Nothin' is lost forever

di Whenulookmeintheeyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** // ***



Capitolo 1
*** // ***


"Mi hanno detto che amarti è sbagliato. Che sarà tutto un errore e che io resterò delusa.

Per un attimo mi avevano convinta, poi il silenzio interiore mi ha aiutata a capire.

Il vuoto che quelle parole mi hanno provocato non è nemmeno paragonabile a quello che proverei senza te.

E se starti accanto si rivelerà uno sbaglio, allora sbaglierò con piacere.

Se amarti è un peccato, penso che sarà l'unico di cui non mi pentirò.

Perchè le parole degli altri non possono fermarmi".



"Ma le mie si, le mie parole l'avevano fermata" pensai riluttante.

Era più di un'ora che mi rigiravo quel foglietto in mano. Era una semplice pagina di diario, dove lei aveva annotato dei pensieri; era datata a due anni fa.

Tutto era strano, troppo strano. Ero convinto di non aver sbagliato, di averla dimenticata, di poter andare avanti.

E invece eccomi qui, bloccato nel nulla, dietro ad una linea che non posso superare.

Se la stupidità avesse un nome, credo che sarebbe il mio: Nicholas.

Già perchè io avevo lasciato andare l'unica cosa bella che la vita mi avesse dato.

Lei per me era come il primo raggio di sole che la mattina penetra dalle finestre.

Come un fiore delicato che si ha paura solo a guardarlo.

Lei era come la vita per me. Lei era la vita per me.

Eppure come eravamo arrivati a tutto questo? Come?

Lei bastava a me e io bastavo a lei. Eravamo come due metà di una mela, come due parti dello stesso cuore: non potevamo vivere l'uno senza l'atra.

Per un errore avevo perso tutto.

Con un errore ho smesso di sognare, di ridere, di essere felice e di conseguenza di vivere.

Ora come ora preferirei morire, perchè morire è nulla, il non vivere è orribile.

O meglio il non vivere senza la mia lei, senza Caitlyn.



Tre mesi prima.



Una ragazza abbastanza alta, con dei lunghi capelli castani e un paio di occhi azzurri entrò in un negozio mano nella mano con un ragazzo.

Tutti si voltarono a guardarli, come se fossero degli alieni e no due semplici ventenni che stavano facendo una passeggiata.

Nick e Caitlyn però non badavano a quelle occhiate, a loro bastava sapere di avere l'altro sempre al proprio fianco, poi il mondo intero spariva.

Si misero a curiosare tra i vari abiti. Volevano passare un pomeriggio normale, così erano andati al centro commerciale, un frullato e tanto sano shopping.

I paparazzi non mancavano, come se ci fosse qualcosa di anormale uscire con la propria fidanzata o fidanzato. Ma loro due non badavano nemmeno a quello.

Quando sei innamorato gli occhi si chiudono automaticamente ad ogni stimolo esterno, vedi solo la persona amata.

E loro erano così, due semplici ragazzi che avrebbero dato tutto l'uno per l'altra. Nulla li avrebbe mai fermati.

Tranne qualcuno.

Continuarono a girare ancora per un po', ma non trovando nulla che li soddisfacesse uscirono da quel posto.

"Ti va se andiamo a mangiare fuori, invece di tornare a casa?"

"Uhm, si" rispose la ragazza con il suo solito sorriso dolce.

"Pizza?"

"Pizza sia!" i due si guardarono per un attimo negli occhi, ma quell'attimo era come un millennio.

Perchè questi due ragazzi non avrebbero mai pensato di potersi incontrare, specialmente lei non pensava di poter incontrare lui.

Insomma lei era solo Caitlyn Dhreer una normale studentessa della California, che non era certo il tipo di ragazza che potesse mettersi con una rockstar.

Ma Nick era diverso. A lui di certo non importava se la sua fidanzata fosse una famosa attrice, cantante o chissà che cosa. Lui voleva solo stare bene. E con Caitlyn lui stava bene.

Si erano incontrati così per caso, su una spiaggia californiana e la scintilla era scoppiata immediatamente. Uno sguardo e i loro destini si erano intrecciati indissolubilmente.

Tanto che Nick aveva convinto tutti a trasferirsi in California con la scusa del lavoro, anche se lei era la vera ragione.

A quel tempo di anni loro ne avevano diciassette e anche se tutti li consideravano troppo piccoli, loro due sapevano di amarsi e non ci badavano.

Caitlyn a poco a poco aveva iniziato ad abituarsi al fatto di essere su tutti i gioranli di gossip esistenti, di non avere più una privacy o di non poter più uscire in tuta a momenti nemmeno per correre.

Ma per Nick avrebbe fatto di tutto, avrebbe sopportato tutto.

Nick dal canto suo non si preoccupava affatto di cosa scrivevano, era abituato alle parole di fuoco che i paparazzi tiravano fuori.

Leggevano e ridevano di ciò che vedevano, quei giornalisti non si rendevano conto.

Ma quella volta lei non aveva riso. No quella volta non aveva voglia di ridere. Solo di urlare, di piangere e di fuggire via.

Ma come negli incubi i suoi piedi erano incollati al suolo, la voce non usciva e le lacrime gli bagnarono gli occhi senza però percorrere il profilo del suo volto contratto in una smorfia di dolore.

Avrebbe voluto tanto capirci qualcosa in più, ma il suo cervello non elaborava nulla tranne: "Lei, lui e un bacio".

Era impietrita e quando incontrò lo sguardo di lui, il suo cuore si spezzò definitivamente.

Le lacrime iniziarono ad uscire senza controllo, provò a girarsi per andarsene ma Nick la bloccò.

"Caitlyn ti prego ascoltami, non è come pensi" solita frase dal più  squalliso dei film, ma quello non era un film e loro non avevano davanti un copione dove alla fine c'era scritto: "E infine i protagonisti si baciano e fanno pace". No, non era un film con un bel finale; era la triste realta e quasi sicuramente non avrebbe avuto un finale felice.

"Hai ragione Nick non è come penso. Non ho appena visto il mio ragazzo baciare un' altra, perciò perchè faccio tutto questo casino? Perhè?" aveva la voce rotta, ma uscì comunque un tono sprezzante ed ironico.

"Caitlyn ti prego. E' stata lei a baciarmi, io a malapena la conosco. Mi ha colto di sorpresa e..."

"Pensavo fossi diverso, pensavo di aver trovato il ragazzo giusto per la prima volta. Ma no, tu sei come tutti gli altri; ti sei divertito con me e adesso vai con quella lì. Nick fai pure ciò che vuoi, ma non prendermi in giro".

"Cait non ti sto prendendo in giro, ti prego ascoltami. Aspetta!" ma lei non aspettò, si liberò dalla presa dolce e forte del ragazza e corse via. Dove lei non lo sapeva, ma una cosa era certa: scappava dal dolore.

Caitlyn per giorni cercò di convincersi che non pensare a lui aiutasse, che far finta che lui non fosse mai esistito fosse una mossa giusta. Ma non servì a nulla. Il ricordo del viso del suo ragazzo tornava sempre insistentemente nella sua mente; i momenti che avevano passato insieme adesso erano ricoperti da una spessa lastra di ghiaccio, dove lei però cadeva continuamente.

Spense il telefono ed uscì dal mondo; non esisteva per nessuno.

Nick passò i suoi giorni a tirare pugni a tutto ciò che incontrava, procurandosi non pochi graffi. Ma non gli importava.

 Sapete cos'è l'autolesionismo?

 Quando una persona si fa del male da solo, magari per distrarre la propria mente dal dolore più forte. E lui aveva iniziato proprio quello. Lanciando pugni ad oggetti si faceva male, ma non abbastanza da eguagliare la sofferenza del cuore. Perhè se le mani erano piene di graffi, il cuore era lacerato senza alcuna possibilità di cicatrizzare le ferite.

Nick era perso e lo sapeva bene.

Provava a chiamarla, ma nulla. Il telefono era spento e quando si recava a casa sua lei non apriva mai.

Ma cosa avevano fatto questi due ragazzi? Perchè proprio a loro?

Il destino a volte è ingiusto e quando non trova qualcuno su cui accanirsi, passa il suo tempo a divertirsi facendo soffrire le persone che non lo meritano.

Forse sarà sadico, ma è il suo mestiere: da le gioie più grandi e poi toglie tutto.







Mi trovavo nella sua stanza, con il suo diario tra le mani. Non sapevo perchè non lo avesse portato via con se. Forse sapeva che una volta appresa la notizia della sua partenza io sarei tornato qui. Il perchè non lo so nemmeno io, ma sono qui e lei mi conosceva bene.

Quasi sicuramente farà parte dell'autolesionismo che ho maturato in questi ultimi quattro mesi.

La stanza è vuota. Tutte le foto che prima erano appese al muro adesso non ci sono più; il letto ha solo solo un leggero lenzuolo sopra; il suo armadio ormai è spoglio, ma rimane ancora il suo odore. Tutto in quella stanza mi parla di lei, forse ecco perchè sono qui. Volevo ricordarla e quale posto migliore del suo rifugio?

Lei veniva qui tutte le volte che era triste, spaventata o voleva stare sola. Lei odiava rimanere a casa più di due ore, ma in certi momenti aveva il bisogno di chiudere quella porta a chiave e nascondersi da tutti.

Io ero l'unico che aveva libero accesso in quei momenti. Odiavo vederla giù di morale, preferivo star male io che vedere le lacrime sul suo bel volto. E adesso pensarmi come la causa del suo dolore, mi fa venire una voglia di prendermi a schiaffi e di mollare tutto, di dire al mondo intero che Nick Jonas è morto e non ni sarà più per nessuno.

Ma ormai cosa importa? Lei è in un altro Stato, lontano da me e non vuole più vedermi.

Cosa dovrei fare? Andarla a cercare? Per vedermi una porta sbattere in faccia? No,grazie.

Ma così non avrei provato il tutto per tutto per lei, poi magari me ne sarei pentito.

Le favole hanno il lieto fine, ma la mia non è una favola.

E se provassi comunque a darle un lieto fine?






Allora partiamo dal presupposto che questa storia è bella a chi piace, perchè io la trovo un po' malinconica (e lo scritta io!)

Questo è il primo capitolo, il finale (perchè non vi lascio così) ci sarà nel prossimo capitolo (l'ultimo).

E' un' idea che non so come mi sia venuta, ma se vi piace dovete solo dirmelo e mi rendereste molto felice.

Un bacio,Aly.

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Capitolo 2
*** // ***


New York non è certo come Los Angeles.

I grattacieli dominano anche qui il paesaggio, ma nella Grande Mela non c'è quel caldo sole caratteristico della costa del Pacifico, non ci sono quelle immense spiagge e cosa principale non c'è lui.

Sicuramente è un bene, perchè devo dimenticarlo, ma non riesco a non alzare gli occhi e cercare in quelli degli altri i suoi.

Mi manca la mia città natale, mi manca la mia famiglia e mi manca Nick.

Ma devo andare avanti in qualche modo e in quella città dove ogni giorno rischiavo di incontrarlo, in quel posto dove tutto mi ricordava lui, non avrei mai potuto rifarmi una vita.

Così eccomi qui, ventanni e con gli ultimi sogni lontani da realizzare.

Forse qui incontrerò un ragazzo che mi amerà nel modo giusto e con cui potrò costruire un futuro; certo non sarà lo stesso, ma bisogna provare.

Cammino lungo la 3 street con il mio caffè in mano, le persone qui sono diverse, non hanno perennemente una tavola da surf sotto il braccio o anche a dicembre la pelle abbronzata.

"Hey Cait" Lucas mi stampa un bacio sulla guancia, lui è diventato l'unica persona con cui mi sfogo in questo periodo. Lui sa bene chi sono, lavorando per un piccolo giornale di gossip. E' un ragazzo davvero dolce e simpatico, non si stufa mai di sentirmi piangere o lamentare e sa sempre come tirarmi su di morale. E poi è anche un bel ragazzo: moro, occhi verdi e un fisico scolpito.

Tante mi chiederebbero perchè non prendo la palla al balzo, d'altronde lui mi ha chiesto di uscire molte volte, ma le ferite sono ancora troppo aperte e fanno ancora troppo male per pensare a qualcun altro che non sia io.

Lui capisce e aspetta il giorno in cui io gli dica di si.

"Ciao Lucas, come va?"

"Molto bene, sai mi hanno dato un articolo serio".

"Veramente?"

"Ehm no...devo intervistare Paris Hilton che è qui in città, una noia".

"Be' è comunque Paris Hilton".

"Già" e ci mettemmo a ridere, si lui mi faceva stare bene.

"Tu invece cosa fai oggi?"

"Oggi ho la mia prima giornata libera, così ho pensato di girare meglio New York".

"Bella idea, se vuoi poi ti raggiungo e andiamo a mangiare in un ristorante italiano niente male".

"Solo come..."

"Amici, lo so".

"Allora va bene" gli stampo un bacio sulla guancia e me ne vado.

Da quando sono qui non mi sono ancora goduta per bene tutta questa bella città. Diciamo che gli unici posti che conosco sono il negozio dove lavoro sulla 7 Street e il take-away sulla 8.

Ho visto la Statua della Libertà e il ponte di Brooklin, ma solo da lontano. Sono stata dalle parti di Brodway, ma molto tempo fa e solo per un concerto, il loro.

Così oggi ne approfitto. Sono solo le due di pomeriggio e ho tutta la giornata per me.

A New York non tira vento, il clima è praticamente sempre lo stesso, a luglio fa veramente molto caldo e si trova riparo solo nei centri commerciali o nei negozi.

Ma anche a Central Park si trova quell'atmosfera giusta per una sosta dopo ore di lungo cammino.

E proprio arrivata nell'immenso parco mi siedo su una panchina. Mi colpisce subito un fogliettino lì abbandonato, sopra di esso si trova una scritta: "Una seconda possibilità non si nega mai".

Sembra la frase adatta a me, anzi è la frase adatta a me. Lui,  be' forse un'altra possibilità la meritava.

Ha implorato il mio perdono, ma il mio orgoglio mi ha fatto fare solo cenni di negazione: io non lo avrei mai perdonato.

E la mia mente inevitabilmente torna a quei momenti, lui e quel bacio. Le sue labbra posate su quelle di una che non ero io.

Ma chi si illude paga doppio, avevo sentito dire una volta. Mai frase fu più vera.

Io mi ero illusa e adesso sto male, di un male che non avrei mai immaginato.

Dopotutto lui è un ragazzo, un semplice ragazzo come tanti altri. Ma sapevo comunque che queste erano solo bugie.

Bugie dette nel mio periodo più buio, dette quando il mio cuore era oppresso in una morsa di dolore.

"Cait?" alzo gli occhi di scatto. Quella voce, inconfondibile.

"Nick!" lo guardo incredula. Come ha fatto a sapere che sono qui? Come ha fatto a trovarmi?

"Cosa ci fai qui?" sputò lì con tutto il disprezzo che ho, anche se vorrei saltargli al collo e dirgli quanto in realtà lo ami.

"I-io sapevo che eri a New York. Sono venuto a cercarti, ma non pensavo di trovarti così presto".

"Nicholas nessuno ti ha chiesto di cercarmi".

"Il mio cuore si".

"Bene adesso ascolta il tuo cuore di nuovo e sparisci da qui. Io ho cambiato città per non vederti".

"Lo so. Ma ascoltami: io ti amo, ti amo più della mia stessa vita e per riaverti farei di tutto. Ma non so come farmi perdonare, perciò indicami la strada giusta da percorrere per riavere la tua fiducia".

"Non ci sono strade. Ho tagliato i ponti e chiuso le porte. Sei fuori".

"Cait ti prego, non l'ho voluto io quel bacio credimi" e io gli credevo, ma non riuscivo comunque a perdonarlo.

Scossi la testa, mi alzai e dopo averlo guardato un ultima volta lo salutai definitivamente.

"Addio Nicholas".

"Se starti accanto si rivelerà uno sbaglio, allora sbaglierò con piacere. Se amarti è un peccato, sarà l'unico di cui non mi pentirò. Le ricordi queste parole?" mi bloccai sul posto. Eccome se le ricordavo, le avevo scritte io stessa sul mio diario.

"Quelle erano le parole di un adolescente innamorata che non sapeva ancora come va il mondo".

"Allora ti supplico di far riuscire quell'adolescente innamorata, perchè io ho bisogno di lei".

Una lacrima mi riga il viso, anche io ho bisogno che quella ragazzina innamorata ritorni.

"Non ci riesco..."

"Provaci, la fiducia la ricostruiremo passo passo, te lo prometto".

"Nick..."

"Hai un altro vero? Perchè se è così e sei felice allora scusa, mi faccio da parte".

Forse avrei dovuto mentirgli dicendogli che avevo un altro, fingere di essere felice solo per farlgi vedere che sapevo andare avanti anche senza di lui. Ma non l'ho fatto.

"Non ho nessuno. Io amo solo te" un leggero sorriso si dipinge sulle sue labbra, ma sparisce poco dopo.

"Ma non vuoi che torniamo insieme. Almeno ci ho provato. Addio Caitlyn" volta le spalle e inizia a camminare.

Continuo a fissarlo incredula. Ha mollato tutto.

Un senso di paura mi invade il corpo. La stessa paura di quattro mesi fa. Finchè sapevo che lui sarebbe tornato da me a supplicarmi, sapevo di non averlo perso. Ma adesso se ne stava andando, lo avevo perso del tutto.

Inizio a correre.

Corro verso la luce.

Corro verso la fine di quel tunnel di dolore.

Corro verso la mia unica fonte di felicità.

"Nick aspetta" lui si blocca e girandosi mi fissa.

"Cait..." gli metto un dito sulle labbra. Questa volta tocca a me.

"Io credo che il bacio non è stata una tua iniziativa, ma sai quanto so essere orgogliosa. E fino adesso per me hanno parlato solo l'orgoglio e il dolore. Ma una paura mi ha attraversato il corpo, chiamala egoismo, ma io non posso stare senza te. Non riuscirei a vederti con un'altra. Morirei. Perciò scusa" sorride.

"Anche io sono stato preso da questa paura e forse sarò egoista, ma anche solo pensarti con un altro mi mette i brividi. E al limite sono io che mi devo scusare" adesso sorrido io.

Mi metto in punta di piedi e lo bacio.

Dio solo sa quanto mi siano mancate quelle labbra. E adesso che sono di nuovo mie non le lascerò andare tanto facilmente.

Dopotutto l'amore porta tanta gioia, ma anche tanto dolore. L'importante è saper cogliere il meglio sia dall'uno che dall'altro.







Scusate per il ritardo, ma non avevo idee per la fine. Poi ieri mi ha ispirato il concerto di James Blunt a Roma e ho deciso di scrivere il finale in questo modo.

Spero che vi piaccia e....nulla commentate se la trovate almeno decente.

Baci, Aly.

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