Al fianco degli Indiani

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La morte cavalca il vento dell'Est ***
Capitolo 2: *** E il cielo piangerà ***
Capitolo 3: *** Laggiù, al villaggio Navajo, nessuno più cantava ***



Capitolo 1
*** La morte cavalca il vento dell'Est ***


È bella come un fiore di montagna,
questa donna,
ma fredda come la neve,
sotto cui è sbocciata.
[Haida]

 

C’è odore di morte nell’aria fredda del mattino, mentre un pallido sole rinuncia a rischiarare il cielo plumbeo.
Kakawangwa, strappata alla vita nel fiore della sua giovinezza, sembra dormire su un letto di bianco nevischio, gelido come il suo corpo. Nemmeno il male che viene dal mare ha rovinato la sua bellezza.
Le donne intonano cupi lamenti e versano le loro lacrime: sono voci incrinate dal dolore e indebolite dalla malattia quelle che raggiungono gli antenati.
Gli anziani sussurrano, preoccupati, mentre gli uomini si chiudono in un triste cordoglio.
Doloroso risveglio, quello, per il popolo degli Haida: non il primo e neanche l’ultimo, perché la morte cavalca il vento dell’Est.

 

 

 

N/A

Storia scritta per l’iniziativa Al fianco degli Indiani del Collection of Starlight. Gli Haida erano (o meglio, sono, perché per quanto solo un migliaio non si sono estinti) un piccolo gruppo di indigeni nativi della costa Nord Occidentale dell’America (in particolare delle Isole Regina Carlotta) che nel 1774 entrarono per la prima volta in contatto con la civiltà occidentale. Le conseguenze furono catastrofiche: impoverimento e soprattutto morte. Gli Europei portarono malattie veneree e soprattutto il vaiolo (di cui muore Kakawangwa, personaggio da me inventato, ma che di sicuro non è tanto lontano dalla realtà). Il vaiolo si sviluppa in quattro stadi: è nel terzo che appaiono le eruzioni cutanee. Kakawangwa, muore prima, non sopravvive al secondo stadio.
Wikipedia docet.

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Capitolo 2
*** E il cielo piangerà ***


Tutti gli dèi sono tristi
per il mio pianto
e il cielo piangerà,
il cielo
fino al punti in cui unisce con la terra.
Il cielo piangerà.
[Fox]

 

L’immensa pianura era attraversata da un vento freddo che sferzava e piegava gli arbusti, ma la solitaria figura di un uomo - un minuscolo puntino tra l‘erba bruciata - svettava imponente.
Se ne stava lì, in piedi, a guardare l’orizzonte dove il sole al tramonto incendiava il cielo.
E piangeva.
Lacrime silenziose gli rigavano il volto fiero.
Non una parola, non un singulto, solo il fremito doloroso del suo cuore.
Tutt’attorno giacevano i resti dei tepee mangiati dal fuoco: le ceneri si mescolavano al il sangue di sua moglie e sua figlia.
Un tuono squarciò il silenzio e il cielo iniziò a piangere.
Non sei solo, sembrò dirgli il vento.
 

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Capitolo 3
*** Laggiù, al villaggio Navajo, nessuno più cantava ***


Giù al loro villaggio
i giovani Navajo
giacciono tutti a terra,
senza scalpo,
col capo scorticato,
di un livido azzurro.
[Pueblo Tewa]



 


I cadaveri erano chiazze bianche rosse sul terriccio scottato dal sole.  
«Spiriti di tutte le case, sotto i cieli, benedite la mia casa fatta di fango, resina e pino».
Erano arrivati all'improvviso, come il lampo nel cielo tempestoso, e avevano distrutto tutto.
Con gli zoccoli pesanti dei cavalli erano passati sulle macerie delle capanne arse dal fuoco e avevano preso tutto ciò che luccicava perché non andasse sprecato.
«Benedite la mia famiglia fatta di sangue, midollo e osso».
L'eco dei fucili aveva intonato la musica su cui i giovani avevano conpiuto la loro ultima danza.
La festa era finita.
Laggiù, al villaggio Navajo, nessuno più cantava: unico rumore, lo stridio degli avvoltoi.







N/A: la canzone appartiene al popolo Navajo, stanziato nell'Arizzona settentrionale. Attualmente formano il gruppo etnico più consistente fra i nativi americani.
 

 Spiriti di tutte le case, sotto i cieli, benedite la mia casa fatta di fango, resina e pino.
Erano arrivati all'improvviso, come il lampo nel cielo tempestoso, e avevano distrutto tutto.
Con gli zoccoli pesanti dei cavalli erano passati sulle macerie delle capanne arse dal fuoco e avevano preso tutto ciò che luccicava perché non andasse sprecato.
Benedite la mia famiglia fatta di sangue, midollo e osso.
L'eco dei fucili ancora rimbombava tra le pareti dei monti e si perdeva all'infinito.
I giovani smisero di danzare e gli anziani di cantare.
I cadaveri erano chiazze bianche rosse sul terriccio scottato dal sole. Spiriti di tutte le case, sotto i cieli, benedite la mia casa fatta di fango, resina e pino.
Erano arrivati all'improvviso, come il lampo nel cielo tempestoso, e avevano distrutto tutto.
Con gli zoccoli pesanti dei cavalli erano passati sulle macerie delle capanne arse dal fuoco e avevano preso tutto ciò che luccicava perché non andasse sprecato.
Benedite la mia famiglia fatta di sangue, midollo e osso.
L'eco dei fucili ancora rimbombava tra le pareti dei monti e si perdeva all'infinito.
I giovani smisero di danzare e gli anziani di cantare.
I cadaveri erano chiazze bianche rosse sul terriccio scottato dal sole.  

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