Lifetime

di Saradream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tempio ***
Capitolo 2: *** Confusione ***
Capitolo 3: *** Ho bisogno di te ***
Capitolo 4: *** Decisioni ***
Capitolo 5: *** Decisioni parte II ***



Capitolo 1
*** Il tempio ***


IL TEMPIO
 
 
Il sole rosso stava tramontando  dietro le colline, il silenzio interrotto solo dalle cicale che annunciavano il crepuscolo.
 
Alessandro era atteso al  banchetto che si teneva a palazzo.
La partenza per la campagna in Asia era imminente e tutti volevano festeggiare nel più fastoso dei modi quelli che avrebbe potuto essere gli ultimi giorni nella loro terra natale.
Eppure il giovane re non sarebbe riuscito a godere di un solo attimo dei festeggiamenti se non avesse trovato al  più presto la persona che stava cercando invano da molte ore.
 
“Alessandro vieni, cosa aspetti” Gridò Clito barcollando addosso a lui “Vogliamo dare inizio alla festa!”
 
“A giudicare dal tuo stato, amico mio, hai dato inizio alla festa da tempo” Rispose il sovrano con un mezzo sorriso “E immagino che lo stesso abbiano fatto gli altri”
Clito rise sonoramente.
 
“Vi raggiungerò presto non temete, ma devo trovare Efestione prima” Disse impaziente .
 
Lo sguardo del suo generale si fece serio “Efestione vuole stare da solo, Alessandro, non so dove sia ma credo che abbia bisogno di un po’ di tempo per sé stesso”
 
Alessandro lo fissò con uno sguardo indecifrabile, non sembrava più tanto ubriaco pensò.
Clito, accortosi di essere risultato inopportuno riprese allegro.
“Ad ogni modo, non credo che rifiuterebbe mai  la compagnia del suo re, dico bene?”tentò con voce maliziosa.
 
Alessandro non si soffermò oltre sul suo atteggiamento, annuì e se ne andò, perdendosi lo sguardo di Clito che si era fatto intenso e forse anche velatamente triste.
                                 
 
                                                                        *****
 “Sapevo che ti avrei trovato qui” sussurrò dolcemente Alessandro abbracciando da dietro il suo amore.
“Davvero?” Rispose divertito il giovane “Allora per quale motivo ho dovuto aspettare quasi due ore prima che mi trovassi?”
“ Ho preferito cercare in tutti gli altri posti prima… in un certo senso se tu fossi stato altrove sarei stato più sollevato”
“ Credo che mi sfugga qualcosa” rise Efestione.
 
“Questo è il nostro posto e o ci veniamo insieme per parlare, o ci veniamo separatamente per pensare” disse il re sospirando e sedendosi accanto a lui.
“E ti fa paura che io pensi?”chiese l’altro ironicamente.
“No, no certo che no, ma…Clito ha detto che volevi stare da solo e…”
“E da quando fai caso a quello che Clito dice?”
“Forse da quando ti sta più vicino di quanto dovrebbe…”
Efestione rise alzando gli occhi al cielo “Lo sai  che…”
“O forse perché anche io avevo la stessa impressione” disse all’improvviso.
 Il bel generale si fece più serio e  non rispose, si limitò a guardare il cielo striato di rosa.
“ E’ bellissimo qui non è vero?”domandò dopo un breve silenzio
 
Alessandro si guardò intorno, e sorrise.
Il loro tempio, pensò con un moto di tenerezza.
 
Avevano trovato le rovine di quel vecchio edificio quando erano poco più che dei bambini, non sapevano che cosa fosse davvero, ma diventò subito quello che volevano credere: le rovine di un tempio abbandonato risalente ai tempi delle imprese di Achille e Patroclo, forse distrutto in una battaglia o forse dall’ira di un dio insoddisfatto.
 
Abbarbicato su un’altura, l’edera ancora intrecciata ai capitelli caduti, un piccolo stagno, le rovine coperte dai fiori.
Il panorama era splendido: si poteva scorgere tutto il paesaggo circostante, i ruscelli e  i boschi.
Le stelle di notte brillavano tanto che da piccoli erano convinti di aver trovato il addirittura il monte Olimpo piuttosto che una semplice collina.
Il tempio era abbastanza lontano dal palazzo da permettere loro di incontrarsi indisturbati o da essere utilizzato come rifugio nel caso volessero scappare dagli obblighi o sofferenze.
 
Vi avevano passato così tante notti clandestine, abbracciati e trepidanti, fantasticando sul futuro, eppure nessuno aveva li aveva mai scoperti, e questo li aveva resi ancora più certi che quel posto fosse speciale, solo per loro.
 
Il primo bacio, la prima volta, avevano avuto quelle rovine come testimoni, nessun altro luogo sarebbe stato altrettanto sacro.
 
 
“Si” rispose in un soffio Alessandro
 
Efestione appoggiò la testa sulla spalla di lui.
“Che cosa ci aspetta, Aessandro, lontani da qui?”
La sua voce era strana, non propriamente triste ma forse…malinconica.

Alessandro strinse forte la sua mano e come sempre quando si parlava di sogni e progetti i suoi occhi si infiammarono.
“Ma non lo vedi Efestione?” disse infervorandosi
“C’è il mondo, oltre queste colline io vedo il mondo, pronto ad essere conquistato, aspetta solo noi!
Ci sono popoli da sconfiggere, civiltà da conoscere, palazzi scintillanti, oro e argento e mille altre ricchezze, paesaggi esotici, mari e fiumi mai visti, che aspettano di essere scoperti…e poi costruiremo qualcosa, io lo so, qualcosa che sarà ricordato da chiunque…
Voglio vedere quei posti di cui si parla solo in antiche leggende, voglio creare la nostra leggenda.
Voglio scrivere la storia Efestione e alla fine…” si fermò quasi ansante.
 
 “ Esistono davvero i confini del mondo, amore mio?”riprese “Perché io voglio trovarli e superarli”
“Tu sarai con me vero?”chiese bisognoso di rassicurazione.
 
Si voltò lentamente e sul suo volto si dipinse un’angosciosa inquietudine nel vedere che gli occhi di Efestione trattenevano a stento le lacrime.
 
Fece per chiedere spiegazioni, ma l’altro lo anticipò.
“Non è nulla, Alessandro, davvero”mormorò “ tutte le volte che parli dei tuoi sogni, riesci a farli sentire anche miei con un’intensità tale che mi spaventa” si strinse a lui “ io sarò con te, lo sai, qualunque cosa accada sarò al tuo fianco… ma ora, comincio ad aver paura…ho paura”confessò sorridendo nervosamente.
 
Alessandro non sapeva cosa rispondere, conosceva il suo amante troppo a fondo per poter pensare che la sua fosse paura  di affrontare la guerra, o i pericoli o le insidie che potevano incontrare, sapeva che era paura di qualcos’altro, qualcosa con cui l’onore e il coraggio non avevano nulla a che fare e questo lo preoccupò ancora di più, ma lasciò che fosse Efestione a spiegarsi.
 
“A volte ho l’impressione che il mondo intero non sia sufficiente per contenere i tuoi sogni, Alessandro.
Dentro di te hai uno spirito che ti rende inquieto ogni volta che ti fermi troppo a lungo nello stesso posto, il tuo animo brucia e anche io la maggior parte delle volte desidero ciò che desideri tu: la gloria, l’onore, le ricchezze, l’ignoto.
Eppure in questo momento, in questo preciso istante sento di non aver bisogno di nient’altro.
Vorrei che il mondo e il tempo si fermassero così, qui, con il sole che tramonta e io stretto nel tuo abbraccio.
Quando partiremo non ci sarà più un nostro tempio.
Non torneremo mai più qui…lo sappiamo entrambi anche se non lo abbiamo ancora ammesso”
 
Alessandro abbassò lo sguardo.
 
“Tu sarai il re, io il generale e dovremo pensare a tante altre cose, forse godremo ancora momenti come questi, ma nessuno sa cos’ha in serbo il fato per noi, quali cambiamenti, quale destino”
 
Le parole di Efestione turbarono profondamente il giovane re che prese il volto dell’amato fra le mani e guardandolo negli occhi gli sussurrò
 
“Non parlare così, ti prego amore, quello che ci lega non è qualcosa di comune, valica la concezione stessa dell’amore, è profondo, così profondo da essere parte integrante della mia anima
Quella stessa anima che desidera il mondo non potrebbe resistere un giorno senza di te”
 
Efestione scostò il volto e rispose amaro:
 
 “Quanti innamorati si saranno scambiati parole come queste, promesse e giuramenti come i nostri e quante volte il fato ha mostrato rispetto per le loro volontà?”
 
Alessandro si alzò bruscamente.
 
“Quindi non credi alle mie parole?Non credi che io ti ami più della mia vita”Gridò
Era triste e amareggiato.
L’altro sospirò, si alzò e lo abbracciò forte.
“Certo che credo alle tue parole, ma non promettere qualcosa che non sei certo di poter mantenere.
Questa esperienza potrebbe cambiarci  entrambi, in modi che non conosciamo, potremmo perdere di vista le cose importanti, dimenticarci come siamo ora, tu potresti allontanarti da me quando avrai bisogno di un erede e…”
 
Alessandro lo interruppe con un bacio profondo, quasi violento, le sue mani affondate nei capelli dell’altro.
Si staccarono dopo qualche minuto, ansanti ed eccitati.
 
“Non ti prometto quello che non posso mantenere” mormorò con voce roca “Forse le cose cambieranno, hai ragione, noi potremmo cambiare… così… non ti prometto che non litigheremo, che non ci allontaneremo mai, che non rischieremo mai di perderci” un altro bacio intenso prima di continuare “ma ti prometto che farò di tutto per ritrovarti se questo dovesse accadere…”
 
Efestione lo fissava con il cuore che batteva furiosamente nel petto.
 
“Puoi promettermi lo stesso?”domando accarezzandogli una guancia.
 
“Si”rispose dolcemente .
 
“Non posso prevedere cosa accadrà, ma se ti guardo negli occhi l’unica cosa di cui sono sicuro è che ti amerò fino alla fine…e tu?’
 
“Ti amerò fino alla fine”
Alessandro gli sorrise raggiante prima di chinare nuovamente il capo e unire le loro labbra in una lieve carezza.

Efestione sospirò sollevato: in pochi attimi Alessandro era riuscito a spazzare via dal suo cuore tutti i dubbi e le incertezze che lo tormentavano.
La paura, forse, restava, rilegata in un piccolo antro oscuro del suo cuore, pronta a rifarsi viva un giorno lontano, ma faceva parte della natura umana e lui era pronto ad affrontarla ancora, sempre per il suo Alessandro.
 
I festeggiamenti non poterono godere della presenza del re.

I due fecero l’amore tutta la notte sotto quel cielo stellato.
Quando l’alba li colse, Efestione dormiva serenamente tra le braccia del suo re, che lo osservava e lo accarezzava, non voleva perdersi un instante di quel momento prezioso.
Quel posto sarebbe mancato anche a lui, pensò triste.
 
Segretamente pregò Zeus che i campi elisi fossero simili al loro tempio, così , forse, una vita vissuta sacrificando tutto per ottenere onore e gloria eterna sarebbe stata ricompensata con l’eternità da trascorrere con Efestione, nell’unico luogo dove avesse mai trovato la pace.
 
 Il cuore del suo amato.
 
 
 
Fine…forse ^___________^
 
Commentate!!!!
 


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Capitolo 2
*** Confusione ***


                                     Confusione

 

Il palazzo reale era un tripudio di musica e colori: come ogni sera dopo la presa di Babilonia le feste erano animate da danzatrici, da poeti, da cantori, dal vino e dai fumi della passione che non risparmiavano nessuno tra i presenti.

 

Il re sedeva sul trono avvinghiato al suo eunuco, ormai privo della lucidità necessaria per pensare alla sua posizione e alla sua dignità, aveva messo da parte qualunque inibizione per godere appieno delle gioie della vittoria.

 

Del resto sembravano tutti fare lo stesso, o almeno quasi tutti, dal momento che Efestione aveva abbandonato il banchetto prima ancora che diventasse, inevitabilmente, un’estensione della camera da letto dei generali e dei loro amanti.

 

Non era uno spettacolo che avrebbe gradito vedere.

 

Appoggiato alla fredda parete fissava al di fuori di una grande finestra, accanto a lui…

 

Sorrise lievemente, anche lui aveva decisamente ecceduto nel bere e ora non poteva evitare di sentirsi leggero, nonostante il peso che gli opprimeva l’anima.

 

Non pensarci sarebbe stata la cosa migliore da fare: era nella giusta condizione mentale per andare nelle sue stanze e non pensare più, dimenticare e dormire… sapeva che la mattina dopo sarebbe tornato da lui.

Durante la riunione con generali lo avrebbe trattato come se niente fosse, per poi trattenerlo con una scusa banale e riservandogli sguardi dispiaciuti e colpevoli si sarebbe scusato, gli avrebbe assicurato che era tutta colpa del vino, che lo amava più di chiunque altro…

 

“E ricomincerà tutto dall’inizio” mormorò senza accorgersi.   

 

 “Una sbronza triste amico mio?” Domandò Clito avvicinandosi a lui da dietro e posandogli un braccio sulla spalla.

 

Efestione che non si era accorto del suo arrivo, voltò la testa lentamente e lo guardò come se non lo vedesse davvero, poi sorrise nuovamente.

 

Voleva bene a Clito, aveva l’impressione che fosse l’unico in tutto l’esercito, che non aspettasse ferocemente un suo errore, una sua debolezza, una sua umiliazione, come era accaduto quella sera, quando il re aveva presentato ufficialmente il suo bellissimo eunuco e tutti sembravano immensamente divertiti dall’inevitabile dolore che si era dipinto sul volto del generale.

Non si era mai lamentato dell’ostilità che lo circondava, del resto era consapevole di essere potente e sapeva che era normale che la sua relazione con il re gli comportasse odi e gelosie smisurate.

 

Semplicemente ogni tanto si sentiva solo.

 

 

“No, non proprio, ma cominciavo a sentirmi a disagio là dentro”

 

Clito annuì, non sapendo bene come comportarsi.

 

“Sì effettivamente, le orge potrebbero organizzarle privatamente”esclamò tentando di rompere quell’atmosfera pesante.

 

“Uhm…ma da che pulpito…sono io che dovrei essere sorpreso di vederti qui, invece che in qualche antro oscuro con una bella schiava o con qualche ragazzino persiano!” pronunciò con amara ironia quest’ultima parte.

 

Clito, fingendo di non essersene accorto, rise e mormorò nel suo orecchio:

 

“Sono lieto che tu mi creda un abilissimo seduttore, ma sai, se potessi avere il tuo cuore saprei esserti fedele per tutta la vita”

 

 Efestione sospirò reclinando il capo.

 

“Sono ubriaco Clito, è vero, ma non abbastanza da venire a letto con te…credo che sia meglio che tu continui a sperimentare tutte le forme di infedeltà che conosci”

 

Lo sguardo dell’amico però si fece duro e con uno scatto si mise di fronte a lui sollevandogli il mento con le dita e fissandolo intensamente.

 

“Non prenderti gioco di me, bel generale, ti ho confessato già una volta i miei sentimenti, non ho intenzione di ripetermi e non ti chiederò se hai cambiato parere, ma pretendo rispetto” scandì con voce bassa e roca.

Le sue labbra erano pericolosamente vicine a quelle di Efestione, che tuttavia non fece nulla per allontanarlo.

 

“Ti rispetto più di quello che pensi” sussurrò sulle labbra di lui.

Clito si chinò e lo baciò, le loro lingue si incontrarono piano, prima di approfondire

   Quel contatto che per qualche interminabile istante li coinvolse con intensità e passione.

 

Quando si staccarono Efestione si abbandonò sulla sua spalla e gemette con gli occhi chiusi.

 

“Temo che in realtà la tua sbronza sarebbe più che sufficiente per portarti nel mio letto”

 

“ Allora… fallo…

… non m’importa di quello che accadrà domani mattina…voglio solo ricordami com’è fare l’amore con qualcuno che mi ama…”

La sua voce era debole e lontana e fece intristire Clito.

 

“Alessandro ti ama, e anche tu lo ami… e io amo te” Sorrise “ ed è per tutte queste tre ragioni messe insieme che mi limiterò a portarti in camera tua e metterti a letto”

 

“Lui non sarebbe geloso, credo non gli importi”

 

“ Forse dici così perché non hai assistito alla nostra conversazione di qualche giorno fa, quando mi disse chiaramente che tu gli appartieni e che lui appartiene a te e che non dovevo più tentare di intromettermi tra voi”

 

“Ha detto così?” chiese rasserenato

 

“Si, anche se il tono era molto meno cortese”

Efestione sospirò e Clito serrò le braccia attorno al suo fianco sorreggendolo e accompagnandolo nei suoi appartamenti.

 

 

 

Si era addormentato subito, pensò il generale, ed era così bello con quei lunghi capelli sparsi ovunque sulle lenzuola che avrebbe passato tutta la notte seduto su quella sedia a guardarlo dormire se solo non avesse saputo fin troppo bene che la mattina dopo non avrebbe avuto alcun diritto di trovarsi lì.

Efestione si sarebbe scusato, come ogni volta che il loro rapporto superava labilmente il confine dell’amicizia e sarebbe tornato da Alessandro.

Non era il ragazzo a cercarlo, ne era consapevole, lui approfittava semplicemente delle situazioni difficili, e di questo si vergognava, ma non riusciva a farne a meno e così doveva accontentarsi di quel poco che riusciva ad ottenere.

 

Era arrivata l’alba e Clito si era accorto di averlo davvero guardato dormire per tutto il tempo.

 

“Hai passato la notte con lui?” chiese la voce alle sue spalle.

Clito si voltò di scatto e fissò Alessandro, sulla soglia, che sembrava agitato ed inquieto ma il generale era tranquillo.

 

“Se lo avessi fatto?” Chiese con tono di sfida.

 

Alessandro si passò una mano tra i capelli e prese un profondo respiro, cercando di restare calmo.

 

“Immagino che ne avresti avuto il diritto, stanotte”

 

“Si, in effetti, si, e ci sono andato vicino, eppure credo di aver pensato che il vostro amore meritasse un’opportunità in più.”.

 

Il re non rispose e si avvicinò al suo amato accarezzandogli i capelli.

“Ti ringrazio” mormorò con voce tremante.

Era sincero, nonostante il dolore e la gelosia, si rendeva conto di essersi meritato la punizione.

 

“Io lo amo, so che tu pensi che io sia capace solo di provocargli dolore e… forse è vero, ma io lo amo”continuò.

 

Clito si alzò “Lo so” disse solo, poi uscì e si allontanò, incerto se augurarsi la felicità di Alessandro ed Efestione o la sua.

 

 

 

Efestione si svegliò qualche tempo dopo, il re era al suo fianco e gli sorrideva in modo strano ma lui non  ricambiò il sorriso e si mise a sedere tra le coperte.

 

“Buongiorno”mormorò Alessandro.

 

L’altro distolse lo sguardo e fissò un punto imprecisato della stanza.

 

“Mi stupisci sai… ultimamente le scuse le riservi alla tarda mattinata”sorrise amaramente “O forse non sei qui per scusarti, ma per affidarmi qualche altra missione il più lontano possibile da te.”
Alessandro deglutì e capì che questa volta era una cosa seria.

 

“Ascolta…” Provò, ma Efestione si  volto di scatto per guardarlo negli occhi con un’espressione di determinato dolore.

 

“No, sono stanco Alessandro, non ti ascolterò questa volta, in qualche modo riesci sempre a farmi credere che vada tutto bene, che non sia cambiato niente e se mi stringi o se mi baci me ne convinco anche io, ma tu non appena ti allontani io…non ti riconosco più ed è tutto così diverso ora…”

 

Il cuore del re mancò un battito e il suo respiro si fece affannoso.

 

“Efestione, lo sai io…non so che cosa mi sia preso ma tu…”

 

“Ti prego Alessandro, ti prego di non ricordarmi ancora cosa sono io per te, le tue parole, forse, mi feriscono più dei fatti…hai riso di me Alessandro, hai riso della nostra relazione davanti a tutti…a tutti loro… sono stato lontano da te per due mesi, circondato da odio e disprezzo, completamente isolato e … e quando torno scopro che il nostro amore era eterno ed era forte, certo, ma non abbastanza da impedirti di sostituirmi con uno schiavo persiano… e da vantartene davanti ai miei occhi.”.

 

Ormai il volto del giovane era rigato di lacrime e scostò bruscamente le mani del suo re che volevano asciugarle.

 

“Sono io che prego te amore,  non ho scuse per quello che ho fatto e anche se voglio che tu sappia che non amo Bagoa, non cercherò di giustificarmi… ma se solo potessi rimediare…qualunque cosa, farei qualunque cosa.”.

 

Catturò il volto dell’amato fra le sue mani cercando di placare il terrore che lo divorava e la sensazione che tutto stesse scivolando via dalle sue mani troppo in fretta senza che potesse impedirlo, prima di riprendere.

 

 “Forse è arrivato uno di quei momenti difficili che temevamo tanto e hai ragione: le parole non risolvono nulla, però… affrontiamolo insieme… avevo promesso che avrei fatto di tutto per ritrovarti… lascia che sia così!”

 

 

 

“Alessandro, forse sarebbe meglio per entrambi se…” mormorò il bel generale mordendosi il labbro inferiore, evitando accuratamente di alzare lo sguardo.

 

“SE…COSA?” la voce del re era una maschera di angoscia e rabbia ora.

 

 

 “Sono così confuso che non lo so nemmeno io!

Ma il nostro amore, che eri tanto convinto fosse un’unione divina e inscindibile, non mi è mai sembrato tanto umano e… fragile” mormorò in un soffio.

 

Alessandro lo osservò in silenzio, le mani tremanti, rendendosi conto solo allora di quanto avesse ragione, poi lo abbracciò con impeto.

 

“No, no, no, non ti lascerò andare, mai, mai Efestione, non potrei…io non potrei sopportarlo”

Aveva quasi urlato.

 “Supereremo tutto questo, non sarà facile ma troveremo il modo…” stava  chiedendo disperatamente conferma di qualcosa che in realtà non sapeva con certezza nemmeno lui, ma non avrebbe lasciato nulla di intentato.

 

Efestione rimase in silenzio per qualche lungo istante.

 

 La sua mente e il suo cuore erano un turbine caotico di sentimenti e pensieri contrastanti: rabbia, delusione, solitudine, paura, voglia di essere amato, Clito e quel bacio, Bagoa e l’umiliazione della notte passata, il desiderio di dimenticare tutto e quello di ricordare ogni cosa, lo sguardo supplicante di Alessandro, le sue parole, la voglia di baciarlo e perdonarlo.

 

 

“Io...non lo so Alessandro …davvero non lo so” sospirò infine, appoggiando la fronte su quella dell’uomo che nonostante tutto continuava ad amare più di ogni altra cosa.

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Capitolo 3
*** Ho bisogno di te ***


                     HO BISOGNO DI TE

 

Alessandro era fuori di sé: i capelli scarmigliati, il respiro irregolare, ancora ricoperto di sangue e polvere, si era precipitato verso la tenda adibita come infermeria, improvvisata per curare i numerosi feriti di quel tremendo attacco a sorpresa tra le montagne.

 

“Fatemi passare” Urlava con tutto il fiato che aveva in gola.

“Fatemi passare ho detto, lasciatemi andare, lasciatemi” sbraitò come impazzito a Tolomeo e Cassandro che cercavano, con fatica, di trattenerlo.

 

“Alessandro, calmati, calmati, per tutti gli dei, anche tu sei ferito e stanco, ora non è il caso di entrare, staranno cercando di fermare l’emorragia non puoi fare niente…” Cassandro tentava di farlo ragionare, ma ormai il re non ascoltava più nessuno.

 

Nella sua mente vedeva in continuazione le immagini della battaglia: i briganti che li coglievano alla sprovvista, le spade sguainate, la risposta feroce, lo scontro duro e il sapore della vittoria vicina e poi… a terra… Efestione, tremante e grondante di sangue, con una freccia conficcata nella spalla.

 

Non gli sembrava nemmeno reale, il tempo, come se si fosse fermato.

Come in un incubo ricordava solo di aver visto Clito uccidere con furia cieca chiunque si avvicinasse al corpo del generale per poi prenderlo fra le braccia e sussurrargli qualche parola di incoraggiamento stringendolo forte, per non fargli perdere conoscenza.

 

I loro sguardi si erano incrociati…la stessa disperazione e la stessa paura, ma Alessandro non poteva abbandonare il campo, per quanto stesse odiando il suo dovere di re in quel momento, poteva solo potare a termine la battaglia il più presto possibile, e lo sapeva.

Con un cenno del capo fece capire a Clito che doveva portarlo in salvo subito e il generale lo sollevò come se non avesse peso e corse verso il campo.

 

Il resto era solo una grande nube fatta di nemici uccisi senza pietà e pensieri incoerenti, voleva solo andare da lui.

 

 

Riuscì con uno scatto a liberarsi dalla presa dei suoi amici e si precipitò verso l’entrata della grande tenda ma in quel momento ne uscì Clito, sfinito  e sporco.

Alessandro si pietrificò angosciato.

 

Si fissarono nuovamente.

 

 

“Sembra che se la caverà…la ferita era profonda ma non ha colpito organi vitali, ha perso molto sangue però.”.

 

Il  cuore del re riprese a battere e  la sua mente si fece un po’più lucida, non sapeva cosa fare, razionalmente sapeva che  Clito aveva ogni diritto di stargli vicino, ma la razionalità non serviva a molto in quelle condizioni, ed il suo unico desiderio era potersi prendere cura di lui come avrebbe fatto un tempo.

 

“Puoi andare da lui, se è questo che vuoi, basta che lo lasci riposare” fu Clito stesso a toglierlo dall’imbarazzo e come se avesse letto la sorpresa nella mente del re a quelle parole, gli sussurrò con un sorriso triste mentre entravano insieme nella tenda “chiamava il tuo nome nel delirio, era te che cercava...”. .

 

 

 

 

 

 

Efestione riposava nel letto del re, il quale aveva ordinato che venisse portato nella sua tenda non appena fosse stato in grado di essere trasferito.

Era pallido ma il respiro era regolare e la ferita non si era infettata.

Questo non aveva placato la dolorosa sensazione di panico e dolore di  Alessandro, che immerso nei suoi pensieri, accarezzava il volto del ragazzo con un’espressione colma di rimpianto e di dolcezza.

 

Le cose non erano migliorate tra loro da quella mattina a Babilonia, in un modo o  nell’altro finivano sempre per fraintendersi, non riuscivano a comunicare, avevano affrontato ancora la questione ed era certo che mai avrebbe dimenticato, in tutta la sua vita, le parole che  Efestione gli aveva rivolto.

 

“Hai messo così tante miglia tra te ed il tuo passato che a volte ho l’impressione di non essere altro che un suo riflesso.

Sembra che tu faccia di tutto per dimenticare da dove vieni e per allontanare chi può ricordartelo, hai costruito la tua nuova vita qui, ed è chiaro che non è di me che hai bisogno…ora.

Non è me che vuoi con te la notte… non sono i miei consigli che ascolti…”

 

Come poteva spiegare al suo amore che non era così, che l’euforia della vittoria, della novità, l’illusione del potere e lo splendore della gloria forse lo avevano allontanato da lui all’inizio, ma ora, nonostante volesse farlo con tutto se stesso, non sapeva come tornare indietro.

 

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Talvolta si scambiavano segni di intesa: sguardi penetranti, strette di mano, ma il generale dagli occhi blu approfondiva l’amicizia con  Clito mentre il re non dava a mostrare a tutti altri quanto quella separazione lo lacerasse.

Era geloso di Clito, ma sapeva che poteva rendere Efestione  felice e questo pensiero lo terrorizzava ma gli impediva anche di cercare di separarli.

Era come se ognuno pensasse che l’altro sarebbe meglio percorrendo altre strade, in realtà soffrivano entrambi. 

 

Poi lasciarono Babilonia per trovare Dario.

 La marcia, le battaglie, le strategie da preparare e i concili tra i generali non concedevano molto tempo per pensare, per riappacificarsi, i rapporti erano diventati ancora più difficili,  erano sempre più inibiti da quel muro che, silenzioso, si era eretto tra loro.

 

 Nonostante i problemi e le incomprensioni, Efestione lo aveva sempre sostenuto, anche quando i generali erano tutti contro di lui, al re bastava alzare lo sguardo per incontrare quegli enormi occhi brillanti e sapere che era dalla sua parte, che lo avrebbe difeso a qualunque costo, sempre e che non lo avrebbe abbandonato mai davvero.

 

 E ora, mentre guardava quel volto pallido e la benda impregnata di sangue, Alessandro si malediceva per non aver detto ad Efestione tutto quello che voleva dirgli, per non essere stato capace di distruggere  quel muro, per aver reso tutto più complicato di quanto fosse un tempo, per non averlo stretto tra le braccia prima delle battaglie che avevano affrontato… perchè quella mattina… avrebbe potuto perderlo per sempre senza che sapesse quanto era amato.

 

 

 

 

Si alzò dalla sedia su cui era sprofondato e senza far rumore uscì dalla stanza, baciando teneramente il ferito sulla tempia.

Si immerse nell’aria fredda della sera, lasciando a Clito il compito di vegliare su di lui, ma solo per il tempo necessario a chiarirsi le idee.

 

 

“Una battaglia interessante quella di ieri, dico bene?” Mormorò una voce flebile accanto a lui.

Alessandro, che dormiva profondamente sulla sedia accanto al letto, trasalì e si guardò attorno spaesato prima di incrociare gli occhi stanchi ma bellissimi del suo generale.

 

“Ah…Efestione, io… ti sei svegliato” gli sorrise “…io ero solo passato a controllare come stavi e…” si alzò dalla sedia.

“Clito  mi ha detto che hai passato la notte qui” era sveglio da un po’.

 

Alessandro restò in silenzio.

 

“Si, si… infatti… ero molto preoccupato…sono felice che tu stia meglio”disse frettolosamente.

 

Lo sguardo di Efestione si intristì, ma non disse nulla.

 

“credo che tu ora voglia stare con ... io… devo andare, sai dobbiamo prendere provvedimenti seri per quanto è accaduto e far fronte alle perdite e …”stava per andarsene.

 

Alessandro si morse il labbro inferiore, stava scappando di nuovo, non riusciva ad affrontare la situazione e si maledisse per non trovare in sé tutto il coraggio di cui si era armato mentre il suo amore dormiva.

 

 

“Io non voglio stare con Clito… io voglio stare con  te”disse Efestione semplicemente, come fosse la cosa più naturale del mondo.

Alessandro lo fissò stupito e felice.

 

Era sempre stato così: il suo Efestione, onesto e leale, non aveva paura di ammettere i suoi sentimenti, ne parlava con una naturalezza che lo  sconcertava talvolta.

Non avrebbe mai trovato la stessa forza interiore ma in quel momento gli fu grato per aver fatto quello che lui non riusciva  a fare.

 

Si sedette sul letto e strinse forte le mani del compagno tra le sue.

Non sapeva da dove cominciare tante erano le cose da dire.

 

Ancora una volta fu l’altro a rompere la tensione, sollevandosi a fatica e appoggiando teneramente le labbra su quelle del re...

 

Quel lieve contatto, che era mancato ad entrambi come manca il sole in inverno, fu sufficiente a far capire loro che le cose potevano ancora aggiustarsi.

 

Alessandro lo aiutò a risistemarsi tra i numerosi cuscini, era ancora molto debole.

 

“ Mi leggeresti l’Iliade Alessandro?”chiese piano Efestione “come quando eravamo bambini e uno di noi si ammalava, ti ricordi?”

 

“si, certo che mi ricordo…” sussurrò, i suoi occhi si illuminarono e il viso si addolcì, si stese accanto a lui, stringendolo senza fargli male.

 

Cominciò parlare, non aveva bisogno di leggere, ormai conosceva a memoria tutti i canti di Patroclo e Achille.

 

Poi, vedendo che gli occhi del suo amore erano chiusi, si interruppe.

 

“Non sto dormendo”mormorò “sto pensando”.

 

“A cosa, se posso saperlo?”

 

Aprì gli occhi e stette in silenzio per qualche istante, come per decidere se confidarsi con lui.

 

“I miti non sono reali, Alessandro, non esistono davvero… sono come i sogni, tutta una vita a inseguirli e poi in un attimo la realtà li distrugge, ti guardi attorno e non  hai più nulla”il suo tono era dolcemente triste.

“Achille e Patroclo sono il mito, il sogno, la leggenda, non siamo noi… siamo grandi per credere a tutto questo.

La realtà ha già cominciato a sgretolare le nostre illusioni…dobbiamo andare avanti?Dobbiamo continuare a crederci?”

 

Alessandro lo accarezzò incatenato al suo sguardo.

   

“I tuoi timori sono giustificati, amore mio, ma il tuo punto di vista è sbagliato…”

 

“Credo di non capire”

 

Il re prese un profondo respiro prima di parlare ed estrarre dal suo cuore i sentimenti più profondi ed intensi, che non potevano più essere nascosti al suo amato.

 

“Ho avuto tanta paura oggi…”disse senza un vero motivo, solo perché Efestione lo sapesse.

“In tutto questo tempo separati ho capito così tante cose…non è la realtà che uccide i sogni…  sono i sogni che uccidono la realtà…”

 

Efestione sorrise confuso a quelle parole ma l’altro continuò.

 

“per inseguire i miei sogni, le mie illusioni di gloria, ho rischiato di perdere te…tu non sei il sogno Efestione … sei la mia realtà” sussurrò sulle sue labbra.

 

“Non c’è niente nella mia vita che sia più vero di te: la tua voce, i tuoi sguardi, i tuoi consigli mi riscaldano il cuore e mi indicano a strada se mi perdo.

Sei così diverso da tutti quelli che mi circondano, sei l’unico ad amarmi così come sono, l’unico a conoscere le mie debolezze e a non giudicarmi mai.

Il mondo che sto costruendo è solo un’illusione, solo un estremo confine della mia folle brama di eternità, senza di te…

Quando ho aperto gli occhi, mi sono accorto di averti ferito e allontanato e ho capito che non ha senso ottenere il sogno se il prezzo da pagare è perdere la realtà, l’unico barlume di vera felicità nella mia vita… tu sei la mia roccia e la mia ragione…io bisogno di te”

 

“Alessandro…”lo aveva ascoltato con gli occhi colmi di lacrime, senza dire una parola.

 

“Possiamo provare ancora  una volta?

Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo per noi e non voglio rischiare di morire o di perdere te,  senza averti baciato prima, senza averti detto che ti amo talmente tante volte da risultare noioso”disse il re con ardore.

 

L’altro rispose con un baciò lungo, poi disse con uno  sguardo bruciante:

“Tutte le volte che vuoi Alessandro, non mi perderai mai… per quanto a volte sia doloroso starti accanto e accettare un destino più grande di noi, è molto più doloroso starti lontano.”.

 

“Io  non voglio farti soffrire”

 

“Lo so, amore, lo so, ma è inevitabile e ci saranno altri momenti di crisi, è nella natura della nostra vita e della nostra relazione, lo hai detto tu stesso una volta”

Alessandro annuì ma poi disse:

“Qualunque cosa accada, non permetterò mai più che le cose tra noi arrivino a questo  punto”

Appoggiò il capo all’altezza del cuore di Efestione“Ti  amo”

“Ti amo anche io”

Passarono i seguenti minuti così, senza parlare, solo qualche lenta carezza, godendo di quel semplice contatto fisico e di quell’intesa ritrovata.

 

 

 

 

Trascorsero i giorni e lentamente Efestione cominciò a riprendersi.

Alessandro lo assisteva con una dedizione che aveva scatenato più volte l’irritazione del ferito, ma i due erano davvero sereni e felici, sembravano essere tornati quelli di un tempo, anche se non avevano fatto chiarezza proprio su tutto quello che era accaduto tra loro.

 

Bagoa era rimasto al servizio del sovrano sia perché Efestione aveva voluto così, sapendo che il re gli era affezionato. sia perché Alessandro aveva capito il suo errore e non avrebbe più rischiato di compromettere la relazione più importante della sua vita per uno schiavo.

 

Ma la situazione di Efestione era diversa, sebbene gli avesse assicurato di amare solo lui, sapeva bene che una piccola parte del suo cuore era legata a Clito, forse non era proprio amore, ma non era nemmeno amicizia, e il pensiero di quello che c’era stato tra loro lo tormentava.

 

 

“Perché non mi chiedi quello che aspetti di chiedermi da giorni?”sbottò con noncuranza Clito, mentre si erano ritrovati soli, nei pressi dell’accampamento.

“Non c’è nulla che io voglia sapere”mentì Alessandro.

“Si, invece, ma la verità ti fa paura, così te lo dirò io”

“Siamo stati a letto insieme, se era questa la tua curiosità, ma non è stata un esperienza memorabile”

Il re sentì il suo cuore ferito da un pugnale invisibile ma non disse nulla, lui era stato a letto con Bagoa, non ne aveva il diritto.

“Ha pianto tutto il tempo quella notte, io mi sono sentito un verme e non ho più provato nemmeno a baciarlo da allora, ma lo amo e questo tu lo sai, gli sono stato vicino in modi diversi e voglio continuare a farlo”

“Lui ama me” disse più per convincere se stesso Alessandro, senza fissarlo negli occhi.

 

“Si e  finché tu  ti dimostrerai degno del suo amore, lui sarà sempre più felice con te…ma non deluderlo e non deludere me, perché se solo volessi saprei come portartelo via.”mormorò con un mezzo sorriso.

 

 

Alessandro tornò da Efestione dopo quella conversazione, parlarono ancora e si baciarono appassionatamente per trovare rassicurazioni, il ragazzo era non era nelle condizioni di fare altro, ma uscirono per guardare il cielo stellato sopra di loro e si sentirono come in quelle notti passate nel tempio, abbracciati a parlare del loro futuro.

Il futuro era arrivato, e forse si era rivelato diverso da quello che si aspettavano, alcuni sogni si erano avverati, altri necessitavano ancora di tempo, alcune delle loro paure erano diventate realtà, e le difficoltà non si erano fatte attendere, ma avevano trovato la forza di mantenere la promessa e si erano ritrovati, ancora una volta insieme.

 

 

Commentate,commentate!Non importa se vi piace o meno, l'importante per me è avere qualche parere critico per migliorare!

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Capitolo 4
*** Decisioni ***


Alessandro aprì lentamente gli occhi e girandosi sul fianco sorrise  dolcemente alla visione del suo Efestione che dormiva tranquillo accanto a lui.

 

“Buongiorno amore mio”sussurrò al suo orecchio per svegliarlo.

Il ragazzo mugolò qualcosa e si rannicchiò contro il petto del suo re che lo strinse a sé e lo baciò sulla guancia.

 

Dopo qualche minuto i baci si erano intensificati al punto che Efestione fu costretto suo malgrado a rispondere con altrettanta tenerezza alle attenzioni del suo amante.

“Alessandro…stamattina non…non è il caso” mormorò preoccupato mentre le mani del compagno accarezzavano audacemente la sua schiena.

 

“lo so…lo so, infatti non avevo intenzione di fare nulla di male, volevo solo cominciare nel modo migliore la giornata…” ribattè maliziosamente coinvolgendo le sue labbra in un bacio passionale.

Efestione si staccò dopo poco e sorrise nervosamente mentre si tirava indietro.

 

“Cosa ti prende?”chiese il re sorpreso guardandolo fisso negli occhi.

 

“Non sarà una giornata facile”gli posò una mano sul volto e lo accarezzò piano “forse dovresti prepararti al concilio… i generali non prenderanno bene la tua decisione di sposare quella donna, ti osteggeranno e faranno tutto ciò che è in loro potere per dissuaderti…”la sua voce era distante.

 

Alessandro si mise a sedere e scrutò a fondo quegli immensi occhi azzurri così luminosi e intensi per scorgere quello che non aveva detto a parole.

 

La notte prima il re aveva confidato ad Efestione del matrimonio con Roxane, lui doveva essere il primo a saperlo, era l’unico ad avere diritto di opporsi.

 

“A me non importa  quello che diranno i generali, mi preoccupa  solo come la pensi tu…”

 

“Alessandro, come ti ho già detto io…”

 

Lo interruppe dolcemente “Hai detto che mi sosterrai, si, che appoggerai la mia scelta, ma non mi hai detto se la approvi, se vorresti che non lo facessi se  … ti ferisce.”

 

Efestione distolse lo sguardo con un sospiro stanco e un sorriso tirato.

 

“Tu sei il mio Alessandro, sei tutta la mia vita, sei la mia anima, e non posso negarti di aver temuto l’arrivo di questo giorno per tutti gli anni che ho trascorso al tuo fianco…”

 

Una fitta dolorosa di rimorso attraversò il petto del sovrano.

 

“Se solo me lo chiedessi io rinuncerei”assicurò.

 

“Si, si ed è per questo che non te lo chiedo…” si fermò per qualche istante.

 

“La tua scelta mi  fa male, e vorrei che tu restassi per sempre con me, ma ti amo troppo per poter pensare  di porre un limite ai tuoi progetti, ai tuoi desideri…se ti parlo come amante,  quella donna non è degna di te, né delle tue ambizioni…e  non sarà in grado di amarti come tu crederai di amare lei…” lo fissò negli occhi.

“ma il cuore di un amante è troppo annebbiato dalla gelosia e dall’egoismo per poter essere  un equo giudice…”

 

“Efestione…” ma il ragazzo gli strinse forte una mano per intimargli di lasciarlo finire.

 

“Ti parlo allora come il tuo più fidato amico e fratello, e ti dico che  capisco le tue ragioni politiche e capisco l’attrazione che provi per Roxane, quindi ti appoggerò, mai ti rinfaccerò  questa scelta”

Ma la voce si era fatta più debole, come se stesse per piangere.

 

“…vorrei chiederti di stringermi forte, tanto forte da farmi dimenticare tutto, e restare così per tutti gli anni a venire…ma se dovesse essere necessario saprò farmi da parte, saprò restarti accanto  ed amarti senza farmi notare…lo posso fare se tu me lo chiedi”

 

La mano calda del re sul suo volto, in quel momento lo colpì più di quanto avrebbe potuto fare uno schiaffo.

 

“Non voglio ascoltare il mio amico più fidato, e nemmeno un fratello, voglio ascoltare solo la voce del mio amore, la metà della mia anima, che teme cose impensabili e assurde.”

 

“Quella donna è bella e selvaggia e sono affascinato da lei, ma non la amerò, Efestione, né ora né mai, e non voglio lei al mio fianco, non voglio lei al mio risveglio,o la notte prima di una battaglia,  non è con lei che sogno l’eternità e la gloria, non voglio lei quando ci devi essere tu.”

 

Efestione sorrise cacciando indietro le lacrime e gli passò lentamente le braccia attorno al collo.

 

Le labbra si sfioravano.

 

“Non dicevo sul serio prima”rise.

 “Fai l’amore con me ora Alessandro, voglio sentirti dentro di me…ne ho bisogno.”

 

Alessandro accarezzò i capelli lunghi del suo amante e preso da una dolce passione chinò la testa e baciò piano il suo collo teso, scendendo lentamente sul  suo petto, mentre Efestione si avvinghiava ancora di più a lui allacciando le  gambe attorno alla sua schiena.

 

Alessandro, eccitato dal  quel contatto, lo spinse con forza sotto di lui tra le coperte e sostituì i baci con piccoli morsi sensuali, per lasciare traccia di sé su quel corpo perfetto.

 

“A…Alessandro”gemette Efestione che si contorceva al suo tocco esperto e sicuro, che sapeva sempre come soddisfarlo.

 

Il re sorrise compiaciuto e prese ad accarezzare  febbrilmente la schiena del ragazzo per poi afferrare con forza le sue natiche.

 

 

Efestione spinse il bacino verso di lui, la sua erezione premeva contro quella del compagno che  scosso da un brivido profondo di piacere si sistemò tra le sue cosce, divaricandogli leggermente le gambe.

 

Le loro bocche, unite in un umido bacio senza fine, frenetico e profondo, si separarono e i due si fissarono per qualche lungo momento negli occhi colmi di desiderio, stretti l’uno all’altro ansanti e tremanti.

 

Con una sola spinta Alessandro lo penetrò a fondo.

Senza preavviso o preparazione, senza gentilezza particolare.

 

Efestione represse un grido di dolore mordendogli la spalla .

Affondò le mani tra i suoi capelli stringendoli forte e gemette cercando regolarizzare il respiro e abituare il corpo a quell’intrusione improvvisa.

“…pi…piano”mormorò solo.

 

Alessandro sapeva di non essere stato delicato e annuì ma non poteva resistere oltre così avvolto dal suo corpo bollente  e stretto.

Cosi gli catturò il volto tra le mani baciandolo con dolcezza, e cominciò a muoversi velocemente dentro di lui.

 

Efestione dopo i primi attimi di smarrimento prese ad assecondare le sue spinte, forti e decise che arrivavano nelle profondità del suo ventre, scuotendolo.

 

Faceva male, ma lo voleva così, dentro di sé, gli serviva per sentirsi vivo.

Sentiva le loro anime fondersi  in quel turbine di piacere e dolore che lo portava lontano, i loro respiri, i loro gemiti mescolarsi e diventare sempre più indistinti e intensi.

 

Sentiva le mani del suo re ovunque sulla sua pelle, poi sul suo membro e si lasciava andare a quelle sensazioni dolcemente violente che lo travolgevano

 

Silenziosamente arrivarono al culmine del piacere, con un’ultima e quasi più dolce spinta Alessandro si riversò tremando nel corpo dell’amante che venne pochi secondi dopo di lui.

 

Efestione si accasciò stremato e felice tra le braccia del compagno mormorando qualcosa di indefinito.Ti amo, probabilmente.

 

Alessandro senza dire una parola lo tenne stretto a sé.

Non aveva molto tempo per godere di quel momento.

Il concilio con i generali e la decisione del matrimonio erano imminenti.

Non sapeva se stava facendo la cosa giusta.

Posò le sue labbra sulla  tempia del suo Efestione, aspettò che si fosse addormentato e poi…  pianse.

 

Vi prego, questo capitolo è in via di sperimentazione e in attesa di modifiche, è la mia prima descrizione di una scena del genere e ho bisogno di commenti e di pareri...è cortissimo lo so,il prossimo capitolo andrà più avanti nella storia, o magari modifico questo ma era per sapere cosa ne pensate cmq...commentate ^___^

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Capitolo 5
*** Decisioni parte II ***


Efestione senti un braccio forte afferrargli da dietro la vita e stringerlo a sé. 

Sospirò, intuendo chi potesse essere.

 

“Clito…” salutò con cortesia senza voltarsi.

 

“Efestione” mormorò l’altro.

 

 

Lentamente si girò nella sua stretta e lo fissò negli occhi con un espressione indefinita di stanchezza.

 

“Non c’è modo di evitare questo confronto, suppongo”sorrise un po’.

 

Clito fece una smorfia  fingendo di pensarci e poi“no, temo di no…”.

 

Efestione si guardò attorno  e poi disse “non  qui, andiamo in un posto più tranquillo”

 

Clito alzò un sopracciglio.

 

“Hai paura che il nostro re ci trovi insieme la sua prima notte di nozze, Efestione?”domandò con ironia il generale, provocatorio.

 

Il ragazzo scosse la testa senza un’espressione particolare  e si diresse verso le sue stanze, abbandonando  le sale del grande palazzo dove la festa per le nozze di Alessandro proseguiva da molte ore senza sosta.

 

Clito lo seguì.

 

Non parlavano, per un po’ rimasero immersi nei loro pensieri , seduti sul pavimento della stanza di Efestione, che l’aria della notte aveva reso  fredda, ma erano entrambi troppo accaldati per il vino e per i festeggiamenti per farci caso.

 

“Perché volevi parlarmi?”domandò piano Efestione, rompendo il silenzio senza guardarlo negli occhi, fissando il fuoco di fronte a loro, i suoi riflessi caldi, stringendo il calice vuoto tra le sue mani.

 

Clito che non sembrava aver sentito la domanda, inspirò a fondo, mentre il suo sguardo restava vago, perso nel vuoto.

 

“Questo non cambia nulla…tu lo sai immagino” continuò Efestione.

 

“Ne sei così convinto…?” rispose Clito dopo una lunga pausa, come se chiederlo gli costasse molta fatica.

 

Ma Efestione era sereno.

 

“Si” mormorò

 

“Il nostro è un sentimento troppo forte Clito, nessuno di voi può capirlo ma a me basta poterlo vivere. E tutto il resto…non sarà mai abbastanza importante da separarci.”

 

Clito rise amaramente.

 

“Certo, è meglio continuare a illudersi che tutto sia perfetto, è bello giocare a Patroclo e Achille che conquistano il mondo…”

 

Lo sguardo di Efestione si fece tagliente, ma non si scompose.

 

“Cosa sai tu di noi?Di quello che proviamo, di quello che ci promettiamo tu cosa ne sai?”sibilò.

 

“Questo matrimonio sembra averti sconvolto ben più di quanto abbia sconvolto me”continuò gelido.

 

“Può darsi” ammise con rabbia Clito “ma… avrei solo voluto che ti facesse aprire gli occhi”

 

Efestione lo fisso ferito e si alzò in piedi.

 

“Aprire gli occhi?E su cosa Clito?Su quanto tu sia migliore di lui?”chiese con astio.

 

“ti aspettavi ancora una volta che sarei venuto da te con il cuore a pezzi e le lacrime agli occhi per chiederti di consolarmi?che mi sarei gettato tra le tue braccia?”

 

Clito non trattenne la rabbia che reprimeva da troppo tempo e con una mossa fulminea si alzo afferrando le spalle di Efestione e lo sbattè con tutta la forza di cui era capace contro la parete dietro di lui.

 

I loro respiri ansimanti e colmi di risentimento si mescolavano pericolosamente.

 

In un attimo Clito si avventò sulle sue labbra mordendole fino a farle sanguinare, lo baciò con violenza inchiodandogli la testa al muro con le mani serrate sui suoi capelli.

 

Quando si staccò Efestione era confuso, tentò di divincolarsi ma non riusciva o non voleva sciogliersi quell’abbraccio di ferro.

 

“Lui ti ama” lo fissò intensamente “sei così bello che mi stupirei se non lo facesse e sono certo che verrà anche da te stanotte”mormorava Clito vicinissimo alle labbra insanguinate del ragazzo, lo baciò sul mento con più dolcezza.

 

“ma per quanto la cosa renda irascibile, e lo puoi constatare da te” sbottò con un mezzo sorriso “ era su qualcos’altro che volevo che tu aprissi gli occhi,”disse più serio mentre si staccava da quel corpo premuto sotto il suo e lo lasciava andare.

 

Efestione si allontanò con uno scatto e gli diede le spalle, senza riuscire a imporgli di tacere.

 

“Ovvero?”

 

“Tu follemente innamorato come sei non vedi questo matrimonio per quello che rappresenta davvero”

 

Il generale gli posò una mano sulla spalla per farlo voltare.

 

Si fissarono negli occhi.

 

“L’uomo che sposa quella donna, l’uomo che ci considera uguali a questi barbari persiani, l’uomo che parla di figli meticci e che si ubriaca, che si circonda di adulatori e cortigiani, che ora considera come unico consigliere la sua folle brama di conquista…è davvero lo stesso ragazzo pieno di ideali che conoscevamo?

S’ infervorò.

“Quella donna è un capriccio e la dimenticherà presto, non è lei il vero problema…ma lui non ascolta più la nostra voce…il suo nuovo mondo non è come noi lo avevamo desiderato.”

 

Efestione lo scosse per porre fine al suo delirio.

 

“Basta Clito le cose che dici sono ingiuste, non puoi pensarle davvero, non tu…”ma lui stesso si era ritrovato a fare simili pensieri a volte.

 

Clito continuò impassibile.

 

“E’ ancora il tuo Alessandro?Lo stesso Alessandro che ti teneva stretto al tramonto a Mieza e che ti parlava di avventure, di bellezza e gloria, l’Alessandro di cui tutti condividevamo il sogno?”

 

Quelle parole fecero rinascere in Efestione  una paura antica e messa da parte. Erano davvero cambiati a tal punto?

 

“I generali sono stanchi e delusi, lo sai meglio di chiunque altro.”

“non credono più ai suoi progetti, e non lo adorano più come facevano un tempo. Non c’è pericolo peggiore per un grande re che perdere il contatto con chi lo ha sempre sostenuto, con chi gli ha permesso di arrivare dove si trova ora.”

 

 L’altro lo interruppe bruscamente.

 

“Voi non potrete mai capire, cercate denaro, pietre preziose, città da dominare e potere, ma non è questo che lui cerca, che lui sogna, non potete comprendere la grandezza di Alessandro, lui sa immaginare qualcosa di molto più grande e per questo siete insofferenti e lo invidiate” gridò cercando una risposta anche per sé stesso “ …Ci ha condotto dove nessun altro avrebbe potuto”.

 

“Lui ci sta conducendo dove noi non vogliamo andare”

 

Efestione sembrò quasi spiazzato da quella risposta così dura ma vera.

 

“Vogliamo essere trattati come suoi pari, come è sempre stato,  anche noi condividevamo quei tramonti fatti di sogni e di progetti qualche volta, anche noi eravamo artefici, ora siamo solo servitori.

 

“ Dove vuoi andare tu Efestione?”chiese.

 

Per un istante colmo di confusione il giovane fu sul punto di rispondere che voleva tornare a casa, in Macedonia, lasciare quello stato di perenne belligeranza, quella corte fatta di invidie e ostacoli, di contrasti ed eccessi, trovare un po’di pace.

 

Lo sfiorò il pensiero di una vita senza Alessandro, i suoi occhi scrutarono a fondo quelli di  Clito e gli posò una mano sulla guancia.

Ma poi quel pensiero si fece angosciante e insopportabile, così ritrasse la mano e sorrise.

 

“Ho preso la mia decisione anni fa e non voglio cambiarla, forse lui non è  lo stesso ragazzo con cui guardavamo il sole tramontare, ma noi siamo gli stessi forse? Siamo tutti cambiati Clito, ma non lo lascerò… il mio posto è con lui, ha bisogno di me e ha bisogno anche di voi” mormorò.

 

“e se lo dimentica glielo ricorderò... mi fido di lui”

 

Il volto di Clito, che lo fissava intento e corrucciato non si rasserenò.

 

“Vorrei poter ancora fare lo stesso.”pensò il generale.

 

 

 

Efestione  aspettava nel buio della sua stanza, il fuoco ormai spento, Clito se ne era andato da qualche ora.

Era stanco, era turbato dal difficile confronto, ma l’unica cosa che ora desiderava era Alessandro, e potersi perdersi nelle sue carezze.

 

 Sorrise lievemente quando sentì la porta aprirsi piano e la sagoma familiare del sovrano dirigersi sicura verso di lui.

Si alzò e precedendolo lo abbracciò con forza.

Alessandro ricambiò la stretta.

 

“Non vedevo l’ora di essere qui”mormorò tra i suoi capelli.

“Bugiardo, non crederò mai che non ti sei divertito”scherzò Efestione.

“Credi quello che vuoi, ma io non posso stare lontano da te”

Il ragazzo rimase qualche istante in silenzio, ascoltando il battito dei loro cuori e stringendosi ancora di più al re.

“Nemmeno io…”rispose infine, sicuro, mentre si distendevano tra un bacio e l’altro nel grande letto per dormire almeno un po’ in quella notte strana, abbracciati, per godere fino all’alba, ormai troppo vicina, di quella tenerezza che mai nessuno avrebbe potuto togliere loro.

 
 
Spero che questo capitoletto vi sia piaciuto, in realtà è il seguito di quello precedente e andrebbero letti insieme, ad ogni modo fatemi sapere cosa pensate della fic, nel bene o nel male, non importa quale sia  la vostra opinione perchè credo che le recensioni siano davvero utili per chi scrive, soprattutto se allle prime armi!Quindi...recensite :) ! Oppure mandatemi una mail a saravi_paris@yahoo.it ...grazie e a presto!

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