Wanted Dead Or Alive

di Herit
(/viewuser.php?uid=110002)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prolog: Tarocco numero XIII ***
Capitolo 2: *** I. Distacco ***



Capitolo 1
*** Prolog: Tarocco numero XIII ***


Wanted Dead or Alive.

Prologo: Tarocco numero XIII.


La Morte... durante il nostro viaggio quante volte l'abbiamo affrontata?
In quanti modi l'abbiamo fronteggiata?
Ma la
Morte non si può sconfiggere.


Sbuffo stancamente lasciandomi scivolare con la schiena contro una delle colonne lignee del castello di Shirasagi, trovandomi seduto a terra, alla fine. Le assi del pavimento accolgono il mio peso con uno scricchiolio che avverto a stento. Ovattato. Ripiego le gambe su loro stesse e nascondo il volto contro le braccia incrociate sopra le ginocchia. Non voglio sentire niente. Per un istante spero quasi di diventare un pezzo dell'arredamento. Al momento credo di avere la stessa forza vitale di un tavolino rotto. Voglio solo estraniarmi dal mondo, ora. Dal mondo e dalle percezioni del mio corpo che freme ancora a causa degli accadimenti avvenuti solo... quando? Poche ore...? Giorni...? Anni fa? Ho completamente perduto la cognizione del tempo. Mi sembra quasi di galleggiare sospeso in un istante rimasto immobile, cristallizzato. Ed allo stesso modo mi sembra che tutto scorra attorno a me con una lentezza quasi esasperante. Mi sento così terribilmente ignobile. Così contraddittorio. Desidero fuggire dal mondo rinchiudendomi in me stesso, sperando quasi che il sortilegio che ho utilizzato a Celes contro la mia volontà, possa sortire ancora un qualche effetto, creando una barriera tra me e tutto ciò che mi circonda. Eppure voglio fuggire anche dal mio io, aggrappandomi a quel presente che in questo istante mi sembra così altalenante e poco allettante. Vano. Per chi poi? Di certo non per me. Ho corteggiato la Morte così tante volte dopo che ho abbandonato il mondo in cui sono cresciuto, che ormai la vicinanza della Nera Signora è divenuta fondamentale e quasi rassicurante. E' diventato un qualcosa di abitudinario, tanto che mi potrei tranquillamente definire come un amante assiduo della Dama con la Falce. Ed invece... più di una volta mi è stato imposto di vivere. Ironico. Paradossale. Tanto che se ne avessi la forza riderei. Ancora una volta mi è stato imposto di vivere. E da chi? Da lui! Però io dentro continuo a sentirmi morire in ogni istante.
Ho perso tutto. La mia eterna condanna, questa. Perdere tutto. La persona amata: prima il vero Fay e poi il Ashura-ō. La mia terra: Valeria... Celes... non ho più un posto in cui tornare, ora. Per un'istante mi ero quasi convinto che non importasse più. Quando però Kurogane mi ha condotto all'esterno di quello stesso sortilegio che io ho richiamato, ho pensato che il mio luogo dove tornare non è più materiale. Eppure come tutto, quel pensiero ha lasciato il suo tempo. Come se non fosse bastato, in quel momento avevo rischiato per l'appunto di perdere nuovamente la persona che per me è diventata importante sopra ogni cosa. Il mio posto dove tornare.
Eterna condanna, la mia.
Essere privato di tutto quanto per me è importante.
Sospiro rassegnato nella segregazione dell'attesa, inalando il profumo di sangue ancora fresco sui miei abiti. Il mio sangue, mischiato in modo così terribilmente suadente a quello del mio compagno di viaggio. Avverto i miei denti serrarsi con più forza gli uni sugli altri -i canini divenire più lunghi ed aguzzi- quando mi rendo conto di avere fame. Forse è proprio per questo che riesco a far caso al mio corpo che manda evidenti segnali di inedie. Mi maledico da solo per aver formulato pensiero così tremendamente fuori luogo in questo frangente. La principessa Tomoyo mi ha quasi implorato di allontanarmi da davanti la stanza dove hanno ricoverato il Ninja, ma ho deciso che da qui io non mi schiodo. Fossi matto! Assurdo come per lui sia riuscito ad aggrapparmi ad una forza che non ricordavo più nemmeno di possedere. Però... se non posso stare con lui, voglio vegliarlo da qui, a poca distanza. Punendomi. Sperando. Sentendomi impotente. Pregando che la persona che mi ha già salvato due volte -che dico? Più di due volte, sempre-, non mi abbandoni proprio ora che ho accettato di aver bisogno di lei. E' ironico: morto Kurogane, morirei anche io con lui. Lui che mi ha fatto promettere di vivere, perché a porre fine alla mia vita ci penserà lui stesso. Sorrido a me stesso con sarcasmo. Rido di me. Patetico. Lo Shinobi l'avrebbe davvero fatto: avrebbe posto fine alla mia vita con le sue stesse mani. Ed effettivamente lo sta anche già facendo. Maledettamente di parola anche quando non lo pianifica. Ed io accetterei anche di buon grado questa sorte. D'altronde, una volta scomparso lui, non avrei più motivo di continuare ad arrancare per mantenermi in vita. Alla fine sono stato costretto ad ammetterlo a me stesso: quel Ninja scorbutico ed irascibile, è divenuto la mia sola ed unica ancora di salvezza. La mia ragione per vivere.
Deglutisco a vuoto, ingoiando anche il sapore salato ed amarissimo di quelle lacrime che avverto ancora in parte incatenate tra le ciglia. Ne riesco a cogliere il peso ed il riverbero alla fioca luce delle lanterne a muro. Non ricordo di aver mai pianto così tanto da quando è morto Fay. Spesso da bambino mi rinchiudevo da solo davanti alla fontana che custodiva il suo corpo e stavo lì a pregare per lui. Da solo almeno fin quando non ho creato Chii per custodire mio fratello e la piuma della principessina. Ho poi sfiorato il pianto per Ashura-ō, quando l'ho trovato circondato dai cadaveri dei suoi stessi sudditi e delle sue guardie morti per sua mano. Quella volta c'erano state troppe cose. Troppi sentimenti mi avevano riempito la testa ed il petto. Mi sono sentito tradito. Impotente. Distrutto dentro. Eppure non hoo avuto cuore di uccidere il mio re.
Troppo codardo.
Troppo debole.
Troppo legato a quell'amore incondizionato che provavo per quell'uomo che aveva salvato me e Fay e che mi aveva fatto anche da padre. Oltre che da mentore. Vigliacco. Fragile. Troppo fragile. Ho pianto per il mio Re dopo che l'ho costretto ad addormentarsi, come in una favola apocalittica. Ho pianto per il mio Re in quella battaglia che ha svelato a Kurogane, Mokona e Shaoran tutto il mio passato. Quel passato che ho custodito gelosamente per tutto il tempo perché sapevo e temevo cos'avrebbe comportato lo svelarglielo. Di non essere accettato da quei compagni di viaggio sui quali solevo fantasticare tanto da bambino. Ho pianto perché non avevo il coraggio di dirgli addio. A lui. E a mio fratello. Ho pianto di nuovo per Fay. Eppure la stretta forte e calda della mano di Kurogane attorno al mio braccio, mi ha tenuto ancorato al presente. Dovevo lasciarlo “dormire”, come mi ha detto lui. Dovevo lasciarlo riposare in pace, perché era quello che si meritava. D'altronde, non si può riportare in vita una persona, ormai l'ho imparato. L'ho imparato ed è soprattutto per questo che non voglio che Kurogane muoia. Non averlo più accanto mi ucciderebbe molto prima di quella morte per inedie che mi si prospetterebbe non potendomi più nutrire del sangue della mia preda.
Morte... nel giro di mezz'ora -può essere passato anche molto più tempo, e non me sono minimamente reso conto-, quante volte ho sfiorato questo pensiero per questo o per quel motivo? Sono veramente un Mago Idiota. Kuro-tan ha ragione. Che ironia. Mi ostino a chiamarlo per nome proprio e lui pare addirittura soffrirne, ma nella mia testa continuo ad affibbiargli quei soprannomi assurdi che tanto lo hanno fatto arrabbiare all'inizio del nostro viaggio. Chissà cosa direbbe se lo sapesse? Che sono un mago idiota, senza dubbio. Appena si sveglierà come potrei chiamarlo? Se... si risveglierà... non voglio pensarci! Devo trovare altro su cui concentrare la mia attenzione. Stringo con stizza i pugni ed è solo perché ho i guanti ancora addosso che non riesco ad impiantarmi le unghie nella mano. Peccato. Un po' di dolore corporeo, magari avrebbe spostato i miei pensieri altrove. Che stupido. Oltre ad essere un mago idiota, ora mi ritrovo anche a formulare desideri autolesionistici? Direi che non mi faccio proprio mancare nulla. Poggio il capo contro la colonna alle mie spalle, e di nuovo un pensiero torna a martellarmi la testa. Quello che è stato un chiodo fisso per troppi anni torna ancora a far capolino tra i miei pensieri. Non che prima non ci stessi pensando, effettivamente, però...
La Morte. Mi sembra di ricordare di aver letto in un libro, quando ancora ero a Celes, che è uno degli arcani maggiori dei tarocchi. Non posso scorgere il futuro attraverso i sogni, ma Ashura-ō mi ha spiegato che tramite quelle carte avrei potuto farlo senza problemi, soprattutto dato il mio notevole potenziale magico. In un momento di folle lucidità mi sfiora il pensiero di cercare quei tarocchi per poterli consultare, anche se ora resta ben poco della mia magia. Per poter scoprire che a Kurogane non succederà nulla. Che questa non è ancora la fine del nostro viaggio. Chiudo l'occhio per rifugiarmi nell'oblio di quell'oscurità che mi avvolge per qualche istante, cercando un distacco sempre crescente con il presente. Lo faccio per ignorare quella figura che mi si presenta davanti. Ne ho colto la presenza già da un po', ma ho il terrore di sentire qualunque notizia mi possano portare. O ancora del fatto che mi possano chiedere di allontanarmi da qui. Finché non mi aggiornano sulle condizioni di Kurogane io non mi muovo di un centimetro. Che lo sappiano! Eppure quella presenza persiste. Continuo ad ignorarla sperando nel mentre che il legno m'inglobi tra le sue venature per farmi sparire, ma niente. Svelo l'occhio sano e lo sollevo sulla figura vestita di bianco e nero che sta in piedi, diritta e fiera innanzi a me. Ha un sorriso delicato ad animarle le labbra ed in parte anche gli occhi. Un sorriso speranzoso. E se non l'avessi conosciuta non appena abbiamo piede in quel mondo -se lei non mi avesse assicurato che non lo avrebbero lasciato morire- in questo momento potrei tranquillamente scambiarla per una giovane Dea della Morte. Giusto per restare in tema. Una Dea della Morte che si è presentata innanzi a me per comunicarmi che il Ninja è deceduto e che di conseguenza doveva portarsi via anche me. Per mia somma gioia e profondo dispiacere, non è così. Non riesco ad immaginare con che razza di sguardo la sto fissando. Probabilmente con uno talmente ridicolo che riesco a suscitare la sua ilarità, visto che si porta una mano innanzi al volto per celarlo parzialmente dietro la lunga manica del kimono che indossa.
La Morte. Distacco. Fine necessaria. Disincanto. Rassegnazione. Fatalità ineluttabile.
Non so perché, ma per un istante mi ritrovo a pensare che le definizioni correlate al tredicesimo tarocco si confacciano perfettamente alla giovane Yumemi che ho davanti ed alla situazione che stiamo affrontando. Oltre al fatto che davvero ci siamo trovati ad un passo dalla morte tutti e quattro, in quel regno ormai sigillato dalla mia magia e da un sacrificio per cui non potrò mai perdonare quel cretino di uno Shinobi. Quel... quel... tagliarsi un braccio?! Ma dico! Tra l'altro a lui il braccio sinistro serve per usare la spada, che diamine se l'è tagliato a fare? E per cosa, poi? Per salvare me... Io che gli ho mentito per tutta la durata del nostro viaggio. Mi sento come se mi avessero risvegliato a da un incubo prendendomi a schiaffi e ponendomi innanzi ad una realtà ben peggiore. Disincantato oramai, ma non pronto a rinunciare ancora a nulla. Il sorriso di Tomoyo davanti a me, però, ha quasi la capacità di rassicurarmi e rasserenarmi. E' un'espressione speranzosa. Gentile, così come il tocco della sua mano sul mio capo. E' lei la persona che ha salvato Kurogane. Lei che l'ha liberato dal giogo di Fei Wong. Lei che probabilmente lo conosce meglio di chiunque. E non mi stupisco nell'avvertire un vago moto di gelosa invidia verso quella ragazzina. Che situazione assurda. Mi sembra quasi di capire il perché di quello sguardo velenoso che Kurotan ha rivolto ad Ashura-ō a Celes. Beh, ora ho anche un altro pretesto per prenderlo in giro, quando si sveglierà. Perché si sveglierà, vero?
“Sta riposando, ora. Non è più in pericolo.” Me lo annuncia con tono così calmo ed incoraggiante che sento potrei sciogliermi di nuovo in lacrime da un momento all'altro. Una voce quieta che si insinua gentile nella mia testa. Ed ho modo di trarre un muto ed invisibile sospiro di sollievo. Bene: ora non mi serviranno più i tarocchi per sapere dell'immediato futuro. Osservo meglio questa ragazzina e la sento così incredibilmente simile a me, con quel sorriso che ora si distende incoraggiante sulle sue labbra, seppure non dimostri alcuna allegria, ma solo una muta rassegnazione. Per un attimo -uno soltanto- ho l'impressione di trovarmi innanzi ad uno specchio e la cosa fa quasi paura.
“Vi ringrazio, Hime.” Sempre scivolando contro la colonna, mi metto nuovamente in piedi. Il capo chino appena in avanti in un muto segno di ringraziamento per quella notizia. La Yumemi mi sorride di nuovo, indicandomi con un cenno della manina il corridoio sul quale si affacciano le stanze, separate da pareti scorrevoli decorate da disegni particolari che richiamano stagioni e paesaggi tutti differenti. Non la seguo, però, preferendo indugiare per qualche istante su sei pannelli posti uno accanto all'altro rappresentanti corvi appollaiati su un susino dai rami spogli. Solo qualche gemma ad arricchire il tutto e piccoli frammenti di madre perla pestellata o di foglia d'oro, ravvivano il tutto, dando il senso dello scorrere delle stagioni[1]. E' particolare. Evocativo. Dietro quei pannelli riposa Kurogane e giuro, in questo istante vorrei fare irruzione in quel luogo anche solo per vederlo dormire quieto per una volta. Distolgo lo sguardo per trattenermi dal farlo davvero, limitandomi ad accodarmi alla principessina senza fiatare.
“Chiamami Tomoyo.” Si raccomanda nel mentre, facendo scivolare uno dei pannelli che danno sul corridoio, lasciando intravvedere parte della stanzina. I tatami disposti ordinatamente e coperti in parte da un futon già steso a terra, pronto ad ospitarmi. Un basso tavolino poco distante ed un terrazzino che dà sul giardino interno, reso visibile dalle porte scorrevoli lasciate aperte per arieggiare l'ambiente in quella tiepida primavera. Abiti puliti e tipici di quel mondo sono posati a terra, accanto al giaciglio.
“Lo farò.” Le assicuro, prima di chiudermi alle spalle il pannello lasciando fuori dalla stanza la Principessa. Il resto del mondo. Parte delle mie sofferenze. Quello che resta, invece, entra assieme a me ed assieme a quella brezza fresca che mi accoglie come una carezza quasi materna. Avverto un sorriso, troppo debole per essere convincente, distorcermi le labbra in quelle ultime parole che rivolgo alla principessa. Mi sento improvvisamente stanco. Ho bisogno di togliermi questi abiti insanguinati. Ho bisogno di lavarmi. Cambiarmi. Coricarmi. Di riposare e rimettere a posto quel folle flusso di pensieri che si stanno mano a mano ammonticchiando nella mia testa. Esausto mi sfioro l'occhio coperto dalla benda. Morte.
Vita.
L'esito di questo viaggio è avvolto ancora in panni incerti. Labili.
Vita.
Morte.

















[1]Unkoku Tōgan, Corvi e susino, secolo XVII, periodo Momoyama, inchiostro, colore, madreperla e foglia d'oro su carta, Kyoto National Museum, Kyoto.








Su, su, non fare quelle facce. Lo so. Ho ancora tipo duemila fiction avviate, ma questa neccessitava di vedere la luce. Perché?
Per il semplice motivo che questa piccolina avrebbe dovuto partecipare ad un contest -tale (Slash contest) I tarocchi - i Trionfi indetto da RiflessoCondizionato&
Crystalemi- al quale però non ha partecipato perché il mio PC ha deciso di disertare e resettare la mia cartella FanFic, ribellandosi completamente alla sottoscritta T^T Il tarocco da me scelto, come credo abbiate intuito, è "la Morte", con i relativi significati.
Alla fine mi sono ritrovata con un prologo da riscrivere completamente, e sei capitoli in meno X°D Quindi questa povera storia verrà pubblicata un poco a rilento (spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta ogni due settimane >_<), mentre io cerco di raccogliere nuovamente i pezzi di quello che avevo creato e che -in tutta sincerità- mi piaceva molto ç_ç
Un piccolo avvertimento sul rating. Io l'ho segnalato come arancione, e nella stesura originale, avrebbe dovuto essere tale. Ciò non toglie però, che visto che i capitoli precedenti sono andati perduti, potrei ricredermi ed allungare un poco la broda =P  E siccome so che i personaggi mi sfuggiranno di mano, perché Kuro-chan e Fay fanno quello che vogliono (soprattutto Fay o_ò), non vorrei che il rating salisse a Rosso. Siete avvertiti :)
Tenetemi comunque a bada voi con i vostri consigli e le vostre recensioni <3
Ultima cosa... Usare il POV di Fay è davvero difficile, quindi vi prego di avvertirmi in caso il pericolo OOC incombesse sulla Fic. Così come vi prego di avvertirmi in caso di errori di battitura, perché mi rendo benissimo conto di averne commessi troppi, passando dalla terza persona singolare al passato remoto, alla prima persona presente >_< E' stata devvero una "pazza idea"! X°D


Vi abbraccio tutti! <3

Herì

Queste cosine carinissime qui sopra vengono da deviantart ed appartengono ai relativi autori.
Io li uso solo per sfizio =P

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I. Distacco ***


1. Distacco



    Sono steso sul futon da non so nemmeno io quanto tempo, e non voglio nemmeno immaginare quanto ci ho messo anche solo a calmarmi. Ci ho impiegato ben più di un'ora a sistemarmi il nemaki in maniera tale da non sembrare una donna di piacere piuttosto che un povero mago che si prepara ad andare a letto. Troppo. Ci ho messo decisamente troppo. Tanto che l'effetto sortito dalla stanchezza e dalla frustrazione, è quello di farmi cadere quasi tramortito sul giaciglio, una volta che riuscito a sistemarmi anche l'obi a dovere. Il torpore del sonno però, ed ormai ne sono quasi certo, non mi salverà più dal presente probabilmente almeno fino a domani notte. Sono un vampiro, certo. In realtà non sento nemmeno la necessità di dormire. O meglio, il mio fisico non l'avverte. Ma la mia testa -la mia mente- ha decisamente bisogno di essere cinta dalle calde ed amorevoli braccia di Morfeo o chi per lui. Mugugno per la frustrazione, senza nemmeno avere la forza per formulare delle proteste decenti a voce. Ho troppa fame: il mio corpo mi ha già messo al corrente della cosa da diverso tempo. Inoltre, la perdita ematica che ho conseguito a Celes, assieme all'uso smodato della magia dopo mesi che non l'utilizzavo più con assiduità, mi ha oltremodo sfinito rendendo il mio appetito ancor più profondo.
    Mi rigiro più e più volte nervoso, optando in fine per una posizione supina, coprendomi il volto con le braccia e respirando quel profumo nuovo, così differente dall'odore che ho avvertito per tutto il tempo: profumo di pulito, finalmente. Eppure l'invitante sentore del sangue di Kurogane che impregna i miei abiti arriva distintamente fino a qui. Posso avvertirlo chiaramente. Oppure sono io che nonostante tutto lo sento fin troppo bene? E sì che mi sono premurato di immergerli nel catino che la principessa Tomoyo mi ha fatto portare appositamente qui. Quando ho chiesto all'inserviente se con l'acqua avrei dovuto lavarmi, quello mi ha sorriso appena -discreto, educato, intimorito-, ed ha scosso il capo a più riprese, dissentendo.
    “L'acqua per lavarvi dovreste già averla avuta in camera.- Ha considerato e non mi è sfuggito di certo lo sguardo che il ragazzetto ha dedicato all'ambiente circostante, alla ricerca probabilmente di un catino che sì, nella mia stanza già c'era. E che nuovamente sì, ho utilizzato per sciacquarmi. -Questo è per i vostri vestiti: Tomoyo-hime non vuole che impazziate per la fame e cerchiate di mordere Kurogane-sama nel sonno. Ha bisogno di recuperare le forze.” Ha continuato a spiegarmi con tono che ora come ora mi suona terribilmente accondiscendente e che, invece, in quel momento mi ha semplicemente irritato. Effettivamente attaccare il Ninja nel sonno sarebbe piuttosto controproducente per entrambi. Rischierei di trasmettergli chiaramente tutto ciò che mi tormenta e rischierei di farlo arrabbiare. Non che ci veda qualcosa di male, in effetti. Abbiamo giocato a fare gli idioti arrabbiati per mesi, prima di arrivare a Celes. Continuare con questa farsa, però, non porterebbe a nulla. Semplicemente ad uno stallo improponibile che rischierebbe di mandare ancora più in bestia Kuro-tan e di farmi dare di matto ancora di più. Già. Decisamente controproducente. Inoltre la perdita di sangue subita dal corpo del guerriero è stata piuttosto ingente: un nuovo salasso non gli gioverebbe certamente. Quando si sveglierà. Continuo a ripeterlo, e la fame sembra affievolirsi un poco. Almeno questo.
    Mi costringo a prendere un lungo respiro per calmarmi. L'ennesimo lungo respiro per calmarmi. E finalmente inalo quell'odore particolare che ha l'acqua che mi è stata portata dal bimbetto. Prima l'ho congedato con un sorriso di circostanza senza curarmi tanto di chiedergli nemmeno il nome. Ma d'altronde sembra che qui mi conoscano già tutti meglio delle loro tasche. Ho immerso i vestiti tipici di Celes all'interno del liquido contenuto nella bacinella senza nemmeno pensarci troppo su, cambiandomi allo sguardo indiscreto e silenzioso della luna. La luna. Il simbolo di quel luogo. La luna. Indiscreta e silenziosa. Maledettamente simile a lui. Avverto forte quel profumo, un profumo particolare, forte e pungente. Garofano, forse. Non saprei dirlo con certezza, ma non mi infastidisce. Almeno non è sgradevole ed in un primo momento ha anche sortito l'effetto desiderato, facendo scomparire quell'aroma dolce e ferroso che inizialmente sembrava aver impregnato l'ambiente che mi circonda.

    Kurogane non è più in pericolo di vita.
Quel pensiero s'insinua nella mia mente con la prepotenza di un'onda un po' troppo forte, per poi scemare lentamente come la risacca, lasciandomi svuotato di tutto, tanto che desidero quasi sprofondare nel sonno con quest'ultimo presagio roseo per la testa. La stanchezza non ha però la meglio nemmeno questa volta, abbandonandomi qui con un senso di profonda insoddisfazione. Mi rigiro nel futon come un'anguilla per un'altra manciata di minuti, prima di rinunciare a qualunque buon intento di riposare, tirandomi a sedere con quella stessa esasperante lentezza del mio primo risveglio nel mio nuovo corpo di vampiro a Tōkyō. E' stata una trasformazione strana, la mia. Ricordo nitidamente il dolore alle ossa e la terribile sensazione che tutto l'interno del mio corpo si stia intorpidendo. Rattrappendo. Morendo. Mi sono aggrappato a Kurogane con forza. Con disperazione. In quel momento l'ho odiato e lui lo sa. Avrei voluto urlargli dietro tutta la mia rabbia. Avrei voluto morire. Avrei dovuto morire, così che succedesse lo stesso anche alla magia che lo Shaoran Clone mi aveva rubato. Così che in futuro i piani di Fei Wong non potessero arrivare a compimento. Per un istante... in quell'istante non mi importava di esaudire il mio desiderio: riportare in vita Fay. Non mi importava più, perché in quel frangente avrei avuto modo di salvare loro da quel destino che era già stato scritto. Ed invece ho gridato solo rabbia e frustrazione assieme al dolore. E' stato un miscuglio efficace, perché mi ha svuotato la testa da tutto. Quelle fitte lancinanti hanno scacciato i pensieri ed i ricordi. Tutte le maledizioni. Tutte le menzogne. Tutto. Anche l'affetto troppo profondo che ho sviluppato per quel Ninja dagli occhi rossi. E' stato in quel momento. In quell'esatto istante di lucidità che ha anticipato la follia, quando Kurogane ha accettato di farmi da Esca, che ho capito che avevamo superato il limite. Quel limite che io stesso mi ero imposto e che, invece, sono stato il primo a valicare. Quell'affetto che travalica qualunque altro sentimento io abbia mai provato per qualcuno.
    Rassegnato mi sollevo in piedi avvicinandomi al camminamento esterno, e lasciandomi così avvolgere e carezzare dalla brezza leggera che sa di ciliegi in fiore e pace. La primavera a Nihon è davvero piacevole. Devo ammetterlo. Dove sono nato prima, e dove sono cresciuto poi, ho visto sempre e solo la neve scendere incessante. C'è un giardinetto di sassi e sabbia proprio innanzi alla mia stanza. Tracciati sottili segnano corridoi lunghi e sinuosi attorno a delle grosse pietre. Poco più in là, si trova un laghetto probabilmente artificiale. Uno stagno. Ed un ponticello vi corre sopra, creando una silhouette delicata che si può cogliere a pieno grazie a quello spicchio di luna particolarmente splendente che si mostrava alto, in quel cielo scuro e denso di stelle. Sì, quel posto è decisamente ottimo per districare un poco i miei pensieri e riordinarli. Sembra tranquillo ed è proprio di tranquillità che necessito. Con un agilità particolare, donatami probabilmente dal mio nuovo corpo e dei movimenti silenziosi degli di un gatto, salto da prima sulle pietre che compongono il giardinetto giapponese, e poi sopra il ponticello. Lascio scivolare le dita sul parapetto del ponticello saggiando la consistenza del legno sotto i polpastrelli, mentre mi accomodo su questo. Devono avere degli ottimi falegnami, perché è liscio al tatto. Da qui poi gode di un'ottima visuale tanto sull'acqua, quanto sui disegni intricati sulla sabbia. Disegni che riesco a cogliere con tutta probabilità grazie alle capacità di Vampiro che ho acquisito dopo la trasformazione. Questo corpo ha decisamente delle possibilità interessanti. Sospiro e sollevo gli occhi verso il cielo nero, di nuovo. E mi sfiora il pensiero che la notte mi sia terribilmente affine. Lei, la notte, cela i suoi segreti. I suoi misteri. Le illusioni che il giorno altrimenti rischiarerebbe. Le menzogne. Anche la tristezza e l'ansia. L'aspettativa ipocrita di un nuovo giorno. E poi... ormai sono un vampiro ed i vampiri, si sa, sono le creature notturne per antonomasia.

    I vampiri... Mokona mi ha raccontato tante cose su queste creature, durante l'ultima parte del nostro soggiorno a Tōkyō. Si era dilungata a spiegarmi di loro anche un'altra volta, mentre sostavamo in un universo in cui il clone di Shaoran non era ancora passato a mietere vittime. Era un regno in cui, in realtà, la pallina bianca non aveva avvertito nemmeno la presenza della piuma. Proprio per questo l'avevamo reputato il luogo adatto dove fermarci un poco e ristabilirci completamente. D'altronde tanto Sakura, quanto Shaoran -il nuovo Shaoran- avevano una ferita piuttosto grave alla gamba. E non solo all'arto. E poi, la schiena di Kurogane profumava ancora così terribilmente di sangue, e la cosa avrebbe rischiato di darmi alla testa. Avevo lottato con me stesso tante volte. E tante volte ancora, mi ero costretto a non sostare con lo sguardo per troppo tempo su quel collo così invitate. O ancora a non stargli dietro, perché anche solo guardare la sua schiena e non poterla toccare era una tortura terribile. Una volta mi ero risvegliato di soprassalto preda ad istinti che ora, a mente più lucida definirei quasi maniacali, soffermandomi ad osservare le spalle larghe del guerriero che montava di guardia innanzi a me. Dannato. Sembrava farlo di proposito. I capelli neri. La pelle scura resa dorata dalla luce delle fiamme accese davanti a noi. Il profilo deciso e quelle sopracciglia perennemente incurvate verso il basso. Aggrottate. Ho sempre detto che quell'espressione sembra corrucciata. Dura. Troppo dura. In realtà, dopo aver sentito parlare del suo passato, osservandola meglio, mi sono reso conto che cela una certa malinconia. Il suo passato lo tormente almeno quanto tormenta me. Anche lui ha perso la sua famiglia. Probabilmente è per questo che inizialmente ha avuto difficoltà ad instaurare un rapporto con Shaoran e la principessa. E non ultimo, con me. Ma di tanto in tanto, quella malinconia ancora emerge. Specialmente quando gli altri non lo guardano. Gli altri. Ma io non posso fare a meno di guardarlo. E fa ancora più male perché lui, tra noi quattro, è proprio quello che sa trattenere meno le proprie emozioni. Quello che non mente né a se stesso, né agli altri. Quella volta però non ero riuscito a resistere completamente alla fame che mi premeva lo stomaco. Avevo avanzato con lo sguardo, con quell'unico occhio che mi è rimasto, carezzandogli la schiena coperta dal mantello. Se non ci avessi fatto il callo in quei giorni, probabilmente gli sarei saltato addosso, privandolo della cappa e della maglia che gli avevano regalato quelli del Tōkyō Dome, per leccare ogni centimetro -peggio, millimetro- di quella schiena immensa così da poter cogliere ogni residuo di sangue. Se non ci avessi fatto l'abitudine, probabilmente quel giorno sarei impazzito. Nei giorni precedenti mi ero inoltre ripromesso che non l'avrei morso mai e poi mai, proprio per quanto mi aveva spiegato Mokona.
    “Il piacere che il morso del vampiro può donare alla sua preda, è in grado di pareggiare quello di un orgasmo.” Forse la mia immaginazione mi aveva giocato un brutto scherzo, quella volta... ma posso giurare di aver colto una vaga malizia nella voce di quella pallina di pelo. Comunque ero deciso a non concedere questo piacere né a me, né a Kurogane. Volevo punirmi. Volevo punirlo. Farmi del male. Fargli del male per allargare ancora di più quel baratro che ero riuscito a creare tra noi. Quel distacco che volevo ampliare. Rendere più marcato. Più doloroso. Mi stavo uccidendo da solo poco a poco, così. Mi stavo lasciando morire pian piano, perché quel legame che volevo a tutti i costi spezzare, era diventato quasi una droga. E sicuramente la mia fonte di vita, dato che il sangue di Kuro-pin è il mio nutrimento. Talvolta inciampavo ancora con le parole. Troppo abituato a chiamare il Ninja storpiandogli il nome, di quando in quando rischiavo di commettere ancora quell'errore, tanto che ad un certo punto sono arrivato a non pronunciarlo proprio più. L'espressione di Kurogane che si rabbuiava quando lo chiamavo con il suo nome intero o che mi rivolgevo a lui con tono freddo e scostante -distaccato e maledettamente sofferente-, era capace di lasciare segni profondi in me. Ma andava tutto bene, mi ripetevo. Faceva tutto parte del piano. Eppure una parte di me si infrangeva e cadeva sempre più in basso, scomparendo piano piano cercando di essere dimenticata. Distacco, eppure dipendevo da lui. Sapevo che, come non m'aveva lasciato morire per la perdita dell'occhio sinistro, il guerriero non mi avrebbe lasciato morire nemmeno di inedie.
    “Hai fame?” Me lo aveva chiesto senza tuttavia volgere il capo verso di me. Dannato, come abbia fatto a capire che ero sveglio, quella volta, per me è e resterà un mistero. L'avevo comunque odiato in quel momento. Quando fa così ha davvero la capacità di farsi detestare profondamente. Più di quando sembrava leggermi dentro quei frammenti di passato che in realtà avrei di gran lunga preferito nascondere e che, invece, avevo deciso di dedicare solo a lui. Quei frammenti che, da idiota quale sono, mi ero lasciato sfuggire più o meno volontariamente, recapitandoglieli in piccole gocce. Ogni ricordo era una lacrima mai versata dopo che avevo lasciato Celes, Ashura-ō, Fay e Chii. Ogni ricordo era una piccola dimostrazione d'affetto. Di fiducia. Di amore. Perché sì, mi ero accorto già da tempo di provare qualcosa di troppo, troppo profondo per quell'uomo. Alla Strega l'ho anche detto: ho superato il limite che io stesso mi sono imposto.
    “I vampiri, inoltre, non amano, Fay. Yūko me l'ha detto, una volta e l'ho anche sentito per la televisione. Però elevano la loro preda sopra il resto degli esseri viventi. La vezzeggiano e la possiedono. Anche se non ho capito bene cosa voglia dire. Sembra che una volta che creano un legame con la loro Esca questa si trasformi in una specie di amante abituale.- Mokona era stata fin troppo chiara ed a me erano venuti i brividi, nel sentire quelle parole. Parole talmente terribili alle mie orecchie da farmi avvertire un capogiro. E la palletta di pelo doveva essersene accorta, perché si era accigliata. -Qualcosa non va, Fay?” Mi aveva chiesto, ed io ero stato costretto a mostrare uno dei miei sorriso più ipocriti. Dio, mi sentivo sempre più sporco.
    “Tranquilla, Mokona. Stavo solo pensando che a te, Sakura e Shaoran non posso non voler bene. Non è anche questo amare?” Avevo mentito a me stesso e alla nostra guida. Sapevo bene che i sentimenti che tutt'ora nutro per i due ragazzini e la polpettina bianca, non possono essere paragonati a ciò che provo per Lui. Ma come avrei potuto dirle che andava tutto bene, se invece di rendere maggiore la distanza che volevo interporre tra me e Kurogane, quella si era drasticamente accorciata? Amore e possesso non sono esattamente la stessa cosa, ma, con la morte nel cuore e quelle due cavolo di maledizioni che mi pendevano sopra la testa come spade di Damocle, non riuscivo proprio a capire quale alternativa fosse la peggiore. L'amore è un sentimento che alla lunga può scemare. Forse. Il possesso -ossessione, nel mio caso- sarebbe divenuto talmente radicato da diventare una droga di cui non avrei più potuto fare a meno. Soprattutto perché io non sono un vampiro vero e proprio. Il suo corpo è diventato come quello di una creatura della notte, ma in me convive anche la magia. Amore e possesso sarebbero andati di pari passo, a questo punto, e la cosa era diventata lampante. Ma non riuscivo a rassegnarmi.
    Distacco: dovevo trovare un modo per creare un distacco degno di questo nome.
Quella volta mi ero rigirato sotto il mantello, pur di non fornirgli una risposta. Gli avevo dato le spalle, fingendo di dormire, ma mi ero reso conto ben presto che ogni mio tentativo di riaddormentarmi si concludeva con un misero buco nell'acqua. Tanto che Kurogane mi si era avvicinato alla fine, afferrandomi saldamente per le spalle e costringendomi a voltarmi in sua direzione. Gli avevo piantato addosso il mio unico occhio. Avevo colto i colori farsi più accesi e nitidi, segno che il mio occhio aveva assunto la sua colorazione dorata e che la pupilla doveva essersi ristretta, perché incanalava meglio la luce. Avevo poi colto il suo sguardo, leggendovi quella dannata forza d'animo che sopperisce anche alla mia, decisamente scarsa -temo di averla lasciata quasi tutta a Valeria- e quella malinconia che, me ne sono accorto già da un po', mostra solo a me. Più che morderlo, in quel momento avrei voluto baciarlo, nonostante la rabbia montante. Nonostante la ripicca e la protesta che stavo silenziosamente portando avanti. Nonostante tutto...
    “Non fingere di dormire, so che il mio sangue ti attira.” Mi aveva rimproverato ed io, per tutta risposta l'avevo squadrato più freddamente, sbuffando dal naso scocciato. Occhio per occhio: lo stesso trattamento che Kurogane talvolta riservava a me.
    “Non. Ho. Fame.” L'avevo scandito seccamente cercando di chiudere il più in fretta possibile il discorso. Ed ero stato stupido, perché ormai avevo imparato a conoscere la cocciutaggine del mio compagno di viaggio. Solo una cosa mi aveva lasciato interdetto in quel frangente ed era stato quel movimento lascivo che il Ninja aveva compiuto con il capo, inclinandolo da un lato, così da mettere in bella mostra il collo. Potevo quasi vedere il sangue correre lungo la giugulare. Lo sentivo vibrarmi nelle orecchie, come il suono di un fiume in piena. Dannato. Bastardo. E furbo. E sensuale. Mi ero lasciato sfuggire un rantolo, assieme ad un'imprecazione, improvvisamente troppo affamato e fuori di me. Sedotto da quel suono che mi annebbiava il cervello. Da quel profumo che mi inebriava i sensi. Da quella visione che gli aveva letteralmente ed improvvisamente annodato lo stomaco. Il mio respiro si era fatto pesante mentre combattevo con me stesso e con la fame una battaglia persa in partenza. Era da quando ero divenuto vampiro che non mangiavo. Era da quando avevamo lasciato Tōkyō che bramavo di infilare i canini in quel collo nervoso. Era da troppo che desideravo un contatto differente dai soliti abbracci con cui mi divertivo a far arrabbiare il Ninja.
    “Muoviti, o mi taglio il collo. Te l'ho detto, se vuoi davvero morire, provvederò io ad ammazzarti con le mie stesse mani.” Ancora quella promessa di morte. Quella promessa che, sono certo, il guerriero manterrà in un modo o nell'altro. Avevo grugnito qualcosa in risposta a Kurogane -non ricordo nemmeno io cosa- e poi mi ero avventato sul suo collo con rabbia, aggrappandomi ai suoi vestiti con la disperazione di una fame troppo profonda, che discerneva completamente dal possesso o dal misero desiderio di sangue. Ma lo stavo odiando, in quel momento, e voleva farglielo capire. E non fu il piacere dell'orgasmo a coglierci, ma la sofferenza della violenza. Quasi uno stupro. Lo Shinobi mi aveva allontanato da sé con tutta la forza di cui era stato capace, tanto che ero caracollato di nuovo a terra, stravolto. Distrutto. Nei giorni a seguire, non ci siamo più rivolti la parola, in un tacito accordo. In un silenzioso consenso. E sul polso del guerriero hanno cominciato ad apparire tante cicatrici che lo segnavano il modo trasversale, accavallandosi, incrociandosi, sormontandosi. Il distacco era finalmente avvenuto e la mia parte umana era finalmente morta.







Angolino autrice <3

_Dì_ No, dì, scusa, ma io dico... devo per forza rispondere a quella pappardella? *Fa la faccia arrabbiata, ma in realtà è felice. Allora v_v Dvresti sapere che la mia mente è abbastanza malata da poter paragonare quella di Fay, anche se effettivamente mi rispecchierei molto di più in Kuro-koi *-* Ma visto il significato del tarocco che avevo scelto, mi sarebbe stato pressoché impossibile utilizzare il pov di qualcuno così legato alla vita, com'è il nostro Shinobi v_v e quindi ecco qui la vena malata della mia mente idiota v_v e io non sono brava, tutt'altro. Sono malata di mente quanto Fay e quanto a pippe mentali, andiamo incredibilmente a braccetto X°D Ma veniamo a noi v_v *Fa le fusa per tutti i grattini che si prende* *-*
1) Il mio portafogli è sempre vuoto, quindi a meno che non trovi un brova strizza cervelli che lavora agratis, mi terrò la mia povera mente malata così com'è XD Calzare le scarpe di Fay è un duro lavoro, e purtroppo, tutto quello che avevo scritto è andato a lucciole, ma facciamo finta di niente e proseguiamo, perché questo personaggio sa comunque dare davvero tante soddisfazioni, una volta che si riesce ad entrare un minimo nella sua psicologia assurda XD e non parlare di "autrice del mio calibro" perché non sono niente di particolare, baka v_v Sono solo brava a farmi pippe mentali come lui X°D Purtroppo, come avevo già detto, questa storia mi sa di trita e ritrita, all'inizio, per questo spero di riuscire a creare qualcosa di un po' differente più avanti :) E non chiedermi spoiler, non ne avrai v_v
2) Per la serie: viva le pippe mentali! Tranquillo, prima o poi capiterò io dalle tue parti reclamando grattini reali sul cranietto *annuisce convinta* C'è da dire che della coltellata faccio volentieri a meno XD Spero che ti sia ripreso dalla crisi depressiva sfiorata a causa della quantità di seghe mentali X°D Sono contenta che quel passaggio ti sia piaciuto :) Sì, sono stata cattiva, ed alla fine mi hai anche detto "buon giorno, Herit" *Fa la facciotta sconvolta alla Kurotan* Sei perfido! ç_ç
3) perché c'era anche il terzo, vero? o_ò A questo non rispondo v_v

Spero che il capitolo sarà di suo gradimento, signorino Dì v_v

_Yua_ Diciamo che se speri in qualcosa di allegro, hai proprio sbagliato fandom, tesora X°D O meglio... credo che tu abbiasbagliato autori da consultare *Guarda Dì poco più in alto* Però, come vedi, ogni promessa è debito, ed io ho mantenuto la mia! X°D Ti assicuro comunque che la Fic andrà un poco migliorando mano a mano che si procede con la cosa ^w^ *Disse quella che ha l'abitudine di ammazzare i personaggi* Più o meno comunque davvero dovrebbero migliorare, le cose, in puro stile Clamp (mettiamoci le mani sui capelli, sì v_v)
Ma passiamo alle cose serie: Fay ti è mai parso anche lontanamente sano? No, dimmi tu v_v Nella fase da me scelta, però, sì direi che la depressione prepotente e cronica che si accuisce, ci sta proprio bene X°D Anche perché altrimenti non avrei proprio saputo in che parte del manga infilarcela ._. A Yama era un po' difficile ambientare la cosa X°D Anche perché scusami, ma fay vampiro è stato poco utilizzato dalle autrici, quindi elucubriamo per bene v,v
Sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere. E soprattutto che dalla recensione si capisca X°D Temevo di averti fatta deprimere con tutte le seghe mentali che di fa Fay. Sono altresì contenta che sia riuscito a farti tenerezza, quel cosino rachitico e pucciosissimo *-* Perché credo sia uno dei pochi personaggi biondi che è riuscito a scalfire il mio cuoricino scalpitante per i mori X°D (Vedi Kurogane) *Zompa addosso al suo alterego maschilie*
L'IC di Fay è qualcosa che mi terrorizza, quindi frenami se dovessi andare pesantemente OOC -_-" (quella che odia andare OOC).
Awww *w* Sì, quei due cosini sono adorabili! *_* Quindi ho deciso di adottarli in ogni capitolo v_v


Baciotti :****
Herì

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=674313