Who'll Stop The Rain?

di PeaceLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dannazione, proprio adesso dovevi ricomparire? ***
Capitolo 2: *** Vengo a prenderti alle tre! ***



Capitolo 1
*** Dannazione, proprio adesso dovevi ricomparire? ***


Premetto che non sono una scrittrice. Non so nemmeno coniugare perfettamente i verbi, ma li so collocare al posto giusto nei temi. Credo sia una dote. Una dote che non merita commenti troppo belli.


Gennaio 1963

Faceva freddo. Tanto freddo. Era l’inizio di gennaio, quel periodo che Becky tanto detestava: le feste natalizie, che tenevano su di morale la gente anche con le basse temperature, erano finite, e non restava altro da fare che aspettare l’inizio della primavera, infagottati in cappotti in tweed e maglioni di cachemire, con sciarpe di lana arrotolate attorno al collo e orridi guanti di camoscio. Becky odiava i guanti di camoscio. Preferiva avere le mani congelate piuttosto che indossare i resti di una povera bestia. Le strade di Londra erano piene di neve sporca, molto diversa rispetto a quella bianca e candida che cadeva dal cielo ogni anno, a Liverpool. Liverpool era la città della sua infanzia, della sua adolescenza, dei suoi ricordi e del suo unico grande amore. E, appunto, se voleva ritrovare questo suo unico e grande amore doveva per forza attraversare tutta Londra a piedi. La sua splendida Mini rosso fuoco era finita addosso ad un albero quando quel vecchio balordo a Parigi aveva tentato di allungare le mani, e, da allora, si era arrangiata pagando scaricatori di porto e facendo auto stop in giro. Parigi era la sede dell’università di lettere che aveva frequentato in quei quattro anni e mezzo di solitudine e tristezza. Parecchio aveva sofferto una volta allontanatasi dalla sua patria, ma, si sa, queste cose si superano, e non c’era tempo per piangersi addosso ora che era a pochi passi dal suo amore. Tanto tempo era passato. Troppo, forse. Chissà che cosa stava facendo in quel momento. Era cambiato o era rimasto sempre lo stesso cinico elfo britannico di sempre? Mentre si poneva tutte queste domande, Becky era finalmente arrivata davanti agli studi di Abbey Road.

- Mi scusi! – disse rivolgendosi all’enorme addetto alle pulizie che gironzolava con una sigaretta appesa tra i denti giallognoli.
– Mi scusi! – ripeté.
– Che vuoi, donzella? – rispose sgarbatamente l’uomo.
– C’è qualche gruppo che registra stasera? – gli chiese Becky.
– No, che io sappia no. - grugnì. – Ma vai a controllare, se vuoi. Studio 2. Solitamente gli scarafaggi sono là dentro.
– Scarafaggi? – lo guardò incredula.
– Non sei anche tu una di quelle puttanelle di Liverpool che vogliono vedere i loro beniamini all’opera?
– Sì, cioè no, cioè forse!
– Che hai, ragazzina? – le domandò l’addetto.
– Niente, niente. Vado a controllare, allora. Arrivederci!
– Arrivederci. Ma guarda questa! - commentò l'uomo.

“Allora è così che si chiama il suo gruppo, scarafaggi! E saranno anche parecchio famosi se sono così richiesti. Se ne sarà già trovata un’altra, con tutte le belle ragazze che gli girano attorno! Ma che pretendo? Magari non si ricorda neanche più di me! Eppure gli ho scritto una marea di volte! Ed è anche vero che lui non mi ha mai risposto! Uffi, la vita è sempre così ingiusta!” presa com’era dai suoi pensieri non si accorse nemmeno di aver già varcato la soglia della sala di registrazione. La musica bellissima che la riempiva si interruppe bruscamente. Tutti si voltarono verso di lei. Riconobbe il bellissimo Paul al basso, il tenebroso George alla chitarra, ma non riconobbe il tizio alla batteria con un proboscide al posto del naso, compensata da dei penetranti occhi blu. Il caschetto cortissimo donava a tutti e tre.
– Che cazzo state facendo ragazzi?!? Perché avete smesso di suonare?!? La vogliamo incidere per domani sì o no?!? – l’uomo che aveva parlato uscì dal pianoforte (non domandatemi il perché xD) e inizio a bestemmiare davanti agli altri componenti, impalati come stoccafissi ed incapaci di spiccicare la benché minima parola. Solo allora l’uomo guardò verso di lei. E nello stesso istante che lo fece, lasciò cadere gli spartiti che aveva in mano.
Ma non l’accolse con il caloroso saluto che lei si aspettava.
– Dannazione, Becky! Proprio adesso dovevi ricomparire???? – Tipico di John.

Grazie per aver resistito fino in fondo xD xD 

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Capitolo 2
*** Vengo a prenderti alle tre! ***


Secondo capitolo!


20 Giugno 1957

Becky era seduta sul muretto che delimitava Strawberry Field.
Scriveva.
Adorava scrivere.
Adorava l’odore della carta.
Adorava il callo che le si era formato sul dito medio (xD) della mano destra.
Adorava le mani sporche di inchiostro nero.
Non poteva desiderare di meglio.
La sua bicicletta era posteggiata poco più in là, appoggiata al cancello di ferro.
Tutto sarebbe stato perfetto, se quel teppistello si fosse deciso, una volta per tutte, a togliersi dai piedi. Con quei suoi capelli impomatati e i jeans neri a tubo, John Lennon non si decideva né a crescere, né a lasciarla in pace, anche se, avendo un anno in più di lei, doveva, teoricamente, essere un po’ più maturo.
– Che vuoi ancora?- chiese Becky a John, che stava fumando una sigaretta, seduto accanto a lei.
– Niente. - rispose lui.
Becky lo guardò torva.
– E allora perché non te ne vai? – gli chiese.
– Perché non te ne vai tu? – le fece il verso lui, tirandole una bacca in testa e facendole sbavare l’inchiostro.
– Sei insopportabile, Lennon! – e detto questo appoggiò sul muretto il suo manoscritto e alzò la testa contemplando il cielo in silenzio.
– Mi chiedevo, - disse infine John – se questa ragazzina musona e scorbutica avesse mai letto qualche libro divertente, che l’avesse fatta sorridere almeno un po’.
– Io musona e scorbutica? Di che vai cianciando? Non mi conosci nemmeno!
– Per me vederti uscire di casa tutti i pomeriggi con un plico di fogli nel cestello della bici e seguirti ogni volta e sufficiente per capire che: primo, non hai molti amici, secondo, ti piace scrivere e di conseguenza leggere, terzo, odi ascoltare musica, se ti rintani i questo silenzio a dir poco innaturale.
Becky ammutolì.
Gli uccelli cinguettavano, le foglie appese agli alberi scricchiolavano con il vento e il rumore di John che aspirava era davvero delizioso.
Non c’era un silenzio innaturale.
Non era vero che non le piaceva la musica. Ogni volta che poteva andava al Cavern, locale aperto nel gennaio di quell’anno, per ascoltare del buon jazz.
Ma la musica che amava con tutto il suo cuore era Elvis e il rock ‘n’ roll. Suo padre accendeva la radio ogni mattina, prima di partire per il lavoro, e ogni sera, quando tornava a casa stanco ed affaticato, e si divertiva un mondo a ballare con la figlia sulle note di quella musica che tanto amava. Anche la madre di Becky adorava quella musica, e, mentre preparava la cena, c’era sempre Little Richard a farle compagnia.
E non era vero neanche il fatto di non avere amici. Usciva di tanto in tanto, a mangiare un gelato il pomeriggio, e per locali skiffle la sera, ed era sempre accompagnata da una mandria indistinta di compagni di classe.
Ma su una cosa John aveva azzeccato in pieno: adorava leggere.
Una farfalla si posò sui suoi sandali di cuoio. Era bianca come il latte.
– Lewis Carroll - dichiarò beffarda.
– Che cosa? – disse John.
– Volevo rispondere alla tua domanda di prima: i romanzi di Lewis Carroll mi rendono più felice.
– Non ci credo.
– Ok, Lennon. Aprire un conversazione itinerante con te è impossibile! – E, detto questo, Becky si avvio verso la bici con i fogli sotto braccio, e una mano rintanata nella tasca della salopette.
Sempre appoggiato al muretto John le urlò dietro – “Una barca sotto un cielo assolato, che indugia avanzando sognante in una sera di luglio.”
Becky si girò e gli sorrise.
– “Sempre ella mi perseguita, come una fantasma, Alice che muove sotto i cieli, mai visti da occhi desti.” Non sei un tipo tanto male, in fondo. – concluse lei, dirigendosi nuovamente verso la bici.
Ma un Lennon incredibilmente timido le chiese con voce flebile – Posso … posso riaccompagnarti a casa?
Lei sorrise e si voltò, dicendo: – Speravo che me lo chiedessi! –
E si avviarono insieme verso la bici.

- Sicuramente Heartbreak Hotel passerà alla storia!
– No, no e poi no! È mille volte meglio Hound Dog!
Lei e John stavano discutendo animatamente riguardo ad Elvis e alla sua musica così elettrizzante.
– Sì, certo. È una bellissima canzone, ma sono sicuro che non arriverà in vetta anche questa settimana. È pressoché impossibile! – disse Lennon.
- Ok. Ma mi sa che la nostra conversazione si conclude qui. Siamo arrivati. – disse Becky, abbozzando un sorriso.
– Ok. Senti, domani vieni a Rosebery Street, vero? – le chise Lennon.
- All’anniversario di Liverpool? Sì, perché?
– Suono con la mia band.
– Davvero?
– Sì. – e senza nessun preavviso John dichiarò: – Vengo a prenderti alle tre! A domani!
Ed iniziò a correre verso casa.
 

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