La Fidanzata

di candidalametta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dedica ***
Capitolo 2: *** Voglio, pretendo, ottengo. ***
Capitolo 3: *** 10 ragazze per me ***
Capitolo 4: *** Le regole del gioco ***
Capitolo 5: *** Della Bellezza ***
Capitolo 6: *** Chocolate ***
Capitolo 7: *** Attore prêt à porter ***
Capitolo 8: *** Ninna nanna ***
Capitolo 9: *** tutto in una notte ***
Capitolo 10: *** Balla con me ***
Capitolo 11: *** La guerra delle amanti ***
Capitolo 12: *** La Fidanzata ***



Capitolo 1
*** Dedica ***


Teoricamente una storia del genere non avrebbe bisogno di una presentazione.

Tantomeno di una dedica formale.

Ma ormai dovreste conoscermi e quindi non vi stupirà che mi prenda un angolino per fare le cose come si deve.

Dunque.

Questa fan fiction nasce (come sempre) da un’idea bislacca che avevo in mente da un po’.

E che oltre a risultarmi simpatica aveva il grande pregio di avere già dei protagonisti predefiniti.

Il nostro bel cantante dagli occhi azzurri, e la nostra dea del porno made in mars.

Giacché ho ampiamente dimostrato a tutti voi di essere realmente incapace di scrivere qualcosa anche solo vagamente erotico mi sono limitata a costruire una storia in cui il lettore, se vorrà, potrà indovinare il lato rosso della situazione.

Per tutti gli altri, spero di potervi divertire con una storia leggera e dal retrogusto dolce.

Buona lettura a tutti ;)

Candidalametta.

 

 

Dedica

 

 

 

 

A Monica.

Che mi è più vicina di centinai di km.

Che non curerò mai dalla sua Jareddite acuta.

Che condivide con me l’amore per il cioccolato.

Che mi ispira in momenti di assoluta confusione letteraria.

E che mi ha dato il consiglio più utile della mia vita.

A Monica.

Perché sarà una fantastica fidanzata.

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Capitolo 2
*** Voglio, pretendo, ottengo. ***


                                                                              

Voglio, pretendo, ottengo.

‘Oh mamma mi ci vuol la fidanzata

Una che mi faccia mettere la testa a posto

Oh mamma mi ci vuol la fidanzata

Una che mi faccia vivere nel modo giusto!’

-la fidanzata- Articolo 31

 

“voglio una fidanzata”

Jared Leto guardò la sua fedele assistente Emma smettere di battere i tasti del piccolo portatile sulle sue ginocchia e allontanare dall’orecchio dal blackberry da cui stava effettuando una chiamata per guardarlo negli occhi.

Con quella disapprovazione tipica di quando stava per maledirlo.

Inaspettatamente un secondo dopo la donna gli sorrise, spostandosi con leggerezza una ciocca di capelli dalla fronte.

“naturalmente Jared, hai già dato un’occhiata al catalogo che ti ho lasciato oggi in camera? Se non sbaglio questo mese c’è il 3x2!” tubò felice come una pasqua.

Il cantante ci mise qualche secondo per capire quanto irritante fosse la battuta nonostante il tono sarcastico.

“dico sul serio” rimarcò poggiandosi alla sua scrivania per guardare la donna negli occhi.

Emma sbatté le palpebre per riprendersi dallo sguardo affilato di Jared quando prendeva una decisione.

In tanti anni ancora gli capitava di perdere il filo del discorso se si fermava a fissarlo per più di un paio di secondi. Ma per fortuna aveva anche imparato a riprendersi in fretta.

“anche io” ribatté annoiata, “ma forse l’ordine per corrispondenza non è la soluzione migliore .. e se sbagliassero soggetto? No, meglio andare direttamente in un negozio per l’acquisto …”

“Emma …” ringhiò Jared con voce bassa, ma l’assistente non gli diede peso.

“magari accettano anche pagamenti in carte di credito …”.

“Emma!” esclamò a voce più forte Jared interrompendo il suo sproloquio.

“Jared!” gli rispose la donna con tono ancora più alto.

Il cantante si limitò a fissarla mentre Emma perdeva la tensione accumulata in quelle giornate impossibili che erano la pianificazione della vita di Jared Leto e ritornava lucida.

Abbastanza da rendersi conto dell’espressione sul viso del suo capo.

“tu … tu stai scherzando vero?” borbottò chiudendo di scatto il postatile sulle sue ginocchia per poggiarlo provvisoriamente su una sedia vuota.

“ovviamente no” le rispose serio Jared alzando il mento in posizione di sfida.

“dico davvero, voglio una fidanzata”.

Emma sospirò, chiedendosi perché la vita le avesse appioppato una piattola del genere nella sua estenuante carriera.

“beh, esci fuori e cercatene una, cosa vuoi da me? che ti stili la lista delle più belle ragazze di L.A. e te la presenti domani mattina insieme al caffè?”.

Jared rise, nonostante il sapore amaro della frase Emma non riusciva ad uscire dal suo ruolo professionale.

“una lista andrebbe bene, ma questa città non mi basta”.

“Dio Jared, sei il solito megalomane, neanche il mondo ti basterebbe” rispose polemica.

Il cantante le sorrise seducente e stavolta Emma trattenne il fiato per qualche secondo di troppo prendendo colore.

“oh si, il mondo mi basta”.

La segretaria riprese a respirare. Peccato che il cambio leggero degli occhi di Jared, dall’azzurro vivido al grigio perla, non fosse un buon segno. Emma lo sentì a pelle, come l’ennesima disgrazia che stava per abbattersi su di lei.

…..

“Jared non dirmi che lo hai fatto davvero!”

Jared sorrise a suo fratello, che, imbestialito come non mai, sventolava un fascicolo paurosamente stropicciato.

“fatto cosa Shan?” chiese innocente giocherellando con la sua bottiglietta d’acqua.

Il maggiore aggrottò pericolosamente le sopracciglia guardandolo minaccioso.

“hai davvero compilato una lista delle tue possibili fidanzate tra le Echelon?”

Jared allontanò dalle labbra la bottiglia con indignata sorpresa.

“Shannon! Come potrei mai farlo! Io non ho né il tempo né le conoscenze per fare un lavoro del genere!”.

Il fratello sembrò abbassare lievemente la guardia osservandolo.

“Emma lo ha fatto per me”, concluse sorridendogli leggero.

Shannon sentì di nuovo il calore bruciante dell’indignazione invaderlo.

“Jay ma cosa diavolo ti passa per la mente? Con che coraggio ti stai prestando a fare una cosa del genere alle persone che ci sostengono da una vita … che ci amano …”.

“appunto, ci amano” annuì convinto il cantante strappandogli dalle mani il fascicolo e stringendolo cautelativamente sotto il braccio.

“o nella fattispecie ‘mi’ amano. Ho chiesto ad Emma di trovare le Echelon migliori, quelle che nella loro vita hanno solo due scopi; promuovere la nostra causa e mettersi in contatto con me” gli spiegò pacato.

“Io credo che tanta dedizione debba essere ripagata … così le mie fan più ostinate e caparbie avranno un’occasione che non si sarebbero mai aspettate dalla vita” gli sorrise convinto, “avermi come ragazzo”.

Shannon si passò una mano sul viso, sempre più convinto di stare osservando la mente del suo brillante fratellino sciogliersi anno dopo anno. Diventando sempre più bacata ed incomprensibile.

Un Jared che a volte lui stesso non riconosceva.

“Jj” lo richiamò piano, cercando di trovar uno spiraglio alla sua vera essenza nell’essere falsamente accomodante che si ritrovava di fronte, “non credi che sia una cattiva idea? Insomma, centinai di ragazze ti desiderano da sempre, sarebbe sciocco sceglierne una manciata tra di loro quando ti basterebbe uscire di casa armato delle migliori intenzioni per conoscere una donna. E magari interessarti a lei … genuinamente, senza sapere che ti adora già … a prescindere da tutto … da come ti mostri al mondo”.

Jared guardò il fratello, la sua aria goffa che nascondeva a stento l’immenso affetto che provava per lui. Il suo modo così schietto e innocente di vedere certe cose … come le relazioni.

“no Shannon” lo interruppe deciso.

“ho bisogno di una fidanzata e ne voglio una che sappia a cosa andrà in contro se vorrà passare del tempo con me. Voglio che non conosca il mio mondo ma che ne intuisca i pericoli. Che sia al corrente dello stile di vita che conduco senza per questo mettere limiti al possibile”, proclamò serio.

Shannon lo guardò sconvolto.

“e poi” concluse il fratellino sorridente, “voglio proprio vedere in quale parte del mondo si nasconde l’amore della mia vita”.



N.D.A.
Credo che nessuna autrice abbia il meraviglioso privilegio della sottoscritta.
Avere come beta la protagonista della propria storia non ha prezzo.
Per tutto il resto c'è Jared ;P

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Capitolo 3
*** 10 ragazze per me ***


10 ragazze per me

"10 ragazze per me posson bastare

10 ragazze per me voglio dimenticare

capelli biondi da accarezzare

e labbra rosse sulle quali morire

10 ragazze così io dico solo di si!"

-10 ragazze per me- Lucio battisti-

 

Emma si sedette su una delicata sedia di legno sottile e seta con fare stanco.

Quell’avventura non era neanche cominciata e lei si sentiva già distrutta, completamente sfiancata.

Era stato assurdo dover scegliere per Jared le Echelon migliori sulla piazza mondiale.

Si era imposta dei parametri o non c’è l’avrebbe mai fatta, sarebbe impazzita tra i migliaia di account, nikname e avatar dietro cui si nascondevano le menti più ostinate dello strano esercito dei Mars.

Donne che si mettevano a disposizione giorno e notte, in qualsiasi momento della loro vita per organizzare, controllare e sistemare il branco indisciplinato dei fan scatenati di ogni angolo del globo.

Riuscire a far fronte ad una pressione organizzativa così massiccia era una cosa che conosceva bene. Eppure riusciva sempre a sorprendersi di come gente, apparentemente normale, riuscisse in un modo o nell’altro a collimare la propria vita con un servizio quasi devoto (e assolutamente gratuito) che aveva come unico scopo fare conoscere la musica di Marte ovunque possibile.

Qualcosa cui fare onore senza ombra di dubbio.

La segretaria personale di Jared Leto aveva passato le ultime settimane a spulciare nel web ogni possibile candidata, scremandole sulla base di quanto vecchio fosse il loro account sul sito ufficiale e quanto invece presenti nei singoli siti gestiti spesso dagli stessi.

Eliminò senza paura chiunque fosse sotto i venticinque anni.

Anche se Jared si fosse arrabbiato Emma non avrebbe voluto sulla coscienza un’altra minorenne dagli occhi dolci vittima del suo capo. In più molte di quelle dannate ragazzine avevano la geniale abitudine di mettere in cattiva e vittimistica luce gli ormoni del suo cliente, che reduce dalla vita senza scrupoli delle star non soppesava con la dovuta accortezza l’età precisa delle sue giovani amanti.

Tolse senza scrupoli chiunque avesse più di cinque band preferite all’attivo. Se proprio doveva essere una guerra tra fan allora che fosse tra le più scatenate. Inutili doppi giochi non erano previsti e sicuramente Jared non avrebbe sopportato di dividere il suo posto da idolo con qualcun altro.

Depennò poi, a malincuore, quelle che in un modo o nell’altro erano sposate o in relazione da tempo con qualcun altro. Nonostante alcune fossero decisamente convincenti sotto molti punti di vista, a volte spudoratamente innamorate di Jared, si costrinse ad eliminarle. Perché il cantante non seminasse zizzania nella loro vita che in un modo o nell’altro stava andando avanti anche senza di lui.

Togliendo le varie ed eventuali e lasciando solo il meglio del meglio Emma era riuscita a trovare dieci ragazze con tutte le carte in regola per partecipare all’ultimo subdolo gioco che Jared aveva messo in atto a loro discapito.

Non era in dubbio che le perdenti sarebbero tornate a casa con il cuore devastato, ma Emma sperava di essere stata accorta a sceglierle abbastanza forti da superare anche la sconfitta.

Dieci ragazze.

Da tutte le parti del mondo.

Emma si lasciò scappare un sorriso sadico per l’unico dettaglio del gioco che Jared aveva dimenticato di specificare, e che, sperava, rendesse più complicato il divertimento al cantante.

….

Jared si guardò per l’ultima volta allo specchio.

Era impeccabile.

Assolutamente perfetto nel suo abito scuro da gentiluomo.

Anche se ‘gentilman’ in quel preciso momento non era la parola che gli calzasse meglio addosso.

Almeno non quanto quel completo Armani che non sapeva neanche quanto gli fosse costato.

Ma in fondo ci teneva affinché tutto fosse in tono con la pericolosa scenografia che aveva ideato per il campo di battaglia delle sue scelte.

Una bellissima villa ottocentesca completamente persa negli infiniti prati verdi irlandesi.

Assolutamente perfetta.

Come lui d’altronde, ammise guardandosi nuovamente di sfuggita nel grande specchio in quella che era la sua stanza da guardaroba.

I suoi appartamenti erano tutti nell’ala ovest, così che potesse restare lontano dalle ragazze quando non desiderasse la loro compagnia o dovesse decidere con calma cosa fare e con chi.

Già.

Chissà chi c’era, radunato nel grande salone principale a pian terreno.

Arricciò il naso infastidito.

Aveva predisposto ogni cosa perché Emma gli rendesse divertente la scelta tra le sue più accanite fan; il problema era che aveva dimenticato una cosa a dir poco fondamentale.

Dare direttive sull’aspetto fisico.

Lo aveva dato per scontato in quanto Emma sapeva perfettamente che tipo di donne gli piacessero, ma allo stesso tempo, poco prima del trasferimento di tutti i partecipanti nella villa affittata per l’occasione, si era reso conto che non gli aveva premurato di sceglierle secondo ‘suo’ gusto.

Questo poteva significare che nel salone avrebbero potuto esserci ragazze a dir poco normali, o, nella peggiore delle ipotesi, davvero bruttine.

Strinse i pugni, sperando che come sempre l’inclinazione professionale della sua assistente avesse avuto la meglio.

In caso contrario …

L’avrebbe probabilmente costretta a ricominciare tutto da capo.

"Jared, siamo pronti" gli suggerì stancamente Emma senza il solito cellulare in mano. Per una volta con il suo cliente vicino e nessun impegno per le prossime settimane che non fosse nel raggio di cento metri poteva posare quel dannato aggeggio elettronico nella tasca dei pantaloni.

Sebbene solo per qualche ora.

Jared spiava la piccola folla nella stanza intenta guardarsi con rispettosa circospezione, attendendo il suo ingresso trionfale.

Centinaia di piccoli luoghi di spionaggio disseminavano l’intera villa. Gli era sembrato il metodo meno invasivo per tenere d’occhio le sue ragazze senza essere assediato.

Sorrise continuando a guardare dal piccolo spioncino. Nonostante molte non rientrassero nei suoi standard non c’è n’era una che potesse essere definita meno che graziosa.

In più erano tutte tirate a lucido con abiti dei loro luoghi di origine per facilitarne il riconoscimento.

"la donna in Kimono e Sayuri Mitta. Giapponese ovviamente" gli comunicò Emma con il tono estremamente impersonale di ogni volta che declamava un elenco.

Jared si voltò a guardarla distogliendo per un secondo la sua attenzione dalla sala accanto.

In effetti Emma stava spulciando un fascicolo molto più ristretto di quello che Jared aveva ricevuto qualche settimana prima che conteneva si e no qualche blanda informazione su molte che alla fine non si erano rivelate adatte al momento della convocazione.

Jared tornò a guardare nella stanza dalla feritoia puntando sulla bella ragazza fasciata da uno straordinario kimono argentato che faceva risaltare i capelli neri come l’ebano intrecciati in un complicato chignon.

"sua nonna era una geisha di Kyoto" rispose prima che il respiro troppo insinuante di Jared desse animo a una domanda scontata, "ma a noi interessa perché è la più interessante organizzatrice di community virtuali per i mars i tutto il Giappone".

Un tintinnio insistente attirò l’attenzione di Jared per un’altra parte della sala, anche Emma sentì il rumore perché si preoccupò di trovare il foglio adatto.

"Olga Morales" pronunciò con rispetto. "È di origini gitane, estremamente nomadi, nonostante viva in America da molti anni." Jared se ne accorse subito dal suo strano abbigliamento di gonne sovrapposte così sottili da sembrare comunque troppo poco vestita e una blusa lievemente stretta da lacci di cuoio. Il cantante sorrise, della sua pelle olivastra e dall’immancabile cintura di monete dorate strette intorno alla vita, in perfetto pendant con i polsi carichi di braccialetti tintinnanti.

Ecco da dove proveniva il rumore.

Gli indomabili capelli arruffati della gitana erano appena stretti nel nodo di un fazzoletto colorato. "lei è la creatrice di molti dei vostri gadget. Soprattutto delle triad. Le fa in argento per parecchie divisioni. Anche quella che porti al collo è opera sua."

Jared si postò inevitabilmente la mano sul petto. Aveva richiesto quel monile ed Emma glielo aveva fatto avere. Non si era mai preoccupato di chi lo avesse forgiato appositamente per lui.

"se non sbaglio ha subito legato con Kamala. Non mi ha voluto dire il cognome, dice che te lo rivelerà solo se la sposerai!" Jared si lasciò scappare una risata per l’audacia e si convinse che fosse la bella donna con un sari lungo e morbido che lasciava intravedere ogni curva del suo corpo. "è indiana, dice che è contrario alla sua casta rivelarti qualcosa di lei prima delle nozze. Ma ovviamente bluffa. È una delle tue più grandi sostenitrici in India, ed è l’erede di un grande impero cinematografico di Bollywood. Nonostante fin ora si sia concessa solo di tradurre i tuoi film dice che non si darà pace fin quando non reciterai per lei".

Jared rise interessato ad una nuova parte. Magari nella sua vita. Magari come fidanzato.

"quella con la mantellina di pelliccia sintetica è Margherita Nikolaevna" pronunciò con una certa fatica Emma arrotondando troppo le vocali, "russa" si lasciò scappare Jared. Emma lasciò correre poiché il tempo stringeva e le ragazze impazienti cominciavano a parlare a voce troppo alta nella stanza attigua. "ribadisco ‘sintetica’, Margherita ha la graziosa accondiscendenza ad associarsi alle cause umane ed ambientali più disparate. È vegana e dirige un comitato anti inquinamento grande quanto Pietroburgo. Se c’è qualcuno che farebbe di tutto per te, beh …. Lei non scherza davvero. È scappata di casa ben venticinque volte pur di poter venire ai tuoi concerti. Una ostinazione da nobel considerando quello che le costa attraversare tutto il paese per venire in centro Europa."

Jared sogghignò, certo il coraggio non gli mancava a quella ragazza dai capelli infuocati.

Strane donne, strani paesi.

Tutte, quasi inverosimilmente lo conoscevano, lo amavano. Pur essendo così diverse.

Jared si scostò un attimo dallo spioncino di modo che Emma potesse controllare visivamente chi mancava all’appello prima di lasciargli di nuovo la postazione …

....

Monica restò all’angolo della porta da cui l’avevano introdotta nella sala per parecchio tempo. Almeno fin quando i piedi cominciarono a farle male pressati nelle scarpe nuove con il tacco alto che non aveva mai messo.

Si sentiva così fuori luogo che avrebbe preferito scappare in uno sgabuzzino e nascondersi per sempre se in ballo per quella sera, e le sere successive in quella settimana, non ci fosse stato l’unico uomo per cui, secondo lei, valeva la pena battersi.

Jared Joseph Leto.

Era stato quello il motivo per cui si era gettata con incoscienza nella strepitosa avventura che Emma le aveva proposto una settimana prima per mail.

Conosceva la donna, come la conoscevano tutti, in quanto segretaria personale di Jared, ma nonostante cercasse di formulare il minor numero di pensieri negativi nei suoi confronti non si sarebbe mai aspettata di essere contattata proprio da lei, tantomeno per il più assurdo concorso mai presentatole.

Diventare la ragazza ufficiale del cantante dei 30 seconds to mars.

Era passata da giorni di scetticismo totale a quelli d’imminente euforia quando finalmente tutto era diventato reale ricevendo il biglietto aereo per quel paese sperduto dell’Irlanda del nord e un fascicolo di istruzioni che non aveva capito del tutto.

Una volta arrivata alla villa poi, aveva dovuto firmare una montagna di carte che tutelavano Jared da qualsiasi denuncia\estorsione\obbligo su ciò che sarebbe potuto accadere in quella villa per quella settimana.

E Monica, penna alla mano, si era chiesta davvero, forse per la prima volta, a cosa stava andando incontro.

Del resto della giornata non ricordava molto. Sapeva solo di essere stata privata di qualsiasi volontà passando di mano da un parrucchiere isterico ad un’estetista silenziosa, ma professionale, che l’avevano truccata e preparata come neanche le reginette di bellezza di uno stramaledetto concorso a premi, per poi lasciarla, mezza annegata da un profumo troppo forte, con un vestito nuovo, in una sala con delle donne con un’aria molto meno confusa della sua.

Appena le vide si convinse dell’impossibilità di quella sfida.

Le sembravano tutte troppo belle, troppo decise e persino troppo arroganti per poterle battere.

Alcune decisamente fuori da ogni regola, singole come fiori di orchidea, assolutamente perfette nella loro solitudine ma talmente eterogenee da non poter essere associate a nessun altro.

Come le quattro donne in disparte, totalmente assorte da non degnare della minima attenzione nessun altro, solo una ragazza con un cobalto beveva senza sosta da una bottiglia di liquore che non seppe identificare dimostrando un minimo di nervosismo.

Monica si ricordò che bere la faceva sentire ancora più disorientata quindi evitò accuratamente il tavolo carico di bottiglie.

"si è stato un viaggio difficile dall’Iran, ma d’altronde non potevo certo rinunciare ad un’occasione del genere".

Monica si girò di scatto accorgendosi solo in quel momento che altre cinque ragazze stavano parlando tra di loro li vicino. Sembravano stessero facendo una guardinga conoscenza pur mantenendo le distanze in un cerchio rigido. Una contrazione allo stomaco le ricordò le sue serate a parlare con le altre Echelon davanti le porte sbarrate di un cancello e quella solidale armonia che si instaurava tra loro nella noia dell’attesa.

Nonostante anche le ragazze davanti a lei fossero delle Echelon difficilmente si sarebbe potuta ricreare quell’armonia pre-concerto.

In ballo stavolta c’era molto di più di un posto in prima fila sotto il palco.

Sospirò pesantemente accennando ad un passo verso di loro.

"quella con il vestitino verde militare e Valérie Zenatti" spuntò dalla lista la donna, "viene dal medio oriente e credimi, ha un gran fegato per sostenere la tua band in un posto del genere" Jared annuì comprensivo, ricordava il suo primo concerto da quella parti. Un’esperienza che lo aveva toccato.

"accanto a lei Sofia Amundsen", il cantante la guardò compiaciuto, era davvero quello che si aspettava. Una altissima bionda magra e proporzionata. Il profilo nonostante l’età, era fermo ed affilato, come si confaceva ad una donna dei paesi freddi, "è norvegese" puntualizzò Emma come se ce ne fosse bisogno. "ti stupiresti di quanto devi a quella ragazza per l’organizzazione dei tuoi concerti in nord Europa, è una specie di stratega dei trasporti, organizza persino le traversate da chi viene dalle isole minori del baltico".

Jared si concentrò sulle ragazze restanti e scoppiò in una risata aperta quando il suo sguardo si incontrò con la più bassa del gruppo.

"Lin Chi’en" borbottò Emma girando i fogli ormai al limite della sopportazione. Jared continuò a ridere disincantato, la ragazza era vestita da bambolina, tutta pizzi e nastri, con i capelli a ciocche fucsia e verde acido, scarpe di plastica lucida altissime e un sorriso perenne negli occhi obliqui.

Sorrise con accondiscendenza.

"ovviamente lei è la coordinatrice di tutte le informazioni che arrivano in Cina sul tuo conto e grande organizzatrice di eventi per i Mars. Le sue feste sono leggendarie e si basano esclusivamente sui temi dei tuoi video o dei tuoi film" sbuffò esasperata.

"la biondina riccia con il naso all’insù è inglese", Jared la riconobbe subito dal vestito vagamente vittoriano con un corpetto stretto sul busto magro e una gonna scampanata che arrivava appena al ginocchio, "Alice Kinglsley" commentò con un leggero fastidio nella voce. "a quanto ho saputo è di natali nobili ma il suo unico interesse è seguirti per i concerti di tutta l’Europa, non se ne è perso una da quando avete cominciato a girare in tour, ciò significa …" si concesse un secondo di silenzio per attirare la sua attenzione, "che non devi farti ingannare dal suo aspetto da signorina perché ha già superato i trent’anni" terminò con un vago senso di soddisfazione nella voce.

Il cantante scosse la testa poco convinto per poi fermare il suo sguardo abbacinato su una figura assolutamente fuori dall’ordinario.

"Zaritè Sedella" gongolò Emma quando Jared si voltò a chiederle informazioni. Che stesse guardando quella bellezza scura era innegabile. Una pantera all’attacco anche nel semplice vestito scuro. "non chiedermi da quale paese dell’Africa provenga perché non riesco a pronunciarlo" si scusò in anticipo l’assistente. In compenso posso dirti che i suoi genitori hanno ritenuto importante farla studiare in America, attualmente risiede a New York. È una graphic desainer e non ho ancora capito a che scopo adora fare dei lavori con le foto dei vostri concerti. Sono davvero straordinari e catturano moltissima attenzione sul web" concluse Emma esausta cercando di resistere ancora qualche minuto davanti il suo capo.

Ma Jared non si curò della sua stanchezza, lo sguardo inchiodato sulle ragazze.

Erano le sue personalissime Echelon.

Piene di vigore, esuberanza, determinazione e in molti casi bellezza.

Perfette.

Si sentì profondamente orgoglioso di loro contandole con lo sguardo.

Dieci.

Aggrottò la fronte in cerca della mancanza fin quando non la trovò.

Era più bassa rispetto alle altre ragazze, anche se mai quanto la cinese, e aveva un aspetto più florido persino dell’indiana.

Quello che saltava subito agli occhi era che fosse priva di quell’accento esotico che sembrava invadere la stanza, e la ragazza, suo malgrado, sembrava rendersene conto, perché sembrava farsi più piccola di quanto sembrasse del suo vestito poco appariscente.

Timorosa quasi di farsi notare.

Jared si voltò un attimo per strappare di mano la risma di fogli ad Emma e cercare immediatamente nell’ultima pagina. Stranamente la scheda della ragazza era scritta in italiano al contrario di tutte le altre.

Sorrise al pensiero di quanto fosse diversa.

"lei è Monica, fa capo delle divisioni italiane, si occupa di molte cose, non ultimo distribuire tutte le informazioni vere che trova sul tuo conto in internet. Ti difende a spada tratta da moltissime maldicenze. Gli italiani ti amano e ti odiano con lo stesso entusiasmo ..."

"dimmi qualcosa di lei" le suggerì il cantante restituendole i fogli così che potesse dargli un’occhiata distratta.

"beh, lei … scrive"

Jared ghignò, "perché mi hai procurato una scrittrice? Potrebbe essere una giornalista, è pericoloso"

Emma incrociò le braccia la petto difendendo i suoi appunti, lo sguardo perso nel volto concentrato di Jared.

"lei … lei non scrive su carta pubblica" si affrettò a specificare l’assistente, Jared la guardò incuriosito, "in realtà non scrive neanche per qualche casa editrice, solo sul web, per il suo gruppo di amiche …"

Jared la guardò perplesso, aveva un’aria troppo imbarazzata per passare inosservata.

"a no? e che cosa scrive allora?" domandò curioso.

La donna prese fiato prima di guardarlo negli occhi.

"scrive di te Jared".

 

 

 

Buongiorno o voi lettori!

Innanzitutto è doveroso un bel grazie a tutti voi che avete trovato interessante un'idea del genere ;)

Ma io sono sicura che è tutta colpa del bel Jared e della nostra Monica se la ff ha un certo successo.

Per non di meno, io mi prendo la mia parte e gongolo per i vostri commenti ;P

Come qualcuna di voi avrà notato le protagoniste del gioco sono personaggi dei miei romanzi preferti.

Se troneggia l'Allende non preoccupatevi, è normale essendo la mia preferita ;)

Qui sotto per voi un vademecum di dove trovarle nei rispettivi romanzi e i loro autori.

Alla prossima!

Candidalametta.

ps: cosa farei senza la mia magnifica beta Monica è meglio che nessuno lo sappia.

Riesce persino a salvarmi da crisi dell'ultimo minuto!

 

1 Sayuri Mitta – Memorie di una Geisha – Arthur Golden

2 Alice Kingley – Alice nel paese delle meraviglie – Lewis Carroll

3 Olga Morales – il piano infinito – Isabel Allende

4 Kamala – Siddharta – Herman Hesse

5 Valériè Zenatti – quand’ero soldato – Valériè Zenatti (autobiografico)

6 Sofia Amundsen – il mondo di Sofia – Joistein Gaarder.

7 Margherita Nikolaevna – il maestro o Margherita – M.A. Bulgakov

8 Lin Chi’en – Ritratto in seppia – Isabel Allende

9 Zaritè Sedella – l’isola sotto il mare – Isabel Allende

10 Monica? :P

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Capitolo 4
*** Le regole del gioco ***



Una regola non tradire mai
è una regola d'amore
una regola non arrendersi
nei momenti di dolore
una regola è resistere
se la gelosia ti uccide
una regola è non fingere
è una regola d'amore

Una regola d'amore- Paolo Meneguzzi-


Monica cominciava a preoccuparsi.
Ogni battito di ciglia controllava il grande orologio appeso in fondo la sala alla disperata conferma che il tempo passasse, ma le lancette, come sempre in questi casi, evitavano di scorrere con troppa velocità lungo il quadrante. Quasi a farle pesare i minuti preziosi che stava in un qualche modo sprecando nel vasto salone con le altre ragazze.
Inutile dire che tutti i suoi tentativi di conversazione erano caduti miseramente.
Forse per quell’inglese zoppicante che aveva appreso praticamente da sola e che rendeva insicure la metà delle sue frasi.
O forse semplicemente perché era impossibile anche solo l’idea di distrarsi sapendosi nello stesso edificio insieme a Jared.
Essergli così vicina …
Decise di darsi contegno invece di fissare così spudoratamente la porta in cima alle scale dalla quale presuppose, la star avrebbe fatto il suo ingresso.
"io non credo arriverà da li" suppose una voce meditabonda accanto a lei, "stroppo scontato".
Monica si accorse che la donna di colore presente nella stanza l’aveva affiancata con naturalezza dopo essere rimasta in enigmatico silenzio per tutto il tempo in cui la ragazza aveva provato a dimostrarsi socievole.
"io si" la rimbeccò la biondina riccia con aria impertinente, "d’altronde non c’è altro modo per rispettare gli standard da prima donna di Jared che mantenersi al cliché".
"Jared detesta essere così .. comune si inventerà qualcosa per stupirci questo è sicuro" la rimbottò la Norvegese prendendo anche lei posto sull'annosa discussione.
"ma se sappiamo che sa che ci aspettiamo stupore come potrebbe ...." cominciò cantilenando la ragazzina cinese prendendo la parola.
Alice arricciò il naso con aria saputa voltando pericolosamente le spalle alle altre ragazze e Monica cominciò ad avere seri dubbi su che tipo di persone Jared, o chi per lui, avesse racimolato.
Sembravano tutte dare così per scontato chi fosse il padrone di casa in quella festa.
Eppure Emma era stata chiara nel dirgli che avevano tutte le stesse possibilità, perché nessuna delle partecipanti era entrata in così stretto contatto con Jared da lasciargli un ricordo permanente.
Quindi su cosa si basavano le impressioni delle donne accanto a lei?
Dai twitter demenziali con cui Jared inondava la rete? Dalle interviste? I personaggi dei suoi film?
Come facevano a dare così per scontato che tipo di persona fosse?
Si irrigidii in un pensiero frastornante.
In fondo, anche lei, cosa ne sapeva di Jared?
I suoi dubbi la scossero come una folata di vento gelido, mentre in realtà era semplicemente uno spiffero tiepido quello entrato da una porta laterale appena aperta.
"Buonasera lady " salutò pacatamente una voce profonda nell’improvviso silenzio della sala.
Monica sentì distintamente il cuore fermarsi con uno scatto improvviso mentre ogni muscolo del suo corpo era stretto nell’immobilità della sorpresa.
I passi incalzanti dell’uomo si sparsero per la sala nell’eco secco del marmo pestato senza che questo le desse la forza di girarsi e controllare se davvero quella voce che sognava ogni notte fosse del giusto proprietario.
La paura che quello che stava accadendo non fosse vero la costrinse a chiudere gli occhi, mentre un corpo scivolava agilmente a pochi centimetri da lei superandola.
"Benvenute nella nostra casa " continuò la voce, e stavolta così vicina che Monica, facendo appello a tutte le sue forze, si costrinse ad aprire gli occhi e scoprire che Jared Leto era davvero di fronte a lei.
Fasciato in un completo scuro dall’aria decisamente costosa stava camminando delicatamente tra le donne, che, ancora sconvolte da un’entrata così inaspettata, lo guardavano mute.
I loro sguardi bastavano per dare la sicurezza a Jared che avrebbero ricordato ogni singola parola, dandogli l’illusione di diventare immediatamente il centro del loro mondo.
Sorrise ammaliatore prendendo posto su una delle poltroncine libere poggiate con disinvoltura vicino le pareti.
Qualche ragazza, più per dare conferma alla propria impassibilità che per altro si schiarì la voce, nonostante le uniche parole emesse fossero quelle del cantante.
"Se non ne foste ancora del tutto convinte, lasciate che vi spieghi il motivo per cui siete state gentilmente invitate ad essere mie ospiti per questa settimana", sorrise sedendosi più comodamente accavallando le gambe.
"ho intenzione di trovarmi una fidanza".
Pretese una pausa d’effetto che stranamente irritò Monica.
"e ho deciso che nessuna persona sia più adatta questo ruolo di qualcuno che già mi adora, che sa tutto di me e che in fondo mi ama da un tempo considerevolmente lungo".
Sorrise, alzandosi nuovamente in piedi e slacciandosi la giacca per far notare come la camicia bianca coprisse in modo perfetto il suo petto magro.
"naturalmente questa è guerra* mie care, potete fare di tutto per farvi scegliere" provocò con indulgenza passando in mezzo a due donne dall’aria famelica.
"ma è anche un gioco, e ogni gioco ha le sue regole, quindi tanto vale ricordarvele prima dell’inizio della partita" sospirò come se non andasse neanche a lui di mettere qualche paletto ai suoi progetti.
"punto numero uno. La mia parola è legge. L’unica che conti davvero. Potete fare tutto ciò che volete ma è senza dubbio quello che vi dirò io che andrà fatto. Naturalmente mi asterrò dal chiedervi o proporvi qualcosa di legalmente scorretto" terminò quasi annoiato.
Legalmente, non moralmente.
Le ragazze non ebbero fatica a rintracciare la differenza di parole.
"e questo ci porta al punto due", aggiunse concentrando lo sguardo sulla bella gitana,"è conveniente per voi fare un piccolo sforzo e sottomettervi volentieri a quello che vi proporrò. In pena c’è un’eliminazione che verrà effettuata ogni sera dopo cena di chi non ha … soddisfatto ogni mia aspettativa", sorrise fintamente benevolo.
"regola numero tre" annunciò tendendo le dita in modo indolente, "niente calunnie. Nessun depistaggio, o lesione personale verso qualunque partecipante. Dovete conquistarmi per quello che siete, non perché volere risultare migliori screditando qualcun'altra", i suoi occhi, serissimi saettarono su tutte le donne prima di comprendere che il messaggio fosse stato veramente recepito.
Una musica leggera da valzer viennese si alzò inaspettatamente dagli angoli della sala.
Jared sorrise senza pudore.
"che inizino le danze"


C’era solo una scena che poteva rappresentare al meglio quello che stava accadendo intorno a Jared.
L’immagine di un documentario che chissà perché aveva visto una sera mesi addietro, eccitandogli il sonno e costringendolo a cambiare la sua foto su twitter.
Un branco di squali che accerchiano la preda.
Assaggiandola quasi timorosi per poi darsi all’attacco frontale. Quello che non lasciava via di scampo.
Peccato che in questo caso fosse lo squalo stesso ad essere attaccato.
Circondato com’era da donne che sembravano non poter resistere un secondo di più senza respirare la sua stessa aria.
Mettergli le mani addosso con aria fintamente casuale.
Gentili. Compiacenti. Terribilmente sensuali.
Jared d‘altro canto mostrava di gradire ampiamente tutte le attenzioni del caso.
Soprattutto di due donne.
La russa dal colbacco ormai pericolosamente in bilico sul suo capo e la donna di origini gitane.
Entrambe morbidamente poggiate ai braccioli della poltrona su cui si era seduto dopo aver compreso che nessuna si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di guardarlo da vicino.
Senza isolarsi.
Persino la brunetta con gli occhiali che lo guardava imbarazzata da un angolo relativamente vicino, indecisa se buttarsi o no sulla folla non riusciva ad allontanarsi del tutto.
"Hey playboy non credi di esserti mostrato troppo stasera?" gli bisbigliò complice la gitana accanto a lui. Aveva l’odore inebriante delle mandorle dolci e il braccio di Jared intorno alla sua vita affondava con una facilità estremamente piacevole tra il tessuto morbido delle sue gonne multicolori. "credo che qualche ragazza qui finirà per ubriacarsi della tua presenza." continuò imperterrita all’orecchio di Jared facendolo sorridere.
"Oh, qualcuna è decisamente ubriaca" concordò senza degnarsi di abbassare la voce, "ma credimi, non è colpa mia" , la russa sull’altro bracciolo diede segno di un attimo di lucidità perché fisso i due con aria divertita rimettendosi in testa il cappello malamente scivolato. "almeno non direttamente."aggiunse con innocenza.
Le altre ragazze si lasciarono scappare una risatina di scherno mentre Margherita, nel vano tentativo di mettersi in piedi per recuperare la sua dignità, scivolava malamente finendo in braccio a Jared, creando quel minimo di confusione che Olga aspettava da tutta la sera.
"Sai cosa succede alle ragazze ubriache?"confidò la gitana a Margherita, la ragazza annuì concentrata, nonostante gli occhi lucidi, "succede che qualcuno, prima o poi si approfitta di loro." continuò la donna sporgendosi ancora un po’ su loro due.
Jared adesso ne sentiva il profilo prominente sulla spalla mentre si chinava ancora di più sull’altra ragazza fino a sfiorarne le labbra con le proprie.
La russa guardò prima lui e poi lei, visibilmente spaesata ma per nulla intenzionata ad allontanarsi dalla trappola.
La gitana si sedette più comodamente in braccio a Jared, la sua mano stringeva ancora il polso di Margherita.
"ed un uomo approfitta sempre di situazioni come questa … non è vero Jared?"
Le altre donne ci misero qualche secondo per capire perché sulla poltrona ormai vuota non rimanessero che un copricapo di pelliccia sintetica e una cintura di monete dorate.


Monica era stata accompagnata in camera sua appena Jared era sparito in compagnia delle due donne mancanti all’appello.
Dopo un basso brusio e qualche verso di disapprovazione Emma in persona era andata a comunicargli che la serata era terminata, restassero pure in sala se ne avevano voglia, ma che sicuramente Jared non sarebbe più apparso. Almeno fino all’indomani mattina.
Vide che qualcuna con disperazione afferrava una bottiglia dal tavolo ancora stracolmo, ma lei, un po’ disorientata dalla velocità degli eventi si lasciò condurre in camera senza fare domande.
Aveva bisogno di stare sola.
Una volta nella stanza, sicuramente la più bella in cui fosse stata fino a quel momento della sua vita, si sedette sul letto. Cercò invano con lo sguardo la valigia che aveva portato da casa, trovando, inaspettatamente, soltanto il beutycase con lo stretto necessario e la biancheria intima, poggiati ordinatamente su un cassettone.
Immaginò che qualsiasi altro capo di vestiario, compreso quello che aveva indosso, fossero stati previsti molto prima del suo arrivo, e che niente fosse lasciato al caso, nell’apparire quanto più conforme ai gusti di Jared.
Monica si chiese il perché.
Il perché di tutto quello sforzo, visto che lui non l’aveva degnata di più di un’occhiata, che era solo riuscita a farla avvampare come un peperone togliendole il fiato oltretutto.
Senza lasciarle il coraggio di pronunciare neanche una parola.
Il perché di tutta quella commedia visto che adesso Jared non era con tutte loro nella speranza di conoscerle meglio, ma in una stanza dell’ala ovest probabilmente, con due donne.
Con le quali non stava decisamente parlando di calcio irlandese.
Il perché le venisse da piangere al pensiero che quell’uomo che credeva di amare da anni adesso fosse sotto il suo stesso tetto, ma non nel suo stesso letto*, provocandole un’angoscia tale da togliergli il fiato.
Cadde bocconi tra il piumino del materasso e i cuscini di broccato dando sfogo a tutto il nervosismo accumulato in quel giorno, a tutte le aspettative, le fantasie, le paure che l’avevano ossessionata da quando aveva lasciato casa sua.
Con le ginocchia tremanti e un sogno a portata di mano.
Pianse fino a quando sentì che non avrebbe potuto versare un’altra lacrima per lui e per quel dannato gioco in cui si era andata a cacciare di sua spontanea volontà.
Respirò a fondo alzandosi barcollando per andare in bagno a sciacquarsi il volto e con uno sguardo distratto notò il riflesso nello specchio.
Gli occhi rossi e lucidi, le labbra tremanti degli ultimi singhiozzi.
Il viso della sconfitta.
Quel pensiero la scosse più profondamente di quanto si sarebbe aspettata.
Aggrottò le sopracciglia guardando con aria di sfida lo specchio illuminato.
Lei non era certo una di quelle che si arrendeva.
Tra le sue doti e i suoi difetti c’era la testardaggine.
E anni ed anni passati a correre dietro i concerti di mezza Europa, le notti al freddo davanti i cancelli prima dello spettacolo, lo dimostravano.
Era tenace.
Aveva aspettato per un tempo infinitamente lungo la possibilità di incontrare davvero Jared, di parlargli senza filtri, di avere la sua attenzione.
Ed ora che era così vicina dall’avere molto di più di quanto avesse mai osato sperare non poteva certamente arrendersi.
Doveva lottare.
Per il suo sogno.
Si lavò nuovamente il viso e stavolta, una volta riemersa dall’asciugamani profumato, i suoi occhi trovarono lo sguardo determinato che si aspettava.
Tornò in camera, e indossando un fazzoletto di seta trovato sotto il cuscino che suppose essere una camicia da notte, si infilò sotto le coperte addormentandosi all’istante.


Jared guardò le donne nude nel suo letto.
Erano belle.
Ancora legate per il polso da un nastro di seta recuperato chissà dove che le costringeva a non allontanarsi l’una dall’altra per più di un paio di centimetri.
Dormicchiavano entrambe distese a pancia in giù, esauste dal sesso e dall’alcol.
E meno male che si era ripromesso di andarci piano, almeno per la prima sera.
Scosse la testa nel sano bisogno di sgombrare la mente prima di andare a dormire, eppure non poteva non pensare che era stato un peccato giocarsi una così bella carta proprio all’inizio.
Ma in fondo era giusto così.
I vizi peggiori andavano tolti per primi, così dopo sarebbe stato più facile rientrare nel ruolo di tenero, affezionato e fedele fidanzato.
Purtroppo nella sua prospettiva di coppia non erano previste scappatelle e menage a trois.
Aveva avuto ampia conferma che per far funzionare una relazione essere in due era già sufficientemente impegnativo senza dover mettere in mezzo altre persone.
Ed una donna che, come la gitana, poteva aver voglia di giochi con più partner non era decisamente la fidanzata che si aspettava.
Così come una che per sopportare la sua presenza avesse bisogno di litri etilici.
Reggendoli male oltretutto.
Si avvicinò al letto da cui si era alzato nella semplice prospettiva di bere un bicchiere d’acqua per scivolare lentamente tra i due colpi ancora caldi.
I visi vicini non erano del tutto rilassati, segno che una parte di loro, forse del tutto inconscia era ancora sveglia.
"eliminate"
Bisbigliò nell’aria tra i due profili.
Sentì solo un sospiro più profondo mentre usciva silenziosamente dalla stanza




N.D.A.

Mi preme di sottolineare che Meneguzzi NON è il tipo di cantante che seguo.

Ma la canzone era perfetta quindi... sfruttiamolo pure ;p

*Liberamente preso dalla mia "la bugia di un viaggio"

 

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Capitolo 5
*** Della Bellezza ***


"e a maggio il mondo è bello e invitante di colori
ma ancora sugli alberi ci sono solo fiori
che prima o poi si dice diverranno pure frutti
e allora tu che fai? golosamente aspetti,
aspetti che quel desiderio venga condiviso
io sono qui davanti che ti chiedo un sorriso,
affacciati alla finestra amore mio"
Senerata Rap -Jovanotti

"





La mattina dopo Monica ci mise più di qualche secondo per capire perché, al posto di una madre assonnata e un gatto ciccione, si ritrovasse a fare colazione in compagnia di sette ragazze più o meno vestite di diverse nazionalità differenti.
Alla sala delle colazioni l’aveva guidata l’odore di caffè e cornetti appena sfornati che sembrava invadere ogni stanza della villa.

Si era vestita con ciò che aveva trovato nell'armadio, l'abbigliamento più tranquillo che fosse riuscita a mettere insieme dalla valanga di vestiti griffati che riempivano la camera.


"secondo me le ha mandate via".
Monica sospirò recuperando una tazza pulita tra le decine che affollavano il tavolo imbandito.
Era ovvio che la discussione vertesse sulle uniche assenti.
La rossa gitana e la russa iscritta agli alcolisti anonimi.
La cinese, sventolando il suo croasaint come se non fosse del tutto intenzionata a mangiarlo esponeva alle ragazze interessate la sua personalissima teoria.
"Cosa ti fa esserne così sicura?" la rimbeccò l’indiana versandosi dell’altro tè.
Lin si spostò delle ciocche colorate dal volto per guardarla con aria saccente.
"E' mattina inoltrata e non sono qui. Sappiamo perfettamente che Jared non tollera di dormire con qualcuno tutta la notte …"
"Incredibile, non credevo che il gossip fosse arrivato a questi livelli".
Sette teste si girano verso il proprietario della voce che sorrise sornione avvicinandosi al tavolo con la stessa aria rilassata della sera prima.
Come se per lui fosse perfettamente normale svegliarsi la mattina e ritrovarsi a fare colazione con una schiera di ragazze vestito semplicemente della sua solita tenuta da notte. I pantaloni di seta nera e la schiena appena coperta dalla camicia lasciata volutamente aperta.
"Questo e molto altro" lo informò premurosa Zaritè stringendosi nelle spalle, "ma almeno così siamo preparate su cosa aspettarci … allora è vero che dormi così".
Jared si guardò distrattamente le gambe afferrando un cornetto vuoto.
"Solo in vostro onore signore, di solito dormo nudo".
La norvegese si soffocò con il caffè tossendo poco delicatamente il liquido e creando una risata sghignazzante da parte del cantante.
Monica fu felice di non aver ancora bevuto il suo o avrebbe fatto la sua stessa misera fine, anche se lei la pensava come Jared: a letto meno vestiti si aveva e meglio era.
"In ogni caso, le nostre amiche sono appena partite, quindi non datevi pena per loro. Preoccupatevi piuttosto di prepararvi, la giornata è ancora molto lunga."
Jared sorrise alle sue ragazze, ancora sorprese ma sicuramente molto più sveglie.
La giapponese gli si avvicinò con un sorriso timido sulle labbra.
"Caffè?"



"Perché ti tingi i capelli di questi colori osceni?" chiese l’indiana a Lin.
La cinese si aggrappò ad una ciocca rosa confetto per guardarla concentrata.
"Per lo stesso motivo per cui lo fa Jared suppongo" rispose poggiando lo sguardo sul cantante visibilmente divertito.
L’uomo si passò una mano tra i capelli, un inspiegabile biondo stinto che invece di penalizzarlo gli alleggeriva lo sguardo chiaro.
"Ne sei sicura?" chiese indagatore, "dimmi la tua teoria e io ti dirò la mia" le suggerì.
Lin si chinò a raccogliere un fiore dal prato sotto i suoi piedi. Erano finiti a passeggiare in giardino.
Il fiordaliso dei suoi capelli era solo un’altra macchia di colore tra l’arcobaleno dei suoi capelli.
"Perché mi fa stare bene. E non importa cosa sia successo il giorno prima, o cosa abbia sognato la notte, perché il mattino posso alzarmi e ridere davanti lo specchio. Perché non c’è nulla di meglio che una macchia di colore nella vita … Anche solo accidentale".
Jared chinò il capo in un gesto di rispettosa accondiscendenza.
"Ottimo" si complimentò, la ragazza gli sorrise."ma c’è di più … chi riesce ad indovinarlo?" chiese il cantante rubandole il fiore tra i capelli per rigirarlo tra le dita.
Una serie di mani scattarono verso l’alto come un’interrogazione di secchioni.

"Perché adori cambiare"
"Perché sei in debito con il parrucchiere"
"Perché devono abbinarsi con i vestiti"
Jared rise, stavano bluffando.
"Per coprire i capelli bianchi"

Il cantante guardò una ragazza aggrottando le sopracciglia, l’aria contratta di chi sta per arrabbiarsi.
"Io non ho i capelli bianchi"

L’iraniana si fece piccolissima, consapevole di aver detto troppo, ma Jared scoppiò a ridere della sua aria terrorizzata.
"Stavo scherzando" la consolò accennando ad una linguaccia, "anche se ne avessi, con tutte le tinte che ho provato sarebbe difficile trovarne uno".

Le ragazze risero un po’ tese guardandosi l’una con l’altra.
Tra di loro un’unica domanda sospettosa. Quanto avrebbero potuto osare? Fino a che punto avrebbero potuto spingere la loro curiosità, l’interesse di conoscerlo e allo stesso farsi conoscere senza rischiare di essere mandate via?
L’inquietudine serpeggiò un attimo di troppo, quello che concesse a Lin di approfittare del blocco delle altre ragazze e avvicinarsi impunemente a Jared, per cercare scherzosamente di riprendersi il suo fiore. Piccola e magra saltellava allegramente intorno al cantante che di rimando la teneva a bada con l’allegria controllata di un giocattolo vivo, lasciando la domanda prolungarsi nel tempo.
"Solo se avrai trovato la risposta esatta bambolina" le ricordò ridendo tenendo alto il premio.
"E' solo per ricordarci quanto sei bello vero Jared?" le sorrise la cinese stringendogli la vita nel vano tentativo di arrampicarsi su di lui.

"Non ha bisogno di essere bello" scandì una voce estranea.

Jared puntò il suo sguardo sull’unica che non aveva ancora aperto bocca.
L’italiana lo osservava a sua volta con espressione compunta e le mani torturate come unico segno di imbarazzo.
"Ti tingi i capelli di colori improbabili perché devi dimostrare a te stesso, e al mondo, che non hai bisogno di essere attraente per avere ciò che desideri. Che per avere successo non ti è stato indispensabile, che ce l’avresti fatta comunque, che ce la farai comunque. Qualsiasi aspetto tu possa avere, con i capelli rossi, rosa o blu, saresti riuscito comunque nei tuoi intenti, perché … hai talento …"
Jared la fissò stupito con le sue iridi grigie e Monica, nonostante tutto riuscì a sostenerne lo sguardo, perché sapeva di avere ragione.
Il cantante le sorrise e la ragazza si ritrovò a rispondergli con uguale complicità, lasciando nascere senza volerlo il primo vero contatto tra loro due.
Un grugnito d’insoddisfazione li distrasse, riportando l’attenzione su Jared, sul suo corpo, al quale, ancora avvinghiato, stava la ragazza. Per nulla intenzionata a lasciarlo andare.
"Hai una risposta migliore bambolina?" le chiese esasperato dall’espressione da cartone animato contraddetto che aveva assunto Lin.
La ragazza aggrottò ancora di più le piccole sopracciglia prima di illuminarsi radiosa quanto le sue mechesh giallo canarino
"Perché hai una relazione tormentata con i puffi!" esclamò convinta.
Jared scoppiò a ridere, cingendole le spalle con un braccio.
"Ovviamente" le confermò esasperato trascinandola via dal gruppo, sorpassando le altre ragazze e sfiorando appena l’italiana senza degnarla di uno sguardo.
Monica sospirò, aspettando che le sagome di Jared e della cinese sparissero dietro un angolo della villa prima di sollevare la mano che aveva accidentalmente toccato, per un breve secondo, quella di Jared.
Incastrato tra le sue dita, c’era il premio del gioco, il fiore stropicciato di una domanda senza risposta.

Jared si guardò nello specchio del bagno.
Controllò il suo profilo migliore, la lucidità chiara dei suoi occhi e persino la forma del naso.
Quasi a costatare che fosse tutto a posto, che fosse ancora lui.
Che la maschera fosse intatta.
Perché per un lungo attimo quel pomeriggio, mentre fissava gli occhi carichi di verità di quella ragazza si era sentito troppo esposto.
Quasi nudo.
E non come era in quel momento, privo di vestiti, ma sprovvisto realmente di qualche barriera che lo deformasse agli occhi del mondo come da abitudine.
Si passò i palmi sulla fronte, scombinandosi qualche ciocca di capelli, per ora, di un colore relativamente normale.
Era stato un caso, sicuramente il destino beffardo aveva dato un attimo di illegittima saggezza a quella ragazza che in una frase aveva riassunto la sua opinione sulla sua bellezza.
Scosse la testa al suo riflesso e si girò compiaciuto notando un’ombra in più sulla porta lasciata volutamente aperta.
La piccola cinese indossava un vestitino delizioso di taffetà e nastri, codini sottili e sorriso malizioso tra le guance arrossate.

"Vieni bambolina" le sussurrò Jared avvicinandola."andiamo a giocare".

 

N.D.A.

Se qualcuno se lo chiedesse ... il titolo del capitolo è di un libro straordinariamente sfumato di Zadie Smith. Che consiglio a tutti quelli che vorrebbero farsi turbare da un romanzo ;)

(non fatelo vi prego!) ;P

Come sempre senza il betaggio della mia unica e incredibile Monica tutto questo sarebbe solo uno strano trafferuglio (ma quanto la adoro? *.*)

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Capitolo 6
*** Chocolate ***


 

sei bella, ti lasci guardare
con te non c'e' niente da fare

nascosta dai lunghi capelli
tu balli, ma i gesti son quelli
bambina, ti voglio, ti sento
ti muovi, mi sfuggi, mi arrendo

un bacio al cioccolato io te l'ho rubato

-Gelato al cioccolato - Pupo

 

 

Jared era sparito.
O almeno così cominciavano a supporre le ragazze all’interno della villa.
Dalla sera prima quando era sparito con Lin non si era fatto più vivo. Aveva lasciato loro uno strano bigliettino in cui chiedeva di non preoccuparsi per la sua assenza, perché era più vicino di quando potessero immaginare e di occuparsi da sole della cena perché aveva dato la giornata libera al personale.
In effetti non c’era nessuno in giro per la villa e le ragazze annoiate si erano ritrovate a pasticciare in cucina senza molta convinzione, buttandosi sui loro piatti preferiti più per sopportare la fame che per stupire qualcuno.
"Allora, cosa si mangia di buono oggi?" domandò Jared entrando di soppiatto in cucina.
Sofia spaventata rovesciò la sua fonduta di formaggio sul fish and chips di Alice provocando un disastro sul piano di marmo. Sembrava che la ragazzina non riuscisse a sopportare la presenza di Jared senza combinare qualche disastro.
Il cantante ridacchiò arretrando.
"Troppo entusiasmo bambina" le sorrise Jared accondiscendente mentre l’inglese cercava di salvare un bastoncino di pesce dalla marea di formaggio fuso.
"Perdonala, vederti dopo tutto questo tempo deve averla shockata" la scusò Kamala porgendogli un bicchiere di vino rosso, Jared lo accettò per galanteria lasciandola proseguire in un discorso studiato, "temevamo di averti perso Jared, dove sei stato oggi?"
Il cantante giocherellò con il vino dentro il bicchiere rotondo prima di rispondere.
"Avevo da fare … e poi non vorrei abituarvi male: la mia vita è un continuo spostarsi lo sapete. Potrei sparire da un secondo all’altro senza lasciare traccia ne spiegazione …"
"Come la nostra amica dagli occhi a mandorla?" suppose indiscreta l’indiana.
Jared sorrise alle sue mani, apparentemente concentrato su altro, "Ah già … la bambolina di porcellana … non mi andava più di giocare" si scusò stringendosi nelle spalle in modo poco credibile, "dimenticatela" sorrise indulgente posando il bicchiere sul tavolo e spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Kamala colse l’invito bevendo il suo vino in un brindisi silenzioso mentre Jared dava un’occhiata al piano di marmo ingombro di cibo.
"Facciamo così … ora esco da questa stanza e torno tra …" mormorò sovrappensiero, "cinque minuti … il tempo di farmi trovare una cena dall’aspetto sensuale con quello che avete preparato ok?", domandò sornione uscendo dalla stanza prima che le ragazze potessero ribattere in qualche modo.
Monica si guardò intorno.
Nessuna di loro, nella prospettiva di mangiare da sola aveva preparato qualcosa di afrodisiaco e la sua pizza era davvero poco sexy anche se, sospettava, particolarmente buona.
Sospirò desolata mentre tutte le concorrenti alla gara cercavano di rendere vagamente raffinata la loro cena.
Tutte, tranne Sayuri che, senza perdere un minimo della sua grazia, si issò sulla lunga penisola di marmo che fungeva da tavola e cominciò a spogliarsi.



Jared tornò dopo 300 secondi esatti, aspettandosi di trovarsi come minimo una baraonda di condimenti volanti. Invece si immerse nel il silenzio, le ragazze con i loro piatti accomodati alla meglio sui piatti di portata con gli sguardi stranamente bassi.
E non ci mise molto a capire perché.
Sull’angolo più estremo la giapponese riproponeva in versione casalinga quella che era la nuova moda nei circoli più viziosi dell’oriente.
Sayuri, in intimo di seta, liscio e sfuggente sul suo corpo seminudo, reggeva sulla pelle chiara piccoli delicati bocconi di sushi.
Jared le sorrise raccogliendo con nonchalance un cubetto di riso con due dita e portandoselo alle labbra.
" Appetitoso"



Monica non riusciva a dormire. Erano intere mezz’ore che si rigirava nel letto nella speranza di tuffarsi in qualche bel sogno.
Senza risultato.
Il sorriso indiscutibilmente attraente di Sayuri gli baluginava ancora davanti, perfettamente consapevole che la giapponese aveva carte di qualità in quella partita.
Forse, aveva persino la mano vincente che le avrebbe concesso molto di più di una notte soltanto.
Jared l’avrebbe apprezzata, ne era sicura.
Sbuffando, getto via le coperte finalmente decisa ad alzarsi. Se doveva perdere del tempo senza riuscire a dormire tanto valeva fare qualcosa che la distraesse.
Almeno abbastanza da non pensare a quello che Jared stava indubbiamente facendo nell’ala ovest della villa.




Jared era affamato.
La sua gara culinaria era stata senza dubbio interessante ed aveva avuto ottimi risultati vista la bella orientale che gli aveva guarnito il letto fino a qualche minuto prima.
Ma dal punto di vista pratico, quello nutrizionale, era stato un fiasco.
La giapponese aveva finito per imboccarlo con sushi vegetariano di riso e verdure che, invece di saziarlo, lo avevano nauseato presto, riducendolo a chiedere una serie di brindisi a base di sakè fin quando aveva ottenuto ciò che desiderava.
Adesso i metri di stoffa lucente del suo obi erano sciolti in un nastro fluido ai piedi del letto mentre la ragazza perdeva tempo nella preparazione di un bagno per entrambi nella stanza accanto.
O almeno così l’aveva lasciata, prima di infilarsi qualcosa e uscire dalla stanza, dimenticando lo scroscio d’acqua e il canticchiare sommesso della giovane mentre incespicava nel buio alla ricerca della cucina tra le stanze vuote della villa addormentata.




Monica stava attenta a sciogliere il cioccolato per la copertura finale del dolce.
Sapeva per esperienza che in cucina nulla era importante quanto cogliere l’attimo.
Aggiungere un ingrediente, mescolare con cura, abbassare la fiamma … piccoli accorgimenti che portavano alla fine a rendere il cibo non solo buono ma anche invitante. In quel momento, con la fusione del cioccolato in atto, sapeva di non potersi distrarre.
Così concentrata sul calore ottimale del liquido scuro da non accorgersi dell’ombra nascosta all’angolo della porta.
Jared per una volta evitò di spaventarla, restando silenzioso e immobile mentre la ragazza colava sulla torta intiepidita una crema scura dall’odore inconfondibile.
Era stupefacente come riuscisse a coprire la superficie porosa del dolce senza perderne una goccia, con movimenti morbidi del polso.
"Cosa fai di bello?".
Monica sobbalzò, felice di aver già posato il pentolino accanto a lei.
"Una torta?" mormorò titubante quasi anche lei si aspettasse una conferma.
"Vedo" assentì Jared sornione, accomodandosi al tavolo, "ha un nome?" domandò curioso guardando gli strati sottili di pan di spagna scuro ricoprirsi lentamente di cioccolato liquido.
Monica deglutì pesantemente cercando di recuperare la voce, "Black davil".
Jared sorrise interessato, "Nome attraente ... ha qualcosa a che fare con me?".
La ragazza si lasciò scappare un sorriso oltre il nervosismo, "Megalomane" sussurrò alla torta togliendo un eccesso di crema e osservandola soddisfatta, posizionandola meglio al centro del bancone.
Jared la osservò compiaciuto, i gomiti poggiati sul bordo e il volto tra le mani mentre Monica toglieva la maggior parte dei recipienti utilizzati tranne uno contente ancora un po’ del ripieno. Vi poggiò un cucchiaino accanto prima di sospingerlo verso Jared che, riconoscente, mangiò la crema senza preoccuparsi dello sguardo instancabile di Monica su di lui.
Ci mise qualche secondo in più del necessario per terminare la coppetta, pulendosi con lentezza studiata le labbra con la lingua e lasciando alla ragazza giusto il tempo di perdersi in qualche fantasia poco casta prima di inchiodarla con un’occhiata profonda.
"Io credo" propose Jared poggiando la ciotola e alzandosi in piedi per girare intorno al tavolo, "che ci sia un profondo legame tra ciò che mangiamo e ciò che siamo".
Monica incrociò istintivamente le braccia intorno al corpo all’avanzare di Jared, pur non muovendosi di un passo.
"E' per questo che ti nutri di foglie e fiori?" chiese falsamente sarcastica, "finirai per trasformarti in un elfo dei boschi Jared" lo ammonì scherzosamente puntandogli contro un dito ancora sporco di cioccolata.
Jared le sorrise di rimando, afferrandole la mano protesa verso di lui e portandosela al viso, trattenendola per il polso.
"L’immagine è carina … ma non è esattamente la creatura che avevo in mente" le sussurrò vicino la pelle sensibile del polso scoprendo i denti in un sorriso audace.
"Lo so …" riuscì a sussurrare Monica adesso che il respiro del cantante le si infrangeva sul palmo aperto, "ma è strana la definizione di vampiro per uno che non riesce a mangiare nulla che sia stato vivo" ribatté caparbia, decisa a non cedere alla tentazione di flettere le dita e sfiorare quel volto.
Jared sorrise, accondiscendente, "Il sangue del vampiro non ha nulla a che fare con la carne Monica" la istruì seducente, "c’entra piuttosto con la pelle", rimase sospeso con le labbra ad un millimetro dalla sua mano prima di guardarla nuovamente negli occhi, "con la caccia … la sete … il sesso".
Gli occhi di Monica stranamente decisi lo fissavano imperterriti.
"Il sesso non sa di sangue Jared".
Il cantante la osservò sorpreso. Di certo non si era aspettato una risposta del genere, una così aperta contraddizione ai suoi pensieri.
Sorrise spiazzato, la mano della ragazza ancora intrappolata nella sua, "Hai ragione" si ritrovò a sussurrare, "forse sa di cioccolato".
Abbassò lo sguardo, ritrovandosi ad osservare le dita di Monica, coperte a tratti del cioccolato scuro con cui aveva coperto la torta: erano piccole e sembravano morbide.
Fatte apposta per essere carezzevoli.
Abbassò le labbra su di lei e l’assaggiò.



Monica aveva sempre considerato le sue mani utili.
Forse le sue non erano particolarmente capaci, o belle, ma sicuramente sapevano fare qualcosa. Mai nulla di straordinario come quelle di Jared, che riuscivano a tirare fuori da una chitarra emozioni ignote persino a se stessa, ma almeno erano capaci di saggiare la consistenza giusta per la pasta dei biscotti, e mescolare con cura una crema pasticcera.
Ma in sostanza non avevano mai fatto nulla di particolarmente spettacolare.
Almeno per meritarsi le labbra di Jared Leto posate sui polpastrelli, la sua lingua leggera contro la pelle di ogni dito e il morso leggero dei denti quando decideva di dedicarsi ad un’altra falange.
Monica stava impazzendo.
Le ginocchia ad un passo dal cedere del tutto e lasciarla rovinare a terra o addosso a lui, la ragione dispersa in angoli remoti in cui la bocca di Jared non era impegnata a procurarle brividi di assoluta perdizione semplicemente leccandole le dita.
Non sapeva quante volte nella vita avesse immaginato avere quelle labbra su di se, ma di una cosa era sicura: quel momento superava di gran lunga qualsiasi fantasia delirante.
Jared si concesse un altro secondo per osservarla con gli occhi lucidi e le guance in fiamme prima di abbandonarle la mano con un ultimo bacio sul palmo e avvicinarsi sorridente.
La ragazza con le labbra schiuse lo fissava ancora sbalordita.
Jared la osservò compiaciuto prima di poggiarsi solo per un attimo su di lei e lasciarle un ricordo di cioccolato sulla bocca.
Monica lo sentì tremare un attimo soltanto prima di vederlo ritrarsi con una mossa di scherno, quasi infantile e andare via. Girandosi di spalle per sparire nel buio della notte.



Jared salì di corsa gli ultimi gradini fino alla sua camera da letto. Si fermò un attimo a riprende fiato contro la porta scura con un pensiero martellante in testa.
Lo stesso che l’aveva fatto tremare un solo misero istante mentre il sapore del cioccolato si fondeva con il gusto naturale delle labbra dell’italiana.
Nessun colpo di fulmine questo era certo.
Nessuna rivelazione improvvisa di eterna appartenenza.
Eppure …
Eppure una parte di lui, aveva vibrato prepotentemente a quel sapore sulla sua bocca.
Come un ricordo tenuto in sordina improvvisamente riaffiorato.
L’eco di qualcosa di passato che aveva con se anche uno strano riflesso del futuro.
Una torta, Echelon al freddo dopo un concerto troppo a nord persino per lui, la neve, degli occhi scuri che lo fissavano imploranti di prendere quella piccola cosa che per lei significava tutto. Un dono incartato da fogli lucidi.
"Stupido" mormorò a se stesso ricomponendosi, "non è nulla di importante" si impose premendo a fondo la maniglia ed entrando nei suoi appartamenti.
Sayuri avanzò verso di lui avvolta da una morbida vestaglia, appena uscita dal bagno.
"Pensavo non tornassi più …" gli sussurrò attraente avvicinandosi a lui.
Jared la prese tra le braccia, profumava delicatamente di fiori di loto e ginseng.
La ragazza approfittò della vicinanza per sfiorare le labbra di Jared e scioglierlo in un bacio lento, ridacchiando leggermente al termine del contatto.
"Non immaginavo amassi la cioccolata Jared san".

N.D.A.

hem .... neanche a dirlo IO ho una fissazione per il cioccolato, ma come Monica insegna, non si è mai troppo patiti di questa sostanza ;)

Vorrei rispondervi, davvero ... ma avete idea di quando spoilerei????

Intanto mi congratulo con voi per aver trovato tutti qualche traccia ... anche se alla fine questa storia sembra l'incrocio tra "il grande fratello" e "tutte pazze per Jared"  

-.-"

Che dirvi ... alla prossima? :P

 

PS:

Ah! per la cronaca, quello che fa Syuri non è una mera invenzione del mio cervello.

Esiste davvero, e si chiama body-sushi. basterà googlarlo per farvi un'idea ;)

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Capitolo 7
*** Attore prêt à porter ***


 

 

"E ora sto con te e non devo recitare."

I Love You Baby

Due di picche

 

 

 


Quando Monica e le altre ragazze entrarono nel salone l’indomani mattina dopo una colazione relativamente tranquilla senza la presenza della sushi-girl si stupirono poco di trovare Jared da solo.


Un po’ di più di vedergli addosso quella che era indiscutibilmente la tenuta da guerra già vista in Alexander.
Qualcuna delle ragazze ridacchiò divertita, mentre a Monica venivano in mente l’infinito numero di fan fiction che avevano tratto da quel film. Molte ragazze avevano finito per dissociare i personaggi dagli attori così adesso le storie di Jared gay e soprattutto tacitamente fidanzato con Colin erano entrate persino nella sezione dedicata ai mars.
Scosse la testa rassegnata.
Alcune erano davvero interessanti e molte scritte bene, ma lei non avrebbe mai capito perché privarsi anche solo fantasiosamente di un Jared etero e magari disinibito.

Nel frattempo Efestione si stava cimentando nella posa dell’eroe da più di qualche minuto, aumentando considerevolmente il numero di risolini da parte delle donne in sala.

“Benvenute nobili fanciulle” esordì con un inchino più appropriato al tardo 700 che alla magna Grecia. “oggi mi farebbe un immenso piacere discutere con voi della mia passione per il cinema” sorrise delicato liberandosi del cinturone della spada e sedendosi con disinvoltura su una poltroncina.
Le ragazze lo imitarono al meglio accomodandosi un po’ ovunque vicino a lui.
“Io ho sempre amato la macchina da presa” sorrise seducente a Kamala.

“Ce ne siamo accorte mr Cubbins” gli rispose con deferenza l’indiana, “anche se sarebbe meglio dire che è la telecamera ad essersi innamorata di te”.
Alice ridacchiò divertita abbastanza forte da richiamare l’attenzione,”E tu, mia cara, la pensi come lei?”.
La bionda inglese si tirò indietro i capelli prima di rispondere sorniona, “Non saprei, in genere la tua presenza mi distrae abbastanza dal film da perderne il senso”.
Jared scosse la testa fintamente dispiaciuto, “ Un peccato … ci metto tanto di quell’impegno. Anche in progetti in cui non sono protagonista, regista e tecnico dell’audio”.
Valeriè alle spalle di Monica sbuffò sonoramente. Quasi infastidita.
Jared, da perfetta prima donna della situazione si accorse immediatamente della critica silenziosa abbandonando la sedia e andandosi a sistemare davanti l’iraniana.
“Non dirmi che non ti piaccio come attore” la provocò con le mani poggiate ai fianchi in segno di sfida.
“Non saprei” ribatté guardandolo con aria indifferente, “io non ho mai visto un tuo film”.
Jared boccheggiò davanti una tale eresia.
“Neanche uno?” chiese tirato incredulo davanti la conferma della ragazza.
“No mi dispiace … perché, ne hai fatti tanti?” domandò sadica di rimando.
Jared si prese qualche secondo di profondo respiro prima di voltarle le spalle e rivolgersi alle altre donne nella stanza.
“Ne ho fatti tanti?” domandò a tutti e a nessuna in particolare.
Kamala ridacchiò divertita, “20?”.
Jared scosse la testa deluso, “Perché ne dimenticate sempre uno?”.
Un mormorio preoccupato invase la sala mentre mentalmente ogni una delle ragazze contava i film all’attivo di Jared.
“Perché ne 'Gli anni dei Ricordi'  non hai una vera e propria parte” si lasciò sfuggire Monica a voce alta.
Jared si accarezzò il mento con un gesto distratto ricordando a se stesso di mantenere la calma.
“Davvero?”
Monica assentì con la testa lasciando che un sorriso le scivolasse sulle labbra, “Non è neanche citato in wikipedia^ "gli ricordò trattenendo una risata.
Jared la guardò irritato ma Monica si era già lasciata sfuggire altro.
“E poi, secondo me, come attore sei indigeribile”.
Il volto di Jared andò a fuoco.
“Come prego?” chiese sibillino l’attore punto sul vivo.
Intorno a lei le ragazze trattenevano il fiato davanti ad un tale affronto, ma Monica supponeva che a Jared tanti complimenti e nessun interesse davano fastidio.
Tanto valeva dirgli la verità.
E poi c’era una questione che avrebbe voluto chiarire da sempre.
“Sì mi hai capito, credo che tu sia la piaga di ogni regista che si rispetti” ridacchiò ripensando a come le manie di Jared potessero rendere impossibile qualsiasi scena anche solo vagamente non di suo gusto.
“Perché dici così? Entrare nel personaggio per me è fondamentale, mi cambia la vita, mostrandomi parti del mondo e di me stesso che non avrei mai immaginato prima”, ribatté tra il seccato e il preoccupato.
Possibile che la ragazza non si rendesse conto di quanto impegno ci fosse dietro ogni parte?
Dentro ogni film.
“Ci credo” lo confortò Monica tornando seria, “ma quale personaggio porti sul set Jared? L’attore? Il cantante? La celebrità?”.
Il dubbio si insinuò tra loro mentre Jared tornava come sempre a fare i conti con se stesso.
“Che vuoi dire?”
La ragazza sospirò tirandosi indietro una ciocca da volto, “Intendo, quale parte di te porti sul palcoscenico e quale riesce ad uscirne indenne ... Quanto c’è di tuo nei tuoi film, e quanto di costruito in quello che ci stai mostrando in questi giorni?”.
Jared la osservò scuro mentre Monica quasi pentita dalla domanda ebbe la pessima idea di dirottare la conversazione ad un altro punto di curiosità.
"E poi … beh, in Mr Nobody era piuttosto evidente il tuo zampino”
“Eh?”, il verso di assoluta sorpresa di Jared stonò non poco il perfetto ragionamento che ne seguì.
“Ma dai! Tutti i riferimenti impliciti alla band! Ad un certo punto mi stava quasi sembrando uno spot pubblicitario” rispose sarcastica, “ – puoi contare su me e su Marte-“ recitò annoiata, “e quell’altra? Oh è stata impagabile! – sono venuta a studiare la reale distanza tra la terra e Marte”.
“Quindi secondo te ho appositamente cambiato le battute del copione nonché l’idea originale del film solo per farmi un po’ di pubblicità gratis?” domandò sospettoso Jared posandosi con disinvoltura ad una sedia senza lasciare gli occhi di Monica.
“No, dico solo che è improbabile tutta questa passione per Marte, per il tempo e per la costante rinascita in un film dove, guarda caso, tu sei il protagonista”. Elencò la ragazza tenendo il conto sulle dita di ogni casualità.
“No”
“come sarebbe a dire no?”
Jared incrociò mollemente le braccia sul petto prima di rispondere.
“Il protagonista non sono io. È il bambino”.
Monica lo guardò con sospetto prima che Jared le concedesse una risposta.
“Sai, piccolo con gli occhi azzurri? È lui il protagonista. Se sbobini il film e conti i fotogrammi, ti accorgerai che l’uomo, il bambino, l’adolescente e il vecchio sono pressoché identici in tempistica” sorrise tranquillo. “l’intero movimento del film si basa su quell’unica scelta compiuta da quel bambino. Tutto ruota intorno  a quell’unico momento. Quindi questo fa di lui il vero protagonista”.
Monica rimase interdetta, non rispettava le manie di prima donna di Jared fare un film che quantomeno non gli proponesse più battute.
“se te lo stessi chiedendo ti dirò che lo sapevo quando ho accettato la parte. Ho letto l’intero copione quando me lo hanno proposto e nonostante ti sembri strano la parte di Marte era già scritta quando decisi di partecipare. È stato un caso, un fortuito destino e una libera scelta. Ma ciò non toglie che quel film è stato molto importante per me”.
Monica si concesse di arrossire imbarazzata mentre abbassava il capo. Forse Jared non era poi così palesemente divorato dall’egocentrismo come aveva sempre sospettato.

O forse no.

“Ma considerando che tu interpreti sia l’uomo che il vecchio è inevitabile che a te tocchino più battute e quindi più fotogrammi” si lasciò sfuggire Monica mentre Jared le girava le spalle, certo di averla spuntata.
Il cantante respirò provato, era stancante avere a che fare con qualcuno che, come lui, pretendeva di avere l’ultima parola su un argomento.


Le fece un gesto disinvolto della mano per scacciare qualsiasi pensiero funesto e il suo sguardo ricadde sulla bella indiana che, recuperando la spada che aveva prontamente abbandonato su una poltrona ne osservava la fattura.
Il cantante le sorrise di rimando avvicinandola, “Mi hanno detto che ti intendi di cinema” osservò senza domandare posando nuovamente l'attrezzatura di scena.
La donna gli sorrise alzandosi per compensare il dislivello.
“La mia casa di produzione si occupa di parecchi lungometraggi se è questo che intendi”, gli sorrise complice.
Jared scosse il capo divertito, “Quindi un’infinità di musical” le ricordò adducendo alla tematica principale di ogni film indiano che si rispetti. Balletti e allegre canzoncine.
Kamala si strinse nelle spalle strette nel sari colorato, “Quello che basta … il fatto è che noi preferiamo la felicità ai drammoni a cui ti presti volentieri ogni volta … anche se ammetto che hanno il loro fascino se sei tu ad interpretarli”.


Jared la avvicino con un gesto repentino del braccio, facendo aderire il suo corpo al suo.


"Sai una cosa?" bisbigliò ad un centimetro dal suo viso ambrato, "sei la ragazza più bella che io abbia mai conosciuto".
"davvero?" mormorò Kamala guardandolo negli occhi.
Un silenzio carico si impose sulla stanza, mentre l'attore sfiorava con una carezza leggera la guancia della donna.
"L'ho pensato appena ti ho vista" le assicurò lasciandosi catturare le dita dalla piega morbida delle sue labbra.
Kamala sorrise tra se, mentre un'altra luce le illuminava lo sguardo.
 "Sei così dolce Harry".
Monica sentì una strana stretta comprimerle il cuore.
Dell'illusione.
Della straordanaria bravura di Jared nell'entrare così facilmente in una vecchia parte e renderla comunque reale e fresca.
Benchè la regazza davanti a lui non fosse l'attrice designata.
 
"Me l'avevano detto anche altre persone" continuò l'indiana, "ma non significava niente ...", lasciò che un dito percorresse in lunghezza l'avambraccio di Jared stretto intorno alla sua vita.
 
l'uomo poggiò dolcemente il naso contro il suo in una distanza minima da percepire.
 
"Sai ... con una come te credo che riuscirei a fare funzionare tutto".
 
Le parole dell’amato si persero sulle labbra di Jared lasciando le donne basite e portando Kamala a sporgersi abbastanza da assaggiarle in un bacio.

“questo non era nel copione” si difese Jared fissandola negli occhi.
La donna sorrise senza accennare a lasciarlo, “ho sempre detto che c’era qualche modifica da fare nella storia” gli sussurrò di rimando.

La stretta di Jared si fece più possessiva intorno alla sua vita mentre voltava il viso verso le ragazze basite a qualche metro da loro.
“Potete ritirarvi”, un sospiro di delusione mentre Jared tornava a guardare l’indiana completamente concentrato.
“fine della proiezione per voi” assentì deciso,“il resto della scena si gira a porte chiuse”.



Jared rotolò stanco sulla parte destra del letto.
Sudato e leggermente ansante dopo l’amplesso, Kamala accanto a lui socchiudeva gli occhi cercando il suo braccio a tentoni.
Il cantante glielo lasciò fare, ancora stravolto dall’orgasmo, ormai certo che l’India fosse davvero una procreatrice di belle donne con cui apprezzare il loro libro più famoso. #
Kamala accanto a lui riuscì a recuperare abbastanza fiato da riaprire gli occhi e guardarlo con un sorriso malizioso sul volto.
“Ti è piaciuto Vitaly*?”.
Jared si irrigidì leggermente e Kamala lo notò perché aggiunse precipitosamente una spiegazione.
“sai, mi è sempre sembrato il ruolo in cui sembravi più portato per … questo” spiegò accennando ai loro corpi ancora stesi.
Jared arricciò il naso infastidito.
“no?” domandò confusa la donna, poi un pensiero le sfiorò la mente facendola sorridere nuovamente, “non importa” si consolò, “li proveremo tutti fino a trovare il migliore”.
Jared si girò su un fianco per guardarla senza far trasparire nessuna emozione.
“pronto a riprovare la scena Toby**?”.
Jared le sorrise di rimando, indossando la sua maschera preferita.


Era solo un ruolo.
Solo una parte.
In fondo, una misera comparsa.
La donna nuda davanti a lui giaceva addormentata e per Jared non era altro che una battitura in più su un copione troppo logoro ormai.
Chiuse gli occhi un secondo, alla disperata ricerca dell’ultima persona che si fosse rivolta a lui.
Non al personaggio, sul palco di un concerto o dietro le quinte di un film.
Ma a lui, a Jared Joseph Leto.
Alla persona che in fondo inventava nomi solo nella segreta speranza che, come nella leggenda di Tremotino, trovando quello vero si annullasse la magia. §
E lui tornasse ad essere solo se stesso.
La donna si svegliò quel poco che le serviva per tastare il letto vuoto accanto a se.
“Nemo, torna a dormire”.
Jared si lasciò scappare un sorriso triste mentre tornava ad essere nessuno ***.

 
 
Note:
^una piccola bugia. il film è ovviamente citato in wiki ;p
#accenno al Kamasutra che come saprete è un libro nato in india.
§ Tremotino  è un personaggio fantastico delle fiabe dei fratelli Grimm che stringeva patti con gli esseri umani per gabbarli e ottenere tramite un contratto la loro vita. A meno che essi non avessero scoperto il suo nome prima della scadenza del patto stesso. (Si è anche l'omino col testone in Shrek)
*Vitaly per chi non ricordasse è il nome del personaggio che Jared interpreta in ‘lord  of word’
**Toby è quello di ‘Ragazze interrotte'
*** ho fatto un gioco di parole (ma quanto sono idiota) Nemo è ovviamente il protagonista di mr Nobady che significa appunto ‘nessuno’

N.D.A.

Voi non avete idea di quanto sia stato divertente scrivere questo capitolo ;P

E sopratutto QUANTO sia stata indispensabile la mia bella Monica.

Vi dirò soltanto che la sua Jareddite acuta ha salvato il capitolo da errori madornali ;)

Che dirvi... GRATZIE GRATZIE GRATZIE!!!!

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Capitolo 8
*** Ninna nanna ***


"una canzone d'amore, per farti ricordare

una canzone d'amore

per farti addormentare"

-una canzone d'amore- 883

 

 

 

Jared sembrava un poltergeist con troppa voglia di scherzare.

Almeno era quello che Monica si ritrovò a pensare quel giorno.

Appariva, scompariva, tornando da chissà quale strano impegno scombussolando in maniera evidente lo strano equilibrio che le ragazze cercavano di mantenere in casa occupandosi ognuna di qualcosa che potesse tenerle impegnate, mentre Jared, con assoluta noncuranza, si insinuava tra i loro movimenti creando scompiglio.

Monica era tornata in cucina nella speranza che dei muffin ai frutti di bosco la distraessero abbastanza da non accorgersi del cantante che, senza nessun pudore, girava per casa mezzo vestito a fare domande assurde e chiunque si trovasse a tiro.

Senza neanche ascoltare realmente le risposte poi.

Lasciando semplicemente un punto di domanda in sospeso tra le donne e restandole a fissare sarcasticamente mentre cercavano di non perdere il filo del discorso davanti i suoi occhi divertiti.

L’italiana sbuffò un po’ più forte quando Sofia, che aveva stranamente deciso di aiutarla, fece cadere una delle ciotole piene di farina per terra, alzando una nube candida che le avvolse entrambe, nascondendo un altro corpo che Monica intuiva essere la causa della disattenzione.

La Norvegese era incapace di mantenersi calma appena la voce di Jared le sussurrava a tradimento qualcosa in un momento di quiete. Un fastidio che a Monica tornava utile, perché le dava il tempo di riprendersi abbastanza da affrontare Jared con finta tranquillità.

Come se a lei non facesse nessun effetto.

“Attenta bambina” borbottò divertito mentre la biondina arrossiva chinandosi per rimediare al disastro che aveva combinato.

Monica si strinse nelle spalle rassegnata mentre Jared sorridente si issava a sedere sul bancone di marmo solo per il piacere di spizzicare tra gli ingredienti del dolce.

“Dovrei cucinare anche te sai?” lo rimbrottò mentre il cantante rubava qualche mora da una ciotolina di ceramica blu.

“Ne verrebbe qualcosa di squisito non trovi?” le rispose leggero continuando a giocare con una ciliegia tra le labbra.

Monica si concesse di guardare dentro la terrina dell’impasto pur di non cadere in tentazione.

“Mi dispiace”, gli sussurrò ad un tratto mentre mescolava distrattamente con un cucchiaio la crema davanti a lei.

Jared si sporse un po’ di più per incoraggiarla a continuare, “Come?”

Monica sospirò rimettendosi al lavoro, raddrizzando i piccoli contenitori di carta dentro la teglia bucherellata.

“Ho detto che mi dispiace … per ieri. Sono stata troppo …”

 “Petulante?” le suggerì Jared con un sorriso.

“Diretta” lo corresse Monica alzando lo sguardo su di lui.

Jared giocherellava ancora con quella maledetta ciliegia.

Monica si costrinse di nuovo ad abbassare gli occhi, perfettamente conscia che lo facesse apposta.

Jared continuò a rubarle da sotto il naso praticamente qualsiasi ingrediente di cui avesse bisogno fin quando l’italiana esasperata tornò a confrontarsi con il suo sguardo chiaro.

“Non dovevo. Non sono nessuno per giudicarti in quel modo … la verità è che mi sento in difetto con te. So tutto ciò che ti riguarda e allo stesso tempo è come se non sapessi nulla. Perché non so chi sei …”

Jared le sorrise.

Gli piaceva vederla sciogliersi un po’.

Nonostante fosse indubbio il suo coraggio, il cantante si era accorto che le difese di quella ragazza erano troppo alte.

Per paura di farsi davvero male durante il gioco.

“Vuoi sapere qualcosa di me?” domandò allontanandole una ciocca di capelli scappata ai capelli legati in un nodo sopra la nuca.

Tutto.

“Qualcosa che sia vero.” gli sorrise di rimando lasciando perdere i muffin e concentrandosi su di lui.

Jared si cacciò in bocca un altro mirtillo prima di rispondere, meditando con gli occhi al cielo.

“Mi piace la musica” rispose infine, “tutta, persino Justin Bieber.” *

Monica ridacchiò scuotendo la testa divertita.

Era impossibile fare un discorso serio con lui.

Eppure non ne avrebbe mai fatto a meno se le fosse stato concesso di restargli accanto.

Jared le fece un linguaccia con la bocca sporca di frutti viola, come un bambino capriccioso, prima di scendere dal tavolo spolverandosi le mani sulle ginocchia.

“Quanto ti serve per finire quelli?” le chiese distrattamente.

“Altri dieci minuti, poi li metto in forno” gli rispose colando l’impasto delle formine.

“Ok”, mormorò sovrappensiero il cantante. “tra un quarto d’ora vi voglio tutte nel salottino rosso” esclamò ad alta voce.

Sofia uscì dalla cucina di corsa per avvertire le altre.

 

Una volta ripulito frettolosamente il piano di lavoro e lavatasi le mani Monica si diresse insieme alle altre ragazze in una stanza di piccole dimensioni foderata di libri e arredata da comode poltroncine e un divanetto dall’aria antica.

Era una bella stanza e se il camino in fondo fosse stato acceso Monica l’avrebbe apprezzata ancora di più.

Jared, vestito semplicemente di nero accordava una chitarra seduto sull’unica sedia rigida della stanza.

Sofia, a gambe incrociate ai suoi piedi, lo osservava irretita dai movimenti fluidi con cui l’uomo tendeva le corde e provava il suono.

Ognuna delle ragazze ebbe il tempo di prendere posto e mettersi comoda mentre Jared continuava imperterrito il suo solito show di preparazione che in qualche occasione aveva preso delle mezz’ore intere.

Monica lo trovava divertente, e quel video in cui borbottava imperterrito mentre Tomo e Shannon ridevano sotto i baffi era diventato il suo preferito per parecchi giorni.

Alla faccia del soon.

Finalmente l’artista si ritenne abbastanza soddisfatto dello strumento da temporeggiare con uno strano ritornello che ricordava fin troppo ‘bad romance’ mentre sorrideva alle sue donne.

“Stavo giusto chiedendo alla nostra amica” le informò senza perdere il ritmo, “quale fosse la sua canzone preferita.”

Sofia balbettò qualcosa di insensato mentre Jared ridacchiava ammortizzando il silenzio con uno strimpello di note finali tipico di ‘a beautiful lie’.

“Fallen” rispose decisa Zaritè intercettando lo sguardo del cantante.

Jared non si lasciò scomporre scivolando dolcemente nella canzone richiesta, “Is this who you are? Some sweet violent urge?” le chiese dolcemente piccante mentre la bellezza bruna sorrideva lusingata.

“Esattamente” gli confermò con un cenno della mano mentre l’iraniana prendeva parola.

“This is war” scandì Valeriè dall’altra parte del divanetto.

Jared le sorrise complice, “We will fight to the death To the Edge of the Earth It's a brave new world from the last to the first …” si lasciò scappare tra un accordo arrangiato e l’altro.

“E' il mio grido di battaglia” specificò l’iraniana fiera.

Jared le lasciò un consenso chinando il capo verso Monica.

“The fantasy” si lasciò scappare l’italiana mentre Jared ridacchiando la prendeva in giro.

It could be just like heaven” sussurrò a voce bassa.

Monica rabbrividì di piacere, al ricordo del suo personale paradiso.

“Non hai ancora deciso bambina?” chiese l’uomo tornando a rivolgersi alla norvegese ancora inginocchiata davanti a lui.

“Oh, io lo so”, rispose al suo posto un’altra donna.

Alice seduta morbidamente sulla poltrona più lontana guardava Jared con un brillio lascivo negli occhi.

“Credo che adori Stronger” si lasciò volutamente scappare mentre anche Jared sorrideva in un modo che non prometteva nulla di buono.

Si chinò di più verso la biondina ai suoi piedi prima di trovare la base giusta e avvolgerla in una canzone che di dolce aveva solo l’illusione.

Well I'd do anything for a blonde-dike, and we'll do anything for the limelight, and we'll do anything when the time's right …”.

Sussurrò in modo quasi feroce mentre la ragazza davanti a lui si perdeva imbarazzata nel disegno del tappeto sotto di lei.

Baby, you're makin' it, harder, better, faster, stronger”.

Jared ormai completamente concentrato dalla possibilità di far sprofondare ancora di più Sofia nel suo timore innocente abbandonò con una mano la chitarra per passargliela leggermente sul viso e attirarla verso di se.

L’uomo seduto che teneva il palmo premuto sulla testa della ragazza inginocchiata davanti a lui in una mimica che non lasciava dubbi all’immaginazione.

Monica vide gli occhi di Sofia diventare lucidi e il viso delicato sciogliersi in una smorfia spaventata che la fece andare in bestia.

“Piantala Jared.”

Il cantante lasciò la norvegese per guardare Monica negli occhi, con lo sguardo imbronciato che metteva su ogni volta che veniva contraddetto.

“Ti ricordi le regole del gioco Monica?” le domandò tirato cercando di trattenersi dal ringhiarle contro, “solo la mia volontà vale qui dentro.”

L’italiana lo guardò con astio.

Se c’era una cosa che non riusciva a sopportare era la presunzione di un uomo verso una donna, incapace di capire quando finiva il gioco ed entrava la violenza.

“Niente di illegale Jared” gli ricordò dura.

Jared si alzò infastidito dalla sedia abbandonando la chitarra a Sofia, ancora incredula che qualcuno avesse osato interrompere il gioco preferito del cantante.

“Sedurre non è illegale” le ricordò avvicinandosi.

“Istigare al sesso si però” gli rispose altrettanto rigida.

Le braccia incrociate sul petto e lo sguardo scuro.

“Non è una cosa che ti riguarda”, scandì secco il cantante.

“Si invece” ribatté sicura la ragazza, “a lei non va di fare questo giochetto Jared. Vedi di controllarti.”

Jared le andò vicino, abbastanza perché Monica ne sentisse il profumo di pioggia che aveva addosso.

Invece di crollare fece appello a tutte le sue forze e rimase impassibile a fissarlo.

“E' solo perché lo vorresti fare tu questo giochetto.” esclamò sarcastica l’inglese dall’altra parte della stanza.

“Sta zitta tu!” sbottarono insieme Jared e Monica.

Stranamente nessuno dei due sorrise.

“Perché ti da tanto fastidio? Non è alla tua verginità che attento” sussurrò pericoloso il cantante ormai molto vicino.

Nel suo sorriso c’era la sicurezza che lei non avesse più un’innocenza che invece la biondina aveva a sufficienza per placare ogni desiderio di rivalsa.

“Non è certo da te che mi aspetto del pudore morale Jared.” lo sfidò acida.

Jared si fermò ad un passo dai lei, arretrando persino di un passo mentre ora era Monica a spingersi verso lui.

Il cantante la guardò gelido nelle breve distanza, mentre il resto delle ragazze sembravano essere sparite dal campo del loro scontro.

“E questo che significa?” le chiese rude.

Monica si sentì invadere dalla rabbia cieca che la perseguitava ogni volta che pensava alla più grande idiozia che i Mars e Jared in particolare avessero mai fatto.

Vendersi.

Con quei biglietti dorati che per lei erano sintomo di delusione profonda.

“I golden ticket.” ricordò atona.

Persino Jared parve perdere il filo del discorso mentre la ragazza ora abbassava gli occhi nel brutto ricordo .

Il cantante si guardò intorno ricordandosi della presenza di altre persone in sala.

“Non puoi darmi del venduto per una scelta manageriale!” strillò irritato.

Ma Monica notò che stava perdendo la calma e la cosa la intristì ancora di più, impedendole di mostrare ancora la rabbia che covava dentro.

“Già… ma pensavo che per te la musica, i concerti e noi contassimo di più di quanti soldi potresti ricavare con ogni performance se a chi pagasse di più concedessi qualcosa di te …”.

Jared la osservò imperterrito, stranito dal suo capo basso, quasi si vergognasse.

Sospirò profondamente.

Si vergognava di lui.

Monica si rigirò nel letto senza sonno.

Era scivolata via dal salottino rosso senza che gli fosse richiesto, passando un attimo in cucina a togliere i dolci dal forno e poi era salita in camera saltando la cena.

Se Jared aveva voglia di eliminarla glielo avrebbe fatto dire da Emma l’indomani mattina.

Per ora non voleva pensarci.

Era tardi, le tre e qualche cosa di notte a giudicare dalla sveglia sul comodino, e lei era nervosa.

E triste.

Triste per la conferma ai troppi dubbi che aveva riguardo quella storia e che Jared non aveva provato a sfatare.

Rendendoli reali.

Sospirò alzandosi, decisa ad andarsi a fare una doccia bollente nella speranza di sciogliere un po’ della tensione accumulata.

E magari tornando a letto riuscire finalmente a dormire.

Jared si portò la chitarra al petto, quasi abbracciandola.

Era stata la sua unica consolazione in molte occasioni, anche se, tante altre volte lo aveva cacciato nei guai.

Ma l’amava, incondizionatamente. Amava la musica e quello strumento che, in un modo o nell’altro, gli aveva dato voce.

Sospirò.

I suoi testi erano la sua vendetta per il mondo, e quando a quelli che lui creava aggiungeva una cover, allora c’era un motivo ben preciso.

Quando aveva scelto ‘Stronger’ era un Jared diverso. Uno che ne aveva viste troppe, per troppo tempo.

Era un ragazzo carico di rabbia, che lottava tutti i giorni con un’etichetta da belloccio stupido che qualcuno una volta gli aveva dato e che difficilmente riusciva a scollarsi.

Era solo un ragazzo in fondo, che aveva voglia di riscattarsi, di buttare fuori la sua frustrazione e prendersi anche l’impossibile.

Per quello aveva chiesto a Kayne West di poter rimodellare la sua canzone attorno alla sua vita stressata. Perché in quel testo c’era una parte di se che non voleva negare.

Per quanto forte.

Un’ingenuità che lui non aveva potuto avere e che rivedeva negli occhi di lago della giovane Sofia.

Per questo si era accanito.

E Per questo si era scusato.

E le aveva chiesto con tutta la delicatezza di cui era capace di andare via.

Perché non voleva farle del male chiedendole di essere qualcosa che lei non era.

Per questo aveva aspettato le ore brevi della notte e si era intrufolato nella camera di Monica, stranito di non trovarla a letto.

Aveva acceso il camino e si era seduto sul tappeto di fronte le fiamme.

Ad aspettare il suo ritorno.

Monica uscì dal bagno protetta da un telo avvolto stretto sopra il seno.

Stava meglio, respirava con più facilità, il cuore batteva tranquillo nel petto.

Fin quando si accorse che Jared, nella sua tenuta da notte, la spettava seduto sul tappeto davanti il camino con la sua amata acustica in braccio.

La ragazza si strinse più forte il telo intorno al corpo mentre Jared la squadrava con il capo leggermente inclinato.

“Che… che ci fai qui?” domandò impreparata.

L’uomo si strinse nelle spalle, “Volevo parlarti … pensavo potesse farti piacere …”.

Monica annuii macchinalmente avvicina dosi al letto per recuperare quello che di solito non usava per dormire ma che in quel momento le sembrò particolarmente utile.

“che stai combinando?” le chiese il cantante guardandola perplesso mentre, senza togliergli gli occhi di dosso, cercava qualcosa tra le centinaia di cuscini che adornavano il letto.

"Ehm …” si schiarì la voce imbarazzata, “cercavo qualcosa da mettermi magari”.

Jared si lasciò scappare una risata mentre Monica imperterrita frugava tra le coperte ormai scoraggiata.

“Dai vieni qui” le suggerì battendo la mano sul tappeto accanto a se, “hai i capelli bagnati” le ricordò accennando alle ciocche scomposte che le cadevano sulle spalle nude, “asciugati un po’ prima di metterti il pigiama”.

Monica rassegnata al suo destino andò a sedersi accanto a lui cercando di coprirsi il più possibile con la stoffa spugnosa mentre Jared si sistemava meglio la chitarra in grembo.

Si mise a pizzicare qualche corda mentre la ragazza saggiava con le dita il tappeto su cui erano seduti.

“L’idea dei golden ticket non è stata mia” sbottò ad un tratto Jared senza preamboli.

Monica si limitò a guardarlo mentre come un ragazzino impacciato giocherellava con la chitarra.

“il fatto è che per muovere quel carrozzone di pazzi che gira intorno alla band c’è bisogno di un sacco di soldi. E io di queste cose non posso occuparmi perché quello che interessa al mio contabile è che io abbia il mio compenso e il mio spettacolo. Quello che ci guadagnano in più dai gadget ai posti numerati è qualcosa che non mi compete”.

Si scusò a voce bassa, un po’ troppo di fretta.

Ma Monica lo capiva, stava ammettendo i suoi limiti e la cosa doveva pesargli.

“Tomo mi ha sempre chiesto di intervenire perché gli sembra squallido avere sotto il palco solo quelli che hanno più soldi e non coloro che ci tengono veramente. Ma io davvero, non so cosa fare …”.

La ragazza allungò istintivamente la mano a coprire la sua e Jared gliela strinse di rimando.

Sorrise tra se, conosceva quella mano.

“Ok.” mormorò Monica guardandolo negli occhi.

“Ok?” si assicurò Jared trattenendo le dita tra le sue.

La ragazza annuì lentamente e il cantante le sorrise, tornando a strimpellare un motivetto allegro.

Monica ridacchiò, bastava poco per farlo felice.

“Bene e adesso che abbiamo chiarito … mi spieghi perché sei qui?”.

Jared la guardò fintamente sorpreso, “Pensavo avessi bisogno di una ninna nanna per addormentarti”.

Monica avvampò, era una cosa assurdamente tenera.

E assolutamente non da Jared.

“Non credevo che tu … cioè, credevo che non...” si lasciò scappare perplessa.

Jared la osservò basito, “Non sei stata tu a dirmi che non mi conoscevi? Allora come fai a dirmi che non posso essere così premuroso da accertarmi che dormirai stanotte?”

Monica preferì restare in silenzio, assicurandosi piuttosto di coprire quello che poteva delle gambe con il telo visto che Jared la guardava insistentemente.

“E' la tua scusa per guardarmi appena uscita dalla doccia?” lo provocò ridacchiando la ragazza mentre Jared con uno sbuffo ironico cominciava a suonare.

No one in sight … No Alibi

Le parole di Jared unite all’accompagnamento della chitarra erano la cosa più dolce che Monica avesse mai sentito.

E nonostante non fosse propriamente una canzone romantica, ma a suo modo di totale tristezza per un calore interno troppo forte da sopportare, la ragazza la apprezzò, come una poesia morbida per una notte unica.

Il calore dorato del camino acceso sulle braccia scoperte di Jared e il brillio soffuso del suo sguardo morbido.

Come se anche lui si stesse per addormentare.

Le frasi lasciate quasi a metà, il bisbiglio roco di Jared sulle ultime sillabe.

Monica socchiuse gli occhi, per ricordare dentro se ogni dettaglio.

Per poterlo rievocare quando quel momento sarebbe rimasto in lei come un sogno troppo vero per essere dimenticato.

But got back up again..”.

Lo sentì muovesi leggero, posare la chitarra sul tappeto e sporgersi verso di lei.

Poteva sentire le mani di Jared sulle sue spalle e il respiro tiepido sfiorarle la fronte.

Si chinò su di lei per sfiorarle la fronte con un bacio che le scaldò il cuore più di qualsiasi abbraccio della sua vita.

“Notte Monica” le bisbigliò andandosene.

“Notte Jared” gli sussurrò in risposta prima che anche lui, come il momento appena condiviso, svanisse nel brivido freddo della porta aperta.

 
 
*da "the vampire diares"
Stefan "mi piace tutta la musica, persino Miley Cyrus"

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Capitolo 9
*** tutto in una notte ***


Tutto in una notte
“io ti sento, passarmi sulla schiena
La vita non è in rima, per quello che ne so”

Ti sento – Luciano Ligabue

Jared tornò ai suoi appartamenti con un sospiro di sollievo.
Stava meglio.
Tornare da Monica, chiarire, lo aveva alleggerito da uno strano peso sulla coscienza.
Di solito non gli importava cosa pensasse di lui la gente, d’altronde, se si fosse preoccupato di ogni echelon, fan, o simpatizzante avrebbe finto per impazzire.
Eppure il sorriso comprensivo della ragazza lo aveva rilassato abbastanza da confrontarsi con Alibi, una delle canzoni che più lo toccavano anche quando dava spettacolo davanti una platea immensa.
Sorridendo si preparò a qualche ora di sonno ristoratore aprendo la porta della camera da letto, stupendosi non poco di trovarvi qualcuno.
Alice lo guardava sorridendo, appena poggiata ad una colonna del suo letto a baldacchino, con indosso un babydoll piuttosto striminzito.
"è tardi mia cara, va a letto" le suggerì semplicemente Jared togliendosi un paio di bracciali per poggiarli distrattamente su una cassettiera.
L’inglese sorrise ancora di più, aggirando leggermente la colonnina di legno per sedersi sul copriletto blu notte.
"ma è proprio per questo che sono qui" gli sussurrò impudica abbassandosi una spallina.
Jared sospiro rassegnato avvicinandosi a lei.
"voglio andare a dormire" le assicurò scostando il lenzuolo, "e vorrei che tu facessi lo stesso … nel tuo letto" specificò quando la ragazza invece di allontanarsi gattonò verso di lui.
Alice senza dargli conto cercò fermarlo contro il materasso bloccandolo con il suo corpo.
Il cantante si ritrovò ad osservare da vicino il pizzo del balconcino prominente della ragazza.
"ma c’è qualcuno in questa villa che abbia capitolo le regole?" si ritrovò a borbottare con tono strascicato mentre le labbra dell’inglese si poggiavano sul suo torace nudo.
Jared rinunciò ad un ruolo attivo nella seduzione rimanendo annoiato ad osservare la ragazza a cavalcioni sopra di lui che lo sfiorava con lentezza.
"cosa c’è Jared?" gli chiese lei alzando lievemente il capo, "non ti piace?" lo stuzzicò mordendogli gli un angolo degli addominali.
L’uomo cercò di scostarla premendogli i palmi sul petto, finendo per saggiarne i seni.
Erano grossi e sodi.
Un po’ troppo duri a dire la verità.
Jared sorrise tra se, sapeva riconoscerlo un seno finto, anche se fatto bene.
"problemi?" domandò divertita la ragazza osservandolo, "non ancora" la rassicurò invertendo le parti per poterla guardare meglio.
Aveva davvero delle proporzioni invidiabili, il ventre piatto e il sedere alto.
Eppure non aveva muscoli evidenti, sembrava piuttosto che la sua pelle fosse incredibilmente tesa, come se dovesse strapparsi da un secondo all’altro.
Jared le sfiorò il fianco per tornare al viso, le prese il mento tra due dita osservandolo da ogni lato.
Anche gli zigomi sembravano troppo spigolosi, e le labbra …. qualcosa gli faceva supporre che non avessero quella forma a cuore da sempre.
"c’è qualcosa di originale in te?" gli chiese sarcastico.
Ma Alice, impegnata sciogliere il nodo del suo pigiama non fece caso al tono, "sono una persona speciale Jared, dubito che non me ti annoierai" gli promise in un bisbiglio mentre finalmente riusciva a spogliarlo.
L’uomo le bloccò le mani immediatamente.
"ci credo, ma che ne dici se ti fermi un attimo … mi andrebbe di festeggiare il nostro incontro, ti va se vado a prendere una bottiglia di champagne, la porto qui in camera e poi …" si interruppe passandogli lievemente un dito tra i seni.
Alice annuì entusiasta, lasciando Jared libero di alzarsi e andare immediatamente verso la porta.
"torno subito" le promise.
L’orologio al suo polso segnava le quattro del mattino.

Jared si chiuse accuratamente la porta alle spalle lasciandosi scappare un sospiro di sollievo.
Di tutte le cose che lo eccitavano di meno nella vita l’assatanata del sesso era la prima della lista.
Questo non significava che apprezzava le passive, ma sicuramente aborriva qualsiasi essere di sesso femminile che, con molta presunzione, gli saltava addosso senza permesso.
Si incamminò senza meta in giro per la villa addormentata, come faceva sempre più spesso ormai. Riflettendo a buio su ciò che lo teneva sveglio.
Era fatto così.
Nella sua vita una rosa di belle donne lo aveva sempre accerchiato. Fin da piccolo aveva qualcosa che le attirava a frotte, anche quando aveva quell’aria da sfigato tipica di un adolescente troppo magro.
Poteva quindi ritenersi abbastanza informato sul corpo femminile.
Da quando era diventato abbastanza famoso poi le sue conoscenze anatomiche si erano fatte decisamente più selettive, anche perché il mercato delle celebrità proponeva delle modelle fatte con lo stampo.
Di silicone per essere precisi.
E lui si era sempre adattato bene alla situazione, in fondo a ben vedere lo spettacolo era grazioso, la presenza illuminante e il retroscena piccante al punto giusto.
Solo che …
Era stanco.
Come era stanco delle insipide comparse che passavano come meteore nella sua vita, così era stufo delle bellezze di plastica che Hollywood sfornava a catena un giorno si e l’altro pure.
Voleva una donna autentica.
Una che si accettava per quella che era, pregi e difetti.
Una che non gli avrebbe soffiato il titolo di diva in casa e sul red carpet.
Una che magari lo avrebbe redento costringendolo a mangiare qualcosa di più e insegnato a fare meno di Gucci.
Una che avesse ancora un minimo di pudore, abbastanza da sentirsi in imbarazzo se sorpresa sotto la doccia.
Sorrise.
La porta della camera di Monica era davanti a lui.

Monica sognava, cullata dal ricordo morbido delle note che la avvolgevano.
Del profumo di Jared che stranamente le era rimasto addosso, annullando immediatamente il doccia schiuma della doccia appena fatta.
Un profumo intenso che si impigliava tra i capelli e rimaneva insistentemente sulla punta delle dita lasciandola sorridere anche nel sonno.
Un profumo troppo intenso per non essere reale.
Rimase ferma un altro secondo, mentre inspirava profondamente l’odore che le arrivava sottile da dietro le sue spalle e il movimento lento di un altro corpo che si infilava nel suo letto.
Decise di restare con gli occhi chiusi, fin quando si convinse che solo lui poteva insinuarsi così silenziosamente accanto a lei senza farla andare in panico.
Sentì una mano poggiarsi leggermente sulla sua spalla, era fresca, come l’aria oltre le coperte pesanti che la avvolgevano.
Le dita erano sottili, e sembravano essere leggermente ruvide per dei calli sui polpastrelli, tipico segno di riconoscimento di chi suona un qualche strumento.
La mano si prese del tempo per abituarsi al calore del corpo addormentato prima di scendere lievemente verso il braccio, percorrerlo in lunghezza fino al polso e tornare nuovamente indietro.
Senza perdersi un centimetro di pelle scoperta.
Scivolò verso il collo, segnando l’inizio delle vertebre e procedendo su ogni gradino della colonna, fino a metà schiena.
Monica trattenne il fiato quando, repentinamente, la mano si spostò su un fianco stringendolo abbastanza da farla voltare immediatamente dall’altro lato.
La ragazza rimase ostinatamente con gli occhi chiusi mentre Jared ridacchiava nel buio.
"pensavo che te lo fossi messo alla fine, il pigiama".
L’italiana aprì gli occhi, ma poteva solo intuire il profilo del cantante nel buio scuro della notte inoltrata.
"e io pensavo che anche a te piacesse dormire senza impedimenti" gli rispose a tono.
Jared si limitò a ridacchiare rubandole una ciocca di capelli da attorcigliare lievemente intorno ad un dito.
"vero" le confermò accondiscendete, "ma credevo davvero che avessi qualcosa addosso, altrimenti non mi sarei mai permesso …".
Monica rise al suo posto, soffocando il rumore contro il cuscino, "da quando siamo così … delicati Jared?".
Il cantante tornò ad accarezzarle il fianco leggermente, senza spostarsi altrove.
"se vuoi che me ne vada è il momento migliore per dirmelo" la informò cercando di distinguere i tratti del viso di Monica oltre le pieghe della coperta e l’oscurità che li avvolgeva.
Monica non gli rispose immediatamente, si limitò a poggiargli timidamente una mano sulla guancia.
"cosa vuoi fare Jared?" gli chiese con un lieve tremore nella voce.
Jared lo sentiva, era emozionata.
"sai cos’è la memoria tattile Monica?" le chiese relativamente serio.
"no" gli soffiò in risposta abbastanza vicina al suo viso da sentire la carezza del suo respiro.
"è come se a volte i nostri ricordi non si basassero su quello che abbiamo visto o sentito … ma da ciò che abbiamo toccato. Io … io credo di avere un ricordo di te Monica, ma non ricordo dove, o quando. Non trovo un’immagine o un suono. Così vorrei provare con questo, se per te va bene …" domandò lasciando in sospeso ogni pretesa, coprendo la sua mano con la sua, "puoi concedermelo?".
Monica sospirò piano mentre lasciava le sue dita incastrasi con quella di Jared.
"ok" .

Jared sentiva la grana della sua pelle sotto le mani.
Era liscia e calda.
Era morbida.
Gli piaceva che fosse così, sentirla cedere appena alla minima pressione delle dita e tornare a riempirgli il palmo subito dopo.
E poi aveva un buon profumo, che stranamente non era dolce come le sue torte, ma più fresco.
Lasciò scivolare le dita sul petto sfiorandola appena, non voleva essere intrusivo.
Non voleva fare sesso.
Anche se la tentazione era forte.
Ma ormai gli aveva promesso tutt’altro, quindi bisognava rispettare la parola data.
Le sfiorò un seno cercando di essere il più leggero possibile, come se non ci fosse nemmeno, ma i sospiri che Monica si lasciava scappare involontariamente dalle labbra non lo aiutavano molto.
Dannazione, voleva farlo impazzire?
Si sposò sul ventre circuendo leggermente l’ombelico, era tenero.
Gli faceva pensare a quando era bambino, ai mille modi per giocare senza malizia che si perdono per strada crescendo.
Scosse la testa al ricordo, il tempo passava troppo velocemente.
Si limitò a dare un buffetto al pancino prima di passare alle gambe.
Erano tornite, Jared le accarezzava in lunghezza lasciandosi scappare una stretta ogni tanto.
Controllò Monica con lo sguardo, per quello che poteva intuire era ancora con gli occhi chiusi e i pugni stretti intorno al lenzuolo, mentre supina, lo lasciava fare.
Doveva essere una tortura per lei.
Le sfiorò una coscia senza fermare l’impulso a stringere la carne sotto le sue dita.
Monica si lasciò scappare un sussulto più forte degli altri.
"oh al diavolo!" sbottò stremato annullando le sue buone intenzioni e avventandosi su di lei.
In quel momento, fuori dalla porta, un vaso si rompeva con fracasso infernale.

"hey!" strillò una voce femminile con un pesante accento africano dal corridoio.
Jared si scostò di colpo le coperte dal letto per alzarsi in piedi, mentre Monica, nell’impossibilità di afferrarlo al volo si avvolgeva nella coperta con rabbia pronta ad uccidere chiunque avesse appena interrotto il momento che aspettava da una vita.
"fanculo!" mormorò tra se recuperando l’equilibrio e correndo anche lei alla porta.
A quanto pare tutte le ragazze della casa erano rispettivamente affacciate dalla porta delle loro stanze mentre Alice, in evidente stato di ubriachezza agitava una bottiglia di champagne contro Jared con fare bellicoso.
"due ore!" strillava inviperita l’inglesina.
"due fottutissime ore!" continuò imperterrita mentre Jared cercava di salvare la bottiglia e una parte di deliziosi soprammobili che la ragazza tentava disperatamente di buttare a terra come il vaso che avevano sentito infrangersi.
"sei sparito Jared, mi hai lasciato sola in camera tua … in queste condizioni!" continuò imperterrita mentre ormai rassegnato le lasciava fare il suo spettacolino con aria disgustata.
"e sai cosa? Tu hai un frigobar in camera signor L-Leto! Non hai bisogno di cercare altrove, hai tutto servito ad uno schiocco di dita … ma tu no eh? Tu non sei in grado di apprezzare niente vero? Guarda qui!", lo costrinse a guardarla mentre provava una traballante piroetta.
"sono perfetta! E tu perdi tempo …!" finse di asciugarsi gli occhi dispiaciuta per poi tornare aggressiva ed irritata, puntando gli occhi su Monica, appena visibile nel profilo della porta aperta.
"per cosa poi … per una che non vale nemmeno la metà di me", rise isterica, "Alice …" cercò di contenerla Jared, "oh già, in effetti io sono la metà di lei" le assicurò l’inglese divertita.
Jared la strattonò per un braccio, "bada a quello che dici" le sussurrò infastidito all’orecchio.
Alice sghignazzò, ancora più pazzamente, "non è vero Jared?" gli sorrise melliflua.
Il cantante si lasciò un secondo per prendere fiato, mentre il resto delle ragazze lo osservavano dalle porte socchiuse e Monica si nascondeva quasi, nell’angolo più buio a disposizione.
"sai cosa c’è?", le spiegò tranquillo, "c’è che non sopporterei di avere a che fare con una persona che passa più tempo al centro estetico che a parlare con me, non vorrei mai fidanzarmi con una donna che crede più al suo specchio che ai miei occhi".
Alice lo guardava sconvolta mentre Jared noncurante si poggiava le mani sui fianchi.
"sono stanco di donne che non sanno accettarsi, amarsi e lasciarsi vedere per quello che sono senza dover ricorrere a qualche strano trucco" ammise più a stesso che alle ragazze che osservavano la scena.
"Non ce la faccio a sopportare un’altra barbie bulimica nella mia vita. Per questo voglio che tu te ne vada Alice, una macchina ti sta aspettando al cancello", la informò secco Jared.
Le voltò elegantemente le spalle senza degnare nessuno di un’occhiata.
Le ragazze rientrarono silenziosamente nelle loro stanze, mentre Alice ormai sola nel corridoi osservava anche Monica chiudere la porta della sua camera davanti il suo volto inferocito.
Sentì solo il verso isterico dell’inglese che in barba alla flemma tipica del suo popolo si lasciava andare in qualche imprecazione.

NDA

Ma quanto siete speciali ragazze mie???

*Lori coccola ogni recensitrice, lettrice, preferitirice, segnalatrice, seguitrice, ecc ecc*

Si vede che sono commossa da tanto affetto vero? ;)

Purtroppo come saprete tutte quante ormai  non ho tempo per nulla (schiva scarpe volanti) non per rispondere alle recensioni (schiva scarponi) e a poco neanche per scrivere (schiva decoltè tacco 12)

signore vi prego io faccio del mio meglio, a poco non ho neanche tempo per terminare questo storia!

(schiva un'incudine) Monica scherzavo vedrai che de la farò!.

in breve, non so se essere io in debito con voi che recensite indefesse ogni capitolo e voi con me che pago tributi di sangue ad ogni pagina di word..

facciamo che siamo pari e conviviamo ok? ;)

vi adoro.

ps: so che non ho tempo per rispondere ma ci sono delle cose che DEVO dire.

una su tutte che anche io vorrei un Jared coccolino che canta per me la ninna nanna ... altro che i gatti della vicina che si accoppiano in continuazione (tanto per dirti che ti sono vicina luxu2).

ah, e chiunque abbia pensato che Jared sappia tenere le mani a posto (vedi LoveShannimal) ... adesso sai perchè ho riso leggendo commenti del genere ;PP

Che dire, gli uomini sono bestie prive di tatto, anche se le mani le sanno usare benissimo!

(schiva interi blocchi di cemento)

ok ok la pianto!

alla prossima ragazze!

un abbraccio.

Lori

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Capitolo 10
*** Balla con me ***


"Mi innamorerei di te pure se fossi un clone

anzi mi sa che questa qua è la soluzione!!"

Caparezza - Ti clonerò



Quel giorno Monica trovò Jared insolitamente solo al tavolo della colazione.
Strava sbocconcellando un muffin senza impegno mentre leggeva una rivista troppo colorata per essere seria.
"Ciao" biascicò in italiano a bocca piena.
Monica scosse la testa nell’improbabilità della scena.
Fino ad una settimana prima se le avessero assicurato che avrebbe fatto colazione con Jared Leto in modo vagamente tranquillo avrebbe riso per la pazzia dell’idea.
O ne avrebbe approfittato per scrivere l’ennesima fan fiction.
Di questo poteva esserne certa.
"Giorno Jared" squillò una voce dietro di lei, Zaritè e Valeriè comparvero insieme dal corridoio alle sue spalle costringendola a spostarsi e prendere posto intorno al tavolo.
La bellezza scura si versò un caffè prima di sedersi con disinvoltura accanto a Jared e spiare sulle pagine che stava sfogliando.
"Lettura interessante?" chiese cercando il titolo della rivista.
Jared le sorrise prendendo un sorso dalla sua tazza e piegando il giornale di modo che vedesse anche lei.
"Oh no, cercavo di capire quanto avessero modificato una mia vecchia intervista".
Zaritè socchiuse gli occhi nella lettura, " -non ho mai partecipato ad un ballo di fine anno- assicura Jared Leto riferendosi alla sua movimentata adolescenza" .
Jared passò il giornale a Monica dall’altra parte del tavolo così che potesse dare un’occhiata anche lei.
"Esattamente. Purtroppo, o per fortuna, in quel periodo viaggiavo moltissimo. Mia madre e Shannon erano le uniche persone che vedevo regolarmente. Di solito appena terminato l’anno facevamo armi e bagagli e partivamo prima dei festeggiamenti di rito", sorrise Jared vagamente amareggiato.
Monica guardò la foto sulla rivista, un Jared molto più giovane, con i capelli dalle punte rosse la fissava deciso, pronto a non farsi prendere in giro da nessuno per la storia travagliata.
"Neanche io sono mai andata ad un ballo del liceo" sbottò Zaritè abbandonando il suo posto accanto a Jared per alzarsi in piedi,"ti andrebbe se ne organizzassi uno per te?".
Il cantante la guardò piacevolmente confuso, "lo faresti davvero?", chiese allegro,

"Certamente" assentì seria.
Jared le sorrise, alzandosi anche lui dalla sedia e raggiungendola in un abbraccio leggero.
"Mandami la tua idea con Emma entro mezzogiorno ok?", Zaritè annuì perdendosi per un attimo negli occhi azzurri del cantante, e Jared le sorrise, prima di stamparle un lieve bacio sulle labbra e andare via, con il suo solito passo tranquillo. "Ah Tetè?" la richiamò ad un passo dalla soglia, "fatti aiutare qualcuno … non ti voglio troppo stanca prima di stasera".


Appena Jared abbandonò la cucina anche Valeriè si precipitò fuori, probabilmente per non essere richiesta dalla ragazza di colore, ma Zaritè non sembrò darvi peso, recuperando carta e penna da un mobile basso li vicino.
Monica restò indecisa con la sua tazza tra le mani ad aspettare un qualche cenno da parte della ragazza.
"Puoi andare se vuoi", rispose ai suoi dubbi Zaritè mordicchiando la penna senza guardarla in volto, "non ho bisogno di aiuto".
Monica sospirò rassegnata. Era stanca della rivalità all’interno della villa. Non poteva parlare con nessuno, tutti sembravano tremendamente ostili, e Jared … Jared era così sfuggevole da non dare neanche l’idea che fosse li per loro.
Se non quando spariva per ore intere in compagnia di qualche ragazza che non tornava più.
Neanche le divorasse durante la notte.
"Lo so" le rispose alzandosi per andarsi a sedere vicino a lei, "ma mi piacerebbe lo stesso poterti dare una mano. In più non c’è molto da fare questo posto quando Jared sparisce … e poi sono brava, davvero. Ho organizzato un sacco di meet en greet a tema per i mars, un ballo non dovrebbe esse così complicato" cercò di spiegare alla ragazza che fissava ostinatamente il foglio bianco. "In più una mia amica mi ripete sempre che sono una fonte di ispirazione vivente con tutte le stupidaggini che mi vengono in mente" sussurrò Monica sempre meno convinta.
Un angolo delle labbra di Zaritè si alzò in un lieve sorriso camuffato, mentre finalmente ruotava il volto per guardarla in viso.
"Lusinghiera la tua amica", ghignò la ragazza osservando Monica da vicino.
"Si esprime in modo più gentile, ma io so che il succo è questo", le sorrise Monica contenta di aver attirato la sua attenzione.
Zaritè si tirò indietro una ciocca di capelli nella crocchia scura fissata sulla nuca. Quella ragazza era strana, sembrava forte, eppure era gentile. Forse non avrebbe fatto un passo falso rivolgendole la parola, e poi, il patto di Jared sul non screditare era ancora valido e l’avrebbe protetta.
"Dimmi Monica … sei mai stata ad un ballo scolastico?"


Era un’ora abbondante ormai che le ragazze chiacchieravano tra di loro, ancora sedute al bancone di marmo della cucina.
Zaritè si era accorta che Monica, a causa delle sue origini europee, non aveva idea dell’importanza di certi avvenimenti formativi come il ballo di fine anno in America.
La scambiava per una innocua festicciola con musica pop e ponce analcolico.
"In realtà è il modo più formale di comunicare il proprio status all’interno della scuola" le chiarì con la penna ancora chiusa incastrata tra le dita.
"gli studenti usano quella sera non solo per divertirsi ma anche per farsi conoscere e riconoscere tra tutti gli altri. È un po’ come se al ballo, nonostante la maschera perfetta del bel vestito e dell’ottima compagnia, si rivelasse davvero chi si è", spiegò neutra.
Monica annuì sovrappensiero. In effetti era piuttosto diverso dal gioco innocente che aveva in mente.
"Posso farti una domanda personale?" chiese Monica titubante.
Zaritè si lasciò scappare una risata squillante, "Vuoi sapere perché non ci sono mai andata vero?".
Monica arrossì lievemente, "So che non sono affari miei" si lasciò scappare già pentita.
La ragazza le sorrise accondiscendente, incrociando elegantemente le lunghe gambe brune.
"Non lo sono" ,le concesse, "ma te lo dirò lo stesso".
Zaritè si guardò un attimo le braccia scoperte prima di alzare gli occhi al soffitto .
"Vengo dall’Africa" ammise più a se stessa che a Monica, "ma per lavoro i miei si trasferirono in America quando avevo dieci anni. Nonostante mio padre facesse un lavoro del tutto rispettabile e moderatamente pagato ricordo il mio ingresso nella società Americana come il più brutto ricordo della mia vita. Il francese e non l’inglese era la mia seconda lingua, e avevo quell’accento straniero che continuava a tormentarmi e rendere difficile qualsiasi relazione".
Guardò Monica negli occhi prima di continuare.
"non ero un’illegale, non ero una fuggiasca, ero solo un’americana nuova * . Ma per loro … ero solo un alieno in più su questa terra, e niente mi faceva sentire a casa, e credevo davvero che avrei dovuto rinunciare a me stessa per integrarmi" sorrise amara.
Monica le poggiò dolcemente una mano sulla spalla e Zaritè le scoccò un’occhiata perplessa.
"loro mi hanno fatto capire che potevo farcela comunque. Che combattendo per un’opportunità di riscossa potevo trovare quello che ero veramente **" sorrise.
"e ci sono riuscita, grazie a loro, a lui, non ho più bisogno di una maschera".
Monica le sorrise di rimando, per la forza che lei stessa aveva trovato in ogni album.
Zaritè guardò il foglio bianco davanti a lei facendo scattare con il pollice l’apertura meccanica della penna a sfera.
"sai" le confidò, "ha ragione la tua amica, sei davvero un’ispirazione vivente", ammise cominciando a scrivere concentrata.


Monica restò qualche altro ad assecondare con le dita le pieghe del vestito di seta, modello anni 20, che mani sofisticate le avevano lasciato sul letto nel tardo pomeriggio.
Era bello e addosso le calzava bene come se lo avessero cucito su misura. Anzi, probabilmente era così.
Sbuffò all’idea di non poter ancora mettere i suoi abituali vestiti, anche se, il nuovo guardaroba non era per nulla male.
Nella sala grande, dove appena quattro giorni prima le aveva accolte Jared, le ragazze si guardavano a vicenda, indecise su cosa fare. Insieme a Zaritè e Valeriè, Monica vide anche le altre partecipanti ormai scartate, probabilmente invitate da Jared per compiacerlo nel suo ballo in maschera.
L’idea di Zaritè doveva essere piaciuta parecchio al cantante, perché tutte le ragazze erano state agghindate su modello del video di ‘the kill’. In un angolo della sala persino un’orchestra in frak faceva la sua cauta parte alla perfetta scenografia.
D’un tratto una porta laterale si aprì e Jared, in un completo nero dalla camicia bianca e la maschera fin troppo familiare di ‘From Yesterday’ calata sul volto, fece il suo ingresso.
Avanzò deciso fino alla bella Zaritè e dopo un rapido inchino la prese agilmente tra le braccia per condurla in veloce arpeggio del ballo meglio riuscito di tutti i suoi video.
Monica li guardò un po’ invidiosa appropriarsi della pista fin quando una mano guantata non gli picchiettò delicatamente sulla spalla costringendola a voltarsi.
Davanti i suoi occhi confusi un altro Jared Leto, identico a quello che ballava al centro del salone, la invitava a danzare.


Jared era estasiato. La proposta del ballo gli era piaciuta talmente che aveva stimolato la sua innaturale fantasia, e dall’incrocio tra i suoi video più famosi era nato un esperimento a dir poco complesso.
Il cantante ridacchiò tra se al pensiero che avrebbe dovuto aumentare lo stipendio ad Emma.
Quella donna era stata indiscutibilmente brava nel trovare i dieci sosia che lo stavano ampiamente sostituendo in pista. Stesso peso, stessa altezza, identico colore di capelli, appositamente tornati di un castano scuro corto alla nuca, e lenti a contatto pronte ad ingannare chiunque.
Le ragazze danzavano, con i sosia impassibili che le guidavano in audaci piroette.
Vide su ogni una di loro il sorriso convinto del vincente tra gli sfigati e scosse le spalle desolato a tanta superficialità.
Bastava così poco per confondere la realtà.
Si sistemò meglio la maschera avvicinandosi alla porta, Emma alle sue spalle spense immediatamente tutte le luci del palazzo mentre lui entrava di soppiatto nella sala.


Nel minuto di buio Monica sentì il proprio cavaliere scivolarle dalle braccia mentre un bigliettino di carta le veniva lasciato in mano.
Udì il parlottio confuso delle ragazze intorno a lei e un piccolo grido non bene identificato dal fondo della sala.
Era stato frustrante vedere tante copie di Jared invadere la stanza, tutte perfettamente uguali.
Persino i loro passi cadenzati erano sincroni nonostante la dama cambiasse ad ogni piroetta.
Tra le sue mani i ‘Jared’ le avevano dato tutti la stessa impressione, di manichini tirati a lucido, mai nessuno di reale consistenza.
Nessuno che somigliasse all’originale.
Le luci si riaccesero con splendore accecante, lasciandola stordita insieme alle altre ragazze che, disperse nella sala, si avvicinavano alla grande porta dorata sul fondo, dove, allineati in perfetto contegno, i ‘Jared’ aspettavano pazientemente.
Peccato che stavolta fossero undici.
Monica li guardò sconsolata. Se avessero continuato ad aumentare di numero in quella maniera sarebbe impazzita del tutto.
Zaritè fu la prima ad avvicinarsi agli uomini impassibili, stringendo in mano un bigliettino che la ragazza collegò immediatamente a quello che aveva in mano.

Balla con me.

Sbuffò indispettita.
Come la faceva facile lui!
Nel frattempo la bellezza scura doveva essersi convinta, perché prese delicatamente per mano un ballerino dal centro della fila ordinata e lo portò in pista, dove un musica lenta gli permise di ricominciare a ballare.
Alice e Sofia si spostarono contemporaneamente sullo stesso soggetto, creando un attimo di confusione, immediatamente risolto dall’uomo che, senza esitazione, portò entrambe al centro del salone facendole volteggiare con la stessa disinvoltura che avrebbe dimostrato in un passo a due.
Allo stesso modo, dopo aver tentato di sbirciare inutilmente qualcosa tra i corti guanti bianchi e le maniche dei vestiti anche le altre ragazze si adoperarono a scegliere, più o meno convinte un cavaliere.
Solo Valeriè, rimasta penultima, si concesse un attimo di perplessità lanciando un’occhiata a Monica.
L’italiana le face un cenno di incoraggiamento prima che la ragazza, ormai completamente indispettita, afferrasse di mal grazia uno dei sosia a disposizione trascinandolo pesantemente in angolo senza neanche scrutarlo in viso.
Monica prese un respiro profondo avvicinandosi alle tre scelte rimaste.
Uno di loro poteva essere quello vero.
Ma allo stesso tempo potevano essere tutti e tre delle controfigure.
Gettò un’occhiata alle sue spalle, in sala la festa continuava imperterrita.
I ‘Jared’ in pista ballavano tutti con troppa disinvoltura per essere credibili.
Tanto valeva rischiare.



Jared stava facendo appello a tutta la sua professionalità da attore per non scoppiare a ridere.
Le ragazze si erano lasciate convincere con fin troppa facilità a scegliere il loro ballerino, ispirate da qualcosa che lui non aveva del tutto capito.
Tranne l’irritante impazienza dell’iraniana, che per poco non aveva troncato un braccio al povero sosia che le era capitato davanti.
Adesso non gli restava che rimanere ancora impassibile davanti l’italiana, nella assoluta certezza che anche lei si sarebbe sbagliata lasciandolo convinto delle sue ipotesi.
Loro non volevano lui, ma solo qualcuno che gli somigliasse.
Un fantoccio privo di spirito.
Monica perse del tempo ad osservarli sospettosa, incurante del resto della compagnia che danzava allegramente alle sue spalle.
Consapevole che, fin quando non avesse scelto non sarebbe potuto accadere nulla.
Si avvicinò ancora di più, osservando con attenzione gli uomini davanti a lei, le maschere candide e quello che improbabilmente rimaneva scoperto dall’astuto travestimento.
Per un attimo parve sorridere tra se, con la felicità incredula di chi risolve un rebus all’apparenza impossibile.
Guardò Jared negli occhi e gli porse la mano guantata.



Il cantante si lasciò condurre in pista basito, la mano di Monica nella sua aveva la stretta ferma che avrebbe dovuto avere lui stesso mentre prendeva posizione nella più classica delle prese. Con l’altra mano sulla sua vita e i profili accostati mentre le note di ‘from yesterday’ nella versione più lenta e sospirata che Monica avesse mai sentito prendevano largo tra le coppie danzanti.
"Per alcuni è uno sconosciuto, per nessuno è una visione, non ne hai mai abbastanza, non gli basta mai * …", le sussurrò il cantante all’orecchio seguendo le note della canzone nascente. "cosa ti fa credere che sia io" le sussurrò sbalordito stringendola un po’ più forte.
Monica sorrise a quel tono basso e graffiato che era la voce di Jared quando fingeva.
L’avrebbe riconosciuto tra mille.
"Hai dimenticato di coprirti le orecchie mio caro Spock" gli bisbigliò di rimando poggiando la tempia al mento rigido della maschera bianca. Poteva sentire il profumo di Jared a quella distanza, un misto di pioggia e sale le scioglieva la ragione meglio di qualsiasi parola pronunciata da quell’uomo.
Il cantante si irrigidì un attimo prima di ammettere a se stesso che forse era un dettaglio a cui avrebbe dovuto pensare.
Rise, della maniacalità della ragazza.
"Devi essere davvero pazza di me per aver memorizzato persino la forma delle mie orecchie".
Monica arrossì impercettibilmente evitando di alzare lo sguardo verso di lui.
"Hanno qualcosa di eccitante anche loro in senso lato" si premurò ad informarlo, "o almeno, nella mia fantasia perversa lo sono davvero".
Jared si lasciò scappare una risata più forte, che attirò l’attenzione delle altre ragazze in sala.
"Non farti scoprire Jared" lo pregò Monica stringendolo più forte, "voglio godermi questo momento con te, ti prego".
Jared guardò i suoi occhi lucidi e annui impercettibilmente, facendola aderire al suo petto mentre seguiva lento i passi di danza di una figura armonica.
Muovendosi in un continuo e leggero circolo i cui contorni cominciavano a sfumarsi, ammorbiditi da piroette e note.
"è da molti ieri che stavo aspettando questo momento Jared … riesci a capirmi?", il cantante assentì alle sue parole, "una vita intera probabilmente, alla ricerca della sola che vorrei vivere" balbettò Monica nella speranza di farsi capire. Di aprirgli il suo cuore senza farsi troppo male.
Cosciente di stare rischiando.
Di formulare al meglio il suo messaggio d’amore, nella speranza di farglielo avere davvero.
"Jared io …".
La musica terminò in un unico accordo di chitarra, il cantante fece un gesto alto con il braccio e tutte le copie di fermarono immediatamente, togliendosi le maschere e rivelando l’inganno.
Il cantante applaudì mestamente della loro performance abbandonando la sua maschera con gesto disinvolto.
Gli occhi delle ragazze saettarono su Monica con un braccio di Jared ancora stretto intorno alla vita.
Lei stessa lo guardava sconvolta, chiedendosi perché non fosse riuscito ad aspettare un solo brevissimo attimo per farla parlare.
Ricacciò indietro le lacrime e si allontanò di un passo dal cantante permettendogli di riceve indisturbato tutta l’attenzione.
"Buonasera a tutti. Innanzitutto vi ringrazio di aver voluto partecipare a questo evento", sorrise con tono moderato da perfetto padrone di casa mentre gli invitati battevano educatamente le mani.
"immagino che come ballo di fine anno non sarà stato molto convenzionale" commentò Jared a voce alta, "perché non è un anno che si chiude ma una sola settimana. Che per molti è valso come una vita intera e che per me è l’inizio di una nuova sfida" sorrise lieto al suo pubblico che applaudì ancora educatamente.
"ma ritengo che, almeno una delle tradizioni di un evento così importante vada rispettata …".
Schioccò le dita e i sosia scartati portarono in sala un carrello con due corone di plastica dorata su un grosso cuscino rosso.
"c’è da chiedersi chi sia il re" commentò ironicamente Jared lasciando il suo egocentrismo impossessarsi della corona posizionandosela sul capo.
"ma chi sarà la mia regina?"
Monica vide Jared sollevare il diadema e chiamare con un cenno Zaritè.



"Tu hai organizzato tutto questo" le sorrise una volta che la pelle scura della ragazza fu a portata delle sue mani. "un’idea originale e quantomeno bizzarra", continuò guardandosi intorno, "ma mi è piaciuta moltissimo" le sorrise porgendole la corona di plastica e lasciandola tra le sue mani.
"una donna con un ingegno così sottile è una compagnia molto grata a corte", Zaritè guardava Jared e la corona con identica indecisione, "ma è da chiedersi se la proprietaria di una mente così brillante, sia abbastanza onesta con se stessa da voler diventare quello che forse non vuole davvero".
La donna chiuse un attimo gli occhi mentre Jared le sussurrava all’orecchio qualcosa che si poteva solo percepire.
Scegli …
Li riaprì con una nuova determinazione negli occhi, voltandosi verso le ragazze raggruppate intorno a lei e la finta corona stretta tra le mani.
"Sono stata gabbata al mio stesso gioco", sbottò con una smorfia vagamente ostile sulle belle labbra piene. "e nonostante questo mi irriti un po’ mi consola sapere che qualcun altro abbia realmente guardato l’uomo oltre la maschera."
Zaritè alzò gli occhi e guardò Monica per un lungo momento.
"Spetta a te", allungò la mano verso di lei richiamandola.
"Tu hai organizzato tutto questo" si ritrovò a risponderle l’italiana, "so quanto sia importante questo per te".
"Lo so … ma ha ragione Jared, forse non lo voglio davvero o lo avrei riconosciuto per quello che è … e poi mi sembra giusto che stia con qualcuno che lo veda davvero per quello che è piuttosto che per ciò che sembra" rincalcò rude.
La donna la fissò con i suoi grandi occhi scuri prima di abbracciarla con un gesto rapido e tornare tra le file degli invitati.
Monica sentì il peso effimero della coroncina sui capelli mossi.
"Bene, ho trovato la mia regina allora", sorrise Jared felicemente rilassato guardando Monica.
La ragazza si prese qualche secondo per riprendere fiato.
Troppe cose, accadute insieme le facevano girare la testa in un modo che non le dava nessun conforto.
Si portò la mano sul capo togliendo il monile di plastica dal capo e stringendolo nel pugno
"No".
Jared la guardò perplesso, il sorriso ancora a metà,"Come prego?".
Monica lo guardò duramente, della magia del ballo non le era rimasto nulla, adesso era solo arrabbiata.
"Non sarò la tua regina Jared" mormorò a voce bassa, "perché mi hai fatta scegliere, ma non mi hai scelto".
Jared soffiò la sua insufficienza alzando gli occhi al cielo, "E cosa cambia?" domandò vago.
Come se si rifiutasse di capire qualcosa che per lui era stato fondamentale fino all’ora precedente.
"Che per te potrei essere una qualunque, anche essere un’altra, la copia di un clone, e tu non noteresti la differenza", sbottò amara.
"anche io desidero essere scelta da te Jared, altrimenti cosa mi distinguerà dalle altre? … altrimenti perché stare con me?" gli chiese nervosa mentre le ragazze arretravano di un passo all’espressione ora furibonda di Jared.
"Tu sei già stata scelta!" gli rispose a tono il cantante, "il fatto stesso che tu sia qui, tu e non una qualsiasi altra persona nel mondo, dimostra che sei stata scelta …".
"Da Emma!" gli strillò Monica di rimando, "dalla tua assistente! È lei che prende le tue decisioni Jared? Sceglie lei chi può presentarsi al suo cospetto maestà?" lo provocò accennando ad un inchino di beffa. "Pensavo che ci mettessi più impegno … ma in fondo cosa mi aspettavo? Tutto questo è pura follia, questo non è reale, è solo un gioco in cui fai finta di interessarti a qualcuno che non sia tu" gli rinfacciò Monica con la premura di uno schiaffo.
"Tu non hai idea di quello che stai dicendo" le sussurrò Jared in tono pericoloso, ma la ragazza era già oltre il contegno necessario per capire la verità oltre le sue parole.
"E tu? tu hai idea di quello che stai facendo Jared?".
I due si guardarono in silenzio per qualche secondo, cercando inutilmente di recuperare forza, inevitabilmente accecati dall’idea di aver ragione.
"Valgono davvero le tue parole qui dentro? Avranno lo stesso peso domani? Quando tutto sarà finito?" gli chiese con rabbia cieca, senza cercare una risposta.
"Sei il re Jared" gli ricordò fissandolo negli occhi, "ma solo fin quando la partita non finisce e il gioco non è più in mano tua".
La mano di Monica si aprì lasciando cadere la coroncina per terra con un rumore secco mentre il suono dei suoi passi affrettati si allontanavano dalla sala.

*dal testo -93 milion miles- 30stm
*dal testo -the kill-

N.D.A.

voi mi fate felice ;)))

anzi, più che felice.

Entusiasta!

*Lori abbraccia chiunque le venga tiro*

Ma COME poteva essere altrimenti? La nostra meravigliosa Monica non potrebbe mai deluderci, anche se in questo capitolo ho finito per maltrattarla ...

ma tutto si risolvera! Lo giuro!

Anche perchè altrimenti sarei costretta ad espatriare e Jared non mi ha ancora risposto sull'andare a vivere insieme quindi ...

Preparatevi ad un aggiornamento ultrarapido!

un bacio

Candidalametta

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Capitolo 11
*** La guerra delle amanti ***


"forse la fidanzata non mi serve come prima ti dicevo,
continuerò a fare zig zag tra soubrette e velette e ballerine di tip tap
voglio essere infantile ma con stile
fidanzare me è un’ingiustizia per la popolazione femminile
"
-articolo 31- la fidanzata-

 

 

 

La ragazza stava nervosamente raccogliendo tutto ciò su cui si posava il suo sguardo. Gettandolo poi con furia sul letto, dove, una valigia aperta accoglieva con riluttanza vestiti sgualciti e intimo stropicciato.
"stronzo" borbottava tra se l’italiana, "idiota" aggiungeva rammaricata pensando a se stessa.
Jared si sentì prudere le mani dalla voglia di uscire allo scoperto e scuoterla per tanta arroganza.
Qualcuno bussò alla porta, e Monica, con le mani ancora cariche di vestiti si bloccò un istante a fissare la porta con il cuore che batteva all’impazzata.

Se fosse …


"sono Emma" scandì una voce oltre la porta, "posso entrare?".
Monica sussurrò un "avanti" appena accennato, e mentre la segretaria entrava in camera ricordò cosa stava facendo e con furia ricominciò a mettere i vestiti nella borsa ormai stracolma.
"quindi ti arrendi" commentò la donna sedendosi sul bordo del letto e lisciando una manica che aveva sicuramente visto pieghe migliori.
"me ne vado" affermò la ragazza spostandosi nervosamente i capelli lontano dal viso.
"sono stanca di tutto questo" esordì esasperata, "stanca di dovermi chiedere ogni giorno perché sono qui. Se ci sia davvero la speranza che tutto questo non sia una menzogna. Se non si stia prendendo gioco di me, dei miei sentimenti. Se rimarrà qualcosa di vero dopo tutta questa storia balorda", ringhiò collerica scalciando le scarpe alte dai piedi doloranti.
"se c’è un po’ di verità in tutto questo o è solo una bugia troppo bella in cui credere" recitò ironica.
"sono stanca di lottare per qualcosa che non sarà mai mio" sospirò triste, "e sono davvero stanca della falsa immagine di me stessa che mi state costringendo a dare da una settimana … dove sono i miei vestiti? Io non voglio apparire diversa da quella che sono in realtà!" strillò riprendendo voce e battendo i piedi scalzi per terra.
Non gli importava più essere composta.
Non gli pesava essere considerata infantile.
Emma si alzò lentamente spostandosi in fondo alla stanza dove un armadio scuro era sempre rimasto sigillato durante la permanenza di Monica in quella villa.
Lo aprì con una chiave dorata che portava in tasca e dall’anta aperta Monica scorse il suo trolley abbandonato dal suo arrivo.
La ragazza con un sospiro di sollievo lo aprì per recuperare qualche vestito e correre poi dentro il bagno chiudendosi con violenza la porta alle spalle.
Ne uscì qualche minuto dopo con addosso dei jeans e un paio di tennis dall’aria vissuta.
Sopra con orgoglio indossava una felpa nera con i simboli dei my chemical romance.
Jared ringhiò infastidito fin quando non si accorse che, tirandosi su le maniche per allacciarsi una stringa, il polso rivelava la sua twistban.
Jared notò che aveva un’aria più rilassata.
Assolutamente e tacitamente tranquilla.
Normalmente attraente.
E poi era sicura, in quegli abiti che dovevano esprimere molto di più dei vestiti chiari con cui l’aveva vista nei giorni passati.
Non era scandalosamente conturbante eppure a Jared piacque, perché si vedeva che le bastava poco per sentirsi in pace con se stessa.
Monica poggiò lievemente timorosa il bel vestito pieno di lustrini che indossava fino a qualche minuto prima con insolito garbo sopra gli altri abiti stropicciati prima di dirigersi verso il suo trolley, inserirvi il beauty case e chiuderlo con gesto secco.
"mi dispiace" balbettò Monica adesso molto più tranquilla.
Emma fece un vago gesto della mano come per scacciare i suoi dubbi a proposito del galateo infranto.
"è che … davvero, sono stanca di tutto questo …" si lasciò sfuggire mentre metteva sulle ruote la valigia e la trascinava di qualche metro verso la porta.
"dovrei chiederti un favore" aggiunse a bassa voce, Emma la blocco indicandole la valigia aperta sul letto, "vuoi che te la spedisca direttamente a casa? È un regalo di Jared tutto quello che avete messo in questi giorni …", Monica scosse la testa, "no grazie non saprei che farmene. Io metto qualcosa di pratico di solito" commentò indicandosi la felpa con un gesto automatico.
"no, io mi chiedevo se tu potessi …", "all’ingresso della villa c’è un’auto per te, ti accompagnerà all’aeroporto. Li di solo il tuo nome e salirai immediatamente sul primo volo disponibile per l’Italia" la confortò Emma alzandosi dal letto e andandole vicina.
"grazie" le sussurrò Monica tendendole la mano, "è stato un piacere conoscerti Emma".
La segretaria strinse le sue dita con una presa ferma mentre la sua voce professionale tornava amichevole.
"anche per me Monica" le assicurò, strinse più forte la sua mano tirandola verso di se, bisbigliandole qualcosa all’orecchio che il cantante non poté sentire.
"non credo" si lasciò sfuggire Monica arretrando di un passo mentre Emma allentava la presa, lasciandola andare via.
L’italiana non si guardò indietro mentre usciva dalla camera lasciando chiudersi la porta alle spalle.
"buona fortuna" mormorò la segretaria guardando la maniglia tornare orizzontale.
Si concesse un lungo respiro prima di girarsi verso uno specchio troppo grande e fissarsi negli occhi con determinazione.
Quasi riuscisse a vedere lo sguardo blu nascosto a tutti.
"puoi venire fuori Jared" scandì a voce alta.
"i giochi sono terminati".


Jared non aveva voluto parlare con nessuno.
Nemmeno con Emma.
Neanche per chiederle cosa avesse detto a Monica prima ch la ragazza andasse via.
Si era semplicemente nascosto in camera, come faceva sempre quando era nervoso con il mondo.
Si era ritirato nelle sue stanze rinchiudendosi dentro per fare un lunghissimo bagno.
Immerso nell’acqua calda si era probabilmente distratto abbastanza da appisolarsi perché improvvisamente si accorse che il liquido in cui era immerso era freddo e la schiuma del tutto sciolta.
Sbuffando si asciugò infilandosi i pantaloni del pigiama e uscendo dalla sua camera.
Il bb incastrato in fondo alla tasca destra gli ricordava che erano le quattro di notte e che probabilmente era l’unica anima in pena ad aggirarsi come un fantasma scalzo per la villa.
Quasi meccanicamente andò in cucina, il ricordo del profumo di una torta al cioccolato lo sedusse abbastanza da andare a controllare se ne fosse rimasta una fetta.
"Sei troppo magro Jared", ridacchiò divertita puntandogli contro la mano sporca di crema.
Scosse la testa nella sua malsana memoria per i dettagli mentre socchiudeva la porta ed entrava nella cucina.
Su uno sgabello alto, appoggiata al bancone di marmo lucido l’iraniana, Valeriè, stava controllando qualcosa su un pc portatile mentre finiva di mangiare un muffin ai frutti di bosco di ben nota provenienza.
Il cantante si ricordò che a conti fatti era l’ultima concorrente rimasta di un gioco ormai irrimediabilmente perso.
"ciao" biascicò Jared andandole accanto.
La ragazza gli fece un vago cenno con la mano mentre Jared si issava sul piano di marmo così da guardarla in volto oltre lo schermo bluastro che determinava la luce nella stanza.
"come mai non dormi?" domandò afferrando un dolcetto alla vaniglia dal vassoio che Valeriè aveva tirato fuori dalla dispensa.
L’iraniana si strinse nelle spalle indifferente, "sono nata in un paese di guerriglia. Dormo poco la notte".
Jared imbarazzato tolse con delicatezza la carta dal muffin, era certo della provenienza della ragazza ma non troppo sul tipo di vita che affrontava ogni giorno.
"è per questo che mi sono unita agli Echelon sai?" gli spiegò senza dargli il tempo di chiedere, "perché il vostro album mi ha colpito. Per una come me che non ha mai abbandonato la guerra è praticamente normale venire attratta da tutto ciò che la riguarda. Fosse anche il titolo di un cd su uno scaffale di musica straniera".
Valeriè sorrise e Jared capì che voleva solo essere ascoltata, e che, dopo tutto quello che era successo era il minimo che le doveva.
"immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che la guerra che cantavi non era quella che i miei hanno sempre combattuto. Quella verso qualcun altro. Il nemico esterno".
Prese un altro morso del dolcetto meditando qualche secondo.
"la battaglia all’interno di se stessi, contro quello che poteva nascere dentro di noi era qualcosa che non avevo mai compreso del tutto. Che non potevo scoprire perché per me la minaccia era sempre arrivata da fuori", gli sorrise incoraggiante nella luce bluastra del portatile tra di loro.
"devo dirti grazie per questa opportunità. Sono grata a te, a Shannon e a Tomo ad avermi ricordato che se non l’avessi scelto dentro di me, il nemico oltre il confine non esisterebbe nemmeno … E forse, un giorno, quando questo concetto sarà chiaro a tutti, non esisterà più per nessuno".
Valeriè allungò una mano nel buio per sfiorare la sua e Jared gliela strinse lievemente in una carezza.
"grazie per avermi dato un’occasione, una speranza nuova e una nuova famiglia".
Jared le sorrise di rimando.
"dovere" sussurrò lasciando perdere il muffin e tenendole ancora la mano.
L’iraniana si liberò della stretta per guardarlo con serietà.
"non verrò a letto con te Jared" gli assicurò nel suo tono più serio.
Il cantante deglutì a vuoto, "io … veramente …".
La ragazza si lasciò scappare una risata trattenuta nel silenzio della notte, "oh lo so cosa vuoi Jared, a dispetto di tutto quello che pensi su di me io posso affermare di conoscerti abbastanza da sapere cosa vorresti. Ma non preoccuparti, non è per questo tipo di premio che ho voluto partecipare al gioco" lo rassicurò guardandolo bonariamente.
"e allora per cosa?" domandò frastornato il cantante.
"te l’ho detto" ripeté calma l’iraniana, "sono venuta per ringraziarti personalmente, di tutto … specialmente di avermi aperto gli occhi".
Lo sguardo di Valeriè era carico di significato.
"come spero di poter fare io per te".
Jared si sentì spiazzato mentre la ragazza si alzava per venirgli più vicino e premergli impunemente una mano sul petto nudo.
Sopra il cuore.
"c’è un solo motivo per cui ti sei cacciato in un casino così grande Jared. Ed è perché sei stanco di avventure senza senso, di inutili storielle che ti lasciano sempre più triste. Tu volevi trovare qualcuno che non solo ti amasse, ma di cui innamorarti".
Valeriè sentiva il cuore di Jared battere più forte sotto il suo palmo.
"solo che non ci credevi davvero. Speravi di trovare un’altra maschera, abbastanza diversa da confondere persino te stesso e fare finta che ti importasse davvero di qualcun altro. Che potesse ancora succedere lo straordinario miracolo di sentirsi toccati da una persona così profondamente da aver lasciato un segno. E ricambiarlo. In scottature gemelle su anime diverse".
L’uomo guardava la ragazza davanti a se perdere forma e diventare se stesso e le sue paure.
"datti la possibilità di amare Jared" gli sussurrò Valeriè avvicinandosi al suo viso.
Gli posò un lieve bacio sulla guancia.
"lei lo fa già".

Jared attese che il buio inghiottisse la figura della combattente prima di reagire.
Scese dal piano di marmo e fece per spegnere il pc, quando sullo schermo luminoso di una pagina di un sito italiano non scoprì il nome conosciuto di una principessa perduta.
"fan fiction" mormorò tra se mentre cercava il tasto giusto per tradurre la pagina in attesa.

 

 

Ragazze mie,

care al mio cuore come le fragole con panna! *qualcuno scappa terrorizzato*

Sapete che mio zio (che supervisiona da lontano la mia connessione) mi crede una deficente?

No perchè rido senza motivo ogni volta che guardo un nuovo commento ;P

Anche questa volta vi siete superate in velocità e bravura per le vostre recensioni.Sono davvero uno spasso ;)

Bene, adesso che mi sono rabbonita la massa e che ho ampiamente schivato l'incudine di Monica per averla fatta allontanare dalla casa posso ringraziarvi tutte e darvi appuntamento a presto ... prestissimo ... praticamente immeditamente!

Quindi occhio all'aggiornamento e veloci con le recensioni! ;P

Siete la mia coccola quotidiana!

*Lori saltella via spargendo cioccolatini*

 


ps: ma quanto erano bravi gli articolo 31 al massimo del loro splendore???

Ah! beati ricordi di gioventù!!

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Capitolo 12
*** La Fidanzata ***


A Monica, come sempre.
Perché anche se tutto dovesse finire, tra uno, dieci o cento anni
Leggendo questa storia tu possa ricordarti di me con un sorriso.
;)
Buon compleanno!!!

E' un bel giorno, il cielo è a portata di mano
e tu ti senti come se fosse un bel giorno
E' un bel giorno
non lasciarlo trascorrere

-A beautiful day- U2

Monica non riusciva a crederci, per la seconda volta nella sua vita aveva realmente avuto una fortuna sfacciata.
La prima punzecchiatura della dea della fortuna bruciava ancora, dato l’epilogo tragico della risoluzione. Ma in fondo c’è da aspettarsi una mancanza di bersaglio da una dea cieca.
In ogni caso, vincere un concorso per poter andare ad un concerto degli u2 in California era davvero un evento senza precedenti.
Probabilmente si era giocata la sua buona stella per il resto della vita, ma sinceramente ne valeva la pena, tanto più che era tutto pagato dalla compagnia del concorso.
Lo spettacolo era davvero il migliore dalla sua vita, ed era così presa dalla musica, dalla scenografia e dall’entusiasmo generale che non ebbe neanche il pensiero di essere da sola in un posto totalmente sconosciuto.
C’era la musica, e lei era felice, come non lo era da parecchie settimane.



Non era bastato il ritorno in Italia, il lavoro in pasticceria e gli amici sinceri che cercavano in tutti i modi di farle sapere quanto era mancata a tutti loro.
Non era bastato tornare a casa, tra le sue cose che sapevano così direttamente di lui.
Ma poi … dopo qualche settimana c’era stata la notizia della vincita del concorso, anche se non si ricordava neanche di aver partecipato.
Ma in fondo il viaggio in Irlanda aveva cancellato molti ricordi dei mesi prima di incontrare Jared.


Sospirò tra se, contenta che la pausa di metà concerto fosse terminata e applaudì felice quando Bono tornò sul palco, pronto a ricominciare.
"ok people!" salutò entusiasta il cantante alla folla davanti a lui, Monica, ben protetta nell’area vip si godeva la folla agitare le mani nella gioia del momento.
"la prossima canzone è dedicata ad una persona molto speciale, una principessa per così dire …"
La ragazza trattenne il fiato, stava sicuramente parlando d’altro.
"Monica", scandì lentamente il cantante, "questo è per te."
Il cuore di Monica fece una capriola nel suo petto mentre la base di una canzone conosciuta accompagnava la prima frase del cantante.
Con un gesto involontario si girò verso destra, catturata da un profumo, trovando immediatamente una mano a stringere la sua.
"tu sai che impazzirò se questa notte non farò pazzie *" le sussurrò Jared, il sorriso aperto sul suo viso sottile.
Monica cercò qualcosa da dire, ma il grosso nodo che le stringeva la gola per l’emozione le proibì di proferire parola.
I suoi occhi incastrati nei suoi mentre Jared le cingeva delicatamente le spalle facendola aderire al suo corpo, la voce di Bono come un sottofondo strano e perfetto mentre Jared mormorava basso le stesse parole con più sentimento.
"come puoi essere così vicina alla verità e non vederla? Come ho potuto averti così vicino e non accorgermi di quello che sei?" aggiunse sovrastando le parole del cantante, cambiando il suo testo per esprimersi meglio.
E Monica si ritrovò a sentire un paio di lacrime scorrerle lungo le guance, senza poterle trattenere, mentre Jared la stringeva più forte e anche lei ormai completamente priva di volontà si aggrappava alle sue spalle come se il mondo avesse improvvisamente perso importanza e solo grazie a lui tutto avesse senso.
"è vero che l’amore perfetto caccia ogni paura" le sorrise stringendola a se, senza alcun punto di domanda**, "perché anche a costo di rendermi ridicolo io devo dirtelo …"
Le labbra di Jared sfiorarono le sue in una carezza dolce.
"il mio cuore sta cambiando lentamente … solo per te".



Monica si lasciò scappare uno sbadiglio enorme, senza neanche avere la forza di intrappolarlo con la mano.
Era distrutta.
E le poche forze che ancora le restavano dovevano servire a tenere gli occhi aperti.
Perché Jared, coperto appena da un lenzuolo e illuminato dai raggi del sole dell’alba era uno spettacolo che non voleva perdersi per nulla al mondo.
"Dio, mi costringerai a diventare insonne se è questo che fai quando non riesci a dormire", gli confidò sbalordita mentre teneva conto di quante volte fossero riusciti ad unirsi e completarsi nelle ore brevi della notte.
Jared rise stringendole più forte la mano, non aveva bisogno di altro.
Un letto, loro due, il sole.
Forse sarebbe riuscito anche a fare a meno del letto.
E quasi sicuramente anche del sole.
" vorresti davvero farmi fare gli straordinari tutte le notti? Monica, questo è sfruttamento!", la rimproverò ammonendola con un dito.
Monica lasciò che il suo indice le scivolasse dal naso alle labbra per morderlo lievemente a tradimento.
"ancora mi chiedo come tu abbia fatto ad organizzare una cosa del genere" bisbigliò mentre il dito di Jared ora le segnava il profilo della gola per poi scendere ancora verso il solco dei seni.
"Bono mi doveva un favore" gli spiegò semplicemente stringendosi nelle spalle.
"è stato magnifico" lo rincuorò Monica con voce sognante.
"questa notte?" domandò Jared facendo scendere ancora la mano sullo sterno.
Monica gli scoccò uno sguardo risentito, "il concerto!".
Si guardarono accigliati per qualche minuto fin quando entrambi non scoppiarono a ridere.
"vieni qui" gli bisbigliò lui tirandole un braccio per farla scivolare sopra di lui.
"Jare … so che non credevo di doverlo mai dire ma … ti prego, ho bisogno di una pausa, e di qualcosa da mangiare" gli miagolò sul petto senza darsi la pena di alzare lo sguardo se non per un’occhiata supplicante.
Il cantante scosse lievemente la testa, "e va bene" le concesse accarezzandole teneramente la testa mentre recuperava il telefono dell’albergo dal comodino.
"pronto? Si, gradiremo il servizio in camera, colazione per due … no nessuna preferenza, porti su tutto quello che ha …".
Il cantante si fermò un attimo prima che uno strano pensiero gli passasse lieve nella mente illuminandogli gli occhi di una scintilla dorata.
"senta … avete della torta al cioccolato?".



Dopo colazione il mondo sembrò ad entrambi un posto ancora migliore.
E il letto una piattaforma magnifica da cui osservarlo.
Monica si chiese ancora una volta perché non le fosse mai venuto in mente di portarsi del cioccolato a letto con un uomo visto gli straordinari usi che se ne potevano fare.
Sorrise felice.
Era una bella scoperta da fare insieme a Jared, che, del tutto rilassato osservava la grande vetrata della stanza con gli occhi socchiusi.
La ragazza gli si poggiò sul petto, mentre le mani del cantante le sfioravano delicatamente la schiena nuda.
"perché hai organizzato tutto questo? Se volevi … se volevi rintracciarmi avresti potuto semplicemente chiedere il mio indirizzo ad Emma …".
Jared ghignò senza guardarla in viso, scegliendole piuttosto una ciocca di capelli da arrotolare su un dito.
"Emma non mi avrebbe mai dato il tuo indirizzo senza farmi il terzo grado " le ricordò candido, e Monica arrossì nella sua innocenza.
"volevo essere certo di fare la scelta personalmente questa volta … Sono stato io a cercarti" le spiegò sfiorandole involontariamente un orecchio.
Monica tremò al ricordo del loro ultimo incontro.
"e poi è stato divertente …" ammise a se stesso, e la ragazza lo strinse un po’ di più, sfiorando il torace magro mentre le braccia di Jared tornavano a circondarla.
" … e interessante capire che in rete sei esattamente come sembri. Anche se sono sicuro che c’è molto da scoprire in te".
Poteva sentire il cuore calmo di Jared batterle premuto sul petto, come un eco al suo.
"si ma … perché tutto questo?" chiese ancora sorpresa osservando gli occhi chiari di Jared scendere su di lei e sorriderle.
"perché volevo farti felice, e un paio di persone mi hanno suggerito come fare".
Adesso il cuore di Monica non batteva piano e regolare come quello dell’uomo sotto di lei, e le guance sembravano aver preso fuoco.
"tu … tu hai …".
"parlato con le tue amiche?" sorrise divertito Jared.
Monica pensò che una volta tornata in Italia avrebbe dovuto tagliare qualche testa per uno scherzo del genere.
"ovvio. Sembrano simpatiche sai? Dovresti presentarmele" le suggerii trattenendo una risata.

Più di qualche testa, si ricordò Monica.


"anche se c’è n’è qualcuna un po’ strana" constatò rabbuiandosi appena, " una per esempio, non faceva che chiedermi se mi andasse di costruire una mars house in Italia per viverci come in una specie di comune *** …".
Monica scoppiò in una risata mentre Jared continuava a guardarla perplessa.
"sembrava aver pronta anche la pianta della casa, sai che non è molto sano circondarsi di gente così pazza?".
La ragazza si acquietò sul suo petto sghignazzando.
"guarda che non è una cattiva idea" gli sorrise divertita, "potreste venirci tu e tuo fratello, sarebbe splendido".
Jared alzò le sopracciglia preoccupato.
"oh, e anche Tomo naturalmente, gli costruiremo una dependance per stare da solo con Vicki quando vogliono fare i piccioncini".
Anche il cantante si lasciò scappare un sorriso all’idea folle.
"basta che mi lasciate anche uno sgabuzzino per Emma e potrei anche farci un pensierino".
Monica riconoscente si buttò sulle sue labbra in un ringraziamento appassionato mentre Jared ricambiava.
Era così buona … e sapeva anche di cioccolato.
Il pensiero lo emozionò abbastanza da fargli ribaltare le posizioni, rotolò tra le lenzuola sfatte per troneggiare su Monica e seviziarla di baci.

"a proposito di Emma …" bisbigliò Jared mordendole il labbro inferiore.
Monica si imbronciò tenendolo stretto a se, "ti sembra il momento adatto per parlare della tua segretaria?".
Jared le morse anche il mento, per protesta.
"gelosa", cantilenò mentre le accarezzava un seno per scendere fino al fianco.
La ragazza sospirò pronta a perdonargli tutto.
"che cosa ti ha detto prima di andare via, quella notte in Irlanda?" le chiese mentre con la mano libera segnava il contorno delle gambe sfiorandole a tratti il bacino.
"che …" deglutì pesantemente l’italiana, le mani di Jared emanavano un calore troppo piacevole sulla pelle per formulare un pensiero coerente, "che mi avresti …".
Jared scivolò leggermente sul suo collo per assaggiarlo, costringendola a dire la verità che cercava inutilmente di trattenere.
"che mi avresti riconosciuta … ritrovata … amata".
Jared sorrise alla pelle tesa del suo collo, sfiorandolo con le labbra mentre canticchiava tra se.
"aveva ragione".

Jared alzò lievemente il volto per guardarla negli occhi, gli piaceva il suo sguardo curioso quando la vedeva trattenersi per aspettare che si decidesse a parlare.
"ti ho riconosciuta nella mia adolescenza. Nella ragazza dolce che sperava di farmi parlare quando ero solo troppo imbranato per riuscire a fare un discorso coerente. In quella ragazza che da me voleva solo un sorriso tra i banchi di scuola".
Monica arrossì riconoscendo qualche dettaglio.
"ti ho ritrovata sul il set cinematografico di un film che non ho mai girato, in una ragazza che aveva solo bisogno di essere incoraggiata nell’arte dell’amore".
Jared sorrideva mentre gli occhi di lei diventavano lucidi ma tenaci nel non piangere.
Eppure il suo cuore batteva all’impazzata sotto la sua mano aperta.
"ti ho amata, nell’echelon speranzosa, nella ragazza della porta a fianco, persino della vampira testarda °" rise leggero.
"e come puoi vedere ti ho scelta. Tra migliaia, centinai persino. Solo tu …"
Monica si arrese al fatto che, dopo tante parole aveva solo il silenzio da poter donare a Jared.
Nient’altro che labbra mute ad accogliere i suoi baci.
"aveva ragione" riuscì a bisbigliare Monica incredula mentre stringeva Jared a se.
Il cantante le sorrise.
"tu avevi ragione" le sussurrò all’orecchio, "e io ero solo uno stupido che non aveva ancora capito nulla di quello che desiderava davvero dalla vita".
Monica gli baciò le labbra, le guance, la fronte.
Gli accarezzò i capelli come se non potesse fare a meno di toccarlo, per avere la prova costante che fosse davvero li, tra le sue braccia.
"e cosa desideri adesso Jared?" gli chiese con un filo di voce.
"che tu resti con me" gli rispose dolcemente, prendendogli una mano e portandosela alle labbra.
"che tu sia mia, e per sempre te stessa. Non voglio altro".
Monica gli sorrise rubandogli un altro bacio, lungo, e appassionato.
Rise, sentendo che il corpo di Jared aveva decretato la fine della pausa.
"e vorrei anche constatare se tutto quello che scrivi sia fattibile, perché sai … ci sono cose che non credo di aver sperimentato".
Le labbra di Monica si allargarono in un sorriso infantile.
"vado a prendere altra cioccolata".




Monica camminava mano nella mano con Jared per una delle vie più grandi della città.
Il cantante girava con naturalezza grazie ad un paio di occhiali da sole sproporzionati sul viso sottile e un cappellino da baseball calato sulla fronte.
A lei andava bene anche così, tanto l‘avrebbe riconosciuto lo stesso anche travestito da pinguino.
"Jared …" cominciò timorosa, dopo essersi guardata vagamente alle spalle, "non hai l’impressione di essere seguito?".
Jared le strinse la mano più forte nella sua sospirando, "ogni giorno della mia vita da quando sono andato per la prima volta in tv" la rassicurò tranquillo, "ma nell’ipotesi migliore è solo una ragazzina infatuata" la rassicurò riprendendo a camminare.
Monica non si lasciò convincere, sbirciando dietro di lei ancora qualche volta dopo pochi metri, adesso era sicura di aver visto un’ombra dietro dei cassonetti all’angolo.
"e … nella peggiore delle ipotesi?" chiese continuando il discorso.
Jared sbuffando si fermò in mezzo al via vai di persone, si tolse con un gesto secco il cappellino alzandosi gli occhiali sui capelli lasciati liberi.
"nella peggiore delle ipotesi è un paparazzo che non ha di meglio da fare nella vita che inseguirmi quando mi sento libero e felice per pubblicare su loschi giornali foto di cui non mi interessa nulla", le spiegò prendendola per le braccia per avvicinarla a se.
Monica alzò il capo per fissarlo negli occhi.
Jared sorrideva.
"soprattutto se non ho nulla da nascondere" ammise chinandosi verso di lei per baciarla sulle labbra.
Monica si lasciò rassicurare perdendo il senso di tutto, stringendo i capelli di Jared affinché la sua bocca fosse a stretto contatto con la sua.
Per un tempo relativamente breve.
Mentre una voce sconosciuta si schiariva la gola accanto a loro costringendoli a separarsi e osservare l’ombra che li seguiva da mezz’ora.
"ciao Shannon" biascicò Jared annoiato.



Il batterista dei 30 seconds to mars si abbassò impercettibilmente gli occhiali da sole senza emergere dal fazzoletto che gli copriva metà del volto.
"Jared" gli sussurrò il fratello, "devo dirti una cosa, e non ho molto tempo" anticipò accorato abbassandosi lievemente la bandana dalle labbra.
"ma che succede?" domandò il cantante senza lasciare la mano di Monica.
Shannon sospirò controllandosi ancora intorno, "è stata una faticaccia trovarti senza essere scoperto".
"scoperto da chi?" riprovò il cantante.
Shannon lo ignorò bellamente, "è difficile pedinarti lo sai? Dovresti dare più riconoscimenti ai paparazzi" sbuffò guardandosi intorno con aria circospetta.
Monica cominciò a temere che il batterista della sua band preferita stesse perdendo la ragione.
Improvvisamente gli occhi di Shannon nella folla individuarono qualcosa che lo atterri profondamente perché afferrò velocemente il polso di Jared per ottenere tutta la sua attenzione e strattonarlo con forza.
"tu sai cosa devi fare per evitare il peggio" gli ricordò velocemente, il cantante annuì in risposta, "scegli tu, ma fallo in fretta. Stavolta non la passerai liscia" continuò Shannon dando a Monica la certezza che fosse realmente sull’orlo di una crisi di nervi.
"buona fortuna" borbottò impaurito ad entrambi prima di sgattaiolare in una stradina nascosta.
Monica guardò Jared con le sopracciglia corrugate, "ma che diavolo … ?" l’uomo le avvolse le spalle con un braccio per ottenerle l’attenzione.
"sorridi" le chiese con aria stranamente seria.
Monca non fece in tempo a chiedere a chi dovesse mostrare di essere felice perché dalla folla, sgomitando come una schiaccia sassi in azione Constance Leto avanzava a grandi passi per raggiungerli.


"Jared Joseph Leto!" lo richiamò la donna ponendosi davanti a lui con le mani sui fianchi e l’aria da guerrigliera.
"ciao mamma" la salutò allegro Jared, senza però avere il coraggio di avvicinarsi a lei per un bacio.
Sembrava che la donna volesse mangiarselo da un secondo all’altro.
E Monica provò ad intuirne il perché.
Probabilmente aveva scoperto tutta la faccenda, il gioco e tutto quello che era successo in Irlanda.
Sicuramente aveva dedotto che qualunque donna si prestasse ad una cosa del genere non poteva essere una persona seria, ergo, adatta al suo bambino.
Una provocante meretrice dalle segreti arti incantatrici senza dubbio.
Monica tutto sommato si sentì lusingata da un’immagine del genere, anche se non si confaceva molto a lei.
"dovresti tenere sott’occhio le dichiarazioni dei tuoi amici Jared", gli suggerì la donna tirando fuori dalla borsetta un giornale piuttosto consunto, in prima pagina un titolo in rosso indicava la dedica di Jared al concerto degli u2 per la sua nuova fiamma.
Jared le sorrise senza prendersi il giornale, "non ci vedo niente di male" la rassicurò tenendo forte la mano di Monica.
Constance sembrò prendersi del tempo per osservare la ragazza da capo a piedi.
"sei un cretino Jared" si lascò andare amara la donna.
"sei un emerito imbecille, perché perdi la tua vita a consumare i giorni senza un motivo? Senza darti la gioia di essere innamorato e di stare bene, facendo credere a delle povere ragazze di essere interessato a loro per un paio di notti per poi sparire e lasciarle così, come se ti avessero fatto un grave torto per meritarsi una cosa del genere da te".
Monica la guardò a bocca aperta.


Lo stupore alle stelle.


"per non parlare di te stesso! Come ti senti Jared? Sempre solo, senza la possibilità di trovare qualcuno che ti ami e che tu possa amare. È così triste per te Jay… e mi dispiace anche per te cara" la rassicurò Constance con un gesto della mano.
"mamma" esordì il figlio dopo essersi schiarito la voce, "capisco che tu ti sia fatta un’idea un po’ … libertina della mia vita ma … ti posso assicurare che sto crescendo. E migliorando … spero".
Jared prese entrambe le mani di Monica e se le coprì con le sue.
"so che sono sempre stato un fiasco nelle mie relazioni, ma credo di aver finalmente capito cosa voglio dalla vita. E credo anche di aver trovato una persona che, come me, abbia voglia di mettersi in gioco e tentare tutto questo".


Monica sentì qualcosa di liscio scivolarle tra le dita, benché le mani da prestigiatore di Jared non lasciassero intuire il movimento.
"una persona che sa tenermi testa, che non perderà mai del tutto la pazienza con me, perché, stranamente mi ama".
Gli sorrise dolce.
Per Monica nulla contava tranne quello sguardo su di lei.
"una persona che rispetta le mie priorità, perché le capisce, e che allo stesso tempo ha ben chiaro il limite tra quello che significa vivere per il lavoro e diventarne schiavo. Una persona che non si lascerà intimorire dal mio egocentrismo, e la mia voglia di salvare il mondo intero e che, sono sicuro, non esisterà a tirarmi sulla terra, con forza se necessario".
La ragazza si ritrovò ad arrossire mentre si chiedeva se fosse il caso di chiudere la bocca spalancata di Constance prima che qualche mosca ci volasse dentro.
"ma soprattutto, una persona unica. La sola che posso scegliere di amare senza la paura che sia un’illusione, perché lei è vera, è reale … e io … io ne sono innamorato".
Jared lasciò il volto di Monica per fissare sua madre.
Sul volto un sorriso radioso, tra le sue mani la sinistra della ragazza al suo fianco che esibiva un cerchio d’argento intorno all’anulare.


"mamma" esordì euforico, "posso presentarti la mia fidanzata?"

….
….
….


Shannon si sistemò peggio la maglietta sbrindellata sulle sue spalle, davanti a lui nel backstage Monica stava dando le ultime raccomandazioni a Jared.
"grazie Jared, grazie … non puoi sbagliare, l’abbiamo provato mille volte"
Il cantante le sorrise abbracciandola stretto, sfiorandole la guancia con il naso.
"e se la sbaglio anche stavolta?" le sorrise baciandole il collo.
"ti metto in punizione" lo prese in giro la ragazza sfiorandogli i capelli, "niente sesso per dodici ore".
Jared scoppiò a ridere premendo contro il suo corpo contro quello morbido di Monica.
"se la faccio giusta però voglio un premio … una sessione straordinaria ogni ora".
La ragazza arrossì senza smettere di guardarlo negli occhi.
"dovrai ringraziarmi molto allora" gli sorrise complice.
"ragazzi in scena!" urlò Emma tirando via un angolo della manica di Jared lontano dall’abbraccio di Monica per trascinarlo sul palco.
Shannon rassegnato si avvicinò al telone oltre il fondale ritrovandosi per un attimo vicino alla segretaria del fratello mentre questi, immune a tutto, continuava a lanciare occhiate cupide alla sua fidanzata.
"sembrano essersi trovati questi due", commentò ad alta voce.
La donna annuì vagamente compiaciuta.
"senti …" gli propose il batterista a voce insolitamente basa, "non è che ti andrebbe di farmi un favore …"
Emma lo guardò con sospetto prima di scoppiare a ridere.
"potrei sempre recuperare il numero di quella villa in Scozia … ma se è una cosa seria devi dire le parole magiche §"
Shannon sorrise guardando la donna negli occhi.
"Emma … voglio una fidanzata!"

 



*parti del testo in corsivo sono di "i’ll go crazy if i don’t go crazy tonight" degli u2 che è, se non mi sbaglio, il gruppo preferito di Monica. Non so se la canzone le piaccia ma il testo secondo me si adattava bene quindi ho deciso di osare ;P
** nel testo della canzone sovra citata questa frase interrogativa "è vero che l’amore perfetto scaccia ogni paura?"
° sono tutti i personaggi femminili delle storie di Monica. Date un’occhiata al suo profilo se non mi credete ;P
§ astutamente rubata al cartone disney "Alandin" una battuta del genio: ma se è un desiderio serio di le parole magiche!
N.D.A.
Che dire … credo siate la soddisfazione di una vita ragazze mie.
Davvero.
Sicuramente mi sono divertita moltissimo a scrivere questa storia un po’ speciale per Monica.
Lei, insieme ad altre persone non sono più semplicemente scrittrici o commentatrici.
Sono amiche.
Che è in fondo (mi permetto di interpretare) il messaggio che ogni musica e quella dei mars in particolare porta avanti.
Unire.
Davvero sono senza parole per tutti i commenti assolutamente splendidi e incredibilmente divertenti\profondi che mi avete elargito con tanta grazia
*Lori si scappella e fa un’inchino*

Devo, dopo tanto abominiosa mancanza di rispondere ringraziare con nominazione tutte le persone che hanno seguito ...

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questa storia ;))))

 


Vi auguro tutto il bene possibile e una futura chiamata da parte di Shannon quando si deciderà a fare anche lui una ricerca epica della sua fidanzata ;)
A presto spero!

Ps: il presto intende che FORSE verrò a Roma a vedere quei pazzi dei Mars quindi chiunque volesse scambiare due chiacchiere pre\post concerto non ha che mandarmi un messaggio privato o un commento e ci organizzeremo per riconoscerci.
Risponderò giurin giurello ;)

 

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