The importance of being Sanzo.

di Nuage9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 73. Gelosia ***
Capitolo 2: *** 33. Luna ***
Capitolo 3: *** 84. Rimpianto ***



Capitolo 1
*** 73. Gelosia ***


Titolo: The importance of being Sanzo (L'importanza di chiamarsi Sanzo)
Fandom: Saiyuki
Personaggi: Genjo Sanzo, Komyo Sanzo, Ukoku Sanzo
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments, Shounen-ai
Note: 1) Questa raccolta partecipa al The One Hundred Prompt Project, indetto da BlackIceCrystal;
The One Hundred Prompt Project
2) Bhe... Non c'è molto da dire: come ho già scritto nell'introduzione, è una raccolta su Sanzo - ergo più o meno tutti i Sanzo apparsi fin'ora (Ukoku, Komyo, Genjo Sanzo e, anche se non era un Sanzo a tutti gli effetti, Kamisama); non comparirà nessun personaggio di Saiyuki Ibun, comunque (quindi nemmeno il predecessore di Ukoku, credo). Tutto qui, enjoy :D ~
Prompt del capitolo: n° 73 - Gelosia
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono (sigh!) e la storia non è scritta a scopo di lucro ~

The importance of being Sanzo.

Non era per gelosia, no. Non avrebbe avuto senso essere gelosi di qualcosa che non si può avere.


Ogni tanto il suo Maestro scompariva e toccava a lui andarlo a cercare, tutte le volte.
Eppure, arrivato alla soglia dei sette anni di età, Koryu aveva capito che non poteva essere normale, per quell’uomo, sparire dalla circolazione ogni volta che un altro monaco Sanzo - molto giovane, con i capelli corti e neri; l’opposto di lui, insomma - veniva a far visita al tempio.
I monaci più anziani, mascherando malamente i loro risolini divertiti, intimavano al piccolo monaco dagli occhi viola di cercare l’onorevole Komyo Sanzo per motivi spesso assurdi. Probabilmente, se avesse avuto qualche anno di più, Koryu avrebbe capito che speravano che lui sorprendesse i due, sospettati amanti, in atteggiamenti almeno... Ambigui.
Ma non fu mai così.
Il più delle volte, i due monaci Sanzo stavano seduti sotto il portico ad osservare il nulla, parlando di cose che il piccolo non riusciva a capire; altrimenti, giocavano come due mocciosi a chi faceva volare più lontano degli aeroplanini di carta. Nulla di che, insomma.
Tuttavia, mentre gli adulti se ne andavano sempre delusi ed insoddisfatti, perché così il loro pettegolezzo principale era sopito fino ad una nuova visita del giovane bonzo moro, il piccolo Koryu rimaneva sempre, per tutto il tempo, ad osservarli, chiedendosi perché non potesse essere lui l’uomo destinato a passare così tanto tempo con il Maestro. Perché mentre ad occhi altrui, interessati soltanto alle cose visibili, poteva passare inosservato, agli occhi di un bambino, ancora innocenti, non sfuggì mai la strana atmosfera di complicità, di parole non dette, ma comprese attraverso gli sguardi, che si creava ogni volta che i due erano insieme. Senza nessun altro intorno.
E, vedendoli così, Koryu cercava sempre il modo di intromettersi.
Un giorno, con il suo solito ghigno sarcastico sul volto, il giovane Sanzo chiese al Maestro perché quel piccolo gli girasse sempre intorno; e da quando aveva iniziato ad avere un’insana passione per quelli troppo giovani.
« Con me passi » aveva continuato « -ma con lui non ti sembra di esagerare? Non avevo mai visto un bambino così geloso. Ha paura che gli rubi il giocattolo, anche se è già stato usato? Ai miei tempi, si preferiva averne di nuovi ».
Ma Koryu non aveva capito, si era limitato a guardar male quello strano, insolente giovane che, però, gli aveva già rivolto le spalle. Non lo guardava mai, lui. Osservava sempre e solo il Maestro - il quale, in quel momento, rivolse proprio al moro una fugace occhiata, come ad intimargli il silenzio.
Del resto, il Maestro continuava a guardare Koryu - non continuamente, ma a lui, per il momento, poteva bastare. In fondo non era geloso. Si è gelosi dei propri genitori, dei propri fratelli, dei propri fidanzati - ma loro non erano niente di tutto questo; e a quel pensiero, il bambino sentì una strana fitta al petto.

Solo più tardi, osservando le volute di fumo che disegnavano strani cerchi nell’aria, riuscì ad ammettere con se stesso che, forse, aveva mentito fin troppo a lungo. Non erano le attenzioni di un padre, qualle che aveva così tanto cercato.

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Capitolo 2
*** 33. Luna ***


Titolo: The importance of being Sanzo (L'importanza di chiamarsi Sanzo)
Fandom: Saiyuki
Personaggi: Komyo Sanzo, Ukoku Sanzo
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments, Shounen-ai
Note: Questa raccolta partecipa al The One Hundred Prompt Project, indetto da BlackIceCrystal;
The One Hundred Prompt Project
Prompt del capitolo: n° 33 - Luna
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono (sigh!) e la storia non è scritta a scopo di lucro ~

The importance of being Sanzo.

Non aveva mai pensato a quanto potesse essere bella la Luna.

Seduto sotto il portico a fumare una sigaretta per la prima volta dopo tanto tempo, Ukoku alzò gli occhi al cielo: le stelle, in una notte così limpida, erano perfettamente visibili.
« Non dovresti fumare, qui. Ci sono dei bambini », esordì qualcuno alle sue spalle; la voce, però, non era arrabbiata, né sembrava veramente intenzionata a rivolgere una lamentela. Era dolce, incredibilmente profonda. Sembrava mescolarsi ai suoni notturni in sottofondo.
Il giovane monaco Sanzo, tuttavia, si limitò a ridacchiare, senza nemmeno voltarsi verso il suo interlocutore, fingendo di ignorare la calda sensazione che quella voce, quella persona, gli procuravano.
« Non dovresti dirmelo proprio tu, Komyo- » nel frattempo, però, stava spegnendo la sigaretta sotto la suola di uno dei suoi sandali « -sbaglio, o fumi spesso e volentieri? Anche davanti ai bambini ».
« Sì, ma non in una notte come questa ».
A volte, il quarantenne sembrava seguire processi mentali tutti suoi. E mentre ti metteva a parte delle sue sconclusionate elucubrazioni, si limitava a sorriderti bonariamente, come se in realtà fossi tu a non essere stato attento, e non lui a non aver esplicitato completamente il suo pensiero.
Ma Ukoku era ormai abituato.
« Ti piace vedere le stelle? », commentò, inarcando sarcastico un sopracciglio e muovendo una mano verso l’alto, con noncuranza.
« Alcuni dicono che non c’è nulla di meglio che fumare durante una serata limpida » riprese il biondo, scoccando velocemente un’occhiata all’altro, come ad invitarlo a non interromperlo, nonostante avesse appena pronunciato due frasi completamente incoerenti tra loro « -Tuttavia, credo che in notti come queste, ci si dovrebbe limitare ad osservare la volta celeste, senza contaminarla di nicotina. Guardare la Luna ti farebbe bene. Non sai mai quando potrà mancarti questa vista ».
Mentre parlava, Komyo, in piedi davanti a Ukoku, gli si era progressivamente avvicinato, tanto che l’altro ora poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Non si mosse, il moro, aspettando la successiva mossa di quell’uomo così imprevedibile.
Poi, all’improvviso, il monaco Komyo Sanzo allungò una mano verso l’interno della veste altrui e... Tirò fuori il pacchetto di sigarette.
« Almeno, sono sicuro che ti godrai un po’ di aria fresca » gli mormorò, ad un soffio dal suo orecchio, prima di staccarsi definitivamente e tornare dentro.
« Che stupido..! » biascicò, un po’ deluso, Ukoku « Quando mai dovrei dovrei sentire la mancanza di una notte così? »

Eppure, anni dopo, nel contemplare il nulla assoluto, Ukoku si accorse che, effettivamente, la mancanza di quel bianco satellite ad illuminare le sue notti solitarie gli mancava. Perché nemmeno il ricordo del suo defunto compagno poteva più portargli un po’ di luce.

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Capitolo 3
*** 84. Rimpianto ***


Titolo: The importance of being Sanzo (L'importanza di chiamarsi Sanzo)
Fandom: Saiyuki
Personaggi: Genjo Sanzo, Komyo Sanzo, Ukoku Sanzo
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments, Shounen-ai
Note: 1) Questa raccolta partecipa al The One Hundred Prompt Project, indetto da BlackIceCrystal;
The One Hundred Prompt Project
2) Chiedo scusa a Morfeo per l'abuso del suo nome. Perchè nelle fanfiction "dormire tra le braccia di Morfeo" è fin troppo usato - ma tant'è, giusto per essere banali, al momento non ho trovato metafore migliori.
Prompt del capitolo: n° 84. Rimpianto
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono (sigh!) e la storia non è scritta a scopo di lucro ~

The importance of being Sanzo.

Il suo unico rimpianto si presentava solo nelle notti di plenilunio o di novilunio, ed aveva l’aspetto di un giovane monaco attraente, irresistibile. L’incarnazione della sua oscurità.

Komyo Sanzo non si era mai ritenuto un uomo dai mille pregi; tuttavia, se c’era qualcosa che gli piaceva di se stesso, era il modo con cui aveva condotto la propria vita fino a quel momento.
Senza rimpianti, mai.
Non avrebbe saputo dire se era a causa del suo carattere, certe volte apparentemente troppo frivolo, o di che altro, comunque sia non aveva nulla di cui lamentarsi. Ora, poi, aveva pure un allievo a cui, un giorno lontano, avrebbe potuto passare il ruolo di Sanzo.
Sorrise dolcemente, il monaco, osservando un bambino biondo di appena quattro anni che dormiva in un piccolo futon steso a poche braccia dal suo. Notò solo in quel momento che, a dispetto dell’età, Koryu della corrente del fiume - così lo aveva chiamato - non abbandonava quella sua tipica espressione corrucciata nemmeno tra le braccia di Morfeo*.
« Avevo sospettato avessi degli strani passatempi, ma così mi sembra un po’ troppo, non credi? », esclamò qualcuno alle sue spalle che, avvicinatosi così di soppiatto, a momenti faceva sobbalzare l’uomo per la sorpresa.
« Ken’Yu... Anzi, Ukoku. A cosa devo la visita? Non mi verrai a dire che dopo neanche un mese ti sei già stancato della carica che ti è stata... - lasciò cadere per un attimo il silenzio, indugiando su quella parola - Assegnata? ».
Le voci di entrambi, le loro espressioni, erano quanto di più rilassato ci si potesse immaginare; erano i visi di due amici di vecchia data che, dopo molto tempo, si incrociano per caso.
« Ho interrotto un momento speciale? » domandò il giovane monaco, avvicinandosi - forse un po’ troppo - alla porta, e all’altro uomo che era appoggiato proprio allo stipite di questa, per sbirciare oltre le spalle di quest’ultimo.
Biascicò qualcosa che alle orecchie altrui venne interpretato come “Carino”, detto però senza molta convinzione.
« Ti stai calando nel tuo ruolo di genitore? Fratello? », e si volse a guardarlo, il viso appena sopra la sua spalla. Komyo poteva sentire il suo respiro collo, e scorgere i suoi lineamenti con la coda dell’occhio. Tuttavia non si girò, rimase poggiato contro il fusuma, le braccia conserte.
« Stavo pensando... Un po’ a tutto. A questa vita ».
« Aah, capisco. I rimpianti non sono una bella cosa, eh? »
« No, probabilmente. Ma non credo di averne ». Solo allora si girò a guardare Ukoku dritto negli occhi il quale, a sua volta, ricambiava lo sguardo. E sorrideva - anzi, sarebbe stato meglio dire ghignava. A soli diciassette anni di età, era già monaco Sanzo; per questo motivo, credeva di dover mettere tutti a conoscenza dei suoi pensieri, che riteneva sempre esenti da ogni errore.
« Un uomo che non ha rimpianti non passa due ore in piedi a fissare il nulla - o la causa stessa del suo rimpianto. Non credi? » e l’altro non poté fare a meno di arrossire, sentendosi, in un certo senso, “colto in flagrante” - era lì da così tanto tempo?
« Piuttosto che fare di lui un tuo rimpianto - per averlo portato qui, perché lo costringerai a diventare qualcosa che non gli porterà alcun sollievo -, perché non cerchi di... Insegnargli cosa c’è fuori? » ed a quel punto la sua voce si fece più bassa, quasi volesse imprimergli nella mente il discorso. Quella sera, una notte senza Luna, le difese del monaco custode dei due sutra sembravano abbassate. In realtà, con quel ragazzo non aveva mai avuto alcuna difesa.
« Non lasciarlo diventare un tuo rimpianto - ripetè, abbracciandolo da dietro -. Per quello, basto e avanzo io ».

Solo più avanti Komyo si rese conto che, evitando al bambino di divenire il suo rimpianto, era lui stesso diventato quello del nuovo Genjo Sanzo. Ed il suo irreparabile errore, privo di espiazione.
Ma, a quel punto, poté solo augurare al suo giovane allievo di trovare qualcuno disposto a tendergli una mano, a non trascinarlo nelle tenebre. Qualcuno che sarebbe potuto essere, più che una notte di novilunio, il suo Sole.

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