What I Go To School For

di shesreckless
(/viewuser.php?uid=122923)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gives Me Hell ***
Capitolo 2: *** Nobody's perfect ***
Capitolo 3: *** Chiamata In Arrivo... ***
Capitolo 4: *** Every Rose Has Its Thorn ***
Capitolo 5: *** Sweet Dreams ***
Capitolo 6: *** That wasn't what I meant... ***
Capitolo 7: *** Explanations Needed ***
Capitolo 8: *** We Belong Togheter ***



Capitolo 1
*** Gives Me Hell ***



"No! Cazzo no!"
"Problemi signorina Davis?"
"No, mi scusi professoressa."
Finalmente suonò la campanella e Isabel uscì dalla classe di letteratura. Si diresse verso l'armadietto e dopo aver tirato fuori un libro sbattè lo sportello rumorosamente.
"Tutto ok?"
"Come? Oh Jenny, sei tu!"
"E chi credevi che fossi? Comunque, cosa diavolo ti succede?"
"No nulla... ho preso l'ennesima insufficienza in letteratura."
"Ma sei scema? Lo sai che se non passi in letteratura la signorina Miller ti caccia dalle cheerleader!"
"Lo so ma..."
"Ma un corno! Sei il nostro capitano! Impegnati!" Isabel non ebbe il tempo di replicare che Jenny era già andata via sculettando nella sua divisa da cheerleader. Si poggiò con le spalle al muro, chiuse gli occhi e prese fiato.
Poi si avviò verso il distributore e si comprò una bottiglia d'acqua. Stava per tornare all'armadietto per prendere il quaderno che aveva lasciato quando la professoressa di lettere la fece chiamare.
"La professoressa Thomas vuole parlarti." una ragazzetta del primo era lì davanti a lei con lo sguardo timido e intimorito. E la fissava ammirata.
"Ok, grazie. Arrivo." le rispose sorridendo.
A passo svelto arrivò davanti all'aula 54. La prof era lì. Afferrò la maniglia e sospirò, poi entrò. L'insegnante era seduta alla cattedra e c'era un ragazzo seduto a un banco, con aria annoiata di chi vorrebbe essere altrove.
Ti capisco ciccio! Penso lei.
"Accomodati Davis. Volevo parlarti del tuo andamento."
"Sì lo so. Faccio schifo, non mi impegno abbastanza, devo studiare di più, la posta in gioco è molto alta, ne vale il mio futuro eccetera eccetera. Lo so già. Posso andare?"
La prof sbuffò e scosse la testa "Come devo fare con te, Davis? Beh, visto che sai già tutto, arrivo al sodo. Ho capito che non ce la fai a studiare da sola. Perciò ti assegnerò un compagno di studio. Ha un altro orario ma è al tuo stesso livello. è uno dei migliori e ti servirà. E se non migliorerai, beh, ti sarai fatta un amico, no?"
"Beh veramente..."
"veramente niente. è deciso. Isabel Davis ti presento Taylor Lautner." disse la professoressa indicando il ragazzo seduto 2 banchi dopo di lei. Lui salutò con un cenno svogliato della mano.
Beenee... guarda chi mi è capitato!
A scuola c'erano due categorie di emarginati: gli stranieri o quelli di origine straniera e i nerd. E a quanto pare, le avevano appioppato un mix delle due cose. Poteva scendere più in basso?
"Piacere." disse Isabel del tutto contro voglia.
La porf uscì dall'aula e li lasciò lì a "fare conoscenza".
"Quindi... mi toccherà studiare con te?" domandò la ragazza.
"Senti bella, non è che siccome porti la divisa da cheerleader e la maggior parte dei ragazzi ti mette al top della propria lista delle ragazze hot della scuola, io ho voglia di studiare con te. Se a te la storia non va a genio, per me è peggio. Chiaro?" Isabel rimase senza parole a fissarlo. Se ne stava lì seduto, totalmente sicuro di se e per niente disponibile. La pelle leggermente scura, gli occhi profondi e leggermente a mandorla coperti dagli occhiali da vista. Indossava una camicia a quadretti sbottonata che lasciava intravedere una t-shirt nera con qualche strano disegno sopra. I jeans stretti e anonimi. Le scarpe da tennis un po' consumate dal tempo. I capelli corti, neri come la pece e scompigliati. Non era proprio il suo genere. Era sempre uscita con ragazzi biondi, meglio se giocatori di football. Anche se di solito non era andata a finire bene.
"Yo yo yo! Calmati ciccio! Ok? Studiamo quel che dobbiamo studiare e addio! Mica voglio passare la mia vita con te!"
"Perfetto."
"Casa tua o casa mia? O preferisci in biblioteca?"
"Che fai le proposte sconcie?" disse lui.
"Non sei divertente" lo richiamò lei.
"Facciamo casa mia alle 4. Tieni. Questo è il mio numero di telefono e il mio indirizzo. Spero tu sia capace di trovarmi."
Lei fece una smorfia, afferrò il biglietto e uscì dalla classe sbattendo la porta. Mi ci mancava solo il nerd straniero che si crede chissà chi.
A mensa prese posto con le sue amiche e mentre cercava un fazzoletto nella tasca della tracolla spuntò fuori il biglietto di Taylor. Lo tirò fuori e si mise a girarselo tra le dita. Poi si fermò a osservarlo.

Taylor Daniel Lautner
Sheldon Ave, 546
Grand Rapids (MI), USA
818-626 534954
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nobody's perfect ***


Quel ragazzo la incuriosiva e non poco. I nerd che conosceva erano tutti sottomessi all'autroità che la sua divisa rappresentava e a tutti i ragazzi popolari. Lui invece sembrava essere superiore a certe cose. Avava dimostrato di saperle tener testa. Le piaceva questa cosa.
"Hey Isabel! Cosa fissi?" Jenny la riportò a terra.
"Mah niente..."
"Vieni oggi al centro commerciale?"
"No... devo studiare per letteratura. La Thomas mi ha accollato un compagno di studio..." sbuffò lei.
"Uhuu! Interessante! E come è? Fattibilie?"
"è un nerd straniero. Uno sfigato di prima categoria."
"Che sfortuna! Mi dispiace!" Isabel fece spallucce. Di solito Jenny non era l'amica perfetta e che ti supportava al 100%. A volte le capitava di pensare che stesse con lei solo perché era capo cheerleader. Però era anche simpatica a volte e ci stava bene. Tra tutte era la meno peggio!
Le ragazze si alzarono tutte.
"Jenny! Dove state andando?"
"A salutare quel gruppetto lì." disse indicando alcune ragazzine dall'aria timida sedute a un tavolo. Si divertivano così.  Ad infastidire le povere matricole e le emariginate. A lei questa attività non entusiasmava molto ma almeno non era lei la vittima!
"Tu non vieni?" le chiese un'altra. Scosse la testa.
"Non oggi. Io vado." salutò tutte con un cenno della mano e si avviò verso l'armadietto. Prese due libri e si diresse in classe di biologia. Era in anticipo così si mise a sedere e tirò fuori il cellulare e il biglietto di Taylor.
Sentiva la voglia di mandargli un SMS e il coraggio non le mancava. Non era una di quelle che aspettano le mosse dei ragazzi. Lei agiva.
"Hey. Sono Isabel. Questo è il mio numero. Salvatelo così se c'è bisogno mi contatti. Ci vediamo oggi. Devo portare qualcosa in particolare?" scrisse il messaggio e inviò al numero scritto sul fogliettino stropicciato.
Aspettò a lungo ma non ricevette alcuna risposta. E se le avesse dato un numero e un indirizzo sbaglaito? Quel farabutto! A fine ora gli fece uno squillo. Il numero esisteva!
Dopo un po' le arrivò un messaggio: "Ho capito, ho capito! Spero che non ce ne sia bisogno. Porta i libri e un po' di volontà. Non mi va di passare tutto il pomeriggio a studiare con te."
Continua? Come se a me facesse piacere penso Isabel.

Al termine delle lezioni tornò a casa.
"Mamma?! Ci sei?"
"In cucina!" la raggiunse "Come va? Tutto ok? Bene! Io sto per uscire! Divertiti!" disse sua madre lasciandola lì impietrita e non capace di dare una risposta.
Si ritrovò sola in casa. Si fece una bella doccia, poi si vesì e preparò le cose per andare da Taylor. Ormai a casa era quasi sempre sola. Sua madre aveva 1000 impegni e da quando suo padre... No no! Non ci pensare Isabel! si rimproverava lei.


Alle 4 meno un quarto Isabel uscì di casa, afferrò la borsa e corsa alla fermata a prendere l'autobus per andare fino a Sheldon Ave nue.
Una vota scesa si incamminò alla ricerca della casa di Taylor.
"546. Deve essere questa." Una bella casa grande e candida si erigeva maestosa davanti a lei. Annusò la siepe di rose che circondava il recinto. Poi suonò il campanello.
"Sì?"
"Ehm. Buon pomeriggio. Sono Isabel Devis. Ho appuntamento con Taylor! ...cioè..."
Una donna anziana le aprì il cancello e uscì dalla porta d'ingresso andandola ad abbracciare.
"Non sapevo il mio orsacchiottino avesse una ragazza!"
Isabel divenne rossa per l'imbarazzo. Ma cosa ha capito? Io con quello? hahahaha
"No, mi scusi. Ha frainteso. Io e Taylor dobbiamo solo studiare insieme."
La donna lasciò la presa e in quel momento uscì un uomo più giovane. Si mise a ridere.
"Mamma lasciala stare! è una ragazza che deve studiare con Tay. è il suo tutor non il suo ragazzo!- poi si girò verso Isabel e le andò incontro per stringerle la mano -Sono il padre di Taylor, Dan. Piacere. Vieni. Taylor si stava facendo una doccia. Arriva subito."
L'allegro gruppetto entrò in casa e Dan fece accomodare Isabel nello studio. La casa era meravigliosa! Avrebbe voluto viverci lei!
Dopo un po' Taylor entrò nello studio mentre si stava ancora finedo di vestire. Aveva i capelli bagnati, le scarpe sciolte e si stava finendo di infilare una t.shirt.
Peròò... pensò lei con tono di apprezzamento. Mica male il ragazzetto... effettivamente, anche se Taylor era uno "sfigato" aveva un bel fisico. Era alto, con la pelle naturalmente abbronzata e da quello che aveva intravisto, aveva anche una bella tartaruga. Oddio, ma che sto pensando? si richiamò all'ordine. Poi lo incitò scocciata: "Allora??"
"La puntualità non è il mio forte. Abituatici. Un secondo e sono da te."
Lei sbuffò scocciata e iniziò a tirare fuori i libri.

Dopo due ore erano ancora lì, piegati sui libri.
"Proviamo ancora... cosa voleva intendere l'autore con questa frase?"
"NON. LO. SO! Lo vuoi capire che non ci capisco niente di questa robaccia?"
"Senti. Siamo qui da due ore e ho capito che non sei scema. Non l'avrei mai detto ma a quanto pare... quindi perché non ti sforzi?"
"A me di questa roba non frega nulla, ok?"
"Sì ma frega a me. E se non ti impegni un po' ne subirai tutte le conseguenze negative!"
Isabel abbassò la testa e cercò di non guardarlo negli occhi nascosti dalle lenti. Aveva capito che per lui la letteratura era importante. Il modo in cui ne parlava, come spiegava i concetti, lo sguardo che aveva quando pronunciava qualche citazione... le ricordava tanto...
"Allora?" la richiamò lui. I brutti ricordi e i rimpianti offuscavano la sua mente. Ormai Isabel non riusciva più a trattenere le lacrime. Si convinceva che non le importava niente, ma non era così. Tirò su col naso, raggruppò i libri e si alzò di scatto.
"Scusa Lautner, non... non posso. Devo andare. Ti chiamo io, ok?"
"Ma... dove diavolo" la seguì e si fermò sull'uscio guardandola scappare via.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chiamata In Arrivo... ***


Era scappata via. Non ce la faceva. Non poteva piangere o lasciarsi prendere dalle emozioni davanti a quel soggetto lì. Per tutti lei era la ragazza più fortunata della scuola. Lo status di capo cheerleader implica questo. "Devi essere sempre allegra e sorridente, meglio ancora se sei prepotente." le ripeteva sempre Jenny e Isabel già mancava di uno dei requisiti. Poi il fatto di dover studiare con un nerd straniero rischiava di compromettere tutto. Non che le importasse sul serio, almeno non molto... Era entrata nelle cheerleaders sono perché sua madre alle superiori era una di loro e anche sua zia... era una tradizione di famiglia. Ormai però ci era abituata e provava una certa tranquillità e sicurezza mentre si allenava che la aiutava molto a rilassarsi e a non pensare.
La sua vita però non era perfetta. La vita di nessuno lo è! La sua fortuna era quella di essere circondata da persone talmente ottuse e egocentriche da non accorgersi di niente.
Passeggiò per il quartiere intorno a casa sua, poi rientrò.
"Sono uscita con Robert. Non mi aspettare. Ceno fuori quindi ordinati una pizza o chiama il cinese." Sì, il cinese... a lei neanche piaceva il cinese! E poi, chi diavolo era Robert?? Ah sì! Forse è quel tipo alto, distinto... quello impomatato e con i sorriso a 45 denti... quello della settimana scorsa..." concluse lei. Ormai sua madre aveva più appuntamenti di lei!
Isabel afferrò il telefono e chiamò la pizzeria in fondo alla strada: "Pronto? Vorrei ordinare una pizza. Sì.. ehm... diavola, grazie." riattaccò e si buttò a peso morto sul divano. Accese la tv e cercò di rilassarsi.

"E ora chi diavolo è??" gridò la ragazza sentendo il celluare squillare.
"Chiamata in arrivo da: Lautner" Che palle! Mi ci manca pure questo! Isabel riattaccò il telefono e si mise in attesa della pizza. Dopo neanche 5 minuti il telefono squillò di nuovo. Sempre lui. Fissò il telefono incerta. Poi rispose: "Che cosa diavolo vuoi? Ti denuncio per stalking io!"
"Hey hey! Calma!- lo sentì ridacchiare- Sapevo che avevi il telefono con te. Volevo parlarti. Di quello che è successo oggi..."
"Che vuoi sapere? Odio la letteratura. Entiendes?"
"Quello lo avevo capito sai? Ma non è solo quello... senti, odio parlare per telefono almeno quanto tu odi la letteratura! Possiamo vederci?"
"Che fai, mi chiedi di uscire??"
"Ma che hai capito idota! Volevo chiarire delle cose. Dovremmo studiare insieme e non mi va di perdere il mio tempo con una cheerleader che crede di essere il centro del mondo che mi molla a metà scappando via. Almeno voglio una spiegazione!"
Isabel non rispose, restò lì zitta a pensare se accettare. Perché mai avrebbe dovuto? Ma tutta 'sta confidenza da dove l'ha tirata fuori? pensava... certo, era anche vero che glielo doveva. Si limitò a un sospiro.
"Quindi?"
"Senti Lautner... ok, va bene..."
"Allora ci vediamo tra 20 minuti"
"No no aspetta! Non ho voglia di uscire e sto apsettando che mi portino una pizza."
"Che pizza?"
"Diavola- rispose lei senza riflettere-ma che domande mi fai? Non sono fatti tuoi!"
Lui ridacchiò: "Pensavo avresti scelto una capricciosa. Beh la diavola mi piace. Mi dai il tuo indirizzo?"
"Ti auto inviti?"
"Uhm, sì, idiota."
"Senti orsacchiottino, non chiamarmi più idota!"
"Hai conosciuto mia nonna, vero?"
""
"Piantala. Non ridere! Allora, quest'indirizzo?"

Nuovo capitolo postato!! Spero vi piaccia. è corto e non è niente di che, lo so! Ho postato subito proprio per questo! C: Commentate per favore e datemi consigli! Fatemi sapere che ne pensate! Un grazie speciale a coloro che hanno recensito e che seguono la mia storia!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Every Rose Has Its Thorn ***


"Eccomi qui! è arrivata la pizza?"
Dopo una ventina di minuti Isabel si ritrovò Taylor sulla porta con un sorriso a 32 denti.
"Sei arrivato! Sì, è sul tavolo." rispose lei.
"Beh? Non mi fai entrare?" la ragazza si spostò dalla porta e gli fece cenno di venire avanti.
"Togliti il giacchetto se vuoi. Ci penso io! La cucina è di là!"
"Oh sì grazie!" fece lui levandosi l'indumento di dosso e porgendolo a Isabel.
"Come mai non porti gli occhiali?" chiese senza riflettere lei.
"Oh... ecco... li devo portare solo quando leggo. Altrimenti ci vedo bene. Ma a te cosa importa?" rispose lui un po' acido.
"Niente, era per dire! E poi sei ospite in casa mia e stai per mangiarti la mia pizza. Ne ho il diritto, non credi?"
Taylor si sedette intorno al tavolo e lei si mise davanti a lui. Poi Isabel aprì il cartone della pizza e passò un pezzo al ragazzo.
"Tieni prendi. mangiamo ora che è calda." disse Isabel addentandone un pezzo.
"Grazie!"
"Ehm... ti volevo... dovrei.. ecco..." farfugliò lei.
"Senti, o parli o parli!" la spronò Taylor.
"Ecco Lautner, mi dispiace! Non avrei dovuto mollarti così!"
"Lo so. Beh, fammi mangiare la pizza. Se è buona ti perdono! Ci stai?" sorrise lui.

Per il resto della "cena" chiacchierarono e risero come due vecchi amici, dimenticandosi per un po' di tutte le loro differenze e del fatto che se qualcuno dei loro amici li avesse visti li avrebbe ripudiati.
"Sei perdonata. Mi scoccia dirlo ma questa pizza è buonissima!" disse lui addentando l'ultimo boccone.
"Grazie."
Taylor prese un fazzoletto e si pulì le mani unte. Poi ne porse una a Isabel.
"Piacere, Taylor Lautner."
"Ma che dici??" domandò lei confusa.
"Abbiamo cominciato male e anche se DETESTO ammetterlo (e sto andando contro tutti i miei principi per farlo), non sei un stupida cheerleader egocentrica e bastarda."
"Ehm... grazie?! E comunque anche io mi sbagliavo. Non sei poi uno sfigato irrecuparabile..."
Lui allungò la mano verso di lei sorridendo, Isabel la strinse: "Piacere, Isabel Davis."
"Adesso che ne dici di parlare un po' di quello che ti è successo?"
"Ecco... non mi trovo molto a mio agio nel parlare di certe cose con te. Non ne parlo neanche con le mie migliori amiche!"
"Migliori amiche? Quelle??" Taylor scoppiò a ridere.
"Vabbé comunque... so che sei venuto di proposito e che te lo devo. Quindi.."
"Hey non ti preoccupare. Se non vorrai rispondere alle mie domande potresti semplicemente tacere.- la tranquillizzò -Piuttosto, che ne diresti di uscire fuori a parlare? Si sta bene e l'aria notturna mi ha sempre aiutato a pensare..."
"Perfetto! Vieni, abbiamo una terrazza. C'è una piccola panchina che ho fatto mettere io e si gode di una bella vista da lì..." lo invitò lei coprendosi e passando il giacchetto a Taylor.

"Wow!" disse lui ammirando la vista delle luci cittadine di cui si godeva dalla terrazza. Lei si limitò a sorridere e a sedersi sulla panchina, raccogliendo le gambe al petto. Lui la seguì sedendosi accanto a lei, sempre mantenendo qualche centimetro di distanza dalla ragazza. Un lieve vento caldo sfiorava i visi dei due facendo ondeggiare i lunghi capelli di Isabel, il cui profumo di balsamo arrivò alle narici di Taylor. Si girò a guardarla. La poca luce che illluminava la terrazza creava un riflesso magnifico sul volto della cheerleader, che ora aveva un aria completamente diversa da quella che aveva a scuola. Gli occhi brillavano e si accendevano, fissi verso l'orizzonte pieno di luci cittadine.
"Stai meglio in jeans e felpa che in divisa" notò lui.
"Grazie- rispose lei con un sorriso imbarazzato -e tu stai meglio senza occhiali."
Detto questo il silenzio tornò a riempire quel paesaggio meraviglioso. Taylor respirò profondamente e tirò la testa indietro. Isabel si girò a guardarlo. Aveva un aria serena e emanava allegria, tutto ciò che lei da qualche tempo fingeva solo di avere. E tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno. Era carino e intelligente. E da quella sera, aveva scoperto che era anche simpatico. Eppure non era il suo tipo. Possibile?
Tornò a fissare il vuoto chiedendosi se era questo quello che voleva dalla vita: accotentare sempre gli altri senza pensare a se stessa. Lo aveva fatto talmente tante volte che ormai non capiva neanche quali fossero i suoi veri sentimenti e quali fossero quelli che avrebbe dovuto fingere di provare.
Taylor tornò a fissarla e ad ammirare la sua delicatezza, il suo sguardo intenso, il capelli leggermente mossi muoversi seguendo la lieve sinfonia del vento. Era bella. Semplice e bella. E qualcosa dentro di lui gli diceva che era quella la vera Isabel e non quella che aveva conosciuto fino ad ora a scuola.
"Stai bene?" domandò lui.
Lei si voltò e lo guardò negli occhi scuri..
"Certo!" rispose sorridendo.
Lui storse la bocca:" Mmh... non ci credo! So che non è così, non mentirmi ti prego."
Era la prima persona che era riuscita a capirlo e, cosa strana, era anche colui che la conosceva da meno tempo!
Sospirò e iniziò a spiegare: "Sai, oggi mentre parlavi mi hai ricordato una persona. Eravamo molto legati finché la stessa passione che riempie i tuoi occhi lo ha portato via da me. Da noi. Non so se lo sai ma mio padre è Austin Davis..."
"Austin Davis?? Mi prendi in giro?? è il più grande esperto di letteratura al mondo! Ho tutti i suoi libri e..." Taylor si interruppe nel vedere gli occhi di Isabel intristirsi.
"E lui ci ha abbandonate per inseguire l'amore per la letteratura, capisci? Per lui due parole scritte su un foglio sono più importanti di me! E la cosa che mi ha fatto più soffrire è che non si è più fatto sentire! L'ultima volta che l'ho visto era una bambina. Non capivo un gran che del mondo ma ero affascinata da lui e dalle sue parole. Quando parlava di famosi scrittori e cose simili aveva uno sguardo negli occhi che mi faceva rimanere imbambolata ad ammirarlo... e tu oggi avevi lo stesso atteggiamento. Credo che tu mi abbia spaventata. I ricordi di mio padre mi sono riaffiorati nella mente e non volevo che tu mi vedessi in quello stato. Non lascio che nessuno mi veda piangere. Da quando mio padre se n'è andato abbandonandoci senza darmi una spiegazione ho continuato a chiedermi cosa avessi sbagliato, cosa avessi che non andava. Perché mi ha abbandonata? Non ero abbastanza per lui? Non gli bastavo?" Isabel sentì gli occhi riempirsi di lacrime ripensando al dolore che aveva provato fino ad allora. Le parole le uscivano a stento e si limitò ad espriemere i suoi pensieri semplicemete. Abbassò la testa e continò: "Poi ho cercato di andare avanti. per me e per mia madre. Non è stato facile vederlo apparire in tv e sentire mia madre piangere nella sua stanza. Quando sei piccola ti senti impotente. E anche adesso che sono cresciuta, non so cosa fare... Cerco di non pensarci e di rendere felice mia madre. Non vorrei veder andare via anche lei. Così faccio tutto ciò che possa renderla fiera di me. Come essere una cheerleader, frequentare ragazzi carini, comportarmi sempre bene e seguire le sue impronte. è anche per via di mio padre che non riesco a studiare letteratura. Io non sono la ragazza superficiale e sempre felice che tutti vedono, o meglio, vogliono vedere. Sono la ragazza che la sera prima di dormire tira fuori da cassetto la foto del papà nascosta in un libro, poi la stringe a se e piange. Pensa alla felicità che aveva quando lui c'era ancora, ai suoi occhi luminosi pieni di amore per la letteratura... a quanto... fosse magnifico stare tra le sue braccia dopo una giornata lunga e pensante e sentirlo raccontare una storia con la sua voce morbida, finché i miei occhi si chiudevano e cadevo tra le braccia di Morfeo... a come mi sentivo protetta e a come mi sento vulnerabile e sola adesso...." Isabel scoppiò a piangere e affondò la testa tra le gambe.
Poi si sentì avvolgere e stringere in un dolce abbraccio.
"Shh... tranquilla!- la voce dolce di Taylor le giunse alle orecchie come una dolce canzone- Ci sono io qui. Non sei sola. Non sarai mai più sola. Te lo prometto."

Nuovo capitolo gente! L'inizio lo avevo già scritto e poi mi si è cancellato tutto a causa di un black out! -.-" Così mi è toccato riscriverlo ed è venuta fuori una schifezza. Il resto non è un gran che ma mi piacerebbe vedere cosa ne pensate. Grazie a tutte coloro che recensiscono questa storia, che la seguono e/o l'hanno aggiunta ai preferiti! *----*
Aspetto le voste recensioni! Un bacione! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sweet Dreams ***


Isabel e Taylor rimasero lì seduti per un bel po'. Nel silenzio totale si sentivano solo i lontani rumori delle automobili cittadine. Appoggiata al petto del ragazzo, Isabel si tranquillizzò e decise che per quella sera sarebbe stata se stessa. Niente cheerleader sempre sorridente e sexy. Poteva essere solo Isabel. Il problema che quel ragazzo la sputtanasse in giro non c'era. Era strambo anche lui in fondo. Infierire su di lei non gli serviva a nulla e poi sembrava così dolce. Forse neanche lui era quello che vedeva a scuola...
"Ti senti meglio adesso?" gli chiese lui a bassa voce, come se temesse di essere udito da qualcuno.
Lei annuì "Adesso sì grazie.-Sorrise e si mise a sedere- Scusa. Ti ho anche bagnato la maglia."
"Tranquilla. Puoi restare poggiata a me. Non mi dà fastidio." disse lui in tono dolce.
"Grazie. Posso chiederti una cosa io ora?"
"Certo."
"Non ti dà fastidio essere preso in giro a scuola?"
"Un tempo forse. Ma preferisco essere così che come te"
Isabel lo guardò sorpresa e anche un po' arrabbiata.
"Scusa, frase infelice. Ma alla fine, guardati! Sei la ragazza più ammirata e temuta della scuola. Eppure non sei affatto felice. Non sarò perfetto ed euforico ma almeno io non fingo."
La poverina non sapeva come replicare.
"Pensi che io sia una brutta persona?" domandò alla fine lei.
"Esteticamente??" Isabel lanciò un occhiataccia a Taylor e lui prosegui "Dai! Scherzavo! No, non lo penso. Lo pensavo! Eccome se lo pensavo! Ma ora non più. Giuro." rispose onesto e sorridente.
"Grazie..."
Taylor la strinse a se "Dai, vieni qui."
"Che cosa accadrà domani, quando torneremo a scuola?"
"Intendi dire quando tu avrai di nuovo la divisa da cheerleader e io gli occhiali da nerd?"
Isabel non rispose ma il suo silenzio significò molto più di una semplice risposta. Insieme stavano bene. Erano amici. Ma se lo scenario cambia e gli spettatori anche, gli attori rescono a mettere su lo stesso spettacolo?
"Non lo so...- sospirò lui -E non voglio pensarci ora." Poggiò il mento sulla testa di Isbel che chiuse gli occhi e si lasciò stringere tra le braccia di Taylor... e di Morfeo.
Taylor si rese conto che la ragazza si era addormentata e sorrise. Diede un ultimo sguardo al panorama circostante e si soffermò a fissare Isabel che dormiva serenamente. L'indomani probabilmente sarebbe tornato tutto come prima e voleva godersi gli ultimi istanti.
Poi si alzò e facendo molta attenzione prese in braccio Isabel e la riportò dentro. Riuscì a trovare la camera della bella addormentata. Entrò e adagiò con delicatezza la ragazza sul letto. Poi prese un foglio dalla scrivania e tirò fuori una penna dal borsellino di Isabel poggiato in disoridne in mezzo a tantissimi libri.
Poggiò il biglietto che aveva scritto accanto alla ragazza poi si chinò a baciarla sulla fronte. Isabel sentì il calore di quelle labbra sulla fronte fredda ma era troppo stanca per reagire e si limitò ad accennare un sorriso che probabilmente Taylor neanche notò.
Cavolo però! Ha ragione Paul. è bella. Non me ne ero mai accorto. Vestita così è... wow! Molto meglio... pensavo fosse come Jenny. Carina, frivola e pronta a darla a tutti...
I pensieri di Taylor furono interrotti da uno spiffero proveniente dalla finestra che lo colpì dritto, come ad avvertirlo di stare più attento: non poteva sciogliersi così davanti a una ragazza.
Afferrò la maniglia, aprì la porta e fece per uscire. Si voltò ancora e sorrise.


Dopo un' oretta Isabel si svegliò di scatto quando udì la porta sbattere.
"T-Taylor?" chiamò ancora assonnata.
"No tesoro sono la mamma! Chi è questo Taylor? Stavi sognando eh?"
"Cosa? No è..." in quel momento Isabel abbassò la faccia a terra e notò un pezzo di carta su cui c'era scritto qualcosa in una bella calligrafia. Lo raccolse e lesse con il sorriso sulle labbra.

"Non so cosa accadrà domani. So che non sarà come stasera e questo credo significhi tanto.
Quando due mondi si scontrano la collisione può essere troppo forte e creare gravi danni.
La cosa di cui sono certo è che sono stato bene e che potrai SEMPRE contare su di me.
Soprattutto quando sarai troppo sazia per finire una pizza! :)

                                                                                       Un bacio, -T"
 

"è?- la spronò la madre fissandola. Isabel non rispose così l'altra proseguì- Beh, non mi chiedi come è andata la serata?"
"Come è andata con Ronald?" disse lei forzatamente e con aria scocciata.
"Robert tesoro! Robert!" la corresse sua madre.
"Ah sì giusto.. adesso se non ti dispiace tornerei a dormire. è stata una serata particolare..."
"Che intendi? Sei stata sola a casa cosa potrebbe essere successo di strano?"
Isabel non le rispose. Non aveva voglia di dare spiegazioni e si sentiva stanchissima. Ogni volta che piangeva poi aveva sempre sonno. Esaurite le lacrime sentiva il bisogno di appisolarsi. Prese la coperta e si coprì fin sopra la testa.
"Tesoro mio almeno metti il pigiama!" non udendo risposta la signora Davis, o meglio la EX signora Davis, uscì dalla stanza della figlia lasciandola riposare.
Appena Isabel si accorse che sua madre era uscita tirò fuori il cellulare e compose un SMS.

"Hey Lautner! Forse è meglio se ti chiamo Taylor...
 Sono Isabel. Beh, questo lo sai. Hai il mio numero...
comunque volevo chiederti scusa per essermi addormentata e ringraziarti per la bella serata.
Mi sono divertita tanto! Avevo bisogno di parlare con qualcuno e per fortuna, l'ho trovato.
Mi ha fatto bene!! Sai, credo che dovremmo rifarlo presto!
Buona notte, -Isa"

 

Mise il cellulare sotto il cuscino insieme al biglietto di Taylor e chiuse gli occhi. Per la prima volta da anni si addormentò con il sorriso sulle labbra.

Il capitolo è orribile!! Chiedo venia! ç.ç è anche corto quindi prometto di postare il resto presto! Certo, sempre se volete!
Vorrei ringraziare mimmi1993, KatiaLee , ___Stronger, marilu taylorina e xsofearless per aver recensito! Un grazie speciale a chi segue o ha aggiunto questa storia tra i preferiti! Mi dispiace di avervi deluso con questo capitolo! ç.ç Ammetto che è noioso ma cercherò di farmi perdonare! :)
 ,    mimmi1993

 I lodjfk " 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** That wasn't what I meant... ***


Mi sento in colpa per averci messo tanto tempo ma queste giornate sono pienissime e sono impeganta 18 ore su 24! Scusatemi! Spero il capitolo vi piaccia! C'ho messo un po' a trovare le informzioni per scriverlo. Il liceo esiste sul serio e la scuadra idem. Ovviamente i personaggi ovviamente sono frutto della mia immaginazione. Comprese le caratteristiche da nerd che ho attribuito a Tay. Spero il capitolo vi piaccia anche se non è un gran che!

Il mattino seguente Isabel si alzò di controvoglia. Avrebbe voluto volentieri restare a letto tutto il giorno! So trascinò fino in bagno e si fece una bella doccia calda, grazie alla quale riuscì a svegliarsi un po'. Poi si diresse verso il suo armadio. Sua madre era vanitosa molto più di lei così aveva deciso che casa sua avrebbe dovuto avere armadi e specchi grandi, e se ne poteva avere la prova entrando in camera di Isabel. L'armadio era come una stanza a parte da cui si accedeva attraverso due ante rivestite da specchi. Dal di fuori non era evidente la grandezza ma bastava aprire quelle due "misere" ante per ritrovarsi nella terra promessa. Prese la sua divisa da cheerleader e la infilò nella borsa. Quel giorno voleva andare vestita più casual del solito. Si sarebbe cambiata poi. Prese un paio di pantaloni neri aderenti e una maglia larga bianca e grigia e dalla forma irregolare. Si cambiò e infilatasi le scarpe, scese al piano di sotto. Sua madre la aspettava già pronta ad uscire di casa.
"Buongiorno mamma."
"Buongiorno tesoro! Se vuoi c'è un po' di caffè lì!
"
"No grazie. Preferisco prendere qualcosa a scuola. Adesso vado, non voglio arrivare tardi."
"Vai così? E la tua divisa? è importante!"
"La metterò dopo mamma!"
"Mmh... vabbene...- rispose la donna poco soddisfatta- Ieri poi non hai più ascoltato il mio racconto della serata!"
"Ehm, al mio ritorno! Ok? Ora devo andare!" disse la figlia prendendo la borsa e lo zaino precipitandosi fuori dalla casa terrorizzata dall'idea di doversi sorbire il racconto della madre ricco di elogi agli uomini in carriera con cui usciva per un po' e poi finiva per insultare una volta che si rivelavano delle delusioni!
Salì in macchina e guidò fino a scuola canticchiando le canzoni alla radio.
Quando finalmente arrivò davanti all'edificio scolastico parcheggiò nel posto che le spettava (non molto in modo legittimo) in quanto capitano delle cheerleader. Sciese dall'automobile e si avviò per il vialetto verso l'ingresso.
Image and video hosting by TinyPic
"Ehi!" si sentì chiamare. Si voltò e vide un ragazzo in t-shirt, jeans e giacchetto di pelle.
"Lautner! Cioè, Taylor! Buongiorno." lo salutò lei ancora indecisa su come comportarsi con lui.
"Tutto ok?" domandò lui.
"Sì, grazie."
"Niente divisa, eh?" notò lui guardandola dalla testa ai piedi.
"Mah sai... mi hanno detto che così sto meglio... ora non mi ricordo chi ma so che questa è stata l'unica cosa intelligente che abbia mai detto..." disse lei vaga.
"Siamo sicuri che sia stata un cosa intelligente? Voglio dire..." disse lui con aria schifata.
"Ehi! Ma insomma!" lo rimproverò lei colpendolo a un braccio.
"Scherzavo!- disse lui accarezzandosi la parte colpita anche se non gli aveva fatto tanto male -Stai bene." disse lui imbarazzato.
"Ieri sono stata bene. Grazie."
"Anche io. Dovremmo rifarlo…" propose Taylor.
"Stessa posizione?" rispose lei ammiccante e divertita. Poi scoppiò a ridere e lui la seguì a ruota, contagiato dalla risata chiassosa e sincera.
"Ehi! Isa-bella!" la voce squillante di Penny arrivò dritta alle orecchie di Penny riportandola sul pianeta terra.
"Isabella??" domandò Taylor.
"Sarebbe Isa, il diminutivo di Isabel, più bella! Solo Penny mi chiama così…"
"…ma a te non piace, giusto?"
Lei lo guardò sorpresa: "Come hai fatto a capi-" non riuscì a terminare la frase che Penny la afferrò per un braccio portandola via.
"Ehi! Stavo parlando!"
"Con quello lì?" disse lei con un aria di disprezzo che ricordò a Isabel da che gente era circondata. Tutti vuoti e superficiali.
"Sì…"
"Ma è un perdente! Lo hai detto anche tu! Cosa hai in testa? Girini cechi che ballano la lambada?" gridò Penny usando, tra l’altro, una tipica espressione di Isabel. Era quasi certa che Taylor avesse sentito. Infatti si allontanò velocemente scuotendo la testa. Isabel rimase lì impietrita. Non sapeva se bloccarlo, scusarsi o prendere a schiaffi Penny.
"E la tua divisa?"
"Ce l’ho nella borsa. La metto dopo…" rispose un po’ evasiva.
"Ma ti sei fumata qualcosa questa mattina? Prima flirti con uno dei perdenti della scuola, poi non metti la divisa… RIPRENDITI!" le gridò squotendola.
Suonò la campanella. E dalla radio della scuola lo speaker distrasse le due dai loro discorsi.
"Buuuuuongiorno Forest Hills Eastern High School!! Le lezioni stanno per iniziare! Quindi correte in classe! Torneremo On Air alla fine della lezione! Buon inizio!"
"Devo andare. Non posso permettermi un altro ritardo! A dopo P!" disse Isabel scappando dentro e dirigendosi verso la classe.
Passò la lezione a rimuginare su quello che era successo il giorno prima e a quello che Taylor potesse pensare dopo aver sentito quella frase infelice…
La lezione finì. Isabel uscì di corsa dalla classe e andò verso gli armadietti. Taylor era lì. Camminò verso di lui con calma. Prima che potesse raggiungerlo, Justin e Chris, due suoi amici le sbarrarono la strada.
"Ehi splendore!- la salutò Chris –Verrai a vedermi agli allenamenti di Football oggi?"
"Scordatelo Chris!" Chris era il capitano della squadra di football della scuola, gli Hawks. Ovviamente lei ci era uscita. Ora però era finita. Lui era un porco senza cervello. Un unico neurone che riusciva a dargli solo l’impulso di alzare la sbarra al passaggio dell’automobile più carina. Era stata praticamente costretta a frequentarlo! Forse non tutti lo sanno ma nelle scuole come la loro vige una specie di legge naturale per cui i capitani delle squadre debbano uscire tra loro. Persino il capitano della squadra di pallavolo femminile usciva con il capitano della squadra di baseball!
"Granita?"
"No." rispose lei fredda.
"Come siamo acide oggi!" fece notare Justin, il braccio destro/ leccapiedi personale di Chris.
Isabel sbuffò e i due si dileguarono con un semplice "Ci si becca in giro tesoro"
Proseguirono per la stessa direzione di Isabel.
Giunti vicino a Taylor e a ragazzo sulla sedia a rotelle con cui stava parlando, gettarono ognuno la propria granita addosso a uno dei ragazzi.
"Ma che fate!" gridò Isabel attirando l’attenzione su di se. Di solito ignorava certi atteggiamenti. Erano cavoli loro quello che facevano e toccava a chi subiva decidere se reagire o meno. Ma stavolta…
"Tu non l’hai voluta, l’abbiamo data a loro!" rispose sghignazzando Justin.
Isabel corse verso i due ragazzi.
"State bene? mi dispiace! Sono degli idioti…" prese un fazzoletto e lo passò al ragazzo sulla sedia a rotelle.
"Non abbiamo bisogno dell’elemosina. Saremo sfigati ma ce li abbiamo i fazzoletti." le rispose freddo Taylor.
"Anzi, siamo anche ben attrezzati. Ormai siamo abituati." Riprese l’altro. Poi si rivolse a Taylor "Mi prenderesti l’asciugamano?"
"Sicuro! Tieni!" Ormai ignoravano Isabel che per la prima volta in quell’edificio, si sentì invisibile.
"Taylor posso parlarti? "
"Preferivo quando mi chiamavi Lautner. Anzi, preferivo quando non mi chiamavi proprio!"
"Ma che diavolo ti prende? "
"No, che diavolo prende a te! Facevi tanto l’amica e invece alle mie spalle dici certe cose? Pensavo fossi diversa. Ma evidentemente ieri era solo una balla… cosa c’è? Volevi che ti facessi i compiti o cosa?"
"Calmati! Volevo parlarti di questo?" Taylor guardò in alto e sbuffando sbatté forte l’armadietto.
"Non ho voglia di stare a sentire le tue stupidaggini. Le tue bugie. Hai sbagliato persona."
"No aspetta! Quelle cose le ho dette in una giornataccia e non ti conoscevo ancora! "
"Ah bene, sei anche più superficiale di quanto pensassi."
"Fammi parlare!" ormai più che parlare, gridavano. Mezzo corridoio li fissava ma loro sembravano non notarlo.
"Ti farò trovare un altro tutor! Parlo io con la Thomas…" disse Taylor andando via. Isabel rimase impietrita. Non doveva andare così…
"Cosa è successo tra voi?" domandò il ragazzo sulla sedia a rotelle che era rimasto lì, nonostante Taylor lo avesse invitato a seguirlo.
"C-come?"
"Di solito non se la prende così tanto per il giudizio degli altri…"
"E di solito io non mi sento così in colpa per aver giudicato male qualcuno…" rispose lei abbassando la testa.
"Comunque piacere, Lucas. " sorrise lui porgendole la mano.
"Isabel.- rispose lei sorridendo e stringendo la mano del ragazzo. Lui arrossì leggermente. –Senti Lucas, a me dispiace per la storia di Taylor… come posso fargli capire che è tutto un malinteso?"
"Tay ha la testa dura. Ci parlerò io."
"Grazie."
I due si salutarono e tornarono in classe.


Più tardi, all’ora di pranzo, Isabel incontrò lo sguardo di Taylor che subito si voltò. Non sarebbe caduto nella trappola della cheerleader.
Poi Isabel guardò verso Lucas che era con Tay. Lui scosse la testa. Niente da fare… Taylor non voleva saperne.
Isabel andò a sedersi al tavolo con le altre che le facevano il lavaggio della testa per metterla contro Taylor. Non potevano permettere quell’amicizia. Lei però non le ascoltava. Pensava solo a come farsi perdonare. Per fortuna, l’ispirazione arrivò dall’alto. Dio? No, lo speaker della radio del liceo!
"Buon pranzo Hawks! Il piatto del giorno sono i broccoli della signora Liz. Non diteglielo ma gli unici ad apprezzare questo piatto sono i cassonetti!- Isabel sbuffò, le battutine squallide non arrivavano al momento giusto! –Volevamo ricordarvi che siamo aperti alle vostre richieste. Vi piace qualcuno ma siete troppo timidi per dirglielo? Volete urlare il vostro odio verso qualcuno ma non sapete come? Sentite il bisogno di scusarvi con qualcuno che non vuole ascoltarvi?- Oh sì! Pensò Isabel – Allora venite da noi e dedicategli una canzone! è semplice e anonimo! Vi aspettiamo!"
Isabel si alzò e andò verso gli studi da dove trasmetteva la radio, lasciando le amiche che la fissavano domandandosi cosa facesse.
Poco dopo, mentre Taylor, Lucas, Penny, Isabel, Chris, Justin e praticamente la maggior parte della scuola erano in corridoio, dalla radio lo speaker prese la parola: "E questa era Double Talk. Adesso un’altra dedica. è da parte di una ragazza che dice: ‘Odio il fatto che tu te ne sia andato senza ascoltare tutte le parole che avevo da dirti. Ma se questa è la tua decisione, la accetterò. Spero comunque che tu mi dia una possibilità. Mi dispiace orsacchiottino!’. Beh, caro Orsetto, questa è per te."
La musica di I Hope You Find It con la voce di Miley Cyrus, indondò la scuola. La maggior parte non ci fece caso, altri ridevano, altri ancora si chiedevano per chi fosse. Taylor invece alzò gli occhi verso l’alto parlante. Era chiaro che era indirizzata a lui e dato che le persone che conoscevano quel nomignolo e dato che Lucas non aveva motivo di chiedere scusa… lanciò un occhiata a Isabel che lo fissava speranzosa.
Adesso lui sarebbe andato da lei, avrebbero parlato e…

Le speranze di Isabel si infransero quando Taylor si allontanò e uscì dall’edificio scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
E ora dove va? Si chiese Isabel. "Taylor! Aspetta!" gridò mettendosi a correre per raggiungerlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Explanations Needed ***


Nuovo capitolooo!! :)

"Taylor ti prego aspettami!"
"Credi che una seplice canzone mi basti? Mi hai usato! Sei stata falsa! Credi che io non sappia cosa mi dici alle spalle?" Taylor si era fermato e gridava.
"Se ti riferisci a quello che ha detto Penny questa mattina..."
"Non è solo quello Isabel!- lei lo guardò interrogativa- Mi hanno riferito delle cose."
"Come? Che cosa scusa? Io non so di cosa parli!"
"Oh ti prego! Adesso non fare la tonta!"
"Taylor adesso mi spieghi!- lui si girò a guardare verso il prato - Non siamo bimbi delle elementari! Guardami! Cosa ti hanno detto?"
"Mi hanno riferito che tu avevi accettato di studiare con me perché speravi che io facessi il lavoro al tuo posto, che sparlavi di me alle mie spalle e che la tua era tutta una farsa! E io che... ah, lasciamo stare!" disse infuriato.
"Tu che...?"
"Nulla! Non so neanche perché ti sto parlando!"
"Taylor ti prego! Aspetta. Non è vero! Non l'ho mai fatto! Non ho mai detto queste cose! Non sono quel tipo di persona! Pensavo tu l'avessi capito... ero così felice di aver trovato qualcuno di diverso da questa gente che, guardali!- disse indicando verso l'ingresso dove un gruppo di persone si era riunito ad assistere alla scena- se ne stanno lì a fissarci come se fossimo in uno di quegli stupidi Reality televisivi! Pensavo fossi migliore... ma a quanto pare non c'ho capito niente di te! Sei come gli altri!"
"Già, se dici che io sono come quegli idoti, allora non c'hai proprio capito niente di me! E non credo ti sia mai fregato di capirmi!"
"Adesso stai delirando!"
"Senti, perché non lasci stare? Facciamo come se non sia successo niente!"
Isabel si lasciò cadere su una panchina. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si resse la testa con le mani.
"Senti, che ne dici se andiamo a prenderci un caffé e ne parliamo?" lui scosse la tesa...
"Non so Isabel..."
"Se vorrai non vedermi mai più dopo, per me va bene! Ma per favore andiamo a parlarne altrove! Mi sento un pesce in un acquario con tutta questa gente che ci fissa!" lo guardò cercando di convincerlo. Funzionò.
"Ok... va bene... ma come la mettiamo con la scuola? Abbiamo un altra lezione!"
"Possiamo saltarla!"
"E i tuoi allenamenti?"
"Tornerò in tempo."
"Bene. Ma prendiamo la mia auto!"
Isabel sorrise e lo seguì.

"Per me un cappuccino." odinò Taylor alla cameriera.
"E per me una cioccolata calda con panna." continuò Isabel.
"Wow. Isa-bella! Alla faccia dei diabetici!"
"Non chiamarmi Isa-bella!"
"Mi hai fatto chiamare Orsacchiottino alla radio!"
"Oh calma! Se dicevo Taylor tutti capivano che era per te! Invece così non lo sa nessuno!"
"Tranne Luke."
"Chi?"
"Lucas!"
"Ah sì! Lucas! è molto simpatico..."
"Ha provato a convincermi a perdonarti e ad ascoltarti..."
"Sì, lo so..." Isabel sorrise debolmente.
"Hai trovato l'alleato perfetto! Quel ragazzo ti aiuterebbe in qualsiasi cosa!"
"è molto gentile..."
"E aveva una cotta per te... adesso dice che gli è passata ma non ci credo."
Isabel arrossì un po'. Poi finalmente la cameriera arrivò con le ordinazioni.
"Sul serio?"
"Sì ma non dirgli che te l'ho riferito!"
"Solo che tu mi dici chi diavolo ti ha detto quelle fesserie!"
Taylor bevve un sorso del suo cappuccino. Poi rispose. "Il tuo ragazzo per esempio. E poi ho sentito che delle tue amiche lo dicevano... frequentiamo la stessa classe di chimica..."
"Punto numero 1: Non ho un ragazzo. Punto numero 2: Hanno cercato di fare il lavaggio del cervello anche a me! è tutta una montatura! Non possono permettere che il loro capitano si veda con uno sfigato... sono così ottunse!"
"Ehm... grazie per lo sfigato...!"
"Citavo le loro parole! Ti ho già detto come la penso. E chi sarebbe il mio ragazzo? No perché vorrei sapere a chi regalare qualcosa a San Valentino..."
"Chris! Lo sanno tutti!"
"Tutti tranne me... ma chi mette in giro certe dicerie?"
"Sempre Chris!" Isabel sbarrò la bocca.
"Non. ci. credo!"
"Sei libera di non crederci... ma è così."
"Io lo uccido!"
"Ti dò una mano se vuoi!"
"Dobbiamo solo decidere come..."
"Io proporrei di affogarlo nella granita..."
"Beh oggi tu hai rischiato di fare quella fine!"
"Già. Grazie eh!"
"Ehi! Ti ho difeso!"
"Questa volta sì... ma tutte le volte che sei stata a guardare? Andiamo Isabel! Sei migliore di così! Hai la possibilità di fare la possibilità di fare la differenza, sei nata per emergere! Allora perché fai di tutto per adattarti agli altri?"
Isabel sospirò. "Sai, Pirandello in un suo romanzo diceva 'Egli, però, sarà costretto a portare sul volto la maschera grottesca e tragica dello jettatore, quella maschera che gli uomini gli hanno crudelmente imposto' "
"La Patente! Ma allora sei brava in letteratura!"
"Non proprio... potrei ma non voglio."
"Che cosa stupida."
"Non sai come è essere me."
"Forse no! Ma so perfettamente che rovinarsi la vita per uno che ti ha abbandonata è da idioti!"
Isabel rimase a fissarlo.
"E che..."
"Niente che. Senti, voglio crederti. Sarò il solito deficente ma qualcosa mi dice che posso fidarmi."
"Grazie..."
"Dai, offro io.- tirò fuori una banconota e la poggiò sul tavolo- Andiamo?"
"Ok. Grazie."
Si diressero verso l'uscita. Taylor aprì la porta e lascò uscire Isabel per prima.
"Ma come siamo cavalieri!"
"Non farmene pentire!" disse lui ridendo.
"Ti accompagno a scuola così riprendo un libro che ho lasciato e me ne torno a casa, va bene?"
"Ok. Onestamente non ne ho voglia... la cosa positiva è che potrò strozzare quella gentaglia che ti dice fesserie!" disse lei assumendo un aria da assassina. Lui trattenne una rista.
"No Isabel! Lascia stare! Neanche a dare loro il pretesto per fare altri casini!"
"Si dice caos!" disse lei imitando la voce della prof. di letteratura. Lui la fissò perplesso.
"Era la Thomas!"
"Aaaaah..." rispose Taylor poco convinto.
"Oh andiamo! Sono uguale! Neanche sua madre la riconoscerebbe!"
"Beh sì in effetti avete lo stesso sorriso!"
"Ma se lei ha dei denti stortissimi e orribili! Non hanno mai visto un dentista!"
"Appunto!"
"Bastardo!" disse lei colpendolo a un braccio. Si fissarono e poi scoppiarono a ridere.
"Scherzavo dai!"
"Lo so! Guarda che denti che ho!- disse sfoggiando un sorriso a 82 denti- Dai metti in moto e andiamo!"
Sorridendo Taylor partì verso la scuola.

"Adesso ti toccherà scendere qui però... è l'unico posteggio libero! Beh dai, fai riscaldamento!"
"Tutte le mattine fai tutto questo tragitto? è lontano dall'ingresso!"
"Non tutti hanno il posto prenotato..."
"Ciò significa che dovrai sorbirti le mie chiacchiere da oca altezzosa per un altro po'!"
"Oh povero me! è proprio vero che le disgrazie non arrivano mai sole!"
"Pensa, è quello che dico quando vedo le gemelle Silvester!" disse Isabel guardando verso le gemelle più oche mai nate sulla faccia della terra che si divertivano a fissarli. Taylor si mise a ridere.
"Hai del senso dell'umorismo... dovresti sfruttarlo! Fare la coniglietta sexy non attrae tutti i ragazzi... solo quelli con il cervello a batterie, ovviamente sempre scariche!"
"Non era divertente..."
"Non doveva esserlo!"
"E comunque non faccio la coniglietta!"
"è l'atteggiamento tipico delle cheerleaders! E tu sei il capitano... fatti due conti!"
"Allora tu dovresti parlare il linguaggio alieno, vivere di videogiochi e cose simili..."
"Ok ok. Sono stato superficiale nel mio giudizio!"
"L'importante è ammetterlo!" disse lei con aria di superiorità.
"Beh. Io vado d'entro. - annunciò Taylor arrivato all'ingresso.- Quindi... quando ci vediamo per letteratura?"
"Proporrei... verso le 6? Finisco verso le 4 qui e vorrei farmi una doccia..."
"Ok, perfetto! Ci vediamo allora!" rispose lui voltandosi e salutando con una mano.
"Taylor?" lo richiamò lei.
"Sì?"
"Grazie, di cuore.- Isabel gli sorrise e gli baciò timidamente la guancia.-Sei un amico!"
"Sì... lo so..." Taylor abbozzò un sorriso di risposta e salutando con la mano sparì dietro il portone.


Il motivo principale di questo capitolo è quello di un chiarimento tra i due quindi vi prego di giustificarmi se è praticamente tutto un discorso tra i due senza nient'altro... :) Fatemi sapere che ne pensate e anche se non vi piace, ditemelo! A me fa solo piacere! Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** We Belong Togheter ***


Erano passate le 6 da qualche minuto e di Isabel non c’era neanche l’ombra.
Nonna! Ha per caso chiamato una ragazza quando ero fuori?” chiese Taylor all’anziana signora.
No orsacchiottino! Ti avrei avvisato… io non ho preso nessuna chiamata…
Ok grazie mille.- poi si voltò vero il padre che leggeva sulla poltrona- e tu papà hai preso qualche telefonata per me mentre ero da Lucas?
Oh sì! Perdonami me ne ero dimenticato!
Ah e cosa ti ha detto?” domandò lui buttando l’occhio verso l’orologio appeso sul muro candido: 6 e 17.
Mi ha chiesto se c’eri e mi ha detto che doveva parlarti di una cosa…
Sul serio?? Chissà cosa è capitato ora…
Scusami un attimo Tay! Stiamo parlando della stessa persona? Ti vedo un po’ troppo agitato per una telefonata da Sandy!
Chi?? Sandy??” Sandy era la migliore amica di Lucas e Taylor anche se i rapporti tra lei e quest’ultimo non erano come un tempo. C’era qualcosa nei comportamenti di S (come la chiamavano) che a Tay non piaceva…
Sì Taylor! Perché quante ragazze conosci che ti possano chiamare a casa?
Ma io parlavo di Isabel! È in ritardo!
Isabel?
Sì papà! La ragazza a cui do ripetizioni! Isabel Davis!
Oh sì! Lei! Le hai dato il numero di casa?
Beh… no… ok ok! È stupido ma sono in ansia! Non mi ha detto che avrebbe fatto tardi e di solito è puntuale…
Taylor, non è che per caso questa ragazza inizia a piacerti?
Taylor lo fisso un attimo prima di rispondere. “Ma no, no…
Beh io so per certo che non ti preoccupi tanto per le persone a cui non tieni… sai che puoi dirmelo!
La verità è che non lo so neanche io papà…
Spero tu lo capisca… è molto carina comunque…
Adesso non fare come la mamma! L’altro giorno l’ha cercata sull’annuario per vedere come era e adesso non la smette di dire che è la ‘ragazza carina perfetta per il suo bimbo’!
Il signor Lautner trattene a stento una risata nel vedere il figlio stropicciarsi le guance imitando la voce della madre.
Perché non la chiami tu?
Non vorrei essere invadente…
Magari le fai piacere!
Giusto!- rispose Taylor afferrando il cellulare e scorrendo fino al numero della ragazza. Poi alzo lo sguardo e notò che suo padre e sua nonna erano rimasti a fissarlo. –Forse e meglio se la chiamo da sopra. C’è una recezione migliore!” disse poi correndo su per le scale e chiudendosi in camera.
Il telefono squillava. Si buttò sul letto mettendosi a sedere. Tamburellava con le dita su una gamba quando finalmente qualcuno dall’altra parte rispose.
Pronto?
Hey Isabel! Sono io, Taylor. Ti aspettavo e visto che non venivi mi sono preoccupato…
Ti sei preoccupato per me?
Beh… sì… dove sei ora?
A casa mia… non posso venire oggi. Scusami Taylor.
Isabel? Cosa è successo?
Deve essere successo qualcosa?
Taylor rimase in silenzio aspettando che lei si confidasse. Dall’altra parte della cornetta Isabel era stesa sul letto con gli occhi lucidi abbracciando un cuscino.
Ho litigato con le ragazze della squadra… poi a casa mia è arrivata una lettera che avremmo preferito non ricevere… e adesso mia madre è fuori di se! Il clima è insopportabile! Si è anche lasciata con il tipo con cui usciva perché ha scoperto che era sposato e sfoga i suoi nervi gridando contro di me… non ho la testa per studiare letteratura adesso!
Che ne dici di venire da me a respirare un po’ di tranquillità? Studiamo domani se vuoi!
Grazie Taylor… sicuro che posso?
Ovvio!
Ok arrivo.
Dopo neanche un quarto d’ora Isabel era arrivata.
Entra pure. Vieni, andiamo in camera mia…” disse Taylor facendola accomodare.
Salirono le scale e il ragazzo le fece strada verso una stanza molto grande. Tinteggiata di bianco come il resto della casa, ospitava un letto a una piazza e mezzo, una scrivania con un bel MAC sopra, un televisore al plasma appeso a un muro a cui erano attaccati una playstation e un Xbox. Tutto era perfettamente ordinato. Persino i poster alla parete, in perfetto stile nerd, avevano un ordine preciso! Isabel si avvicinò a una credenza su cui c’erano numero si premi e una foto di un bambino che faceva arti marziali.
Wow Taylor! Ma che bella stanza! Sei tu questo qui?
Grazie! Sì… faccio karate dall’età di 6 anni! Vieni, sediamoci sul letto. Puoi accendere la tv se vuoi.
Solo se hai quella via cavo!
Stai scherzando? Ovvio!” rispose lui sorridendo e notando compiaciuto che anche Isabel sorrideva, malgrado avesse ancora gli occhi un po’ arrossati. Doveva aver pianto.
Vuoi parlarne ora o preferisci calmarti un po’ prima?
La seconda forse…
C’avrei scommesso!” rispose lui sorridendole e poggiandosi con le spalle allo schienale allungando le gambe sul letto.
Che fai, mi leggi nel pensiero ora?
Magari! Dai vieni, mettiti comoda!
E se entra qualcuno e mi trova mezza stesa sul tuo letto?
Siamo seduti e vestiti! E poi i miei non sono così maliziosi! Si fidano…
Beato te!” rispose lei mettendosi accanto a lui.
Tranquillizzati. Non pensare a niente, andrà tutto bene…” disse lui in tono rilassante accarezzandole i capelli. Lei appoggiò la testa sul suo petto. Stava così bene così. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Si sentiva protetta e tranquilla. I suoi pensieri volarono via dalla finestra semi aperta. Taylor aveva questo talento: la faceva sentire bene e la tranquillizzava. Non aveva mai trovato una persona che la capisse così bene e sapesse perfettamente quello di cui aveva bisogno. Alzò gli occhi verso di lui aspettandosi di vederlo con gli occhi fissi verso il televisore. Invece era lì, con un’espressione rasserenante, a guardarla attraverso gli occhiali. Lei gli sorrise e lui ricambiò.
Taylor si domandava cosa le fosse accaduto ma non aveva intenzione di domandarglielo. Gliene avrebbe parlato lei appena se la fosse sentita. Era veramente carina, simpatica, dolce, intelligente, decisa e di sicuro era una ragazza forte. Tutte qualità che la rendevano la ragazza perfetta di Lucas… probabilmente anche la sua. Non ci aveva mai pensato fino ad ora, fino a quando suo padre non glielo aveva chiesto. Le baciò la fronte.
Stai meglio adesso?
Sì, grazie Taylor! Mi fai stare bene.
Taylor sorrise e lei lo fissò per un attimo prima di prendere un lungo respiro e iniziare a parlare.
Mia madre e il suo nuovo amore si sono lasciati. Ha scoperto che lui era sposato con dei figli!
E adesso sfoga la sua frustrazione gridando contro di me. Come se non bastasse oggi è arrivata una lettera da mio padre che ci dice che ha intenzione di mandare a mia madre le carte per il divorzio… sono anni che non si fa sentire. Non una lettera, non una telefonata… non mi ha chiamata neanche per il mio 16° compleanno. Probabilmente neanche sa quanti anni ho adesso. L’ultima volta che ci ha comunicato qualcosa è stato quel biglietto sul tavolo. Ancora lo ricordo. Un po’ stropicciato con la scritta in corsivo. Aveva usato la sua stilografica preferita. Ne sono certa. Quella penna ha un tratto inconfondibile! E il foglio l’aveva strappato da uno dei quaderni che usavo per disegnare. Quando me ne sono accorta l’ho buttato e per mesi mi sono odiata per essermelo fatto comprare… avevo la strana convinzione che senza quel foglio lui avrebbe dovuto dirci quelle cose a voce e che io avrei potuto avere più tempo per fargli cambiare idea…
” Isabel tratteneva a stento le lacrime. Quel ricordo le spezzava il cuore. Tutto quello che era successo quel pomeriggio lo faceva. Aveva la voce spezzata dalla forte emozione. Si fermò per prendere un lungo respiro. Taylor si accorse che per lei era dura così la strinse di più a se e poggiò il mento sulla testa della ragazza.
Se non te la senti di continuare non importa… davvero Isabel…” sussurrò poi.
No, tranquillo. Il fatto è che dopo anni di silenzio ha il coraggio di farsi sentire per chiedere il divorzio…
Ma non avevano già divorziato i tuoi?” domandò Taylor. Isabel scosse la testa.
No. Se ne era andato e basta. I miei non stavano più insieme da tanto ma non era mai stato legalizzato niente. Mia madre non è esperta di queste cose e aspettava fosse lui a contattarla. Anche perché non sapevamo di preciso dove fosse.
Capito… e come mai adesso si è fatto avanti?
Beh, questa è la parte migliore!- rispose lei ironica- Ha conosciuto una donna e hanno avuto un figlio, Jeremy, e adesso vuole sposarla! Sai com’è, vuole che il figlio cresca in una famiglia unita e dato che la sua nuova lei è molto religiosa, vogliono sposarsi.
Beh dovrebbe stare attenta questa donna…
Lo penso anche io… ma la cosa che mi fa rabbia è che per questo nuovo figlio è pronto a sposarsi di nuovo, a essere di nuovo ‘incatenato’ da una donna, mentre per me non è stato disposto neanche a mantenere un certo contatto con mia madre… Non so veramente cosa ho sbagliato! Cosa ho che non va?
Tu non hai nulla che non va Isabel! Tu sei fantastica! È lui che è un imbecille!
Isabel alzò gli occhi e lo fissò.
Sì ma qualcosa che non va ci deve essere… non so proprio come comportarmi! A volte penso di non aver fatto mai una cosa buona nella vita, di non avere il diritto ad essere amata da qualcuno!
Perché dici così? Non è vero… hai tante persone che ti amano!” la riprese Taylor.
Tipo?
Tua madre!
Ogni volta che le si propone la scelta tra me, sua figlia, e un uomo conosciuto da neanche una settimana è sempre pronta a scegliere la sua nuova fiamma. Non importa se si rivelano sempre degli inetti e dei bastardi!
Sono certo che ti ama. E poi ci sono le tue compagne di squadra!
Che se potessero mi caccerebbero fuori senza pensarci. Mi vengono dietro solo perché solo il capitano!
Le tue migliori amiche!
Isabel scoppiò in una risata sarcastica “Hanno detto che se continuo a vedere te con loro ho chiuso e quando hanno saputo di mio padre invece di chiamarmi per sapere come stavo hanno pensato bene di avvertire tutta la scuola per spettegolare! Tu le chiami amiche queste qui?
C’è una persona che però ha scoperto da poco di amarti e su cui non puoi sindacare…
E chi sarebbe? Sentiamo!
Beh… io!” disse lui sicuro. Finalmente l’aveva capito. Il motivo per cui quella ragazza le importava tanto, la ragione per cui si svegliava in piena notte e si chiedeva se stesse dormendo bene, il perché del sorriso che gli spuntava sul viso quando vedeva Isabel era felice… tutte le volte che si sentiva così vicino a lei, nonostante fossero completamente diversi e la conoscesse da poco… si era innamorato.
Isabel lo guardò colpita.
Come?
Lo so, era impensabile. Ma è così… mi sono innamorato di te Isabel…
Sul… sul serio?- Isabel faceva difficoltà a metabolizzare la cosa. Era stata ferita troppe volte da persone che le avevano detto di amarla. Non era sicura di voler abbassare la guardia di nuovo.- Io non… cioè… non possiamo Taylor… siamo troppo… diversi… e se poi…
Se poi cosa Isabel? Se poi ti spezzo il cuore? Non lo farò. Preferirei gettare via il mio piuttosto che farti del male.” rispose lui continuando a guardarla fissa negli occhi ma smettendo di abbracciarla. Ormai si era dichiarato. Forse aveva sbagliato ma se c’aveva capito qualcosa su quella ragazza, anche lei provava qualche cosa per lui. E se non era così… beh, significava che di lei non sapeva proprio niente e non valeva la pena andare avanti nell’illusione.
Non lo so Taylor… non voglio rovinare tutto… non possiamo… e poi” Isabel farfugliava scuse senza senso a cui neanche lei credeva più di tanto. Così Taylor la zittì stringendola a se e baciandola.
Isabel sentì le morbide e calde labbra del ragazzo premere sulle sue. Rimase immobile con gli occhi spalancati per alcuni secondi prima di lasciarsi andare chiudendo le palpebre e socchiudendo le labbra per permettere il contatto tra la sua lingua e quella di Taylor. Nella stanza regnava il silenzio e entrambi non udivano altro che il battito accelerato dei loro cuori, mentre abbracciati si godevano quel momento di pace e perfezione. Isabel non si era mai sentita così sicura e felice. Le sembrava tutto così straordinariamente nuovo e meraviglioso! Non era il suo primo bacio ma le sembrava che tutto quello che fosse accaduto prima tra lei e qualsiasi altro ragazzo fosse scomparso per sempre dal suo cuore e dalla sua mente. Non le era mai capitato di provare un emozione così forte nel baciare qualcuno. Era tutto così dolce e romantico… niente a che vedere con la lingua a mulinello di quel cretino di Chris e con il modo in cui il quarterback la trattava. Quell’unico bacio riuscì a farle colmare il vuoto che avvertiva nel cuore dovuto a tutte quelle volte in cui non aveva ottenuto dagli altri lo stesso amore che aveva donato.
Per Taylor la cosa era diversa. Non aveva mai avuto veramente una ragazza. Non ne senso convenzionale della cosa. Ne tantomeno aveva mai baciato una ragazza senza che questa le si avvinghiasse al collo e tentasse in tutti i modi il contatto con le sue labbra e lui tentasse di respingerla imbarazzato. Forse era anche per questo che era lo sfigato di turno…
Quando i due si staccarono si guardarono fissi negli occhi e sorrisero. Rimasero stretti l’uno all’altro senza parlare finché il telefono al piano di sotto si mise a squillare e il padre di Taylor lo chiamò.
Tay!! Il telefono! È per te!
Isabel e Taylor sentirono i passi veloci del signor Lautner che saliva le scale e Isabel si allontanò dal ragazzo pochi secondi prima che il padre facesse irruzione nella stanza con aria trafelata.
Scusate ragazzi,- disse riprendendo fiato poi continuò porgendo il telefono al figlio- è Sandy, vuole parlarti.
Isabel guardò con aria interrogativa Taylor mentre lui rispondeva al telefono. Il padre si accorse della leggera gelosia che trapelava dagli occhi della ragazza così prima di uscire la rassicurò.
Sandy è una vecchia amica di mio figlio. Si conoscono da quando sono piccoli. Lei, Lucas e Taylor sono sempre stati amici… sono certo che appena capiterà l’occasione Taylor te la farà conoscere.” Disse sorridendo e cercando di tenere la voce bassa. Poi uscì chiudendo la porta.
Intanto Taylor ascoltava la ramanzina di Sandy che lo rimproverava di non averla richiamata.
Scusami S… ero occupato!
Occupato? Sono ore che ti chiamo! Prima non ci sei, poi non rispondi al cellulare… pensavo fossi morto!” Sandy doveva avere un tono di voce molto alto dato che Isabel, che se ne stava seduta accanto a Taylor, riusciva a sentire perfettamente quello che diceva.
Dai Sandy! Non fare la melodrammatica!
E dimmi, cosa avevi di così importante da fare? Cosa c’è di tanto importante da dimenticarti che oggi dovevi chiamarmi per aiutarmi con lo slogan per la radio? È importante per me!
Perdonami S! Mi metterò sotto e ti troverò qualcosa, ok?
Ti perdono solo se mi dici che scusa hai!
Sono con una persona…- rispose lui guardando verso di Isabel e afferrandole la mano –una persona che aveva bisogno di me e di cui io avevo bisogno…
E chi sarebbe? Oh! Lasciami indovinare! Quella sciagurata di una cheerleader?- Isabel sbarrò gli occhi e fissò Taylor –E non provare a difendenderla come fai sempre! Le cheerleader non mi piacciono. Lo sai.
Sandy! Lei non è come pensi…- Isabel gli fece cenno che non le importava e di lasciar perdere –Adesso scusa ma ho un po’ da fare… ti chiamo più tardi! Penserò a uno slogan intanto! A dopo!” disse salutandola.
Vabbé ne riparleremo! Ciao Tay!” disse lei mettendo giù.
Scusala Isabel…
Non importa…” rispose lei stringendo forte il ragazzo e baciandolo.

Grazie di tutto Taylor.” ringraziò Isabel uscendo da casa Lautner seguita dal ragazzo.
Beh… grazie a te.” Rispose lui chiudendosi la porta alle spalle.
Avevano passato l’intero pomeriggio a parlare e non avevano smesso un attimo di guardarsi negli occhi e stare vicini, neanche mentre ripassavano l’ultima lezione di letteratura italiana o quando la cara nonna di Taylor era andata a portare loro qualche cosa da mangiare. Siete molto carini insieme. Mi ricordate me e mio marito… Sono felice che il mio orsacchiottino abbia trovato qualcuno che lo guardi così aveva detto lei sorridendo mentre i due erano diventati rossi.
Salutami i tuoi e soprattutto tua nonna. È una donna dolcissima.
Sarà fatto.” Rispose lui sorridendo.
Ci sentiamo più tardi, ok?
Per me va benissimo. Ci vediamo a scuola domani mattina comunque.
Perfetto. Ti aspetto davanti all’ingresso. Va bene per te?
Sì ma… non vorrei crearti problemi con la squadra…
Non me ne importa niente di quelle oche. Non più almeno!
Lo so ma… andiamoci piano, va bene? Quando due mondi si scontrano le conseguenze potrebbero essere fatali per chi ci ha sempre vissuto…
Non so… Non è che hai paura di Chris vero? Tanto domani gli parlo e lo costringo a dire la verità su me e lui!
Beh… ecco… non è che io abbia paura ma vorrei aspettare un po’ prima di baciarti davanti a lui, ecco…” Questo lato di Taylor aveva sempre fatto sorridere Isabel. Era così timido e impacciato…
Come vuoi… ma sei un cacasotto!” rispose ridendo.
Ma senti un po’ questa!” Taylor la indicò con aria di disprezzo scoppiando poi in una sonora risata.
A più tardi, Taylor. Ti chiamo io.” Lo salutò lei.
Va bene.
Isabel si avvicinò a Taylor e lo baciò. Quando Taylor aprì gli occhi vide sua madre davanti al cancello che sorrideva compiaciuta.
Mio Dio, mamma! Che ci fai lì?” protestò lui.
Buona sera signora Lautner.” La salutò Isabel imbarazzata.
Tranquilli ragazzi! Sono stata fidanzata anche io! Che carini che siete!
Ehm… grazie mamma.
"Oh Isabel, puoi chiamarmi tranquillamente Deborah!" Disse la donna sorridendo verso la ragazza.
"Grazie mille... Deborah... Adesso devo andare. A presto! Grazie di cuore."
Isabel salutò con un cenno della mano entrambi prima di andare di corsa verso la macchina e mettere in moto e partire in direzione di casa sua.

Quando arrivò a casa notò che la macchina di sua madre era parcheggiata lì fuori. Stranamente era in casa. E non doveva essere sola… c’era anche un'altra automobile, decisamente costosa e lucidata alla perfezione, parcheggiata davanti l'abitzione.
Isabel parcheggiò, sicura che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti di tranquillità per lei.

E c’è gente che pensa che la vita di una cheerleader sia sempre facile! Pensò lei poggiando scoraggiata la testa sul sedile.
Si morse il labbro inferiore come faceva spesso. Sorrise quando si accorse che riusciva ancora a sentire il sapore delle labbra di Taylor. Raccolse la borsa poggiata sul sedile di fianco e uscì dall’auto dirigendosi verso l’ingresso.
Aprì e butto la borsa a terra. Poggiò le chiavi sul mobiletto all’ingresso e si guardò allo specchio attaccato al muro. Aveva un aria tranquilla e felice. Nonostante tutto, quello era stato uno dei giorni in cui aveva provato più felicità in vita sua.
Sono a casa!” gridò dirigendosi verso il salotto.
Rimase a bocca aperta quando vide a chi apparteneva l’automobile parcheggiata fuori. I piedi saldi a terra, lo sguardo tra l’incredulo, il confuso e lo spaventato. Che ci faceva lì? Perché?

Spero vi sia piaciuto il mio nuovo capitolo! Ho accontentato coloro che mi avevano chiesto il bacio… era ora, no? xD
Mi dispiace se posto sempre in ritardo! ç.ç Vorrei ringraziare tutte coloro che recensiscono, e hanno aggiunto questa storia tra le preferite e tra le seguite! Grazie di cuore a tutte!
Inoltre rivolgo una preghiera a tutti coloro che leggeranno questo capitolo: lasciate una recensione! Anche negativa! Non per aumentare il numero di recensioni ma per migliorarmi! Anche perché non mi interessa essere popolare ma solo diventare più brava! Ho superato le 200 persone che hanno letto il primo capitolo e le 100 in alcuni dei capitoli successivi (e ve ne sono grata) ma poi ho sempre solo 4 o 5 recensori (vi adoro ragazze! xD) e basta. Non sto facendo la predica a nessuno, vorrei solo avere consigli! :)
Beh, grazie ancora e perdonatemi se sono andata per le lunghe! A presto! Taaaanti baci! <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=650076