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Guardava il Tardis scomparire davanti ai suoi occhi, e
con esso una parte di sé andava via per sempre, non l’avrebbe più rivisto lo
sapeva.
Sentì una mano stringere la sua, si voltò e lo vide
accanto, il Dottore, ma non il suo Dottore. Solo in quel momento si rese conto
di quello che era successo, lei aveva scelto di rimanere con lui, da una parte ne
era felice, ma vedere il Tardis scomparire le ricordò che lui non era veramente
il suo Dottore, ma sapeva che con il tempo lo avrebbe accettato. Nel suo cuore
sentì farsi largo una paura, la paura che lui un giorno se ne fosse andato via,
per sempre. Era sempre stato abituato a viaggiare, vedere mondi e posti a lei
sconosciuti, mentre ora si trovava intrappolato qui con lei. E in lei crebbe la
paura, se lei non sarebbe stata abbastanza per lui, non avrebbe potuto
sopportarlo. Abbassò lo sguardo e guardò di nuovo dove poco prima c’era il
Tardis, questo per loro era l’inizio di una nuova vita.
Seduto sulla spiaggia, aspettava, guardava il mare
davanti a sé e pensava. Rose era con Jackie poco distante, stavano cercando di
contattare Pete, per mandare qualcuno a prenderle.
Sapeva che lei avrebbe avuto bisogno di tempo per
pensare, per accettarlo per non vederlo più come il clone del Dottore. Ma non
era questo che lo spaventava, l’avrebbe aspettata per tutto il tempo
necessario, anche se ci fosse voluta una vita. Quello che lo spaventava era
quello che lo attendeva, adesso non avrebbe più viaggiato, era lì fermo, legato
ad un pianeta, ad una casa. Aveva paura di non esserne in grado, di non
riuscirlo a sopportarlo.
Chiuse gli occhi assaporando l’odore del mare, cercando
di calmare i corsi dei suoi pensieri e di concentrarsi sul quel momento.
Per sua fortuna, a distrarlo arrivò Rose, che si mise
seduta accanto. La guardò e le sorrise, sapeva che anche lei era piena di dubbi
e spaventata da ciò che sarebbe successo, lo vedeva riflesso nei suoi occhi.
“Come ti senti?” le sentì chiedere con dolcezza.
Ripensava quante volte, in passato, aveva desiderato poterle dare proprio
quello, una vita normale, poter dividere la sua vita con lei, vederla
invecchiare, crescere una famiglia insieme.
“Sto bene.” Le rispose riuscendo a dare un freno ai suoi
pensieri. La vide volgere lo sguardo al mare.
“Papà ha detto che ha mandato qualcuno, dovrebbero
arrivare tra poco.” Spiegò.
“Bene.” Le rispose semplicemente.
“Con mamma abbiamo pensato, che puoi venire a stare da
noi … se ti va.” Disse e vide che era arrossita, imbarazzata come quella volta
sotto quel buco nero, quando immaginava di vivere con lui.
“La casa è grande e ci sono molte stanze che non
utilizziamo mai.” Continuò a spiegare, sempre più imbarazzata.
“Ecco … finché vuoi … puoi … insomma …” cercò di parlare
chiaramente senza riuscirci.
“Penso che sia un idea brillante.” Le disse interrompendola
con il sorriso sul volto. Gli era mancato molto quella sensazione di calore e
completezza che provava ogni volta in sua presenza. Non aveva mai conosciuto
nessuno che l’aveva fatto sentire così.
“Bene, allora siamo d’accordo.” Continuò lei,
sorridendogli.
“D’accordo.” Concluse lui porgendogli la mano. La vide
tentennare, ma poi la strinse nella sua.
Rimasero in silenzio fino a quando un dirigibile della Vitex si fermò qualche metro da loro. Si avvicinarono a
Jackie.
“Bel tipo tuo padre, manchiamo da casa da chissà quanto e
non viene neanche a prenderci lui.” Si lamentò Jackie, quando vide scendere un
giovane ragazzo.
“Tua madre è sempre la stessa.” Sussurrò il Dottore
all’orecchio di Rose a cui scappò una risatina, Jackie se ne accorse.
“Cos’hai da ridere?” le chiese.
“Niente mamma, vedrai che papà sarà stato impegnato.”
Rispose Rose dando una gomitata all’uomo accanto a se. Il ragazzo nel frattempo
li aveva raggiunti.
“Salve signora Tyler, il signor Pete si scusa di non
essere venuto lui personalmente.” Iniziò a giustificarsi il giovane, ma Jackie
lo fermò bruscamente.
“Risparmiati le solite scuse Chris, sono stanca e
affamata, me la vedrò poi personalmente con mio marito.” Disse la donna salendo
sul dirigibile
“Stavolta mi sentirà. Speriamo che almeno si sia occupato
di Tony.” Continuò a borbottare la donna. Rose guardò divertita il Dottore
“Non vorrei essere nei panni del povero Pete.” Le disse
sorridendo. I due si avvicinarono al ragazzo.
“Piacere di rivederla Miss Tyler.” Salutò il giovane con
un sorriso che al Dottore non piacque molto.
“Quante volte devo dirti di chiamarmi solo Rose.” Si
lamentò la ragazza, alzando gli occhi al cielo, ma con il sorriso sulle labbra,
poi si voltò verso il Dottore un po’ imbarazzata.
“Lui è Chris, l’assistente personale di papà.” Lo
presentò educatamente.
“Lei deve essere il Dottore, ho sentito parlare di lei
spesso.” Disse il ragazzo entusiasta, stringendogli la mano, il Dottore guardò
Rose che arrossì imbarazzata.
“Piacere.” Gli sorrise ricambiandola stretta di mano.
“Ohi, volete muovervi, voi tre.” Urlò Jackie da uno dei
finestrini.
“Sarà meglio muoverci.” Disse Chris facendo strada.
“Assistente di tuo padre?” chiese il Dottore sarcastico,
non riuscendo a nascondere la sua gelosia.
“Sei geloso per caso?” chiese lei inarcando il
sopraciglio.
“Io non sono geloso.” Le rispose infastidito, mentre
salivano sul dirigibile.
“Non ancora.” Sussurrò quando la ragazza si allontanò e
notando come il giovane guardava la sua Rose.
I quattro si misero seduti, mentre il dirigibile era in
aria, il Dottore guardò la spiaggia diventar più piccola e allontanarsi, il suo
cuore accelerò ancora, i timori di prima tornarono a tormentarlo. Rose gli
strinse la mano quasi leggendo la sua paura.
Fine
Prologo
Revisione
Settembre 2011
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Arrivarono alla residenza Tyler quando era notte fonda,
durante il volo Jackie si era addormentata, mentre Rose era rimasta sveglia, i
due non aveva più parlato, semplicemente si tenevano per mano.
Scesi dall’auto, all’ingresso della villa ad accoglierli
c’era solo Pete, il Dottore si guardò attorno ricordando l’ultima volta che era
stato lì, in quella casa.
“E’ bello potervi rivedere.” Li accolse Pete con un
sorriso, ma Jackie era ancora furiosa con lui.
“Potevi venire tu a prenderci invece di mandare Chris.”
Gli rinfacciò avvicinandosi a lui pericolosamente.
“Mi dispiace tesoro, ma avevo una riunione molto
importante.” Si giustificò, sapendo bene che non bastava, ma l’uomo si rivolse
a Rose.
“Sono felice che sei ancora qui con noi.” Le disse
abbracciandola. Per poi passare la sua attenzione al suo nuovo ospite.
“Dottore.” Lo salutò un po’ scettico.
“E’ un piacere rivederti, Pete.” Ricambiò il saluto con
gentilezza, anche se un po’ forzata.
“Dov’è Tony?” chiese Jackie guardandosi attorno.
“Si è addormentato. Voleva aspettarvi, ma mezzora fa è
crollato davanti all’ennesimo cartone.” Spiegò Pete.
“Allora, chi mi spiega cosa è successo?” Chiese Pete,
facendo strada dentro la casa, Rose e il Dottore si guardarono, entrambi
sapevano che prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento,ma sembrava
che nessuno di loro voleva farlo.
“Credo sia meglio rimandare a domani. Così almeno ci
riposiamo.” Intervenne Rose, con il sollievo del Dottore, che di certo non
aveva voglia di spiegare cosa era successo.
“Ti accompagno in camera.” Disse la ragazza indicandogli
le scale.
Arrivarono al corridoio che portava alle camere, in
silenzio, non avevano più parlato da quando erano saliti sul dirigibile.
Camminavano uno accanto all’altro senza parlare.
“Tutto bene?” chiese lui.
“Uhm … si … sono solo un po’ stanca.” Gli rispose, non
molto sicura di sé.
“E da quando siamo saliti sul dirigibile che non parli.”
Spiegò lui.
“E … è successo tutto così in fretta. Devo solo
elaborare.” Spiegò con sincerità. Si fermò davanti a una porta, quasi alla fine
del corridoio.
“Credo che vale anche per me.” Le rispose, toccandosi
nervosamente il lobo dell’orecchio, sapendo anche che quello riguardava anche
il loro rapporto.
“Eccoci arrivati.” Disse, cambiando discorso aprendo la
porta a doppia anta, di legno scuro. La camera era abbastanza grande, al centro
un letto a doppia piazza, sulla sinistra accanto ad una porta una scrivania e
sulla destra un'altra porta, le finestre ricoperte con delle tende rosse,
davano sul giardino che era dietro la casa, una camera molto anonima,
evidentemente era quella usata per gli ospiti.
“A sinistra c’è il bagno.” Disse indicandogli la porta.
“Nell’armadio ci dovrebbe essere qualche vestito se vuoi
cambiarti.” Spiegò ancora indicandogli la porta sulla destra, continuava a
osservarlo. Il Dottore aveva le mani in tasca e guardava la stanza attorno a sé,
si sentiva un po’ impacciato, non sapeva cosa dirle, cosa fare, osservava tutto
attorno, senza poter calmar il forte timore di non farcela.
“Non è grande come quella che avevi sul Tardis, ma credo
che possa andare.” Disse lei abbassando lo sguardo, pensando che a lui non
piacesse la nuova sistemazione.
“Va bene, grazie.” Le rispose dolcemente.
“Se hai bisogno la mia camera è di fronte.” Disse, poi si
rese conto dell’ambiguità.
“Cioè,…,se, ecco … ti servisse qualcosa …. o se vuoi
anche … non so, parlare … puoi venire da me … se ti va.” Si corresse
imbarazzata, tenendo lo sguardo basso.
“Ne terrò conto.” Le rispose divertito da quella gaffe.
“Bene, ti lascio riposare.” Continuò riprendendo il
controllo di sé.
“Buonanotte.” Gli disse.
“Buonanotte Rose.” Rispose, poi lei andò via, lasciandolo
da solo. Si voltò a guadare ancora la stanza, per poi buttarsi sul letto
sbuffando.
Si rigirò nel letto, sperando di potersi addormentare,
senza riuscirci, si voltò ancora una volta, guardò la sveglia che segnava le
tre passate.
La sua mente brulicava di idee, nonriusciva a trovare pace, sapeva bene che per
calmare quei dubbi e incertezze c’era solo un modo, palare con lui. Doveva
ammettere, però che era molto difficile anche solo guardarlo, senza pensare al
suo alterego, al vero Dottore e a tutto quello che ha perso. Si passò la mano
sul viso sbuffando, si alzò sapendo bene che non sarebbe riuscita a
riaddormentarsi, mise la sua vestaglia e uscì dalla camera. Si fermò un istante
davanti a quella di lui, chiedendosi se anche lui era tormentato, se anche lui
non riusciva a dormire, nonostante la sua nuova condizione. Scosse la testa e
proseguì, non era la prima volta che passava la notte in bianco, dopo aver
visto il Dottore alla spiaggia, aveva trovato molte difficoltà
nell’addormentarsi, così aveva iniziato a lavorare al suo progetto speciale, un
modo per tornare da lui.
Quando scese le scale, tra il silenzio e il buio della
casa, sentì qualcuno borbottare quasi disperato, sorrise nel capire subito di
chi si trattava, a quanto pare anche lui aveva avuto la sua stessa idea.
Arrivò in cucina e lo trovò seduto al tavolo, con il
microonde completamente smontato nel tentativo di sistemarlo, sorrise divertita
a quell’immagine.
“Tutto bene?” chiese, facendolo saltare in aria per la
sorpresa, farfuglio qualcosa di simile al suo nome, ma una torcia che teneva in
bocca, lo rese incomprensibile.
“Che stai facendo?” gli chiese avvicinandosi, mentre
metteva giù la torcia.
“Ecco … ho visto che non funzionava … stavo cercando di
sistemarlo.” Le rispose un po’ imbarazzato.
“Ti va del tè?” gli chiese cambiando discorso.
“Volentieri.” Le rispose sorridendole.
Rose mise il bollitore sopra, sentiva il suo sguardo
curioso su di lei, si imbarazzò ricordandosi che aveva una semplice vestaglia e
il suo pigiama.
“Non riesci a dormire?” le chiese.
“Neanche tu.” Gli rispose sorridendo, mettendosi seduta
al tavolo, di fronte a lui. Entrambi evitavano di guardarsi dritti negli occhi.
“Non sono ancora abituato.” Le rispose rimettendosi a
sistemare il microonde.
“Troppo silenzio?” disse lei, sapendo bene che gli
mancava il ronzio del Tardis.
“Già.” Le rispose imbarazzato. Silenziosamente, si fermò
a guardarlo.
In quel momento per la prima volta, si rese conto che si
era comportata in modo egoista, lui aveva bisogno del suo aiuto, del suo
sostegno. Le cose per lui era più difficili, era sempre stato abituato a
viaggiare, aveva visto tante cose, conosciuto tante persone, e adesso si
trovava intrappolato in questo mondo parallelo in un corpo umano. Stava per
parlare, quando il bollitore l’avvertì che l’acqua era pronta. Si alzò, prese
due tazze e le bustine per il the. Mentre versava l’acqua nella tazza, lui si
alzò e si avvicinò prendendo la sua tazza.
“Oh! Non hai idea di quanto mi sia mancato il tuo te.”
Disse annusando la bevanda calda.
“Non ho più incontrato nessuno, in tutto l’Universo che
fa del the così buono.” Le disse, rimettendosi seduto al tavolo, mentre lei
prendeva dei biscotti dalla dispensa.
“Aspetta, assaggia questi.” Disse mettendo i biscotti al
centro tavola, mentre si metteva seduta. Il Dottore ne prese uno e lo assaggiò,
sorrise subito quando si rese conto cos’era.
“Dolcetti alla banana.” Disse con entusiasmo.
“Li adoro.” Continuò prendendone altri, Rose lo guardava
divertita, le era mancato così tanto questi loro momenti. Quando, dopo
l’ennesima avventura si mettevano davanti ad una tazza di the caldo, a parlare
per ore e ore a consolarsi a vicenda quando ne avevano bisogno.
“Tutto bene?” le chiese interrompendo il corso dei suoi
pensieri.
“Si, stavo solo pensando.” Gli rispose scuotendo la
testa.
“Tu, come ti senti invece?” gli chiese senza alzare lo
sguardo.
“Oh … beh … è tutto un po’ strano.” Le rispose
continuando a mangiare.
“Ho parlato con mio padre.” Iniziò a dire lei.
“Su cosa?” chiese non capendo.
“Su te. Cioè, adesso che sei umano e che starai qui,
dovrai avere un nome e altre cose del genere.” Spiegò Rose seriamente.
“Un nome? Io c’è l’ho un nome.” Si lamentò.
“Dottore, non è un vero e proprio nome e lo sai bene.” Lo
richiamò lei dolcemente.
Si sorrisero e
ripresero a sorseggiare il loro the, rimasero un po’ in silenzio gustandosi la
tranquillità del momento e il loro the, senza mai alzare lo sguardo.
“Mi dispiace.” Gli disse, quasi in un sussurrò.
“Per cosa?” scattò sorpreso, lei continuò a guardare la
tazza.
“Sei bloccato qui, senza Tardis, senza la possibilità di
andartene, con un corpo umano.” Continuò senza alzare mai lo sguardo.
“Si, ma bloccato qui con te non è poi così male.” Gli
disse sorridendo, ricordando il momento in cui fu lei a dirlo. Arrossì
ricordando quella volta, su quel pianeta.
“Lo pensi davvero?” gli chiese per avere una conferma.
“Ecco..pensavo che potrei aiutarti … si diciamo ad
abituarti al fatto che adesso sei umano.” Continuò lei, imbarazzata.
“Lo faresti davvero?” chiese lui invece.
“Ne sarei felice.” Lo tranquillizzò.
“Sempre se non vuoi che sia mia madre ad aiutarti.”
Scherzò lei.
“Ti prego no!” la pregò. Risero insieme e continuarono a
bere il loro the e parlare di tutto e niente, fino a quando entrambi non decisero
di tornare nelle loro camere.
“Tra poco dovremmo alzarci.” Si lamentò Rose, mentre
attraversavano il corridoio.
“Mi dispiace, non volevo tenerti sveglia tutta la notte.”
Si scusò lui, fermandosi davanti alle loro camere.
“Tranquillo, tanto non avrei dormito comunque.” Lo
tranquillizzò.
“Allora ci vediamo tra un paio di ore.” Lo salutò lei.
“Certo, a dopo.” Ricambiò lui sorridendole dolcemente.
Il Dottore era sdraiato su quello che era il suo nuovo
letto, non era riuscito a dormire, nonostante sentiva la stanchezza.
Si concentrò sulle nuove sensazioni che quel corpo gli
trasmetteva. Il battito del suo unico cuore, la circolazione del sangue più
lenta, e poi un implosione di sensazioni, ogni volta che si trovava accanto a
Rose.
Ripensò alla chiacchierata che aveva avuto con lei, lo
aveva riportato indietro nel tempo, quando erano insieme nel Tardis.
Per tutto il tempo che era stato senza Rose, aveva
sentito la mancanza delle loro chiacchierate con patitine e the, aveva sentito
la mancanza di lei che gironzolava nel Tardis, sempre alla ricerca di qualcosa
da fare o che gli trotterellava dietro, ansiosa di una nuova avventura. Certo,
gli piaceva la compagnia di Martha e Donna, ma nessuna delle due, era riuscito
a colmare il vuoto lasciatogli dalla sua preziosa Rose.
Si fermò un attimo a riflettere su suoi ricordi. Poteva
davvero definirli suoi? Era strano perché ricordava perfettamente ogni
sensazione e ogni particolare del suo passato, ma in realtà sapeva bene che non
era lui, ma erano i ricordi del suo alterego. Sbuffò, stringendo il ponte
nasale con l’indice e il pollice, strizzando gli occhi, stufo di tutti quei
dubbi.
Sentì dei rumori fuori dalla sua camera, che lo
distrassero dai suoi pensieri, qualcuno si era alzato, erano passate circa due
ore e mezza da quando lui e Rose si erano salutati, questo significava che era
ora di alzarsi. Scese dal letto e si rimise le sue converse, uscì dalla camera
e per casualità Rose stava uscendo dalla sua.
“Buongiorno.” La salutò sorridendo, la ragazza si voltò
sorpresa.
“Ciao, pensavo stessi ancora dormendo.” Gli rispose. Il
Dottore la guardò con attenzione, il sole le faceva brillare i capelli sciolti
sulle spalle.
“Non avevo molto sonno.” Le rispose quasi ipnotizzato dalla
luce dei suoi occhi.
“Vedo che non ti sei cambiato.” Le fece notare iniziando
a camminare, si guardò, soddisfatto, perché indossava ancora il completo blu.
“E’ l’unico che ho.” Le rispose raggiungendola.
“Questo significa che ci toccherà fare un po’ di
shopping.” Gli disse, il Dottore roteò gli occhi al cielo.
“Devo proprio?” si lamentò.
“Se ti va, possiamo andare oggi pomeriggio.” Gli propose
timidamente, lui la guardò scorgendo un po’ di rossore sulle guance.
“Non devi lavorare?” le chiesegrattandosi la nuca.
“Tranquillo, mi sono guadagnata un paio di giorni
liberi.” Gli spiegò.
“Allora, che ne dici?” chiese ancora.
“Volentieri. Almeno non rischio di passare tutto il
pomeriggio con tua madre.” Le rispose.
“Ohi, vedi di abituarti a lei.” Gli disse sorridendo,
mentre entrarono in sala da pranzo dove Jackie, Pete e Tony stavano già facendo
colazione.
“Oh eccoli finalmente.” Li salutò Jackie, Rose andò
subito a salutare il fratellino, che sembrava la copia del padre.
“Dormito bene?” chiese invece Pete, il Dottore non sapeva
come rispondere.
“Oh … beh … devo ancora abituarmi.” Disse sedendosi al
tavolo, Rose si mise accanto.
“Eravate in cucina per caso, stanotte?” chiese Jackie
sospettosa.
“Perché?” chiese Rose.
“Ho trovato due tazze di the, e il microonde mezzo
smontato.” Si lamentò la donna, guardando in direzione del Dottore.
“Volevo sistemarlo.” Si giustificò l’uomo.
“Adesso lo possiamo buttare.” Disse la donna quasi
disperata.
“Ohi, avrei potuto benissimo sistemarlo, se avessi avuto il
mio cacciavite sonico.” Rispose lui un po’ acido, Rose si schiarì la voce,
facendogli capire che era stato un po’ scortese.
“Le vecchie abitudini non muoiono, vero?” continuò la
donna.
“Ehi, datevi una calmate entrambi.” Li richiamò Rose, il
padre invece li guardava sorpreso.
“Cercate di andare d’accordo, intesi?” continuò a rimproverare
Rose, guardando i due.
“Bene, adesso facciamo colazione.” Continuò la ragazza.
“Rose, stasera tocca a te raccontare la storia a Tony.”
Le disse Pete.
“Ti prego non ricominciare con la storia degli Shliteen.”
Aggiunse Jackie, il Dottore incuriosito alzò lo sguardo verso la ragazza.
“L’ultima volta si è messo a lanciare aceto ai nostri
ospiti perché pensava che erano alieni.” Continuò Jackie.
“Rose gli racconta sempre le vostre storie per farlo
addormentare.” Spiegò Pete, la ragazza imbarazzata nascose il viso mentre
beveva la sua tazza di the.
“Ma davvero? Interessante.” Disse il Dottore, soddisfatto
guardandola.
“Stai zitto.” Lo rimproverò lei sorridendogli.
Rose e il Dottore furono accompagnati dall’autista
all’istituto Torchwood. La bionda era rimasta in silenzio per tutto il tempo,
non sapeva se mostrargli o meno il canone dimensionale, avrebbe dovuto spiegargli
un po’ di cose, e non sapeva come l’avrebbe presa. Inoltre così avrebbero
dovuto affrontare il delicato argomento di quello successo ai Daleks, a Donna e
sopratutto al suo alterego e alla decisione di lasciarli indietro. No, quella mattina avrebbero fatto
semplicemente il giro dell’istituto.
All’entrata ad aspettarli c’era Chris, ci mancava solo
lui per complicare il giro, sperava solo che era lì per tutt’altro. Anche se,
doveva ammettere, che si divertiva a vedere il Dottore preso dalla gelosia.
“Ciao Chris.” Lo salutò educatamente sorridendogli.
“Ciao Rose. Dottore benvenuto a Torchwood.” Ricambiò il
saluto, vide il Dottore sorriderli forzatamente.
“Sono già stato qui.” Gli disse un po’ rude, Rose gli diede
una gomitata.
“Mi dispiace.” Chiese scusa.
“Vi ho portati questo.” Disse il ragazzo consegnando un
tesserino al Dottore.
“Dottore John Smith?” chiese leggendo.
“Beh, Rose ci ha detto che è un nome che usava spesso,
quindi provvisoriamente lo può usare anche qui.” Spiegò l ragazzo.
“Andrà benissimo.” Intervenne Rose.
“Pete mi ha chiesto di accompagnarvi nel giro.” Disse il
ragazzo, Rose roteò gli occhi, ogni tanto si sentiva trattata come una
ragazzina.
“Possiamo cavarcela da soli.” Gli rispose, cominciando a
camminare seguita dagli altri due che si studiavano attentamente.
“Dove andiamo per prima cosa?” chiese il Dottore.
“Per prima cosa, potremmo andare nella stanza del …”
iniziò a parlare Chris, ma Rose lo fermò bruscamente.
“Ascolta Chris, io e il Dottore sappiamo cavarcela anche
da soli. Torna da mio padre e fatti dare un lavoro più adatto a te.” Disse
tutto d’un fiato, non voleva essere brusca, ma in quel momento, non le andava
di portare il Dottore nella sala del canone dimensionale. Il ragazzo chiese
scusa e si allontanò.
“Sei stata un po’ scortese, sicura di stare bene?” gli
chiese il Dottore.
“Si, sono solo un po’ nervosa.” Gli rispose sorridendo.
“Più tardi mi farò perdonare da Chris.” Disse con
provocazione, sapendo bene che il Dottore ne sarebbe stato geloso, infatti si
allontanò borbottando qualcosa, gli corse subito dietro aggrappandosi al suo
braccio con naturalezza.
“Sai, se non ti conoscessi direi che sei geloso.” Lo
provocò.
“Non sono geloso. Non ne ho motivo, in fondo.” Le rispose
evitando di guardarla.
“Andiamo ti mostro questo posto.” Gli disse facendogli
una linguaccia, conducendolo nella direzione giusta, visto che lui aveva preso la
strada per uscire.
Gli mostrò molte cose dell’Istituto, il posto dove
venivano catalogati tutti gli oggetti o pezzi di astronavi ritrovati in giro
per il mondo. Le armi venivano portate in un altro reparto, deve veniva
catalogate e sigillate, pronte ad essere usate nelle gravi crisi, come quella
appena risolta. Il reparto che si occupava di tenere d’occhio tutte le attività
aliene sulla terra, intervenire quando diventavano ostili.
Arrivarono al piano desiderato, tra i corridoi un via vai
di persone, che guardavano curiosi verso Rose, il Dottore non capiva il motivo
di quei sguardi, inizialmente aveva pensato che fosse per la sua presenza, ma
poi notò , che in realtà guardavano proprio lei.
“Eccoci arrivati.” Disse la ragazza fermandosi davanti ad
una porta bianca, fece passare il suo tesserino sullo scanner elettronico
accanto alla porta.
Aperte le porte, il Dottore poté notare, davanti a loro
una decina di persone tra scienziati e impiegati, gironzolavano tra le varie
scrivanie.
“Questo è il tuo ufficio?” chiese incredulo, lei gli
sorrise.
“No, il mio ufficio è in fondo. Questo è il reparto che
dirigo.” Spiego seguendo lo sguardo del Dottore.
“Seguimi.” Lo invitò,
continuando a camminare, accanto all’ultima porta c’era un altra scrivania da
cui spuntò una ragazzo, molto famigliare per il Dottore, infatti si trattava di
Ianto Jones, o per lo meno, la versione di questo universo.
“Salve Miss Tyler, è un piacere rivederla.” La salutò
avvicinandosi.
“Ciao Ianto. Ti presento il mio amico il Dottore … John
Smith.” Lo presentò.
“Salve, ho sentito parlare di lei.” Disse il ragazzo
stringendogli la mano, il Dottore gli sorrise con educazione.
“Bene, noi siamo nel mio ufficio, chiamami solo se si
tratta di un emergenza, intesi?” specificò la ragazza.
“Certo. Le porto il solito pranzo?” chiese educatamente.
“Oh … giusto il pranzo.” Si ricordò che era ora di
pranzo, e che loro non si erano fermati un attimo.
“Immagino che anche tu abbia fame.” Disse rivolgendosi a
lui.
“Oh … be … ecco …” non sapeva
cosa risponderle, in genere non sentiva mai la fame, quindi non sapeva come
capirlo. Per sua fortuna, però Rose si rese conto della sua difficoltà.
“D’accordo Ianto, ordina per due.” Disse rivolgendosi al
suo assistente, che si allontanò. Rose si voltò ancora verso di lui.
“Tranquillo affronteremo anche questo.” Gli disse
sorridendo.
“Bene. Non mi fai vedere il tuo ufficio?” le chiese
notando che la ragazza non accennava un passo verso le porte.
“Si, ma prima devo avvertiti.” Disse imbarazzata.
“Di cosa?” chiese confuso.
“Ecco … ho passato diverso tempo qui …. E diciamo non è
il posto più ordinato di questo mondo.” Disse abbassando lo sguardo, sorrise
divertito.
“Oh avanti, Rose ho visto a tua camera sul Tardis. Questo
non può essere peggio.” Disse avvicinandosi alle porte ed entrando.
“Ok … è anche peggio!” esclamò guardandosi intorno. La
stanza era invasa da strani oggetti, documenti e libri. Sul divanetto notò una
coperta disfatta e un cuscino, segno che la ragazza aveva passato lì molte
notti. Sul muro notò qualcosa di particolare, che non si aspettava, Rose rimase
dietro di lui. Si avvicinò alla cornice, sorridendo orgoglioso di quello che vedeva.
“Ti sei diplomata?” le chiese sorpreso.
“Beh ... per lavorare qui, dovevo avere una certa
qualifica.” Gli rispose imbarazzata.
“Ti sei diplomata … con il massimo dei voti anche.” Disse
continuando a leggere.
“Lascia perdere quel pezzo di carta.” Gli rispose
mettendosi seduta sul divanetto.
“Lasciare perdere? Rose è una cosa meravigliosa.” Disse
mettendosi accanto a lei sul divano.
“Beh, mi serviva il diploma per entrare all’Università.”
Disse timidamente, il Dottore la guardò di nuovo sorpreso.
“Sei iscritta all’università?” chiese.
“Beh, si … fisica quantistica …” disse abbassando lo
sguardo. Il Dottore, la guardava con molto orgoglio, Rose Tyler, la stessa
ragazzina che lavorava come commessa di un negozio, adesso dirigeva un intero
reparto di Torchwood, ed era diventata una brillante studentessa.
“Rose Tyler, sei davvero brillante.” Le disse con molto
orgoglio. Si voltò verso di lei rendendosi conto di quanto erano vicini,
deglutì lentamente.
“Sono … sono davvero felice per te.”quasi in un sussurrò.
“Grazie.” Disse imbarazzata.
Era così bella, e così pericolosamente vicina a lui in
quel momento. L’avrebbe potuta baciare in quel momento, del resto erano da
soli, inoltre non riusciva a togliersi dalla mente, quel bacio, il bacio che
lei gli aveva dato sulla spiaggia, tutte le sensazione che aveva provato a
stringerla a se, il brivido che aveva sentito nel capire che la stava baciando,
tutte le sensazioni che provava ogni volta era accanto a lei o che
semplicemente la guardava. Per la prima volta da quando erano in quel mondo,
incontrò il suo sguardo, c’era paura e confusione, ma il suo unico cuore gli
stava chiedendo di farlo, di toccare di nuovo quelle labbra, gli sembrava di
impazzire. Si avvicinò ulteriormente a lei. Purtroppo vennero interrotti quando
Ianto bussò alla porta.
“Il nostro pranzo.” Disse lei con poco fiato.
“Giusto, il nostro pranzo.” Ripete lui, senza realmente
rendersi conto. Rose si allontanò per andare ad aprire, spezzando così il loro
momento.
I giorni e le settimane passarono sempre più lentamente,
soprattutto per il Dottore. Aveva preso a lavorare con Rose al Torchwood, sotto
il nome di John Smith, massimo esperto di reliquie aliene, ma il fatto di
trovarsi tutti i giorni nello stesso posto a fare sempre le stesse cose,
stavano incidendo anche sul suo entusiasmo, era più nervoso e suscettibile.
Rose faceva di tutto per non fargli pesare questa situazione, passavano insieme
la maggior parte del tempo, ma tutto era rimasto sul vago, non avevano ancora
affrontato nessun argomento.
Tamburellava nervosamente le dita sulla scrivania, mentre
attendeva che il computer terminava la scansione ad un oggetto di dubbia
provenienza. Si mise seduto sbuffando, per la lentezza del processo, nonostante
le apparecchiature dell’istituto erano più avanzate che in altri posti, per lui
andavano comunque lenti.
Si tolse gli occhiali, e si strofinò gli occhi, non
riuscì a non pensare a Rose, al fatto che poteva sempre contare sulla sua pazienza
e sul suo supporto, questo rendeva le cose più semplici. I suoi pensieri furono
interrotti quando venne raggiunto da Pete.
“Ti disturbo?” chiese avvicinandosi.
“No, tranquillo, ho molto tempo.” Disse frustrato,
guardando verso lo schermo del computer.
“Qualcosa non va?” gli chiese ancora.
“Questi computer sono terribilmente lenti.” Si lamentò.
“Strano, mi hanno garantito che sono di ultima
generazione.” Rifletté Pete, guardando il lavoro in corso del Dottore.
“Lascia perdere, comunque posso fare qualcosa per te?”
chiese concentrandosi su di lui.
“Non proprio, stavo cercando Rose, sai per caso dov’è?”
chiese.
“Deve essere nel suo ufficio privato, so che aveva
qualcosa da studiare per un esame.” Rispose scettico, aveva la sensazione che
Pete si trovava lì per un altro motivo.
“Giusto, dimenticavo.” Rispose pensieroso facendo
aumentare i sospetti del Dottore.
“Pete, tutto bene?” chiese studiandolo attentamente.
“Si, niente di cui devi preoccuparti.” Gli rispose
avviandosi di nuovo verso l’uscita.
“Sembra che devi parlarmi di qualcosa.” Continuò ad
osservarlo. L’uomo si fermò prima di uscire, voltandosi di nuovo verso il
Dottore.
“Io detesto dovermi intromettere in queste cose, ma
Jackie ha pensato che sarebbe stato un bene per tutti se avremmo parlato un po’.”
Spiegò e il Dottore annuì capendo subito di cosa si trattava, infondo se lo
doveva aspettare da Jackie.
“Di cosa dovremmo parlare?” chiese fingendo di non
capire. Pete si mise seduto su uno gabellino davanti a lui.
“Sai quando Jackie è arrivata qui, non è stato subito
facile per entrambi. Tu lo sai meglio di me, quanto lei ha sofferto per la
morte dell’altro Pete…” iniziò a parlare, ma il Dottore lo bloccò.
“Perché non vieni al punto, tralasciando i particolari
che già conosco.” Disse annoiato, se ci sarebbe stata Rose lo avrebbe
richiamato, ripensò con dolcezza.
“Ecco, a Rose venne in mente un idea per metterci
entrambi al nostro agio.” Continuò a raccontare.
“Ci ha organizzato un appuntamento, ricreando
perfettamente il nostro primo appuntamento.” Raccontò con un moto di orgoglio,
il Dottore sorrise riconoscendo la sua Rose, testarda e generosa.
“Aveva proprio ricreato ogni cosa, il piccolo ristorante,
il film che ci eravamo visti, i fiori che le regalai, ogni particolare.”
Raccontò perdendosi nei ricordi.
“Non per rovinare l’atmosfera, ma questo cosa a che fare
con me?” chiese ancora il Dottore, Pete si destò dai suoi pensieri e tornò a
concentrarsi.
“Si, scusa. Ecco noi abbiamo pensato …. Cioè Jackie ha
pensato, che per voi due sarebbe stato lo stesso.” Spiegò, ma il Dottore lo
guardò dubbioso, ecco adesso non sapeva dove quei due volevano arrivare.
“Scusa credo di non capire.” Disse con calma.
“Si, insomma potesti chiederle un appuntamento ... un
modo per entrambi di passare del tempo insieme, da soli, lontani dal lavoro e
da tutto.” Spiegò meglio l’uomo.
“Un appuntamento?” chiese scettico. Si aspettava che
Jackie lo spingesse a parlare con Rose, o qualcosa del genere, ma non che lo
spingesse a questo. Un appuntamento? Lui?
“Si, insomma avrete avuto una prima uscita o qualcosa del
genere, no?” chiese Pete guardandolo, il Dottore si trovò a dover riflettere
anche su questa cosa. Poteva considerare il loro primo viaggio, come una sorta
di primo appuntamento? No, decisamente non era il caso.
“Non credo che sia una buona idea.” Rispose il Dottore.
“Queste genere di cose io non le faccio … sono troppo …
come dire …” iniziò a parlare, ma Pete sorrise, annuendo.
“Troppo umane? Credo che dovresti abituarti all’idea che
fai parte del genere umano, caro Dottore.” continuò divertito, mentre si alzava.
“Non credo che abbiamo bisogno di una cosa come questa.
Possiamo anche vedercela noi.” Gli rispose sforzandosi di non essere scortese.
“Lo so, ma abbiamo semplicemente pensato che con un
appuntamento verrebbe tutto più semplice.” Continuò Pete, il Dottore rimase fermo a riflettere.
La loro discussione venne interrotta dall’arrivo di Rose.
“Ah sei qui.” Disse avvicinandosi, mentre lui si alzò
dalla poltrona.
“Ciao papà, come mai qui?” chiese sorpresa.
“Stavo solo dando un occhiata al lavoro del Dottore.”
Mentì.
“Ok.” Gli rispose scettica guardando i due.
“Come mai qui, non stavi studiando?” chiese il Dottore,
mentre si grattava la nuca nervosamente
“Te lo posso rubare per un po’.” Disse al padre, avvicinandosi
al Dottore.
“Certo, tanto adesso devo tornare in ufficio. Dottore.”
Salutò e andò via, Rose continuò a guardarlo sospettosa.
“Che strano.” Sussurrò.
“Cosa posso fare per te?” chiese distrendola dal motivo
per cui il padre era lì.
“Si, giusto. Ho bisogno di una pausa, che ne dici se
andiamo pranzare fuori di qui.” Disse aggrappandosi al suo braccio, mettendo il
broncio, il Dottore la guardò divertito, si voltò verso lo schermo del computer
che ancora lavorava.
“Perché no, tanto questo computer finirà di lavorare solo
tra un milione di anni.” Si lamentò avviandosi fuori dall’ufficio. Con la scusa
avrebbero potuto parlare, e magari informarla di questa strana idea del primo
appuntamento.
Rose decise di prendere la loro tradizionale porzione di
patatine e portarlo in un bellissimo parco, dove anche lei in passato amava
andare a pranzare, certo ogni volta che il tempo glielo permetteva.
Era sicura che anche al Dottore sarebbe piaciuto, in più
quella giornata sembrava perfetta, non c’era troppo freddo, nonostante era
novembre, e c’era il sole, avrebbero potuto godere a pieno di quella giornata,
inoltre voleva scoprire come mai suo padre era nel suo ufficio, quando si
solito, per sapere qualcosa in più sui vari lavori mandava Chris o li chiamava
nel suo ufficio.
Si misero seduti ad un tavolo, vicino ad un piccolo parco
giochi, per una buona parte del tempo, parlarono di stupidaggine, scherzavano
sugli strani oggetti che trovavano in giro per il mondo, scherzavano sul fatto
che Tony assomigliava sempre di più a Rose, cosa che preoccupava non poco
Jackie, inoltre la presenza del Dottore non aiutava.
“Allora vuoi dirmi che ci faceva mio padre nel tuo
ufficio?” chiese improvvisamente mettendolo in difficoltà.
“Niente, te l’ho detto, stava solo controllando il mio
lavoro.” Rispose in modo poco convincente.
“Sei un pessimo bugiardo, lo sai?” scherzò lei facendogli
una linguaccia.
“Sto dicendo la verità.” Si difese fingendosi offeso,
fregandogli una patatina.
“Su avanti, perché non vuoi dirmelo.” Cercò di
convincerlo sbattendo e ciglia, utilizzando il suo efficace sguardo da
cerbiatta che spesso riusciva farlo desistere.
“Davvero non importa, abbiamo solo parlato di lavoro.”
Insistette il Dottore, concentrandosi sulle patatine. Rose sbuffò e morse
un'altra patatina.
“Prima o poi riuscirò a estorcerti la verità.” Disse la
ragazza, il Dottore le sorrise continuando a mangiare.
“Stasera ci tocca fare da baby-sitter a Tony, spero non
ti dispiaccia.” Aggiunse la ragazza.
“Come mai?” chiese lui, non dandogli molto importanza.
“Pete e Jackie devono andare a qualche tipo di cena. Sai
quelle genere di cose che odi tanto, tutta pompa magna e cose del genere.”
Spiegò la ragazza.
“Perché tu non ci vai?” chiese il Dottore, incuriosito.
“Perché anche io le odio.” Rispose come se fosse la cosa
più logica.
“Comunque, spero che non ti dia fastidio rimanere a casa
a tenere d’occhio un bambino.” Disse la ragazza.
“Certo che no, tranquilla. Sempre meglio che andare a
quelle serate, giusto?” chiese sorridendole.
“Giusto.” Concordò ricambiando il sorriso.
“Così riuscirò a estorcerti quello che vi siete detti con
mio padre.” Lo minacciò con ironia, il Dottore scosse la testa.
“Non ci riuscirai mai, Tyler.” L’avvertì, addentando
un'altra patatina.
Rose chiuse la luce in camera del fratello, per poi
andare via. Si diede una controllata allo specchio che c’era nel corridoio,
questa era la prima volta che lei e il Dottore rimanevano da soli in quella
casa, sperava che almeno quella sera sarebbero riusciti a parlare con
calmachiarirsi una buona volta.
Scese al piano di sotto e lo trovò mentre curiosava nella
biblioteca, capitava che spesso dopo una pesante giornata a lavoro, lui cercava
conforto in un buon libro, sorrise perché in fondo questo era tipico del suo
Dottore.
“Trovato niente di interessante?”gli chiese avvicinandosi,
si voltò a guardarla e le sorrise.
“Stavo cercando un libro, ma forse non c’è!” disse un po’
deluso, mentre guardava i libri nel mobile davanti a lui.
“Credo di averlo io.” Rispose un po’ imbarazzata, il
Dottore la guardò incuriosito.
“Non sai nemmeno il titolo.” Affermò.
“Certo, come se non sapessi che cercavi The time
Machine.” Gli rispose, vide il suo sguardo sorpreso.
“E come mai lo hai preso tu?” le chiese avvicinandosi.
“Beh lo hai letto almeno una ventina di volte da quando
ti conosco, ero solamente curiosa di sapere perché ti piace tanto quella
storia.” Rispose.
“Quante volte lo hai letto?” le chiese.
“Io ...solo ...
tre ... cinque ... Ok ...l’ho letto una quindicina di volte.” Confessò, lui
sorrise divertito e anche al quanto soddisfatto.
“Tony?” chiese cambiando discorso.
“Dorme. Diventa sempre più difficile farlo addormentare.”
Gli rispose.
“Se vuoi potrei provarci io qualche volta.” Le propose, lei
lo guardò scettica.
“Non fare così, sono molto bravo con i bambini.” Le
rispose fingendosi offeso.
“Credo, che hai avuto poca esperienza con un Tyler,
sappiamo essere molto testardi a quell’età, non lo sai?” scherzo lei.
“Non solo a quell’età.” Disse, affondando le mani nelle
tasche guardandola dalla testa ai piedi.
“Faccio finta di non aver sentito.” Gli rispose,
fingendosi offesa.
“Allora stasera che si fa?” gli chiese poi, per loro
sarebbe stata una buona occasione per parlare, ma voleva anche che fosse una
cosa naturale, per entrambi, non gli andava di forzarlo a fare una cosa che non
voleva.
“Non lo so, in genere tu che fai in queste serate?
Organizzi festini o roba del genere.” Scherzò lui.
“In genere mi deprimo davanti a qualche film.” Gli
rispose. Colse un ottima occasione per testare di nuovo la sua gelosia. Era da
qualche giorno che non lo stuzzicava, ci pensava la presenza di Chris a farlo
borbottare da solo.
“Anche se la maggior parte delle volte, Chris mi è venuto
a fare compagnia.” Disse uscendo mentre sogghignava, mentre sentiva il Dottore
borbottare qualcosa sulla onnipresenza di Chris.
Rose andò nella sala multimediale, che Mickey le aveva
creato per il suo compleanno accanto alla biblioteca, mise un dvd nel lettore e
si accomodò sul divanetto, il Dottore arrivò poco dopo, ancora accigliato per
la battuta di prima.
“Allora, mi fai compagnia Dottore?” lo invitò
indicandogli il posto vuoto accanto a lei.
“Sicura che a qualcuno non dispiace.” La schernì, mentre
si metteva comodo.
“Su avanti, non fare il geloso.” Scherzò lei, il Dottore
roteò gli occhi al cielo.
“Io non sono geloso!” disse appoggiando la schiena allo
schienale, appoggiano i piedi sul tavolino davanti a lui.
“Oh si che lo sei invece.” Scherzò lei, punzecchiandolo
sul braccio.
“Che film guardiamo?” chiese, cambiando discorso.
“Ritorno al futuro.” Rispose, sapendo che lui ne sarebbe
stato contento.
“Oh .. adoro quel film. Ottima scelta Rose.” Disse
sorridendo come un ragazzino.
“Lo ricordo bene, mi hai fatto vedere tutti i tre film,
uno dopo l’altro, in una sola serata.” Si lamentò premendo play, iniziando a
guardarsi il film.
Erano lì, tutti e due su un divanetto a guardare per
l’ennesima volta un film, non era inusuale, ance quando erano nel Tardis
avevano preso questa abitudine, le rare volte che a Rose non andava di
gironzolare per i vari pianeti, lo costringeva a questo rituale, anche se alla
fine ci si era pure affezionato, diventando un ottima occasione per passare del
tempo insieme.
La guardò con la coda dell’occhio sembrava concentrata sul
film, avrebbe voluto abbracciarla, sentiva un forte impulso di stringerla a sé.
Sarebbe sembrata normale, no? Loro due da soli in quella gran casa, seduti così
vicini, un normale umano avrebbe cercato di abbracciarla, peccato che lui era
una vera frana in queste cose e non sapeva mai come comportarsi.
Tornò a concentrarsi sul film, maledicendosi per la sua
inettitudine, ma anche stavolta Rose lo sorpresa, appoggiò la testa contro la
sua spalla, si irrigidì non sapendo cosa fare.
“Non ti dà fastidio vero?” chiese lei con la voce
tremante, facendogli capire che anche per lei era una situazione nuova.
“No, affatto.” Le rispose sorridendo e rilassandosi, le
circondò le spalle con il braccio, mettendosi più comodo che poteva.
A metà film, senza neanche rendersene conto, si ritrovò la
testa di Rose appoggiate al suo petto, e i suoi capelli che gli sfioravano il
viso. Il suo profumo di fragola e vaniglia, inebriava i suoi sensi e la voglia
di baciarla aumentava sempre di più. Gli accarezzava capelli con dolcezza,
sembra un gesto tanto naturale per quel corpo, per la sua mano. Si trovò a
pensare se anche con Chris e Mickey era successo una cosa del genere “Ma certo, razza di idiota.” Si disse
nella sua mente, Rose era una bella ragazza, con un cuore d’oro, solo uno
stupido come lui, non aveva fatto una cosa del genere, inoltre si rendeva conto
che lei avrebbe potuto andare avanti con la sua vita, sarebbe stato anche
giusto. Ma ammetteva che pensarla accanto a qualcun altro che non era lui,
faceva male, terribilmente male, tanto da fargli mancare il fiato.
Improvvisamente, il telefonino di Rose iniziò a suonare
spezzando la tranquillità di quella serata.
“Scusa.” Disse la ragazza spostandosi dalla posizione,
guardò il display e si fece seria.
“E’ Chris.” Disse preoccupata, il Dottore non riuscì ad
evitare di roteare gli occhi al cielo, possibile che quel tizio gironzolava
sempre attorno a Rose.
“Che succede?” rispose al telefono alzandosi, mentre il
Dottore la seguiva con lo sguardo, forse stava succedendo qualcosa, forse si
trattava di lavoro. Sperava si trattava di lavoro.
“D’accordo stiamo arrivando.” Disse la ragazza chiudendo
il telefono, si rivolse al Dottore.
“Il dovere ci chiama, hanno bisogno di noi al Torchwood.”
Disse la ragazza spegnendo il dvd.
“Di che si tratta?” chiese alzandosi in piedi, finalmente
un po’ di sana avventura, almeno lo sperava, gli mancava quel senso di
avventura dei suoi viaggi.
“Chris non è stato molto chiaro, per questo ha chiamato
noi.” Spiegò Rose uscendo dalla stanza prendendo le sue cose, il Dottore la
seguiva a ruota. La vide prendere di nuovo il cellulare e fare una chiamata
alla madre per avvertirla, ma la donna rientrò in quel momento dalla porta
d’ingresso.
“Ah bene sei qui.” Disse Rose avvicinandosi, mentre si
metteva la giacca.
“Tuo padre è stato chiamato a lavoro, fuori c’è una
macchina che vi aspetta.” Spiegò la donna.
“Bene, Tony sta dormendo. Ci vediamo dopo.” Disse la
ragazza dandole un bacio sulla guancia, per poi correre, insieme al Dottore
verso la macchina.
“Fate attenzione.” Gli urlò Jackie dalla porta
d’ingresso.
Arrivarono al Torchwood in poco tempo, corsero mano nella
mano verso la sala delle emergenze, dove Pete, Chris e Jack li aspettavano.
“Eccoci.” Disse Rose entrando.
“Meno male che siete qui.” Disse Chris sorridendo a Rose.
“Che sta succedendo?” chiese il Dottore mettendosi gli
occhiali e guardando i monitor davanti a loro.
“Qualcosa è caduto in un piccolo pesino lontano da Londra.”
Spiegò brevemente Chris.
“Sapete di cosa si tratta?” chiese Rose.
“Non ancora, volevamo mandare una squadra sul posto.”
Rispose ancora Chris, osservando il Dottore fare avanti e indietro trai monitor
e le carte.
“Naturalmente voglio che tu, il Dottore e Jack vi
rechiate sul posto per verificare tutta la situazione.” Ordinò Pete.
“Perché non siamo stati avvertiti?” disse improvvisamente
il Dottore, indicando le carte che aveva in mano, Rose si avvicinò.
“Che succede?” chiese la ragazza.
“Due mesi fa, c’è stato un avvistamento, un oggetto non
identificato ha sorvolato la zona,e poi
è scomparso improvvisamente, da allora una o due volte la settimana durante la
notte, qualcuno ha avvistato qualcosa di strano.” Spiegò il Dottore, la ragazza
si voltò a guardare Chris.
“Beh… ecco non eravamo sicuri
di quello che succede.” Spiegò un po’ imbarazzato.
“Avete dovuto avvertirci lo stesso.” Lo richiamò Rose.
“Avanti Rose, quante volte siamo stati chiamati per
avvistamenti che poi non si sono rivelati tali.” Intervenne Jack.
“Non importa dovevamo saperlo.” Continuò la ragazza.
“Se volete scoprire cosa succede vi conviene muovervi.”
Aggiunse Pete, tagliando la discussione.
“Il dirigibile è già pronto, sta aspettando solo voi.”
Spiegò Chris.
“Allora muoviamoci.” Disse il Dottore uscendo dalla
stanza seguito da Rose e gli altri.
I tre arrivarono a destinazione quasi all’alba, la
polizia locale aveva delimitato la zona, mentre l’UNIT aveva nascosto l’oggetto
sotto una tenda militare. Attorno folla di curiosi e giornalisti cercavano di
sapere qualcosa in più. Non appena i giornalisti si accorsero di loro li
circondarono, tempestando Rose di domande, un militare li raggiunse.
“E’ un piacere incontrarla nuovamente miss Tyler.” la
salutò formalmente stringendola la mano.
“E’ un piacere anche per me, colonnello Block*. Cosa avete per noi.” Chiese la ragazza senza troppe
pretese, il Dottore osservava attorno a sé infastidito.
“Da questa parte.” Li invitò dentro la tenda.
“C’e sempre tanta confusione?” Chiese il Dottore
indispettito.
“E’ difficile tenere nascosto una cosa del genere.”
Rispose Jack una volta all’interno, dove al centro c’era una piccola navicella,
una capsula.
“Cosa sapete?” chiese il Dottore inforcando gli occhiali
dedicando la sua attenzione alla navicella, il colonnello guardò Rose.
“Oh giusto, colonnello lui è il Dottore.” Li presentò,
immediatamente l’uomo fece il saluto militare.
“Niente saluto.” Risposero insieme Rose e il Dottore.
“Scusate, ma ho letto di voi molto, è un vero onore
incontrarvi.” Continuò il militare.
“Si, tutto molto interessante, ma cosa potete dirci di
questo.” Rispose il Dottore scocciato di perdere tempo.
“Lo scusi ma diventa irritabile quando non è ascoltato.”
Intervenne Rose, rispondendo allo sguardo scettico dell’altro.
“D’accordo. Allora i nostri satelliti non l’hanno visto
arrivare, ci siamo accorti della sua presenza solamente una volta entrato nella
nostra atmosfera.” Spiegò con calma, mentre il Dottore girava attorno
all’oggetto.
“Beh non mi sorprende.” Disse piegandosi sulle ginocchia,
lo sfiorò con la mano.
“Jack informa la squadra tecnica, voglio un esame
completo di questo terreno.” Ordinò Rose, il ragazzo annuì e uscì dalla tenda, lei
si avvicinò al Dottore.
“Hai idea da dove venga?” chiese, piegandosi accanto a
lui.
“Non ancora Rose, non ancora. Beh, so per certo che si
tratta di una capsula, e può contenere la qualsiasi cosa.” Spiegò senza
staccare gli occhi dall’oggetto davanti a lui. Rose guardò con attenzione e sul
lato basso notò qualcosa di strano.
“Dottore, guarda lì!” gli indicò, il Dottore si protese
fino a raggiungere l’indicazione di Rose.
“Sembra un incisione.” Aggiunse Rose accarezzandola con
le dita.
“Qualcosa che ci possa essere di aiuto?” chiese il colonnello
osservando i due.
“Potrebbe, ma non riesco a decifrarla.” Confessò
preoccupato.
“Questo non è affatto una buona notizia.” Disse Rose ricordando
l’ultima volta che era successo.
“Abbiamo allestito una base in un piccolo albergo qualche
chilometro di distanza.” Informò i due, mentre si alzavano.
“Bene, faremo trasportare la capsula all’albergo, così
potremmo analizzarla meglio.” Informò Rose.
“Vorrei occuparmi io della navicella, se per te va bene.”
Disse il Dottore togliendosi gli occhiali.
“E’ naturale che avrei dato a te questo lavoro.” Disse
lei come se fosse la cosa più logica, lui le sorrise quasi soddisfatto.
“Possiamo andare? Una gip vi attende sul retro della
tenda.” Li informò il Colonnello.
Rose chiuse l’ennesimo fascicolo su quegli strani
avvistamenti che in quei mesi aveva interessato la zona. Si strofinò gli occhi,
sentiva la stanchezza farsi largo, ormai era mattina inoltrata e lei non aveva
dormito neanche un po’, ma non sarebbe riuscita a riposare sapendo che c’era
qualche cosa che non andava.
Il Dottore era nello scantinato di quel piccolo albergo,
stava analizzando la capsula ormai da ore, ma non era riuscito a capirne l’origine,
sicuramente in quel momento si dannava per non avere né Tardis né cacciavite
sonico.
Il posto dove si trovarono non era sfarzoso o altro, era
semplice, si trattava di una vecchia casa dell’ottocento restaurata, con un delizioso
piccolo giardino e un laghetto nel retro della casa, sembrava quasi un dipinto.
Un odore di caffè la distrasse dai suoi pensieri, una
giovane donna dai capelli castani le appoggiò una tazza di caffè caldo davanti
agli occhi. La ragazza li aveva accolti all’arrivo in albergo, si chiamava Kate
e si era subito dimostrata molto disponibile e paziente nonostante l’UNIT le
aveva chiuso l’albergo e invaso ogni stanza, chiudendolo al pubblico.
“Ho pensato che ti serviva qualcosa per tenerti sveglia.”
Le disse sorridendo.
“Grazie.” Ringraziò Rose, prendendo la tazza e
assaporando quella bevanda calda, la giovane si mise seduta accanto a lei,
posando anche un cestino di biscotti sul tavolo.
“Prendine uno, sono stati appena sfornati” La invitò
porgendogli, Rose timidamente accettò, assaporandone uno.
“Davvero buoni, li fai tu?” chiese.
“No, la proprietaria dell’albergo.” Le rispose sempre
sorridendo.
“Mi dispiace per tutto questo.”Si scusò Rose, indicando il caos che c’era
attorno a loro.
“Tranquilla, è un piacere poter dare una mano.” Le
rispose.
“Da quanto lavori qui?” chiese Rose curiosa.
“Da tre anni circa, ma sono quasi sette anni che vivo
qui.” Spiegò la ragazza.
“Vivi in albergo?” chiese sorpresa.
“Si, i due proprietari mi hanno adottato.” Le rispose con
calma abbassando lo sguardo.
“Oh, e i tuoi genitori?” chiese ancora con garbo, la
ragazza sorrise tristemente.
“Sono morti.” Confessò con un velo di lacrime agli occhi.
“Mi dispiace.” Le disse Rose appoggiandogli le mani sulle
sue per confortarla.
“Beh abbiamo qualcosa in comune.” Disse sorridendole,
Rose inizialmente non capì, poi si rese conto che parlava della storia di
copertura che Pete si era inventato per integrarla senza destare sospetti.
“Anche tu hai perso i tuoi genitori.” Le disse ancora la
ragazza, Rose abbassò lo sguardo a disagio.
“Scusa, ma la tu storia era su tutti i giornali.”
Continuò Kate, mortificata.
“Non fa niente, sono abituata.” Disse Rose sorridendole.
“Immagino che questo sia il prezzo da pagare, per essere
stata adottata da uno come Pete Tyler.” Scherzò Rose.
“Sarà il caso che ti lasci lavorare.” Disse cambiando
discorso.
“Vado a portare del caffè e qualcosa da mangiare anche al
tuo amico.” Disse alzandosi.
“Oh, non preoccuparti, preferisco andare io, ho bisogno
di una pausa.” Disse invece Rose alzandosi.
“D’accordo, allora mi occupo della squadra che c’è nel
salotto.” Continuò la giovane, per poi andare via.
Rose raggiunse il Dottore, nello scantinato, dove mentre
scriveva su dei fogli di carta, si lamentava a voce alta per qualcosa.
“Tutto bene?” chiese avvicinandosi con del caffè e
biscotti, il Dottore la guardò e si tolse gli occhiali.
“Oh, sei tu.” Disse passandosi la mano tra i capelli.
“Ti ho portato del caffè e dei biscotti.” Gli offrì
sorridendogli.
“Oh Rose, sai che non prendo caffè. L’ultima volta che
l’ho provato non ho dormito per due giorni, hai dimenticato.” Si lamentò
contrariato.
“E chi lo dimentica, mi hai costretto a farti compagnia
per tutta la notte, ed eri diventato suscettibile per ogni cosa.” Si lamentò
invece Rose, un po’ offesa per quella scontrosità.
“Allora perché mi porti del caffè?” continuò a
lamentarsi, Rose alzò gli occhi al cielo posando la tazza su un tavolo accanto
a loro.
“Ho pensato che visto che non abbiamo dormito ti avrebbe
fatto piacere.” Disse, il Dottore si avvicinò a lei.
“Scusami Rose, non volevo essere scortese.” Si scusò con
dolcezza.
“Questa iscrizione mi sta facendo impazzire.” Disse,
mostrandogli i suoi tentativi di trascrizione e traduzione.
“Ancora niente?” chiese Rose, prendendo il foglio che il
Dottore aveva messo sul tavolo.
“Niente di niente. Detesto non sapere cosa ho davanti.”
Disse guardando la navicella davanti a loro.
“Perdonato?” le chiese poi, voltandosi verso di lei
mettendole il broncio, Rose non riuscì a non sorridere, si morse il labro
inferiore sforzandosi di rimanere seria.
“Era un sorriso?” chiese ironicamente avvicinandosi.
“Uhm non lo so Dottore, sono ancora un po’offesa.” Disse
scherzando.
Ripensò alla serata precedente passata insieme, le era
piaciuto molto e avrebbe tanto voluto, che non fosse mai stata interrotta dalla
telefonata di Chris.
“Sai Rose, volevo parlarti di una cosa.” Le disse un po’
timidamente, toccandosi il lobo dell’orecchio nervosamente.
“Ti ascolto.” Disse amando quel gesto, ma prima che il
Dottore riuscì a parlare dalle scale arrivò Jack, spezzando quell’attimo tra di
loro.
“Oh bene siete qui.” Disse avvicinandosi.
“Avevi bisogno di qualcosa?” chiese il Dottore un po’
scocciato, anche lui sembrava infastidito di quell’interruzione.
“Mi ha chiamato Pete, sta mandato il software di
traduzione, insieme a Chris. Ho pensato che volevate saperlo.” Spiegò, Rose
vide il Dottore alzare gli occhi al cielo e allontanarsi borbottando.
“E per quale motivo Chris viene qui?” chiese Rose un po’
aggressiva.
“Non lo so, non me l’ha detto.” Le rispose sulla
difensiva.
“Allora scoperto nulla?” chiese il ragazzo avvicinandosi
alla capsula.
“Ancora nulla.” Rispose il Dottore rimettendosi gli
occhiali e concentrandosi nuovamente sulla scritta.
“Tu sai niente?” chiese Rose al ragazzo.
“Non molto, sto ancora aspettando i risultati delle
analisi che hai ordinato. Cosa pensi di trovare?” chiese ancora.
“Qualsiasi cosa che ci dia un indizio da dove arriva quest’affare.”
Rispose Rose strofinandosi gli occhi dalla stanchezza. A loro si aggiunse anche
il colonnello Bloch.
“Miss Tyler potreste venire un attimo con me?” disse
scendendo le scale, Rose guardò il Dottore, voleva rimanere per sapere cosa
aveva da dirgli, ma purtroppo non poteva mettere il suo lavoro al secondo
posto, gli sorrise tristemente e seguì il colonnello e Jack.
Il Dottore stracciò il foglio che aveva davanti a sé buttandolo
a terra, allungò il braccio verso il tavolo per prendere uno dei biscotti che
Rose gli aveva portato, ma il piatto era vuoto, era rimasto solo il caffè.
Ripensò a prima, perché ogni volta che cercava di parlare chiaramente con lei,
doveva arrivare qualcuno a interromperli, le avrebbe parlato della possibilità
di uscire insieme, più ci pensava più non gli sembrava poi un assurdità, forse
quello era l’unico modo per parlarle senza altre interruzioni. I suoi pensieri
si fermarono quando sentì dei passi, si voltò e vide Rose avvicinarsi, peccato
che dietro a lei c’era anche Chris, non capiva il motivo per cui Pete aveva
deciso di mandarlo lì, infondo quel tizio non aveva alcuna competenza in fatto
di invasioni aliene.
“Ti abbiamo portato un aiuto.” Disse Rose avvicinandosi.
“Speriamo che serve davvero.” Le rispose senza nascondere
il suo disappunto sulla presenza di Chris. Il ragazzo gli consegnò una
valigetta.
“Sono sicuro che sarà più che utile, lo abbiamo
aggiornato pochi mesi fa.” Spiegò mentre il Dottore apriva la valigetta, si
rimise gli occhiali e iniziò a guadare con attenzione, aveva la forma di un
palmare, solo un po’ più grande, con una tastiera, e in più da allegare aveva
una specie di lettore laser, da passare sulla parte da tradurre, non era
certamente il traduttore più moderno che aveva visto in vita sua, ma si sarebbe
accontentato.
“Sa come funziona?” chiese ancora il ragazzo.
“Anche un bambino di cinque anni lo saprebbe usare.”
Disse un po’ scorbuto, Rose si schiarì la voce richiamandolo per la sua scortesia,
ma il Dottore la ignorò, non gli andava di chiedere scusa, forse poteva
sembrare immaturo o altro, ma in quel momento la presenza di Chris e la mancanza
di sonno lo infastidivano particolarmente.
“Tranquillo Chris, il Dottore saprà come adoperarlo.”
Intervenne Rose.
Il Dottore collegò il lettore laser al minicomputer e si
avvicinò all’ incisione, passandoci di sopra il lettore, Rose si avvicinò
incuriosita.
“Adesso che si fa?” chiese, mentre lui guardava lo
schermo.
“Adesso si aspetta. Dopo aver controllato tutti i
simboli, setaccerà l’intera memoria.” Spiegò con calma.
“E se riconoscerà la scritta avremmo la traduzione,
giusto?” affermò Rose, sorprendendolo. Aveva dimenticato che Rose era cambiata,
aveva sempre voglia di imparare nuove nozioni, ma del resto anche lei sapeva un
bel po’ di cose, infondo era stata capace di tornare da lui, quando lui le
aveva detto che era impossibile, anche se ancora non le aveva spiegato proprio
tutto.
“Ottimo Tyler.” Le disse sorridendole, la ragazza arrossì
ma ricambiò il sorriso.
Chris si schiarì la gola ricordando ai due che non erano
soli.
“Dimmi Chris, come mai Pete ti ha mandato?” chiese il
Dottore, tornando a guardare lo schermo del traduttore.
“Ha pensato che avreste avuto bisogno di una mano.”
Rispose il ragazzo, come se fosse logico.
“Interessante.” Disse il Dottore con tono sarcastico,
Rose gli diede una leggera gomitata al fianco.
“Stai diventando davvero antipatico.” Gli sussurrò. Per
loro fortuna arrivò Kate con del cibo e dell’acqua su un vassoio.
“Ho pensato che avreste bisogno di una pausa.” Disse la
ragazza entrando, Rose le diede una mano con il vassoio.
“Lascia fare a me.” propose Rose prendendole il vassoio,
per metterlo sul tavolino.
“Spero che i sandwich siano di vostro gradimento, non
sapevo bene cosa prepararvi.” Spiegò la ragazza gentilmente.
“Oh davvero molto gentile.” Le sorrise il Dottore
addentando un sandwich.
“Chris ti presento Kate. Lavora e vive in questo hotel.” La
presentò Rose con gentilezza, mentre anche lei addentava un panino. I due si
salutarono educatamente.
“Lui è Chris, l’assistente di mio padre.” Spiegò ancora
Rose. Ma l’attenzione di Kate sembrava essere stata catturata dalla navicella.
“Quindi questa è …” chiese avvicinandosi lentamente, il
suo sguardo completamente assorto, al Dottore sembro davvero strano.
“Tecnicamente è una capsula.” Specificò osservando la
ragazza con attenzione.
“Quindi dentro c’è qualcosa?” chiese Chris preoccupato,
mentre Kate continuava a fissare la navicella.
“Molto probabilmente.” Rispose il Dottore, un bip del
computer attirò a sua attenzione.
“Abbiamo a traduzione?” chiese Rose avvicinandosi. Kate
nel mentre si avvicinò alla capsula senza rendersene conto e la toccò,
improvvisamente una luce avvolse la stanza.
“Rose?” chiamò il Dottore, quando la luce svanì, per
fortuna la ragazza era accanto a lui.
“Sto bene?” Lo tranquillizzò.
“Cosa è successo?” chiese Chris guardandosi attorno.
“Dov’è Kate?” chiese invece Rose notando l’assenza della
ragazza, la trovarono poco distante da dove si trovava, prima della luce, ed
era svenuta.
“Oh mio Dio.” Accorse Rose preoccupata, il Dottore le
controllò il respiro e i battiti.
“Cosa l’è successo?” chiese Rose preoccupata.
“E’ svenuta, è solo svenuta.” Le rispose il Dottore
pensieroso.
“Ha toccato la navicella.” Disse Chris, i due lo
guardarono.
“Cosa?” chiese Rose preoccupata.
“Ha toccato la navicella prima del fascio di luce.”
Spiegò ancora, il Dottore fu colto da un illuminazione.
“La traduzione!” urlò raggiungendo il mini computer, ma
non vi trovò nulla.
“Cosa dice?” chiese Rose mentre teneva ancora la mano di
Kate.
“E’ andata.” Disse lentamente, sorpreso.
“Cosa vuol dire andata?” chiese ancora Rose.
“E’ stata cancellata.” Disse mostrando lo schermo vuoto.
“Pensiamo a Kate, per adesso.” Disse il ragazzo
avvicinandosi a Rose e Kate.
“Portala di sopra, arrivo subito.” Gli disse Rose, il
ragazzo annuì e prese in braccio Kate conducendola di sopra, Rose si avvicinò
al Dottore che stava cercando di recuperare il lavoro.
“Niente?” chiese preoccupata.
“E come se qualcuno non vuole che traduciamo quella
scritta.” Rifletté il Dottore.
“Dall’interno della navicella o da fuori?” gli chiese
preoccupata.
“Non lo so, ma non escluderei che sia controllata da
qualcun altro.” le rispose il Dottore senza smettere di guardare la capsula.
“Cosa facciamo adesso?” chiese ancora Rose.
“Analizziamo di nuovo l’incisone.” Le rispose il Dottore.
“Posso aiutarti in
qualche modo?” chiese la ragazza, lui la guardò notando la sua stanchezza.
“Potresti andare a riposare un po’.” Le propose con
dolcezza, ma lei scosse la tesa, passandosi le mani sul viso.
“Sto bene, devo solo tenermi occupata.” Gli rispose
sforzando un sorriso per tranquillizzarlo.
“Rose.” La richiamò dolcemente, ma lei lo fermò subito.
“Tranquillo sto bene. Vado a vedere come sta Kate.”
Insistette lei, sapeva quanto era testarda e che non sarebbe riuscito a
convincerla.
“Ti mando Chris, così ti aiuta.” Continuò, poi gli fece
un altro sorriso.
“Preferisco lavorare da solo.” Disse contrariato.
“Invece lavorerai con Chris, che ti piaccia o no.” Lo
richiamò con dolcezza, facendo spuntare la lingua tra i denti, per poi andare
via.
Fine
III Capitolo
Note:
Block*: E’ il nome del personaggio creato da Tiziano Sclavi per
il fumetto di Dylan Dog (il mio preferito). Si tratta dell’Ispettore Block che
prende sotto la sua ala protettiva Dylan quando era in polizia, e lo tratta un po’
come un figlio.
Rose raggiunse la camera, dove Kate era stata portata,
per fortuna si era già ripresa, in quel momento Chris la stava aiutando a
mangiare.
“Disturbo?” disse la bionda entrando piano.
“Ehi!” la salutò sorridendole con affetto.
“Chris, potresti andare ad aiutare il Dottore, sono
sicura che ha bisogno di una mano.” Disse Rose, sapeva bene che il Dottore non
tollerava la presenza del ragazzo, ma era anche vero che in quel momento aveva
bisogno di aiuto.
“Come vuoi. Ci vediamo dopo Kate.” Salutò il ragazzo
uscendo. Rose si mise seduta sul letto accanto alla ragazza.
“Ho dato spettacolo?” chiese divertita.
“Come ti senti?” chiese ancora la bionda.
“Sto bene, ho solo un po’ di mal di testa” le rispose
continuando a sorriderle.
“Ma cosa mi è successo?” chiese poi.
“Non lo sappiamo, ma ci stiamo lavorando.” Le rispose
sinceramente. Dalla porta entrò un ragazzo di corsa, che ignorò completamente
Rose avvicinandosi a Kate.
“Come stai?” chiese baciandola sulla fronte.
“Sto bene, tranquillo.” Gli rispose.
“Cosa ti è successo? Qui nessuno vuole dirmi niente.”
Continuò il ragazzo con preoccupazione.
“Ancora non lo so, ma adesso sto bene, tranquillo.”
Continuò a rispondergli, Rose si sentiva di troppo in quella situazione.
“Voglio presentarti una persona.” Disse poi voltandosi
verso Rose.
“Rose Tyler, lui è Ray, il mio ragazzo.” Presentò, le
strinse la mano.
“Ciao Ray.” Lo salutò sorridendo.
“Cosa diavolo l’è successo?” chiese preoccupato.
“Non sappiamo
ancora cosa è successo, ma ci stiamo lavorando.” Continuò Rose, cercando di
rassicurare entrambi.
“Il maggior esperto sta lavorando su questo caso.” Conti
rassicurandoli.
“Stai parlando del tuo ragazzo?” chiese Kate, divertita,
Rose arrossì.
“Oh … no … cioè … si, si sta occupando lui del caso …. Ma
non è il mio ragazzo.” Disse imbarazzata, riflettendoci su per la prima volta.
“Beh … è complicato.” Rifletté ad alta voce.
“Torno a lavoro, così potete stare un po’ insieme.”
Continuòcambiando discorso e andando
via. Si sentiva così imbarazzata a parlare della situazione con il Dottore,
visto che neanche lei sapeva come definire il loro rapporto.
Il Dottore stava ricollegando il lettore laser al
minicomputer, dopo avergli fatto una piccola modifica, Chris era lì che lo
osservava.
“E’ sicuro che così funzionerà?” chiese scettico il
ragazzo, il Dottore lo guardò
“Certo che funzionerà, so perfettamente quello che
faccio.” Disse un po’ irritato, detestava quando qualcuno lo sottovalutava. Il
ragazzo si avvicinò ulteriormente a lui, i Dottore lo guardò infastidito.
“Ti dispiace non fissarmi?” chiese retoricamente, il
ragazzo si allontanò iniziando a dare un occhiata alla capsula.
“Dottore.” Lo chiamò il ragazzo dopo un po’ di silenzio,
ma lui non si mosse.
“Tranquillo Chris non ti esploderà in faccia.” Gli
rispose.
“No, guardi lì!” disse indicandogli la zona in cui Kate
era prima, il Dottore si avvicinò, non appena si rese conto che si trattava di
una crepa.
“E’ una crepa?” chiese Chris.
“Qualcosa è uscito da qui.” Aggiunse il Dottore
guardandosi attorno, passandosi una mano tra i capelli, non riusciva a capire
come era stato possibile, perché non se n’erano accorti prima, poi fu colto da
un illuminazione e corse di sopra, seguito da Chris. Raggiunse Rose che stava
controllando altri documenti.
“Dov’è lei?” chiese non appena vide la bionda.
“Di chi parli?” chiese non capendo.
“Kate, dov’è?” chiese ancora, preoccupato.
“E di sopra con il suo fidanzato.” Gli rispose, senza
perdere altro tempo, corse ai piani superiori, Rose e Chris erano subito dietro
di lui.
Quando entrarono nella camera Kate e Ray stavano
tranquillamente parlando.
“Allontanati da lei.” Intimò il Dottore entrando, i due
si guardarono confusi.
“Cosa?” chiese la ragazza.
“Dottore che succede?” chiese Rose alle sue spalle.
“Fidati, allontanati.” Disse guardando dritto negli occhi
della ragazza.
“Che scherzo è questo?” chiese lei, guardando Rose.
“Kate non preoccuparti, ci penso io.” Intervenne
sorridendole, prese il Dottore per un braccio.
“Si può sapere che ti prende?” chiese sottovoce.
“Qualcosa è uscita da quella capsula, proprio quando lei
l’ha toccata.” Le spiegò.
“Abbiamo visto che c’è una piccola crepa nel punto dove
l’ha toccato lei.” Intervenne Chris.
“Ok, capisco, ma questo non è il modo migliore per
affrontare una cosa del genere.” Disse Rose rivolta al Dottore.
“Kate?” la voce di Ray attirò l’attenzione dei tre. Dal
naso della ragazza usciva del sangue, lei sembrava confusa, si toccò e guardò
il dito impregnato del sangue.
“Cosa sign…” non riuscì a
finire la frase che perse i sensi.
“Kate? Kate che succede?” chiese il ragazzo preoccupato.
“Rose chiama subito Jack, dobbiamo tornare a Torchwood
immediatamente.” Le ordinò il Dottore mentre esaminava la ragazza con
attenzione.
“Che cosa le sta succedendo? Voglio saperlo.” Disse Ray.
“A dopo le spiegazioni.” Lo richiamò il Dottore, Rose
rientrò prima del previsto con
Jack e il colonnello Bloch.
“Allora scoperto cos’ha?” chiese avvicinandosi a lui, il
Dottore si passò una mano sulla faccia.
“Credo sia entrata in coma.” Disse in unsospiro.
“Che sta succedendo?” chiese il colonnello, Ray si
avvicinò alla ragazza e le prese mano.
“Kate è stata
infettata da qualcosa di alieno.” Rispose il Dottore guardando la ragazza,
priva di sensi sul letto.
“La capsula?” chiese il colonnello.
“Crediamo di si.” Stavolta rispose Chris.
“Come quel lupo?” chiese Rose.
“Si, ma questo è molto più aggressivo.” Spiegò il
Dottore, gli altri naturalmente non capendo di cosa stessero parlando li
guardarono strano.
“Lupo? Di che parlate?” chiese Jack.
“Avete avuto a che fare con cose del genere in passato?”
chiese invece il colonnello.
“E’ una lunga storia.” Tagliò corto Rose, a loro si
avvicinò Ray.
“Cosa l’è successo?” chiese guardando Kate priva di
sensi.
“E’ stata infettata da qualcosa di alieno.” Spiegò il
Dottore, Rose si fece avanti.
“Tranquillo, adesso la porteremo a Londra e sistemeremo
ogni cosa.” Lo rassicurò la ragazza, sorridendogli con dolcezza.
“Ci dovremmo sposare il mese prossimo.” Disse Ray con lo
sguardo assente, senza smettere di guardare la sua ragazza. Rose guardò il
Dottore, sperando che lui le desse un assicurazione su quello che alla ragazza
sarebbe successo.
Passarono due intere settimane, senza che le condizioni
di Kate potessero migliorare, Ray era sempre vigile su di lei, nella stanza che
Rose aveva fatto preparare nel reparto medico del Torchwood, il Dottore
lavorava giorno e notte per poter capire cosa diavolo stava succedendo, e come
poter aiutare la ragazza.
In un atto di frustrazione, gettò a terra i documenti che
in quei giorni aveva raccolto per capire cosa stava succedendo. Si sentiva
terribilmente stressato, non sapeva cos’altro inventarsi per capire cos’era
quella forma aliena che aveva preso possesso di Kate, Rose che era lì, si
avvicinò preoccupata.
“Dottore!” lo chiamò con dolcezza, ma sentiva la sua voce
tremare.
“Sto bene.” Disse scortesemente, prima che lei chiedesse
qualsiasi cosa.
“Forse dovesti riposarti un attimo.” gli suggerì.
“Certo, come se avessimo tempo da perdere.” Rispose
togliendosi gli occhiali, non era arrabbiato con lei, ma detestava non avere il
Tardis, detestava dover rimanere in quello stupido edificio, in quel stupido
posto, solo perché il suo alterego aveva deciso così, senza dargli alcuna
possibilità.
“So bene che non abbiamo tempo, ma di certo non puoi
lavorare agli stessi ritmi di prima, devi prenderti un pausa, un attimo di
respiro per vedere le cose chiaramente.” Aggiunse la ragazza facendo uscire la
sua solita grinta.
“Non avrei bisogno di tutto questo, se non avessi questo
stupido corpo umano e non fossi bloccato in questa maledetta realtà
alternativa, senza il mio Tardis.” Disse con rabbia, se ne pentì quasi subito,
perché si rese conto che Rose avrebbe potuto capire male, quando si voltò verso
di lei vide nei suoi occhi la delusione e il dolore.
“Mi dispiace.” Gli disse lei, abbassando lo sguardo, la
vide sforzarsi nel non scoppiare a piangere.
“Vado a controllare che da Kate sia tutto a posto.” Disse
con calma, si diresse verso l’uscita, ma il Dottore voleva rimediare.
“Rose … io …” iniziò sperando che la ragazza potesse
capire quel suo scatto d’ira, ma lei lo fermò prima che potesse finire.
“E’ tutto a posto, devo andare adesso. Chiamami quando
avrai bisogno di una mano.” Disse senza voltarsi a guardarlo, il Dottore in
quel momento provò la sgradevole sensazione di freddezza, riuscì’ solo a
vederla andare via senza voltarsi. L’aveva ferita, nel peggior modo possibile,
le aveva rinfacciato una cosa di cui lei non aveva alcuna colpa.
In queigiorni,
tra la stanchezza e la frustrazione il loro rapporto si stava logorando, la
vedeva scomparire per ore dopo un litigio e non aveva la minima idea di dove
andava, sapeva però che non andava a casa, visto che Jackie preoccupata, aveva
chiamato anche lui, per sapere cosa stesse succedendo.
Quando aveva bisogno di una pausa andava nella stanza
dove un volta c’era la breccia. Aveva passato mesi, chiusa in quella stanza a
lavorare sul canone dimensionale,la sua
unica ragione di andare avanti.
Da quando era ritornata non ci aveva più messo piede, sapeva
che sarebbe stato un grosso sbaglio, avrebbe reso più difficile la situazione
con l’altro Dottore, ma in quei giorni, aveva proprio bisogno di rifugiarsi in
quella sua isola solitaria, se ne stava lì a guardare quel muro bianco che
aveva sempre odiato, perché l’aveva separata dalla persona che amava.
In quei giorni lavorare insieme al Dottore, su questo
caso stava diventando un problema, lui era sempre più irrequieto e nervoso, la
mancanza disonno e il fatto di non
riuscire a capire cosa stesse succedendo influivano molto sul suo carattere.
Capiva che per lui tutto era più difficile, rimanere
sempre e solo in un posto per troppo tempo, senza alcun legame con il suo
vecchio pianeta, ma le sue parole in quel momento le avevano fatto davvero
male, si era sempre sentita in colpa per questa situazione, capiva perché
l’altro Dottore li aveva lasciati, ma non riusciva … era stanca di dover sempre capire, di dover
sempre stare così male, di sentire sempre quella fitta nel petto che la
tormentava ogni giorno, ogni attimo della sua vita.
I suoi pensieri vennero interrotti, quando qualcuno
arrivò nella sala, si voltò di scatto pensando che fosse il Dottore, ma invece
si trovò Chris, si voltò nuovamente verso la parete bianca sospirando.
“Era da un po’ che non venivi qui.” disse il ragazzo
avvicinandosi.
“Avevo bisogno di una piccola pausa.” Rispose senza
staccare gli occhi dalla parete davanti a lei.
“Dovresti riposarti e giorni che non dormi.” Le ricordò
il ragazzo.
“Sto bene Chris, non ho bisogno che ti preoccupi.” Gli
rispose.
“Sono solo preoccupato per te, da quando sei tornata non
abbiamo più parlato.” Continuò il giovane.
“Sono stata parecchio impegnata a rimettere insieme i
pezzi della mia vita.” Gli rispose ancora, senza guardarlo.
“Questo l’ho capito, ma credevo che ….” Cercò di parlare,
ma Rose lo fermò.
“Ti prego Chris, non adesso, non posso affrontare questo
argomento in questo momento. Dovevi dirmi qualcosa?” chiese cambiando discorso,
il ragazzo l’assecondò un po’ contrariato.
“Tua madre ha telefonato per sapere come stavi, e
preoccupata per te.” Disse il ragazzo
“Dille che sto bene, anzi starò meglio quando questa
situazione sarà risolta.” Rispose la ragazza con voce stanca, Chris rimase un
attimo a guardarla per poi andare via, lasciandola nuovamente da sola.
Il Dottore decise di andare a cercare Rose, nella
speranza di poter chiarire con lei tutta la situazione, odiava litigare con
lei, odiava tutta quella situazione. Arrivò nella stanza adiacente a quella di
Kate, ma lei non c’era, si fermò a guardare al di là del vetro che separava le
due stanze. Ray era lì accanto alla sua ragazza, le accarezzava la fronte e le
teneva la mano, e gli parlava.
Quell’immagine lo toccò particolarmente, dentro di se
sentì una sensazione che sperava di non sentire più, sentì il vuoto, la
solitudine, la voglia di gridare e lasciarsi andare. Sensazioni che in quel
momento gli fecero paura, perché le provava sempre quando ripensava alla sua
Rose, intrappolata in un mondo che non le apparteneva, lontana da lui.
Adesso non aveva alcun senso provarle, era lì con lei,
entrambi intrappolati in un mondo diverso dal loro, ma insieme, doveva iniziare
a pensare a questo e rimediare a quello che in quei giorni era successo.
I suoi pensieri si fermarono quando qualcuno entrò nella
stanza, si voltò incontrando gli occhi sorpresi di Rose.
“Sei qui.” Disse sorpresa, distolse lo sguardo.
“Ti stavo cercando.” Le disse sinceramente, la ragazza si
mise accanto a lui, ma non lo guardava, non le dava torto, l’aveva ferita.
“Come sta Kate?” chiese lei, guardando la ragazza.
“Ancora in coma, nessuna attività.” Rispose senza
toglierle gli occhi di dosso.
“Ray non si è mai allontanato.” Disse dopo qualche minuto
di silenzio.
“L’è rimasto sempre accanto.” Le rispose guardandola, lei
continuava a guardare davanti a sé.
“Rose … io …” cercò di parlare, ma anche stavolta lei lo
fermò.
“Dovremmo rimetterci a lavoro, abbiamo lasciato passare troppo tempo.” Disse
con freddezza.
“Mi dispiace per prima, non volevo dire quelle cose.”
Continuò lui.
“Non fa niente.” Disse mantenendo la sua freddezza, il
Dottore voleva continuare ma un allarme dalla stanza di Kate lo fermò. I due
entrarono di corsa nella stanza, seguiti da due infermiere, la ragazza era in
preda alle convulsioni, Ray non sapeva che fare.
“Che succede?” chiese Rose.
“Non lo so, era tranquilla fino a poco fa.” Rispose il
ragazzo in preda al panico.
“E’ il parassita, dobbiamo sedarla.” Disse il Dottore
mentre teneva ferma Kate dalle braccia, Rose invece era accanto a Ray.
“Fate qualcosa, vi prego aiutatela.” Pregò il ragazzo,
una delle infermiere mise del sedativo nella flebo attaccata al bracco della
ragazza, Rose si avvicinò al Dottore.
“Adesso che si fa?” chiese preoccupata.
“Non lo so, non mi era mai capitato una cosa del genere.”
Rispose passandosi una mano tra i capelli, Ray si avvicinò nuovamente alla
ragazza.
“Dobbiamo fare qualcosa.” Insistette Rose,
improvvisamente Kate si svegliò di colpo e iniziò a strangolare Ray, sia Rose
che il Dottore intervennero portando in salvo il ragazzo, Kate riprese ad
agitarsi, il Dottore aiutato dalle infermiere, riuscì a legarla al letto con
delle cigne.
“Stai bene?” chiese Rose al ragazzo che annuì, il Dottore
si mise di fronte alla ragazza.
“Chi sei?” chiese con voce autoritaria.
“Non riuscirete a fermarmi.” Disse sogghignando, Rose
guardò il Dottore.
“Io ti ordino di dirmi chi sei!” continuò ancora il
Dottore.
“Non mi importa dei tuoi ordini” rispose.
“Qualsiasi cosa tu
voglia la otterrai, ma poi dovrai andartene via da questo pianeta.” Continuò il
Dottore.
“Perché dovrei? La Terra è perfetta per il mio popolo.”
Disse voltandosi verso Rose e Ray.
“Mi basterà solo distruggere questa inutile specie.”
Continuò, poi nuovamente dal naso di Kate uscì del sangue e perse nuovamente i
sensi. Il Dottore si guardò con Rose, evidentemente spaventata e in cerca del
suo supporto. Ora più che mai doveva trovare una soluzione a quel problema.
Note
dell’autore: Per fortuna oggi ho avuto un po’ di tempo per
scrivere questo nuovo capitolo e spero di trovarne altro nei prossimi giorni,
per la continuazione.
Ringrazio
BadWolfTimeLord per aver recensito l’altra storia e prometto di trovare il
tempo stasera di leggere la tua. J
Buona
lettura!
Capitolo V
Continui scontri
Kate aprì lentamente gli occhi, Rose e il Dottore si
avvicinarono lentamente, erano passate un paio di ore, ma non potevano sapere
chi avevano di fronte se Kate o l’alieno dentro di lei.
“Ti ricordi come ti chiami?” chiese Rose, mentre il
Dottore osservava con attenzione, pronto ad intervenire in caso di pericolo.
Kate li guardava spaventata e confusa.
“Cosa … cosa mi è successo?” chiese confusa cercando di
alzarsi, ma Rose la fermò.
“Meglio se resti sdraiata.” Disse il Dottore facendosi
più vicino, la ragazza cercò di alzare le braccia, ma erano bloccate, abbassò
lo sguardo e vide che era stata legata al letto.
“Perché … perché ho le braccia legate? Cosa è successo?
Dov’è Ray?” chiese in preda al panico iniziando a piangere, Rose si avvicinò e
si mise sul letto.
“Ray sta bene, è solo andato a prendere qualcosa da
mangiare.” La tranquillizzò accarezzandole il braccio con dolcezza.
“Perché mi avete legata?” chiese ancora più confusa.
“Non ricordi nulla di quello ch’è successo?” chiese il
Dottore.
“No, niente.” Gli rispose, Rose le prese la mano per
tranquillizzarla.
“Ehi Kate, guardami, guardami ti prego.” La richiamò
cercando il suo sguardo.
“Dov’è Ray, voglio il mio Ray, ti prego.” Disse tra le lacrime.
“Sei spaventata, lo so, ti capisco. Ma Kate, devi fidarti
di noi, ok? Ti prometto che troveremo una soluzione a tutto, d’accordo?” le
chiese conferma guardandola dritta negli occhi, la ragazza annuì, Rose allora
le liberò le mani.
Poco dopo Rose e il Dottore uscirono insieme dalla stanza
della ragazza, dopo aver fatto entrare Ray, nonostante il parere contrario del
Dottore.
“Non avresti dovuto farlo.” Le disse camminandole
accanto.
“Fare cosa?” chiese lei con freddezza, non lo aveva
ancora perdonato per quello che le aveva detto prima.
“Non avresti dovuto fare entrare Ray e liberarla, non è
sicuro lasciarli soli.” Rispose lui con calma.
“Si tratta del suo fidanzato, in questo momento è l’unica
cosa di cui ha bisogno.” Continuò lei.
“Lo so, ma non sappiamo se e soprattutto quando quella
cosa dentro di lei tornerà a controllarla.” Disse sempre mantenendo la calma,
Rose si fermò di colpo.
“Allora cosa avrei dovuto fare secondo te?” chiese lei
con rabbia incrociando le braccia, il Dottore si avvicinò attentamente a lei.
“Rose ascoltami, Kate è stata infettata da una forma
aliena che vuole distruggere il mondo. Molto probabilmente non c’è speranza di
salvarle la vita.” Le disse con calma guardandola intensamente.
“Appunto perché c’è questa piccola possibilità, quei due
hanno bisogno di passare del tempo insieme.” Rispose con grinta.
“Sarà il caso di darci da fare e salvarle la vita, perché
io non intendo farla morire.” Continuò con decisione, per poi andarsene via,
non voleva mollare, non voleva farla morire, voleva salvarla.
Il Dottore era seriamente preoccupato per Rose, si
rendeva perfettamente conto che voleva salvare Kate, ma lui sapeva molto bene,
che un corpo umano non avrebbe retto molto ad un infezione di quel tipo, si
voltò a guardare la capsula, voleva essere accanto a Rose.
Non capiva come era stato possibile rovinare tutto, stava
andando tutto bene, la loro vita insieme procedeva bene, mentre adesso
sembravano due perfetti estranei. Non lo sopportava, odiava dover stare lontano
da lei, odiava litigare con lei, voleva disperatamente aiutarla, poter
sistemare le cose tra loro.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di un dei
ragazzi che lavoravano al suo laboratorio.
“Dottor Smith, i risultati degli esami sulla signorina.”
Disse consegnandogli una cartella di documenti. L’uomo li prese in mano e gli
diede un occhiata, è purtroppo anche i risultati confermavano che per la
ragazza c’erano poche speranze.
Rose entrò nella stanza di Kate, sembrava stesse
dormendo, si guardò in giro sorprendendosi che Ray non c’era, si avvicinò al
lettino della ragazza.
“Ray …” sussurrò la ragazza aprendo un po’ gli occhi,
Rose le sorrise e si fece ancora più avanti.
“Sono Rose!” le disse stringendole la mano, Kate le
sorrise.
“Come ti senti?” chiese ancora Rose.
“Stanca.” Rispose semplicemente.
“Dov’è andato Ray?” chiese ancora Rose.
“L’ho mandato a prendermi qualcosa da bere.” Rispose la
ragazza sempre più affaticata, le uscì un po’ di sangue dal naso, Rose se ne
accorse e lo asciugò con un fazzoletto che era sul comodino accanto al letto.
“Sto morendo!” disse con calma, Rose si fermò un attimo.
“No.” Le disse sicura di sé, Kate le prese la mano.
“La mia non era una domanda.” Disse la ragazza,
guardandola negli occhi.
“Farò di tutto perché tu non muoia.” Affermò Rose con
sicurezza.
“Non sono stupida Rose, sento il mio corpo cedere ogni
minuto che passa.” Disse sempre con fatica, l’altra la guardò sforzandosi di
sorriderle per rassicurarla.
“Non dire così.” disse Rose.
“Non sono ingenua Rose, so bene cosa mi sta accadendo.”
Le disse lasciando che una lacrima le solcasse viso.
“Ti prometto che farò tutto il possibile per impedirlo.”
Rose continuò.
“Ray mi ha detto che state per sposarvi.” Disse cambiando
discorso.
“Il mese prossimo. E quasi tutto pronto, ho trovato un
delizioso vestito bianco … ma non credo che accadrà mai.” Disse Kate
tristemente.
“Vedrai che tra un mese percorrerai la navata della
chiesa con il tuo abito bianco, circondata dai tuoi amici.” Le rispose Rose.
“Tu e il Dottore verrete?” chiese.
“Ne saremo onorati.” Rispose sorridendole.
“Siete davvero una bella coppia, dovreste pensarci.”
Disse con ironia.
“Lo faremo.” Rispose Rose imbarazzata, in quel momento di
certo era tutto tranne che una coppia.
Ray rientrò in quel momento, e la biondina decise di
lasciarli soli, uscita dalla stanza, si rifugiò di corsa dentro una stanza
vuota, appoggiò la schiena ad una parete, asciugandosi le lacrime che velavano
gli occhi. Sapeva bene che il Dottore aveva ragione e non poteva salvare Kate,
ma non poteva stare ferma ad aspettare che la ragazza morisse a causa sua.
Si sentiva frustrata, aveva voglia di urlare e piangere,
aveva bisogno che qualcuno l’aiutasse ad affrontare tutto, aveva bisogno di
qualcuno … aveva bisogno di lui, del suo Dottore.
“Tutto bene?” sentì la sua voce chiedere, interropendo il
corso dei suoi pensieri, non si era accorta che era entrato nella stanza dopo
di lei, gli diede le spalle per nascondere le lacrime.
“Rose” la chiamò con dolcezza appoggiandole una mano
sulla spalla, la sua voce, il modo in cui pronunciava il suo nome, le faceva
male.
“Sto bene, tranquillo.” Disse scostandosi da lui, non
riusciva a dimenticare quella litigata, tutta quella situazione si era fatta
insostenibile, lavorare insieme li stava distruggendo.
“Dovevi dirmi qualcosa?” chiese voltandosi verso di lui,
senza mai guardarlo negli occhi.
“Ho i risultati delle ultime analisi di Kate.” Disse abbassando
lo sguardo, le consegnò la cartella dei documenti, e Rose iniziò a leggerla.
“Cosa dicono?” chiese fissando i fogli senza leggerli
realmente, doveva distrarsi, doveva fare di tutto per non pensare a lui, alla
loro storia.
“Kate sta morendo … lentamente.” Disse con calma, Rose
chiuse gli occhi e respirò profondamente.
“Come lo impediamo?” chiese sforzandosi di pensare in
modo positivo.
“Rose …” iniziò a dirle con tono condiscendente, questo
la fece scattare, non voleva mollare, non voleva perdere anche lei.
“No, dobbiamo trovare un modo per salvarla.” Disse
digrignando i denti con gli occhi velati dalle lacrime.
“Io ho promesso di salvarle la vita, e io mantengo le mie
promesse.” Disse con rabbia, senza volerlo, si riferì alla promessa che lui le
aveva fatto tempo fa, quella di non lasciarla indietro. Lo vide stringere il
pugno dalla rabbia, si avvicinò a lei, gli occhi scuri, lo sguardo fisso su di
lei, adesso, in quel momento, capiva perché i suoi nemici lo temevano, quello sguardo
le gelò il sangue facendola rabbrividire.
“Non sono stato io ad abbandonarti.” Le rispose con la
voce incrinata dalla rabbia, si guardarono negli occhi e poi lui uscì dalla
stanza sbattendo la porta. Rose chiuse gli occhi e si portò le mani alla bocca,
iniziando a piangere.
Arrivò nel suo studio come una furia, si avvicinò alla
scrivania e in un atto di rabbia scagliò tutti i documenti a terra, si passò le
mani tra i suoi capelli. Perché doveva fare così male? Perché doveva per forza
sentirsi così sbagliato? Aveva voglia di urlare, correre via da quel posto,
rifugiarsi in qualche posto dove poteva non sentire il suo cuoree la sua anima lacerarsi per tutto quello che
stava succedendo.
Tutti gli sforzi che in quel periodo aveva fatto per
abituarsi alla sua nuova vita da umano, sembravano inutile perché lei non lo
voleva, perché lei voleva ancora il suo alterego, il Dottore con cui ha
condiviso mille fantastici viaggi, il Dottore che le aveva regalato una vita
fatta di avventure.
Di certo lui non poteva competere con tutto il tempo e lo
spazio, lui adesso era solo uno stupido umano bloccato su un pianeta a cui
neanche apparteneva, niente viaggi, niente avventure, solo lavoro, sonno e
cibo, quella era l’unica vita che le poteva dare, e sapeva bene che non
bastava.
Improvvisamente venne illuminato da un idea, di corsa
cercò tra i documenti che aveva gettato a terra prima, cercò e cercò ancora,
fin quando non trovò quello che gli serviva, su un documento c’era l’unico
modo, la soluzione ai suoi problemi con Rose.
Un allarme risuonò nell’edificio, preoccupato il Dottore
raggiunse la stanza di Kate, la ragazza era alzata, mentre teneva per il collo
il povero Ray, attorno Jack e la sua squadra la tenevano sotto tiro, Rose che
era arrivata insieme al Dottore si fece avanti.
“Kate? Ti ricordi di me?” chiese con calma avvicinandosi
lentamente.
“Rose rimani indietro.” Le disse Jack, il Dottore la raggiunse.
“Io non sono Kate. Kate è morta.” Disse ridendo di gusto.
“Sono sicura che invece Kate è ancora lì da qualche
parte.” Insistette Rose avvicinandosi,il Dottore la prese per un braccio fermandola.
“Resta indietro.” Le disse con calma, preoccupato che le
potesse succedere qualcosa.
“So quel che faccio.” Disse la ragazza liberandosi della
sua presa.
“Lascia stare Ray, lui non c’entra nulla con tutto
questo.” Disse ancora con calma.
“Oh, ma è così divertente.” Disse ridendo, stringendo
ancora di più la presa sul ragazzo.
“C’è l’ho sotto tiro signore.” Disse uno dei soldati.
“Non provate a sparare.” Ordinò il Dottore, notò che dal
naso di Kate usciva un po’ di sangue.
“Fate come ha detto.” Aggiunse Jack, senza perdere di
vista la ragazza.
“Rose.” Chiamò la ragazza sperando che si allontanasse,
ma lei non si mosse, anzi continuò ad avvicinarsi.
“Kate, so che sei lì, da qualche parte, devi combattere.”
Continuò Rose con calma.
“Io … non ci riesco ….” Disse improvvisamente la ragazza
in lacrime. A quanto sembra che Rose ci aveva visto giusto, Kate era ancora
via, ma sapeva troppo bene che non avrebbe resistito a lungo.
“Devi farlo, devi salvare Ray.” Disse ancora Rose
indicando ilragazzo privo di sensi.
“Io …. Lei … è troppo forte.” Continuò con sofferenza la
ragazza chiudendo gli occhi.
“Inutile, stai morendo ragazzina.” Disse improvvisamente,
con una voce più dura.
“Non ascoltarla, tu puoi farcela, io so che puoi
farcela.” Continuò a incoraggiarla Rose.
“La mia testa … ahhhhh … mi sta
scoppiando.” Urlò la ragazza sempre più terrorizzata.
“Kate, resisti ti prego.” Urlò Rose.
“Questo corpo è così debole.” Disse di nuovo l’alieno,
guardò attentamente Rose, il Dottore si avvicinò alla ragazza.
“Potrei prendere il tuo.” Minacciò.
“Devi solo provarci.” Sfidò Rose.
“Non te lo permetterò.” Minacciò invece il Dottore, ponendosi
davanti a Rose.
“Oh, ma che dolci.” Disse con scherno ai due.
“Ohhh … il tuo corpo è così
forte … avrei dovuto prenderlo prima, quando ti sei avvicinata alla mia
capsula.” Disse chiudendo gli occhi, sentì Rose tremare alle sue spalle.
Improvvisamente ci fu un colpo e la ragazza cadde a terra, il Dottore prese
Rose tra le sue braccia istintivamente e si voltò verso Jack che aveva sparato.
“Perché lo hai fatto?” urlò Rose disperata, allontanandosi
dal Dottore.
“Ho dovuto farlo.” Si giustificò abbassando lo sguardo,
due soldati si occuparono di Ray, mentre il Dottore vide Rose avvicinarsi al corpo
senza vita di Kate.
“Rose, vieni via.” Le disse prendendola per le spalle, ma
lei lo strattonò.
“Lasciami.” Disse digrignando i denti, nella stanza
arrivarono Chris e Pete.
“Avremmo potuto salvarla.” Gli urlò con rabbia.
“Rose, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.” Disse
ancora il Dottore cercando di avvicinarsi, ma lei si allontanò.
“Cosa è successo?” chiese Pete, guardandosi attorno
confuso, Rose stava per andare via, ma il Dottore la fermò.
“Rose aspetta.” La chiamò, lei si voltò di scatto.
“Non ho bisogno della tua protezione, lasciami in pace.”
Gli urlò con rabbia, per poi andare via. Quelle parole lo scossero, lo
distrussero nell’anima, la sua Rose, la donna che ha amato dal primo momento,
la donna per cui era pronto a tutto, la stessa che aveva attraversato interi
universi solo per tornare da lui lo stava cacciando via dalla sua vita, quella
vita che avrebbero dovuto passare insieme.
Fine
V Capitolo
Note
finali: Allora cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuta,
sono curiosa di sapere qual è la vostra opinione su questa storia, quindi
recensite pure.
Il
Dottore, osservava mentre portavano via il corpo di Kate, nascosto da un
lenzuolo bianco.
“Cosa
puoi dirci?” chiese Pete che era poco distante da lui, accanto come sempre
Chris e vicino alla porta Jack.
“L’alieno
è morto insieme a lei. Utilizzava Kate per sopravvivere all’atmosfera
terrestre.” disse senza continuare, senza smettere di fissare il posto in cui
Kate era morta.
“Perché
lei?” chiese Chris, anche lui assorto nei suoi pensieri, il Dottore lo guardò.
“Di
tutti noi, perché prendere proprio il suo corpo.” Specificò, rispondendo agli
sguardi degli altri che lo scrutavano.
“Non
lo so, credo che non lo sapremo mai.” Rispose il Dottore.
“I
famigliari sono stati avvertiti?” chiese Pete.
“Solo
il ragazzo.” Rispose Chris, a quello Jack alzò lo sguardo.
“Vorrei
essere presente io.” Disse il ragazzo, Pete annuì silenziosamente. Non c’era
dubbi che Jack non andava fiero di quello che era successo, e voleva in qualche
modo porvi rimedio.
“Lo
faremo insieme.” Aggiunse Pete, e i due uscirono dalla stanza. Il Dottore non
riusciva a smettere di pensare a Rose, era seriamente preoccupato per lei,
aveva preso quel caso molto a cuore, portando a galla i loro problemi e le loro
incomprensioni. Voleva aiutarla, starle vicino, ma non sapeva neanche dove
trovarla.
“Non è
la prima volta che succede.” Disse Chris distraendolo dai suoi pensieri, lo
guardò notando che si era messo accanto a lui.
“Che
intendi dire?” chiese confuso.
“Un
paio di anni fa, quando ha iniziato lavorare per il Torchwood, abbiamo avuto un
caso analogo a questo, solo che lì si trattava di una bambina.” Spiegò
lentamente il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dal pavimento. Il Dottore
iniziava a rendersi conto come mai Rose si era tanto interessata a questo caso.
“Cosa
è successo?” chiese anche se sapeva bene che non era andata finire ben.
“E’
morta nel giro di un giorno, Rose era presente. E’ stato tremendo per lei,
aveva deciso anche di lasciare il lavoro, diceva che era troppo doloroso.”
Continuò a spiegare con la stessa calma.
“Non
ha potuto fare niente per salvarla.” Concluse, guardandolo.
“Come
si chiamava la piccola?” chiese.
“Amy”
rispose il ragazzo.
“Hai
idea di dove sia?” chiese il Dottore, ora più che mai la sua Rose aveva bisogno
di lui, non poteva certo lasciarla sola, non importava se lei non lo voleva
accanto.
“Pete
l’ha fatta accompagnare a casa.” Gli rispose, il Dottore si mosse per uscire,
ma la voce di Chris lo fermò ancora una volta.
“Forse
dovresti lasciarla da sola, per un po’, il tempo di calmarsi.” Gli disse.
“No,
non posso.” Rispose per poi andare via.
Raggiunse
la villa Tyler, subito dopo essere passato a comprare una cosa per Rose,
entrando dalla porta venne investito dal piccolo Tony che era corso per
salutarlo.
“Dottore.”
Gridò gettandosi con le braccia al collo entusiasta di vederlo, il Dottore lo
sollevò da terra.
“Uff,
capitano dovresti essere già a letto.” Disse fingendo autorità.
“Sono
pronto per la prossima missione.” Disse il bambino facendogli il saluto
militare, il Dottore sorrise divertito.
“Dobbiamo
rimandarla a domani signore, ora mi devo occupare di una cosa importate.” Disse
stando al gioco, a loro si avvicinò Jackie che prese in braccio il piccolo.
“Lei è
disopra?” chiese il Dottore senza bisogno di sapere altro, la donna annuì.
Di
corsa salì le scale e giunse davanti alla porta della ragazza, si fermò un
attimo e bussò con calma.
“Un
attimo.” Qualche minuto dopo, lei spuntò dietro la porta, indossava una tuta
comoda e i capelli erano sciolti sulle spalle ancora umidi dopo la doccia.
Quando lo vide non sembrava contenta o sollevata.
“Cosa
ci fai qui?” chiese mantenendo un po’ di freddezza, il Dottore le sorrise e
porse un sacchetto, lo guardò dubbiosa.
“Che
cos’è?” chiese confusa.
“Un
dono di pace.” Le disse invitandola a prenderlo, ma la ragazza lo continuava a
guardare confusa.
“Non
ho voglia di fare questi giochetti.” Disse un po’ scontrosa, ma lui insistette.
“Su,
avanti prendi.” Insistette, senza smettere di sorridere, la ragazza lo prese e
aprì il sacchetto, visto il suo contenuto lo guardò sorpreso.
“Patatine?
Mi hai portato delle patatine?” chiese confusa.
“Possiamo
parlare?” chiese poi con più calma, Rose lo guardò ancora un po’ confusa,
scosse la testa e si fece da parte per farlo entrare in camera.
“Entra.”
Disse con un piccolo sorriso.
Il
Dottore entrò in camera, si sorprese nel notare che non era tanto diversa dalla
sua, anche quella di Rose era piuttosto anonima, come se in realtà, quella non
fosse la sua camera da letto. Rose posò il sacchetto di patatine sul comodino e
si mise seduta sul letto, stava semplicemente seduta, guardava il vuoto.
“Dovresti
mangiare e riposarti.” Le disse lui rimanendo alzato davanti a lei,
osservandola con molta attenzione.
“Di
cosa volevi parlarmi?” chiese mantenendo la sua freddezza, senza neanche alzare
lo sguardo su di lui. Il Dottore si mise seduto accanto a lei.
“Chris
mi ha raccontato di Amy.” Disse con calma, ma lei non si voltò, chiuse
semplicemente gli occhi e deglutì, si stava sforzando di non piangere.
“Ho
bisogno di rimanere un po’ da sola.” Disse mentre si torturava le mani.
“Hai
bisogno di qualcuno con cui sfogarti.” Rispose lui, lentamente le spostò una
ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Io
sono qui per questo.” Le continuò a dire sorridendole, vide una lacrima scenderle
sul viso, si sentì impazzire, se c’era una cosa che non sopportava era vederla
soffrire.
“Mi
dispiace.” Gli disse piano, avrebbe potuto pensare che si riferiva alla loro
discussione, ma invece sapeva bene che parlava del fatto di non aver potuto salvare
Kate e Amy.
“Non
potevi salvarle.”
“Lo
so.” Disse, si portò le mani sul viso nascondendo le sue lacrime, il Dottore le
circondò le spalle con il braccio e l’attirò a sé stringendola
“Mi
dispiace. Mi dispiace tanto.” Le disse sussurrando, mentre cercava di calmarla,
le accarezzava i capelli con dolcezza, mentre la sentiva tremare per i
singhiozzi, con dolcezza le baciò la testa, continuando a stringerla a sé.
Quando
sentì il suo viso appoggiarsi alla sua giacca e il suo profumo entrarle
prepotentemente in lei, si lasciò andare, non le importava più delle litigate
che in quei giorni avevano avuto, non le importava quello che lui le aveva
detto. In quel momento fra le sue braccia ritrovava il calore e il conforto che
l’aveva sempre aiutata a superare i momenti più difficile. Sentire la sua voce,
le sue braccia stringerla ancora, le faceva dimenticare ogni cosa, il dolore e
la frustrazione per quello che in quei giorni era successo, svaniva.
Respirò
profondamente e si allontanò lentamente, si passò le mani sul viso, non si
sentiva imbarazzata o altro, averlo accanto in quel momento era confortante.
“Tutto
bene?” gli sentì chiedere con dolcezza, lei annuì asciugandosi le ultime
lacrime.
“Scusa
per lo sfogo.” Disse in un sussurro, le sorrise e le accarezzò il viso con una
mano.
“Non
preoccuparti, ne avevi bisogno.” Le sorrise, Rose chiuse gli occhi assaporando
ancora quel contatto, mise la sua mano su quella di lui che ancora indugiava
sulla guancia.
“Potresti
restare qui, stanotte.” Chiese lentamente, con la voce rotta dalle lacrime.
“Resterò
fino a quando lo vorrai.” Le rispose con un sorriso, la strinse a sé ancora una
volta.
Con
gli occhi ancora chiusi fece un respiro profondo e si girò nel letto,
assaporando il momento in cui avrebbe incrociato lo sguardo con Rose, ma quando
aprì gli occhi fu molto deluso, si guardò attorno ma non la vide, Rose non
c’era, l’aveva lasciato da sola in quella camera che non era neanche la sua.
Controvoglia
si alzò e andò dritto in camera sua per farsi una doccia rilassante e
prepararsi ad una altra giornata di lavoro cercando di non pensare a Rose.
Non si
fermò a fare colazione, non aveva voglia di sedersi al tavolo e cercare di
evitare le inevitabili domande che Jackie gli avrebbe fatto.
Arrivò
all’istituto e per prima cosa andò nello studio dove tenevano la capsula, la
stavano preparando per portarla via, diede un occhiata ad alcuni componenti che
lui stesso aveva selezionato e catalogato, in mezzo a quelli, senza alcun
cartellino o codice di identificazione c’era un qualcosa che a lui serviva che
avrebbe dovuto aiutarlo, o almeno avrebbe aiutato nella sua situazione con
Rose.
Inevitabilmente
i suoi pensieri furono invasi dalla ragazza e dalla notte trascorsa con lei,
non era successo nulla, l’aveva semplicemente stretta a sé e si era
addormentato con lei, la prima notte che aveva dormito a sonno pieno, e questo
solo perché aveva accanto la sua Rose
Non
gli aveva lasciato neanche un biglietto per avvertirlo o per dirgli dove
avrebbe potuto trovarla, si era semplicemente alzata e andata via, sbuffò
frustrato.
Raggiunse
il suo studio controvoglia, dava un occhiata in giro nella speranza di vederla
spuntare da qualche corridoio, anche se non sapeva bene come avrebbe dovuto
comportarsi. Non ascoltò ciò che il suo assistente gli diceva, mentre passava
proprio davanti alla scrivania. E’ entrato direttamente nello studio, nella
speranza di trovare un po’ di pace, ma ciò che vide lo stupì.
“Ehi!”
Rose lo salutò con dolcezza. Era ferma davanti a lui, forse aspettava che lui
ricambiasse il saluto o qualcos’altro, ma non riusciva a dire una sola parola.
“Ciao.”
Salutò deglutendo lentamente.
“Sei
arrivato tardi.” Lo richiamò con ironia.
“Si …
ecco … dovevo controllare una cosa.” Balbettò grattandosi la nuca.
“Scusa
per stamattina.” disse con calma.
“Non
devi.” Le rispose.
“Dovevo
sistemare una cosa ...” iniziò a giustificarsi.
“Non
mi devi alcuna spiegazione.” Disse abbassando lo sguardo, l’ultima cosa che gli
serviva in quel momento, era sentirle dire che voleva mantenere una certa
distanza da lui.
“Ho
bisogno di parlarti di una cosa molto importante.” Continuò con insistenza.
“Ok …
possiamo vederci più tardi se ti va.” Le rispose annuendo con la testa.
“No,
ho bisogno di parlarti adesso.” Insistette ancora, il Dottore la guardò in viso
e vide che era molto preoccupata per qualcosa.
“D’accordo.”
La invitò a continuare capendo che per lei era davvero importante.
“Prima
devo mostrarti una cosa.” Disse con un espressione più rilassata.
Lo
guidò tra i corridoi dell’istituto, anche se sapeva bene che lui aveva
riconosciuto il luogo in cui lo stava portando, aveva fatto quella strada già
una volta, anche se era nell’altra mondo.
Aprì
le porte invitandolo ad entrare per primo, la stanza era buia e non riusciva a
vedere cosa c’era, la ragazza entrò per seconda, accese le luci da un
interruttore che c’era sulla sinistra, il Dottore riuscì a vedere al centro
della stanza un serie di specchi che formavano un cerchio, collegati ad alcuni
macchinari sistemati al muro. Lo guardò in silenzio, mentre dava un occhiata
alla macchina, si mise gli occhiali e guardava stupido ciò che lo circondava.
“Questo
è …” iniziò senza sapere come continuare.
“Si, è
il canone dimensionale.” Continuò la ragazza avvicinandosi a lui.
“Naturalmente
adesso è perfettamente inutile, non funziona.” Continuò a spiegare, mentre lui
continuava a dare un occhiata in giro.
“E’
incredibile, come …. Quanto ci avete lavorato?” chiese confuso.
“Due
anni e mezzo. Io ho iniziato il progetto, nell’ultimo anno e mezzo mi hanno
affiancato diverse persone.” Spiegò la ragazza imbarazzata.
“Due
anni e mezzo?” chiese conferma ancora, rispose annuendo con la testa.
“Abbiamo
utilizzato la maggior parte della tecnologia aliena disponibile, ma il progetto
e comunque umano.” Continuò con la sua spiegazione.
“Ma…
ma… è impossibile … voi non avete le conoscenze per questo genere di canone.”
Le rispose il Dottore sempre più confuso, Rose deglutì sapeva che quello era il
momento per spiegargli e fargli capire tutto.
“Lo
so.” Disse semplicemente cercando di trovare le parole giuste per spiegargli.
“Rose
c’è qualcosa che non mi hai ancora detto?” chiese avvicinandosi, con la
preoccupazione che cresceva.
“Rose.”
La richiamò quando vide che non rispondeva, la ragazza abbassò lo sguardo e si
allontanò dandogli le spalle.
“Dopo
averti visto alla spiaggia, ho iniziato ad avere dei sogni.” Iniziò a
raccontare.
“Che
sogni?” chiese lui, Rose si voltò nuovamente verso di lui.
“Erano
molto confusi, non li ricordo molto bene … ma in tutti i sogni, io finivo su un
prato di qualche pianeta, era sempre lo stesso, non l’avevo mai visto, ma
sapevo che era sempre lo stesso. Una voce mi sussurrava parole, numeri, era la
soluzione per tornare indietro.” Spiegò cercando di ricordare.
“La
cosa strana e che una volta sveglia ricordavo solo il prato e quello che mi
veniva sussurrato” continuò a spiegare, il Dottore era colpito dal suo
racconto, si avvicinò a lei, le prese le mani stringendola tra le sue.
“Rose,
è molto importante. Ricordi qualcos’altro di quel prato?” chiese lentamente, la
ragazza non rispose subito deglutì e si allontanò nuovamente, chiuse gli occhi
per ricordare, le immagini viste, le sensazioni provate in quei sogni così
intensi, che le impedivano spesso di dormire.
“Ricordo..
un odore.. era particolare.. mi ricordava il Tardis, sembrava lo stesso odore.”
Iniziò a spiegare immergendosi in quelle immagini.
“Il
cielo sopra di me era di arancio bruciato, e c’erano due soli che splendevano,
un posto davvero fantastico.” Raccontò la ragazza, vide che il Dottore era
sconvolto.
“Impossibile.”
Sussurrò lentamente, senza smettere di guardarla.
“Hai
ancora questi sogni?” chiese poi.
“No,
da quando siamo tornati qui.” Rispose la ragazza.
“Dottore
tu sai cosa significa?” chiese un po’ intimorita.
“Hai
sognato Gallifrey.” Le rispose con calma, a quell’affermazione si sentì
mancare, come poteva sognare un posto senza esserci mai stata, inoltre il
Dottore non le aveva mai parlato del suo pianeta e lei non si era mai azzardata
a chiedere, avrebbe riportato indietro ricordi troppo dolorosi.
“Com’è
possibile?” chiese ancora, anche se una parte di lei sapeva già la risposta.
“Beh ...
non lo so ... presumo per via di ...” cercò una spiegazione, ma fu Rose a
finire quella frase.
“Bad
Wolf” concluse la ragazza.
“Credevo
mi avessi tolto quel potere.” Affermò
“Anche
io, ma evidentemente una parte di te è sempre rimasta in contatto con il
Tardis, tanto che ti ha dato la conoscenza per tornare indietro.” Spiegò
velocemente grattandosi la nuca nervosamente.
“Ma
questo cosa significa per me. Sono ancora umana?” chiese spaventata, le parole
della madre continuavano a riempirle la mente.
“Certo
che sei umana.” Le rispose immediatamente, senza alcun segno di dubbio sul suo
viso, si avvicinò a lei sorridendogli.
“Perché
non mi hai detto nulla fino a questo momento?” chiese con dolcezza.
“Non
lo so, forse avevo troppa paura di quello che poteva significare.” Confessò
lasciando che delle leggere lacrime le rigassero il viso, finalmente il peso
che in quei mesi le comprimeva il petto era scomparso, era bastato parlare con
lui, con il Dottore, con il suo Dottore. Si ora lo poteva dire senza alcun
problema, LUI era il suo Dottore.
“Ho
una cosa per te.” Le disse improvvisamente, prese qualcosa dalla tasca della
giacca e lo consegnò a lei.
“Cos’è?”
chiese mentre il Dottore le dava uno strano oggetto circolare.
“E’
una specie di salto intergalattico.” Spiegò, stava per iniziare una delle sue
spiegazioni tecniche, ma lo vide desistere.
“Con
questo il tuo canone dimensionale riprenderà a funzionare.” Spiegò
semplicemente, la ragazza fu sorpresa di quel gesto e anche un po’ delusa.
“Cosa?....
Perché?” chiese confusa guardandolo negli occhi.
“Sappiamo
entrambi che io non sono quello di cui sei innamorata e che hai costruito tutto
questo per qualcun altro che non sono io.” Continuò abbassando lo sguardo
sconfitto, Rose continuò a guardarlo stupita.
“Con
questo puoi tornare da lui senza distruggere la realtà.” Concluse, le fece un
sorriso e si iniziò ad allontanare.
“Sei
un vero idiota.” Gli gridò facendolo fermare e voltare verso di lei.
“Come
scusa?” chiese confuso.
“Hai
sentito bene, sei un idiota, e non un idiota qualsiasi bensì il più incredibili
degli idioti.” Rispose la ragazza avvicinandosi a lui nuovamente.
“Hai
idea perché ti ho mostrato questo?” chiese allargando le braccia, il Dottore
abbassò lo sguardo.
“Ecco …
ho pensato ... Che, si insomma ...” Cercò di spiegarsi, ma riuscì solo a
balbettare.
“Io
non voglio tornare indietro, non più.” Disse con dolcezza, il Dottore
continuava a guardare a terra.
“Io
non sono lui Rose questo lo sai.” Le ricordò con sofferenza malcelata.
“Ma
non ti sto mica chiedendo di essere lui.” Gli disse avvicinandosi ancora, gli
prese la mano stringendola tra le sue.
“Ci
vorrà ancora del tempo per recuperare ... ma credo che tra noi possa funzionare.”
Continuò lei assicurandolo.
“Voglio
restare qui con te.” Disse infine quasi sottovoce, il Dottore alzò lo sguardo
stupito.
“Per
sempre?” chiese quasi con speranza.
“Per
sempre!” affermò lei sorridendogli raggiante, come la promessa fatto tanto
tempo fa, in un altro mondo in un'altra situazione. Ma per loro questo
rappresentava l’inizio di una nuova vita insieme.
Il Dottore con le mani nelle tasche girovagava tra i
corridoi di Torchwood, stava andando a prendere a Rose per passare la pausa
pranzo con lei. Erano passati diversi giorni da quando si erano chiariti, ma
non avevano avuto molto tempo per stare insieme, così si era deciso a seguire
il consiglio che un po’ di tempo prima Pete gli aveva dato, il problema adesso
era trovare le giuste parole senza sembrare un perfetto idiota.
Arrivò davanti all’ufficio di Rose, e quello che vide non
gli piacque molto, davanti alla porta Rose stava ridendo e scherzando con
Chris, era sempre tra i piedi, anche se non si spiegava come mai gli dava così
fastidio.
Rose finalmente lo vide, e gli sorrise.
“Ehi ciao.” Lo salutò con dolcezza, il Dottore si avvicinò
piano tenendo sempre le mani in tasca.
“Ciao, Chris.” Salutò con freddezza il ragazzo, sapeva
che era un comportamento stupido, ma era più forte di lui, non riusciva a
tollerare la presenza di Chris.
“Dottore.” Ricambiò con lo stesso tono, per sua fortuna
non era il solo a comportarsi da stupido, evidentemente il ragazzo era
infastidito dalla sua presenza.
“Ci vediamo tra un po’.” Disse improvvisamente rivolto a
Rose, continuandole a sorriderle.
“C … certo a dopo.” Gli rispose un po’ imbarazzata. Il Dottore
guardò il ragazzo allontanarsi e poi segui Rose nell’ufficio.
“Che succede tra un po’?” chiese mentre chiudeva la porta
dietro di se.
“Nulla … cioè vuole il mio aiuto per fare un regalo alla
sorella, quindi abbiamo pensato di andare a fare un giro in centro.” Rispose
lei con calma.
“Non ti dà fastidio vero?” lo provocò, si dannava perché
Rose ormai lo conosceva molto bene e riusciva a sapere quando qualcosa lo
turbava o gli dava fastidio.
No … perché dovrebbe.” Le rispose fingendo una
tranquillità che invece non aveva.
“Bene …” disse guardandolo divertita.
“Allora come mai qui?” gli chiese.
“E’ l’ora pranzo giusto? Volevo andare a mangiare insieme
qualcosa.” Le propose Rose si morse il labro inferiore.
“Vorrei tanto, ma non posso.” Rispose la ragazza, ecco
adesso si sentiva un perfetto idiota, comedoveva comportarsi i quel caso?
“Fa niente.” Rispose distogliendo lo sguardo da lei.
“Ho una riunione con papà tra qualche minuto, mi
dispiace.” Si scusò lei con dolcezza avvicinandosi.
“No … ok …. Non era importante.” Cercò si minimizzare, Rose
sorrise cercando il suo sguardo.
“Sai, pensavo a una cosa.” Disse a bassa voce, il Dottore
alzò lo sguardo su di lei incuriosito dal tono di voce che lei stava usando. Si
sorprese, quando si rese conto che si era avvicinata molto e che lo guardava
fisso negli occhi.
“C …. Cosa?” disse deglutendo lentamente.
“Stasera mi tocca fare da baby-sitter a Tony … e ho
pensato che potremmo riprendere da dove avevamo lasciato la volta scorsa.” Gli
propose avvicinandosi ancora.
“Dovremmo vederci ancora il terzo film e poi pensavo …
non lo so … potremmo parlare … oppure no …” continuò lei. Lui la guardava come
incantato dal tono della voce, dal suo sguardo, che conosceva molto bene, aveva
quello sguardo tutte le volte che prendeva una decisione.
“Ok … credo sia una buona idea.” Disse balbettando,
deglutì ancora un volta e si avvicinò a lei, quanto desiderava baciare le sue
labbra, sentire ancora una volta il suo sapore, incrociando il suo sguardo non
vide la confusione e la paura, ma il desiderio e la decisione. Si avvicinarono
sempre di più, lentamente, una cosa che stava facendo impazzire il suo unico
cuore umano, ma qualcuno bussò alla porta per poi entrare spezzando quel
momento.
“Ehm … scusate … Miss Tyler mi ha appena chiamato suo
padre.” Disse Ianto imbarazzato, Rose e i Dottore si sorrisero imbarazzati.
“Grazie Ianto, stavo giusto andando da lui.” Disse la
ragazza interrompendolo, Ianto imbarazzato uscì dalla stanza lasciando i due
nuovamente soli.
“Mi chiedo se anche l’altro Ianto è sempre così
efficiente.” Scherzò il Dottore a voce alta, Rose prese alcuni documenti dalla
scrivania, avvicinandosi nuovamente a lui.
“Allora mi farai compagnia stasera?” chiese conferma la
ragazza.
“Contaci.” La tranquillizzò sorridendole.
“Potremmo anche finire il discorso di poco fa senza
alcuna interruzione.” Gli disse con provocazione. Il Dottore sorrise divertito,
doveva ammettere che questo lato di Rose, gli era sempre piaciuto. La ragazza
sorrise ancora una volta e andò via, lasciando il Dottore da solo a sorridere
come un ragazzino innamorato.
Rose e Chris si fermarono un attimo a mangiare qualcosa,
dopo aver comprato il regalo per sua sorella. La ragazza era pensierosa,
pensava al Dottore e alla prospettiva di passare la serata con lui, guardò il
telefono, forse con la speranza di trovare un messaggio del Dottore, anche se
sapeva bene, lui non usava molto il telefono, era stata un vera impresa convincerlo
a comprarne uno.
“Aspetti la chiamata di qualcuno?” chiese Chris
distraendola dai suoi pensieri.
“No ... non proprio.” Confessò arrossendo un po’, abbassò
lo sguardo sentendosi nuovamente una quindicenne alla sua prima cotta.
“Ti vedi con lui stasera?” chiese il ragazzo seriamente
senza guardarla.
“Beh in un certo senso, dobbiamo fare da baby-sitter per
Tony.” Gli rispose facendosi scappare involontariamente un sorriso.
“Mickey aveva ragione quindi.” Rifletté a voce alta, Rose
lo guardò confusa, non capiva a cosa si riferiva.
“Che vuoi dire?” chiese, Chris sorrise, un sorriso amaro.
“Nulla.” Minimizzò lui, ma questo la fece scattare di
più.
“Chris!” lo richiamò severamente.
“T’illumini quando parli di lui, e come se con lui
accanto diventassi un'altra persona.” Le fece notare.
“Non è vero.” Stavolta fu lei a minimizzare imbarazzata.
“Quanto tempo è che siete qui?” chiese ancora rimanendo
con lo sguardo basso.
“Non so, saranno passati due mesi, perché?” chiese lei
confusa, non capiva, dove voleva arrivare con il suo discorso.
“E per quanto ancora lui resterà qui, accanto a te?”
chiese alzando lo sguardo su di lei.
“Di cosa parli?”chiese ancora lei.
“Di lui, so bene che tipo di persona è. Ti lascerà come
ha fatto con le altre, come ha già fatto con te una volta.”. Affermò, Rose a
quelle parole sentì una rabbia esplodergli nel petto, come poteva sapere quello
che era successo a loro, quello che c’era sempre stato.
“Non sai di che parli!” affermò cacciando indietro le
lacrime.
“Rose, ti ho visto dopo che ti aveva lasciato, eri
distrutta, ti ho visto reagire solamente con l’inizio di quel progetto.”
continuò il ragazzo.
“Non è stata la sua scelta lasciarmi in questo mondo,
sono rimasta intrappolata, non poteva fare niente per salvarmi.” Disse
digrignando i denti, non amava rivivere quella giornata, dover dare
spiegazioni, su un avvenimento di cui sia lei che il Dottore non avevano avuto
alcun controllo.
“Rose, ti prego fermati a pensare solo un attimo, lui ha
sempre viaggiato, me lo hai detto tu stessa, mai fermo in un posto, sempre alla
ricerca di qualcosa di nuovo, di qualcosa di divertente da fare, senza mai
legarsi ad un solo pianeta. Cosa pensi lo trattenga adesso?” chiese infine,
Rose deglutì lentamente abbassando lo sguardo.
“Io ti sarò sempre accanto Rose, lo sai. Non voglio
vederti soffrire nuovamente per lui.” Continuò a dirle, le strinse la mano ma
Rose la ritrasse.
“Devo tornare a casa, scusami.” Disse la ragazza
alzandosi, stava per incamminarsi, ma la voce di Chris la fermò.
“Puoi anche fare finta, ma sappiamo entrambi che io ho
ragione. Un giorno di questi, lui prenderà e andrà via senza voltarsi indietro.”
Le continuò a dire, Rose sospirò lentamente e si asciugò le lacrime che le
rigavano il viso.
“Stavolta è diverso.” Disse lentamente senza voltarsi per
poi andare via.
Per l’ennesima volta il Dottore, guardò l’orologio che
c’era nella biblioteca, era quasi ora di cena, Pete e Jackie erano già usciti e
Tony giocava tranquillamente sul tappeto davanti al caminetto, ma Rose ancora
non era tornata. Chiuse il libro che stava leggendo e si affacciò alla finestra
a osservare le stelle, quelle stelle che conosceva, quelle stelle che ancora lo
chiamavano per vivere mille avventure, non più da solo, ma con la sua Rose,
come doveva essere. Il pensiero di lei con quello tornò nella sua mente, di
cosa si preoccupava? del resto era solo uscita con un amico, un amico che aveva
bisogno di un consiglio, un amico che quando posava lo sguardo su di lei,
sembrava la stesse mangiando con gli occhi, e se tra quei due in passato c’era
stato qualcosa? E se Rose aveva trovato conforto tra le braccia di Chris?
Rabbrividì al solo pensiero. Sentì qualcosa che tirò la manica della sua
giacca, abbassò lo sguardo incontrando gli occhi di Tony.
“Quando arriva Rose?” chiese il piccolo, il Dottore, gli
sorrise, ogni giorno che passava assomigliava a Rose.
“Sta arrivando piccolo.” Lo tranquillizzò senza smettere
di sorridere.
“Mi racconto una storia?” chiese innocentemente il
piccolo stirando le braccia verso di lui, il Dottore accolse l’invito e lo
prese in braccio, si rimise seduto sulla poltrona dove poco prima era seduto e
iniziò a raccontargli una delle sue avventure con Rose.
Scese dalla macchina frettolosamente, il cartone di
piazza che aveva le stava per cadere ma riuscì a recuperarlo in tempo, era in
ritardo, avrebbe voluto passare tutta la serata con il Dottore, sperava solo
che non avesse già cenato.
“Ehi sono tornata” annunciò varcando la porta d’ingresso,
posò le chiavi su un tavolinetto accanto alla porta, s’incuriosì quando nessuno
le rispose.
“Ho portato la pizza.” Annunciò, ma niente nessuno
rispondeva, diede ancora un’occhiata in giro e poi andò verso la biblioteca, ma
si fermò sulla soglia quando vide Tony in braccio al Dottore mentre con
attenzione ascoltava la storia che gli stava raccontando, non era la prima
volta che capitava, spesso il Dottore si offriva di mettere il piccolo a
dormire, e poi Tony andava pazzo per le storie che lui raccontava. Ma in quel
momento, quell’immagine così famigliare le scaldò il cuore, si domandò se
sarebbe mai stato possibile una cosa del genere anche per loro, una volta le
aveva accennato al fatto di essere stato padre, ma non aveva più chiesto nulla
quindi non sapeva niente di quella sua parte di vita.
In testa le parole di Chris continuavano a tornare e
faceva dannatamente male, una parte di lei sapeva che Chris non aveva tutti i
torti, faceva davvero male pensare ad una cosa del genere, pensare di doversi
nuovamente separarsi da lui dopo tutto quello che era successo, sapeva bene che
stavolta non avrebbe sopportato una loro separazione.
“Ehi sei arrivata da molto?” sentì chiedere lui a voce
bassa, distrendola dai suoi pensieri, Tony si era addormentato.
“Sono arrivata qualche minuto fa.” Gli rispose
avvicinandosi, si chinò per dare un bacio sulla fronte del fratello.
“Sei davvero bravo con i bambini.” Disse con dolcezza.
“Lo porto nella sua camera così non si sveglia.” Disse il
dottore.
“No, lascia ci penso io, hai fatto pure tanto per
stasera.” Disse lei prendendo tra le sue braccia il fratello, che aprì per un
attimo gli occhi e poi lì richiuse.
“Ho portato la pizza, ma immagino che a quest’ora avrai
già mangiato.” Disse prima di uscire.
“Aspettavo te veramente.” Le rispose invece lui, Rose gli
sorrise.
“Bene arrivo subito.” Concluse uscendo dalla stanza.
I due in silenzio guardavano il film, avevano mangiato la
pizza direttamente davanti alla tv, il Dottore sapeva bene che qualcosa non
andava, vedeva Rose distratta, assente e pensierosa per qualcosa. Non riusciva
a capire in quei giorni tra loro era andato tutto bene, deciso a saperne di più
staccò il film.
“Perché hai staccato?” chiese lei sorpresa.
“Cosa ti succede?” chiese invece lui, ignorando la sua
domanda.
“Non so di cosa stai parlando.” Minimizzò lei.
“Rose.” La chiamò con dolcezza, sapendo bene che qualcosa
tormentava la sua mente.
“Cosa? Davvero non è successo nulla, guardiamoci il
film.” Insistette lei continuando a evitare il suo sguardo.
“Non ci guarderemo niente, almeno finché non mi dirai
cosa ti tormenta.” Continuò lui, non voleva certo ricominciare a litigare con
lei, tutt’altro sapeva bene che per evitarlo la cosa migliore era cercare di
capirla.
“Ti assicuro che non ho nulla, voglio solo guardarmi il
film.” Disse voltandosi verso di lui sorridendo, ma lui sapeva bene che non era
la verità.
“Non ci credo.” Disse sfidandola.
“Non è un mio problema.” Gli rispose e si allungò tentando
di prendere il telecomando, il Dottore allungò per dietro il suo braccio
portandolo fuori dalla sua portata.
“Lo sai che sai essere peggiore di Tony.” Si lamentò
ridendo, i due caddero all’indietro sghignazzando come ragazzini, Rose alzò lo sguardo
su di lui, un brivido gli attraversò la schiena era così bella, il suo corpo
reagiva alla sua vicinanza, le spostò una ciocca di capelli che le copriva il
viso e le sorrise.
“Credo che avessimo un discorso in sospeso noi due.”
Disse sussurrando, Rose sorrise arrossendo, si morse il labro inferiore.
“Lo ricordo bene anch’io.” Confermò lei sussurrando.
La vide allungarsi verso di lui, pronti entrambi ad
assaporare quel bacio, ma prima che potessero anche solo immaginare il dopo, la
voce di Jackie li riportò alla realtà.
“Ah siete qui, voi due.” Disse la donna entrando, il
Dottore lasciò cadere la sua testa contro il divano, mormorando.
“Che ci fate qui da soli? Dov’è Tony?” chiese la donna a
raffica.
“Tony dorme, mentre noi cercavamo di guardarci un film.”
Rispose in tono esasperato Rose.
“Adesso così lo chiamate.” Disse la donna mettendo le
mani sui fianchi.
“Mamma ti prego.” La richiamò la ragazza.
“Beh che c’è di male? E ora che voi due vi diate da
fare.” Disse la donna mettendo i due in forte disagio.
“E dopo questa io vado a dormire.” Disse Rose, il Dottore
le fu subito dietro.
“Cercate di non svegliare Tony o ve ne pentirete.” Disse
la donna, mentre i due uscivano dalla stanza, si guardarono e sorrisero
arrossendo, Jackie sapeva bene come metterli in difficoltà.
Arrivarono in silenzio davanti le loro camere, Rose
ancora pensierosa, non era riuscito più a sapere cosa la tormentasse.
“Sembra che non riuscivamo ad avere un attimo di pace.”
Disse la ragazza fermandosi davanti alla sua camera.
“Già, sembra proprio di si.” Disse toccandosi
nervosamente il lobo dell’orecchio, forse quello era un buon momento per
chiederle il famoso appuntamento, chi lo sa forse avrebbero avuto più tempo per
parlare e magari avrebbero potuto passare del tempo da soli, senza che nessuno
entrasse per disturbarli, almeno lo sperava.
“Che ne dici se usciamo?” chiese improvvisamente senza
pensarci troppo, Rose lo guardò sorpresa.
“Come scusa?” chiese confusa.
“Si … uscire … noi due … come le persone normali.”
Farfuglio imbarazzato, Rose sorrise addolcita.
“Noi non siamo persone normali.” Disse divertita.
“Hai ragione, lascia stare è un’idea stupida.” Si
corresse subito, aveva appena fatto la figura dell’idiota era una cosa che non
tollerava, si voltò per andarsene in camera a nascondersi, ma Rose lo fermò
prendendogli la manica della giacca.
“Aspetta non ho detto questo.” Gli disse fermandolo.
“Credo sia un’idea carina.” Continuò tenendo ancora la
sua manica.
“Rose non devi …” cercò di parlare, ma lei lo fermò
nuovamente.
“Stai zitto, credo davvero che sia una bella idea, forse
così potremmo passare del tempo senza che nessuno ci interrompa.” Disse
divertita, non riuscì a non sorriderle, aveva accettato quell’assurda idea che
tempo fa Pete aveva suggerito, anche se in quel momento non gli sembrava più
tanto assurda.
“Ok allora, dovremmo decidere un giorno e un orario …
inoltre dovremmo anche accordarci cosa fare … se vedere un film … o andare
semplicemente a mangiare fuori … o ancora meglio fare entrambe le cose.” Disse
tutto in una volta, quella nuova situazione lo stava iniziando a divertire.
“Io direi che queste cose le possiamo decidere anche
domani.” Disse lei divertita, mordendosi il labro inferiore.
“Oh … giusto … scusa … buona notte Rose.” Le disse
dolcemente, le scappò una piccola risatina, si allungò verso di lui e a
sorpresa gli diede un piccolo bacio.
“Buona notte Dottore.” Ricambiò sorridendo, il Dottore la
guardò sorpreso.
“Si … buona notte.” Ripeté ancora scosso per la dolce
sorpresa, si stava incamminando nuovamente verso la sua stanza.
“Sai, pensavo ad una cosa.” gli disse fermandolo ancora.
“Cosa?” chiese lui non capendo.
“Perché non mi fai compagnia.” Gli propose facendogli
segno verso la sua camera, non sapeva come risponderle, come comportarsi in
quell’occasione. “Prometto che di non scappare appena sveglia.” Scherzò
allentando la tensione.
“Ti prego … dormo meglio se sei al mio fianco.” Disse con
dolcezza, il Dottore non riuscì a resistere a quel tono, Rose aprì la porta e
si mise di lato per fare entrare anche lui.
Fine
Capitolo VII
Revisione
Settembre 2011
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Rose era nel suo ufficio, in teoria aveva delle cose da
sistemare, ma effettivamente aveva girato la poltrona verso la grande finestra
e guardava su in alto verso le stelle, ripensò alla prima volta che salì sul
Tardis, pronta a viaggiare con quello sconosciuto che le aveva già salvato la
vita. Ripensò a tutte le meraviglie che aveva visto, a tutte le volte che si
era ritrovata a scappare stringendo la mano di quell’alieno, di quell’uomo che
ha amato sin dal primo momento.
Le rivenne in mente nuovamente il discorso che Chris le
aveva fatto solo qualche giorno prima, la paura si diffuse nuovamente nel suo
cuore, il pensiero di perdere nuovamente il Dottore la spaventava
terribilmente, sapendo fin troppo bene, di non poter sopportare nuovamente quel
dolore, che aveva provato quel terribile giorno.
Qualcuno bussò alla porta distraendola da quei tristi
pensieri, scosse la testa, si voltò cercando di dare l’idea che stava
lavorando.
“Ehi.” Salutò il Dottore, facendo spuntare la testa tra
le due porte, con un sorriso che avrebbe contagiato chiunque.
“Stai ancora lavorando?” chiese entrando.
“In teoria. Avrei un sacco di documenti da controllare.”
Si lamentò guardando la pila di fogli sulla scrivania.
“Quello lo può fare anche Ianto.” Le ricordò lui.
“Preferisco controllarli io, lo sai.” Gli rispose.
“Come mai sei qui?” chiese cambiando discorso.
“Pensavo avessi finito di lavorare, così tornavamo a casa
insieme.” Le rispose quasi speranzoso, Rose sospirò stancamente, voleva tanto
tornare a casa farsi un bel bagno caldo e rilassarsi davanti alla tv, magari
con la sua compagnia.
“Vorrei tanto, ma come vedi, devo finire prima qui.”
Disse mettendo un po’ il broncio, lo vide riflettere in silenzio per qualche
secondo, sapeva bene che stava pensando a qualcosa, conosceva troppo bene
quell’espressione, Infatti il Dottore senza dire altro, prese in mano il
telefono.
“Che stai facendo?” gli chiese.
“Ora vedrai.” Le rispose, schiacciò un tasto per parlare
con qualcuno.
“Ianto, scusa so ch’è tardi e stai per andartene, ma
prima potresti chiamare per ordinare la cena per me e la signorina Tyler.”
Disse al telefono, sorprendendo Rose.
“Ok grazie, puoi andare. Buona serata.” Disse staccando
il telefono.
“Che hai in mente?” gli chiese confusa.
“Ti faccio compagnia.” Disse come se fosse la cosa più
logica al mondo.
“Sì, ma tu odi questo genere di lavori.” Gli ricordò
“Anche tu.” Le rispose sorridendo, sapeva fin troppo bene
che il Dottore non l’avrebbe lasciata lì da sola tanto facilmente, non riuscì a
non sorridere anche lei.
Alla fine i due avevano cenato e lavorato sulla moquette
dell’ufficio, anche se era piuttosto scomodo. Per sua fortuna, il Dottore non
si era rivelato solo una buona compagnia, ma l’aveva anche aiutata a sistemare
tutti i documenti.
“Credo che con questo abbiamo finito.” Annunciò Rose
orgogliosa, mentre metteva via l’ultima pila di documenti.
“Abbiamo fatto in fretta.” Disse il Dottore, le offri
l’ultima porzione di patatine.
“Ti prego basta, sono piena come un uovo.” Scherzò lei
lasciandosi cadere sul pavimento, il Dottore la seguì mettendosi accanto.
“Sono esausta, non vedo l’ora di tornare a casa a farmi
un bel bagno caldo e rilassarmi.” Disse chiudendo gli occhi.
“Con tua madre che grida e tuo fratello che mi rincorre
per casa, non credo che ti saresti riuscita a rilassare più di tanto.” Scherzò,
Rose scoppiò a ridere seguita dal Dottore.
“Tony va pazzo per le tue storie.” Gli disse una volta
che riuscì a fare calmare le risate.
“A tutti i bambini piacciono le storie avventurose.”
Rispose lui.
Si rotolò mettendosi a pancia sotto accanto a lui,
appoggiando il mento sul suo petto.
“Credo sia nel nostro DNA.” Disse improvvisamente, il
Dottore la guardò confuso.
“Di che parli?” chiese.
“Intendo noi Tyler. Credo sia nel nostro DNA, amare i
viaggi e le storie avventurose.” Iniziò a decantare quasi con orgoglio.
“Cacciarsi nei guai in meno di un minuto. Si, credo che
bisogna essere proprio predisposti a questo.” Le rispose con ironia.
“Senti chi parla.” Scherzò affondando il dito contro il
suo petto. Rimasero in silenzio per qualche secondo, ad assaporare tutta quella
tranquillità.
“Ci hai più pensato?” chiese lui improvvisamente.
“A cosa?” chiese curiosa.
“A quella storia dell’appuntamento?” continuò a chiedere
imbarazzato, Rose sorrise, certo che ci aveva pensato, le capitava di
immaginare quest’appuntamento tra loro, anzi sperava proprio di parlarne,
perché non vedeva l’ora.
“Certo, e tu?” chiese lei sperando che fosse impaziente
quanto lei.
“Beh … si …. Vorresti ancora … ecco … uscire con me?”
chiese evitando di guardarla.
“Certo che vorrei, hai già mente qualcosa?” chiese
curiosa di vederlo in questa nuova veste.
“Qualcosina.” Disse divagando un po’.
“Davvero? E di cosa si tratta?” chiese ancora più
curiosa.
“Che ne pensi di questo sabato?” chiese ignorando la sua
domanda.
“Penso che sia perfetto.” Disse sorridendo mordendosi il
labbro inferiore, lei e il Dottore avevano ufficialmente un appuntamento.
Si guardò ancora allo specchio per assicurarsi che tutto
era a posto, per quella sera aveva abbandonato la cravatta, aveva scelto un
abbigliamento più semplice e comodo, una camicia con una t-shirt semplice e i
jeans che ormai, grazie a Rose si era abituato ad indossare, ma non era
riuscito ad abbandonare le sue converse.
Pete gli aveva suggerito un paio di ristorati carini dove
portarla, ma lui aveva già in mente altro, Rose meritava qualcosa di più di un
semplice appuntamento o un semplice ristorante. Sospirò nervosamente per la
millesima volta, non gli era mai capitato di sentirsi così nervoso, si prese di
coraggio e uscì dalla sua stanza, si fermò davanti a quella di lei, non sapendo
bene cosa fare se bussare o meno, si stava dirigendo verso le scale, ma tornò
indietro fermandosi nuovamente davanti alla porta, e stavolta bussò.
“Rose sei pronta?” chiese ad alta voce, cercando di
sembrare tranquillo.
“Un attimo è arrivo.” Gli rispose da dietro la porta, il
Dottore sbuffò sapendo che la ragazza perdeva ancora un bel po’ di tempo.
“Ti aspetto di sotto.” Disse infine allontanandosi.
Doveva distrarsi, doveva cercare di non pensare alla
serata che si prospettava. Sceso le scale, si ritrovò Chris che parlava a
Jackie, proprio davanti alla porta di entrata, possibile che quel ragazzo era
sempre tra i piedi.
“Buonasera Dottore.” Lo salutò, lo guardò attentamente
mentre si avvicinava.
“Chris, che sorpresa vederti qui a quest’ora!” esclamò
senza nascondere il suo fastidio.
“Doveva portare dei documenti a Pete. Gli ho detto che
lavora troppo, ma non mi vuole ascoltare.” Spiegò Jackie sorridendo.
“Cerco di solo di aiutare il signor Tyler.” Aggiunse il
ragazzo, il Dottore avrebbe volentieri evitato di subirsi questa scenetta tra
quei due.
“Secondo me dovresti trovarti una bella ragazza da
portare fuori a cena.” Suggerì Jackie dandogli una gomitata.
“Magari una che non è già impegnata.” Borbottò il Dottore
sottovoce.
“Come scusa?” chiese il ragazzo non riuscendo a capire
cosa il Dottore aveva detto.
“Nulla.” Rispose frettolosamente sorridendogli.
“Perché non ti fermi a cena?” chiese Jackie con
gentilezza.
“Oh … non vorrei essere motivo di disturbo.” Rispose, il
Dottore alzò gli occhi al cielo, quel ragazzo lo infastidiva molto.
“Non essere stupido, non disturbi per niente.” Insistette
ancora la donna.
“Immagino che Rose non è ancora pronta!” esclamò Jackie
rivolgendosi al Dottore.
“No, infatti, la sto aspettando.” Le rispose.
“Tipico di noi Tyler facciamo sempre aspettare i nostri
uomini.” Scherzò la donna.
“Visto Chris, dovresti fare come il Dottore che stasera
porterà fuori Rose.” Continuò la donna, Chris guardò con sorpresa il Dottore,
che sorrideva compiaciuto della faccia del ragazzo.
“Ma davvero? E dove la porterà?” chiese senza nascondere
il suo fastidio.
“Oh un posto che sono sicuro le piacerà.” Rispose
dondolandosi sulle gambe, entusiasta dell’idea di infastidirlo.
“Lo spero, so che Rose ha gusti davvero particolari.”
Continuò con provocazione, ma il Dottore non era per nulla preoccupato.
“Oh lo so bene.” Disse tranquillamente, senza smettere di
sorridere.
“Conosco molto bene la mia Rose.” Continuò, enfatizzando
l’ultima parte.
“Beh si, ma sa com’è … con il tempo le persone possono
cambiare.” Gli rispose guardandolo dritto negli occhi, il Dottore stava per
rispondergli, ma fu anticipato.
“Non essere ridicolo, non sono cambiata poi così tanto.”
Giunse la voce divertita di Rose dalle scale, sia Chris che il Dottore alzarono
gli occhi su di lei.
Il Dottore rimase piacevolmente sorpreso quando la vide
scendere le scale, avvolta in un vestitino nero, con un’ampia scollatura sul
davanti e una gonna un po’ a palloncino, molto corta, i capelli arricciati
lasciati sciolti sulle spalle.
“Rose è sempre bello vederti.” Disse Chris colpito anche
lui dalla ragazza.
“Scusa, se ti ho fatto aspettare.” Disse la ragazza
avvicinandosi, ignorando completamente Chris, il Dottore deglutì a fatica.
“Beh … né valsa la pena …” disse osservandola rapito.
“Sul serio?” chiese imbarazzata.
“Sei bellissima.” Continuò soffermandosi sui suoi occhi,
Rose arrossì imbarazzata.
“Neanche tu sei male.” Gli disse sorridendo.
“Meglio andare o rischiamo che facciamo tardi.” Disse lui
cercando di riprendere il controllo di sé.
“Vedete di non fare troppo rumore quando tornate,
intesi?” li avvertì Jackie, ricordando ai due che non erano soli, si guardarono
divertiti e imbarazzati.
“Buona cena.” Disse il Dottore con provocazione verso
Chris, prese la mano di Rose e insieme uscirono.
Durante tutto il tragitto aveva cercato di capire dove il
Dottore la stesse portando, ma non c’era stato alcun modo per farlo parlare.
Anche se doveva ammettere che si stava divertendo, erano usciti solo da qualche
minuto, ma la serata si stava rivelando davvero divertente.
“Perché non vuoi che sappia dove mi stai portando?”
chiese di nuovo per l’ennesima volta sorridendo.
“Se ti dico dove andiamo, mi spieghi che gusti ci trovi.”
Cercò di spiegarle.
“Sai meglio di me che è più divertente non sapere.” le
disse facendole l’occhiolino. Dopo si voltò a guardare fuori dal finestrino
chiuso.
“Puoi fermarti qui, grazie.” Disse all’autista che esegui
la sua richiesta, il Dottore scese di corsa e aprì lo sportello a Rose
aiutandola a uscire.
La ragazza si guardò attorno, erano in una zona che non
conosceva, ai lati della strada sembrava ci fosse un boschetto, quindi doveva
trattarsi della periferia della città, a illuminare il posto c’erano solo i
lampioni della strada, l’auto con il loro autista si allontanò.
“Dove siamo?” chiese guardandosi attorno.
“Conosco una scorciatoia per arrivare al ristorante” disse
iniziando a camminare verso il parco.
“Aspetta vuoi passare attraverso il bosco?” chiese la
ragazza sorpresa.
“Sì, perché?” le rispose come se fosse ovvio.
“Guardami, non sono proprio vestita per una scampagnata
in mezzo agli alberi.” Disse indicandogli il suo abbigliamento.
“Tranquilla, puoi fidarti.” Le disse avvicinandosi.
“Non ti rovinerai il tuo vestito.” Le disse prendendole
la mano, non riusciva a dirgli di no, soprattutto quando era così vicino a lei.
“D’accordo andiamo.” Disse sconfitta.
“Spero per te che il ristorante valga questa piccola scampagnata.”
Disse seguendolo.
Camminarono per un altro po’, non riuscì a capire per
quanto tempo e neanche quanto avessero realmente camminato, lei per velocizzare
si era tolta le scarpe con il tacco.
“Se sapevo, mi sarei messa jeans e scarpe da tennis.” Si
lamentò fermandosi un attimo, il Dottore si allontanò da lei, spostò un
cespuglio e si voltò verso di lei.
“Allora te ne stai lì.” Disse porgendole la mano, Rose
sorrise sospirando, finalmente erano arrivati al ristorante.
“Non vedo l’ora di potermi s ….” cercò di dire, ma non
appena superò il cespuglio, le parole si fermarono in gola, non c’era un
ristorante ad aspettarli, bensì una tovaglia stesa su un prato, su di essa due
bicchieri e una bottiglia di vino con accanto un cestino per il pic-nic, ma a
colpirla maggiormente era soprattutto la vista che riusciva a vedere dalla loro
posizione, ai loro piedi avevano l’intera città illuminata dalle luci notturne.
Il Dottore si avvicinò con un sorriso soddisfatto sul volto.
“Guarda in alto.” Le disse, la ragazza fece come gli
aveva chiesto, alzò la testa e notò le meravigliose stelle che splendevano in
quello splendido cielo notturno.
“Ho pensato che questo era meglio del ristorante.” Disse
senza smettere di sorridere tenendo lo sguardo su di lei che ancora guardava il
cielo.
“Direi che hai ragione.” Disse la ragazza a corto di
fiato per la sorpresa.
“La cena ci aspetta.” Disse stringendole la mano.
Erano lì sdraiati sulla comoda coperta a mangiare e
scherzare tra loro, con la luce delle stelle e della luna che splendevano sulle
loro teste, mai avrebbe pensato che il Dottore potesse essere così romantico, e
le avrebbe potuto regalare una serata così meravigliosa. Finalmente erano loro
due, niente Torchwood, niente Jackie, niente Tony che assilli il Dottore per
ascoltare altre storie da lui, e soprattutto né Chris né Ianto che potevano
interromperli da un momento all’altro, almeno sperava.
“Sai tutto questo mi ricorda, il pic-nic che abbiamo
fatto sul quel pianeta ….” Disse improvvisamente spezzando il loro silenzio,
alzandosi sui gomiti.
“Aspetta, come si chiamava. Quello che aveva gli abitati
che sembravano peluche viola.” Disse sforzandosi di ricordare.
“Khashoggi!*” disse il Dottore evidentemente anche lui
ricordava quell’avventura.
“Sì, esatto proprio quello, solo che invece delle stelle
c’erano quei tre soli che si muovevano in modo strano.” Disse la ragazza
tenendo gli occhi al cielo.
“Ah … speravo proprio di non ricordarmi di quello.” Si
lamentò lui.
“Oh … vero è stato quando il re voleva che spossassi la
sua unica figlia.” Disse divertita la ragazza.
“Si si ridi pure … se non ricordo male, eri tu che stavi
per sposarti con un Purple, senza neanche averlo
visto.” Scherzò lui di rimando alzandosi un po’.
“Non è stata colpa mia, avevo solo bevuto da quella strana
coppa senza sapere di cosa si trattava.” Si giustificò, il Dottore comunque non
riuscì a smetterla di sorridere divertito da quel ricordo, lo vide prendere un
bicchiere e versare del vino per poi porgerlo a lei, versandosi del vino anche
per lui.
Rose non riuscì a ripensare a quello che Chris le aveva
detto, bevve un sorso di vino dal bicchiere osservando attentamente il Dottore
accanto a lei.
“Ti manca vero?” chiese improvvisamente, la guardò
confusa.
“Di che parli?” chiese sorseggiando il suo vino.
“I viaggi. Correre tra le stelle, alzarsi la mattina
senza sapere dove trovarsi e cosa aspettarsi.” Disse, ricordando ogni emozione
provata nel viaggiare sul Tardis.
“Non sempre.” Le rispose sinceramente guardando davanti a
sé, una risposta che le fece tornare il timore, quel timore che non se ne
andava mai, ma che invece restava sopito in fondo al suo cuore.
“Adesso sono qui. Con te!” Le disse improvvisamente,
voltandosi verso di lei sorridendole.
“E questo mi basta.” Le disse, ricambiò il sorriso rimettendo
in fondo al suo cuore quella paura.
Lo vide avvicinarsi a lei con esitazione, il cuore le
prese a battere all’impazzata, con la mano le accarezzò la guancia, chiuse gli
occhi sentendo un brivido che le percosse la schiena, quanto era bello sentirlo
così vicino.
“Sei così bella.” Le disse sfiorandole le labbra con gli
occhi fissi nei suoi. Quegli occhi che conosceva bene, e che in quel momento le
stavano trasmettendo tutta la sua passione e il suo desiderio di baciarla.
Quando le loro labbra finalmente si toccarono, un altro
brivido le attraversò la schiena, sentì il suo cuore perdere un battito.
Dischiuse le labbra per assaporare meglio quel bacio così tanto voluto, così
disperatamente cercato per tanto. La mano del Dottore affondò tra i suoi ricci biondi,
mentre lei si aggrappò a lui con tutta se stessa.
Il Dottore si allontanò di poco da lei, solo per
riprendere un attimo il respiro, i due si sorrisero.
“E’ valsa la pena aspettare così tanto.” Disse lui in un
sussurro, ma prima che riuscì a riprendere possesso delle sue labbra il
cellulare di lei suonò, con il dispiacere di entrambi.
“Non posso crederci.” Si lamentò lei chiudendo gli occhi.
“Non rispondere ti prego.” La pregò lui sussurrando.
“Sai bene che non posso.” Gli disse con l’amarezza che cresceva
in lei.
“Era solo un tentativo.” Disse allontanandosi, Rose prese
il cellulare dalla sua borsa notando che era una telefonata di Chris.
“Dimmi Chris che succede?” rispose, vide il Dottore
borbottare qualcosa mentre bevve un altro sorso dal suo bicchiere.
“D’accordo stiamo arrivando.” Disse per poi staccare la
chiamata, si morse il labbro maledicendo di lavorare per il Torchwood.
“Mi dispiace.” Disse rivolta a lui sorridendo.
“Ah non preoccuparti, in fondo è il nostro lavoro.” Disse
alzandosi, le porse la mano aiutandola ad alzarsi.
“Dovremmo dare una sistemata prima di andare.” Disse Rose
guardandosi attorno.
“Domani manderò qualcuno, occupiamoci del nostro lavoro.”
Disse lui.
“Comunque è stato una serata davvero meravigliosa.” Disse
la ragazza sorridendogli, il Dottore si avvicinò a lei e appoggiò un dolce
bacio sulle labbra, Rose non resistette, passò le mani sulla nuca,
approfondendo ancora quel bacio a lui non restò altro che stringerla ancora di
più a se.
“Recupereremo non appena risolveremo quest’altra crisi.”
Disse lei, non appena si staccò da lui.
“Certo, non ho alcuna voglia di mollare.” Le rispose
prendendole la mano, dopo si avviarono verso quella che si prospettava un'altra
crisi aliena.
Fine
VIII Capitolo
Revisione
Settembre 2011
Vi ricordo la pagina Facebook:http://www.facebook.com/pages/KillerQueen86/161552900568131?sk=wall
Note dell’autore:Eccomi
finalmente sono riuscita a concludere questo capitolo, spero che sia di vostro
gradimento e che continuerete a seguirmi, anche con le altre storie, prometto
di non metterci così tanto per il prossimo capitolo.
Ringrazio
la mia socia (e sorellina anche) LittleAshes eLaTuM per aver recensito il capitolo precedente, spero che questo nuovo
capitolo piaccia ad entrambe.
Scusate in
anticipo qualunque errore di grammatica o altro, grazie ancora, buona lettura.
Capitolo IX
Grave pericolo
Rose e il Dottore raggiunsero la sala controllo di Torchwood,
da lì Jack coordinava due squadre, in giro per Londra, Pete e Chris
assistevano.
“Che succede?” chiese Rose entrando, Chris notò che il
Dottore stringeva la mano di Rose, nonostante si erano fermati.
“Ci sono stati degli strani fenomeni in tre punti diversi
della città, Jack ha mandato due squadre a controllare.” Spiegò brevemente
Chris, il Dottore si allontanò da Rose, si mise gli occhiali e iniziò a dare un
occhiata ai dati che arrivavano.
“Che tipo di fenomeni?” chiese senza smettere di leggere.
“Sono stati avvistati due strani esseri, solo per pochi
secondi.” Spiegò il ragazzo, Rose si avvicinò a Jack.
“Che generi di esseri?” chiese il Dottore.
“Abbiamo mandato due squadre per capirlo.” Gli rispose
garbatamente.
“Non abbiamo neanche un indizio, qualcosa su cui
lavorare?” chiese il Dottore.
“Non ancora.” Intervenne Pete, un uomo entrò nella stanza
con dei fogli.
“Signore, abbiamo uno schizzo di quegli esseri.” Disse
l’uomo appena entrato, consegnandolo direttamente al Dottore, Rose si avvicinò.
Il disegno era molto preciso, si trattavano di specie di
meduse che sembravano galleggiare in aria*.
“Hai idea di cosa siano?” chiese Pete.
“E’ la prima volta che ne vedo uno così.” Rispose confuso.
“Sembrano grosse meduse.” Aggiunse Rose.
Improvvisamente all’interno della struttura scattò un
allarme.
“Che sta succedendo?”” chiese Pete preoccupato, il
Dottore fece cadere i fogli avvicinandosi al sistema di allarme.
“Qualcuno è riuscito a entrare nella struttura.” Disse
preoccupato.
“Com’è possibile?” chieseJack confuso.
“Guardate.” Disse Rose indicando il pannello elettrico,
con la piantina della struttura.
“Sta sigillando i vari piani.” Disse Chris osservando con
attenzione, improvvisamente la luce se ne andò, facendo partire le luci di
emergenza.
“Maledizione che sta succedendo?” chiese Pete.
“Siamo sotto attacco, le letture vengono dal settore
7-C.”spiegò Jack alzandosi e armandosi.
“E' dove teniamo i reperti alieni catalogati, giusto?”
chiese conferma Rose.
“Jack dove vai?” chiese invece Pete, vedendo il ragazzo
dirigersi fuori dalla sala.
“Vado a vedere che sta succedendo, prima di rimanere
bloccato qui.” Disse uscendo, nessuno riuscì a fermarlo.
“Noi che facciamo?” chiese Rose al Dottore.
“Non lo so, cerchiamo di scoprire di cosa si tratta.
Chris mantieni il contatto con Jack e la sua squadra, digli di non entrare in
azione per nessun motivo. Dobbiamo prima capire chi abbiamo di fronte.” Ordinò
il Dottore, pigiando dei tasti sul panello di sicurezza.
“Non c’è abbastanza corrente da fare partire il sistema
di sicurezza.” Disse Pete avvicinandosi.
“Devo almeno tentare, mi serve solo per sbloccare le
porte.” Spiegò, spostò la sedia che c’era e s’inginocchiò, smontando il panello
di protezione, facendo uscire tutti i fili.
“Rose ho bisogno che tu e Pete trovate un percorso
alternativo per raggiungere la zona attaccata.” Ordinò iniziando a manomettere i
fili, i due si allontanarono mettendosi subito a lavoro.
“Jack e la sua squadra sono rimasti bloccati nell’atrio,
non sono riuscita a raggiungere il settore 7C.” spiegò Chris avvicinandosi.
“Lo immaginavo!” borbottò il Dottore.
“Che cosa devo dirgli?” chiese il ragazzo, il Dottore
roteò gli occhi infastidito.
“La porta d’ingresso è a vetri, digli di spaccarla e
raggiungere il settore dalla rete fognaria.” Spiegò infastidito, Chris si
allontanò ancora.
Qualche minuto dopo Rose ritornò dal Dottore, che ormai
era immerso nei cavi e nei fili.
“Forse abbiamo trovato un modo per raggiungerli senza
l’ausilio della corrente.” Disse la ragazza sorridendo, il Dottore la guardò
stupito.
“Dici sul serio?” chiese speranzoso, la ragazza si
inginocchiò accanto a lui. “Guarda qui!” Disse mostrandogli un foglio.
“Qualche giorno fa, è arrivato questo aggeggio da New
York. Si tratta di un affare che apre ogni tipo di chiusura. In pratica, è come
un cacciavite sonico” Spiegò, il viso del Dottore si illuminò e la guardò.
“Oh Rose, sei brillante.” Disse orgoglioso.
“Inizio a crederci davvero.” Disse divertita la ragazza.
I due si alzarono e presero una mappa cartacea della
struttura, Pete si avvicinò a loro.
“Per fortuna il mio ufficio è qui vicino e quell’aggeggio
si trova proprio lì” disse il Dottore indicando sulle carte la stanza.
“Pensate davvero che possa funzionare?” chiese
speranzoso, mentre i due si sistemavano gli auricolari.
“Abbiamo solo un modo per scoprirlo. Pete rimani qui e tienici
informati dei movimenti di Jack e della sua squadra.” Disse prendendo la mano
di Rose.
I due corsero fino ad arrivare al suo ufficio dove iniziò
a cercare tra i vari scatoloni.
“Ti stai divertendo vero?” chiese Rose sorridendo.
“Di che parli?” chiese lui facendo finta di non capire.
“Avanti che lo sai. Avere il totale controllo della
situazione, cercare di trovare una soluzione.” Continuò a sorridergli.
“Rose, siamo in una piena crisi aliena, e non mi sembra
una cosa molto divertente.” Aggiunse il Dottore senza guardarla.
“Peccato perché io mi sto divertendo, mi sembra che siamo
tornati ai tempi in cui viaggiavamo nel Tardis, e dovevamo affrontare la
classica crisi aliena.” Disse ancora la ragazza avvicinandosi, finalmente il Dottore
riuscì a trovare ciò che cercava, lo prese vittorioso e guardò Rose.
“Hai ragione, mi sto divertendo.” Disse sorridendo
soddisfatto.
“Dottore, Jack è appena arrivato vicino alla sezione 7C,
sembra che il nemico è uno degli scienziati che lavorano ai laboratori.” Giunse
la voce di Chris dagli auricolari, Rose lo guardò confusa.
“Come sarebbe a dire?” chiese la ragazza.
“C’è di più, è molto interessato alla capsula che ha
ucciso Kate.” Continuò a spiegare, i due si guardarono preoccupati, non poteva
essere vero, com’era possibile che l’alieno fosse sopravvissuto dopo la morte
di Kate.
“Dì a Jack che stiamo arrivando.” Disse il Dottore, prese
la mano di Rose e iniziarono a correre più che potevano, utilizzando l’oggetto
alieno riuscirono ad attraversare i blocchi di sicurezza che l’intruso aveva
inserito.
Camminavano tenendosi per mano, guardandosi attorno con
molta attenzione, aveva una stranissima sensazione, un presentimento che forse
la stava avvertendo di un pericolo imminente, respirò lentamente, guardò in
basso concentrandosi sulla mano del Dottore che stringeva la sua.
“Tutto bene?” chiese improvvisamente il Dottore,
osservandola.
“Si, certo!” rispose cercando di non dare molto peso a
quella sensazione.
Arrivarono nel corridoio che precedeva la sezione,
sdraiato a terra il corpo di un uomo, uno della squadra di Jack, Rose si chinò
a controllare i battiti, ma ormai era troppo tardi.
“E’ morto.” Disse con calma rialzandosi.
“Questa storia non mi piace per niente.” Disse il
Dottore, si guardò ancora attorno e si mise davanti a Rose.
“Rimani dietro di me, intesi?” chiese guardandola, la
ragazza annuì e lo seguì aggrappandosi quasi disperata alla sua giacca.
Arrivarono davanti alla porta designata, il Dottore diede un’occhiata
dall’oblò, ma non vide nulla, solo tanta confusione.
“Vedi nulla?” chiese lei.
“Niente!” rispose senza nascondere la sua preoccupazione.
I due si addentrarono nella sala principale, attorno a
loro il caos, a quanto sembrava l’alieno era alla ricerca di qualcosa.
“Hai qualche piano?” chiese la ragazza guardandosi
attorno.
“Ehi c’è nessuno?” chiese a voce alta il Dottore,
guardandosi attorno, rimanendo davanti a Rose.
“Ottimo piano!” esclamò la ragazza.
“Chi sei?” chiese mentre finalmente la figura era a
vista, notando che era dinanzi alla capsula.
“Dov’è lei?” chiese con voce roca, Rose ebbe un brivido,
in mente le tornò Kate e quello che le era successo?
“Cosa cerchi? Perché sei qui?” chiese ancora il Dottore.
“Rivoglio indietro la mia compagna.” Disse con freddezza.
“Ti ordino di dirmi chi sei?” ordinò ancora il Dottore
con voce autoritaria.
“Non puoi ordinarmi nulla!” urlò ancora, Rose chiuse gli
occhi e deglutì lentamente.
“Vi distruggerò come insetti, stupidi umani.” Urlò
ancora.
“Ok, ok calmati.” Disse il Dottore con più calma,
cercando di calmare l’alieno.
“Sono qui solo per capire come posso aiutarti.” Continuò
il Dottore facendo un passo in avanti, l’alieno rise freddamente.
“Credi davvero che dirò a te, stupido essere il mio
piano?” chiese con scherno.
“Beh, no! Vorrei aiutarti se è possibile.” Continuò con
calma.
“Rivoglio la mia compagna, ma l’avete uccisa! Quindi,
adesso io distruggerò voi, inutili esseri.” Sentenziò, facendo scattare
qualcosa nella capsula.
“Dottore, cos’è quello?” chiese la ragazza avvicinandosi
a lui.
“Questo, signorina Tyler è una bomba.” Disse voltandosi
verso di lei, il Dottore istintamente si mise davanti
a lei.
“Come fai a sapere il mio nome?” chiese confusa.
“Posso accedere alla memoria di Tom” spiegò inclinando in
un lato la testa.
“So molte cose su voi, e sul Torchwood.” Disse con un
ghigno sul viso.
“Quindi, sai che possiamo fermarti.” Disse il Dottore, ma
l’alieno sorrise divertito.
“Una sola mossa sbagliata da parte vostra e il vostro
stupido mondo finirà in piccoli pezzettini.” Disse accarezzando la capsula. in
quel momento Jack e la sua squadra irruppero nella sala, da dietro l’alieno.
“Fermo dove sei!” urlò Jack.
“Non muovetevi!” urlò il Dottore, facendo segno di stare
fermi.
“Se fate la mossa sbagliata, salteremo tutti in aria.”
Avvertì Rose, in quel momento il Dottore lo vide, una piccola goccia di sangue
scendere dal naso dell’uomo, la luce si accese e spense a intermittenza per
pochi minuti, e il corpo fu invaso da una forte contrazione, Jack e la sua
squadra ne approfittarono per avvicinarsi e bloccarlo.
“Non muoverti amico” intimò il ragazzo puntandogli
l’arma, il Dottore si avvicinò cautamente, seguito da Rose, ma prima che i due
raggiunsero la capsula e gli altri, un’onda d’urto li investì in pieno
facendoli cadere a terra.
“Che cosa è successo?” chiese Rose sotto il peso del
Dottore.
“Non ne ho idea.” Rispose lui scuotendo la testa, i due
si alzarono anche Jack e la sua squadra erano stati atterrati, per fortuna
nessun ferito.
“Jack!” urlò Rose avvicinandosi, il Dottore invece si
avvicinò alla capsula e la esaminò.
“Sto bene, non preoccuparti.” Rispose il ragazzo
rialzandosi, si assicurò che nessuno dei suoi era gravemente ferito o peggio.
“E’ ancora attiva?” chiese Rose avvicinandosi al Dottore.
“Si, purtroppo” rispose togliendosi di fretta i suoi
occhiali.
“Avete visto da che parte è scappato?” chiese il Dottore.
“Sì, è andato da quella parte.” Disse uno dei ragazzi,
indicando la zona da cui loro erano arrivati. Il Dottore stava per correrli
dietro, ma si fermò si colpo.
“Perché ti sei fermato?” chiese Rose dietro di lui, si
voltò per guardarla e le prese le mani.
“Devi restare qui.” Disse semplicemente, ma la ragazza
non era per niente d’accordo.
“Cosa? Non se ne parla.” Rispose lasciandogli le mani.
“Non ti lascio andare da solo.” Continuò con insistenza.
“Ti prego Rose, fai come ti dico.” Insistette lui.
“Verrò con te che ti piaccia o no!” continuò invece lei,
il Dottore le prese nuovamente le mani e la guardò fissa negli occhi.
“Voglio saperti al sicuro.” Disse in un sussurrò.
“Lo sarò.” Gli rispose con calma ricambiando lo sguardo,
il Dottore fu il primo a distogliere lo sguardo, si rivolse a due dei ragazzi
di Jack.
“Restate qui con lei, non deve succederle niente, siamo
intesi?” ordinò con voce autoritaria.
“Agli ordini signore!” risposero insieme.
“Cosa? No io vengo con te.” Disse invece lei, il Dottore
le prese il viso tra le mani.
“Rose, tornerò ok?Io torno sempre da te.” Disse infine
sorridendo e le diede un bacio leggero sulle labbra.
“Jack muoviamoci.” Urlò allontanandosi da lei e prendendo
la direzione del nemico, Rose rimase ferma in mezzo alla sala, senza avere la
forza di replicare.
Era passato un po’ di tempo da quando il Dottore era
andato via, lasciandola indietro, camminava nervosa avanti e indietro.
Detestava quando faceva in quel modo, detestava rimanere ad aspettare. Voleva
aiutarlo, voleva stargli accanto.
La sensazione di prima, tornò più forte, confondendole
ancora le idee, il Dottore sicuramente era in pericolo e lei doveva aiutarlo ad
ogni costo.
Senza pensarci seguì i passi del Dottore, i due soldati
gli furono subito dietro.
“Signorina non può andare.” Disse uno di quelli
inseguendola.
“Oh vi prego ho sempre fatto così, e continuerò a farlo.
Non sarete certo voi a fermarmi.” Disse addentrandosi in stretto corridoio
fatto di tubature.
Il Dottore si fermò improvvisamente, quando si accorse
che l’uomo era fermo, come in attesa di qualcosa, fece segno a Jack e gli altri
di tornare indietro a cercare una strada per circondarlo, lui nel mentre lo
avrebbe trattenuto il più possibile.
“Hai un odore inconfondibile Dottore” lo schernì
improvvisamente, lui si avvicinò molto lentamente.
“Si, curo molto il mio aspetto.” Disse con sarcasmo
cercando di capire perché si era fermato.
“Non serve che reciti con me Signore del Tempo.” Lo
schernì voltandosi a guardarlo, il Dottore si fermò.
“Anzi non lo sei più!” disse inclinando la testa.
“Non completamente!” continuò con disgusto.
“Sei molto debole lo sai?” chiese invece lui, spostando
l’attenzione dell’essere su se stesso.
“Tra molto non lo sarò.” Disse e il corpo fu attraversato
da una nuova fitta.
“Non si direbbe.” Continuò il Dottore osservandolo.
“Quel corpo non è abbastanza forte da reggerti ancora a
lungo.”
“Potrei prendere il tuo. Un umano con la conoscenza di un
Signore Del Tempo. Potrei dominare l’intero universo.” Schernì ancora, ma il
Dottore non era per niente impressionato, cosa che anche l’alieno notò.
“Magari potrei prendere il corpo della tua compagna,
quella ragazza ha qualcosa di davvero particolare.” Minacciò avvicinandosi.
“Non te lo permetterò” disse digrignando i denti, Jack
arrivò alle spalle dell’uomo puntandogli l’arma.
“Non penserete davvero di farmi paura con quelle?”
schernì ancora, ma il suo corpo fu attraversato da una nuova fitta, stavolta
urlò scatenando una nuova onda d’urto, il terreno tremò, il Dottore si tenne ad
alcune tubature, altre invece si spezzarono fuoriuscendo acqua e gas, alcuni
dei ragazzi di Jack vennero feriti.
“Guardati, non riesci più a controllare il tuo corpo, sai
bene che non resisterà a lungo, lascia questo pianeta finché sei in tempo.”
Urlò il Dottore rimettendosi in piedi, aggrappandosi alle tubature non saltate.
“Voi stupidi essere umani morirete con me.” Urlò ridendo
malignamente.
Il Dottore guardò l’essere davanti a lui, la rabbia che
era in lui sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Attorno a loro molte
tubature perdevano e delle fiamme stavano divorando una parte della struttura.
“Visto che ancora hai i ricordi di Tom. Perché non
controlli com’è morta la tua compagna?” Lo sfidò digrignando i denti. L’alieno
rimase in silenzio per qualche minuto, dopo di che chiuse gli occhi abbassando
la testa.
“Lascia questo pianeta e non tornarci più, siamo intesi?”
minacciò rimanendo impassibile a lui. Un fascio di luce lasciò il corpo di Tom,
che ormai esamine cadde sul pavimento.
“Lavoro eccellente come sempre.” Disse Jack
avvicinandosi, mentre i suoi controllavano le condizione dell’uomo. Una strana
sensazione prese il corpo del Dottore, il pericolo era passato, allora perché
non era tranquillo, si voltò di scatto verso Jack.
“Rose” urlò, il ragazzo non capì, venne travolto dal
Dottore che corse verso il tunnel che lo aveva portato lì, Jack gli fu subito
dietro.
Attorno a loro le fiamme causate dal gas fuoriuscito
stavano invadendo la zona e l’aria era diventata irrespirabile.
“Signore, dobbiamo andare via di qua.” Disse uno dei
ragazzi di Jack.
Il Dottore sperava, che il morso al cuore che stava
provando fosse solo momentaneo che una volta riabbracciata Rose sarebbe
passato, ma ben presto si rese conto che si sbagliava, il sangue gli si gelò
nelle vene, qualche metro di distanza vide il suo corpo disteso a terra,
circondata da fiamme, non si muoveva, era immobile.
“Voglio
saperti al sicuro.”
“Lo sarò.”
La sua voce gli ritornò in mente, non riusciva a muovere
nessun muscolo era pietrificato, deglutì a fatica.
“Oddio!” esclamò Jack avvicinandosi a lui. Una parte
della struttura, crollò proprio vicino alla ragazza, rendendo il soccorso
impossibile.
“Rose” urlò disperato con la voce rotta dalle lacrime,
non poteva essere una cosa del genere, si mosse nella sua direzione, ma Jack lo
fermò.
“E’ troppo tardi.” Disse, mentre i suoi tornavano
indietro.
“Non la lascerò da sola.” Disse, strattonò il ragazzo e
cercò di raggiungere la sua Rose, non l’avrebbe abbandonata, lei non l’avrebbe
mai fatto.
“Rose” disse ancora, voltandola dalla sua parte. Era
priva di sensi, e aveva un taglio sulla fronte, i suoi capelli macchiati del
suo sangue. Il Dottore la prese tra le sue braccia, non riuscendo più a
trattenere le lacrime.
“Ci sono io qui con te, non preoccuparti.” Disse
spostandole una ciocca di capelli dal viso, ma la ragazza non respirava.
“Dottore, dobbiamo muoverci, sta crollando tutto qui.”
Urlò Jack distante da loro.
“Ti prego Rose, non puoi farmi questo.” Sussurrò tra le
lacrime, disperato.
“Non lasciarmi, ti prego.” Continuò ancora, le accarezzo
il viso e le diede un leggero bacio sulle labbra, erano ancora calde, forse
c’era una piccola speranza. “Non puoi mollare così” disse il Dottore e prese a
farle la respirazione bocca a bocca quasi con disperazione.
“Avanti Rose, riprenditi.” Urlò mentre le praticava il
massaggio cardiaco, non voleva mollare, perché sapeva che lei non avrebbe
mollato, non ha mai mollato. Aveva passato anni per ritrovarlo, avrebbe potuto
farsi una vita, ricominciare da zero, ma la sua Rose non si era mai arresa al
loro addio, e non poteva cerco arrendersi adesso che si erano trovati, adesso
che avrebbero potuto passare la vita insieme, adesso che avrebbero potuto avere
una famiglia, con una vita normale.
Improvvisamente la ragazza si riprese tossendo
convulsivamente.
“Sono qui, sono qui.” Le disse cullandola tra le sue
braccia, quando senti le sue dita aggrapparsi alla sua giacca si sentì più
tranquillo, la strinse al petto e le bacio la testa, sospirando.
“La mia Rose, la mia meravigliosa Rose.” Disse
cullandola, lasciando che le sue lacrime bagnassero il viso.
Note dell’autore: Eccovi il decimo capitolo, spero che vi piaccia come a me
è piaciuto scriverlo, ero indecisa o meno, se collocare adesso la scena, ma
credo che alla fine era inutile continuare a rimandare.
Spero vi
piaccia vorrei sapere cosa ne pensate, quindi recensite liberamente, scusate
per ogni errore di grammatica e di forma.
Capitolo X
Affrontare le paure
Un brivido le percosse la schiena, si strinse ancora di
più nella coperta che le avevano dato i paramedici, secondo loro era tutto a
posto, doveva solo riposare. Come poteva semplicemente riposare?
Appoggiò la fronte contro il vetro della sua finestra nel
suo studio, chiuse gli occhi cercando di calmare la sua paura e il tremore che
l’aveva invasa. Sentiva in lontananza Pete e Chris parlare, ma non capiva bene
cosa stessero dicendo, o semplicemente non voleva capirlo.
Ancora un brivido la attraversò, sentiva freddo attorno a
sé, abbassò lo sguardo, davanti all’ingresso dell’Istituto c’era un po’ di
confusione, ma lei riuscì a riconoscerlo, lo avrebbe riconosciuto tra un
miliardo di persone, il suo cuore reagì leggermente alla sua vista, chiuse gli
occhi tremante lasciando che una lacrima le solcasse il viso. Quella era la
prima sensazione positiva che riusciva a percepire da quando …. Ancora un brivido
lungo la schiena, la sensazione di freddo la invase fino a raggiungere il suo
cuore. Aveva avuto così paura, anche se per qualche attimo, aveva toccato la
morte e il nulla.
Sospirò tremando ancora nel ripensare a quegli attimi, in
quel momento aveva bisogno solo di una cosa, in quel momento aveva bisogno di
essere stretta nuovamente a lui, di sentire ancora il suo calore, il suo amore,
in quel momento aveva bisogno del suo Dottore. Senza rendersene conto appoggiò
la mano contro il vetro, quasi cercando di accorciare le distanze tra loro,
anche se lui non poteva vederla in quel momento.
Alzò lo sguardo verso l’alto, Pete e Chris insieme con un
paramendico avevano accompagnato Rose nel suo ufficio, purtroppo lui doveva
occuparsi di alcune faccende, ma la sua mente era completamente rivolta a lei.
Un brivido gli percosse la schiena, tra le sue braccia
aveva tenuto il suo corpo senza vita, ed era stato ancora peggiore che vederla
cadere nel vuoto, lo aveva devastato ancora di più, per quell’attimo aveva visto
la loro vita fuggire via senza che lui potesse porvi rimedio.
Il dolore che questa esperienza si era insinuato nel suo
cuore, era peggiore di quello precedente, aveva bisogno di correre da lei, di
vederla sorridere, di vedere le sue guance colorate, per cancellare l’immagine
orribile che lo stava tormentando. Aveva bisogno di lei più di quanto avrebbe
potuto ammettere, ne aveva bisogno per colmare quel vuoto che gli si era
formato in fondo al cuore.
Vide Pete e il paramedico uscire dalla struttura, l’uomo
era alquanto contrariato, si avvicinò di corsa ignorando che Jack parlava con
lui.
“Come sta?” chiese immediatamente.
“Sta bene, deve solo riposarsi.” Rispose con calma per
tranquillizzarlo.
“Purtroppo il presidente, vuole vedermi immediatamente.”
Disse borbottando.
“Se vuoi salire Chris …” il Dottore non gli diede il
tempo di finire, corse verso gli ascensori.
Giunse a destinazione quasi subito, Chris era davanti
alla porta che parlava al telefono con qualcuno, non appena il ragazzo lo vide
staccò la chiamata e lo raggiunse.
“Deve riposare.” Disse il ragazzo senza dargli tempo di
reagire.
“Voglio solo vedere come sta.” Insistette lui,
superandolo, ma Chris si mise nuovamente davanti.
“Come credi che stia dopo aver rischiato di morire a
causa tua?” lo provocò, la rabbia cresceva nel Dottore, ma lasciò stare, in
quel momento doveva pensare a Rose.
“Dì a Jackie che accompagnerò io Rose a casa.” Disse
superandolo di nuovo.
“Credo invece che sia meglio che per un po’ non vi
vediate.” Insistette ancora il giovane, ma il Dottore lo ignorò ed entrò nello
studio.
La stanza era buia, illuminata solo dalle luci della
città, nella penombra il Dottore si accorse che Rose non aveva mangiato, sul
tavolo c’era un vassoio ancora pieno.
La ragazza rimase ferma a fissare fuori dalla finestra,
assorta nei suoi pensieri, stretta nella coperta dell’ambulanza, aveva ancora
quel delizioso vestito che aveva scelto per il loro appuntamento, i capelli li
aveva raccolti in modo disordinato con una fermaglio, ma qualche ciocca le ricadeva
sul viso. Le luci fuori dalla finestra le illuminavano il viso stanco e
pallido, il trucco ormai non c’era più, ma per lui era bellissima anche così.
“Come ti senti?” chiese quando le fu accanto.
“Sto bene” rispose in automatico in un sussurro, continuando
a guardare fisso davanti a sé. Lui sapeva bene che mentiva, in quel momento non
stava per niente bene, e riusciva a vedere l’immenso sforzo che faceva per
tranquillizzare tutti. Si avvicinò e prendendole piano il polso, la costrinse a
voltarsi per guardarlo, rimase a guardare nei suoi occhi per pochi secondi, e
la strinse al petto. La sentì aggrapparsi al suo corpo disperata.
“E’ tutto finito.” Le ripeteva accarezzandole i capelli,
sentiva il suo corpo smosso dai singhiozzi.
Rimasero così per un bel po’ di tempo, il Dottore
continuò a cullarla e tranquillizzarla. Improvvisamente lei alzò lo sguardo su
di lui, il Dottore le sorrise dolcemente, le asciugò due lacrime, prendendole
il viso tra le mani e la baciò dolcemente, voleva solo farle capire che era lì
per lei, che non avrebbe affrontato niente da sola, ma quando stava per
allontanarsi Rose si aggrappò al suo collo approfondendo quel bacio, non se lo
aspettava, non voleva certo quello, ma si rese conto che in quel momento Rose
aveva bisogno di lui.
Rispose al bacio dischiudendo le labbra lasciando che le
loro lingue iniziassero a inseguirsi disperate. Si lasciò andare al desiderio
che aveva, le sue mani iniziarono a vagare sul suo corpo, il Dottore non aveva
mai provato nulla di tutto quello, un’esplosione di sensazioni ed emozioni si fecero
strada in lui, avrebbe fatto l’amore con lei in quel momento, non chiedeva
altro, ma si fermò. Appoggiò la fronte contro quella di lei e riprese un attimo
il fiato.
“Oh Rose!” sussurrò chiudendo gli occhi, la ragazza
sorride timidamente.
“Ho avuto una paura di perderti.” Confessò senza aprire
gli occhi, la ragazza gli rispose baciandolo ancora, ma prima che lui potesse
approfondire il bacio, fu lei ad allontanarsi.
“Resterai con me, vero?” chiese con la voce tremante
rotta dalle lacrime, il Dottore si allontanò un attimo e la guardò confuso.
“Ho bisogno che tu me lo dica, ti prego!” lo supplicò
quasi disperata, il Dottore la guardò e sorrise con dolcezza, con il dorso
della mano le accarezzò la guancia asciugandole una lacrima che si era formata
da poco.
“Oh Rose Tyler resterò con te per sempre.” Disse piano
fissandola negli occhi, quasi cercando di scavarle nell’anima.
Voleva rispondere a quello che lui le aveva appena detto,
voleva dirgli che lo amava più di quanto avrebbe mai amato qualcuno, ma lui la
baciò intensamente.Rispose a quel bacio con lo stesso desiderio, affondò le mani in quei
meravigliosi capelli, senza rendersene realmente conto si ritrovò con le spalle
contro la finestra, il Dottore scese a baciarle il collo le spalle, liberandola
dalla coperta che ancora teneva su. Il suo respiro si fece affannoso, sentiva
le sue mani vagare sul suo corpo, le sembrava di impazzire quando sentiva le
sue labbra accarezzarle la pelle. Il Dottore la strinse nuovamente a sé
allontanandola dalla finestra.
“Dottore …” sospirò la ragazza tra i suoi baci, mentre si
aggrappava a lui. Non aveva mai desiderato fare l’amore con qualcuno come in
quel momento. Quello che l’era successo solo poco prima sembrava completamente
scomparso, sentiva solamente le labbra del Dottore sulle sue, le loro lingue
che si intrecciavano, le mani di lui che la cingeva ancora di più, ma
soprattutto riusciva a sentire il suo unico cuore battere all’impazzata nel petto,
mai si era sentita così viva, mai aveva amato una persona così tanto.
Non riusciva a smettere di baciarla, le sciolse i capelli
e si fermò un attimo a osservarla nella penombra delle luci che entravano dalla
finestra, voleva averla per quella notte, voleva averla per sé per ogni notte
che avrebbero passato insieme da quel momento.
La condusse fino al divano aiutandola a stendersi,
riprese a baciarle le labbra, per poi scendere sul collo e sulle spalle e poi
giù alla sua scollatura. Assaporò ogni centimetro di quella pelle, la sua mano
iniziò ad accarezzarle la coscia, alzandole la gonna, Rose lo aiutò a togliersi
la giacca e a sbottonarsi la camicia, sentire le sue dita contro la sua pelle
lo fece rabbrividire.
Si tolsero i vestiti a vicenda, desiderosi di entrare in
contatto con la pelle dell’altro, di potersi finalmente unire e dare sfogo al
loro amore, alla passione e al desiderio che hanno sempre provato l’uno per
l’altra, avevano aspettato quel momento per tanto di quel tempo.
“Oh Rose!” sussurrò lui mentre osservava la sua bellezza,
intrecciarono le loro mani, mentre si unì a lei con dolcezza spaventato di
poterle fare male, impazziva nel sentirla aggrappata a lui, le sue mani che gli
percorrevano il petto e la schiena, la bocca di lei che cercava quasi disperata
la sua.
Rose si muoveva con armonia con il suo corpo, si chinò su
di lei riprendendo a baciarle il collo, lei avvicinò la bocca al suo orecchio.
“Ti amo.” Sussurrò tra i gemiti, il Dottore strinse la
sua mano aumentando l’intensità dei movimenti, era la prima volta che lei
glielo diceva da quando erano in quel mondo, la prima volta che poteva sentirla
così vicina a lui, la prima volta che riuscì a sentirsi completo.
Era in pace, in estasi, la notte stava lasciando posto al
giorno e loro erano lì, nel silenzio più totale a godere della compagnia
dell’altro. Lei aveva la schiena appoggiata al suo petto, lui la cingeva da
dietro con un braccio, mentre le solleticava il collo, avevano fatto l’amore
per tutta la notte, era stato più che incredibile, aveva provato qualcosa
d’indescrivibile e d’inaspettato, spesso le era capitato di fantasticare su
loro due, ma non avrebbe mai pensato che poteva succedere e che soprattutto
sarebbe stato così intenso.
Sorrise divertita quando il Dottore le accarezzò
delicatamente il braccio, facendole venire un po’ di pelle d’oca.
“E’ stato tutto … perfetto.” Disse scandendo le parole,
mentre le sue dita con delicatezza risalivano il braccio.
“La cosa migliore di tutta la mia esistenza.” Continuò,
sussurrandole all’orecchio, Rose sorrise ancora e si morse il labbro inferiore.
“Credevo che nella tua lunga vita ti fosse già capitato
di “ballare”.” Scherzò la ragazza, ricordando la loro discussione di tanto
tempo fa.
“Non fare la stupida!” le rispose divertito anche lui.
“Fare l’amore con te non ha precedenti.” Continuò, Rose
si voltò a guardarlo.
“Chissà a quante lo hai detto.” disse divertita, stavolta
fu il Dottore a sorridere.
“Dico sul serio.” Disse sussurrando, riprendendo a
baciarle la spalla.
“Sei tutto ciò che un uomo può desiderare.” Continuò
mentre risaliva il collo fino all’orecchio.
“Sei tutto ciò che io ho sempre desiderato.” Disse sussurrando
al suo orecchio, Rose chiuse gli occhi rabbrividendo nel sentire il calore del
suo alito sulla sua pelle, mentre sentiva la sua mano che le accarezzava i
fianchi e il ventre. Quante volte aveva desiderato di sentirgli dire queste
cose. Quanto aveva desiderato poter sentire il corpo nudo di lui contro il suo.
“Non lo dico solo per stanotte, ma per tutte le volte che
abbiamo litigato, per le volte che mi sorridi, che stringi la mia mano, per
ogni secondo che passo con te.” Continuò con calma baciandola ancora una volta,
con la stessa passione, sembrava non averne ancora abbastanza di lei, le
sembrava che volesse recuperare tutte le volte che non erano stati insieme. Poi
lo vide fermarsi e farsi serio improvvisamente.
“Non ti ho chiesto, se ecco …” Iniziò il Dottore imbarazzato,
attirando ancora di più la sua attenzione.
“Cosa?” chiese lei invitandolo a continuare.
“Sì, insomma … Se ecco, tu ...” Tentò di farfugliare
qualcosa sempre più imbarazzato, aveva capito qual era l’argomento, ma si
divertiva vederlo in quelle situazioni.
“Insomma … sarebbe più che normale … tu eri … voglio dire,
sei meravigliosa … e noi non era neanche sicuro che ci saremmo rivisti … che
avremmo avuto questo.” Disse sempre più imbarazzato, Rose si morse il labro e
decise di andargli incontro.
“Vuoi sapere se c’è stato qualcun altro?” incalzò lei
divertita, il Dottore abbassò lo sguardo imbarazzato, ma poteva leggere anche
un po’ di curiosità.
“O vuoi sapere se c’è stato qualcosa con Chris?” chiese
ancora, facendogli alzare lo sguardo.
“Beh ... Credo che non ci sarebbe niente di male … tu e
lui, mi sembrate …” continuò infastidito e imbarazzato.
“Non c’è stato nessun altro.” Rispose fermandolo, il
Dottore rialzò lo sguardo su di lei, sorridendo rilassato e soddisfatto.
“Sapevo che ti avrei raggiunto, alla fine.” Continuò la
ragazza, si avvicinò ancora di più e lo baciò. Rimasero ancora abbracciati a
coccolarsi a vicenda, in silenzio assaporando ancora quel momento.
“E’ tranquillo qui.” Disse improvvisamente il Dottore,
guardandosi attorno.
“Dovremmo venirci più spesso a quest’ora.” Scherzò lei.
“Lontano da mamma, Tony, dalle continue interruzioni di
Ianto e Chris.” Continuò ancora Rose stringendosi ancora a lui, chiudendo gli
occhi.
“E se invece andassimo a vivere per conto nostro?” chiese
improvvisamente lui, accarezzandole i capelli, la ragazza scattò sorpresa e si
mise sui gomiti per poterlo guardare negli occhi e assicurarsi che aveva
sentito bene.
“Che cosa hai detto?” chiese per avere conferma.
“Andare a vivere insieme, tu ed io” disse ancora, Rose
era davvero impreparata a quella proposta, non si aspettava nulla del genere.
“Non fanno così le coppie?” chiese conferma lui.
“Tu vuoi andare a vivere in un appartamento con me?” chiese
ancora Rose, sorpresa.
“Perché ti sembra così strano, siamo una coppia, vero?”
chiese quasi con timore alla fine, la ragazza se ne accorse e cercò di
tranquillizzarlo.
“Sì, lo siamo … ma ecco, pensavo che avessi bisogno
ancora del tempo per abituarti, a tutto questo.” Disse ancora la ragazza, il
Dottore la guardò negli occhi e prese il suo viso tra le mani, osservando ogni
suo centimetro.
“Se sono sicuro di una cosa e che voglio stare con te,
non m’importa di dove e quando.” Disse e la baciò con più intensità che poteva,
Rose rispose al bacio socchiudendo le labbra, ma non riuscì a placare un timore
che ancora c’era nel suo cuore, vero il Dottore le aveva detto che sarebbe
rimasto con lei per sempre, ma purtroppo sapeva fin troppo bene che Chris aveva
ragione, il Dottore alla fine si sarebbe stancato di rimanere legato a un solo
posto, a un solo pianeta.
Furono interrotti dal cellulare di lei che iniziò a
suonare, si guardarono, Rose ancora sorpresa e confusa per quella
dichiarazione, coprendosi con la coperta si alzò.
“Mi era sembrato strano.” Disse ironico il Dottore,
mentre Rose tentava di raggiungere il telefonino in mezzo i vestiti sparsi per
il pavimento.
“Sarà mia mamma, avremmo dovuto essere già a casa.”
Continuò la ragazza cercando ancora il telefonino che non accennava a smettere
di suonare.
“In effetti, avevo promesso che ti avrei riaccompagnato a
casa.” Rifletté il Dottore ancora sul divano. Rose trovò il telefono e finalmente
rispose.
“Ciao mamma!” disse dopo che aveva guardato di chi era la
chiamata.
“Si … lo so … ma abbiamo perso la cognizione del tempo.”
Si giustificò imbarazzata dando le spalle al Dottore.
“Sì, mamma so perfettamente che ore sono.” Disse
chiudendo gli occhi e cercando di concentrarsi su quello che sua madre stava
dicendo.
“Si, si ok … ci vediamo tra un po’, ciao.” Disse di
fretta staccando la chiamata, tenne il telefono in mano senza voltarsi, il
Dottore si era avvicinato e le cinse la vita appoggiando il mento alla sua
spalla.
“Tutto a posto?” chiese con calma, Rose deglutì e si
voltò verso di lui sorridendo.
“Certo, era preoccupata perché non siamo rientrati.”
Spiegò e si allontanò subito, iniziando a raccogliere i suoi vestiti.
La proposta del Dottore l’aveva sorpresa, ma era anche
terribilmente spaventata, aveva sognato quel momento per tanto tempo, ma in
quel frangente si sentiva confusa e spaventata, spaventata che lui potesse un
giorno andarsene via, lontano da lei. Scosse la testa quando lui si mise accanto
a lei, sul divano.
“Rose, sicura che va tutto bene?” chiese lui, notando la
sua preoccupazione.
“Si, tranquillo, sarà meglio muoverci o mamma manderà
l’esercito a prenderci.” Disse scherzando, mentre finiva di vestirsi, si alzò
per raggiungere le sue scarpe.
“Non mi hai ancora risposto.” Disse improvvisamente lui,
mentre si rivestiva.
“Vorrei solo avere un po’ di tempo per pensarci.” Disse
lei fermandosi, poi si voltò sorridendogli.
“Non voglio affrettare nulla.” Disse sforzando di sorriderli,
sperando che le abbia creduto, si voltò nuovamente dandogli le spalle e chiuse
gli occhi placcando quel timore.
Fine
X° Capitolo
Note finali: Confesso che tra Single Father (che se non avete ancora
visto ve lo consiglio caldamente, David è fantastico) e Secret Diary of call Girl, mi sono fatta
trasportare dall’immagine di quei due finalmente insieme, comunque è la prima
volta che descrivo una scena come quella quindi concedetemi una seconda
possibilità per migliorare.
Continuate
a seguirmi, alla prossima con il prossimo capitolo.
Spazio Recensioni:
Ringrazio come sempre tutti voi che continuate a seguirmi
e a recensire le mie storie.
Little Fanny: Caspita in due giorni hai recuperato tutti i capitoli che non avevi letto,
grazie mille per le tue recensioni mi hanno fatto proprio ridere. Spero che
questo capitolo sia di tuo gradimento, e soprattutto tranquilla per Chris, te
lo cedo volentieri. So che ti piace leggere del Dottore che brontola alla
presenza di Chris e io amo scrivere quelle parti, mi ha sempre divertito
immaginare Ten geloso della sua Rose. Non vedo l’ora di leggere la tua
recensione a questo capitolo.
Revisione Ottobre 2011
Vi ricordo la pagina Facebook:http://www.facebook.com/pages/KillerQueen86/161552900568131?sk=wall
Note dell’autore: Rieccomi con un nuovo capitolo, tranquille manca davvero
poco alla conclusione della storia (dopo dovrò trovarmi qualcos’ altro da fare
XD), quindi continuate a seguirmi e continuate con le recensioni, mi diverto a
leggerle.
Capitolo XI
Ancora difficoltà
Rose era nel suo letto, a rileggere alcuni documenti, il
giorno dopo avrebbe avuto un lezione all’Università, una delle ultime visto che
presto poteva laurearsi.
Stava rileggendo alcuni appunti, mangiucchiava il tappo
della penna per scaricare il suo nervosismo, inoltre un tremendo mal di testa
la stava tormentando da giorni.
Non riusciva a togliersi dalla mente la proposta che il
Dottore le aveva fatto, era passato qualche giorno, e lei aveva evitato
brillantemente l’argomento, non riusciva a placare quel timore di essere
lasciata indietro da sola, passava tutto il tempo che poteva con lui, ormai
dormivano anche insieme, non avevano più fatto l’amore insieme, anche se lei lo
desiderava tanto.
Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a mandare
via quella paura, non riusciva ad affrontare quell’argomento con lui.
I suoi pensieri furono interrotti, quando il Dottore
entrò nella camera.
“Si è addormentato?” chiese Rose, non appena lo vide.
“Con qualche difficoltà, ma sì, sta dormendo.” Disse
mettendosi sotto le coperte accanto a lei.
“Che cosa fai?” chiese avvicinandosi, cingendole la vita
con un braccio.
“Stavo controllando questi appunti.” Rispose indicandogli
i fogli, il Dottore li prese interessato, ma li mise sul suo comodino, lontano
dalla portata di Rose.
“Che fai mi servono” si lamentò tentando di prenderli.
“No che non ti servono.” Disse spingendola piano verso la
sua parte del letto.
“Li hai letti per l’intera serata.” Continuò mentre, si sdraiava
su di lei, impendendole di alzarsi.
“Dottore, fammi dare un’ultima occhiata.” Pregò ancora la
ragazza, lui sorrise negandole il permesso.
“Ora… devi rilassarti.” Disse iniziando a baciarle il
collo, mentre le teneva le mani ferme, Rose inclinò la testa per dietro
rabbrividendo.
Aveva sempre sospettato che il Dottore, fosse un tipo
passionale, ma non avrebbe mai immaginato così tanto.
“Dottore… ti prego…” supplicò poco convinta.
“Oh su Rose, e la prima volta che siamo soli, dal nostro
primo appuntamento.” Si lamentò lui, baciandola sulle labbra, lei rispose a
quel bacio cirdondandogli il collo con le braccia.
“Domani ho lezione all’ Università e devo parlare con il
professore prima.” Si lamentò socchiudendo gli occhi, il Dottore sorrise e la
guardò.
“Puoi parlarci anche dopo la lezione.” Disse e iniziò ad
accarezzarla più intimamente, a quello Rose non riuscì proprio a controllarsi,
anche lei non vedeva l’ora di poter fare l’amore con lui, di nuovo.
“Ci parlerò a fine lezione.” Si arrese in un sussurrò, il
Dottore sogghignò soddisfatto e affondò la testa sotto la coperta, inziandole a
baciare il seno e il ventre, solleticandola un po’ sui fianchi, mentre le sue
labbra scendeva ancora più, la ragazza rise divertita.
Improvvisamente la porta si aprì e Tony entrò
stroppicciandosi gli occhi.
“Tony?” chiese la ragazza, vedendo il fratellino davanti
alla porta, il Dottore spuntò da sotto le coperte, incuriosito.
“Posso dormire con voi?” chiese intimorito il piccolo
“Che cosa succede?” chiese Rose preoccupata.
“Ci sono i mostri in camera mia.” Disse avvicinandosi,
Rose guardò il Dottore inarcando un sopracciglio.
“Che storia gli hai raccontato?” chiese.
“Perché pensi che sia colpa della mia storia?” si difese
innocentemente, Rose inclinò in un lato la testa, sapendo che era per questo il
suo fratellino non riusciva a dormire.
“Ok… ok… gli h raccontato quella dei Vashta Nerada.” rispose
piano, sapendo che la ragazza si sarebbe arrabbiata.
“Sei pazzo, quella ha fatto paura me, figurati a un
bambino di tre anni.” Lo richiamò Rose, il Dottore sbuffò.
“Avanti capitano salta su.” Disse il Dottore verso il
piccolo, che si arrampicò sul lettone mettendosi tra i due.
“Mi racconti un'altra storia?” chiese innocentemente,
mentre Rose gli sistemava i cuscini.
“Sì, Dottore raccontaci una storia a entrambi.” Disse
Rose divertita mettendosi comoda
“D’accordo! Allora, che ne dici del ritorno di Cassandra
e delle gatto infermiere?” propose guardando Rose, che gli sorrise.
“Credo sia perfetta!” acconsentì, permettendo al Dottore
di procedere con la storia.
Un rumore,
alle sue spalle, un lamento di qualcuno, sua madre era andata via, e lei si
stava dirigendo verso il suo palazzo ma, quel rumore la fece fermare. Si voltò
e vide un’ombra, qualcuno appoggiato al muro, non riusciva a distinguere il
viso di quell’uomo, indossava un lungo cappotto beige, non aveva idea di chi
era e cosa ci faceva lì, ma un profondo senso di fiducia la pervase.
“Tutto
bene, amico?” chiese cercando di vedere meglio chi era.
“Sì.”
Rispose con qualche difficoltà.
“Bevuto
troppo?” chiese sorridendo.
“Qualcosa
del genere.” Le disse guardandola attentamente, la penombra sul suo viso le
impediva di guardarlo bene, sembrava un uomo a posto, molto elegante, era
strano vederlo lì, la notte di capodanno, da solo.
“Forse è
ora di andare a casa” disse con calma, lui confermò con un velo di malinconia
nella voce.
“Comunque…
Buon anno!” continuò lei tornando a sorridergli, ricambiò gli auguri, dopo di
che riprese a camminare verso casa, ma la sua voce la fermò ancora una volta.
“In che
anno siamo?” chiese, si voltò nuovamente, sorpresa da quella domanda.
“Cavolo,
ma quanto hai bevuto?” chiese divertita, era una situazione davvero assurda, la
sua domanda era davvero assurda.
“E’ il
2005. Primo gennaio.” Rispose scandendo bene le parole, lui non smetteva di
fissarla.
“2005?”
chiese per avere conferma, lei annuì stringendosi ancora nel suo giubbino.
“Sai una
cosa. Scommetto che, per te sarà un anno davvero grandioso.” Lo disse con una
voce carica di malinconia, le lacrime che minacciavano di scendergli sul viso,
trasparirono dalle sue parole.
“Dici?”
chiese non molto convinta, ma sorrise, quello strano tipo le stava trasmettendo
sensazioni davvero strane, lo vide annuire sorridendo, ricambiò quel sorriso
con molta naturalezza, come se non avessi fatto altro nella mia vita.
“Ci
vediamo.” Lo salutò sorridendo e corse via per ripararsi dal freddo, prima che
la porta si chiudeva, si voltò ancora una volta verso quell’uomo.
Si svegliò di colpo da quel strano sogno, no, non era un
sogno, era un ricordo, un ricordo che non sapeva di avere, un ricordo che era
appena stato modificato. La consapevolezza del significato si fece strada in
lei.
Chiuse gli occhi respirando lentamente, si alzò e si mise
la vestaglia, si fermò un attimo a guardare gli altri occupanti del suo letto,
sia Tony sia il Dottore dormivano tranquilli, sereni e ignari della sensazione
di vuoto che aveva preso possesso in lei. Si avvicinò lentamente alla finestra,
spostando le tende, alzò lo sguardo al cielo ripensando a quel sogno, a quel
ricordo, ripensando a quella voce, alle sue parole, una lacrima le scese sul
viso, lei si affrettò ad asciugarla e tirò su col naso. Riprese a guardare il
cielo, le stelle quelle stelle che aveva toccato, quelle stesse stelle che lui
le aveva mostrato, in mente le ritornarono tutte le loro avventure, tutte le
emozioni che aveva provato da quando era entrata in quella folle cabina blu,
tutto quello che aveva provato nel rimanere accanto a quell’uomo.
“Rose!” sentì mormorare alle sue spalle, chiuse gli occhi
e respirò lentamente tremando, si voltò verso di lui, cercando di sorridere.
“Non volevo svegliarti.” Disse con calma.
“Non lo hai fatto.” Le rispose inclinando la testa, lo
guardò con attenzione, nella penombra della stanza, identici eppure così
diversi allo stesso tempo, la voce, le movenze, il modo in cui pronunciava il
suo nome.
“Si è rigenerato.” lo disse senza neanche rendersene
realmente conto, spezzando il silenzio che era caduto tra loro.
“Lo so!” le confermò e per un attimo tremò, lui poteva
ancora sentirlo, poteva ancora sentire cosa significava rigenerarsi, deglutì
lentamente.
“Tu puoi…” tentò di chiedergli ma, aveva paura di sentire
la risposta.
“Solo un eco… leggero ma pur
sempre intenso.” Disse con calma avvicinandosi, Rose si coprì la bocca con le
mani trattenendo le lacrime, il Dottore si avvicinò ulteriormente stringendola
al petto. Si aggrappò a lui, al suo corpo cercando di calmare i suoi pensieri,
cercando di non pensare al suo dolore.
La strinse a sé più che poteva, cercando di colmare il
dolore e il vuoto che riusciva a percepire da quando si era svegliato.
Il suo alterego si era rigenerato, e non era stato per
niente facile, stranamente riusciva a percepire la sua paura, e il desiderio di
rimanere legato a quella reincarnazione, al suo bisogno di poter rivedere
almeno per l’ultima volta la sua preziosa Rose, la donna che gli aveva cambiato
la vita per sempre, quella stessa donna a cui aveva rinunciato, per donarle una
vita normale.
Si concentrò sul fatto che Rose era lì con lui, e che la
stava stringendo a sé per tranquillizzarla.
“Era solo… perche era solo?” chiese lei tra le lacrime,
continuando ad aggrapparsi a lui.
“Non lo so Rose, non lo so.” Le rispose continuando a
cullarla per farla calmarla.
“Mi dispiace, mi dispiace così tanto per lui.” Continuò a
dirlo tra i singhiozzi, il Dottore le baciò la testa, chiuse gli occhi e
respirò lentamente.
“Sarà stato così spaventato, perché non c’era nessuno con
lui che potesse aiutarlo?” continuò a chiedere, le prese il viso tra le mani
allontanandola un po’ dal suo petto, la guardò dritto negli occhi, con i
pollici asciugò le lacrime che scendevano copiose sulle guance.
“Lui non è mai stato solo, ha sempre avuto una parte di
te.” Le disse con calma, sperando di calmarla.
“Anche prima, tu sei stata sempre accanto a noi, in ogni
momento, e saperti a sicuro e felice l’ha fatto sentire in pace con se stesso.”
Continuò con il cuore che scoppiava d’amore per questa splendida ragazza.
“Sul serio?” chiese con la voce tremante, annuì
sorridendole dolcemente, la strinse nuovamente a sé.
Arrivarono a lavoro insieme come sempre, ma quel giorno
Rose era molto silenziosa. Era passato qualche giorno in relativa tranquillità,
non parlarono più di quella notte, non parlarono più del ricordo di Rose, e
della rigenerazione.
Rose sembrava la stessa anche se più stressata e stanca a
causa del lavoro, all’entrata li raggiunse Chris.
“Per fortuna sei già qui!” disse avvicinandosi, il
Dottore sollevò gli occhi al cielo, era inutile, pur sapendo che non c’era
stato nulla con Rose, la sua presenza lo infastidiva.
“Buongiorno anche a te Chris.” Gli rispose Rose un po’
scontrosa cosa che divertì molto il Dottore, in quei giorni Pete era assente
per lavoro, e Rose e Chris avevano dovuto lavorare il doppio, e soprattutto
avevano lavorato insieme, cosa che rendeva il Dottore ancora più nervoso.
“Scusa, ma vorrei rivedere con te alcuni punti della
riunione di oggi, prima che arrivino anche gli altri.” Continuò il ragazzo, la
ragazza deglutì chiudendo gli occhi, sembrava che aveva qualcosa che non
andava.
“Senti Chris, abbiamo riguardato quegli appunti per ore
ieri sera, e sinceramente sono stanca, quindi ti pregherei di lasciarmi in
pace, ok?” continuò lei sempre più scontrosa, questo era ancora più strano, la
ragazza se ne andò lasciando i due sbigottiti per il suo comportamento.
“Cosa le prende?” chiese al Dottore. Certamente questo
non era il comportamento abituale di Rose, qualcosa non andava e lui voleva
capire cosa.
“Non ora Chris.” Disse ignorando la sua domanda e corse a
raggiungere Rose.
“Ehi, tutto bene?” le chiese una volta raggiunta, lei
sbuffò.
“Certo che sto bene, perché non dovrei stare bene.” Disse
un po’ seccata, il Dottore le prese il braccio e la fece voltare, guardandola
negli occhi.
“Che ti sta succedendo, di solito sono io che faccio lo
scontroso o il maleducato.” Disse fissandola, la ragazza sbuffò e si passò una
mano sul viso.
“Lo so, scusa!” disse sospirando.
“Cosa ti succede?” chiese ancora il Dottore con calma.
“E solo che mi sento stanca e soffro di mal di testa.”
Spiegò la ragazza con la voce stanca.
“Mal di testa, ancora, anche ieri lo avevi.”osservò lui,
riflettendo.
“Lo so, speravo che stamattina mi passasse ma continua a
infastidirmi.” Si lamentò lei.
“Dovresti riposarti un po’, dico sul serio sono giorni
che lavori fino a tardi, e la notte ti agiti nel sonno.” Disse invece il
Dottore, lei sbuffò stancamente.
“Lo so, lo so, ma con mio padre fuori sede non posso
permettermi di fermarmi. Per fortuna stasera torna, almeno domani riposerò un
po’.” Disse con calma e appoggiando le mani sul petto del Dottore.
“Mi prometti che stasera ci rilasseremo, magari davanti a
un film?” le propose cingendole la vita.
“Se mio fratello non ci saltella attorno, ci proverò.”
Accettò lei sorridendogli.
“Tranquilla, penserò io a tuo fratello.” Disse
ricambiando il sorriso, Rose lo guardò un attimo.
“Sai che non puoi chiuderlo a chiave in una stanza come
hai fatto una volta con mamma, vero?” la chiese retoricamente.
“Prometto che non chiuderò tuo fratello in una stanza
della casa.” Le rispose solennemente.
“E neanche mamma.” Aggiunse lei, a quel punto il Dottore
sbuffò, Rose sorrise appoggiandogli un piccolo bacio sulle labbra, per poi
insieme raggiungere i loro uffici, mano nella mano.
Il Dottore se ne stava nel suo ufficio, seduto
comodamente alla sua sedia, gli occhiali appollaiati sul naso, annoiato mentre
aspettava che il suo computer finiva di elaborare gli ultimi oggetti che aveva
catalogato.
Si ritrovò a pensare a Rose e alla loro storia, non
riuscivano mai a starsene in tranquillità, e non avevano più parlato della possibilità
di andare a vivere insieme, Rose continuava a evitare l’argomento, non ne
capiva il motivo, infondo era come se già vivessero insieme, ogni notte
dormivano insieme, solo che non avevano una loro intimità, una tranquillità
domestica che poteva avere sicuramente vivendo in un appartamento solo loro
due.
Uno dei suoi assistenti, si avvicinò distraendolo dai
suoi pensieri, gli consegno un pacco indirizzato a lui, s’insospettì non capiva
come poteva essere possibile una cosa del genere, a parte Rose e la sua
famiglia non conosceva nessun altro in questo mondo, quindi chi poteva
mandargli quel pacco. Lo guardò con attenzione incuriosito, lo aprì con
circospezione, dentro trovò un dischetto giallo, simile a quello che Rose aveva
usato per passare il vuoto e raggiungerlo, solo che questo sembrava modificato
in qualche modo, sotto il dischetto, un foglio con qualcosa stampata sopra.
Salto
intergalattico, fanne un buon uso!
Non capiva il senso di quella frase, non capiva chi
poteva mandargli una cosa del genere e soprattutto per quale motivo.
I suoi pensieri furono interrotti, quando vide Jackie e
Tony entrare atrio della sua sezione posò il dischetto dentro il pacco e si
alzò togliendosi gli occhiali.
“Jackie!” la chiamò avvicinandosi, Tony non appena lo
vide gli corse tra le sue braccia.
”Eccoti, ti stavo cercando.” Disse la donna.
“E’ successo qualcosa?” chiese di fretta.
“No, tranquillo, cercavo Rose ma, Ianto mi ha detto ch’è
in riunione.” Si lamentò la donna, il Dottore già s’immaginava la scena in cui
Jackie se la prendeva con Ianto, perché non poteva parlare a Rose.
“Sì, credo che ne avrà per tutto il resto del
pomeriggio.” Si lamentò anche il Dottore, preoccupato della salute di Rose.
“Comunque volevo dirle che suo padre stasera non
rientrerà, ma arriverà domani nella mattinata.” Spiegò la donna contrariata
anche per quello.
“Come mai?” chiese incuriosito il Dottore.
“Non lo so, credo abbia che fare con quell’incontro d’affari, ma non ho capito bene.”
Gli spiegò confusamente, non nascondendo il suo fastidio.
“Inoltre, volevo dirle che stasera Tony ed io passeremo
la notte da miamadre.” Continuò la
donna, il Dottore la guardò sorpreso, avrebbero avuto quella casa tutta per
loro? Gli sembrava piuttosto strano.
“Hai capito bene, stasera sarete tu e Rose da soli.” Affermò ancora Jackie
leggendo il dubbio sul viso del Dottore.
“E vedi di non sprecare anche quest’occasione, intesi?”
gli disse puntandogli il dito contro, mettendolo in forte disagio come sempre.
“D… D’accordo!” disse sorpreso e intimorito allo stesso
tempo, Jackie prese in braccio Tony.
“Ci vediamo domani mattina.” Disse per poi andare via,
non lasciando il tempo al Dottore di controbattere. Ancora stordito tornò al
suo ufficio, ripetendosi mentalmente che lui e Rose avrebbero avuto l’interna
villa solo per loro, per un intera notte, alla decima volta che lo ripeteva venne
colto da un illuminazione.
Rose rientrò a casa stanca e stressata con il maledetto
mal di testa che non accennava a diminuire nonostante aveva preso l’aspirina,
le luci erano tutte spente, e lo trovò molto strano.
“Sono tornata!” disse guardandosi attorno mentre si
toglieva la giacca.
“Mamma? Dottore?” chiamò a grande voce, accese la luce
nel salone, Tony non era corso ad abbracciarla come sempre, ma forse il Dottore
gli stava raccontando qualche storia. Decise di andare in biblioteca, ma era
vuota, non c’era né il Dottore né Tony, il caminetto era anche spento,
nonostante fuori c’era freddo.
“Non c’è nessuno?” chiese preoccupata, guardandosi
attorno. Decise di salire ai piani superiori, per fortuna sentì della musica
venire dalla sua camera, sicuramente il Dottore e Tony erano lì, entrò in
camera ma a parte lo stereo acceso non c’era nessuno, entrò in bagno perché
c’era la luce accesa, e rimase piacevolmente sorpresa da quello che vide.
“Che sta succedendo?” chiese facendo saltare il Dottore
dalla sorpresa, impegnato ad accendere delle candele.
“Rose, sei in anticipo.” Disse sorpreso, la ragazza si
guardò attorno, il Dottore aveva sparso la stanza di candele profumate, aveva
salito in un secchiello di ghiaccio una bottiglia di vino e due bicchieri,
inoltre stava preparando l’acqua per un bagno caldo.
“Che stai facendo?” chiese sorridendo, il Dottore si
guardò attorno, si avvicinò a lei soddisfatto.
“Ti piace?” le chiese con un sorriso che non finiva più.
“Così ti rilassi un po’.” Continuò.
“Dove sono tutti?” chiese invece lei.
“Ecco, tuo padre tornerà domani e tua madre a portato
Tony da tua nonna.” Le rispose avvicinandosi di più, le diede il bicchiere e
aprì la bottiglia di vino. Rose non riusciva a crederci, erano da soli, iniziò
a capire le intenzioni del Dottore, e doveva ammettere che non gli dispiaceva
per niente l’idea.
“Siamo soli quindi?” chiese per avere conferma.
“Soli, soletti, per l’intera notte.” Le rispose mentre le
versava il vino nel bicchiere, Rose sorrise, brindarono sorridendosi e
sorseggiarono un po’ di vino.
“Uhm… candele profumate, musica soft, luci soffuse,
vino…. Stai cercando di sedurmi Dottore?”chiese con ironia, mentre lui le cingeva la vita con un braccio,
accorciando le distanze tra loro.
“Non è una cattiva idea, no?” chiese invece lui con
ironia, sfiorandole le labbra, Rose tremò, amava sentirlo così vicino a lei.
“No, credo sia un’idea fantastica.” Disse lei in un
sussurro, il Dottore le sorrise e poi la bacio con passione.
Non fecero subito l’amore, volevano godersi in
tranquillità quella serata, si tolsero i vestiti immergendosi insieme dentro
l’acqua calda della vasca, Rose appoggiò la sua schiena contro quella di lui,
rabbrividendo a quel contatto, ogni volta che si sfioravano o si toccavano, un
implosione di emozioni l’attraversavano.
Rimasero in quel modo per un po’, parlando con
tranquillità delle loro avventure, Rose si rilassò completamente, lasciando
scorrere via tutte le tensioni e preoccupazioni di quei giorni, si concentrò
sul Dottore che le accarezzava la pelle con delicatezza, sul suono della sua
voce che tradiva la sua felicità, sulla loro forte alchimia che li ha sempre
distinti.
“Allora come va il tuo mal di testa?” chiese con calma
lui, la ragazza sospirò accocolandosi di più a lui.
“E’ sempre presente, ma sta decisamente diminuendo.” Disse
con calma, tenendo gli occhi chiusi.
“Bene, allora il mio piano sta funzionando.” Continuò lui
con ironia.
“Sicuramente.” Confermò lei bevendo un altro sorso di
vino dal bicchiere.
“Come ti è venuto in mente tutto questo?” chiese
rigirandosi nella vasca per guardarlo.
“Che cosa credi che non sia a conoscenza delle tecniche
umane per il rilassamento, dopo una giornata di stressante lavoro?” chiese
soddisfatto.
“Beh ripeto nel dire che tutto questo è davvero
meraviglioso.” Gli disse e lo baciò con una passione sempre più crescente.
Il Dottore la strinse a se, immergendola di più nella
vasca, ma qualcuno suonò il campanello di casa, prima di poter approfondire il
“discorso”.
“Non andare ad aprire.” Lo pregò quando lo vide muoversi.
“Potrebbe essere la cena, non preoccuparti continua a
rilassarti, vado io.” Disse mentre si metteva l’accappatoio.
“Che cosa hai ordinato?” chiese lei prima che lui uscisse
dal bagno.
“Italiano, so che ti piace.” Le rispose per poi uscire.
Rose si morse il labro felice di quella serata con il suo Dottore, si appoggiò
alla vasca immergendosi di nuovo nell’acqua.
Il Dottore pagò il fattorino, appoggiò il cibo sul tavolo
della sala da pranzo, dove aveva già apparecchiato, accese, le due candele
sistemante sul tavolo, sistemò le cibarie nei piatti e corse dalla sua Rose,
ansioso di continuare quella serata.
“Rose, puoi uscire dall’acqua, la cena è servita.” Disse
mentre spegneva lo stereo, ma la ragazza non rispose.
“Rose, non ti sarai mica addormentata.” Disse
avvicinandosi, ma quando superò la soglia del bagno, ciò che vide lo
terrorizzò, la ragazza era inerme immersa nella vasca da bagno priva di sensi,
e dal naso gli usciva un po’ di sangue.
“Rose!” urlò correndo verso di lei, la prese tra le sue
braccia mettendola fuori dall’acqua, il respiro e il battito si stavano
indebolendo, il sangue che le usciva dal naso non prometteva nulla di buono.
“Rose, riprenditi Rose.” Tentò di chiamarla scuotendola
un po’, ma la ragazza non rispondeva, con una mano prese nei pantaloni il suo
cellulare, compose il numero e chiamò.
“Sono io, Rose sta male, dobbiamo portarla
nell’infermeria del Torchwood.” Disse di fretta, mentre con l’altro braccio
continuava a tenerla.
“In ospedale non saprebbero che fare… muoviti.” Urlò alla
fine, staccando il telefono e ributtandolo sul pavimento.
“Non preoccuparti, risolveremo tutto questo.” Disse
alzandosi mentre continuava a tenerla, la coprì con un asciugamano e la distese
sul letto, mentre lui si cambiava. Purtroppo c’era una sola spiegazione a tutto
quello, e lui doveva trovare assolutamente una soluzione, o avrebbe perso la
sua Rose, per sempre, e non poteva permetterlo.
Fine
Capitolo XI
Note finali: Fino all’ultimo ero indecisa o meno se inserire questo
finale, ma alla fine l’ho lasciato, a voi il giudizio, spero che continuerete a
seguirmi, alla prossima.
Spazio Recensioni:
LaTuM: Non preoccuparti se non hai recensito il capitolo
precedente ;)sono davvero contentissima di sapere che questa storia continua a
piacerti e che soprattutto quel capitolo ti sia piaciuto così tanto, devo ammettere
che ho amato molto scrivere quella parte, in fondo è il sogno di tutte noi fan
di questa meravigliosa coppia.
Little Fanny: Ahahah hai
ragione avrei dovuto avvertirti XD… anche io mi
immaginavo Chris che poverino (si fa per dire) si mangia le mani (è incredibile
l’ho creato io e lo odio profondamente XD. No, naturalmente la storia dell’alieno
non finiva in quel modo, anche se inizialmente non volevo allingarmi
troppo con questa storia, ma del resto quei due non hanno mai avuto vita
facile, perché la dovrebbero avere adesso, in fondo lavorano per il Torchwood.
Cmq spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Note dell’autore: Eccovi il nuovo capitolo di questa storia…
Spero di
poter finire di postare tutti i capitoli prima del periodo Natalizio, perché,
non so fino a che punto riuscirò ad aggiornare le storie, anche se ho una
one-shot pronta per Natale.
Comunque
bando alle ciance. Buona lettura, spero che vi piaccia e scusatemi (soprattutto
Ele) per gli orribili errori grammaticali, di forma, punteggiature e tutti gli
altri.
Piccola nota: La scena iniziale è una specie di missing-moment tra il 7°
e 8° capitolo.
Capitolo XII
Salvare Rose
Era
distesa davanti a lui, sorrise mentre la guardava dormire, il viso sereno, i
capelli biondi lasciati sciolti sul cuscino. Non voleva svegliarla, voleva solo
stare lì a guardarla, fissare la sua immagine nella sua mente per potarla
sempre nel suo cuore.
Avevano
dormito insieme, non era la prima volta certo, ma quella mattina, risvegliarsi
al suo fianco e guardarla dormire, lo aveva ripagato di tutti quegli anni spesi
senza di lei, delle loro recenti litigate e tutto quel dolore e quella
solitudine provata.
La vide
muoversi leggermente, aprire un poco gli occhi e sorridergli, quanto amava quel
sorriso, avrebbe passato ogni inferno per poterlo rivedere.
“Buongiorno.”
Mormorò stroppiciandosi gli occhi, le sorrise di rimando senza perdere il
contatto visivo con lei.
“Buongiorno
a te.” La salutò piano.
“Ti volevi
assicurare che non scappavo.” Scherzò lei, il Dottore le accarezzò la guancia,
amava sentire il contatto con la sua pelle.
“Mi piace
svegliarmi con te accanto.” Le disse sottovoce, lei arrossì e si morse il labro
inferiore sorridendogli.
“Anche a
me piace.” Confermò lei senza smettere di sorridergli. Rose si avvicinò di più
a lui, appoggiando la testa sul suo petto, il Dottore gli diede un piccolo
bacio tra i capelli, chiudendo gli occhi e assaporando a pieno quel momento.
Rose fu distesa su un lettino, una macchina controllava
le sue funzioni vitali, il Dottore guardava tutto dalla soglia della porta,
ripensando a quella mattina, ripensando a quello che aveva provato quella volta
nel risvegliarsi accanto a lei dopo tanto tempo.
Non riusciva a muoversi, vedeva che attorno a lui le
persone di muovevano lentamente, sentiva il suo respiro farsi affannoso e
pesante, il suo unico cuore che batteva all’impazzata morso in una stretta
lancinante. I suoi occhi fissi su Rose, nella sua mente iniziarono a rincorrersi
le sue immagini mentre gli sorride, mentre rideva di cuore a qualche sua
battuta, mentre dormiva tranquilla tra le sue braccia, immagini accompagnate da
un’angoscia e una paura sempre più forte, paura che non avrebbe più avuto nulla
di simile, che non sarebbe più stato così felice, con nessun’altro.
Di solito in occasioni come queste era lui a dettare
legge, a prendere il controllo della situazione trovando la soluzione, ma
vedere Rose inerme su quel letto lo aveva distrutto, sentire la sua vita
scivolargli via, lo stava uccidendo sempre di più.
I suoi pensieri si fermarono quando sentì la voce di
Jackie arrivargli alle spalle, la donna lo superò dandogli una spallata e andò
dritta verso la figlia, invocandone il nome piangendo copiosamente,
indietreggiò volendo lasciarle sole, ma la donna lo fermò.
“Cosa le succede?” gli chiese, come se lui rappresentava
la sua unica risorsa, il Dottore cercò di parlare, ma non ci riusciva.
“Dimmi che le sta succedendo.” Continuò a chiedere con
disperazione, lui non riusciva a trovare le parole per spiegarsi.
“Io …” iniziò fermandosi subito, per fortuna il medico si
avvicinò ai due.
“L’abbiamo stabilizzata, presto le faremo avere tutti i
risultati degli esami.” Disse rivolto verso il Dottore.
“Si riprenderà vero?” chiese ancora Jackie, il Dottore la
guardò, deglutì lentamente.
“Farò il possibile.” Le rispose, senza nascondere la sua
paura e la disperazione di quel momento.
Passarono due giorni senza alcun cambiamento. Giorni in
cui il Dottore era sempre più irrequieto e sempre più impaziente.
Uscì dal suo ufficio, aveva bisogno un attimo di
staccare, in quei due giorni aveva letto ogni fascicolo sul caso di Kate e
dell’alieno che aveva preso possesso del suo corpo. Raggiunse la camera di
Rose, si fermò a osservare il tutto alla finestra, Pete e Jackie erano accanto
alla figlia, e lui non voleva disturbarli.
Nonostante tutto, Rose stava reagendo davvero bene,
sembrava quasi che la sua preziosa ragazza riuscisse a tenere testa all’invasore,
anche se purtroppo, sapeva, fin troppo bene che non poteva resistere ancora per
molto.
Decise di entrare nella camera, Pete lo guardò fiducioso,
ma lui scosse la tesa, si avvicinò a Jackie che teneva saldamente la mano della
figlia.
“Andate a prendervi qualcosa di caldo, concedetevi una
pausa.” Suggerì con calma ma, Jackie scosse la testa.
“Non la lascio sola.” Disse la donna.
“Non lo sarà, rimarrò io.” Continuò lui, con la voce
rassicurante, Jackie lo guardò dritto negli occhi e poi si alzò.
“Se lei dovesse….”
“Vi avvertirò di ogni cambiamento.” Finì il Dottore
interrompendo Pete. I due uscirono dalla stanza, il Dottore si avvicinò alla
finestra e abbassò la veneziana per avere un attimo di tranquillità con la sua
Rose.
Tornò accanto al letto e la guardava attentamente, il suo
petto si alzava e scendeva lentamente, sembrava quasi che stesse dormendo,
sembrava tranquilla, ignara di quello che le stava succedendo.
Prese la sedia su cui era seduta Jackie e si avvicinò di
più alla ragazza, si mise seduto e le accarezzò il dorso della mano delicatamente
per poi stringerla tra le sue.
“Ripensavo alla prima volta che ci siamo incontrati, lo
ricordi?” chiese retoricamente.
“Eri intrappolata in quel negozio e stavi per essere
uccisa dai quei manichini viventi, te lo ricordi?” chiese ancora, quasi
sperando che quel ricordo la potesse svegliare.
“Io ti presi la mano, la strinse per la prima volta, e capì
che da quel momento la mia vita non sarebbe più stata la stessa.” Sorrise al
ricordo di quei momenti, e al ricordo della determinazione di Rose nel scoprire
chi era, e cosa stava succedendo.
“Non hai mai smesso di fare domande, di capire e molte
volte andavi contro quello che io ti dicevo.” Continuò, tirò su col naso
mandando via le lacrime che si stavano formando nei suoi occhi.
“Non hai mai smesso di lottare, neanche quando io ti ho
detto che era impossibile rivederci.” Disse ancora.
“E non puoi smettere di farlo adesso, non dopo tutto
quello che abbiamo passato.” Una lacrima scese sul suo viso.
“Non puoi lasciarlo vincere, dobbiamo fare così tante
cose insieme.”
“Non hai idea della vita che vorrei avere con te, solo
con te, nessun altro potrebbe darmi quello che ho con te.” Disse, stringendole
la mano e baciandone il dorso.
“Ho bisogno di te, per sopravvivere.” Confessò con umiltà
“Ti riporterò qui, ma tu non devi smettere di lottare.”
Disse infine le appoggiò un bacio sulla fronte.
Rimase con Rose ancora per un po’, da solo, in silenzio,
guardandola attentamente, sperando che la ragazza si sarebbe ripresa e
avrebbero ricominciato a vivere la loro vita insieme.
Improvvisamente, qualcuno entrò nella stanza distraendolo
dai suoi pensieri e dalla sua Rose, si asciugò il viso, dall’unica lacrima che
aveva versato, e sospirò cacciando via le altre.
“Dottore, la stavo cercando.” Disse Chris avvicinandosi,
si voltò a guardarlo, in mano aveva una cartella, sicuramente altri risultati
di altre analisi che erano stati fatti a Rose.
“Sono i risultati?” chiese allungando la mano, il ragazzo
glieli consegnò.
“Sono appena arrivati, Ianto mi ha detto che era qui.”
Spiegò il ragazzo mentre il Dottore guardava quei fogli. Nessuna novità, tutti
dicevano la stessa cosa, li richiuse.
“Nessuna novità?” chiese il ragazzo, il Dottore non gli
rispose e si voltò a guardare Rose, per poi uscire da quella stanza.
Camminava per quei corridori, come se fosse un fantasma, un’anima
persa, i suoi passi sembravano risuonare pesanti, la sua mente così piena di
lei.
Si chiuse nuovamente nel suo studio, appoggiò le spalle
contro la porta e scivolò giù di peso. Si sentiva terribilmente frustrato, non
sapeva cosa fare, come salvare Rose, non sapeva più nulla, si sentiva impotente
di fronte quella situazione.
Mise la testa fra le gambe e si lasciò andare, pianse
tutte le lacrime che aveva, sapendo che la sua Rose stava morendo e lui non
poteva aiutarla.
Senza rendersene
conto, si ritrovò nella sala del canone dimensionale, guardava fisso davanti a
sé, guardava quel muro bianco che una volta gli aveva portato via la sua unica
ragione di vita, gli aveva portato via la sua preziosa Rose.
Avrebbe
voluto avere il Tardis in quel momento, avrebbe potuto salvare Rose, avrebbe
trovato un modo. Fece un respiro profondo, sapendo fin troppo bene che in
realtà, neanche con il Tardis riuscirebbe a salvare la sua Rose.
Cosa ne
sarebbe stato della sua vita, se lei…. No, non doveva neanche pensarlo, Rose
avrebbe lottato, e lui doveva aiutarla a tornare, non poteva arrendersi.
“Ti piace tanto
qui?” chiese una voce alle sue spalle, si voltò per trovarsi la sua Rose.
“Non
dovresti essere qui.” Le disse sorpreso mentre la guardava avvicinarsi, avvolta
in quello splendido vestito che aveva scelto per il loro primo appuntamento.
“Neanche
tu.”Scherzò lei, uscendo la lingua, il
Dottore non resistette e sorrise, rendendosi conto che quella non era Rose, ma
solo un’illusione della sua mente.
“Devo
essere davvero stanco per essermi addormentato.” Disse voltandosi nuovamente
verso il muro.
“Te l'ho
detto, devi riposarti se vuoi vedere chiaramente le cose.” Gli rispose senza
smettere di guardarlo.
“Non
posso, riposare, sapendo che tu…” non riuscì a finire quella frase, deglutì e
chiuse gli occhi mandando indietro le lacrime che si stavano formando nei suoi
occhi, non poteva neanche pensarlo che impazziva di dolore. Sentì la sua mano
sulla spalla che lo costrinse a guardarla.
“Non
succederà.” Disse con dolcezza e tranquillità, aveva sempre avuto questa
fiducia ceca nei suoi confronti, in qualsiasi situazione si trovavano, lei non
perdeva mai la fiducia in lui.
“Ho i miei
dubbi.” Disse abbassando lo sguardo come per vergognarsi di quell’atteggiamento.
“Io ho
fiducia in te.” Disse costringendolo a guardarla negli occhi.
“So con
certezza che troverai la soluzione e mi riporterai da te.” Disse con
convinzione e una calma che sembrava innaturale.
“Hai tutte
le rispose, devi solo mettere insieme i pezzi.” Continuò, il Dottore aggrottò
la fronte non capendo.
“Che vuoi
dire?” domandò confuso.
“Ti ho
appena dato l’ultimo tassello, adesso tocca a te.” Rispose, ma il Dottore
continuava a non capire.
“Devi fare
in fretta, presto non riuscirò a trattenerlo.” Continuò la ragazza, il Dottore
non riusciva a smettere di guardarla, possibile che quello non era un sogno,
possibile che Rose fosse lì con lui?
Prima di poterle chiedere qualcos’altro scomparve e lui
si risvegliò nel suo studio, con la testa sui documenti, e Ianto che lo
chiamava.
“Che cosa è successo?” chiese confuso, togliendosi gli
occhiali.
“Credo si sia addormentato, signore.” Rispose il giovane,
mentre metteva sul tavolo una tazza di caffè caldo e qualcosa da mangiare.
“Le ho portato qualcosa da mangiare.” Disse il ragazzo
con calma.
“Grazie Ianto. Ci sono novità?” chiese.
“Nessuna.” Rispose per poi andare via.
Non riuscì a non pensare a quel sogno, alle parole di
Rose, sempre se quello non fosse solo la sua immaginazione.
Si alzò per affacciarsi alla grande finestra, guardò la
sua immagine riflessa nel vetro, si passò la mano sulla barba incolta, era
stanco, indossava ancora gli stessi vestiti da quando Rose… Erano ormai diversi
giorni che non tornava a casa, che non si fermava un attimo, chiuse gli occhi
per un secondo e fece un respiro profondo.
“Hai tutte
le rispose, devi solo mettere insieme i pezzi.”
La voce di Rose tornò a farsi strada in lui, l’immagine
di quel sogno tornò nuovamente nella sua mente. Si voltò di scatto verso la scrivania
e guardò i documenti sparsi sulla scrivania.
“Ti ho
appena dato l’ultimo tassello, adesso tocca a te.”
Di nuovo la voce di Rose, di nuovo l’immagine del sogno
fatto, si affrettò a cercare tra quei fogli, forse poteva salvare Rose, forse non
era troppo tardi. Chris entrò in quel momento.
“Dottore deve venire, si tratta di Rose.” Esordì
frettolosamente il ragazzo.
“Che cosa succede?” domandò preoccupato.
“Non lo so, neanche i medici sanno che le sta
succedendo.” Rispose il ragazzo sempre più preoccupato, il Dottore lo superò di
corsa uscendo dallo studio sperando di avere ancora tempo e che non si stava
sbagliando.
Fine
Capitolo XII
Note finali: Un po’ più corto degli altri, credo, ma spero che vi sia
piaciuto, ricordatevi di recensire.
Spazio Recensioni:
LaTum: Hai proprio ragione, la scena
in cui Ten va a trovare Rose è davvero straziante, anche se io inizio a
piangiare già quando lui parla al nonno di Donna, quei due episodi sono di un’intensità
unica. Qualche mese fa li ho voluti riguardare proprio per farmi del male da
sola e mi sono ritrovata in una valle di lacrime… Ten resterà il mio Dottore.
_Eleuthera_: Sono davvero felice di sapere
che la storia continua a piacerti nonostante i miei errori, purtroppo non
saprei a chi fare leggere queste storie, nessuno delle mie amiche segue il
Dottore, anzi una c’è, ma odia essere spoilerata, e si sta ancora godendo la
prima stagione, quindi mi ammazza se le anticipo quello che succede a Rose e il
Dottore, ma m’impegnerò al massimo per colmare le mie lacune.
Note dell’autore:Ed ecco finalmente
questo nuovo capitolo, mi scuso per averci messo così tanto tempo e spero che
questo non vi abbia fatto desistere nel seguire la storia (che sta per giungere
al termine).
Buona
lettura
Capitolo XIII
Decisioni difficili
Il Dottore seguito da Chris, corse verso la camera di
Rose, ma prima di poterci arrivare Jackie e Pete gli andarono incontro.
“Che succede?” chiese raggiungendoli, Jackie piangeva
disperata, mentre Pete tentava di consolarla.
“Dimmi che puoi ancora salvarla, ti prego.” Disse l’uomo
con la voce rotta dalle lacrime.
Un’infermiera fu sbalzata fuori dalla stanza, contro il
muro del corridoio.
“Andate via di qui.” Disse il Dottore verso i due e poi
si affacciò sull’uscio della porta, mentre Chris controllava le condizioni
della ragazza.
In piedi in mezzo alla stanza c’era Rose, o meglio l’alieno
che aveva preso possesso del corpo della sua Rose, una cosa che lo fece
scattare subito di rabbia, quel corpo profanato da chi non meritava, da chi
poteva fare solo del male.
“Ciao tesoro, ti sono mancata?” lo schernì vedendolo
entrare, il Dottore strinse i pugni dalla rabbia, ricordando che Rose era
ancora lì da qualche parte.
“Esci da lei.” Lo minacciò digrignando i denti.
”Su Dottore, non fare così.” Continuò muovendosi
lentamente.
“Sapevi bene che sarebbe successo.” Continuò con la voce
di Rose, un affronto che il Dottore non poteva sopportare.
“Però devo ammettere che la nostra ragazza mi ha dato
filo da torcere.” Continuò avanzando verso di lui.
“Lascia stare Rose.” Fingendo una calma che non aveva.
“Se no che mi farai?” chiese retoricamente, avvicinandosi
al Dottore e sfiorandogli il petto con la mano.
“Sai bene, che se fai del male a me, sarà Rose a pagare
il prezzo più alto.” Sussurrò lentamente fissandolo dritto negli occhi, quegli
occhi color nocciola che aveva imparato a conoscere e che amava profondamente,
quegli occhi ancora pieni di lei, c’era ancora un speranza dopotutto, poteva
ancora salvarla, doveva solo aggiungere un particolare al suo piano.
“Troverò un modo. Io trovo sempre un modo.” Rispose
ancora con calma, l’alieno rise e si allontanò.
“Ammettilo hai fallito Dottore.” Disse, ma subito fu
scosso da un fremito e si piegò in due, il Dottore vide, che dal naso uscì un
po’ di sangue, aveva ragione, Rose era ancora lì e lottava per tornare.
“Dottore!” urlò con sofferenza Rose, e il Dottore si
avvicinò a lei, anche se Chris gli aveva detto di non farlo.
“Rose?” chiese con cautela piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli
occhi.
“Ti prego… fallo smettere.” Disse sempre con sofferenza,
e alzò lo sguardo per guardarlo fisso negli occhi fu certo che era lei, e non
era un trucco dell’alieno.
Il suo corpo fu mosso da un altro fremito, e lei urlò
sofferente. Il Dottore stava per avvicinarsi ulteriormente, ma fu sbalzato
lontano da un’onda d’urto, che lo scaraventò contro un muro, si voltò
nuovamente verso Rose e vide che l’alieno aveva ripreso perfettamente il
controllo.
“Sei di nuovo
debole.” Disse il Dottore con calma.
“La nostra Rose è un tipo combattivo.” Disse con scherno.
“Lasciala stare, possiamo aiutarti a tornare sul tuo
pianeta.” Propose il Dottore rialzandosi lentamente.
“Perché dovrei lasciare questo mondo.” Disse allargando
le braccia.
“Nessuno è abbastanza forte da farti vivere, sarai sempre
costretto a cambiare corpo.”
Continuò il Dottore, ma l’alieno non era per niente
preoccupato, anzi era fin troppo rilassato.
“Aspetta che acceda a quella parte di ricordi, che Rose sta proteggendo con
tutta se stessa, e avrò l’intero universo ai miei piedi.” Disse sorridendo, al
Dottore ghiacciò il sangue nelle vene, lui sapeva, sapeva che Rose dentro di sé
aveva ancora una parte del Bad Wolf.
“Io te lo impedirò.” Disse con rabbia, in quel momento
Jack sparò alle spalle di Rose, il Dottore fu pronto a sorreggerne il corpo.
“Che cosa hai fatto?” chiese il Dottore preoccupato,
mentre Ianto portava all’interno della stanza la capsula che aveva dato inizio
a tutto.
“Tranquillo sta solo dormendo.” Lo tranquillizzò.
Adagiò con calma Rose su letto, questo avrebbe rallentato
un po’ l’alieno e lui avrebbe avuto qualche minuto in più. Jackie e Pete
entrarono nella stanza di corsa, cercando di raggiungere la ragazza, ma il
Dottore li fermò.
“Lasciami andare.” Gli urlò Jackie cercandosi di liberare
dalla sua presa.
“Jackie ascolta, non è sicuro” disse con calma, tenendola
ferma.
“Che vuoi dire?” chiese Pete.
“Cosa le hai fatto?” chiese invece la donna.
“Niente sta solo dormendo, le abbiamo dato un sedativo.”
Spiegò con calma.
“Ma quando si sveglierà sarà ancora lei? Sarà ancora la nostra
Rose?” chiese Jackie.
“Non lo so, Rose sta cercando di trattenerlo, ma non so
per quanto ancora ci riuscirà.” Spiegò con calma.
“Puoi ancora salvarla?” chiese Pete, il Dottore stava per
rispondere, ma la voce di Rose lo fermò.
“Dottore!” chiamò con la voce sofferente, il Dottore si
voltò sorpreso e si avvicinò a lei in automatico.
“Ehi ciao!” la salutò prendendole la mano, lei si forzò
di sorridere.
“Ti sta bene la barba.” Si sforzò di scherzare, il
Dottore le accarezzò la testa sorridendo.
“Dovresti dormire, ti ho dato un sedativo.” Disse lui con
calma, Jackie e Pete si avvicinarono.
“Rose piccola mia.” Disse la donna mettendosi accanto al
Dottore.
“Sto bene mamma, non preoccupatevi.” Disse guardandoli,
poi si voltò verso il Dottore.
“Non c’è molto tempo, non so ancora quanto riuscirò a
resistere.” Disse lei sempre più sofferente.
“Forse so come fermarlo.” Disse il Dottore, ma la ragazza
scosse la testa.
“No, ascolta non c’è tempo.” Rispose prese un profondo
respiro.
“Ho visto…. Ho visto le sue intenzioni e credimi il tuo
piano non funzionerà.” Disse stringendogli la mano, il Dottore aggrottò la
fronte, questa era la conferma che quel sogno non era frutto della sua mente,
ma era un messaggio di Rose.
“Ascolta Dottore, devi fermarlo ad ogni costo.” Disse
stringendogli ancora di più la mano.
“Rose, il Dottore ci riuscirà.” Disse Jackie non capendo,
ma il Dottore invece aveva capito perfettamente cosa intendeva lei.
“Rose, io…” disse cercando di trovare le parole, ma il
pensiero lo terrorizzava, tutti li guardarono non capendo cosa i due
intendevano.
“Ti prego, devi farlo.” Supplicò ancora con le lacrime
agli occhi, il Dottore deglutì, non poteva, non voleva esaudire quella sua
richiesta.
“Rose io non posso.” Gli disse con la voce inclinata
dalle lacrime.
“Di che diavolo state parlando voi due?” intervenne
Jackie guardandoli, sorpresa per la disperazione che vedeva nel Dottore.
“Devi farlo, o tutto quello per cui abbiamo lavorato,
sarà stato inutile.” Disse ancora la giovane, il Dottore le accarezzò ancora la
testa sapendo, che non poteva sopportare una cosa come quella, anche se lei
aveva ragione.
“Che ne sarà di me?” chiese con le lacrime che gli
solcavano il viso, Rose liberò la sua mano dalla sua stretta e la portò al
petto, appogiandola proprio sul suo unico cuore.
“Io sarò qui con te, sempre.” Continuò con calma e
sorridendogli, il Dottore chiuse gli occhi non sopportando più quello sguardo,
quegli occhi che gli stavano chiedendo tanto. Jackie realizzò cosa stava per
accadere.
“Tu non puoi farlo, non puoi.” Gli urlò contro disperata.
“Mamma.” Chiamò Rose con calma.
“Non puoi permetterlo.” Disse ancora Jackie.
“Mamma no, è l’unico modo per salvare il mondo.” Spiegò
con calma.
“Al diavolo il mondo, non lo permetterò.” Disse ancora la
donna.
“Deve esserci un'altra soluzione.” chiese Pete.
“Non c’è mi dispiace.” Gli rispose Rose, il Dottore
sospirò attirando su di sé l’attenzione della ragazza.
“Va tutto bene Dottore. Non è colpa tua, ricordalo sempre.”
Disse la ragazza prendendogli di nuovo la mano.
“Dovrei salvarti, lasciami provare a modo mio.” Supplicò
lui stavolta, la ragazza fu scossa da un fremito e le iniziò a sanguinare il
naso.
“Rose?” chiese il Dottore, spaventato all’idea di non poterle
dire addio.
“Non c’è più tempo, ti prego.” Rispose con più
sofferenza.
Il Dottore si alzò e si chinò su di lei, le baciò
dolcemente la fronte chiudendo gli occhi e ricordando quella sensazione di
benessere e pace che provava accanto a lei.
“Avrei passato la mia vita con te.” Sussurrò prima di
poggiarle un piccolo bacio sulle labbra.
“Anch’io.” Gli rispose lei con la stessa emozione,
sospirò ancora una volta allontanandosi da lei senza però lasciarle la mano.
“Chris, porta via Jackie e Pete.” Disse il Dottore senza
staccare gli occhi da quelli di Rose, il ragazzo lo guardò sorpreso.
“Non vorrai davvero…” cercò di dire il ragazzo, ma fu
Pete a zittirlo.
“No Chris, basta.” Disse l’uomo.
Mentre il Dottore preparava il tutto Jackie saluto con
disperazione la figlia, mentre Pete le accarezzò la guancia, la ragazza sussurrò
qualcosa all’orecchio dell’uomo che annuì.
Rimasero soli di nuovo, il Dottore cercava inutilmente un’altra
soluzione, sperando di potersi fermare prima che fosse troppo tardi. Si
avvicinò nuovamente a lei sempre più sofferente, le accarezzò il viso
memorizzando ogni centimetro, ricordando ogni emozione che provava nel vederla.
“Sono pronta.” Disse sforzandosi di sorridere.
Si malediva per quello che stava facendo, le prese il
braccio e la accarezzò ritardando ancora il momento, ma Rose prese la sua mano
in cui teneva la siringa.
“Non posso più aspettare.” Disse lei piangendo, il
Dottore si sentì ancora più male.
“Mi dispiace.” Disse tra le lacrime.
“Non è colpa tua.” Ripeté ancora la ragazza, dopo di che
lui le iniettò nelle vene il farmaco che l’avrebbe portata alla morte.
Rimase accanto a lei tenendole la mano, non voleva
lasciarla, non voleva che rimasse sola in una momento come quello, vide i suoi
occhi chiudersi lentamente, lasciando scivolare sulla guancia una piccola
lacrima, la mano che fino a poco prima stringeva la suaera ormai senza vita.Non era riuscito a salvarla. Era stato solo
capace di guadarla morire, e questo lo devastò dentro, nel suo cuore si aprì
una voragine di dolore, gli sembrava di impazzire, voleva gridare, voleva
urlare tutto quel dolore e quella rabbia.
Stava per allontanarsi, quando il corpo della giovane, fu
scosso dalle convulsioni, il Dottore cercò di tenerlo fermo, Chris e Ianto con
alcune infermiere entrarono ad aiutarlo, Jackie e Pete rimasero fermi a
osservare con l’ansia che li torturava.
“Che succede?” chiese Chris, cercando di tenere ferma il
corpo di Rose.
“Non riuscirete a fermarmi.” Urlava l’alieno con la voce
roca di Rose.
“Ianto avvicina quella maledetta navicella.” Ordinò il
Dottore capendo che il piano di Rose non stava funzionando.
“Faremo a modo mio stavolta.” Disse, mentre il ragazzo
eseguiva il suo ordine, l’alieno liberò una mano dalla presa di Chris e strinse
il braccio del Dottore, che tentava di tenerlo fermo.
“Voglio farti un piccolo regalo Dottore.” Disse stringendo
la presa, il Dottore fu investito da diverse immagini, sue e di Rose, del suo
alterego e dei loro viaggi tra le stelle e poi Rose e Chris seduti a mangiare
insieme.
“E per quanto ancora lui resterà qui, accanto
a te?” chiese alzando lo sguardo su di lei.
“Rose, ti
prego fermati a pensare solo un attimo, lui ha sempre viaggiato, me lo hai
detto tu stessa, mai fermo in un posto, sempre alla ricerca di qualcosa di
nuovo, di qualcosa di divertente da fare, senza mai legarsi ad un solo pianeta.
Cosa pensi lo trattenga adesso?” chiese infine, Rose deglutì lentamente
abbassando lo sguardo.
“Un giorno di questi, lui prenderà e andrà via
senza voltarsi indietro.”
La consapevolezza di quella scena si fece strada in lui, ritornò
alla realtà, dove Chris lo stava chiamando.
“Non mi sembra il momento di sognare.” Gli disse, scosse
la testa per concentrarsi, ma prima di poter anche solo agire un’onda d’urto li
allontanò, Rose iniziò a risplendere di luce dorata, un’immagine che il Dottore
conosceva troppo bene, il Bad Wolf si era risvegliato. L’intera stanza fu
illuminata da una forte luce per qualche minuto.
Quando tutto cessò il Dottore, si rimise in piedi Rose
era inerme sul letto, la navicella era scomparsa, mettendo in agitazione tutti.
“Cosa diavolo è successo?” chiese Jack, il Dottore si
avvicinò a Rose e controllò i suoi battiti, ma niente, non dava alcun segno di
vita.
“Cos’era quella luce?” chiese Chris avvicinandosi, ma il
Dottore non rispose continuò a tenere la mano di Rose.
“Controllate, dove potrebbe essere la navicella, non
dobbiamo permetterle di andarsene.” Ordinò Jack ai suoi, che subito eseguirono
l’ordine. Jackie si avvicinò lentamente.
“Dottore? Lei è…” cercò di chiedere, ma le parole le
morirono in gola, il Dottore non le staccava gli occhi di dosso e continuava a
tenerle la mano.
“Rose ci ha salvato tutti.” Disse semplicemente.
“Non troverete qui quella navicella, Rose la rimandata
indietro.” Continuò a spiegare con la voce roca.
“Che cosa è successo?” chiese con calma Pete.
“Rose ha salvato il mondo, di nuovo.” Gli rispose,
accarezzò la guancia della ragazza lentamente. Improvvisamente Rose, si
risvegliò prendendo un respiro profondo, si aggrappò al braccio del Dottore.
“Oh mio Dio.” Urlò Jackie avvicinandosi alla ragazza, il
Dottore la guardava sorpreso.
“Ehi!” lo salutò con affanno.
“Ci…. Ciao.” Salutò lui ancora scosso, la guardava negli
occhi, non capiva cosa era successo, non capiva come faceva Rose ad essere
ancora viva, ma né era veramente felice. Un medico si avvicinò, separando i
due.
“Dovremmo fare delle analisi.” Disse con calma, il
Dottore lo guardò senza capire realmente quelle parole.
“Dottore, sarà meglio che andiamo.” Suggerì Ianto.
“Si … certo …” disse incerto, si voltò verso Rose.
“Ci vediamo dopo.” Gli disse sorridendo, anticipandolo.
Stordito il Dottore, uscì dalla stanza, accompagnato dagli altri, non riusciva
ancora a crederci Rose era viva, la sua Rose era ancora accanto a lui.
Fine
Capitolo XIII
Note finali:Ed ecco il
finale del capitolo, ci ho messo un po’ a scriverlo e pubblicarlo, ma spero
tantissimo che vi sia piaciuto, alla prossima.
Spazio Recensioni:
Cecilia:Innanzitutto grazie per la recensione. Come vedi ho intenzione di
continuare questa FF, e spero tanto che anche questo capitolo possa piacerti,
aspetto il tuo commento.
F13:Grazie mille anche
a te per la recensione, sono contenta che la mia storia ti piaccia tanto, eh si
credo che Rose e questa versione umana dovevano passare un po’ di tempo per
conoscersi e abituarsi alla quotidianità, e sono strafelice di essere riuscita
a trasmettere proprio questo.
Purtroppo
so bene gli errori che ci sono (anche se leggo i capitoli circa dieci volte
prima di pubblicarli) e come ho già detto purtroppo non ho nessuno a cui farli
leggere prima, ma spero che continuerai a seguire le mie storie.
Note dell’autore:
Per prima cosa devo ringraziare fenili che mi ha fatto da
Beta, per questo capitolo, ringrazio a tutti quelli che hanno recensito quello
passato e spero tantissimo che anche questo vi piaccia … Buona lettura e
ricordate recensite liberamente.
Capitolo XIV
Dubbi
Nel suo ufficio il Dottore era appoggiato alla scrivania,
le mani in tasca e lo sguardo assente, i suoi pensieri rivolti a Rose e a
quello che era successo, a quello che l’alieno gli aveva mostrato. Attorno a
lui, Chris, Pete e Jack parlavano cercando una qualche risposta ma lui non li
ascoltava.
La sua mente era così confusa, troppi pensieri, troppi
dubbi la affollavano.
“Dottore, è con noi?” chiese Pete, riportandolo alla
realtà. Scosse la testa per cercare di cacciare via i suoi dubbi o almeno di
metterli in un angolo per un attimo.
“Sì, scusate.” Disse concentrandosi sulla questione.
“Puoi dirci cosa è successo lì dentro?” chiese Jack. Il
Dottore lo guardò un attimo mettendo in ordire i pensieri e riuscire a essere
chiaro su qualcosa che neanche lui aveva ben capito.
“Ecco …. E’ un po’ complicato.” Disse grattandosi la nuca
nervosamente.
“Beh sarà meglio che trovi un modo semplice per
spiegarlo, perché qualcuno in alto vuole sapere cosa sta succedendo qui.” Disse
Pete.
“Spero che abbia anche una buona ragione per quello che
ha fatto.” Disse Chris severamente, guardando il Dottore. Ianto entrò in fretta
prima che il Dottore potesse rispondere a Chris.
“Signore, è qui.” Disse semplicemente, Pete si raddrizzò
innervosito e si sistemò meglio la cravatta, anche gli altri sembravano più
nervosi del solito. Al contrario il Dottore non aveva capito a chi si riferisse
Ianto e quindi non capì il loro nervosismo.
“Era da un po’ che non veniva direttamente qui.” Disse
sottovoce Pete.
Dalla porta entrò una figura familiare al Dottore, lo
stesso atteggiamento del suo alterego nell’altro mondo, il passo deciso di chi
non ama farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
“Presidente, è un piacere averla qui.” Si affrettò a
salutare Pete, avvicinandosi ai nuovi arrivati.
“E’ un piacere anche per me signor Tyler.” Salutò con
garbo.
“Sì certo.” Disse l’uomo un po’ nervoso guardando per un
attimo il Dottore.
“Le vorrei presentare il nostro nuovo acquisto.” Disse
indicandolo.
“Harriet Jones, Primo ministro.” Si presentò
avvicinandosi con un sorriso.
“E’ un piacere conoscerla finalmente.” Continuò
porgendogli la mano; il Dottore la guardò un po’ sospettoso, non aveva un buon
ricordo di Harriet Jones, anche se doveva ammettere che se non fosse stato per
lei, non avrebbero potuto fermare i Daleks.
“La signorina Tyler ha parlato molto di lei.” Continuò
con calma e il Dottore si sforzò di sorridere gentilmente.
“Bene, a dopo i convenevoli.” Disse voltandosi nuovamente
verso Pete.
“Vorrei che mi spiegasse cosa sta succedendo qui?”
chiese, tutti si voltarono a guardare il Dottore, così anche Harriet seguendo
il loro sguardo lo osservò.
“Umm … Ecco… beh come stavo dicendo,
è un po’ complicato da spiegare.” Tentò di rispondere il Dottore in modo
alquanto confuso.
“Beh cerchi di essere conciso allora, vedrò di fare
attenzione.” Continuò a insistere. Il Dottore si grattò la nuca ancora una
volta, doveva cercare di capire cosa fosse successo in modo che tutti
smettessero di chiederlo a lui.
“E’ molto complicato.” Continuò a rispondere sapendo bene
che questo lo avrebbe fatto passare per un presuntuoso.
“Non faccia il presuntuoso.” Lo richiamò con calma la
donna.
“Sono abbastanza intelligente da poter capire cosa è
successo qui.” Continuò sempre con calma, il Dottore inarcò un sopracciglio,
doveva dargli una risposta abbastanza credibile, così lui avrebbe avuto il
tempo necessario per capire.
“Ecco … preferisco per prima cosa fare delle analisi per
capire cosa sia successo in modo chiaro.” Disse improvvisando, sperando così di
convincerli e dalle espressioni che avevano, sembrava proprio di esserci
riuscito.
“Bene, Dottore si prenda tutto il tempo che le serve.”
Disse Harriet con calma.
“Vorrei vedere la signorina Tyler, se possibile.” Disse
poi rivolgendosi a Pete.
“Le stanno facendo degli accertamenti medici, per
assicurarsi che la sua saluta sia buona.” Spiegò l’uomo sorridendole.
“Bene.” Disse la donna soddisfatta.
“Le dispiace se ci spostiamo nel suo ufficio?” chiese
poi.
“No, non è un problema.” Rispose Pete facendo strada.
“Signor Jones vorrei parlare anche con lei per favore”
disse il presidente rivolgendosi a Ianto, che subito guardò il Dottore come se
aspettasse un suo consenso.
“C … Certo.” Rispose un po’ dubbioso.
Ianto seguì Pete e il presidente fuori dall’ufficio
mentre il Dottore rimase a rimuginare su Rose, notando però lo sguardo non
molto amichevole che gli fece Chris uscendo da lì con Jack.
Il Dottore si lasciò cadere sulla sua poltrona e la
rivolse verso la grande finestra, era sera e poteva vedere le stelle, in quel
momento non gli sarebbe dispiaciuto correre via, andarle a vedere.
Si girò un po’ e dal primo cassetto prese il pacco che
gli era arrivato un po’ di tempo fa. Prese il salto galattico in mano e lo
guardò, ripensando a quello che l’alieno gli aveva mostrato. A colpirlo di più
non erano state le parole di Chris, quell’idiota poteva dire tutto quello che
voleva, ma la consapevolezza che Rose credesse a quelle frasi. A fargli davvero
male era il pensiero che lei credeva che lui l’avrebbe presto abbandonata senza
guardarsi più indietro.
Sbuffò per l’ennesima volta, era su quel letto,
circondata da macchinari e da dottori, da ore, sua madre e suo padre erano
stati allontanati. Lei si sentiva bene, ma tutti continuavano a essere
preoccupati, cosa forse comprensibile visto quello che era successo, ma lei si
sentiva davvero bene e non vedeva l’ora di alzarsi e tornare a casa, tornare
dalla sua famiglia, ma soprattutto tornare da lui, dal suo Dottore. Era l’unico
che le avrebbe dato le risposte alle uniche domande che si stava ponendo, era
l’unico cui avrebbe permesso di prendersi cura di lei. Soprattutto, voleva
tornare da lui, perché dovevano chiarire molte cose.
Per sua fortuna quella tortura finì, Jackie entrò
immediatamente nella stanza e corse ad abbracciarla, Rose si guardò attorno
sperando di vederlo spuntare, ma nulla, il Dottore non era lì.
“Oh piccola mia, come stai, come ti senti?” chiese la
madre tenendola stretta a sé.
“Sto bene mamma, davvero sto bene.” Le rispose, Jackie
lasciò la presa e la guardò attentamente.
“Tranquilla è tutto finito.” La rassicurò la figlia
sorridendole.
“Non fare più una cosa del genere ci siamo capiti?” la
richiamò, Rose sorrise e l’abbracciò nuovamente.
“Mi dispiace mamma, non volevo farti soffrire.” Si scusò
con calma. Si sciolse con calma dall’abbraccio e le sorrise ancora, poi si
guardò nuovamente attorno.
“Senti mamma … sei … si insomma … sei da sola?” chiese la
ragazza quasi vergognandosi, insomma non voleva che sua madre pensasse che non
apprezzasse la sua compagnia, ma voleva anche parlare al Dottore al più presto.
“Era impegnato in una riunione con papà.” Le rispose
leggendole nella mente, Rose si morse il labbro inferiore, non era da lui, di
solito niente e nessuno riusciva a trattenerlo, di solito si assicurava che lei
stesse bene.
“Come sta?” chiese preoccupata.
“Starà meglio dopo averti visto.” Le rispose con calma.
“Piccola, c’è qualcosa che non va?” chiese notando
l’espressione dubbiosa sul volto della figlia.
“No, va tutto bene.” Le mentì per non farla preoccupare
ulteriormente. Sperava solo di riuscire a chiarirsi con lui e ricominciare da
capo, non voleva perderlo.
Chris aspettò che Pete finisse di parlare con Harriet e
Ianto, per poi andare nel suo ufficio.
“Potrei parlarle un attimo signor Tyler?” chiese
entrando, l’uomo stava posando dei documenti in una valigetta.
“Prego Chris.” Lo invitò gentilmente, il ragazzo chiuse
la porta dietro di sé e si avvicinò alla scrivania con calma.
“So di essere un semplice assistente.” Iniziò a parlare.
“Sei più di un assistente, lo sai.” Gli sorrise con
calma.
“Ecco … vorrei … “ cercò di parlare con calma cercando le
giuste parole, Pete lo invitò a continuare con lo sguardo.
“Se mi permette, vorrei suggerirle di allontanare il
Dottore da Torchwood.” Disse poi deciso, Pete chiuse la valigetta e lo guardò.
“Come scusa?” chiese conferma.
“Credo sarebbe il caso di allontanare il Dottore dal
Torchwood.” Ripeté, Pete lo guardava ancora sconvolto.
“Chris, il Dottore è troppo importante per mandarlo via.”
Aggiunse l’uomo.
“Ok, allora mandatelo in un'altra sede." insistette
lui. "So che al Torchwood tre cercavano qualcuno.” suggerì concitato.
“Non capisco perché vuoi mandare lontano il Dottore.”
Chiese ancora Pete.
“E’ pericoloso, è una mina vagante. Senza alcun
controllo, non segue le regole e prende decisioni importanti senza ascoltare il
consiglio degli altri.” Continuò il ragazzo.
“Lui sa quello che fa. E’ il più preparato qui dentro.”
Continuò con calma Pete.
“Così preparato da non curarsi di chi lavora accanto a
lui.” Disse e qui Pete si rese conto qual fosse il vero problema di Chris.
“Ascoltami bene Chris.” Iniziò con calma.
“Quello che è successo a Rose qualche ora fa non era
nelle intenzioni del Dottore.” Continuò sempre con calma.
“Ha quasi ucciso Rose, tua figlia.” Disse alzandosi in
piedi e permettendosi di alzare la voce.
“So bene quello ch’è successo! Ma non è stata una sua
decisione.” gli ricordò sempre con calma.
“Pete, è troppo pericoloso perché resti accanto a lei.”
Rispose lui abbassando il tono.
“Credo che tu abbia bisogno di un paio di giorni di
riposo.” Disse Pete alzandosi.
“Ora se non ti dispiace, devo andare da mia figlia.”
Continuò superando la sua scrivania e invitando il ragazzo a uscire.
“Ma..” tentò di controbattere.
“Sono state settimane davvero pesanti per tutti, pretendo
che torni a casa e rimani lì per un paio di giorni.” Terminò Pete aprendo la
porta e andando via, senza dare alcuna opportunità a Chris di rispondere.
Camminava lentamente nei corridoi del reparto medico del
Torchwood, le mani nelle tasche e la mente a ciò che avrebbe dovuto fare. Doveva
parlare con Rose, doveva capire cosa le fosse successo, ma una parte di sé
voleva solo andarsene da lì, andare via da quel mondo. Sentì un senso di
claustrofobia, quelle pareti sembravano quasi opprimerlo. Poche volte aveva
sentito quella sensazione, da quando era in quel Mondo, Rose senza dubbio
l’aveva aiutato molto, ma adesso si trovava a dover fuggire via da lei.
Si avvicinò alla camera di Rose, davanti alla finestra
c’era Chris che osservava la ragazza mentre scherzava con la madre. Vedere
sorridere Rose gli riempiva il cuore, lo faceva sentire meglio, in pace con se
stesso.
“Come sta?” chiese guardando la ragazza attraverso il
vetro.
“Bene!” rispose il ragazzo.
“Nonostante quello che le è successo.” Continuò con un
tono aspro e accusatorio nei riguardi del Dottore. Rimasero in silenzio ancora
per un po’, non erano mai stati amici e il Dottore sapeva bene che non avrebbero
mai potuto esserlo, poiché entrambi amavano la stessa donna.
“Perché mi hai spedito il salto?” chiese improvvisamente,
Chris lo guardò sorpreso.
“Come scusa?” chiese. Il Dottore lo guardò sapendo che
era lui il mandante di quell’oggetto.
“So che sei stato tu a mandarlo.” Gli rispose voltandosi
verso di lui.
“Voglio solo che Rose sia al sicuro.” Disse voltandosi
nuovamente verso di lei.
“Anch’io.” Continuò il Dottore.
“Non si direbbe.” Sbuffò il ragazzo infastidito, poi si
voltò verso di lui e il Dottore fece lo stesso, sapendo che quello era il
momento per loro due di parlare chiaramente.
“Chris io …” tentò di parlare il Dottore.
“No, non voglio sentire le tue scuse su quello che è
successo.” Lo accusò ancora senza dargli tempo di rispondere.
“Sei l’uomo più intelligente che conosca, lo ammetto. Sei
una grande risorsa per il Torchwood.” Disse.
“Ma non ti rendi conto del male che fai alle persone
accanto a te. Rose è quasi morta!” continuò con più calma. Il Dottore sapeva
che lui aveva ragione e abbassò lo sguardo, non poteva certo dargli torto, gli
vennero in mente tutte le persone che erano morte o avevano sofferto a causa
sua e sentì il cuore stretto in una morsa di dolore.
“E io farò tutto il possibile perché tu sia allontanato
da lei e da tutta la sua famiglia. Hanno sofferto troppo a causa tua.” Disse
infine andando via.
Il Dottore guardò Rose, ripensò a tutte i loro viaggi,
alle volte che Jackie telefonava alla figlia preoccupata perché non si
sentivano da un po’, ripensò a tutti i pericoli che Rose aveva corso per lui.
Stava per andarsene ma la voce di Jackie lo fermò.
“Ohi tu, dove credi di andare?” chiese la donna che era
appena uscita dalla stanza.
“Oh … Ecco … io.” Tentò di trovare una scusa.
“Credo che sia il momento che tu le parli.” Disse lei
indicando con la testa la camera di Rose, il Dottore sospirò e senza dire altro
entrò.
Jackie chiuse la porta alle sue spalle. Rose nel vederlo
sorrise e lui sforzò un sorriso ma non era ancora pronto a parlarle e
affrontare quello che era successo.
“Tu…” stava per parlare, ma lei lo fermò.
“Se stai per chiedermi se sto bene, te ne pentirai.”
Scherzò lei.
“Chiunque entra da quella porta non fa altro che chiedere
la stessa cosa.” Si lamentò sbuffando, il Dottore sorrise.
“Siamo solo preoccupati per te.” Aggiunse lui con calma.
“Lo so, ma non amo molto tutte queste attenzioni, lo
sai.” Continuò a lamentarsi.
“Scusa, non volevo essere così sgarbata.” Si scusò.
“Tranquilla, con me puoi sempre sfogarti.” Continuò lui,
rimasero in silenzio forse cercando entrambi di rimettere in ordine i loro
pensieri.
Il Dottore si avvicinò lentamente e si mise seduto sul
letto, non la guardava, non era ancora pronto, sapendo che lei aveva tutti quei
dubbi sulla loro relazione.
“Rose.” La chiamò con la voce grave.
“Non c’era altro modo per fermalo.” Disse lei di fretta
per giustificarsi, il Dottore sospirò lentamente.
“Avrei voluto sapere cosa avevi in mente.” Disse lui con
calma, senza nascondere il suo disappunto.
“Non potevo dirtelo.” Continuò abbassando lo sguardo.
“Perché no?” chiese semplicemente lui.
“Mi avresti fermata, e non potevo permetterlo. Non potevo
lasciarlo vincere.” Spiegò con un po’ di disperazione nella voce. Il Dottore la
guardo in silenzio, non riusciva ad affrontare con lei l’argomento, non
riusciva a chiederle se quelle immagini erano vere, aveva troppa paura di
sentire una risposta positiva. Lei, la sua Rose, la sua preziosa ragazza non
aveva fiducia in lui, nella loro relazione, e questo faceva più male di ogni
altra cosa.
Si alzò in silenzio, cercando di mettere in ordine i suoi
pensieri, cercando in qualche modo di iniziare l’argomento.
“Dottore.” La sentì chiamarlo, deglutì e si voltò verso
di lei.
“Io … ecco …” cercò di parlare lei.
Purtroppo furono interrotti, quando dalla porta entrò
un’infermiera.
“Scusate, ma dobbiamo portare la signorina Tyler a fare
alcuni esami.” Disse la ragazza scusandosi.
“Non si può rimandare di qualche ora?” chiese Rose.
“Mi dispiace.” Si scusò ancora l’infermiera.
“Non fa niente, tanto dovevo andare lo stesso.” Aggiunse
il Dottore andando via, quasi fuggendo da quella camera, da lei e dalla verità
di quelle immagini.
Fine
Capitolo XIV
Ragazze al
prossimo capitolo dove ci sarà il finale della storia …. Mi sembra strano e
anche tanto brutto
Note
dell’autore: Ed eccoci
qui, questo è l’ultimo capitolo di questa Fan Fiction (non mi sembra vero), mi
è passato per testa di dargli un seguito, ma non so ancora, dovrei trovare una
buona storia.
Comunque
buona lettura a tutti.
Capitolo XV
La festa di Natale
Si rigirò nelle coperte e stese la mano verso l’altro
lato del letto, sperando che almeno per quella mattina avrebbe trovato
qualcuno, ma non fu così, si girò a fissare il cuscino vuoto vicino a lei. Era
stata dimessa dell’ospedale da un paio di giorni, suo padre aveva insistito
perché lei rimanesse a casa per almeno due settimane, e il Dottore era stato
d’accordo ovviamente. Lei sperava almeno di avere il tempo per parlare e
chiarirsi, ma lui la evitava, tornava dal lavoro quando lei già dormiva, e la
mattina prima che lei si svegliasse, ecco che scompariva di nuovo, quella
situazione stava diventando frustrante. Prese il suo cuscino e lo strinse al
corpo respirando a fondo il leggero profumo di cui era impregnato. Quanto
avrebbe voluto averlo lì, parlare con lui, fare l’amore con lui, di nuovo.
Riccaciò indietro
le lacrime e si alzò, si fece una doccia veloce e scese a fare colazione, sua
madre era indaffarata a fare qualcosa, mentre Tony giocava tranquillo sul
tappeto vicino a lei.
“Ciao tesoro, come ti senti?” chiese la madre quando la
vide arrivare.
“Ti prego mamma, ti ho detto che sto bene, non c’è
bisogno che lo chiedi ogni volta che mi vedi.” Disse un po’ scorbutica, sua
madre la guardò.
“Ohi signorina datti una calmata, sono ancora tua madre
dopotutto.” La minacciò con severità, Rose sorrise.
“Che cosa fai?” chiese cambiando discorso e avvicinandosi
a lei.
“Sto organizzando la festa di Natale al Torchwood.” Disse
orgogliosa la donna, Rose si versò un po’ di caffè e si mise seduta accanto
alla madre. Lo sguardo fisso davanti a lei, pensando alla sua situazione con il
Dottore.
“Ehi piccola, che ti succede?” chiese dolcemente la donna
spostandole una ciocca di capelli. Rose alzò le spalle ma non rispose
continuando a sorseggiare il suo caffè.
“Tu e il Dottore avete litigato?” chiese ancora con
calma.
“No …” rispose, ma sentì dentro di sé una gran voglia di
parlare con qualcuno, di sfogarsi in qualche modo.
“E' solo che …” tentò di parlare, ma non sapeva neanche
cosa dire, sospirò cacciando indietro le lacrime.
“M’ignora, fa di tutto per non stare con me ed io non so
più come comportarmi, come parlare con lui.” Si sfogò piangendo, la madre le
strofinò dolcemente la schiena per darle un qualche tipo di conforto.
“Io lo amo, lo amo da impazzire, ma lui … non so più che
fare.” Disse piangendo, sfogando tutto, le sue paure e il suo dolore. Jackie le
circondò le spalle e la abbracciò, baciandole la testa e tentando di
consolarla.
Seduto alla scrivania nel suo ufficio, fissava lo
schermo, non aveva molto lavoro anche se agli altri diceva il contrario. Si
sentiva uno stupido codardo a dover scappare da Rose, ma sapere la verità sui
suoi dubbi lo terrorizzava, non sapeva come avrebbe affrontato il sapere che
quelle immagini, quella sua paura erano vere. Si passò una mano sul viso
buttandosi sullo schienale della poltrona e voltandosi verso la finestra prese
il salto che Chris gli aveva mandato, la tentazione di usarlo in quel momento
era forte.
Improvvisamente sentì la porta del suo studio aprirsi, si
voltò e si trovò Jackie con un’espressione non molto amichevole, ecco ora la
voglia di utilizzare il salto era molta.
“Che diavolo hai nella tua testa?” chiese la donna, il
Dottore la guardò non capendo a cosa si riferisse.
“Che cosa ho in mente?” ripeté lui, confuso.
“Sì, con Rose, che intenzioni hai?” chiese la donna
incrociando le braccia al petto.
“Oh..” disse realizzando di cosa parlava. Aveva già visto
quello sguardo in Jackie e ogni volta per lui non era un buon segnale.
“Credevo che adesso che sei umano o cose del genere,
avresti smesso di fare l’idiota, ma no. Oggi ho dovuto consolare nuovamente
Rose.” Disse tutto di un fiato, e il Dottore sentì qualcosa spezzarsi nel suo
cuore, quando capì che Rose aveva pianto per lui, che stava male per tutta la
situazione che si era creata.
“Io …” tentò di dire.
“Vedi di sistemare le cose con lei, o dovrai vedertela
con me, intesi?” disse con decisione la donna, per poi andare via. Il Dottore
rimase a guardare la donna andarsene, mentre ripensava a quello che aveva appena
detto. Aveva sempre temuto in un certo senso Jackie, ma la cosa che gli dava
fastidio era il pensiero di Rose che soffriva a causa sua.
Si era rintanata nello studio a leggere, ma alla fine era
rimasta a guardare la pioggia fuori dalla finestra e a pensare alla sua
situazione con il Dottore.
Sua madre era andata fuori per organizzare la festa di
Natale, Tony era crollato poco prima, dopo aver giocato con lei per un bel po’
di tempo.
Suonarono alla porta e lei andò ad aprire, davanti si
trovò Chris.
“Ehi ciao.” La salutò con calma con un sorriso che non
finiva più.
“Ciao a te, come mai da queste parti?” lo salutò
facendolo accomodare, il ragazzo le consegnò alcune cartelle.
“Per te.” Disse, Rose s’illuminò, finalmente aveva
qualcosa su cui lavorare.
“Oh perfetto, cercavo proprio qualcosa da fare.” Disse
andando verso lo studio seguita dal ragazzo.
“Sei sola a casa?” chiese.
“Sì, mamma è andata a sbrigare delle cose per la festa, e
Tony sta dormendo.” Spiegò con calma, mentre si mettavano comodi sulle poltrone
davanti al caminetto acceso.
“Allora di cosa si tratta?” chiese indicando le cartelle
che aveva in mano.
“Devi scegliere un nuovo assistente.” Rispose lui senza
smettere di sorriderle.
“Ianto è stato assegnato al Torchwood 3 di Cardiff,
proprio come volevi tu.” Continuò mentre Rose visionava alcune schede.
“Non capisco come mai hai insistito tanto.” Si chiese
lui, Rose lo guardò e sorrise pensando all’altro Torchwood di Cardiff, a quello
che aveva visto mentre aveva viaggiato negli universi paralleli.
“E’ una lunga storia.” Disse semplicemente, sapendo che
Chris non avrebbe capito.
“Senti volevo parlarti un attimo.” Disse seriamente lui.
Attirando la sua attenzione.
“Dimmi.” Disse mentendo via le schede.
“Ho chiesto che il Dottore sia mandato via.” Disse con
sicurezza e tranquillità, Rose lo guardò un attimo senza capire realmente.
“Tu … cosa?” chiese con calma.
“So cosa pensi, ma credimi è per il tuo bene.” Si difese
con calma.
“Sei impazzito o cosa?” chiese invece lei, sconvolta da
quel fatto.
“Rose, ascolta, so che adesso sei arrabbiata, ma …” cercò
di spiegare ma lei lo fermò.
“Perché diavolo lo hai fatto?” chiese lei sconvolta senza
farlo finire di parlare.
“Ti ha quasi uccisa, Rose.” Disse lui guardandola negli
occhi. Rose si alzò e scosse la testa allontanandosi, non riusciva a credere a
una cosa del genere, sapeva che Chris aveva sempre provato qualcosa nei suoi
confronti, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato capace di tanto.
“Sembra quasi che tu e la tua famiglia dimentichiate
questo particolare.” Continuò lui, senza nascondere il suo fastidio.
“Non è stata una sua decisione, è stata mia.” Gi rispose
voltandosi di scatto verso di lui.
“Se ti ama quanto dice, avrebbe dovuto impedirlo.”
Continuò, a quello Rose scattò ancora di più di rabbia.
“Fuori di qui.” Disse stringendo i pugni.
“Rose …” cercò di parlare ma lei non voleva lasciarlo
continuare.
“Non hai alcun diritto di poter dire una cosa del
genere.” Ringhiò lei con una rabbia che aveva provato poche volte in vita sua.
“Ho visto abbastanza per saperlo. Se ti ama quanto
sostiene dovrebbe lasciarti vivere la tua vita, senza complicarla.” Le disse
con più calma avvicinandosi.
“Tu non sai nulla di noi, e della nostra vita.” Continuò
invece lei.
“Invece so abbastanza, hai lasciato tua madre da sola,
per viaggiare con lui, e una volta qui, nonostante lui ti avesse abbandonato e
spezzato il cuore, hai fatto di tutto per tornare da lui.” Le rispose lui
facendosi avanti, mantenendo una certa calma nella voce.
“Va via.” Disse lei con freddezza.
“Rose …” la chiamò cercando la sua mano, ma lei si
allontanò.
“Lui non mi ha abbandonato, e ora ti prego di andare
via.” Gli disse guardandolo negli occhi, per poi uscire dalla stanza senza
neanche considerarlo più. Non aveva alcun diritto di dire una cosa del genere,
non poteva permettersi di parlare della loro storia, lei e il Dottore fino a
quel momento non erano stati liberi di scegliere, sempre qualcun altro aveva
scelto per loro.
Rientrò a casa al solito orario, era tutto spento e
sapeva che avrebbe potuto evitare Rose, e soprattutto Jackie. Voleva parlare
con Rose, ma il timore era ancora forte, e sinceramente non aveva tanta voglia
di litigare con lei.
Sentì qualcuno mormorare, e vide che in cucina la luce
era accesa, si avvicinò e trovò Rose che si era appena preparata una tazza di
tè caldo.
“Oh ciao.” Disse lei sorpresa non appena alzò lo sguardo
verso di lui, notò che aveva un dito arrossato.
“Tutto bene?” chiese preoccupato, la ragazza lo guardò un
attimo e abbassò lo sguardo verso il suo dito.
“Oh si, nulla di preoccupante, mi sono bruciata un po’.”
Disse sorridendo timidamente, si avvicinò a lei e le prese la mano con
delicatezza.
“Dovresti mettergli qualcosa.” Disse con calma osservando
il piccolo segno.
“E’ una stupidaggine credimi, un po’ di acqua fredda e
passa tutto.” Disse lei abbassando lo sguardo e arrossendo, era imbarazzata.
“Vuoi del tè?” chiese lei cambiando discorso e liberando
la sua mano dalla sua presa.
“Perché no.” Rispose con un sorriso, poteva mettere le
sue paure da parte per un po’ e cercare di comunicare con lei. Si misero seduti
con calma una di fronte all’altro sul tavolo, non si guardavano negli occhi,
continuavano a sorseggiare i loro tè. Gli sembrò di rivivere la loro prima
notte in quella casa.
“Come mai non dormi?” chiese lui, osservandola.
“Non riuscivo a dormire.” Rispose semplicemente, lui
sapeva il motivo, spesso durante la notte la sentiva agitarsi nel sonno e
mormorare spaventata, e lui per calmarla le sussurrava nell’orecchio
assicurandole che era in salvo e al sicuro, proteggendola anche dai suoi
incubi.
“Ho una cosa da
farti vedere.” Disse lei improvvisamente prendendo un fascicolo che teneva
accanto a sè.
“Non dovresti lavorare.” Disse lui sorridendo e prendendo
il fascicolo, lei gli fece una linguaccia.
“Vero, ma dovevo scegliere il mio nuovo assistente.”
Disse con calma. Aprì il fascicolo e fu sorpreso nel vedere che la domandina
per un colloquio di lavoro era stata firmata da Donna Noble, guardò Rose
sorpreso vedendo che sorrideva.
“Appena ho visto la sua domanda di assunzione, ho pensato
che sarebbe stata un’assistente fantastica.” Continuò lei sorridente, ma il suo
entusiasmo iniziale si spense improvvisamente.
“Non sarebbe la stessa Donna.” Disse cupamente,
ripensando al periodo in cui avevano viaggiato insieme.
“Vero, ma non credo che sia una coincidenza questa.”
Insistette lei sorridendo.
“Rose …” cercò di spiegarle, ma lei gli prese le mani,
per la prima volta da quando tutto era successo.
“Ho viaggiato in diversi mondi paralleli, e in molti voi
due eravate destinati ad incontrarvi in un modo o nell’altro.” Disse con calma
sorridendo.
“Per lo stesso motivo hai insistito che Ianto lavorasse
per Torchwood tre?” chiese lui.
“Può anche essere che sia un mondo sbagliato questo qui,
ma a poco a poco in modo differente, sembra che le cose combacino in un modo o
nell’altro.” Disse sempre con calma, il Dottore la guardò intensamente, questa
era tipico della sua Rose, e lui non poteva evitarlo l’amava anche per quello.
Rimasero a farsi compagnia per il resto della notte e
dopo, per la prima volta da settimane, si addormentarono insieme abbracciati.
Si guardava attorno un po’ intontito, Jackie aveva
organizzato una festa con i fiocchi, era splendida, e le persone la gradivano,
ma lui si sentiva fuori luogo. Rose aveva insistito per essere accompagnata da
lui e non sapeva dirle di no, si era presentato a lui vestita con un abito
nero, a gonna corta, un abito che lasciava poco spazio alla fantasia e che a
lei stava divinamente. La osservava mentre parlava e scherzava con gli altri,
ma vedeva che in fondo si sforzava di essere gentile, anche lei odiava stare a
quelle feste. La vide voltarsi verso di lui e sorridergli, ricambiò il sorriso,
sapendo fin troppo bene che non avrebbe potuto evitare di parlare con lei.
“Ti stai annoiando vero?” gli chiese porgendogli un
bicchiere di vino, mentre si avvicinava.
“No, è una bella festa.” Le rispose tranquillamente,
sorseggiò un po’ dal bicchiere.
“Bugiardo. Vorresti essere da un'altra parte.” Lo accusò
sorridendo, il Dottore non riuscì a non ridere con lei.
“Alla festa natalizia non posso proprio rinunciare, la
mamma ci tiene troppo.” Gli spiegò guardando sua madre, notando nel suo sguardo
un senso di nostalgia, Rose avrebbe rinunciato a tanto, pur di tornare a
viaggiare con lui sul Tardis, forse a questo non aveva mai pensato il suo
alterego.
“Non è un problema, davvero.” La tranquillizzò invece
lui. Rose gli sorrise nuovamente. Forse quello era un buon momento per
chiarirsi, non avrebbe dovuto aspettare ancora, doveva parlarle. Stava per
farlo, ma a loro si avvicinò Pete con altre persone, ansiosi di parlare con
lei. Dopo averli salutati, maledicendo mentalmente il tempismo di Pete, decise
di allontanarsi.
Diede un’occhiata attorno a sé, nella speranza di
vederlo, voleva parlare un po’ con lui, con tranquillità, senza che nessuno
potesse interrompere la loro discussione, ma ero scomparso, dileguato in mezzo
a tutta quella folla.
Si avvicinò a Ianto che parlava con Chris. Lei non aveva
più voluto rivolgergli la parola, si era sentita tradita da quello che
considerava un buon amico.
“Ianto.” Chiamò la ragazza avvicinandosi, interrompendo
la discussione dei due.
“Scusa, ma hai visto il Dottore per caso?” chiese con
calma sorridendo.
“Ehm non mi sembra.” Rispose un po’ a disagio, Rose si
morse il labro inferiore guardandosi ancora attorno.
“Dove diavolo può essere andato?” si chiese a voce alta,
guardando ancora attorno.
“Credo che sia salito sul tetto.” Rispose invece Chris,
la ragazza annuì senza guardarlo in viso.
“Grazie.” Disse semplicemente allontanandosi, ma lui la
fermò.
“Rose, aspetta, vorrei parlarti.” Disse afferrandola per
un braccio.
“Non abbiamo niente da dirci, mi dispiace.” Continuò lei
con freddezza, voleva solo parlare con il Dottore, non voleva altro.
“Ti prego.” La supplicò lui.
“Devo trovare il Dottore.” Insistette lei, ma lui si
avvicinò senza lasciarle il braccio.
“Ti prego Rose, cerca di capire, io lo fatto per te … per
vederti felice.” le disse con calma in un sussurrò.
“Per essere felice io ho bisogno di lui.” Rispose semplicemente,
si liberò della sua presa e andò via.
Uscì di corsa dalla sala, sperando di evitare altre noie.
Andò sul tetto senza preoccuparsi del freddo che c’era, e del suo vestito non
molto adatto alle temperature. Lo trovò proprio lì, con il naso all’insù, le
mani in tasca, il papillon ormai disfatto, senza un adeguato soprabito, non
curante del freddo che c’era quella notte.
“Trovato qualcosa d’interessante?” gli chiese cauta.
“Niente di particolare, il cielo è coperto da nuvole.”
Rispose senza guardarla, non poteva certo dargli torto per questo, lo aveva
spinto a una decisione tremenda, ma più di tutto la preoccupava che quel
maledetto alieno gli aveva mostrato i suoi dubbi e le sue incertezze sul loro
rapporto.
“In questi giorni
non abbiamo avuto modo di parlare.” Aggiunse lei con calma, voltandosi verso di
lui.
“Già, credo che dovremmo.” Continuò sospirando, in quei
giorni avevano ricominciato a comunicare, scherzava con lei, ma non la guardava
mai negli occhi ed evitava di rimanere per troppo tempo da solo con lei.
“Mi dispiace per quello che ti ho fatto fare.” Si scusò
con calma, ma lui continuava a non guardarla.
“E mi dispiace per quello che hai visto.” Continuò
sapendo che questo lo aveva ferito più di ogni altra cosa.
“Pensi che andrò via?” le chiese direttamente, voltandosi
per la prima volta verso di lei e guardandola fisso negli occhi. Non voleva
rivelargli la verità, non voleva ferirlo ulteriormente, ma sapeva che non
sarebbe stato giusto non dirgli niente.
“Si.” Rispose sinceramente, il Dottore abbassò lo sguardo
come se si aspettasse quella risposta. Quanto si odiava per quello, quanto
voleva solo dimenticarsi tutto e ricominciare da zero, soffocando quella sua
paura.
“Sono sicuro che possa ripeterti che rimarrò qui, ma
questo non basterebbe.” Disse con convinzione. Voleva dirgli che non sarebbe
stato sempre così, che lei si sarebbe fidata, ma sarebbe stato come mentirgli.
Si avvicinò a lei, mentre prendeva qualcosa dalla tasca
interna della giacca.
“Tieni!” disse mostrandole un oggetto che lei aveva già
visto.
“Questo … questo è il salto intergalattico.” Chiese
conferma.
“Perfettamente funzionante.” Rispose lui.
“Mi è arrivato in una busta anonimail giorno in cui tu sei stata male.” Iniziò a
spiegarle, Rose aggrottò la fronte non capendo.
“Non sai chi l’ha mandato?” chiese ancora, ma lui scosse
la testa.
“So solo che con questo potrei andare via, in qualsiasi
posto.” Disse con calma fissandola.
“Chris aveva ragione.” Continuò, Rose deglutì lentamente,
e fece un passo indietro, aspettandosi il peggio.
“Ho viaggiato per la maggior parte della mia vita.”disse
e alzò gli occhi al cielo.
“Ho visto posti meravigliosi che sanno lasciarti senza
fiato. Posti che la tua mente non riuscirebbe a immaginare.” Spiegò con la voce
carica di emozioni, Rose abbassò lo sguardo, respingendo le lacrime che
premevano per uscire.
Improvvisamente il Dottore strinse il salto
intergalattico e lo lanciò nel vuoto, Rose lo guardò confusa.
“Quei posti di cui ti parlo, i posti che ho visto, in cui
siamo stati, non sono così meravigliosi se tu non sei accanto a me.” Le disse
con dolcezza, Rose si lasciò sfuggire una piccola lacrima.
“Rose” la chiamò con dolcezza mentre le asciugava la
lacrima, la guardò fissa negli occhi e sorrise dolcemente.
“Svegliarmi ogni mattina, con te accanto, crescere una
famiglia insieme, ma soprattutto invecchiare con te.” Le disse prendendole la
mano.
“Per tutto il tempo in cui abbiamo viaggiato insieme, non
ho desiderato altro che questo.” Continuò, Rose abbassò la testa e chiuse gli
occhi respirando lentamente, tentando, inutilmente di rimanere calma.
“Non sarà sempre facile, ci saranno dei giorni in cui
vorrai andare via, in cui il desiderio di correre tra le stelle sarà più forte
di ogni altra cosa.” Disse lei ormai sopraffatta dalle sue paure e dalle
lacrime.
“Ci sarà il momento in cui tutto questo non ti basterà
più, in cui io non ti basterò più.” Continuò non riuscendo più a fermare quei
pensieri e quelle lacrime. Il Dottore si piegò e le sussurrò una cosa
nell’orecchio, Rose rabbrividì e spalancò gli occhi, aveva un suono
particolare, un suono che aveva sentito solo una volta e continuava a
riecheggiare nella sua mentre, il suono di quella parola le riempì il cuore e
la mente. Lo guardò cercando di rimettere in ordine i suoi pensieri, rendendosi
finalmente conto che quello era il più grande segreto del Dottore.
“C’è un solo motivo per cui direi il mio vero nome a
qualcuno.” Le disse guardandola negli occhi. Lei non riusciva a dire niente, lo
guardava solamente, il viso bagnato dalle lacrime e il labbro che ancora le
tremava, nella sua mente confusione, ma il suo cuore, il suo cuore aveva
cancellato ogni dubbio, ogni incertezza della loro relazione, solo al sentire
quella parola.
“Tra noi non è mai stato facile, e adesso non ho alcuna
intenzione di arrendermi con te.” Le disse sorridendo quasi in tono di sfida.
Dal cielo iniziarono a scendere dei leggeri fiocchi di
neve, i due si guardarono attorno, la città di Londra, illuminata dalle luci di
Natale, veniva ricoperta pian piano di quella leggera coltre bianca.
Rose sentì un braccio del Dottore cingerle la vita, si
ritrovò a pochi centimetri dal suo viso, nei suoi occhi vide tanto amore e
tanta passione.
“Rose Tyler, Ti amo!” Le disse in un sussurro facendola
tremare. Prima che potesse rispondergli o dire qualcos’altro il Dottore la
baciò con passione. Si sentì stretta a lui quasi disperatamente. Rispose a quel
bacio e con la stessa passione si aggrappò al suo corpo, proprio come quella
volta sulla spiaggia, quando lui le aveva detto di amarla per la prima volta,
ma adesso quelle parole assumevano un altro significato, tutto era diverso,
adesso era più sicura di quello che sarebbe stato, adesso sarebbe stata in
grado di affrontare le sue paure, con lui accanto. Finalmente avrebbero avuto
il loro “per sempre” insieme, come era giusto che fosse.
Fine
Note Finali e
ringraziamenti: Volevo che
la scena finale fosse ambientata a Natale, per riprendere un po’ il finale di
Christmas Invasion (tra le mie scene preferite tra Ten e Rose), perché quello è
il momento in cui Rose accetta completamente il nuovo Dottore, e ho pensato che
sarebbe stato un buon inizio anche per la sua nuova vita con questo Dottore
umano.
Voglio
ringraziare tutti voi che avete avuto la pazienza di seguire questa storia, non
avrei mai pensato che sarebbe piaciuta così tanto, e spero tanto che il finale
non deluda le vostre aspettative. Ringrazio tantissimo fenili che mi ha fatto da beta per questi ultimi due capitoli,
e ringrazio ancora tanto le vostre recensioni che mi hanno fatto andare avanti.
Detto
questo, vi saluto, a presto, anche perché c’è ancora la terza stagione che devo
concludere.