Rinasco Con Te

di sara_sessho
(/viewuser.php?uid=63198)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Ritorno Ad Atene ***
Capitolo 2: *** Saint Seiya High School ***
Capitolo 3: *** Una giornata bellissima: Forse era meglio stare a letto ***
Capitolo 4: *** Addio ***
Capitolo 5: *** Il risveglio dell'anima ***
Capitolo 6: *** Tanti Cambiamenti e un Destino Troppo Grande ***



Capitolo 1
*** Prologo: Ritorno Ad Atene ***


                                                                      PROLOGO: RITORNO AD ATENE

Sono passati molti anni ormai, da quando ho lasciato Atene per trasferirmi in America, ma nonostante ciò mi è sempre mancata molto. Infatti mi ero ripromessa più volte che, appena ci fosse stata l'occasione, sarei ritornata. Ma non pensavo in questa circostanza. I miei genitori sono morti, uccisi se vogliamo essere precisi e l'assassino non è stato ancora identificato in quanto non ha lasciato tracce che la polizia potesse seguire.

Perciò ora mi ritrovo sull'aereo diretta ad Atene, dove seppellirò i miei genitori seguendo la loro volontà scritta nel testamento. Non pensavo che lo avessero già scritto. E lì ricomincerò la mia nuova vita nella casa della sorella di mia mamma, cioè mia zia Namie. 

Arrivata all'aeroporto, la vidi venirmi incontro ed abbracciarmi. Non proferì una parola, in certi casi parlare non serve soprattutto perché non può riportarti le persone che hai perso. Quando ci stacchiamo, la guardo e i suoi occhi castani sono lucidi ma non versano nessuna lacrima. Cerca di non piangere di fronte a me per paura che lo faccia anche io. Il sorriso triste però che le rivolgo la fa cedere e calde stille salate iniziano e rigare il suo volto. I ruoli si invertono: se prima era lei ad abbracciare me per consolarmi ora sono io ad abbracciare lei per donarle conforto. Io non piango, non perché non senta dolore, ma per il semplice motivo che non l'ho mai fatto di fronte ad altre persone. Sempre e solo da sola prima di addormentarmi.

Intanto che lei si calma, ci dirigiamo verso la macchina e, dopo aver caricati i miei bagagli nel baule, ci avviamo verso casa. Durante il lungo tratto che separa l'aeroporto dalla villa di mia zia, osservo il paesaggio che veloce mi passa accanto. Alcuni tratti me li ricordo, altri sono completamente nuovi. Sono contenta che il sole regni impavido in questa città, ai miei genitori piacevano molto le belle giornate, e anche a me.

La macchina si ferma di fronte ad un'enorme villa. Non ricordavo che la casa di mia zia fosse così grande. Ancora con lo sguardo rivolto all'edificio, apro il baule ma Namie mi ferma:

- Lascia pure, li porto io in casa i bagagli, tu entra pure - dice toccandomi il braccio con la mano.

- Va bene, grazie - le rispondo con un sorriso.

Mi avvio così verso il cancellino che da sul giardino e suono. Esce mio cugino Hiro e mi viene incontro, non mi abbraccia non è mai stato il tipo di ragazzo che si lascia andare a certi convenevoli. Alza il pugno come invito e io faccio lo stesso, picchiandolo poi contro il suo.

- Ben arrivata cugina - Dice con il solito tono scherzoso di sempre.

- Grazie cugino - gli rispondo - sei diventato molto alto, ma la crescita fisica è proporzionale allo sviluppo cerebrale? -

Hiro si gira minaccioso e poi inizia a ridere - Credo di non essere cresciuto in intelligenza e la mia pagella lo dimostra continuamente- 

Anche io inizio a ridere insieme a lui, mentre entriamo in casa. Lo zio Thoki non c'è, ha divorziato da zia Namie tre anni fa e da allora non si è fatto più sentire. Meglio perché lo odiavo, aveva l'aria da criminale e sinceramente non ho mai capito cosa Namie abbia trovato in lui. Per fortuna Hiro ha preso tutto dalla madre tranne gli occhi verdi e i capelli neri.

Salgo le scale e mi dirigo verso la stanza degli ospiti che d'ora in poi diventerà la mia camera e mi siedo sul letto. In quel momento entra mia zia con i bagagli e, dopo averli appoggiati sul pavimento mi guarda:

- Per cena ho ordinato la pizza, d'accordo? - mi chiede.

- Certo certo, ho una fame - dico iniziando a sistemare i bagagli.

Sento Namie scendere le scale e io mi dedico alla riordinazione della stanza in modo tale da renderla più mia. Dopo circa mezz'ora sento suonare il campanello. Devono essere arrivate le pizze, così, prima che mia zia mi chiami scendo al piano inferiore per mangiare.

Do inizio così con una pizza, alla mia nuova vita.

Ah dimenticavo, io sono Evelyn e ho diciassette anni.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfic su Saint Seiya. Fatemi saperw cosa ne pensate con tanti commenti e seguitemi che nel prossimo capitolo inizia la vera nuova vita di Evelyn.

Baci sara_sessho.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Saint Seiya High School ***


                                                                               SAINT SEIYA HIGH SCHOOL

La pizza è davvero buona rispetto a quella americana, piena di grassi; almeno sono certa di non ingrassare con un solo morso.

Mentre la mangiamo, ridiamo e scherziamo, e nessun tocca l'argomento " i miei genitori sono morti" per fortuna.

- Evelyn, ti ho iscritto alla stessa scuola superiore di Hiro - dice mia zia, iniziando a sparecchiare - qui esattamente come in America, il liceo è uguale per tutti (non so se è vero ^^ N.d.a)-

- Ok grazie - le rispondo alzandomi per dare una mano, rivolgendomi poi a Hiro - per colpa della tua inettitudine scolastica mi etichetteranno già in partenza come ignorante-

- Ma non essere esagerata - replica Hiro, finendo il suo bicchiere di coca e, dopo essersi fermato a pensare, continua - anche se in effetti non hai tutti i torti -

Alzo gli occhi al cielo - ma perchè è stato fatto così?-

- Perchè così conquisto più ragazze - mi dice strizzandomi l'occhio.

Mi avvicino a lui dandogli una pacca sulla spalla - l'importante è crederci - detto questo corro su in camera.

Qui mi metto il "pigiama", formato da una maglietta extralarge a mezze maniche con il disegno di Spider Man e un paio di pantaloncini corti. Qui in Grecia si muore di caldo, ma è per questo che mi piace. Sciolgo i capelli, appoggio i vestiti spogliati su una sedia e poi prendo la mia cartella in cui metto le cose fondamentali: un quaderno, il diario e l'astuccio. Quindi praticamente nulla.

Mi siedo sul davanzale accanto alla finestra e inizio a guardare fuori: il cielo è ormai tinto dei colori della notte, gli stessi che caratterizzano i miei capelli neroblu; amo il silenzio notturno, accompagnato solo dal canto dei grilli e dal mio pianto, che da troppo tempo tengo dentro. Le lacrime salate annebbiano la mia vista e per un momento non distinguo più la luna. Mi lascio andare completamente contro le mie gambe con le mani nei capelli, come a volerli strappare. Per la rabbia e la sofferenza mi mordo la pelle delle cosce, talmente forte che un sapore metallico mi stuzzica le papille. In quel momento riprendo controllo di me e sposto lo sguardo sul soffitto, prendendo respiri profondi.

- Calmati, respira- continuo a ripetere ininterrottamente, finchè non sento un liquido caldo scivolare sulla gamba. La guardo e vedo il sangue fuoriuscire dalla ferita provocata dai miei denti. Corro in bagno e con un fazzoletto bagnato tampono la gamba.

- Perfetto! sei diventata persino masochista adesso Lyn?- sussurro per poi sorridere - parli anche da sola... Sei proprio messa male!-

Prendo un cerotto dall'armadietto sopra il lavandino, lo attacco sulla ferita e mi metto a letto. Solo allora mi rendo conto di quanta stanchezza abbia accumulato, infatti dopo pochi secondi cado in un sonno profondo.

Il risveglio mattutino è un po' sottosopra, nel vero senso della parola, infatti mi ritrovo con la testa fuori dal letto e appoggiata a terra. Immancabilmente in quel momento entra Hiro che, non appena mi vede, scoppia a ridere.

- Ferma lì che vado a prendere la macchina fotografica- dice ridendo.

Appena esce dalla mia stanza, mi alzo e vado ad aprire la finestra. Sento dei passi e mi volto verso la porta, sulla quale trovo Hiro con un'espressione perplessa.

- Ti avevo detto di stare ferma- mi dice sconsolato.

- Logico! Così il sangue poteva fermarsi tutto nel cervello, potresti adottarlo tu come metodo per ragionare meglio - sospiro - comunque cosa eri venuto a fare in camera mia prima di vedermi a terra?-.

- Oh sì giusto! Manca un quarto alle otto- dice con tranquillità.

I miei occhi si spalancano completamente - cosa?! siamo in un ritardo completamente fottuto - urlo correndo per la stanza cercando di vestirmi più velocemente possibile.

- Stai tranquilla, arrivo sempre in ritardo, i professori ormai si sono abituati - continua imperterrito Hiro, senza mai allontanarsi dalla porta.

- Tu forse sei abituato a fare tardi, ma non io, quindi vado e ci vediamo a scuola - esco di fretta da casa e inizio a correre velocissima, come se fossi inseguita da qualche cane inferocito.

Mi ritrovo davanti ai cancelli della "Saint Seiya High School" nell'esatto momento in cui suona la campanella, così tiro un sospiro di sollievo. Purtroppo però appena entro nel cortile, mi ritrovo centinaia di occhi puntati addosso manco fossi un'attrazione nuova del circo. La mia faccia però non esprime nessuna emozione, così mi avvio con finta tranquillità verso l'entrata dell'edificio.

Mentre cammino per i corridoi alla ricerca, stando a ciò che c'è scritto sul diario di Hiro, dell'aula di matematica. All'improvviso però la strada viene sbarrata da cinque ragazze dall'aria minacciosa e dal colore di capelli l'una diverso dall'altra. Quella al centro deve essere la "capa", è sempre quella in mezzo ed infatti mi si avvicina.

- Chi sei tu? - mi chiede la bionda iniziando a girarmi attorno.

- Evelyn - dissi per niente intimorita.

- Proprio un nome da sgualdrinella - afferma, seguita poi dalle risate delle sue amiche.

A quella frase scatto subito e le tiro un pugno in pieno viso, che la spedisce tra le braccia delle sue compagne.

- Come osi? - dice pronta a contrattaccare. Purtroppo però viene interrotta dall'arrivo di un'altra ragazza dai capelli rossi - non finisce qui novellina - finisce la bionda per poi allontanarsi con le altre.

A quel punto la rossa si volta verso di me e mi porge la mano - piacere io sono Marin -

- Evelyn - rispondo ricambiando il gesto.

Mi fa cenno di seguirla e mi conduce all'aula di matematica nella quale, dopo essermi presentata alla classe, trovo un posto proprio accanto a lei in fondo. Mi fa da guida per tutta la mattinata e all'ora di pranzo mi accompagna in cortile.

- Quindi tu vieni dall'America giusto? - mi chiede dopo esserci seduta sotto un albero.

- Esattamente, però sono nata qui ad Atene - le rispondo addentando il mio panino - comunque come mai mi continuano a fissare tutti? Ho capito che sono nuova, ma così mi sembra esagerato-

Marin mi sorride - è per il tuo colore di capelli, è raro vedere una ragazza dai capelli blu scuro da queste parti-

- Ah capito, non ci avevo pensato - dissi, continuando a far girare lo sguardo per il cortile.

All'improvviso tutti si voltano dall'altra parte, più precisamente verso l'entrata, dalla quale escono tre gruppi di ragazzi, ma dalla nostra postazione non riesco a vederli molto bene.

- Chi sono? - chiedo a Marin sottovoce.

- I primi dodici sono gli Oro, dopo di loro ci sono gli Argento e per ultimi... -

- I Mirra- rispondo io.

- No ah ah - ride Marin - sono i Bronzo -

Annuisco, spostando si nuovo lo sguardo su di loro, in particolare i primi. Ma un ragazzo dai capelli rossi attira particolarmente il mio sguardo e, quando lui si volta a guardarmi, brividi mi percorrono la schiena.

Distolgo lo sguardo con nonchalance e mi volto verso Marin, trovandola rossa in volto, ma non le porgo nessuna domanda.

Sono troppo impegnata a calmare il battito del mio cuore.



Angolo Dell' Autrice:

Salve a tutti, ho cercato di fare più in fretta possibile ed eccomi qua con un nuovo capitolo... spero vi sia piacuto.

Ringrazio tutti coloro che recensiscono, mettono la storia nelle seguite\ preferite\ ricordate.

Vi lascio con una piccola domanda: Credete davvero che i nostri amici Saints siano dei semplici umani?

un bacio sara_sessho

p.s. recensite mi raccomando =D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una giornata bellissima: Forse era meglio stare a letto ***


                                       UNA GIORNATA BELLISSIMA: FORSE ERA MEGLIO STARE A LETTO

Sono solo al secondo giorno di scuola e già la tentazione di fuggire mi tampina la mente; non perchè non mi piaccia stare qui è che questa giornata è cominciata proprio con il piede sbagliato:

1. Stamattina, dopo essere uscita per la seconda volta da sola dato che Hiro era ancora in pigiama, ho rischiato di prendere una bella secchiata d'acqua in testa. Un idiota l'ha buttata giù dalla finestra e grazie ai miei riflessi e al puro culo, cono riuscita a schivarla.

2. Mentre attraversavo la strada, che mi separa dal cancello dell'edificio scolastico, ho rischiato di venire investita, non una ma ben due volte, poichè le macchine non avevano rispettato i diritti di precedenza dei pedoni.

Allora, non so se sia io sfigata oppure se tutti quelli che ho incontrato abbiano il cervello annebbiato. Probabilmente entrambi. Adesso che ho oltrepassato il cancello scolastico mi sento al sicuro da eventuali sfighe.

La campanella è suonata, così mi avvio con passo svelto verso la palestra ma, per la fretta, inciampo nei miei piedi e cado. Il colpo con il suolo non arriva, ma al contrario sento un presa sui fianchi, che mi costringe a voltarmi. I miei occhi si scontrano con due pozze profonde come l'oceano, l'opposto dei miei che sono come la superficie del mare. Sullo sfondo rosso fiammante.

Le parole mi muoiono in gola, ma sono abbastanza brava a far credere che questo blocco sia provocato dallo spavento e non dalla bellezza di codesto fanciullo.

- Ehi! Guarda dove metti i piedi, ragazzina - dice il rosso con tono freddo e tagliente.

Ok, la mia ammirazione termina qui, così come il mio blocco - Oh, chiedo perdono vostra maestà, non avevo intenzione di stropicciare la vostra maglia - gli rispondo sarcastica con una mano all'altezza del cuore.

- Un grazie sarebbe gradito, sai, ti ho salvato la vita - continua lui.

- La ringrazio sua maestà, la prossima volta che dovrò cadere dalle scale, speriamo non tanto presto, cercherò qualcuno meno altezzoso o forse chiederò di lasciarmi spiaccicare per terra-

- Forse sarebbe stato meglio se ti avessi lasciata cadere- dice andandosene.

- Guarda, sinceramente lo avrei preferito più di te- 

Lascio le scale e, dirigendomi dalla parte opposta, vado in palestra.

Passano all'incirca dieci minuti e già mi ritrovo con una mano sul naso, nel tentativo di fermare il sangue che continua a scendere copioso, dopo la terza pallonata in faccia. Di solito sono brava negli sport, ma purtroppo la conversazione avuta con quel deficiente, mi aveva irritata troppo.

Se un aiuto divino mi avesse avvisato dell'ondata di sventure che avrebbe caratterizzato la mia giornata, sarei stata a casa. Anche se l'incontro ravvicinato con  gli occhi del rosso non mi è affatto dispiaciuto. Solo quello però... Credo.

Comunque passo il resto della giornata in allerta, per un altro possibile attacco di sfiga. Infatti ad ogni minimo rumore sospetto sobbalzo, causando le rise di Marin, che non smette più di ridere come un'ossessa.

- E piantala, non è divertente, prova a esserci tu al mio posto - dico a Marin dandole un buffetto sulla testa.

- Scusa ah ah ah, non lo faccio ah ah apposta ah ah - continua a ridere la rossa mentre ci dirigiamo verso la fine del cortile per andare a casa.

- Se domani continuerai a ridere così delle mie sventure, te le do di santa ragione - la ammonisco sorridendo.

- Uuuh sto già tremando - dice per poi ricominciare a ridere.

La saluto e poi ci separiamo. Durante il tragitto scuola-casa controllo in ogni angolo, per essere sicura di non trovare altri pericoli che potrebbero rovinare ulteriormente questa "bellissima" giornata. Per fortuna va tutto liscio come l'olio.

Olio= liquido= acqua= oceano= occhi magnifici. " Evelyn ho detto basta pensare a quel deficiente... riprenditi cazzo!". Entro in casa e non c'è nessuno, sulla porta del frigo vedo due biglietti:

il primo dice: " Tesoro, stasera torno alle undici vado a cena con delle amiche... Ordina pure una pizza se vuoi. Namie".

Guardò il secondo e leggo :" Cugina, rimango da un amico a mangiare e poi sto qua a fare un torneo di playstation... Torno tardi. Hiro".

Perfetto casa libera, quindi mi guarderò "La foresta dei pugnali volanti".

Prima però me ne vado in camera a cambiarmi e a farmi una bella doccia veloce. In bagno mi tolgo il cerotto e la mia ferita è sparita. Lo so a voi potrebbe sembravo strano o inquietante. In effetti lo è, però io sono abituata fin da piccola a vedere guarire le mie ferite, superficiali o profonde, in un giorno. I miei genitori dicevano che succedeva perchè ero speciale. Bah!

Alla fine riesco a vedere solo metà film, perchè mi addormento. Ma, avendo il sonno abbastanza leggero, riesco a percepire due braccia prendermi in braccio e portarmi a letto. Capisco che è Hiro quando impreca, dopo essere inciampato sul tappeto. Sorrido e poi silenzio.

Il sonno è accompagnato da un susseguirsi di immagini, tutte caratterizzate da un azzurro scuro e da un rosso fiammante. Il mio subconscio non odia quel ragazzo come invece fa il mio cervello. A chi dei due devo dare retta?



Angolo Dell'autrice:

Scusate oggi sono un po' di fretta e non riesco a ringraziare bene tutti coloro che leggono. Comunque spero vi sia piaciuto l'incontro tra Evelyn e Camus.

Nel prossimo capitolo ci saranno i funerali dei genitori. Sarà abbastanza triste :(

Ora vi lascio, un bacio,

sara_sessho.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Addio ***


                                                                                                           ADDIO

Apro gli occhi all'improvviso e guardo l'orologio: 5.40. Troppo presto e troppo buio, ma non riesco più a prendere sonno, così mi alzo e mi siedo sul davanzale per guardare fuori.

So perché non dormo, e come lo sa la mia testa, lo sa il mio cuore che soffre: oggi c'è il funerale dei miei genitori.

Sono tentata di non andare a scuola, ma se resto a casa sarebbe peggio, perché continuerei a pensarci. Così rimango qui a guardare l'alba e il cielo che pian piano si va schiarendo, e ripenso a quanto fosse bella e solare mia madre Margaret e quanto fosse divertente, intelligente e talvolta cinico mio padre Michael.

Nonostante tutto riesco a sorridere dei miei ricordi e il groppo in gola, che ho da quando mi sono svegliata, scema leggermente. Guardo di nuovo l'orologio: 7.15. "Forza è ora di prepararsi".

Dopo neanche dieci minuti sono pronta e scendo per prendere la giacca. Stranamente in salotto trovo mia zia Namie che, quando mi vede, mi rivolge un sorriso triste. Io ricambio il sorriso, cercando di nascondere la mia sofferenza. Non ci parliamo, ci abbracciamo e basta e poi io mi avvio verso la porta.

- Ci vediamo oggi - dice con voce spezzata. Io la guardo semplicemente e annuisco. Se parlassi, scoppierebbe in un pianto disperato, anche se, forse, lo farà comunque appena uscirò.

Arrivo a scuola in anticipo rispetto al solito, infatti non c'è quasi nessuno. Seduta da sola su un muretto vedo Marin, così mi avvicino e mi siedo accanto a lei.

- Marin, lo so che ci siamo appena conosciute, ma ti andrebbe di accompagnarmi al funerale dei miei genitori oggi? - chiedo titubante.

Lei mie guarda e mi afferra la mano - ti sarò accanto, per qualunque cosa -.

- Grazie per me è importante -.

- Oh, ma che scena commovente - dice una voce femminile, seguita da risatine mal celate.

Marin la guarda truce - Candice, tu e le tue amichette non avete nulla di meglio da fare? -.

- Si Marin - dice la bionda - volevo solo avvisare la tua amica di non provare mai più a toccare il mio Camus! -.

- Guarda che non ho fatto apposta a cadere dalle scale e sinceramente dal suo atteggiamento, avrei preferito mi lasciasse cadere -.

- Bene tanto meglio - dice beffarda.

- Ma, Candice, non mi risulta che Camus stia con qualcuna, né tantomeno con te - interviene Marin.

La bionda la fulmina - lo sarà presto, vedrai - poi, seguita dalle sue amiche oche, se ne va.

- Vedo che te le sei già inimicate - dice un'altra ragazza, porgendomi la mano - piacere Shaina, sono la rappresentante di Istituto, e lei è la vice rappresentante June -

- Piacere Evelyn - rispondo stringendo a entrambe la mano.

- Shaina, June dove siete state questi due giorni? - chiede Marin. A quanto pare sono sue amiche.

- Commissioni per la festa di inizio anno - risponde Shaina, ma dall'occhiata che si scambia con Marin significa che c'è sotto altro. Ma è meglio far finta di niente e non intromettersi. Così, salutandole, mi avvio in classe.

In classe mi siedo nel banco e aspetto il suono della campanella. La giornata è calda come al solito, anche se prima mi era sembrato di sentire quel tipico odore di bagnato che anticipa la pioggia. Spero di no, già questa giornata sarà la peggiore della mia vita e se si mette pure a piovere, sarà ancora più pesante e triste.

Prima del suono della campanella, entrano in classe, alcuni Oro: Aioria, che da quello che ho capito piace a Marin visto che appena lo vede arrossisce, Shaka, Saga e Camus. Naturalmente li ignoro, soprattutto l'ultimo dopo gli avvenimenti del giorno precedente.

Suona la campanella e tutti gli altri studenti entrano, compresa Marin che si siede accanto a me. Mi stringe la mano e mi guarda - Mi raccomando, oggi sii forte per te stessa e per i tuoi genitori - il mio groppo in gola si fa risentire più forte di prima - devi far vedere che hai la forza per andare avanti e lottare -

Due lacrime calde scivolano lungo le mie guance, asciugate immediatamente dalle mie mani, per paura di essere vista da qualcuno. Marin mi da un buffetto sulla spalla, poi entrambe ci giriamo verso il professore per seguire la lezione. Però non sapevo che due occhi azzurri mi avevano osservata dall'inizio.


Terminate le ore di lezione, avviso Marin di passare a casa mia per le due e mezza, così da poter andare insieme al funerale e poi la saluto. Nel tragitto per tornare a casa delle piccole gocce iniziano a cadere dal cielo, e nuvole grigie oscurano il cielo. " Perfetto, mancava solo questa" pensai.

Raggiungo casa di corsa e con la cartella sulla testa per evitare di bagnarmi e salgo in camera per prepararmi. Apro l'armadio e prendo un vestito nero e lo appoggio sul letto. ''Perché ai funerali bisogna vestirsi di scuro? Sembra di deprimere, oltre a noi stessi, le persone care che non ci sono più... Ecco, sto delirando''.

Mi vesto in fretta e scendo le scale ad aspettare Marin. Mia zia e Hiro non ci sono, credo che volessero preparare una composizione da mettere sulla tomba. Appena sento il campanello suonare mi dirigo fuori e, dopo aver aperto l'ombrello, mi avvio insieme alla rossa verso il cimitero. 


- Siamo qui oggi per salutare un'ultima volta Margaret e Michael, due persone magnifiche che purtroppo sono state vittima dell'ennesimo criminale - il chierico pronuncia queste parole in tono solenne e, ad ogni parola mia zia continua a piangere disperatamente tra le braccia di Hiro - speriamo che adesso possano trovare la pace, possano proteggere i loro cari e stare loro accanto -

Un attimo di silenzio poi mia zia tira fuori dalla tasca, una piccola lettera, scritta da lei e inizia a leggere.

- Cara sorella e caro cognato, non pensavo di dover scrivere questa lettera così presto e non pensavo di dover aspettare la vostra morte per scrivere quanto voi siate delle persone meravigliose, che hanno sempre vissuto una vita serena e hanno partorito una figlia altrettanto meravigliosa - stringo la sua mano, mentre la sua voce si spezza ancora di più - ogni attimo che ho passato insieme a voi rimarrà sempre nel mio cuore così come la vostra gentilezza e la vostra generosità. Vorrei riuscire a dimostrarvi che anche io ho la stessa forza che avete sempre avuto voi in ogni occasione, che anche io non mi arrendo. Vi porterò sempre nel mio cuore. Addio -

Addio. Questa parola rende tutto reale. Fino a quel momento non avevo realizzato pienamente ciò che era avvenuto. Addio. Basta questa parola per far crollare tutte le mie certezze e tutte le mie difese. Ma non riesco a pronunciarla. Mia zia era riuscita a farlo, io tuttora non riesco, non voglio. 

Tutti se ne vanno io rimango lì e inizio a piangere. Lascio il braccio di Marin a cui ero rimasta aggrappata fino ad ora e mi avvicino alla tomba.

- Io non ho preparato nessuna lettera e nessuna composizione di fiori. Sono venuta totalmente impreparata perchè non sapevo come dimostrarvi quanto io vi abbia voluto e vi voglia bene tuttora. Sapete che io sono sempre stata una ragazza che faticava a dimostrare il suo affetto, perciò neanche un pezzo di carta avrebbe potuto aiutarmi, ma forse questo sarà più efficace - prendo fiato - ho deciso di cantarvi la canzone che stavo scrivendo per festeggiare il vostro anniversario, ma che purtroppo non potrete festeggiare - chiudo gli occhi e inizio a cantare.

                                                                                                           I hear your voice on the wind

                                                                                                       And I hear you call out my name  

                                                                                                       ''Listen, my child'' you say to me  

                                                                                                        ''I am the voice of your history

                                                                                                          Be not afraid come follow me

                                                                                                     Answer my call, and I'll set you free''

                                                                                          I am the voice in the wind and the pouring rain  

                                                                                                  I am the voice of your hunger and pain  

                                                                                                 I am the voice that always is calling you  

                                                                                      I am the voice in the fields when the summer's gone        

Canto e piango. Le mie lacrime si confondono con la pioggia.

                                                                                                         I am the voice. I am the voice

Crollo davanti alla tomba. Non riesco a continuare la canzone. Marin mi prende e mi porta via. Addio sussurro. Rimarrete con me per sempre.

Dietro un albero un ragazzo dai capelli ha osservato tutto e si avvicina alla tomba - La vostra morte non sarà vana -.



Angolo Autrice:

Oggi corro e scrivo semplicemente: Vi è piaciuto? 

La prossima volta mi dilungherò di più e ringrazierò tutti.

baci sara_sessho

                                                                                                                                       


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il risveglio dell'anima ***


                                                                                      IL RISVEGLIO DELL'ANIMA

La pioggia continua a cadere incessantemente, mentre io ho finito le lacrime. Mi è bastato dire la parola  Addio per farmi crollare nel dolore. I miei genitori non vorrebbero vedermi così, ma come la ragazza forte che mi sono sempre vantata di essere. Dovrò trovare il coraggio e la forza per andare avanti, per rinascere e ricominciare di nuovo, ma per ora il mio futuro lo vedo vuoto.

Vuoto. Come i miei occhi che non trasmettono più allegria. Vuoto. Come il mio cuore che non ha più ragioni per pompare sangue. Vuoto. Come la mia anima totalmente privata della sua linfa vitale. Mi sento un fantoccio di carne e ossa, che ormai si muove per inerzia.

Con grosso sforzo mi alzo dal letto e mi vesto per andare a scuola. Che cosa stupida pensare che andarci sia una sofferenza, quando in realtà non provoca alcun dolore. Ma d'altronde io stessa poco tempo fa, la pensavo allo stesso modo.

Esco di casa senza parlare con nessuno e, dopo aver aperto l'ombrello, con lo sguardo rivolto a terra, mi dirigo a scuola. Cammino lentamente, consapevole di rischiare di arrivare in ritardo, infatti, appena arrivo nel cortile, non c'è nessuno.

Raggiungo la mia classe, lasciando poi, nell'apposito cestino, l'ombrello.

- Le sembra questo l'orario di arrivare, signorina? - mi domanda la professoressa di matematica.

- Scusi - rispondo indifferente, sedendomi accanto a Marin. Lei mi guarda e capisce come mi sento, infatti evita di farmi qualsiasi domanda che potrebbe peggiorare la situazione.

Dopo un po' mi sento osservata e, voltandomi, vedo una chioma rossa e due perle blu guardarmi intensamente, come se fossi un esperimento scientifico. Non ho sufficiente voglia per darci peso, così torno a seguire la lezione.

Le lezioni finiscono più in fretta del solito così, dopo aver cercato invano Marin per poterla salutare, mi incammino a casa insieme alla pioggia. Oggi mi sento strana come se improvvisamente stessi iniziando a cambiare, ma non ho la minima idea cosa ciò può significare.

Arrivo a casa e inizio a preparare la tavola - Zia, che cosa mangiamo stasera? -

- Non lo so, prova a guardare nel frigo se c'è qualcosa che ti va - mi dice Namie dal bagno.

Apro il frigo e sospiro - non c'è nulla, a parte un barattolo con uno strano contenuto nerastro -

- E' il mio paté di olive - dice raggiungendomi - vado al ristorante giapponese a prendere qualcosa - continua avviandosi verso la porta - ah, quasi mi dimenticavo, Hiro non c'è a cena.

- Sempre in giro quello - dico a bassa voce - ricordati gli spaghetti di soia - 

- Sì, a dopo -

Intanto che aspetto il suo ritorno, mi prodigo nello scegliere un Dvd da vedere a cena. Dopo una ricerca estenuante, che mi ha provocato oltretutto un dolore alla schiena, scelgo ''Australia''. Uno tra i miei film preferiti.

************************

I Gold Saints sono tutti riuniti al Grande Tempio, insieme ai Bronze Saints, al cospetto di Saori.

- Dunque è lei? - chiede la dea.

- Sì, ne siamo certi è identica, la somiglianza è impressionante - risponde Shaka.

- Non avete una foto? -

Camus si avvicina a Saori porgendogliela - E' identica a come è dipinta sulle pergamene antiche -

- Camus si è fatto subito avanti con lei - commenta Aioria, ricevendo poi uno sguardo fulminato di Camus.

- In realtà ci ho discusso, perché dopo averle evitato una caduta sulle scale, lei non mi ha ringraziato - continua il rosso.

- Che cosa le hai detto, dopo averla salvata?-

- Le ho detto ''guarda dove metti i piedi, ragazzina'' -

- E ti sorprendi che non ti abbia ringraziato? - domanda ironico Aldebaran.

- Basta - dice Saori, ripristinando ordine - sapete se si è già svegliata? -

- Non ancora, comunque dovrebbe accadere presto -

- Bene, nella guerra che sta per iniziare ci servirà il suo aiuto - commenta a bassa voce la dea.

************************

Dopo aver passato l'intera serata a elogiare l'avvenenza di Hugh Jackman, vado a dormire. Rispetto al mattino mi sento un po' meglio, credo che la compagnia di Marin, di Namie e il film mi abbiano aiutata.

Faccio appena in tempo a puntare la sveglia per il giorno seguente, che il sonno mi prende all'istante. Nel sonno sento una voce femminile parlare. Non è cattiva.

- Evelyn è il momento che tu permetta alla tua anima di svegliarsi completamente -

- Svegliarsi? Di cosa stai parlando? -

- Una grande guerra sta per iniziare e tu dovrai giocare un ruolo decisivo -

- Che guerra? Quale ruolo decisivo? -

- Contro il Dio Marte, tu dovrai portare tutta l'umanità alla salvezza -

- Il Dio Marte? Cosa credi che possa fare io? -

- Te l'ho già detto, devi svegliare la tua anima, permettendomi così di rinascere a nuova vita -

- Rinascere? Per quale motivo io? -

- Tu sei la mia doppelgagger -

- Doppelgagger? Sarei dunque la tua discendente identica? Ma chi sei? -

- Sono Elpìda, la dea della vita e della speranza -

Mi sveglio di soprassalto. Il sogno più realistico che abbia mai fatto. Ma era davvero un sogno?

 

 

 

Angolo Autrice:

Adesso si è scoperto chi realmente è Evelyn... Il nome Elpìda l'ho preso dal greco speranza... Non è una dea realmente esistita.

Ringrazio tutti color che hanno messo questa storia nelle preferite/ ricordate/ seguite e anche chi legge soltanto, ma soprattutto chi recensisce.

Alla prossima,

sara_sessho.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Tanti Cambiamenti e un Destino Troppo Grande ***


                                                             TANTI CAMBIAMENTI E UN DESTINO TROPPO GRANDE

Non ho la minima idea di cosa mi sia appena successo. Era solo un sogno o era realtà? Non lo so; ma sento, dentro di me, di cambiare sempre di più. Ma che cosa sta cambiando? Che sia tutto legato al “sogno” che ho fatto?Forse.

Meglio non pensarci adesso, devo entrare in classe. Mi siedo vicino a Marin, come ogni giorno, e le sorrido. Dopo pochi minuti mi accorgo che continua a fissarmi.

- Che c’è? – le domando, voltandomi verso di lei.

Marin sobbalza leggermente come se l’avessi svegliata – Nulla, avevi un ciglio sulla guancia –

La guardai interrogativa ma decisi di lasciare stare. Meglio non fare domande, se ho paura delle risposte. “Perché mai dovrei avere paura delle risposte di Marin? Che cosa mi sta succedendo?”

- Stai bene? – Marin mi guarda preoccupata.

- Mi sento solo un po’ strana – dico pensierosa – è da ieri pomeriggio che mi sento diversa e poi stanotte ho fatto uno strano sogno… Almeno credo che fosse un sogno –

- Che sogno? – sembra titubante nel rivolgermi questa domanda.

- Ti sembrerà assurdo, ma stanotte ho sognato, anzi ho parlato, con una Elpìda, la dea della vita e della speranza – corrugo maggiormente la fronte – ma so per certo che nei testi antichi sulle divinità greche, nessuno menziona questa dea –

Gli occhi di Marin si aprono sempre più – Hai parlato con Elpìda? Questo significa che… - si interrompe all’improvviso, come se non volesse dirmi qualcosa – hai studiato le pergamene antiche?

- Sì, me le faceva leggere mio padre, ma non cambiare discorso – dico decisa – sai chi è questa dea?

- Adesso non posso dirti nulla, fatti trovare a fine lezione al cancello della scuola, ti spiegherò tutto quello che devi sapere –

- Ma… -

- Niente ma – dice falsificando un permesso di uscita anticipata – devi solo aspettare ancora qualche ora – detto questo, si alza e, dopo aver fatto firmare il permesso alla professoressa, se ne va.

L’ora di matematica e così tutte le altre passano molto lentamente  ma comunque, alla fine, l’ultima campanella suona. Mi fiondo fuori dall’edificio, rischiando di inciampare più volte e di far cadere altre persone. Marin è già lì che mi aspetta, un’espressione seria le incornicia il volto.

- Allora, adesso mi dici quello che sai? – le chiedo con le mani sulle ginocchia e con  il fiatone.

- Non parleremo qui, e non sarò io a spiegarti tutto, non è il mio compito – si volta dall’altra parte – adesso seguimi, ho il compito di portarti al Tempio –

- Tempio? Che tempio? – chiedo seguendola, sempre più confusa.

- Il tempio della dea Atena – risponde senza voltarsi indietro.

- Che hai detto? Perché mi stai portando là? –

- Tra poco saprai tutto, porta pazienza –

Sospirai – tutte queste dee mi stanno facendo esplodere il cervello – sussurro, prima di continuare a camminare in silenzio.

***********************************************

Poche ore prima al Grande Tempio.

- Mia Dea, Elpìda ha avuto un contatto con Evelyn stanotte – dice il Cavaliere dell’Aquila, inchinandosi al cospetto di Saori.

- Alzati Cavaliere – ordina la Dea avvicinandosi – dimmi cosa è successo-.

- Stanotte Evelyn ha parlato con Elpìda che le ha detto di essere la Dea della vita e della speranza – il Cavaliere si alzò – e la ragazza mi ha riferito anche di sentirsi strana e diversa… Credo che il momento del risveglio completo, sia ormai prossimo –

- Bene, come hai intenzione di procedere? –

- Le ho detto di venire al cancello della scuola alla fine delle lezioni –

- Ottimo lavoro, portala qui le spiegherò tutto io –

Il Cavaliere dell’Aquila annuisce e si ritira.

************************************************

Dopo due ore di cammino, arriviamo al Tempio. Mio padre me ne parlava sempre, ma non ha mai voluto portarmici.

All’entrata vedo alcuni miei compagni di scuola: gli Oro, gli Argento e i Bronzo, indossano tutti delle strane armature. Che diavolo succede? Una festa di carnevale anticipata? Però devo dire che a Camus le dona molto. “Ti sembra il momento adatto per pensare a queste cose?”

- Evelyn – una voce femminile mi chiama. Vedo avvicinarsi una ragazza, vestita come le bambole di porcellana e con uno scettro in mano.

- Ma quello… Quello è lo scettro di Atena! Perché ce l’hai tu? – chiedo incredula.

- Hai ragione, è proprio lui – sorride – e porto questo scettro perché io sono la dea Atena –

La guardo allibita – Sì certo, e il mio fidanzato è Hugh Jackman -.

- Non ti sto prendendo in giro, ma in fondo so che nella tua testa c’è una voce che ti dice che ho ragione -

- Mi stai dando della pazza che sente le voci? – “Ascoltala, lei è Atena mia sorella” -  anche tu Elpìda stai zitta!-.

- Visto, anche te sai che questa è la verità -.

Quindi mio padre aveva ragione dicendo che gli Dei esistono.

- Ma allora, loro sono i Saints – dico guardandomi intorno.

- Esatto –

- Ma chi sono io allora? – chiedo, sperando che quello che mi aveva detto Elpìda in sogno non fosse vero.

- Sei la doppelgagger  di Elpìda, in altre parole sei la sua reincarnazione –

Stesse parole – perché mi sono risvegliata? –

- In realtà il risveglio completo non è ancora avvenuto, ma sta per succedere perché una guerra sta per iniziare -.

La guardo sempre più allibita.

- I poteri di Elpìda erano opposti a quelli di Marte, lei donava la vita agli esseri viventi e in casi estremi poteva anche strappare le persone dal sonno eterno – sorride – era anche un’abile combattente e infondeva la speranza durante le battaglia, purtroppo però Marte e Ade erano invidiosi e vedevano Elpìda come una minaccia e la uccisero. Lei prima di morire mi aveva detto di avere speranza e fede nel suo ritorno, e adesso sta per tornare-.

- Quindi lei serve per questa guerra che, fammi indovinare, è contro Marte e Ade – dico ancora un po’ confusa.

- Ade no, lo abbiamo già sconfitto, il problema adesso è Marte che vuole colonizzare il mondo e metterlo al suo servizio –

- Mamma mia! E Zeus non fa niente? Insomma è il padre degli Dei –

- Non vuole intromettersi –

- In pratica se ne è lavato le mani – dice improvvisamente Milo.

- Adesso che devo fare?-

- Ti trasferirai al tempio, ti allenerai per la battaglia e tra poco riavrai i tuoi poteri – la Dea mi accarezza la testa – adesso devi solo andare a prendere le tue cose a casa e venire qui –

*****************************************

Apro la porta di casa e vedo tutte le mie valigie pronte e Namie e Hiro che mi aspettano.

- Lo sapete già? -

- Lo abbiamo sempre saputo, ma per il tuo bene abbiamo preferito non dirtelo –

Annuisco, non ho voglia di discuterne, ma prima o poi farò domande anche a loro.

- Mi raccomando spacca tutto – mi dice Hiro abbracciandomi.

- E stai attenta – mi ammonisce Namie con le lacrime agli occhi.

- Non vi preoccupate, sono pur sempre una Dea – dico facendo finta di pavoneggiarmi.

Prendo le valigie, saluto di nuovo Namie e Hiro ed esco. Fuori dal cancello  vedo Camus che mi aspetta.

- Andiamo – dice perentorio.

- Sì. Arrivo – dico un po’ preoccupata per quello che mi aspetta.

Raggiungo Camus e noto che continua a guardarmi – Che c’è? –

- Hugh Jackman, eh? -

- Fottiti – mi incammino velocemente per non fargli vedere che stavo sorridendo.

Un sorriso per una frase stupida, ma è pur sempre un sorriso vero dopo tanto tempo.

 

 

 

Angolo Autrice:

Lo so non uccidetemi, ma maggio è stato davvero impegnativo... Però, come ho già detto nell'altra mia storia, adesso mi dedicherò costantemente alla scrittura... 

Il capitolo è più lungo del solito e, io stessa, mi sono sorpresa, spero vi piaccia!

Scusate ma sono un po' di fretta, e vi dico solo un semplice GRAZIE per tutti quelli che mi seguono sempre e recensiscono.

Un bacio, alla prossima,

sara_sessho

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=674937