Al Mistero sostituisci il Peccato

di glendower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'indivia; Flora ***
Capitolo 2: *** L'Ira; Clive ***
Capitolo 3: *** La lussuria; Luke ***



Capitolo 1
*** L'indivia; Flora ***


L'Invidia.
Ha qualcosa che tu non hai, Principessa.




Dieci raggi nell'alba bianca, l'indispensabile per illuminare una camerata dove le lampade ad olio non sono mai abbastanza. Strisce di luce scagliate contro la tua pelle d' alabastro fanno risaltare la camicia da notte. E' seta color perla, semitrasparente.  Nessuna forma in vista, sei audace Principessa ma hai sempre un buon contegno.
Con quel fiocco sopra il petto ed il tulle rigonfio assomigli tanto ad una pianta di ortensia, quella che adesso è sistemata in un angolo della stanza, morta ed ormai secca.
Rappresenti la figura di un fantasma dipinto sullo specchio attaccato al bordo della toeletta. Il rosso delle tue labbra sembra fare a botte con la cornice dorata intarsiata in mille e più arabeschi. Rami d'albero, petali di rosa, uccelli in volo, è un regalo della Città dei Misteri.
Chi è quello inferiore fra voi due?  Bellezza impalpabile, ti hanno tenuta nascosta troppo a lungo. Sbatti le ciglia, mettendo in evidenza lo sguardo truccato. Polvere lilla sulle morbide palpebre, non è da te truccarti, vederti conciata in questo modo è davvero strano. Un brutto segno, probabilmente un cattivo presagio.
Il dolce profumo che impregna la tua pelle rappresenta il tuo Io Fiabesco. Sei la bambola pelle di plastica che attende di giocare appesa ad uno scaffale.
Cosa stai facendo Flora, ti prepari per una festa? Lo puoi dire, il tuo segreto è  al sicuro.
Un colpo, due, cinquanta. Forse addirittura cento e quando il ciclo si conclude, tutto da capo alla fine si ripete. Ogni volta sempre più veloce. Gesti secchi e precisi con metodica accuratezza.
I denti della spazzola scivolano su e giù, ricalcando sempre lo stesso giro con un gesto ripetuto. E' un circolo vizioso che non si chiude mai.
Boccoli rigonfi si spezzano, lasciando ricadere sottili capelli ormai stanchi sul pavimento di marmo attorno ai tuoi piedi uniti. Pettini con foga senza cura, spazzolando l'Invidia impigliata ed intessuta nella tua testa.
Eliminarla è chiedere troppo, vero piccola Flora? E' da tempo che brucia dentro te e negli ultimi tempi non riesci proprio a sopprimerla.
Sorridere è diventato difficile, essere sempre la stessa porta dolore anziché sollievo.

 

« L'invidia non è una bella cosa Flora. »
« Ma che dici Luke, ti sbagli. Di cosa dovrei essere invidiosa poi? Di te e del Professore? »
Vi eravate detti un giorno, ma niente di tutto questo ha convinto entrambi.

 

La presa della mano destra sull'oggetto inizia a farsi più forte, tagliente. Lo brandisci come se fosse un'arma. Un corpo contundente pronto a gettarsi sui tuoi nemici. Scacci i cattivi pensieri che da notti ti assillano aggrappandoti ad un appiglio tanto debole. Lo sai, questo non basta.
Dall'esterno, un confabulare impreciso tamburella sull'udito e tu, piccola cara, non puoi non ascoltare. Sebbene la loro parole sono confuse, arrivano come scocchi di frecce, spilli dritti nel tuo cuore.
Sotto gli occhi chiusi, oltre il velo ironico delle tue fantasie puoi vederli benissimo: l'uno stretto fra le braccia dell'altro. Bocca contro bocca. Mani lascive in posti dove non dovrebbero andare.
Per un attimo, un solo attimo desideri  avere di più. Avere quello che purtroppo non hai.
Brami il volto, la voce, la saggezza del Professore che ti salvò dalla tua prigione di pietra anni addietro. Esigi il piccolo ed innocente Luke, i suoi baci ed i suoi teneri abbracci.
Vuoi essere quella che non sei mai stata, una donna con il potere pronta a combattere per l'amore che vuole.
Ora però guardati. Chi vedi? Solo una bambina.
Non è giusto essere così imperfetta, così orrendamente Flora.
Ti odi ed invidi il Professore per essere la parte perfetta di quel puzzle che è l'esistenza. Lui ha tutto   - ha Luke sopratutto– e a te cosa rimane? Una solitudine incompresa, lacrime arrugginite che ormai non scendono più. Ne hai perse molte, adesso sei al culmine e scoppi. La miccia si è accesa.


« Sei invidiosa Flora, invidiosa marcia. »
« Taci!»
Lo aveva capito Luke.
Il Professore.
Clive.
Tutti il mondo.
La piccola Flora si era sporcata di un grave peccato.


Spingi indietro la sedia, scattando in piedi come una molla. Hai fatto così in fretta che tutto si rovescia in terra, provocando al contatto con il pavimento un gran tonfo.
Da fuori, sul corridoio, il lieto sussurrare si ferma, facendo due conti hai capito che adesso stanno appoggiando  l'orecchio contro la tua porta per capire cosa succede.
Stringi gli occhi, prendi la mira e scagli la spazzola contro lo specchio provocando una pioggia argentata per via del duro colpo.
Frammenti trasparenti cadono su di te senza scalfirti. Puro buon cuore da parte loro.
Ciascuno riflette un pezzo di te. Ingrigiti hanno perso candore, opachi sono poveri di lucidità.
Sbuffi, pieghi la testa e sorridi. Non ti soffermi a raccogliere, a pulire e sistemare. Passi sui vetri incurante se questi ti feriscono i piedi ora scalzi e ti dirigi verso l'uscita.
Aprendo la porta non importa se ti guarderanno confusi, l'unica cosa che potrai urlargli in quell'ultimo faccia a faccia è la verità.


 « IO NON SONO INVIDIOSA! »

Non era ira,  lussuria,  accidia,  superbia, gola, tanto meno avarizia.
Solo un tipo d' invidia incurabile.

 

 

[ note dell'autrice; gnignugna. sette peccati per sette personaggi già decisi, riprovo a scrivere con la sperenza che la mia fantasia non faccia cilecca. POTREBBE scomparire come raccolta, metti caso che mi venga lo schiribizzo ballerino, ultimamente mi piacciono solo i pokemon blublub (8) incrocio le dita, spero e se fa poff pazienza. Quella Ness che di vizio aveva l'accidia. ]

 

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Capitolo 2
*** L'Ira; Clive ***


 


L'Ira.

Cani che l'uno sull'altro strappano brandelli di carne, vittime di una ferocia incontenibile a palpargli il cuore. Spruzzano sangue scarlatto, dipingendosi il muso della peggior maschera inumana a disposizione.
Cani che liberi dalle catene danno sfogo alla cattiveria inespressa, uccidono gente senza rendersene conto. Mordono e dilaniano corpi portandosi via una fila indistinta di vite, quelle dei loro padroni.
Cani che come te non hanno nulla da dire, mostrano solo la rabbia che li corrode rovinando la tenera facciata da 'migliore amico dell'uomo' che si sono creati nel corso degli anni.
Sei come loro, uno di quegli animali iracondi gettati all'Inferno a calci nel sedere, piccole vittime indisposte di un mondo che ha preferito punirli, facendoli arrabbiare.
Di quella vita che ti è appartenuta non ti è rimasto niente, solo un'immensa confusione in testa ed una gran voglia di cercare vendetta.

Una Vendetta con sembianze da donna e cuore d'amante.


L'hai vista e sentita, ti è entrata dentro in un gesto d'amore. E' penetrata fra le tue labbra quando ancora dormivi in un letto del manicomio d'ospedale. Perseverante si è mostrata nella sua nudità, fulgida di una bellezza incantatrice, l'Ira è spuntata dal nulla ed è diventata parte integrante del tuo piccolo cuore malandato.
Dal momento in cui le sue braccia invisibili si sono dispiegate attraverso di te, non sei più riuscito a liberartene, hai lasciato che ti crescesse dentro, cullandola come farebbe una madre con la propria figlia in grembo.
Lei, quell'Ira, elemento trascendente della Vendetta, ti ha amato come mai nessuno prima d'ora – prima dei tuoi genitori almeno – ha mai fatto.


Un'Ira così celestiale da sembrare un Dio incarnato.


Chino su di una lapide, il sole va tramontando alle tue spalle.
L'incendio doloso del cielo tinge i tuoi capelli d'un rosso infuocato, torturandoti le guance e oscurando la bocca piegata in una smorfia.
Centinaia di diamanti, incollati sugli zigomi, ora asciugati dal caldo presente, sembrano aver finito di commuoversi e tanto per cambiare, non riesci più a piangere.
Lì fuori, la città è un paradiso dimenticato in cui non esiste pace, è solo un via vai di macchine in un deserto di cemento che puzza di benzina.
In quel campo di morti, dove la vita è da tempo stata tagliata da quel filo che la reggeva sulle sue gambe, premi l'orecchio a terra, cercando di raccogliere il suono di un respiro là dove una fossa l'ha inghiottito.
La foto di tua madre piange, accanto a Lei, persino tuo padre è ammutolito e sembra rivoltarsi nella sua bara, metri e metri sotto di te.
Non è bastato far visita ad entrambi nel cimitero per mettere a tacere quel cantilenare perentorio nelle tue orecchie.
Quella sensazione, quella mostruosità dapprima nascosta è uscita allo scoperto e non ha intenzione di andarsene tanto facilmente.
Un primo colpo secco al vetro dov'è rinchiusa la fotografia e poi, anche a tutto ciò che vi è nelle vicinanze.
Calci, pugni, la tua ferocia si dibatte con la forza di una tempesta. Non esiste pezzo di tomba o vaso di fiori che possa rimanere puro, senza ferite.
Dopo, solo dolore ed il fiele rumore della carne che prima colpisce il marmo e poi, macchiandolo, lascia aprire la carne recisa.
Le tue mani, prima così infantili e risanate, diventano arma di quel peccato che chiude e parla usando i tuoi gesti.
Petali bianchi, petali rossi. Una pioggia di seta s'alza in volo ed il vento la porta via con sé, congedandosi con il suo sapore dolciastro e nauseante. Nessuna gemma è rimasta nel punto in cui avevi posato quel piccolo regalo – un mazzo di rose, come piaceva alla mamma.


Diventò frutto proibito, quel calore inestinguibile.


« Fanculo! Ve ne siete andati perché veniva prima il lavoro di me!  »
« Clive, non devi dire queste cose. Sai perfettamente che non è così.  »  Il Professore, è sempre lì anche quando non serve ad un accidente.
Provi ad ammazzarti e Layton tiene il coltello, provi a barattare la tua vita per un ago infilato nel braccio e Layton fa la parte del traghettatore.
Vorresti vedere morto anche Lui, sopratutto adesso che il suo corpo, prima immobile a guardarti, ti circonda fino a nasconderti dentro il un morbido cappotto.
« Crepa. » ma quell'uomo non ha paura della pistola che preme contro il suo petto, sa che per adesso può stare tranquillo. Poco importa se a breve morirà per colpa dell'ennesimo scatto d'ira di un Cane randagio come te, andrà via quasi contento, sapendo che ha provato in un modo o nell'altro a salvarti dal tuo peccato.

 

Non lussuria, indivia, accidia, superbia, gola, tanto meno avarizia.
Solo un tipo d
' ira incurabile.

 

[ note dell'autrice; veloce. l'ispirazione mi torna al momento sbagliato, proprio quando sono sommersa dai libri per produrre qualcosa di decente in via della maturità. or bene direi, bella tesina, belle prove farò con un'ispirazione del genere... e cielo, mi auguro davvero che sia così :/ sono tutta un fremito di preoccupazione e scappo prima di sciogliermi completamente sulla tastiera, finendo come clive che di rabbia ed ira ne ha da vendere. un bacio <3]

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Capitolo 3
*** La lussuria; Luke ***



 La Lussuria.

 


Dicono che quando una donna vuole cambiare,
prende un paio di forbici e si taglia i capelli.
E un uomo? Cosa può fare un uomo,
 se vuole girare una delle tante pagine della sua vita?
Tu non lo sai e perciò, per dimenticare hai fatto a modo TUO.


Nessuno intorno, non è ancora il momento per concedersi. Ti serve una pausa per ricaricare le batterie, la carne è ancora impregnata dal sudore dell'amplesso di una buona mezz'ora fa.
Alcool in circolo, sapore di miele contro il palato. Vaniglia e Menta dentro il naso. Brividi ovunque.
Il profumo del sesso appiccicato addosso come una seconda pelle.
I capelli, stranamente in ordine, danno l'impressione che non sia successo niente. Sembri un ragazzo qualsiasi venuto per passarsi una semplice serata in compagnia.
Girano, girano. Le dita contro il calice di cristallo ricalcano il bordo dove prima erano appoggiate le tue labbra. Un gesto insolito per attutire la noia.
Luce. Una luce ballerina, un po' troppo fastidiosa. Viola, psichedelico flash della sera, puntato contro il tuo viso.
La gamba sinistra, dolcemente cullata sopra la propria gemella, saltella. Irrefrenabile segue il ritmo della musica. Melodia spaccatimpani, il solo frigido divertimento dei locali da quattro soldi.
Sbatti le palpebre su quei tuoi occhi invecchiati di colpo, pieni di piccole rughe d'espressione  e risentimento. Occhi truccati. Un filo di matita nera ed una passata di mascara, nient'altro.
Oddio Luke, perché? Un gentiluomo non fa queste cose. Non si concia a quel modo né tantomeno frequenta 'certi' posti.
Sei bello. Così bello che non esiste sguardo – maschile o femminile – che non si soffermi per un attimo a guardarti.
Ogni cosa in te, rispecchia l'ennesimo volto di Luke. Un Luke nuovo che a tutti provoca un sospiro.  Dalla piega del colletto della camicia nera, ai bottoni del gilet volutamente sbottonati. Dalla pelle in mostra dagli strappi sui jeans, alle scarpe poco eleganti.



« Lussuria, mai sentita questa parola Luke? »
« Certo, Hershel. E' una cosa che quelli come voi non capiscono. »
« Quelli come me? »
« Sì, Hershel Layton, quelli come te. I Santarellini. »*



Davanti, dietro, al tuo fianco c'è un mare di persone e tu, sei un piccolo pesce in mezzo alla calca.
Lassù, in quello spalto quasi assolato, completamente appartato in un tavolo nella penombra, ti guardi in giro. Sotto i piedi, oltre il pavimento di vetro, al piano inferiore tutti ballano, ridono e si divertono.
Il gruppo Rock che si scatena sul palco poi non ne parliamo, gridano così forte che dentro il petto puoi sentire benissimo il tuo cuore pulsare e giù nello stomaco ogni organo risponde, gettandosi nella mischia per seguire la scia.
E' bello lì, ti senti a casa.
Una casa che non è più uno studio polveroso pieno di cianfrusaglie, ma un locale notturno in cui il letto si condivide ogni volta con una persona diversa.
Bevi. Rubi un ennesimo sorso ed il liquido rosso purpureo scende giù per la gola, facendoti bruciare la trachea. E' forte, così forte che il ghiaccio nel bicchiere non aiuta affatto, può solo infiammare i tessuti ulteriormente.


« Comportandoti così andrai all'Inferno. »
«  Mi dica, Lei ha paura dell'Inferno? I traditori ci vanno sa? »
« Luke, il mio non è tradimento. »
« Non ha risposto alla mia prima domanda. »
« Quello che stai facendo non è roba per te. »
« Non posso tornare indietro, è il mio modo di voltare pagina. » *



« Oddio Luke.  »  mormora una voce alle tue spalle.
« Sempre solo, sempre pensieroso. Dio, è questo che mi eccita di te. »  Le persona in questione fa capolino, prendendo posto proprio sul tavolo davanti a te. E' un ragazzino, avrà si e no diciassette anni, tre in meno di te. E' discreto, ha un bel corpo. Magro al punto giusto, ciò che attira subito l'occhio è il suo sguardo. Verde bottiglia, in netto contrasto con i boccoli color inchiostro amabilmente legati in un nastro bianco. Non è vestito molto, i suoi pantaloni oltretutto, hanno la zip abbassata.
Non hai il tempo materiale di rispondergli, una nuvola di boccoli color rame ti si siede in braccio e la seconda persona appena giunta, dopo il ragazzino, ti concede un sorriso.
« Hai ragione Klaus. Questo comportamento da disadattato è proprio eccitante.  » miagola la ragazzina, torturandoti il collo con le labbra dipinte di rosso.
« Ginny, togliti dalle scatole, è il mio turno adesso » rimbecca il moretto, gonfiando le morbide guance in una smorfia di disappunto.
« Cosa, di nuovo? »
« Sì, di nuovo e adesso togliti di lì, Luke questa sera si è promesso a me.  »
Perché uno, quando potresti averne due, insieme? Fai un cenno al ragazzino, lo vuoi vicino – contro di te. Hai due gambe, possono starci tutti e due.  Sei abituato ad avere duplici rapporti. Cedere te stesso a molteplici persone è un'abitudine.
« Entrambi Ginevra, per questa sera entrambi. » e finalmente la tua voce, fa rabbrividire entrambi.
Oh Luke, come puoi essere diventato così? Sei un mostro che si rifugia in atti proibiti per curare il suo animo ferito.
Cerchi l'amore da chi può dartelo perché da chi veramente lo volevi sei stato tradito. 
Una mano sottile nei tuoi jeans. Le tue, sotto la maglia di una e fra le gambe dell'altro. Due bocche che duellano per la tua. Lingua, saliva, sentimenti ormai in malora. Corpi un po' scoperti, attorcigliati in gesti nascosti, impronunciabili. Vestiti che si strappano, atmosfera che si scalda.
Guarda Luke, prima di rifare quello sbaglio voltati di nuovo. Sotto il gemito di uno e le richieste dell'altra, non lontano da voi c'è anche il tuo Professore.
Non può salvarti, non può salvarti. Sei troppo sporco, smarrito, putrido per tornare com'eri. Meriti la pena capitale anche tu.


Non era ira, indivia, accidia, superbia, gola, tanto meno avarizia.
Solo un tipo d
i lussuria incurabile.

 


[ note dell'autrice; Forse Luke non è fatto per la lussuria però... io me lo vedo così, da adulto, ribelle e sempre in cerca dell'avventura, in qualsiasi modo essa si rappresenta. Spero che questa sia bella come la prima :3 a me piace, quindi m'accontento del mio parere.
Le frasi in corsivo con il '*' sono flashback, le mie solite frasi non-sense che metto nelle storie... sono a libera interpretazione XD Vabbeh, al prossimo capitolo, grazie a tutte e un bacio! ]

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