Cap 2
Il primo
giorno di scuola sembrava non passasse mai. Guardavo in continuazione
l’orologio che scandiva lentamente i minuti. A parte quell’episodio increscioso
con Cullen, i miei compagni sembravano dei tipi
disponibili ed educati. Ma questo non potevo saperlo con certezza, visto che mi
ero isolata mentalmente a quella situazione. Mi mancava Catania, mi mancavano i
miei amici. Nonostante fosse la metà di settembre, saremmo andati al mare. Quel
meraviglioso mare. Quanto mi mancava! Non sarei riuscita mai ad ambientarmi in
questa città, sempre piovigginosa e buia. Persino il sole si rifiutava di farsi
vedere in cielo! Lo capivo, se sotto di lui c’erano personaggi come Cullen! Finalmente arrivò il suono della tanto sospirata
campanella. Mi apprestai ad uscire, mani in tasca e cappuccio in testa. Volevo
apparire anonima. Per oggi ne avevo avuto abbastanza di nuovi incontri e nuovi
pettegolezzi. Ma appena scesi le scale, mi sentì afferrare dalla mano e
sbattere nel muro.
“Ahi! Ma che
cazzo fai?” Mi ero fatta male sbattendo con la schiena al muro. Guardai
inviperita chi mi stava davanti. E non potevo che aspettarmi il “mio dolce”
compagno di banco. Cullen.
“Mi hai
messo in ridicolo davanti a tutti oggi, Catania!” aveva gli occhi iniettati di
rabbia.
“Perché tu
cosa hai fatto?” gli urlai contro mentre tutti gli sguardi dei ragazzi erano
rivolti verso di noi.
“Questa è la
mia città e tu sei solo una terrona ospite!” Non mi succedeva mai di perdere le
staffe per ben due volte in quattro ore ma lo feci. Una ginocchiata ai piani
bassi! Una smorfia di dolore percorse il suo viso facendolo piegare in due. Ne
approfittai, scappando da quella situazione che poteva degenerare mentre lo
sentì gridare un: Non finisce qui!
Dolorante! Stavo godendo come una pazza a guardarlo in quel modo ma ripresi a
correre fino a raggiungere l’auto di mia madre.
“Ehi! Tutto
bene?” disse mia madre vedendomi sorridere come una cretina ed ansimare per la
corsa appena fatta.
“Si,
benissimo!” le dissi con un sorriso stampato sulle labbra. Ma sapevo che non
sarebbe finita lì.
“Allora come
è andata a scuola tesoro?”
“Bene
mamma.” Non volevo dirle di quel cretino che aveva detto delle cose orrende.
“Sicura.
Niente da dire?”
“No, tutto
bene.” Mi girai verso il finestrino. L’euforia di poco fa era passata, al suo
posto lo sconforto di non essere compresa solo perché ero meridionale. Un
labirinto di domande si rincorrevano nella mia mente. Sarei riuscita ad
integrarmi in questa città? Avrei dimenticato Catania? I miei amici? La mia
granita? No! La mia granita mai! Iniziai a mangiare le unghie delle mani. Lo
facevo sempre quando ero nervosa. Sentì uno sguardo fisso su di me. Marco sino
ad ora in silenzio, mi scrutava dubbioso. Sicuramente aveva capito che qualcosa
non andava. E il mio dubbio venne confermato quando si presentò nella mia
stanza.
“Bella,
posso entrare?”
“Certo.”
“Com’è
andato il primo giorno di scuola?” Una merda!
“Bene.” Con
poca convinzione.
“Non dire
stronzate, la verità.” Non volevo dirgli niente perché ne avrebbe fatto una
tragedia ma sembrava non avessi scelta.
“Ecco…sono
stati tutti molto gentili tranne qualcuno…” Strinse i pugni. Lo sapevo che non
dovevo dirgli niente. “Ma tranquillo, non è successo nulla di grave.”
“Ci mancava!
Che è successo Bella?”
“Beh….” Gli
raccontai tutto mentre vedevo mio fratello trasformarsi in diversi colori fino
ad arrivare al verde di Hulk.
“Domani
vengo io fuori all’uscita…stu bastardu!”
E rieccolo lì! Geloso marcio!
“Ma non dire
stronzate Marco! Vuoi anche la coppola ed il fucile così completi l’opera di
siciliano tamarro e geloso!” Si mise a ridere.
“Non se la
può cavare così…”
“Stai
tranquillo, lo sai che mi so difendere…ti ricordi cosa ho fatto a Manuel?”
Manuel…il suo dolce ricordo. Un velo di tristezza coprì il mio volto.
“Si, mi
ricordo scellerata! Ah ah ah!” ed iniziò a ridere di
gusto. “Però lo meritava!”
“Cettu! Ah ah ah!”Mi sforzai a sorridere ma il suo ricordo
era ancora dentro di me come un macigno.
“Ti ricordi
che faccia dopo che gli hai spiaccicato la torta addosso? Ah ah ah!”
“Si! Ah ah ah!” All’improvviso Marco tornò serio.
“Ti manca
vero?” abbassai la testa e una lacrima scesa lenta.
“Si, molto.”
“Anche a me.
Sai a volte penso a come sarebbe stata la nostra vita se fosse ancora vivo.”
“Sicuramente
più bella.”
“Già, più
bella.” Il silenzio calò tra noi. Fino a quando Marco si alzò dal letto.
“Allora
sorellina, ci penserai tu a chiddu cani (quel cane)?”
“Si.”
“Ok, so che
non avrà scampo! Ah ah ah!”
“Vero!” andò
via lasciandomi un bacio sulla fronte e tanta amarezza.
Manuel. Il
miglior amico di Marco, nonché il ragazzo che amavo da morire sin dalla scuole
medie. Avevo una cotta per lui sebbene fosse più grande di me di ben tre anni.
Ma mi piaceva. Mi colpivano soprattutto
i suoi occhi azzurri così espressivi e così drammatici al tempo stesso. Non
aveva avuto una vita facile. Figlio di un mafioso, era sempre schivo e ribelle
a qualsiasi tipo di imposizione. Mio padre era riuscito a trovargli una
sistemazione in una casa famiglia di Catania dopo che gli avevano ucciso i
genitori e lui aveva cercato in tutti i modi di ringraziare mio padre. Era
molto buono e avrebbe dato l’anima per qualcosa in cui credeva. Detestava suo
padre e si era sempre discostato da quell’ ambiente. Per questo Marco lo
adorava. Passava quasi tutti i giorni insieme a lui. E di conseguenza, io me ne
innamorai. Ma lui non mi guardava neppure. All’inizio scherzava e giocava con
me ma ad un tratto della nostra amicizia iniziò ad evitarmi. Fu davvero
tremendo. Non capivo il perché ma solo un anno fa, capì che in realtà mi
evitava perché si era innamorato di me.
“Senti Manuel, perché non glielo dici
tu stesso! Mi stati ruppendu i palli tutti i dui! Lei è cotta di te, tu sei stracotto di lei…insomma…”
sentì Marco, dalla porta della sua stanza, parlare al cellulare ma non riuscivo
a capire con chi.
“Non sei alla sua altezza? Ma se sei
più alto di lei!! Ah ah ah!” Marco rideva come un
ebete.
“Ok, non coglioneggio
più, promesso…la inviterò alla festa all’Irish stasera…si…ok ok…ciao manu!” Manuel! Un colpo
al cuore. Chiedeva a mio fratello di invitare una ragazza per lui nel locale in
cui lui cantava! Non potevo sentire oltre, mi catapultai nella mia stanza e sul
letto calde lacrime inondarono il mio fido cuscino. Perché non mi guardava
neppure? Perché? Maledizione!
“Bella?”
“Che vuoi? Lasciami in pace!” gridai
a mio fratello che nel frattempo era entrato nella mia stanza. “Vattene!”
“Ok…allora non vuoi sapere che Manuel
mi ha chiesto di portare pure te all’Irish? Va bene, ciao!” Cosa? Mi girai,
raggiungendo velocemente mio fratello sul pianerottolo.
“Cosa…cosa hai detto?”
“Quello che hai sentito, Manuel mi ha
detto di portare anche te all’Irish.” Il mio cuore stava esplodendo in petto.
Iniziai a saltellare dando colpi di bacino a mio fratello che scrollava la testa ridendo. “Vai a
prepararti, si esce alle 22.” Non mi ero mai truccata né tantomeno avevo mai
indossato la mini comprata da mia madre ma in quell’occasione volevo essere
bella per lui. Almeno mi avrebbe notata.
“Dove stai andando?” Mio fratello mi
guardava basito.
“Con te. Perché?”
“No dove stai andando vestita così?”
“Ma per favore Marco! Siamo nella
Sicilia del 2011,non del 1800! Razza di retrogrado siciliano!” Lo punzecchiai,
sapevo detestava questo nomignolo con cui lo definivo sempre.
“Ma se non ti vesti mai
così!”Protestò lui.
“C’è sempre la prima volta!” Uscì
facendogli la linguaccia. Di malavoglia uscì anche lui per dirigerci all’Irish.
Manuel era sul palco che cantava una canzone degli U2, il mio gruppo preferito.
Ma quando finì, si avvicinò a noi.
“Ciao ragazzi…” si soffermò su di me,
mangiandomi con gli occhi “ Bella sei stupenda stasera…”e quel sorriso mi fece
sciogliere completamente. Ovviamente diventai rossa dalla testa ai piedi.
“Non dargli retta Bella, fa così con
tutte!” Replicò Marco.
“Ma sta zitto! Tua sorella è una
delle più belle ragazze che conosca…lo sai…”
“Si, lo so ma per te è off-limits!”
Mi prese dal braccio costringendomi a ballare mentre Manuel rimase al
bancone del bar a sorseggiare la sua
birra. Mi guardò per tutta la durata della musica.
“Sorellina, è cotto di te.” Mi
sussurrò Marco.
“No, non è vero. Mi ha notata stasera
solo perché sono vestita così.”
“Si, certo. Per questo ti evita…ma
svegliati! Mi sta facendo due palle quanto una casa! Non sta più con una
ragazza da mesi ormai…” Possibile?
“Sul serio?”
“Guardalo…ti sbava dietro come un
cagnolino…praticamente ora vado e gli spacco il muso se non la smette di
guardarti in quel modo!” Mi trascinò via dalla pista.
“Prima che ti possa gonfiare come un
pallone, ti darò la possibilità di dichiararti a mia sorella Manuel…ma non dire
o fare cazzate o ti appendo a testa in giù come un sacco di patate!” Praticamente
mi aveva scaraventato addosso a Manuel e se ne era andato.
“Ma che razza di bastardo!Stai..stai
bene?” Ero tra le braccia del mio amore, stavo una pasqua! Un momento! La
possibilità di dichiararti? Che voleva dire?
“Si e tu?”
“Benissimo. Mai stato meglio.” Il mio
seno contro il suo petto, il suo viso vicino al mio. Dio, che voglia di
baciarlo! Mi feci coraggio.
“Cosa vuol dire che ti devi
dichiarare?” Sembrava spaesato.
“Ti va di andare in un posto più
tranquillo?”
“Si, certo.” Mi portò su in terrazzo
da dove si vedeva uno splendido panorama di Catania. Mai come quella sera mi
sembrava stupenda, la mia bellissima Catania.
“Stasera la luna è stupenda, non
trovi?” mi chiese osservando quella meraviglia.
“Già.”
“O luna, tu che
illumini ogni sera il tempo del sonno,
dove il sogno prende il sopravvento sulla realtà,
dove le ombre cancellano la luce,
illumina anche il mio cuore, perennemente dolente.
O spicchio di luce, che illumini i baci e le
carezze dei giovani innamorati,
rischiara il loro cammino,
perché, confusi dal loro sentimento, non vedono
l’irto sentiero
dove si imprimono i loro inesperti passi.
O notte, portatrice di effimere illusioni,
il tuo manto stellato possa avvolgere le mie
parole
e consegnarle al vento, affinché possa essere mio
messaggero.”
“E’…è bellissima
Manuel.”
“E’ di Giacomo
Leopardi. Ti piace Leopardi, Bella?”
“Non mi piace il suo
pessimismo.”
“Quindi non ti piace la
realtà?”
“In che senso?”
“Quello che scriveva
Leopardi ci porta solo alla realtà, tutto è negativo.”
“No, non tutto.”
“E cosa può essere
positivo?”
“L’amore.” Risposi
senza esitazione.
“Anche l’amore può
essere negativo.”
“Si ma se è totale, non
è così.”
“Tu che ne sai
dell’amore totale? Sei così giovane…” Mi accarezzò la guancia. “C’è un irto
sentiero per i giovani innamorati Bella…”
“Ma loro si amano
quindi lo supereranno!”
“Non basta l’amore.”
“Invece si.” Sorrise
mostrandomi quei bellissimi denti. Improvvisamente si allontanò dandomi le
spalle.
“Bella, tu credi nel
destino?”
“Credo in Dio.”
“Lo stesso Dio che mi
ha portato sulla tua strada?”
“Esatto.” Lo raggiunsi
appoggiandomi al balcone.
“Allora non è stato
giusto con te, ma di sicuro lo è stato troppo con me…”
“Che intendi dire?” Non
riuscivo a capire cosa volesse dirmi.
“Perché io sono
sbagliato per te.” Mi prese le mani guardandomi negli occhi. “ Tu sei troppo
preziosa. Sei come un fiore, leggiadra e dolce come il miele.”
“Tu non sei sbagliato!”
Protestai ma mi zittì con un dito sulle labbra.
“E’ così, credimi. Io
sono scostante, alla continua ricerca di me stesso. Non sono facile.” Sapevo
che quella era la verità ma non mi importava. Io lo amavo e niente avrebbe
cambiato la mia opinione. “Tuttavia…non riesco a starti lontano. Ci ho provato.
Ho cercato di reprimere il sentimento che cresceva dentro di me. Ti ho anche
evitato per un po’.” Sorrise. “ Ma non ha funzionato. “Anzi…il mio sentimento
si è rafforzato ancora di più, per quanto sia possibile.” Mi scrutava come per
capire la mia reazione accarezzandomi le guancia. Mi beai di quel contatto. “Sei bellissima, lo sai…” Il mio cuore, già in
panne, cominciò a battere furiosamente mentre lui mi sfiorava delicatamente il
collo per poi risalire al viso e soffermarsi sulle mie labbra. All’improvviso
una canzone spezzò il nostro idillio. Lui sorrise di nuovo.
“Alberto canta sempre
queste scemenze…” Poi si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi con voce roca: “I can be
your hero… posso Bella?
Posso essere il tuo eroe?” Mi guardava con quegli occhi azzurri enormi. Ero come incantata davanti a lui. “Le tue
labbra sono fatte per essere baciate… la luna non può competere con te…nessuna
può farlo…” Mi attirò a sé prendendomi delicatamente i capelli e accarezzandoli
con estrema lentezza. Non riuscivo a
pronunciare una parola. “ I tuoi capelli sono fatti per essere toccati da mani
magiche che gentilmente li tramutano in dolci pensieri per il cuore…” Si
avvicinò al collo. “Il tuo profumo è così delicato che persino la rosa avrebbe
invidia al tuo cospetto…” E lasciò dei baci delicati sul mio collo che mi
procurarono non poche scosse.
“Manuel…” tentai di
dire qualcosa ma mi bloccai.
“La tua voce è poesia
per me…” continuando a baciarmi il collo. “ Bella…” mi guardò in viso con gli
occhi pieni di lacrime. “Io ti amo, ti amo da sempre. Dalla prima volta che ti
ho vista. Non ho fatto altro che pensare alla tua dolcezza, alla tua bellezza e
quanto avrei voluto che tu fossi mia. Da sempre.”
“Anche io ti amo
Manuel! Da sempre!” E poi ci baciammo. Un bacio intenso ma delicato. Dolce ma profondo
Calde lacrime bagnarono il mio viso. Il suo ricordo era
ancora vivo dentro di me. Lo amavo da morire e niente e nessuno mi avrebbero
fatto cambiare idea. Nemmeno la morte che me lo aveva strappato dalle braccia.
Affondai la testa sul cuscino piangendo a dirotto. Manuel non c’era più. Tutto
il mio mondo non c’era più. Ero completamente distrutta. Sentì un messaggio di
posta e una videochiamata in attesa di risposta. Era Giada. Mi alzai velocemente
cercando di ricompormi. Non volevo mi vedesse in quello stato. E attivai la
videochiamata ma rimasi stupita perché dietro lo schermo c’erano tutti i miei
ex compagni di classe che mi salutavano allegramente. Era bello sentirli così
vicini sebbene così lontani.
“Ciao Bella addormentata! Ah ah ah!”
dissero in coro.
“Simpatici, davvero simpatici!” replicai euforica.
“Allora picciridda, come va con i polentoni?”
“Beh…credo bene…per ora…” ripensai a quel Cullen
e un moto di rabbia mi percorse tutto il corpo. Speravo vivamente che tutti non
fossero come lui.
“Ma è vero che hanno due teste con un occhio? Ah ah ah!” E giù tutti a ridere.
“Non mi sembra! Di certo alcuni sono dei grandi stronzi!” E di
nuovo il viso di Cullen nella mia mente.
“Su questo non avevamo dubbi!”
“E ci sono delle belle ragazze? Possibilmente senza baffi…come
qui!” Sentì le ragazze protestare vivamente.
“Si ce ne sono ma non so se hanno i baffi…devo controllare…”
“Bella ci manchi…” adesso era Giada a parlare.
“Anche tu tesoro. Ti prometto che ci vedremo presto e ti
chiamerò ogni giorno. Ti voglio bene.”
“Anche io…tantissimo!”
“Un’ultima domanda…fa freddo lì?”
“Si molto, sono già con il piumino.”
“Davvero? Noi andiamo ancora al mare! Tièèèè!!
Ah ah ah!” E gli ebeti mi facevano le corna! Che
razza di dementi!
“Gli stronzi non sono solo qui allora! Ora vi lascio ragazzi!
Ciaoooo!” E mi risposero in coro, lasciandomi
contenta ma con l’amaro in bocca.
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Spero vi sia piaciuto questo cap e
mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate. Ovviamente vi dico sempre di
non offendervi perché non voglio creare problemi a nessuno. Detto questo vi
lascio un bacio e spero di avere qualche commentino in più.
Baci
Piemme