Melissa, l'amico immaginario.

di Mabs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La piccola Fleur. ***
Capitolo 2: *** Fleur è solo mia. ***
Capitolo 3: *** Qwerty. ***
Capitolo 4: *** Melissa e la camera dei segreti. ***
Capitolo 5: *** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. ***
Capitolo 6: *** Spogliatoi e appendiabiti. ***
Capitolo 7: *** Omicida. ***



Capitolo 1
*** La piccola Fleur. ***


La piccola Fleur.
Fleur non aveva molti amici. Aveva cominciato la prima elementare circa due mesi fa, e stava lì, al primo banco, con quel grembiulino bianco immacolato, e quella cravattina a motivo scozzese legata distrattamente sotto il colletto.
Fleur, nata da madre francese e papà italiano, era una ragazzina davvero molto graziosa. Occhi celesti e capelli castani, per niente alta, e con un fisico da far invidia a chiunque. Era molto sveglia, per avere solo sei anni: sapeva già leggere e scrivere, al contrario dei suoi compagni. La sua maestra era una gran donna, e ce la metteva tutta per far socializzare la piccola Fleur. Durante la breve ricreazione tentava di avvicinarla alle altre sue compagne, introducendola con un fastidiosissimo "Ragazze, Fleur può giocare con voi?". Ma la piccola, imbarazzata, se ne tornava sempre, dopo pochi minuti, nel suo angolo prediletto, a parlare. No, non parlava da sola; Lei parlava con il suo amico immaginario di nome Melissa. Non aveva un sesso ben definito, non aveva nè forma, nè colore. Non era nè maschio, nè femmina. Era solo Melissa. E Fleur passava tutto il suo tempo con Melissa.
Le sue compagne di classe la reputavano pazza, e forse un po' avevano ragione. Ma a Fleur piaceva passare il suo tempo con Melissa. Melissa non era come un'amica avrebbe potuto essere. Melissa c'era sempre, nel bene e nel male. Quando si annoiava, e quando si divertiva, quando dormiva, quando stava a scuola, quando guardava la tv, quando mangiava, quando andava a lezione di francese, Melissa c'era sempre.

Nonostante Fleur fosse una ragazzina davvero molto intelligente, era convinta che Melissa esistesse realmente. Non poteva credere di certo il contrario, dato che quest'ultimo era il suo unico, e migliore amico.
Era seduta a gambe incrociate nel solito angolo, tra l'appendiabiti stracolmo di cappotti e cappelli ammucchiati disordinatamente e la lavagna.
-Melissa, posso dirti una cosa?
Sussurrò Fleur sotto voce, quasi per timore che la maestra potesse sentirla e preoccuparsi come faceva sempre, riportandola dalle sue compagne di classe antipatiche e superficiali.
-Bene. Mi prometti che io e te saremo migliori amici per sempre? Non ci lasceremo mai, vero Melissa? Neanche quando sarò grande e sposata, o quando sarò vecchia, mi prometti che staremo per sempre insieme? Rispondimi, almeno per questa volta. So che sei timido, ma rispondimi Meli. Ti prego.
Fleur si guardò intorno per assicurarsi che nessuno la stesse ascoltando. Poi la classe si fece improvvismente più silenziosa. I bambini rallentarono e le loro voci si fecero più tenui.
-Sì. Ci sarò.
I bambini ripresero a giocare, la maestra tornò a rimproverare con una voce acuta e fastidiosa un ragazzino che aveva appena picchiato un suo compagno, e la palla nel cortile ricominciò a rimbalzare allegramente. Fleur fece un accenno di sorriso, e sussurrò,
-Grazie Melissa. Sapevo che mi avresti risposto.

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Capitolo 2
*** Fleur è solo mia. ***


-Flò, che ore sono? Io verso le sette devo tornare a casa, se continuiamo a trastullarci in questo modo va a finire che domani a scuola ci andiamo senza aver finito i compiti.
-La solita secchiona eh? Sono quasi le cinque, direi che possiamo iniziare. Da cosa cominciamo?
-Io direi geografia, dobbiamo farla bene perchè domani potrebbe interrogare tutte e due.
-Mi ha già interrogata tre giorni fa!
Disse Fleur con un enorme sorriso, non provando per niente invidia nei confronti dell'amica. Agata, quindici anni, era la migliore amica della ormai adolescente Fleur. Facevano i compiti insieme tutti i pomeriggi, anche se riservavano il resto del pomeriggio a risate e divertimenti.
-Uffa, non trovo il libro! Ce l'hai te per caso?
-Non credo, ora controllo.
Agata frugò nello zaino grigio riempito di scritte e spillette di sconosciuti gruppi punk degli anni '80, e ne riemerse pochi secondi dopo con una faccia sconcertata.
-Niente, qui non c'è.
-Forse in mezzo ai libri dell'anno scorso.
-Ma no, oggi a scuola ce l'avevi.
-Mh, provo a vedere nel cassetto della scrivania.
Aprì il cassettone della scrivania color panna, e cominciò a frugare.
-Quante cianfrusaglie, dovrò decidermi a mettere un po' di ordine, prima o poi.
Agata si alzò da terra, e andò ad aiutarla, togliendo ed esaminando tutti i foglietti e le riviste che teneva Fleur nel suo cassetto polveroso.
-Hey, Fleur, cos'è questo?
-Oh, niente.
-Un diario? Hey, da quant'è che ci scrivi? Hai un diario segreto e non me l'hai mai detto! Mi meraviglio di te!
Disse con un finto broncio all'amica.
-No, non ci scrivo più da anni, ormai! Lo cominciai all'età di sette anni, o forse otto. Ci saranno scritte due o tre cose, niente di che. Non sono mai stata molto "costante" nel fare le cose.
-Posso leggerlo? Posso leggerlo? Dai, ti prego, ti prego, ti preeego!
-Ma non dovevamo fare geografia?
-Geografia può aspettare.
Agata si buttò sul letto, e Fleur la raggiunse subito dopo. Aprì il diario sfogliò velocemente le pagine per capire quanto tempo le avrebbe tenute impegnate. Erano appena quindici pagine, scritte con inchiostro colorato: blu con i brillantini, rosa, viola e verde. Alla fine di ogni pagina vi era inoltre una piccola vignetta con qualche fumetto.
-Dai, leggiamo! Ahahah, Flò, come scrivevi grande! Avevi davvero una brutta calligrafia!
-Ma ero piccola!
-Mh...vediamo...dodici dicembre...

Caro Diario,
Oggi mamma ha portato me e Meli al parco, abbiamo giocato a palla, io mamma e melissa, ma melissa non la prendeva mai. Poi abbiamo litigato, ma poi abbiamo fatto pace e siamo tornati migliori amici come prima.


-Hey, Fleur! Mi tradisci! Non credevo che avessi avuto un'altra migliore amica! Sono ufficialmente offesa!
Disse Agata scherzando.
-Ma no, veramente non ricordo chi fosse Melissa. Strano, ne parlavo al maschile. "Siamo tornati migliori amici come prima".
-Ti sarai sbagliata, capita fare qualche errore grammaticale o ortografico quando si è piccoli.
-Sì ma ho un dubbio, non credo di aver mai seriamente conosciuto una persona di nome Melissa. Posso recitarti a memoria tutto l'appello della mia classe dell'asilo, delle elementari, e delle medie. Ma tra quelli non risulta nessuna Melissa. Oltre a quelli di scuola, non avevo altri amici.
-Una vicina di casa? Una cugina lontana?
-Niente cugini. I vicini di casa sono tutti ultrasessantenni.
-Chiedi a tua madre, no?
-Ok. MAAAAMMMAAAA!!
Una voce arrivò da lontano, dal piano di sotto.
-Che c'è Fleur? Tutto bene?
-Chi è Melissa?
-CHI?!
-Melissa!
La madre, con aria scocciata, salì i gradini e piombò nella stanza della figlia.
-Che c'è?
-Ho ritrovato un vecchio diario di quendo avevo otto anni. E parlo sempre di una certa Melissa. Percaso ti ricordi, chi...?
-Come fai a non ricordarti? Era la tua amica immaginaria. Passavi più tempo con lei che con me!
Fleur rimase sbigottita. Si ricordava, ora ricordava tutto.

Come, non ti ricordi di me? Eppure eravamo tanto amici. Mi deludi, Fleur.

-Come dici, Mà?
-Io non ho detto niente.
-Oh, scusa. Vabbè, vai. Dobbiamo farei compiti.
La madre di Fleur uscì sconcertata dalla stanza della figlia. Fleur si guardò intorno, rabbrividendo. L'aveva sentita quella voce. E ne era sicura.
-Fleur, tutto bene?
-Sì, sì. Senti, non mi sento molto bene. Non vorrei attaccarti qualcosa, probabilmente ho la febbre. Vai a casa, ci vediamo domani.
-Sicura? Va bene, come vuoi. A domani, riguardati, mi raccomando.
-Certo, ciao bella.
Agata si richiuse la porta dietro le spalle. A Fleur girava la testa, non capiva cosa stesse succedendo; qualcosa le aveva parlato, ma non sapeva cosa.
Scoprì le lenzuola, e si infilò sotto al piumone caldo. Si mise il cuscino sopra la testa, come faceva sempre quando aveva paura, quando qualcosa la opprimeva, o quando desiderava soltanto stare con se stessa, e nessun altro.
Ma con lei c'era Melissa.
Dimenticarlo sarebbe bastato a farlo tacere per qualche anno, ma una volta ricordato, Melissa non sarebbe più sparito dalla vita di Fleur.

Fleur si portò il braccio sinistro a pochi centimetri dagli occhi, cecando di decifrare l'orario stampato sul quadrante dell'orologio che aveva al polso, nonostante fosse buio. Erano le 11.15 di giovedì, e nonostante sarebbe dovuta andare a scuola, la madre evidentemente non l'aveva svegliata, credendo che avesse l'influenza. Fleur poggiò i piedi sul pavimento freddo, aprì la porta della stanza, e scese lentamente le scale, per paura di cadere. Non si sentiva affatto stabile. Entrò in salotto borbottando insonnolita:
-Mamma, perchè non mi hai svegliata prima?
Si sorprese, facendo un passo indietro, quando vide la madre seduta sul divano, con le mani tra i capelli, davanti ad una tazza di tè. La madre non era sola. Davanti a lei c'erano due uomini, uno che non poteva averne più di trenta, e l'altro che ne dimostrava circa sessanta. Due uomini in divisa.
-Buongiorno.
-Ciao cara, tu sei Fleur, giusto?
Disse l'uomo più giovane.
-Sì, sono io. Che cosa...?
-Dobbiamo comunicarti una notizia che non ti piacerà. Ma prima dovrai farci una promessa. Ci aiuterai, vero?
Fleur guardò la madre sconcertata, cercando ausilio. Ma nello sguardo della madre vide solo disperazione.
-S-Sì. Cosa è successo?
-Tua madre ci ha comunicato che ieri, tu e la tua amica Agata eravate qui, a fare i compiti, giusto?
-Sì. Le è successo qualcosa?
-A che ora è tornata a casa sua?
-Erano circa le...cinque, forse cinque e mezza, quando...beh, l'ho mandata via. Ma ora, per favore, volete dirmi cosa sta succedendo?
-La tua amica è stata uccisa, ieri notte. Si ipotizza verso l'una di notte, o forse le due. Lo sapremo domani con più precisione.
Fleur non ci credeva. Non poteva crederci. Fino a poche ore prima stavano giocando a monopoli come tutti i pomeriggi, non poteva essere vero. Agata era viva, non riusciva ad immaginarsela morta. Non trovò la forza per piangere. Fleur aveva un carattere forte, Fleur non piangeva mai.
-Davvero? E...chi è stato? Come...?
Guardò la madre, agitata. La madre era ancora lì, disperata più per sua figlia, che per l'amica.
-Non stiamo incolpando te, sappiamo benissimo come ci si sente dopo aver perso una persona cara, soprattutto in questo modo. Però...tu centri qualcosa in questo omicidio.
-Io? Io dormivo. Non centro niente! Lo giuro! Ti giuro che...
-No, hai capito male.
Il poliziotto più anziano prese da una cartellina di plastica due fotografie, e le passò a Fleur.
Fleur inorridì.
Non vi era alcun cadavere. O meglio, il cadavere era inevitabilmente su altre foto che il poliziotto non le aveva mostrato. Era la camera di Agata, con le pareti celesti. Era a soqquadro, e sul candido muro, una scritta rossa e gocciolante.

Fleur è solo mia.






Fine secondo capitolo (:
Ok, ho sbagliato a metterlo nella sezione "horror". Non fa per niente paura. Non sono capace a descrivere ammazzamenti violenti o accoltellate varie. Se vi aspettavate qualcosa di violento e sanguinolento, avete sbagliato fan fic, mi dispiace °-°
Grazie a le tre persone che hanno recensito il primo capitolo, mi avete regalato tre attimi di gioia U.U
Se avete letto anche questo il capitolo, lasciate una recensione. Se avete notato qualche sbaglio, se volete darmi qualche consiglio, se non vi piace una parte in particolare, recensite. Perchè mi fa davvero piacere, mi regalate due secondi di gioia xD
GRAZIE A TUTTI PER AVER LETTO <3

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Capitolo 3
*** Qwerty. ***


Qwerty.

Erano passate due settimane e mezzo dalla morte di Agata. Fleur non era sconvolta, era una ragazza forte. Ogni tanto, presa dalle abitudini, mandava sms alla sua migliore amica per chiederle come stava, o per domandarle perchè il giorno prima non era venuta a scuola, e ogni volta si sorprendeva ricordandosi della sua improvvisa e violenta morte. Non era scioccata, no. Ma non riusciva ancora a rendersi conto di ciò che era successo. Doveva ancora digerirla, quella situazione. Ma Fleur andava avanti, la sua vita continuava. O meglio, cercava di continuare. La casa era molto più silenziosa da quando Agata non c'era più. La madre trattava la figlia con più tatto, con più accortezza. Evitava di rimproverarla inutilmente, o di metterle ansia. Al funerale non c'era andata. Preferiva ricordare la sua migliore amica da viva, anzichè da morta. Ma quella era la pura e semplice verità, la verità che Fleur non digeriva.
Agata era morta.
Non sarebbe più tornata.
Fleur chiuse il libro di storia dopo aver tentato invano di leggere quelle dodici pagine che le erano state assegnate per il giorno dopo. Senza Agata non era la stessa cosa. Sì alzo dal letto, posò il libro sul comodino e si sedette alla scrivania. Lì, su quel tavolo rosa pastello, dentro quel computer comprato sette anni prima in un supermercato, c'era racchiusa la sua seconda vita. Lì dentro aveva altri amici. Lì dentro poteva essere chiunque lei desiderasse essere, poteva essere se stessa, e poteva essere tutt'altra persona. Lì dentro c'era Alex. Forse la seconda persona più importante della sua vita, dopo Agata, ovviamente. No, non era il suo ragazzo. Non era neanche un suo amico. Era una parte di lei. Quando a Fleur succedeva qualcosa, quando Fleur voleva sfogarsi, Alex c'era sempre. Era lì, ad ascoltarla. Fleur poteva dirgli qualsiasi cosa, lui le avrebbe creduto sempre e comunque, e le avrebbe dato ragione qualsiasi cosa fosse successa. Fleur poteva dirgli tutto, senza peli sulla lingua. La verità è che ad Alex piaceva Fleur. Le piaceva da matti. Ma la piccola ed ingenua Fleur di questo non se n'era mai accorta. Così, si ritrovò ad accendere il suo pc dopo due settimane di una lunga e strenuante astinenza.

Alex: heylà Fleur!
Fleur: Alex, ciao!
Alex: Da quanto tempo! Come mai non ti connetti più?
Fleur: la mia migliore amica è morta. Uccisa.
Alex: E' uno scherzo?
Fleur: No. E sul suo muro, con il suo sangue, c'era una scritta: "Fleur è solo mia".
Alex: Oh mio dio, Fleur! E tu hai idea di chi possa essere stato?
Fleur: Sì. Non mi crederai, ne sono sicura.
Alex: Tu lo sai, Flò, io ti crederò sempre e comunque. Dimmi.
Fleur: Il mio amico immaginario, Melissa.
Alex: non so che dirti. Prima di tutto ci tenevo a farti sapere che mi dispiace per Agata, da come me ne parlavi deve essere stata davvero una brava persona e tu dovevi esserle davvero molto attaccata, non è vero? Poi, beh, il tuo amico immaginario? Come....?
Fleur: Sì. Stavamo leggendo un mio vecchio diario di quando andavo alle elementari, mi pare. E poi, beh, ho sentito una voce...sono sicura. Ne sono sicura. Devi credermi. Ne sono più che certa.
Alex: Ti credo.
Fleur: Ne sono contenta, sapevo che mi avresti capita (:

Alex le credeva. Il legame che c'era tra i due, era qualcosa di speciale. Si appartenevano l'uno all'altra. Erano tutt'uno. Inseparabili. Nonostante i chilometri che li dividevano, erano come una persona sola.

Alex: Ma ora, come faremo a sconfiggere questa...questa "cosa"?
Fleur: Non lo so. Ci ho pensato anche io. E' praticamente impossibile distruggere qualcosa che non esiste. Cioè, qualcosa che esiste, ma che esiste solo per me. Melissa è qualcosa che ha generato la mia immaginazione, e solo io posso annientarla. Ma come? Come posso uccidere qualcosa che non esiste?
Alex: Potresti provare, non so, a farti cancellare la memoria? O provare a dimenticare.
Fleur: E come faccio a dimenticarla? Più ci provo, e più mi torna in mente. E' come quel gioco che mi facevano sempre alle elementari: Prova a non pensare ad un panda per cinque minuti xD
Alex: E' praticamente impossibile. Più provi ad evitare quel pensiero, e più ti torna nella mente, ti capisco. Eppure, l'hai evitata per tutti questi anni. Potrai riuscirci di nuovo.
Fleur: Ma dimenticare Melissa equivale a dimenticare Agata, e io lei non posso dimenticarla.

Fleur si era totalmente aperta ad Alex, come faceva sempre. Con lui poteva essere se stessa.
Ma, Fleur si spazientiva davvero tanto quando lui non le rispondeva. Era quello l'unico difetto dei rapporti via pc. E' davvero seccante quando la persona con cui stai parlando sparisce misteriosamente senza risponderti.

Fleur: Alex, ci sei?
Fleur: Alex, mi rispondi?

La prima cosa che pensò Fleur era che il suo pc stesse dando i numeri. In fondo era vecchio, prima o poi avrebbe dovuto cambiarlo.
Il monitor continuava a lampeggiare.
Smise di scrivere.
Osservò la tastiera.
Rosso.
Rosso sangue.
Sangue ovunque.
Si osservò le mani.
Rosse.
I polpastrelli erano sporchi di sangue, e dalla tastiera continuava ad uscire fluente sangue. I tasti si muovevano freneticamente. Il tavolo tremava.
Fleur provò ad urlare ma dalla sua bocca uscì solo un sibilo incerto.
Le lettere erano ormai inzuppate, il computer continuava a vibrare forsennatamente. Il sangue schizzava ovunque, ne aveva la faccia sporca, i vestiti macchiati, e la stanza inondata. I tasti continuavano ad agitarsi. Cominciarono a scrivere, a scrivere lentamente e con una cadenza inquietante.
Fleur era immobilizzata.

Non sei più mia, dovrò farmene una ragione prima o poi.
Intanto però, mi divertirò con i tuoi amichetti.

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Ora sicuramente avrete capito perchè il titolo era chiamato in questo modo bizzarro, asd.
Capitolo corto, lo so, lo so. Più lunghi non mi escono. E' che la storia la invento quando ho i miei "momenti d'ispirazione nell'ora di geografia". E i momenti di ispirazione vengono una volta ogni due settimane, al massimo. Quindi, beh, non mi piace far aspettare i lettori, asd. Vabbè, fatto questo assurdo giro di parole, ho cercato di aggiungere un po' più di descrizioni come mi avete consigliato tutti (: Grazie infinite per i complimenti. Davvero, siete stupendi. Ogni volta che leggo le vostre recensioni mi si illuminano gli occhi, continuate a recensire e fatemi sapere se vi è piaciuto, cosa avreste cambiato, o come penserete che andrà a finire, così ne approfitto per prendere spunto u.u
P.s.
Alcuni di voi mi hanno consigliato di far capire meglio chi fosse la persona che parlava, naturalmente in questo capitolo non ne ho avuto l'occasione, visto che l'unico dialogo presente era in una Chat, dove naturalmente sono esplicitamente espressi i nomi. Nel prossimo capitolo proverò a "far capire chi parla" mettendo magari qualche frasetta ogni tanto in mezzo ai dialoghi. Vabbè, questa frase è incomprensibile, però ci siamo capiti, dai xD
Recensite che mi regalate 10 secondi di felicità U.U
P.p.s.
Guardati le mani.
Che battuta pessima x_x

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Capitolo 4
*** Melissa e la camera dei segreti. ***


Melissa e "la camera dei segreti".

Il sangue continuava ad uscire, Fleur era spaesata, non sapeva cosa fare. Urlava, urlava come un'ossessa, ma la madre non era in casa, evidentemente. Era immobilizzata, e la prima cosa che le venne in mente fu uscire dalla sua stanza.
Si alzò di scatto, aprì la porta e corse fuori, scese le scale precipitosamente, passò per il bagno, si buttò un po' di acqua sulla faccia, e si strofinò le mani per far scivolare via il sangue.
Ma Fleur era stata stupida.
Se sanguinava il pc, perchè non avrebbe potuto sgorgare del sangue anche dal rubinetto??
Diede uno schiaffo violento a quest'ultimo, che chiudendosi, smise di emettere sangue. Si asciugò le mani sui Jeans, e corse nell'unico posto che reputava sicuro, in quel momento.
Corse verso il salotto, chiuse la porta a chiave, e si buttò sul divano. L'importante era ignorarla. Il sangue, le scritte, e tutto il resto, erano solo frutto della sua immaginazione, come Melissa.
Ma gli omicidi non sono frutto della mia immaginazione.
Pensò subito Fleur.
Provò a concentrarsi su quello che trasmettevano in quel momento. Alzò il volume al massimo: non voleva sentire nè tavoli barcollanti, nè computer che sanguinavano, nè strane voci.
Panta rei: Tutto scorre, come dice la mia prof. di filosofia. Prima o poi finirà tutto. Basta solo aspettare, e aver pazienza.
Ma Melissa non si sarebbe di certo rassegnata.
Devo dimenticarla. Devo rimuoverla. Lei vive solo perchè sono stata io a farla rinascere. A ricordarla. Dovrei fare una ricerca su internet e controllare se c'è un modo efficace per rimuovere ricordi dalla mente.
Pensò Fleur.
Su internet. Oh merda. Internet. Non credo che avrò il coraggio di riaccendere quel computer.
Abbassò il volume della tv. Aveva bisogno di riflettere. Un modo doveva esserci.
Harry Potter! Oh sì! Il diario di Tom Riddle!
Aveva letto "Harry Potter e la camera dei segreti" molti anni prima,  non ricordava chiaramente l'accaduto, ma c'era un diario. E dentro quel diario c'era una specie di aura, di anima. C'era qualcosa di speciale, e allo stesso tempo malefico, racchiuso in quel diario.
In quel diario c'era un pezzo di Voldemort, o meglio, di Tom Riddle, il vero nome di Voldemort. Ginny, leggendolo, viene posseduta da Tom Riddle, riportandolo in un certo senso in vita, se ricordo bene. Ma poi...beh, poi Harry distrugge quel diario con una zanna di basilisco, e Tom Riddle sparisce. O almeno, un pezzo di lui. Oh merda, ci sono! Devo distruggere tutto ciò che mi ricorda Melissa!
Quel ragionamento non faceva una piega.
Si fece coraggio, abbassò il volume della tv. Si alzò dal divano, riaprì la porta del salotto e salì tremolante gli scalini. Esitò per qualche secondo, prima di aprire la porta della sua stanza.
Bene, ho visto tantissimi film horror, e le possibilità, in questo momento, sono tre:
1) Il sangue sarà sparito.
2)Il sangue sarà raddoppiato.
3) Uscirà Melissa e mi ucciderà come ha fatto con tutti i miei amici.

Ma nessuna delle tre opzioni si verificò.

Aprì lentamente la porta della sua stanza. Sbirciò prima con un occhio, poi, facendo appello a tutto il suo coraggio, spalancò la porta, e la realtà le si parò davanti.
Era tutto esattamente come l'aveva lasciato. Il sangue si era asciugato, lasciando macchie raggrinzite sulla scrivania e sul pavimento. Ma lei aveva solo un obiettivo: distruggere il diario che le aveva fatto ricordare Melissa.
Aprì il cassetto della scrivania: frugò con occhio attento tra i foglietti, i quaderni vecchi, le penne scariche e le cianfrusaglie che mettevano negli Happy Meal di Mcdonald's che, non sapendo nemmeno lei il perchè, conservava sempre.
E poi eccolo, lì in fondo, rosa e rettangolare, con cuori di glitter appiccicati ovunque, e una targhetta in alto a destra che riportava la scritta:
"Il diario segreto di Fleur e Melissa".
Devo bruciarlo. Strappare le pagine non basterà, ne sono sicura.
Fleur scese nuovamente le scale, si precipitò in cucina ed afferrò su un alto scaffale l'accendino che la madre teneva per ogni evenienza: nessuno fumava in quella famiglia. Quell'accendino era stato usato solo per accendere le stelline di capodanno, e le candeline sulle torte di compleanno. Salì per la quarta volta le scale, e si precipitò nella sua stanza. Strappò una ad una le pagine del suo diario, le posò sul copriletto blu, e appiccò il fuoco.
I ricordi bruciavano, lentamente.
La carta cominciava ad assumere un colorito marroncino.
La stessa cosa avvenne sul copriletto blu.
Stupida! Stupida Fleur! Che cosa diavolo ho fatto? Incendiare dei fogli su un copriletto!
Cominciò a sbattere furiosamente la mano sul fuoco, ma quello si espandeva con un'immensa facilità e rapidità.
Oh cazzo, cazzo, cazzo. Acqua!
Fu la prima cosa che le venne in mente.
Scese le scale.
Corse nello stanzino ed afferrò il secchio più grande che riuscì a trovare. Si precipitò in bagno ed aprì il rubinetto.
Oh merda! Ancora sangue! Devo chiamare i pompieri! Oh mio dio.
Accorse in cucina, alzò la cornetta del telefono e digitò furiosaente il numero dei pompieri.
"Tu Tu Tu Tu Tu"
Staccato.
Il telefono era staccato.
Il cellulare. Il cellulare! DOV'E' IL CELLULARE?
Salì le scale un'ennesima volta.
Il letto era ormai divorato dalle fiamme. L'aria era irrespirabile. Il comodino era quasi ridotto ad un mucchio di cenere.
Dov'è il cellulare? Dove accidenti è il cellulare?
Nello zaino! Accidenti, dov'è lo zaino? Maledetto disordine lo za....

L'eastpack rosa era divorato dalle fiamme.

Fleur, questo è quello che succede a chiunque provi a dimenticarmi. Non basterà di certo distruggere un diario per dimenticarmi. L'unico modo per salvarti è tornare ad essere mia amica, come quando eri piccola, ricordi, piccola Fleur?

-MAI, MAI! Hai ucciso le due persone più importanti della mia vita. Mai e poi mai tornerò ad esserti amica. Mai e poi mai tornerò ad essere amica di un essere malvagio che NON ESISTE! LASCIAMI IN PACE!
L'ossigeno stava finendo. L'aria era irrespirabile. Fleur faceva respiri corti e rapidi.
Si sentì svenire.
Cercò di utilizzare al meglio le sue ultime forze trascinandosi il più lontano possibile dal fuoco.
Si accasciò a terra.
...





Grazie per tutte le recensioni, di nuovo. Siete fantastici. Mi state davvero riempendo di complimenti, aahah. Per questo capitolo ero davvero in crisi. E credo che per il prossimo lo sarò ancora di più xD
Poi beh, ci tenevo a specificare che per questo capitolo mi sono ispirata un po' ad Harry Potter, e un po' ad It, di Stephen King (L'idea del sangue dal rubinetto è sua ;D). Beh, non finirò mai di ringraziarvi, le vostre bellissime recensioni mi regalano 10 secondi di felicità U.U
Beh, fatemi sapere che ne pensate, fatemi sapere se vi sembra ridicolo, se vi è piaciuto, cosa avrei potuto aggiungere, e come andrà a finire secondi voi (:
GRAZIE PER AVER LETTO :3


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Capitolo 5
*** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. ***



Fleur aprì gli occhi.
Si guardò intorno. La prima cosa che vide furono i grandi occhi grigi e lucidi di sua madre che la fissavano speranzosamente. Un'infermiera le stava tamponando la fronte con una pezzetta umida, e nell'aria c'era un fastidioso odore di medicinali.
-Fleur, per l'amor di Dio! Mi hai fatta stare davvero in pensiero! Se io fossi tornata a casa cinque minuti più tardi, a quest'ora, mi dispiace dirlo, ma saresti ridotta ad un mucchietto di cenere.
-Mamma, oddio scusa, è stato tutto un incidente, non volevo...
-Shh.
La madre la interruppe, portandole l'indice sulle labbra.
-L'importante è che ora sei sana e salva.
L'infermiera nel frattempo osservava la scena leggermente spazientita, con un falso ghigno stampato in volto, rivolgendosi poi in modo sgarbato alla madre di Fleur:
-Mi dispiace interrompere il vostro piccolo momento di intimità familiare, ma l'orario delle visite è finito. Signora, le dispiacerebbe uscire dalla stanza? Sua figlia deve riposare.
Fleur ne fu davvero sollevata: sua madre le aveva salvato la vita, ma aveva bisogno di stare un po' da sola per riflettere a ciò che era accaduto.
-Certo. Fleur, ci vediamo domani. Riposati, e riguardati, mi raccomando. Tra tre giorni ti faranno uscire, e potrai tornare a scuola. Ci penso io ad avvisare le tue amiche, ok?
-Mamma, quali amiche?
-Tesoro, riposati, ne hai bisogno.
-Ok, ciao mamma.
L'infermiera chiuse la porta accompagnandola con il piede destro, e afferrando alcune garze per ustioni dal piccolo ripiano sopra il letto di Fleur, cominciò ad applicargliele su tutto il braccio destro.
Fleur si guardò per la prima volta dopo l'incidente. Non era ridotta molto male: aveva qualche bruciatura sulle braccia e le bruciava leggermente il fianco destro, dove aveva altre piccole bruciature qua e là.
Quando l'infermiera ebbe finito di bendarle il braccio, si posò una mano sul fianco, osservando Fleur dall'alto in basso, dicendo con una voce roca e cantilenante quello che probabilmente diceva ogni sera ad ogni paziente:
-La cena la trovi alla tua sinistra, sul comodino. Non credo che avrai fame, dopo quest'incidente. In tutto l'ospedale la cena viene consumata soltanto dal 10% dei pazienti. Se questa notte hai dei problemi premi quel bottone rosso che trovi alla tua sinistra, oppure urla. Arriverà qualcuno a farti stare zitta. Buonanotte.
Se ne andò chiudendo bruscamente la porta.
Fleur si sentì sola, immersa nel buio e nell'oscurità. Non riusciva a vedere un granchè, ma dopo qualche minuto i suoi occhi si abituarono all'oscurita e cominciarono a guardarsi intorno. Nella stanza c'erano quattro letti, due di fronte a lei, e uno alla sua sinistra. Erano tutti vuoti, ad eccezione del letto alla sua sinistra dove una ragazzina fissava il soffitto spaventata. Aveva lunghi capelli biondi, e un faccino pallido ed impaurito. Con un gesto rapido e deciso si rigirò scansandosi le coperte di dosso. La ragazza posò i piedi sul pavimento freddo e si avviò verso il piccolo bagno alla sua sinistra. Aprì la porta, e la richiuse accuratamente, per paura di svegliare Fleur, la "compagna di stanza". Appena la porta si richiuse, un urlo di terrore arrivò dal bagno.
Fleur istintivamente, si alzò di scatto.
-Hey, va tutto bene?
Bussò alla porta.
Silenzo.
-Stai bene? Devo chiamare l'infermiera?
La porta si aprì. La ragazza dai capelli biondi ricomparse con la faccia più calma che riuscì a generare in quel momento.
-Sì, tutto bene, non preoccuparti.
Ma Fleur scorse da dietro la ragazza quello che aveva visto esattamente il giorno prima.
Sangue.
Sangue ovunque. Scritte sui muri, sangue nel lavandino, sul pavimento, e sul soffitto.
Fleur guardò la ragazza.
Poi i suoi occhi tornarono sulle pareti del piccolo bagno.
-Tu, tu riesci a vederlo?
Disse spaventata la ragazza.
-Sì, ed è il motivo per cui sono qui.
Fleur cercò di sorridere. E la ragazza aggiunse:
-Sei la prima persona che non mi prende per matta. Vieni, parliamone, ho bisogno di qualcuno con cui parlarne, o impazzirò. Questa situazione mi sta uccidendo. Mi chiamo Clara.
Disse la ragazza con un enorme sorriso stampato sulla faccia, quasi dimenticandosi del sangue sulle pareti del bagno e dell'amica immaginaria che la perseguitava.
-NO!
Urlò Fleur con una faccia inorridita.
-Che cosa c'è? Ho detto qualcosa di...
-No, no, Clara, scusa. Ma se diventeremo amiche...beh. Melissa ti ucciderà, come ha fatto con tutte le mie amiche.
-E così, la tua amica immaginaria si chiama Melissa? La mia si chiamava Iris. O meglio, si chiama Iris.
-Mh, Clara, scusa per prima. E' che ho paura. Ho il terrore che Melissa uccida chiunque venga a contatto con me, anche solo per poco.
-Oh, non preoccuparti. Iris potrebbe uccidere anche te, ma sono sicura che se lo farà, Melissa cercherà di uccidere Iris.
-Clara, sei un genio. Vieni.
Fleur prese Clara per mano e la fece accomodare sul suo letto.
-Clara, ho capito come possiamo distruggere Iris e Melissa.
-So a cosa stai pensando: Se Iris ucciderà te, automaticamente Melissa si arrabbierà con Iris, e la ucciderà. Ma una di noi due dovrà sacrificarsi.
-Era esattamente quello a cui stavo pensando.
-Ci deve essere un altro modo.
-Non c'è un altro modo. Dobbiamo diventare amiche. Una di noi due morirà, e salverà l'altra. Non possiamo prevedere chi di noi due morirà per prima, ma salverà l'altra. E' l'unico modo. Almeno una di noi due ne uscirà sana e salva.
Clara le sorrise cordialmente.
-Vabbè, Fleur, mi ha fatto piacere conoscerti. Ora sono davvero molto stanca, ieri ho avuto un brutto incidente e ho davvero voglia di farmi una bella dormita. Non so se domani ci rivedremo, ma volevo comunque salutarti. Buona fortuna Fleur.
Clara abbracciò calorosamente Fleur, e si rinfilò sotto le coperte candide.
-Buonanotte Clara, e buona fortuna anche a te.


-Buongiorno ragazzina, svegliati, tra un'ora arriverà tua madre e devi fare colazione.
L'infermiera acida dai capelli rossi tinti prelevò il vassoio della sera precendente con sopra una zuppa di verdure e un bicchiere d'acqua, e posò al suo posto un nuovo vassoio con sopra una tazza di latte e un toast imburrato.
Fleur si girò verso la sua vicina di letto. Aveva voglia di parlarle ancora: in lei aveva trovato conforto. Finalmente qualcuno che la capiva. Qualcuno che condivideva la sua situazione.
Fleur disse alla vicina: -Clara? Clara? Sei sveglia?
L'infermiera lanciò a Fleur un'occhiata severa:
-Che fai? Tanto non ti risponderà!
Fleur diventò tutto ad un tratto rossa in viso.
-E'....è....
-...Morta? No, è solo in coma.
-IN COMA? E da quanto tempo? Quando è successo? Ieri le ho parlato...come? Quando è successo?!
-Quattro giorni fa; non puoi averle parlato. Te lo sarai sognato. Ma perchè me lo chiedi? Che ti importa?
L'infermiera uscì dalla stanza lanciando un ultimio sguardo acido a Fleur.
Fleur si girò di scatto verso Clara.
La osservò per svariati secondi. Era lì, esattamente come la sera precedente. Sdraiata, occhi chiusi, immobile sotto il copriletto bianco.
Clara si girò di scatto verso Fleur, e aprì gli occhi.
Occhi rossi, occhi rosso fuoco.
-E così vuoi uccidermi, eh? Smettila di complottare contro di me. Mi hai delusa, piccola Fleur, lo sai? Credevo che tu fossi una buona amica. E cosa vengo a sapere? Che parli male di me con chiunque incontri? Mi hai delusa, piccola Fleur.
-Melissa, Melissa ma sei tu?
-Sono sempre stata io. Clara era una copertura, stupida piccola Fleur. Clara è in coma, non può muoversi, nè parlare. Clara non ha un'amica immaginaria che fa di nome Iris. Ma io posso farla muovere, e parlare. Come sto facendo adesso. Ricordati Fleur, io posso fare tutto ciò che voglio.
Fleur era inorridita. Non aveva paura, in quel momento. Voleva solo scappare, voleva solo che quegli occhi rossi si richiudessero e che Melissa uscisse dal corpo di quella povera ragazza in coma.
-Mi hai delusa. Mi hai delusa.
Melissa continuava a ripetere la stessa frase, sussurrandola rabbiosamente.
-Mi hai delusa. Mi hai delusa. Me ne andrò.
Fleur si sentì per un millesimo di secondo sollevata come non mai.
-Te ne andrai?
-Mi ucciderò. Tu non tornerai mai da me. Tu non sei più la piccola Fleur di una volta. Me ne andrò, me ne andrò per sempre.
Melissa (o meglio, Melissa nel corpo di Clara) fece una piccola pausa. E poi riprese con un'aria seria e compiaciuta allo stesso tempo:
-E l'unico modo per far morire un amico immaginario, è uccidere colui che l'ha generato. Tu, Fleur.
Fleur si guardò intorno cercando con gli occhi l'infermiera con i capelli rossi. "Melissa" si alzò dal letto e cominciò ad avvicinarsi a quello di Fleur.
Fleur urlò, urlò più forte che potè. Premette con forza e ripetutamente il bottone rosso alla sua sinistra.
Melissa, nel corpo di Clara, si avvicinava sempre di più.
Ormai era a pochi centimetri da Fleur.
Fleur riusciva a sentirne quasi il "respiro".
Melissa ripetè con una voce stridula e fastidiosa:
-E l'unico modo per far morire un amico immaginario, è uccidere colui che l'ha generato. Te, Fleur.
Melissa cominciò a ridere.





Ecciao :3 Un po' contorto questo capitolo. Più che altro non è molto esplicito. Non si capisce molto bene. Beh, in poche parole, Melissa si impossessa di Clara fin da quando Fleur comincia a parlarle. Clara è sempre stata in coma, è Melissa che la fa muovere e parlare. E automaticamente è Melissa ad ascoltare il discorso e il complotto di Fleur. Quindi, ora le opzioni sono due: O vi ho confuso le idee, o ve le ho chiarite XD Spero la seconda U.U Beh, se non avete capito qualcosa, scrivetelo nella recensione U.U Spero che vi sia piaciuto il capitolo. Grazie per essere arrivati fin qui, e grazie per aver letto fino a qui la mia stupida fan fic (: Aggiornerò il più presto possibile, promesso. Recensite e fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, o se ha fatto schifo u.u Non mi offendo, sul serio (:
Grazie ancora per aver letto, vi adoro.

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Capitolo 6
*** Spogliatoi e appendiabiti. ***


Fleur urlò, urlò più forte che potè. Premette con forza e ripetutamente il bottone rosso alla sua sinistra.
Melissa, nel corpo di Clara, si avvicinava sempre di più.
Ormai era a pochi centimetri da Fleur.
Fleur riusciva a sentirne quasi il "respiro".
Melissa ripetè con una voce stridula e fastidiosa:
-E l'unico modo per far morire un amico immaginario, è uccidere colui che l'ha generato. Te, Fleur.
Melissa cominciò a ridere.
-CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI?
La cameriera dai capelli rossi entrò correndo e spalancando la porta.
-CLARA! Dottore, dottore! La ragazzina si è risvegliata, corra!
Un uomo basso, pelato, e con un paio d'occhiali sul naso arrivò correndo nella stanza.
-Corri, falla sedere!
Poi il dottore si rivolse a Fleur:
-Grazie per averci avvisati, tesoro.
Fleur era ancora sconvolta. Avevano frainteso tutto. Avrebbe voluto urlargli: "Vi state sbagliando! Clara è in coma! Lei è Melissa!"
Il dottore non fece in tempo a far sedere Clara/Melissa che il corpo si afflosciò inerme a terra, come fosse un peso morto, sbattendo violentemente la testa sullo spigolo del ripiano affianco al suo letto.
L'infermiera aiutò il dottore a posizionare Clara sul letto.
-E'...in coma, cioè, dorme. Come è potuto accadere? Mi sembra inverosimile!
Il dottore era confuso. Poi si rivolse all'infermiera dai capelli rossi:
-Sara, vada a chiamare la madre della ragazza.
Fleur assistette alla scena sbalordita, confusa, e sconvolta.
Pochi minuti dopo arrivò di corsa e piangendo una donna dalla capigliatura arruffata e dagli occhi lucidi:
-Dov'è mia figlia? Si è svegliata? Come sta?
Il dottore si rivolse paziente alla signora:
-Si è alzata, avvicinandosi alla ragazza. La ragazza ha premuto il bottone di fianco al suo letto per avvisarci e noi siamo corsi qui. Tempo di rimetterla a sedere, Clara si è afflosciata a terra.
Fleur si addormentò. Non reggeva più tutta quella tensione. Aveva bisogno di riposarsi.
Sognò Melissa.
Si svegliò alle sei di mattino del giorno dopo, quel pomeriggio sarebbe dovuta tornare a casa. Non temette Melissa per tutto il tempo solo perchè nella stanza vi era sempre presente un'infermiera o un dottore. La madre di Fleur arrivò quel pomeriggio, puntuale, alle cinque. L'infermiera dai capelli rossi la aiutò ad alzarsi e a preparare la sua roba, e nel giro di pochi minuti, Fleur era di nuovo nella confortevole Golf blu di sua madre.
-Allora, Fleur? Non ho ben capito, cosa ha fatto la ragazza di fianco a te? Ho saputo che...
-No, mamma, non ho voglia di parlarne, ora voglio solo andare a casa e riposarmi.
La mente di Fleur vagò dal computer sporco di sangue, al copriletto ridotto ad un mucchietto di cenere. Ripensò al lavandino dal quale scorreva sangue, e al telefono staccato. Ebbe paura. Per un attimo desiderò tornare in ospedale.

Spalancò la porta della sua stanza, senza alcun timore. Non si può mai prevedere come ti sentirai quando il giorno che temevi da tanto, finalmente, arriva.
Non aveva paura. Ormai ne aveva viste di cotte e di crude. Un po' di sangue non l'avrebbe urtata più di tanto.
La stanza era pulita. Il copriletto era nuovo, sua madre gliene aveva comprato un altro. Il computer era intatto.

***

-Fleur! Fleur! Bentornata! Come stai? Sei guarita? Ci sei mancata tantissimissimo, Flò!
Una folla di ragazze urlanti si raggruppò intorno a Fleur. Loro non le volevano davvero bene. Non gli era mai importato nulla di Fleur. Non le avevano mai rivolto la parola fino a quel momento se non per chiederle i compiti.
Loro non le volevano veramente bene.
E la sua unica amica, in quella classe, era stata Agata.
Agata.
Fleur scacciò via quei tristi pensieri e si mise al secondo banco, vicino alla finestra, dove era solita mettersi con Agata prima che tutto cominciasse.
Il posto di Agata era vuoto.
Nessuno parlò più di Agata, da quel giorno. Chiunque aveva un briciolo di sensibilità sapeva che per Fleur era struggente e doloroso sentir parlare della sua migliore amica.
-Sto bene, non vi preoccupate.
Appoggiò lo zaino (nuovo) per terra, posizionò l'astuccio sul lato destro del suo banco e tirò fuori una penna blu. Non aveva libri, erano tutti diventati cenere dopo il fatidico incendio nella sua stanza. Aveva bisogno di una vicina di banco con cui condividerli, almeno finchè sua madre non gliene avrebbe comprati di nuovi.
-Ciao, Fleur. Posso sedermi?
Un brivido percorse la schiena di Fleur. Era Elisa. Non erano mai state molto amiche, anche perchè appartenevano a due gruppi totalmente diversi. Tra loro non c'era antipatia, soltanto molta, molta indifferenza.
La parte femminile della sua classe, infatti, era principalmente divisa in tre parti:
1) Le ragazze facili, ognuna di loro era stata con quasi tutti (o tutti) i ragazzi della classe. Snobbano chiunque non sia vestito di marca dalla testa ai piedi e se comprerai un paio di scarpe anche lontanamente simili alle loro, tra voi sarà guerra aperta. Quando ti prendono di mira, è difficile uscirne, potranno metterti contro tutta la scuola.
2) Le secchione. Non sono male, possono essere simpatiche, quando vogliono. Ma non sperare: non riuscirai mai a copiare da loro.
3) Le asociali. Agata e Fleur. Loro non erano niente. Si bastavano l'una con l'altra. Erano indispensabili l'una per l'altra. E quando una delle due non veniva a scuola, l'altra era persa.
Elisa faceva parte della prima categoria, era una delle ragazze facili. Bionda platino (tinta, ovviamente), occhi scuri, alta e formosa. Era una di quelle ragazze per le quali Fleur provava un misto di odio e di invidia.
-Certo, siediti pure. Come mai qui? Hai litigato con le altre...?
-No, Fleur. E' solo che...
-...ti faccio pena?
-Beh...
-Non preoccuparti per me, vai da loro. Posso cavarmela anche da sola.
-No Fleur. Voglio sedermi vicino a te. Io ti ho sempre ammirata. Ho sempre voluto essere tua amica. Loro, quelle bionde, non sono niente per me. Loro non sono mie amiche, sto con loro solo per non stare sola. La verità è che io ho sempre desiderato essere tua amica, ma non ho mai avuto l'occasione di fare un tentativo.
La mente di Fleur generò un'immagine rapida ma chiara: Elisa, sdraiata a terra, con il corpo straziato e il volto livido e sanguinante.
-Ma...
-Shh. Oggi mi siedo qui.
Elisa spostò lo zaino di Fleur da terra, si sedette e sistemò le sue cose sul banco. Fleur non aveva potuto impedirglielo.
La professoressa di ginnastica entrò in classe. Tutti gli alunni della classe si alzarono in piedi, urlando in coro:
-Buongiorno prof.!
La professoressa fece cenno agli alunni di sedersi, e tutti si abbandonarono sulle sedie.
-Bentornata Fleur! Come stai?
-Tutto bene prof, grazie.
Fleur era sorpresa. La sua prof di ginnastica era sempre stata fredda ed indifferente con lei, atteggiamento che ad esempio non aveva nei confronti delle "ragazze facili" della classe. Aveva imparato il suo nome solo dopo aver saputo che Fleur era in ospedale, divorata da un incendio.
-Dai, ragazzi, andiamo in palestra.
La classe si alzò, prese tute, deodoranti e spazzole e si diresse verso gli spogliatoi.
Mentre tutte le ragazze si cambiavano nello spogliatoio commentando i loro reggiseni e i loro chili in più, Fleur preferiva mettersi la tuta chiusa nel bagno dello spogliatoio.
Fleur sentì una mano bussare sulla porta del suo bagno e una voce provenire da fuori:
-Fleur! Sono Elisa! Muoviti che se ne sono andate tutte! Ti aspetto qui, ok?
-Mh, va bene.
Cos'è tutta questa confidenza improvvisa?
Pensò Fleur. Elisa non era mai stata così cordiale nei suoi confronti.
Si infilò la tuta verde, tolse le converse e si allacciò le scarpe da ginnastica.
Fece per aprire la porta, ma la serratura era bloccata.
-Elisa, mi stai facendo uno scherzo?
-No, non si apre?
Nella mente di Fleur passò per un nano secondo un'altra immagine: Elisa, sul pavimento dello spogliatoio, con le braccia sul petto sanguinante.
Fleur la sentiva.
Fleur sentiva la presenza di Melissa.
-Elisa! Vai via, vai subito via!
-Fleur, tutto bene? Se non mi dici cos'hai vado a chiamare la prof!
Fleur si rassegnò.
-Ok, aiutami ad aprire la porta, è bloccata!
Fleur spinse la porta più forte che potè. Elisa tirò la porta porta più forte che potè.
La porta si aprì violentemente e Elisa cascò a terra sbattendo la testa sul lavandino.
Scoppiarono a ridere tutte e due, come se fossero state amiche da sempre.
-Ahahahaha, oh buon dio! Eli stai bene?
-Sì tutto bene, ahahah!
-Ok, calmiamoci, sono già le 8.20, dobbiamo andare o la prof si arrabbierà come una bestia.
Elisa si alzò barcollando, poi fissando Fleur negli occhi, disse con una voce squillante che Fleur riconobbe immediatamente:
-Oh sì, andiamo piccola Fleur, sennò facciamo tardi! Andiamo piccola Fleur! Andiamo piccola Fleur!
Fleur restò immobile. Non poteva scappare. Melissa prima o poi l'avrebbe presa comunque.
Non puoi scappare dai guai, perchè tanto loro ti verranno a cercare, e se non li affronti non ne uscirai mai.
-Melissa, vattene. Ti prego.
Gli occhi scuri di Elisa diventarono rossi:
-Sto cercando di andarmene dalla tua vita. Ma per sparire, devo ucciderti, ricordi? L'unico modo per uccidere un amico immaginario è uccidere colui che l'ha generato. Te, piccola Fleur, te.
Melissa scoppiò di nuovo a ridere.
-Mh, vediamo. Come potrei ucciderti? Potrei soffocarti, ma sarebbe una morte troppo rapida. Potrei ferirti e lasciarti morire dissanguata, ma qui non vedo nessun oggetto appuntito...mh...
Melissa si avvicinò all'attaccapanni appeso accanto alla porta dello spogliatoio e ne staccò una stampella appuntita che qualcuno aveva riattaccato malamente con lo scotch.
-Beh, questo mi sembra perfetto. Pronta?

***

La porta dello spogliatoio si spalancò.
-INSOMMA RAGAZZE, COSA STATE FACENDO?
La prof di ginnastica era imbestialita.
-Se non venite in palestra entro cinque minuti vi metto una nota sul registro! E tu posa quell'aggeggio appuntito che hai tra le mani!
La porta si richiuse.
Gli occhi di Elisa ridiventarono neri.
La stampella dell'appendiabiti cadde dalle sue mani.
-Fleur, che cos'era? Cos'è successo...?
Ma Fleur non le rispose.
Gli occhi di Fleur diventarono rossi.
Si piegò e raccolse la stampella appuntita ai piedi di Elisa.
L'avvicinò al proprio polso sinistro.
Una voce squillante uscì dal corpo di Fleur.
-Ciao Eli. Sono Melissa, l'amica immaginaria di Fleur. Ora sono dentro Fleur, prima ero dentro te. Ora puoi sentirmi, non è vero? Ora riesci a sentirmi benissimo, lo so. Ora ucciderò la tua amichetta, piccola Eli, e ricorda, tra poco toccherà a te. Io sto per morire, Melissa sta per morire. Ma Melissa non è solo Melissa, lo sai, piccola Eli? Melissa è anche Nancy.
Nella mente di Elisa passò rapido ma ben chiaro un ricordo lontano: Nancy, la sua amica immaginaria.
Fleur/Melissa sfregò la punta della stampella sul proprio polso sinistro, incidendo profondamente l'intero braccio, che cominciò a sanguinare violentemente. Fleur cadde a terra, senza urlare, senza lamentarsi, senza cercare di liberarsi. Era tutto inutile. L'omicidio sarebbe sembrato un suicidio, e nessuno avrebbe sospettato la presenza di un influsso malefico all'interno del corpo della piccola Fleur. Fleur ebbe una morte dolorosa, ma silenziosa. Nessun sospiro uscì da quel corpo insanguinato.
Elisa urlò, si piegò a terra, chiamò la professoressa di ginnastica, ma fu tutto inutile.
Fleur era morta.
Elisa l'avrebbe rivendicata.
-Ti ucciderò Melissa. Ucciderò Nancy. Ucciderò te. Perchè tu sei una sola, ed hai ucciso già troppe persone. Metterò fine a tutta questa storia, una volta per tutte.





Aaaaah, un po' confuso questo capitolo, eh? Sì, le idee ce l'ho ben chiare, ma è difficile esporle. Allora, vi chiarisco un po' le idee nel caso non aveste capito: Allora, diciamo che Melissa non è solo l'amica immaginaria di Fleur. E' una sola "forza magica", non so come chiamarla. Melissa è morta, è morta per Fleur. Ma tornerà a rivivere, sotto un altro nome, per Elisa. Ha un nome diverso, ma è sempre la stessa "cosa", la stessa "essenza". Melissa smette di esistere solo per il fatto che esisteva solo per Fleur, e quando Fleur smette di eseistere, Melissa smette di esistere per Fleur. Tutto chiaro? Se non avete capito, chiedete via recensione o via mp (:
Grazie per tutte le belle recensioni. Grazie davvero. Mi dispiace di avervi fatto morire Fleur, anche se io tifo Melissa u.u Però ho già un finale perfetto, con un bel po' di risvolti romantici :3 Vi sorprenderò u.u
Se avete letto, date un segno del vostro passaggio, anche solo per dirmi "fai schifo datti all'ippica", però fatemi sapere che ne pensate, ok? (:

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Capitolo 7
*** Omicida. ***


Erano passati ormai due mesi dalla morte di Fleur. I suoi compagni di classe erano stati travolti da un'ondata di sensibilità, piangendo al funerale e facendo assenza di gruppo per andare a portarle i fiori al cimitero una volta a settimana. Ma la verità è che un po' erano contenti: la loro monotona vita era stata scossa, l'ordinario veniva confuso e offuscato dalla morte della loro compagna di classe, i professori evitavano di interrogarli perchè li reputavano "sconvolti". E poi, centinaia di voci di corridoio vagavano nella scuola:
-Cioè, ma ci pensi? Due morte nella stessa classe!
-Morte in circostanze misteriose, poi.
-Per me c'è qualcosa sotto! Ahahahaah! Secondo me facevano parte di una setta satanica! Una si è tagliata le vene e l'altra ha scritto quella strana cosa sul muro della sua stanza!
Della prof. di ginnastica non si era più saputo niente.
-Secondo me l'hanno arrestata! C'è tipo una legge che dice che se ti crepa un alunno durante la tua ora, vai in progione, vero?
-Sì! Infatti, menomale! Non la sopportavo proprio quella prof!
La madre di Fleur un po' se l'aspettava. Dopo il misterioso incendio, e dopo la morte di Agata, la povera signora sospettava qualcosa. Sapeva che sua figlia non era al sicuro. Sapeva, in cuor suo, che sua figlia non si sarebbe mai suicidata, neanche in circostanze estreme. Ma oltre alla madre vi era anche la povera Elisa, tormentata da interrogatori su interrogatori.
-No, glielo giuro, e glielo ripeto per l'ultima volta: Fleur voleva suicidarsi, non so esattamente il perchè, ed io ero nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ho provato ad impedirglielo ma...non ho potuto. Ero...sconvolta.
Ovviamente Elisa non poteva dare la versione esatta dei fatti: tutti l'avrebbero reputata pazza, e lei aveva comunque una reputazione da mantenere. Ma, cosa più importante, doveva avere la strada libera e spianata, senza ostacoli, per rivendicare Fleur. Nancy non l'aveva ancora sfiorata. Si era fatta sentire, certo. Aveva tentato di spaventarla parlandole nel sonno, ma Elisa aveva un carattere più forte e coraggioso di Fleur. La vita di Elisa aveva riscontrato anche vari sviluppi sul lato sentimentale. Troppo impegnata tra brevi e futili storie, non aveva mai fatto caso a Christian, quel diciassettenne dai capelli biondi e gli occhi scuri, così timido, così diverso da lei caratterialmente. Non è che non le piaceva, è che prima non l'aveva mai notato. Ma era sicura che se lo avesse notato qualche mese prima, sicuramente sarebbero stati insieme per molto più tempo. Era innamorata come non lo era mai stata prima. E lui sapeva, lui le credeva. Lui sapeva tutto, Melissa, Fleur, Nancy. Elisa l'aveva messo al corrente di ciò non perchè era il suo ragazzo, ma sempliceente perchè oltre ad essere ciò, era anche il suo unico amico. Tutte le sue "simili" bionde le aveva perse col tempo, quando aveva cominciato a capire di non essere come loro.
L'anno scolastico era quasi terminato. Ormai tra i corridoi c'era un caldo asfissiante, e tutti giravano a maniche corte sventolandosi con quaderni o pezzi di carta.
Dopo dieci minuti di ricreazione, la campanella suonò assordantemente provocando sbuffi e sospiri di centinaia di studenti, ma non di Eli e del suo ragazzo Chris. La nuova professoressa di ginnastica era molto più elastica, caratterialmente parlando. Fingendo un mal di testa o un mal di pancia, potevi evitare gli esercizi pomeridiani di atletica ed andarti a divertire per la scuola senza che nessuno se ne accorgesse.
-Prof, io e Chris siamo stati malati, io ho avuto 38 di febbre, ieri sera...e lui...Chris, tu cos'hai?
-Mh...Prof, io ho...mi fa male il ginocchio! Sì, ieri mentre giocavo a calcio...mh...sono caduto.
Elisa borbottò senza farsi sentire dalla prof.:
-Ma tu non giochi a calcio!
-Eh vabbè, Eli, dettagli.
La professoressa aprì il registro e con una calligrafia tonda e precisa segnò i cognomi dei due ragazzi.
-Ok, Elisa e Christian, giustificati. Noi andremo fuori ad esercitarci per le gare di Giugno, voi restate qui, non vi muovete, sennò sono guai.
La professoressa si alzò portandosi dietro i suoi 92 chili di grasso e ossa, e si affrettò a richiamare tutti gli alunni, radunandoli davanti all'uscita e portandoli in fila indiana nel cortile esterno della scuola.
Elisa guardò Chris con lo sguardo dolce che soleva spesso fare quando era con lui:
-E ora? Che si fa?
Chris rispose allo sguardo prendendole la mano.
-Mh, non so. Potremmo...farci un giretto. Tanto non se ne accorgerà mai.
-Ti prego, ovunque ma non qui. C'è un'insopportabile puzza di sudore ed un caldo asfissiante.
Si presero per mano e si diressero verso il corridoio principale della scuola, incrociando sorridenti lo sguardo dei bidelli, ormai abituati alle ragazzate che accadevano ogni giorno in quella scuola.
Uscirono nel balcone dove dieci minuti prima una trentina di studenti mangiava allegramente durante l'ora della ricreazione e si sedettero sulla prima panchina che trovarono.
-Chris, volevo dirti una cosa.
-Dimmi Eli!
-Lo sai che io sono stata con tanti ragazzi, no?
-Lo so, ma perchè me lo dici?
-Sì, fammi finire! Volevo dirti che tu, tra tutti i miei ex, sei il più importante. E lo ammetto, questo lo dicevo a tutti, ma tu lo sei davvero. Perchè sei l'unico di cui sono innamorata.
-Oh, grazie. Anche tu, ti voglio bene Eli.
Disse tremante, Chris imbarazzato.
Passarono gli altri cinquanta minuti lì, seduti, tenendosi la mano, in silenzio. Lui non era un ragazzo molto loquace, lei lo era. Ma sapeva che con lui, il silenzio valeva più di mille parole.
-OH MERDA LA CAMPANELLA! CORRI!
-Oddio! La prof se ne accorgerà, veloce!
Corsero il più veloce possibile, incrociando gli sguardi sconcertati delle bidelle.
Chris si fermò.
-Eli, ho qualcosa per te, aspetta.
-CHRIS ME LO DARAI DOPO, NON E' IL MOMENTO!
-No, ora.
-Chris, non ora! La prof ci metterà la nota, verremo sospesi! Corri, andiamo!
-No, Elisa vieni con me.
La prese per il braccio e la spinse verso lo sgabuzzino delle scope dei bidelli. Elisa pensava che i suoi ormoni fossero impazziti e che volesse all'improvviso baciarla e toccarla ovunque. Ma si sbagliava, e forse avrebbe potuto prevederlo. Era ovvio.
Gli occhi di Chris diventarono rossi.
Dalla tasca sfilò un coltellino svizzero rosso.
-Hey, ti ricordi di me?
Una voce squillante ma familiare uscì dalla bocca di Chris.
Il coltello puntato sul suo petto.
-No, Nancy, non lo fare, ti prego. Uccidimi, ma fai uscire Chris da questa storia!
-E' proprio questo il bello, cara. Anche gli amici immaginari hanno bisogno di divertirsi. Hai passato sei anni della tua vita a spupazzarmi come volevi, a farmi giocare a tutte le ore del giorno. Ora tocca a me divertirmi. Permetti?
Il corpo di Chris cominciò a dimenarsi posseduto da Nancy. La voce squillante sparì, Chris c'era ancora, da qualche parte, in quel povero corpo "occupato".
-Eli, prendi! Prendi il coltello!
Le porse il coltellino svizzero in mano.
-Eli, prendilo prima che Nancy torni! Prendilo, non riesco ad allontanarla più di tanto! Veloce!
-No, no, non posso. Non lo farò.
-Se morirai tu, morirò anche io. E' inevitabile, e tu lo sai, me l'hai spiegato. Ma se tu prendi quel coltello, metteremo fine a questa storia. E tu vivrai finalmente in pace.
-Non posso, non ce la faccio, no.
Contiunava a scuotere la testa. Nonostante ciò, prese il coltello.
Gli occhi rossi tornarono, la voce squillante si fece subito sentire:
-Dai, piccola Eli, uccidi il tuo fidanzatino! Dai, vediamo se ce la fai! Dai, affonda qui quella lama! Puoi farcela, dai, piccola Eli.
-Chris, chris, so che riesci a sentirmi. Scusa. Ti voglio bene.
Una lacrima rigò il volto di Elisa.
Impugnò con più decisione il coltellino rosso, lo rigirò tra le mani, e con molta indecisione, ma contemporantemante con molta forza e violenza, lo infilzò nel petto di Chris. Poi nella gola. Poi su una spalla. Poi di nuovo sul petto. Chris cadde a terra. Elisa urlò poi, con tutta la forza che aveva in petto:
-Questo è per Fleur, muori stronza.
Asciugò le ultime lacrime con la manica della felpa, richiuse la porta dello stanzino con il cadavere all'interno, ed infilò il coltellino insanguinato nella tasca destra.
Aveva appena ucciso il suo ragazzo, non se ne capacitava. Se il corpo di Elisa era ancora sano, la sua anima era rotta. Troppe cose aveva sopportato il suo cuore. Troppi traumi, troppe perdite.
-Elisa! Come mai in giro a quest'ora? Non dovevi essere con il tuo ragazzo ad aspettarmi in palestra? E' la mia ora. Se vi perdete, la responsabilità sarà la mia!
-Oh sì, prof, scusi. Dovevo andare in bagno.
La professoressa  guardò negli occhi Elisa. Poi il suo sguardò si mosse verso il basso.
-Cos'hai in tasca? Fammi vedere.
-Niente prof, è solo...una penna!
-No, non ci casco. Fammi vedere cos'hai in tasca. Tira fuori quella roba.
-Prof, no, la prego. Non è niente, si fidi.
-Chiamo la preside, tira-subito-fuori-quella-roba.
Elisa prese il coltellino svizzero e lo porse alla prof.
I 92 chili di grasso e ossa della prof, afferrarono il piccolo coltello.
I suoi occhi diventarono rossi.





Ah, e simo arrivati alla fine. Mi dispiace tantissimo, è una fine orribile, avrei dovuto intensificare il rapporto tra Elisa e Chris per far sembrare tutto un po' più...commotente, forse.
Beh, che dire, grazie per tutte le recensioni, non smetterò mai di dire che siete troppo, troppo buoni. Insomma, fatemi sapere come è stata la fine, se avevate immaginato qualcosa di diverso, insomma. Come l'avreste fatta finire? Grazie di tutto :D
Comunque, odio fare pubblicità occulta, ma tra qualche giorno pubblicherò un'altra storia horror, ho già in mente la trama, se vi interessa, io sono sempre qui (:
Thanks-for-everything.
        Flà ♥

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