Blue string of Destiny

di Rainie
(/viewuser.php?uid=109701)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: Me, you. Two different, but similiar Worlds. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1: What?! You're joking, Right?! ***
Capitolo 3: *** Chapter 2: Oh, sorry, Little Princess! ***
Capitolo 4: *** Chapter 3: Two weeks at the sea... Together?! ***
Capitolo 5: *** Chapter 4: The beginning of the hottest days of this strange Summer ***
Capitolo 6: *** Chapter 5: For only this Time, please. ***
Capitolo 7: *** Chapter 6: You make me fall in Love with you ***
Capitolo 8: *** Chapter 7: Are you ready to start a love Game? ***
Capitolo 9: *** Chapter 8: I'll be here, forever With you ***
Capitolo 10: *** Chapter 9: We have to return at the First time we Met ***
Capitolo 11: *** Chapter 10: It’s a new begin for me, for you, for Us ***
Capitolo 12: *** Chapter 11: Maybe it's a Daydream ***
Capitolo 13: *** Chapter 12: Are you sure to go Away from me? ***
Capitolo 14: *** Chapter 13: Say Goodbye, my only lover, my only Destiny ***
Capitolo 15: *** Epilogue: This is a story of a Long time ago ***



Capitolo 1
*** Prologue: Me, you. Two different, but similiar Worlds. ***


Blue string of Destiny
 
Prologue
Me, you. Two different, but similar Worlds
It’s time to Begin.
 
Rein POV
Siamo sempre stai quelli a cui davano tutto, quelli che avevano tutto. Quelli ricchi e belli, quelli “fortunati”. Tzè. Niente di tutto ciò. Ci obbligano a fare cose che noi nemmeno vogliamo. Le nostre giornate sono piatte, tutte uguali.
“Quand’è che possiamo finire tutta questa farsa?”
Già, mi annoia. È tutto così monotono. Insomma, capisco che è ora che mi cerchi un fidanzato, ma presentandomi dei ragazzi ricchi, viziati e noiosi non funziona. E capisco pure che devo cercarmi qualcuno di buona famiglia, ma sono tutti così… così… da prendere a schiaffi!
“Rein, tesoro, lo sai che è per il tuo bene…” mi dice mia mamma dolcemente.
“E che non sei più una bambina capricciosa e bla bla bla…” ripeto (per l’ennesima volta) io annoiata, e mi giro verso i miei genitori e mia sorella gemella, Fine, che sono dietro di me. “Ma è ogni volta la stessa storia! Questi qua sono superficiali! Oggi non si possono più trovare dei ragazzi con la famiglia inserita nell’alta società educati e simpatici allo stesso tempo! Non capite?! E poi, ce ne sono ancora di anni prima che mi debba sposare! Che senso ha cominciare a presentarmi ragazzi già a 15 anni quando posso sposarmi normalmente che ne so, magari a 23 o 24 anni?!” continuo alzando leggermente la voce con fare esasperato.
“Rein, non possiamo farci nulla. Ci dispiace, davvero, ma prima o poi dovrai sposarti.” Mio padre interviene, calmo e dolce come sempre.
“Sappiamo che per te è difficile fidanzarti all’improvviso con uno che conosci a malapena, però devi farlo. Perché noi donne dobbiamo essere forti, dobbiamo accettare con estremo orgoglio ogni cosa, in questa società. Va bene?” Mia madre mi si è avvicinata, e mi poggia le mani sulle spalle. Addolcita un po’, forse dalle parole di comprensione di mio padre, forse da quelle sicure di mia madre, dico: “Sì, però… è difficile. Vero, sorellina?” La mia gemella, che fino ad adesso non aveva parlato, sorrise: “Già. Anche per me è difficile, mamma, papà. Siamo gemelle, no?” fa con un tono scherzoso. Ci mettiamo a ridere tutti.
“Sentite, domani ci sono altri due ragazzi. Sono i figli di alcuni proprietari di aziende miei amici. Li ho visti e conosciuti, e vi posso dire che sono dei ragazzi affidabili. Potete vedere anche loro?” La voce di mio padre ricomincia dopo che abbiamo smesso.
“Va bene…” diciamo io e Fine all’unisono, rassegnate.
“Vi faremo incontrare alla stessa ora, va bene?” continua la voce di mia madre.
Annuiamo.
 
Shade POV
Che ci posso fare? Veniamo chiamati “figli di papà”, dicono che siamo viziati e presuntuosi, e se per caso una persona “comune” sa chi siamo, ci chiama “signorini”. È davvero innervosente, tutto questo. Alcuni ti diventano amici solo perché tu magari vai ai party più esclusivi, oppure perché tu hai più soldi e puoi permetterti tutto quello che vuoi. È solo gente ipocrita. E poi, pensano che per noi è tutto perfetto, che non ci sia niente della nostra vita che vada male. Ah, certo, allora che ci stiano loro in questa vita schifosa, io non ci voglio più stare.
E certo, perché loro non sono vincolati, perché loro non devono fare mai nulla per forza. Tipo un matrimonio. Da noi è sempre tutto programmato, tipo i fidanzamenti delle famiglie reali, che servono a rafforzare la famiglia. Beh, in questo caso, il “rafforzare la famiglia” è diventato il “rafforzare un’azienda”, o robe simili. Insomma, qui nell’alta società non si può fare niente di niente. Nulla. Non ci sono scelte o qualcosa di simile, solo dovere, dovere e dovere.
Comunque. I nostri genitori ci obbligano a sposare qualcuno che scelgono loro, ma a me, miracolosamente, è capitata una madre impegnata come tutti, ma almeno non ti forza a sposare qualcuno che decide solo lei. Ce ne sono pochi, di genitori così. Beh, forse perché ho una sorellina. Ma non so cosa c’entri adesso. Comunque. Fatto sta che  è una fortuna, per me. E anche Bright e Auler, che hanno anche loro delle sorelle, non devono sposare qualcuno che decidono i genitori. Però ora che ci penso, anche Lione e Mirlo hanno dei fratellini piccoli. Beh, dobbiamo dare un buon esempio alle nostre sorelline e ai nostri fratellini?
Torniamo alla realtà. Anche oggi è stata una noia mortale. Ragazze oche, chiacchierone e pettegole mi si sono presentate davanti. Non ci ho messo molto per liquidarle e ritornare alla mia vita di sempre. Anche se ormai è diventata parte della routine incontrare questo tipo di persone. Alla fine, mia madre mi ha detto che domani, Bright ed io dovremo incontrare altre due ragazze, per di più gemelle! Direi che è già abbastanza che io veda le altre ragazze una ad una, figuriamoci 2 sorelle. Mi metto le mani nei capelli. Sento la porta scricchiolare dietro di me, e vedo la mia sorellina Milky che entra nella stanza.
“Fratellone, ho avuto un brutto sogno…” mi dice, abbastanza spaventata. Le sorrido, mi alzo dal mio letto dove ero seduto e mi avvicino a lei. Le metto una mano sulla sua testa, e le accarezzo dolcemente i capelli dicendo: “Non ti preoccupare. È stato solo un sogno. E poi, sai che il tuo fratellone è sempre pronto a proteggerti, vero?”
Il viso le si illumina. “S-sì! Grazie fratellone!” E mi abbraccia.
“Di niente, Milky. Ora, però, vai a letto. È ora di dormire, sai?” le dico premurosamente, mentre la accompagno fino alla sua stanza.
“Va bene! Buonanotte, fratellone!” e mi rivolge un sorriso a 32 denti. Le sorrido anche io. “Buonanotte, Milky. Dormi bene.”

 






Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Note dell'autrice alle prese con una nuova storia xD
Salve salve a tutti! Rieccomi qui con una nuova storia... che sarà una long-fic sul Blue Moon *OOO* Non so se ce la farò... ma cercherò di mettercela tutta *^*
Beh, che dire? Questa mia mente malata ha bisogno di un bel lavaggio XD E pensare che domani comincerà la scuola... oddio, scientifico .____.
Vabbè, ritorniamo a noi.
L'idea mi era venuta un sacco di tempo fa, e avevo scritto anche qualche parolina sul prologo, ma mio fratello ha dovuto ripristinare il computer e non avevo salvato tutta la mia roba .___. No, cioè, in teoria l'avrei salvata, ma non abbastanza bene -.-
Comunque. Spero di aver preso bene il carattere sia di Rein che di Shade. Ho fatto spiegare a Shade tutto quello che succede, insomma, lo ritengo più adatto alla parte. Dopo Soul, è stato uno dei miei primi racconti in prima persona dal punto di vista del ragazzo. Oddio, mi sento strana quando scrivo XD Beh, non so cosa pensano i ragazzi, ma spero che questo sia abbastanza .___. Ah, vi dico di già che la storia è divisa in 12 capitoli(senza contare il prologo e l'epilogo), salvo imprevisti xDDD
Direi che per adesso è tutto. Beh, comincio a scrivere il primo capitolo(si spera che io possa trovare l'ispirazione)ed a prepararmi al trauma che riceverò domani... Non conosco nessuno della mia classe T______T
Al prossimo capitolo ^^
Chuu <3
giu_Rainbow

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1: What?! You're joking, Right?! ***


Chapter 1
What?! You’re joking, Right?!
I won’t a similar person in my Life!
 
Rein POV
Era buio.
Così buio che non riuscivo neppure a vedere le mie stesse mani. Non riuscivo a muovermi.
Ero come paralizzata.
“Mi prometti che staremo insieme per sempre?” Le parole mi uscivano di bocca da sole. Non sapevo nemmeno io cosa stavo dicendo, la mia bocca si muoveva da sola, e la mia voce produceva suoni che non riuscivo a controllare. Però, non c’era nessuno davanti a me, né vicino a me.
“Certo. Anche se il destino ci separasse, io starò accanto a te. Mi opporrò ad esso, non mi importa cosa succederà, però mi opporrò.” Era una voce maschile che non avevo mai sentito prima d’ora, eppure, mi sentivo così bene quando disse quelle parole.
“Mi prometti che, se rinasceremo in un altro luogo, noi ci incontreremo, e non ci lasceremo mai più? Mi prometti che questo succederà?” Non sapevo perché, ma sentivo le lacrime che salivano ai miei occhi. Continuavo a dire cose che non riuscivo a capire il senso.
“Ti prometto che sarà così. Farò di tutto per poterti incontrare, per poterci amare, in quella vita.” Lacrime calde mi scivolavano giù per il mio viso. Mi sentivo triste, arrabbiata, frustrata. Le emozioni si mescolavano insieme, era troppo difficile capire cosa sentivo veramente.
Una mano mi accarezzò dolcemente una guancia, e per un attimo mi parve di vedere una persona, un ragazzo. Lui sorrise amaramente. Poi scomparve, lasciando un vuoto incolmabile nel mio cuore, con la guancia che sentiva la mancanza della mano di lui. mi ricordavo solo due cose. I suoi capelli corvini, e i suoi occhi profondi come la notte.
Era ritornato buio.
Ero di nuovo sola.
 
“Sorellina?” Fine mi sventola una mano davanti al mio viso. Sto ancora pensando a questo sogno, non riesco a togliermelo di testa da quando mi sono svegliata.
“Oh, sì. Scusa, hai detto qualcosa?”
“È solo che mi sembri pensierosa da stamattina… è successo qualcosa?”
“No… no, niente. È solo che ho fatto uno strano sogno, tutto qui” faccio alla mia gemella con fare da noncuranza.
“Ne sei sicura?” mi fa Fine preoccupata.
“Sì, davvero. Non ti preoccupare.” Le sorrisi cercando di essere più naturale possibile.
“Daccordo…”
Infatti, non è davvero niente di importante. Insomma, è solo uno stupido sogno! Perché ci devo pensare così tanto? Però, mi è sembrato così…  familiare, come se fosse già successo… mi sembrava così reale per poter essere un sogno. Il dolore sembrava reale, era difficile descrivere le sensazioni che ho sognato, eppure me le ricordo benissimo. Mi sembrava di aver già vissuto questa situazione.
“Ah, comunque, Rein, come pensi che siano i ragazzi che ci ha parlato papà ieri sera?” Eravamo all’incontro, siamo arrivate in anticipo e stiamo aspettando da qualche minuto quei fantomatici figli dei proprietari di qualche stupida azienda.
“Perché me lo chiedi?”
“Così, per curiosità.”
Ci penso su un attimo. Beh, negli ultimi giorni non è stato proprio un successo con gli altri idioti dalla faccia da presuntuosi, quindi perché questi dovrebbero essere meglio?
“Saranno come gli altri, sempre a vantarsi di tutte le loro doti, delle loro conoscenze, dei loro genitori ricchi eccetera eccetera…” dico sbuffando, non molto contenda della situazione. Certo, saranno sicuramente usciti fuori da qualche parte del paese dei “figli-viziati-incompetenti-che-non-ti-lasciano-un-momento-in-pace”.  “Credimi, Fine, saranno semplicemente degli stupidi come tutti” dico sicura e orgogliosa.
“Oh, stavate parlando di noi?” Una voce tremendamente familiare mi parla da dietro. La voce del sogno? Nah, impossibile, non può essere. Mi giro lentamente, e vidi due ragazzi grandi al massimo un anno più di noi. Le mie iridi si scontrarono con quelle del ragazzo che aveva parlato. Rimango di sasso. Sono… sono quei stessi occhi. È impossibile non riconoscerli. Degli occhi scuri come una notte senza stelle, profondi come oceani, mi catturano senza che me ne rendo conto. I suoi capelli sono anch’essi uguali a quelli del ragazzo che mi è sembrato di vedere nel sogno, di un color viola scuro, davvero bellissimi. Rimango sbalordita della somiglianza, anche lui sembra abbastanza stupito di vedermi.
“Ma tu… hai un’aria così… familiare…” mormora lui. Provo l’impulso di dirgli “Tu sei il tizio che mi è apparso questa notte in sogno!”, ma dicendolo sicuramente mi avrebbero dato della perfetta idiota che si inventa delle cose impossibili. Mi limito a dire un “Magari ci siamo visti già da qualche parte”, mentre fisso ancora i suoi occhi, colma di stupore. Lui si ricompone, poi, infilando una mano in tasca, mi dice: “Forse, ma questo non toglie che ci stavi dando degli stupidi.”
“Scusami se voi ragazzi di queste parti siete tutti così” dico io, cercando di fare l’indifferente.
“Ah, certo, adesso è colpa nostra? Allora cosa dovrei dire di voi ragazze, che cercate di essere sempre perfette e alla fine diventate oche e stupide?” Mi sale il sangue al cervello, e mi viene la voglia di dargli un pugno nello stomaco, ma mi trattengo.
“Cosa?!” chiedo cercando di essere calma.
“Ho detto che voi siete oche e stupide.” continua lui, scandendo bene le ultime parole.
“Ah, certo, adesso è colpa nostra eh? Scusaci, signorino mio! Scusaci se siete voi che ci fate diventare così!” Ormai ho perso la pazienza, mi alzo e mi accanisco contro di quel ragazzo. Possibile che questo tizio qui possa essere così cafone?! È impossibile, non può essere quel dolce ragazzo che ho sognato!
“Oh, principessina, adesso sei te che dici che ci incolpi! Cioè, manco conosci qualcuno e già hai giudizi negativi su di lui, non è così?”
“Deficiente!”
“Stupida!”
Ci guardiamo in cagnesco. Insomma, questa giornata è stata davvero un fiasco totale. E meno male che non ci sono i nostri genitori, altrimenti chissà cosa ci avrebbero detto davanti a questa scena.
“Hey, ragazzi, non riscaldatevi, per favore.” Una voce calma arriva dalle spalle del mio nemico, cercando di calmarci. Solo adesso mi accorgo che dietro di lui c’è un altro ragazzo, biondo, con gli occhi del colore del rubino e dall’aria gentile. La sottospecie di idiota davanti a me si volta verso di lui.
“Ma Bright, hai sentito cosa ha detto questa ragazzina?”
“Scusami?! Chi sarebbe la ragazzina?! Sei te che ti comporti da marmocchio!” lo accuso io.
“Dai, calma, calma! Siamo qui per socializzare, no?” fa il biondo.
“Già, sorellina, siediti e fai un bel respiro!” mi tranquillizza Fine.
Anche dopo qualche minuto dalla “lite” (così per dire), la tensione è ancora alle stelle. Io e quel presuntuoso ci guardiamo ancora rabbiosi, mentre il tipo dagli occhi color rubino, sorridendo, fa: “Ora che ci siamo calmati, direi di presentarci. Io mi chiamo Bright, piacere!”
“Shade” dice l’idiota dai capelli corvini.
“Io sono Fine!” si presenta la mia gemella rossa a sua volta, allegra.
“Mi chiamo Rein.” Più che voce normale, me ne esce fuori un verso simile ad un ringhiare dei lupi, ovviamente rivolto a quella zucca vuota.
“E diceva a me marmocchio…” sbuffa lui, distogliendo lo sguardo da me.
“Tsk!” gli faccio irritata, spostando lo sguardo anch’io.
“Sentite, ragazzi, che ne dite di andare fuori a mangiare qualcosa? Magari calmate i vostri spiriti bollenti” propone Bright.
Fine si alza improvvisamente e grida, con aria sognante: “Magari un gelato! Oppure una torta alla fragola! Vanno bene anche le crepes o i muffin!”
Ridacchiai alla sua reazione. “Fine, non cambierai mai quando si parla di dolci!”
 
Alla fine siamo andati in un bar vicino, le cui torte sono molto famose in questa città. È inutile dire che Fine ha ordinato il quadruplo di noi.
“Vediamo… da quello che ho capito, siamo nella stessa situazione, giusto? Insomma, genitori che vogliono forzarci a fidanzarci con qualcuno ecc., no?” comincia a dire il signorino Shade, ritornato calmo.
“Beh, direi di sì” risponde Fine, che ha appena finito di mangiare la sua seconda torta e sta per afferrare la terza. Io, invece, continuo a tenere gli occhi fissi sul mio dolce.
“Bene. Avrei una proposta.” Alzo il mio sguardo sul ragazzo, e ne vedo un’espressione compiaciuta. “Sempre se la principessina sia d’accordo” continua con un sorrisetto.
“Dipende” rispondo io, irritata dal nomignolo. “Che genere di proposta è?”
“Semplice. Diciamo che è tutto ok.”
“Shade, spiegati meglio” dice Bright interessato.
“Beh, dobbiamo semplicemente dire che non c’è più bisogno di fare altri incontri. Da come ho capito io, anche voi siete stanche di tutti quelli che avete conosciuto, soprattutto la gemellina blu” dice, riferendosi a me, ovviamente. Lo fulmino con lo sguardo, con scarsi risultati. Lui continua a parlare, spostando lo sguardo sugli altri. “Quindi, se dicessimo che noi stiamo bene insieme, i nostri genitori smetteranno di farci conoscere gente nuova ed irritante, non trovate?”
Silenzio.
“Mai.” Tutti mi guardano, come se dicessero che sono pazza, o qualcosa del genere. “Ma Rein, capisci che così non dovremo più vedere dei ragazzi che, come dici tu, sono stupidi e presuntuosi?” mi fa Fine, con un pezzo di torta infilzata nella forchetta che aveva in mano.
“Certo che sei stupida, fattelo dire” mi incalza l’idiota, poggiando il gomito sul tavolo, sostenendo il mento con la mano.
“Cosa?!” dico io infastidita, cercando di mantenere la calma acquistata solo qualche minuto fa.
“Dai, Rein, in fondo, Shade non è così tremendo come pensi!” cerca di tranquillizzarmi Bright.
“Pensi che io sia fastidioso?!” chiede Shade voltandosi verso il suo amico.
“Più che fastidioso, sei troppo complicato!” dice lui ridacchiando, come comincia a fare Fine. E, sì, lo ammetto: anch’io mi sono lasciata sfuggire un sorrisino.
“E va bene, ho capito” dice Shade sbuffando.
Dopo questa breve “pausa” da rabbia, Bright mi chiede: “Allora, Rein? Ti va bene?”
“Se è per non conoscere altra gente noiosa, allora è ok, per me” dico rassegnata. “Ma se tu - mi rivolgo a Shade – provi a farmi arrabbiare un’altra volta, giuro che ti prendo a schiaffi!”
“Certo, certo, principessina” acconsente lui, volgendo lo sguardo da un’altra parte.
 
La sera, dopo aver parlato con i nostri genitori (che, ovviamente, erano felici di sentire le loro figliole trovare finalmente qualcuno di buono) e dopo aver cenato, me ne restai chiusa in camera, sdraiata sul letto a ripensare tutto quello che era successo oggi.
Insomma, è impossibile pensare che quel tizio, Shade, sia lo stesso ragazzo del mio sogno. Però, ora che ci ripenso, i sogni non mi rimangono mai in mente così a lungo. Nel senso, non riesco a ricordarmeli interamente, e a volte me li dimentico una gran parte anche di quello che mi ricordo. Eppure, quel sogno è stato strano, mi ricordo tutte le sensazioni che provavo, le emozioni. Mi ricordo la malinconia che mi avvolgeva, la mano calda che mi accarezzava asciugandomi le lacrime, il viso uguale a quello dell’idiota conosciuto oggi. Forse, potrà essere veramente idiota, però devo dire che, quando ho incrociato i suoi occhi,  un senso di “felicità” mi ha riscaldato il cuore, stranamente. Insomma, non ci conosciamo neanche! Ma mi è sembrato così familiare, come se ci fossimo già conosciuti.
Continuo a pensarci, però non trovo un senso logico a tutto questo. Non me la sento di parlarne con Fine, anche se, sin da piccole, le ho sempre raccontato tutto. Ma questa volta, mi sembra una faccenda troppo personale per dirle tutto questo.
Chiudo gli occhi, sperando che la notte mi porti consiglio.
Fuori sento la pioggia che scroscia, sento il cielo che piange per qualcosa.
 
È di nuovo buio.
Fa di nuovo freddo.
“Scusami”, sento dire.
Cerco con lo sguardo il proprietario della voce.
Però, oltre a me, non c’è nessuno.








Note dell'autrice *OO*
Salve salve salveeee!! Finalmente il primo capitolo sono riuscita a finire (per vostra sfortuna) xDDDD
Madò, ci ho messo un casino a scrivere tutto questo, e mi è venuta una roba che non si può vedere (leggere) XDD Mi è stato un po' difficile far litigare Shade e Rein, dato che adoro questa coppia, però, se è per la riuscita della fanfic, allora lo farò T^T
Bene, passiamo alle recensioni xD

Delphinium_Love: grazie per i tuoi complimenti, anche la tua recensione è molto gradita ^^ sono contenta di aver preso bene il personaggio di Shade, e ti dico che non ne ho la più pallida idea neanch'io di come faccia ad organizzare questi capitoli, dato che non sono molto ordinata con le idee XDD Beh, per il termine "innervosente" non so che dirti, però Word non mi ha segnato come errore O__O proverò a cercare un po' in giro XD Poi, io sono abituata a mettere il punto dopo "comunque" per dare il senso di cambiare argomento, o di trattare qualcosa già citata prima... non sapevo che non si poteva mettere o.o d'ora in poi me lo ricorderò XD E non ti preoccupare, le critiche mi servono per migliorare, quindi, è tuuuuuuuutto ok *alza il pollice e le scintilla un dente* xDDD
tata_angel: grazie mille per i tuoi complimenti! Spero davvero che anche questo capitolo ti vada bene, ci tengo a fare bella figura con i miei lettori ^^
Karin_: come ti è andata la scuola? XD spero bene u.u grazie anche a te per aver recensito e per i tuoi complimenti ^^ cercherò di migliorare, mi rileggerò tutto il libro di grammatica (sese... sempre se c'ho voglia! xD) e correggerò gli errori U.U spero che questo capitolo ssia ok >.^ Beh, ho cercato di mettermi nei panni di chi ha questa vita, e sicuramente non se la passano come pensano alcuni di noi! (dalla serie "i soldi non fanno la felicità" xDDD)
midnightsummerdream: cheffigo il tuo commento *OOO* posso chiamarti Marty? *si prende subito confidenza* E no, non mi hai annoiata U.U anzi, ti dico pure "Good job!!" xDDD Ok ritorniamo seri. Grazie per aver inserito la mia storia tra i preferiti, anche se è solo agli inizi *è onorata* Non esageriamo, non sono una così grande scrittrice XD *la Giu si spara e sale in cielo, prende l'anima di Marty e resuscita, rificca l'anima nel suo corpo e con i poteri che non ha ancora capito come li ha acquistati, fa comparire la chiave USB con tutte le storie integre e si avvia verso l'orizzonte con lei cantando canzoni senza senso xDDD* Ok, adesso è tutto ok XDD

Un grazie anche a chi ha inserito le mie storie nelle seguite e nelle preferite, un altro grazie anche ai 92 lettori silenziosi xDD
Bene, direi che è tutto.
Al prossimo capitolo!
Chuu <3
giu_Rainbow

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 2: Oh, sorry, Little Princess! ***


Chapter 2
Oh, sorry, Little Princess!
You’re pretty, but so Annoying!
 
Shade POV
Volete sapere la notizia del giorno? Beh, quella stupida ragazzina dai capelli blu viene nella mia scuola, ma guarda che coincidenza! Dio, perché deve capitare a me?! Doveva proprio essere una ragazza che assomigliava terribilmente a quella del sogno?
È stato strano. La sensazione mi è rimasta nella mente, non succede di solito. Quel viso sembrava così angelico, così familiare. È strano pensarlo, però c’è questa sensazione che non mi abbandona da quando l’ho incontrata. Ma non si è affatto rivelata la ragazza dolce e carina che avevo pensato. È davvero una ragazza viziata, cioè, pretende che vada tutto come vuole lei.
Dopo quell’incontro, sono stato spesso invitato a casa sua dai suoi genitori insieme a Bright. Però, quella principessina impertinente ha deciso di rovinarmi anche quelle giornate in cui avevo accettato l’invito, anche per parlare in modo umano con lei. Ma niente. Commentava sempre in modo sarcastico quello che dicevo, sua sorella cercava di farla smettere, Bright diceva invece che dovevo stare calmo. E mi ha fatto pentire di aver fatto questo stupido patto con loro.
 
Sono passate due settimane da allora. Ed è ricominciata la scuola. Ma perché devo sorbirmela anche qui? L’unica cosa buona è che lei e sua sorella sono in prima, io e Bright in seconda.
Non ho fatto altri sogni che assomigliavano a quello di quando ho incontrato Rein e Fine. E in un baleno, mi sono ritrovato qui, a vedere in che sezione sono finito quest’anno. Alzo lo sguardo e vedo i quadri delle classi di seconda. Le cose non cambiano molto spesso, qui, in questa scuola. Beh, i ragazzi che vengono qua scelgono a piacimento con chi stare, quindi non cambia quasi niente da un anno all’altro.
 
La nostra scuola è troppo grande, anche se ci sono pochi studenti del liceo. Per cui hanno messo anche le medie, e da lì il numero è diventato più alto. Il liceo ne conta circa duecento, duecentocinquanta al massimo, quelli delle medie sono molto di meno, circa centoventi studenti. La scuola ha più di un’ottantina di aule, le classi sono enormi, l’ufficio del preside ancora peggio, per non parlare della mensa e della biblioteca. L’unica cosa utile è quest’ultima, dato che la scuola ha acquistato più di quaranta mila volumi, senza contare le enciclopedie, che sono circa cinque mila. Ma comunque, sono un numero di volumi esagerati, manco se fosse un’università.
Penso che sia stato uno spreco costruire un edificio così grande per soli trecentocinquanta studenti circa. Inoltre, tutte le decorazioni varie sono costate più della scuola stessa, dato che sono fatte di metalli pregiati e pietre preziose, come diamanti, rubini, zaffiri, eccetera. Per non parlare dei quadri nell’aula magna, quelli sono davvero esagerati. Ci sono alcuni dell’ ‘900, altri perfino del ‘800. Il quadro più vecchio, circa del 1840, è nell’ufficio del preside.
La mensa, invece, raccoglie tutti gli studenti, sia delle medie che del liceo. Vicino all’entrata, si estende subito un tavolo lunghissimo, con i piatti sopra. Gli studenti prima di tutto scelgono i piatti che desiderano, scrivendoli sopra un foglietto che viene distribuito ad ognuno appena si entra. Dopodiché scrivono il numero del tavolo dove sono seduti, e affidano i foglietti a dei maggiordomi che successivamente porteranno un vassoio con i piatti scelti al tavolo scritto. Insomma, anche questo uno spreco di soldi, dato che, secondo me, i maggiordomi possono anche non essere assunti per questa sciocchezza.
È inutile dire che la scuola ha un sistema d’allarme sofisticatissimo, dato che, se un ladro rubasse anche solo una minima pietruzza, è già assicurato per almeno un anno. Figuriamoci se rubasse quel quadro nell’ufficio del preside! Potrebbe far allungare la sua vita di almeno trent’anni e far congelare il suo corpo fino al prossimo secolo, tanto per fare un esempio.
Infine, dico che odio letteralmente questa scuola.
 
“Buongiorno” dico, mentre entro in classe.
“Ciao, Shade” mi saluta Bright. “Com’è andata alla fine, l’ultimo incontro?”
Era ovvio a cosa si riferiva. “Secondo te? Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo” gli rispondo mentre butto la cartella sul banco e mi siedo al banco, vicino a quello di Bright.
“Allora, Shade, hai fatto incontri interessanti in questo periodo, a quanto pare…” una voce femminile mi arriva da dietro le spalle. Inutile dire che so già chi è.
“Ah, ciao, Mirlo” saluto la mia compagna. “Più che interessanti, veramente tremendi…” dico sbuffando.
“Shade ha incontrato una ragazza che gli ha proprio dato filo da torcere!” dice divertito Bright. Mirlo si mette a ridere con lui. “Vedo, vedo!”
“Hey, guardate che non c’è niente da ridere, ragazzi…” faccio con tono infastidito. “Mirlo, se conoscessi un ragazzo che ha lo stesso carattere di quella principessina, allora non rideresti così.”
“Eddai, in fondo Rein non è così come pensi! È il tuo carattere che ha causato tutto!” Bright continua a prendersi gioco del mio rapporto con la piccola principessa.
“Sì, e mo’ è colpa mia?” gli rispondo irritato.
“Ah ah, Shade, ci credo che una ragazza con un caratterino diverso da tutte le altre ti dia del filo da torcere!” continua Mirlo ridendo.
Sbuffo. Quei due, se si mettono d’accordo, non c’è niente da fare.
“A proposito, dov’è finito Auler? Non lo vedo” dico, osservando che il mio amico non c’era.
“Ah, oggi non è potuto venire, mi ha detto che aveva qualche impegno di cui non so nulla…” dice pensieroso Bright.
“Ora che ci penso, non ho visto nemmeno Sophie” continua Mirlo.
Certo che i fratelli non si possono proprio separare eh?
 
La mattinata è sempre la stessa: professori noiosi che ripetono le regole disciplinari, la presentazione dei compagni (anche se non ce n’è affatto bisogno) e dei nuovi professori, spiegazioni del programma dell’anno scolastico eccetera.
E finalmente arriva l’attesissima (ma anche no) ora di pranzo.
Gli studenti si accalcano davanti alla mensa per pigliare le robe più buone che ci sono. Tutti cibi pregiati, niente “spazzatura”, come dicono quelli di terza. A me non me ne frega più di tanto, e me la prendo con tutta calma, insieme a Bright e Mirlo. Loro due sono gli unici (della mia classe) che riescano a sopportarmi, tranne che per quella marea di ragazze impazzite che mi muoiono dietro. Sì, se potessi rinascere in un’altra vita vorrei che sia una vita normale, grazie.
Usciamo in giardino, che a quell’ora non c’è mai nessuno, tranne che per qualche oca delle terze che mi aspettano, cominciando a mandare gridolini appena mi vedono. Dio, perché deve sempre essere così?
“Fai sempre questo effetto, né, Shade? In queste vacanze non è cambiato niente” dice divertita Mirlo.
“Non era ovvio? Alcune si sono fatte pure bocciare per poter rimanere ancora in questa scuola” sbuffo io. “Meno male che siamo in pochi ad essere così ricchi, altrimenti ci sarebbe tutta la città qui dentro.”
“Sbaglio o ti stai vantando?” mi chiede Bright con un sorrisetto.
“Parla il Principe di questa scuola” dico lanciandogli un’occhiata. Lui ride.
Sì, Bright è stato proclamato “Principe”, il che lo rende più famoso di me. E meno male! Non ce la farei a sopportare tutte quelle galline a sbavarmi dietro.
“Oh, guarda un po’ chi c’è laggiù” dice tutto d’un tratto, indicando l’entrata ovest del giardino. Mi volto, e vedo le gemelle entrare da quella porta.
“Oddio… Bright, potevi anche evitare di dirmelo” dico sbattendo una mano sulla fronte.
“Quindi è una di quelle due ragazze cha ha fatto esasperare il piccolo Shade?” chiede ridacchiando Mirlo.
“Esattamente quella blu” le risponde Bright.
Con mio disappunto, Mirlo ci trascina fino alle due ragazze che chiacchieravano animatamente. È mai possibile che io non possa stare in pace? Cioè, anche se siamo a scuola insieme, possiamo almeno evitare di incontrarci, o parlare (cosa impossibile con la blu)!
“Ciao, voi siete delle amiche di Bright e Shade?” chiede come se niente fosse.
“Ah, Tu!” urla la ragazzina blu, puntandomi un dito contro.
“Sì, io” dico sarcastico. È mai possibile che debba sempre urlare quando ci sono io?
“Bene, ti dico una cosa” continua lei. “Non ho la minima intenzione di vederti, si è capito, no? Ma visto che siamo nella stessa scuola e non ci posso fare niente, evitiamo di parlarci, se non nei momenti in cui siamo obbligati, ok?” Fine comincia a cercare di far calmare la sorella dicendole di non alzare la voce, dato che c’erano quelle ragazze di prima che ci fissano stranite.
“E tu pensi che io voglia parlare con te?” le chiedo alzando un sopracciglio.
“Beh, può essere” dice lei facendo le spallucce, abbandonando per un momento il suo tono di voce alto.
Io sbuffo. “Comunque, adesso non dare la colpa a me, se tu mi hai parlato.”
“Infatti io volevo parlarti. Questo è uno di quei momenti di estremo bisogno di litigare con te.”
“E vedi che sei te che vuoi litigare?”
La principessina mi fissa perplessa. “Ok, lo ammetto. A volte sono io che voglio litigare” dice infine, arrendendosi.
“Ehm, ragazzi, calmatevi, per favore!” Mirlo rompe il silenzio imbarazzante di Rein, dopo aver risposto. Poi, si rivolge alle gemelle: “Voi dovete essere le ragazze che questi due hanno conosciuto durante le vacanze, vero?”
“Sì! Io sono Fine, lei invece è la mia gemella Rein, piacere!” dice Fine ritornata allegra, come ha sempre fatto dopo una litigata di me e la piccola principessa.
“Piacere” dice la blu subito dopo la gemella.
“Il piacere è tutto mio! Io sono Mirlo, un’amica di Bright e Shade” si presenta a sua volta la mia compagna, sorridendo.
“Ragazzi, visto che la mensa si è quasi svuotata, che ne dite di vedere cosa c’è da mangiare?” propone Bright.
“Certo! Ho una fame da lupi!” grida Fine, che si sta già avviando verso l’entrata della mensa.
“Fine, aspetta!” le corre dietro esasperata Rein. “Almeno andiamo tutti insieme, non fiondarti subito così!”
 
In mensa, facemmo fatica per trovare un posto a sedere. Cioè, facemmo fatica a trovare Lione, suo fratello Tio ed Altezza, sorella di Bright, che ci tenevano i posti, come d’abitudine. La mensa è decisamente troppo grande.
“Oh, voi siete Fine e Rein, giusto? Forse non vi ricordate, io sono Lione, una vostra compagna di classe” dice Lione, sorridendo dolcemente.
“Sì, esatto! Piacere, Lione” dice Rein, sorridendo anche lei.
“Io sono Altezza, la sorella di Bright, e sono anch’io una vostra compagna” dice la bionda, sistemandosi la chioma bionda e riccioluta.
“Invece io sono Tio, fratello di Lione!” dice tutto allegro.  E io mi chiedo: possibile che debba sempre essere così esaltato?
Dopo le varie presentazioni e l’arrivo del pranzo, Lione chiede: “Allora, ragazzi, cosa avete fatto durante queste vacanze?”
Io sbuffo. Preferisco non raccontare di quando io e quella principessina ci siamo conosciuti. Le volgo uno sguardo mentre ascolta Mirlo che racconta come sono andate le sue vacanze, e mi soffermo sui suoi capelli, raccolti in una coda bassa. È strano, ma più tempo passo con lei, più mi sembra familiare. Ok, so che è stupido fissare una ragazza che odio, ma davvero, non posso farne a meno.
“Tu, Shade?” mi chiede Tio.
“Eh?” faccio, distogliendo lo sguardo. “Ah, le mie vacanze. Chiedetelo a Bright, Fine e alla principessina” dico.
“La smetti di chiamarmi così, zucca vuota?!” dice irritata lei.
“No, non la smetto. Problemi?” ribatto io.
“Sì, che mi da fastidio!”
“Allora non smetterò.”
Sorrido compiaciuto nel vedere la sua faccia, rossa ed arrabbiata. Non dovrei pensarlo, però a vederla mi fa quasi tenerezza.
“Dovresti vedere la tua faccia” dico, portandomi una mano alla bocca. Bright fa una risatina.
“Shade, non essere così acido con lei!” mi rimprovera ridendo lui.
“Sì, sì, principe…” dico incrociando le mani dietro la nuca.
“Shade, davvero, tu non cambierai mai!” dice ridendo Lione.




Note dell'autrice che sta passando il momento di "non ho voglia di continuare nessuna long fic" xD
Ecco il secondo capitolo! Dopo una settimana, l'ho finita (purtroppo per voi) *ride sadica* xD
Come avete letto nel titolo, sto passando il momento del "non ho voglia di scrivere fanfiction", o meglio, "non ho voglia di fare niente perché la scuola fa schifo e anche il nuovo orario fa schifo, quindi sono meno produttiva di prima* ._______.
Cioè, le idee mi vengono, solo che non ho voglia di fare il continuo xD
Passando al capitolo... forse ho esagerato con la descrizione della scuola... ma mi è piaciuta la parte in cui ho scritto del congelamento del corpo xDDDD E poi, forse 40 mila libri sono troppi... poi perfino il quadro... e i maggiordomi nella mensa O___O Ok ho esagerato su tutto xDDD
Mi scuso già per gli errori in questo capitolo ^^"
Passiamo alle recensioni, va' U.U

tata_angel: Ecco qui la continuazione tanto aspettata xDDD beh sì, i compiti iniziano a farsi sentire ma la cosa buona è che non mi sono arrivati solo i libri di grammatica, antologia, epica, fisica e geografia U.U quindi ho ancora qualche speranza di aggiornare presto XDDD
Delphinium_Love: Che ti devo dire?? Grazie, grazie e grazie XDDD sia per i complimenti, che per gli accorgimenti degli errori *OOOOOO* Non ti preoccupare, se lo dici è anche meglio U.U Come dico sempre, gli errori servono ad imparare!! Terrò sempre in mente questa cosa del "d'accordo" e "daccordo" xDDDD spero che questo capitolo sia di tuo gradimento ^^
midnightsummerdream: La prima cosa che ho pensato appena ho visto  la tua recensione? "Devo prepararmi psicologicamente per la prossima recensione perchè sarà spassosa di sicuro xDDDD" E' ovvio che puoi chiamarmi Giu u.u Hai ragione, se Rein e Shade muoiono, devono farlo anche gli altri U.U Per la prossima one-shot su ShadexRein non ti preoccupare, ci sto già pensando XDD sempre se il mio cervello si attivi dal suo sonno momentaneo causa matematica e inglese .____."
LaIKa_XD: Inanzitutto, ti ringrazie per la recensone del prologo ^^ Mi fa molto piacere *OOOO* Passando alla tua domanda, il sogno non si avvererà, e avrà solo un ruolo "marginale" (diciamo) in questa fanfiction... più di così non posso dire, altrimenti rovino i prossimi capitoli U.U

Ah, e ringrazio anche chi ha inserito la mia storia nelle seguite, ricordate e preferite ^^
Bene, dato che non ho più niente da dire, vi lascio per prepararmi a ridere (fra due ore) con Colorado... Le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova!!! XDDD *muore*
Chuu <3
giu_Rainbow (che è stata stranamente resuscitata dopo aver pensato alle uova XD)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3: Two weeks at the sea... Together?! ***


Chapter 3
Two weeks at sea… Together?!
My god, what will happen in those Days?
 
Rein POV
Ok, questa scuola non si aggiungerà nella lista dei miei luoghi preferiti. Primo, perché è una scuola; secondo, perché tutta ‘sta sfarzosità è tremenda; e infine terzo, perché c’è quello stupido. Insomma, buon inizio, non credete? Già tre motivi per odiare un posto come questo. Alla grande!
Da quando io e Fine siamo entrate in questa scuola, sono passati circa due mesi. È vero, siamo solo in prima, eppure ci sommergono già di compiti, nonostante si avvicinino sempre di più le vacanze estive. E in più, i test sono in arrivo. Ovviamente, né io né mia sorella abbiamo studiato molto in questi mesi, pigre come siamo.
Comunque, nella scuola ho conosciuto delle ragazze davvero simpatiche. Almeno una cosa buona c’è.
Lione, una ragazza dai capelli arancioni, è quella che mi sta più simpatica. È una ragazza davvero dolce e gentile, ma anche determinata al tempo stesso. La tipica ragazza che sotto il suo carattere, all’apparenza timido ed impacciato, nasconde una grande forza. Il fratello, Tio, va in terza media, sempre nel nostro stesso istituto. È un ragazzino dai capelli biondo platino (che adoro particolarmente), allegro e molto vivace, vivacità che spesso lo porta nei guai.
Altezza, invece, è bionda, più del fratello, Bright. Il suo carattere è totalmente opposto a quello di Lione! Vanitosa e irascibile, che ama mettersi in mostra. Ciò non toglie che sia simpatica e buffa lo stesso!
Mirlo è una ragazza castana, compagna di Bright e del tizio stupido (Shade), per cui anche lei ha un anno in più di noi. A volte, mi sembra molto più matura con quel suo fare calmo e pacato. Un po’ mi ricorda mio padre. Insomma, cerco di prenderla come esempio.
Sophie, che l’ho conosciuta il secondo giorno di scuola, è davvero strana, come i suoi capelli ricci e verdi. Ha una parlata molto particolare, da quando l’ho conosciuta è sempre stata allegra, e cerca di far ridere tutti. Adoro il suo modo di affrontare la vita, spensierato e con la voglia di sorridere tutti i giorni. Ha anche un fratello, Auler, nella classe di Bright, Mirlo e Shade. Rispetto alla sorella, è molto più tranquillo, e a volte pessimista, ma sempre pronto ad aiutare gli amici, ed a sorridere quando c’è bisogno.
Insomma, dei ragazzi a posto (tranne Shade, ovviamente).
“Ho. Voglia. Di. Andare. A. Dormire. E fa caldo!” dico appoggiando il mento sul banco, stanca della prima ora. Ormai è quasi fine giugno, i test saranno agli inizi di luglio. Perché fanno questi stupidi test quando comincia a fare caldo, io proprio non so.
“Ho fame!!” grida Fine, presa da uno dei suoi attacchi “se-non-mangio-non-riesco-a-concentrarmi”. Eh sì, ci assomigliamo, noi due. Dopotutto, siamo gemelle, no?
“Forza, resistete qualche ora e ci sarà la pausa” dice dolcemente Lione, cercando di calmarci.
“Qualche ora? QUALCHE ORA?! Non riuscirò a resistere nemmeno dieci minuti!” urlo disperata, sbattendo le mani sul banco e alzandomi di scatto. “Basta, vado a fare un giro fuori!”
Sento Altezza sospirare e dirmi: “Certo che tu un po’ di autocontrollo no, eh? Manco se fosse una tortura!”
“Forse per te non sarà una tortura, però io e mia sorella non ce la facciamo a sopportare questo ritmo!” dice la mia gemella, disperata come me.
“Su, forza! Prendetela come un allenamento per il futuro!” squilla Sophie, allegra come sempre. “Per il futuro di che?” chiedo io.
“Voi due non avete fratelli, no? Quindi, una di voi due dovrà ereditare l’azienda dei vostri genitori!” risponde la ragazza dai capelli verde bosco.
“‘Ereditare’? Non siamo mica nel periodo di principi e principesse!” dice la mia sorella rossa, facendo scoppiare ridere tutte.
A proposito di principi e principesse. Da quando ho conosciuto Shade, non ho più fatto un sogno che assomigliasse anche minimamente al primo. È meglio così, altrimenti finirò per impazzire, perché quel ragazzo mi sembra davvero troppo familiare per i miei gusti.
 
“Ok, fatemi capire. Perché dovremmo andare in 2°C?” chiedo io, con uno strano presentimento. Ah, la 2°C è la classe di Auler, Bright, Mirlo e Shade (ovviamente). È finalmente arrivata la pausa di mezz’ora, e noi ragazze, insieme a Tio, veniamo trascinate da Altezza verso la classe di suo fratello.
“Perché dobbiamo discutere su una cosa, e visto che quest’anno ci siete anche voi due, ho pensato di portarvi” dice lei, sbuffando. “Non fate più domande, siete irritanti.”
Ridacchio divertita. Certo che Altezza è davvero una ragazza particolare!
Arriviamo nell’ala delle aule di seconda, dove tutti ci fissano curiosi. Hanno sempre questa reazione?!
“Se ti chiedi perché ci guardano tutti, è perché Bright è considerato il ‘principe’ in questa scuola; Shade è quello freddo e misterioso, ma affascinante allo stesso tempo; Auler è quello sempre allegro e simpatico, e noi, che li frequentiamo, siamo diventati famose, per dire, grazie a loro e ad Altezza” mi sussurra Lione, vedendomi un po’ imbarazzata da tutti questi sguardi. “Anche se questa situazione non mi piace nemmeno un po’” continua arrossendo leggermente.
“Beh, io non credo che sia solo grazie a loro” dico sorridendole. “Se il fratello (come dite voi) è figo, anche la sorella deve essere carina, no? E poi, anche se tu hai un fratellino più piccolo e scatenato, sei davvero una persona dolce e gentile. Tu farai strada, ragazza mia”, e le faccio l’occhiolino, a cui lei risponde facendo imporporare ancora di più le gote.
Ci fermiamo ed entriamo in una classe luminosa, grande come tutte. E, già dalla soglia, vediamo un gruppo di ragazze accalcate vicino ad un banco, con delle chiome bionde, cobalto e verdi che facevano capolino dal centro. Ci si avvicina Mirlo, e ci dice sbuffando: “Ogni giorno è sempre la stessa storia, tutte quelle ragazze, spuntate da non so dove, vengono qui a vedere quei tre che, a mio parere, sono decisamente troppo famosi.”
“Ah ah, lo vedo!” ride Fine, seguita da tutte le altre.
“Bright, Shade, Auleeeer!!!” grida Sophie, senza accorgersi che ci ha quasi urlato nelle orecchie. Ancora mezza frastornata, vedo i tre ragazzi che salutano le altre ragazze, che nel contempo ci guardavano infastidite, e che si dirigono verso di noi.
“Sorellina, non dovresti gridare così ogni volta” dice Auler e poi, voltandosi verso Altezza, disse: “Buongiorno, Altezza. Stai bene?”
La bionda, arrossendo un po’, rispose: “Certo, certo…”
Che carina, Altezza, quando parla con Auler!
“Salve ragazze!” disse Bright, allegro come sempre. “Come sono state e prime ore?”
“Tremende” diciamo io e Fine all’unisono. “Ah ah, non fateci caso, sono sempre così” dice sorridendo Lione, ormai abituata al nostro umore delle prime ore.
“Oh, la principessina è in difficoltà, vedo. Ragazze” saluta una voce che odio. Poi, si rivolge nuovamente a me. “Rein.”
“Shade” dico io, alzando un sopracciglio scettica. Da quando in qua ha cominciato a chiamarmi per nome?
“Ahem.” Altezza cerca di riportare l’attenzione su di sé. “Quest’estate, pensavo di andare da qualche parte tutti insieme, dopo gli esami.” Ok, comincio a capire di già dove vuole arrivare. “Quindi, se siete d’accordo, possiamo andare alla villetta estiva che i miei genitori hanno costruito in montagna. Una piccola gita, insomma. Rimarremo là per due settimane, il cibo non mancherà e ci divertiremo”, conclude Bright. Lo sapevo. Beh, comunque non è una cattiva idea. Da quand’è che io e Fine non andiamo con gli amici a trascorrere qualche giorno d’estate insieme?
 
Shade POV
Fino a due anni fa, trascorrevamo sempre le vacanze insieme. Ma dato che in questi due anni avevamo molto da studiare per gli esami di passaggio dalle medie alle superiori (anche se appartenevano allo stesso istituto), ci vedevamo tutti insieme solo poche volte durante l’estate.
“Io ci sto!” grida Tio, entusiasta della proposta di Altezza e Bright.
“Perché no? È da tanto che non ci divertiamo insieme, durante l’estate” dice Lione, battendo le mani.
“Io vengo di sicuro!” fa Mirlo felice.
“Ovviamente, ci saremo, noi due!” grida (anche per il fratello) allegra Sophie, che è sempre stata pronta per questo tipo di gite.
“Per me va bene!” dice Fine, sorridendo sicuramente per la parola “cibo”.
Dopodiché, sento lo sguardo di Altezza su di me e Rein. Ormai tutti sapevano che io e quella ragazza non andiamo d’accordo. Ogni momento lo sfruttiamo per insultarci ed offenderci, solo raramente ce ne stiamo buoni, a fulminarci con lo sguardo.
“In teoria, mi andrebbe bene” dice lei.
“In pratica no perché equivarrebbe ad un suicidio” concludo io.
“Ecco.”
Altezza sbuffa, sicuramente sta perdendo la pazienza, che ne ha poca.
“Sentite, possibile che voi due non riusciate nemmeno a trovare un punto d’incontro? Insomma, sono due mesi che continuate così, non potete trascorrere il resto dell’anno in questo modo! Sbaglio o avete fatto un patto?” dice tutto d’un fiato.
“Quel patto è stato stretto per non avere altri fastidi” dico io.
“Ma in questo modo state praticamente andando contro quello che volete ottenere, o sbaglio?”
Ok, ha ragione, lo ammetto.
“Potete sfruttare questa gita per imparare ad andare più d’accordo fra di voi, non credete?” propone Mirlo.
“Magari, chissà, vi innamorerete uno dell’altra!” dice Sophie, mentre Rein arrossisce all’istante.
“C-c-cosaa?! Io e lui i-innamorati? Mai!” balbetta imbarazzata, mentre la sorella di Auler ride sadica. “Beh, da come vi comportate, sembrate due fidanzatini che cercano di nascondere l’imbarazzo!” continua il fratello, cominciando a ridere anche lui, mentre io e Rein lo guardiamo in cagnesco.
“Se la mettete così, io non ci vengo!” sbuffa lei, ancora rossa in viso.
“Dai, stavano scherzando! Tanto per alleviare un po’ la tensione!” dice Lione cercando di trattenere qualche risata, quando si vede da un miglio che anche lei è divertita da questa situazione.
“Dai, Shade, non farti pregare!” dice supplichevole Tio.
“Già, Shade, vieni! È da un bel po’ che non passiamo una vacanza insieme, no?” fa Bright, mettendomi una mano sulla spalla.
Volgo lo sguardo alla principessina, che mi guarda incerta. Quei suoi occhi sembrano cristalli strappati al mare, sembrano appartenermi. Continuiamo a fissarci, nessuno dei due vuole abbassare lo sguardo, o dire qualcosa. È la prima volta che succede, tutte le volte che ci siamo guardati era per insultarci a vicenda. Eppure, questa volta è come se non esistesse nessuno, solo io e lei.
“Ti amo. Solo questo.”
Queste parole sembrano quasi un flashback. Questa principessina mi sta seriamente facendo impazzire.
 
Per tutta la durata della giornata non ho fatto altro che pensare a quello scambio di sguardi fra me e Rein. Alla fine, avevamo accettato tutti e due, con la gioia di tutti. Per il resto, è ritornato tutto normale, anche se oggi ci siamo punzecchiati meno rispetto a tutti i giorni.
“Shade, ci sei?” La voce di Bright mi risveglia dai miei pensieri. Mi volto verso di lui, chiedendogli: “Cosa c’è?”
“È dalla pausa di stamattina che sei perso nel vuoto, e oggi, a pranzo, non hai fatto altro che fissare Rein e hai bisticciato con lei solo poche volte. Si può sapere cosa ti prende? Non sei mai stato così distratto durante le lezioni” mi sussurra lui, cercando di non farsi scoprire dal professore che stava spiegando storia. Già, cosa mi prende? Non lo so neanch’io. Fatto sta che la principessina è rimasta impressa nella mia mente, e adesso non faccio altro che pensarla.
“Magari, chissà, vi innamorerete uno dell’altra!” Non riesco a non pensare alle parole di Sophie. Anche se era solo una battuta, ho come un brutto presentimento su questo e sulle due settimane in montagna. “Gli opposti si attraggono”, aveva detto qualcuno una volta. Bene, se fosse veramente così, allora dovrei preoccuparmi della mia salute mentale, che sta venendo a meno per colpa di quella là.
“Non chiederlo a me” rispondo, cercando di smettere di pensare per un momento a Rein. Lui sembra rimuginare su qualcosa.
“Non è che tu… Rein…” cominciò a dire. “… Amore?”
“No, aspetta, formula una frase a senso compiuto, grazie” dico sarcastico. Lo sapevo che prima o poi avrebbe detto una cosa del genere.
“Dai, Shade, ammettilo che in fondo Rein comincia a piacerti!” dice con la faccia dalla serie “Confessa perché tanto so tutto”, dandomi una leggera gomitata al braccio.
“Sì, certo, ma molto in fondo e nei tuoi sogni” gli rispondo annoiato. “Ti pare che io possa essere attratto da una ragazza così?”
“Beh, può essere. Se non ricordi è già successo con…”
Lo guardo freddo mentre lasciava la frase a metà. “Non dire un’altra parola.”
“Ok, ok, scusa” dice lui, arrendendosi e sfogliando il libro.





Note dell'autrice che aggiorna moooolto pigramente U.U
Ok, uccidetemi pure. Ho fatto un ritardo clamoroso, quindi: Compiti che mi stressano + Troppe long fic da mandare avanti = Ritardi che questa pazza non riesce a gestire. Mi scuso profondamente T__________T E poi, in questi giorni sono in vena di one shot, non chiedetemi perché. La tentazione di scriverli mi uccideeee!! >____>
Ho aperto un blog, per chi non lo sappia. No, non siete affatto obbligati a dare un'occhiata, in quanto l'ho creato per chi non è registrato su EFP e vuole avere gli aggiornamenti in tempo reale (?) delle mie fic. Vabbè, poi non è solo per gli aggiornamenti, anche per qualcos'altro, tipo musica, grafica, i miei disegni sulle fanfiction (perchè su DeviantArt non ci salgo mai xD), eccetera... per chi volesse vedere il mio blog clicchi qui. <----Non è pubblicità occulta U.U
Ah, tengo a precisare che tutti i lavori grafici che trovate nei posts (antipixel, banner, targhette, colorize, ecc...) sono sotto mio copyright U.U
Lasciamo stare, va'. Rispondiamo alla recensione xD

tata_angel: ok, la speranza di recensire presto è andata a farsi benedire. Mi dispiace, ma proprio un ritmo regolare non riesco a tenerlo T____T In conpenso però scriverò capitoli lunghi... cioè, spero di riuscire a scriverli XD E l'attesissimo (ma anche no) 3° capitolo è arrivato XD Ti ringrazio comunque per aver recensito ^^

Ringrazio, come sempre, chi ha messo la mia storia nelle seguite/preferite/ricordate, chi segue la mia storia nonostante i lunghi ritardi, e anche chi viene semplicemente per dare un'occhiata.
Mi scuso per gli errori eventualmente presenti nel capitolo ^^"
Bene bene... con questo ho finito, quindi vado a studiare matematica T___________T
Al prossimo aggiornamento (che non so quando avverrà) ^^
Chuu <3
Giu_Rainbow

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 4: The beginning of the hottest days of this strange Summer ***


Chapter 4
The beginning of the hottest days of this strange Summer
It’s Better (or Worse?) than I imagined!
 
Rein POV
Dato che è inutile dire come sono andati gli esami, saltiamo questa parte. L’ultima settimana, io e Fine l’abbiamo passata (miracolosamente) a studiare, e finalmente è arrivato il giorno in cui saremmo andati alla villetta in montagna di Bright e Altezza, quando alla fine avevamo accettato tutti. In teoria mi sarei preparata due valigie ed una borsa per il viaggio, ma – in pratica – Fine mi ha convinta di portarmene solo una, per cui ci ho ficcato dentro tutto quello che riuscivo mettere. Non c’è bisogno di dire che avevo preso la valigia più grande che ho potuto trovare per casa. 
Ci saremmo dovuti trovare alle 8.00 davanti a scuola, ma, dato che Fine aveva fatto il tris di colazione, siamo uscite in ritardo. E adesso, siamo di fronte ad una Altezza molto, ma molto irritata, che continua a rimproverarci.
“Possibile che possiate sempre essere così?” Insomma, che bisogno c’era di fare il tris, dico il tris di colazione?! E poi, tu, Rein, avresti dovuto fermarla, per dirle che eravate in ritardo!” grida Altezza alzando le mani al cielo, come per scongiurarlo, mentre Bright e Lione cercavano di calmarla.
“Dai, Altezza, non ti arrabbiare, in fondo sono in ritardo solo di…” fece Lione.
“Di mezz’ora! E questo tu lo chiami ‘solo’?!” disse acuta la bionda, lanciandoci uno sguardo di fuoco. Vidi Fine sprofondare di vergogna, rossa in viso, e mi venne una gran tenerezza.
“Ok, ok, Altezza, calmati! È colpa mia, contenta?” sbuffo io rassegnata. Oggi fa davvero caldo, nonostante sia solo mattina. Alzo lo sguardo al cielo, mentre la sorella di Bright continua a gridarci contro. Il sole è sopra l’orizzonte, con delle nuvole colorate leggermente del colore dello zucchero filato e delle caramelle all’arancia, il cielo è di un azzurro – arancio dove nasceva il sole, e ancora del colore della notte, dove la luna sta per uscire di scena.
 
Shade POV
È stressante ascoltare Altezza che urla di prima mattina. Anzi, tremendo, perché ti rompe i timpani quando sei ancora mezzo addormentato. Insomma, un’arma micidiale per chi adora stare nel letto a dormire.
“Abbassa la cresta, biondina” dico scocciato. Lei si volta a guardarmi, volgendomi uno sguardo del tipo “stai zitto o ti spezzo in due”. La guardo alzando un sopracciglio, e continuo: “Se continui così arriveremo alla vostra villa in una settimana, non credi?”
Così ha deciso di porre fine a quella lagna e di cominciare ad andare. C’era un’auto enorme ad attenderci a casa di Bright e Altezza. Dava molto nell’occhio, dato che è nera con i finestrini oscurati. Sicuramente, la gente avrebbe pensato che era una di quelle macchine in cui c’erano apparecchiature per lo spionaggio, come nei film da 007. Ma comunque, dentro è una normalissima auto, con dei sedili (poltrone) che sono disposte a cerchio, come nelle limousine. Al centro c’è un tavolo, e sotto il tavolo c’è un mini frigorifero pieno di bibite fresche di ogni tipo. Inoltre, ci sono anche un computer portatile e uno stereo.
Come ci si può aspettare dalla famiglia di Altezza e Bright.
Il viaggio è durato circa tre ore. In macchina abbiamo parlato un po’ sugli esami appena passati, su cosa avremmo potuto fare arrivati alla villa, cose così. Sophie si era addormentata nel bel mezzo del viaggio, nonostante ci fosse stato un bel trambusto nella macchina, come la piccola principessina. Più la guardavo, più mi venivano in mente delle immagini strane, ma che poi svanivano subito, come dei flashback. In quella che ricordo di più c’erano due regni in guerra, e due ragazzi che erano praticamente uguali a me e a lei, solo un po’ più grandi. E intanto, chissà cosa stava sognando.
 
Rein POV
“Sempre a dormire te, eh?”
“Stai zitto. Sto solo riposando gli occhi.”
“Certo, come no. E comunque, ti ho portato il libro che cercavi ieri.”
“Oh, grazie, ma non dovevi!”
“Figurati. Ma mi dici a cosa ti serve conoscere le leggende esistenti sul nostro pianeta?”
“Segreto!”
“Certo, certo, tu sei piena di segreti.”
“Perché le ragazze devono sempre avere qualcosa da tener nascosto ai ragazzi! Magari cambierei idea se ti travestissi.”
“Ma figurati se lo faccio!”
 
Shade POV
“Hey, sveglia dormigliona” dico a Rein quando siamo arrivati. Lei si mette e mugugnare qualcosa del tipo “Ancora cinque minuti, mamma”, mentre cade di nuovo nel sonno. Sbuffo. Mi volto verso Altezza, dicendole che era tutto inutile. Allora lei si avvicinò alla blu, e, prendendole per le spalle, le da dei strattoni, dicendole (gridandole) di svegliarsi, che siamo arrivati. Lei apre gli occhi pieni di sonno, stropicciandoseli per cercare di mettere a fuoco dove si trovava. “Oh, siamo arrivati?” chiede con la voce impastata dal sonno.
“Sorellina, sei peggio di me!” le dice Fine, ridendo.
La villetta di Altezza e Bright è abbastanza grande da ospitare una ventina di persone. Vista da fuori, era del colore della panna, aveva tre piani, contando anche quello di terra, il tetto era di un grazioso color rosso. Entrando dalla porta principale, si estende un lungo corridoio piastrellato. Le stanze si trovano ai piani superiori, mentre la cucina ed il grande salotto sono sul piano terra. La prima stanza a destra porta alla sala da pranzo, che è unita alla cucina da una porta sulla parete destra. È molto grande e graziosa, con il candelabro che pende dal soffitto, le finestre erano dalla parte opposta all’entrata, inoltre ci sono dei vasi che danno il benvenuto a chiunque entri nella stanza. La cucina è altrettanto grande. Delle piastrelle bianche e nere si estendono per tutta la superficie, un frigorifero ed un freezer erano a sinistra, un armadio con dei piatti di ceramica e porcellana e dei bicchieri che sicuramente non si usavano erano sulla sinistra della grande finestra, i fornelli, invece, erano sulla parete davanti all’entrata.
A sinistra del corridoio c’era il salotto. È molto grande anch’essa, il tappeto rosso si poggiava sul pavimento di parquet, ci sono due divani bianchi a sinistra e davanti alla porta, una poltrona del medesimo colore è a destra. La TV era davanti ai divani, al centro, sul tappeto, c’è un tavolo con il ripiano di vetro. Gli armadi erano sulla parete a destra di fianco alla poltrona, ci sono anche dei ripiani sulle pareti dove erano poggiati molti libri. Inoltre, due porte a vetro scorrevoli portano alla grande terrazza piastrellata di ceramica.
Sempre andando dritto per il corridoio, di fianco al salotto c’è un bagno. Piastrelle bianche, una piccola finestra. Dentro c’era tutto il necessario, però. Inoltre, si presentavano già due camere.
A sinistra delle scale c’è una porta che conduce alla biblioteca. Una stanza media, con milioni di libri sulle pareti, una scrivania con un computer sono al centro della stanza, ed una grande finestra è posta dalla parete opposta all’entrata.
Al primo piano ci sono le altre camere da letto, circa una decina. Sono quasi tutte uguali, con il pavimento di parquet, le pareti giallo – arancio, un armadio, una scrivania, un comodino ed un letto. Anche in questo piano c’è un bagno, uguale a quello di sotto.
All’ultimo piano, infine, c’è una stanza in cui si può giocare a biliardo e calcetto, altre due camere, un bagno ed una stanzetta con un grande pianoforte. Nella prima stanza ci sono due computer, uno stereo, delle poltrone in pelle nera e un tavolo da biliardo ed uno da calcetto. Le stecche sono posizionate ordinatamente sui ganci sulla parete blu. C’è anche una porta di vetro che dava sul grande.
La stanza del pianoforte è spoglia, con le pareti giallo chiaro ed una piccola finestra. Il pianoforte torreggia al centro, con il suo lucido color nero.
Dopo esserci sistemati nelle stanze, era già mezzogiorno passato, così abbiamo deciso di pranzare. Dato che non c’era nessun cuoco o qualcosa del genere, abbiamo fatto tutto noi. Dopo pranzo, visto che è il primo giorno, abbiamo deciso di andare in sala a guardare un po’ di TV.
 
Rein POV
Insomma, ho pensato che è davvero grande, questa casa. Ed anche molto carina. Dopo aver fatto il giro della villetta, siamo andati a mangiare, ed adesso siamo qui a fare un po’ di zapping alla televisione. I divano sono davvero soffici, e ci siamo tutti sprofondati dentro, tranne per Sophie e Fine – con una fetta di torta in mano –, che sono sedute sul tappeto a chiacchierare animatamente sui muffin al cioccolato. In TV stanno mandando una replica di qualcosa, l’aria è calda e afosa. Fuori dalla finestra si sentono i grilli che mandano il loro verso estivo rilassante nella stanza.
“Che caldooo!!” grida Altezza, facendosi aria con le mani. Il sole batte sul parquet che è diventato caldo abbastanza da poterci friggere una bistecca, nella sala ci sono solo i due ventilatori che non riescono a rinfrescare l’aria. “Argh! Possibile che in questa stanza c’è tutto tranne l’aria condizionata?!” fa ancora Altezza, che sta morendo letteralmente per il caldo. Mi sistemo meglio la mia coda di cavallo, pensando che fa davvero caldo, oggi. “Calmati, Altezza! Nel frigorifero non c’è qualcosa di fresco?” chiede Auler, che cerca di tenere buona Altezza. In fondo, è l’unico che ci riesce. “Beh, c’è della Coca cola e del thè alla pesca” risponde Bright. “E ne freezer c’è anche del gelato.”
“Allora cosa aspetti a prenderla?!” continua a gridare Altezza. Sbuffo, mi alzo e dico a Bright: “Dai, vengo ad aiutarti.”
Dopo che ognuno ha detto cosa voleva, io e Bright siamo andati in cucina a prendere le bibite ed il gelato. Mentre cercavo i bicchieri, Bright mi fa: “Sai, Rein, da quando tu sei qui Shade ha cominciato a comportarsi in modo strano.”
Mi volto a guardarlo, alzando un sopracciglio. “Nel senso buono o nel senso cattivo?”
“Beh, non saprei, in verità. Forse tutte e due, forse nessuno dei due” dice aprendo la bottiglia di Coca cola. Intanto, gli porgo distrattamente due bicchieri di plastica colorati. Lui continua dicendo: “Insomma, a volte è distratto nelle lezioni, soprattutto negli ultimi tempi, certe volte dorme perfino!” Ridacchio leggermente immaginandomi quel ragazzo ripreso dal professore. “Massì, sicuramente perché erano gli ultimi giorni di scuola” azzardai.
“Non è esattamente questo a cui mi riferisco.” Mi sento addosso lo sguardo di Bright, smetto di frugare negli armadietti e mi volto di nuovo a guardarlo. Lui stava sorridendo, e mi dice ancora: “A volte sembra che tu gli ricordi qualcosa. Nel senso, sembra che stia proprio pensando a te.”
Se potessi, mi metterei a ridere per quello che ha detto. Shade che pensa a me?! Ma figuriamoci. Semmai mi pensa per elaborare altri insulti, non per ricordare qualcosa! E poi, cosa dovrei ricordargli? Non ci siamo mai conosciuti, fino a qualche tempo fa, se Bright si riferiva a questo, né ci siamo mai visti o parlati, anche per sbaglio.
“Certo, come no” gli rispondo io, ricominciando a cercare altri bicchieri.
Dopo qualche minuto di silenzio, Bright continua: “Sai, Shade aveva conosciuto una ragazza con il carattere molto simile al tuo.” Mi volto a guardarlo – ancora una volta –, lui se ne accorge e mi sorride. “Era una ragazza con un bel caratterino, come il tuo, e non si è innamorato di lui per il suo aspetto fisico.” Sposta i suoi occhi dai miei a fuori dalla finestra. “Un tempo, Shade non era così. era più aperto con gli altri. E alla fine, anche lui si era innamorato di lei, e finirono col stare insieme.”
“E… alla fine, cos’è successo?” chiedo con un po’ di paura. Non mi è mai piaciuto ascoltare il passato degli altri, eppure ho sentito bisogno di sapere com’è finita. Non che mi interessi, ovvio. Semplicemente, voglio sapere perché quel ragazzo è diventato così.
“Questo dovrebbe dirtelo lui. sembra che abbia il bisogno di sfogarsi.”
“Perché dovrebbe sfogarsi con me?” Bright si volta nuovamente per guardarmi negli occhi, sorridendo. Mi è sembrato di vedere un velo malinconico in quel sorriso.
“Perché tu assomigli a quella ragazza, ovviamente.”
“Ma così non sarà più difficile?”
“Sì. Ma è giusto così.”
 
“Dov’è finito Shade?” Quando siamo ritornati in salotto con le bibite e i gelati per Altezza e Fine, ho notato che Shade era praticamente sparito.
“Ah, ha detto che andava in camera a riposare” dice Lione prendendo il suo bicchiere di thè. Dalla mia bocca è uscito solo un “oh” leggermente deluso. Però, in fondo, è meglio così. Perché noi ci odiamo, penso sospirando e portando alla bocca la cannuccia del mio bicchiere di Coca cola. Mentre gli altri si rilassano guardando la TV, soprattutto Altezza che era accoccolata vicino ad Auler, io comincio a pensare a quello strano sogno fatto mentre eravamo in macchina. Può sembrare strano, però più ci penso, più mi sembra avere un senso. Soprattutto perché in quel sogno eravamo io e Shade. Solo un po’ più grandi. Sbuffo leggermente. “Beh, io vado a portare la Coca cola a Shade.”
Non so perché ho detto questo, ma fatto sta che mia sorella mi ha guardata stranita, lasciando stare per un momento la sua coppa di gelato alla fragola. “Se pensate che voglia litigare con lui, vi sbagliate per questa volta.” Vedo anche che Mirlo sorride leggermente, chissà per cosa, e abbasso un po’ lo sguardo. Così prendo il bicchiere di Shade ed esco dalla stanza, dirigendomi verso le camere.
Io e Shade siamo quelli che hanno voluto le camere al terzo piano (sfortunatamente). Raggiunta la sua stanza, che è accanto alla mia, noto che la porta è aperta, e ci sbircio un po’ dentro. Non c’era nessuno. “Shade?” lo chiamo. Alle mie spalle, sento delle leggere note che provengono dalla stanzetta del pianoforte. Incuriosita, mi avvicino ad essa, e, cercando di non rovesciare né il mio bicchiere né quello di Shade, apro la porta. Vedo Shade che era dietro il pianoforte a suonarla. Non avrei mai pensato che sapesse farlo. Aveva gli occhi concentrati sui tasti, non si è accorto neppure che sono entrata. Sta suonando una melodia strana, era delicata, lenta e leggermente malinconica. Continuo a guardarlo fino a quando lui non si accorge della mia presenza. “Che c’è?” chiede leggermente seccato. Mi risveglio dal mio stato di trans, e gli dico: “Oh, no niente. Ti ho portato la Coca cola che volevi.”
“Ah, grazie.” Poggio il bicchiere sul tavolino vicino al pianoforte, prendo uno sgabello che era nella stanza e mi siedo vicina a lui.
“Che fai?” dice un po’ stranito.
“Niente. Voglio sentirti suonare” gli rispondo semplicemente. In quella stanza, l’aria era leggermente più fresca rispetto al piano terra, si stava bene.
“Ti sorprende che io sappia suonare il pianoforte?” mi chiede ancora.
“Beh, a dirla tutta sì.” Bevo un po’ di Coca cola che era rimasta nel bicchiere colorato, oltre a qualche cubetto di ghiaccio. “E poi, non ho mai sentito nessuno suonare il pianoforte dal vivo.”
Lui continua a fissarmi, ed io, leggermente imbarazzata, abbasso lo sguardo sul bicchiere. Le mie mani sono diventate fredde e bagnate per averlo retto per una decina di minuti, ma non importa. Fatto sta che mi sento, per la prima volta, davvero imbarazzata con lo sguardo di Shade appiccicatomi addosso.
“E va bene” dice infine. Alzo un po’ gli occhi, giusto per vedere i suoi che si posano sui lucidi tasti bianchi e neri del pianoforte, per poi premerne uno, suonando una nota acuta e prolungata, per poi passare ad un’altra leggermente più acuta della precedente. Lui continua a suonare, io continuo a fissarlo mentre le gocce d’acqua che si trovano sul bicchiere cadono sulle mie gambe scoperte dai pantaloncini che indosso. Riesco a pensare solamente ad una cosa: Devo ammettere che è davvero un ragazzo bellissimo mentre suona.
 
Shade POV
Io suonavo, lei ascoltava. Non eravamo più Shade e Rein, eravamo semplicemente due ragazzi che si godono un po’ di musica suonata dal pianoforte. Eravamo finalmente in armonia, non stavamo litigando per nessuna ragione. Un po’ mi sono sentito sollevato.
Quando ho finito di suonare, mi volto per guardarla. Sulla sua faccia è dipinta un’espressione meravigliata, se non la conoscessi bene direi che è davvero carina. Ma, ahimè, la conosco, e purtroppo mi ritrovo a pensare al suo caratterino.
“Ti è piaciuto, principessa?”
“Beh, non è male” mi risponde lei, riprendendo a fissare il ghiaccio nel suo bicchiere. Prendo il mio e bevo un po’ di Coca cola. Era ancora bello freddo, nonostante l’aria calda di oggi. Lei alza lo sguardo e comincia a dire: “Senti, posso farti una domanda?”
Annuisco, anche se un po’ timoroso. Lei sembra di voler dire qualcos’altro, ma ci pensa qualche secondo su, e alla fine dice: “No, vabbè. Non importa.”
La guardo interrogativo, alzando un sopracciglio. Riprende a giocherellare con la cannuccia verde, mentre il suo viso era pensieroso. Sbuffo, e faccio passare il mio sguardo prima sulle tastiere del pianoforte, poi fuori dalla piccola finestrella. Il cielo è azzurro e sgombro dalle nuvole.
“Sai, a volte mi chiedo perché fai così.” La sua voce mi entra nelle orecchie, e la guardo di nuovo. Mi sta fissando, con degli occhi che non avevo mai visto.
“È meglio che tu non sappia. È una storia lunga” le rispondo. Non ho voglia di raccontare tutto dall’inizio. “Vado in camera mia. Grazie per la Coca cola.” Detto questo, mi alzo e mi dirigo verso la mia camera, a fianco di quella di Rein. Sento lei che cerca di fermarmi, ma non mi volto. Chiusa la porta, mi butto sul letto, mettendomi un braccio sugli occhi. Che stanchezza.
Anche lei non aveva mai visto, né sentito qualcuno che suonava il pianoforte davanti ai suoi occhi. Si assomigliano molto. Forse, sono uno che si “attacca” alle persone che assomigliano a qualcuno che avevo vicino. Però, io e la principessina ci odiamo. Va bene così. Sento le palpebre che mi si chiudono, e lascio che la mia mente sia dominata dal sonno.
 
Cammino in un corridoio che non ho mai visto. Le mura erano color porpora, con numerosi quadri appesi sopra. Non conosco nessun volto, eppure mi sembra di conoscerli più di quanto possa pensare.
Arrivo alla fine del corridoio, e apro la porta che mi separa da una stanza, come se lo abbia fatto milioni e milioni di volte. E dentro ci trovo una ragazza intenta a leggere, con i lunghi capelli color del mare arricciati che le ricadono sulle sue esili spalle e sulla schiena. Indossa un vestito blu, con ricami argentei e dei merletti bianchi. È davvero bellissima. Lei si volta, e mi sorride.
“Ciao. Qual buon vento ti porta qui?” dice con una voce dolce e delicata. Adatta proprio alla sua figura.
“Niente, semplicemente non avevo niente da fare. Ancora con quel libro?” chiedo senza aver padronanza delle parole che pronuncio, come se fosse già tutto registrato nella mia mente.
“Già. Mi sembra davvero interessante” dice abbassando lo sguardo sul libro, per poi chiuderlo infilando l’indice  fra le pagine che stava leggendo.
“Davvero, io non capirò mai cosa vuoi sapere da quel libro.” Lei sposta lo sguardo che era diventato cupo  da un’altra parte nella stanza. Improvvisamente, mi sento in colpa per averlo detto, anche se non ero proprio io dire quelle parole.
“Sai, si dice che ci sarà una guerra” dice, dopo qualche secondo di silenzio, in un soffio.









Note dell’autrice che non ha proprio niente, ma niente da fare (a parte i compiti)
E rieccomi qua a rompervi con il quarto capitolo di questa long fiction (per vostra sfortuna) XD Hello everybody! Come va? E happy Halloween in ritardo xD Bene, passiamo alla fiction. So che ho fatto una roba lunghissima per la descrizione della villetta di Bright e Altezza, ma mi piacciono così tanto le descrizioni degli edifici *OOO* Cioè, mi piacciono le descrizioni in generale :DD Cooomunque, adoro fare la parte di Shade, non so perché xD Forse perché mi piace proprio come personaggio in sé… ma vabbè. Questo capitolo non sarebbe dovuto andare così, quindi penso che allungherò un po’ la fan fiction… ho troppe idee nella testa >_______> Ah, alla fine ho deciso di dare più importanza al sogno, non ho resistito xD
Se ve ne siete accorti, nel mio blog ho messo un piccolo spoiler su questo capitolo, quindi tenetelo d’occhio per altre anticipazioni! Potete trovare il link nella mia pagina :D
Adesso, rispondiamo alla recensione ^______________^
 
tata_angel: Grazie che continui a seguirmi anche dopo il mio grandissimo ritardo *commossa* E finalmente ho sfornato il quarto capitolo! Spero che possa piacerti anche questo, e sì, Shade comincia a pensare a Rein *OO* e adesso ti chiederai: “Cos’è successo alla fine a quella fantomatica ragazza che ha fatto innamorare Shade?” Ebbene, devi aspettare il prossimo capitolo… forse xD Dio, quanto mi sento sadica O__________O
 
Ringrazio, come al solito, chi segue la mia fan fiction, chi l’ha messa nelle preferite/seguite/ricordate, o chi legge solo di sfuggita qualche parola.
E mi scuso per gli errori presenti in questo capitolo, come al solito xP
Alla prossima!
Chuu <3
giu_Rainbow

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 5: For only this Time, please. ***


Chapter 5
For only this Time, please.
It’s raining; there’s the Rain on our relationship
 
Shade POV
“Hey.”
“Che c’è?”
“Pensi che andrà storto tra noi due?”
“Perché dovrebbe? Non siamo mica insieme. E poi, sono il fidanzato di tua sorella, non ricordi?”
“No, non intendevo questo. Nel senso, noi saremo sempre amici, no?”
“… Certo.”
 
Un forte rumore mi sveglia. Con gli occhi assonnati, mi giro verso la finestra, e vedo dei lampi che squarciano il cielo. Do un veloce sguardo al cellulare che è sul comodino, e vedo che sono le 1 di notte. Mi metto a sedere e mi strofino un po’ il viso con le mani, e mi viene voglia di un bicchiere d’acqua.
Appena apro la porta, mi ritrovo la faccia di una Rein mezza addormentata voltata verso la mia parte, con addosso la sua camicia da notte azzurra, e mi dice semplicemente: “Ciao.”
“Come mai sveglia a quest’ora?” le chiedo mentre cerco l’interruttore di una delle lampade del corridoio. “Ho bisogno di un bicchiere d’acqua” risponde lei. “Te?”
“Idem.” Accendo la luce fioca, e vengo leggermente accecato da essa, mentre altri tuoni e lampi si riversano nel cielo notturno, e la pioggia bagna il vetro della finestra a fine corridoio. Restiamo in silenzio per un po’, fino a quando lei non dice: “Beh, allora andiamo.”
La luce luminosa della lampada da soffitto della cucina rendeva lucide le piastrelle bianche e nere della cucina. Fuori dalla finestra continua a piovere, mentre io e Rein beviamo qualche sorso d’acqua dai bicchieri bianchi.
“Fa un po’ freschetto, né?” chiede lei, stringendosi il braccio destro. Quel piccolo gesto insignificante mi fa pervadere un senso di tenerezza nei suoi confronti. Quel vestitino lungo fino alle ginocchia è sgualcita, i capelli sono abbastanza arruffati per farla stare sicuramente molto in tempo in bagno a sistemarli.
“Già” rispondo io, guardando il buio che incombe fuori dalla finestra, illuminato solo da qualche flash dei tuoni, mentre la pioggia continua a scrosciare incessantemente.
Ce ne restiamo in silenzio per qualche minuto buono, finché lei non dice: “Qualche settimana fa, quando restavamo così, finivamo sempre per litigare.”
“Cosa c’entra, adesso?” le dico voltandomi verso di lei.
“Niente. Solo che volevo fartelo notare.”
“Non sono così ritardato.”
“Per me lo sei.”
“Anche se lo fossi, non lo sarei mai come te.”
“Certo, detto da uno come te è proprio il colmo.”
“Perché stiamo dicendo queste cose?”
“Boh.”
“Non ha senso.”
“Lo so.”
Ci guardiamo per qualche secondo prima che lei cominci a ridere, mentre io mi limito ad un sorrisetto divertito.
“Tu sei stupido.”
“Anche tu.”
“Smettiamola prima di ricominciare di nuovo.”
Lei si appoggia sulla credenza bianca, continuando a ridacchiare guardando l’acqua nel bicchiere. Un forte tuono risuona nella stanza, mentre lei sussulta leggermente, sorpresa.
“Non hai paura dei tuoni?” le chiedo.
“Perché mai dovrei averne? Sono solo rumori, al massimo non ti fanno dormire di notte” risponde lei tranquillissima e con noncuranza.
Rimango a fissarla mentre continua a guardare il bicchiere, assorta in chissà quali pensieri. Quel suo modo di appoggiarsi è davvero carino. Non che voglia insinuare chissà cosa, è solo che lei mi fa sentire strano.
Appoggia il bicchiere nel lavandino, e si dirige verso il corridoio. La seguo spegnendo la luce dietro di me. Il corridoio è illuminato da delle luci piccole e deboli, e per poco, cercando di salire, Rein non cadeva.
L’afferro per un braccio magro e sottile, e lo sento fremere leggermente. “Stai bene?” le chiedo aiutandola a riprendere l’equilibrio.
“Si, sto bene” mi fa lei liberandosi dalla stretta, come a disagio, per poi voltarsi di nuovo verso le scale, salendo, questa volta, con più attenzione.
Arrivati alle nostre rispettive stanze, ci auguriamo buonanotte. Chiude la porta, mentre io resto in corridoio a guardare quel temporale che non vuole cessare.
 
Rein POV
Chiudo la porta alle mie spalle, e mi appoggio ad essa. Sospiro. Perché mi fa sentire così quel ragazzo? È come se mi mettessi davanti ad uno specchio. Non riesco a mentirgli. Ritorno nel mio letto, e alzo le coperte fin sopra la faccia, e mi rannicchio su me stessa. Fuori i tuoni continuano a far prevalere la loro presenza su tutto, cerco di non pensarci strizzando gli occhi. Perché io sono Rein, la coraggiosa Rein che non ha paura di niente, nemmeno dei tuoni o fulmini. Altri frastuoni mi fanno sussultare, ed inizio a tremare leggermente. “Sono Rein, e non ho paura di niente” mi ripeto cercando di darmi coraggio. Fuori, la pioggia, cade giù con forza, senza fermarsi nemmeno un secondo.
 
L’indomani, mi trovo seduta sul letto assonnata, con i capelli scompigliati e gli occhi che non volevano sapere di abituarsi alla luce. La sveglia segna le 7, e mi metto in piedi di malavoglia. Oggi ci sarebbe la piccola escursione organizzata dai due fratelli che ci hanno ospitati nella loro (grande) villetta, solo che io non ne avevo affatto voglia. Esco dalla camera con gli occhi ancora mezzi chiusi, apro la porta del bagno sbadigliando e me la richiudo dietro.
“Buongiorno.”
“Sì, buongiorno Sh…” Apro gli occhi di scatto, sentendomi le guance diventare di un rosso acceso. “Shade?!” grido, coprendomi la bocca, imbarazzata.
Ecco, fatemi elaborare la scena: sono in bagno, in camicia da notte, assonnata al massimo, con il mio peggior nemico a petto nudo – tengo a precisare – con solo i pantaloni addosso che mi guarda con un sopracciglio alzato. Insomma, come quei tanti film in cui la protagonista si trova a cinque centimetri di distanza da un figo pazzesco (mezzo nudo, ovviamente) da qualche parte della casa. Beh, la situazione è più o meno questa.
“No, sono un maniaco sessuale che si è appena fatto la doccia” risponde sarcastico lui, tirando il lato destro della bocca su. “Dovresti bussare prima, principessa.”
“Scusami se ero ancora mezza addormentata.”
“Volevi tanto vedere il mio fisico che non hai resistito ad aprire la porta?”
“Narcisista.”
“Pervertita.”
“Deficiente.”
“Stupida.”
Continuiamo a guardarci con aria di sfida, mentre sentivo ancora le guance che vanno a fuoco. Dalla serie: “Voglio picchiare a sangue Shade anche se è un gran figo senza la maglietta”. Lo ammetto. È figo. A questo pensieri mi imbarazzo ancora di più.
“Non fare pensieri impuri su di me” mi dice. “Non ci tengo.”
“Infatti non ho pensato a niente” replico.
“E perché sei diventata più rossa?”
“Perché fa caldo.”
“Di prima mattina?”
“Carissimo, non hai mai sentito parlare di questa stagione chiamata estate?”
“Ma di mattina non fa così caldo.”
“Questione di punti di vista.”
Altro silenzio. “Beh?” faccio io spazientita.
“Beh cosa?”
“Niente. Esco, che è meglio.” Apro la porta e me la richiudo alle spalle. Me ne resto un po’ lì, prima di ritornare nella mia camera imbarazzata e rossa come non mai.
 
“Si parteeee!!!” grida entusiasta Sophie alzando un pugno al cielo ancora nuvoloso. Il vento leggero soffia dalla nostra parte, regalandoci una brezza calda ed estiva. Il sole c’è e non c’è, sparisce spesso dietro le nuvole.
“Altezza, sicura che non si metterà a piovere?” chiede Lione, guardando i nuvoloni che si ammucchiano sulle nostre teste.
“Non ti preoccupare” fa sventolando la mano come se volesse dire: “Lascia perdere”.
Cominciamo a camminare. Il terreno è diventato fangoso a causa della pioggia di ieri, ad ogni passo le mie scarpe da ginnastica affondano nella terra molle ed appiccicosa. Con in spalla lo zainetto, passo dopo passo ci allontaniamo dalla villetta.
“L’aria di montagna è la migliore!”dice Mirlo, inspirando a fondo quella freschezza assente in città. “Già!” le da ragione Fine, saltellando felice.
“Hey, calmati, rossa! Se poi cadi e ti fai male non è colpa mia!” la sgrida Altezza, severa come sempre. La mia gemella rallenta, arrivando di fianco a me, ignorando i rimproveri successivi di Altezza. “Certo che oggi sei davvero pimpante, eh?” le chiedo divertita. In fondo, mi piace vedere Fine felice come adesso.
“Certo! Un’occasione del genere non capita tutti i giorni!” dice entusiasta, riprendendo a saltellare.
“Calma! E aspettami!” le grido ridendo, raggiungendola.
 
Shade POV
“Allora, amico, com’è andata?” mi chiede Bright, avvicinatomi. È già passata un’ora dalla partenza dalla villa, e la stanchezza comincia a farsi sentire, nonostante fossimo tutti in compagnia.
“Com’è andata cosa?” gli faccio, guardandolo storto.
“Suvvia, sai di cosa parlo! Di te e Rein, ovvio, no?”
“Certo, parla più forte, tanto non ti sente nessuno” gli rispondo dando un’occhiata agli altri, che sono tutti davanti, mentre Auler, Altezza e Lione sono dietro.
“Dettagli… dai, rispondi!” mi fa ancora lui, mettendomi un gomito sulla spalla.
“Non è successo niente.”
“Eppure, stamattina ho sentito Rein che gridava. Cos’è successo? Intendo seriamente.”
“Niente, è solo entrata in bagno quando c’ero io dentro.”
“No. Non ci credo.”
Sbuffo scocciato. “Non crederci. Sei stato te a dirmelo di dire cosa è successo.”
Dalle nostre spalle, Auler spunta, con fare curioso: “E cosa è successo?”
“Niente” ripeto io, seccato. Accelero il passo, e vado un po’ più avanti a loro, affiancandomi a Mirlo, mentre sento Bright che racconta al fratello di Sophie quello che gli ho detto. “Che stupido”, penso.
Mirlo mi guarda e mi dice: “Conosco quella faccia. C’entra d nuovo Rein, né?”
“Non solo lei. Anche quel deficiente di un Bright. Guarda un po’ dietro” le faccio, sicuro che Auler sta facendo una faccia strana. Lui reagisce sempre così quando sa una notizia, diciamo, sconvolgente.
“Che è successo?” mi chiede, sorridendo.
“Nah, niente di importante.”
“Certo, come no. Guarda che non ci casco, eh.”
“Pensa come vuoi.”
Detto questo, restiamo un po’ in silenzio, mentre gli altri fanno sempre più casino.
“Sicuro che non ti piaccia Rein? È una ragazza così cara” dice, prendendomi alla sprovvista.
“Lo dici te” le rispondo semplicemente.
“Rispondi: ti piace sì o no?” mi chiede Mirlo, decisa.
Sbuffo leggermente, e volgo lo sguardo al cielo. Si metterà a piovere, si sente nell’aria. Abbasso la testa, e guardo la coda di cavallo della principessa ondeggiare ad ogni passo che fa. Quasi quasi, sembrano le onde di un oceano limpido.
“No” le faccio, prima che si metta a chiedermelo. Rimaniamo ancora in silenzio.
“Ti ricorda Berry, non è vero?” chiede tutto all’improvviso.
Berry. Sentire questo nome all’improvviso mi fa venire in mente dei ricordi davvero stupendi e tristi allo stesso tempo. Non pensavo che quella ragazza potesse essere presente nei miei ricordi per tanto tempo.
“Non parlarmene” dico rigido ed improvvisamente cupo.
Mirlo aggrotta le sopracciglia. “Shade, evitandola non riuscirai mai a superarlo.”
“Non me ne frega. Stai zitta, per favore. Non dire più niente.”
 
Rein POV
Mi giro, e vedo Shade che parla con Mirlo. Sorrido appena, e continuo a camminare. Non so perché, ma vedendoli così non riesco a mandare giù questo fastidioso nodo alla gola.
“Tutto bene, Rein?” La testa verde di Sophie spunta davanti al mio sguardo.
“Certo, non ti preoccupare!” le dico.
“Eppure non lo sembri” osserva, mettendo un dito sul mento. “Comunque sia, devi sempre sorridere, fa bene alla salute!” dice allegra e spensierata, strappandomi un sorriso.
In fondo, che cosa m’importa di Shade? È solo uno stupido deficiente che si diverte e prendersi gioco di me.
Ammettilo che ti piace, mi dice una voce interiore. La scaccio via. Shade non mi piace, e mai mi piacerà, questo è poco ma sicuro.
Ammettilo che ha un qualche cosa che ti attrae come un magnete a lui, fa ancora quella vocina derisoria nella mia testa. La scuoto un po’ per mandarla via di nuovo. Se fosse così, allora non riuscirei a resistere a lui. E sarebbe una partita persa.
Mi sento una guancia umida, e mi accorgo che una goccia di pioggia è caduta. Un’altra cade sulla mia mano, altre ne seguono subito dopo.
Cominciamo a correre.
“Altezza?! Chi è che ha detto che non pioveva, santo di un dio?!” le grido io, rabbiosa.
“Si, si, scusatemi!” ci fa lei.
“Qui vicino ci dovrebbe essere una piccola casupola!” grida Bright.
Che sia maledetto il giorno in cui si è deciso che avremmo fatto questa escursione. La pioggia continua a cadere, sento i capelli appiccicati al viso. Sto morendo di freddo, ed io, scema come sempre, non mi sono portata dietro nemmeno una felpa o qualcosa per scaldarmi. Ogni mio passo affonda nel fango melmoso, per poco non cadevo. Sento una fitta alla caviglia e mi accorgo che mi sono presa una storta. Ma io, cocciuta, continuo a correre, seppur più lentamente.
Shade, davanti a me, si volta e mi si avvicina, mentre io mi fermo guardando gli altri che se la prendono con Altezza.
“Hey, stai bene?” mi chiede, appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Sì, sì, sto bene. Non ti preoccupare” gli faccio io. Lui sbuffa, scuotendo i capelli scuri, mentre si abbassa e fa passare un braccio dietro le mie ginocchia e l’altro sulla mia schiena. Mi solleva, mentre io, sorpresa, comincio a dirgli: “Ma cosa stai facendo stupido?!”
“Sta’ zitta per un momento” mi dice lui, scocciato, cominciando a correre.
“Certo che sei pesante” commenta lui.
“Ma se sono leggera come una piuma!” gli dico io, guardandolo male.
Continua a correre, mentre io, per il freddo, mi aggrappo al suo collo, seppur a malincuore ed imbarazzatissima.
Non trovando gli altri, ci siamo rifugiati in una piccola caverna vicina, dove mi poggia per terra e ce ne restiamo in silenzio. Mi abbraccio le gambe, sentendo la caviglia che mi pulsa ancora. Sento freddo, e inoltre sono anche con Shade.
E questo ragazzo mi sta facendo impazzire. Letteralmente.
Lo guardo con la coda nell’occhio, e lo vedo mentre mi butta addosso una sua felpa tirata fuori dallo zaino.
“Mettitela, o ti prenderai un raffreddore” mi ordina. Senza dire una sola parola, eseguo. Mi sento addosso il suo odore un po’ comune. Ma pungente lo stesso. Continuo a respirarla, non sapendo il perché. Shade è l’unico ragazzo che mi fa sentire così.
“Fammi vedere la caviglia.”
Lo guardo spostandomi la frangia appiccicatami alla fronte. “Non ho niente” gli ripeto. Senza dire una sola parola, mi prende il piede destro e preme leggermente sulla storta. Mi lascio scappare una smorfia di dolore. “Questo sarebbe niente?” mi chiede. Mi volto dall’altro lato, decisa a non parlargli più, mentre lui mi toglie la scarpa e la calza, dicendomi: “Ringrazia che so come curarti.”
Ce ne restiamo in silenzio, colmato da qualche mio gemito quando mi bruciava la storta.
“Grazie” gli sussurro, dopo che Shade ha finito di medicarmi, rimettendo qualche benda nello zaino. Com’è che si porta dietro tutte quelle cose?
“Di niente” mi risponde lui.
Mi abbraccio di nuovo le gambe, facendo affondare il mio viso fra le ginocchia. Ormai, il mio corpo è pieno dell’odore di quel ragazzo, e non riesco ad ignorarlo.
E mi piace da impazzire.
“Cos’è successo con quella ragazza con cui ti eri messo insieme?” gli chiedo all’improvviso.











Note dell’autrice che è in ritardo tremendo e lo sa
Hey‼ Ok, so che sono in terribile ritardo. Certo, vi do il permesso di uccidermi più brutalmente possibile.
Ecco qui il 5° capitolo! Muahahah!! Adoro la prima parte u.u E non so più che dirvi ._______________. Beh, finalmente (ma anche no) si scopre come si chiama questa fantomatica ragazza. Ora manca solo che cosa è successo con il piccolo Shade >___>
Ook, riscriverò tutti i capitoli con questo carattere :DD Lo adoro, quello di Arial non mi piace più .-.
Boh, non so più che dirvi, se non: Congaaaaaaaa!!! <-----Non ha senso, lo so.
Mi sembra vuoto questo spazio, quando posso rispondere direttamente alle vostre recensioni. Non ho mai niente da dire.
Al prossimo capitolo!
Chuu <3
giu_Rainbow

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 6: You make me fall in Love with you ***


Chapter 6
You make me fall in Love with you
Romeo and Juliette? It’s only a little Story.
 
Shade POV
La guardo aggrottando le sopracciglia, un po’ stupito dal fatto che lo sapesse. “Te lo ha detto Bright, non è così?”
“Com’è che fai a saperlo?” Lei si volta verso di me, guardandomi interrogativa.
“Perché ne sono sicuro.” Mi giro di nuovo, guardando il cielo fuori da quel piccolo luogo in penombra. “E comunque non sono affari tuoi.”
“E tu vuoi continuare a tenerti tutto dentro?” mi chiede a bassa voce, come se mi stesse supplicando. Io sospiro, non sapendo che dire.
“Rein, noi non ci conosciamo molto, inoltre non facciamo altro che insultarci a vicenda, quindi che senso ha dirti cosa è successo?” dico con più calma. Quella ragazza riesce sempre a farmi dire cose che non voglio assolutamente dirle.
Lei se ne rimane in silenzio, per uscire poi con un: “Magari, così facendo smetteremo di litigare.” Insomma, ha un senso quello che dice. Noi non abbiamo fatto altro che prenderci in giro in questi mesi che ci conosciamo, e lei adesso se ne esce con il fatto che, se le dico cosa è successo con Berry, potremo capirci di più. Si assomigliano troppo, per i miei gusti.
“Tu pensi che continuando così possa dimenticare tutto, non è vero?” Mi fa questa domanda all’improvviso, ed io mi giro a guardarla di nuovo: come aveva detto Mirlo. Lei si stringe la felpa che le ho prestato, e continua a dire: “Secondo me stai solo facendo del male a te stesso. Non so cosa sia successo con lei, però non dovresti continuare a scappare senza una meta precisa, non puoi continuare a nascondere questo per sempre. – fa una pausa – Non credi?”
Sorrido appena. Non avrei mai pensato che una ragazza che mi fa esasperare come lei possa dire cose tipo queste. Sospiro leggermente, mentre la pioggia continua a riempire quei silenzi improvvisi tra noi due. Decido di parlare.
“Stavamo insieme, io e Berry, quella ragazza. Ci eravamo conosciuti quasi per caso, ed abbiamo cominciato a frequentarci.” Parlare del mio passato non è mai stato il mio forte, soprattutto se è uno doloroso. Mi abbandono ai ricordi, tanto Rein vuole di sicuro sapere tutto. Forse dovrei aprirmi di più con lei, e non continuare a battibeccare ogni giorno. “Insomma, eravamo felici. Ma forse lo credevo solo io. – I ricordi belli si sostituiscono con quelli più cupi e tristi – Sai, prima di conoscerla ero un tipo più, come dire, amichevole. Lei mi ha cambiata, era sempre allegra e solare, non l’avevo mai vista essere triste. E mi ha cambiato ancora di più. Ancora adesso mi chiedo perché è finita così.” Sorrido un po’ amaro.
“Cosa è successo alla fine?” chiede lei, un po’ titubante.
“A quanto pare non era come avevo sempre pensato.” Lei mi guarda un po’ interrogativa, aggrottando leggermente le sopracciglia. “Perché io non avrei mai pensato che una persona come lei o come te, visto che vi assomigliate tantissimo nel carattere, possa essere così, come dire… falsa.”
Rein abbassa lo sguardo, come se fosse assorta nei pensieri, mentre io continuo a parlare. “Dirti che ci siamo lasciati e basta sarebbe una stupidità, ma dirti anche cosa ci ha spinto a lasciarci sarebbe lo stesso. Anzi, non è la causa che è stupida, ma io. – Faccio una pausa – Nel senso, non mi ero mai accorto che lei stesse solo fingendo di stare insieme a me, e non me ne sarei mai accorto se non l’avessi visto con i miei occhi.”
“Ti stava tradendo?” se ne esce lei, centrando l’obiettivo. Annuisco, guardando la pioggia che continua a cadere. “O meglio, stava con me per far ingelosire l’altro.” Non avrei mai pensato di aprirmi così tanto con questa ragazza che ai primi giorni odiavo molto, troppo. E sempre questa ragazza riesce a confondermi tanto da farmi dire cosa è successo.
Rein se ne resta con lo sguardo abbassato, mantenendo il silenzio. “Ed è finita così. Insomma, per questo sono diventato quello che sono. E forse neanche più ritornerò quello di una volta.” Finisco di parlare così, mentre lei continua a restare in religioso silenzio.
“Per questo sei così come me?” Noto una punta di malinconia nel suo tono di voce. “Solo per questo sei cambiato e ti comporti così con tutti?”
“Mi sembra ovvio. Non sono un tipo che dimentica facilmente. E, soprattutto, devi sapere che ci sono delle cose che ti fanno cambiare nettamente carattere. Insomma, io mi sono pentito di essere stato così con lei, anche se non riesco proprio ad odiarla. Ho pensato che forse dovrei moderarmi un po’ di più.” È incredibile come Rein riesce a farmi diventare così riflessivo.
“Capisco.” Finisce così, senza nessun altro commento.
Improvvisamente, un lampo squarcia il cielo, provocando un suono netto e forte, e la vedo stringere ancora di più i pugni sulle maniche e a chiudere gli occhi. “E tu hai paura dei tuoni, non è così?”
“No che non ce l’ho!” grida lei stridula, aprendo improvvisamente gli occhi e guardandomi torva. “Strano, a me pare il contrario.”
“No-non è vero!” nega balbettando. Faccio un mezzo ghigno, e le prendo il braccio per tirarla verso di me, e lei si ritrova praticamente appiccicata a me. Vedo il rossore del suo viso diventare sempre più visibile, mentre lei continua a balbettare dimenandosi: “Ch-che diavolo stai facendo?!”
“Stai zitta e non muoverti così tanto” le faccio io, cercando di tenerla ferma. Per un momento si calmò, ma respirando a scatti. Continuiamo a restare in silenzio. Vedo la pioggia calmarsi un poco, mentre altri lampi disturbano la quiete. Improvvisamente, lei comincia a parlare: “E tu sai perché ho detto così, ieri sera?” Dico di no. Lei sospira. “Fine è sempre stata una gran fifona fin da bambina, io ero sempre la più coraggiosa. Per questo ho sempre le ho sempre detto che non avevo paura di niente, e lei si sentiva felice.” Sorrise, con una dolcezza tale da lasciarmi senza fiato. “Cioè, io con lei mi sono comportata sempre come “sorella maggiore”, quella più matura, quella che protegge la minore a qualsiasi costo, anche per cose stupide come la paura.”
“E tu pensi di nasconderti anche quando sei con gli altri?” Adesso le parti si sono invertite, sono io, questa volta, a far fare confessioni alla principessina.
“Beh, devo fare la mia parte, o sbaglio?” dice lei.
Istintivamente, la stringo di più a me, e in questo momento mi viene da pensare: “Ma che diavolo sto facendo?”
 
Rein POV
Mi ha stretta a lui proprio quando non me lo aspettavo, e adesso sono praticamente incollata a Shade, e me ne vergogno da morire. Continuo a parlare dell’infanzia mia e quella di Fine, e a volte, quando un altro tuono rimbomba nel nostro “rifugio”, così per dire, ci stringiamo – mi stringe – sempre di più. Mi sento davvero imbarazzata, sono sicura di aver assunto tutte le sfumature del rosso e dl bordeaux. Ma non siamo mai stati così tranquilli per così tanto tempo. Non ho mai voluto avere nessun contatto verbale/visivo/tattile con lui da quando ci siamo conosciuti, eppure, tutto in un colpo, mi ritrovo abbracciata a lui mentre gli parlo senza insultarlo. Certo che la vita è davvero strana. Un minuto prima odi qualcuno ed uno dopo ti ritrovi a volergli quasi bene. Insomma, Shade mi era sembrata una persona un po’ triste, non avrei mai pensato che potesse essere così cambiato per una ragazza. Beh, un po’ mi fa tenerezza.
 
Quando ha smesso di piovere erano circa le 15, il tempo era volato parlando con Shade di me, e lui di sé. Quando ci siamo ritrovati tutti erano un po’ sorpresi nel vedere noi due che non bisticciavamo. Ed io mi sono sentita molto più tranquilla.
Però, appena ritornati in villa, ricominciò a piovere, e, secondo Bright, non smetterà prima di dopodomani. Insomma, questa gita è iniziata nel peggiore dei modi,
Ed io me ne sto seduta sul mio letto, con addosso dei vestiti asciutti ed un asciugamano in mano. Tornati a casa, me ne sono chiusa in camera, senza far entrare nessuno, mentre gli altri decidevano il turno di doccia.
Il fatto non è che non ho voglia di parlare con qualcuno, anzi, ho davvero voglia di sfogarmi. Solo che sicuramente sarei presa in giro, dato che sento una sorta di attrazione verso Shade. E non solo per il fatto del sogno, no. Cioè, è come se lui mi ha scombussolato tutti i piani di odiarlo ed insultarlo per tutto il tempo che mi rimane da vivere – e dicendo così sembro una vecchia –, raccontandomi quei suoi piccoli pezzetti di vita.
“Ma che diavolo sto pensando?!” grido a voce alta, tanto non mi sente nessuno. Sospiro, rassegnata. Non so cosa mi prende in questi giorni, e quello stupido di un Shade mi sta facendo impazzire seriamente. Mi volto indietro, e vedo quella felpa blu che mi ha fatto mettere. È stato così gentile a prestarmela. Forse dovrei andare a ridargliela, penso, prendendo in mano l’indumento. Subito sento l’odore di quel ragazzo pervadermi le narici, e mi viene in mente quando, qualche ora prima, mi aveva abbracciata. Sento le mie guance avvampare, e nascondo il viso in quella felpa, facendomi vergognare ancora di più. “Certo che sono strana, io…” mormoro sottovoce.
Anche se so che mi pentirò, l’unica soluzione è supporre che io sia veramente innamorata di Shade. Così, almeno, potrei spiegarmi il fatto di essere attratta da lui.
“Impossibile” dico io, sorridendo appena. “Sarà sicuramente per il fatto del sogno” continuo a dire, cominciando a camminare per la stanza.
Ok, so che non sono la regina delle deduzioni, ma questa dovrebbe essere l’unica – e vera – soluzione. È semplicemente per il sogno, ne sono sicura. Ma non riesco a togliermi il fatto di essere veramente innamorata di quello stupido. Comincio a camminare più velocemente e nervosamente di fianco al letto, torturandomi le maniche.
Qualcuno bussa alla porta e la sento aprirsi, e vedo Altezza sulla soglia che mi chiede sarcastica: “Che è, Rein, hai avuto un raptus per camminare con uno sguardo così omicida?” Le sorrido alzando un sopracciglio, dicendo: “Grazie, Altezza, mi stai dando un aiuto enorme.”
“Scommetto che quello sguardo omicida è rivolto a Shade” mi dice lei. “Non è ovvio?” faccio io.
“No. Stavo scherzando.” Ok, questa cosa non mi ha fatta ridere, e non ha senso. “Comunque, si può sapere cos’avete te e Shade? Sembrate marito e moglie!” Aggrotto le sopracciglia, perplessa. “Cioè, prima litigate, poi sembrate aver fatto pace da come vi abbiamo trovati!”
“Frena, Altezza, non saltare a conclusioni affrettate.”
“Comunque, si può sapere cosa diavolo ti succede? Sei strana” dice lei. Sbuffo, togliendo lo sguardo da lei e volgendolo alla finestra. Continua a piovere. Mi chiedo quando smetterà.
“Niente, non ho niente.” Sicuramente, mi avrebbe preso per pazza se le avessi detto quello a cui stavo pensando. Mi volto di nuovo verso di lei, e vedo che da dietro la porta compare un Shade vestito con una camicia nera e dei jeans chiari, insomma, vestito da “Che figo non è?”. Ok, Rein, stai delirando per davvero. È solo Shade, semplicemente Shade. Non puoi pensare che sia figo solo perché quei vestiti gli stanno dannatamente bene!
“Di sotto stanno discutendo su quale film vedere. Magari un vostro parere potrà metterli d’accordo” fa lui con un tono un po’ seccato, sbuffando. Continuo a guardarlo negli occhi, cercando di respirare in modo normale. Va bene, lo ammetto: il mio cuore sta letteralmente pompando troppo sangue.
“Bene, dì a loro che andrà benissimo un film che potrà alzare il mio grado di sadicità e di voglia omicida” rispondo io. Esatto, adesso ho una grandissima voglia di prendere qualcuno a calci, e quel qualcuno è proprio Shade.
“Hey, cosa ho fatto?” mi chiede lui, alzando un sopracciglio.
“Non ho mica detto che voglia farti qualcosa.”
“Non hai nemmeno detto che non vuoi fare qualcosa a qualcun altro.”
“Ragazzi, se ve ne siete accorti io ci sono ancora” dice Altezza, incrociando le braccia e aggrottando le sopracciglia, facendo diventare i suoi occhi verdi due fessure. Sbuffo, roteando le mie iridi, dicendo: “Basta, io scendo.”
“Ok, si può sapere cosa diamine ti è preso?” mi domanda lui, seguendomi per le scale. “Non ti interessa ok? Non capiresti” gli faccio io, cercando di scendere più velocemente. “Oh, andiamo Rein, cos’è che non capirei?” Non lo vedo, ma sicuramente ha alzato gli occhi al cielo. Mi mordo il labbro, indecisa su cosa dirgli. “Sono cose da donne!” Sento un silenzio provenire da dietro. “Non è che hai le tue cose?” Come si può chiamare una cosa come questa? Illuminazione? Decisamente no. Mi giro di scatto spalancando gli occhi, sentendomi le guance andare letteralmente a fuoco. “Cosa?!”
“Beh, ti ho chiesto se hai le tue cose. Hai detto ‘cose da donne’ e ‘tu non puoi capire’, o sbaglio?” mi chiede lui tranquillo. Una rughetta appare fra le mie sopracciglia. “Sbagli. Infatti non ho detto ‘tu non puoi capire’.”
“Dettagli.”
“Ma comunque, non vuol dire che io le abbia!” gli dico io, quasi urlando. “Eh vabbè” dice, roteando gli occhi. Continua a scendere per le scale, superandomi, per poi dirigersi verso il salotto, da dove proveniva la voce di Auler che diceva: “Io mi rifiuto!”
“Wow, Rein, con quello sguardo assassino stampato in faccia scommetto che vorresti uccidere qualcuno” dice Mirlo ghignando, appena entro. “Esattissimo” faccio io, fulminando con lo sguardo Shade, che si era appena seduto sul divano. Vedendomi, mi fa le spallucce.
Mi siedo accanto a Fine, per terra, e lei mi saluta sorridendo. Poco dopo entra anche Altezza, guardando me e Shade con un sopracciglio alzato.
“Com’è che voi due prima sembrate tutto rose e fiori, poi scatenate l’inferno più assurdo?” ci chiede, sbuffando.
“Frena, non è colpa mia” le rispondo io.
“Stavate bisticciando tutti e due. Due persone non sono una” replica lei, sedendosi vicino a Lione, che ci guardava sorridendo rassegnata.
“Su, non è successo niente. Decidiamo che cosa vedere, piuttosto” ci esorta lei, dolce come sempre.
Dal nulla, sbuca fuori Tio, che grida: “Vediamoci un horror!”
“Non se ne parla nemmeno!” strilla Fine, rompendomi i timpani. La mia gemella è tremendamente fifona, come avevo già detto a Shade, e non riesce nemmeno a reggere l’inizio di un film horror, sicura che all’improvviso spunti un tizio, spaventandola a morte.
Mi gratto la testa, un po’ infastidita. Lì dentro c’era un caos che non si riusciva più a capire assolutamente niente.
“Oddio, fate come volete” dico io, sbuffando.
 
Shade POV
Alla fine abbiamo scelto un film a caso tra quelli che c’erano, o meglio, le ragazze hanno scelto.
Non era così interessante, un classico: Titanic. Non saprei cosa ci trovino di interessante le ragazze in quel film. Quasi tutte erano sull’orlo del pianto, ma si erano trattenute.
Inutile dire che tutti gli altri l’hanno guardato con poco interesse. O meglio, Auler era quello più entusiasta, se così vogliamo dire. Com’è che ho un amico così stupido?
Tralasciando questo dettaglio, abbiamo deciso di preparare la cena, dopo il film.
Questa è stata una cosa tremenda. Perché?, vi chiederete voi. Ebbene, le due gemelline non erano molto brave ai fornelli (infatti, ieri non è toccato a loro cucinare), e hanno quasi mandato fatto scoppiare (nel vero senso letterale) la cucina, ma soprattutto hanno mandato in tilt Altezza. Ed ecco che quella ragazza, troppo isterica per i miei gusti, comincia ad urlare, mentre Fine e Rein cercano di calmarla e di scusarsi, con scarsi risultati.
La situazione non è migliorata a cena, Altezza era ancora molto, ma molto arrabbiata, anche se avevamo cercato di farla calmare.
Dopo cena, mi rifugiai nella stanza del pianoforte. Sfioro leggermente i tasti, sedendomi. Mi ricordo che da piccolo mio padre mi aveva insegnato a suonare. Ma non mi ricordo nient’altro di lui; era sempre in giro per il mondo. Ma da quando se n’è andato davvero, sono stato io l’uomo di casa, per dire. Mia madre ha cercato di darci tutto quello che ci serviva, a me ed a Milky. Sospiro leggermente. Forse dovrei smetterla di fare i miei comodi e impegnarmi per poter lavorare.
Comincio a suonare una piccola melodia, l’unica che mi ricordo che suonava mio padre. Era per farmi addormentare, per lo più. E poi, è l’unica che riesce a farmi rilassare.
“Sapevo che ti avrei trovato qui.” La voce di Rein fa ritornare alla realtà. Mi volto verso di lei, e vedo che sorride leggermente. Prende la sedia del giorno prima, e si mette a fianco a me, appoggiandosi ai palmi delle mani. “Ti piace proprio sentirmi suonare, eh?” le chiedo.
“Già” risponde lei, allargando il suo sorriso, ma mantenendo sempre la stessa dolcezza di prima. “Cosa stavi suonando?”
La guardo per qualche secondo, prima di rispondere. “Era tipo una ninna nanna che mi suonava mio padre quando ero piccolo.”
Quello che riuscì a rispondere lei fu un “Oh, capisco”, seguito dall’abbassamento dello sguardo. Non le avevo raccontato di mio padre, la mattina, non l’avevo nominato. Forse ha capito perché non l’ho fatto.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, nessuno dei due osava parlare.
“Suoni?” chiede lei, infine, con una vocina timida. Mi volto per guardarla, mentre lei si affretta a dire: “Se vuoi! Cioè, io non ti obbligo mica.”
“Certo che tu sei strana” le dico, girandomi verso le tastiere bicolore dello strumento.
“Lo so, me lo hai già detto.”
“Ah sì?”
“Insomma, non è che mi ricorda molto di quello che abbiamo parlato. Qualcosa del genere lo avrei detto.”
“Probabile.”
E la musica comincia a riempire la stanza. Forse questa è l’unica cosa che riesce a metterci d’accordo, e a non farci litigare come sempre. E anche la pioggia.
Dovrei esser grato a loro.















Note dell’autrice
N/A: Wow. È stato un parto anche questo, oddio. *le lanciano i pomodori in testa* Ah ah. Lo so che dovrei aggiornare più spesso, ma adesso ho tre storie da mandare avanti. Lo so, non dovrei esagerare, ma le idee mi vengono in testa, uffa >.> Tralasciando, non ho niente da dire, adesso.
Bene, direi che ho finito. Di già. E mi sono iscritta di nuovo a ForumCommunity con il nickname di { »rainy *OOOOO* Eh vabbè.
A presto, cari (?) lettori (?).
Ah, è vero. Buon Natale e felice anno nuovo (anche se sarà fra una settimana)!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 7: Are you ready to start a love Game? ***


Chapter 7
Are you ready to start a love Game?
But that’s a little Hard, do you know?
 
Rein POV
Ha continuato a piovere per due giorni ininterrottamente. E abbiamo già bruciato 4 giorni della gita. Grande.
Quinto giorno, mercoledì, il tempo è inutile dirlo. Si muore di caldo, nonostante piova a dirotto. “Che noiaaaa!” dice Sophie, sbuffando sonoramente. I ragazzi stanno giocando a biliardo, mentre noi ragazze ce ne stiamo sulle poltroncine a parlare un po’. Altezza, accavallando le gambe, dice indispettita: “Com’è che stanno giocando solo loro? Tzè. Saprei fare di meglio rispetto a quegli stupidi.”
“Cara, guarda che c’è anche il tuo caro fidanzatino con loro” dico io, sorridendo maliziosa e canzonatoria, beccandomi uno sguardo di fuoco da parte della biondina. In quel momento, ritorna Lione, che, sospirando, si siede accanto a Mirlo.
“Come sta Tio?” chiede preoccupata Fine, accanto a me. Quei due, entrambi col carattere esuberante, sono diventati buoni amici. “La febbre è scesa, però continua a stare male. Adesso si sta riposando” dice Lione, abbassando lo sguardo color cremisi. “Uff, io l’avevo detto che non doveva uscire con le maniche corte, a quello stupido” dice Mirlo.
Le ragazze continuano a parlare, mentre io non riesco a distogliere lo sguardo da Shade. Ogni sua mossa, ogni suo insignificante gesto è come se mi rapisce. Anche il modo in cui si piega per tirare la palla bianca mi lascia un sensazione strana, piacevole. Ok, non è proprio la cosa a cui dovrei pensare. In fondo Shade rimane sempre lo Shade di sempre, quello scemo, quello che mi punzecchia ogni giorno, quello che non fa altro che chiamarmi principessina, quello che soprattutto odio. Anche se non potrei parlare di odio quando mi sembra così, come dire, tenero.
Scuoto la testa per togliermi questi stupidi pensieri dalla mente.
Da quando in qua penso a Shade in questo modo?
“Da quando ti sei accorta che sei innamorata di lui, cara mia” dice una piccola vocina derisoria nella mia testa. Affondo il viso nelle mani, cercando di nascondere il mio imbarazzo.
“Rein, ti senti bene?” La voce di Fine mi riporta – finalmente – alla realtà. Alzo il viso per guardarla, dicendo: “Sì, certo”, quando so perfettamente che non sto affatto bene, anzi, mi sento davvero una stupida a farmi tutti quei pensieri. “Sicura? Sei tutta rossa” continua a dire. “Sarà il caldo” le rispondo io, cercando di far finta di niente. mi sento addosso lo sguardo preoccupato della mia gemella, mentre guardo la pioggia, fuori dalla finestra, cadere giù a catinelle.
Passano i minuti, io continuo a restare silenziosa, mentre la musica dello stereo, le chiacchiere delle ragazze e i rumori secchi delle palle da biliardo che si scontravano riempivano le mie orecchie.
“Ragazze, volete giocare?” chiede Auler, avvicinatosi a noi. Dietro di lui, Bright e Shade erano ancora lì, al tavolo di velluto verde, ad aspettare la nostra risposta. Altezza schizza su, dicendo: “Ce ne avete messo di tempo!” e lo stesso fanno Sophie e Mirlo. Lione e Fine, invece, preferiscono stare tranquille a parlare. “Io passo” faccio, sventolando la mano davanti alla faccia. Non ho voglia di giocare, l’unica cosa che voglio fare è starmene a guardare fuori dalla finestra. Tutti mi guardano in modo strano. “Perché no? Di solito sei tu quella che ha più energia. Escludendo Sophie” dice Bright, avvicinatosi anche lui. “Ragazzi, oggi non ne ho voglia” dico io, sbuffando.
Ed ecco che quello stupido d’un Shade comincia a parlare: “Che c’è? Hai paura di perdere o non sai giocare?” Mi volto verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. “Certo che so giocare! È solo che oggi non me la sento!” gli sbraito contro.
“Certo certo, come no. Allora fammi vedere, principessa” mi dice lui, con aria di sfida. Odio quando qualcuno mette alla prova il mio orgoglio. “Da’ qua!” dico ad Auler, strappandogli la stecca di mano, dirigendomi verso Shade, che se ne stava ancora lì con un ghigno stampato in faccia, con passo pesante e furibondo.
 
Shade POV
Regola numero 1: mai mettersi contro una ragazza facilmente irritabile, potrebbe mettersi sul piede di guerra. E non è una cosa piacevole.
Però, si sa, Rein è così adorabile quando si arrabbia. La sua faccia sembra quasi quella di Hello Spank. Non è un paragone sensato, però ci somiglia tantissimo, credetemi.
“Embè? A cosa giochiamo?” mi chiede, guardandomi male. “Ma non dovremmo far giocare anche gli altri, principessa?” dico io, vedendo che Auler, Bright, Mirlo e Sophie erano lì, ad osservarci sorridendo rassegnati, mentre Altezza ci lanciava occhiate torve. “No!” grida, sbattendo la stecca, appena più bassa di lei, per terra. Faccio le spallucce: “Va bene.”
Sistemo tutte le palle nel triangolo, ad eccezione della bianca, nella parte alta del tavolo, dicendo: “Giochiamo a free ball. Sai come si gioca?”
“Basta che mi spieghi” dice lei, sbuffando e prendendo il gesso per lisciare la punta della stecca. “Bene. Scegli: piena o striata?”
“Piena” dice lei. Continuo a dire: “Bene, allora cominci tu. Devi mandare in buca tutte le palle piene, tranne la numero 8 nera. Se prendi una palla tua ma non la mandi in buca, allora sarà il mio turno. Se non riesci a prendere nessuna palla, o se prendi una mia o se mandi quella bianca in buca, tocca a me e posso scegliere a mio piacimento dove posizionare la palla bianca. E lo stesso vale per te. Vince chi manda tutte le palle del suo tipo e quella nera in buca. Domande?”
“No, nessuna.”
“Bene, allora iniziamo.”
Non l’avevo mai vista giocare a biliardo, però devo dire che ci sa fare. Insomma, è abbastanza brava.
Mentre giocavamo, la vedevo spesso mordicchiarsi il labbro o le unghie, quando non sapeva a quale palla mirare. Ma alla fine sapeva (quasi) sempre fare centro – anche se aveva fatto volare fuori la bianca una volta, con un colpo troppo forte –.
All’ultimo, avevamo mandato in buca tutte le palle, tranne quella nera; è il turno di Rein. La palla numero 8 è praticamente spiaccicata al bordo del tavolo, mentre quella bianca è abbastanza lontana, vicina alla buca in alto a destra del tavolo. Ci voleva un colpo non molto forte, ma nemmeno troppo piano. È quasi impossibile mandarla in buca, ma Rein ci prova lo stesso. Appoggiando la stecca fra l’indice e il medio sinistro, prende la mira, cercando di essere più precisa possibile.
 
Alla fine avevo vinto io,  dato che non è riuscita a mettere in buca la numero 8 e mi aveva dato un punto favorevole dove tirare. Sbuffando irritata, è ritornata al proprio posto, borbottando parole incomprensibili. Sicuramente mi stava lanciando qualche maledizione che conosceva.
Decido di andare un momento in bagno.
Mi appoggio al lavandino, guardando il mio riflesso nello specchio. Ho tutti i capelli scompigliati, non che la cosa mi tocchi, ovvio. Era così che mi vede la gente? Guardando la mia faccia, sembro proprio un teppista ribelle ed un infrangitore di regole in piena regola (scusate il gioco di parole). Non ci avevo mai fatto caso prima d’ora; forse aveva ragione Rein quando, prima che iniziasse la scuola, mi aveva detto che la mia faccia non prometteva niente di buono. Sbuffo, non pensavo che quella ragazza possa essere così influente su di me. “Chi diavolo sei, Shade?” chiedo allo specchio, come se potesse rispondermi. Perché se da una parte sono una persona, dall’altra sono una diversa. Da una parte c’è il me scontroso, ribelle, taciturno; dall’altra c’è il me che vuole liberarsi e fidarsi di tutti. Ma non è mai così semplice.
Avrei voluto che non ci fosse stata Berry nella mia vita.
Esco dal bagno, mettendomi le mani nelle tasche. Vedo Bright davanti a me che mi guarda. “Che c’è?” gli chiedo, seccato.
“Amico, che cosa vuoi fare allora?” risponde lui, o meglio, mi domanda. Aggrotto le sopracciglia, perplesso: “Cosa vuoi fare cosa?”
“Non fare lo scioglilingua, per piacere.”
“Bright, mi sto arrabbiando.”
“Ok, scusa, scusa. Scherzi a parte, cosa vuoi fare con Rein, eh?”
Lo guardo torvo, alzando un sopracciglio. “Che c’entra lei adesso?”
“Andiamo, Shade, si vede da un miglio che vi amate tantissimo.”
Il mio sguardo si fa mano a mano più assottigliato. “Ok, questa è la cosa più assurda che io abbia mai sentito e che tu abbia mai detto.”
“So dicendo sul serio” fa lui, incrociando le braccia, e continuando a guardarmi. “Shade, solo uno stupido non se ne accorgerebbe. E tu e Rein siete davvero stupidi – forse lei non lo è – a pensare che vi odiate a morte, e siete pure i diretti interessati in questa faccenda.”
“Tu guardi troppi film d’amore” dico io, dirigendomi in camera.
“Scommettiamo?” chiede lui, alle mie spalle. Mi giro con la testa, chiedendogli: “Cosa?”
“Scommettiamo che lei è innamorata di te e tu di lei?”
“Continuo a dirtelo, è la cosa più stupida che abbia mai sentito in vita mia.”
“Vuol dire che non hai il coraggio di ammetterlo, allora.”
Sento la rabbia ribollirmi dentro. Lei non deve contare assolutamente niente per me. Anche se qualcosa mi dicesse che è sbagliato, sbagliatissimo.
“Se vinco io, allora devi cominciare a darti una mossa con Rein, ovvero: provarci con lei. Se vinci tu, allora ti offro per un anno il pranzo ogni volta che usciamo.”
“Sai che cosa. Facciamo così: se vinco io, tu la smetterai di assillarmi con queste assurdità. Questo mi basta e avanza.”
“D’accordo, affare fatto.”
Prima di entrare in camera, gli dico: “Comunque, Bright, tu non sai niente. Di lei non me ne importa un fico secco, potrebbe anche sparire dalla mia vita, e non mi cambierebbe niente.”
Mi chiudo la porta alle spalle, ma il mio sesto senso mi dice che qualcosa è andato storto.
 
Rein POV
Avete presente quando sentite qualcosa, come se il cuore vi si fermasse all’improvviso? Ecco, questo è quello che riesco a realizzare.
La sera ci ha sopraggiunto veloce, mentre fuori continua a piovere a dirotto. Non riesco a liberare la mia mente da quella stupida sensazione di disagio e delusione; non ho nemmeno tanta voglia di mangiare.
Siamo ancora in salotto, mentre Altezza, Mirlo ed Auler preparano la cena. E mentre gli altri continuano a chiacchierare vivacemente, a me sembra che è come se il mondo mi fosse caduto addosso.
“Rein, si può sapere cos’hai?” Fine, con la sua voce squillante, non riesce a muovermi, affatto. È come se fossi ipnotizzata da qualcosa, ma non so nemmeno io bene cosa. Non le rispondo, mi abbraccio più forte le gambe.
“Rein ci stai preoccupando…” Anche Lione prova a farmi spiccare parola, ma non so bene cosa dire, o forse non voglio dire niente, non voglio far sentire la mia voce delusa dagli altri.
Gli altri cerano di farmi parlare. Dio, sono così fastidiosi. “Vado in camera, dite ad Altezza, Auler e Mirlo che oggi non ho voglia di cenare.” Queste sono le uniche parole che pronuncio, prima di alzarmi da terra e di dirigermi verso la porta.
La mano di Shade mi ferma: “Non fare la bambina, Rein. Cosa diavolo hai?”
Mi mordo il labbro. Proprio lui deve parlarmi, che fino a poco prima non mi aveva nemmeno degnato di uno sguardo – o meglio, parola – preoccupato? Diamine, che nervi.
“Ti dico che non ho niente” faccio più scontrosa possibile, tenendo lo sguardo basso.
“Cos’è che hai? Dillo, non mi va che gli altri stiano così preoccupati per qualcosa che nemmeno sanno.”
A quel punto scoppio. Non ce la faccio più. “C’è che tu sei un bastardo senza cuore” dico solo.
“Eh?” La voce incredula di Shade mi fa imbestialire ancora di più.
“Non fare il finto tonto, te ne prego. Sei un pessimo bugiardo.” Mi volto verso di lui, guardandolo negli occhi profondi. Sono come le profondità degli oceani, qualunque ragazza sarebbe stata felice di annegare lì dentro. Ma non io, non questa volta. “Senza contare il fatto che io sarei un premio da vincere, in questo caso da perdere – lancio un’occhiata di fuoco a Bright, che mi guarda incredulo, con un sopracciglio alzato –, mi sembri davvero un bastardo ad accettare quella stupida scommessa.”
Gli occhi di Shade si fanno sempre più grandi e sorpresi. “Senti, ascoltami, ti posso spiegare.”
“Certo una spiegazione, come no” dico io, roteando gli occhi. “Forse non hai capito che ci sono rimasta male quando tu hai detto che se anche me ne andassi, tu non faresti una piega.” A questo punto, la faccia di Shade si rabbuia. “No, senti, c’è stato un equivoco…” comincia a dire.
“Oh, andiamo, Shade, che equivoco ci potrebbe essere?! Diamine, ti sto fra i piedi, no?! Va bene, non c’è problema, possiamo vivere come due perfetti sconosciuti, basta dirmelo! Cavolo, Shade, pensavo fossi più diverso di quanto sembri. A quanto pare mi sbagliavo di grosso. Pensavo che, se ti fossi confidato con me, avrei risollevato quella tua parte prima che incontrassi quella ragazza. Mio dio, e pensare che potevo anche…” Mi fermo, portandomi la mano alla bocca. A furia di parlare, stavo dicendo qualcosa che non dovevo assolutamente dire. Sono un premio da vincere.
Esco dalla sala, e solo adesso mi accorgo che ci sono tutti a guardarmi, dato che ho parlato davanti a tutti loro, e anche ad Altezza, Mirlo e Auler, che sono venuti, sicuramente, per chiamarci.
Salgo in fretta le scale e sbatto la porta dietro di me, chiudendola a chiave, mentre mi appoggio su di essa e scivolo fino a terra. “E pensare che potevo anche innamorarmi davvero di te” sussurro appena, e le lacrime mi scivolano giù dagli occhi.
È la prima volta che provo un dolore così intenso.
 
Alla fine, siamo ritornati più presto in città. Pioveva troppo.
Ho passato due settimane senza rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi; Fine aveva cercato di trascinarmi fuori per fare pace, ma io ho rifiutato categoricamente.
A volte le ragazze sono venute a trovarmi, Altezza mi reputava infantile, ma io non le davo ascolto. Quando se n’era andata, Lione mi disse che era il suo modo di preoccuparsi per me.
Ma Shade non è mai venuto. Per fortuna.
Dopo una quindicina di giorni, ho deciso che uscire sarebbe stato meglio che restare tutti i giorni in casa.
È inizio agosto, ormai. Fuori fa un caldo boia.
Il parco è il posto che adoro di più di questa città. È molto tranquillo, un luogo perfetto dove rilassarsi o leggere un libro in santa pace.
Mi abbandono alla panchina con gli occhi chiusi, ascoltando il cinguettio degli uccelli sugli alberi. Il vento è caldo, tiepido. Il sole mi manda i suoi raggi caldi, mi sento bene. È come se fossi una foglia: ricarico le mie energie grazie al sole.
Adoro l’estate.
La mia tranquillità, purtroppo, non aveva fatto i conti con l’ultima persona che volevo vedere. Apro gli occhi, e la figura di Shade copriva tutta la mia visuale sul parco.
“Che vuoi?” gli chiedo io, scocciata. Lui sembra pensarci un po’ su. “Senti, so che probabilmente non mi vuoi più vedere, però devo spiegarti, Rein.”
“No, non voglio sentire. Penso di aver sentito troppe parole uscire dalla tua bocca.” Mi alzo, e mi dirigo verso l’entrata/l’uscita del parco. Non avevo affatto voglia di vederlo.
Cammino veloce, in modo che non possa raggiungermi, per poi mettermi a correre.
Attraverso la strada senza guardare, anche se mi hanno ripetuto mille volte di farlo. Sento la voce di Shade che mi chiama, ma non ho voglia di guardarlo.
Appena metto un piede sul marciapiede, uno stridio di gomme sulla strada e un colpo molto forte, come se due cose sbattessero, mi induce a guardarmi dietro, come fanno molti altri pedoni.
Non avrei mai pensato di poter vedere quel ragazzo lì, sdraiato sull’asfalto, con un po’ di sangue che cominciava ad uscire dalla tempia destra e gli occhi chiusi. E il mondo mi crolla addosso un’altra volta.


























N/A: Oddio, non pensavo di finire questo capitolo tanto presto O__O Siamo passati dal clamoroso ritardo all’aggiornamento super veloce!
Buon anno nuovo, innanzitutto! Eheh… sto scrivendo questa roba alle 0.15 del 1 gennaio 2011 :DD Yahoo. Non sono molto entusiasta, se devo dire la verità.
Ok, comincio a fare la seria.
Insomma, c’è chi quest’anno ha detto che è stata una cacca, chi lo ha adorato, chi, come me, è stato nel mezzo. Direi che tutti abbiamo avuto un anno stancante, è vero, ma in fondo, se ci pensiamo bene, ci sono stati dei momenti molto felici, o sbaglio? Bene, il 2011 sarà un’occasione per migliorare la nostra vita, un’occasione per tenersi stretti i propri familiari e i propri amici. Ci sarà qualcuno che nel 2011 se ne andrà, chi verrà, chi sarà felice, chi sarà triste. Ci sarà chi dirà che anche il 2011 sarà stato schifoso, quando saremo alle porte del 2012. Però, non sarà poi così male, me lo sento. Basta crederci, no?
Un bacio a tutti e felice anno nuovo.
Vostra Rainy.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter 8: I'll be here, forever With you ***


Chapter 8
I’ll be here, forever With you
You promised Me, do you remember?
 
Shade POV
“Shade, stai bene?” La voce delicata e preoccupata allo stesso tempo della principessa dai capelli turchini mi fa aprire gli occhi. Mi sento la tempia destra pulsare, ed istintivamente mi porto una mano sulla fronte. Una smorfia di dolore appare sul mio viso appena sfioro quella parte, accorgendomi che porto una benda. “Che succede?” chiedo io, un po’ spaesato. “Sei caduto da Regina e ti sei ferito alla testa” mi risponde lei, mentre mi prende la mano. Mi sento un po’ arrossire a quel gesto. È strano che qualcuna che non conosco – o meglio, che l’io reale non conosce – mi faccia questo effetto. “Sei stato fortunato che io sia passata nei paraggi e che abbia avuto con me un piccolo kit di medicazione” continua a dire, guardandomi negli occhi. Il suo sguardo è limpido, di un colore che meraviglioso è dir poco, un verde acqua, con delle splendide sfumature azzurre. Quello sguardo avrebbe potuto ammaliare chiunque l’avesse guardata negli occhi. Ma in questo momento aveva un velo di tristezza.
“Mi chiedo perché si ostinino a continuare questa guerra inutile” dice lei, abbassando quelle iridi di cristallo. “Anche mia sorella è molto preoccupata, soprattutto per te.” Un po’ mi sento in colpa per aver spento il suo viso. “E tu dovresti stare più attento quando cavalchi su Regina mentre vieni da noi.”
“A proposito, dov’è finita?” le chiedo, guardandomi intorno. Regina è sicuramente la mia cavalla. Un muso mi da una piccola leccata alla guancia, e mi volto a guardarla. È davvero maestosa, il nome le si addice proprio. “Stai bene?” le chiedo, accarezzandole il muso. Lei nitrisce per darmi la conferma.
Mi volto verso la principessa, che ci guardava con un lieve e tenero sorriso, dicendole “Grazie”. È davvero una ragazza bellissima, assomiglia tanto a…
“Principessa Rein!” Una guardia la sta cercando, ed io, in fretta e furia, mi alzo, salendo su Regina che continuava a guardarci. Non so perché l’ho fatto, ma è stato un gesto istintivo. Anche lei si alza, lasciando la mia mano, mentre mi guarda preoccupata.
“Tornerò presto, non ti preoccupare” le dico, prendendo la sua mano chiara e vellutata, baciandole la pelle profumata, per poi lasciargliela. “Stai attento, mi raccomando” mi dice lei, guardandomi con quei suoi occhi meravigliosi. Le sorrido, e con un gesto, faccio fare a Regina dietrofront e ripartendo, mentre il vento mi va contro.
 
Rein POV
Pensavo che la notte più lunga della mia vita potesse essere la notte prima del mio matrimonio, o quello di Fine, ma non avrei mai pensato che potesse essere la notte in cui una persona che conosco da soli 5 mesi è sospesa fra la vita e la morte.
Era il tardo pomeriggio quando Shade è stato investito. Per colpa mia. Poi è stato tutto come un mosaico confuso, con troppi colori e troppe immagini: la chiamata all’ospedale da parte dell’autista, il viaggio nell’ambulanza mentre guardavo Shade che sanguinava pericolosamente dalla testa, l’arrivo all’ospedale più vicino, l’odore disgustoso di disinfettante appena sono entrata dentro e la sparizione di Shade dentro una delle migliaglia di porte che vedevo. Sono passate delle ore, ma mi sembra che siano passati anche molti, troppi anni.
L’autista è stato subito sottoposto al test dell’alcool, ma è risultato negativo. In questo momento, probabilmente, è ancora in questura.
Ma è stata tutta colta mia, in verità. Se solo mi fossi fermata ad ascoltarlo, probabilmente lui non sarebbe stato investito. I sensi di colpa mi stanno divorando letteralmente, non ce la faccio a pensare che lui saprà cavarsela.
Dio, non mi sono mai sentita così. Ci sarei dovuta essere io al posto di Shade. Lui non ha fatto niente, sono stata io, stupida ed ostinata, a non aver ascoltato la spiegazione.
Poco dopo che hanno portato Shade in ospedale, sono accorsi tutti gli altri: prima Mirlo, poi Bright, Auler, Altezza e Sophie, ed infine Lione con Tio e Fine. Vedendomi così, hanno subito cercato di rassicurarmi, che sarebbe andato tutto bene. Non mi hanno chiesto cosa fosse successo, e per questo sono grata a loro.
L’immagine di Shade che era sdraiato sull’asfalto tormenta i miei pensieri, ogni volta che chiudo gli occhi mi sembra di vedere ancora la sua lieve smorfia di dolore quando ero salita con lui sull’ambulanza.
Non ho molta fame, anche se ormai sono le 10 di sera. Me ne sto seduta per terra, con la faccia affondata nelle ginocchia, abbracciandomi le gambe. Alzo leggermente lo sguardo, vedo Bright che cammina nervosamente avanti ed indietro, Lione e Mirlo con lo sguardo preoccupato, Sophie che si mordicchia il labbro inferiore guardando di continuo le porte della stanza in cui c’era Shade, Tio che è seduto per terra davanti a me, Altezza che se ne sta con le braccia conserte a fianco a me ed Auler era vicino a lei, che le tiene la mano. Fine, invece, è seduta per terra anche lei, vicina a me. “Vedrai che si riprenderà, sorellina” mi dice lei, abbracciandomi per rassicurarmi. Strizzo gli occhi, sento che sto per mettermi a piangere. È come se fossi tormentata dai ticchettii dell’orologio sopra di me, che scandiscono i minuti che non passano mai. È come se dicesse “È  colpa tua, solamente colpa tua”.
Lui è troppo importante per me, lo ammetto. Se non si salvasse, non saprei chi riempirebbe le mie giornate con le continue prese in giro, chi mi chiamerebbe “principessa”, chi avrà quel tono di voce distaccato e freddo, ma, soprattutto, chi suonerebbe il pianoforte per me.
Ho paura, tanta paura. Mi stringo a Fine, cominciando a singhiozzare ininterrottamente. Mi sento gli sguardi preoccupati di tutti gli altri addosso, ma non mi importa.
Darei qualsiasi cosa perché Shade si riprendesse al più presto.
 
Sono quasi le 11 e mezza. Tutti gli altri hanno avvertito i propri genitori che non sarebbero tornati a casa per stare con me e Shade.
Ho sempre odiato gli ospedali: oltre alla puzza di farmaci e disinfettante, ci sono tante, troppe persone che lottano contro sé stessi per vivere. Li ho sempre odiati, non c’è posto peggiore.
Le pareti bianche ti danno un’aria “Benvenuti in Paradiso”. Disgustosa. I medici in camice verde vanno sempre avanti e indietro, non possono nemmeno fermarsi un momento. Odio gli ospedali, la vita delle persone sono sempre in mano alle altre, e se qualcuno passa a miglior vita, è colpa di chi lo avrebbe dovuto salvare.
Odio gli ospedali: adesso c’è Shade sospeso fra la vita e la morte.
Non avrei mai pensato di vivere qualcosa del genere per qualcuno che conosco a malapena.
Una bambina dai capelli rosa si butta addosso a Mirlo, guardandola con gli occhi imploranti: “Mirlo, cosa è successo al mio fratellone?”
Lei la guarda triste, non sapendo cosa dire. Gli occhi della bambina sono di un blu così intenso che sembrano quelli di Shade. “È colpa tua”, continua a dirmi la mia mente. “È colpa tua se adesso sua sorella sta per piangere.”
Una donna alta dai capelli blu a caschetto prende in braccio la bambina, che si aggrappa a lei, come se volesse avere un supporto. “Signora Moon” mormora Bright, accortosi della sua presenza, mentre tutti gli altri la fissano.
La donna non ha una bella cera, sicuramente avrà avuto una giornata pesante di lavoro. “Dov’è Shade?” chiede, con voce triste e preoccupata. La madre di Shade. Per un’altra volta, la terra mi manca sotto i piedi. Vorrei sprofondare, seppellirmi da qualche parte. Abbasso lo sguardo, chiudendo i miei occhi e mordendomi il labbro inferiore. Dovrei esserci io al posto di Shade.
“Ecco, è ancora in sala operatoria” risponde Altezza, guardando le porte che non accennavano ad aprirsi. Divento sempre più nervosa, è come se potessi sciogliermi da un momento all’altro.
Mi alzo, vado davanti alla donna appena arrivata. Abbasso lo sguardo, dicendo: “È tutta colpa mia, avrei dovuto fermarmi ed ascoltarlo, se lo avessi fatto lui sarebbe incolume.” Mi inchino davanti a lei, tanto che i miei capelli sfiorano terra. Le mie mani si stringono in due pugni appena sopra le ginocchia. Sento le mie unghie come se si conficcano nel palmo della mia mano, stringo così tanto i pugni fino ad avere le nocche bianche. Mi sento così in colpa.
La madre di Shade, posando la bambina per terra ed inginocchiandosi davanti a me, mi posa le mani sulle spalle e mi fa alzare la testa. Guardandomi apprensiva, mi dice: “Non ti preoccupare, è stata solo un po’ di sfortuna. Tu devi essere Rein, giusto?” Annuisco lentamente. “Bene, Rein” continua, “sono sicura che Shade ce la farà, è un ragazzo forte, supererà questa difficoltà come ha sempre fatto. Dobbiamo credere in lui. non è un tipo che abbandona le persone, anche se a volte il suo carattere può essere un po’ difficile da capire.”
“Vorrei tanto poter fare qualcosa” mormoro, il fatto è che non posso starmene qui con le mani in mano. Devo fare qualcosa.
“Per adesso l’unica cosa che possiamo fare è stare qui ad avere fiducia in lui. so che si riprendere” dice la signora Moon, comprensiva. Annuisco.
La porta della sala operatoria finalmente si apre, ed esce un dottore con il camice verde, togliendosi la mascherina e sospirando stanco. Ci avviciniamo tutti a lui, mentre la madre di Shade dice: “Dottore, come sta mio figlio?”
Lui muovendo lievemente la testa a destra e sinistra, risponde: “L’incidente gli ha causato un’emorragia interna, stiamo cercando di fare il possibile per evitare che muoia dissanguato. Le possibilità che sopravviva sono meno della metà. Inoltre, ho un’altra brutta notizia.” Il cuore comincia a battermi forte nel petto, tanto da farmi male. Se solo lo avessi ascoltato, tutto questo non sarebbe successo. Se Shade morisse, io…
“Ci dica, per favore” dice Mirlo, visibilmente preoccupata. Il signore abbassa lo sguardo, dicendo: “Temo che, avendo sbattuto violentemente la testa sull’asfalto, potrebbe avere un’amnesia sugli ultimi mesi prima dell’incidente. Ma non è sicuro, dobbiamo ancora approfondire le analisi una volta finita l’operazione.”
È come se mi sentissi i piedi mancare. Anche se si salvasse, probabilmente non mi ricorderà. Forse è meglio, non avrebbe nessun ricordo spiacevole. Anche se tutto questo mi ferirà.
 
Ormai è davvero notte fonda, e non riesco a dormire, mentre gli altri hanno preso sonno, anche se non facilmente. A volte qualcuno si svegliava e lo restava per un bel pezzo.
Dopo che il dottore ci ha dato quelle terribili notizie, ha detto alla madre di Shade di seguirlo per i dati personali del figlio, mentre tutti noi siamo restati nel corridoio ad aspettare. Nessuno aveva fiatato, ci siamo lanciati delle occhiate preoccupate, ma non era volata una mosca.
Stanca di aspettare, decido di andare via per qualche momento da quel corridoio un po’ troppo soffocante.
L’aria notturna della città è molto più fresca rispetto a quella del pomeriggio. È estate, eppure mi sembra che sia inverno. Sento così freddo.
“Shade…” mormoro, guardando il cielo stellato di agosto. Ecco, questo assomiglia a lui: Shade è un cielo stellato d’estate, limpido, senza alcuna nuvola. Perché lui non è affatto il ragazzo che pensavo che fosse appena lo avevo conosciuto. Sarebbe terribile se lui non sopravvivesse. Sospiro, mentre ripenso a tutti i momenti in cui siamo stati insieme. Il pianoforte, il giardino della scuola in cui gli ho minacciato di non parlarmi, il suo modo di chiamarmi “principessa”, la felpa che mi aveva prestato.
Perché l’ho sognato il giorno prima di conoscerci, perché ho sognato che bisticciavamo anche se non eravamo veramente noi.
È come se la terra sotto i piedi mi mancasse: mi inginocchio, continuando a guardare il cielo, mentre piango come una bambina pregandolo: “Ti prego, fa’ che Shade si salvi, te ne prego, ti scongiuro… mi va bene se non si ricorda di me, mi basta sapere che sarà vivo…!” Mi manca la voce, il groppo in gola non vuole scendere. Piango con tutte le mie forze, i singhiozzi riempivano la parte d’aria che non era coperta dal rumore delle macchine che sfrecciano per la strada.
Mi sembrava tutto un sogno. Io che piango – quando di solito non lo faccio mai – per qualcuno che conosco a malapena. È come se il destino avesse voluto farmi uno scherzo di pessimo gusto.
“Dio, Shade” continuo a mormorare, interrotta dai forti singhiozzi che emetto, “non andartene, ti supplico. Perché tu non puoi farmi questo, me lo hai promesso.” Le parole mi escono di bocca anche se non sono veramente io a pronunciarle, e, dopo tanto tempo, mi sono sentita come la principessa che ero nei sogni quando lo avevo incontrato. “Io… mi dispiace, Shade, mi dispiace… avrei dovuto ascoltarti, mi pento tantissimo. Noi ci siamo rincontrati, come ci siamo promessi, dovremmo stare insieme per sempre. Me lo hai promesso, Shade. Mi avevi promesso che saresti ritornato da me.” Non so bene neanch’io come potessi pensare a certi discorsi così insensati, o almeno per me. Però mi sento come se fossi tradita, leggermente. Ma sento anche come una sorta di speranza che rinasce dentro me. “Ritorna da me… principe mio…”
 
Guardo fuori dalla finestra. La nebbia era densa, soffocante, mentre io non ci vedo da un palmo dal naso. Sospiro, delusa, mentre richiudo la finestra, e mi dirigo verso il letto.
Un libro dalla copertina blu scuro giace lì, solo. Come d’istinto, lo prendo fra le mani, e lo abbraccio al petto. È come se sentissi un odore particolare, familiare. Ed ancora una volta, la mia bocca si muove da sola: “Dove sei, principe Shade?”
Non riesco ad avere nessun controllo su questi strani sogni, né posso muovermi come voglio. È come se fossi intrappolata in questo corpo mio/non mio.
“Rein? Tesoro? Sei in camera?” Bussano alla porta, ed io mi volto verso di essa. “Sì, ci sono. Entrate pure.”
La porta si apre, ed entrano due persone identiche ai miei veri genitori. “Ci hanno riferito che ti hanno vista con il principe Shade del Regno della Luna qualche giorno fa.”
Shade, Shade, Shade. Quel nome mi ronza in testa come se fosse una mosca. Ma non posso fare a meno di pensare a lui. Non dico niente.
“Senti, cara, so che tu gli vuoi bene, però non possiamo permettervi di rivedervi. I sudditi lo interpreterebbero come un tradimento da parte tua, che, per di più, sei una delle due principesse del Regno Solare.” La “mamma” mi dice tutto questo con tono gentile, ma che non ammette repliche. Abbasso lo sguardo, non perché non voglio guardare le due persone, ma perché il desiderio di rivedere Shade mi brucia dentro. “Quindi, tesoro, possiamo fidarci di te? Non lo rivedrai, non è così?” Non riesco a non annuire, sconfitta, alla domanda dell’uomo.
Quando se ne andarono, mi accascio sul pavimento, in preda a dei singhiozzi che non riesco a fermare. “Shade, mi hai promesso che saresti tornato da me… Fallo, te ne prego…”
 
Apro gli occhi, confusa. Mi accorgo che tutti sono davanti alla porta della sala operazioni, e la luce sopra di esse si era spenta. Strofinandomi gli occhi assonnati, mi dirigo verso tutti gli altri, chiedendo: “Cosa succede?”
Vedo un dottore che sorride lievemente, mentre anche tutti gli altri mi fanno un sorriso, qualcuno sospira come se fosse sollevato. “Shade sta bene, l’operazione è stata un successo, anche se adesso sta dormendo profondamente” mi informa Auler, sereno.
Felice è un aggettivo che non riesce ad esprimere quello che sento dentro di me. Un’ondata di emozioni mi travolge, facendomi spalancare gli occhi incredula e tirare i lati della bocca in un lieve ed incerto sorriso. “È che stavi dormendo così bene che non volevamo svegliarti” dice Sophie, sorridendomi gioiosa e calda. Mi porto una mano al cuore, e sento che sta battendo più veloce di quanto possa pensare.
Perché lui mi aveva promesso che sarebbe ritornato da me.

















N/A: Ecco, adesso aggiorno troppo spesso. Diamine, sono passati solo due giorni! Ma quando ho un'idea in testa non me la tolgo di certo U___U
Di questo capitolo non ho niente da dire, sinceramente. Però, quando ho riletto la parte in cui Rein piangeva, mi sono messa a piangere anche io. Davvero DD:
Eh, vabbè, bando alle ciance e via alle critiche >___>
Alla prossima!
Rainy

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter 9: We have to return at the First time we Met ***


Chapter 9
We have to return at the First time we Met
But I don’t want me to be separated from You
 
Rein POV
Non ricordo molto degli ultimi giorni, e non so nemmeno quanti ne siano passati. Mi sembra solo che sono ritornata a casa poche volte, e che sono stata accanto a Shade ogni notte a vegliare su di lui. Mi allontanavo da lui poche volte e per poco tempo, come se avessi paura di perderlo da un momento all’altro.
Era come se in ospedale mi conoscevano tutti. Ogni giorno c’erano sempre le stesse identiche facce, e quando l’infermiera che si occupava di Shade entrava nella stanza, mi chiedeva sempre, sorridente: “Oh, Rein, ancora qui?” oppure “Sei davvero preoccupata, eh?”

Anche la madre di Shade mi vedeva sempre lì. Mi sorrideva, e parlava tranquillamente con me del più e del meno. Mi sentivo leggermente sollevata per il fatto che, anche se suo figlio era in un letto d’ospedale, lei riusciva a sorridere serenamente. Mi sarebbe piaciuto essere forte come lei.
Anche tutti gli altri vengono spesso a trovarlo, per avere una speranza che si risvegliasse. Gli portavano dei fiori, soprattutto Altezza – non si direbbe, non è vero? – e Mirlo. Mi chiedevano come stavo, ed io, tutti i giorni, rispondevo che andava bene. Fine mi aveva spesso chiesto di ritornare a casa, ma io rifiutavo ogni volta.
L’unica cosa che mi viene da pensare quando guardo il viso addormentato di Shade è che avrei dovuto essere più consapevole delle mie azioni. Se lui stava per rischiare la propria vita per darmi una spiegazione allora dovevo essere una persona speciale, per lui.
E anche questa sera sono accanto a lui, appoggiata ai palmi delle mani, a fissarlo.
Sospiro, abbassando i miei occhi. Mi sarebbe tanto piaciuto sentire la sua voce dirmi che sarebbe andato tutto bene, e che si ricorderà di me. Alzo gli occhi. Ha la benda sulla fronte e tutti i capelli perfettamente scompigliati, come sempre. Sorrido lievemente, continuando a fissare il suo viso vinto dai sedativi. È un viso strano: particolare, eppure si confonde fra la gente. Forte nei punti giusti e delicato al tempo stesso.
Una sensazione di dejà vu mi percorre per tutto il corpo, provocandomi un leggero brivido. Come se vivessi questa situazione una seconda volta. Continuo a pensare al sogno della notte dell’operazione di Shade. Un principe ed una principessa. Nomi uguali, solo che sono di un altro mondo, di un’altra epoca. Credo.
“Sai, Shade, spesso mi è capitato di sognarti” gli sussurro, continuando a guardare il suo viso. “E sai qual è la cosa strana? Che ti ho sognato proprio il giorno prima che ci conoscessimo – sorrido lievemente – Ricordi? Ti ricordi cosa mi avevi detto?” Lacrime capricciose cominciano a salirmi agli occhi. Era da quando hanno finito di operarlo che non piango. Mi trattengo, sbattendo velocemente le palpebre. “Mi avevi detto che avevo un’aria familiare. Chissà perché.” Prendendo la sua mano fra le mie, abbasso la testa. Non era molto calda rispetto alla mia, ma nemmeno fredda. “Mi piacerebbe tanto se ti risvegliassi” gli sussurro ancora. Alzo il viso per guardarlo un’altra volta. Sembra quasi un angelo. È un paragone strano, però ci somiglia molto.
Abbandonandomi alla sedia, senza lasciare la sua mano, adagio la mia testa sulla spalla destra, e chiudo gli occhi, ma non prima di dare una velocissima occhiata fuori dalla finestra.
La luna splende timida, mentre tutte le altre stelle le fanno da ornamento.
 
La luce del sole batte sul mio viso, ed io, mugugnando, comincio a svegliarmi e a stropicciarmi gli occhi.
Shade sta ancora dormendo, e stringo ancora la sua mano. Sorrido per il fatto che sia ancora accanto a me, seppur addormentato.
La porta si apre, emettendo un lieve cigolio, ed io, ancora un po’ addormentata, mi volto. Entra una ragazza poco più alta di me, con lunghi capelli castani e mossi e gli occhi verdi dall’aria vispa. In mano ha un piccolo bouquet di splendidi primule, piccole e dolci, ornate da dei bianchi bucaneve. Lei mi guarda, un po’ sorpresa, e poi mi sorride. “Ciao” dice, continuando a sorridere. “Tu sei un’amica di Shade?”
La sua voce è leggermente timida, e trasmette un senso di dolcezza e pacatezza. La fisso per qualche secondo, per poi rispondere con un “Ciao. E sì, sono una sua amica.”
“Capisco” risponde lei, per poi spostare lo sguardo su Shade. “Ho sentito che una settimana fa ha avuto un incidente, e quindi oggi sono venuta a trovarlo.”
È già passata una settimana? A me sembra che fosse solo ieri quando l’avevano portato in ospedale. Sto perdendo la cognizione del tempo.
Abbasso lo sguardo, senza proferire una parola.
Restiamo in un silenzio alquanto imbarazzante, o almeno per me lo è. Mi accorgo che ho ancora la mano stretta in quella di Shade, e la lascio, seppur a malincuore.
“Secondo me dovresti continuare a tenergli la mano” sento dire dalla ragazza, e mi sento le guance diventare rosse. Resto con lo sguardo incollato per terra, a fissare le scarpe, mentre la castana continua a dire: “Almeno, quando si sveglierà, saprà che non è stato solo, non credi?” Alzo lo sguardo, incontrando quello verde e rassicurante della ragazza. Mi chiedo chi possa essere.
Lei poggia il piccolo mazzetto di fiori sul mobiletto davanti al letto, per poi andare alla finestra e fissare fuori, da qualche parte. Continuo a guardarla incuriosita.
“In teoria non dovrei essere qui, lo sai?” dice. Dal riflesso del suo viso sul vetro, riesco ad intravedere un lieve sorriso. “Perché?” le chiedo, titubante. Si volta, e il suo sorriso si fa più grande: “Beh, è una storia lunga.” Abbasso la testa, imbarazzata. Non so perché, ma mi sento così.
Lei ritorna a guardare Shade, continuando a dire: “Sai, la gente potrebbe pensare che quei fiori – indica con un cenno del mento il piccolo bouquet – siano insignificanti.” In effetti, dei fiori così piccoli non sembrano adatti ad una visita, soprattutto se sono confrontati con quelli che aveva portato Altezza. “Però nascondono un grande significato” dice infine, chiudendo gli occhi.
Non sono una grande appassionata dei significati dei fiori, so solo che i tulipani – i miei preferiti – sono il simbolo della dichiarazione d’amore, e che la rosa rossa è simbolo dell’amore e della passione.
“Lui rinascerà, più forte di prima. Perché ha sempre sperato in qualcosa, e anche adesso deve sperare” terminò sussurrando, aprendo lentamente le iridi verdi. “Per adesso, dobbiamo solo aspettare che si riprenda.”
Non so perché, ma le mie conversazioni con qualcuno di sconosciuto terminano sempre con un silenzio – ad eccezione di quelle con Shade – ed un saluto.
“Devo andare, ho un impegno” dice alla fine, dirigendosi verso la porta. E dopo avermi fatto mezzo inchino e aver dato un veloce sguardo a Shade, sempre sorridendo, sparisce da dietro la porta, che si chiude con un suono secco di ferri che si scontrano.
Il silenzio domina di nuovo l’aria. Continuo a fissare il piccolo bouquet, così carino, ma non riesco ancora a capire bene il significato.
Quella breve conversazione con la ragazza mi ha lasciato una strana sensazione.
Per un po’ di tempo me ne sto lì, a guardare nel vuoto, mentre il lieve rumore del corridoio riempie poco la stanza.
La porta si apre un’altra volta, e, questa volta, entrano Sophie, Auler e Bright, che sbirciano nella stanza, curiosi. “Cosa ci faceva qui, Berry?” chiede Auler, guardandomi interrogativo.
Per poco non sono caduta dalla sedia. “Cosa? Berry?” gli chiedo a mia volta, confusa e sorpresa.
“Beh, è uno ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi” risponde Sophie. “Per caso, è entrata?”
“Beh, sì. Ha lasciato quel mazzetto di fiori” dico, indicando il bouquet che giaceva sul mobile. Vedo Bright sorridere. “Già, è proprio da lei” dice, fissando i fiori. Auler lo prese in mano, e disse: “Prima che tu arrivassi, c’era quella ragazza, Berry…”
“Sì, Shade mi ha detto quello che è successo” lo interrompo io, abbassando lo sguardo e ripensando a quei momenti in quella piccola grotta, al riparo dalla pioggia. Ricordarseli è strano. E pensare che è passato solo un mese.
“Oh, quindi alla fine te lo ha detto” fa Bright, con una punta di sollievo sulla voce. “Beh, lei amava molto i fiori. Sapeva sempre fare delle composizioni magnifiche, e il loro significato non era affatto sconosciuto a lei.”
“Se non mi sbaglio, sono primule e bucanevi” osserva Sophie, allungando il collo verso il fratello. “E, sempre che non mi sbagli, significano rinascita e speranza.”
“Oh, ecco perché ha detto che ha bisogno di rinascere e che lui ha sempre sperato in qualcosa…” mormoro io, ricordando le parole di Berry.
“Credo proprio che sia così” dice Bright, pensieroso.
“In che senso?” chiedo io, alzando un sopracciglio. Lui mi guarda, e poi guarda Auler e Sophie, per poi ritornare con lo sguardo su di me.
“Forse lui non ve l’ha mai detto” comincia a dire, “ma mi ricordo che, dopo che lui e Berry si erano lasciati, mi aveva detto: “Mi ha detto che dovevo ricominciare da capo, che devo vivere come se lei non ci fosse mai stata”, o qualcosa del genere. È passato molto tempo, però.”
Abbasso lo sguardo. Non credevo che quella ragazza fosse stata quella Berry. Con la coda nell’occhio, do uno sguardo al viso di Shade, addormentato. Mi chiedo se si sveglierà presto.
 
Un altro giorno è passato.
Come al mio solito, sono nella stanza d’ospedale di Shade, questa volta a leggere, mentre inganno il tempo. È pomeriggio, ma il sole è ancora alto nel cielo di agosto. Siamo proprio in estate, anche se il mese prossimo finirà.
“Ciao, Rein” dice la voce di Lione, entrata nella stanza, seguita, poi, da tutti gli altri. “Visto che non avevamo nessun impegno, siamo venuti tutti a trovare Shade. Disturbiamo?” mi chiede, come se fossi io quella sul letto.
“Certo che no” mi affretto a dire, posando il libro sul mobiletto bianco vicino al letto. “Anzi, mi fate davvero piacere” concludo, con un sorriso.
“Come sta oggi, il caro ragazzo?” chiede Mirlo, spuntando da dietro Lione. Allegra come sempre, con la sua particolare parlantina.
“Ho sentito i dottori che dicevano che stava bene, e che pensano che presto si sveglierà” dico, con un sorriso. “Ma è fantastico, sorellina!” dice Fine, abbracciandomi, mentre io ridacchiavo per la sua allegria. Ben presto, anche tutti gli altri si ritrovano a sorridere. È davvero bellissimo il fatto che Shade si sarebbe svegliato. Il pensiero mi fa essere felice, ma anche un po’ triste. Chi dice che lui si ricorderà sicuramente di me? E se davvero lo farà, come farò a guardarlo in faccia? Sono stata io a portarlo lì, a fargli rischiare la vita.
Per tutto il pomeriggio abbiamo chiacchierato, e un po’ mi sono sentita sollevata. È bello ritornare di nuovo a parlare tutti insieme, e ad ascoltare tutte le storie che Tio si inventava per dire che era più “forte”.
E per la prima volta, dopo la scommessa fra Bright – che ho perdonato poco – e Shade, ritorno a sorridere serenamente.
Tutto quel susseguirsi di situazioni – la scommessa, il mio sfogo, il ritorno, l’incidente, l’ospedale, la notizia che Shade non si sarebbe ricordato di me e Berry – mi hanno davvero stressata. È stato difficile ritornare come prima.
“Ragazzi… dove sono…?”
Una voce roca ed addormentata ci fa zittire tutti. Un colpo al cuore, ecco cos’è. Rimango immobile, voltata verso gli altri, mentre stringo ancora la sua mano. È come se il tempo si rompesse e non passi più. Cominciano a sudarmi le mani, il mio cuore batte all’impazzata. E solo in questo momento mi accorgo che non stavo respirando. Mi mordo il labbro inferiore, indecisa sul da farsi. Voltarmi per vedere che non è tutto un sogno o rimanere immobile per non guardarlo negli occhi?
Faccio un profondo respiro. Calmarmi in situazioni come queste non è mai stato il mio forte.
Mi giro lentamente, come se avessi paura di guardarlo. I suoi occhi erano leggermente socchiusi, il suo blu profondo delle iridi era di nuovo splendente, seppur sia ancora un po’ addormentato. Era da tanto tempo che non vedevo quel colore, e guardarlo di nuovo mi fa spuntare un leggero sorriso sulle labbra. Sarebbe ritornato tutto come prima.
“Shade? Mi senti?” chiede Sophie, con gli occhi spalancati.
“Certo, anche se non capisco dove diavolo sono finito e cosa è successo” dice lui, mezzo sedato. “E mi fa un male cane la testa” continua, facendo una smorfia di dolore. Un flashback mi passa davanti agli occhi: lui, con una benda sulla fronte, mentre si lamentava per il dolore, con la stessa espressione.
“E… ci riconosci?” chiede incerta Altezza.
“Mmh… Mirlo, Bright, Auler… Altezza, Tio… Sophie… Lione… Fine, se non mi sbaglio, e…” Sposta lo sguardo su di me. Il mio cuore batte sempre più forte, come se volesse uscire dal petto ed esplodere. Trattengo il respiro, aspettando che dica qualcosa. Non so cosa voglio veramente, vorrei che mi riconoscesse, ma sarebbe difficile affrontarlo. Il suo sguardo si incupisce leggermente, e comincio ad avere paura che sia arrabbiato con me. La paura mi sta divorando. “Ehm, io…” dice, con una punta di perplessità. Non mi sento affatto pronta.
“Io… non ricordo… chi sei” dice, spostando lo sguardo da un’altra parte.
Rimango immobile, continuando a trattenere il respiro, mentre sento lo sguardo preoccupato degli altri su di me. Gli lascio la mano.
Annuisco lievemente, alzandomi e serrando le labbra. Mi sforzo di sorridere.
Portandomi le mani dietro la schiena, dico: “Mi chiamo Rein, sono la gemella di Fine. Ho un anno in meno di te, noi due ci siamo conosciuti quando è iniziata la scuola quest’anno, e sono in classe con Fine, Altezza, Sophie e Lione. Piacere di conoscerti di nuovo.”
Lui mi guarda un po’ smarrito. Sembra pensare a qualcosa, e mi chiede: “Sei una persona importante per me? Perché io… davvero, non ricordo niente…”
Un pugno allo stomaco. Se fosse stato un altro momento, prima dell’estate, non mi sarebbe importato un fico secco di quella domanda, ma adesso pesa, eccome se pesa.
Gli altri non hanno aperto bocca. Anche se non sono voltata verso di loro, sono sicura che non hanno un’espressione serena.
Deglutisco a vuoto. “Io… non penso che ero una persona importante per te. Insomma, ci conoscevamo da, da quanto, 5 mesi. È come se non sapessi niente di te, dato che ci siamo frequentati pochissimo, quindi è come se fossimo due perfetti sconosciuti. Non ti preoccupare, se non mi ricordi. È un nuovo modo per ricominciare, non credi?” Continuo a sorridergli.
Fuori mi comporto come se la cosa non mi turbasse.
Ma dentro il mio cuore si è fermato.
Forse non ricomincerò più a vivere come un tempo.
“Sentite, vado a dire ad un medico che Shade si è svegliato. Poi vado a casa, sono stanca, oggi. Ci vediamo” dico, cercando di essere più naturale possibile.
Dopo aver informato il personale, mi sono fermata per qualche secondo davanti alla stanza di Shade. Ma poi me ne sono andata.
Il corridoio è deserto. È come se il mondo volesse lasciarmi da sola. Noto che alla mia sinistra c’è un bagno, ed entro. Mi guardo allo specchio. Nei miei occhi non c’è nessun segno di lacrime, anche se più mi fisso, più il mio sguardo si offusca e i miei occhi diventano lucidi. Abbasso lo sguardo, fissando il lavandino bianco e pulito. “Che stupida che sei, Rein” sussurro a me stessa. “Davvero pensavi che se si riprendeva ti avrebbe ricordato? Gli hai fatto male, sei meschina ed egoista.”
Mentre le prime lacrime cominciano a cadere, mi appoggio alla parete alla mia sinistra, accasciandomi a terra ed appoggiando la testa sulla spalla. “Tu non sei forte come pensi, non devi fingere – comincio di nuovo a rimproverarmi – quando sai perfettamente che non ci riesci.”
E altre lacrime solcano il mio viso. “Vorrei tanto che ritornassimo come prima.” Chiudo gli occhi. Sono perfettamente consapevole dei miei sentimenti, ora che tutto è diventato più doloroso.
Riapro le mie iridi. “Lo sai che ti amo, lo sai, Shade.”
 
Shade POV
“Shade, non stai dicendo sul serio, vero? Perché se fosse così allora saresti un ottimo attore.”
Dopo che i medici se ne sono andati, Mirlo mi fa subito questa domanda, mentre tutti gli altri mi guardano seri. “No. Sto dicendo sul serio. Non mi ricordo di lei” dico io, seccato.
“E allora com’è che riesci a riconoscere me e non lei?” dice subito Fine, guardandomi stranita.
“Non lo so, Fine. Non lo so” le dico, scuotendo la testa e cercando di ricordare qualcosa sulla sorella.
Quando se n’è andata, nella stanza era calato il silenzio. I dottori mi hanno detto che ero in ottima forma, sebbene mi senta ancora molto stordito e confuso. Un paio di settimane in ospedale e poi potrò ripartire, giusto in tempo per l’inizio della scuola. “Ma mi volete dire cosa è successo? Non ricordo niente degli ultimi mesi. Siamo in estate, no? A me sembra che la mia mente si fosse fermata quando ho incontrato Fine e R…” Mi blocco sul nome.
Rein.
Mi è venuto naturale pensare a Rein. Ricordo solo il nome, ma del ricordo del nostro incontro non c’è nemmeno l’ombra.
“Diamine, Shade!” sbotta Bright, in preda ad uno dei suoi cambiamenti d’umore. “Come fai a non ricordarti di lei? Dei vostri insulti? Del bar, dello stupido patto che hai proposto? Della villa, Shade, non puoi dimenticarti della villa. E che mi dici della scommessa, di tutte le volte che hai cercato di contattarla dopo che siamo ritornati, eh? Oh mio dio, non posso credere che tu abbia dimenticato tutto.” Vedendolo così disperato, mi viene il pensiero di dubitare delle parole di Rein. Ma non riesco davvero a ricordare niente. “Hey, Bright, dimmi una cosa: non è che sei innamorato di lei?” gli chiedo, perplesso. Lo vedo roteare gli occhi, dicendo: “Dio, no, non lo sono. Ma dubito che neanche tu non lo fossi stato.” Gli lancio un’occhiataccia, mentre la testa ricomincia a farmi male.
“Oddio, Shade, fai uno sforzo, non puoi non ricordarla” mi dice Lione, con voce implorante. Chiudo gli occhi, cercando di andare oltre ai ricordi di Fine. È come se mi mancasse qualcosa, come se ci fosse un vuoto enorme nel mio cuore. I miei ricordi sfocati ritraggono due ragazzi vestiti da principe e principessa, ma è impossibile che sia stata la realtà. Più cerco di ricordare, più la testa mi fa male.
“Seriamente, non ricordo. Non riesco a ricordare niente” dico, sospirando e portandomi una mano alla testa. Mi è sembrato un dejà vu questo gesto.
















N/A: Finalmente è pronto il nono capitolo! Wow, non pensavo di essere riuscita ad arrivar fino qui. Mi sento realizzata!
Ed ecco qui la brutta notizia che si è avverata. Anche se, sinceramente, ero tentata di scrivere che Shade si ricordava tutto, ma la storia non avrebbe più avuto senso DD: Ebbene, passiamo a Rein: finalmente si è accorta dei suoi sentimenti, alleluia! Ma adesso cosa farà, visto che il caro principino della Luna ha l’amnesia? E perché ricorda la sorella ma non lei? Eheh… dovrete continuare a leggere per dare delle risposte a queste domande ;)
Ringrazio chi legge la fiction, chi l’ha inserita nelle preferite/ricordate/seguite, chi recensisce.
Mi scuso per gli eventuali errori presenti, come sempre.
Ma soprattutto, ringrazio infinitamente ai cinque che mi hanno inserita negli autori preferiti. Grazio, grazie, grazie, non finirò mai di dirlo. Sono commossa :’)
Direi che ho finito.
Una piccola notizia: ho intenzione di cominciare una fan fiction nella sezione “Romantico”! Una long, si intende. Spero che mi seguiate! Il progetto sarà avviato non appena avrò concluso – sigh, anche se mancano ancora dei capitoli mi viene già da piangere ;___; – questa fan fiction.
Bene, è ora di salutarvi.
Al prossimo capitolo!
Rainy

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter 10: It’s a new begin for me, for you, for Us ***


Chapter 10
It’s a new begin for me, for you, for Us
So, we’ll have an another Chance to our relationship

Rein POV
In men che non si dica è arrivato l’autunno, con le sue meravigliose foglie colorate che cadono dagli alberi e il vento che ti costringe ad avvolgerti il collo con una sciarpa.
Non sono più andata a trovare Shade, se non per una volta che tutti sono venuti a casa mia e di Fine a trascinarmi fuori. Quel giorno, il medico ha detto che l’amnesia poteva essere curata se Shade rivivesse i momenti di cui la sua memoria ha perso i ricordi. Lione, Mirlo ed Auler avevano cercato di convincermi che era meglio se collaborassi con loro, ma io ho rifiutato. Non potevo di certo rovinargli la vita un’altra volta.
Dopo tanto tempo, vado a scuola con la divisa invernale. L’autunno, nella città di Wonder, è particolarmente fresco. L’imponente cancello della scuola non è cambiato affatto, davanti al portone gli studenti si abbracciano con un’aria serena e felice. Mi guardo intorno, per vedere se c’è qualcuno che conosco.
Fine è rimasta a casa a dormire, aveva detto che si sarebbe alzata in tempo. Sorrido, sono sicura che sarà in ritardo lo stesso.
“Hey, ehm, ciao.” La voce di Shade mi arriva nelle orecchie, ed io sussulto per la sorpresa e lo spavento. Mi volto, e lo vedo sorridere leggermente. Faccio lo stesso anche io. “Ciao. Come va?” gli chiedo. Ora che ci penso, da quando ci siamo conosciuti, a marzo, non gli ho mai chiesto come andava.
“Sono ok. Te?”
“Insomma, va” gli dico, alzando lievemente le spalle.
Come se non fossi affatto turbata da questa situazione.
Non è una delle nostre conversazioni fatta di insulti e battutine. Lui mi guarda con uno sguardo un po’ vacuo. Poi mi dice: “Ehm, ti dispiacerebbe se parlassimo un po’?”
“Certo che no. Come mai questa domanda?” gli faccio un po’ dubbiosa.
“Ecco…” Non ho mai visto un Shade come quello di adesso. L’incidente gli ha dato alla testa. Eppure, sono sicura che non sia questo il motivo. “Beh, insomma, io non mi ricordo più di te” fa, grattandosi nervoso la nuca. Ah, l’avevo scordato questo particolare. Guarda, non mi ricordavo più che noi due, adesso, siamo due perfetti sconosciuti. Grande. “Quindi?” gli chiedo, sospirando delusa. Lui sposta continuamente lo sguardo da una parte all’altra, senza fissarmi mai negli occhi. Ma alla fine, il suo sguardo scuro – è particolare il taglio dei suoi occhi, non l’ho mai notato – si posa su di me e mi dice: “Vorrei ripartire da zero con te. Come se ci fossimo appena conosciuti.”
“Oh, va bene. Non c’è problema” gli dico, sorridendogli.
Come se la cosa non mi facesse venire le lacrime agli occhi.
Lui mi guarda un po’ pensieroso, e io gli dico per tranquillizzarlo: “Fa niente se non mi ricordi affatto. Per adesso, l’unica cosa a cui devi pensare è la scuola. Ah, e sei in 2°C, se non lo sapessi.”
“Oh, uhm, grazie” borbotta lui, continuando ad essere pensieroso. “Scusami, davvero.”
“E per cosa?”
“Beh, per il fatto che non ti ho riconosciuta…”
“È tutto a posto, non ti preoccupare. Iniziare ancora una volta ci farà del bene.” Senza accorgermi di quello che dico, mi volto verso la scuola, grande, maestosa. Per la prima volta, mi è parsa che fosse davvero uno spettacolo interessante.
“Che intendi dire?” mi chiede lui, interrogativo. E solo in questo momento realizzo cosa ho detto. “Oh, niente, niente. Non ci fare caso” dico, scuotendo la testa.
E invece deve farci caso.
“Rein, Shade!” grida Mirlo, correndoci incontro. “Oh, ciao” le faccio io, mentre lei respirava affannosamente per la corsa. “Eh eh, non sono mai stata una molto brava negli sport” dice lei, scherzosa. Sorrido anche io.
“Come mai oggi sei tutta da sola, Mirlo?” chiede Shade, guardandosi intorno. “Oh, beh, mi hanno detto che erano per strada. E Fine, dov’è?” dice Mirlo, rivolgendosi a me. Faccio le spallucce: “A me ha detto che si sarebbe svegliata in tempo per la cerimonia d’apertura del quadrimestre.”
“E tu non l’hai convinta ad alzarsi per arrivare in anticipo?” fa Shade. Non so perché, ma nella sua voce colgo una leggera punta di preoccupazione. “Insomma, ci ho provato, ma lei non ne ha voluto sapere” dico, spostando lo sguardo, di nuovo, verso il cancello della scuola. Sento un “Oh” provenire da Shade.
Dopo qualche minuto, arrivano anche Lione e Tio, Sophie ed Auler e Altezza e Bright. Si salutano tutti con gioia, solo io lo faccio con discreta.
Vedendo che Fine non arriva, prendo il cellulare e comincio a cercare il suo numero nella rubrica. Faccio per schiacciare il tasto di chiamata, quando la vedo correre trafelata verso di noi. Sbuffo, sorridendo alla sua goffaggine. “Era ora che ti svegliassi, dormigliona!” le grido, sventolando la mano per farmi notare. Lei continua a correre, gridando: “Guarda che sono arrivata in orario!”, prima di inciampare e cadere con la faccia a terra. “Oh, santo cielo, Fine! Sei la solita!” le grido, correndo verso di lei. Ma è stato Shade quello che mi ha superata ad accorrere in suo aiuto. Piano piano rallento, per guardarlo aiutare la mia gemella rossa, mentre le chiede se sta bene e lei risponde che è tutto ok.
Sapevo perfettamente che mi sarei sentita triste davanti ad una scena come questa, ma quello che provo in questo momento è molto, ma molto più intenso e reale.
Mi avvicino a Fine, chiedendole: “Ti sei fatta male?”, evitando lo sguardo di Shade, che, stranamente, è puntato su di me. “No, no, sto bene” dice lei, per rassicurarmi. Sospiro con un lieve sorriso rassegnato stampato sulla faccia. “La prossima volta stai attenta, ok?” Lei annuisce.

Shade POV
Sono dovuto andare ad aiutarla. Non potevo mica starmene lì a guardarla.
È il minimo, dopo tutto il tempo che ha passato per starmi vicino quando ero in ospedale. Eppure, mi sembra che sia qualcosa di diverso, ma la sensazione è più o meno la stessa.
Probabilmente, è stata Fine a preoccuparsi per me da subito dopo l’operazione. Sicuramente è stata lei. Forse per questo riesco a ricordarmi di lei e non di Rein.
Già, Rein. Quella ragazza mi sta nascondendo qualcosa. Ma non posso nemmeno chiederle che cosa mi sta nascondendo, non ho le prove per dimostrare che non si comporta normalmente. Insomma, è già troppo da stupidi non avere nessun suo ricordo, non posso mica accusarla di avere dei segreti su di me.
Continuo a pensarci, senza dare ascolto alle parole del preside, durante la cerimonia.
So perfettamente di cosa parla: il ballo d’autunno, che si tiene ogni anno. Una festa a cui partecipano tutti gli studenti della scuola superiore, che si tiene nella hall di un prestigioso albergo gestito dalla sorella del preside stesso. Insomma, cose per figli di papà. E la cosa non mi entusiasma molto.
Dopo la cerimonia, ci dirigiamo verso le classi, e noto che la mia non è cambiata di molto. Sempre gli stessi e soliti compagni.
“Shade. Io e te dobbiamo fare un bel discorsetto.” La voce quasi minacciosa di Mirlo mi va voltare verso di lei, che è con le braccia conserte e lo sguardo poco tranquillo. Non avrei mai pensato che potesse essere una ragazza così determinata. Quasi mi fa paura.
“Cosa c’è?” gli dico io, seccato. Lei alza un sopracciglio, mentre mi trascina fuori. Il professore non è ancora arrivato, ma il corridoio è quasi vuoto. Lei fa un leggero sospiro, appoggiandosi alla finestra del corridoio. “Dimmi la verità. Tu non ti ricordi di Rein per davvero o è solo una finta?”
Sposto lo sguardo da lei, sbuffando e roteando i miei occhi. “Te l’ho già detto. Io non mi ricordo assolutamente niente di lei.” Lei mi guarda con i suoi occhi di un viola molto particolare. “Ok, va bene, ti credo. Ma ti devo dire una cosa. Per forza. E magari, ti ricorderai di lei.”
Alzo un sopracciglio perplesso. Possibile Rein sia stata davvero una persona importante? Lei se ne sta in silenzio per un po’ come per creare un po’ di suspense. Ma alla fine dice: “Quando sono iniziate le vacanze estive, siamo andati alla villa in montagna di Altezza e Bright.” Ancora non mi torna niente. Stranamente è come se queste parole non mi fanno nessun effetto, visto che è una cosa “importante”. “E, insomma, tu ti sei lasciato andare, così per dire.”
La guardo ancora con un sopracciglio alzato. “Ti sei confessato, Shade. Su di Berry.”
Un flash mi appare davanti agli occhi. Pioggia, tuoni. Bicchiere d’acqua e felpa.
Solitamente, se qualcuno mi parla di Berry, avrei detto di non dire un’altra parola, ma in questo momento è come se fossi paralizzato.
“Mirlo.”
Mi volto verso la voce che ha parlato, che appartiene a Rein, che ci guarda con un’aria un po’ malinconica. “Posso… posso parlarti un secondo?” dice ancora, rivolgendosi alla mia compagna. “Scusaci, Shade” mi fa poi.
“Oh, no, non ti preoccupare. Me ne ritorno in classe, allora.” Mi volto per percorrere il corridoio che porta alla stanza da cui proveniva qualche risata di Auler.

Rein POV
“Mirlo, non dire niente, te ne prego.”
È quasi una preghiera, quella che le sto rivolgendo. Abbassando gli occhi, le dico ancora: “Non voglio che la sua vita si rovini un’altra volta per colpa mia.”
“Rein, ma ti rendi conto di cosa stai per fare?” mi chiede lei, preoccupata.
Probabilmente è la cosa più sbagliata che abbia mai fatto. Ma va bene così, per il suo bene. Io non posso intromettermi. Mi dice ancora: “L’hai visto anche tu, oggi. Shade non sarebbe mai corso da Fine in quel modo. Lo avrebbe fatto se ci fossi stata tu al suo posto”.
“E chi ti dice che lo avrebbe fatto veramente, Mirlo?” le chiedo, cominciando a singhiozzare. “Noi… ci odiamo.”
“Oh, ma per favore, non farmi ridere. È impossibile. Non dopo tutto quello che ha fatto per riprendersi il suo rapporto con te.”
“No, è impossibile il fatto che noi due eravamo…” Non riesco a finire la frase, la voce mi si mozza in gola. “Eravate?” mi fa Mirlo.
Eravamo stupidi ed innamorati, in un’altra vita.
“Eravamo due persone a cui piaceva stare in compagnia dell’altro.” Delle lacrime mi offuscano la visuale, e io mi passo la manica della divisa sugli occhi per asciugarmele. Sento Mirlo sospirare. “Stai piangendo. Questo non vuol dire che è meglio se non si ricorda di te, lo sai bene quanto me.”
Sono stanca. Mettendomi le mani sulle orecchie, le dico, quasi gridando: “No, non lo so! Diamine, odio questa situazione, e io non posso fare assolutamente niente. O meglio, non devo.” Mi sembra quasi un sogno tutto questo. Non avrei mai pensato che mi sarei sentita in questo modo. “Lui… lui adesso può vivere la sua vita come vuole, può resettare tutto. Lui adesso è libero da me. La sua vita sarà più che perfetta, basta che io non ci entri dentro ancora una volta.”
Lei mi rivolge uno sguardo perplesso e preoccupato allo stesso tempo. “Seriamente” le faccio io, infine. Non devo assolutamente essergli d’intralcio, ho già fatto troppe cose sbagliate.
“E che intenzioni hai, adesso?” mi chiede. Faccio le spallucce, rassegnata. “Non lo so. Me ne starò buona qui, cercando di non parlargli. Sarò la sostituta di Fine.”
Quando uscivamo tutti insieme, Fine non parlava poi così tanto con Shade, me n’ero accorta. Però, è ora di invertire i ruoli. Lei, sicuramente, sarà molto più adatta per un carattere come quello di Shade.
Mirlo mi abbraccia, dicendomi: “Andrà tutto bene”, proprio quando comincio a piangere più forte. Passerò tutti i giorni a versare lacrime? No, non potrei mai, non sono quel tipo di persona. Però non riesco a togliermi dalla testa il fatto che oramai non potrò più comportarmi come sempre, con Shade.

Shade POV
Non riesco a dare una spiegazione a me stesso per il fatto che adesso tutti si comportano in modo strano con me. Non sembrano più le persone che conoscevo una volta.
È stata proprio una gran fortuna aver avuto un incidente. Evviva! Mi chiedo da quando in qua sia diventato così sarcastico. Ma, davvero, forse è proprio per colpa dell’incidente. Forse perché non ricordo Rein.
Questo nome non riesco a togliermelo dalla testa, non so perché.
I giorni successivi al primo giorno di scuola sono stati tutti uguali, piatti. Niente da dire, insomma.
Il freddo, piano piano, ha cominciato a farsi sentire. Ma c’è sempre il sole che ci scalda, almeno un poco.
Mi sono sempre sentito strano, ma non ci ho fatto molto caso.
Mi sono sentito svuotato, e a questo ci ho fatto caso. E anche molto.
“Che ne dite se facessimo una piccola gita in campagna?” chiede Lione, durante la pausa pranzo. “Ma sei pazza? Fa un freddo cane!” protesta Auler, guardandola male. “Dai, ho sentito che in questo fine settimana ci saranno le ultime giornate calde. E poi, è da tanto che non usciamo tutti insieme, no?”
Vedo Rein che si irrigidisce, anche se non lo da a vedere. “Perché no?” dico io. In fondo, non fa male un’uscita con gli amici. “Anche io ci sto” fa Altezza, seguito da un borbottio di Auler che stava a dire: “Beh, in questo caso…”, o qualcosa di simile. Anche tutti gli altri accolgono la proposta con entusiasmo.
“Ehm, io passo” fa Rein, con un tono di voce un po’ imbarazzato. “Come mai?” chiede Lione, leggermente delusa. “Beh, io non ne ho molta voglia, in questi giorni… cioè, non che non voglia stare con voi, è chiaro!” si affretta a dire.
“Daii, Rein, è davvero da molto tempo che non usciamo insieme! Ci divertiremo, vedrai!” dice Sophie, con la sua voce allegra di sempre. “Ma, ragazzi, non ne ho veramente voglia!” protesta lei, con voce acuta.
“Allora quel giorno verremo a casa tua e ti tireremo fuori da lì.”

Rein POV
“Cosa?!” dico, con voce acuta.
Ormai, sono abituata a questi sogni. Da quel che ho capito, la guerra di cui stavano parlando era finita, e, adesso, la mia “gemella” deve sposare il principe del regno con cui hanno combattuto per stabilire un patto di “alleanza”. Già, principe.
Era una notizia strana, benché non sia coinvolta in questa situazione. O almeno, non direttamente.
Si da il caso che la mia “sorella” è uguale identica a Fine, che i miei “genitori” siano uguali identici a quelli veri, e che il principe in questione sia uguale identico a Shade. Anche i nomi sono gli stessi. Non pensate che sia una coincidenza assurda?
Tralasciando, questo sembra un sogno molto più vicino alla realtà.
“Uhm, Rein.”
“Oh, ciao, Shade.”
Non l’ho mai visto con uno sguardo così triste.
“Scusami, davvero.” Le stesse parole che mi ha detto il vero Shade.
“E per cosa?” La stessa risposta che ho dato al vero Shade.
“Beh, mi dispiace per tutto quello che è successo.”
Gli sorrido: “Non è colpa tua. E poi, tu stai per sposare Fine, dovresti essere felice. Non era lei la tua principessa?” Perché non ero più io la sua principessa. O almeno, non di quello che conosco.
Lui mi guarda un po’ malinconico. Fissandolo negli occhi, quasi mi viene da piangere.
“Già.”

Shade POV
Non scherzavano.
Sono andati a prenderla verso le 10, minacciandola che avrebbero sfondato la porta della camera se non fosse uscita. Io, ovviamente, mi sono tenuto in disparte. Anche perché, quando – finalmente – è uscita dalla camera, aveva una faccia della serie “Non parlatemi/toccatemi/criticatemi o non rispondo più alle mie azioni”.
L’arrabbiatura non l’è passata fino a quando non siamo arrivati.
Quando scendiamo, un enorme campo di fiori azzurri e gialli si fanno strada davanti a noi. E la giornata è calda, dopo delle fresche settimane. “Vi avevo detto che vi sareste stupiti, davanti a tutto questo” dice Lione, soddisfatta. Mentre tutte le ragazze guardano il campo estasiate, io sorrido lievemente. Sa di strano, ma mi sembra qualcosa di familiare.














N/A: Il decimo capitolo D:
È due settimane che non aggiorno, lol :3
Questo capitolo non so da dove diavolo mi è uscito :O Mi sembra un po’ “strano”, lol. Spero comunque di aver interpretato bene la delusione di Rein. E poi, dopo tanto tempo, ho fatto il POV di Shade. Mi sono sentite leggermente emozionata xD Tralasciando, ci stiamo avvicinando al finale :I Non vedo l’ora di scriverlo, non sapete cosa vi aspetta D: E non è una cosa bella. Forse.
Spero che possa essere un finale perfetto. E pensare che mi sembra ieri quando ho cominciato a scrivere tutta la storia ;w; Bah, lasciamo queste note strappalacrime all’epilogo xD
Ringrazio, come sempre, chi legge la mia fan fiction, chi recensisce, chi l’ha messa fra le preferite/ricordate/seguite.
Mi scuso per gli errori che sono presenti.
E ringrazio ancora le 7 persone che mi hanno inserita negli autori preferiti T___T
Bene, è tutto.
See you soon! ;D
Rainy

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter 11: Maybe it's a Daydream ***


Chapter 11
Maybe it’s a Daydream
Maybe I’ll wake up Soon
 
Shade POV
“Non ho mai visto niente di più bello!” sento dire da Fine, entusiasta.
Abbiamo fatto un piccolo picnic circondati da tutta questa meraviglia. Sembrano davvero le ultime giornate calde che l’estate ci offre. Il sole splende luminoso in cielo.
“Già” le dico io, fissando il campo. Con la coda nell’occhio, vedo che lei continua a sorridere estasiata davanti a tutta quel panorama di colori.
Sento le risate di Auler, che sta trascinando Altezza – non molto entusiasta – tra i fiori, mentre  Tio, Lione e Bright li guardano ridendo anche loro, divertiti da quella situazione. Vedo Mirlo che sta disegnando: tipico di lei, è sempre stata l’artista fra noi, e i suoi disegni sono tanto meravigliosi quanto realistici. Rein, invece, se ne sta seduta nel campo, a raccogliere qualche fiore giallo, sorridendo lievemente.
“Sai una cosa, Shade?” mi fa Fine, inducendomi a voltarmi verso di lei. “Cosa?” le chiedo. Lei si volta di nuovo verso il campo di fiori. “Mia sorella mi ha detto di non dirtelo. Ma io devo farlo.”
La guardo con un sopracciglio alzato. Lei sospira, e continua a dire: “Rein è sempre stata testarda, anche più di me. Quando si mette in testa una cosa, niente e nessuno riesce a fermarla.” Sta in silenzio per un po’, come per creare un po’ di enfasi. “Anche questa volta continuerà a fingere che non sia successo nulla fra te e lei. Per cui, devi cercare di ricordarti al più presto di tutto il tempo che avete passato insieme, d’accordo?” Mi rivolge un sorriso a 32 denti. Il mio cuore sussulta per qualcosa di così semplice e banale. È strano vederla sotto questo aspetto: di solito non mi sarei comportato così. Insomma, è come se fossi forzato, ecco.
“Ma lei…” riesco solo a dire, mentre mi volto verso la direzione della blu. Sembra avere un’aura di malinconia attorno a sé. Un certa familiarità. “Lei continuerà a farti credere che non sia successo nulla” conclude Fine. “Per questo ti prego di cercare di ricordarla.”
“Oh, ok” riesco solo a dire.
Devo dire che sotto questa luce è una ragazza davvero carina.
“Non è questo quello che devi pensare di lei”, mi fa una voce interiore.
 
Rein POV
Non so a cosa diavolo pensare, solo al fatto che mi sento vuota. E molto, anche.
Shade sta chiacchierando amabilmente con Fine. Questa cosa deve per forza andare bene, altrimenti, non riuscirei a perdonare me stessa. Forse, anche adesso non riesco a perdonarmi.
Mi sdraio nel campo, tutti questi fiori sono così belli da vedere. E il loro profumo è davvero dolce.
Il sole mi acceca con i suoi raggi, mi copro gli occhi posando il braccio su di essi. Sembra quasi che sia estate.
Forse tutto quello che mi rimane di quella che è appena passata è il fatto che mi sono innamorata di qualcuno che ritenevo terribilmente odioso. Ma è passato tanto tempo dalla prima volta che ci siamo visti.
“Mi prometti che staremo insieme per sempre?” sussurro in un soffio. Anche a distanza di mesi e mesi, mi ricordo ancora quel sogno tanto assurdo quanto triste. È possibile il fatto che ci siano così tante coincidenze?
Il vento ulula nelle mie orecchie, scompigliando i miei capelli. “Chissà” dico ancora.
“Che cosa?”
La voce di Shade mi fa sussultare, e subito mi metto a sedere, portandomi una mano al cuore. “C-che ci fai tu qui?”
“Beh, visto che eri da sola, ho deciso di farti un po’ di compagnia” mi dice lui, sedendosi accanto a me.
Il Shade che conoscevo non avrebbe mai risposto così.
“Mmh, e Fine dove l’hai lasciata?” gli chiedo, un po’ turbata. Lui mi fa cenno con il mento verso Mirlo. “È andata a vedere cosa sta disegnando.” La mia gemella rossa è lì, accanto alla castana che guardava, estasiata, il disegno che aveva fatto. Sorrido leggermente alla faccia di mia sorella. “Oh, capisco” gli dico.
“Un grazie no, eh?” mi fa lui, sarcastico.
“E se non volessi?” gli chiedo io, un po’ divertita dalla situazione.
“Sinceramente, non mi cambierebbe la vita.”
Gli faccio la linguaccia.
È questo il Shade che conoscevo.
“Dai, non prendertela. Stavo scherzando.”
“Quindi vuol dire che ti cambierebbe la vita?”
“Beh, forse.”
Comincio a sghignazzare divertita, mentre lui si limita ad un sorriso della serie “Questa qui è pazza”.
Sarebbe bello se continuassimo così all’infinito.
Quando ho smesso, mi è venuto naturale pensare “Sarebbe davvero meraviglioso se riacquistasse la memoria”. Già. Non sento più la parola “principessa” ronzarmi nelle orecchie, e questo non mi va giù.
“Senti” mi fa Shade, mentre io lo guardavo ancora leggermente divertita. “Cosa?” chiedo, curiosa. “Tu ci andrai al ballo?”
Sì, il ballo d’autunno. Uno di quei soliti e noiosi party alla figli di papà. “Beh, direi di sì, anche se non ho nessun cavaliere che mi accompagni.”
Ho detto di sì perché sicuramente Mirlo e Sophie mi obbligheranno ad andarci, anche contro la mia volontà.
“Oh, capisco” mi dice lui, un po’ pensieroso.
Nella mia testolina scatta l’allarme. “Fa’ che mi inviti, fa’ che mi inviti, fa’ che mi inviti” dice esasperata e nervosa la mia coscienza, quella che è ancora legata allo Shade di una volta.
Non dice niente, e ce ne restiamo in silenzio.
Non è uno dei tipici silenzi che segue una nostra “litigata”. È un silenzio pesate, fatto di punti di domanda e di parole dimenticate. Un silenzio strano, pieno di risate perse. E di passato.
Ripenso a quella volta in cui l’ho sorpreso nella camera del pianoforte. Quasi quasi, riesco ancora a sentire quella melodia strana e malinconica. Riesco ancora a vedere il suo viso concentrato, le sue dita scorrere per tutti i tasti bianchi e neri. Mi piacerebbe sentirlo suonare un’altra volta. Anche se fosse l’ultima.
L’estate se ne sta andando così velocemente. Anche se lui è qui accanto a me, la sensazione non è più la stessa.
Ho sbagliato tante volte, questa è stata quella in cui ho sbagliato di più.
“Rein…?” mi chiama lui. “Perché piangi?”
“Eh?”
Quasi non mi sono accorta che stavo piangendo, e molto, anche. Passandomi il braccio sugli occhi per asciugarmi le lacrime, gli dico, con voce tremante: “No, non è niente.”
Lo vedo che mi guarda un po’ preoccupato. “Guarda che se piangi non è niente.”
“E invece di dico che è così.” Non posso di certo dirgli che mi piacerebbe sentirlo suonare il pianoforte.
“Guarda che se vuoi puoi dirmelo.”
Mai. Non glielo dirò mai. Sfogarmi su di lui per una cosa causata proprio da lui sarebbe come contraddire me stessa. E poi, sarebbe ingiusto da parte mia.
Mi ero promessa di non pensare più a tutto quel che è successo tra di noi. Eppure non riesco proprio a non essere triste. Si vede che sono una pessima ottimista.
Forse dovrei andare il più lontano possibile da lui.
“No, sto bene. Davvero.”
Lo sento sospirare. “Sicura?”
“Sì.”
Compassione
Rimaniamo un po’ in silenzio, il vento soffia facendo alzare i miei capelli. Mi volto leggermente, e vedo Shade che mi guarda con uno sguardo strano, quasi perso e triste.
Compassione
“Ho qualcosa di strano in faccia?” gli chiedo, mettendomi le mani sulle guance. Lui scuote la testa: “No, no, niente.” Mi passo una mano nei capelli, per sistemarmeli un po’. Il vento, a volte, gioca brutti scherzi.
Mi torna improvvisamente in mente il sogno più recente. Il suo sguardo dispiaciuto – del principe – mi fa pensare che tutto questo ha un legame con quello che sogno. Chissà se anche Shade fa questo tipo di sogni.
Mi ricordo che la prima volta che ci siamo incontrati, lui aveva un’aura familiare, quasi come se ci fossimo già conosciuti da tanto tempo. Mi ha dato l’impressione che anche lui mi aveva sognata, la notte prima di incontrarci. Ma questo sarebbe impossibile.
Compassionecompassionecompassionecompassionecompassionecompassione
Questa parola continua a ronzarmi in testa come una zanzara fastidiosa. “Lui prova solo compassione per te; non sei altro che una persona di cui non si ricorda più” mi dice la coscienza realista, forse anche un po’ troppo. Ed è vero: non sarà più come prima.
“Rein! Shade!” ci chiama Tio a gran voce, mentre ci alziamo e ci voltiamo verso di lui.
Quando ci avviciniamo a tutti gli altri, è come se qualcosa mi mancasse. Lo vedo che sorride sghembo a Fine, mentre lei era ancora entusiasta per il disegno fatto da Mirlo. Do un’occhiata a quel foglio pieno di linee nere di matita. È semplicemente un’opera d’arte, anche se è in bianco e nero. Anche la mia bocca si allarga in un sorriso pieno di ammirazione.
Mi sforzo di non guardare verso Shade e mia sorella, mi avrebbe fatto ancora più male. Continuo ad avere gli occhi puntati sul disegno di Mirlo, mentre sento il suo sguardo scrutarmi preoccupata.
Dopo un po’ di tempo, decidiamo di andarcene da quel paradiso terrestre. Un po’ mi sento triste, avrei voluto stare di più tra quei fiori.
In macchina, tutti chiacchierano sereni, Fine si è addormentata sulla mia spalla mugugnando parole come “torta” oppure “ne voglio ancora una fetta”.
Io e lui siamo separati da lei, fisicamente. E forse, anche sentimentalmente. O forse, siamo separati e basta.
Lui la guarda sorridendo per quello che lei dice in sogno. Io la guardo sorridendo perché non posso fare altro che starmene qui, seduta a morire dentro.
Compassione
Ho deciso. Non è una decisione per me, per il mio bene. È per loro due, per il loro, di bene. Perché io devo smetterla di contraddirmi continuamente, dicendo che non ci penserò più e invece mi ritrovo a piangere per i ricordi.
Ho deciso davvero.
 
“Mamma, papà. Mi piacerebbe andare a studiare all’estero.”
Compassione.













N/A: Woo! Siamo già all’undicesimo capitolo, caspita!
Eh, beh, la storia sta per giungere al termine. Purtroppo. Ma come ho detto nel capitolo precedente, lasciamo i pianti all’epilogo (ommioddio, mi fa uno strano effetto dirlo)!
Non riesco a scrivere con un Shade del genere. Per questo il suo POV, questa volta, si limita solo alla parte iniziale. Avrei voluto aggiungere anche un sogno alla fine, con il suo punto di vista, ma non avrebbe avuto senso.
Rein ha preso una decisione drastica, letteralmente. Lascio immaginare a voi, nell’arco di tempo in cui scriverò il prossimo capitolo, come andrà. Ma mi è piaciuto troppo scrivere Compassione, LOL. No, ok, faccio la seria. Ommioddio, com’è che ho creato uno Shade così? D:
Ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia. Grazie, grazie infinite! Spero che questo capitolo possa piacervi.
Al dodicesimo capitolo!
Rainy.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter 12: Are you sure to go Away from me? ***


Chapter 12
Are you sure to go Away from me?
You don’t want to Leave me, do you?
 
Rein POV
“Cosa? Parti per studiare in Europa?!”
L’incredulità di Lione non mi sconvolge più di tanto, ho già fatto di testa mia. La domanda d’iscrizione è già stata mandata, l’aereo è già prenotato, e io ho già deciso di lasciarmi tutto alle spalle. O almeno, spero di averlo fatto.
Non ho detto subito ad Auler, Bright, Mirlo e a tutti gli altri che sarei partita. Da quella sera in cui ho chiesto ai miei genitori di lasciarmi andare in una scuola europea, sono passate due settimane e mezza. Ormai, siamo a metà ottobre.
“Esatto” rispondo io, abbozzando un sorriso. Sì, mi dispiace lasciarli, ma non ho altra scelta. Io sono troppo buona per fare del male alle persone.
“E quand’è che parti?” chiede Auler, un po’ incerto. Mi sono affezionata a lui, la sua allegria mi mancherà.
“La domenica mattina di questa settimana.”
“Ma è praticamente dopodomani” dice Altezza, abbastanza contrariata – non avrei mai pensato che potesse reagire in questo modo – con voce acuta, mentre tutti gli altri studenti che sono in mensa si voltano a guardarla. “Ed è anche prima del ballo d’autunno!” dice ancora Altezza.
“Sì, lo so.” Guardo tutti un po’ dispiaciuti, e per un momento l’impulso di annullare tutti i miei programmi si fa sentire.
“Te lo perderai.” Lui, Shade, lo vedo un po’ turbato.
“Sarà per la prossima volta” dico io, sorridendo ancora. Ma forse, una prossima volta non ci sarà. O almeno, non quando lui ci sarà ancora.
Non ho pensato a lungo a questa decisione, però so che è quella giusta per tutti, per Fine e Shade. Al diavolo i sogni, al diavolo tutti i momenti passati insieme, al diavolo la parola “principessa”. Al diavolo i miei sentimenti tanto stupidi quanto inutili. Dovrei smetterla di dipendere sempre da qualcuno, sono stanca di soffrire per qualcosa di cui non vale la pena farlo.
Io ho deciso la mia strada, e lui la sua.
Eppure, mi piacerebbe che tutto questo fosse solo uno stupido sogno. Come quelli che di solito faccio. Quelli che faccio da quando ho conosciuto lui. Forse, dovrei anche smetterla di continuare a contraddirmi.
“Sei sicura di questa decisione?” chiede Fine, una volta uscite da scuola. Annuisco: “Sì, non ti preoccupare. Starò bene.”
“Non è questo il punto. Sai… mi chiedo perché tu faccia così.” Mi volto a guardarla, sorridendo un po’ malinconica. Piacerebbe anche a me sapere perché faccio così per davvero. “Non… non so spiegarti bene perché” le dico, abbassando lo sguardo e deglutendo a fatica. “Il fatto è che ormai mi sembra di aver perso tutto quel che avevo.” Lui, Shade, in poco tempo, è diventato quasi il mio tutto. Forse sono io che mi sto facendo così tanti complessi per questo stupido sentimento. Fine non mi dice niente, e rimaniamo in silenzio fino a quando non torniamo a casa.
È possibile soffrire così tanto per una cosa che non si ha mai avuto?
 
Il cellulare squilla ripetitivo nella mia tasca destra, mentre prendo i miei ultimi vestiti per metterli nella valigia color turchese.
È tempo di andare, oramai. Non avrei mai pensato che un giorno passasse così in fretta. In verità, ora come ora, ho una voglia matta di buttare via il biglietto dell’aereo per restare qui per sempre.
La mattinata è stata come tutte le altre, tranne per il fatto dell’abbraccio di gruppo di tutta la classe – o quasi – per la mia partenza.
Sbuffando, schiaccio il tasto di risposta: “Pronto?”
La voce di Sophie mi perfora i timpani: “Reeeeeeein!!” Allontano il cellulare dal mio orecchio, scossa dal suo grido (quasi disumano). “Sophie. Posso perfettamente sentire anche senza che tu urli in questo modo” le dico, facendo un mezzo sorriso, come se potesse vedermi.
“Oddio, scusami, scusami! Adesso scendi subito, anche se non hai finito di preparare la valigia. Siamo sotto casa tua! Chiama anche Fine e portati dei soldi. Scendi in questo preciso istante, ok?” e mi chiude il telefono in faccia, prima che potessi pronunciare una singola sillaba.
Sbuffando ed infilando velocemente le ultime cose nella valigia, prendo la giacca e la borsa, per poi andare a chiamare Fine che stava cercando qualcosa da mettere sotto i denti.
Appena uscite, vedo tutti che se ne stanno lì, ad aspettarci. “Ciao!” dice Lione, salutando per tutti. Con la coda nell’occhio guardo Shade, che mi fa un cenno col capo. Sorrido lievemente.
“Aloooors, Rein cara, andiamo a fare un po’ di shopping!” grida Sophie prendendomi sottobraccio e trascinandomi via prima che potessi battere ciglio o realizzare quello che ha detto. “Asp… aspetta! Sophie!” balbetto, ma lei non ne vuole proprio sapere di fermarsi e continua a canticchiare allegra.
Dopo qualche minuto di trascinamento (in cui ho notato che c’erano anche tutti gli altri che ci seguivano), Sophie si ferma nella piazza principale, da dove partono le svariate vie piene di negozi di abbigliamento e bar, e mi dice allegra: “Rein! Visto che parti, ho deciso di farti un groooosso regalo! Prendi tutti i vestiti che vuoi, pago io!” Sgrano gli occhi alla proposta. “Sophie, stai scherzando, non è così?”
“Mavva’! Sono serissima.” Segno che non stava scherzando seriamente.
“No, Sophie, tu non lo farai” dice Bright, dietro di me. Un barlume di speranza si accende nel mio cuore. “Dovremmo pagare tutti noi, non credi?” continua, sorridendo. L’unica cosa che mi viene da pensare è: “Come non detto”.
“Ooh, sì! Hai proprio ragione, Bright” fa Sophie, battendo le mani.
“No, frena un secondo, bellezza. Perché mi hai fatto portare il portafogli?”
“Dettagli” mi dice, facendo un gesto di noncuranza con la mano. Sospiro. “Ok, ma non ce n’è affatto bisogno. Mica vi sto dicendo addio!” La frase mi suona un po’ come una bugia. “Comunque” continuo io, senza badare alla strana sensazione di disagio, “sbaglio o dovreste fare anche voi un po’ di compere? Non vi ho ancora sentite parlare del vestito del ballo.”
“Infatti. Oggi facciamo un bel po’ di shopping! Rein, in fondo, tu lo adori, o sbaglio?” risponde Mirlo, mettendomi una mano sulla spalla.
“No, aspettate, fatemi capire bene: dovremmo accompagnarvi in giro per i negozi?” chiede Auler che, pigro com’è, sicuramente non approva l’idea delle ragazze. Altezza lo fulmina con lo sguardo: “Qualche obiezione?”
 
Shade POV
Insomma, alla fine siamo finiti alla mercé di Altezza (& co.), perché è soprattutto lei che ha questa voglia.
Rein aveva cercato in tutti i modi possibili per evitare il grosso (ed esagerato) regalo, ma gli altri non hanno voluto arrendersi. Ed alla fine l’ha fatto lei, a patto che li avrebbe ripagati tutti una volta tornata dal viaggio di studi. Anche se sono sicuro che non avranno intenzione di accettare.
Ma il punto non è questo. Il fatto è che, non so perché, ma lei si ostina a dire che va tutto bene quando, sicuramente, non va affatto così. Però, credo sia solo una mia sensazione. Una stupida sensazione. Di disagio, anche.
Sospiro, mentre noi ragazzi seguiamo le ragazze che camminano tra i vari negozi. “Problemi?” chiede Mirlo, affiancandomi all’improvviso. Scuoto la testa: “Affatto.”
Lei mi da un’occhiata quasi distratta. “Uhm, beh, allora niente” risponde, continuando a camminare. Alzo un sopracciglio, scettico: “Ok, si può sapere cos’hai te?”
Lei risponde facendo, con le mani, un gesto di noncuranza: “Io non ho niente. Perché me lo chiedi?”
“Beh, di solito attaccavi subito con un ‘Smettila di fare il finto tonto e dimmi’, o qualcosa del genere” dico io, imitando, ironicamente, la sua voce. Lei rotea gli occhi, rassegnata: “Allora, questa volta non dico niente. Non sei contento?”
“Affatto.” Sbuffo, ripensando a tutto quello che è successo da quando mi sono svegliato nella stanza d’ospedale, mentre un leggero dolore alla testa comincia a farsi risentire. “Si può sapere cosa diavolo prende a tutti? Sembra che mi stiate nascondendo qualcosa.”
Vedo che Rein, con la coda nell’occhio, si volta leggermente a guardarmi. Scuoto lievemente la testa, guardandola. Lei sposta lo sguardo in basso, voltandosi di nuovo, mentre trascinava le ragazze in un negozio, incurante.
Eppure, c’era qualcosa del suo sguardo di assolutamente indescrivibile.
Guardo Auler, Bright e Mirlo stupefatto, alzando leggermente le braccia e facendole poi ricadere, mentre scuoto la testa, scettico.
Mirlo sposta lo sguardo, leggermente incerta, decidendo poi di entrare nel negozio.
Sospiro, mentre mi siedo sul bordo della fontana dietro di me. “Cosa diavolo succede?” penso. Appoggio la fronte sulle mani, chiudendo gli occhi senza dire una parola.
Il centro dei miei pensieri era lei. L’ossessione era lei. O meglio, il suo ricordo.
Perché non mi ricordo di lei? Vorrei solo sapere questo.
Sospiro una seconda volta, e decido di entrare nel negozio a dare un’occhiata. Anche Bright ed Auler sono entrati, prima di me.
Lione sta cercando di convincere la ragazza dai capelli blu ad indossare un abito da sera che aveva trovato apposta per lei, mentre Rein continua a rifiutarsi. “Su, cosa ti costa?” le dice Fine, spingendola verso i camerini e ridendo.
La guardo. È sempre stata così spensierata? Non mi ricordo quasi nulla di lei. So solo il suo nome e la sua età.
Scuoto la testa, abbassando lo sguardo. C’è sempre qualcosa che mi dice che non dovrei pensare così. Eppure, non riesco proprio ad evitarlo. Che io…?
No, sicuramente è impossibile. C’è qualcosa che mi attrae a lei, solo che il mio sesto senso mi intima che non è la cosa giusta, per niente.
Un senso di dejà vu mi pervade il corpo, lasciandomi una sensazione amara in bocca.
“Lei non può andarsene. Ed io non posso lasciarla.”
Un flashback.
È possibile preoccuparsi così tanto per uno stupido flashback? Evidentemente sì. Perché adesso ho una voglia incredibile di ritornare indietro nel tempo per scoprire cosa è successo davvero, se ho fatto qualcosa di male nei suoi confronti.
E quando lei esce imbarazzata dal camerino con addosso il vestito elegante color notte, capisco che è ora di smetterla di fare quello colpito dall’amnesia e cominciare a ricordare.
Questa volta seriamente.
 
Rein POV
Abbiamo (hanno) deciso che avremmo passato una serata insieme a casa di Bright e Altezza, dato che i loro genitori non ci saranno.
Alla fine, mi hanno solo preso il vestito che Lione aveva scelto. A dire il vero, è stato quello che ha detto Shade (“Secondo me dovresti prenderlo. In fondo, tutti vogliono farti un regalo.”) che mi ha, in un certo senso, convinta ad accettare tutto quello che fanno per me.
Ma il punto è che lui riesce ancora ad avere una certa influenza su di me, quando invece dovevo solo ignorarlo e continuare a vivere come se non ci fosse.
La mia vita, prima di incontrarlo, era fantastica, seppur avevo quegli incontri da far venire i nervi a chiunque. Io e mia sorella passavamo le giornate insieme, ridendo e scherzando, andando in giro per la città ed i negozi.
Shade è entrato nella mia vita così prepotentemente che mi ha sorpresa. Però, non avrei mai pensato che in un secondo, in una giornata di pioggia, le nostre distanze di sicurezza si sarebbero annullate.
Non mi sono mai innamorata, a dir la verità. È vero, ho sempre preso quelle cottarelle che duravano solo qualche mese, se non settimana, ma non potevo di certo definirle “grandi amori”.
Con Shade è stato completamente diverso.
“Ok. Adesso voglio sapere cosa diavolo ci fanno degli alcolici qui” dico, guardando perplessa quelle bottiglie dai nomi esotici. Non che mi dispiaccia, solo che non pensavo che avessero intenzione di portarli.
“Dai, stasera ci divertiremo” dice Bright, mettendomi una mano sulla spalla. Il suo sorriso non mi promette niente di buono. “Ommioddio. Non mi dite che siete diventati tutti degli alcolisti!” grido, con fare scherzoso. Bright mi fa le spallucce, mentre io ridacchio non sapendo cosa dire.
La serata procede quasi lentamente, tra le risate e un film di cui non ho capito molto, dato che nessuno se ne stava zitto per un secondo.
Arrivano le 22, e, mezza intontita dall’alcool (non che ne abbia bevuto molto, solo che non lo reggo molto bene), decido di andarmi a fare una doccia per rinfrescarmi le idee.
Appena chiusa la porta alle mie spalle – non accendo nemmeno la luce – mi lascio scivolare giù, fino a sedermi per terra. Affondo il mio viso nelle ginocchia, ripensando a tutto quello che è successo fino ad oggi.
È possibile che sia stato un segno del destino?
Ho sentito dire che le persone che sono legate da un filo rosso al mignolo sono destinate ad incontrarsi ed ad innamorarsi. È davvero possibile?
Non riesco a togliermi dalla testa quel primo sogno. Il fatto che il ragazzo fosse identico a Shade è stata una coincidenza?
Da quando l’ho incontrato nella mia testa ci sono stati solo degli interrogativi ed incertezze.
Se solo non avessi accettato di vederli, tutto questo non sarebbe successo.
Le lacrime mi scivolano giù per le mie gote roventi; comincio a piangere silenziosamente.
Non so quanto tempo è passato, riesco a riprendere il controllo sulla realtà solo quando sento qualcuno bussare e la sua voce che mi chiama da dietro la porta: “Rein?”
Distrattamente, mi asciugo le lacrime ed apro la porta. Vedo che mi guarda leggermente intontito, con i capelli scompigliati (e perfetti) ed il viso leggermente arrossato.
Restiamo così, a fissarci per qualche secondo, prima che lui mi abbracci, lasciandomi esterrefatta.
“Mi dispiace, Rein” mi sussurra, stringendomi a sé. “Mi dispiace. Hai pianto, vero? Scusami, il mio comportamento è stato pessimo, non dovevo dimenticarmi di te.”
Il labbro inferiore mi trema; non so che diavolo dire, sembra quasi un sogno. Porto le mie braccia sulla sua schiena, farfugliando un “Che diavolo stai dicendo? L’alcool ti sta dando alla testa…” non molto convinto.
 “Rein, ti prego… non andartene” mi dice senza darmi minimamente ascolto, spingendomi verso l’interno del bagno. La ceramica lucida del pavimento riflette la luce debole e fioca della luna che filtra attraverso le tende. Un dettaglio così piccolo sembra diventare tutto quello che esiste all’infuori di noi.
La sua guancia scottante preme contro la mia, che è nelle stesse condizioni. Non gli dico niente, me ne resto abbracciata a lui, cominciando a piangere.
“Rein…” sussurra ancora, come se il mio nome fosse un qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere. Cosa dovrei fare? Non lo sto respingendo, anche se dovrei farlo. Gli farei ancora del male.
Che cosa dovrei ringraziare? L’alcool, che lo sta facendo delirare? Oppure la sua mente, che si sta ricordando di tutto (credo)? In entrambi i casi, non so a cosa diavolo pensare.
Era davvero questo quello che volevo sin da quando ha dimenticato tutto? Volevo veramente che si ricordasse di me?
Le lacrime continuano a scendere, ricorrendosi per le guance. La luna ci guarda, come se volesse implorarci di non fare lo stesso errore.
Lui si stacca da me, continuando a guardarmi negli occhi. La mia vista offuscata – un po’ per le lacrime, un po’ per il fatto che sono mezza ubriaca – cerca di evitare il suo sguardo. Non devo continuare così.
Sento, improvvisamente, la sua bocca premere contro la mia. I nostri sapori si mescolano, e solo allora realizzo che non riesco proprio ad andare via da lui.
Ne ho ancora bisogno.
 
Cammino per un lungo corridoio dalle pareti blu. Non so nemmeno io dove sto andando. Non so nemmeno dove mi trovo.
È diverso da tutti quei corridoi che di solito percorro.
Alla fine di esso, c’è una porta a due ante, e due uomini – probabilmente sono soldati – che mi fanno un cenno e le aprono.
La luce della sala mi acceca, e devo aspettare qualche secondo prima di abituarmi. Un ballo, ecco verso cosa mi stavo dirigendo.
E c’era lui, al centro, che ballava con la mia gemella.
Quante volte il mio cuore è destinato a spezzarsi?













N/A: Cavoli. Ho aspettato sin troppo a sfornare questo capitolo.
Ssalve a tutti! Sono nella fase “Evvai! Adoro le vacanze!”.
Questo capitolo è stato, come dire, strano da scrivere. Non mi veniva affatto l’ispirazione, anche se avevo già programmato tutto. Non riuscivo ad esprimere al meglio cosa sentivano i due protagonisti.
Non lasciatevi ingannare dal finale, c’è ancora un capitolo (ed un epilogo) tutto da scoprire. Ricordatevi che sono la regina dell’imprevedibile – ma anche no.
Beh, che dire? Mi sembra di essere stata troppo ripetitiva e frettolosa, in verità.
Non ho molto da dire, questa volta. Forse perché siamo quasi alla fine!
Come al solito, vi ringrazio per aver letto (anche se avete dato solo un’occhiata veloce), per aver recensito e per aver inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Direi di salutarvi.
Al prossimo capitolo, gente!
Rainy.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Chapter 13: Say Goodbye, my only lover, my only Destiny ***


Questa volta, niente note d’autore.
E non risponderò nemmeno alle vostre recensioni.
Avrei troppe cose da dire prima dell’
Epilogo.
Grazie per avermi letta, comunque.
Rainy.












Chapter 13
Say Goodbye, my only lover, my only Destiny
I’ll be ok, don’t Worry.
 
Rein POV
Non mi sono mai piaciute le mattine.
Il soffitto bianco della camera che non è mia sembra così spoglio. La luce accecante del sole filtra attraverso le tende mi scalda leggermente.
Al mio fianco, Shade dorme profondamente.
Mi volto a guardarlo. È la seconda volta che lo vedo addormentato. Forse è anche l’ultima.
Stranamente, mi ricordo che cosa è successo la sera prima, anche se la testa mi fa male. Cosa dovrei dire? Non so nemmeno se è una cosa buona o cattiva. Semplicemente, ci siamo ritrovati in una camera da letto, mentre ci continuavamo a baciare.
Sorrido, malinconica.
Mi sento davvero una stupida. Proprio quando lui comincia a ricordarsi di me, io devo per forza andarmene.
Continuo a guardarlo addormentato, mentre un mio dito accarezza lievemente la sua guancia. Si muove un po’ nel sonno, ed io ritraggo la mano per paura di turbarlo.
Mi metto a sedere, stando attenta a non svegliarlo e prendendo il cellulare, che stava uscendo dalla tasca, per guardare l’ora. Sono le 9.02, mancano quasi tre ore e mezza prima che il mio aereo parta.
Poso i miei piedi sul pavimento – è freddo come non mai, mi manca il calore di Shade e delle lenzuola – e mi dirigo verso la porta, aprendola. Subito mi arriva alle narici un odore delizioso, ed vado in cucina, sbirciando timidamente da dietro la porta per vedere chi c’è.
Auler sta cucinando dei pancakes, Mirlo, Lione e Bright chiacchierano allegramente al tavolo, Sophie, Tio e Fine stanno aiutando – hanno rovesciato la farina – Auler.
Mi appoggio troppo alla porta, che emette un fastidioso cigolio, e Mirlo si volta a guardarmi ed a sorridermi quasi complice. “Buongiorno, Rein” dice, soffocando una risata. Sento le gote imporporarmi, mentre borbotto un “Buongiorno” e le do uno sguardo della serie “Non è come pensi”. “Dormito bene?” chiede Altezza.
“Beh, sì” balbetto, mentre un'altra fitta di dolore mi colpisce alla testa.
Sembra così semplice passare da una situazione di estrema tristezza ad una più allegra e quotidiana. Però, dopo il mio saluto, la cucina piomba in un silenzio alquanto imbarazzante e triste.
“Quindi, oggi parti…” mi dice Sophie, malinconica. Persino lei, che di solito è la più allegra fra tutti, sembra aver perso la vitalità. Distolgo lo sguardo da loro, guardando per terra. “Sì.”
“Ne sei proprio sicura?” chiede Fine. Ormai, questa domanda continua a rimbombarmi nella testa: sono davvero così sicura di voler partire?
“Sì” rispondo di nuovo. In verità, avrei voluto rispondere “No, non ne sono affatto sicura. Voglio rimanere qui, accanto a voi, accanto a Shade”, ma non posso continuare così.
“Beh, allora devi assaggiare i miei pancakes. Sarà la tua prima ed ultima volta” dice Auler, porgendomi un piatto di pancakes inzuppati nel sciroppo d’acero, fumanti e dall’odore invitante. Mi invita a sedere, ed addento un pezzo del dolce.
Penso che siano davvero buoni. Non ne avevo mai assaggiati di così deliziosi.
Mi metto a piangere silenziosamente, dalla felicità e dalla tristezza. Sento la mano di Bright accarezzarmi premuroso la testa, sorridendo triste, mentre le ragazze mi abbracciano, singhiozzando.
 
Dopo la colazione, ritorno in camera.
Shade è ancora addormentato.
Attenta a non svegliarlo, mi siedo sul letto, guardandolo un’ultima volta.
I suoi capelli scompigliati si posano sul cuscino, mentre dei raggi solari tiepidi di metà ottobre creano dei riflessi violacei meravigliosi. Poso, delicata, una mano sulla sua guancia, sentendo il calore pervadermi il corpo per un contatto così piccolo. Sorrido. Ultimamente, mi capita di sorridere così, senza un motivo preciso. Ma forse è per il fatto che, tra qualche ora, lascerò questa città, e lui.
Non posso credere che ho il coraggio di abbandonare tutto questo.
“Addio” gli sussurro, mentre mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non mi volto, altrimenti avrei di nuovo l’impulso di ritornare da lui.
Prima di uscire dalla casa, tutti mi abbracciano. Spero solo che sia un arrivederci, altrimenti sarei una codarda. Mi sento così contraddittoria, però.
Il vento di ottobre mi colpisce appena esco, le foglie cadono dagli alberi formando una danza color oro e rosso.
È tempo di andare.
 
Shade POV
La prima cosa di cui mi accorgo, appena mi sveglio, è che Rein non è al mio fianco.
Mi metto a sedere di soprassalto, ricordandomi di tutto quello che è successo ieri sera.
L’ho baciata.
E mi ricordo tutto. Il nostro incontro, il patto, la gita alla villa di Altezza e Bright, del pianoforte. Di lei.
Dei miei sentimenti.
“Cazzo” mi lascio sfuggire, ricordandomi anche che sarebbe partita.
Mi fiondo fuori dalla camera – mi accorgo anche che sono ancora vestito – e trovo tutti nella cucina. Si respira un’aria pesante.
“Dov’è Rein?” dico, guardandomi intorno. Lione, con gli occhi rossi, mi fissa allarmata, non sapendo che dire. “La sto perdendo” penso, frustrato.
“Il suo aereo parte a mezzogiorno e mezzo, hai ancora poco meno di un’ora prima che se ne vada via. Chiamala, dille di restare” mi dice Fine, porgendomi il suo cellulare. La guardo, indeciso. Non so se è la cosa giusta.
Lei mi ha completamente cambiato la vita, ha cambiato il mio modo di pensare. Di fronte ad una decisione come questa, avrei subito agito. Invece, adesso non so cosa fare. Qual è la cosa giusta?
Con un po’ di titubanza, afferro il cellulare. Sul display c’è già la scheda di Rein, con allegata una foto che la sorella, sicuramente, le aveva scattato di nascosto mentre cercava di cucinare qualcosa. “È così tenera” mi viene da pensare.
Schiaccio il tasto di chiamata, portandomi l’apparecchio all’orecchio. Uno squillo, due squilli, tre squilli. Si ostina a non rispondere.
Finalmente, dopo il sesto squillo, la voce della principessa dice: “Pronto?”
“Sono io.”
Lei non risponde per qualche secondo. “Ti devo dire una cosa” dice infine.
“Anche io” ribatto. Il silenzio piomba in tutta la stanza. “Parla tu” le dico ancora. La sento prendere un respiro. “Io non so come dirtelo. Il fatto è che sin dall’inizio non ti ho voluto dire la verità. Sono stata cattiva con te, e non poco. Ma forse ero solo egoista.” So perfettamente che questa volta non sta dicendo una bugia. E se l’aveva fatto per tutto questo tempo, è perché lei è sin troppo buona.
Prende un secondo respiro, prima di dire: “Io… sin da quando hai avuto l’incidente, ho sempre mentito. Soprattutto a te.” Le parole sembrano morirle in gola. Sono davvero uno stupido, le ho fatto anche troppo male.
“Lo so” rispondo, deglutendo a fatica. Dall’altra parte si sente un silenzio, mentre delle parole morivano in esso. Nessuno dei due fiata, in questa conversazione. Forse è davvero una telefonata d’addio. “Bene” dice, “è… è tutto.”
“Dimentichi che anche io devo dirti una cosa.” Mi sento un irresponsabile e masochista. “Oh” fa lei, non molto convinta.
Mi chiedo com’è che sono riuscito a dimenticarmi di lei per tutto questo tempo. Probabilmente è per il fatto che penso troppo, ma in verità sono solo uno stupido.
“Ti amo.”
Un altro silenzio.
“Lo so. Anche io.”
Il fatto che sia un maledettissimo masochista è ufficiale.
È proprio un amore stroncato ancora prima che nascesse.
“Se ti chiedessi di restare, lo faresti?”
“Sì.”
“Allora, ti prego, non partire.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Lo sai bene. Ci faremmo ancora del male.”
Questa volta, la conversazione è davvero ad un punto morto. Potrei perderla solo per un unico sbaglio, non l’averla ricordata.
E, questa volta, forse per sempre.
“Non te ne andare, ho ancora bisogno di te” ripeto, con un leggero barlume di speranza, anche se sono sicuro che sparirà presto. Dall’altra parte, sento dei singhiozzi soffocati.
Che razza di persona sono? Faccio piangere proprio lei, la principessa, l’unica al mondo.
Lei, l’unica principessa del mio mondo.
“Mi dispiace. Non posso” risponde la sua voce, tremante.
Un altro silenzio. Ora che ci penso, tutto quello che formava quello che io e Rein eravamo era non tanto quello che ci dicevamo, ma erano i nostri silenzi.
Perderò tutto questo.
“Shade, ti prego, non cercare di fermarmi” mi dice lei, singhiozzando più forte. “Non tornerò indietro. Ho già preso la mia decisione. Mi dispiace, davvero.”
No, diamine, no!” penso, mordendomi il labbro. Perché proprio quando mi sono ricordato di tutto deve accadere questo? Non riesco a risponderle.
“È stato bello conoscerti” dice continuando a singhiozzare.
“Quindi, questo è veramente un addio?” farfuglio, con la voce che mi muore in gola.
“Sì” dice lei, continuando a soffocare dei singhiozzi, benché non ci riesca molto.
Non le dico niente. Me ne resto così, a fissare il pavimento con il cellulare attaccato all’orecchio.
“Direi di finirla qui” dice ancora. Nel mio cervello scatta l’allarme rosso, ma non riesco a risponderle ancora una volta.
“Addio” mi fa. Mi da un lieve senso di dejà vu, come se me lo avesse già detto una volta.
Dall’altra parte, adesso, sento solo il suono ripetitivo e fastidioso che mi fa abbassare il cellulare, schiacciando il tasto di chiusura di chiamata.
Me ne resto qui, senza dire niente, a riflettere su cosa è meglio fare.
Lei ha scelto la sua strada. Di certo, non sarò io a fermarla per il mio egoismo. Però ho un maledetto bisogno di lei, ora che è diventata la persona più importante del mondo.
Certo che è stato il risveglio più tranquillo del mondo.
“Dannazione” dico a denti stretti, passandomi una mano nei capelli e scompigliandoli ancora di più.
Non è come succede nei film. C’è una che parte e il ragazzo, senza esitazione, si fionda subito in aeroporto, fermandola un secondo prima che partisse.
La realtà è ben diversa. Ti ritrovi a combattere contro il tuo egoismo e la sua decisione. Ma in un modo o nell’altro, si deve scegliere.
Però, mi piacerebbe tanto che lei ci fosse ancora , qui.
E mi piacerebbe anche che tutto questo fosse solo un semplice e stupido sogno.
 
Mi ci è voluto un secondo prima di realizzare che oggi è una giornata abbastanza fredda.
Pagando il tassista, scendo dall’auto e mi dirigo velocemente verso l’entrata dell’aeroporto.
Alla fine, ho pensato “O la va, o la spacca”. Se riesco, la faccio rimanere qua. Se, invece, è troppo tardi, dovrò farmene una ragione e mi rimpiangere per tutto il resto della mia vita. Wow, che programma allegro.
Comincio a guardarmi intorno, nella speranza di scorgerla.
È davvero buffa la situazione in cui mi trovo, sembra quasi che il destino voglia prendersi gioco di me.
Era un addio, ma io non ho mai voluto che lo fosse. O almeno, non in quel modo.
Gli addii sono delle cose molto più strazianti.
Corro. Giusto per girare un po’, per vedere se c’è.
È vero, sembra proprio la scena di un film. Come se qualcuno avesse scritto la mia storia. O meglio, la nostra.
E la scorgo. I suoi capelli turchini, raccolti in una coda alta, si distinguono nella folla, mentre lei vaga con sguardo un po’ vuoto, forse triste.
Lei.
Raggiungendola, con il cuore che mi batte a mille, spero che possa fare qualcosa. Non voglio che se ne vada via un’altra volta.
“Rein.”
Si volta, non le do il tempo di ribattere.
La abbraccio, sperando di non lasciarla andare mai più.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Epilogue: This is a story of a Long time ago ***


Epilogue
This is a story of a Long time ago
I’ll never forget all the Time we spent Together
 
La valigia era pesante.
La ragazza dai lunghi capelli turchini notò, sorridendo lievemente, che in quell’aeroporto niente era cambiato. Anche se c’era stata solo poche volte.
Si respirava la stessa aria di quando era partita.
Le sembrava tutto un sogno.
Si era promessa di non ritornare, eppure, c’era qualcosa che l’aveva indotta a ritornare in quella città piena di ricordi. Di profumi familiari. Di amici.
In quella città in cui aveva imparato che niente è casuale, e che era tutto scritto.
Il suo sorriso si allargò, ma non seppe cosa dire di fronte al ragazzo che le si presentava davanti.
“Pensavo che non saresti più tornata. Mi hai sorpreso quando tua sorella me l’ha detto, quando le avevo chiesto di te.” La sua parlata era rimasta la solita.
“E io che volevo farti una sorpresa.”
I due ragazzi si abbracciarono dopo tanto tempo che erano stati separati.
 
“Avrei dovuto dirglielo prima che accadesse tutto questo.”
Una principessa dai lunghi capelli blu guardava, con aria malinconica, la gemella rossa ballare con un principe dalle iridi color notte. Sospirò, stanca, sorridendo tristemente. “Ma va bene così. Devo lasciargli vivere la sua vita” pensò ancora.
Rein, sin da quando lei e sua sorella erano solo delle ragazzine, era innamorata di Shade, solo che non l’aveva capito fino a quando non apprese la notizia del fidanzamento tra lui e la gemella. “Sono una stupida” si era ripetuta tante volte.
Ed adesso, il principe che aveva sempre desiderato stava ballando con la sorella rossa, che sembrava più felice che mai.
Perché erano promessi in sposi.
Sentì qualcuno pronunciare il suo nome, lei si voltò. Era il principe dei gioielli, che le chiedeva se le andasse di ballare.
Rein esitò qualche secondo. Non voleva di certo mentirgli. Lei voleva ballare solo con il principe di sua sorella, quello che in quel momento non aveva più alcun interesse nei suoi confronti. Sicuramente non aveva più alcun interesse nei suoi confronti.
Cercò di rifiutare nel più educato modo possibile, dicendo che era stanca e che voleva ritornare nelle sue stanze.
Nel corridoio, l’aria che si respirava non era la stessa.
Lei correva, cercando di non inciampare nel vestito da ballo color turchese.
Si fermò, prendendo fiato ed accasciandosi a terra.
Era stanca di tutto quello che era successo.
Si tolse la corona dalla testa, lasciandola sul pavimento. Non era poi così bello essere una principessa, si doveva fingere quando qualcosa non andava bene.
Era stanca di quel ruolo.
Si sciolse la coda che raccoglieva i suoi lunghi capelli turchini, non le andava a genio quella capigliatura tanto complicata.
Se ne restò lì, a fissare per terra, a fissare quella gonna troppo larga e quelle decorazioni troppo vistose.
Una lacrima scivolò giù dagli occhi.
Non voleva che succedesse tutto quello proprio a lei.
 
La ragazza dai capelli turchini si svegliò.
Sulle labbra, sentiva il calore di quelle di lui. “Buongiorno” fece il ragazzo, spostandosi da lei, sorridendo lievemente. Lei sorrise a sua volta.
Si alzò da quel letto che profumava ancora di lui, mentre la sua mente vagava ancora nel sogno. Andò alla finestra, guardando cosa le riservava il mondo in quel momento. Era aprile.
“Sai, è già passato un anno da quando ci siamo conosciuti” sussurrò, più a sé stessa che al ragazzo. “E pensare che tu volevi rimanere all’estero per sempre” disse lui, avvicinandosi alla turchina. Lei rise, la sua risata era ironica e cristallina.
“Ho sentito dire che le persone che vengono legate da un filo rosso sono destinate ad incontrarsi” disse ancora, ripensando al giorno prima della propria partenza. Sentì la testa del ragazzo appoggiarsi sulla sua spalla, mentre diceva: “Ah sì?” Lei annuì, sussurrando un “Sì”.
“Beh, allora, in questo caso, il nostro filo non sarà rosso, ma blu.”
“Perché?”
“Niente. È una cosa mia.”
La ragazza lo guardò interrogativa. In fondo, il velo di mistero che lo ricopriva lo rendeva ancora più affascinante. Sorrise.
“Che ne dici se oggi uscissimo un po’? È una bella giornata” propose.
“Perché no?” e la lasciò andare in bagno a prepararsi.
Prima di uscire dall’appartamento, la ragazza gli chiese: “Tu credi nel destino?”
Il ragazzo la guardò un po’ stranito; non si era ancora abituato alle sue domande. Ma rispose comunque “Sì”. Lei sorrise.
“Mi prometti che non mi lascerai mai, Shade?”
“Te lo prometto. Te l’ho sempre promesso, Rein.”
 
La principessa continuava a piangere. Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che non poteva fare assolutamente niente.
“Rein.”
Era il suo solito modo di attirare la sua attenzione. La chiamava solo con il suo nome, con quel tono così profondo che la ragazza sussultò all’udirlo. Si voltò verso di lui, senza preoccuparsi di asciugarsi le lacrime.
“Rein, io…” Non sapeva cosa diamine dirle. Lui l’amava ancora, anche se era passato tanto tempo.
Anche se lei era innamorata del principe biondo.
Distolse lo sguardo dal suo viso piangente. Gli faceva maledettamente male vederla soffrire. “È colpa mia?” le chiese, ritornando a fronteggiare quello sguardo velato di lacrime.
“No” rispose lei, “è solo colpa mia. È colpa mia se non ti ho detto quello che provavo per te prima dell’inevitabile.”
Lui, senza esitazione, la andò ad abbracciare. “No, non è colpa tua, Rein. È solo colpa mia, sin dall’inizio. È sempre stata colpa mia.”
“Shade… Mi prometti che staremo insieme per sempre?” chiese, stringendosi più forte a lui. Aveva bisogno di certezze, di promesse.
“Certo. Anche se il destino ci separasse, io starò accanto a te. Mi opporrò ad esso, non mi importa cosa succederà, però mi opporrò” disse lui. Perché lei era la sua principessa. Anche se era stata soprannominata “La principessa meno principesca di tutta la storia di Wonder”. Lui la voleva. Ogni giorno, ogni notte la voleva.
“Mi prometti che, se rinasceremo in un altro luogo, noi ci incontreremo, e non ci lasceremo mai più? Mi prometti che questo succederà?” Pensò che era altamente impossibile tutto quello che chiedeva, ma voleva annegare nelle bugie. O nelle certezze.
“Ti prometto che sarà così. Farò di tutto per poterti incontrare, per poterci amare, in quella vita.” A sentir tutto quello, Rein pianse ancora di più. “Ti prometto che farò sì che il Destino leghi i nostri diti con un filo blu ogni volta che rinasceremo.”
“Perché proprio blu?” La domanda non aveva affatto senso in quel momento, ma Rein volle sapere. Shade allentò la presa, in modo da poterla guardare negli occhi. Le posò una mano sulla guancia, accarezzandola. “Perché tu non sei tua sorella. Tu sei Rein, la principessa dal colore blu.” Sorrise con una punta di amarezza. Lui non voleva lasciarla. Le diede un bacio sulla fronte, stringendola nuovamente a sé.
“Ti amo, Rein.”
“Ti amo anche io, Shade.”
 
“Siamo sempre stai quelli a cui davano tutto, quelli che avevano tutto. Quelli ricchi e belli, quelli “fortunati.” Tzè. Niente di tutto ciò.”
“Insomma, qui nell’alta società non si può fare niente di niente. Nulla. Non ci sono scelte o qualcosa di simile, solo dovere, dovere e dovere.”
Ma questo non è importante. La cosa che conta veramente è il fatto che ci siamo incontrati anche in questa vita.
 
End.














N/A: Oh. Mio. Dio.
È finita.
È finita, diamine.
È finalmente finita.
Non ci credo, davvero. Dopo tanto tempo è finita.
7 mesi. È durata 7 mesi, come è durato il rapporto di Rein e Shade.
Insomma, è stato così… veloce. Soprattutto gli ultimi capitoli. Non so che dire, sinceramente. E io che pensavo che non sarebbe mai finita.
Non è andata come avevo programmato dall’inizio, da quando avevo cominciato la fan fiction. Avevo pensato ad 11 capitoli più il prologo e l’epilogo. Ed invece è andata ancora più lontano di quanto avevo immaginato. E non avevo affatto immaginato la parte della gita estiva. E dell’incidente. E questa parte finale. Non le avevo immaginate. Sono venute fuori così, senza accorgermene. L’idea era del tutto diversa. Pensavo di far mettere insieme i due verso il 5/6 capitolo senza farlo sapere agli altri. Pensavo che, per i loro genitori, era meglio se Shade e Fine si mettessero insieme. Pensavo che Rein non avrebbe sopportato tutto ciò e litigasse con Shade. Ma non pensavo che sarebbe accaduto quello che ho scritto.
Insomma, mi fa uno strano effetto mettere fine ad una fan fiction. È diventata parte di me. Mi è quasi venuto da piangere quando scrivevo le ultime righe :’)
E la parola “End.”, ommioddio, mi si chiudeva la gola quando scrivevo. Dico seriamente! Mi chiedo se questo era l’epilogo che vi aspettavate.
Qui sono Rein e Shade, un po’ più maturi, ma sono loro. Ci sono solo loro.
La loro storia, le loro risate. Le lacrime di lei, la frustrazione di lui. E la stupidità di lui. Ci sono loro che vi fanno sognare, non io. Ci sono loro che formano la storia. Ci sono loro che continuavano a farmi venire in mente come potevo continuare la fan fiction. Sono sempre loro che hanno questo potere di farmi venire l’ispirazione.
Sono semplicemente… loro. Rein e Shade. Shade e Rein. Loro. E non c’è niente di più giusto.
E ci sono stati anche Fine (un po’ cambiata), Bright, Auler, Altezza, Mirlo, Lione e Sophie. E Milky, la tenera e dolce Milky.
Io… non so davvero che dire. Solo
GRAZIE DI CUORE.
No, seriamente. Vi ringrazio per avermi seguita.
Spero abbiate riso e pianto insieme a tutti loro. Spero che questa fan fiction vi abbia emozionato.
Grazie a tutti i lettori. A chi mi ha seguita fin dall’inizio, a chi si è aggiunto dopo.
Grazie per le recensioni e l’inserimento nelle storie preferite.
Grazie per l’inserimento negli autori preferiti.
Grazie per aver sopportato tutti i miei scleri nelle note d’autore!
Grazie a chi mi ha supportata.
Grazie per il perdono per tutti i miei ritardi.
Grazie di tutto. Davvero.
Spero solo di poter continuare così, a scrivere storie su di loro.
Grazie ancora per avermi seguita.
E, beh, adesso mi rimetto a rileggere tutto, per vedere se ho fatto un buon lavoro.
Ci vediamo in un’altra fan fiction.
Sempre se mi vogliate seguire, è chiaro.
Baci,
             Rainy.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=567699