Blue string of Destiny di Rainie (/viewuser.php?uid=109701)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue: Me, you. Two different, but similiar Worlds. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1: What?! You're joking, Right?! ***
Capitolo 3: *** Chapter 2: Oh, sorry, Little Princess! ***
Capitolo 4: *** Chapter 3: Two weeks at the sea... Together?! ***
Capitolo 5: *** Chapter 4: The beginning of the hottest days of this strange Summer ***
Capitolo 6: *** Chapter 5: For only this Time, please. ***
Capitolo 7: *** Chapter 6: You make me fall in Love with you ***
Capitolo 8: *** Chapter 7: Are you ready to start a love Game? ***
Capitolo 9: *** Chapter 8: I'll be here, forever With you ***
Capitolo 10: *** Chapter 9: We have to return at the First time we Met ***
Capitolo 11: *** Chapter 10: It’s a new begin for me, for you, for Us ***
Capitolo 12: *** Chapter 11: Maybe it's a Daydream ***
Capitolo 13: *** Chapter 12: Are you sure to go Away from me? ***
Capitolo 14: *** Chapter 13: Say Goodbye, my only lover, my only Destiny ***
Capitolo 15: *** Epilogue: This is a story of a Long time ago ***
Capitolo 1 *** Prologue: Me, you. Two different, but similiar Worlds. ***
Blue string of Destiny
Prologue
Me, you. Two different, but similar Worlds
It’s time to Begin.
Rein POV
Siamo sempre stai quelli a cui davano tutto, quelli che avevano tutto.
Quelli ricchi e belli, quelli “fortunati”.
Tzè. Niente di tutto ciò. Ci obbligano a fare
cose che noi nemmeno vogliamo. Le nostre giornate sono piatte, tutte
uguali.
“Quand’è che possiamo finire tutta
questa farsa?”
Già, mi annoia. È tutto così monotono.
Insomma, capisco che è ora che mi cerchi un fidanzato, ma
presentandomi dei ragazzi ricchi, viziati e noiosi non funziona. E
capisco pure che devo cercarmi qualcuno di buona famiglia, ma sono
tutti così… così… da
prendere a schiaffi!
“Rein, tesoro, lo sai che è per il tuo
bene…” mi dice mia mamma dolcemente.
“E che non sei più una bambina capricciosa e bla
bla bla…” ripeto (per l’ennesima volta)
io annoiata, e mi giro verso i miei genitori e mia sorella gemella,
Fine, che sono dietro di me. “Ma è ogni volta la
stessa storia! Questi qua sono superficiali! Oggi non si possono
più trovare dei ragazzi con la famiglia inserita
nell’alta società educati e simpatici allo stesso
tempo! Non capite?! E poi, ce ne sono ancora di anni prima che mi debba
sposare! Che senso ha cominciare a presentarmi ragazzi già a
15 anni quando posso sposarmi normalmente che ne so, magari a 23 o 24
anni?!” continuo alzando leggermente la voce con fare
esasperato.
“Rein, non possiamo farci nulla. Ci dispiace, davvero, ma
prima o poi dovrai sposarti.” Mio padre interviene, calmo e
dolce come sempre.
“Sappiamo che per te è difficile fidanzarti
all’improvviso con uno che conosci a malapena,
però devi farlo. Perché noi donne dobbiamo essere
forti, dobbiamo accettare con estremo orgoglio ogni cosa, in questa
società. Va bene?” Mia madre mi si è
avvicinata, e mi poggia le mani sulle spalle. Addolcita un
po’, forse dalle parole di comprensione di mio padre, forse
da quelle sicure di mia madre, dico: “Sì,
però… è difficile. Vero,
sorellina?” La mia gemella, che fino ad adesso non aveva
parlato, sorrise: “Già. Anche per me è
difficile, mamma, papà. Siamo gemelle, no?” fa con
un tono scherzoso. Ci mettiamo a ridere tutti.
“Sentite, domani ci sono altri due ragazzi. Sono i figli di
alcuni proprietari di aziende miei amici. Li ho visti e conosciuti, e
vi posso dire che sono dei ragazzi affidabili. Potete vedere anche
loro?” La voce di mio padre ricomincia dopo che abbiamo
smesso.
“Va bene…” diciamo io e Fine
all’unisono, rassegnate.
“Vi faremo incontrare alla stessa ora, va bene?”
continua la voce di mia madre.
Annuiamo.
Shade POV
Che ci posso fare? Veniamo chiamati “figli di
papà”, dicono che siamo viziati e presuntuosi, e
se per caso una persona “comune” sa chi siamo, ci
chiama “signorini”. È davvero
innervosente, tutto questo. Alcuni ti diventano amici solo
perché tu magari vai ai party più esclusivi,
oppure perché tu hai più soldi e puoi permetterti
tutto quello che vuoi. È solo gente ipocrita. E poi, pensano
che per noi è tutto perfetto, che non ci sia niente della
nostra vita che vada male. Ah, certo, allora che ci stiano loro in
questa vita schifosa, io non ci voglio più stare.
E certo, perché loro non sono vincolati, perché
loro non devono fare mai nulla per forza. Tipo un matrimonio. Da noi
è sempre tutto programmato, tipo i fidanzamenti delle
famiglie reali, che servono a rafforzare la famiglia. Beh, in questo
caso, il “rafforzare la famiglia” è
diventato il “rafforzare un’azienda”, o
robe simili. Insomma, qui nell’alta società non si
può fare niente di niente. Nulla. Non ci sono scelte o
qualcosa di simile, solo dovere, dovere e dovere.
Comunque. I nostri genitori ci obbligano a sposare qualcuno che
scelgono loro, ma a me, miracolosamente, è capitata una
madre impegnata come tutti, ma almeno non ti forza a sposare qualcuno
che decide solo lei. Ce ne sono pochi, di genitori così.
Beh, forse perché ho una sorellina. Ma non so cosa
c’entri adesso. Comunque. Fatto sta che
è una fortuna, per me. E anche Bright e Auler, che hanno
anche loro delle sorelle, non devono sposare qualcuno che decidono i
genitori. Però ora che ci penso, anche Lione e Mirlo hanno
dei fratellini piccoli. Beh, dobbiamo dare un buon esempio alle nostre
sorelline e ai nostri fratellini?
Torniamo alla realtà. Anche oggi è stata una noia
mortale. Ragazze oche, chiacchierone e pettegole mi si sono presentate
davanti. Non ci ho messo molto per liquidarle e ritornare alla mia vita
di sempre. Anche se ormai è diventata parte della routine
incontrare questo tipo di persone. Alla fine, mia madre mi ha detto che
domani, Bright ed io dovremo incontrare altre due ragazze, per di
più gemelle! Direi che è già
abbastanza che io veda le altre ragazze una ad una, figuriamoci 2
sorelle. Mi metto le mani nei capelli. Sento la porta scricchiolare
dietro di me, e vedo la mia sorellina Milky che entra nella stanza.
“Fratellone, ho avuto un brutto sogno…”
mi dice, abbastanza spaventata. Le sorrido, mi alzo dal mio letto dove
ero seduto e mi avvicino a lei. Le metto una mano sulla sua testa, e le
accarezzo dolcemente i capelli dicendo: “Non ti preoccupare.
È stato solo un sogno. E poi, sai che il tuo fratellone
è sempre pronto a proteggerti, vero?”
Il viso le si illumina. “S-sì! Grazie
fratellone!” E mi abbraccia.
“Di niente, Milky. Ora, però, vai a letto.
È ora di dormire, sai?” le dico premurosamente,
mentre la accompagno fino alla sua stanza.
“Va bene! Buonanotte, fratellone!” e mi rivolge un
sorriso a 32 denti. Le sorrido anche io. “Buonanotte, Milky.
Dormi bene.”
Disclaimer:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del
rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro.
Note
dell'autrice alle prese con una nuova storia xD
Salve
salve a tutti! Rieccomi qui con una nuova storia... che sarà
una long-fic sul Blue Moon *OOO* Non so se ce la farò... ma
cercherò di mettercela tutta *^*
Beh,
che dire? Questa mia mente malata ha bisogno di un bel lavaggio XD E
pensare che domani comincerà la scuola... oddio, scientifico
.____.
Vabbè,
ritorniamo a noi.
L'idea
mi era venuta un sacco di tempo fa, e avevo scritto anche qualche
parolina sul prologo, ma mio fratello ha dovuto ripristinare il
computer e non avevo salvato tutta la mia roba .___. No,
cioè, in teoria l'avrei salvata, ma non abbastanza bene -.-
Comunque.
Spero di aver preso bene il carattere sia di Rein che di Shade. Ho
fatto spiegare a Shade tutto quello che succede, insomma, lo ritengo
più adatto alla parte. Dopo Soul, è stato uno dei
miei primi racconti in prima persona dal punto di vista del ragazzo.
Oddio, mi sento strana quando scrivo XD Beh, non so cosa pensano i
ragazzi, ma spero che questo sia abbastanza .___. Ah, vi dico di
già che la storia è divisa in 12 capitoli(senza
contare il prologo e l'epilogo), salvo imprevisti xDDD
Direi
che per adesso è tutto. Beh, comincio a scrivere il primo
capitolo(si spera che io possa trovare l'ispirazione)ed a prepararmi al
trauma che riceverò domani... Non conosco nessuno della mia
classe T______T
Al
prossimo capitolo ^^
Chuu
<3
giu_Rainbow
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Capitolo 2 *** Chapter 1: What?! You're joking, Right?! ***
Chapter 1
What?! You’re joking,
Right?!
I
won’t a
similar person in my Life!
Rein POV
Era buio.
Così buio che non riuscivo neppure a vedere le mie
stesse mani. Non riuscivo a muovermi.
Ero come paralizzata.
“Mi prometti che staremo insieme per
sempre?” Le parole mi uscivano di bocca da sole. Non sapevo
nemmeno io cosa stavo dicendo, la mia bocca si muoveva da sola, e la
mia voce produceva suoni che non riuscivo a controllare.
Però, non c’era nessuno davanti a me,
né vicino a me.
“Certo. Anche se il destino ci separasse, io
starò accanto a te. Mi opporrò ad esso, non mi
importa cosa succederà, però mi
opporrò.” Era una voce maschile che non avevo mai
sentito prima d’ora, eppure, mi sentivo così bene
quando disse quelle parole.
“Mi prometti che, se rinasceremo in un altro luogo,
noi ci incontreremo, e non ci lasceremo mai più? Mi prometti
che questo succederà?” Non sapevo
perché, ma sentivo le lacrime che salivano ai miei occhi.
Continuavo a dire cose che non riuscivo a capire il senso.
“Ti prometto che sarà così.
Farò di tutto per poterti incontrare, per poterci amare, in
quella vita.” Lacrime calde mi scivolavano giù per
il mio viso. Mi sentivo triste, arrabbiata, frustrata. Le emozioni si
mescolavano insieme, era troppo difficile capire cosa sentivo veramente.
Una mano mi accarezzò dolcemente una guancia, e per
un attimo mi parve di vedere una persona, un ragazzo. Lui sorrise
amaramente. Poi scomparve, lasciando un vuoto incolmabile nel mio
cuore, con la guancia che sentiva la mancanza della mano di lui. mi
ricordavo solo due cose. I suoi capelli corvini, e i suoi occhi
profondi come la notte.
Era ritornato buio.
Ero di nuovo sola.
“Sorellina?” Fine mi sventola una mano davanti al
mio viso. Sto ancora pensando a questo sogno, non riesco a togliermelo
di testa da quando mi sono svegliata.
“Oh, sì. Scusa, hai detto qualcosa?”
“È solo che mi sembri pensierosa da
stamattina… è successo qualcosa?”
“No… no, niente. È solo che ho fatto
uno strano sogno, tutto qui” faccio alla mia gemella con fare
da noncuranza.
“Ne sei sicura?” mi fa Fine preoccupata.
“Sì, davvero. Non ti preoccupare.” Le
sorrisi cercando di essere più naturale possibile.
“Daccordo…”
Infatti, non è davvero niente di importante. Insomma,
è solo uno stupido sogno! Perché ci devo pensare
così tanto? Però, mi è sembrato
così… familiare,
come se fosse già successo… mi sembrava
così reale per poter essere un sogno. Il dolore sembrava
reale, era difficile descrivere le sensazioni che ho sognato, eppure me
le ricordo benissimo. Mi sembrava di aver già vissuto questa
situazione.
“Ah, comunque, Rein, come pensi che siano i ragazzi che ci ha
parlato papà ieri sera?” Eravamo
all’incontro, siamo arrivate in anticipo e stiamo aspettando
da qualche minuto quei fantomatici figli dei proprietari di qualche
stupida azienda.
“Perché me lo chiedi?”
“Così, per curiosità.”
Ci penso su un attimo. Beh, negli ultimi giorni non è stato
proprio un successo con gli altri idioti dalla faccia da presuntuosi,
quindi perché questi dovrebbero essere meglio?
“Saranno come gli altri, sempre a vantarsi di tutte le loro
doti, delle loro conoscenze, dei loro genitori ricchi eccetera
eccetera…” dico sbuffando, non molto contenda
della situazione. Certo, saranno sicuramente usciti fuori da qualche
parte del paese dei
“figli-viziati-incompetenti-che-non-ti-lasciano-un-momento-in-pace”.
“Credimi, Fine, saranno semplicemente degli
stupidi come tutti” dico sicura e orgogliosa.
“Oh, stavate parlando di noi?” Una voce
tremendamente familiare mi parla da dietro. La voce del sogno? Nah,
impossibile, non può essere. Mi giro lentamente, e vidi due
ragazzi grandi al massimo un anno più di noi. Le mie iridi
si scontrarono con quelle del ragazzo che aveva parlato. Rimango di
sasso. Sono… sono quei stessi occhi. È
impossibile non riconoscerli. Degli occhi scuri come una notte senza
stelle, profondi come oceani, mi catturano senza che me ne rendo conto.
I suoi capelli sono anch’essi uguali a quelli del ragazzo che
mi è sembrato di vedere nel sogno, di un color viola scuro,
davvero bellissimi. Rimango sbalordita della somiglianza, anche lui
sembra abbastanza stupito di vedermi.
“Ma tu… hai un’aria
così… familiare…” mormora
lui. Provo l’impulso di dirgli “Tu sei il tizio che
mi è apparso questa notte in sogno!”, ma dicendolo
sicuramente mi avrebbero dato della perfetta idiota che si inventa
delle cose impossibili. Mi limito a dire un “Magari ci siamo
visti già da qualche parte”, mentre fisso ancora i
suoi occhi, colma di stupore. Lui si ricompone, poi, infilando una mano
in tasca, mi dice: “Forse, ma questo non toglie che ci stavi
dando degli stupidi.”
“Scusami se voi ragazzi di queste parti siete tutti
così” dico io, cercando di fare
l’indifferente.
“Ah, certo, adesso è colpa nostra? Allora cosa
dovrei dire di voi ragazze, che cercate di essere sempre perfette e
alla fine diventate oche e stupide?” Mi sale il sangue al
cervello, e mi viene la voglia di dargli un pugno nello stomaco, ma mi
trattengo.
“Cosa?!” chiedo cercando di essere calma.
“Ho detto che voi siete oche e stupide.” continua
lui, scandendo bene le ultime parole.
“Ah, certo, adesso è colpa nostra eh? Scusaci,
signorino mio! Scusaci se siete voi che ci fate diventare
così!” Ormai ho perso la pazienza, mi alzo e mi
accanisco contro di quel ragazzo. Possibile che questo tizio qui possa
essere così cafone?! È impossibile, non
può essere quel dolce ragazzo che ho sognato!
“Oh, principessina, adesso sei te che dici che ci incolpi!
Cioè, manco conosci qualcuno e già hai giudizi
negativi su di lui, non è così?”
“Deficiente!”
“Stupida!”
Ci guardiamo in cagnesco. Insomma, questa giornata è stata
davvero un fiasco totale. E meno male che non ci sono i nostri
genitori, altrimenti chissà cosa ci avrebbero detto davanti
a questa scena.
“Hey, ragazzi, non riscaldatevi, per favore.” Una
voce calma arriva dalle spalle del mio nemico, cercando di calmarci.
Solo adesso mi accorgo che dietro di lui c’è un
altro ragazzo, biondo, con gli occhi del colore del rubino e
dall’aria gentile. La sottospecie di idiota davanti a me si
volta verso di lui.
“Ma Bright, hai sentito cosa ha detto questa
ragazzina?”
“Scusami?! Chi sarebbe la ragazzina?! Sei te che ti comporti
da marmocchio!” lo accuso io.
“Dai, calma, calma! Siamo qui per socializzare,
no?” fa il biondo.
“Già, sorellina, siediti e fai un bel
respiro!” mi tranquillizza Fine.
Anche dopo qualche minuto dalla “lite”
(così per dire), la tensione è ancora alle
stelle. Io e quel presuntuoso ci guardiamo ancora rabbiosi, mentre il
tipo dagli occhi color rubino, sorridendo, fa: “Ora che ci
siamo calmati, direi di presentarci. Io mi chiamo Bright,
piacere!”
“Shade” dice l’idiota dai capelli corvini.
“Io sono Fine!” si presenta la mia gemella rossa a
sua volta, allegra.
“Mi chiamo Rein.” Più che voce normale,
me ne esce fuori un verso simile ad un ringhiare dei lupi, ovviamente
rivolto a quella zucca vuota.
“E diceva a me marmocchio…” sbuffa lui,
distogliendo lo sguardo da me.
“Tsk!” gli faccio irritata, spostando lo sguardo
anch’io.
“Sentite, ragazzi, che ne dite di andare fuori a mangiare
qualcosa? Magari calmate i vostri spiriti bollenti” propone
Bright.
Fine si alza improvvisamente e grida, con aria sognante:
“Magari un gelato! Oppure una torta alla fragola! Vanno bene
anche le crepes o i muffin!”
Ridacchiai alla sua reazione. “Fine, non cambierai mai quando
si parla di dolci!”
Alla fine siamo andati in un bar vicino, le cui torte sono molto famose
in questa città. È inutile dire che Fine ha
ordinato il quadruplo di noi.
“Vediamo… da quello che ho capito, siamo nella
stessa situazione, giusto? Insomma, genitori che vogliono forzarci a
fidanzarci con qualcuno ecc., no?” comincia a dire il
signorino Shade, ritornato calmo.
“Beh, direi di sì” risponde Fine, che ha
appena finito di mangiare la sua seconda torta e sta per afferrare la
terza. Io, invece, continuo a tenere gli occhi fissi sul mio dolce.
“Bene. Avrei una proposta.” Alzo il mio sguardo sul
ragazzo, e ne vedo un’espressione compiaciuta.
“Sempre se la principessina sia
d’accordo” continua con un sorrisetto.
“Dipende” rispondo io, irritata dal nomignolo.
“Che genere di proposta è?”
“Semplice. Diciamo che è tutto ok.”
“Shade, spiegati meglio” dice Bright interessato.
“Beh, dobbiamo semplicemente dire che non
c’è più bisogno di fare altri incontri.
Da come ho capito io, anche voi siete stanche di tutti quelli che avete
conosciuto, soprattutto la gemellina blu” dice, riferendosi a
me, ovviamente. Lo fulmino con lo sguardo, con scarsi risultati. Lui
continua a parlare, spostando lo sguardo sugli altri.
“Quindi, se dicessimo che noi stiamo bene insieme, i nostri
genitori smetteranno di farci conoscere gente nuova ed irritante, non
trovate?”
Silenzio.
“Mai.” Tutti mi guardano, come se dicessero che
sono pazza, o qualcosa del genere. “Ma Rein, capisci che
così non dovremo più vedere dei ragazzi che, come
dici tu, sono stupidi e presuntuosi?” mi fa Fine, con un
pezzo di torta infilzata nella forchetta che aveva in mano.
“Certo che sei stupida, fattelo dire” mi incalza
l’idiota, poggiando il gomito sul tavolo, sostenendo il mento
con la mano.
“Cosa?!” dico io infastidita, cercando di mantenere
la calma acquistata solo qualche minuto fa.
“Dai, Rein, in fondo, Shade non è così
tremendo come pensi!” cerca di tranquillizzarmi Bright.
“Pensi che io sia fastidioso?!” chiede Shade
voltandosi verso il suo amico.
“Più che fastidioso, sei troppo
complicato!” dice lui ridacchiando, come comincia a fare
Fine. E, sì, lo ammetto: anch’io mi sono lasciata
sfuggire un sorrisino.
“E va bene, ho capito” dice Shade sbuffando.
Dopo questa breve “pausa” da rabbia, Bright mi
chiede: “Allora, Rein? Ti va bene?”
“Se è per non conoscere altra gente noiosa, allora
è ok, per me” dico rassegnata. “Ma se tu
- mi rivolgo a Shade – provi a farmi arrabbiare
un’altra volta, giuro che ti prendo a schiaffi!”
“Certo, certo, principessina” acconsente lui,
volgendo lo sguardo da un’altra parte.
La sera, dopo aver parlato con i nostri genitori (che, ovviamente,
erano felici di sentire le loro figliole trovare finalmente qualcuno di
buono) e dopo aver cenato, me ne restai chiusa in camera, sdraiata sul
letto a ripensare tutto quello che era successo oggi.
Insomma, è impossibile pensare che quel tizio, Shade, sia lo
stesso ragazzo del mio sogno. Però, ora che ci ripenso, i
sogni non mi rimangono mai in mente così a lungo. Nel senso,
non riesco a ricordarmeli interamente, e a volte me li dimentico una
gran parte anche di quello che mi ricordo. Eppure, quel sogno
è stato strano, mi ricordo tutte le sensazioni che provavo,
le emozioni. Mi ricordo la malinconia che mi avvolgeva, la mano calda
che mi accarezzava asciugandomi le lacrime, il viso uguale a quello
dell’idiota conosciuto oggi. Forse, potrà essere
veramente idiota, però devo dire che, quando ho incrociato i
suoi occhi, un senso di
“felicità” mi ha riscaldato il cuore,
stranamente. Insomma, non ci conosciamo neanche! Ma mi è
sembrato così familiare, come se ci fossimo già
conosciuti.
Continuo a pensarci, però non trovo un senso logico a tutto
questo. Non me la sento di parlarne con Fine, anche se, sin da piccole,
le ho sempre raccontato tutto. Ma questa volta, mi sembra una faccenda
troppo personale per dirle tutto questo.
Chiudo gli occhi, sperando che la notte mi porti consiglio.
Fuori sento la pioggia che scroscia, sento il cielo che piange per
qualcosa.
È di nuovo buio.
Fa di nuovo freddo.
“Scusami”, sento dire.
Cerco con lo sguardo il proprietario della voce.
Però,
oltre a me, non c’è nessuno.
Note dell'autrice *OO*
Salve salve salveeee!!
Finalmente il primo capitolo sono riuscita a finire (per vostra
sfortuna) xDDDD
Madò, ci ho
messo un casino a scrivere tutto questo, e mi è venuta una
roba che non si può vedere (leggere) XDD Mi è
stato un po' difficile far litigare Shade e Rein, dato che adoro questa
coppia, però, se è per la riuscita della fanfic,
allora lo farò T^T
Bene, passiamo alle
recensioni xD
Delphinium_Love:
grazie per i tuoi complimenti, anche la tua recensione è
molto gradita ^^ sono contenta di aver preso bene il personaggio di
Shade, e ti dico che non ne ho la più pallida idea neanch'io
di come faccia ad organizzare questi capitoli, dato che non sono molto
ordinata con le idee XDD Beh, per il termine "innervosente" non so che
dirti, però Word non mi ha segnato come errore O__O
proverò a cercare un po' in giro XD Poi, io sono abituata a
mettere il punto dopo "comunque" per dare il senso di cambiare
argomento, o di trattare qualcosa già citata prima... non
sapevo che non si poteva mettere o.o d'ora in poi me lo
ricorderò XD E non ti preoccupare, le critiche mi servono
per migliorare, quindi, è tuuuuuuuutto ok *alza il pollice e
le scintilla un dente* xDDD
tata_angel: grazie
mille per i tuoi complimenti! Spero davvero che anche questo capitolo
ti vada bene, ci tengo a fare bella figura con i miei lettori ^^
Karin_: come ti
è andata la scuola? XD spero bene u.u grazie anche a te per
aver recensito e per i tuoi complimenti ^^ cercherò di
migliorare, mi rileggerò tutto il libro di grammatica
(sese... sempre se c'ho voglia! xD) e correggerò gli errori
U.U spero che questo capitolo ssia ok >.^ Beh, ho cercato di
mettermi nei panni di chi ha questa vita, e sicuramente non se la
passano come pensano alcuni di noi! (dalla serie "i soldi non fanno la
felicità" xDDD)
midnightsummerdream:
cheffigo il tuo commento *OOO* posso chiamarti Marty? *si prende subito
confidenza* E no, non mi hai annoiata U.U anzi, ti dico pure "Good
job!!" xDDD Ok ritorniamo seri. Grazie per aver inserito la mia storia
tra i preferiti, anche se è solo agli inizi *è
onorata* Non esageriamo, non sono una così grande scrittrice
XD *la Giu si spara e sale in cielo, prende l'anima di Marty e
resuscita, rificca l'anima nel suo corpo e con i poteri che non ha
ancora capito come li ha acquistati, fa comparire la chiave USB con
tutte le storie integre e si avvia verso l'orizzonte con lei cantando
canzoni senza senso xDDD* Ok, adesso è tutto ok XDD
Un grazie anche a chi
ha inserito le mie storie nelle seguite e nelle preferite, un altro
grazie anche ai 92 lettori silenziosi xDD
Bene, direi che
è tutto.
Al prossimo capitolo!
Chuu <3
giu_Rainbow
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Capitolo 3 *** Chapter 2: Oh, sorry, Little Princess! ***
Chapter 2
Oh, sorry, Little Princess!
You’re pretty, but so Annoying!
Shade
POV
Volete
sapere la notizia del giorno? Beh, quella stupida ragazzina dai capelli
blu viene nella mia scuola, ma guarda che coincidenza! Dio,
perché deve capitare a me?! Doveva proprio essere una
ragazza che assomigliava terribilmente a quella del sogno?
È
stato strano. La sensazione mi è rimasta nella mente, non
succede di solito. Quel viso sembrava così angelico,
così familiare. È strano pensarlo,
però c’è questa sensazione che non mi
abbandona da quando l’ho incontrata. Ma non si è
affatto rivelata la ragazza dolce e carina che avevo pensato.
È davvero una ragazza viziata, cioè, pretende che
vada tutto come vuole lei.
Dopo
quell’incontro, sono stato spesso invitato a casa sua dai
suoi genitori insieme a Bright. Però, quella principessina
impertinente ha deciso di rovinarmi anche quelle giornate in cui avevo
accettato l’invito, anche per parlare in modo umano con lei.
Ma niente. Commentava sempre in modo sarcastico quello che dicevo, sua
sorella cercava di farla smettere, Bright diceva invece che dovevo
stare calmo. E mi ha fatto pentire di aver fatto questo stupido patto
con loro.
Sono
passate due settimane da allora. Ed è ricominciata la
scuola. Ma perché devo sorbirmela anche qui?
L’unica cosa buona è che lei e sua sorella sono in
prima, io e Bright in seconda.
Non
ho fatto altri sogni che assomigliavano a quello di quando ho
incontrato Rein e Fine. E in un baleno, mi sono ritrovato qui, a vedere
in che sezione sono finito quest’anno. Alzo lo sguardo e vedo
i quadri delle classi di seconda. Le cose non cambiano molto spesso,
qui, in questa scuola. Beh, i ragazzi che vengono qua scelgono a
piacimento con chi stare, quindi non cambia quasi niente da un anno
all’altro.
La
nostra scuola è troppo grande, anche se ci sono pochi
studenti del liceo. Per cui hanno messo anche le medie, e da
lì il numero è diventato più alto. Il
liceo ne conta circa duecento, duecentocinquanta al massimo, quelli
delle medie sono molto di meno, circa centoventi studenti. La scuola ha
più di un’ottantina di aule, le classi sono
enormi, l’ufficio del preside ancora peggio, per non parlare
della mensa e della biblioteca. L’unica cosa utile
è quest’ultima, dato che la scuola ha acquistato
più di quaranta mila volumi, senza contare le enciclopedie,
che sono circa cinque mila. Ma comunque, sono un numero di volumi
esagerati, manco se fosse un’università.
Penso
che sia stato uno spreco costruire un edificio così grande
per soli trecentocinquanta studenti circa. Inoltre, tutte le
decorazioni varie sono costate più della scuola stessa, dato
che sono fatte di metalli pregiati e pietre preziose, come diamanti,
rubini, zaffiri, eccetera. Per non parlare dei quadri
nell’aula magna, quelli sono davvero esagerati. Ci sono
alcuni dell’ ‘900, altri perfino del
‘800. Il quadro più vecchio, circa del 1840,
è nell’ufficio del preside.
La
mensa, invece, raccoglie tutti gli studenti, sia delle medie che del
liceo. Vicino all’entrata, si estende subito un tavolo
lunghissimo, con i piatti sopra. Gli studenti prima di tutto scelgono i
piatti che desiderano, scrivendoli sopra un foglietto che viene
distribuito ad ognuno appena si entra. Dopodiché scrivono il
numero del tavolo dove sono seduti, e affidano i foglietti a dei
maggiordomi che successivamente porteranno un vassoio con i piatti
scelti al tavolo scritto. Insomma, anche questo uno spreco di soldi,
dato che, secondo me, i maggiordomi possono anche non essere assunti
per questa sciocchezza.
È
inutile dire che la scuola ha un sistema d’allarme
sofisticatissimo, dato che, se un ladro rubasse anche solo una minima
pietruzza, è già assicurato per almeno un anno.
Figuriamoci se rubasse quel quadro nell’ufficio del preside!
Potrebbe far allungare la sua vita di almeno trent’anni e far
congelare il suo corpo fino al prossimo secolo, tanto per fare un
esempio.
Infine,
dico che odio letteralmente questa scuola.
“Buongiorno”
dico, mentre entro in classe.
“Ciao,
Shade” mi saluta Bright.
“Com’è andata alla fine,
l’ultimo incontro?”
Era
ovvio a cosa si riferiva. “Secondo te? Non
c’è nemmeno bisogno di chiederlo” gli
rispondo mentre butto la cartella sul banco e mi siedo al banco, vicino
a quello di Bright.
“Allora,
Shade, hai fatto incontri interessanti in questo periodo, a quanto
pare…” una voce femminile mi arriva da dietro le
spalle. Inutile dire che so già chi è.
“Ah,
ciao, Mirlo” saluto la mia compagna.
“Più che interessanti, veramente
tremendi…” dico sbuffando.
“Shade
ha incontrato una ragazza che gli ha proprio dato filo da
torcere!” dice divertito Bright. Mirlo si mette a ridere con
lui. “Vedo, vedo!”
“Hey,
guardate che non c’è niente da ridere,
ragazzi…” faccio con tono infastidito.
“Mirlo, se conoscessi un ragazzo che ha lo stesso carattere
di quella principessina, allora non rideresti
così.”
“Eddai,
in fondo Rein non è così come pensi! È
il tuo carattere che ha causato tutto!” Bright continua a
prendersi gioco del mio rapporto con la piccola principessa.
“Sì,
e mo’ è colpa mia?” gli rispondo
irritato.
“Ah
ah, Shade, ci credo che una ragazza con un caratterino diverso da tutte
le altre ti dia del filo da torcere!” continua Mirlo ridendo.
Sbuffo.
Quei due, se si mettono d’accordo, non
c’è niente da fare.
“A
proposito, dov’è finito Auler? Non lo
vedo” dico, osservando che il mio amico non c’era.
“Ah,
oggi non è potuto venire, mi ha detto che aveva qualche
impegno di cui non so nulla…” dice pensieroso
Bright.
“Ora
che ci penso, non ho visto nemmeno Sophie” continua Mirlo.
Certo
che i fratelli non si possono proprio separare eh?
La
mattinata è sempre la stessa: professori noiosi che ripetono
le regole disciplinari, la presentazione dei compagni (anche se non ce
n’è affatto bisogno) e dei nuovi professori,
spiegazioni del programma dell’anno scolastico eccetera.
E
finalmente arriva l’attesissima (ma anche no) ora di pranzo.
Gli
studenti si accalcano davanti alla mensa per pigliare le robe
più buone che ci sono. Tutti cibi pregiati, niente
“spazzatura”, come dicono quelli di terza. A me non
me ne frega più di tanto, e me la prendo con tutta calma,
insieme a Bright e Mirlo. Loro due sono gli unici (della mia classe)
che riescano a sopportarmi, tranne che per quella marea di ragazze
impazzite che mi muoiono dietro. Sì, se potessi rinascere in
un’altra vita vorrei che sia una vita normale, grazie.
Usciamo
in giardino, che a quell’ora non c’è mai
nessuno, tranne che per qualche oca delle terze che mi aspettano,
cominciando a mandare gridolini appena mi vedono. Dio,
perché deve sempre essere così?
“Fai
sempre questo effetto, né, Shade? In queste vacanze non
è cambiato niente” dice divertita Mirlo.
“Non
era ovvio? Alcune si sono fatte pure bocciare per poter rimanere ancora
in questa scuola” sbuffo io. “Meno male che siamo
in pochi ad essere così ricchi, altrimenti ci sarebbe tutta
la città qui dentro.”
“Sbaglio
o ti stai vantando?” mi chiede Bright con un sorrisetto.
“Parla
il Principe di questa scuola” dico lanciandogli
un’occhiata. Lui ride.
Sì,
Bright è stato proclamato “Principe”, il
che lo rende più famoso di me. E meno male! Non ce la farei
a sopportare tutte quelle galline a sbavarmi dietro.
“Oh,
guarda un po’ chi c’è
laggiù” dice tutto d’un tratto,
indicando l’entrata ovest del giardino. Mi volto, e vedo le
gemelle entrare da quella porta.
“Oddio…
Bright, potevi anche evitare di dirmelo” dico sbattendo una
mano sulla fronte.
“Quindi
è una di quelle due ragazze cha ha fatto esasperare il
piccolo Shade?” chiede ridacchiando Mirlo.
“Esattamente
quella blu” le risponde Bright.
Con
mio disappunto, Mirlo ci trascina fino alle due ragazze che
chiacchieravano animatamente. È mai possibile che io non
possa stare in pace? Cioè, anche se siamo a scuola insieme,
possiamo almeno evitare di incontrarci, o parlare (cosa impossibile con
la blu)!
“Ciao,
voi siete delle amiche di Bright e Shade?” chiede come se
niente fosse.
“Ah,
Tu!” urla la ragazzina blu, puntandomi un dito contro.
“Sì,
io” dico sarcastico. È mai possibile che debba
sempre urlare quando ci sono io?
“Bene,
ti dico una cosa” continua lei. “Non ho la minima
intenzione di vederti, si è capito, no? Ma visto che siamo
nella stessa scuola e non ci posso fare niente, evitiamo di parlarci,
se non nei momenti in cui siamo obbligati, ok?” Fine comincia
a cercare di far calmare la sorella dicendole di non alzare la voce,
dato che c’erano quelle ragazze di prima che ci fissano
stranite.
“E
tu pensi che io voglia parlare con te?” le chiedo alzando un
sopracciglio.
“Beh,
può essere” dice lei facendo le spallucce,
abbandonando per un momento il suo tono di voce alto.
Io
sbuffo. “Comunque, adesso non dare la colpa a me, se tu mi
hai parlato.”
“Infatti
io volevo parlarti. Questo è uno di quei momenti di estremo
bisogno di litigare con te.”
“E
vedi che sei te che vuoi litigare?”
La
principessina mi fissa perplessa. “Ok, lo ammetto. A volte
sono io che voglio litigare” dice infine, arrendendosi.
“Ehm,
ragazzi, calmatevi, per favore!” Mirlo rompe il silenzio
imbarazzante di Rein, dopo aver risposto. Poi, si rivolge alle gemelle:
“Voi dovete essere le ragazze che questi due hanno conosciuto
durante le vacanze, vero?”
“Sì!
Io sono Fine, lei invece è la mia gemella Rein,
piacere!” dice Fine ritornata allegra, come ha sempre fatto
dopo una litigata di me e la piccola principessa.
“Piacere”
dice la blu subito dopo la gemella.
“Il
piacere è tutto mio! Io sono Mirlo, un’amica di
Bright e Shade” si presenta a sua volta la mia compagna,
sorridendo.
“Ragazzi,
visto che la mensa si è quasi svuotata, che ne dite di
vedere cosa c’è da mangiare?” propone
Bright.
“Certo!
Ho una fame da lupi!” grida Fine, che si sta già
avviando verso l’entrata della mensa.
“Fine,
aspetta!” le corre dietro esasperata Rein. “Almeno
andiamo tutti insieme, non fiondarti subito così!”
In
mensa, facemmo fatica per trovare un posto a sedere. Cioè,
facemmo fatica a trovare Lione, suo fratello Tio ed Altezza, sorella di
Bright, che ci tenevano i posti, come d’abitudine. La mensa
è decisamente troppo grande.
“Oh,
voi siete Fine e Rein, giusto? Forse non vi ricordate, io sono Lione,
una vostra compagna di classe” dice Lione, sorridendo
dolcemente.
“Sì,
esatto! Piacere, Lione” dice Rein, sorridendo anche lei.
“Io
sono Altezza, la sorella di Bright, e sono anch’io una vostra
compagna” dice la bionda, sistemandosi la chioma bionda e
riccioluta.
“Invece
io sono Tio, fratello di Lione!” dice tutto allegro.
E io mi chiedo: possibile che debba sempre essere
così esaltato?
Dopo
le varie presentazioni e l’arrivo del pranzo, Lione chiede:
“Allora, ragazzi, cosa avete fatto durante queste
vacanze?”
Io
sbuffo. Preferisco non raccontare di quando io e quella principessina
ci siamo conosciuti. Le volgo uno sguardo mentre ascolta Mirlo che
racconta come sono andate le sue vacanze, e mi soffermo sui suoi
capelli, raccolti in una coda bassa. È strano, ma
più tempo passo con lei, più mi sembra familiare.
Ok, so che è stupido fissare una ragazza che odio, ma
davvero, non posso farne a meno.
“Tu,
Shade?” mi chiede Tio.
“Eh?”
faccio, distogliendo lo sguardo. “Ah, le mie vacanze.
Chiedetelo a Bright, Fine e alla principessina” dico.
“La
smetti di chiamarmi così, zucca vuota?!” dice
irritata lei.
“No,
non la smetto. Problemi?” ribatto io.
“Sì,
che mi da fastidio!”
“Allora
non smetterò.”
Sorrido
compiaciuto nel vedere la sua faccia, rossa ed arrabbiata. Non dovrei
pensarlo, però a vederla mi fa quasi tenerezza.
“Dovresti
vedere la tua faccia” dico, portandomi una mano alla bocca.
Bright fa una risatina.
“Shade,
non essere così acido con lei!” mi rimprovera
ridendo lui.
“Sì,
sì, principe…” dico incrociando le mani
dietro la nuca.
“Shade, davvero, tu non
cambierai mai!” dice ridendo Lione.
Note dell'autrice che sta
passando il momento di "non ho voglia di continuare nessuna long fic" xD
Ecco il secondo capitolo! Dopo una settimana, l'ho finita
(purtroppo per voi) *ride sadica* xD
Come avete letto nel titolo, sto passando il momento del "non ho voglia
di scrivere fanfiction", o meglio, "non ho voglia di fare niente
perché la scuola fa schifo e anche il nuovo orario fa
schifo, quindi sono meno produttiva di prima* ._______.
Cioè, le idee mi vengono, solo che non ho voglia di fare il
continuo xD
Passando al capitolo... forse ho esagerato con la descrizione della
scuola... ma mi è piaciuta la parte in cui ho scritto del
congelamento del corpo xDDDD E poi, forse 40 mila libri sono troppi...
poi perfino il quadro... e i maggiordomi nella mensa O___O Ok ho
esagerato su tutto xDDD
Mi scuso già per gli errori in questo capitolo ^^"
Passiamo alle recensioni, va' U.U
tata_angel:
Ecco qui la continuazione tanto aspettata xDDD beh sì, i
compiti iniziano a farsi sentire ma la cosa buona è che non
mi sono arrivati solo i libri di grammatica, antologia, epica, fisica e
geografia U.U quindi ho ancora qualche speranza di aggiornare presto
XDDD
Delphinium_Love:
Che ti devo dire?? Grazie, grazie e grazie XDDD sia per i complimenti,
che per gli accorgimenti degli errori *OOOOOO* Non ti preoccupare, se
lo dici è anche meglio U.U Come dico sempre, gli
errori servono ad imparare!! Terrò sempre in mente questa
cosa del "d'accordo" e "daccordo" xDDDD spero che questo capitolo sia
di tuo gradimento ^^
midnightsummerdream:
La prima cosa che ho pensato appena ho visto la tua
recensione? "Devo prepararmi psicologicamente per la prossima
recensione perchè sarà spassosa di sicuro xDDDD"
E' ovvio che puoi chiamarmi Giu u.u Hai ragione, se Rein e Shade
muoiono, devono farlo anche gli altri U.U Per la prossima one-shot su
ShadexRein non ti preoccupare, ci sto già pensando XDD
sempre se il mio cervello si attivi dal suo sonno momentaneo causa
matematica e inglese .____."
LaIKa_XD:
Inanzitutto, ti ringrazie per la recensone del prologo ^^ Mi fa molto
piacere *OOOO* Passando alla tua domanda, il sogno non si
avvererà, e avrà solo un ruolo "marginale"
(diciamo) in questa fanfiction... più di così non
posso dire, altrimenti rovino i prossimi capitoli U.U
Ah, e ringrazio anche chi ha inserito la mia storia nelle seguite,
ricordate e preferite ^^
Bene, dato che non ho più niente da dire, vi lascio per
prepararmi a ridere (fra due ore) con Colorado... Le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le uova, le
uova, le uova, le uova, le uova, le uova!!! XDDD *muore*
Chuu <3
giu_Rainbow (che è stata stranamente resuscitata dopo aver
pensato alle uova XD)
|
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Capitolo 4 *** Chapter 3: Two weeks at the sea... Together?! ***
Chapter 3
Two weeks at sea… Together?!
My god, what will happen in those Days?
Rein
POV
Ok,
questa scuola non si aggiungerà nella lista dei miei luoghi
preferiti. Primo, perché è una scuola; secondo,
perché tutta ‘sta sfarzosità
è tremenda; e infine terzo, perché
c’è quello stupido. Insomma, buon inizio, non
credete? Già tre motivi per odiare un posto come questo.
Alla grande!
Da
quando io e Fine siamo entrate in questa scuola, sono passati circa due
mesi. È vero, siamo solo in prima, eppure ci sommergono
già di compiti, nonostante si avvicinino sempre di
più le vacanze estive. E in più, i test sono in
arrivo. Ovviamente, né io né mia sorella abbiamo
studiato molto in questi mesi, pigre come siamo.
Comunque,
nella scuola ho conosciuto delle ragazze davvero simpatiche. Almeno una
cosa buona c’è.
Lione,
una ragazza dai capelli arancioni, è quella che mi sta
più simpatica. È una ragazza davvero dolce e
gentile, ma anche determinata al tempo stesso. La tipica ragazza che
sotto il suo carattere, all’apparenza timido ed impacciato,
nasconde una grande forza. Il fratello, Tio, va in terza media, sempre
nel nostro stesso istituto. È un ragazzino dai capelli
biondo platino (che adoro particolarmente), allegro e molto vivace,
vivacità che spesso lo porta nei guai.
Altezza,
invece, è bionda, più del fratello, Bright. Il
suo carattere è totalmente opposto a quello di Lione!
Vanitosa e irascibile, che ama mettersi in mostra. Ciò non
toglie che sia simpatica e buffa lo stesso!
Mirlo
è una ragazza castana, compagna di Bright e del tizio
stupido (Shade), per cui anche lei ha un anno in più di noi.
A volte, mi sembra molto più matura con quel suo fare calmo
e pacato. Un po’ mi ricorda mio padre. Insomma, cerco di
prenderla come esempio.
Sophie,
che l’ho conosciuta il secondo giorno di scuola, è
davvero strana, come i suoi capelli ricci e verdi. Ha una parlata molto
particolare, da quando l’ho conosciuta è sempre
stata allegra, e cerca di far ridere tutti. Adoro il suo modo di
affrontare la vita, spensierato e con la voglia di sorridere tutti i
giorni. Ha anche un fratello, Auler, nella classe di Bright, Mirlo e
Shade. Rispetto alla sorella, è molto più
tranquillo, e a volte pessimista, ma sempre pronto ad aiutare gli
amici, ed a sorridere quando c’è bisogno.
Insomma,
dei ragazzi a posto (tranne Shade, ovviamente).
“Ho.
Voglia. Di. Andare. A. Dormire. E fa caldo!” dico appoggiando
il mento sul banco, stanca della prima ora. Ormai è quasi
fine giugno, i test saranno agli inizi di luglio. Perché
fanno questi stupidi test quando comincia a fare caldo, io proprio non
so.
“Ho
fame!!” grida Fine, presa da uno dei suoi attacchi
“se-non-mangio-non-riesco-a-concentrarmi”. Eh
sì, ci assomigliamo, noi due. Dopotutto, siamo gemelle, no?
“Forza,
resistete qualche ora e ci sarà la pausa” dice
dolcemente Lione, cercando di calmarci.
“Qualche
ora? QUALCHE ORA?! Non riuscirò a resistere nemmeno dieci
minuti!” urlo disperata, sbattendo le mani sul banco e
alzandomi di scatto. “Basta, vado a fare un giro
fuori!”
Sento
Altezza sospirare e dirmi: “Certo che tu un po’ di
autocontrollo no, eh? Manco se fosse una tortura!”
“Forse
per te non sarà una tortura, però io e mia
sorella non ce la facciamo a sopportare questo ritmo!” dice
la mia gemella, disperata come me.
“Su,
forza! Prendetela come un allenamento per il futuro!” squilla
Sophie, allegra come sempre. “Per il futuro di
che?” chiedo io.
“Voi
due non avete fratelli, no? Quindi, una di voi due dovrà
ereditare l’azienda dei vostri genitori!” risponde
la ragazza dai capelli verde bosco.
“‘Ereditare’?
Non siamo mica nel periodo di principi e principesse!” dice
la mia sorella rossa, facendo scoppiare ridere tutte.
A
proposito di principi e principesse. Da quando ho conosciuto Shade, non
ho più fatto un sogno che assomigliasse anche minimamente al
primo. È meglio così, altrimenti
finirò per impazzire, perché quel ragazzo mi
sembra davvero troppo familiare per i miei gusti.
“Ok,
fatemi capire. Perché dovremmo andare in
2°C?” chiedo io, con uno strano presentimento. Ah, la
2°C è la classe di Auler, Bright, Mirlo e Shade
(ovviamente). È finalmente arrivata la pausa di
mezz’ora, e noi ragazze, insieme a Tio, veniamo trascinate da
Altezza verso la classe di suo fratello.
“Perché
dobbiamo discutere su una cosa, e visto che quest’anno ci
siete anche voi due, ho pensato di portarvi” dice lei,
sbuffando. “Non fate più domande, siete
irritanti.”
Ridacchio
divertita. Certo che Altezza è davvero una ragazza
particolare!
Arriviamo
nell’ala delle aule di seconda, dove tutti ci fissano
curiosi. Hanno sempre questa reazione?!
“Se
ti chiedi perché ci guardano tutti, è
perché Bright è considerato il
‘principe’ in questa scuola; Shade è
quello freddo e misterioso, ma affascinante allo stesso tempo; Auler
è quello sempre allegro e simpatico, e noi, che li
frequentiamo, siamo diventati famose, per dire, grazie a loro e ad
Altezza” mi sussurra Lione, vedendomi un po’
imbarazzata da tutti questi sguardi. “Anche se questa
situazione non mi piace nemmeno un po’” continua
arrossendo leggermente.
“Beh,
io non credo che sia solo grazie a loro” dico sorridendole.
“Se il fratello (come dite voi) è figo, anche la
sorella deve essere carina, no? E poi, anche se tu hai un fratellino
più piccolo e scatenato, sei davvero una persona dolce e
gentile. Tu farai strada, ragazza mia”, e le faccio
l’occhiolino, a cui lei risponde facendo imporporare ancora
di più le gote.
Ci
fermiamo ed entriamo in una classe luminosa, grande come tutte. E,
già dalla soglia, vediamo un gruppo di ragazze accalcate
vicino ad un banco, con delle chiome bionde, cobalto e verdi che
facevano capolino dal centro. Ci si avvicina Mirlo, e ci dice
sbuffando: “Ogni giorno è sempre la stessa storia,
tutte quelle ragazze, spuntate da non so dove, vengono qui a vedere
quei tre che, a mio parere, sono decisamente troppo famosi.”
“Ah
ah, lo vedo!” ride Fine, seguita da tutte le altre.
“Bright,
Shade, Auleeeer!!!” grida Sophie, senza accorgersi che ci ha
quasi urlato nelle orecchie. Ancora mezza frastornata, vedo i tre
ragazzi che salutano le altre ragazze, che nel contempo ci guardavano
infastidite, e che si dirigono verso di noi.
“Sorellina,
non dovresti gridare così ogni volta” dice Auler e
poi, voltandosi verso Altezza, disse: “Buongiorno, Altezza.
Stai bene?”
La
bionda, arrossendo un po’, rispose: “Certo,
certo…”
Che
carina, Altezza, quando parla con Auler!
“Salve
ragazze!” disse Bright, allegro come sempre. “Come
sono state e prime ore?”
“Tremende”
diciamo io e Fine all’unisono. “Ah ah, non fateci
caso, sono sempre così” dice sorridendo Lione,
ormai abituata al nostro umore delle prime ore.
“Oh,
la principessina è in difficoltà, vedo.
Ragazze” saluta una voce che odio. Poi, si rivolge nuovamente
a me. “Rein.”
“Shade”
dico io, alzando un sopracciglio scettica. Da quando in qua ha
cominciato a chiamarmi per nome?
“Ahem.”
Altezza cerca di riportare l’attenzione su di sé.
“Quest’estate, pensavo di andare da qualche parte
tutti insieme, dopo gli esami.” Ok, comincio a capire di
già dove vuole arrivare. “Quindi, se siete
d’accordo, possiamo andare alla villetta estiva che i miei
genitori hanno costruito in montagna. Una piccola gita, insomma.
Rimarremo là per due settimane, il cibo non
mancherà e ci divertiremo”, conclude Bright. Lo
sapevo. Beh, comunque non è una cattiva idea. Da
quand’è che io e Fine non andiamo con gli amici a
trascorrere qualche giorno d’estate insieme?
Shade
POV
Fino
a due anni fa, trascorrevamo sempre le vacanze insieme. Ma dato che in
questi due anni avevamo molto da studiare per gli esami di passaggio
dalle medie alle superiori (anche se appartenevano allo stesso
istituto), ci vedevamo tutti insieme solo poche volte durante
l’estate.
“Io
ci sto!” grida Tio, entusiasta della proposta di Altezza e
Bright.
“Perché
no? È da tanto che non ci divertiamo insieme, durante
l’estate” dice Lione, battendo le mani.
“Io
vengo di sicuro!” fa Mirlo felice.
“Ovviamente,
ci saremo, noi due!” grida (anche per il fratello) allegra
Sophie, che è sempre stata pronta per questo tipo di gite.
“Per
me va bene!” dice Fine, sorridendo sicuramente per la parola
“cibo”.
Dopodiché,
sento lo sguardo di Altezza su di me e Rein. Ormai tutti sapevano che
io e quella ragazza non andiamo d’accordo. Ogni momento lo
sfruttiamo per insultarci ed offenderci, solo raramente ce ne stiamo
buoni, a fulminarci con lo sguardo.
“In
teoria, mi andrebbe bene” dice lei.
“In
pratica no perché equivarrebbe ad un suicidio”
concludo io.
“Ecco.”
Altezza
sbuffa, sicuramente sta perdendo la pazienza, che ne ha poca.
“Sentite,
possibile che voi due non riusciate nemmeno a trovare un punto
d’incontro? Insomma, sono due mesi che continuate
così, non potete trascorrere il resto dell’anno in
questo modo! Sbaglio o avete fatto un patto?” dice tutto
d’un fiato.
“Quel
patto è stato stretto per non avere altri fastidi”
dico io.
“Ma
in questo modo state praticamente andando contro quello che volete
ottenere, o sbaglio?”
Ok,
ha ragione, lo ammetto.
“Potete
sfruttare questa gita per imparare ad andare più
d’accordo fra di voi, non credete?” propone Mirlo.
“Magari,
chissà, vi innamorerete uno dell’altra!”
dice Sophie, mentre Rein arrossisce all’istante.
“C-c-cosaa?!
Io e lui i-innamorati? Mai!” balbetta imbarazzata, mentre la
sorella di Auler ride sadica. “Beh, da come vi comportate,
sembrate due fidanzatini che cercano di nascondere
l’imbarazzo!” continua il fratello, cominciando a
ridere anche lui, mentre io e Rein lo guardiamo in cagnesco.
“Se
la mettete così, io non ci vengo!” sbuffa lei,
ancora rossa in viso.
“Dai,
stavano scherzando! Tanto per alleviare un po’ la
tensione!” dice Lione cercando di trattenere qualche risata,
quando si vede da un miglio che anche lei è divertita da
questa situazione.
“Dai,
Shade, non farti pregare!” dice supplichevole Tio.
“Già,
Shade, vieni! È da un bel po’ che non passiamo una
vacanza insieme, no?” fa Bright, mettendomi una mano sulla
spalla.
Volgo
lo sguardo alla principessina, che mi guarda incerta. Quei suoi occhi
sembrano cristalli strappati al mare, sembrano appartenermi.
Continuiamo a fissarci, nessuno dei due vuole abbassare lo sguardo, o
dire qualcosa. È la prima volta che succede, tutte le volte
che ci siamo guardati era per insultarci a vicenda. Eppure, questa
volta è come se non esistesse nessuno, solo io e lei.
“Ti
amo. Solo questo.”
Queste
parole sembrano quasi un flashback. Questa principessina mi sta
seriamente facendo impazzire.
Per
tutta la durata della giornata non ho fatto altro che pensare a quello
scambio di sguardi fra me e Rein. Alla fine, avevamo accettato tutti e
due, con la gioia di tutti. Per il resto, è ritornato tutto
normale, anche se oggi ci siamo punzecchiati meno rispetto a tutti i
giorni.
“Shade,
ci sei?” La voce di Bright mi risveglia dai miei pensieri. Mi
volto verso di lui, chiedendogli: “Cosa
c’è?”
“È
dalla pausa di stamattina che sei perso nel vuoto, e oggi, a pranzo,
non hai fatto altro che fissare Rein e hai bisticciato con lei solo
poche volte. Si può sapere cosa ti prende? Non sei mai stato
così distratto durante le lezioni” mi sussurra
lui, cercando di non farsi scoprire dal professore che stava spiegando
storia. Già, cosa mi prende? Non lo so neanch’io.
Fatto sta che la principessina è rimasta impressa nella mia
mente, e adesso non faccio altro che pensarla.
“Magari,
chissà, vi innamorerete uno dell’altra!”
Non riesco a non pensare alle parole di Sophie. Anche se era solo una
battuta, ho come un brutto presentimento su questo e sulle due
settimane in montagna. “Gli opposti si attraggono”,
aveva detto qualcuno una volta. Bene, se fosse veramente
così, allora dovrei preoccuparmi della mia salute mentale,
che sta venendo a meno per colpa di quella là.
“Non
chiederlo a me” rispondo, cercando di smettere di pensare per
un momento a Rein. Lui sembra rimuginare su qualcosa.
“Non
è che tu… Rein…”
cominciò a dire. “… Amore?”
“No,
aspetta, formula una frase a senso compiuto, grazie” dico
sarcastico. Lo sapevo che prima o poi avrebbe detto una cosa del genere.
“Dai,
Shade, ammettilo che in fondo Rein comincia a piacerti!” dice
con la faccia dalla serie “Confessa perché tanto
so tutto”, dandomi una leggera gomitata al braccio.
“Sì,
certo, ma molto in fondo e nei tuoi sogni” gli rispondo
annoiato. “Ti pare che io possa essere attratto da una
ragazza così?”
“Beh,
può essere. Se non ricordi è già
successo con…”
Lo
guardo freddo mentre lasciava la frase a metà.
“Non dire un’altra parola.”
“Ok, ok, scusa” dice
lui, arrendendosi e sfogliando il libro.
Note dell'autrice che
aggiorna moooolto pigramente U.U
Ok, uccidetemi pure. Ho fatto un ritardo clamoroso, quindi: Compiti che
mi stressano + Troppe long fic da mandare avanti = Ritardi che questa
pazza non riesce a gestire. Mi scuso profondamente T__________T E poi,
in questi giorni sono in vena di one shot, non chiedetemi
perché. La tentazione di scriverli mi uccideeee!!
>____>
Ho aperto un blog, per chi non lo sappia. No, non siete affatto
obbligati a dare un'occhiata, in quanto l'ho creato per chi non
è registrato su EFP e vuole avere gli aggiornamenti in tempo
reale (?) delle mie fic. Vabbè, poi non è solo
per gli aggiornamenti, anche per qualcos'altro, tipo musica, grafica, i
miei disegni sulle fanfiction (perchè su DeviantArt non ci
salgo mai xD), eccetera... per chi volesse vedere il mio blog clicchi qui.
<----Non è pubblicità occulta U.U
Ah, tengo a precisare che tutti i lavori grafici che trovate nei posts
(antipixel, banner, targhette, colorize, ecc...) sono sotto mio
copyright U.U
Lasciamo stare, va'. Rispondiamo alla recensione xD
tata_angel:
ok, la speranza di recensire presto è andata a farsi
benedire. Mi dispiace, ma proprio un ritmo regolare non riesco a
tenerlo T____T In conpenso però scriverò capitoli
lunghi... cioè, spero di riuscire a scriverli XD E
l'attesissimo (ma anche no) 3° capitolo è arrivato
XD Ti ringrazio comunque per aver recensito ^^
Ringrazio, come sempre, chi ha messo la mia storia nelle
seguite/preferite/ricordate, chi segue la mia storia nonostante i
lunghi ritardi, e anche chi viene semplicemente per dare un'occhiata.
Mi scuso per gli errori eventualmente presenti nel capitolo ^^"
Bene bene... con questo ho finito, quindi vado a studiare matematica
T___________T
Al prossimo aggiornamento (che non so quando avverrà) ^^
Chuu <3
Giu_Rainbow
|
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Capitolo 5 *** Chapter 4: The beginning of the hottest days of this strange Summer ***
Chapter 4
The beginning of the hottest days of this
strange Summer
It’s Better (or Worse?) than I imagined!
Rein
POV
Dato
che è inutile dire come sono andati gli esami, saltiamo
questa parte. L’ultima settimana, io e Fine
l’abbiamo passata (miracolosamente) a studiare, e finalmente
è arrivato il giorno in cui saremmo andati alla villetta in
montagna di Bright e Altezza, quando alla fine avevamo accettato tutti.
In teoria mi sarei preparata due valigie ed una borsa per il viaggio,
ma – in pratica – Fine mi ha convinta di portarmene
solo una, per cui ci ho ficcato dentro tutto quello che riuscivo
mettere. Non c’è bisogno di dire che avevo preso
la valigia più grande che ho potuto trovare per casa.
Ci
saremmo dovuti trovare alle 8.00 davanti a scuola, ma, dato che Fine
aveva fatto il tris di colazione, siamo uscite in ritardo. E adesso,
siamo di fronte ad una Altezza molto, ma molto irritata, che continua a
rimproverarci.
“Possibile
che possiate sempre essere così?” Insomma, che
bisogno c’era di fare il tris, dico il tris di colazione?! E
poi, tu, Rein, avresti dovuto fermarla, per dirle che eravate in
ritardo!” grida Altezza alzando le mani al cielo, come per
scongiurarlo, mentre Bright e Lione cercavano di calmarla.
“Dai,
Altezza, non ti arrabbiare, in fondo sono in ritardo solo
di…” fece Lione.
“Di
mezz’ora! E questo tu lo chiami
‘solo’?!” disse acuta la bionda,
lanciandoci uno sguardo di fuoco. Vidi Fine sprofondare di vergogna,
rossa in viso, e mi venne una gran tenerezza.
“Ok,
ok, Altezza, calmati! È colpa mia, contenta?”
sbuffo io rassegnata. Oggi fa davvero caldo, nonostante sia solo
mattina. Alzo lo sguardo al cielo, mentre la sorella di Bright continua
a gridarci contro. Il sole è sopra l’orizzonte,
con delle nuvole colorate leggermente del colore dello zucchero filato
e delle caramelle all’arancia, il cielo è di un
azzurro – arancio dove nasceva il sole, e ancora del colore
della notte, dove la luna sta per uscire di scena.
Shade
POV
È
stressante ascoltare Altezza che urla di prima mattina. Anzi, tremendo,
perché ti rompe i timpani quando sei ancora mezzo
addormentato. Insomma, un’arma micidiale per chi adora stare
nel letto a dormire.
“Abbassa
la cresta, biondina” dico scocciato. Lei si volta a
guardarmi, volgendomi uno sguardo del tipo “stai zitto o ti
spezzo in due”. La guardo alzando un sopracciglio, e
continuo: “Se continui così arriveremo alla vostra
villa in una settimana, non credi?”
Così
ha deciso di porre fine a quella lagna e di cominciare ad andare.
C’era un’auto enorme ad attenderci a casa di Bright
e Altezza. Dava molto nell’occhio, dato che è nera
con i finestrini oscurati. Sicuramente, la gente avrebbe pensato che
era una di quelle macchine in cui c’erano apparecchiature per
lo spionaggio, come nei film da 007. Ma comunque, dentro è
una normalissima auto, con dei sedili (poltrone) che sono disposte a
cerchio, come nelle limousine. Al centro c’è un
tavolo, e sotto il tavolo c’è un mini frigorifero
pieno di bibite fresche di ogni tipo. Inoltre, ci sono anche un
computer portatile e uno stereo.
Come
ci si può aspettare dalla famiglia di Altezza e Bright.
Il
viaggio è durato circa tre ore. In macchina abbiamo parlato
un po’ sugli esami appena passati, su cosa avremmo potuto
fare arrivati alla villa, cose così. Sophie si era
addormentata nel bel mezzo del viaggio, nonostante ci fosse stato un
bel trambusto nella macchina, come la piccola principessina.
Più la guardavo, più mi venivano in mente delle
immagini strane, ma che poi svanivano subito, come dei flashback. In
quella che ricordo di più c’erano due regni in
guerra, e due ragazzi che erano praticamente uguali a me e a lei, solo
un po’ più grandi. E intanto, chissà
cosa stava sognando.
Rein
POV
“Sempre
a dormire te, eh?”
“Stai
zitto. Sto solo riposando gli occhi.”
“Certo,
come no. E comunque, ti ho portato il libro che cercavi ieri.”
“Oh,
grazie, ma non dovevi!”
“Figurati.
Ma mi dici a cosa ti serve conoscere le leggende esistenti sul nostro
pianeta?”
“Segreto!”
“Certo,
certo, tu sei piena di segreti.”
“Perché
le ragazze devono sempre avere qualcosa da tener nascosto ai ragazzi!
Magari cambierei idea se ti travestissi.”
“Ma
figurati se lo faccio!”
Shade
POV
“Hey,
sveglia dormigliona” dico a Rein quando siamo arrivati. Lei
si mette e mugugnare qualcosa del tipo “Ancora cinque minuti,
mamma”, mentre cade di nuovo nel sonno. Sbuffo. Mi volto
verso Altezza, dicendole che era tutto inutile. Allora lei si
avvicinò alla blu, e, prendendole per le spalle, le da dei
strattoni, dicendole (gridandole) di svegliarsi, che siamo arrivati.
Lei apre gli occhi pieni di sonno, stropicciandoseli per cercare di
mettere a fuoco dove si trovava. “Oh, siamo
arrivati?” chiede con la voce impastata dal sonno.
“Sorellina,
sei peggio di me!” le dice Fine, ridendo.
La
villetta di Altezza e Bright è abbastanza grande da ospitare
una ventina di persone. Vista da fuori, era del colore della panna,
aveva tre piani, contando anche quello di terra, il tetto era di un
grazioso color rosso. Entrando dalla porta principale, si estende un
lungo corridoio piastrellato. Le stanze si trovano ai piani superiori,
mentre la cucina ed il grande salotto sono sul piano terra. La prima
stanza a destra porta alla sala da pranzo, che è unita alla
cucina da una porta sulla parete destra. È molto grande e
graziosa, con il candelabro che pende dal soffitto, le finestre erano
dalla parte opposta all’entrata, inoltre ci sono dei vasi che
danno il benvenuto a chiunque entri nella stanza. La cucina
è altrettanto grande. Delle piastrelle bianche e nere si
estendono per tutta la superficie, un frigorifero ed un freezer erano a
sinistra, un armadio con dei piatti di ceramica e porcellana e dei
bicchieri che sicuramente non si usavano erano sulla sinistra della
grande finestra, i fornelli, invece, erano sulla parete davanti
all’entrata.
A
sinistra del corridoio c’era il salotto. È molto
grande anch’essa, il tappeto rosso si poggiava sul pavimento
di parquet, ci sono due divani bianchi a sinistra e davanti alla porta,
una poltrona del medesimo colore è a destra. La TV era
davanti ai divani, al centro, sul tappeto, c’è un
tavolo con il ripiano di vetro. Gli armadi erano sulla parete a destra
di fianco alla poltrona, ci sono anche dei ripiani sulle pareti dove
erano poggiati molti libri. Inoltre, due porte a vetro scorrevoli
portano alla grande terrazza piastrellata di ceramica.
Sempre
andando dritto per il corridoio, di fianco al salotto
c’è un bagno. Piastrelle bianche, una piccola
finestra. Dentro c’era tutto il necessario, però.
Inoltre, si presentavano già due camere.
A
sinistra delle scale c’è una porta che conduce
alla biblioteca. Una stanza media, con milioni di libri sulle pareti,
una scrivania con un computer sono al centro della stanza, ed una
grande finestra è posta dalla parete opposta
all’entrata.
Al
primo piano ci sono le altre camere da letto, circa una decina. Sono
quasi tutte uguali, con il pavimento di parquet, le pareti giallo
– arancio, un armadio, una scrivania, un comodino ed un
letto. Anche in questo piano c’è un bagno, uguale
a quello di sotto.
All’ultimo
piano, infine, c’è una stanza in cui si
può giocare a biliardo e calcetto, altre due camere, un
bagno ed una stanzetta con un grande pianoforte. Nella prima stanza ci
sono due computer, uno stereo, delle poltrone in pelle nera e un tavolo
da biliardo ed uno da calcetto. Le stecche sono posizionate
ordinatamente sui ganci sulla parete blu. C’è
anche una porta di vetro che dava sul grande.
La
stanza del pianoforte è spoglia, con le pareti giallo chiaro
ed una piccola finestra. Il pianoforte torreggia al centro, con il suo
lucido color nero.
Dopo
esserci sistemati nelle stanze, era già mezzogiorno passato,
così abbiamo deciso di pranzare. Dato che non
c’era nessun cuoco o qualcosa del genere, abbiamo fatto tutto
noi. Dopo pranzo, visto che è il primo giorno, abbiamo
deciso di andare in sala a guardare un po’ di TV.
Rein
POV
Insomma,
ho pensato che è davvero grande, questa casa. Ed anche molto
carina. Dopo aver fatto il giro della villetta, siamo andati a
mangiare, ed adesso siamo qui a fare un po’ di zapping alla
televisione. I divano sono davvero soffici, e ci siamo tutti
sprofondati dentro, tranne per Sophie e Fine – con una fetta
di torta in mano –, che sono sedute sul tappeto a
chiacchierare animatamente sui muffin al cioccolato. In TV stanno
mandando una replica di qualcosa, l’aria è calda e
afosa. Fuori dalla finestra si sentono i grilli che mandano il loro
verso estivo rilassante nella stanza.
“Che
caldooo!!” grida Altezza, facendosi aria con le mani. Il sole
batte sul parquet che è diventato caldo abbastanza da
poterci friggere una bistecca, nella sala ci sono solo i due
ventilatori che non riescono a rinfrescare l’aria.
“Argh! Possibile che in questa stanza
c’è tutto tranne l’aria
condizionata?!” fa ancora Altezza, che sta morendo
letteralmente per il caldo. Mi sistemo meglio la mia coda di cavallo,
pensando che fa davvero caldo, oggi. “Calmati, Altezza! Nel
frigorifero non c’è qualcosa di fresco?”
chiede Auler, che cerca di tenere buona Altezza. In fondo, è
l’unico che ci riesce. “Beh,
c’è della Coca cola e del thè alla
pesca” risponde Bright. “E ne freezer
c’è anche del gelato.”
“Allora
cosa aspetti a prenderla?!” continua a gridare Altezza.
Sbuffo, mi alzo e dico a Bright: “Dai, vengo ad
aiutarti.”
Dopo
che ognuno ha detto cosa voleva, io e Bright siamo andati in cucina a
prendere le bibite ed il gelato. Mentre cercavo i bicchieri, Bright mi
fa: “Sai, Rein, da quando tu sei qui Shade ha cominciato a
comportarsi in modo strano.”
Mi
volto a guardarlo, alzando un sopracciglio. “Nel senso buono
o nel senso cattivo?”
“Beh,
non saprei, in verità. Forse tutte e due, forse nessuno dei
due” dice aprendo la bottiglia di Coca cola. Intanto, gli
porgo distrattamente due bicchieri di plastica colorati. Lui continua
dicendo: “Insomma, a volte è distratto nelle
lezioni, soprattutto negli ultimi tempi, certe volte dorme
perfino!” Ridacchio leggermente immaginandomi quel ragazzo
ripreso dal professore. “Massì, sicuramente
perché erano gli ultimi giorni di scuola” azzardai.
“Non
è esattamente questo a cui mi riferisco.” Mi sento
addosso lo sguardo di Bright, smetto di frugare negli armadietti e mi
volto di nuovo a guardarlo. Lui stava sorridendo, e mi dice ancora:
“A volte sembra che tu gli ricordi qualcosa. Nel senso,
sembra che stia proprio pensando a te.”
Se
potessi, mi metterei a ridere per quello che ha detto. Shade che pensa
a me?! Ma figuriamoci. Semmai mi pensa per elaborare altri insulti, non
per ricordare qualcosa! E poi, cosa dovrei ricordargli? Non ci siamo
mai conosciuti, fino a qualche tempo fa, se Bright si riferiva a
questo, né ci siamo mai visti o parlati, anche per sbaglio.
“Certo,
come no” gli rispondo io, ricominciando a cercare altri
bicchieri.
Dopo
qualche minuto di silenzio, Bright continua: “Sai, Shade
aveva conosciuto una ragazza con il carattere molto simile al
tuo.” Mi volto a guardarlo – ancora una volta
–, lui se ne accorge e mi sorride. “Era una ragazza
con un bel caratterino, come il tuo, e non si è innamorato
di lui per il suo aspetto fisico.” Sposta i suoi occhi dai
miei a fuori dalla finestra. “Un tempo, Shade non era
così. era più aperto con gli altri. E alla fine,
anche lui si era innamorato di lei, e finirono col stare
insieme.”
“E…
alla fine, cos’è successo?” chiedo con
un po’ di paura. Non mi è mai piaciuto ascoltare
il passato degli altri, eppure ho sentito bisogno di sapere
com’è finita. Non che mi interessi, ovvio.
Semplicemente, voglio sapere perché quel ragazzo
è diventato così.
“Questo
dovrebbe dirtelo lui. sembra che abbia il bisogno di
sfogarsi.”
“Perché
dovrebbe sfogarsi con me?” Bright si volta nuovamente per
guardarmi negli occhi, sorridendo. Mi è sembrato di vedere
un velo malinconico in quel sorriso.
“Perché
tu assomigli a quella ragazza, ovviamente.”
“Ma
così non sarà più difficile?”
“Sì.
Ma è giusto così.”
“Dov’è
finito Shade?” Quando siamo ritornati in salotto con le
bibite e i gelati per Altezza e Fine, ho notato che Shade era
praticamente sparito.
“Ah,
ha detto che andava in camera a riposare” dice Lione
prendendo il suo bicchiere di thè. Dalla mia bocca
è uscito solo un “oh” leggermente
deluso. Però, in fondo, è meglio così.
Perché noi ci odiamo, penso sospirando e
portando alla bocca la cannuccia del mio bicchiere di Coca cola. Mentre
gli altri si rilassano guardando la TV, soprattutto Altezza che era
accoccolata vicino ad Auler, io comincio a pensare a quello strano
sogno fatto mentre eravamo in macchina. Può sembrare strano,
però più ci penso, più mi sembra avere
un senso. Soprattutto perché in quel sogno eravamo io e
Shade. Solo un po’ più grandi. Sbuffo leggermente.
“Beh, io vado a portare la Coca cola a Shade.”
Non
so perché ho detto questo, ma fatto sta che mia sorella mi
ha guardata stranita, lasciando stare per un momento la sua coppa di
gelato alla fragola. “Se pensate che voglia litigare con lui,
vi sbagliate per questa volta.” Vedo anche che Mirlo sorride
leggermente, chissà per cosa, e abbasso un po’ lo
sguardo. Così prendo il bicchiere di Shade ed esco dalla
stanza, dirigendomi verso le camere.
Io
e Shade siamo quelli che hanno voluto le camere al terzo piano
(sfortunatamente). Raggiunta la sua stanza, che è accanto
alla mia, noto che la porta è aperta, e ci sbircio un
po’ dentro. Non c’era nessuno.
“Shade?” lo chiamo. Alle mie spalle, sento delle
leggere note che provengono dalla stanzetta del pianoforte.
Incuriosita, mi avvicino ad essa, e, cercando di non rovesciare
né il mio bicchiere né quello di Shade, apro la
porta. Vedo Shade che era dietro il pianoforte a suonarla. Non avrei
mai pensato che sapesse farlo. Aveva gli occhi concentrati sui tasti,
non si è accorto neppure che sono entrata. Sta suonando una
melodia strana, era delicata, lenta e leggermente malinconica. Continuo
a guardarlo fino a quando lui non si accorge della mia presenza.
“Che c’è?” chiede leggermente
seccato. Mi risveglio dal mio stato di trans, e gli dico:
“Oh, no niente. Ti ho portato la Coca cola che
volevi.”
“Ah,
grazie.” Poggio il bicchiere sul tavolino vicino al
pianoforte, prendo uno sgabello che era nella stanza e mi siedo vicina
a lui.
“Che
fai?” dice un po’ stranito.
“Niente.
Voglio sentirti suonare” gli rispondo semplicemente. In
quella stanza, l’aria era leggermente più fresca
rispetto al piano terra, si stava bene.
“Ti
sorprende che io sappia suonare il pianoforte?” mi chiede
ancora.
“Beh,
a dirla tutta sì.” Bevo un po’ di Coca
cola che era rimasta nel bicchiere colorato, oltre a qualche cubetto di
ghiaccio. “E poi, non ho mai sentito nessuno suonare il
pianoforte dal vivo.”
Lui
continua a fissarmi, ed io, leggermente imbarazzata, abbasso lo sguardo
sul bicchiere. Le mie mani sono diventate fredde e bagnate per averlo
retto per una decina di minuti, ma non importa. Fatto sta che mi sento,
per la prima volta, davvero imbarazzata con lo sguardo di Shade
appiccicatomi addosso.
“E
va bene” dice infine. Alzo un po’ gli occhi, giusto
per vedere i suoi che si posano sui lucidi tasti bianchi e neri del
pianoforte, per poi premerne uno, suonando una nota acuta e prolungata,
per poi passare ad un’altra leggermente più acuta
della precedente. Lui continua a suonare, io continuo a fissarlo mentre
le gocce d’acqua che si trovano sul bicchiere cadono sulle
mie gambe scoperte dai pantaloncini che indosso. Riesco a pensare
solamente ad una cosa: Devo ammettere che è
davvero un ragazzo bellissimo mentre suona.
Shade
POV
Io
suonavo, lei ascoltava. Non eravamo più Shade e Rein,
eravamo semplicemente due ragazzi che si godono un po’ di
musica suonata dal pianoforte. Eravamo finalmente in armonia, non
stavamo litigando per nessuna ragione. Un po’ mi sono sentito
sollevato.
Quando
ho finito di suonare, mi volto per guardarla. Sulla sua faccia
è dipinta un’espressione meravigliata, se non la
conoscessi bene direi che è davvero carina. Ma,
ahimè, la conosco, e purtroppo mi ritrovo a pensare al suo
caratterino.
“Ti
è piaciuto, principessa?”
“Beh,
non è male” mi risponde lei, riprendendo a fissare
il ghiaccio nel suo bicchiere. Prendo il mio e bevo un po’ di
Coca cola. Era ancora bello freddo, nonostante l’aria calda
di oggi. Lei alza lo sguardo e comincia a dire: “Senti, posso
farti una domanda?”
Annuisco,
anche se un po’ timoroso. Lei sembra di voler dire
qualcos’altro, ma ci pensa qualche secondo su, e alla fine
dice: “No, vabbè. Non importa.”
La
guardo interrogativo, alzando un sopracciglio. Riprende a giocherellare
con la cannuccia verde, mentre il suo viso era pensieroso. Sbuffo, e
faccio passare il mio sguardo prima sulle tastiere del pianoforte, poi
fuori dalla piccola finestrella. Il cielo è azzurro e
sgombro dalle nuvole.
“Sai,
a volte mi chiedo perché fai così.” La
sua voce mi entra nelle orecchie, e la guardo di nuovo. Mi sta
fissando, con degli occhi che non avevo mai visto.
“È
meglio che tu non sappia. È una storia lunga” le
rispondo. Non ho voglia di raccontare tutto dall’inizio.
“Vado in camera mia. Grazie per la Coca cola.”
Detto questo, mi alzo e mi dirigo verso la mia camera, a fianco di
quella di Rein. Sento lei che cerca di fermarmi, ma non mi volto.
Chiusa la porta, mi butto sul letto, mettendomi un braccio sugli occhi.
Che stanchezza.
Anche
lei non aveva mai visto, né sentito
qualcuno che suonava il pianoforte davanti ai suoi occhi. Si
assomigliano molto. Forse, sono uno che si
“attacca” alle persone che assomigliano a qualcuno
che avevo vicino. Però, io e la principessina ci odiamo. Va
bene così. Sento le palpebre che mi si chiudono, e lascio
che la mia mente sia dominata dal sonno.
Cammino in un
corridoio che non ho mai visto. Le mura erano color porpora, con
numerosi quadri appesi sopra. Non conosco nessun volto, eppure mi
sembra di conoscerli più di quanto possa pensare.
Arrivo alla fine
del corridoio, e apro la porta che mi separa da una stanza, come se lo
abbia fatto milioni e milioni di volte. E dentro ci trovo una ragazza
intenta a leggere, con i lunghi capelli color del mare arricciati che
le ricadono sulle sue esili spalle e sulla schiena. Indossa un vestito
blu, con ricami argentei e dei merletti bianchi. È davvero
bellissima. Lei si volta, e mi sorride.
“Ciao.
Qual buon vento ti porta qui?” dice con una voce dolce e
delicata. Adatta proprio alla sua figura.
“Niente,
semplicemente non avevo niente da fare. Ancora con quel
libro?” chiedo senza aver padronanza delle parole che
pronuncio, come se fosse già tutto registrato nella mia
mente.
“Già.
Mi sembra davvero interessante” dice abbassando lo sguardo
sul libro, per poi chiuderlo infilando l’indice
fra le pagine che stava leggendo.
“Davvero,
io non capirò mai cosa vuoi sapere da quel libro.”
Lei sposta lo sguardo che era diventato cupo da
un’altra parte nella stanza. Improvvisamente, mi sento in
colpa per averlo detto, anche se non ero proprio io dire quelle parole.
“Sai,
si dice che ci sarà una guerra” dice, dopo qualche
secondo di silenzio, in un soffio.
Note
dell’autrice che non ha proprio niente, ma niente da fare (a
parte i compiti)
E
rieccomi qua a rompervi con il quarto capitolo di questa long fiction
(per vostra sfortuna) XD Hello everybody! Come va? E happy Halloween in
ritardo xD Bene, passiamo alla fiction. So che ho fatto una roba
lunghissima per la descrizione della villetta di Bright e Altezza, ma
mi piacciono così tanto le descrizioni degli edifici *OOO*
Cioè, mi piacciono le descrizioni in generale :DD
Cooomunque, adoro fare la parte di Shade, non so perché xD
Forse perché mi piace proprio come personaggio in
sé… ma vabbè. Questo capitolo non
sarebbe dovuto andare così, quindi penso che
allungherò un po’ la fan fiction… ho
troppe idee nella testa >_______> Ah, alla fine ho deciso
di dare più importanza al sogno, non ho resistito xD
Se
ve ne siete accorti, nel mio blog ho messo un piccolo spoiler su questo
capitolo, quindi tenetelo d’occhio per altre anticipazioni!
Potete trovare il link nella mia pagina :D
Adesso,
rispondiamo alla recensione ^______________^
tata_angel:
Grazie che continui a seguirmi anche dopo il mio grandissimo ritardo
*commossa* E finalmente ho sfornato il quarto capitolo! Spero che possa
piacerti anche questo, e sì, Shade comincia a pensare a Rein
*OO* e adesso ti chiederai: “Cos’è
successo alla fine a quella fantomatica ragazza che ha fatto innamorare
Shade?” Ebbene, devi aspettare il prossimo
capitolo… forse xD Dio, quanto mi sento sadica O__________O
Ringrazio,
come al solito, chi segue la mia fan fiction, chi l’ha messa
nelle preferite/seguite/ricordate, o chi legge solo di sfuggita qualche
parola.
E
mi scuso per gli errori presenti in questo capitolo, come al solito xP
Alla
prossima!
Chuu
<3
giu_Rainbow
|
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Capitolo 6 *** Chapter 5: For only this Time, please. ***
Chapter
5
For only this Time, please.
It’s raining; there’s the Rain on our relationship
Shade
POV
“Hey.”
“Che
c’è?”
“Pensi
che andrà storto tra noi due?”
“Perché
dovrebbe? Non siamo mica insieme. E poi, sono il fidanzato
di tua sorella, non ricordi?”
“No,
non intendevo questo. Nel senso, noi saremo sempre amici,
no?”
“…
Certo.”
Un
forte
rumore mi sveglia. Con gli occhi assonnati, mi giro verso la finestra,
e vedo
dei lampi che squarciano il cielo. Do un veloce sguardo al cellulare
che è sul
comodino, e vedo che sono le 1 di notte. Mi metto a sedere e mi
strofino un po’
il viso con le mani, e mi viene voglia di un bicchiere
d’acqua.
Appena
apro
la porta, mi ritrovo la faccia di una Rein mezza addormentata voltata
verso la
mia parte, con addosso la sua camicia da notte azzurra, e mi dice
semplicemente: “Ciao.”
“Come
mai
sveglia a quest’ora?” le chiedo mentre cerco
l’interruttore di una delle
lampade del corridoio. “Ho bisogno di un bicchiere
d’acqua” risponde lei. “Te?”
“Idem.”
Accendo la luce fioca, e vengo leggermente accecato da essa, mentre
altri tuoni
e lampi si riversano nel cielo notturno, e la pioggia bagna il vetro
della
finestra a fine corridoio. Restiamo in silenzio per un po’,
fino a quando lei
non dice: “Beh, allora andiamo.”
La
luce
luminosa della lampada da soffitto della cucina rendeva lucide le
piastrelle
bianche e nere della cucina. Fuori dalla finestra continua a piovere,
mentre io
e Rein beviamo qualche sorso d’acqua dai bicchieri bianchi.
“Fa
un po’
freschetto, né?” chiede lei, stringendosi il
braccio destro. Quel piccolo gesto
insignificante mi fa pervadere un senso di tenerezza nei suoi
confronti. Quel
vestitino lungo fino alle ginocchia è sgualcita, i capelli
sono abbastanza
arruffati per farla stare sicuramente molto in tempo in bagno a
sistemarli.
“Già”
rispondo io, guardando il buio che incombe fuori dalla finestra,
illuminato
solo da qualche flash dei tuoni, mentre la pioggia continua a
scrosciare
incessantemente.
Ce
ne
restiamo in silenzio per qualche minuto buono, finché lei
non dice: “Qualche
settimana fa, quando restavamo così, finivamo sempre per
litigare.”
“Cosa
c’entra, adesso?” le dico voltandomi verso di lei.
“Niente.
Solo che volevo fartelo notare.”
“Non
sono
così ritardato.”
“Per
me lo
sei.”
“Anche
se lo
fossi, non lo sarei mai come te.”
“Certo,
detto da uno come te è proprio il colmo.”
“Perché
stiamo dicendo queste cose?”
“Boh.”
“Non
ha
senso.”
“Lo
so.”
Ci
guardiamo
per qualche secondo prima che lei cominci a ridere, mentre io mi limito
ad un
sorrisetto divertito.
“Tu
sei
stupido.”
“Anche
tu.”
“Smettiamola
prima di ricominciare di nuovo.”
Lei
si
appoggia sulla credenza bianca, continuando a ridacchiare guardando
l’acqua nel
bicchiere. Un forte tuono risuona nella stanza, mentre lei sussulta
leggermente, sorpresa.
“Non
hai paura
dei tuoni?” le chiedo.
“Perché
mai
dovrei averne? Sono solo rumori, al massimo non ti fanno dormire di
notte”
risponde lei tranquillissima e con noncuranza.
Rimango
a
fissarla mentre continua a guardare il bicchiere, assorta in
chissà quali
pensieri. Quel suo modo di appoggiarsi è davvero carino. Non
che voglia
insinuare chissà cosa, è solo che lei mi fa
sentire strano.
Appoggia
il
bicchiere nel lavandino, e si dirige verso il corridoio. La seguo
spegnendo la
luce dietro di me. Il corridoio è illuminato da delle luci
piccole e deboli, e
per poco, cercando di salire, Rein non cadeva.
L’afferro
per un braccio magro e sottile, e lo sento fremere leggermente.
“Stai bene?” le
chiedo aiutandola a riprendere l’equilibrio.
“Si,
sto
bene” mi fa lei liberandosi dalla stretta, come a disagio,
per poi voltarsi di
nuovo verso le scale, salendo, questa volta, con più
attenzione.
Arrivati
alle nostre rispettive stanze, ci auguriamo buonanotte. Chiude la
porta, mentre
io resto in corridoio a guardare quel temporale che non vuole cessare.
Rein
POV
Chiudo
la
porta alle mie spalle, e mi appoggio ad essa. Sospiro.
Perché mi fa sentire
così quel ragazzo? È come se mi mettessi davanti
ad uno specchio. Non riesco a
mentirgli. Ritorno nel mio letto, e alzo le coperte fin sopra la
faccia, e mi
rannicchio su me stessa. Fuori i tuoni continuano a far prevalere la
loro
presenza su tutto, cerco di non pensarci strizzando gli occhi.
Perché io sono
Rein, la coraggiosa Rein che non ha paura di niente, nemmeno dei tuoni
o
fulmini. Altri frastuoni mi fanno sussultare, ed inizio a tremare
leggermente.
“Sono Rein, e non ho paura di niente” mi ripeto
cercando di darmi coraggio.
Fuori, la pioggia, cade giù con forza, senza fermarsi
nemmeno un secondo.
L’indomani,
mi trovo seduta sul letto assonnata, con i capelli scompigliati e gli
occhi che
non volevano sapere di abituarsi alla luce. La sveglia segna le 7, e mi
metto
in piedi di malavoglia. Oggi ci sarebbe la piccola escursione
organizzata dai
due fratelli che ci hanno ospitati nella loro (grande) villetta, solo
che io
non ne avevo affatto voglia. Esco dalla camera con gli occhi ancora
mezzi
chiusi, apro la porta del bagno sbadigliando e me la richiudo dietro.
“Buongiorno.”
“Sì,
buongiorno Sh…” Apro gli occhi di scatto,
sentendomi le guance diventare di un
rosso acceso. “Shade?!” grido, coprendomi la bocca,
imbarazzata.
Ecco,
fatemi
elaborare la scena: sono in bagno, in camicia da notte, assonnata al
massimo,
con il mio peggior nemico a petto nudo
– tengo a precisare – con solo i pantaloni addosso
che mi guarda con un
sopracciglio alzato. Insomma, come quei tanti film in cui la
protagonista si
trova a cinque centimetri di distanza da un figo pazzesco (mezzo nudo,
ovviamente) da qualche parte della casa. Beh, la situazione
è più o meno questa.
“No,
sono un
maniaco sessuale che si è appena fatto la doccia”
risponde sarcastico lui,
tirando il lato destro della bocca su. “Dovresti bussare
prima, principessa.”
“Scusami
se
ero ancora mezza addormentata.”
“Volevi
tanto vedere il mio fisico che non hai resistito ad aprire la
porta?”
“Narcisista.”
“Pervertita.”
“Deficiente.”
“Stupida.”
Continuiamo
a guardarci con aria di sfida, mentre sentivo ancora le guance che
vanno a
fuoco. Dalla serie: “Voglio picchiare a sangue Shade anche se
è un gran figo
senza la maglietta”. Lo ammetto. È figo. A questo
pensieri mi imbarazzo ancora
di più.
“Non
fare
pensieri impuri su di me” mi dice. “Non ci
tengo.”
“Infatti
non
ho pensato a niente” replico.
“E
perché
sei diventata più rossa?”
“Perché
fa
caldo.”
“Di
prima
mattina?”
“Carissimo,
non hai mai sentito parlare di questa stagione chiamata estate?”
“Ma
di
mattina non fa così caldo.”
“Questione
di punti di vista.”
Altro
silenzio. “Beh?” faccio io spazientita.
“Beh
cosa?”
“Niente.
Esco,
che è meglio.” Apro la porta e me la richiudo alle
spalle. Me ne resto un po’
lì, prima di ritornare nella mia camera imbarazzata e rossa
come non mai.
“Si
parteeee!!!” grida entusiasta Sophie alzando un pugno al
cielo ancora nuvoloso.
Il vento leggero soffia dalla nostra parte, regalandoci una brezza
calda ed
estiva. Il sole c’è e non
c’è, sparisce spesso dietro le nuvole.
“Altezza,
sicura che non si metterà a piovere?” chiede
Lione, guardando i nuvoloni che si
ammucchiano sulle nostre teste.
“Non
ti
preoccupare” fa sventolando la mano come se volesse dire:
“Lascia perdere”.
Cominciamo
a
camminare. Il terreno è diventato fangoso a causa della
pioggia di ieri, ad
ogni passo le mie scarpe da ginnastica affondano nella terra molle ed
appiccicosa. Con in spalla lo zainetto, passo dopo passo ci
allontaniamo dalla
villetta.
“L’aria
di
montagna è la migliore!”dice Mirlo, inspirando a
fondo quella freschezza
assente in città. “Già!” le
da ragione Fine, saltellando felice.
“Hey,
calmati, rossa! Se poi cadi e ti fai male non è colpa
mia!” la sgrida Altezza,
severa come sempre. La mia gemella rallenta, arrivando di fianco a me,
ignorando i rimproveri successivi di Altezza. “Certo che oggi
sei davvero
pimpante, eh?” le chiedo divertita. In fondo, mi piace vedere
Fine felice come
adesso.
“Certo!
Un’occasione del genere non capita tutti i giorni!”
dice entusiasta,
riprendendo a saltellare.
“Calma!
E
aspettami!” le grido ridendo, raggiungendola.
Shade
POV
“Allora,
amico, com’è andata?” mi chiede Bright,
avvicinatomi. È già passata un’ora
dalla partenza dalla villa, e la stanchezza comincia a farsi sentire,
nonostante fossimo tutti in compagnia.
“Com’è
andata cosa?” gli faccio, guardandolo storto.
“Suvvia,
sai
di cosa parlo! Di te e Rein, ovvio, no?”
“Certo,
parla più forte, tanto non ti sente nessuno” gli
rispondo dando un’occhiata
agli altri, che sono tutti davanti, mentre Auler, Altezza e Lione sono
dietro.
“Dettagli…
dai, rispondi!” mi fa ancora lui, mettendomi un gomito sulla
spalla.
“Non
è
successo niente.”
“Eppure,
stamattina ho sentito Rein che gridava. Cos’è
successo? Intendo seriamente.”
“Niente,
è
solo entrata in bagno quando c’ero io dentro.”
“No.
Non ci
credo.”
Sbuffo
scocciato. “Non crederci. Sei stato te a dirmelo di dire cosa
è successo.”
Dalle
nostre
spalle, Auler spunta, con fare curioso: “E cosa è
successo?”
“Niente”
ripeto io, seccato. Accelero il passo, e vado un po’
più avanti a loro,
affiancandomi a Mirlo, mentre sento Bright che racconta al fratello di
Sophie
quello che gli ho detto. “Che stupido”, penso.
Mirlo
mi
guarda e mi dice: “Conosco quella faccia. C’entra d
nuovo Rein, né?”
“Non
solo
lei. Anche quel deficiente di un Bright. Guarda un po’
dietro” le faccio,
sicuro che Auler sta facendo una faccia strana. Lui reagisce sempre
così quando
sa una notizia, diciamo, sconvolgente.
“Che
è
successo?” mi chiede, sorridendo.
“Nah,
niente
di importante.”
“Certo,
come
no. Guarda che non ci casco, eh.”
“Pensa
come
vuoi.”
Detto
questo, restiamo un po’ in silenzio, mentre gli altri fanno
sempre più casino.
“Sicuro
che
non ti piaccia Rein? È una ragazza così
cara” dice, prendendomi alla
sprovvista.
“Lo
dici te”
le rispondo semplicemente.
“Rispondi:
ti piace sì o no?” mi chiede Mirlo, decisa.
Sbuffo
leggermente, e volgo lo sguardo al cielo. Si metterà a
piovere, si sente
nell’aria. Abbasso la testa, e guardo la coda di cavallo
della principessa ondeggiare
ad ogni passo che fa. Quasi quasi, sembrano le onde di un oceano
limpido.
“No”
le
faccio, prima che si metta a chiedermelo. Rimaniamo ancora in silenzio.
“Ti
ricorda
Berry, non è vero?” chiede tutto
all’improvviso.
Berry.
Sentire questo nome all’improvviso mi fa venire in mente dei
ricordi davvero
stupendi e tristi allo stesso tempo. Non pensavo che quella ragazza
potesse
essere presente nei miei ricordi per tanto tempo.
“Non
parlarmene” dico rigido ed improvvisamente cupo.
Mirlo
aggrotta le sopracciglia. “Shade, evitandola non riuscirai
mai a superarlo.”
“Non
me ne
frega. Stai zitta, per favore. Non dire più
niente.”
Rein
POV
Mi
giro, e
vedo Shade che parla con Mirlo. Sorrido appena, e continuo a camminare.
Non so
perché, ma vedendoli così non riesco a mandare
giù questo fastidioso nodo alla
gola.
“Tutto
bene,
Rein?” La testa verde di Sophie spunta davanti al mio sguardo.
“Certo,
non
ti preoccupare!” le dico.
“Eppure
non
lo sembri” osserva, mettendo un dito sul mento.
“Comunque sia, devi sempre
sorridere, fa bene alla salute!” dice allegra e spensierata,
strappandomi un
sorriso.
In
fondo,
che cosa m’importa di Shade? È solo uno stupido
deficiente che si diverte e
prendersi gioco di me.
Ammettilo che ti
piace,
mi dice una voce interiore. La scaccio via.
Shade non mi piace, e mai mi piacerà, questo è
poco ma sicuro.
Ammettilo che ha
un qualche cosa che ti attrae come un magnete a
lui,
fa ancora
quella vocina derisoria nella mia testa. La scuoto un po’ per
mandarla via di
nuovo. Se fosse così, allora non riuscirei a resistere a
lui. E sarebbe una
partita persa.
Mi
sento una
guancia umida, e mi accorgo che una goccia di pioggia è
caduta. Un’altra cade sulla
mia mano, altre ne seguono subito dopo.
Cominciamo
a
correre.
“Altezza?!
Chi è che ha detto che non pioveva, santo di un
dio?!” le grido io, rabbiosa.
“Si,
si,
scusatemi!” ci fa lei.
“Qui
vicino
ci dovrebbe essere una piccola casupola!” grida Bright.
Che
sia
maledetto il giorno in cui si è deciso che avremmo fatto
questa escursione. La
pioggia continua a cadere, sento i capelli appiccicati al viso. Sto
morendo di
freddo, ed io, scema come sempre, non mi sono portata dietro nemmeno
una felpa
o qualcosa per scaldarmi. Ogni mio passo affonda nel fango melmoso, per
poco
non cadevo. Sento una fitta alla caviglia e mi accorgo che mi sono
presa una
storta. Ma io, cocciuta, continuo a correre, seppur più
lentamente.
Shade,
davanti a me, si volta e mi si avvicina, mentre io mi fermo guardando
gli altri
che se la prendono con Altezza.
“Hey,
stai
bene?” mi chiede, appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Sì,
sì, sto
bene. Non ti preoccupare” gli faccio io. Lui sbuffa,
scuotendo i capelli scuri,
mentre si abbassa e fa passare un braccio dietro le mie ginocchia e
l’altro
sulla mia schiena. Mi solleva, mentre io, sorpresa, comincio a dirgli:
“Ma cosa
stai facendo stupido?!”
“Sta’
zitta
per un momento” mi dice lui, scocciato, cominciando a correre.
“Certo
che
sei pesante” commenta lui.
“Ma
se sono
leggera come una piuma!” gli dico io, guardandolo male.
Continua
a
correre, mentre io, per il freddo, mi aggrappo al suo collo, seppur a
malincuore ed imbarazzatissima.
Non
trovando
gli altri, ci siamo rifugiati in una piccola caverna vicina, dove mi
poggia per
terra e ce ne restiamo in silenzio. Mi abbraccio le gambe, sentendo la
caviglia
che mi pulsa ancora. Sento freddo, e inoltre sono anche con Shade.
E
questo
ragazzo mi sta facendo impazzire. Letteralmente.
Lo
guardo
con la coda nell’occhio, e lo vedo mentre mi butta addosso
una sua felpa tirata
fuori dallo zaino.
“Mettitela,
o ti prenderai un raffreddore” mi ordina. Senza dire una sola
parola, eseguo. Mi
sento addosso il suo odore un po’ comune. Ma pungente lo
stesso. Continuo a
respirarla, non sapendo il perché. Shade è
l’unico ragazzo che mi fa sentire
così.
“Fammi
vedere la caviglia.”
Lo
guardo
spostandomi la frangia appiccicatami alla fronte. “Non ho
niente” gli ripeto. Senza
dire una sola parola, mi prende il piede destro e preme leggermente
sulla
storta. Mi lascio scappare una smorfia di dolore. “Questo
sarebbe niente?” mi
chiede. Mi volto dall’altro lato, decisa a non parlargli
più, mentre lui mi
toglie la scarpa e la calza, dicendomi: “Ringrazia che so
come curarti.”
Ce
ne
restiamo in silenzio, colmato da qualche mio gemito quando mi bruciava
la
storta.
“Grazie”
gli
sussurro, dopo che Shade ha finito di medicarmi, rimettendo qualche
benda nello
zaino. Com’è che si porta dietro tutte quelle cose?
“Di
niente”
mi risponde lui.
Mi
abbraccio
di nuovo le gambe, facendo affondare il mio viso fra le ginocchia.
Ormai, il
mio corpo è pieno dell’odore di quel ragazzo, e
non riesco ad ignorarlo.
E
mi piace
da impazzire.
“Cos’è
successo con quella ragazza con cui ti eri messo insieme?”
gli chiedo all’improvviso.
Note
dell’autrice che è in ritardo tremendo e lo sa
Hey‼
Ok, so che
sono in terribile ritardo. Certo, vi do il permesso di uccidermi
più
brutalmente possibile.
Ecco
qui il
5° capitolo! Muahahah!! Adoro la prima parte u.u E non so
più che
dirvi ._______________. Beh, finalmente (ma anche no) si scopre come si
chiama
questa fantomatica ragazza. Ora manca solo che cosa è
successo con il piccolo
Shade >___>
Ook,
riscriverò tutti i capitoli con questo carattere :DD Lo
adoro, quello di Arial
non mi piace più .-.
Boh,
non so
più che dirvi, se non: Congaaaaaaaa!!! <-----Non ha
senso, lo so.
Mi
sembra
vuoto questo spazio, quando posso rispondere direttamente alle vostre
recensioni. Non ho mai niente da dire.
Al
prossimo
capitolo!
Chuu
<3
giu_Rainbow
|
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Capitolo 7 *** Chapter 6: You make me fall in Love with you ***
Chapter
6
You make me fall in Love with you
Romeo and Juliette? It’s only a little Story.
Shade POV
La
guardo aggrottando
le sopracciglia, un po’ stupito dal fatto che lo sapesse.
“Te lo ha detto
Bright, non è così?”
“Com’è
che
fai a saperlo?” Lei si volta verso di me, guardandomi
interrogativa.
“Perché
ne
sono sicuro.” Mi giro di nuovo, guardando il cielo fuori da
quel piccolo luogo
in penombra. “E comunque non sono affari tuoi.”
“E
tu vuoi
continuare a tenerti tutto dentro?” mi chiede a bassa voce,
come se mi stesse
supplicando. Io sospiro, non sapendo che dire.
“Rein,
noi
non ci conosciamo molto, inoltre non facciamo altro che insultarci a
vicenda,
quindi che senso ha dirti cosa è successo?” dico
con più calma. Quella ragazza
riesce sempre a farmi dire cose che non voglio assolutamente dirle.
Lei
se ne
rimane in silenzio, per uscire poi con un: “Magari,
così facendo smetteremo di
litigare.” Insomma, ha un senso quello che dice. Noi non
abbiamo fatto altro
che prenderci in giro in questi mesi che ci conosciamo, e lei adesso se
ne esce
con il fatto che, se le dico cosa è successo con Berry,
potremo capirci di più.
Si assomigliano troppo, per i miei gusti.
“Tu
pensi
che continuando così possa dimenticare tutto, non
è vero?” Mi fa questa domanda
all’improvviso, ed io mi giro a guardarla di nuovo: come
aveva detto Mirlo. Lei
si stringe la felpa che le ho prestato, e continua a dire:
“Secondo me stai
solo facendo del male a te stesso. Non so cosa sia successo con lei,
però non
dovresti continuare a scappare senza una meta precisa, non puoi
continuare a
nascondere questo per sempre. – fa una pausa – Non
credi?”
Sorrido
appena. Non avrei mai pensato che una ragazza che mi fa esasperare come
lei
possa dire cose tipo queste. Sospiro leggermente, mentre la pioggia
continua a
riempire quei silenzi improvvisi tra noi due. Decido di parlare.
“Stavamo
insieme, io e Berry, quella ragazza. Ci eravamo conosciuti quasi per
caso, ed
abbiamo cominciato a frequentarci.” Parlare del mio passato
non è mai stato il
mio forte, soprattutto se è uno doloroso. Mi abbandono ai
ricordi, tanto Rein
vuole di sicuro sapere tutto. Forse dovrei aprirmi di più
con lei, e non
continuare a battibeccare ogni giorno. “Insomma, eravamo
felici. Ma forse lo
credevo solo io. – I ricordi belli si sostituiscono con
quelli più cupi e
tristi – Sai, prima di conoscerla ero un tipo più,
come dire, amichevole. Lei
mi ha cambiata, era sempre allegra e solare, non l’avevo mai
vista essere
triste. E mi ha cambiato ancora di più. Ancora adesso mi
chiedo perché è finita
così.” Sorrido un po’ amaro.
“Cosa
è
successo alla fine?” chiede lei, un po’ titubante.
“A
quanto
pare non era come avevo sempre pensato.” Lei mi guarda un
po’ interrogativa,
aggrottando leggermente le sopracciglia. “Perché
io non avrei mai pensato che
una persona come lei o come te, visto che vi assomigliate tantissimo
nel
carattere, possa essere così, come dire…
falsa.”
Rein
abbassa
lo sguardo, come se fosse assorta nei pensieri, mentre io continuo a
parlare.
“Dirti che ci siamo lasciati e basta sarebbe una
stupidità, ma dirti anche cosa
ci ha spinto a lasciarci sarebbe lo stesso. Anzi, non è la
causa che è stupida,
ma io. – Faccio una pausa – Nel senso, non mi ero
mai accorto che lei stesse
solo fingendo di stare insieme a me, e non me ne sarei mai accorto se
non
l’avessi visto con i miei occhi.”
“Ti
stava
tradendo?” se ne esce lei, centrando l’obiettivo.
Annuisco, guardando la
pioggia che continua a cadere. “O meglio, stava con me per
far ingelosire
l’altro.” Non avrei mai pensato di aprirmi
così tanto con questa ragazza che ai
primi giorni odiavo molto, troppo. E sempre questa ragazza riesce a
confondermi
tanto da farmi dire cosa è successo.
Rein
se ne
resta con lo sguardo abbassato, mantenendo il silenzio. “Ed
è finita così.
Insomma, per questo sono diventato quello che sono. E forse neanche
più
ritornerò quello di una volta.” Finisco di parlare
così, mentre lei continua a
restare in religioso silenzio.
“Per
questo
sei così come me?” Noto una punta di malinconia
nel suo tono di voce. “Solo per
questo sei cambiato e ti comporti così con tutti?”
“Mi
sembra
ovvio. Non sono un tipo che dimentica facilmente. E, soprattutto, devi
sapere
che ci sono delle cose che ti fanno cambiare nettamente carattere.
Insomma, io
mi sono pentito di essere stato così con lei, anche se non
riesco proprio ad
odiarla. Ho pensato che forse dovrei moderarmi un po’ di
più.” È incredibile
come Rein riesce a farmi diventare così riflessivo.
“Capisco.”
Finisce così, senza nessun altro commento.
Improvvisamente,
un lampo squarcia il cielo, provocando un suono netto e forte, e la
vedo
stringere ancora di più i pugni sulle maniche e a chiudere
gli occhi. “E tu hai
paura dei tuoni, non è così?”
“No
che non
ce l’ho!” grida lei stridula, aprendo
improvvisamente gli occhi e guardandomi torva.
“Strano, a me pare il contrario.”
“No-non
è
vero!” nega balbettando. Faccio un mezzo ghigno, e le prendo
il braccio per
tirarla verso di me, e lei si ritrova praticamente appiccicata a me.
Vedo il
rossore del suo viso diventare sempre più visibile, mentre
lei continua a
balbettare dimenandosi: “Ch-che diavolo stai
facendo?!”
“Stai
zitta
e non muoverti così tanto” le faccio io, cercando
di tenerla ferma. Per un
momento si calmò, ma respirando a scatti. Continuiamo a
restare in silenzio.
Vedo la pioggia calmarsi un poco, mentre altri lampi disturbano la
quiete.
Improvvisamente, lei comincia a parlare: “E tu sai
perché ho detto così, ieri
sera?” Dico di no. Lei sospira. “Fine è
sempre stata una gran fifona fin da
bambina, io ero sempre la più coraggiosa. Per questo ho
sempre le ho sempre
detto che non avevo paura di niente, e lei si sentiva
felice.” Sorrise, con una
dolcezza tale da lasciarmi senza fiato. “Cioè, io
con lei mi sono comportata
sempre come “sorella maggiore”, quella
più matura, quella che protegge la
minore a qualsiasi costo, anche per cose stupide come la
paura.”
“E
tu pensi
di nasconderti anche quando sei con gli altri?” Adesso le
parti si sono
invertite, sono io, questa volta, a far fare confessioni alla
principessina.
“Beh,
devo
fare la mia parte, o sbaglio?” dice lei.
Istintivamente,
la stringo di più a me, e in questo momento mi viene da
pensare: “Ma che
diavolo sto facendo?”
Rein
POV
Mi
ha
stretta a lui proprio quando non me lo aspettavo, e adesso sono
praticamente
incollata a Shade, e me ne vergogno da morire. Continuo a parlare
dell’infanzia
mia e quella di Fine, e a volte, quando un altro tuono rimbomba nel
nostro
“rifugio”, così per dire, ci stringiamo
– mi stringe – sempre di più. Mi sento
davvero imbarazzata, sono sicura di aver assunto tutte le sfumature del
rosso e
dl bordeaux. Ma non siamo mai stati così tranquilli per
così tanto tempo. Non
ho mai voluto avere nessun contatto verbale/visivo/tattile con lui da
quando ci
siamo conosciuti, eppure, tutto in un colpo, mi ritrovo abbracciata a
lui
mentre gli parlo senza insultarlo. Certo che la vita è
davvero strana. Un
minuto prima odi qualcuno ed uno dopo ti ritrovi a volergli quasi bene.
Insomma, Shade mi era sembrata una persona un po’ triste, non
avrei mai pensato
che potesse essere così cambiato per una ragazza. Beh, un
po’ mi fa tenerezza.
Quando
ha
smesso di piovere erano circa le 15, il tempo era volato parlando con
Shade di me,
e lui di sé. Quando ci siamo ritrovati tutti erano un
po’ sorpresi nel vedere
noi due che non bisticciavamo. Ed io mi sono sentita molto
più tranquilla.
Però,
appena
ritornati in villa, ricominciò a piovere, e, secondo Bright,
non smetterà prima
di dopodomani. Insomma, questa gita è iniziata nel peggiore
dei modi,
Ed
io me ne
sto seduta sul mio letto, con addosso dei vestiti asciutti ed un
asciugamano in
mano. Tornati a casa, me ne sono chiusa in camera, senza far entrare
nessuno,
mentre gli altri decidevano il turno di doccia.
Il
fatto non
è che non ho voglia di parlare con qualcuno, anzi, ho
davvero voglia di
sfogarmi. Solo che sicuramente sarei presa in giro, dato che sento una
sorta di
attrazione verso Shade. E non solo
per il fatto del sogno, no. Cioè, è come se lui
mi ha scombussolato tutti i
piani di odiarlo ed insultarlo per tutto il tempo che mi rimane da
vivere – e
dicendo così sembro una vecchia –, raccontandomi
quei suoi piccoli pezzetti di
vita.
“Ma
che
diavolo sto pensando?!” grido a voce alta, tanto non mi sente
nessuno. Sospiro,
rassegnata. Non so cosa mi prende in questi giorni, e quello stupido di
un
Shade mi sta facendo impazzire seriamente. Mi volto indietro, e vedo
quella
felpa blu che mi ha fatto mettere. È stato così
gentile a prestarmela. Forse dovrei andare a
ridargliela,
penso, prendendo in mano l’indumento. Subito sento
l’odore di quel ragazzo
pervadermi le narici, e mi viene in mente quando, qualche ora prima, mi
aveva
abbracciata. Sento le mie guance avvampare, e nascondo il viso in
quella felpa,
facendomi vergognare ancora di più. “Certo che
sono strana, io…” mormoro
sottovoce.
Anche
se so
che mi pentirò, l’unica soluzione è
supporre che io sia veramente innamorata di
Shade. Così, almeno, potrei spiegarmi il fatto di essere
attratta da lui.
“Impossibile”
dico io, sorridendo appena. “Sarà sicuramente per
il fatto del sogno” continuo
a dire, cominciando a camminare per la stanza.
Ok,
so che
non sono la regina delle deduzioni, ma questa dovrebbe essere
l’unica – e vera
– soluzione. È semplicemente per il sogno, ne sono
sicura. Ma non riesco a
togliermi il fatto di essere veramente innamorata di quello stupido.
Comincio a
camminare più velocemente e nervosamente di fianco al letto,
torturandomi le
maniche.
Qualcuno
bussa alla porta e la sento aprirsi, e vedo Altezza sulla soglia che mi
chiede
sarcastica: “Che è, Rein, hai avuto un raptus per
camminare con uno sguardo
così omicida?” Le sorrido alzando un sopracciglio,
dicendo: “Grazie, Altezza,
mi stai dando un aiuto enorme.”
“Scommetto
che quello sguardo omicida è rivolto a Shade” mi
dice lei. “Non è ovvio?”
faccio io.
“No.
Stavo
scherzando.” Ok, questa cosa non mi ha fatta ridere, e non ha
senso. “Comunque,
si può sapere cos’avete te e Shade? Sembrate
marito e moglie!” Aggrotto le sopracciglia,
perplessa. “Cioè, prima litigate, poi sembrate
aver fatto pace da come vi
abbiamo trovati!”
“Frena,
Altezza, non saltare a conclusioni affrettate.”
“Comunque,
si può sapere cosa diavolo ti succede? Sei strana”
dice lei. Sbuffo, togliendo
lo sguardo da lei e volgendolo alla finestra. Continua a piovere. Mi
chiedo
quando smetterà.
“Niente,
non
ho niente.” Sicuramente, mi avrebbe preso per pazza se le
avessi detto quello a
cui stavo pensando. Mi volto di nuovo verso di lei, e vedo che da
dietro la porta
compare un Shade vestito con una camicia nera e dei jeans chiari,
insomma,
vestito da “Che figo non è?”. Ok, Rein,
stai delirando per davvero. È solo
Shade, semplicemente Shade. Non puoi pensare che sia figo solo
perché quei
vestiti gli stanno dannatamente bene!
“Di
sotto
stanno discutendo su quale film vedere. Magari un vostro parere
potrà metterli
d’accordo” fa lui con un tono un po’
seccato, sbuffando. Continuo a guardarlo
negli occhi, cercando di respirare in modo normale. Va bene, lo
ammetto: il mio
cuore sta letteralmente pompando troppo sangue.
“Bene,
dì a
loro che andrà benissimo un film che potrà alzare
il mio grado di sadicità e di
voglia omicida” rispondo io. Esatto, adesso ho una
grandissima voglia di
prendere qualcuno a calci, e quel qualcuno è proprio Shade.
“Hey,
cosa
ho fatto?” mi chiede lui, alzando un sopracciglio.
“Non
ho mica
detto che voglia farti qualcosa.”
“Non
hai
nemmeno detto che non vuoi fare qualcosa a qualcun altro.”
“Ragazzi,
se
ve ne siete accorti io ci sono ancora” dice Altezza,
incrociando le braccia e
aggrottando le sopracciglia, facendo diventare i suoi occhi verdi due
fessure.
Sbuffo, roteando le mie iridi, dicendo: “Basta, io
scendo.”
“Ok,
si può
sapere cosa diamine ti è preso?” mi domanda lui,
seguendomi per le scale. “Non
ti interessa ok? Non capiresti” gli faccio io, cercando di
scendere più
velocemente. “Oh, andiamo Rein, cos’è
che non capirei?” Non lo vedo, ma
sicuramente ha alzato gli occhi al cielo. Mi mordo il labbro, indecisa
su cosa
dirgli. “Sono cose da donne!” Sento un silenzio
provenire da dietro. “Non è che
hai le tue cose?” Come si può chiamare una cosa
come questa? Illuminazione?
Decisamente no. Mi giro di scatto spalancando gli occhi, sentendomi le
guance
andare letteralmente a fuoco. “Cosa?!”
“Beh,
ti ho
chiesto se hai le tue cose. Hai detto ‘cose da
donne’ e ‘tu non puoi capire’, o
sbaglio?” mi chiede lui tranquillo. Una rughetta appare fra
le mie
sopracciglia. “Sbagli. Infatti non ho detto ‘tu non
puoi capire’.”
“Dettagli.”
“Ma
comunque, non vuol dire che io le abbia!” gli dico io, quasi
urlando. “Eh vabbè”
dice, roteando gli occhi. Continua a scendere per le scale,
superandomi, per
poi dirigersi verso il salotto, da dove proveniva la voce di Auler che
diceva:
“Io mi rifiuto!”
“Wow,
Rein,
con quello sguardo assassino stampato in faccia scommetto che vorresti
uccidere
qualcuno” dice Mirlo ghignando, appena entro.
“Esattissimo” faccio io,
fulminando con lo sguardo Shade, che si era appena seduto sul divano.
Vedendomi, mi fa le spallucce.
Mi
siedo
accanto a Fine, per terra, e lei mi saluta sorridendo. Poco dopo entra
anche
Altezza, guardando me e Shade con un sopracciglio alzato.
“Com’è
che
voi due prima sembrate tutto rose e fiori, poi scatenate
l’inferno più
assurdo?” ci chiede, sbuffando.
“Frena,
non
è colpa mia” le rispondo io.
“Stavate
bisticciando tutti e due. Due persone non sono una” replica
lei, sedendosi
vicino a Lione, che ci guardava sorridendo rassegnata.
“Su,
non è
successo niente. Decidiamo che cosa vedere, piuttosto” ci
esorta lei, dolce come
sempre.
Dal
nulla,
sbuca fuori Tio, che grida: “Vediamoci un horror!”
“Non
se ne
parla nemmeno!” strilla Fine, rompendomi i timpani. La mia
gemella è
tremendamente fifona, come avevo già detto a Shade, e non
riesce nemmeno a
reggere l’inizio di un film horror, sicura che
all’improvviso spunti un tizio,
spaventandola a morte.
Mi
gratto la
testa, un po’ infastidita. Lì dentro
c’era un caos che non si riusciva più a
capire assolutamente niente.
“Oddio,
fate
come volete” dico io, sbuffando.
Shade
POV
Alla
fine
abbiamo scelto un film a caso tra quelli che c’erano, o
meglio, le ragazze
hanno scelto.
Non
era così
interessante, un classico: Titanic. Non saprei cosa ci trovino di
interessante
le ragazze in quel film. Quasi tutte erano sull’orlo del
pianto, ma si erano
trattenute.
Inutile
dire
che tutti gli altri l’hanno guardato con poco interesse. O
meglio, Auler era
quello più entusiasta, se così vogliamo dire.
Com’è che ho un amico così
stupido?
Tralasciando
questo dettaglio, abbiamo deciso di preparare la cena, dopo il film.
Questa
è
stata una cosa tremenda. Perché?,
vi
chiederete voi. Ebbene, le due gemelline non erano molto brave ai
fornelli
(infatti, ieri non è toccato a loro cucinare), e hanno quasi
mandato fatto
scoppiare (nel vero senso letterale) la cucina, ma soprattutto hanno
mandato in
tilt Altezza. Ed ecco che quella ragazza, troppo isterica per i miei
gusti,
comincia ad urlare, mentre Fine e Rein cercano di calmarla e di
scusarsi, con
scarsi risultati.
La
situazione non è migliorata a cena, Altezza era ancora
molto, ma molto arrabbiata,
anche se avevamo cercato di farla calmare.
Dopo
cena,
mi rifugiai nella stanza del pianoforte. Sfioro leggermente i tasti,
sedendomi.
Mi ricordo che da piccolo mio padre mi aveva insegnato a suonare. Ma
non mi
ricordo nient’altro di lui; era sempre in giro per il mondo.
Ma da quando se n’è
andato davvero, sono stato io l’uomo di casa, per dire. Mia
madre ha cercato di
darci tutto quello che ci serviva, a me ed a Milky. Sospiro
leggermente. Forse dovrei
smetterla di fare i miei comodi e impegnarmi per poter lavorare.
Comincio
a
suonare una piccola melodia, l’unica che mi ricordo che
suonava mio padre. Era per
farmi addormentare, per lo più. E poi, è
l’unica che riesce a farmi rilassare.
“Sapevo
che
ti avrei trovato qui.” La voce di Rein fa ritornare alla
realtà. Mi volto verso
di lei, e vedo che sorride leggermente. Prende la sedia del giorno
prima, e si
mette a fianco a me, appoggiandosi ai palmi delle mani. “Ti
piace proprio
sentirmi suonare, eh?” le chiedo.
“Già”
risponde lei, allargando il suo sorriso, ma mantenendo sempre la stessa
dolcezza di prima. “Cosa stavi suonando?”
La
guardo
per qualche secondo, prima di rispondere. “Era tipo una ninna
nanna che mi
suonava mio padre quando ero piccolo.”
Quello
che
riuscì a rispondere lei fu un “Oh,
capisco”, seguito dall’abbassamento dello
sguardo. Non le avevo raccontato di mio padre, la mattina, non
l’avevo
nominato. Forse ha capito perché non l’ho fatto.
Restiamo
in
silenzio per qualche minuto, nessuno dei due osava parlare.
“Suoni?”
chiede lei, infine, con una vocina timida. Mi volto per guardarla,
mentre lei
si affretta a dire: “Se vuoi! Cioè, io non ti
obbligo mica.”
“Certo
che
tu sei strana” le dico, girandomi verso le tastiere bicolore
dello strumento.
“Lo
so, me
lo hai già detto.”
“Ah
sì?”
“Insomma,
non è che mi ricorda molto di quello che abbiamo parlato.
Qualcosa del genere
lo avrei detto.”
“Probabile.”
E
la musica
comincia a riempire la stanza. Forse questa è
l’unica cosa che riesce a
metterci d’accordo, e a non farci litigare come sempre. E
anche la pioggia.
Dovrei
esser grato a loro.
Note
dell’autrice
N/A:
Wow. È stato un parto anche questo, oddio. *le lanciano i
pomodori
in testa* Ah ah. Lo so che dovrei aggiornare più spesso, ma
adesso ho tre
storie da mandare avanti. Lo so, non dovrei esagerare, ma le idee mi
vengono in
testa, uffa >.> Tralasciando, non ho niente da dire,
adesso.
Bene,
direi
che ho finito. Di già. E mi sono iscritta di nuovo a
ForumCommunity con il
nickname di { »rainy
*OOOOO* Eh
vabbè.
A
presto,
cari (?) lettori (?).
Ah,
è vero.
Buon Natale e felice anno nuovo (anche se sarà fra una
settimana)!
|
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Capitolo 8 *** Chapter 7: Are you ready to start a love Game? ***
Chapter 7
Are you ready to start a “love” Game?
But that’s a little Hard, do you know?
Rein
POV
Ha
continuato a piovere per due giorni ininterrottamente. E abbiamo
già bruciato 4
giorni della gita. Grande.
Quinto
giorno, mercoledì, il tempo è inutile dirlo. Si
muore di caldo, nonostante
piova a dirotto. “Che noiaaaa!” dice Sophie,
sbuffando sonoramente. I ragazzi
stanno giocando a biliardo, mentre noi ragazze ce ne stiamo sulle
poltroncine a
parlare un po’. Altezza, accavallando le gambe, dice
indispettita: “Com’è che
stanno giocando solo loro? Tzè. Saprei fare di meglio
rispetto a quegli
stupidi.”
“Cara,
guarda che c’è anche il tuo caro fidanzatino con
loro” dico io, sorridendo
maliziosa e canzonatoria, beccandomi uno sguardo di fuoco da parte
della biondina.
In quel momento, ritorna Lione, che, sospirando, si siede accanto a
Mirlo.
“Come
sta
Tio?” chiede preoccupata Fine, accanto a me. Quei due,
entrambi col carattere
esuberante, sono diventati buoni amici. “La febbre
è scesa, però continua a
stare male. Adesso si sta riposando” dice Lione, abbassando
lo sguardo color
cremisi. “Uff, io l’avevo detto che non doveva
uscire con le maniche corte, a
quello stupido” dice Mirlo.
Le
ragazze
continuano a parlare, mentre io non riesco a distogliere lo sguardo da
Shade.
Ogni sua mossa, ogni suo insignificante gesto è come se mi
rapisce. Anche il
modo in cui si piega per tirare la palla bianca mi lascia un sensazione
strana,
piacevole. Ok, non è proprio la cosa a cui dovrei pensare.
In fondo Shade
rimane sempre lo Shade di sempre, quello scemo, quello che mi
punzecchia ogni
giorno, quello che non fa altro che chiamarmi principessina, quello che
soprattutto odio. Anche se non potrei parlare di odio quando mi sembra
così,
come dire, tenero.
Scuoto
la
testa per togliermi questi stupidi pensieri dalla mente.
Da
quando in
qua penso a Shade in questo modo?
“Da
quando
ti sei accorta che sei innamorata di lui, cara mia” dice una
piccola vocina
derisoria nella mia testa. Affondo il viso nelle mani, cercando di
nascondere
il mio imbarazzo.
“Rein,
ti
senti bene?” La voce di Fine mi riporta –
finalmente – alla realtà. Alzo il
viso per guardarla, dicendo: “Sì,
certo”, quando so perfettamente che non sto
affatto bene, anzi, mi sento davvero una stupida a farmi tutti quei
pensieri. “Sicura?
Sei tutta rossa” continua a dire. “Sarà
il caldo” le rispondo io, cercando di
far finta di niente. mi sento addosso lo sguardo preoccupato della mia
gemella,
mentre guardo la pioggia, fuori dalla finestra, cadere giù a
catinelle.
Passano
i
minuti, io continuo a restare silenziosa, mentre la musica dello
stereo, le
chiacchiere delle ragazze e i rumori secchi delle palle da biliardo che
si
scontravano riempivano le mie orecchie.
“Ragazze,
volete giocare?” chiede Auler, avvicinatosi a noi. Dietro di
lui, Bright e
Shade erano ancora lì, al tavolo di velluto verde, ad
aspettare la nostra
risposta. Altezza schizza su, dicendo: “Ce ne avete messo di
tempo!” e lo
stesso fanno Sophie e Mirlo. Lione e Fine, invece, preferiscono stare
tranquille a parlare. “Io passo” faccio,
sventolando la mano davanti alla
faccia. Non ho voglia di giocare, l’unica cosa che voglio
fare è starmene a
guardare fuori dalla finestra. Tutti mi guardano in modo strano.
“Perché no? Di
solito sei tu quella che ha più energia. Escludendo
Sophie” dice Bright,
avvicinatosi anche lui. “Ragazzi, oggi non ne ho
voglia” dico io, sbuffando.
Ed
ecco che
quello stupido d’un Shade comincia a parlare: “Che
c’è? Hai paura di perdere o
non sai giocare?” Mi volto verso di lui, fulminandolo con lo
sguardo. “Certo
che so giocare! È solo che oggi non me la sento!”
gli sbraito contro.
“Certo
certo, come no. Allora fammi vedere, principessa” mi dice
lui, con aria di
sfida. Odio quando qualcuno mette alla prova il mio orgoglio.
“Da’ qua!” dico
ad Auler, strappandogli la stecca di mano, dirigendomi verso Shade, che
se ne
stava ancora lì con un ghigno stampato in faccia, con passo
pesante e
furibondo.
Shade
POV
Regola
numero 1: mai mettersi contro una ragazza facilmente irritabile,
potrebbe
mettersi sul piede di guerra. E non è una cosa piacevole.
Però,
si sa,
Rein è così adorabile quando si arrabbia. La sua
faccia sembra quasi quella di
Hello Spank. Non è un paragone sensato, però ci
somiglia tantissimo, credetemi.
“Embè?
A
cosa giochiamo?” mi chiede, guardandomi male. “Ma
non dovremmo far giocare
anche gli altri, principessa?” dico io, vedendo che Auler,
Bright, Mirlo e
Sophie erano lì, ad osservarci sorridendo rassegnati, mentre
Altezza ci
lanciava occhiate torve. “No!” grida, sbattendo la
stecca, appena più bassa di
lei, per terra. Faccio le spallucce: “Va bene.”
Sistemo
tutte le palle nel triangolo, ad eccezione della bianca, nella parte
alta del
tavolo, dicendo: “Giochiamo a free ball. Sai come si
gioca?”
“Basta
che
mi spieghi” dice lei, sbuffando e prendendo il gesso per
lisciare la punta
della stecca. “Bene. Scegli: piena o striata?”
“Piena”
dice
lei. Continuo a dire: “Bene, allora cominci tu. Devi mandare
in buca tutte le
palle piene, tranne la numero 8 nera. Se prendi una palla tua ma non la
mandi
in buca, allora sarà il mio turno. Se non riesci a prendere
nessuna palla, o se
prendi una mia o se mandi quella bianca in buca, tocca a me e posso
scegliere a
mio piacimento dove posizionare la palla bianca. E lo stesso vale per
te. Vince
chi manda tutte le palle del suo tipo e quella nera in buca.
Domande?”
“No,
nessuna.”
“Bene,
allora iniziamo.”
Non
l’avevo
mai vista giocare a biliardo, però devo dire che ci sa fare.
Insomma, è
abbastanza brava.
Mentre
giocavamo, la vedevo spesso mordicchiarsi il labbro o le unghie, quando
non
sapeva a quale palla mirare. Ma alla fine sapeva (quasi) sempre fare
centro –
anche se aveva fatto volare fuori la bianca una volta, con un colpo
troppo
forte –.
All’ultimo,
avevamo mandato in buca tutte le palle, tranne quella nera;
è il turno di Rein.
La palla numero 8 è praticamente spiaccicata al bordo del
tavolo, mentre quella
bianca è abbastanza lontana, vicina alla buca in alto a
destra del tavolo. Ci
voleva un colpo non molto forte, ma nemmeno troppo piano. È
quasi impossibile mandarla
in buca, ma Rein ci prova lo stesso. Appoggiando la stecca fra
l’indice e il medio
sinistro, prende la mira, cercando di essere più precisa
possibile.
Alla
fine
avevo vinto io, dato
che non è riuscita
a mettere in buca la numero 8 e mi aveva dato un punto favorevole dove
tirare.
Sbuffando irritata, è ritornata al proprio posto,
borbottando parole
incomprensibili. Sicuramente mi stava lanciando qualche maledizione che
conosceva.
Decido
di
andare un momento in bagno.
Mi
appoggio
al lavandino, guardando il mio riflesso nello specchio. Ho tutti i
capelli
scompigliati, non che la cosa mi tocchi, ovvio. Era così che
mi vede la gente?
Guardando la mia faccia, sembro proprio un teppista ribelle ed un
infrangitore
di regole in piena regola (scusate il gioco di parole). Non ci avevo
mai fatto
caso prima d’ora; forse aveva ragione Rein quando, prima che
iniziasse la
scuola, mi aveva detto che la mia faccia non prometteva niente di
buono.
Sbuffo, non pensavo che quella ragazza possa essere così
influente su di me.
“Chi diavolo sei, Shade?” chiedo allo specchio,
come se potesse rispondermi. Perché
se da una parte sono una persona, dall’altra sono una
diversa. Da una parte c’è
il me scontroso, ribelle, taciturno; dall’altra
c’è il me che vuole liberarsi e
fidarsi di tutti. Ma non è mai così semplice.
Avrei
voluto
che non ci fosse stata Berry nella mia vita.
Esco
dal
bagno, mettendomi le mani nelle tasche. Vedo Bright davanti a me che mi
guarda.
“Che c’è?” gli chiedo, seccato.
“Amico,
che
cosa vuoi fare allora?” risponde lui, o meglio, mi domanda.
Aggrotto le
sopracciglia, perplesso: “Cosa vuoi fare cosa?”
“Non
fare lo
scioglilingua, per piacere.”
“Bright,
mi
sto arrabbiando.”
“Ok,
scusa,
scusa. Scherzi a parte, cosa vuoi fare con Rein, eh?”
Lo
guardo
torvo, alzando un sopracciglio. “Che c’entra lei
adesso?”
“Andiamo,
Shade, si vede da un miglio che vi amate tantissimo.”
Il
mio
sguardo si fa mano a mano più assottigliato. “Ok,
questa è la cosa più assurda
che io abbia mai sentito e che tu abbia mai detto.”
“So
dicendo sul
serio” fa lui, incrociando le braccia, e continuando a
guardarmi. “Shade, solo
uno stupido non se ne accorgerebbe. E tu e Rein siete davvero stupidi
– forse
lei non lo è – a pensare che vi odiate a morte, e
siete pure i diretti
interessati in questa faccenda.”
“Tu
guardi
troppi film d’amore” dico io, dirigendomi in camera.
“Scommettiamo?”
chiede lui, alle mie spalle. Mi giro con la testa, chiedendogli:
“Cosa?”
“Scommettiamo
che lei è innamorata di te e tu di lei?”
“Continuo
a
dirtelo, è la cosa più stupida che abbia mai
sentito in vita mia.”
“Vuol
dire
che non hai il coraggio di ammetterlo, allora.”
Sento
la
rabbia ribollirmi dentro. Lei non deve contare assolutamente niente per
me.
Anche se qualcosa mi dicesse che è sbagliato, sbagliatissimo.
“Se
vinco io,
allora devi cominciare a darti una mossa con Rein, ovvero: provarci con
lei. Se
vinci tu, allora ti offro per un anno il pranzo ogni volta che
usciamo.”
“Sai
che
cosa. Facciamo così: se vinco io, tu la smetterai di
assillarmi con queste
assurdità. Questo mi basta e avanza.”
“D’accordo,
affare fatto.”
Prima
di
entrare in camera, gli dico: “Comunque, Bright, tu non sai
niente. Di lei non
me ne importa un fico secco, potrebbe anche sparire dalla mia vita, e
non mi
cambierebbe niente.”
Mi
chiudo la
porta alle spalle, ma il mio sesto senso mi dice che qualcosa
è andato storto.
Rein
POV
Avete
presente quando sentite qualcosa, come se il cuore vi si fermasse
all’improvviso? Ecco, questo è quello che riesco a
realizzare.
La
sera ci
ha sopraggiunto veloce, mentre fuori continua a piovere a dirotto. Non
riesco a
liberare la mia mente da quella stupida sensazione di disagio e
delusione; non
ho nemmeno tanta voglia di mangiare.
Siamo
ancora
in salotto, mentre Altezza, Mirlo ed Auler preparano la cena. E mentre
gli
altri continuano a chiacchierare vivacemente, a me sembra che
è come se il
mondo mi fosse caduto addosso.
“Rein,
si
può sapere cos’hai?” Fine, con la sua
voce squillante, non riesce a muovermi,
affatto. È come se fossi ipnotizzata da qualcosa, ma non so
nemmeno io bene
cosa. Non le rispondo, mi abbraccio più forte le gambe.
“Rein
ci
stai preoccupando…” Anche Lione prova a farmi
spiccare parola, ma non so bene
cosa dire, o forse non voglio dire niente, non voglio far sentire la
mia voce
delusa dagli altri.
Gli
altri
cerano di farmi parlare. Dio, sono così fastidiosi.
“Vado in camera, dite ad
Altezza, Auler e Mirlo che oggi non ho voglia di cenare.”
Queste sono le uniche
parole che pronuncio, prima di alzarmi da terra e di dirigermi verso la
porta.
La
mano di
Shade mi ferma: “Non fare la bambina, Rein. Cosa diavolo
hai?”
Mi
mordo il
labbro. Proprio lui deve parlarmi, che fino a poco prima non mi aveva
nemmeno
degnato di uno sguardo – o meglio, parola –
preoccupato? Diamine, che nervi.
“Ti
dico che
non ho niente” faccio più scontrosa possibile,
tenendo lo sguardo basso.
“Cos’è
che
hai? Dillo, non mi va che gli altri stiano così preoccupati
per qualcosa che
nemmeno sanno.”
A
quel punto
scoppio. Non ce la faccio più.
“C’è che tu sei un bastardo senza
cuore” dico solo.
“Eh?”
La
voce incredula di Shade mi fa imbestialire ancora di più.
“Non
fare il
finto tonto, te ne prego. Sei un pessimo bugiardo.” Mi volto
verso di lui,
guardandolo negli occhi profondi. Sono come le profondità
degli oceani,
qualunque ragazza sarebbe stata felice di annegare lì
dentro. Ma non io, non
questa volta. “Senza contare il fatto che io sarei un premio
da vincere, in
questo caso da perdere – lancio un’occhiata di
fuoco a Bright, che mi guarda
incredulo, con un sopracciglio alzato –, mi sembri davvero un
bastardo ad
accettare quella stupida scommessa.”
Gli
occhi di
Shade si fanno sempre più grandi e sorpresi.
“Senti, ascoltami, ti posso
spiegare.”
“Certo
una
spiegazione, come no” dico io, roteando gli occhi.
“Forse non hai capito che ci
sono rimasta male quando tu hai detto che se anche me ne andassi, tu
non
faresti una piega.” A questo punto, la faccia di Shade si
rabbuia. “No, senti,
c’è stato un equivoco…”
comincia a dire.
“Oh,
andiamo, Shade, che equivoco ci potrebbe essere?! Diamine, ti sto fra i
piedi,
no?! Va bene, non c’è problema, possiamo vivere
come due perfetti sconosciuti,
basta dirmelo! Cavolo, Shade, pensavo fossi più diverso di
quanto sembri. A
quanto pare mi sbagliavo di grosso. Pensavo che, se ti fossi confidato
con me,
avrei risollevato quella tua parte prima che incontrassi quella
ragazza. Mio
dio, e pensare che potevo anche…” Mi fermo,
portandomi la mano alla bocca. A
furia di parlare, stavo dicendo qualcosa che non dovevo assolutamente
dire.
Sono un premio da vincere.
Esco
dalla
sala, e solo adesso mi accorgo che ci sono tutti a guardarmi, dato che
ho
parlato davanti a tutti loro, e anche ad Altezza, Mirlo e Auler, che
sono
venuti, sicuramente, per chiamarci.
Salgo
in
fretta le scale e sbatto la porta dietro di me, chiudendola a chiave,
mentre mi
appoggio su di essa e scivolo fino a terra. “E pensare che
potevo anche
innamorarmi davvero di te” sussurro appena, e le lacrime mi
scivolano giù dagli
occhi.
È
la prima
volta che provo un dolore così intenso.
Alla
fine,
siamo ritornati più presto in città. Pioveva
troppo.
Ho
passato
due settimane senza rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi;
Fine aveva
cercato di trascinarmi fuori per fare pace, ma io ho rifiutato
categoricamente.
A
volte le
ragazze sono venute a trovarmi, Altezza mi reputava infantile, ma io
non le
davo ascolto. Quando se n’era andata, Lione mi disse che era
il suo modo di
preoccuparsi per me.
Ma
Shade non
è mai venuto. Per fortuna.
Dopo
una
quindicina di giorni, ho deciso che uscire sarebbe stato meglio che
restare
tutti i giorni in casa.
È
inizio
agosto, ormai. Fuori fa un caldo boia.
Il
parco è
il posto che adoro di più di questa città.
È molto tranquillo, un luogo
perfetto dove rilassarsi o leggere un libro in santa pace.
Mi
abbandono
alla panchina con gli occhi chiusi, ascoltando il cinguettio degli
uccelli
sugli alberi. Il vento è caldo, tiepido. Il sole mi manda i
suoi raggi caldi,
mi sento bene. È come se fossi una foglia: ricarico le mie
energie grazie al
sole.
Adoro
l’estate.
La
mia
tranquillità, purtroppo, non aveva fatto i conti con
l’ultima persona che
volevo vedere. Apro gli occhi, e la figura di Shade copriva tutta la
mia
visuale sul parco.
“Che
vuoi?”
gli chiedo io, scocciata. Lui sembra pensarci un po’ su.
“Senti, so che
probabilmente non mi vuoi più vedere, però devo
spiegarti, Rein.”
“No,
non
voglio sentire. Penso di aver sentito troppe parole uscire dalla tua
bocca.” Mi
alzo, e mi dirigo verso l’entrata/l’uscita del
parco. Non avevo affatto voglia
di vederlo.
Cammino
veloce, in modo che non possa raggiungermi, per poi mettermi a correre.
Attraverso
la strada senza guardare, anche se mi hanno ripetuto mille volte di
farlo.
Sento la voce di Shade che mi chiama, ma non ho voglia di guardarlo.
Appena
metto
un piede sul marciapiede, uno stridio di gomme sulla strada e un colpo
molto
forte, come se due cose sbattessero, mi induce a guardarmi dietro, come
fanno
molti altri pedoni.
Non
avrei mai pensato di poter vedere quel ragazzo lì,
sdraiato sull’asfalto, con un po’ di sangue che
cominciava ad uscire dalla
tempia destra e gli occhi chiusi. E il mondo mi crolla addosso
un’altra volta.
N/A:
Oddio, non pensavo di finire questo capitolo tanto presto O__O
Siamo passati dal clamoroso ritardo all’aggiornamento super
veloce!
Buon
anno
nuovo, innanzitutto! Eheh… sto scrivendo questa roba alle
0.15 del 1 gennaio
2011 :DD Yahoo. Non sono molto entusiasta, se devo dire la
verità.
Ok,
comincio
a fare la seria.
Insomma,
c’è
chi quest’anno ha detto che è stata una cacca, chi
lo ha adorato, chi, come me,
è stato nel mezzo. Direi che tutti abbiamo avuto un anno
stancante, è vero, ma
in fondo, se ci pensiamo bene, ci sono stati dei momenti molto felici,
o
sbaglio? Bene, il 2011 sarà un’occasione per
migliorare la nostra vita, un’occasione
per tenersi stretti i propri familiari e i propri amici. Ci
sarà qualcuno che
nel 2011 se ne andrà, chi verrà, chi
sarà felice, chi sarà triste. Ci sarà
chi
dirà che anche il 2011 sarà stato schifoso,
quando saremo alle porte del 2012. Però,
non sarà poi così male, me lo sento. Basta
crederci, no?
Un
bacio a
tutti e felice anno nuovo.
Vostra Rainy.
|
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Capitolo 9 *** Chapter 8: I'll be here, forever With you ***
Chapter 8
I’ll be here, forever With you
You promised Me, do you remember?
Shade
POV
“Shade,
stai bene?” La voce delicata e preoccupata allo stesso
tempo della principessa dai capelli turchini mi fa aprire gli occhi. Mi
sento
la tempia destra pulsare, ed istintivamente mi porto una mano sulla
fronte. Una
smorfia di dolore appare sul mio viso appena sfioro quella parte,
accorgendomi
che porto una benda. “Che succede?” chiedo io, un
po’ spaesato. “Sei caduto da
Regina e ti sei ferito alla testa” mi risponde lei, mentre mi
prende la mano.
Mi sento un po’ arrossire a quel gesto. È strano
che qualcuna che non conosco –
o meglio, che l’io reale non conosce – mi faccia
questo effetto. “Sei stato
fortunato che io sia passata nei paraggi e che abbia avuto con me un
piccolo
kit di medicazione” continua a dire, guardandomi negli occhi.
Il suo sguardo è
limpido, di un colore che meraviglioso è dir poco, un verde
acqua, con delle splendide
sfumature azzurre. Quello sguardo avrebbe potuto ammaliare chiunque
l’avesse
guardata negli occhi. Ma in questo momento aveva un velo di tristezza.
“Mi
chiedo perché si ostinino a continuare questa guerra
inutile”
dice lei, abbassando quelle iridi di cristallo. “Anche mia
sorella è molto
preoccupata, soprattutto per te.” Un po’ mi sento
in colpa per aver spento il
suo viso. “E tu dovresti stare più attento quando
cavalchi su Regina mentre
vieni da noi.”
“A
proposito, dov’è finita?” le chiedo,
guardandomi intorno.
Regina è sicuramente la mia cavalla. Un muso mi da una
piccola leccata alla
guancia, e mi volto a guardarla. È davvero maestosa, il nome
le si addice
proprio. “Stai bene?” le chiedo, accarezzandole il
muso. Lei nitrisce per darmi
la conferma.
Mi volto verso
la principessa, che ci guardava con un lieve e
tenero sorriso, dicendole “Grazie”. È
davvero una ragazza bellissima,
assomiglia tanto a…
“Principessa
Rein!” Una guardia la sta cercando, ed io, in fretta
e furia, mi alzo, salendo su Regina che continuava a guardarci. Non so
perché
l’ho fatto, ma è stato un gesto istintivo. Anche
lei si alza, lasciando la mia
mano, mentre mi guarda preoccupata.
“Tornerò
presto, non ti preoccupare” le dico, prendendo la sua
mano chiara e vellutata, baciandole la pelle profumata, per poi
lasciargliela.
“Stai attento, mi raccomando” mi dice lei,
guardandomi con quei suoi occhi
meravigliosi. Le sorrido, e con un gesto, faccio fare a Regina
dietrofront e
ripartendo, mentre il vento mi va contro.
Rein
POV
Pensavo
che
la notte più lunga della mia vita potesse essere la notte
prima del mio matrimonio,
o quello di Fine, ma non avrei mai pensato che potesse essere la notte
in cui
una persona che conosco da soli 5 mesi è sospesa fra la vita
e la morte.
Era
il tardo
pomeriggio quando Shade è stato investito. Per colpa mia.
Poi è stato tutto
come un mosaico confuso, con troppi colori e troppe immagini: la
chiamata
all’ospedale da parte dell’autista, il viaggio
nell’ambulanza mentre guardavo
Shade che sanguinava pericolosamente dalla testa, l’arrivo
all’ospedale più
vicino, l’odore disgustoso di disinfettante appena sono
entrata dentro e la
sparizione di Shade dentro una delle migliaglia di porte che vedevo.
Sono
passate delle ore, ma mi sembra che siano passati anche molti, troppi
anni.
L’autista
è
stato subito sottoposto al test dell’alcool, ma è
risultato negativo. In questo
momento, probabilmente, è ancora in questura.
Ma
è stata
tutta colta mia, in verità. Se solo mi fossi fermata ad
ascoltarlo,
probabilmente lui non sarebbe stato investito. I sensi di colpa mi
stanno
divorando letteralmente, non ce la faccio a pensare che lui
saprà cavarsela.
Dio,
non mi
sono mai sentita così. Ci sarei dovuta essere io al posto di
Shade. Lui non ha
fatto niente, sono stata io, stupida ed ostinata, a non aver ascoltato
la
spiegazione.
Poco
dopo
che hanno portato Shade in ospedale, sono accorsi tutti gli altri:
prima Mirlo,
poi Bright, Auler, Altezza e Sophie, ed infine Lione con Tio e Fine.
Vedendomi
così, hanno subito cercato di rassicurarmi, che sarebbe
andato tutto bene. Non
mi hanno chiesto cosa fosse successo, e per questo sono grata a loro.
L’immagine
di Shade che era sdraiato sull’asfalto tormenta i miei
pensieri, ogni volta che
chiudo gli occhi mi sembra di vedere ancora la sua lieve smorfia di
dolore
quando ero salita con lui sull’ambulanza.
Non
ho molta
fame, anche se ormai sono le 10 di sera. Me ne sto seduta per terra,
con la
faccia affondata nelle ginocchia, abbracciandomi le gambe. Alzo
leggermente lo
sguardo, vedo Bright che cammina nervosamente avanti ed indietro, Lione
e Mirlo
con lo sguardo preoccupato, Sophie che si mordicchia il labbro
inferiore
guardando di continuo le porte della stanza in cui c’era
Shade, Tio che è
seduto per terra davanti a me, Altezza che se ne sta con le braccia
conserte a
fianco a me ed Auler era vicino a lei, che le tiene la mano. Fine,
invece, è
seduta per terra anche lei, vicina a me. “Vedrai che si
riprenderà, sorellina”
mi dice lei, abbracciandomi per rassicurarmi. Strizzo gli occhi, sento
che sto
per mettermi a piangere. È come se fossi tormentata dai
ticchettii
dell’orologio sopra di me, che scandiscono i minuti che non
passano mai. È come
se dicesse “È
colpa tua, solamente colpa
tua”.
Lui
è troppo
importante per me, lo ammetto. Se non si salvasse, non saprei chi
riempirebbe
le mie giornate con le continue prese in giro, chi mi chiamerebbe
“principessa”, chi avrà quel tono di
voce distaccato e freddo, ma, soprattutto,
chi suonerebbe il pianoforte per me.
Ho
paura,
tanta paura. Mi stringo a Fine, cominciando a singhiozzare
ininterrottamente.
Mi sento gli sguardi preoccupati di tutti gli altri addosso, ma non mi
importa.
Darei
qualsiasi cosa perché Shade si riprendesse al più
presto.
Sono
quasi
le 11 e mezza. Tutti gli altri hanno avvertito i propri genitori che
non
sarebbero tornati a casa per stare con me e Shade.
Ho
sempre
odiato gli ospedali: oltre alla puzza di farmaci e disinfettante, ci
sono
tante, troppe persone che lottano contro sé stessi per
vivere. Li ho sempre
odiati, non c’è posto peggiore.
Le
pareti
bianche ti danno un’aria “Benvenuti in
Paradiso”. Disgustosa. I medici in
camice verde vanno sempre avanti e indietro, non possono nemmeno
fermarsi un
momento. Odio gli ospedali, la vita delle persone sono sempre in mano
alle
altre, e se qualcuno passa a miglior vita, è colpa di chi lo
avrebbe dovuto
salvare.
Odio
gli
ospedali: adesso c’è Shade sospeso fra la vita e
la morte.
Non
avrei
mai pensato di vivere qualcosa del genere per qualcuno che conosco a
malapena.
Una
bambina
dai capelli rosa si butta addosso a Mirlo, guardandola con gli occhi
imploranti: “Mirlo, cosa è successo al mio
fratellone?”
Lei
la
guarda triste, non sapendo cosa dire. Gli occhi della bambina sono di
un blu
così intenso che sembrano quelli di Shade.
“È colpa tua”, continua a dirmi la
mia mente. “È colpa tua se adesso sua sorella sta
per piangere.”
Una
donna
alta dai capelli blu a caschetto prende in braccio la bambina, che si
aggrappa
a lei, come se volesse avere un supporto. “Signora
Moon” mormora Bright,
accortosi della sua presenza, mentre tutti gli altri la fissano.
La
donna non
ha una bella cera, sicuramente avrà avuto una giornata
pesante di lavoro.
“Dov’è Shade?” chiede, con
voce triste e preoccupata. La madre di Shade. Per
un’altra volta, la terra mi manca sotto i piedi. Vorrei
sprofondare,
seppellirmi da qualche parte. Abbasso lo sguardo, chiudendo i miei
occhi e
mordendomi il labbro inferiore. Dovrei esserci io al posto di Shade.
“Ecco,
è
ancora in sala operatoria” risponde Altezza, guardando le
porte che non
accennavano ad aprirsi. Divento sempre più nervosa,
è come se potessi
sciogliermi da un momento all’altro.
Mi
alzo,
vado davanti alla donna appena arrivata. Abbasso lo sguardo, dicendo:
“È tutta
colpa mia, avrei dovuto fermarmi ed ascoltarlo, se lo avessi fatto lui
sarebbe
incolume.” Mi inchino davanti a lei, tanto che i miei capelli
sfiorano terra.
Le mie mani si stringono in due pugni appena sopra le ginocchia. Sento
le mie
unghie come se si conficcano nel palmo della mia mano, stringo
così tanto i
pugni fino ad avere le nocche bianche. Mi sento così in
colpa.
La
madre di
Shade, posando la bambina per terra ed inginocchiandosi davanti a me,
mi posa
le mani sulle spalle e mi fa alzare la testa. Guardandomi apprensiva,
mi dice:
“Non ti preoccupare, è stata solo un po’
di sfortuna. Tu devi essere Rein,
giusto?” Annuisco lentamente. “Bene,
Rein” continua, “sono sicura che Shade ce
la farà, è un ragazzo forte, supererà
questa difficoltà come ha sempre fatto.
Dobbiamo credere in lui. non è un tipo che abbandona le
persone, anche se a
volte il suo carattere può essere un po’ difficile
da capire.”
“Vorrei
tanto poter fare qualcosa” mormoro, il fatto è che
non posso starmene qui con
le mani in mano. Devo fare qualcosa.
“Per
adesso
l’unica cosa che possiamo fare è stare qui ad
avere fiducia in lui. so che si
riprendere” dice la signora Moon, comprensiva. Annuisco.
La
porta
della sala operatoria finalmente si apre, ed esce un dottore con il
camice
verde, togliendosi la mascherina e sospirando stanco. Ci avviciniamo
tutti a
lui, mentre la madre di Shade dice: “Dottore, come sta mio
figlio?”
Lui
muovendo
lievemente la testa a destra e sinistra, risponde:
“L’incidente gli ha causato
un’emorragia interna, stiamo cercando di fare il possibile
per evitare che
muoia dissanguato. Le possibilità che sopravviva sono meno
della metà. Inoltre,
ho un’altra brutta notizia.” Il cuore comincia a
battermi forte nel petto,
tanto da farmi male. Se solo lo avessi ascoltato, tutto questo non
sarebbe
successo. Se Shade morisse, io…
“Ci
dica,
per favore” dice Mirlo, visibilmente preoccupata. Il signore
abbassa lo
sguardo, dicendo: “Temo che, avendo sbattuto violentemente la
testa
sull’asfalto, potrebbe avere un’amnesia sugli
ultimi mesi prima dell’incidente.
Ma non è sicuro, dobbiamo ancora approfondire le analisi una
volta finita
l’operazione.”
È
come se mi
sentissi i piedi mancare. Anche se si salvasse, probabilmente non mi
ricorderà.
Forse è meglio, non avrebbe nessun ricordo spiacevole. Anche
se tutto questo mi
ferirà.
Ormai
è
davvero notte fonda, e non riesco a dormire, mentre gli altri hanno
preso
sonno, anche se non facilmente. A volte qualcuno si svegliava e lo
restava per
un bel pezzo.
Dopo
che il
dottore ci ha dato quelle terribili notizie, ha detto alla madre di
Shade di
seguirlo per i dati personali del figlio, mentre tutti noi siamo
restati nel
corridoio ad aspettare. Nessuno aveva fiatato, ci siamo lanciati delle
occhiate
preoccupate, ma non era volata una mosca.
Stanca
di
aspettare, decido di andare via per qualche momento da quel corridoio
un po’
troppo soffocante.
L’aria
notturna della città è molto più
fresca rispetto a quella del pomeriggio. È
estate, eppure mi sembra che sia inverno. Sento così freddo.
“Shade…”
mormoro, guardando il cielo stellato di agosto. Ecco, questo assomiglia
a lui:
Shade è un cielo stellato d’estate, limpido, senza
alcuna nuvola. Perché lui
non è affatto il ragazzo che pensavo che fosse appena lo
avevo conosciuto.
Sarebbe terribile se lui non sopravvivesse. Sospiro, mentre ripenso a
tutti i
momenti in cui siamo stati insieme. Il pianoforte, il giardino della
scuola in
cui gli ho minacciato di non parlarmi, il suo modo di chiamarmi
“principessa”,
la felpa che mi aveva prestato.
Perché
l’ho
sognato il giorno prima di conoscerci, perché ho sognato che
bisticciavamo
anche se non eravamo veramente noi.
È
come se la
terra sotto i piedi mi mancasse: mi inginocchio, continuando a guardare
il
cielo, mentre piango come una bambina pregandolo: “Ti prego,
fa’ che Shade si
salvi, te ne prego, ti scongiuro… mi va bene se non si
ricorda di me, mi basta
sapere che sarà vivo…!” Mi manca la
voce, il groppo in gola non vuole scendere.
Piango con tutte le mie forze, i singhiozzi riempivano la parte
d’aria che non
era coperta dal rumore delle macchine che sfrecciano per la strada.
Mi
sembrava
tutto un sogno. Io che piango – quando di solito non lo
faccio mai – per
qualcuno che conosco a malapena. È come se il destino avesse
voluto farmi uno
scherzo di pessimo gusto.
“Dio,
Shade”
continuo a mormorare, interrotta dai forti singhiozzi che emetto,
“non
andartene, ti supplico. Perché tu non puoi farmi questo, me
lo hai promesso.”
Le parole mi escono di bocca anche se non sono veramente io a
pronunciarle, e,
dopo tanto tempo, mi sono sentita come la principessa che ero nei sogni
quando
lo avevo incontrato. “Io… mi dispiace, Shade, mi
dispiace… avrei dovuto
ascoltarti, mi pento tantissimo. Noi ci siamo rincontrati, come ci
siamo
promessi, dovremmo stare insieme per sempre. Me lo hai promesso, Shade.
Mi
avevi promesso che saresti ritornato da me.” Non so bene
neanch’io come potessi
pensare a certi discorsi così insensati, o almeno per me.
Però mi sento come se
fossi tradita, leggermente. Ma sento anche come una sorta di speranza
che
rinasce dentro me. “Ritorna da me… principe
mio…”
Guardo fuori
dalla finestra. La nebbia era densa, soffocante,
mentre io non ci vedo da un palmo dal naso. Sospiro, delusa, mentre
richiudo la
finestra, e mi dirigo verso il letto.
Un libro dalla
copertina blu scuro giace lì, solo. Come
d’istinto,
lo prendo fra le mani, e lo abbraccio al petto. È come se
sentissi un odore
particolare, familiare. Ed ancora una volta, la mia bocca si muove da
sola:
“Dove sei, principe Shade?”
Non riesco ad
avere nessun controllo su questi strani sogni, né
posso muovermi come voglio. È come se fossi intrappolata in
questo corpo
mio/non mio.
“Rein?
Tesoro? Sei in camera?” Bussano alla porta, ed io mi volto
verso di essa. “Sì, ci sono. Entrate
pure.”
La porta si
apre, ed entrano due persone identiche ai miei veri
genitori. “Ci hanno riferito che ti hanno vista con il
principe Shade del Regno
della Luna qualche giorno fa.”
Shade, Shade,
Shade. Quel nome mi ronza in testa come se fosse una
mosca. Ma non posso fare a meno di pensare a lui. Non dico niente.
“Senti,
cara, so che tu gli vuoi bene, però non possiamo
permettervi di rivedervi. I sudditi lo interpreterebbero come un
tradimento da
parte tua, che, per di più, sei una delle due principesse
del Regno Solare.” La
“mamma” mi dice tutto questo con tono gentile, ma
che non ammette repliche.
Abbasso lo sguardo, non perché non voglio guardare le due
persone, ma perché il
desiderio di rivedere Shade mi brucia dentro. “Quindi,
tesoro, possiamo fidarci
di te? Non lo rivedrai, non è così?”
Non riesco a non annuire, sconfitta, alla
domanda dell’uomo.
Quando se ne
andarono, mi accascio sul pavimento, in preda a dei
singhiozzi che non riesco a fermare. “Shade, mi hai promesso
che saresti
tornato da me… Fallo, te ne prego…”
Apro
gli
occhi, confusa. Mi accorgo che tutti sono davanti alla porta della sala
operazioni, e la luce sopra di esse si era spenta. Strofinandomi gli
occhi
assonnati, mi dirigo verso tutti gli altri, chiedendo: “Cosa
succede?”
Vedo
un
dottore che sorride lievemente, mentre anche tutti gli altri mi fanno
un
sorriso, qualcuno sospira come se fosse sollevato. “Shade sta
bene,
l’operazione è stata un successo, anche se adesso
sta dormendo profondamente”
mi informa Auler, sereno.
Felice
è un
aggettivo che non riesce ad esprimere quello che sento dentro di me.
Un’ondata
di emozioni mi travolge, facendomi spalancare gli occhi incredula e
tirare i
lati della bocca in un lieve ed incerto sorriso.
“È che stavi dormendo così
bene che non volevamo svegliarti” dice Sophie, sorridendomi
gioiosa e calda. Mi
porto una mano al cuore, e sento che sta battendo più veloce
di quanto possa
pensare.
Perché
lui
mi aveva promesso che sarebbe ritornato da me.
N/A: Ecco, adesso aggiorno troppo
spesso. Diamine, sono passati solo due giorni! Ma quando ho un'idea in
testa non me la tolgo di certo U___U
Di questo capitolo non
ho niente da dire, sinceramente. Però, quando ho riletto la
parte in cui Rein piangeva, mi sono messa a piangere anche io. Davvero
DD:
Eh, vabbè,
bando alle ciance e via alle critiche >___>
Alla prossima!
Rainy
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Capitolo 10 *** Chapter 9: We have to return at the First time we Met ***
Chapter 9
We have to return at the First time we Met
But I don’t want me to be separated from You
Rein
POV
Non
ricordo
molto degli ultimi giorni, e non so nemmeno quanti ne siano passati. Mi
sembra
solo che sono ritornata a casa poche volte, e che sono stata accanto a
Shade
ogni notte a vegliare su di lui. Mi allontanavo da lui poche volte e
per poco
tempo, come se avessi paura di perderlo da un momento
all’altro.
Era come se
in ospedale mi conoscevano tutti. Ogni giorno c’erano sempre
le stesse identiche
facce, e quando l’infermiera che si occupava di Shade entrava
nella stanza, mi
chiedeva sempre, sorridente: “Oh, Rein, ancora
qui?” oppure “Sei davvero
preoccupata, eh?”
Anche
la
madre di Shade mi vedeva sempre lì. Mi sorrideva, e parlava
tranquillamente con
me del più e del meno. Mi sentivo leggermente sollevata per
il fatto che, anche
se suo figlio era in un letto d’ospedale, lei riusciva a
sorridere serenamente.
Mi sarebbe piaciuto essere forte come lei.
Anche
tutti
gli altri vengono spesso a trovarlo, per avere una speranza che si
risvegliasse. Gli portavano dei fiori, soprattutto Altezza –
non si direbbe,
non è vero? – e Mirlo. Mi chiedevano come stavo,
ed io, tutti i giorni,
rispondevo che andava bene. Fine mi aveva spesso chiesto di ritornare a
casa,
ma io rifiutavo ogni volta.
L’unica
cosa
che mi viene da pensare quando guardo il viso addormentato di Shade
è che avrei
dovuto essere più consapevole delle mie azioni. Se lui stava
per rischiare la
propria vita per darmi una spiegazione allora dovevo essere una persona
speciale, per lui.
E
anche
questa sera sono accanto a lui, appoggiata ai palmi delle mani, a
fissarlo.
Sospiro,
abbassando i miei occhi. Mi sarebbe tanto piaciuto sentire la sua voce
dirmi
che sarebbe andato tutto bene, e che si ricorderà di me.
Alzo gli occhi. Ha la
benda sulla fronte e tutti i capelli perfettamente scompigliati, come
sempre.
Sorrido lievemente, continuando a fissare il suo viso vinto dai
sedativi. È un
viso strano: particolare, eppure si confonde fra la gente. Forte nei
punti
giusti e delicato al tempo stesso.
Una
sensazione di dejà vu mi percorre per tutto il corpo,
provocandomi un leggero
brivido. Come se vivessi questa situazione una seconda volta. Continuo
a
pensare al sogno della notte dell’operazione di Shade. Un
principe ed una
principessa. Nomi uguali, solo che sono di un altro mondo, di
un’altra epoca.
Credo.
“Sai,
Shade,
spesso mi è capitato di sognarti” gli sussurro,
continuando a guardare il suo
viso. “E sai qual è la cosa strana? Che ti ho
sognato proprio il giorno prima
che ci conoscessimo – sorrido lievemente – Ricordi?
Ti ricordi cosa mi avevi
detto?” Lacrime capricciose cominciano a salirmi agli occhi.
Era da quando
hanno finito di operarlo che non piango. Mi trattengo, sbattendo
velocemente le
palpebre. “Mi avevi detto che avevo un’aria
familiare. Chissà perché.”
Prendendo la sua mano fra le mie, abbasso la testa. Non era molto calda
rispetto alla mia, ma nemmeno fredda. “Mi piacerebbe tanto se
ti risvegliassi”
gli sussurro ancora. Alzo il viso per guardarlo un’altra
volta. Sembra quasi un
angelo. È un paragone strano, però ci somiglia
molto.
Abbandonandomi
alla sedia, senza lasciare la sua mano, adagio la mia testa sulla
spalla
destra, e chiudo gli occhi, ma non prima di dare una velocissima
occhiata fuori
dalla finestra.
La
luna
splende timida, mentre tutte le altre stelle le fanno da ornamento.
La
luce del
sole batte sul mio viso, ed io, mugugnando, comincio a svegliarmi e a
stropicciarmi gli occhi.
Shade
sta
ancora dormendo, e stringo ancora la sua mano. Sorrido per il fatto che
sia
ancora accanto a me, seppur addormentato.
La
porta si
apre, emettendo un lieve cigolio, ed io, ancora un po’
addormentata, mi volto.
Entra una ragazza poco più alta di me, con lunghi capelli
castani e mossi e gli
occhi verdi dall’aria vispa. In mano ha un piccolo bouquet di
splendidi primule,
piccole e dolci, ornate da dei bianchi bucaneve. Lei mi guarda, un
po’
sorpresa, e poi mi sorride. “Ciao” dice,
continuando a sorridere. “Tu sei
un’amica di Shade?”
La
sua voce
è leggermente timida, e trasmette un senso di dolcezza e
pacatezza. La fisso
per qualche secondo, per poi rispondere con un “Ciao. E
sì, sono una sua
amica.”
“Capisco”
risponde lei, per poi spostare lo sguardo su Shade. “Ho
sentito che una settimana
fa ha avuto un incidente, e quindi oggi sono venuta a
trovarlo.”
È
già
passata una settimana? A me sembra che fosse solo ieri quando
l’avevano portato
in ospedale. Sto perdendo la cognizione del tempo.
Abbasso
lo
sguardo, senza proferire una parola.
Restiamo
in
un silenzio alquanto imbarazzante, o almeno per me lo è. Mi
accorgo che ho
ancora la mano stretta in quella di Shade, e la lascio, seppur a
malincuore.
“Secondo
me
dovresti continuare a tenergli la mano” sento dire dalla
ragazza, e mi sento le
guance diventare rosse. Resto con lo sguardo incollato per terra, a
fissare le
scarpe, mentre la castana continua a dire: “Almeno, quando si
sveglierà, saprà
che non è stato solo, non credi?” Alzo lo sguardo,
incontrando quello verde e
rassicurante della ragazza. Mi chiedo chi possa essere.
Lei
poggia
il piccolo mazzetto di fiori sul mobiletto davanti al letto, per poi
andare
alla finestra e fissare fuori, da qualche parte. Continuo a guardarla
incuriosita.
“In
teoria
non dovrei essere qui, lo sai?” dice. Dal riflesso del suo
viso sul vetro,
riesco ad intravedere un lieve sorriso.
“Perché?” le chiedo, titubante. Si
volta, e il suo sorriso si fa più grande: “Beh,
è una storia lunga.” Abbasso la
testa, imbarazzata. Non so perché, ma mi sento
così.
Lei
ritorna
a guardare Shade, continuando a dire: “Sai, la gente potrebbe
pensare che quei
fiori – indica con un cenno del mento il piccolo bouquet
– siano
insignificanti.” In effetti, dei fiori così
piccoli non sembrano adatti ad una
visita, soprattutto se sono confrontati con quelli che aveva portato
Altezza.
“Però nascondono un grande significato”
dice infine, chiudendo gli occhi.
Non
sono una
grande appassionata dei significati dei fiori, so solo che i tulipani
– i miei
preferiti – sono il simbolo della dichiarazione
d’amore, e che la rosa rossa è
simbolo dell’amore e della passione.
“Lui
rinascerà, più forte di prima. Perché
ha sempre sperato in qualcosa, e anche
adesso deve sperare” terminò sussurrando, aprendo
lentamente le iridi verdi.
“Per adesso, dobbiamo solo aspettare che si
riprenda.”
Non
so
perché, ma le mie conversazioni con qualcuno di sconosciuto
terminano sempre
con un silenzio – ad eccezione di quelle con Shade
– ed un saluto.
“Devo
andare, ho un impegno” dice alla fine, dirigendosi verso la
porta. E dopo
avermi fatto mezzo inchino e aver dato un veloce sguardo a Shade,
sempre
sorridendo, sparisce da dietro la porta, che si chiude con un suono
secco di
ferri che si scontrano.
Il
silenzio
domina di nuovo l’aria. Continuo a fissare il piccolo
bouquet, così carino, ma
non riesco ancora a capire bene il significato.
Quella
breve
conversazione con la ragazza mi ha lasciato una strana sensazione.
Per
un po’
di tempo me ne sto lì, a guardare nel vuoto, mentre il lieve
rumore del
corridoio riempie poco la stanza.
La
porta si
apre un’altra volta, e, questa volta, entrano Sophie, Auler e
Bright, che
sbirciano nella stanza, curiosi. “Cosa ci faceva qui,
Berry?” chiede Auler,
guardandomi interrogativo.
Per
poco non
sono caduta dalla sedia. “Cosa? Berry?” gli chiedo
a mia volta, confusa e
sorpresa.
“Beh,
è uno
ragazza con i capelli castani e gli occhi verdi” risponde
Sophie. “Per caso, è
entrata?”
“Beh,
sì. Ha
lasciato quel mazzetto di fiori” dico, indicando il bouquet
che giaceva sul
mobile. Vedo Bright sorridere. “Già, è
proprio da lei” dice, fissando i fiori.
Auler lo prese in mano, e disse: “Prima che tu arrivassi,
c’era quella ragazza,
Berry…”
“Sì,
Shade
mi ha detto quello che è successo” lo interrompo
io, abbassando lo sguardo e
ripensando a quei momenti in quella piccola grotta, al riparo dalla
pioggia.
Ricordarseli è strano. E pensare che è passato
solo un mese.
“Oh,
quindi
alla fine te lo ha detto” fa Bright, con una punta di
sollievo sulla voce.
“Beh, lei amava molto i fiori. Sapeva sempre fare delle
composizioni magnifiche,
e il loro significato non era affatto sconosciuto a lei.”
“Se
non mi
sbaglio, sono primule e bucanevi” osserva Sophie, allungando
il collo verso il
fratello. “E, sempre che non mi sbagli, significano rinascita
e speranza.”
“Oh,
ecco
perché ha detto che ha bisogno di rinascere e che lui ha
sempre sperato in
qualcosa…” mormoro io, ricordando le parole di
Berry.
“Credo
proprio che sia così” dice Bright, pensieroso.
“In
che
senso?” chiedo io, alzando un sopracciglio. Lui mi guarda, e
poi guarda Auler e
Sophie, per poi ritornare con lo sguardo su di me.
“Forse
lui
non ve l’ha mai detto” comincia a dire,
“ma mi ricordo che, dopo che lui e
Berry si erano lasciati, mi aveva detto: “Mi ha detto che
dovevo ricominciare
da capo, che devo vivere come se lei non ci fosse mai stata”,
o qualcosa del
genere. È passato molto tempo, però.”
Abbasso
lo
sguardo. Non credevo che quella ragazza fosse stata quella
Berry. Con la coda nell’occhio, do uno sguardo al viso di
Shade, addormentato. Mi chiedo se si sveglierà presto.
Un
altro
giorno è passato.
Come
al mio
solito, sono nella stanza d’ospedale di Shade, questa volta a
leggere, mentre
inganno il tempo. È pomeriggio, ma il sole è
ancora alto nel cielo di agosto.
Siamo proprio in estate, anche se il mese prossimo finirà.
“Ciao,
Rein”
dice la voce di Lione, entrata nella stanza, seguita, poi, da tutti gli
altri.
“Visto che non avevamo nessun impegno, siamo venuti tutti a
trovare Shade.
Disturbiamo?” mi chiede, come se fossi io quella sul letto.
“Certo
che
no” mi affretto a dire, posando il libro sul mobiletto bianco
vicino al letto.
“Anzi, mi fate davvero piacere” concludo, con un
sorriso.
“Come
sta
oggi, il caro ragazzo?” chiede Mirlo, spuntando da dietro
Lione. Allegra come
sempre, con la sua particolare parlantina.
“Ho
sentito
i dottori che dicevano che stava bene, e che pensano che presto si
sveglierà”
dico, con un sorriso. “Ma è fantastico,
sorellina!” dice Fine, abbracciandomi,
mentre io ridacchiavo per la sua allegria. Ben presto, anche tutti gli
altri si
ritrovano a sorridere. È davvero bellissimo il fatto che
Shade si sarebbe
svegliato. Il pensiero mi fa essere felice, ma anche un po’
triste. Chi dice
che lui si ricorderà sicuramente di me? E se davvero lo
farà, come farò a
guardarlo in faccia? Sono stata io a portarlo lì, a fargli
rischiare la vita.
Per
tutto il
pomeriggio abbiamo chiacchierato, e un po’ mi sono sentita
sollevata. È bello
ritornare di nuovo a parlare tutti insieme, e ad ascoltare tutte le
storie che
Tio si inventava per dire che era più
“forte”.
E
per la
prima volta, dopo la scommessa fra Bright – che ho perdonato
poco – e Shade,
ritorno a sorridere serenamente.
Tutto
quel
susseguirsi di situazioni – la scommessa, il mio sfogo, il
ritorno,
l’incidente, l’ospedale, la notizia che Shade non
si sarebbe ricordato di me e
Berry – mi hanno davvero stressata. È stato
difficile ritornare come prima.
“Ragazzi…
dove sono…?”
Una
voce
roca ed addormentata ci fa zittire tutti. Un colpo al cuore, ecco
cos’è.
Rimango immobile, voltata verso gli altri, mentre stringo ancora la sua
mano. È
come se il tempo si rompesse e non passi più. Cominciano a
sudarmi le mani, il
mio cuore batte all’impazzata. E solo in questo momento mi
accorgo che non
stavo respirando. Mi mordo il labbro inferiore, indecisa sul da farsi.
Voltarmi
per vedere che non è tutto un sogno o rimanere immobile per
non guardarlo negli
occhi?
Faccio
un
profondo respiro. Calmarmi in situazioni come queste non è
mai stato il mio
forte.
Mi
giro
lentamente, come se avessi paura di guardarlo. I suoi occhi erano
leggermente
socchiusi, il suo blu profondo delle iridi era di nuovo splendente,
seppur sia
ancora un po’ addormentato. Era da tanto tempo che non vedevo
quel colore, e
guardarlo di nuovo mi fa spuntare un leggero sorriso sulle labbra.
Sarebbe
ritornato tutto come prima.
“Shade?
Mi
senti?” chiede Sophie, con gli occhi spalancati.
“Certo,
anche se non capisco dove diavolo sono finito e cosa è
successo” dice lui,
mezzo sedato. “E mi fa un male cane la testa”
continua, facendo una smorfia di
dolore. Un flashback mi passa davanti agli occhi: lui, con una benda
sulla
fronte, mentre si lamentava per il dolore, con la stessa espressione.
“E…
ci
riconosci?” chiede incerta Altezza.
“Mmh…
Mirlo,
Bright, Auler… Altezza, Tio… Sophie…
Lione… Fine, se non mi sbaglio, e…”
Sposta
lo sguardo su di me. Il mio cuore batte sempre più forte,
come se volesse
uscire dal petto ed esplodere. Trattengo il respiro, aspettando che
dica
qualcosa. Non so cosa voglio veramente, vorrei che mi riconoscesse, ma
sarebbe
difficile affrontarlo. Il suo sguardo si incupisce leggermente, e
comincio ad
avere paura che sia arrabbiato con me. La paura mi sta divorando.
“Ehm, io…”
dice, con una punta di perplessità. Non mi sento affatto
pronta.
“Io…
non
ricordo… chi sei” dice, spostando lo sguardo da
un’altra parte.
Rimango
immobile, continuando a trattenere il respiro, mentre sento lo sguardo
preoccupato degli altri su di me. Gli lascio la mano.
Annuisco
lievemente, alzandomi e serrando le labbra. Mi sforzo di sorridere.
Portandomi
le mani dietro la schiena, dico: “Mi chiamo Rein, sono la
gemella di Fine. Ho
un anno in meno di te, noi due ci siamo conosciuti quando è
iniziata la scuola
quest’anno, e sono in classe con Fine, Altezza, Sophie e
Lione. Piacere di
conoscerti di nuovo.”
Lui
mi
guarda un po’ smarrito. Sembra pensare a qualcosa, e mi
chiede: “Sei una
persona importante per me? Perché io… davvero,
non ricordo niente…”
Un
pugno
allo stomaco. Se fosse stato un altro momento, prima
dell’estate, non mi
sarebbe importato un fico secco di quella domanda, ma adesso pesa,
eccome se
pesa.
Gli
altri
non hanno aperto bocca. Anche se non sono voltata verso di loro, sono
sicura
che non hanno un’espressione serena.
Deglutisco
a
vuoto. “Io… non penso che ero una persona
importante per te. Insomma, ci
conoscevamo da, da quanto, 5 mesi. È come se non sapessi
niente di te, dato che
ci siamo frequentati pochissimo, quindi è come se fossimo
due perfetti
sconosciuti. Non ti preoccupare, se non mi ricordi. È un
nuovo modo per
ricominciare, non credi?” Continuo a sorridergli.
Fuori
mi
comporto come se la cosa non mi turbasse.
Ma
dentro il
mio cuore si è fermato.
Forse
non
ricomincerò più a vivere come un tempo.
“Sentite,
vado a dire ad un medico che Shade si è svegliato. Poi vado
a casa, sono stanca,
oggi. Ci vediamo” dico, cercando di essere più
naturale possibile.
Dopo
aver
informato il personale, mi sono fermata per qualche secondo davanti
alla stanza
di Shade. Ma poi me ne sono andata.
Il
corridoio
è deserto. È come se il mondo volesse lasciarmi
da sola. Noto che alla mia
sinistra c’è un bagno, ed entro. Mi guardo allo
specchio. Nei miei occhi non
c’è nessun segno di lacrime, anche se
più mi fisso, più il mio sguardo si
offusca e i miei occhi diventano lucidi. Abbasso lo sguardo, fissando
il
lavandino bianco e pulito. “Che stupida che sei,
Rein” sussurro a me stessa.
“Davvero pensavi che se si riprendeva ti avrebbe ricordato?
Gli hai fatto male,
sei meschina ed egoista.”
Mentre
le
prime lacrime cominciano a cadere, mi appoggio alla parete alla mia
sinistra,
accasciandomi a terra ed appoggiando la testa sulla spalla.
“Tu non sei forte
come pensi, non devi fingere – comincio di nuovo a
rimproverarmi – quando sai
perfettamente che non ci riesci.”
E
altre
lacrime solcano il mio viso. “Vorrei tanto che ritornassimo
come prima.” Chiudo
gli occhi. Sono perfettamente consapevole dei miei sentimenti, ora che
tutto è
diventato più doloroso.
Riapro
le
mie iridi. “Lo sai che ti amo, lo sai, Shade.”
Shade
POV
“Shade,
non
stai dicendo sul serio, vero? Perché se fosse
così allora saresti un ottimo
attore.”
Dopo
che i
medici se ne sono andati, Mirlo mi fa subito questa domanda, mentre
tutti gli
altri mi guardano seri. “No. Sto dicendo sul serio. Non mi
ricordo di lei” dico
io, seccato.
“E
allora
com’è che riesci a riconoscere me e non
lei?” dice subito Fine, guardandomi
stranita.
“Non
lo so,
Fine. Non lo so” le dico, scuotendo la testa e cercando di
ricordare qualcosa
sulla sorella.
Quando
se
n’è andata, nella stanza era calato il silenzio. I
dottori mi hanno detto che
ero in ottima forma, sebbene mi senta ancora molto stordito e confuso.
Un paio
di settimane in ospedale e poi potrò ripartire, giusto in
tempo per l’inizio
della scuola. “Ma mi volete dire cosa è successo?
Non ricordo niente degli
ultimi mesi. Siamo in estate, no? A me sembra che la mia mente si fosse
fermata
quando ho incontrato Fine e R…” Mi blocco sul nome.
Rein.
Mi
è venuto
naturale pensare a Rein. Ricordo solo il nome, ma del ricordo del
nostro
incontro non c’è nemmeno l’ombra.
“Diamine,
Shade!” sbotta Bright, in preda ad uno dei suoi cambiamenti
d’umore. “Come fai
a non ricordarti di lei? Dei vostri insulti? Del bar, dello stupido
patto che
hai proposto? Della villa, Shade, non puoi dimenticarti della villa. E
che mi
dici della scommessa, di tutte le volte che hai cercato di contattarla
dopo che
siamo ritornati, eh? Oh mio dio, non posso credere che tu abbia
dimenticato
tutto.” Vedendolo così disperato, mi viene il
pensiero di dubitare delle parole
di Rein. Ma non riesco davvero a ricordare niente. “Hey,
Bright, dimmi una
cosa: non è che sei innamorato di lei?” gli
chiedo, perplesso. Lo vedo roteare
gli occhi, dicendo: “Dio, no, non lo sono. Ma dubito che
neanche tu non lo
fossi stato.” Gli lancio un’occhiataccia, mentre la
testa ricomincia a farmi
male.
“Oddio,
Shade, fai uno sforzo, non puoi non ricordarla” mi dice
Lione, con voce
implorante. Chiudo gli occhi, cercando di andare oltre ai ricordi di
Fine. È
come se mi mancasse qualcosa, come se ci fosse un vuoto enorme nel mio
cuore. I
miei ricordi sfocati ritraggono due ragazzi vestiti da principe e
principessa,
ma è impossibile che sia stata la realtà.
Più cerco di ricordare, più la testa
mi fa male.
“Seriamente,
non ricordo. Non riesco a ricordare niente” dico, sospirando
e portandomi una
mano alla testa. Mi è sembrato un dejà vu questo
gesto.
N/A:
Finalmente è pronto il nono capitolo! Wow, non pensavo di
essere
riuscita ad arrivar fino qui. Mi sento realizzata!
Ed
ecco qui
la brutta notizia che si è avverata. Anche se, sinceramente,
ero tentata di
scrivere che Shade si ricordava tutto, ma la storia non avrebbe
più avuto senso
DD: Ebbene, passiamo a Rein: finalmente si è accorta dei
suoi sentimenti, alleluia!
Ma adesso cosa farà, visto che il caro principino della Luna
ha l’amnesia? E perché
ricorda la sorella ma non lei? Eheh… dovrete continuare a
leggere per dare
delle risposte a queste domande ;)
Ringrazio
chi legge la fiction, chi l’ha inserita nelle
preferite/ricordate/seguite, chi
recensisce.
Mi
scuso per
gli eventuali errori presenti, come sempre.
Ma
soprattutto, ringrazio infinitamente ai cinque che mi hanno inserita
negli
autori preferiti. Grazio, grazie, grazie, non finirò mai di
dirlo. Sono commossa
:’)
Direi
che ho
finito.
Una
piccola
notizia: ho intenzione di cominciare una fan fiction nella sezione
“Romantico”!
Una long, si intende. Spero che mi seguiate! Il progetto
sarà avviato non
appena avrò concluso – sigh, anche se mancano
ancora dei capitoli mi viene già
da piangere ;___; – questa fan fiction.
Bene,
è ora
di salutarvi.
Al
prossimo
capitolo!
Rainy
|
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Capitolo 11 *** Chapter 10: It’s a new begin for me, for you, for Us ***
Chapter 10
It’s a new begin for me, for you, for Us
So, we’ll have an another Chance to our relationship
Rein
POV
In
men che
non si dica è arrivato l’autunno, con le sue
meravigliose foglie colorate che
cadono dagli alberi e il vento che ti costringe ad avvolgerti il collo
con una
sciarpa.
Non
sono più
andata a trovare Shade, se non per una volta che tutti sono venuti a
casa mia e
di Fine a trascinarmi fuori. Quel giorno, il medico ha detto che
l’amnesia
poteva essere curata se Shade rivivesse i momenti di cui la sua memoria
ha
perso i ricordi. Lione, Mirlo ed Auler avevano cercato di convincermi
che era
meglio se collaborassi con loro, ma io ho rifiutato. Non potevo di
certo rovinargli
la vita un’altra volta.
Dopo
tanto
tempo, vado a scuola con la divisa invernale. L’autunno,
nella città di Wonder,
è particolarmente fresco. L’imponente cancello
della scuola non è cambiato
affatto, davanti al portone gli studenti si abbracciano con
un’aria serena e
felice. Mi guardo intorno, per vedere se c’è
qualcuno che conosco.
Fine
è
rimasta a casa a dormire, aveva detto che si sarebbe alzata in tempo.
Sorrido,
sono sicura che sarà in ritardo lo stesso.
“Hey,
ehm,
ciao.” La voce di Shade mi arriva nelle orecchie, ed io
sussulto per la
sorpresa e lo spavento. Mi volto, e lo vedo sorridere leggermente.
Faccio lo
stesso anche io. “Ciao. Come va?” gli chiedo. Ora
che ci penso, da quando ci
siamo conosciuti, a marzo, non gli ho mai chiesto come andava.
“Sono
ok.
Te?”
“Insomma,
va” gli dico, alzando lievemente le spalle.
Come se non
fossi affatto turbata da questa situazione.
Non
è una
delle nostre conversazioni fatta di insulti e battutine. Lui mi guarda
con uno
sguardo un po’ vacuo. Poi mi dice: “Ehm, ti
dispiacerebbe se parlassimo un
po’?”
“Certo
che
no. Come mai questa domanda?” gli faccio un po’
dubbiosa.
“Ecco…”
Non
ho mai visto un Shade come quello di adesso. L’incidente gli
ha dato alla
testa. Eppure, sono sicura che non sia questo il motivo.
“Beh, insomma, io non
mi ricordo più di te” fa, grattandosi nervoso la
nuca. Ah, l’avevo scordato
questo particolare. Guarda, non mi ricordavo più che noi
due, adesso, siamo due
perfetti sconosciuti. Grande. “Quindi?” gli chiedo,
sospirando delusa. Lui
sposta continuamente lo sguardo da una parte all’altra, senza
fissarmi mai
negli occhi. Ma alla fine, il suo sguardo scuro –
è particolare il taglio dei
suoi occhi, non l’ho mai notato – si posa su di me e mi dice:
“Vorrei ripartire da zero con te.
Come se ci fossimo appena conosciuti.”
“Oh,
va
bene. Non c’è problema” gli dico,
sorridendogli.
Come se la cosa
non mi facesse venire le lacrime agli occhi.
Lui
mi
guarda un po’ pensieroso, e io gli dico per tranquillizzarlo:
“Fa niente se non
mi ricordi affatto. Per adesso, l’unica cosa a cui devi
pensare è la scuola.
Ah, e sei in 2°C, se non lo sapessi.”
“Oh,
uhm,
grazie” borbotta lui, continuando ad essere pensieroso.
“Scusami, davvero.”
“E
per
cosa?”
“Beh,
per il
fatto che non ti ho riconosciuta…”
“È
tutto a
posto, non ti preoccupare. Iniziare ancora una volta ci farà
del bene.” Senza
accorgermi di quello che dico, mi volto verso la scuola, grande,
maestosa. Per
la prima volta, mi è parsa che fosse davvero uno spettacolo
interessante.
“Che
intendi
dire?” mi chiede lui, interrogativo. E solo in questo momento
realizzo cosa ho
detto. “Oh, niente, niente. Non ci fare caso” dico,
scuotendo la testa.
E invece deve
farci caso.
“Rein,
Shade!” grida Mirlo, correndoci incontro. “Oh,
ciao” le faccio io, mentre lei
respirava affannosamente per la corsa. “Eh eh, non sono mai
stata una molto
brava negli sport” dice lei, scherzosa. Sorrido anche io.
“Come
mai
oggi sei tutta da sola, Mirlo?” chiede Shade, guardandosi
intorno. “Oh, beh, mi
hanno detto che erano per strada. E Fine,
dov’è?” dice Mirlo, rivolgendosi a
me. Faccio le spallucce: “A me ha detto che si sarebbe
svegliata in tempo per
la cerimonia d’apertura del quadrimestre.”
“E
tu non
l’hai convinta ad alzarsi per arrivare in
anticipo?” fa Shade. Non so perché,
ma nella sua voce colgo una leggera punta di preoccupazione.
“Insomma, ci ho
provato, ma lei non ne ha voluto sapere” dico, spostando lo
sguardo, di nuovo,
verso il cancello della scuola. Sento un “Oh”
provenire da Shade.
Dopo
qualche
minuto, arrivano anche Lione e Tio, Sophie ed Auler e Altezza e Bright.
Si
salutano tutti con gioia, solo io lo faccio con discreta.
Vedendo
che
Fine non arriva, prendo il cellulare e comincio a cercare il suo numero
nella
rubrica. Faccio per schiacciare il tasto di chiamata, quando la vedo
correre
trafelata verso di noi. Sbuffo, sorridendo alla sua goffaggine.
“Era ora che ti
svegliassi, dormigliona!” le grido, sventolando la mano per
farmi notare. Lei
continua a correre, gridando: “Guarda che sono arrivata in
orario!”, prima di
inciampare e cadere con la faccia a terra. “Oh, santo cielo,
Fine! Sei la
solita!” le grido, correndo verso di lei. Ma è
stato Shade quello che mi ha
superata ad accorrere in suo aiuto. Piano piano rallento, per guardarlo
aiutare
la mia gemella rossa, mentre le chiede se sta bene e lei risponde che
è tutto
ok.
Sapevo
perfettamente che mi sarei sentita triste davanti ad una scena come
questa, ma
quello che provo in questo momento è molto, ma molto
più intenso e reale.
Mi
avvicino
a Fine, chiedendole: “Ti sei fatta male?”, evitando
lo sguardo di Shade, che,
stranamente, è puntato su di me. “No, no, sto
bene” dice lei, per rassicurarmi.
Sospiro con un lieve sorriso rassegnato stampato sulla faccia.
“La prossima
volta stai attenta, ok?” Lei annuisce.
Shade
POV
Sono
dovuto
andare ad aiutarla. Non potevo mica starmene lì a guardarla.
È
il minimo,
dopo tutto il tempo che ha passato per starmi vicino quando ero in
ospedale.
Eppure, mi sembra che sia qualcosa di diverso, ma la sensazione
è più o meno la
stessa.
Probabilmente,
è stata Fine a preoccuparsi per me da subito dopo
l’operazione. Sicuramente è
stata lei. Forse per questo riesco a ricordarmi di lei e non di Rein.
Già,
Rein.
Quella ragazza mi sta nascondendo qualcosa. Ma non posso nemmeno
chiederle che
cosa mi sta nascondendo, non ho le prove per dimostrare che non si
comporta
normalmente. Insomma, è già troppo da stupidi non
avere nessun suo ricordo, non
posso mica accusarla di avere dei segreti su di me.
Continuo
a
pensarci, senza dare ascolto alle parole del preside, durante la
cerimonia.
So
perfettamente di cosa parla: il ballo d’autunno, che si tiene
ogni anno. Una
festa a cui partecipano tutti gli studenti della scuola superiore, che
si tiene
nella hall di un prestigioso albergo gestito dalla sorella del preside
stesso.
Insomma, cose per figli di papà. E la cosa non mi entusiasma
molto.
Dopo
la
cerimonia, ci dirigiamo verso le classi, e noto che la mia non
è cambiata di
molto. Sempre gli stessi e soliti compagni.
“Shade.
Io e
te dobbiamo fare un bel discorsetto.” La voce quasi
minacciosa di Mirlo mi va
voltare verso di lei, che è con le braccia conserte e lo
sguardo poco tranquillo.
Non avrei mai pensato che potesse essere una ragazza così
determinata. Quasi mi
fa paura.
“Cosa
c’è?”
gli dico io, seccato. Lei alza un sopracciglio, mentre mi trascina
fuori. Il
professore non è ancora arrivato, ma il corridoio
è quasi vuoto. Lei fa un
leggero sospiro, appoggiandosi alla finestra del corridoio.
“Dimmi la verità.
Tu non ti ricordi di Rein per davvero o è solo una
finta?”
Sposto
lo
sguardo da lei, sbuffando e roteando i miei occhi. “Te
l’ho già detto. Io non
mi ricordo assolutamente niente di lei.” Lei mi guarda con i
suoi occhi di un
viola molto particolare. “Ok, va bene, ti credo. Ma ti devo
dire una cosa. Per
forza. E magari, ti ricorderai di lei.”
Alzo
un
sopracciglio perplesso. Possibile Rein sia stata davvero una persona
importante? Lei se ne sta in silenzio per un po’ come per
creare un po’ di
suspense. Ma alla fine dice: “Quando sono iniziate le vacanze
estive, siamo
andati alla villa in montagna di Altezza e Bright.” Ancora
non mi torna niente.
Stranamente è come se queste parole non mi fanno nessun
effetto, visto che è
una cosa “importante”. “E, insomma, tu ti
sei lasciato andare,
così per dire.”
La
guardo
ancora con un sopracciglio alzato. “Ti sei confessato, Shade.
Su di Berry.”
Un
flash mi
appare davanti agli occhi. Pioggia, tuoni. Bicchiere d’acqua
e felpa.
Solitamente,
se qualcuno mi parla di Berry, avrei detto di non dire
un’altra parola, ma in
questo momento è come se fossi paralizzato.
“Mirlo.”
Mi
volto
verso la voce che ha parlato, che appartiene a Rein, che ci guarda con
un’aria
un po’ malinconica. “Posso… posso
parlarti un secondo?” dice ancora,
rivolgendosi alla mia compagna. “Scusaci, Shade” mi
fa poi.
“Oh,
no, non
ti preoccupare. Me ne ritorno in classe, allora.” Mi volto
per percorrere il
corridoio che porta alla stanza da cui proveniva qualche risata di
Auler.
Rein
POV
“Mirlo,
non
dire niente, te ne prego.”
È
quasi una
preghiera, quella che le sto rivolgendo. Abbassando gli occhi, le dico
ancora:
“Non voglio che la sua vita si rovini un’altra
volta per colpa mia.”
“Rein,
ma ti
rendi conto di cosa stai per fare?” mi chiede lei,
preoccupata.
Probabilmente
è la cosa più sbagliata che abbia mai fatto. Ma
va bene così, per il suo bene.
Io non posso intromettermi. Mi dice ancora: “L’hai
visto anche tu, oggi. Shade
non sarebbe mai corso da Fine in quel modo. Lo avrebbe fatto se ci
fossi stata
tu al suo posto”.
“E
chi ti
dice che lo avrebbe fatto veramente, Mirlo?” le chiedo,
cominciando a
singhiozzare. “Noi… ci odiamo.”
“Oh,
ma per
favore, non farmi ridere. È impossibile. Non dopo tutto
quello che ha fatto per
riprendersi il suo rapporto con te.”
“No,
è
impossibile il fatto che noi due eravamo…” Non
riesco a finire la frase, la
voce mi si mozza in gola. “Eravate?” mi fa Mirlo.
Eravamo stupidi
ed innamorati, in un’altra vita.
“Eravamo
due
persone a cui piaceva stare in compagnia
dell’altro.” Delle lacrime mi
offuscano la visuale, e io mi passo la manica della divisa sugli occhi
per
asciugarmele. Sento Mirlo sospirare. “Stai piangendo. Questo
non vuol dire che
è meglio se non si ricorda di te, lo sai bene quanto
me.”
Sono
stanca.
Mettendomi le mani sulle orecchie, le dico, quasi gridando:
“No, non lo so!
Diamine, odio questa situazione, e io non posso fare assolutamente
niente. O
meglio, non devo.” Mi sembra quasi un sogno tutto questo. Non
avrei mai pensato
che mi sarei sentita in questo modo. “Lui… lui
adesso può vivere la sua vita
come vuole, può resettare tutto. Lui adesso è
libero da me. La sua vita sarà più
che perfetta, basta che io non ci entri dentro ancora una
volta.”
Lei
mi rivolge
uno sguardo perplesso e preoccupato allo stesso tempo.
“Seriamente” le faccio
io, infine. Non devo assolutamente essergli d’intralcio, ho
già fatto troppe
cose sbagliate.
“E
che
intenzioni hai, adesso?” mi chiede. Faccio le spallucce,
rassegnata. “Non lo
so. Me ne starò buona qui, cercando di non parlargli.
Sarò la sostituta di
Fine.”
Quando
uscivamo tutti insieme, Fine non parlava poi così tanto con
Shade, me n’ero
accorta. Però, è ora di invertire i ruoli. Lei,
sicuramente, sarà molto più
adatta per un carattere come quello di Shade.
Mirlo
mi
abbraccia, dicendomi: “Andrà tutto
bene”, proprio quando comincio a piangere
più forte. Passerò tutti i giorni a versare
lacrime? No, non potrei mai, non
sono quel tipo di persona. Però non riesco a togliermi dalla
testa il fatto che
oramai non potrò più comportarmi come sempre, con
Shade.
Shade
POV
Non
riesco a
dare una spiegazione a me stesso per il fatto che adesso tutti si
comportano in
modo strano con me. Non sembrano più le persone che
conoscevo una volta.
È
stata
proprio una gran fortuna aver avuto un incidente. Evviva! Mi chiedo da
quando
in qua sia diventato così sarcastico. Ma, davvero, forse
è proprio per colpa
dell’incidente. Forse perché non ricordo Rein.
Questo
nome
non riesco a togliermelo dalla testa, non so perché.
I
giorni
successivi al primo giorno di scuola sono stati tutti uguali, piatti.
Niente da
dire, insomma.
Il
freddo,
piano piano, ha cominciato a farsi sentire. Ma c’è
sempre il sole che ci
scalda, almeno un poco.
Mi
sono
sempre sentito strano, ma non ci ho fatto molto caso.
Mi
sono
sentito svuotato, e a questo ci ho
fatto caso. E anche molto.
“Che
ne dite
se facessimo una piccola gita in campagna?” chiede Lione,
durante la pausa pranzo.
“Ma sei pazza? Fa un freddo cane!” protesta Auler,
guardandola male. “Dai, ho
sentito che in questo fine settimana ci saranno le ultime giornate
calde. E
poi, è da tanto che non usciamo tutti insieme, no?”
Vedo
Rein
che si irrigidisce, anche se non lo da a vedere.
“Perché no?” dico io. In
fondo, non fa male un’uscita con gli amici. “Anche
io ci sto” fa Altezza,
seguito da un borbottio di Auler che stava a dire: “Beh, in
questo caso…”, o
qualcosa di simile. Anche tutti gli altri accolgono la proposta con
entusiasmo.
“Ehm,
io
passo” fa Rein, con un tono di voce un po’
imbarazzato. “Come mai?” chiede
Lione, leggermente delusa. “Beh, io non ne ho molta voglia,
in questi giorni…
cioè, non che non voglia stare con voi, è
chiaro!” si affretta a dire.
“Daii,
Rein,
è davvero da molto tempo che non usciamo insieme! Ci
divertiremo, vedrai!” dice
Sophie, con la sua voce allegra di sempre. “Ma, ragazzi, non
ne ho veramente
voglia!” protesta lei, con voce acuta.
“Allora
quel
giorno verremo a casa tua e ti tireremo fuori da
lì.”
Rein
POV
“Cosa?!”
dico, con voce acuta.
Ormai, sono
abituata a questi sogni. Da quel che ho capito, la
guerra di cui stavano parlando era finita, e, adesso, la mia
“gemella” deve
sposare il principe del regno con cui hanno combattuto per stabilire un
patto
di “alleanza”. Già, principe.
Era una notizia
strana, benché non sia coinvolta in questa
situazione. O almeno, non direttamente.
Si da il caso
che la mia “sorella” è uguale identica a
Fine, che i
miei “genitori” siano uguali identici a quelli
veri, e che il principe in
questione sia uguale identico a Shade. Anche i nomi sono gli stessi. Non
pensate
che sia una coincidenza assurda?
Tralasciando,
questo sembra un sogno molto più vicino alla
realtà.
“Uhm,
Rein.”
“Oh,
ciao, Shade.”
Non
l’ho mai visto con uno sguardo così triste.
“Scusami,
davvero.” Le stesse parole che mi ha detto il vero
Shade.
“E per
cosa?” La stessa risposta che ho dato al vero Shade.
“Beh,
mi dispiace per tutto quello che è successo.”
Gli sorrido:
“Non è colpa tua. E poi, tu stai per sposare Fine,
dovresti essere felice. Non
era lei la
tua principessa?” Perché non ero più io
la sua principessa. O almeno, non di quello che conosco.
Lui mi guarda un
po’ malinconico. Fissandolo negli occhi, quasi mi
viene da piangere.
“Già.”
Shade
POV
Non
scherzavano.
Sono
andati
a prenderla verso le 10, minacciandola che avrebbero sfondato la porta
della
camera se non fosse uscita. Io, ovviamente, mi sono tenuto in disparte.
Anche
perché, quando – finalmente –
è uscita dalla camera, aveva una faccia della
serie “Non parlatemi/toccatemi/criticatemi o non rispondo
più alle mie azioni”.
L’arrabbiatura
non l’è passata fino a quando non siamo arrivati.
Quando
scendiamo, un enorme campo di fiori azzurri e gialli si fanno strada
davanti a
noi. E la giornata è calda, dopo delle fresche settimane.
“Vi avevo detto che
vi sareste stupiti, davanti a tutto questo” dice Lione,
soddisfatta. Mentre
tutte le ragazze guardano il campo estasiate, io sorrido lievemente. Sa
di
strano, ma mi sembra qualcosa di familiare.
N/A:
Il decimo capitolo D:
È
due
settimane che non aggiorno, lol :3
Questo
capitolo non so da dove diavolo mi è uscito :O Mi sembra un
po’ “strano”, lol. Spero
comunque di aver interpretato bene la delusione di Rein. E poi, dopo
tanto
tempo, ho fatto il POV di Shade. Mi sono sentite leggermente emozionata
xD
Tralasciando, ci stiamo avvicinando al finale :I Non vedo
l’ora di scriverlo,
non sapete cosa vi aspetta D: E non è una cosa bella. Forse.
Spero
che
possa essere un finale perfetto. E pensare che mi sembra ieri quando ho
cominciato a scrivere tutta la storia ;w; Bah, lasciamo queste note
strappalacrime all’epilogo xD
Ringrazio,
come sempre, chi legge la mia fan fiction, chi recensisce, chi
l’ha messa fra
le preferite/ricordate/seguite.
Mi
scuso per
gli errori che sono presenti.
E
ringrazio
ancora le 7 persone che mi hanno inserita negli autori preferiti T___T
Bene,
è
tutto.
See
you
soon! ;D
Rainy
|
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Capitolo 12 *** Chapter 11: Maybe it's a Daydream ***
Chapter 11
Maybe it’s a Daydream
Maybe I’ll wake up Soon
Shade
POV
“Non
ho mai
visto niente di più bello!” sento dire da Fine,
entusiasta.
Abbiamo
fatto un piccolo picnic circondati da tutta questa meraviglia. Sembrano
davvero
le ultime giornate calde che l’estate ci offre. Il sole
splende luminoso in
cielo.
“Già”
le
dico io, fissando il campo. Con la coda nell’occhio, vedo che
lei continua a
sorridere estasiata davanti a tutta quel panorama di colori.
Sento
le
risate di Auler, che sta trascinando Altezza – non molto
entusiasta – tra i
fiori, mentre Tio,
Lione e Bright li
guardano ridendo anche loro, divertiti da quella situazione. Vedo Mirlo
che sta
disegnando: tipico di lei, è sempre stata
l’artista fra noi, e i suoi disegni
sono tanto meravigliosi quanto realistici. Rein, invece, se ne sta
seduta nel
campo, a raccogliere qualche fiore giallo, sorridendo lievemente.
“Sai
una
cosa, Shade?” mi fa Fine, inducendomi a voltarmi verso di
lei. “Cosa?” le
chiedo. Lei si volta di nuovo verso il campo di fiori. “Mia
sorella mi ha detto
di non dirtelo. Ma io devo farlo.”
La
guardo
con un sopracciglio alzato. Lei sospira, e continua a dire:
“Rein è sempre
stata testarda, anche più di me. Quando si mette in testa
una cosa, niente e
nessuno riesce a fermarla.” Sta in silenzio per un
po’, come per creare un po’
di enfasi. “Anche questa volta continuerà a
fingere che non sia successo nulla
fra te e lei. Per cui, devi cercare di ricordarti al più
presto di tutto il
tempo che avete passato insieme, d’accordo?” Mi
rivolge un sorriso a 32 denti.
Il mio cuore sussulta per qualcosa di così semplice e
banale. È strano vederla
sotto questo aspetto: di solito non mi sarei comportato
così. Insomma, è come
se fossi forzato, ecco.
“Ma
lei…”
riesco solo a dire, mentre mi volto verso la direzione della blu.
Sembra avere
un’aura di malinconia attorno a sé. Un certa
familiarità. “Lei continuerà a
farti credere che non sia successo nulla” conclude Fine.
“Per questo ti prego
di cercare di ricordarla.”
“Oh,
ok”
riesco solo a dire.
Devo
dire
che sotto questa luce è una ragazza davvero carina.
“Non
è questo quello che devi pensare di lei”,
mi fa una
voce interiore.
Rein
POV
Non
so a
cosa diavolo pensare, solo al fatto che mi sento vuota. E molto, anche.
Shade
sta
chiacchierando amabilmente con Fine. Questa cosa deve per forza andare
bene,
altrimenti, non riuscirei a perdonare me stessa. Forse, anche adesso
non riesco
a perdonarmi.
Mi
sdraio
nel campo, tutti questi fiori sono così belli da vedere. E
il loro profumo è
davvero dolce.
Il
sole mi
acceca con i suoi raggi, mi copro gli occhi posando il braccio su di
essi.
Sembra quasi che sia estate.
Forse
tutto
quello che mi rimane di quella che è appena passata
è il fatto che mi sono
innamorata di qualcuno che ritenevo terribilmente odioso. Ma
è passato tanto
tempo dalla prima volta che ci siamo visti.
“Mi
prometti
che staremo insieme per sempre?” sussurro in un soffio. Anche
a distanza di
mesi e mesi, mi ricordo ancora quel sogno tanto assurdo quanto triste.
È
possibile il fatto che ci siano così tante coincidenze?
Il
vento
ulula nelle mie orecchie, scompigliando i miei capelli.
“Chissà” dico ancora.
“Che
cosa?”
La
voce di
Shade mi fa sussultare, e subito mi metto a sedere, portandomi una mano
al
cuore. “C-che ci fai tu qui?”
“Beh,
visto
che eri da sola, ho deciso di farti un po’ di
compagnia” mi dice lui, sedendosi
accanto a me.
Il Shade che
conoscevo non avrebbe mai risposto così.
“Mmh,
e Fine
dove l’hai lasciata?” gli chiedo, un po’
turbata. Lui mi fa cenno con il mento
verso Mirlo. “È andata a vedere cosa sta
disegnando.” La mia gemella rossa è
lì, accanto alla castana che guardava, estasiata, il disegno
che aveva fatto.
Sorrido leggermente alla faccia di mia sorella. “Oh,
capisco” gli dico.
“Un
grazie
no, eh?” mi fa lui, sarcastico.
“E
se non
volessi?” gli chiedo io, un po’ divertita dalla
situazione.
“Sinceramente,
non mi cambierebbe la vita.”
Gli
faccio
la linguaccia.
È
questo il Shade che conoscevo.
“Dai,
non
prendertela. Stavo scherzando.”
“Quindi
vuol
dire che ti cambierebbe la vita?”
“Beh,
forse.”
Comincio
a
sghignazzare divertita, mentre lui si limita ad un sorriso della serie
“Questa
qui è pazza”.
Sarebbe bello se
continuassimo così all’infinito.
Quando
ho
smesso, mi è venuto naturale pensare “Sarebbe
davvero meraviglioso se
riacquistasse la memoria”. Già. Non sento
più la parola “principessa” ronzarmi
nelle orecchie, e questo non mi va giù.
“Senti”
mi
fa Shade, mentre io lo guardavo ancora leggermente divertita.
“Cosa?” chiedo,
curiosa. “Tu ci andrai al ballo?”
Sì,
il ballo
d’autunno. Uno di quei soliti e noiosi party alla figli di
papà. “Beh, direi di
sì, anche se non ho nessun cavaliere che mi
accompagni.”
Ho
detto di
sì perché sicuramente Mirlo e Sophie mi
obbligheranno ad andarci, anche contro
la mia volontà.
“Oh,
capisco” mi dice lui, un po’ pensieroso.
Nella
mia
testolina scatta l’allarme. “Fa’ che mi
inviti, fa’ che mi inviti, fa’ che mi
inviti” dice esasperata e nervosa la mia coscienza, quella
che è ancora legata
allo Shade di una volta.
Non
dice
niente, e ce ne restiamo in silenzio.
Non
è uno
dei tipici silenzi che segue una nostra “litigata”.
È un silenzio pesate, fatto
di punti di domanda e di parole dimenticate. Un silenzio strano, pieno
di
risate perse. E di passato.
Ripenso
a
quella volta in cui l’ho sorpreso nella camera del
pianoforte. Quasi quasi,
riesco ancora a sentire quella melodia strana e malinconica. Riesco
ancora a
vedere il suo viso concentrato, le sue dita scorrere per tutti i tasti
bianchi
e neri. Mi piacerebbe sentirlo suonare un’altra volta. Anche
se fosse l’ultima.
L’estate
se
ne sta andando così velocemente. Anche se lui è
qui accanto a me, la sensazione
non è più la stessa.
Ho
sbagliato
tante volte, questa è stata quella in cui ho sbagliato di
più.
“Rein…?”
mi
chiama lui. “Perché piangi?”
“Eh?”
Quasi
non mi
sono accorta che stavo piangendo, e molto, anche. Passandomi il braccio
sugli
occhi per asciugarmi le lacrime, gli dico, con voce tremante:
“No, non è
niente.”
Lo
vedo che
mi guarda un po’ preoccupato. “Guarda che se piangi
non è niente.”
“E
invece di
dico che è così.” Non posso di certo
dirgli che mi piacerebbe sentirlo suonare
il pianoforte.
“Guarda
che
se vuoi puoi dirmelo.”
Mai.
Non
glielo dirò mai. Sfogarmi su di lui per una cosa causata
proprio da lui sarebbe
come contraddire me stessa. E poi, sarebbe ingiusto da parte mia.
Mi
ero
promessa di non pensare più a tutto quel che è
successo tra di noi. Eppure non
riesco proprio a non essere triste. Si vede che sono una pessima
ottimista.
Forse
dovrei
andare il più lontano possibile da lui.
“No,
sto
bene. Davvero.”
Lo
sento
sospirare. “Sicura?”
“Sì.”
Compassione
Rimaniamo
un
po’ in silenzio, il vento soffia facendo alzare i miei
capelli. Mi volto
leggermente, e vedo Shade che mi guarda con uno sguardo strano, quasi
perso e
triste.
Compassione
“Ho
qualcosa
di strano in faccia?” gli chiedo, mettendomi le mani sulle
guance. Lui scuote
la testa: “No, no, niente.” Mi passo una mano nei
capelli, per sistemarmeli un
po’. Il vento, a volte, gioca brutti scherzi.
Mi
torna
improvvisamente in mente il sogno più recente. Il suo
sguardo dispiaciuto – del
principe – mi fa pensare che tutto questo ha un legame con
quello che sogno.
Chissà se anche Shade fa questo tipo di sogni.
Mi
ricordo
che la prima volta che ci siamo incontrati, lui aveva un’aura
familiare, quasi
come se ci fossimo già conosciuti da tanto tempo. Mi ha dato
l’impressione che
anche lui mi aveva sognata, la notte prima di incontrarci. Ma questo
sarebbe
impossibile.
Compassionecompassionecompassionecompassionecompassionecompassione
Questa
parola continua a ronzarmi in testa come una zanzara fastidiosa.
“Lui prova
solo compassione per te; non sei altro che una persona di cui non si
ricorda
più” mi dice la coscienza realista, forse anche un
po’ troppo. Ed è vero: non
sarà più come prima.
“Rein!
Shade!” ci chiama Tio a gran voce, mentre ci alziamo e ci
voltiamo verso di
lui.
Quando
ci
avviciniamo a tutti gli altri, è come se qualcosa mi
mancasse. Lo vedo che
sorride sghembo a Fine, mentre lei era ancora entusiasta per il disegno
fatto
da Mirlo. Do un’occhiata a quel foglio pieno di linee nere di
matita. È
semplicemente un’opera d’arte, anche se
è in bianco e nero. Anche la mia bocca
si allarga in un sorriso pieno di ammirazione.
Mi
sforzo di
non guardare verso Shade e mia sorella, mi avrebbe fatto ancora
più male.
Continuo ad avere gli occhi puntati sul disegno di Mirlo, mentre sento
il suo
sguardo scrutarmi preoccupata.
Dopo
un po’
di tempo, decidiamo di andarcene da quel paradiso terrestre. Un
po’ mi sento
triste, avrei voluto stare di più tra quei fiori.
In
macchina,
tutti chiacchierano sereni, Fine si è addormentata sulla mia
spalla mugugnando
parole come “torta” oppure “ne voglio
ancora una fetta”.
Io
e lui
siamo separati da lei, fisicamente. E forse, anche sentimentalmente. O
forse,
siamo separati e basta.
Lui
la
guarda sorridendo per quello che lei dice in sogno. Io la guardo
sorridendo
perché non posso fare altro che starmene qui, seduta a morire dentro.
Compassione
Ho
deciso.
Non è una decisione per me, per il mio bene. È
per loro due, per il loro, di
bene. Perché io devo smetterla di contraddirmi
continuamente, dicendo che non
ci penserò più e invece mi ritrovo a piangere per
i ricordi.
Ho
deciso
davvero.
“Mamma,
papà.
Mi piacerebbe andare a studiare all’estero.”
Compassione.
N/A:
Woo! Siamo già all’undicesimo capitolo, caspita!
Eh,
beh, la
storia sta per giungere al termine. Purtroppo. Ma come ho detto nel
capitolo
precedente, lasciamo i pianti all’epilogo (ommioddio, mi fa
uno strano effetto
dirlo)!
Non
riesco a
scrivere con un Shade del genere. Per questo il suo POV, questa volta,
si
limita solo alla parte iniziale. Avrei voluto aggiungere anche un sogno
alla
fine, con il suo punto di vista, ma non avrebbe avuto senso.
Rein
ha
preso una decisione drastica, letteralmente. Lascio immaginare a voi,
nell’arco
di tempo in cui scriverò il prossimo capitolo, come
andrà. Ma mi è piaciuto
troppo scrivere Compassione, LOL.
No,
ok, faccio la seria. Ommioddio, com’è che ho
creato uno Shade così? D:
Ringrazio
tutti quelli che leggono la mia storia. Grazie, grazie infinite! Spero
che
questo capitolo possa piacervi.
Al
dodicesimo capitolo!
Rainy.
|
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Capitolo 13 *** Chapter 12: Are you sure to go Away from me? ***
Chapter 12
Are you sure to go Away from me?
You don’t want to Leave me, do you?
Rein POV
“Cosa?
Parti
per studiare in Europa?!”
L’incredulità
di Lione non mi sconvolge più di tanto, ho già
fatto di testa mia. La domanda
d’iscrizione è già stata mandata,
l’aereo è già prenotato, e io ho
già deciso
di lasciarmi tutto alle spalle. O almeno, spero di averlo fatto.
Non
ho detto
subito ad Auler, Bright, Mirlo e a tutti gli altri che sarei partita.
Da quella
sera in cui ho chiesto ai miei genitori di lasciarmi andare in una
scuola
europea, sono passate due settimane e mezza. Ormai, siamo a
metà ottobre.
“Esatto”
rispondo io, abbozzando un sorriso. Sì, mi dispiace
lasciarli, ma non ho altra
scelta. Io sono troppo buona per
fare
del male alle persone.
“E
quand’è
che parti?” chiede Auler, un po’ incerto. Mi sono
affezionata a lui, la sua
allegria mi mancherà.
“La
domenica
mattina di questa settimana.”
“Ma
è
praticamente dopodomani” dice Altezza, abbastanza contrariata
– non avrei mai
pensato che potesse reagire in questo modo – con voce acuta,
mentre tutti gli
altri studenti che sono in mensa si voltano a guardarla. “Ed
è anche prima del
ballo d’autunno!” dice ancora Altezza.
“Sì,
lo so.”
Guardo tutti un po’ dispiaciuti, e per un momento
l’impulso di annullare tutti
i miei programmi si fa sentire.
“Te
lo
perderai.” Lui, Shade, lo vedo un po’ turbato.
“Sarà
per la
prossima volta” dico io, sorridendo ancora. Ma forse, una
prossima volta non ci
sarà. O almeno, non quando lui ci sarà ancora.
Non
ho
pensato a lungo a questa decisione, però so che è
quella giusta per tutti, per
Fine e Shade. Al diavolo i sogni, al diavolo tutti i momenti passati
insieme,
al diavolo la parola “principessa”. Al diavolo i
miei sentimenti tanto stupidi
quanto inutili. Dovrei smetterla di dipendere sempre da qualcuno, sono
stanca
di soffrire per qualcosa di cui non vale
la pena farlo.
Io
ho deciso
la mia strada, e lui la sua.
Eppure, mi
piacerebbe che tutto questo fosse solo uno stupido
sogno.
Come quelli che di solito faccio. Quelli che faccio da quando ho
conosciuto lui. Forse, dovrei anche
smetterla di
continuare a contraddirmi.
“Sei
sicura
di questa decisione?” chiede Fine, una volta uscite da
scuola. Annuisco: “Sì,
non ti preoccupare. Starò bene.”
“Non
è
questo il punto. Sai… mi chiedo perché tu faccia
così.” Mi volto a guardarla,
sorridendo un po’ malinconica. Piacerebbe anche a me sapere
perché faccio così
per davvero. “Non… non so spiegarti bene
perché” le dico, abbassando lo sguardo
e deglutendo a fatica. “Il fatto è che ormai mi
sembra di aver perso tutto quel
che avevo.” Lui, Shade, in poco tempo, è diventato
quasi il mio tutto. Forse
sono io che mi sto facendo così tanti complessi per questo
stupido sentimento.
Fine non mi dice niente, e rimaniamo in silenzio fino a quando non
torniamo a
casa.
È
possibile
soffrire così tanto per una cosa che non si ha mai avuto?
Il
cellulare
squilla ripetitivo nella mia tasca destra, mentre prendo i miei ultimi
vestiti
per metterli nella valigia color turchese.
È
tempo di
andare, oramai. Non avrei mai pensato che un giorno passasse
così in fretta. In
verità, ora come ora, ho una voglia matta di buttare via il
biglietto
dell’aereo per restare qui per sempre.
La
mattinata
è stata come tutte le altre, tranne per il fatto
dell’abbraccio di gruppo di
tutta la classe – o quasi – per la mia partenza.
Sbuffando,
schiaccio il tasto di risposta: “Pronto?”
La
voce di
Sophie mi perfora i timpani: “Reeeeeeein!!”
Allontano il cellulare dal mio
orecchio, scossa dal suo grido (quasi disumano). “Sophie.
Posso perfettamente
sentire anche senza che tu urli in questo modo” le dico,
facendo un mezzo
sorriso, come se potesse vedermi.
“Oddio,
scusami, scusami! Adesso scendi subito, anche se non hai finito di
preparare la
valigia. Siamo sotto casa tua! Chiama anche Fine e portati dei soldi.
Scendi in
questo preciso istante, ok?” e mi chiude il telefono in
faccia, prima che
potessi pronunciare una singola sillaba.
Sbuffando
ed
infilando velocemente le ultime cose nella valigia, prendo la giacca e
la
borsa, per poi andare a chiamare Fine che stava cercando qualcosa da
mettere
sotto i denti.
Appena
uscite, vedo tutti che se ne stanno lì, ad aspettarci.
“Ciao!” dice Lione,
salutando per tutti. Con la coda nell’occhio guardo Shade,
che mi fa un cenno
col capo. Sorrido lievemente.
“Aloooors,
Rein cara, andiamo a fare un po’ di shopping!”
grida Sophie prendendomi
sottobraccio e trascinandomi via prima che potessi battere ciglio o
realizzare
quello che ha detto. “Asp… aspetta!
Sophie!” balbetto, ma lei non ne vuole
proprio sapere di fermarsi e continua a canticchiare allegra.
Dopo
qualche
minuto di trascinamento (in cui ho notato che c’erano anche
tutti gli altri che
ci seguivano), Sophie si ferma nella piazza principale, da dove partono
le
svariate vie piene di negozi di abbigliamento e bar, e mi dice allegra:
“Rein!
Visto che parti, ho deciso di farti un groooosso regalo! Prendi tutti i
vestiti
che vuoi, pago io!” Sgrano gli occhi alla proposta.
“Sophie, stai scherzando,
non è così?”
“Mavva’!
Sono serissima.” Segno che non stava scherzando seriamente.
“No,
Sophie,
tu non lo farai” dice Bright, dietro di me. Un barlume di
speranza si accende
nel mio cuore. “Dovremmo pagare tutti noi, non
credi?” continua, sorridendo.
L’unica cosa che mi viene da pensare è:
“Come non detto”.
“Ooh,
sì!
Hai proprio ragione, Bright” fa Sophie, battendo le mani.
“No,
frena
un secondo, bellezza. Perché mi hai fatto portare il
portafogli?”
“Dettagli”
mi dice, facendo un gesto di noncuranza con la mano. Sospiro.
“Ok, ma non ce
n’è affatto bisogno. Mica vi sto dicendo
addio!” La frase mi suona un po’ come
una bugia. “Comunque” continuo io, senza badare
alla strana sensazione di
disagio, “sbaglio o dovreste fare anche voi un po’
di compere? Non vi ho ancora
sentite parlare del vestito del ballo.”
“Infatti.
Oggi facciamo un bel po’ di shopping! Rein, in fondo, tu lo
adori, o sbaglio?”
risponde Mirlo, mettendomi una mano sulla spalla.
“No,
aspettate, fatemi capire bene: dovremmo accompagnarvi in giro per i
negozi?”
chiede Auler che, pigro com’è, sicuramente non
approva l’idea delle ragazze.
Altezza lo fulmina con lo sguardo: “Qualche
obiezione?”
Shade
POV
Insomma,
alla fine siamo finiti alla mercé di Altezza (&
co.), perché è soprattutto
lei che ha questa voglia.
Rein
aveva
cercato in tutti i modi possibili per evitare il grosso (ed esagerato)
regalo,
ma gli altri non hanno voluto arrendersi. Ed alla fine l’ha
fatto lei, a patto
che li avrebbe ripagati tutti una volta tornata dal viaggio di studi.
Anche se
sono sicuro che non avranno intenzione di accettare.
Ma
il punto
non è questo. Il fatto è che, non so
perché, ma lei si ostina
a dire che va
tutto bene quando, sicuramente, non va affatto
così. Però, credo sia solo
una mia sensazione. Una stupida sensazione. Di disagio,
anche.
Sospiro,
mentre noi ragazzi seguiamo le ragazze che camminano tra i vari negozi.
“Problemi?” chiede Mirlo, affiancandomi
all’improvviso. Scuoto la testa:
“Affatto.”
Lei
mi da un’occhiata
quasi distratta. “Uhm, beh, allora niente”
risponde, continuando a camminare.
Alzo un sopracciglio, scettico: “Ok, si può sapere
cos’hai te?”
Lei
risponde
facendo, con le mani, un gesto di noncuranza: “Io non ho
niente. Perché me lo
chiedi?”
“Beh,
di
solito attaccavi subito con un ‘Smettila di fare il finto
tonto e dimmi’, o
qualcosa del genere” dico io, imitando, ironicamente, la sua
voce. Lei rotea
gli occhi, rassegnata: “Allora, questa volta non dico niente.
Non sei
contento?”
“Affatto.”
Sbuffo, ripensando a tutto quello che è successo da quando
mi sono svegliato
nella stanza d’ospedale, mentre un leggero dolore alla testa
comincia a farsi
risentire. “Si può sapere cosa diavolo prende a
tutti? Sembra che mi stiate
nascondendo qualcosa.”
Vedo
che
Rein, con la coda nell’occhio, si volta leggermente a
guardarmi. Scuoto
lievemente la testa, guardandola. Lei sposta lo sguardo in basso,
voltandosi di
nuovo, mentre trascinava le ragazze in un negozio, incurante.
Eppure,
c’era qualcosa del suo sguardo di assolutamente
indescrivibile.
Guardo
Auler, Bright e Mirlo stupefatto, alzando leggermente le braccia e
facendole
poi ricadere, mentre scuoto la testa, scettico.
Mirlo
sposta
lo sguardo, leggermente incerta, decidendo poi di entrare nel negozio.
Sospiro,
mentre mi siedo sul bordo della fontana dietro di me. “Cosa
diavolo succede?” penso. Appoggio la fronte sulle
mani,
chiudendo gli occhi senza dire una parola.
Il
centro
dei miei pensieri era lei.
L’ossessione
era lei. O meglio, il suo ricordo.
Perché
non mi ricordo di lei?
Vorrei solo sapere questo.
Sospiro
una
seconda volta, e decido di entrare nel negozio a dare
un’occhiata. Anche Bright
ed Auler sono entrati, prima di me.
Lione
sta
cercando di convincere la ragazza dai capelli blu ad indossare un abito
da sera
che aveva trovato apposta per lei, mentre Rein continua a rifiutarsi.
“Su, cosa
ti costa?” le dice Fine, spingendola verso i camerini e
ridendo.
La
guardo. È
sempre stata così spensierata? Non mi ricordo quasi nulla di
lei. So solo il
suo nome e la sua età.
Scuoto
la
testa, abbassando lo sguardo. C’è sempre qualcosa
che mi dice che non dovrei
pensare così. Eppure, non riesco proprio ad evitarlo. Che
io…?
No,
sicuramente è impossibile. C’è qualcosa
che mi attrae a lei, solo che il mio
sesto senso mi intima che non è la cosa giusta, per niente.
Un
senso di
dejà vu mi pervade il corpo, lasciandomi una sensazione
amara in bocca.
“Lei
non può andarsene. Ed io non posso lasciarla.”
Un
flashback.
È
possibile
preoccuparsi così tanto per uno stupido flashback?
Evidentemente sì. Perché
adesso ho una voglia incredibile di ritornare indietro nel tempo per
scoprire
cosa è successo davvero, se ho fatto qualcosa di male nei suoi confronti.
E
quando lei esce imbarazzata dal
camerino con
addosso il vestito elegante color notte, capisco che è ora
di smetterla di fare
quello colpito dall’amnesia e cominciare a ricordare.
Questa
volta
seriamente.
Rein
POV
Abbiamo
(hanno) deciso che avremmo passato una serata insieme a casa di Bright
e
Altezza, dato che i loro genitori non ci saranno.
Alla
fine,
mi hanno solo preso il vestito che Lione aveva scelto. A dire il vero,
è stato
quello che ha detto Shade (“Secondo
me
dovresti prenderlo. In fondo, tutti vogliono farti un regalo.”)
che mi ha,
in un certo senso, convinta ad accettare tutto quello che fanno per me.
Ma
il punto è
che lui riesce ancora ad avere una
certa influenza su di me, quando invece dovevo solo ignorarlo e
continuare a
vivere come se non ci fosse.
La
mia vita,
prima di incontrarlo, era fantastica, seppur avevo quegli incontri da
far
venire i nervi a chiunque. Io e mia sorella passavamo le giornate
insieme,
ridendo e scherzando, andando in giro per la città ed i
negozi.
Shade
è
entrato nella mia vita così prepotentemente che mi ha
sorpresa. Però, non avrei
mai pensato che in un secondo, in una giornata di pioggia, le nostre
distanze
di sicurezza si sarebbero annullate.
Non
mi sono
mai innamorata, a dir la verità. È vero, ho
sempre preso quelle cottarelle che
duravano solo qualche mese, se non settimana, ma non potevo di certo
definirle
“grandi amori”.
Con
Shade è
stato completamente diverso.
“Ok.
Adesso
voglio sapere cosa diavolo ci fanno degli alcolici qui” dico,
guardando
perplessa quelle bottiglie dai nomi esotici. Non che mi dispiaccia,
solo che
non pensavo che avessero intenzione di portarli.
“Dai,
stasera ci divertiremo” dice Bright, mettendomi una mano
sulla spalla. Il suo
sorriso non mi promette niente di buono. “Ommioddio. Non mi
dite che siete
diventati tutti degli alcolisti!” grido, con fare scherzoso.
Bright mi fa le
spallucce, mentre io ridacchio non sapendo cosa dire.
La
serata
procede quasi lentamente, tra le risate e un film di cui non ho capito
molto,
dato che nessuno se ne stava zitto per un secondo.
Arrivano
le
22, e, mezza intontita dall’alcool (non che ne abbia bevuto
molto, solo che non
lo reggo molto bene), decido di andarmi a fare una doccia per
rinfrescarmi le
idee.
Appena
chiusa la porta alle mie spalle – non accendo nemmeno la luce
– mi lascio
scivolare giù, fino a sedermi per terra. Affondo il mio viso
nelle ginocchia,
ripensando a tutto quello che è successo fino ad oggi.
È
possibile
che sia stato un segno del destino?
Ho
sentito
dire che le persone che sono legate da un filo rosso al mignolo sono
destinate
ad incontrarsi ed ad innamorarsi. È davvero possibile?
Non
riesco a
togliermi dalla testa quel primo sogno. Il fatto che il ragazzo fosse
identico
a Shade è stata una coincidenza?
Da
quando l’ho
incontrato nella mia testa ci sono stati solo degli interrogativi ed
incertezze.
Se
solo non
avessi accettato di vederli, tutto questo non sarebbe successo.
Le
lacrime
mi scivolano giù per le mie gote roventi; comincio a
piangere silenziosamente.
Non
so
quanto tempo è passato, riesco a riprendere il controllo
sulla realtà solo
quando sento qualcuno bussare e la sua
voce che mi chiama da dietro la porta: “Rein?”
Distrattamente,
mi asciugo le lacrime ed apro la porta. Vedo che mi guarda leggermente
intontito, con i capelli scompigliati (e perfetti) ed il viso
leggermente
arrossato.
Restiamo
così, a fissarci per qualche secondo, prima che lui mi
abbracci, lasciandomi
esterrefatta.
“Mi
dispiace, Rein” mi sussurra, stringendomi a sé.
“Mi dispiace. Hai pianto, vero?
Scusami, il mio comportamento è stato pessimo, non dovevo
dimenticarmi di te.”
Il
labbro
inferiore mi trema; non so che diavolo dire, sembra quasi un sogno.
Porto le
mie braccia sulla sua schiena, farfugliando un “Che diavolo
stai dicendo?
L’alcool ti sta dando alla testa…” non
molto convinto.
“Rein, ti
prego… non andartene” mi dice senza
darmi minimamente ascolto, spingendomi verso l’interno del
bagno. La ceramica
lucida del pavimento riflette la luce debole e fioca della luna che
filtra
attraverso le tende. Un dettaglio così piccolo sembra
diventare tutto quello
che esiste all’infuori di noi.
La
sua
guancia scottante preme contro la mia, che è nelle stesse
condizioni. Non gli
dico niente, me ne resto abbracciata a lui, cominciando a piangere.
“Rein…”
sussurra ancora, come se il mio nome fosse un qualcosa a cui
aggrapparsi per
non cadere. Cosa dovrei fare? Non lo sto respingendo, anche se dovrei
farlo.
Gli farei ancora del male.
Che
cosa
dovrei ringraziare? L’alcool, che lo sta facendo delirare?
Oppure la sua mente,
che si sta ricordando di tutto (credo)? In entrambi i casi, non so a
cosa
diavolo pensare.
Era
davvero
questo quello che volevo sin da quando ha dimenticato tutto? Volevo veramente che si ricordasse di me?
Le
lacrime
continuano a scendere, ricorrendosi per le guance. La luna ci guarda,
come se
volesse implorarci di non fare lo stesso
errore.
Lui
si
stacca da me, continuando a guardarmi negli occhi. La mia vista
offuscata – un
po’ per le lacrime, un po’ per il fatto che sono
mezza ubriaca – cerca di
evitare il suo sguardo. Non devo continuare così.
Sento,
improvvisamente, la sua bocca premere contro la mia. I nostri sapori si
mescolano, e solo allora realizzo che non riesco proprio ad andare via
da lui.
Ne
ho ancora
bisogno.
Cammino per un
lungo corridoio dalle pareti blu. Non so nemmeno io
dove sto andando. Non so nemmeno dove mi trovo.
È
diverso da tutti quei corridoi che di solito percorro.
Alla fine di
esso, c’è una porta a due ante, e due uomini
–
probabilmente sono soldati – che mi fanno un cenno e le
aprono.
La luce della
sala mi acceca, e devo aspettare qualche secondo
prima di abituarmi. Un ballo, ecco verso cosa mi stavo dirigendo.
E
c’era lui, al centro, che ballava con la mia gemella.
Quante volte il
mio cuore è destinato a spezzarsi?
N/A:
Cavoli. Ho aspettato sin troppo a sfornare questo capitolo.
Ssalve
a
tutti! Sono nella fase “Evvai! Adoro le vacanze!”.
Questo
capitolo è stato, come dire, strano da scrivere. Non mi
veniva affatto l’ispirazione,
anche se avevo già programmato tutto. Non riuscivo ad
esprimere al meglio cosa
sentivano i due protagonisti.
Non
lasciatevi
ingannare dal finale, c’è ancora un capitolo (ed
un epilogo) tutto da scoprire.
Ricordatevi che sono la regina dell’imprevedibile –
ma anche no.
Beh,
che
dire? Mi sembra di essere stata troppo ripetitiva e frettolosa, in
verità.
Non
ho molto
da dire, questa volta. Forse perché siamo quasi alla fine!
Come
al
solito, vi ringrazio per aver letto (anche se avete dato solo
un’occhiata
veloce), per aver recensito e per aver inserito la storia nelle
preferite/seguite/ricordate.
Direi
di
salutarvi.
Al
prossimo
capitolo, gente!
Rainy.
|
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Capitolo 14 *** Chapter 13: Say Goodbye, my only lover, my only Destiny ***
Questa
volta, niente note
d’autore.
E
non
risponderò nemmeno
alle vostre recensioni.
Avrei
troppe cose da dire
prima dell’
Epilogo.
Grazie
per avermi letta,
comunque.
Rainy.
Chapter 13
Say Goodbye, my only lover, my only Destiny
I’ll be ok, don’t Worry.
Rein
POV
Non
mi sono
mai piaciute le mattine.
Il
soffitto
bianco della camera che non è mia sembra così
spoglio. La luce accecante del
sole filtra attraverso le tende mi scalda leggermente.
Al
mio
fianco, Shade dorme profondamente.
Mi
volto a
guardarlo. È la seconda volta che lo vedo addormentato.
Forse è anche l’ultima.
Stranamente,
mi ricordo che cosa è successo la sera prima, anche se la
testa mi fa male.
Cosa dovrei dire? Non so nemmeno se è una cosa buona o
cattiva. Semplicemente,
ci siamo ritrovati in una camera da letto, mentre ci continuavamo a
baciare.
Sorrido,
malinconica.
Mi
sento
davvero una stupida. Proprio quando lui comincia a ricordarsi di me, io
devo
per forza andarmene.
Continuo
a
guardarlo addormentato, mentre un mio dito accarezza lievemente la sua
guancia.
Si muove un po’ nel sonno, ed io ritraggo la mano per paura
di turbarlo.
Mi
metto a
sedere, stando attenta a non svegliarlo e prendendo il cellulare, che
stava
uscendo dalla tasca, per guardare l’ora. Sono le 9.02,
mancano quasi tre ore e
mezza prima che il mio aereo parta.
Poso
i miei
piedi sul pavimento – è freddo come non mai, mi
manca il calore di Shade e
delle lenzuola – e mi dirigo verso la porta, aprendola.
Subito mi arriva alle
narici un odore delizioso, ed vado in cucina, sbirciando timidamente da
dietro
la porta per vedere chi c’è.
Auler
sta
cucinando dei pancakes, Mirlo, Lione e Bright chiacchierano
allegramente al
tavolo, Sophie, Tio e Fine stanno aiutando – hanno rovesciato
la farina –
Auler.
Mi
appoggio
troppo alla porta, che emette un fastidioso cigolio, e Mirlo si volta a
guardarmi ed a sorridermi quasi complice. “Buongiorno,
Rein” dice, soffocando
una risata. Sento le gote imporporarmi, mentre borbotto un
“Buongiorno” e le do
uno sguardo della serie “Non è come
pensi”. “Dormito bene?” chiede Altezza.
“Beh,
sì”
balbetto, mentre un'altra fitta di dolore mi colpisce alla testa.
Sembra
così
semplice passare da una situazione di estrema tristezza ad una
più allegra e
quotidiana. Però, dopo il mio saluto, la cucina piomba in un
silenzio alquanto
imbarazzante e triste.
“Quindi,
oggi parti…” mi dice Sophie, malinconica. Persino
lei, che di solito è la più
allegra fra tutti, sembra aver perso la vitalità. Distolgo
lo sguardo da loro,
guardando per terra. “Sì.”
“Ne
sei
proprio sicura?” chiede Fine. Ormai, questa domanda continua
a rimbombarmi
nella testa: sono davvero così sicura di voler partire?
“Sì”
rispondo di nuovo. In verità, avrei voluto rispondere
“No, non ne sono affatto
sicura. Voglio rimanere qui, accanto a voi, accanto a Shade”,
ma non posso
continuare così.
“Beh,
allora
devi assaggiare i miei pancakes. Sarà la tua prima ed ultima
volta” dice Auler,
porgendomi un piatto di pancakes inzuppati nel sciroppo
d’acero, fumanti e
dall’odore invitante. Mi invita a sedere, ed addento un pezzo
del dolce.
Penso
che
siano davvero buoni. Non ne avevo mai assaggiati di così
deliziosi.
Mi
metto a
piangere silenziosamente, dalla felicità e dalla tristezza.
Sento la mano di
Bright accarezzarmi premuroso la testa, sorridendo triste, mentre le
ragazze mi
abbracciano, singhiozzando.
Dopo
la
colazione, ritorno in camera.
Shade
è
ancora addormentato.
Attenta
a
non svegliarlo, mi siedo sul letto, guardandolo un’ultima
volta.
I
suoi
capelli scompigliati si posano sul cuscino, mentre dei raggi solari
tiepidi di
metà ottobre creano dei riflessi violacei meravigliosi.
Poso, delicata, una
mano sulla sua guancia, sentendo il calore pervadermi il corpo per un
contatto
così piccolo. Sorrido. Ultimamente, mi capita di sorridere
così, senza un
motivo preciso. Ma forse è per il fatto che, tra qualche
ora, lascerò questa
città, e lui.
Non posso
credere che ho il coraggio di abbandonare tutto questo.
“Addio”
gli
sussurro, mentre mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non mi volto,
altrimenti
avrei di nuovo l’impulso di ritornare da lui.
Prima
di
uscire dalla casa, tutti mi abbracciano. Spero solo che sia un
arrivederci,
altrimenti sarei una codarda. Mi sento così contraddittoria,
però.
Il
vento di
ottobre mi colpisce appena esco, le foglie cadono dagli alberi formando
una
danza color oro e rosso.
È
tempo di
andare.
Shade
POV
La
prima
cosa di cui mi accorgo, appena mi sveglio, è che Rein non
è al mio fianco.
Mi
metto a
sedere di soprassalto, ricordandomi di tutto quello che è
successo ieri sera.
L’ho
baciata.
E
mi ricordo
tutto. Il nostro incontro, il patto, la gita alla villa di Altezza e
Bright,
del pianoforte. Di lei.
Dei
miei
sentimenti.
“Cazzo”
mi
lascio sfuggire, ricordandomi anche che sarebbe partita.
Mi
fiondo
fuori dalla camera – mi accorgo anche che sono ancora vestito
– e trovo tutti
nella cucina. Si respira un’aria pesante.
“Dov’è
Rein?” dico, guardandomi intorno. Lione, con gli occhi rossi,
mi fissa
allarmata, non sapendo che dire. “La
sto
perdendo” penso, frustrato.
“Il
suo
aereo parte a mezzogiorno e mezzo, hai ancora poco meno di
un’ora prima che se
ne vada via. Chiamala, dille di restare” mi dice Fine,
porgendomi il suo
cellulare. La guardo, indeciso. Non so se è la cosa giusta.
Lei
mi ha
completamente cambiato la vita, ha cambiato il mio modo di pensare. Di
fronte
ad una decisione come questa, avrei subito agito. Invece, adesso non so
cosa
fare. Qual è la cosa giusta?
Con
un po’
di titubanza, afferro il cellulare. Sul display
c’è già la scheda di Rein, con
allegata una foto che la sorella, sicuramente, le aveva scattato di
nascosto
mentre cercava di cucinare qualcosa. “È
così tenera” mi viene da pensare.
Schiaccio
il
tasto di chiamata, portandomi l’apparecchio
all’orecchio. Uno squillo, due
squilli, tre squilli. Si ostina a non rispondere.
Finalmente,
dopo il sesto squillo, la voce della principessa dice:
“Pronto?”
“Sono
io.”
Lei
non
risponde per qualche secondo. “Ti devo dire una
cosa” dice infine.
“Anche
io”
ribatto. Il silenzio piomba in tutta la stanza. “Parla
tu” le dico ancora. La
sento prendere un respiro. “Io non so come dirtelo. Il fatto
è che sin
dall’inizio non ti ho voluto dire la verità. Sono
stata cattiva con te, e non
poco. Ma forse ero solo egoista.” So perfettamente che questa
volta non sta
dicendo una bugia. E se l’aveva fatto per tutto questo tempo,
è perché lei è
sin troppo buona.
Prende
un
secondo respiro, prima di dire: “Io… sin da quando
hai avuto l’incidente, ho
sempre mentito. Soprattutto a te.” Le parole sembrano morirle
in gola. Sono
davvero uno stupido, le ho fatto anche troppo
male.
“Lo
so”
rispondo, deglutendo a fatica. Dall’altra parte si sente un
silenzio, mentre
delle parole morivano in esso. Nessuno dei due fiata, in questa
conversazione.
Forse è davvero una telefonata d’addio.
“Bene” dice, “è…
è tutto.”
“Dimentichi
che anche io devo dirti una cosa.” Mi sento un irresponsabile
e masochista.
“Oh” fa lei, non molto convinta.
Mi
chiedo
com’è che sono riuscito a dimenticarmi di lei per
tutto questo tempo.
Probabilmente è per il fatto che penso troppo, ma in
verità sono solo uno
stupido.
“Ti
amo.”
Un
altro
silenzio.
“Lo
so.
Anche io.”
Il
fatto che
sia un maledettissimo masochista è ufficiale.
È
proprio un
amore stroncato ancora prima che nascesse.
“Se
ti chiedessi
di restare, lo faresti?”
“Sì.”
“Allora,
ti
prego, non partire.”
“Non
posso.”
“Perché?”
“Lo
sai
bene. Ci faremmo ancora del male.”
Questa
volta, la conversazione è davvero ad un punto morto. Potrei
perderla solo per
un unico sbaglio, non l’averla ricordata.
E,
questa
volta, forse per sempre.
“Non
te ne
andare, ho ancora bisogno di te” ripeto, con un leggero
barlume di speranza,
anche se sono sicuro che sparirà presto.
Dall’altra parte, sento dei singhiozzi
soffocati.
Che
razza di
persona sono? Faccio piangere proprio lei, la principessa,
l’unica al mondo.
Lei,
l’unica
principessa del mio mondo.
“Mi
dispiace. Non posso” risponde la sua voce, tremante.
Un
altro
silenzio. Ora che ci penso, tutto quello che formava quello che io e
Rein
eravamo era non tanto quello che ci dicevamo, ma erano i nostri silenzi.
Perderò
tutto questo.
“Shade,
ti
prego, non cercare di fermarmi” mi dice lei, singhiozzando
più forte. “Non
tornerò indietro. Ho già preso la mia decisione.
Mi dispiace, davvero.”
“No, diamine, no!” penso,
mordendomi il
labbro. Perché proprio quando mi sono ricordato di tutto
deve accadere questo?
Non riesco a risponderle.
“È
stato
bello conoscerti” dice continuando a singhiozzare.
“Quindi,
questo è veramente un addio?” farfuglio, con la
voce che mi muore in gola.
“Sì”
dice
lei, continuando a soffocare dei singhiozzi, benché non ci
riesca molto.
Non
le dico
niente. Me ne resto così, a fissare il pavimento con il
cellulare attaccato
all’orecchio.
“Direi
di
finirla qui” dice ancora. Nel mio cervello scatta
l’allarme rosso, ma non
riesco a risponderle ancora una volta.
“Addio”
mi
fa. Mi da un lieve senso di dejà vu, come se me
lo avesse già detto una volta.
Dall’altra
parte, adesso, sento solo il suono ripetitivo e fastidioso che mi fa
abbassare
il cellulare, schiacciando il tasto di chiusura di chiamata.
Me
ne resto
qui, senza dire niente, a riflettere su cosa è meglio fare.
Lei
ha
scelto la sua strada. Di certo, non sarò io a fermarla per
il mio egoismo. Però
ho un maledetto bisogno di lei, ora che è diventata la
persona più importante
del mondo.
Certo
che è
stato il risveglio più tranquillo del mondo.
“Dannazione”
dico a denti stretti, passandomi una mano nei capelli e scompigliandoli
ancora
di più.
Non
è come
succede nei film. C’è una che parte e il ragazzo,
senza esitazione, si fionda
subito in aeroporto, fermandola un secondo prima che partisse.
La
realtà è
ben diversa. Ti ritrovi a combattere contro il tuo egoismo e la sua
decisione.
Ma in un modo o nell’altro, si deve scegliere.
Però,
mi
piacerebbe tanto che lei ci fosse ancora , qui.
E
mi
piacerebbe anche che tutto questo fosse solo un semplice e stupido
sogno.
Mi
ci è
voluto un secondo prima di realizzare che oggi è una
giornata abbastanza
fredda.
Pagando
il
tassista, scendo dall’auto e mi dirigo velocemente verso
l’entrata
dell’aeroporto.
Alla
fine,
ho pensato “O la va, o la spacca”.
Se
riesco, la faccio rimanere qua. Se, invece, è troppo tardi,
dovrò farmene una
ragione e mi rimpiangere per tutto il resto della mia vita. Wow, che
programma
allegro.
Comincio
a
guardarmi intorno, nella speranza di scorgerla.
È
davvero
buffa la situazione in cui mi trovo, sembra quasi che il destino voglia
prendersi gioco di me.
Era
un
addio, ma io non ho mai voluto che lo fosse. O almeno, non in quel modo.
Gli
addii
sono delle cose molto più strazianti.
Corro.
Giusto per girare un po’, per vedere se
c’è.
È
vero,
sembra proprio la scena di un film. Come se qualcuno avesse scritto la
mia
storia. O meglio, la nostra.
E
la scorgo.
I suoi capelli turchini, raccolti in una coda alta, si distinguono
nella folla,
mentre lei vaga con sguardo un po’ vuoto, forse triste.
Lei.
Raggiungendola,
con il cuore che mi batte a mille, spero che possa fare qualcosa. Non
voglio
che se ne vada via un’altra volta.
“Rein.”
Si
volta,
non le do il tempo di ribattere.
La
abbraccio, sperando di non lasciarla andare mai più.
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Capitolo 15 *** Epilogue: This is a story of a Long time ago ***
Epilogue
This is a story of a Long time ago
I’ll never forget all the Time we spent Together
La
valigia
era pesante.
La
ragazza
dai lunghi capelli turchini notò, sorridendo lievemente, che
in quell’aeroporto
niente era cambiato. Anche se c’era stata solo poche volte.
Si
respirava
la stessa aria di quando era partita.
Le
sembrava
tutto un sogno.
Si
era
promessa di non ritornare, eppure, c’era qualcosa che
l’aveva indotta a
ritornare in quella città piena di ricordi. Di profumi
familiari. Di amici.
In
quella
città in cui aveva imparato che niente è casuale,
e che era tutto scritto.
Il
suo
sorriso si allargò, ma non seppe cosa dire di fronte al
ragazzo che le si
presentava davanti.
“Pensavo
che
non saresti più tornata. Mi hai sorpreso quando tua sorella
me l’ha detto,
quando le avevo chiesto di te.” La sua parlata era rimasta la
solita.
“E
io che
volevo farti una sorpresa.”
I
due
ragazzi si abbracciarono dopo tanto tempo che erano stati separati.
“Avrei
dovuto dirglielo prima che accadesse tutto questo.”
Una principessa
dai lunghi capelli blu guardava, con aria
malinconica, la gemella rossa ballare con un principe dalle iridi color
notte.
Sospirò, stanca, sorridendo tristemente. “Ma va
bene così. Devo lasciargli
vivere la sua vita” pensò ancora.
Rein, sin da
quando lei e sua sorella erano solo delle ragazzine,
era innamorata di Shade, solo che non l’aveva capito fino a
quando non apprese
la notizia del fidanzamento tra lui e la gemella. “Sono una
stupida” si era
ripetuta tante volte.
Ed adesso, il
principe che aveva sempre desiderato stava ballando
con la sorella rossa, che sembrava più felice che mai.
Perché
erano promessi in sposi.
Sentì
qualcuno pronunciare il suo nome, lei si voltò. Era il
principe dei gioielli, che le chiedeva se le andasse di ballare.
Rein
esitò qualche secondo. Non voleva di certo mentirgli. Lei
voleva ballare solo con il principe di sua sorella, quello che in quel
momento
non aveva più alcun interesse nei suoi confronti.
Sicuramente non aveva più
alcun interesse nei suoi confronti.
Cercò
di rifiutare nel più educato modo possibile, dicendo che era
stanca e che voleva ritornare nelle sue stanze.
Nel corridoio,
l’aria che si respirava non era la stessa.
Lei correva,
cercando di non inciampare nel vestito da ballo color
turchese.
Si
fermò, prendendo fiato ed accasciandosi a terra.
Era stanca di
tutto quello che era successo.
Si tolse la
corona dalla testa, lasciandola sul pavimento. Non era
poi così bello essere una principessa, si doveva fingere
quando qualcosa non
andava bene.
Era stanca di
quel ruolo.
Si sciolse la
coda che raccoglieva i suoi lunghi capelli turchini,
non le andava a genio quella capigliatura tanto complicata.
Se ne
restò lì, a fissare per terra, a fissare quella
gonna troppo
larga e quelle decorazioni troppo vistose.
Una lacrima
scivolò giù dagli occhi.
Non voleva che
succedesse tutto quello proprio a lei.
La
ragazza
dai capelli turchini si svegliò.
Sulle
labbra, sentiva il calore di quelle di lui.
“Buongiorno” fece il ragazzo, spostandosi da lei,
sorridendo lievemente. Lei
sorrise a sua volta.
Si
alzò da
quel letto che profumava ancora di lui,
mentre la sua mente vagava ancora nel sogno. Andò alla
finestra, guardando cosa
le riservava il mondo in quel momento. Era aprile.
“Sai,
è già
passato un anno da quando ci siamo conosciuti”
sussurrò, più a sé stessa che al
ragazzo. “E pensare che tu volevi rimanere
all’estero per sempre” disse lui,
avvicinandosi alla turchina. Lei rise, la sua risata era ironica e
cristallina.
“Ho
sentito
dire che le persone che vengono legate da un filo rosso sono destinate
ad
incontrarsi” disse ancora, ripensando al giorno prima della
propria partenza.
Sentì la testa del ragazzo appoggiarsi sulla sua spalla,
mentre diceva: “Ah
sì?” Lei annuì, sussurrando un
“Sì”.
“Beh,
allora, in questo caso, il nostro filo non sarà rosso, ma
blu.”
“Perché?”
“Niente.
È
una cosa mia.”
La
ragazza
lo guardò interrogativa. In fondo, il velo di mistero che lo
ricopriva lo
rendeva ancora più affascinante. Sorrise.
“Che
ne dici
se oggi uscissimo un po’? È una bella
giornata” propose.
“Perché
no?”
e la lasciò andare in bagno a prepararsi.
Prima
di
uscire dall’appartamento, la ragazza gli chiese:
“Tu credi nel destino?”
Il
ragazzo
la guardò un po’ stranito; non si era ancora
abituato alle sue domande. Ma
rispose comunque “Sì”. Lei sorrise.
“Mi
prometti
che non mi lascerai mai, Shade?”
“Te
lo
prometto. Te l’ho sempre promesso, Rein.”
La principessa
continuava a piangere. Non riusciva ancora a
capacitarsi del fatto che non poteva fare assolutamente niente.
“Rein.”
Era il suo
solito modo di attirare la sua attenzione. La chiamava
solo con il suo nome, con quel tono così profondo che la
ragazza sussultò
all’udirlo. Si voltò verso di lui, senza
preoccuparsi di asciugarsi le lacrime.
“Rein,
io…” Non sapeva cosa diamine dirle. Lui
l’amava ancora,
anche se era passato tanto tempo.
Anche se lei era
innamorata del principe biondo.
Distolse lo
sguardo dal suo viso piangente. Gli faceva
maledettamente male vederla soffrire. “È colpa
mia?” le chiese, ritornando a
fronteggiare quello sguardo velato di lacrime.
“No”
rispose lei, “è solo colpa mia. È colpa
mia se non ti ho
detto quello che provavo per te prima
dell’inevitabile.”
Lui, senza
esitazione, la andò ad abbracciare. “No, non
è colpa
tua, Rein. È solo colpa mia, sin dall’inizio.
È sempre stata colpa mia.”
“Shade…
Mi prometti che staremo insieme per sempre?” chiese,
stringendosi più forte a lui. Aveva bisogno di certezze, di
promesse.
“Certo.
Anche se il destino ci separasse, io starò accanto a te.
Mi opporrò ad esso, non mi importa cosa
succederà, però mi opporrò”
disse lui. Perché
lei era la sua principessa. Anche se era stata soprannominata
“La principessa
meno principesca di tutta la storia di Wonder”. Lui la
voleva. Ogni giorno,
ogni notte la voleva.
“Mi
prometti che, se rinasceremo in un altro luogo, noi ci
incontreremo, e non ci lasceremo mai più? Mi prometti che
questo succederà?”
Pensò che era altamente impossibile tutto quello che
chiedeva, ma voleva
annegare nelle bugie. O nelle certezze.
“Ti
prometto che sarà così. Farò di tutto
per poterti incontrare,
per poterci amare, in quella vita.” A sentir tutto quello,
Rein pianse ancora
di più. “Ti prometto che farò
sì che il Destino leghi i nostri diti con un filo
blu ogni volta che rinasceremo.”
“Perché
proprio blu?” La domanda non aveva affatto senso in quel
momento, ma Rein volle sapere. Shade allentò la presa, in
modo da poterla
guardare negli occhi. Le posò una mano sulla guancia,
accarezzandola. “Perché
tu non sei tua sorella. Tu sei Rein, la principessa dal colore
blu.” Sorrise
con una punta di amarezza. Lui non voleva lasciarla. Le diede un bacio
sulla
fronte, stringendola nuovamente a sé.
“Ti
amo, Rein.”
“Ti
amo anche io, Shade.”
“Siamo
sempre stai quelli a cui davano tutto, quelli che avevano tutto.
Quelli ricchi e belli, quelli “fortunati.”
Tzè. Niente di tutto ciò.”
“Insomma,
qui nell’alta società non si può fare
niente di niente. Nulla.
Non ci sono scelte o qualcosa di simile, solo dovere, dovere e
dovere.”
Ma questo non
è importante. La cosa che
conta veramente è il fatto che ci siamo incontrati anche in
questa vita.
End.
N/A:
Oh. Mio. Dio.
È
finita.
È
finita,
diamine.
È
finalmente
finita.
Non
ci
credo, davvero. Dopo tanto tempo è finita.
7
mesi. È
durata 7 mesi, come è durato il rapporto di Rein e Shade.
Insomma,
è
stato così… veloce. Soprattutto gli ultimi
capitoli. Non so che dire,
sinceramente. E io che pensavo che non sarebbe mai finita.
Non
è andata
come avevo programmato dall’inizio, da quando avevo
cominciato la fan fiction.
Avevo pensato ad 11 capitoli più il prologo e
l’epilogo. Ed invece è andata
ancora più lontano di quanto avevo immaginato. E non avevo
affatto immaginato
la parte della gita estiva. E dell’incidente. E questa parte
finale. Non le
avevo immaginate. Sono venute fuori così, senza
accorgermene. L’idea era del
tutto diversa. Pensavo di far mettere insieme i due verso il 5/6
capitolo senza
farlo sapere agli altri. Pensavo che, per i loro genitori, era meglio
se Shade
e Fine si mettessero insieme. Pensavo che Rein non avrebbe sopportato
tutto ciò
e litigasse con Shade. Ma non pensavo che sarebbe accaduto quello che
ho
scritto.
Insomma,
mi
fa uno strano effetto mettere fine ad una fan fiction. È
diventata parte di me.
Mi è quasi venuto da piangere quando scrivevo le ultime
righe :’)
E
la parola
“End.”, ommioddio, mi si chiudeva la gola quando
scrivevo. Dico seriamente! Mi
chiedo se questo era l’epilogo che vi aspettavate.
Qui
sono
Rein e Shade, un po’ più maturi, ma sono loro. Ci
sono solo loro.
La
loro
storia, le loro risate. Le lacrime di lei, la frustrazione di lui. E la
stupidità di lui. Ci sono loro che vi fanno sognare, non io.
Ci sono loro che
formano la storia. Ci sono loro che continuavano a farmi venire in
mente come
potevo continuare la fan fiction. Sono sempre loro che hanno questo
potere di
farmi venire l’ispirazione.
Sono
semplicemente…
loro. Rein e Shade. Shade e Rein. Loro.
E non c’è niente di più giusto.
E
ci sono
stati anche Fine (un po’ cambiata), Bright, Auler, Altezza,
Mirlo, Lione e
Sophie. E Milky, la tenera e dolce Milky.
Io…
non so davvero
che dire. Solo
GRAZIE
DI CUORE.
No,
seriamente. Vi ringrazio per avermi seguita.
Spero
abbiate riso e pianto insieme a tutti loro. Spero che questa fan
fiction vi
abbia emozionato.
Grazie
a
tutti i lettori. A chi mi ha seguita fin dall’inizio, a chi
si è aggiunto dopo.
Grazie
per
le recensioni e l’inserimento nelle storie preferite.
Grazie
per
l’inserimento negli autori preferiti.
Grazie
per
aver sopportato tutti i miei scleri nelle note d’autore!
Grazie
a chi
mi ha supportata.
Grazie
per
il perdono per tutti i miei ritardi.
Grazie
di
tutto. Davvero.
Spero
solo
di poter continuare così, a scrivere storie su di loro.
Grazie
ancora per avermi seguita.
E,
beh,
adesso mi rimetto a rileggere tutto, per vedere se ho fatto un buon
lavoro.
Ci
vediamo
in un’altra fan fiction.
Sempre
se mi
vogliate seguire, è chiaro.
Baci,
Rainy.
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