♥ Catch-22 di _ether (/viewuser.php?uid=66492)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.1 - Gravity ***
Capitolo 2: *** 0.2 - Howl ***
Capitolo 3: *** 0.3 - Rolling in the deep ***
Capitolo 4: *** 0.4 - Bad Romance ***
Capitolo 5: *** -epilogo ***
Capitolo 1 *** 0.1 - Gravity ***
0.1 - gravity
Catch-22
Soltanto perché non si può dire qualcosa
non significa che non la si voglia dire.
Puoi stare con una persona ed essere molto felice con lei ma non amarla
oppure puoi amarla, ma non volere stare con lei.
Non devi per forza amare una persona per volerla.
E' come quando il cervello ti dice cosa vuoi, ma quello che vuoi davvero non corrisponde.
E' una cosa estenuante, è complicato, ma questa è la vita.
Grey's Anatomy 2x27 – George O'Malley
-0.1 Gravity
La bellezza non sempre è un
dono. Può essere un macigno che ti logora dentro, che ti mette
un cappio al collo, che ti trascina in fondo alle notti più
buie. Ed Eve Grey lo sapeva bene. Lei ne era vittima di quella bellezza
sfacciata capace di prenderti l'anima.
Com'è possibile? Direte voi.
Eppure era ciò che pensava la donna ogni volta che si guardava allo specchio.
Il viso dai lineamenti delicati,
gli occhi verde pastello, profondi e ammaliatori, che riuscivano a
catturare ogni minimo particolare e le labbra a cuore, rosse e ingorde,
piegate leggermente in un mezzo sorriso tirato.
Prese con tocco leggero la spazzola
appoggiata sulla toilette in legno di noce, finemente intagliato, e
incominciò a pettinarsi il più lentamente possibile i
lunghi boccoli castani, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua figura.
Aveva la pelle color del latte,
candida e morbida, e nessun neo o segno particolare si poteva notare su
di essa, solamente un piccolo livido sotto l'incavo del collo. Le dita
della mano libera sfiorarono la macchiolina violacea e
contemporaneamente chiuse gli occhi, facendo un lungo respiro.
Quelle mani grandi, che sapevano
toccarla proprio come piaceva a lei, che sapevano essere gentili in
ogni minimo tocco, ma aggressive quando fremevano di desiderio, le
sentì perfettamente sulla propria pelle.
Un altro lungo sospiro.
Ora quella bocca comparve nel buio
della sua mente, quella bocca che sapeva baciare le parti più
nascoste, più intime, del suo corpo, che sapeva farle perdere la
testa e confonderla completamente.
Erano state quelle stesse labbra a
creare il piccolo livido sul suo collo e anche se quella sera aveva
cercato di coprirlo in tutti i modi, era comparso lo stesso. Come per
farle sentir pulsare il senso di colpa.
Era una lurida puttana.
Aprì gli occhi di colpo e sussultò, impercettibilmente, appena vide la figura che si stagliava alle sue spalle.
«Pensavo te ne fossi andata», l'uomo pronunciò quelle parole debolmente, sussurrandole.
Eve scosse il capo e riprese a
spazzolarsi lentamente i capelli, senza degnarlo di uno sguardo,
continuando a mirare lei stessa allo specchio.
Gli occhi erano velati di una
leggera malinconia e le labbra non sorridevano più, neanche una
lieve smorfia. Come era possibile che Shannon non se ne accorgesse?
Ma d'altronde non si era neanche
accorto di quel piccolo segno non causato dalle sue labbra, come poteva
accorgersi che i suoi occhi sempre giocosi, ora, erano tristi? Come
poteva accorgersi che le labbra sempre piegate all'insù in un
sorriso disonesto e accattivante ora non riuscivano più a
sorridere?
«Abbiamo ancora un po' di tempo.»
Non si mosse di un millimetro,
anche se la voce dell'uomo le sembrò inaspettatamente troppo
vicina, anzi continuò ad acconciarsi i capelli mentre il suo
sguardo rimaneva fermo sulla sua stessa figura allo specchio.
Infatti Shannon si era piegato e le aveva sussurrato all'orecchio quelle parole con tono sensuale nella voce bassa e profonda.
Solo dopo pochi secondi, nei quali
l'uomo era rimasto ancora piegato su di lei, con le labbra a poche
spanne dal suo orecchio, lei posò la spazzola sopra la toilette
e, voltando un poco il capo verso il viso di lui, rispose.
«Allora non indugiamo oltre.»
Poteva sentire l'odore forte e mascolino sulla pelle di Shannon, a petto nudo, e tutto ciò la inebriava.
Vide il sorriso dell'uomo farsi
spazio sul viso serio e da seduttore che ogni volta provava in tutti i
modi di avere di fronte a lei e non poté fare a meno di
lasciarsi andare e sorridere a sua volta. Un sorriso sincero e ampio,
perché lo amava, anche se non doveva, lei lo amava più
della sua stessa vita. Fin dalla prima volta che l'aveva intravisto,
vicino a suo fratello.
Shannon si tirò su diritto e
aspettò che Eve si alzasse dallo sgabello dove era elegantemente
seduta, mentre la guardava ammaliato.
Si muoveva sempre in modo lento e
misurato, con quelle sue movenze sensuali e impudiche, che il solo
guardare ti creava chissà quali pensieri impuri.
Aspettò che Eve si
avvicinasse a lui, prima di abbracciare l'esile corpo di lei tra le sue
forti braccia e posare le labbra sulla bocca morbida della ragazza.
Lei, intanto, lasciò
scivolare giù dal suo corpo la vestaglia di seta color rosa
carne, che cadde dolcemente sul parquet di legno e la lasciò
solamente con un bustino di pizzo e delle culotte nere, mostrando il
corpo magro e le lunghe gambe nude.
Quando Shannon la baciò,
percepì anche le mani di lui sfiorarle le cosce affusolate,
salendo piano fino alla schiena per poi, con una presa più
salda, fare aderire i due petti.
Eve portò tutte e due le
mani sul viso di lui, per prenderlo tra di esse e assaporare meglio il
bacio, che non aspettò troppo a divenire più carnale.
Quasi cannibalesco. Perché loro si volevano in una maniera
totalmente viscerale e intensa, da potersi staccare la pelle dalle ossa
a morsi. Erano disposti a farsi del male pur di soddisfare i loro
desideri sessuali. Ma d'altronde la loro relazione era stata malsana
fin dal principio.
Sesso, solo ed esclusivamente sesso.
Shannon scese a baciarle il collo,
proprio nel punto in cui si trovava il segno che in tutti modi aveva
cercato di nascondergli, ma come la prima volta che avevano fatto
l'amore, lui neanche se ne accorse. O forse non gli importava che
andasse con altri uomini.
Eve scoppiò a ridere senza
neanche accorgersene, mentre aveva abbandonato la testa indietro per
permettergli di baciare meglio ogni centimetro del suo corpo.
«Che c'è di
così divertente?» soffiò Shannon sopra la sua pelle
accaldata, senza staccarsi di un millimetro.
C'è che lei lo avrebbe
voluto solamente suo, in ogni singolo momento della sua vita, ma non
poteva. C'è che a lui non importava nulla se la ragazza aveva
altri uomini, mentre al contrario lei moriva ogni giorno di una stupida
gelosia che le attorcigliava lo stomaco al solo pensiero dell'uomo su
di un letto con un'altra donna. E tutto questo era dannatamente
divertente, a suo avviso.
«Mi stai facendo il solletico, Shannon», sogghignò lei, nascondendo i suoi sentimenti, come al solito.
Allora lui alzò il capo e la guardò negli occhi chiari, che aveva appena riaperto con lentezza.
Aveva un sorriso sagace che gli
incurvava lievemente le labbra mentre rimaneva a fissarla e lei
contemporaneamente si sentì in qualche modo a disagio sotto
quello sguardo accorto.
Senza darle neanche modo di intuire
qualunque azione, la prese in braccio, facendola scoppiare di nuovo a
ridere e si avviò verso il letto nella stanza accanto.
«Che hai in mente?»
chiese lei indagatrice, ponendogli un braccio intorno al collo, mentre
con l'altra mano gli accarezzò il petto nudo.
«Adoro quando ridi», le disse, deviando la domanda.
Eve si fece seria all'improvviso,
studiando i lineamenti dell'uomo. Aveva imparato a non credere
più nei complimenti di quel farabutto. L'aveva spinta ad amarlo,
per poi usarla come sua pedina della dama, ma quello non era un gioco.
Il loro amore non era un gioco, almeno secondo Eve.
Lei lo amava seriamente.
Intanto erano arrivati fino al
letto dove lui la posò con estrema delicatezza, prima di
stamparle un tenero bacio a fior di labbra.
«Possiamo farlo dolcemente
questa volta?», la sua voce risuonò come un implorazione e
gli occhi non mentivano; erano stranamente premurosi, senza quel velo
di desiderio solito.
Lei annuì, non capendo
quella richiesta. Loro non erano quelli del sesso gentile o delicato,
loro erano quelli ricchi di passione e impetuosità.
Shannon le accarezzò la
guancia morbida, prima di baciarle di nuovo le labbra carnose, e gli si
sdraiò sopra mentre lei si stese del tutto sul letto, ancora
disfatto dalla volta precedente.
La baciò come mai aveva
fatto prima, soffermandosi ad assaporare le sue labbra che sapevano del
solito burrocacao alla ciliegia a cui era tanto affezionata e che le
rendevano ancora più volubili. Lei sentì
involontariamente le lacrime premere per uscire dai suoi occhi chiusi.
Perché anche se avrebbe
dovuto odiarlo non riusciva a stargli lontano? Non riusciva a provare
piacere nel vedere tutta quella dolcezza nei suoi confronti? Dolcezza
falsa tra l'altro, perché con lui c'erano sempre altri fini, lo
sapeva bene. Non le era più possibile credergli, credere ad ogni
sua parola o gesto.
Quando lui si distaccò dalle
sue labbra per baciarle la mandibola e nascondere il volto tra i suoi
capelli che odoravano di lavanda, la donna aprì gli occhi per
osservare il soffitto bianco.
Non doveva piangere, non poteva permetterselo. Non di fronte a lui.
Dimostrarsi la più fragile
era vietato; lui la voleva proprio perché gli somigliava ed era
così, seriamente. Lei gli somigliava in un modo assoluto, ma era
cambiata da quando aveva scoperto cosa voleva dire amare. Era sempre
stata solamente amata.
La sua bellezza la faceva amare da
tutti, i quali si soffermavano solamente sull'apparenza, sul suo
aspetto fisico e neanche dopo due giorni le regalavano ricchi regali o
le sussurravano parole più grandi di lei.
Persino l'uomo che le aveva
procurato quel succhiotto sul collo si era fermato unicamente
sull'apparenza, o almeno così voleva credere. Non era vero,
ovviamente, e ogni giorno le dava sempre più dimostrazioni di
quanto amore provava per lei. Non era solamente per la bellezza, ma per
la persona fragile che nessuno era riuscito a scorgere o per la grazia
ed eleganza che dimostrava in ogni sua singola azione. Non era mai
volgare.
Quell'uomo l'amava realmente, peccato che Shannon era arrivato per primo.
Sì, proprio Shannon che
senza preamboli era riuscito a portarsela a letto, che senza regali,
fiori o carinerie era riuscito ad affascinarla e a farle battere il
cuore come una scolaretta alla sua prima cotta.
«Sei bellissima», la riportò alla realtà la voce ovattata di Shannon al suo orecchio.
Poi si sollevò un poco, per
poterla guardare negli occhi ed Eve si perse totalmente in quelli
dell'uomo. Lei ci sapeva trovare un mondo all'interno di essi, quel
giorno più scuri del solito.
Le accarezzò una guancia e lei abbandonò il viso sulla sua mano, chiudendo gli occhi.
«Me lo dicono tutti», sussurrò.
Portò le sue mani tremanti a
toccargli la schiena, per poi indugiare sulle sue spalle che strinse
forte. Aveva bisogno di aggrapparsi a lui per non cadere in un pozzo
buio e senza via d'uscita.
«Hanno ragione.»
Eve inarcò la schiena in modo che lui poté infilare le mani sotto di essa e slacciare i lacci del corpetto.
Lo tolse velocemente, ma lo buttò a terra con garbo e non come al solito, impaziente di arrivare al sodo.
Baciò i due piccoli seni,
provocandole dei brividi di piacere, per poi prenderla per i fianchi e
lasciarle scie di puro fuoco sul basso ventre, con i suoi baci.
Allargò un poco le gambe
appena egli toccò la stoffa delle sue culotte nere, e
alzò leggermente il bacino per aiutarlo a togliergliele.
Ora che era completamente nuda di
fronte a lui avvertì quasi dell'imbarazzo, sentimento mai
provato, né con lui, né con altri uomini prima. Forse
quella volta era perché Shannon sembrava la stesse guardando con
occhi diversi, o almeno si imponeva fosse così.
Se lo imponeva perché
nonostante tutto non passava giorno in cui non sperava che l'uomo
potesse, prima o poi, amarla nello stesso modo in cui lei amava lui,
desiderando di più da quella relazione quasi clandestina.
Nessuno, infatti, ne era a conoscenza.
Quando sentì le labbra di
lui sfiorarle e baciare l'interno coscia, inarcò un poco la
schiena e strinse tra le mani le lenzuola. Lasciò andare
indietro la testa e, chiudendo gli occhi, si ordinò di liberare
del tutto la mente.
**
«Devo andare, adesso»,
disse Shannon, scansandosi le lenzuola di dosso e mettendosi seduto sul
letto, in cerca della sua biancheria.
«Mh.»
Si teneva stretta al petto il
lenzuolo, lasciando le braccia al di fuori, e fissava immobile il
soffitto con un'espressione vuota. Si sentiva svuotata da qualsiasi
sentimento covato all'interno di lei.
Non era arrabbiata con lui se ora
se ne stava andando, come tutte le altre volte, senza dirle niente. Non
era però neanche soddisfatta, eppure per la prima volta poteva
dire di aver fatto l'amore con lui e non del semplice sesso.
«Ci vediamo tra due
settimane», la informò lui. Finalmente aveva trovato i
suoi boxer e se li era infilati. Ora si stava mettendo la sua maglia
dei Nirvana, che tanto amava.
Eve, al suono di quelle parole,
smise di guardare il soffitto e voltò il viso verso la figura di
lui, verso le sue spalle.
«Così tanto?» non riuscì a calibrare la voce, che le uscì demoralizzata e fin troppo triste.
«Sono impegnato», le
spiegò senza giri di parole. Si accucciò per prendere i
jeans e, alzandosi, se li infilò.
La donna tornò a fissare il soffitto, riappropriandosi dell'espressione assente sul volto.
«Già.»
«Ma ti chiamerò», aggiunse subito lui.
Si era girato per guardarla, prima di prendere alcune cose dal comodino, come il pacchetto di sigarette o il cellulare.
«Non risponderò», lo avvisò con voce piatta.
«Come al solito», e sorrise, consapevole.
Eve, nonostante tutto ciò
che provava per lui, aveva sempre tenuto lontano i propri sentimenti
nei suoi confronti e anche se a volte risultava difficile, doveva
ammettere che le riusciva piuttosto bene farlo.
«Potresti rimanere qui solo altri cinque minuti?» gli domandò, non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
Shannon prese il borsone, che aveva già preparato, da sotto il letto e poi rispose.
«Mi stanno già aspettando nella hall. Sono in ritardo.»
Sì avviò verso la
porta, ma, quando ormai aveva appoggiato la mano sulla maniglia, si
fermò rimanendole di spalle.
Lei aveva già chiuso gli
occhi per ricacciare indietro le lacrime, arresa al fatto che non
l'avrebbe visto altre due lunghe settimane, appena udì la sua
domanda.
«Non è che mi ami, Eve?»
La donna perse un battito e trattenne il fiato, mantenendo ancora gli occhi chiusi.
Le ci vollero alcuni secondi prima di rispondere, ma quando lo fece fortunatamente la sua voce uscì sicura e tranquilla.
«No, certo che no, Shannon.»
«Perché..»
«Ci vediamo tra due settimane», lo bloccò lei.
Lui fece un lungo respiro.
«L'ho notato il succhiotto,
comunque», poi abbassò la maniglia della porta, la
aprì e se ne andò, richiudendola alle spalle.
Non diede neanche il tempo alla donna di realizzare quelle parole, che se ne era già andato.
Eve allora rimase con gli occhi
chiusi e strinse forte al petto il lenzuolo. Se lo portò fino al
viso e annusò forte; sapevano di sesso, di Shannon, di loro due.
Incominciò a tremare, come
una foglia, ma si disse tra sé e sé che doveva rimanere
calma perché disperarsi non portava a nulla e soprattutto
perché non c'era niente per cui lei avrebbe dovuto preoccuparsi.
L'avrebbe rivisto, tra due
settimane, ma l'avrebbe comunque rivisto e non importava se era
solamente per soddisfare i propri piaceri, in fondo continuava ancora a
tornare da lei e in più si era accorto di quel segno sul suo
collo, il che se ci pensava attentamente stava a significare
tantissime cose. Forse la loro storia non era esattamente come la
credeva lei o forse si stava semplicemente illudendo.
Lasciò andare le lenzuola e
tornò inerme a fissare il soffitto con le ultime parole di
Shannon che le vorticavano nella mente, quando il telefono, poggiato
sopra il comodino, vibrò.
Aspettò un po' prima di
allungarsi per afferrarlo, ma quando lo fece sgranò gli occhi
nel vedere il nome che continuava a brillare sul display.
Jared.
Al quinto squillo rispose.
«Pronto?»
«Ti ho aspettata a lungo.»
Si morse il labbro, colpita dal
tono abbattuto e deluso di quell'uomo. Non si meritava tutto quello che
gli stava procurando, perché comprendeva perfettamente come si
stava sentendo. Nel suo stesso modo.
Non c'è cosa peggiore di un amore a senso unico.
«Ho avuto un contrattempo», si scusò.
«Speravo seriamente di
vederti prima di partire», e la sua voce risuonò soave e
smielata anche attraverso una cornetta.
Quando si strappò una
pellicina sul labbro, sentì all'istante il sapore ferroso del
sangue in bocca, ma chiuse gli occhi, inspirò e, una volta
calma, rispose.
«Mi farò perdonare, te lo giuro.»
«Ah, no, hai detto 'te lo giuro'.»
Eve scoppiò a ridere, cercando di fingersi serena.
«Ehi, tu hai il tuo 'very soon' e io ho il mio 'te lo giuro'», scherzò.
«Sono curioso di sapere come.»
«La curiosità uccise il gatto», disse furbamente, incominciando a disegnare cerchi invisibili sul materasso.
«E io infatti non lo sono.»
«Vallo a dire a tua madre!»
Sbuffò, al di là della cornetta.
«Lo sai che ho poca pazienza; dimmelo, è un ordine!», esclamò autoritario.
Eve ci pensò un attimo su;
non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, ma con un
Jared impaziente al di là della cornetta doveva immediatamente
pensare a qualcosa.
«Questa sera suonate a New York, giusto?»
«Sì», e dal suo tono di voce sembrava che stesse già immaginando dove voleva arrivare la ragazza.
«Ti verrò a vedere», disse convinta, e forse sotto sotto non ci sarebbe andata solo per Jared.
«Non l'hai mai fatto», pronunciò seriamente colpito.
«Ehi, scusate il ritardo», udì la voce allegra di Shannon in lontananza e si irrigidì nuovamente.
«Senti; ti devo chiudere ora, ciao», tagliò corto la donna, chiudendogli in faccia.
Si portò il cellulare
stretto al petto dove il cuore aveva iniziato a batterle nuovamente
come un treno; era certa, prima o poi le sarebbe venuto un infarto.
Ciao a tutti; ebbene sì, quella pallosa di erica è
tornata con un'altra storia! Ovvero, in realtà ero partita per
scrivere una one-shot ed è rimasta tale, solo che mi
è venuta realmente troppo lunga quindi ho pensato di dividerla
in tre/quattro parti (ci sto ancora pensando). Comunque sono già
scritte, devo perfezionare il finale, ma il materiale c'è quindi
penso di non metterci troppo a concluderla.
Prima di tutto vi spiego un pochino questa storia: mi è venuta
in mente da un sogno, anche se è stato un tantino diverso.
Ovvero io ero una danzatrice del ventre alla corte di Alessandro Magno
e me la facevo sia con il re che con il suo caro amico Efestione u.u (e
credetemi; non è il sogno più strano che abbia fatto.
Dovreste sognarvi anche voi i nostri tre begnamini che prima cantano 'U
DON'T TOUCH THIS' *immaginatevi soprattutto Jared, con tanto di
balletto ò-ò* e in seguito 'Push it' .___. non so; alla
fine non mangio niente di male, ma il mio cervello mi partorisce ste
scene e le devo accettare è.è per non parlare della
squadra segreta mia e di Shannon. sì, siamo spie
ù.ù e insieme a noi c'è anche una ragazza dai
capelli rossi: se una di voi li ha potrebbe essere lei. fatevi avanti,
io non sono riuscita a riconoscerla)
Perciò da quel sogno ho pensato: e se creassi una one-shot in
cui la protagonista è legata in qualche modo a tutti e due i
fratellini Leto? Cioè; basta prendere in considerazione solo uno
dei due u.u io li voglio entrambi! XD *che megalomane che sei erica*
Spero vi sia piaciuta, come le precedenti, infatti prendo del tempo
anche a ringraziare tutte le personcine che hanno letto le altre storie
e messe tra i preferiti. Siete state in tante; è la categoria
dove ho ricevuto più letture, dovete esserne fieri *w* io
sì!
Sooo, erica vi da taaaanti bacini. Un salito e alla prossima.
LOL -- lot of love ♥
Ah, catch-22 significa circolo vizioso.
L'ho incontrata durante una lettura di inglese e mi è piaciuta
come parola *-* la modella nella foto invece è la mia begnamina
nonché Bianca Balti. Amo profondamente questa donna! (Bianca
Balti = BB = Black Berry = Jared Leto ahahah okay, me ne vado u.u)
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Capitolo 2 *** 0.2 - Howl ***
02. -howl
È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare,
ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia,
nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza.
[..]
Ti odierò e se non posso ti amerò controvoglia.
-Francesco Petrarca, Le Familiari.
-0.2 Howl
Eve si trovava in piedi, appoggiata
ad una transenna delle tribune, e guardava attentamente da lontano
quella band scatenarsi sopra il palco. Erano seriamente eccezionali,
doveva ammetterlo.
Le era capitato di ascoltarli dal
vivo solamente quando si erano conosciuti, dopodiché le uniche
volte che aveva sentito qualche loro canzone era stato alla radio.
Una volta si trovava perfino in
macchina con Jared; lui la stava riaccompagnando a casa quando le note
di Beautiful Lie avevano inondato tutto l'abitacolo. Inizialmente era
rimasta indifferente e aveva continuato a fissare fuori dal finestrino,
presa da chissà quali pensieri, ma appena si era accorta
dell'occhiata fugace lanciatela dall'uomo a fianco aveva capito che si
stava aspettando qualcosa da lei. Un complimento, un'esclamazione, una
parola, una frase, persino un 'che schifo', l'importante era che esprimesse il suo parere. Lui era continuamente alla ricerca di un suo consenso.
E allora la donna lo aveva
spiazzato; aveva incominciato a mimare con la bocca le parole della
canzone, muovendo il capo e lasciando che i lunghi capelli le finissero
di fronte al viso. Erano scoppiati a ridere tutti e due, risate lunghe
e vere in una notte tanto scura.
Perché Eve si divertiva
sempre con Jared e non si vergognava a mostrargli anche il lato
più folle del suo carattere, quel lato che nascondeva di
continuo dietro un'elegante compostezza. Come quando decisero di
festeggiare il suo compleanno insieme e si erano ritrovati a giocare
con la panna della torta che lei aveva comprato apposta per lui.
Si erano rincorsi per tutto
l'appartamento, prima di finire a fare l'amore sul tappetto del
soggiorno, completamente sporchi di panna. E quante risate erano uscite
dalle loro bocche?
Non le era mai successo di ridere
in quel modo con Shannon. Non perdevano tempo in chiacchiere e in
più lui non era per nulla interessato a sapere qualcosa di
più su quella donna. Quegli occhi non la guardavano con la
stessa ossessione che avevano quelli di Jared, continuamente attento ad
ogni suo movimento per poterla capire, decifrare e amare ancora di
più, se questo era possibile.
Infatti quest'ultimo, al contrario
del fratello, l'amava come non aveva mai amato nessun'altra, come non
aveva mai creduto di poter amare.
La prima volta che si erano
incontrati non l'aveva notata, non si era nemmeno accorto che era il
fratello maggiore ad aver già puntato la preda, ma quando
l'aveva incontrata una seconda volta, un mese dopo, ad un after-party
di una sfilata di Hugo Boss dove lei aveva sfilato, ne era rimasto
completamente folgorato.
E non sapeva spiegarsi cosa era
stato ad attirarlo tanto, ma si era ritrovato a rivolgerle la parola e
a rimanere affascinato dalla sua gestualità, dal modo in cui si
inumidiva le labbra rosse prima di parlare o la grazia con cui si
portava il bicchiere di champagne alla bocca.
Lei d'altra parte si era avvicinata
a lui solamente perché sapeva già chi fosse; il fratello
minore del ragazzo che la stava portando alla distruzione, e da pura
egoista, quale era, aveva pensato bene non solo di usarlo per togliersi
dalla mente quell'uomo, ma anche perché aveva capito sin
dall'inizio che Jared era realmente preso da lei. Sperava che una volta
sentitasi lusingata, in un modo che non aveva mai provato, si sarebbe
allontanata da Shannon per dedicarsi totalmente a Jared, ma si
sbagliava. Più Jared era carino con lei e più lei si
approfittava della sua persona. Più Shannon sfruttava il suo
corpo e più lo amava. Fino a che non si era ritrovata in un
circolo vizioso in cui non riusciva più a tirarsi fuori.
Se solo Jared avesse capito chi era realmente Eve, allora avrebbe smesso di essere tanto cortese nei suoi confronti.
Poco prima dell'inizio del concerto le aveva mandato addirittura un messaggio.
'Sono nel backstage e non ti vedo in mezzo alla folla.'
Lei gli aveva risposto velocemente con un semplice: 'ci sarò, l'ho promesso',
ma non gli aveva rivelato la sua reale posizione e ciò aveva
fatto solamente innervosire ulteriormente il cantante che poco prima
dell'inizio del concerto si sentì travolgere dalla più
totale ansia.
«E se mi mancasse la voce? Se
stonassi? Se durante The Kill cadessi dal palco?» aveva
incominciato a domandare a suo fratello, mentre camminava avanti e
indietro per il lungo corridoio che precedeva il backstage.
«Sei sempre grandioso e lo
sarai anche questa sera», aveva cercato di tranquillizzarlo
Shannon, mentre percuoteva le sue amate bacchette al muro, come era
solito fare prima di ogni concerto. Lo tranquillizzava.
Il fratello minore ne era
consapevole; lui era perfetto in ogni occasione, ma inspiegabilmente
quella sera si sentiva più nervoso del necessario e ciò
aveva incuriosito chiunque intorno a lui. Jared era più un tipo
che non si faceva travolgere mai dall'agitazione o almeno non glielo si
notava, poiché la piena sicurezza di sé e quel sorriso
malizioso continuamente dipinto sul suo volto oscurava tutto il resto.
«Questa sera è
diversa», aveva farfugliato, prima di iniziare a riscaldarsi per
l'ennesima volta la voce, provando le diverse scale. In quel momento il
suo lato perfezionista aveva preso il sopravvento.
Ma Jared poi era stato seriamente
grandioso come tutte le altre volte e a metà concerto si era
persino dimenticato che Eve fosse lì.
L'aveva cercata ovviamente, ma
aveva perso le speranza quando dopo aver cantato due canzoni non era
riuscito ad individuare il suo volto tra la folla urlante, così
aveva deciso di pensare solo ed esclusivamente al concerto. Al massimo
a fine serata l'avrebbe chiamata perché aveva un assoluto
bisogno di vederla; le era sfuggita per ben quindici giorni e non
poteva permettersi di lasciarsela scappare proprio quando si trovavano
nella stessa città.
Ma lei c'era; aveva soltanto
preferito prendere un biglietto in tribuna e non perché nel
parterre non avesse trovato posto, ma perché non rientrava nel
suo stile.
In fondo neanche voleva starci
lì. Seriamente, quel genere di intrattenimento non faceva
proprio per lei. Troppa confusione, gente accaldata che ti veniva
addosso e che ti urlava, non curanti del tuo timpano vicino alle loro
bocche, in un orecchio.
Ma quella mattina nel sentire la
voce abbattuta di Jared al telefono aveva capito quanto fosse sempre
insensibile nei suoi confronti. L'aveva realmente reso felice con
quella proposta, lo sapeva bene, ed era bastato così poco.
Ora stava guardando un Jared
lontano dall'espressione gioiosa ed esaltata che indicava qualche
ragazza tra il pubblico per farle salire sul palco. Erano arrivati
all'ultima canzone.
Il cantante le raccontava ogni
volta la stessa scena quando a fine concerto la chiamava. Rimanevano
ore al telefono; lui parlava senza prendere un attimo fiato di quanto
fosse perennemente un'emozione indescrivibile quel contatto con i suoi
echelon e lei ascoltava in silenzio. Le veniva ancora da ridere se
pensava alla volta in cui lui ad un certo punto si era bloccato per
chiederle se era ancora in linea. Ma a lei piaceva seriamente la sua
continua parlantina; compensava le sue poche parole.
«Ciao», le disse inaspettatamente qualcuno all'orecchio.
Eve si voltò di scatto, aggrottando le sopracciglia.
«Ciao.»
Era un ragazzo poco più che ventenne ed ora la stava fissando impacciatamente.
«Ehm, l'avevo vista qui tutta
sola..», incominciò a dire, ma le parole gli morirono in
gola. Le si era avvicinato solo per provarci, era evidente.
«Già», e gli
sorrise gentile, cercando di metterlo a suo agio. Niente da fare,
sembrava che l'avesse confuso ancora di più.
«Bene, dopo questa figura di
merda me ne posso anche andare», balbettò, gesticolando
per farsi capire al di là della confusione che li circondava.
Eve scoppiò a ridere per la goffa azione del ragazzo e ritornò con lo sguardo dritto verso Jared.
Si era vietata di guardare Shannon, non doveva. Era lì per il frontman dopotutto, no?
Tutto inutile, lo sguardo le
andava inevitabilmente a finire su quel batterista sudato che non
smetteva di sorridere o ammiccare alle ragazze di fronte a lui. Sorrise
da sola.
«Li conosce bene? Voglio dire; lei è un'echelon?» ritornò alla carica il ragazzo di poco prima.
La donna lo guardò assente. «Una cosa?»
«Un'echelon..?» urlò ancora più forte.
«Oh, no. No.»
«E allora perché una
così bella ragazza è qui?» e abbassò lo
sguardo per poterla esaminare completamente.
In effetti era vestita anche in
modo alquanto stravagante per come si trovava ad un concerto rock
dentro un palazzetto, ma quella era Eve. Cercava sempre di essere
assolutamente perfetta in ogni occasione, un po' come Jared,
perciò non c'era da meravigliarsi se stava portando degli alti
tacchi e un vestito blu elettrico che le arrivava fino a metà
coscia.
D'altronde non doveva saltare o
sbracciare come tutti gli altri presenti. Era rimasta per tutta la
durata del concerto ferma a seguire con lo sguardo un Jared pieno di
adrenalina, uno Shannon sudato e a petto nudo, un Tomo che avrebbe
potuto far concorrenza ad un grillo e un Tim concentrato e divertito
allo stesso tempo.
Non aveva neanche cantato, nemmeno uno strofa.
«L'avevo promesso ad un amico.»
«Ed è qui?»
Eve annuì, fiera, mentre il
ragazzo scrutò dietro di lei per vedere se ci fosse qualche
altro uomo che gli era sfuggito, ma la donna sembrava essere sola.
Senza rispondere ad ulteriori
domande lo liquidò e continuò a seguire Kings and Queens
appoggiata con i gomiti alla transenna di ferro.
Il concerto finì poco dopo,
così la donna si diresse tranquillamente verso l'uscita, senza
un minimo di fibrillazione che muoveva invece ogni ragazza o ragazzo
intorno a lei.
«E' stato strepitoso»,
aveva esclamato una ragazzina di appena sedici anni di fianco a lei. Si
era disegnata degli strani simboli sulle braccia e aveva qualcosa anche
sul viso.
La donna si era voltata a guardarla dall'alto della sua altezza e le sorrise, senza dire nulla.
«Cioè, voglio dire, ma li hai visti?» continuò.
«Certamente», le rispose con garbo.
«Non la vedo poi così..»
«Sono qui per un amico», tagliò corto lei, prima di aumentare il passo e lasciarla indietro.
Una volta fuori dal palazzetto
respirò l'aria pulita e fresca e infine si allontanò un
po' dalla bolgia, lasciando che la gente diminuisse. Ce n'era veramente
troppa per i suoi gusti e si chiese come diavolo facevano quei due a
stare continuamente circondati da così tante persone
sconosciute. Come diavolo faceva Jared ad essere sempre così
allegro quando la chiamava? Certo era stanco, ma poteva scommetterci;
avrebbe ripetuto tutto una seconda volta, senza mai fermarsi.
Era la sua ninfa vitale, ciò che lo alimentava. Quel semplice contatto con i suoi echelon era tutto.
Dopo circa un'ora, nella quale
rimase seduta in un muretto ai lati più estremi del palazzetto
per non venire notata ulteriormente da qualsiasi altro ragazzo,
digitò a memoria il numero del frontman sul suo telefono.
«Eve!», esclamò con troppa foga Jared al di là della cornetta, solamente dopo uno squillo.
«Jared», pronunciò invece con più calma la donna.
«Dove sei?»
«Secondo te?»
«Dio, mi manchi»,
sussurrò lui subito dopo con voce graffiante ed Eve, chiudendo
gli occhi, si immaginò perfettamente il volto dell'uomo. Di
fronte a lei sapeva sempre mescolare insieme lo sguardo scaltro e
astuto a quello etereo e romantico.
Le labbra della donna si piegarono all'insù, donandole un'aria da peccatrice sui lineamenti d'angelo.
«Sto arrivando.»
«Le ho già detto per
la decima volta che conosco Jared», ripeté Eve scocciata
di fronte ad un omone della security che non voleva farla passare.
«E io le ho già detto,
signorina, che non è la prima volta che lo sento dire»,
disse imperterrito l'uomo.
La donna diede un'occhiata veloce
al nome che aveva scritto sul cartellino attaccato alla giacca prima di
parlare. Si chiamava Miles.
«Bene, Miles»,
incominciò a dire, calibrando il tono di voce, mentre gli si
avvicinò pericolosamente per sistemargli meglio la cravatta,
«che ne dici di andarmelo a chiamare?» concluse seducente a
poche spanne dalla sua bocca.
«Lei.. lei..», si stava
trovando seriamente in difficoltà e ciò gratificò
molto Eve, che al contrario si stava divertendo più di quanto
avesse potuto immaginare.
«Oh, andiamo. Mi vede per
caso una ragazzina allupata pronta a scoparsi la sua amata
celebrità?» e nel pronunciare quelle parole aderì
il suo petto con quello della guardia, tentandolo ancora di più.
L'uomo sbuffò poi cedette alle avance di Eve e gliela diede vinta.
«Va bene, aspetta qui. Glielo vado a chiamare.»
Lei gli diede una pacca sulla spalla, sorridendogli.
«Perfetto, mi troverà proprio qui al ritorno.»
Neanche due minuti dopo che l'uomo era scomparso dietro una porta rossa e Eve sentì un urlo.
«La dovevi far passare subito, idiota!»
La donna si portò una mano alla bocca, trattenendo una risata appena riconobbe la voce irritata di Jared poco lontano.
«Scusami, io pensavo..»
«Non ti paghiamo per pensare!»
Pochi secondi e la porta si aprì.
Eve teneva le mani unite dietro la
schiena, con le spalle ben diritte come le avevano insegnato durante le
sfilate di moda, e con un sorriso divertito dipinto sul volto
salutò un Jared adirato, che appena la vide cambiò
immediatamente espressione.
Rimase per alcuni istanti a
fissarla; quel viso ovale, dagli zigomi alti, gli era mancato
più di quanto immaginasse. Si era quasi dimenticato quanto
fossero espressivi quegli occhi vogliosi o carnose quelle labbra
scarlatte.
Ma non indugiò oltre,
perché si voltò verso Miles e, indicando il volto di Eve,
gli urlò contro: «vedi questo viso? Tienilo bene a mente
per le volte future.»
Poi la prese per un polso e la trascinò dentro, lasciandosi alle spalle la guardia.
Appena entrarono all'interno del
camerino Eve non aspettò un attimo di più; si chiuse la
porta a chiave dietro di sé e, prendendo tra le mani il volto di
Jared, lo baciò subito con trasporto, come famelica delle sue
labbra.
Lui non si fece trovare impreparato
e la sbatté sulla porta, prendendole con una mano i capelli e
l'altra appoggiandola al muro.
La giacca della ragazza non ci mise
molto a finire sul pavimento e poco dopo la maglia bianca a maniche
corte del frontman la seguì, lasciandolo a petto nudo.
Mentre le loro bocche non volevano
distaccarsi neanche per un secondo, Eve accarezzò con le mani
fredde il petto di Jared e percepì sotto i polpastrelli ogni
minimo muscolo, fino ad arrivare alle spalle. Le strinse con forza
più vicine al suo busto; voleva sentire il calore di quel corpo
scaldarla.
Quando lui scese a baciarle prima
la mandibola poi il collo, lei avvertì la mano, che ora non la
teneva più per i capelli, infilarsi sotto la gonna del vestito
blu. Lentamente e ad agio.
Le sfiorò l'interno coscia,
fino ad arrivare all'inguine dove, trovando d'intralcio la stoffa delle
mutandine decise di togliergliele. Finirono a terra ed Eve le
scansò con un tacco, mentre teneva la testa appoggiata alla
porta con il respiro un poco accelerato.
La bocca di lui poteva sentirla
dappertutto e il suo corpo, perennemente freddo, sembrava stesse
andando a fuoco sotto il tocco di quelle labbra e quelle mani.
«Mi sei mancata», gli
ripeté all'orecchio, prima di giocare con la propria lingua e il
lobo di lei. Infine lo morse maliziosamente.
Eve non rispose, anzi, portò
le mani sulla cinta dei pantaloni di lui e con un gesto veloce gliela
sfilò. Senza indugiare oltre gli slacciò i pantaloni e
proprio mentre stava per infilare la mano all'interno dei boxer del
cantante, lui parlò di nuovo.
«Ti amo», soffiò
debolmente, con il volto nascosto tra i suoi capelli. Quel giorno le
profumavano di vaniglia.
La donna si bloccò immediatamente e ritirò la mano, come se si fosse scottata.
«Cos'hai detto?»
Non gliel'aveva mai udito
pronunciare prima, magari gliel'aveva fatto intendere, ma non le aveva
mai detto quelle parole così esplicitamente. O almeno lei non lo
sapeva, perché Jared glielo sussurrava sempre dopo che avevano
fatto l'amore e lei gli dormiva beata con la testa sul suo petto. Non
aveva mai avuto il coraggio di dirglielo da sveglia per paura di una
sua reazione sbagliata.
«Ti amo», ripeté con voce ferma, ora guardandola negli occhi.
Lei nei suoi ci vide speranza, sogni, ambizione e.. amore. Lui nei suoi ci vide solamente paura.
«Per il sesso, vero?»
provò a sdrammatizzare, ridacchiando e avvicinandosi di nuovo al
suo viso per baciargli la bocca fina e mordergli il labbro inferiore.
«No, certo che no», e
aveva smesso di toccarla, di guardarla con tutto quel desiderio. Si era
come svuotato, quasi come se avesse capito che quell'amore era solo a
senso unico. In verità l'aveva già immaginato in varie
occasioni, ma era finito per allontanare sempre quel pensiero, cercando
di non rattristarsi.
Eve rimase per pochi secondi a
fissarlo, non sapendo cosa fare o come reagire, ma doveva pensare alla
svelta un modo per un deluderlo.
«Ti amo anch'io, Jared.»
Pronunciò quelle parole con
fermezza e, portandogli una mano sul volto, gli accarezzò una
guancia. Si era irrigidito, Jared, e la guardava con sguardo freddo.
Non le credeva.
Eve allora si avvicinò con
lentezza al suo viso e poggiò nuovamente le sue labbra sulle
sue, poi lo abbracciò, circondandogli le spalle con le braccia e
nascose il volto nell'incavo del suo collo, ispirando il buon profumo
che emanava.
Avrebbe dovuto amarlo realmente.
Chiuse gli occhi, nel sentire le
lacrime offuscargli la vista e lo strinse ancora di può al suo
corpo. Fu tutto inutile; una lacrima le sfuggì dal controllo e
le solcò il volto, andando a finire sulla pelle dell'uomo.
Jared inizialmente non si mosse di
un millimetro, ma quando capì che Eve stava piangendo
appoggiò con delicatezza le mani sulla sua schiena.
Quando i singhiozzi della ragazza
inondò la stanza silenziosa, Jared non poté fare altro
che stringerla a sé, avvertendo come una morsa al cuore.
«Ti amo anch'io, Jared», ripeté lei con voce spezzata.
«Shh», e le baciò il collo, stringendola con forza tra le sue braccia.
Eve, ad occhi chiusi, venne travolta dai ricordi iniziali dei loro primi incontri, quando ancora era una donna libera.
«Salve», le disse da dietro una voce sconosciuta che la fece voltare verso di lui.
Eve si trovava in disparte, seduta su uno degli sgabelli del bancone del bar e guardava da lontano la stanza colma di gente.
«Salve», lo salutò, sorridendo aggraziatamente.
Non si sarebbe
mai aspettata che quell'uomo le sarebbe venuto a parlare, anche se ci
sperava in fondo. Sapeva perfettamente chi era, l'aveva già
notato da lontano.
Aveva un
sorriso dolce, ma allo stesso tempo accattivante, e due occhi azzurri
come un ghiacciaio nel bel mezzo dell'oceano scuro.
«Tenga», e le offrì un bicchiere di champagne, che lei prese volentieri.
«Grazie mille.»
«Come mai una come lei si trova qui tutta sola?» le aveva chiesto curioso, mettendosi seduto su uno degli sgabelli.
«E' tutta la sera che sto in mezzo alla gente. Mi ero stancata», gli spiegò semplicemente.
«Capisco.»
Tutti e due si portarono il bicchiere alle labbra e bevvero un sorso, rivolti verso le altre persone.
Jared si
sentiva quasi in imbarazzo sotto lo sguardo provocante della ragazza e
lei aspettava solamente che l'uomo facesse il primo passo.
«Piacere, Jared», optò alla fine per presentarsi, porgendole la mano.
«Piacere, Eve» e gliela strinse forte.
Lui annuì, già a corto di parole, il che era assolutamente strano. Jared aveva sempre qualcosa da dire.
La donna bevve ancora un sorso, ora guardandolo in volto sotto le lunghe ciglia nere.
Dopo neanche una mezz'ora si trovavano già in camera da letto.
Eve a sfogare
tutta la sua rabbia repressa nei confronti di Shannon, e Jared solo per
passare la serata. O almeno così pensava, perché con il
tempo quella donna era divenuta l'unica.
Peccato che per lei invece non era mai cambiato nulla.
«Calmati, per favore»,
le mormorò all'orecchio con voce bassa, mentre le accarezzava i
lunghi capelli castani.
Eve non poteva più
continuare in quel modo, era arrivata al capolinea e percepiva il
vomito di parole premere sempre più per uscire dalla sua bocca.
Fece un lungo sospiro e
cercò di bloccare i singhiozzi. Quando sembrò calmarsi
definitivamente, Jared si scansò un poco e, prendendole il volto
tra le mani, le asciugò le lacrime con i polpastrelli delle
dita.
«Ti va di andare a mangiare un boccone?» soffiò a pochi centimetri dal volto di lei.
«Basta che non mi porti nei tuoi soliti posti vegetariani», rise tra le lacrime.
Anche l'uomo scoppiò a ridere, prima di stringerla nuovamente al proprio petto.
Ho deciso di postare anche se qualcosa non mi convince in questa parte
e sono di umore nero. Ma ho deciso di farlo perché sento il
bisogno di non estraniarmi dal mondo.
Purtroppo sono dei giorni veramente difficili e distruttivi; sembra che
la mia unica medicina sia Alibi. Ecco, ascolto quella canzone, chiudo
gli occhi e allora sembra che tutti i pezzi nel mondo ritornano al loro
posto originario. Però come tutto, anche questa canzone finisce.
A volte la rimetto da capo, altre non posso, devo farmi forza da sola e
andare avanti. Ma oggi proprio non ci riesco; mi concedo il fatto di
non avere il coraggio di ascoltare Alibi e di lasciarmi crogiolare nel
dolore.
"Che fai piangi? No, dai, Erica, ti
prego. Guardami; non piango nemmeno io. Domani ritorno a scuola e mi
dispiace che il funerale sia stato oggi, proprio oggi che uscite
all'una e mezza", lo abbraccio, gli bacio le guance. "Basta, nonna ci sta guardando"
e ti metti a ridere. Ti metti a ridere in chiesa, di fronte agli occhi
di tua madre e tua sorella distrutte dal dolore e di fianco alla bara
ricolma di fiori di tuo padre.
Come faccio a studiare quando l'unica scena a cui riesco a pensare è questa?
Ma passiamo ai ringraziamenti, che è meglio, mi sono solamente lasciata un po' andare, scusate.
Ringrazio Ire,
per le parole carine che mi riserva in ogni sua recensione e anche
perché mi fa pubblicità :) Ti sei tagliata i capelli? Io
sono pronta per andare in missione! Ti adoro. ♥
Ringrazio anche PrincesMonica,
che spero di ringraziare in modo migliore la prossima volta, oggi
proprio non riesco scusami, ma sappi che mi ha fatto veramente molto
piacere soprattutto perché sei stata sincera e se c'è
qualcosa che adoro è la sincerità. In ogni caso ti
rispondo: sì, Eve ha una storia parallela con Jared e in questo
capitolo l'ho spiegata :) Non volevo dirlo subito per lasciare un po'
di suspance! E sinceramente neanche io me lo riesco ad immaginare un
Jared, in qualche modo, così.. buono?! Dolce?! Non saprei. Ma
perché la storia funzioni mi serviva così e tra lui e
Shannon ci vedo allora di più Jared XD *okay, è un
ragionamento complicato, sorry*
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Lol -- Lot of Love. ♥
|
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Capitolo 3 *** 0.3 - Rolling in the deep ***
0.3
Le cicatrici del tuo amore mi ricordano di noi
E mi fanno pensare che abbiamo avuto quasi tutto.
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro.
Mi innamoro.
Potevamo avere tutto.
Andiamo insieme.
Avevi il mio cuore e la mia anima,
te li sei giocati.
-traduzione Rolling in the deep, Adele.
-0.3 Rolling in the deep
Jared fu il primo quella
mattina ad aprire gli occhi; erano ancora le otto, ma non era stanco
anche se aveva dormito solamente un paio d'ore.
Prima di spostare lo sguardo sul
volto addormentato di Eve che gli dormiva, come di consueto, con il
capo appoggiato al suo petto, guardò verso il grande finestrone
da cui entravano i primi raggi di sole. Si prospettava una soleggiata e
fredda giornata e lui se ne sarebbe dovuto andare solamente a pranzo.
Accarezzò la schiena nuda della donna e rimase sveglio a pensare alla notte appena trascorsa.
Non riusciva a capire
quell'atteggiamento. Perché Eve era scoppiata a piangere proprio
quando le aveva detto ti amo? Eppure ogni sua precedente donna aveva
aspettato ansiosa quelle due parole famose. Avevano tutte aspettato
inutilmente perché dalla sua bocca non era mai uscito nulla,
tralasciando Cameron. Era stata seriamente la donna più
importante della sua vita, ma ora, guardando il bel volto di Eve, anche
lei veniva eclissata.
Fece un lungo respiro,
accarezzandole i lunghi capelli castani con sfumature bronzee. C'era
qualcosa che non andava, lo percepiva.
Eve non era mai stata una di quelle
persone che mostravano palesemente i propri sentimenti, ma Jared non
aveva mai messo in dubbio che da parte sua non ci fosse nulla. Erano
perfetti insieme, perché non sarebbe dovuto andare tutto per il
verso giusto? Lui la sapeva cullare nelle notti più buie, dove
il vuoto all'interno di te è talmente grande da farti
dimenticare persino di respirare. Lui sapeva come farla ridere, come
metterle il buon umore e inoltre sapeva come voleva essere trattata. Le
cantava canzoni dolci all'orecchio e ballavano abbracciati nel salone,
accompagnati dalla solita musica jazz, la preferita di Eve. Avrebbe
fatto di tutto per lei, si sarebbe perfino buttato da un grattacielo se
solo lei gliel'avesse chiesto. E pensava che tutti questi sentimenti
fossero reciproci, almeno per metà.
Gli venne in mente quando una
volta, durante le riprese di Hurricane, lei era comparsa dietro le
transenne, in strada, in mezzo ad altri milioni di visi curiosi.
L'aveva notata subito ed era rimasto per un attimo interdetto, nel
mezzo di una scena. Eve era così; non prometteva mai nulla, ma
poi riusciva sempre a stupirti.
Jared aveva sospeso subito le
riprese e si era diretto verso di lei, che però era già
scomparsa tra la folla. L'aveva ritrovata seduta su una poltrona della
sua camera poche ore dopo, al suo ritorno.
«Come sei riuscita ad entrare?» le aveva chiesto, lasciando che un sorriso perspicace gli increspasse le labbra.
«Ho tanto il viso da santarellina?» gli aveva risposto, con due occhi talmente espressivi da poter parlare per lei.
E poi si era interessata a lui,
alla sua giornata, al suo lavoro, mettendo da parte il suo egoismo che
la portava a parlare in continuazione di sé stessa. Jared, di
molte parole come al solito, aveva incominciato a spiegarle,
mostrandole anche alcune scene già girate che aveva sul suo
computer. Quella sera si era programmato di lavorarci sopra, ma era
finito completamente per fare altro.
«Chi è quella?»
aveva chiesto la donna, incuriosita, appena aveva visto la scena in cui
il cantante si intratteneva con una modella mora.
«Una ragazza per il video», era stato sul vago Jared, compiaciuto di aver suscitato la gelosia sulla donna.
«Una ragazza?» aveva continuato a domandare.
«Una modella», aveva risposto con naturalezza, continuando a guardare la scena.
«Una modella?!»
«Questo, questo è il
momento migliore», aveva sghignazzato il frontman, proprio nella
scena in cui stringeva il seno alla ragazza e successivamente le
mordeva il petto, vicino all'ombelico.
Eve aveva aperto la bocca sconvolta e lasciando la gelosia sopraffare sui suoi soliti modi aggraziati.
«Certo, che sei proprio
stronzo!» aveva esclamato, prendendo il primo cuscino che aveva
trovato, sopra il letto dove erano seduti, per incominciare a colpirlo.
Lui aveva riso, divertito, cercando di pararsi dai colpi della donna che non voleva smetterla.
«Non era bella quella scena? Se vuoi te la faccio rivedere», era riuscito a dire, senza smettere di ridere.
Avevano finito per punzecchiarsi
tutta la serata, senza sosta. Jared felice e gratificato, Eve divertita
e con la mente ben lontana da Shannon.
Jared respirò ancora, rumorosamente, mentre continuava ad accarezzare i capelli di Eve.
Non riusciva a capire in nessun modo cosa c'era che ora non andava. Eppure bastò poco e l'arcano venne scoperto.
Improvvisamente l'uomo udì
un suono, proveniente dalla borsa della donna che era appoggiata sopra
il divanetto di fronte al letto.
Non avrebbe dovuto alzarsi per
andare a controllare, ma Jared era un tipo curioso, come si poteva
credere che sarebbe rimasto disteso sul letto?
Si scansò dal corpo della
donna, cercando di non svegliarla. Lei infastidita fece una smorfia con
la bocca e cambiò posizione, senza però aprire gli occhi.
Abbracciò il cuscino una volta giratasi dalla parte opposta, ma
l'uomo, sporgendosi per vedere se il suo respiro era regolare oppure
no, notò che ancora dormiva tranquillamente.
Jared non perse tempo, si
alzò dal letto, infilandosi i boxer che erano finiti poco
lontani, e si avvicinò alla pochette nera della donna.
Era stato uno squillo breve,
perciò ne dedusse che avesse ricevuto solamente un messaggio, ma
il desiderio di sapere fu più forte di lui e così si
ritrovò con le mani nella borsa di Eve, frugandoci dentro.
Trovò facilmente il telefonino che segnalava sul display un messaggio ricevuto.
Inizialmente lo rimise dentro,
richiudendo persino la borsa e posizionandola come gli sembrava fosse
fin da prima. Non doveva. Con quale diritto avrebbe potuto frugare
nelle cose personali di quella donna? Se lei fosse stata al posto suo e
lui l'avesse venuto a sapere sarebbe stato furioso con Eve. Le avrebbe
urlato che non si poteva permettere di mettere il naso nei suoi affari,
anche perché la loro storia cos'era? Seriamente; da parte di
Jared ci sarebbe stata tutta la volontà di una relazione seria e
stabile, ma da parte di Eve? Lei sembrava che neanche le importasse
definire il loro rapporto.
Eppure Jared riprese quel cellulare
tra le mani e dopo un attimo di esitazione aprì il messaggio.
Comparvero presto poche parole nere su uno schermo bianco.
Si diede dello stupido subito dopo aver letto; non avrebbe dovuto farlo perché se ne pentì amaramente.
'Voglio assolutamente vederti; devo spiegarti', citava il messaggio.
Solo quando lesse il nome di chi l'aveva inviato sentì la rabbia montare.
Shannon. Suo fratello. Suo fratello maggiore conosceva Eve. Suo fratello maggiore doveva parlarle.
Si diresse verso il letto, con il cellulare della donna in mano, e la svegliò bruscamente con una spinta.
Lei sussultò e si
portò una mano sul viso, prima di voltarsi a guardarlo con gli
occhi ancora mezzi chiusi e assonnati.
«Che vuol dire?» chiese Jared con tono freddo, mostrandole il messaggio.
Eve si scansò i capelli dal
viso poi si tirò su seduta, con calma, come se non avesse capito
che la faccenda fosse seria.
Si prese il lenzuolo e se lo
avvolse intorno all'esile corpo, infine fu pronta per dare completa
attenzione al volto dell'uomo. Teneva la mascella serrata e la solita
vena sotto l'occhio sinistro gli si era gonfiata.
«Dimmi esattamente cosa vuol dire questo messaggio. Conosci mio fratello?»
Eve sgranò gli occhi quando si accorse del suo telefono tra le mani di Jared e il primo impulso fu di riprenderselo.
«Hai frugato nella mia roba?» quasi urlò.
«Non ribaltare la frittata,
Eve. Il punto è: conosci mio fratello?» ora la sua vena
non si era solamente gonfiata, ma pulsava per la rabbia che stava
trattenendo.
«Ma con che diritto ti sei
permesso di farlo?» continuò la donna su quell'argomento,
imperterrita. In realtà stava solamente prendendo tempo,
pensando ad una bugia plausibile da inventarsi.
«Eve, cristo santo, ti sto chiedendo una cosa precisa!» sbraitò.
«Sì, okay? Sì,
conosco tuo fratello», disse abbassando lo sguardo. Il senso di
colpa era troppo grande per poterlo sopportare e non riuscì
neanche a fingere. Era come se qualcosa all'interno di lei si fosse
rotto, trasformandola in una persona diversa da quella che era di
solito. La fredda e sempre impassibile Eve si era andata a farsi
benedire.
«E il vostro rapporto in cosa consiste?»
Eve si morse l'interno della
guancia, a disagio, e si girò a guardare fuori dal grande
finestrone. Avrebbe dovuto immaginare che prima o poi sarebbe venuto
tutto fuori, tutto a galla. Se non fosse successo in quel modo sarebbe
stata lei stessa a sputare fuori tutta la verità.
«Sesso. Solo sesso. Niente amore, niente sentimenti.»
Fu una pugnalata al cuore quella
frase per Jared. Suo fratello si fotteva la sua ragazza, quella donna
per cui aveva perso la testa, che credeva di amare e pensava fosse
assolutamente perfetta.
«Lui lo sa?»
«Cosa? Di noi due?» e
si voltò di nuovo a guardarlo. Un fulmine a ciel sereno quegli
occhi color verde pastello.
Teneva i pugni chiusi e le nocche
delle mani erano divenute giallognole per la pressione esercitata.
Aveva una gran voglia di andare a spaccare la faccia a suo fratello.
Non gli era mai capitato di odiarlo in quel modo.
«No, non lo sa e l'ho conosciuto prima di te.»
Ennesima pugnalata al cuore.
Jared si mise diritto e
incominciò a camminare avanti e indietro per la stanza
d'albergo, con le mani tra i capelli e il cuore che gli batteva in gola.
«Perché? Perché
l'hai fatto?» urlò improvvisamente, facendo sobbalzare Eve
che si portò le gambe al petto e si abbracciò, impaurita.
«Io.. io lo amo,
Jared», sussurrò subito dopo, scoppiando a piangere. Non
riusciva più a sopportare il masso che le opprimeva il cuore,
che ora le batteva furiosamente. Non voleva far soffrire nessuno, ma
ormai era entrata in quel tunnel e non c'era modo per uscirne illesa.
Per nessuno dei due, almeno.
Era tutto sbagliato, l'ultimo anno
della sua vita lo era perché aveva preso in giro qualunque
persona la circondava compresa sé stessa.
«Mi hai sfruttato vero? Mi hai solo sfruttato!»
Eve non riuscì a rispondere, ma con il viso nascosto tra le mani annuì debolmente.
Jared si avvicinò al muro, indugiò un secondo, infine diede un forte pugno su di esso, urlando.
La donna sobbalzò di nuovo,
alzando immediatamente il volto verso la figura dell'uomo che ora stava
urlando ancora più forte per il dolore alla mano.
Anche lui scoppiò a piangere
ed appoggiandosi al muro scivolò su di esso fino a che non si
ritrovò seduto a terra, con le nocche di una mano sanguinante e
il cuore a pezzi.
«Io non volevo ferirti, credimi», disse lei dopo aver ingoiato il groppo in gola, con voce tremolante.
«Zitta, devi stare
zitta», boccheggiò il frontman, con lo sguardo perso nel
vuoto e il volto bagnato dalle lacrime.
Rimasero per un'ora intera muti,
nella medesima posizione. Eve accucciata sopra il letto e Jared in un
angolo della stanza. Lei non aveva il coraggio di dire o fare niente e
lui aveva il cervello che gli scoppiava. Troppi pensieri insieme,
troppe delusioni e poi Shannon. L'aveva odiato inizialmente, ma ora non
poteva più farlo. Non ci riusciva. Alla fine non ne sapeva nulla
e l'unica colpa che aveva era quella di aver notato Eve prima di lui e
di averla fatta innamorare al suo posto. Non poteva permettere che
tutto questo rovinasse qualcosa nel loro rapporto. Erano fratelli,
cazzo.
Ma guardando quella donna, in
lacrime sopra quel letto dalle lenzuola ancora sgualcite dalla notte
passata insieme, riusciva ad avere solamente pensieri sconnessi.
Poi Eve ebbe il coraggio di fare un'azione che prese Jared alla sprovvista, come ai bei tempi.
Si alzò, completamente nuda
se non per le mutande, e si avvicinò a lui. La vide camminare
nella sua direzione con i capelli lunghi scompigliati, il viso pulito,
gli occhi e le guance rossi per il pianto. Le gambe lunghe e
affusolate, il ventre piatto e il seno piccolo. Era bellissima; fu
l'unico pensieri che il cervello di Jared riuscì a compiere in
quel preciso istante.
Lei si mise seduta al suo fianco,
con la schiena poggiata al muro, infilò un braccio sotto il suo
e intrecciò le dita alla mano, ancora un poco sanguinante,
dell'uomo. Lui non si mosse, anzi, chiuse gli occhi e fu quasi lieto di
quel contatto. Di sentire la mano piccola e fredda di Eve nella sua o
il suo viso posato sul suo braccio. Inspiegabilmente gliene fu grato.
Avrebbe dovuto spingerla via e cacciarla fuori da quella stanza, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.
Si sentiva semplicemente vuoto e smarrito.
«In realtà non ti ho
usato. Solamente in quei momenti in cui sto insieme a te mi sento
bene», parlò poco dopo la donna.
Ed era vero; credeva di averlo
solamente sfruttato per sentirsi amata e non pensare al fratello
maggiore, ma se riportava alla mente i momenti passati insieme a
quell'uomo ci vedeva solamente tanta serenità.
Ovviamente amava Shannon, ma era un
continuo farsi del male andarsi a buttare tra quelle braccia, mentre
quando le sue labbra incontravano quelle di Jared sentiva solamente un
peso in meno al cuore. Perché era amata e allora i suoi
sentimenti passavano in secondo piano.
«Ma ami Shannon.»
«Sì, ma solo perché sono una lurida puttana e perfino masochista.»
«Esatto.»
Eve sorrise, stringendo di più la presa su quella mano.
«So che adesso mi starai
odiando e io giuro che uscirò dalla tua vita tra un secondo, ma
devi sapere che ciò che abbiamo vissuto è stato reale in
fondo.»
Detto questo, si scansò e fu pronta ad alzarsi, ma Jared la prese prontamente per un polso e la trattenne a terra.
Lei si voltò a guardarlo
interrogativa, ma quando incontrò quegli occhi, quel giorno
ancora più glaciali, venne spiazzata. Infatti lui le
allungò una mano verso il volto e con delicatezza assoluta le
carezzò una guancia bianca come il latte e una volta
avvicinatosi ad esso la baciò teneramente.
Voleva ricordarsi per un'ultima
volta che sapore avevano le sue labbra e la velocità con cui
batteva il suo cuore quando l'aveva tra le mani. Fu uno sfioramento che
durò pochi secondi, ma per un attimo il tempo sembrò
fermarsi e la mente di Jared venne completamente svuotata.
«Avresti potuto amarmi se fossi arrivato prima?» le sussurrò subito dopo, a poche spanne dalla sua bocca.
Lei chiuse gli occhi ed ispirò profondamente.
«Sì, penso di sì.»
Eccomi di nuovo qui, con un nuovo pezzo di questa one-shot divisa in un
totale di cinque capitoli. E visto che l'ho divisa in cinque capitoli, questo non mi è venuto lunghissimo. i'm so sorry ç_ç Però sì, ora so dirvelo con certezza. Ma
praticamente con il prossimo capitolo la storia finirà.
Anyway, spero che la mia protagonista e il mio Jared non vi abbiano
deluso, ma d'altronde penso che potete dire pesta e corna di Eve xDD
Lei ne è coscente, si chiama da sola 'lurida puttana e perfino masochista'.
In ogni caso sono molto curiosa di leggere ciò che ne avete
dedotto voi, ciò che vi è arrivato e le vostre emozioni.
In più come lo vedete questo Jared? Io troppo innamorato. E'
vero; è totalmente diverso da quello reale, ma se si innamorasse
veramente di qualcuna?
Parlando un po' di me vi informo che sto meglio, molto meglio. Il mio
amico è tornato a scuola il giorno seguente e rideva. Credetemi;
quello è ciò che mi ha fatto più male. Solo pochi
giorni fa mi si è avvicinato e mi ha detto: 'Non riesco a
piangere', e io sono riuscita solamente ad abbracciarlo.
MA, grande ma, scansiamo la malinconia e passiamo a qualcosa che ci metterà un sorriso, o almeno a me lo mette.
HAPPY B-DAY, IRENE!
Questa bellissima ragazza oggi compie ben vent'anni.
Ti dedico con tutto il cuore il capitolo sperando che non sia venuto
fuori una schifezza XD Ma non potendoti fare un regalo materiale ho
pensato che l'unica cosa che potrei fare è questa :)
i love u
Ah, ultimamente mi sto fissando con Adele *-* ma che voce ha? Poi sabato a contemporaneo Alice, la mia insegnante, mi ha messo Hometown Glory e giuro che mentre ballavo stavo per scoppiare a piangere!
Ringraziamenti.
EssenceOfMars: Grazie mille,
come ho detto sopra io mi sono ripresa. Purtroppo è per il mio
amico il duro colpo e la morte di un genitore è qualcosa che
rimarrà sempre dentre, ma lui sa che può contare su di
me. E grazie anche per i complimenti. Sono curiosa di sapere cosa ne
pensi anche di questo capitolo.
GiuliaDeDo: La tua recensione mi ha fatto veramente TANTO
piacere e sono assai contenta del fatto che tu non giudici la
protagonista. Uno degli scopi che mi sono prefissata è farla
sbagliare, sì, ma nonostante tutto farla entrare anche nel cuore
dei lettori, almeno per tutto il tempo che si legge questa storia.
Ama seriamente Shannon, ma è attaccata a Jared e forse se ne sta accorgendo solamente ora, purtroppo.
La tua domanda per metà è già stata risposta,
eppure ora che farà Eve? Shannon la vuole vedere, ma lei gli
risponderà? Andrà comunque da lui? Lo affronterà?
Eh, mi piace tenere sulle spine i miei lettori, spero non mi odierai :)
Mi dispiace per la tua storia, non vorrei riaprire ferite fresche,
spero tu possa superare tutto. Purtroppo i maschi.. brutte bestie u.u
*con questa storia però si capisce che anche le donne non
scherzano XD*
Grazie mille, di nuovo, per la recensione. E' stata veramente molto bella da leggere!
_SuperJunior_: Grazie anche a te! Eh, quello che prova Shannon si scoprirà solamente alla fine :)
Con questo vi saluto tutti e ringrazio chi ha solamente letto o messo questa storia tra le preferite.
Ire: Aggiungo all'ultimo un commento anche per te. Prima di tutto: NO, NON TI PERDONO!
u.u ahahahah ma ti pare? E non sei niente di quello che hai detto di
essere. Poi hai vent'anni, nel pieno della giuventù *___*
Eh, lo so. Jared mi è venuto strano e diverso
ç___ç e io che li voglio sempre fare simili agli
originali. Ma qui non si può!
Ma lo sai che penso che tu abbia ragione sul fatto del complesso della
brunetta? E che cavolo, almeno qui ho la soddisfazione di farli andare
con le brune/more u_u *proprio della serie: 'appena vedono me, altro
che bionde! u.u' xDD*
Sto Shannon comunque fa un po' troppo sesso, eh?! non ti pare? io sono
proprio gelosa! Cioè, prenderei un aereo ora, andrei in
australia e gli farei una scenata in seduta stante u.u Non si
può scopare tutte 'ste persone! BIONDE, SOPRATTUTTO!
ahahahahahahahahahah ma quanto ci divertiamo noi due? XD
Eh sì, di questo avevo l'anticipazione, ma il prossimo ti faccio la sorpresona ù.ù
ti adoro! ♥
Con questo vi saluto tutti e ringrazio chi ha solamente letto o messo questa storia tra le preferite.
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Capitolo 4 *** 0.4 - Bad Romance ***
0.5
Your defenses were on high
your walls built deep inside.
Yeah, I'm a selfish bastard
but at least I'm not alone
my intentions never change
What I want still stays the same
and I know I should do
it's time to set myself on fire
Credimi, quando dico addio per sempre
è per il nostro bene.
Was it a dream? - 30 Seconds To Mars
-0.4 Bad Romance
Quando l'amore non è più amore, ma solo paura di rimanere soli.
Eve entrò velocemente all'interno dell'ascensore
dell'edificio in cui aveva un appartamento tutto suo e schiacciò
meccanicamente, senza neanche pensarci, il bottone con sopra il numero
del suo piano.
Aveva la testa che le doleva, gli occhi gonfi e ormai credeva di aver
pianto tutte le lacrime che aveva all'interno di sé,
sbagliandosi. Ogni volta che credeva di aver finito con i piagnistei
ecco che riaffioravano altre lacrime amare, sempre più pesanti,
che le bagnavano il volto stanco.
Solamente uno squillo e il suo cellulare che le vibrò in mano la
riportò al presente, ricordandole ciò che doveva a tutti
i costi fare.
Era uno squillo di Shannon, che ansioso aspettava da più di due ore una sua risposta.
Se fosse stato per lei neanche avrebbe risposto, ma doveva farla
finita, doveva chiudere anche quella storia e distaccarsi per sempre
dai due fratelli per ritornare sola ad affrontare la vita.
'E' finita', digitò il
più velocemente possibile quel messaggio e lo inviò a
Shannon, senza rileggere o avere ripensamenti. Era stremata,
tremendamente stremata da tutta quella situazione, che avrebbe voluto
rinchiudersi in casa e cadere in letargo per chissà quanto
tempo, sperando che una volta svegliata sarebbe stata una persona
nuova, diversa.
Neanche pochi secondi e il suo telefonino segnalò la risposta dell'uomo.
'Ore 11 al solito caffé', citava il messaggio. Sempre breve e coinciso come al solito.
Eve sbuffò, portandosi una mano sui capelli, per riavviarseli;
quando Shannon si metteva in testa qualcosa non c'era niente e nessuno
al mondo in grado di fargli cambiare idea.
Le porte dell'ascensore si aprirono, con un sonoro suono, e la donna
uscì da esso per ritrovarsi di fronte all'ampia porta di legno
del suo appartamento.
Prese affannosamente le chiavi nella borsa, dopo averle cercate per un
paio di secondi, e ne inserì una nella serratura del portone. Appena
entrò all'interno di esso buttò direttamente la pochette
e il giubbotto sul divano della sala e si levò le alte scarpe
che non riusciva più a sopportare.
Posò le chiavi su di un mobiletto, vicino ad uno specchio dove
si specchiò. Aveva i capelli scarmigliati e intrecciati, gli
occhi gonfi per le lacrime piante fino a quel momento e neanche
più un filo di trucco sul viso. Era distrutta e il suo corpo
tremava ancora per i singhiozzi di poco prima.
Era rimasta distaccata e pacata di fronte allo sguardo abbattuto di
Jared, ma la realtà era solamente una. Lei aveva bisogno di lui,
perché una volta varcata la porta di quella camera con la
consapevolezza che non avrebbe più potuto baciare quelle labbra
le era crollato il mondo addosso.
Lo stesso aveva fatto Jared; aveva aspettato che Eve se fosse andata
definitivamente dalla camera per scoppiare ancora a piangere, con la
fronte appoggiata alle ginocchia e le mani ai capelli. Non aveva mai
pianto se non nella finzione dei suoi film, ma ora non riusciva a
smettere. Aveva realizzato anche lui che quella donna non avrebbe
più illuminato le sue giornate.
Sembrava come se avesse lasciato una parte di lei lì dentro per sempre, senza poterla più riprendere.
Spesso si ama ciò che ci distrugge e mai quello che dovremmo e
ci rendiamo conto di quanto qualcuno è importante per noi
solamente quando lo perdiamo. Frasi fatte che Eve e Jared odiavano, ma
ora le stavano vivendo sulla loro pelle.
La donna sbatté un pugno sul mobile e chiuse gli occhi per ricacciare le altre lacrime.
Aveva bisogno immediatamente di una doccia per rilassarsi e distendere
i muscoli, così senza ulteriore indugio si avviò,
barcollante, verso il bagno, dove però rimase interdetta appena
ci mise piede.
Shannon era mai entrato dentro quell'appartamento? No, mai. Si
rinchiudevano in una stanza e non ne uscivano più; vivevano su
di un letto o una semplice stanza d'albergo. Mai voluto nulla di
più.
Jared, invece, dopo solamente due mesi che si frequentavano le era
comparso sotto casa, l'aveva chiamata dicendole di affacciarsi dal
balcone e quando Eve lo aveva visto si era portata una mano davanti la
bocca non credendo ai propri occhi.
Le aveva portato del cibo cinese da asporto dal suo ristorante
preferito e avevano passato una serata tranquilla insieme, guardando un
film.
E ora le comparve davanti gli occhi la sua figura nuda, dentro la
doccia a vetri, che la guardava in modo provocante, come quando tutto
era accaduto realmente.
Vorresti entrare?
Si ricordava perfettamente quella scena e perfino il tono di voce usato
da lui. Era tutto fermo nella sua mente, nei suoi ricordi che avrebbe
voluto cancellare per non soffrire più.
Eve prese la porta e la sbatté dietro di sé prima di
portarsi le mani a nascondersi il volto. La sua testa stava scoppiando
e non voleva più pensare a ciò che era stato. Non voleva
più semplicemente pensare a quell'uomo che fino a pochi minuti
prima credeva fosse solamente uno dei tanti.
Non era mai stata male così tanto per amore.
«Che diavolo avete voi due?» urlò nella solitudine di quel bagno.
Poi andò ad aprire l'acqua della doccia e aspettò che il
calore si espandesse per la stanza, dopodiché si spogliò
e si infilò dentro.
Sentire l'acqua sulla propria pelle diafana fu quasi una liberazione.
Abbandonò il volto all'indietro per fare in modo che quel getto
glielo bagnasse direttamente e poté percepire perfettamente ogni
gocciolina cadere sulle proprie palpebre chiuse per poi scendere e
mischiarsi alle lacrime.
Appoggiò la schiena alle mattonelle fredde del muro e poco dopo
si lasciò cadere a terra, seduta, scoppiando in un altro pianto
silenzioso.
Avrebbe avuto bisogno solamente di tempo, di un po' di tempo per
calmarsi e liberare la mente. Un po' di tempo per capire che quella
reazione era esagerata, soprattutto da una persona come lei.
Poi sarebbe andata ad incontrare Shannon e infine sarebbe scomparsa. Se
ne sarebbe andata dalle vite di quei due fratelli, eliminandoli
definitivamente dalla propria. Come se realmente esistesse un
pulsantino con scritto “canc” e tutto si risolvesse
così.
Non sarebbe stato difficile e quando tutto il tempo che si era
predisposta sarebbe finito era certa che non avrebbe avuto più
nessuno nel cuore.
Rivoleva la solita Eve Grey e l'avrebbe riavuta.
A costo di dimenticare completamente l'ultimo anno trascorso.
«Queste sono le ultime lacrime che ti concedo, Eve», si disse da sola.
Si sfogò per altri minuti, in un pianto disperato, ma una volta
chiusa l'acqua della doccia ed uscita da essa, aveva terminato e non
avrebbe più versato lacrime. Se lo era promessa.
Ora le mancava solamente eclissare Shannon dalla propria vita e poi
poteva dire di aver completamente concluso. Solo in quel caso sarebbe
potuta tornare la solita Eve, quella che non provava nemmeno
un'emozione.
Si asciugò il corpo con un asciugamano che successivamente si
legò intorno al petto, sopra il seno, e con un altro più
piccolo, si tolse un po' d'acqua dai lunghi capelli.
Guardò l'orario sull'orologio da polso che aveva poggiato sul
lavabo prima di essere entrata in doccia e, accorgendosi che erano
già le dieci e mezza, prese velocemente il phone per asciugarsi
i capelli. Dieci minuti e aveva concluso.
Se li lasciò ondulati e passò a truccarsi un poco gli
occhi chiari, dal taglio felino. Infine si diresse in camera da letto
per vestirti il più velocemente possibile.
Arrivò al solito caffé con un quarto d'ora di ritardo;
lei non lo era mai, anzi odiava esserlo, ma quel giorno non le
importò minimamente.
Scese dal taxi, dopo aver pagato il tassista e si diresse all'interno
del piccolo bar centrale. Passo sicuro e volto alto, autoritario,
pronto a nascondere tutto il vuoto e le lacerazioni che portava
all'interno di sé.
Dimostrarsi la più fragile è vietato, ricorda, si disse prima di spingere la porta a vetri dell'ingresso.
Una volta all'interno si guardò intorno per vedere se c'era il
volto conosciuto di Shannon nella sala. Lo notò poco lontano
alzare una mano in sua direzione, con il giubbotto di pelle e gli
occhiali da sole ancora addosso.
Gli sorrise, meschina e si avvicinò al tavolo.
«Sei in ritardo», fu ciò che gli fece notare subito l'uomo.
Lei annuì, «lo so.»
Lo sguardo di Shannon rimase fisso negli occhi di Eve, finché le prime parole non uscirono dalle loro bocche.
Che aveva qualcosa che non andava se ne accorse persino lui.
«Buongiorno», la salutò subito l'uomo, distogliendo
lo sguardo dal volto di lei, come se si vergognasse di essere stato
sorpreso a fissare la donna per troppo tempo e soprattutto in modo
totalmente diverso dal suo solito disinteressamento.
Prese il menù e lo sfogliò, senza però guardarlo
realmente. Lo sfogliava sovrappensiero, con in mente già cosa
avrebbe ordinato.
«Buongiorno», rispose Eve al saluto, compiendo i suoi stessi movimenti.
Rimasero muti per alcuni minuti finché lui, con finta indifferenza, le chiese cosa avrebbe ordinato.
Sembrava una conversazione ordinaria, compiuta da due persone amiche che
non avevano niente d'importante da dirsi, quando in realtà la
situazione era totalmente il contrario.
Quel comportamento da codardo infastidiva come non mai la donna che non
rispose a quell'ultima domanda. Posò il menù sul tavolino
e alzò gli occhi per guardarlo, infine con voce misurata
parlò.
«Cosa vuoi Shannon? Perché siamo qui?»
L'uomo alzò immediatamente il capo e da dietro le lenti scure
degli occhiali da sole, sembrò tentennare spaventato. Non
l'aveva mai visto indifeso fino a quel punto, così impaurito e
titubante.
«Niente di importante», e per un secondo parve di nuovo quello di sempre. Freddo e sicuro di sé.
Eve non riuscì a pensare nient'altro se non che era giunta l'ora
di andarsene. Era arrivata fino a lì solamente per vederlo
un'ultima volta e dirgli definitivamente addio. Era arrivata fino a
lì solamente perché lui aveva voluto vederla
assolutamente, senza darle il modo di opporsi. Eppure ora non aveva
nulla da dirle.
Forse era meglio così, sarebbe stato più semplice per lei
cancellarlo dal suo cuore che continuava a sanguinare in silenzio,
cercando di non farsi notare dalla propria padrona.
Prese velocemente la borsa e si alzò, spostando la sedia dietro
di lei, che produsse un rumore sordo poiché strisciò sul
pavimento.
Era pronta ad andarsene quando lui la fermò per una mano.
«Dove vai?»
La donna chiuse per un attimo gli occhi, poiché stava per
scoppiare a piangere di fronte all'uomo, ma riuscì ad
opporsi al proprio volere e, una volta ricacciate indietro le lacrime,
si voltò verso di lui, abbassò lo sguardo sul suo viso ed
ebbe ancor più il desiderio di allontanarsi il prima possibile
per non fargli notare quanto dolore stava nascondendo. Soprattutto per
non cambiare idea e finire di nuovo in un letto di chissà quale
albergo, era quello ciò che più temeva.
«Se non hai niente da dirmi, allora addio, Shannon», e
provò di nuovo ad andarsene, divincolandosi dalla presa, che
però si fece ancora più salda intorno al suo polso.
«Ti prego, siediti», e la sua voce uscì in un sussurro. Basso e sensuale. Triste e supplichevole.
Eve aspettò che il batterista togliesse la presa, prima di sedersi nuovamente ed accavallare le gambe.
«Potresti toglierti gli occhiali? Sai, mi piacerebbe guardarti
negli occhi mentre ti parlo», ordinò la donna con voce
ferma, togliendosi il cappotto e posando la borsa nella sedia affianco.
Shannon non lo fece subito, rimase per un attimo fermo, infine, lentamente, se li tolse.
Aveva le occhiaie marcate e gli occhi spenti, come se non avesse dormito per tutta l'intera notte.
«Conosci per caso Achille, l'eroe greco dell'Iliade?» chiese sempre la donna.
L'uomo annuì e aspettò che lei continuasse per riuscire a
capire dove voleva farlo arrivare. Sapeva essere così difficile
a volte.
«Mi è venuta in mente Briseide. Ecco, credo proprio di essere Briseide e tu, invece, Achille.»
Eve concluse di parlare e lo vide girare il volto per guardare la
visuale fuori dalla grande vetrata del locale. La luce tenue di quel
giorno entrava e colpiva i suoi occhi in modo da renderli più
chiari del solito, ma la donna si accorse anche di qualcos'altro. Erano
vuoti e persi, molto simili ai propri.
Sembrava che al di là di quel vetro stesse cercando una risposta alle mille domande che gli vorticavano nella testa.
«Briseide era la sua concubina ed Achille dimostrò i
propri sentimenti solamente quando Agamennone gliela portò
via», disse con voce spenta, priva di qualsiasi emozione,
continuando a guardare ovunque, tranne che il viso di Eve.
«Ma la furia di Achille non c'entrava nulla con l'amore per la
donna. Agamennone gli stava portando via il suo bottino di guerra,
ciò che gli aspettava di diritto», gli spiegò
meglio la donna.
«E questo cosa c'entra con noi?»
Finalmente quegli occhi ebbero la forza di guardare quelli di Eve e di intravedere lo stesso sguardo perso e triste.
«Mi sto sentendo la tua concubina, il tuo bottino di guerra. Cosa
ti è mai importato di me, Shannon? Nulla, eppure proprio adesso
che sto cercando di tagliare i fili che mi sta legando a te, tu
sembri.. diverso.»
Lui si portò le mani alla fronte e se la massaggiò, chiudendo per un attimo gli occhi.
«Non è assolutamente vero» disse, sospirando piano.
«Come posso saperlo?»
Lui aprì subito la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma
la richiuse immediatamente, rimanendo muto a guardare quella donna,
dalle labbra tirate e gli occhi privi di qualsiasi sentimento. Appariva
distrutta anche lei dalla nottata passata e si chiese se per caso aveva
pianto per colpa sua.
Eppure lui non sapeva proprio cosa dire. Non aveva mai pensato a Eve
come qualcosa di più se non di una scopata facile, ma
nell'ultimo periodo la vedeva più distante e non
riusciva a capire per quale motivo. Era certo che c'era qualcosa sotto,
anzi sapeva addirittura che c'entrava il fratello, molto probabilmente,
e questo dubbio l'aveva portato ad essere quasi morboso nei suoi
confronti, senza però darlo a vedere.
E ora da una parte non la voleva perdere, ma dall'altra non era neanche
pronto a darle un motivo per non andarsene se non per un suo egoismo.
Le aveva mandato quel messaggio perché era sicuro di trovare il
coraggio di dirle tutto, ma in quel momento dalle sue labbra non veniva
fuori nulla.
Eve, come se avesse letto nel suo pensiero, sorrise lievemente. Un ultimo sorriso carico di delusioni e tristezza.
Allungò una mano verso quella dell'uomo, poggiata sopra il
tavolo, e, sporgendosi verso di lui, gli lasciò un tenero bacio
sulla fronte liscia.
Pochi attimi che sembrarono durare in eterno.
Quando si distaccò, la donna prese di nuovo la propria borsa e
il proprio cappotto, infine se ne andò da lì e da quel
tavolo, senza più voltarsi indietro.
Shannon rimase a fissarla mentre se ne andava, immobile su quella
sedia, incapace di fare o dire qualcosa. Rimase così, fermo, ad
imprimere nella sua memoria il ricordo della camminata fiera ed
altezzosa della donna.
Solo all'ultimo uscirono dalla sua bocca delle parole dette leggermente
a tono più alto del normale, che però non servirono a
nulla e che forse Eve non aveva neanche sentito.
«So che ieri eri al concerto!»
E in verità sapeva molto di più, ma non aggiunse
nient'altro perché ormai aveva capito. Non c'era altro da fare
se non lasciarla andare.
Quando non la vide più, neanche aldilà della vetrata,
chiuse per un attimo gli occhi, immaginandosi l'ultima volta che
l'aveva vista ridere.
Sopraffatto dai ricordi che non la smettevano di susseguirsi nella
propria mente, rimase per chissà quanto seduto da solo, in quel
tavolo di New York.
Prima di tutto faccio l'angolo pubblicità
xD Vorrei dirvi che se vi è piaciuto il modo in cui scrivo e
magari volete leggere qualcos'altro di mio, oltre ad aver pubblicato
già altre tre one-shot, ho in corso una long fic :) ecco qui il
link: ~ Miss nothing, miss everything,
parla di una ragazza, Mèlanie, che con il suo gruppo riesce ad
essere ingaggiata dalla EMI, proprio qui conoscerà i Mars. (non
è la solita storia d'amore, anche perché penso proprio
che l'amore non c'entri molto in questo caso.)
"«Penso
che sia stato destino il nostro incontrarci», mi aveva detto un
giorno guardandomi con quei suoi occhi così chiari da risultare
quasi bianchi, così gelidi da mettermi in soggezione, «non
lo pensi anche tu?»
Avevo riso, divertito dalla domanda e lei senza sentire la mia risposta aveva continuato a parlare.
«Vengo da un'altra galassia,
come te, marziano», mi aveva sussurrato avvicinandosi al mio
viso, come se mi stesse dicendo un segreto.
Le avevo accarezzato i lunghi capelli
biondi e prima di baciarle la fronte le avevo sussurrato: «ti
prometto che riusciremo a tornare a casa un giorno, alieno.»"
Così posto anche il penultimo capitolo, o meglio l'ultimo
perché praticamente seguirà una specie di epilogo.
Devo dire che un pochino mi dispiace lasciare questa storia; mi ci sono
affezionata anche se Shannon è così egoista, bastardo,
codardo e orgoglioso, Jared invece così melenso, innamorato e
dolce e infine Eve che è così.. bhé, non ho voglia
sinceramente di giudicarla perché che in questa storia il suo
personaggio abbia sbagliato l'abbiamo capito e c'è anche stato
chi l'ha odiata, chi l'ha amata, chi le è stata indifferente.
Insomma, questi personaggi sono tremendamente sbagliati, ma in ogni
caso mi mancheranno e sono sicura che ogni tanto mi rileggerò
qualche pezzo.
Ma torniamo al capitolo. Alla fine Eve ha scelto di rimanere sola, di
allontanarsi da tutti e due. Voi che ne pensate? Lo so che molte
speravano in una confessione di Shannon, ma sarebbe stato così..
scontato e poco credibile. Okay, sì, è bella la nostra
protagonista e a volte questo ci porta a pensare che le belle abbiamo
sempre tutto e tutti, ma non è proprio così. E poi voi
nella vostra vita siete state sempre amate da chi amavate? Bhé,
io no. Perciò in questo caso ho deciso di rendere il tutto
più reale, sperando di non aver deluso nessuno!
Ma ora lascio a voi i commenti, non vorrei finire per commentarmi da sola xDD
Ringraziamenti.
PrincesMonica: Oh, mi dispiace molto per la scrittura piccola! Non ci
ho mai pensato anche perché nel mio pc quando i caratteri sono
troppo piccoli clicco su ingrandisci xD non so, magari puoi farlo anche
tu :)
Ci sono passata quando ho avuto l'herpes alle cornee degli occhi .__.
non vedevo un tubo, neanche quando sembrava essermi passato tutto e per
le poche volte che entravo ingrandivo tutto talmente tanto che mi
vergognavo di me stessa XD In questo capitolo ho reso i caratteri
più grandi, spero ti sia trovata meglio!
Ma venendo a Eve.. se vuoi puoi scorticarla ahahah no, seriamente, un
piede in due scarpe non piace neanche a me! Sono proprio una di quelle
che pensa che non ci si può "attaccare" a due persone contemporaneamente,
ma con questo non voglio escludere che purtroppo potrebbe accadere. E
Jay ora è solo, se vuoi puoi andarlo a consolare xDD io mi
prendo a Shannon!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. E grazie, anche
perché ti ci sei impegnata a leggerlo con i caratteri
piccoli :)
_SuperJunior_: Tadààà, ecco a lei il capitolo! :D
Oddio, spero di non averti deluso per le poche parole di Shannon,
è stato veramente inconcludente ._. maaaa, c'è sempre un
ma, che spero tu abbia capito!
Eve.. ha sbagliato e ha cercato di rimediare adesso. Meglio tardi che mai, no? XD Grazie mille per la recensione.
_Muffin_: Oh, grazie mille *-* eh, no, purtroppo Shannon non
cambierà mai .__. rimarrà per sempre un donnaiolo u.u
Sono contenta che ti piaccia anche il modo in cui scrivo e spero che
anche questo non sia stato da meno!
Angel_lily: *______* Che bello leggere anche di nuove lettrici! E sono
contenta che la mia storia sia stata una di quelle che ti ha
spinto a leggere :)
E come ho detto c'è chi ha odiato o amato Eve e tu, mi sembra di
aver capito, sei tra chi l'ha "amata" e ne sono contenta in qualche
modo! Spero non ti abbia deluso questo capitolo :)
Sono stata felice di leggere di come ti abbiano colpito i due fratelli,
volutamente fatti così diversi, ovvero l'opposto dell'altro.
RosaBuo: Ma sei una santa donna! Te li sei letti tutti e commentati tutti!
Grazie mille *w* Spero che ti sia piaciuto e ti abbia emozionato
anche questo capitolo. Te la faccio breve perché mi sembra di
averti risposto in posta :)
Ah, auguro a tutte buona festa delle donne per domani! :) e anche buon carnevale! Come vi maschererete? ;)
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Capitolo 5 *** -epilogo ***
epilogo
-Epilogo.
Dobbiamo essere sempre pronti ai cambiamenti, perché a volte è la cosa più bella che ci possa accadere.
Cambiare. Ricominciare da capo. Vivere una nuova vita. E' possibile.
Eve chiamò immediatamente un
taxi e salì sul primo che le si fermò davanti, senza
voltarsi indietro, senza chiedersi se Shannon la stesse ancora
guardando o si fosse alzato per raggiungerla, fermarla e magari avere
il coraggio di dirle ciò che provava. Salì senza
ripensamenti e una volta dentro l'abitacolo ordinò al tassista
la via dove si trovava il suo appartamento e si mise comodamente
seduta, aspettando di arrivare a destinazione.
Appena il taxi concluse la propria
corsa sotto l'edificio bianco di casa sua, tirò fuori dal
portafoglio una banconota da venti dollari e la diede all'uomo,
lasciandogli la mancia.
Scese, senza nessuna fretta, con
una compostezza inaudita, e gli unici sentimenti che riusciva a provare
erano sconfitta e frustrazione. Pulsavano ardentemente dentro di lei.
Avrebbe voluto chiamare Jared e
riferirgli che aveva lasciato suo fratello solamente per lui, per lei,
per tutti loro, ma sapeva che era sbagliato, che sarebbe stato come
ricadere nella rete che si era tessuta da sola, così, mentre
iniziò a salire le scale, prese il cellulare tra le mani, che le
tremavano appena, e cancellò definitivamente il numero di tutti
e due i fratelli Leto dalla sua rubrica.
Niente ripensamenti e se avesse ceduto non avrebbe potuto comunque commettere passi falsi.
Fiera di sé stessa, rimise
il cellulare all'interno della borsa e si trascinò lentamente,
passo dopo passo, fino al piano dove si trovava il suo appartamento.
Ma proprio quando infilò le
chiavi nella toppa della serratura un sorriso le illuminò
improvvisamente il volto e un'idea le nacque in testa. Un fulmine a
ciel sereno e lei sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare.
Aprì il portone e, presa
dalla foga, corse letteralmente verso la propria camera da letto dove
si ritrovò a spalancare le ampie ante dell'armadio.
Cercò convulsamente tra i
mille vestiti appesi l'unico che avesse ben impresso in testa. Quello
di un rosso scarlatto e acceso, lungo fino alle caviglie, con un ampio
scollo che le avrebbe lasciato la schiena nuda. Il suo preferito;
gliel'avevano regalato alla fine di una sfilata di YSL e non aveva mai
trovato modo di indossarlo, ma ora era arrivato il momento giusto.
Adatto.
Lo trovò proprio in fondo,
dietro una lunga giacca nera, così lo prese tra le mani
emozionata e, sfilandolo dall'appendi abiti, lo posò sul letto.
Senza fermarsi troppo tempo a
pensare si spogliò di tutti i suoi vestiti, rimanendo solamente
in biancheria intima ad ammirare quel vestito.
Con mani trepidanti lo prese e lo
indossò. La stoffa scivolò perfettamente sulla propria
pelle, fasciandole delicatamente il corpo snello.
Si specchiò per un attimo ad
uno degli specchi delle ante, lisciandosi le pieghe del vestito, e,
sorridente, si andò a chiudere in bagno, dove si applicò
un velo di rossetto rosso, della stessa tonalità del vestito,
sulle labbra piene.
Ora era definitivamente pronta per compiere ciò che le era venuto in mente fin dall'inizio.
Uscì di corsa dal suo
appartamento, fece velocemente le scale, non potendo aspettare
l'ascensore, e infine, mentre era ancora sul portone, alzò in
aria una mano per chiamare un taxi.
Salì sul primo che le si parò di fronte e pronunciò il nome della grande piazza di New York. Times Square.
Appena fu proprio lì, con i
raggi del pallido sole ad illuminarle la pelle chiara, leggermente
d'oca per il freddo, prima fece pochi passi, guardandosi intorno e
studiando gli alti palazzi che la circondavano, poi si prese tra le
mani la lunga gonna e incominciò a fare lunghe falcate sempre
più veloci, finché non si mise definitivamente a correre
sopra quei tacchi alti, abbinati al vestito.
Forse i passanti o le persone che
si trovavano in quella piazza proprio in quel momento la stavano
guardando curiosi e interrogativi, pensando che fosse pazza, ma a Eve
non importava nulla dei giudizi della gente. Tutta la vita aveva dovuto
sopportare giudizi sul suo conto, per non parlare del suo continuo
cercare di piacere a tutti. Ora si era seriamente stancata.
Corse senza pensare a niente se non
alla libertà che le apparteneva del tutto e alle catene che non
aveva più attaccate al proprio corpo. Si sentiva leggera e
finalmente libera. Libera in tutti i sensi.
Arrivò fino al centro esatto
della piazza e, lì, si mise a girare su sé stessa
assaporando il momento che stava vivendo.
Era sola adesso, quello era vero,
ma senza più legami, sofferenze o bugie. Si era data una nuova
opportunità per incominciare a vivere per sé stessa e non
per gli altri. Per volersi bene. Per amarsi, finalmente.
«Da quel giorno non l'ho
più visti, né sentiti», sussurrai quelle parole,
sospirando un poco come se finalmente avessi gettato via un peso enorme
dal cuore.
Era la prima volta che ne parlavo a qualcuno, che raccontavo di quei due uomini o ricordavo ad alta voce.
Erano passati ben dieci anni e io ormai ero una donna. Vera.
Impugnai meglio la tazza di
thé caldo tra le dita affusolate e mi strinsi nel maglione largo
che indossavo. Era una giornata di inizio settembre, ma un leggero
vento si era levato dal mare di fronte a noi e il cielo plumbeo stava
annunciando un imminente temporale.
«Perché me ne parli solo ora?»
La persona che aveva pronunciato
quella domanda si chiama Adele ed era la mia migliore amica adesso,
conosciuta nella nuova vita che avevo intrapreso.
Quella donna mi stava guardando
intensamente, curiosa su tutta l'intricata storia che stavo riportando
alla luce dopo tutto quel tempo, mentre io non riuscivo a distogliere
lo sguardo dalle onde scure del mare, come incantata.
«Non lo so», risposi solamente dopo qualche minuto e realmente non ne sapevo il motivo. Forse non ce n'era uno.
Dopo quel giorno in cui ebbi il
coraggio di tagliare tutti i fili che mi legavano a quei due uomini
riuscii a riprendere in mano la mia vita con facilità, grazie al
mio carattere distaccato e determinato, eppure ogni tanto mi capitava
di pensarli, di chiedermi cosa stessero facendo, se Jared si fosse
ripreso o Shannon avesse imparato ad amare. Domande che finivano nel
vento, senza una risposta o ulteriori ripensamenti.
Mi portai la tazza alle labbra e bevvi un sorso, appoggiandomi allo schienale del dondolo.
«E adesso? Ci credi nell'amore, Eve?»
A quella domanda mi voltai immediatamente ed incontrai gli occhi scuri e caldi di Adele che mi stava sorridendo con dolcezza.
Le sorrisi anch'io, prima di rispondere.
«Mai stata più sicura
della sua esistenza», e spostai lo sguardo verso tre figure poco
lontane, che stavano giocando sulla battigia.
Si trattava di un uomo poco
più che quarantenne, dai folti capelli corvini, due occhi
azzurri come lapislazzuli e un sorriso sincero, che stava rincorrendo
un bambino di soli cinque anni, occhi chiari, lucenti, e capelli
castani, leggermente ramati, mentre un altro, appena un anno più
grande, caratterizzato da profondi occhi verdi e vivaci e capelli
scuri proprio come l'uomo, schizzava l'acqua del mare ovunque.
Erano felici; giocavano con il
proprio padre e non avevano neanche un pensiero per la mente. Le loro
risate echeggiavano per tutta l'intera spiaggia vuota e la loro
allegria aveva rallegrato anche me.
Ero cambiata negli ultimi anni
grazie a ciò che mi era accaduto anche se quando avevo
incontrato Brian per la prima volta stavo per ricadere negli stessi
errori. Niente legami o costrizioni; credevo di non essere pronta ad
una storia seria dopo tutto quello che mi era successo, ma mi stavo
sbagliando.
Lui sapeva sorprendermi, farmi
ridere, a volte anche piangere, ma soprattutto mi amava. Realmente. Mi
amava e giorno dopo giorno ero riuscita ad accettare il fatto che lo
amavo anch'io, abbandonando la convinzione che sarei rimasta per sempre
sola.
«Ma loro come si chiamano?
Non l'hai mai nominati», mi riprese Adele, facendomi allontanare
dai pensieri della mia mente.
Il mio sorriso si allargò
ancora di più e, alzandomi in piedi, mi avvicinai alla ringhiera
di legno, prima dei tre gradini che davano direttamente sulla spiaggia.
«Shannon! Joseph! Che ne dite
di fare merenda? Mamma vi taglia la torta al cioccolato», urlai
per farmi sentire dai miei due bambini.
Il minore, al suono della parola
merenda, era scattato per correre verso di me, seguito dal fratello
maggiore, che invece aveva scelto di camminare lentamente.
Appena Joseph mi fu davanti mi puntò un dito contro.
«Io voglio una fetta più grande di quella di Shannon, mamma!» mi ordinò, serio.
Gli sorrisi amorevole e, prendendolo per mano, aspettai che anche Shannon ci raggiungesse.
«Tanto me la mangio tutta io
la torta», lo minacciò quest'ultimo, passandogli davanti
ed entrando da solo in casa.
Joseph mi lasciò la mano immediatamente e rincorse suo fratello urlandogli dietro.
«Non ci provare, tanto mamma te lo impedirà. Sono io il suo preferito», e scomparve dalla mia visuale.
Adele scoppiò a ridere divertita e io con lei.
«Sono sempre così quei due?»
«Peggio, credimi», ma appena conclusi la frase mi sentii tirare da dietro e due braccia mi circondarono la vita.
«E per me c'è un po'
di torta?» mi sussurrò Brian a poche spanne dalle labbra,
prima di baciarmele teneramente.
Adele si alzò da dove era
seduta e ci lasciò soli, informandoci che sarebbe andata a
controllare le due piccole pesti.
Una volta soli puntai i miei occhi
verdi nei suoi, così chiari e sinceri, gli stessi che avevano
cancellato tutte le paura e le incertezze che mi accompagnavano fin da
bambina.
«Penso che Joseph e Shannon la finiranno prima che tu possa anche solo vederla, mi dispiace.»
Le sue labbra si curvarono in un sorriso, creandogli delle simpatiche fossette sulle guance.
Lo baciai di nuovo e alzandomi in
punta di piedi gli circondai il collo con le spalle. Quando mi
distaccai appoggiai il mento sulla sua spalla e, chiudendo gli occhi,
assaporai quel momento.
Finalmente credevo in tante cose.
* questo è il vestito rosso che mi sono immaginata.
E siamo giunti alla fine di questa storia, che ne dite? Io sto qui con
i fazzolettini ad asciugarmi le lacrime. Mi mancherà,
tantissimo! Ma tirarla ancora alla lunga avrebbe portato solamente
altri guai e io non vorrei paragonare questa storia a Beautiful o fare
soffrire ancora la nostra protagonista. E' anche per questo che alla
fine, un po' insicura, ci ho infilato questo lieto fine. Insicura
perché avrei concluso tutto solamente con il primo pezzo, poi
però mi sono detta che sarebbe stata incompleta, okay, avrei
lasciato alla vostra immaginazione creare un continuo e un futuro, ma
non mi bastava, così ci ho aggiunto questo secondo pezzo. Troppo
roseo forse? Però ora Eve è cresciuta e sono passati ben
dieci anni; chi le vieta di rifarsi una vita? Tra l'altro io sono una
persona che crede nel matrimonio e nell'amore, duraturo o non duraturo
io ci credo. E dopo un grande amore bisogna sempre rialzarsi per andare
avanti perché di sicuro la vita non ti aspetterà.
Bene; dopo questo mio insulso
parere, posso passare ai ringraziamenti e leggere le vostre future
recensioni che non vedo l'ora di vedere. Sono seriamente curiosa di
leggere come avete preso questo finale, sperando sempre che vi sia
piaciuto e mi dispiace se ho deluso le vostre aspettative, seriamente!
Ringraziamenti.
_Jo:
Già, povera Eve, ma come hai visto ha avuto una bella forza
d'animo e in questo mi somiglia molto. Tra l'altro una volta sono anche
passata a farmi lo stesso ragionamento del capitolo scorso.
“queste sono le ultime lacrime che piangerai” e se io mi
impongo una cosa la porto a termine :) Mi dispiace che in questo
epilogo vediamo solamente come si conclude la storia per Eve, so che
molte di voi vogliono vedere come finiva per Shannon e Jared, ma questo
lo lascio a voi. Io vi posso dire cosa penso; secondo me Jared dopo un
periodo duro si è ripreso e Shannon.. anche, non cambiando di
una virgola. I cambiamenti li fanno solamente le persone che voglio
seriamente cambiare. La coppia Jared-Eve era bellissima *-* mi piace
anche a me! Ma Eve è di tutti e di nessuno xDD Ma il finale, con
quei due suoi bambini (con Joseph intendevo Jared, ma una mia amica mi
ha consigliato di chiamarlo con il suo secondo nome, anche
perché io avevo paura fosse troppo scontato), è un po'
come se Eve alla fine avesse comunque scelto tutti e due, come se non
li avessi abbandonati del tutto, come se incoscientemente non volesse.
Perciò ti puoi consolare con questo XD Spero che anche se la
coppia Jared-Eve non ha prevalso questo capitolo ti sia piaciuto
comunque. Grazie mille :)
Angel_lily:
Grazie mille *-* spero che con questo epilogo non sia risultava
scontata. Se lo fossi stata mi dispiace ç_ç come irene
sa, la mia paura per questo capitolo è stata proprio questa.
Grazie ancora!
Maryjed:
Grazie mille anche a te *-* Hai proprio ragione, quante volte facciamo
questo sbaglio anche nella vita reale? Anche senza accorgercene e
finiamo per farci del male solo a noi stessi. Eve ha fatto realmente la
scelta migliore e ora, dopo essersi completata, riesce a credere in
tante cose e a provare amore per una sola persona, senza farsi del
male. Spero ti sia piaciuto questo epilogo :)
PrincesMonica:
Mamma mia; Shannon alla fine l'ho descritto più egoista di
quanto volessi, anche perché appena iniziata a scrivere questa
storia, sinceramente, ma l'ero immaginata alquanto diversamente. Ma
esistono persone come lui, con questa storia ho solo rappresentato
degli stereotipi se ci pensiamo bene. Spero che la versione 2.1 di Eve
Grey non ti abbia delusa, come tutto il resto! :)
RosaBuo:
Grazie *_____* uh, che commozione! Mi fa supermega-piacere leggere
queste cose, sapere che emoziono con ciò che scrivo e che lo
faccio anche bene :) E sarò sicuramente più che felice se
leggerai qualcos'altro di mio! Grazie ancora, e scusami se rimango
sempre indietro con la tua storia ç_ç
GiuliaDeDoo:
La tua recensione mi ha dato un piacere infinito, così
dettagliata, quindi grazie, grazie e ancora grazie. La penso
perfettamente come te e per quanto riguarda l'altra metà, che ne
esistesse una realmente in questa terra per ognuno di noi non lo sapevo
e se fosse così, se ne esistesse solamente una chissà
dove, un po' mi rattrista. A volte mi fermo a pensare e ho già
pensato a tutto questo; nella nostra vita quante persone conosciamo?
Molte magari, ma non tutte e quante persone ci sfuggono? Ancora di
più. Esistono persone fantastiche con cui non parleremo mai, con
cui non avremo mai contatti e magari sarà proprio lì la
nostra metà e noi cosa possiamo farci? Niente. E' alquanto
triste. Dovrebbero ideare un cerca-animagemella, con cui andare in giro e quando te la trovi vicino lui si mette a suonare xDD
Per avere altri capitoli, mi
dispiace tanto, ma come ho detto prima io avevo voluto persino lasciare
tutto nella vostra immaginazione, ma sono andata un po' oltre. Magari
più avanti la riprenderò, ma per ora sì, purtroppo
si è conclusa qui ç_ç Mi fa piacere che tu mi
segui sempre, grazie mille!
Ire:
Uh, la rivincita di Eve; prima tutti la odiavano e ora la amano XD
brava Eve u.u Il tuo racconto su cosa avresti fatto se fossi stata lei
mi ha fatto morire dal ridere! ahahahahah ma quanto sei pazza? Ma
sì, probabilmente se succedesse anche a me, seriamente, non so
quanta forza di volontà avrei xDD *sogna Erica, sogna!*
Le tue recensioni non sono mai stupide o altro ù.ù mi divertono e mi fanno ridere, oltre che gongolare! :D
E grazie per i consigli *-* poi non
ti ho più parlato degli altri aiuti, ma avremo tempo! Ho un po'
bisogno anche con Mèlanie XD Grazie, ireeee ti adoro e sei F A N T A S T I C A!
Ultimi ringraziamenti vanno a Filippo
(ma perché ci devi essere sempre tu di mezzo?), da una persona
come te ho preso spunto per creare Shannon e come ho notato dalle
recensioni mi è venuto anche abbastanza bene. Grazie ancora
perché dal dolore che mi hai provocato sono più forte, un
po' come Eve. Ovviamente ringrazio i veri personaggi, ovvero Jared e Shannon, e ci aggiungerei anche Tomo e Tim,
senza di voi dove sarei ora? A crogiolarmi ancora nel dolore di quel
cretino, invece con la vostra musica siete arrivati proprio nel momento
in cui ne avevo più bisogno e mi avete.. salvata? Bhè,
direi proprio di sì. Li ringrazio anche perché vi
insinuate nella mia testa continuamente e non ve ne andate più;
dopo vedete cosa ne viene fuori? u.u Non è colpa mia!
E ringrazio anche Matteo,
grazie perché non mi hai mai abbandonata, sono io che ho
abbandonato te, mi dispiace. Si può dire che lui è stato
il mio Jared.
Ah, AUGURI ITALIA!
*non voglio andarmene ç___ç addio, storia ç_ç*
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