♥ Catch-22

di _ether
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.1 - Gravity ***
Capitolo 2: *** 0.2 - Howl ***
Capitolo 3: *** 0.3 - Rolling in the deep ***
Capitolo 4: *** 0.4 - Bad Romance ***
Capitolo 5: *** -epilogo ***



Capitolo 1
*** 0.1 - Gravity ***


0.1 - gravity
Catch-22
Soltanto perché non si può dire qualcosa
non significa che non la si voglia dire.
Puoi stare con una persona ed essere molto felice con lei ma non amarla
oppure puoi amarla, ma non volere stare con lei.
Non devi per forza amare una persona per volerla.
E' come quando il cervello ti dice cosa vuoi, ma quello che vuoi davvero non corrisponde.
E' una cosa estenuante, è complicato, ma questa è la vita.
Grey's Anatomy 2x27 – George O'Malley
-0.1 Gravity

La bellezza non sempre è un dono. Può essere un macigno che ti logora dentro, che ti mette un cappio al collo, che ti trascina in fondo alle notti più buie. Ed Eve Grey lo sapeva bene. Lei ne era vittima di quella bellezza sfacciata capace di prenderti l'anima.
Com'è possibile? Direte voi.
Eppure era ciò che pensava la donna ogni volta che si guardava allo specchio.
Il viso dai lineamenti delicati, gli occhi verde pastello, profondi e ammaliatori, che riuscivano a catturare ogni minimo particolare e le labbra a cuore, rosse e ingorde, piegate leggermente in un mezzo sorriso tirato.
Prese con tocco leggero la spazzola appoggiata sulla toilette in legno di noce, finemente intagliato, e incominciò a pettinarsi il più lentamente possibile i lunghi boccoli castani, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua figura.
Aveva la pelle color del latte, candida e morbida, e nessun neo o segno particolare si poteva notare su di essa, solamente un piccolo livido sotto l'incavo del collo. Le dita della mano libera sfiorarono la macchiolina violacea e contemporaneamente chiuse gli occhi, facendo un lungo respiro.
Quelle mani grandi, che sapevano toccarla proprio come piaceva a lei, che sapevano essere gentili in ogni minimo tocco, ma aggressive quando fremevano di desiderio, le sentì perfettamente sulla propria pelle.
Un altro lungo sospiro.
Ora quella bocca comparve nel buio della sua mente, quella bocca che sapeva baciare le parti più nascoste, più intime, del suo corpo, che sapeva farle perdere la testa e confonderla completamente.
Erano state quelle stesse labbra a creare il piccolo livido sul suo collo e anche se quella sera aveva cercato di coprirlo in tutti i modi, era comparso lo stesso. Come per farle sentir pulsare il senso di colpa.
Era una lurida puttana.
Aprì gli occhi di colpo e sussultò, impercettibilmente, appena vide la figura che si stagliava alle sue spalle.
«Pensavo te ne fossi andata», l'uomo pronunciò quelle parole debolmente, sussurrandole.
Eve scosse il capo e riprese a spazzolarsi lentamente i capelli, senza degnarlo di uno sguardo, continuando a mirare lei stessa allo specchio.
Gli occhi erano velati di una leggera malinconia e le labbra non sorridevano più, neanche una lieve smorfia. Come era possibile che Shannon non se ne accorgesse?
Ma d'altronde non si era neanche accorto di quel piccolo segno non causato dalle sue labbra, come poteva accorgersi che i suoi occhi sempre giocosi, ora, erano tristi? Come poteva accorgersi che le labbra sempre piegate all'insù in un sorriso disonesto e accattivante ora non riuscivano più a  sorridere?
«Abbiamo ancora un po' di tempo.»
Non si mosse di un millimetro, anche se la voce dell'uomo le sembrò inaspettatamente troppo vicina, anzi continuò ad acconciarsi i capelli mentre il suo sguardo rimaneva fermo sulla sua stessa figura allo specchio.
Infatti Shannon si era piegato e le aveva sussurrato all'orecchio quelle parole con tono sensuale nella voce bassa e profonda.
Solo dopo pochi secondi, nei quali l'uomo era rimasto ancora piegato su di lei, con le labbra a poche spanne dal suo orecchio, lei posò la spazzola sopra la toilette e, voltando un poco il capo verso il viso di lui, rispose.
«Allora non indugiamo oltre.»
Poteva sentire l'odore forte e mascolino sulla pelle di Shannon, a petto nudo, e tutto ciò la inebriava.
Vide il sorriso dell'uomo farsi spazio sul viso serio e da seduttore che ogni volta provava in tutti i modi di avere di fronte a lei e non poté fare a meno di lasciarsi andare e sorridere a sua volta. Un sorriso sincero e ampio, perché lo amava, anche se non doveva, lei lo amava più della sua stessa vita. Fin dalla prima volta che l'aveva intravisto, vicino a suo fratello.
Shannon si tirò su diritto e aspettò che Eve si alzasse dallo sgabello dove era elegantemente seduta, mentre la guardava ammaliato.
Si muoveva sempre in modo lento e misurato, con quelle sue movenze sensuali e impudiche, che il solo guardare ti creava chissà quali pensieri impuri.
Aspettò che Eve si avvicinasse a lui, prima di abbracciare l'esile corpo di lei tra le sue forti braccia e posare le labbra sulla bocca morbida della ragazza.
Lei, intanto, lasciò scivolare giù dal suo corpo la vestaglia di seta color rosa carne, che cadde dolcemente sul parquet di legno e la lasciò solamente con un bustino di pizzo e delle culotte nere, mostrando il corpo magro e le lunghe gambe nude.
Quando Shannon la baciò, percepì anche le mani di lui sfiorarle le cosce affusolate, salendo piano fino alla schiena per poi, con una presa più salda, fare aderire i due petti.
Eve portò tutte e due le mani sul viso di lui, per prenderlo tra di esse e assaporare meglio il bacio, che non aspettò troppo a divenire più carnale. Quasi cannibalesco. Perché loro si volevano in una maniera totalmente viscerale e intensa, da potersi staccare la pelle dalle ossa a morsi. Erano disposti a farsi del male pur di soddisfare i loro desideri sessuali. Ma d'altronde la loro relazione era stata malsana fin dal principio.
Sesso, solo ed esclusivamente sesso.
Shannon scese a baciarle il collo, proprio nel punto in cui si trovava il segno che in tutti modi aveva cercato di nascondergli, ma come la prima volta che avevano fatto l'amore, lui neanche se ne accorse. O forse non gli importava che andasse con altri uomini.
Eve scoppiò a ridere senza neanche accorgersene, mentre aveva abbandonato la testa indietro per permettergli di baciare meglio ogni centimetro del suo corpo.
«Che c'è di così divertente?» soffiò Shannon sopra la sua pelle accaldata, senza staccarsi di un millimetro.
C'è che lei lo avrebbe voluto solamente suo, in ogni singolo momento della sua vita, ma non poteva. C'è che a lui non importava nulla se la ragazza aveva altri uomini, mentre al contrario lei moriva ogni giorno di una stupida gelosia che le attorcigliava lo stomaco al solo pensiero dell'uomo su di un letto con un'altra donna. E tutto questo era dannatamente divertente, a suo avviso.
«Mi stai facendo il solletico, Shannon», sogghignò lei, nascondendo i suoi sentimenti, come al solito.
Allora lui alzò il capo e la guardò negli occhi chiari, che aveva appena riaperto con lentezza.
Aveva un sorriso sagace che gli incurvava lievemente le labbra mentre rimaneva a fissarla e lei contemporaneamente si sentì in qualche modo a disagio sotto quello sguardo accorto.
Senza darle neanche modo di intuire qualunque azione, la prese in braccio, facendola scoppiare di nuovo a ridere e si avviò verso il letto nella stanza accanto.
«Che hai in mente?» chiese lei indagatrice, ponendogli un braccio intorno al collo, mentre con l'altra mano gli accarezzò il petto nudo.
«Adoro quando ridi», le disse, deviando la domanda.
Eve si fece seria all'improvviso, studiando i lineamenti dell'uomo. Aveva imparato a non credere più nei complimenti di quel farabutto. L'aveva spinta ad amarlo, per poi usarla come sua pedina della dama, ma quello non era un gioco. Il loro amore non era un gioco, almeno secondo Eve.
Lei lo amava seriamente.
Intanto erano arrivati fino al letto dove lui la posò con estrema delicatezza, prima di stamparle un tenero bacio a fior di labbra.
«Possiamo farlo dolcemente questa volta?», la sua voce risuonò come un implorazione e gli occhi non mentivano; erano stranamente premurosi, senza quel velo di desiderio solito.
Lei annuì, non capendo quella richiesta. Loro non erano quelli del sesso gentile o delicato, loro erano quelli ricchi di passione e impetuosità.
Shannon le accarezzò la guancia morbida, prima di baciarle di nuovo le labbra carnose, e gli si sdraiò sopra mentre lei si stese del tutto sul letto, ancora disfatto dalla volta precedente.
La baciò come mai aveva fatto prima, soffermandosi ad assaporare le sue labbra che sapevano del solito burrocacao alla ciliegia a cui era tanto affezionata e che le rendevano ancora più volubili. Lei sentì involontariamente le lacrime premere per uscire dai suoi occhi chiusi.
Perché anche se avrebbe dovuto odiarlo non riusciva a stargli lontano? Non riusciva a provare piacere nel vedere tutta quella dolcezza nei suoi confronti? Dolcezza falsa tra l'altro, perché con lui c'erano sempre altri fini, lo sapeva bene. Non le era più possibile credergli, credere ad ogni sua parola o gesto.
Quando lui si distaccò dalle sue labbra per baciarle la mandibola e nascondere il volto tra i suoi capelli che odoravano di lavanda, la donna aprì gli occhi per osservare il soffitto bianco.
Non doveva piangere, non poteva permetterselo. Non di fronte a lui.
Dimostrarsi la più fragile era vietato; lui la voleva proprio perché gli somigliava ed era così, seriamente. Lei gli somigliava in un modo assoluto, ma era cambiata da quando aveva scoperto cosa voleva dire amare. Era sempre stata solamente amata.
La sua bellezza la faceva amare da tutti, i quali si soffermavano solamente sull'apparenza, sul suo aspetto fisico e neanche dopo due giorni le regalavano ricchi regali o le sussurravano parole più grandi di lei.
Persino l'uomo che le aveva procurato quel succhiotto sul collo si era fermato unicamente sull'apparenza, o almeno così voleva credere. Non era vero, ovviamente, e ogni giorno le dava sempre più dimostrazioni di quanto amore provava per lei. Non era solamente per la bellezza, ma per la persona fragile che nessuno era riuscito a scorgere o per la grazia ed eleganza che dimostrava in ogni sua singola azione. Non era mai volgare.
Quell'uomo l'amava realmente, peccato che Shannon era arrivato per primo.
Sì, proprio Shannon che senza preamboli era riuscito a portarsela a letto, che senza regali, fiori o carinerie era riuscito ad affascinarla e a farle battere il cuore come una scolaretta alla sua prima cotta.
«Sei bellissima», la riportò alla realtà la voce ovattata di Shannon al suo orecchio.
Poi si sollevò un poco, per poterla guardare negli occhi ed Eve si perse totalmente in quelli dell'uomo. Lei ci sapeva trovare un mondo all'interno di essi, quel giorno più scuri del solito.
Le accarezzò una guancia e lei abbandonò il viso sulla sua mano, chiudendo gli occhi.
«Me lo dicono tutti», sussurrò.
Portò le sue mani tremanti a toccargli la schiena, per poi indugiare sulle sue spalle che strinse forte. Aveva bisogno di aggrapparsi a lui per non cadere in un pozzo buio e senza via d'uscita.
«Hanno ragione.»
Eve inarcò la schiena in modo che lui poté infilare le mani sotto di essa e slacciare i lacci del corpetto.
Lo tolse velocemente, ma lo buttò a terra con garbo e non come al solito, impaziente di arrivare al sodo.
Baciò i due piccoli seni, provocandole dei brividi di piacere, per poi prenderla per i fianchi e lasciarle scie di puro fuoco sul basso ventre, con i suoi baci.
Allargò un poco le gambe appena egli toccò la stoffa delle sue culotte nere, e alzò leggermente il bacino per aiutarlo a togliergliele.
Ora che era completamente nuda di fronte a lui avvertì quasi dell'imbarazzo, sentimento mai provato, né con lui, né con altri uomini prima. Forse quella volta era perché Shannon sembrava la stesse guardando con occhi diversi, o almeno si imponeva fosse così.
Se lo imponeva perché nonostante tutto non passava giorno in cui non sperava che l'uomo potesse, prima o poi, amarla nello stesso modo in cui lei amava lui, desiderando di più da quella relazione quasi clandestina. Nessuno, infatti, ne era a conoscenza.
Quando sentì le labbra di lui sfiorarle e baciare l'interno coscia, inarcò un poco la schiena e strinse tra le mani le lenzuola. Lasciò andare indietro la testa e, chiudendo gli occhi, si ordinò di liberare del tutto la mente.

**

«Devo andare, adesso», disse Shannon, scansandosi le lenzuola di dosso e mettendosi seduto sul letto, in cerca della sua biancheria.
«Mh.»
Si teneva stretta al petto il lenzuolo, lasciando le braccia al di fuori, e fissava immobile il soffitto con un'espressione vuota. Si sentiva svuotata da qualsiasi sentimento covato all'interno di lei.
Non era arrabbiata con lui se ora se ne stava andando, come tutte le altre volte, senza dirle niente. Non era però neanche soddisfatta, eppure per la prima volta poteva dire di aver fatto l'amore con lui e non del semplice sesso.
«Ci vediamo tra due settimane», la informò lui. Finalmente aveva trovato i suoi boxer e se li era infilati. Ora si stava mettendo la sua maglia dei Nirvana, che tanto amava.
Eve, al suono di quelle parole, smise di guardare il soffitto e voltò il viso verso la figura di lui, verso le sue spalle.
«Così tanto?» non riuscì a calibrare la voce, che le uscì demoralizzata e fin troppo triste.
«Sono impegnato», le spiegò senza giri di parole. Si accucciò per prendere i jeans e, alzandosi, se li infilò.
La donna tornò a fissare il soffitto, riappropriandosi dell'espressione assente sul volto.
«Già.»
«Ma ti chiamerò», aggiunse subito lui.
Si era girato per guardarla, prima di prendere alcune cose dal comodino, come il pacchetto di sigarette o il cellulare.
«Non risponderò», lo avvisò con voce piatta.
«Come al solito», e sorrise, consapevole.
Eve, nonostante tutto ciò che provava per lui, aveva sempre tenuto lontano i propri sentimenti nei suoi confronti e anche se a volte risultava difficile, doveva ammettere che le riusciva piuttosto bene farlo.
«Potresti rimanere qui solo altri cinque minuti?» gli domandò, non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
Shannon prese il borsone, che aveva già preparato, da sotto il letto e poi rispose.
«Mi stanno già aspettando nella hall. Sono in ritardo.»
Sì avviò verso la porta, ma, quando ormai aveva appoggiato la mano sulla maniglia, si fermò rimanendole di spalle.
Lei aveva già chiuso gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, arresa al fatto che non l'avrebbe visto altre due lunghe settimane, appena udì la sua domanda.
«Non è che mi ami, Eve?»
La donna perse un battito e trattenne il fiato, mantenendo ancora gli occhi chiusi.
Le ci vollero alcuni secondi prima di rispondere, ma quando lo fece fortunatamente la sua voce uscì sicura e tranquilla.
«No, certo che no, Shannon.»
«Perché..»
«Ci vediamo tra due settimane», lo bloccò lei.
Lui fece un lungo respiro.
«L'ho notato il succhiotto, comunque», poi abbassò la maniglia della porta, la aprì e se ne andò, richiudendola alle spalle.
Non diede neanche il tempo alla donna di realizzare quelle parole, che se ne era già andato.
Eve allora rimase con gli occhi chiusi e strinse forte al petto il lenzuolo. Se lo portò fino al viso e annusò forte; sapevano di sesso, di Shannon, di loro due.
Incominciò a tremare, come una foglia, ma si disse tra sé e sé che doveva rimanere calma perché disperarsi non portava a nulla e soprattutto perché non c'era niente per cui lei avrebbe dovuto preoccuparsi.
L'avrebbe rivisto, tra due settimane, ma l'avrebbe comunque rivisto e non importava se era solamente per soddisfare i propri piaceri, in fondo continuava ancora a tornare da lei e in più si era accorto di quel segno sul suo collo, il che se  ci pensava attentamente stava a significare tantissime cose. Forse la loro storia non era esattamente come la credeva lei o forse si stava semplicemente illudendo.
Lasciò andare le lenzuola e tornò inerme a fissare il soffitto con le ultime parole di Shannon che le vorticavano nella mente, quando il telefono, poggiato sopra il comodino, vibrò.
Aspettò un po' prima di allungarsi per afferrarlo, ma quando lo fece sgranò gli occhi nel vedere il nome che continuava a brillare sul display.
Jared.
Al quinto squillo rispose.
«Pronto?»
«Ti ho aspettata a lungo.»
Si morse il labbro, colpita dal tono abbattuto e deluso di quell'uomo. Non si meritava tutto quello che gli stava procurando, perché comprendeva perfettamente come si stava sentendo. Nel suo stesso modo.
Non c'è cosa peggiore di un amore a senso unico.
«Ho avuto un contrattempo», si scusò.
«Speravo seriamente di vederti prima di partire», e la sua voce risuonò soave e smielata anche attraverso una cornetta.
Quando si strappò una pellicina sul labbro, sentì all'istante il sapore ferroso del sangue in bocca, ma chiuse gli occhi, inspirò e, una volta calma, rispose.
«Mi farò perdonare, te lo giuro.»
«Ah, no, hai detto 'te lo giuro'.»
Eve scoppiò a ridere, cercando di fingersi serena.
«Ehi, tu hai il tuo 'very soon' e io ho il mio 'te lo giuro'», scherzò.
«Sono curioso di sapere come.»
«La curiosità uccise il gatto», disse furbamente, incominciando a disegnare cerchi invisibili sul materasso.
«E io infatti non lo sono.»
«Vallo a dire a tua madre!»
Sbuffò, al di là della cornetta.
«Lo sai che ho poca pazienza; dimmelo, è un ordine!», esclamò autoritario.
Eve ci pensò un attimo su; non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, ma con un Jared impaziente al di là della cornetta doveva immediatamente pensare a qualcosa.
«Questa sera suonate a New York, giusto?»
«Sì», e dal suo tono di voce sembrava che stesse già immaginando dove voleva arrivare la ragazza.
«Ti verrò a vedere», disse convinta, e forse sotto sotto non ci sarebbe andata solo per Jared.
«Non l'hai mai fatto», pronunciò seriamente colpito.
«Ehi, scusate il ritardo», udì la voce allegra di Shannon in lontananza e si irrigidì nuovamente.
«Senti; ti devo chiudere ora, ciao», tagliò corto la donna, chiudendogli in faccia.
Si portò il cellulare stretto al petto dove il cuore aveva iniziato a batterle nuovamente come un treno; era certa, prima o poi le sarebbe venuto un infarto.

Ciao a tutti; ebbene sì, quella pallosa di erica è tornata con un'altra storia! Ovvero, in realtà ero partita per scrivere una one-shot ed è rimasta tale, solo che mi è venuta realmente troppo lunga quindi ho pensato di dividerla in tre/quattro parti (ci sto ancora pensando). Comunque sono già scritte, devo perfezionare il finale, ma il materiale c'è quindi penso di non metterci troppo a concluderla.
Prima di tutto vi spiego un pochino questa storia: mi è venuta in mente da un sogno, anche se è stato un tantino diverso. Ovvero io ero una danzatrice del ventre alla corte di Alessandro Magno e me la facevo sia con il re che con il suo caro amico Efestione u.u (e credetemi; non è il sogno più strano che abbia fatto. Dovreste sognarvi anche voi i nostri tre begnamini che prima cantano 'U DON'T TOUCH THIS' *immaginatevi soprattutto Jared, con tanto di balletto ò-ò* e in seguito 'Push it' .___. non so; alla fine non mangio niente di male, ma il mio cervello mi partorisce ste scene e le devo accettare è.è per non parlare della squadra segreta mia e di Shannon. sì, siamo spie ù.ù e insieme a noi c'è anche una ragazza dai capelli rossi: se una di voi li ha potrebbe essere lei. fatevi avanti, io non sono riuscita a riconoscerla)
Perciò da quel sogno ho pensato: e se creassi una one-shot in cui la protagonista è legata in qualche modo a tutti e due i fratellini Leto? Cioè; basta prendere in considerazione solo uno dei due u.u io li voglio entrambi! XD *che megalomane che sei erica*
Spero vi sia piaciuta, come le precedenti, infatti prendo del tempo anche a ringraziare tutte le personcine che hanno letto le altre storie e messe tra i preferiti. Siete state in tante; è la categoria dove ho ricevuto più letture, dovete esserne fieri *w* io sì!
Sooo, erica vi da taaaanti bacini. Un salito e alla prossima.
LOL -- lot of love ♥
Ah, catch-22 significa circolo vizioso. L'ho incontrata durante una lettura di inglese e mi è piaciuta come parola *-* la modella nella foto invece è la mia begnamina nonché Bianca Balti. Amo profondamente questa donna! (Bianca Balti = BB = Black Berry = Jared Leto ahahah okay, me ne vado u.u)

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Capitolo 2
*** 0.2 - Howl ***


02. -howl


È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare,
ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia,
nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza.
[..]
Ti odierò e se non posso ti amerò controvoglia.
-Francesco Petrarca, Le Familiari.
-0.2 Howl
Eve si trovava in piedi, appoggiata ad una transenna delle tribune, e guardava attentamente da lontano quella band scatenarsi sopra il palco. Erano seriamente eccezionali, doveva ammetterlo.
Le era capitato di ascoltarli dal vivo solamente quando si erano conosciuti, dopodiché le uniche volte che aveva sentito qualche loro canzone era stato alla radio.
Una volta si trovava perfino in macchina con Jared; lui la stava riaccompagnando a casa quando le note di Beautiful Lie avevano inondato tutto l'abitacolo. Inizialmente era rimasta indifferente e aveva continuato a fissare fuori dal finestrino, presa da chissà quali pensieri, ma appena si era accorta dell'occhiata fugace lanciatela dall'uomo a fianco aveva capito che si stava aspettando qualcosa da lei. Un complimento, un'esclamazione, una parola, una frase, persino un 'che schifo', l'importante era che esprimesse il suo parere. Lui era continuamente alla ricerca di un suo consenso.
E allora la donna lo aveva spiazzato; aveva incominciato a mimare con la bocca le parole della canzone, muovendo il capo e lasciando che i lunghi capelli le finissero di fronte al viso. Erano scoppiati a ridere tutti e due, risate lunghe e vere in una notte tanto scura.
Perché Eve si divertiva sempre con Jared e non si vergognava a mostrargli anche il lato più folle del suo carattere, quel lato che nascondeva di continuo dietro un'elegante compostezza. Come quando decisero di festeggiare il suo compleanno insieme e si erano ritrovati a giocare con la panna della torta che lei aveva comprato apposta per lui.
Si erano rincorsi per tutto l'appartamento, prima di finire a fare l'amore sul tappetto del soggiorno, completamente sporchi di panna. E quante risate erano uscite dalle loro bocche?
Non le era mai successo di ridere in quel modo con Shannon. Non perdevano tempo in chiacchiere e in più lui non era per nulla interessato a sapere qualcosa di più su quella donna. Quegli occhi non la guardavano con la stessa ossessione che avevano quelli di Jared, continuamente attento ad ogni suo movimento per poterla capire, decifrare e amare ancora di più, se questo era possibile.
Infatti quest'ultimo, al contrario del fratello, l'amava come non aveva mai amato nessun'altra, come non aveva mai creduto di poter amare.
La prima volta che si erano incontrati non l'aveva notata, non si era nemmeno accorto che era il fratello maggiore ad aver già puntato la preda, ma quando l'aveva incontrata una seconda volta, un mese dopo, ad un after-party di una sfilata di Hugo Boss dove lei aveva sfilato, ne era rimasto completamente folgorato.
E non sapeva spiegarsi cosa era stato ad attirarlo tanto, ma si era ritrovato a rivolgerle la parola e a rimanere affascinato dalla sua gestualità, dal modo in cui si inumidiva le labbra rosse prima di parlare o la grazia con cui si portava il bicchiere di champagne alla bocca.
Lei d'altra parte si era avvicinata a lui solamente perché sapeva già chi fosse; il fratello minore del ragazzo che la stava portando alla distruzione, e da pura egoista, quale era, aveva pensato bene non solo di usarlo per togliersi dalla mente quell'uomo, ma anche perché aveva capito sin dall'inizio che Jared era realmente preso da lei. Sperava che una volta sentitasi lusingata, in un modo che non aveva mai provato, si sarebbe allontanata da Shannon per dedicarsi totalmente a Jared, ma si sbagliava. Più Jared era carino con lei e più lei si approfittava della sua persona. Più Shannon sfruttava il suo corpo e più lo amava. Fino a che non si era ritrovata in un circolo vizioso in cui non riusciva più a tirarsi fuori.
Se solo Jared avesse capito chi era realmente Eve, allora avrebbe smesso di essere tanto cortese nei suoi confronti.
Poco prima dell'inizio del concerto le aveva mandato addirittura un messaggio.
'Sono nel backstage e non ti vedo in mezzo alla folla.'
Lei gli aveva risposto velocemente con un semplice: 'ci sarò, l'ho promesso', ma non gli aveva rivelato la sua reale posizione e ciò aveva fatto solamente innervosire ulteriormente il cantante che poco prima dell'inizio del concerto si sentì travolgere dalla più totale ansia.
«E se mi mancasse la voce? Se stonassi? Se durante The Kill cadessi dal palco?» aveva incominciato a domandare a suo fratello, mentre camminava avanti e indietro per il lungo corridoio che precedeva il backstage.
«Sei sempre grandioso e lo sarai anche questa sera», aveva cercato di tranquillizzarlo Shannon, mentre percuoteva le sue amate bacchette al muro, come era solito fare prima di ogni concerto. Lo tranquillizzava.
Il fratello minore ne era consapevole; lui era perfetto in ogni occasione, ma inspiegabilmente quella sera si sentiva più nervoso del necessario e ciò aveva incuriosito chiunque intorno a lui. Jared era più un tipo che non si faceva travolgere mai dall'agitazione o almeno non glielo si notava, poiché la piena sicurezza di sé e quel sorriso malizioso continuamente dipinto sul suo volto oscurava tutto il resto.
«Questa sera è diversa», aveva farfugliato, prima di iniziare a riscaldarsi per l'ennesima volta la voce, provando le diverse scale. In quel momento il suo lato perfezionista aveva preso il sopravvento.
Ma Jared poi era stato seriamente grandioso come tutte le altre volte e a metà concerto si era persino dimenticato che Eve fosse lì.
L'aveva cercata ovviamente, ma aveva perso le speranza quando dopo aver cantato due canzoni non era riuscito ad individuare il suo volto tra la folla urlante, così aveva deciso di pensare solo ed esclusivamente al concerto. Al massimo a fine serata l'avrebbe chiamata perché aveva un assoluto bisogno di vederla; le era sfuggita per ben quindici giorni e non poteva permettersi di lasciarsela scappare proprio quando si trovavano nella stessa città.
Ma lei c'era; aveva soltanto preferito prendere un biglietto in tribuna e non perché nel parterre non avesse trovato posto, ma perché non rientrava nel suo stile.
In fondo neanche voleva starci lì. Seriamente, quel genere di intrattenimento non faceva proprio per lei. Troppa confusione, gente accaldata che ti veniva addosso e che ti urlava, non curanti del tuo timpano vicino alle loro bocche, in un orecchio.
Ma quella mattina nel sentire la voce abbattuta di Jared al telefono aveva capito quanto fosse sempre insensibile nei suoi confronti. L'aveva realmente reso felice con quella proposta, lo sapeva bene, ed era bastato così poco.
Ora stava guardando un Jared lontano dall'espressione gioiosa ed esaltata che indicava qualche ragazza tra il pubblico per farle salire sul palco. Erano arrivati all'ultima canzone.
Il cantante le raccontava ogni volta la stessa scena quando a fine concerto la chiamava. Rimanevano ore al telefono; lui parlava senza prendere un attimo fiato di quanto fosse perennemente un'emozione indescrivibile quel contatto con i suoi echelon e lei ascoltava in silenzio. Le veniva ancora da ridere se pensava alla volta in cui lui ad un certo punto si era bloccato per chiederle se era ancora in linea. Ma a lei piaceva seriamente la sua continua parlantina; compensava le sue poche parole.
«Ciao», le disse inaspettatamente qualcuno all'orecchio.
Eve si voltò di scatto, aggrottando le sopracciglia.
«Ciao.»
Era un ragazzo poco più che ventenne ed ora la stava fissando impacciatamente.
«Ehm, l'avevo vista qui tutta sola..», incominciò a dire, ma le parole gli morirono in gola. Le si era avvicinato solo per provarci, era evidente.
«Già», e gli sorrise gentile, cercando di metterlo a suo agio. Niente da fare, sembrava che l'avesse confuso ancora di più.
«Bene, dopo questa figura di merda me ne posso anche andare», balbettò, gesticolando per farsi capire al di là della confusione che li circondava.
Eve scoppiò a ridere per la goffa azione del ragazzo e ritornò con lo sguardo dritto verso Jared.
Si era vietata di guardare Shannon, non doveva. Era lì per il frontman dopotutto, no?
Tutto inutile, lo sguardo le andava inevitabilmente a finire su quel batterista sudato che non smetteva di sorridere o ammiccare alle ragazze di fronte a lui. Sorrise da sola.
«Li conosce bene? Voglio dire; lei è un'echelon?» ritornò alla carica il ragazzo di poco prima.
La donna lo guardò assente. «Una cosa?»
«Un'echelon..?» urlò ancora più forte.
«Oh, no. No.»
«E allora perché una così bella ragazza è qui?» e abbassò lo sguardo per poterla esaminare completamente.
In effetti era vestita anche in modo alquanto stravagante per come si trovava ad un concerto rock dentro un palazzetto,  ma quella era Eve. Cercava sempre di essere assolutamente perfetta in ogni occasione, un po' come Jared, perciò non c'era da meravigliarsi se stava portando degli alti tacchi e un vestito blu elettrico che le arrivava fino a metà coscia.
D'altronde non doveva saltare o sbracciare come tutti gli altri presenti. Era rimasta per tutta la durata del concerto ferma a seguire con lo sguardo un Jared pieno di adrenalina, uno Shannon sudato e a petto nudo, un Tomo che avrebbe potuto far concorrenza ad un grillo e un Tim concentrato e divertito allo stesso tempo.
Non aveva neanche cantato, nemmeno uno strofa.
«L'avevo promesso ad un amico.»
«Ed è qui?»
Eve annuì, fiera, mentre il ragazzo scrutò dietro di lei per vedere se ci fosse qualche altro uomo che gli era sfuggito, ma la donna sembrava essere sola.
Senza rispondere ad ulteriori domande lo liquidò e continuò a seguire Kings and Queens appoggiata con i gomiti alla transenna di ferro.
Il concerto finì poco dopo, così la donna si diresse tranquillamente verso l'uscita, senza un minimo di fibrillazione che muoveva invece ogni ragazza o ragazzo intorno a lei.
«E' stato strepitoso», aveva esclamato una ragazzina di appena sedici anni di fianco a lei. Si era disegnata degli strani simboli sulle braccia e aveva qualcosa anche sul viso.
La donna si era voltata a guardarla dall'alto della sua altezza e le sorrise, senza dire nulla.
«Cioè, voglio dire, ma li hai visti?» continuò.
«Certamente», le rispose con garbo.
«Non la vedo poi così..»
«Sono qui per un amico», tagliò corto lei, prima di aumentare il passo e lasciarla indietro.
Una volta fuori dal palazzetto respirò l'aria pulita e fresca e infine si allontanò un po' dalla bolgia, lasciando che la gente diminuisse. Ce n'era veramente troppa per i suoi gusti e si chiese come diavolo facevano quei due a stare continuamente circondati da così tante persone sconosciute. Come diavolo faceva Jared ad essere sempre così allegro quando la chiamava? Certo era stanco, ma poteva scommetterci; avrebbe ripetuto tutto una seconda volta, senza mai fermarsi.
Era la sua ninfa vitale, ciò che lo alimentava. Quel semplice contatto con i suoi echelon era tutto.
Dopo circa un'ora, nella quale rimase seduta in un muretto ai lati più estremi del palazzetto per non venire notata ulteriormente da qualsiasi altro ragazzo, digitò a memoria il numero del frontman sul suo telefono.
«Eve!», esclamò con troppa foga Jared al di là della cornetta, solamente dopo uno squillo.
«Jared», pronunciò invece con più calma la donna.
«Dove sei?»
«Secondo te?»
«Dio, mi manchi», sussurrò lui subito dopo con voce graffiante ed Eve, chiudendo gli occhi, si immaginò perfettamente il volto dell'uomo. Di fronte a lei sapeva sempre mescolare insieme lo sguardo scaltro e astuto a quello etereo e romantico.
Le labbra della donna si piegarono all'insù, donandole un'aria da peccatrice sui lineamenti d'angelo.
«Sto arrivando.»

«Le ho già detto per la decima volta che conosco Jared», ripeté Eve scocciata di fronte ad un omone della security che non voleva farla passare.
«E io le ho già detto, signorina, che non è la prima volta che lo sento dire», disse imperterrito l'uomo.
La donna diede un'occhiata veloce al nome che aveva scritto sul cartellino attaccato alla giacca prima di parlare. Si chiamava Miles.
«Bene, Miles», incominciò a dire, calibrando il tono di voce, mentre gli si avvicinò pericolosamente per sistemargli meglio la cravatta, «che ne dici di andarmelo a chiamare?» concluse seducente a poche spanne dalla sua bocca.
«Lei.. lei..», si stava trovando seriamente in difficoltà e ciò gratificò molto Eve, che al contrario si stava divertendo più di quanto avesse potuto immaginare.
«Oh, andiamo. Mi vede per caso una ragazzina allupata pronta a scoparsi la sua amata celebrità?» e nel pronunciare quelle parole aderì il suo petto con quello della guardia, tentandolo ancora di più.
L'uomo sbuffò poi cedette alle avance di Eve e gliela diede vinta.
«Va bene, aspetta qui. Glielo vado a chiamare.»
Lei gli diede una pacca sulla spalla, sorridendogli.
«Perfetto, mi troverà proprio qui al ritorno.»
Neanche due minuti dopo che l'uomo era scomparso dietro una porta rossa e Eve sentì un urlo.
«La dovevi far passare subito, idiota!»
La donna si portò una mano alla bocca, trattenendo una risata appena riconobbe la voce irritata di Jared poco lontano.
«Scusami, io pensavo..»
«Non ti paghiamo per pensare!»
Pochi secondi e la porta si aprì.
Eve teneva le mani unite dietro la schiena, con le spalle ben diritte come le avevano insegnato durante le sfilate di moda, e con un sorriso divertito dipinto sul volto salutò un Jared adirato, che appena la vide cambiò immediatamente espressione.
Rimase per alcuni istanti a fissarla; quel viso ovale, dagli zigomi alti, gli era mancato più di quanto immaginasse. Si era quasi dimenticato quanto fossero espressivi quegli occhi vogliosi o carnose quelle labbra scarlatte.
Ma non indugiò oltre, perché si voltò verso Miles e, indicando il volto di Eve, gli urlò contro: «vedi questo viso? Tienilo bene a mente per le volte future.»
Poi la prese per un polso e la trascinò dentro, lasciandosi alle spalle la guardia.
Appena entrarono all'interno del camerino Eve non aspettò un attimo di più; si chiuse la porta a chiave dietro di sé e, prendendo tra le mani il volto di Jared, lo baciò subito con trasporto, come famelica delle sue labbra.
Lui non si fece trovare impreparato e la sbatté sulla porta, prendendole con una mano i capelli e l'altra appoggiandola al muro.
La giacca della ragazza non ci mise molto a finire sul pavimento e poco dopo la maglia bianca a maniche corte del frontman la seguì, lasciandolo a petto nudo.
Mentre le loro bocche non volevano distaccarsi neanche per un secondo, Eve accarezzò con le mani fredde il petto di Jared e percepì sotto i polpastrelli ogni minimo muscolo, fino ad arrivare alle spalle. Le strinse con forza più vicine al suo busto; voleva sentire il calore di quel corpo scaldarla.
Quando lui scese a baciarle prima la mandibola poi il collo, lei avvertì la mano, che ora non la teneva più per i capelli, infilarsi sotto la gonna del vestito blu. Lentamente e ad agio.
Le sfiorò l'interno coscia, fino ad arrivare all'inguine dove, trovando d'intralcio la stoffa delle mutandine decise di togliergliele. Finirono a terra ed Eve le scansò con un tacco, mentre teneva la testa appoggiata alla porta con il respiro un poco accelerato.
La bocca di lui poteva sentirla dappertutto e il suo corpo, perennemente freddo, sembrava stesse andando a fuoco sotto il tocco di quelle labbra e quelle mani.
«Mi sei mancata», gli ripeté all'orecchio, prima di giocare con la propria lingua e il lobo di lei. Infine lo morse maliziosamente.
Eve non rispose, anzi, portò le mani sulla cinta dei pantaloni di lui e con un gesto veloce gliela sfilò. Senza indugiare oltre gli slacciò i pantaloni e proprio mentre stava per infilare la mano all'interno dei boxer del cantante, lui parlò di nuovo.
«Ti amo», soffiò debolmente, con il volto nascosto tra i suoi capelli. Quel giorno le profumavano di vaniglia.
La donna si bloccò immediatamente e ritirò la mano, come se si fosse scottata.
«Cos'hai detto?»
Non gliel'aveva mai udito pronunciare prima, magari gliel'aveva fatto intendere, ma non le aveva mai detto quelle parole così esplicitamente. O almeno lei non lo sapeva, perché Jared glielo sussurrava sempre dopo che avevano fatto l'amore e lei gli dormiva beata con la testa sul suo petto. Non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo da sveglia per paura di una sua reazione sbagliata.
«Ti amo», ripeté con voce ferma, ora guardandola negli occhi.
Lei nei suoi ci vide speranza, sogni, ambizione e.. amore. Lui nei suoi ci vide solamente paura.
«Per il sesso, vero?» provò a sdrammatizzare, ridacchiando e avvicinandosi di nuovo al suo viso per baciargli la bocca fina e mordergli il labbro inferiore.
«No, certo che no», e aveva smesso di toccarla, di guardarla con tutto quel desiderio. Si era come svuotato, quasi come se avesse capito che quell'amore era solo a senso unico. In verità l'aveva già immaginato in varie occasioni, ma era finito per allontanare sempre quel pensiero, cercando di non rattristarsi.
Eve rimase per pochi secondi a fissarlo, non sapendo cosa fare o come reagire, ma doveva pensare alla svelta un modo per un deluderlo.
«Ti amo anch'io, Jared.»
Pronunciò quelle parole con fermezza e, portandogli una mano sul volto, gli accarezzò una guancia. Si era irrigidito, Jared, e la guardava con sguardo freddo. Non le credeva.
Eve allora si avvicinò con lentezza al suo viso e poggiò nuovamente le sue labbra sulle sue, poi lo abbracciò, circondandogli le spalle con le braccia e nascose il volto nell'incavo del suo collo, ispirando il buon profumo che emanava.
Avrebbe dovuto amarlo realmente.
Chiuse gli occhi, nel sentire le lacrime offuscargli la vista e lo strinse ancora di può al suo corpo. Fu tutto inutile; una lacrima le sfuggì dal controllo e le solcò il volto, andando a finire sulla pelle dell'uomo.
Jared inizialmente non si mosse di un millimetro, ma quando capì che Eve stava piangendo appoggiò con delicatezza le mani sulla sua schiena.
Quando i singhiozzi della ragazza inondò la stanza silenziosa, Jared non poté fare altro che stringerla a sé, avvertendo come una morsa al cuore.
«Ti amo anch'io, Jared», ripeté lei con voce spezzata.
«Shh», e le baciò il collo, stringendola con forza tra le sue braccia.
Eve, ad occhi chiusi, venne travolta dai ricordi iniziali dei loro primi incontri, quando ancora era una donna libera.

«Salve», le disse da dietro una voce sconosciuta che la fece voltare verso di lui.
Eve si trovava in disparte, seduta su uno degli sgabelli del bancone del bar e guardava da lontano la stanza colma di gente.
«Salve», lo salutò, sorridendo aggraziatamente.
Non si sarebbe mai aspettata che quell'uomo le sarebbe venuto a parlare, anche se ci sperava in fondo. Sapeva perfettamente chi era, l'aveva già notato da lontano.
Aveva un sorriso dolce, ma allo stesso tempo accattivante, e due occhi azzurri come un ghiacciaio nel bel mezzo dell'oceano scuro.
«Tenga», e le offrì un bicchiere di champagne, che lei prese volentieri.
«Grazie mille.»
«Come mai una come lei si trova qui tutta sola?» le aveva chiesto curioso, mettendosi seduto su uno degli sgabelli.
«E' tutta la sera che sto in mezzo alla gente. Mi ero stancata», gli spiegò semplicemente.
«Capisco.»
Tutti e due si portarono il bicchiere alle labbra e bevvero un sorso, rivolti verso le altre persone.
Jared si sentiva quasi in imbarazzo sotto lo sguardo provocante della ragazza e lei aspettava solamente che l'uomo facesse il primo passo.
«Piacere, Jared», optò alla fine per presentarsi, porgendole la mano.
«Piacere, Eve» e gliela strinse forte.
Lui annuì, già a corto di parole, il che era assolutamente strano. Jared aveva sempre qualcosa da dire.
La donna bevve ancora un sorso, ora guardandolo in volto sotto le lunghe ciglia nere.
Dopo neanche una mezz'ora si trovavano già in camera da letto.
Eve a sfogare tutta la sua rabbia repressa nei confronti di Shannon, e Jared solo per passare la serata. O almeno così pensava, perché con il tempo quella donna era divenuta l'unica.
Peccato che per lei invece non era mai cambiato nulla.

«Calmati, per favore», le mormorò all'orecchio con voce bassa, mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
Eve non poteva più continuare in quel modo, era arrivata al capolinea e percepiva il vomito di parole premere sempre più per uscire dalla sua bocca.
Fece un lungo sospiro e cercò di bloccare i singhiozzi. Quando sembrò calmarsi definitivamente, Jared si scansò un poco e, prendendole il volto tra le mani, le asciugò le lacrime con i polpastrelli delle dita.
«Ti va di andare a mangiare un boccone?» soffiò a pochi centimetri dal volto di lei.
«Basta che non mi porti nei tuoi soliti posti vegetariani», rise tra le lacrime.
Anche l'uomo scoppiò a ridere, prima di stringerla nuovamente al proprio petto.

Ho deciso di postare anche se qualcosa non mi convince in questa parte e sono di umore nero. Ma ho deciso di farlo perché sento il bisogno di non estraniarmi dal mondo.
Purtroppo sono dei giorni veramente difficili e distruttivi; sembra che la mia unica medicina sia Alibi. Ecco, ascolto quella canzone, chiudo gli occhi e allora sembra che tutti i pezzi nel mondo ritornano al loro posto originario. Però come tutto, anche questa canzone finisce. A volte la rimetto da capo, altre non posso, devo farmi forza da sola e andare avanti. Ma oggi proprio non ci riesco; mi concedo il fatto di non avere il coraggio di ascoltare Alibi e di lasciarmi crogiolare nel dolore.
"Che fai piangi? No, dai, Erica, ti prego. Guardami; non piango nemmeno io. Domani ritorno a scuola e mi dispiace che il funerale sia stato oggi, proprio oggi che uscite all'una e mezza", lo abbraccio, gli bacio le guance. "Basta, nonna ci sta guardando" e ti metti a ridere. Ti metti a ridere in chiesa, di fronte agli occhi di tua madre e tua sorella distrutte dal dolore e di fianco alla bara ricolma di fiori di tuo padre.
Come faccio a studiare quando l'unica scena a cui riesco a pensare è questa?
Ma passiamo ai ringraziamenti, che è meglio, mi sono solamente lasciata un po' andare, scusate.
Ringrazio Ire, per le parole carine che mi riserva in ogni sua recensione e anche perché mi fa pubblicità :) Ti sei tagliata i capelli? Io sono pronta per andare in missione! Ti adoro. ♥
Ringrazio anche PrincesMonica, che spero di ringraziare in modo migliore la prossima volta, oggi proprio non riesco scusami, ma sappi che mi ha fatto veramente molto piacere soprattutto perché sei stata sincera e se c'è qualcosa che adoro è la sincerità. In ogni caso ti rispondo: sì, Eve ha una storia parallela con Jared e in questo capitolo l'ho spiegata :) Non volevo dirlo subito per lasciare un po' di suspance! E sinceramente neanche io me lo riesco ad immaginare un Jared, in qualche modo, così.. buono?! Dolce?! Non saprei. Ma perché la storia funzioni mi serviva così e tra lui e Shannon ci vedo allora di più Jared XD *okay, è un ragionamento complicato, sorry*
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Lol -- Lot of Love. ♥

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Capitolo 3
*** 0.3 - Rolling in the deep ***


0.3


Le cicatrici del tuo amore mi ricordano di noi
E mi fanno pensare che abbiamo avuto quasi tutto.
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro.
Mi innamoro.
Potevamo avere tutto.
Andiamo insieme.
Avevi il mio cuore e la mia anima,
te li sei giocati.
-traduzione Rolling in the deep, Adele.
-0.3 Rolling in the deep

Jared fu il primo quella mattina ad aprire gli occhi; erano ancora le otto, ma non era stanco anche se aveva dormito solamente un paio d'ore.
Prima di spostare lo sguardo sul volto addormentato di Eve che gli dormiva, come di consueto, con il capo appoggiato al suo petto, guardò verso il grande finestrone da cui entravano i primi raggi di sole. Si prospettava una soleggiata e fredda giornata e lui se ne sarebbe dovuto andare solamente a pranzo.
Accarezzò la schiena nuda della donna e rimase sveglio a pensare alla notte appena trascorsa.
Non riusciva a capire quell'atteggiamento. Perché Eve era scoppiata a piangere proprio quando le aveva detto ti amo? Eppure ogni sua precedente donna aveva aspettato ansiosa quelle due parole famose. Avevano tutte aspettato inutilmente perché dalla sua bocca non era mai uscito nulla, tralasciando Cameron. Era stata seriamente la donna più importante della sua vita, ma ora, guardando il bel volto di Eve, anche lei veniva eclissata.
Fece un lungo respiro, accarezzandole i lunghi capelli castani con sfumature bronzee. C'era qualcosa che non andava, lo percepiva.
Eve non era mai stata una di quelle persone che mostravano palesemente i propri sentimenti, ma Jared non aveva mai messo in dubbio che da parte sua non ci fosse nulla. Erano perfetti insieme, perché non sarebbe dovuto andare tutto per il verso giusto? Lui la sapeva cullare nelle notti più buie, dove il vuoto all'interno di te è talmente grande da farti dimenticare persino di respirare. Lui sapeva come farla ridere, come metterle il buon umore e inoltre sapeva come voleva essere trattata. Le cantava canzoni dolci all'orecchio e ballavano abbracciati nel salone, accompagnati dalla solita musica jazz, la preferita di Eve. Avrebbe fatto di tutto per lei, si sarebbe perfino buttato da un grattacielo se solo lei gliel'avesse chiesto. E pensava che tutti questi sentimenti fossero reciproci, almeno per metà.
Gli venne in mente quando una volta, durante le riprese di Hurricane, lei era comparsa dietro le transenne, in strada, in mezzo ad altri milioni di visi curiosi. L'aveva notata subito ed era rimasto per un attimo interdetto, nel mezzo di una scena. Eve era così; non prometteva mai nulla, ma poi riusciva sempre a stupirti.
Jared aveva sospeso subito le riprese e si era diretto verso di lei, che però era già scomparsa tra la folla. L'aveva ritrovata seduta su una poltrona della sua camera poche ore dopo, al suo ritorno.
«Come sei riuscita ad entrare?» le aveva chiesto, lasciando che un sorriso perspicace gli increspasse le labbra.
«Ho tanto il viso da santarellina?» gli aveva risposto, con due occhi talmente espressivi da poter parlare per lei.
E poi si era interessata a lui, alla sua giornata, al suo lavoro, mettendo da parte il suo egoismo che la portava a parlare in continuazione di sé stessa. Jared, di molte parole come al solito, aveva incominciato a spiegarle, mostrandole anche alcune scene già girate che aveva sul suo computer. Quella sera si era programmato di lavorarci sopra, ma era finito completamente per fare altro.
«Chi è quella?» aveva chiesto la donna, incuriosita, appena aveva visto la scena in cui il cantante si intratteneva con una modella mora.
«Una ragazza per il video», era stato sul vago Jared, compiaciuto di aver suscitato la gelosia sulla donna.
«Una ragazza?» aveva continuato a domandare.
«Una modella», aveva risposto con naturalezza, continuando a guardare la scena.
«Una modella?!»
«Questo, questo è il momento migliore», aveva sghignazzato il frontman, proprio nella scena in cui stringeva il seno alla ragazza e successivamente le mordeva il petto, vicino all'ombelico.
Eve aveva aperto la bocca sconvolta e lasciando la gelosia sopraffare sui suoi soliti modi aggraziati.
«Certo, che sei proprio stronzo!» aveva esclamato, prendendo il primo cuscino che aveva trovato, sopra il letto dove erano seduti, per incominciare a colpirlo.
Lui aveva riso, divertito, cercando di pararsi dai colpi della donna che non voleva smetterla.
«Non era bella quella scena? Se vuoi te la faccio rivedere», era riuscito a dire, senza smettere di ridere.
Avevano finito per punzecchiarsi tutta la serata, senza sosta. Jared felice e gratificato, Eve divertita e con la mente ben lontana da Shannon.
Jared respirò ancora, rumorosamente, mentre continuava ad accarezzare i capelli di Eve.
Non riusciva a capire in nessun modo cosa c'era che ora non andava. Eppure bastò poco e l'arcano venne scoperto.
Improvvisamente l'uomo udì un suono, proveniente dalla borsa della donna che era appoggiata sopra il divanetto di fronte al letto.
Non avrebbe dovuto alzarsi per andare a controllare, ma Jared era un tipo curioso, come si poteva credere che sarebbe rimasto disteso sul letto?
Si scansò dal corpo della donna, cercando di non svegliarla. Lei infastidita fece una smorfia con la bocca e cambiò posizione, senza però aprire gli occhi. Abbracciò il cuscino una volta giratasi dalla parte opposta, ma l'uomo, sporgendosi per vedere se il suo respiro era regolare oppure no, notò che ancora dormiva tranquillamente.
Jared non perse tempo, si alzò dal letto, infilandosi i boxer che erano finiti poco lontani, e si avvicinò alla pochette nera della donna.
Era stato uno squillo breve, perciò ne dedusse che avesse ricevuto solamente un messaggio, ma il desiderio di sapere fu più forte di lui e così si ritrovò con le mani nella borsa di Eve, frugandoci dentro.
Trovò facilmente il telefonino che segnalava sul display un messaggio ricevuto.
Inizialmente lo rimise dentro, richiudendo persino la borsa e posizionandola come gli sembrava fosse fin da prima. Non doveva. Con quale diritto avrebbe potuto frugare nelle cose personali di quella donna? Se lei fosse stata al posto suo e lui l'avesse venuto a sapere sarebbe stato furioso con Eve. Le avrebbe urlato che non si poteva permettere di mettere il naso nei suoi affari, anche perché la loro storia cos'era? Seriamente; da parte di Jared ci sarebbe stata tutta la volontà di una relazione seria e stabile, ma da parte di Eve? Lei sembrava che neanche le importasse definire il loro rapporto.
Eppure Jared riprese quel cellulare tra le mani e dopo un attimo di esitazione aprì il messaggio. Comparvero presto poche parole nere su uno schermo bianco.
Si diede dello stupido subito dopo aver letto; non avrebbe dovuto farlo perché se ne pentì amaramente.
'Voglio assolutamente vederti; devo spiegarti', citava il messaggio.
Solo quando lesse il nome di chi l'aveva inviato sentì la rabbia montare.
Shannon. Suo fratello. Suo fratello maggiore conosceva Eve. Suo fratello maggiore doveva parlarle.
Si diresse verso il letto, con il cellulare della donna in mano, e la svegliò bruscamente con una spinta.
Lei sussultò e si portò una mano sul viso, prima di voltarsi a guardarlo con gli occhi ancora mezzi chiusi e assonnati.
«Che vuol dire?» chiese Jared con tono freddo, mostrandole il messaggio.
Eve si scansò i capelli dal viso poi si tirò su seduta, con calma, come se non avesse capito che la faccenda fosse seria.
Si prese il lenzuolo e se lo avvolse intorno all'esile corpo, infine fu pronta per dare completa attenzione al volto dell'uomo. Teneva la mascella serrata e la solita vena sotto l'occhio sinistro gli si era gonfiata.
«Dimmi esattamente cosa vuol dire questo messaggio. Conosci mio fratello?»
Eve sgranò gli occhi quando si accorse del suo telefono tra le mani di Jared e il primo impulso fu di riprenderselo.
«Hai frugato nella mia roba?» quasi urlò.
«Non ribaltare la frittata, Eve. Il punto è: conosci mio fratello?» ora la sua vena non si era solamente gonfiata, ma pulsava per la rabbia che stava trattenendo.
«Ma con che diritto ti sei permesso di farlo?» continuò la donna su quell'argomento, imperterrita. In realtà stava solamente prendendo tempo, pensando ad una bugia plausibile da inventarsi.
«Eve, cristo santo, ti sto chiedendo una cosa precisa!» sbraitò.
«Sì, okay? Sì, conosco tuo fratello», disse abbassando lo sguardo. Il senso di colpa era troppo grande per poterlo sopportare e non riuscì neanche a fingere. Era come se qualcosa all'interno di lei si fosse rotto, trasformandola in una persona diversa da quella che era di solito. La fredda e sempre impassibile Eve si era andata a farsi benedire.
«E il vostro rapporto in cosa consiste?»
Eve si morse l'interno della guancia, a disagio, e si girò a guardare fuori dal grande finestrone. Avrebbe dovuto immaginare che prima o poi sarebbe venuto tutto fuori, tutto a galla. Se non fosse successo in quel modo sarebbe stata lei stessa a sputare fuori tutta la verità.
«Sesso. Solo sesso. Niente amore, niente sentimenti.»
Fu una pugnalata al cuore quella frase per Jared. Suo fratello si fotteva la sua ragazza, quella donna per cui aveva perso la testa, che credeva di amare e pensava fosse assolutamente perfetta.
«Lui lo sa?»
«Cosa? Di noi due?» e si voltò di nuovo a guardarlo. Un fulmine a ciel sereno quegli occhi color verde pastello.
Teneva i pugni chiusi e le nocche delle mani erano divenute giallognole per la pressione esercitata. Aveva una gran voglia di andare a spaccare la faccia a suo fratello. Non gli era mai capitato di odiarlo in quel modo.
«No, non lo sa e l'ho conosciuto prima di te.»
Ennesima pugnalata al cuore.
Jared si mise diritto e incominciò a camminare avanti e indietro per la stanza d'albergo, con le mani tra i capelli e il cuore che gli batteva in gola.
«Perché? Perché l'hai fatto?» urlò improvvisamente, facendo sobbalzare Eve che si portò le gambe al petto e si abbracciò, impaurita.
«Io.. io lo amo, Jared», sussurrò subito dopo, scoppiando a piangere. Non riusciva più a sopportare il masso che le opprimeva il cuore, che ora le batteva furiosamente. Non voleva far soffrire nessuno, ma ormai era entrata in quel tunnel e non c'era modo per uscirne illesa. Per nessuno dei due, almeno.
Era tutto sbagliato, l'ultimo anno della sua vita lo era perché aveva preso in giro qualunque persona la circondava compresa sé stessa.
«Mi hai sfruttato vero? Mi hai solo sfruttato!»
Eve non riuscì a rispondere, ma con il viso nascosto tra le mani annuì debolmente.
Jared si avvicinò al muro, indugiò un secondo, infine diede un forte pugno su di esso, urlando.
La donna sobbalzò di nuovo, alzando immediatamente il volto verso la figura dell'uomo che ora stava urlando ancora più forte per il dolore alla mano.
Anche lui scoppiò a piangere ed appoggiandosi al muro scivolò su di esso fino a che non si ritrovò seduto a terra, con le nocche di una mano sanguinante e il cuore a pezzi.
«Io non volevo ferirti, credimi», disse lei dopo aver ingoiato il groppo in gola, con voce tremolante.
«Zitta, devi stare zitta», boccheggiò il frontman, con lo sguardo perso nel vuoto e il volto bagnato dalle lacrime.
Rimasero per un'ora intera muti, nella medesima posizione. Eve accucciata sopra il letto e Jared in un angolo della stanza. Lei non aveva il coraggio di dire o fare niente e lui aveva il cervello che gli scoppiava. Troppi pensieri insieme, troppe delusioni e poi Shannon. L'aveva odiato inizialmente, ma ora non poteva più farlo. Non ci riusciva. Alla fine non ne sapeva nulla e l'unica colpa che aveva era quella di aver notato Eve prima di lui e di averla fatta innamorare al suo posto. Non poteva permettere che tutto questo rovinasse qualcosa nel loro rapporto. Erano fratelli, cazzo.
Ma guardando quella donna, in lacrime sopra quel letto dalle lenzuola ancora sgualcite dalla notte passata insieme, riusciva ad avere solamente pensieri sconnessi.
Poi Eve ebbe il coraggio di fare un'azione che prese Jared alla sprovvista, come ai bei tempi.
Si alzò, completamente nuda se non per le mutande, e si avvicinò a lui. La vide camminare nella sua direzione con i capelli lunghi scompigliati, il viso pulito, gli occhi e le guance rossi per il pianto. Le gambe lunghe e affusolate, il ventre piatto e il seno piccolo. Era bellissima; fu l'unico pensieri che il cervello di Jared riuscì a compiere in quel preciso istante.
Lei si mise seduta al suo fianco, con la schiena poggiata al muro, infilò un braccio sotto il suo e intrecciò le dita alla mano, ancora un poco sanguinante, dell'uomo. Lui non si mosse, anzi, chiuse gli occhi e fu quasi lieto di quel contatto. Di sentire la mano piccola e fredda di Eve nella sua o il suo viso posato sul suo braccio. Inspiegabilmente gliene fu grato.
Avrebbe dovuto spingerla via e cacciarla fuori da quella stanza, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.
Si sentiva semplicemente vuoto e smarrito.
«In realtà non ti ho usato. Solamente in quei momenti in cui sto insieme a te mi sento bene», parlò poco dopo la donna.
Ed era vero; credeva di averlo solamente sfruttato per sentirsi amata e non pensare al fratello maggiore, ma se riportava alla mente i momenti passati insieme a quell'uomo ci vedeva solamente tanta serenità.
Ovviamente amava Shannon, ma era un continuo farsi del male andarsi a buttare tra quelle braccia, mentre quando le sue labbra incontravano quelle di Jared sentiva solamente un peso in meno al cuore. Perché era amata e allora i suoi sentimenti passavano in secondo piano.
«Ma ami Shannon.»
«Sì, ma solo perché sono una lurida puttana e perfino masochista.»
«Esatto.»
Eve sorrise, stringendo di più la presa su quella mano.
«So che adesso mi starai odiando e io giuro che uscirò dalla tua vita tra un secondo, ma devi sapere che ciò che abbiamo vissuto è stato reale in fondo.»
Detto questo, si scansò e fu pronta ad alzarsi, ma Jared la prese prontamente per un polso e la trattenne a terra.
Lei si voltò a guardarlo interrogativa, ma quando incontrò quegli occhi, quel giorno ancora più glaciali, venne spiazzata. Infatti lui le allungò una mano verso il volto e con delicatezza assoluta le carezzò una guancia bianca come il latte e una volta avvicinatosi ad esso la baciò teneramente.
Voleva ricordarsi per un'ultima volta che sapore avevano le sue labbra e la velocità con cui batteva il suo cuore quando l'aveva tra le mani. Fu uno sfioramento che durò pochi secondi, ma per un attimo il tempo sembrò fermarsi e la mente di Jared venne completamente svuotata.
«Avresti potuto amarmi se fossi arrivato prima?» le sussurrò subito dopo, a poche spanne dalla sua bocca.
Lei chiuse gli occhi ed ispirò profondamente.
«Sì, penso di sì.»

Eccomi di nuovo qui, con un nuovo pezzo di questa one-shot divisa in un totale di cinque capitoli. E visto che l'ho divisa in cinque capitoli, questo non mi è venuto lunghissimo. i'm so sorry ç_ç Però sì, ora so dirvelo con certezza. Ma praticamente con il prossimo capitolo la storia finirà.
Anyway, spero che la mia protagonista e il mio Jared non vi abbiano deluso, ma d'altronde penso che potete dire pesta e corna di Eve xDD
Lei ne è coscente, si chiama da sola 'lurida puttana e perfino masochista'. In ogni caso sono molto curiosa di leggere ciò che ne avete dedotto voi, ciò che vi è arrivato e le vostre emozioni. In più come lo vedete questo Jared? Io troppo innamorato. E' vero; è totalmente diverso da quello reale, ma se si innamorasse veramente di qualcuna?
Parlando un po' di me vi informo che sto meglio, molto meglio. Il mio amico è tornato a scuola il giorno seguente e rideva. Credetemi; quello è ciò che mi ha fatto più male. Solo pochi giorni fa mi si è avvicinato e mi ha detto: 'Non riesco a piangere', e io sono riuscita solamente ad abbracciarlo.
MA, grande ma, scansiamo la malinconia e passiamo a qualcosa che ci metterà un sorriso, o almeno a me lo mette.
HAPPY B-DAY, IRENE!
Questa bellissima ragazza oggi compie ben vent'anni.
Ti dedico con tutto il cuore il capitolo sperando che non sia venuto fuori una schifezza XD Ma non potendoti fare un regalo materiale ho pensato che l'unica cosa che potrei fare è questa :)
i love u
Ah, ultimamente mi sto fissando con Adele *-* ma che voce ha? Poi sabato a contemporaneo Alice, la mia insegnante, mi ha messo
Hometown Glory e giuro che mentre ballavo stavo per scoppiare a piangere! 
Ringraziamenti.
EssenceOfMars: Grazie mille, come ho detto sopra io mi sono ripresa. Purtroppo è per il mio amico il duro colpo e la morte di un genitore è qualcosa che rimarrà sempre dentre, ma lui sa che può contare su di me. E grazie anche per i complimenti. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo.
GiuliaDeDo: La tua recensione mi ha fatto veramente TANTO piacere e sono assai contenta del fatto che tu non giudici la protagonista. Uno degli scopi che mi sono prefissata è farla sbagliare, sì, ma nonostante tutto farla entrare anche nel cuore dei lettori, almeno per tutto il tempo che si legge questa storia.
Ama seriamente Shannon, ma è attaccata a Jared e forse se ne sta accorgendo solamente ora, purtroppo.
La tua domanda per metà è già stata risposta, eppure ora che farà Eve? Shannon la vuole vedere, ma lei gli risponderà? Andrà comunque da lui? Lo affronterà? Eh, mi piace tenere sulle spine i miei lettori, spero non mi odierai :)
Mi dispiace per la tua storia, non vorrei riaprire ferite fresche, spero tu possa superare tutto. Purtroppo i maschi.. brutte bestie u.u *con questa storia però si capisce che anche le donne non scherzano XD*
Grazie mille, di nuovo, per la recensione. E' stata veramente molto bella da leggere!
_SuperJunior_: Grazie anche a te! Eh, quello che prova Shannon si scoprirà solamente alla fine :)
Con questo vi saluto tutti e ringrazio chi ha solamente letto o messo questa storia tra le preferite.
Ire: Aggiungo all'ultimo un commento anche per te. Prima di tutto: NO, NON TI PERDONO! u.u ahahahah ma ti pare? E non sei niente di quello che hai detto di essere. Poi hai vent'anni, nel pieno della giuventù *___*
Eh, lo so. Jared mi è venuto strano e diverso ç___ç e io che li voglio sempre fare simili agli originali. Ma qui non si può!
Ma lo sai che penso che tu abbia ragione sul fatto del complesso della brunetta? E che cavolo, almeno qui ho la soddisfazione di farli andare con le brune/more u_u *proprio della serie: 'appena vedono me, altro che bionde! u.u' xDD*
Sto Shannon comunque fa un po' troppo sesso, eh?! non ti pare? io sono proprio gelosa! Cioè, prenderei un aereo ora, andrei in australia e gli farei una scenata in seduta stante u.u Non si può scopare tutte 'ste persone! BIONDE, SOPRATTUTTO! ahahahahahahahahahah ma quanto ci divertiamo noi due? XD
Eh sì, di questo avevo l'anticipazione, ma il prossimo ti faccio la sorpresona ù.ù
ti adoro! ♥
Con questo vi saluto tutti e ringrazio chi ha solamente letto o messo questa storia tra le preferite.

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Capitolo 4
*** 0.4 - Bad Romance ***


0.5
Your defenses were on high
your walls built deep inside.
Yeah, I'm a selfish bastard
but at least I'm not alone
my intentions never change
What I want still stays the same
and I know I should do
it's time to set myself on fire
Credimi, quando dico addio per sempre
è per il nostro bene.
Was it a dream? - 30 Seconds To Mars

-0.4 Bad Romance
Quando l'amore non è più amore, ma solo paura di rimanere soli.
Eve entrò velocemente all'interno dell'ascensore dell'edificio in cui aveva un appartamento tutto suo e schiacciò meccanicamente, senza neanche pensarci, il bottone con sopra il numero del suo piano.
Aveva la testa che le doleva, gli occhi gonfi e ormai credeva di aver pianto tutte le lacrime che aveva all'interno di sé, sbagliandosi. Ogni volta che credeva di aver finito con i piagnistei ecco che riaffioravano altre lacrime amare, sempre più pesanti, che le bagnavano il volto stanco.
Solamente uno squillo e il suo cellulare che le vibrò in mano la riportò al presente, ricordandole ciò che doveva a tutti i costi fare.
Era uno squillo di Shannon, che ansioso aspettava da più di due ore una sua risposta.
Se fosse stato per lei neanche avrebbe risposto, ma doveva farla finita, doveva chiudere anche quella storia e distaccarsi per sempre dai due fratelli per ritornare sola ad affrontare la vita.
'E' finita', digitò il più velocemente possibile quel messaggio e lo inviò a Shannon, senza rileggere o avere ripensamenti. Era stremata, tremendamente stremata da tutta quella situazione, che avrebbe voluto rinchiudersi in casa e cadere in letargo per chissà quanto tempo, sperando che una volta svegliata sarebbe stata una persona nuova, diversa.
Neanche pochi secondi e il suo telefonino segnalò la risposta dell'uomo.
'Ore 11 al solito caffé', citava il messaggio. Sempre breve e coinciso come al solito.
Eve sbuffò, portandosi una mano sui capelli, per riavviarseli; quando Shannon si metteva in testa qualcosa non c'era niente e nessuno al mondo in grado di fargli cambiare idea.
Le porte dell'ascensore si aprirono, con un sonoro suono, e la donna uscì da esso per ritrovarsi di fronte all'ampia porta di legno del suo appartamento.
Prese affannosamente le chiavi nella borsa, dopo averle cercate per un paio di secondi, e ne inserì una nella serratura del portone. Appena entrò all'interno di esso buttò direttamente la pochette e il giubbotto sul divano della sala e si levò le alte scarpe che non riusciva più a sopportare.
Posò le chiavi su di un mobiletto, vicino ad uno specchio dove si specchiò. Aveva i capelli scarmigliati e intrecciati, gli occhi gonfi per le lacrime piante fino a quel momento e neanche più un filo di trucco sul viso. Era distrutta e il suo corpo tremava ancora per i singhiozzi di poco prima.
Era rimasta distaccata e pacata di fronte allo sguardo abbattuto di Jared, ma la realtà era solamente una. Lei aveva bisogno di lui, perché una volta varcata la porta di quella camera con la consapevolezza che non avrebbe più potuto baciare quelle labbra le era crollato il mondo addosso.
Lo stesso aveva fatto Jared; aveva aspettato che Eve se fosse andata definitivamente dalla camera per scoppiare ancora a piangere, con la fronte appoggiata alle ginocchia e le mani ai capelli. Non aveva mai pianto se non nella finzione dei suoi film, ma ora non riusciva a smettere. Aveva realizzato anche lui che quella donna non avrebbe più illuminato le sue giornate.
Sembrava come se avesse lasciato una parte di lei lì dentro per sempre, senza poterla più riprendere.
Spesso si ama ciò che ci distrugge e mai quello che dovremmo e ci rendiamo conto di quanto qualcuno è importante per noi solamente quando lo perdiamo. Frasi fatte che Eve e Jared odiavano, ma ora le stavano vivendo sulla loro pelle.
La donna sbatté un pugno sul mobile e chiuse gli occhi per ricacciare le altre lacrime.
Aveva bisogno immediatamente di una doccia per rilassarsi e distendere i muscoli, così senza ulteriore indugio si avviò, barcollante, verso il bagno, dove però rimase interdetta appena ci mise piede.
Shannon era mai entrato dentro quell'appartamento? No, mai. Si rinchiudevano in una stanza e non ne uscivano più; vivevano su di un letto o una semplice stanza d'albergo. Mai voluto nulla di più.
Jared, invece, dopo solamente due mesi che si frequentavano le era comparso sotto casa, l'aveva chiamata dicendole di affacciarsi dal balcone e quando Eve lo aveva visto si era portata una mano davanti la bocca non credendo ai propri occhi.
Le aveva portato del cibo cinese da asporto dal suo ristorante preferito e avevano passato una serata tranquilla insieme, guardando un film.
E ora le comparve davanti gli occhi la sua figura nuda, dentro la doccia a vetri, che la guardava in modo provocante, come quando tutto era accaduto realmente.
Vorresti entrare?
Si ricordava perfettamente quella scena e perfino il tono di voce usato da lui. Era tutto fermo nella sua mente, nei suoi ricordi che avrebbe voluto cancellare per non soffrire più.
Eve prese la porta e la sbatté dietro di sé prima di portarsi le mani a nascondersi il volto. La sua testa stava scoppiando e non voleva più pensare a ciò che era stato. Non voleva più semplicemente pensare a quell'uomo che fino a pochi minuti prima credeva fosse solamente uno dei tanti.
Non era mai stata male così tanto per amore.
«Che diavolo avete voi due?» urlò nella solitudine di quel bagno.
Poi andò ad aprire l'acqua della doccia e aspettò che il calore si espandesse per la stanza, dopodiché si spogliò e si infilò dentro.
Sentire l'acqua sulla propria pelle diafana fu quasi una liberazione. Abbandonò il volto all'indietro per fare in modo che quel getto glielo bagnasse direttamente e poté percepire perfettamente ogni gocciolina cadere sulle proprie palpebre chiuse per poi scendere e mischiarsi alle lacrime.
Appoggiò la schiena alle mattonelle fredde del muro e poco dopo si lasciò cadere a terra, seduta, scoppiando in un altro pianto silenzioso.
Avrebbe avuto bisogno solamente di tempo, di un po' di tempo per calmarsi e liberare la mente. Un po' di tempo per capire che quella reazione era esagerata, soprattutto da una persona come lei.
Poi sarebbe andata ad incontrare Shannon e infine sarebbe scomparsa. Se ne sarebbe andata dalle vite di quei due fratelli, eliminandoli definitivamente dalla propria. Come se realmente esistesse un pulsantino con scritto “canc” e tutto si risolvesse così.
Non sarebbe stato difficile e quando tutto il tempo che si era predisposta sarebbe finito era certa che non avrebbe avuto più nessuno nel cuore.
Rivoleva la solita Eve Grey e l'avrebbe riavuta.
A costo di dimenticare completamente l'ultimo anno trascorso.
«Queste sono le ultime lacrime che ti concedo, Eve», si disse da sola.
Si sfogò per altri minuti, in un pianto disperato, ma una volta chiusa l'acqua della doccia ed uscita da essa, aveva terminato e non avrebbe più versato lacrime. Se lo era promessa.
Ora le mancava solamente eclissare Shannon dalla propria vita e poi poteva dire di aver completamente concluso. Solo in quel caso sarebbe potuta tornare la solita Eve, quella che non provava nemmeno un'emozione.
Si asciugò il corpo con un asciugamano che successivamente si legò intorno al petto, sopra il seno, e con un altro più piccolo, si tolse un po' d'acqua dai lunghi capelli.
Guardò l'orario sull'orologio da polso che aveva poggiato sul lavabo prima di essere entrata in doccia e, accorgendosi che erano già le dieci e mezza, prese velocemente il phone per asciugarsi i capelli. Dieci minuti e aveva concluso.
Se li lasciò ondulati e passò a truccarsi un poco gli occhi chiari, dal taglio felino. Infine si diresse in camera da letto per vestirti il più velocemente possibile.
Arrivò al solito caffé con un quarto d'ora di ritardo; lei non lo era mai, anzi odiava esserlo, ma quel giorno non le importò minimamente.
Scese dal taxi, dopo aver pagato il tassista e si diresse all'interno del piccolo bar centrale. Passo sicuro e volto alto, autoritario, pronto a nascondere tutto il vuoto e le lacerazioni che portava all'interno di sé.
Dimostrarsi la più fragile è vietato, ricorda, si disse prima di spingere la porta a vetri dell'ingresso.
Una volta all'interno si guardò intorno per vedere se c'era il volto conosciuto di Shannon nella sala. Lo notò poco lontano alzare una mano in sua direzione, con il giubbotto di pelle e gli occhiali da sole ancora addosso.
Gli sorrise, meschina e si avvicinò al tavolo.
«Sei in ritardo», fu ciò che gli fece notare subito l'uomo.
Lei annuì, «lo so.»
Lo sguardo di Shannon rimase fisso negli occhi di Eve, finché le prime parole non uscirono dalle loro bocche.
Che aveva qualcosa che non andava se ne accorse persino lui.

«Buongiorno», la salutò subito l'uomo, distogliendo lo sguardo dal volto di lei, come se si vergognasse di essere stato sorpreso a fissare la donna per troppo tempo e soprattutto in modo totalmente diverso dal suo solito disinteressamento.
Prese il menù e lo sfogliò, senza però guardarlo realmente. Lo sfogliava sovrappensiero, con in mente già cosa avrebbe ordinato.
«Buongiorno», rispose Eve al saluto, compiendo i suoi stessi movimenti.
Rimasero muti per alcuni minuti finché lui, con finta indifferenza, le chiese cosa avrebbe ordinato.
Sembrava una conversazione ordinaria, compiuta da due persone amiche che non avevano niente d'importante da dirsi, quando in realtà la situazione era totalmente il contrario.
Quel comportamento da codardo infastidiva come non mai la donna che non rispose a quell'ultima domanda. Posò il menù sul tavolino e alzò gli occhi per guardarlo, infine con voce misurata parlò.
«Cosa vuoi Shannon? Perché siamo qui?»
L'uomo alzò immediatamente il capo e da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, sembrò tentennare spaventato. Non l'aveva mai visto indifeso fino a quel punto, così impaurito e titubante.
«Niente di importante», e per un secondo parve di nuovo quello di sempre. Freddo e sicuro di sé.
Eve non riuscì a pensare nient'altro se non che era giunta l'ora di andarsene. Era arrivata fino a lì solamente per vederlo un'ultima volta e dirgli definitivamente addio. Era arrivata fino a lì solamente perché lui aveva voluto vederla assolutamente, senza darle il modo di opporsi. Eppure ora non aveva nulla da dirle.
Forse era meglio così, sarebbe stato più semplice per lei cancellarlo dal suo cuore che continuava a sanguinare in silenzio, cercando di non farsi notare dalla propria padrona.
Prese velocemente la borsa e si alzò, spostando la sedia dietro di lei, che produsse un rumore sordo poiché strisciò sul pavimento.
Era pronta ad andarsene quando lui la fermò per una mano.
«Dove vai?»
La donna chiuse per un attimo gli occhi, poiché stava per scoppiare a piangere di fronte all'uomo, ma riuscì ad opporsi al proprio volere e, una volta ricacciate indietro le lacrime, si voltò verso di lui, abbassò lo sguardo sul suo viso ed ebbe ancor più il desiderio di allontanarsi il prima possibile per non fargli notare quanto dolore stava nascondendo. Soprattutto per non cambiare idea e finire di nuovo in un letto di chissà quale albergo, era quello ciò che più temeva.
«Se non hai niente da dirmi, allora addio, Shannon», e provò di nuovo ad andarsene, divincolandosi dalla presa, che però si fece ancora più salda intorno al suo polso.
«Ti prego, siediti», e la sua voce uscì in un sussurro. Basso e sensuale. Triste e supplichevole.
Eve aspettò che il batterista togliesse la presa, prima di sedersi nuovamente ed accavallare le gambe.
«Potresti toglierti gli occhiali? Sai, mi piacerebbe guardarti negli occhi mentre ti parlo», ordinò la donna con voce ferma, togliendosi il cappotto e posando la borsa nella sedia affianco.
Shannon non lo fece subito, rimase per un attimo fermo, infine, lentamente, se li tolse.
Aveva le occhiaie marcate e gli occhi spenti, come se non avesse dormito per tutta l'intera notte.
«Conosci per caso Achille, l'eroe greco dell'Iliade?» chiese sempre la donna.
L'uomo annuì e aspettò che lei continuasse per riuscire a capire dove voleva farlo arrivare. Sapeva essere così difficile a volte.
«Mi è venuta in mente Briseide. Ecco, credo proprio di essere Briseide e tu, invece, Achille.»
Eve concluse di parlare e lo vide girare il volto per guardare la visuale fuori dalla grande vetrata del locale. La luce tenue di quel giorno entrava e colpiva i suoi occhi in modo da renderli più chiari del solito, ma la donna si accorse anche di qualcos'altro. Erano vuoti e persi, molto simili ai propri.
Sembrava che al di là di quel vetro stesse cercando una risposta alle mille domande che gli vorticavano nella testa.
«Briseide era la sua concubina ed Achille dimostrò i propri sentimenti solamente quando Agamennone gliela portò via», disse con voce spenta, priva di qualsiasi emozione, continuando a guardare ovunque, tranne che il viso di Eve.
«Ma la furia di Achille non c'entrava nulla con l'amore per la donna. Agamennone gli stava portando via il suo bottino di guerra, ciò che gli aspettava di diritto», gli spiegò meglio la donna.
«E questo cosa c'entra con noi?»
Finalmente quegli occhi ebbero la forza di guardare quelli di Eve e di intravedere lo stesso sguardo perso e triste.
«Mi sto sentendo la tua concubina, il tuo bottino di guerra. Cosa ti è mai importato di me, Shannon? Nulla, eppure proprio adesso che sto cercando di tagliare i fili che mi sta legando a te, tu sembri.. diverso.»
Lui si portò le mani alla fronte e se la massaggiò, chiudendo per un attimo gli occhi.
«Non è assolutamente vero» disse, sospirando piano.
«Come posso saperlo?»
Lui aprì subito la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma la richiuse immediatamente, rimanendo muto a guardare quella donna, dalle labbra tirate e gli occhi privi di qualsiasi sentimento. Appariva distrutta anche lei dalla nottata passata e si chiese se per caso aveva pianto per colpa sua.
Eppure lui non sapeva proprio cosa dire. Non aveva mai pensato a Eve come qualcosa di più se non di una scopata facile, ma nell'ultimo periodo la vedeva più distante e non riusciva a capire per quale motivo. Era certo che c'era qualcosa sotto, anzi sapeva addirittura che c'entrava il fratello, molto probabilmente, e questo dubbio l'aveva portato ad essere quasi morboso nei suoi confronti, senza però darlo a vedere.
E ora da una parte non la voleva perdere, ma dall'altra non era neanche pronto a darle un motivo per non andarsene se non per un suo egoismo. Le aveva mandato quel messaggio perché era sicuro di trovare il coraggio di dirle tutto, ma in quel momento dalle sue labbra non veniva fuori nulla.
Eve, come se avesse letto nel suo pensiero, sorrise lievemente. Un ultimo sorriso carico di delusioni e tristezza.
Allungò una mano verso quella dell'uomo, poggiata sopra il tavolo, e, sporgendosi verso di lui, gli lasciò un tenero bacio sulla fronte liscia.
Pochi attimi che sembrarono durare in eterno.
Quando si distaccò, la donna prese di nuovo la propria borsa e il proprio cappotto, infine se ne andò da lì e da quel tavolo, senza più voltarsi indietro.
Shannon rimase a fissarla mentre se ne andava, immobile su quella sedia, incapace di fare o dire qualcosa. Rimase così, fermo, ad imprimere nella sua memoria il ricordo della camminata fiera ed altezzosa della donna.
Solo all'ultimo uscirono dalla sua bocca delle parole dette leggermente a tono più alto del normale, che però non servirono a nulla e che forse Eve non aveva neanche sentito.
«So che ieri eri al concerto!»
E in verità sapeva molto di più, ma non aggiunse nient'altro perché ormai aveva capito. Non c'era altro da fare se non lasciarla andare.
Quando non la vide più, neanche aldilà della vetrata, chiuse per un attimo gli occhi, immaginandosi l'ultima volta che l'aveva vista ridere.
Sopraffatto dai ricordi che non la smettevano di susseguirsi nella propria mente, rimase per chissà quanto seduto da solo, in quel tavolo di New York.

Prima di tutto faccio l'angolo pubblicità xD Vorrei dirvi che se vi è piaciuto il modo in cui scrivo e magari volete leggere qualcos'altro di mio, oltre ad aver pubblicato già altre tre one-shot, ho in corso una long fic :) ecco qui il link:  ~ Miss nothing, miss everything
, parla di una ragazza, Mèlanie, che con il suo gruppo riesce ad essere ingaggiata dalla EMI, proprio qui conoscerà i Mars. (non è la solita storia d'amore, anche perché penso proprio che l'amore non c'entri molto in questo caso.)
"
«Penso che sia stato destino il nostro incontrarci», mi aveva detto un giorno guardandomi con quei suoi occhi così chiari da risultare quasi bianchi, così gelidi da mettermi in soggezione, «non lo pensi anche tu?»
Avevo riso, divertito dalla domanda e lei senza sentire la mia risposta aveva continuato a parlare.
«Vengo da un'altra galassia, come te, marziano», mi aveva sussurrato avvicinandosi al mio viso, come se mi stesse dicendo un segreto.
Le avevo accarezzato i lunghi capelli biondi e prima di baciarle la fronte le avevo sussurrato: «ti prometto che riusciremo a tornare a casa un giorno, alieno.»"

Così posto anche il penultimo capitolo, o meglio l'ultimo perché praticamente seguirà una specie di epilogo.
Devo dire che un pochino mi dispiace lasciare questa storia; mi ci sono affezionata anche se Shannon è così egoista, bastardo, codardo e orgoglioso, Jared invece così melenso, innamorato e dolce e infine Eve che è così.. bhé, non ho voglia sinceramente di giudicarla perché che in questa storia il suo personaggio abbia sbagliato l'abbiamo capito e c'è anche stato chi l'ha odiata, chi l'ha amata, chi le è stata indifferente. Insomma, questi personaggi sono tremendamente sbagliati, ma in ogni caso mi mancheranno e sono sicura che ogni tanto mi rileggerò qualche pezzo.
Ma torniamo al capitolo. Alla fine Eve ha scelto di rimanere sola, di allontanarsi da tutti e due. Voi che ne pensate? Lo so che molte speravano in una confessione di Shannon, ma sarebbe stato così.. scontato e poco credibile. Okay, sì, è bella la nostra protagonista e a volte questo ci porta a pensare che le belle abbiamo sempre tutto e tutti, ma non è proprio così. E poi voi nella vostra vita siete state sempre amate da chi amavate? Bhé, io no. Perciò in questo caso ho deciso di rendere il tutto più reale, sperando di non aver deluso nessuno!
Ma ora lascio a voi i commenti, non vorrei finire per commentarmi da sola xDD
Ringraziamenti.
PrincesMonica: Oh, mi dispiace molto per la scrittura piccola! Non ci ho mai pensato anche perché nel mio pc quando i caratteri sono troppo piccoli clicco su ingrandisci xD non so, magari puoi farlo anche tu :)
Ci sono passata quando ho avuto l'herpes alle cornee degli occhi .__. non vedevo un tubo, neanche quando sembrava essermi passato tutto e per le poche volte che entravo ingrandivo tutto talmente tanto che mi vergognavo di me stessa XD In questo capitolo ho reso i caratteri più grandi, spero ti sia trovata meglio!
Ma venendo a Eve.. se vuoi puoi scorticarla ahahah no, seriamente, un piede in due scarpe non piace neanche a me! Sono proprio una di quelle che pensa che non ci si può "attaccare" a due persone contemporaneamente, ma con questo non voglio escludere che purtroppo potrebbe accadere. E Jay ora è solo, se vuoi puoi andarlo a consolare xDD io mi prendo a Shannon!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. E grazie, anche perché ti ci sei impegnata a leggerlo con i caratteri piccoli :)
_SuperJunior_: Tadààà, ecco a lei il capitolo! :D Oddio, spero di non averti deluso per le poche parole di Shannon, è stato veramente inconcludente ._. maaaa, c'è sempre un ma, che spero tu abbia capito!
Eve.. ha sbagliato e ha cercato di rimediare adesso. Meglio tardi che mai, no? XD Grazie mille per la recensione.
_Muffin_: Oh, grazie mille *-* eh, no, purtroppo Shannon non cambierà mai .__. rimarrà per sempre un donnaiolo u.u Sono contenta che ti piaccia anche il modo in cui scrivo e spero che anche questo non sia stato da meno!
Angel_lily: *______* Che bello leggere anche di nuove lettrici! E sono contenta che la mia storia sia stata una di quelle che ti ha spinto a leggere :)
E come ho detto c'è chi ha odiato o amato Eve e tu, mi sembra di aver capito, sei tra chi l'ha "amata" e ne sono contenta in qualche modo! Spero non ti abbia deluso questo capitolo :)
Sono stata felice di leggere di come ti abbiano colpito i due fratelli, volutamente fatti così diversi, ovvero l'opposto dell'altro.
RosaBuo: Ma sei una santa donna! Te li sei letti tutti e commentati tutti! Grazie mille *w*  Spero che ti sia piaciuto e ti abbia emozionato anche questo capitolo. Te la faccio breve perché mi sembra di averti risposto in posta :)
Ah, auguro a tutte buona festa delle donne per domani! :) e anche buon carnevale! Come vi maschererete? ;)

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Capitolo 5
*** -epilogo ***


epilogo -Epilogo.
Dobbiamo essere sempre pronti ai cambiamenti, perché a volte è la cosa più bella che ci possa accadere.
Cambiare. Ricominciare da capo. Vivere una nuova vita. E' possibile.
Eve chiamò immediatamente un taxi e salì sul primo che le si fermò davanti, senza voltarsi indietro, senza chiedersi se Shannon la stesse ancora guardando o si fosse alzato per raggiungerla, fermarla e magari avere il coraggio di dirle ciò che provava. Salì senza ripensamenti e una volta dentro l'abitacolo ordinò al tassista la via dove si trovava il suo appartamento e si mise comodamente seduta, aspettando di arrivare a destinazione.
Appena il taxi concluse la propria corsa sotto l'edificio bianco di casa sua, tirò fuori dal portafoglio una banconota da venti dollari e la diede all'uomo, lasciandogli la mancia.
Scese, senza nessuna fretta, con una compostezza inaudita, e gli unici sentimenti che riusciva a provare erano sconfitta e frustrazione. Pulsavano ardentemente dentro di lei.
Avrebbe voluto chiamare Jared e riferirgli che aveva lasciato suo fratello solamente per lui, per lei, per tutti loro, ma sapeva che era sbagliato, che sarebbe stato come ricadere nella rete che si era tessuta da sola, così, mentre iniziò a salire le scale, prese il cellulare tra le mani, che le tremavano appena, e cancellò definitivamente il numero di tutti e due i fratelli Leto dalla sua rubrica.
Niente ripensamenti e se avesse ceduto non avrebbe potuto comunque commettere passi falsi.
Fiera di sé stessa, rimise il cellulare all'interno della borsa e si trascinò lentamente, passo dopo passo, fino al piano dove si trovava il suo appartamento.
Ma proprio quando infilò le chiavi nella toppa della serratura un sorriso le illuminò improvvisamente il volto e un'idea le nacque in testa. Un fulmine a ciel sereno e lei sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare.
Aprì il portone e, presa dalla foga, corse letteralmente verso la propria camera da letto dove si ritrovò a spalancare le ampie ante dell'armadio.
Cercò convulsamente tra i mille vestiti appesi l'unico che avesse ben impresso in testa. Quello di un rosso scarlatto e acceso, lungo fino alle caviglie, con un ampio scollo che le avrebbe lasciato la schiena nuda. Il suo preferito; gliel'avevano regalato alla fine di una sfilata di YSL e non aveva mai trovato modo di indossarlo, ma ora era arrivato il momento giusto. Adatto.
Lo trovò proprio in fondo, dietro una lunga giacca nera, così lo prese tra le mani emozionata e, sfilandolo dall'appendi abiti, lo posò sul letto.
Senza fermarsi troppo tempo a pensare si spogliò di tutti i suoi vestiti, rimanendo solamente in biancheria intima ad ammirare quel vestito.
Con mani trepidanti lo prese e lo indossò. La stoffa scivolò perfettamente sulla propria pelle, fasciandole delicatamente il corpo snello.
Si specchiò per un attimo ad uno degli specchi delle ante, lisciandosi le pieghe del vestito, e, sorridente, si andò a chiudere in bagno, dove si applicò un velo di rossetto rosso, della stessa tonalità del vestito, sulle labbra piene.
Ora era definitivamente pronta per compiere ciò che le era venuto in mente fin dall'inizio.
Uscì di corsa dal suo appartamento, fece velocemente le scale, non potendo aspettare l'ascensore, e infine, mentre era ancora sul portone, alzò in aria una mano per chiamare un taxi.
Salì sul primo che le si parò di fronte e pronunciò il nome della grande piazza di New York. Times Square.
Appena fu proprio lì, con i raggi del pallido sole ad illuminarle la pelle chiara, leggermente d'oca per il freddo, prima fece pochi passi, guardandosi intorno e studiando gli alti palazzi che la circondavano, poi si prese tra le mani la lunga gonna e incominciò a fare lunghe falcate sempre più veloci, finché non si mise definitivamente a correre sopra quei tacchi alti, abbinati al vestito.
Forse i passanti o le persone che si trovavano in quella piazza proprio in quel momento la stavano guardando curiosi e interrogativi, pensando che fosse pazza, ma a Eve non importava nulla dei giudizi della gente. Tutta la vita aveva dovuto sopportare giudizi sul suo conto, per non parlare del suo continuo cercare di piacere a tutti. Ora si era seriamente stancata.
Corse senza pensare a niente se non alla libertà che le apparteneva del tutto e alle catene che non aveva più attaccate al proprio corpo. Si sentiva leggera e finalmente libera. Libera in tutti i sensi.
Arrivò fino al centro esatto della piazza e, lì, si mise a girare su sé stessa assaporando il momento che stava vivendo.
Era sola adesso, quello era vero, ma senza più legami, sofferenze o bugie. Si era data una nuova opportunità per incominciare a vivere per sé stessa e non per gli altri. Per volersi bene. Per amarsi, finalmente.


«Da quel giorno non l'ho più visti, né sentiti», sussurrai quelle parole, sospirando un poco come se finalmente avessi gettato via un peso enorme dal cuore.
Era la prima volta che ne parlavo a qualcuno, che raccontavo di quei due uomini o ricordavo ad alta voce.
Erano passati ben dieci anni e io ormai ero una donna. Vera.
Impugnai meglio la tazza di thé caldo tra le dita affusolate e mi strinsi nel maglione largo che indossavo. Era una giornata di inizio settembre, ma un leggero vento si era levato dal mare di fronte a noi e il cielo plumbeo stava annunciando un imminente temporale.
«Perché me ne parli solo ora?»
La persona che aveva pronunciato quella domanda si chiama Adele ed era la mia migliore amica adesso, conosciuta nella nuova vita che avevo intrapreso.
Quella donna mi stava guardando intensamente, curiosa su tutta l'intricata storia che stavo riportando alla luce dopo tutto quel tempo, mentre io non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle onde scure del mare, come incantata.
«Non lo so», risposi solamente dopo qualche minuto e realmente non ne sapevo il motivo. Forse non ce n'era uno.
Dopo quel giorno in cui ebbi il coraggio di tagliare tutti i fili che mi legavano a quei due uomini riuscii a riprendere in mano la mia vita con facilità, grazie al mio carattere distaccato e determinato, eppure ogni tanto mi capitava di pensarli, di chiedermi cosa stessero facendo, se Jared si fosse ripreso o Shannon avesse imparato ad amare. Domande che finivano nel vento, senza una risposta o ulteriori ripensamenti.
Mi portai la tazza alle labbra e bevvi un sorso, appoggiandomi allo schienale del dondolo.
«E adesso? Ci credi nell'amore, Eve?»
A quella domanda mi voltai immediatamente ed incontrai gli occhi scuri e caldi di Adele che mi stava sorridendo con dolcezza.
Le sorrisi anch'io, prima di rispondere.
«Mai stata più sicura della sua esistenza», e spostai lo sguardo verso tre figure poco lontane, che stavano giocando sulla battigia.
Si trattava di un uomo poco più che quarantenne, dai folti capelli corvini, due occhi azzurri come lapislazzuli e un sorriso sincero, che stava rincorrendo un bambino di soli cinque anni, occhi chiari, lucenti, e capelli castani, leggermente ramati, mentre un altro, appena un anno più grande, caratterizzato da profondi occhi verdi e vivaci e capelli  scuri proprio come l'uomo, schizzava l'acqua del mare ovunque.
Erano felici; giocavano con il proprio padre e non avevano neanche un pensiero per la mente. Le loro risate echeggiavano per tutta l'intera spiaggia vuota e la loro allegria aveva rallegrato anche me.
Ero cambiata negli ultimi anni grazie a ciò che mi era accaduto anche se quando avevo incontrato Brian per la prima volta stavo per ricadere negli stessi errori. Niente legami o costrizioni; credevo di non essere pronta ad una storia seria dopo tutto quello che mi era successo, ma mi stavo sbagliando.
Lui sapeva sorprendermi, farmi ridere, a volte anche piangere, ma soprattutto mi amava. Realmente. Mi amava e giorno dopo giorno ero riuscita ad accettare il fatto che lo amavo anch'io, abbandonando la convinzione che sarei rimasta per sempre sola.
«Ma loro come si chiamano? Non l'hai mai nominati», mi riprese Adele, facendomi allontanare dai pensieri della mia mente.
Il mio sorriso si allargò ancora di più e, alzandomi in piedi, mi avvicinai alla ringhiera di legno, prima dei tre gradini che davano direttamente sulla spiaggia.
«Shannon! Joseph! Che ne dite di fare merenda? Mamma vi taglia la torta al cioccolato», urlai per farmi sentire dai miei due bambini.
Il minore, al suono della parola merenda, era scattato per correre verso di me, seguito dal fratello maggiore, che invece  aveva scelto di camminare lentamente.
Appena Joseph mi fu davanti mi puntò un dito contro.
«Io voglio una fetta più grande di quella di Shannon, mamma!» mi ordinò, serio.
Gli sorrisi amorevole e, prendendolo per mano, aspettai che anche Shannon ci raggiungesse.
«Tanto me la mangio tutta io la torta», lo minacciò quest'ultimo, passandogli davanti ed entrando da solo in casa.
Joseph mi lasciò la mano immediatamente e rincorse suo fratello urlandogli dietro.
«Non ci provare, tanto mamma te lo impedirà. Sono io il suo preferito», e scomparve dalla mia visuale.
Adele scoppiò a ridere divertita e io con lei.
«Sono sempre così quei due?»
«Peggio, credimi», ma appena conclusi la frase mi sentii tirare da dietro e due braccia mi circondarono la vita.
«E per me c'è un po' di torta?» mi sussurrò Brian a poche spanne dalle labbra, prima di baciarmele teneramente.
Adele si alzò da dove era seduta e ci lasciò soli, informandoci che sarebbe andata a controllare le due piccole pesti.
Una volta soli puntai i miei occhi verdi nei suoi, così chiari e sinceri, gli stessi che avevano cancellato tutte le paura e le incertezze che mi accompagnavano fin da bambina.
«Penso che Joseph e Shannon la finiranno prima che tu possa anche solo vederla, mi dispiace.»
Le sue labbra si curvarono in un sorriso, creandogli delle simpatiche fossette sulle guance.
Lo baciai di nuovo e alzandomi in punta di piedi gli circondai il collo con le spalle. Quando mi distaccai appoggiai il mento sulla sua spalla e, chiudendo gli occhi, assaporai quel momento.
Finalmente credevo in tante cose.

* questo è il vestito rosso che mi sono immaginata.
E siamo giunti alla fine di questa storia, che ne dite? Io sto qui con i fazzolettini ad asciugarmi le lacrime. Mi mancherà, tantissimo! Ma tirarla ancora alla lunga avrebbe portato solamente altri guai e io non vorrei paragonare questa storia a Beautiful o fare soffrire ancora la nostra protagonista. E' anche per questo che alla fine, un po' insicura, ci ho infilato questo lieto fine. Insicura perché avrei concluso tutto solamente con il primo pezzo, poi però mi sono detta che sarebbe stata incompleta, okay, avrei lasciato alla vostra immaginazione creare un continuo e un futuro, ma non mi bastava, così ci ho aggiunto questo secondo pezzo. Troppo roseo forse? Però ora Eve è cresciuta e sono passati ben dieci anni; chi le vieta di rifarsi una vita? Tra l'altro io sono una persona che crede nel matrimonio e nell'amore, duraturo o non duraturo io ci credo. E dopo un grande amore bisogna sempre rialzarsi per andare avanti perché di sicuro la vita non ti aspetterà.

Bene; dopo questo mio insulso parere, posso passare ai ringraziamenti e leggere le vostre future recensioni che non vedo l'ora di vedere. Sono seriamente curiosa di leggere come avete preso questo finale, sperando sempre che vi sia piaciuto e mi dispiace se ho deluso le vostre aspettative, seriamente!
Ringraziamenti.
_Jo: Già, povera Eve, ma come hai visto ha avuto una bella forza d'animo e in questo mi somiglia molto. Tra l'altro una volta sono anche passata a farmi lo stesso ragionamento del capitolo scorso. “queste sono le ultime lacrime che piangerai” e se io mi impongo una cosa la porto a termine :) Mi dispiace che in questo epilogo vediamo solamente come si conclude la storia per Eve, so che molte di voi vogliono vedere come finiva per Shannon e Jared, ma questo lo lascio a voi. Io vi posso dire cosa penso; secondo me Jared dopo un periodo duro si è ripreso e Shannon.. anche, non cambiando di una virgola. I cambiamenti li fanno solamente le persone che voglio seriamente cambiare. La coppia Jared-Eve era bellissima *-* mi piace anche a me! Ma Eve è di tutti e di nessuno xDD Ma il finale, con quei due suoi bambini (con Joseph intendevo Jared, ma una mia amica mi ha consigliato di chiamarlo con il suo secondo nome, anche perché io avevo paura fosse troppo scontato), è un po' come se Eve alla fine avesse comunque scelto tutti e due, come se non li avessi abbandonati del tutto, come se incoscientemente non volesse. Perciò ti puoi consolare con questo XD Spero che anche se la coppia Jared-Eve non ha prevalso questo capitolo ti sia piaciuto comunque. Grazie mille :)
Angel_lily: Grazie mille *-* spero che con questo epilogo non sia risultava scontata. Se lo fossi stata mi dispiace ç_ç come irene sa, la mia paura per questo capitolo è stata proprio questa. Grazie ancora!
Maryjed: Grazie mille anche a te *-* Hai proprio ragione, quante volte facciamo questo sbaglio anche nella vita reale? Anche senza accorgercene e finiamo per farci del male solo a noi stessi. Eve ha fatto realmente la scelta migliore e ora, dopo essersi completata, riesce a credere in tante cose e a provare amore per una sola persona, senza farsi del male. Spero ti sia piaciuto questo epilogo :)
PrincesMonica: Mamma mia; Shannon alla fine l'ho descritto più egoista di quanto volessi, anche perché appena iniziata a scrivere questa storia, sinceramente, ma l'ero immaginata alquanto diversamente. Ma esistono persone come lui, con questa storia ho solo rappresentato degli stereotipi se ci pensiamo bene. Spero che la versione 2.1 di Eve Grey non ti abbia delusa, come tutto il resto! :)
RosaBuo: Grazie *_____* uh, che commozione! Mi fa supermega-piacere leggere queste cose, sapere che emoziono con ciò che scrivo e che lo faccio anche bene :) E sarò sicuramente più che felice se leggerai qualcos'altro di mio! Grazie ancora, e scusami se rimango sempre indietro con la tua storia ç_ç
GiuliaDeDoo: La tua recensione mi ha dato un piacere infinito, così dettagliata, quindi grazie, grazie e ancora grazie. La penso perfettamente come te e per quanto riguarda l'altra metà, che ne esistesse una realmente in questa terra per ognuno di noi non lo sapevo e se fosse così, se ne esistesse solamente una chissà dove, un po' mi rattrista. A volte mi fermo a pensare e ho già pensato a tutto questo; nella nostra vita quante persone conosciamo? Molte magari, ma non tutte e quante persone ci sfuggono? Ancora di più. Esistono persone fantastiche con cui non parleremo mai, con cui non avremo mai contatti e magari sarà proprio lì la nostra metà e noi cosa possiamo farci? Niente. E' alquanto triste. Dovrebbero ideare un cerca-animagemella, con cui andare in giro e quando te la trovi vicino lui si mette a suonare xDD
Per avere altri capitoli, mi dispiace tanto, ma come ho detto prima io avevo voluto persino lasciare tutto nella vostra immaginazione, ma sono andata un po' oltre. Magari più avanti la riprenderò, ma per ora sì, purtroppo si è conclusa qui ç_ç Mi fa piacere che tu mi segui sempre, grazie mille!
Ire: Uh, la rivincita di Eve; prima tutti la odiavano e ora la amano XD brava Eve u.u Il tuo racconto su cosa avresti fatto se fossi stata lei mi ha fatto morire dal ridere! ahahahahah ma quanto sei pazza? Ma sì, probabilmente se succedesse anche a me, seriamente, non so quanta forza di volontà avrei xDD *sogna Erica, sogna!*
Le tue recensioni non sono mai stupide o altro ù.ù mi divertono e mi fanno ridere, oltre che gongolare! :D
E grazie per i consigli *-* poi non ti ho più parlato degli altri aiuti, ma avremo tempo! Ho un po' bisogno anche con Mèlanie XD Grazie, ireeee ti adoro e sei F A N T A S T I C A!

Ultimi ringraziamenti vanno a Filippo (ma perché ci devi essere sempre tu di mezzo?), da una persona come te ho preso spunto per creare Shannon e come ho notato dalle recensioni mi è venuto anche abbastanza bene. Grazie ancora perché dal dolore che mi hai provocato sono più forte, un po' come Eve. Ovviamente ringrazio i veri personaggi, ovvero Jared e Shannon, e ci aggiungerei anche Tomo e Tim, senza di voi dove sarei ora? A crogiolarmi ancora nel dolore di quel cretino, invece con la vostra musica siete arrivati proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno e mi avete.. salvata? Bhè, direi proprio di sì. Li ringrazio anche perché vi insinuate nella mia testa continuamente e non ve ne andate più; dopo vedete cosa ne viene fuori? u.u Non è colpa mia!
E ringrazio anche Matteo, grazie perché non mi hai mai abbandonata, sono io che ho abbandonato te, mi dispiace. Si può dire che lui è stato il mio Jared.
Ah, AUGURI ITALIA!
*non voglio andarmene ç___ç addio, storia ç_ç*

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