Memories.

di Juliette J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcosa cambierà. ***
Capitolo 2: *** Inizio di una nuova vita. ***



Capitolo 1
*** Qualcosa cambierà. ***


Suona la sveglia, sono le 7. Controvoglia esco dalle calde coperte e vado alla finestra, alzo la tapparella, torno nel letto. La luce in camera non è cambiata, ancora il sole non è sorto in questa giornata di freddo inverno. Dovrei prepararmi e andare a lavoro, ma rimango accucciata nel calore del piumone, pensando.
Ho fatto tanta strada per arrivare dove sono oggi. Dovrei essere orgogliosa di me, delle mie vittorie, invece mi sento vuota, incompleta.. Ma cosa mi manca? Ho una famiglia, amici e un ragazzo che mi amano, un buon lavoro e una bella casa. Cos'altro posso volere? Ci penserò, ora mi alzo e metto qualcosa sotto i denti.

Esco di casa col mio giaccone e chiudo la porta. Un'occhiata veloce al cellulare. Manuel ha degli arretrati sul lavoro e la nostra cena salta. Peccato. Salgo in macchina e accendo, e vado al lavoro.
Quando, dopo aver parcheggiato, raggiungo il palazzo un brivido mi attravera la schiena e mi fa tremare violentemente. Finalmente raggiungo il mio ufficio e posso accasciarmi sul termo. Sono la prima ad essere arrivata, ho tempo per un caffè veloce. Ma la macchinetta non la pensa come me, e mi versa nel bicchiere dell'acqua sporca. Oh, grazie a Dio ecco arrivare Maddie! Un bacio al volo e già mi riempe la testa coi racconti dei suoi vari nuovi intrugli amorosi, una buona distrazione in un edificio così grigio e morto.
Siccome i nostri uffici sono affiancati spesso me la ritrovo davanti come apparsa dal nulla. Un'amicizia particolare la nostra. Lei brava a parlare e parlare e parlare e io ad ascoltare.
Mi siedo alla mia scrivania, su cui lei ovviamente si siede, continuando a ciarlare. Uno sguardo, un cenno di assenso, una risatina, e finalmente mi lascia con una "A dopo".
Accendo il computer ronzante e attacco il telefono. Per un istante mi concentro sulla foto vicino al monitor, unica personalizzazione concessa dal capo. Siamo io e amici alla festa del mio 18esimo: un sorriso non troppo vero per familiari apparentemente perfetti. La mia mente viaggia per un attimo nel ricordo di quella serata. Ma riesco a riprendermi prima che la malinconia prenda mio possesso, e mi metto all'opera.

Dopo un tempo interminabile, finalmente chiudo a chiave l'ufficio e esco. Mi porto dietro qualche scartoffia da compilare a casa, visto che la cena è saltata.
Per strada mi perdo a guardare le nuvole e pensare, i miei piedi continuano ad avanzare in automatico. Poi senza che mi renda conto di come, mi ritrovo per terra, coi documenti del lavoro sparsi sul marciapiedi. Ah perfetto. Certo che il furbone poteva per lo meno chiedere sc..
Non faccio in tempo a terminare il mio pensiero, che una mano sconosciuta mi tocca la spalla.
- Tutto bene?
- Sì credo..
- Ti do una mano.

Mi aiuta a rialzarmi e raccoglie i documenti. Allunga la mano per porgermeli e sorride. Non posso fare a meno di ricambiare quel sorriso tanto gentile.
- Ma.. sembrerò una stupida!.. Come ci sono finita per terra??
- Un ragazzisno sullo skateboard, deve non averti vista..
- Ah! Ma sta bene?
- A giudicare da come se l'è filata immagino di sì!

Mi scappa una risatina.
- Sei stato davvero gentile, grazie. Però ora meglio che vada.. prima che si faccia buio.
- Oh ma certo. Buona serata!

Una breve stretta di mano. Velocemente mi allontano.

Sono ormai le 9 e sono ancora qui a scribacchiare su questi inutili documenti, quando il campanello suona. E' Manuel!! Corro ad aprire la porta e gli do un bacio.
Era molto che volevo vederlo, e questa è proprio una gran sorpresa!
- Ma.. amore, il lavoro?
- Tranquilla piccola. Ho solo finito prima.

E mi bacia, stringendomi. Mi porta in camera da letto e spegne la luce.

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Capitolo 2
*** Inizio di una nuova vita. ***


Mi sveglio con la luce che entra dalla finestra, mugugno una qualche indefinibile parola, e distrattamente tasto il materasso cercando Manuel. Uhm .. Intuisco che mi ha lasciata di nuovo sola.
Non ho troppa voglia di mettermi qualcosa addosso, mi alzo così come sono. Tanto sono a casa mia, no?
Grazie Dio per aver inventato il fine settimana. Mi spaparanzo sul divano e accendo la tv senza guardarla.. un gesto automatico.
Sono stufa di questo, di questa vita spenta e monotona. È ora di fare un cambiamento, oh si, e comincerò oggi. Come prima cosa chiamerò Manuel.
 
Entra disinibito dalla porta e si siede sul divano senza pensarci due volte. Mi fissa .. Che sguardo vuoto. Davvero io conosco quest’uomo? Mi sembra totalmente estraneo in questo momento. Bene, estraneo, è ora di toglierti dalla mia vita, per poter iniziare quella nuova.
Lo guardo, inflessibile.
  • É finita.
Lui non reagisce, continua a fissarmi coi suoi occhi vuoti. Questo sì, fa paura.
Non mi chiede una spiegazione, un motivo .. niente. Si rialza e va alla porta. Mi guarda di nuovo quando sta per uscire.
  • Puoi tranquillamente cancellare il mio numero.
“Non c’è pericolo”vorrei rispondere, ma lo osservo solo mentre abbandona casa mia, mentre abbandona la mia vita.
È stato veloce. E non mi sento in colpa!
 
Quel pomeriggio decido di andare a prendere un po’ di aria fresca al parco vicino.
Esco di casa, un vento leggero sposta i miei capelli. La strada è deserta, a parte un uomo a passeggio col suo cane. È proprio un amore, forse dovrei prendermene uno anche io? Mi terrebbe compagnia e mi seguirebbe ovunque.. e sarebbe fedele, mica come certe persone. Continuando a camminare mi rendo conto che cane e padrone, davanti a me, seguono il mio stesso percorso. Solo quando il cucciolo alza la gamba davanti a un cespuglio li supero.
Il parco è pieno, ci sono bambini energici sui giochi e genitori attenti sulle panchine, mamme che chiacchierano vantandosi dei traguardi dei loro beniamini. Un mondo che non mi riguarda. Raggiungo l’angolo della fontana coi koi. Mi appoggio alla ringhiera e guardo i pesci spostarsi silenziosamente, l’ho sempre trovato molto rilassante, e il rumore degli spruzzi copre le urla lontane dei bambini. È un po’ un mondo mio qui.
Solo quando sento avvicinarsi abbaiando il cane di prima alzo lo sguardo, accorgendomi che, a contrario di quanto credessi, non sono sola. Seduto a una panchina di fronte a me c’è quell’uomo che ieri mi ha aiutato a rialzarmi. Ha uno sguardo perso, non so cosa stia guardando, forse i bambini? “Forse è meglio non indagare” mi dico, ma in quel momento il suo sguardo incrocia il mio.
Riconoscendomi, accenna un sorriso e mi viene incontro. Oh merda. Sono da sola, non ho nessuna protezione. Se è un maniaco è la fine! Oh merda merda merda.

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