Aquile

di Vesa290
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un Uccellino in Gabbia ***
Capitolo 3: *** La confusione di due uccellini... ***
Capitolo 4: *** Sogni di un Uccellino... ***
Capitolo 5: *** Fuga dalla Gabbia - Parte I ***
Capitolo 6: *** Fuga dalla Gabbia - Parte II ***
Capitolo 7: *** Gare nel Cielo, Falco nel Nido... ***
Capitolo 8: *** Aquile, Falco e Uccellino... ***
Capitolo 9: *** Quotidianeità nel Nido... ***
Capitolo 10: *** Pub. Sesso. E Nanna! ***
Capitolo 11: *** Pulcino Bagnato... Pulcino Sfigato! ***
Capitolo 12: *** Stridii tra Aquile e Uccellini... ***
Capitolo 13: *** Gazza Ladra...! ***
Capitolo 14: *** Piccoli Artigli tra i Cieli... ***
Capitolo 15: *** Sangue sugli artigli. Ritorno al Nido... ***
Capitolo 16: *** Lezione di Volo con un Falco... ***
Capitolo 17: *** Aquila Bianca nei guai...? ***
Capitolo 18: *** Sogno o Realtà...? ***
Capitolo 19: *** A Caccia... ***
Capitolo 20: *** La Spalla non ti ringrazia di certo! ***
Capitolo 21: *** Artigli, becchi, penne e... Ancora dejavù?! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Desmond aprì lentamente gli occhi.
Si sentiva la mente avvolta dalla nebbia. Non riusciva a mettere a fuoco ciò che lo circondava, chi lo circondava, avvertiva un vago vociare attorno a sè, ma nulla di più. Chiuse gli occhi, sperando che riaprendoli sarebbe riuscito a capire qualcosa, a cogliere qualche dettaglio di ciò che stava accadendo, ma non appena le palpebre si toccarono piombò nuovamente nel buio più assoluto.

Voci di suoni, voci di parole, cripte mistiche e camere segrete...Oggetti sacri, potenti... Destini e vie da aprire... I cinque sensi... La conoscenza... Divinità e sapienza...

Desmond non capiva cosa stava vedendo, cosa il suo sogno gli mostrava. Era davvero solo un sogno? O era qualcosa di più? Si lamentò in preda al tormento, cercò di svegliarsi, ma non ci riuscì. Il sogno si fece più nitido, più lineare... Forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto indistinto...

Si trovava in una grande camera poligonale, al centro un enorme piedistallo collegato al resto della stanza da una pedana... Lui era lì, con gli altri suoi compagni... Assassini... Questo erano... E forse non per molto.
Una voce continuava a risuonargli nella testa, una voce inudibile agli altri... Che fosse impazzito come il soggetto 16?
Poi qualcosa iniziò a risuonare nella sua testa, una melodia suadente come il canto di una sirena... La Mela lo stava chiamando... La toccò... Sapeva bene che non avrebbe dovuto, che sarebbe stato meglio lasciar fare agli altri; in fondo, lui er il nuovo arrivato, quello che meno contava nel gruppo... O almeno questo era ciò che pensava adesso.
Il suo corpo si paralizzò, smise di ubbidire ai suoi comandi e iniziò a muoversi secondo la volontà di qualcun'altro... Di chi?
Di lei...!
Giunone lo stava manovrando come un burattino! Lo costrinse a estrarre la lama celata, a farla sgusciare fuori dal suo fodero con un sibilo simile a quello di serpente pronto ad attaccare la sua preda. Se fino a quel momento l'aveva vista solo come un'arma di difesa, in quel frangente si rese conto quanto letale e omicida potesse essere!
Più cercava di opporsi ai movimenti del suo corpo, più la testa gli doleva e i muscoli bruciavano... Presto avrebbe esaurito tutto le energie, presto sarebbe crollato a terra incapace di far del male a qualcuno...
Pregò... Scongiurò di lasciarlo andare... di non fargliela uccidere... Lei era troppo preziosa per lui... Lo aveva salvato, supportato, aiutato in così tanti modi da renderla cara al suo cuore... Non poteva lasciare che accadesse...!
La guardò negli occhi... Lei immobile. Semplice umana soggiogata sia nel corpo che nella mente dal potere della Mela. E lui lì, cosciente, ma incapace di fermare se stesso.
Poi la Mela pulsò di nuovo nel suo palmo, inondando la stanza con un lampo di luce dorata... L'ultimo...
Poi il braccio scattò e la lama trapassò inesorabile lo stomaco di lei...Il suo sangue, macchiò la maglia, i suoi occhi blu lo fissarono, ancora intrappolato nell'immobilità del tempo, troppo tardi si sarebbero resi conto di quel tradimento...troppo presto la morte l'avrebbe accolta tra le sue braccia...
Gli bruciavano gli occhi...avrebbe voluto piangere di dolore... Cercò di chiamarla, sperando che non fosse davvero al fine, che quel sangue fosse solo un'illusione della Mela... Aprì la bocca, ma dalla sua gola uscì solo un sussurrò indistinto... Strinse gli occhi, raccolse le energie e li riaprì, spalancandoli, urlando a pieni polmoni

-LUCY!!!-
Desmond scattò in avanti in preda al panico, ma qualcosa al braccio sinistro lo bloccò a metà dell'azione, procurandogli una fitta di dolore al polso e facendolo ripiombare sul letto.
Letto?
Il ragazzo cercò di mettere a fuoco il posto in cui si trovava: una stanza anonima, grigia e bianca, con un forte odore di disinfettante.
Si trovava su di un grande letto matrimoniale, steso su di un fianco, la testa poggiata sul braccio che gli aveva impedito di alzarsi. Guardò confuso verso il polso, notando che era stato adornato da una anello metallico, collegato tramite una breve catenella ad un altro chiuso attorno ad una sbarra del poggiatesta: Manette. Era stato legato al letto con delle manette che, a suo dire, era dolorose e troppo corte!
Era sudato e assetato, ma non aveva fame...Non certo dopo aver fatto un sogno del genere...
Si stese supino e posò il braccio libero sugli occhi, per impedire alle luci a neon della stanza, di infastidirlo...
Non era stato un sogno...In fondo, come poteva la sua mente anche solo pensare di sognare qualcosa quando il ricordò di ciò che aveva fatto era ancora così vivido?
Un sospiro tremolante uscì dalle sue labbra, stava forse per mettersi a piangere?
Era un assassino...E non uno dell'Ordine...No, perchè lui aveva ucciso un compagno, o comunque aveva lasciato che Giunone la uccidesse per mezzo del suo corpo.
Poteva dunque, lui che ra colpevole, piangere come una povera vittima?
No.
Contrasse le mascelle e cercò di trattenersi di pensare ad altro: dove si trovava? Perchè quel posto gli era tanto familiare?
Con dei precisi e attenti movimenti riuscì a mettersi seduto a bordo letto; sicuramente durante il sonno aveva strattonato parecchio il braccio, per questo ora gli doleva così tanto.
Osservò la stanza, ma c'era ben poco, un armadio bianco davanti al letto e una scrivania in vetro di fianco, e due porte: una portava al bagno, l'altra...
-Alla sala dell'Animus...!- si disse quasi senza fiato.
Era tornato all'Abstergo! Ma come? Quando? Perchè?
Mille domande gli affollarono la mente, scosse la testa cercando di ricordare, di cogliere anche solo un dettaglio che potesse aiutarlo: aveva sentito due persone parlare dell'animus, che bisognava rimetterlo dentro quella macchina infernale. Ma alla fine non era successo, no? O forse non ricordava?
Il panico e un moto di rabbia e frustrazione lo fecero scattare in piedi, ma fu una pessima idea!
-Ah!- Un lamentò proruppe dalla sua bocca, non appena l'anello delle menette fece sentire nuovamente la sua pressione sul polso di Desmond, che si dovette piegare in avanti per non tirare ulteriormente.
Per un secondo pensò che si stava sbagliando, che forse stava sognando...Nonostante il dolore non lo avesse risvegliato da quell'incubo! Guardò la parete dietro il letto, non v'era altro modo per trovare conferme alle sue perplessità: attivò l'occhio dell'aquila e scrutò i simboli rossi dipinti a sangue sul grigio muro.
-No...- Era davvero all'Abstergo, nella stessa camera in cui tanto malvolentieri aveva soggiornato solo tre settimane fa.
Senza rendersene conto, il respiro iniziò ad accellerare e a strattonare come un matto ignorando i segnali nervosi che gli intimavano di smettere di autolesionarsi. Solo quando si accorse che la pelle sotto le manette iniziava a lacerarsi e a sanguinare, si fermò, piombando in ginocchio accanto al letto ancora più sudato di prima.
Fece dei respiri profondi, prima di tornare a sedersi sul letto. Avrebbe volentieri usato la manica della felpa per togliersi un po' di sudore dalla fronte, ma dovette presto constatare che gli era stata tolta così come la lama celata.
Non appena si accasciò sul fianco, con le gambe ancora a penzoloni fuori del letto, sentì la porta scorrevole aprirsi.
-Vedo che è tornato tra noi Signor Miles...!-
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: Vidic.
Questa volta Desmond non gliela avrebbe fatta passare liscia. Questa volta non sarebbe stato al suo gioco. Scattò seduto, attento a non autoledersi il polso per l'ennesima volta, e si voltò verso l'uomo in camice bianco pronto ad affrontarlo a male parole. Ma ciò che vide lo lasciò allibito e pietrificato.
Apparte lo sconosciuto biondo accanto al vecchio templare, Desmond riconobbe le altre due persone nella stanza: una ragazza mora e slanciata e un ragazzo dai capelli castano-rossicci con occhiali. Shaun e Rebecca.
Desmond si ritrovò spiazzato da quest'ulteriore grattacapo, come se la situazione non gli fosse già sfuggita abbastanza dalle mani! Perchè erano lì? Perchè loro erano liberi e sereni, e lui legato in quel posto di merda a porsi mille domande senza risposta, a soffrire per quelle cazzo di manette e a cercare di mantenere il contatto col mondo mentre un sempre maggiore mal di testa gli dilaniava il cervello...?

°°° NOTA D'Autore: Gli eventi da me narrati riprendono dalla fine di di Assassin0s Creed Brotherhood...!

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Capitolo 2
*** Un Uccellino in Gabbia ***


Chapter II

 

Desmond era seduto, immobile e fissava inebetito il gruppo di quattro persone che gli stavano di fronte. La testa iniziò a fabbricare una quantità smisurata di ipotesi sul perchè loro fossero lì davanti a lui e non al suo fianco, sul perchè non sembrassero affatto dispiaciuti dell'aspetto, certamente non sano, del loro compagno di squadra. Vendetta, forse? Desmond meritava davvero un simile trattamento per essere stato la causa della morte di Lucy?
Probabilmente, sì.
L'uomo biondo accanto a Vidic si avvicinò a Desmond, che non distolse lo sguardo dai due assassini e che, solo quando questi fece per afferrargli il polso ammanettato, mosse rapido la mano libera per bloccare il braccio dell'estraneo e puntare poi i suoi scuri occhi in quelli chiari di lui.
-Signor Miles... La prego! Non è affatto cordiale ciò che sta facendo...In fondo William è un suo superiore...!- fece notare Vidic con la sua solita voce tranquilla e saccente.
William.
Desmond aveva letto di lui nelle mail di Lucy.
Il ragazzo fece guizzare il suo sguardo verso il templare poi tornò a fissare sospettoso il "suo superiore", come se a quel punto la cosa gli importasse veramente!
Questi ignorò il dolore pulsante, dovuto alla salda presa del neo-assassino e sospirando cercò di tranquillizzarlo, in fondo era spaventato e confuso, la cosa migliore era cercare di fargli abbassare la guardia. -Desmond, voglio solo toglierti le manette, ma devi promettermi che non farai nulla di stupido...-
Per diversi secondi i due continuarono a guardarsi senza muoversi, poi Desmond lasciò andare la presa su William, il quale potè avvantaggiarsi di entrambe le mani per aprire con una piccola chiave l'anello metallico; alla vista delle abrasioni aggrottò preoccupato la fronte e, allontanandosi di un paio di passi, chiese -Ti fa male...?-
-No.- fu la risposta istintiva di Desmond, mentre si massaggiava la ferita senza porvi troppa attenzione. Fortunatamente aveva solo un paio di taglietti superficiali, appena macchiati di sangue, ma sapeva che presto quel segno rosso, che percorreva l'intera circonferanza del polso, sarebbe diventato un livido pronto a lamentarsi ad ogni contatto. Sospirò pesantemente, lasciando ricadere le braccia che si andarono a posare sulle gambe, scosse lievemente la testa e seguì con lo sguardo William che tornava al fianco di Vidic.
Nel vedere la porta aperta subito gli balenò nel cervello l'idea di darsi alla fuga, non sarebbe stato difficile: uno scatto improvviso, un paio di spintoni e sarebbe stato fuori da quella odiosa camera... E poi?
Senza la lama celata poteva andare poco lontano... Avrebbe potuto combattere, se la cavava bene nel corpo a corpo da quando aveva assimilato le abilità di Ezio grazie all'effetto osmosi, ma quanti addetti alla sicurezza avrebbe dovuto affrontare? Sicuramente dalla sua prima fuga, l'Abstergo aveva provveduto a raddoppiarne il numero. E poi c'erano gli assassini... Sicuramente il capo della confraternita si era portato qualche uomo dietro!
Non sarebbe potuto andare granchè lontano...
Abbassò lo sguardo e si rese conto di quanto fosse stanco, di quanto quel sogno orrendo e quel brusco risveglio lo avessero messo in agitazione, portandolo a sprecare le poche energie che ancora gli rimanevano dalla disavventura nella camera della Mela.
Nota numero 1: anche la Mela era sparita. Chissà se l'avevano i templari o gli assassini.
"Non che in questo momento faccia differenza..." Si ritrovò a pensare Desmond, prima di venire interrotto dalla quanto mai odiosa voce di Vidic.
-Se ha finito di vagare nei suoi mondi fantastici, Signor Miles, la inviterei a seguirci...!- E detto ciò il vecchio si dileguò oltre la porta, seguito dal capo degli assassini e da Shaun.
-Ehm...-
Rebecca era rimasta nella stanza e cercò di attirare a sè l'attenzione del ragazzo. -Desmond...!-
Sentendosi chiamare il diretto interessato alzò la testa per capire come mai gli rivolgeva la parola. La mora gli si era fatta un po' più vicina e teneva tra le mani una felpa bianca con l'interno rosso, che gli porse senza dire altro.
Desmond la afferrò piano, cauto, temendo chissà quale tiro mancino da parte della ragazza, ma dato che questa rimaneva silenziosa e immobile, decise di fidarsi e indossare l'indumento.
Aveva sudato molto e ora che l'adrenalina, entrata in circolo mentre dormiva, stava sciamando via, si rese conto di sentire freddo, motivo per cui accolse con gioia il caldo torpore della sua felpa.
-Grazie- disse senza troppo entusiasmo, alzandosi per dirigersi verso l'altra stanza prima che Vidic iniziasse a sbraitare come un cane rabbioso.
Appena in piedi, sentì le gambe pesanti e iniziò a girargli la testa, dandogli un senso di nausea e disorientamento inaspettato, ma si rifiutò di piombare ancora su quello scomodo letto e barcollando si diresse verso la porta.
-Tutto bene...?- Chiese Rebecca preoccupata e cercò di aiutarlo, sorreggendolo per le spalle, ma Desmond si scostò leggeremente e alzò il braccio per allontanare il contatto; fu un movimento istintivo, lì per lì non voluto, ma sicuramente giustificato dalla situazione assurda e priva di spiegazioni in cui si trovava.
-Si... A meraviglia...-Rispose saracastico con un fil di voce e senza guardarla negli occhi.
Rebecca ritrasse le mani. Aveva lo sguardo afflitto e sembrò voler dire qualcosa, ma fu interrotta dal richiamo di Warren che costrinse entrambi ad uscire dalla stanza.

 A Desmond venne quasi da vomitare alla vista dell'animus metallico e freddo dell'Abstergo, ma si trattenne, facendo trasparire solo una smorfia di disappunto e avvicinandosi al marchingegno. Cos'altro potevano volere da lui? Non avevano già la Mela e la mappa di Altair? Possibile che vi fossero altri antenati potenti nel suo corredo genetico di cui valesse la pena rivisitare i ricordi? Al solo pensiero, Desmond si sentiva male. Altri ricordi.
Da qualche tempo a questa parte la sua memoria cominciava a non funzionare più tanto bene. Immagazzinava le vite dei suoi antenati e gli faceva dimenticare la propria; a volte, e questo era davvero preoccupante, scambiava le già quanto mai offuscate immagini dei suoi parenti, con quelle dei suoi antenati. Senza contare tutte le allucinazioni che l'effetto osmosi gli stava regalando da un paio di settimane, facendolo impazzire sempre più ogni giorno che passava!
No, non ce l'avrebbe fatta a rivivere un'altra vita che non gli apparteneva direttamente. Ma aveva forse l'opportunità di scegliere?
Scosse nuovamente la testa e cercò di tornare a contatto con la realtà. Accarezzò la liscia superficie dell'animus, poi alzò gli occhi verso lo scienziato; con la coda dell'occhio notò che Rebecca smanettava sul computer della macchina mentre Shaun si era sistemato su una delle poltroncine bianche con un portatile, immerso completamente nelle sue ricerche.
William?
Non se ne curò.
-Cosa vuole ancora da me Vidic? Non avete già quello che vi serve?-
-Non esattamente Signor Miles...-
Desmond aggrottò la fronte: cos'era che non possedevano? Che avessero perso il file con la mappa di Altair?
-Si spieghi...!- Sentenziò con voce brusca e che non accettava mezze risposte.
Vidic scosse la testa insoddisfatto dall'incapacità del soggetto di trarre logiche deduzioni da sè. -Vogliamo, Signor Miles, che lei ci dica che fine ha fatto fare alla Mela del suo antenato Ezio Auditore da Firenze...!- sull'ultimo il tono del vecchio si fece più rancoroso e impaziente.
Il neo-assassino spalancò la bocca esterrefatto da tale richiesta: che cavolo poteva saperne lui di dove fosse quello stramaledetto Frutto Dell'Eden!?
-Come scusi...?-
-Non faccia finta di non sapere! Secondo i suoi compagni era lei la persona più vicina al Frutto in quel momento, quindi soltanto lei può averlo toccato!-
Shaun e Rebecca, così come Lucy erano rimasti bloccati nel tempo e nello spazio dal potere della Mela, solo Desmond era riuscito a mantenere intatta la propria coscienza, più o meno; era dunque logico che, non appena il tempo era tornato a scorrere, i due non avessero capito cosa era accaduto. Ma non era questo che preoccupava Desmond. Vidic aveva ragione sul fatto che lui avesse toccato l'oggetto tanto ambito, ma non era stato certo l'ultimo: qualcun altro aveva portato via il frutto, sicuramente qualche secondo prima che il tempo ricominciasse a scorrere normalmente. Ma chi?
-Non so di cosa stia parlando, Doc... Non sono stato io a nascondere il Frutto, glielo assicuro!-
-Sciocchezze Signor Miles! Chi altri se non lei avrebbe potuto spostarlo all'insaputa dei suoi compagni di squadra? Nella Cripta non v'era nessun altro.- L'anziano templare cominciava a spazientirsi e il tono di voce ad alzarsi, mentre agitava il braccio con ampi movimenti enfatici.
-Le assicuro che io non ho fatto niente...!-
-Smettiamola con i giochetti Desmond!- Questa volta fu William a parlare.
Desmond si voltò per vedere dove il bastardo si trovasse e lo scoprì davanti la porta della sala delle conferenze, chissà con chi era andato a parlare. Desmond buttò un occhio veloce verso il vetro, ma non vide nessuno. - Non sto mentendo...!- Dalla sua voce proruppe una nota di angoscia, poichè temeva che se non fosse riuscito a far valere le proprie parole ne avrebbe presto patito le conseguenze.
Vidic sospirò stufo di tale situazione e guardò verso il capo degli assassini, poi tornò a posare gli occhi sull'interrogato. - Si sdrai Signor Miles...-
-Warren, aspetta!- Ancora una volta l'uomo dai capelli biondi si intromise. -Cerchiamo di andare per gradi. Il ragazzo è sicuramente confuso e fatica a mettere insieme i suoi ricordi. Dammi solo qualche altro minuto...-Chiese mentre avanzava e si avvicinava all'animus, per affiancarsi a Desmond e poterlo guardare dritto negli occhi.
-E va bene... Ma se si ostinerà a non rivelarci niente, seguirò i piani. Non possiamo perdere tempo dietro i capricci di un bambino!-
E detto questo di sedette alla sua scrivania, iniziando a lavorare sul suo personal computer, ignorando il resto dei presenti nei minuti a seguire.
William aspettò qualche secondo, poi si concentrò sul ragazzo che aveva di fronte a sè, lo osservò attentamente in volto: aveva gli occhi arrossati e due prodonde occhiaie, i capelli arruffati dal sonno agitato e ancora inumiditi dal sudore, e probabilmente rischiava di collassare a terra da un momento all'altro dato il pallore della pelle, perciò si preoccupò di invitarlo a sedersi, ma quando ricevette una brusca risposta negativa, rinunciò immediatamente. "Peggio per lui..."
Adesso anche Rebecca e Shaun avevano cessato di lavorare e avevano puntato i loro occhi silenziosi su Desmond, che, sentendosi in soggezione, spostò il peso da una gamba all'altra e si poggiò all'animus, tenendosi al bordo con le mani. - So esattamente cosa è successo, non ho bisogno di riorganizzare alcun ricordo...!- Si difese per cercare di chiudere quell'argomento il più velocemente possibile. Non che avesse molta voglia di entrare nella macchina strizza cervello, come gli aveva proposto Vidic, ma star lì a discutere di qualcosa che non sapeva era... Inutile!
Ma su questo William non era convinto, al contrario, tutti in quella stanza pensavano che stesse mentendo, in fondo li aveva traditi, uccidendo Lucy Stillma; perchè mai, dunque, avrebbe dovuto raccontar loro la verità...? L'uomo si grattò nervosamente la nuca, scompigliando i corti capelli, che già di loro avevano un aspetto alquanto disordinato, quindi si sedette sull'unica poltrona rimasta, poggiò i gomiti sulle ginocchia, intrecciò le dita delle mani e vi adagiò sopra il mento. - Perchè allora non ci racconti cosa è successo dopo che hai preso la Mela?-
- Cosa vi fa credere che l'abbia toccata? -
- Desmond...!- Lo riproverò, senza aggiungere altro. Erano tutti adulti e vaccinati e continuare a prendersi per i fondelli, girando attorno all'argomento, non avrebbe aiutato nessuno delle tre parti.
- Prima voglio sapere che cavolo sta succedendo qui...! Perchè il capo degli assassini si trova a gironzolare per l'Abstergo come se stesse a casa sua!?-
Desmond era stufo di tutto quella confusione che gli riempiva la testa. Voleva sapere e capire! Perchè, se lo avessero semplicemnete venduto ai templari, vedendo in lui un traditore, avrebbe avuto un qualche senso. Ma William sembrava avere molta confidenza con Vidic, quindi c'era sicuramente qualcosa sotto... Qualcosa di molto, molto sbagliato...
Il suo interlocutore rimase in silenzio, cercando di ignorare la domanda e far desistere il ragazzo dal soddisfare le proprie curiosità. - Questo non ti deve interessare...- si limitò a dire.
- Invece mi interessa eccome! Diamine! Prima mi salvate da questi pazzi e poi mi ci ributatte dentro! Questo non ha senso! - Desmond iniziò a gesticolare con le mani in preda alla frustrazione e ad alzare il tono della voce, sebbene la sua testa già dolorante non condividesse quelle decisioni.
- Quello di cui stiamo parlando non ha alcuna relazione con ciò che sta attualmente succedendo, per favore Desmond cerca di essere paziente e più collaborativo.-
- Col cazzo!- Fu la risposta netta e decisa del giovane, mentre il respiro cominciava ad accellerarsi per l'agitazione.
Vidic alzò la testa per parlare, ma un'occhiata di William lo zittì, costringendolo a tornare al suo lavoro; nel frattempo l'uomo cercò un modo per aggirare l'argomento templari e assassini, ma il ragazzo che aveva davanti era chiaramente un tipo più ostinato di quanto non sembrasse dai rapporti dei suoi compagni, il che rendeva ardua averci una conversazione umanamente accettabile. Stava quasi per lasciare la situazione nelle mani di Warren, quando Shaun parlò - Desmond se ci racconti cosa è accaduto nella cripta, noi risponderemo nel modo più esauriente possibile alle tue domande...-
- Il che tradotto in termini correnti sarebbe a dire che mi direte due cose in croce per farmi stare zitto e buono...!- Lo rimbeccò l'altro, fulminandolo con una occhiataccia.
Ma l'inglese sostenne il suo sguardo con calma impassibile e aggiunse - Avrai le informazioni necessarie per trarre da te le tue conclusioni, ora scegli... L'animus o una chiacchierata tra colleghi? -
Seguirono lunghi momenti di silenziò, ma alla fine Desmond fu costretto a desistere, sospirò e abbassò lo sguardo.
Sperando che ciò che aveva da raccontare fosse abbastanza soddisfacente per i suoi interlocutori, cercò di riordinare velocemente le idee, mentre si passava una mano sulla testa per temporeggaire un altro poco, quindi iniziò a parlare - Dopo che ho chiesto alla Mela dove si trovassero gli altri templi, questa a iniziato a proiettare diversi simboli, e tra questi solo due rimanevano fissi. Il Berretto Frigio e l'Occhio Massonico...-
- Fin qui ci siamo pure noi... Poi cosa è accaduto, Des? - Intervenne Rebecca con voce tanto ansiosa da far voltare il ragazzo per assicurarsi che non gli saltasse addosso bramosa di sapere il seguito. Ma la mora stava ferma alla sua postazione, le mani strette sopra il bordo del display del computer e gli occhi fissi su di lui.
- La Mela ha cominciato a... Cantare nella mia testa...-
- Cantare...?- ripetè perplesso Shaun.
- Non so come spiegarlo...! Ho iniziato a sentire un suono melodioso che sapevo provenire dal Frutto... E' stato strano, come il canto di una sirena, mi sono avvicinato e l'ho toccato. Il mio corpo si è paralizzato all'istante e il tempo attorno a me ha smesso di scorrere. Eravate tutti immobili e sembrava che non riusciste nè a vedere nè a sentire ciò che stava accadendo. Poi la Mela ha iniziato a controllare i miei movimenti, a guidarmi... Ho cercato di resisterle, ma è stato inutile...!- La sua voce si fece più insicura e ogni parola che usciva dalla sua bocca più ardua a pronunciarsi, come se non volesse arrivare alla conclusione di quel breve resoconto - Io... Io non volevo... Mi ha costretto a farlo! Ha detto che il sentiero doveva essere aperto...-
- La Mela ti ha parlato?!- Scattò William a quella notizia.
- No! - Quasi urlò in preda alla disperazione il ragazzo, il mal di testa si era fatto insopportabile, il respiro continuava ad accellerare procurandogli fitte di dolore ai polmoni ormai saturi di ossigeno. Si tenne la testa con una mano e strinse i denti, cercando di continuare - Giunone...! Era lei che mi parlava! Ha detto che dovevo cercare qualcuno e che dovevo risvegliare il sesto... Da solo...- Pronunciò le ultime due parole con un fil di voce, poi lasciò ricadere il braccio, poggiando nuovamente il palmi sul bordo dell'animus per sorreggersi.
- Desmond quello che dici non ha senso! Giunone? Risvegliare il sesto? E chi è che devi cercare? - Domandò Shaun, guardandolo incredulo e pensando che oramai avesse perso la sua integrità mentale.
Desmond aveva la bocca e la gola asciutte e ingoiò a vuoto, prima di provare a dare qualche spiegazione in più - Ti ricordi di aver accennato al fatto che la Chiesa era stata costruita su un tempio dedicato a Giunone? Bè, questa mi è apparsa e mi ha parlato, ma a quanto pare solo io sono riuscito a vederla e udirla... Non è che abbia detto nulla di nuovo... Ha più o meno ripetuto le stesse cose di Minerva. Ha però accennato al fatto che gli ibridi, nati dall'unione del loro sangue con quello degli uomini della prima civiltà, avevano ereditato un potere che era solo un accenno del loro sesto senso... -
- Quando parli di ibridi, ti riferisci ad Adamo ed Eva e al file criptato che ci ha lasciato il soggetto 16? - Chiese Rebecca senza timore di rivelare qualcosa al templare presente in quella stanza. Desmond buttò un occhio dietro di sè e vide che il vecchio li stava ascoltando tranquillamente: dunque già sapeva, ciò che lui aveva faticosamente scoperto durante le sue sessioni di animus nel primo rifugio. "E chissà quanto altro gli hanno detto...!"
- Sì, credo si riferisse a loro...- disse in un sospirò.
Era stanco di tutte quelle chiacchiere, di quella giornata che si era prospettata più pensante del previsto, nonostante non avessero fatto praticamente niente se non parlare.
- Hai idea di chi possa essere la persona che devi trovare...?- Chiese William con tono impassibile, che non lasciava trasprire tutte le altre domande che gli vorticavano nella mente.
Desmond scosse la testa.
Sapeva in realtà a chi si riferiva Giunone, poichè aveva ascoltato le parole del Soggetto 16; cosa che gli altri non potevano sapere perchè il file era risultato molto più criptato e illegibile, o inguardabile, del precedente, così che solo lui, che era collegato direttamente all'animus, era riuscito ad accedervi.
Doveva trovare Eva, o meglio la sua discendete, poichè, essendo lui discendente di Adamo, unendosi a lei, avrebbero potuto dar di nuovo vita alla dinastia di Coloro Che Vennero Prima.
Almeno, lui era arrivato a questa deduzione, che decise di non condividere, per evitare che qualcun altro finisse per essere coinvolto in quella guerra che stava prendendo decisamente una brutta piega!
William sospirò insoddisfatto dal racconto così lacunoso e insensato del ragazzo, sperava che potesse dir loro di più, invece li stava solo confondendo, che fosse forse quello il suo intento? - Desmond cos'altro ricordi...?- tentò prima di darsi per vinto.
- Non molto, io ho...Giunone ha...Non sono riuscito a fermarla...Mi dispiace...- Il ragazzo piantò gli occhi a terra e strinse i denti per trattenere il dolore dentro di sè e non mostrarsi ancora più vulnerabile di quanto non fosse. - Credo che dopo il tempo sia ricominciato a scorrere normalmente, perchè sia io che Lucy siamo crollati a terra...La Mela è rotolata via dalla mia mano...Non so dove possa essere finita...-
- Ciò che dice, Signor Miles, non coincide con la versione dei suoi compagni!- Sentenziò Vidic, dalla sua postazione.
Desmond gli dedicò solo una fugace occhiata, preferendo invece concetrare la sua attenzione su Shaun che gli era davanti e, alzando perplesso un sopracciglio, lasciò intendere che voleva una spiegazione all'affermazione del vecchio. L'inglese si sistemò gli occhiali con calma, quindi diede la sua versione - Quando ci siamo voltati per parlarvi, voi due eravate già a terra, ma non abbiamo sentito nessun rumore. E la Mela non c'era. -
- Sarà rotolata fuori della pedana...!- Propose il ragazzo, ma venne interrotto bruscamente dal templare che scattò in piedi, quasi facendo ribaltare la sedia su cui era seduto.
- Non cerchi di prenderci in giro, Signor Miles! Abbiamo setacciato ogni angolo della cripta e del Frutto non v'era traccia, quindi o lei si decide a collaborare o dovremmo estorcerle la verità con la forza!-
- Vi ho già detto tutto quello che so, Cristo! Non so cosa sia successo dopo! Ho preso quella fottutissima Mela, ho... Ucciso Lucy e sono svenuto! Cosa pensa che avrei potuto fare? Ha mai provato ad opporsi al potere di quell'affare? Quando ha cessato di manovrarmi ero senza energia, non avevo la forza neanche di muovere un dito!-
- Stupidaggini!-
- Warren...- William si intromise per l'ennesima volta, prima che i due potessero passare a toni più coloriti - Si ricordi che quando abbiamo trovato il ragazzo era in stato di shock... Probabilmente per questo non ricorda cosa ha fatto o cosa la Mela lo ha costretto a fare dopo...-

Vidic riprese il suo contegno e si diresse verso il gruppo di assassini - Un motivo in più per far sdraiare il Signor Miles sull'animus e analizzare la sua memoria a modo nostro...-
- Pensavo che l'animus potesse solo far rivivere la memoria genetica, non quella mentale...- osservò ad alta voce Desmond guardando però Rebecca. Qualcosa gli diceva che lei era la risposta a quella domanda.
La ragazza guardò un attimo lo scienziato in camice bianco, poi decise di parlare senza attendere il suo permesso - Ho... Reimpostato l'animus con un nuovo programma, adesso oltre ai dati genetici è in grado di aiutarci a rivisitare la tua memoria, per costringerti a rivivere eventi traumatici che il tuo subconscio cerca di nasconderti per proteggerti da ulteriori shock...!-
Desmond rimase letteralmente a bocca aperta. Fantastico! Magari avrebbero anche scoperto quale era il colore delle mutande che aveva deciso di indossare quella mattina! Scherzi a parte, non aveva nessunissima voglia di rivivere qualcosa che sapeva gli avrebbe fatto nuovamente del male!
- Ma è un processo pericolo...- Fece notare William. A volte quell'uomo tornava a vivere senza preavviso, facendo scattare tutti i campanelli di allarme nella testa di Desmond... Come se non avesse già abbastanza casino dentro la sua adorata scatola cranica!! - Pericoloso e doloroso...!- Aggiunse al bel quadretto che si prospettava.
- Ma non c'è altro modo... Quelli convenzionali necessitano di tempi troppo lunghi! Quindi procediamo... Signor Miles...- Lo invitò Vidic con una ampio gesto della mano, facendogli intendere che doveva adagiarsi sulla macchina metallica per iniziare la sessione.
"No...!" Il soggetto 17 non sembrò accogliere di buon grado la cosa e scattò in piedi, allontanandosi dal marchingegno infernale, con le mani a mezz'aria pronte a difendersi e le ginocchia piegate pronte a scattare.
- Forza Desmond, non fare il bambino...!- Lo rimproverò Shaun con il suo tono cinico mentre si alzava dalla comoda, bianca poltrona con fare stanco, forse alla sola idea di dover usare la forza per tener buono quel bambinone di ben 25 anni.
- Vaffanculo Shaun!- Ringhiò invece Des, indietreggiando ulteriormente e puntando con fugaci occhiate la porta della sala che dava sul corridoio: non sarebbe riuscito a scappare, ma certo non sarebbe salito sull'animus di propria volontà! Fece qualche altro passo e notò che anche William gli si faceva più vicino con passi silenziosi e cauti; l'inglese sarebbe stato facile da mettere k.o., ma il tipo biondo era pericoloso: almeno questo era ciò che gli diceva l'istinto.
- Des, non peggiorare la situazione...- Quasi lo supplicò Rebecca, beccandosi anche lei un bel vaffanculo di cuore. Era inutile. Il ragazzo moro era entrato sicuramente nel panico, in quello stato gli avrebbero fatto del male e forse non c'era altra scelta per convinverlo a fare ciò che volevano i loro superiori - William, non c'è altro modo...? Des non è in sè. Guardalo! Non reggerà neanche un'ora nell'animus! -
- Un'ora è più che sufficiente, Becca...Limitati a fare il lavoro che ti è stato assegnato e prepara la macchina.- Furono gli ordini del capo, a cui seguirono i suoni delle dita della ragazza sulla testiera del computer, che inizializzava la sessione. - Forza Desmond, poche storie...!-
Neanche a dirlo, il ragazzo scattò verso la porta principale. L'assassino anglosassone tentò di afferrargli la manica della felpa, ma il moro riuscì a sfuggire alla sua presa e, prendenogli la nuca con una mano lo trascinò verso il basso, costringendolo a piegare il ventre dove, nel frattempo, andava a piazzarsi una potente ginocchia che lasciò il quattrocchi senza fiato e lo costrinse ad arretrare; tolto di mezzo il primo bersaglio, Desmond si voltò per ricominciare la sua folle corsa, ma due possenti mani lo afferrarono per il cappuccio e lo strattonarono indietro, rischiando di strozzarlo! Mentre cercava di non perdere l'equilibrio o di inciampare sui suoi stessi piedi, vide con la coda nell'occhio il suo avversario cercare di afferrarlo alle spalle, quindi si abbassò e scivolò via verso il fianco destro e cercò di piazzare lì un poderoso destro, che venne bloccato senza difficoltà.
Rimasero immobili in quella posizione per alcuni attimi, gli occhi scuri di lui che si riflettevano in quelli chiari dell'altro, e viceversa. Poi William spostò la sua mano dalla mano al polso destro e tirò a sè il ragazzo, a cui toccò incassare nello stomaco la stessa ginocchiata che aveva regalato solo pochi secondi prima all'ex-compagno di squadra.
Crollò a terra ansimante e incapace di altri movimenti, poichè l'adrenalina aveva potuto dare ben poco aiuto ad un corpo già stremato come il suo.
Due agenti della sicurezza entrarono e lo immobilizzarono con le braccia dietro la schiena, costringendolo a restare in ginocchio per terra, nel frattempo Vidic si fece più vicino. Desmond cercò invano di liberarsi dalla presa dei due energumeni, ma fu inutile; ansimando cercò di capire cosa stesse facendo lo scienziato e lo vide svuotare una boccetta di liquido trasparente dentro una siringa. Non gli interessava sapere cosa fosse, era chiaro che non era nulla di buono! Strattonò ancora un paio di volte e riuscì quasi ad alzarsi quando un pugno ben assestato dell'ancor vigile William lo fece ripiombare a terra in cerca di ossigeno, poi non contento l'uomo gli afferrò saldamente la testa e gliela fece inclinare di lato, scoprendo la gola, su cui era ora visibile la vena principale.
- Stia tranquillo Signor Miles. Le darà solo un po' di fastidio all'inizio, ma non sentirà dolore, almeno non ora...- Cercò di calmarlo Vidic, fallendo miseramente.
Il moro sbuffò rabbiosamente e tentò solo un altro scossone privo di energie, poi i suoi occhi guizzarono nella direzione dove si trovava Shaun, sorretto da Rebecca al suo fianco; gli occhi dei tre si incrociarono: quelli neri di lui erano pieni di rabbia, frustrazione e paura, i loro trasmettevano il senso di impotenza che li attanagliava in quel momento, costringendoli a distogliere lo sguardo dall'amico.
Poi l'ago penetrò nella vena principale. Desmond potè avvertire il freddo liquido mischiarsi al suo sangue ed entrare rapidamente in circolo. Rimasero tutti immobili per alcuni secondi, poi i tre carcierieri lasciarono la presa e il ragazzo si accovacciò a terra; aveva il respiro affannato e cominciava a tremare e a sudare, forse per effetto di quella droga o forse per il terrore di non sapere cosa stavano per costringerlo a fare. Di nuovo le mani possenti dei vigilanti lo afferrarono e lo trascinaro sull'animus, stendendocelo sopra senza troppi riguardi. Rebecca avviò la macchina e un ago lungo e sottile, ancora più sottile di quello della siringa usata da Vidic, uscì dal cerchio sotto la sua nuca e si andò a conficcare dolorosamente all'interno del midollo nervoso.
Desmond espirò lentamente mentre la macchina lo trascinava in una stato di incoscienza forzata. Era l'inizio dell'inferno. Un inferno da cui difficilmente sarebbe riuscito a scappare.
Shaun aveva promesso che gli avrebbe dato tutte le risposte necessarie a fargli capire cosa stava accadendo. Ma ora come ora non ne aveva più bisogno. Era chiaro. Gli assassini non erano più i buoni e i templari non erano più gli unici cattivi. E lui sapeva che da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
Forse aver ucciso Lucy era stata la cosa migliore, perchè vedere anche il tradimento di lei lo avrebbe sicuramente bloccato tanto fisicamente quanto mentalmente.
Almeno adesso quest'unica agonia gli veniva risparmiata.
Per adesso...

 


 

°°°
Salve a tutti!
(almeno a qui poveri disgraziati che hanno deciso di leggere anche il secondo quanto mai deprimente capitolo di questa storia)
Scrivo queste poche righe per ringraziare la dolce quanto mai calorosa Eva13,
per il supporto e gli incoraggiamenti che mi ha regalato in questi giorni,
perchè è grazie a lei ( o è a causa sua...? 0_o) che ho deciso di iniziare a scrivere questa fic,
cndividendola con tutti voi!
Ringrazio anche gli anonimi lettori che ci sono ciucciati questo capitolo,
sperando che avranno il coraggio di attendere e lggere anche il prossimo!
Per finire alcune note di fondo pagina:

 

NOTA 1: Chiedo scusa per aver leggeremente modificato il carattere di Desmond, ma credo che in una situazione del cavolo come quella che ho narrato, chiunque avrebbe smesso di atteggiarsi al solito modo e avrebbe sclerato un poco, no? :P
NOTA 2:( Per i grandi intenditori di narrazione) Il narratore non è onnipresente, bensì narra la vicenda adottando di volta in volta il punto di vista ( le idee e le osservazioni) del soggetto della frase. Con qualche piccola eccezione, ch non fa mai male. Questo mi permette di omettere di scrivere tutti i pensieri dei personaggi. C'è già il narratore a farlo tra le righe!
NOTA 3: (forse la più importante!) Sono una persona alquanto sadica. Mi piace far male ai miei personaggi preferiti. Cercherò comunque di trattenermi per il vostro bene, miei cari lettori. Se dovessi risultare pesante fatemelo sapere nel modo più cattivo ed enfatico possibile così da indurmi a darmi una calmata! Ma almeno nei primi capitoli siate pazienti e clementi nei confronti della mia pazzia...!
Per ora non ho altro da aggiungere. Piano piano il quadro risulterà sempre più chiaro...spero dunque che la pazienza sia una vostra virtù!
Il prossimo capitolo mi dispiace dovervelo dire, ma sarà postato la prossima settimana (se ci riuscirò verso mercoledì-giovedì, se no - odiatemi pure- tra venerdì e sabato!)
Saluti calorosi a tutti, alla prossima puntata! NOn mancate mi raccomando
! ;)

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Capitolo 3
*** La confusione di due uccellini... ***


Chapter III 

 

Rebecca fece scorrere lo sguardo sul corpo inerme di Desmond, steso ora sull'animus, completamente in balia dei comandi che lei avrebbe immesso nel computer guida. Sapeva che ciò che stavano facendo lo avrebbe fatto soffrire, lo avrebbe fatto urlare e agitare come un ossesso, e, a meno che non fosse collassato prima, lei sarebbe stata costretta da William a restare in quella stanza, impregnata dell'odore di disinfettante, a contribuire all'inferno che stava per scatenarsi nella testa del ragazzo.
Una parte di lei quasi gioiva alla sola idea che l'assassino della sua amica Lucy si contorcesse dal dolore, trovando in quell'atto malvagio una soddisfazione personale che non pensava di poter provare; ma l'altra metà della sua coscienza vedeva nel moro ancora un compagno di squadra sincero, pronto a impazzire ore e ore dentro l'animus per trovare un cavolo di globo dorato, e non sopportava l'idea di essere una delle cause maggiori della sua sofferenza!
In fondo, Desmond aveva detto che non era stato lui a uccidere la ragazza, per la quale, era chiaro, lui stesso provava qualcosa di profondo. Certo poteva essere stata tutta una grossa bugia, ma a qual fine? Desmond, prima che la faccenda degenerasse a quel modo, si era unito all'Ordine, faceva anche lui parte della confraternita, cosa poteva ricavarne dall'uccidere una compagna di squadra, a cui doveva la vita? E perchè allora non aveva tolto di mezzo anche loro due? Ripensando però a come aveva steso Shaun, Rebecca dovette rendersi conto che loro non erano un vero ostacolo per il moro, mentre Lucy, con le sue grandi abilità fisiche, lo sarebbe stato.
Ma lui non era steso su quel tavolo metallico solo perchè aveva ucciso un membro della squadra, lui era lì perchè era... Utile ai nuovi piani dell'Ordine... E dei Templari.
William aveva detto loro, quando li era andati a recuperare nelle segrete sotto Maria In Ara Coeli, che l'Ordine aveva stipulato con l'Abstergo un'alleanza temporanea; secondo il contratto, che gli alti ranghi delle due fazioni avevano firmato, gli assassini si rendevano disponibili a fornire supporto per il ritrovamento degli altri manufatti, mentre i templari cessavano di razziare e uccidere tutte le persone imparentate o entrate in contatto con gli appartenenti alla confraternita e concedevano loro un posto sicuro nel loro "nuovo mondo".
Per cosa, dunque, avevano combattuto fino a quel momento? Per cosa erano morti tutti i loro compagni? Quante lacrime erano state dunque versate inutilmente?
Certo negli ultimi anni era chiaro che gli assassini stavano perdendo terreno, costretti la maggior parte delle volte a rifuggiarsi sottoterra, incapaci di affrontare i templari in uno scontro aperto, ma arrivare ad allearsi con loro per...Pararsi il culo! Questo era troppo!
William aveva loro spiegato che già da tempo lui e gli altri Gran Maestri avevano iniziato a progettare questa tregua, che non era stata una decisione facile e che, se aveva fatto ciò, era stato soltanto perchè, pensando al bene della loro gente, questa era l'unica alternativa possibile.
Ma sia lei che Shaun sapevano che non stavano esattamente così le cose...William, proprio come i capi dei templari, era rimasto ammaliato dal potere della Mela e bramava gli altri Artefatti Ancestrali.
La corruzzione aveva raggiunto anche loro alla fine.
Alla fine, neanche gli assassini potevano più essere considerati "i buoni"...!
Rebecca si massaggiò una tempia, mentre continuava a inserire codici su codici nel database della macchina che tanto aveva criticato solo tre settimane prima. Alzò solo un attimo lo sguardo, incrociando quello del compagno inglese; che stesse anche lui pensando le stesse cose in quel momento? Probabile.
William aveva assicurato a Vidic che avrebbe prestato alla causa comune ogni mezzo possibile, e tra questi vi era incluso anche Desmond...!
Desmond...
Giunone lo aveva costretto ad uccidere Lucy, almeno questo secondo il suo resoconto; arduo a credersi, ma arrivati a quel punto Rebecca non dubitava più così tanto di quelle parole. Aveva visto come la Mela aveva corrotto la famiglia dei Borgia, come Ezio era stato fisicamente sopraffato dal potere dell'Oggetto, ma come mentalmente era rimasto sano; e Des, che era il suo discendente, aveva ereditato quell'immunità.
La Dea, probabilmente, sapendo per chissà quale motivo, cosa stava accadendo nel presente, lo aveva guidato affinchè togliesse di mezzo la persona, che più tra tutte poteva impedire a Desmond di ribellarsi all'Ordine.

 La mora emise un profondo sospiro davanti tutta quella confusione che le si stava creando in testa, voleva cercare di riordinare le idee, ma la voce di Vidic alle sue spalle le fece intuire che non era il momento di perdersi nei suoi pensieri.
- Signorina Craine! Si sbrighi a caricare il programma e ad apportare le ultime modifiche e dia inizio alla sessione!-
Dio! Rebecca pensò che non si sarebbe mai abituata a prendere ordini da un uomo tanto irritante, e si chiedeva anche come avesse fatto a sopportarlo Lucy!
Di nuovo un moto di tristezza e angoscia le attanagliò il cuore, facendole volgere gli occhi a Desmond. "Chissà come si sarebbe comportata Lucy con lui in questo momento... Come avrebbe reagito Des nel vedersi ingabbiato a questo modo dalla persona di cui si fidava di più...!"
Iniziò improvvisamente a dubitare che Lucy fosse la stessa persona di una volta, la stessa con cui aveva riso e pianto 7 anni fa, con cui aveva maledetto nei modi più coloriti possibili i templari ed incoraggiato gli altri assassini a non arrendersi mai.
No...
Lucy non era cambiata. Era sempre stata la stessa, anche quando era tornata con Desmond al suo fianco, anche quando erano rintanati sotto Montereggioni. Forse anche lei sarebbe rimasta spiazzata dai piani di William. Forse anche lei, come loro, vedendosi anni e anni di fede nell'Ordine crollare sotto i suoi piedi, non avrebbe potuto far altro che aggrapparsi a quell'unico appiglio che William ancora era per loro!
Era straziante.
Sapere di essere nel torto e continuare su quella strada, senza avere il coraggio anche solo di guardarsi indietro, di rimpiagere le azioni compiute.
"Tutto ciò in cui abbiamo creduto è rimasto corrotto dai Frutti Dell'Eden. Forse presto anche io e Shaun verremo ipnotizzati dal loro potere..."
Ma cosa potevano fare loro da soli? Lei e Shaun non erano in grado di ribellarsi al Credo, e Desmond, per quanto dotato di grandi capacità fisiche e immune almeno in parte alla Mela, era solo uno...! 

Rebecca sospirò, sempre più devastata dentro di sè dalla realtà che la circondava.
Cercò nuovamente lo sguardo di Shaun, cercò in lui conforto, ma questi era troppo concentrato sul suo lavoro per porgerle le dovute attenzioni; faceva sempre così: si chiudeva nelle sue ricerche ogni volta che c'erano dei problemi che non voleva o non poteva affrontare. E la mora dovette dargli credito per questo. Occupare il cervello era la cosa migliore, invece che continuare a rimugginare su ciò che stavano facendo, ma non poteva fare a meno di sentirsi colpevole per il male che si accingeva a fare a Desmond...
- William... Siamo sicuri che non ci sia altro modo? Desmond è esausto, non potremmo almeno rinviare a domani? - Le sembrò di parlare esattamente come Lucy, quando inziava a preoccuparsi per la sanità mentale del ragazzo.
William la fulminò con gli occhi, poi cercò di indurla ad ubbidire ai suoi ordini - Purtroppo la mente di Desmond rifiuta di fornirci coscientemente le informazioni di cui necessitiamo. Obbligare il suo subconscio a mostrarci ciò che vogliamo è il metodo più veloce e sicuro, almeno per noi, di sapere. I tempi stringono, dobbiamo procedere il più velocemente possibile e la poca collaborazione del Soggetto 17 non aiuta affatto a rispettare le scadenze!-
La schiena della mora venne percorsa da un brivido di orrore nel sentire il proprio superiore parlare del ragazzo esattamente come un templare: per lui era un soggetto, una cavia da laboratorio, che poteva essere ribaltata come un calzino senza timore di andare contro i suoi diritti umani...!
Rebecca fece una smorfia e cercò ancora di opporsi - Ma tu stesso hai detto che sarà pericoloso e doloroso! Non puoi condannarlo a tutto ciò!-
- Posso e lo farò. Il ragazzo è giovane e forte. Saprà riprendersi in fretta!-
- E se non dovessimo ottenere le informazioni che cerchiamo? - Shaun, dopo molto tempo, fece di nuovo sentire la sua voce - Trattare i ricordi propri di una persona è molto più complesso che visualizzare quelli genetici! Sicuramente la mente di Desmond si ritrarra al trattamento e non ci saranno parole di conforto o ricatti che potranno indurlo a collaborare. E' una difesa personale impossibile da aggirare...-
- Non ho mai parlato di volerla aggirare...- Spiegò il capo degli assassini placidamente - Ciò che voglio è frantumare la barriera che il cervello del Soggetto ha predisposto ad una nostra infiltrazione. Voglio quelle informazioni costi quel che costi...-
- Rischiamo di ucciderlo!- Fece notare l'inglese cercando di scomporsi il meno possibile.
- Non ho neanche mai detto che lo voglio morto.. .Miles è un soggetto molto importante. Uno dei pochi assassini di... Sangue puro, se così vogliamo definirli. Possiede nel suo corredo genetico vite di illustri e stimati assassini. La sua morte sarebbe una grave perdita. Ma non ci serve certo che sia capace di operare per proprio conto...-
Rebecca spalancò la bocca davanti a quelle tremende parole. A William non importava niente di Desmond! Per lui poteva anche divenire un vegetale tenuto in vita da una macchina, purchè permettesse loro di avere le informazioni che volevano!
La ragazza si voltò verso Shaun che ricambiò il suo sguardo e tentò di far ragione l'altro uomo - William ti rendi conto di quello che stai dicendo? Desmond è un assassino. Un nostro compagno. Perchè trattarlo come una pezza da usare e gettare, quando invece è più logico cercare di portarlo dalla nostra parte? -
- Affatto Shaun... - Ribattè subito quell'altro - Desmond non è più nostro compagno da ben nove anni, da quando ha preferito vivere la propria vita invece di seguire il Credo. Inoltre è un potenziale nemico, poichè le sue capacità di combattimento, sopra la media, gli permettono di tener testa a molti dei nostri assassini di grado più elevato. E poi è preoccupante la sua immunità agli effetti della Mela... Anche i suoi antenati erano in grado di usufruire dei molti poteri di questi oggetti e di non subirne invece il deterioramente mentale, dovuto dall'uso prolungato. Desmond è un potenziale pericolo che va tenuto sotto chiave...!-
- Ma è solo uno!- Disse Rebecca, alzando di un paio di toni la sua voce.
- A volte non basta altro...- Confutò William prima di aggiungere perentorio - E ora inziamo...!-
Rebecca rimase incerta per alcuni secondi, ma non appena sentì Vidic schiarirsi la gola enfaticamente, riprese il controllo dei suoi movimenti e avviò il programma di ricerca ed estrazione dei ricordi rilevanti.
Desmond emise un mugugno di dolore e scosse leggeremente la testa, digrigando però i denti a causa dell'ago che lo immobilizzava all'altezza della nuca.
Il computer fece apparire alcune finestre per mostrare tutti i ricordi più recenti, nel frattempo la mora baipassava quelli troppo lontani cronologicamente dal punto da cui voleva partire.
Gli ultimi ricordi di Ezio che nascondeva la Mela. No.
Desmond che si arrampica in giro per il Colosseo. No.
Desmond che apre loro il portone della Chiesa. No.
Desmond che attiva le pedane. No, ancora troppo lontano...
La macchina a quel punto diede di matto. O meglio il cervello del ragazzo inziò a ritrarsi, a proteggere i ricordi seguenti, facendo resistenza: tornava indietro temporalmente e più Rebecca cercava di avanzare, più indietro la memoria retrocedeva. La ragazza aggrottò la fronte ed espose il problema agli altri - William abbiamo un problema...La mente di Desmond ha inizato a resistere prima di quanto pensassimo...!-
L'uomo, che era seduto comodamente sulla poltrona, scattò in piedi e si avvicinò alla sua subordinata, osservando il computer; quando vide il modo in cui impazziva il display del computer, ordinò - Aumenta la potenza. -
L'ago che il soggetto 17 aveva piazzato nella nuca conduceva delle piccole scariche elettriche atte a sollecitare il sistema nervoso centrale e a dargli falsi segnali per indurlo ad agire secondo volontà artificiale.
- Ma...!- Cercò nuovamente di opporsi la nerd.
- Fallo! - Le urlò William , irritato da tanta negligenza.
Il voltaggio venne aumentato, con tutte le conseguenze che ne conseguirono.
Il respiro di Desmond tornò ad accellerare gradualmente, le mani si strinsero a pugno, per combattere il dolore che lo pervadeva dall'interno, una smofia di sofferenza si dipinse sul suo viso e alcuni sommessi lamenti potevano già essere uditi; si agitò leggeremente sul posto e per allontanare la fonte di dolore tentò di alzare la testa, ma una delle guardie templari, ancora in sala, lo bloccò brutalmente, poi estrasse da sotto la macchina delle cinghie di cuoio, fissate direttamente al metallo. Il tipo tutto muscoli guardò per un attimo Vidic e, dopo che questi ebbe fatto un cenno con la testa, si apprestò a bloccare i polsi, le caviglie e la fronte del paziente.
Shaun fece per opporsi, ma lo scienziato spiegò - E' per la sua sicurezza.-
- Se davvero teneste alla sua sicurezza lo lascereste riposare e non lo costringereste a questo... Inferno...-
Nessuno osò confutare tali parole, ma la cosa cessò lì, perchè William ordinò a Rebecca di continuare e di aprire il ricordo prima illegibile.
La terapia del dolore stava certamente facendo il suo effetto. Il cervello di Desmond, per non soffrire a quel modo, iniziò a cedere le informazioni richieste, seppur ancora con molte interferenze, tali da impedire di udire correttamente cosa Giunone stesse dicendo al ragazzo, mentre questi saltava come una scimmia da una parte all'altra della Chiesa.
- Non puoi fare nulla per avere un ricordo più pulito...? - Chiese William, sempre più scocciato dalla resistenza del giovane. "Possibile mai che abbia ancora la forza di opporsi...?" Più minuti passava a confrontarsi con il Soggetto più si convinceva che legarlo semplicemente al letto non sarebbe bastato. "Sarà più sicuro sedarlo...!" Si annotò.
- Posso provare a isolare le frequenze e ad allontanarle dai ricordi uditivi collegati al file, ma è comunque una cosa che dovrò fare dopo aver scaricato tutti i dati che vogliamo analizzare...- Spiegò Rebecca mentre cercava di estrarre un nuovo ricordo.
Il leader annuì semplicemente e continuò a far passare gli occhi dallo schermo al ragazzo, cercando di capire quanto ancora sarebbero riusciti a tenerlo nell'animus; era certo che, avanzando e avvicinandosi al ricordo che interessava loro, quello in cui Desmond, la Mela e Lucy entravano in contatto, il Soggetto si sarebbe opposto nuovamente. E loro sarebebro stati costretti ad aumentare ancora il voltaggio, ma di quanto? E per quanto tempo?
Aveva detto che un'ora sarebbe bastata per avere le memorie utili alle loro ricerche, ma sicuramente lo avrebbero dovuto tirare fuori dopo neanche trenta minuti, se la sessione andava come lui aveva appena finito di prevedere.
Sbuffò al solo pensiero di quanto fosse stato infruttuoso quel giorno!
Anche se...
"Anche se...Senza la tecnologia templare starei ancora a litigare a parole, pugni e ginocchiate con questo idiota cocciuto...!" L'allenza si stava rivelando sempre più utile! 

Shaun cercò di porgere la minor attenzione possibile a quello che stava succedendo nella camera. Era qualcosa di brutale, che andava contro qualsiasi diritto naturale o civile che conosceva!
In paragone i bimbi minchia che urlavano in piazza per far smettere la sperimentazione sugli animali, era niente! Qui si stava attentando alla vita di una persona! Non che ritenesse giusto che anche le altre creature del creato soffrissero, ma la coscienza umana era ben più complessa, così come la mente, e costringere un individuo a fare da cavia era una cosa totalmente... Insensata! Insensata e sbagliata!
Desmond non gli era mai stato simpatico, ma non poteva togliere che aveva contribuito alla sicurezza della squadra e alla riuscita, positiva e negativa, della missione.
E, proprio ora che cominciava a vederlo come un vero membro della confraternita, se lo ritrovava steso, legato su un tavolo di metallo, sedato e costretto a sopportare dolorose scariche elettriche per cercare di rivivere dei ricordi, che la sua mente gli nascondeva sicuramente per un buon motivo!
Sbuffò, sistemandosi meglio sulla poltrona, buttando un occhio verso il ragazzo, che sembrava sul punto di una crisi epilettica.
Erano già venti minuti che stavano estraendo e salvando le sue memorie, quanto ancora lo voleva tenere lì dentro? Quanto ancora dovevano vedere e sapere?
Non avrebbe certo voluto essere al posto di quel poveretto!
Che pensiero ignobile...! In fondo Desmond non se l'era mica andata a cercare! Non aveva chiesto lui di nascere in una famiglia che contava nel suo albero genealogico alcuni tra i migliori assassini di tutte le epoche!
Anzi, lui aveva cercato di fuggire da tutto ciò a suo tempo. E come dargli torto, vedendolo ora ridotto in quello stato? " E pensare che si era unito a noi di propria volontà...!"
Ciò che preoccupava Shaun era soprattutto la convinzione di William che Desmond fosse "pericoloso"! Per lui non era altro che un bambino di 25 anni, che viveva ancora nel mondo delle favole e che uccideva "solo se ce n'era davvero bisogno" (queste le parole del ragazzone durante una loro conversazione nel primo rifugio). Certo era bravo a saltare a destra e sinistra come un cretino, ma niente di più!
Ah, no! C'era la questione Mela. Bè, a suo dire, l'immunità di Desmond era un fattore che avrebbero dovuto usare a proprio vantaggio.
"Certo che, arrivati a questo punto, sarà impossibile ottenere la sua collaborazione... William doveva giocare meglio le sue carte...! Sta facendo troppo affidamento sulla forza dei Templari... Speriamo di non finirne schiacciati!" 

All'improvviso, la situazione inziò a peggiorare drasticamente per Desmond.
William, poichè voleva forzare gli ultimi ricordi a venire alla luce, aveva ordinato di alzare ancora il voltaggio, ma con pessimi risultati.
L'animus iniziò a mandare segnali preoccupati sulle condizioni psicofisiche del Soggetto, che iniziò a venir scosso da forti tremiti, mentre suoni soffocati cercavano invano di uscire dalla sua gola, che era già impegnata ad assumere l'ossigeno necessaria a far lavorare il cervello sotto stress.
- William dobbiamo tirarlo fuori!- Scattò immediatamente l'inglese, avvicinandosi alla macchina e già prendendo tra le mani uno dei lacci che tenevano i polsi del ragazzo.
Il capo degli assassini non ci pensò due volte e disse a Rebecca di salvare quello che avevano e di arrestare il sistema con il minor impatto possibile sul paziente. In fondo non era ancora arrivato al livello dei templari...! Fu il pensiero comune di Shaun e Rebecca.
Appena l'animus si spense, Desmond emise un profondo sospiro e sembrò rilassarsi, mentre l'ago venina estratto dalla sua nuca lentamente e le fibie delle cinghie slacciate. L'assassina mora si fece vicina e ne osservò il viso provato dallo sforzo e, vedendo che non si svegliava, serrò le mascelle preoccupata.
Poi un movimento rapido sotto le palpebre rincuorò gli ex compagni di squadra che sorrisero nel vedere l'amico che riapriva gli occhi lentamente.

 

°°°
 

Salve a tutti voi lettori, pochi o tanti che siate. Volevo scusarmi per questo capitolo Introspettivo che vede pochissima azione   e tantissime pippe mentali! Ma avevo bisogno di mostrare ciò che frullava nella testa di Shaun e Rebecca e spiegarvi qualcosina sul perchè assassini e templari stanno così a braccietto nella mia fic!
Mi dispiace solo di aver usato come scusante un tale motivo, ma nella nostra reale società è ciò che succede quotidianamente...Politica...Mafia...Immagnate un Mafioso con un FDE...O anche un politico un po' troppo ambizioso...Oggetti così posso davvero rovinare la vita di molte persone...Forse la mia immaginazione sta galoppando troppo...Ma è questo ciò che ho scritto e per quanto stupido sia, mi dispiace ma non lo cambierò...Chiedo comunque scusa a chiunque pensasse che avrei scelto un motivo più complesso ( e forse più sensato)...!

Non chiederò di recensire, perchè so che se riteneste un capitolo abbastanza decente da dovermelo fare presente, forse, me lo scrivereste (idem se fosse tanto orrendo da dovermelo sbattere in faccia...XD). MI basta sapere che qualcuno lo legge...
Ringrazio comunque Bumbj e Eva13, per le loro parole di incoraggiamento e le recensioni!^^ Grazie di cuore!
See you ;-)

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Capitolo 4
*** Sogni di un Uccellino... ***


Chapter IV 

Desmond, dopo quello che sembrò un secolo, sentì il dolore sciamare via velocemente, sostituito da una forte senso di nausea e di capogiro; gli mancavano le forze a tal punto da non riuscire neanche ad aprire gli occhi. Sentì qualcuno liberarlo da quelli che sembravano dei lacci, che probabilmente lo aveva immobilizzato durante quella tortura. Cercò di aprire gli occhi, ma niente, solo un movimento a vuoto, poi piano piano riuscì ad alzare le palpebre. Non si stupì quando vide che non riusciva a mettere a fuoco ciò che lo circondava, ma il fatto che la stanza non stesse ferma al suo posto ma vorticasse senza sosta: questo lo preoccupava e lo faceva sentire peggio che mai.
Cercò di alzarsi a sedere, ma la droga che Vidic gli aveva inietato tempo prima era ancora pienamente in circolo e lo rallentava tantissimo, costringendolo a usare più energia del normale; cosa che non gli era facile viste le poche riserve che ancora possedeva.
La persona, indistinta ancora, al suo fianco gli poggiò le mani dietro le spalle e lo aiutò a tirarsi su piano, forse gli stava anche parlando, ma non riusciva a capire niente, solo suoni ovattati ed inarticolati. Appena si trovò in posizione verticale, il suo orientamento andò a peggiorare e delle dolorose fitte all'altezza delle tempie, lo costrinsero a prendersi la testa tra le mani, e subito dopo la nausea si fece più forte ed ebbe la sensazione che il suo stomaco volesse darsi alla fuga da un momento all'altro.
In preda al panico per ciò che stava per fare, si divincolò dalle braccia del suo sostenitore, lottò contro la droga, che lo bloccava, e scese giù dalla macchina, ma, una volta coi piedi a terra, questi non ressero il peso e il ragazzo si ritrovò in ginocchio sul pavimento a vomitare qualsiasi cosa ci fosse nel suo stomaco vuoto o in generale nel suo intero tratto digerente!
Venne fuori tutto insieme, lasciandolo senza respiro, con un terribile sapore in bocca e una sensazione di bruciore nella gola; si sentiva la testa staccata dal collo e a malapena riusciva a metterre insieme due pensieri in croce per comandare al proprio corpo di non cadere a peso morto sulla macchia giallastra e rivoltante che aveva appena mostrato al mondo intero.
Rimase immobile a respirare profondamente per alcuni secondi, con una mano a tenersi lo stomaco, non fosse mai che scappasse, e una poggiata al bordo dell'animus, a sorreggerlo, mentre il mondo attorno a lui piombava nel caos.
All'improvviso due poderose mai lo issarono in piedi e lo tennero stretto per un braccio, lo sospinsero di lato, e più volte rischio di inciampare sui suoi stessi piedi, poi lo lasciarono piombare su quella che doveva essere una poltrona... Una comoda poltrona...
Il ragazzo poggiò i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani, tutta la sua concentrazione occupata a respirare e ingoiare più saliva possibile per allontanare quel sapore terribile dalla sua bocca. Fortunatamente almeno la vista sembrava farsi sempre più nitida, permettendogli di distinguere gli occhi e i capelli scuri di Rebecca, che gli si avvicinò toccandogli dolcemente una guancia e guardandolo per alcuni attimi.
- Come ti senti...?- Gli chiese, e lui riuscì miracolosamente a cogliere il senso di quella frase, ma rispose semplicemente - Uno schifo... - , poichè era troppo stanco per pensare a qualcosa di più originale da dire.
A quel punto qualcun altro entrò nel suo campo visivo: camice biando, posizione eretta, e barba e capelli tendenti al bianco... Vidic!
L'addetto alla sicurezza, che era nella sala, afferrò le spalle di Desmond e lo fece poggiare a forza contro lo schienale della poltrona, con la testa inclinata all'indietro, mentre lo scienziato gli controllava con una lucettina portatile i riflessi della pupilla. Poi gli prese il mento e voltò la faccia del ragazzo prima a destra e poi a sinistra per osservarlo velocemente, poi ascoltò le sue pulsazioni, poggiando due dita sulla giugulare quindi disse a quello che sembrava essere William - E' solo un po' di stanchezza... Domani potremmo riprendere la sessione. Signor Hastings, Signorina Craine riportate il Signor Miles nella sua camera e... William... - Richiamò l'attenzione dell'uomo e sembrò passargli qualcosa, ma Desmond non riuscì a identificare l'oggetto, poichè gli era difficile mettere a fuoco le cose piccole a più di mezzo metro da lui.
I due assassini ubbidirono agli ordini e si affiancarono al compagno, quindi Shaun afferrò un braccio del moro e se lo passò sulle spalle, così facendo lo aiutò ad alzarsi e a camminare fin dentro la camera, la cui porta venne aperta da Rebecca. Una volta dentro l'inglese lo poggiò piano sul letto su un fianco e si allontanò di un paio di passi per permettere all'amica di avvicinarsi nuovamente; questa poggiò una mano sulla fronte di Desmond, che rabbrividì al contatto - Sei fredda...! - Osservò con un fil di voce.
- Sei tu che sei caldo...! - replicò lei, cercando di non far trasparire tutta la sua preoccupazione.
In quel momento entrò anche il capo degli assassini che alzò un sopracciglio nel vedere l'intimità che stava scaturendo tra il soggetto e la sua sottoposta. - Che succede? -
- Sai bene che succede, William! Desmond sta male e domani non ce la farà a sopportare un'altra sessione di questo genere! - Informò Shaun con tono burbero.
- Ha solo bisogno di mangiare e dormire. Questo lo aiuterà...! - Disse mostrando una siringa ripiena di altro liquido trasparente.
- Non puoi sedarlo ancora! - Rebecca si frappose tra il leader e il neo assassino - Gli avete iniettato quella roba neanche mezz'ora fa! -
- E' inutile dargliela ora, mentre ancora fa effetto la dose precedente. Aspetta almeno finchè il suo corpo non si sarà ripreso un po'... - Propose Shaun.
William li fissò per alcuni secondi in silenzio, forse soppesando di che tipo di morte far morire quei due, ma decise che erano ancora utili e che in fondo avevano ragione. Quindi abbassò la siringa e la poggiò sul tavolino di vetro che c'era accanto alla porta. - La deve comuqnue prendere, chiaro? -
Rebecca tirò un sospiro di sollievo e, dopo che Shaun ebbe assicurato che avrebbero sedato Desmond prima di andarsene, l'uomo si voltò verso la porta, poi, ricordandosi improvvisamente di una cosa, si diresse a passo sicuro verso il Soggetto 17; questi intuendo che stava per succedere qualcosa di poco gradito, tentò di alzarsi e allontanarsi, ma l'altro fu più veloce e più forte: gli afferrò il braccio sinistro e lo stese verso il poggiatesta del letto, afferrò l'anello metallico delle manette e lo chiuse attorno allo stesso polso, con cui era stato legato la prima volta. Sicuramente non avrebbe strattonato come un matto nel tentativo vano di liberarsi, visto che il dolore glielo avrebbe impedito, forse.
Fatto ciò, William uscì dalla stanza con l'anima in pace.
Desmond fece ricadare la testa sul cuscino e si strifonò gli occhi stanchi con la mano libera; era davvero esausto, ma non voleva addormentarsi, ora che poteva parlare con gli altri due senza estranei attorno, a parte quelli che lo controllavano dalle telecamere. Ma loro non potevano sentire, giusto...?
Si accorse presto di avere sete e si mise seduto, sempre con mille manovre vista la scomoda posizione in cui lo avevano legato, e chiese a Shaun di passargli la bottiglietta, che era sul tavolo. Questi gliela porse, dopo averla aperta, in silenzio, e il ragazzo bevve fino a svuotarla per metà, senza preoccuparsi che fosse fredda o che gli si potesse formare una bolla d'aria nello stomaco con conseguente singhiozzo.
- Fame...? - Chiese semplimente l'assassino inglese, riprendendo la bottiglietta e richiudendola, prima di metterla al suo posto.
- No, non ho voglia di mangiare... - Rispose Desmond, turbato dalle sue stesse parole, senza senso.
- Non significa che tu non ne abbia... Devi mangiare. -
- Non ora, ok!? - Si ritrovò a urlare senza rendersene conto. Poi sapendo si essere nel torto per una reazione tanto esagerata, mormorò delle scuse e tacque.
Rebecca si sedette accanto a lui, evitando il contatto diretto tra le loro spalle, e lo osservò per alcuni secondi mentre questo si stropicciava la faccia e si massaggiava le tempie; non lo aveva mai visto così stanco, neanche dopo una giornata intera di animus seguita da una notte agitata da allucinazioni dovute all'osmosi. - Vuoi che ce ne andiamo...? - Chiese titubante.
- No, tranquilla... - Desmond le accennò un sorriso poco convinto - Perchè...? - Cercò di iniziare, ma una fitta alla testa lo zittì immeditamente.
- Perchè siamo all'Abstergo? - Proseguì Shaun al suo posto. Non si smentiva mai, acuto come sempre.
Il ragazzo annuì semplicemente e attese che uno dei due presenti prendesse parola, ma il silenzio prolungato lo snervò a tal punto da decidere di cambiare argomento.
- Voi state bene...? Non vi hanno fatto male?-
- No tranquillo... - Rispose Rebecca - Non potevano visto che ora l'Ordine e l'Abstergo sono alleati. -
Il moro si girò di scatto verso di lei e la guardò in faccia con due occhi spalancati e increduli.
- Quella è la stessa faccia che abbiamo fatto noi, quando William ci ha aggiornato sull'attuale situazione tra le due fazioni. - Fece notare Shaun, mentre si sedeva sulla sedia di metallo, tra la scrivania e il letto.
- Perchè? - Chiese semplicemente Miles.
Ma il silenziò piombò nuovamente nella stanza, un silenzio che nascondeva tante verità, più di quelle che potevano essere dette.
- Diciamo che non siamo più i buoni...! - Cercò di scherzare Rebecca, fallendo platealmente.
- Non lo siamo mai stati... Ma certo è che ora ci siamo abbassati al livello dei templari... - Osservò cinico Shaun.
- Quello che non capisco è cosa sia potuto succedere per far cambiare le cose così drasticamente! - Chiese lei di rimando.
- Non lo so... Solo gli assassini che operano negli alti rangi potrebbero sapere... Forse Lucy sapeva qualcosa, ma... - L'anglosassone spostò il suo sguardo su Desmond, che ascoltava taciturno la conversazione, fissando però il pavimento; qualcosa nella semplicità di quella superficie piana lo aiutava a concentrarsi sulle parole dei compagni.
Rebecca si morse il labbro e si ingegnò a trovare un argomento diverso da quello attuale; non voleva che il ragazzo soffrisse ancora, soprattutto in vista del giorno seguente, dove già gli aspettava una sessione obbligatoria di animus attraverso le memorie riguardanti la morte dell' assassina bionda.
- Ha... Ha sofferto molto...? - Trovò il coraggio di chiedere Desmond, senza però riuscire a guardare gli altri negli occhi.
Fu Shaun a parlare per primo, esponendo la questione con lucidità e senza troppe omissioni. - Su una cosa possiamo ora essere certi. Sei un ottimo assassino. Il colpo è stato preciso e letale. Ha perso conoscienza appena ha toccato terra, la morte è sopraggiunta subito dopo. -
Desmond si passò una mano tra i capelli madidi di sudore e si massaggiò la nuca, nel punto in cui era penetrato l'ago. In un certo senso si sentì sollevato nel sentire quelle parole, perchè se l'amica avesse anche dovuto soffrire, si sarebbe dannato a vita; non che ora non fosse così, ma era una peso in meno da sostenere. Almeno aveva risparmiato ai compagni di guardare Lucy mentre moriva.
- Ti fa male...? - Chiese Rebecca all'improvviso, vedendolo massaggiarsi il collo.
Il ragazzo per istinto fece ricadere il braccio. Si era abituato presto a mentire e a nascondere i suoi dolori, mentre erano a Montereggioni, poichè non voleva farli preoccupare troppo. - No, tranquilla... Piuttosto cosa mi ha dato quel bastardo di Vidic? -
- Un sedativo semplice, non troppo, ma abbastanza per stenderti, soprattutto nelle condizioni in cui ti trovi... Non per mettere il coltello nella piaga, ma hai un aspetto orribile! - Osservò Shaun con una smorfia.
- Lo so... E ho anche bisogno di una doccia...! -
- Per quella dovrai aspettare domattina... Non credo che William tornerà in quest'ala dell'edificio per toglierti le manette. - Dovette constatare Rebecca.
Desmond si annotò la notizia: la notte William non era nei paraggi, pronto a riempirlo di botte!
- Shaun...! - Lo chiamò il neo assassino - Dei Frutti dell'Eden sai niente? Quanti ne sono stati trovati? -
Shaun incrociò le braccia e rispose senza preoccuparsi di rivelare troppo - Pare che la pista che le squadre seguivano in Russia li abbia portati alla fine al ritrovamento di uno di questi oggetti. Ma il trasferimento in un posto più sicuro è stato ritardato dal mal tempo. Mentre le ricerche in Francia hanno portato ad un punto morto. -
- Come mai volevi saperlo? - Chiese la mora, non capendo tale richiesta da parte del ragazzo, che scosse la testa e fece spallucce, come a non saperlo neanche lui; forse lo aveva chiesto solo per parlare.
A quel punto entrò una guardia nella stanza e ordinò ai due assassini liberi di sedare di nuovo il Soggetto e di tornare nei loro alloggi o al loro lavoro.
Shaun prese, dunque, l'ago dal tavolo e si avvicinò a Desmond - Niente di personale, Desmond! -
Desmond si limitò a sospirare e a volgere l'interno del gomito verso l'alto per facilitare l'operazione all'altro, che fortunatamente trovò subito la vena e vi iniettò il sedativo.
- Cerca di riposare un po'... - Gli propose l'assassino inglese, prima di uscire col resto del gruppo, lasciandolo solo. 

Desmond piombò esausto sul letto, la posizione in cui era costretto non era tra le sue preferite, ma, non potendo farci granchè, si limitò a sbuffare profondamente e si mise supino, posando sul braccio ammanettato il cuscino, e la testa su quest'ultimo.
Non era più abituato a dormire con la luce perennemente accesa e trovò difficoltà anche solo a chiudere gli occhi e a ignorarla, ma la stanchezza accumulata negli ultimi tempi fu dalla sua parte e lo trascinò nelle braccia di Morfeo dopo neanche un'ora di ozio totale.
Per buona parte della notte fece un sonno senza sogni, ma con l'approssimarsi dell'alba, diverse ombre si affacciarono nella sua mente, disturbandolo; cercò di ignorarle, ma queste si fecero sempre più vivide e reali, iniziarono a prendere forme umane, i volti erano così familiari... Desmond si chiese di chi fossero, dove li aveva già visti, si agitò nel letto diverse volte e strattonò le menette nel tentativo di cacciare via i pensieri, finendo solo per farsi del male; ciò nonostante non si svegliò... 

Lui era lì, steso a terra, davanti i suoi occhi il volto candido di lei, ornato da quelle poche ciocche bionde che le ricadevano sulle guance e davanti gli occhi chiusi... Avrebbe voluto specchiarsi dentro il loro azzurro, ma ormai tutto era perduto... Tutto ciò che aveva di più caro era già stato perso... Lei non sarebbe tornata...
Come aveva potuto Giunone condurlo a tanto? Come poteva chiedergli di rimpiazzare quella persona con una perfetta sconosciuta, solo per accoppiarsi con lei e far rinascere la sua stirpe?
No... Non l'avrebbe mai fatto! Qualcosa nella sua testa continuava a ripetergli che, ciò che Coloro-Che-Vennero-Prima volevano, era male...! Loro avevano dominato il mondo anticamente... Dunque perchè non avrebbero dovuto dominarlo nuovamente?
Lui non sarebbe stato al loro gioco!
Con tutte le forze che ancora aveva in corpo allungò la mano verso la Mela, ma riuscì solo a sfiorarla. Poi un paio di scarpe apparvero nel suo campo visivo... Qualcuno era entrato nella sala... Ma come? Che il tempo fosse tornato a scorrere... No... Non ancora... Allora come faceva a essere lì?
Chi gli stava davanti si piegò sulle ginocchia, gli posò una mano sulla testa e gli parlò con voce calma e rassicurante...
-Terremo noi il Frutto per ora, cerca solo di non lasciarci le penne, Uccellino... Verremo presto a riprenderti... Per un po', però, dovrai cavartela da te...! -
Le sue parole gli suonarono differenti da quelle a cui era abituato... Come se non parlasse la sua lingua; allora perchè riusciva a capirlo...?
Lo sconosciuto afferrò la Mela, si alzò e, dopo aver esitato qualche secondo, si voltò e si allontanò... Lo osservò mentre si allontanava... jeans e giacchetto bianco con il cappuccio alzato, un tipo di vestiario alquanto anonimo...
Ma un particolare lo colpì all'improvviso... La mano sinistra mancava di un dito... 

Poi il sogno si fece nuovamente illegibile.
I ricordi della terribile giornata, la tortura dell'animus, gli invasero la mente stravolgendogliela, costringendolo a riprovare quel dolore che tanto desiderava dimenticare.  

Sentì nuovamente le parole di Vidic risuonargli nella testa, cercò di combattere lui e quell'altro bastardo di William, ma più cercava di colpirlo più si facevano forti le fitte di dolore... Poi Lucy, lì immobile a guardarlo mentre la pugnalava, il terrore e il tradimento negli occhi, la bocca socchiusa, ma impossibilitata ad emettere alcun suono... Lo stava accusando... Lui era la causa della sua morte, e avrebbe dovuto soffrire per questo...
Le voci di Rebecca e Shaun echeggiarono nella sua testa... Sapeva che dietro le loro parole erano nascosti sentimenti di odio e vendetta nei suoi confronti...
No...! Loro erano i suoi compagni... Lo erano ancora... Ed erano confusi e... Spaventati quanto lui per ciò che stava accadendo...
All'improvviso si ritrovò sui margini di uno strapiombo di cui non si vedeva la fine, Ezio davanti a lui, la lama estratta e il passo sicuro... Cercò di allontanarsi ma non poteva, qualcosa lo immobilizzava... L'assassino fiorentino si fece più vicino e poi senza dire nulla lo trafisse allo stomaco... I suoi occhi si spalancarono, la bocca si socchiuse, ma non un suono ne venne fuori. La lama venne retratta e lui sospinto giù nel baratro! 

Desmond annaspò con le braccia a vuoto, si dimenò nel tentativo di uscire da quell'incubo e quando finalmente riuscì a svegliarsi completamente si accorse di star tirando come un ossesso le manette, che non cedevano neanche di un millimetro.
Il polso gli bruciava tantissimo e certamente qualche taglio del giorno prima si era riaperto e forse era anche peggiorato.
Fece dei respiri profondi, cercando di ossigenare i muscoli indolenzi e percorsi ancora da piccoli spasmi. I punti neri davanti gli occhi, dovuti alla mancaza di aria nel cervello, cominciarono a scomparire, così come la leggera emicrania, che già gli dava il "buongiorno".
Non fu affatto sorpreso nel ritrovarsi madido di sudore e stanco, fortunatamente il sedativo aveva perso il suo effetto e Desmond potè di nuovo pensare correttamente e muoversi a piacimento. Si mise dunque seduto contro il poggiatesta del letto e si apri la felpa per rinfrescarsi almeno un pochettino, cercando di riordinare le idee.
Quello che aveva sognato per la maggior parte non aveva senso, ma quel ricordo, così chiaro e nitido lo preoccupò: la Mela!
Qualcuno l'aveva presa e intendeva custodirla fino a che lui non fosse riuscito a scappare da quel posto. Cercò di capire perchè quella voce e quella lingua gli fossero tanto familiari, perchè lo avessero tranquillizzato tanto in quel momento e perchè il suo istinto gli diceva di tenere quel ricordo lontano dalle mani dell'Ordine e dell'Abstergo...
Poi una lampadina si accese nella sua testa!
La lingua che aveva sentito la conosceva grazie all'effetto osmosi!
Era Arabo e quella persona, così calma e sicura in una situazione tanto difficile, era...

°°°
Salve a tutti!
Mi scuso innanzitutto per questo chappo più corto rispetto agli altri, ma era necessario: prima di tutto per farvelo finire appositamente così in sospeso, e poi per la futura divisione anche dei prossimi capitoli... Anche il quinto sarà più corto dei primi... Anzi forse quelli a seguire avranno tutti più o meno questa lunghezza, alcuni più corti, pochi altri un po' più lunghi. Ma potete tirare un sospiro di sollievo, non saranno più poemi lirici! ( Ma guarda che anche questo è lungo assai...Fa notare voce fuori campo all'autrice che ride isterica 0_o)
Vi anticipo che le cose inizieranno a farsi più interessanti ( Vesa stessa tira un sospiro di sollievo...!XD) d'ora in poi...!
Ultimamente ho guardato il DLC sulla Scomparsa di Da Vinci, non faccio Spoiler, ma volevo solo mettere in chiaro che la mia storia non prevede quel ricordo, ok? ^^
Ovviamente ringrazio le mie piccole lettrici appassionate o allucinate, fate voi, Bumbj e Eva13! Continuerò a ringraziarvi nelle Note d'Autore all'infinito perchè le vostre parole mi incoraggiano a scrivere sempre nuovi capitoli. Spero di non deludervi mai!!! Solo uan cosa Eva13... Ti prego niente voti questa volta che mi mettono in soggezione!!! ^^" (grazie ;) )
Non o che altro dire... Ah si! Quello che dice Shaun su un frutto in Russia, l'ho ricavato dalle mail di Brotherhood e mi servirà per la trama a seguire... Mentre per il fallimento in Francia... Bè vedrete!XD
Un bacione a tutti, anche a voi lettori che buttate un occhio, nella speranza di leggere qualcoa di decente (andandovene probabilmente delusi... :P)!! See You!


 

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Capitolo 5
*** Fuga dalla Gabbia - Parte I ***


Chapter V

 

La porta si aprì, interrompendo il flusso di pensieri di Desmond, che fu a quel punto certo che doveva andarsene e tenere le sue memorie lontane dalle mani di quei pazzi!
- Ben svegliato, Signor Miles! Spero che abbia dormito bene...! -
- Non sa quanto, Doc! - Rispose il neo assassino con sarcasmo. Era sì stanco, ma non come il giorno prima, e sicuramente era più lucido, almeno per ora, il che gli permetteva di riprendere a comportarsi come suo solito - Adesso le dispiace togliermi questo affare? Devo andare in bagno e farmi una doccia...! -
- Mi dispiace, Signor Miles, ma per questo dovrà aspettare William. Io sono qui per ben altro motivo... - Disse il vecchio estraendo dalla tasca l'ennesima siringa, nel quale versò con tutta calma il sedativo.
Nel cervello di Desmond cominciarono a suonare mille campanelli d'allarme: alla fine di questa storia sarebbe diventato Aichmofobico!
Appena il dottore si avvicinò a lui per afferrargli il braccio, il ragazzo scattò in avanti, spingendolo via con la mano libera e facendolo indietreggiare; l'ago sbalzò via dalla mano dell'uomo attempato e cadde a terra, sfortunatamente non si ruppe, il che fece digrignare i denti a Desmond per il malcontento.
- Co...? - Si chiese Warren, confuso, ancora incapace di realizzare che il suo Soggetto 17, il passivo aggressivo, non era più così passivo!
Subito un vigilante entrò nella camera e cercò di afferrare il paziente, per costringerlo a stendersi, ma questi gli afferò una delle mani e lo trascinò verso di sè, facendogli incassare una testata sul naso. Il tipo si fece da parte, mentre con una mano andava ad ispezionarsi il punto dolente e, quando vide le proprie dita sporche di sangue, andò su tutte le furie; tirò fuori ed estese il bastone elettrificato, che come tutti i suoi colleghi aveva in dotazione, e cercò di colpire con forza il giovane alla spalla destra, per fargli passare la voglia di continuare a combattere. Ma Desmond,in piedi, ma sempre vicino al poggiatesta dove era ammanettato, afferrò senza timore l'asta metallica, stringendo i denti quando avvertì le scosse elettriche attraversargli il braccio, poi si piegò su un fianco, e diede un poderoso calcio alla bocca dello stomaco dell'avversario, scagliandolo contro la sedia, che si rovesciò fragorosamente a terra assieme a lui. Un sorriso beffardo attraversò il volto del neo assassino, ma solo per poco, perchè una fitta allucinante lo colse all'improvviso: Vidic, che nel frattempo si era ripreso, gli aveva piantato nel fianco una pistola elettrica ad alto voltaggio, costringendolo ad accasciarsi a terra, tenendosi il punto dolente, mentre l'emicrania tornava prepotentemente nel momento sbagliato...!
In pochi secondi Desmond si ritrovò inginocchiato con la faccia schiacciata sul letto da una delle mani della guardia, che con l'altra gli teneva un braccio immobilizzato dietro la schiena, mentre l'altro, ammanettato, veniva compresso dallo stesso petto del moro, impedendogli di respirare correttamente.
- Bastardo! -
- Suvvia, Signor Miles...! In fondo è stato lei a volere tutto questo, non crede? -
- Fottiti Vidic! - Fu l'insulto furente del ragazzo che continuava a dimenarsi come un ossesso.
Lo scienziato lo ignorò e raccolse la siringa, poi prese dalla tasca un accendino e lo usò per sterilizzare l'ago, che aveva toccato terra, e si avvicinò al Soggetto 17, mentre la guardia lo costringeva ad una posizione innaturale, pur di fargli scoprire il collo e tenerlo fermo allo stesso tempo.
Non appena la sottile asticina metallica, ancora calda, penetrò nell'epidermide, il neo assassino non riuscì a trattenere un lamento, che divenne un sibilo e poi un sospiro mentre il sedativo entrava in circolo.
Quando l'agente di sicurezza si decise a lasciarlo andare, proprio in quel momento entrarono nella camera anche gli altri tre assassini, due dei quali scattarono verso il compagno preoccupati.
- Desmond! Cosa è successo?! - Gli chiese Rebecca aiutandolo ad alzarsi e a sedersi sulle lenzuola, completamente sfatte.
- Il Signor Miles necessita di un corso accellerato di autocontrollo...! - Brontolò Vidic uscendo dalla stanza, senza aggiungere altro, seguito dall'altro templare che cercava di asciugarsi il grugno dal sangue.
- Non sai stare lontano dai guai, eh Miles...?! - Domandò cinico Shaun, incrociando le braccia e guardandolo severo.
- Ehi! Io almeno ci provo ad andarmene da questo posto di merda! - Si lamentò l'altro con veemenza. La droga non era ancora arrivata a tutto il corpo, perciò poteva godere di alcuni minuti di lucidità; giusto il tempo per litigare con gli altri!
- A quanto pare anche legarti al letto non è servito a molto... - Osservò William avvicinandosi e aprendo l'anello delle manette.
Il polso del ragazzo non aveva un bell'aspetto: innanzitutto vi era un livido nerastro che percorreva tutta la circonferenza dell'articolazione, inoltre i tagli del giorno prima si erano fatti più profondi e iniziavano a sanguinare e a infiammarsi.
Il capo degli assassini sbuffò sonoramente alla vista di tanto masochismo. Possibile mai che riuscisse a conciarsi in quello stato anche mentre dormiva? Cos'è, amava a tal punto il dolore da ignorarlo durante il sonno? Ma ripensandoci, non voleva saperlo. Si spostò nel bagno senza dire una parola, prese da lì un asciugamano piccolo, lo passo sotto l'acqua fredda e, dopo averlo strizzato un po', tornò di là e lo passo a Rebecca. - A pranzo cercherò di farmi dare qualcosa per bloccare l'infiammazione e per bendarlo, per ora accontentiamoci... -
Era diverso dall'uomo che aveva sentito parlare e agire il giorno prima, era come se si fosse improvvisamente ricordato che Desmond era, non solo un umano, ma anche un assassino, e che quindi era giusto preoccuparsi un poco per il suo stato di benessere!
La ragazza, rimase a fissarlo stupita per alcuni secondi, poi, pensando che era meglio approfittarsi di quel suo stato di altruismo indifferenziato, annuì e prese la pezza umida dalle sue mani; si voltò verso il compagno, sempre più stordito dal sedativo, e gli massaggiò il polso leso, con movimenti lenti e poco marcati. - L'hai conciato proprio per le feste a quell'energumeno... Come hai fatto? -
Desmond accennò un vago sorrisetto trionfante e lusingato e disse - Non è stato difficile... Quelli sono tutto muscoli e niente cervello... Basta sapere come muoversi...! -
- Non fare tanto il grande... Ti ricordo che alla tua prima visita tremavi come un coniglio alla sola idea di affrontarli! - Disse Shaun quasi con tono sprezzate.
- Ha parlato quello che ieri è finito fuori combattimento per una semplice ginocchiata...! -
- A te è successo lo stesso! -
- Vuoi paraganare la mia condiziona fisica con la tua? Chi è che ha la febbre, dolori in qualsiasi parte del corpo e un emicrania tale da voler sbattere la testa contro un muro? - Chiese retorico.
- Basta voi due...! - Li riprese il leader senza troppa convinzione.
A Desmond tornò a quel punto in mente che aveva bisogno di lavarsi, e urgentemente!
- William posso farmi una doccia, prima di inziare la sessione? -
L'uomo inarcò un sopracciglio poco convinto da quella richiesta; si chiedeva se il giovane ce l'avrebbe fatta a farsi una doccia senza crollare sotto l'effetto del sedativo, ma annuì e uscì dalla stanza per andare a cercare dei vestiti puliti e asciutti, da fargli mettere dopo.
Il ragazzo si alzò non appena la porta si richiuse e barcollò fino al bagno, lasciando gli altri due da soli senza troppi cerimoniali. Si spogliò più velocemente di quanto pensasse e si ficcò sotto l' acqua, di cui regolò la temperatura con movimenti precisi della manovella. Si lavò velocemente con la boccettina microscopica di sapone che trovò nel box, poi si concesse qualche minuto di relax. Rimase sotto il getto per quelle che gli sembrarono delle ore, la testa e le mani poggiate al muro, immobile, concentrato un'unicamente sul suo respiro e nient'altro.
A disturbarlo improvvisamente fu la voce di Shaun - Miles! Ci sei morto? Guarda che sto entrando! -
Il ragazzo chiuse l'acqua, aprì le ante della cabina e afferrò un asciugamano posto lì vicino e se lo mise attorno alla vita, coprendo per lo meno le parti intime, quindi uscì proprio mentre l'altro entrava beatamente e ingenuamente nel bagno.
- Pensavo ti saresti fatto una doccia bollente...! - Osservò stupito l'inglese, notando che non c'era molta condesa di vapore sullo specchio, sopra il lavandino.
- Ho la febbre Shaun...! Non era proprio il caso! - Rispose acido, afferando gli indumenti e facendogli con la mano il gesto di andarsene.
Appena l'altro fu fuori, si asciugò velocemente e si strofinò i capelli corti, sentendosi ora la testa, ma anche il resto del corpo, più leggeri, fatta eccezione per il braccio sinistro: si sentiva i muscoli tutti tirati e le tre principali articolazioni, la spalla, il gomito e soprattutto il polso, gli dolevano al più piccolo movimento. Si disse che era solo una cosa passeggera e non qualcosa di serio, anche se non ne era poi così convinto.
Si guardò il fianco, che Vidic aveva ben pensato di elettrificare senza ritegno, e fece una smorfia nel vedere che la pelle si era leggermente bruciata a causa della scarica e che un alone rosso e rigonfio adornava il contorno della bruciatura. "Questa me la segnò... Figlio di puttana!" Era proprio in vena di insulti!
Rivestirsi fu un processo più lento, che richiese anche una buona dose di forza di volontà, visto che la lavata lo aveva rilassato abbastanza da rincoglionirlo un altro po'. Indossò dei boxer bianchi, un pantalone di cotone pesante grigio, simile più a quello di un pigiama che di una tuta, e una camicia dello stesso colore di calda flanella, con cui litigò diversi minuti nel tentativo di chiudere i bottoni.
Stava nel bel mezzo di quel combattimento "all'ultimo buco", quando fu il turno di Rebecca di entrare a richiamarlo - Vidic comincia a chidersi se tu stia tentando di scappare dallo scarico del water...! - Scherzò, prima di soffermarsi ad esamire il lavoro che il giovane compiva con tanto diligenza. - Lascia. Ti aiuto io! - Si offrì.
Il neo assassino si scostò leggermente - Sono capace da me... - Fece notare lui.
- Lo so... Ma sei lento e gli altri di là cominciano a spazientirsi... Anche William e Shaun! - replicò lei, avvicinandosi quanto bastava e scansando le mani di lui, per continuare e finire rapidamente l'opera.
- William sembra diverso da ieri... - Pensò ad alta voce Desmond, guardando verso la porta.
- Il sonno deve essergli stato consigliere 'sta notte! Comunque non ci conterei troppo... Piuttosto sei riuscito a ricordare qualcosa di più su dove sia la Mela...? Magari questo potrebbe aiutarci a mantenere il buon umore del grande capo! -
Certo.
- No, mi spiace... - Mentì spudoratamente e con un buon successo.
- Dispiace a me, perchè dovrò... - Ma non riuscì a proseguire la frase; rimase perciò in silenzio mordendosi il labbro inferiore. Davvero non avrebbe voluto arrivare a tanto, ma non riusciva a ribellarsi agli ordini che le venivano imposti...!
Desmond le diede una pacca sulla spalla e uscì dal bagno - Tranquilla... Fai quel che devi... Meglio che sia uno di noi a subire ciò, piuttosto che tutti e tre! - E con passo incerto oltrepassò la porta della camera da letto.
Appena nella sala dell'animus, fu accolto dalle parole confortevoli di Vidic - Signor Miles, finalmente! Le ricordo che più tempo perde, più ci costringe a tenerlo dentro l'animus fino ad ora inoltrata! -
Il ragazzo mugnunò qualcosa di indecifrabile e si sedette sull'animus. Il sedativo oramai aveva raggiunto ogni zona del suo corpo, compreso il cervello, che cominciava a rallentare e ad annebbiarsi sempre di più; sentiva gli occhi pesanti e anche le spalle, tanto da ringraziare l'arrivo in sala di Rebecca, chiaro segnale che poteva stendersi sulla macchina.
Ora il suo unico obiettivo era cercare di non cedere quel ricordo, che aveva sognato... Doveva riuscirci o, sentiva, sarebbe stato tutto perduto! 

Rebecca avviò il programma e i preliminari furono simili a quelli del giorno prima: l'ago penetrò nella pelle di Desmond, facendolo sussultare leggeremente, poi lo schermo scivolò davanti i suoi occhi e si accese, i ricordi iniziarono a scorrere sul display del computer e con un sospiro di sollievo, l'assassina osservò che quelli già visitati nella sessione precedente scorsero senza problemi, riportandola esattamente dove aveva salvato. Dentro la camera della Mela, poco prima che il ragazzo attivasse le pedane per sbloccare il meccanismo d'azionamento della piattaforma centrale.
Diede l'input alla macchina di iniziare ad estrarre le memorie e anche queste risultarono acusticamente distorte, ma nessuno ci fece caso, dato che lei aveva assicurato di poter isolare le varie frequenze e ripulire il file; cosa che avrebbe fatto appena ottenuti tutti i dati, poichè era più facile lavorare con tutto il blocco, piuttosto che a singole sequenze.
Aumentò leggeremente il voltaggio quando, prima dell'ultima pedana, la mente di Desmond cercò di retrocedere nuovamente; la nuova scarica elettrica la rese più volubile ancora una volta concesse di visitare il ricordo.
Poi, come c'era da immaginarselo, iniziarono i problemi.
Il cervello di Desmond si bloccò. Impedendo l'accesso alle memorie riguardanti il contatto tra la Mela e il ragazzo, che iniziò ad agitarsi sul posto, a stringere i pugni e a rilassarli a intervalli regolari, di nuovo cercò di liberarsi dell'ago e, di nuovo, furono costretti a legarlo; ma ciò che preoccupava la mora era che questa volta le memorie non tornavano indietro, bensì si erano fermate nel momento in cui il neo assassino veniva attratto dall'ipotetico canto, per loro inudibile a causa dei disturbi, del Frutto Dell'Eden. Sia che cercasse di andare indietro, sia che tentasse di proseguire, la mente li riportava a quel punto; poi, all'ennessimo tentativo, un fortissimo rumore fuoriuscì dalle casse stereo della macchina: un fischio acuto e rumori, tanto fastidiosi da far accapponare la pelle, perforarono le orecchie dei presenti, che emisero forti lamenti, mentre scattavano a riparare in qualche modo i timpani da un tale dolore. Contemporaneamente si attivarono i segnali d'allarme per Desmond, che iniziò a strattonare con forza le cinghie di pelle, fino a farsi sanguinare di nuovo il polso sinistro.
- Aumenta il voltaggio! - Ordinò William.
Ma Rebecca, presa dal panico della situazione, scosse la testa - No! Finiremo per ammazzarlo! -
- La mente del Soggetto fa così perchè crede di poterci far desistere dal nostro intento! Aumenta il voltaggio e vediamo di far capire chi è che comanda! Ora! - Disse imperativo, ma vedendo che l'altra non si muoveva, si avvicinò al computer.
La mora scattò afferrandogli la mano all'ultimo - No, William! - ma lui strattonò con forza e la gettò a terra, quindi fece quello che lei avrebbe dovuto fare.
Le scariche elettriche aumentarono di intensità, procurando a Desmond un dolore tale da impedirgli di urlare, e di agitarsi ulteriormente, paralizzandolo in una posizione innaturale con la schiena inarcata, le unghie delle mani che cercavano di graffiare il metallo e le gambe semi piegate e contratte dallo sforzo di liberarsi dai lacci.
Alla fine collasso. Il Soggetto 17 si accasciò sul tavolo ansimando spasmodicamente, sudato e privo di forze, mentre la mente, in preda alla confusione mandava alla macchina ricordi su ricordi senza un ordine preciso, sia quelli d'infanzia, che quelli di Altair che di Ezio, quelli nel rifugio, quelli di Montereggioni; passò velocemente quelli del Colosseo, quelli nel tempio di Giunone e quelli della Chiesa fino ad arrivare nuovamente al punto dove si erano bloccati.
Il silenziò piombò nella sala, anche l'animus taceva e solo il respiro irregolare di Desmond poteva essere udito, poi la ventola del computer iniziò a girare velocemente per raffreddare gli ingranaggi interni, qualche secondo dopo sul dekstop apparve l'immagine delle mani del ragazzo che toccavano la Mela: era fatta. Erano riusciti ad imporsi e ad ottenere le nuove memorie!
William mise in pause, poi si voltò verso Rebecca e le parlò sprezzante - Prova solo un'altra volta a disobbedire ad un mio ordine e puoi star certa che il tuo soggiorno qui sarà tanto eccitante quanto quello di Miles...! Sono stato chiaro?!- Urlò alla fine.
La ragazza rimase in silenziò attonita, seduta a terra, mentre guardava l'uomo che le stava di fronte: sembrava pronto ad ucciderla! Poi Shaun le si fece a fianco e la aiutò ad alzarsi, parlando per lei - Non ti preoccupare, William. Non accadrà più, te lo assicuro! -
- Sarà meglio... - Si ricompose l'altro, facendo qualche passo di lato, per permettere alla sua subordinata di tornare al computer per adempiere al suo compito, con lui al suo fianco a controllarla, adesso.
Rebecca sussurò un grazie all'amico inglese, quindi tornò al lavoro senza proferire altra parola, trattendendosi dall'urlare il suo terrore, la sua rabbia e le sue preoccupazioni per Desmond; cercò di non dar a vedere le sue debolezze, per far avere ai presenti la semplice impressione che era stato solo un attimo di panico, dovuto al malfunzionamento improvviso dell'apparecchiatura tecnica.
La sessione continuò fino all'ora di pranzo, molto a rilento, costringendo la nerd ad andare avanti e indietro con le sequenze di memoria, ad alzare ed abbassare il voltaggio a seconda che la mente cedesse o si ostinasse; le sembrò di star ad addestrare un cane, lo puniva quando non ubbidiva, lo premiava quando lavorava. Ma Desmond non era un animale. E trattarlo come se lo fosse, fu terribile; avrebbe voluto fermarsi e tirarlo fuori dall'animus, ma con William accanto era impossibile. Non vi era assassino nella setta che potesse rivaleggiare con lui! Lei men che meno... 

Quando fu il momento di mettere qualcosa sotto i denti, William si era calmato e sembrava essere tornato l'autoritario, ma umano, leader che gli altri conoscevano. Poggiò benevolo una mano sulla spalla della ragazza e le disse - Ferma la sessione, ci prendiamo una pausa... Anche lui...! - Aggiunse con un cenno della testa, indicando il paziente, che mostrava nuovamente un stato pietoso e sconvolto.
Rebecca emise un sospiro di sollievo e stanchezza, salvò rapidamente i dati e spense il tutto; quindi si apprestò ad avvicinarsi all'amico, per essere lì, pronta ad aiutarlo non appena avesse aperto gli occhi. Shaun fece lo stesso.
Lo osservò. Poteva leggere nella tensione del corpo del britannico tutta la sua preoccupazione per il ragazzo, e nelle sue fugaci occhiate verso di lei parole di rassicurazione, che probabilmente non aveva il coraggio di pronunciare davanti ad altri. Questo la rasserenò un poco e le fece dipingere sul volto un piccolo sorriso di sollievo e solidarietà.
Poi, Desmond mugugnò e aprì piano gli occhi, sbattendo le palpebre più volte nel tantativo vano di mettere a fuoco. Sapeva per istinto che chi gli stava sopra erano i suoi compagni e non dei perfetti sconosciuti, perchè non si sentiva affatto in pericolo, al contrario sapeva di essere al sicuro con loro attorno.
- Salve... - Salutò, riuscendo a sorridere appena.
- Ah! - Esclamò Shaun - Ti fondiamo il cervello e tu cosa fai? Saluti! Certo che sei un bel tipo! -
Questo fece solo allargare il sorriso di Desmond, che si rigirò su un fianco, lentamente e con fatica, si fermò un attimo, per capire se avrebbe sboccato ancora, e, quando niente salì su dallo stomaco, si mise seduto sul bordo dell'animus. Si asciugò il sudore con la manica della camicia e si guardò piano attorno: William e Vidic stavano uscendo, senza alcun rimorso nel lasciarli soli, dato che c'erano le telecamere a tenerli sotto sorveglianza, oltre che il vigilante, sempre lo stesso, nella sala.
- Mi dispiace... - Proruppe improvvisamente Rebecca, sfiorandogli una spalla.
- Per cosa...? -
- Bè... Per prima... Nell'animus... Non sono riuscita a fermare William... Scusami...! -
Desmond le regalò un sorriso pieno di tacite rassicurazioni e le toccò le dita affusolate, ma per allontanargliele. - Tranquilla... Non è proprio colpa tua... -
- Non riesci a essere più collaborativo durante la scansione dei ricordi? - domandò Shaun, ma Desmond scosse la testa in segno di dissenso - A malapena capisco ciò che sta succedendo nella mia testa... Figurarsi provare ad intervenire consciamente! -
Bugia.
Questa volta ci aveva messo del suo, ma non per aiutare bensì per resistere!
E in parte ci era riuscito, poichè stavano procedendo a rilento, molto a rilento, nel rilevare i file necessari; ciò gli dava adesso il tempo di tentare qualcosa di più che il semplice starsene in camera ad attendere il pasto e la nuova seduta di animus!
- Voi non andate mangiare...? - Chiese nel tentativo di mandarli via.
Rebecca annuì - Sì, ma... -
- Dobbiamo riportarti in camera... E sedarti...! - Continuò Shaun.
Desmond sbuffò afflitto davanti a tale rivelazione. Questo avrebbe di certo complicato le cose. Scese dall'animus e dovette ringraziare il compagno per la pronta presa, che gli impedì di accasciarsi al suolo, privo di forze.
I tre entrarono nella camera e depositarono il ragazzo sul letto, senza ammanettarlo.
"E' già qualcosa!" Pensò sollevato il moro, lasciando che gli iniettassero, sotto gli occhi vigili della guardia che li aveva seguiti, il sedativo.
- Hai freddo...? - Chiese l'inglese corrugando la fronte mentre poggiava l'ago sulla pelle scura del compagno, senza ancora averglielo immesso nella vena.
- No... Perchè...? - Chiese lui di rimando osservandosi le mani: stavano tremando. - Sto bene... Non preoccuparti! - La verità era che neanche lui capiva il motivo di tale tremore. Paura dell'ago? Febbre? Stanchezza? Forse nessuna di queste o forse per tutti e tre i motivi insieme. Ma non si concesse il lusso di pensarci troppo e girò la testa dall'altra parte, quando l'ago perforò il vaso sanguigno facendovi fluire il liquido trasparente e sempre, maledettamente, freddo.
- Saremo di ritorno tra un paio d'ore...! Con qualcosa di commestibile anche per te, va bene? - Disse Rebecca premurosa, avviandosi verso la porta e voltandosi in tempo per vedere un cenno di assenso della testa da parte di Desmond, quindi uscì seguita dall'altro assassino e dal templare.

°°°
OK. Immagino che voi tutti, arrivati a questo punto, abbiat tutto il diritto di lamentarvi e chiedermi quand'è che la cosa si movimenterà un po'... Nel prossimo capitolo! Vi chiedo umilmente perdono, ma la mia mente perversa non poteva non mettere un altro capitolo melodrammatico e sadico, prima di passare a qualcosa di più serio e atteso da tutti!
Inoltre, mia sorella me lo ha fatto notare, chiedo scuso per la schizzofrenia psicologica di cui è affetto William! Non è un personaggio delineato molto bene, mi dispiace!!!
Presto appariranno nuovi eroi... Compariranno di fuggita alla fine del chappo 6, questo ve lo dico (così mgari vi viene voglia di continuare a leggere) e poi saranno fissi nel resto della storia!
NOn chiedo recensioni, ma se notate degli errori grammaticali, di sintassi o logica, o pensate che un passaggio sia poco chiaro, vi sarei grata se me lo faceste presente!
Un saluto a tutti voi lettori e a Bumbj ad Eva13, che si ostinano (XD grazie ragazze!!) a recensire! ;-)
See you!

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Capitolo 6
*** Fuga dalla Gabbia - Parte II ***


Chapter VI

Dopo che se ne furono andati e che la porta venne bloccata, il neo assassino si trasferì in bagno e si sciacquò la faccia con acqua gelida per riprendersi un po' dalla stanchezza, che gli pesava sugli occhi per tutto il tempo nell'animus, poi si buttò seduto sul letto, attendendo qualche minuto.
"Devo agire in fretta o rischio che il sedativo entri completamente in circolo, mandandomi k.o.!"
Guardò verso la porta e quando vide l'ombra dell'addetto alla sicurezza passarci davanti, richiamò la sua attenzione - Ehi! -
Nulla.
- Sto parlando con te, lì fuori! Testa di cazzo! -
- Che vuoi?! - Fu la risposta burbera dell'altro.
Desmond non riuscì a trattenere un sorriso beffardo - Volevo chiederti scusa per il naso! Dico sul serio, mi dispiace! - Fece una pausa e riprese - Anche se in effetti è stata tutta colpa tua... Se non ti fossi avvicinato incautamente non te lo saresti giocato a quel modo...! -
Nessun segno di vita da parte dell'altro.
- No, ma dico! Davvero pensavi di poter affrontare ad armi pari un discendente diretto dei migliori assassini della storia? Nessuno ti ha mai detto che è meglio non giocare col fuoco?
Perdonami, ma credo che al livello in cui ti trovi ora, potrei batterti anche con entrambe le mani legate dietro la schiena! Toglimi una curiosità sono tutti al tuo stesso livello quelli della vigilanza? No, perchè credo che l'Abstergo dovrebbe pensare seriamente a regalare il vostro posto a noi assassini, siamo certamente più capaci di voi! -
Ok. A quel punto qualsiasi omone senza cervello e troppo sicuro di sè avrebbe aperto la porta, pretendendo di entrare nella stanza a "darti una lezione". Cosa che accadde anche per Desmond, che quasi saltò sul posto, per la gioia di quella piccola vittoria.
- Vediamo chi è che sta giocando col fuoco, ragazzino!-
Ovviamente il bestione attaccò subito, pensando di avere facilmente la meglio sul giovane, come se dal loro primo incontro non avesse appreso niente!
Il neo assassino immobilizzò immediatamente il polso della guardia che teneva il bastone e con uno scatto violento glielo piegò, facendogli mollare la presa sull'asta metallica. L'altro cercò di colpirlo allo stomaco con la mano libera, ma anche quell'attacco venne sventato e bloccato, a quel punto il moro fece l'unica cosa possibile: rifilò un'altra craniata sul naso del nemico, che urlò di dolore e indietreggiò.
Des afferrò il bastone e colpì la guardia con forza sbattendola a terra e facendole perdere i sensi; quindi la scavalcò e uscì dalla stanza dirigendosi poi nel corridoio.
Cercò di percorrere la strada che aveva fatto a suo tempo con Lucy, ma il numero esorbitante di templari lo fermò.
Si guardò intorno e quasi per sbaglio attivò l'Occhio dell'Aquila. "Ma che cazz...!" Iniziò a imprecare, ma un target dorato attirò la sua attenzione; disattivò la seconda vista e guardò meglio: era una porta a vetri che conduceva nella direzione opposta a dove stava andando lui.
Si chiese come mai l'occhio gli avesse mostrato quella via, ma decise comunque di fidarsi e scattò in quella direzione, facendo il grosso sbaglio di non controllare prima che la strada fosse libera.
Alle sue spalle stavano arrivando due templari, che, appena lo avvistarono, gli corsero incontro intimandogli di fermarsi. E perchè avrebbe dovuto?!
Appena dall'altra parte della porta Desmond scattò lungo il corridoio principale di qeull'ala dell'edificio, svoltò diversi angoli, fino a che non si ritrovò faccia a faccia con altri controllori. Indietreggiò e venne presto circondato dagli inseguitori persistenti di poco prima.
Il sedativo iniziava a rallentarlo, a confonderlo e ad annebbiargli la vista. "Cazzo! Devo sbrigarmi ad uscire da quì!" Poi qualcosa di rosso, cilindrico, con un tubo nero annesso, alla periferia del suo campo visivo gli fece venire un lampo di genio.
Non appena una delle guardia gli piombò addosso, scartò di lato e lo colpì con una gomitata alla base della nuca, tramortendolo momentaneamente, quindi corse verso il muro, afferrò l'estintore e lo scaricò tutto addosso ai suoi avversari, che gli erano a pochi passi e che si beccarono tutto il liquido, schiumoso in questo caso, negli occhi.
A quel punto fu facile: colpì alla testa tutti i presenti con il contenitore metallico, ormai vuoto, e, dopo averlo lasciato cadere a terra, corse via.
Ma la prima guardia che aveva atterato si riprese presto e fece scattare l'allarme!
"Oh Merda!"  Si costrinse a correre più veloce che poteva, ma la droga iniziava ad avere il sopravvento; sentì improvvisamente le voci di Shaun e Rebecca, e resistette all'impulso di voltarsi a guardare nella loro direzione. Poi la mano del quattrocchi lo bloccò e lui potè fare l'unica cosa possibile: lo colpì con un poderoso gancio destro sullo zigomo, schiantandolo al suolo; anche l'altra tentò di fermarlo, ma lui la prese, le calciò una caviglia e la buttò a terra. Cominciò ad ansimare pesantemente, ormai senza ossigeno, mentre guardava i compagni che cercavano di ritirarsu su.
Poi accadde tutto in pochi secondi.
Una guardia arrivò sul posto, seguita da Vidic e William, vide il Soggetto e tirò fuori una pistola. Desmond, senza pensarci due volte, girò le spalle e corse via verso una delle finestre aperte di quel corridoio. Ma, prima che il leader assassino o lo scienziato potessero fermare il vigilante, questo fece partire il colpo, che giunse dritto alla spalla del bersaglio, il quale, in un primo momento, inciampò sui suoi stessi piedi, poi riprese la folle corsa, mentre dietro di sè sentiva Warren inveire contro il suo sottoposto sull'importanza del Soggetto 17 per il Progetto Animus.
Ne approfittò.
Afferrò il bordo della finestra e, puntato il tetto del palazzo di fronte, molto vicino, ma un paio di piani più in basso rispetto a dove stava lui, si lanciò.
- No! - Urlò William dietro di lui, avvicinandosi alla finestra e mancando di afferrarlo per pochi centimetri.
Un senso di vuoto attanagliò lo stomaco di Desmond, mentre la gravità lo trascinava in basso, e gli sembrò che il respiro volesse scappare via dai suoi polmoni, svuotandoli completamente. Era un salto veramente alto e pericoloso, ma aveva visto di peggio con Ezio. Certo con lui se falliva si desincronizzava, mentre adesso rischiava la morte, ma sempre meglio che perire dentro l'Abstergo!
Appena le sue gambe toccarono il suolo, si piegarono ed effettuò una capriola per ammortizzare l'urto un po' sulle ginocchia, un po' sulle spalle e un po' per trasformarlo in spinta per la corsa, che fece seguire all'atterraggio miracoloso, senza fermarsi a guardare indietro; scese le scale antincendio e, con una mano che premeva la spalla sanguinante, trapassata fortunatamente da parte a parte dal proiettile, si mischiò alla folla che affollava le strade della città. 

William rimase a bocca aperta davanti a quel salto. Come ci era riuscito con la spalla ferita e il sedativo in circolo?
"Sorprendente...!" Fu l'unico pensiero che riuscì a formulare mentre continuava a fissare il vuoto davanti a sè.
- Mandate subito delle squadre a cercarlo! E' ferito. Non può essere andato lontano, sbrigatevi! E niente pistole! - Iniziò a sbraitare Vidic riportando il leader biondo alla realtà.
- Shaun... Rebecca... - Li chiamò e i due si avvicinarono - Andate anche voi, cercate di riportarlo qui... -
- Con le buone o con le cattive? - Chiese Shaun.
- Entrambe... Anche perchè o lo prendete voi o ci pensano loro! - E fece cenno con la testa ai templari alle loro spalle - Senza contare che non può farcela con quella spalla, da solo, là fuori... Non ha scelta, la sua è una fuga vana... Andate! - I due assassini chinarono rispettosi il capo e se ne andarono.
- Come diavolo avrà fatto a sopravvivere a un salto del genere! - Si lamentò Warren avvicinandosi anche lui alla finestra e guardando il palazzo di fronte.
- Non molti assassini vantano un coraggio e un' abilità simile, Warren... Ti rendi conto di cosa abbiamo tra le mani? - William iniziava a pensare che forse era meglio cercare di farsi ben volere dal Soggetto 17, per avere un potente alleato al loro fianco. Ma Vidic non era dello stesso parere, da bravo templare.
- E' una persona problematica e pericolosa, William. Non possiamo concederci il lusso di regalargli delle libertà! -
Il templare aveva ragione, Desmond era sì un ottimo assassino, ma un po' per sua indole, un po' per ciò che aveva passato nell'ultimo mese, era da ritenersi un individuo da sorvegliare a vista d'occhio!
William diede un'ultima occhiata fuori della finestra, poi si voltò e fece per andarsene. - Quando Desmond sarà riportato qui, lascia che siano i miei ragazzi a occuparsi della sua sorveglianza. Dato che a quanto pare il legame affettivo che ancora nutre per loro, lo trattiene dal far loro del male... -
- Mi sembra una proprosta logica... - Osservò Vidic, seguendolo. 

Shaun e Rebecca camminavano, o meglio passeggiavano, in uno dei settori che era stato loro detto di ispezionare alla ricerca del fuggitivo, ma entrambi procedevano a rilento, poco convinti di ciò che stavano facendo.
- Ripetimi perchè lo stiamo cercando... Sicuramente non è stupido e per il suo Occhio dell'Aquila appariamo come nemici, dunque per lui sarà facile schivarci... Lo stesso vale per quelli dell'Abstergo...! - Si lamentò Rebecca, mentre abbassava il volume del suo mp3, al fine di ascoltare la risposta illuminante di Shaun.
- Preferivi che William ci punisse per insubbordinazione? Quando daranno l'ordine di rientrare, diremo che non lo abbiamo trovato... Comunque non essere così sicura dell'onnipotenza della sua abilità...! -
- L'Occhio dell'Aquila non ha mai sbagliato nell'animus! -
- Già nell'animus, dunque nei ricordi di Ezio... Desmond è diverso! Neanche la possedeva questa capacità prima di entrare in sincronia con Altair! E comunque continuo a dire che è una cosa inutile... -
- Invece io credo che non lo sia! Insomma, in momenti come questi gli permette di non farsi trovare! -
- E si ferma qui la sua utilità, Rebecca! Siamo nel 2012, non bisogna più cercare i bersagli per conto proprio, e le informazioni girano su internet, quindi neanche per trovare gli informatori è utile... Poi vediamo... -
- Però è stato utile alla cripta sotto Santa Maria In Ara Coeli! Gli ha permesso di individuare congegni e piedistalli per attivare le pedane! -
- Basta solo un buono spirito di osservazione, Becca...! - Sbuffò alla fine Shaun, già stanco di quella discussione.
Seguirono diversi minuti di silenzio. Shaun si guardava attorno per vedere se scorgeva un venticinquenne pazzo, a piedi nudi, con un pantalone da pigiama, e una camicia sporca di sangue, che gironzolava inosservato per la città. Ovvio che non lo trovava! Era pazzo non stupido.
Rebecca nel frattempo giocherellava con il suo lettore musicale e canticchiava qualche motivetto ogni tanto, completamente incurante della missione che le era stata affidata, finchè non squillò il cellulare nella sua tasca. Si era dimentica, che gliene fosse stato affidato uno da William, che era anche l'unico ad avere il suo numero.
- Pronto, William? -
*Come procedono le ricerche? *
- Fin'ora nulla! Ci stiamo spostando nel terzo settore a noi affidato! -
* Quelli dell'Abstergo stanno facendo un sacco di casino in città, mettendolo solo più in allarme... Vedete di essere più discreti e di recuperarlo prima di questi inetti! *
- Certo, non preoccuparti...! - Una lieve titubanza potè essere avvertita nel suo tono di voce.
* Sai, negli ultimi tempi sono più preoccupato per le cazzate che potreste fare voi due, che per quelle che potrebbe fare Desmond! Almeno lui ha delle scusanti... Ci sentiamo più tardi! *
E la chiamata venne chiusa bruscamente senza saluti.
- Che dice? - Domandò Shaun, senza troppa euforia.
- Che lo dobbiamo trovare e che dobbiamo essere discreti... -
- Sembra facile... - Si lamentò lui, massaggiandosi stancamente la base del collo. Odiava giocare a nascondino, soprattutto con persone come Desmond, che erano riuscite a celare la propria esistenza al mondo per ben nove anni! 

Desmond si accasciò contro il muro e scivolò a terra come un peso morto. La testa gli pulsava, la spalla destra gli doleva tantissimo, e anche se molto lentamente continuava a sanguinare, lasciandolo, ogni minuto che passava, con sempre meno forze a disposizione, mentre il braccio sinistro era completamente fuori gioco, con il polso che, ad ogni movimento, chiedeva di essere opportunamente medicato; al quadro generale si aggiugeva il dolore ai piedi, nudi e graffiati dal cemento cittadino e dai vetri rotti dei vicoli, dove si era spostato per evitare la folla in strada, respirava a fatica e sentiva il suo corpo sempre più pesante a causa del sedativo. Ma lo schiamazzare dei templari non gli permetteva di fermarsi troppo in un posto a riposarsi, costringendolo anzi a camminare continuamente, in attesa che si arrendessero.
Per evitare incontri ravvicinati del terzo tipo, aveva dovuto tenere l'occhio dell'aquila attivo tutto il tempo ed aveva a malincuore notato che anche quelle due, tre squadre di assassini, mandati a cercarlo, venivano segnalati come nemici...
"Chissà se anche Shaun e Rebecca..."
Si domandò se anche il loro colore fosse passato dal blu alleato al rosso avversario. Il pensiero un po' lo angosciava, poichè li vedeva ancora come dei compagni e, scoprire che non poteva fidarsi di loro, non era una delle cose che desiderava in quel momento!
Poi qualcosa nella sua testa risuonò come un campanello di pericolo e lo costrinse a rialzarsi in piedi, nonostante le proteste delle sue stanche gambe, scosse da tremori continui.
Proprio mentre cercava di raddrizzare la schiena per guardare avanti, incrociò gli occhi con quelli degli altri due assassini e si immobilizzò, pensando che la sua fuga finiva lì. 

Shaun si fermò improvvisamente davanti un vicolo, in cui, con la coda dell'occhio vide qualcosa di grigio e con due gambe muoversi; fermò Rebecca al suo fianco che, dapprima lo fissò qualche secondo, stupita per la brusca, poi invece ne seguì lo sguardo che puntava nella stradina semibuia e sporca alla sua destra e lo vide.
Desmond.
Era lì che li guardava immobile, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie, il corpo scosso da tremori quasi impercettibili, dovuti dalla stanchezza e dalla febbre, il volto sudato per la fuga, i piedi sporchi e sicuramente feriti dal cemento dei marciapiedi; nelle sue iridi nere, i due assassini poteva leggere moltissime emozioni: paura, angoscia, sofferenza, ma neanche un traccia di speranza... Lui sapeva che erano lì per riportarlo in quella prigione fatta di aghi e droghe, sapeva e non poteva che arrendersi a tale evidenza...
- Desmond...! - Lo chiamò lei avanzando di un passo, mentre l'altro indietreggiava di altrettanto, per mantenere le distanze.
La mora si arrestò e si voltò verso Shaun, per chiedergli aiuto. E per cosa? Per farlo fuggire o per catturarlo secondo gli ordini?
L'inglese sospirò e si mosse, ma non verso in ragazzo, bensì continuò dritto per la sua strada.
- Che stai aspettando Rebecca? Muoviti! Prima lo troviamo e meglio è per tutti! Speriamo solo che nel frattempo non si cacci in qualche guaio! -
Rebecca intuì immediatamente la farsa e, voltandosi verso Desmond, gli sorrise rassicurante - Speriamo che stia bene...! Avvisiamo il quartier generale che questa zona è vuota...! - Disse e se ne andò, cercando di non voltarsi, perchè sapeva che, se lo avesse fatto, sarebbe corsa ad abbracciarlo, e lo avrebbe riportato all'Abstergo, semplicemente per il fatto che lì lo poteva vedere, mentre adesso lo stavano lasciando andare, e chissà quando avrebbero mai potuto rincontrarsi...!
Si affiancò a Shaun e mise il volume al massimo per riempire la sua testa, che rischiava di implodere per la preoccupazione.
- Spero proprio che tu possa divenire sorda con quella musica orrenda! -
- Grazie, stronzo...! -
- E' la verità. Accettala! -
Rebecca non rispose e l'amico sospirò, pensando che la ragazza era davvero problematica quando ci si metteva! - Starà bene...! -
- Lo hai visto? Come puoi dire una cosa del genere? Potevamo almeno fermarci ad aiutarlo! -
- Perchè pensi che ti abbiano affidato un cellulare? -
- Per poter controllare i nostri spostamenti... Lo so... -
- Oh, ci sei arrivata anche tu, brava! Se ci fermiano troppo in un posto diventeranno sospettosi e verranno a cercarci! Desmond dovrà cavarsela da solo per un po'. E speriamo che non ci lasci le penne...! -
Rebecca annuì semplicemente.
Poi un gruppo di persone venne loro incontro, tutti si scansarono, tranne un gran maleducato con una felpa col cappuccio calato a nascondergli metà del viso. I due assassini dovettero dividersi per farlo passare senza urtarlo e, quando questo passò loro in mezzo, entrambi poterono sentire distintamente - Grazie... Adesso ci pensiamo noi -
Poi il tipo scomparve in mezzo alla folla, che già la prima volta lo aveva avvolto.
Shaun e Rebecca rimasero fermi a fissare il vuoto alle loro spalle. Non conoscevano bene l'italiano, ma il senso generale della frase lo avevano intuito, il che li lasciò letteralmente allibiti e pieni di domande. 

Desmond, dopo aver visto i due allontanarsi, fece altrettanto, cercando un angolo buio dove rintanarsi e riposarsi in attesa che l'effetto della droga finisse; ma era davvero arrivato al limite massimo.
Inciampò sui suoi stessi piedi e vide il terreno avvicinarsi.
Poi un braccio forte lo sorresse senza impegno, seguito da una voce, calma e rassicurante.
- Tranquillo Uccellino... Adesso sei al sicuro...! -
La stessa del suo sogno... Del suo ricordo...
- Altair... - Riuscì a sussurrare prima di svenire del tutto.

°°°
Ok...Odiatemi e insultatemi... Questa fuga vi potrà sembrare surreale, ma me l'ero sempre immaginata così e non mi sono sentita di cambiarla... Shaun e Rebecca sono i miei eroi!*w*
Il tipo che passa vicino a loro è chiaro, sì, che non è Altair, vero?!XD
N.B.:Quando vedete un discorso diretto scritto in corsivo (come fosse un pensiero) in realtà è un modo mio veloce per farvi intendere che non stanno parlando in inglese (lingua madre del gioco, ricordate sempre!) ma nella lingua del pg che parla (per esempio: Quando ALtair afferra Desmond e lo rassicura, lo fa' usando l'Arabo! ok?^^)
Nel prossimo capitolo vi inserirò degli schizzi dei personaggi maschi della storia, uno dei quali è un personaggio di mia invenzione! Accanto ai modellini ci sono nomi ed età relative quindi non potete sbagliare a riconsocerli! ;) COme dicevo sono solo schizzi, disegnati da me, per farvi vedere come li immagino nella mia testa e che tipo di vestiario tendono ad indossare... Nulla di più!
Ringrazio appasionatamente chiunque butti anche solo un occhio nella storia! Eva13 e Bumbj voi DOVETE leggere e recensire, conto molto sul vostro supporto, per favore, grazie!^^
Chiunque volesse dire la sua è ben accetto e sarà ringraziato a dovere prossimamente! (niente obblighi, ovviamente. Sentitevi liberi di scegliere!^^)
See you! ;)

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Capitolo 7
*** Gare nel Cielo, Falco nel Nido... ***


Chapter VII
 

30 Ottobre 2012, ore 16:39.
Roma, Grande raccordo anulare, uscita Aeroporto Ciampino.
Desmond guardò ancora una volta l'orologio digitale del cruscotto della moto proprio nel mentre cambiava, visualizzando le 16:40. Stava percorrendo la grande circonvallazione della capitale italiana a 180 km/h già da una buona mezz'ora, svincolandosi agilmente tra le macchine cittadine, che al contrario di lui percorrevano la strada con tutta la calma, che poteva essere vantata quando non si era di fretta.
Bè... Desmond lo era!
Si voltò leggermente per osservare, attraverso la visiera completamente abbassata del suo casco, le due macchine che sembravano avere la sua stessa urgenza e che gli stavano dietro.
Corrugò preoccupato la fronte: solo due? Se ne aspettava di più! In fondo nessun templare sano di mente avrebbe lasciato fuggire un Soggetto del Progetto Animus, che si era presentato nel bel mezzo dell'aeroporto di Ciampino, facendo di tutto per attirare l'attenzione! Possibile che si fossero dimenticati di lui in sole due settimane?!
Poco convinto dalla situazione, Desmond si affidò all'Occhio dell'Aquila e si guardò attorno, accellerando per evitare un camion che aveva deciso di chiuderlo contro il guardrail.
Un camion che brillava di un rosso accesso.
Bingo!
Buttando nuovamente un occhio dietro di sè notò che, alcune macchine, che a prima vista potevano passare inosservate, era più che potenziali nemici.
"Ma allora ci siete...!" Pensò soddisfatto l'assassino, contando fino a 5 vetture più il mezzo di trasporto di poco prima. Se non ci fosse stato il casco a mascherargli la faccia in quel momento, chiunque avrebbe notato il sorriso trionfale e compiaciuto che gli si stampò sul volto davanti a quella sfida. In fondo il suo ruolo in quella faccenda era simile a quello di un'esca: doveva occupare tempo e forze avversarie, fino alla buona riuscita del piano generale!
Inserì la quinta di sei potenti marce e accellerò tutto insieme, facendo ruggire il motore della sua Suzuki, che volò avanti lasciandosi dietro gli inseguitore, i quali, invece, ci misero un po' ad ingranare e a prendere la stessa andatura della moto, che sembrava fatta per l'alta velocità. Una Hayabusa del 2008, modello GSX 1300 R, nera. Il gioiello di Desmond. Una pupa rombante che non chiedeva altro che di correre e di sfidare se stessa su qualsiasi strada libera.
Quando tre automobili lo circondaro, dietro e ai lati, il ragazzo non sembrò affatto intimorito, continuò dritto per la sua strada, mostrando al guidatore alla sua destra il dito medio, prima di far sparire la mano nella tasca del giubbotto di pelle. Non appena le sue dita sfiorarono la superficie liscia e sempre tiepida della Mela, questa iniziò a cantare, pronta ad esaudire ogni volontà del suo possessore; il giovane si concentrò per non farsi ammaliare dall'oggetto e ne attivò uno dei poteri: raccolse le energie e le convertì in un'onda d'urto che direzionò verso le ruote delle macchine, che virarono bruscamente; una delle autovetture si scontrò con il guardrail e fu costretta ad accostare, incapace di continuare, mentre le altre gli lasciarono abbastanza spazio per creare tre copie di sè.
Per degli occhi inesperti era impossibile riconoscere l'originale dai falsi, tanto questi erano fatti bene, ma Desmond poteva scorgere tranquillamente le differenze, i difetti di quelle immagini: la tonalità del jeans, o quello delle scarpe o del casco. Ma tutto sommato gli erano riuscite bene... Almeno quanto bastava per disorientare i templari!
I tre peudo-assassini si divisero, portandosi dietro alcuni degli inseguitori, e a Desmond toccò liberarsi del camion, almeno fino a che i suoi avversari non avessero scoperto che ciò che stavano rincorrendo erano solo illusioni; quindi decellerò per affiancarsi al rimorchio, ignorando la parte trainante. Di nuovo richiese il supporto del globo dorato, che potenziò la sua seconda vista e gli permise di vedere oltre la parete metallica del cargo: vi erano quattro uomini e diverse apparecchiature per la comunicazione e il coordinamento a distanza. Insomma più facile di così! Bastava far fuori loro e avrebbe avuto un gran bel vantaggio!
L'autista del mezzo fece una manovra improvvisa, costringendo Desmond a mettere una corsia di distanza tra lui e quel pazzo furioso.
"Come si fa' a far fuori un coso del genere...?" Si domandò il ragazzo. Doveva sbrigarsi, poichè più le copie si allontanavano, più aumentava il rischio che l'illusione si sciogliesse.
Alla fine si decise.
Passò in sesta e toccò i 240 km/h in pochissimi secondi, scattando in avanti e seminando in un primo momento il camion; percorse diversi metri, sulla stessa corsia del suo avversario, poi frenò improvvisamente, driftò di mezzo giro e riprese la folle corsa, in senso contrario, andando temerariamente incontro al nemico.
- Ma che cazz...? - Si chiese il templare alla guida, preoccupato; ciononostante non si fermò, convinto che il ragazzo avrebbe scartato all'ultimo. Invece questo accellerò fino a 300 km/h e gli puntò dritto contro, fiondandosi contrò il muso dell'autocarro.
- Porca puttana!! - Urlò isterico il guidatore che sterzò completamente il volante, cercando di deviare a destra, ma il rimorchio continuò dritto a causa della forza centripeta, le grandi ruote persero la presa sull'asfalto e il mezzo si ribaltò a terra, portandosi dietro anche la parte motrice, ma in tutto questo il motociclista rimase illeso, divenendo, grazie al potere della Mela, non solo invisibile bensì anche intangibile, riuscendo in tal modo ad allontanarsi dal luogo dell'incidente. Nel frattempi le macchine civili iniziarono a frenare e, fortunatamente, tranne un paio di tamponamenti, non vi furono feriti gravi, fatta eccezione per quelli dell'Abstergo.
L'Occhio dell'Aquila potenziato mostrò a Desmond i corpi inermi dei templari, stipati e schiacciati sotto i loro stessi macchinari, e anche il guidatore sembrò incapace di proseguire. Raggiunta l'uscita sull'Aurelia, il ragazzo sciolse la presa sulla Mela, che smise di funzionare, facendolo ricomparire dal nulla. Quella che aveva usata era un'abilità che richiedeva un sacco di energia e concentrazione, perciò appena immesso sulla grande strada cittadina, il moro fu lieto di decellerare e potersi riprendere dallo sforzo.
Aveva giocato davvero col fuoco in quel momento: se non fosse riuscito nel suo intento, certo sarebbe morto; ma non aveva passato le ultime due settimane a testare i poteri della Mela per puro sport! Ne aveva appreso le molte e diverse sfumature di funzionamento e, anche se non poteva vantare anni e anni di esperienza come Altair e gli altri, si riteneva soddisfatto dei propri risultati. In fondo era vivo ora, mentre i templari era belli che morti!
Il semaforo divenne rosso e fu costretto a fermarsi. In una situazione diversa non avrebbe esitato a ricorrere alla sfera nella sua tasca per ottenere l'onda verde, ma questa volta accolse volentieri la pausa e tirò su la visiera del casco per far entrare il vento autunnale a dargli un po' di sollievo.
Poi, un brutto presentimento.
D'istinto si voltò e attivò la seconda vista: quattro macchine templari alle sue spalle.
A quanto pareva le sue copie aveva già finito di adempiere al loro compito!
Desmond fece un respiro profondo per caricarsi, riabbassò il vetro davanti i suoi occhi e si sistemò meglio in sella; non appena la luce verde si accese, la moto scattò in avanti e in pochi secondi passò dalla prima alla seconda alla terza, sfiorando i 90 km/h, velocità massima che riusciva a tenere nel caos automobilistico della capitale, senza rischiare di rompersi l'osso del collo.
Sfrecciò ai lati di molte macchine, mancando i loro specchietti laterali di pochi centimentri, conscio che così procedendo rendeva difficile l'inseguimento ai suoi avversari, ma una brutta sorpresa gli si affiancò presto. Con la coda dell'occhio vide un oggetto protundente avvicinarsi alla sua spalla sinistra e scartò buscamente nella direzione opposta per prendere le distanze e capire cosa fosse. Nella corsia accanto vi era un motociclista rosso, cioè segnalato in rosso dall'Occhio dell'Aquila. Desmond si domandò se fosse un templare o un assassino dell'Ordine, dato che aveva scoperto negli ultimi tempi che anche loro venivano marcati come nemici dal suo "dono", ma scosse la testa per scacciare quei pensieri e per concentrasi sulla fuga.
Adesso anche le macchine templari si erano fatte più vicine e sembravano voler provare di nuovo ad accerchiarlo, supportate dall'agente in moto.
L'assassino digrignò i denti. Sapeva che non doveva strafare nell'uso della Mela, o ne avrebbe pagato le conseguenze, ma certo che in una situazione del genere era difficile non chiederle aiuto!
Appena il motociclista anonimo tentò di avvicinarsi e colpirlo con il bastone metallico, che brandiva in una mano, Desmond rapido si piegò verso terra, sfiorando l'asfalto con il ginocchio, estrasse la lama celata e tagliò di netto la ruota, facendo sbandare il mezzo a due ruote.
"Meno uno...!" Gioì, immediatamente.
Quando poi vide in lontananza un semaforo, un lampo di genio gli illuminò gli occhi. Accellerò, costringendo gli inseguitori a fare altrettanto, e puntò dritto verso l'incrocio controllato dal segnalatore, che divenne giallo e, improvvisamente, rosso! Le macchine avanti inchiodarono e così fecero quelle dell'Abstergo, ma l'assassino entrò nell'incrociò velocemente e lo sorpasso illeso, nonostante i clacson di protesta degli altri guidatori; creò delle ulteriori copie di se, questa volta quattro, che in un primo momento proseguirono con lui, poi si fermarono, attendendo l'arrivo dei templari, che li avrebbero seguiti sicuramente, supponendo che la quarta copia fosse l'originale.
L'assassino invece scalò di un paio di marce, rallentando il passo e mischiandosi ad altri motociclisti che si dirigevano verso Trastevere.
Zizzaggò tra le varie strade secondarie della zona, allungando il percorso, così da rendere più difficile a qualsiasi estraneo tampinarlo.
Quando giunse al semaforo, che regolava il traffico tra la strada principale e Ponte Cestio, che immetteva nell'isola Tiberina, arrestò il motore della moto e la trascinò a mano sul piccolo marciapiede alla sua destra, che costeggiava una vecchia casa in mattoni, rovinata dal tempo e dai graffiti dei vandali romani; si avvicinò ad una porticina, che sembrava dare sul cortile interno della catapecchia, e bloccò la Suzuki sul cavalletto. Così con una mano potè estrarre la Mela dalla tasca e,sempre tenendola, la poggiò sul sedile, attivando l'invisibilità ancora una volta, per non essere visto mentre compiva le operazioni successive. Fortunatamente la strada a quell'ora era semideserta, con solo qualche turista ignaro e qualche vecchietta mezza cieca a passeggiare sotto il debole sole autunnale, e nessuno di questi notò la porticina aprirsi e richiudersi silenziosamente.
Una volta dentro Desmond sciolse l'incanto e ridepositò il Frutto nella tasca del giubbotto, poi si diresse verso un arco nel muro, spostò tutte le casse e i rottami che vi erano stipati e liberò il passaggio su un corridoio che scendeva verso il basso. Vi entrò e, dopo aver richiuso sistematicamente l'entrata, si inoltrò nell'androne privo di alcun tipo di luce; non ebbe bisogno però di accendere i fari della moto, che si trascinava dietro, tenendola per il manubrio, poichè conosceva bene la strada, che percorreva avanti e indietro quotidianamente da un paio di settimane a questa parte.
Dopo una lunga curva a spirale, che lo portò diversi metri sotto terra, proseguì diritto per molti minuti, poi una svolta a sinistra e un altro arco, questa volta sgombro, lo immise in una sala ampia e illuminata da un paio di deboli neon, dove erano ammassati sparsi diversi vecchi container in legno o in metallo e, poco più avanti, una rampa di scale in grata che conduce in un'altra zona, da cui proveniva una luce più intensa.
Desmond parcheggiò la propria Suzuki nera tra un'Audi Q7-V12 grigio scuro, e una moto del suo stesso modello, blu notte; abbassò il cavalletto e poggiò il casco e il giobbotto sul sedile, quindi salì le scale, entrando in un piccolo corridoio che terminò con una porta in legno massiccio. 

Non appena la oltrepassò venne accolto da una voce maschile, che gli parlò in francese.
- Sei in ritardo Uccellino. - Il tono era greve, ma non di rimprovero, una semplice osservazione che voleva avere l'effetto di un saluto.
Desmond aveva appreso solo le basi di quella lingua attraverso l'effetto osmosi con Ezio, e molte parole e frasi utili le aveva imparate da sè. - Avevo attirato parecchia attenzione. Gli altri? - Chiese tranquillamente di rimando, osservando il ragazzo, dai lunghi capelli castano chiaro e la pelle rosea, che smanettava su due computer contemporaneamente senza sforzo.
Falco.
Uno dei suoi antenati del XX secolo, nato e cresciuto in Francia, che assistette alle cruente guerre che avevano scosso non solo l'Europa, ma il mondo intero. A differenza di Altair ed Ezio, era visivamente meno atletico e portato per il combattimento, e preferiva dedicarsi ai suoi studi, alle ricerche, al supporto tattico e alle comunicazioni; era un abilissimo hacker e un ottimo programmatore di computer. Un vero e proprio genio dell'elettronica, a essere sinceri! Aveva, inoltre, un'ottima memoria ed era in grado di prevedere con buon anticipo le mosse del proprio avversario, riuscendo così ad evitare noiosi inseguimenti e combattimenti, che lasciava compiere ai compagni.
Forse aveva anche un nome, che forse gli era stato detto, ma dato che tutti lo chiamavano semplicemente "Falco", anche l'assassino moro aveva preso a fare altrettanto.
Ah! probabilmente era scontato, ma aveva anche lui la caratteristica cicatrice, che gli segnava le labbra sul lato destro.
- Aquila Maestra sta ripulendo la zona... - Disse l'assassino europeo senza staccare gli occhi dallo schermo di uno dei due computer, poi tornò silenzioso alcuni minuti, ad ascoltare qualcosa attraverso l'auricolare che teneva all'orecchio destro.
Desmond, nel frattempo, si avvicinò ad una libreria, quasi completamente vuota, fatta eccezione per qualche libro, dvd, cd musicale e un recipiente per la frutta in terracotta, in cui, poggiata sopra un letto di morbida stoffa, vi stava già un globo dorato. La Mela di Falco.
Era logico che gli assassini dell'Ordine non avessero trovato niente in Francia, dato che il ragazzo si era portato dietro il prezioso cimelio!
Anche Uccellino posò il suo Frutto accanto all'altro e i due brillarono di una leggera luce evanescente, risuonando contemporaneamente, come fossero felici di stare nuovamente insieme; poi tacquero improvvisamente.
- Aquila Bianca? - Chiese Desmond, mentre si toglieva la felpa, rimanendo con solo la maglia nera a mezze maniche; nel rifugio vi era un confortevole calduccio, grazie soprattutto al lavoro dell'assassino francese che riusciva a far convergere lì luce, gas e acqua, senza essere scoperto.
- Sta tornando... Pare abbia avuto anche lui i suoi problemi sulla strada... Dice che un coglione - lo disse in italiano - ha ben pensato di far ribaltare un camion nel bel mezzo del Grande Raccordo Anulare...! - Falco sollevò gli occhi verso Desmond, che ora gli stava di fianco, e chiese retorico - Ne sai niente...? -
Desmond mostrò un ghigno compiaciuto, ma disse semplicemente, facendo spallucce - No, affatto! - e si allontanò per posare la felpa sul divano che stava poco più avanti, verso il centro della stanza.
La sala, in cui si trovavano, era abbastanza grande da ospitare non solo l'angolo operativo di Falco, ma anche un angolo cottura completo, un tavolo rettangolare per sei e, più in là, il sofà, accompagnato da una poltrona a fianco, e di fronte un mobilio per la televisione e il lettore dvd/cd.
- Uccellino... - Lo richiamò l'altro, prima che potesse dileguarsi in camera sua, - Ti hanno seguito? -
Il moro aggrottò preoccupato la fronte, cercando si ricordare se avesse visto qualcuno di sospetto andargli dietro, ma era impossibile poichè aveva preso tutte le precauzioni del caso, proprio come gli era stato insegnato da Falco stesso. - No, nessuno. Perchè? Problemi? - Chiese avvicinandosi al compagno e scrutando il computer che era in collegamento con le telecamere stradali e vide che, in effetti, c'erano un paio di tipi troppo curiosi davanti la porta della vecchia casa, la prima da cui era entrato rendendosi invisibile.
- Vuoi che vada a controllare? - Propose immediatamente, sentendosi in colpa.
- Non ce ne sarà bisogno... Vedi come si guardano intorno? Sono solo dei vandali che cercano di entrare a curiosare... - Diede lezione il trentaduenne; poi premette un piccolo tasto sull'auricolare e parlò - Aquila Bianca, abbiamo due impiccioni nella zona rossa, mandali via. - Dopo aver ricevuto la conferma da parte dell'altro rilasciò il bottone.
Desmond, adesso più tranquillo, si stiracchiò estendendo verso l'alto le braccia e facendo scrocciare la schiena e le scapole, avvertendo in ciò un vago sollievo, poi si avvicinò alla dispensa e prese un'arancia, che iniziò a sbucciare e a mangiare con tutta calma.
Il silenziò regnò sovrano nei minuti a seguire.
Il ragazzo amava la tacita parlantina di Falco, la qual cosa ne faceva una persona estremamente riservata e non invasiva, come invece a volte poteva risultare Aquila Bianca. Non sempre. Ma sempre nei momenti sbagliati. Aquila Maestra, invece... Bè per quanto lo riguardava, meno parole pronunciava meglio stava, anche se in effetti gli era capitato a volte di conversarci a lungo senza problemi di alcun tipo; ma era comunque cosa rara.
Quando finì l'agrume e si diresse al secchio sotto al lavandino, per buttare la buccia, che aveva tenuto in mano, si sentì toccare la spalla e subito reagì, estraendo la lama celata e puntandola alla gola dell'individuo che gli stava dietro: un uomo sulla quarantina, poco più alto di Desmond con una barba ben curata, tenuta corta, capelli bruni e occhi scuri, sul giacchetto vi erano delle vistose macchie di sangue, che risaltavano sullo sfondo bianco dell'indumento. Il tipo sorrise con occhi vispi, come quelli di un trentenne - Pace, bambino! - esclamò in quello che poteva essere facilmente riconosciuto come italiano.

°°°
Salve Salvino, mio pubblico piccino...
Allora... A quanto pare le cose iniziano a farsi un po' più carine adesso, dato che ora avrete un motivo per leggere questa fic che fin'ora è risultata noiosa e poco interessante, parlo soprattutto per quei poverini che si aspettavano di vedere Ezio e Altair fin dal primo chappo e che invece hanno dovuto aspettare la fine del sesto e del settimo, per avere solo un loro assaggio... Vi assicuro che l'ottavo vedrà tutti e tre i nostri eroi assieme, più l'antenato, qui da me fatto entrare in scena, che ho inventato di mia iniziativa!
Vi ricordo, a titolo informativo, che la lingua orginale dei personaggi è l' Inglese... Dunque quando in un discorso diretto trovato il corsivo, vuol dire che il pg in questione parla nella sua madrelingua (Altair= Arabo; Ezio= Italiano; Falco= Francese); vi informo inoltre che tra di loro parlano l'inglese (grazie alla Mela), e che solo quando vogliono avere una conversazione privata con Desmond, usano la propria lingua d'origine, poichè è l'unico che parla correttamente l'arabo, l'italiano, e spiccica qualche parola di francese. ( caso a parte Ezio e Falco, poichè Ezio conosce anche lui il francese...!)
Poi... Poi... Poi... Ah, sì! I poteri della Mela, me li sono inventati di sana pianta! Quelli che mi servono alla narrazione glieli faccio possedere. NOn crediate che siano onnipotenti però! Richiedono molta energia in cambio! U_U
Non chiedetemi come abbiano fatto i tre antenati a essere vivi nel 2012, non lo so neanch'io...! Semplicemente li volevo mettere nella trama, e ce li ho messi...! Se mai mi verrà in mente qualcosa di figo al riguardo, lo leggerete nei prossimi capitoli. ^^"
Vi posto qui sotto i Link degli schizzi dei due personaggi apparsi ufficialmente (Falco e Desmond) più le loro moto e l'Audi, di cui ho accennato... I Pg, sono semplici schizzi, vedrete voi stessi, che uso come immagini guida, per farvi capire come vagamente me li immagino e come si vestono tendenzialmente...!
Ringrazio infinitamente Eva13 che è stata estremamente carina nel linkare la mia fic, nelle note d'autore della sua, saluto i suoi lettori che hanno provato a leggere la mia storia, e un saluto anche a Bumbj, che insieme ad Eva recensisce con costanza, rendendomi particolarmente felice!^^
See You! ;)

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Capitolo 8
*** Aquile, Falco e Uccellino... ***


Chapter VIII

 

Il giovane ritrasse l'arma e si allontanò, mugugnando nella stessa lingua - Non sono un bambino... -
L'altro rise sommessamente e disse - Quando sarai vecchio come me, allora non sarai più un bambino...! -
- Aquila Bianca...! - Lo richiamò all'ordine Falco - L'hai con te? -
Allora il diretto interessato si voltò e mostrò ai compagni un globo dorato, identico a quelli che già avevano collezionato - Se avessi fallito te lo avrei detto...! - Disse divertito.
- La prossima volta preferirei tu mi avvisassi anche in caso di successo... -
- E toglierti la sorpresa? -
Falco ignorò la frecciatina: lui odiava le sorprese!
Subito le altre Mele, avvertendo la compagna, brillarono e risuonarono di un canto che solo i presenti avrebbero potuto udire, poi si acquietarono per l'ennesima volta.
Il quarantenne passò il Frutto a Desmond, che sbuffando lo andò a depositare con gli altri, mentre l'altro si sfilava la giacchetta sporca. - Mi sorprende sempre vedere come, dopo 500 anni, i templari non sia ancora i grado di tener testa ad un solo assassino. Pensavo che nel nuovo secolo fossero migliorati almeno un poco, ma a quanto pare era una speranza vana...! -
- Meglio per noi... - Commentò Falco dalla sua postazione, senza neanche girarsi o smettere di premere i bottoni della tastiera - Ci facilitano il lavoro. -
- Hai avuto problemi? - Chiese Desmond.
- Perchè me lo domandi? - Replicò l'italiano, con voce seria e guardandolo direttamente negli occhi, ma il moro fece semplicemente cenno con la testa alla felpa sporca di sangue.
Aquila Bianca gli indirizzò un sorrisetto ammiccante - No...! Qualcuno ha recitato bene la sua parte! Buona parte del divertimento è corso via, lasciandomi con pochi idioti attorno...! - Disse, riferendosi chiaramente al ruolo nella missione del ragazzo più giovane, poi attraversò la stanza dirigendosi verso la soglia a forma di arco che dava su un corridoio, il quale portava al bagno e alle camere da letto. - Tu hai avuto problemi, Desmond? - Chiese, fermandosi un attimo.
- Ne ho avuto uno... E credo che sia la causa del traffico che blocca il Grande Raccordo Anulare...! Perchè me lo chiedi, Ezio? - E un sorriso beffardo apparve sul volto dell'americano.
L'assassino fiorentino scosse la testa divertito, poi disse - Vado a farmi una lunga doccia. Quando arriva quel pazzo di Altair, ditegli di non sprecare voce a chiamarmi per una riunione dell'ultimo minuto, ok? Stasera si festeggia, e che lui faccia altrettanto! -
- Pensi davvero che stasera ci farà uscire?! - domandò Desmond retorico, incrociando le braccia davanti al petto.
- Io e te usciamo! - Annunciò l'altro con voce convinta e sicura, voltandosi per guardare il suo interlocutore.
- Non credo che mi permetterà di mettere il naso fuori di qui fino a domattina... -
- Tu stasera hai bisogno di festeggiare. Punto. Chiusa la questione! -
- Quale questione ?- Chiese il quarto componente del gruppo appena entrato nella sala, con ancora il cappuccio sulla testa a celargli il volto.
Ezio si avvicinò a Des e lo afferrò, poggiandogli un braccio sulle spalle, - Io e Uccellino stasera andiamo a brindare il recupero della Mela! Vieni anche tu, vero? -
- Nè io nè Uccellino usciremo da qui stanotte. E lo stesso dovresti fare tu. Rimanda i festeggiamenti a domani, stasera è troppo pericolo. - Parlò con voce calma e autoritaria al contempo.
- Aquila Maestra ha ragione. Stasera le strade saranno controllate a vista sia dai templari che dall'Ordine. Rimanda a domani! - Si intromise Falco.
- Ricordati inoltre che l'Abstergo sta ancora cercando Uccellino. E l'esibizione di oggi non ha fatto certo abbassare loro la guardia! - Osservò logico l'assassino più anziano.
- Pensi che non sia in grado di tenerlo fuori dai guai, Altair? - Chiese serio Ezio, guardando male il compagno.
Desmond rimase tutto il tempo in silenzio. Si sentiva in soggezione in queste situazioni!
Era strano, perchè di solito sia con le persone più grandi di lui sia con gli sconosciuti parlava tranquillamente, cercando sempre di dire la sua; ma in quel gruppo lui era il più piccolo, e il più inesperto, e non poteva che rimanere in silenzio, mentre gli altri decidevano per lui. Doveva loro la vita e molto altro, per questo cercava di non andare loro contro, ma era sempre un problema quando iniziavano a rivaleggiare l'un l'altro.
- Altair, Desmond sono due settimane che non esce da qui, se non per allenarsi con noi. Oggi è stato impeccabile, si merita un premio, non credi? - Quando si trattava del venticinquenne, Ezio perdeva la pacata saggezza che lo aveva contraddistinto nei suoi anni a Roma, nel 1500, e si ostinava affinchè il ragazzo, anche con i templari sul collo, potesse vivere "la sua giovinezza".
- Ezio... Adesso basta. - Disse Altair mantenendo la sua calma innaturale, dovuta agli anni di esperienza che portava sulle sue spalle - Non stasera. Domani. -
Ezio alla fine si arrese. Comprendeva perfettamente le preoccupazioni del più anziano tra loro, poichè erano le stesse che vorticavano nella sua testa, ma che aveva cercato di ignorare per l'euforia del momento. - Sta bene! Ma domani ti aggreghi anche tu. -
- Forse... - Rispose l'altro, sorpassandolo, e Desmond potè giurare di aver intravisto un mezzo sorriso sulle labbra di Altair, che scomparve dietro l'arco, dirigendosi a destra, dove in fondo al corridoio stava il bagno. Poi capì. E capì anche Ezio!
- Cazzo! - Imprecò quest'ultimo, scattando nella stessa direzione, ma la porta si chiuse a pochi millimentri dal suo naso. - Stronzo..!. - Mugugnò ritirandosi poi in camera sua.

Desmond sospirò, afflitto da quei momenti di completa idiozia, quindi si buttò sul divano e prese a fare zapping con la TV, senza però concentrarsi su ciò che vedeva o sentiva. L'unica cosa che udiva, di sottofondo, era un fischio che si faceva sempre più acuto, come di un'aquila in cielo che sonda il terreno alla ricerca di una preda, poi assieme al rumore iniziarono a pulsargli forte le tempie e a bruciargli gli occhi; li chiuse e iniziò a massaggiarsi ai lati della testa con i polpastrelli con movimenti lenti e circolari, ma il dolore non accennò a diminuire. Fece un respiro profondo e chiuse la televisione scocciato, lanciando il telecomando sulla poltrona a fianco. Si attivò l'Occhio dell'Aquila contro la sua volontà, mostrandogli cose, animali e persone che non esistevano, semplicemente per il fatto che erano nel ventunesimo secolo e non nell'unidesimo o nel quindicesimo!
Fantasmi di cavalli arabi mutavano in avelignesi o maremmani, guardie siriane camminavano in giro per la sala, incrociandosi con guardie veneziane, o forse erano fiorentine?
Desmond scosse la testa, nella speranza di mettere ordine, e si sforzò di disattivare la seconda vista. Sembrò funzionare. Ma dopo pochi secondi tornò prepotentemente, amplificando l'emicrania e facendo gemere il ragazzo. Cercò di alzarsi, per cambiare stanza, per scappare, prendere la moto e correre via, ma un capogiro lo ributtò a peso morto tra i cuscini; cercò allora di fare dei respiri profondi e di calmarsi, poichè aveva imparato che agitarsi a quel modo peggiorava solo la situazione, tentò di pensare ad altro ma una delle guardie gli parlò - Non è permesso stare qui... Scendi subito! - L'assassino alzò la testa, gli occhi socchiusi per il bruciore e la gola secca. - Cosa...? - Domandò confuso come non mai.
Il vigilante incoccò la freccia nell'arco, no nella balestra, o forse estrasse la spada, comunque sia, prese la sua arma e tentò di colpirlo.
Desmond scattò in avanti, per schivare e contrattaccare, ma venne bloccato alla spalla da una mano forte e sicura.
- Uccellino...? - Lo chiamò, riportandolo alla realtà.
Il giovane, ansimando e con la fronte imperlata di sudore, si voltò verso Falco, che avuta la sua attenzione chiese, nascondendo parzialmente la sua preoccupazione - Tutto bene? -
Inspirando ed espirando profondamente annuì col capo, ma rimase in silenzio, ancora sconvolto dalla visione.
- Vai a riposarti un po'. Ti chiamo quando è ora di cena...! - Non era una proposta, era un ordine, che eseguì senza discutere, spostandosi nel corridoio ed entrando nella terza camera.
Non accese la luce, poichè non vi era pericolo di inciampare su niente, tanto era austera come stanza. Si buttò a peso morto sul letto e fece appena in tempo a calciare via le scarpe, che si addormentò di sasso.

Altair uscì dal bagno completamente rilassato e diede un paio di colpi alla porta di Ezio, per segnalargli che aveva finito, e, quando voltò lo sguardo, vide di sfuggita Desmond mentre si trascinava nella sua camera: aveva le spalle piegate, gli occhi fissi nel vuoto, solcati da profonde occhiaie e non sembrò sentirlo quando lo chiamò.
Era successo di nuovo. Aveva avuto un'altra di quelle alluccinazioni, dovute al trattamento con l'animus.
Tutti nel gruppo sapevano ciò che aveva passato il ragazzo nell'ultimo mese, ma, sfortunatamente, non riuscivano a capire nè come si sentiva, quando era in preda ad una crisi, nè come aiutarlo. A volte bastava farlo distrarre, anche semplicemente chiamandolo, ma in altre occasioni era quasi impossibile anche solo avvicinarglisi. In fondo loro erano i suoi antenati e ciò che lui vedeva apparteneva al loro tempo di origine, perciò ritrovarsi le loro facce davanti non aiutava a farlo focalizzare sul presente e lo mandava in panico ancora di più; in quei momenti potevano solo attendere che la crisi passasse o che lui crollasse esausto, per poi prenderlo di peso e stenderlo sul divano o sul suo letto, dove poteva riposare.
Fortunatamente, Falco era l'eccezione che confermava la regola. Infatti Uccellino, poichè non aveva rivissuto i suoi ricordi, non veniva colto da alcun disorientamento spazio-temporale nel vederlo, e questo permetteva all'assassino francese di essere la sua ancora di salvezza, il suo legame con il presente, per quanto potesse suonare paradossale.
Mentre con la mente percorreva questi pensieri, Altair entrò nella Sala Grande, frizzionandosi i capelli per asciugarli velocemente, e si buttò sul divano, iniziando a giocare con i tasti del telecomando e con i canali televisivi; rimase in silenzio a fissare lo schermo al plasma, senza porgergli reale attenzione, restando in contatto con il mondo circostante solo parzialmente, mentre la sua mente si annullava e i respiri rallentavano: era il suo modo di dormire ad occhi aperti, di rimanere vigile, ma allo stesso tempo di riprendere le energie.
- Rispetto a quando lo abbiamo preso con noi, le alluccinazioni di Uccellino si sono fatte meno frequenti. - Osservò Falco, mentre spegneva uno dei due computer e si alzava per sgranchire i muscoli indolenziti del corpo con un po' di stretching veloce.
Altair, dopo diversi minuti di silenzio, riemerse dal suo stato catalettico e si voltò verso il compagno più giovane - Preferirei che oltre alla quantità diminuisse anche la qualità. -
- Chiedi troppo...! - Si lamentò l'altro con voce roca, per lo sforzo di stirare tutta la schiena verso l'alto, poi, una volta soddisfatto, si diresse al frigo e ne estrasse due birre che stappò con la lama celata,che a differenza degli altri teneva al braccio destro, poichè era mancino di nascita, e ne passò una al siriano, che accettò e buttò giù un paio di sorsi senza troppe cerimonie.
Il francese non se ne curò e si poggiò al retro del divano, con la testa di Altair a pochi centimetri dal suo dorso. Rimasero in silenzio per molto tempo, ma non fu un silenzio imbarazzante o angosciante, bensì piacevole e ben accetto da entrambi. Poi entrò in sala anche il terzo assassino e l'atmosfera si ruppe.
- Dov'è Desmond? - Chiese avvicinandosi ad Aquila Maestra e allungando una mano, per avere un po' di birra.
Altair espirò a fondo, bevve un ultimo sorso e gli passò la bottiglia ancora piena per metà.
- Dorme. -
Ezio aggrotò la fronte confuso, sicuro di essersi perso un pezzo del racconto, poichè l'ultima volta che lo aveva visto, poco meno di un paio d'ore prima, non sembrava particolarmente fiaccato dalla giornata. Certo usare la Mela, l'Occhio dell'Aquila e guidare la moto contemporaneamente non era nella sua lista di cose facili da fare, ma gli era parso che se la fosse cavata egregiamente!
- Ha avuto un'altra allucinazione. - Spiegò Falco, anticipando la sua domanda.
- Mh! - Fu l'unico suono che emise, prima di sorseggiare assetato il liquido dorato nella bottiglia di vetro verde - Stamattina, quando siamo andati in ricognizione sul luogo della missione non ne ha avute, credo. Vuol dire che sta migliorando. -
- Forse... - Fece Altair dalla sua postazione, continuando a cambiare i canali, insoddisfatto di qualsiasi programma.
- Forse perchè oggi ha avuto altro a cui pensare... Chissà domani...! - Furono invece le parole di Falco che si spostò vero l'angolo cottura e iniziò a rovistare in una delle ante, per scegliere la padella più adatta a cucinare.
- Che prepari? - Domandò Aquila Bianca, facendo cadere l'argomento Desmond. Non tanto perchè fosse noioso, ma perchè era di difficile discussione, soprattutto era difficile farne scaturire una speranza positiva. L'ultima volta che avevano gioito per un'intera giornata passata senza crisi, la mattina seguente erano stati svegliati dalle urla del ragazzo in preda ad uno dei suoi "incubi da animus", come li avevano presi a chiamare. Morale della favola: potevano parlarne quanto volevano, ma era impossibile fare previsione sulla questione!
- Quando sarà pronto lo saprai. - Sempre molto loquace Falco.
Ezio sbuffò e si buttò sul divano, ripassando ad Altair la bottiglia, per l'ultimo goccio di nettare. La birra si era rivelata una vera scoperta, molto più appetibile del caffè, di cui Desmond e il compagno accanto a lui sembravano andare pazzi, soprattutto la mattina presto o dopo pranzo. Secondo lui era una cosa disgustosa e amara, per nulla buona come dicevano gli altri, sia che si ci mettesse il latte o lo zucchero, sia che li mettesse entrambi.
- Dove hai intenzione di andare ad ubriacarti con Uccellino, domani sera? - Gli chiese improvvisamente Altair, riscuotendolo dai suoi pensieri.
- Ritengo che ubriacarsi non sia il modo migliore per festeggiare un'impresa come quella compiuta oggi. Se dobbiamo farci catturare sbronzi, tanto vale consegnarci loro sani...! - Gli rispose con tono pacato e ragionevole - C'è un pub molto carino andando verso il Vittoriano, pensavo di andare lì. - Poi guardò l'assassino che gli sedeva di fianco e con un sorrisetto allegro scherzò - Tranquillo. Te lo riporto indietro il bambino, sano e salvo! -
Altair finse di non aver ascoltato le ultime parole, inopportune secondo lui - Assicurati solo di non essere seguito, quando torni... - Detto ciò si alzò per andare ad apparecchiare la tavola.
- Aquila Bianca, vai a svegliare Uccellino, che è quasi pronto. - Ordinò Falco, agitando una forchetta.
Ezio, battendosi le mani sulle gambe, si alzò e sparì oltre l'arco, per fare ciò che gli era stato chiesto.

°°°
Ed eccoci di nuovo qui, miei cari lettori pazienti!
Purtroppo mi dispiace lasciarvi per tutto il weekend con questo capitolo piccino, ma non potevo fare altrimenti, o il taglio dei prossimi capitoli mi sarebbe riuscito male! Insomma ne vale del bene della storia!!! =
P
Comunque che dire...? Vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Chissà! Fatemelo sapere se avete voglia, se no fa niente!^^
Ringrazio le quanto mai spettacolari Bumbj ed Eva13 e Tutti voi lettori che mi seguite, lo so che ci siete, perchè ho registrato nel chappo precedente più di 30 visite!! E non potete neanche immaginare quanto ciò mi renda felice! Certo c'è chi ne ottiene molte di più, ma io sono più che fiera di voi miei piccoli fan!!^o^
Qui sotto metto gli schizzi di Ezio ed Altair, che mancavano all'appello, e le loro moto (sempre Suzuki GSX1300R Hayabusa). Quella bianca è di Altair, quella rossa di Ezio, mi raccomando non le scambiate che se no loro si arrabbiano con me!( e non è piacevole, fidatevi!! )
Poi che dire... Ah, sì! Pensavate davvero che perdessi la voglia di far del male a Desmond?! Naaaaaaaaaa!!! XD Mi piace vederlo così umano e debole, perchè è... un Uccellino, è delicato... Deve ancora fare pratica prima di poter seguire le stesse correnti delle nostre Aquile del Passato! Ma vedrete che anche lui salirà alto nel cielo presto o tardi!!
;-)
Un bacione affettuoso, see you!

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Capitolo 9
*** Quotidianeità nel Nido... ***


Chapter IX

 

Altair guardò l'orologio del computer, collegato alle telecamere stradali per la sicurezza pubblica, che Falco aveva hackerato per poter controllare la zona e non farsi trovare impreparati dall'Ordine o dall'Abstergo. Quando il digitale segnò le quattro di mattina, si alzò, stiracchiandosi e dirigendosi verso il corridoio, si fermò davanti la terza porta ed entrò piano senza accendere la luce.
La camera era quasi completamente priva di mobilio, fatta eccezione per un armadio a due ante sulla stessa parete dell'uscio e un letto da una piazza e mezza, con comodino a fianco, all'angolo in fondo a destra.
L'assassino siriano si avvicinò al comodo giaciglio e posò una mano sulla spalla del ragazzo, che stava raggomitolato in posizione fetale sotto le calde coperte, per svegliarlo.
- Altair...! - Biascicò assonnato Desmond, aprendo subito gli occhi. Come i suoi antenati anche lui poteva vantare un sonno molto leggero, tranne quando era in preda ad uno dei suoi incubi, dovuti all'effetto osmosi, o quando era veramente stanco.
- Dormito bene? - Gli chiese l'uomo, sedendosi in fondo al letto, mentre l'altro si alzava e cercava qualcosa per vestirsi.
- Mh-mh! - Mugugnò in segno di assenso mentre al buio cercava di capire il senso della maglietta che aveva tra le mani.
Altair alzò gli occhi al cielo e, spostandosi verso i cuscini, accese la lampadina da lettura attaccata alla parete sopra il mobiletto, ottenendo in cambio il ringraziamento del giovane aquilotto.
- Falco ti ha lasciato qualcosa in frigo. Vedi di mangiare! - Disse poi burbero continuando a parlare nella sua lingua madre, l'arabo.
Desmond annuì semplicemente e chiuse la cinta che reggeva i suoi jeans, mentre uno sbadiglio enorme gli deformava il volto; aveva dormito troppo, tanto da saltare la cena con gli altri, ma, dopo tutta l'adrenalina del giorno prima e la crisi, che lo aveva colpito subito dopo sera, sentiva che ne aveva avuto davvero bisogno per riprendersi un poco.
- Metto su del caffè, ne vuoi un po'? - Chiese al Gran Maestro di Masyaf, ma questi declinò l'offerta e uscì dalla camera, per tornare nella sua a... Non a dormire. Dormiva pochissimo, e quando lo faceva, era vigile il tabù di non toccarlo o di non urlare per non svegliarlo. A meno che non si desiderasse una lama puntata alla gola, ovviamente!
Dunque si ritirò in camera sua a farsi i cavoli suoi!
Desmond, invece, si spostò nella Sala Grande e si avvicinò al frigo, estraendone un piatto con qualche sandwich casareccio, che mangiò con tutta la calma e la svogliatezza di una persona che non avvertiva affatto i morsi della fame, nel frattempo si preparò un buon caffè, per allontanare completamente il senso di torpore, che la lunga dormita gli aveva portato.
Finì di mangiare e bevve la sua bevanda calda e ripiena di caffeina; quando poi si stiracchiò, avvertì una fitta alla spalla sinistra, che lo costrinse ad abbassare velocemente l'arto e a massaggiarsi il punto dolente. Era il braccio con cui era stato ammanettato al letto durante il suo soggiorno di merda all'Abstergo; alla fine, come si aspettava, i tendini avevano subito un lieve trauma, che faceva ancora sentire i suoi effetti, quando compiva movimenti di tensione a freddo, soprattutto appena svegliato.
Ripensò alla sua fuga dalla grande casa farmaceutica, a come i suoi ex-compagni, Shaun e Rebecca, lo avessero aiutato nell'impresa, fingendo di non averlo visto in quel vicolo dove si era nascosto, quasi completamente vinto dal sedativo e dalla stanchezza, e si chiese come se la stessero passando in quel momento e come avrebbero reaggito, se mai lo avessero rivisto affiancato dai suoi antenati. Certo a Shaun sarebbe presa una sincope! Mentre Rebecca, se la immaginava riempire di domande i tre uomini in preda all'eccitazione.
Sorrise mestamente al loro ricordo. Anche se si era unito a loro per poco, si era sentito davvero parte della squadra e si era affezionato ai due, tanto da sentirne la mancanza, anche dopo tutto quello che era successo.
Sbadigliò di nuovo e, proprio nel mentre, sentì gli altri compagni inziare ad alzarsi e andare in bagno; non capiva come facessero, ma riuscivano a destarsi senza impostare alcuna sveglia, semplicemente sapendo che il sole stava sorgendo!
"Ma loro sono assassini centenari... Quindi, valli a capire!" Si disse, sedendosi al tavolo e facendo dei movimenti circolari e ampi con la spalla sinistra, per scaldarla e portarla al suo normale stato operativo, prima di iniziare un'altra lunga giornata.
Non appena si era ripreso dalla fuga dall'Abstergo aveva iniziato ad allenarsi con i tre assassini in varie discipline: combattimento con Altair, free-running con Ezio e tattica con Falco, scoprendo che, per quanto la sua mente avesse le conoscenze opportune, il suo corpo pretendeva che gli fosse fornito il tempo necessario per apprendere correttamente.
Al pensiero dei duri allenamenti quotidiani, un sorriso misto ad una smorfia gli attraversò il viso. Era stata davvero dura prendere lezioni dai tre antenati: Altair lo aveva presto riempito di livido e una sola volta si era azzardato a ferirlo a sangue, poi le urla di Falco, unica volta in cui lo aveva sentito davvero alzare la voce e minacciare il siriano, aveva convinto quest'ultimo a trattenersi da una seconda azione di quel genere; con Ezio, certo non era andata meglio! Con lui i lividi se li era fatti da solo, nel tentativo fallimentare di tenere il passo con il Mentore di Roma, scoprendo che il suo modo di arrampicarsi era molto fallace e che spesso piazzava male i piedi, con tutte le conseguenze, poco piacevoli, che aveva avuto l'onore di sperimentare. Insomma, il suo corpo, in meno di quindici giorni, era diventato un capolavoro di macchie, nere, violette e giallastre! Carino, no?
E poi c'era Falco...!
Lui era il peggiore! Gli altri almeno lo insultavano o lo prendevano in giro se sbagliava, lui invece rimaneva in silenzio. Un silenzio che valeva più di mille parole! Solo il primo giorno lo aveva sentito borbottare qualcosa circa la sua poca concentrazione e capacità di analisi; e adesso passavano le ore a giocare a scacchi, che, secondo il farncese, era un buon riscaldamento prima del vero apprendimento, poi proseguivano con un programma di strategia al computer, che aveva creato il genio informatico. Ogni volta che sbagliava si beccava o un pugno da qualche parte o uno scappellotto in testa; una volta aveva finito per afferargli il braccio, stufo di quel tacito pestaggio, che contribuiva solo a farlo distrarre e a confonderlo ancora di più, ed era stata... Bè, era stata una pessima idea! Non tanto per ciò che fece Falco dopo, quanto per il cazziatone che si prese da Altair durante la pratica con lui! Da quel giorno non ci aveva più provato a ribellarsi ai loro metodi di insegnamento.
- 'Giorno... - Salutò svogliatamente Falco, entrando in sala con solo i pantaloni di cotone, che usava come pigiama, i capelli arruffati ancora dal sonno e gli occhi che faticavano a stare aperti per più di qualche decimo di secondo.
- Caffè? - Propose Desmond guardandolo divertito.
Ma l'altro grugnì irritato e, rubando un tramezzino dal piatto si accasciò a peso morto sulla prima sedia che riuscì a puntare, e cominciò a mangiare alla velocità di un bradipo assonnato.
L'assassino francese era un pessimo mattiniero e, anche se si svegliava immediatamente, ci impiegava almeno un'ora per carburare e in quel periodo era intrattabile!
Al contrario, Aquila Bianca arrivò completamente lucido e di buon umore, salutando i due e, passando dietro Falco, trattenne una risatina, mostrando un ghigno divertito al ragazzo più giovane che contraccambiò, poi si preparò una spremuta di arancia, cosa che fece andare in bestia Falco, tanto da costringerlo a spostarsi in bagno a cambiarsi, in attesa che finisse tutto quel rumore, strazziante, a suo dire.
- Il solito esagerato...! - Si lamentò Ezio sedendosi al posto del compagno.
- Però ha ragione...! Non potevi comprare un frullatore più silenzioso? -
Ezio schiuse la bocca stupito da tale lamentela e si accigliò non poco - Allora la prossima volta vai tu a prenderlo...! -
Desmond fece spallucce indifferente e mandò giù l'ultimo boccone del suo panino.
- Mangiane un altro. - Ordinò l'assassino più anziano, ma Uccellino lo ignorò alla grande, alzandosi e andando a posare la tazzina di caffè nel lavandino, appuntandosi nella mente di lavarla in seguito.
All'improvviso le teste di entrambi scattarono in alto, al suono della porta del bagno che si apriva e si richiudeva qualche secondo dopo con uno schianto sonoro.
Desmond scosse la testa ed Ezio sorrise. Falco era davvero di pessimo umore la mattina, ancor più, se per il sonno si dimenticava in camera i vestiti puliti, dopo essersi preparato, o meglio denudato, per una doccia rigenerante.
- Sarà anche un genio... Ma la mattina è un vero idiota...! - Commentò il fiorentino, sorseggiando il suo succo denso e di colore arancio-rossiccio.
Al venticinquenne tornò in mente quando, in una delle sue prime mattine da coinquilino, era uscito dalla camera e si era ritrovato davanti il francese, nudo, assonnato, incazzato come non mai, che entrava nella sua camera accanto a prendere gli indumenti del giorno. Era stata una scena traumatica con cui confrontarsi ed Ezio li aveva presi in giro entrambi per tutta la giornata; non era stato molto divertente, a essere sinceri!
Altair si unì alla colazione. Aveva cambiato il proprio vestiario, indossando una semplice maglia a maniche lunghe nera, con dei pantaloni di fustagno color cachi, la lama celata sempre al suo avambraccio sinistro, e delle scarpe bianche dell'Adidas.
Ezio sembrò avere qualcosa contro il modo sciatto di vestire del compagno, ma si tenne per sè i commenti, limitandosi a brontolare sommessamente frasi senza una connessione logica.
L'arabo lo colpì al gomito, per farlo smettere - Problemi? - Chiese con tono di sfida, ma l'altro scosse il capo e le spalle, per evitare rogne fin dalla mattina presto.
- Bene... Desmond inizia con te oggi? -
- Come da programma... Preparati bambino ci sarà da sudare! -
Desmond mugugnò mestamente - Per questo non mi sono fatto la doccia... Tanto è inutile...! -
Il fiorentino gli diede una forte pacca rincuorante sulla spalla e si alzò per andarsi a preparare.
Desmond osservò per un po' il piatto di sandwich, poi decise che nel suo stomaco non ci sarebbe entrato altro, soprattutto ora che sapeva che doveva strapazzarsi in giro sui tetti della città, dietro a un assassino dalle capacità inumane, temprate da secoli di pratica e vita spericolata!
Si alzò da tavola e si andò a infilare le sue sneakers nere: avevano le suole e i bordi consumati dalle scalate e anche la stoffa iniziava a dare segni di cedimento; doveva comprarne di nuove o presto sarebbe rimasto a piedi nudi. Sbuffò al solo pensiero di dover risolvere quella seccatura ed uscì dalla stanza, ritrovandosi davanti Falco, adesso rinvigorito dalla gita nel box doccia. - 'Giorno...! - Lo salutò, con tono poco felice.
Ciò fece accigliare il compagno - Che succede? -
- Se ti dicessi che oggi proprio non me la sento di allenarmi? - Domandò con tono fiacco.
- Direi che sei sulla cattiva strada... - proclamò l'altro per nulla sorpreso - Uccellino... Devi allenarti, non puoi prenderti il lusso di restare indietro... Prima migliori, meglio è per tutti, soprattutto per te... Lo sai! -
L'americano si sentì un inetto ad aver anche solo preso in considerazione l'idea di saltare l'addestramento; si massaggio la nuca nervosamente e annuì, facendo ricadere il braccio lungo il fianco. - Hai ragione... Scusa, dimentica quello che ho detto! -
Falco fece spallucce e si avviò verso il salone - Come non fosse mai successo...! -
A quel punto apparve al suo fianco Ezio, che, poggiandogli una mano sulla spalla, chiese - Pronto? -
Desmond mostrò un sorriso forzato e disse - No, ma tanto non cambia niente, vero? -
- E' una domanda? -
- No, certo che no... - E facendosi forza si avviò fuori del rifugio con Aquila Bianca al suo fianco.

Alla fine della giornata Desmond si buttò esausto sul divano.
Aveva passato la mattinata a correre come un ossesso dietro Ezio, che non gli lasciava neanche il tempo di riprendere fiato, dato che lui non ne aveva bisogno; tornato a casa, aveva avuto a malapena il tempo per una doccia veloce, prima di dover uscire per pranzo e per fare un giro di ricognizione con la moto, poi, in vista dell'uscita serale tra Aquila Bianca e Uccellino, Falco aveva sovrapposto il suo allenamento con quello di Altair. Combattere contro il Gran Maestro e rispondere allo stesso tempo alle domande a trabocchetto del francese era stata cosa assai ardua, quasi impossibile; come avevano potuto pretendere che riuscisse a fare una cosa del genere? Era già un miracolo se Altair non lo infilzava come uno spiedo ad ogni simulazione di lotta con la lama celata. E spendere fiato e concentrazione a parlare con qualcun altro, che dialogava con te come se foste a prendere un tè, non facilitava la cosa!
Sebbene avesse la gola secca e fosse nuovamente sudato, Desmond si rifiutò di alzarsi anche solo per bere un bicchiere d'acqua e rimase lì a oziare per diversi minuti, cercando di recuperare tutto l'ossigeno e le energie perse, finchè non venne riportato alla realtà da qualcuno che, scansando le sue gambe, si sedette sul divano accendendo la televisione.
- Se devi dormire vattene in camera tua... - Si lamentò Altair, accomodandosi meglio, con un braccio sul bracciolo e l'altro sullo schienale.
Il novizio sbuffò il suo disappunto, ma non osò controbbattere a parole e fece come gli fu detto, alzandosi e dirigendosi verso il corridoio; prima di entrare nella sua stanza si sentì chiamare per nome e si voltò.
- Desmond...! -
Era Ezio, che si avviccinò a lui con un sorriso sghembo sulle labbra. Pessimo inizio. - Cosa hai intenzione di metterti stasera? - Chiese innocentemente. Pessimo sequel.
- Non so... - Fece lui alzando le spalle indifferente e sperando così di potersi rifugiarsi sotto le coperte. Pessima conclusione.
- Dai vieni! - Ordinò l'altro entusiasta dirigendosi verso il salone.
- Ezio, dai! Sono stanco... E sono sudato! Non farmi uscire! -
-Suvvia! Sono solo le sei, approfittiamo ora che i negozi sono ancora aperti! Lavati velocemente, prendi la Mela e usciamo! - Sentenziò l'altro sparendo oltre l'arco.
Desmond cercò di dire la sua, ma fu tutto inutile, quindi, arrendendosi all'evidenza di quella gita serale, prese qualche abito pulito dall'armadio e andò a cambiarsi velocemente in bagno. Appena fuori si unì agli altri, che non alzarono neanche gli occhi per chiedere dove avesse intenzione di andare, poichè sicuramente avevano udito la conversazione tra lui e il fiorentino; afferrò dalla libreria la Mela. La sua. Non quella di Ezio nè quella di Falco. Non avrebbe mai potuto sbagliare. Ella cantava per lui in un modo del tutto diverso dalle altre, permettendogli di riconoscerla immediatamente.
La nascose nello zainetto a tracolla, simile a quello che aveva con sè a Montereggioni, e, con Ezio, scese nel magazzino; lì trovò parcheggiate, oltre alla sua moto, quella di Falco, e all'Audi, altre due Suzuki GSX1300R Hayabusa, quella bianca e nera di Altair e quella rossa e nera dell'Auditore. Si infilarono entrambi il giubbotto, ma non il casco e nemmeno presero con loro le moto, bensì si diressero a piedi fuori del rifugio fino in strada, dove continuarono a camminare tranquillamente come dei normali cittadini.
- Possiamo fermarci in un bar? - Domandò Desmond, rompendo il silenzio.
- Come mai? - Lo interrgò stupito Ezio.
- Sto morendo di sete! -
- Non potevi bere al rifugio? -
- Mi è passato di mente...! - Dovette ammettere infastidito.
- Reidratarsi è importante! E' una cosa che devi fare appena hai tempo o rischi di finire nei guai. Immagina se adesso fossimo dovuti scappare o avessi dovuto combattere... Tu saresti stato il primo a cedere! - Lo rimproverò con tono serio quanto preoccupato.
- Ti prego risparmiami la predica...! -
- Desmond è importante! - ripetè il maestro.
- Cristo, lo so...! Adesso, per favore, possiamo fermarci in un fottutissimo bar? - Chiese con una nota di isteria nella voce, che gli grattò la gola secca, provocandogli un colpo di tosse.
Ezio, arrendendosi davanti l'inettitudine del ragazzo, lo spinse dentro la prima caffetteria che vide in zona e si sedette ad un tavolo, per farsi servire; la cameriera arrivò immediatamente, facendo occhi dolci al più anziano dei due clienti, che, manco a dirlo, contraccambiò bonariamente, quindi ordinarono due bicchieri d'acqua, un succo alla mela verde, di cui Ezio aveva scoperto andare pazzo, e un caffè macchiato per Desmond.
Appena le bibite vennero consegnate, il Mentore porse al novizio ambedue i bicchieri, che vennero svuotati velocemente, solo allora si godettero il resto dell'ordinazione.
- Per stasera stavo pensando di farti indossare una camicia, tanto per vedere come ci stai...! -
- Dobbiamo comprare anche un paio di scarpe nuove... Le mie si stanno rovinando! - Aggiunse alla lista Desmond, cercando di non pensare troppo alla camicia, chissà poi di quale colore, che Ezio voleva fargli indossare.
- Allora fanno due paia di scarpe - Contò l'altro ad alta voce.
- Due? -
- Non pretenderai di uscire con delle misere scarpe da ginnastica stasera? - Chiese sconcertato Aquila Bianca.
Desmond fece per aprire la bocca e rispondere, ma venne fermato dal compagno con un gesto della mano.
- Non voglio sapere... Le cose stanno così: adesso usciamo da quella porta, compriamo qualcosa di decente da metterti addosso, e, oltre un nuovo paio di quelle cose orrende che chiami scarpe, anche delle calzature vere per occasioni come queste! -
- Ma non ha senso! Quante altre volte pensi ci capiterà di uscire a festeggiare qualcosa? -
- Anche una sola volta vale la pena... E poi così facciamo girare l'economia! - Detto ciò, Ezio si alzò, lasciando i soldi sul tavolo e avviandosi verso la porta seguito a ruota dal novizio, che gli fece notare. - Ma noi - e sottolineò il soggetto plurale - non compreremo quella roba, o sbaglio? -
Il fiorentino si voltò e gli lanciò un sorriso malizioso - Dettagli...! -
Se gli aveva detto di portarsi dietro la Mela c'era un motivo, in fondo.

°°°
Salve a tutti! Inizio col chiedervi scusa se non ho postato nulla questo weekend come mio solito, ma sono scesa a Roma dai miei questo weekend (studio a Parma, per chi fosse curioso di sapere... nessuno? vabbè!XD)
Che dire? Capitolo che apparentemente può sembrare irrilevante, a me è piaciuto molto mentre lo scrivevo. Adoro Altair! Anche Ezio me gusta, perchè me lo immagino con un grande senso per la moda! :D Falco è un po' a parte in questo chappo, ma anche ciò rispecchia il suo carattere riservato, che tende a non farlo notare molto! ;P
Spero che un pochettino sia piaciuto! Eva13 e Bumbj So che la mia story vi piace molto e vi ringrazio in anticipo qualsiasi cosa diciate di positivo! Se poi avete anche qualcosa di negativo da condividere ben venga! XD ( Bumbj se non riesci a recensire a causa dei problemi di cui hai accennato stai tranquilla ok!? ^^ )
Vorrei spilarvi che non ci saranno scene di azione o di fuga per un po', ma sto pensando di rivisitare i next chapter che ho già scritto, quindi forse ne uscirà qualcosa in più... Vedrò e vedrete caso mai anche voi! XD
See You! ;-)

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Capitolo 10
*** Pub. Sesso. E Nanna! ***


Chapter X

 

I quattro assassini entrarono dentro il locale, attirando su di loro non pochi occhi, soprattutto di ragazze, ma, fingendo di ignorarli, chiamarono con un semplice gesto un cameriere che li condusse nella seconda delle tre sale, e offrì loro un tavolino abbastanza appartato e posto vicino ad una finestra dalla facile apertura verso l'esterno.
Si sedettero con falsa nonchalance e preserono in mano i depliant delle bibite, su cui spicava chiaro il nome del posto: "Artistico Pub"; la taverna era divisa in tre sale, la prima austera in legno scuro e mattone, la seconda, dove si trovavano loro, aveva uno stupendo dipinto sulla parete principale della Roma antica, e la terza sala simile alla prima. Ezio, la cui intenzione iniziale era quella di spostarsi verso il Vittoriano, aveva ripiegato su questa scelta, non appena aveva sentito due ragazzi parlarne tanto bene, durante lo shopping con Desmond.
Una cameriera si avvicinò al tavolo, mangiandoseli con gli occhi senza ritegno e sperando di porter rimorchiare uno dei quattro, ma, non appena avvertì la tensione che aleggiava sul tavolo, si fece un poco indietro e chiese semplicemente cosa potesse portare loro.
- Innanzitutto un suo sorriso... - Flirtò immediatamente Ezio - Stia tranquilla i miei compagni non mordono le belle signorine come lei! -
La ragazza arrossì un po' e impacciatamente prese il blocchetto per scrivere. Desmond finse di non essere scocciato della situazione e diede il suo ordine - Per me una birra scura media. -
- Invece noi prendiamo tre bionde, medie per cominciare. - Disse affabile il fioretino, consegnado una banconota da 50 euro. - E qualche stuzzichino se ne sono rimasti di buoni...! - E vai con l'occhiolino!
Desmond alzò gli occhi al cielo e sospirò, mentre Altair, al suo fianco grugnì scocciato e mormorò qualcosa, di poco carino, in arabo.
La cameriera scrisse tutto, prese i soldi e si dileguò.
- Se sapevo che dovevate rovinarci la serata vi lasciavo a casa a giocare con il computer...! - Si lamentò Ezio, togliendosi il giubbotto di pelle da motociclista e rimanendo con la sua camicia celeste aperta sul petto, seguito dagli altri due assassini più anziani, che cercavano di trattenere i loro istinti omicidi verso il compagno, e dal più giovane, che sembrò quasi a suo agio.
- Sei stato proprio tu a rompere perchè uscissimo con voi, ricordi? - Osservò acido Falco, senza alzare gli occhi dal tavolo. Lui non amava, anzi odiava letteralmente, la folla, gli estranei e in generale chiunque non si chiamasse Aquila Maestra, Aquila Bianca e Uccellino; le sue straordinarie abilità sociali ne erano la prova lampante: se non eri un componente del gruppo potevi anche star tranquillo che ti lasciava morire, ignorando bellamente le tue suppliche di aiuto!
Altair, invece, dall'alto della sua paranoia quasi millenaria, vedeva in chiunque gli si avvicinasse troppo, lo urtasse o tentasse di parlargli, un individuo sospetto da uccidere all'istante per evitare rogne fin dal principio!
"Siamo nella merda...!" Non potè fare a meno di commentare Desmond tra sè e sè, mentre gli altri assassini continuavano a discutere tra loro, senza mai alzare la voce, al contrario abbassandola sempre più di volume e di timbro, man a mano che la conversazione si faceva più rancorosa.
A zittirli fu l'arrivo, quanto mai propizio, della cameriera che posò sul tavolo quattro boccali belli pieni e qualche ciotolina e piattino con dentro salatini, patatine, pezzetti di focaccia e bruschette; lasciò il resto del conto sul tavolo, ma Ezio, sfiorandole il fianco la fece girare e le diede una mancia generosa, più per le forme che per il servizio, poi la lasciò andare con un secondo ammicco d'intesa.
- Non voglio donne tra i piedi domattina! - Proclamò in un sibilo Altair, prima di buttare giù un sorso della sua birra.
- Però non c'è problema se sto fuori stanotte, vero? - Chiese retorico e malizioso Ezio, già pregustando la nottata.
- Per me puoi anche morire fuori stanotte! - Ringhiò tra i denti Falco.
" Dio... Chi me lo ha fatto fare di uscire! " Desmond iniziò a prendere in considerazione l'idea di scappare dalla finestra, alle spalle del francese, ma la scartò quasi subito. Lo avrebbero costretto a stare lì con loro: dovevano subirla insieme quella tortura!
- A volte dubito che siate sulla sponda giusta... - Osservò Ezio titubante e analizzandoli attentamente come fosse la prima volta che li vedeva.
- Idiota... - Lo insultarono contemporaneamente gli altri due nelle lingue rispettive.
L'Auditore rise sommessamente e spilucchiò qualche stuzzichino, trovando particolarmente sfiziose le focaccine, che quasi si spazzolò da solo in pochi minuti; nel frattempo l'atmosfera iniziò a rasserenarsi, poichè tutti e quattro sembravano cominciare ad abituarsi pian piano alla situazione, e, a conferma di ciò, ordinarono un altro giro di birre. Dopo essere giunti a metà del secondo boccale, gli assassini si sentivano abbastanza a proprio agio, tanto da cominciare a sciogliere la lingua.
- Tornando al discorso della sponda, Aquila Bianca - Fu stranamente Falco ad iniziare - Non credo che il nostro disinteresse verso le donne sia dovuto a tale motivo, ma semplicemente alla fedeltà che portiamo verso le nostre famiglie, che ci siamo lasciati dietro...! -
- Ma non devi mica preoccuparti Falco! Mica lo vado a dire a tua moglie... - Scherzò Ezio, prima di rendersi conto di ciò che aveva detto e chiese con occhi sgranati - Tu hai una moglie? -
- L'avevo... - Disse con voce spenta e lontana.
Desmond lo osservò per qualche minuto in silenzio, immaginado quanto potessero aver sofferto i suoi antenati nel vedersi allontanati dai loro affetti.
- Non dovresti essere tu quello con lo sguardo così buio e mesto, Uccellino...! - Osservò il francese guardandolo attraverso il boccale dorato e mostrandogli un sorrisetto, divertito da quello scambio di ruoli.
- E' vero! - Si aggiunse Ezio, dando una gomitata di scherno al giovane - Pensa a metter te su famiglia, che alle nostre ci pensiamo noi! -
Altair grugnì sonoramente davanti quella frase e fece notare - Ha solo 25 anni...! -
- Hai ragione... - Dovette dargli credito il fiorentino - A questa età la cosa migliore è divertirsi! - Si voltò verso il diretto interessato e domandò con tutta l'ingenuità e l'innocenza, che era in grado di mostrare al mondo - Vuoi che domandi alla cameriera se si aggrega a noi anche una sua amica? -
Altair sbattè forte il boccale sul tavolo, incurante del fatto che la sua forza potesse rompere entrambi, volendo.
- Ezio! - Urlò Desmond sconcertato, quasi strozzandosi con un'arachide. - Ma ti sembrano cose da dire?! - Iniziò a temere che il compagno fosse uscito di senno. - Per la miseria, hai quarant'anni suonati, non dovresti pensare neanche a queste cose! -
- Siamo tra uomini, Cristo Santo! Se non ne posso parlare con voi, con chi altri? E poi l'amore non ha età! -
- Ma questo non è amore! -
- Dipende dai punti di vista...! -
Desmond si schiaffò una mano in faccia, già arrendendosi di fronte la libido che sembrava aver invaso la mente e il corpo dell'italiano - Vi prego cambiamo argomento... -
- Desmond è una cosa seria! Sei a secco da più di un mese. Non ti farebbe male svagarti un po'! -
- Ci mancano solo gli svaghi...! - Si fece sentire Altair - Per ora deve concentrarsi sull'allenamento e sullo stare lontano da Assassini e da Templari...! -
- E capirai per una notte! Roba di poche ore! - Prese Desmond per le spalle con un braccio e lo trascinò a sè - Tranquillo ragazzo ti dò io qualche dritta su come sgattaiolare fuori dalla casa della tua bella, senza svegliarla...! - Finse di sussurrargli all'orecchio, rendendo invece pubblico ciò che diceva.
- Aquila Bianca non pensarci neanche! - Ordinò Falco lanciandogli il guscio di un pistacchio.
- Se sei invidioso bastava dirlo! Dai aggregati che spiego anche a te! -
- Ma che cavolo vai blaterando! Uccellino guai a te se ti scopro a fare cose del genere! -
- Ma io non ho detto niente! -
- A volte le parole non servono...! - Disse Ezio con tono beato, come proclamando una verità assoluta.
- Ezio piantala! - Gli sbraitò contro Desmond, furente per il casino che si stava creando al tavolo, di cui lui era l'oggetto di discussione.
- Volevo solo fare del bene! - Controbattè l'altro, sconcertato dal rifiuto del novizio.
- Tieniti le tue voglie per stanotte e lasciamene fuori! -
- Va bene, magari non sei in vena, stanotte... Che ne dici di domani? -
- Ma è una congiura! -
Desmond colpì il tavolo con la fronte, cercando di farsi più male possibile, per svenire lì sul momento e non dover affrontare più un argomento simile con l'assassino di Firenze.
- Ezio. Adesso basta giocare. Stiamo attirando non poca attenzione. - Altair richiamò tutti all'ordine e quattro paia di occhi sondarono la stanza, facendo tornare i curiosi alle loro precedenti attività.
Ma ovviamente, secondo voi, un uomo voluttuoso come era Ezio Auditore da Firenze in quel momento, poteva lasciar cadere l'argomento così, semplicemente per qualche orecchio di troppo ad ascoltarlo? Certo che no! La discussione riprese con toni più pacati fin verso le undici, quando la cameriera venne ad annunciare al suo spasimante che aveva terminato il suo turno e che gradiva essere riaccompagnata a casa tra braccia forti e sicure. Quindi il quarantenne abbandonò il gruppo, seguito da un generale sospiro di sollievo.
- Ditemi che non è sempre così... - Domandò Desmond esausto.
- Mi crederesti se ti dicessi che è anche peggio? - Lo interrogò Altair, sorseggiando il suo terzo boccale, offerto dalla casa, almeno a dire della ragazza del pub.
- No. -
- Bè... Lo è. Quindi fattene una ragione. -
Desmond aveva sentito molte volte e letto in molte riviste scientifiche che per gli uomini non... "Fare l'amore" per lunghi periodi era un vero problema, poichè era una necessità naturale. Ma Ezio era davvero un caso patologico! Non che Altair, Falco e lui stesso fossero normali, ma l'Auditore faceva per tutti e tre! Erano più le volte che dormiva fuori che quelle in cui stava al rifugio nel suo letto! - Ma non è un problema che dorma fuori quasi tutte le volte? - Domandò.
- Temi che possano seguirlo? - Chiese Altair con voce indecifrabile; difficile capire come avrebbe reagito alla risposta di Desmond che biascicò qualche consonante e qualche vocale a vuoto, prima che Falco giungesse in suo soccorso.
- Aquila Bianca non è un novizio. Ha anni di esperienza sulle spalle. Anche dopo una notte di piaceri rimane l'assassino migliore che Roma abbia mai visto...! -
- Mi stai rimproverando di qualcosa, Falco? - Domandò Uccellino, leggermente irritato.
- Ti sto solo dicendo che ci sono delle differenze, grandi differenze tra ciò che puoi permetterti tu attualmente e ciò che possiamo permetterci noi...! -
- Quindi, a rigor di logica, io non ho il permesso di stare fuori neanche una notte a... Svagarmi, perchè se no comprometterei la fratellanza...! -
- Vedo che le mie lezioni sono servite a qualcosa! - Concluse compiaciuto il francese, lasciando il suo allievo totalmente esterrefatto dalla poca libertà che gli concedevano, oltre che della poca fiducia!
- Non si tratta di fiducia o di libertà non concesse, Desmond. - Parlò Aquila Maestra, come se gli avesse letto nel pensiero - Si tratta della tua stessa sicurezza, della nostra e di moltissimi altri innocenti che ci andrebbero di mezzo, se tu venissi di nuovo a trovarti nelle mani dei templari o dell'Ordine. -
Miles aveva sentito già un sacco di volte quelle parole, eppure ogni volta era come la prima: sentiva il peso della sua esistenza gravargli addosso senza neanche che lui lo volesse davvero. Era nato con quel fardello, come tutti i suoi antenati, e se lo sarebbe portato, probabilmente, fin dentro la tomba, se non oltre con la sua eventuale discendenza.
- Sì, lo so... -
Altair si addolcì per qualche secondo e gli poggiò una mano sulla spalla per fargli forza, poi riprese il suo tono autoritario - Allora saprai anche che, domani mattina, morto di sonno o no, ti tocca l'allenamento con i pugnali e la corsa parkour con Ezio! -
Desmond lo guardò afflitto e già privo di energie - Niente possibilità di fuga? -
- Se davvero fossi in grado di scappare da noi, non dovresti sottoporti a tutto questo...! - Notò Falco per lui, ridendo sommessamente per la rezione del novizio e alzandosi dal tavolo.
Gli altri fecero lo stesso ed uscirono dal locale.
Erano entrati che erano le nove, e già era passata la mezzanotte; Desmond accolse tale consapevolezza con un enorme sbadiglio e un brivido, che lo costrinse a mettersi e chiudersi il giubbotto di pelle sopra la camicia blu notte della Burberry, che Ezio aveva tanto insistito per "comprare", che, tradotto in termini pratici, voleva dire che l'avevano rubata, così come le altre cose, usando il potere dell'invisibilità della Mela; era bastato che il moro tenesse tutto in mano per far scoparire la merce, private dei cartellini e dell'antitaccheggio, e uscire indenne e rifornito dal negozio.
"Solo quattro ore di sonno... Non ce la posso fare!" Si autodemoralizzò il ragazzo, massaggiandosi nervosamente la nuca: un vizio che si era portato dietro dall'ultimo soggiorno all'Abstergo, ma di cui non ne capiva il significato intrinseco.
- Torniamo al Nido? - Chiese Falco, per nulla stanco, esattamente come Altair, che però ebbe il cuore di tener da conto le condizioni di Desmond, decidendo di avviarsi vero il rifugio.
Fortunatamente da ponte Sisto a ponte Cestio non c'era moltissima strada, ed era tutta dritta, quindi il giovane non ebbe alcun bisogno di concentrarsi sul percorso, nè tanto meno porse occhi e orecchie a ciò che lo circondava, poichè vi erano gli altri due vigili compagni a controllare che la zona fosse pulita. 

Altair adagiò piano Desmond sul letto e, solo dopo che Falco lo ebbe privato almeno del giubbotto e delle scarpe, lo avvolse nelle coperte, accertandosi di non svegliarlo, e bisbigliò un saluto al compagno che si ritirava per la notte, mentre lui si spostava in salone, ad attendere quell'altro sciagurato, che era in giro a fare baldoria, incurante di come fosse finita la serata per loro tre: a pochi metri dalla casa di mattoni in disuso, Uccellino, che già si trascinava a fatica in mezzo a loro, aveva perso i sensi, piombando improvvisamente in un sonno profondo, lasciando a loro due il compito di riportarlo nel suo letto.
"C'era da aspettarselo...!"
Si alternò tra la televisione e il computer per la sorveglainza, sempre acceso, per un paio d'ore, quando finalmente rincasò il figliol prodigo.
- 'Giorno...! - Salutò fresco come una rosa.
Altair si trattenne dal colpirlo, sapendo che tanto non avrebbe risolto niente e, senza ricambiare, disse semplicemente - Oggi sarà meglio posticipare l'allenamento di Uccellino. -
- Come mai? -
- Se ritieni che con solo quattro ore di sonno possa correrti dietro, allora pensaci te a svegliarlo. - E detto ciò si alzò per dirigersi in camera sua.
Ezio rimase invece nel salone. "Era davvero arrabbiato...!" Pensò prima di buttarsi sul divano, ad attendere semplicemente che il sole sorgesse e che il covo tornasse in vita. Si tolse le scarpe e la giacca, buttandoli sulla poltrona di fianco, seguiti dalla camicia, rimanendo semplicemente in jeans; poggiò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi, assaporando ancora il piacere di quella dolce notte. Era stata stupenda e delicata allo stesso tempo; la ragazza, dal corpo minuto e morbido, lo aveva aiutato a festeggiare davvero alla grande la buona riuscita della missione, ma, adesso, ripensando a come era irritato Altair, si sentì un po' in colpa per il piccolo Desmond. Si vedeva che era stanchissimo, già dal pomeriggio, ma lui aveva insistito per trascinarlo fuori fino a tardi; non che fosse davvero un orario poi così esagerato, dato che sicuramente gli altri tre erano rincasati verso mezzanotte, ma il problema stava nella sveglia. "Quello fa già fatica andando a dormire alle dieci... Figurarsi se oggi riesce anche solo ad aprire un occhio!" Sospirò davanti questa realtà, ma si disse che per una volta non sarebbe morto nessuno, e andò a prepare qualcosa da mangiare per la colazione, calcolando un membro in meno a tavola.

°°°
Eccoci quaaaa! :D
Salve, salvino a tutto il mio pubblico piccino!^^ Come state? Spero bene, chi più chi meno.
Spero che questo capitolo vi abbia strappato un sorriso! Non sono una grande comica, quindi non so se quello che può essere decementemente divertente epr me, lo sia anche per voi... Vabbè! Fa niente!
Ezio l'ho stimato troppo in questo capitolo. Lupo perde il pelo ma non il vizio, no? XD
MI dispiace per il piccolo Desmond. Se vi chiedete come sia possibile che sia crollato a dormire così per strada, bè un mio amico ci è riuscito, più o meno dopo una scena simile... tre boccali medi di birra ( non beveva da tantissimo... E non era -è- comunque uno che regge bene ste cose) ed è crollato a nanna! Che carino!XD
Bj ed Eva Ve lo devo proprio dire che voglio un commentino al chappo?! No, vero?!XD
Se qualcun altro volesse dire due paroline sarà opportunatemnte ringraziato nel prossimo chappo, se lo desidera, ovviamente!
See You!
;-)

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Capitolo 11
*** Pulcino Bagnato... Pulcino Sfigato! ***


Chapter XI

 

3 Novembre 2012.

Quando Desmond abbandonò il mondo dei sogni e si destò, si ritrovò raggomitolato sotto le coperte, nel suo letto nel rifugio; aprì un occhio, avvertendo qualcuno seduto sul bordo del materasso, che teneva una mano poggiata sulla sua testa, mentre col pollice gli carezzava piano i capelli.
Altair.
Il giovane si mosse, stendendo le gambe, indolenzite dalla posizione rannicchiata, e sbadigliò per cacciare via gli ultimi effetti del sonno; solo a quel punto il siriano levò la mano, ma continuò a guardarlo - Ben svegliato...! - Lo salutò, con voce bassa e calma.
- Che ore sono? - Chiese subito Desmond.
- Le cinque. -
Il moro mugugnò e si mise a sedere accanto all'altro assassino, muovendo piano la spalla sinistra, su cui aveva dormito tutta la notte, per riabilitarla.
- Lascia... - Gli disse Altair, facendolo voltare di tre quarti, e iniziando a massaggiargliela lentamente e con mano esperta.
Da principio Uccellino avvertì un forte dolore, che lo fece sussultare, poi i movimenti delle sapienti mani del maestro cominciarono a sciogleire i nervi e a scaldare il muscolo che si rilassò in pochi minuti, con grande piacere del ragazzo, che chiuse gli occhi e rallentò il respiro, completamente in balia di quella sensazione.
- Meglio? - Domandò dopo diversi minuti il siriano.
Desmond riaprì gli occhi e fece roteare il braccio, muovendo l'articolazione interamente, quindi annuì soddisfatto.
- Bene. Datti una pulita e vestiti che usciamo a fare colazione. -
- Come mai? -
- Falco e Ezio sono fuori a sbrigare alcune... Faccende. Quindi hai la mattina la libera. -
Uccellino lo guardò attonito. Non credeva alle proprie orecchie. Da quanto non si godeva un'intera mattina in libertà? Da quasi due mesi, ormai!
Saltò in piedi, prese dall'armadio i suoi vestiti buoni, per girare in città, e si fiondò in bagno: voleva sbrigarsi, così da poter passare più tempo possibile fuori, con o senza Altair a fargli la guardia!

- Cosa posso portarvi? - Domandò il cameriere, avvicinandosi al tavolino, dove i due assassini si erano seduti.
- Un cappuccino e un cornetto alla crema, per me! - Ordinò Desmond, togliendosi il giubbotto, poichè dentro il locale era già stato acceso il riscaldamente, seguito da Altair che aggiunse all'ordinazione un caffè espresso e uno strudel di mele.
Il tutto venne portato loro velocemente, visto che, essendo a malapena le sei, il bar contava ancora ben pochi clienti.
Sul tavolo accanto, vi erano sparsi dei quotidiani di diverse stampe e il siriano ne afferrò uno a caso, da poter leggere durante il pasto, mentre il giovane compagno assaporava un croissant caldo e cremoso dopo tanto tempo.
Era una giornata grigia nella grande capitale e un vento freddo faceva vorticare le foglie cadute dagli alberi, ormai quasi spogli, costringendo la gente a imprecare per la sciarpa lasciata a casa o per il giacchetto troppo leggero che non regalava la giusta protezione dal gelo improvviso.
" E pensare che, neanche un paio di settimane fa', sembrava che l'autunno non volesse degnarci della sua presenza!" Osservò Desmond, guardando fuori della grande finestra del bar. Dall'altra parte della strada potè scorgere, semi nascoste in un vicolo, le due Suzuki, in attesa che i loro proprietari terminassero di rifocillarsi per potersi godere una passeggiata a 180 km/h sul Grande Raccordo Anulare.
- Sia chiaro, Uccellino, che arriviamo fino a Frascati e poi torniamo indietro. -
- Mi lascerai almeno fare un giretto in città?! - Si lamentò il moro, ingoiando il boccone tutto d'un pezzo.
- Che c'è da vedere? -
- Niente in particolare, ma è sicura e tranquilla. Non dovrebbero esserci problemi a fare due passi. Una mezz'oretta, non chiedo molto! -
- Mh...! - Fu l'unico suono che emise Altair per poi tornare alle notizie di cronaca nera. Almeno non aveva detto di no! Era davvero difficile scendere a compromessi con un assassino millenario, che vedeva pericoli ovunque, soprattutto per un novellino, quale era considerato Desmond.
Quando ebbero terminato, lasciarono i soldi al tavolo e, mettendosi le giacche, si avviarono all'uscita, dove prelevarono da un attaccapanni i loro casci, in tinta con le rispettive moto; appena fuori, li accolse una folata di vento, che fece loro chiudere gli occhi, per proteggerli dalla polvere, poi si avvicinarono ai loro mezzi a due ruote, che fremevano dalla voglia di muoversi, indossarono gli elmi da corsa e accesero i bolidi, partendo per la gita fuori città.

- Des...Desmond...! Desmond!!- Gli urlò in un orecchio Altair, scuotendogli con vigore la spalla, per destarlo dal suo stato di trance.
- Co...? - Riuscì a malapena a cheidere Desmond, con la bocca impastata e il respiro leggeremente affannato.
Era già la seconda alluccinazione che lo coglieva, da quando erano arrivati a Frascati, mandando in fumo il proposito di aver una pacifica mattinata in giro per la cittadella.
- Come ti senti? - DOmandò Altair, sperando di non dover affrontare una terza crisi del proprio adepto.
- Ho bisogno di sedermi... - Confessò il ragazzo, barcollando verso una panchina libera della piazza, dove stavano passeggiando. Si sedette a peso morto, poggiò i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani; cercò di concentrarsi per non rimettere la colazione di qualche ora prima e fece respiri profondi, ma veloci, per ossigenare il cervello, in preda ad una forte confusione, dovuta ai postuti dell'allucinazione. Il siriano si posò anche lui sulla panca e gli massaggiò la schiena per dargli un po' di sollievo. - Respira più lentamente o rischi di andare in iperventilazione...! - Lo ammonì.
Desmond corresse la propria respirazione e presto iniziò a sentirsi meglio, tanto da riuscir ad alzare la testa, senza capogiri; fisso un punto nel vuoto per qualche secondo, attendendosi un'ennesima visione, ma non accadde nulla. Ciò lo tranquillizzò un poco, facendogli emettere un sospiro di sollievo.
- E io che speravo in un po' di pace... - Commentò ad alta voce.
Altair allontanò la mano, dalla schiena accaldata del ragazzo e allargò le braccia lungo lo schienale della panchina. - Non biasimarti... Non è una cosa che hai chiesto tu. -
Desmond strinse i pugni e serrò le mascelle per trattenere dentro di sè i molti snetimenti di odio, tristezza e paura, che gli invadevano il petto, rischiando di farglielo scoppiare ad ogni respiro; si concesse qualche altro attimo di silenzio, mentre ascolatava la semplice vita della gente della città, che li circondava nella piazza, poi propose - Torniamo a casa...? -
- Sei sicuro di voler tornare? -
Si concesse altri secondi per pensarci e rispose soltanto - Sì... -
Aquila Maestra si alzò dunque dalla panchina e offrì la mano al compagno più giovane, che accettò volentieri l'aiuto, tremando una volta in piedi, per un colpo improvviso di vento.
- Si sta abbassando la temperatura... - Disse l'assassino anziano, guardando il cielo sempre più grigio. - Sbrighiamoci o prenderemo un sacco di acqua! - E si avviarono verso il parcheggio pibblico, dove avevano lasciato le moto.

 Altair osservò con attenzione Desmond mentre percorrevano la Statale, diretti a Roma; si era posto leggermente dietro e lo seguiva, così da avere sempre la situazione sotto controllo, qualsiasi cosa fosse successa. Poi una goccia andò a colpire la sua visiera dell'assassino che, alzando la testa verso il cielo, pesante e grigio, vide un lampo e potè di seguito avvertire un tuono, tanto forte da sovrastare il rombo della moto.
L'acqua iniziò a cadere improvvisamente e con insistenza, e presto i due si ritrovarono la schiena e le gambe completamente bagnate; ciononostante non fecero soste, dato che sulla SS215 non vi erano punti di riparo in caso di pioggia, e continuarono sulla loro strada.
Poi Altair sentì delle voci nell'orecchio destro: la ricetrasmittente lo mise in comunicazione con gli altri due membri del gruppo, che non erano con loro in quel momento.
* Aquila Maestra? *
- Ti ascolto Falco, parla pure. -
* Qui abbiamo finito il lavoro, voi dove siete? *
- Sulla Statale 215. Stiamo tornando. -
* Dovete stare attenti. I templari sorvegliano le porte di Roma. *
Altair non domandò perchè l'Abstergo avesse deciso di mettere i suoi cani sull'uscio, e non dentro la città: probabilmente Falco ed Ezio aveva spedito delle copie fuori città, spostando lì i segugi.
- Va bene. Ci troviamo al solito posto? -
* Sì, a dopo. *
E la chiamata venne interrotta bruscamente senza saluti e Altair accellerò, portandosi al fianco di Desmond.
Questi voltò leggermente la testa per capire cosa il compagno cercasse di dirgli con i gesti della mano, segnali che aveva imparato presto a decifrare, poichè in moto era difficile mettere una mano nel casco e accendere l'auricolare. L'assassino di Masyaf gli comunicò che, poco più avanti, vi erano squadre di templari e che dovevano evitarli, separandosi momentaneamente. Punto di ritrovo era il solito ristorantino a Piazza Campo de' Fiori. Annuì, per far intendere che aveva capito il messaggio, poi insieme accellerarono.
Giunti in prossimità di Vermicino, Altair continuò dritto sulla Tuscolana, mentre Desmond uscì per imboccare Via di Passolombardo, che percorse per tutta sua interezza, passando poi dentro Via di Tor Vergata, fino ad arrivare all'incrocio con la Casilina, su cui si immise, per entrare in città. Ma, giunto nei pressi dell'Aeroporto di Centocelle, trovò traffico a causa di un blocco di controllo.
"Quando vogliono fanno le cose in grande...!" Osservò cinico, puntando l'Occhio dell'Aquila davanti a sè e avvistando la squadra di poliziotti, alcuni dei quali erano segnalati come templari, che controllavano i documenti di diversi guidatori, soprattutto dei motociclisti.
"Fantastico!" Sbuffò Desmond, aprendo il giubbotto e cercando nella tasca interna il portafoglio con i documenti falsi che Falco gli aveva fornito.
Fortunatamente non sembrò che i vigilanti chiedessero di togliere il casco a chi possedeva un mezzo a due ruote, ma solo di alzare la visiera, nel caso fosse in vetro riflettente, come quello dell'assassino. Altra rogna!
La fila si mosse lentamente e il moro decise di non sprecare carburante, perciò spense il motore e scese dal suo veicolo, trascinandolo a mano, bestemmiando come pochi, a causa della pioggia scrosciante che lo inzuppata fino alle osse; quando arrivò davanti i poliziotti, quasi gli tremò la mano dal freddo mentre mostrava la patente, con una foto stampata sopra, di un ragazzo con i suoi stessi occhi e il naso simile, ma chiaramente un'altra persona per tutto il resto. Poichè però tenne il casco con la scusa della pioggia, così come avevano detto gli altri riders, prima di lui, nessuno notò la differenza e lui potè tornare in sella al suo bolido, accenderlo e partire alla volta della capitale; tutto ciò non prima di aver starnutito con forza e aver ottenuto in cambio le scuse dei controllori, che mandò letteralmente a cagare nella mente!
Percorse la grande strada principale per quasi un'ora, se non più, poi entrò dentro Via La Spezia e continuò fino ad arrivare sul Lungotevere Aventino, risalendolo per giungere a Campo de Fiori, dove aveva appuntamento, a meno che gli altri non lo avessero creduto morto!
Nel frattempo aveva spiovuto. Ben magra consolazione, visto che era fradicio come un pulcino e freddo come un ghiacciolo a causa del vento che lo aveva sferzato durante la corsa; a chiudere in bellezza: il parcheggio prima della piazza era stracolmo! Dovette fare un paio di giri a vuoto, prima di trovare un posto decente dove lasciare la moto, di cui attivò l'allarme antifurto, tra una imprecazione e l'altra.
Appena arrivò al ristorante d'incontro, vide subito i suoi compagni, che lo attendevano fuori del locale, anche loro completamente bagnati e perciò impossibbilitati ad entrare senza riceve gli insulti del personale di servizio.
- Scusate il ritardo... - Disse, avvicnandosi e sfilandosi finalmente il casco, che gli aveva almeno tenuto la testa all'asciutto.
- Tranquillo, anche Altair è arrivato da poco. - Lo rincuorò Ezio, togliendosi il suo giubbotto sfacciatamente asciutto e passandoglielo.
Il ragazzo, tolto il suo, lo indossò senza pensarci due volte e un brivido di freddo lo scosse non appena avvertì il calore dell'indumento. - Bastardi...! - Insultò, senza riferirsi agli assassini lì con lui, ovviamente.
- In effetti non potevano essere più stronzi a lasciarvi prendere tutat quest'acqua! - Commentò alterato l'italiano, guardando preoccupato Uccellino.
- Uccellino, hai avuto problemi con il blocco? -
- No... - Rispose, quasi sussultando per un altro brivido - Dato che pioveva a diritto mi hanno fatto tenere il casco...! -
- Ci mancava solo che te lo facessero togliere per farti prendere una polmonite! - Si lamentò Ezio. Oggi era particolarmente agitato, che stesse ancora smaltendo l'adrenalina accumulata durante la sua missione con Falco?
- Posso sapere cosa dovevate fare te e Falco stamattina? -
I due assassini si guardarono per alcuni secondi, poi spostarono gli occhi su Altair per interpellarlo, e questi parlò per loro. - Falco, stamattina, ha intercettato alcune... Voci dalle alte sfere dell'Abestergo, circa il rinvenimento di uno dei Templi. Li ho mandati a verificare di cosa si trattasse e a prelevare il contenuto, prima dei templari. -
- Ah... - Fu l'unica cosa che riuscì a dire Desmond, abbassando lo sguardo dispiaciuto, ma non per aver chiesto, bensì lo rammaricava il fatto che i compagni non condividessero quelle informazioni anche con lui, se non a missione compiuta. Gli sembrava come se non si fidassero di lui, e questo lo buttava parecchio giù di morale.
Altair scosse la testa, sospirando, e gli poggiò una mano tra i corti capelli, scompigliandoli. - Se non te ne abbiamo parlato è semplicemente per tenerti lontano dai guai, che saresti andato certamente a cercarti. E comunque non serve che ti preoccupi per tutti i nostri spostamenti, sai bene che, se dovessimo affrontare una missione difficile, te lo diremmo. -
- Sì, lo so... - Fece il moro, poco convinto.
- Temi che non ci fidiamo di te, Uccellino? - Chiese Falco, arrivando subito al punto.
Desmond alzò gli occhi per incrociare quelli castano chiaro del francese, poi ripuntandoli a terra annuì semplicemente.
Ezio rise lievemente e disse - Non dovresti pensare ciò, bambino. Per questa missione c'era bisogno di spostamenti veloci e inosservati, se ci fossimo mossi tutti e quattro, avremmo dato ancor più nell'occhio. Per questo siamo andati solo io e Falco... -
- Ma perchè non me lo avete detto prima? -
- Cosa sarebbe cambiato? -
- Per cominciare mi sarei preparato all'idea di farmi un'ora di coda sotto la pioggia, ad attendere che i templari mi lasciassero entrare in città... E comunque, se foste finiti nei guai, avrei potuto aiutarvi! -
- Questa è una tua convinzione. - Lo rimproverò Altair, adesso a braccia conserte, - Se Falco e Aquila Bianca avessero avuto problemi, innanzitutto, tu saresti rimasto al rifugio a controllare eventuali movimenti sospetti in zona, e comunque, anche nel caso avessimo dovuto richiedere il tuo operato, ti sarebbe bastato obbedire agli ordini, come sempre. -
A Desmond sembrò di essere proprio un bambino, quando borbottò, insoddisfatto della paternale del maestro. - Questo non toglie che potevate dirlo anche a me... -
- Comportamento davvero maturo il tuo, Desmond! Mettere il broncio come un bambino... - Disse Ezio schernendolo.
- Non è vero! -
- Vuoi uno specchio? - Controbbattè l'altro, immediatamente, facendolo tacere.
- Adesso basta. - Intervenne Altair per porre fine a quella discussione - Puoi lamentarti quanto vuoi Desmond, ma oggi si è agito così. Punto... Ora torniamo al Nido a cambiarci, prima di andare a pranzo. - E detto ciò, si incamminò verso la stradina, dove aveva parcheggiato la moto.
Il gruppo a quel punto si divise in parte, Falco se ne andò per conto proprio senza neanche un saluto, mentre Ezio, che seguì Desmond, poichè aveva parcheggiato la sua Suzuki rossa in un vicolo, vicino a dove stava la nera del ragazzo.
- Mi dispiace... - Si scusò il moro, dopo alcuni minuti di silenzio.
L'italiano alzò un sopracciglio, sorpreso dal repentino cambiamento d'atteggiamento, ma disse - No, non preoccuparti. In fondo, non è tutta colpa tua, anche noi avremmo fatto meglio a dirtelo... Ma... -
- Ma? -
Ezio si guardò attorno, per vedere se qualcuno in particolare li stesse ascoltando, quindi, abbassando la voce, continuò - Altair non voleva che stessi tutta la mattina con l'ansia di sapere come ce la cavavamo. Voleva che potessi... Rilassarti! Visto come sei crollato per strada un paio di giorni fa, quando siamo andati a bere tutt'insieme! -
Desmond spalancò esterrefatto la bocca. Tutta questa apprensione dal vecchio siriano non se l'aspettava mica! Cioè... Sapeva che Altair teneva molto a lui, lo vedeva nei suoi piccoli gesti, ma quel pensiero era stato veramente... Carino. Carino e inaspettato. Piacevolmente inaspettato. Sorrise e abbassò lo sguardo - Credo proprio di dovermi scusare anche con lui dopo... -
- Sarebbe gradito, sicuramente...! - Confermò l'Auditore, scompigliandogli i capelli dietro la testa per gioco. - Io vado di qua, a tra poco! -
Desmond annuì e i due si separarono.

Giunto alla moto, avvertì l'ennesimo brivido percorrergli la schiena, ma un campanello d'allarme suonò quasi contemporaneamente nella sua testa, facendo intendere che vi era ben altro motivo a quel fremito.
- Desmond...? -
Sentì qualcuno chiamarlo, titubante, come non fosse sicuro della persona che aveva appena interpellato; si voltò e, riconoscendo immediatamente le due persone davanti a lui, si immobilizzò incapace di pensare e decidersi sul da farsi.
- Desmond, sei davvero tu? - Chiese la ragazza, facendo un passo verso di lui, ma si bloccò non appena udì il rumore della lama celata che veniva estratta.
Poi vide Desmond allungare in avanti una mano e urlare - No Altair! - Altair? Stava forse avendo un'allucinazione sul suo antenato?
Non ebbe il tempo di darsi una risposta, che vide il compagno accanto a sè crollare a terra tramortito, poi un dolore forte alla nuca e...
- Shaun! Rebecca! -
Più niente...

°°°
Salve a tuttiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Perdonate il colossale ritardo, ma per le vacanze sono andata a Gardaland e non sono riuscita a portarmi dietro il computer!! (tanto, a essere sinsera, non avrei scritto nè postato nessuno capitolo, poichè tornavo distrutta...-.-").
Che dire... In questo capitolo avevo progettato di descrivere una amorevole giornata tra Des e Alty, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo noioso (non che ora non lo sia per qualcuno di voi...XD) ed ho movimentato un po' la cosa, non tanto, ma giusto per far ricordare ai nostri eroi che templari e bad-assassini sono sempre dietro l'angolo!
Se vi state chiedendo se anche Altair ha preso tanta acqua come Desmon, (nessuno se lo chiede però, immagino...) la risposta è no! Lui non ha incontrato traffico e se l'è sbrigata con poco...! Povero Uccellino, tutte a lui capitano!XD
Ora la seconda domanda: Perchè so tornati quei due scassa balle di Shaun e Rebecca...?!?
Semplice! Perchè il mio cervello lì voleva a complicare la situazione! XP Inoltre sono personaggi che mi mancavano un po'!
Non credo che li farò apparire sempre in tutti i prossimi capitoli, dando loro qualche spessore, ma sappiate che anche se non nominati ci saranno, più o meno... Sono personaggi del gioco ufficiale e, dato che ho fatto schiattare Lucy, non me la sentivo di togliere di mezzo anche loro...! E comunque sono amici di Des, non li volevo nelle file nemiche! U_U Spero sappiate perdonarmi per questa scelta narrativa!
Bj grazie epr aver recensito anche il Prologo/Chapter 1!!! Eva perdona il ritardo colossale nel postare il chappo!^^" Vi voglio bene ragazze, per favore scrivete due cavolate per me nella recensione, grazie! ^0^
Buona Pasqua (in ritardo) a tutti, see you! ;)

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Capitolo 12
*** Stridii tra Aquile e Uccellini... ***


Chapter XII

Quando Rebecca riaprì gli occhi, constatò, innanzitutto, di essere ancora viva. Dolorante, legata con le mani dietro la schiena, ma viva. Era stesa a terra in una stanza buia, priva di finestre, ma potè riconoscere, non appena si abituò all'oscurità, la sagoma di un letto davanti a lei e di un armadio alla sua destra; si alzò con fatica e si mise seduta. Non ricordava perchè fosse lì, tanto meno chi ce l'avesse portata, l'ultima cosa che...
Desmond!
"Cazzo è vero!"
Lei e Shaun erano giunti a Roma da un paio di giorni, assieme ad un'altra squadra di assassini, per dare supporto ai templari durante il rintracciamento del Templio, che sembrava trovarsi da qualche parte fuori le mura della capitale italiana, e, quella mattina, avrebbero dovuto riportare alla luce l'antico sito, per avere nuove informazioni su Coloro-Che-Vennero-Prima, ma qualcuno li aveva fregati, anticipandoli e rubando il messaggio lasciato in eredità. Bella fregatura! Quei templi mostravano il loro contenuto una sola volta, e chi ultimo arrivava se la prendeva dove non batte il sole!
Avevano cercato di catturare i due tipi sospetti, che erano stati intravisti gironzolare nella zona, ma era stato tutto inutile. Alla fine, lei e il compagno britannico avevano preso una pausa per andare a mettere un boccone nello stomaco; e lì, in un vicolo poco lontano da Campo de' Fiori, avevano scorto il ragazzo.
All'inzio non erano certi che foss
e lui. Con quel giubbotto di pelle e la moto - e che moto! - affianco, con tanto di casco abbinato, non avevano creduto possibile che fosse davvero lui! Cioè, cavolo, da dove arrivavano tutti quei soldi?!

Ma, quando avevano provato a chiamarlo, Desmond aveva fatto l'errore di girarsi d'istinto, paralizzandosi alla loro vista, poi...
"Altair..." Ripetè quel nome con timore e confusione. Qualcosa nella sua testa le suggeriva che l'ex-compagno di squadra non lo aveva nominato a vuoto, ma la sua parte razionale diceva che non era possibile che esistesse una tale persona.
Shaun si mosse e mugugnò qualcosa di indistinto, prima di aprire gli occhi e cercare, anche lui, di fare mente locale.
- Piantala di startene a far nulla, Shaun! - Lo rimproverò, vedendo che l'amico non carburava abbastanza velocemente.- Sto pensando, Rebecca. Ma, in fondo, tu non sai cosa significa! - La insultò cinico come al solito. Peccato! Rebecca sperava proprio che la botta lo avesse miracolosamente cambiato!
- Che coglione che sei quando ti ci metti! -
- Becca, non credo sia questo il momento opportuno per insultarci a vicenda... - Si lamentò, mettendosi anche lui a sedere.
- Ma sei stato tu a iniziare! -
- Io ho detto solo una sacro santa verità...! -
- Che figlio di... -
Un rumore da fuori la stanza li fece tacere all'istante. Poi delle voci.

 Altair afferrò Desmond per la maglia e lo sbattè contro la parete del corridoio con forza, furibondo per il comportamente del novizio; non solo si era messo in mezzo a proteggere quei due, ma li aveva anche portati al rifugio! Cosa peggiore, Ezio lo aveva aiutato!
- Aquila Maestra, vacci piano...! - Gli intimò con poca convinzione Falco, alle sue spalle.
- Secondo te, si merita trattamenti speciali? -
- Piantala Altair! Non potevi pretendere che lasciasse morire quei due! Erano compagni di squadra! -
- Dici bene, Ezio... Erano! - Negli occhi si accese il fuoco della rabbia, che poteva essere percepita anche a metri di distanza.
Lo sono ancora! - Si battè Desmond, per nulla motivato a cedere alla paranoia del suo antenato
- Come puoi credere che lo siano ancora dopo tutto quello che hanno fatto? -
- Ma loro non hanno fatto niente! -
- Peggio! - Sbraitò Altair, mollando la presa per non soffocare il ragazzo, ma con il volto a meno di una spanna dal suo - Il peggior tradimento che qualsiasi persona possa compiere! -
- Parla quello che per il proprio orgoglio ha fatto uccidere il fratello del suo migliore amico, che ci ha anche rimesso un braccio! Mi pare che, anche tu, lì, non abbia fatto niente se non tornare a Masyaf a mani vuote! -
La follia si dipinse sul viso del siriano che scattò con il braccio per colpirlo, ma venne prontamente bloccato da Falco, che lo afferrò saldamente, tirandolo indietro, mentre Ezio si frapponeva tra i due, intimando - Adesso basta! -
Desmond, che si era davvero visto morto in quel momento, ebbe un calo di pressione e scivolò a terra, facendo preoccupare il fiorentino che si accovacciò accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla - Bambino ,tutto bene? -
Desmond scosse la testa con forza ed ebbe un capogiro, dovuto anche alla nausea che gli stava invadendo il corpo ed i sensi.
Altair, nel frattempo, si era calmato ed aveva perso l'istinto omicida, che aveva terrorizzato tutti quanti i presenti, perciò Falco lo lasciò andare, piano, e gli parlò soppesando le parole con cura - Aquila, per quel che ne sappiamo quei due si trovavano in zona per puro caso. Niente fa pensare diversamente per ora. Non sono un pericolo, e lo sai. Basterà tenerli d'occhio. -
- E per quanto? NOn avrai intenzione di dargli vitto e alloggio e poi lasciarli andare come se niente fosse! Facciamo pure vedere loro dove si trova il Nido e come si entra visto che ci siamo, no? - Ribattè sarcastico e con tono ancora furente, poi si voltò verso Desmond e puntò i suoi occhi iracondi in quelli sfacciatamente decisi del giovane - Non puoi compromettere la confraternita per l'affetto che credi di provare verso di loro! Non lo meritano! -
- Può anche darsi, ma non puoi ucciderli! Mi assicurerò io che non creino problemi. Ma... Ti prego, ALtair... Non ucciderli... - Abbassò la testa esausto e aggiunse in un sussurrò - Devo loro la vita...! -
Il Gran Maestro potè udire, comunque, distintamente le ultime parole, e si arrese. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, poi, riaprendoli, annunciò - E sia... Vedremo come si comporteranno e poi decideremo, per il momento, possono restare... Ma se succede qualcosa, qualsiasi cosa, sappi che ne risponderai direttamente tu. - Allungò una mano, per saldare il patto e Desmond, annuendo fermamente, la strinse, sentendosi poi tirare in piedi dalla forza millenaria dell'antenato.
- Grazie... - Fu tutto ciò che riuscì a dirgli, e lo fece usando l'arabo, per dar ancor più significato a quella parola.
Altair fece semplicemente un cenno con il capo, poi si allontanò verso il salone, in silenzio.
- Uccellino... - Lo richiamò Falco - NOn credo ci sia bisogno di dirtelo, ma... Non devono sapere nulla. Provvedi affinchè facciano meno domande possibili, almeno fino alla decisione finale di Aquila Maestra. -
- D'accordo... - Rispose, passando al francese questa volta. E anche il trentaduenne si dileguò nella Sala Grande.
- Come ti senti? - Domandò a quel punto Ezio, poggiandogli una mano sulla spalla, con occhi preoccupati.
- Non molto bene, a essere sinceri... - Rispose stringendo la felpa umida all'altezza dello stomaco, dove la nausea si faceva più forte - Dove possono dormire? -
- Sistemerò poi delle brandine nella tua camera, credo che sia grande abbastanza da ospitare tutti e tre...! - Spiegò l'Auditore, poi toccò la fronte, la guancia e la gola del giovane, quasi con un unico fluento movimento della mano: era caldo. - Stasera mangi, prendi qualcosa per combattere la febbre e fili a letto, ok? -
Desmond annuì.
Già! Con tutto il casino che era seguito dopo l'incontro al ristorante di Campo de' Fiori, il pranzo era andato a farsi benedire ed era ormai pomeriggio inoltrato, inoltre il moro non aveva avuto modo di indossare abiti asciutti rimanendo a covare l'influenza dentro quelli umidi, che aveva ancora addosso.
Anche Ezio lasciò Uccellino, che, dopo un paio di profondi respiri, aprì la porta di camera sua e accese la luce, trovandosi due paia di occhi a fissarlo attoniti alla sua sinistra.

 Desmond entrò nella stanza e loro non poterono che rimanere immobili, seduti a terra a fissarlo come ebeti! Il ragazzo non disse una parola, ma lasciò loro il tempo di ingranare e di formulare qualche frase di senso compiuto; si avvicinò solo per slegarli. Tanto era impossibile che scappassero da tre assassini centenari, come quelli seduti, a fare chissà cosa, dall'altra parte della casa, se una abitazione senza finestre e nascosta sotto terra potesse davvero definirsi tale...!
Rebecca si massaggiò i polsi con una smorfia, alla vista dei segni rossi lasciati dalla fune, poi tornò a guardare il moro, che avvicinandosi all'armadio ne estrasse dei pantaloni di fustagno neri e un pullover grigio chiaro a collo alto, ma ripiegato.
- State qui, finchè non torno... - Disse semplicemente, sparendo oltre la porta.
Seguirono diversi minuti di silenzio, finchè la mora non riottenne il dono della parola.
- Questo non ha senso... E' impossibile... Va contro qualsiasi legge naturale! -
- Si può sapere che blateri...? - Domandò Shaun, che aveva ripreso il suo contegno da "so-tutto-io"
- Dovrebbero essere morti...! - Sussurrò, temendo di essere udita.
- A quanto pare no. -
- Ma... Ma come? -
- Inutile che tu te lo chieda, li hai sentiti... Non ci daranno alcuna risposta. Quindi tieniti per te i tuoi interrogativi, che io ho già i miei a cui stare dietro! -
Rebecca sospirò afflitta, piegò le ginocchia e vi poggiò la testa, abbracciando le gambe. - E ora che si fa'? -
- Purtroppo... Nulla. - Disse l'altro alzando la testa e fissando il soffitto bianco spento - A meno che tu non ti senta un super assassino in grado di affrontarne altri tre contemporaneamente... -
- Fallo te! -
- Neanche morto... Preferisco vivere... -
Altri minuti di silenzio, prima che la Craine cambiasse argomento. - Però sono contenta...! -
- Di non essere morta? -
- Di averlo rivisto...! Idiota... -
- Chi? -
La nerd fece scattare la testa in su e si voltò per insultarlo - Desmond, genio! Sono contenta di vedere che è vivo e che sta bene! - Poi ripensando a come si era trascinato dentro e fuori la camera, aggiunse - Più o meno... -
Shaun, evitando il contatto visivo, disse, con voce impacciata - Anche io... - Non poteva affermare il contrario. Non riusciva a fingere che non gliene fosse importato niente in tutto quel tempo... Quasi tre settimane!
- Pensi che le altre squadre abbiano già iniziato a cercarci? - gli domandò l'amica.
- Sicuramente. Ma se ci hanno condotto qui, vuol dire che sanno che questo è un posto sicuro. -
- Non credo neanche ci sia campo... -
- Vuoi provare a contattarli? -
Rebecca ci pensò un po', ma, ricordando le parole minacciose di Altair sulle responsabilità che aveva Desmond, non se la sentì di fare qualcosa che lo avrebbe messo nei guai ulteriormente, perciò rispose semplicemente - No... Non ora almeno... -
- Immaginavo...! -
- E a te sta bene così? -
- Preferisco allungarmi la vita, piuttosto che vedermela inesorabilmente accorciata da tre assassini psicopatici che mi danno la caccia per vendetta! -
- Il solito esagerato...! -
- Scherzi? Non li hai sentiti!? -
- Fifone... -
- Sarà. Ma sempre meglio che stupidamente temerari...! -
Rebecca stava per ribattere, quando Desmond entrò nuovamente in camera, accompagnato da... Cristo, era proprio Ezio!
"Non ci posso credere!" Pensò la ragazza, fissando il Mentore di Roma, che contraccambiava lo sguardo, leggermente scocciato... Ops!
- Vi dispiace scansarvi? - Domandò, invitandoli con un cenno del capo a farsi da parte.
I due obbedirono immediatamente e si accostarono all'armadio, mentre gli altri sistemavano le brandine, che avevano portato dentro con loro, buttandoci sopra alla bell'e meglio dei materassi sottili e delle lenzuola pulite, con qualche coperta e pail. Poi si scambiarono delle parole in quella che riconobbero come italiano, senza capire però cosa si dicessero, tanto parlavano veloci e fluenti; ciò stupì non poco i due assassini dell'Ordine, poichè non si aspettavano che l'osmosi avesse avuto anche un tale effetto sul compagno moro. Alla fine Ezio uscì, rivolgendo ai due estranei solo una fugace occhiata, prima di chiudere la porta.
Desmond sospirò e si massaggiò dietro la nuca nervosamente, facendo sussultare Rebecca al ricordo di ciò che lo avevano costretto a subire all'Abstergo poco tempo prima.
- Sentite... - Iniziò il moro, richiamando la loro attenzione - Altair... Pretende che io non salti l'allenamento con lui. Voi restate qui. Se avete bisogno di qualcosa, potete chiedere ad Ezio... Lui starà di là in salone, in fondo al corridoio a sinistra. Intesi? -
- Sì, non preoccuparti. - Gli rispose Shaun dopo qualche secondo di riflessione.
Uccellino annuì ed uscì dalla stanza, lasciandoli nuovamente soli e in balia degli altri due assassini nel rifugio.

Quando Rebecca guardò l'orologio digitale al polso, vide che erano passate neanche due ore, in cui lei e il compagno non avevano fatto assolutamente niente! Erano stanchi, annoiati, confusi e soprattutto affamati e assetati!
- Ok, adesso basta! - Disse risoluta, alzandosi e avviandosi alla porta.
- Dove credi di andare? -
- A bere e a mettere qualcosa sotto i denti, non ce la faccio più! Vieni? -
- Ma sì, certo... Visto che ci sei perchè non ti fai anche portare a letto una tazza di caffè e latte e una briosche, mh? -
- Quanto sai essere fastidioso a volte...! - Si lamentò semplicemente lei, aprendo la porta e uscendo in corridoio. Il britannico la seguì con atteggiamento altezzoso.
Trovare il salone principale non fu affatto difficile, dato che, oltre alla camera da letto di Desmond, era l'unico altro ambiente illuminato; quando entrarono vennero accolti dal più completo disinteresse dei due assassini, che continuarono le loro attività senza neanche scomodarsi ad alzare gli occhi.
Shaun e Rebecca finsero di non farci caso e si avvicinarono al ripiano cucina, fissando il ragazzo dai capelli castano chiaro lunghi fino alle spalle, che lavorava con due computer in un angolo della grande stanza, e si chiesero chi fosse; nel frattempo, la mora aprì il frigo alla ricerca di qualcosa.
- Becca! - La riprese Shaun, guardando di sfuggita, preoccupato, i due padroni di casa.
- Cosa? - Chiese lei scandalizzata - Ho sete! -
- Di solito si chiede il permesso...! - E con la testa fece cenno ad Ezio sul divano, che faceva zapping col telecomando.
Rebecca sbuffò piano, per non farsi sentire troppo, e decise di far contento il compagno, chiedendo ad alta voce - Posso prendere un po' d'acqua? -
- Nessun problema. Se preferite c'è della birra. Se avete fame, prendete pure quello che trovate. - Informò atono Ezio, come se avesse un disco pre-impostato nelle corde vocali, per casi come questo.
La nerd mostrò un sorriso strafottente allo storico al suo fianco e tornò a fissare la cella frigorifera - Cosa vuoi? -
- Acqua. -
- Non hai fame? -
Shaun vide il cestino della frutta sul tavolo e decise - Mangio un frutto. -
- Penso che seguirò il tuo esempio... - Ammise la mora, richiudendo il mobilio dopo averne estratto la bottiglia d'acqua e una lattina di birra.
Si sedettero al tavolo e consumarono in silenzio il loro spuntino. Nel mentre poterono constatare che l'atmosfera non era tesa come s'immaginavano, anzi Ezio e lo sconosciuto sembravano traquilli e a proprio agio anche in loro presenza, o non gliene fregava niente, o nascondevano bene le loro emozioni.
"Buona la prima...!" Pensò con sarcasmo Shaun, mandando giù l'ultimo boccone della mela, che aveva deciso di mangiare, poichè gli agrumi non gli piacevano granchè, e nel cesto c'erano solo quei due tipi di frutti; poi qualcosa nella libreria all'altro capo della sala attirò la sua attenzione: tre sfere dorate che emanavano una fievole luce dorata a intervalli regolari.
- Quelle sono...? - Domandò ad alta voce, senza neanche accorgesene.
Ciò distrasse Ezio dalla sua attività, che seguendo lo sguardo del quattrocchi, intese cosa volesse chiedere. - Sì. Sono Mele dell'Eden. Ti stupisce? -
- Quindi siete stati voi a rubare il carico dell'aereo privato dell'Abstergo...! - Giunse a conclusione Rebecca, alzandosi di scatto i piedi e piantando le mani sul tavolo esterrefatta.
- Già... -
- E il Templio fuori le mura? Anche quella è opera vostra? - Supponse Shaun.
- Probabile. -
- O è sì o è no...! -
- Cosa domandi a fare se conosci la risposta? -
Tacquero davanti a tale replica e non osarono più parlare dell'argomento, preferendo cambiarlo; e la prima a parlare fu l'americana. - Tra quanto torna Desmond? -
- Chi lo sà... Tutto dipende da quanta voglia ha Altair di punirlo. -
- Per cosa, scusa? -
- Ha compromesso la confraternita portandovi qui. - Fu Falco, stranamente, a rispondere alla domanda, ma Ezio fu più esplicito - Sono solo tre le regole che devono essere rispettate dagli assassini, qualsiasi cosa accada. Trattieni la lama... -
- Dalla carne degli innocenti. - Sentenziò il francese con tono serio e quasi solenne.
- Agisci... -
- Con discrezione. -
- E non compromettere mai... -
- La confraternita. -
Seguirono attimi di silenzio religioso, poi Ezio tornò a parlare ai due ospiti.
- La colpa di Desmond non è non avervi ucciso, nè aver trasgredito agli ordini di Altair, per cui verrà comunque punito. Ma il suo peccato più grave sta nell'aver volontariamente ignorato una delle leggi base di tutto il nostro Credo, se non chè la più importante, poichè ora i percioli si faranno più frequenti e numerosi... -
Falco si intromise, avvisando - Stanno tornando. Aquila Maestra è passato ora davanti la telecamera dell'incrocio e... - Ma non aggiunse altro, buttando un occhio verso i loro ospiti, a cui però parlò Aquila Bianca. - Fareste meglio a ritirarvi in camera di Desmond. Non è il caso che stiate attorno ad Altair...! - I due annuirono e si defilarono.
- Speriamo che Aquila Maestra non vada oltre. Non credo che Uccellino potrebbe reggere altri allenamenti così massacranti. - Commentò Falco con quella che Ezio potè definire come preoccupazione nella voce.
- Credo che gliene vorrà ancora per un bel po'... il bambino l'ha combinata grossa questa volta! -
- E tu gli sei andato dietro! -
- Sai qual è il problema? Che io e Desmond li vediamo come degli innocenti da non uccidere. Tu e Altair come assassini dell'Ordine da eliminare. -
- E' quello che sono. -
- Sono anche amici di Desmond. Almeno lui li reputa tali, non possiamo ucciderli solo perchè noi siamo convinti di altro. Anche lui deve avere la possibilità di farsi valere. -
- Quindi sei dalla sua parte solo per fare numero? -
- Neanch'io mi fido molto di quei due, ma al contrario ho piena fiducia in Uccellino. Se fosse stato da solo, voi lo avreste ignorato... Ferendolo! Nè più nè meno come tutte le persone che fin'ora l'hanno circondato...! -
- Ci stai veramente paragonando a loro? -
- Potrei... E sapresti che avrei ragione! -
Falco sospirò. Non sarebbero andati da nessuna parte continuando così. Dovevano per forza attendere e osservare la situazione, prima di poterne discutere nuovamente.
Il portone d'ingresso si aprì e i due assassini asciutti puntarono i loro occhi sui corpi bagnati degli altri compagni: Altair stava ritto in piedi, fiero e autoritario come sempre, quasi per nulla provato dall'allenamento, con gli occhi che ancora covavano l'astio dentro di loro; Desmond, poco dietro, teneva la testa basta, stanco e afflitto, aveva il respiro leggermente accellerato, le spalle ricurve in avanti e tremava a periodi irregolari per il freddo che gli era penetrato fin dentro le ossa.
- Togliti le scarpe e tira su i pantaloni. Evita di sporcare a terra più del dovuto o sarai tu a pulire domani...! - Ordinò con tono burbero il siriano, prima di fare lui stesso ciò che aveva detto, per poi entrare ufficialmente in salone.
Ezio afferrò una coperta di calda lana, che aveva preparato non appena aveva udito ALtair dire, più di due ore prima, che si sarebbero allenati fuori... Sotto la pioggia! Si avvicinò a passo svelto verso Desmond e gliela poggiò accuratamente sulle spalle, avvolgendocelo e sfregando sulla schiena per scaldarlo rapidamente. - Era proprio necessario? - Domandò a vuoto, poichè l'arabo si dileguò in camera sua a cambiarsi prima di cena.
- Lascia perdere, Aquila Bianca! Uccellino vai a farti una doccia calda per riprenderti! - Disse imperativo Falco, ottenendo un debole assenso con la testa del giovane, che si mosse verso il bagno senza neanche passare per camera sua a prendere l'ennesimo cambio di abiti asciutti.
Ezio sospirò incronciando le braccia, poi le fece ricadere lungo i fianchi e, percorso il corridoio, entrò nella terza camera. 

La porta si aprì di scatto, facendo saltare in piedi i due nuovi coinquilini del Nido.
- Des...?! - Inziò Rebecca, trovandosi spiazzata alla vista dell'Auditore. - Desmond? - Domandò, con tono apprensivo.
- In bagno. - Rispose soltanto l'altro, scrutando nell'armadio alla ricerca di vestiti decenti.
Sembrava irritato per qualcosa. Qualcosa successa sicuramente al ragazzo più giovane del loro gruppo.
- Come sta? - Insistette la mora, allungando il braccio per toccarlo, ma fermandosi a metà intimorita.
Ezio tirò fuori dal guardaroba un pantalone da tuta, una maglia a maniche lunghe e una felpa pesante. - Starà bene. Ma per stasera non fategli troppe domande e lasciatelo riposare. - Rebecca e Shaun annuirono semplicemente, guardando l'assassino uscire di gran carriera dalla camera, dopo aver preso anche della biancheria pulita.
- Ora come ora, avrei voluto non averlo chiamato stamattina... -
- Non rimproverarti. E' stata una reazione naturale. -
- E' che... Sono stata così in pensiero per lui in queste settimane che non ho assolutamente pensato ai guai in cui sia noi che lui potevamo incorrere anche solo rivedendoci... E' stato più forte di me! - Si sentì in dovere di giustificarsi Rebecca e Shaun le poggiò una mano sulla spalla per confortarla, dicendole - Lo so. Tranquilla...! -

°°°
Eccoci qui, con il solito appuntamento del fine settimana.
Che dire...? (non ho mai niente da dire!)
Capitolo a dir poco inutile, ma non sapendo che scrivere eper non lasciarvi a mani vuote (che forse lo avreste preferito... vabbè!) Ho scritto queste righe (ed è anche venuto più lungo di quanto non volessi farlo...!).
Altair è a dir poco incazzato con Desmond! Falco idem. Ezio sta dalla sua parte solo per far numero ma in realtà non si fida neanche lui... Siamo messi proprio bene!!
Spero di non avervi annoiato e/o deluso troppo con questo capitolo!
Saluto  Sheriff Carter, Eva13, Chiby Rie_Chan e Bumbj e li ringrazio epr il loro supporto nelle ultime recensioni! Salutino speciale a Bj che è partite per 5 gg per la SLovenia, diretiti tata!!
Ora vado, See You! ;)

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Capitolo 13
*** Gazza Ladra...! ***


Chapter XIII

Quando Falco aprì gli occhi, svegliato improvvisamente da un suono forte ed indistinto, percepì immediatamente che non era ancora l'alba e che ci sarebbe voluta una buona mezz'ora prima che il sole salisse sopra l'orizzonte, quindi, ignorando qualsiasi cosa stesse accadendo fuori, strinse a sè il cuscino, che teneva abbracciato accanto a sè, invece che sotto la testa, e chiuse gli occhi per tornare nel mondo dei sogni.
Poi di nuovo quel rumore fastidioso, ma questa volta capì di cosa si trattasse: qualcuno stava urlando. In casa. Da una delle altre camere.
"Uccellino...!" Pensò tirandosi su a forza, pronto a scattare fuori della camera non appena avesse udito di nuovo il lamento angosciante del novizio.
Silenzio.
Supponendo che la crisi fosse già cessata o che qualcuno aveva destato il ragazzo, sottraendolo alla tortura, tirò un sospiro di sollievo e ripiombò nel letto, acciambellandosi attorno al morbido fagotto di piume e chiudendo gli occhi per riposare ancora trenta minuti.

Altair alzò la testa dal libro che stava leggendo, distratto dalla voce del novellino, che sembrava essere preda di un altro incubo da animus, si diresse perciò in camera del ragazzo, per accertarsi che stesse bene, ma giunto davanti la porta il suo fine udito potè cogliere delle voci all'interno. Ascoltò in silenzio, per poi ritirrarsi in salone come se niente fosse successo.

Rebecca venne svegliata dall'urlo di Desmond, che la fece sobbalzare e scattare in posizione seduta per guardarsi intorno, terrorrizzata da qualsiasi cosa stesse accadendo. Poi capì.
Il ragazzo non stava bene, poichè l'osmosi continuava a torturarlo nonostante le sessioni di animus fossero finite, e si agitava nel letto con movimenti spasmici e tesi. Subito la mora scansò le lenzuola e si portò vicino al letto dell'amico, seguita da Shaun, destato dal suo sonno per lo stesso motivo, che accese la lampadina a muro, per fare un po' di luce.
- Desmond...! - Tentò l'inglese a voce, ma nulla.
La nerd allora poggiò una mano sul petto caldo e affannato di Desmond. - Des! - Lo richiamò con più decisione, ma senza alzare troppo la voce, temendo di svegliare tutti gli altri coinquilini.
Il ragazzo rallentò il respiro e aprì piano gli occhi, riuscendo dopo un paio di tentativi a mettere a fuoco gli altri due, poi mormorò qualcosa di poco chiaro e cercò di alzarsi, ma venne trattenuto dalle braccia leggere di Rebecca, che suggerì - Meglio se resti giù ancora un po'... -.
- O potresti sentirti male. - Spiegò Shaun accanto a lei.
Desmond annuì semplicemente, poichè aveva la gola secca e la bocca troppo asciutta per poter parlare coerentemente, quindi si distese supino e fissò il soffitto senza dire una parola, poi richiuse gli occhi, ma solo per riposarsi e riprendersi.
- Fai spesso incubi così vividi? - Domandò la mora, sedendosi per terra, vicino alla spalla dell'amico.
- Quasi ogni tre giorni... - Riuscì a rispondere Desmond, ma fu costretto a schiarirsi la gola, poichè la voce, uscendo, gliela aveva grattata fastidiosamente.
Shaun si spostò vicino alla sua branda e raccolse da terra la bottiglia d'acqua, che, dopo cena, si era portato in camera per la notte, e la passò al ragazzo, il quale accettò e, alzandosi a sedere, bevve diversi sorsi avidamente, prima di restituirla al legittimo proprietario, che la tenne in mano per una seconda evenienza.
- Cosa ti mostrano di solito? - domandò Rebecca, voltandosi per poter vedere il ragazzo in volto. Sembrava così stanco. "Sicuramente ha la febbre... Con tutta l'acqua che ha preso ieri non mi stupisce che stia così, anche dopo aver preso l'analgesico...!"
- Non me lo ricordo... - Mentì spudoratamente per evitare l'argomento, mentre stringeva i pugni, stropicciando il lenzuolo, per trattenersi dall'urlare di nuovo, spaventato e afflitto da ciò che aveva visto nei suoi oramai numerosi sogni.
- Non dovresti tenerti tutto dentro! - Lo rimproverò Shaun.
Ma il giovane non rispose a quelle parole, come avrebbe fatto normalmente, si limitò a tacere e a fissare un punto indeterminato della coperta. - Mi dispiace... - Disse alla fine, lasciando gli altri due confusi.
- E per cosa? - Domandò l'americana.
- Per... Avervi coinvolto in questo casino... -
- Non è colpa tua Des...! - si affrettò a interrimperlo Rebecca, seguita da Shaun che aggiunse. - Non è colpa di nessuno! Ognuno ha fatto ciò che riteneva giusto! Noi ti abbiamo seguito e chiamato. Tu non ci hai fatto sgozzare dai tuoi antenati. E loro cercano di proteggerti uccidendo chiunque veda la tua faccia, noi compresi. -
- Posso chiedervi cosa avete intenzione di fare adesso? - Chiese Desmond, alzando gli occhi verso i due compagni.
- Niente... - Rispose sorridendo benevola Rebecca e sfiorandogli il tatuaggio sull'avambraccio sinistro. - Faremo i bravi. Come Altair, anche noi abbiamo bisogno di tempo per pensare e decidere. Speriamo solo di trovare un accordo che vada bene alla maggior parte di noi! -
Uccellino ricambiò il sorriso, ma non con gli occhi, troppo colpevole e intimorito dai possibili futuri che si prospettavano per i due assassini dell'Ordine, a cui lui stesso li aveva condannati.
Rebecca cercò di rassicurarlo con nuove parole, ma lui parlò per primo - Che ore sono? -
- Le quattro e mezza. - Rispose Shaun, guardando l'orologio d'acciaio, che teneva al polso.
- E' ora di alzarsi...! - Annunciò, seguito dal rumore delle porte degli altri assassini del covo, che uscivano dalle loro camere.
- Dovresti restare a letto! - Gli fece notare l'amica, ma lui la ignorò scansandola il più gentilmente possibile per potersi alzare e vestire - Ho già saltato ieri l'allenamento con Ezio. Non posso permettermi certi lussi, non ora...! - E si buttò addosso gli stessi abiti con cui aveva cenato il giorno prima. In fondo li aveva indossati solo per un paio d'ore, erano praticamente puliti! - Voi che fate? -
- Veniamo anche noi, aspettaci...! - E si sistemarono velocemente, senza troppo far caso al loro aspetto, che era sicuramente più sano di quello del moro.

- Buongiorno...! - Li salutò Ezio, nella sua lingua madre, incurante che forse i due ospiti non capissero. Fortunatamente però Shaun e Rebecca, avevano qualche consocenza rudimentale dell'italiano e risposero tranquillamente, mentre Desmond rimase tacito.
Ognuno prese quello che voleva dal frigo o dalla dispensa e si sedettero al tavolo tutti e sei, grazie all'aggiunta di due sgabbelli; mangiarono senza troppe chiacchiere, poi a fine pasto Altair lanciò a Uccellino una scatola di compresse e disse - Oggi niente allenamento. Riposa. -
Il moro guardò prima la scatola del medicinale, poi l'assassino siriano - Grazie... - Riuscì semplicemente a dire, sorridendo leggermente, adesso più sereno. L'uomo gli passò dietro e gli diede una pacca amichevole tra le scapole, poi si dileguò in camera sua.
- Meno male che oggi il nonno è di buon umore! - Scherzò Ezio, dopo essersi accertato che la porta di Altair si fosse chiusa.
- Non è una questione di umore, Aquila Bianca! - Lo rimproverò immediatamente Falco.
- A te invece girano sempre in qualunque caso! -
- Pensa a portare la roba in lavanderia o presto non avremmo di che vestirci. - E detto ciò si alzò dal tavolo tornando a lavorare ai suoi computer.
Nel frattempo, zitto zitto, Desmond aveva buttato giù le pasticche effervescenti e iniziava a lavare le tazze e i piatti usati dai compagni, mentre Shaun e Rebecca sembravano particolarmente attratti dalla fievole luce delle Mele.
- State attenti o vi caveranno gli occhi! - Li distolse Ezio, incrociando le braccia e piazzandosi davanti i due per evitare il contatto visiva con i Frutti del desiderio.
- Che idiozia! - Sbottò Shaun.
- Vuoi provare? -
- E' impossibile divenire ciechi semplimente guardando un globo dorato! -
- Hai ragione. Cechi no. Ma pazzi sì...! - Il tono del fiorentino si faceva sempre più greve, mano a mano che la conversazione andava peggiorando.
- Come sarebbe a dire? - Domandò Rebecca intromettendosi.
- La Mela non può essere impugnata a lungo da persone che non discendono direttamente da Adamo ed Eva, i primi figli derivati dall'unione degli Dei e degli uomoni della prima civiltà... -
- Ma Al Mualin, Rodrigo e Cesare, l'hanno usata! E anche Leonardo ne ha visitato i contenuti, o no? - Domandò Shaun interessato all'argomento.
Falco grugnì dalla sua postazione, facendo intendere all'Aquila e all'Uccellino di darci un taglio, ma il più anziano dei due, continuò tranquillamente. - Infatti ho detto "a lungo"...! Tutti gli umani attualmente posseggono una piccola percentuale del DNA dei due antichissimi ancestori, ma solo coloro che mostrano una linea quasi completamente pura, non vengono soggiogati dalla brama di potere che la Mela trasmette per schiavizzare il suo possessore. -
- Quindi noi saremmo i deboli che la Mela chiama per poter fare il comodo suo, mentre Desmond e voi quelli che possono usarla a proprio piacimento! - Fece il punto della situazione la mora.
- Affatto! - La corresse bruscamente il Mentore - Anche noi possiamo cadere nel tranello dei Frutti se la usiamo senza alcuna parsimonia o lucidità! Il suo potere, per quanto al nostro servizio, ha il suo prezzo. Una volta che non siamo più in grado di pagarlo Lei cerca di impossessarsi anche di noi... -
- Una lama a doppio taglio. - Osservò Shaun, incronciando le braccia pensieroso - Rimane comunque evidente che il controllo mentale su di voi è quasi nullo in caso di scontro ad armi pari. -
- Godiamo di questo vantaggio...! -
- Quindi oggi, a rigor di logica, sarebbe meglio per Des non usare la Mela...! - Affermò Rebecca voltandosi verso l'amico, che si girò indispettito e rispose - Avere un po' di febbre non significa avere anche il cervello di un'ameba! -
- Scusa...! - Fece lei divertita da come se l'era presa.
- Non è che tu ci dia prova di una realtà diversa, Miles! - Canzonò strafottente il britannico, guardandolo dall'alto in basso con aria di sufficienza.
- Ok! Basta così...! - Intervenne immediatamente Ezio, per timore che la discussione oltre che degenerare svegliasse quel mostro di Altair. - Desmond vatti a lavare e vestiti che, febbre o no, i tuoi amici non posso passare il resto del soggiorno con gli stessi abiti! -
Desmond strabuzzò gli occhi incredulo a quelle parole e balbettò incoerente - E da quand'è che ho il permesso di uscire da solo con due persone di cui non vi fidate? -
- Ti conviene uscire da quì prima che Altair cambi idea! Non puoi neanche immaginare quanto abbia penato per convincerli a lasciarti andare nonostante il casino che hai combinato! -
- Da solo?! - Ripetè tutto d'un fiato il moro, paralizzato dalla notizia. Dalla grandiosa notizia. In quelle settimane non gli era mai stato permesso di mettere piede fuori dal Nido se non accompagnato da uno di loro, a meno che non si trattasse di una missione; ma uscire liberamente e andare dove voleva senza la guardia del corpo era una cosa fenomenale, a suo dire! - Come li hai convinti? -
- Fidati che non vuoi saperlo...! -
Il cigolare della sedia di Falco, fece concentrare l'attenzione di tutti su di lui. - Sei tu però quello addetto al guardaroba! - disse rivolgendosi ad Ezio. Sembrava aver avuto un ripensamento dell'ultimo minuto.
- Infatti io vado a lavare il tuo guardaroba e quello di tutti gli altri! A meno che tu non voglia passare le prossime due ore a guardare i panni sporchi che vengono frullati da una lavatrice mentre io vado beatamente a fare danni in un centro commerciale...! - Propose ironico e accigliato l'italiano, facendo irritare il francese, che si alienò nuovamente dalla comitiva.
Desmond alzò l'angolo della bocca in un ghigno e, seguito dai due amici, tornò in camera sua.
- Se dovete andare in bagno fatelo prima di me. -
E subito Rebecca si fiondò nell'agognata toilette a lavarsi velocemente e, restia, dovette accontentarsi del deodorante da uomo per mettersi qualche sorta di profumo addosso! Poi toccò a Shaun, che si prese tutto il tempo necessario e in ultimo a Desmond, che, nonostante dovesse farsi la doccia, impiegò meno degli altri due.
- Desmond! - Si sentì chiamare in italiano - Asciugati quei due capelli che hai in testa o rischi di prendere freddo! -
Il ragazzo sbuffò e prese il fon da dentro le ante sotto il lavandino - Sì, papà! - Lo sfottè senza problemi, asciugandosi per bene.
Una volta fuori bussò alla sua stanza, per far uscire gli altri due, e insieme si diressero nuovamente nel salone, dove Falco lanciò un mazzo di chiavi ad Uccellino. - Usate la macchina. Compra qualcosa per renderli meno riconoscibili al mondo! -
Desmond annuì e prese con sè il portafoglio con qualche banconota di grosso taglio dentro e la sua patente automobilistica, chiaramente falsa, dato che il nome che appariva non era il suo.
- Uccellino! - Questa volta fu Ezio a chiamarlo che gli lanciò un oggetto sferico.
Il novizio la afferrò immediatamente, senza neanche voltarsi completamente per capire di cosa si trattasse, quindi se la mise nella tasca del giubbotto impermeabile, da città non da moto, ed uscì.
- Stategli dietro e non fate scherzi...! - Li avvisò Falco, fulminandoli con lo sguardo.
Shaun e Rebecca annuirono velocemente, intimoriti e sparirono oltre la porta di legno massiccio all'ingresso per scendere nel magazzino.
Entrarono nell'Audi, i due maschi davanti e la ragazza dietro, e misero in moto.
- Cinture e, per favore, silenzio finchè non vi dico il contrario... - Inziò a dire Desmond, facendo manovra per allontanarsi dalle due Suzuki che aveva ai fianchi - E niente attacchi isterici! - Aggiunse per allietare il quadretto.
Il rosso e la mora si guardarono preoccupati e si strinsero alle loro cinture, puntando gli occhi davanti a loro, con la gola piena di domande che volevano uscire e che si tennero dentro con grande sforzo.
L'americano ingranò la prima, mise una mano nella tasca per toccare la Mela e partì dando gas e sfrecciando contro il muro del rifugio, accellerando all'ultimo, invece di frenare.
Shaun e Rebecca chiusero gli occhi terrorizzati e incapaci di prendere il volante per far sterzare la macchina e urlarono a bocca serrata per obbedire parzialmente all'ordine che gli era stato impartito.
Poi il Suv inchiodò e i due vennero strattonati in avanti, bloccati nel loro incedere dalle cinture che li trattennero ancora ai sedili.
- Ma che cazzo fai?! - SBottò isterica Rebecca, slacciandosi e sporgendosi verso il guidatore. Poi realizzò e ammutolì.
Non si trovavano più nel magazzino, ma in un garage sotterraneo, silenzioso e mezzo vuoto. Erano vivi e la macchina sembrava illesa. - Ma co...? - Balbettò incredula.
Desmond fece un respiro profondo, estrasse la mano dalla tasca e si massaggiò un poco le tempie, per poi passare alla nuca nervosamente, alla fine parlò - L'accesso principale al Nido è pedonale, per l'Audi dobbiamo usare metodi... Meno convenzionali, per portarla fuori! -
-Spiegati Miles! - Esordì Shaun cercando di nascondere la sua irrequietudine.
- La Mela. - Disse l'altro semplicemente - Uno dei suoi poteri è quello di rendere intangibile me e qualsiasi cosa sia in contatto con me. -
- E noi? - Fece Rebecca alzando si un paio di note il tono della voce.
- Io toccavo la macchina, e indirettamente anche voi, che eravate all'interno! -
- Cristo...! - Fu l'unica cosa che riuscì a dire lo storico, accasciandosi già esausto sul sedile.
- Figo! - Fece invece tutta esaltata la ragazza. - Quindi anche al ritorno lo facciamo? -
- Già! - Confermò Desmond ripartendo piano e uscendo fuori dal garage dell'Ospedale Fatebenefratelli, sull'isola Tiberina; mentre guidava continuava a strofinarsi gli occhi e a massaggiarsi una tempia, nel tentativo di restare lucido e di affievolire il mal di testa che stava incombendo nella sua calotta cranica.
- Ehi! Tutto bene? - Chiese apprensiva Rebecca, sporgendosi di nuovo in avanti.
- Sì, tranquilla. Solo un po' di stordimento. -
- Richiede parecchio impegno rendere intoccabile un Suv di queste dimensioni...! - Osservò Shaun continuando a guardare fuori del finestrino.
- Non sono le cose inanimate a darmi problemi... - Lasciò intendere Desmond, corrugando la fronte, quando vide passare in mezzo ai pedoni, che stava lasciando attraversare, anche delle guardie siriane.
- Des...! -
Si sentì scuotere la spalla e si voltò verso la mora dietro di lui - Che c'è? -
- Il tipo dietro è già un paio di volte che ti suona. Non credi sia il caso di partire? -
Il moro annuì e ripartì, si immise sul Lungotevere e proseguì fino al GRA (grande raccordo anulare) per dirigersi alla Romanina, il primo centro commerciale che gli venne in mente che fosse ben fornito e lontano dal rifugio.

 Parcheggiarono nel grande spiazzo accanto allo Shopping Center e, mentre di due passaggeri scendevano, Desmond aprì il cruscotto estraendone un auricolare che posizionò al suo orecchio destro e accese - Falco mi ricevi? -
* Alla buon ora! Occhi aperti Uccellino. NOn farci pentire di averti fatto uscire da solo! *
- Tranquillo! -
Falco grugnì gutturale a quella rassicurazione e mise in standby la chiamata senza dire nient'altro.
"Simpatico!" Pensò il ragazzo, scendendo dalla macchina e unendosi agli altri. Insieme a loro entrò nel grande edificio e attivò l'Occhio dell'Aquila per ispezionare la zona: a parte i vigilanti del posto, l'area sembrava libera; ciò fece tirare un sospiro di sollievo al giovane assassino che trascinò gli amici dentro il NYC.
- Non pretenderai davvero che io vesta quegli orrendi jeans?! - Sbraitò a mezza voce Shaun, fissando schifato il moro, che stava già estraendo un paio di jeans grigio-avana dalla stampella.
- I jeans sono la cosa che più di tutte passa inosservata. Poche storie o la prossima volta mando Altair a comprarvi qualcosa...! - E lo disse come se fosse la cosa peggiore di questo mondo.
Il rosso fece una smorfia e afferrò il capo d'abbigliamento sparendo in un camerino per provarli. - No. Davvero! Non c'è nient'altro che si possa mettere?! -
- Piantala e cambiati! - Gli urlò l'altro da oltre la porta. Dopo pochi sencondi gli bussò per farsi aprire e gli passò una maglione bianco a righe sottili grigie, con una camicia bianca, una cinta nera e delle scarpe dello stesso colore. Tutto della marca del negozio, ovviamente! Veloce, facile e indolore!
- Desmond... Ti pare che posso uscire conciato così? -
- Shaun, ho mal di testa e veramente poca voglia di discutere! Fidati se ti dico che o ti fai andar bene quello che ti do' io oppure torniamo a casa e mando Ezio ed Altair a fare spese! -
- Ne parli come fosse una cosa tremenda...! -
- Lo è... Credimi che lo è...! - Ammise Desmond con voce stanca al solo ricordo di quanto terribili fossero state le ultime compere con ambedue gli antenati. - Fatto?! -
Shaun aprì la porta dello stanzino e ne uscì titubante, guardandosi ancora allo specchio alle sue spalle, incerto se l'abbinamento fosse di suo gradimento e soprattutto se i pantaloni che indossava fossero davvero comodi come si vociferava. - Io li trovo scomodi...! -
- Ti assicuro che per correre sono perfetti! -
- Allora potevo mettermi una tuta! -
- Purtroppo per te i pantaloni di una tuta sono meno resistenti di un jeans, anche se più comodi! E comunque avresti dato nell'occhio con un vestiario del genere... -
Shaun dovette ammettere che il look che il compagno gli aveva scelto era alquanto anonimo, o meglio, comune; certo sarebbe stato difficile marcarlo a vista in caso di pericolo. - Rebecca? - Domandò infine notando che la mora non era nei dintorni.
- Nel reparto intimo per donna. - E con questa aveva detto tutto!
Zona off limit per loro!
- Immagino dovrei fare lo stesso... - Osservò logico l'inglese - Ma prima mi cambio. -
- No. Aspetta. - Lo trascinò nel camerino, stretto per tutti e due e lo bloccò contro lo specchio.
- Desmond ma che...?! - Il volto di Shaun assunse un colore in tinta con i suoi capelli, e cercò di divincolarsi quando sentì le mani di Miles toccarlo dietro il collo, afferargli il colletto della camicia e...
Staccargli di netto il cartellino con il prezzo!
- Il bello di questo negozio è che non ha l'antitaccheggio! Basta eliminare questi pezzi di carta ed il gioco è fatto! -
- Questo è un furto! -
- Non lo rimpiangeranno, tranquillo! Siamo fortunati che oggi sia così pieno, almeno passeremo inosservati! Comunque rilassati, la biancheria la paghiamo...! -
- Desmond, è illegale! -
- Sicuramente. - Disse l'altro uscendo come se niente fosse, lasciando l'amico esterrefatto a bocca aperta. - Muoviti a prenderti la biancheria! Prendi sette di tutto, ok? Cerca roba in offerta! - Prese un set identico a quello che aveva fatto indossare all'altro e altri due, gemelli tra loro: maglione grigio, camicia nera e blue-jeans; anche questi vennero rpivati delle etichette per la cassa.
Poi si diresse verso il reparto donna, dove trovò Rebecca, che, vedendolo, gli andò incontro con un cestino di roba in mano, contenta come solo le donne potevano essere, quando trovavano bella roba in saldo.
- Tutto ok? -
- Sì! - Esultò lei. - Adesso qualche vestito nuovo? Come lo hai conciato a quel frignone di Shaun? -
- Vedrai! Posso chiederti di togliere le etichette ai capi quando sei dentro lo spogliatoio? -
- Da quand'è che ti sei dato al furto? - Scherzò lei, senza però pretendere una reale e sincera risposta; accettò perciò l'alzata silenziosa di spalle dell'amico e si diresse verso un tavolo, ove stavano ben ripiegati jeans, sempre in offerta.
- Visto che hai detto a Shaun di prenderli, dovrò fare anch'io lo stesso per par condicio...! - Osservò tranquillamente e con occhi furbetti. La cosa non le dispiaceva poi tanto!
Poichè la ragazza sembrava voler scegliere da sè i vari abbinamenti, impiegarono il doppio del tempo a trovare la merce da portare segretamente via, ma tra un compromesso e un incitamento riuscorono a risolvere il tutto prima dell'ora di pranzo; si incontrarono poco lontano dalle casse e lì Desmond passò il portafoglio all'amico. - Dovrebbero bastarti per pagare l'intimo. Ci ritroviamo alla macchina, non gironzolate troppo! -
- Guarda che sei tu quello che segue tutti i fantasmi che vede...! - Fece notare Shaun, beccandosi una gomita nel fianco dalla compagna che lo zittò, prima che potesse girare ulteriormente il coltello nella piaga.
- Ehi! Non sono stato io a chiedere tutto questo! A differenza di te io non ho mai avuto nessun interesse nell'usare l'animus! -
Il rosso contrasse le mascelle e rimase a bocca serrata, sapendo di essersela meritata questa volta, quindi si limitò a strappare di mano il portafoglio a Desmond e a mettersi in coda per la cassa.
- Tu come esci? - Domandò innocemente la mora, guardando l'assassino rimasto con lei.
- Come tutti! Dalla porta. - E le fece l'occhiolino con un ghigno divertito sulle labbra, prima di sorpassarla e sparire improvvisamente, proprio nel punto cieco delle telecamere del posto.
Oltrepassò i detector, che rimasero silenziosi e si spostò velocemente fino alla macchina nella più completa invisibilità; non si rese però intangibile per non sprecare energie inutilmente, poichè avrebbe dovuto risparmiarle per riparcheggiare l'Audi nel magazzino del rifugio sotto l'isola Tiberina.
Quando Rebecca e Shaun raggiunsero il parcheggio, trovarono Desmond già lì che li aspettava, seduto sul bordo del portabagli, aperto, con i vestiti dentro delle buste anonime, probabilmente già presenti del retro del veicolo.
- Siete stati rapidi...! - Osservò compiaciuto, alzandosi per permettere a loro di depositare l'ennesimo pacco, poi passò ad entrambi dei berretti di lana con visiera, grigio per lei, nero per lui, così da riuscir a celare parzialmente il volto e soprattutto i capelli, che li avrebbe resi riconoscibili per eventuali amici o parenti a zonzo per Roma.
- Non fa abbastanza freddo per questa roba...! - Si lamentò Shaun.
- Preferivi un berretto da baseball? -
- No. - E si sistemò il cappello in testa velocemente.
Risolta anche questa di questione entrarono in macchina, senza ulteriori indugi.

°°°
Salve cari lettori!
Sento il vostro odio incombere sulle mie spalle! Un altro capitolo noioso e poco importante per la trama... Lo so! Odiatemi! Ma vi assicuro che il prossimo vi tirerà su il morale, anzi i prossimi due...! Così mi faccio un po' perdonare! ;)
In questo chappo l'ho scritto una domenica in  cui avevo una voglia matta di fare shopping ma che un po' epr il brutto tempo, un po' perchè nessuno me l'appoggiava, non sono uscita...! Ergo ho sfogato la mia voglia sui miei poveri pg! Ho sempre immaginato Shaun con i jeans e Rebecca vestita come una ragazza normale (ammette che il suo vestiario in AC:B fa pettare!XD) quindi ecco qui queste due righe...!
Perdonatemi anche per le tediose informazioni stradalu che metto ogni volta che si muovono, ma è per rendere la storia un po' più irrealistica e dato che sono di Roma, mi piaceva fare la saccente...! XP (non è vero... Anche se sono romana, per scrivere uso google-map satellitare per avere un'idea precisa su come spostarli!^^")
Saluto speciale a Bj (che è in gita credo) e Chiby Rie_Chan, che hanno recensito il precedente chappo, e un saluto anche agli altri due recensori Eva13 e Sheriff Carter!!
Un salutone anche a voi lettori anonimi che avete la pazienza di leggere!
See You! ;)

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Capitolo 14
*** Piccoli Artigli tra i Cieli... ***


Chapter XIV

Shaun e Rebecca tenevano difficilmente il ritmo di Desmond, che correva poco più avanti, guardandosi indietro solo per esortarli ad accellerare, ma, dato che stavano già correndo al massimo delle loro possibilità, per loro era impossibile fare più di così. Improvvisamente il moro svoltò in una stradina secondaria e si nascose rapido dietro dei cassoni dell'immondizia, e poco dopo venne raggiunto dai due amici ormai senza fiato.
" Non poteva essere una giornata come le altre?! " Imprecò Rebecca, cercando di recuperare più ossigeno possibile in vista di un'altra corsa per la grande capitale italiana.
Aveva passato una mattina stupenda al centro commerciale, anche il pranzo, per quanto veloce e frugale, era stato piacevole; ma ovviamente perchè mai sarebbe dovuto filare tutto liscio?!
E pensare che adesso si trovavano in quella situazione solo perchè Shaun si era lamentato del berretto di lana, ostinandosi a voler stare senza almeno in macchina, così che un templare, affiancandoli in macchina, lo aveva riconosciuto e aveva immediatamente chiamato rinforzi, costringendoli a parcheggiare la macchina davanti un divieto di sosta e a proseguire a piedi a causa del traffico urbano che impediva loro di scappare sulle quattro ruote.
- Rebecca, hai sentito? - Sentì domandarle Desmond.
- No, scusa... -
- Dobbiamo dividerci, io attirerò la loro attenzione, voi invece vi spostate in un punto più appartato guidati da Falco, ok? - Spiegò passando l'auricolare nel frattempo a Shaun che se lo sistemò all'orecchio.
- E come? -
- Il segnale della trasmittente viene mappato sul suo computer, vi guiderà per le strade, ma dovete stare attenti a non essere seguiti.... - fece una pausa, temendo che i due potessero approfittarne per tornare nelle file dell'Ordine, ma scacciò quel pensiero. Era stato già abbastanza difficile convincere Falco a dar loro supporto, avere dei dubbi sulla loro attuale fedeltà peggiorava solo le cose.
- Sei sicuro di farcela? - DOmandò Shaun osservando attentamente il ragazzo, che pur senza un filo di fiatone, sembrava provato dalla febbre che lo tormentava fin dalla mattina, i quali sintomi erano accentuati dallo stress e dall'adrenalina dovuta alla fuga.
- Sì, tranquillo! Vi raggiungerò dopo! -
- COme farai a trovarci? -
- Ho detto io a Falco dove mandarvi. Quindi non vi spostate dal punto di incontro, chiaro? -
I due annuirono e si mossero subito, e presto Falco diede loro indicazioni per spostarsi agilmente tra le vie cittadine.

 Desmond attese.
Chiuse gli occhi e fece diversi respiri profondi per riempirsi il più possibile i polmoni e schiarire la mente che iniziava a fargli brutti scherzi.
" Certo non potevano scegliere giorno migliore per corrermi dietro! " Sembrava quasi che avessero programmato tutto per poterlo rintracciare proprio l'unico fottutissimo giorno in cui usciva senza la supervisione di uno dei suoi antenati, con Shaun e Rebecca al seguito che lo rallentava e con la febbre che lo stordiva lentamente, ma inesorabilmente.
" Fanculo...! " Imprecò tra sè e sè. Poi un rumore lo mise in allerta e attivò l'Occhio dell'Aquila. Nemici. Lo stavano cercando nel vicolo, muovendosi circospetti e pronti a contrattaccare in caso di assalto. Ciò non spaventò comunque il ragazzo, che dapprima si rese invisibile con la Mela, poi appena il primo gli fu accanto, sciolse l'incanto e lo trafisse ai polmoni all'altezza della terza costola. Un colpo netto che impedì all'avversario di reagire o anche solo di urlare; crollò semplicemente a terra, privo di vita, ma mettendo in allarme gli altri, che ingaggiarono subito un combattimento con l'assassino solitario.
Desmond li contò rapidamente. Quattro contro uno. Una piccola sfida che poteva superare senza l'utilizzo del Frutto.
Due dei suoi antagonisti scattarono in avanti, per attaccarlo su due fronti, estraendo il bastone elettrificato dell'Abstergo. 
Il giovane fece mezzo giro per caricare il colpo con la gamba destra, che alta colpì la tempia del templare a destra, poi, estraendo la lama, la conficcò al lato della testa dell'altro e lo scaraventò, ormai morto, contro uno dei due tipi rimasti indietro. L'uomo, ritrovandosi il cadavere del compagno tra le braccia, inciampò sui suoi stessi piedi e finì a terra, nel frattempo l'altro si portò avanti per non dare tregua al moro, e tentò con l'asta metallica di colpirlo lateralmente sullo zigomo, per stordirlo e sopraffarlo in seguito. Ma i suoi piani andorono subito in fumo. Uccellino bloccò il colpo con la mano e gli trafisse lo stomaco con la sua arma infallibile; l'avversario cadde carponi, premendosi il foro che gli si apriva sull'addome e cercando di minimizzare la perdita di sangue, tempo sprecato: una ginocchia dal basso verso l'alto gli ruppe il setto nasale, gli fece sbattere la testa a terra e perse i sensi immediatemente.
Desmond si voltò a guardare l'ultimo rimasto. Non sembrava intimorito dalla scena, al contrario l'astio poteva essere letto nei suoi occhi. Questo si alzò piano, per stare alla stessa altezza del giovane e camminò di lato, mantenendo le distanze e analizzando il bersaglio; dopo diversi secondi passò all'attacco. Seguì un combattimento corpo a corpo intenso, fatto di parate, finte e affondi intercettati o andati a vuoto; la situazione rimase in fase di stallo finchè la piccola pozza di sangue del tipo trafitto all'apparato digerente, non fece scivolare il moro, che si sbilanciò all'indietro. Il Templare colse l'occasione: si protese in avanti e calò il bastone verso il suo avversario per colpirlo alla tempia e tramortilo. Peccato solo che avessero il divieto tassativo di non uccidere il Soggetto 17, altrimenti lo avrebbe fatto sicuramente!
Gli occhi di Uccellino si spalancarono e la pupilla si restrinse perpecendo il pericolo imminente; di scattò, invece di rimettersi in piedi, portò la mano alla Mela e si rese intangibile. Il colpo lo trapassò, provocandogli un brivido di freddo, poi cadde a terra, e solo irrigidendo il collo e le spalle riuscì a evitare di sbattere la testa disastrosamente; rotolò di fianco e si rialzò immediatamente. Il suo avversario era rimasto spiazzato dall'accaduto e i pochi secondi di immobilità che seguirono furono il punto di forza di Desmond, che gli trapassò il petto senza indugio.
Rimase a fissare l'opera compiuta, con il fiato affaticato e il cervello che pulsava per la scarica di adrenalina che lo aveva invaso, soprattutto verso la fine, quando la morte aveva provato ad accorglierlo tra le sue braccia. Ma le era scampato. Per ora.
- Di qua! -
Si voltò di scatto per ritrovarsi faccia a faccia con un altro gruppo, probabilmente di rinforzo al primo.
" Merda! " Senza pensare fece la prima cosa che il suo corpo gli ordinò in quel momento e scattò nella direzione opposta per fuggire. Subito gli andarono dietro per bloccarlo, ma più lesto, Desmond saltò sopra un cassonetto e si diede la spinta afferrando poi la scala antincendio della palazzina, che gli stava davanti; la risalì velocemente, portandosi sulla terrazza dell'edificio, e si guardò indietro.
- Non lasciamocelo sfuggire! - Lo stavano inseguendo anche lassù.
Cazzo. Cazzo. Cazzo!
Sicuramente erano assassini dell'Ordine, data la velocità con cui se li vedi sbucare da oltre il cornicione; non si permise perciò ulteriori titubanze e ricominciò a correre a perdifiato, saltando agilmente da un palazzo all'altro, scegliendo rapidamente la via più articolata, con più ostacoli possibili, non tanto perchè fosse un sadico masochista, piuttosto era il metodo più veloce per sfoltire le fila dei suoi inseguitori.
Presto, però, si ritrovò al limitare di un palazzo, a cui non ne seguiva un altro, ma solo un grande stradone che aggirava una piazza cittadina con tanto di parco antistante.
" Cazzo! " Si guardò indietro e contò quanti erano riusciti a stargli dietro: quattro. " Merda! "
Aveva il fiato corto e i muscoli delle gambe iniziavano a dolergli e il petto a bruciargli ad ogni respiro, la testa gli pulsava e il caldo lo assaliva aumentando la sua insofferenza alla stanchezza che si faceva strada; ma non poteva certo lasciarsi prendere così!
- Sei arrivato al capolinea ragazzo...! - Lo sfottè il più smilzo del gruppo.
- Fottiti, stronzo! - Lo insultò d'istinto Desmond, imbruttendolo con lo sguardo.
Gli assassini si guardarono e risero sommessamente di tanta vana spavalderia, poi pian piano si fecero sempre più vicino, disponendosi a semicerchio per non permettergli di fuggire, lasciandolo con le spalle verso il vuoto.
Il moro buttò un occhio dietro di lui, per capire quanti metri mancassero dal tetto alla strada e, rendendosi conto della grande distanza, deglutì a vuoto scartando immediatamente l'idea di gettarsi di sotto, finchè non lo vide.
Un camion con un portacarico scoperchiato sopra, rivestito solo da un telo nero impermeabile all'acqua, parcheggiò proprio lì sotto! Minchia, quella che sì che era una gran botta di culo!
Si voltò con un sorriso strafottente verso i suoi avversari, che lo guardarono enigmatici, poi spalancò le braccia e mosse un passo indietro, salendo sul cornicione, poi si lasciò scivolare giù. Avvertì con immenso piacere l'aria sferzargli la schiena e fischiargli nelle orecchie, il vuoto allo stomaco lo fece sentire ancora più vivo, la scarica di adrenalina, che invase il suo corpo, gli diede nuove energie. Poi entrò in contatto con il telone scuro. Non fu uno schianto forte, ma la consistenza semielastica del tessuto gli fece incassare male il rinculo, soprattutto all'altezza delle vertebre lombari e del collo, che scattò bruscamente all'indietro, quasi volesse rompersi di netto. Fortunatamente non accadde, ma il trauma paralizzò il ragazzo in quella posizione stesa per diversi secondi. Poi carburò e svelto mise la mano in tasca, si rese invisibile e creò una copia che fece correre via verso la piazza.
Vide gli assassini affacciarsi e puntare il falso Soggetto 17 e poi sparire per andare a prendere le scale e uscire in strada.
Attese diversi minuti, poi si mosse piano verso il bordo del cargo e da lì potè osservare i quattro creduloni uscire dal palazzo e correre dietro la sua illusione.
Si voltò supino, allargando esausto braccia e gambe, a quattro di spade, e prese dei respiri profondi per riprendersi un po'; voltò la testa per scrutare l'orologio e si disse che il tempo volava davvero quando uno non stava lì a contarlo ogni minuto: era passata quasi un'ora da quando si era separato da Shaun e Rebecca; solitamente avrebbe retto una corsa anche per due ore piene, ma in strada, non a saltare come un canguro tra i palazzi, i ponti sopraelevati e le inferiate dei tetti, e comunque non quel giorno con la febbre che lo debilitava tanto.
Si costrinse ad alzarsi e a rimettersi in strada, guardandosi bene attorno, per controllare che non vi fossero altri problemi in vista; si rese così conto di trovarsi a Piazza dei Tribuni e che il parco che aveva maledetto era Monte del Grano, un spazio verde atto al passeggio dei cani e allo svago dei bambini della zona. Quando ebbe l'assoluta certezza di non avere antri inseguitori alle costole, si issò il cappuccio, scivolato giù mentre scendeva dall'automezzo, e nascose le mani in tasca, cominciando a camminare a passo veloce.
Si lasciò alle spalle il giardino con tutti i suoi schiamazzi, e percorse Via dei Consoli fino a giungere all'omonima piazza; lì provò ad attendere il bus, che gli avrebbe fatto rispiarmare parecchia strada, ma, constatando tristemente che non voleva saperne di giungere, decise di farsela a piedi. Dopo tre quarti d'ora, atti a percorrere Via Centocelle, svoltò su Via degli Angeli ed entrò esausto nell'unico bar presente.
Il tipo alla cassa lo guardò malissimo. Non aveva tutti i torti: era sudato, la felpa macchiata di sangue, il volto sciupato e i jeans impolverati, oltre che strappati in alcuni punti, ma quelli potevano essere visti come un effetto dello stilista.
- Desidera? -
- Dovrebbero essere arrivati due clienti, una ragazza mora e un ragazzo con gli occhiali. Avevo dato appuntamento loro qui, ma non li vedo. Li ha per caso visti? - Chiese perfettamente in italiano, anche se con un accento da straniero.
Il tipo corrugò la fronte e rispose - Se intende quei due giovani inglesi che battibeccavano fuori sui gradini, se ne sono andati con un'altra comitiva già da un'ora... -
- Ah... Grazie... - Si limitò a dire, voltandosi. "Merda!" Imprecò già immaginando il peggio.
- Ma al quattrocchi è caduto questo. Se vuole restituirglielo...! - E cortesemente lo sconosciuto gli porse un piccolo auricolare nero - Non sembravano contenti di andarsene con i loro amici... - Aggiunse mestamente e abbassando la voce.
Desmond rimase a bocca aperta, stupito da tanta cortesia nel cedergli quelle informazioni, ringraziò ancora e lasciò una lauta mancia al tipo, prima di uscire in strada e infilare l'apparecchio trasmittenete al suo orecchio.
- Falco. -
* Dove.Sei?! * Il tono era irancondo, spazientito e per nulla tollerante a qualsivoglia risposta.
- Mi dispiace... -
* Ti dispiace?! * Urlò dall'altro capo il francese, sfongando tutta la sua rabbia in uno scogli-lingua di imprecazioni francesi e inglesi.
- Falco, calmati...! -
* Calmarmi?! Tu dici a me di calmarmi?! Non puoi neanche immaginare quanto tu ci abbia fatto preoccupare Uccellino! Sono due ore che non ho tue notizie! Ho dovuto mandare Aquila Bianca a cercarti nell'ultima zona in cui sei stato! Aquila Maestra invece sta per raggiungerti! Aspettalo lì senza muoverti nè pensare ad alcunchè, chiaro?! Dio solo sa cosa non ti faremo quando sarai di nuovo al Nido! *
- Stai scherzando? E Shaun e Rebecca?! Dobbiamo andare a riprenderli, Cristo Santo! -
* Oooohhh! Tu non di sicuro! Adesso porti quel tuo inetto deretano quì, dove posso controllarti a vista. Poi, quando anche Aquila Bianca sarà rientrata, ci sposteremo. Sicuramente avranno già riferito le coordinate del rifugio e la nostra identità. Dobbiamo fare le valigie ed andarcene... E alla svelta! *
- No! - Urlò con una voce di isteria nella voce - Non possiamo lasciarli all'Abstergo! -
* Uccellino, Abstergo ed Ordine sono la stessa cosa. Per loro fare la spia ad un gruppo piuttosto che ad un altro è indifferente! *
- Perchè dai per scontato che ci abbiano già tradito?! -
* Perchè non vuoi accettare il fatto che non sono più gli amorevoli amichetti che avevi conosciuto? * Sibilò furastico Falco.
Desmond tacque. Già perchè? Solo perchè lo avevano aiutato a scappare dall'Abstergo? Magari lo avevano fatto in nome della vecchia amicizia, ma adesso a chi davano la loro fedeltà? Forse non ai templari, ma certamente a William, sì. Falco aveva ragione: erano stati amici. Adesso erano su due fazioni opposte e i sentimenti andavano lasciati da parte.
Abbassò lo sguardo a terra e strinse i pugni frustrato.
- Mi dispiace Falco. -
* Uccellino, non farlo! *
- Non apettatemi per cena...! - E chiuse la chiamata.
Tornò dentro al bar e puntò al suo informatore personale. - E' per caso entrato qualcun altro di... Particolare? -
Il barista annuì silenzioso e col capo fece cenno alla seconda sala piena di tavolini, vuoti tranne uno, su cui sedeva placido un uomo sulla quarantina, che leggeva, probabilmente per la tremillesima volta, il quotidiano sportivo.
Desmond ringraziò a bassa voce ed attivò l'Occhio dell'Aquila: dorato. Un altro informatore!
Si avvicinò e si sedette al tavolo, di fronte all'estraneo che sena alzare gli occhi dal foglio disse - Ho sempre trovato noiosa la cronaca sportiva... -
- DOve sono? -
- Una cosa per volta, giovanotto... -
- Fottiti vecchio! Dimmi dove li tenete! -
- Chi ti ha detto che sono nostri prigionieri? Sono nostri compagni in fin dei conti! -
- Vaffanculo! Smettiamola di raccontarci balle e veniamo al sodo! -
Seguirono diversi minuti di silenzio, poi il tipo parlò - Ogni cosa ha il suo prezzo, Signor Miles... -
A Desmond un brivido di terrore gli percorse la schiena nel sentirsi chiamare così, costringendolo a ricordare l'orrenda e odiosa faccia di Vidic, ma soprattutto un flashback dell'Abestergo e dei macchinari al suo interno lo turbò profondamente, ma strinse i pugni sul tavolo e contrasse le mascelle, quindi domandò - E il loro qual è? -
L'uomo sorrise compiaciuto nel vedere tanta buona collaborazione.

Non appena Altair entrò nel bar, si sentì chiamare dal barista dietro la cassa.
- Sei lo zio del moretto? -
L'arabo lo guardò in silenzio, non solo perchè non si fidava ma soprattutto perchè non capiva niente di italiano. Il lavoratore sembrò però capire e lo richiese in un inglese stentato.
A quel punto l'assassino si avvicinò al bancone e annuì circospetto, guardandosi attorno con l'Occhio dell'Aquila, ma gli altri clienti erano comuni cittadini e il barista un informatore; non aveva altra scelta se non prendere le informazioni e andarsene.
- Il ragazzo se ne è andato con un signore. Mi ha chiesto di darti questo...- E gli passò un giubbotto impermeabile da città, nero.
Subito lo afferrò e ispezionò le tasche interne ed esterne, tirando un tacito sospiro di sollievo quando le sue dita sfiorarono una superficie sferica e tiepida; poi chiese - Dov'è ora? -
Il barista, che sembrava più scaltro di quanto non sembrasse all'apparenza, si dimostrò anche una persona in grado di capire e battersi per le persone in difficoltà - L'ho visto salire con un tipo su una macchina nera. Ha preso Via centocelle, credo che parlassero di Cinecittà, ma non ho udito di più, mi dispiace. -
- Hai fatto già tanto, non preoccuparti. - Una volta avrebbe ucciso qualsiasi informatore, ma i tempi erano cambiati ed anche lui: sapeva quando poteva donare morte e quando preservare la vita della persona che aveva davanti; perciò si voltò e fece per uscire.
- Sembrava davvero preoccupato... E angosciato! - Gli disse da dietro l'uomo, guardandolo.
Un sorriso sghembo attraversò le labbra sfregiate di Altair, che si voltò leggeremente e disse - Quando si decide di volare da soli, si ha sempre un po' di paura la prima volta. Gli adulti esistono apposta per venire in soccorso, no? -
E il barista sorrise, mentre l'altro usciva dal locale.
Una volta fuori Altair si diresse alla sua moto, si infilò il casco e accese il motire, dirigendosi verso Cinecittà.
- Falco? -
* Stiamo arrivando Aquila Maestra... Riportiamo a casa i piccoli! *

°°°
Oooooooooooooohhhhh!! Buona domenica a tutti!
Allora che ne pensate di questo chappo? Faccio abbastanza pettare nel descrivere le scene di azione?
Volevo regalarvi un po' di movimento, ma non avendo esperienza in quetso campo non so se sono riuscita a trasmettervi un po' di curiosità e voglia di leggere... bò!
COmunque...!
Nel prox entreranno in scena anche gli antenati, ma non li muoverò personalmente (nel senso che non descriverò per filo e per segno le loro azioni come ho fatto per Desmond) mi dispiace...! Spero comunque che non vi farà schifissimo leggerlo...!
Chi vuole può lasciare un commento, a chi preferisce restare anonimo auguro una buona lettura! Buonissima lettura a chi mi scriverà due righe!XD
Saluto come sempre i miei dolcissimi recensori: Bumbj, Chiby Rie_Chan, Sheriff Carter (anche se non mi ha scritto, immagino che stia leggendo^^) e Eva13 (piccola non ti preoccupare se non riesci a leggere e recensire, fallo quando hai tempo e voglia, non ti obbliga nessuno, ti vorrei bene anche se scegliessi di non seguire più la mia storia! ^^).
Un bacione e un saluto a tutti!
See You! ;)

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Capitolo 15
*** Sangue sugli artigli. Ritorno al Nido... ***


Chapter XV

Desmond non fece alcuna domanda nè proferì parola, e rimase a fissare il suo riflesso sul vetro oscurato della macchina. Non degnò di attenzione il guidatore, neanche quando fermò il mezzo e si mise a parlare con una guardia, che ispezionò tutti i viaggiatori, soffermandosi su di lui, per poi lasciarli passare, alzando la barra di ingresso ad un'area riservata. Dopo pochi minuti di viaggio all'interno del complesso, il veicolo arrestò il motore e il suo informatore scese dalla macchina, e lui fece lo stesso.
Si trovavano davanti un enorme padiglione, molto simile ad un hangar aereo, con due grandi portoni scorrevoli, uno dei quali si aprì abbastanza per far passare un corpo umano.
- Per evitare che tu faccia scherzi... -
Si voltò di scatto per capire di cosa il tipo stesse parlando, ma prima che mettesse a fuoco l'oggetto che aveva in mano, l'autista gli afferrò i polsi e glieli costrinse dietro la schiena, dove vennero bloccati da anelli metallici: manette. " Potrei cominciare ad odiarle...! " Si disse, trattenendo un sibilo di dolore e chiedendosi perchè nei film non mostrassero mai quanto quegli affari facessero male!
Concluse le misure di sicurezza, entrarono nel capanno. All'interno la luce era debole, ma abbastanza per orientarsi e scorgere quelli che sembravano vecchi set cinematografici in disuso.
- Desmond! -
Rebecca, che lo aveva chiamato, era vicina alla parete di destra, assieme a Shaun, ambedue tenuti fermi da due guardie dell'Abestergo ciascuno, e i loro volti erano lievemente provati dai segni di un interrogatorio tutt'altro che gentile.
- Signor Miles...! -
Il ragazzo si mantenne calmo, nonostante quella voce, sconosciuta per lui, non gli dicesse nulla di buono, e si voltò per fissare truce l'uomo che si faceva avanti, sicuramente il capo della missione.
- Non mi pare di conoscerla... -
- Oh, ma certo che no...! - Sorrise l'altro disgustosamente affabile - Se, però, non le dispiace salterei le presentazioni. Chi io sia è irrilevante. L'importante è che io sappia chi è lei e che cosa lei ha per me! -
- Sono qui solo per riprendere i miei compagni. -
- La Signorina Craine e il Signor Hastings sono membri molto importanti della confraternita, non le dispiacerà dunque sapere che non possiamo proprio lasciarli andare. Tanto meno, lei...! -
A quel punto il ragazzo fece la sua mossa. Con due poderose spallate allontanò da sè i suoi carcierieri improvvisati e scattò verso il suo obiettivo; a pochi passi da lui, saltò portandosi le gambe il più vicino possibile al petto e fece passare sotto i polsi legati, riportandoli davanti a sè, e atterrò di peso addosso all'uomo a cui potè, ora, puntare la lama al collo, ma senza trapassarlo.
- Liberali. Ora! - Ordinò con tutto l'odio che poteva sputare in quelle due semplici parole.
Il templare, o assassino che fosse, lo fissò dritto negli occhi, per affrontarlo e mostrargli che non era affatto impressionato da tale performance, ma che, al contrario, accoglieva la sfida, sicuro della propria vittoria. - Ogni cosa ha il suo prezzo in questo mondo, Signor Miles... -
Desmond abbassò lo sguardo, già conoscendo cosa avrebbero voluto in cambio - Lo so... - Disse semplicemente prima che quattro braccia lo afferrassero per le spalle; si lasciò allontanare, ma dopo un paio di passi all'indietro, uno dei due carcierieri lo calciò con forza all'altezza del ginocchio destro, facendolo mugulare di dolore, contemporaneamente lo spinsero verso il basso e lui cadde a terra genuflesso, contro la sua volontà. Cercò di ribellarsi, ma la pressione sulle spalle si fece più consistente, costringendolo a poggiare le mani al suolo, per non collassare completamente.
L'uomo autoritario, davanti a lui, si avvicinò e poggiò un piede sulle mani legate del ragazzo, schiacciandole brutalmente e sfregando la suola sulla pelle per intensificare il dolore.
- Bastardo! -
- Ha iniziato lei, Signor Miles. Ora non può insultare noi se contraccambiamo il suo poco cortese comportamento...! -
- Lascialo stare! - urlò Rebecca, dimenandosi, ma uno dei suoi controllori le storse il braccio, facendola demordere velocemente dall'intento.
- Veramente carino da parte vostra trattare così una ragazza...! - Sentenziò cinico Shaun.
- Vuoi che riempiamo un altro po' la tua faccia di pugni o ti tappi la bocca da solo?! - Ruggì una delle sue guardie.
- Fermi! - Ordinò Desmond, ottenendo come premio, per il suo atteggiamento vanamente autoritari,o maggiore pressione e sfreghio sulle nocche delle mani - Ah! - Esclamò per il nuovo dolore.
- Non è nella posizione di dare ordini, Signor Miles. Voi liberate i nostri ospiti. I patti vanno rispettati e quei due non sono comunque una minaccia...! -
Le prese si sciolsero e i due accorsero al fianco dell'amico, mentre gli uomini che lo tenevano bloccato lo lasciavano andare.
- Desmond...! - Fu Shaun a chiamarlo preoccupato, mentre con l'aiuto di Rebecca lo issava in piedi.
Uccellino afferrò la mano della mora e veloce gli passò l'auricolare, che lei nascose prontamente, da brava assassina qual'era, nonostante il leggero handicap nel combattimento.
- Correte...! - sussurrò loro in un sibilo.
- Co...? - fece per domandare il rosso, ma il capo dell'operazione parlò, anticipando le loro azioni.
- Non così in fretta, Signor Miles... -
I quattro, che aveva tenuto i due assassini dell'ordine, si fecero vicini ed estrassero i bastoni.
Il primo pensiero di Desmond fu " Prima o poi glieli ficco solo io so dove...! " Il secondo lo esplicitò a voce - Avevi detto che li avresti lasciati liberi...! -
- Sì... - Fece l'uomo con un sorriso malefico, alla "cattivo della disney" - Liberi di morire...! - E con lo schiocco di due dita diede l'ordine di attaccare.
Desmond rapido, calcolò i tempi di azione e reazioni dei nemici e, creatosi una graduatoria di attacco nella mente, afferrò prima Shaun per le spalle e lo gettò dietro di sè, intrecciò le dita delle mani e colpì alla tempia il primo templare che si avvicinò a loro.
- Rebecca, giù! - Urlò. E fortunatamente l'amica ubbidì senza sollevare questioni, così che lui potè piantare un calcio in faccia e rompere il naso al secondo tipo in arrivo, il quale urlò di dolore e indietreggiò, imprecando e ansimando a più non posso.
- Desmond! Attento! - Lo avvertì Rebecca di rimando, ma il tempo che l'amico si voltasse e l'avversario era faccia a terra, rantolante e shockato dal colpo improvviso.
- Occhi aperti, Miles! - Shaun gli si affiancò con un sorriso trionfante sulle labbra.
" Ah! Però! " Pensò compiaciuto Desmond, notando che anche l'amica cominciava a carburare, cercando per lo meno di difendersi da sè, se proprio non riusciva a stendere i suoi avversari.
Seppur all'inizio sembrò andare tutto abbastanza bene, nel senso che i tre assassini davano più botte di quante ne ricevessero, presto la situazione andò a peggiorare sempre più a causa dell'arrivo dei rinforzi per la squadra avversaria. Shaun e Rebecca cominciarono a stancarsi sempre più, a rallentare il passo delle parate e dei contrattacchi, a farsi fare sempre nuovi lividi, a indietreggiare verso le spalle di Desmond, che non era in una condizione differente; debilitato dalla febbre, dalla precedente corsa per i tetti e dall'uso della Mela ripetuto durante l'intera giornata, la sua mente cominciava ad annebbiarsi, il respiro a farsi sempre più corto e pesante, il corpo a reagire con sempre maggior lentezza. Alla fine, come in un film, si ritrovarono gli uni con le spalle poggiate su quelle degli altri, chiusi in un circolo nemico, mentre il grande arteficie di quel piano, se la rideva compiaciuto.
- Ricordate che il Soggetto 17 è richiesto vivo. Degli altri fate pure quello che volete. Basterà dire a William che il Signor Miles li ha uccisi...! -
" Dunque William non sa niente di tutto questo! " Fu il pensiero comune dei tre, che fecero scattare gli occhi da una direzione all'altra, per guardarsi a vicenda.
Poi l'ennesimo segnale e l'attaccò ricominciò senza sosta.
Desmond sapeva che non ce l'avrebbe fatta, che non ce l'avrebbero fatta ad andarsene, ma doveva trovare un modo per far scappare almeno i suoi amici; altrimenti sarebbe stato inutile disobbedire agli ordini di Falco e degli altri, se non fosse riuscito almeno nel suo intento di salvare i compagni!
Tagliò la gola al suo avversario senza pensarci troppo e, voltandosi, urlò ai due - Via!! -
Shaun e Rebecca, seppur confusi, iniziarono a correre, cercando di zizzagare il più possibile, a volte scivolando sui loro stessi piedi o sul sangue a terra, per evitare di farsi acchiappare dai templari, mentre il moro, stando loro diversi passi indietro cercava di trafiggere con la lama più inseguitori possibili. Impresa ardua data la presenza delle manette che gli impacciavano i movimenti.
- Fermateli, idio...! -
Il capo dell'operazione cessò di parlare, cadde al suolo di peso e presto una macchia di sangue si espanse da sotto la scapola sinistra allargandosi lungo la schiena, macchiando il camice bianco e pulito; in piedi, al suo posto, un uomo: alto, jeans e felpa bianca col cappuccio calato a copririgli il volto, un sorriso beffardo sulle labbra sfregiate all'angolo a destra, e la lama nascosta ancora estratta e macchiata del caldo liquido rosso.
I templari si bloccarono improvvisamente fissandolo, finchè l'informatore di Desmond, probabilmente il secondo in comando, non ordinò di continuare l'attacco; allora tutti ignorarono Shaun e Rebecca e corsero verso il nuovo nemico, ma i vetri dei finestroni si infransero, andando in mille pezzi, e centinaia di assassini, tutti identici tra loro, entrarono a crear scompiglio. Si muovevano agilmente, quasi levitassero a pochi centimetri dal pavimento, schivando gli attacchi degli uomini dell'Abstergo, ma mai ricambiando il colpo.
In mezzo a quel trambusto Desmond sentì le proprie spalle venire a contatto con quelle forti e salde del nuovo alleato.
- Altair...! - Ansimò mentre il sudore gli colava sugli occhi fastidiosamente.
- Recupera i tuoi amici ed andate! -
Ordinò l'assassino in arabo, combattendo gli avversari del ragazzo, al suo posto, e dandogli così la possibilità di correre via verso i suoi compagni, che spaesati, si erano paralizzati.
- Shaun! Rebecca! Dietro di voi!! - Urlò loro in preda al panico, vedendo due templari assalirli alle spalle.
La mora e l'inglese si voltarono contemporaneamente, per parare il colpo.
Che non giunse.
- Mai abbassare la guardia! - Disse l'assassino apparso magicamente davanti a loro, retraendo la lama e mostrando un sorriso divertito.
- Ezio...! - Lo chiamò sorpresa Rebecca.
- Uccellino porta via Merlo e Pettirosso! - Ordinò Falco, dall'altro capo del posto.
Desmond annuì e li raggiunse, rallentando mentre li affiancava e superava. - Forza! Andiamo! -
- Uccellino! - Si voltò giusto in tempo per afferrare il suo giubbotto nero, che gli fu lanciato dal francese, e continuò la sua fuga fuori del padiglione, seguito dagli altri due.

Solo una volta all'esterno si resero conto di quanto la giornata fosse volata, poichè oramai in cielo vi erano solo la luna e le stelle, appena visibili per via della luce dei lampioni.
- Dove si và? - Chiese Shaun respirando pesantemente.
Desmond si guardò attorno e attivò l'Occhio dell'Aquila: una macchina parcheggiata poco lontano brillava di un intenso dorato. Il loro mezzo per la fuga.
- Di qua! - E li guidò verso il veicolo.
Era una Porche Cayenne, bianca lucida, sicuramente appena ritirata dalla concessionaria dai suoi tre pazzi antenati. "Certo... In fondo, l'Audi non era abbastanza sfarzosa e riconoscibile!" Sbroccò il moro aprendo la portiera, non chiusa a chiave ovviamente, ed entrando nel posto di guida; anche Shaun e Rebecca fecero lo stesso senza fiatare e partirono rapidi verso l'uscita degli studi di Cinecittà. Appena fuori il tomtom, parlò ed endicò loro la strada da prendere, poichè quasi certamente Falco lo aveva impostato sulla destinazione prima di venirli a soccorrerli, ma dopo pochi chilometri Desmond fu costretto ad accostare, troppo stanco per continuare.
- Shaun... Puoi guidare tu? - Domandò privo di energia.
- Certo! Tu vai dietro con Rebecca! - Gli disse apprensivo l'inglese, slacciandosi la cintura e scendendo dalla macchina. La aggirò dal muso e, arrivato alla protiera del guidatore, notò che era ancora chiusa, perciò la aprì, facendo scendere Miles, che barcollò non poco ed impiegò una vita ad aprire la porta del passeggero posteriore.
Quando furono finalmente dentro, ripartirono.
- E così Falco ci ha già ribattezzato...! - Disse Shaun, cercando di alleggerire la tensione nell'abitacolo.
Desmond, poggiando la testa sulla spalla dell mora, mostrò un piccolo sorriso e disse - Credo che abbia un serio problema con i nomi propri di persona... Non gli piacciono per niente... -
Cristo faceva fatica anche solo a mettere insieme un paio di parole per fare una frase coerente!
- Però con noi è stato carino! -
- In che senso, Becca? - Chiese il guidatore, lanciandole una sfuggevole occhiata.
- Bè... Almeno a noi ha dato dei nomi specifici di uccelli... Merlo e Pettirosso! A Desmond è toccato il generico Uccellino! -
- Se è per questo, volevano chiamarmi Pulcino, all'inizio... - Chiuse gli occhi per alleviare la nausea che lo stava sconvolgendo dentro, e il mal di testa che sembrava volergli rompere la scatola cranica.
- Non so mica quale tra i due è meglio! - Scherzò la mora, strappando all'amico un altro sorrisetto.
* Destinazione raggiunta! * Annunciò la femminile voce del navigatore.
Shaun parcheggiò nel primo fortunato buco libero che vide, anche se fece un po' di impicci, completamente disabituato a guidare una macchina che non fosse il furgone dell'animus o la sua Mini da città!
- Incapace! - Lo insultò sbuffando l'americana, mentre slacciava la cintura sua e quella di Desmond, che sembrava essere peggiorato. - Spero che Aquila Bianca e gli altri arrivino presto! - Pregò, utilizzando i nomi in codice d'istinto.
- Sì... Non preoccuparti... - La rassicurò con voce febbrile il moro, mentre apriva gli occhi ed usciva all'aria aperta.
Non appena ebbe piantanto entrambi i piedi a terra, si accasciò e diede di stomaco, scaricando in quel modo parte dello stress accumulato durante il giorno; subito Shaun accorse al suo fiando e lo sollevò trascinandolo di lato, per permettere anche a Becca di uscire e chiudere la portiera, poi lo sostennero per un paio di metri, fin dentro la piazza, vicino cui si erano fermati, e lo fecero sedere su una panchina di pietra. Il venticinquenne sembrava sul punto di collassare da un momento all'altro, il che mandò nel panico i due compagni, che si guardarono attorno, un po' per controllare che non vi fossero occhi indiscreti, un po' nella speranza di vedere uno dei tre antenati.
Poi l'inglese, notando una fontanella poco lontano, seminascosta dal buio della notte e da un albero, e propose - Desmond, hai sete? -
L'interpellato annuì e si alzò con grande sforzo, ma per camminare dovette obbligatoriamente appoggiarsi al compagno. Fortunatamente la fontana era uno di quei piedistalli con getto che usciva fuori verso l'alto, ricadendo poi in un incavo, e si azionava con una leva ad altezza piede; questo rese facile l'abbeveraggio per Desmond, che cercò di mettere dentro più acqua possibile per compensare quella persa durante la corsa e i vari combattimenti. Rifocillatosi, si sentì leggeremente meglio: la testa smise di pulsargli, e la vista si fece più nitida, senza contare i vari ringraziamente della gola, prima più arida di un deserto! Mentre tornavano a sedersi alla panchina, un rumore li fece scattare e in un lampo Desmond afferrò la Mela in tasca e, con la mano libera, prese quella di Rebecca, che d'istinto toccò la spalla del terzo membro, e scomparvero silenziosamente.
Poi un fischio, lungo e acuto, riempì l'aria circostante, seguito da altri due più brevi e contemporanei.
Uccellino sospirò e sciolse l'incanto, si portò due dita tra i denti e fischiò di rimando; poco dopo apparvero davanti a loro tre uomini, quasi della stessa altezza, con le felpe macchiate di sangue e i cappucci a celare parzialmente i volti, si guardarono per pochi secondi poi il gruppo appena arrivato, si sistemò su una panchina, mentre i tre amici si piazzarono su quella di fronte.
A parlare per primo fu Desmond, tremendamente in colpa per tutto ciò che era successo - Mi dispiace... - E pentitò chinò il capo, già tenuto basso per la stanchezza.
Seguirono pesanti momenti di silenzio, poi l'assassino al centro parlò nella lingua comune a tutti - Stai bene? - La voce calda e serena sciolse da qualsiasi paura il cuore del giovane affranto, che alzò titubante lo sguardo e rispose - Sì... Grazie di tutto...! -
- Non avremmo mai permesso ai templari di metterti le mani addosso di nuovo. - Disse burbero Falco, alzando la testa per fulminare il giovane con lo sguardo.
- Capisco... - Fece lui semplicemente riabbassandolo.
- Torniamo al Nido... - Disse Ezio, alzandosi in piedi e, prima che Desmond potesse proferire parola, aggiunse bonariamente - Tutti quanti... - E sul volto di Shaun e Rebecca si dipinse il sorrise. I due avevano fatto la loro scelta ed erano felice che coincidesse con quella del resto della nuova squadra.
Altair si avvicinò alla panca e, passandosi un braccio di Uccellino sulle spalle, lo aiutò a sollevarsi a camminare verso la macchina, lo sistemò nel grande sedile posteriore e, prima di lasciarlo, gli sussurò - Sei stato bravo... Ora riposa...- E un dolce, seppur sfuggevole, sorriso gli illuminò il volto, poi la portiera si chiuse e il mondo del ragazzo si fece silenzioso e buio.

°°°
Eccoci ancora qui appassionatamente!!
Innanzitutto mi dispiace di avervi deluso nella mia decisione di non descrivere il combattimento di Alty e gli altri... Semplicemente sarebbe stato una gran casino... Sono tutti morti i nemici, questo è quel che conta, no?! XD
A essere sinceri ho pensato di non far tornare qualcuno al Nido... (S&R, tanto per essere chiari) ma sono personaggi a cui mi sono affezionata ed eliminarli dalla storia mi faceva stare troppo male!! SIGH!! T_T quindi li avrete ancora tra le palline per il resto della storia, anche se a volte non li farò apparire esplicitamente (buon per voi, no?! ^^")
Qui sotto, per sfizio linko la immy della Porsche Cayenne. L'ho vista una volta tornando dal Mc con le mie amiche e me ne sono innamorata. Moto fighe... Macchina Figa, no?XD Troppo riconoscibile? forse, ma è comoda ed è veloce e soprattutto ha i vetri oscurati avanti e dietro e una carrozzeria resistente! Quindi bella ed utile!^o^
Un saluto adesso a tutti voi lettori, Bj, Chiby, Sheriff ed Eva, salutone anche a voi! (scusate se non scrivo i vostri nomi come al solito, ma sono veramente a pezzi con gli occhi e non vedo l'ora di stendermi...!)
Bacione affettuoso a tutti,
See You! ;)

http://imageshack.us/photo/my-images/34/porschecayennedieseltec.jpg/ 

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Capitolo 16
*** Lezione di Volo con un Falco... ***


Chapter XVI
 

Shaun si fermò poco prima di entrare del garage sotterraneo e attese uno dei tre antenati, affinchè venissero a parcheggiare la macchina, dato che Desmond era k.o. e non poteva certo usufruire della Mela in quel momento. Quando sentì bussare al finestrino aprì la portiera e scesa, trovandosi faccia a faccia con Falco, a cui passò le chiavi, fingendo la più totale indifferenza, con un certo insuccesso; poi si sistemò dietro, cercando di farsi piccolo piccolo per non svegliare o spostare Uccellino, che era bellamente steso sul sedile posteriore a dormire serenamente, forse dopo tanto.
- Pensavo venisse Ezio...! - Disse Rebecca senza preoccuparsi del fatto che a Falco le loro voci non fossero particolarmente simpatiche.
- Aquila Bianca - E sottolineò il nome - Sta ancora testando i poteri della sua Mela, ma se preferite schiantarvi al muro lo chiamo immediatamente...! -
- No, grazie! Non vogliamo che Desmond riceva la brutta sorpresa di contare due membri in meno domattina...! - Rispose lei sarcastica, stupendo l'inglese.
Falco si tenne le sue repliche e accese il motore, entrando nello scivolo sotteraneo; quando arrivò al piano desiderato, puntò contro il muro e lo sorpassò con tranquillà, come se stesse andando a fare un giretto per la campagna soleggiata!
Al contrario Shaun e Rebecca, strinsero inconsapevolmente gli appigli dell'abitacolo e il loro cuore sprofondò di paio di piani, immaginando lo schianto contro la parete, perciò ci misero un po' a riprendersi e, per quanto volessero sembrare naturali e disinvolti, i loro movimenti rallentati fecero intuire al guidatore quanto in realtà si fossero spaventati.
L'assassino francese aprì la portiera di Desmond e dolcemente lo svegliò, provando un po' di rimorso nel doverlo destare da un sonno tanto sereno. - Uccellino... - Lo chiamò per aiutarlo ad entrare in contatto con il mondo presente - Che ne dici di dormire in camera tua? - Gli propose con tono leggeremente cinico, più per natura che per offenderlo intenzionalmente.
Il moro annuì biascicando qualche lettera incomprensibile, quindi si tirò a sedere e scese dalla macchina, aiutato da Falco, che lo sorresse anche su per le scale, fino in salone, dove lo fece accomodare sul divano.
- Altair... Dobbiamo per forza fare una riunione ora...? - Si lamentò Desmond, sfregandosi gli occhi per la stanchezza.
Ezio gli si avvicinò ridendo con in mano una cassetta bianca con disegnata sopra una croce verde, si chinò di fronte al ragazzo e poggiò la scatola a terra, aprendola ed estraendone del cotone e dell'alcol disinfettante. - Tranquillo, Uccellino! Togliti la felpa, vediamo come ti sei ridotto...! - E indicò le macchie rosse sull'indumento: sangue che non apparteneva solo alle sue vittime...Purtroppo!
Il moro ubbidì, afferando il bordo inferiore della felpa e sollevandola, poichè non aveva la comoda cerniera, ma, quando tirò verso l'alto per sfilarsela, una fitta alla spalla sinistra lo immobilizzò, facendolo gemere. A quel punto, corrugando la fronte, Falco lo aiutò a spogliarsi, privandolo anche della maglietta a mezze maniche. Sulla spalla stava un taglio poco profondo, ma sporco di sangue e dai bordi infiammati, e ferite più o meno simili stavano sparse per il torso, accompagnate da alcuni lividi, che andavano a questo punto ad unirsi ai vecchi, dovuti all'allenamento con Altair e compagnia bella.
- Te la sei cavata bene, Desmond...! - Si congratulò Ezio.
- Nel senso che non si è fatto tagliare via un braccio? - Chiese sarcastico Falco, incrociando le braccia.
- Nel senso che poteva riportare ferite peggiori, Falco! - Confutò alterato, fissandolo truce per qualche secondo, poi spostò lo sguardo su Shaun e Rebecca, qualche passo più in là e fece loro cenno di sedersi al tavolo, assieme ad Altair ad attendere. Anche loro obbedirono, troppo stanchi per rifiutare la cortese richiesta, e si buttarono sulle sedie libere, mentre contemporaneamente il siriano si alzava e prendeva loro delle tazze in cui verso del tè caldo.
- Vi aiuterà. - Disse semplicemente, tornando alla contemplazione del lavoro dell'assassino fiorentino.
Le operazioni di pulitura e disinfezione non durarono più di una decina di minuti e non vi fu neanche bisogno di bendare le ferite, poichè avevano smesso di sanguinare e non erano in punti sottoposti a sforzo, quindi si sarebbero cicatrizzate presto; caso a parte la spalla, che, essendo già debole a causa del maltrattamento subito all'Abstergo, era comunque un'articolazione utile quotidianamente, e qui Ezio dovette fare una fasciatura stretta e rigida.
- Cerca di non usarla per un po', ci siamo capiti? -
Non ottenendo risposta, alzò lo sguardo e vide che, seppur con occhi aperti, Desmond vagava nei suoi sogni, perciò gli diede un lieve scossone e ripetè la frase, ricevendo in cambio un vago segno di assenso; quindi passò alla mano, alla cui vista una smorfia gli deformò il volto. - Figlio di puttana...! - Imprecò, riferendosi all'arteficie di quell'opera.
Questa volta non appena l'alcol toccò la pelle danneggiata, sporca e gonfia, Uccellino si riscosse e, sibilando dal dolore, si ritrasse, facendo irrigidire i presenti per la preoccupazione.
- Desmond... - Lo chiamò semplicemente Ezio protendendo la mano per ottenere quella del novizio, che lentamente gliela porse, trattenendo il respiro durante i primi tamponamenti col disinfettante, poi si abbituò al trattamento e si rilassò, almeno in parte.
Una volta che la bendatura fu completa, Falco lo portò in camera a dormire.
- Notte, Uccellino... - Lo salutò, avviandosi alla porta.
- Mi dispiace, Falco... - Disse Desmond, riferendosi ai due nuovi coinquilini.
Il francese sospirò e si spostò la lunga frangia di lato - Preferisco avere due nidiacei in più tra i piedi, che perdere un uccellino... - Ed uscì dalla stanza, richiudendosi l'uscio alle spalle.
Quando rientrò nel salone, notò con la coda dell'occhio che Pettirosso stava provvedendo per conto proprio alle cure delle sue lievi ferite e chiese - Merlo? -
Il quattrocchi lo guardò di sfuggita e rispose - In bagno. -
Avuta l'informazione che cercava si diresse ai suoi computer e li accese entrambi.
- Uccellino come sta? - Domandò Altair, sistemandosi meglio sulla sedia.
- Stanco,febbrile e dispiaciuto. Credo si sia già addormentato. - Aggiornò il francese, mentre cominciava a smanettare sulle due tastiere.
Improvvisamente e silenziosamente, Ezio, che aveva finito di versare un liquido bianco e opaco dentro una siringa usa e getta, fece un cenno col capo ad Altair ed insieme si diressero verso la camera di Desmond.
Il ragazzo era già piombato nel mondo dei sogni, ma questo voleva dire ben poco per gli assassini, a causa del sonno leggero che li caratterizzava; quindi il siriano si sedette sul letto, coprì con una mano gli occhi dell'ignaro addormentato e con l'altro gli bloccò il polso del braccio sul materasso.
- Mmmhhh...! - Mugugnò il moro in procinto di svegliarsi.
Rapido, come un dottore esperto, Ezio inserì l'ago nell'incavo del gomito e immise il medicinale, gradualmente, per evitare shock immunitari. Desmond, ormai sveglio seppur confuso, reagì alla familiare sensazione di dolore e cercò di divincolarsi, ma la presa salda delle mani di Altair lo tennero sdraiato per il tempo necessario all'iniezione; quando poi avvertì l'ago venir estratto dalla pelle e la presa indebolirsi, scattò allontanandosi e addossandosi alla parete, mentre con lo sguardo sconvolto inquisiva i due compagni. Questi non fecero una piega e immobili attesero che i nervi di Uccellino si rilassassero; quando ciò avvenne, diversi minuti dopo, la tensione nella camera sciamò via e tutti riottennero il dono della parola.
- Tutto bene? - Fu la semplice domanda dell'assassino arabo.
Desmond annuì, mentre scivola nuovamente sotto le coperte e riappoggiava la testa pesante sul cuscino soffice. - Cosa...? -
- Un semplice antibiotico, stai tranquillo. L'effetto è più rapido di una pasticca. Domani starai meglio, vedrai...! - Lo rasserenò l'italiano e, avviandosi verso la porta con il compagno, spense la luce ed uscì chiudendosi l'uscio alle spalle.
Tornati nel salone, notarono immediatamente, al margine del loro campo visivo, Rebecca, che, oltre ad essersi medicata, si era anche cambiata di abiti, indossando quelli comprati alla Romanina.
- Quando li avete recuperati? - Domandò lei non appena li vide.
Altair, ovviamente, non rispose e si accomodò al tavolo, iniziando a sbucciare una mela che mangiò con tutta calma, proprio col proposito di non parlare affatto con quelle due persone, di cui doveva ancora digerire la presenza; fu dunque compito del socievole Ezio dialogare con la ragazza. - E' stato solo un caso. Ho trovato la macchina mentre cercavo Desmond e ho recuperato le buste. -
- Perchè? -
L'italiano fece spallucce. - Non lo so. Semplicemente stavano lì e le ho prese. Al massimo le avremmo riportate al negozio...! -
- Bè... Grazie...! - Disse sottotono Rebecca sistemandosi una piega della maglia.
- Avete detto qualcosa? - Li interrogò Falco, voltandosi a guardarli impassibile.
- Quando? - Chiese di bottò Rebecca non comprendendo a pieno la domanda.
- A quelli dell'Abstergo...! - Il tono del francese si fece improvvisamente impaziente e suscettibile.
Shaun lo guardò con fare di sfida dritto negli occhi, mettendo una mano davanti all'amica per intimarle di non parlare. - E se avessimo detto "qualcosa"? - chiese burbero.
La tensione si fece tangibile tanto da poter essere tagliata con un coltello. Poi improvvisamente Altair si alzò dal tavolo e buttò nel secchio la buccia del frutto, che aveva finalmente finito di mangiare. - E' tardi. Merlo, Pettirosso, quando entrate in camera non svegliate Uccellino. - E detto ciò se ne andò dalla sala, dirigendosi nella sua stanza.
Anche Rebecca e Shaun fecero lo stesso, sentendosi la schiena quasi perforata dalle occhiatacce di Falco, che continuava imperterrito a fissarli truce.
Una volta soli Ezio domandò in francese - Dici che hanno parlato? -
- Dico che sono degli idioti con la "i" maiuscola. -
L'altro attese la risposta consona al suo interrogativo.
- No. - Disse semplicemente, tornando ai suoi computer.
- Ti fidi di loro adesso? -
- No... Ma mi fido di Uccellino. -
Ezio sorrise e scosse la testa, constatando quanto potesse essere testardo il compagno a volte, ma l'importante era che avesse accettato la presenza di Shaun e di Rebecca e che non ce l'avesse più con Desmond.
Ora erano al sicuro. Questo bastava.
Stiracchiandosi la schiena per la stanchezza, anche lui andò in camera a dormire, lasciando al trentaduenne il primo turno di sorveglianza. 

Quando, dopo una quanto mai breve, ma placida notte, giunse l'alba, fu Ezio ad andare a svegliare i ragazzi più giovani, incapaci di alzarsi da soli senza l'allarme di qualche rumorosissimo orologio.
- Giù dal letto pigroni! Il mattino ha l'oro in bocca! -
Ovviamente il primo a rispondere fu Desmond, che si buttò di peso giù dal suo giaciglio, soffocando un lamento per il contraccolpo.
- Des, tutto bene? - Domandò divertito l'italiano davanti a quella scenetta.
- Stavo meglio prima...! - Rispose alzandosi un po' barcollante e ancora intontito dal sonno.
- Merlo, Pettirosso! Sveglia, forza! -
- Ma che ore sono? - Chiese Shaun con tono alterato e rigirandosi nervosamente sotto le coperte.
- Le cinque...! - Annunciò entusiasta Ezio, godendosi già le repliche, che non tardarono ad arrivare.
- Ma siete impazziti?! Vi pare un orario consono per venire a rompere?! - Sbraitò Rebecca, lanciando il cuscino contro il povero ed innocente Desmond, che, non vedendo per via del buio che attanagliava la camera, ricevette il colpo senza neanche riuscire a difendersi.
- Ma io che c'entro! -
- Sono tuoi parenti! Di' loro qualcosa per la miseria! -
- Altair è già uscito? - Cambiò argomento il moro, guardando il suo antenato.
- Sì. Ha detto che andava a prendere qualcosa di decente da mangiare per colazione. -
- Oh, bene...! - Disse estraendo dei vestiti puliti dall'armadio - Allora ho tempo di farmi una doccia. Sono tutto sudato da ieri. Shaun, Rebecca in piedi! Se volete entrare nelle grazie di Altair dovete stare alla sua tabella di marcia...! - E detto ciò uscì dalla camera.
- Ma è una cosa inumana...! - Sbadigliò l'inglese tirandosi su e cercando di svegliarsi, seguito dall'amica.
- Vi aspetto di là. - Annunciò semplicemente l'assassino fiorentino dileguandosi anche lui.
- E chi ha mai detto che volevo diventare amico di un assassino psicopatico di più di ottocento anni? - Chiese retorico Shaun, senza alzare troppo la voce.
- Se è per questo non abbiamo neanche mai detto esplicitamente che volevamo restare con loro...! - fece notare Rebecca, mentre cercava l'interruttore della luce, trovandolo solo dopo un'accurata e minuziosa ricerca.
- Implicitamente però era chiaro, no? -
- E la cosa ti disturba? -
L'inglese fece spallucce, superando così l'argomento e iniziandone uno nuovo. - Pensi che William avrà saputo del trattamento che quelli dell'Abstergo ci hanno riservato? -
- Hai sentito quell'idiota col camice, no? Hanno tenuto l'Ordine all'oscuro di tutto. Forse dovremmo parlarne con Desmond e cercare di farci aiutare... -
- E per cosa? -
- Per metterci in contatto con William e riferirgli tutto quanto! -
- E farci tagliare la gola da Altair?! -
- Per questo ho detto di chiedere il supporto di Desmond...! -
- Non credo che appoggierà la nostra causa. Ti ricordo che anche William è stato poco cortese nei suoi confronti. Non ha alcun motivo valido per esporsi al nemico solo per scambiarci due chiacchiere...! -
- Lo so, ma se riuscissimo a far rinsavire William e ad allontanarlo da Vidic, Desmond e gli altri potrebbero avere un alleato in più su cui contare...! -
- Questo è fuori discussione. - Disse Desmond entrando in camera e sedendosi sul letto, mentre ancora si frizionava i capelli per asciugarli.
- E perchè mai? -
- Primo: Altair e gli altri non lavorano mai con altre persone. Non si fidano di nessuno, tanto meno di William e per ora anche di voi. Secondo: William è completamente soggiogato dalla corruzione che gli artefatti già in mano ai templari gli hanno indotto. E terzo: io personalmente non ho alcuna intenzione di averci alcun tipo di contatto. -
- E forse, è solo per quello che non ci aiuterai...! - Osservò tagliente Shaun, incrociando arrogantemente le braccia sul petto.
- Forse. Comunque per ora non possiamo muoverci. Bisogna far calmare le acque, sia lì fuori, che qui nel Nido...! - Parlò senza guardare nessuno in faccia e alla fine uscì nuovamente dalla camera, dirigendosi verso il salone.
Rebecca, invece, occupò il bagno, controllando che nessuno degli antenati dovesse usufruirne, quindi ci si chiuse dentro, prendendosi tutto il tempo necessario, incurante di Shaun che attendeva in camera, e lieta che, oltre al vestiario, Ezio avesse recuperato anche la roba da bagno, che si era "comprata" il giorno precedente.
"Quasi quasi me la faccio anch'io una bella doccia calda!" Ed aprì l'acqua della doccia, preparando tutto l'occorrende di cui solo una ragazza poteva aver bisogno per una semplice lavata veloce.

Desmond entrò nella grande sala, stupendosi alla vista di Falco che smanettava con una grande scheda madre e vari pezzi di quello che doveva essere una volta un computer portatile.
- Buongiorno...! - Salutò esitante, osservando l'operato del compagno con una certa curiosità.
- Dormito bene, Uccellino? - Domandò l'altro senza distrarsi dal lavoro.
- Mh-mh...! - Annuì vagamente il moro, sedendosi al tavolo. - I due computer che ti sei fatto non sono abbastanza? -
Eh, già! Falco, poco soddisfatto delle prestazioni dei computer standard che venivano messi in vendita nei normali centri di elettronica, aveva presto imparato qualche trucco per farsi da sè un calcolatore informatico, con tutti i programmi e la potenza di cui necessitava per le sue ricerche e le sue stupende azioni di hackeraggio dei sistemi dell'Abstergo.
- Non è per me. -
- Ezio? - Propose Desmond, voltandosi a guardare l'interessato, che seduto sul divano, ricambiò lo sguardo e fece spallucce scuotendo la testa; a quel punto il ragazzo guardò il francese con un certo cipiglio spazientito.
- E' per la tua amichetta. -
Il moro strabuzzò incredulo gli occhi e spalancò la bocca ammutolendosi per diversi secondi. - Stai scherzando!? - RIuscì a dire infine.
- Affatto. Hai detto tu che è brava con i codici e con l'elettronica in generale...! -
- Non credevo che ti fidassi tanto da affidarle un computer! -
- Per questo lo sto modificando. Così potrò mappare i suoi movimenti direttamente dal mio computer e bloccarle l'accesso in eventuali sezioni. -
- Ah, ecco...! Mi sembrava strano... - Non fece notare che Rebecca avrebbe potuto aggirare quegli ostacoli, semplicemente per il fatto che era impossibile: Falco era un vero genio, superiore perfino alla giovane nerd!
Proprio in quel momento, silenzioso e quasi impercettibile, Altair fece ritorno, entrando nel salone, con una busta di plastica da cui fuoriusciva uno squisito odore di croissant caldi e fumanti.
- Dormito bene, Uccellino? - Domandò semplicemente, avvicinandosi al tavolo e posando l'acquisto.
Desmond non potè trattenere un sorriso ilarico, notando come i suoi antenati si assomigliassero anche con secoli di distanza. - Sì, grazie. - Rispose allungando una mano per scegliersi il proprio cornetto.
- Quello con la marmellata è mio...! - Esordì Ezio, aggiungendosi alla tavolata.
- A Merlo e Pettirosso li ho presi semplici. - Avvisò l'arabo con voce che non accettava rimbrotti; motivo per cui il moro fece semplicemente spallucce, afferrandone uno ripieno di crema pasticcera e dandogli un grande morso. Dopo il primo boccone si accorse di quanta fame avesse e finì per buttare giù il resto della colazione in pochi secondi, lieto di constatare che il compagno più anziano avesse provveduto a prendere due per ciascuno, quindi afferrò il secondo cornetto e lo divorò con altrettante voracità e, solo dopo un caldo espresso, si sentì abbastanza soddisfatto; quando poi una scatola di cartoncino gli toccò la fronte con un leggero colpetto, la afferrò osservandola e si voltò verso Altair, accanto a lui, che gli disse - Prendine una adesso e una stasera dopo cena. -
- Come vuole, Doc! - Scherzò Desmond preparandosi il bicchiere d'acqua in cui far sciogliere il medicinale, poi con tono basso aggiunse - Grazie, Altair... -
L'assassino siriano, che in quel momento era poggiato al ripiano della cucina a braccia incrociate, sorrise lievemente e, dopo una simpatica scompigliata di capelli al giovane allievo, si avviò verso il corridoio, incontrandosi con Shaun, che fissò truce prima di dileguarsi.
- Che ho fatto?! - Chiese esterrefatto l'inglese alzando le braccia esasperato.
Il moro rise sotto i baffi e buttò giù il bicchiere in un solo sorso, quindi parlò - Tranquillo. Altair fa sempre così con gli estranei. -
- E per quanto ancora ci vedrà come tali? -
L'americano ci pensò un po', poi rispose - Per parecchio. Quindi abituati in fretta alle sue occhiatacce! -
Shaun sbuffò scocciato, ma Rebecca, entrando nella sala, gli diede una spintarella sulla spalla per farlo avanzare verso il tavolo. - Piantala di brontolare per qualsiasi cosa! - e si sedettero a mangiare.
- Merlo, questo è per te. - Disse Falco a fine pasto, passando l'apparecchio elettronico, modificato fino all'ultimo codice, alla ragazza, che lo prese con un grande sorriso e, dopo esserselo rigirato tra le mani lo accese senza esitazione e ne visitò i contenuti.
- Wow! C'è anche un programma di hackeraggio dei sistemi di videosorveglianza e uno per crackare password e percorsi file! E' tutta roba tua?! -
- Di chi altri se no? -
- Figo...! - Disse lei, ributtandosi sul laptop.
- Gradirei che non cercassi di sabotare i programmi di restrizione che ho impostato. - Avvisò Falco, con la sua solita calma, che nascondeva un'ostilità da non sottovalutare affatto.
- D'accordo. Immagino che tu possa anche controllare i miei percorsi di ricerca dal tuo computer. -
- Senza possibilità di scampo, tanto per essere chiari. -
- Altrimenti cosa? -
- Puoi scordarti di arrivare al giorno dopo. -
Rebecca alzò le mani in segno di arresa - Messaggio ricevuto! Piuttosto come sta ad autonomia? -
- La batteria basta solo per otto ore, non ho trovato di meglio. Ma si ricarica in due ore soltanto. - E detto ciò posò sul tavolo il cavo di alimentazione, che Rebecca afferrò e usò per collegare il portatile alla presa elettrica. Probabilmente il computer era scarico o con poca energia residua.
Falco, soddisfatto della sua buona azione, si staccò dal gruppo e si sedette nel suo angolo di paradiso informatico a fare... Bè le solite cose che faceva ogni giorno, qualsiasi cosa fosse!
- Desmond sei riuscito a rifarti la fasciatura alla spalla? - Prese voce Ezio a quel punto.
- Sì, certo. -
- Fammi controllare, dai...! -
- Cos'è non ti fidi? -
- In effetti no. - E si piazzò davanti il ragazzo, attendendo che si spogliasse nella parte superiore del corpo.
Desmond sbuffò sconfitto e si lasciò ispezionare docilmente, godendo tra sè e sè nel vedere la faccia di Ezio mentre si imbronciava, nel constatare che in effetti la fasciatura era stata fatta e stretta molto bene. - Soddisfatto? -
Il fiorentino sorrise beffardo e gli diede una pacca sull'articolazione ferita, facendo uscire al novizio un sibilo di dolore. - Sì...! - E si avviò verso la porta d'ingresso, afferrando il giubbotto da moto e il casco.
- Vuoi che venga con te, Ezio? -
- Voglio che tu rimanga a riposo, Uccellino. Oggi farai solo un po'... Un bel po' di teoria con Falco. Buon divertimento! -
- Che spasso...! Non vedo l'ora! -
- Prego? - Domandò il francese guardandolo truce.
- E chi ha parlato! - Si affrettò a difendersi il moro, alzando le mani in segno di innocenza.
Il fiorentino, ridendo tra sè, uscì, lasciando la stanza nel silenzio più assoluto.

 Il resto della giornata Falco stupì i tre ragazzi con una lunga ed estenuante lezione sulle regole da tenere all'interno della squadra, su come ci si dovesse muovere per strada, su come comportarsi in determinate situazioni e con determinate persone, Altair in primis e poi con eventuali informatori, assassini dell'ordine e templari; a seguire testò le conoscenze di primo soccorso di Shaun e Rebecca e fece loro qualche sporadica domanda sulle loro missioni passate o sulle tecniche di assassinio che conoscevano, storcendo il naso nello scoprire che in quel campo erano parecchio scarsi, ma fece una faccia più soddisfatta quando riuscì a farsi un'idea generale sulle ottime conoscenze storiche dell'inglese e su quelle da nerd della mora.
Poi organizzò delle partite di scacchi per regisrtare le capacità tattiche dei due, e tenere in esercizio Uccellino, poi fece a tutti e tre un quiz rapido di domanda e risposta per vedere la velocità di pensiero e di reazione dei suoi discepoli. Quando finalmente si fecero le sei di sera e il sole iniziò a scendere, lasciò tirare loro un sospiro di sollievo.
I tre si sentivano il cervello in fumo e mai, mai, avrebbero immaginato che quella giornata sarebbe potuta essere così irrealisticamente pesante; ma furono lieti, soprattutto Merlo e Pettirosso, di non aver dato una brutta impressione di loro a Falco.
- E pensare che se avessi letto in un libro di tre beoti che si fanno interrogare tutto il giorno su qualsiasi cosa, avrei pensato che lo scrittore era un idiota e che fosse una cosa impossibile! - Protestò Shaun riempendosi l'ennesimo bicchiere d'acqua, tanto aveva la gola secca.
- Taci ti prego...! - Supplicò Rebecca, cercando di diventare un tutt'uno con la poltrona su cui stava spalmata. - Ho il cervello pieno di chiacchiere... Ora gradirei un religioso silenzio...! -
- Guarda il lato positivo della cosa, Rebecca...! - Cercò di tirarla su di morale Desmond.
- E sarebbe? -
- Non sentirai più parlare Falco per parecchio tempo, visto che è riuscito a togliersi tutte le sue curiosità in un giorno! -
- Mai sentita l'espressione "andare per gradi", Miles? - Rimbrottò con il suo solito tono acido Shaun.
- Fidati che è meglio così...! - Rispose l'altro mentre faceva qualche esercizio di stretching, poichè aveva il corpo indolenzito dalla sedentarietà di quelle ore.
- Ma Altair? Non è più uscito dalla sua stanza neanche per pranzo... Sta bene? - Chiese curiosa Rebecca, tirandosi su a sedere composta.
- Non sono affari tuoi. - Disse secco Falco.
Ma Desmond, ignorandolo, spiegò tra un esercizio e l'altro - A volte succede che si chiuda in camera sua per tutto il giorno. Potremmo dire che dorme o che per lo meno riposa. Oppure passa il tempo a fare mente locale e ad organizzarsi... -
- Ed ad organizzare noi...! - Aggiunse Shaun mentre faceva a spicchi una mela.
- Sì... Anche! -
Completati tutti gli esercizi che gli furono possibili senza forzare la spalla, Desmond si massaggiò dietro il collo e si buttò sul divano. - Falco, quando torna Aquila Bianca? -
- Tra un paio di giorni. -
- Mi alleno con te nel frattempo? -
- Neanche morto. Starai con Aquila Maestra! -
- Tutto il giorno?! - Domandò buttando la testa all'indietro per guardare il francese.
- Tutto il giorno. A parte quando dovrai stare con me, s'intende...! -
- Fantastico...! -
- Se non hai niente da fare, esercitati con la Mela. -
Desmond sbuffò sonoramente ma non protestò. Meglio non farlo mai se non per le cose veramente importanti. Si alzò dal divano e afferrando il suo globo si posizionò al centro della sala; teneva il Frutto sul palmo della mano sinistra, mentre la destra era poggiata sopra senza fare pressione, chiuse gli occhi e fece un paio di respiri profondi, poi, ricordandosi improvvisamente disse agli amici, che ancora poco sapevano della vita nel Nido. - Shaun, Rebecca, state indietro...! -
L'inglese annuì e si sedette sul sofà, semigirato per osservare il compagno mentre lavorava, e Rebecca fece lo stesso.
Uccellino riprese la sua posizione e si concentrò, respirando lentamente e profondamente. La Mela iniziò a risplendere sempre più forte finchè la sala non fu piena di quella calda luce dorata, ma Shaun e Rebecca poterono constatare che nessuno simbolo ne venne fuori come la prima volta, cosa che li lasciò con l'amaro in bocca, poi improvvisamente il moro sparì dalla loro vista e scattarono entrambi in piedi, resistendo però alla tentazione di avvicinarsi al punto ove non vi era più alcuno, e attesero.
- Uccellino, l'aria attorno a te è alterata, correggi la rifrazione della luce. - Lo ammonì Falco, voltandosi ad osservare l'operato del novizio, che riapparve e prendendo un profondo respiro tentò nuovamente, con successo; a quel punto il francese si alzò e afferando la sua Mela disse - Manchi di concentrazione. Vediamo se con un avversario riesci meglio. Giù nel garage. - e uscì.
Il moro riapparve un'altra volta, massaggiandosi nervosamente la nuca e fece cenno ai compagni di seguirlo di sotto, e i due obbedirono, poichè mai si sarebbero persi quello spettacolo.

°°°
Buona sera a tutti! Siamo arrivati al capitolo 16... wow! Non pensavo sarei arrivata così lontano.
In questo chappo come sempre non succede granchè (eccezion fatta per i due capitoli precedenti dove sono riuscita a buttare due scenette d'azione scrauseXD), ma avevo bisogno di far respirare i pg, sapevte, si stancano in fretta! XP
Scherzi a parte, Des aveva DAVVERO bisogno di una giornata tranquilla, più o meno.^^"
Non ho molto da dire.
Vi saluto a tutti con afetto, e un salutone a Bj e Chiby, che hanno dolcemente ed entusiasticamente recensito il capitolo precedente! Grazie bellissime!^///^
See You! ;)

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Capitolo 17
*** Aquila Bianca nei guai...? ***


Chapter XVII

Una volta nel vasto magazzino, adibito a parcheggio per le moto e la Porsche, Falco e Desmond si posizionarono l'uno di fronte all'altro.
- Pronto? -
- Quando vuoi. -
Il francese non si fece attendere e generò un'onda d'urto che direzionò verso il giovane, la cui Mela brillò nuovamente e l'intangibile lama passò attraverso il suo padrone senza danneggiarlo in alcun modo; poi fu il momento del contrattacco e l'americano fece lo stesso: accumulò le forze dentro il globo e, poichè non riusciva ancora a scegliere la direzione del colpo, liberò l'energia come un'esplosione che andò a colpire qualsiasi oggetto presente in una circonferenza tutt'attorno a lui. Ma Falco si rese intangibile e invisibile, attivando poi l'Occhio dell'Aquila e, allontanandosi rapido dal suo avversario, si nascose dietro alcuni grossi container; quando però ripuntò lo sguardo sul ragazzo, questi si era sdoppiato, creando immagini fasulle di sè, e dovette ammettere che quel trucchetto gli veniva particolarmente bene, soprattutto tenendo conto che era poco che giocava con il Frutto!
"Ma rimani pur sempre un novizio...!" Pensò sorridendo malignamente e attivando uno dei poteri peculiari della sua Mela, in questo modo riuscì ad analizzare le immagini, che aveva davanti e che si muovevano circospette cercandolo, e potè distinguere chiaramente quali fossero le copie e quale... "Dov'è Uccellino..?" Un altro ghignò beffardo si dipinse sul suo volto, mentre si voltava di scatto per intercettare l'attacco alle sue spalle.
Improvvisamente una serie di esplosioni fecero ribaltare delle casse a terra e ne aprì a metà delle altre più fragili in legno, mentre quelle più vicine al punto di impatto andarono inesorabilmente in fratumi; poi Desmond riapparve improvvisamente, mentre a mezz'aria veniva scaraventato contro la Cayenne, ma all'ultimo riattivò l'intagibilità e passò attraverso il mezzo; poi una fitta alla mano gli fece mollare la presa sulla Mela che rotolò via, andandosi ad incastrare tra due casse in legno.
- Cazzo...! - Imprecò guardandosi le nocche dolenti e vide che le bende, bianche poco tempo prima, erano ora macchiate da piccole chiazze rosse. Sbuffò frustrato e, rialzandosi, andò a recuperare il suo cimelio, senza porgere troppa attenzione a Falco, che, semplicemente rimaterializzandosi, aveva tacitamente annunciato la conclusione dell'allenamento.

 Rebecca e Shaun avevano assistito a tutto, senza proferire parola, da in cima la rampa di scale. I loro occhi erano stati magnetizzati dal potere dei Frutti, e vedere come i due assassini ne facessero uso era un spettacolo più unico che raro.
Non che avessero realmente visto qualcosa, ma osservare Desmond mentre si rendeva intangibile, invisibile, o mentre creava delle copie di sè, per non parlare poi di quell'onda d'urto, era tutto troppo surreale e fantastico allo stesso tempo! Morivano dalla curiosità di saperne di più e di testare loro stessi quei poteri ultraterreni! Ma l'occhiataccia che lanciò loro Falco, passando loro accanto, li fece demordere quasi immediatamente.
- Tutto bene, Des? - Domandò Rebecca, mentre il francese se ne tornava in salone.
Il moro afferrò il globo dorato da terra, gli diede una pulita, controllando che non fosse danneggiato, abbozzato o scheggiato, quindi rispose - Sì... Piaciuto lo spettacolo? -
- Sei stato strepitoso! Ma la prossima volta esercitatevi rendendovi visibili! E' stata dura capire dove fosse e cosa stesse facendo...! -
Il ragazzo rise sommessamente e scosse la testa. - Non avrebbe senso...! -
- E perchè mai? - Chiese Shaun, incrociando le braccia al petto.
- Risparmiarsi nell'allenamento vuol dire arrivare impreparati al combattimento...! -
- Fammi indovinare... E' la filosofia dei tuoi antenati...! -
- Già. - Desmond salì le scale e si diresse con i compagni nella sala principale, nella cui libreria posò la Mela, proprio nel mentre faceva il suo ingresso assai poco trionfale Altair, che gli domandò. - Coma ti senti? -
- Bene. -
- Febbre? -
- Credo di avere ancora qualche linea, ma domani dovrei stare meglio...! -
L'arabo annuì semplicemente e si sedette al tavolo, attendendo che qualcuno cucinasse. Lui non cucinava mai, piuttosto che avvicinarsi a quella diavoleria, quali erano i fornelli, sarebbe morto di fame o avrebbe fatto la fila al Mc'Donald's nell'ora di punta! Qualcosa nel sua mente gli intimava di tenersi lontano, come un lupo che si tiene lontano da un falò.
- Hai fatto pratica con la Mela? - Chiese in inglese per cercare di essere cortese con gli ospiti.
- Falco mi ha aiutato. -
- Come è andato? - Si rivolse questa volta al collega.
- Come al solito. - Che era un complimento detto da lui. Qualcosa di molto simile a "è andato bene".
- Altair...? - Lo chiamò Desmond, poggiandosi al ripiano della cucina. - Dove è andata Aquila Bianca? -
- NOn è in missione, tranquillo. -
Desmond incrociò le braccia e attese un seguito, con molta, molta pazienza.
- Qui non c'è più niente per noi. CI spostiamo e Aquila Bianca è andata a prendere i pacchi da portare con noi... -
- Quei pacchi? - Domandò Uccellino per avere la conferma alle sue supposizioni.
Altair annuì semplicemente e poi buttò un occhio a Merlo e Pettirosso, che, tranquilli e silenziosi, si facevano i fatti loro: l'una stava al computer, l'altro a leggere uno dei pochi libri di cui erano in possesso.
- Che si mangia? - DOmandò il moro spostando lo sguardo da un antenato all'altro.
Ma il silezio regnò sovrano, il che fece cadere letteralmente le spalle a Desmond che alzando gli occhi al cielo disse arrendevole - Ok. Cucino io...! - E, con i sorrisi beffardi del siriano e del francese alle spalle, iniziò a smanettare con pentole ed ingredienti vari.

 Dopo cena Altair uscì per fare un giro in moto e controllare così i dintorni, mentre Falco chiamò Aquila Bianca, per avere sue notizie, ma tranne qualche breve frase e qualche borbottio di assenso e diniego, Desmond non riuscì a capire di cosa stessero parlando, motivo per cui, chiusa la chiamata, si appoggiò alla scrivania del compagno e iniziò a fare qualche domanda per non essere come al solito tagliato fuori dai piani.
- Quand'è che avete deciso che dovevamo spostarci? -
Falco alzò gli occhi per osservare il giovane in viso e, non potendo biasimarlo per ciò che gli stava chiedendo, rispose - Te ne avremmo parlato, dopo che Aquila bianca avesse protato al Nido i pacchi, per non ripeterci due volte. -
- Lascia ad Altair il compito di spiegare a loro. Tu spiega a me...! -
- Uccellino, non sei ancora abbastanza in alto nella scala alimentare per dirmi cosa devo fare. -
Desmond alzò un sopracciglio e aprì la bocca come per protestare, ma si trattenne. La miglior cosa con i suoi antenati era attendere pazientemente. Lo stava iniziando a fare nell'ultimo periodo e sembrava una mossa vincente, quindi continuò in quella direzione. Con successo.
- A Roma la situazione comincia a farsi noiosa sotto diversi aspetti. Abbiamo ciò che cercavamo, e la sede dell'Abstergo, che risiede qui, non può darci altro. Per questo ci spostiamo e portiamo con noi anche lei... Non è sicuro lasciarla qui. -
- Allora come mai anche i suoi vengono qui al Nido? -
- Devono sapere. Aquila Bianca non può spiegare loro nulla in un posto poco protetto come casa loro. -
- E dov'è che dovremmo andare? -
- A Nord. -
- Quanto a Nord? -
- Abbastanza da uscire dai confini italiani. -
- Falco? -
- In Francia. -
- A casa tua? Quale onore! -
- Fai poco lo spiritoso, Uccellino. Lì c'è molto lavoro da fare...! -
- E perchè non ci siamo spostati subito lì? -
- Perchè tu non eri pronto. -
- E adesso lo sono? - Chiese sarcastico, sapendo che, paragonato a loro, lui sarebbe stato perennemente impreparato.
- Non proprio. Ma con due uccellini a tenere banco al Nido, posso unirmi attivamente alle missioni. -
- Falco che si sporca le mani...? Che rara visione! -
Il trentenne lo colpì a pugno serrato sul braccio, senza risparmiarsi in quanto a forza.
- Cazzo! - Sbraitò Desmond allontanandosi dal tavolo e massaggiandosi il punto dolente.
- Ne vuoi ancora? - Chiese iracondo. Proprio non ci sapeva stare agli scherzi...!
- No, no... - Fece Desmond imbronciandosi un poco per la punizione, che a suo parere non meritava. Ma stette zitto e abbozzò come sempre.
Solo in quel momento Falco notò le macchie rosse sulle bende, che coprivano le mani del ragazzo e, sospirando, ordinò. - Pettirosso la cassetta dei medicinali. Uccellino siediti. -
E calciò uno sgabello nella direzione del moro, che lo afferrò e si sedette di fronte a lui, inziando a disfarsi la fasciatura.
I piccoli tagli vennero disinfettati nuovamente e le abrasioni trattate con un unguento apposito, il tutto fu coperto da nuove bende pulite e morbide; a opera finita, l'europero riposò tutto nella scatola metallica con ordine e disse al paziente, che già si stava defilando. - Uccellino, sia chiaro che fin da subito che appena lei sarà qui le regole non dovranno essere infrante per alcun motivo. Trattieniti dal fare cazzate e non coinvolgerla più del necessario. Chiaro? -
- Cristallino...! - Assicurò Desmond, poichè neanche lui l'avrebbe mai messa in pericolo, per nulla al mondo! - Sono stanco, vado a dormire. -
- Domani riprendi le sessioni con Aquila Maestra. -
- Mi sveglia lui come al solito, no? -
- Se imparassi ad alzarti da solo sarebbe meglio...! -
- Magari in un prossimo futuro...! - Scherzò il moro, con un sorrisetto ironico, mentre si dirigeva verso il corridoio.
- Vai già a letto, Des? - Lo bloccò Rebecca.
- Sì. Conviene anche a voi non fare tardi...! -
La ragazza, ricordandosi della fatica fatta quella mattina per alzarsi, annuì e disse - CHiudo qui e ti raggiungo! -
- Cosa stai combinando? -
- Leggo la mia posta. -
- Pensavo che la tua mail fosse bloccata dai programmi di Falco... -
- In effetti mi è permesso solo leggere i nuovi messaggi, ma non rispondere. -
- Capisco. Bè, buonanotte! -
- Notte! -

 Ma non poteva filare tutto liscio, dopo aver ucciso un ricercatore dell'Abstergo ed essere fuggiti con due nuovi alleati, senza lasciare alcun testimone. Troppo comodo.
Qualcosa doveva accadere. Qualcosa di brutto che avrebbe tenuto tutti svegli per giorni interi, con l'ansia e l'adrenalina a mille. Qualcosa che poteva essere percepito a pelle e che destava tutti sensi, impedendo il sonno. Qualcosa che quella notte, rese inquieti Falco, Uccellino e Aquila Maestra, privandoli di quelle poche ore di pace buia, durante cui riposarsi era d'obbligo per essere pronti successivamente.
Troppo comodo. "Troppo semplice..." si disse Desmond, rigirandosi sotto le coperte per l'ennesima volta. Brividi, non dovuti al freddo, gli percorrevano la schiena e ogni rumore, immaginario o no, faceva scattare i suoi muscoli e metteva in mto il suo cervello che iniziava a farsi un'infinità di filmini mentali su cosa potesse accadere da un momento all'altro. Cercò più volte di rassicurarsi, ma da quando aveva iniziato a vivere con i suoi antenati, aveva imparato a fidarsi molto più del suo istinto che di ciò che vedeva o sentiva. E il suo istinto gli diceva di alzarsi e muoversi alla svelta!
Qualcosa del genere doveva essere successa anche a Falco ed Altair, poichè la luce del corridoio si accese e udì i passi leggeri di qualcuno e dei mormorii; decise perciò di mettersi in piedi anche lui e, senza fare alcun suono, per non destare Shaun e Rebecca, uscì e si diresse in salone, dove trovò anbedue gli assassini del passato ad osservarlo stupiti.
- NOn siete mica gli unici ad avere un brutto presentimento...! Aquila Bianca? - DOmandò, poichè una vocina nella testa gli diceva che il problema poteva essere lui.
Falco tamburellò nervosamente sul banco da lavoro e scosse la testa senza guardarlo in faccia. Brutto segno!
Desmond cercò di mantenere la calma, come i suoi maestri, ma i palmi umidi lo tradivano alla grande. - Mi vesto...! -
- Sveglia Merlo e Pettirosso. - Ordinò Altair.
Normalmente non avrebbe mai richiesto la loro presenza nè il loro supporto, questo voleva solo dire che era preoccupato tanto quanto Uccellino in quel momento. Bruttissimo segno!
Tornando in camera, il moro accese la luce e, svegliati i compagni, prese i suoi abiti " da assassino" e si chiuse in bagno, cambiandosi alla velocità della luce, per poi uscire e lasciare fare la stessa cosa a Shaun e, infine, a Rebecca, i quali aveva percepito subito la tensione nell'aria e si stavano muovendo silenziosamente ed esattamente come aveva spiegato loro Falco solo poche ore prima! Cosa c'era di meglio, in fondo, di un po' di sana pratica per apprendere pienamente nuove conoscienze?
Quando furono tutti a rapporto nella grande sala, Falco parlò. - Merlo e Pettirosso voi due terrete attive le comunicazioni e darete supporto tattico e navigatorio. Cambiate spesso la frequenza di ricezione per non essere scoperti, mi raccomando. Teneteci tutti in contatto, nessuno escluso. -
- Anche Aquila Bianca? - Domandò Shaun.
- No. Per lui ho aperto un canale a parte direttamente con Aquila Maestra, ci penserà lui, quindi. Sulla mappa satellitare appaiono le nostre posizioni, ma a causa del movimento dei satelliti e dei cambi di frequenza che dobbiamo tenere potrebbe mancare qualcuno di noi all'appello. State quindi in campana. -
I due annuirono e si spostarono ai pc, esplorando i programmi che avrebbero utilizzato e dividendosi i compiti così da non sovraccaricarsi di lavoro, poi ascoltarono il resto degli annunci.
- Uccellino tu ti muoverai con Aquila Maestra. Niente bravate. Attieniti agli ordini. -
- Sì. -
- E occhio alla Mela! - Quindi gli passò l'auricolare, che il ragazzo si sistemò all'orecchio destro, mentre il globo dorato finiva della tasca del giubbotto.
- Ci spostiamo in moto. Zona Eur Palasport. Arrivati lì ci divideremo per separare eventuali inseguitori o appostamenti. -
Detto ciò andarono a prendere le moto e le condussero a mano nel tunnel sotterraneo, fino in strada.
- Desmond - Lo chiamò Altair, prima di infilarsi il casco, - Pensi di farcela? -
- Credi ancora che non sia capace? - Scherzo Desmond, con un ghigno ironico.
Ma ovviamente per l'arabo non c'era niente di divertente e rimase in silenzio a fissarlo impassibile. Il moro sospiro e si calò il casco in testa, prima però di abbassare anche la visiera lo rassicurò - Sto bene. Dai, andiamo! - e mise in moto, partendo con il Gran Maestro al suo fianco destro e Falco a sinistra. 

Altair viaggiava accanto a Desmond, alla sua stessa velocità, lasciando che fosse Falco a stare avanti ad aprire la strada, poichè essendo l'unico senza Frutto dell'Eden, era il più scoperto dei tre, motivo per cui doveva appoggiarsi al ragazzo più giovane il quale, nonostante possedesse la Mela, rimaneva il più inesperto sul campo. In poche parole si compensavano a vicenza, almeno per ora; ma sapeva che presto Uccellino non avrebbe più meritato lo status di novizio e, a quel punto, si sarebbe fatto da parte come suo maestro, divenendo semplicemente un compagno di squadra. Desmond faceva progressi. Progressi che da solo non riusciva a notare, ma che ai suoi occhi esperti erano palesi; solo era meglio non dirglielo troppo spesso per non farlo montare troppo!
Sorrise a quel pensiero e buttò fugacemente un occhiata al ragazzo, che correva al suo fianco, vigile e pronto all'azione.
D: *Aquila Maestra?*
- Dimmi, Uccellino. -
D: *Sei riuscito a contattare Aquila Bianca?*
- Non risponde anche se riceve. Smettila di preoccuparti, comunque. -
D: *Perchè scusa? Facciamo parte della stessa squadra, no?*
- Giusto. Ma a differenza di un certo membro della squadra, il fatto di non risponde alle chiamate non significa che Aquila Bianca sia effettivamente in pericolo.*
D: *Mi stai forse rinfacciando qualcosa?*
- Credi di non meritartelo? -
D: *...*
- Appunto. -
Poi un suono acuto e interferenze stridule perforarono il timpano di Altair che imprecò, stupendo i suoi ascoltatori. - Cazzo! -
F: *Che succede?*
D: *Altair?!*
- Merlo, Pettirosso che avete combinato? - Chiese irancondo.
S: *Perchè dovrebbe essere colpa nostra? Qui non abbiamo toccato niente!*
R: *Anche noi abbiamo avuto lo stesso tuo problema...! Credo che qualcosa o qualcuno abbia rotto l'auricolare di Ez... Cioè Aquila Bianca...!*
D: *Di bene in meglio...!* Osservò il ragazzo con voce tesa e preoccupata.
- Calma, Uccellino. Dobbiamo vedere con i nostri occhi per sapere, non giungere a conclusioni affrettate. - Ma anche lui era in pensiero. Non tanto per Ezio, che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata sicuramente, ma per lei e i suoi genitori.

 Giunti a destinazione, si accostarono al marciapiede della fermata metropolitana e dopo diverse raccomandazioni si divisero: Falco per proprio conto sarebbe andato a controllare la via dove Ezio avrebbe dovuto "prelevare i pacchi", mentre Desmond e Altair avrebbero cercato indizi in giro per il quartiere periferico. Più facile a dirsi che a farsi!
L'ora che seguì fu piena di fallimenti e infruttuosità. Nessuna pista. Secondo il rapporto veloce del francese la casa era in ordine e non vi erano segni di lotta; questo voleva dire che i problemi dovevano essere subentrati sulla strada per nido. Ma dove? Che percorso aveva scelto Ezio per far ritorno?
Alla fine dovettero dividersi tutti e tre e ognuno, per proprio conto, setacciò i quartieri uno ad uno, passando per tutte le vie praticabili in moto e in macchina. Falco tentò di usare la propria Mela per localizzare Ezio, poichè l'oggetto era in grado di collegare visivamente il suo possessore con la persona desiderata, mostrando ciò che quest'ultima vedeva. Sarebbe stato un buon punto di partenza, ma niente! Probabilmente Aquila Bianca, stava usando il suo Frutto dell'Eden e le due energie entravano in conflitto impedendo la sincronizzazione.
Desmond si guardava in torno con sempre maggiore ansia, capendo in quel momento quanto aveva fatto preoccupare i suoi antenati solo qualche giorno prima. Sentì qualcuno suonargli e il rombo di una moto si accostò a lui: Altair.
A: * Uccellino, rapporto.*
- Niente...! - Disse con la bocca asciutta e trattenendo l'angoscia di quella verità.
Poi la voce di Rebecca irruppe negli auricolari.
R: *Ragazzi, sto ricevendo una chiamata da un numero di cellulare, che faccio?*
F: *Dettami il numero.*
R: *333778811*
F: *Passami la chiamata e privatizzala, ci parlo io.*
COsì fu fatto e nei minuti a seguire regnò il silenzio più assoluto, mentre la tensione saliva, aspettando che Falco aggiornasse anche il resto del gruppo su cosa stava succedendo. Poi il francese parlò e sembrava letteralmente incazzato.
F: *Al Colosseo, subito!*
Altair e Desmond ripartirono immediatamente e percorsero la strada più diretta per arrivare al monumento. Non era sicura in quella situazione, ma certamente la più veloce, poichè era sgrombra da macchina, data l'ora tarda.
- Falco ma che succede? - DOmandò il moro.
F: *Assolutamente niente...!*
- Se dobbiamo combattere o fuggire, gradirei sapere! -
F: *Tu pensa ad arrivare a destinazione. Ci sarà da divertirsi. Almeno... Io mi divertirò da matti!*
Era strano sentir parlare così il trentenne. Non era mai successo in quel mese di convivenza e Desmond non riuscì proprio a trovare un metodo di interpretazione a quelle parole, quindi chiese ad Altair spiegazioni.
A: *Vuol dire che sono botte...!*
"Quindi c'è da combattere?" Si chiese Uccellino, già caricandosi a mille.

In meno di quindici minuti era giunti al luogo dell'incontro, seguiti da Falco, che smontò dalla moto, si sfilò il casco poggiandolo pesantemente sul sedile e si avviò a passo sicuro verso il chiosto del giornalaio, davanti la fermata della Met.Ro., dove stavano in piedi due persone, semicelate dal buio della notta.
Una più alta dell'altra, molto più alta, l'altra snella e affusolata, sicuramente una ragazza; erano in atteggiamento rilassato, poggiati ambedue ad una moto. Una Hayabusa rossa.
"Cazzo...!" Imprecò tra sè e sè Desmond, avvicinandosi anche lui a passo spedito.
S: *Uccellino che succede?*
- Altair aveva ragione... Sono botte! -
Il tipo salutò tacito con una mano l'incedere furioso di Falco, che non accolse di buon grado la cosa e alzò il braccio cercando di colpire il più forte possibile il suo avversario per sbatterlo a terra e fargli più male possibile, ma l'altro schivò di lato e alzò arrendevole le mani.
- Ehi, calma! Parliamone! -
- Fottiti, idiota! - Quasi urlò Falco, senza neanche rendersi conto della lingua usata per insultare. - Parlare?! Io ti ammazzo! Altro che parlare! -
- Sicuro di non voler sapere cosa è accaduto, prima di farmi trapassare? -
La ragazza intanto sorrideva beffarda godendosi la scena.
- Non ne ho proprio la curiosità. E comunque può dirmi lei quello che voglio! -
- Ok... - E detto ciò l'uomo scatto rapido in una corsa attorno al colosseo seguito a ruota da Falco, che bestemmiava come pochi.
- Uomini...! - Disse esasperata, ma divertita la giovane, avvicinandosi ad Altair e Desmond, che si erano tenuti un paio di metri indietro.
- Ciao, Desmond... E' molto che non ci si vede... -
E la ragazza venne sotto la luce del lampione.
Più che una ragazza sembrava una donna: alta, snella, leggeremente formosa e prestante, aveva occhi grigio-azzurri e biondi capelli. Ma soprattutto aveva una voce che mai e poi mai Desmond avrebbe dimenticato per nulla al mondo.
Il ragazzo la fissò attonito, fece un passo avanti tendendo le braccia per afferrarla, per toccarla, ma la sua lama nascosta scattò fuori improvvisamente contro la sua volontà.
- Lucy? -
Il tempo si bloccò.
- Lucy ti prego vattene! Non un altra volta! -
Ma lei rimaneva immobile. Tutti rimanevano immobili. Anche Altair e gli altri, ma come era possibile? Qualcosa non andava!
Poi il braccio suo si mosse e affondò l'accuminata asticella metallica nel ventre di lei.
- Lucy!! -


°°°
Salve a tutti!
Lo so lo so... Molti di voi si ritroveranno 'sta storia in cima alla lista aggiornata delle loro "storie seguite" e si chiederanno " ma chi è sta tipa? Ma la seguivo pure??" E non avreste tutti i torti a pensarlo perchè sono letteralmente sparita dalla circolazione.
La verità miei carissimi lettori è che ho avuto problemi colossali con l'università, poi sono partita per il portogallo con i miei e con loro il pc è tabù quindi niente, senza contare che dopo aver visto il trailer di Ezio e Desmond in Revelation ho avuto un profondo blocco mentale! Avevo scritto già quattro capitoli, da postarvi appena fossi tornata, che ora ho cancellato bellamente perchè non mi piacevano più...! ed ecco che mi trovo costretta a regalarvi un solo capitoli al mio rientro nel forum. Una persona inetta e indegnata della vosta attenzione, vi chiedo umilmente perdono...!!
Il prossimo chappo dovrebbe arrivare come al solito tra giovedì e venerdì sera, ancora scusa. Spero di non avervi deluso troppo!
See you! ;)

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Capitolo 18
*** Sogno o Realtà...? ***


Chapter XVIII

 

3 Novembre 2012.
Quando Desmond abbandonò il mondo dei sogni e si destò, si ritrovò raggomitolato sotto le coperte, nel suo letto nel rifugio; aprì un occhio, avvertendo qualcuno seduto sul bordo del materasso, che teneva una mano poggiata sulla sua testa, mentre col pollice gli carezzava piano i capelli.
Altair.
Il giovane si mosse, stendendo le gambe, indolenzite dalla posizione rannicchiata, e sbadigliò per cacciare via gli ultimi effetti del sonno; solo a quel punto il siriano levò la mano, ma continuò a guardarlo - Ben svegliato...! - Lo salutò, con voce bassa e calma.
A quelle parole Desmond spalancò gli occhi e scattò in avanti, sedendosi, in preda ad una sensazione di forte dejavù; si osservò le mani, dei quali i palmi erano caldi e sudati e le dita tremanti, poi però si accorse che non erano le sole parti del suo corpo a fremere per l'angoscia provata e la confusione che lo attanagliava in quel momento. Rimase così, immobile, con gli occhi fissi e la bocca semi schiusa, incapace di emettere alcun suono. Ciò diede da pensare all'assassino arabo, seduto sul letto accanto a lui. - Tutto bene...? -
Riacquistando il dono della parole, il ragazzo rispose nella propria lingua. - No... Non proprio... - e fece per girarsi verso l'altro per potergli raccontare tutto quello che era successo o, meglio, che lui pensava fosse successo, quando qualcosa rotolò a terra dal letto con un tonfò secco. - Ah... - Disse, guardando interessato l'oggetto in questione.
La Mela.
Altair, senza fare una piega, si chinò e la raccolse per poi posarla con gesto deciso sulle mani del giovane attonito. - Ti va di dirmi cosa hai visto? -
Desmond strinse forte il Frutto e cercò di fare mente locale, quando un particolare nella domanda del Gran Maestro bloccò il suo flusso di pensieri. "Cosa hai visto...?"
- Altair... Ma tu... Perchè...? -
- Hai tenuto la Mela con te, stanotte - Iniziò picchiettando la superficie dorata del globo - E non ha fatto altro che risplendere fino a poco tempo fa'. Ti ha mostrato qualcosa, giusto? -
A quel punto il ragazzo capì cosa fosse accaduto mentre dormiva e cosa volesse dire Altair. - Stai dicendo che mi ha mostrato il futuro? Credevo fosse roba da film di fantascienza...! Cioè, la Mela può mostrarti eventi e persone lontani da te, sì forse anche qualche sprazzo di ciò che verrà, ma quello che ho visto io... E poi sembrava così reale. -
- Perchè stavi dormendo, allora la sua influenza su di te si è fatta più forte. Sono molti i poteri della Mela e molti quelli che noi non conosciamo e non sappiamo o possiamo usare. Ovviamente a te è stata concessa qualche eccezione, a quanto pare. -
- E tu pensi mi abbia mostrato il futuro... -
- Uno dei possibili avvenire. O semplicemente ha agito sul tuo subconscio e ne ha stimolato l'attività, facendoti vivere situazione al limite del reale. Probabilmente i tuoi desideri ne sono stati la fonte. Non credere mai a tutto quello che vedi e non fidarti mai troppo del potere del Frutto dell'Eden. Nulla è reale... -
- Tutto è lecito, lo so. - sbuffò Desmond, un po' stanco di sentirselo dire in ogni luogo e in ogni epoca.
Altair a quelle parole sorrise e gli diede una pacca confortante sulla spalla, prima di impartire i primi ordini mattutini. - Forza, preparati che esci. Devi dar via quella cosa ingombrante che Ezio ha voluto prendere a tutti i costi. -
- Parli del Suv dell'Audi? -
- Quello che è... Adesso abbiamo le moto, bastano quelle. Dobbiamo anche comprare della vernice per telai nera, così colorate e sgargianti danno troppo nell'occhio. -
- Ma una volta il colore degli assassini non era il bianco? -
- Non nella tua epoca. - Puntualizzò l'arabo, alzandosi ed uscendo dalla stanza.
Desmond, invece, rimase ancora pensieroso sul letto a fissare la sua Mela che cantava e brillava per lui.
"Quand'è che è diventato un semplice sogno e quando la realtà? Altair non ha accennato affatto a stupidagini quali andare a Frascati o farmi tagliare fuori da una missione. O almeno, Falco ed Ezio sono ancora nel Nido, percepisco le loro Mele, quindi anche loro sono qui. Quindi, cos'è che voleva mostrarmi?" Cercò di fare mente locale, di suddividere il sogno in capitoli come fosse una storia e di capire quali fossero frutto della sua mente e quali fossero stati arricchiti dal potere del Frutto, ma non riuscì a darsi molte soluzioni, tanto che alla fine vi rinunciò. - Anche se fosse una premonizione, basterà evitare quel corso degli eventi per evitare guai! - Si disse, alzandosi e dirigendosi in bagno.

 - Di un solo punto di ciò che ho visto sono sicuro fosse solo un sogno e nulla di più. - Spiegò Desmond, mentre entrava nel colorificio, che avevano trovato dopo tanto girovagare, seguito a fianco da Ezio, poichè per Altair e Falco era inammissibile l'idea di buttarsi nel traffico urbano senza una meta precisa.
- E sarebbe? - Domandò l'italiano, prendendo il numeretto per la fila e coprendosi meglio con il berretto, che sia lui che Uccellino avevano addosso. Sarebbero bastati dieci minuti d'attesa.
- Falco mi ha battuto nell'uso della Mela...! -
Aquila Bianca scoppiò a ridere, seppur trattenendosi davanti a tanta gente - Più che tuo era un sogno di Falco! Se c'è una cosa in cui sei più dotato di tutti noi è proprio nel capacità di  usufruire dei poteri del Frutto dell'Eden a peino. Gli Dei devono averlo creato appositamente per te o non si spiegherebbe una tale affinità tra te e quell'oggetto. -
- A proposito di affinità, perchè la Mela di Falco non mi risponde in niente? A malapena ne percepisco la presenza. -
- Probabilmente perchè lui la tiene con sè da moltissimo tempo, più di me ed di Altair, la cui Mela è stata smarrita e probabilmente danneggiata dal tempo e dagli incompetenti che ne hanno fatto uso. Quindi forse il Frutto si è sintonizzato con lui solo. Inoltre, ricordati che di Falco non hai mai vissuto neanche un ricordo, anche questo potrebbe essere uno dei motivi. -
- Comunque oggi è meglio evitare di andare a Frascati o a Campo di Fiori. - Fece sapere Desmond, spostando il peso da una gamba all'altra, in preda all'agitazione al solo nominare quei posti.
- Tranquillo, bambino. Se hai così paura non ci andiamo...! - Lo canzonò immediatamente Ezio, ridendosela tra sè e sè.
- Non sono un bambino e non ho paura! Solo ho una brutta sensazione. -
- Sì, anch'io. -
- Davvero? -
- Mh-mh. - Annuì - E scommetto quello che vuoi che è così anche per Falco e Aquila Maestra. -
A quelle parole l'atmosfera si fece più greve e tesa. Nessuno dei due pronunciò parola nè si scambiarono un solo sguardo, fin quando non giunse il loro turno al bancone, dove ordinarono senza troppi preliminari diversi barattoli spray di vernice nera e si fecero consigliare un buon carrozziere a cui dar via il Suv; ottenute le informazioni e pagato il dovuto, uscirono.
- Uccellino... - Lo chiamò Ezio in un bisbiglio, continuando a camminare e a guardare avanti.
- Lo so... - Erano seguiti.
Desmond infilò la mano in tasca, sfiorò la Mela e questa si attivò subito, acutizzando i suoi sensi e la Vista D'Aquila, poi voltò leggermente la testa e sbirciò alle sue spalle.
- Sono... -
- Cinque, lo so. - C'era forse da stupirsi che già lo sapesse? Era pur sempre un Maestro! - Hanno quegli affari che permettono loro di individuarci nonostante l'invisibilità? -
- I rilevatori di calore? Sì, almeno tre di loro. - Annunciò alzando il cappuccio della felpa sul berretto, così da celare il proprio volto il più possibile.
- Liberiamocene. - E con alcuni movimenti della mano impartì gli ordini.
Si separarono alla traversa successiva e scattarono entrambi in una corsa acrobatica per la grande capitale italiana.

 Desmond schivò all'ultimo un gruppo di turisti alla sua destra e un ciclista a sinistra, si buttò in una via secondara deserta e saltò rapido sopra un cassetto della nettezza urbana, dandosi lo slancio per aggrapparsi ad un balcone pieno di piante, che usò come nascondiglio per osservare la situazione sotto di sè.
Due uomini entrarono nella stradina tutti trafelati, guardandosi in giro e parlando un romano molto stretto, che stentò a comprendere, essendo abituato al fiorentino di Ezio; non appena vide i due dividersi per cercarlo, decise di fare la sua mossa e scattò in avanti, ma due forti braccia lo afferrarono da dietro e gli cinsero il collo in una salda morsa, che gli tolse il respiro. Annaspò e afferrò gli avambracci dello sconosciuto, cercando di allentarne la presa, provò a voltare la testa per capire chi avesse dietro, ma fu inutile.
- Oh! L'ho preso! Salite, forza!! - Urlò il suo assalitore ai compagni in strada e questi, avvistatili, fecero irruzione nella palazzina. - Sta fermo, figlio di puttana! - Gli intimò, scuotendolo un po' per fargli perdere l'equilibrio.
Desmond, invece, approfittò del movimento per sbilanciarsi di fianco e assestargli una gomitata nel costato. L'uomo allentò la presa quel tanto che bastava per permettere all'assassino di afferrarlo e proiettarlo a terra, prima di piantargli la lama celata in mezzo al petto. Quindi si mosse svelto e balzò oltre la ringhiera, restandovi però appeso con le mani mentre i piedi facevano attrito sul muro in cemento armato, così, in posizione accucciata, attese pazientemente; non appena i due templari giunsero sul balcone, uno si chinò sul corpo del morto, l'altro si sporse fuori della ringhiera.
Per Uccellino fu l'occasione perfetta: scattò verso l'alto, fece penetrare la lama nel collo del malcapitato e lo trascinò giù, lasciandolo poi schiantarsi a terra.
Poi un campanello d'allarme suonò nella testa dell'assassino, che, fidandosi cecamente dell'istinto, mollò la presa sulla ringhiera e precipitò a terra, mentre un proiettile lo sfiorava all'altezza della tempia destra, graffiandolo.

Atterrò con precisione, ammortizzando la caduta sulle caviglie e sulle ginocchia, si toccò il punto che percepiva caldo e pulsante, e del sangue macchiò le sue dita.
- Cazzo! - Imprecò, guardando in alto il suo nemico, che senza pensarci troppo cercò di colpirlo nuovamente.
Ma invano.
Desmond scattò via, issandosi il cappuccio, che nella collutazione col primo templare gli era scivolato via assieme al berretto, che però non cercò neanche di riprendersi.
Dopo pochi metri giunse in una piazza, ove si stava svolgendo il mercato cittadino con bancarelle e gente di ogni tipo. Colse la palla al balzo e vi si buttò in mezzo.

Il suo inseguitore giunse diversi minuti addietro, in preda al fiatone e completamente perso tra tante persone; camminò incerto, guardandosi in giro, cercandolo, con la mano dentro al giacchetto, per tenere nascosta l'arma, che sicuramente in un luogo pubblico, per quanto dotata di silenziatore, avrebbe creato un certo panico.
Uccellino si mischiò con un gruppo di persone di varia età e approfittò dei loro movimenti per avvicinarsi al suo obiettivo, chiaro come il sole, grazie all'Occhio dell'Aquila.
Poi tutto finì.
La lama entrò nel polmone dell'uomo ignaro, che si accasciò a terra senza emettere suono; prima ancora che qualcuno iniziasse a urlare e a chiedere soccorso, l'assassino era già lontano e al sicuro da sguardi indiscreti.
Dopo alcuni minuti di silenzioso cammino in mezzo alla folla, Desmond addocchiò un piccolo parco giochi e vi si addentrò alla ricerca di una fontanella per potersi pulire la tempia dal sangue, che cominciava già ad incrostarsi fastidiosamente sulla pelle.
Sfortunatamente non trovò nulla o, più precisamente, non trovò fontanelle operative, che sgorgassero acqua all'esterno; dovette perciò rinunciare a lavarsi la parte lesa e si limitò a strofinare con l'interno del cappuccio sul taglio per pulirlo alla bell'e meglio, poi si diresse con passò più spedito verso uno dei luoghi di incontro, che aveva memorizzato durante i suoi allenamenti mattutini con Ezio.
Giunse, infine, davanti il Vaticano e si poggiò al muretto di una stradina, sul cui angolo stava un bar pieno di turisti di varie nazionalità, e attivò l'auricolare, che aveva tenuto in tasca fino a quel momento.
- Aquila Bianca, mi ricevi? -
E: *Forte e chiaro Uccellino. Cosa hai voglia di fare? * Che stava per "dove ti trovi adesso?"
- Un caffè in religioso silenzio mi farebbe piacere. - Ovvero: "sono al bar sotto San Pietro", poichè era l'unico punto d'incontro che prevedeva come edifici di riferimento un bar accanto ad una chiesa importante e facilmente localizzabile.
E: *Ci metterò un po'. Aspettami.* Che tradotto sarebbe suonato più come "sono dietro l'angolo arrivo subito, preparati a ripartire".
Desmond chiuse la chiamata e si mise in attesa, osservando la maestosa struttura della Chiesa, con la sua piazza circolare e immensa, che mai bastava a contenere la miriade di visitatori, che arrivavano quotidiamente ad ammirarla.
"Certo che è ironico...!" Si disse il ragazzo, incrociando le braccia e sorridendo divertito. "La maggior parte dei nostri punti di incontro sono vicino a strutture sotto il controllo dei templari." Era proprio vero che più si è vicini alla tana del nemico, meno questo si rende conto di te!
Mentre stava ancora con la testa voltata, qualcuno, sopraggiunto alle sue spalle, lo colpì sulla nuca con una scappellotto.
- Poi pretendi che non ti chiami bambino. Dammene motivo! -
- Che ho fatto? - Borbottò il giovane assassino, massaggiandosi la parte dolente e voltandosi verso il compagno d'avventura.
- Spiegami perchè hai abbassato la guardia. Se fosse stato un templare con uno di quegli affari elettrici ti avrebbe steso e portato via in pochi minuti. -
Ezio era proprio furente. Non che stesse urlando, ma il tono profondo, la rigidità del copro e della mascella erano chiari segni del suo umore in quel momento, e a buon motivo: Desmond si era distratto troppo, anche se per pochi secondi, e in una situazione di vero pericolo sarebbe stato svantaggiato se non fottuto direttamente. Non gli rimase che chinare il capo e scusarsi per il suo comportamento privo di professionalità.
Ezio sembrò addolcirsi un poco di fronte all'atteggiamento remissivo del più giovane e, voltandosi, disse - Con me, passi, questa volta. Ma appena torniamo dovrai vedertela con Falco e Aquila Maestra. Sembra proprio che il tuo allenamento non avrà mai fine. -
E taciti ripresero il lungo cammino che tornare a dove avevano parcheggiato l'Audi Q7, così da poterla dare via e guadagnarci qualcosa.

 Ci volle una buona mezz'ora per raggiungere la macchina, e ciò solo grazie al fatto che a metà percorso Ezio aveva consigliato di evitare la folla in strada, passando per i tetti degli alti palazzi urbani, lontano da troppi sguardi e senza nessuno attorno a spintonare ogni tre per due; appena entrarono in macchina, si sfilarono i cappucci con esatta tempistica, sospirarono e si allacciarono le cinture, solo dopo queste azioni si desincronizzarono.
- Come ti sei fatto quel taglio? - Domandò Ezio, mentre sfilava la Mela dalla tasca e la usava come GPS, una delle sue tante funzioni.
- Uno dei tre che mi seguivano aveva una pistola, mi ha sparato mentre ero appeso, non ho potuto evitare il colpo più di così. - Rispose Uccellino, girando le chiavi e avviando il motore. Un conto era guidare delle moto con patenti truccate, ma guidare un Suv all'interno della capitale italiana, necessitava di vera esperienza, quindi lui era il più indicato, dato che era anche l'unico che rispettava i segnali stradali.
- Fammi vedere. - E il fiorentino si sporse verso di lui, sfiorandogli il taglio leggermente gonfio e arrossato, oltre che ancora sporco e incrostato. - Ti ha preso bene. La pelle è leggerme abrasa a causa del metallo caldo della pallottola, ma almeno non è sporco di polvere da sparo o altro. Dovresti cavartela con poco. -
Rincuorato da ciò, Desmond annuì e partì verso il carrozziere consigliato dal negoziante, che avevano interrogato quella mattina.
La transazione si concluse con relativa tranquillità, fatta eccezione per Ezio, che cercò di alzare un po' il guadagno, ma, infondo, stavano mandando a smontare una macchina e non a farla rivendere, anche perchè a quel punto ci sarebbero stati diversi problemi burocratici, dato che l'avevano praticamente rubata; dovettero perciò ringraziare che il tipo dell'officina fosse uno discreto e che non domandò cose a cui non avrebbero voluto o potuto rispondere.
Intascato il malloppo, tornarono a piedi verso il rifugio, presso l'isola Tiberina, dove, appena giunti, Aquila Bianca fece rapporto sul comportamento irresponsabile di Uccellino.

- A quanto pare abbiamo tra noi un uccellino molto ispirato artisticamente. - Lo canzonò Falco.
Desmond stava al centro della sala, con i tre antenati attorno, chi seduto alla postazione dei computer, chi sul divano e chi al tavolo dell'angolo cottura; aveva il corpo rigido e più delle parole del francese attendeva quelle di Altair, che fissava pieno di apprensione e con i palmi delle mani umidi per il sudore.
- Aquila Maestra...? - Lo chiamò Ezio, per abbrevviare quell'attesa, snervante per il povero inquisito, per cui ora provava un po' di compassione.
Il Gran Maestro di Masyaf era seduto con i gomiti sul ripiano in legno e le mani alte incrociate sulle dita, su cui poggiava la testa, voltata di lato per poter fissare Desmond e soppesare le parole da rivolgergli.  - Uccellino - Lo chiamò, facendolo sussultare lievemente. - Stai più attento la prossima volta. - E detto ciò si alzò dal tavolo, prendendo una mela dal cesto della frutta.
- Aspetta...! - Lo bloccò Desmond, protendendo un braccio in avanti - Solo questo? Nessuna pretida sul fatto che potevo finire male e compromettere la Confraternita? -
- Desideri che te ne faccia una? -
- No... Ma... -
- Desmond. - Si voltò e puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo - Io sono nato e cresciuto nell'Ordine, molti atteggiamenti e precauzioni sono per me cose naturali. Ma posso comprendere che per te sia più difficile. Ti sei ritrovato catapultato in questo mondo non più di tre mesi fa'. E' normale fare tali sbagli nel tuo stato di novizio. Solo, ti chiedo di stare più attento, perchè, là fuori, a nessuno interessa da quanto tempo sei un assassino di fatto e non solo di nome. - Fece una pausa per far metabolizzare quel discorso e poi concluse - So che ti stiamo chiedendo molto da quando sei con noi, ma spero tu possa comprendere la nostra situazione. Siamo quattro contro centinaia di loro. -
Desmond, allibito da quelle parole così apprensive e, in un certo qual modo, confortanti, tacque in un primo momento, poi, riprendendosi, rispose - Cercherò di stare più attento, te lo prometto. -
- Bene. - L'arabo inziò a sbucciare la mela con la sua lama nascosta e aggiunse in tono più canzonatorio - Per punizione pitturerai la moto mia e degli altri, visto che la tua è già nera. Anche i caschi, s'intende.-
Una risatina ilarica giunse da Ezio che si dileguò nel corridoio, mentre Falco, indifferente alla cosa, ma sicuramente lieto di non doversi sporcare, si alzò e afferrò la cassetta delle bende e dei medicinali.
- Prima fammi vedere quel taglio. Voglio evitare che si infetti con la vernice. -
Il ragazzo obbedì e, presa una sedia, si sedette di fronte a Falco.
- La nostra soppravvivenza si è fatta più difficile da quando sono arrivate le armi da fuoco. - Osservò il francese mentre medicava la ferita.
- Ah, cazzo! - Imprecò Desmond, sibilando e afferrando la mano dell'altro, per fermarlo dalla sua opera.
- Non fare il bambino. - Lo rimproverò immediatamente il suo medicatore, chiamandolo anche lui come faceva Ezio.
Imbronciato, Uccellino si lasciò disinfettare e incerottare, poi, lieto che la cosa fosse terminata in fretta, afferrò la busta con le bombolette spray e scese nel magazzino, che appariva drasticamente più spazioso senza l'ingombrante macchina parcheggiata fissa lì.
"In fondo non credo sarebbe mai servita un'altra volta...!" Pensò, ricordandosi dell'unica volta che vi era salito durante una missione: quella del suo soccorso, la sua seconda fuga dall'Abstergo. Rabbrividì e si ripromise di non farsi più prendere nè dagli Assassini moderni nè dai Templari. "Ora come ora, posso fidarmi solo di chi viene dal passato. Almeno di loro so tutto, o quasi..."


°°°
Ed eccoci ancora qui, con questo chappo corto corto ( o almeno più corto degli altri!XD)
Dovete perdonarmi per l'ennesima volta. Vi avevo detto che avrei postato la scorsa settimana di giovedì-venerdì, invece siamo finiti a Martedì di quella seguente. scusate, ma ho davvero problemi a gestire il mio tempo ultimamente, inoltre ho stravolto la mia trama ripiegando su un altro filone, un po' perchè prima, per me povera mentecatta, c'erano troppi pg, un po' perchè mettendo altri pg della storia originale rischiavo di impappinarmi da sola. Quindi ho svoltato così. Perdonatemi, davvero! Forse questo capitolo sarà epr voi una delusione, perciò cercherò di rifarmi nei prossimi.
Non ho una data fissa in cui vi assicuro che aggionerò. Ogni tanto buttate un occhio e speriamo di riuscire a risollevarmi dall'ecatombe in cui sono deprimentemente finita...! T_T
Un salito speciale a _Bj, Chiby Rie_Chan e SkyDragon che hanno recensito il chappo precedente!
Un saluto affettuoso a tutti i lettori, see you! ;)

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Capitolo 19
*** A Caccia... ***


Capitolo XIX

 

Quando ebbe svuotato l'ultima bomboletta di vernice nera sulla suzuki di Altair, Desmond si alzò dalla sua posizione rannicchiata e, messo qualche passo di distanza dai mezzi, li osservò soddisfatto. Quattro moto nere come corvi stavano davanti a lui a farsi rimirare, l'una identica altra, senza neanche una sbafatura o una chiazza tralasciata, pronte a creare scompiglio in strada non appena ce ne fosse stata l'occasione.
- Desmond. - Si sentì chiamare da in cima alle scale e si voltò.
- Che succede, Ezio? -
- Sali. Dobbiamo parlare. - Il tono serio e in piena modalità missione.
Desmond corrugò la fronte preoccupato, ma, senza fare domande, ubbidì, lasciando a terra la bomboletta vuota a fare compagnia alle altre.
Non erano passate molte ore da quando si erano lasciati nel soggiorno e si chiese come mai fosse richiesta la sua presenza nella sala, ma ciò che più lo cruciava era lo sguardo austero con cui lo aveva guardato Aquila Bianca. Accadeva,infatti, di rado che il fiorentino mostrasse tale espressione in sua presenza; l'ultima volta era stato quando... Qualcosa scattò nella mente di Desmond, che accellerò il passo su per i gradini. L'ultima volta era stato quando si erano organizza per andare a recuperare la Mela che ora Ezio teneva sempre con sè!
"Vuol dire che abbiamo qualcosa di concreto tra le mani!"
Pensò euforico ed agitato allo stesso tempo, mentre entrava nella grande stanza, dove i suoi antenati lo attendevano pazientemente attorno al tavolo, dove avevano già disposto mappe e foto satellitari, insieme ad altre carte piene di numeri e planimetrie.
- Cosa abbiamo? - Domandò mettendosi tra Altair e Ezio, con Falco davanti a sè. Era sempre lui che organizzava i piani e i tempi d'azione, quindi stargli davanti era il miglior modo per porgergli attenzione e guardarlo negli occhi per capire quale fosse la parte più difficile del piano; cosa che lui non diceva mai a voce, ma lasciava intendere con gesti e, appunto, occhiate. Quelle bastavano e avanzano. Valevano, come si suoleva dire, più di mille parole.
- Falco ha decriptato il messaggio che Coloro-che-Vennero-Prima hanno lasciato dentro la mia Mela. - Spiegò atono l'italiano senza staccare gli occhi da alcuni file di cua competenza.
- Davvero? - Desmond sbarrò gli occhi fissando il francese. Era incredibile come riuscisse a districare la sua mente nei contorti labirinti di quegli oggetti ancestrali.
- Sono coordinate. - Annunciò Falco, aprendo la mappa dettagliata di Roma e dintorni. - Indicano la posizione di una cripta. -
- Una cripta come quella che ha trovato Ezio assieme a Leonardo? -
- Sì. - Confermò indicando un punto cerchiato in rosso con l'indelebile - Si trova quì. A poche miglia a Ovest di... -
- Frascati. - Terminò Desmond trattenendo il respiro e l'ansia, che già cresceva a dismisura. Flash del sogno/premonizione che aveva fatto a causa della Mela gli attraversarono inesorabilmente la mente: immagini di Shaun e Rebecca, di attesa sotto la pioggia, di fuga tra i palazzini cittadini, del Colosseo e... di Lucy!
Uccellino scosse la testa e cercò di rifocalizzare la sua attenzione sulla mappa che aveva davanti, ma la bocca asciutta gli impediva di formulare domande, l'adrenalina faceva fremere il suo corpo e allo stesso tempo lo paralizzava, mentre il respiro accellerava inconsciamente.
Altair a quel punto alzò gli occhi sul ragazzo e lo guardò perplesso, quindi con una mano gli prese dolcemente il mento, facendolo voltare verso di sè. I suoi occhi si incrociarono con quelli di Desmond e vi penetrarono lentamente, riportandolo alla realtà e liberandolo da quello stato di shock in cui giaceva da diversi secondi. - Desmond. Te lo ripeto. Quello che hai visto nel sogno poteva essere reale quanto vuoi, ma era comunque un sogno, dettato dal capriccio della Mela e dalla tua immaginazione. Non sapremmo mai cosa fosse vero e cosa no, ma continuare a pensarci non porterà a nulla di buono, anzi non porterà proprio a niente. Sappiamo cosa potrebbe succedere al nostro rientro a Roma, ma è solo una condizione ipotetica, deviando le nostro azioni verso altre possibilità cambieremo certamente il corso degli eventi. Io e Falco ci abbiamo già pensato, quindi rilassati e ascoltaci, va bene? -
Desmond scosse di nuovo la testa per schiarirsi e annuì. Sentirsi fare discorsi tanto lunghi e rassicuranti da Aquila Maestra aveva sempre un effetto positivo su di lui, come si chiunque altro lì dentro.
- Scusate. -
- Tutto a posto, bambino. - Disse Ezio, dandogli una pacca sulla spalla e mostrando di nuovo, solo per lui, il sorriso bonario di sempre.
- Tornando alle coordinate. - Ammonì improvvisamente Falco, a cui la piega che aveva preso la conversazione non piaceva affatto. - Puntano a Villa Aldobrandini, una villa Seicentesca, costruita dal nipote di Clemente VIII. -
- Oh, fantastico...! Un Papa. Una villa con un segreto della Confraternita sotto la custodia dei Templari. Niente di più facile, insomma! -
- Uccellino tieni per te il tuo sarcasmo e ascolta, che non lo ripeterò una seconda volta. - Lo azzittì il francese, prima di passare alle spiegazioni vere. - Il piano è questo. Uccellino, tu ed Aquila Bianca... -

 Desmond sbuffò per l'ennesima volta, cercando di sbirciare oltre le teste delle persone in coda davanti a lui, per capire quanto mancasse per arrivare alla cassa e comprare due stupidissimi biglietti.
- Rilassati, Des. - Gli consigliò Ezio, al suo fianco, sbadigliando, per far intendere quanto fosse calmo lui in quel frangente. Fare la fila come semplici turisti era la parte più semplice e tranquilla del piano, tanto valeva godersi quei minuti di pace!
- Mi annoio. - Borbottò il giovane, infilando le mani nelle tasche dei jeans per l'ennesima volta.
- Ripassa il piano...! -
- Già fatto migliaia di volte. Possibile che ci siano così tante persone a vedere una cavolo di villa dispersa fuori Roma? -
- E' una delle poche ville in ottimo stato e coperte. Dato che sta per venire a piovere mi sembra logico che molti siano venuti qui. -
- La cosa che mi infastidisce di più è la quantità di templari nella zona. Perfino tra i turisti ce ne sono...! - Disse in francese, lingua che parlava anche Ezio fortunatamente.
- Potrebbero essere tanto Templari, quanto Assasini, quindi preparati. -
Dopo una buona decina di minuti, riuscirono finalmente ad entrare nell'enorme casa seicentesca ed iniziarono il giro turistisco con fare svogliato, senza neanche prendere un'audioguida o una mappa del posto, che avevano memorizzata il giorno prima, sotto il severo ordine di Falco.
Una volta dentro dirigetevi verso la la sala delle udienze e da lì svoltate verso le camere signorili.
Ripassò le istruzioni mentalmente Desmond, mentre camminava meccanicamente verso il luogo designato. Giunto lì, finse di leggere il cartello con la descrizione della stanza.
Sulla parete di sinistra, dietro il separè c'è un passaggio, poco visibile. Conduce alle stanze inferiori. Uccellino tu passerai da di lì. Ezio nel frattempo attirerà l'attenzione. Taglia per di lì.
Individuò la porticina "camuffata da muro" quasi immediatamente, seppur seminascosta dalla paratia, e fece scattare gli occhi verso Ezio che fugacemente contraccambiò: il segnale. La fase uno poteva cominciare.
L'italiano sbadigliò vistosamente e rumorosamente, attirando l'attenzione della guardia, poi si stiracchiò le braccia verso l'alto e una biglia di vetro cadde a terra producendo un suono assordante sul parquè, rotolando poi fino al segretèr sulla parete di destra, cosa che fece sogghignare il custode, fino a che non vide il turista scavalcare il cordone del percorso ed entrare effettivamente nella camera da letto, diretto a passo sicuro e incurante verso il pezzo d'arredamento.
- Signore, non può entrare! Esca immediatamente! - Ordinò svogliatamente dalla sua comoda sedia.
Ezio, per tutta risposta iniziò a parlare francese fingendo di non capire e gesticolando con veemenza, inziando anche a spostare le sedie e gli sgabelli per cercare il minuscolo oggetto. Questo assorbì completamente l'attenzione dell'uomo, che si alzò quasi furente e si avvicinò all'assassino, cercando di portarlo via e di evitare che facesse danni; tutto ciò permise a Desmond di oltrepassare lui stesso il cordone e di entrare nel passaggio senza essere visto.
"Ok. E adesso..."
Chiuse gli occhi e si focalizzò sulla seconda parte del piano.
Uccellino, una volta dentro, scendi i gradini e attento a non farli scricchiolare troppo o rischi che ti sentano e vengano a controllare. Alla fine della rampa c'è un bivio. Gira a destra e prosegui dritto per una ventina di metri.
Camminare nel buio più totale non era impresa facile, ma fortunatamente le scale non erano poi in così cattive condizione, e potè scendere al piano inferiore inudito e senza inciampare o scivolare; quindi affrontò il citato bivio e iniziò a contare i passi, cercando di calcolare i metri percorsi.
A quel punto dovresti trovarti sulla destra un altro passaggio attraverso cui entrerai nella cantina della villa, il cui accesso è vietato ai turisti, quindi senza sorveglianza particolare.
"Cazzo...!" Imprecò il giovane assassino tastando infruttuosamente il muro e temendo di aver già superato il punto o di non averlo ancora raggiunto; perciò, frustrato, estrasse la Mela dalla tasca e si preparò ad usarla.
Uccellino. Non usare la Mela fino al momento di andarcene o a meno che tu non sia in pericolo di vita. Anche i templari hanno dei Frutti dell'Eden e potrebbero percepirti attraverso la risonanza che intercorre tra questi cimeli, chiaro?
Le parole di ammonimento di Falco gli risuonarono nelle orecchie, facendolo desistere dall'impresa. Doveva sbrigarsi, poichè Ezio aveva una tabella di marcia precisa con cui lui doveva sincronizzarsi per evitare di attivare gli allarmi dei Templari o degli Assassini, ma doveva anche evitare di mandare tutto a puttane per la fretta!
Sospirò, cercando di calmarsi, e rinfilò la sfera nella tasca, ricominciando a tastare la parete leggermente umida e sconnessa, ritornando indietro un paio di metri e poi proseguendo avanti per un'altrettanta distanza.
"Non posso essermi sbagliato di tanto...!" Si disse.
In fondo era abbastanza bravo a calcolare i metri da saltare per passare da un tetto all'altro, quanto poteva essere diverso contarli camminando in un corridoio buio? E infatti avvertì ben presto sotto i suoi polpastrelli un pannello in mattone, su cui poggiò il peso della mano per incassarlo e la parete con un schiocco secco slittò di lato, aprendogli la strada verso la cantina della villa.
Controlla la stanza, dovrebbe esserci una botola o qualcosa di simile, sul soffitto che da verso l'esterno, aprila e mandaci il segnale.
Desmond sgusciò quindi fuori dallo stretto buco e si osservò attorno, strizzando gli occhi nella semioscurità del posto, fino ad individuare una porticina in legno poco sopra una vecchia stufa. Ci si arrampicò sopra ed estrasse la lama celata, che utilizzò per forzare il lucchetto che teneva chiusa l'entrata. Terminato il lavoro di scasso, aprì di uno spiraglio l'anta in legno, che cigolò eccessivamente, e subito si bloccò, irrigidendosi e ascoltando eventuali passi in avvicinamento. Quando il silenziò si prolungò per più di qualche secondo, fiducioso, tornò alla porta, dalla cui fessura ora vedeva l'esterno della villa: una strada sterrata, con qualche macchina parcheggiata diversi metri più avanti e la foresta laziale attorno.
"Il segnale..."
Si ricordò immediatamente e, inumidendosi le labbra, fischiò a lungo. Un suono acuto, lungo e piatto fino all'ultima nota, alta e breve.
Un falco, molto più vicino di quanto pensasse, rispose al richiamo e due ombre passarono vicino alla botola.
Desmond scattò rapido giù dalla stufa e si fece da parte, mentre con movimenti fluidi e silenziosi, come aquile che perdono quota per agguantare la preda, i due assassini entravano nella stanza e, senza troppi convenevoli o complimenti, gli fecero cenno col capo di passare subito alla seconda fase del piano. Probabilmente erano fuori tempo con Ezio, ma i rimproveri era meglio tenerli per un altro momento.
Si diressero nuovamente verso il passaggio a muro, che percorsero al contrario fino al bivio da cui presero la strada a sinistra, quella che Uccellino aveva scartato venendo, e salirono due rampe di scale che li condusse ad un ulteriore corridoio; questa volta però a contare i passi ci pensarono saggiamente i due antenati, che Desmond si limitò a seguire in un imbarazzante silenzio.
All'improvviso, prima che Falco toccasse il pannello per aprire l'ennesimo passaggio, l'allarme antincendio risuonò nell'intera villa mettendo nel panico i visitatori, che, sotto la guida dei custodi, furono portati all'esterno.
"Ezio è millimetrico anche nei tempi...!"
Osservò Uccellino, oltrepassando la porticina e ritrovandosi in una enorme camera con una vasca in rame e diversi mobili da bagno.
- Uccellino. - Falco lo richiamò sull'attenti, lanciandogli un auricolare, che il giovane si posizionò sull'orecchio destro. - Ricorda: niente Mela. Tutto secondo il piano. - Desmond annuì e fece per andarsene - E... Uccellino? - Si voltò verso il francese, già aspettandosi quelle parole - Vedi di tenere il passo. - Come sbagliarsi? Annuì nuovamente e varcò la soglia che lo avrebbe condotto verso la reception e la zona break del personale del posto.
Scese di corsa le scale, ma a metà si fermò sentendo dei passi venire in direzione opposta e sbirciò oltre il corrimano per contare gli avversari: cinque, quattro uomoni e una donna.
Fece scivolare all'esterno la lama e senza attendere che lo raggiungessero, approfittò dell'effetto sorpresa: balzò oltre ringhiera della rampa e saltò su quella inferiore, poggiandocisi solo alcuni secondi per slanciarsi su quella inferiore ancora, dove venne faccia a faccia con gli assalitori, che, colti alla sprovvista, indietreggiarono verso il muro, inciampando sui loro stessi piedi e su quelli dei loro colleghi in un groviglio di corpi e borbottii, mentre silenzioso e fulmineo Desmond affondava il freddo metallo nel petto del primo malcapitato. La reazione degli altri fu immediata. Un uomo alto e slanciato tirò fuori un coltello a scatto e cercò di affondarlo nella pancia di Uccellino, che saltò di lato schivandolo, per poi abbassarsi sulle ginocchia per evitare il gancio destro di un secondo tipo robusto, che si era portato alle sue spalle; quindi con uno scatto veloce verso l'alto, l'americano si rialzò e piazzò la lama nella mandibola del nemico dietro di sè, affondandola con forza ed estraendola con un gesto secco e deciso, seguito da un pugno alla tempia che schiantò il nemico a terra definitivamente. Nel frattempo l'uomo munito dell'arma da taglio cercò di squarciargli la schiena, ma invano: Desmond si voltò con un movimento fluente e naturale, facendo perno sulla gamba sinistra e tagliò di netto la gola al suo aggressore, che annaspò e indietreggiò di un paio di passi, prima di accasciarsi al suolo. Ma il giovane non ebbe tempo per contemplare la sua bravura, poichè gli altri due del gruppo si fecero avanti, dato che fino a quel momento erano stati trattenuti dal poco spazio della scalinata.
Si fissarono in silenzio per alcuni attimi, poi i loro occhi lampeggiarono furastici. L'uomo rimasto estrasse il bastone firmato Abstergo e cercò di dargli addosso, ma l'assassino saltò indietro, atterrando quattro gradini più in alto e provoncandolo a raggiungerlo con un gesto della mano. Quello non ci vide più e si avventò su di lui senza riflettere, ma trovò presto la morte. L'asta venne bloccata con la lama celata, producendo scintille e leggere scariche, che però non raggiunsero mai il braccio del suo possessore, che assestò un colpo dal basso verso l'alto al mento del templare, che barcollò, slittando sul gradino, e cadde rovinosamente a terra, battendo la testa sul marmo con violenza e rimanendoci secco.
A quel punto Desmond fu costretto ad osservarsi attorno, poichè la donna era sparita.
"Un'assassina...!" Constatò corrugando la fronte. Mai si sarebbe abituato all'idea di dover combattere ambedue le fazioni contemporaneamente.
Una presenza alle sue spalle e subito si voltò, ma qualcosa di veloce e metallico gli passò davanti gli occhi, mancandolo di pochissimo e facendogli perdere l'equilibrio, proprio come al tipo di prima. Subito ritrasse la lama celata e si parò la testa con le mani, mentre rovinava giù per una decina di gradini, fino a che una curva nel percorso della rampa, non lo fermò, facendolo andare a sbattere contro il muro.
"Cazzo..!"  Imprecò scrollando il capo, per schiarirsi le idee e rimettere a fuoco la vista, ma, prima che vi riuscisse, un calcio dritto sul plesso solare, lo lasciò senza fiato.
- Si può sapere chi cazzo siete tu e tuoi amichetti?! - Sbraitò la donna, preparandosi a regalare un altro colpo al ragazzo.
Ma il secondo tentativo andò a vuoto, poichè Uccellino si era ripreso abbastanza da capire come agire in quella situazione: afferrò il piede tra le mani e lo ruotò bruscamente per spezzare la caviglia. L'assassina urlò di dolore e sorpresa e, per evitare danni, cercò di girare la parte inferiore del corpo per assecondare il movimento forzato, purtroppo però questo diede a Desmond l'opportunità di rialzarsi, tenendo l'arto ancora tra le mani e mandando all'indietro la tipa che cozzò la testa contro il corrimano e poi a terra. Uccellino si chinò a sentire se era ancora viva e, vedendo che, anche se malamente, respirava, diede in un sospiro di sollievo. In fondo non l'aveva visto in faccia, quindi poteva anche non ucciderla; decise perciò di lasciarla là e proseguì la sua corsa, sperando di non essere uscito di nuovo fuori della tabella di marcia.

 Ezio di osservò attorno soddisfatto della propria impresa. Aveva permesso a Desmond di sgattaiolare nel passaggio segreto, si era liberato della guardia, riuscendo a non farsi cacciare fuori della villa, ed aveva anche attivato l'allarme antincendio, nascondendosi nella mischia per poter raggiungere la reception e da lì era corso su per la rampa di scale ad accesso limitato che portava alla camera di controllo dove facevano riferimento tutte le telecamere del posto, che per tutto il tragitto evitò senza problemi e senza l'aiuto della Mela, come in fin dei conti aveva sempre fatto nella sua lunghissima vita.
Una volta entrato nella suddetta stanza, fu lieto di constatare che il vigilante se l'era data a gambe o era in giro a cercare il responsabile dell'accaduto, perchè questo gli lasciava ampiamente campo libero. Si sedette sulla comoda poltrona girevole e dopo aver contemplato il pannello dei comandi per diversi minuti, trovò i tasti desiderati e cancellò tutte le riprese una alla volta, fino a che non ne trovò una interessante che si prese il tempo di guardare: il combattimento di Desmond sulla rampa di scale. Fu piacevolmente meravigliato di come il novellino se la fosse cavata, a parte l'imbarazzante rotolamento. "Quello domani, bambino, farà male. Sappilo!" sghignazzò prima di eliminare anche quel filmato. Ovviamente Altair e Falco non erano in alcuna inquadratura: troppo esperti per farsi fregare a quel modo. Non che Uccellino fosse stato da meno, visto che aveva sempre tenuto celato il volto anche in piena battaglia, comunque meglio prevenire che curare, no?
Sistemata anche quella faccenda, passò alla chiusura delle porte di emergenza e di entrata ed uscita dalla villa, sbarrando così la strada ad eventuali rinforzi, quindi cercò nella mappa del menù la porta blindata che dava sul caveau nei basamenti dell'edificio e la sbloccò. Non che volessero rubare i soldi e le antichità lì custodite. Quella roba poco importava a loro, ma uno dei muri della camera di sicurezza dava sulla cripta che stavano cercando, avevano perciò programmato di inscenare tutto come un furto di opere d'arte e di reliquie religiose, così da depistare almeno la polizia locale. E comunque avere del ricavo personale non era mai una brutta cosa, soprattutto dopo l'affare scadente che aveva fatto nel vendere l'Audi.
Terminate le sue speculazioni sulla questione furto e vendita, si alzò dal posto e si diresse alla porta che aprì incautamente venendo a quattr'occhi con uno dei vigilanti.
- Salve...! - Lo salutò con un sorriso sornione mentre gli affondava la lama celata nel petto con nonchalance. L'uomo non emise un suono e precipitò a terra con un tonfo sordo. - Capita...! - Lo canzonò l'Auditore, scavalcandolo e proseguendo per la sua strada.

 Altair e Falco, terminato l'ennesimo scontro con la pattuglia di templari ed assassini, entrarono della grande sala da pranzo di Villa Aldobrandini, adornata di un lunghissimo tavolo con ancora tutta l'argenteria posta sopra alla perfezione. Il loro compito era quello di ripulire l'intera area, così da dare piede libero a Desmond, mentre scendeva al caveau e prelevava le informazioni dalla cripta. Insomma, un compito che non entusiasmava affatto il francese, ma che si era auto-commissionato e solo perchè, di stare in mezzo alla folla a fare la fila per i biglietti, non se ne parlava proprio. Meglio picchiare le mani, a suo dire.
- Falco. - Lo richiamò Aquila Maestra e con un cenno del capo gli mostrò il problema: un altro gruppo di assassini. Questi erano più ardui da combattere poichè erano più agili e più furbi, era difficile farli arrabbiare ed farli così attaccare alla ceca, non cadevano in quegli stupidi tranelli come i templari, loro attuali compagni.
Falco sbuffò. Più che combattere di per sè, odiava essere sporco di sangue. E non gli interessava affatto quante volte Uccellino lo avesse prese in giro per questa cosa, o meglio ci avesse provato (dato che riusciva a malapena ad arrivare a metà frase prima di trovarsi una lama puntata alla gola), perchè tanto le cose non sarebbero cambiate. Odiava combattere e odiava farlo quando ciò comportava lo sporcarsi di sangue. A suo parere era meglio il combattimento a distanza e le imboscate, ma ora come ora non ve ne era proprio la possibilità!
Guardò il compagno siriano per pochi secondi, il tempo di accordarsi su come e chi attaccare, e scattarono all'unisono verso la combriccola di malcapitati.

 Altair ne mise subito fuori un paio a mani nude e attese l'attacco degli altri per ritorcere le armi contro loro stessi. Nell'ultimo periodo aveva cercato di insegnare anche a Desmond l'arte del contrattacco a mani nude, ma sembrava che il ragazzo non concepisse proprio l'utilità di questo stile di combattimento; motivo per cui, erano tornati all'uso della lama e delle arti del corpo a corpo. Era inutile insistere più di tanto. Non c'era predisposizione e senza quella l'effetto osmosi e l'allenamento servivano a poco. Invece a lui, questa modalità confaceva molto. Non solo perchè gli permetteva di uccidere meno persone possibili (di morte ne aveva vista abbastanza sia per sè che per gli altri) ma evitava di dover sempre riaffilare la sua lama, che veniva già abbondantemente usurate nelle sessioni con Desmond, senza contare che conosceva fin troppo bene la sua forza fisica e questo gli permetteva di determinare per quanto tempo i suoi avversari sarebbero rimasti incoscienti. Di solito abbastanza a lungo da permettere loro di ritirarsi dalla scena indisturbati.
Con la coda dell'occhio, mentre continuava a lottare, osservò le movenze di Falco, chiedendosi quanto mancasse al momento in cui si sarebbe lamentato del suo stesso piano, dannandosi per non essere andato con il ragazzo al posto di Ezio, e, a giudicare dal modo in cui sbuffava annoiato mentre infilzava a destra e a sinistra, un paio di minuti sarebbero bastati, giusto il tempo di terminare lo scontro.
E, infatti, con una puntualità che sfiorava il reale, non appena l'ultimo uomo ebbe toccato il pavimento in marmo, lo sentì borbottare.
- Che urto. La prossima volta lascio che sia Aquila Bianca a dimenarsi inutilmente...! -
Non potè trattenere un sorrisetto sghembo, che nascose dietro il cappuccio della felpa.
Ripresa poi la sua solita serietà, poggiò la mano sulla spalla del compagno e lo incitò a proseguire - Andiamo. Uccellino deve essere oramai arrivo alla meta. Incontriamoci con Aquila Bianca. - L'altro annuì e ripresero a correre per i corridoi.

 Desmond scese un piano sotto terra e si ritrovò, alla fine di un breve corridoio, davanti la grande porta circolare blindata della camera a tenuta stagna; come da programma la trovò aperta e passò oltre senza esitazione. Una volta dentro, attivò la Mela e la usò per rendersi intangibile, ma non invisibile, dato che era inutile in quel momento, ed attraversò il muro orientato ad ovest.
La cripta non era molto simile a quella che aveva visitato a Roma, sotto il Colosseo, ma allo stesso tempo era diversa, aveva una firma energetica diversa. Forse un'altra "divinità" vi risiedeva o vi aveva risieduto, non poteva dirlo per certo, ciononostante iniziò a camminare con passo prudente all'interno di quell'insolito luogo.
I pannelli di controllo delle pedane, per quanto posti in alto, non furono difficili da raggiungere ed arrivò alla camera principale nell'arco di una decina di minuti. Una volta dentro sentì la testa iniziare a girargli e un flash di ciò che era successo al Colosseo gli passò letteralmente davanti gli occhi, facendogli correre un brivido lungo la schiena e seccandogli la gola per il nervoso, ma, scacciati via quei pensieri, si avvicinò al piedistallo e , poggiandoci la mano sopra, attivò il messagio.
Numeri.
Altri numeri. Esattamente come nel ricordi di Leonardo Da Vinci.

43 25 11 N 75 44 16 W.

Li memorizzò ed uscì, grattandosi la nuca e massaggiandosi il collo, incapace di arrivare a delle conclusioni per proprio conto. Dipendeva davvero troppo dai suoi antenati, ma d'altroned cosa poteva pretendere? Come spesso loro gli ricordavano era tornato in quella spirale di sangue da soli tre mesi, mica poteva capire e sapere tutto!
"Altre coordinate...! Chissà quando troveremo qualcosa di davvero tangibile!"  Si disse, mentre rientrava nel caveau.
- Bentornato, Desmond. Trovato niente di interessate? - Avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Non si erano parlati mai per molto, eppure gli era rimasta particolarmente impressa.
Si maledisse per quell'errore. Avrebbe dovuto controllare che la strada fosse libera prima di tornare alla villa! Si era distratto. Si era distratto e si era fregato con le sue stesse mani. 
 
°°°
Ehm... Non dico niente. So che molti di voi mi hanno odiato per averli fatto attendere così tanto (un anno credo)... Altri si sono dimenticati e magari non si ricorderanno mai più di me... Altri (molto pochi) tireranno un sospiro di sollievo e leggeranno questo benedetto capitolo!
Che dire? Ho visto revelation e mi è passata la voglia di scrivere. Poi mi sono detta: "magari però qualche riga la butto giù lo stesso..." E qui è entrata in scena la grande Evelyn13 che mi chiesto e incoraggiato a continuare e quindi per amor suo ho deciso di rimetterci mano!
Spero il chappo di ritorno non sia stata per voi una grande delusione... Il sogno di desmond su rebecca e shaun (quella cosa che non si capisce se è un sogno o una premonizione) bè rimarrà una cosa indecifrabile credo tipo per sempre!XD arrendetevi all'evidenza! E non eprchè non so neanch'io che farci (lo so benissimo invece!) ma è come chiedersi se avendo sognato un compito in classe questo potesse divenire realtà. Potrebbe e non potrebbe oppure potrebbe accadere qualcosa di simile e ugualmente orrendo o qualcosa di correlato al sogno... il mondo onirico è un mistero e la Mela non ha certo aiutato la cosa, ma rilassate la mente e leggete semplicemente qualcosa prima o poi vi permetterò di capirla!
See you! ;-)









 

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Capitolo 20
*** La Spalla non ti ringrazia di certo! ***


Capitolo XX

 

Desmond osservò con occhi pieni di rancore e frustrazione l'uomo che aveva davanti.
- Ciao, William. - Lo salutò con voce atona. L'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era spaccargli la faccia. Spaccarla a lui e a tutti quei templari lì riuniti, ma con la semplice lama celata dalla sua parte non era sicuro di uscire vincitore da un eventuale scontro.
- Desmond. - Contraccambiò l'uomo con la stessa inespressività. - Ti va di condividere? - Chiese indicando con un gesto della mano il muro alle spalle di Uccellino, che sputò la controdomanda come fosse veleno.
- Cosa ti fa pensare che ne abbia voglia? -
- Non è una questione di voglia, figliolo. O con le buone o con le cattive. -
- Credo proprio che per questa volta passerò...! - Lo canzonò cinico, come suo solito, e, presa la Mela, decise di aprirsi la strada come aveva fatto più volte nel corpo di Ezio. Accumulò la propria energia vitale all'interno dell'oggetto, che risuonò avvertendolo della presenza di un suo simile nelle mani del capo degli assassini, ma questo poco gli importava, perchè con lui avrebbe, più che volentieri, preferito vedersela di persona.
- Desmond, che ingenuità. Pensi che non sappia difendermi? -
- Tu sì. - Disse guardandolo dritto negli occhi. - Ma loro no! - E rilasciò l'onda d'urto che scaraventò i tirapiedi avversari contro il muro del caveau, facendo perdere loro i sensi, mentre, in tutto questo, William rimaneva immobile e illeso, difeso da una bolla traslucida e dorata.
- E adesso a noi due. Sai ti devo ancora un trattamento speciale per l'ultima volta...! -
E subito il giovane americano partì all'attacco, sfoderando la propria arma e cercando subito di conficcarla nella gola dell'uomo, ma questo lo afferrò per il polso e, ritorcendogli contro la spinta dello slancio, lo proiettò a terra senza fatica; Desmond rotolò e si riportò sulle proprie gambe, appena in tempo per bloccare con la lama il manganello d'acciaio che l'altro assassino aveva raccolto da terra.
Si susseguirono una serie complessa di attacchi e parate, in cui ognuno dei due contendenti cercava di colpire i punti vitali dell'altro, ma invano. William era chiaramente più forte e con più esperienza, ma Desmond aveva dalla sua più resistenza e una maggior agilità, che gli permetteva di evitare i colpi minori e di attutire quelli maggiori. Il primo a cedere e a dover chiedere aiuto al Frutto dell'Eden fu il capo degli assassini, che accumulò energia nel pugno della mano prima di colpire il ragazzo e scaraventarlo fuori del caveau.
Uccellino atterrò di fianco e, sentendo uno schiocco e una fitta lancinante alla spalla sinistra, non potè trattenere un grido di dolore, che riecheggiò nel corridoio deserto.
- Cazzo...! - Imprecò mentre cercava di rimettersi in piedi, ma l'altro gli fu subito addosso con il potere della sua reliquia e lo paralizzò a terra.
Fu come avere un macigno di almeno una tonnellata addosso e l'articolazione dolente, schiacciata tra il pavimento e il corpo non lo ringraziò del crudele trattamento.
- Bastardo...! - Lo insultò a parole, non potendo umiliarlo con i fatti.
- Suvvia, Desmond. Io te lo avevo detto, in fin dei conti. O con le buone o con le cattive. - Ed aumentò il peso opprimente sul ragazzo. - Ora! Sei ancora dell'idea di non voler parlare o ti senti un po' più loquace? -
- Vai all'inferno, stronzo! - Furono le dolci parole di Desmond, che, ripreso parte del proprio autocontrollo, aveva a sua volta attivato la Mela, con cui si era liberato, scattando in avanti e caricando il nemico a testa bassa. Lo colpì all'addome, lasciandolo senza fiato, e lo afferrò stretto per i fianchi, continuando a correre. William perse l'equilibrio, cadde a terra di schiena e battè la testa sul marmo levigato, vedendo letteralmente le stelle.
Desmond si rialzò ansimante e contemplò per alcuni secondi l'uomo sotto di sè.
Avrebbe potuto ucciderlo e ripagare così con gli interessi ciò che gli era stato fatto, ciò che aveva dovuto passivamente subire per tutta una vita.
Ma non poteva.
Quell'uomo. Quel William. Era comunque una guida per tutti gli assassini della Confraternita e non poteva mandare allo sbaraglio i suoi compagni, per quanto ora fossero nemici, per l'errore di un solo misero uomo.
Strinse i pugni e si ripetè questo pensiero fino alla nausea, fino ad autoconvincersene, quindi si abbassò rapido e lo colpì alla tempia con la mano chiusa e con tutta la forza che aveva in corpo. Il colpo fu impressionante, tanto da risuonare nell'androne, e William perse i sensi senza proferire parola. A quel punto lo ispezionò con cura, finchè non trovò ciò che voleva: il Frutto dell'Eden. Questo aveva una forma strana. Non era sferico come il suo, ma cubico, intagliato in più punti, come fosse stato assemblato, una specie di cubo di Rubik contorto. Se lo rigirò tra le mani qualche secondo, prima che un mugugnio, proveniente dalla camera blindata, cogliesse la sua attenzione.
I templari e gli assassini che erano con William era di nuovo in piedi, barcollanti ma pur sempre svegli, tanto che uno di loro aveva già accesso la radiolina e aveva chiamato rinforzi.
Desmond si intascò il malloppo e corse via.
La Mela aveva richiesto molta energia in quel combattimento e, anche se in quel momento non ne avvertiva gli effetti collaterali, sapeva per esperienza personale che non avrebbe retto uno scontro lungo e logorante come quello che gli si prospettava.
Subito gli furono alle calcagna, ma ancora una volta la sua abilità nel Parkour gli venne cara, permettendogli di saltare tavoli e vetrine in mezzo alla strada, e di spinnare sul muro per schivare lateralmente gli avversari, che arrivavano in senso opposto al suo.
A: *Uccellino dove sei?*
La voce di Altair nell'orecchio destro lo distrasse, tanto da farlo fermare di botto in preda alla confusione, il che permise a un templare di agguantarlo, ma questo riportò Desmond alla realtà e, conficcando la lama nel petto nemico, riprese a correre.
D: *Sto uscendo!* Informò, buttando a terra un altro uomo e scavalcandolo senza troppi preamboli.
A: *Problemi?*
D: *Troppi. Come al solito!*
Ci furono alcuni attimi di silenzio, prima che l'arabo chiedesse nella sua lingua madre.
A: *Serve una mano?*
D: *No.* E giù morto un altro avversario d'intralcio. *Ci vediamo al punto di incontro prestabilito. Non ti preoccupare!*
Un grugnito e la chiamata venne chiusa.
A quel punto l'americano potè riconcentrarsi su ciò che stava facendo, evintando altri ostacoli, umani o oggetti d'antiquariato che fossero. Nonostante la confusione e l'agitazione del momento, riuscì a raggiungere la toilette del primo piano, dalla cui finestra uscì, ritrovandosi in un grande spiazzò in terra battuta. Si tirò su il cappuccio e corse verso il parcheggio, da lì si diresse in strada e poi nella pineta, dove aveva lasciato la sua Suzuki nera, che lo attendeva contenta.
- Ok. - Ansimò in preda al fiatone. - Andiamo...! - Si mise il casco e accese la sua piccola compagna rombante, che sfrecciò via senza lasciar tempo ai suoi inseguitori anche solo di accendere il motore dei loro veicoli.

 Giunto a Frascati, Desmond parcheggiò fra due grandi macchine, in modo tale da nascondere la moto a sguardi troppo curiosi, girò le chiavi nella toppa e fece per sfilarsi il casco, quando una scarica di dolore gli attraversò la spalla ed il braccio sinistro, ricordandogli inesorabilmente che necessitava di cure. Cercò di massaggiarla per placare le fitte, ma il semplice contatto della mano lo faceva soffrire, figurarsi cercare di muoverla!
- Devo essermela lussata davvero bene...! -
Cercando di fare tutto con una mano sola, posò il cascò dentro il sedile, si tirò su il cappuccio per l'ennesima volta, tolse le chiavi ed attivò l'allarme, allontanandosi; prese le vie interne meno traffiche per evitare così eventuali scossoni all'articolazione danneggiata, si perse un paio di volte, poichè non conosceva la zona proprio a menadito, ed alla fine giunse ad una caffetteria, ricolma di gente a tal punto da poterne sentire il gran vociare già a diversi metri di distanza, nonostante la porta d'ingresso fosse chiusa.
Entrò senza esitazioni e se ne pentì immediatamente, poichè finì per scontrarsi con un cliente che usciva, andando a ledere ovviamente la spalla sinistra. Vide le stelle, nel vero senso della parola. Macchie bianche e nere gli danzarono davanti agli occhi, offuscandogli la vista e un forte senso di nausea lo attanagliò fin nelle viscere, facendolo sbiancare di botto.
- Scusi...! - Disse l'energumeno in automatico, uscendo incurante dal locale.
Desmond, invece, dovette poggiarsi allo stipite della porta e respirare profondamente per riuscire a riprendersi dallo stato in cui versava. "Perchè l'adrenalina deve sempre scemare quando più ce ne è bisogno?" Si domandò, invidiando il sè stesso di pochi minuti prima, che correva e guidava quasi senza fatica, grazie all'epinefrina che bloccava i nervi sensoriali del dolore.
- Si sente bene? - Gli domandò preoccupata una cameriera che passava di lì.
Ma nonostante conoscesse l'italiano alla perfezione, in quel momento non riuscì proprio a focalizzare la sua attenzione su quelle parole e chiese - Cosa? - nella sua lingua natia.
La signorina allora, cortesemente, parlò in inglese per farsi capire. - Ha bisogno di aiuto? -
- No, grazie. Solo... Di un bagno. -
La tipa annuì e gli fece strada verso la toilette, assicurandosi che nessun altro lo urtasse durante il breve tragitto.
- E' sicuro che vada bene così? -
- Va benissimo, grazie. - E detto ciò sparì oltre la porta.
Nel bagno vi era una fila di tre lavandini con un grande specchio a muro e di fronte le cabine dei wc, era tutto tinto con stucco veneziano sul rosa antico, ben curato e profumato. Lo stomaco di Uccellino, però, tra la nausea e quella fraganza, non resse e si svuotò incerimoniosamente nel lavabo più vicino.
La gola si irritò immediatamente e l'aria si intrise di un odore forte e acre, che indispettì il suo naso peggio di prima. Ci vollero una buona forza di volontà e respiri profondi per evitare di vomitare una seconda volta e, solo quando fu sicuro di non dover dare ancora spettacolo, Desmond si avvicinò al rubinetto e bevve avidamente l'acqua fresca che vi scorreva. Si lavò e asciugò la faccia, fece quel che doveva fare, e rientrò nella confusione della caffetteria, richiamando con un gesto della mano, la cameriera di prima.
- Si sente meglio? -
- Molto, grazie. Sono per caso arrivati tre uomini, alti più o meno come me? Felpa e cappuccio alzato? -
- Non credo di aver visto nessuno che corrisponda alla sua descrizione, mi dispiace. -
- Non si preoccupi. Pensa di potermi rimediare un tavolo da quattro? -
- Le va bene un tavolino da due, apparecchiato per quattro? Siamo a corto di spazio in questo momento. -
- Noto... Andrà benissimo. -
La ragazza annuì e gli fece strada, lo fece accomodare alla postazione e domandò. - Le posso portare niente durante l'attesa? -
- Un espresso macchiato freddo. - E sorrise per cortesia.
Liberatosi della cameriera, accese l'auricolare ancora saldamente incollato al suo orecchio destro e parlò.
D: *Qui Uccellino. Dove siete?*
F: *A pulire la strada, che qualcuno ha lasciato piena di sporcizia...!*
Sembrava parecchio scocciato. Ops...!
D: *Ma li avevo seminati già alla villa!* Esclamò sussurrando allo stesso tempo.
F: *Peccato che mentre ti cercavano alla ceca, abbiamo beccano noi...!*
Oh, bè! Poco male! L'importante era che non avesse sbagliato lui in qualcosa.
D: *Io sono al punto d'incontro. Che faccio?*
F: *Hai con te quello che cercavamo?*
D: *Ho anche di più...!* Disse riferendosi al "cubo" sottratto a William.
Seguirono intensi minuti di silenzio, che Desmond non riuscì a non interpretare come stupore da parte dell'antenato e non potè trattenere un risolino soddisfatto e sfrontato.
F: *Se hai più bagaglio di quello programmato, spostiamoci. Ci vediamo alla casa del 14esimo Imperatore Latino.*
E la chiamata venne bruscamente interrotta.
Uccellino sospirò. A volte gli enigmi di Falco erano snervanti, soprattutto in questi momenti in cui l'unica cosa che agognava era un medico e un letto caldo! Iniziò ad elencare gli imperatori romani che ricordava, giusto perchè Ezio glieli aveva fatti ripetere un paio di volte, e cercò di capire di quale delle tante "case" stesse parlando il francese.
"Cesare... No, Augusto. Poi... Tiberio, Claudio e Nerone. Poi ci fu l'anno dei quattro imperatori e siamo a otto. Vespasiano, Tito e Domiziano. Poi... Cazzo non ricordo...!"
Già nella lista sapeva di essersene dimenticato qualcuno, ma il vuoto di memoria certo non lo aiutò ulteriormente.
- Il suo caffè, signore. -
Desmond interruppe la sua linea di pensieri quando il caldo aroma di caffè gli pervenne al naso, facendolo rilassare. - Grazie. - Disse, rivolgendo un mezzo sguardo alla cameriera e pagandola velocemente.
Sorseggiando la calda bevanda, potè schiarirsi le idee e ricominciare il ragionamento da dove lo aveva fermato. "Che si riferisca a Caracalla? No, quelle sono terme. E Traiano neanche. Sicuramente non è una casa dentro Roma... Villa D'Este?" A nominare la famosa villa cinquecentesca di Tivoli, gli si accese una lampadina, scattò in piedi e uscì dal locale senza neanche finire il suo Espresso; quindi a passo rapido tornò al parcheggiò, si infilò il casco e montò in sella, partendo per la sua nuova destinazione.

 Guidare fu, però, un vero inferno con la spalla ridotta in quelle condizioni. Mentre spegneva il motore e si sistemava, si guardò attorno, alla ricerca dei suoi compagni e vide poco lontano le loro Suzuki, incustodite. Corrugò perplesso la fronte, chiedendosi dove potessero essere, ma voltandosi verso il muro malconcio della Villa, si rispose da solo. Lì erano troppo allo scoperto, erano quindi entrati per cercare un posto più riparato.
"Si fa per dire...!"
Osservò sarcastico, poichè Villa Adriana era un sito archeologico completamente all'aperto, fatta eccezione per qualche pezzo di tetto che ancora reggieva dopo tutti quei secoli. A rendere il quadretto interessante, si aggiunse una pioggiarellina fine e fastidiosa che iniziò a scendere sempre più insistentemente.
- Che bello...! - Sbuffò Uccellino, ricordandosi che anche nel suo sogno aveva piovuto e che lui si era beccato una bella influenza per essere rimasto troppo a lungo sotto l'acqua scrosciante.
Si tirò dunque su il cappuccio, un gesto che un po' gli veniva in automatico un po' lo infastidiva, si chiuse il giubbotto da moto e iniziò a camminare, fiancheggiando il muro perimetrale alla ricerca di un punto logoranto dal tempo e facile da oltrepassare. Fortunatamente non ci volle molto e lo scavalcò con un poderoso slancio, nonostante le proteste della sua spalla.
A quel punto trovare Altair e gli altri non fu affatto difficile.
Cercò una mappa del posto, la studiò velocemente e localizzò il posto più in vista, ma allo stesso tempo pieno di vie di fuga, che vi fosse: il Canopo.
Giunto nel suddetto posto, costeggiò la lunga piscina rettangolare fino alla piazzola a semiluna, in cui cenava l'imperatore, come fosse a capotavola, e lì li vide: tre statue alte, ritte e fiere, maestose e antiche, più della villa stessa. Altair, Ezio e Falco, lo attendevano immobili, posizionati l'uno di schiena agli altri, ai tre vertici di un triangolo, a sorvegliare la zona circostante con occhi esperti e ineludibili.
- Fatto buon viaggio? - Domandò canzonatorio, rivolto al francese in particolar modo, che grugnì e gli diede di schiena, come un bambino imbronciato.
- Ti conviene non scherzare troppo, Des. Falco non è proprio dell'umore giusto per sopportarti. - Lo avvertì Ezio, senza nascondere una punta di divertimento nel tono della voce.
Desmond cercò di dare in una alzata di spalle, per mimare il suo disinteresse, ma l'ennesima fitta gli annebbiò la mente e lo fece gemere; afferrò l'articolazione con la mano sana, come se dovesse trattenerla dallo scappare via e parlò ai compagni con il solo sguardo.
Altair fu il primo a muoversi: indicò un grosso masso dalla superficie piana poco distante, vi si accostarono e vi ci fece accomodare il ragazzo, mentre con tocco leggero ma esperto esaminava il danno.
- E' lussata, ma non completamente. Cerca di non morderti la lingua. - E senza aggiungere altro, premette sull'epifisi dell'omero che sporgeva, forzandola di nuovo verso l'interno e riposizionandola con un schiocco a dir poco orrendo nell'articolazione.
Desmond, seppur gemente per la pressione che l'antenato gli applicava, non riuscì ad emettere alcun suono quando avvertì l'osso incassarsi al suo posto d'origine. Aprì la bocca, ma l'urlo gli si smorzò in gola così come il fiato e per riflesso allontanò con il braccio sano Altair, per poi piegarsi in avanti e abbracciarsi la parte dolorante.
Ansimò pensatemente per diversi minuti, cercando di allontanare il male, che invece sembrava bussare sempre più forte nel suo cervello, contaminando anche il suo stomaco e il suo intestino, ma si rifiutò di vomitare una seconda volta; chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime che erano apparse prepotentemente, e iniziò a massaggiarsi la spalla, riuscendo così a lenire un poco la sensazione assai poco piacevole che lo attanagliava. Quando si fu calmato, prese coraggio e alzò lo sguardo verso i tre assassini davanti a lui, che silenziosamente avevano atteso che lui si ricomponesse.
- Come va? - Domandò Ezio, chinandosi per essere al suo stesso livello.
- Forse, e dico forse, stavo meglio prima. - Cercò di sdrammatizzare.
- Bè, te la sei cavata. Quando è successo a me ho urlato come un indemoniato e mi sono lamentato tutto il giorno! - Lo rincuorò il fiorentino con una pacca sulla spalla sana.
- Ce la fai a camminare? - Domandò a quel punto Altair, porgendogli la mano, che Uccelino afferrò per tirarsi di nuovo in piedi.
- Muoviamoci. Non mi piace stare fermo in un punto tanto scoperto. - Sentenziò Falco, in piena modalità "cattivo-umore".
Cominciarono a camminare, ma solo dopo che la spalla di Desmond si fu abbituata a quel movimento cadenzato, iniziarono a parlare nuovamente.
- Cos'è questa cosa in più che hai portato via con te, Uccellino? - Chiese Falco con occhi più curiosi del suo tono di voce.
Desmond sorrise, crogiolandosi nella sua piccola impresa, ed estrasse il Cubo. - Lo aveva William. Gliel'ho sottratto durante la breve collutazione che ho avuto con lui. -
Altair glielo prese dalle mani con garbo e se lo rigirò tra le sue, osservandolo da ogni angolazione possibile. - Ti ha risposto? -
- Non ho avuto ancora occasione di provarlo, quindi non saprei. William lo ha usato per incrementare la forza fisica e per schiacciarmi a terra. Ma non so di cosa altro sia capace o se abbia una funzione particolare. -
L'arabo passò il Cubo ad Ezio che lo analizò a sua volta e, trasferendolo a Falco, disse. - Non sembra ci sia qualcosa di particolare al suo interno, forse il messaggio è già stato estratto. -
- Molto probabile. Ma credo che lavorandoci potrei riuscire a riproiettarne il contenuto. - Esordì Falco con una leggera insicurezza.
- Intendi come mandare indietro un Dvd e rivedere una determinata scena? -
- Qualcosa del genere... - E detto ciò, il francese gli riconsegnò l'oggetto.
Ci furono diversi secondi di silenzio, in cui ogni antenato faceva una lista delle domande da fare ad Uccellino e dei rimproveri ed eventuali complimenti da porgergli, ma, prima che chiunque di loro potesse apri bocca, Desmond consogliò.
- Torniamo al nido? Ho davvero bisogno di prendere un analgesico e farmi una bella dormita! -
Altair annuì e questo bastò per dar ordini a tutti sulla prossima mossa.
 
°°°
Salve a tutti!
Ecco un piccolo chappo tutto su Des e la sua mini impresa.
Cavolo Falco sei inaccontentabile! Sempre lì a cambiare paranoicamente i punti di incontro! Fossi stato in Des ti avrei dato buca e me ne sarei andato a letto! U_U
Il Cubo... Eeeehhhh! Chissà cos'è! (canticchia) XD
Saluto con particolare affetto Chiby Rie_Chan, Evelyn 13, SkyDragon e Goddes of Water (Che è alla sua prima recensione nella mia fic, complimenti!^o^), Grazie a tutti voi dell'entusiasmo con cui mi avete scritto e delle idee che a vostra insaputa o saputa (O_o ?!?) mi avete dato! Spero che il prossimo capitolo sia un po' più lungo, ma non so se metterò dell'azione. Non credo che realisticamente parlando la Spalla di Desmond possa reggere!XD (La Spalla ringrazia di cuore l'autrice per il break nel copione!)
Saluti a tutti!
See you! ;)







 

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Capitolo 21
*** Artigli, becchi, penne e... Ancora dejavù?! ***


Capitolo XXI

 

Desmond emise l'ennesimo gemito e scrollò la testa, quando la vista tentò di appannarglisi di nuovo. Il gesto ebbe il suo effetto, ma sapeva che non sarebbe durato a lungo, esattamente come le volte precedenti.
Si trovava sul Grande Raccordo Anulare in sella alla sua GSX nera e non poteva fare a meno di chiedersi perchè quel viaggio di ritorno sembrasse durare così tanto. La spalla gli doleva, aveva i visceri sottosopra per l'adrenalina che faticava ad essere smaltita e la testa iniziava a pulsargli, domandando riposo; ma certamente non poteva permetterselo mentre era alla guida, senza contare che era ormai sera inoltrata ed il traffico della capitale italiana cominciava a rendere difficile l'avanzata anche solo di una bicicletta a pedali.
F: *Uccellino, comincia ad essere parecchio affollato qui. Rischiamo di essere facili bersagli. Dividiamoci. Tu ed Aquila Maestra uscite alla prossima, io ed Aquila Bianca, vi raggiungiamo poi.* Risuonò la voce di Falco nell'auricolare che ancora era poggiato sul suo orecchio destro.
- Ci impiegheremo il doppio del tempo se entriamo in città...! - Lo contestò immediatamente, ma il silenzio che seguì non gli diede modo di far valere la sua posizione, perciò fece come gli fu detto.
Imboccò l'uscita per la Tuscolana, ben attento a non perdere di vista il suo compagno, che poco più avanti faceva strada. Una volta sulla grande via commerciale, si incanalarono nel traffico e si mossero pazientemente con le macchine, per evitare di infrangere qualche codice stradale ed essere notati.
"Che palle...!" Imprecò Desmond, sbuffando sonoramente dentro il casco.
A questo seguì uno sbadiglio e gli occhi si fecero stranamente pesanti, la visione si fece sfocata e la sua presa sul manubrio della moto più debole. Immagini della giornata iniziarono a passargli davanti, poi seguirono alcuni attimi di buio e poi una strana visione. Ebbe come la sensazione di aver attivato l'Occhio dell'Aquila, ma questo invece che semplicemente dare colori alterati a ciò che gli stava attorno, si acuizzò e si focalizzò diversi kilometri più avanti, mostrandogli un blocco di templari, posti vicino a un semaforo di un grande incrocio. Cosa ancora più strana, potè sentire da quella distanza inumana cosa si stavano dicendo.
- Il capo vuole che fermiamo qualsiasi moto di grossa cilindrata che passa, soprattutto se si muove in coppia con un'altra o con più di una. -
- Ce ne saranno a migliaia! -
- Ci vai te a lamentarti? -
- Fossi scemo... Eccone una. Controlliamo... Alt! - Ed un'Honda si fermo al segnale dei due templari vestiti da poliziotti, sicuramente.
A: * -ino! Uccellino!*
La voce di Altair gli rimbombò nella testa riportandolo alla realtà e solo allora si accorse che l'antenato lo aveva fatto fermare in doppia fila e lo teneva per un braccio con fermezza per sorreggere lui e la moto ancora rombante.
- Cosa...? - Domandò, incapace di intuire cosa fosse successo mentre... Sognava.
Un colpo sul casco e anche la Suzuki di Aquila Maestra tornò a tuonare, pronta per ripartire.
A: * Continuavi a sterzare da una parte all'altra. Fortunatamente predendoti il braccio e sospingendoti di lato ti sei fermato. Te la senti di ripartire? * Parlavano tramite la trasmittente, poichè il chiasso della città ed i caschi impedivano loro di sentirsi normalmente.
- Sì... Credo di sì. -
L'arabo annuì piano, probabilmente poco convinto di quella affermazione e, con dovizia di freccia, si riimmise sulla strada.
Proprio in quel momento ricominciò a piovere, anche più forte di quel pomeriggio, e lasciò immeditamente bagnati pedoni e motociclisti, i due assassini compresi. Ciò rallentò ulteriormente il traffico, che già sembrava immobile a causa di qualcosa poco più avanti. A spiegare la situazione venne la voce di Falco.
F: * I Templari stanno controllando le porte di Roma e pare ci siano diversi blocchi anche in città. Noi siamo fermi, voi come siete messi? *
A: * Lo stesso anche qui. *
- Quando vogliono fanno le cose in grande...! - Sentenziò l'americano con il solito tono cinico, ma una fitta alla testa lo zittì e un dejavù gli vorticò nella mente. Aveva già detto o pensato quelle parole. Aveva già vissuto quella situazione, ma dove?
F: * Uccellino ci vediamo al solito posto. *
"Ci vediamo al solito posto..."
Si ripetè lui, soppensando ogni singola parola.
Poi qualcosa scattò nel suo cervello: Frascati, la pioggia, il blocco stradale, il controllo e il solito posto. Il panico lo assalì e non potè evitare di renderlo evidente dalla sua voce, quando urlò nel microfono. - No! -
Altair fece scattare la testa di lato, sorpreso e perplesso. Desmond era immobile sulla moto, un piede a terra per sorreggerne il peso, teneva le mani ancorate al manubrio con una tale forza che tremavano per lo sforzo; poi si accorse, che non solo quella parte del corpo tremava, bensì l'intero fisico. Il torace si abbassava e alzava a scatti con respiri irregolari e pesanti, udibili addirittura attraverso l'auricolare e temette in un attacco di iperventilazione.
A: * Uccellino...? * Si ricordò di chiamarlo in codice, per quanto il suo primo pensiero fu quello di usare il diminuitivo Des, che spesso utilizzava in queste occasione di apprensione per il giovane.
- Non... Non... Falco, cambiamo luogo di incontro. Ho davvero un brutto presentimento. Io... Io questo l'ho già vissuto. -
F: * Parli del sogno? *
Annuì con la testa d'istinto, ricordandosi solo dopo alcuni secondi di silenzio che non tutti i suoi antenati erano lì a misurare le sue reazioni fisiche. - Sì. E se non vogliamo guai e gente estranea al Nido è... E' meglio cambiare programma. -
E: * Uccellino era solo un sogno...! * Cercò di tranquillizarlo Ezio, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Eppure quelle parole sortirono l'effetto contrario. Il ragazzo iniziò a scrollare la testa da un lato all'altro con veemenza. Non desiderava rivivere quei momenti, o meglio una parte di lui non lo desiderava, troppo dolere ne sarebbe seguito, troppi litigi, troppe incomprensioni; ma d'altra parte desiderava rivedere quei due e dire loro che gli dispiaceva, che non lo aveva fatto apposta, che Giunone lo aveva manovrato. Ma gli avrebbere creduto? Si sarebbero fidati di lui come nel sogno? O forse era solo un'utopia?
Decise che era meglio non rischiare, sogno o premonizione che fosse, il potere della Mela non andava sottovalutato. Se anche ci fosse stata la più piccola possibilità che quegli avvenimenti accadessero davvero, era meglio non tentare la sorte.
- Falco tu hai detto che per evitare che il sogno divenisse realtà, bastava cambiare il corso degli eventi, giusto? E' per questo che siamo andati in missione assieme, no? -
F: * Non proprio, ma ti ascolto. *
- Quando hai spiegato il piano, ho avuto un brutto presentimento, ma nulla di più. Adesso però è peggio. Io so che accaddrà qualcosa di spiacevole se non ci muoviamo di conseguenza. Mi hai insegnato tu che è meglio pensare a un secondo piano qualora il primo presenti dei margini di errore, no? Bè, questo è il caso. Ti prego, fidati di me...! - E per la stanchezza e l'ansia suonò come una vera e propria supplica.
Seguirono minuti di cerimonioso silenzio.
Desmond sapeva che quando accadeva ciò dopo un suo discorso era perchè Altair si trovava d'accordo con lui, ma orgogliosamente taceva, Ezio cercava di anticipare i pro e i contro in un cambio di strategia e Falco... Poteva solo attendere il suo verdetto, poichè mai era stato nella sua mente e riusciva solo minimamente ad intuire a cosa stesse pensando.
F: * Mi fido, Uccellino. * Parlò, infine, e il tono era placido, quasi caldo. * Evitate i blocchi. Dormite lontani dal Nido e dal punto di ritrovo, ci aggiorniamo domattina. Spegnete gli auricolari, sicuramente ci stanno già localizzando. Noi faremo lo stesso. * E detto ciò la chiamata terminò.
Subito il ragazzo si tolse il casco e premette il bottone per mettere off-line l'apparecchio, ciò bastò a bagnarlo completamente anche in testa, si rimise la protezione e si voltò verso Altair, che con un cenno gli disse di seguirlo, mentre imboccava una via secondaria, stretta, dismessa e a senso unico. Affrontarono una curva ad angolo retto verso destra e poi similmente a sinistra, sbucando su di una parallela di Via Tuscolana; questa era molto meno traffica e sgombra da blocchi templari. L'antenato si accostò sul marciapiede sotto ad un balcone e si sfilò il casco, aspettando che Uccellino facesse lo stesso, poi indicando un gruppo di signore poco più avnati, che attendevano che spiovesse, disse - Chiedi loro l'albergo più vicino. -
Desmond, sbuffando, fece come gli era stato ordinato: si avvicinò alle donne, che chiacchieravano allegramente e domandò cortese - Perdonatemi, signore. Sapreste indicarmi la strada per l'hotel più vicino? - Quelle lo guardarono dubbiose e sospette, ma poi una di loro prese coraggio e si fece avanti, probabilmente impietosita dal suo aspetto sfiancato dalla lunga giornata.
- In questa zona non ce ne sono, ma se vi muovete verso il Quadraro, troverete un Hotel, proprio sulla strada, altrimenti uno più piccolo su una via interna. -
Ovviamente avrebbero scelto il secondo. No, troppo scontato, forse il primo. Avrebbe deciso Altair, si disse infine. - Il Quadraro? - Domandò per altre spiegazioni.
La signora annuì e proseguì - Qui all'angolo prenda a destra e prosegua finchè non si trova un parchetto sulla sinistra che fa da spartitraffico, vada a sinistra e percorra la strada fino in fondo. Alla fine, davanti a sè, dovrebbe trovarsi un mercato cittadino, chiuso ovviamente a quest'ora. L'Hotel più piccolino è sulla sinistra. Se no, se attraversa la Tuscola, trova l'altro. -
- La ringrazio infinitamente. Buona Giornata! - E con un educato cenno del capo se ne andò.
Arrivato alla moto fece per parlare, ma Altair si rinfilò il casco e agitando la mano gli annunciò che poteva fare strada lui questa volta. E così fu.

 Quella notte, quando Desmond aprì gli occhi e si ritrovò completamente immerso nel buio, seppe immediatamente che mancavano ancora diverse ore all'alba e che al contrario non ne aveva dormite più di un paio.
Facendo un respiro profondo alzò la testa dal cuscino e attivò l'Occhio dell'Aquila per poter vendere nell'oscurità e localizzare Altair, il qule se ne stava vicino alla porta accovacciato in silenzio, con l'orecchio teso per carpire i rumori provenienti dal corridoio. Questi, quando notò i movimenti del ragazzo mentre sgusciava fuori dalle coperte, diede due colpi a terra con l'indice e fece rotolare verso di lui un oggetto sferico che brillava di una lieve luce dorata.
Il ragazzo afferrò la Mela, ringraziando con un cenno del capo e si accostò anche lui all'entrata della camera.
- Inizi ad imparare Uccellino. - Lo canzonò, riferendosi al fatto che si fosse svegliato percependo da sè il pericolo.
- A stare con voi paranoici, qualcosa in testa mi è entrato, non credi? - Rispose a tono Desmond, chiudendosi lo zip della felpa, che aveva raccolto da terra, esattamente dove l'aveva lasciata prima di crollare sul letto.
- Il Cubo? -
- Con me. - E lo estrasse dalla tasca dell'indumento appena indossato, per poi rimetterlo a posto. A differenza della Mela, quel Frutto dell'Eden non brillava nè risuonava. Sembrava quasi morto, tranne che per qualche piccola palpitazione qua e là. - Quanti sono? -
- Una decina. -
- Assassini, quindi. -
- Cosa te lo fa pensare? -
- Innanzitutto è notte e i templari sono troppo pigri per mettersi a correre a quest'ora. E comunque sono troppo pochi per essere dell'Abstergo. Quindi sono Assassini. -
Altair non confutò la teoria, ma il suo silenzio era un assenso più che sufficiente.
Un rumore di passi, attutito dalla mouquet del corridoio, iniziò a farsi sempre più vicino e i due si scambiarono una sola occhiata, prima di alzarsi e mettersi in guardia. Seguì un leggero smanettamento della serratura, anche questo indizio che erano della Confraternità, poichè i Templari avrebbero semplicemente sfondato la porta o avrebbero minacciato il tipo della reception per avere la copia delle chiavi.
Desmond era in una posizione vantagiosa, dal lato del perno, ma la cosa non lo rese felice, poichè si sarebbe perso il meglio dell'azione. Dato però il mal di testa e la stanchezza che ancora si facevano sentire, si disse che era meglio lasciar fare al suo antenato il grosso del lavoro.
L'uscio si apri piano e una testa sbirciò all'interno, ma vide assai poco dell'arredamento perchè con un colpo preciso alla nuca venne mandato a terra; a quel punto l'entrata venne spalancata e fece brutalmente il suo ingresso il restante gruppo. Due vennero afferrati per il colletto da Altair che si sollevò e li scaraventò di peso contro il muro, afferrando poi subito loro la testa che sbattè violentemente contro la parete, per far perdere loro i sensi.
Uccellino nel frattempo cercava di giostrarsi gli altri, evitando di usare il potere della Mela, molto poco consigliato nella sua attuale forma fisica e psichica. Parò un destro e schivò un sinistro, ma uno sgambetto poco cortese lo mandò a terra; con uno scatto di reni calciò via l'avversario davanti a sè, tornò in piedi e colpì allo stomaco il nemico sulla destra con una torsione dei fianchi. Questo però permise all'assassino dietro di lui di afferrarlo e posizionargli le braccia attorno al collo in modo tale da bloccargli la testa e buona parte del corpo; privato dei movimenti più complessi, non potè far altro che incassare i colpi, che presto sopraggiunsero ad infierire contro il suo addome, e cercare di divincolarsi dalla morsa d'acciaio che iniziava a togliergli il respiro.
Nel frattempo Aquila Maestra aveva sistemato altri due uomini, utilizzando il mobilio della stanza come arma da offensiva, ma, appena vide il suo discepolo in difficoltà, accorse immeditamente e colpì con un pugno alla tempia l'uomo che lo immobilizzava, costringendolo per il dolore ad allentare la presa; a quel punto lo afferrò di peso e lo proiettò a terra, un altro colpo al plesso solare e lo lasciò inerme sul pavimento. Altri due nemici gli furono subito addosso, lasciando Desmond a giostarsi solo un paio di avversari, i quali vennero messi k.o. in poco tempo. Ma uno schiamazzo dal piano inferiore e dal corridoio avvertirono i due fuggitivi che erano arrivati i rinforzi.
Si scambiarono l'ennesima occhiata e il più anziano, messi a terra i suoi nemici scattò verso la finestra aperta e vi si lanciò fuori, seguito a ruota dal compagno. Sfortunatamente davanti a loro non trovarono nè il tetto di un palazzo più basso, nè un balcone agevole su cui aggrapparsi, ma solo finestre e brevi davanzali. Altair piantò subito i piedi sul muro dell'edificio e afferrò una di quelle sporgenze, ma Desmond, essendo nella traiettoria sbagliata, non trovò niente e fu costretto a rendersi intangibile con la Mela per fare irruzione oltre alla parete fin dentro l'appartamente corrispondente.
A quel punto sentì diversi spari provenire da fuori e un fruscio agile e lineare lo avvertì che l'antenato si era lasciato scivolare verso il basso per poter schivare i colpi dell'arma da fuoco.
"Teste di cazzo...!"
Imprecò muovendosi circospetto nella casa. Non doveva svegliare i proprietari per evitare che dessero l'allarme, poichè di ucciderli o far loro del male non se ne parlava proprio!
Avanzò quindi a passo felpato e, agevolato dall'Occhio dell'Aquila, riuscì a non colpire l'arredamento e a non far cadere niente che potesse far eccessivamente rumore; trovò così presto la porta di ingresso, che sbloccò e dai cui uscì, correndo poi a perdifiato giù per le scale. Dovette farsi cinque piani a piedi, poichè loro erano volati giù dal settimo, e una volta all'ingresso del palazzo, si nascose dietro ad un angolo ed osservò la situazione in strada, attraverso il portone in vetro e barre d'acciaio: Altair, probabilmente sapendo che sarebbe uscito da lì, vi si era piazzato davanti e stava fronteggiando da solo un nugolo di assassini.
Nonostante la mente cominciasse ad annebbiarsi per l'improvviso uso del Frutto e il corpo a cedere, Desmond decise di buttarsi nella mischia e spalleggiò nel miglior modo possibile il maestro, che gli rivolse solo una fugace occhiata per valutare le sue condioni, prima di tornare a porgere la sua attenzione ai nemici di fronte.
Il combattimento fu lungo e logorante, molti dei loro avversari era passati all'uso di piccole armi da taglio per sfinirli più velocemente, ed anche loro, di conseguenza, avevano estratto le lame celate, ben attenti ad usarle solo per deviare o parare i colpi e mai per infliggere ferite mortali; ma ovviamente, poichè poco esperto e sempre più stanco, Uccellino finì per ucciderne qualcuno involontariamente. Fortunatamente i suoi errori resero i movimenti dei loro avversari più incerti, dato che la paura di venir uccisi cominciò a farsi strada negli animi nemici. Notandolo immediatamente, Altair si portò schiena contro schiena con il ragazzo e gli sussurrò nella propria lingua - E' ora di un diversivo. -
Desmond intuì il piano e portò la mano in tasca, attivando la Mela. Prima un'onda d'urto allontanò gli assassini più vicino, mandandoli addosso a quelli più lontani, quindi creò una decina di copie di sè ed Aquila Maestra; a coppie gli orginali ed i falsi si sparpagliarono, imboccando chi le stradine più buie chi quelle più illuminate.
Uccellino sapeva che non poteva fornire troppo a lungo energia all'illusione, così si sbrigò a raggiungere la sua moto, che mise in moto dopo essersi infilato il casco, e partì.
Seguirono alcuni minuti di silenziosa marcia, finchè un rombo assordante dietro di loro, non li rese consci di essere inseguiti da due coppie di Honda CBR rosse e bianche.
"Che fantasia...!"
Si disse, prima di accelerare.
L'arabo, che fino a quel momento gli era stato dietro per guardargli le spalle, lo affiancò e con dei gesti della mano gli indicò di dividersi e sciogliere l'illusione della Mela.
Desmond annuì e allo svincolo successivo si separarono. Fece tornare il globo dorato dormiente, disattivò la vista speciale, poichè cominciava a dargli alla testa, e accese i fari della sua Suzuki, per vedere meglio la strada. Poi un piccolo lampo di genio gli fece invertire bruscamente il senso di marcia, mandandolo incontro ai suoi insueguitori, che all'ultimo accecò con gli abbaglianti.
Questi confusi e incapaci di mettere a fuoco, sterzarono e barcollarono sui loro mezzi, uno dei due si sbilanciò troppo e, incontrando una buca sul cemento, perse completamente l'equilibrio e finì a terra. L'altro senza pensarci due volte, riprese la corsa con una grande inversione ad U ed accelerò per stare subito dietro al suo bersaglio.
Desmond buttò un occhio alle sue spalle e prese velocità, passando in quarta. Lo stradone completamente in rettilineo e privo di traffico gli permise di prendere grande distanza, ma fu quando vide il suo avversario spingere al massimo sul pedale per recuperarlo, che frenò d'improvviso e allargò il braccio di lato con uno scatto, colpendo l'altro e mandandolo a terra. Sistemato anche lui, riprese il suo cammino.

 Attraversare la città alle quattro del mattino era una grande cosa. Non vi era praticamente anima viva in giro.
A patto che i quattro gatti ancora in strada non fossero tutti assassini della Confraternita o Templari dell'Ordine!
Uccellino si vide costretto, dopo solo un paio di quartieri, più o meno all'altezza del cimitero Verano, a fermarsi e a nascondersi all'interno del lugubre posto, scusandosi con le tombe per l'intrusione.
"Non è certo uno dei posti più felice per riposarsi e fare mente locale!" Si lamentò, mentre lasciava la moto tra i cespugli per renderla invisibile agli occhi dei guardiani del posto.
"Presto verranno a cercarmi anche qui. Quel bastardo di William deve essersela presa molto per aver perso, se ha mobilitato tanti assassini...!" Pensò mentre un ghigno gli attraversava il viso.
Troppo stanco per continuare a piedi o per pensare ad una strategia, si accucciò tra due grandi statue, tirandosi su il cappuccio e prendendosi un po' di riposo. Era sudato e la corsa in moto lo aveva freddato troppo, tanto che a star fermo venne scosso da forti brividi, che poco servirono a scaldarlo; decise perciò di riprendere a camminare, nonostante le proteste delle sue membra affaticate.
"Sia io che Altair abbiamo lasciato gli auricolari in camera e certamente anche se lo avessi con me, Falco non risponderebbe. Sicuramente i Templari ci intercetterebbero. Che palle...!"
Si massaggiò nervosamente la nuca e il ricordo di quel doloroso ago che più di una volta era penetarto nel suo midollo lo scosse nuovamente. Fu un attimo di debolezza e, dopo tanto tempo, le alluccinazioni da Effetto Osmosi tornarono violente davanti i suoi occhi. Un gruppo di Templari uscì dalle tombe come fossero morti viventi, e gli corsero incontro a spade sguainate; per riflesso si schermò il volto e questi lo attraversarono andando a scontrarsi con assassini romani del 1500. La testa iniziò a girargli e un forte senso di nausea lo attanagliò all'altezza dello stomaco, coinvolgendo anche il diaframma e costringendolo a piegarsi in avanti per cercare una posizione in cui respirare meglio; si costrinse a muoversi e si accostò ad una breve scalinata, che usò come panca per sedersi due minuti e riprendere fiato. Immagini mai viste di Altair anziano che posava la Mela a Masyaf, distrassero la sua ormai confusa mente, sovrapponendosi a quelle di Ezio sotto il Colosseo a Roma, e poi ancora l'Arabo nella sua giovinezza mentre studiava il Frutto ed il Fiorentino che assisteva impotente alla morte di suo Zio Mario. Scrollò il capo per cercare di fare ordine, imprecando e chiedendosi perchè sempre nelle peggiori occasioni lui dovesse avere di quei problemi. Un fischio acuto e persistente, come di un registratore rotto, gli perforò il timpano facendolo soffrire ancora di più. Cercò di tapparsi le orecchie, invano, e, prima che quel suono terminasse di torturarlo, perse i sensi, cadendo lentamente di fianco sui gradini di pietra.

 I due camminavano circospetti per quel luogo cupo e freddo, come solo la morte poteva essere. Essere in quel luogo non li allietava affatto, faceva loro ricordare la prematura scomparsa della compagna e la fuga del loro miglior assassino. Ancora ora si chiedevano cosa li avesse indotti ad aiutarlo, seppur in minima parte, a scappare dall'Abstergo. Forse l'amicizia che volente o nolente li legava? O solo le brutalità a cui lo avevano visto essere sottoposto?
C'era da dire che senza i due membri più valenti della squadra ora valevano quasi meno di zero, o meglio non erano trattati diversamente da qualsiasi altro assassino in quel momento. Un cane, a parere del londinese, era trattato con più rispetto! Costretti ad obbedire agli ordini dei Templari, quando invece avrebbero dovuti fronteggiarli. E non erano i soli a pensarla in questo modo, ma come tutti i loro colleghi era impotenti di fronte a tale realtà. Le alte gerarchie della Confraternita era state plagiate dalle belle parole di quegli scienziati pazzi e tutto ciò che avevano, segreti e manufatti, erano finiti nelle loro mani.
Ed ora eccoli lì a giocare al gatto e al topo con gli unici idioti che ancora cercavano di ribellarsi e di trovare una soluzione per liberare il mondo da quella piaga che erano i moderni crociati e Coloro-Che-Vennero-Prima.
Desmond e... I suoi amichetti, chiunque loro fossero.
- Dei pazzi...! - Sentenziò ad alta voce l'inglese, ignorando lo sguardo perplesso della compagna.
Eppure c'era un chè di ammirevole nella perseveranza di quel ragazzo.
William gli aveva detto che era una persona più unica che rara, e forse solo ora inizava a rendersene conto. Ma il tempo stava per scadere, la data della fine del mondo si stava avvicinando inesorabilmente e un gruppettino di ribelli non poteva fare granchè. Il mondo era proprio in una brutta situazione e questa strana unione tra due fazioni nemiche non lo stava aiutando di certo!
- Sta andando tutto a puttane...! - Constatò la ragazza al suo fianco.
- Deduzione brillante, Becca! Mi stupisce che tu ci sia arrivata dopo solo un mese! -
- Chiudi il becco, Shaun! -
- Vorrei farti notare che hai iniziato tu. -
- E chi è che parla da solo? Sentiamo! -
- Non parlavo, Rebecca. Pensavo. Ma queste sono sottigliezze che tu non puoi cogliere. -
- Maschilista e anche narcisista. Non credi di aver passato il limite? -
- Ha parlato la vegetariana che non ha riguardo per la vita delle piante. -
- Senti un po', tu... - Ma lasciò in sospeso la frase, poichè il suo sguardo si posò su qualcosa di veramente interessante, più di quella loro futile discussione.
Shaun anche, che fino a quel momento l'aveva guardata con occhi di sfida, volse la testa per carpire il motivo di tale benvoluto silenzio.
Un bagliore dorato, una felpa bianca che si accascia sui gradini di pietra e poi il buio.
Rebecca, fece qualche titubante passo in avanti e puntò la torcia sul corpo inerme e chiaramente sofferente.
- ... Desmond? -
I due si guardarono increduli, senza parlare, poi la ragazza si avvicinò al corpo privo di conoscienza e allungò una mano per toccarlo, per provare a sè stessa che ciò che aveva davanti era reale e non un sempliuce frutto della sua immaginazione. Ma venne bloccata dalla ferrea presa dell'amico.
- Che stai facendo? -
- Vedo se è vivo! - Rispose innocentemente.
- Becca, respira. Ovvio che è vivo! Ti sei scordato cosa ha fatto a Lucy? -
- Aveva detto che era stata la Mela...! -
- E secondo te quel bagliore di prima cos'era? Uno spettacolo pirotecnico? - Domando saracastico, deciso a non avvicinarsi ulteriormente.
- Piantala Shaun! Tu e il tuo sarcasmo del cavolo! Non sta bene, si vede da qui! Dobbiamo pur fare qualcosa! -
- Chiamiamo rinforzi e lo facciamo prelevare da loro. Non voglio ritrovarmi con un buco nello stomaco. -
- Codardo... - E detto ciò strattonò via la mano e si accostò al ragazzo, ancora a terra e ignaro della loro presenza.

 Proprio come neanche un'ora prima, qualcosa scattò nel cervello di Desmond. Un allarme, che lo avvertiva di un imminente pericolo. L'adrenalina fluì nuovamente nel sangue, accelerando le sue reazioni fisiche e dandogli nuovo energie. Si svegliò di soprassalto e, agendo d'istinto, afferrò saldamente il polso del suo aggressore, strappandogli un'esclamazione di sorpresa e dolore. A ciò seguì una voce più profonda e dall'accento più che riconoscibile.
- Rebecca! Lasciala, Desmond! -
Il ragazzo, sentendosi chiamare per nome, cercò di concentrarsi sul presente. Sbattè un paio di volte le palpebre e riuscì a mettere a fuoco chi aveva davanti: due persone. Una donna dai capelli mori, lunghi e scalettati fino alle spalle ed un uomo castano chiaro, quasi ramato, con degli occhiali squadrati con una semplice montatura nera. Solo dopo diversi altri secondi, si rese conto che stava tenendo l'articolazione della ragazza e mollò la presa.
- Cosa ci fate qui? -
- Noi ti cerchiamo e tu? - Domandò cinico Shaun, incrociando le braccia.
- Non dovresti dormire qui fuori. Fossero stati altri ti avrebbero preso di peso e portato via. -
- Uh-uh... - Articolò l'americano semplicemente, mentre a forza si tirava in piedi e si muoveva per andare a riprendersi la moto, purchè fosse ancora lì. - Ci siete solo voi? - Chiese, stupendosi di sè stesso e dell'approccio rilassato e quasi naturale con cui stava affrontando quella situazione, a suo dire, surreale.
- Per ora. Si può sapere dove stai andando? - Lo interrogò a sua volta il londinese e il tono della voce prese qualche nota in più. Che si stesse agitando?
- Via? - Propose, aggiungendo tra sè e sè "E senza di voi." Era già abbastanza pericoloso averli incontrati in un punto in cui la Mela non gli aveva mostrato, se poi si fosse fatto venire qualche strana nostalgia sarebbe davvero stato troppo. Meglio darsela a gambe, prima di combinare guai!
- E secondo te, noi permetteremo di andartene! - Lo pizzicò Rebecca, allungando il passo per stargli affianco.
- Lo avete già fatto. Cosa cambia una volta in più? -
- Desmond, credo tu non capisca la nostra situazione. - Gli fece notare l'ex-compagno.
- Come voi non capite la mia. Siamo pari. -
- Mica tanto se ora ti facciamo andare via. Cosa ci guadagnamo noi? -
Desmond scorse con la coda dell'occhio la sua Hayabusa, si voltò di scattò, estrasse la lama e ne poggiò il profilo sulla gola di Shaun, che si paralizzò sbarrando gli occhi, così come Rebecca, che esclamò preoccupata. - Desmond, ma che...?! -
- Ci guadagnate la vita. Credo sia chiaro chi sarebbe il vincitore in uno scontro, no? -
- Stai scherzando! -
- Non tentarmi, Rebecca. -
- O per lo meno sfidalo quando ce l'hai te una lama in gola! - Si alterò l'inglese, facendo scattare gli occhi da lei al suo presunto assalitore.
L'americana valutò la situazione in breve tempo e fece qualche passo indietro, per lasciare spazio a Desmond. Possibile che intedesse veramente fare loro del male nel caso ve ne fosse stato bisogno? Era possibile, anzi molto probabile. Bastava guardarlo per capirlo. Aveva l'aspetto di un predatore stanco e al limite delle sue energie e per questo anche più aggressivo nei confronti di eventuali avversari; i suoi occhi perdevano spesso concentrazione, ma vi si leggeva chiaramente la volontà di non tornare più in gabbia. I suoi movimenti anche dopo una giornata di combattimenti e fughe era rapidi e precisi. Un nemico da non affrontare in due, certamente. Soprattutto se poco esperti nel combattimento corpo a corpo come lei e Shaun. Loro erano più per l'azione strategica non per uno scontro logorante. Anche chiamare rinforzi sarebbe stato inutile: l'Osmosi con Ezio gli aveva insegnato l'arte della mimetizzazione e della fuga, sarebbe sparito prima dell'arrivo dei soccorsi.
Uccellino, che per tutto il tempo aveva tenuto d'occhio la ragazza e controllato l'altro con il semplice contatto del metallo, intuì che si erano arresi senza colpo ferire; retrasse perciò la lama e mise l'altra mano in tasca. - Mi spiace... Per tutto. - Disse infine con un fil di voce, a malapena udibile dai due.
- Desmond, aspet...! - Ma fu inutile un forte bagliore e un fracasso assordante li distrasse, costringedoli a chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie.
Quando tutto fu finito si ritrovarono soli, con la sola compagnia della fascio di luce della torcia che avevano con loro.
- Desmond... - Lo chiamò invano un'ultima volta Rebecca, fissando un punto impreciso davanti a sè.
- Starà bene. Andiamo. -
E i due uscirono dal cimitero in religioso silenzio.
 
°°°
Buona sera, miei poveri lettori (che presto vi arrenderete all'evidenza che la qui presente Vesa290 non è in grado di fare una cosa costantemente...!), come state?
Io ho passato un periodo del cavolo che perdura e perdurerà per un bel po'. Che scassa!!
Qui un altro capitolo, spero il prossimo di non postarlo pr pasqua ma un po' prima... NOn prometto niente che se no vi deludo ancora, per l'ennesima volta, finendo magari per perdervi tutti quanti (perchè siete tanti, vero?!XD). Anche se in effetti in confronto ai primi capitoli ho notato che quelli che leggono la mia fic ora sono drasticamente diminuiti (a quanto pare la storia fa sempre più schifo... Mea culpa!). Solo chi mi ama mi segue e attende (invano?! O_o) un miglioramente nella storia che sta venendo una vera m***a?? Probably!
Comunque Shaun e Rebecca sono riapparsi ( mi mancavano!) E riappariranno (?!? Shaun e Rebecca cercano la loro parte nel copione e non la trovano.. Mmmmhh...). Des è letteralmente distrutto, testa, spalla, corpo, tutto! E' un po' 'na ciumachella (diremmo a Roma!XD)! Ma non so' se gli darò pace prossimamente, forse no... In fondo il 21 di Dicembre si avvicina! (per noi ancora no per fortuna! ;P)
Saluto amorevolmente Evelyn13, Chiby Rie_Chan, Fatasy_Rancia (che lodo per la sua stratosferica recensione... wow!) e Sky Dragon, che hanno avuto la voglia e la pazienza di recensirmi. Cosa farei senza di voi?!?! *w*
Un ciao a tutti i lettori che si cimentano nell'interpretare la mia storia!!
See you! ;-)





 

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