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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Gelosia (ed altri pensieri) - episodio 1x09 *** Capitolo 2: *** I ♥ U - episodio 1x20 *** Capitolo 3: *** Tavola da surf *** Capitolo 4: *** I mille usi di una cravatta *** Capitolo 5: *** Copriletto con i pinguini *** Capitolo 6: *** Tribunale (I love you too) - episodio 1x24 *** Capitolo 7: *** Abbraccio - episodio 1x23 *** Capitolo 8: *** Di spiegazioni e bambine troppo intuitive ***
Note dell’autrice: flashfic
ambientata nell’episodio 1x09. Scritta per la 5° settimana
del COW-T con il prompt “3 personaggi”. Steve/Danny,
Danny/Rachel.
Gelosia (ed altri pensieri)
. Steve
Steve non è sicuro di voler sapere per quale motivo ci
tenga tanto a sapere di Danny e di Rachel. Perché vorrebbe fingere che sia solo
curiosità, ma una parte di lui grida che no, non è così. È qualcosa che gli si
agita dentro, che lo spinge a domandare come abbia fatto il partner a
conquistare l’ex moglie – quando in realtà ciò che pensa è “come hai fatto a
conquistare me” – e lo brucia all’interno. Forse potrebbe chiamarla
gelosia. Sì, potrebbe chiamarla così, se solo avesse un motivo per essere
geloso, o il diritto di esserlo. E invece no, perché Danny non è mai stato suo,
non in quel senso, e probabilmente mai lo sarà: insomma, il partner non è
interessato ad altre relazioni interpersonali che siano con persone diverse
dalla piccola Grace, senza contare il fatto che è palesemente etero, e ora che
ci pensa, anche lui lo è. Per questo non ha nessun motivo di desiderare
qualcosa di diverso di quello che già ha.
Così cerca di non pensarci, e si rimette al lavoro.
. Rachel
Quando si trova di fronte a suo marito – “Ex Marito!”
cerca di correggersi, con un sospiro – quasi le prende un colpo. Che diavolo ci
fa lui, lì, a riaprire le sue ferite… di nuovo? C’è
un motivo se non vuole più vederlo, e no, non è il fatto che è una stronza. Per
quanto sia di gran lunga più facile fingere di esserlo.
La verità è che nonostante sia ormai risposata,
nonostante non possa più stare con lui, nonostante non ce la potrebbe fare a
sopportare ancora quell’ansia data dal non sapere se l’uomo che ami tornerà
ancora a casa o qualcuno ti chiamerà per dirti che è morto in servizio, con onore… nonostante tutto questo, lei lo ama ancora. E vuole
far finta che non sia così, perché ammetterlo con se stessa renderebbe tutto
più difficile.
Così tutto quello che può fare è fingersi acida, far battutine, ma quando lui
non c’è e lei rimane sola con il suo collega, un certo Steve, allora può
permettersi di parlare di lui, di mostrare la sua preoccupazione.
Sa che l’averlo aiutato oggi non cambierà molto le cose,
sa che è tutto troppo complicato e quello che c’era tra di loro si è rotto
talmente tanto tempo fa che non è davvero più possibile rimettere assieme i
cocci.
Ma chissà, magari potranno ugualmente cercare di essere
civili l’uno con l’altra. Di essere amici.
Lei, almeno, ha tutta l’intenzione di provarci.
. Danny
È talmente tanto tempo che non vede Rachel di persona che
ha quasi dimenticato quanto sia bella.
Ricordarselo ora, però, non è certo un bene.
Eppure, in fondo al cuore, sente che qualcosa è mutato:
non ha più quel desiderio di correrle incontro, di stringerla, di baciarla. Non
ha più il batticuore alla sua sola presenza. E non gli fa più male dover
battibeccare con lei. Ok, solo un pochino. Forse.
Oppure è semplicemente la compagnia di Steve che lo
tranquillizza. Non lo saprebbe dire con certezza, tutto ciò che sa è che quando
si trova con il partner, indipendentemente dal luogo o dalla situazione, si
sente protetto, al sicuro. Rilassato.
C’è qualcos’altro che vorrebbe aggiungere alla lista, ma
non sa bene di cosa si tratta.
Sa solo che quando vede la scritta che Rachel ha lasciato
sul suo finestrino, sente solo una punta di nostalgia – non amore, non più – e
sta quasi per andarsi andare a pensieri malinconici, ma poi si volta e vede
Steve, al suo fianco.
Come si può? Esci con qualcuno per un appuntamento, solo
voi due, nella speranza di riuscire a dichiarargli i tuoi sentimenti, e non
solo rischi quasi di ammazzarti e finisci con il romperti un braccio, ma quando
questi si dichiara tu semplicemente fai finta di nulla, eviti l’argomento.
Complimenti, non c’è che dire.
Forse Danny ha ragione dopotutto, quando dice che sei
bravissimo nel tuo lavoro, ma nelle situazioni sentimentali sei un disastro.
Così i giorni passano, e le cose sembrano non cambiare
affatto. Almeno dall’esterno: conosci troppo bene Danny per non sapere che non
è così, che il tuo partner si sforza di far finta di nulla, ma probabilmente si
dà dell’idiota ogni singolo istante per quello che si è lasciato sfuggire –
dopotutto non è che tu gli abbia dato motivo di credere che la sua mossa non è
stata affatto stupida, anzi.
Siete in macchina, come al solito, ma la sottile tensione
che si è insinuata tra di voi vi impedisce di essere del tutto spontanei. Apri
la bocca per parlare, ma le parole non ti escono, se non per parlare del caso
appena risolto. Danny guarda fuori dal finestrino, e annuisce.
Non lo avresti mai detto, ma il suo essere logorroico e
petulante ti manca a livelli che hanno dell’assurdo.
Eppure sai che è giusto che ora spetti a te parlare, che
lui si è esposto fin troppo.
Mentre ti giri e rigiri le parole nella testa – “Sai,
Danny, in effetti ti amo anch’io” oppure “Hey Danny, ma quell’I love you
era serio, vero? Perché sai, se fosse così io proverei la stessa cosa” – ti
rendi conto di quanto sia difficile, molto più che con qualunque donna tu sia
stato fino a quel momento. Ti rendi conto che forse non lo dirai mai ad alta
voce, perché tu sei fatto così. Tu sei per l’azione, per il menare le mani, non
il tipo che si perde in chiacchiere.
E mentre ci rifletti su, quasi non ti accorgi che siete
arrivati a casa tua.
«Ti va un caffè, prima di tornare a casa?» Proponi, e
vedi il tuo partner tentennare, prima di accettare.
Quando annuisce sorridi, e lo precedi. Forse potresti
fargli un cuore con la crema di caffè, oppure potresti proporgli di vedere un
film assieme, e metter su una di quelle commedie romantiche che servono solo a
far pomiciare i fidanzatini, sperando che il romanticismo del film faccia tutto
il lavoro sporco.
Ti volti a guardarlo, e lui sembra non capire cosa ti sta
succedendo. Cosa lui ti sta facendo dentro.
Quando chiude la porta alle sue spalle, stringi i pugni e
ti fai forza. «Al diavolo.» Mormori, avvicinandoti.
Sei un uomo d’azione e agirai come tale, per la miseria.
Senti il cuore pulsarti in gola, mentre gli afferri la
cravatta – così soffice sotto il tuo tocco, e così dannatamente Danno –
e ti avvicini, mentre il tuo partner prova a domandare «Ma cosa…?»
Ma tu non gli dai il tempo di continuare, e ti impossessi
delle sue labbra.
Senti la sua sorpresa, e sorridi nel bacio quando ti
afferra per le spalle e schiude le labbra per te, lasciandosi completamente
andare.
Mentre il bacio diventa più intenso porti la mano libera
sulla sua nuca, per avvicinarlo ancora di più; ma non lasci andare la cravatta,
che sicuramente si starà sgualcendo dentro il tuo pugno stretto. E sai che
quando sarà di nuovo in grado di parlare protesterà sicuramente, tirando fuori
qualche storia su quella cravatta e su come gliel’abbia regalata qualcuno di
importante e oh mio Dio, come hai potuto ridurla in quello stato?
E tu riderai di lui e gli ricorderai che siete sulle
stramaledette Hawaii e lui lì nemmeno dovrebbe portarla, una cravatta.
Ma tutto questo accadrà dopo. Al momento nel tuo mondo
non c’è nient’altro a parte te, lui e le vostre lingue che si sfiorano.
E a dire il vero, di tutto il resto davvero non ti
importa.
Danny
continuava a fare i suoi stupidi esercizi sulla tavola da ore e, davvero, non
ne poteva più. Si domandò se davvero Kono avesse passato tutte quelle ore a
fare stupide mosse su una tavola poggiata sulla sabbia, e se davvero tutta la
gente che vive su quell'assurda isola riesca a trovare tutto ciò abbastanza
divertente da passare anni della propria vita a farlo - perché no, davvero non
lo era. E Kono doveva avere un lato sadico piuttosto
sviluppato per trovare divertente vedere Danny soffrire in quel modo. Si stava ancora lamentando di tutto questo quando
sentì due mani calde e sicure afferrarlo per i fianchi. - Stai sbagliando posizione, Danno. - Disse
divertita una voce che conosceva fin troppo bene. Danny si sentì arrossire, e vide Kono sogghignare
soddisfatta. E per un attimo ebbe il terrore di essere arrossito o qualcosa del
genere, perché altrimenti non avrebbe potuto spiegarsi il fatto che la ragazza
sembrava aver capito qual era il motivo del suo imbarazzo. Ma poi si disse che
no, non era possibile che la ragazza avesse il benché minimo sospetto riguardo
la cotta colossale che lui aveva per Steve, perché si era sempre sforzato di
nasconderla ed era sicuro di esserci riuscito molto bene. - Steve - domandò Danny, con un tono che
rifletteva un'irritazione che lui non aveva affatto, non più almeno. - Cosa ci
fai qui? - Do il cambio a Kono. Mi è giunta voce che sei
uno studente pessimo, così pensavo di far riposare un po' Kono e provare a
vedere come te la cavi con un altro insegnante. - Ghignò. Danny stava per ribattere, quando vide la collega
fin troppo allegra salutarli. - Allora, se qui ve la cavate da soli, io andrei. - Tranquilla - le disse Steve - andremo alla
grande. Danny sentì il fiato del partner sul collo, le
mani ancora poggiate sui suoi fianchi, e non se la sentì di protestare. Forse, dopotutto, quelle lezioni non sarebbero più
state poi così noiose.
Gli ansiti e i gemiti riempivano la stanza, mentre Steve
si muoveva su Danny come se da questo dipendesse il destino del mondo.
«Mmmh, voglio toccarti,» protestò il biondo, con le
braccia legate alla testiera del letto, «Slegami, dai.»
Steve gli posò un bacio sul petto, e rise. «Non se ne
parla neanche.»
«Tu e la tua mania del controllo.» Borbottò Danny,
sbuffando.
Steve stava continuando a depositargli baci e morsi sul
collo, e sulle spalle, e Danny avrebbe voluto poterlo accarezzare e baciare a
sua volta, ma così era impossibile. Si mosse un poco, ma Steve lo guardò serio,
lasciando che il blu dei suoi occhi penetrasse nel nocciola di quelli del
compagno. «Stai buono, per una volta.» disse. E, nonostante lo sguardo serio,
la voce era divertita.
Danny avrebbe protestato ancora, ma Steve aveva di nuovo
il suo membro eretto e iniziò a muovere la mano su e giù, ritmicamente, e tutte
le parole che il biondo avrebbe voluto dire gli morirono in gola. Sentì le
ondate di piacere aumentare ancora e ancora, il nome del compagno l’unica cosa
che si sentiva in grado di dire e di pensare.
«Oddio, Steve…» La sua voce uscì fuori in un sussurro,
gli occhi socchiusi che gli permettevano di vedere solo lo sguardo del compagno
fisso su di lui.
«Dio, Danny, sei così bello in questo momento. Non ne hai
idea.» Mormorò Steve sulle sue labbra, prima di catturarle in un bacio
appassionato. La sua mano si muoveva sull’erezione di Danny, sempre più
velocemente, e il biondo cercava di assecondare i suoi movimenti, perso
nell’estasi.
Quando infine venne, con un grido strozzato, Steve
continuò a stringerlo e a baciarlo, come se fosse la cosa più importante
dell’universo.
Danny continuava ad avere il fiato corto, ma anche se non lo disse era chiaro
che voleva essere slegato, e subito.
«Che c’è, hai fretta?» Sorrise Steve, sfiorandogli il
polso.
«Se non mi sleghi, mi rimane un po’ difficile ricambiare,
sai?»
Steve ghignò. «Oh, allora è il caso che io mi sbrighi a
scioglierti.»
«Sì, direi di sì…» Ribattè Danny, ammiccando.
Steve con un semplice movimento sciolse la cravatta che
legava i polsi di Danny. Poi la squadrò, e rise.
«Sai, pensandoci, non sono più così contrario al fatto
che tu porti la cravatta.»
Danny avrebbe avuto un milione di cose da dire a tal
proposito, ma per una volta decise che in fondo non era quello il momento di
parlare. Così si riappropriò delle labbra di Steve e lo circondò in un
abbraccio, con le mani finalmente libere di toccarlo, pronto per il secondo
round.
Quando entrarono nell'appartamento di Danny erano troppo intenti a
baciarsi per notare davvero cosa avevano attorno. Danny accese la luce andando
a tastoni, poi spinse Steve sul letto, continuando a baciarlo e ad
accarezzargli i capelli, per poi lasciargli una scia di baci lungo il collo. - Dio, - mormorò sulla sua pelle calda, - lo
voglio da così tanto che non ne hai nemmeno idea. - Ne ho idea eccome, credimi. - Rispose Steve, con
gli occhi puntati sul partner, mentre gli slacciava i pantaloni. Poi con una mossa veloce il moro ribaltò le
posizioni, e si mise a cavalcioni sull'altro. - Ora cominciamo a fare sul ser... - Iniziò a
dire, ma si interruppe, come distratto da qualcosa accanto a Danny. Il biondo attese qualche secondo, prima di
domandare preoccupato - Ehi Steve, cosa c'è? Steve alzò un sopracciglio. - Cioè, Danno...
pinguini? Danny arrossì visibilmente. - A Grace piacevano.
Ehm, ora... possiamo continuare? - Danny - rispose il partner ridendo apertamente -
ti rendi conto che questo copriletto ucciderebbe l'eccitazione di chiunque,
vero? Danny sbuffò. Sì, lo sapeva, ma a Grace piaceva
davvero, e comunque lui non è che avesse in programma di portarsi a casa gente
per scopare, quindi perché mai avrebbe dovuto porsi il problema. - Steve, smettila di ridere. - Non posso. Cioè... pinguini rosa e bianchi. Il
prossimo sarà con i cuoricini? Se vuoi posso cercarne uno più gay di questo e
regalartelo, ma non credo sia facile trovarlo. - Ti odio. - Certo, come no. - Continuò a ridere il moro. E Danny lo attirò a sé, per sussurrargli in un
orecchio - Se ora non ti sbrighi a continuare quello che avevamo iniziato, ti
mostrerò davvero tutto il mio odio per te. E credimi, non vuoi vederlo. - Oh, ho tanta paura. - rise ancora Steve, ma
portò le mani ad abbassare i pantaloni ed i boxer del compagno. Dopotutto, dopo avrebbe avuto tutto il tempo del
mondo per prenderlo in giro.
Capitolo 6 *** Tribunale (I love you too) - episodio 1x24 ***
Tribunale (I love you too)
Gli occhi di
Steve sono spenti, e Danny vorrebbe solo potergli correre incontro,
abbracciarlo, portarlo via di lìsubito. Urlare a tutta la giuria che
lui è innocente, e se non se ne accorgono è solo perché sono un branco di
idioti patentati, e che il governatore era corrotto e meritava la fine che ha
fatto per il solo fatto di aver fatto soffrire Steve, che si fidava di lei – e
che comunque questo non vuol dire che lui c’entri qualcosa con la sua morte. Ma tutto ciò che può fare è stare lì, ad osservare
il processo, e guardare il suo partner tenere lo sguardo basso mentre gli viene
detto di ripetere che sì, dirà la verità, tutta la verità e nient’altro che la
verità e sì, lo giura. Può vederlo alzare gli occhi leggermente arrossati,
troppo grandi per quel volto scavato, troppo spaesati dopo quasi un anno di
prigionia, e guardare verso di lui.
Ricorda che i primi tempi, quando ha cominciato ad
accorgersi della perdita di peso di Steve, si era preoccupato e aveva tentato
di rassicurarlo, di convincerlo che lo avrebbero tirato fuori da lì, a
qualunque costo. Steve non ci aveva mai creduto. Non che non si fidasse di
Danny, al contrario, si fidava di lui con tutto se stesso. Ma dopo i primi mesi
di reclusione e di indagini da parte di Chin e di Danny era diventato ormai
chiaro che la polizia non stesse cercando prove, ma solo scuse per mandarlo
sulla sedia elettrica. Steve aveva implorato Danny di rassegnarsi e di tornare
da Rachel, di ricostruire ciò che poteva essere ricostruito, e di dimenticarsi
di lui. Danny non gli aveva mai dato ascolto – perché era impensabile il
pensiero di Steve morto: Steve non può morire, è una specie di eroe immortale,
e tutt’ora Danny non si capacita del fatto che la condanna a morte possa essere
un’opzione. No, non lo è, e lui non ci vuole nemmeno pensare.
Durante tutta la durata del processo, Danny non
toglie gli occhi da quelli di Steve. Cerca di rassicurarlo con la forza del
pensiero, e andiamo, Steve è un fottuto seal e sicuramente gli avranno
insegnato a leggere nel pensiero, no? Quando la corte di ritira per deliberare, si rende
conto di star tremando. Chin, accanto a lui, gli mette una mano sulla spalla.
«Andrà tutto bene,» gli dice, ma Danny non ne è davvero più così sicuro. Per la prima volta, dopo anni, si ritrova a
pregare, perché se esiste un Dio non può permettere che accada un’ingiustizia
del genere, no? Steve lo sta ancora guardando, quando viene
accompagnato fuori. Si ferma solo un attimo, un sorriso amaro sul suo volto, e
si volta verso Danny. Indica se stesso, poi gesticola qualcosa, formando una
specie di cuore nell’aria, per poi indicare il partner. Non c’è tempo per
nient’altro, perché l’uomo che lo sta scortando lo spinge verso l’uscita. E Danny si sente più leggero, in qualche modo.
Steve ce la farà, ce la deve fare. Deve essere prosciolto da tutte le accuse,
assolutamente. E quando sarà fuori di lì, Danny si chiuderà in camera con lui,
e non lo concederà a nessun altro per almeno quarantotto ore consecutive.
Steve si sente uno stupido quando vede Rachel addormentata
contro Danny e quest’ultimo gli sorride facendogli segno di rimanere in
silenzio per non svegliarla. Già, proprio uno stupido. Che cosa si aspettava?
Davvero credeva che Danny provasse qualcosa nei suoi confronti? Davvero credeva
che avrebbe potuto scegliere lui? Si è sempre imposto di non farsi illusioni, perché razionalmente
ha sempre saputo di non avere possibilità, eppure qualcosa gli fa male
all’altezza del cuore, un dolore sordo che non riesce a placare. Vorrebbe
urlare Ti odio, come hai potuto farmi questo? Ma sa che non è
colpa del partner se una parte di lui ha frainteso. Sa di dover biasimare solo
se stesso per non essere riuscito a soffocare quei sentimenti, per averli fatti
crescere fino a farli diventare incontrollabili, per aver letto segnali di
qualcosa che non esisteva affatto. Così, tutto quello che può fare è andarsene, lasciare che l’uomo
che ama stia con la persona che ama a sua volta – e che no, non è lui.
Quando finalmente Danny è fuori dall’ospedale, Steve è troppo
felice di vederlo sano e salvo per lasciarsi andare all’amarezza della scoperta
della sera precedente. È davvero convinto di potersi lasciare tutto alle
spalle, perché se Danny è felice allora sarà felice per lui; per questo la
domanda che esce dalle sue labbra lo coglie quasi di sorpresa: «Avevi
intenzione di dirmelo?» Vorrebbe rimangiarsi quelle parole, ma Danny gli sorride radioso
– e Dio, com’è bello – per poi rispondergli che ehi, sono
diventati molto intimi ultimamente, mentre dentro di sé Steve non può che
pensare tristemente Sì, intimi, ma non come vorrei. Ma poi Danny lo abbraccia, e nient’altro ha più importanza,
perché quelle braccia calde possono fargli dimenticare qualunque cosa. E se questo è tutto ciò che potrà avere, allora se lo farà
bastare.
Capitolo 8 *** Di spiegazioni e bambine troppo intuitive ***
Note: Scritta per il cow-t con il prompt “erezione”
Di spiegazioni e bambine troppo intuitive
«Danno, che cos’è un’erezione?»
Danny si volta di scatto, nonostante stia guidando e ok,
non era pronto a questo momento. Non così presto. Deve davvero affrontare l’argomento
sesso con la sua bambina? Non può pensarci sua madre?
Maledizione.
«Dove hai sentito questa parola, scimmietta?» domanda,
leggermente perplesso.
«L’ha detta Kathy. Ha detto che il papà di Misha non
riuscirebbe ad avere un’erezione nemmeno con il vi… viakal?» la bambina si
ferma a pensare un attimo, incerta. «Non ricordo bene con che cosa.»
«Ehm,» si schiarisce la gola, cercando le parole adatte. «Ok,
ho capito. L’erezione è una cosa che succede a un uomo quando sta con una
persona a cui vuole tanto bene e che gli piace un sacco. È una cosa bella, ma
succede solo alle persone grandi.» Annuisce, soddisfatto di sé e di come ha
aggirato il problema. Per fortuna Grace è una bambina innocente, e non dovrebbe
fare altre domande.
«Ho capito,» sorride la bambina, «quindi tu hai un’erezione
quando stai con zio Steve?»
Danny quasi si strozza con la sua stessa saliva, ed è
costretto a inchiodare. Ok, forse ha sbagliato, e sua figlia è fin troppo
sveglia. Dovrà fare un discorsetto alla sua maestra, e chiederle di dare un’occhiata
a quelle pesti. E nel frattempo, dovrà dire a Rachel di cominciare a spiegare
qualcosa a loro figlia, in modo che eviti di fargli certe domande in macchina
con il rischio di farli ammazzare tutti e due.