Tutto quello che ho di xcalipsox (/viewuser.php?uid=124538)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** E' tempo di cambiare ***
Capitolo 4: *** La mia migliore amica ***
Capitolo 5: *** Sempre la stessa ***
Capitolo 6: *** Non sei solo ***
Capitolo 7: *** Come ai vecchi tempi ***
Capitolo 8: *** La vecchia digitale ***
Capitolo 9: *** Non a lui ***
Capitolo 10: *** Me lo prometti, zio Joe? ***
Capitolo 11: *** La Grande Mela nella mia testa ***
Capitolo 12: *** Nicholas, dov'è Samantha? ***
Capitolo 13: *** Conto davvero così poco per te? ***
Capitolo 14: *** Non voglio spezzarti il cuore ***
Capitolo 15: *** No! ***
Capitolo 16: *** Andrà tutto bene ***
Capitolo 17: *** Voglio una possibilità ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo
Tutto quello che ho
(prologo)
Il movimento costante del suo
piccolo torace e il
silenzio che popola l’abitazione significano una sola cosa:
il piccolo si è
addormentato.
Eh sì, il piccolo: il piccolo Tommy.
La loro
gioia, il loro orgoglio e anche il loro più
grande impegno.
Tutti e due
sono molto giovani e fino a poco tempo fa non
avevano la minima idea di che cosa significasse essere genitori:
consideravano
l’avere un figlio come un accumulo di problemi. Non si
rendevano conto di che
cosa significasse stringere un bambino, il loro bambino, fra le mani.
Samantha e
Nicholas che il 18 Luglio 2010 diventarono
genitori.
E adesso,
che si emozionano anche a solo un sorriso di
quel tenero e dolce bambino, si rendono davvero conto di quanto furono
stupidi
al solo pensiero di farlo morire.
Era tesa, non sapeva da dove
cominciare. Nick le stava
davanti, ansioso della notizia che stava per dargli: mai e poi mai
avrebbe
immaginato che quella notizia avrebbe decisamente cambiato la sua vita.
“Allora tesoro, che
cosa mi devi dire?”
“Sono incinta,
Nicholas.” Disse la ragazza decisa, senza
troppe esitazioni.
Ovviamente
la reazione di Nick non fu delle migliori,
tanto che litigarono più e più volte a causa di
quel piccolo essere umano a cui
loro avevano deciso di dare vita.
Ma adesso
erano una famiglia, forte e unita a tal punto
che nessuno sarebbe stato capace di dividerli.
Erano
pronti ad
affrontare la vita che si trovavano davanti: sarà difficile,
ne sono
consapevoli, ma uniti affronteranno anche le esperienze più
dure.
Loro tre,
insieme, per sempre.
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Capitolo 2 *** Una nuova vita ***
una nuova vita cap.2
Una nuova vita
(capitolo 1)
“Il nostro amore durerà per sempre.”
Questo mi aveva promesso, e io stupido ci avevo
creduto. Avevo creduto davvero che
avremmo potuto avere un futuro insieme. Io, lei e nostro figlio, Thomas.
Era passata esattamente una settimana da quando ci aveva
abbandonati: sì, abbandonati; perché era questo che aveva fatto.
Era scappata, scappata per inseguire il suo
sogno e, per giunta, con un altro uomo.
“Che cosa vuol dire
che te ne vai?” chiese Nicholas stupito dalla notizia della donna.
Thomas si era da
poco addormentato e riposava tranquillo nella sua cameretta.
“Me ne vado Nick. Sono
troppo giovane per avere una famiglia e non mi sento pronta.”
“Non credi sia un po' troppo tardi per i ripensamenti? Noi siamo già una famiglia.” esclamò Nick
arrabbiato.
“Andiamo Nick!
Avevo diciotto anni quando è nato Tommy, non potevo sapere che sarebbe stato così
difficile!”
Nick rise
istericamente: “Certo! Perché se dopo tre anni che si è messo al mondo un
figlio ci si pente si può benissimo lasciarlo in mezzo alla strada. Giusto, no?”
“Sai bene che
voglio bene a Tommy, ma..”
“Ma cosa? Avere un
figlio non significa solamente cambiargli un pannolino: significa anche fare
dei sacrifici. Pensavo lo sapessi.” Samantha abbassò lo sguardo.
“Amore, c'è qualcosa
che non so? E' successo qualcosa?” le domandò
successivamente il ragazzo, addolcendosi.
Lei sospirò: “Robert, il mio collega, mi ha proposto di andare a lavorare con lui a
Parigi e io ho accettato.”
“Non vedo quale sia
il problema, potremmo trasferirci tutti a Parigi e tu protrai lavorare là.”
Affermò il ragazzo, alzando noncurante le spalle.
La donna manteneva
lo sguardo basso.
“C’è solo un altro dettaglio.”
Nick la incitò
a continuare con un gesto delle mani.
“Io e Robert ci
siamo innamorati.”
Quelle parole
trafissero il cuore di Nick come la pallottola uscita da una pistola che ti è
stata puntata in pieno petto. Il ragazzo rimase in silenzio. Non batteva ciglio
e fissava un punto, che non erano gli occhi di Samantha.
“Nick.. Mi
dispiace.” Disse la donna con un filo di voce.
“Non ti deve
dispiacere, non si comandano i sentimenti.”
“Grazie per avermi
compres..” Nick la interruppe “ Aspetta, non ho finito. Dal momento che tu sei
innamorata di Robert e che, come hai detto tu ‘non sei pronta per avere una
famiglia’, fa’ come se io e Tommy non fossimo mai esistiti.”
Samantha rimase
ferma come se fosse pietrificata.
“Puoi anche
andartene.” Concluse Nick freddo.
E fu così che la nostra storia si concluse
definitivamente.
Per una settimana ero riuscito a tenere nascosto a mio figlio
il fatto che sua “madre” se ne fosse andata, ma ero consapevole che questa
farsa non sarebbe durata a lungo.
Tommy era un bambino molto intelligente, nonostante
avesse solo tre anni.
Pur essendo in quel momento arrabbiato con tutto e con tutti ero anche
molto spaventato: quello che la vita mi presentava davanti era una strada tutta
in salita.
Ero da solo. Completamente solo.
“Papà, Papà!”
No, proprio del tutto solo no.
Avevo lui, sì,
il mio Tommy.
Lui è tutto quello
che ho.
Eccomi!!! Chiedo umilmente
scusa se è tanto tempo che non posto, ma non ho avuto molto tempo.
So che questa storia era
nata inizialmente come una semplice one-shot, ma dato che alcune ragazze che
avevano recensito avevano chiesto una ff vera e propria ho deciso di trasformare
questa in una storia a più capitoli.
Non vi preoccupate se con
questo primo capitolo non avete capito molto perché si capiranno molto cose in
seguito.. (scusate se è un po’ corto)
Spero vi piaccia,
nicksteddybear
p.s: questo finale al presente è fatto apposta :)
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Capitolo 3 *** E' tempo di cambiare ***
E' tempo di cambiare
(capitolo 2)
La sveglia suonò irrompendo nel mio sonno tranquillo. Mi alzai dal letto e mi diressi verso la cucina per preparare la colazione per me e per mio figlio. Cereali e del latte per Tommy e una buona tazza di caffè per me.
Quando fu tutto pronto mi diressi verso la camera di Tommy al piano di sopra. Entrai nella stanza attento a non fare il più piccolo rumore e gli aprii la finestra. Poi mi avvicinai al suo letto e accarezzandolo dolcemente lo chiamai: “Tommy..”
Nessuna risposta.
“Tommy..”
un piccolo verso: si stava svegliando.
“Amore di papà? È ora di alzarsi.”
Ancora un mugolio. Poi si stropicciò gli occhi aprendoli lentamente.
“Buongiorno amore mio.” gli dissi sorridendo.
Lo presi in braccio e, mentre si appoggiava ancora addormentato sulla mia spalla, lo portai in cucina e cominciammo la nostra colazione.
Mangiavamo silenziosamente quando notai che Tommy faceva strane espressioni, come se volesse chiedermi qualcosa.
“Tutto bene Tommy?”
lui annuì silenziosamente.
“Sicuro? Lo sai che a papà puoi dire tutto.”
Ancora silenzio.
“Papà.”
“Dimmi amore.”
Prima di parlare fece un respiro profondo, come se fosse spaventato da quella che sarebbe stata la mia risposta.
“Quando torna la mamma?”
Ecco. La domanda che più temevo arrivò. Diretta, come una freccia in pieno petto.
“Non lo so Tommy.”
L'unica risposta che non avrei dovuto dargli.
Sapevo benissimo che non sarebbe tornata.
Avrebbe sofferto in futuro per tutte queste false speranze che gli stavo infliggendo, ma in quel momento ero convito che fosse troppo piccolo per affrontare l'abbandono da parte della madre.
Più tardi lo accompagnai all'asilo poi mi diressi verso il mio ufficio, a pochi isolati da casa mia.
Ero uno dei produttori di un programma televisivo il quale mi teneva impegnato solo fino a metà pomeriggio, poiché questo programma andava in onda alla mattina.
In questo modo potevo lavorare e occuparmi di Thomas.
Non appena arrivai in ufficio una mandria inferocita di collaboratori si buttò su di me, cospargendomi di carte da firmare e domande da pormi.
'Dottor Jonas, potrebbe firmare questo documento?' oppure 'Dottor Jonas ci sarebbero alcune cose da mettere a posto per la diretta di domani mattina'.
Fortunatamente arrivò presto l'ora di pranzo. E ancora prima la fine della mia giornata lavorativa.
Tornando a casa da lavoro passai a prendere Tommy all'asilo.
Molte volte mi fermavo a osservarlo mentre si divertiva; era una gioia vederlo correre e giocare insieme agli altri bambini, vederlo sorridere.
Quando si accorse della mia presenza mi corse incontro saltandomi in braccio.
“Papà!”
“Ciao piccolo mio!” gli dissi baciandogli la guancia.
“Lo sai che oggi abbiamo giocato con le costruzioni?”
“Ah si? E dimmi un po', che cosa hai costruito tu?”
“Un castello, come quello delle storie che mi racconti!”
“Bravo l'amore di papà! Ma me lo dai un bacio o no?”
Senza farselo ripetere due volte, Tommy mi stampò un sonoro bacio sulla guancia, poi lo feci scendere a terra e, saliti in macchina, tornammo a casa.
Qui giocammo insieme per quasi tutto il restante pomeriggio, poi, sfiniti, ci sdraiammo sul divano a guardare qualche cartone animato.
Fu in quel momento che il telefono squillò.
“Pronto?”
“Pronto, parlo con Nicholas Jonas?”
“Si, sono io.”
“Nick, sono Ally. Ti ricordi? Andavamo insieme alle elementari e anche alle superiori e..”
“Ally! Certo che mi ricordo di te! Che bello risentirti, come stai?”
Eccome se mi ricordo di te, mia cara Ally.
“Bene bene e tu?”
Male. Sono afflitto, ferito e sì, sto male.
“Anche io tutto bene!”
Solita bugia che racconto a ogni persona che me lo chiede.
“Ne sono felice. Senti, ti ho chiamato per dirti che fra una settimana tornerò a Los Angeles e mi piacerebbe rivederti.”
“Tornerai a Los Angeles? Hai già finito il college?”
“Eh già! Ti avevo detto che sarebbe passato presto il tempo.”
Ally, la mia migliore amica sin dai tempi delle elementari, sarebbe tornata a Los Angeles tra pochi giorni.
Il primo giorno di scuola. Nicholas era ansioso di conoscere l’ambiente e i nuovi bambini con cui avrebbe passato i prossimi cinque anni della sua vita. Nella sua stanza preparava la cartella, ricontrollando più volte di non aver dimenticato niente.
“Nicky! Sei pronto?” Era la mamma che lo chiamava. Era ora di andare.
Scese di corsa le scale raggiungendo la madre in cucina e insieme si diressero verso l’auto.
Arrivarono alla scuola elementare e videro una massa di bambini che camminavano mano nella mano con i loro genitori verso l’entrata dell’edificio. Poi, in un angolo, una bambina che piangeva.
Nicholas si avvicinò a lei e le sorrise, mentre la madre della bambina lasciò che i due bimbi si conoscessero.
“Perché piangi?” le chiese il bambino sorridendo.
“Non voglio andare a scuola.” Gli rispose la bambina continuando a versare lacrime.
“E perché non vuoi andarci?” insistette Nick.
“Non conosco nessuno.”
“Be’, adesso conosci me.” La bambina gli sorrise così Nick continuò “Mi chiamo Nicholas e tu?”
“Allison.”
“Adesso che conosci qualcuno smetterai di piangere e verrai dentro con me?”
Nick le porse la mano: la bambina si asciugò le lacrime e mano nella mano si diressero anche loro verso l’entrata della scuola, seguiti dalle loro madri.
Da quel giorno diventammo l’uno il migliore amico dell’altra. Passavamo la maggior parte del tempo insieme e rimanemmo amici fino alla fine del liceo.
L’ultimo anno io mi ero anche preso una bella cotta, ma quando ero sul punto di dirle quello che provavo per lei, Allison mi prese in ‘contropiede’.
Erano seduti sulla loro panchina. Osservavano il cielo e le nuvole che si muovevano guidate dal vento.
“Allison, ti devo dire una cosa.”
“Anche io, Nick.”
Si guardarono negli occhi sorridendo.
“Quello che mi devi dire è una cosa bella o brutta?” gli chiese la ragazza.
“Be’.. per me è bella. Dipende dai punti di vista. E quello che mi devi dire tu?”
“Anche la mia dipende dai punti di vista.”continuò “Comincio io?”
Nicholas annuì.
“Ho ricevuto una borsa di studio per studiare alla Columbia University.”
“è bellissimo! Te lo sei meritato davv.. Aspetta.” Il suo meraviglioso sorriso si tramutò in un’espressione dubbiosa “La Columbia è a New York, dall’altra parte del paese.”
“Lo so. Era questo il punto.”
“Questo vuole dire che non ci vedremo più?”
“Sono solo quattro anni,Nick. Poi tornerò a Los Angeles e probabilmente ti sarai già dimenticato di me.”
“Non essere sciocca! Non posso dimenticarmi di te.” Si abbracciarono.
“Che cosa volevi dirmi?”
“Io?” Ally annuì. Il ragazzo rimase per qualche istante in silenzio.
“Sono fiero di te.” concluse poi guardandola negli occhi e sorridendole.
Stupido, stupido, stupido,stupido. Questo continuai a ripetermi per molto tempo dopo che lei partì, pentito di non averle detto tutta la verità.
Poi incontrai Samantha e da lì la storia fu quella che fu.
“Mi avevi detto anche che mi sarei dimenticato di te, ma a quanto pare non è accaduto.” La sentii sorridere dall’altro capo del telefono.
“Comunque” continuai “anche a me piacerebbe molto rivederti. Hai già qualcuno che ti viene a prendere all’aeroporto quando arrivi?”
“No, pensavo di andare in taxi.”
“Non ci pensare neanche! Ti verrò a prendere io e poi passeremo insieme il pomeriggio. Ci stai?”
“Ottima idea. Ma sicuro che per te non è un problema? Intendo dire, con Tommy..”
“Non ti preoccupare, porterò Tommy dalla nonna. Ne sarà felice, vero amore?”
Mio figlio si girò verso di me annuendo contento di passare del tempo con la nonna e con gli zii.
“Come non detto” conclusi.
“Ok, allora ci sto. Atterrerò a Los Angeles tra una settimana esatta, intorno alle due del pomeriggio. Ti farò sapere.”
“Bene. Allora ci sentiamo. Ciao Allison.”
“Ciao Nick.”
E così concludemmo la telefonata. Raggiunsi Tommy con un sorriso sulle labbra.
Non potevo nascondere che ero felice di rivederla: finalmente, dopo tanto tempo, una bella notizia.
Angolo di Nicksteddybear
Eccomi qua! Come al solito in ritardo e come al solito con un capitolo che fa pena..
Voi però siete meravigliose perchè recensite tantissimo e perchè in tantissime avete messo la storia nei preferiti/seguiti ;)
Al prossimo capitolo!
Love you all,
nicksteddybear
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Capitolo 4 *** La mia migliore amica ***
La
mia migliore amica
(capitolo 3)
La settimana prima che arrivasse Allison passò in fretta,
per fortuna. Per quanto fossi felice della mia vita con mio figlio
avevo un
enorme bisogno di rivedere la mia migliore amica.
Mi stavo dirigendo verso l’aeroporto. Avevo portato
Tommy all’asilo ed ero già
d’accordo con Joe perché lo andasse a prendere nel
pomeriggio.
Mi sentivo strano.
Non ero in grado di descrivere esattamente il mio stato
d’animo: ero.. nervoso.
Si, forse nervoso era il termine adatto.
Avevo paura che Ally fosse cambiata, che non fosse più la
ragazza di quattro
anni prima. Dopo aver perso Samantha, non avrei mai sopportato di
perdere anche lei.
Ero davanti al tabellone degli orari, quando una voce
annunciò che il volo da
New York era appena atterrato.
Ecco, era arrivato finalmente il momento.
Una ragazza bionda, occhiali da sole e con una borsa di Louis Vitton al
braccio.
Le mie labbra si inarcarono in un sorriso involontario.
Era lei, la mia Allison.
Allison
Ancora scombussolata dal lungo viaggio mi guardai intorno per
l’aeroporto di
LAX.
Il sole che ti scaldava la pelle, le strade affollate e la gente sempre
in
maniche corte. Si, Los Angeles mi era mancata e anche parecchio.
Cercavo tra le tantissime persone all’interno della struttura
l’unico di cui in
quel momento mi interessava.
Camminavo con passo svelto verso l’uscita quando seduto ad
una panchina lo
vidi: aveva ancora i suoi leggendari ricci perfetti che lui adorava
tenere
ordinati e che io adoravo spettinare con affettuose carezze.
“Finalmente ti sei deciso a stare fermo!”
disse Nick rivolgendosi ad un
riccio ribelle mentre si guardava allo specchio pronto per
uscire.
“Con chi parli?” chiese Ally entrando
nella stanza del ragazzo.
“Tu bussare mai, eh?”
Allison rise: “No, mai.”
Nicholas si unì alla sua risata. Poi
continuò a guardarsi allo specchio.
“A cosa, o meglio a chi, dobbiamo cotanta
eleganza?”
Nick imitò in modo infantile la voce
dell’amica, poi rispose: “Hai presente
Juliet, la ragazza del corso di Inglese?”
Ally annuì. “Le ho chiesto di uscire e ha
accettato.” Concluse infine con un
enorme sorriso sulle labbra.
“Ah.” Fu l’unica risposta che
riuscì a dare.
Adorava vedere il suo migliore amico felice, ma aveva anche
un’enorme paura
che qualcuno potesse portarglielo via. Non avrebbe resistito senza di
lui.
Cercò di nascondere la sua misera risposta con un
sorriso. Nick si girò
verso la ragazza, seduta sul letto.
“Allora, come sto?”
“Sei stupendo, Jonas.” Gli rispose
sorridendo. E le sue parole erano
sincere, infatti Nicholas era davvero stupendo.
Indossava dei jeans scuri
abbinati ad una camicia bianca e con un cravatta nera al collo.
Lui la raggiunse sul letto, sedendosi di fianco a
lei.
Si guardarono per qualche secondo negli occhi, si sorrisero e
rimasero in
silenzio.
“Be’ adesso è meglio che vada.
Divertiti con Juliet!” e così dicendo la
ragazza si diresse verso la porta dopo aver salutato l’amico
spettinandogli i
ricci.
“ALLISON MARIE SCOTT!” gridò il
ragazzo adirato.
“Che c’è?”
“Hai idea di quanto ho impiegato per mettere a posto
questo ciuffo?”
Ally scoppiò in una fragorosa risata.
“Adoro quel ciuffo e sono sicura che anche Juliet
saprà apprezzarlo,
ciao!”
Involontariamente sorrisi.
Continuavo a camminare verso la panchina quando anche lui si accorse di
me. Si
alzò velocemente dalla panchina sulla quale era seduto e,
quando fummo uno
davanti all’altro, ci alzammo gli occhiali dagli occhi.
Sfoderò il suo
meraviglioso sorriso, quello di cui era tanto insicuro.
Ci guardammo per qualche secondo, come se fossimo increduli di
rivederci dopo
tanto tempo.
Gli sorrisi anche io.
Poi, senza dargli il tempo di fare altro, mi gettai tra le sue braccia:
lo abbracciai stringendolo forte, quasi con le lacrime agli
occhi.
Sentii Nicholas stringermi a sua volta.
Mi era mancata la sua amicizia, mi era mancato stringermi tra le sue
braccia
per sentirmi protetta e sì.. mi era mancato anche lui.
Angolo
di Nicksteddybear
Eccomi
qui con un nuovo capitolo. Chiedo scusa per l'ENORME ritardo, ma ho
avuto qualche problema con la scuola, il computer e anche con
la mia
testa!
E'
molto corto, ne sono consapevole, ma vi assicuro che quando
finirà la scuola
(spero il prima possibile) dedicherò moolto più
tempo ad aggiornare questa
ff.
Ringrazio tutti
quelli che hanno aggiunto la storia nei preferiti, nelle
seguite e a tutte quelle che hanno recensito.
Buona
lettura,
nicksteddybear
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Capitolo 5 *** Sempre la stessa ***
Sempre la stessa
(capitolo 4)
Nick
Eravamo in macchina diretti verso casa di Ally dove avrebbe appoggiato
le valigie, poi avremmo passato tutto il pomeriggio insieme.
Continuava
a parlare delle sue esperienze del college senza smettere neanche un
secondo per riprendere fiato e io la ascoltavo sorridendo.
Ancora
non ci potevo credere.
Non
potevo credere di averla lì con me.
Quando
ci eravamo salutati per l’ultima volta, prima che lei
partisse per New York, ero convinto che non l’avrei
più rivista.
“Ci
rivedremo, Nick. Te lo prometto.” Gli disse la ragazza con
gli occhi lucidi.
“Non
essere sciocca, Ally. Non appena sarai a New York non vorrai
più andartene.”
La
ragazza abbassò lo sguardo.
“Oh,
avanti. Vieni qui!” le disse poi l’amico
abbracciandola.
Rimasero
stretti in quell’abbraccio per parecchio tempo; difficile da
definire con certezza per quanto, sapevano solo che era tanto tempo.
Le
lacrime si erano impossessate dei visi di entrambi i giovani.
“Adesso
ascoltami bene” cominciò Nicholas asciugandosi in
fretta la faccia “non importa dove saremo, con chi saremo o
cosa faremo.. La nostra amicizia rimarrà.
D’accordo?”
Allison
annuì.
“Ti
voglio bene, Ally”
Si
abbracciarono di nuovo.
“Anche
io, Nick. Tanto.” Rispose lei ancora stressa in
quell’abbraccio.
E
invece eccola lì, di fianco a me, mentre mi
raccontava entusiasta tutte le sue avventure newyorkesi.
Dopo
essere passati da casa sua, andammo da me.
“Però,
Jonas, ti sei sistemato bene, vedo!” affermò
una volta entrata in casa.
“Be’,
diciamo che non mi lamento”
Scoppiammo
a ridere.
Le
feci vedere la casa, poi rimanemmo in salotto a parlare.
Avevamo
ben quattro anni da raccontarci, non pochi direi.
Dopo
ore di chiacchierate sugli anni passati arrivò quella
domanda, quella che più odiavo, quella che più mi
faceva soffrire.
“E
con Samantha come va?”
Avanti
Nick, hai mentito a tutti puoi mentire anche a lei.
“Tutto
bene.” Feci un finto sorriso, giusto per rendere il tutto
più credibile.
Rimase
in silenzio per pochi istanti, poi mi guardò.
“Che
c’è?” le chiesi sentendomi osservato.
Lei
alzò le sopracciglia aspettando una risposta.
“E’
tutto ok, davvero.”
Continuò
a guardarmi.
“Nick,
ti conosco da quando avevo sei anni. E' vero che non ci vediamo da un
sacco di tempo, ma ti sorprenderai nello scoprire che non sei cambiato
per niente. Ti conosco come le mie tasche e so quando
c’è qualcosa che non va.”
Abbassai
lo sguardo rimanendo in silenzio: se le avessi detto la
verità probabilmente mi avrebbe fatto la ramanzina, ma avevo
davvero bisogno di parlarne con qualcuno.
“D’accordo,
hai vinto.”
Respirai
profondamente poi le dissi tutto d’un fiato: “Se
n’è andata. Mi ha tradito e mi.. anzi ci ha
abbandonato.”
Sentivo
gli occhi riempirsi di lacrime. Cercavo sempre di trattenermi, non
volevo che Tommy si preoccupasse.
Allison
rimase in silenzio: si limitava a guardarmi con occhi dispiaciuti.
“Adesso
puoi anche dirmi che ho sbagliato a fidarmi di lei e che..”
“Frena
Nicholas!” mi azzittii di colpo “Sono la tua
migliore amica, almeno spero sia ancora così, non tua madre.
Gli amici servono a cacciarti fuori dai guai una volta che hai commesso
l’errore, non a farti la predica. Non è
così?”
Alzai
lo sguardo e le sorrisi. Accidenti, in quattro anni non era cambiata
neanche un po’.
“Vieni
qua e abbracciami.” Mi disse poi avvolgendomi in uno dei suoi
abbracci rassicuranti.
Quando
sciogliemmo l’abbraccio le dissi: “ Sei ancora la
mia migliore amica, Allison, e lo sarai per sempre."
Joe
Ero
andato a prendere mio nipote all’asilo e lo stavo portando da
mia mamma. Adoravo passare del tempo con lui: era un bambino allegro,
solare e incredibilmente curioso.
Mi
ricordava molto Nick quando era bambino.
“Zio,
perché sei venuto tu a prendermi?” mi chiese
mentre eravamo in macchina.
“Perché
dobbiamo andare dalla nonna, pulce.”
“E
tu rimani mentre sono dalla nonna?”
“Certo
che rimango! Cosa vuoi che me ne vada? Guarda che lo zio Joe si
offende, eh!”
Tommy
ridacchiò.
“No
zio! Non ti offendere, io voglio che tu rimanga!”
“Ah
ecco, sarà meglio!” esclamai scompigliando i ricci
castani del mio nipotino.
Il
viaggio durò poco, l’asilo era molto vicino alla
casa dei miei.
“Avanti
pulce, corri a salutare la nonna!” gli dissi mentre lo facevo
scendere dalla macchina.
Il
bambino corse alla porta saltando in braccio a mia madre urlando:
“NONNAAA!”
“Il
mio tesoro!” mia madre, teneva davvero tanto a quel bambino.
Giocai
insieme a Tommy tutto il pomeriggio: gli feci il solletico, lo rincorsi
per tutto il giardino…
Poi
il piccoletto si calmò e decise di giocare con le
costruzioni per conto suo, così mi sedetti sul divano mentre
Thomas era concentrato nel suo gioco.
Mi
squillò il cellulare.
"Pronto?"
“Ehi
Joe! Tutto bene con Tommy?”
“Nick!
Si, si, non ti preoccupare io e la pulce ci stiamo
divertendo.” Dissi a mio fratello.
“Ne
sono contento. Senti, io avevo pensato di venirlo a prendere fra un
paio d’ore, non è un problema per te
vero?”
“Ma
figurati! Non ti preoccupare, Nick. Qui ci stiamo divertendo un
mondo!”
Poi
mi rivolsi a mio nipote: “Tommy, vuoi parlare con
papà?”
Lui
annuì contento e prese in mano il telefono:
“pronto papà?”
“Ciao
tesoro, ti diverti con lo zio Joe?” sentii mio fratello
rispondere.
“Si,
si, tantissimo! Lo sai che abbiamo fatto anche la lotta?”
“Davvero?
E chi ha vinto?”
“Io
papà!”
“Ma
che bravo il mio ometto! Senti, ci vediamo fra un po’ che ti
vengo a prendere.. Ok?”
“Ok
papà. Ti voglio bene.”
“Ti
voglio bene anche io amore.” E chiusero la chiamata.
Velocissimo
passò il tempo dopo la chiamata, infatti presto
arrivò mia madre che disse: “Tommy, tesoro, guarda
un po’ chi è arrivato?”
Dalla
porta del salone sbucò mio fratello Nick.
“PAPA’!”
Il
bambino gli corse incontro e gli saltò in braccio
abbracciandolo.
Quando
scese dalle braccia del padre, Nick si rivolse a me: “Grazie
Joe.”
E
ci abbracciammo.
Volevo
bene a mio fratello più di ogni altra cosa, avrei fatto di
tutto per lui.
“Non
dirlo neanche.”
Mi sorrise.
“Avanti
Tommy, dai un bacio alla nonna e allo zio Joe così
andiamo.”
Il
bambino ci schioccò due sonori baci sulla guancia e poi,
mano nella mano con suo padre, andò verso la macchina di mio
fratello.
Angolo di Nicksteddybear
Eccomi qua con un nuovo capitolo di questa ff. Credo che questo sia un
po’ noioso, forse un po’ troppo sentimentale o
forse carente di descrizioni.
Non lo so, non riesco a capire che cosa manca.
Spero vi piaccia comunque e grazie a tutti quelli che seguono e
recensiscono la storia. ( ovviamente grazie anche a quelli che
l’hanno aggiunta ai preferiti)
nicksteddybear
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Capitolo 6 *** Non sei solo ***
Non sei solo
(capitolo
5)
Allison
Arrivai
finalmente a casa mia. Era stata una giornata faticosa e
ricca di emozioni.
Avevo ritrovato il mio migliore amico e non potevo essere
più felice nel dire
che era rimasto il mio Nick, lo stesso di quattro anni fa.
Avevo però notato nel suo viso un’espressione
stanca e terribilmente triste;
sapevo perfettamente a cosa era dovuta e, sinceramente, stentavo a
crederci.
L’ultima volta che avevo sentito lui e Samantha, via webcam,
sembravano molto
felici insieme e anche eccitati all’idea di avere un bambino.
“Incredibile come le cose possono cambiare nel giro
di 4 anni.” Pensai.
L’ultima parte del pomeriggio trascorso con Nick
l’avevamo passato parlando di
quello che era accaduto con Samantha.
Si era aperto completamente con me, raccontandomi per filo e per segno
tutto
quello che era successo.
Lo avevo visto perfino versare qualche lacrima, mentre cercava di
nasconderle dietro qualche
sorriso amaro.
“Se n’è andata. Mi ha tradito e
mi.. anzi ci ha abbandonato.”
Allison ci rimase di sasso; non riusciva a trovare le parole
da dirgli per
farlo sentire meglio. L’aveva colta del tutto impreparata.
“Adesso puoi anche dirmi che ho sbagliato e che..”
“Frena Nicholas!” il ragazzo si azzittì
di colpo “Sono la tua migliore amica,
almeno spero sia ancora così, non tua madre. Gli amici
servono a cacciarti
fuori dai guai una volta che hai commesso l’errore, non a
farti la predica. Non
è così?” le parole le giunsero alla
bocca in modo quasi automatico, senza darle
il tempo di pensare.
Il giovane alzò lo sguardo e le sorrise.
“Vieni qua e abbracciami.” gli disse poi lei.
Rimasero per un po’ stretti in
quell’abbraccio: Nick si lasciò quasi cullare
dalle braccia della sua amica che gli accarezzava la schiena con fare
rassicurante.
“ Sei ancora la mia migliore amica, Allison, e lo sarai per
sempre.” Le disse
ancora stretto tra le sue braccia.
Sciolto l’abbraccio il ragazzo cominciò a
raccontare della sua disavventura
amorosa.
Inizialmente fu un semplice racconto dei fatti accaduti; non
lasciava
trasparire nessuna delle emozioni provate.
Terminò il racconto con un sorrisino nervoso e
adirato sul volto per poi
spostare il suo sguardo verso una foto che lo ritraeva con Tommy e
Samantha.
“Ho paura, Allison.” Concluse poi il
giovane rompendo il silenzio che si era
formato tra i due.
“E’ normale che tu abbia paura, ma sono
sicura che ce la farai.”
“Non ne sarei così sicuro.”
Nick spostò nuovamente lo sguardo sull’amica
cercando di trattenere le lacrime che ormai avevano preso il
sopravvento su di
lui: “Non ho nessuno, Ally.”
“Tu non sei solo.” La ragazza prese un
respiro per poi continuare “Tu hai me
e hai la tua famiglia e puoi ass..”
Allison smise di parlare notando che il ragazzo scuoteva la
testa
velocemente.
“Che c’è?”
“La mia famiglia non sa niente, neanche i miei
fratelli sono al corrente di
quello che è successo.”
Il campanello suonò e distolse i miei pensieri da quella
conversazione. Mi
recai velocemente alla porta chiedendomi chi fosse a
quell’ora.
“Joe!” esclamai felice quando riconobbi la figura
sorridente alla porta.
Mi gettai tra le sue braccia stringendolo forte; sì, mi era
mancato anche lui.
Eravamo molto amici e ci volevamo bene; ai tempi del liceo
c’era stato anche un
piccolo flirt tra di noi, ma niente di particolare.
Il mio cuore apparteneva ad
un’altra persona.
Lo feci accomodare.
“Allora è vero che sei tornata! Quando Nick mi ha
chiamato per chiedermi di
badare a mio nipote perché potesse passare del tempo con te
stentavo a
crederci.” Mi disse sorridendo mentre entrava nel mio
appartamento. “Come
stai?”
“Adesso bene.”
“Che vuol dire quel ‘adesso
bene’?” mi chiese Joe perplesso.
“Che ho passato un brutto periodo, ma adesso sto
bene.”
Sul mio volto nacque una piccola smorfia causata dal ricordo di quello
che
pareva essere uno dei periodi peggiori della mia vita.
“Ti va di parlarne? Non voglio forzarti.. insomma, se non
vuoi non c’è
problema.”
“No, Joe. Non è un problema, ormai è
passato.”
Joe
Erano
ormai passate un paio d’ore da quando avevo varcato la
soglia dell’appartamento di Ally ed erano un paio
d’ore che ascoltavo le sue
parole.
Mi aveva raccontato per filo e per segno la sua avventura sulla costa
atlantica
e adesso era arrivata a raccontarmi questo ‘periodo
nero’.
“Ero alla fine del terzo anno quando conobbi un ragazzo. Si
chiamava Richard:
carino, simpatico e anche molto dolce. Lo conobbi meglio, mi piaceva e
così
quando mi chiese di essere la sua ragazza accettai volentieri. Ci
innamorammo
seriamente, o meglio io mi innamorai seriamente di lui, e rimanemmo
fidanzati
per circa sei mesi. Un giorno volli fargli una sorpresa andandolo a
trovare a
casa sua, ma quando aprii la porta lo trovai..” si
fermò un attimo e deglutì
rumorosamente “..lo trovai con una ragazza. Inutile dire la
scenata che feci
anche perché quella ragazza era la mia migliore amica del
college.”
“Mi dispiace tanto Ally.” Le dissi seriamente
dispiaciuto.
“A me no” la guardai stupito “voglio
dire, è stato un bene che abbia scoperto
che persone erano quelle che per me valevano più della mia
vita.”
Le sorrisi completamente ammutolito dalla risposta che mi aveva dato.
“E tu, come te la passi?” mi chiese poi cercando di
rompere il silenzio.
Nick
Due
giorni dopo..
Ero in macchina diretto verso uno dei più famosi ristoranti
su Rodeo Drive per
un appuntamento con Joe.
Mi aveva chiamato il giorno prima dicendomi che era da tanto tempo che
non
passavamo un po’ di tempo insieme.
“Ti stai trasformando in un quarantenne a soli
vent’anni.” Mi aveva
detto al telefono.
Con una fragorosa risata accettai la sua proposta di pranzare insieme.
Parcheggiai la macchina in un parcheggio vicino e proseguii a piedi
verso il
locale. Joe mi stava aspettando all’entrata.
“Ciao fratellino!” esclamò Joe
abbracciandomi.
“Oh andiamo Joe. Ho vent’anni e ancora mi chiami
con questo diminutivo?”
“Lo sai che sarai sempre il mio fratellino, Nick!”
“Ma smettila!” esclamai divertito.
Parlammo del più e del meno, ma non proferii parola riguardo
Samantha. Sapevo
di potermi fidare di Joe, ma volevo aspettare il momento giusto.
“Sono anche andato a trovare Allison.” Disse Joe
bevendo dal suo bicchiere del
vino rosso.
“A si? E che vi siete detti di bello? Sempre che si possa
sapere..”
“Tutte cose che sicuramente avrà detto anche a te.
Del college, di New York,
del suo ex..”
Mancava poco non mi affogassi con un pezzo di bistecca che stavo
mangiando.
“Suo cosa?!” esclamai non appena riuscii ad
ingoiare il boccone.
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Capitolo 7 *** Come ai vecchi tempi ***
Come
ai vecchi tempi
(capitolo 6)
Perché
Allison non mi aveva parlato del suo ex?
Perché me lo aveva tenuto nascosto?
Non si fidava forse di me?
Queste
tre domande popolavano la mia mente da più di una
settimana ormai.
Io ed Ally ci eravamo sempre detti tutto senza segreti e senz..
no, non è vero.
Una cosa non gliel’ho
mai detta.
Quel pomeriggio decisi di portare Tommy a giocare al
parco così che potesse svagarsi un po’ e
così che io potessi avere un po’ di
tempo per pensare.
Mentre mio figlio giocava allegramente con gli altri bambini,
alcuni anche suoi amici dell’asilo, io pensavo alla
situazione che stavo
vivendo con la mia migliore amica.
Seduto sulla panchina dei giardinetti riflettevo sul vero
motivo per cui la notizia che mio fratello mi aveva riferito mi avesse
turbato
in questo modo.
Eh già, perché mentre la settimana appena passata
l’avevo
trascorsa pensando che il motivo per cui fossi stupito era il fatto che
Allison
mi aveva nascosto una delle parti più importanti della sua
vita, adesso
cominciavo a pensare che il vero motivo del mio sgomento fosse il fatto
che
Allison avesse un ex.
Che
fosse stata innamorata di qualcuno.
Che qualcuno l’avesse amata.
Che quel qualcuno non fossi io.
“No,
Nick. Non ci puoi cascare ancora. Ti sei già fatto
del male abbastanza.” Disse una voce nella mia testa.
Ad interrompere i miei pensieri fu Tommy che mi tirava il
braccio per convincermi ad andare a comprargli un gelato.
Acconsentii alla sua richiesta scompigliandogli i ricci
castani molto simili a quelli che portavo io quando avevo la sua
età.
“Come lo vuoi amore il gelato?” gli chiesi
prendendolo
per mano e avviandomi con
lui verso la
gelateria più vicina.
Cominciò ad elencarmi gusti confusi di gelato, la maggior parte dei quali
credo neanche
esistessero: alla fine optò per un semplice gelato alla
fragola, per il quale
andava matto.
Lo
osservavo mangiare il gelato fuori dal negozio ed era
uno spettacolo semplicemente meraviglioso: Tommy teneva orgoglioso tra
le mani
il suo cono e cercava in tutti i modi di non sporcarsi, ottenendo
però scarsi
risultati.
A
gelato finito aveva la crema alla fragola sparsa su
tutto il viso, compreso il piccolo naso .
“Aspetta che ti pulisco.” Gli dissi fermandolo,
prima che
potesse combinare altri danni, mentre
sorridevo
divertito dalla scena.
_____
Tommy
si era finalmente addormentato.
Stavo
facendo zapping tra i canali della televisione
quando mi venne la malsana idea di fare una cosa: spensi veloce la
televisione
e mi diressi verso il ripostiglio nel sottoscala.
Aprii la porta e, spostando qualche scatola, la trovai lì
dove era sempre stata sin da quando l’avevo messa in quel
luogo come se fosse
rimasta lì ad aspettarmi per tutto questo tempo.
La stavo finalmente per riprendere in mano, quando qualcuno
bussò alla porta. Come se niente fosse successo cancellai
l’idea che avevo in
testa, richiusi la porta del sottoscala e andai ad aprire.
“Ally!” dissi sorpreso nel vederla.
“Ciao Nick! Spero di non disturbarti, ma ero da sola e ho
pensato di passare da te..”
“Non ti preoccupare, certo che non disturbi. Vieni,
entra.”
Ci sedemmo entrambi sul divano e tra di noi si
creò un
silenzio imbarazzante: rivederla mi aveva fatto ripensare a tutta la
confusione
che avevo in testa, e tutto ciò mi rese ancora
più confuso.
Poi feci una cosa di cui ero consapevole mi
sarei pentito
molto presto, dato che non volevo ricadere nella stessa
“trappola” in cui ero
caduto quattro anni prima.
“Che ne dici di uscire, domani
sera? Solo io e te.”
“Solo io e te? Mi piace come
suona.” Mi rispose
sorridendo.
“Già, anche a
me.” sospirai “Tutto come ai vecchi tempi..”
“Come ai vecchi
tempi..” sussurrò Allison ignara del
fatto che l’avessi sentita.
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Capitolo 8 *** La vecchia digitale ***
La
vecchia digitale
(capitolo 7)
“Avanti
Allison, vuoi stare calma? Devi solo uscire con Nick. Nick, ricordi? Il
tuo migliore amico.”
Questa era la voce che
avevo in testa da circa tre ore.
Nonostante cercassi di
ricordare a me stessa che tra pochi minuti sarei uscita soltanto con il
mio migliore amico, il mio stomaco continuava a contorcersi a causa
dell’ansia.
Il punto è
che non era solo Nick.
Non era mai
stato solo Nick.
Improvvisamente il
campanello e suonò e io mi precipitai alla porta: un
meraviglioso giovane uomo apparve davanti ai miei occhi, mandando a
farsi benedire tutti i buoni propositi di mantenere con lui un
atteggiamento normale.
Indossava un completo
nero, abbinato con un camicia bianca aperta sul collo e senza
l’aggiunta di cravatta. Nella mano destra teneva una rosa
bianca.
Se lo ricordava.
Sorrisi
involontariamente ripensando a qualche anno prima che partissi per New
York..
“..E
poi mi ha regalato un mazzo di rose rosse.”
“Andiamo
Ally! Posso sapere perché non gli hai dato
un’occasione? Ti ha portato anche le rose!” chiese
Nick sorpreso dalla reazione dell’amica.
“Rose
rosse.” Precisò lei.
“Quindi?”
“Non
mi piacciono le rose rosse. È come se qualcuno te le
portasse perché non sa che cos’altro comprare;
come se fossero un pas- partou. Preferisco di gran lunga le rose
bianche.”
Nicholas
la guardò assumendo un’espressione
alquanto perplessa.
“Sei
strana Scott.” Disse poi.
“Lo
so Jonas, ma tu mi vuoi bene anche per questo. Vero?”
“Soprattutto
per questo.” Affermò lui sorridendo per poi
cingere le sue spalle in un abbraccio.
“Ehm..
ciao.” Mi disse Nick sorridendo, visibilmente
imbarazzato.
“Ciao.”
Risposi incerta, ricambiando il sorriso.
Non c’era
mai stato tanto imbarazzo fra di noi.
Prima qualsiasi cosa
era per noi uno scherzo, un motivo per cui ridere.
Questo accadeva
però prima, non adesso.
Non pensavo che
quattro anni di separazione potessero cambiare così tanto le
cose.
E io che pensavo fosse
rimasto tutto come una volta.
Mi porse la rosa e
ringraziandolo lo presi sottobraccio chiudendo con l’altra
mano la porta di casa.
In macchina rimanemmo
in un religioso silenzio finché non mi accorsi
dell’oggetto posato sul cruscotto della sua Mustang: una
macchina fotografica.
Guardandola meglio
notai che non era una macchina fotografica, ma era la macchina
fotografica.
Era la stessa che
aveva quando andavamo al liceo; sapevo che fosse affezionato a
quell’oggetto, ma non credevo fino al punto di non cambiarla
anche dopo tutto questo tempo.
“Hai ancora
la vecchia digitale di quando avevi 18 anni?” gli chiesi
divertita.
“Si.”
Rispose fiero.
Scoppiai in una sonora
risata.
“Che
c’è?”
“Nicholas,
quella digitale era già vecchia a suo tempo e dopo quattro
anni tu mi dici che hai sempre la stessa?” gli chiesi senza
smettere di ridere.
“Funziona
ancora bene, per quale motivo dovrei cambiarla?”
“Sei
incredibile Jonas.”
“Sai che ci
sono terribilmente
affezionato: con questa digitale ho fatto le foto più
belle.”
Quel discorso si
concluse con le nostre risate che si fusero in un suono che appariva
meraviglioso alle mie orecchie.
Eravamo riusciti a
rompere l’imbarazzo iniziale e da quel momento continuammo a
comportarci come avevamo sempre fatto dal giorno in cui
c’eravamo conosciuti.
Come
i due bambini che si rifugiavano insieme nella casetta
sull’albero che avevano costruito insieme.
Come
i due ragazzi che prospettavano di passare il pomeriggio sui libri per
un imminente compito in classe, ma che poi finivano sempre per ridere e
scherzare tra di loro.
Come
due migliori amici.
Semplicemente come Nick e Ally.
Nick
Devo ammettere che ero
piuttosto nervoso. Io ed Ally non eravamo mai usciti insieme come una..
una.. coppia?
I momenti che passavo
con lei prima che partisse per New York erano decisamente differenti da
quello che stavamo vivendo quella sera.
Essi erano
perlopiù costituiti da due pizze e un film, che quasi sempre
sceglieva lei.
Ricordo che ogni volta
mi faceva vedere qualche strano film
terribilmente drammatico durante il quale piangeva fino a
non avere più lacrime.
Nonostante io odiassi
quel genere di film non riuscii mai, e sottolineo mai, in
dodici anni di amicizia a dirle la verità.
Perché?
Perché
amavo renderla felice, o forse più semplicemente, amavo lei.
Avevo prenotato per la
serata un ristorante sulla spiaggia e avevo organizzato la serata nel
dettaglio: volevo che ogni cosa fosse perfetta.
Cenammo allegramente e
per circa tre ore persi la cognizione del tempo e dello spazio: per
quelle tre ore esistevamo solo io, lei e il rumore delle onde che si
infrangevano sulla riva.
Mi ero dimenticato di
quanto il tempo passasse incredibilmente veloce quando ero in sua
compagnia.
------
Quella sera soffiava
un piacevole venticello autunnale e noi camminavamo vicini lungo la
spiaggia parlando, ridendo e facendoci foto stupide con la mia cara
vecchia digitale.
Mi sentivo
incredibilmente bene.
Finalmente, dopo tanto
tempo, mi sentivo di nuovo felice.
Dopo una lunga
passeggiata ci sedemmo sulla sabbia e rimanemmo in silenzio,
contemplando l’oceano. Da quando le avevo chiesto
di uscire ero impazzito nel cercare le parole giuste per
chiederle il perché non mi avesse parlato di questo suo ex, ma
alla fine durante la serata, con l’andare dei discorsi, mi
era anche passato di mente.
“Posso
chiederti una cosa?” chiesi spezzando il silenzio che si era
creato fra noi.
“Puoi
chiedermi tutto quello che vuoi, lo sai.” Rispose Ally
regalandomi un sorriso.
Un meraviglioso sorriso.
“Perché
non mi hai parlato di lui?”
“Lui
chi?” chiese confusa.
“Il tuo
ex.”
Si irrigidì
all’istante, tolse il suo sguardo dal mio: fu in quel momento
che temetti di aver fatto un passo falso.
“Come sai di
lui?”
“Non
è importante questo.”
“Te ne ha
parlato Joe, vero?” mi chiese ignorando completamente quello
che avevo appena detto.
Io mi limitai a
rimanere in silenzio, aspettando che lei rispondesse alla mia domanda
iniziale.
Sospirò
pesantemente, poi disse: “Perché voglio
ricominciare, voglio ricominciare tutto da capo. New York è
un capitolo chiuso della mia vita e adesso ne voglio cominciare uno
nuovo.”
“Ne hai
parlato con Joe, pensavo che fossi io il tuo migliore amico.”
Affermai semplicemente.
“E infatti
lo sei! Quel discorso con Joe ha concluso definitivamente questa
storia, non ne voglio più sapere niente. Ti prego di non
parliamone più.”
Feci come
aveva chiesto e non aggiunsi altro.
“Si
è fatto tardi, dovremmo tornare a casa.” Disse poi.
La riaccompagnai a
casa accompagnandola fino alla porta.
“Be’,
allora… Buona notte.” Dissi io sorridendole.
“Buona notte
Nick.” Disse e ricambiando il sorriso mi diede un bacio sulla
guancia.
Indietreggiai verso la
mia macchina facendole un cenno di saluto con la mano per poi girarmi e
raggiungere l’auto.
“NICK!”
Mi girai di scatto
sentendo chiamare il mio nome e vidi Ally che mi raggiungeva
velocemente.
Arrivò
davanti a me e rimase per qualche secondo in silenzio, come se non
sapesse da dove cominciare.
“Senti,”
cominciò “mi dispiace per prima. Sono stata un
po’ troppo dura, non.. non volevo.”
Stavo per ribattere
quando riprese a parlare: “E’ che.. Ho bisogno di
un po’ di tempo per capire che cosa voglio farne della mia
vita. Voglio ricominciare, ma non so se sono pronta a farlo.”
“Non ti
preoccupare, capisco che tu non ne voglia parlare; non sono argomenti
facili questi. Ricordati però che, quando e se vorrai farlo,
io ci sarò.”
Mi sorrise
riconoscente, riavviandosi poi verso la porta di casa.
Poi si
girò, mi sorrise ancora, ed entrò in casa.
Allison
Entrai in casa ancora
sorridendo per quello che Nick mi aveva detto. Gli ero davvero
riconoscente per non aver insistito, costringendomi a parlare.
Rimasi con un sorriso
da ebete stampato sulla faccia finché non presi la decisione
di fare quella cosa
che avrei dovuto fare tanto tempo prima.
Aprii la mia borsa.
Nick
Avevo entrambe le mani
sul volante, concentrato nella guida, quando sentii la mia gamba
vibrare: mi era arrivato un messaggio.
Cautamente estrassi il
telefono dalla tasca e lo visualizzai; era da parte di Allison, che mi
ringraziava per la bella serata.
“
Nick, ho passato una bellissima serata e ho capito di
essere
pronta a ricominciare da zero se ho te al mio fianco
<3”
Persi la ragione, come
un pazzo cominciai a ridere da solo, poi una lacrima di commozione
scese sulla mia guancia.
Improvvisamente mi
venne una gran voglia di riguardare le foto che avevamo fatto insieme
quella sera.
Lei era bellissima.
Noi due, insieme, eravamo
bellissimi.
Dopo quella foto in
cui sorridevamo insieme vidi una luce.
Poi uno schianto.
Poi il buio.
Poi Allison.
Angolo
di Nicksteddybear
Ciaaaaao
a tutti!
Eccomi
qui con il nuovo capitolo, davvero moolto sudato. Allora, prima di
tutto vorrei ringraziare tutti coloro che leggono questa storia che
cominciano ad essere sempre di più! (grazie mille per le 30
meravigliose recensioni che avete lasciato). :D
Poi
vorrei ringraziare la mia cara Carol (Winnie The Pooh qui su efp) che
ha scritto questo ultimo punto di vista di Nick (al quale ho apportato
qualche modifica).
Che
altro dire, spero che questo capitolo vi piaccia e che lasciate tante
tante recensioni!
Un
bacio,
nicksteddybear (on twitter @xmyguitarhero)
p.s:
ho creato una pagina facebook per tenervi sempre aggiiornati, passate
se vi va! (Nick’s Teddy Bear).
|
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Capitolo 9 *** Non a lui ***
Non
a lui
(capitolo 8)
Le lacrime scendevano imperterrite lungo il mio viso senza dare alcun
segnale di voler smettere.
Seduta per terra con
la schiena appoggiata al muro di quell’edificio decisamente troppo bianco,
mi sfogavo con quel silenzioso pianto liberatorio mentre
ripensavo alla telefonata che avevo ricevuto qualche ora prima.
La
sveglia sul comodino segnava le 2:58 quando il telefono di Allison
squillò, svegliandola dal suo sonno profondo.
“Pronto?”
rispose la giovane donna con voce impastata dal sonno.
“Allison,
sono Joe. Senti c’è una cosa che devi
sapere..”
“Joe,
che cosa c’è di così importante che mi
devi dire nel cuore della notte?”
Un
sospiro a tratti, il suo respiro irregolare, un singhiozzo.
Fu
in quel momento che Allison capì che non si trattava di una
stupidaggine.
Poi quelle parole.
Ancora lacrime.
Ancora e ancora.
“Nick..”
il ragazzo smise di parlare per qualche istante.
“Nick
cosa, Joe?!” lo incitò a continuare ansiosa.
“Lui..
Lui ha avuto un incidente, lo stanno portando in ospedale.”
Si
sentì mancare.
Cominciò
a respirare affannosamente.
“Ha
bisogno di te adesso.” Disse poi Joe con la voce rotta dal
pianto.
“Stai
tranquillo Joe, sto arrivando.” Rispose Ally, mettendo tutta
sé stessa nel cercare di mantenere la calma.
Non poteva essere
successo davvero a lui.
Al mio migliore amico.
Al mio Nick.
“C-che
gli è successo?” chiese Ally non appena vide Joe
seduto nella sala d’attesa con i gomiti sulle ginocchia e la
testa fra le mani.
“Un
pazzo ubriaco andava oltre i limiti di velocità ed
è passato quando il semaforo era rosso, prendendo Nick in
pieno.” Rispose senza muoversi da quella posizione.
Istintivamente
Allison si fece spazio tra le braccia di Joe e si strinse forte
all’amico: sapeva che entrambi avevano
bisogno di quell’abbraccio.
“Ce
la farà, Joe?” chiese poi ancora stretta fra le
sue braccia.
“Non
lo so Ally,” disse stringendola più forte a
sè “non lo so.”
Sentii un rumore di
passi avvicinarsi e una figura familiare si materializzò di
fianco a me.
Il mio sguardo si
incrociò con gli occhi stanchi di Joe.
Erano passate
più di tre ore dal mio arrivo in ospedale e io e Joe non
avevamo più parlato: lui continuava a fare avanti e indietro
per il corridoio e ogni tanto spariva, al contrario di me che ero
rimasta tutto quel tempo nella medesima posizione.
Appoggiando la schiena
al muro si lasciò lentamente cadere così da
arrivare di fianco a me.
Veloce, senza neanche
pensare, mi gettai tra le sue braccia, non preoccupandomi
più di frenare i singhiozzi che si erano fatti sempre
più rumorosi.
Mi strinse forte a lui.
“Shh,
tranquilla. Porto buone notizie” mi sussurrò
nell’orecchio “ i medici hanno detto che
è fuori pericolo e che presto riprenderà
conoscenza.”
Al suono di quelle
parole mi staccai da Joe, lo guardai e lui mi asciugò le
lacrime lungo il mio viso con una carezza.
“Davvero?”
Il mio amico
annuì sorridendo.
L’aria
finalmente ricominciò a circolare nei miei polmoni; Joe mi
aveva detto tutto ciò che avevo bisogno di sentire in quel
momento.
Fu in quel momento che
arrivò un medico..
“Siete
parenti di Nicholas Jonas?”
“Sono suo
fratello.” Rispose prontamente Joe dopo essersi alzato da
terra.
“Può
vederlo, se vuole.”
Joe si
voltò poi verso di me: “Perché non
entri tu per prima?” Mi chiese con un sorriso rassicurante.
Senza aspettare una
mia risposta mi porse la sua mano e mi trascinò dietro di
sé.
Stringendo questa,
seguii Joe lungo i corridoi provando un forte senso di nausea causato
dal fortissimo odore del disinfettante.
Girammo per il piano
per un paio di minuti, imboccando corridoi vari, fino ad arrivare
davanti ad una porta grigia.
Involontariamente
strinsi più forte la mano del mio amico.
Angolo di Nicksteddybear
Ciaaaaao
a tutti!
Eccomi
qui con il nuovo capitolo!
Questa
volta mi limito solo a ringraziarvi per le vostre MERAVIGLIOSE
recensioni (36 *__* bdisbfisdgv quanto siete belle! (?) ahahah)
perché non voglio svelarvi niente di ciò che
accadrà nei prossimi capitoli.
Quindi
vi ringrazio tantissimo per tutte le visualizzazioni, recensioni, per
averla messa nei preferiti/seguiti/ricordati e per continuare a leggere
questo obbrobrio di fan fiction.. ahah
Che
altro dire, spero che questo capitolo vi piaccia e che lasciate tante
tante recensioni!
Un
bacio,
nicksteddybear
(on twitter @xmyguitarhero)
p.s:
ho creato una pagina facebook per tenervi sempre aggiornati, passate se
vi va! (Nick’s Teddy Bear).
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Capitolo 10 *** Me lo prometti, zio Joe? ***
Me
lo prometti, zio Joe?
(capitolo 9)
“Pronto?”
“Salve,
parlo con Joe Jonas?”
“Sì,
sono io. Con chi parlo?”
“Sono il
responsabile della ditta che ha recuperato la
macchina di suo fratello dopo l’incidente. Abbiamo trovato
alcuni oggetti di
valore all’interno della vettura che credo sia giusto tenga
lei intanto che noi
ripariamo l’auto.”
“Oh, certo.
Dove posso venirli a prendere?”
“La nostra
officina si trova lungo la Sunset Blvd, verso
la fine. Può venire lì domani e avrà
tutto.”
“Perfetto,
la ringrazio. A domani.”
Allison
Erano passati tre
giorni.
Tre giorni da quando
il medico aveva detto che andava
tutto bene e che Nick non avrebbe avuto nessun tipo di problema.
Tre giorni da quando
Nick si era risvegliato senza
ricordarsi dell’ultimo anno della sua vita.
Lasciai la mano di
Joe ed entrai nella stanza dove Nick riposava.
Giaceva su quel
letto bianco con gli occhi chiusi e le braccia lungo il corpo. Nella
stanza con
lui c’era solamente un’infermiera la quale, non
appena entrai, si affrettò a
lasciare la stanza.
Mi sedetti di
fianco al letto del mio migliore amico e gli presi la mano, cominciando
ad
accarezzarla.
Sul viso aveva
qualche taglio; il più vistoso era quello che si trovava
proprio sullo zigomo
destro.
Passai una mano tra
i suoi capelli e feci finire la carezza sul suo viso.
Lo vidi muovere gli
occhi e poi aprirli pian piano, per poi richiuderli immediatamente,
forse a
causa della luce.
Poi li aprì
definitivamente e, osservandomi, si dipinse sul suo volto
un’espressione
confusa.
“A-Allison?”
“Ehi..”
gli
sussurrai sorridendo.
“Che mi
è successo?”
mi chiese guardandosi intorno ancora più confuso.
“Hai avuto un
incidente con la macchina, per fortuna niente di grave.” Gli
risposi muovendo lentamente
la mia mano sulla sua, felice che stesse bene.
“Oh.. E sei
venuta
da New York apposta per il mio incidente?”
Sbarrai gli occhi.
Joe
“Ecco qua, signor Jonas: questi sono gli oggetti che
abbiamo trovato nella vettura.”
L’uomo mi
porse una busta di plastica blu.
“Grazie
ancora, è stato molto gentile ad avvisarmi.”
“Si figuri!
Anzi, le chiedo scusa per averci messo
tanto.. La richiamerò quando la macchina sarà
pronta.”
“Non si
preoccupi! Grazie ancora, arrivederci.”
Salii in macchina, ma
prima di partire allargai leggermente
i manici della busta che mi aveva dato l’uomo
dell’officina, così da poter
vedere cosa c’era al suo interno: il portafoglio, il libretto
dell’auto, le
chiavi di casa, il cellulare e…
E questa? Oh, la sua
macchina fotografica.
Era ridotta davvero
male, ma almeno la memoria sembrava
essere rimasta illesa dal colpo.
Andai verso casa dei
miei genitori, così che potessi
passare un po’ di tempo con Tommy e tranquillizzarlo un
pochino.
Era molto triste, ma
del resto.. come biasimarlo: non
vedeva suo padre da più di tre giorni e sua madre era in
viaggio di lavoro e
non si sapeva quando sarebbe tornata.
Stare senza entrambi i
genitori, peraltro senza sapere
dove fossero esattamente o che cosa fosse loro successo era decisamente
troppo
per un bambino di soli tre anni.
Purtroppo nonostante
Nick stesse bene fisicamente, non
riusciva a recuperare quella parte di memoria che aveva perso e per
questo
motivo i medici non si azzardavano a mandarlo a casa.
Allison passava
praticamente tutto il giorno con lui per
cercare di farlo ricordare e io la aiutavo, ma tutti i nostri sforzi
sembravano
non avere alcun effetto su Nicholas.
Non nascondevo la mia
paura; la mia paura che il mio
fratellino non riacquistasse più quella parte di memoria
perduta, ma purtroppo non
c'era molto che io e Ally potessimo fare se non aiutarlo a
ricordare e.. pregare.
Non appena entrai in
casa assistetti ad una scena
alquanto divertente: la televisione accesa che trasmetteva i cartoni
animati e
mio padre e mia madre addormentati con Tommy in mezzo che non sapeva
che fare.
“Pulce!”
lo chiamai piano così da non svegliare i miei
genitori.
“Zio Joe, i
nonni si sono addormentati e io mi annoio!”
piagnucolò Tommy.
“Pulce, ma
non stavi guardando i cartoni animati?” gli
chiesi prendendolo in braccio per farlo alzare dal divano.
“Ma questi
cartoni non mi piacciono e io non so cambiare
canale!”
Risi e gli scompigliai
i capelli per poi rassicurarlo: “Adesso
vieni con me che ho un lavoro importante da fare e ho bisogno di un
assistente!”
“Sono pronto
zio!”
“Bravissimo,
allora aspettami qui un secondo.”
Coprii i miei
lasciandoli al loro meritato riposo.
Da quando mio fratello
era in ospedale stavano lavorando
sodo e tenevano Tommy ventiquattro ore su ventiquattro e in
più andavano a
trovare Nick in ospedale.
Ero loro molto
riconoscente, non ce l’avrei fatta da
solo.
Mio fratello Kevin
abitava con la moglie da qualche anno
nel New Jersey e io ero l’unico con cui Tommy poteva stare ,
eccetto appunto i
suoi nonni, e con il mio lavoro che mi teneva molto impegnato non avrei
saputo
come fare.
Con Tommy mi recai in
quella che, quando ancora abitavo
lì, era la mia camera.
“Allora zio
Joe, che cosa dobbiamo fare?”
“Dobbiamo
preparare una borsa per papà dove ci mettiamo tutte
queste cose che ho qui dentro” gli risposi indicando la borsa
blu che avevo in
mano “ così domani gliele porto con qualche
vestito che prenderò da casa.”
Mio nipote
annuì e, con quel faccino triste che ormai da
qualche giorno lo caratterizzava, si sedette sul mio letto.
“Che
c’è pulce?” gli chiesi sedendomi accanto
a lui dopo
aver messo gli oggetti di Nick nel primo borsone che trovai.
“Mi manca
papà… e anche la mamma, ma più
papà. Io e lui
non siamo abituati a stare così tanto tempo lontani, mentre
la mamma è sempre
via.” Una lacrima solitaria scese lungo il suo dolce viso.
“Vieni qui,
piccolo mio.” Gli dissi facendolo mettere
sulle mie ginocchia.
“Ti prometto
che farò in modo che tu e papà vi vediate
prestissimo, ok?” gli dissi asciugandogli la lacrima.
“Me lo
prometti zio Joe?”
“Certo che
te lo prometto pulce! Ti pare che lo zio Joe
sia un tipo che non mantiene le promesse?”
“Mhm..”
“Che cosa
vuol dire quel verso? Eh mostriciattolo?”
Tommy rise e
saltò giù dalle mie ginocchia rifugiandosi
dietro un cuscino che aveva trovato sul letto.
“Adesso ti
prendo!” dissi e non appena lo raggiunsi
cominciai a fargli il solletico.
Mi fermai non appena vidi mia madre che ci guardava
sorridente appoggiata alla porta della mia camera.
“Oh mamma!
Ti sei svegliata.” Dissi sorridendole.
“Già,
ma adesso tornerò
a dormire e sarebbe bene che anche quell’ometto lì
sotto vada a fare la nanna.
Vero Tommy?”
“Ma nonna!
Io voglio continuare a giocare con lo zio
Joe..” piagnucolò lui.
“Giocherai
con lui domani, Tommy. Adesso è ora di andare
a letto.”
“Perché
non rimani qui a dormire, zio Joe?”
“Amore, lo
zio Joe deve andare a lavorare domani mattina
e ci vuole molto più tempo per arrivare a lavoro da
qui.” Rispose mia madre per
me.
Vidi il faccino di
Tommy incupirsi e fu allora che presi
parola: “Non c’è problema, mi
alzerò un po’ prima domani mattina.”
Il viso di Tommy si
illuminò: “Allora rimani?”
“Certo
che rimango, pulce!” e così dicendo gli
diedi un bacio sulla
testolina riccioluta.
Angolo di
Nicksteddybear
Okaaaay gente, sono
ancora viva! ahah
Eccomi qua con un nuovo capitolo molto concentrato su Joe e su Tommy..
Fa pena, lo so.
Grazie mille per tutti quelli che recensiscono ( bdibfigrixsf 8
recensioni nello scorso capitolo *-* siete meravigliosi) e che hanno
messo questa storia fra i preferiti/seguiti/ricordati. :)
Sappiate che apprezzo tantissimo i vostri commenti e i vostri consigli,
che sono sempre ben accetti..
Adesso vi lascio alla lettura <3
Un
bacio,
nicksteddybear
(on twitter @xmyguitarhero)
p.s:
ho creato una pagina facebook per tenervi sempre aggiornati, passate se
vi va! (Nick’s Teddy Bear).
|
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Capitolo 11 *** La Grande Mela nella mia testa ***
La
Grande Mela nella mia testa
(capitolo 10)
Allison
"Avanti Nick! Cerca di
fare un sforzo..." lo implorai io ormai all'orlo dell'esasperazione.
era passata quasi una settimana da quando Nick si era risvegliato
privato di una parte della sua memoria ed era quasi una settimana che
io e Joe cercavamo di farlo ricordare, ma purtroppo i risultati non
erano dei migliori.
"Ally ci sto provando, okay? Ma non ce la faccio! Adesso posso vedere
Samantha e Tommy?"
"Nicholas, mi prendi in giro? Ti prego non scherzare, è una
situazione delicata."
"Senti Allison, non ci credo alla storia che io e Sam ci
siamo lasciati, okay? Eravamo così felici insieme e inoltre
lei non abbandonerebbe mai me e Tommy!"
Io sospirai pesantemente, inspirando ed espirando chiudendo gli occhi,
come se in quel modo potesse passare più aria nei miei
polmoni.
Non ce la facevo più, stavo per crollare; non solo il mio
migliore amico non ricordava praticamente niente dell'ultimo anno della
sua vita, ma era anche incredibilmente testardo, tanto da non voler
credere a quello che gli dicevo.
Controllai l'orario sul mio IPhone che era poggiato sul comodino
proprio di fianco a quello di Nick - esattamente uguale
al mio- per controllare quanto tempo mi fosse rimasto prima
che l'orario delle visite terminasse.
Quando lo schermo si illuminò mi soffermai a guardare il mio
sfondo e un sorriso si formò sul mio volto.
Era stato Joe a farmi avere quella foto, una delle tante che
credevo fossero andate perdute nell'incidente.
"Credo di avere qualcosa
per te, Ally..." disse Joe alla giovane donna mentre passeggiavano per
il parco proprio fuori dall'ospedale.
L'amico le porse un piccolo oggetto di colore grigio scuro.
"Che cos'è?" chiese Ally incuriosita.
"E' la memory-card della macchina fotografica di Nicholas. Purtroppo la
digitale non è sopravvissuta, ma le foto sì."
"L-le hai viste?" chiese lei dopo alcuni istanti di silenzio.
Joe annuì sorridendo.
"Fareste una bella coppia voi due." continuò accennando una
risata.
Allison si limitò a sorridere e a volgere i suoi occhi verso
il basso imbarazzata.
"Se non ci fosse Sam sareste una coppia perfetta."
Allison stava per ribattere dicendo che non c'era più
nessuna Sam, ma prima che potesse dire qualcosa di sbagliato si
ricordò che Joe non sapeva niente di questa storia,
così si limitò a dargli ragione senza aggiungere
altro.
Quella serata con Nick era stata a dir poco perfetta: per
una sera eravamo solo io, Nick e il rumore del mare.
Mantenni il mio sguardo sulla foto: eravamo sorridenti, sorridenti come
ai vecchi tempi, quando eravamo dei ragazzini spensierati e il nostro
unico problema era decidere che il film vedere il sabato sera.
Lo schermo si oscurò e tutta la magia dei ricordi
svanì.
Tornai a guardare il mio migliore amico, ignorando quel peso opprimente
all'altezza dello stomaco.
"Nick, ascoltami bene. Sono Ally, okay? La tua migliore amica, da una
vita. Te lo ricordi questo?"
"Certo che me lo ricordo."
"Bene. E secondo te ti direi mai, in una situazione come questa, una
bugia che ti farebbe solamente soffrire?"
Nick abbassò lo sguardo, muovendo lentamente la testa in
segno di diniego.
Afferrai la sua mano e cominciai a muovere il mio pollice sul dorso di
questa, come per tranquillizzarlo.
"Allora adesso ascoltami: io sono qui per aiutarti, okay? Davvero, ce
la sto mettendo tutta per cercare di farti riacquistare la memoria, ma
ho bisogno del tuo aiuto. E con questo intendo che devi fidarti di me."
Proprio quando Nick stava per rispondermi, entrò
l'infermiera per informarmi del fatto che l'orario delle visite fosse
terminato e che per quel motivo sarei dovuta andare via.
"Continueremo domani." dissi a Nick sorridendo.
Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia per poi lasciare
la sua mano, prendere il telefono ed uscire da quella triste stanza
grigia.
Chiusi la porta dietro di me e percorsi in fretta il corridoio che mi
avrebbe portata all'uscita.
Mentre camminavo chiamai Joe per informarlo sulla situazione, ma, non
appena sbloccai lo schermo, mi accorsi che quello non era il mio
telefono. Purtroppo era ormai troppo tardi per tornare da Nick e fare
il cambio così, pensando che il mio amico non avrebbe di
certo usato il cellulare, salii in macchina andando verso casa.
Nick
Avete presente la
confusione che c'è a Times Square la notte di Capodanno?
Ecco, quel casino era tutto ciò che popolava la mia testa in
quel momento.
Secondo quello che dicevano i medici, Allison e mio fratello Joe, non
ricordavo nulla dell'ultimo anno della mia vita ed era proprio per
questo motivo che ero costretto a rimanere in quell'ospedale.
Infatti io ero super convinto di stare vivendo ancora la mia vita con
la mia amata Sam, ma a quanto pare non era così.
Mi aveva fatto male vedere Allison così abbattuta e in parte
anche spazientita dal mio comportamento, ma tutto quella storia mi
sembrava davvero surreale; non che non credessi alla mia migliore
amica, ma... se eravamo tanto felici, come era potuto accadere tutto
ciò?
Che cosa era successo di così grave da rompere un rapporto
come il nostro?
Bene, ancora più confusione nella mia testa.
Rivedere Allison, però, mi aveva fatto uno strano effetto.
Non era cambiata per niente e passando del tempo con lei stavano
rinascendo tutti quei sentimenti e quelle sensazioni da ragazzino
innamorato che provavo ai tempi del liceo.
E se in quell'anno che non ricordavo mi fossi riscoperto innamorato di
Ally e avessi rovinato tutto quello che avevo costruito con Sam?
Per un attimo ebbi questo timore, ma dopo poco sorrisi scuotendo la
testa, pensando a quanto tutto ciò potesse essere
impossibile.
Presi il mio IPhone dal comodino di fianco al mio letto, con l'intento
di far passare la noia che da giorni mi stava assalendo.
Illuminai lo schermo con il tasto centrale e, non appena vidi la foto
che c'era nello sfondo, provai un atroce dolore alla testa che mi
obbligò a chiudere gli occhi.
In quegli istanti che tenni gli occhi chiusi, tutte le immagini di
quell'anno -per me fino
a poco tempo prima del tutto sconosciuto- mi passarono davanti agli
occhi.
Samantha che se ne
andava, Allison all'aeroporto, la serata con Allison, il suo messaggio,
quella forte luce, lo schianto, la foto.
Non appena l'ultima
immagine affiorò alla mia mente, aprii di scatto gli occhi e
istintivamente alzai il busto e mi ritrovai a sedere sul letto.
Il cuore mi martellava
nel petto talmente forte da sentirlo pulsare nella mia testa e il
respiro affannoso mi costringeva ad allargare e restringere il torace
in modo veloce e irregolare.
Passai una mano sulla
mia fronte improvvisamente sudata e lentamente mi sdraiai di
nuovo portandomi una mano sul petto, come se questo gesto
potesse calmare il mio cuore impazzito.
Era arrivata
finalmente l'alba nella Times Square che avevo nella mia testa e la
confusione della notte si stava finalmente trasformando nella calma e
nella tranquillità della Grande Mela alle cinque del mattino.
Adesso era tutto
chiaro.
Angolo
di Nicksteddybear
Tadaaaaaan!
Eccomi qua con il nuovo capitolo che ho scritto in pochisssimo tempo
come vi avevo promesso, anche se le recensioni in quello precedente non
sono state proprio tantissime ç_ç
Capisco però che quello dell'altra volta era un capitolo un
po' schifosetto, quindi vi ringrazio tantissimo per averlo letto
comunque!
In questo capitolo il nostro caro Nicholas riacquista quel briciolo
della memoria perduta.
"E finalmente" direte voi! ahah
Grazie a tutti quelli che recensiscono (siamo a 46 recensioni
dbduvfdsuivfgsri *-* vi amo) e che hanno inserito la storia nei
preferiti/seguiti/da ricordare. :)
Spero vi piaccia il capitolo,
Buona Lettura,
Love you all <3
nicksteddybear
|
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Capitolo 12 *** Nicholas, dov'è Samantha? ***
cap 12
Nicholas, dov'è Samantha?
(capitolo 11)
Allison
"Bene Allison, fatti coraggio ed entra dentro. Ricordati che tutto
quello che stai facendo lo stai facendo per Nick. Riacquisterà
la memoria presto, solo un altro po' di pazienza." dissi a me stessa.
Mi trovavo davanti alla solita porta grigia, quella che ormai vedevo da più di una settimana.
Con quelle parole che mi incoraggiavano spinsi la mia mano sulla
maniglia fredda e aprii la porta, pronta a passare due ore con il mio
migliore amico.
"Buongiorno!" esclamò un Nicholas sorridente non appena mi vide entrare.
Stava seduto sul suo letto con le gambe incrociate mentre sorseggiava
un caffè che probabilmente le avevano appena portato le
infermiere.
"Buongiorno anche a te! Come mai così di buon umore questa
mattina?" gli chiesi mentre prendevo posto accanto a lui, come mi era
solito fare da un po' di giorni.
"Sai, ho riflettuto molto su quello che mi hai detto ieri."
Io annuii, lasciandolo continuare.
"Sei la mia migliore amica e mi fido ciecamente di te. Anzi, ti chiedo
scusa per essere stato così testardo." si scusò
accennando un risolino mentre pronunciava le ultime parole.
"Sai che non me la sono presa, Jonas." risposi io spingendolo dolcemente e unendomi alla sua piccola risata.
"Ti va di raccontarmi di Samantha?" mi chiese poi Nick, senza far sparire quel meraviglioso sorriso dal suo viso.
"Sei sicuro?"
Lui annuì e io cominciai a raccontare.
Joe
Quella mattina, dato che avevo il giorno libero, decisi di andare a trovare il mio fratellino.
L'orario delle visite era già cominciato da un bel po' quando
arrivai in ospedale, ma no me ne preoccupai più di tanto dato
che, sicuramente, Ally stava già facendo compagnia a Nick.
Come avevo previsto, non appena arrivai davanti alla stanza di mio fratello, sentii la voce di Allison.
"Come non detto." pensai ridacchiando.
Stavo per aprire la porta, quando mi fermai per un attimo ad ascoltare ciò che la mia amica diceva:
"Ti
disse che non era pronta per una famiglia e che a diciotto anni non
poteva sapere che sarebbe stata così dura crescere un figlio."
Fermi tutti.
Di cosa stava parlando Ally?
"P-poi
ti disse che in realtà il motivo non era solo quello. Un uomo,
di cui adesso non ricordo il nome, le aveva offerto un lavoro a Parigi
e lei lo aveva accettato.
Ma neanche questa era tutta la verità..."
Vi prego, ditemi che non sta parlando della persona a cui sto pensando io..
"Samantha si era innamorata di Robert."
No, non poteva essere successo davvero.
Insomma, se Sam avesse davvero lasciato Nick e il mio nipotino Tommy da soli mio fratello me l'avrebbe detto!
D'altronde, perchè non farlo?
Ero sempre stato il suo migliore amico, il suo confidente più
fidato; quando scoprì che Sam era incinta fui il primo a
saperlo, perchè questa volta non dirmi niente?
Mi preoccupavo così tanto di capire il perchè Nicholas mi
avesse tenuto all'oscuro di tutto, che non mi ero neanche accorto che,
quell'ultima frase, non era stata Allison a pronunciarla.
Allison
"Samantha si era innamorata di Robert." disse Nick con una nota amara nella sua voce.
Il mio cuore perse un battito e per un attimo smisi di respirare.
"C-che hai detto?" balbettai io stupita.
"Si chiama Robert quell'uomo che ha offerto il lavoro a Samantha e di cui lei si è innamorata."
"T-t-tu ti ricordi?" gli chiesi continuando a balbettare.
Nicholas annuì e sul suo viso comparve un sorriso dal quale traspariva qualche traccia di tristezza.
"Anche se devo ammettere che questa parte l'avrei dimenticata volentieri."
Io avevo le lacrime agli occhi per la gioia.
Dovevo ammettere che negli ultimi giorni stavo cominciando a perdere la speranza.
Istintivamente lo abbracciai felice.
Nick
Sorrisi a quel meraviglioso contatto.
Ally mi strinse forte e poco dopo, mentre eravamo ancora stretti l'uno all'altra, sentii qualcosa bagnarmi la spalla.
Stava piangendo.
"Ally, va tutto bene. Adesso ricordo tutto, sono fuori pericolo." cercai di tranquillizzarla accarezzandole la schiena.
"Lo so.. E' solo che.. mi sembra un sogno! Nick, sono così
felice.. tu non ne hai idea di quanto io sia felice in questo momento."
Si staccò da me, io le asciugai le lacrime dal viso e le sorrisi.
"E' tutto apposto adesso." la rassicurai sempre sorridendole.
Lei annuì, facendo un respiro profondo per calmarsi dall'emozione.
"M-ma d-da quanto tempo..?"
"Da quanto tempo ricordo tutto?" la precedetti.
Lei annuì e io continuai: "Da ieri pomeriggio circa.. A
proposito, il tuo telefono." le dissi porgendole l'IPhone che giaceva
sul mio comodino.
Allison tirò fuori dalla sua borsa un altro cellulare, identico, che sicuramente doveva essere il mio.
In quel momento bussarono alla porta.
"Avanti!" esclamai.
Sulla porta apparve mio fratello Joe.
"Ehi ragaz.. Ally, perchè piangi?" chiese Joe confuso.
"Colpa di tuo fratello, mi fa sempre piangere!" esclamò lei ridendo.
"Non ti preoccupare, bro. Sono lacrime di gioia.." chiarii io, unendomi alla risata di Ally.
"Qualcuno mi vuole spiegare che diamine sta succedendo?" chiese Joe spazientito.
"Ce l'abbiamo fatta, Joe! Nick si ricorda tutto."
Notai Joe guardare prima me, poi Ally e poi di nuovo me, che risposi alla sua espressione sbalordita facendo spallucce.
"E'-E' meraviglioso! Finalmente!" esclamò poi mio fratello.
Era bello vedere le persone a cui volevo bene sorridere così tanto per la notizia.
"Senti Ally, ti dispiace lasciarmi un attimo da solo con mio fratello?" chiese poi Joe così, di punto in bianco.
Io rimasi sorpreso da questa sua richiesta, ma Ally non sembrò
esserlo, quindi rispose: "Certamente. Io vado a dare la buona notizia a
tutti!"
Detto questo uscì e finalmente, dopo una lunga settimana, la
vidi lasciare quella stanza con un sorriso sulle labbra e questo non
fece niente, se non far sorridere anche me.
"Allora Joe," dissi poi rivolgendomi ancora con il sorriso sulle labbra a mio fratello "di che cosa volevi parlarmi?"
"Ho bisogno di chiederti una cosa, ma tu devi promettermi che mi risponderai dicendomi la verità."
Non appena notai la sua espressione seria, il mio sorriso svanì.
Annuì per farlo continuare.
"Nicholas," brutto segno, non usava spesso il mio nome per intero "dov'è Samantha?"
Angolo di Nicksteddybear
Ciaaaaaaaaaaaao bellissimo popolo di Efp! Come state? Le vostre vacanze stanno procedendo bene? :))
Eccomi qui con un nuovo capitolo con qualche novità.. Joe scopre qualcosa di interessante e..
NON VI DIRO' NIENTE, NEANCHE SOTTO TORTURA ahah :)
Volevo ringraziarvi immensamente per tutto il supporto che mi date, significa davvero molto per me .)
Grazie per recensire sempre questa storia e per sopportare i miei immensi ritardi lool
Buona lettura <3
Love you all
nicksteddybear
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Capitolo 13 *** Conto davvero così poco per te? ***
Conto davvero così poco per te?
(capitolo 12)
Nick
Oh cavolo.
"Che vuol dire dov'è Samantha? E' in viaggio per lavoro, te l'ho
detto." gli risposi accompagnando le mie parole con una risata nervosa.
"Però, dura parecchio questo viaggio di lavoro!"
"Che vuoi dire?"
"Be', per esempio che è in viaggio da più di un mese ormai?"
Entrambi restammo in silenzio.
"C'è forse qualcosa che dovrei sapere?" chiese ancora mio fratello incitandomi così a parlare.
La mia maschera era ormai caduta, era più che palese che Joe avesse scoperto qualcosa.
Non potevo continuare a mentire.
"Come hai fatto a scoprirlo?" gli chiesi allora abbassando lo sguardo
sulle mie mani che gesticolavano intrecciandosi in modo nervoso.
"Ho sentito Ally che te ne parlava poco fa." ammise mentre guardava fuori dalla finestra della mia camera.
Posai lo sguardo su di lui, nonostante fosse di spalle.
Non riuscivo a capire se fosse arrabbiato o meno dato che il tono della sua voce era indecifrabile.
"Conto davvero così poco, Nick, per te?" mi chiese poi girandosi
verso di me "Così poco da non dirmi una cosa tanto importante?"
A quelle parole capii.
Io non dissi niente, perchè, in realtà, non c'era niente
che dovessi dire; o meglio, non c'era niente che riuscissi a dire.
Il suo sguardo serio mi atterriva completamente e l'unica cosa che
riuscii a fare in quel momento fu riportare i miei occhi a guardare
verso il basso, colpevoli.
"I-io... Io pensavo ti fidassi di me." affermò facendo
trasformare l'espressione che aveva sul volto da seria ad afflitta.
"Io mi fido di te, Joe! Mi fido di te e di Kevin più di chiunque
altro. Siete i miei fratelli, i miei migliori amici, siete... siete
tutto per me."
Non so dove, ma trovai la forza di parlare: non potevo sentirgli dire che non mi fidavo di lui, questo proprio no.
"Allora perchè non ci hai detto niente? Perchè non mi hai detto niente?"
Sospirai: "Avevo paura. Avevo una paura assurda di essere giudicato, di sentire
la ramanzina oltre che da mamma e papà, anche da voi." confessai
"Siamo i tuoi fratelli, Nicholas!" esclamò Joe alzando la voce
"Siamo la tua famiglia. Non.. Non ti avremmo mai fatto la ramanzina!
Quante volte ci siamo coperti le spalle a vicenda con mamma e
papà? Eh? Quante?"
"Joe, non stiamo parlando di un pallone bucato o di un tappeto sporco
di senape! Ho 23 anni e sono da solo con un figlio di 3. Capisci? Sono
solo."
"Non sei solo, Nick! Ci siamo io, Kevin, mamma, papà e Allison. Ti sei dimenticato?"
"Non me la sento di dirlo a mamma e papà, adesso."
"Non ti obbligherò a fare niente, Nick. Però almeno a
Kevin dovresti dirlo; siamo i tuoi fratelli maggiori, potremmo
aiutarti."
Io annuii distratto, passandomi una mano tra i ricci ribelli.
"Tu, piuttosto.. Come stai?" mi domandò Joe poi più calmo, mentre prendeva posto su un lato del mio letto.
"Sto. Ci sto facendo l'abitudine ormai."
Tutta quella discussione mi aveva fatto ripensare a Samantha e, senza
che me ne fossi accorto, un nodo alla gola mi opprimeva e quasi mi impediva
di parlare.
Senza aggiungere una sola parola, Joe mi abbracciò e per un
attimo mi sembrò di essere tornato a quando eravamo piccoli e mi
consolava perchè qualcosa non era andato per il verso giusto.
"Joe," cominciai dopo aver sciolto l'abbraccio "non voglio che tu pensi
che io non mi fidi di te. E' che... io stesso ci ho messo un po' di
tempo per realizzare tutto quello che era successo e-"
"Basta fratellino, non parliamone più. Voglio solo farti sapere
che io ci sono per te, e ci sarò sempre. E non vorrei che tu
dubitassi mai di questo."
Mi sorrise e immediatamente ricambiai.
"Che ne dici se ti porto Tommy più tardi?" mi chiese cambiando
discorso "Quella piccola pulce non vede l'ora di vederti... Gli sei
mancato tanto."
Annuii sorridendo a quelle parole: "Anche a me è mancato tanto.. Quella piccola peste!" affermai ridendo.
Kevin
Ero preoccupato per mio fratello.
Non sapevo come stesse e l'idea di essere dall'altra parte del paese e
di non poter fare niente per lui mi rendeva ancora più
preoccupato.
Stavo seduto sul divano bianco panna nel salotto della mia villa nel
New Jersey e di tanto in tanto controllavo il mio cellulare nella
speranza di ricevere qualche notizia.
Sospirai passandomi entrambe le mani sul viso, ormai stanco a causa di
quell'attesa interminabile, quando il mio telefono squillò.
Balzai in piedi e afferrai veloce il cellulare premendo il verde per rispondere: "Pronto?" risposi preoccupato.
"Ehi Kev! Come stai?"
La voce del mio fratellino, finalmente.
"Nick! Io come sto? Tu, piuttosto! Non sai che spavento mi hai fatto prendere!"
Lo sentii ridere dall'altro capo del telefono e istintivamente sorrisi anche io.
"Io sto bene. Ho anche recuperato la memoria, quindi finalmente domani torno a casa!"
"Oh bene, ne sono felice! Senti, io e Dani avevamo pensato di fare un
giro a Los Angeles per il weekend, magari passiamo a salutarti.."
"Assolutamente sì! Venite pure quando volete, lo sai che siete i
benvenuti. E poi d-devo parlarti di una cosa e preferisco farlo a voce."
Il tono allegro di Nicholas era magicamente svanito mentre pronunciava quelle ultime parole.
"V-va tutto bene, Nick? Mi devo preoccupare?"
"N-ne riparliamo questo weekend, Kev. E no, non ti devi preoccupare."
"Sicuro?"
Lo sentii sospirare e poi rispondere con un flebile "Si."
"Farò finta di fidarmi.. Allora Nick, ci vediamo questo weekend, okay?"
"Perfetto Kev, a presto. Ti voglio bene, bro."
"A presto. Ti voglio bene anche io."
Nick
Stavo mettendo i miei vestiti
dentro il borsone che mi aveva portato mio fratello Joe qualche giorno
dopo l'incidente, quando qualcuno bussò alla porta.
"Avanti!" esclamai.
Vidi la porta aprirsi leggermente, tanto da lasciare solo uno spiraglio da cui intravidi dei ricci castani.
Istintivamente sorrisi, capendo chi fosse il mio visitatore.
Sentii mio fratello Joe sussurrare: "Dai pulce, nasconditi dietro di me! Facciamo una sorpresa a papà."
Io ridacchiai e stetti al loro gioco.
"Si può?" chiese mio fratello entrando nella stanza con le mani dietro la schiena.
"Certo che si può!" esclamai.
Sentii Tommy ridacchiare.
"Ma.. Ho sentito bene, Joe? Sembrava la risatina di una peste.."
"Ah non lo so Nick, io non ho sentito proprio niente.." rispose Joe fischiettando.
La risata di mio figlio si fece sentire di nuovo.
"E invece a me sembra proprio di averla sentita.."
Mentre parlavo mi dirigevo verso le spalle di Joe; non appena gli fui
dietro, mi chinai e sorpresi Tommy cominciandogli a fare il solletico.
"Oh guarda, avevo ragione!" esclamai scoppiando a ridere.
Liberatosi da quell'attacco di solletico, Tommy mi saltò in
braccio gettandomi le braccia al collo e urlando: "Papà!"
"Amore mio!" dissi stringendolo a me e lasciandogli un bacio fra i capelli.
Non appena si staccò da me rimase a guardarmi negli occhi con un'espressione seria.
"Che c'è piccolo?" gli chiesi accarezzandogli la testa.
"Torni a casa, vero papà?"
"Si amore, torno a casa." lo rassicurai stringendolo nuovamente contro il mio petto.
Angolo di Nicksteddybear
Salve a tutti! Come state? Pronti per l'imminente inizio della scuola? :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo dove, come potete vedere, c'è
un po' di tutto! Nei prossimi capitoli succederanno alcuni avvenimenti
importanti che stravolgeranno un po' il tutto.
Volevo ricordarvi che ho da poco scritto una one shot 'Night bright as day' che potete trovare qui.
Fatemi sempre sapere le vostre opinioni perchè per me sono davvero davvero importanti!
Volevo ringraziarvi
immensamente per tutto il supporto che mi date, significa davvero molto per me. Siete davvero meravigliosi :) <3
Grazie per recensire sempre questa storia e per sopportare i miei immensi
ritardi lool
Buona lettura <3
Love you all
nicksteddybear
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Capitolo 14 *** Non voglio spezzarti il cuore ***
capitolo
Non voglio spezzarti il cuore
(capitolo 13)
Il campanello risuonò nella casa. Corsi alla porta ad aprire.
In quei pochi giorni che ero rimasto a casa mi ero ripreso
completamente e presto sarei tornato a lavorare e alla mia vita di
tutti i giorni.
"Kevin, Danielle! Che bello vedervi.." esclamai abbracciandoli.
"Come stai Nick?" mi chiese Danielle mentre li facevo accomodare sul divano.
"Molto meglio, grazie." risposi sorridendo "Voi?"
"Anche noi tutto bene. La piccola peste?" mi chiese ancora mia cognata.
"E' di sopra. Aspettatemi un secondo che lo chiamo."
Mi congedai e salii in fretta le scale, raggiungendo veloce la camera di Tommy.
"Tommy, sono arrivati gli zii! Vieni a salutar-"
Felice abbandonò le macchinine con cui stava giocando e, senza
aspettarmi neanche un secondo, scese di corsa raggiungendo il salotto
eccitato.
"Zio Kevin, zia Dani!" urlò prima di saltare in braccio ai suoi zii.
*
*
*
"Quindi è andata via." ripetè Kevin ancora incredulo per quello che gli avevo detto.
Io feci sprofondare le mie mani nelle tasche dei jeans abbassando lo sguardo, sentendomi quasi colpevole.
Camminavamo lungo il sentiero contornato da verde; Tommy mano nella
mano con Danielle avanti e io e mio fratello Kevin qualche passo
più indietro.
Tommy voleva andare al parco e dato che non essendo stato bene non ero
riuscito a portarlo, approfittai della presenza di mio fratello per
farlo divertire un po'.
"Kev, io..." cominciai dopo aver sospirato rumorosamente "non so che
cosa devo fare... Tommy continua a chiedermi di sua madre e io non so
più cosa inventarmi."
"Non ti devi inventare proprio niente, Nick; Tommy deve sapere la verità."
Prima che potessi ribattere, Danielle ci comunicò che lei e
Tommy sarebbero andati a comprare un gelato e poi si sarebbero fermati
al parco giochi proprio vicino al venditore.
Io e Kevin allora decidemmo di sederci ad una di quelle panchine per continuare la nostra conversazione.
La frase di Kevin mi rimbombava nella testa; nonstante sapessi che mio
fratello aveva ragione, l'idea di spezzare il piccolo cuoricino di
Tommy mi faceva morire.
Cercai con lo sguardo il mio bambino che mangiava felice il suo gelato - rigorosamente alla fragola - e
un vuoto proprio all'altezza del petto si formò non appena
realizzai che con poche parole avrei distrutto quella sola cosa che mi
dava la forza di affrontare tutto questo, il suo sorriso.
"Fratellino," cominciò Kevin notando la mia espressione
preoccupata "so che è difficile, ma ha il diritto di sapere. Non
puoi continuare a mentirgli all'infinito."
"M-ma lui è così fragile e... io non voglio che il suo
cuoricino sia già spezzato a soli tre anni. Non voglio che il
mio bambino soffra."
"Più tardi lo scoprirà e più soffrirà
perchè, oltre al fatto che sua madre se n'è andata, si
aggiungerà il dolore dovuto al padre che gli ha mentito."
*
*
*
"Papà, me la racconti una storia?" mi chiese Tommy rompendo
così il silenzio che popolava la nostra casa, interrotto
solamente dal rumore delle macchinine che si muovevano sulla pista.
"Certo amore," risposi sorridendo "che storia vuoi che ti racconti papà?"
"Mhmm.." pensò lui portandosi un ditino sulle labbra e assumendo un'espressione buffissima "Spiderman!"
"Vada per Spiderman! Vieni qua vicino a me così te la racconto." gli dissi invidandolo a sedersi accanto a me sul divano.
Cominciai a raccontargli la storia del fantomato personaggio, ma ad un certo punto mi fermò: "Papà?"
"Dimmi piccolo."
"Ma quindi Peter dice le bugie ai suoi amici?"
"Be' sì.. in qualche modo.."
"Ma tu mi hai sempre detto che le bugie non si dicono! Quindi Peter è cattivo?"
"No amore, Peter non è cattivo." gli dissi con un piccolo sorriso sulle labbra e accarezzandogli i morbini ricci castani.
"E allora perchè dice le bugie?"
Sospirai: come facevo a spiegare ad un bambino così piccolo che a volte le bugie potevano essere a fin di bene?
"Tommy, a volte le persone dicono delle piccole bugie perchè vogliono solo proteggere le persone che amano."
Mio figlio rimase per qualche istante in silenzio, ma dalla sua
espressione capii che qualcosa lo turbava: "Tommy, amore, va tutto
bene?" gli chiesi accarezzandolo.
"Papà, tu hai mai detto una bugia?"
All'udire di quella domanda, ripensai subito alle parole di Kevin di quel pomeriggio:
"Più tardi lo scoprirà e più soffrirà."
"Amore,
te l'ho detto. A volte i grandi dicono delle bugie solo perchè
non vogliono che le persone a cui vogliono bene soffrano."
"Quindi le hai dette anche tu?" insistette Tommy.
"B-be', più o meno..."
Quella conversazione stava andando oltre e, per quando cercassi di
convincermi del contrario, sapevo perfettamente dove sarebbe arrivata.
"E a me hai mai detto una bugia?" chiese ancora insicuro.
Appunto.
Quando vidi quella insicurezza sul viso di Tommy capii che lui aveva
bisogno di qualcuno che fosse totalmente sincero con lui, e quel
qualcuno dovevo essere io; raccolsi tutta la mia forza di
volontà e mi decisi a parlare: "Tommy, amore, c'è una
cosa che devo dirti.."
Lui rimase in silenzio.
"Voglio però che tu sappia che quello che sto per dirti non te
l'ho detto prima perchè ti voglio davvero tanto tanto bene e non
vogl-"
"E' sulla mamma?" mi chiese subito eccitato, interrompendomi.
Io annuii: "Sì amore, è sulla mamma."
"Torna? Quando? Presto? Domani? O stasera? Quando papi? Quando?" il
sorriso che aveva sul volto e l'eccitazione che dimostrava fecero
ingigantire quel vuoto che ormai faceva parte di me da qualche tempo.
"Amore ascoltami.." dissi cercando di calmarlo dal parlare a raffica "L-la mamma..."
Presi un respiro profondo e continuai: "La mamma ci ha lasciato da soli Tommy, se n'è andata via."
Vidi i suoi occhi, che fino a pochi secondi prima sorridevano,
riempirsi di lacrime e le uniche cose che sentii dopo furono i suoi
singhiozzi, la sua corsa sulle scale e il rumore del mio cuore che andava in frantumi.
Angolo di Nicksteddybear:
Ciao bellissimo popolo di EFP! Come state?
Mi scuso se è da un po' che non posto, ma la scuola è ricominciata e mi sta già distruggendo D:
Eccomi qua con questo nuovo
capitolo - che a me non piace per niente - in cui Nick si decide a dire
la verità a Tommy.. Cosa succederà nei porssimi capitoli?
Lo scoprirete solo continuando a leggere! ahah
Spero lasciate tante recensioni - che mi riempiono sempre il cuore di gioia - e che siano tutte positive! :)
Grazie per il vostro supporto, significa davvero tanto per me <3
Detto questo vi auguro buona lettura.
un bacio e al prossimo capitolo x
nicksteddybear
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Capitolo 15 *** No! ***
NUOVO CAPITOLO
No!
(capitolo 14
)
Nick
"Tommy, bevi il latte."
"No!"
"Tommy, per favore."
"Non mi va."
"Dovrai pur fare colazione, vuoi stare male?"
"Non lo voglio il latte."
"E allora cosa vuoi?" gli chiesi sospirando esasperato.
"Niente."
"Thomas!" lo rimproverai.
"Voglio andare da zio Joe."
"Amore, zio Joe lavora oggi." gli ricordai cauto.
"Allora voglio andare da zio Kevin e zia Dani."
"Non vuoi stare un po' con papà?"
"No, voglio andare da zio Kevin e zia Dani!" piagnucolò.
Il suo secco 'no' fu più doloroso di uno schiaffo in pieno viso.
"Va bene, va bene. Adesso li chiamo e se sono in casa li andiamo a trovare, contento?"
Lui alzò le spalle noncurante e senza aggiungere nient'altro
lasciò la cucina per tornare a giocare con le sue macchinine.
Lasciai che la testa mi cadesse tra le mani e chiusi gli occhi, come se
questo servisse ad estraniarmi per qualche secondo dal mondo e da
quella miriade di problemi che mi stavano soffocando.
Purtroppo ottenni l'effetto contrario: non appena chiusi gli occhi, le immagini del giorno prima mi riaffiorarono alla mente.
"Tommy, aspetta!" urlai rincorrendolo su per le scale.
"Mi hai detto una bugia! Mi hai detto che sarebbe tornata!"
esclamò buttandosi sul suo letto, soffocando i singhiozzi nel
cuscino.
"Lo so Tommy, però per favore, lascia che ti spieghi..." cercai di spiegare mentre mi sedevo accanto a lui.
"No! Vattene via."
"Amore, l'ho fatto solo per proteggerti. Non volevo che tu soffrissi."
"Vattene via!" urlò mio figlio, con la voce rotta dal pianto, alzando finalmente la testa dal cuscino.
Mi arresi, dedicendo che forse era meglio lasciarlo un po' da solo; magari gli avrei parlato il giorno seguente.
Sì, sarebbe andato tutto bene.
Il giorno seguente era arrivato ed io avevo provato a parlare con Tommy, ma lui non ne voleva proprio sapere.
Non voleva parlare con me, non voleva parlare in generale. Era
disobbediente e ribelle, comportamento totalmente diverso da quello che
teneva quotidianamente.
Mentre bevevo il mio caffè - da solo - in cucina, mi chiesi se
c'era qualcosa che potessi fare per riacquistare la fiducia di mio
figlio.
--------------------------------
"Allora, come l'ha presa?" mi chiese Kevin sorseggiando il suo caffè caffè appena fatto.
"Secondo te Kevin, come l'ha presa?" chiesi di rimando irritato.
Kevin abbassò lo sguardo dispiaciuto da quella che era stata la mia risposta.
"M-mi dispiace Kev, non ce l'ho con te..." mi scusai.
"Secondo me ha solo bisogno di un po' di tempo." intervenne Joe.
Eh già, c'era anche Joe con noi; finalmente passavamo un po' di tempo tutti e tre
insieme, come ai vecchi tempi.
Da quando Kevin si era trasferito nel
New Jersey questi erano momenti rari, ma dato che lui e Danielle
avevano deciso di fermarsi per un po' di tempo a Los Angeles ne
approfittammo.
"Anche io lo pensavo ieri pomeriggio e infatti gli ho lasciato tutto il
tempo che voleva, ma poi stamattina, da quando si è
svegliato, non ha fatto altro che fare capricci."
"Devi dargli più tempo! Ha appena scoperto che sua madre
l'ha abbandonato e... Accindenti, Nicholas! Quel bambino ha solo tre
anni." cercò di spiegarmi Joe.
"Nick, Joe ha ragione. Adesso è arrabbiato e confuso, ma con un
po' di tempo capirà e tutto tornerà come prima." mio
fratello mi regalò un sorriso rassicurante "Sono sicuro che
già
passando un po' di tempo con Danielle la situazione migliorerà."
"Lo spero." dissi passandomi una mano sulla faccia.
Danielle - santa donna - vista la situazione molto tesa si era offerta di passare la
mattinata con Tommy, magari cercando di spiegargli la situazione.
"E con Ally, Nick, come va? Joe mi ha detto che è tornata in città." chiese Kevin cambiando argomento.
Eh fratellone, bella domanda: come va? Vorrei saperlo anche io questo.
Da quando ero tornato dall'ospedale era venuta a trovarmi un paio
di volte e a me sembrava di essere tornato al liceo: il mio cuore che
mancava un battito ad ogni suo sorriso, provavo un immenso senso di
leggerezza ogni volta che mi abbracciava e una strana sensazione allo
stomaco solo incontrando il suo sguardo.
Sopraffatto da questi pensieri rimasi in silenzio, limitandomi a girare
ulteriormente il mio caffè, malgrado non avessi messo zucchero.
"H-ho sbagliato domanda?" mi domandò mio fratello incerto.
Io gli sorrisi: "No, è che... E' difficile da spiegare."
"L'argomento Allison non è mai stato facile per te." disse Joe provocando l'ilarità generale.
"Già, eri cotto di lei al liceo." lo seguì a ruota Kevin.
"Ed è proprio questo il problema: i-io non so come mi devo
comportare con lei. E' tornata a Los
Angeles e con lei sono tornati tutti quei sentimenti da adolescente
innamorato che provavo."
sospirai passandomi una mano tra i ricci "Quando sono con lei non.. non
capisco più niente, mi sento un sedicenne alle prese con la sua
prima cotta e, credetemi, non è una bella sensazione."
I miei fratelli si guardarono sorridendo, poi Kevin disse: "Ci risiamo, Joe!"
"Ti sei innamorato di lei, Nick, un'altra volta?" mi chiese Joseph.
Sospirai: "Io credo di.. di non avere mai smesso di amarla."
"E cosa hai intenzione di fare con lei, adesso?"
"Niente, Kev, non farò niente. La mia vita è già
piena di casini così com'è, non voglio aggiungerne altri.
E' la mia migliore amica e in questo momento ho bisogno di lei come tale."
Angolo di Nicksteddybear:
Ciaaaaaaao belli! :) Come state?
Vi chiedo scusa se non ho più postato per taanto tempo, ma la scuola mi tiene molto occupata çç
Be', che dire, eccomi qua con
questo nuovo capitolo ( vi chiedo perdono, è orribile D:) che
è un capitolo un po' di passaggio nel quale qualcuno, *coff*
Nicholas *coff*, fa una rivelazione importante.. (ohohohohoho)
Nei prossimi capitoli succederanno delle cose tanto carine che......... NON VI DIRO' MAI!
MUAHAHAHAAHAHAHAH (?)
Bene, detto questo vi
ringrazio per le vostre recensioni, sia ai capitoli precedenti che alle
mie one shot (For us it's never too late è arrivata a ben
10 recensioni! bvribguregburgv Grazie mille! :D); sapete quanto
è importante per me il vostro supporto quindi GRAZIE GRAZIE
GRAZIE :) <3
Ah sì, dimenticavo!
Sonia te l'ho promesso quindi questo capitolo è tutto per te :) ahah <3
Spero vi piaccia,
Love you all
nicksteddybear
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Capitolo 16 *** Andrà tutto bene ***
tqch capitolo
Andrà tutto bene
(capitolo 15)
Nick
Arrivammo davanti a casa di Kevin e, dopo aver parcheggiato, scesi
insieme a lui per prendere Tommy e portarlo a casa. Quando arrivammo
alla porta Danielle ci venne incontro, facendoci segno di fare silenzio.
"Dov'è Tommy?" chiesi io a mia cognata.
"Si è addormentato da
poco." disse sussurrando "Senti Nick, perchè non lo lasci
qui per questa notte?" mi chiese poi.
"N-non lo so, non voglio che sia un problema."
"Nick, non è un problema. Non lo vediamo mai e ci fa piacere
passare un po' di tempo con il nostro nipotino." disse mio fratello.
"Inoltre ha bisogno di riposare, non mi sembra il caso di svegliarlo." concluse Dani.
Io esitai un istante, poi annuii: "Okay, allora lo vengo a prendere domani."
Danielle sorrise, poi mi accarezzò la spalla: "Andrà tutto bene, Nick. Non ti preoccupare."
Io annuii: "Lo spero. Grazie ragazzi, davvero." e così dicendo
mi avviai verso la porta "Buona notte." salutai, prima di uscire.
Kevin mi seguì fino alla porta.
"Sai che ci siamo sempre per te, vero?" mi domandò Kevin prima che varcassi la soglia.
Io sorrisi: "Credo non
sarò mai in grado di ringraziarvi
abbastanza per tutto quello che state facendo per me. I-io..." la mia
voce s'incrinò e senza che potessi accorgermene mi ritrovai tra
le
braccia di mio fratello maggiore.
"Va tutto bene, Nick. Si sistemerà tutto, vedrai."
"E' successo tutto quello che temevo di più, Kev. M-mio figlio mi odia, capisci? Mi odia!"
"Tommy non ti odia, non potrebbe mai farlo."
* * *
Allison
Il
sole luminoso di Los Angeles penetrò attraverso le tende che la
sera prima avevo dimenticato di chiudere, svegliandomi dal mio amato
sonno ristoratore. Maledicendomi mentalmente mi alzai di malavoglia
intenzionata a prepararmi un caffè, sperando che almeno lui
potesse aiutarmi a svegliarmi. Mentre preparavo il caffè i
pensieri riaffiorarono alla telefonata di Nick della sera prima.
Aveva detto tutto a Tommy, lui non aveva reagito nel migliore dei modi e Nick era distrutto.
Se c'era una cosa che odiavo più di tutte, quella era vedere
Nick stare così male; ne aveva passate tante in quell'ultimo
periodo e io non riuscivo a trovare un modo per aiutarlo, così
mi limitavo a stargli accanto, rassicurandolo e dicendogli che sarebbe
andato tutto bene.
Perchè una persona meravigliosa come lui, che darebbe la vita per le persone che ama, doveva soffrire così tanto?
Il caffè non ebbe l'effetto desiderato così optai per un po' di jogging; sì, un po' di jogging non avrebbe potuto farmi altro che bene.
Infilai un paio di pantaloncini, una t-shirt, presi l'ipod e il cellulare e uscii di casa.
Cosa c'è di meglio di una bella corsa mattutina per liberare la mente?
Danielle
"Buon giorno, amore." esclamò Kevin entrando in cucina e lasciandomi un bacio sulle labbra.
"Shh! Tommy dorme ancora." lo ammonii io.
"Scusa, avevo dimenticato che avessimo la piccola pulce." si difese ridacchiando.
Mentre bevevamo il nostro caffè sentimmo dei passettini, poi una testolina riccioluta sbucò dalla porta.
"Buon giorno amore della zia." lo salutai con un sorriso stampato sul
viso, mentre mi avvicinavo per lasciargli un bacio sulla guancia "Hai dormito
bene?"
Lui annuì, ancora un po' frastornato dal sonno.
Kevin lo prese in braccio e lo fece sedere sulle sue gambe: "Lo dai un bacio allo zio?"
Kevin porse la sua guancia al bambino e questo vi posò un piccolo bacio.
"Dov'è papà?" chiese poi.
"Tesoro, papà è a casa. Fra un po' viene a prenderti, mhm?"
"No, io voglio il mio papà!" urlò scoppiando in lacrime.
Nick
Il telefono squillò, disturbando quel poco sonno che ero riuscito a fare quella notte.
"Pronto?" risposi con voce ancora impastata, senza osservare chi mi stesse cercando.
"Nick, sono Danielle."
"Danielle!" esclamai alzandomi in piedi di scatto "Cos'è successo?"
"Vieni, subito."
Allison
Correvo ormai da quasi un'ora;
i muscoli bruciavano, il fiato mancava e il battito frenetico del mio
cuore rimbombava nella mia testa.
Mi appoggiai ad un albero del
parco in cui stavo correndo, chiudendo gli occhi e inspirando ed
espirando profondamente, lasciando che l'aria entrasse ed uscisse dai
miei polmoni.
Il respiro era ormai tornato
regolare quando sentii un urlo strozzato; subito aprii gli occhi e
davanti a me vidi un giovane uomo, anche lui in tenuta da jogging,
piegato a terra dolorante mentre si teneva il polpaccio.
Mi avvicinai allo sconosciuto: "Tutto bene?" gli chiesi.
"Credo... sarà uno stiramento o qualcosa di simile." mi rispose con un perfetto accento inglese.
L'uomo tornò in posizione eretta, ma perse presto l'equilibrio e io lo presi prontamente prima che potessi cadere.
"Grazie." mi disse con un sorriso misto ad un'espressione di dolore.
"Vieni, andiamoci a sedere su quella panchina."
Ci sedemmo sulla panchina
più vicina e cominciammo a parlare del più e del meno;
scoprii che aveva 28 anni, che veniva da Nottingham, ma che si era
trasferito da poco negli Stati Uniti per questioni di lavoro.
Parlai con lui per più di due ore, perdendo totalmente la cognizione del tempo.
"Credo di dover andare adesso. Sicuro di riuscire a tornare a casa da solo?"
"Sì grazie, sto molto meglio adesso." rispose lui con un sorriso.
"Okay, allora ci vediamo in
giro ehm..." balbettai rendendomi conto, nonostante avessimo parlato
per un sacco di tempo, di non sapere ancora il suo nome.
"Wren." concluse lui per me.
"Ci vediamo in giro, Wren." ripetei facendogli un sorriso e voltandomi per andare via.
"E non mi dici il tuo nome?" mi domandò richiamando la mia attenzione.
Io mi voltai con ancora il sorriso sulle labbra: "Allison." dissi semplicemente prima di andare via.
Dopo alcuni passi, prima di
svoltare definitivamente l'angolo, gettai un ultimo sguardo a Wren e il
mio sorriso si ingrandì ancora di più notando che stava
ancora sorridendo.
Nick
Ero corso il prima possibile a casa di mio fratello.
Avevo il cuore in gola: la
telefonata di Danielle mi aveva preoccupato e non poco, anche
perchè ero quasi certo di aver sentito Tommy piangere.
Mentre andavo verso casa di
Kevin stavo cercando in tutti i modi di mantenere la calma, di pensare
positivo. Era con Kevin e Danielle, che cosa mai sarebbe potuto
succedere?
Nonostante questa mia grande forza di volontà nel cercare di stare calmo, non riuscivo a tranquillizzarmi.
Il viaggio verso casa di mio fratello non era mai stato così lungo.
Quando Danielle mi aprii la porta e vidi Tommy -il mio piccolo Tommy-
in lacrime sulle gambe di Kevin che invano cercava di consolarlo, mi si gelò il sangue e il mio cuore per qualche istante
smise di battere.
In quel momento tutti i
pensieri negativi che avevo cercato di allontanare dal momento in cui
Danielle mi aveva chiamato riaffiorarono tutti insieme nella mia testa,
creando una confusione tale da impedirmi di pensare lucidamente.
Poi lo sentii singhiozzare un
"Voglio il mio papà" e io non potei fare a meno di sorridere,
tranquillizzandomi; Danielle se ne accorse e, dopo avermi regalato un
sorriso incoraggiante, mi spinse leggermente verso la sala.
Mi chinai ai piedi del divano dove stava seduto insieme a mio fratello e
Tommy, non appena alzò lo sguardo e mi vide, urlò
saltandomi in braccio: "Papà!"
"Amore mio." esclamai con voce rotta dall'emozione e lasciandogli un bacio tra i folti ricci castani.
Tommy continuava a singhiozzare e io cercavo di calmarlo accarezzandogli la schiena.
"Non ti preoccupare, piccolo mio. C'è papà qui." gli sussurrai all'orecchio.
"Ti voglio bene, papi." mugugnò con voce impastata mentre aveva ancora il viso schiacciato contro il mio petto.
"Anche io, Tommy. Tanto tanto." sussurrai stringendolo ancora di più a me.
"Ascolta Tommy, vai a recuperare tutti i tuoi giocattoli che ti porto al parco giochi, va bene amore?" gli chiesi poi.
Lui annuì e in un secondo corse di sopra.
Io invece mi girai verso Kevin e Danielle sorridendo: "Qualsiasi cosa gli abbiate detto... grazie."
Kevin si avvicinò a me dandomi una pacca sulla spalla: "Bro, noi non abbiamo fatto niente. Hai fatto tutto tu."
"Io? Ultimamente sono buono solo a combinare casini." affermai schioccando la lingua.
"Be', evidentemente non con Tommy." continuò Kevin "Sei la prima persona di cui ha chiesto questa mattina."
A quelle parole sorrisi, ma nè quel sorriso nè altre
centomila parole avrebbero mai potuto spiegare la gioia che il mio
cuore stava provando in quel momento.
Angolo di Nicksteddybear:
Ciaaaaaaao belli! :) Come state?
Eccomi
qua con un nuovo capitolo! Sisi lo so, è praticamente dalla
comparsa dell'homo erectus sulla Terra che non posto ahah mi
perdonerete mai per questo?
Adesso ho un po' di tempo libero quindi, come dire.. it's up to you!
Cosa intendo? Be', se mi lascerete tante recensioni io potrei postare anche molto molto presto.. chissà! ;)
Bene,
in questo capitolo finalmente Tommy e Nick si riappacificano e entra in
scena un bel fustacchione inglese che sembra far sorridere tanto la
nostra Allison. Che mi dite? Succederà qualcosa?
Maaaaaaaaaaaaaaa, chi lo sa! lol
Ditemi che ne pensate ;)
Bene, detto questo vi
ringrazio per le vostre recensioni, sia ai capitoli precedenti che alle
mie one shot; sapete quanto
è importante per me il vostro supporto quindi GRAZIE GRAZIE
GRAZIE :) <3
BUONA PASQUA A TUTTI! :)
Spero vi piaccia,
Love you all
nicksteddybear
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Capitolo 17 *** Voglio una possibilità ***
capitolo 17
Voglio una possibilità
(capitolo 16)
Finalmente
dopo una lunga ricerca ero riuscita ad ottenere un colloquio di lavoro;
ero tornata a Los Angeles per trovare lavoro in qualsiasi campo del
giornalismo, ma nonostante mi fossi laureata con il massimo dei voti
alla Columbia, nessuno sembrava disposto a darmi un'occasione.
"Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia un po' più di esperienza." mi avevano detto.
Come si aspettavano che io facessi esperienza se nessuno di loro era disposto a darmi una chance?
Quella mattina mi svegliai con uno strano nodo allo stomaco: quel
colloquio era l'unica possibilità che mi era stata concessa e
dovevo dare il meglio, non mi era concesso nessun tipo di errore.
Appena sveglia mi feci una doccia rilassante - che però
non ebbe l'effetto desiderato - e feci colazione mentre velocemente
rileggevo il mio curriculum. Il suono del mio cellulare
allontanò per qualche istante i miei pensieri da quello che
sarebbe successo quella mattina.
"Ehi Al! Conoscendoti sarai preoccupatissima e stanotte sarai a malapena riuscita a dormire,
anche se sai di non aver bisogno per niente di esserlo.
Sono sicuro che andrà alla grande. Fammi sapere, okay?
Un bacio, Nick."
Sorrisi nel leggere quelle parole; il mio migliore amico era sempre
stato bravo ad incoraggiarmi. Forse perchè per me quello che
diceva lui valeva più di ogni altra cosa. Controllai l'ora e,
notando che era tardi, mi affrettai a finire il caffè e corsi
fuori di casa subito dopo aver preso la borsa.
* * *
"Signorina Scott?" mi chiamò la segretaria.
"Eccomi."
"Prego, si accomodi. Il signor Morris la sta aspettando."
Mi avvicinai piano alla porta grigia e lentamente posai la mano sulla
maniglia in acciaio freddo; altrettanto lentamente la abbassai e
inspirai profondamente prima di spingere la porta entrando nell'ufficio.
Non appena varcai la soglia notai un uomo con lo sguardo rivolto verso
il grande schermo del computer che era posto sul lato destro della sua
scrivania. Quando l'uomo volse lo sguardo nella mia direzione entrambi,
sorpresi e allo stesso tempo felici, sorridemmo.
"Wren?" chiesi sorpresa, mentre il nodo che fino a quel momento avevo avuto nello stomaco scompariva.
"Allison! Non mi avevi detto di voler fare la giornalista."
"Be', tu non mi avevi detto di essere il direttore del Beverly Hills Courier." esclamai io ridendo con lui.
Mi fece accomodare in una delle sedie che erano poste davanti alla sua scrivania.
"Allora, parlami un po' della tua esperienza come giornalista." mi
chiese Wren con un sorriso sulle labbra, mentre sfogliava il mio
curriculum.
"Sarò sincera, come esperienza ne ho poca. Mi sono laureata da poco alla Columbia e-"
"E con il massimo dei voti, complimenti!" esclamò lui interrompendomi.
Le mie guance si colorarono di rosso: "Ehm... Grazie."
"Continua, scusami." mi incitò poi, vedendomi in difficoltà.
"Sì, stavo dicendo... Mi sono laureata da poco e durante gli
anni al college non mi sono occupata mai di niente di più
importante di un giornalino di quartiere."
"E che cosa stai cercando?"
"Al momento sto cercando solo una possibilità, una
possibilità per dimostrare di cosa sono capace. E, a proposito,
grazie per la possibilità che mi stai dando con questo
colloquio."
"Ti dirò la verità, Allison. A mio parere hai grandi potenzialità e io voglio darti una possibilità. Non mi importa se non hai esperienza; sei una ragazza in gamba e ho molta fiducia in te."
"Dici sul serio?" chiesi io sorpresa.
Lui annuì: "Assolutamente. Da quello che ho capito parlando con
te sei una ragazza molto determinata ed è quello che sto
cercando e che questo giornale sta cercando."
"Wow, ehm... Non so che cosa dire."
Lui mi sorrise: "Cominci domani, okay?"
Io annuii: "Grazie Wren, davvero."
"Signorina Scott, da oggi per lei sarò il signor Morris." affermò lui facendosi improvvisamente serio.
Io lo guardai confusa e intimorita dal quel suo tono improvvisamente
serio. Wren evidentemente se ne accorse, perchè subito
scoppiò in una risata divertita e mi disse: "Stavo scherzando,
Allison!"
"Non sei divertente." affermai fingendomi offesa. "Va bene, allora io vado. Grazie ancora, Wren; significa tantissimo per me."
"So che non me ne pentirò." affermò sorridendo.
Io gli sorrisi nuovamente - forse per la trecentesima volta quella
mattina - prima di dirigermi verso la porta. Quando ero ormai sul punto di uscire dal suo ufficio Wren mi richiamò: "Ah,
Allison!"
"Si?" risposi girandomi.
"Magari andiamo a prenderci un caffè insieme un giorno di questi."
"Certo." affermai sorridente, accompagnando la mia affermazione annuendo.
Mi ero accorta che quando stavo con Wren sorridevo davvero tanto, senza
che io potessi fare niente per impedirlo. A dirla tutta, se proprio
devo essere sincera, non mi dispiaceva affatto.
Uscii dall'ufficio di Wren e controllando il telefono notai un nuovo messaggio da parte di Nick.
"Allora, com'è andata?"
"Pranziamo insieme così ti racconto?"
La sua risposta arrivò immediatamente.
"Perfetto! Vieni in ufficio da me, conosco un posto carino dove possiamo andare."
* * *
"Ehi!" esclamò il mio migliore amico prima di stringermi tra le sue braccia "Come stai?"
"Sto benissimo. Mai stata meglio in realtà." esclamai con un sorriso enorme sul viso.
"Mhm, qualcosa mi dice che ti hanno dato il lavoro." suppose Nick ridendo, mentre ci avvicinavamo alla sua macchina.
"Cercavo una possibilità e me l'hanno data. Potrei essere più felice?"
Nicholas sorrise: "Sono davvero contento per te, te lo meriti."
Io gli sorrisi, poi entrambi salimmo in macchina; il posto di cui Nick
mi aveva parlato distava poco più di cinque minuti dal suo
ufficio, perciò in poco tempo eravamo già seduti ad un
tavolo con del buonissimo cibo italiano davanti a noi.
"Quando cominci?" mi chiese lui.
"Domani!" esclamai io eccitata.
"Domani?! Wow è... presto. Come ti senti? Voglio dire, sei contenta, agitata o...?"
"Agitata, direi; ho paura di non essere all'altezza. Ma allo stesso tempo sono felicissima e non vedo l'ora di cominciare."
Nick sorrise intenerito, poi mi rassicurò: "Andrai alla grande."
I miei occhi si immersero poi nei suoi color nocciola e ringraziai il
suono del mio cellulare per avermi distratta, altrimenti non sarei mai
stata in grado di interrompere quel contatto. Non appena lessi il
messaggio l'ennesimo sorriso si formò sul mio volto nel leggere
il mittente.
"Sei libera domani sera?
-Wren"
"Mhm, che sorrisone!" scherzò Nick alludendo alla mia espressione.
"Che?" chiesi distratta mentre mi affrettavo a rispondere.
Il mio amico rise: "Allora è più grave del previsto."
Io mi unii alla sua risata, abbassando la testa e arrossendo imbarazzata.
"Chi è che ti fa sorridere così tanto solo un messaggio?" chiese il mio amico curioso.
"N-no nessuno. E' una mia amica di New York che mi ha scritto e dato
che non la sento da un po'.. sì insomma, mi ha fatto piacere."
mentii dicendo la prima cosa che mi passava per la testa.
In realtà non sapevo perchè stessi mentendo a Nick; in
fondo avrei tranquillamente potuto parlargli di Wren, ma qualcosa
dentro di me mi diceva di non farlo e, sebbene io non sapevo ancora che
cosa fosse questo, decisi di seguire il suo consiglio.
"Come sta Tommy?" gli chiesi cambiando subito discorso, evitando di tornare sull'argomento.
"Sta bene." rispose soltanto, accompagnando quelle parole con un sorriso.
"E tu invece? Ti vedo molto tranquillo in questo periodo."
Nick sospirò: "Lo sono. Niente più bugie o segreti da nascondere, ne' con Tommy ne' con nessun altro."
Angolo nicksteddybear:
Salvee!
Vipregovipregoviprego non
picchiatemi, so che è dall'era dei dinosauri che non posto un
capitolo ma sono stata davvero superimpegnata con la scuola in questo
ultimo periodo e non ho avuto tempo di fare niente :(
Però adesso sono tornata
e spero che con il periodo estivo riesca a postare con un po'
più di regolarità! Inoltre sto lavorando ad una nuova fan
fiction che spero di riuscire a postare a partire da settembre..
curiosi? :)
Comunque, comunicazioni di
servizio a parte, eccomi con questo nuovo capitolo che fa un po' schifo
ma spero non troppo ;) Mhmm questo Wren fa sorridere proprio tanto
Allison, che dite? Nascerà qualcosa fra i due? E Nick? Come la
prenderà?
Continuate a leggere e lo scoprirete!
Grazie ancora per tutte le
recensioni che mi lasciate sia a questa long che alle one shot, siete
davvero tutti meravigliosi <3
Buona lettura,
nicksteddybear
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