The Sudden Love.

di Hui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) L'inaspettato cambiamento. ***
Capitolo 2: *** 2) La storia di una shawols. ***
Capitolo 3: *** 3) Una scelta difficile. ***
Capitolo 4: *** 4) Un bacio inaspettato. ***
Capitolo 5: *** 5) Un altro pezzo del puzzle. ***
Capitolo 6: *** 6) La vittoria di tre e la partenza di due. ***
Capitolo 7: *** 7) Sono ancora io (?). ***
Capitolo 8: *** 8) Il ragazzo misterioso. ***
Capitolo 9: *** 9) Una cena con tanto di flash. ***
Capitolo 10: *** 10) Un concerto. Un addio. Una partenza. ***
Capitolo 11: *** 11) Un nuovo arrivato. ***
Capitolo 12: *** 12) Una nuova amichetta. ***
Capitolo 13: *** 13) Il regalo perfetto. ***
Capitolo 14: *** 14) La paura incombe. ***
Capitolo 15: *** 15) Key the Return! ***
Capitolo 16: *** 16) Una dura lotta per l'amore. ***
Capitolo 17: *** 17) Le indagini proseguono. ***
Capitolo 18: *** 18) La fine dei problemi. ***
Capitolo 19: *** 19) Per sempre felici e contenti. ***



Capitolo 1
*** 1) L'inaspettato cambiamento. ***





Di-bi-di-bi-dis'
'Bling Bling' is "Jonghyun"
Di-bi-di-bi-dis'
Uri 'Bakryeoktaem' eun "Taemin"
Di-bi-di-bi-dis'
'Dubu onrida' neun "Onew"
Di-bi-di-bi-dis'
SHINee 'maneungyeolsoe' "Key"
Di-bi-di-bi-dis'
'Bulkkoc kariseuma' "Minho"
Di-bi-di-bi-dis'
My name is Minho
Di-bi-di-bi-dis'
Urin biceul naeneun SHINee

 
 
 SHINee, poco prima di morire non avrei mai pensato che anche dopo la mia morte avrei ripetuto questo nome più e più volte. Loro mi mancano tanto, però per rivederli dovevo aspettare come minimo cinque anni, perché il “Cristo” asiatico, aveva troppo da fare al paradiso e doveva occuparsi di altri morti, però io volevo rivederli, volevo rivedere Jong, quindi non mi accontentai di un semplice subordinato asiatico, sarei andato dal vero e proprio Dio!
  
                                                                                                            [Key]
 


Davanti a me vagavano ancora sei anime. Aspettavo in fila, sperando che finalmente avrei potuto ragionare con quel “capo asiatico”. Giusto, voi siete solo da ora entrati in paradiso e quindi non potete capirci molto. Vi spiego meglio: il grande “Gesù” per farsi gli affaracci propri con la moglie (sporcaccione) e il figlioletto, aveva mandato dei suoi umili servitori nei vari continenti.
Quindi, tutti i morti asiatici erano lì in fila per le solite domande “Ma dove sono?” “C’è mia figlia?” “Vorrei una bella casa con vista mare, è possibile?” e l’omaccione asiatico con le ali più esagerate, era seduto in una comodissima poltrona, con Tv e altre varie cosucce che solo un “V.I.P.” poteva avere. Oh, ora è il mio turno, sì perché io sono diventato un’ “anima vagante”, in cerca di qualcuno che potesse ascoltarmi. Mi posizionai davanti alla visuale dell’omaccione “Ehy ecco chi arriva, come vanno le cose a Paradise Ranch?” risi con una nota di sarcasmo “Quello è un drama, qui siamo caso mai in “Sparadise!” l’uva, che stava avaramente consumando, gli cadde dalle mani “Senti un po’ ragazzino, ora non sei più un fottuto idols, ora sei un’anima che rispetta e ama il proprio padrone” fece una risatina malefica “Cioè me!” rise ancora da far venire i coniati di vomito ogni volta che apriva bocca, con quel suo alito miscelato a uva, cioccolata e maffin.
Mi avvicinai a lui e lo presi per la veste “Senti tu, fottuto angelo del cavolo, ho dovuto aspettare ben cinque anni per finalmente poter andare a far una visitina al vero Gran Capo!” presi dalla tasca della veste un foglio e glielo porsi “Devi firmare qui, così finalmente andrò a far visita a qualcuno di molto più educato di te e sicuramente più pulito”. Sfacciatamente si prese il foglio e lo guardò affondo “Ma dai, sei sicuro di non voler restare ancora qui con il tuo caro amichetto angelico?”.
Io ero l’unico “amico” che si era trovato lì. Con “amico” intendevo uno che potesse contrapporsi a lui e fargli qualche battutaccia. “Mi dispiace, ma è da troppo tempo che sono via dalla mia famiglia” feci un sorriso appena pensai a Jonghyun e al mio caro figlioletto Henry. Lui si alzò e dopo aver dato una firma a caso sul foglio, mi vene incontro “E così già cinque anni sono passati, sai, anche se non vorrei commuovermi, credo che mi mancherai quassù. Fai buon viaggio tra i terrestri e ricordati che ti sorveglierò sempre da quassù”. Era una delle rare volte che lo avevo visto commosso per qualcosa. “Certo, ma dopo Paradise Ranch!”. Finita l’ultima risatina, mi avviai.
Arrivai alle scale che dividevano me a lui, il Grande Capo. Incrociai le dita, lui era l’ultima possibilità che mi era rimasta per incontrare la band.
Dopo svariate ore volete sapere dove mi ritrovavo? Ancora lì, a camminare lungo l’immensa scalinata. Ma un ascensore no? Ora capisco perché non scendeva mai. Ancora un’altra ora e arrivai.
Sopra ad una nuvola fluttuava una casetta in legno, tipica canadese.
Bussai impavido e senza fiato alla porta. Mi aprì una donna. “Giorno ho un app-” lei si girò e urlò “Aho senti qua, ci’ai una appuntamento con un tizio di nome…” si rigirò verso di me aspettando una risposta “Ah sì. Piacere il mio nome è Kim Kibum”. Lei continuò “Aho qui ce sta sto tizio che dice de chiamarse Kimub, no scusa Kibum”. Un uomo su una vecchia poltrona trasalì.
La donna mi fece entrare. Lui era lì. Aveva gli occhi spalancati e continuava a fissarmi.
“B-buon giorno. Sono Kim Kibum e vengo dal Sud Korea”. Silenzio. Quel vecchietto coperto da una barba assurda non si mosse, anzi spalancò la bocca sussurrando “Non ce posso credere”.
Mi venne subito incontro facendo cadere pannolini con dentro della sostanza marrone per terra.
Iniziò a toccarmi da tutte le parti “Key?” e questo qui come faceva a sapere il mio soprannome?
“S-sì, ma ormai più nessuno mi chiama così”. Abbassai lo sguardo. Lui mi porse la mano “Piacere io sono Cristian, però per gli amici Cristo. Non ci crederai ma io sono uno Shawols!”.
Alzai quel mio visetto così stupefatto e lo guardai ad un tratto sorridere. Non che avesse un sorriso meraviglioso, anzi i suoi denti erano quasi tutti neri. “Wow, sono felice, però ora dovremmo parlare sul perché sono qui”. Ci sedemmo per parlare quando in Tv due personaggi continuavano ad orgasmare. “S-senti ma cosa stai vedendo?” lui mi guardo di sottecchi e si mise a ridere “Un porno davvero divertentissimo, adesso ti spiego, i due si mettono in una strana posi-” la donna di prima rivenne verso di noi “Ma Gesù Cristo! T’avevo detto di non vedere ste porcherie”.
Dopo aver chiuso la Tv se ne andò in una stanza, sbattendo la porta. “Scusa è che Maria non ama ste cose”. Lei era Maria? Certo che nessuno avrebbe immaginato Cristo pornografico e Maria con l’accento da contadina. Finalmente mi porse quella domanda “Allora per cosa sei venuto?”.
Iniziai il mio monologo “Sono morto cinque anni fa. Ho lasciato il mio amore con famiglia e il resto a Seoul con il cuore spezzato. Volevo ritornare subito da loro, ma mi hanno detto che per questo dovevo rivolgermi a te e che dovevo almeno aspettare cinque anni per un posto libero. Quindi eccomi qua”. Gli diedi il foglio firmata dall’asiatico. Mentre lo leggeva iniziò a canticchiare “Geobu eobtneun su hal neoeui maryeokeun Lucifer”. Ve lo immaginate voi Cristo cantare Lucifer?
“Allora è vero che sei un fans degli SHINee”facevo ancora fatica a pronunciare quella parola.
Lui si mise a fare di nuovo quella risatina isterica “Ovvio! Io non mento mai!” si avvicinò al mio orecchio “Tranne per i porno”. Ok. Quella situazione era tutto forche normale.
Dopo aver letto riga per riga almeno una decina di volte, alzò lo sguardo e prendendo un altro foglio mi disse “Bene. Accetto lo scambio”. Mi porse il foglio in bianco “Devi compilarlo e così avrai lo scambio”. “L-lo scambio?” la mia voce tremò. “Sì. Praticamente la tua anima si posiziona in un corpo di un’altra persona a caso sulla Terra”. Bè pur di rivedere il mio Jong mi andava bene anche un occidentale. Tranne gli africani. La pelle nera no! Compilai il foglio, tranne ad una domanda.
“Cosa devo scrivere qui”. Puntai la penna mangiucchiata sulla domanda. “Hai preferenze?” lui mi guardò allibito “Per conto mio dovresti scrivere solo nel tuo Paese”. Così fù. Scrissi “Del Sud Korea”. Prima di uscire da quella divertente casa mi fermò “Ah, salutami Taemin. Quello scricciolo lo amo troppo. Comunque, ecco qui le regole dello scambio”. Dopodiché mi caccio fuori.
Stetti per scendere dalle scale quando notai un’insegna “Per ascensore dirigersi a sinistra”.
E dirlo tipo un’ora fa? Presi l’ascensore alquanto profumato di scoregia, e mi avviai all’uscita del paradiso. Un angelo mi fermò “Dove deve andare?” presi il foglio compilato “Devo fare lo scambio”. Lo guardò bene e urlò al collega “George, questo deve fare lo scambio. Sud Korea”.
Il collega gli rispose “Ma dove diavolo è?” era sempre così. Per le Filippine, il Bangladesh e per il buco dell’ozono sì, ma il nostro caro e amato paese sud coreano non era molto ricordato da loro.
Poi lo scorbutico e panciuto collega gli disse all’angelo di fianco a me “Selezionato il personaggio, ora puoi andare!”. Chissà chi aveva scelto. A loro non stavo molto simpatico. Ero asiatico.
I tipici “musi gialli” erano parecchio presi in giro anche in paradiso. Cosa da matti.
“Ok ragazzo, posizionati sopra quella “X” e tieniti forte. Buon viaggio”.
Quella X era talmente rossa che mi sembrava intinta con il sangue. In mano avevo la foto della band. Le ultime parole che rivolsi all’angelo in quel paradiso infernale furono “Sono pronto!”.
Sentii intorno a me un vento e poi il nulla. Come prima di morire. Appena avevo sbarcato in paradiso la prima cosa che feci fu vomitare. Sentivo il mio corpo come “volare” in quel vuoto.
All’improvviso le scene della mia vita mi vennero davanti come le riprese di un film. Jonghyun. Taemin. Minho. Onew. Henry. C’erano tutti loro. La mia famiglia. Con quel pensiero caddi.
“Ahia!”. La mia mente era incasinata. Aprii lentamente gli occhi. Sotto di me sentivo il suolo.
Il rigido pavimento che tanto mi era mancato. In paradiso non avevano pensato che invece delle vecchie e antiche nuvole potessero metterci del solido pavimento, ma invece le Tv al plasma sì.
La vista si fece sfocata. Pian piano si fece nitida. Feci il piano della situazione. Ero stato scaraventato in una stanza con una marea di vestiti. Una stanza da letto, molto in disordine.
In fondo c’era uno specchio. Mi catapultai verso quell’oggetto, pestando con dei calzini rosa, i vestiti dispersi per terra. Esitai, ma dopo mi posizionai davanti allo specchio.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!” non poteva essere. Io ero..ero…una ragazza??? Impossibile!
Eppure quel visetto così minuto, i capelli perfettamente lisci e lunghi che mi cadevano sulle spalle e infine quel corpo così formoso che un maschio ovviamente non possedeva. La cosa che subito mi colpì fu il petto. Il mio petto rigorosamente tenuto in allenamento e liscio come la pietra era stato trasformato in un petto stretto, con delle forme ovali che mi andavano a pesare. Sentii dei passi pesanti. Si spalancò una porta. Ne uscii una signora sulla quarantina che si avventò contro di me.
“Ch-che hai? Ti senti male? Che era quell’urlo?”. L’urlo. La mia voce si era fatta…femminile.
Altro che Diva, questo era troppo. Provai a spiaccicare parola per udire la mia voce. Sì. Era piuttosto femminile. “Min, va tutto apposto?” Min? Credo sia il mio nuovo nome.
“S-sì signora, grazie” lei spalancò gli occhi “D-da quando mi dai della signora? E da quando mi rivolgi parola?” scommetto che questa Min era una ragazza alquanto birichina.
Provai a indovinare che quella fosse mia madre. “Scusi madre”. Mi guardò storto. Uscì fuori dalla stanza urlando “Tesoro, Min Hee ha iniziato a delirare!” quindi questo era il mio nome: Min Hee.
Dalla giovinezza credo che andavo ancora a scuola. Rincorsi la mamma. “Senti, ora devo andare a scuola?” un uomo si alzò dalla sedia. Era magrolino e anche lui aveva circa gli anni di mamma.
Credo che sia mio padre quello. Mi venne davanti “Min, ti senti bene? Ovvio che devi andare a scuola! E ricordati lo zainetto che ti ha preparato mamma, con dentro anche scienze!”.
Mi toccò la testa e con affare gentile mi scompigliò i capelli. “O-ok”. Non ero ancora sicuro di chi fossi realmente, ma una domanda mi punzecchiava la testa: Dov’era finita le vera me?
Mi scosse un rumore di clacson. “Min è arrivato l’autobus! Corri!” nel vero me ero sempre stato bravo a correre, non quanto Minho, ma me la cavavo. La finestra era aperta, così con un balzo ci saltai dentro e uscii cadendo in perfetta sincronia con le ginocchia. Poi allungando quelle gambe che iniziavano a implorare pietà, corsi più forte che potei e con un saltino entrai in quel giallo e squallido autobus puzzolente. Tutti gli occhi erano puntati su di me. Mi sentivo in effetti un po’ fissato ma non ci feci molto caso e mi sedetti sul primo posto vuoto che trovai.
Mentre l’autobus partiva iniziai a riconoscere la città. Era nella stessa via in cui abitavamo io e Jong. La mia memoria fece un passo indietro. Era come se nulla fosse cambiato. Il veicolo si fermò.
Un ragazzo dietro di me mi scrollò le spalle “E’ meglio che ti togli da lì” mi girai e tutto sorridente risposi “Why?” lui mi guardò perplesso “Vuol dire perché in inglese svegliaa~” lui fece intonato “Ahh. Perché dove le tue chiappe stanno comodamente sedute, si siede il bullo della scuola e, a meno che tu non voglia ritrovarti con la gonna strappata e i capelli pieni di budino, è meglio che il tuo corpicino si sposti da lì”. Giusto ero una femminuccia adesso. Non mi importava di chi fosse quel posto. Come finì? Arrivai dentro scuola con un occhio nero! Per fortuna che ero una ragazza sennò chi sa che lividi avrei avuto nel corpo. La scuola era davvero molto grande. Credo fosse una scuola pubblica, ma era tenuta molto bene. Ad un tratto il brusio che invadeva l’atrio si fermò per dar spazio agli urletti. Le porte si spalancarono e sentii sussurrare “E’ luiiiii! E’ quello famosooo!”
Bene, oltre ai bulletti, ora c’era anche un famoso che sicuramente avrebbe avuto molta fama lì dentro. Il ragazzo di prima mi venne accanto. “Ti presento l’idols più famoso che questa scuola abbia accolto, e anche l’unico”. Io ero in mezzo alla sala, quando improvvisamente le persone si divisero e rimasi io in mezzo come un cretino. Intanto davanti a me si faceva largo il ragazzo.
La luce lo tempestava con i suoi magnifici capelli tenuti come un re. Strizzai gli occhi per vedere chi fosse, ma la luce e l’aura intorno a lui erano troppo forti. Le porte si chiusero e lo vidi.
Un ragazzino abbastanza magrolino. Quegli occhi così a palla che tanto assomigliavano a Minho.
Il sacchetto che “mamma” mi aveva preparato mi cadde dalle mani. Quell’ idols era Henry.
Dal paradiso quell’omaccione asiatico mi aveva fatto vedere qualche foto di mio figlio e finalmente lo vedevo brillare davanti a me. “Henry”. Lui continuava a camminare verso di me. Però si fermò.
Un ragazzo, che probabilmente era un bullo, non si era accorto che “l’idols” era entrato, e stava litigando con la ragazza che si era impaurita “Dai perché mi lasci così!” lui le prese il braccio intenzionato a dargli un bacio. Lei urlava “No!” Henry corse davanti a me. Non mi riconobbe nemmeno. Conciato così non poteva. Però appena mi attraversò si fermò “Scusi noi ci conosciamo?” Proprio mio figlio stava parlando a ME. Ovvio stupido che ti conoscevo.
“N-no”. La mia voce da femmina tremava ancora. Dovevo abituarmi. Lui fece come niente e andò da quella coppia. Prese la mano della ragazza e la trascinò via da lui “Stalle lontano!”.
Lui, sorpreso da quel gesto, si zitti e scappò. La ragazza diventò tutta rossa “T-tutto bene?” lei abbassò lo sguardo “S-sì. grazie”. Il preside arrivò. “Salve ragazzi del primo anno. Come già avete visto nella nostra scuola, per la prima volta, è entrato un idols. Quindi pregherei a tutti di non accanirsi su Henry”. La campanella suonò e tutti andarono in aula. Però prima di andare calpestarono per ben benino il cibo che mamma, se potevo chiamarla così, aveva preparato.
Lo raccolsi che ormai era una poltiglia “Perfetto! Quell’angelo non poteva farmi fare un avvocato, no, una studentessa FEMMINA!”. Aprii il sacchettino con dentro della poltiglia che assomigliava ad un panino al tonno. Guardai meglio e oltre a trovarci un succo alla pesca, ormai spremuto del tutto, ci trovai un fogliettino “Cara Min, la tua classe è la 1D. Buon primo giorno di scuola. Baci mamma” e proprio adesso dovevo veder “Buon primo giorno di scuola?” si come no, un perfetto giorno di scuola. Corsi al terzo piano, perché la mia classe non poteva essere più vicina evidentemente.
Bussai “Avanti”. Andai a sedermi al posto, quando la prof mi fermò “Ehm scusi? Un “mi scusi sono in ritardo” sarebbe molto gradito” e io volevo tanto risponderle un “ehm si faccia i cavoli suoi che sono più grande di lei e sono un idols morto in un corpo da ragazza!” però risposi semplicemente con un “S-scusi” e mi inchinai. Andai al mio posto con la testa abbassata, tanto che non vidi una persona andarmi addosso. Cadde il mio zainetto e i suoi libri. Alzai la testa per vederlo e con grande imbarazzo vidi che era mio figlio. Anzi, il ragazzo idols di nome Henry.
Mi raccolse il libro che era spuntato dallo zainetto, però cadde una foto. La foto mia e di Jonghyun, quella che Dum aveva scattato quando c’eravamo baciati. Lui la raccolse e con le lacrime agli occhi mi disse “P-perchè tu…hai questa?” gliela strappai dalla mano. “Perché son-” non potevo di certo dirgli che ero io con il mio più grande amore della mia vita “Niente”. Mi sedetti. Con grande sorpresa, lui era al banco affianco al mio. Mi girai verso di lui, e senza farmi veder dalla professoressa, gli sussurrai “Perché, tu lo conosci?” lui abbassò lo sguardo e disse “Lui…lui è mio padre…morto. L’altro che lo bacia invece è il mio altro padre”. Allora sapeva. Pensavo che succedesse come nei film americani in cui dicono “No, lui è il mio amato papà e l’altro era un amico che lo aveva baciato per scherzo”. Continuai “E lui…tu vuoi bene ad entrambi?” vidi una lacrima che gli scese dalla guancia “Jonghyun lo adoro, anche se mi parla troppe volte di Key. Key però, non lo conosco affatto. Sai io ho un segreto che normalmente non rivelo mai a nessuno”.
Stette per dirmelo quando la prof mi lanciò il gessetto “OH, quella nuova che inizia a fare amicizia con l’idols nella mia ora. Bene continuate, volete del tè e dei pasticcini?” poi fece la sua risata sarcastica e continuò a spiegare le solite cose matematiche. Invece di parlare e di incasinarmi la carriera scolastica, gli scrissi un bigliettino “E quindi? Me lo dici sì o no il segreto?”. Lo guardai disegnare una cosa sul foglio. Me lo lanciò “Meronggg! Non te lo dico”. Mi girai verso di lui e sussurrò “Secret!”. Quel ragazzo mi faceva venire su i brividi. Però quale segreto nascondeva, cioè io ero suo padre, e sono il marito di Jong, meglio di me chi poteva sapere di più? Lo guardai e lui mi guardò. Il mio viso divenne rosso e abbassai lo sguardo. Il mio cuore sobbalzava dal mio cuore. Cos’era?


Note d'autore: Ciao a tuttiiiii ^^. Ecco come promesso il primo capitolo del sequel. Prima di tutto vorrei puntualizzare il titolo "the sudden love", l'amore improvviso, più avanti (forse anche da questo capitolo) scoprirete il perchè l'ho chiamato così ^^. Spero come sempre che vi sia piaciuto ^^. Ho cercato di spremermi il cervello per farlo sembrare divertente ^^ la mia testa vuole fare finire tutte le storie a cui penso con la morte ^^ fra poco farò fuori tae hihihi ^^. Bo nn so il perchè, sarò negativa (?) hihihi. Cmq, qui sotto potrete vedere gli idols a cui ho associato i nomi ^^. 
1) Aragaki Yui alias Min:



2) Miura Haruma alias Henry:



3) Henry alias "il ragazzo amico di Min, quello che era con lei in pulman e a scuola".



P.S.: Sì, i primi due sono gli attori di koizora e sì sono giapponesi però sono così teneriii *o*. Poi henry come l'amico perchè ha il viso puccio puccio ^^. Spero che vi piacciano e che vi aiutino a immaginare la storia ^^ Al prossimo capitolo che posterò domani ^^ Bye.

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Capitolo 2
*** 2) La storia di una shawols. ***





Era affianco a me. Lo guardavo guardarmi. Sapevo che se continuavamo così, prima o poi il mio cuore sarebbe esploso. Però non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Henry. Il figlio che avevo adottato prima di morire era davanti a me e nemmeno lo sapeva. Lui mi guardava così profondamente come se potesse vedere il vero me, dentro a quei occhi che non mi appartenevano.
Approfittò del caos in classe per avvicinarsi a me. I suoi occhi si rimpicciolirono “Va tutto bene?”
Ero immerso nei miei pensieri che, quando vidi il suo naso ad un pelo dal mio, trasalii e caddi all’indietro, sbattendo quella testa così diversa dalla mia reale. Appena la professoressa mi vide per terra, puntò il gessetto verso di me, prese la mira caricando il braccio all’indietro sempre più velocemente e in quel momento chiusi gli occhi. Non sentii niente arrivarmi addosso.
Sperando che quella gallina avesse sbagliato la mira, aprii gli occhi e mi ritrovai davanti Henry.
Il suo pugno puntava verso la prof. Lo aprì e ne cadde il gessetto. I compagni applaudirono come animali a quel salvataggio così improvvisato. Si alzò e glielo riportò “Credo che le sia caduto questo”, facendo un sorriso malizioso alla prof, ritornò da me. Io ero ancora per terra. Seduta, e avrei voluto stare lì. Gli porsi la mano credendo che me l’avrebbe afferrata e mi avrebbe aiutato ad alzarmi quel culo da donna che avevo. Invece fece tutt’altro. Passò dietro di me, senza rivolgermi nemmeno lo sguardo. “Grazie davvero tante!” un po’ scocciato mi attaccai al banco, quando ad un tratto sentii delle mani, che emanavano un tepore irresistibile, afferrarmi per le gambe.
Una mano era agganciata alla mia spalla e l’altra alle mie gambe. Subito volarono risatine e dei “click” delle foto dei cellulari. In quel momento avrei preferito davvero restarmene lì per terra.
“S-senti non serve. So sedermi anche da sola”. Mi lanciò uno sguardo divertito da quella scena.
Ero così divertente per lui? Certo che mio figlio era veramente sfacciato! Ma sta sicuro che gliele canterò a Jonghyun sul controllare di più suo figlio! Mi attaccai al banco con entrambe le mani.
“G-grazie ma il mio posto è qui” lui continuava a tirare il mio corpo esile sperando di staccarmi dal banco ma con stupore non ci riuscì. Fece un sospiro e guardandomi divertito mi sussurrò “Ok. Che guerra sia”. Mi tirò ancora ma con molta più forza. Mi maledissi di non avere il mio corpo. Quello da maschio. Mi mordicchiai le labbra pensando “Ti prego resisti ancora piccolo corpicino”. Però non servì a niente. Con la sua forza da maschio, riuscì a trascinare dietro di se anche il banco a cui ero rimasta attaccata con le mani. Ecco che le risate si fecero prese per il culo. Ok quella non era la mossa migliore, ma volevo vedere fino a dove si potesse spingere. La professoressa, che aveva strizzato gli occhi malefici che continuavano a seguire ogni nostro movimento, fermò Henry con una semplice mano. “Vorrei sapere dove la vorresti portare con dietro un banco”.
Sì. Questa era l’unica domanda a cui in quel momento lodavo veramente. Ma lui non si scompose e con un sorriso che poteva spaccare anche la pietra, si rivolse vero la prof “La porto in infermeria, non si preoccupi la porta è piccola, prima o poi lascerà la presa questa bambina cocciuta”.
Con gli occhi spalancati e che emanavano un’aurea spaventosa lo fissai “Ehi tu! Cocciuta chi?”
Avrei voluto anche aggiungere “Non dici cocciuta a me capito! Sono tuo padre e mi devi portare rispetto”, ma preferii saltare questa parte del discorso. Detto questo, si avvicinò alla porta e la aprì.
Il banco non ci passava. Era una gara tra chi lasciava per prima la presa. Però il maschio dentro di me non voleva lasciare. Infatti vinsi io. Non so però se fu proprio una vittoria. Sentii scivolarmi qualcosa dalla vita in giù. Mi alzai e senza accorgermene esultai, come se davvero fosse stata una sfida “Sììì! Ho vinto iooo!”. Tutti stettero zitti. Mi girai verso Henry con le mani ancora alzate.
Il suo sguardo non era posato sui miei occhi, ma sulle mie gambe. In mano aveva una gonna. Sentii effettivamente un po’ troppi spifferi. Mi guardai le gambe e vidi delle mutandine teneramente rosa.
I suoi occhi erano solo concentrati su di quello. Presi violentemente la gonna dalle sue mani e uscii dalla classe con fuori anche Henry. Stetti la a sospirare “Aish! Che vergogna!” mi rimisi la gonna.
Non badando a Henry che era ancora lì a fissarmi, presi la maniglia della porticina.
Però, facendomi rivenire un colpo, mi riprese in braccio “Ehi! Ma tu non molli mai!”. Il suo viso si fece subito di un rosso tramonto e girò lo sguardo dall’altra parte. Che gli prendeva ora?
Continuò a camminare finché non si fermò e aprì la porta alla sua sinistra. Il suo sorriso ritornò a splendere “Buongiorno ~” mi appoggiò adagio sul lettino. Le sue mani si sfilarono dalle mie gambe che divennero subito fredde. Si girò verso il dottore “E’ caduta e ha sbattuto la testa, è meglio che per questi ultimi cinque minuti la faccia riposare da quella testa cocciuta che si ritrova”.
Con un ultimo sguardo imbarazzato posato su di me aprì la porta, ma lo fermai.
“Henry!” non pensavo che mi avrebbe davvero portato in infermeria. Si girò e con gli occhi da far svenire tutte le shawols mi disse scherzosamente “Non mi devi ringraziare. L’ho fatto volentieri e mi sono divertito”. Così uscì dalla porta. Infondo era stato davvero carino con me, tranne per la gonna. Chissà che mi faranno ora le shawols. Sapevo che forse le avrei dovute prendere, ma non mi importava. Avere al mio fianco ogni giorno (tranne la domenica) Henry era più che sufficiente.
Il dottore che portava dei grandissimi occhiali da vista, con aria pazza mi sussurrò “Hehe, cos’abbiamo qui?” mi irrigidii. Le sue mani erano porse in avanti, verso il mio corpo.
Mi vennero i brividi, seguiti da una sensazione di terrore. Certo che i sentimenti della ragazze erano davvero complicati! Spaventata da quel maniaco la parte femminile ebbe la meglio e mi coprii il viso. Mi toccò. Le sue mani mi scoprirono le maniche. Tagli. Dei piccoli taglietti regolarmente si facevano largo nel mio braccio. Il dottore coprì subito “Ehm, io non ho visto niente” poi si sedette nel suo piccolo angolo “studio” e continuò a fare le sue cose. Era ovvio che quei tagli non me li ero fatti io. Con grande disperazione mi tolsi la giacca. Dal polso fino al gomito, entrambi i bracci erano pieni di tagli. Provai a toccare il primo taglio sul braccio sinistro. Quello che avvenne fu incredibile. La memoria della vera Hee Min venne davanti ai miei occhi. La scena mi si dipinse:
C’era Min. Era al computer. La pagina era ferma su “All Kpop”. Continuò a scorrere la rotellina del mouse. A metà pagina si fermò. Una lacrima gli scese sul viso. Con la mano tremante aprì la notizia. Il titolo diceva così “Kim Kibum oggi ci ha lasciati. La verità di un forte amore e di una terribile malattia sconvolgono le shawols”. Esaminai il suo viso. Continuava a leggere velocemente mentre il suo volto era già stato stravolto dalle lacrime. I singhiozzi non tardarono a venire. Entrò sua madre scaraventandosi sulla figlia. La figlia era finita in ginocchio, mentre era straziata dal dolore indicava con il dito tremante lo schermo del pc. La madre lo lesse e si mise le mani davanti alla bocca. Prese la figlia che continuava a singhiozzare di quella perdita, e la abbracciò forte a se, mentre anche lei cominciò a piangere silenziosamente. Con le due si aggiunse il padre che dopo aver visto le sue donne in lacrime non aveva tardato ad abbracciarle contro il suo petto.
Lei, Min Hee era una shawols. Come un nastro di un film, andò avanti fino alla sera.
La ragazzina era rinchiusa in camera a guardare una foto. La mia foto. La appoggiò lentamente sul cuscino e , mentre un nostro cd andava a tutto volume sullo stereo, prese un taglierino.
La musica coprì le sue urla di disperazione. Afferrò saldamente il coltellino e con la punta affilata la incise delicatamente sotto una vena. Continuava a incidere e ad andare sempre più in profondità, urlando e piangendo. Volevo fermarla. Era per colpa mia che aveva tutti quei tagli sul braccio. Ero stato io a provocarglieli. Il sangue rosso, appena il taglio fu finito, sgorgò come un matto, sporcando un angolo della foto. Il sangue continuava a colare per tutta la mano. La madre, che non ce la faceva più da quel casino, entrò in camera e trovò la figlia svenuta sul letto, con la mano sanguinante.
Volevo continuare a vedere. Cosa gli sarebbe successo? Stava bene? Ad un tratto l’immagine sparì e di colpo mi trovai nel lettino, di nuovo a scuola. Mi alzai leggermente e trasalii nel vedere il dottore al mio fianco. “E’ suonata la campanella ora puoi andare” con un sorrisetto da maniaco pervertito si allontanò da me e mi aprì la porta. Uscii come una gazzella inseguita dal leone e mi fiondai nel bus, sperando di trovare un posto libero. Mi rassegnai nello stare in piedi. Povera Min. Quella vicenda mi aveva molto scosso. In quel momento mi vergognavo di essere Key.
Una mano mi scosse la spalla “C-ciao, se vuoi puoi sederti vicino a me”.
Riconobbi quella voce da bambino. Era lui, il ragazzo che mi aveva avvertito del bullo e mi aveva informato di Henry. Mi sedetti ricambiando un grosso sorriso “Grazie mi hai completamente salvata!”. Mi porse la mano “Piacere di conoscerti, sono Lee Kwang e te?”gli strinsi la mano e senza pensare a tutti i problemi che avevo, feci semplicemente “Piacere sono Kim Kibum”. Senza accorgermene l’avevo detto normalmente. A questo punto potevo continuare con il dirgli “sai sono morto ma ora mi trovo in questo corpo femminile, ma piacere eh!”. Prima che potessi spiaccicare una parola con almeno un “Ho sbagliato nome”, mi lasciò la mano e imbronciato disse “Non è divertente!”. Gli appoggiai una mano sopra la spalla “S-scusa non volevo. Sono una shawols e loro sono tutta la mia vita. Comunque mi chiamo Min Hee”. In effetti era vero. La persona che “possedevo” era una mia fans. Potevo sentire la sua gamba toccare la mia. Dentro di me maledissi quei posti così stretti. L’autobus si fermò improvvisamente. L’autista scese urlando “Cavolo!”.
Mentre l’autista era uscito godendosi lo spazio, io ero finito abbracciato a Kwang. Ci guardammo.
Eccolo, il mio cuore che veniva giusto in tempo per pulsare alla massima velocità.
Imbarazzato, si girò verso il finestrino, distogliendo lo sguardo nel vuoto. Non so il perché, però non mi volli alzare. Stavo comoda con la mia testa appoggiata sul suo collo. Lui girò di poco il viso e sussurrò accarezzandomi la frangia “Hai un buon odore di vaniglia”. Mi annusai la punta dei capelli. Era vero. La sua mano, morbida e delicata, mi sfiorò la guancia. Il suo tocco mi fece venire i brividi dietro la schiena. In quel momento l’unica persona a cui pensavo fu Jong. Mi mancava moltissimo non averlo più al mio fianco, non leccargli quel collo così ben curato che sembrava di cera. Ma mi mancava soprattutto la sua voce e con “la sua voce” non intendo quella da cantante, ma quella da amante. Ci staccammo appena sentii l’autista salire urlando “Scendete, si è bucata una ruota. Fra circa un’oretta sarà sistemata”.
Mi sciolsi da quell’abbraccio e mi alzai. Mi fermai all’improvviso, notando che eravamo a Seoul e Kwang, non avendo notato che mi ero fermata mi andò addosso. Il mio corpo stette per cadere, quando sentii una forte presa prendermi per i fianchi, in modo che non cadessi. Mi rialzai alquanto imbarazzata e uscii come un fulmine dal bus.
Seoul non era cambiata molto, ma notai subito una statua che si innalzava nel centro della piazza.
Kwang mi si piazzò davanti “Ti andrebbe di andare a fare un giretto?” a quella domanda mi misi a braccetto con lui e molto felicemente “Certoooo ~”. Per prima tappa andammo subito a vedere la statua che mi incuriosiva tanto “Ma di chi è?” chiesi mentre ci stavamo avvicinando. Lui si fermò e mi guardò storto “Scusa, tu sei una shawols e non lo sai? Quella è la statua di Key. L’hanno fatta in sua memoria, “così non sparirà mai dai nostri cuori”, parole di Jonghyun”. Ero io? Cioè io che ero intrappolato in questo corpo, avevo me stesso grande due metri e mezzo rivestito in pietra? WoW
Ci avvicinammo alla statua fino a riconoscerne perfino le piccole e tenerissime fossette che si erano formate vicino alla bocca. Cavoli ero proprio io! Forteee! Kwang iniziò a frugare nelle tasche del giubbotto e poi in quelle dei jeans. “Scusa ho dimenticato il cellulare in bus. Faccio un salto a prenderlo e ritorno subito qui con te”. I miei occhi brillavano mentre fissavo il me imponente.
Toccai quella statua così fredda al mio tatto che mi fece rabbrividire. Mi mancava terribilmente il mio corpo. Chissà se un giorno l’avrei rivisto in carne ed ossa.
Di fianco a me sentii una risatina “E’ bello vero?” mi girai di scatto sperando che il mio udito avesse ragione di pensare che quello che mi aveva appena rivolto la parola fosse Henry. Fu proprio così! Il cuore iniziò già da subito a pulsarmi. Ripensai alla figuraccia della gonna e divenni rossa come un peperone. Poi mi concentrai su quella domanda. Hehe! Certo che sono bello! Non per vantarmi, ma la mia bellezza supera di gran lunga gli occidentali. “Sì. Direi proprio di sì”.
I suoi occhi posati su quel monumento, brillavano quanto i miei. Girandosi verso di me, con un sorrisetto triste mi disse “Anche a te ti manca?” Sospirai. Avrei voluto rispondergli “Bè sai sono io il vero Key quindi direi proprio di sì, mi manca”. Riguardai quella statua dove ai piedi c’era scritto “Almighty Key” e gli risposi “Non sai quanto!”.
Una voce da lontano mi fece sobbalzare “Min l’ho trovato”. Appena vide Henry si irrigidì.
“Oh giusto! Henry ti presento Lee Kwang, Kwang ti presento Henry”.
Kwang gli porse la mano, ma Henry si limitò a inchinarsi leggermente.
Henry fulminò Kwang. Per qualche ragione all’idols famoso non piacevano i comuni ragazzi di città. Kwang mi prese il braccio e senza badare a Henry mi sussurrò “Ok. Ora continuiamo il nostro viaggetto” riguardai un ultima volta me stesso e mi inchinai più che potei. Poi salutai con la mano Henry “C-ciao Henry”. Mi girai, ma una mano gelida mi afferrò l’altro braccio libero e mi fermò.
“Senti Min visto che oggi non hai pranzato, vorresti andare in bar con me?” la proposta mi allettava molto. Avevo una fame che se potessi mi sarei mangiato la statua come nella pubblicità dei Tuc.
Però Kwang mi sussurrò “Dopo essere entrati in vari negozi di moda ti porterò a mangiare un gelato”. L’idea dei negozi di moda pienamente rivestiti di vestiti da urlo mi allettava molto di più.
Mi girai verso Henry “Scusa ma non ho fa-” la mia frase fu interrotta da un forte brontolio allo stomaco. “Ho sentito che qui affianco fanno una deliziosa bistecca e anche i muffin più buoni che io abbia mai mangiato” i muffin. “No, in verità i muffin più buoni sono quelli di Jonghyun. Una delle poche cose che sa cucinare bene”. Henry mi guardò allibito “E tu come fai a saperlo?”.
Logico! Lui me li cucinava spesso alla mattina, quasi sempre era dopo aver fatto sesso quindi era più stimolato a farli. Ma non potevo dirgli questo. Mi avrebbe dato della matta. “Niente”.
Kwang mi tirò a se “Min, ti prego non lasciarmi solo”.
Mi sentivo come se quei due ragazzi stessero lottando per decidere tra chi doveva uscire con me.
Così presi il braccio di entrambi “Per prima cosa andiamo nel ristorante di Henry, poi andiamo a fare shopping nel posto di Kwang e poi tutti a mangiare un gelato!”. Loro si girarono entrambi verso di me e in coro “Tutti e tre?” Diedi un bacino prima a Henry e poi a Kwang “Sì, tutti e tre”.
Ci divertimmo da morire. Mangiammo la famosa bistecca e poi dei semplici muffin, però niente in confronto a quelli di Jonghyun. In seguito i ragazzi mi portarono a fare shopping. Avrei comprato un casino di felpe maschili, ma mi accontentai di una maglietta femminile carina. Infine, dopo aver camminato fin da farmi venire le vesciche nelle Convers, mangiammo un freschissimo gelato.
Arrivammo davanti alla fermata del bus. Kwang mi guardò con gli occhi che continuavano a girare.
“Dove cavolo è finito l’autobus?” urlai. Non c’era più. Guardai l’ora. Eravamo arrivati dieci minuti dopo. L’avevamo perso. E ora? Henry mi cinse il collo con un braccio “Se vuoi posso chiamare mio padre e dire di venirmi a prendere così ti do un passaggio”. Suo padre. Quindi finalmente avrei rivisto Jonghyun. “N-ne sei sicuro?” lui mi sorrise “Ovvio” poi mi girai verso Kwang che fissava tristemente l’asfalto. “Non è che potresti anche accompagnare lui?” Henry mi fulminò e poi con aria scocciata mi tolse il braccio “Sì può fare”. Così il viso di Kwang ritornò a sorridere.
Stavamo finendo ancora il gelato, quando per caso mi sporcai il naso “Haha ma guardati” rise kwang vedendo il mio nasino ricoperto alla fragola. Henry prese il cellulare e mi fece una foto. “No daiiii sono venuta malissimoooo! Cancellalaaa!” come al solito mi fece la linguaccia.
Aspettando l’auto in cui avrei rivisto finalmente il mio amore, giocammo alla faccia più buffa.
Kwang portava un cappellino che teneva dietro al ciuffo alzato. Henry invece era vestito con una maglietta bianca e jeans strappati. Io invece portavo un maglioncino tra il giallo e il verde.
Finalmente arrivò. Il macchinone nero si fermò davanti a noi. Si aprì lo sportello. Scese un uomo.
“Jonghyun!” il mio cuore si fermò. Si era tinto i capelli di marrone. Ma per il resto non era cambiato molto. Era sempre lui, il mio più grande amore. Mi porse la mano “Piacere!”. Mi scese una lacrima. Mi era tremendamente mancato e rivederlo la davanti era come morire una seconda volta. Avrei voluto saltargli addosso dicendo che lo amavo e che ero Key, ma invece mi sarebbe servito un piano. Un piano per farci ravvicinare. Operazione “Innamoramento” era avviata.


Note d'autore: Ciao a tuttiii ^^ eccoci ad un nuovo capitolo ^^ è difficile scrivere questa storiaaaaaa ^^ prima di tutto vorrei dire che ci ho pensato bene e nn uccido tae haha XD ok allora, spero come sempre che via si apiaciuto questo capitolo. Adoro il personaggio min ^^ però essendo key che pensa è difficiletrasformarlo al maschile anche se sarebbe una ragazza che compie le azioni XD voi chi preferite tra henry e kwang?
jonghyunnnnnnnnn ^^ finalmente è venuto in questo capitolo ^^ sarà una sfida difficile quella di min ^^ ok nn spoilerizzo più ^^
Infine vrrei ringraziare le persone che commentanooooo ^^ grazie mille ^^ poi grazie anche a chi nn lo fa ^^ quindi caro lettore grazie di cuore ^^
Bye ^^



I PROTAGONISTI:



e il nostro e amato
JONGHYUN:

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Capitolo 3
*** 3) Una scelta difficile. ***





Quell’uomo che tanto avevo amato era davanti a me con la mano ancora aperta. Ero rimasto paralizzato con la bocca aperta e con gli occhi che brillavano. “Mi sei mancato” senza accorgermene dissi quella frase e automaticamente gli saltai addosso. Lo abbracciai respirando il suo solito profumo di pulito mescolato a quello mentolato. Sorpreso ricambiò l’abbraccio e girandosi verso ad Henry sussurrò “Shawols?” lui sorrise e annuì convinto. Mi staccai da lui.
“P-ppiacere sono … Hee Min” per un attimo avrei voluto dirgli tutto, che io ero il suo più grande amore e che ero venuto sulla Terra per stare con lui. Ma mi trattenni.
Salimmo tutti e quattro in macchina. Il piano “innamoramento” consisteva nel rivivere i momenti più significanti del nostro amore. Già da subito calò il silenzio. Iniziai con il piano.
“Io guido la moto”. A quella frase tutti gli sguardi furono su di me. Henry sorpreso mi disse “D-davvero? Non sei troppo piccola?” Giusto. La vera Hee Min aveva molto meno anni del vero Key.
“Cioè solo dei giretti per il vicinato. E tu Jong?” lui alzò lo sguardo e ricordando i bei momenti disse “Sì. Ora non più per…una vecchia storia, ma una volta mi piaceva molto. Non era mia la moto, ma comunque alcune volte mi capitava di guidarla”.
Misi una gamba accavallata all’altra “Anche te trovi che si guidi più felicemente con qualcuno dietro? Mi ricordo che quando mio padre si sedeva dietro di me, potevo sentire la mia schiena coperta da un tepore confortabile”.  A quella domanda trasalì. “S-sì anche a me. La prima volta che guidai la sua moto con qualcuno fu Key” Henry alzò gli occhi al cielo “Ecco che ricomincia”.
“Potevo sentire la mia schiena coperta dal suo petto, mentre il suo piccolo cuoricino batteva forte forte da permettermi di sentirlo pulsare. Quella volta era la prima in cui provai qualcosa per lui, ma a quei tempi non sapevo ancora cosa ben fosse”. Io ero con gli occhi imballati solo su di lui mentre parlava di noi. Henry si era messo attaccato al finestrino a contare le macchine rosse e Kwang quelle gialle. Lui mi fece un tenero sorriso “Scusa. Mi capita raramente di parlare di lui. Di soli-” Henry, stufo delle chiacchiere di suo padre, lo fermò “Papà daiii. Per almeno una volta non possiamo parlare di altro?”. Fulminai Henry “Hey testa cocciuta! Con quello che oggi mi hai fatto a scuola potrei almeno decidere io se ascoltarlo o no?” i suoi piccoli occhi si strinsero fino a formare una linea sottile “E va bene!”. Si rigirò e iniziò a messaggiare. Jonghyun mi guardò sorpreso “Davvero vuoi starmi a sentire?”. A quella domanda mi misi con le mani appoggiate alla testa e con il viso rivolto verso i suoi occhi da cucciolone gli risposi “Certo”. Così continuò “Di solito non ne parlo perché se no mi vengono in mente triste ricordi…come la sua…morte”. Abbassò lo sguardo e non ne parlò più. Si vedeva che se avrebbe continuato si sarebbe messo a piangere.
“Ecco, qui dovrei abitare io”. Scesi da quel furgoncino nero. Salutai i due imbranati e il mio honey.
Poi vidi la macchina andare sempre più avanti, fino a quando non si fermò. Il mio sguardo seguiva i movimenti dello sportello aprirsi e ne scese Jonghyun. Corse verso di me con quel corpo da stupro.
“Hey, scusa ti volevo chiedere una cosa. Vorresti cenare domani sera a casa nostra? Così dopo cena posso parlarti di Key. Non ho nessun altro con qui sfogarmi”. Gli feci cenno di sì.
Mi salutò con un altro dei suoi irresistibili sorrisi e corse verso il veicolo che se ne andò.
Appena svoltato l’angolo saltai esultando dalla gioia. “Sìììì” avevo avuto un appuntamento senza fare niente. Entrai dal cancello per poi bussare. Mi rispose mia mamma con un solito “Chi è?”.
“Mamma sono Min”. Aprì di scatto la porta. “Dove sei stata?! Avevamo paura che ti fossi persa! Potevi farci uno squillo!” Mi abbracciò e mi tirò a se dentro casa. Notai papà seduto sul divano.
Andai da lui stampandogli un bacio sulla guancia “Ciao papi” poi andai anche dalla mamma che da quel gesto era rimasta paralizzata. “Ciao mami”. Corsi in camera mia gettando la cartella stancamente per terra. C’era un vero e proprio casino. Raccolsi tutto e iniziai a mettere i vestiti nell’armadio. Finito quello, notai che era rimasto solo un libro per terra. “Regolamenti dello scambio”. Forse qui diceva come tornare ai propri corpi.
Il foglio si riempiva di categorie. Per fortuna trovai subito la mia categoria “Amore”.
Aprii a pagina 13. “Voi innamorati che vi siete scambiati i corpi per il vostro amore, per voi c’è un rimedio per ritornare “normali”. Siete un ragazzo in un corpo di una ragazza o viceversa? Siete un giovane dentro a un corpo di un vecchietto? Siete un neonato dentro al corpo di un ragazzo?
Volete ritornare al vostro corpo? Allora è semplice! Dovete ritornare dalla persona amata e baciarla. Che c’è di difficile? Bé deve essere un bacio reciproco ma soprattutto un bacio pieno di amore”.
Bene, potevo ritornare a essere di nuovo il Key di prima. Questo mi rallegrava molto, anche se una cosa mi fece pensare. Cosa ne sarebbe stato di Min?
Il mio sguardo vagò nella stanza. Si soffermò su una fotografia. La mia, intrisa in piccole gocce di sangue. Le toccai e rivenne. Quegli strani flash che si mettevano come film davanti ai miei occhi, ricordi di Min. La scena si ridipinse un’altra volta:
Lei era per strada. Stava camminando con la mia foto in mano. Si fermò. Accanto a lei c’era un ragazzo. Anche lui come lei stava aspettando l’autobus. Lei era molto timida e si nascondeva dietro il palo con gli orari e lo fissava. Si fermò. Si avvicinò a quell’uomo. “S-scusi, ma ci conosciamo?”.
Lui abbassò ancora di più il cappuccio che aveva sulla testa. Si allontanò dalla ragazza. Ma la ragazza gli tirò di nuovo il giubbotto e con il viso abbassato domandò “Tu. S-sei. Jonghyun?”.
I suoi occhi si bloccarono. L’uomo si tolse con cautela il cappuccio nel quale spuntarono fuori due ciuffetti biondi. La ragazza trasalì nel vederli. Jonghyun gli sussurrò “Però non dirlo a nessuno. Sarà un segreto tra me e te va bene?”. Min gli fece un sorriso enorme e gli diede l’Ok, poi ritornò alla postazione di prima. Lui continuava a guardarla, preoccupato che potesse dirlo a qualcuno.
Jonghyun gli si avvicinò “Me lo prometti che non lo dirai a nessuno?” lei lo fissò. “Non mi credi? Sono una tua fans, ma ti voglio bene quindi non lo farei mai”. Lui si tolse il cappuccio guardando prima se ci fosse qualcun altro. “Allora piacere, sono Jonghyun” gli porse la mano e subito lei divenne rossa “P-piacere. Io sono Min”. La scena andò avanti.
C’ero io. Mi ricordavo quel giorno. Era quando lui era andato a casa arrabbiato e io a ubriacarmi.
Stavo facendo le foto e autografi alle fans. Lei si avvicinò a me e mi porse la mia foto.
Ci scarabocchiai la mia firma e gliela porsi, continuando con le altre shawols. Lei si inchinò e andò via. Le era caduto il cellulare per terra. Lo raccolsi e la fermai dandoglielo “Ti è caduto questo tieni”. Lei, con voce tremante lo prese “Gr-grazie Key”. La fissai, il suo volto teneramente abbassato era diventato di nuovo tutto rosso. Tutto scomparve.
Quindi io e Jong l’avevamo già vista! Continuai a guardare la foto con la firma sopra.
Mi scosse una suoneria. Il cellulare. Lo presi e lo aprii. Era la sveglia “Compleanno di Key. Domani”. Giusto! Domani sarebbe stato il mio compleanno! Mi addormentai felicemente sul mio nuovo letto, pensando a quell’abbraccio, pensando solo a lui. Al mio Jonghyun.
Mi svegliai. Uscii dalla stanza e incontrai mamma e papà seduti a tavola con davanti delle gustose brioches. Mi sedetti con loro, prima gli dietti un bacino “Giornoooo~”.
Mia mamma mi versò del latte “Dormito bene?” in uno sbadiglio risposi “Sììì”.
Mi preparai e presi il sacchetto del pranzo. “Ah mamma, papà, oggi ritorno tardi. Vado a mangiare fuori da amici. Quindi non aspettatemi sveglia. Mi accompagneranno loro a casa”.
-------- Kwang--------
Il bus oggi puzzava di un odore diverso. I bulletti della scuola stranamente avevano osato mettersi il deodorante. L’autobus si fermò alla sua fermata. Lei salì. Come una ventata di vento, il mio cuore sussultò. Si avvicinava pimpante a me “Giorno Kiki” Kiki? Già Kwang era abbreviato a che serviva abbreviarlo ancora di più? “Kiki?” lei si sedette accanto a me. I suoi capelli oscillarono emanando il solito odore di vaniglia sempre più viva in me. Si girò e mi sorrise “Ora siamo amici. Quindi ti ho dato un soprannome carino ^^”. Amici. Sentire quella parola mi fece sentire importante.
Cambiando discorso mi girai verso il finestrino e a bassa voce domandai “Ho sentito che stasera vai a cena con Henry, è vero?” lei mi esaminò. Avevo paura che scoprisse che dentro di me c’era gelosia. Tanta gelosia da logorare un uomo. Ma per fortuna mi trattenevo. “Per prima cosa c’è anche suo padre, poi volevo giusto parlartene”. Il suo viso si abbassò leggermente, diventando rosso come un peperone. “Senti, ti andrebbe di venire con me a cena da Henry?”. Giuro che questa non me l’aspettavo. “Ho paura di sentirmi troppo osservata da loro, se verresti tu starei più tranquilla”.
Il suo visino minuto era terribilmente carino. Il suo naso perfetto, i suoi occhi abbassati e le sue manine che si tormentavano la gonna in attesa di una mia risposta. Senza volerlo le toccai la guancia. “Per te lo faccio”. Era morbida e calda. I suoi occhi si illuminarono e mi cinse le mani attorno al collo “Grazieeeee~”. La presi per i fianchi, ricambiando l’abbraccio.
Non mi volevo staccare da lei per nessun motivo al mondo. Però eccolo che arrivò. Il bus si fermò.
Lei si sciolse da me e io fui costretto a farlo per scendere.
Entrammo paralleli dentro scuola. Oggi gli avrei fatto una sorpresa.
Lei era in 1D e io ero della 1B, ma non più. La campanella suonò. Tutti della sua classe entrarono.
La professoressa gli mise in riga “Oggi viene un nuovo studente nella classe. Accogliete Lee Kwang”. Entrai e la vidi. I suoi occhi furono seguiti da un sorriso. Si alzò e mi venne incontro “Anche tu sei qui? Evvivaaaa~”. Mi inchinai e salutai la classe. Poi lei mi prese la mano e mi portò al banco affianco al suo. Mi girai. In quell’istante intravidi Henry dall’altra parte. Maledissi quei banchi da tre. Ero almeno ero al suo fianco. Henry alzò la mano e con un “Hi” iniziò e terminò il nostro dialogo. Non capivo perché non gli stavo simpatico. Non che lui mi fosse tanto simpatico, ma poteva almeno essere più gentile. Però in una cosa siamo uguali. Proviamo qualcosa per Min.
------------ Henry---------
Ok essere suo amico, ma essere il suo vicino di banco no! Quel suo sorrisetto che appena entrato si era posato su Min mi aveva fatto stringere forte il pugno. Sicuramente l’aveva fatto per lei.
Min si girò verso di me “Henry se ti dico una cosa prometti di non arrabbiarti?” le porsi un sorriso e con le mani che sorreggevano la mia testa e il mio sguardo su di lei, dissi “Come potrei arrabbiarmi con te?”. Lei abbassò lo sguardo e a bassa voce mi disse “Ho invitato anche Kiki a cena”.
Come non detto. Mi fece arrabbiare. Per qualche ragione sconosciuta, quel ragazzo gli stava simpatico. Mi contenni e sorridendo fintamente “O-ok va bene”. Mi girai verso il muro e feci una smorfia. In quel momento avrei voluto urlargli contro, ma il mio sguardo si posò sul polso della mano destra. Gli presi la mano. Gli tirai su la manica, ma lei fu svelta e si tolse da quella presa.
Mi sembrava aver visto un taglio, ma non ne ero certo. E se invece era proprio un taglio.
“Cos’era quello?” lei se lo coprì “N-niente”. Mi voltò le spalle e si girò verso Kwang.
“Senti Kwang prima di andare da Henry vorresti andare a fare un giretto con me? Magari andiamo in un bar e parliamo un po’”. A quella richiesta le presi la spalla e la costrinsi a girarsi “Vengo anch’io”. Kwang scosse il dito “E no caro. C’ero prima io”. Fece una risatina di vittoria e disse a Min “Certo, e pago io questa volta!”. Lei si girò di nuovo. Se continuava a fare così il mio cuore sarebbe esploso e anche il pugno serrato, Kwang l’avrebbe pagata se avrebbe aggiunto altro.
La professoressa iniziò a parlare. “Cari studenti, fra una settimana si disputerà a scuola una gara tra musicisti. Ogni classe 1 sceglierà al massimo tre partecipanti per rappresentare la propria squadra e alla fine, la classe che vincerà, verrà portata in gita, in Italia”. Italia. Dove era sepolto Key.
“Chi si offre?” di scatto alzai la mano e chiusi gli occhi per sperare di essere stato l’unico.
“Ok. Nessun’altro. Deciso! Henry e Kwang rappresenteranno la 1 D” il mio braccio si bloccò all’aria. Ancora lui? Mi girai verso di lui e insieme a Min chiedemmo “Che suoni?” lui tutto felice e  contento “Il violino, sia classico sia elettrico”. Bene, avrei dovuto gareggiare con lui.
Min era pensierosa. Sia io sia quell’altro tizio lo notammo “Che hai?”. Lei si alzò e disse alla professoressa “Prof, voglio gareggiare anch’io”. La professoressa rispose con un “O K”.
Dopo essersi seduta e aversi sistemato la gonna, si girò prima verso di me. Dentro di me feci una risata malefica. “Sai voi maschi non siete gli unici a saper suonare e a cantare”. Dopo aver fatto una nota di demerito a noi maschi, suonò la campanella.
----------- Min--------
Non vedevo l’ora di ritornare a cantare e a ballare. Sollevato, appoggiai la testa sul banco, in direzione di Henry. Con grande sorpresa lo trovai addormentato con le cuffiette alle orecchie.
Come una volpe presi subito il cellulare e Click. La sua immagine assonnata mi comparve sullo schermo del telefono. Incuriosito dal genere di musica che un ragazzo come lui potesse ascoltare, gli presi cautamente una cuffietta e la inserii nel mio orecchio. Una canzone che conoscevo troppo bene, scorreva dentro di me. Era la canzone di Jonghyun “Y Si Fuera Ella”. La sua voce scorreva dentro quel piccolo cavetto, trasmettendomi una malinconia tremenda. Jonghyun non mi era più accanto. Ero sempre abituato a trovarmelo o accanto a me a farmi le coccole, oppure al mio fianco a ballare e cantare. Ma ora non era nessuna delle due. Una lacrima mi scese, rigandomi quel viso truccato con tanto fatica. Era vero che ero come una Diva. Prima d’ora non mi ero mai messo il trucco da donna, e mi piaceva molto. Una mano si appoggiò sulla mia guancia, facendo scomparire quella malinconia e quella tristezza che mi aveva investito in pieno. Henry si avvicinò a me.
Mise la sua testa sulla mia spalla. Però non mi tolse la cuffietta. Una mano mi massaggiava la schiena, mentre l’altra mi toccava delicatamente la testa. “Non piangere. Ci sono io con te”.
Quelle parole così improvvisate però così piene di dolcezza. Ecco che come una femminuccia…anzi visto che lo ero, era giusto che piangessi come tale. Essendo al cambio dell’ora, tutti si facevano i cavoli propri e Kwang era andato al bagno. La professoressa stranamente tardava.
Si staccò da me. Mi spostò di poco la frangia e mi baciò la fronte. “Va meglio?”.
Il mio viso aveva smesso di eruttare acqua dai miei occhi, ed era diventato tutto rosso.
Abbassò lo sguardo e facendo quel suo sorrisetto che tristemente faceva quando voleva piangere, mi disse “Sai, oggi sarebbe stato il suo quinto compleanno da quando non c’è più”.
Si toccò quel cuore, che in realtà era il mio “Qui sotto ho un cuore molto speciale, e vorrei che non fosse stato già ferito, però ogni volta che penso a lui. Vorrei tanto piangere”. Quella confessione così improvvisa non me l’aspettavo. Ad un tratto delle mani si appoggiarono sulle mie spalle e trasalii alzandomi dalla sedia. Era Kwang che era ritornato. “Oh scusa. Ti ho fatto spaventare”.
Per poco non mi venne un infarto, ma no non mi hai fatto paura, grazie di avermelo chiesto.
“S-sì!” mi sorrise e si sedette al suo posto. Ancora in piedi spostai la sedia per ritornare a sedermi, quando Henry si alzò per andare via. Lo fermaii “Dove vai?” alzò lo sguardo. Stava piangendo. Mi mollò la presa, ma io misi la mia mano dentro alla sua. “Vuoi che ti accompagno al bagno? Magari parliamo un pochino e ti sfoghi con me”. Ero dietro di lui che continuavo a fissargli le spalle. Mi strinse la mano.
Sentii una vampata di calore salirmi fino ad arrivarmi alle guancie per poi esplodermi in testa.
Volli molare la mano, ma lui me la strinse ancora più forte. Kwang, che stava assistendo alla scena, si alzò e mi prese la mano. Ma che scena del cavolo era? Entrambi mi stringevano forte la mano.
Vorrei staccarmi da entrambi, ma Henry voleva sfogarsi con me, e Kwang invece mi guardava con gli occhietti da cucciolo. A chi dovevo mollare la mano? Dovevo scegliere tra Henry o Kwang?
Questa volta sapevo che non potevo semplicemente né mollare entrambi ne sceglierli insieme. Dovevo decidere, se no la mia testa sarebbe esplosa. Mollai la mano. Avevo chiuso gli occhi e l’istinto, guidato dal mio cuore, avevano scelto a chi dei due avrei dovuto dar retta. 



Note d'autore: eccoci al terzo capitolo ^^. ciao a tutti ^^. Prima di uno dei miei monologhi, ringrazio tuttiiiiii^^  tutti quelli che leggono, ma soprattutto quelli che commentano perchè mi danno una forza per continuare a scrivere ASSOLUTAAAAAA ^^ quindi grazie ^^.
Questo terzo capitolo è stato disastroso. Non sapevo cosa volesse fare min / key. E dopo aver ascoltato varie canzoni ci sono arrivata.
Hihih ^^ riguardo al concorso di musica, l'ho fatto inizialmente perchè vlevo che henry lottasse contro kwang, però poi mi è venuta in mente un'idea migliore ^^ e se fossero uniti e combattessero come amici? cioè volevo far cantare anche min così i due ragazzi si sarebbero innamorati di lei ancora di più ^^. chissà cosa succederà a cena con jonghyun ^^ nemmeno io lo so ^^ hihi XD 
Ma come le tipiche frasi vi dico "lo scoprirete solo seguendo il prossimo capitolo" ^^ ok ho detto , anzi scritto tutto ^^
Spero che passiate una serata magnifica ^^ ciao e granzie ancora di cuore ^^ 
PS: sotto troverete le foto dei nostri tre impavidi protagonisti ^^ 


  



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Capitolo 4
*** 4) Un bacio inaspettato. ***





Mollai la mano. Lui mi guardò sorpreso. In quel momento l’avevo profondamente ferito.
Con la mano ancora stretta nella presa di Henry, mi avviai al bagno.
Appena chiudemmo la porta si sedette per terra e si mise a piangere.
La sua testa era appoggiata alle ginocchia e le sue mani gli stringevano il viso per non farsi vedere.
Mi accavallai vicino a lui. Gli accarezzai la testa. Singhiozzava e sentivo che provava molto dolore.
Lo abbracciai. Come aveva fatto lui gli accarezzai la schiena mentre con l’altra mano lo tenevo stretto a me. Tolse la mano e lo vidi. Quel suo visetto tutto rosso, pieno di lacrime che non smettevano di scendere. Mi singhiozzò “M-min, mi manca tanto. Anche se non l’ho mai potuto conoscere, mi manca non averlo vicino. E’ lui che mi ha salvato la vita, è grazie a lui se ora sono qui”. Probabilmente si era riferito al suo, anzi al mio cuore dentro il suo petto.
“Sono sicura che lo ha fatto anche per Jonghyun. E’ grazie a te se tuo padre tutt’ora può sorridere”.
Il suo pianto pian piano si fermò. Si asciugò le lacrime con la maglietta.
Gli toccai la guancia. Era ancora bagnata. Presi un fazzoletto dalla mia tasca e gliel’asciugai.
All’improvviso mi prese la mano e iniziò ad accarezzarmela “Sai, è la prima volta che mi faccio vedere piangere. Grazie che mi hai seguita. Pensavo che avresti scelto lui”.
Tolsi la mano “Guarda che l’ho fatto solo perché stavi per piangere come un bambino in mezzo alla classe baka!” gli tirai il fazzoletto in faccia e ci mettemmo a ridere. “Piangere? Chi io ?!”.
Dopo una lunga risata ci fermammo. Mi alzai “E’ meglio che ora andiamo in classe”.
Anche lui si alzò e da dietro mi prese la mano. Per manina uscimmo dal bagno dei maschi, il quale se mi avrebbero vista mi avrebbero preso davvero in giro.
------------Kwang----------
Lei aveva scelto lui. Aveva preferito “l’idols” invece che “l’amico”. Forse non ero abbastanza importante per lei? Ma allora perché mi avrebbe invitato alla cena a casa di Henry?
Intanto, mentre io mi stavo ogni secondo di più deprimendo, sentii dei brusii in classe che non mi piacevano. Mi avvicinai. “Scusate cosa dite?” loro mi fecero vedere il cellulare. Henry e Min erano stati fotografati in corridoio mano per la mano. Ero sconvolto. Non pensavo che sarebbe arrivata fino a quel punto. Continuai a scorrere la notizia in internet, e vidi le risposte delle shawols “Come??! Henry si è fidanzato??? Non ditemi che è con quella sgualdrina!”, “Giuro che ammazzo quella puttanella che osa toccare il mio cucciolo!”, “ Fate qualcosa per favore!”.
Mi cadde il cellulare. Quelle minacce di morte solo perché lei era mano nella mano con l’idols.
Una ragazza entrò in classe “Ehi ragazzi andate a vedere che casino si è creato nell’atrio”.
Uscimmo di corsa. C’era praticamente tutta la scuola. La vidi. Era dietro a lui che tremava come una foglia. Con la mano ancora stretta. Le femmine iniziarono ad accanirsi contro di lei.
Un gruppo di maschi aveva spinto Henry fuori dal gruppo delle femmine che intanto se la prendeva con Min. Mi feci largo tra la folla. “MIN!”. Era immobile. Le altre gli tiravano budini, panini, matite, praticamente tutto quello che avevano in mano. Corsi sempre più velocemente verso la folla.
Le urlai “Spostati! Min!” ma non lo faceva. Era terrorizzata. Dopo aver respinto l’ennesima ragazza, arrivai davanti a lei e la coprii con le mani. “K-kwang”. Intanto, mentre mi prendevo in testa gli oggetti al posto suo, la guardavo negli occhi. Stava piangendo “Scusami”.
Quella parola mi colpì, ma mi colpì soprattutto il fatto che mi abbracciò il petto mentre continuavo a proteggerla da quelle scalmanate. Il preside finalmente venne. I professori fermarono la rivolta.
Appena Henry fu libero, corse verso di noi “Min stai bene?” . Lo presi per il colletto e lo spinsi con forza. “Che le hai fatto?” Arrivarono i professori che ci divisero, ma riuscii a tirargli un pugno che lo colpì in pieno viso. Cadde per terra. Mi girai e andai verso Min. La presi per il braccio e la portai in infermeria. La stavo trascinando, mentre sentii sotto la mia stretta, qualcosa di diverso.
Mi girai. Le stavo tenendo il polso. Sentivo come delle piccole montagnole sbucare dalla sua pelle liscia. Le presi il braccio e le tirai su la manica. Delle cicatrici di piccoli tagli regolari andavano sempre continuando più avanti, fino a fermarsi al gomito. Lei tirò via il braccio terrorizzata.
“Min chi te li ha fatti?”. Gli ripresi il polso e continuò a camminare in fretta.
---------- Henry---------
Ora regnava il silenzio. Tutti mi guardavano. Ma che volevano da me?
Mi rivolsi alle shawols “Sentite va bene essere mie fans, ma picchiare una vostra compagna solo perché mi teneva la mano non è il comportamento giusto di una shawol”.
Intanto volarono bisbigli. Continuai “Lei è solo una mia amica, e visto che oggi, come tutti sapete è il compleanno di Key, allora mi sono commosso e lei mi ha solo dato una mano a superare un momento difficile. Credo che anche voi oggi abbiate pianto”. Tante teste si abbassarono.
“E credo che vi siate anche consolate fra di voi. Ecco, se io prendessi la vostra amica e la picchierei, voi ne sareste felici? No! Io in questo momento mi vergogno di voi e di come avete trattano una mia amica! Ora è andata in infermeria, dopo la ricreazione, vi chiederei di andare una a una a farle le scuse. Oggi è un giorno triste, e questo non è il modo giusto per ricordarlo, e avendo fatto star male lei avete anche fatto star male me” Con quello mi diressi in infermeria.
Io non sapevo che avrebbero reagito così. Corsi il più forte che potei e li raggiunsi ancora prima di entrare. Li sentii parlare. Erano fermi. Lui le domandò tenendogli il braccio “Perché hai quei tagli?” lei non rispose. Notai che i suoi lisci capelli erano pieni di budino e di fette di prosciutto.
Poi lui le mollò la presa “Almeno mi potresti dire che c’è tra te e Henry?” lei abbassò lo sguardo e tutta rossa rispose “S-siamo solo…amici”. Lui le prese la mano “Ok. Scusami se ho reagito così, è solo che vedendoti in questo stato mi verrebbe da uccidere sia le shawols sia lui”. Il pugno mi si irrigidì. Lei lo guardò male “Non dire così. Anch’io sono una shawols e un po’ le capisco”.
Lui le prese il braccio e se lo tirò a se, abbracciandola. Quel tocco mi fece esplodere.
-------- Min-------
Le mie fans mi hanno picchiato. Era una cosa divertente se ci pensi bene. Me le avevano date tante, ma la cosa peggiore era che mi serviva una doccia e subito. Kwang, quando aveva scoperto dei tagli, ormai era troppo tardi per dirgli “niente” quindi stetti zitta. Per fortuna cambiò argomento.
Mi portò in infermeria dove ricontrai di nuovo quel pervertito di un dottore.
Mi distesi sul lettino e senza proferire parola, il dottore iniziò a controllarmi se avevo dolori nel corpo. Chissà dove sarà Henry. Kwang se ne andò quasi subito. Lo avevo fatto preoccupare inutilmente. Il dottore si sedette “Finito. Non hai niente di rotto. Hai solo bisogno di una doccia e di riposo”. Agli ordini. Mi distesi sotto le leggere lenzuola del lettino e iniziai a dormicchiare.
Mi svegliai che suonò la campanella. Sbadigliando aprii gli occhi e mi ritrovai davanti Henry.
Mi coprii subito fino alla guancia “G-giorno”. Lui mi toccò la frangia e me la mise a posto.
“Come stai?” togliendo il lenzuolo dalla bocca gli risposi “Bene. Non preoccuparti sto bene”.
Lui mi accarezzò la guancia e distolsi lo sguardo. Ad un tratto mi dette un bacino su di essa.
“Meglio che ti prepari, perché fra poco arriverà una sorpresa, quindi è meglio che ora me ne vada”
Prima di uscire si diresse un’ultima volta verso di me “Senza di te in classe le lezioni sono estremamente noiose” così, dopo avermi fatto un sorriso della “Mentadent”, uscì.
Dopo dieci minuti arrivarono. La processione di shawols che pian piano entravano, si inchinavano chiedendo scusa e se ne uscivano con un viso alquanto imbarazzato.
In fondo erano state carine a venirmi a trovare. Gli avrei detto “Volete un mio autografo?” ma non sarebbe servito a molto avendo questo corpo. Le lezioni finirono e con lo zainetto in spalla me ne uscii da quella scuola così caotica che ti verrebbe voglia di prende un Moment a ogni ora.
Fuori dalla scuola c’erano Kwang e Henry che mi aspettavano.
“Allora ora vado a fare un giretto con Kwang, poi tuo padre ci viene a prendere davanti al negozio “Tizag” e ci porta a casa tua. Giusto?”. Dopo averlo detto una migliardina di volte arrivò il padre di Jong che prelevò il figlio e mi fece un saluto che non tardai a ricambiare.
“Allora, dove andiamo di bello?” lo presi a braccetto e tutto contento mi rispose “Andiamo a prendere un ghiacciolo”. Io scelsi il gusto all’anice e lui invece non prese niente. “Non hai fame?” a quella domanda prese il mio ghiacciolo e lo leccò. “Sì in effetti sì. Ma mi accontento del tuo non preoccuparti”. Ci rincorremmo per circa cinque minuti con in mano quel povero ghiacciolo.
Arrivammo al parco. Mi appoggiai ad una rete e continuai a mangiarmi il ghiacciolo. Lui furtivamente prese il cellulare e mi disse sorridente “Fai cheese” Click.
La giornata finì io e lui che andavamo nei vari negozi a comprare scarpe o sciarpe.
Eravamo davanti al “Tizag”. Aspettando che arrivasse la macchina, lui entrò nel negozio, lasciandomi lì da sola, tanto che pensai che se ne sarebbe andato via del tutto.
Subito dopo ne uscì con un orsetto bianco. “Che bellooo~! E’ per me?” Prima di darmeloi gli feci una foto con in mano quell’orsacchiotto coccolone e pelosone. Era tenerissimo Kwang.
Arrivò la macchina. “Ehi ragazzi salite”. Appena salimmo mi accorsi dell’assenza di Henry “Dov’è suo figlio?” a quella domanda rise “Ti manca?” arrossii “N-no ovvio che no”. Dopo una risatina malefica e il broncio di Kwang, rispose “E’ a casa non preoccuparti”.
Lo guardai un’altra volta. Era davvero bello. Ne approfittai per attuare il mio piano sui ricordi.
“Che mangiamo stasera?” lui pensandoci rispose “Spaghetti”.
Spaghetti, quando era il mio compleanno e mi aveva preparato gli spaghetti. “Buoni. Anche se mancherebbe della pioggia”. Kwang mi guardò strano “Perché ti piace la pioggia?” risi e mi girai verso Jong “Mi piace che piova durante un pic-nic, magari a lume di candela”. Jonghyun pensò a quella risposta e divertito fece “Haha condivido. Poi se dopo ricevi un bacio ancora meglio. Sapete, cinque anni fa per il compleanno di Key, gli avevo preparato un pic-nic con spaghetti e una candela su un parco, ma dopo ha piovuto, però la cosa era più bella, soprattutto il bacio appassionato mentre ci zuppavamo per bene”. A quel ricordo rise. Sì, si ricordava bene. Mi guardò. Sorprendentemente mi disse “Sai, assomigli un po’ a lui”.  Che se ne fosse accorto? Scendemmo dal veicolo arrivato a destinazione. Era ancora quella. La nostra piccola casetta. Jonghyun era dietro di noi e io ero davanti. Come se niente fosse presi le chiavi tenute nascoste sotto lo zerbino e aprii. “Come facevi a sapere che erano lì?”. Normalmente risposi “Il solito nascondiglio”, ma in verità era ovvio che lo sapessi. Era tutto come prima, tranne che c’erano molte più foto e una tavola ben preparata.
“Scusate ora finisco di cucinare, intanto accomodatevi”. Da una piccola cuccia rosa ne uscì un cagnolino. “Roo!” il cagnolino, che ormai era diventato grande, mi venne incontro e iniziò ad abbaiarmi e appena lo accarezzai iniziò a leccarmi. “Ma…Roo non ha confidenza con gli estranei”.
Il piccolo bassottino sapeva benissimo che non ero un estraneo. Anche dopo averlo preso in braccio mi leccò dappertutto. Lo appoggiai e continuò a tartassarmi di leccate. Mi alzai dal divano in cui si era seduto anche Kwang, nel quale avevamo fatto sesso io e Jong anni prima. Mi venne una nostalgia enorme che non riuscii a trattenere le lacrime. Era da troppo tempo che ero via da casa. In una parete trovai tantissime foto mie. La maggior parte erano io con Jong e alcune con il gruppo.
“Dov’è Henry?” Jonghyun distratto mi disse “Eh? Henry…prova a guardare in bagno”.
Entrai in bagno. “Hen-”. Sì, l’avevo trovato. A petto nudo e con un asciugamano che gli avvolgeva dalla vita in su, ma l’avevo trovato. “Oh ciao Min. Benvenuta nella mia umile dimora” disse con una risatina. Non riuscivo a spostare il mio sguardo. Lui era fermo che guardava i miei occhi.
Come una calamita andai vicino a lui e toccai quel petto ancora bagnato e quell’odore di pino che portava. I suoi capelli sgocciolarono sulla mia mano. Mi prese la mano e con l’asciugamano mi tolse la goccia. Per essere un ragazzo di quattordici anni aveva un petto da far sbavare chiunque.
Non riuscii a non toccarlo. Era liscio e perfetto. Pensai “Ancora peggio del padre”.
“Min va tutto bene?”. Mi staccai da lui e con la faccia completamente di un colore rosso vivo, mi imbarazzai da morire. “Mi passi i vestiti?”. Presi i vestiti tenuti ancora piegati sopra la lavatrice.
Glieli passai ma distrattamente caddero. Si accovacciò per prenderli e cadde anche l’asciugamano.
Era impossibile non guardarlo. Penzolava avanti e in dietro. I miei occhi si erano dilatati.
Lui non si mosse di un millimetro e dentro di me pregai di non farlo. Sentii qualcuno salire le scale.
“Henry sei usci-” bene, ora eravamo in tre a guardarlo penzolare. Jonghyun da dietro mi tirò a se e mi chiuse gli occhi. “Henry io ho bloccato la spiona tu mettiti i vestiti e riporta l’asciugamano in bagno”. Davanti agli occhi avevo le sua mani. Le sue calorose mani che mi avvolgevano oscurandomi la vista. A bassa voce rise e mi sussurrò “Sai, questa situazione è successa anche con Key. Il mio asciugamano era caduto e lui era rimasto lì, a guardarlo come te”.
Scese le scale, mi scoprì gli occhi “Tutto bene?” prima mi persi nel petto di Henry, poi nel suo pixelino che penzolava su e già e ora invece sugli occhi di Jonghyun. Troppe emozioni messe insieme. Non accorgendomi che si era avvicinato un pelo dal mio naso, andai avanti con la testa e le nostre guancie si sfiorarono. Si tolse subito “Oh…scusa”. Mi guardò “Lo sai che sembri tanto Key, e non lo dico perché lui era la Diva, ma il modo in cui ti muovi, il modo in cui guardi le cose. Cioè prima il tuo sguardo era lo stesso di Key quando guardò il mio…va bè hai capito”.
Henry sgaiattolò giù dalle scale e ignorandomi si sedette sul divano. Jonghyun invece ritornò a preparare la cena. “Senti Min, se vuoi puoi farti la doccia, tanto manca ancora un po’”.
Non me lo feci ripetere una seconda volta e ipnotizzata da quella parola “doccia” me la feci subito.
Ormai mi ero abituato alle strane forme del mio corpo. Il problema erano i capelli.
Non riuscivo ad asciugarmeli. Henry, notando il lungo tempo in cui ero assente, bussò.
Avevo l’asciugamano che mi copriva dal petto in giù. “Entra pure”.
Lui si fermò alla soglia della porta. “Entra pure, mi serve il tuo aiuto”.
Molto lentamente e rivolgendo lo sguardo da un’altra parte, mi venne vicino “Dimmi”.
Gli cedetti la spazzola “Mi pettineresti i capelli? Sono troppo lunghi, non c’arrivo”.
Afferrò la spazzola e con cautela la posò sui capelli bagnati.
---------- Henry-------
Il mio corpo era stato messo bello in mostra davanti a Min e questo mi tormentava da morire.
Mentre adagio accarezzavo i suoi lunghi e lisci capelli con la spazzola, mi soffermai sulla sua spalla e sul suo collo. Erano tremendamente lisce, troppo lisce quelle parti. Sembravano mi dicessero “Toccami” e così feci. Lasciai all’altra mano la spazzola e lentamente posai la mano sulla sua spalla. Lei trasalì. Però non disse niente. Continuai a toccargli la spalla liscia e morbida. Sembrava quella di un bambino. Le mie dite andavano sempre più su, fermandosi su quel collo così slanciato e profumato ch non resistetti. Le mie labbra piano piano si posarono su quel profumato collo.
Mi sussurrò “Henry…” però la voglia di baciarglielo fu troppo forte. Baciai quel tenerissimo collo.
Il mio cuore implorava pietà. Lei senza opporre resistenza aveva spostato leggermente il collo.
Le mie mani fecero cadere la spazzola e si avvinghiarono su di lei. Con le mani le spostavo delicatamente i capelli da una parte, mentre la mia lingua era uscita e leccava il collo così attrattivo che era difficile smettere. Andavo sempre più su, posando le mie labbra sul suo orecchio.
-----------Min--------------
Cavoli. Non avrei mai sospettato che sarebbe andata così. Quel suo tocco sul mio collo mi faceva tremare. Era troppo forte per me. In quel momento odiai me stesso per essere una donna. Nel cervello delle donne circolano troppi pensieri e troppe voglie. Gli ormoni non ce la fecero più.
Gli afferrai la testa con le braccia piene di tagli, e lo baciai. Non era il solito bacio che incominciava piano, quello era già incominciato forte. Ci baciavamo con foga. Le mie mani finirono sul suo muscoloso petto che era stato coperto da una maglietta. Lui mi afferrò le braccia e mi scaraventò al muro. Mi leccò di nuovo il collo. Questa volta andava sempre più giù. Il mio petto sussultava, aveva paura. Era mio figlio. Lo stavo baciando, ma era mio figlio e mi vergognavo molto.
Però il mio corpo era attratto dal suo. Avrei voluto essere la vera Min e amarlo con tutto il mio cuore, ma il mio cuore apparteneva già a qualcun altro. Lo fermai. Ci riuscii.
“H-henry”. Si era bloccato. Ci guardammo e ci girammo entrambi. Io ritornai a prendere la spazzola. E lui aprì la porta per uscire. Però non volevo che finisse così. Volevo che continuasse.
Lo rincorsi e lo fermai. Chiusi la porta e lo spinsi contro di essa. Gli presi il viso e come un normale bacio iniziammo lentamente. Sentivo la sua lingua strusciarsi contro la mia e le sue mani afferrarmi i fianchi. Quel bacio era così bello, che pensai davvero per un istante di essere Min e non Key.
Bussarono. “Henry muoviti che ho finito la cena e anche tu Min. Ragazzi?” Ci staccammo.
Henry uscì subito da suo padre e io continuai con il tormentarmi i capelli.
Si poteva dire che Min fosse felice ma Key no. Io amavo ancora Jong e non potevo tradirlo con nostro figlio. Però Henry…ci sapeva fare.
Mi misi addosso un vestitino che avevo comprato. Scesi dalle scale pulita e pettinata.
Erano già tutti a tavola. “Scusate se ci ho messo tanto”.
Jonghyun mi sorrise e mi trascinò la sedia all’indietro, facendomi sedere.
Iniziammo a mangiare. Accanto a me c’era Jong e davanti c’era Henry con al fianco Kwang.
Io e Henry ci mandavamo frecciatine. “Ragazzi com’è andata a scuola?”. Kwang rispose subito “Benissimo! Ah, io, Min e suo figlio ci siamo proposti di partecipare a un concorso sulla musica. Chi vince manderà gratis la sua classe in Italia”. Jong spalancò lievemente gli occhi appena sentì Italia.
“Davvero? In questo caso vi aiuterò io! Facciamo così, ogni sera vi fermerete qui e proveremo insieme. Credo chiamerò a raccolta anche il resto del gruppo” mi girai verso di lui “D-davvero?? Taemin, Minho e anche Onew?” lui sorrise “Sì. Credo che per una shawols sia sorprendente mangiare con Jonghyun, studiare con Hery e addirittura provare con gli altri!” i miei occhi brillavano, finalmente avrei rivisto gli altri. Presi il bicchiere pieno d’acqua. Alzai lo sguardo e vidi Henry che mi guardava leccandosi le labbra. Mi soffermai sul movimento che quelle labbra subivano, mentre pensavo a quello che le mie di labbra avevano provato. Il mio cuore diceva bellissimo, ma la mia testa diceva che avevo fatto una cavolata.
Senza accorgermene l’acqua dentro il bicchiere uscì, finendo nei pantaloni di Jonghyun che si alzò.
“Oh…scusa!” invece di arrabbiarsi con me si mise a ridere. Sicuramente avrà pensato alla scena del teatro. Mi attuai al mio piano. Presi un fazzoletto e iniziai a pulirlo. Dalla pancia finivo sempre più giù. Lui si meravigliò di quel tocco. Era come ai vecchi tempi. Però ora cos’avrebbe fatto?
Henry stette per alzarsi, quando Jonghyun mi abbracciò. Allora ricordava. Mancava solo l’ultima parola, proprio come da copione. “Grazie”. Henry si raschiò la voce. Ci sedemmo entrambi.
Finimmo di mangiare in silenzio. Henry mosse il piede e per sbaglio urtò il mio.
Entrambi eravamo scalzi. I nostri piedi freddi si toccarono. Ne percepimmo un brivido lungo la schiena. Mi rimisi con i piedi a posto, quando sentii un fresco tocco salirmi la gamba.
Il suo piede stava salendo sempre di più. Andava giù e su. Lo guardai. Faceva come se niente fosse.
Mi alzai e presi il piatto che avevo appena finito. Jonghyun si alzò. “No dammi faccio io”.
Le sue mani toccarono le mie. Il mio sguardo si abbassò mentre il suo continuava a guardarmi negli occhi. Pensavo che avrebbe preso i piatto. Invece si mise dietro di me e prese entrambe le mie mani che afferravano quel piatto in ceramica. Dopo aver appoggiato il piatto. Si staccò dalle mie mani.
Potevo sentirne ancora il tepore lentamente sparire. Tutti avevamo finito la cena. Kwang e Henry si misero a giocare alla Play Station, mentre io e Jonghyun eravamo ancora seduti al tavolo e lui incominciò a parlarmi di Key, cioè di me.
“All’inizio non sapevamo i sentimenti del’uno e dell’altro. Però comunque sentivamo qualcosa dentro i nostri stomaci fluttuare. Fui io a confessargli il mio amore. Ad una festa lo vidi baciare una tipa. Mi arrabbiai e mi avvicinai a lui e non sapendo cosa dire gli stampai un bacio sulle labbra. Lui scappò, però appena fummo arrivati a casa, mi chiarii a lui. Gli confessai di amarlo e lui prima esitò a dirlo, però alla fine anche lui annuì e quella sera facemmo sesso”. Me lo ricordavo bene questo passaggio. Continuò “Scoprimmo della malattia in seguito ad un incidente, al giorno del suo compleanno”. Si fermò. Si girò verso il figlio che era immerso completamente nel gioco e pianse.
Si mise le mani davanti agli occhi. Poi asciugandoseli continuò “Facemmo del tutto per renderlo felice, però i dottori avevano già detto che non ce l’avrebbe fatta. Pensa che fu lui a regalarmi Roo. Poi a Natale, in Italia, ebbe il suo prima attacco. Continuando il tour continuava ad averli. Però l’ultimo fu in Asia. Me lo misi in spalla e con l’aiuto del padre di Minho lo portai in ospedale. Immagina, dissi tutto a voi fans…” il cuore mi si fermò. Quel giorno. I tagli. “…personalmente veniste a fargli visita e scopriste che con noi c’erano anche tutti gli altri idols. Foste molto buone e lo avete davvero reso felice. Però poi…” si rimise a piangere “…la sua fine arrivò. Cantammo Romantic, mentre si faceva sempre più pallido. Poi alla fine di tutto mi disse “Jong” e quella fu l’ultima parola che mi rivolse prima di lasciarmi del tutto”. Piangevo anch’io. “Alla fine ho scoperto che Henry era mio figlio, gli organi di Henry sono di Key, quindi il mio dolce amore aveva pensato bene di adottarlo, solo per rendermi felice”. Il cuore mi scoppiò. Lo abbracciai forte e lì commisi un errore fatale. “Scusami Jonghyun. Non avrei mai dovuto lasciarti da solo”. Lui si staccò. “Come hai detto?” le lacrime si fermarono. “N-no niente. Mi dispiace molt-tissimo”.
Mi alzai e presi Kwang “Dai dobbiamo andare è tardi. Jonghyun mi fermò “Ti riaccompagno?” “N-no non serve”. Henry mi venne davanti mettendosi il giubbotto “Papi vado con loro tu resta a casa”.
----- Jonghyun------
Ero sicuro di aver sentito quella frase. Cosa significava? Li salutai andar via.
Chi era la ragazza Min? Come faceva a colpire sempre l’argomento giusto?
Sparecchiai la tavola, quando notai uno zainetto vicino al divano.
Lo aprii, era di Min. Senza farlo apposta mi cadde il libro. Lo sfogliai.
Rimasi immobile. Quella foto. L’aveva scattata mia sorella e solo io e Key ne avevamo una copia.
Lei come faceva ad averla? Misi il libro dentro lo zaino, ma mi presi la foto. Avrei dovuto investigare meglio su di lei. Avrei dovuto avvicinarmi fino a farmi svelare tutto.

Note d'autore: Ciao a tuttiiii ^^ecco tutto per voi il 4 capitolo XD bene prima di tutto vorrei chiarire certi punti:
il bacio di Min/Key con Henry: mi è piaciuto tantissimo scriverlo ^^. 
jonghyun alla riscossa: chissà che farà jong pur di scoprire la verità.
kwang e l'orsacchiotto: per lui pultroppo non lo faccio tenere molto nei capitoli perchè la storia si basa soprattutto su key/min, jong e henry. 
Ora un vostro parere: voi preferite la coppia JongMin o la coppia Minry? ^^ sono curiosa ^^
SORPRESA: visto che oggi ho tanta voglia di scrivere, mi metto già a produrre il cap 5 che finirò stasera ^^.
Quindi tu, sì proprio tu che stai leggendo quello che sto scrivendo, invece di aspettare domani portai sapere stasera le news. E di nuovo tu, sì ancora tu!...Grazie ^^
Qui sotto delle immagini:


Min: quando mangia il ghiacciolo all'anice
Kwang: quando le regala l'orsetto
Henry: quando sbuca dal bagno cn un petto (certo che sti idols!) da sbavo, da stupro, da TUTTO e di PIU'! ^^

Ciao alla prossima, cioè stasera...corroooooooo ^^








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Capitolo 5
*** 5) Un altro pezzo del puzzle. ***




Dopo che Henry mi aveva accompagnata silenziosamente a casa, ero crollata.
Lui mi aveva baciato. Ma non ero stato io a ricambiarlo, ma Min. Io amavo Jonghyun e se avevo baciato un altro sapevo che non ero io a volerlo. Infatti non sono ritornato normale. Ma questo può dipendere anche dal fatto che non siamo ancora ad un rapporto simile.
Ero a pancia in giù sul letto, e non riuscivo a chiudere occhio. Ero avvinghiata al telefono, sperando che mi chiamasse. Io non avevo il coraggio di farlo, già era stato imbarazzante quello che era successo, ci mancava solo che chiamassi per chiarirmi con lui. Però volevo sentire la sua voce.
Questo mi fece stare sveglia per tutta la notte. Volevo Henry, ma volevo anche Jonghyun.
Suona la sveglia. Mi stavo vestendo, quando il telefono, ancora sopra al mio letto, squillò.
In tono di speranza alzai la cornetta “P-ronto?” nessuno rispose. Poi una voce che si schiariva si fece largo “C-ciao, sono Henry…” era lui. Finalmente aveva chiamato! “C-ciao… finalmente ti sei deciso a chiamarmi! Sono rimasta tutta la notte sveglia solo ad aspettare una tua chiamata!” glielo dissi tutto d’un fiato. Avrei scommesso di tutto che lui ora avesse tutto il viso rosso.
“D-davvero? Comunque, per oggi, ti andrebbe di andare a casa mia appena finita la scuola? Se vuoi posso invitare anche Kwang così dopo aver pranzato ci mettiamo comodi e subito dopo proviamo.
Però solo se vuoi..” Come avrei potuto dire di no? Avrei visto i miei amici Taemin, Minho e Onew, ma soprattutto avrei rivisto il mio Jonghye. “Ovvio che sì! Però questa volta fatti trovare con una maglietta e dei … pantaloni sopra!” Lui si mise a ridere ricordando la sera prima “O-ok. Però solo se ci scambiamo i numeri dei cellulari”. Giusto, così alcune volte gli avrei potuto scrivere “Ciao sei libero? Ti starebbe bene se stasera andassi a casa tua?” così anche da vedere Jonghyun.
Prima di agganciare mi disse lentamente e abbassando sempre di più la voce “Comunque riguardo a ieri…mi è piaciuto. S-sì, mi è piaciuto…stare con te e parlarti. Anche mio padre è stato contento”.
Sapevo già che con quel “Mi è piaciuto” intendeva il bacio oltre alla mia compagnia. Ridendo gli dissi “Certo come no, quindi ti è piaciuta la mia compagnia ma non il bacio. Grazie eh, ci si vede a scuola”. Saltando per la stanza uscii e mi avvicinai subito alla brioches “Ciao ma’ ciao pa’. Ah giusto. Io, Henry e Kwang ci siamo proposti per rappresentare la nostra classe in una gara. Bisogna suonare e cantare e il più bravo porterà la propria classe in gita in Italia e tutto gratisssss ~”
Mio padre mi fissò “E da quand’è che tu saresti in grado di suonare? A mala pena prendevi sufficiente con il flauto” lo guardai e dopo aver fatto un mega sorriso “So suonare la chitarra e so anche cantare!” mia mamma si sedette e ridendo verso mio padre, con il dito puntato su di me “Haha, chi? Tu? Tu sapresti cantare? Facciamo così. Se vincete allora ti comprerò un cane!”.
La guardai male “Ma mamma io non voglio un cane…oppure lo voglio?” Certo che questa Min era proprio complicata da capire. “Ok, però ogni volta finito scuola vado a casa di Henry così facciamo le prove”. Asciugandomi le lacrime di felicità, intravidi un autobus. Corsi come una forsennata a prendere il mio zaino, presi al volo la merenda che mi aveva lanciato papà, e uscii dalla finestra aperta da mamma “Ciao mami e papi”.
Con un balzo fui fuori di casa. Corsi come una volpe e salii sul veicolo.
Subito mi misi a sere con Kwang “Ehi ciao Kiki”. Il suo viso si fece subito più felice.
“Ehi ciao. Come va?”. Appoggiai lo zaino sopra le mie gambe “Mmm, sì direi proprio bene”.
Lui mi guardò lo zaino “Nuovo?” in un’espressione di “lampadina accesa” gli domandai “Sai che l’ho perso! Per caso l’hai visto da qualche parte?” ci pensò e poi mi disse “Forse l’hai dimenticato da Henry”. La mia mano finì per sbattere contro la mia testa “Giustooooo! Che smemoronaaa! Grazie mille Kiki”. Gli feci un enorme sorriso e chiusi gli occhi, addormentandomi.
--------- Kwang---------
Era così dolce. Guardavo la sua testa fare su e giù mentre continuava a tenere gli occhi chiusi.
Con la mano gli presi il mento. La sua testa si fermò. Lo lasciai lentamente, pensando che si sarebbe fermato. Ma invece finì sulla mia spalla. Ebbi un sussulto. La sua dolce guancia si era magicamente accasciata sulla mia spalla, facendomi diventare rosso dall’imbarazzo. Il suo viso continuava a cadere. Finché non la presi per le spalle e la abbracciai. Il suo volto era di nuovo sulla mia spalla.
Potevo sentirne l’odore di vaniglia provenire dai suoi delicati e lisci capelli. Glieli accarezzai e da lì, capii che era di Min, di quella ragazza che ogni volta mi faceva battere forte il cuore, che mi ero innamorato.
A fine corsa, il bus arrivò a scuola. Lentamente svegliai Min “Ehi Min. Siamo arrivati”.
Lei aprì lentamente gli occhi “Oh. Di già? M-ma ho dormito?”. Guardando la mia giacca rise.
In un punto era rimasta una macchietta scura. Continuava a ridere sempre più forte.
“S-scusa davvero. Ti ho sbavata mentre sonnecchiavo tranquilla”. Mi alzai e insieme scendemmo.
--------- Henry----------
Alla prima ora avevamo matematica -.-, la cosa peggiore del mondo.
Appena arrivò, Min appoggiò la testa sul banco e verso di me disse “Notte”.
Arrivò la prof, che non la notò nemmeno. Misi un libro in piedi, di fronte a lei da coprirla un po’.
Con la testa mi avvicinai e le sussurrai “Guarda che se la prof ti vede per te sono guai”.
Non mi rispose. Probabilmente stava già dormendo. Con il dito puntai sulla sua guancia fino a toccarla. Era morbida. Mi rivenne in mente quel bacio. Il dito si staccò e andò a sfiorare le sue labbra. Erano davvero belle. Mi avvicinai sempre di più, fino a darle un piccolo bacino.
Le mie labbra toccarono le sue. Lei si svegliò immediatamente. “Perché mi hai svegliata?”.
La sua espressione buffa mi fece ridere. “Che ridi baka! E’ per colpa tua che stanotte non ho chiuso occhio!”. Le guardai le labbra. Un rivolo di bava le stava colando dallo spigolo di esse.
Ridacchiando presi un fazzoletto e la pulii. “Guarda ch se la prof ti scopre sono guai!”.
Lei si rimise come prima, ignorando le mie parole.
Ad un tratto il libro si abbassò e da quello spuntò la prof. Io presi un colpo che per poco non collassai. Invece Min, non sentendola, continuava a dormire con un sorrisetto stampato sulle labbra.
La prof le si avvicinò e urlò “Signorina Hee Min! Vada subito alla lavagna e si svegli una buona volta”. La poveretta trasalii e si mise apposto il ciuffo. Fulminando la prof si alzò, e andò alla lavagna la quale era stata coperta di lettere e numeri.
“Ehm…” continuava a scarabocchiare con il gessetto il grosso pannello nero, facendo finta di non ricordare niente. La prof la afferrò per il braccio. Lei indietreggiò. Se avrebbe scoperto dei tagli la situazione si sarebbe complicata di più. Senza volerlo mi alzai. “Prof, so io la risposta”.
Fortunatamente sapevo veramente la risposta, e mi alzai andandole in contro.
Le presi la mano con in mano il gessetto, e trascinandola con cerchi regolari e scritte, completai l’esercizio. “Vede prof, lei lo sapeva”. La prof mi fece uno sguardo che se potesse mi avrebbe fatto esplodere il cervello.
--------- Min---------
Che vergognaaaaaa. Già avevo dormito poco, poi non sapevo una mazza in matematica e in più lui doveva fare il saputello. Però era grazie a lui che la prof non scoprì niente.
Ritornai al posto con lui dietro. Sorpresi Kiki a messaggiare con il cellulare e dopo averlo superato, mi presi la sedia e la tirai indietro. Stetti per sedermi, quando sentii la mano di Henry prendere la mia. Mi fermai. Appena si sedette la tolse e come se niente fosse prese il libro e lo aprì.
Mi accorsi che ero rimasta in piedi a fissare la mia mano e mi sedetti subito.
Finalmente finì la scuola. Io, Henry e Kwang ci avviammo correndo fuori da quella struttura.
Notai una grossa custodia in mano di Kwang “Kiki che hai lì dentro?” lui mi sorrise e portandolo a se rispose “Il violino” io e Henry ci guardammo “Allora non scherzavi della storia del violino”.
Lui ridacchiò e abbassando la voce bisbigliò “Guardate che sono bravo”.
Con gran sorpresa Henry gli mise il braccio intorno al collo “Bene e oggi dimostrerai la tua bravura!”.
Detto quello salimmo nel solito macchinone nero. Questa volta Jonghyun si mise affianco a me.
“Ciao Jonghyun” lui mi fece uno dei suoi soliti sorrisi e mi disse “Ciao Minnie”.
Minnie? “M-minnie?” il suo sorriso scomparve “Non ti piace? Vorresti essere chiamata … Diva?”
A quel nome trasalii. “N-no mi va bene anche Minnie”. Che mi stesse prendendo in giro?
------ Jonghyun------
 Non sapevo ancora bene cosa stavo facendo, ma sapevo che avrei dovuto fargli tanta pressione per farmi rivelare chi era. Non lo so, però sapevo che nascondeva qualcosa. Troppo uguale a Key e se c’entrava qualcosa con lui, lo dovevo per forza scoprire.
Arrivammo a casa. Come la prima volta la lasciai salire per le scale e prendere la chiave per poi aprirne la porta. Non era vero che era “normale”. L’aveva presa velocemente, come se sapesse già dove fosse. La vidi riguardare la casa, ma si vedeva che era solo una recitazione.
Mi avvicinai a lei “Tu avevi già visto in passato questa casa?” lei si allontanò da me “N-no. Perché me lo chiedi?” Girandomi dall’altra parte gli risposi “Niente, mi sembrava di sì”.
E se lei avesse in qualche modo avuto una relazione con il mio Key? Avevo la testa piena di domande, che quella stessa notte, gli avrei rivelato.
Mangiammo qualche panino e poi iniziammo.
“Gli altri arriveranno fra circa un’oretta. Intanto per prima cosa fatemi vedere di cosa siete capaci”.
Li portai di sotto, in garage. Non era un “semplice” garage. Al suo interno c’era un porticina che conduceva ad una sala con un enorme specchio, la sala dove praticava il gruppo.
Gli misi in riga. Prima c’era Kwang. Mi mostrò la sua abilità con il violino. “Bravissimo!”.
Era sorprendente quel ragazzo! Come teneva lui il violino non l’avevo mai visto fare prima d’ora.
Poi toccò a mio figlio, ma che lo scartai subito “Tu farai il vocalist e il chitarrista”.
Poi arrivai da lei. Prese un microfono “Che canzone devo cantare?”. Dopo averci pensato bene, le risposi “Romantic”. Si paralizzò. “Ehm…O-ok”. Prese in mano la chitarra rosa e con il microfono ben inserito nel pezzo di metallo, iniziò. Ora ne ero certo. Lei era collegata in qualche modo con Key.
La canzone la cantò perfettamente e fu sorprendente sentirla con la chitarra.
“Bene! Tu farai il rapper e insieme ad henry la chitarrista”. I ragazzi si abbracciarono.
------- Min----------
Mi aveva suscitato un’emozione che se la canzone sarebbe continuata atri tre secondi mi sarei messo a piangere. Era logico che fossi il rapper e poi era stato Jonghyun a insegnarmi a suonare la chitarra.
Ad un tratto Henry si bloccò. “Papà, quale canzone canteremo?”. A quella domanda si girò verso di me e sorridendo con una risata malefica “Tu Min. Che canzone vorresti scegliere?”.
Visto che dovevamo scegliere una canzone da cantare e una da ballare, per il ballo decisi “Again” degli Mblaq. Quel balletto era eccezionale! Poi per la canzone ci pensai bene.
“Se va bene, per il ballo sarebbe fantastica Again degli Mblaq, poi per il canto, sceglierei Romantic”. Jonghyun spalancò gli occhi. “Oh…se non ti va bene possiamo pure sceglierne un’altra”.
Henry mi prese la mano “No vanno bene entrambe”.
Ci fermò un rumore alla porta. Jonghyun la aprì e ne entrarono tre figure che conoscevo benissimo.
“Tae! Minho! Hyung!”. Gli corsi addosso e li abbracciai forte forte. Come Jonghyun la prima volta, sussurrarono “Shawols?” Henry annuì di nuovo convinto.
Subito si cambiarono e ci mettemmo tutti e sette disposti nella sala.
La canzone “Again” riecheggiò nella stanza. Adoravo quella canzone. Il testo non era difficile.
Mentre imparavamo i passi iniziali in mano tenevamo il testo della canzone. Io avrei fatto Thunder e Mir. Henry avrebbe fatto Joon e G.O. e infine Kwang con Seungho.
Onew ci fermò. “Invece di ballare e contemporaneamente leggere, non è più semplice prima imparare il testo e poi ballarlo?” tutti annuirono convinti.
La mia parte era straordinaria. I rapper di Thunder erano unici, ma quelli di Min erano indimenticabili. La sua voce perfetta che riusciva a cantare quel rapper così difficile.
In men che no si dica l’avevamo imparata un pochino. Iniziammo a cantarla.
Eravamo un gruppo bellissimo. Le nostre voci si intonavano perfettamente alla canzone.
Alla fine della song Taemin disse “Bene, ora è ora di ballare!”.
Era una coreografia tutto sommato semplice. Dopo ore e ore eravamo tutti stanchi morti.
Jonghyun mi si avvicinò “Ti è piaciuto provare?” con naturalezza risposi “Sì. Era da parecchio che non cantavo e che non ballavo in questo modo”. Lui mi guardò storto “Perché prima lo facevi?”.
Con la voce tremante provai a dire la verità “S-sì. Prima cantavo e ballavo in un gruppo. Però ci siamo divisi”. Arrivarono Taemin e Minho mano per la mano “Ok, allora noi andiamo.
Prima che potessero uscire fermai Taemin. “No Tae. Ti devo parlare”. Lui era l’unico a cui dicevo sempre tutto. Mi poteva capire amando Minho, e allora decisi di dirglielo.
Lo trascinai in una stanza. “Senti io non sono la vera Min”. Lui rise “Questo è un modo delle shawols di fare colpo?” Il mio sguardo divenne serio. “Io in realtà sono Key”.
Mi liberai di quel grosso peso. Lui si alzò “Non è per niente divertente”. Lo fermai “Allora mettimi alla prova. Chiedimi qualcosa che nessuno può sapere all’infuori di Key”.
Lui si girò “Quand’è che ti ho confessato di amare Minho” lo guardai storto. Lui non me lo aveva mai confessato. “N-non me lo hai mai detto”. Subito passò alla prossima domanda “Quando c’è stato l’incidente, perché io mi sono ferito leggermente?” quello me lo ricordavo benissimo.
“Eravamo Onew alla guida e io affianco, dietro te e Minho. Quando il camion si era schiantato contro di noi Minho ti aveva tirato a sé e ti aveva protetto da quello schianto”. I suoi occhi si fecero lucidi “Infine, dimmi, sapevi che tua nonna era morta?” Cosa??! “S-stai scherzando?”.
Lui mi abbracciò “Key”. Lo lasciai “Hai detto…morta?”. Lui mi fece un sorriso “Se eri il vero Key non potevi saperlo”. In quel momento non mi importava di essere Key o Min, neanche che Taemin mi credesse. Mia nonna. La mia unica nonna che mi era rimasta, era morta. Scoppiai a piangere.
Taemin mi abbracciò subito “N-non piangere. E’ morta felice”. Mi alzai, ritornando al Key/Min.
“Ma scusa, come fai ad essere Key, se hai un corpo da femmina?” gli raccontai tutto.
“Quindi tu stai aspettando di dirlo a Jong”. Silenzio. Mi prese la guancia “Mi sei tanto mancato”.
Pianse per un buon quarto d’ora sulla mia spalla. Lui, durante la mia malattia, mi era sempre stato accanto, e la maggior parte delle volte piangeva. “Taemin, quindi mi credi?”.
Si asciugò le lacrime “Ovvio che ti credo! E ti aiuterò!”. Ero sollevato nel sentire qualcuno che poteva crederci. Dopo la lunga chiacchierata, Taemin, Minho e Onew ritornarono a casa.
Improvvisamente il cellulare di Kwang squillò “Pronto. Ciao mamma. Adesso? Ok. Vengo subito”.
“Scusate ma devo andare al negozio di mia mamma per aiutarla”. Lo salutammo e se ne andò.
Restammo io, Jong ed Henry. Mi rivolsi ad Henry “Hey cocciuto, è ora che anch’io vada a casa”.
Guardai l’orologio. Erano solo le 20:36. Però l’idea di restare da sola con Henry e Jonghyun mi faceva venire paura. Henry si distese sul divano “Io sono troppo stanco per accompagnarti”.
Jonghyun si mise il cappotto “Lo faccio io”.
Uscimmo insieme dalla nostra casuccia. Mi stava così vicino, che potevo sentire le nostre mani strusciare. “Senti Min, ho una fame terribile, dove vorresti andare a mangiare?”.
Scossi leggermente la testa “No gra-” ma lui me la fermò con la mano. “Non accetto dei no, capito?”
------- Jonghyun-----
Se avrebbe risposto al bar preferito di Key, un altro tassello si sarebbe aggiunto. “Mmm. Al Saranghae bar”. Ed ecco la risposta esatta. Entrammo. Di solito io e Key sedavamo sempre nei soliti posti. Presi un posto a caso e dissi “Ci sediamo qui?”. Lei mi prese la mano “No. Sediamoci qui”.
Eccolo. Quel posto nascosto da tutto e da tutti, il quale Key sceglieva sempre.
Il barista mi riconobbe e venne verso di me “La solita cosa per lei e per la ragazza?”.
Lei si girò verso il barista “La solita anche per me” lui la guardò storta “Ma è la prima volta che la vedo qui”. Le si scosse e sorridendo ordinò lo stesso menù che ordinava di solito Key.
Arrivò il mio panino con prosciutto e maionese, seguito da una Coke. Poi arrivò la sua insalatina, seguita da una Fanta. Lo guardavo mangiare. Key era identico. Sembrava di avercelo davanti a me.
Finito di mangiare si alzò “Vado un attimo in bagno”. Appena se ne fu andata, pagai il conto.
L’avrei affrontata quella sera. Uscimmo dal bar e la bloccai per i bracci, spingendola contro il muro.
“Chi diavolo sei?”.
----- Min------
Mi stringeva il collo. Il suo braccio sul mio collo, non me lo sarei mai aspettato.
“T-te l’ho detto…s-sono…Min”. mi guardò con gli occhi infuocati “Allora perché assomigli così tanto, direi troppo a Key?”. Aveva capito. Aveva capito tutto. Gli bastava una tesserina e avrebbe completato il puzzle. “J-jong..hyun…così mi fai …male”. La sua stretta si faceva sempre più forte nel mio collo. Man mano che spingeva il mio corpicino si sollevava. “Ti prego….non..farmi questo”.
I suoi occhi luccicarono “E allora dimmi chi sei?”. Come potevo dirglielo?
Invece di dirglielo gli domandai “Dimmi una sola cosa che solo Key poteva sapere e saprai la risposta”. Il suo viso si rigò delle lacrime. Singhiozzando mi domandò “Dimmi, che regalo ti feci cinque anni fa?” dopo aver fatto un lieve sorriso, gli risposi “Me lo detti prima di andarmene…prima…dell’incidente”. Piano piano la sua presa diminuiva “Mi comsti un pupazzetto portafortuna, che persi in un negozio…prima dell’incidente”.
Jonghyun mi mollò del tutto. I suoi occhi si spalancarono. “K-key?”.
Mi misi a piangere anch’io. Era da tanto che non si rivolgeva a me chiamandomi con il mio vero nome”. “Jonghye” lui si paralizzò “M-ma, com’è possibile. Tu lo capisci vero, che non posso crederti”. Lo sapevo. Lui non mi avrebbe creduto neanche se ora fossi stato lì con il mio corpo vero.
“Sì. Lo so”. Feci per andarmene quando mi prese il braccio e con le mani colpì un pezzo del muro.
A qualche millimetro dalla mia testa, si erano tolti dei granolini. Prese qualcosa dalla sua tasca e con la mano sanguinante mi domandò “Come facevi ad avere questa? Questa volta dimmi la verità, chi sei?” Mi ripresi la foto. “Come fai ad averla tu! Allora sei tu che mi hai preso lo zainetto!”.
In quel momento gli mollai uno schiaffo. Lo feci in verità solo per permettermi di allontanarmi da lui. Avevo già perso una nonna, quel giorno non volevo perdere anche lui.
Continuavo a camminare, mentre le lacrime mi pizzicavano gli occhi.
Arrivai a casa e sbattei la porta della mi stanza. Ne entrò subito mia mamma.
“Ehi piccola dimmi tutto”. Si sedette affianco a me “Mamma, se tu non fossi realmente tu, ma fossi un’altra persona, e amassi qualcuno, ma la persona che ami non ti crede, cosa faresti?”.
Sua mamma si guardò intorno. Si alzò e prese il mio cellulare che avevo dimenticato a casa.
“Probabilmente aspetterei del tempo prima di riprendere la questione, e intanto mi libererei la testa da pensieri difficile e scriverei ad un mio amico, tanto per sfogarmi”. Lei era una bravissima mamma. “Grazie”. Si alzò e prima di uscire dalla stanza fece “A meno che tu non preferisca studiare”. Ridemmo e chiuse la porta. Presi il cellulare e mandai un messaggio ad Henry
“Ciao Henry qui chatta Min. Come va? Stai ancora dormendo? Io non riesco a dormire. Mi sto annoiando” “Invio”. Feci un sospiro. Come aveva detto mamma, dovevo solo aspettare ancora del tempo. Una suoneria mi fece trasalire. “Messaggio Henry” schiacciai ok e ne venne fuori una risatina. “hahaha. Merong. No non sto più dormendo. Quel pazzo di mio padre è ritornato sbattendo la porta e quando gli ho chiesto che c’era che non andava mi ha risposto con un “è morto”. Starà ripensando ancora a mio padre. Ma di solito quando è così lo lascio tranquillizzarsi. Comunque davvero non riesci a dormire? Non è che è un modo per vendicarti di ieri sera e farmi tenere sveglio me?” Ridemmo. Era già passata  un oretta da quando ci messaggiavamo.  All’improvviso qualcosa attirò la mia attenzione. Sentivo dei piccoli rumori sul vetro della finestra. La aprìì.
“Henry? Che ci fai qui?” mi rispose al cellulare “Dicevi che ti annoiavi e così sono venuto con un film”. Che carinoooo ~. Passando per la finestra arrivò dentro la mia stanza. Presi il dvd e lo misi nel videoregistratore e ci sedemmo entrambi nel letto.
“Ma hai preso un film d’amore?” mi sorrise “Sì perché so che a voi ragazze piacciono certe cose”.
Eravamo lontani e allora decisi di avvicinarmi. Purtroppo lo facemmo contemporaneamente, così i nostri sedere si scontrarono. Dopo un silenzio imbarazzante non riuscimmo a trattenere le risate.
Gli coprii subito la mano con la bocca “Shhh i miei sono a nanna e se li svegli e ti scoprono mi ammazzano”. Mi prese la mano. Me la strinse. Si avvicinò a me ancora di più.
Il mio sguardo si rivolse altrove. Le nostre dita erano incrociate e le nostre gambe erano così tanto vicine, che si toccavano. Il film iniziò. “Koizora: Sky of Love”.
Le nostre mani erano ancora strette l’una all’altra. Il film più continuava, più sembrava che si trattasse di noi. Anche noi come Hiro e Mika avevamo paura di mostrare i nostri sentimenti.
Quando Hiro aveva lasciato Mika, una lacrima mi era scesa. Ignorai il fatto che lì con me ci fosse Henry, e gli misi la testa appoggiata alla spalla. Lui mollò la mano. Pensai che non gli andasse la mia testa messa così, però invece mise il braccio attorno al mio collo, fino a toccarmi la spalla.
La mia testa finì sul suo petto. C’eravamo ancora avvicinati di più.
Arrivò la fine del film. Piangevo come una fontana. Ad un certo punto mi baciò la testa.
Nel film, morì il protagonista, lasciando Mika da sola. Mi sembrava che quella scena l’avessi vissuta. Avevo lasciato da solo Jong, e forse era proprio per questo che era arrabbiato con me.
Appena finì il film, mi addormentai sul suo petto, sentendo i suoi battiti del cuore, pulsare sul mio orecchio.
---- Henry-----
Era molto triste il film, ed era proprio per questo che l’avevo preso.
“OK, è fini-” la guardai. Si era addormentata con una lacrima che lentamente gli scendeva la guancia. Mi alzai tenendole il corpo fermo. Le ero davanti. La presi in braccio e la appoggiai nel letto. Le tolsi le ciabatte e le rimboccai le coperte. La manica del suo braccio era leggermente piegata in su. Approfittai del momento per tirarla su del tutto.
Il suo braccio era pieno di tagli, divenuti cicatrici. Era su entrambi i bracci. Una lacrima mi scese.
Chissà il perché li avrà fatti. Però erano tutti vecchi, non ce ne erano di nuovi. Forse si era fermata quando mi aveva conosciuto. Le srotolai la manica. Mi sedetti sopra il letto. Lei era sotto e io le ero sopra, ma non la toccavo. Il mio viso sfiorava di qualche millimetro il suo. In quel momento avrei avuto una voglia matta di baciarla, ma non sarebbe stato giusto. Le diedi un piccolo bacino sulla guancia e spensi la luce. “Buona notte” dopo queste parole scesi di nuovo per la finestra e ritornai a casa. “Ciao papà”. Lui era sopra il divano. Anche lui stava dormendo. Tra le mani teneva una foto di Key. “Non di nuovo”. Guardai il bancone, c’era un bicchiere e due bottiglie vuote.
Aveva bevuto per nascondere il dolore. “Papà…” gli misi la copertina sopra e spensi le luci.
Stetti per andarmene nella mia stanza quando lo sentii sussurrare “Key…”. Mi fermai.
Non potevo vederlo ridotto in quel modo. Da quando aveva incontrato Min si comportava in modo strano. Lei doveva essere per lui solo una shawols, ma perché mi sembrava che fosse di più?

Note d'autore: Ciao a tutti ^^ ecco come promesso il 5 capitolo ^^ spero che vi sia piaciuto XD
Io personalmente sono per JongMin ma la JongKey mi piace anche quellaaaaa ç_ç hihihi ^^ quindi nn so nemmeno io come finirà ^^ chi sceglierà Min? e cosa succederà alla vero Min e al vero Key? ... Bo ^^
Spero che vi sia piaciuto e grazie ancora di commentare i miei capitoli ^^ ora che ascolto? agian degli mblaq^^
cmq, bando alle ciance, grazie ancora e come sempre ecco delle foto: 










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Capitolo 6
*** 6) La vittoria di tre e la partenza di due. ***





La gara. In questi giorni pensavamo solo a quella. Di mattina andavamo a scuola, poi da Henry e infine quando arrivavamo a casa andavamo a dormire. Durante le prove avevo notato gli sguardi tra Jonghyun e Min, ma soprattutto avevo notato la relazione troppo amichevole di Henry e Min.
Min cantava appiccicata a lui e alcune volte si mettevano a fare degli assoli con le chitarre.
Mi dava fastidio vederli così uniti, così vicini che alcune volte sbagliavo di proposito le note così da calcolarmi almeno un pochino, anche se in modo negativo. Mio padre era ritornato dal servizio militare, e mia mamma stava valutando le offerte di aprire altri bar.
[1.10.] Mi svegliai molto addolorante dal letto. Domani avremmo dovuto dare il meglio di noi e vincere. Entrai in cucina. “Ciao mamma”. Lei, stranamente sorridente e felice, mi prese le mani “Ho novità! L’8 di Ottobre, andremmo in Giappone!”. Il mio sguardo si fece cupo “Perché? Cioè, ok è grandioso, ma io ho la gara e se la vinco l’8 vado in Italia. E poi dove li hai trovati tutti i soldi?”.
Dalla porta della camera uscì un uomo “Figliolo hai sentito? Ci trasferiamo in Giappone!”.
La mamma andò da papà e lo abbracciò “Andiamo a vivere lì. Mi hanno offerto un locale nel centro di Tokyo e con i soldi che hanno dato a papà, andiamo anche a viverci”. Il Giappone era tutta la sua vita. Lei era nata in Giappone però è dovuta andarsene da piccola e da quel giorno c’è sempre voluta ritornare. Ma come potevo dirle che mi ero creato una vita piena di amici e mi piaceva anche una ragazza! Poi i miei amici erano idols, quindi meglio di così. “Però mamma…io ho degli amici qui e … sto bene con loro”. Mio padre mi venne vicino “Anch’io avevo molti amici, ma me ne sono dovuto andare lo stesso, però l’ho fatto per tua madre e per te, quindi ora tocca a te fare qualcosa per lei”. Le sue ciglia nere scuro si aggrottarono. “O-ok. Però almeno mi promettete di venire alla gara? E’ molto importante per me!” mio padre mi cinse il collo con una mano “Certo!”.
Decisi di accontentare mamma. Lei dedicava ogni secondo a me e se quello che voleva era andare via da qui, per lei l’avrei fatto. Però prima avrei fatto un’altra cosa, per Min.
----- Min-----
Dopo quella sorpresa di Henry mi ero svegliata di ottimassimo umore. Però per qualche motivo avrei voluto alzarmi e vederlo ancora lì. Dopo quel giorno io e Henry legammo di più. Jonghyun non mi rivolse la parola, ma ogni tanto si appuntava su un quadernetto delle cose, e io sperai che non fosse un Death Note. Alcune volte mi fulminava, invece delle altre non mi guardava nemmeno.
Invece mio figlio era molto diverso. Io sentivo di provare qualcosa per entrambi. Ma insomma, io sono Key e amo Jonghyun! Però Min è innamorata pazza di Henry e le sue emozioni alcune volte prendono il soppravvento.
[1.10.] Il giorno prima della vittoria. Quel giorno non venni a scuola, non perché stavo male, ma solo per allenarmi. Henry in ogni minuto mi mandava messaggini con scritto “Voglio vedertiii~” “Mi manchiiiii!” “La prof mi ha preso di mira -.- ” mi dispiaceva non esserci, ma così almeno potevo prepararmi bene. Quella sera saremmo andati a provare in teatro, per vedere lo spazio e le luci.
Kiki mi chiamò una ventina di volte, ma ero sempre impegnata a rispondere ad Henry o a correre, o a pestare una cacca del cane. Però alla ventunesima risposi:
“Prontooooo~”
“Hey Min ma perché cavolo non mi rispondi? E’ da questa mattina che sto cercando di contattarmi con te!”. La mia corsa si fermò.
“E’ successo qualcosa di grave?”
“In un certo senso sì. Devo dirti una cosa. Appena finiamo di provare stasera te lo dirò. Pero saremmo solo io e te, senza Henry o Jonghyun”.
“Kiki sei il mio migliore amico, lo sai che farei di tutto per non farti soffrire, ci vediamo stasera”.
“O-ok. Allora a stasera migliore amica. Ciao”.
Era da un po’ che aveva la mente da un’altra parte. Ero un po’ preoccupata per lui.
Dopo aver finito di ballare, cantare e fare un altro giretto di corsa, arrivò sera.
Con la tuta mi avviai davanti a casa di Henry. Suonai il campanello.
Mi aprì Jonghyun. “Ciao Jong”. Entrai dentro “Ciao”.
Ci sedemmo entrambi sul divano e aspettammo Henry.
Jonghyun mi prese la mano “Senti, volevo chiederti scusa”.
I miei occhi brillarono sotto quella presa, pensai che avesse capito tutto.
“E’ chiaro che mi sono sbagliato su di te. Scusami è che forse penso troppe volte a lui”.
Gli mollai la mano. Pur dopo aver detto delle cose che solo io potevo sapere, non mi credeva.
Però almeno era ritornato a farmi quei sorrisi che mi facevano sbavare.
Arrivò Henry con Kiki dietro “Oh ciao Min” Kiki mi fissò e dopo avermi fatto uno dei suoi teneri e dolci sorrisini mi salutò con la mano.
Jonghyun prese chitarre e quant’altro e si avviò all’uscita.
Henry aveva un cappellino sopra ai capelli “Non pensavo ti piacessero i cappelli”.
Lui mi guardò e con un sorrisetto seguito da una risatina mi disse “Infatti. Dopo scoprirai”.
E con questo cosa voleva dire? Per caso si era rapato a zero i capelli? O li aveva tagliati con inciso il mio nome? Mi prese la mano “Andiamo”.
La sua mano era morbida e ben salda, come se non avesse la minima intenzione di lasciarmela.
Infatti, quando salimmo non si staccò da quella presa. Dopo quel famoso bacio eravamo diventati i soliti amici che si tengono per mano, come se non fosse successo niente.
Arrivammo al teatro. Incontrammo Taemin, Minho e Onew. Taemin fu l’unico che mi abbracciò di colpo “Ciaooo~ Min” e con quello mi fece l’occhiolino. Minho lo guardò storto.
Se Taemin avrebbe continuato così, il Flaming Charisma che c’era in Minho sarebbe potuto esplodermi in faccia. Ci cambiammo e li vidi. Quei capelli così biondi da farmi rabbrividire la schiena. “Ma che hai fatto hai capelli?” decisamente non mi piacevano. Lui era il mio amico dai capelli scuri, e vederlo da  bad boy con capelli biondo platino tirati all’in su da ganzo non mi piaceva. Lui sorrise “Non preoccuparti, i capelli erano solo perché prima abbiamo fatto un servizio fotografico e dovevo essere biondo, però domani me li ricoloro”. Per fortuna. Sembrava Hiro di Koizora. Quel pensiero mi fece pensare al film, a quella sera, a lui.
Le prove iniziarono. La musica al massimo di quel gruppo che tanto mi piaceva, risuonava negli altoparlanti attaccati alle pareti. Taemin ci bacchettava ogni volta che sbagliavamo passo.
Ci fermammo dopo una mezzoretta “Ragazzi non serve che continuate, siete bravissimi!”.
Poi toccò il canto. Jonghyun si fece avanti e come un direttore di orchestra guidava le nostre voci dall’alto al basso. Quando toccava a me ogni volta mi rivolgeva un sorrisetto “Brava Min”.
Ero contenta che era ritornato il solito Jonghyun di sempre. Quello che continuavo ad amare.
Finimmo le prove e andammo a cambiarci. Kiki mi afferrò per un braccio. “Ti devo parlare”.
Mi prese per il braccio e mi portò dentro lo spogliatoio delle femmine, dove non c’era nessuno.
“Dopo lo dirò anche agli altri. Mia mamma ha trovato lavoro in Giappone..” lo abbracciai “Fantasticoooo~” si sciolse da quel tocco e con una lacrima che pian piano continuava a scendere mi disse “Dobbiamo trasferirci lì”. Mi bloccai. Come poteva il mio migliore amico andarsene “C-cosa? Spero che tu abbia detto di no”. Abbassando lo sguardo mi sussurrò “Non posso, lei ha sempre pensato a me e ora che ha più soldi grazie a mio padre, ha trovato un bar disponibile a Tokyo, quindi ho deciso di andarci”. Lo capivo in fondo. “Ma come farai con la gara? E se vinciamo?” con un lieve sorriso “Non preoccuparti, la gara la faccio e vinceremo! Per il viaggio non posso, proprio quel giorno partiamo anche noi”. Lo abbracciai forte “Mi dispiace”.
Ci cambiammo e uscimmo per riandare a casa di Jonghyun. In macchina Kiki disse tutto.
Là cenammo, ma in compenso fu una cena tranquilla dall’altra.
Infine Henry mi accompagnò a casa. Stavamo camminando quando lui mi fermò.
Mi prese per il viso e mi dette un bacino sulla guancia. Poi mi prese la mano e continuò a camminare. Ero diventata tutta rossa. Non lo capivo proprio quel ragazzo.
Arrivammo davanti casa. “Ok…allora io…vado, ci si vede domani”.
Mi girai ma lui mi fermò prendendomi il polso. “Min”. Era intento di dirmi qualcosa, ma mi suonò il cellulare. “Oh, scusa”. Non risposi, aspettando che mi disse qualcosa.
Continuava a guardarmi negli occhi, mentre leggermente il suo viso arrossiva.
“Ok allora se non hai niente da di-” mi tirò a se e prendendomi delicatamente il viso, mi dette un bacio. I nostri occhi erano chiusi, mentre le nostre labbra erano ancora attaccate.
Ci staccammo delicatamente e subito mi guardò teneramente gli occhi. “Dormi bene”.
Detto quello mi diede un altro bacio, ma sulla fronte. Poi si allontanò salutandomi con la mano.
Come una scema che ha appena ricevuto un bacio, restai impietrita là, a toccarmi le labbra le quali avevano appena toccato le sue. Il mio cuore pulsava. Appena se ne fu andato, la mia testa iniziò a farmi male. Mio padre, che aveva sentito dei rumori fuori, uscì. “Min che fai lì? Entra dentro”.
La testa mi girava. Che fosse stata la mia trasformazione a provocarmi quel dolore? Oppure la vera Min voleva uscire? Troppe domande fluttuavano nel mio cervello, e quando la vista venne meno, svenni. Sentii mio padre chiamare mia madre e poi il nulla.
Mi risvegliai con la testa dolorante. Ero sul mio morbido letto, anzi quello di Min.
Dopo aver ricordato cos’era successo, mi alzai e mi fiondai sullo specchio. Nulla.
Ero ancora il solito Key intrappolato nel corpo di Min. La porta si spalancò. “Tesoro come ti senti?”.
“S-sto bene, sono solo svenuta niente di che”. Guardai il cellulare. “2.10.- 7:58”.
“What??!” fra due minuti sarebbe arrivato l’autobus e io ero ancora in pigiama? Mi avventai sui vestiti e mi cambiai subito. Poi spalancai la porta e salutando i miei genitori con un semplice “Ciao” mi catapultai fuori dalla finestra. Prima di salire nel veicolo che ogni 3 secondi suonava il clacson, mi girai verso mia mamma “Mamma, ci sarete alla gara vero?” lei annuì “Come potremmo non esserci” dopo uno di quei sorrisi che solo a guardarlo ti si scioglie il cuore, entrai con un balzo nel veicolo. Intravidi subito Kiki “Ehi Kiki” corsi subito verso di lui. In mano aveva un piccolo paninetto. Glielo tolsi dal morso che i suoi denti avrebbero fatto e ne tolsi un pezzettino “Scusa ma ho una fame bestia”. Lui prese dell’acqua dal suo zaino “Ne vuoi un sorso?” .
Dopo quella piccola colazione in bus, arrivammo a scuola.
Appena scesi mi trovai Henry davanti “Fai un saltino”. Invece di atterrare sull’asfalto, atterrai tra le sue braccia. Kiki spalancò anche lui le sue e dissi “Hei Henry e io?”. I due avevano solo adesso incominciato a legare. Affianco a noi vennero due tizi con in mano le chitarre e il violino di Kiki.
La gara iniziava dalle 10:30 e finiva alle 15:30. Tanti gruppi si dovevano affrontare. Poi non era solo questa scuola, ma le prime di tutte le altre scuole. I pullman da gita, si erano posizionati davanti alla scuola, i rivali erano scesi.
Li squadrammo dal primo all’ultimo. La nostra professoressa ci venne incontro “Non temete, vincerete sicuramente!” . Entrammo dentro la scuola e dopo averci cambiati ci dirigemmo in palestra. Ad ogni gruppo erano stati selezionati dei “camerini”. Noi ci chiamavamo “Hemiang”, cioè “He(nry) Mi(n) (Kw)ang”. La gara ebbe inizio. Noi eravamo in mezzo alla lista.
Le tribune erano praticamente vuote. I nostri genitori dovrebbero venire tra circa un’oretta.
Intanto noi provavamo nel camerino. Erano venuti anche gli altri. Taemin, come sempre, mi fece l’occhiolino. Il ragazzo si gasava troppo a sapere che sono Key. Jonghyun era lì che osservava i miei passi. Quando mi capitava di guardarlo mi faceva con la mano “Ok”.
Io e Henry accordammo le chitarre, invece Kiki il violino.
Andammo dietro alle quinte, i nostri genitori erano arrivati. “Salutai con la mano i miei, che in mano avevano una macchina fotografica”. Affianco vidi dei signori che parlavano con mamma e papà. Kwang con un sorrisino mi disse “I nostri genitori si stanno conoscendo”.
Fra poco sarebbe toccato al nostro gruppo. Ad un tratto Henry mi afferrò per il braccio, portando mi in bagno dove ovviamente, sporco com’era, non c’era nessuno.
“C’è qualcosa che non va?”. Non rispondendomi prese qualcosa dalla tasca. “Tieni, questo ti incoraggerà”. Mi mise al polso quel braccialetto, così semplice, ma allo stesso tempo di un’immessa importanza per me. “G-grazie”. La sua mano mi toccò la frangia. Eravamo vicinissimi. Distolsi lo sguardo per non guardarlo in faccia. Però lui mi prese il mento e adagio me lo sollevò.
Vidi i suoi occhi brillare. Ricordai ieri sera, e se ora mi avrebbe baciato di nuovo potrei svenire mentre canto.
“H-henry fra poco tocca a noi”. Con grande sorpresa non mi baciò. Si avvicinò di più a me e mi abbracciò. Mentre quell’abbraccio durava, mi sussurrò “Grazie di essermi vicina e di cantare insieme a me”.
Si staccò e uscì dal bagno. Restai lì impietrita. Lui era abituato a cantare con il gruppo, ma credo non avesse mai cantato con una ragazza della sua stessa età, ovviamente quella di Min.
Lo seguii e ci radunammo tutti dietro le quinte. Ci sistemammo i microfoni.
La canzone “Tonight” dei Big Bang terminò. Dopo aver raccolto la chitarra spaccata in due, il presentatore parlò. “Ora si esibiranno per voi i “Hemiang”, composto da Henry, Min e Kwang”.
Terminata la presentazione salimmo sul palco. Ad un tratto molti studenti entrarono nel teatro, occupando i posti. Anche il presentatore era rimasto impietrito. Continuavano ad entrare.
Ad un certo punto anche gli SHINee si sedettero. Però non fu finita lì.
A gran sorpresa di tutti entrarono anche cinque uomini. Erano loro. Gli Mblaq!
Sgranai gli occhi. Fecero un piccolo inchino e si sedettero nei posti davanti.
Mi girai per un ultima volta verso Jonghyun, il quale mi fece un pugno in aria sussurrandomi “Fighting!”. Risposi con un sorriso. Il mio sguardo finì verso il braccialetto di Henry.
Mir, Joon, Thunder, Seungho e G.O. erano proprio lì. Come prima cosa avremmo cantato la loro canzone. Il presentatore si tolse dal palco e la nostra esibizione incominciò.
Il fumo ci avvolse. Il pubblico vedeva solo tre ombre. Appena la canzone incominciò, tre riflettori si posarono su di noi. Sentivamo il pubblico incitare e cantare quella canzone che tanto mi piaceva.
Mir era in delirio. Ad un certo punto Joon si era alzato e aveva iniziato a battere le mani e così li seguirono tutti. Le nostri voci esplodevano attraverso i microfoni e rimbombavano attraverso le casse. Era arrivato il turno del mio rap. Presi un grande respiro e cantai perfettamente quelle strofe.
I nostri passi erano in sincronia. Ad un certo punto Henry, che interpretava Joon, si tirò su un lembo della maglietta scoprendo una parte dei suoi muscoli. Io li avevo già visti e sapevo già che erano bellissimi. Kwang fu grandioso con le strofe finali di G.O.. La canzone finì. Si levarono applausi.
La professoressa ci consegnò le chitarre e il violino, ora sarebbe toccato a “Romantic”.
Il mio sguardo si fermò verso Jonghyun. I suoi occhi erano puntati solo su di me.
Lo sfondo divenne rosa. Dietro di noi comparvero dei grandissimi cuori.
La canzone iniziò. Henry prese subito le note del violino e le fece volare attraverso lo strumento.
Mentre suonava, il suo corpo continuava ad andare indietro piegando le ginocchia. La sua schiena sfiorava il pavimento, ma nonostante stesse suonando e cantando la prima strofa, non cadde.
Di seguito toccò a me e Henry. Il mio sguardo era diretto verso di lui. Le nostre chitarre vibravano sotto le nostre dita. Quella era una versione più movimentata dell’originale.
Nella parte centrale io e Henry ci demmo dentro con le chitarre. Io rosa e lui blu.
Le nostre schiene si scontrarono e come due gasissimi chitarristi, suonammo con le nostre schiene appiccicate. Quando ci staccammo toccò di nuovo al violino di Henry. Con quel bastoncino che delicatamente si posava nella corda e con un colpo netto ne faceva provenire una nota, si gasò pure lui. Mentre suonavamo, le nostre gole si sgolavano e cantavano frasi super romantiche.
Eravamo alla parte finale. Henry appoggiò il violino e come nel copione, ballò il suo pezzo.
Ecco la fine che tanto attendevo. Io e Henry. La musica si era fatta un tantino sdolcinata. Ci avvicinammo sempre di più, facendo vibrare delle note alte e lente. Ci guardammo negli occhi.
Se non sarebbe stato che fossimo in pubblico, sicuramente lui mi sarebbe saltato addosso e mi avrebbe dato uno dei suoi baci ad effetto “sorpresa” che io molto probabilmente avrei ricambiato.
Nel polso brillava quel braccialetto color argento.
L’ultima strofa. Noi avevamo smesso di suonare, mentre Kiki aveva preso un violino classico.
Cantammo l’ultima parte e le nostre mani si incrociarono. Un cuore volò dalla fine del palco.
Come da programma, Henry terminò le ultime parole prendendo un ombrello in mano e lo aprì.
Poi si avvicinò a me e coprendo le nostre facce ci avvicinammo. Quella scena era come un “bacio nascosto” che il pubblico non poteva vedere. La mia gamba si alzò e volarono degli “Uaaooooo~”.
Però una cosa non prevedeva il copione: il bacio. Il bacio doveva essere finto, dovevamo al massimo sfiorarci, ma nonostante nessuno poteva vederci, ci baciammo per davvero.
La canzone finì con le ultime tre note romantiche di Kiki.
Mi girai verso il pubblico cercando lo sguardo di Jonghyun. Stava piangendo. Guardandolo piangere non potei trattenere la lacrima che mi stava già rigando il viso. Lui guardandomi fece un lieve sorriso. Il pubblico, ancora dopo aver finito la canzone, continuava a batterci le mani.
Continuavano a ripetere “Biiiiiis ~” il presentatore, elettrizzato dalla carica del pubblico, disse “Credo proprio che il pubblico voglia il bis, ma lo farete a fine gara. Ora continuiamo con gli altri gruppi..”. Mia mamma continuava ancora a farmi foto, con le lacrime agli occhi. Papà la stava coccolando con un sorriso che ti riempiva il cuore di una dolcezza indecifrabile.
Appena fummo dentro il camerino, ci spaparanzammo nelle sedie. Subito entrarono Jonghyun, Taemin, Minho e Onew. Però come vidi anche gli Mblaq entrare, mi alzai con i piedi doloranti e feci un inchino. Ci vennero davanti e Joon sorridendo ci disse “Siete stati incredibili. Ci è piaciuta un casino la vostra esibizione. Avete davvero superato addirittura noi sulla nostra canzone! Per questo mi piacerebbe che voi apriste un nostro concerto”. Ci guardammo l’un l’altro.
Con la voce che mi tremava gli risposi “D-davvero?” Mir abbracciando Joon da dietro disse “Lo apriamo il 6 di ottobre. Si svolgerà nel centro di Seoul, all’aperto”.
Annuimmo e loro ritornarono alle tribune. Jonghyun mi venne incontro abbracciandomi. “Sei stata bravissima! Se Key sarebbe qui ora ti avrebbe detto “Ma lo sai che potresti essere famosa” lui di solito incoraggiava così le persone”. La sua guancia appoggiata alla mia spalla. Le sue mani che mi avvolgevano la schiena. Ci sciogliemmo da quell’abbraccio.
La gara si concluse con “Love Love Love” dei F.T. Island. I giudici andarono in una stanza per decidere chi avrebbe vinto. Intanto il nostro gruppo doveva fare il bis.
Again fu come sempre eccezionale. Questa volta però coinvolgemmo anche il pubblico che a squarcia gola cantava dei pezzetti della canzone. In Romantic le nostro chitarre e il violino vibrarono di nuovo. Tutti aspettavano quella fine. I nostri visi si avvicinarono con l’ombrello davanti, e di nuovo ci baciammo, però fui io a baciarlo per prima e lui invece alzò la gamba all’indietro. “La folla era in delirio”, come le parole di Jonghyun che mi aveva sussurrato prima che il mio corpo morisse. I giudici uscirono e diedero la busta al presentatore.
“Ecco i risultati della gara”. Aprì la busta buttando a terra l’involucro.
“Allora, al terzo posto, con bene 3 stelle, vanno i…” il pubblico iniziò a fare i tamburi con le mani.
“… i Super Stars!”. I ragazzi del gruppo salirono le scale e dopo aver fatto un inchino ricevettero la somma di ben 157 Won (quasi 100 euro), poi tornarono a posto.
Il presentatore continuò “In finale chiamiamo questi due gruppi: I Big Junior & I Hemiang!”.
La folla esultò. Eravamo in finale! Salimmo nel palco. Il presentatore prese la mano di Henry e quella del leader dell’altro gruppo. Il pubblico batté i piedi per terra, fino a far tremare il pavimento.
Il presentatore, con le mani attaccate, pronto ad alzarne una, finì con il dire:
“ Questa vittoria schiacciante, con il risultato di ben 5 stelle, posizionandosi al primo posto, sono i… Hemiang!”. Dei coriandoli scesero dal soffitto. Subito io, Henry e Kiki ci abbracciammo.
Il nostro abbraccio era proseguito dai nostri salti di gloria. Ci girammo verso il pubblico e con le mani incrociate tra quelle di Henry e Kiki, ci inchinammo. I nostri genitori si alzarono e con loro anche il pubblico esultando a gran voce il nostro nome.
Dopo averci dato i premi, salirono gli Mblaq. Presero un microfono e le loro sensuali voci si fecero sentire “Ciao a tutti. Gli autori di questa gara siamo noi”. Gli occhi di tutti si spalancarono. Erano loro? Quindi sotto a tutta questa faccenda c’erano loro? Il presentatore continuò “E’ proprio così! Sono stati loro a proporre la gara. Come sapete, gli Mblaq andranno in Italia per dei concerti, e allora ne hanno approfittato di questa gara per portare un’intera classe con loro!”.
La nostra classe, che si era alzata in piedi esultando i nostri nomi, salì sul palco.
Tutti i compagni continuavano ad abbracciarci dicendo in continuazione “Grazieee~”.
Anche se io in realtà ero già famoso, oggi è stato come rivivere l’audizione della Sm Town.
In più sarei andato in Italia con anche gli Mblaq!
Così finì quella giornata stancante. Finiti i saluti e ringraziamenti vari, andammo a cambiarci stanchi morti. Entrai nello spogliatoio femminile, ma con me entrò anche Kiki.
“Sono felicissimo che abbiamo vinto”. Gli feci un sorriso e annuii in modo convinto.
Mentre mi allacciavo le scarpe si sedette affianco a me “Mi dispiace però di non poter andare con voi in Italia”. Mi alzai con le scarpe perfettamente apposto e andandogli davanti lo rassicurai “Guarda che non perderemo mica i contatti! Ti scriverò ogni volta! Così non ti sentirai più solo”.
----- Kwang-----
Era davanti a me. Il suo sorriso che penetrava nel mio cuore. Prese lo zaino e si avviò alla porta.
La bloccai per il braccio, girandola addosso alla parete. I suoi occhi a mandorla si spalancarono.
La guardai negli occhi. “K-kiki…” le presi il viso con mani e la baciai. Quella era l’occasione giusta e la sfruttai. Pensavo che mi avrebbe dato uno schiaffo, ma invece sentivo le sue labbra ricambiare. Il nostro bacio andava molto lentamente, ma continuava a durare.
Lentamente ci staccammo. Lei mi guardò con gli occhi che gli brillavano. In un tentativo di sapere qualcosa le domandai “T-ti è piaciut-” inaspettatamente aveva fatto cadere la borsa e tirandomi a se con le mani attorno al mio collo, mi baciò. Anch’io feci cadere la mia borsa, e le presi i fianchi.
Questa volta era un bacio appassionato. Lo avevo tanto desiderato, e dopo quello sarei potuto andarmene via molto felicemente.
------ Min-------
Non so cosa mi stava succedendo. Il mio corpo era attratto da lui. Il bacio non me l’aspettavo proprio. Lui era sempre gentile con me, non avevo mai pensato che quel bacio mi sarebbe piaciuto.
Le mie labbra avevano implorato di baciarlo. Quel suo visetto era magnifico e baciava da Dio.
Non riuscivo a fermarmi. Il vero Key non avrebbe mai reagito così, qui erano in ballo le emozioni di Min. Mi fermai, ci riuscii per davvero. Rimasi impietrita, riflettendo a cosa avevo appena fatto.
Presi la borsa e con il cuore a mille uscii dalla stanza. Non alzando la testa, andai a sbattere addosso a qualcuno “Oh…ciao Min”. Henry appena mi aveva visto mi aveva appoggiato una mano in torno al collo. “C-c-ciao”. Abbassai lo sguardo. Prima Henry e poi Kiki.
Gli tolsi il braccio e a tutta velocità corsi verso l’uscita. Andai di nuovo addosso a qualcuno.
Questa volta l’impatto fu grande e caddi. Alzai gli occhi e vidi Jonghyun afferrarmi il braccio e alzarmi. “T-tutto bene? Perché correvi?”. Il mio culo era ammaccato ma il mio cuore era diviso.
Diviso in tre parte e avrei dovuto scegliere cosa farne dei sentimenti che provavo per ognuno di loro. Io amavo Jonghyun, ma Min amava Henry e ora ci si era messo anche Kiki. Che dovevo fare?

Note d'autore: Ciaooooooo ^^. Grazie mille delle recensioni ^^. Ecco tutto per voi il sesto capitolo XD vi è piaciuto? per i vari baci, spapiate che dovevo mettere un pò di pepe alla storia ^^. questo cap in particolare parla del concerto ^^
Spero che vi sia piaciuto anche a voi ^^ hihi XD io adoro gli mblaqqini ed è per questo che li metto nella storia. ^^
chi sa che starà archittettando jong ^^ dovrei andare a chiederlo ^^ 
sono felice però di lasciare kiki e min con un bacio  ^^ se no poverettooooo XD
Ok infine vi ringrazio di tuttoooo ^^ e com sempre le foto: buona visione ^^







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Capitolo 7
*** 7) Sono ancora io (?). ***





Ero intrappolato. Davanti a me c’era Jonghyun, dietro Henry e alla mia sinistra si era posizionato Kiki. Tutti lì, come se volessero qualcosa da me. Il mio cuore batteva più che mai.
Cosa dovevo fare? Alla mia destra c’era uno spazio libero, così presi la rincorsa e uscii da quel triangolo amoroso. Come lupi che rincorrevano la propria preda, mi furono subito dietro.
Jonghynu era in testa “Hey Min che hai?”. Continuavo a correre, scappando dai sentimenti che il mio cuore stava provando. Fortunatamente anche se ero Min, il vero Key era abituato a correre.
Il più intelligente dei tre fu Kiki, che prese in “prestito” la bicicletta di uno e subito fu al mio fianco.
“Min dannazione fermati!”. Sì e poi? Li avrei avuti tutti attorno a me, e questo non doveva succedere, già Min provava qualcosa per Henry, ora sentiva anche dei sentimenti per Kiki, ma io, il vero Key continuava ad amare Jonghyun! Kiki, che nel frattempo mi aveva superato, si fermò davanti a me, stoppando la mia corsa. Però mi imbucai in un vicoletto, dove lui non sarebbe potuto passare con la bici. Questa volta in testa c’era Henry. “Min! …Fermati!”. Il mio cuore batté ancora più forte, dopo aver sentito una stretta al polso. Quel ragazzo era pazzo. Ci scaraventammo a terra insieme. Lentamente, senza farmi vedere da lui, sgaiattolai sulle scale di un condominio.
Arrivai in cima al condominio. Mi distesi subito per terra cercando di far entrare più ossigeno che potevo nei polmoni.
-----Jonghyun----
Quella ragazza era pazza. Che voleva da noi? Mettersi a correre in quella maniera così all’improvviso. “Hey Henry!”. Mio figlio era disteso a terra. “Tutto bene?” riprendendo fiato rispose “Sì…ma lei non c’è”. In quel momento pensai a Key. A quello che mi aveva detto giorni fa.
Non avevo ancora capito il perché lei assomigliasse tanto a lui. E se fosse stato davvero lui? Però non poteva essere, cioè lui era morto davanti ai miei occhi! Henry si alzò “Papà, credo però di aver sentito un rumore metallico dopo essere caduto”. La mia mano si appoggiò al mio mento.
Mi guardai intorno. Kiki fece lo stesso, notando una cosa luccicante per terra, sulle scale.
“Hey ragazzi, questo ce lo aveva indosso durate la gara”. Henry sgranò gli occhi.
Poi come un fulmine salì per le scale. Il suono metallico di esse vibrò sotto i nostri piedi.
Fummo lì sopra. Lei era lì, distesa. Kwang le si avvicinò, e appena ci vide trasalì.
---------Min---------
Come avevano fatto a scoprirmi? Con un balzo fui in piedi. Loro continuavano ad avvicinarsi a me, ma io per qualche ragione mi allontanavo. Jonghyun mi venne davanti “Perché ad un tratto sei così?” cosa potevo rispondergli? Che avevo paura di quello che ero? Ero Key dentro Min. I miei sentimenti verso Jonghyun erano ostacolati verso quelli di Min. In quel momento pensai di essere un mostro. Ogni persona morta resta morta, io l’avevo fatto solo per rivedere Jong, ma lui non mi credeva. Poi il mio cuore batteva anche per mio figlio, però lui amava Min non suo padre. Infine Kwang, che con quel bacio mi aveva incasinato le idee. Min gli voleva molto bene, ma aveva solo complicato le cose. “V-vi prego lasciatemi sola”. Si fermarono. Kiki mi guardò e interrogativo mi disse “Ma perché? C’è qualcosa che non va?”. Sì. Sai le tre persone che sentivo di amare erano davanti ai miei occhi. “I-io…” stavo ancora indietreggiando, che non sentii lo scalino che divideva quel soffitto piatto a cinque metri dalla strada. Caddi. Dal terrore chiusi gli occhi. Sentivo il mio corpo fermo. Aprii gli occhi e con stupore vidi la mano di Jonghyun afferrarmi il braccio, il suo piede era agganciato alla presa di Kiki e lui invece era tenuto stretto da Henry. Sia io che Jong fluttuavamo in quel vuoto. Guardai sotto. La strada si fece stretta. Sentivo il corpo pesante, come se volesse cadere in quel vuoto. “MIN!!!”. Jonghyun mi afferrò anche l’altra mano in quel polso che stava tramando. Jonghyun mi fece un sorrisetto, nonostante l’avevo trascinato io in quella situazione, riusciva ancora a sorridermi “Non guardare sotto”. Chiusi gli occhi. Sentivo il mio polso scivolare sotto a quella presa, mentre lentamente risalivo. Jonghyun arrivò al soffitto, tenendomi ancora in quella presa. Io stavo ancora fluttuando. Ad un tratto mi si avvicinò e senza farsi sentire dagli altri mi sussurrò “Se non mi dici chi sei veramente ti lascio cadere”. I miei occhi si spalancarono “Non mi faresti mai cadere”. La stretta venne meno, e dalla stretta al polso, divenne la stretta nella mano. “Jong…non mi fare questo”. Con un sorrisetto mi disse “Se davvero sei chi io pensi allora devo saperlo. Perché sei uguale a Key? Io l’ho visto morire davanti ai miei occhi, e ora arrivi tu e ti comporti nel suo stesso modo. Chi sei veramente? E’ vero che sei solo una shawols oppure ci nascondi qualcosa?”. I miei occhi guardarono per terra. Ero terrorizzato.
E se davvero mi avrebbe lasciato cadere? Tanto lui non sapeva che ero Key.
La mano scivolava sempre di più. I miei occhi gli imploravano pietà. Se gliel’avrei detto cosa sarebbe successo? “O-ok. Io…non sono Min. In realtà sono… la chiave del tuo cuore”.
Fece un sorrisetto “Allora sei tu! Sei davvero Key…” si tirò su per tirarmi a se, quando però la mia mano scivolò. I suoi occhi si spalancarono in una nota di terrore “MIN!!” La mia mano sfiorò la sua e si mimetizzò in quella scura profondità. Il mio corpo stava cadendo. Pensavo che davvero sarei morto. Ma non fu così. A grande sorpresa atterrai su qualcosa di morbido, ma comunque svenni.
-----Henry--------
Io e Kwang eravamo corsi subito giù. Uscimmo e trovammo davanti a noi un cassonetto delle immondizie. Pian piano lo spostammo e lo posizionammo pressappoco dove era Min.
Non sapevamo se mio padre ce l’avrebbe fatta o meno, quindi trovammo un modo per salvarla comunque. Il suo corpo sottile che flebilmente penzolava nel vuoto e ad un tratto cadde. Continuava a cadere, mentre il mio cuore sobbalzava nel vedere quella scena. Alla fine, come un peso morto, finì direttamente nel cassonetto, facendo vibrare il grosso oggetto puzzolente di color verde.
“MIN!!!” subito sia io sia Kiki entrammo nel cassonetto. Il suo corpo era immobile. Lo scossi “Min!”. Non rispondeva. Eppure i sacchetti avevano attutito il colpo. Adagio la prendemmo per braccia e gambe e la trasportammo fuori. Jonghyun ci catapultò su di noi “Come sta?”.
Come facevamo a saperlo? Continuava a non muoversi. Mi avvicinai al suo cuore. Dopo aver sentito il suo battito feci un sospiro “Almeno è viva”. Jonghyun se la trascinò a se e se la caricò sulla schiena. Io e Kiki le tenevamo le mani. “Ma perché lo ha fatto?” mio padre non rispose.
Abbassò lo sguardo e se ne stette zitto. “Papà tu lo sai?”. Lui scosse la testa. Invece io sapevo che lui ne era al corrente. Forse Min gliel’avrà detto prima che cadesse.
---- Jonghyun----
Sapevo che era lui. Quella ragazza che tanto mi aveva consolato, poteva essere Key.
All’improvviso un movimento sulla mia schiena mi fece trasalire e mi fermai. “Min?”.
Si era svegliata. Mi girai lievemente con la testa, e la vidi piangere sulla mia maglietta, con il viso appoggiato nella mia schiena, per non farsi vedere il volto. Sentivo del bagnato sulla maglietta.
Kwang stava per aprire bocca quando lo fermai “Shhh. Facciamola riflettere”. Così continuammo a camminare. Le sue manine, che stringevano alcuni lembi della maglietta, emanarono un calore immenso. Mentre camminavamo verso la palestra, i suoi singhiozzi si erano fatti sempre più forti, che non sentirla era impossibile. Mi venne in mente quando eravamo al concerto nel quale cantò la sua ultima volta. Quando aveva avuto un attacco e lo avevo caricato nelle spalle.
Appena entrammo nell’atrio, trovammo subito i genitori di Min. “Cosa le è successo?” gli tranquillizzai dicendo che era caduta per terra e si era fatta male ad un gamba, ma niente di ché.
Kiki seguì sua mamma, salutando Min spettinandole un po’ i capelli. Henry entrò in macchina.
Stavo per prendere le ultime cose, quando Min sussurrò “Scusami Jonghyun. Scusami se ti ho fatto soffrire e se ti ho lasciato solo. Scusami se ti ho mentito e ti ho fatto preoccupare”.
I suoi piccoli pugni minuti strinsero ancora di più la maglietta “Sono un mostro, perdonami”.
Mi rivolsi ad Henry “Hey figliolo io vengo tra un attimo, intanto vado in bagno a sciacquarle la faccia, tu aspettami”. Chiusi lo sportello della porta e mi avviai in spogliatoio. Mi sedetti con ancora lei attaccata a me. “Quindi alla fine sei Key”. Non mi rispose, ma ormai non poteva più negarlo.
La mia mano si posò sui miei occhi. La persona che più amavo al mondo e che era morta, era ritornata. Stetti lì a pensare per dieci minuti. Quando mi accorsi che Henry si sarebbe preoccupato se fossimo stati ancora lì, mi alzai. Le sue mani caddero penzolanti davanti al mio viso.
Voltai lievemente la testa e la sorpresi dormire dietro di me. La bocca era aperta, nella quale uscivano dei sospiri forti. Uscii dall’infrastruttura ed entrai in macchina.
“Si è addormentata”. Lui le prese la mano. Notai nei suoi occhi luccicanti una cosa molto familiare.
“Henry…ti piace..Min?” lui trasalì, lasciandole di colpo la mano “M-ma che dici?”
Appoggiò la testa al finestrino e chiuse gli occhi. Sperai davvero che non fosse così, se no avrei dovuto competere contro mio figlio, e non sarebbe affatto stato facile. Io avevo il doppio della sua età. Invece lei e Henry potevano benissimo stare insieme. Però lì dentro c’era il mio Key, e sapevo che lui mi amava. Arrivammo a casa di Min.
Bussai alla porta “Shh, sta dormendo. La porto in camera sua”.
Sua mamma si paralizzò davanti a me. Tale madre tale figlia. Per fortuna suo marito non era uno shawols, e senza stupore mi fece entrare nella stanza delle figlia.
La appoggiai con cautela e poi, dopo che i genitori chiusero la porta, restai solo con lei.
Lì dentro c’era Key. Fino a qua c’ero arrivato. Anche se era impossibile che fosse un “morto vivente”. Mi alzai e guardai la stanza. Era coperta da poster di tutti gli album che avevamo fatto.
Su un comodino c’era una foto. La presi, era di Key. Sgranai gli occhi e vidi un rivolo di sangue sull’angolo della foto. E quello come c’era finito lì? Senza pensarci troppo mi riavvicinai a lei.
Le accarezzai la guancia. Sapere che il mio Kibum fosse vivo, mi dava una grande gioia.
Però era costretto a lottare contro i sentimenti di Min. Chissà che razza di situazioni avrà provato.
Proprio ora che stavo superando la sua morte, avevo scoperto che era vivo!
Gli detti un bacino sulla guancia e me ne andai via.
---- Min----
[2.10.] Gliel’avevo detto. Lui ormai lo sapeva ed ero sicuro che non mi avrebbe mai più rivolto la parola. Mi svegliai prestino. Puzzavo da morire e avevo ancora indosso la tuta di ieri.
Ieri. Come avrei spiegato agli altri della mia reazione di ieri? “O scusate è che una parte di me è innamorata di Jonghyun e l’altra parte di voi due, ma non preoccupatevi, amici come prima”.
Presi il cellulare “23 Messaggi, 53 Chiamate”. La maggior parte erano di Henry, poi alcuni di Kiki e infine uno di cui mi veniva solo fuori il numero che non conoscevo. “Ciao, come ti senti oggi? Ho bisogno di parlarti urgentemente! By Jonghyun ^^”. Era lui, aveva cambiato cellulare. Come aveva fatto ad avere il mio numero? Giusto, Henry -.- Certo che hai bisogno di parlarmi, forse anche di urlarmi. Qualcuno bussò alla porta. “Min sei sveglia?”. Prima di rispondergli, risposi al cellulare, a Jonghyun “No, sono occupata ora. E visto che è domenica credo che dopo ieri sera andrò a dormire ancora un po’”. Nascosi il cellulare in tasca e mi rimisi sotto le coperte, ero girata su un fianco e davo le spalle alla porta. “Sì entra pure”. Mia mamma mi disse “Hai visite”. Non ebbi coraggio di girarmi per scoprire che era uno di loro. Mi arrivò un messaggio “Ok allora te lo scriverò via messaggio. Comunque bella stanza”. Era lui. Jonghyun era lì dentro che mi continuava a guardare.
Senza girarmi o parlare, risposi “Ok scrivimi tutto. Comunque…sei tu che sei entrato nella mia stanza vero?”. Sentii una sedia muoversi. Probabilmente si sedette sopra ad essa.
Mi arrivò un messaggio. “Se risponderai giusto a questa domanda allora mi convincerò che sei Key, altrimenti me ne andrò via e non ti darò più fastidio”. Quel messaggio mi bloccò il cuore.
Mi misi con la testa sotto alle coperte, e il cuscino in mezzo alle gambe. Sentii da fuori una risatina.
Dopo aver inviato “Ok. Dimmi”. Mi arrivò la domanda “Il vero Key, ama Henry?”.
A quella domanda ebbi un sussulto. Mi tirai via le coperte e finalmente mi girai e gli urlai addosso “Ma sei impazzito???!” i suoi occhi continuavano a guardare il display del cellulare”. Gli tirai addosso il cuscino che avevo in mezzo alle gambe. “Oh babo! Io non amo Henry!”.
Il cellulare mi vibrò e mi misi seduta sul letto, rivolgendogli le spalle. “Allora chi ami?”.
Gli volevo rispondere con un “Amo te”, ma per qualche ragione, le mie dita non riuscivano a pigiare quei tasti. C’era qualcosa che mi bloccava dal farlo. Dentro di me sentivo qualcuno che non voleva fargli dire che l’amavo. Una strana sensazione mi salì lungo la schiena. Che fosse la vera Min? Ma perché non voleva che gli scrivessi quelle due semplici parole? Che fosse arrabbiata con me perché mi ero impossessato del suo corpo così all’improvviso?
I miei muscoli erano rigidi, e lungo la fronte caddero due gocce di sudore. Non riuscivo a schiacciare quelle cinque lettere con uno spazio in mezzo. Però riuscii a dire “Jonghyun ti amo”.
Da dietro sentii qualcuno muoversi, e se non avesse sentito e se ne stesse andando?
Mi volli girare ma anche il mio corpo era bloccato. Ad un tratto due bracci mi cinsero il collo, e sentii sciogliermi i muscoli. Subito digitai sul cellulare “AMO TE!”. Il suo cellulare vibrò.
Me lo mise davanti agli occhi e dopo aver premuto invio comparve sul display “AMO TE!”.
Mi girai e vidi il suo viso davanti a me. “Mi credi allora? Non sei arrabbiato con me?”.
Mi prese le mani e mi disse “Questa è l’ultima prova”. Con le sue mani delicatamente prese il mio viso e appoggiò le sue labbra sulle mie. Quel tocco era come un afrodisiaco per me.
Dopo tutto quello che avevo sofferto per arrivare labbra sulle labbra, come potevo non ricambiare?
Lo bacia con forza, e anche le mie mani presero il suo viso. Si staccò leggermente da me e mi sussurrò “Prova superata”. Poi con forza mi scaraventò sul letto, tenendomi bloccati i polsi.
Non mi baciò subito. Prima mi esaminò con i suoi occhi nei miei.
I suoi occhi brillavano, come quelli di un bambino appena ha finito il gelato.
Le sue labbra si unirono alle mie. Sentivo la sua lingua entrare nella mi bocca.
Una vibrazione mi fermò. “Non rispondere”. Guardai di chi fosse il numero. Era Henry.
“Ma dove diavolo sei finita? Perché non mi rispondi? Sto venendo da te”.
Quelle parole “Sto venendo da te” mi fecero alzare di colpo. “Jong non ora, tuo, cioè nostro figlio sta venendo qui!”. Intanto, mentre mi mettevo del deodorante dappertutto, lui mi fermò.
“Ora me ne vado, perché se lui ci trova insieme ci sarà un casino, ma ricordati che non è finita qui!”
Gli feci un sorriso “Allora la prossima volta continuiamo da dove siamo rimasti ok?”.
Mi stampò un altro dei suoi baci sulla bocca e fuggendo dalla finestra si dileguò.
Rimasi ferma lì, a pensare cosa era appena successo. Perché non mi ero trasformato?
----Henry----
Adesso sì che mi sente la ragazza! Ero quasi arrivato da lei, quando vidi mio padre.
“Ehi pa’ che ci fai da queste parti?” dopo averci pensato mi disse “Sono andato a prendere una boccata d’aria frasca”. Senza nemmeno farmi parlare si incamminò verso casa.
Suonai al campanello e mi aprì la madre. “Buon giorno signora”. Lei tutta contenta mi rispose “Oh due bei giovanotti in un giorno! Scommetto che sei qui per Min”. chi altro era venuto? Kiki?
“S-sì”. Entrai in casa. Lei era già sveglia e stava mangiando.
“Ehi Henry ciao”. Mi sedetti anch’io a tavola, e con il broncio gli rubai l scodella di riso che aveva tra le mani. “Ehi!” la guardai male “Questo è per non avermi risposto ai messaggi e alla chiamate”.
Ritornai su quella ciotola. Il riso era buonissimo. “Allora, dimmi tutto”. Posai la ciotola e mi girai verso di lei “Niente…sono venuto per sapere come stai”. Lei mi prese la mano e mi trascinò in camera sua. “I miei genitori non sanno di quella cosa”. Mi sedetti s un lato del letto “In realtà nemmeno io. Perché ieri sei corsa via? Poi perché sembrava che noi ti …spaventassimo? Lo sai vero che potevi morire!” Lei abbassò lo sguardo e mi sentii in colpa per averla sgridata. Gli presi il polso e tirai un piccolo oggetto fuori dalla tasca. Era grazie al braccialetto che avevamo scoperto che era andata lì sopra. Glielo attaccai al polso “Baka! Mi fai sempre preoccupare. Promettilo Min. Promettimi che non farai mai cose così pericolose, ti prego. Io ci tengo moltissimo a te”.
I suoi occhi iniziarono a luccicare. Le presi i bracci e tirandola a me la abbracciai. Lei mi sussurrò “Scusami. Te lo prometto. Farò la brava”. Ci sciogliemmo. Le accarezzai il viso. La sua pelle era morbidissima. “Sei bellissima”, a quella frase arrossì leggermente. Mi avviai verso la porta “Allora ci si vede domani a scuola”. Afferrai la maniglia, quando ad un tratto sentii la sua presa da dietro.
“Senti, non è che potresti restare un altro po’?”. Mi girai verso di lei. “Certo”.
-------Min----------
Min. Lei stava per venire fuori. La sentivo pulsare dentro il mio cuore. I suoi sentimenti mi investirono come una macchina può investire un pedone. Ormai non controllavo più i miei sentimenti e nemmeno il mio corpo. Era come se il corpo lo manovrasse lei, e io ero lo spettatore che assisteva alla scena. Gli presi il viso e incominciai a baciarlo.
Anche se sapevo che lui era mio figlio, dovetti ammettere che baciava davvero bene.
Mi prese i bracci e con forza mi sbatté contro il muro, continuandomi a baciare sempre più forte.
Mi fermai. Quello che stavo facendo era sbagliato. Io amavo Jonghyun, e i sentimenti di Min mi mettevano in confusione. Mi sedetti sul letto, posizionando le mani sul viso.
Henry mi si sedette affianco “C’è qualcosa che non va?”. E se mi stavo innamorando davvero di Henry. No! Non poteva essere, il mio amore era Jonghyun! “Henry, tu sei davvero fantastico e vorrei baciarti in ogni momento della mia vita, ma … amo un’altra persona” il suo viso si abbassò “Guarda che ti capisco. Finché sono baci possono andare bene. Ti darò del tempo per pensare..a noi due”. Così uscì dalla mia stanza e lo vidi camminare per strada, via da me. Che dovevo fare? Io ero ritornato nel mondo dei vivi per rivedere Jonghyun, non per innamorarmi di mio figlio.
Dopo che Henry se ne era andato, uscii e andai a sedermi sulle scale di casa.
---Jonghyun----
Chissà che starà facendo ora. Sospirai uscendo di nuovo. Mi sedetti sulle scale di casa, pensando solo a lui, al mio Key. In quel momento arrivò anche Henry.
“Ciao papà”. Annuii salutandolo con un espressione malinconica sul viso “E’ tutto apposto?”.
Annuii di nuovo. “E tu? Che hai fatto da Min?”. Lui abbassò lo sguardo “N-niente”.
Poi con un espressione triste mi chiese “Papi, tu non hai mai provato di amare qualcuno, che però non ti ricambia?”. E come se sì! La prima volta che confessai a Key i miei sentimenti e credetti che non ricambiasse, anche se era stato per poco, quella paura non me la dimenticherò mai e poi mai. “Sì, perché?”.Con voce sottile sussurrò “No…niente”.
Mi alzai. Non potevo restare lì come un ebete. Dovevo andarlo a trovare.
“Henry, vado a comprare delle cose al supermarket”. Invece mi avviai verso la casa di Min.
----Henry--------
Perfetto. Mi sentivo da schifo ad amare qualcuno che non ricambiava. Io ero innamorato di lei, però lei lo era ma di un altro. Forse quei baci che gli avevo dato qualche volta non erano bastati. Dovevo riavvicinarmi a lei, in modo che anche lei alla fine mi avrebbe amato.
---Min----
Stavo ancora pensando a lui. Ero stata crudele a scaricarlo. Però io davvero amavo Jonghyun, anche se allo stesso tempo sentivo di provare qualcosa per Henry.
Appoggiai la testa a muro delle casa, e mi addormentai. In mente mi si formò una immagine che andava sempre più a chiarirsi. Era Min. “Ciao Key”. Mi girai per vedere se stette parlando con me, come faceva a sapere che ero Key? Giusto era una shawols! “C-ciao. Sei Min giusto?”, con un sorrisetto malefico mi si avvicinò “Bravo. Ma purtroppo tu mi hai occupato il posto”. La sua espressione si fece sempre più cupa “Sappi che io amo Henry, e non voglio che per colpa tua soffra. Se no te la dovrai vedere con me”. Pensai “Che pazza di shawols mi poteva capitare?”. “Ma… io amo Jonghyun e … non posso amare mio figlio”. Lei mi venne sempre più vicina “E’ vero, però sei tu che ora controlli il mio corpo, quindi sei tu che lo baci e non io. Quindi è meglio per te se non mi fai arrabbiare”.
Detto quello mi stampò un bacio sulla bocca e mi svegliai di soprassalto.
Quindi era stata lei a bloccarmi il corpo, quando volevo scrivere il messaggio a Jonghyun.
Mi alzai e notai una figura lontana che mi salutava, era Jonghyun “Ciaoooo~”
Gli corsi incontro “Che ci fai qui?” lui mi prese i fianchi “Sono venuto a farti visita”.
Gli presi la mano e lo feci entrare di nuovo in casa, per poi trascinarlo in camera mia.
Appena fummo entrati si scaraventò contro di me, baciandomi.
“Key mi sei mancato tantissimo”. Qualcuno ad un tratto bussò alla porta. Io e Jong ci staccammo subito. “Loro non ti hanno visto rientrare, è meglio che ti nascondi sotto il letto”.
Così fece. “Avanti”. Ne entrò Kiki. “Ehi Kiki! Ciao”. Entrò e posizionandosi davanti a me mi chiese subito “Come stai?? Sono stato in pensiero per te!”. Lo abbracciai “Non aver paura non ti lascio mica ora”. Si sciolse da quell’abbraccio “Senti Kiki, ti va se domani andiamo a fare shopping insieme? Magari appena finiamo da scuola”. Mi annuì e con un sorriso mi fece “Ok. Allora ci si vede a domani”. Per fortuna se ne era andato subito. Appena fummo soli, il cellulare mi vibrò. Guardai “Henry: Ciao Min. Va bene se stasera vado a vedere da te un film?” Gli risposi “N-non lo so”. In quel momento una scossa mi attraversò la schiena. In mente mi rimbombavano le parole che Min mi aveva detto in sogno. Avevo paura di lei. Il messaggio fu seguito dalla risposta “No ok. Verso le 21”. Il dolorino che si era fermato lungo la spina dorsale, si fermò.
Dietro di me ne uscì Jonghyun. “Cos’è quest’appuntamento con Henry?”. Gli presi il viso e lo baciai “Niente di importante, però è già tardi e devo anche farmi una bella doccia, quindi ciao”.
Uscì di casa dandomi un ultimo bacino. Da oggi sarei dovuto stare più attento alle risposte e al comportamento con Henry.

Note d'autore: Ciao a tuttiiii ^^ sono stanchissimaaaaaa ç_ç non vedo l'ora di ascoltare la musica XD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto^^ grazie a quelli che commentano ^^
Ok con questo vi lascio perchè sono stanchissimaaaa ç_ç 
Notte bye ^^






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Capitolo 8
*** 8) Il ragazzo misterioso. ***





Min. Lei era dannatamente carina, però amava un’altra persona. Se fosse stato Kiki allora gli avrei visti più attaccati, ma chi poteva essere il ragazzo misterioso?
Stasera sarei andato da lei con l’intento di chiederlo. Se era qualcuno che conoscevo doveva vedersela con me. Ero in videoteca. Io non me ne intendo di film.
Mentre scorrevo la lista dei film, vidi un poster che attirò subito la mia attenzione “Death Note: Change The World” finalmente il terzo film era uscito anche in DVD. Lo prenotai all’istante.
Era già sera. Prima di uscire, incrociai mio padre che era davanti alla porta. Con aria interrogativa e mentre mangiava un gelato disse “Dove vai?”. Presi il cappotto “Vado da Min”. Mi fermò “Perché?”. E a lui “perché” interessava? “A…fare i compiti”. Mollò la mano e continuandomi a fissare chiuse la porta. Mio padre diventava sempre più strano. Trottelerrando con il DVD in mano, arrivai da Min. Senza farmi vedere dai genitori bussai alla finestra. Non c’era nessuno dentro. Che sia in bagno? La aspettai per dei minuti, quando la vidi rientrare dentro in stanza con il cellulare attaccato all’orecchio. Mi nascosi lungo il muro bianco, origliando.
“Sì. Ho capito. Guarda che fra poco dovrebbe venire Henry”. Oltre a sentire il mio nome, notai anche che aveva appena finito di fare la doccia. Continuò la telefonata asciugandosi i capelli con l’asciugamano “Dai non essere geloso! Ma che vuol dire che ho appena fatto la doccia. Guarda che anche lui è carino! E’ ovvio che prima che arrivi mi vestirò! No sono ancora in asciugamano, perché vorresti venire? Scordatelo! Oggi l’avevo promesso ad Henry!” Ecco di nuovo il mio nome.
“Kiki? Che c’entra lui ora? Sì pensavo di fargli una sorpresa prima che se ne andasse via in Giappone. Vuoi venire anche tu? Credo che gli farò una festicciola a scuola”. Quindi è li che lo avrei visto. Mi avvicinai di più alla finestra per vederla. Si era già messa il pigiama, però i suoi capelli erano ancora bagnati. Le maniche erano tirate in su. Si potevano benissimo vedere i tagli.
“Il film? No di solito lo sceglie lui. Però questa volta è in ritardo, strano”. Era ovvio, non potevo mica entrare così di colpo. Già era al telefono, poi si era appena fatta la doccia.
Si alzò dal letto e tutta pimpante, parlò attraverso il cellulare “Ok ora chiudo perché mi voglio preparare per bene. Sei geloso? Ora? Mi sto mettendo il profumo alla vaniglia. Ma scusa voglio bene anche a lui! Ci vediamo domani ciao”. Chiuse la telefonata e prese la spazzola.
Si mise alcune ciocche davanti per pettinarle bene, ma faceva fatica. Riprese il cellulare e pigiò dei tasti, poi si risedette cercando di pettinarseli. Mi vibrò il cellulare, era lei. “Uffiiii. Faccio fatica a pettinarmi i capelli ç-ç help me please ^^”. Gli risposi “Ok sono appena arrivato”.
Appena vide il messaggio, si alzò subito e corse verso la finestra con un immenso sorriso.
Finalmente decisi di entrare. Mi investì subito con un abbraccio. “Ciaoooo~”.
Prese la spazzola e si avvicinò a me. “I beg you”. Mi tolsi la giacca e iniziai a pettinarla.
Quei suoi capelli che erano perfettamente allo stesso tempo lisci e bagnati, emanavano un profumo di fragola irresistibile. “Questa volta hai usato lo shampoo alla fragola, mi piace”. Lei arrossì.
Gli finii di pettinarli e glieli misi apposto dietro il collo. Quello che per la prima volta avevo baciato. Prese il DVD e lo mise dentro al lettore. “Questa volta cos’è?”. Ci sedemmo su quel letto dove ogni volta le nostre gambe si toccavano e gli risposi “Non so se ti piace. E’ Death Note 3”.
Il suo sguardo lentamente incrociò il mio “Davveroooooo? Io amo Death Note!” tutta pimpante prese un sacchetto con dei Pop Corn dentro. Condividemmo la cena.
“Oddio che carinooooooo~ Adoro L”. Il film andava sempre più avanti, mentre il cibo stava per finire. Alcune volte ci ritrovammo le mani di entrambi contemporaneamente a prendere i pop corn.
Il film era quasi finito, e lei aveva già iniziato a piangere “Non voglio che L muoia”. Con la mano piena di sale, gli asciugai una guancia in cui una lacrima aveva già iniziato a scendere.
I suoi occhi minacciavano di farne scendere altre. Le presi lentamente il mento e glielo alzai lentamente. I nostri occhi si squadravano. I suoi brillavano. Mentre la mia mano continuava ad asciugarle le guance, gli sussurrai “Tutti prima o poi muoiono. L purtroppo ha deciso di lottare sacrificandosi per la cosa che più di tutto amava, il mondo. Quindi non piangere, anch’io se il mio amore fosse in pericolo farei di tutto per salvarlo, anche sacrificandomi”.
La sua mano si appoggiò sulla mia che teneva le teneva il mento. Pensavo che me lo avrebbe abbassato, invece avvicinò il suo viso al mio. Lentamente chiuse gli occhi e con le sue morbide labbra mi baciò. Le tolse subito e scrutò il mio sguardo. Poi continuò a baciarmi. Io ovviamente ricambiavo. Il film stava per giungere al termine. I suoi occhi ripresero a piangere, mentre continuavamo a baciarci , sempre nello stesso punto, sempre nella stessa posizione.
Tra un bacio e l’altro mi sussurrò “L è morto”. Ci fermammo. Aveva ricominciato a piangere forte.
Con la testa si appoggiò al mio petto. Le sue mani stringevano la maglietta bianca che era stata macchiata dalla matita nera. I miei bracci le avvolsero la schiena. Alcune volte la sentivo sussurrare “Scusami…non dovevo”. Forse si riferiva al bacio o forse al pianto.
Ad un tratto smise di piangere. Si distese e mise la sua testa sopra le mie gambe. “Possiamo rimanere un po’ così?”. Mentre la mia mano accarezzava la sua frangia che gli cadeva sugli occhi, gli detti un bacino sulla guancia sussurrandogli “Ok”. La continuavo a guardare. I suoi occhi erano chiusi . Credo che si fosse addormentata. Ad un tratto il suo cellulare vibrò. Non volevo svegliarla, ma neanche intromettermi nella sua vita privata. Però quel cellulare della Samsung, probabilmente un Corby color rosa, continuava a vibrare. Allungai la mano e lo presi dal comodino.
Qualcuno soprannominato “BBJ” continuava a chiamarla. E se era lui? Quello con cui stava parlando due orette circa fa? Risposi alla telefonata: “Min? Hai finito il film?”. La voce mi era familiare, ma il telefono la modificava parecchio “P-pronto, non sono Min, in questo momento non può rispondere”. La voce si fece cupa “E tu chi sei?”. Risposi tremante “S-sono un suo amico, e invece tu?”. La chiama si chiuse. Credo che sapesse perfettamente chi io fossi, prima parlavano di me quindi lui mi conosceva, ma io no. Guardai il numero. Presi il mio cellulare.
Kiki non era, poi nemmeno dei compagni di scuola. I numeri dei ragazzi sulla mia rubrica non erano. Il mio cellulare vibrò. “Papà” e lui che voleva ora? “Ciao figliolo, emergenza a casa muoviti!”. Ma proprio ora? Presi il viso di Min appoggiandolo sul cuscino. Le mie mani afferrarono le sue gambe e gli sistemai il corpo sotto le lenzuola. Presi il DVD e dopo avergli dato un bacino sulla fronte, uscii dalla finestra. Corsi immediatamente verso casa, pensando ancora al ragazzo misterioso. Domani gli avrei chiesto il suo vero nome e chi era.
---Jonghyun----
Avevo commesso un errore madornale. A quell’ora pensavo che fosse uscito, o almeno che a rispondermi fosse lei. Era Henry invece. Per fortuna che mi era venuta in mente la storia del chiamarlo subito. Non mi piaceva che fosse tanto attaccato a lui, cioè a lei.
Presi il coltello e mi feci un taglietto sul palmo, così quella sarebbe stata l’emergenza.
Poi presi delle carote, così avrei trovato la scusa del tipo “Scusami ma mi sono tagliato”.
Arrivò in poco tempo e si catapultò su di me “Papà va tutto bene?”. Gli feci vedere la ferita che continuava ad emettere sangue. “Ma che ti sei fatto?! Dannazione tu stare più attento no?”.
Gli risposi guardandolo di sottecchi “Perché che stavate facendo tu e Min di così importante?”
Mi pigiò il taglio “Aiaaa! Stai attento tu!”. Mi prese la mano e me la mise sotto l’acqua del rubinetto “N-niente di chè. Avevamo finito di studiare”. Il mio sguardo si fermò al DVD sopra il balcone.“E quello? Avete studiato guardando il DVD e…” lo annusai per bene “…mangiando pop corn?”. Staccò la mano dalla mia “Ehm…no è solo uno stupido documentario, i pop corn erano perché avevamo fame”. Mi rigirai verso il DVD “Davvero?”. Ci fissammo, poi posammo entrambi gli occhi sulla custodia nera. Come ad uno scatto di pistola in una gara, partimmo alla riscossa per prendere quel DVD. Lo prese prima lui. “Come ti ho detto è solo uno stupido documentario”.
“Ah sì? Allora fammelo vedere”. Gli rincorsi dietro e gli presi la gamba. Cademmo entrambi a terra. La custodia scivolò sulla cuccia di Roo. Mi alzai e senza svegliare il cucciolo che continuava a sonnecchiare, lo presi. Finalmente ce l’avevo in mano. Lo aprii, ma non ebbi nemmeno il tempo di guardarlo, che Henry me lo aveva già tolto dalle mani. Salì in camera sua. Prima di chiudere la porta mi fece la linguaccia con in mano il DVD. Però la mi mano si allungò e prima che la chiuse glielo sfilai dalla presa. Corsi subito dietro il tavolo da pranzo. Lo sentii scendere rumorosamente dalle scale. Aprii la custodia. “Bene ecco il documentario. Death Note: Change the World”.
Mi venne vicino e dopo avermelo preso violentemente dalle mani, risalì le scale.
“Fermo lì! Torna indietro”. Lo fece. Vidi nei suoi occhi una luce che appena incrociò i miei occhi mi fulminò. “Avete fatto la ricerca sugli shinigami? Sulla giustizia? Voglio una spiegazione!”.
Lui tranquillamente disse “Sì è vero. Ho visto un film da lei. Qual è il problema? Non posso?”.
In effetti non potevo accusarlo inutilmente. “Sì che puoi! Però…perché mi hai mentito?”.
Lui abbassò lo sguardo “P-perché…” continuai la frase “Perché ti piace?”. Arrossì e sedendosi fece “Sì mi piace”. Il mio cuore si fermò. Non pensavo che lo avrebbe mai ammesso. Lui non poteva essere innamorato di suo padre! Però lui non sapeva la verità e quindi era innamorato di Min.
Però comunque mi dava fastidio. “C-cosa??” lui tristemente mi disse “Ma tanto anche se la amo con tutto il mio cuore, lei ama già qualcun altro”. E chi era? “Come lo fai a sapere? Te l’ha detto lei?”.
Lui si alzò “Sì. Un certo “BBJ”. Ma non so chi è. Lui mi conosce però io no. Sai prima l’ho anche sentito al telefono”. Quindi ero io il ragazzo misterioso? Probabilmente “BBJ” stava per Bling Bling Jonghyun. “D-davvero??” lui mi guardò storto “E ne sei felice? Tuo figlio sta soffrendo e tu che fai? Sorridi?”. Salì le scale. Lo rincorsi dietro “No aspetta. Mi dispiace molto”.
Si girò “Bene allora lo porti tu il DVD in videoteca?”. Gli feci un lieve sorriso scompigliandosi i capelli “Guarda che so cosa vuol dire soffrire per amore. Io ho perso la persona che più di tutti amavo”. Mi abbracciò “Papà perdonami per non averti detto la verità”.
Ritornai in soggiorno. Misi il film e lo guardai pure io. Se lo conoscevo bene, Key aveva pianto.
---Min---
[3.10.]
Mi svegliai. Ieri sera era stata una serata magnifica. Se non fosse stato per il pianto. Mi vergognavo piangere davanti a lui. Però era stato gentile con me. Mi toccai le labbra.
Lo avevo baciato. Pur amando Jonghyun, avevo baciato Henry. Forse era Min che l’ha baciato, non io. Io non posso baciare mio figlio! Io amo Jonghyun, anche se dentro di me provo delle emozioni verso Henry. Dannazione! Una situazione come questa doveva proprio succedermi?
Questa mattina mi ero svegliata molto prima. Mia mamma meravigliandosi della mia buona volontà mi disse “Se vuoi andare a scuola prima ti do i soldi per l’autobus civico”. Avevo molte cose da pensare, decisi quindi di andare una mezz’oretta prima a scuola.
Per un pelo riuscii a prendere il bus. Quello sì che era rilassante. Nessun bullo che ti potesse picchiare per i posti. Mi misi ad ascoltare la musica. Only you remixata romanticamente mi rimbombava nelle orecchie, mentre pensavo a ieri. Quel bacio. Io avevo sentito di volerlo, questa volta Min non c’entrava niente. Però io amavo Jonghyun! Non potevo fargli una cosa simile!
Presi il cellulare. Un messaggio da Henry “Ciao. Non sono riuscito a dormire. Che stai facendo di bello ora? Stai ancora dormendo?”. Digitai “No. Mi sono svegliata stranamente prima questa mattina. Ora sto andando a scuola, e tu?”. La canzone finì. Mi rispose “Ma il bus non passa più tardi?”. Con Again Again dei 2pm gli risposi “Sì, infatti ho preso quello della città”.
Non passarono nemmeno cinque secondi che mi rispose “Cosa? Stai attenta che lì ci sale gente strana. Dimmi dove sei che ti vengo a prendere”. Sorrisi lievemente guardandomi intorno.
“Sono vicino al parco dove ci sono le statue dei draghi. Ma non preoccuparti”.
Mi misi il cellulare in tasca e chiusi gli occhi. Spensi la musica. Sentii uno sparo.
----Henry----
Sapevo dove si trovava quel parco. Presi la bicicletta e pedalai più forte che potei.
Il mio cuore batteva forte nel mio petto, troppo forte. Dopo cinque minuti mi arrivò un messaggio.
“Help me”. Mi fermai. “Che è successo?”. Mi arrivò una sua chiamata.
“Hey Min dim-” fui interrotto da un uomo che urlava a gran voce. “Consegnatemi i soldi, le cose che avete di prezioso!”. I miei occhi si spalancarono “Min! Chi è? Tu stai bene?”.
Sentii la sua voce sussurrare “Henry ti prego…aiutami”. Mi misi l’auricolare della cuffie collegate al cellulare e questa volta pedalai sapendo che era in pericolo. “Min resi-” le mie parole furono fermate da un urlo. “Hey tu con chi stai parlando?!” “C-con nes-suno, non farmi del male” “Dammi il telefono!” sentii un altro urlo, questa volta di lei. La telefonata terminò. Presi il cellulare e chiamai subito mio padre “Papà…” avevo iniziato a piangere “…devi venire subito al parco con le statue dei draghi, Min è in pericolo!”. Mio padre trasalì “Cosa? Ne sei sicuro? Vengo subito, tu aspe-” non potevo aspettarlo. Chiusi la chiamata. Ero quasi arrivato da lei. Attraversai quel parco.
Arrivai davanti all’autobus fermo. La vidi. Era attaccata al finestrino. Un uomo le stava puntando una pistola sulla gola. Lasciai la bici e prendendo coraggio entrai lentamente nel veicolo.
L’uomo mi puntò l’arma contro. “E tu chi sei?” mi avvicinavo piano con le mani in alto “Senti facciamo così, prendi me ma non farle del male ti prego”. Lui si mise a ridere “Perché che fai se no?”. “I-io sono famoso. La mia vita vale più della sua, prendi me ma lascia andare lei”.
Con la pistola che teneva contro di me la puntò sulla testa di Min. Lei stava tremando e piangendo.
I suoi occhi stavano brillando verso i miei “T-i prego Henry..non farlo”. L’uomo ridacchiando disse “E se le faccio così che fai?” con la pistola le dette un colpo in testa. Mi avventai su di lui.
La sua testa sanguinava. Mi scaraventai contro l’uomo, puntando la pistola in alto. L’uomo mi prese per il giubbetto e mi scaraventò per terra. Prese Min per il braccio e la alzò. Lei era ancora sveglia, ma il sangue le continuava a colare lungo la guancia. La scaraventò davanti a me, puntando la pistola verso entrambi. Prima che cadesse per terra la presi da dietro. “Min tutto bene?”. Con un lembo della maglietta le fermai il sangue premendogli la ferita.
----Min----
Non pensavo che sarebbe arrivato davvero. Anche se gli avevo chiesto aiuto, non avrei mai voluto metterlo in pericolo. Lui mi sorreggeva. Quel colpo in testa mi aveva fatto girare la testa.
La vista veniva sempre meno. L’uomo sorrise “Vediamo chi scapperà per prima e chi invece prenderà la pallottola?” I suoi occhi da pazzo venivano sempre più in fuori.
Lui si avvicinò al mio orecchio e da dietro mi sussurrò “Quando urlerò “Vai” tu uscirai dal bus va bene? Corri il più forte che puoi”. Non ebbi nemmeno il tempo di fermarlo, che mettendosi davanti a me mi spinse verso l’uscita urlando “VAI!”. Mentre mi avviavo all’uscita del veicolo sentii uno sparo.
---Jonghyun----
Min era in pericolo. Key era in pericolo. Questo pensiero mi fece rabbrividire. Appena seppi chiamai la polizia. Con la moto arrivai al parco. Scesi, quando ad un tratto sentii uno sparo.
Mi paralizzai “Min!”. Sperando che non fosse lei corsi verso lo sportello del bus.
La vidi. Stava guardando in dietro. Era ferma. E se era a lei che avevano sparato? Entrai e le presi il braccio, scaraventandola fuori da lì. “MIN! Tutto bene?”. I suoi occhi erano spalancati. Aveva un’espressione terrorizzata in viso. “Min dimmi che è successo!”. Una lacrima le scese dal viso.
Sussurrò “Henry…” poi corse verso l’entrata. “No Min!”.
--- Henry----
Quel colpo. Mi aveva colpito ad un braccio. Faceva terribilmente male. Ma almeno lei era in salvo.
L’uomo si avvicinò a me e mi prese per il collo “Non provare mai più a giocare con me!”.
Continuava a stringere. Sentivo l’ossigeno venire meno. Mentre mi stringeva il collo dava le spalle all’entrata, dove la vidi ritornare. In questo momento avrei voluto dargli io un colpo in testa.
Perché era ritornata? Voleva proprio morire? Scossi la testa, sussurrando “No…”
L’uomo rise e mi strinse ancor di più la presa, sollevandomi dal pavimento. Con l’altra mano mi premette la dove mi aveva sparato. Volli urlare per il dolore ma non potevo, le mie corde vocali erano bloccate. La vidi prendere l’estintore silenziosamente. Mentre l’uomo continuava a ridacchiare lei saliva su una sedia e con forza tirò l’estintore contro la testa dell’uomo, provocando un rumore metallico. Caddi per terra. I miei polmoni finalmente potevano respirare.
Lei mi corse incontro, con la testa che aveva ripreso a sanguinare. Mi prese la mano e mi tirò su.
Dietro di lei vidi l’uomo alla cui testa quasi pelata sgorgava del sangue rialzarsi con la pistola in mano. Afferrai la mano di Min e la trascinai per terra. Mi alzai e mi accovacciai su di lei.
Un altro sparo era partito. Mi aveva colpito la spalla. Sentii un altro dolore sempre più forte, seguito da una sensazione di bagnato. Però non mi mossi da lì. Min mi afferrò il viso urlandomi “Henry” Stai bene?!” le feci un sorrisetto “Vedi…te l’avevo detto ieri che …come L avrei protetto chi amavo”. Poi non ce la feci più. Avevo perso troppo sangue e svenni sopra di lei.
---Min----
Ero sotto di lui. “Hey Henry!”. Era svenuto su di me. Lo spostai al lato. Vidi Jonghyun entrare nel veicolo e prendere l’uomo a pugni, che era svenuto anche lui. Scossi Henry, notando che l’ultimo sparo gli si era conficcato nella spalla. La mia mano era diventata tutta rossa del suo sangue.
“Henry!! Ti prego rispondimi!”. Andai da Jonghyun. Lo fermai “Basta, ormai è svenuto!”.
I suoi occhi erano iniettati di paura. Si riprese da quello che stava facendo. “M-min tutto bene? Sei ferita in qualche punto?” Scossi la testa. “No, ma Henry sì”. Si incucciò verso nostro figlio. “Henry!”. Lo prese in braccio e uscì.
La polizia arrivò seguita da un’ambulanza. Jonghyun stava piangendo e come un matto continuava a chiedere della sua salute. Sentivo la vista venirmi ancora meno. Svenni schiantandomi al suolo.
----Jonghyun-----
Lui la amava, per questo l’aveva protetta. Mi girai verso di Min. Era svenuta per terra.
“Ehi Min!”. La misi in una barella. La testa gli stava sanguinando più che mai.
I medici si avventarono su di loro, portandoli urgentemente all’ospedale.
Li seguii con la moto. Arrivarono. I dottori li appoggiarono su altre barelle e si inoltrarono dentro l’ospedale.
Intanto chiamai la mamma di Min, Kiki, Taemin, Onew e Minho.
Da quel giorno, da quando Key era morto, odiavo gli ospedali. Un medico mi venne vicino.
“La ragazza si è svegliata”. Lo seguii ed entrammo dentro alla stanza in cui lei era alzata e continuava ad urlare ad un altro dottore. Aveva un grande cerotto alla testa.
Mi avvicinai a lei abbracciandola. Pianse sulla mia spalla. “Jong…Henry mi ha protetta! E così si è preso quei colpi! Voglio andare da lui!”. Il medico mi prese da parte. “Di mio figlio avete notizie?”.
Abbassò la testa a analizzò il foglio “Lui è in stato di allerta. Una pallottola l’ha attraversato da parte a parte sulla spalla, mentre sul braccio fortunatamente l’ha solo fatto perdere del sangue.
“E come sta?” mi appoggiò una mano sulla spalla “Ora lo stanno operando, però c’è la possibilità che il danno possa essere grande sulla spalla, però non è ancora confermato”.
I dottori mi lasciarono solo con Min. “Appena si sveglia gliela faccio pagare io a quel deficiente di mio figlio!” lei mi guardò con le lacrime agli occhi “Sì bé quel deficiente di tuo figlio mi ha salvato la vita!”. Era vero. Pur sapendo che rischiava di morire, lui si era messo davanti a lei.
“Non preoccuparti,vedrai che starà meglio”.
Aspettammo delle orette, nelle quali l’abbracciavo continuamente. Le guardai la mano.
Era sporca di sangue. Il suo sguardo era solo su quello. “Key… non è colpa tua”.
Era ancora ricoperto del sangue di Henry. Se lo guardava con gli occhi terrorizzati.
----Min----
Era tutta colpa mia. Se forse non gli avrei scritto che andavo a scuola o se mi fossi svegliata tardi come al solito, forse tutto questo non sarebbe successo. Le mia mani, la mia maglietta, la mia guancia, le mie gambe, tutto, era coperto dal suo sangue. Un dottore arrivò “Adesso è stabile”.
Jonghyun mi fece cenno di andare prima io. Entrai nella stanza.
Aveva una grossa fascia che gli copriva la spalla e una che gli fasciava il braccio.
Mi sedetti affianco a lui. “Scemo!”. Con la mano gli detti un piccolo pugno sul viso.
La mia mano tremante andò ad accarezzargli il viso. Con le labbra gli detti un piccolo bacino sulla guancia “Grazie di avermi protetta”. Una lacrima mi corse subito sulla guancia e finì per cadergli sopra la sua. In quel momento mi alzai andando verso la porta, quando sentii “Min…non andartene”. Mi girai e mi scaraventai su di lui “H-henry sei sveglio! Come stai?”. Porgendomi un lieve sorriso mi sussurrò “Come se la matematica mi si fosse scaraventata addosso”.
Ridemmo entrambi, poi però non potei trattenere le lacrime “S-scusami…per colpa mia ti sei ridotto così”. Lui sorrise e si alzò lentamente finendo seduto. “Bè ma il mondo non va mica da L ringraziandolo di averlo salvato. Lui lo doveva fare perché lui amava il mondo. Lo stesso vale per me. Io…ti amo…ed è mio dovere proteggerti”. La mano in cui non gli era successo niente si posò sulla mia guancia, asciugandomi le lacrime. “Non posso vederti piangere”. Poi, notando la mia mano rossa del suo stesso sangue, me la prese prendendo lentamente con la mano dolorante l’acqua, la versò su un fazzoletto. Gemette per lo sforzo con il braccio. Poi con il fazzoletto bagnato mi strofinò la mano. “Se ora potesse vederti il tuo ragazzo misterioso, sono sicuro che farebbe così”.
Continuò a pulirmi la mano “R-ragazzo misterioso? Di che parli?”. Facendo un sorrisetto rispose “Un certo BBJ però non credo di conoscerlo. Parlavi con lui prima che arrivassi da te, era lui la persona di cui ti sei innamorata vero?”. Abbassai lo sguardo. Lo aveva scoperto.
Finito la pulizia mi alzò lo sguardo con la mano “Guarda che non sono arrabbiato anzi, farò di tutto per farti innamorare di me”. Risi. “Davvero?” lui si mise in una posa da macho “Mmm…si davvero”. Improvvisamente entrò Kiki. “Hei! Kiki!”. Mi venne incontro abbracciandomi.
“Baka! Ero preoccupato per te!” Henry si schiarì la voce “Hem…il malato non si saluta più?”.
Venne vicino ad Henry e gli sussurrò “Grazie mille per averla protetta. Se non fosse per noi lei sarebbe già stecchita”. Lo fulminai. Henry continuò “Hai ragione. Questa cocciuta sarebbe già morta se io e te non l’avremmo salvata. Ma guardala! Non ci offre nemmeno un pasticcino”.
Ci mettemmo a ridere come matti “Ok, allora vi prometto che appena ti porteranno fuori di qui ti andremo tutti e tre a mangiare un dolcetto”. Kiki mi puntò il dito contro “E sarai tu a pagare questa volta”, risi di nuovo “Certo”.Dentro entrarono anche Jonghyun e il dottore.
“Bene, il vostro amico sta bene. L’operazione è riuscita molto bene. Se non farai sforzi il 4 potrai uscire!”. La faccia di Henry si stupì “Davvero??? Così dopo riusciremmo comunque ad aprire il concerto degli Mblaq!”. Jonghyun mi passò davanti facendomi un sorrisetto di quelli immensi, poi andò dal figlio abbracciandolo “Ahh! Per fortuna stai bene! Mi sono preoccupato tantissimo! Avevo paura di perdere anche te!”. “Grazie papi”.
Kiki prese un oggetto dalla sua tasca e me lo porse “Ah Min! Il tuo cellulare”. Lo presi subito. “56 chiamate “BBJ””. Henry mi domandò “Chi è BBJ?” Kiki con tutta calma rispose “Semplice! BBJ è…” lui lo sapeva e lo stava per dire.


Note d'autore:Ciao a tuttiiiiiiiiii ^^ ecco un nuovissimo capitolo tutto per voi ^^ scusatemi se ho fatto fare una piega all storia così all'improvviso ^^ però pensavo anche che ci volesse XD cioè quando henry gli ha detto a min che se anche lui avrebbe dovuto salvargli la vita pur di sacrificarsi, ecco volevo far mettere in atto queste parole ^^. mi è piaciuta la parte finale quando kiki entra e si mettono a ridere ^^
Poi vediamo....ah sì, ho scritto che il dott lo fa uscire il 4 perchè se no non coincideva con le date del concerto e con la partenza ma cmq non scrivo mica che henry si scatenava ^^ cioè scrivereò che canterà soltanto perchè ha ancora male ^^ vi immaginate la scena in cui henry prende la chitarra e si scatena come un matto ^^ e tutto questo dopo che un pallottola chi ha trapassato la spalla ^^. ihihihi XD
Come in ogni catolo ^^ ci sono delle foto per voi ^^ spero che vi piaccia che metto foto ^^ perchè ci vuole tanto per trovare foto che coincidano ad una storia inventata ^^. Quindi eccole le foto:


Henry: quando si nasconde mentre origlia Min che parla con BBJ ^^



Jonghyun: non chè BBJ, quando prende la moto e si dirige da Min/ Key ^^



Kiki: ho messo la foto in cui sbuffa, perchè immeginate che poveretto gli dicono che Min e Henry sono all'ospedale ^^



Con queste foto vi ringrazio di commentare ^^ Bye *saluta con la manina* ^^

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Capitolo 9
*** 9) Una cena con tanto di flash. ***




Come ad uno scatto di pistola, presi il mio cellulare e digitai quelle parole tanto in fretta che evitai quella catastrofe. Kiki stava per rivelare tutto. Se Henry avrebbe scoperto che BBJ era suo padre, lo avrebbe finito per odiare e al solo pensiero che Henry perdesse anche l’altro padre mi fece rabbrividire. Kiki lo stette per dire “Semplice! BBJ è …” in quel momento gli vibrò il cellulare.
“Oh scusate che rispondo un attimo”. Gli occhi di Henry vennero leggermente in fuori. Ad ogni secondo che passava il pugno di Jonghyun si serrava ancora di più. Kiki lesse il messaggio che gli diceva “Se lo dici sei morto”. Mi guardò. Henry gli sfilò il cellulare. Lesse il messaggio.
“Ok ho ricevuto. Non vuoi che io lo sappia”. Kiki non tardò a riprenderselo. Henry abbassò lo sguardo. Guardando quell’espressione dissi “Sentite ragazzi non potete farci restare soli solo per un attimo?”. Kiki e Jonghyun uscirono dalla stanza e rimanemmo solo io e Henry. Gli alzai lo sguardo con la mano. I suoi occhi super lucidi erano in procinto di far emettere qualcosa di bagnato. Mentre ero immerso nel suo dolce e triste sguardo, gli sussurrai “Henry…mi…mi dispiace”. Mi prese la mano e mi tirò a se, abbracciandomi. Quelle lacrime finalmente sgorgarono. Singhiozzò “Scusami…è solo che…io …io provo qualcosa per te!”. Mi sedetti sul lettino insieme a lui e lo abbracciai forte.
----Jonghyun----
Appena uscimmo, Kiki mi prese per il braccio e mi scaraventò al muro “Che c’è tra te e Min?”.
Lo guardai allibito. Lui aveva davvero capito tutto. Balbettando risposi “I-io ..n-niente!”.
Mi strinse la presa “Guarda che lei è solo una ragazzina! Non merita di essere ferita da un idols e per lo più il padre del suo migliore amico! Henry la ama e per colpa tua potrebbero soffrirne entrambi e io non voglio! Loro sono miei amici!”. Aveva ragione. Io ero un uomo e lei una ragazza.
Continuò ad urlarmi “Anche se anch’io amo Min, Henry è anche il mio migliore amico. Dannazione tu sei suo padre! Come puoi fargli questo? Non sei proprio tu che hai dovuto rinunciare al tuo unico amore? Sai come si sentirebbe Henry a perdere il suo, allora non fargli questo!”.
La mia pazienza finì. La mia mano prese il suo collo, trascinandolo dall’altra parte del muro.
“Senti ragazzino tu che ne sai dell’amore? E’ vero io ho perso il mio più grande amore, ma non puoi nemmeno immaginare il dolore che ho provato, e non lo può nemmeno fare Henry! Il mio amore, la persona che mi era sempre affianco…” le lacrime non tardarono a venire “…, la persona che mi ha fatto scoprire cosa vuol dire davvero la parola “amore”, la persona che ha fatto il suo ultimo respiro davanti a me, quella persona è morta! Invece Min è viva!” la mia presa si fece più possente “Quindi tu non venirmi a dare lezioni di cos’è l’amore, perché quel sentimento che tanto ho soppresso, è ritornato!”. I miei occhi erano colmi di odio, di sofferenza, di tristezza. Tra un divincolio e l’altro mi disse “Ma tuo figlio …ama davvero Min. Sarebbe più..giusto”. Lo lasciai. “Lui…lo so che la ama. Ma…ne lui ne te sapete come stanno le cose, quindi non vi intromettete tra me e Min!”.
Il ragazzo al cui collo si era formato uno strato rosso, se ne andò via, riguardandomi con quello sguardo, che sembrava tanto dire “mostro”.
Lentamente aprii la porta senza farmi vedere da Min e Henry. Li sorpresi abbracciati. Lei lo abbracciava forte, talmente forte che sicuramente dopo ci sarebbe stato un bacio.
Quel baciò arrivò. I due piccioncini si staccarono. Si guardarono negli occhi, tanto da farsi fare una lastra mentale. Poi le sue mani profumate si appoggiarono al suo viso. I visi di entrambi si incontrarono, fino a congiungersi. Le loro labbra si toccarono lentamente, poi il bacio che ormai aveva trafitto il mio cuore, si intensificò. Lui le prese le spalle e la mise distesa. Le accarezzo la guancia pronunciando quelle due parole che mi mozzarono il fiato “Ti amo”. Lei restò ferma, arrossendo leggermente a quello sguardo ipnotico. Lui gli andò vicino, e così anche lei.
Henry si distese sopra di lei e gemendo disse “Mi fa male la spalla”. Lei fece una piccola risatina e poi lo tornò a baciare. Avrei voluto essere io a rompergliela quella spalla. I miei piedi erano inchiodati al pavimento. I miei occhi in cui scivolarono delle lacrime, si riempirono di tristezza, e il mio cuore, che fino a quel momento aveva creduto di poter ritornare ad amare quella persona che tempo addietro aveva perso, si divise in due. Lo sapevo, ero troppo masochista. In quel momento avrei dovuto tirarmi indietro e perdermi quella scena, ma non potevo crederci che il mio Key, la chiave del mio cuore, mi aveva appena tradito. Lei gli prese il viso, ma ad un tratto si bloccò.
I suoi occhi si spalancarono. “Nonono! S-scusami davvero . N-non so cosa…mi ha spinto a farlo”.
Lui le afferrò il braccio. “Senti Min…io ti ho rivelato i miei sentimenti, e non intendo riprendermeli”. Con un lieve sorriso si avvicinò alla porta. Il mio corpo riprese coscienza di sé e scappò. In quel momento non avrei voluto vedere nessuno, soprattutto loro due.
Fuggii dall’ospedale e mi precipitai in moto. Sgommai più veloce che potei, allontanandomi da loro, allontanandomi da lei. Arrivai nel centro di Seoul. La statua di Key, eretta magnificamente vicino ad uno stagno, si alzava imponente. Mi avvicinai a quella statua. Se solo fosse ancora così.
Il mio sguardo si girò, e notai un vecchietto che prediceva il futuro. Per qualche ragione mi ricordava qualcosa. Mi accucciai fino ad essere a faccia a faccia con il barbone.
Mi salutò “Oh, ciao. Tu sei quello dell’amore ritrovato”. Giusto! Era lui che mi aveva predetto che il mio amore sarebbe ritornato in un altro corpo. Che quel corpo fosse stato Min?
“Senti, se ti do un po’ di soldi, leggeresti il mio futuro?”. Mi guardò perplesso “Ma tu sei famoso. A che ti serve sapere il futuro?”. Mi sedetti affianco a lui “Non è così semplice. Il mio amore è ritornato, ma mi ha tradito, con …mio figlio”. A quella risposa si mise a ridere talmente tanto che sputò saliva da tutte le parti. “Che ridi! E daiiii ti pago il doppio”. Mi fece un sorriso e mi prese la mano. Mi mise sopra del pepe nero e iniziò a parlare “Allora, il tuo amore ti ha tradito, con un certo…Henry. Però vedo qualcosa. Il cuore della ragazza, è davvero molto diverso da quello di un traditore. Il suo cuore è speciale. Lei prova qualcosa per il giovane, ma anche per un’altra persona…un….un cantante?”. Certo! Era ovvio che il cantante fossi io “Ok continua”.
“Però non è finita qui. Un’altra persona entrerà nella vita della ragazza. Una persona fidata, a cui vorrà molto bene, e a cui si fiderà a tal punto di poter perdere le due persone che di più ama al mondo”. Aprì gli occhi lasciandomi la mano. Chi poteva essere l’altro ragazzo?
Il vecchietto magrolino mi sorrise “Non fare così! Ho visto anche che tu continuerai ad amarla. Quindi continua a farlo anche adesso. Anche se ti ha tradito, non vuol dire che non ti ami!”.
Mi alzai di scattò. Cavolo sto vecchio c’aveva ragione! Corsi verso la mia moto e ritornai all’ospedale. Se dovevo competere contro mio figlio, l’avrei fatto! A costo di perderlo l’avrei fatto!
---Min----
Uscii subito dalla porta. La mia schiena finì contro il muro per poi scivolar per terra. Come potevo baciarlo? Perché continuavo a baciarlo? Il mio cuore apparteneva a Jonghyun, però anche ad Henry.
Chiamai Jonghyun, il famoso e temuto “BBJ”. Il cellulare squillò, ma nessuno rispose.
La mia testa piena di quel bacio, affondò sulle ginocchia. Il cellulare vibrò. Era Taemin.
“Pronto Tae?”
“Key! Cioè Min! Volevo solo dirti che domani dopo scuola, verrà una macchina a prendere te, Henry e Kiki e vi porterà dagli Mblaq. Invece io, Minho, Onew e Jonghyun, verremo in macchina”.
“Ah. OK. Allora a domani ciao”. Rientrai nella stanza. “Oh Min”.
Mi avviai verso il suo letto “Ora ti devo salutare che vado a casa. Domani vieni a scuola?”.
Lui mi fece un sorriso e mi rispose “Se ci vieni tu allora sì ^^”. I miei occhi furono subito ipnotizzati in quello sguardo tanto dolce da farmi sciogliere in un istante “O-ok. Domani verranno…a prenderci perché insom-ma andiamo dagli Mblaq. Per prov-vare”. Abbassai lo sguardo per evitare di rimbambirmi proprio davanti a lui. Con immensa sorpresa si alzò e mi abbracciò da dietro. “Ti voglio bene”. Allontanandosi da me mi prese il giubbotto e me lo mise infilandomi le mani nelle maniche. “Henry…io..”. In quel momento entrò un infermiera “E’ ora del cambio”.
Trasalii. Cosa gli stavo per dire? “S-sì io ti lascio, ci vediamo domani a scuola. Riposati ^^”.
Mi fece un cenno e sbuffò quando vide una siringa in mano dell’infermiera “Non fare i capricci”.
Chiusi la porta. Ripresi il cellulare e richiamai Jong. Di nuovo non mi rispose nessuno. Ad un tratto una moto mi si scaraventò davanti. “Ehi tu! Stò-” mi fermai quando riconobbi quella moto.
La nostra moto. Attraverso quel gioiellino potevo ancora sentire pulsare il suo cuore.
“Ehi Min!”. Scese dalla moto venendomi incontro. Jonghyun mi prese il braccio e mi dette il casco
“Ti porto in un posto”. Senza obiezioni, ci avviammo verso il posto misterioso.
“Un centro shop girl?”. Lo guardai sorpreso. “Sì, adesso sei una ragazza”. Giusto, quel piccolo dettaglio che mi ero scordato. Mi prese a braccetto e insieme entrammo nel negozio.
Mi prese tanti vestiti e tante scarpe. “O-ok e ora?”. Con un sorriso che poteva farti venire la pelle d’oca da quando fosse dolce, mi disse “Ora ti porto a mangiare”. Con l’ultimo vestito uscimmo per andare ad un ristorane di fronte. Non c’era nessuno. In un angolo, un tavolo era ricoperto di candele e delle posate. “Jong…tutto per…me?”. Ecco un altro sorriso “E per chi altro senno?”.
Con quell’atmosfera romantica, dei cuochi ci portarono la cena. Parlammo di Gesù porno e di Maria la campagnola, e poi mi raccontò della sua vita …senza di me”. Durante quel racconto mi ci vollero tre pacchetti di fazzoletti per zittire le lacrime. Alla fine arrivò il dessert. Una torta con scritto “Ben ritornato Key”. La guardai intensamente. Il mio nome era proprio davanti a me. Gli occhi mi si illuminarono di nuovo. Mi alzai e lo abbracciai forte “Grazieeeeee Jonghye!”.
In quel preciso istante aprì un sacchetto. Ne spuntarono delle rose. Si alzò anche lui e si mise in ginocchio. “Mio grande amore. Mia unica ragione di vita, accetteresti queste rose da parte mia?”.
Le rose rosse emanavano un profumo che nemmeno la menta poteva fare lo stesso. Le presi e con piacere gli rivolsi un sorriso e gli dissi “Sì, mio principe azzurro”. Appoggiai le rose sul tavolo e gli cinsi il collo con le mie mani. All’improvviso una musica di sottofondo andò per la stanza.
Era “Romantic”. Ci mettemmo a ballarla. Le sue mani sui miei fianchi. Le mie ancora attaccate a quel collo che non avrei voluto mai più mollare. La mia testa si avvicinò sempre di più alla sua.
Le mie labbra pigiarono sulle sue. Le nostre lingue si toccarono. Adoravo i suoi dolci ma travolgenti baci. Mi strinsi di più a quella stretta, e lui fece lo stesso sui fianchi.
Si staccò per prendermi in braccio, ma continuò subito dopo. Mentre quel mio principe mi trasportava in braccio, il bacio continuava. Entrammo in una stanza. Mi appoggiò sul letto.
Mi salì sopra. Ebbi la tentazione di togliergli la camicia, ma ero stato senza quel contatto da troppo tempo, così gliela strappai di colpo. I bottoni saltarono e caddero sul pavimento. Lui mi mise le mani dietro la schiena e mi tirò giù la cerniera del vestito. Gli presi la cintura e gliela sfilai via dai pantaloni. Quei pantaloni di seta scivolarono, lasciandolo in boxer.
Lo presi per le spalle e lo spostai sotto al mio corpo “E’ no. Tu non sei abituato ad un corpo di ragazza, io invece posso toccarlo ancora il tuo vero?”. Prendendomi le mani me le mise dentro ai suoi boxer. Era da tanto che aspettavo quel momento. Finalmente ci fu quel tocco.
Però ci fu anche qualcos’altro. Quel tocco mi paralizzò all’improvviso. Una vocina mi ronzava per la testa “Non puoi fare questo con il mio corpo”. Era Min. Come sempre era venuta per tormentarmi. “Invece si che posso!”. Jonghyun si scosse “Ehi con chi parli?”.
“N-nessuno”. La mia mano continuò freneticamente a toccare il suo gioiello. La vocina continuò “Smettila subito! Quello è il mio corpo e posso tollerare tutto ma non questo!”.
Il sudore si formò sulla mia fronte. Non volevo per niente fermarmi, ma se avrei continuato così Jonghyun si sarebbe preoccupato. Questa volta fu intenso. Un flash, uno di quelli che era da parecchio tempo che non ebbi, mi si dipinse davanti gli occhi:
C’era Min. Era sera e stava passeggiando per strada. Le maniche alzate intravidero i suoi bracci perfettamente lisci, quindi prima che morissi. Continuava a camminare per strada, quando ad un tratto una macchina si fermò più avanti di lei. Ne uscirono degli uomini che avevano bevuto un tantino troppo. Le si avventarono su di lei “Guarda cos’abbiamo qui! Una pollastrella sicuramente ancora vergine”. I compagni che risero a quella battuta la scaraventarono per terra, sull’erbe l’alta.
“Noooooo! Lasciatemi stare!”. Mentre continuava ad urlare gli uomini le tenevano i bracci per terra, in modo che stesse ferma. Poi l’altro uomo, probabilmente il boss, le si avvicinò. Le aprì le gambe e … glielo fece. Quindi Min … ecco perché non voleva che lo facessi. La scena come sempre andò avanti. Alla fine del lavoro, scapparono in macchina, lasciandola lì per terra. La ragazza era in un bagno di lacrime. Il suo volta piangeva, ma i suoi occhi erano tenuti aperti, fissi sul nulla.
Ad un tratto aprì il cellulare il cui sfondo era ricoperto dalla mia faccia. Compose un numero.
“Mamma….mi verresti a prendere?”. Lì chiuse la chiamata. Un messaggio le arrivò da una certa “Young: Ciao MIN ^^! Non ci crederesti mai! Gli SHINee hanno appena vinto un altro premio!”.
Min la chiamò e in lacrime le chiese “Mi faresti ascoltare “Romantic” ti prego”.
L’amica che era preoccupata per lei, fece andare a tutto volume quella canzone. Min rimase lì impietrita. Quando finì la canzone chiuse gli occhi e svenne. La scena sfumata si dissolse.
Quella vocina che mi aveva parlato poco fa, piangendo mi disse “Tu non avresti dovuto vederla”.
Mi staccai da quella presa. Mi distesi al fianco di Jonghyun. I miei occhi ripresero a piangere.
“Ehi Key…che è successo?”. “Min…quella povera ragazza…”. Si alzò e mi chiese interrogativo “Sai qualcosa che devo sapere?”. Semplicemente gli risposi ancora scioccato “Una nostra shawol…è stata…stuprata”. Jonghyun, anche non capendo la situazione, mi avvolse tra le sue braccia. Se mi concentravo potevo ancora sentire le urla di Min. Mi addormentai sul suo petto, pensando a chi fossi realmente. A chi fosse realmente Min.
----Henry---
[4.10.] Mi guardai attentamente la ferita. C’era un buchetto, quel buchetto così piccolo ma così fastidioso, che si penetrava nella mia spalla. Continuavo a muovere la spalla. Il dolore era quasi sparito. Mi rimisero una pomata, seguita da un cerotto. Questa mattina sarei uscito dall’ospedale.
Trovai mio padre sul guscio della porta “Muoviti che se no arriveremo in ritardo a scuola”.
Presi lo zaino e me lo misi su una spalla. “No dai, lascia fare a me”.
Mio padre era stranamente rilassato “Pa’ che hai fatto ieri sera?”. Trasalì “N-niente”.
Uscimmo dall’ospedale e entrai in macchina. Subito presi il cellulare e messaggiai a Min “Min da ieri non prenderai mai più l’autobus civico va bene ^^? Sto per venire a scuola ^^”.
Mio padre mi fulminò “Con chi messaggi?”. Abbassai lo sguardo “N-niente”.
Mi vibrò il cellulare “Min: hihi^^ questa volta però potrei farti venire un infarto ^^. Sbrigati che io e Kiki siamo appena arrivati!”. Lei e Kiki. Ero sicuro che BBJ non fosse lui, però sapevo anche che infondo anche lui provava qualcosa per lei.
---Min----
Scendemmo dal veicolo. Kiki era stranamente arrabbiato con me. “Kiki mi vuoi dire che hai?”.
Mi prese la mano e me la trascinò il più lontano possibile. “So di voi due! BBJ è Bling Bling Jonghyun vero?”. Le mie pupille si dilatarono “S-sì. Però ti prego non giudicarmi male”.
Lui rise “Non te. Ma Jonghyun sì. Lo sai benissimo che suo figlio ti ama e tu cosa fai? Vai con Jonghyun non è vero?”. Alzai di scatto lo sguardo “Guarda che un po’ mi piace anche Henry!”.
Mi tappai subito le mani con la bocca, arrossendo fino alle orecchie. Ci interruppe una macchina.
Ne scese un ragazzo un po’ imbranato. “Allora dimostraglielo”. Lo guardai di sottecchi.
Mi girai verso di henry. “Henryyyyyyyyy ~”. Gli corsi contro e lo abbracciai forte. Gemette “Haha ^^ sono contento che sei felice di rivedermi, ma vacci piano con la spalla”. Mi staccai “Scusa”.
Abbassai lo sguardo. Lui me lo alzò “Guarda che non ti ho autorizzato a smettermi di abbracciarmi!”. A quella frase lo abbracciai ancora più forte. Dietro di lui intravidi Jonghyun che emanava un’aurea alquanto spaventosa. Poi venne Kiki, che invece si limitò a battergli un cinque.
Kiki e Jonghyun si fulminarono a vicenda. Questo lo notò anche Henry “Ehi ma che avete voi due?”. Mi misi davanti alla sua vista “Su Henry! Sei pronto per affrontare la matematica, la storia, le scienze e due ore di letteratura? Ma soprattutto sei pronto per stare con una compagna di banco come me per cinque ore?”. Improvvisamente mi venne vicino e mi baciò. I miei occhi si spalancarono così tanto, che avevo paura che ne sarebbero uscite le pupille. Vidi Jonghyun stringere il pugno, salire in macchina e andarsene. Kiki guardava altrove, imbarazzato dalla scena.
Appena ci staccammo abbassai come un cane lo sguardo. Potevano benissimo usarmi sulla pasta, il mio colorito rosso non avrebbe avuto nessuna differenza dal pomodoro.
“Henry…” mi prese la mano e trascinando la cartella si avviò. Lo fermai “E’ no! Ora tocca a me fare qualcosa per te!”. Gli presi la cartella e lo presi per manina. Kiki era davanti a noi e continuava a ballare Again.
---Henry---
Per tutte le ore il mio sguardo fu concentrato su di lei, era così bella che alcune volte mi nascondevo e le facevo delle foto. Finito scuola arrivarono. Thunder si fece largo tra gli studenti e appena ci trovò si tolse gli occhiali “Bene siete qui. Ok ora andiamocene prima che le A+ mi scoprano”.
Però era già troppo tardi. Una fans lo riconobbe e così tutta la scuola. Con molta destrezza si avviò verso l’uscita, facendo ogni tanto dei sorrisetti verso i cellulari.
Appena uscirono una macchina si fiondò su di noi “Su salite”. Fummo talmente veloci che sgominammo le fans.
Arrivammo nella loro casa. Era grandissima e piena di loro foto.
“Per di qua”. Scendemmo con un ascensore e finimmo direttamente in una ampia sala da ballo.
I miei occhi si spalancarono solo a vedere quelli di Min. I suoi erano rimasti incollati a quella scena, e la sua bocca si era spalancata del tutto emettendo un “WOW”.
Arrivarono Mir mano per la mano con Joon, poi Seungho seguito da G.O.
Dietro di loro comparvero anche Taemin abbracciato a Minho, Onew e Jonghyun che invece parlavano. Joon iniziò dandoci un foglio.
“Henry: canta – Min e Kwang: ballano= Again”
“Min, Kwang e Henry: cantano – Min e Kwang:ballano= Oh Yeah”
“Min, Kwang: cantano – Henry: fa il rapper= Y”
“Min e Henry: cantano – Jonghyun: suona – Taemin: balla – Kwang: violino= Romantic”
Rimasi impietrito nel guardare che non c’era nemmeno un mio ballo. Però avevano ragione, avevo un buco sulla spalla. Il mio cuore si intenerì vedendo io e Min sulla canzone Romantic.
Guardai il suo sguardo. Appena finì di leggere si posò sul mio e sorrise. Quel suo sorriso così tenero che non c’erano parole per descrivere il mio cuore vittima di quel suo visetto così tenero.
Mi venne subito incontro “Hai visto che siamo insieme? Waaa ^^ Sono felice”.
Le prove iniziarono Min e Kiki a ballare Again, mentre io ripassavo le note della canzone.
Poi passammo a “Oh Yeah”. Min e Kiki andarono subito agli specchi con Joon che gli insegnava i passi, mentre Seungho e G.O. erano occupati con me per il testo.
Ogni volta mi soffermavo a guardare il corpo di Min. Come una piuma fluttuava in quei passi.
Dopo aver finito anche con “Y” arrivò finalmente Romantic.
Sapevamo già la posizione e anche il testo. La musica iniziò.
Io e Min stringevamo un mini microfono. Le nostre voci si mescolavano formandone una sola.
Taemin, che era il ballerino, girava attorno a me e a lei, piroettando per tutta la sala.
Mi avvicinai a Min e ci incrociammo il braccio. I nostri bracci erano infilati tra di loro. I nostri sguardi erano posati uno sull’altro. Quella canzone era terribilmente romantica.
Kiki fece il suo assolo, mentre io e Min andavamo verso di lui e muovevamo la testa come dei rockettari. Finalmente arrivò la parte finale. Questa volta fu Taemin a prendere l’ombrello.
Si voltò e me lo porse. Poi lo aprii cantando le ultime parole. Lei arrossì leggermente.
---Min----
Con un sorriso da far fondere per fino il cuore, si avvicinò a me con l’ombrello davanti alle nostre facce. E fu lì che però lo vidi. Lo sguardo di Jonghyun che ci guardava. Mi bloccai. Come da copione alzai la gamba, ma quel bacio non glielo detti. Ne fu molto sorpreso “Perché non mi hai dato il bacino?” fece con le labbra in fuori. “Ah giusto, bè ma te lo do quando ci esibiremo”.
Jonghyun mi prese per il braccio e mi portò in una stanza lì vicina, mentre c’erano due minuti di pausa. Mi sussurrò “Per caso ti piace?” abbassai lo sguardo “N-no…è solo che è a Min che gli piace e non ci posso fare niente”. Lui mi alzò lo sguardo. I miei occhi si posarono sui suoi che avevano cominciato a brillare. “Key, io non voglio perderti un’altra volta, ti prego”.
Quelle parole. La tristezza con cui me le aveva dette. “Scusami..” gli presi il viso e lo baciai.
Uscimmo entrambi con un sorriso stampato in faccia. Kiki, che stava già fulminando con lo sguardo Jonghyun, venne da me “Almeno non farlo quando c’è anche Henry!”. Alzai lo sguardo “Ma eravamo in una stanza chiusa. A te poi che ti interessa?”. Mi prese il braccio “Mi fa imbestialire questa storia! Lui non merita questo da te!”. Henry mi guardò e si avvicinò verso di noi.
“Ragazzi va tutto bene?”. Kiki mi mollò la presa “Magnificamente ^^. Vado a prendere una boccata d’aria”. Henry mi venne più vicino. “Senti Min…pensavo di … cioè…ti andrebbe se nel live noi … andassimo tra il pubblico?”. Bella idea! “Ok, mi sta bene ^^”.
Mir e Joon ci radunarono. “Quella di oggi è stata una prova eccellente. Però io e Mir abbiamo pensato di cambiare leggermente la fine. Invece di usare l’ombrello, potreste benissimo darvi un bacio per finta davanti al pubblico”: Jonghyun tremò. “Cioè per davvero?? Davanti a tutto il pubblico?”. Mir prese la mano di Min e di Henry “Dai su provate. Non è così difficile”.
Tutti gli occhi erano concentrati su di noi. I nostri visi si avvicinarono. Le nostre labbra si toccarono. Joon, che era vicinissimo a noi urlò “Più vicini!”. Henry mi prese il viso con le mani e questa volta mi dette un bacio serio. Chiudemmo gli occhi entrambi. Le sue labbra che premevano sulle mie. Joon e Mir si guardarono “Credo che così basti”. Ci staccammo lentamente. I nostri occhi si guardarono immediatamente. Henry mi fece l’occhiolino. Thunder mi venne vicino “Min..guarda che stiamo aspettando solo te”. Kiki, che era già salito in macchina rise. Lui credo che fosse un nostro fans. La macchina partì e ci portò nelle rispettive case.
---Henry----
Papà appena arrivato era andato a letto a dormire, invece io  ero in procinto di prepararmi la cena, quando suonò il campanello. Andai ad aprire. “Ciao Thunder, perché sei qui?”, prese qualcosa dalla tasca e mi porse un cellulare. Conoscevo benissimo quel cellulare “L’ha dimenticato Min in macchina. Ciao a domani”. Chiusi la porta dietro di me, tenendo in mano quel Corby.
“3 Messaggi BBJ”. Appoggiai il telefonino sopra il tavolo, quando vibrò. “Nuovo Messaggio: BBJ”. Lessi “Ciao Min ^^ Ora che fai di bello?”. Optai per un piano. Risposi al posto di Min “Ciao ^^ Sto andando a mangiare alla gelateria vicina a casa mia. Vuoi venire? Mi troverai vicina alla porta”. Con quel messaggio uscii di corsa. Quella sera finalmente avrei scoperto chi fosse BBJ.

Note d'autore: ciao a tuttiiiiii ^^ ben ritrovati con un nuovo capitolo ^^. Spero come sempre che vi sia piaciuto ^^
Anche se questo capitolo non mi convinceva tanto ç_ç va be cmq nel prossimo credo che andranno in italia ^^ e li si che succederanno tante cose ^^ Cmq cari lettori, vi ringrazio sempre di commentare ^^ siete la mia ancora di salvezza ^^
Ci si vede (?) nel prossimo capitolo ^^ Bye






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Capitolo 10
*** 10) Un concerto. Un addio. Una partenza. ***




Uscii dalle coperte e mi avventai sui vestiti. Scesi le scale “Henry?”. Strano, non è a casa.
Presi le chiavi e mi fiondai sulla porta di casa, richiudendola dopo di me.
La moto aveva il serbatoio vuoto, così decisi di fare qualche passo. Arrivai al bar.
Appena entrai mi investì il calduccio del posto e l’odore di gelato.
Mi guardai intorno. C’erano solo tre persone. Un ragazzo tutto incappucciato che appena mi vide entrare si nascose di più, poi un vecchietto con i capelli tra il bianco e il grigio e infine una donna che si avventava sul dessert. Mi concentrai sul ragazzo, troppo familiare. Mi avvicinai a lui.
“C-ci conosciamo?”. Si tolse il cappuccio. “Henry??!”. Mi prese per un braccio “Shhh così mi fai scoprire!”. Lo guardai perplesso “Scoprire da chi?”. Avvicinandosi a me rispose “Da BBJ! Min ha dimenticato il cellulare da Thunder e quando me l’ha portato mi sono finto Min e gli ho fissato un appuntamento con BBJ. Geniale non è vero?”. Sì, come no. Ce l’avevi davanti BBJ e nemmeno lo sapevi, proprio geniale. “E tu perché sei qui?”. A quella domanda trasalii “P-perché…volevo prenotare una torta per la festa di Kwang!”. La sua espressione si illuminò “Giustooo!”.
Come non detto, con i pochi soldi che mi erano rimasti nel portafoglio, dovevo anche comprare la torta. Mi fermai alla porta del locale “Henry non vieni anche tu?”. Si tolse gli occhiali scuri che servivano per “nasconderlo” e sospirò “Sì tanto quel BBJ avrà già scoperto che non sono Min”.
Capperi se l’aveva già scoperto! Era ovvio che lo scoprisse! Se lui sa chi sei allora era già scontato che ti riconoscesse,di certo non avrebbe urlato “Minnn?”.
Ritornammo a casa, verso la strada del ritorno incrociammo Min ed Henry le ridette il cellulare.
---Min----
[6.10.] Ieri era stata una nottataccia infernale! Praticamente non avevo chiuso occhio. Questa sera avrei dovuto esibirmi davanti a tutti in un bacio con Henry, ma soprattutto davanti a Jonghyun.
Mi svegliai prima del solito, però questa volta aspettai l’autobus in giardino.
Lo stavo aspettando, seduta su un giardino verde chiaro, quando due mani mi afferrarono il viso coprendomi gli occhi. “Sorpresaaaa~”. Mi voltai per vedere chi fosse ad avermi fatto saltare il cuore, ma esso mi diede un bacio. Mi ritrovai le labbra di Henry sulle mie. Si tolse di colpo da quel contatto “Questo era per la “recita” di stasera”, poi prendendomi il viso con quelle mani morbidi, mi sollevò la testa e mi ribaciò. Questa volta ci baciavamo per davvero. Il bacio si sciolse con un sorriso di entrambi e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò “Questo invece era per salutarti”.
Si alzò pulendosi con le mani il di dietro sporco di terreno, poi mi allungò una mano e nonostante la afferrai con forza, scivolai su un sassolino e caddi per terra. Durante la caduta trascinai anche lui a terra, e finì sopra di me. “Oh…scusa”. Le mie mani si ritrovavano ancora una volta a toccare il suo bellissimo petto. Messi in quella posizione, mi ritornò la scena di molti anni fa. Anche a quei tempi Jonghyun era finito per cadermi sopra. Se ci pensavo intensamente, potevo ancora sentire il suo cuore battergli nel petto. Ritornai alla realtà. Lo vidi prendere qualcosa che andava oltre alla mia vista. “Che fai?”. Notai una margherita che volteggiava sulla sua mano. Prendendola delicatamente me la infilò dietro l’orecchio. “G-grazie” arrossii peggio del color rosso della bandiera italiana. “Comunque tu che ci fai qui?”. Ci alzammo. “Sono venuto per salutarti ^^. E anche per scusarmi per ieri, avrei dovuto portarti subito il cellulare”. Abbassò lo sguardo.
Gli stampai un bacino sulla guancia “Dai non preoccuparti. Quando l’ho saputo mi sono messa a ridere, non pensavo che tenessi così tanto a me da poter e voler conoscere BBJ”.
L’autobus arrivò. Prima di entrare mi disse “Te l’ho già detto, ti amo”.
Mi girai, ma le porte si erano già chiuse. Con un dolce e tenero sorriso mi salutò, e il veicolo partì.
Come ogni volta mi sedetti vicino a Kiki. “Giorno~”. Mi guardò e accennò ad un sorriso, ma tornò subito cupo. “Ehi che è successo?”. Mi sussurrò rispondendomi “Domani è l’ultimo giorno che sto con voi”. Gli presi la guancia e gli detti un piccolo bacino “Kiki, tu sei il mio migliore amico! Non ti dimenticherò mai e poi mai!”. Detto quello sospirò e mi guardò un’ultima volta prima che il bus arrivasse a scuola.
---Henry----
La scuola terminò dopo le cinque ore che rimbombavano ancora sui timpani.
Ci avviammo subito a casa degli Mblaq. Erano le 20:30 e avevamo appena finito le prove.
Ci riscaldammo per l’ultima volta le voci e lo “Blaq Show” iniziò.
Lo spettacolo era situato nel centro di Seoul, vicinissimo alla statua di Key.
Min era vestita con dei leggings, maglietta lunga e dei guanti neri che le arrivavano fino ai gomiti.
Ai piedi calzava delle Converse ultrapiatte color nero. Lei e Kiki erano insieme, e aspettavano solo il via dello stuntman. Io avevo una maglietta bianca, coperta da una camicia aperta, a scacchi e di color nero e rossa. La maglietta era larga e molto scollata. I pantaloni erano da teenager, cioè strappati e un po’ larghi. La spalla era quasi guarita, ma comunque mi vollero mettere la fasciatura.
La musica continuava ad andare a caso, tanto per tenere i fans occupati. Ad un tratto la musica si spense e con quello anche i riflettori. Il “Via” dell’uomo scattò, Min e Kiki salirono sul palco, seguiti da una nuvoletta grigia, che gli copriva per bene.
Le prime note remixate partirono, e un riflettore si posò su Min. Lo schermo gigante la riprese, pronunciando il suo nome “She is Min!”. Detto quello fece un piccolo inchino e ritornò nella posizione a gambe incrociate e a viso alto. Poi le seconde note andarono e subito dopo si stopparono, per dar il via alla performance di Kiki. “He is Kwang”. Anche lui si inchinò e aggiunse anche un occhiolino a cui le fans urlarono. Poi toccò a me. Io ero sotto il palco, sopra ad una pedana, da dove sarei dovuto saltare e finire sul vero palco. Le note continuarono e quando finirono sbalzai fuori finendo sul ferro del palco. Due riflettori rossi e neri si posarono su di me, dandomi un’aurea alquanto paurosa e omicida. I ballerini, nonché Min e Kiki, si avvicinarono verso di me, e indicandomi urlarono al microfono “He is Henry”. La telecamera mi inquadrò, e la mia faccia finì sullo schermo alle mie spalle. Mi inchinai e rivolsi le mani verso Min e Kiki e pronunciai quelle parole che al solo sentirle ti fanno venire la pelle d’oca. “We are HEMIANG!”. Le luci esplosero insieme alle urla delle A+. Finalmente la canzone iniziò. Io cantavo tutta la canzone, tranne nei rapper, quelli li faceva Min. Loro mi ballavano ai fianchi. Again terminò, e con quella la luce si spense. Corremmo subito dietro le quinte, le quali stiliste ci porsero gli abiti adatti a Oh Yeah.
I due ballerini avevano lo stesso completo, nero e dorato. Invece il mio era nero e blu, con moltissimi tagli sulla maglietta che scoprivano il mio muscoloso petto.
L’effetto discoteca partì, e subito con la mano al microfono cantai “Oh Yeah~Oh Yeah~”.
Le fans urlarono e Kiki, io e Min, ci addentrammo nel palco. I riflettori gialli li avevano presi di mira, io invece quello blu. Avevo gli occhiali sopra e quando la canzone partì, me li tolsi buttandogli alle fans che li aggredirono subito. Questa era la versione rock di Oh Yeah.
Le chitarre e la batteria rimbombarono e il ritornello iniziò seguito dalle nostre voci.
Ai 2:04 mi alzai la maglietta. Mi girai verso Min e notai che anche lei guardava il mio petto.
La canzone finì. Ora dovevamo esibirci in Y, anzi dovevano, io facevo solo il rapper di Mir.
Non ebbero neppure il tempo di rientrare nelle quinte che la canzone rimbombò già nelle casse.
Io invece ero disteso sulla sedia, dietro le quinte, e iniziai a cantare da lì.
“Ha Ha Ha Mblaq!” il ritmo iniziò a vibrare anche per terra da quanto forte era.
Continuai “Yeah, once again, 2010, let’s go” da lì partirono le loro voci.
Ai 2:30 Min urlò “Let’s go Henry”. Saltellando venni sul palco e cantai quella parte che mi faceva tanto impazzire per quanto travolgente fosse
“Just slow down niga umjigi neun geu modeun
geol malhaeteon geu bakgaye machwoseo
Jilleoteon naye neol bureuneun wechimeul biuteon geu moseubeul jiuryeo
Aesseudeon geol deureo bwa nae norae, listen to my Y
Shil keo ureobwa, gajima neol sshibeoseo baeteo junda”
Sui 3:23 l’uomo dietro le quinte fece scivolare per terra due pistole.
Le ultime strofe: “I'm sorry baby, oh, oh, oh yeah. It's over baby, it's over”.
Min era in mezzo. Io e Kiki, che eravamo ai lati, prendemmo di colpo le pistole e quando le sparammo ne uscì un “Bang” dalle casse. Lei si accasciò a terra, ovviamente per finta.
Io e Kiki ci avvicinammo e con le nostre schiene vicine sparammo al pubblico.
Da per terra venne un effetto nebbia e la pedana tirò giù me e Kiki.
Era arrivato quel momento.
----Min----
Jonghyun e Taemin erano già pronti ad entrare. Mentre io, Kiki e Henry ci cambiavamo, la folla ci reclamava. Era da parecchio tempo che non avevo questa sensazione.
Jong e Tae entrarono con una semplice camminata. Le fans urlarono e incitarono i loro nomi.
Nel frattempo entrò Kiki con il violino. Mi avvicinai ad Henry “Come sto?”.
Lui mi appoggiò le mani sulle spalle “Stai benissimo! Sei pronta per la parte finale?”.
Gli sorrisi e gli presi la mano “Su dai entriamo se no si preoccupano”.
Come la canzone iniziò, l’atmosfera diventò romantica. La folla urlava “Romantic!Romantic”.
Io e Henry ci posizionammo in mezzo al palco. La canzone iniziò insieme alle nostre voci.
Alcune volte ci guardavamo negli occhi. La chitarra di Jonghyun iniziò con l’assolo e andai subito verso di lui. Lui mi fece l’occhiolino. Poi toccò a Kiki che si abbassò con la schiena, suonando con il violino. Alla fine io e Henry ci prendemmo la mano. La canzone stava per finire. Mi si era formato un groppo in gola. L’idea che mi sarei baciata davanti a Jonghyun mi faceva star male.
I miei occhi si posarono su quelli di Henry. Le nostre ultime strofe. Prima che finisse la canzone andammo in mezzo al pubblico. Poi risalimmo per il palco e ci posizionammo rivolti al pubblico.
Lasciammo i microfoni al suolo. Le mie mani delicate presero il suo viso. Lui prese leggermente i miei fianchi e si avvicinò al mio corpo. Magicamente le nostre labbra si toccarono e ci baciammo.
Le fans erano impazzite, e non erano le uniche. Rimasi impietrita quando scoprii che quel bacio mi piaceva. Lentamente il nostro bacio si sciolse. Fu impossibile non sorridere e abbassare lo sguardo.
 Le luci divennero normali. Taemin, Minho, io, Henry, Kiki, Jonghyun e Onew ci posizionammo verso il pubblico e ci inchinammo, per poi alzare le mani tutti insieme.
Ne uscirono da dietro gli Mblaq che ci presentarono.
“Loro sono i “Hemiang”, hanno cantato la nostra canzone Again per una gara della scuola e allora ve li ho voluti portare ad aprire il nostro concerto. Loro ci seguiranno nel tour D’Italia”.
Io, Henry e Kiki andammo più avanti e dopo esserci di nuovo inchinati, presi il microfono “Grazie a tutti! Siete un pubblico meraviglioso!”. Henry: “Grazie mille! Voi già mi conoscete, ma sono fiero di essere oltre ad un membro degli SHINee, anche un membro dei Hemiang. Fighting!”. Kiki prese per ultimo il microfono “Grazie mille fans! Oltre ad essere bellissime non vi manca di certo la voce. Ci avete incoraggiato moltissimo. Grazie per aver reso gli Hemiang un gruppo fiero di esserlo!”.
Uscimmo nascondendoci dietro le quinte. Henry rimase sul palco per presentarsi anche come uno degli SHINee.
Jonghyun iniziò “Grazie a tutti per aver sostenuto mio figlio. Era da parecchio che non mi ritrovavo sul palco così felice. Da quando è morto…Key…mi dispiace di non essere apparso molte volte, però ora vi vorremmo ringraziare tutti”. Gli SHINee si inchinarono. Anche se il pubblico non mi vedeva, mi inchinai anch’io. Kiki mi guardò strano “Che fai?”. Semplice, mi inchino anch’io. Sono o non sono Key! Ma non potevo dirglielo. Mi sollevai “N-niente”.
Finita l’apertura, gli Mblaq si scatenarono più che mai. Noi andammo via presto perché il giorno dopo avremmo avuto scuola, ma anche l’ultimo giorno di Kiki. Ritornai a casa e mi accasciai sul letto, pensando a quella frase che aveva detto Jonghyun, mi mancavano infinitamente.
---Kiki---
Quella sera sognai lei. Per questo mi ritrovai alla mattina con un sorriso stampato sulla faccia.
Suonò la sveglia. Mia mamma e mio papà stavano già preparando le valigie. Erano molto entusiasti di quel viaggio. Erano gli unici. Feci colazione e uscii di casa, salendo sul bus.
Mi vibrò il cellulare, era Min “Ciao Kiki, scusami ma sto male. Ho vomitato e non mi sento molto bene. Non vengo a scuola per oggi. Mi sa che ti saluterò domani in aeroporto. Baci Minnie”.
Bene, la giornata iniziava davvero benissimo! Così dovevo passare l’ultimo giorno di scuola senza la mia migliore amica, bè almeno avevo Henry.
Come non detto. Mi arrivò un altro messaggio ma questa volta da lui “Ciao campione! Mi dispiace, ma la spalla mi brucia tremendamente e ho anche la febbre. Però non preoccuparti che ti saluto domani ^^. Ciao”. WOW. Il mondo ce l’aveva proprio con me! Passai la casa di Min.
La mia mano toccò il finestrino. Domani avrei dovuto dirle addio.
Arrivai un ultima volta a scuola. Non avevo nessuno da aspettare, quindi decisi di entrare in classe.
Quella scritta “1D” non l’avrei mai più rivista. Aprii la porta e il buio mi inondò di tristezza.
Accesi la luce. “KWAAAAAANG~”. Scoppiarono trombette e coriandoli. La vista mi si paralizzò nel vedere che tutti i miei compagni di classe erano lì. Ben nascosti che aspettavano solo che entrassi per farmi venire un infarto. La stanza era abbellita come ad una festa.
In mezzo si innalzava una torta alquanto gustosa in apparenza. Chiusi la porta e li vidi.
Quei due amici che mi avevano detto di star male sbucarono facendomi venire realmente un infarto.
Mi abbracciarono forte, con in testa un berrettino buffo. Non potei trattenere a lungo le lacrime.
Guardai la lavagna. “Kwang non ci dimenticheremo mai di te~”. Min mi passò un fazzoletto che lo accettai ben volentieri. Jonghyun, che era l’unico adulto lì dentro, mi portò un regalo.
“Queste sono le foto che i tuoi amici ti hanno fatto, e alcune anche di loro”.
Tante foto di Min e Henry mi scorsero davanti agli occhi. Lo abbracciai. La festa incominciò.
Quel giorno non ci sarebbe stata lezione nella nostra classe. Mi avvicinai ad Henry, che si continuava a guardare intorno. “Hey cerchi qualcuno?”. Mi mise da parte “Sai BBJ, avevo sentito che sarebbe venuto alla festa, ma qui ci sono tanti ragazzi!”. Io sapevo che era Jonghyun, ma se gliel’avrei detto avrei rovinato tutto “Mmm, allora vedi i ragazzi che stanno attaccati a Min!”.
Come se gli si fosse accesa una lampadina sopra la testa, spalancò gli occhi e mi sussurrò “Agli ordini!”. Min però si diresse verso di me “Kiki ti stai divertendo?” Feci un cenno di sì, mentre Henry, come un segugio, mi fulminò e prese Min tutta per se. In fondo, anche se l’amavo, ero felice che potesse stare con Henry, lui l’avrebbe resa felice al posto mio e questo era il suo regalo per me.
----Min----
“Henry ma che fai?”. Mi aveva portato via da Kiki come un cane fa con il proprio osso.
“Ti devo chiedere una cosa. Quel tizio…BBJ, ora è qui vero?”. I miei occhi si spalancarono, la mia bocca si aprì nell’intenzione di dire qualcosa, ma mi uscì solo la verità “Sì, ma Henry non prendertela”. Lui mi prese la mano “Io però... ti ho detto che ti amo, ma tu non mi hai ancora detto niente…forse non ti piaccio?”. In quel momento mi mollò la mano e si allontanò con lo sguardo basso. Lo fermai prendendolo per il braccio “No…non è per questo. Senti Henry io…io forse provo qualcosa per te, ma non è ancora sicuro…io amo BBJ, con tutto il mio cuore ma è solo perché lo conosco molto di più di te”. Mi lasciò la mano e se ne andò. Mi faceva terribilmente male vederlo così, ma avevo solo detto la verità. Jonghyun si avvicinò a me e bisbigliò “Tutto a posto con Henry?”. Sbuffai “No che non lo è! Io ora sono Min e non posso far finta che a lei piaccia Jong! Non sai quanto mi devo contenere per non rivelare la verità!”. Mi prese il mento e me lo alzò leggermente. “J-jong non qui ti prego”. Con tutta sorpresa non mi baciò. Mi tirò a se e il suo profumo mi travolse con le sue braccia. Quell’abbraccio, ne avevo veramente bisogno, se no mi sarei messo a piangere davanti a tutti. “Non preoccuparti, ci sono io qui con te, se vuoi piangere fallo”. Mi cullò tra le sue braccia, e alla fine piansi. Non so proprio il perché lo feci, ma mi mancava tutto di lui. Anche se io ero lì, sentivo anche di non esserlo. Era Min che lo abbracciava, non Key.
Kiki mi fissò. Lo sapevo benissimo che era arrabbiato con me per quell’abbraccio, ma quando vide che stavo piangendo distolse lo sguardo. Perché anche se lui sapeva che BBJ era Jonghyun, non sapeva che in verità Min era Key. Continuai a piangere sulla sua spalla per circa un’oretta.
Poi la festa finì, e fu ora per tutti di andare via. Ci staccammo, mi asciugai le lacrime e quando fummo soli singhiozzai “Jong…mi manchi da morire. Mi mancano i tuoi abbracci, mi mancano i tuoi baci, mi mancano le tue coccole, mi mancano i tuoi sorrisi, ma soprattutto mi manca fare tutto questo con il mio corpo”. Mi aggrappai alla maglietta, stringendone una piccola parte. Le mie lacrime erano diventate non di tristezza, ma di rabbia. Odiavo me stesso per essere diventato così.
“Jong, io…io sono un..mostro”. Mi accarezzò i capelli “Non è vero. Tu sei un angelo, uno di quelli con le ali che volano sulla terra per aiutare le persone”. Anche se sapevo che me lo diceva solo per consolarmi, un po’ ci credetti. “Allora sono un mostrangelo”. A quella battutaccia ridemmo entrambi con le lacrime agli occhi. Uscimmo mano per la mano. Però essa si sciolse quando vedemmo Kiki davanti a noi. Mi prese la mano e mi trascinò via da lui.
Mi bloccai “Kiki ma che fai?”. Si girò e finalmente gli vidi. I suoi occhi luccicanti a cui  emergevano lentamente delle piccole lacrime. I suoi occhi erano rossi, iniettati di rabbia.
“Kiki…s-scusami”. Mi mollò la mano “Ora voglio sapere la verità!”.
Se gliel’avrei detta cosa sarebbe successo? Mi avrebbe presa per pazza! “La verità..la sai anche tu. Sto insieme a Jonghyun”. Prima di ora non gliel’avevo mai confessato così apertamente.
Cosa ne derivò? Mi dette uno schiaffo. Uno di quei ceffoni che non ti fanno male fuori, ma ti colpiscono duramente dentro. “Ma come puoi? Io vedo ogni giorno Henry e lui…lui mi parla sempre di te, dei tuoi capelli, del tuo profumo e dei tuoi occhi! Cos’ha Henry che non va?”.
La guancia mi bruciava. La girai lentamente verso di lui “Lui…io…tu non puoi capire!”.
Eccone un altro che ne arriva. Quegli schiaffi così penetranti nel mio cuore che se me ne avrebbe dato un altro l’avrei sentito cadere a pezzi. “Dimmi Min. Ti piace Henry?”.
Quella domanda. Non sai quante volte me l’ero posta. “Min…Min lo ama”.
Quelle parole che al suono sembravano così da folli mi erano uscite dalla bocca.
“Perché dici Min? Perché non dici semplicemente che TU lo ami?”. La mia testa si piegò leggermente per proteggersi da un altro schiaffo. I miei occhi erano serrati. Non sentii niente.
Lentamente li aprii. “H-henry!”. Henry aveva fermato la mano di Kiki e si era messo davanti a me.
Si girò e mi abbracciò “Non dargli retta. Io so cosa provo per te, ma so che ci vorrà ancora un po’ per sapere cosa tu provi per me”. Kiki era rimasto impietrito. Abbassò lo sguardo. “Min lasciaci soli”. Mi allontanai da loro. Uscii completamente dalla scuola e mi nascosi dietro ad un muro.
Appoggiai la schiena sulla parete liscia e la trascinai al suolo, sedendomi. La mia mano si posò sulla guancia. Potevo sentirne la rabbia con cui mi aveva dato lo schiaffo. Mi coprii le mani con gli occhi, come potevano dire che non ero un mostro?
----Henry----
“Ma dico io sei impazzito?”. I suoi occhi avevano smesso di piangere. “S-scusami. L’ho fatto solo per te! Io so che lei ti ama”. Gli feci un sorriso “E serviva usare le maniere forti? Grazie mille che volevi rendermi felice, ma lo sono anche solo a vederla. Invece di preoccuparti di me, preoccupati di lei! So che sta molto soffrendo, quindi anche se ama BBJ, ha bisogno di affetto”.
Lo presi per il braccio e lo trascinai fuori dalla scuola. “Minnnnn!~”
---Kiki--------
Io e Henry urlavamo il suo nome. Io davvero non pensavo che stava soffrendo. La vedevo sempre con il sorriso stampato in faccia. “Mi-” le mie urla si fermarono quando la trovai rannicchiata su un angolo. Aveva la testa tra le ginocchia e potevo sentirla anche da distante piangere. Mi avventai verso di lei. “Hey Min. Che hai?”. La abbracciai forte a me. Alzò la testa e vidi tutto il suo visetto pieno di lacrime. Era rossa e aveva anche il naso che le colava. “Scusami Kiki! Io…sono un mostro!”. Presi un fazzoletto dalla tasca e gli pulii il viso. “Tu, piagnucolona che non sei altro, non sei un mostro! Se no perché starei qui a pulirti il naso pieno di muco?”.
Notai una risatina provenire dalle sue labbra. “Scemo!”. Mi dette un piccolo pugno sulla spalla.
Le presi il viso e lo girai. “Cavolo ti ho fatto tanto male?”. Le sue guancie scottavano e erano rosse.
Venne anche Henry “Min!”. La sollevò. “Henry, scusami tanto”.
----Henry----
Non ero venuto in tempo per fermare anche gli altri schiaffi. Però l’ultima parte l’avevo sentita.
Le presi il viso “Kiki! Certo che potevi almeno andarci piano!”. Lei scosse le mani “No, non mi fanno male, però se…tu mi daresti un bacino qui”, disse indicandoci la guancia destra.
Così le presi il visetto e gli baciai la guancia. “Però ho male anche qui”, disse indicando anche l’altra guancia. Gli voltai la testa e baciai anche quella. Poi per ultimo mi disse “Però …ho male anche qui” si indicò le labbra. Gli presi il mento e la baciai. Kiki ci osservava disgustato.
Quando le labbra si staccarono lei pronunciò quelle due parole che mi fecero brillare gli occhi “Ti amo”. Altro che BBJ! Io che la conoscevo meno di lui avevo fatto freccia nel suo cuore!
---Min----
La vera Min. I suoi sentimenti più la mia tristezza mi avevano portato al bacio. Forse ci avevo messo un po’ di mio, ma però pensavo a Jonghyun. Mentre lo baciavo, il mio pensiero era rivolto al famoso BBJ.
[8.10.] “Minnnnn sono pronte le valigie?”.
Era arrivato quel giorno. Il giorno in cui avrei salutato Kiki e sarei andato in Italia, ma era anche il giorno in cui avrei salutato mia nonna. Uscii di casa con un panino in bocca. Erano arrivati Jonghyun e Henry che mi avrebbero portato loro a scuola. In macchina c’era anche Kiki.
Henry, appena mi vide con del cibo che spuntava fuori dalla mia bocca, ne approfitto per prenderne direttamene un pezzo e mangiarselo. “Ciao anche a te”.
Investii Kiki di abbracci. “Kikiiiiii ~. Sono contenta di vedertiiii”.
La macchina partì e arrivò a scuola. I furgoni presero gli altri ragazzi e la classe partì verso l’aeroporto. Durante il tragitto ero stata appiccicata a Kiki. Lui era il mio migliore amico, quello che se commettevo una stupidaggine mi svegliava e mi apriva gli occhi, quello che sapendo che amavo qualcun altro non ha insistito. Il tragitto finì all’arrivo.
Fotografai per l’ultima volta Kiki, il quale si stava per mettere a piangere. Tutta la classe lo salutò.
Henry gli venne vicino e con una pacca sulla spalla gli sussurrò “Per favore portati con te questa vipera”. Ovviamente indicarono me. Che fessi! Poi toccò a me. Lo abbracciai forte.
Per ultima cosa mi sussurrò “Non farlo soffrire troppo in mia assenza, se no verrò personalmente in Italia a tirarti le orecchie!”. Dopo un risata seguita da un pianto, lui se ne andò.
Sua mamma e suo papà erano arrivati con i bagagli e con quelli si avviarono per il loro viaggio.
La professoressa urlò “Su ragazzi! Si parte per l’Italiaaaa~”. 

Note d'autore: eccoci arrivati al 10 capitolo ^^
finalmente i nostri intrepidi protagonisti vanno in montagna, in italia ^^. Cosa succedera? ^^
Grazie sempre a tutti ^^ in questi giorni sono piena di verifiche ç_ç però cerco di postare i capitoli ^^ 
Ok come sempre ci sono delle foto ^^ buona visione XD






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Capitolo 11
*** 11) Un nuovo arrivato. ***




L’Italia. Un posto da ammirare sicuramente, ma con tanti tristi ricordi. Lì Key aveva avuto il suo primo attacco, e lì il suo ultimo Natale. Anche se so che lui è dentro di Min, non poter vedere i suoi occhi, il suo sorriso, le sue labbra, non vedere il suo corpo era orribile.
Manca ancora un bel po’ prima che il nostro volo decolli. La professoressa ci riunì.
“Allora, ovviamente gli Mblaq dovranno fare i concerti, quindi loro avranno una casetta tutta per loro per le prove e il resto. Invece la classe sarà divisa in dei gruppetti e ognuno di essi andrà in una famiglia che gli ospiterà”. “Ma prof!!! Noi volevamo gli hotel di lusso!”. Adesso capivo perché il viaggio era gratis. Gli amici si avvicinarono ai loro amici per formare i gruppi. Subito mi arrapai Min “Ehm…vieni anche tu Henry” avrei dato troppo nell’occhio. Onew mi si avvicinò e mi prese il braccio “E no! Tu vai con noi! I grandi dormono con i grandi, pervertito”. La sua risatina malefica mi riecheggia nell’orecchio, mentre guardo imbarazzato il pavimento. Sono costretto a mollare il braccio di Min. Appena vidi Henry prenderle la mano i miei occhi si tinsero di rosso.
Taemin mi venne vicino “Scusami, non lo sapevo”. Riguardai la coppietta. Mi mancava terribilmente Key. Lui avrebbe fatto tutto il possibile per stare con me.
---Min----
Bene ci mancava solo che Jonghyun mi abbandonasse! Ora mi toccava stare in stanza con Henry.
Non che la cosa mi dispiacesse, ma eravamo…soli e avevo paura di cosa la vera Min avrebbe escogitato per far “divertire” Henry.
Guardavo Jonghyun andare via da me, mi mancava molto essere Key, con il mio corpo perfetto e nemmeno un capello fuori posto, la diva che potrebbe essere benissimo paragonata a Lady Gaga.
Sentivo la mano di Henry sudare sulla mia. Alzai lo sguardo e lo vidi deglutire con forza, mentre delle goccioline alle tempie cadevano leggermente. “Henry…sei nervoso?”. Con la faccia di uno che è nel panico mi disse “C-cosa? M-ma stai scherzando? Io nervoso? Pft!”.
Era ovvio che lo era. In fondo dovevamo condividere una stanza comune, una doccia comune, un armadio comune. Dopo essere passati dei minuti, la professoressa con i pantaloni tirati alla Fantozzi, si diresse verso di noi. “Bene ragazzi, come ho già spiegato agli altri, voi verrete assegnati o a me, o ad uno del gruppo degli SHINee. Allora voi siete con…” incrociai le dita “Sì, siete con Jonghyun”. Al suono del suo nome saltai da tute le parti. Henry, che probabilmente non capiva la mia reazione, mi domandò “Perché tanto entusiasmo per mio padre? Lo vedi quasi ogni giorno”.
I miei piedi si bloccarono. I compagni guardavano tutti verso di me. Come un cane bastonato abbassai lo sguardo. Però Jonghyun non fu da meno. Trottelerando venne verso di me e mi abbracciò “Waaa siamo insiemeee!”. Gli sussurrai “Shhh tutti stanno guardando verso di qua!”.
---Henry-----
Quei due mi preoccupavano veramente. Perché così tanta felicità se si vedono quasi sempre?
Taemin si mise in mezzo a Min e a mio padre e urlò alla classe “Are you Ready?”. Con un forte “Yes” prendemmo le valigie e ci dirigemmo all’aereo. Io e Min eravamo vicini, mentre Jonghyun e un ragazzo sconosciuto erano davanti a noi. La pacciolosa Min iniziò subito ad attaccare discorso con il ragazzo. “Da dove vieni?” il ragazzo dal visetto puccioso rispose “Sono di Kunsan però vado in Italia perché mia nonna deve ospitare della gente e ha chiesto il mio aiuto”.
Mi intromisi anch’io “Io sono Henry. Noi invece stiamo andando in Italia perché abbiamo vinto un concorso di musica. Tu sai chi sono io vero?”. Il ragazzo fece un espressione confusa “Dovrei saperlo?”. Mio padre girò lentamente la testa e come un omicida lo fulminò “Lui è mio figlio. Io sono il famoso Jonghyun. Sai il gruppo, gli SHINee tu li conosci non è vero?”.
Lui guardò Min “Ma questi sono tuoi amici?”. Era incredibile come un ragazzo di circa la mia stessa età non ci conoscesse. Min gli porse la mano “Sì, ma si danno troppe arie. Piacere sono Min”.
Lui esitò a dargli la sua, ma dopo dei tentennamenti gliela strinse. “Piacere io sono Kim Teuk. Ma chiamami pure Kim”. Le guancie di Min arrossirono. Ero tremendamente iper geloso.
----Min-----
I suoi occhi così marroni, ma anche così ipnotizzanti mi fissarono. Era un bellissimo ragazzo.
Quei due cafoni l’avranno fatto sentire a disagio.
Jonghyun si addormentò subito e anche Henry. Io avevo la musica che pulsava nelle orecchie e il mio sguardo era rivolto all’immenso cielo. Kim alcune volte mi fissava ed ero messa in un tale imbarazzo, che non facevo altro che guardarmi intorno. Ad un tratto i miei occhi si chiusero, e il sonno ebbe il soppravvento su di me.
---Henry----
Sentii qualcosa appoggiarsi sulla mia spalla. Lentamente aprii gli occhi assonnati.
Mi girai. Vidi Min, anzi la sua testa, sopra la mia spalla. Kim rise “Si è appena addormentata, è meglio per te che non la svegli”. Il suo odore alla vaniglia penetrava nelle mie narici.
Dalle sue cuffie usciva una canzoncina amichevole. Gli presi la cuffia e gliela sfilai, inserendola nel mio di orecchio. Marshmallow di IU. Il suo piede era a tempo con il ritmo, e lo picchiettava sul pavimento. Mi tolsi la cuffia e gliela rimisi, ma la sua testa scivolo, e dalla mia spalla finì sulla mia gamba. “Oh…M-min…” “…” sembrava che dormisse profondamente. Kim rise di nuovo “Quella ragazza è complicata”. A chi lo dici! Mio padre si svegliò “Henry…perché Min è in quella…posizione?”. Scossi la testa “Nonono, non è quello che pensi”.
---Jonghyun-----
Sì, certo. Probabilmente lei si era addormentata e lui gli aveva preso la testa appoggiandola sopra alle sue gambe. Mi alzai “Vado in bagno”. Prima di andarmene detti un calcio a Min che si svegliò alzando la testa. Non potevo tollerare quella scena che loro potevano avere, mentre io e Key no!
Guardai il finestrino della cabina. Fuori c’era una vera e propria tempesta di neve.
Una voce riecheggiò nel citofono “Avvisiamo i gentili clienti, che l’aereo arriverà a destinazione tra un paio di minuti”. Uscii dal bagno e per sbaglio mi scontrai con qualcuno. “Oh scusa…Min”.
Lei mi guardò insonnolita “Ehm tutto bene?”. Si strofinò gli occhi “Jong ho sonno!!”.
Detto quello entrò in bagno. Una cosa vibrò per terra. Era il cellulare di Min. Lo raccolsi e vidi il messaggio “Da Mamma: domani come festeggerai il tuo compleanno?”. Gli occhi mi si illuminarono. Dovevo organizzare subito una festa a sorpresa!
-----Kim-----
Strana gente quella famosa. Io sono solo un ragazzo di campagna, è ovvio che non conosco gli SHI...e qualcosa! L’aereo atterrò. Ero stato molto colpito da Min. Quella ragazza era…stupenda.
Però ora gli avrei detto addio. Arrivò mio nonno “Dai ragazzo! Fra poco arriveranno gli ospiti”.
---Min-----
Maledetto Jonghyun che mi aveva svegliato! A stento ero riuscita a trovare la porta dell’aereo da quanto ero stanca. Quel ragazzo…Kim, era stato molto simpatico. Spero di rincontrarlo.
Uscimmo dall’aeroporto dove trovammo delle ragazze. Le conoscevo. Erano molto di più dell’altra volta, ma non potevo dimenticarle. La loro calmezza, la loro timidezza, la loro gentilezza.
“Ciao, siamo le fan-”. Si bloccò quando mi vide. “Noi siamo le fans. T-tu chi sei?”.
Giusto. Io non ero il solito Kim Kibum. “Piacere, sono Min”. Andarono ad accogliere gli SHINee, lasciandomi in disparte. Avrei voluto urlargli che ero Key, ma si sarebbe scatenata una rivolta.
Henry mi prese la mano e mi trascinò in macchina. Jonghyun si girò e in aria misteriosa mi porse un oggetto “Questo è tuo. Ti è caduto in aereo”. Lo presi e lo continuai a fissare. Che aveva da guardare? Si avvicinò e sussurrò “I tuoi gusti non sono cambiati vero? Anche se sei Min, ti piace comunque le cose di Key?”. A quella strana domanda annuii. Che aveva in mente?
La macchina arrivò all’abitazione. Le case di ogni gruppo erano tutte vicine. Io e Henry, guidate da Jonghyun ci avviammo alla “nostra” casa. Il bagaglio era pesantissimo. Jonghyun suonò il campanello. Si spalancò la porta e ne uscì un ragazzo tutto pimpante “Benvenuti nella mia umile dimora”. Henry mi si era piazzato davanti e, dopo avergli dato un pugnetto sulla schiena, tirai un urlo “Kiiiim?!”. Lui era lì? Era sua la nonna che ci doveva ospitare? Gli saltai letteralmente addosso “Waaa anche tu sei qui! Che bellooo”. Si paralizzò a quel tocco. “Non pensavo che la bella donzella accompagnata dai rozzi fanti sarebbe entrata nel mio palazzo”. Quelle parole così romantiche e così poetiche mi fecero brillare gli occhi. Scese dalle piccole scalinate e mi prese la valigia. “Entrate pure”.La casa non era molto grande e si sentiva un odore forte di anzianità. Un vecchio grande e grosso si mise davanti a noi “Sì. Benvenuti. Accomodatevi”. Dal modo di parlare sembrava un militare.Incontro ci venne una vecchietta che con un grosso sorriso disse “Ma quanto belli siete!”.
Mi ricordò mia nonna. Avrei voluto rivedere anche lei, se solo non fosse morta. Abbracciai più forte che potei quella striminzita vecchietta. Kim ci portò nelle nostre stanza “Allora, tu e Henry vi sistemate qua, mentre Jonghyun condividerà la mia stessa stanza”.
Jong fece una smorfia. Però non potevo farci niente. Io e Henry restammo soli, a contemplare il nostro nuovo habitat. C’erano due letti separati, uno in una parete e l’altro nell’altra.
Mi sdraiai subito nel letto morbido. “Che fai dormi di già?”. I miei occhi erano chiusi, ma non volevo rispondergli. Stavo bene sotto le coperte, nonostante avessi ancora le scarpe.
Mi girai e mi alzai. Me lo trovai davanti con il petto nudo. “Oh…”. Lui fece come se niente fosse.
“Che c’è?”. Sì, questa volta aveva i pantaloni, ma come non imbambolarsi davanti a quel suo petto così…attrattivo, lo toccai. Era morbido e molto liscio. La sua mano mi toccò la guancia.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi e la tentazione di baciarlo fu troppo forte.
Era un piccolo bacio, ma intenso. Mi abbracciò, portandomi attaccata al suo petto.
“Ahhh Min. Non immagini nemmeno quanto io ti voglia bene”. Feci una risatina, e appena lui mi scoprì iniziò a sgridarmi “Che ridi!”. Mi fece il solletico “Dimmi perché ridi se no le mie dita non si fermeranno”. Continuavo a ridere a crepa pelle, quando inciampai sulla valigia e finii sopra il letto, con lui sopra di me. Ora i suoi occhi brillavano contro i miei. Mi spostò la frangia. Ero così immersa nelle sue pupille, che non sentii vibrarmi il cellulare “Min…ti vibra il cellulare”.
Mi tirai su “Da Mamma: allora? Cosa farai domani che è il tuo compleanno?”. Guardai con stupore quel messaggio. Lui sbirciò “Oh domani è il tuo compleanno?”. Chiusi il cellulare “A quanto pare sì”. Pensavo che avremmo continuato con le coccole, ma lui si era alzato e aveva preso la maglietta.
Lo rincorsi dietro afferrandogli il petto ancora nudo “Aspetta!”. Non volevo che si mettesse la maglietta. “Ne sei sicura?”. Si girò e mi prese il viso “Facciamo che sto vicino a te finché non ti addormenti”. Come una bambina che si deve far leggere dalla mamma le favole, mi distesi sul letto.
Le coperte calde mi arrivavano fino al collo. Lui si distese sotto le coperte con me.
Il braccio mi sorpassò la testa e mi cinse il collo, fino a toccarmi la spalla.
Le mie manine erano attorcigliate sul suo petto e la mia testa era appoggiata sulla sua spalla.
La ferita era molto piccola e non si vedeva quasi niente ormai, ma quegli spari non potevano andarsene via così. “Henry..” “Mmm?” alzai leggermente la testa “Mi canteresti una canzone?”.
Dopo che la mia testa ritornò sulla sua spalla liscia, lo sentii sospirare. Si schiarì la voce e piano piano iniziò a cantare. “Only you niga anim nal gochil su eobseo Nandasi useul su ga eobseo It's only you my baby it's only you”con la prima strofa stregò i miei occhi. Andando sempre più avanti, la canzone divenne sempre più distante, finché non mi addormentai cullata dalla sua voce.
----Henry-----
Finalmente si era addormentata. Mi alzai e gli appoggiai la testa sul cuscino, poi uscii dalla stanza.
Erano appena le 21:00. Incontrai mio padre. “Ehy papi, sapevi che domani era il compleanno di Min?”. “Davvero?”. La sua espressione non sembrava veramente sorpresa. “Organizziamo una festa a sorpresa?”. Dopo quel sì io, mio padre e Kim ci riunimmo a tavola insieme ai nonni.
“Dov’e la vostra amica?”. “E’ andata a letto”. Papà si girò di scatto “Perché? Sta male?”.
“N-no era solo … stanca” perché era così preoccupato? Parlammo della festa. Avremo portato la classe e anche gli Mblaq che erano liberi. Domani doveva essere il suo giorno “Perfetto!”.
----Min-----
“Chicchiricchì”. “Mmmmm”. Cos’è? Un gallo? “Per favore fatelo stare zittoooo!”.
Appena mi alzai la mia pancia brontolò. Henry stava ancora dormendo nonostante il gallo avesse richiamato l’attenzione. Guardai l’ora “5:56”. Che palleeeee. Troppo presto!
Mi avventai fuori dalla stanza. In punta di piedi mi catapultai sul frigo. Dentro c’era una marea di cose. Optai per uno yogurt. Ero immersa nel vedere la data di scadenza, quando una mano mi si posò sulla spalla. Presi un colpo e lo yogurt mi cadde dalle mani. Sia io sia Kim ci inchinammo a prenderlo e le nostre teste si scontrarono. “Ahi! Scusami se ti ho fatto prendere paura”.
Alla fine raccolse lui la colazione e me la porse “Niente ^^! Mi hai fatto venire solo un infarto, ma credo di star bene”. Mi sedetti al tavolo e così fece anche lui, dopo aver preso anche lui uno yogurt.
Il silenzio calò sulla stanza. Le nostre teste ogni tanto si alzavano per vedere se l’altro avrebbe spiaccicato parola. Lo finii e lo buttai “Comunque, buon compleanno”. Mi bloccai, come faceva a saperlo? “Oh…grazie”. In effetti prima di ieri nemmeno io lo sapevo. Riaprii il frigo “Va bene se cucino dei pancakes?” mi guardò storto “Tu vorresti cucinare nel tuo giorno di compleanno?”.
“Oh…allora mi aiuterai anche tu, se vuoi”. Abbassò lo sguardo e imbarazzato disse “I-io…non so …cucinare”. Era ovvio. Io ero uno dei pochi “maschi” che sapevano cucinare.
“Non preoccuparti, ti aiuto io”. Dopo alcuni minuti di insegnamento, furono pronti.
“Bene, tu assaggi il mio e io assaggio il tuo”. Ne presi un pezzo e lo misi in bocca.
Non era niente male “Sai che mi piace il tuo!”. Lui mise in bocca il mio. I suoi occhi si illuminarono “Waaaaa il tuo è buonissimoooooo”. Prese forchetta e coltello e se lo mangiò così, senza condimenti. Dopo averne mangiati due, Kim si vestì e andò fuori “Ora vado al lavoro”.
Lo fermai “Come al lavoro? Che fai di bello?”. Prese un secchio “Vado a spaccare la legna. Non preoccuparti ritornerò tardi”. Si prese la sciarpa e il cappello e uscì.
Era ancora troppo presto per andare a svegliare i due dormiglioni. Presi la biancheria sporca e la misi a lavare. Spazzolai i tappeti e scopai un po’ dappertutto. Aveva smesso di nevicare, ma il terreno era ricoperto da uno strato bianco. Andai fuori a buttare via la neve che si era accumulata sulla vietta. Appena misi il piede sulla neve scivolai, ammaccandomi il sedere. “Ahia!”.
Una risatina mi fece rialzare in piedi. “Oh Jong mi hai fatto prendere un colpo!”. Mi prese lo spalaneve e dopo aver preso con fatica un po’ di neve me la tirò addosso “Come su Hello Baby”
“Hahaha vero”. Infatti lo fulminai proprio come a quei tempi. Per contrattaccare presi una pallina di neve e gliela tirai sul viso “Haha così impari!”. Lui mi venne vicino e mi ricoprì di neve.
Tirai un’altra pallina, ma scivolai di nuovo. “Ahi! Jong mi dai una mano?”. Mi porse la mano e la afferrai, caricando il colpo con l’altra mano. La neve si sparse per tutta la faccia. “Min è meglio che corri prima che ti prendo. 1…” cercando di non scivolare corsi verso la porta. “2” arrivai alla porta e la afferrai, spalancandola. “3” corsi al suo interno, e mi scontrai così forte, che sia io che la persona cademmo all’indietro. “Auch!”. “Oh…scusami scusami scusami”. Mi alzai e tirai su anche il corpo ancora mezzo addormentato di Henry. “Niente. Ho sentito odore di pancakes”.
I suoi occhi erano quasi chiusi. “Va bene te li preparo subito”. Entrò anche Jonghyun, che mi afferrò da dietro “Presaaa!”. Mi scompiglio i capelli. Entrambi ridevamo a crepapelle.
Mi girai verso Henry. “Henry…tutto bene?”. I suoi occhi si erano spalancati. “Lo chiedete a me? E voi? Che avete voi due stamattina?”. Giusto. Io ero Min, la ragazzina e lui era Jong, l’uomo.
“N-niente. Ehm ora ti preparo subito la colazione”. Staccai le mani di Jong. “Me li prepari anche per me vero?”. Riuscii a rispondere a stento “S-sì”. Non potevo farmi vedere così con Jonghyun.
“Senti Henry mi porteresti questo pomeriggio a fare shopping?”. Con un grande sorriso mi annuì.
Jonghyun subito mi guardò male. “E io?”. Henry gli venne vicino e gli sussurrò una cosa.
“Ragazzi…” mi misi le mani sui fianchi “che state combinando?”. Alzarono le spalle “Niente”.
----Henry----
Dopo aver mangiato dei buonissimi pancakes, io e Min uscimmo per andare a fare shopping.
Camminammo a lungo, però ancora nulla su negozi di vestiti. Chiedemmo informazioni “Ah sì, per i centro commerciali dovete prendere il trenino, dovrebbe partire fra circa 3 minuti. Se correte in stazione potete ancora farcela”. Così corremmo verso quel “trenino”.
Arrivammo in stazione, Min si fermò. “A-…aspetta…”. Mancava poco. “Dai che se no ce lo perdiamo!” Le presi la mano, ma avevamo corso già molto. Decisi di caricarmela sulla schiena.
“Ahhhh! Mettimi giù!”. Non capisco perché le ragazze debbano sempre urlare. “Shh così faremo prima”. Arrivammo al binario 3 est. Il “trenino” era già in partenza. Presi la rincorsa e mi agganciai al paletto di ferro, saltando dentro al veicolo. Ci scaraventammo contro le sedie.
Tra i respiri profondi e il rumore, riuscì a dirmi “Grazie…Henry”. “Sai sembriamo…i b2st sull’mv Breathe”. Rise sonoramente “E tu chi saresti? Ki Kwang?”. Bè il petto era lo stesso “Bè ma tu lo sai meglio di tutti che io e Ki Kwang siamo uguali, soprattutto sul corpo vero?”.
Abbassò arrossendo lo sguardo. Arrivammo quasi subito a destinazione.
Dopo varie foto sul binario, finalmente ci avviammo a fare shopping.
Ci divertimmo un casino. Io mi provai vestiti di aristocratici, mentre Min quelli delle principesse.
Uscimmo e notammo la neve. Aveva ricominciato a nevicare. I suoi capelli diventavano lentamente ricoperti di puntini bianchi. Mi tolsi il cappelli e glielo misi sulla testa. “Se no ti si rovinano i capelli”. Mi prese la mano e andammo a prendere il “trenino”. C’era una cosa che però lei non sapeva. Quella sera sarebbe stata una notte a sorpresa.
----Min-----
Henry era sempre così gentile con me e mi sentivo in colpa che lui non potesse sapere del vero Key.
Entrammo nel “trenino”. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla. “Grazie mille di avermi fatto passare un compleanno stupendo!”. Ci guardammo negli occhi. “Min…io ti amo”.
Anche se questo lo sapevo già, ogni volta era come la prima. Sentivo le famose “farfalle nello stomaco”. “Henry…io…” non potevo e non volevo dirgli che lo amavo perché…non era vero.
“Henry, io ti voglio molto bene”. Si accontentò di quelle semplici parole e continuammo ad ammirare lo spicchio della luna che brillava alla nostra destra.
Arrivammo a casa. Aprii la porta. Tutte le luci erano spente. “Henry! Che sia successo qualcosa?”.
Lui stranamente si mise a ridere “Che hai da ri-” le luci si accesero e le persone presenti nella stanza si alzarono urlando “Buon Compleanno!!!”. C’erano gli Mblaq, gli SHINee, la famiglia di Kim e i miei compagni di classe. “G-grazie mille…ma tutto per me?”. Tutti fecero cenno di sì.
Rimasi commossa da quel gesto. La musica iniziò. Mi guardai attorno, ma Kim non era ancora arrivato. Jonghyun approfittò di quella confusione per prendermi in disparte “Hey Key…buon compleanno ^^”. Senza farmi vedere gli stampai un bacio. “Ti amo Jonghyun”.
La torta era grandissima, e fu la prima cosa che mangiammo. Era deliziosa.
Mir e Thunder mi portarono da bere “Ragazzi sapete vero che sono minorenne e non posso ubriacarmi” Mir e Thunder si guardarono e risero “Dai che per stasera puoi fare uno strappo alla regola” così mi passarono tanti, tanti e tanti bicchieri. La testa mi girava, però mi sentivo potente.
Il mio corpo comandava da solo. Ormai dalla mia bocca uscivano solo parole senza senso.
Mi fermai. Guardai fuori. La tempesta di neve stava continuando. E se era successo qualcosa a Kim? Senza farmi vedere presi il giubbotto, sciarpa, guanti e uscii.
La mia ubriachezza aveva superato il limite. Andai così avanti, che mi ritrovai in un bivio.
----Kim----
Questa volta il capo mi aveva fatto lavorare di più. Spero almeno che la festa non sia già finita.
La neve mi entra negli occhi, ma qualcosa riesco a vedere. Esco dalla via del cantiere, quando sento qualcuno parlare. I cartelli del bivio dal quale sono uscito sono ricoperti di neve.
Una parte porta al posto di lavoro, mentre l’altra è inaccessibile, perché il terreno è fragile e in alcuni punti dicono che ci sono dei buchi sotto terra. Però io continuo a sentire qualcuno.
Anche se mi maledisco, vado per l’altra strada. Vedo una figura “Hey tu! Non puoi venire per di qua!”. La figura si fa sempre più nitida. Dalla forma sembrerebbe una ragazza, e dall’andamento sembrerebbe anche ubriaca. Mi avvicino sempre di più a lei. Ad un certo punto sento il terreno farsi sempre meno solido. Faccio qualche altro passo e il mio piede è sospeso. Lo ritiro e urlo alla ragazza che è più avanti di me “Hey torna indietro! E’ pericoloso!”. Decido di correrle incontro, quando all’improvviso la terra cede e la ragazza scompare alla mia vista, seguita da un urlo. Corro incontro al buco. Vedo una mano. “Hey! Tutto bene?”. La ragazza si è impigliata la manica in un sasso. Le prendo la mano “Hey…Min?!”. Quella ragazza coperta di neve era Min. La tiro su fino al busto. “Kim…ciao. Quand’è che sei venuto alla festa? Sai ci stiamo divertendooo”.
Sì, aveva bevuto a sufficienza. La tempesta continua, e non ce la facevo a tirarla più su. “Min attaccati al sasso!”. Lo fa, ma esso è ghiacciato e scivola, mollando la presa. Prima di sprofondare nella neve le riesco a prendere la mano, ma vengo trascinato giù con lei.
---Min-----
Troppo alcool, l’avevo detto io! Sentivo il mio corpo farsi più leggero, poi un tonfo.
Aprii gli occhi. La neve mi ricopriva tutto, sentivo avvolgermi ogni parte del mio corpo.
Ero finita su una lastra di ghiaccio. La mia mano teneva qualcosa o meglio qualcuno.
“Kim!”. Aprì anche lui gli occhi. “D-dove siamo finiti?”.
Mi tastai le tasche “Nooo! Il mio cellulare! L’ho dimenticato a casa”.
“Per te quanto siamo andati in profondità?” a quella domanda lui tremò “Per me parecchio”.
La neve cominciava a infreddolirmi sempre di più. Ormai l’ubriachezza mi era quasi passata.
Lui prese un oggetto che però non potevo vedere al buio. Il cellulare si accese e fece un po’ di luce.
“Qui non c’è campo, probabilmente dovremmo risalire”. Mi passò il cellulare e con le mani si mise a togliere della neve, però lo spazio non era grandissimo. La neve era troppo fredda per scalarla a mani nude. Si arrese e mi chiese “Bè probabilmente staremo molto tempo così, quindi c’è qualche segreto che vuoi dirmi?”. Con l’alcool e la paura di morire, gli dissi la mia allettante storia.
Lui rise. “Che c’è? Guarda che è vera!”. Si bloccò “D-davvero? E se Henry, cioè tuo figlio, scopre che tu sei Key e che ami suo padre? In quel caso cosa farai?”. Il freddo mi prese anche la mano.
“Kim…non sento più la mano”. Ci guardammo preoccupanti negli occhi “Prova a muoverla”.
Finii per andare nel panico “Cavolo non si muove!Non ci riesco! Ti prego fai qualcosa!”.
Mi prese la mano e la mise sotto la maglietta. Mi sforzavo a quel tocco, ma non sentivo nulla.
“Mi dispiace, non posso farci nulla”. Ritrassi la mano “Non fa niente non è colpa tua”.
L’ossigeno mancava, e il freddo iniziava a farsi sentire anche un po’ troppo.
Erano passata all’incirca  una mezz’oretta, quando lui mi scosse. “Non devi addormentarti. Provo a scavare più veloce, ma non ti garantisco niente”. Mi tolse i guanti e se li mise e iniziò a scavare.
---Jonghyun----
Presi Henry per un braccio “Figliolo sai dov’è Min? La festeggiata manca”. Mi guardò preoccupato “Chiedo in giro”. Andai verso Mir “Senti hai visto Min?” dopo una risatina da ubriaco mi rispose “L’ho fatta bere un pochino” Lo afferrai per la gola “Tu cos’hai fatto? E dov’è ora?”.
Arrivò Joon “Credo di averla vista uscire”. Uscire? Con una tempesta? Presi il giubbotto e uscii.
La neve fredda investì subito il mio viso. Min dove sei?
----Min----
Jonghyun dove sei? Chissà se si sarà accorto della mia mancanza. Sentivo le palpebre avere la meglio sui miei occhi e ogni tanto si chiudevano. “Kim…” non lo sentii più nella mano.
Era andato sempre più su. Però mi sentì e mi rispose “Dimmi”. Ormai le mie parole si erano fatte balbettanti “Ki-kim…ho…t-tan-to…f-fred-do”. Ormai non sentivo nemmeno più il mio corpo.
La mia mano, insieme al resto dei miei arti era fuori uso. Non percepivo né dolore né pesantezza. Come se fossero pesi morti. Non riuscivo a controllarli. Le mie labbra e i miei occhi erano le uniche cose che si muovevano del mio corpo rabbrividito. “Yattaaaa!” guardai in alto “Da qui si può chiamare!”. Lentamente gli dissi “T-ti p-prego, chi-chiama Jonghyun”.
---Jonghuyn------
Ma si può sapere dove cavolo si è cacciata? Una vibrazione del mio cellulare mi fece trasalire.
Rispondo alla chiamata “Pronto?”-“Pronto sono Kim. Io e Min siamo rimasti intrappolati sotto la neve. Siamo al bivio tra il cantiere e il terreno instabile. Chiama i soccorsi, Min non sta affatto bene. Chiudo”. Così veloce, così chiaro. Digitai il numero di cellulare di Henry. Non rispondeva, così feci quello di Min. Sicuramente l’avrà dimenticato a casa. Squilla.
----Henry------
Una vibrazione mi fece dissolvere i pensieri. E’ il cellulare di Min. “BBJ”.
Lei ora non c’era, era l’opportunità giusta per conoscere chi era. “Pronto?”.
“Hey Henry! Devi chiamare subito i soccorsi! Min sta male ed è con Kim in qualche punto sotto la neve”. “Chi sei?”. “Come chi sono? Sono tuo padre!”. Mio padre? Lui era BBJ?
“Papà? Tu…tu sei …BBJ?”. Non rispose, chiusi la chiamata. Ecco il motivo di tanto appoggio da entrambi. Quindi…mio padre era insieme a …Min? Un uomo con una ragazza. Oltre ad essersi preso anche mio padre, doveva anche prendersi l’amore della mia vita.
Però ora lei era in pericolo e non potevo ignorarla anche se avevo scoperto tutto. Chiamai subito la polizia e ambulanza. Mio padre, quello che se ne intendeva di perdite, ha rubato la ragazza a suo figlio. La festa finì. Tutti erano seduti ad aspettare qualche chiamata.
Ne arrivò una “Pronto?” “P-pronto? Henry sono Kim. Ho chiamato Jong, ma Min voleva che chiamassi anche te. Siamo finiti sotto terra. Min non sente più niente e ha molto freddo. Min?! Min!!!” “Kim che succede?” “Henry dovete arrivare presto, Min non resisterà ancora a lungo”.


Note d'autore: Ciao a tuttiiii ^^ mi scuso il tremendo ritardo però ho avuto problemi in famiglia e anche molto da studiare ç_ç mi scusoooo ç_ç
lo so che dovevo postarlo ancora giorni fa ç_ç gomen ç_ç cmq ecco a voi l'11 capitolo ^^ mi è piaciuto moltissimo scriverlo ^^.
E' entrato Kim, il "nuovo" ragazzo della storia. ed è anche il "ragazzo" che aveva detto il vecchietto quando aveva letto la mano a Jong ^^-
Mir e Thunder birichiniiii XD nn si fa bere una minorenne hihi ^^. News: Henry scopre BBJ cosa dirà, cosa farà con Min e Jong?
Bè lo scopriree nel prosismo capitolo XD i capitoli continuerò a postarli ogni giorno, ogni sera/notte.
Grazie ille a chi li legge e anche a chi li commenta ^^ in seguito le foto con anche Kim ^^. ps: è uscito l'mv degli ukiss: bellissimoooo ^^


Kim: interpretato da Changmin:




Min: interpretata da Aragaki Yui:




Henry: interpretato da Miura Haruma:



Con questo vi auguro un buon pranzo ^^ Byeeee a domani ^^

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Capitolo 12
*** 12) Una nuova amichetta. ***





“Min!” i suoi occhi erano socchiusi. Questa volta però non rispondeva più. Le toccai una guancia.
Era congelata. Anch’io avevo freddo, ma mi ero mosso fino ad un attimo fa. Invece lei se ne era restata lì seduta. L’ambulanza ci avrebbe messo troppo tempo. La presi e cautamente me la misi in braccio. La sua mano scivolo e la sua testa cadde all’indietro. “Min! Resisti!” aveva chiuso gli occhi. Le mie mani afferravano la neve più solida, cercando di salire però continuavo a scivolare.
Il suo corpo era andato in ipotermia. La distesi e con la luce del cellulare presi i vestiti nel mio zaino, quelli da lavoro. Poi gli tolsi i suoi. Il suo reggiseno bianco brillava al buio. Rimasi intontito a quella vista. Non rimaneva molto tempo, il suo corpo aveva bisogno di un posto caldo e vestiti asciutti. Dopo averle messo i pantaloni mi tolsi la felpa e il giubbotto. Il suo corpo lentamente dovrebbe diventare caldo, ma ha bisogno di andare urgentemente all’ospedale. La ripresi e me la misi sulla schiena. Adagio salii sulla parte scavata poco fa. Finalmente ce la feci. La mia mano riuscì a sbucare sulla fredda neve del suolo. La tirai su e la distesi. Presi dal mio zaino dell’acqua calda che mi era rimasta. Appoggiai il boccale sulle sue fragili e infreddolite labbra.
La calda bibita le scendeva per la gola, ma lei aveva ancora gli occhi chiusi. Quella ragazza, conosciuta il giorno prima e che già dal primo momento che l’avevo vista l’avevo trovata simpatica, ora rischiava di morire davanti ai miei occhi. Pensai alla conversazione della sua “doppia” vita.
Se moriva, era Min o Key a perdere la vita? Oppure entrambi?
----Henry-----
Mio padre, la persona che mi ha cresciuto, che mi ha dato affetto e amore, è BBJ.
Avevo ancora in mano il cellulare e al solo pensiero che una ragazzina stesse insieme ad un uomo, me lo faceva stringere ancora di più. Con le lacrime agli occhi presi il giubbotto e mi avviai da lui.
---Jonghyun----
Ero rimasto impalato. Fissavo la neve venirmi negli occhi. Mio figlio…aveva appena scoperto che amavo Min. Sicuramente avrebbe preteso una spiegazione, ma non potevo semplicemente dire “Niente non sono BBJ”. Il cellulare vibrò di nuovo. “Pronto?” “Jonghyun sono riuscito a portare fuori Min, ora mi serve il tuo aiuto però fai attenzione”. Giusto! Min stava male, anzi Key stava male. Corsi verso il posto. Arrivai ad un bivio e presi la strada pericolosa.
“Kim?”. Avanzai e intravidi due figure. Una era distesa per terra, e l’altra le stava sopra coprendola dalla neve. “Jong!”. Erano loro. Corsi verso di loro, quando una mano mi fermò. Non ebbi nemmeno il tempo di girarmi che mi sferrò un pugno. Lo guardai negli occhi “Henry…”.
Mio figlio era proprio davanti a me, con le lacrime che gli rigavano l’incazzato viso.
“Senti figliolo ti spiegherò tutto più tar-” mi sferrò un altro pugno e caddi a terra. “Vuoi spiegarmi cosa? Che te la fai con una minorenne? Che è proprio mio padre che se la fa con la ragazza che mi piace?”. Restai per terra. Sotto di me la neve sprofondava. “Ehy ragazzi!”. Venne Kim con in braccio Min. Henry si paralizzò alla vista della sua Min ridotta in quello stato. “Min…” la prese dalle mani di Kim. “La porterò io in ospedale”. Gli presi il braccio, costringendolo a fermarsi. “Henry…fammi spiegare”. Si voltò verso di me guardandomi come se fossi un mostro.
“Non hai niente da farti perdonare. Ti odio!”. Il mio cuore si spezzò. Lo sentii andare in mille pezzettini. Detto quello alzò la gamba e con essa mi colpì fortemente facendomi scaraventare di nuovo al suolo. Sentii la terra troppo fragile sotto di me. Kim fermò con la mano Henry. “Non fare un altro passo. Sotto tuo padre non c’è la neve, ma bensì il ghiaccio. Ancora un minimo movimento e tuo padre potrebbe sprofondare in acqua”. Lui mi guardò con ancora in braccio Min.
“M-ma io devo … salvare Min”. Il suo sguardo si posò sui miei occhi “Henry…ti prego non farlo”.
---Henry-----
Anche se dentro di me lo odiavo con tutto me stesso, non potevo lasciarlo lì. Mentre i miei pensieri continuavamo a svolazzarmi nella mente, una manina si aggrappò appena alla mia maglietta.
“Min!”. Era pallidissima e i suoi occhi brillavano su quello spiffero che era riuscita ad aprire.
Provava a parlare, ma le sue labbra screpolate non glielo consentivano “Shhh non sforzarti”.
Dai suoi occhi secchi scese una lacrima. Girò lentamente il viso, fino a posarlo su mio padre.
La sua mano oscillò nell’aria, indicandone il presunto BBJ. Poi si rivoltò verso di me e prendendomi la mano mi scrisse “Ti prego salvalo”. Lei voleva lui. Nonostante avessi scoperto tutto, lei continuava a volere lui. “Se è quello che vuoi”.
Alzai lo sguardo rivolto a Kim “Ora te la passo e appena dico via, tu la prendi e corri verso l’ospedale”. “M-ma il ghiaccio si spaccherà e … sprofonderai anche tu! E’ una pazzia!”.
Il mio corpo si avvicinò al suo, e gli cedetti Min. Feci un respiro profondo e urlai un “VIA!”.
Il mio piede sprofondò sul ghiaccio, fino a spaccarlo. Le mie braccia presero le gambe di mio padre.
“Papà tieniti al ghiaccio!”. Le sue braccia afferrarono un pezzo di ghiaccio galleggiante.
Il mio corpo affondò nell’acqua ghiacciata, tenendo ancora strette le sue gambe.
“Henry sto per scivolare!”. Forse avrei fatto prima a lasciarlo annegare lì, se lo meritava davvero. Ma Min mi aveva chiesto di salvarlo, ed è quello che avrei fatto, per lei.
Mollai la presa dalla sue gambe e il mio corpo scese. Da sotto vedevo mio padre aggrapparsi meglio al ghiaccio, e riuscì a salirci sopra. Ora i nostri sguardi si guardavano, ma continuavo a sprofondare.
----Kim----
“Min! Resta sveglia!”. La sua mano oscillava ad ogni mio passo, però i suoi occhi si erano aperti leggermente. In quei bellissimi occhi brillanti, usciva del liquido che le rigava le guancie.
“Min non preoccuparti. I tuoi due cavalieri staranno benissimo, te lo prometto” le feci un gran sorriso, ma non risolse nulla. Il suo sguardo continuava a guardare il vuoto. Ad un tratto dalle sue labbra uscirono una vocina terribilmente rauca e fina “Me…lo…prometti?”. Mi fermai.
Dopo aver ripreso il fiato le asciugai le lacrime “Sì, te lo prometto”.
La mia corsa riprese, fino a rallentare alla vista dell’ospedale. Un medico si piombò su di me “E’ lei la ragazza bloccata dalla neve?” annuii e altri medici me la tolsero dalle mani. Finalmente era salva.
----Jonghyun----
Fino a pochi secondi fa Henry si aggrappava alle mie gambe, ma ora ero sicuro di non sentirlo più.
“Henry!”. Salii sopra il pezzo di ghiaccio. Le mie gambe erano libere. Immersi la faccia e lo vidi.
Il suo corpo era completamente immerso nell’acqua e scendeva sempre più giù. Riemersi la mia faccia ghiacciata. Cosa dovevo fare? Key non me lo avrebbe mai perdonato, e dannazione ero pur sempre suo padre anch’io! Senza pensarci una seconda volta  mi immersi nell’acqua gelata.
Nuotai verso il basso, verso di lui. Lo afferrai per un braccio. Lo scossi. Il suo sguardo era fermo. Il suo corpo non muoveva nemmeno un muscolo. Lo abbracciai e salii sempre più in alto.
Facevo fatica a tenerlo a galla. La sua bocca appena uscì dall’acqua emise un sospiro.
I suoi occhi ritornarono a guardarmi da mostro. “Senti, per quanto ti possa sembrare uno stronzo, e so di esserlo, sono pur sempre tuo padre”. Rimase in silenzio. Poi si allontanò da me. Mi riavvicinai fermandolo “Hey Henry! Non fare così”. Si divincolò e quando si girò verso di me mi mollò un altro pugno. “Non voglio mai più che mi tocchi. Per me sei morto, proprio come l’altro mio padre”.
----Henry-----
Detto quello riemersi dall’acqua gelata. La testa mi girava molto, e riuscivo a camminare a stento.
Senza voltarmi verso di lui uscii fradicio dal bivio. Ritornai nella casa in cui ero stato ospitato.
Aprii la porta e tutti gli occhi furono puntati su di me. Joon mi si avventò contro “Hey Henry! Allora? Li avete trovati? Cosa diavolo ti è successo?”. Continuavo a camminare verso la mia camera, quando mi fermai “Loro…loro stanno tutti bene. Kim ha portato Min in ospedale”.
Una voce sorpassò i miei pensieri “E Jong?”. Mi girai verso Onew “Lui…lui starà…bene credo”.
----Kim----
Un’infermiera alquanto giovane mi venne vicino “Hey tu! Guarda che anche tu sei stato sotto congelamento per tanto tempo!” la ragazza mi prese per un braccio e seguì la stessa strada in cui portavano Min. C’erano tre letti. Affianco ad ognuno erano stati posizionati dei grandi macchinari con molti cavi. La giovane ragazza mi trascinò ad uno di essi “Su non fare il bambino! Anche tu adesso ti devi riposare”. Il corpo di Min era completamente pallido. I medici iniziarono a toccarla ed a attaccarle cavi, a darle ossigeno. All’improvviso vidi una siringa. Mi alzai precipitandomi su di essa “Ehm quella cos’è? Le…le farà del male?”. Il dottore mi fissò “Non preoccuparti giovanotto. Ora la tua amica ha bisogno di molte attenzioni. Per il momento non è ancora stabile”.
Il monitor si accese e comparvero subito linee tondeggianti con numeri. Mi arresi ritornando a sedere. La ragazza mi prese la mano “Ehi non preoccuparti. La tua amica starà bene”.
La guardai negli occhi. Quegli occhi azzurri stranamente asiatici brillavano di gentilezza davanti ai miei. “S-sì”. Mi inserì nel braccio alcuni fili. “Tu…non sei un po’ troppo giovane?”.
Sorrise “Sì, io sono la figlia del direttore dell’ospedale e per vivere devo fare l’infermiera”.
La sua mano oscillò davanti alla mia. La afferrai “Piacere io sono Kim”.
Il suo sorriso così grande da poterti stregare addirittura in una situazione del genere.
Mi passò alcuni giornali, che iniziai a leggere, mentre Min veniva continuamente monitorata.
Ad un tratto il macchinario alla sua destra fece un suono strano. La ragazza si avventò su di lei “Oh no, Andrè!”. Venne il famoso “Andrè” seguito da altri medici. “Portatela subito in sala!”.
“Ehi che succede?”. La ragazza restò con me “Credo che la temperatura corporea della tua amica abbia subito uno sbalzo. Vedrai che starà bene”. Mi prese la mano “Ora riposati”.
Mi addormentai su quel lettino, con la mano ancora congiunta alla ragazza.
----Henry----
Forse ero stato troppo duro con mio padre. Ero in camera mia a crogiolarmi sulle parole orribili che gli avevo detto. Non potevo ancora crederci che lui era BBJ. Ecco perché li vedevo troppo uniti.
Volevo delle spiegazioni, ma non volevo riceverle da mio padre, così andai all’ospedale.
“Sì, come le ho già detto sono un suo amico. Si chiama Min Hee”. Quella vecchietta attaccata allo schermo del pc non riusciva nemmeno a capire il nome della paziente. Alla fine però ci arrivò.
“Sì, mi ricordo di lei. Il dottore l’ha portata in sala operatoria per lo sbalzo improvviso della sua temperatura corporea”. Quindi non era proprio del tutto fuori pericolo. “E Kim?”.
Dopo un buon quarto d’ora, mi disse la stanza e lo andai a trovare.
“Cia-” mi bloccai. Lui stava sonnecchiando con una ragazza che stava facendo altrettanto sopra le sue gambe. “Ehm…disturbo?”. La giovane infermiera imbarazzata si alzò “N-no accomodati”.
Kim si svegliò “Oh ciao Henry. Alla fine sei venuto. Dov’è tuo padre?”. Quella domanda mi fece sobbalzare. In verità non avevo la minima idea di dove fosse in questo momento. “Non lo so”.
Lui mi guardò storto “Come non lo sai? E’ tuo padre!”. “Senti non lo è più! Almeno da quando ho scoperto che lui e Min hanno una relazione”. Con grande stupore non vidi la sua faccia sorpresa che invece mi immaginavo facesse “Come mai non sei sorpreso?”. Tutto tranquillo disse “Io lo sapevo. La Min ubriaca me l’aveva detto”. Bene, tutti lo sapevano tranne io, “lo stupidello”.
La porta si aprì. Una barella entrò spinta da medici. La ragazza trasalì “Oh hai visto che la tua amica sta bene!”. Avevano portato Min. “Sì, fortunatamente la sua temperatura ora è sulla norma, anche se ha rischiato moltissimo”. I medici se ne andarono, seguiti dalla ragazza che salutò Kim.
Mi avvicinai a Min. Il suo viso era di un colorito normale. “Ehi Min…”. Gli occhi della ragazza si aprirono lentamente. “Ehi…”. Fece un grande sospiro e poi si agitò “H-henry mi…mi dispiace moltissimo”. La fulminai “Quindi il famoso BBJ era mio padre?”. Sperai in un “NO! Ma cosa dici”, ma invece fece cenno di sì. Mi alzai e mi avviai alla porta. “Henry scusa…”. Mi fermai “Sono venuto per vedere se stavi bene. Bene ora che ho visto che sei ritornata la solita Min che sta insieme a mio padre me ne posso anche andare”. Mi bloccò una sua domanda “E dov’è Jong?”. Lei mi aveva chiesto di salvarlo. “Ehm io l’ho salvato, ma … non so dove sia ora”. I suoi occhi si spalancarono. Si alzò e venne vicino a me “C-che gli hai detto?”. La sua espressione assassina che mi guardava. “La verità! Che lo odio e che non è più mio padre”. Appena risposi ricevetti un sonoro schiaffone. “Come puoi dire questo? Lui è pur sempre tuo padre”. Le lacrime non le tardarono a venire. “Min…lo sai benissimo che anche se è mio padre, mi ha fatto una cosa brutta. Lui sapeva che ti amavo! E tutti quei baci che io e te ci siamo dati? Non significano niente?” abbassò la testa.
Gli presi il mento e glielo alzai “Non preoccuparti per lui. Penso che in questo momento sia andato al cimitero. E’ da queste parti che sono sepolti i corpi di Key e di mia nonna”. Le sue pupille si dilatarono. Si girò e prese i vestiti. La fermai “Dove vai”. “Vado da Jong. Sicuramente le tue parole lo avranno fatto molto soffrire. Pensaci Henry! Lui ha perso un marito, e la sua “nonna”, e ora ha paura di perdere anche te”. La lasciai andare. Kim mi guardò “Se sapessi come stanno veramente le cose capiresti meglio la situazione”. Mi girai verso di Min e la seguii.
-----Jonghyun-----
Se la “nonna” potesse vedermi in questo momento mi direbbe “Ma cosa fai? Ti metti a piangere davanti tuo marito?”. Ogni volta che andavo a trovare Key era impossibile non piangere e la “nonna” mi diceva sempre che così avrei fatto soffrire anche lui. Ma ora se ne erano andati tutti e due. In più ero morto per mio figlio. Henry è la cosa che mi lega ancora a Key.
Anche se la tomba di Key è uguale dalle altre tombe, lui ce l’ha più bella delle altre.
Guardo il suo viso sorridente nella foto attaccata alla lapide. Mi ricordai tutte le marachelle che in passato avevamo fatto insieme. Mi alzai. Mi girai quando vidi Min. Lei era immobile davanti alla tomba della “nonna”. La bocca aperta e le lacrime agli occhi. Mise adagio le mani davanti alla bocca. Henry le era affianco. “Henry! Andiamo a fare due passi”. Lui non sapeva di Min e Key.
Appena ci allontanammo potei sentire Key soffrire. Mi girai e vidi Min inginocchiata in un mare di lacrime. “Papà…volevo dirti che mi dispiace per le brutte parole dette, ma però ammetti di essere uno stronzo!”. Risi e gli risposi “Sì, lo ammetto”. Abbassò lo sguardo “Perché non mi hai detto di te e Min?”. “Perché è stato amore a prima vista. Però solo dopo un po’ di tempo ho capito il perché quella persona mi attraeva in una maniera pazzesca”. Mi bloccò e mi guardò con un’aria di sfida “Tu lo sai vero che lotterò per lei. Lo farò maggiormente sapendo che devo vincere contro di te”.
Feci una risatina malefica “Vedremo figliolo. Tu però ora vai a casa e avverti gli altri che torneremo tutti in mattinata”. Lui mi chiese “Perché tu dove vai?”. Mi girai verso Min “Ora Min ha bisogno di me, per favore vai  casa”. Mi fece cenno di sì e si avviò all’uscita del cimitero. Key aveva bisogno di me. Mi avviai verso Min. La ragazza era in lacrime con le mani sugli occhi.
----Min-----
Quando ero piccolo mi prendeva in braccio e mi faceva fare l’aereoplanino. Diventando grande non potè più farlo, ma ci provò sempre anche avendo le ossa fragili. Lei è la nonna che quando facevo degli incubi mi teneva stretto a se e mi rassicurava “Shhh, gli incubi esistono solo nella tua testa” poi ad ogni album fatto lei era sempre la prima ce commentava e andava ad ogni nostro live. Però dopo la morte del nonno era sempre rimasta a casa, fino al concerto per il mondo. Finalmente appena mi aveva visto le era ritornato il sorriso. L’avevo vista felice. Sono fiero di lei.
Però lei era morta davvero. Quella lapide davanti a me raffigurava una sua risata.
Era morta davvero. La mia cara nonna che tanto ne ero affezionato era morta. Se solo la sua vita sarebbe durata di più forse le avrei dato il suo ultimo regalo. Una mano  mi toccò la spalla.
Mi alzai subito e afferrai il petto di Jonghyun. “Jong…io le volevo tanto bene e lei…io non l’ho nemmeno potuto salutare”. Piangevo più che mai. “Key…lei ti voleva molto bene e continuerà ad avertene per sempre”. Mi allontanai dal suo petto alzando lo sguardo. Mi prese il viso e ci baciammo. “Jonghyun ti amo. La nonna voleva bene anche a te. Grazie di essertene preso cura al posto mio”.
---Kim----
Tutti erano usciti, quindi mi avviai anch’io all’uscita. “Hey Kim!”. La ragazza mi fermò “Te ne vai senza salutarmi?”. Le porsi la mano, ma lei mi abbracciò “Ciao e stai più attento”.
Ci staccammo. La sua guancia liscia sfiorò la mia. I nostri visi erano molto vicini.
Prima di perdere il controllo delle mie azioni le detti un bacino sulla guancia.
“Non mi hai ancora detto come ti chiami”. Eccolo di nuovo. Quel sorriso ipnotizzante “Sì è vero. Io mi chiamo Yuki”. La guardai imbarazzato “Bene Yuki, ti andrebbe di ….uscire con me…magari questo sabato, però solo se ti va. E’ ovvio che potre-” un bacio mi fermò. Le sue mani delicate tenevano i miei capelli. Ci staccammo “Consideralo come un sì”. Si girò e se ne andò. Cavolo se mi era piaciuto! La rincorsi prendendola per un braccio e portandola in bagno. La appoggiai alla parete del muro, prendendole dolcemente il viso la baciai. Io non avevo mai baciato nessuno fino ad ora. Avevo ritenuto le ragazze come piene di soldi e antipatiche. Ma lei era diversa.
Le presi i fianchi. Lei appoggiò le sue mani sul mio petto. Ci staccammo. Non so per quale motivo, ma da lì partì una risata a crepa pelle. Forse era perché entrambi eravamo felici.
“Allora è meglio che me ne vada”. Lei mi fermò “Non vuoi il mio numero?”. Diventai tutto rosso “Ehm…io non ho…il cellulare”. Mi cinse il collo con le mani “Bè allora vorrà dire che dovrai passare tu alcune volte in ospedale”. La baciai un ultima volta “Ma certo”.
-----Min-----
Eravamo già tornati tutti e quattro a casa. Dopo aver spiegato la situazione mi fecero un’altra volta gli auguri e se ne andarono.
Noi quattro eravamo tutti in camera mia e di Henry. Da un parte Jonghyun e dall’altra il figlio.
Io ero la ragazza da condividere e Kim era il giudice. “Allora, io voglio molto bene ad entrambi quindi vi dico già che per ora non sono in grado di scegliere fra voi due”.
Kim si avvicinò ai ragazzi, bisbigliando qualcosa. “Ok abbiamo deciso così. Giovedì, venerdì e sabato ci saranno tre prove. La prima consiste nel regalo perfetto. La seconda invece in una gara di uno sport e l’ultima nella cena perfetta. Alla fine della cena Min dovrà scegliere se andare nella camera di Jonghyun o i quella di Henry”. Tutti e tre lo guardavamo terrorizzati “Che c’è? Lo faccio per voi”.“Per me hai visto troppi drama” cercai appoggio negli sguardi dei ragazzi , ma vidi l’incontrario. In coro urlarono “Noi ci stiamo!”. I due si fulminarono a vicenda. Era come una competizione e io ero il premio. Chi avrei scelto? Forse questo mi sarebbe stato d’aiuto per ritornare nel mio corpo? 


Note d'autrice: ciao cari lettori ^^. Mi scuso per l'ennesima volta se ho saltato un giorno ç_ç però ho recuperato inglese ^^.
La sottoscritta ha una marea da studiare e quindi forse è probabile che alcune volta lascio scorrere un giorno sui libri ^^.
In questo capitolo entra una nuova protagonista ^^ Yuki, la ragazza giovanissima e infermiera, entrerà in particolare nel cuore di Kim.
Quando ho scritto il capitolo è anche andato abbastanza bene, ma la difficoltà è stata trovare le foto OoO un ora per trovare le solite foto di jong, henry, min e kim, la ci ho messo ben 3 ore per cercate una idols chestesse bene con l'idea di Yuki. Ne ho trovate di tutti i colori e alla fine l'ho trovata. Lei nella realtà si chiama "Erika Toda" e ha fatto un film importante nel quale la riconoscerete sicuramente:


Lei: Yuki




Non vi ricorda nessuno? Se dico shinigami? Se dico due codine? Sì, lei ha recitato nel film "Death Note 2" in "Amane Misa":



Poi ha recitato anche con Haruma:



Ok ora passiamo anche agli altri ^^:
Henry:


 Min:


Kim:


Buona serata a tutti e grazie ancora per aver letto anche questo capitolo XD Bye ^^

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Capitolo 13
*** 13) Il regalo perfetto. ***




Un odore. Un odore talmente buono che senza accorgermene il mio corpo si era già alzato.
Come uno zombie le mie gambe si mossero, traballando verso la cucina.
Aprii adagio gli occhi. La mia faccia ricoperta da un sonno tremendo fu investita dal dolce odore di pancake. Potevo riconoscere quella miscela di ingredienti solo sentendone il profumo. Però c’era una cosa che mi pizzicava sul naso. Quel particolare odore accennava ad un ingrediente segreto che solo lui metteva. La mia vista divenne concreta. Un uomo ai fornelli, mentre fischiettava, muoveva lievemente la padella. Confusa e ancora addormentata la mia voce vibrò “S-sei J-jong?”.
Non so il motivo per il quale la mia mente aveva unito quelle parole. Era ovvio che fosse il mio Jong. L’uomo si girò di scatto “Oh…ciao MIN!”. Lasciò la padella sul fuocherello e mi corse incontro. “Hey hai dormito bene?”. La sua faccia si contrasse. Non pensavo che la mia faccia potesse essere così mal ridotta dal sonno per ricevere quell’effetto. “Sono così brutto?”.
Jonghyun tramutò la faccia in un sorriso “Ma che dici! Oltre che ora devi dire “sono così bruttA?” non dimenticarti chi sei ora”. Quella risatina così da presa in giro che alzai la mano e con molta lentezza gli colpii il petto “Non c’è niente da ridere! Ho sonno e i tuoi pancake mi hanno risvegliatA”. Silenzio. I nostri sguardi si incrociarono e scoppiammo dal ridere.
Dopo esserci asciugati le lacrime di felicità, mi prese la mano e mi trasportò alla sedia. Mi sedetti e quando lui mi mise davanti quella sua prelibatezza il mio corpo si bloccò. “Dai su mangia. Scommetto che ti sarà molto mancata la mia ottima colazione”. Continuavo a guardare il cibo.
Per qualche strano motivo il mio stomaco rifiutava quella cosa che solo Key poteva riuscire a divorare in mezzo secondo. “Jong scusami ma non ho proprio fame”. Mi alzai confuso dalla sedia e me ne ritornai in camera, volgendomi ancora una volta verso Jong e inchinandomi “Scusa”.
Chiusi la porta e feci scivolare la schiena contro di essa, fino a sedermi completamente per terra.
Pensando al cibo una paura totale mi entrò in testa. E se io stessi per scomparire? Se la vera Min rivolesse il suo corpo eliminando la mia esistenza? Ero totalmente terrorizzato da quel pensiero quando una mano mi toccò dolcemente i capelli e me li scompigliò. “C’è qualcosa che non va?”.
Alzai gli occhi fino ad incrociarmi con il suo sguardo. “C-ciao Henry…no niente”. Appoggiai il mento sopra alle braccia e sbuffai. Guardandomi, si sedette al mio fianco, nella mia stessa posizione. “Sei sicura che non ci sia niente che non vada?”. Girai il viso e lo vidi sorridere con la testa vicinissima alla mia. “Henry…” “Mmm?” “Se te dovresti scegliere tra due persone che ti stanno a cuore, quale delle due sceglieresti?”. A quella domanda così esplicita, rise e poi mi rispose “Bè mi sembra ovvio quello che ti direi io che ti amo, ma l’Henry amico ti consiglia di ascoltare sempre il tuo cuore”. Ok, ma quale dei due? “E se ne avessi due? Se avessi due cuori che battono per i due rivali, chi sceglieresti?”. Ok, forse avevo esagerato un pochino. Il suo volto assunse un espressione strana. “Bè… a tal punto direi…” alzò entrambe le mani, e si mise a ridere “che serve del solleticooo” le sue mani toccarono la mia pancia, fino a farla vibrare dalle sue dita.
“Dai Henry!” continuavo a menare le braccia, mani e i piedi, quando mi mise con le spalle al muro.
Le sue dita si fermarono. Il suo sguardo non era più fermo sulla mia pancia o sui miei occhi, ma bensì sulle mie labbra. I miei occhi fecero lo stesso. Come calamita le due bocche si attrassero, fino a farle combaciare. Le nostre teste si giravano ad ogni spostamento delle nostre lingue nelle rispettive bocche. Agganciai le mie mani al suo collo, premendo ancora di più il mio corpo sul suo.
Le sue mani mi presero i lembi finali della maglietta e me la tolsero dal corpo.
Le mie mani fecero lo stesso, sfilandogli la canotta leggera con cui aveva dormito.
Mentre il nostro bacio si prolungava, mi prese in braccio fino a farmi distendere sul letto.
Poi trasportò il suo corpo sopra al mio. La sua mano accarezzò la mia, poi il buio.
Sentivo la mia anima venire risucchiata dal corpo. Mi ritrovai fuori dal mio corpo. Che diamine era successo? Perché ero volato fuori? Mi guardai, ero di nuovo io! Il solito Key che amava i pancake e che amava Jonghyun! Saltai di felicità. Davanti a me c’era Henry sopra il…mio corpo? Cioè quello di Min? Però continuava a muoversi! Mi avviai verso i due piccioncini, fulminando Min. “Ehi! Almeno non fatelo davanti a me!”. Min abbracciò Henry e mi fece l’occhiolino seguito da una linguaccia. Se io ero qua fuori, voleva dire che…Min era ritornata nel suo corpo e io nel mio?
“Hey ciao figliolo!”. Quel “figliolo” continuò le sue porcherie con Min, senza nemmeno ascoltarmi.
Decisi di andare fuori dalla porta. Afferrai la maniglia, ma essa rimase dov’era, invece la mia mano gli passç attraverso. Riprovavo e riprovavo, ma non riuscivo ad afferrare quell’oggetto.
E ora? Come potevo uscire? Mi misi lì a pensare, quando i film di “Casper” mi vennero in mente. Chiusi gli occhi e mi avviai verso la porta, o meglio dire attraverso.
Quella sensazione di vuoto che mi attraversava era nauseante. Andai in cucina, sentendo la voce di Jonghyun e di Kim il mio corpo si rallegrò. Andai dalle due persone che erano a conoscenza del mio segreto. “Ciao ragazziiiii!”. Le mie mani erano rivolte al cielo, invece i loro sguardi non si mossero nemmeno di un millimetro. Continuavano a parlare. Forse ero davvero diventato un fantasma? Mi misi a sedere. Con gran stupore non caddi dalla sedia. Se solo avesse potuto vedermi con il mio vero corpo. “Kim come faccio? Lei preferirà ovviamente mio figlio invece di un uomo distratto, cocciuto e imbecille come me!”. Quelle parole mi ferirono profondamente. Era proprio per questo che lo amavo. Avvicinai la mia mano alla sua guancia. Subito trasalì, portandosi la mano nel punto in cui lo avevo sfiorato. “Jong che hai?” “Sai, alcune volte credo che qui con me ci sia Key”.
----Jonghyun------
Quel tepore che mi aveva assalito non solo la guancia, ma anche il cuore mi fece venire un sussulto.
Era come…se anche Key fosse lì tra noi. Potevo percepirne la presenza. I ricordi di quel tocco mi fecero scendere una lacrima, seguita da molte altre. Continuavo a sfregarmi gli occhi, non volevo farmi vedere da lui in quel modo. “Jong…lo sai benissimo che Key è vivo e che è nel corpo di Min. Intendevi questo?”. Lo guardai spaesato “N-no, non credo. E’ come se realmente lui fosse qui, tra di noi”. Le mie lacrime sgorgarono di più. “Kim…mi manca tantissimo. Lo so che Key è in Min, ma mi manca tantissimo il suo corpo, i suoi baci, il suo sorriso e … il suo gentile tocco”.
Mi prese la mano e con un fazzoletto me l’asciugò “Dai, vedrai che sceglierà te!”.
Si alzò di colpo “Guarda che stasera devi dargli il tuo “regalo perfetto”, è meglio che ti muovi!”.
Giusto! C’era solo una cosa che poteva piacergli. Mi alzai e asciugandomi con un enorme sorriso le lacrime, uscii di casa. Mi avviai al negozio di elettronica, seguito da una sensazione strana.
---Kim----
Oggi avrei fatto una sorpresa a Yuki. Appena Jong uscì andai in camera, per prendere il cellulare.
La stanza accanto alla mia era stranamente vuota. Bussai e sussurrai“Henry stai ancora dormendo?”. Avvicinai l’orecchio alla porta, e sentii il letto muoversi. Non una volta, ma in continuazione. Con precauzione aprii la porta quanto bastò per vedere quella scena. Min era distesa sul letto, e Henry gli era sopra e…continuava a muoversi verso di lei, facendo tremare di poco il letto. Gli entrambi corpi nudi erano sudati. I loro orgasmi sussurrati mi fecero chiudere di colpo il pugno. Se Jong lo venisse a sapere, si deprimerebbe ancora di più. Richiusi, senza fare rumore, la porta. Cosa dovevo fare? Dirglielo o no? Era questo il “regalo perfetto” di Henry?
Confuso, molto confuso mi avviai verso l’uscita. Non avrei mai pensato che lo avrebbero fatto.
----Key-----
Se avrei potuto piangere lo avrei fatto, ma non ci riuscivo. Lo seguivo muoversi saltellante fuori di casa. Prese la macchina e partì a tutto gas. Per fortuna riuscii ad attraversare la portiera.
Eravamo in macchina. Jonghyun e Key come ai vecchi tempi. Gli toccai la mano. Subito la alzò e si guardò intorno. “Ok, Jong stai calmo”. Scemo parli da solo? Infondo mi piaceva anche questo di lui.
Mi avvicinai alla sua guancia e la baciai. Ad un tratto iniziò a parlare “C-c’è qualcuno? S-sei Key?”. Il suo sguardo impaurito guardava il posto affianco a lui, vuoto.
Come potevo rispondergli di sì? Scosse la testa “Ma che dico?”. La macchina si fermò.
Appena attraversai la portiera rimasi incantato da quella vista. Il negozio dove mi aveva comprato il cellulare, che alla fine l’avevo rotto. Tutto squillante entrò nel reparto “digitali”.
“Scusi, vorrei una polaroid…possibilmente rosa”. Io AMAVO le polaroid.
Presi il braccio di Jong e gli stampai un bacino. “Grazie mille”. Appoggiai la testa sulla sua spalla.
“Scusi può scattarmi una foto per vedere se va bene?”. Il commesso annuì e Jong si mise in posa.
Io non mi staccia da lui e scattò la foto. Lentamente usciva dalla fotocamera. Il commesso la guardò storta “Ma…cos’è questa forma?”. Jonghyun, dopo averla vista si girò “Sembrerebbe qualcuno…è sicuro che io fossi solo io?” il commesso annuì “Forse sarà difettosa, la cambio”.
Jonghyun lo fermò “No,la prendo lo stesso. E prendo anche la foto”. Mi allungai per vederla anch’io. Una figura nera era dove ero io. Che avesse anche fotografato me? Forse ero io.
Dopo averla pagata si diresse in macchina. Questa volta andai nel posto dietro, perché ormai lui aveva messo davanti i sacchetti. La macchina partì, ma inchiodò subito dopo. Mi scappò un “Ma sei scemo?” ma tanto non poteva sentirmi. Alzai lo sguardo e lo vidi con le orbite degli occhi sporgenti, mentre guardava terrorizzato lo specchietto retrovisore. Mi girai per vedere che stesse guardando, quando capii. Dalle sue labbra uscì un “K-key…”. Poteva vedermi? Agitai la mano. Lui agitò la sua. Poteva davvero vedermi! Gli occhi di entrambi iniziarono a sgorgare lacrime di felicità, ma anche di tristezza. “Tu…hai il tuo corpo!” Si girò verso di me ma si bloccò “Perché non ti vedo?”.
Si rigirò a guardare lo specchietto e sorrise “Allora sei un…fantasma?” Annuii. Gli venni vicino e lo baciai sulla guancia. “Sei stato tu vero? Ti posso sentire, anche se non ti vedo”.
Iniziò a singhiozzare “Ho sofferto moltissimo quando sei morto. Volevo morire anch’io, ma tu baka hai adottato un pargoletto che è diventato automaticamente anche mio figlio. Pensa, ora siamo in “guerra” per conquistare Min. Giusto! Tu, eri dentro Min?” annuii un’altra volta. “E allora perché ora sei…qui fuori?”. Alzai le spalle. “Quindi sceglierai me alla fine?” feci cenno di sì con la testa.
Le sue mani si attaccarono al volante “Bene, ora andiamo in palestra, così potrò vederti del tutto”.
La macchina partì a tutta velocità. Ogni tanto mi guardava e contemporaneamente una lacrima sgorgava dai suoi occhi. Arrivammo alla destinazione: palestra.
Mi portò in una stanza buia, con uno specchio enorme. Accese le luci e trascinò il regalo davanti lo specchio. Appena mi vidi attraverso lo specchio si mise le mani davanti alla bocca.
“Non ci posso credere…sei proprio tu!” venne verso di me. Iniziò a toccarmi, ma per lui era come toccare l’aria. “Questo è … il tuo bel corpo”. Provai a parlargli, per vedere se poteva sentirmi “Jong, mi sei mancato moltissimo”. Ma lui mi guardò strano “Hai detto qualcosa?”.
Il suo viso si illuminò e prese dalla tasca un mp3. “Qui posso registrare”. Me lo avvicinò e schiacciò REC. “J-jong…spero che tu mi senta. Mi sei terribilmente mancato. Io ti amo ancora da morire”.
Prese la traccia e la ascoltò. I suoi occhi brillarono al suono della mia voce. “Key…anch’io ti amo. Anche se sapevo che eri dentro a Min, in cuor mio non ci credevo molto ma ora, ti amo più di prima”. Guardando lo specchio, mi prese il viso e mi baciò. Entrambi non potevamo sentire nulla.
Mi abbracciò. Era frustrante non poter fare nulla con il proprio corpo. Mi concentrai in quell’abbraccio. Anche se per due secondi, sentii il mio corpo solido. Per quei secondi sentii anche il suo corpo sul mio, come un vero abbraccio. Si staccò subito da me “Key! T-ti ho sentito! Ho sentito il tuo corpo!”. Presi l’mp3 “Sì anch’io! Forse se mi esercito puoi anche sentirmi”.
Appena ascoltò la registrazione i suoi occhi si illuminarono. “Ok, ora ci sediamo e ci concentriamo uno sull’altro, e tu provi a farmi sentire le tue parole”.
Così feci. La mia mente era costantemente in pensiero con la sua, mentre continuavo a ripetere “Ti amo”. Le gocce di sudore mi scesero dalla fronte. All’improvviso mi sentii vivo.
Aprii gli occhi e lo vidi tremare. “Key…ti…ti vedo…ti vedo anche senza lo specchio”. Mi esaminai: il mio corpo oscillava tra il vedersi e il non. Senza perdere tempo gli presi il collo e lo baciai. Era da molto tempo, anzi da troppo che le mia labbra non toccavano le sue. La mia lingua si infiltrò nella sua bocca. Il mio viso era pieno di lacrime che non finivano. Avevo aspettato tanto, e ora eccomi avvinghiato a lui, all’amore della mia vita. La testa mi ronzava e il calore mi sorpassava.
“Jonhyun….ti amo moltissimo”. Lui sorrise e aprimmo gli occhi. La mia figura stava per scomparire. Lui mi abbracciò di colpo “Promettimi che non mi lascerai mai più! Promettimi che ritornerai come ora!” ci staccammo e accarezzandogli la guancia gli sussurrai “Te lo prometto amore mio”. La mano si dissolse, fino a non vedersi più. Pian piano il mio corpo spariva.
Prima che arrivasse anche alla mia testa riuscii a dirgli “Ricordati che sarò sempre vicino a te”.
Dopo avergli mostrato un ultimo sorriso, la mia figura si riflesse solo sullo specchio.
Si alzò “Dai che ti faccio una foto”. Si affacciò allo specchio e fece una foto. Me la mostrò. Era venuta benissimo, come se davvero ci fossi.
----Kim----
“Scusi sa dove posso trovare Yuki?”
Un’anziana infermiera mi guardò male “Perché lo vuoi sapere?”. “Mmm, perché è una mia amica e …gli devo dare un libro che mi ha gentilmente prestato”. Con un sorriso forzato mi portò alla stanza “301”. Stetti per bussare, quando vidi che la porta era semi aperta.
Lei era seduta su una sedia, vicino ad una anziana.
“Allora, oggi le ho portato Shakespeare, le piace?” l’anziana la guardò  “Oh…grazie mille Yuki”.
Prima che potesse iniziare entrai. “Toc Toc”. Yuki si alzò di scatto in piedi “Kim! Ciao…non pensavo…” le rubai il libro di mano “Tu vai a riposarti, continuo io”.
Dopo averle fatto un megasorriso, Yuki si arrese e uscì dalla stanza. “Bene signora, sa io adoro la lettura”. La signora mi fece uno di quei sorrisi senza denti, ma pieni di gentilezza.
---Yuki----
Era venuto davvero. Pensavo che fosse uno di quei maschi che si accontentano solo del bacio e poi fuggono, ma lui era diverso, lo sentivo. Mi andai a prendere un cappuccino, quando Mary mi chiamò “Hey Yuki, ti vuole tuo padre”. Il sangue mi si fermò. Le poche volte che papà mi voleva era o per darmi botte perché mi ero dimenticata di mettere un oggetto al suo posto, o era per toccarmi. Erano passati molti mesi da quando mi aveva “convocata”. Appoggiai il bicchiere ancora pieno sopra il termosifone e mi avviai per l’ascensore. I lividi sulla schiena e sulla pancia, potevo ancora sentire le urla di dolore. Ormai stavano scomparendo, ma il dolore non si dimentica.
Bussai “Oh Yuki entra pure”. Il mio robusto padre era in piedi davanti alla scrivania.
“C-ciao. Che vuoi da me?”. Mise le braccia incrociate “Ho sentito da un uccellino che c’è un ragazzo che ci sta provando con te”. Lui era sempre stato così. Il primo ragazzo che avevo avuto lo aveva riempito talmente tanto di botte, che si è trasferito in Canada.  Lui diceva sempre che io ero solo di sua proprietà e che nessuno oltre a lui poteva toccarmi. “M-ma cosa dici?”.
Sciolse le braccia e si avvicinò a me. Io indietreggiai fino a prendere la maniglia “Comunque ora devo tornare al lavoro”. Stetti per uscire, ma la sua mano mi prese il braccio. Ormai si era formato un piccolo livido in quel punto. Più stringeva, più ero costretta ad indietreggiare, chiudendo la porta. “Dove credi di andare signorina?”. Mi rise beffardo in faccia e poi mi mollò uno schiaffo.
“C’è sì o no qualcuno che ti corteggia?” abbassai lo sguardo “N-no”. Voltò la testa e dopo aver fatto un lungo sospiro si tirò su le maniche. Mi tirò un pugno alla stomaco. Mi contorsi e caddi a terra.
Mi prese ancora per il braccio e mi costrinse ad alzarmi “Risposta errata. Te lo domando di nuovo, c’è sì o no qualcuno che ti corteggia?” con le mani strette alla pancia, ridissi “No”.
In quel preciso istante mi prese per il collo e mi trascinò al muro. Iniziò a sferrarmi pugni dappertutto. Alla fine mollò la presa e mi scaraventai al suolo. Si avvicinò di nuovo e mi disse “Se domani non vuoi fartele prendere di nuovo, stasera vieni in camera mia”.
Riuscii ad alzarmi miracolosamente e uscii dal suo ufficio. Mi avventai al bagno. Mi sciacquai il viso, sputando sangue. Alzai la maglietta. La parte bassa della pancia era rossa. Si potevano vedere ancora i lividi neri di tempo fa. Adagio ci versai sopra dell’acqua. Infondo non potevo farci un bel niente. Se lo contrastavo potevo morire, o potevo mettere i miei amici in pericolo.
----Henry-----
Chiusi il libro che la vecchietta si era già addormentata. Le abbassai la tapparella e mi avviai in corridoio. Chissà dove sarà Yuki. Io ero venuto qui per vedere lei, non per far addormentare una paziente. Forse stava ancora finendo la pausa. Arrivai alle macchinette. “Oh…e questo da dove spunta?” un bicchiere con ormai la bibita fredda, sporgeva dal termos.
Lo buttai nel cestino e la vidi. La sua testa era bassa ed era particolarmente pallida.
“Ehy Yuki tutto bene?”. Mi prese la mano e senza alzare lo sguardo entrò in bagno.
“Ciao…grazie per essere venuto”. Mi prese il viso e mi baciò. Il nostro era stato amore a prima vista. Ad un certo punto notai qualcosa di bagnato scivolarmi per la bocca. Aprii gli occhi e vidi che stava piangendo. “Cucciola non piangere…che è successo?”. Si asciugò le lacrime e mi sorrise “Sono solo felice perché sei venuto. Pensavo che non saresti venuto di solito i maschi fanno così”.
Le accarezzai il viso “Sì, ma io…” c’eravamo appena conosciuti, avevo ancora paura di dirle che  l’ amavo. La abbracciai. “Ah…fai piano”. In verità la stavo praticamente sfiorando. La sentivo gemere sotto le mie braccia. “Oh scusa…” mi bloccò “No ti prego stiamo così un’ altro po’”.
Ci staccammo “Non preoccuparti io non scappo, verrò tutti i giorni”. Il suo viso si incupì. “C-c’è qualcosa che non va? Forse ti do fastidio?”. Scosse il capo e aprì la porta “Ora è meglio che vada al lavoro”. La fermai prendendola per il braccio. La sentii tremare. Le guardai il braccio e notai un livido “Oh…ma che ti sei fatta?”. Tolse il braccio e abbassando la testa sussurrò “N-niente”.
Le stampai un ultimo bacino e la lasciai al suo lavoro. Prima di uscire rincontrai l’infermiera anziana, che per giunta era italiana ma parlava il coreano. “Arrivederci” lei mi guardò male “Sì…arrivederci” la sentii sussurrare “asiatico di merda”. Mi bloccai. “Scusi come ha detto?”
Lei non disse nulla e ignorandomi si allontanò da me.
Era già sera e ora toccava alla consegna del regalo perfetto. Dopo esserci organizzati ci sedemmo tutti e quattro per terra. Chi avrebbe scelto Min?
---Jonghyun----
Non sapevo se Key fosse già ritornato in Min. Cioè Min…era diversa, come se fosse la vera.
Gli porsi il mio regalo “Ecco, tieni spero che ti piaccia”. Henry si bloccò “Ehm…io le ho dato il regalo…prima” Kim, dopo averci pensato, rispose tranquillamente “Andiamo al dunque, Min chi vince il primo giro?”. Lei scartò il regalo. Con un sorriso sforzato mi disse “Wow…è una polaroid…onestamente preferisco il digitale”. No, non era Key. Key mi sarebbe saltato addosso.
“Infine, scelgo…Henry!”. Kim si irrigidì “O-ok, quindi siamo 1 a 0 per Henry”.
Un tepore mi sorpassò la mano. Era ovvio che non fosse Key. Ecco perché aveva scelto mio figlio.
Mi alzai e abbracciai Henry “Congratulazioni figliolo! Però hai vinto solo questa!”.
---Yuki----
Il mio turno finì. Anna, l’infermiera vecchia dell’ospedale, mi fermò “Yuki posso farti una domanda?”. Continuò dopo aver annuito “C’è qualcuno che ti piace?”. Mi fece un sorrisetto “A zia Anna lo puoi dire”. La presi in parte e gli sussurrai “Sì, ed è molto carino! Si chiama Kim”.
“Wow. E sei felice con lui? Guarda che se ti fa del male lo prendo a calci!”. Ci risi sopra e mi allontanai salutandola. Presi l’ascensore e con la chiave di papà entrai nell’appartamento.
Appena chiusi la porta corsi verso la mia stanza, ma fui fermata da lui. “Ciao Yuki. Accomodati pure nella mia stanza”. Dopo avermi fatto un sorriso mi disse “Dopo di te”.
Appoggiai lo zaino sul tappeto. “Senti papà non possiamo finirla qui?”. Si avvicinò sempre di più.
Prese qualcosa dentro la borsa e me la puntò contro. “Non farmi usare la siringa. O fai quello che ti dico oppure ti dovrò drogare decidi tu”.
Non ne potevo più di essere maltrattata da lui. Prese la chiave e chiuse la porta. In quel momento ne approfittai per prendere la borsa e scaraventargliela contro. Scivolò e cadde a terra. Presi la chiave e la infilai nella serratura, ma era già troppo tardi. Una cosa appuntita mi colpì la spalla e tutto divenne sfocato. “Come hai osato colpire tuo padre?” Sentivo la testa farsi leggera. Mi portò sopra al letto distendendomi. Mi tolse i pantaloni. Avrei voluto urlare o chiamare qualcuno, ma quella droga era più forte di me. Non riuscivo a fare nulla. Mi sfilò la maglietta e dopo un ghigno iniziò.


Note d'autore: salve a tutti ^^ la scuola impegna molto, anche troppo tempo ç_ç quindi mi dispiace se alcune volte (ultimamente) ritardo un capitolo ç_ç i'm so sorry XD di questo capitolo devo dire che è stato bellisismo scriverlo XD mi è piaciuto molto ^^.
Cmq, la notizia shoc, credo che oltre alla vittoria di Henry, credo anche sia la storia di Yuki XD. Questa idea di far venire fuori il padre, è stata dopo aver guardato un film che parlava proprio di un padre che sfruttava la figlia perchè era giovane. La figlia era molto timida e si faceva semper sottomettere da suo padre, finchè non arriva il giorno in cui conosce Joy, un ragazzo che la farà innamorare pazza. Il titolo non me lo ricordò perchè l'ho visto per caso ed era già iniziato XD Le domande per il prossimo cap: Cosa sccederà ad Henry? Come andrà a finire la prossima prova? Cosa succederà tra Key e Min? bo in effetti quest'ultima non la so XD cmq lo scoprirete solo seguendo la storia XD ma va XD
Ok, ora inizio già a scrivere il prosismo capitolo e se non ci sono problemi dovrei fiirlo e postarlo domani, al massimo lunedì, però ovvio che se bisogna studiare, bisogna studiare ^^ Ok detto questo vi lascio a come sempre delle foto XD :
ps: e se invece di pensare alla trasformazione di Min e Key in un bacio, se invece fosse inteso come amore il sesso? ^^ "spoiler" XD.


Min e Henry:



La povera Yuki ç_ç:



il dolce Kim: (alle prese con la vecchietta):



Notte a tutti ^^

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Capitolo 14
*** 14) La paura incombe. ***




Ero preoccupato. Min mi aveva prestato il suo cellulare, così avrei potuto chiamare Yuki, ma essa anche alla ventesima volta non mi rispondeva. Decisi che quel giorno sarei andato prima in ospedale. Presi il bus e dopo una mezz’oretta arrivai all’ospedale in qui lavorava.
La vecchietta italiana del giorno prima mi squadrò di uovo, con un’aria per niente piacevole.
“Che vuoi questa volta ragazzaccio?” con me avevo un mazzo di rose. Ne presi una e gliela detti “Per favore non mi tratti male. Questo ragazzaccio asiatico vorrebbe solo vedere Yuki”.
Il suo viso si addolcì e prese la rosa e come non detto ritornò a guardarmi male “Ora mi sembra che sia a mettere apposto le garze”. Gli porsi la mano “Comunque sono Kim” le sue pupille si dilatarono. “S-sei tu? Kim?” per caso c’eravamo già conosciuti prima? Quella vecchietta che tanto mi disprezzava ora mi stava guardando come una divinità “S-sì, almeno credo. C’è qualche problema?”. A soppiatto mi venne vicino sussurrandomi “Sei tu il ragazzo che corteggia Yuki?”.
Wow, il gossip si era già disparso “S-sì”. Andò verso la scrivania e compose un numero. Senza tirare troppo l’attenzione sgaiattolai via dalla vista di quella pazza. Fermai una dottoressa “Scusi sa dov’è Yuki?”. La donna abbassò gli occhiali “Certo, è nella porta seconda a destra. Però stai attento che oggi non so cos’abbia”. “Cosa intende? Sta male?”. Si girò e indicò la ragazza bianca come un cencio uscire dalla porta con in mano delle garze “Bo, chiedilo direttamente a lei”.
Le andai vicino camminando. Appena mi vide perse l’equilibrio e cadde, facendo scivolare da tutte le parti anche le garze. Le andai subito a dare una mano. “Ma che combini? Dai che ti aiuto”.
Alzò gli occhi verso di me “C-ciao Kim … oggi sei arrivato…prima”. Gli porsi i fiori “Tieni questi sono per te”. Prese i fiori e notai che le sue mani stavano tremando. “Yuki va tutto bene?”.
Fece un sorriso e alzandosi rispose “Sì, ho solo dormito male questa notte”.
Le afferrai la pancia da dietro, dandole un bacino sul collo “Mi sei mancata moltissimo”.
Il suo corpo si irrigidì, staccandomi le mani e portandosi le sue a coprire la pancia “S-scusa è che sono … un po’ indolenzita”. Afferrai le garze “Queste dove le porto?”. Mi prese la mano e mi portò in una stanza. “Questo è lo sgabuzzino. Appoggiale sul terzo scaffale”. Lo feci e appena uscimmo dalla stanza un’infermiera ci fermò “Yuki tuo padre chiede di te”. Le mollai la mano “Ok allora io vado a prendermi qualcosa alle macchinette”. L’infermiera mi bloccò “No suo padre ha detto che vuole vedere anche te”. Le orbite di Yuki uscirono di qualche millimetro.
Dopo aver preso l’ascensore arrivammo davanti alla porta. “No Kim tu vai pure a prenderti il caffè. Entro solo io”. “Sei sicura?”. Annuì e così andai a prendermi un caffettuccio.
Arrivai alla macchinetta, ma un foglio di carta diceva “Fuori servizio”, così decisi di ritornare da Yuki. La porta era aperta. Afferrai la maniglia ma mi bloccai.
“Per fortuna esiste la droga! Se no la tua ribellione poteva non essere controllata”.
“Papà, io non ne posso più! Ho lividi ovunque e quello che mi fai…è sbagliato! Io non voglio più che mi tocchi come ieri. Se lo farai ti avverto che chiamerò la polizia!”. Mi sporsi per vedere.
Il padre le prese il braccio “Provaci e solo dio sa quello che farò sia a te sia a … com’è che si chiama il ragazzo? Ah sì, a Kim!”. Yuki tolse subito la mano “Come fai a saperlo?”.
Dopo una risatina disse contento “Allora è vero! Sai le pareti sono di carta, io sono gli occhi e le orecchie dell’ospedale”. Titubante rispose “No! Lui…lui è solo un amico”. Il padre le si avvicinò e le premette la pancia. Yuki si piegò in due “Smettila, mi fai male!” il padre si inginocchiò per terra.
“La smetto se ammetti che è quello il ragazzo che ti corteggia”. Continuava a premerle sempre di più la pancia. Ad un tratto si alzò e disse “Bene, se non vuoi dirmelo allora sarai costretta a farlo”.
Si tolse la giacca e si alzò le maniche della camicia. Allentò la cravatta e strinse i pugni.
Si sistemò le scarpe e le andò vicino. Poi le tirò su la testa tirandola per i capelli. Si mise in posa e iniziò a calciarla sulla pancia. Sentivo il suo respiro fiacco. Yuki continuava a stringere la pancia.
“Non vuoi davvero ammetterlo?” la scaraventò al muro “Allora andrò a prendere di persona il tuo amichetto Kim”. Si rimise la giacca ma Yuki lo fermò “Ok…lui…sì lui mi piace. Ora prenditela con me”. Il padre fece un ghigno e andò verso Yuki. Il padre le sfilò i pantaloni. Le sue gambe erano piene di lividi. Poi la costrinse ad alzarsi. Lui…lui volevo molestarla? Ma era suo padre!
Non potevo più starmene lì a guardare! Lentamente entrai nell’ufficio e senza farmi vedere andai dietro al padre. Poi presi un vaso e glielo buttai in testa. L’uomo cadde a terra privo di sensi. Gli occhi di Yuki erano ancora serrati con le mani che premevano ancora la pancia.
La presi in braccio. “Non preoccuparti ora ci sono io”. Anche se sapeva che ero io, i suoi occhi continuarono a essere serrati. La sua testa aveva cominciato a sanguinare. La distesi in ascensore.
Presi la sua borsa e la posizionai nella chiusura della porta. “Ho bloccato l’ascensore. Tu resta ferma lì”. Mi girai entrando nella porta dell’ufficio di suo padre. Lui si era già ripreso e stava cercando di rialzarsi. La rabbia mi scorreva nelle vene, bollente e dolorosa. Con una mano lo presi per il colletto e con l’altra gli sferrai un pugno in piena faccia. “Non provi mai più a toccarla!”.
Chiusi la porta e ritornai in ascensore. Tolsi la borsa “Ok ora ti por-” la mia frase si interrosse quando la vidi svenuta ancora a terra. “Yuki!”. La scuotevo ma lei non si muoveva.
Presi il cellulare e chiamai Jong “Jong è urgente! Vieni in ospedale a darmi un passaggio!”.
“Ok…ma perché?” “Tu vieni e basta poi ti spiegherò tutto”. Presi il corpo di Yuki che ormai era diventato pallidissimo. Uscii dall’ospedale ignorando gli sguardi delle infermiere e dei pazienti.
Jonghyun fortunatamente era già arrivato. La appoggiai distesa nei posti di dietro.
“Kim lei chi è?” mi giravo a guardarla. “Lei..lei è Yuki. Sai mi sono preso una cotta per lei”.
“Perché non me l’hai detto? Ma che le è successo? E che è successo anche a te?!”.
Mentre la mia mano si allungava di dietro accarezzandole il viso gli risposi “Io…io pensavo che andasse tutto bene. Quando stamattina le ho toccato la pancia lei mi aveva subito tolto le mani. Pensavo che fosse perché era da poco che ci vedevamo, ma invece solo dopo ho scoperto che era perché suo padre…l’aveva picchiata…e anche…molestata”. Le pupille di Jong si dilatarono “Cosa?! Ma che stronzo! Dobbiamo chiamare la polizia!”. Si, forse. “Bo, lo farò quando si sarà svegliata”. Arrivammo a casa. L’appoggiai sul divano. “Tieni, mettiglielo sulla fronte”.
Il sacchettino pieno di ghiaccio mi tremava tra le mani. “Kim sei sicuro di stare bene anche tu?”.
Una lacrima uscì dai miei occhi “E’ solo che…è tutta colpa mia! Se forse non l’avrei conosciuta, il padre di certo non l’avrebbe picchiata!”. Jong appoggiò la mano sulla mia “Guarda che non è colpa tua se il padre è uno stronzo!”. “Invece sì! Suo padre la picchiava perché voleva sapere chi fosse il corteggiatore! Cavolo, lui l’ha picchiata davanti a me! E io invece me ne ero stato lì a guardarla soffrire”. Mi alzai e arrabbiato mi avviai al bagno. Era tutta colpa mia. Lei voleva solo proteggermi.
Anche se l’acqua mi sciacquava il viso, il dolore e la rabbia non andavano via.
“Kim vieni subito!”. Mi precipitai da lui. La sua mano stava alzando un lembo della maglietta.
La sua pancia era coperta di lividi neri e verdi. “Era ovvio che la piccoletta non voleva farsi toccare”. Jong le toccò un livido e subito la faccia di Yuki si contrasse. Mi sedetti affianco a lei.
“Yuki?” i suoi minuscoli occhi si aprirono. La sua mano oscillò nell’aria, prendendo la mano di Jonghyun e togliendola dalla pancia. “Oh scusami”. Il suo sguardo vagò per la stanza.
Di colpo di alzò in piedi “D-dove sono?” Lo sguardo si abbassò sulle sue gambe senza pantaloni e le mani aggrapparono i lembi tirando giù. “Oddio…Henry”. Il suo sguardo arrabbiato che fissava il mio diventò colmo di lacrime “Non dovevi saperlo!”. La misi seduta “Da quanto tuo padre ti picchia?” sospirò e mentre una lacrima scendeva lentamente nella guancia che iniziava a prendere colorito rispose “Quando mamma è morta…lui era disperato. Aveva iniziato a bere e a drogarsi. Così un giorno mi sono ritrovata da sola con lui e…ero piccola…sapevo solo che lui era mio padre e che gli dovevo ubbidire. Da lì aveva iniziato a toccarmi, però diventando grande iniziavo a vergognarmene e ad avere paura di lui, così la prima volta che lo respinsi cominciò a picchiarmi”.
“E perché non l’hai detto alla polizia?” il suo sguardo si abbassò “Io stavo insieme ad un ragazzo. Ero felice, entrambi ci amavamo. Però un giorno mio padre lo scoprì e mentre io ero al cimitero a trovare la mamma lui era a casa con Lucas. Quando ritornai trovai il mio ragazzo sanguinante disteso a terra, mentre mio padre continuava a dargli calci. Lo fermai e a quel punto disse “Se non lo portiamo in ospedale potrebbe morire. Quindi decidi Yuki, se lo lasci lui vivrà e se ne andrà, se invece decidi di stare con lui lo lascerò morire”. Io ovviamente rinunciai a lui e lui con la famiglia si trasferì in Canada. Da quel giorno non mi sono innamorata mai più di nessuno, fino a giorni fa”.
Facendo attenzione la abbracciai. “Mi dispiace tantissimo”. In quel momento entrarono Henry e Min. Jong si irrigidì vedendoli per manina. “Ragazzi che è successo?”. Jong si alzò e se ne andò via. Il mio sguardo rimproverò subito Henry “Scusa ma devi proprio farti vedere davanti a lui?”.
----Jong----
Io amavo Key, non Min. però vederli così vicini sembrava come non vedere il solito Key.
Un tepore mi accarezzo la guancia. “Key lo so che non è colpa tua. E’ solo che…loro sono così felice che li invidio. Anch’io ora vorrei essere a manina con te”.
Presi il registratore “Ok parla”. Aspettai che il tepore mi raggiungesse la mano così sentii la traccia.
“Ti giuro che non so come fare per ritornare sul corpo di Min. Se non ritorno dentro di lei, non potrò ritornare normale! Mi dispiace che questo ti faccia soffrire. Comunque per Yuki, stalle vicino e aiutala anche tu. Come sempre ti amo e mi dispiace non essere lì con te”.
“Sai Key, ogni volta che sento la tua voce il mio cuore sussulta. Non vedo l’ora che tutto questo finisca. Forse pensi che sia meglio dire la verità a Henry?” feci la solita procedura e poi ascoltai il file nell’mp3 “No, ho io un piano. Importunerò Min, così da costringerla a farmi venire nel suo corpo” risposi “Ma non è troppo pericoloso?” il tepore mi strinse in vita “Ok ho capito. Tu provaci”. Ritornai in cucina. “Allora, oggi tocca alla gare dello sport giusto?”.
Kim mi guardò male “Sì ma…non so…Yuki in questo momento sta male e…” Yuki fece un sorriso “Sì, ma posso venire anch’io? Non voglio ritornare da mio padre…e nemmeno in ospedale…ho tanta paura”. Cinsi il collo di Kim “Ovvio che puoi venire, così farai svagare anche Kim!”.
Kim divenne tutto rosso. “Allora Jong visto che hai perso tocca a te decidere che sport fare”.
Mmm…io non ero molto bravo negli sport. “Le gare automobilistiche possono andare bene?”
Kim mi guardò perplesso “Ma…sei sicuro? Non è troppo…pericoloso?” Henry mi guardò “No, anzi per me va benissimo”. All’improvviso sentii un colpo sulla testa. Mi girai e sussurrai “Così non sarò l’unico a correre dei rischi”. “Jong con chi parli?” Non potevo di certo rispondere “con Key”.
“Con nessuno, allora a stasera, io intanto vado a fare un giro”.
---Min----
Finalmente avevo vinto. Non avrei mai più fatto entrare Key nel mio corpo. I tagli mi pulsavano ancora sui bracci. Quei tagli li avevo fatto per sfogare la mia tristezza per la perdita di Key, ma lui si era impossessato del mio corpo! Anche se un tempo lo amavo ora invece lo disprezzavo.
Però in cambio mi sono presa una vera e propria cotta per suo figlio. Era sempre stato gentile con me, e non con Key. Ieri avevo una gran paura che Henry toccasse il mio corpo, ma però ormai il ricordo di molto tempo fa è sparito. Le sue mani gentili mi piacevano che mi toccassero in quel modo.“Allora a dopo”. Trasportai Henry in camera. “Sei sicuro di poter vincere la sfida?”.
Lui fece un sorrisino “Per te farei di tutto”. Eravamo ancora un po’ imbarazzati per ieri. A me era piaciuto e anche molto, ma non sapevo se per lui fosse stato lo stesso.
“Senti Henry…vuoi parlare di … ieri?”. Le guancie gli divennero subito rosse “Ok…inizia tu”.
Abbassai anch’io lo sguardo e iniziai a tormentarmi le mani “Bè allora…ieri…cioè…non lo so…forse…però dico forse è….è stato…carino…no ok. Lo ammetto è stato bel-” senza accorgermene lui era davanti a me. Le sue labbra mi avevano bloccato. Ci staccammo e gli cinsi le braccia al collo “Ieri…mi è piaciuto moltissimo” mi staccai. “Ora vado a farmi la doccia, intanto pensaci e dopo mi risponderai”. Mi spogliai e andai a nascondere il mio imbarazzo sotto l’acqua della doccia. Avevo paura che mi potesse dire di no, o che ancora peggio ,dopo che gli avevo confessato che mi era piaciuto, lui avrebbe potuto allontanarsi da me. Mentre l’acqua scorreva sul mio corpo nudo sentivo le lacrime salirmi. Quell’orrore di anni fa. Forse avrei dovuto denunciarlo.
Però ero troppo terrorizzata nel farlo. Mi vergognavo a dire “Sai uno mi ha stuprata sull’erba”.
Ad un tratto sentii due braccia stringermi in vita. “La mia risposta è sì”. Mentre mi baciava il collo l’acqua continuava a scorrere “Guarda che così ti bagnerai tutto”. Mi girai verso di lui prendendogli il viso. “Henry sei entrato in doccia con i vestiti e ora li stai tutti bagnando”. “Non mi importa. Preferisco stare qui sotto fradicio, ma con te, invece che lì fuori asciutto ma senza di te.
“Min te l’ho già detto. Io ti amo”. Sì, ma lui l’aveva detto quando dentro c’era Key. Era la prima volta che lo diceva alla vera Min. “Henry…anch’io” mi fece un sorrisino “Anch’io cosa?”.
“Henry anch’io ti-” mi avvicinò il viso al suo, fino a baciarmi. L’acqua continuava a scendere.
Ci staccammo “Quando imparerai a farmi finire le frasi? Henry io ti amo”. I suoi occhi si illuminarono. All’improvviso mi abbracciò “Non sai quanto ho aspettato perché tu me lo dicessi”.
Uscimmo dalla doccia. Mi misi l’asciugamano fino a coprirne il seno. Alzai la testa e vidi Key.
“Ahhh!”. Henry che era davanti a me prese un colpo “Che urli?”. Lo abbracciai e sussurrai a Key “Che ci fai qui?”. Lui sorrise “No, TU cosa ci fai qui!”. Henry si staccò “Tutto bene?”.
Dovevo inventarmi qualcosa e subito! “Henry mi andresti a prendere qualcosa al supermarket?”.
Tutto sorpreso mi fece “Perché? Non stai bene?” Key mi sorrise “Sì, digli che non stai affatto bene e mandalo via. Ti devo parlare di una cosa molto importante”. “Ehm…no è che … ho voglia di cioccolato grazie”. Dopo un sorriso si cambiò i vestiti e si avviò fuori dalla stanza.
“Che cavolo vuoi?”. “Tipo ritornare nel corpo che mi è stato affidato”. “Ma col cavolo! Questo corpo è mio! Non il tuo! Se non mi sbaglio tu sei morto quindi ritorna da dove sei venuto”.
Mi venne vicino “Sì ma forse gli angeli volevano darlo a me perché tu non te lo meritavi! Guarda come lo tratti”. Mi prese il braccio e me lo girò mostrandomi i tagli “E allora? Questo è il mio corpo! E ci faccio quello che voglio! E tanto per la cronaca l’ho fatto per colpa tua!”.
Mi dette uno schiaffo “Non ho mica deciso io di morire! Tu dovresti essere una mia fans, dovresti capire!”. Sì, lo capivo ma il fatto era che mi aveva rubato il mio corpo! “Senti io amo Henry! Non voglio separarmi da lui!”. “Va anche bene, ma io amo Jonghyun e non potergli parlare mi fa arrabbiare! Però c’è una soluzione” spensi il fon “Quale?” “Nel contratto, c’è scritto che basta dare amore a chi ami. Bè all’inizio pensavo che volesse dire un bacio, ma invece ho capito ce era il sesso. Be tu l’hai già fatto, però manco io. Se ritorno nel tuo corpo e porto Jong a letto, ritorneremo normali!” “Ma sei impazzito? Non ti presto il mio corpo per far porcate con tuo marito!”.
Si avviò alla parete “Bene allora ti costringerò!”. Poi sparì. E se forse era vero? Però non volevo che il mio corpo fosse usato in questo modo.
-----Yuki----
Kim continuava a guardarmi con i suoi soliti occhioni dolci. “Kim posso dormire per un po’?”.
Mi fece un sorriso e poi si alzò “Ok, ti imbocco le coperte”. Mi distesi sul divano e come una mamma, Kim mi prese le coperte e me le mise lentamente sopra. “fai piano” i lividi pulsavano.
“Ah Yuki, volevo chiederti se volevi denunciare tuo padre”. Avevo una voglia matta di fargliela pagare, però ne avrei pagato le conseguenze “No…potrebbe contrattaccare e non voglio”.
Mi dette un bacino sulla guancia. Poi si spostò sulla bocca. Si staccò dolcemente e mi diede un altro bacino sulla fronte “Cerca di riposarti. Io intanto vado a fare un po’ di spesa. A dopo”.
Detto questo si avviò verso la porta e uscì. Dopo dei minuti suonarono alla porta. Andai ad prire.
----Kim----
Da ora in poi dovevo stare più attento con chi parlavo. Mi avviai al supermercato.
Mi sentivo pedinato. C’era una macchina nera che ogni tanto spuntava nelle mie stesse vie.
Camminai per altri 4 metri e arrivai. Appena entrai, dietro di me sbucarono due uomini.
Il mio passo si fece sempre più veloce, finché non mi scontrai contro qualcuno. “Kim! Che ci fai tu qui?”. Jonghyun era comparso dalla mia vista con in mano della farina. Mi alzai “Oh niente…Yuki si è addormentata”. Lo presi per il braccio e mi allontanai. “Senti, credo di essere inseguito da qualcuno”. Ad un tratto una mano mi prese la spalla mi girai di scatto “Ehy ciao ragazzi”. Era Henry. “E tu che ci fai qui?” aprì la mano “Cioccolata, e voi?”. Jonghyun sussurrò “Kim crede di essere pedinato”. Henry contò sulle dita qualcosa. “Henry che fai?”. “Se noi siamo qui, chi c’è a casa?”. Jonghyun si grattò il mento “Be… c’è Min e Yuki e i nonni di Kim”. Il cuore iniziò a battermi “No…mio nonno ha il turno in stazione e mia nonna invece lavora in albergo”.
Entrambi alzammo la testa e ci guardammo strani “Quindi le ragazze sono sole…” Jonghyun, che era l’unico che fosse tranquillo fece “Di che vi preoccupate?” Henry gli diede uno scappellotto “Sai caro papà, il padre di Yuki da quanto ho sentito è un uomo malvagio…non è che potrebbe farle del male?”. Le mie gambe iniziarono a correre verso l’uscita. “Kim dove vai?”. “Potrebbero essere in pericolo”. Subito mi seguirono e con la macchina di Jong partimmo a tutto razzo.
Le chiavi mi tremavano in mano. Aprii la porta e mi scaraventai sul divano vuoto.
“Yuki?! Dove sei?”. Henry si avventò contro la stanza “Min?!”. Jonghyun venne verso di me “Io non ho trovato nessuno e voi?” Henry sbucò “Ragazzi nemmeno qui c’è nessuno”.
All’improvviso la porta si aprì. Yuki e Min entrarono accompagnate da un uomo.
Subito mi fiondai su Yuki abbracciandola. Lo stesso per Henry con Min.
“Ragazzate chi è lui?” l’uomo mi porse la mano, ma mi girai verso di Min “Chi è?”. Lei mi passò un bigliettino “E’ l’elettricista” il bigliettino con scritto “Hyun è al tuo servizio: elettricista” mi era sospetto. “E cosa vuole?” “Buon giorno, sono solo venuto per controllare l’antenna”.
L’uomo prese la mano di Yuki e la baciò per poi andarsene. “Ma che siete matte? Ci avete fatto prendere un colpo! Pensavamo che vi fosse successo chi sa che! E poi non mi sta bene che quel tizio ti abbia baciato la mano!” le feci il broncio ma lei mi baciò la guancia “Ti adoro quando fai il gelosone!” la presi in braccio e la misi sopra il divano “Ora tu riposa!” chiuse gli occhi e si addormentò. Henry portò a dormire anche Min, poi ci radunammo tutti e tre in camera mia.
“Allora, dovremmo stare più attenti. Quell’elettricista non mi convince”. Gli altri due concordarono.
Jonghyun si alzò “La sorveglierò io!” mi alzai anch’io “Ne sei sicuro?” “Io sono un uomo!”.
---Padre di Kim---
“Grazie mille Anna per avermi detto di Kim. Ovviamente la tua paga sarà subito alzata”.
Brindammo con uno champagne. Mi squillò il cellulare “Allora hai fatto?” “Sì, ho visto sia le ragazze sia i suoi amici e anche il ragazzo ovviamente. Dovessi vedere la faccia di quel tale.” “Ottimo, da oggi sorvegliali e cerca di scoprire i loro orari, i loro stili di vita e le loro relazioni”.
Feci un’ ultimo sorriso all’anziana infermiera e ritornai a bere. Yuki me l’avrebbe pagata.
“A proposito, tenga. L’ha dimenticato in ospedale”. Mi porse il cellulare di mia figlia. “Perfetto”. 


Note d'autore: ecco a tutti un nuovo capitolo XD Sono riuscita a finirlo oggi e anche a postarlo XD Spero che vi sia piaciuto XD Bene, questa volta Key si ribella perchè vuole il corpo di Min, però anche lei  è...cioè poveretta! Ok che è una fans ma io non sopporterei che Key rubasse il mio corpo...oppure sì (?) bo, si da il caso che a lei non gliene frega un bel niente perchè tanto il suo ce l'ha quindi XD Il padre di Yuki, quanto lo odio! Nel prossimo capitolo ci saranno scandaliii (credo ^^).
Ora sto vedendo il dvd dei TVXQ, quello di Mirotic XD bellissimooo l'ho comprato in Yesasia XD Mi dispiace che ora siano separati ç_ç be, a proposito di tvxq, adoro Kim. Lui è il solito ragazzo di campagna dal cuore gentile. Questa volta però un pugno ci stava al padre di Yuki XD ok ora passiamo alle foto;
PS: foto anche sull'elettricista--> che sarebbe l'uomo che lavora per il padre di Yuki e anche foto sul padre di Yuki XD


Yuki, la ragazza indifesa:



-Min, la ragazza combattiva:



-Henry, il ragazzo irresistibile:



-Jonghyun, l'uomo dal tenero cuore:



-L'elettricista, che in verità lavora per il padre di Yuki: interpretato da:
 Lee Byung Hun



-Il padre malvagio di Yuki: interpretato da: Yoo Dong Geun




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Capitolo 15
*** 15) Key the Return! ***




“Jonghyun sei sicura di farcela?” se ne ero sicuro? Cavolo io adoravo la corsa di auto. “E’ meglio che lo chiedi a mio figlio”. Kim si incamminò da Henry, però si fermò quando lo vide già in buona compagnia con Min. Ne approfittai per prendere il registratore. “Jong fai attenzione. Io cercherò di barare. Distrarrò Henry, o almeno ci proverò. Spero che Min reagisca e che alla fine mi ridia il corpo”. Guardai lo specchietto “Key non ti devi preoccupare per me. Più che altro stai attento tu. Va bene essere fantasmi, ma se vedi che la cosa si fa pericolosa fermati. E vacci piano con Henry, è pur sempre nostro figlio”. Feci un ultimo sorriso e poi sparì. Posizionai la macchina ad un millimetro dalla linea, parallela a quella di Henry. Kim si mise in mezzo e urlò “La gara consiste in tre giri. Chi arriva primo vincerà la gara. 1, 2, 3 GO!”. Il piede che premeva il freno si tolse e la macchina partì a tutto razzo. La mia vettura fu subito in testa. Cercavo di guadagnare spazio, ma dovevo ammettere che Henry ci sapeva fare. Superammo il secondo giro, nel quale Henry riuscì a superarmi.
----Key-----
Ero seduto al fianco di Henry. “Figliolo scusami per questo”. Presi la mira e gli tirai un pugno. Ovviamente non lo toccai, trapassando nella sua guancia, ma lui si ritrasse. Forse se mi vedeva nel finestrino poteva fermarsi. Era passato il terzo giro e la pista stava per finire. Non tardai a posizionarmi dietro. Appena i suoi occhi incrociarono i miei, la macchina si fermò. Min corse subito a vedere e io uscii dalla macchina. “Se forse mi ridavi il corpo le cose potevano andare meglio”. Irrigidì il pugno “Ok, te lo do ma a condizione che non dirai niente ad Henry”. Mi avvicinai verso di lei. La sensazione di vuoto mi entrò nel corpo. Un vortice mi avvolgeva, mentre il mio corpo pian piano scompariva mischiandosi a quello di Min. In pochi secondi fui subito dentro a Min. “Yattaaaa!”. Entrai in auto con Henry. “Ehy va tutto bene? Che ti è successo?” i suoi occhi stavano ancora fissando lo specchietto “Io…credo di aver visto…mio padre”. Jonghyun superò l’auto e tagliò il traguardo, vincendo la gara. La mia mano prese quella di Henry “Ne sei sicuro? Forse è stata la tua immaginazione o forse…tuo padre voleva proteggerti da…un gara pericolosa”. I suoi occhi lucidi mi fissarono “Min…per la prima volta ho visto io padre”.
Alle estremità degli occhi uscirono delle lacrime. “In tutti questi anni mi sono chiesto come potesse essere guardarlo dal vivo e …oggi finalmente l’ho fatto”. Jonghyun corse verso di noi. “Hey henry stai bene?”. Mio figlio scese dalla macchina per abbracciare il padre “Papà, per la prima volta ho visto Key”. Jonghyun subito mi guardò male e mi sussurrò “Un po’ di tatto!”. Cavolo era la prima cosa che mi era venuta in mente. Kim corse verso di noi e annunciò “Bene, questa volta è Jonghyun a vincere. Ora siete pari”. Dagli spalti un applauso attirò la nostra attenzione. “Waa bravissimiiii!”.
Yuki vestita da cheerleader ci incitava battendo le mani. Kim corse verso di lei abbracciandola.
Tutti noi mollammo un “Woooooo”.  Ormai era già divenuta sera, così ritornammo a casa.
---Yuki----
I nonni di Kim mi avevano ospitato da loro e avrei dormito nella stanza di Jonghyun e Kim.
Kim mi bisbigliò. “Ti sei divertita?” lo guardai superando il corpo di Jong che ci divideva.
“Sì grazie mille. Per un attimo tutti i problemi sono volati via e mi è ritornato il sorriso”. A quella risposta scavalcò il corpo di Jong e finì sopra il mio. “Ehm…vuoi che dormiamo insieme?”. Si mise sotto di me, in modo che la mia testa si appoggiasse sul suo petto.
Sentivo il suo gentile cuore battergli fortemente. “Kim … ti amo”. Non rispondendo mi girai verso il suo visetto, e notai che il mio eroe si era già addormentato. Gli detti un bacino e mi addormentai.
[Giorno Dopo] Mi alzai che erano solo le sei. A quell’ora di solito mi stavo preparando per andare a lavorare. Però in qualche modo dovevo pur guadagnare soldi. Mi alzai e uscii di casa a prendere una boccata d’aria. Ad un tratto due mani mi presero le spalle. Mi girai di scatto e feci un sospiro vedendo che era solo il nonno di Kim. “Lei che ci fa qui?” fece un sorriso e mi rispose “Cara signorina vado a lavorare. O crede che il sottoscritto sia troppo anziano per vendere dei biglietti?”. Respirai ancora dell’aria buona e poi gli chiesi “Io ora non ho praticamente più un lavoro. Lei me ne può consigliare uno?”. Mi dette una pacca sulla schiena “Ma è ovvio! Mia moglie ha una piccola fioreria, che però sono già dai giorni che ha chiuso per lavorare in hotel. Credo che sarebbe più che felice se qualcuno si prendesse cura dei suoi fiori”. Detto quello si avviò al lavoro. Rientrai in casa e incrociai anche la nonna. “Senta suo marito mi ha detto della sua fioreria…potrei occuparmene io? Solo se vuole ovviamente”. La vecchietta sdentata mi fece un sorriso “Ma ovvio! Se vuoi puoi anche andarci adesso”. Così lasciai un foglietto “Ciao Kim, non spaventarti se non mi vedi. Sono tornata a lavorare. Ovviamente non all’ospedale. Tua nonna mi ha dato le chiavi della sua fioreria, quindi quando ti svegli vieni a trovarmi ^^. Baci la tua cucciola Yuki”. Lo lasciai sopra al tavolo e mi avviai al mio nuovo lavoro. La fioreria era a due passi da casa. Quasi tutti i fiori erano appassiti.
Iniziai già a chiamare fornitori e altro. Comunque c’erano ancora dei buoni fiori, così non tardai ad aprire il negozio. Dopo soli tre minuti, un uomo entrò. “Gio-” le mie parole furono interrotte “Ciao! Cosa ci fai tu qui?” l’elettricista del giorno prima si avvicinò alla bancarella. “Ciao. Ero da queste parti e così appena ho visto che il negozio aveva riaperto sono andato a farci un salto. Quindi ora lavori…per i genitori del tuo amico”. Lo corressi “No, del mio fidanzato”.  “Ah giusto. Ma che belle rose rosseeee!”. Ne prese una. “Stai atte-” come non detto. Una spina gli si conficcò nella mano. “Aspetta ti aiuto”. Presi dalla borsa un fazzoletto e l’acqua. Una pinzetta sbucò dalla tasta più piccola. “Ahi, fai piano” lo pinzettavo per bene, sperando di riuscire a prendere la spina. “Ma che ti lamenti. Un omaccione forte come te che piagnucola davanti ad una ragazza” all’improvviso fece uno di quei sorrisi che solo gli idols potevano farti. “Ehm…tu sai come mi chiamo, ma io no”.
Con la mano ferita me la porse “Piacere sono Lee Hyung”. Gliela afferrai e dimenticandomi della spina gemette. “Oh scusami”. Dopo un silenzio estremo scoppiammo a ridere. Quell’uomo era davvero buffo. Alla fine riuscii a togliergli la spina. “Signore missione compiuta!”.
Ad un tratto il campanello del negozio suonò, ed entrò una vecchietta. “Scusi vorrei un mazzo di rose bianche”. Mi girai attorno. Ero nuova del negozio e non riuscivo a trovarle. Lee mi venne davanti con dei fiori in mano. “Tieni, rose bianche”. Le presi e ci feci un mazzo. “Tenga e grazie di essere venuta”. “Grazie Lee. Sono nuova in questo negozio e anche disorientata”. Ecco un altro sorriso. Mi avvicinai ai vasi di fiori per metterli a posto. “Ho saputo che fai l’infermiera, quindi perché sei venuta a fare la fioraia?”. Mi distrassi da quella domanda che come risposta c’erano solo tre parola “padre””paura” “orrore”. Il vaso di gerani mi cadde dalle mani, frantumandosi in mille pezzi al suono. Lee mi venne subito in aiuto. Presi un coccio, ma appena sentii la sua mano toccarmi il braccio, lo feci cadere e mi tagliai. “Ahh dannazione”. Mi prese la mano e tirando fuori un fazzoletto mi fasciò delicatamente la mano. “Ecco tieni. Dovresti fare più attenzione”. Mi inginocchiai, ma lui mi prese la pancia. “Lascia faccio io”. Gli tolsi subito le mani. Anche se quel tocco era lieve, avevo sentito un gran dolore. Prese la scopa nell’angolo e spazzò i cocci in un sacchetto. “Vuoi che ti accompagno in ospedale?”. In quel preciso momento entrò Kim.
“Ciao Yuki!” il suo corpo si fermò alla vista dell’uomo. “Che ci fa lui qui?” Lee gli porse la mano “Forse non mi ricorda, ma ci siamo conosciuti ieri. Sono Lee Hyung”. Kim ignorò la sua mano per concentrarsi sulla mia “Che ti sei fatta?”. Mi prese la mano e tolse la misera fasciatura. Strappò un lembo della sua maglietta e lo bagnò. Poi adagio mi rifasciò meglio la mano. “Va meglio così?”. I miei occhi brillavano sui suoi “Grazie mille Kim”. Mi prese il viso e mi dette un bacino sulle labbra “Ora devo andare a lavorare anch’io. Sai il tuo orsacchiotto lavora in una falegnameria. Aiuto i miei nonni a guadagnare dei soldi”. Lo strinsi in vita. “Ti adoro”. Ci staccammo e sorridendomi uscì dalla fioreria. Lee si precipitò verso di me “Ma perché è arrabbiato con me? Che gli ho fatto?”.
“No, non è colpa tua. E’ solo che è protettivo verso di me”. Prese una sedia e si sedette facendomi alcune domande “Quindi “l’orsacchiotto” nasconde anche un lato da leone? Attenti se si tocca la sua damigella”. “No non è vero”. Alzò le sopracciglia “Ma se quando è entrato appena mi ha visto gli è preso un infarto”. “Sì forse lo è. Ma lo fa solo per proteggermi. Io sono molto timida e lui vuole solo proteggermi dalla gente…che potrebbe farmi del…male”. Come ad esempio mio padre.
“Cosa mi dici di te? Sicuramente avrai una fidanzata! Come si chiama?”. Rise “Anche se non ci crederai, non ho ancora trovato la mia anima gemella”. Ascoltai interessata “E come dev’essere il tuo tipo ideale?”. Si avvicinò a me “Bè deve saper farmi ridere. Deve essere timida ma non troppo. Deve lavorare in una fioreria e deve avere un sorriso da farmi svenire. E il tuo tipo ideale?”.
“Ma io ho già un fidanzato! Comunque mi basterebbe uno che mi facesse ridere, che mi sostenesse e uno che sia pronto a proteggermi”. All’improvviso mi afferrò le mani “Ti andrebbe di pranzare fuori con me? Consideralo come mangiare con un amico”. Anche se c’eravamo appena conosciuti era molto simpatico, e visto che la mia pausa prevedeva un’ora, accettai.
“Io vorrei un piatto di pasta” dopo aver visto le misere cose sul menù ordinai lo stesso.
Pranzammo in silenzio…molto imbarazzante. Mi alzai per pagare il conto “Lascia faccio io”.
Senza nemmeno farmi replicare mise i soldi sul tavolo e si allontanò. Una bambina che stava giocando al pallone, attirò la mia attenzione. Da piccola giocavo sempre con la mamma.
Ad un tratto la palla finì in strada. La bambina la rincorse. Mi girai e mi avviai in strada.
Indietreggiai la bambina e le presi la palla, ma in quel momento un macchinone che correva un po’ troppo mi fece i fari. Rimasi impalata. Le luci che mi accecavano pur essendo giorno. La macchina che non si fermava. Per un momento chiusi gli occhi. Prima che potesse succedermi qualcosa di grave, sentii delle mani afferrarmi la pancia e pigiarmela, facendomi indietreggiare.
Un dolore assurdo mi percorse la schiena. I lividi pulsavano sulle sue mani. Aprii gli occhi e mi ritrovai le mani di Lee strette sull’immenso dolore. Con il fiato mozzato riuscii a dire “Ti prego…toglile”. Si avvicinò al mio orecchio “Cosa?”. Sembrava quasi lo facesse apposta “Le mani…togli le mani”. Le sue mani non si decidevano a mollare la presa. Le gocce di sudore che lentamente andavano a scendermi dalla fronte. “Lee…toglile ti prego. Mi fai…mi fai tanto male”.
“Yuki!”. Mi girai verso una voce familiare. Appena Lee vide Jong venirmi incontro tolse le mani.
Abbracciai Jong, tenendomi stretta a lui. “Cos’è successo?” Lee mi appoggiò una mano sulla spalla “La poveretta voleva aiutare una bambina a cui il pallone era finito in strada. Però stava arrivando una macchina. Per fortuna l’ho afferrata e l’ho tirata indietro se no avrebbe potuto morire”.
Il mio corpo ancora in quell’abbraccio strinse quello di Jonghyun sempre più forte. Appena sentii un “Via libera”, mi sciolsi da lui. “Lui non era l’elettricista di ieri? E’ stato gentile a salvarti”.
Le mie mani si aggrapparono alla mia pancia. “Lui…lui mi ha stretto la pancia”. Avendo il viso basso, Jong si inginocchiò per guardarmi mentre una lacrima scorreva lungo la guancia “Ti fa molto male vero? Però sono sicuro che lui non l’ha fatto apposta”. Alzai lo sguardo “Non lo so. Ho avuto tanta paura. Jong…” “Mmm ?” “Mi fa tanto male la pancia”.
----Jong----
La piccola sembrava terrorizzata. “Vuoi andare a casa?”. Era diventata ancora una volta pallida.
All’improvviso chiuse gli occhi e il suo minuscolo corpo si accasciò sopra il mio.
Forse il dolore era stato così forte da farla svenire. Chiamai Min “Ciao Key, sei ancora con Henry? Guarda che mi ingelosisco! No, Yuki è svenuta. Sì vengo a casa e poi ripasso al negozio per chiuderlo”. Spensi la telefonata e mi avviai con il corpo di Yuki in braccio. Vedendola il mio istinto paterno non resistiva. Arrivai a casa. Min, anzi Key, si era appena svegliato. “Che le è successo?”.
“Una macchina stava per investirla e l’elettricista di ieri l’ha tirata a se salvandola, ma a quanto mi ha detto Yuki e vedendo le sue condizioni, l’uomo le avrà pigiato un po’ troppo la pancia e con i lividi che ha è svenuta”. “Io ora te l’affido. Vado a chiudere il negozio e vado anche a dirlo a Kim”.
---Lee---
“Sì, per rimo ho scoperto che quel Kim lavora come falegname. Poi che dobbiamo stare attenti alla sua “guardia del corpo”. Un certo Jonghyun. Infine ho capito che Kim è molto molto geloso e anche molto protettivo nei confronti di sua figlia. Ne è sicuro? Ok vado subito”.
Mi avviai al negozio. Fortunatamente era ancora aperto. Tirai fuori dalla tasca la lettera, in cui c’era scritto una minaccia da parte del padre. La appoggiai sopra il tavolo e me ne andai.
Riuscii ad uscire prima che il tizio di prima mi vedesse. Che ci faceva lui lì? Entrò nel negozio e prese la borsa di Yuki. Dannazione! Prese anche la lettera! Aspetta, forse era meglio così.
---Kim----
“Kim ci sono visite per te!”. Mi fermai. “Ehi Jong che ci fai qui?”. Con lo sguardo cupo mi venne vicino “Yuki è svenuta. Non preoccuparti ora è a casa. Sai quel tizio…l’elettricista?” feci cenno di sì, chiudendo fortemente il pugno “Lui l’ha salvata da un incidente d’auto, però a quanto pare l’ha afferrata proprio sulla pancia e l’ha stretta forte. Quando l’ho vista continuava a dirmi che le faceva male dove c’erano i lividi. Poi è svenuta tra le mia braccia. Ah e poi c’è questa”
 Mi consegnò una lettera già aperta. “L’ho trovata sopra alla scrivania di Yuki, ancora sigillata”
“Cara Yuki, pur sapendo che avrei reagito, ti sei ribellata. Incontriamoci stasera alle 20:00 davanti al molo. Se chiamerai la polizia sappi che manderò i miei uomini a casa del tuo fidanzatino e farò fuori i suoi cari nonni. Al massimo puoi portare due persone con te. Fai come ti ho detto, se non verrai ti andrò a cercare personalmente. Baci tuo padre”. I miei occhi iniettati di rabbia continuavano a rileggere quella lettera. “Per te dovremmo chiamare la polizia?”.
“No, dobbiamo fare come dice, la porterai tu!”. Lui era più grande di me e poteva proteggerla meglio. “ E l’altra persona? Ci vorrebbe un altro uomo”. Il capo mi venne a chiamare “Kim è finita la tua pausa”. Mi rimisi i guanti “Tu stalle vicino e quando si sveglia chiedilo a lei. Ora devo ritornare al lavoro. Fra due orette torno a casa”. Jong mi porse il suo cellulare “Per precauzione”.
Perché mai il padre doveva ancora prendersela con lei? Se le sarebbe successo qualcosa non me lo sarei perdonato sicuramente. Lei era la mia cucciola e solo a sapere che soffriva così tanto mi faceva star male. Se il padre le avrebbe fatto qualcosa lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
----Henry----
Min da ieri sera era si era un po’ staccata da me. Stasera avrebbe dovuto decidere chi dei due scegliere. Ritornai con del ghiaccio “Tieni”, glielo porsi a Min. Le sue mani alzarono la maglietta di Yuki scoprendole i lividi. “Cavolo! Mi verrebbe da andare da suo padre e strozzarlo!”. Lentamente le mise sopra il sacchettino con del ghiaccio sciolto dentro. Yuki aprì gli occhi.
“Hey come ti senti?” afferrò la mano di Min, ma essa non la tolse dal ghiaccio “Eh no! Hai bisogno di aiuto!”. Yuki lasciò perdere e sorrise “Grazie mille ragazzi”.
Min le prese la mano “Ora riposati pure e se hai bisogno basta che urli i nostri nomi”.
Si alzò e ritornò in camera. Come un segugio la seguii “Senti, tu stasera…” si bloccò “Henry…dovrei essere imparziale ora…non posso dirti niente”. Corse verso il bagno e si rinchiuse dentro. Perché ad un tratto il suo umore era cambiato?
Erano le 17:00 e Kim ritornò a casa. Subito si catapultò su Yuki “Yuki come stai?” le rispose baciandolo “Non devi preoccuparti così tanto, sto bene sono solo svenuta”.
----Kim---
“Kim perché fai quella faccia?” gli porsi la lettera e la sua faccia si contrasse “Io…non pensavo che arrivasse fino a questo punto…perdonami”. I suoi occhi lucidi mi fissarono da cagnolino bastonato “Ma di che ti scusi? Comunque ho deciso. Jong verrà con te e quando tu e tuo padre avrete chiarito il tutto, io e te ceneremo insieme, come promesso”. Le presi il viso e la baciai.
Ci riunimmo tutti “Allora, Min visto che Jong sarà occupato con Yuki, tu dovrai andare a fare la spesa per lui, così quando ritornerà potrà mettersi a cucinare. La gara consiste in due semplici piatti. Mentre Min gusterà le prelibatezze dei nostri chef, i ragazzi saranno ad aspettarla in camera. Alla fine Min entrerà nella camera di uno dei due proclamandolo vincitore. E mentre voi farete questo, io e Yuki ceneremmo tranquillamente, perché andrà tutto bene”. Yuki mi abbracciò “Grazie mille”.
Jong lesse di nuovo la lettera “Verrò io e chi altro? Potremmo chiedere a Lee”. Lo fulminai subito “Yuki tu che ne dici?”. Mi fece gli occhietti dolci “Ti pregooo posso portare Lee. Sono sicura che accetterà”. La lasciai farmi un altro po’ quegli occhioni teneri e poi annuii.
“Allora io intanto vado a fare la spesa per stasera”. Ci alzammo e io, Min e Henry ci avviammo a fare compere. Ognuno ovviamente doveva essere separato dagli altri, però ogni tanto sbirciavamo sui carrelli di ognuno di noi. “Ok ragazzi, qui ho finito”.
---Jonghyun---
“Allora che ti ha risposto?” “Che va bene e se lo passiamo a prendere noi”.
Misi in moto l’auto e mi avviai verso la casa di Lee. “Wow, altro che casa è una villa!”.
Lee salì “Ok, andiamo però dopo vorrei delle spiegazioni concrete!”.
Erano le 20:00. Arrivammo puntuali al molo. “Lee tu stai in macchina”. Io e Yuki scendemmo.
Come un agente del corpo mi piazzai davanti a lei. “Io da ora sarò il tuo Texas Ranger!”. Si mise a ridere “Agli ordini mio Chuck Norris!”. Ci avviammo sotto ad un lampione.
“Perché non si fa vedere nessuno?”. Passarono venti minuti e per ora nessuno in vista.
----Lee---
“Sì capo. Li sto trattenendo. Gli altri hanno fatto? Ora? Dovrebbe essere al super mercato però state attenti, con lui c’è anche un amico e una ragazza. Ok ricevuto”.
Scesi dall’auto. “Ragazzi forse non c’è nessuno. E se fosse uno scherzo?”.
Ritornarono in auto. “Va bè, forse era solo per spaventarci, sarà meglio ritornare a casa”.
----Kim----
“Ragazzi ci vediamo stasera all’ora”. “Come non vieni con noi?” “No, prima mi sono dimenticato di comprare una cosa, ma voi intanto andate a casa a dopo”.
Mi girai e rientrai nel super mercato. Andai vicino alla tavola con sopra una marea di fiori.
“Desidera?” “Vorrei una rosa…possibilmente rossa”. La donna le tolse le spine e me la porse.
Dopo aver pagato uscii guardando la rosa. “Ahh Yuki, quanto ti amo!”. Sospirai e mi diressi alla fermata del bus. Ad un tratto mi si piazzarono davanti due uomini “Permess-” le mie parole furono mozzate da un pugno sullo stomaco. La rosa mi cadde a terra. Mi rialzai e la ripresi, correndo più lontano possibile. Una macchina si fermò a poca distanza da me. Tre uomini mi presero per le braccia. Uno di loro mi prese la rosa e la calpestò per terra. Gli sferrai un pugno, ma qualcosa di appuntito e tremendamente freddo andava a sprofondare nel mio braccio. Riuscii a sentire “Come dico sempre, per fortuna esiste la droga”, poi sprofondai in un lungo sonno.
---Min---
Erano già le 21:30 e i miei “chef” aveva appena finito di prepararmi i piatti.
Facendomi un sorrisetto dolce salirono nelle loro stanze. Quei due piatti invitanti stavano davanti a me. Il primo quello di Henry. Una fetta di torta al cioccolato con sopra la scritta “I love U”.
La assaggiai e essa si sciolse gustosamente nel mio palato. Era davvero molto buona.
Poi passai al piatto di Jong. Spaghetti in rosso con una candelina sopra. Dentro alla candelina sporgeva un bigliettino “Cosa mancherebbe? La famosa pioggia sarebbe un condimento più che perfetto, e infine il bacio come ciliegina. Però se scegli me, portai avere la parte più buona. Key quella volta sotto la pioggia, il tuo compleanno non me lo dimenticherò mai, io ti amo da impazzire”. Le lacrime non tardarono a venire. Copiose vennero giù a più non posso. Chi avrei scelto? Forever Jonghyun. Senza aspettare un secondo in più presi la chiave della stanza di Jong e mi fiondai da lui. “Key…sapevo avresti scelto me”. Dolcemente lo baciai. Subito gli tolsi la camicia. Sentii le sue mani sfilarmi il vestitino. Una voce, probabilmente Min, gridava di non farlo, ma non potevo più fermarmi. Il mio corpo aderì perfettamente al suo. Dopo alcuni minuti i nostri corpi nudi si toccarono. “E’ diverso farlo con Min e con Key”. Gli chiusi gli occhi “Tu immagina di farlo con Key”. Iniziammo con dei semplici baci, per poi passare al sesso.
Dopo un po’ mi accorsi che c’era qualcosa di diverso. Aprii gli occhi. “Perché ti fermi?”.
Lui. Il mio corpo. Jong si tirò su e aprì gli occhi. Mi posizionai davanti allo specchio.
Ero io. Non ero più Min, ero io, Key! Con le lacrime agli occhi mi girai verso Jonghyun “Jong…sono io!”. Lui aveva già iniziato a piangere. Scese dal letto e mi saltò addosso.
Con le mani prese il mio pene, massaggiandolo. Mi mise con le spalle contro il muro. La sua testa scese, fino a leccarmelo. La sensazione piacevole di molti anni fa mi rivenne nel corpo.
Sentivo il mio sperma correre nella sua gola. Lo distesi e iniziai a spingere il mio pene contro il buco del suo ano. Ma una domanda mi assalì. Dov’era Min?
----Henry----
Era ovvio che ormai lei avesse scelto lui. Con la speranza che fosse venuta da me, mi addormentai.
Fu un movimento sul mio letto a svegliarmi. Mi ritrovai Min nuda che dormiva sopra al mio petto. E lei quando era entrata. “Min?” mormorò un “Ti amo…Henry”. I suoi occhi erano ancora chiusi.
Probabilmente stava sognando. Così alla fine…aveva scelto me? La abbracciai.
Ad un tratto la porta si spalancò. Nascosi il corpo nudo di Min sotto le coperte.
“Yuki che hai? Hai dormito male?”. Yuki, che stava piangendo come una disperata cadde a terra. “Kim….lui non è venuto”. Mi alzai. Per fortuna ero ancora vestito.
“Come non è ancora ritornato?” La alzai “Che è successo?”. Tra le lacrime mormorò “Ho trovato…ho trovato il cellulare di Jong vicino alla fermata del bus…in mille pezzi. Poi a qualche metro c’era una rosa rossa. Era tutta rovinata. Ho paura che gli sia successo qualcosa”.
“Andiamo subito ad avvisare papà!”. Corsi verso la sua stanza, e senza nemmeno bussare spalancai la porta. “Papà è urg-”. Lui e una figura stavano dormendo tranquillamente sotto le coperte.
Andai da loro e tolsi la coperta dal volto dell’estraneo. “COSAAAAA?!”.
Le mie urla svegliarono Jonghyun che trasalì subito. “Figliolo posso spiegarti tutto, però calmati”.
Quella persona…Key…mio padre si svegliò. “Oh…ci-ciao Henry”. L’unica cosa che riuscii a fare fu quella di scacciare un urlo. “Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”.


Note d'autore: ciao a tutti ^^ spero che i colpi di scena vi siano stati di gradimento XD mi sono divertita (come sempre) a scrivere la scena di Henry OoO con Key OoO hihihi ^^.
Pultrppo ho una brutta notizia: ho brutti voti che devo subito recuperare ç_ç mia mamma mi ha detto "scrivi nu altro capitolo e avverti che fino a lle vacanze di pasqua non scriverai, però studiaaa XD e infatti devo studiare XD quindi fino alle vacanze di pasqua non scriverò XD
quindi godetevi questo capitolo a assaporatene il significato (?) XD
Grazie a tutte ler gentili persone che commentano, leggono e che si divertono XD
Ora le foto: 
ps: credo che molte persone siano felici del ritorno di Key XD


Min:



Yuki:



Henry:



JongKey the return:



Lee:



Padre Yuki:

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Capitolo 16
*** 16) Una dura lotta per l'amore. ***




“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”.
Jonghyun si alzò dal letto e prese un asciugamano posandolo sul culetto ancora nudo.
“Tu…chi diavolo sei? P-perché?”. Lui…lui era realmente Key, mio padre, quello che era morto anni addietro? Mio padre mi si fiondò davanti “Non è come pensi, lui…lui è una lunga storia”.
Key, se almeno potevo chiamarlo così si alzò. Si mise un asciugamano in vita e si avvicinò a me “Henry…io sono…io sono tuo padre”. Indietreggiai “Non toccarmi…lui, il mio vero padre è morto anni fa”. Jonghyun lo fermò “Key, Yuki potete uscire?”. Key baciò sulla guancia mio padre e uscì insieme a Yuki che anche lei era ancora scioccata.  “Papà dimmi che succede!”. Ci sedemmo sul letto pieno di una sostanza liquida. “In poche parole…tuo padre…lui…lui era morto, ma dopo è ritornato”. Mi alzai e gli urlai “Sì, la solita scusa! Invece diciamo che non è morto e se n’è andato! Conosco quei tipi di padri, troppa paura di crescere il figlio! E ora che è venuto a fare?” Sì alzò anche lui e mi prese fortemente il braccio “Ascoltami! Non è andata così! E’ stato obbligato a stare assente per questi anni! Non è colpa sua! E ora ci siamo rincontrati! Lui non lo merita, davvero le ha passate di tutti i colori, forse quando sarai grande ti dirò tutto, ma per ora ti basta sapere questo!”. Sì vestì e uscì fuori dalla stanza, sbattendo la porta. Il mio sguardo si fermò sui vestiti alquanto femminili appoggiati sulla sedia. Li presi in mano, erano quelli di Min!
-----Jonghyun-----
Quel marmocchio non sapeva nemmeno quello che il mio Key aveva dovuto passare! Presi la mano di Kibum e la trascinai in bagno, con i vestiti in mano. “Su, vestiti”. Mentre vedevo il suo pene oscillare nelle mutande incrociai le braccia. “Jong capiscilo, è molto confuso e … sono sicuro che gli passerà”. Mi girai dandoli le spalle “Un corno! Tu…tu ne hai dovute passare di tutti i colori! E ora che ci siamo finalmente riconciliati ecco che lui ci crea problemi!”. Due mani mi cinsero la vita. Sentii una lingua passarmi gentilmente dietro l’orecchio. La mia testa si piegò leggermente.
“Key…” mi girai di scattò e gli presi il viso, baciandolo. La rabbia divenne frustrazione e si trasformò in un pianto. “Jong…non ti preoccupare, me la vedrò io con lui. L’hai cresciuto tu per tutto questo tempo, beh ora devo riscattarmi in qualche modo”.
----Key----
Già vestito uscii dal bagno con Jong. “Yuki dimmi che succede perché stai piangendo?”.
Jong le prese il viso asciugandolo “Kim…gli è successo qualcosa”. Dalla borsa tirò fuori tanti pezzi del suo cellulare, seguiti da una rosa a cui erano restati pochi petali, completamente distrutta.
“Lui…lui non è ancora ritornato. Aveva detto che sarebbe andato tutto bene…invece”.
----Kim----
I miei occhi lentamente si aprirono. Tutto buio. Non riuscivo a vedere niente. Dove cavolo ero finito? Appena mi mossi un dolore mi trapassò per la pancia. All’improvviso una luce si accese.
“Bene, vedo che ti sei risvegliato”. Un uomo si alzò. Le luci scattarono. Ero legato ad una sedia. La stanza sembrava quella di un cantiere. Riconobbi l’uomo. Era il padre di Yuki.
Si avvicinò a me con uno dei suoi scagnozzi dietro di sé. “Non dimentico molto facilmente un pugno”. Fece cenno allo scagnozzo e esso si avviò verso di me con una mazza in mano. Si tolse il passa montagna e lo riconobbi. Era Lee. “Tu?? Tu sei sempre stato dalla sua parte…ma tu…tu eri amico di Yuki!”. Lee sorrise e dopo aver preso la mira, puntò sulla mia testa la mazza. Inevitabilmente caddi dalla sedia. Sputai il sangue in bocca. Lee venne verso di me slegandomi le mani e i piedi. Altri due uomini mi presero le braccia, mentre Lee mi venne addosso colpendomi con un pugno sulla pancia. Caddi a terra. “Lee…non sei capace…ad affrontarmi uomo a uomo vero?”.
“Che hai detto?” venne verso di me e mi dette un calcio sulla testa “Prova a ridirlo e sei un uomo morto!”. Risi e alzai la testa “Vigliacco”. I suoi occhi si inferocirono, ma prima di sferrarmi un’altra mazzata, il padre di Yuki lo fermò. “Se è quello che il ragazzo vuole allora sarà così!”. Gli uomini mi scaraventarono per terra”. Il padre di Yuki mi venne vicino. “Drogalo!”.
Lee prese una siringa e una boccetta dalla sua borsa. Prese un po’ di liquido e con ferocia mi conficcò l’ago nella coscia. “Ahh!”. Subito la vista mi divenne sfocata. I miei colpi svolazzavano in aria, ma il mio intento era un altro! Si avventò su di me e cademmo insieme. Io ero sotto di lui che aveva incominciato a darmi pugni sulla faccia. Lentamente gli presi il cellulare dalla tasca. Composi il numero di Yuki. Mentre continuavo a sentire la mia faccia oscillare sempre di più, sentii la sua voce. Un flebile “Pronto” rispose e senza farmi vedere, misi il cellulare in tasca. Mi rialzai.
“Almeno potete dirmi dove siamo? Tanto chi vuoi che lo sappia?”. Lee ridacchiò “Speri che la tua fidanzatina venga a salvarti?” Urlando mi scaraventai contro Lee “Io amo Yuki! Lee dimmi dove siamo!”. Gli sferrai un pugno. Lee riprese la siringa e me la rificcò nella spalla. “Se ci tieni tanto, siamo al porto, sì, dove dovevamo incontrarci con il terribile padre”. La testa mi pesò da morire. Appena mi alzai caddi a terra, allontanandomi da loro. Presi il cellulare e sussurrai “Yuki…aiutami…ti prego” Riuscii a sentire un “Kim!” due mani mi presero il collo “ Dove vai?”.
Mi accasciai su Lee e gli rimisi il cellulare in tasca. Prese la mira con in mano un pezzo di legno me lo conficcò nella gamba. “Così ora starai finalmente fermo! Tanto noi non vogliamo te, ma Yuki”.
---Yuki-----
Il cellulare mi tremava in mano. Jonghyun mi prese le spalle “Yuki dobbiamo andare!”.
Henry svegliò Min e tutti insieme ci avviammo al porto.
“Allora, Min rimane qui e tutti noi andiamo dentro” Jong mi fermò “No, tu resta con Min. Kim non me lo perdonerebbe mai se ti succederebbe qualcosa. Per me tu sei come una seconda figlia, e non sopporterei il fatto di doverti perdere. Quindi per favore resta in macchina”. Mi arresi e feci cenno di sì. “Però sii prudente”. Min mi strinse la mano “Speriamo che vada tutto bene”.
----Henry----
Prima di entrare fermai Key. “Papà, volevo chiederti … scusa”. Presi un sasso da terra e glielo porsi “Eccoti un regalo da parte mia, per essermi comportato male, è solo che … tu te ne sei andato!”.
Mi abbracciò di colpo “Henry…ti ho sempre voluto bene. Se solo fosse stato possibile ti sarei stato affianco, crescendoti. Perdonami”. Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi. “Papà…ti voglio bene”.
Lo abbracciai più forte. Jong venne dietro di me e mi arruffò i capelli. Poi si avvicinò alle labbra di Key e lo baciò. “Ma che bel quadretto familiare” ci girammo. Due uomini si avvicinarono a noi con due mazze di legno in mano. All’improvviso uno mi prese per i bracci. Key si avventò sull’uomo, ma esso gli dette un colpo in testa, che lo fece svenire. Jong fu fermato dall’altro uomo. “Papà!!!!”. Key era li per terra. Uscì un terzo uomo che prese il corpo di Key e lo portò dentro trascinandolo. “Lasciatelo stare!”. Entrammo nel “covo”. “Guardi chi ho trovato”. Mentre l’uomo che mi teneva per il collo era rivolto ad un collega riuscii a morsicargli la mano e prendendo la pistola pendente al fianco mi allontanai. Quella pistola pesante mi tremava tra le mani. “Dì al tuo amico di lasciare mio padre o…o io…” l’uomo rise “O cosa? Mi spari? Davvero riusciresti a premere il grilletto?”.
Si avvicinò verso di me. La pistola che mi tremava tra le mani mi cadde. L’uomo rise “Cos’è non sai nemmeno difendere tuo padre?”. Il mio sguardo si girò verso il corpo di Key. Ripresi la pistola in mano, puntandola nuovamente sull’uomo. L’uomo che teneva Key per la giacca lo prese e gli dette un calcio nella pancia, facendolo risvegliare. “Ti …ti ho detto di lasciarlo”. Key si girò verso di me “Henry…” l’uomo mollò la presa sulla giacca e lo prese per i capelli “Ma guarda il paparino che non fa un bel niente”. Gli dette un altro calcio sulla pancia. Jong si divincolò e riuscì a scappare, dirigendosi verso l’uomo che teneva Key. Gli dette un calcio e lasciò i capelli di Key. I due uomini ora tenevano Jong. La pistola che ancora mi tremava in mano divenne ferma. “Papà! Lasciatelo o vi uccido!”. Dettero un altro calcio a Jonghyun e persi la pazienza. Urlando “VI HO DETTO DI LASCIARLOOOOOOOOO!” premetti il grilletto e l’uomo davanti a me si accasciò al suolo.
Uno di loro lasciò Jonghyun e prese la pistola “Brutto bastardello ora la paghi!”. Jong si girò verso di me e urlò a squarciagola “Attento Henry!!!!”. Il dito dell’uomo premette il grilletto e dalla pistola ne uscì a tutta velocità una pallottola verso la mia direzione. Chiusi gli occhi mettendomi le mani davanti alla testa. “Bum!”.
----Yuki-----
“Bum!” le dita che stavano tremando si bloccarono “Min…era uno sparo? Sono sicura di aver sentito uno sparo! E se era Kim?”. Mi prese la mano “Stai tranquilla, i nostri tre uomini sono lì, ci penseranno loro. Le lasciai la mano e aprii la portiera “Tu resta qui!”. “NO Yuki!”.
Corsi più in fretta che potei, dirigendomi dalla porta opposta a quella che i ragazzi erano entrati.
Subito vidi Kim. Mi avventai contro di lui. “KIM!”. Il suo corpo era appoggiato al muro.
L’uomo che stava per andare via si girò verso di me. “Ehy tu!” l’uomo mi prese per il braccio “No! Lasciami!”. Ad un tratto sentii un colpo venirmi sulla testa. L’uomo ridacchiò “Ehy pollastrella stai calma ora ci sono io”. Ero stordita. Lo sentii afferrarmi la gamba e alzarmela. “Ma guarda che buona mercanzia abbiamo qui!”. Kim scattò in piedi e gli sferrò un pugno in piena faccia. “Non toccarla lei è la mia ragazza!”. Un uomo venne verso di noi “Lee? Lee, tu…che ci fai qui?”.
Aguzzai la vista e vidi anche mio padre “Papà! Sapevo che c’entravi tu!”. Lui venne verso di me.
“Lee prendila e legala”. I miei passi furono fermati da due mani che mi presero da dietro legandomi. Mi divincolai “Lee! Maledetto”. Si avvicinò al mio orecchio “Ti prego, non fare niente oppure ti farà del male. Non opporti”. Mi trascinò al muro vicino a Kim”. “Kim…come stai?”. La sua mano mi accarezzò gentilmente la guancia “Non dovevi entrare! Loro non volevano me! Volevano te”. Mio padre venne verso di me e si girò “Lee, allontanati”.
“Bene, finalmente sei venuta”. Si avvicinò sempre di più “Lo sai in che guaio ti sei cacciata? E’ per colpa tua se un tuo amico è stato appena ucciso da un mio uomo! Il poveretto voleva proteggere il figlio, ma alla fine è finito per morire proprio davanti a lui”. Kim si alzò con le gambe tremanti, mentre il sangue gli colava giù. “Che gli avete fatto? Nooo! Maledettiiii!”. Si avventò contro mio padre, ma prima ancora di poterlo toccare cadde a terra. “Kim che ti succede?” si girò verso di me “La gamba…ho un pezzo di legno…nella gamba”. “Che c’è il fidanzatino vuole vendicarsi dell’amichetto?”. Sputai verso mio padre “Sei uno stronzo! Loro…sono come dei padri per me!”
Asciugandosi la faccia rise “Bene tanto alla fine anche te la pagherai!”.  Un uomo venne verso di me e mi prese alzandomi “Capo è ora?”. Facendo cenno di sì mi prese le braccia e me le incatenò al muro. Poi prese le catene e fece lo stesso con le gambe. Mio padre si avvicinò verso di me e poi si girò verso Kim “Bene e ora vedrai lo spettacolino! Vedila in questo modo, tu sei lo spettatore e noi gli attori. Ora, oltre a non poter fare niente per il tuo amico morto, non potrai far niente nemmeno alla tua fidanzatina. Sentiamo come ci si sente?”. Le sue mani mi toccarono le gambe. Kim cercava di avvicinarsi, ma un uomo lo teneva fermo. La mano entrò sotto alla gonna. La sentii penetrarmi dentro le mutande, mentre l’altra saliva avvicinandosi al petto “No…ti prego non davanti a lui”. “Nooo Yuki! Porco lasciala stare!”. Lee venne verso mio padre e prese la pistola puntandogliela sulla testa. “Capo direi di smetterla ora. Hai finito di maltrattarla”.
Gli occhi di mio padre si infuocarono “Come osi?”.
----Lee----
Ero sempre stato fedele al mio “Grande Capo”, finché non avevo conosciuto Yuki.
In quel momento vederla soffrire così mi faceva star male. Pur di sacrificare la mia vita l’avrei salvata. Presi il capo per il collo e lo costrinsi ad allontanarsi da Yuki. Puntai la pistola verso il mio collega che teneva fermo Kim. Gli sparai e cadde. Mollai la presa sul capo e mi avventai verso Kim.
“Stringi i denti, ti farà un po’ di male”. In lontananza corsero altri due colleghi. Feci veloce e gli tolsi il pezzo di legno. “Ahhhh!”. “Fai un altro passo e sarai tu a morire”. Mi girai. La pistola del capo era nella mia stessa direzione, mentre una mano si era già posizionata sotto la gonna della piccola Yuki. Mi voltai e sparai ai due che stavano correndo, prendendoli in pieno. “Lee stai attento!”. Ad un tratto una pallottola mi si conficcò nella schiena. “Noooooo!” Yuki mi stava guardando. Yuki mi avrebbe guardato morire. Mi avrebbe visto come un fallito.
Le ginocchia mi cedettero e caddi. Mi girai. Suo padre mi aveva sparato. Però almeno ero riuscito a vederla un ultima volta. La mia mano tremò in aria e il dito premette di nuovo il grilletto. Una pallottola volò e si inficcò sul petto del capo, facendolo cadere a terra. Kim mi venne vicino. “Lee… perché lo hai fatto?”. Prima che le forze mi abbandonassero del tutto riuscii a sorridere, rispondendogli “Mi…mi sono innamorato…di Yuki….Kim…rendila …felice…fallo….per me”.
---Yuki-----
“Nooooo Leeee!” Kim mi venne incontro e con la pistola spaccò le catene. Lo abbracciai forte “Perché???!”. Ad un tratto sentii odore di bruciato. “Kim…non lo senti anche tu questo odore?”.
Si girò intorno. “Qualcosa va a fuoco!”. Mi girai verso il corpo di mio padre. Era ancora vivo e aveva un accendino in mano. Con le poche forze che gli erano rimaste lo lanciò verso dei badili.
“Kim usciamo!”. Si girò e mi prese in braccio, scaraventandosi all’uscita. Sentimmo dietro di noi un esplosione e dopo di quello i nostri corpi vennero scaraventati fuori dal cantiere.
Subito mi venne una fitta alla spalla. Aprii gli occhi e vidi Kim qualche metro più avanti. Strisciai per terra avvicinandomi a lui. “Kim…stai bene?”. La sua gamba sanguinava ancora. Strappai un lembo del mio vestito e gli fermai il sangue. “Questo dovrebbe tenere per un po’”. Si alzò e mi prese in braccio, portandomi verso la macchina. “Min, tienila d’occhio”. Mi girai ritornando al cantiere, quando Yuki mi fermò “Kim…dove vai?” guardò Min “Non ti preoccupare, vado a salvarli. Min, uno dei padri di Henry…credo che sia morto o almeno così hanno detto. Non li lascio indietro. E poi se non mi sbrigo la struttura potrebbe crollare. Yuki, ritornerò stanne certa!”.
---Jonghyun----
“Noooooooooooooooooooo! Keyyyyyy!” presi la pistola dall’uomo che aveva appena sparato e con la rabbia dentro alle vene, sparai a tutta raffica verso gli scagnozzi. Continuavo a premere, anche se ormai la munizione era finita. La pistola mi scivolò dalle mani. Mi alzai e mi avventai contro Key.
Henry era lì fermò con lo sguardo bloccato sul padre. “Key!” scossi il suo corpo immobile.
“Keyyyy! Non mi lasciare di nuovo! Ti prego”. All’improvviso si sentì un botto. Un’ esplosione grandissima venne verso di noi “Henry vattene!”. Spinsi il corpo di Henry via e lo vidi andarsene “Papà vieni anche tu!” tra le lacrime gli urlai “Non lo abbandono! Almeno tu esci!!”. Le fiamme arrivarono subito. Appena vidi Henry uscire coprii con il giubbotto i nostri corpi. “Key…Key…rispondimi…” continuavo a singhiozzare. “Key… tu sei la mia vita. Non potrei vivere senza di te. E’ già successo una volta, ma mi hai affidato un orfano, ora se morissi, non ce la farei di sicuro a continuare di nuovo senza di te!”. L’esplosione si fermò. Mi tolsi il giubbotto pieno di fiamme e lo buttai via. Iniziai a tossire. “Key! Non farmi questo!”. Lo presi in braccio. Le fiamme però erano troppe, e senza accorgermene due travi di legno caddero sopra di noi.
----Key----
Feci un grosso respiro, però tossii. Aprii lentamente gli occhi…non ero morto? Mi toccai il petto, non era bucato. Dalla tasca cadde un sasso, con incisa una pallottola. “Il sasso…il sasso mi ha salvato! E’ quello che mi ha dato Henry”. Appena mi mossi gemetti dal dolore. La mia gamba era bloccata da dei massi. Ma cos’era successo? Perché andava tutto a pezzi? Jonghyun era sopra di me. Tolsi la trave di legno che era sopra alla sua testa. Stava sanguinando. Presi la giacca e ne strappai un pezzo. Poi lo appoggiai sulla ferita. “Jong resisti!”. Ma come potevo uscire? La mia gamba era bloccata. All’improvviso sentii “Keyyy! Jonghyun!! Henry!!”. Kim corse verso di me “Key! Dobbiamo uscire da qui!”. Gli porsi Jonghyun “Tu portalo fuori!” Appoggiò il corpo di Jong per terra “Non ti lascio qui a morire! Fra poco questo posto crollerà! Dobbiamo uscire e anche te!” indicai la gamba “Se vi porterete anche me non ce la farete. Jong ha bisogno di soccorso! Come faccio ad uscire da qui?”. Un’altra trave cadde vicino a noi “Ho un’idea…tagliamela”. Se me l’avrebbe tagliata sarei stato più leggero da portare e non avrei causato problemi.
“Ma sei impazzito?”. Mi guardai attorno. Presi un sasso e glielo porsi “Spacca una finestra e con il vetro tagliamela! E’ l’unica soluzione se vuoi che usciamo da qua!”. Non si mosse “Guarda com’è messo Jong! Se non riceve al più presto una mano, potrebbe morire anche lui! Quindi prima ti muovi e prima usciremo! Sai a quanto Yuki tenga a Jong e sai anche quanto ci tenga Henry”. Si alzò e dopo un po’ ritornò con un pezzo grande di vetro in mano. “Key… mi dispiace se ti farà male”.
Presi la mano di Jong “Ok, inizia!”. Mi misi in bocca un pezzo di stoffa. Il dolore mi penetrava sempre più maggiormente. Il mio sguardo era fisso sul mio amato. Ah Jong, se solo avresti potuto vedere quanto è diventato forte il tuo Key. Gli strinsi la mano, anche se non mi poteva sentire, averlo vicino era sempre meglio di niente. Oggi avevo salvato ben due vite. Avevo salvato mio figlio e avrei salvato anche Jong. Poi se sarei morto o se sarei stato invalido non mi importava.
Sentivo la testa girarmi. Le forze andarmi via. Non sentivo più la gamba. Ancora un po’ e non ce l’avrei fatta. “Key! Ho finito! Ora vi porto fuori!”. La mia mano scivolò e svenni.
----Henry-----
Continuavo a piangere. Ero in ginocchio per terra, e al mio fianco Min mi teneva la mano.
“Min…lui…mio padre mi ha salvato la vita! E ora…per colpa mia …lui è morto!”.
L’avevo appena incontrato e se n’era già andato. “Hey ragazzi!” mi girai di scatto, verso Yuki. “Non vi preoccupate, Kim è andato ad aiutarli, vedrai che ce la faranno. Ma…è vero che uno di loro è … morto?”. In quel momento arrivarono i vigili del fuoco, seguiti da polizia e ambulanza. Un vigile del fuoco mi venne vicino “Quante persone sono lì?” Min si alzò e lo portò lontano da noi, dicendogli tutto quello che doveva sapere. Yuki mi prese la mano “Henry mi dispiace molto, vedrai che li porteranno fuori”. Li porteranno fuori. Tutti facevano del loro meglio ma alla fine ero io l’unico che non aveva fatto niente. Mi alzai e con le lacrime agli occhi cosi verso il cantiere. “Henry! No torna indietrooo!”. Non mi importava quello che mi sarebbe successo, avrei fatto di tutto per loro. Loro erano i miei genitori e visto che Key era morto ancora prima che potessi fare qualcosa, almeno volevo salvare Jong e Kim. Entraii dentro. “Papàààààà!” li vidi. “Che ci fai qui? Potrebbe essere pericoloso!” nelle spalle aveva Jonghyun. Key per terra che sanguinava. “Papà…che gli è successo?? Perché è così? L-la gamba…”.
“Non è morto. Qualcosa gli ha bloccato la pallottola e si è risvegliato però la sua gamba era bloccata e … mi ha chiesto lui di tagliarla!”. Lo presi in braccio e corsi verso l’uscita.
“Papà resisti!”. Una trave cadde davanti a noi. “E ora?” un vigile che era fuori appena entrò dietro di lui cadde un’altra trave, piena di fiamme che circondava l’uscita. “Ragazzo non uscire per di lì”. Il fiato mi stava andando via. Ero andato in panico. “Dove usciamo?” il sangue continuava a scivolare dalla sua gamba, fino alle mie scarpe. Il tempo passava, se non uscivamo subito, sarebbe morto per dissanguamento! Presi la rincorsa e attraversai il muro di fuoco, andando a sbattere alla trave di legno. Io e Key rotolammo per terra, ma fuori dal cantiere. Subito vennero i medici. “Per favore…trattatelo bene. Non voglio perderlo”. Min corse verso i medici che mi avevano messo sopra ad una barella “Henry, scemo mi hai fatto preoccupare”. Le strinsi la mano “Io… ti amo”.
----Yuki----
Dov’è? Era uscito ma non lo riuscivo a trovare. “Min, sai dov’è Kim?” indicò un ambulanza.
Era seduto sul bordo di essa. Appena mi vide scese e zoppicò verso di me, abbracciandomi forte.
“Oggi sono diventata orfana…” le lacrime non tardarono a scendere “… avevo paura di perdere anche te”. Si allontanò da me “Yuki…io ti amo”. Le lacrime si moltiplicarono “Non…non me lo avevi mai detto”. Gli sorrisi dolcemente e gli presi il viso “Kim, anch’io ti amo”.
Lo baciai subito. Ad un tratto qualcuno si schiarì la voce “Scusate…” ci staccammo.
Il vigile abbassò lo sguardo “Signorina, abbiamo trovato i corpi, dovrebbe esaminarli”.
Presi la mano di Kim e insieme ci avviammo seguendo il vigile. I corpi erano dentro a dei sacchetti neri. Dopo alcuni corpi bruciati per metà dei scagnozzi di mio padre arrivammo all’ultimo.
Di lui era bruciato tutto il corpo tranne la testa. Lui…lui stava ancora sorridendo.
Singhiozzai “Lee…” Kim mi strinse la mano “Lui prima di morire, mi disse che l’aveva fatto perché ti amava. Era sempre stato dietro come un cane a tuo padre, ma quando ti aveva conosciuta era disposto a sacrificare la sua vita per salvare la tua”. I suoi occhi erano ancora spalancati.
Le mie mani tremanti sfiorarono il suo viso. Mi avvicinai a lui, baciandogli la guancia. Poi in un dolce gesto le mie dita toccarono i suoi occhi, quelli che senza esitare mi avevano difesa. Glieli chiusi.“E’ morto…con il sorriso”. Il mio salvatore era morto felice. Anche se era cattivo, mi aveva salvato. Era andato contro mio padre e mi aveva salvato. Kim mi abbracciò “Vieni qua”. Piansi contro il suo petto, macchiandogli la maglietta. Il poliziotto venne verso di noi “Di lui abbiamo trovato solo queste cose”. Le foto ritraevano una bambina. Poi c’era un anello e infine il tesserino con scritto “idraulico”. “Aveva una figlia?”. Quella piccola quindi…ora non aveva più un padre.
“Poi avete trovato altri corpi?”. Il poliziotto scosse la testa. Mi alzai di colpo “Come no? E…mio padre?”. Il poliziotto fu chiamato “Steve vieni a vedere”. Aspettammo una decina di minuti, poi ritornò “Abbiamo scoperto una striscia di sangue uscire dal retro. E’ vostra?”. “Solo noi siamo usciti dal retro ma…siamo stai sbalzati fuori quindi in teoria non dovrebbe esserci nessuna macchia”. Kim mi guardò preoccupante “Che tuo padre sia ancora vivo?”.
Un brivido mi percorse lungo la schiena. “Kim….ho paura”.
----Jonghyun----
Ti prego. Dimmi che sono morto. Non riuscirei a vivere ancora sapendo di aver perso due volte Key. I  miei occhi si aprirono. “Papà…come ti senti?”. Non appena alzai la testa gemetti “Ah…mi fa male la testa ma per il resto bene”. Mi prese la mano “Sei sicuro?”. Le lacrime sgorgarono immediate sulle mi guancie “Key…l’ho perso un’altra volta. Ovvio che non sto bene!”.
“Oh…giusto tu eri svenuto…papà” i miei occhi si illuminarono “Lui…lui è vivo”.
Le lacrime si fermarono. I miei occhi si spalancarono “Lui è vivo? Lui è vivo!!”. Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza. “No papà”. Andai in corridoio e trovai Yuki e Kim che piangevano.
“Jong! Ti sei svegliato!”. Un dottore uscì. Kim si alzò e andò verso di lui. “Il paziente ha perso molto sangue. Mi dispiace ma ora è in uno stato di coma. Non so se si risveglierà”.
Il dottore se ne andò e Kim si girò tremante verso di me. “Jong…mi dispiace”.
I miei occhi divennero lucidi “Lui…è qui?”. La porta era socchiusa. Entrai tremante. Henry dietro di me. La mia voce vibrò nell’aria “Key…”. Nella stanza c’erano gli altri del gruppo.
Onew mi prese per il collo, sbattendomi contro il muro. “Come hai potuto?” Taemin prese il braccio di Onew “Hyung…”. “Dimmi Jong! Come hai potuto non dirci che Key…lui…lui era ritornato! Dannazione! Perché?!”. Mi dette uno schiaffo. Minho venne vicino a Onew e anche lui prese gli prese il braccio “Hyung…non farlo”. La mia schiena scivolò contro il muro, finendo seduto per terra. Portai le mani sul viso, piangendo più che mai. Onew e gli altri uscirono. Onew aveva ragione, era tutta colpa mia. Se forse gliel’avrei detto anche agli altri…ora forse avremmo trovato una soluzione migliore. Mi alzai e andai vicino a Key. Gli presi la mano. “Key…perdonami”.

 
Note d'autore: eccomiiiiiii chi mi vuole uccidere si metta gentilmente in fila ^^ ok voglio chiedere scusa per la fine che gli ho fatto fare ma ricordiamoci che la storia non è finita! Rallegratevi miei cari lettori, perchè nei prossimi capitoli le cose miglioreranno! 
Spoiler: Mentre Yuki e Kim investigheranno per trovare la figlia di Lee e la moglie, Jonghyun si ritroverà a cercare da solo il padre di Yuki che è ancora vivo. E ora vi domanderete...e il nostro caro Key che fine ha fatto? Io potrei rispondervi semplicemente "E' in coma in ospedale" ma voi reagireste sicuramente come un "NOOOOOOO" infatti. Tu, con la maglietta bianca, ti ho visto! Non siate scandalizzati, perchè anche Key parteciperà alla ricerca! E ecco un'altra domanda "Ma come fa se è in coma?" semplice, mentre il suo corpo è in ospedale, la sua anima è... heehe volete saperlo vero? Be, è tutta logica XD Quindi vi lascio il mistero al prossimo capitolo che poster domani ^^
Ps: per le foto, sappiate che ssendo alla fine della storia metterò solo quelle essenziali, come la Jongkey XD
Ah, vi rassicuro, non preoccupatevi per la gamba di Key, niente è come sembra! Prima di trarre conclusioni continuate a seguire la storia XD
Bye e buona serata ^^


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Capitolo 17
*** 17) Le indagini proseguono. ***




“Dlin Don”. Forse era in quella villa che viveva la sua famiglia. Una vecchietta ci aprì la porta.
“Chi cercate?” presi la foto nella tasca e gliela porsi “Una bambina. E’ la figlia di Lee Hyun”.
Il viso della signora si incupì “La figlia non vive qui. Si è trasferita un mese circa fa. Ma cos’è successo al signor Hyun?”. Kim le prese la mano “Mi dispiace moltissimo, ma Lee è morto”.
La signora ebbe un leggero tremito “Cosa? Era così un bravo ragazzo. Com’è morto?”.
Una lacrima inevitabilmente mi scese dall’orlo dell’occhio. “Lui…lui mi ha salvato la vita”.
La signora mi strinse le mani “Non preoccuparti. Vuol dire che è morto da eroe. Entrate pure”.
Kim mi abbracciò baciandomi sulla fronte, poi entrammo dentro la villa.
“Io ero quella a cui doveva pagare la casa”. La casa era completamente in ordine, come se sapesse che avrebbe avuto ospiti. “Possiamo cercare?”. La signora ci affidò le chiavi “Questa non è casa mia, però se è morto per salvarti allora vuol dire che ti voleva davvero bene. Vi affido la casa, torno fra un po’”. La signora prese la borsa e uscì. “Bene per prima cosa dividiamoci. Io cerco nel piano di sopra e tu in questo”. Il piano terra comprendeva: un soggiorno affacciato alla porta di entrata, una cucina alla rustica affianco il soggiorno che si collegava al salotto, in fondo verso sinistra c’era un bagno che comprendeva doccia e vasca, e per ultima la camera degli ospiti.
Feci la mia prima ispezione in soggiorno. Classica Tv Led a 42 pollici da ricchi, divano per sei persone in soffice pura seta, quadri dei dipinti più famosi che saranno costati forse più della casa messa insieme, foto di famiglia, cassetti molto ben ordinati e infine un tavolinetto molto basso.
Presi il telecomando della tv. Era completamente pieno di polvere, segno che non la usava da parecchio. Mi sedetti sul divano. Davvero una favola. Mi avvicinai ai quadri, aveva molto occhio per l’arte. Affianco ai quadri c’erano alcune foto di famiglia. I suoi genitori, però una cosa non tornava. In tutte quelle foto che lo ritraevano come adesso, ma un po’ più giovane, era completamente un contadino. Vestito con camicia sporca con le bretelle dei pantaloni strappati e ai piedi delle ciabatte. Queste foto non erano recentissime, ma saranno state di 2 anni. Quindi è possibile in soli 2 anni guadagnare così tanto da comprare questa casa, con quadri così costosi?
E poi vedendo i suoi genitori anche loro poveri, con i soldi che riceveva non li dava a loro?
Un’altra foto mi incuriosì. Era ritratta una bambina che veniva presa in braccio dalla madre e dal padre. La bambina probabilmente era sua figlia, e la donna sarà stata la moglie. La presi e sfilandola dalla cornice me la misi in tasca. Poi un’ultima foto, che ritraeva Lee da ricco insieme alla figlia.
Però questa volta era senza genitori e la moglie e la bimba era vestita come una principessa.
Presi il cellulare e feci una foto per ognuna. Poi mi fiondai sui cassettini. La maggior parte contenevano bicchieri, posate in argento, piatti in ceramica. Mi avvicini al tavolino. Come per il telecomando, uno strato di polvere lo rivestiva tutto.
Cambiai stanza, avviandomi in cucina. Il frigo conteneva fin troppe birre. Aprii uno sportello e rovistai nel cestino. Era pieno di fazzoletti da naso. Tranne una foto tutta strappata. Presi i pezzi e cercai di ricomporli sul tavolo in salotto. Era la moglie abbracciata da un altro uomo. La faccia dell’uomo però non era riconoscibile, perché era stata bruciata. Passai il dito sopra il nero carbone della foto. Probabilmente era il fidanzato della moglie di Lee, forse era per questo che non vivevano insieme. Feci una foto anche a quella e mi avviai alla camera degli ospiti.
Le pareti erano completamente rosa, con dei fiorellini qua e là. Forse in precedenza era stata la camera della figlia. Al suo interno c’era solo un piccolo letto e un mobile completamente vuoto.
Infine in bagno non trovai niente. Solo una scorta di carta igienica, una doccia, una vasca, un gabinetto e un lavandino. Dentro ai cassettini c’era solo schiuma da barba, dentifricio e uno spazzolino.
-----Kim-----
Mi avviai al piano superiore. Il piano comprendeva: una palestra molto ben attrezzata,  una camera da letto, un bagno e infine una stanza che però si faceva accesso dalla camera da letto.
Per prima cosa entrai nella palestra. Si poteva ancora sentire l’odore da sudore. Gli attrezzi non erano al proprio posto, come se sperasse di ritornarci. In fondo c’erano delle mensole ricoperte di medaglie, coppe, quadri che lo ritraevano in braccio ai suoi compagni di squadra. Presi una coppa “Campione mondiale di calcio. Under 20” quindi era praticamente portato per il calcio, perché mai avrebbe dovuto lasciare? Altre coppe e medaglie dicevano più o meno la stessa cosa.
Esaminandole tutte, la più vecchia risaliva agli Under 10 e la massima agli Under 22.
Poi, coperta dalle coppe, c’era una foto piena di polvere, incorniciata con colore oro.
Lo ritraeva circondato da degli amici, con in mano delle birre. Una scritta grande copriva la foto “Ci mancherai moltissimo campione nostro!”. Presi la foto togliendola dalla cornice e ne cadde un’altra. La presi. Ritraeva Lee da ragazzino abbracciato ai suoi genitori, tutti e tre vestiti in maniera molto povera. Lee teneva in mano un pallone da calcio. Dietro la foto c’era scritto pieno di errori e con una flebile punta di matita “Ciao filiollo i toi carisimmi pappa e mama sono moltto fierri di te! Spelliamo che tu diventta un bravvo e grandde ragazo. Bacci i toi genitori”. Senza accorgermene una lacrima mi era scesa dall’occhio. La respinsi subito, passando alla camera da letto.
Le pareti erano di un rosso bordò. Il letto matrimoniale era disfatto solo da una parte. Probabilmente era dove dormiva Lee. Vicino al letto c’era un comodino, con una foto sopra. La presi, c’era la figlia molto piccola, neonata in braccio alla madre con Lee che la baciava sulla guancia. Fotografai anche quella. Però una cosa strana non mi giungeva. In teoria ci doveva essere un’altra stanza che era collegata alla camera da letto, ma al suo interno non c’erano porte. C’era solo una grande libreria. Niente di logico, solo libri su libri. Però un libro attirò la mia attenzione. Cosa ci faceva un libro di Alice In Wonderland per bambini su una libreria piena di libri seri? Lo presi ma qualcosa si mosse.
Allontanandomi vedetti che la libreria si stava spostando, dando origine ad un’entrata di una stanza.
Bingo! Una stanza segreta! Entrai, mettendo però un cuscino così da non bloccare l’unica via d’uscita. La stanza era interamente blu. Era pienissima di computer accesi, di cavi, di macchine fotografiche, e al centro si elevava un mega schermo, come nei cinema. Mi avvicinai alla scrivania.
C’erano tanti fogli, ne presi uno “Yuki, figlia del Capo. Obbiettivo: Spiarla”.
Per sbaglio mossi un mouse di un pc e esso i avviò. In quel momento c’era un video in standby.
Lo riavviai. Man mano che continuava i miei occhi si spalancavano e le mani si serravano in dei pugni. Uscii dal video e notai una cartella con scritto “Yuki”. Essa conteneva tutte riprese fatte di nascosto e anche foto. In molte c’ero anch’io. Ecco come faceva a sapere ogni particolare.
Girando per la stanza notai uno scatolone per terra, pieno di video cassette.
Lo presi dirigendomi al piano terra. “Yuki tu hai finito di ispezionare?” fece cenno di sì e io appoggiai sul tavolino del soggiorno lo scatolone. “Questo l’ho trovato in una stanza segreta di sopra”. Ne presi una “Guarda è la data in cui l’hai conosciuto”. Il filmato partì.
Nella scena si vedeva Lee nella stanza segreta, mentre faceva la solita routine.
Ad un tratto accese lo schermo e un video partì. Il padre di Yuki “ Lee ho un nuovo compito per te”.
Lee prese un foglio “Dica tutto” “Devi pedinare mia figlia. Scopri tutto su di lei, dove vive e soprattutto di chi è amica. Ma la cosa essenziale è che scopri il tutto possibile su un certo Kim”.
Un brivido mi trapassò lungo la schiena. Lee non si scompose “Ok lo faccio subito”.
La cassetta andò avanti, fino al rientro di Lee. Compone un numero sul cellulare e poi chiama “Pronto Capo. Sì tutto fatto come mi aveva detto. Però perché lo vuole fare? Cioè non mi è sembrata una minaccia sua figlia. No lo so ma…ok”. Chiuse la telefonata e si sedette sulla sedia, iniziando a parlare da solo. Ad un tratto si girò verso la telecamera. “Ok, video 35. Ho fatto tutto quello che mi aveva detto di fare, ma … perché? Cioè Yuki mi è sembrata una persona gentile e indifesa. E’ la prima volta che sono contrario ad una missione del Capo, forse…forse dovrei dirgli di smetterla”.
Lee prese il telecomando e con un semplice Tick la videochiamata si avviò.
“Che c’è Lee? Novità?” “Ehm no, però Capo è davvero obbligatorio farlo? Cioè non può mandare qualcun altro?” “Cosa? Vorresti disubbidirmi? Ti ricordo che tutt’ora tua figlia è sotto il nostro controllo. Non vorrai mica rischiare di perderla spero. Sei sempre stato mio migliore agente, per questo ogni tanto ti è concesso vederla, e per questo ti pago ogni cifra, ma ora vuoi opporti? Sai cosa significherebbe per tua figlia?” Lee abbassò la testa “No…scusi faccia come se non le abbia detto niente”. Chiuse la chiamata e si inginocchiò al pavimento, piangendo.
Appena sentii un rumore di chiavi chiusi la tv. “Sono tornata, avete trovato qualcosa di interessante?”. Nascosi la cassetta sotto la felpa. “Ora dobbiamo proprio andare, ma grazie di tutto.
“Yuki, capisci che questo è ricatto? Far lavorare un uomo schiavizzandolo e costringerlo a farlo per il “bene” della figlia, questo si chiama ricatto!” mi prese la mano “E sua moglie? Lei lo sa?”.
“No, ricostruendo i fatti e le foto che abbiamo trovato la sua storia dovrebbe essere più o meno questa:
Lee fin da piccolo è stato cresciuto da povero. I suoi genitori avranno avuto molte difficoltà economiche, e forse volevano addirittura sfrattargli la casa. Lee avrà avuto il desiderio di aiutarli ecco il perché del calcio. Però dopo essere arrivato al massimo della sua carriera ha rinunciato. Ma perché?” “Forse perché aveva trovato l’amore della sua vita”. Giusto. “Così con i soldi che aveva racimolato ha aiutato i genitori. Dopo si saranno sposati e avranno fatto la bimba. Però il matrimonio non è andato a buon fine. La moglie l’ha tradito, per questo viveva da solo”.
Yuki continuò “A quel punto ha incontrato mio padre e lavorando per lui ha fatto una fortuna. Ma la figlia?”. Dopo essermi massaggiato la punta del mente risposi “Probabilmente anche solo una volta Lee si sarà opposto di fare una cosa e da lì l’avranno minacciato di fargli del male alla figlia quindi questo vuol dire che era Lee che aveva in affidamento la bambina”. “Quindi in poche parole siamo punto e a capo. Non sappiamo dove si trovi la moglie e nemmeno la figlia”.
“Prima di tutto bisogna trovare la moglie”. C’era solo un modo per cercarla. “Andiamo in chiesa”.
In quella zona c’erano 10 chiese in cui potevano essere andati. Dopo averle visitate tutte, ci deprimemmo. “Bene quindi dove si possono essere sposati?”. Il cellulare mi vibrò. “Oh, chi te l’ha dato?” “Me la prestato Henry, lui scrive con quello di Min”.
“Pronto Henry. Siete ancora in aeroporto?”. “Sì il nostro volo parte fra pochi minuti. Volevo sentire come sta mio padre e anche se avevate trovato informazioni”. “Tuo padre è ancora in ospedale, dopo andiamo a dagli un’occhiata. Delle indagini abbiamo scoperto tante cose ma siamo ancora punto e a capo. Dovremo cercare la chiesa in cui si sono sposati Lee e la moglie, così da cercare il testimone”. “Mmm, Lee era molto attaccato ai genitori? Sicuramente non si sarà sposato in Italia. L’avrà fatto a Seoul, se vuoi ti cerco io le informazioni”. “Davvero lo faresti? Grazie mille. Intanto io e Yuki cerchiamo dove potrebbe essere la figlia”. “Ok a dopo. Quando so qualcosa ti chiamo”. “Yuki grande notizie. Henry quando arriverà a Seoul cercherà la chiesa”.
Ci incamminammo verso l’ospedale per andare a trovare Jonghyun.
Bussammo ma nessuno rispose. Entrammo dentro la stanza. Lo trovammo ancora come lo avevamo lasciato il giorno prima. Era seduto vicino al letto e gli teneva la mano. Il suo viso era appoggiato alle coperte. Il cibo che gli avevamo portato ancora sopra al comodino. “Jong…”.
---Jong----
Non volevo che me lo portassero via, così lo strinsi più di prima. “Jong devi mangiare qualcosa”.
Non risposi, sperando che se ne potessero andare. “Henry e Min fra poco partono con l’aereo. Henry è preoccupato per te”. Come se gliene fregasse qualcosa. Capivo che Min volesse ritornare a casa, lei voleva incontrare i suoi genitori visto che Key aveva occupato il suo corpo.  Ma Henry…andarsene anche lui invece di restare vicino al padre era una cosa che non potevo tollerare.
“Non ho fame”. Kim mi toccò la spalla “Jong devi fare qualcosa non puoi restartene qui al chiuso”.
Senza farmi vedere iniziai a piangere. Yuki sussurrò qualcosa a Kim e lui uscì dalla stanza, lasciandoci soli. Ad un tratto mi abbracciò. “Jong…mi dispiace che tu soffra così”.
Mi alzai e l’abbracciai forte, lasciando che le emozioni scorressero. Singhiozzai “Yuki…non voglio perderlo”. Sentii anche lei piangere. Presi una sedia e la feci sedere affianco a me.
“Jong lo sai che per me anche lui è un padre. Spero davvero che si svegli”.
Mi prese la mani “Nel frattempo anche tu cerca di fare qualcosa. Qualunque cosa, ma esci da qui”.
Feci cenno di sì, e lei si alzò uscendo “Sai ora io Kim stiamo investigando sul passato di Lee. Aveva una figlia, ma lo ricattavano per fargli fare quello che mio padre voleva. Alla fine era buono.
Mi dispiace che ora la figlia non abbia un padre. Sai tutto questo è colpa mia. Key, Lee e tutte le persone che sono morte. Se forse sarei stata sotto il controllo di mio padre, forse non avrei appena tolto un padre ad una bambina. Quindi ora sto cercando di rimediare, fallo anche tu”.
Con questo uscì dalla porta e restammo solo io e Key. Che dovrei fare?
Stringevo le mani di Key, quando ad un tratto sentii un tremolio. I miei occhi brillarono.
“Key!”. Chiamai dei dottori. “Si è mosso! L’ho sentito muoversi!”. Il suo dottore lo visitò.
“Perché non apre gli occhi? L’ho sentito muoversi!”. Il dottore fece un sorriso “”Questo è positivo, ma comunque prima che si risvegli ci vuole ancora del tempo. Probabilmente ha sentito la sua voce”. I dottori uscirono. Vuol dire che lui mi poteva davvero sentire? Gli presi le mani.
“Key ti prometto che riuscirò a trovare quel bastardo che ti ha fatto tutto questo!”.
Sì, avevo deciso! Avrei cercato il padre di Yuki e lo avrei ucciso con le mie mani! Per Key.
Per prima cosa andai dove tutto era successo, cioè alle macerie del ex-cantiere.
Potevo sentire di nuovo gli spari. Arrivai alla porta del retro. Se lui era davvero uscito da lì, ci dovrebbero ancora essere le macchie di sangue. Infatti, una striscia di sangue usciva dalla porta ormai in cumoli di pietre. La striscia portava al dietro del cantiere, per poi finire in acqua.
L’acqua era bassa. Era un piccolo fiume. Seguii con la bici la corrente del fiume.
Era possibile che resistesse così tanto? Il fiume continuava per 2 kilometri.
Ad un tratto mi fermai. Davanti a me notai una nuova striscia di sangue sul terreno, segno che a quel punto era uscito dall’acqua. Seguii come un cane quella prova, quando fui fermato da un uomo. “Scusi lei non può proseguire. Questa è proprietà privata”. Fui costretto a tornare indietro.
Però quella proprietà privata non mi convinceva. Che fosse lì il suo nuovo rifugio?
Ritornai all’ospedale. “Key ho scoperto forse dove si nasconde il padre di Yuki!”.
Sospirai nel sentire solo il silenzio. Il mio sguardo finì sulla sua gamba. Avrebbe di nuovo potuto camminare? Il cellulare mi vibrò “Pronto” “Ehy Jong ti andrebbe dopo di andare a cenare con me e Kim? Così ti svaghi un pochino” “Ehm non lo…” e se invece venivo? Avrei potuto chiedere più cose a Yuki su suo padre. “Anzi ok. Vengo verso le 19 ciao”. Ne avrei approfittato.
[19:00] “Ok ora ti lascio, dormi bene” baciai la fronte di Key un ultima volta e mi avviai a casa di Kim. Yuki mi assalì subito. “Ehy Jong! Sei puntuale!” Feci un lieve sorriso e poi iniziammo a mangiare. “Senti Yuki…tuo padre aveva alleati?” Kim mi fulminò. “Be sicuramente, perché?”.
“Mi chiedevo…se fosse ancora vivo, potrebbe andare a rifugiarsi da loro?”. Kim tossì.
Yuki abbassò lo sguardo “Anche se fosse? Cioè anch’io lo odio, ma … comunque gli voglio bene”.
Le mie pupille si dilatarono. E se fosse lei ? E sei lei avesse aiutato il padre?
“Quindi…se lui vorrebbe un tuo aiuto … tu lo aiuteresti a scappare?”. Kim si alzò dal tavolo “Jong vieni in cucina per un attimo? Ti devo parlare”. Chiuse la porta dietro di sé. “Ma sei impazzito?”.
Incrociai le braccia “Cosa? Che anche lei potrebbe aiutare suo padre? Sì, allora sono impazzito! Chi lo dice che non sia lei che lo abbia aiutato a fuggire? Quando c’è stata l’esplosione tu sei entrato di nuovo nel cantiere, chi te lo dice che quando sono arrivati i pompieri lei non sia sgaiattolata e che non abbia aiutato suo padre a fuggire? Tu stesso mi hai detto che lei è venuta dopo da te”.
Mi prese per il colletto “Dopo tutte le cose che gli ha fatto non credo che lo aiuterebbe”.
Sorrisi “Invece ti sbagli. Ho trovato a circa due kilometri distante dal cantiere una casa. Sicuramente Yuki l’avrà aiutato e l’avrà portato lì!”. “Ma sei deficiente?” mi scagliò un pugno contro “Lei ti vede come un padre! E tu la accusi in questo modo?” “Però fai i conti per bene! Lei chi ha perso di tanto importante? Tu sei ancora vivo e suo padre anche! Quindi lei ora per me è la sospettata numero uno! Che ti piaccia o meno!”. Si girò e riaprì la porta. “Yuki…” lei era lì.
Aveva sentito tutto. Mi sistemai e sbattendo contro la spalla della ragazza me ne uscii da quella casa. Non poteva farci niente, Kim avrebbe capito che la sua ragazza era coinvolta!
----Yuki-----
Come poteva? Così ora i sospetti erano caduti su di me. Kim mi guardò perplesso. In lacrime gli urlai “Gli credi anche tu?”. Il suo sguardo finì per terra “N-no…”. “Non è vero. Gli credi non è così?”. Presi il giubbotto e me ne uscii sbattendo la porta. Ora anche il mio ragazzo mi credeva capace di aiutare mio padre. Lui lo sa benissimo cosa mi ha fatto e sa anche che lo odio da morire.
Andai al cantiere. Anche se era notte fonda non avevo alcun altro posto dove andare.
Seguii il fiume. Ad un tratto scivolai su un sasso. Mi cadde il braccialetto, ma con questo buio non riuscivo a vedere bene. Lo ignorai e continuai a camminare avanti. Come aveva detto Jong c’era veramente una casa. Mi nascosi dietro un albero. Degli uomini stavano pulendo qualcosa per terra.
Per sbaglio pestai un ramo dietro di me. Uno di loro mi sentì “C’è qualcuno lì?” con una torcia mi videro. “Ehy tu! Chi sei?” ormai non ebbi altra soluzione che farmi scoprire.
Mi portarono dentro alla casa. “Tu aspetta qui”. Un signore venne da me. “Bene, che vuoi da me? Sono il padrone di questa casa. Perché hai invaso la mia proprietà?”. Cosa potevo rispondere?
“Io…io mi ero persa”. L’uomo fece cenno con la testa “Bene è tutto qui?”. Feci cenno di sì e mi alzai “Bene, scusi per il malinteso è meglio che ora me ne vada”. Un uomo si piazzò davanti a me.
“No, puoi restare. E’ troppo buio lì fuori, perché per questa notte non dormi qui?”.
Cavolo ero in trappola! “S-sì, ok. Ma prima dovrei avvisare il mio ragazzo”.
L’uomo vestito di nero si intromise “Signore il telefono ce l’ha Lucy”. L’uomo sospirò.
“Lucy! Vieni qui!”. Una bambina corse vero l’uomo. “Ti serve? Ma devo chiamare la mia amichetta”. L’uomo la prese in braccio allora per questa volta puoi usare il mio cellulare va bene piccola?” La bambina gli spiaccicò un bacino sulla guancia “Grazie signore”.
La piccola venne verso di me “Tenga signorina”. Lo presi e la bambina se ne andò.
“G-grazie”. Chi potevo chiamare? Kim o Jong? “Pronto?” “Kim! Sono Yuki!” “Yuki mi hai fatto preoccupare! Dove diavolo sei? E’ tardissimo e perché chiami da un numero riservato?”.
“Ti chiedo solo una cosa…mi credi?” Silenzio. “Sì.. sì ti credo! Però ora dimmi dove sei!”.
“Sono in quella casetta di cui Jong aveva parlato prima, ma non preoccuparti il signore mi ha invitato a dormire una notte qui. Così scoprirò più cose sul suo conto!” “No Yuki! E’ pericoloso! Vieni via da lì!” “Devo in qualche modo far vedere a Jong che sono innocente!”.
Chiusi la chiamata “Fatto, è stato davvero gentile”. Uno degli uomini mi portò nella stanza degli ospiti. Era molto semplice, con un letto, uno specchio e una finestra.
Bussarono alla porta “Avanti” entrò la bambina. “Tieni questi sono per te così dormirai comoda”.
Mi passò un pigiama. Non usciva, così decisi di fare conversazione “Dove sono la tua mamma e il tuo papà?” la bimba si sedette sul letto “Mia mamma non lo so, ma mio papà hanno detto che se n’è andato”. La bimba iniziò a piangere “Hanno detto che … che io non lo…rivedrò mai più”.
“Oh…non piangere, tieni” gli passai un fazzoletto e appena finito di asciugarsi il nasino me lo ripassò “Grazie mille signorina”. Si girò verso di me “E lei? Lei ha i genitori?”.
“La mia storia non è molto diversa dalla tua. Anche mia mamma ora non c’è più, e mio papà non so dove sia”. La bambina scese dal letto e salterellando per tutta la stanza mi chiese “Non ho sonno, mi potrebbe raccontare una storia?”. Adoravo quella bimba. La presi e la distesi sotto alle coperte con me. “Ok. C’era una volta una principessa e un principe. Lei aveva i genitori ricchi invece lui poveri. Quindi le loro famiglie non volevano che si mettessero insieme, però il loro amore non aveva ostacoli, infatti appena si innamorarono giurarono di proteggersi a vicenda. Però come in tutte le storie, c’è qualcosa che non va. Infatti la principessa era malata, e prima o poi sarebbe morta”.
“Ma deve proprio morire?” feci cenno di sì “La sua ora arrivò e quando morì si scoprì che al principe la principessa aveva affidato un bambino. Il principe allora decise di crescerlo e di farlo diventare forte. Dopo anni e anni, la principessa che era in paradiso decide di ritornare dal suo principe, così da vivere di nuovo insieme. Però non avendo più il corpo,  la sua anima andò dentro ad una sconosciuta. Però la principessa non si perse d’animo e dopo aver incontrato di nuovo il principe, i due si innamorano nuovamente e proprio lì successe la magia. La principessa ritornò con il suo corpo normale e …” abbassai lo sguardo e notai che stava già dormendo “…e vissero felici e contenti. Tratto da una storia vera, quando sari grande ne sentirai parlare sicuramente. Loro sono la coppia più bella che abbia mai visto, JongKey”. Sospirando mi addormentai con la bimba fra le mie braccia. Una lacrima mi scese sulla guancia. Però anche loro stavano soffrendo molto.
----Key-----
Una luce. Questo non sembra essere l’ospedale. “Dove sono?”. Un angelo mi venne incontro “Caro Key! Ci si rivede!”. Le mie gambe tremarono “T-tu? Non dirmi che sono morto!”. Guardai attentamente, le mie gambe? “Ma non me l’ero staccata una?” L’asiatico ciccione angelo prepotente si sedette affianco a me “Non sei morto, ma sei solo in coma” con la mano fece un segno in aria e comparì una figura. Jonghyun mentre parlava con me…io ero disteso in un letto mentre lui piangeva sopra di me. “Oh cavolo…ma perché sempre tutto a me?”. Poi cambiò scenario.
Kim, Yuki e Jonghyun che litigavano. “Yaa! Smettetela! Ma perché?” “Perché Jong pensa che Yuki stia aiutando suo padre nella fuga”. I miei occhi si spalancarono “N-non è morto?”.
“No, è scappato rifugiandosi da un suo amico. Il bello deve ancora arrivare”.
Cambiò di nuovo scenario. Yuki dentro ad una casa. “Non dirmi che davvero lei sta collaborando con suo padre!” scosse la testa. “No, anzi vuole trovare il padre per far cadere le sue accuse”.
“E oltre a questo? Puoi farmi anche vedere il futuro?” fece un ghigno “Ovvio che posso, ma prima devi aspettare cinque anni per prevederlo”. Rimasi a bocca aperta “Ma devo sapere se mi risveglierò o meno!” “Mi dispiace, però io davvero ti voglio aiutare”. Mi prese per un braccio, spostandomi in un’altra stanza. “Senti, è da quando te ne sei andato che seguo la tua storia. Infatti…voglio aiutarti”.
Mi si illuminarono gli occhi “E come?” si guardò intorno “Per te, posso fare in una settimana invece che 5 anni”. Sempre tanto, ma più conveniente “Ok, e io che devo fare?” mi dette una chiave “Con questa puoi guardare il presente. Tu starai qui in questa settimana, mentre io cercherò di fare tutto il possibile per farti avere un pass che ti permetterà di guardare il futuro”. Prese la chiave e se ne andò. Feci un cerchio in aria con la chiave e si dipinse la scena di adesso in ospedale. “Jong…”

Note d'autore: Giorno...o dovrei dire notte? ^^ chiedo scusa ç_ç dovevo postarlo di sera, ma poi sono andata a vedermi scream 2 e 3 perchè vorrei andare al cinema a vedere il 4 così ho perso un pò di tempo...sorry XD
Cmq, premetto già una cosa: questo capitolo non mi è piaciuto molto, perchè più chealtro l'ho scritto per far andare avanti la storia, ma mi è sembrato noioso -.- quindi ogni vostro commento dispregiativo è ben accetto XD
Però prometto che il prossimo capitolo che posterò domani, sarà bello pieno di cose belle (?) va be mi avete capito XD
Infine, sono contenta che anche Key potrà partecipare da in alto alle indagini XD
PS: Per chi di voi ha pensato "Ma chi è quella bambina?" pensateci bene, potrebbe essere qualcuno che già voi conoscete 
Bye notte a tutti e passate buone vacanze pasquali XD

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Capitolo 18
*** 18) La fine dei problemi. ***




“Key…” gli presi la mano “…ti prometto che troverò  quel mostro che ti ha ridotto così e gliela farò pagare!”. Mi vibrò il cellulare, era Kim. Sicuramente mi avrebbe fatto la ramanzina quindi non risposi. Continuava a squillare. Ancora un’altra chiamata e giuro che gli avrei parlato male!
Però smise. Ad un tratto la porta si aprì. “Ma perché cavolo non rispondi al cellulare?!”.
Kim era davanti a me, con in pugno il cellulare di Henry. “Bene ora che sei qua cosa vuoi da me?”.
Strinse ancora di più il cellulare “Yuki…lei si è messa in testa di andare in quella casa di cui ci avevi parlato a cena. L’hai detto anche tu che era un posto pericoloso! E adesso lei è lì perché vuole farti provare che è innocente!”. Mi alzai dalla sedia “M-mi dispiace…non pensavo che sarebbe andata veramente!”. Si avvicinò a me e mi prese per il colletto della felpa “Allora ora tocca a te rimediare!”. Mi lasciò e uscì sbattendo fortemente la porta. Decisi che l’indomani sarei andato a cercarla personalmente e che l’avrei trascinata via con la forza da quella casa.
---Yuki----
Il sole lentamente entrava dalla finestra. Sentivo qualcosa di strano sul mio viso. Delle risatine mi giungevano dalle orecchie. I miei occhi si aprirono. L’immagine sfocata di un uomo e di una bambina. “Jong!”. Mi alzai di colpo, coprendomi tutto il corpo con le coperte. “C-che ci fai qui?”.
Non rispondeva. Lui e la bambina mi guardavano divertiti dalla mia faccia. Infine scoppiarono a ridere rumorosamente. “Ma che avete entrambi?”. Presi lo specchio sopra al comodino.
Restai a bocca aperta nel vedere la mia faccia scarabocchiata con delle linee assai colorate.
Scattai in piedi e presi il cuscino. “Ora me la pagherete!”. Presi a cuscinate quei due, quando mi accorsi che qualcosa non quadrava. “Jonghyun quando sei venuto qui? Ma … perché sei qui?”.
Asciugandosi le lacrime di gioia si schiarì la voce “Ero…preoccupato… ma se vuoi me ne vado via”. Si girò e si avviò alla porta. Lo rincorsi prendendolo da dietro. “No! Resta…”. Si girò e abbassò lo sguardo “Scusa per ieri”. Lo abbracciai “Scusa me se ti sono sembrata sospetta. Guarda che anch’io sto male per Key”. Gli detti uno scappellotto. La bambina venne verso di me “Signorina ci verrà a trovare qualche volta vero?”. Ovvio! Quella casa mi era troppo sospetta! “Certo!”.
Dopo aver saltato Lucy e il proprietario della casa, io e Jonghyun uscimmo da lì.
“Oh…ma hanno tolto le tracce di sangue!”. Ecco cosa stavano facendo ieri! “Sì l’ho visto quando sono venuto qui stamattina, e inoltre ho visto anche un’altra cosa”. Ci spostammo dietro ad un albero. Mi passo il cellulare “Questa l’ho scattata stamattina, sono riuscito a non farmi vedere”.
La foto era in un angolatura diversa dal davanti “Dove l’hai fatta?” “Dietro alla casa”.
Nella foto c’era il padrone di casa che spingeva con la sedia a rotelle un’altra persona. Purtroppo erano di spalle. “Pensi che quello in carrozzella sia mio padre?”. Fece cenno di sì.
“Comunque, tu e Kim avete scoperto altro della figlia di Lee?”. Presi la foto dalla tasca.
“E’ lei?” feci cenno di sì. All’improvviso si fermò. “Guardala bene, non ti sembra qualcuno”.
La osservai attentamente. “Pensi che sia Lucy?”. I nostri sguardi si guardarono a vicenda.
Subito chiamai Kim “Kim sono Yuki, io e Jong abbiamo trovato la figlia di Lee! Raggiungici al cantiere”. Jong rise “E’ ancora arrabbiato?” abbassai lo sguardo “Anche se fosse? E’ per colpa tua”.
Di colpo mi abbracciò. “Scusa…non so che mi sia preso. Pensavo solo che dovevo trovarlo…per Key”. In quel momento arrivò Kim. “Hey, ci hai messo poco”. Mi corse incontro e mi baciò.
“Io ti amo! E ti credo!”. Jong che aveva la bocca aperta prese le chiavi dalla mano di Kim e si diresse in macchina “Jong perché te ne vai?” ridacchiò “Siete voi che dovete scoprire della bambina. Quando scoprirete qualcosa di tuo padre allora verrò. Buona fortuna!”.
Io e Kim arrivammo di nuovo alla casa. Il proprietario mi guardò storta “Che c’è ancora?”.
Presi la foto dalla tasca “Siamo venuti qua perché crediamo che questa bambina non le appartenga”.
La sua espressione si fece cupa “E voi come lo sapete?”. Gli passai la foto “Questa è la figlia di Lee vero?”. Lucy corse verso di me “Ciao signorina perché è ancora qua?”. Non c’erano dubbi, era proprio lei! Gli presi la mano “Ora ti porto via da qui”. L’uomo mi fermò. “E voi chi siete? La bambina mi è stata affidata! Che venga a prenderla il padre se vuole”. “Lucy intanto tu vai fuori con questo signore”. Kim la prese in braccio e la portò via. “Lee è morto. Ora la bambina deve andare dalla madre, come giusto che sia”. L’uomo si mise a piangere “M-ma voi…voi non potete portarmela via…lei…lei è come se fosse mia figlia”. Prima di uscire dalla porta gli dissi “Vorrà dire che finché non troveremo la madre, porteremo ogni sabato la bambina da lei”.
Uscii portandomi dietro un dispiacere immenso. Dividerli era la cosa che mi dispiaceva di più.
“Signorino dove andiamo adesso?” Kim le sistemò i capelli “Ora andiamo a trovare la mamma”.
Presi Lucy in braccio. “Sei contenta?”. Con molto entusiasmo fece cenno di sì.
Kim mi fissava “Che c’è?”. Si mise a ridere “Te la cavi con i bambini”. “Prima devo anch’io compiere i diciotto anni! E’ un tabù fare figli alla mia giovane età” Kim arrossì “Ehm … ok cioè facciamo le cose con calma…cambiamo argomento”. Kim sorrise “Andiamo a prendere un gelato!”.
---Jonghyun----
“Oh…è qui”. Entrai nel negozio. “Che cerca?”. Sorrisi “Una semplice pistola”.
Il commesso mi guardò male “Devi compilare qua”. Scrissi i miei dati nel foglio. Il commesso mi dette una pistola leggera “Perché un famoso cantante come lei vuole una pistola?”. Feci un sorriso ironico “Sa com’è al giorno d’oggi le celebrità o sono drogate o sono in galera. Non si preoccupi non la farò fuori”. Presi il pacchetto e mi avviai indisturbato a casa di Kim.
Mi aprì la nonna. “Oh Jonghyun come stai?”. Mi spaparanzai sul divano “Bene, sa dov’è suo nipote?”. La signora mi rispose “Mi sembra che abbia detto che doveva andare a investigare, ma torna fra poco”. La mia attenzione si concentrò su una borsa. Senza farmi vedere la aprii. Era di Yuki. Anche se le avevo detto che non sospettavo di lei, c’era comunque qualcosa di strano in quella ragazza. Nella borsa trovai solo un portafoglio, burro cacao, il cellulare e infine una scatola di medicine ancora sigillata. La aprii. “Lechitin: per alleviare lo stress”. Yuki soffriva di stress? Forse era per la storia con suo padre. In più io sono andato ad accusarla. Presi le medicine e me le misi in tasca.
“Ok io esco”. Andai dal suo medico, l’unico in quella città. “Giorno sono un parente di Yuki, dovrei ritirare dei medicinali”. Il dottore mi guardò sorpreso “Finalmente quella ragazza si è decisa a prendere le medicine! Gliele ho prescritte, però le ha sempre rifiutate. Venga da questa parte”.
Mi passò due scatole. “Questa è per lo stress, e quest’altra è per insonnia. Deve prenderle entrambe dopo i pasti”. Firmai a suo nome e me le presi. Chiamai Kim “Dove siete? Vengo”.
---Yuki----
Finimmo il gelato e aspettammo Jong. Quando arrivò mi guardò subito preoccupato. “Che c’è?”.
Scosse la testa e entrai in macchina. “Quella è la figlia di Lee?”. Lucy lo abbracciò subito.
“Aspetta sto guidando”. Kim prese la bambina in braccio. “Dimmi piccola, hai sonno?”.
Lucy scosse la testa, ma poco dopo sbadigliò. La bambina si addormentò durante il tragitto.
Arrivammo a casa. Era sera. Jong mi fermò “Yuki…va tutto bene?”. Feci cenno di sì, ma non voleva lasciarmi il polso “Sei sicura?”. “Jong sei strano … che hai?”. Scosse la testa e mi lasciò.
Misi Lucy nella stanza vicina alla nostra. Io e Kim andammo a dormire, ma come ogni notte chiusi semplicemente gli occhi, sentendo il suo respiro lentamente farsi pesante.
Nemmeno quella sera ero riuscita a dormire. Era già da un po’ che l’insonnia era peggiorata.
Prima avrei trovato mio padre e prima tutto questo sarebbe passato.
---Jong----
I giorni passarono, e la settimana giungeva al termine. Questo sabato sarebbe stato Natale.
Un altro Natale senza Key.  Un altro Natale a preoccuparmi per la sua salute.
[24 Dicembre] Oggi era la vigilia di Natale. Uscii dall’ospedale e andai a trovare Yuki.
Martedì scorso finalmente l’avevo vista stressata. Lei e Kim erano appena tornati dal fare la spesa e mentre Kim era andato a buttare la spazzatura, Yuki aveva preso una bottiglia e l’aveva rotta in mille pezzi. Quando le avevo chiesto il perché mi rispose con un “Niente mi è scivolata”, ma invece ultimamente era molto più stressata del solito. Bussai alla porta, mi aprì Kim con in mano dei piatti. “Oh giusto in tempo per il pranzetto”. Mi sedetti a tavola “Dov’è Yuki?”. Kim mi spostò la testa “E’ con Lucy, la sta vestendo”. Intanto andai ad aiutare Kim, quando si sentì una botto. “Ehy Yuki va tutto bene?”.Bussai più volte, ma nessuno mi rispose. Io e Kim aprimmo la porta. “Yuki…”.
Lei e Lucy erano in piedi a guardare un vaso rotto a terra. Kim portò in cucina Lucy. Mi avvicinai a Yuki “Hey stai be-” mi urlò “Non sono stata io! E’ c-caduto!”. Appena la toccai si allontanò da me “S-sto bene”. Uscì dalla stanza andando in bagno. Nel frattempo ci sedemmo a tavola.
“Senti Kim…non hai notato niente di strano in Yuki?” mi guardò sorpreso “N-no…c’è qualcosa che non va?”. Scossi leggermente la testa. Quando ritornò Yuki sorrideva come se non fosse successo niente. “Bene iniziamo a mangiare”. Durante il pranzo si sentivano solo le forchette.
Ad un tratto Kim mi disse “Ti andrebbe domani di aiutarmi per la cena? Visto che Yuki accompagna Lucy da Ted (proprietario della casa vicina al cantiere), non so se riesco a preparare la cena tutto da solo”. Gli sorrisi “Certo ma … Key?” mi si illuminarono gli occhi “E se preparassimo qui la cena e la portassimo in ospedale?”. Ci battemmo la mano “Grandioso!”.
---Key----
[Mattina 25 Dicembre] Che bellooo *O* finalmente è Natale. Stavo guardando il presente, quando ad un tratto mi si fiondò l’angelo “Allora hai fatto? Oggi è Natale e non poterlo passare con la mia famiglia è una cosa che non tollero”. Mi fece la linguaccia “L’ho avuto. Però non lo so…mi tratti sempre male, forse è meglio che lo dia a qualcun altro” mi inginocchiai “No ti prego. Ok scusa scusa scusa prometto di trattarti per sempre bene però dammelo!”. Mi passò la busta. Al suo interno c’era una chiave dorata. “Su apri il portale! Sono curioso anch’io!”.
Feci un leggero Click in aria e la scena si dipinse:
-Era sera. Guardai il calendario “25 Dicembre”. C’erano Jonghyun e Kim che preparavano, nella mia stanza d’ospedale, una tavola piena di succose cosucce alquanto appetitose. Dopo un ora che erano seduti ad aspettare qualcuno si allarmarono. “Kim, non risponde al cellulare”. Jonghyun al’improvviso si alzò “Doveva solo portare Lucy, che le sia successo qualcosa?”. Ad un tratto gli occhi furono subito su di me. “Hey Key!” mi stavo davvero risvegliando!
Mentre Jonghyun era impegnato con me, Kim rispondeva al cellulare. “C-cosa? Calmati adesso arrivo subito!”. Kim si avventò su Jonghyun “Jong ha appena chiamato Lucy, dicendo che Yuki è …cattiva e che vuole far del male ad un uomo”. Jonghyun prese le chiavi della macchina “Tu stai qua con Key, vado io da Yuki”.-
Una mano mi toccò la spalla “Key stai superando il tempo concesso, potrebbe subirne il tuo corpo fermati!” anche se volevo vedere di più, non ci riuscii. Tolsi la chiave e tossii. “Cavolo! Devo subito svegliarmi prima che Yuki commetta una sciocchezza!”
---Yuki---
Natale, l’avrei passato con la mia vera famiglia. “Bene, ora io e te andiamo”. Mi avvicinai a Kim.
“Allora tu e Jong intanto andate da Key giusto?” fece cenno di sì e caricò la pentola in macchina.
Arrivammo in ospedale “Ok allora noi andiamo”. Prima di ripartire Jong mi disse un ultima cosa “Sii prudente”. Arrivai alla casa in anticipo. Prima di scendere dalla macchina notai un pacchetto misterioso sotto il sedie. Lo aprii. Una pistola? Senza farmi vedere da Lucy me la misi in tasca. “Sono venuta per portare a Ted la bambina”. “In questo momento non è in casa, ma si accomodi pure”. Mi sedetti nel divano, quando Lucy si alzò “Scusi, ma devo andare a salutare l’uomo”.
“L’uomo?”. Pian pianino seguivo Lucy mentre correva per casa. Aprì una porta “Ciao uomo!”.
Mi addentrai nella stanza per vedere chi fosse. La bambina balzò su un uomo.
Quando alzò la testa lo riconobbi. Il fiato mi si mozzò. “T-tu…”. L’uomo mi guardò.
La mia mano andò subito sulla pistola. Gliela puntai contro “Lucy allontanati subito da lui!”.
La pistola tremava nella mie mani. La bambina spaventata iniziò a piangere.
Mio padre si alzò e prese la stampella. Il piede sinistro non c’era. Si avvicinò a me.
“Non avvicinarti, stai fermo lì!”. Cosa faccio? Lui deve pagare per quello che mi ha fatto!
Non mi dette retta e continuò a avvicinarsi a me. “Stai fermo o ti sparo!”. Lucy uscì dalla stanza.
Chiusi la porta a chiave. “Yuki, figlia mia …” sparai un colpo che finì sulla parete del muro.
“Non sono più tua figlia!”. “Se mi vuoi veramente uccidere fallo, che aspetti?”.
----Key-----
“Allora tu vai al cancello e mentre distraggo le guardie schiaccio il pulsante, però dopo di quello devi correre o ti prenderanno”. L’angelo andò dalle guardie “Ehy come va? Mi hanno detto che vogliono pagarvi meno il lavoro, che infami!”. Strisciai per terra, fino a dirigermi al cancello.
Appena mi guardò, si avvicinò di più alle guardie e abbracciandone una riuscì a premere il bottone.
Le porte si aprirono e corsi il più veloce possibile. Lentamente il mio corpo venne risucchiato da un vortice. Tutto si bloccò. Aprii gli occhi. “S-sono vivo?”. Gli occhi di Jonghyun e Kim furono subito puntati su di me. “K-Key!”.  Mi alzai “No atte-”. Avevo di nuovo tutte e due le gambe.
“M-ma come?”. Kim si fiondò su Jonghyun “Jong, ha appena chiamato Lucy. Dice che Yuki..è cattiva…e che vuole fare del male ad un uomo”. Presi la mano di Jong “Dobbiamo subito andare da lei! Vuole uccidere suo padre!”. Senza esitazioni ci avviammo in quella casa.
“Ciao Lucy, tu non mi conosci, ma io conosco te. Sai dov’è la signorina?”. La bambina mi prese la mano accompagnandomi. La porta era chiusa. “Yuki! Apri sono io, sono Key!”.
----Yuki----
“K-key? E’ impossibile, lui … lui è in ospedale” se Key fosse qua avrebbe voluto che uccidessi mio padre. “Che stai aspettando Yuki? Uccidimi se ne hai il coraggio”. Sentivo battere contro la porta.
“Yuki sono Jong! Apri la porta!”. Mio padre si mise a ridere. “Se non mi vuoi uccidere perché ho fatto questo, allora ti dirò una cosa. Ho ucciso io tua madre”. Mi avventai su mio padre.
Gli detti un pugno, facendo rotolare a terra la pistola. Lui cadde. Andai ad aprire la porta.
Non potevo crederci. Key…lui era lì davanti a me. “Key ti sei risve-” le mie parole furono mozzate da un colpo di pistola e da un dolore assurdo. “Yuki!”. La vista mi divenne nera e svenni.
----Jong-----
Mi avventai contro il padre. Gli presi la pistola dalle mani e gli sparai. Uno, due, ben tre colpi.
Kim prese in braccio Yuki e la portò in macchina. “Kim tu vai a portarla in ospedale, mentre noi aspettiamo Ted”. La macchina partì. Ne approfittai per abbracciare Key. “Key mi sei mancato”.
Potevo ancora sentire il suo profumo. Entrammo in casa. Lucy era nascosta in un angolo. “Lucy vieni fuori”. Mi saltò addosso “L’uomo cattivo è andato via?”. Key me la rubò facendole l’aeroplanino. “Key ridammela lei è mia!”. “Lucy chi vuoi tra me e lui?”. Lucy indicò Key “Uffa sei come una calamita per i bambini!”. La porta si aprì. “Oh…voi che ci fate qui?”.
Presi Ted e lo portai dal corpo del padre di Yuki “Ted che ci faceva lui qua?”.
“Che gli avete fatto?” ci sedemmo e gli spiegammo tutto. “Capisco”. Prendemmo il corpo e lo seppellimmo il giardino.
---Yuki----
Una luce accecante mi colpì gli occhi. Vedevo una figura ma non riuscivo a mettere a fuoco.
“Mamma?”. Era lei. Forse ero in paradiso? “Yuki…sappi che la mamma veglia sempre su di te. Vivi felice tesoro, fallo per la mamma. Buon Natale”.
I miei occhi si aprirono. “Yuki! Yuki come stai?”. Girai lentamente la testa “Kim... ho visto mia mamma”. Stava piangendo “E cosa ti ha detto?” “Che devo vivere felice perché…perché lei veglia su di me”. Arrivarono anche gli altri “Yuki ti sei svegliata!”. C’era anche Lucy.
“Signorina lei non può morire! Non voglio più che le succeda niente”. Si arrampicò sopra il letto e mi abbracciò. “Oh fai piano”. A quell’abbraccio si aggiunsero i miei due padri e Kim.
E così quel Natale lo passammo tutti insieme. Key magicamente era ritornato come prima, Jong era ritornato a sorridere e infine io ero di nuovo lì con loro, la mia vera famiglia.
---Jong----
Presi la mano di Key e lo portai in bagno. “Jong ma che fai?”. Gli presi il viso e lo baciai.
“Jong mi sei mancato”. Lentamente gli sfilai i pantaloni. “Lo vuoi fare in un bagno?”.
“C’è una prima cosa per tutto”. Le campane suonarono e in seguito anche i fuochi d’artificio.
“Key Buon Natale” “Jonghyun Buon Natale”.
---Kim----
“Oh mia piccola Yuki Buon Natale”. La presi in braccio facendo attenzione a non toccarle troppo la ferita. La cullai tra le mie braccia. “Kim ti amo”. La appoggiai al letto e la baciai. Prima avevamo portato Lucy dai nonni, così potevamo avere la stanza libera. La distesi sul letto.
Dopo esserci fissati cominciammo a baciarci. Mi tolse la maglietta e i pantaloni e io feci lo stesso con la t-shirt azzurra. Le sganciai il reggiseno. Mi tolse le mutande. Quella notte fu la prima volta che lo facemmo.
Era ormai quasi mattina quando ricevetti una chiamata “Pronto? Dimmi Henry”.
Scattai in piedi “Davvero? Quando si sveglia glielo dico”.

Note d'autore: Ciao cari lettoriiiii ^^. Non sono riuscita nemmeno stasera a pubblicarlo prima ç_ç very very sorry.
Però una cosa di positivo c'è, posso augurarvi BUONA PASQUA!!! 
Questo capitolo nn so se l'ho costruito in modo giusto, è che ho la mente piena. Stanno succedendo tante cose in famiglia e quindi non ultimamente non riesco a scrivere bene come vorrei. 
La storia sta giungendo al termine. Gli ultimi due capitoli parleranno della madre di Lucy e del ritorno di key.
Se voi sapeste che il vostro idols preferito è morto e lo rivedeste dopo 5 anni, come la prendereste? 
Scrivete la vsotra opinione, sareste contente o pensereste che si aun impostore? Che storia plausibile vi inventereste? dire che è ritornato in vita è come dre che è risuscitato come dio è questo è un tabù, quindi se voi foste nei panni di Key, cosa vi inventereste? Sono curoisa di leggere le vostre idee XD
Cmq, mi dispiace che anche questo capitolo non sia venuto un granchè. Non vedo l'ora di iniziare la storia fantasy XD
Anche se non so di che gruppo farlo. Penso che farlo sempre degli SHINee sia troppo. Volevo farlo di un altro gruppo ma sono indecisa su quale. Mblaq, b2st, Super Junior, o chi? Bo... nn saprei XD
Ne approfitto per rnigraziare le persone talmente gentili che recensiscono i capitoli ... GRAZIE MILLE!!! 
Infine vi auguro di passare buone vacanze e di ricevere tanti soldi XD 
Vi adoroooooo chuuuu <3 PS: il prox capitolo lo posto lunedì XD


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Capitolo 19
*** 19) Per sempre felici e contenti. ***




“Ma di già?”. Presi la mia valigia e la inserii in macchina. “Sì tesoro. Henry mi ha chiamato dicendo che ha trovato la madre di Lucy così ritorniamo a Seoul e questa volta vieni con me. Non esiste che ci separiamo di n-” non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che mi ritrovai le sue labbra incollate alle mia “Ho capito. Però mi dispiace solo per i tuoi nonni e… e anche per Ted che non potrà mai più rivedere Lucy e…”. Il mio dito si appoggiò sulle sue labbra “Non continuare. I miei nonni sono contenti che finalmente ci togliamo dalle scatole e per Ted, lui capirà. Poi sono felice che andremo a vivere insieme”. La presi in braccio e la baciai. “Almeno non fatelo davanti a noi. Mi girai. “Jonghyun guarda che anche voi due non siete da meno”. Mentre faceva la ramanzina a me, la sua lingua era dentro alla bocca di Key. “Ok, è meglio che partiamo”.
Presi Lucy e tutti e cinque partimmo per l’aeroporto. “Ragazzi mi mancherà l’Italia”.
----Jonghyun---
“Oh ecco il nostro volo!”. Per un pelo riuscimmo a prendere l’aereo che ci avrebbe riportati a casa.
Mi arrivò una chiamata da Onew. “Sì dimmi tutto Hyung. Sì è qui con me. Perché? Ok ciao”.
Key mi prese la mano “Tutto bene?”. Con tutta calma presi il cellulare e andai in internet.
“Onew mi ha detto di controllare il nostro sito”. Dopo aver cliccato il link sui preferiti, i miei occhi si paralizzarono. “Abbiamo un problema”. Il sito era pieno di commenti delle fans che dicevano “Jong ti sei trovato un sostituto?” “Come puoi sostituire Key?”. Key rise “Davvero non mi hanno riconosciuto? Lo abbracciai e scattai una foto insieme. “Bene così ora ti riconosceranno di sicuro.
Spedii la foto alle fans “Ciao carissime fans. Questo è un giorno speciale. Gli SHINee sono ritornati. Siete pronte ad accogliere Key? Vi voglio numerose all’aeroporto!”.
Chiamai Onew “Hyung tutto sistemato”. Appena chiusi la chiamata ricevetti un messaggio.
“Bastardo! Ma che hai fatto? Non puoi divulgare la notizia così!”. Key mi guardò preoccupato.
“Sei sicuro di aver fatto giusto?”. Lo presi per il mento e lo baciai. “Niente ci dividerà, mai più”.
Lucy chiese a Yuki con voce tremante “M-ma perché…perché si baciano?”. La bimba doveva ancora imparare cosa voleva dire il vero amore. Esso è qualcosa che ti prende il cuore, l’anima, il corpo, i sentimenti, tutto quello che hai senza farti nemmeno più respirare da quanto tu stia pensando alla persona amata. Il corpo suda, il cuore scalpita, lo vorresti baciare, vorresti strappare il suo cuore dal suo petto solo per vedere se anche lui prova lo stesso sentimento che provi tu. “Questo è vero amore”. Senza accorgermene la mia bocca emise una frase a vuoto.
Kim e Yuki mi guardarono male “Sarà, ma Lucy è ancora troppo piccola per capire perché due uomini si baciano”. Key le fece la linguaccia e prendendomi il viso mi baciò.
Il cellulare mi vibrò. “Oh…è Teuk”. Cosa gli avrei detto? Che Key era magicamente resuscitato come per magia? Che non era morto? Key mi tolse il cellulare di mano e rispose.
“Ciao Teuk. Sono Key. E’ una lunga storia. Ovvio che sono io! Chiedilo a Onew, credo che lui ti saprà rispondere”. Chiuse la telefonata e Kim rise beffardo. “Dimmi Jong, ora cosa farai? Lo sai benissimo che non ti crederanno. Che scusa avete intenzione di dire?”. Non ci avevo pensato.
Le mie mani iniziarono a sudare e la mia gola divenne secca. “Jong non ti preoccupare, vedrai che troveremo un modo”. Il cellulare emise ancora un’altra vibrazione. “P-pronto Onew?”.
“Jong le fans, i giornali e anche i nostri colleghi sono impazziti! Quando il vostro volo atterrerà non c’è altra soluzione che … dirlo in una conferenza stampa”. Le mani mi tremarono “S-sì, ma cosa gli diciamo? Aspetta ho un’altra chiamata” “Pronto papà?” “Henry! Ci devi aiutare! Sicuramente avrai visto quello che ho scritto nel sito. Che diciamo io e Key?”. “Bè…potrebbe dire che … forse sarebbe meglio dire la verità”. Chiusi la telefonata “Onew…ho deciso!”.
Chiusi il cellulare e tolsi la batteria. Appena alzai gli occhi, trovai quelli degli altri su di me.
“Key non ti preoccupare, farò tutto io”. Sospirò e appoggiò la testa sul mio petto.
----Yuki-----
“Ah, finalmente ecco la famosa Seoul”. L’aereo atterrò. Kim mi prese la mano “E’ meglio che non ci facciamo vedere insieme a Jonghyun e Key se no vedi che ammasso di fans”.
Salutammo i due e con Lucy ci avviammo fuori dall’edificio già circondato di fans.
Una di esse mi fermò “Scusi ma è vero che è Key?”. Feci cenno di sì “Se sei veramente una loro fans, dovresti credere nelle cose che dicono e non domandarlo ad una sconosciuta”.
La ragazza si scusò e svanì tra la folla. Kim, io e la piccola Lucy uscimmo e prendemmo un Taxi.
In un quarto d’ora arrivammo a destinazione. Trovammo Henry e Min davanti che ci stavano aspettando. “E’ questa la casa?”. Suonammo il campanello e una ragazza venne ad aprirci.
“Sì, chi siete?”. In mano teneva un coltello e in testa una cuffietta. Kim mi si parò davanti “Volevamo solo chiederle un’informazione”. La ragazza rise e ci fece entrare in casa.
“Scusate stavo cucinando, comunque che volete sapere?”. Lucy si piazzò davanti a noi “Se è qui che vive la mia mammina”. La ragazza si abbassò all’altezza della bimba “E come si chiama la tua mamma?”. Presi la foto dalla tasca e gliela porsi “E’ lei. La conosce?”. Con tutta calma rispose “Ovvio che la conosco! Lei è mia sorella!”. La prese in braccio “Quindi tu saresti mia nipote? Dov’è finito Lee? Aveva detto che se ne sarebbe occupato lui”. Kim portò la ragazza da un’altra parte e gli disse che era morto. La ragazza era terrorizzata “N-non può essere…perché?”.
Lucy mi prese la mano. “Signorina quando incontrerò la mia mamma?”.
La ragazza ritornò “Ho una brutta notizia da darvi. Mia sorella è malata. Per questo ha lasciato la bambina a Lee, perché non voleva che crescesse con una madre da prendersi cura”.
Lucy mi tirò il vestito “Signorina cosa vuol dire malata? Finirà come la principessa della storia?”.
La ragazza ci portò in una stanza chiusa. “Ehy Hee sei sveglia?”. Appena la madre vide Lucy, gli occhi gli si riempirono di lacrime. “Bambina mia vieni dalla mamma”. Lucy salì sul letto e si accollò al collo della madre. Gli dissi di Lee “L’ho lasciato per un uomo, ma quest’ultimo se n’è andato sapendo che ero malata. Ecco perché avevo paura di tirare su Lucy”.
Così riunimmo una famiglia. Quando uscimmo dalla porta Lucy ci rincorse “Signorina dove va?”.
La presi in braccio “Non preoccupare ritornerò. Tu ora ti devi prenderti cura della tua mamma ok?”.
Lucy sorrise e ritornò tra le braccia della madre. “Grazie mille”.
Henry e Min ci corse incontro “Ragazzi, mi ha appena chiamato mio padre. Ci sarà una conferenza alla SM, inizia fra poco sbrighiamoci!”.
----Key----
“Key sei sicuro di volerlo fare veramente?”. Guardando fuori dalla macchina risposi “Hai visto la reazione della fans all’aeroporto. Mi hanno assalito e appena mi sono tolto il cappuccio erano terrorizzate da me, quasi come se fossi un mostro. Voglio solo dimostrare che sono vivo, che sono io”. Jong mi prese la mano “Non preoccuparti, lo faremo insieme”.
Appena arrivai all’edificio, il gruppo mi assalì. Onew mi si avvicinò e mi abbracciò di colpo.
“Mio piccolo Key mi sei mancato un casino”. Onew fulminò Jonghyun però poi abbracciò anche lui “Grazie per avermelo riportato sano e salvo”. Taemin mi domandò “Hyung cosa dirai alla stampa?”.
Jong rispose al posto mio “Risponderò io alle domande delle fans e solo se lo riterremo necessario anche Key parlerà”. Jong continuava a stringermi la mano. Senza di lui non ce l’avrei fatta.
Un uomo venne verso di noi “Ragazzi è ora”. Ci alzammo e con le gambe tremanti ci avviammo verso il palco. Mi fermai ancora prima che potessero vedermi. Jong mi trascinò “Dai non puoi tirarti indietro proprio ora!”. Feci un grosso respiro e salimmo sul palco.
I posti da sedere erano tutti pieni e non c’era uno spazio libero nemmeno in piedi.
Ci avvicinammo al microfono. Jong iniziò “Carissime shawols e carissimi giornalisti. Siamo venuti qui per rispondere ad ogni vostra domanda, io e Key”. Parecchie mani si alzarono.
“Key sei davvero tu?”. Lo guardai bisbigliando di sì. “Sì è veramente lui”.
“Non eri morto? In molte ti hanno visto quando eri in ospedale! Com’è possibile?”.
Riguardai Jong “Dille che … non lo so inventati qualcosa”. Con la mano tremante prese il microfono. “E’ una lunga storia”. Molte fans erano arrabbiate “La vogliamo sapere” “Diteci la verità!” “Siamo vostre fans è giusto che sappiamo anche noi!”.
Presi il microfono dalla mano di Jonghyun. “Ok! Ve lo dirò. E’ vero io sono morto, però…però quando sono andato in paradiso … c’era una possibilità di ritornare dopo 5 anni nella terra”.
Molte fans andarono via. Una voce di una femmina vibrò per tutta la stanza. “Aspettate è vero!”.
Era Min. Salì sul palco accompagnata da Henry. “Lui scese sulla terra, però entrando nel mio corpo! Coincidenza ero compagna di classe di suo figlio. Da lì in avanti ha sempre cercato di voler ritornare con il suo normale corpo, però era inutile”. Jonghyun riprese il microfono “Finchè io e Key…lo abbiamo fatto”. Le fans si bloccarono. Silenzio, solo quello riempiva l’intera sala.
Ad un tratto una fans urlò “E poi? Poi che avete fatto, diccelo tu Key”.
Jong mi passò il microfono “Dovevamo aiutare un’amica e per proteggere mio figlio sono andato in coma. Poi mi sono risvegliato e insieme a Jong abbiamo salvano la nostra amica. In questo periodo siamo stati in Italia”. Kim mi prese il microfono “Posso confermarlo. Erano ospitati dalla mia famiglia”. Yuki aggiunse “Se siete veramente delle Shawols, dovete crederci!”.
Dal pubblico una ragazza salì sul palco. “Key ti ricordi di me? Sono quella che ti ha parlato a nome delle shawols prima che morissi”. Si girò verso il pubblico e urlò. “Ragazze aprite gli occhi, lui è il nostro Key! La nostra Diva, il nostro Almighty, il nostro OPPA! Se siete vere shawols e credete ai nostri Oppa, alzate la mano”.
Subito una la alzò, seguita da tutta la fila, per poi lentamente occupare tutto il pubblico.
Le shawols mi urlarono “Non preoccuparti Oppa noi ti crediamo! Oppa Key! Oppa Key! Oppa Key!”. Jonghyun mi abbracciò e inevitabilmente mi misi a piangere. Le fans pian pianino iniziarono a salire sul palco, abbracciandomi.
Quando uscimmo da lì per avviarci a casa, non smettevo di piangere.
Jong aprì la porta di casa e un “Sorpresa” mi fece prendere un colpo.
“C-cosa?!”. Sul salotto di casa mia c’erano Super Junior, Mblaq, Tvxq, B2ST e molti altri.
In mezzo c’era la sorella di Jonghyun. “Dum che ci fai qui?”. L’abbracciai subito “Key mi sei mancato! Baka non sai quante notti hai fatto piangere il mio fratellone!”.
Jonghyun prese il viso e mi baciò “Non ci separeremo mai più!”.
Fummo seguiti dal bacio tra Minho e Taemin e con Kim e Yuki e infine Min e Henry.
---Jong----
Da quel giorno avevo ritrovato il mio amore. Come continuò con gli SHINee? Henry e Min iniziarono a farsi una vita propria così gli SHINee ritornarono quelli di prima ma solo con ancora più energia di prima! Le shawols finirono per chiamare Key “Almighty Key” con più convinzione di prima. Non scoprimmo mai che fine avesse fatto il cuore di Henry e di Key, forse erano due uguali? Però li sentivo entrambi miei. Spesso andammo in Italia per salutare la nonna di Key e anche il fratello di Taemin. Ogni Natale lo festeggiammo come se fosse l’ultimo. Ogni volta il migliore per ricordare che può sempre succedere di perdere qualcuno.
Poi io e Key ci abituammo al fatto che le shawols sapevano di noi e infatti ad ogni concerto volavano baci di amore e affetto. Chi altri guadagnò in tutta questa storia? La shawols che era salita per prima sul palco, quella che aveva parlato a nome di tutte le fans, ne scrisse una storia.
La storia comprendeva due libri. Il primo “Gli ostacoli dell’amore” ambientato prima della morte di Key e il secondo il seguito, “The Sudden Love”.
Infine il libro terminò con un bacio e con la grande scritta “Per sempre felici e contenti”.

 

Note d'autore: Ciaoooooo ^^. Bene finalmente ecco l'ultimo capitolo XD Avrei preferito farlo finire con la morte di qualcuno così avrei scritto sei righe per spiegare il dolore XD però vi avevo promesso che questa storia doveva finire bene XD infatti XD
Siete contenti del finale? Ora sto già iniziando un'altra storia però questa è molto personale, riguarda anche gli shinee, ma ci devo ancora molto lavorare XD quindi per un pò non sentirete parlare di me XD forse posterò oneshot, ma devo occuparmi anche della scuola XD
Cmq volevo chiedervi se vi è piaciuta più The Sudden Love o gli Ostacoli dell'amore, perchè non saprei XD La prima storia diciamo che era drammatica e forse mi piaceva di più XD invece quest'ultima è stata ... bo forse la fine banale XD cmq sappiate che ora i nostri idols stanno tutti bene XD invece parlando della vita reale, ho sentito che gli SHINee faranno il loro ritorno, bè sono eccitatissima di vedere il prossimo loro album XD bando alle ciance:

RINGRAZIAMENTI:
-Gli ostacoli dell'amore:
Grazie mille a queste persone che mi hanno recensito
elly_-LauChul-LaurisChan92 - martichan -feilin -sarettablack- KerryFra-_Sharitah_-SasuSaku95-Myebica.
-The Sudden Love:
Grazie mille a queste persone che mi hanno recensito:
elly_ - LaMisa- feilin- LaurisChan92 -Lucifer90 -Simmylove-LauChul- ANNAMARYA-  elvie- fprimadonna
Spero di non essermi dimenticata nessuno XD 
Infine grazia anche alle persone che si sono limitate a leggere ^^ Poi ci sono altre due persone che devo ringraziare con tutto il mio cuore: Mia sorella che alcune volte ha letto in anteprima: Min; e poi la mia amica Julie, la persona da cui mi sono ispirata e ho capito che anch'io volevo scrivere una ff. 
Quindi spero che mi seguirete anche in altre storie e in altri passioni d'amore XD Ciaoooo ^^.



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