Anytime You Want

di TheGhostOfYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Los Angeles. ***
Capitolo 2: *** The Party ***
Capitolo 3: *** Shiver ***
Capitolo 4: *** Steps. ***
Capitolo 5: *** Dreams come true. ***
Capitolo 6: *** Sunrise. ***
Capitolo 7: *** Taste Of Love. ***
Capitolo 8: *** Rain ***
Capitolo 9: *** Happiness ***
Capitolo 10: *** Vodka and Heartbeat ***
Capitolo 11: *** Love ***
Capitolo 12: *** Is it possible to fly? ***
Capitolo 13: *** Summertime ***
Capitolo 14: *** Happy Birthday ***
Capitolo 15: *** Troubles ***
Capitolo 16: *** Cuz You Stop The Noise ***
Capitolo 17: *** Mine ***
Capitolo 18: *** Teenage Dream. ***
Capitolo 19: *** Cinderella ***
Capitolo 20: *** Don't go away ***
Capitolo 21: *** I'm not a princess, this ain’t a fairytale ***
Capitolo 22: *** Bologna ***
Capitolo 23: *** For The First Time ***
Capitolo 24: *** Proposte ***
Capitolo 25: *** Happy Ending ***
Capitolo 26: *** Epilogue - La storia si ripete ***



Capitolo 1
*** Prologue - Los Angeles. ***


I gotta bulletproof heart 
You gotta hollow point smile 
We had our run away scarves, 
Got a photograph dream on the getaway mile. 

Bulletproof Heart – My Chemical Romance.
 
- Bre, ti vuoi muovere? Dobbiamo prendere il taxi!-
L’accecante luce del sole americano illuminava l’ingresso del Los Angeles International Airport. Eravamo appena atterrate dopo un delirante volo di tredici ore, e io non vedevo l’ora di farmi un bel bagno caldo.
La mia migliore amica, Bre, era come sempre isterica, quando si trattava di aeroporti e valigie.
- Giddyyy! Siamo in America.-
Sorrisi. Si, eravamo in America. Un bel traguardo raggiunto per noi due, abituate alla vita di due microscopici paesini italiani, dove per la maggior parte dell’anno vedevamo solo nebbia.
La abbracciai forte. Finalmente stavamo realizzando il nostro sogno. Passare un mese in California, senza dover pensare a nulla se non a divertirci e a scoprire le bellezze dell’America.
Riuscimmo a prendere al volo un taxi.
-Newton Avenue 16, Malibù Beach.-
Mi appoggiai distrattamente al sedile posteriore, sfinita dal viaggio ma assolutamente eccitata per quello che ci aspettava. Bre mi passò una cuffia e subito sentii le note familiari di una canzone che conoscevo benissimo.
Summertime.
- Ma ti ricordi al concerto, come saltavamo con questa?-
Il concerto. Il punto di svolta delle nostre vite.
Sorrisi.
- Eccome se mi ricordo!-
- Ti rendi conto che li rivedremo ancora?-
Me ne rendevo conto, eccome. Se eravamo a Los Angeles in quel periodo, oltre che per farci una meritata vacanza, era anche merito loro.
I My Chemical Romance.
Dopo il concerto in Italia, io e la mia amica non avevamo dubbi. Dovevamo rivederli, almeno un’altra volta. E quale migliore occasione se non quella di partire per Los Angeles?
Così, avevamo preso l’aereo stringendo il nostro biglietto in mano come se fosse la cosa più preziosa del mondo, ed eravamo partite per un mese.
E non sapevamo ancora che quel mese ci avrebbe cambiato la vita.
Le strade scorrevano veloci sotto i miei occhi, e rimanevo estasiata da quello che vedevo. Los Angeles, anche vista dal taxi, era assolutamente meravigliosa. Impazzimmo quando vedemmo la scritta “Hollywood” sulle colline di Beverly Hills; da due brave studentesse di cinema, era il minimo che ci si potesse aspettare.
Aprii un po’ il finestrino, lasciando che il vento sferzasse la mia faccia e sciolsi i capelli, facendoli ondeggiare nell’aria.
A Marzo, in Italia, solitamente ci sono al massimo 15 gradi.
A Los Angeles si stava in canotta.
Era già estate, per me. E non vedevo l’ora di perdermi tra le enormi strade della città, piene di luci e colori.
Arrivammo al nostro albergo che era quasi mezzogiorno.
Una volta in camera, Bre si buttò sul letto, stiracchiandosi rumorosamente, com’era tipico di lei.
- Mamma mia come sono stanca!-
- Dai, non vorrai dormire, vero? Abbiamo un’intera città che ci aspetta!-
Nonostante la stanchezza, l’euforia e la felicità avevano la meglio su di me e mi sentivo pronta a spaccare il mondo.
Avevo la sensazione che quella vacanza mi avrebbe lasciato qualcosa nel cuore.
E avevo ragione.
Aprii la finestra del terrazzo della nostra camera, e mi inebriai del profumo del mare. L’oceano pacifico si stagliava luminoso all’orizzonte e regalava una vista mozzafiato. Quel blu intenso mi metteva sempre allegria e voglia di vivere.
In lontananza, riuscivo a vedere i surfisti e le ragazze che giocavano a beach volley.
Mentre mi accendevo una sigaretta, Bre arrivò sulla terrazza già in costume.
- California baby!- urlò, e un paio di persone che erano sul bordo della piscina dell’albergo trasalirono.
- Ma si, facciamoci riconoscere!- presi un tiro dalla sigaretta e glielo sbuffai in faccia.
Scoppiammo entrambe a ridere e ci abbracciammo.
Eravamo fatte così, prendere o lasciare.
- E tra dieci giorni, c’è il concerto!-
- Peccato non essere riuscite a trovare i biglietti anche di quello ad Hollywood.-
Spensi la mia sigaretta nel posacenere e mi passai la mano sulla pancia.
- Qualcuno qui reclama il cibo!-
Mi pettinai velocemente, e, insieme, ci avviammo verso una deliziosa caffetteria che avevamo visto in taxi.
Era proprio all’angolo della nostra via, quindi decidemmo di fare due passi.
- Quando devi vedere Helena?-
Helena aveva fatto il liceo con me, e si era trasferita a Los Angeles dopo la maturità. Inutile dire che era il mio esempio di vita.
Mi mancava molto, e ci eravamo sentite appena arrivata in California, per incontrarci.
- Le ho detto dopo pranzo. Credo ci voglia portare in spiaggia.-
Addentai il mio muffin al cioccolato, buonissimo, e bevvi un sorso di caffè. Ce l’avrei fatta ad arrivare fino a sera? Ero talmente stanca che sarei potuta crollare ovunque.
Anche Bre sembrava stanca, e, anche lei beveva caffè, cosa insolita, visto che lo odiava. Ma il fuso orario cominciava a farsi sentire, e noi avevamo un sacco di cose da fare.
Puntuale come sempre, dopo pranzo arrivò Helena, con i suoi lunghi capelli biondi che splendevano al sole.
- Dio come sono felice di vederti!-
- Anche io, Giddy! Ti trovo in gran forma!-
- Senti chi parla! Sei splendida!-
Le presentai Bre e insieme ci avviammo verso la spiaggia.
Le strade erano affollate di ragazze che andavo in giro in costume tranquillamente, volteggiando sui roller e bevendo frappè o cappuccini.
- E’ sempre così?- chiesi a Helena.
- Certo, qui nessuno si scandalizza.-
La spiaggia era affollatissima; ragazzi e ragazze con un fisico da urlo, tutti abbronzatissimi. Mi vergognai un sacco.. Io ero pallida come un vampiro.
Ci stendemmo al sole e cominciammo a chiacchierare del più e del meno.
Helena ci raccontò quello che faceva in California: studiava al college, lavorava di sera in un locale ad Hollywood e nel tempo libero stava registrando un cd.
- A proposito di locali, stasera nel mio c’è una gran festa. Sarebbe privata, in teoria, ma io posso farvi entrare senza spendere un dollaro!-
Io e Bre ci guardammo. Certo, eravamo stanche, ma un party ad Hollywood la prima sera della vacanza non poteva che farci bene.
- Credo che approfitteremo di te, Helena.-
- Non c’è problema, Bre. Vedrete, questa festa vi cambierà la vita.-
 
La porsche gialla filava veloce per l’Hollywood Boulevard. C’era una bella giornata, l’ideale per una corsetta in macchina, e soprattutto per schiarirsi le idee. I miei capelli rosso fuoco volteggiavano nel vento, scompigliati dalla velocità della macchina. Al mio fianco, il mio migliore amico mi osservava con aria preoccupata, ma non diceva nulla.
Frank aveva paura della velocità, e io stavo correndo molto veloce.
- Gerard, per favore, rallenta.-
Mi accesi una sigaretta e gli sorrisi. Se non ci fosse stato lui, non so come avrei fatto in quel periodo.
Gliene passai una.
- Fuma e rilassati, so quello che faccio..-
- Non sei nelle condizioni di poter correre veloce.- sottolineò l’ultima parola con la voce, per marcare il concetto.
Risi di gusto.
- Ma senti senti. Frank Iero che non vuole correre il rischio. Mi sorprendi, amico.-
La porsche continuò a correre beatamente, mentre imboccavo la strada per la costa. Avevo voglia di sentire il rumore delle onde del mare infrangersi contro la sabbia. Volevo distrarmi da quel pensiero fisso, che mi tormentava da giorni.
La mia piccola Bandit.
Frank continuava a guardarmi come se fossi un alieno. Fumava la sua sigaretta e mi fissava. Cazzo, odio la gente che mi fissa!
- Frankie, se non la smetti di fissarmi ti tiro un pugno sul tuo bel nasino!-
- Gerard, se non mi dici che cos’hai giuro che dico a tutti che guardi i cartoni della Disney e piangi.-
Colpito e affondato.
Mi accesi un’altra sigaretta, mentre parcheggiavo vicino alla mia spiaggetta preferita.
Ci sedemmo sulla spiaggia a fissare il sole che scendeva sempre più veloce sull’orizzonte.
- Lynz vuole portarmi via Bandit.-
Mia figlia. L’unica cosa che mi teneva vivo oltre alla band.
- Stai scherzando, vero?-
Anche Frank era padre, e poteva capire che cosa volesse dire non poter più vedere la tua bimba.
- No. Per questo vuole divorziare, perché sono sempre in giro per il mondo. E dice che non posso essere un buon padre per B, perché non sono presente.-
Non avrei pianto, perché non era da me. Avrei affrontato la situazione da uomo, lottando per tenere Bandit con me.
- Tutto questo è assurdo. Tu sei un gran padre. Tutto quello che fai, lo fai per lei.-
- Lo so.- buttai il mozzicone della sigaretta sulla sabbia e mi persi a fissare il mare. – Non mi importa se lei se ne vuole andare. Credevo fosse dive----WebKitFormBoundary5ABB6Awz3rfar vedere mia figlia è..-
-.. Spregevole, lo so.- Frank non aveva mai amato particolarmente Lynz, anzi, mi aveva consigliato di non sposarla.
I veri amici sanno sempre qual è la cosa giusta per te.
Peccato che non l’avessi ascoltato.
Mi abbracciò forte, per farmi capire che lui, per me ci sarebbe sempre stato.
- Lo sapeva anche prima di sposarti, che sei il leader di una band. Per me, è sempre stata un’opportunista.-
Gli sorrisi; ormai la frittata era fatta. E chi ci andava di mezzo era Bandit.
- Ray e Mikey lo sanno?-
Scossi la testa.
- No, Mikey è troppo affezionato a Lynz. Voglio aspettare a dirglielo. E Ray, in qualità di migliore amico di Mikey, glielo direbbe subito.-
- Stai tranquillo, con me la notizia è al sicuro.-
Gli sorrisi e lo abbracciai di nuovo. Era proprio un grande amico.
- Grazie.-
Mi sorrise a sua volta.
- Non c’è di che.. Anzi, sai che ti dico? Stasera lo zio Frankie ti porta ad un esclusivo party ad Hollywood!-
Alzai gli occhi al cielo. Odiavo le feste fighette, con le ragazze che ti si buttano addosso solo per i tuoi soldi.
- Non ci penso nemmeno!-
Frank mi fece la sua solita faccia, quella di quando voleva ottenere qualcosa. Quella da angioletto.
- E dai, abbiamo bisogno di una bella sbronza!-
- Frank, io non posso bere.-
- Ok, allora berrò solo io. Tu guidi ok?-
- Mi sembra giusto. Tu ti diverti e io ti guardo.-
- Fratello, sei tu quello depresso!-
Frank mi battè la sua mano sulla spalla, e mi sorrise.
- Vedrai, questa festa ti cambierà la vita.-


***
 
Salve a tutti, cari lettori!
Premetto che di solito scrivo  di Harry Potter, quindi mi sono imbarcata in un’impresa colossale, ma siccome amo i My Chem, per loro questo ed altro.
Devo fare un paio di appunti, su quello che ho scritto.
La prima parte è dal mio punto di vista: Giddy e Bre sono due personaggi realmente esistenti e siamo io e la mia best. Non sono mai stata a Los Angeles, quindi se sbaglio qualcosa in fatto di descrizioni, ecc, siete liberissimi di farmelo notare.
Il secondo punto di vista è quello di Gerard. Molti di voi mi odieranno per aver dipinto Lynz così cattiva, ma è necessario ai fini della storia. Dopo il terzo capitolo, il punto di vista sarà in terza persona.

Bene, ora che ho messo tutto a punto, se volete potete dirmi cosa ne pensate, ok?
Un bacio a tutti!
Ghost.

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Capitolo 2
*** The Party ***


Capitolo 2.
The Party.
 
Quella sera, le luci di Hollywood si accesero per noi.
Eravamo riuscite a riposare un paio di ore, giusto il tempo necessario per riprenderci dal viaggio e non cadere addormentate sul primo divanetto disponibile.
Ci eravamo vestite con cura, io con un semplice tubino nero e le mie scarpe altissime e Bre con ballerine, short e una canotta decisamente vistosa.
Ancora non mi capacitavo di come facessi a camminare con quei trampoli; ero sicura che prima o poi sarei caduta, facendo una pessima figura davanti a tutti.
Il tappeto rosso davanti al prestigioso locale dove lavorava Helena era pieno zeppo di fotografi che cercavano di immortalare tutte le celebrità che passavano di lì.
Quella sera, Hollywood era un delirio. Per chi viveva lì, era una cosa abbastanza normale, per noi che venivamo da lontano, era una cosa pazzesca.
- Guarda, Giddy, quello è Ian Somerhalder!-
Bre saltellava dietro la folla di paparazzi, cercando di individuare chi passava sul tappeto rosso, ma anche io, portando un tacco 12, facevo fatica a vedere bene.
- Io veramente vedo solo i suoi capelli!-
- Dove hai detto che ci aspetta, Helena?-
- Sul retro. Muoviamoci che siamo già in ritardo!-
Cercammo in tutti i modi di evitare le ragazzine urlanti che sembravano assatanate, ma un paio di volte fummo travolte dalla folla.
Quel posto era veramente un delirio!
Dopo una decina di minuti, riuscimmo a raggiungere il retro, dove ci aspettava già la nostra amica.
- Pensavo non arrivaste più!- diede una pacca sulla spalla del buttafuori, che a me incuteva davvero terrore. – Benjamin, loro sono le mie amiche. Stasera sono mie ospiti.-
Il buttafuori ci guardò storto, ma senza esitazione tolse la sbarra che impediva l’ingresso e ci fece entrare.
- Grazie, Helena. Sei davvero un mito.-
Passammo attraverso un bellissimo corridoio fatto di specchi, dove si affacciavano porte trasparenti di una decina di privè, tutti ancora vuoti.
- Non c’è di che. Non potete venire a Los Angeles e non godervi almeno una festa di Hollywood.-
- Chi usa di solito i privè?- Bre osservava le porte con interesse; sicuramente voleva scovare qualche personaggio famoso. Ero pronta a scommettere che avrebbe cercato per mari e per monti Ewan McGregor. O Frank Iero, ammesso che si presentasse ad un tipo di festa come quella a cui eravamo.
- Le star di Hollywood. Ma non ti illudere. Non si fanno mai vedere.-
Peccato, sarebbe stato bello poter conoscere qualcuno di interessante.
Gerard e Frank.
Il pensiero di quei due mi fece palpitare il cuore.
- Ok, ho decisamente bisogno di bere.-
Helena ci fece strada e ci portò nel cuore del locale. Luci psichedeliche, musica alta e gente che ballava in pista.
- Benvenute ad Hollywood, ragazze.-
Non era esattamente quello che io chiamavo divertimento.
La faccia di Bre mi diceva che anche lei la pensava come me.
Noi odiavamo le discoteche.
Ma quella sera, probabilmente avremmo cambiato idea.
 
- Mi hai portato in una discoteca?-
Il mio migliore amico doveva essere impazzito.
Questa storia del marito sospettoso e della moglie che esce di casa troppo spesso gli aveva mandato in pappa il cervello.
Il top della mia serata divertente da quando mi ero sposato era stare in casa a disegnare fumetti, o, al massimo, un concerto.
Non ero mai andato in discoteca, nemmeno a sedici anni, figuriamoci a trentatre.
- Hey amico, qui si rimorchia. L’ho fatto per te!-
Quando Frank non sapeva come giustificarsi, se ne usciva fuori con la solita storia.
“Amico lo faccio per te, sono sincero.”
- Non mi interessa rimorchiare.-
- Chissà, magari allora incontri l’amore della tua vita.-
Assecondalo Gerard. Frena l’impulso di tirargli un pugno.
Sbuffai, ma non dissi nulla. Appena entrato, mi pentii subito di non essere stato più fermo nella mia decisione di non voler entrare.
Era un delirio.
Riconobbi da un lato il mio amico Will Smith, intento a darci dentro in pista con sua moglie. Su un divanetto, poco distante dal bancone del bar, Usher flirtava con un paio di ragazzine che avranno avuto si e no sedici anni.
Una musica assordante, senza senso, usciva dagli amplificatori posizionati per tutta la sala.
Chiamai Frank per un paio di volte, ma non mi sentì. E come avrebbe potuto? Quella musica scassa timpani copriva la mia voce.
Gli tirai un pugno sulla schiena, così, per scaricare i nervi.
- Ma che cazz.. Oh Gerard, ma sei deficiente?-
- Com’è che ti piacciono posti del genere?-
Frank alzò le spalle, come se non sapesse cosa dire.
- Un rocker non può amare le discoteche?-
Lo guardai male.
- Almeno si può fumare?-
- Ma certo amico! Io vado a prendermi una birra!-
Lo guardai allontanarsi mentre mi accendevo una sigaretta. In quel momento lo vidi dare un cinque ad Usher ed improvvisare un balletto.
Mioddio.
Frank Iero che balla. Ora si che le ho viste tutte!
Scossi la testa, senza più parole per commentare il suo comportamento.
Frank era sempre stato il mio migliore amico, anche se siamo sempre stati diversi. Lui socievole, spiritoso, io più solitario e sempre incazzato con il mondo. Avevo sempre desiderato essere come lui.
Anche lui aveva dei problemi con sua moglie Jamia. Ultimamente, dormivano separati; eppure, mentre io mi piangevo addosso per la fine del mio matrimonio, lui riusciva a trovare il lato comico della vita.
Se ci riusciva lui, perché non farlo io?
Al diavolo, voglio divertirmi anche io!
Basta essere il ragazzo depresso.
Mentre la sigaretta si consumava tra le dita, mi cadde l’occhio su due ragazze li di fianco a me. Sorrisi, pensando che la ragazza col vestito nero fosse di una bellezza rara. Quegli occhi castani, quei capelli lisci e la semplicità con cui stava appoggiata al bancone chiacchierando con la sua amica mi colpirono molto.
La vidi barcollare un attimo; forse aveva bevuto un po’ troppo, o forse aveva semplicemente perso l’equilibrio.
Finii la mia sigaretta interrogandomi su chi fosse e da dove venisse.
 
- Giddy, sei sicura di riuscire a stare in piedi?-
- Non ho mica bevuto così tanto.-
Bre scosse la testa e si portò alla bocca il suo Sex On The Beach. I suoi occhi erano allegri, mentre mi preoccupavo di trovare il mio telefono nella borsa.
- Mi riferivo ai tacchi. Come fai a camminarci sopra?-
- Oh, questione di abitudine.- in quel momento, incespicai un secondo. Era la prima volta che mettevo quelle scarpe, e non erano un granchè comode. – Sarà l’effetto dell’alcool.-
- Che ne dici di andare a sederci su un divanetto e divertirci a scartare uno per uno tutti gli individui di sesso maschile di questo locale?-
Sorrisi appena. Era il nostro gioco preferito. Stroncare i fighetti e i loro modi di fare.
- Direi che accetto volentieri.- Mi girai verso il bancone. – Helena, noi andiamo a sederci.-
Mi fece un cenno di assenso, così presi il mio Mojito in mano e mi voltai per raggiungere la mia amica.
Non feci in tempo a fare due passi che inciampai nuovamente nei tacchi troppo alti per me.
Mi vedevo già per terra, quando sentii un paio di braccia prendermi per la vita e cercare di trattenermi. Troppo tardi.
Quando vidi la cascata di capelli rossi che mi sovrastava, non riuscii a mantenermi in equilibrio e caddi.
Nella confusione, il bicchiere di plastica arrivò in testa al misterioso ragazzo dai capelli rossi.
- Oddio, scusami!-
Dovevo essere diventata rossa, perché sentivo le guance accaldarsi sempre più in fretta. Il ragazzo si rimise in piedi, e mi porse una mano.
- Cavoli, sta’ più attenta la prossima volta.-
Afferrai la sua mano senza avere il coraggio di guardalo in faccia. Notai solo che indossava un paio di jeans neri e un paio di converse grigie.
- Scusami, davvero.- in quel momento incrociai i suoi occhi.
Verdi, chiari, così limpidi da specchiarcisi dentro.
Mi sentii svenire quando lo riconobbi.
- Oddio.-
 
La ragazza che avevo appena salvato da una distorsione mi stava guardando come se fossi un alieno.
Dovevo essere parecchio buffo, con il Mojito che mi colava dalla testa.
Notai il bizzarro colore dei suoi occhi, un marrone tendente al verde, mentre essi si incatenavano ai miei.
Provai una bizzarra sensazione alla bocca dello stomaco, che nulla aveva a che fare con la rabbia.
- Oddio.-
Era italiana, lo sentivo dal suo accento. Io adoravo l’Italia.
- Stai bene?- annuì, senza riuscire a dire di più.
Forse è timida, o forse non sa come scusarsi.
Era davvero bella, come avevo pensato quando l’avevo vista ridere con la sua amica. Ma ora stava impallidendo in fretta.
Mi accorsi in quel momento che la stavo tenendo ancora tra le mie braccia, ma non mi curai di toglierle dai suoi fianchi.
Sembrava non riuscisse a parlare.
Poi sentii la sua dolce voce, con quell’accento italiano che adoravo.
- Sei Gerard Way.-
Mi aveva riconosciuto.
 
Ero tra le braccia di Gerard Way. Non avevo desiderato altro nella mia vita.
Peccato che gli avessi appena rovesciato un cocktail in testa.
Ottimo come primo approccio, direi che hai fatto un’ottima figura.
- Si sono io. Mi conosci?-
Annuii ancora, senza riuscire a dire nient’altro. Sembravo una cretina.
Ma ero a Los Angeles, tra le braccia di Gerard Way. Era comprensibile non riuscire a dire nulla.
- Giddy stai bene?-
Evidentemente Bre non si era accorta chi era quello che mi teneva così saldamente tra le sue braccia, altrimenti come minimo sarebbe svenuta.
- Si.-
Capii che aveva riconosciuto Gerard nel momento in cui la vidi rimanere a bocca aperta e sussurrare – Non è possibile.-
Il mio salvatore doveva essere al quanto indispettito, perché si guardava intorno nervosamente come se aspettasse qualcuno.
Quel qualcuno non tardò ad arrivare.
Tra la folla, si fece spazio un allegrissimo Frank Iero, che teneva in mano una bottiglia di birra. Non appena mi vide tra le braccia del suo amico, gli si illuminarono gli occhi.
- Mandrillone! Hai già fatto conquiste!- gli diede una pacca sulla spalla mentre sentii la mia amica al mio fianco prendermi la mano e trasalire.
Fa’ che non svenga. Abbiamo già fatto troppe figure di merda per oggi.
Con mia grande sorpresa, non svenne. Si limito a schiarirsi la voce e a guardarlo come se fosse la cosa più bella del mondo.
- Frank Iero.-
Gli occhi chiari del chitarrista si illuminarono appena sentirono il suo nome.
- Ci conoscete?-
Io annuii. Era strano come non avessi nulla da dire. Di solito, chiacchieravo così tanto che mi avevano affibbiato il soprannome di “Logorroica”.
Meno male che c’era Bre a prendere in mano la situazione.
- Siamo venute dall’Italia per sentirvi suonare, tra dieci giorni!-
Gerard e Frank si scambiarono un’occhiata. Evidentemente, a Hollywood era raro trovare qualche loro fan.
- Due fan. Ma guarda guarda che combinazione.-
Frank probabilmente stava escogitando qualcosa, perché si era fatto serioe aveva portato una mano sotto il mento.
- Come ti chiami?-
Gli occhi di Gerard tornarono a posarsi sui miei.
Era semplicemente bellissimo.
- Giddy.-
Mi sorrise, e in quel momento mi lasciò andare. Presi la mano di Bre e la strinsi tra le mie.
Eravamo davanti ai nostri idoli.
Non potevo crederci.
- E tu?-
Frank diede un piccolo, affettuoso pizzicotto sulla guancia di Bre.
La sentii chiaramente urlare –Yyp!- e arrossire.
Poi si ricompose.
- Bre.-
- Bene. Giddy, Bre, credo di parlare anche a nome di Gerard quando vi dico che, visto che avete fatto un viaggio così lungo, siete nostre ospiti per assistere al nostro concerto, tra due giorni, qui ad Hollywood.-
- Si, Frank, sono d’accordo.-
Ci guardammo, senza parole.
Eravamo appena state invitate ad un LORO concerto da LORO in persona. Mi pizzicai, credendo che fosse una bellissima illusione.
- Grazie.-
- Mi raccomando, ragazze, ci teniamo.-
E si voltarono facendoci un piccolo cenno di saluto.
Decisamente, quella serata non l’avremmo dimenticata tanto facilmente.
 
Folgorato.
Estasiato.
Scioccato.
Non avrei mai pensato di sentirmi così.
Ero entrato in quel locale con il morale a pezzi. Ne ero uscito con il cuore che batteva come quello di un sedicenne alle prime cotte.
Quella ragazza, quella Giddy, non so nemmeno io il perché, ma mi aveva sconvolto l’anima.
Forse era per quel suo viso dolce, per quella sua bellezza acqua e sapone, o perché non si era attaccata al mio collo come tutte le altre ragazzine.
Anche la sua amica mi stava molto simpatica, e soprattutto, credo stesse molto simpatica a Frank, a giudicare dal modo in cui l’aveva guardata.
Erano italiane. E noi eravamo metà italiani.
Quanto è buffo il destino.
- Devo rivederla, Gerard.-
Come volevasi dimostrare. Frank era impazzito vedendo la sua sosia al femminile. Spiritosa, energica, tatuata.
Era la donna giusta per Frank, se davvero un giorno avesse divorziato da Jamia.
- Ti riferisci a Bre?-
- Certamente. Ho visto come guardavi Giddy. Il mio sesto senso mi dice che farete faville.-
Mi accesi un’altra sigaretta scuotendo la testa. Non volevo illudermi, per il momento.
- Non esageriamo, amico! E’ stato solo uno scontro.-
- Da cosa nasce cosa..-
- Ma sentilo, il filosofo!-
Arrivammo alla mia Porsche camminando in silenzio.
Ci sedemmo, mentre io finivo la mia sigaretta e lui se ne accendeva una, e guardai le stelle.
Chissà che cosa aveva in serbo il destino per me.
Per il momento, solo di una cosa ero certo.
Volevo rivederla.
 
***
Salve a tutti!
Ecco qui il capitolo dell’incontro. Mi sono infervorata a scriverlo!
Ditemi che ne pensate!
Un bacio!
Ghost.

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Capitolo 3
*** Shiver ***


Il giorno dopo la festa.

Mi alzai lentamente, senza fare rumore. In fondo, era presto, meglio lasciare dormire la mia piccola Bandit ancora un po'. Lynz se n'era andata di casa da un paio di giorni, ma non era questo quello che mi angosciava.
L'avevo amata, sì, ma quello che mi aveva detto quando l'avevo trovata con le valigie in mano pronta per lasciare la nostra casa, oltre ad avermi spezzato il cuore mi aveva fatto capire che tipo di persona era.
- Io te l'avevo detto, Gee.-
Frank aveva proprio un modo carino e sensibile di aiutare le persone. Ma sapevo che aveva ragione.
Quello che mi angosciava di più, comunque, era il fatto che Lynz voleva portarmi via Bandit. Per lei, non ero un buon padre. Anzi, tutto il contrario. Come potevo dargli torto? Ero sempre in giro per il mondo, tra concerti e promozioni, e la vedevo pochissimo. 
Ma lo facevo per lei.
Perchè potesse avere una vita migliore di quanto non l'avessi avuta io.
Non era giusto che non potessi più vederla.
Mentre mi stavo bevendo il mio amatissimo caffè, nel silenzio della mia casa, squillò il cellulare.
- Hey, amico, stiamo venendo da te! - la voce di Ray squillava allegra dall'altra parte del telefono e sentivo in sottofondo Mikey e Frank che se la ridevano un mondo. Alzai gli occhi al cielo.
Tutto quello che volevo era tranquillità.
- Perchè?-
- Come perchè? Abbiamo le prove, ti sei scordato?-
Merda, le prove.
Si, me n'ero proprio scordato.

- Ok, venite pure. Ma dovete fare poco casino perchè Bandit sta dormendo.-
Li sentii ridere e mi attaccarono il telefono in faccia.
Begli amici.
Finii il mio caffè e andai a sedermi sulla veranda, accendendomi una sigaretta. Mi sentivo stanco e spossato, ma oltre alla trsitezza per quello che mi stava succedendo, dentro di me in quel momento si stava facendo spazio una nuova emozione.
Euforia.
E sapevo benissimo chi l'aveva provocata.
Senza volerlo, avevo sognato tutta la notte quegli occhi magnetici che si erano incatenati ai miei la sera prima, il modo in cui arrossiva sulle guance, le labbra così colorate..
Non avrei mai dato ragione a Frank, perchè avrebbe gongolato per mesi, ma cavoli quella ragazza mi aveva fulminato.
Mi ritrovai a perdermi nel fumo della sigaretta e nel filo dei miei pensieri, immaginando dove fosse in quel momento  e che cosa stesse facendo.
Inutile, non vedevo l'ora di rivederla.
Le mie riflessioni vennero interrotte dal rumore di un auto che arrivava dal vialetto. Pochi secondi dopo apparvero i miei compagni di avventura, gli amici di una vita.
Ray, Mikey e Frank, coloro che potevo considerare la mia famiglia. Anche se Lynz non c'era più, potevo mettere la mano sul fuoco che loro ci sarebbero stati, sempre.
Mi venne da ridere quando vidi Ray sgommare e scendere dalla sua Mustang Gt come uno dei tipi di "Fast and Furious"; peccato che invece di atterrare elegantemente, mise male il piede e si ritrovò per terra, suscitando un milione di risate.
- Amico, non sei Vin Diesel, mettitelo in testa.- lo aiutai ad alzarsi.
- E' inutile che provi a dirglielo, Gee, il nostro Ray si crede meglio di Diesel.- Frank passò una mano tra i capelli di Ray. - E come dargliene torto?- tirò i riccioli folti del ragazzo. - Di certo, Vin non ha quest'attrezzatura.- 
- C'è del caffè pronto, Gee?-
Mikey, che chiedeva il caffè. Un classico.
Non carburava, se prima non aveva la sua bevanda preferita.
Gli feci segno di entrare e lo seguii, insieme agli altri. 
Mi ritrovai tra i piedi la mia piccola peste, che si era appena svegliata.
- Papà.-
Agitava le manine, ed io la presi in braccio. Mi diede un bacio sulla guancia poi mi guardò con i suoi occhioni chiari, tanto simili ai miei. - 'io Frankieeee!- urlò non appena si accorse di chi c'era dietro di me. A Frank si illuminarono gli occhi; era dipendente da Bandit, forse perchè le sue bimbe erano ancora troppo piccole per riconoscerlo, o perchè vedeva più la mia delle sue, ma era follemente innamorato di lei.
La prese in braccio e la portò in cucina, per prepararle la colazione.
Era un rito, ormai. E io non potevo farci nulla.
- Dov'è Lynz, Gee?-
Ray si avvicinò a me e probabilmente notò il mio mutare di espressione, perchè mi mise una mano sulla spalla. - C'è qualcosa che non va?-
- Se n'è andata.-
Silenzio.
- Intende tornare?-
- Solo per portarsi via Bandit.-
Ray abbassò lo sguardo; anche lui mi avva consigliato di non sposarla, o almeno non così presto.
- Mi dispiace, amico.-
- A me dispiace non aver ascoltato voi. Mi ha accusato di non essere un buon padre, di essere sempre in giro per il mondo a cazzeggiare.-
- Che cosa?-
A parlare non era stato Ray. Mi voltai. Mikey era lì. con la sua tazza di caffè in mano. La sua faccia mi fece capire che aveva ascoltato tutto. Aprii la bocca per spiegargli, ma lui alzò una mano come per chiedermi di tacere e si voltò, tornando in cucina. Lo vidi guardare sua nipote con occhi dolci e avvicinarsi a lei facendole una carezza e ricevendo in cambio un enorme sorriso ingenuo.
Bandit ci adorava e voleva venire con noi quando provavamo, sempre. E noi adoravamo lei. Era la nostra mascotte.
- Comunque, assomiglia solo a te.- Frank era sporco di cereali e latte; evidentemente i due avevano fatto la lotta di cibo, e Bandit aveva vinto. Come succedeva sempre. - Solo tu potevi insegnarle mosse tanto sconvenienti, come il lancio con il cucchiaio.-
Bandit rise e per tutta risposta gli lanciò un po' di pappa che finì sull'occhio sinistro del mio amico.
- Beeeello 'io Frankie!- 
Scoppiammo tutti a ridere.
Quella piccola peste riusciva a portare il sereno nel mio cuore anche quando era in atto la più violenta delle tempeste.
- Come può portarcela via?- Mikey la prese in braccio. - Non può, non ne ha il diritto!-
- E invece sì, purtroppo.-
- Ma, invece di pensare a queste cose, perchè non andiamo a provare, così ci svaghiamo un attimo?- Ray, il più saggio, se ne saltava sempre con idee niente male. In fondo, erano venuti per quello.
Qualche ora dopo, eravamo ancora nel mio garage, volutamente trasformato in una sala prove.
L'ultima nota di "Vampires Will Never Hurt You" risuonava nell'aria, mentre io mi sedevo per terra, stanco e sudato, ma felice e appagato. Cantare spazzava via ogni mia preoccupazione, era un mondo tutto mio, dove nessuno poteva farmi del male. Era come quando disegnavo: ogni cattiveria, ogni pregiudizio spariva, lasciando posto a pace e tranquillità.
Erano i miei porti sicuri, dove ripararmi durante la tempesta. 
- Gee, siamo pronti per spaccare, domani sera.- Frank si avvicinò a me e si sedette. - In tutti i sensi.- La sua faccina era così dolce che pensai che sotto sotto dovesse esserci qualcosa.
- Non cominciare, Frankie. Tu sei ancora sposato.-
- Ancora per poco.- si accese una sigaretta e me ne offrì una. - Troverò le prove che Jamia mi sta tradendo.-
Scossi la testa. Era un imparanoiato.
- E comunque, sai chi ci aspetta vero, domani sera?-
E come potevo scordarmene? Ero felice anche per quello. Poche ore e l'avrei rivista.
Annuii.
- Lo sai vero che hai la faccia da pesce lesso?-
- E tu da maniaco sessuale. La povera Bre dovrebbe scappare da te, se fosse sana di mente.-
- Speriamo che non lo sia allora. E comunque, non puoi negare che Giddy non ti piaccia.-
Alzai i palmi delle mani.
- Io non ho mai negato nulla.-
- Già, voglio dire. E' una ragazza mozzafiato.- disse, mentre si alzava e spegneva la sua sigaretta.
Prima di rendermene conto, lo fulminai con lo sguardo.
Cazzo!
Mentre se ne andava, ridendo tra se e se, capii il senso della sua frase.
Aveva ottenuto quello che voleva.
Maledetto Frank Iero.


La seconda giornata della nostra vacanza americana era cominciata meglio del previsto. Sdraiate su uno sdraio da quella mattina, ci stavamo gustando un brunch niente male prendendo il sole e fantasticando.
Ovviamente su quello che era successo la sera prima.
Facevo fatica a crederci, la prima sera a Los Angeles era successo quello che sognavamo da una vita. Incontrare Gerard e Frank poteva essere una nostra fantasia. In Italia, ci prendevano per pazze quando lo dicevamo ad alta voce.
Eppure, quella fantasia si era trasformata in realtà.
Bre era rimasta ammutolita per tutta la fine della serata e ancora ora non aveva aperto bocca sull'accaduto. D'altra parte, anche io era incredula, ma ogni volta che provavo a parlarne, lei mi zittiva.
Sapevo perchè.
Forse, se ne avessimo parlato, avremmo scoperto che era solo frutto della nostra immaginazione.
Avevo sognato tutta la notte gli occhi chiari di Gerard che si incontravano con i miei, la sua delicatezza e compostezza, la rumorosa simpatia di Frank, il suo egocentrico, caotico modo di fare.
Ero innamorata. Forse per la prima volta in vita mia.
E' possibile innamorarsi in questo modo?
- Secondo te, è possibile innamorarsi a prima vista?- Bre aveva gli occhi sognanti e l'aria di una che aveva appena passato la giornata più bella della sua vita.
- Non lo so, Bre. A me pare di si.- Suonava molto, molto stupido. Ma quell'incontro scontro aveva lasciato dentro di me qualcosa, che non era solo felicità per aver conosciuto il mio idolo.
Erano brividi, che mi percorrevano ogni volta che ripensavo alla sua voce, alle sue braccia intorno a me, a quello sguardo chiaro, così gentile, dolce. Dentro il quale volevo perdermi per attimi infiniti.
Ok, sto decisamente degenerando. 
- Forse è meglio se ci leviamo dal sole. Ho dei pensieri che spero siano dettati dal troppo caldo.- la mia amica si alzò tranquilla e rientrò in camera. Poco dopo la raggiunsi, e la trovai a fissare l'oceano mentre fumava una sigaretta; in faccia, aveva stampato il volto di una ragazza innamorata.
Mi avvicinai.
- Ne vuoi parlare?-
Mi accesi una sigaretta mentre si girava verso di me e sospirava.
Non l'avevo mai vista sospirare.
Siamo andate, entrambe.
- Che cosa c'è da dire? Ieri sera quei due mi hanno sconvolto la vita più di quanto non l'avessero già fatto.-
- Ti capisco. E' tutta la notte che sogno gli occhi di Gerard. E' diventata un'ossessione.- 
Mi sedetti sul letto, pensando a quanto ero arrivata in basso in quel momento.
Ossessione era la parola giusta.
- Il punto è che sono pazza per qualcuno che non mi considera nemmeno. E' sposato e ha due figlie, diamine!-
Amore rassegnato.
- Il punto, Bre, è che noi siamo innamorate di due componenti di un gruppo, e non so se sia tanto normale.-
- E allora se non è normale, perchè il mio cuore batte così ogni volta che sento la sua voce nella mia testa?-
Qualche ora dopo, eravamo in giro per Los Angeles, ad ammirare le meraviglie della città. Avevamo deciso di uscire a fare un giro e a visitare L. A per non stare sempre in piscina e anche perchè avevamo voglia di respirare un po' di aria diversa da quella dell'albergo.
Che, nel caso di Los Angeles, significava respirare dello smog.
Dopo un salto al The Groove e al Farmer's Market, i due centri commerciali all'aperto più famosi di Los Angeles, ci eravamo fermate nei pressi della Walk Of Fame, per prenderci un gelato e riposarci un attimo; il sole picchiava forte, anche se erano le cinque del pomeriggio, e il caldo era opprimente. Il via vai di persone rendeva affollata anche la più piccola delle strade e noi due eravamo ancora un po' scioccate da tutta quella gente, non essendoci abituate. 
- E' incredibile, questa città è in continuo movimento.-
- E' incredibile, domani a quest'ora saremo in prima fila al concerto.-
Mi misi una mano sulla fronte e scossi la testa.
Increcibile.
Riesce a pensare solo a quello.

Abbracciai la mia migliore amica, per darle forza. Non sembrava fosse molto felice di essere innamorata.
Sapeva, come me, che non avevamo speranze, soprattutto con Gerard e Frank.
- Brendina, che bello vederti innamorata!-
- Scherzi, vero? Preferirei ingoiare del cianuro.-
- Come siamo pessimiste.-
Lei mi guardò, gli occhi illuminati, trattenevano a stento una risata. 
Era una situazione tragicomica, bisognava ammetterlo.
- Che cosa dobbiamo fare, allora?-
- Semplice, essere noi stesse. Se ci hanno invitate al concerto, un motivo ci sarà, no?-
Cominciavo a crederci anche io, in quel momento. Mi sembrava un caso che lui fosse lì, pronto a prendermi mentre cadevo. Non credevo nel destino, non ci avevo mai creduto, ma forse in quel momento era il destino che operava per mano nostra, che stava realizzando il nostro sogno.
- Andiamo a casa, stasera ci aspetta un po' di tranquillità.- Bre si stava alzando e mi tese una mano.
- Perchè domani probabilmente ci aspetta la giornata più bella della nostra vita.-
Il destino, probabilmente, operava anche in quel momento.
Perchè io non sapevo che avevo maledettamente ragione.
Il destino, probabilmente, lo sapeva.

***
Ed eccoci qui con il terzo capitolo! Devo dire che mi diverto sempre di più a scrivere questa FF, perchè penso a come reagirei io se mi trovassi nella situazione della mia Alter Ego. Probabilmente morirei, questo è certo. :)
Oggi mi sono voluta dedicare un po' a Gerard e ai suoi pensieri, visto che mi viene così bene scrivere la sua parte, sono sicura che piacerà anche a voi, mentre il prossimo sarà soprattutto dal punto di vista delle nostre amate protagoniste (chi non vorrebbe essere al loro posto?) :).
So che mi odierete terribilmente, per aver reso così cattive Lynz e Jamia, ma è ai fini della storia.. Insomma, il mio happy end non prevede loro due :D.
Che ne pensate di Frank? Io lo trovo adorabile, anche se non è lui il protagonista mi piace comunque descriverlo.
Bene, detto questo, posso anche lasciarvi.
Ma prima un ultimo avviso. 
IMPORTANTISSIMO!
Dato che il forum è un pochetto incasinato, ho aperto la pagina ufficiale di TheGhostOfYou Efp su facebook. Lì potrete seguirmi e dirmi cosa ne pensate, oltre che avere anteprime dei capitoli e altre cose. Basta cliccare qui.
Per ora è tutto. Aspetto con ansia le vostre recensioni.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 4
*** Steps. ***


L'aria calda sferzava i loro visi, arrossati per la gran corsa. Non erano ancora pratiche della città, e ogni volta sbagliavano a prendere la linea della metropolitana, scendendo magari due isolati dopo la loro meta.
Quella mattina, faceva veramente caldo, nonostante fosse Marzo. Il sole batteva sull'asfalto, incurante del calore che gettava sui passanti, che a quell'ora si dirigevano verso i vari Starbuck's per fare colazione. 
Era esattamente quello che stavano facendo Giddy e Bre.
Entrarono nella prima caffetteria che incontrarono lungo la strada, e si avvicinarono al bancone.
- Per me un frappuccino al cioccolato con panna, e un muffin al cioccolato.-
Bre si faceva aria con una mano, intenta a scacciare quel calore improvviso. Non era abituata a quelle temperature, e probabilmente non si sarebbe mai adattata al clima di Los Angeles. Si passò una mano tra i capelli mentre prendeva in mano la sua ordinazione. - Vado a prendere posto.-
Giddy annuì mentre l'amica si allontanava.
- Per me un cappuccino doppio e un cupcake al cioccolato.-
Inutile, senza la doppia dose di caffè, Giddy non partiva. La mattina, era un rito. Cappuccino, pasta e sigaretta. I piaceri della vita. E lei sapeva godersela eccome. 
Raggiunse la sua migliore amica, seduta ad un tavolino di fianco ad una grande vetrata e si sedette.
- Questo caldo mi ucciderà, prima o poi.-
- Mi chiedo come riusciremo a rimanere in fila delle ore sotto il sole, oggi.- Giddy si morse la lingua. Il cappuccino scottava, e lei come al solito era stata troppo frettolosa.
Perchè stava ancora pensando a lui.
La sua folta chioma rossa, i suoi occhi gentili su di me.
Dio, devo essere pazza.

- Secondo me ci hanno tirato il pacco.-
Bre sorseggiò la sua bibita fresca, addentando di tanto in tanto il suo muffin. Sembrava perplessa e guardava distratta i passanti fuori dalla grande vetrata, senza vederli davvero.
Davanti ai suoi occhi solo un immagine.
Sorriso sbeffiardo, mani gentili.
Una voce da far rabbrividire chiunque.

- Oh, smettila di fare la guastafeste, Bre! Perchè avrebbero dovuto?-
- Perchè siamo le prime capitate? A quante lo avranno promesso?-
- C'è sempre bisogno di pensarla così in negativo?-
L'occhiata eloquente che Bre diresse verso di lei la fece desistere: non c'era verso di farle cambiare idea. D'altronde, tra loro due era sempre stato così. Giddy era quella positiva, che vedeva il bello anche dove non ce n'era, che trovava il lato comico della vita, mentre Bre era quella più pessimista, la parte razionale delle due.
Insomma si completavano.
- Da qualunque prospettiva la si guardi, la nostra è solo una fantasia. Staremo ore sotto il sole per niente.-
- Uff, mi hai scocciato, Bre. Io me ne vado!-
Si alzò, lanciando uno sguardo di rimprovero alla sua amica. Perchè doveva essere così guastafeste?
- Hey, aspetta!-
Era quasi arrivata all'uscita quando si voltò un momento per guardare la sua amica che le correva incontro. Senza accorgersene, andò a sbattere contro qualcuno, che la prese per le spalle evitando di farla cadere.
Rosso. Verde acqua.
- Ma che cazz.. Ah, ma allora hai l'abitudine di inciampare nella gente o lo fai solo con me?-
Gerard Way, di nuovo di fronte a lei.
E lei, di nuovo tra le sue braccia.
- Sc- Scusami.- la sua voce era tanto bassa da risultare solo un sussurro. Avvampò in viso. In quel momento avrebbe voluto che il pavimento sprofondasse sotto di lei e la inghiottisse. Se continuava così, Gerard l'avrebbe presa per una rincretinita. 
- Giddy, stai bene? E.. Oh, ciao Gerard!- Bre sorrise al ragazzo che rispose con dolcezza al sorriso.
- Ciao, Bre. Tutto bene?.- 
- Certo. Tu tutto bene?-
Incredibile.
Lei non riusciva a dire una parola davanti a Gerard, tutto quello che faceva era aprire e chiudere la bocca come un pesce fuor d'acqua, e la sua migliore amica addirittura stava avendo una conversazione con lui.
Incredibile.
- Starei meglio, se la tua amica evitasse di cadermi addosso ogni volta che ci incontriamo.-
Bene, si ricorda di me solo perchè sono maldestra!
Giddy aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Così la richiuse, sembrando una totale idiota.
Gerard lasciò la presa e la ragazza riuscì a ricomporsi, ravviando i lunghi capelli castanti dietro le spalle. Prese per mano la sua amica e gliela stritolò.
Dio com'è bella.
E' normale che sia così bella?
Gerard evitò di fissare la ragazza per più di cinque secondi, così sposto gli occhi sulla sua amica.
- Vi aspettiamo eh, stasera?-
Gli occhi di Bre si illuminarono.
- Stavamo giusto andando là.-
- Volete un passaggio? Siete fortunate, di solito ho la Porsche, ma stamattina mi andava di fare un giro con la Mustang.- indicò un punto imprecisato fuori dalla caffetteria, dove una macchina nera tirata a lucido aspettava solo di essere portata in giro per le strade di Los Angeles.
Giddy sbarrò gli occhi, ma questa volta riuscì a dire qualcosa di sensato.
- Se per te non è un disturbo..-
Gerard sorrise.
- Ovvio che no, stavo andando proprio là per le prove.-
- Ci sarà anche Frank?-
Che idiota, Bre!
La moretta arrossì istantaneamente e si coprì la bocca con la mano. Aveva appena fatto la figura della cretina e della bimbetta innamorata davanti a uno dei suoi idoli. Doveva essere ammattita, non c'era alcun dubbio.
Gerard scoppiò a ridere, portandosi alla bocca il suo caffè. 
- Certo che ci sarà. Scommetto che sarà più che felice di vederti.. Ora, andiamo?-
Scommetto che sarà più che felice di vederti.
Ha detto davvero così?
Bre strinse più forte la mano di Giddy e insieme uscirono dalla caffetteria, salendo sulla macchina di quel ragazzo coi capelli rosso fuoco che in quel momento stava stravolgendo la loro vita.
- Bre, stiamo salendo nella sua macchina!- sussurrò Giddy, estasiata. Il suo sogno stava prendendo forma ogni giorno di più, ed era bellissimo.
- Lo so, Giddy. Ommioddio non posso crederci.-
Bre si sistemò dietro, da brava amica, per permettere a Giddy di stare di fianco al suo amato Gerard. 
- Non vi dispiace se fumo, vero?-
Gerard si accese una sigaretta e aspirò un po' di fumo. Schiacciò l'accelleratore e partì alla volta della costa. Aveva voglia di farsi un giro tranquillo, evitando gli ingorghi caotici tipici della città e costeggiando il mare, che lui amava tanto.
- Ma non dovevamo andare all'Auditorium?-
- Infatti, ma ci andremo a modo mio. Odio gli ingorghi.-
Giddy sorrise.
- Anche io.-
In quell'istante, i loro occhi si incontrarono e lei cominciò a sentire una fastidiosa sensazione all'altezza dello stomaco.
No, non era fastidiosa.
Era fastidiosamente piacevole.
Gerard accese la radio, mentre sentiva dentro di se crescere la voglia di assaporare quelle labbra delicate che gli avevano appena sorriso. Per il momento, poteva giusto accontentarsi delle sensazioni che le dava quella ragazza; non aveva mai provato nulla di simile. I suoi occhi lo facevano sentire completo, importante.
Per un po', le preoccupazioni svanivano.
- Non sei un po' troppo narciso?- Bre sorrise. Non avrebbe mai pensato di rivolgersi con quel tono scherzoso a Gerard Way. - Ascolti le tue canzoni mentre sei in macchina..-
- Oh, non sai quanto mi sento prima donna.- Gerard mosse la mano dandosi un tocco femminile. - Ma è un rito. Prima dei concerti, ascolto sempre un nostro cd. Scaccia via i pensieri.-
Giddy non disse nulla, ma riconobbe la canzone che usciva dalla radio, probabilmente molto costosa, e sorrise. Era davvero la canzone perfetta per quel momento.
Mentre Gerard finiva la sua sigaretta, lo osservò.
L'aria che gli scompigliava i capelli lo rendeva fragile, ma maledettamente bello.
Oh si, Gerard Way era bello. Ed era anche tenero.
Era tutto, tutto quello che uno poteva immaginare.
E anche molto di più.
Senza accorgersene, Giddy si ritrovò a canticchiare.
If you stay I would even wait all night.Or until my heart explodes.-
- How long?- continuò Gerard, con una voce pazzesca. -Until we find our way in the dark and out of harm..-
- You can run away with me.-
- Anytime you want.-
Senza accorgersene, Bre stava assistendo alla nascita di qualcosa tra la sua migliore amica e quel ragazzo che sembrava tanto irraggiungibile, ma che in realtà era quanto di più normale potesse esserci. Un ragazzo come tanti.
Ma a suo modo speciale.
Li stava osservando, osservava i loro sguardi e quello che vi percepiva era adorazione pura. 
Sentì di invidiare tantissimo la sua migliore amica, in quel momento. Avrebbe volut che Frank la guardasse in quel modo, che l'attrazione tra loro fosse palpabile nell'aria. Sospirò, mentre scendevano dalla macchina. 
- Tesoro mio, fidati di me. Quello è pazzo di te.-

Gerard entrò nel camerino e si guardò intorno. Regnava un casino assurdo; Mikey stava giocando alla Playstation, imprecando ogni volta che non riusciva ad abbattere un mostro, Ray chiacchierava al telefono con sua moglie e Frank stava facendo fuori tutti i pacchetti di patatine che trovava in giro. Era un casi disperato, dipendente dalle patatine ancora di più che dalle sigarette.
A Gerard ricordava molto un bimbo di cinque anni, e gli faceva molta tenerezza. Si meritava una ragazza in gamba, non una piaga come sua moglie, che gli rendeva la vita un inferno.
Si avvicinò al suo migliore amico e gli diede una pacca sulla spalla.
- Amico, indovina chi c'è quà fuori..-
Frank alzò gli occhi al cielo e finse di pensarci.
- Mhm.. Non so.. Kat Von D?-
- Meglio.-
- Julia Roberts?-
- Meglio.-
- Megan Fox?-
- Meglio.-
Frank sbuffò, alzando nuovamente gli occhi al cielo. - Amico, nessuno è meglio di Megan Fox.-
- E se ti dicessi che ci sono le nostre amiche italiane?- Gerard sorrise. L'aveva fatto spesso, quella mattina e la cosa gli piaceva eccome. La cosa non sfuggì a Frank.
- Ecco perchè hai quel sorriso da beota.-
- Non ho nessun sorriso.-
Frank gli battè la mano sulla spalla un paio di volte. - Si, certo.-
Gerard sorrise di nuovo, poi si allontanò. Frank lo guardò e gli apparve sereno, come forse non lo era da mesi. Se quella ragazza italiana gli faceva quell'effetto, allora viva l'Italia.
Poi si ritrovò a pensare a due occhi scuri, un visino vispo e tanta tanta energia concentrata in quello scricciolo di ragazza che diceva di chiamarsi Bre.
Che nome assurdo.
Un nome assurdamente bello.
Si ritrovò a sorridere, come un ebete, di fronte all'immagine della ragazza che le stava rubando il sonno da un paio di giorno.
- Io esco a fumare una sigaretta.-
Si allontanò ed entrò nel palazzetto. Sedute in un angolo, con i loro ipod in mano, eccole lì, le due ragazze che avevano sconvolto la sua vita quella di Gerard nell'arco di dieci minuti. Si era spesso ritrovato a chiedersi se era possibile, se il colpo di fulmine esisteva davvero.
Era arrivato alla conclusione che esisteva.
Perchè che cos'era tutto quel batticuore quando rivedeva nella sua mente il viso di Bre?
Si avvicinò alle due ragazze, ritrovandosi quasi a correre.
- Ciao bellezze!-
Le baciò entrambe sulle guance mentre vedeva Bre arrossire alla sua stretta. 
Bellissima.
- Sto andando a fumare una sigaretta, volete venire?-
Anche a Giddy andava una sigaretta, ma vide sul volto dell'amica la voglia di stare da sola con Frank. Le strinse la mano come per farle coraggio.
- Vengo io, se vuoi.-
La voce di Bre era appena udibile, ma Frank sorrise.
- Ottimo. Posso portartela via, vero Giddy?-
Giddy annuì e fece loro segno di andare.
Dietro l'auditorium, Frank si appoggiò al muro. Bre non potè fare a meno di notare quanto fosse bello. Ancora una volta, si sentì una ragazzina di tredici anni alle prese con la sua prima cotta. 
Se non mi viene un infarto giuro che divento cattolica.
Si accese una sigaretta, sedendosi per terra ed osservando di tanto in tanto il ragazzo, che fumava silenzioso e riflessivo.
Dopo poco, lui le rivolse la parola.
- Sai Bre io sono uno scettico. Non credo in nulla, se non nell'amicizia.-
- Su questo ci troviamo d'accordo.-
Bre diede un altro tiro alla sigaretta. Si stava consumando in fretta, come il suo cuore si stava consumando in quel momento, perso tra le parole di quel ragazzo tatuato, apparentemente così sicuro di se, ma in realtà tanto fragile.
- Tu ci credi all'amore a prima vista?-
La domanda di Frank la spiazzò. Un colpo così non se lo aspettava.
Si, ci credo. Mi sta capitando.
- No, Frank, per niente.-
Nemmeno io, Bre. Vorrei tanto non crederci.
- Neanche io ci credevo. Allora cos'è questa sensazione fastidiosa, questo battito di cuore che ho da quando ti ho vista?-
La ragazza si alzò in piedi, ma mancò poco prima che cadesse per terra. Si sentiva girare la testa.
- Perchè mi stai dicendo questo?-
Il ragazzo si avvicinò.
Il primo passo verso di lei.
- Perchè io, a differenza di Gerard, non riesco a soffocare le emozioni che mi travolgono.-
Un altro passo, sta volta più lungo.
Vicini.
- L'amore è un'illusione.-
- Lo so bene, il mio matrimonio sta andando a puttane.-
Vicini, ancora di più.
Bre poteva sentire il respiro caldo di Frank sul suo viso.
- Non ci credo e non ci crederò mai.-
- Allora che cos'è questo?-
Con una rabbia che forse non si aspettava, Frank prese tra le mani il viso di Bre e la baciò. Non era un bacio casto, puro e dolce. Aveva il sapore di un bacio rabbioso, quasi rancoroso, ma che probabilmente valeva più di mille parole.
In piedi, dietro ad un auditorium, si stava consumando il loro primo bacio.
Bre si aggrappò al collo di Frank rispondendo al bacio con più passione, assaporandosi quel momento che forse, non sarebbe tornato mai più.
Quello, era decisamente amore a prima vista.

***
Saaalve a tutti miei cari lettori.
Aggiorno con un po' di ritardo, è vero, PERDONATEMI, ma gli impegni e le FF da scrivere sono troppe! Dunque, devo dire che adoro questo capitolo. Ammetto di aver MOOOOLTO giocato con l'immaginazione, però sono molto soddisfatta. 
Per prima cosa, la storia è passata in terza persona, così riesco a descrivere meglio tutte le sensazioni di tutti i personaggi. I primi tre capitoli servivano per presentare la situazione.
Gerard è un indeciso cronico, e, soprattutto nel prossimo capitolo, si vedrà la sua lotta interiore.
Giddy è un'imbranatona (ebbene si, son così!), ma dobbiamo anche pensare che si trova davanti all'uomo dei suoi sogni. Bre è più sicura di se, è decisamente Frank al femminile, infatti gli tiene testa nel loro "scontro" dove finalmente si dichiarano.
A me è piaciuto molto scriverlo, spero piaccia a voi leggerlo.
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Un bacio, al prossimo capitolo!
Ghost.

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Capitolo 5
*** Dreams come true. ***


- Mi ha baciata.-
Bre era tornata una ventina di minuti dopo, le guance arrossate e l'aria di una che è sulle nuvole. I capelli in disordine le ricadevano sul viso e aveva l'espressione più bella che la sua amica le avesse mai visto addosso.
- Come scusa?- doveva essere ammattita. Forse, c'era troppo Frank intorno a lei, e stava diventando pazza come il chitarrista. Non c'erano spiegazioni.
- Frank.- Bre si torturò i capelli con le mani. - Mi ha baciata!-
- Ok, Bre, per favore, siediti e calmati. Che cosa stai farneticando?-
- Ti ho detto che Frank mi ha baciata, come faccio a stare calma?-
Si sedettero entrambe. Il palazzetto era ancora vuoto, e loro avevano avuto il privilegio di entrare per prime. 
- Mi stai prendendo per il culo?-
- Ti dico di no! Mi ha fatto uno strano discorso sul colpo di fulmine, o cosa diavolo ha detto, e poi mi ha letteralmente travolta e baciata..- sbiancò improvvisamente. - Oddio, mi ha baciata..-
Giddy guardò la sua migliore amica che stava tremando come una foglia e tutto quello che lesse nel suo sguardo era amore puro.
Assurdo.
Frank l'ha baciata.

Sorrise ed abbracciò Bre. Era il suo sogno da tempo, e si era concretizzato così, in un afoso pomeriggio di Marzo. Tutto quello in cui aveva sempre sperato era appena accaduto e Giddy non poteva che essere orgogliosa e felice per lei. 
- So che sembro pazza Giddy, ma non lo sono, te lo giuro!-
- Ci credo tesoro, ci credo! Ti rendi conto del culo pazzesco che hai avuto? E dopo cos'è successo.-
Gli occhi allegri di Bre si spensero all'istante.
- E' scappato via!- si alzò in piadi, stringendo i pugni. - Dannato stronzo! Mi bacia e poi scappa via!-
Giddy si alzò a sua volta e le mise le mani sulle spalle.
- Ok, rilassati.- la guardò intensamente negli occhi, cercando di infonderle un po' di positività. - E' comprensibile, ok? Voglio dire, la sua vita è rose e fiori, arrivi tu e probabilmente gliela stravolgi. E' sposato, ma evidentemente prova qualcosa per te. Ti sentiresti un tantino scombussolata anche tu, no?-
- E allora perchè mi ha baciata?-
- Perchè è impulsivo come te, non sa contenere le emozioni! Prova a capirlo, è sposato e ha due figlie..-
Bre prese un sorso d'acqua dalla bottiglietta, poi si sedette e si mise a guardare le luci dell'auditorium, che nel frattempo erano state accese. Il palco era imponente, molti più grosso di quello che avevano quando erano andati a Milano, ma la scenografia era la stessa, semplice ed essenziale. Come loro, in fondo.
Bre sospirò, perdendosi tra i suoi pensieri.
Aveva ottenuto quello che voleva: un bacio da Frank. Ma era davvero quello che desiderava?
No, non si accontentava di un semplice bacio.
Voleva passare la vita con lui, seguirlo per i concerti, dirgli la sua opinione sulle canzoni, ascoltarlo suonare e osservarlo mentre dormiva.
Oddio, sto diventando romantica.
Non ci voleva proprio!

- Al diavolo Jamia! Quella donna deve sparire!-
- Si, non è l'unica. Ma almeno tu hai avuto quello che avevi sempre desiderato.- gli occhi di Giddy erano spenti, vacui mentre guardava la gioia della sua migliore amica cambiare in uno sguardo pieno d'affetto.
- Adesso chi è la negativa?-
- Sono realista, Bre. Credi che una canzone cantata insieme e un paio di battute possano deviarmi dalla verità?-
- E quale sarebbe questa verità?-
- Che Gerard ha una moglie e una figlia, ed è felice così. E non posso pretendere che la prima ragazzina arrivata da chissà dove gli sconvolga la vita.-
Giddy si allontanò un attimo. Sentiva le lacrime affiorarle dagli occhi e non voleva farsi vedere così. Si sentiva una stupida, perchè stava rincorrendo un sogno che non era reale; una persona normale le avrebbe riso in faccia, consigliandole di andare da un bravo psicologo. 
Perchè doveva innamorarsi proprio di un uomo irraggiungibile?
Si sentì abbracciare da dietro e le sfuggì un sorriso. Entrambe sapevano sempre come consolarsi a vicenda.
- Allora perchè Frank mi ha parlato di un Gerard che non riesce ad esprimere i suoi sentimenti?-

- L'ho baciata.-
Frank era appena entrato in camerino con l'aria di uno che ha appena fatto la cazzata della sua vita, ma che è felice per essersi lasciato andare. Mikey lo nguardò storto, ma continuò a giocare alla Playstation come se non avesse sentito nulla. Era un ragazzo mite, che si faceva gli affari suoi. Ray gli sorrise e si infilò in bagno, pronto per farsi una rilassante doccia. Gerard gli avrebbe spiegato tutto dopo.
Il rosso, che stava strimpellando con la chitarra che le aveva regalato sua nonna, e che lo seguiva ovunque andasse, smise di suonare e guardò Frank con una strana espressione sul viso.
- Chi hai baciato scusa?-
- Non preoccuparti, la tua donna non l'ho nemmeno toccata.- Mikey si fece più attento, apparentemente concentrato sul suo gioco ma con un orecchio sull'attenti. - Ho baciato Bre.-
- Punto uno, non è la mia donna.- Gerard si era avvicinato al suo migliore amico e si era seduto sul tavolino. - Punto due, che cosa hai fatto?- 
Frank sorrise; in quel sorriso c'era l'ammissione di aver fatto una cazzata, considerando che era ancora sposato, ma sembrava fosse stata la cosa giusta per lui. Erano mesi che non sorrideva così.
- E' stato più forte di me.. Lei era lì, con quei suoi capelli arruffati, quell'aria tenera e.. Non ho pututo fare altro, la volevo troppo!- Frank nascose il suo viso dietro la mano tatuata. - Però poi sono scappato come un ladro.-
Gerard scoppiò a ridere; quel ragazzo faceva tanto il grande e il grosso, poi quando era ora di dare spiegazioni scappava come un bimbo di fronte ad uno zombie.
Frank gli tirò un pugno. - Smettila di prendermi per il culo! Almeno io mi sono fatto avanti!-
Questo ragazzo sa i miei punti deboli.
Dovrei smetterla di essere così trasparente.

- Sai che io sono fatto così.-
- Fratello, se vuoi una cosa vai e prendila. E' inutile aspettare.-
Frank rimase a bocca aperta. Mikey aveva appena dato un consiglio valido a suo fratello; di solito se ne stava sulle sue, parlando poco e riflettendo tra se e se. In quel momento, però, aveva affilato le sue armi da fratello minore e aveva dato a Gerard un gran bel consiglio.
- La fai facile tu!-
- E' facile!- il ragazzo spense la tv e si avvicinò ai due, prendendo una bottiglia di birra e bevendone un lungo sorso. - Scusa, tu sei libero, Lynz ti ha distrutto la vita. Lei potrebbe aiutarti a mettere insieme quello che ne rimane, e chissà, magari potrebbe anche essere la ragazza giusta per te.. Oh, Frank, smettila di guardarmi con quell'aria! Non sono un totale idiota!-
In effetti, il ragazzo lo stava guardando con la bocca aperta. Non riuscì a dire nulla se non. - E' esattamente quello che pensavo io.-
Gerard li fulminò. Odiava i consigli, soprattutto se erano consigli giusti. Il suo cuore voleva Giddy con tutto se stesso, ma la sua testa gli diceva di andarci piano, di valutare tutti gli aspetti.
In fondo, aveva già preso una gran batosta.
- Tu cosa pensi di fare, con Jamia?-
- Non lo so. Voglio godermi quello che verrà. Ma di una cosa sono certo.-
- Cioè?-
- Bre non voglio farla soffrire, mai.-

Il concerto era stato entusiasmante, bello, forse il migliore di sempre. 
Forse, perchè erano nella loro città, quella Los Angeles che li aveva accolti quando avevano deciso di fuggire dal soffocante New Jersey, o forse perchè tra il pubblico, che li osservava in prima fila, c'erano due ragazze che davano loro una carica incredibile. 
Giddy e Bre, dalla loro prima fila, si erano godute il concerto urlando, saltando, e scambiandosi occhiate intense con Gerard e Frank, che in un modo o nell'altro cercavano sempre di guardare dalla loro parte.
Bre si era quasi sciolta quando Frank le aveva lanciato un occhiolino.
Un sogno. Sto vivendo un sogno.
Non svegliatemi. 

Gerard non aveva smesso un attimo di seguire con lo sguardo Giddy: l'aveva vista saltare, urlare, piangere durante Summertime e Cancer, e ogni volta l'aveva trovata sempre più bella.
E' impossibile.
Che mi stia davvero innamorando di lei?

Finito il concerto, Frank si avvicinò alle due ragazze, che avevano entrambe gli occhi gonfi per aver pianto tutto il concerto.
- Allora, vi è piaciuto?-
- E' stato..- Giddy non trovava le parole. Come poteva descrivere quell'emozione che le si era anidiata dentro e che le impediva di parlare? - Non ci sono parole, Frank!-
- Si ha ragione!- Bre sorrise a Frank, che, preso da un moto d'affetto, l'abbracciò stretta. Poi la lasciò andare, un po' imbarazzato.
- Scusa, sono felice che vi sia piaciuto. Venite!-
Bre e Giddy si guardarono e si scambiarono uno sguardo d'intesa. Seguirono Frank per un lungo corridoio, ed entrarono in quello che doveva essere il loro camerino. Era decisamente caotico: pacchetti di patatine e pop corn sparsi per tutta la stanza, bottiglie abbandonate sul tavolino, spartiti buttati a casaccio quà e là.
- Non siamo molto ordinati.- Ray uscì dal bagno e raggiunse le due ragazze. - Io sono Ray. Voi dovete essere le famose italiane.-
Famose? Da quando in quà?
- E io sono Mikey!- il ragazzo le abbracciò stretto, poi si avvicinò a Giddy e le sussurrò. - Non far caso a mio fratello, è schizzato a volte ma credo che tu..-
In quel momento però arrivò Gerard che, parecchio incazzato con suo fratello, gli tiò uno scapellotto in testa e lo zittì.
- Cos'è che hai detto Mikey?- Giddy era curiosissima.
- Nulla, nulla..- Gerard arrossì, ma sorrise alle due ragazze. - Volete qualcosa da mangiare? Da bere?-
Le ragazze si sedettero e, con un bicchiere di birra fresca in mano, cominciarono a guardare che cosa faceva durante il tempo libero la loro band preferita. Mikey si era di nuovo attaccato alla Playstation, urlando parolacce ai poveri mostri che venivano attaccati dal suo personaggio, Ray si stava facendo un panino con qualsiasi schifezza che gli capitasse intorno. Frank si era seduto sul divano, con gli occhi chiusi, e sembrava si fosse addormentato.
Giddy si alzò, avvicinandosi a Gerard. Era sul tavolino, con il suo album da disegno, e stava facendo quello che sembrava uno schizzo. 
- Che cosa disegni di bello?-
- Nulla di che. Cerco l'ispirazione per il prossimo fumetto.-
- Posso vedere?-
- E' meglio di no.. Non sono ancora troppo sicuro.. Scusa un attimo..-
Il suo telefonino stava squillando. Giddy tornò a sedere mentre lui strabuzzava gli occhi, leggendo il numero sul display.
- Che c'è?- parlava come se non avrebbe mai voluto ricevere quella telefonata.
 Per un po', non riuscirono a capire che cosa stava succedendo, poi improvvisamente Gerard gridò.
- Che cazzo hai fatto? COME TI SEI PERMESSA?- si era alzato in piedi e stringeva la matita nel pugno chiuso della sua mano. - Non mi interessa! Sei solo una stronza!- chiuse la comunciazione e sbattè il telefonino sul tavolo. Senza dire nulla, si allontanò e uscì dal camerino, sbattendosi la porta alle spalle.
I tre ragazzi si guardarono in faccia.
- Lynz.-
- Che diavolo è successo?- Giddy stava guardando Frank negli occhi, quasi pregandolo di raccontarle la verità.
Non credeva di poter vedere Gerard così sconvolto.
- Lynz l'ha lasciato.- cominciò Frank. - Credo non l'abbia mai amato, e credo che nemmeno lui l'abbia mai amato davvero.. Per lo meno.. Non quell'amore paralizzante che viene descritto nei film. Comunque, Lynz vuole portargli via Bandit.-
- Che cosa?- dissero insieme le due ragazze.
- Non è giusto!- Bre non capiva. Come poteva una donna essere così crudele?
- Lo so che non è giusto. Ma lei pensa che non sia un buon padre. -
- E perchè mai?- Giddy stringeva i pugni. La odiava, voleva massacrarla, quella stronza. Aveva la fortuna di stare con uno come Gerard, come poteva trattarlo così. 
- Perchè lui non è un buon padre, esattamente come te, Frank Iero.-
Il ragazzo sobbalzò: sulla porta era comparsa sua moglie, Jamia, e aveva l'aria di  essere arrabbiatissima.
- Tante grazie, Jamia.- la voce incrinata non nascondeva una certa rabbia nei suoi confronti.
Certo, io non sono un buon padre. Come sempre,d'altronde.
- Oh dico solo la verità. Siete sempre in giro per il mondo, tu e questi qui. Quando mai hai tempo per le tue figlie?-
Bre si irrigidì e strinse la mano di Giddy. 
- Non le vedi mai.- continuò Jamia - Non sanno quasi chi sei.- 
- Questo non è giusto.-
Era stato più forte di lei; Bre non si era trattenuta. Non trovava giusto che quella donna che diceva di essere sua moglie lo accusasse in quel modo.
- Come hai detto scusa?- sul viso di Jamia comparve una smorfia, mentre guardava Bre come fosse stata un'aliena.
- Dico che non è giusto il modo in cui li trattate. Se sono in giro per il mondo, è solo per potervi dare tutto quello che volete, per non farvi mancare nulla.- Bre stringeva le mani in due pugni e si era alzata.
Jamia si avvicinò di un passo, fronteggiandola.
- Non ti rivolgerecosì a me ragazzina. Chi cazzo sei?-
Ora la uccido, giuro che lo faccio.
- Lasciala stare, Jamia.- Frank si era alzato e si era messo tra le due. - E ora vattene. Mi sono scocciato di te e delle tue cattiverie. Fuori di qui. E quando torno, non voglio più trovarti. Mi hai reso la vita impossibile per anni, ma io non sono come Gerard, non me ne sto zitto a guardare. E se tocchi Cherry e Lily ti porto via tutto quello che hai.-
Ben fatto, Frank.
Bre sorrise, mentre Jamia fulminava tutti i presenti nella stanza e se ne andava con passo deciso. - Io esco a prendere una boccata d'aria. - disse la ragazza italiana, uscendo a sua volta.
- Io vado a vedere come sta Gerard.- Giddy seguì la sua migliore amica, rivolgendo un saluto frettoloso a tutti gli altri.

Gerard era seduto per terra, con la schiena attaccata al muro e la testa tra le gambe. La telefonata di Lynz l'aveva distrutto del tutto. In mano, aveva quel semplice disegno che stava facendo poco prima della chiamata, e lo stringeva come se fosse la cosa più preziosa del mondo. 
Giddy lo raggiunse poco dopo e si sedette di fianco a lui.
- Ti ho portato una sigaretta, visto che le avevi lasciate dentro.- 
Gerard le sorrise debolmente, gli occhi verdi stanchi.
- Grazie.- si accese la sigaretta e ne offrì una a lei. - Immagino saprai tutto.-
- Frank ci ha raccontato. E' ingiusta.-
- Lo è sempre stata. Era sparita da un po', ora è tornata a casa e si è presa Bandit. La mia piccolina.-
Giddy lo fissò intensamente negli occhi.
- So che non ti conosco, e probabilmente non ti fregherà un cazzo di me, ma se posso permettermi, lei non ha ragione. Tu sei in giro per dare a Bandit un bel futuro, per farla crescere sana e felice. Se questo non è essere un buon padre..-
Un nuovo sorriso sul viso di Gerard, più bello. Le prese la mano e la strinse alla sua.
- Sai qual'è la cosa buffa? E' che, nonostante il dolore che provo..-
Si fermò un attimo e avvicinò il viso a quello di Giddy. Lei riusciva a distinguere ogni singola pagliuzza colorata nei suoi splendidi occhi e poteva sentire il suo respiro posarsi su di lei.
- Si?- mormorò talmente basso che si sorprese che lui l'avesse sentita.
-..Quando ho visto il tuo viso, mi sono sentito sollevato.-
Sogni che diventano realtà.
Non fece in tempo a rispondere. Le labbra di Gerard si posarono su quelle di Giddy dolcemente; erano calde e sapevano di vaniglia e tabacco. 
Sogni che diventano realtà.
Le braccia di Gerard le circondarono la vita e la trassero a se, cullandola tra il vento che si stava alzando in quella sera tanto speciale. Il bacio divenne più profondo, ma fu ugualmente molto dolce.
Sogni che diventano realtà.
Fu quasi crudele staccarsi da lui. Rimasero a guardarsi per un tempo lunghissimo, fino a quando lui, baciandola di nuovo lievemente non le mormorò -Grazie. -
Sogni che diventano realtà.
Giddy si alzò, accarezzandolo leggermente con la sua mano fredda. Mentre se ne stava andando, lui la fermò di nuovo, chiedendole un altro veloce bacio. 
- Ti ricordi il disegno che stavo facendo?-
- Si.-
- Ecco.- le porse il foglio. Il suo ritratto fatto a cartone animato la fissava dal foglio sgualcito. Era vestita come un'eroina. C'era una piccola scritta in fondo al foglio: "Giddy, Little Star."
La ragazza spalancò gli occhi, che le si stavano riempiendo di lacrime. 
- So che ci conosciamo da poco ma.. Tu sei la mia ispirazione.-
Sogni che diventano realtà.

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Capitolo 6
*** Sunrise. ***


Giddy aveva paura di chiudere gli occhi.
Erano passate le tre del mattino, e la finestra della sua stanza era ancora aperta. Il vendo calmo, che proveniva dal mare, le accarezzava la pelle nuda delle spalle e delle gambe. Sentiva il sonno farsi spazio tra i suoi pensieri, ma il ricordo di quella incredibile serata era così forte da combattere anche con le palpebre pesanti.
 
Si era voltata veloce, per paura che Gerard le dicesse qualcosa, ed era corsa a cercare Bre prima che la svegliassero e le dicessero che era stato tutto un bellissimo sogno. Raggiunse il camerino con il fiatone, le guance accese per la corsa e forse anche per l’imbarazzo. Al suo interno, Frank stava seduto con la testa tra le mani. Al suo fianco Bre cercava in tutti i modi di consolarlo.
- Non è colpa tua, lei non ti ha mai capito, probabilmente.-
- L’unico modo per ferirmi è dirmi che non sono un buon padre.-
- Ma non è vero, Frank.- Giddy si era avvicinata a lui e l’aveva abbracciato – Tu e Gerard siete dei grandi papà, non dovete ascoltare le vostre mogli.-
- Ex.- aveva borbottato Bre, quasi tra se e se.
- Beh, quello che sono. Se dicono così allora non vi hanno mai amato.-
Frank aveva poi alzato la testa e guardato prima Giddy, poi Bre, alla quale aveva sorriso. Nel momento in cui si erano guardati, gli occhi del ragazzo si erano illuminati di una potente luce.  – Grazie.-
- Ci avete ringraziato anche abbastanza per stasera.- Giddy si era seduta sul pavimento e si era stropicciata gli occhi; cominciava ad essere stanca. – Quando in realtà dovremmo essere noi a ringraziare voi per tutto quello che avete fatto per noi.-
Bre aveva raggiunto Giddy e si era seduta accanto a lei. – Per noi è un onore stare qui a parlare con voi. Avete esaudito un nostro desiderio.. Eravate.. Siete, i nostri miti.-
- Forse è meglio che vi riporti a casa. State straparlando.- sulla porta, Gerard era venuto a prenderle per riaccompagnarle al loro albergo.
Bre aveva salutato Frank con un bacio sulla guancia, forse per non turbarlo già più di quanto non fosse.
Poco dopo, sfrecciavano per le strade ancora trafficate di Los Angeles, l’aria che muoveva i capelli e li rendeva leggeri.
Leggeri come i loro pensieri.
Bre era scesa per prima, lasciando Giddy da sola con Gerard.
- Grazie, davvero.-
- Ancora? Ve l’ho detto, siamo noi che dobbiamo ringraziarvi.-
Si erano sorrisi, timidamente, ma mentre la ragazza scendeva dalla macchina lui l’aveva afferrata per un braccio.
- Credo che questo sia tuo.-
Il disegno che lui aveva fatto pensando a lei.
Ora, aveva aggiunto una scritta. Una semplice scritta che per lei significava tutto.
“You’re my inspiration.”
- Buonanotte.-
 
- Dormi?-
- No.-
Bre si alzò dal letto, e si andò a sedere di fianco alla sua migliore amica, accendendosi quella che doveva essere l’ennesima sigaretta della giornata. Decisamente, non aveva mai fumato così tanto.
- A che pensi?-
Giddy si passò istintivamente una mano sulle labbra, cercando di ricordare le sensazioni che aveva provato nel momento in cui aveva sentito la bocca di Gerard sulla sua.
- Vaniglia e tabacco.-
- Sei fuori?-
- E’ il sapore di Gerard.-
- E tu come fai a sapere che sapore ha Ge.. Aspetta un momento! – Bre pizzicò il polpaccio della sua amica, che ora la guardava con uno sguardo da cucciola innamorata. – Hai baciato Gerard e non mi hai detto nulla?-
Giddy alzò le spalle.
- Credevo che parlandone avrei scoperto che era tutto frutto della mia immaginazione.-
- Non ci posso credere!- Bre abbracciò la sua migliore amica. – Poi che ti ha detto?-
- Nulla mi ha dato questo.- allungò il foglio di carta che aveva ancora in mano da quando erano rientrate.
Bre sgranò gli occhi.
- Oh, mio Dio!- cominciò a saltellare per la stanza, urlando istericamente. – Giddy, sei l’ispirazione di Gerard Way. Non posso crederci, non posso crederci!-
- Calmati, è solo un disegno.-
- Solo un disegno? Ti senti quando parli?-
Sapeva benissimo anche lei che non era solo un disegno; Gerard, che, come aveva capito, era molto timido, le aveva aperto il cuore consegnandole quel disegno. Per lei, era come tenere stretto tra le mani il suo sogno.
Tutto questo è assurdo.
Non ci posso credere.
Si voltò verso la sua amica, che stava ancora saltellando per la stanza.
- E tu e Frank?-
Bre si fermò di scatto. Voltò le spalle alla ragazza e si mise ad osservare il cielo stellato dalla grande porta finestra che dava sul balcone.
 
Frank l’aveva rincorsa, appena Jamia se n’era andata. L’aveva trovata nello stesso posto in cui si erano baciati, qualche ora prima. Si sentiva sulle labbra ancora il sapore di quella ragazza impertinente, che aveva appena tenuto testa a quella palla di sua moglie.
Ex moglie.
- Dovresti smetterla di fumare. Quanti anni hai, diciotto?-
- Per la precisione ventuno, anzi, ventidue tra pochi giorni. E poi non mi sembra che tu sia esattamente un esempio da seguire.-
Frank si era fermato di botto e l’aveva guardata storta.
- In Italia si dice che predichi bene e razzoli male.-
Aveva ripetuto il proverbio in italiano, ma prima che potesse finire di pronunciare la frase Frank le si era avvicinato di corsa e l’aveva baciata di nuovo.  Stavolta, il bacio era stato più dolce del precedente; tutta la rabbia che Frank aveva in corpo era svanita osservando quegli occhi scuri burlarsi di lui.
- Scusami.- aveva sussurrato, accarezzandole una mano. – Non avrei dovuto.-
- Certo, perché tu sei sposato e io sono la prima arrivata e bla, bla, bla. Risparmiami la predica.- Bre aveva gettato la sigaretta con forza per terra e se ne stava andando.
- No, non è per quello. Io Jamia volevo lasciarla da tempo.-
La ragazza si fermò, impietrita da quella rivelazione.
- E’ che sono stato impulsivo. Tu hai solo ventun’anni e non se anche tu..- sembrava imbarazzato, perché la voce le si era spezzata a metà frase.
- Frank Anthony Iero. Questa è la cosa che desideravo da sei anni, ti sembra poco?-
Non c’era stato bisogno di rispondere; l’avevano appena fatto le labbra del ragazzo, che si erano di nuovo appoggiate sulle sue.
- Voglio rivederti.-
Bre aveva tirato fuori un foglietto di carta dalla borsa e una matita.
- Questo è il mio numero. E quello sotto è quello di Giddy; immagino che i due signorini siano troppo timidi per chiederselo.-
 
- E’ come vivere in una favola.-
- Lo so bene Bre. Guarda che cosa mi è capitato.-
Le ragazze spensero la sigaretta nel portacenere; inutile, quella notte non sarebbero riuscite a dormire, talmente forte era l’emozione che scalpitava veloce nei loro cuori; talmente veloce che il suore sembrava volesse scoppiar loro nel petto. Un qualcosa che a parole è difficile da descrivere.
Amore.
Era quello il significato di quella strana parola.
Era davvero così intenso, amare qualcuno?
Si appisolarono per un paio d’ore, l’una sulla spalla dell’altra, davanti alla finestra, con la testa piena di ricordi e tra le mani un sogno realizzato.
Quei biglietti aerei, lì in bella mostra, erano la dimostrazione del fatto che il destino ha un modo tutto suo di mescolare le carte.
Ed era anche la dimostrazione che a volte le favole esistono. Certo, il principe azzurro non arriva vestito d’azzurro sul cavallo bianco; a volte può avere i capelli rossi, o un milione di tatuaggi, e portarti via sulle note di una canzone.
Beh, questo era decisamente meglio di uno stupido principe col cappello e la calzamaglia.
Probabilmente, tutto quello che avevano vissuto era la dimostrazione che la realtà era molto meglio della fantasia.
Furono svegliate, alle primissime luci dell’alba, dal suono insistente di un messaggino. Giddy aprì un occhio e scoprì che era stato il suo a squillare. Si alzò, ancora intontita, si alzò, facendo attenzione che Bre non si svegliasse, e prese il suo cellulare.
Maledetta madre! Non avrà ancora capito che c’è il fuso.
Si trovò il messaggio di un numero sconosciuto.
Chi cazzo sarà ora?
Poche parole, e il suo cuore balzò in gola.
“Vorrei poter vedere questa magnifica alba con te. Se sei sveglia, guardiamola insieme.”
Non aveva bisogno di chiedergli chi fosse. Poteva essere solo lui, che ancora una volta la meravigliava con la sua semplicità e il suo modo di farla emozionare con due parole.
“Non ho chiuso occhio stanotte.”
- Dio mio, devo essere impazzita.-
Velocemente, aprì la porta finestra e si sedette sul terrazzo della sua camera. Una luce intensa si stagliava contro il blu notte, che piano a piano schiariva lasciando spazio ai colori dell’alba più bella che Giddy avesse mai visto.
Un altro messaggio.
“ Nemmeno io. Ho disegnato solo.”
Giddy sorrise di nuovo. Una lacrima scese dai suoi occhi; il suo cuore scoppiava dall’emozione. Mai nessuno in vita sua l’aveva mai fatta sentire così.
Ho disegnato solo.
Il suo modo di farle sapere che aveva pensato a lei.
“Anche io ho pensato a te.”
Bre si era appena svegliata.
Aveva osservato la sua amica asciugarsi le lacrime e così la raggiunse sul balcone. Restò a bocca aperta per la bellissima alba che aveva davanti agli occhi. Si voltò poi verso Giddy e la vide sorridere come un’ebete.
- Che succede?-
Giddy si voltò verso di lei, sempre sorridendo beata.
- Credo di essermi fottutamente, irrimediabilmente innamorata.-
 
Frank si era appena svegliato. Quella notte, aveva deciso di dormire a casa del suo migliore amico, perché non aveva voglia di tornare a casa sua e vedere quella stronza della sua ex moglie fare le valige.
Non aveva comunque dormito molto. Dopo aver dato il numero di Giddy a Gerard, aveva segnato quello di Bre sul suo cellulare. Aveva rimuginato tutta la notte, scrivendo e cancellando vari messaggi, ma non aveva avuto il coraggio di scriverle; non sapeva il perché. Di solito, non aveva paura di niente, ma la delusione di Jamia lo aveva portato ad essere diffidente. E se Bre si fosse stancata di lui? Se l’avesse mandato a quel paese?
Quegli occhi scuri l’avevano tormentato tutta la notte, e così non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto, fino a quando non aveva deciso che ne aveva abbastanza e si era alzato per farsi un caffè.
Sul tavolo della cucina trovò una decina di fogli, tutti disegnati e sparsi qua e là, una matita abbandonata vicino al bricco del caffè. Frank prese in mano uno degli schizzi: Gerard era incredibilmente bravo, ma in quei disegno si era davvero superato. Un’esuberante Giddy vestita da eroina gli sorrideva dal foglio, pronta a combattere il crimine. In un disegno, più grande e colorato di tutti gli altri, teneva per mano un timido ragazzo dai capelli rossi, che sfigurava davanti alla sua bellezza.
Ma guarda guarda il nostro Gee.. A quanto pare è proprio andato.
Si riempì una tazza di caffè e si avviò in giardino. Lo trovò seduto su una sdraio, che guardava l’alba con in mano il cellulare. L’espressione del ragazzo era quella di chi provava un’emozione profonda.
- Ma buongiorno, Romeo!-
- E tu chi saresti? Giulietta?-
- No, io sono l’elfo Puck!-
- Guarda che quello è in “Sogno di una notte di mezza estate”.. ma com’è che mi citi Shakespeare? Quando mai leggi, tu?-
Frank scoppiò a ridere. Davvero il suo migliore amico non sapeva che lui amava il grande poeta inglese?
- Carissimo amico Way, mi sottovaluti. Io sono un grande letterato.-
Gerard lo guardò storto, poi continuò ad osservare l’alba.
- Hey, se mi guardi così mi offendo. E comunque, io adoro zio Shake, ok? Solo perché non mi hai mai visto con un libro in mano non vuol dire che io non legga!-
Gerard si passò una mano sulla fronte. Zio Shake. Il suo migliore amico non era decisamente normale.
- Scusa, è vero che hai letto anche Harry Potter.-
- Non vale, quello l’hai letto anche tu.-
- Si, ma io non vado in giro con il Boccino d’Oro attaccato al collo.-
Colpito ed affondato.
Frank, tornato nel mutismo assoluto, sorseggiò in silenzio il suo caffè osservando l’alba. Era davvero una bellissima alba, ma tutto avrebbe avuto un gusto migliore se accanto a lui ci fosse stata una certa italiana.
A proposito di certe italiane..
-.. ho notato i tuoi disegni, in cucina.-
- E allora?-
- Che succede con Giddy?-
Gerard sospirò. Non lo sapeva nemmeno lui. Tutto quello che sapeva è che aveva il bisogno di rivederla, di baciare quelle labbra, di sentire il suo profumo e la sua dolce risata.
- Non lo so amico. Ho come una sensazione qui sullo stomaco. Ma non un peso. È una cosa bella, che non ho mai provato prima.-
Frank sorrise. Capiva benissimo.
Gerard si accese una sigaretta e continuò – Ho dovuto mandarle un messaggio, chiederle di vedere l’alba con me. Capisci come sono messo?-
- Meglio di me. È tutta la notte che scrivo e cancello lo stesso messaggio.-
- Buttati amico. Scoprirai che non è così male.-
Gerard aveva maledettamente ragione. Doveva buttarsi, se voleva vivere davvero.
Al diavolo, la vita è una sola. Non è quello che ho sempre ripetuto a Gerard?
Corse in camera a prendere il telefono.
“Ho bisogno di rivederti.”
Semplice ma efficace.
Non dovette attendere molto per la risposta.
“ Temevo avessi perso il mio numero. Anche io, comunque.”
Frank sorrise, come un bimbo alla prima cotta. Si sedette di fianco a Gerard, osservando il sole che cominciava ad alzarsi nel cielo. Non sentiva nemmeno più la stanchezza.
Non gli importava di Jamia, del dolore che gli aveva causato in tutti quegli anni. Tutte le sue consapevolezze erano state strappate via da una ragazzina italiana, che aveva dieci anni in meno di lui, ma che solo con la sua presenza lo faceva sentire vivo come non mai.
“ Figurati. Ero solo indeciso se scriverti o no. Dove sarai, oggi?”
Osservo Gerard, rilassato al sole. Non l’aveva mai visto così. Era sempre cupo, scontroso, teso, chiuso in se stesso. Non si era mai sdraiato su una sdraio al sole alle sette del mattino. Mai.
- E’ possibile impazzire per una ragazza? Intendo dire, fare qualsiasi cosa per lei?-
Gerard che parlava di fare qualsiasi cosa per una donna?
Santa Giddy, che lo aveva fatto praticamente rinascere.
Un altro messaggio.
“ Andiamo alla spiaggia di Malibù. Porta anche Gerard, che facciamo una sorpresa a Giddy; quei due sarebbero capaci di perdersi nella poetica della luce del sole!”
Frank scoppiò a ridere.
- Amico, decisamente direi di si!-
Si alzò stiracchiandosi e respirando l’aria fresca del mattino.
- Comunque, so cosa potresti farci con quei disegni. Un nuovo fumetto. “The true lives of the fabolous italian Killjoy.”-
Gerard sgranò gli occhi. Era un’idea geniale!
Si alzò, mettendosi ad improvvisare una specie di balletto, poi abbracciè Frank con slancio.
- Hey, giù le mani!.
- Scusa amico ma.. Sei un genio!-
- Non c’è bisogno che me lo dica, lo so da solo!-
Gerard gli fece una linguaccia.
- Ora muoviti.-
- Perché?
- Si va in spiaggia.-
 
***
Buongiorno miei cari romancer!
Ieri non ho fatto in tempo a scrivere nulla, ma ho notato che avete apprezzato molto il capitolo! Sappiate che mi emoziono ogni volta di più a rileggere ciò che scrivo, e non mi è mai successo!
Grazie a chiunque mi segue. Vi adoro!
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Baci, Ghost.
 

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Capitolo 7
*** Taste Of Love. ***


Quel primo pomeriggio il sole splendeva alto nel cielo, regalando magnifici colori a chi in quel momento si trovava sulla splendida spiaggia di Malibù. A metà marzo, c’era qualche temerario che si era già messo in costume e sfruttava il caldo per avere un’abbronzatura perfetta. Altri, ancora più coraggiosi, si buttavano nell’Oceano come se fosse stato Agosto.
Il mare era incantevole, azzurro chiaro, limpido e leggermente mosso dalla brezza marina che si stava alzando, e che rendeva piacevole stare sulla spiaggia a rilassarsi.
Giddy e Bre erano sulla spiaggia ormai da un’ora; nonostante fosse appena l’una del pomeriggio, Giddy aveva in mano il suo amato Sex On The Beach, e stava leggendo uno dei suoi romanzi preferiti, “Orgoglio e Pregiudizio.” L’aveva letto un migliaio di volte ma non si stancava mai di immergersi in quelle pagine. Accanto a lei, il suo Iphone 4G aspettava impaziente un messaggio.
Erano ore che non si sentivano.
E lei stava diventando paranoica.
Orgoglio.
Non aveva mai conosciuto una persona tanto orgogliosa come Gerard Way; faceva fatica a sbottonarsi, ad ammettere i propri sentimenti, ammesso e non concesso che provasse qualcosa per lei, e aveva sempre l’aria di un cucciolo spaurito ed indifeso.
Lei, l’avrebbe volentieri difeso.
Ok, Giddy, stai esagerando. In fondo tra di voi cosa c’è stato?
Un bacio.
Sorrise di nuovo al pensiero del bacio, anzi dei baci, che si era scambiata con Gerard. E quei messaggi così dolci che pensava di morire d’infarto ogni volta che ne arrivava uno.
Forse, per lui non significa nulla.
Al suo fianco, Bre guardava istericamente l’orario sul suo BlackBerry. Erano le sette di mattina quando aveva detto a Frank di raggiungerle sulla spiaggia.
Dove diavolo si erano cacciati quei due?
Sto diventando paranoica, è un dato di fatto.
Sorseggiò il suo freschissimo cocktail,  cercò di rilassarsi godendosi il sole. Ma per quanto provasse a distrarsi, prima ascoltando la musica, poi leggendo una rivista, non riusciva a fare a meno di guardare l’ora; il tempo passava e dei due ragazzi nemmeno l’ombra.
- Perché fissi l’ora ogni tre secondi?-
- Ehm, niente..-
- Aspetti un messaggio di Frank?-
- Io? Ma figurati.-
- E come mai hai deciso di venire in spiaggia? Non eri tu quella che si annoiava in posti del genere?-
- Si ma io.. Oh ma quante domande fai oggi?-
Giddy assottigliò gli occhi; c’era sotto qualcosa, sicuramente. Bre aveva sempre odiato la spiaggia, la sabbia e il sole. Ora erano da due ore a cuocersi sotto il sole californiano e lei non si era lamentata una volta.
Decisamente molto, molto strano.
- Farò finta che sia tutto normale.-
- Ecco brava, finisci il tuo Sex On The Beach, che forse..-
Non riuscì a finire la frase. Fu interrotta dall’arrivo di coloro che facevano palpitare il loro cuore.
Frank, senza dire una parola, si sedette sulla sabbia di fianco a Bre, rivolgendole un gran sorriso. Poi notò il cocktail.
- Bevi all’una di pomeriggio? Devi proprio essere depressa!-
Bre lo fulminò con lo sguardo.
- Punto primo, io non sono depressa, punto secondo, è così che fate voi californiani, no?-
- A parte che io non sono californiano.. Ah, ciao Giddy!-
Giddy alzò gli occhi dal suo libro e sgranò gli occhi. Frank era seduto vicino alla sua migliore amica e indossava un paio di jeans chiari e una maglietta gialla. Gli sorrise.
- Ciao Frankie!-
- Non preoccuparti, il tuo uomo è qui. Sta parcheggiando.-
Giddy arrossì un attimo e abbassò lo sguardo. Cominciò a disegnare piccoli cerchi sulla sabbia.
- A parte che non è il mio uomo..-
Frank scoppiò a ridere. Quei due se continuavano così ci avrebbero messo secoli a dirsi quello che provavano. Alzò gli occhi al cielo e tornò a rivolgersi a Bre.
- Certo che la tua amica e Gerard si sono proprio trovati.-
- Hey, lascia stare mia sorella! Se offendi lei, offendi me!-
Frank alzò i palmi in segno di resa, ma, quando Bre abbassò la guardia, la trascinò giù con lui, facendola rotolare in mezzo alla sabbia. Le risate di Bre si diffusero per tutta la spiaggia, mentre si rincorreva con quel piccolo ragazzo con il cuore grande grande.
Giddy adorava vedere la sua amica così felice; aveva una luce negli occhi che non le aveva mai visto, ed era sempre di buon umore. Frank le stava stravolgendo la vita, e certamente in meglio.
- Ciao.-
Gerard si sedette vicino a lei, regalandole uno dei suoi bellissimi sorrisi.
- Ciao.-
Come sempre, quando era in sua presenza, faceva fatica anche a mettere insieme due parole. La sua presenza la inebriava a tal punto da desiderare che ci fosse solo lui e nient’altro.
Si sentiva totalmente coinvolta da Gerard.
- Cosa leggi?-
- Orgoglio e Pregiudizio. È il mio libro preferito.-
Gerard rimase esterrefatto da quello che Giddy aveva appena detto. Orgoglio e Pregiudizio era anche il suo libro preferito; l’aveva letto al liceo e gli era rimasto nel cuore.
Si concesse di guardarla un minuto, mentre lei fissava beata la sua migliore amica che scherzava con Frank. I lunghi capelli castani oscillavano nel vento e le incorniciavano il viso, a volte ricadendo davanti ai suoi occhi nocciola. La sua bocca era un invito ad essere assaggiata: si ricordava benissimo il dolce sapore di fragola delle sue labbra.
Era splendida.
- Anche il mio.-
Giddy spalancò gli occhi. Non poteva crederci. Gerard Way, il ragazzo cupo e misterioso che stava entrando nel suo cuore in punta di piedi, adorava lo stesso libro che amava lei.
Era segno del destino.
Lei le regalò uno dei più bei sorrisi che potesse fare.
Spinto da una tenerezza che non aveva mai pensato di poter provare, Gerard posò la sua mano su quella di Giddy. Lei continuò a fissare il mare, apparentemente distratta, ma il suo cuore perse un colpo quando sentì la mano calda di lui appoggiarsi sulla sua.
Sorrise tra se e se.
Gerard Way, sei pieno di sorprese.
- Non ti credevo  tipo da spiaggia.-
- Infatti, ma adoro il mare.-
E volevo vederti.
Un’altra cosa che avevano in comune. Il mare.
La massima espressione di libertà e di forza.
- Ci credi se ti dico che anche io lo adoro?-
- Non mi sorprendo più.-
- Io si.-
- Perché?-
Sta volta, Giddy lo guardò negli occhi. Rischiò di perdersi nel profondo di quel verde acqua. Trasse un profondo respiro. Parlare con quel ragazzo era la cosa più difficile del mondo.
- Perché desidero passare questi momenti da sei anni. Tu non lo sai, ma la vostra musica mi ha salvato la vita. Sono arrivata a Los Angeles con il sogno di potervi incontrare, e invece ho avuto qualcosa di molto meglio. Questo.. – ed indicò la mano di Gerard sulla sua, - è molto più di quello che mi sarei aspettata. E mi sorprendo, ogni volta che scopro quanto siamo simili.-
Sei anni.
Aveva aspettato quel momento da sei anni.
Improvvisamente, le parole di Giddy crollarono sulle convinzioni di Gerard come un grosso macigno. Che cosa si aspettava lei?
Credeva che lui fosse perfetto?
Stavano facendo la cosa giusta?
Che cosa ne sapeva lui dell’amore?
- Io..- voleva trovare le parole giuste per dirle quello che provava, ma davanti a lei tutto si bloccava; il suo cervello si azzerava e diventava incapace di pensare a qualsiasi cosa che non fossero i suoi occhi. – Tu sei così giovane..-
Aveva detto la cosa sbagliata.
- Non preoccuparti, Gerard, io non mi aspetto nulla da te. Come ti ho già detto ho già avuto più di quello che speravo.-
Si alzò, e si allontanò da lui.
Gerard scosse la testa. Inutile, con lei non riusciva ad esprimersi.
Intanto, poco più lontano, Bre cercava di sfuggire agli attacchi di Frank, che correva come un pazzo avanti ed indietro per la spiaggia, facendo voltare tutti i bagnanti.
Improvvisamente, prese di peso la ragazza e la portò in acqua.
Bre cominciò ad urlare.
- Lasciami! Frank, mettimi giù, maledetto nano!-
- Oh sarò anche un nano, ma sono più forte di te. Di ciao all’acqua per me!-
La lasciò cadere completamente vestita in acqua; Bre cominciò a sparare parolacce e a inveire contro chiunque gli venisse in mente.
Frank scoppiò a ridere, e rimase a fissare la ragazza che emergeva dall’acqua e si scagliava contro di lui, facendolo cadere a sua volta in acqua e cadendogli sopra.
Continuarono a ridere mentre facevano la lotta nell’acqua, completamente vestiti. Smisero di ridere solo per darsi un bacio.
Un bacio salato, forte, desiderato.
Erano il ritratto della felicità.
- Mamma mia quanto sono carini.-
Giddy era felice per la sua migliore amica. Vederla ridere, vederla scherzare, per lei era la cosa migliore del mondo. Frank Iero era decisamente la persona giusta per Bre.
- Frank aveva bisogno di una ragazza così.-
Gerard si era avvicinato di nuovo a lei, e stava osservando il suo migliore amico sguazzare come un bambino nell’acqua.
- E Bre di lui. Non l’ho mai vista così felice.-
- Anche io sono felice, ultimamente.-
Giddy non se l’aspettava. Il suo cuore prese a martellarle forte nel petto, e non riuscì a dire nulla; la sua voce era come sparita e tutto quello che sentiva era una forte emozione che gridava per uscirle dal petto.
Ultimamente.
Voleva dire che era lei a renderlo felice?
Oh si, era totalmente, irrimediabilmente innamorata.
Era quasi il tramonto quando Bre e Frank tornarono a sdraiarsi sulla sabbia, stanchi ma evidentemente felici.
- Ma voi non avete nient’altro da fare?- Bre canzonò Frank.
- Ah no, ci piace stare qui a rompervi le scatole.-
- Ho notato.-
Si guardarono intensamente, perdendosi l’uno nelle iridi dell’altra.
- Perché non andiamo a cena?-
- Vedi, Gerard almeno è utile!-
- Grazie Bre, lo prendo come un complimento!-
Lo sguardo di Bre cadde su quello di Giddy. Era in disparte, che continuava a leggere Orgoglio e Pregiudizio come se quel discorso non la riguardasse.
- Giddy tutto bene?-
- Eh..? Ah, si, si. Scusa, mi ero persa nella lettura.-
- Anche io faccio così!- Frank si era esaltato.
- Perché, tu leggi?-
- Gliel’ho chiesto anche io, Bre.-
- Perché avete tutti questa bassa opinione di me?-
- Hey, ma ti sei visto allo specchio?-
Scoppiarono tutti a ridere, anche Giddy, sebbene fosse un po’ malinconica. Frank era un concentrato di simpatia e riusciva a fare ridere anche la persona più negativa del mondo.
Finirono per cenare al molo, in un delizioso ristorantino italiano.
Giddy scoprì che la pizza preferita di Gerard era quella al prosciutto e funghi; esattamente come la sua.
Frank e Bre avevano almeno un lato in comune: quello di abbuffarsi come degli animali. Due pizze a testa, un dolce e avevano ancora fame.
- Siete degli animali, voi due!- Gerard camminava a fianco di Giddy, senza sfiorarla. La sua sola presenza era sufficiente per farle battere il cuore.
- Insomma, dovrò pur crescere!- Frank alludeva alla sua altezza. Non si era mai sentito a disagio. Anzi, adesso girava per il Luna Park sulla spiaggia di Malibù tenendo per mano Bre, che sembrava volare su una nuvola, e sembrava il ragazzo più felice della terra.
- Comunque la pizza migliore è quella italiana, non c’è dubbio.- Giddy non aveva particolarmente gradito la pizza.
- Vorrei dello zucchero filato!- Bre adorava quella matassa zuccherosa e colorata e ne avrebbe mangiata a chili.
Frank alzò gli occhi al cielo.
- Porto la bimba qui a prendere lo zucchero filato.. Intanto voi due. Fece segno a Gerard e Giddy. – Andate pure a divertirvi.-
Gli arrivarono due scappellotti in testa. Uno di Bre e uno di Gerard.
- Oh ma siete deficienti?- si massaggiò la testa, facendo una smorfia.
- Se io sono una bimba tu sei un nano.-
Si allontanarono prendendosi in giro, come ormai era naturale tra loro. Giddy li guardò fermarsi a fare quei giochi con le palline, poi sorrise e voltò loro le spalle.
- Ti va di andare nella casa degli specchi?-
- Non sei un po’ cresciuto per delle cose del genere?-
Gerard alzò le spalle. La verità, è che avrebbe voluto perdersi in quel labirinto con lei.
- Va bene dai, ma solo perché mi hai fatto gli occhi dolci.-
Occhi dolci?
Aveva davvero fatto gli occhi dolci?
Entrarono nel labirinto degli specchi mano nella mano. Giddy non l’avrebbe mai ammesso, ma a lei quel luogo dava un senso di soffocamento che si sentiva svenire, infatti non ci era mai entrata. Fu la mano di Gerard, saldamente intrecciata con la sua, che le diede il coraggio di entrare in quel labirinto.
Mentre si perdeva a guardare la faccia di Gerard negli specchi, andò a sbattere contro un vetro. In un momento di confusione, non si accorse che era rimasta sola nel labirinto.
Venne colta dal panico.
Dov’era finito Gerard?
Come avrebbe fatto ad uscire?
Si sentiva girare la testa e stava per mettersi a piangere. Le mancava l’aria in quel posto.
Si voltò e vide che, all’esterno, Gerard la guardava confuso. Non poteva sentirla, vedeva solo la sua angoscia scritta in faccia.
- Portami via di qui.-
Gerard potè vedere il labbiale di Giddy. La vide mettere la mano sul vetro e pregarlo di aiutarla.
Gerard allungò la mano e la appoggiò sul vetro, esattamente dove, all’interno del labirinto, la stava appoggiando lei.
- Arrivo.-
Pagò di nuovo ed entrò, raggiungendola in pochi secondi.
La ragazza non fece in tempo a dire qualcosa che lui la prese tra le braccia e la baciò. Giddy sentì le farfalle nello stomaco, mentre quel penetrante odore di tabacco e vaniglia la inebriava ancora. Le labbra di Gerard erano morbide e dolci e si muovevano in sincronia con le sue. Quel bacio le aveva letteralmente tolto il fiato.
- Stai meglio?-
- Sì, direi di sì.-
Gerard sorrise e la prese per mano.
- E’ meglio se usciamo.-
 
Frank era rimasto in sella esattamente dieci secondi. Bre l’aveva preso in giro a morte, fino a quando lui non l’aveva quasi obbligata a provare.
Il toro meccanico.
Una delle cose che Bre amava di più dell’america.
Bre non aveva paura di niente, men che meno di un toro meccanico, ed era pronta a dimostrare a Frank che nonostante l’altezza, sapeva gestire una situazione come quella. Non come lui, che era caduto come un bimbo.
- Andiamo baby, muoviti..-
- Dieci secondi, che vuoi che siano!-
Salì sul toro, che dopo pochi secondi cominciò a muoversi.
Cazzo, non è facile come si crede!
Si teneva stretta alle corna di quella cosa infernale, ma il toro continuava a muoversi scatenato e cercava in tutti i modi di disarcionare la ragazza con la forza. Inutile dire che ci stava riuscendo.
Dopo undici secondi in sella a quella cosa, Bre fu scaraventata brutalmente per terra. Nel farlo, si graffiò il braccio con una delle due corna.
- Oh mio dio!-
Frank si precipitò ad aiutarla ad alzarsi. Aveva un taglio poco profondo, ma bello lungo, sull’avambraccio sinistro, che stava cominciando a sanguinare.
- Tranquillo Frank, non è niente!-
- Sicura?- gli occhi di Frank erano apprensivi.
- Si.- gli occhi di Bre erano sicuri, quando si avvicinò per baciarlo teneramente sulla bocca. – Grazie, comunque!-
- Che è successo?-
Giddy arrivò di corsa. Aveva visto la scena da lontano. Stava esaminando il braccio di Bre molto preoccupata.
- Sono caduta dal toro eh.. Oddio Giddy lo devi provare, è una figata!-
- Solo tu riesci a scherzare su queste cose!-
- Dobbiamo rifarlo!- Bre cominciò a saltellare per il Luna Park, prendendo a braccetto la sua migliore amica.
Gerard si avvicinò a Frank.
- Amico, una più pazza non potevi trovarla!-
- Perfetta per me, allora!-
Frank sorrise, poi prese per un braccio Bre e l’abbracciò forte. La ragazza divento rossa come un peperone, ma chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle sensazioni che quell’abbraccio le provocava.
Adorazione.
Allegria.
Spensieratezza.
Sorrise tra se e se, e abbracciò stretta Frank.
- Ok, è ora di tornare a casa. Mikey e Ray si saranno stufati di fare da baby sitter.-
- Ma dai, che approfittatori che siete!- Giddy finì di mangiare il suo gelato, poi salì sulla Mustang di Gerard, facendo spazio a Bre.
Una volta davanti all’albergo, Bre diede un veloce bacio sulla guancia a Frank mentre Gerard scendeva per salutare Giddy.
Bre fece un cenno al rosso, mentre entrava nel loro albergo. Gerard le sorrise e la salutò con la mano.
- Allora, buonanotte.-
- Buonanotte.-
- Ti mando un messaggio quando sono a casa.-
- Ok.-
Giddy si girò velocemente, sognando ancora la sua bellissima espressione.
- Giddy?-
Arrossendo, si voltò verso di lui.
- Si?-
- Io sono felice da quando tu sei con me.-
Eccolo lì, il cuore di Giddy, rumoroso più del solito, che si avvicinava a quello di Gerard, che batteva come se volesse scoppiare da un momento all’altro.
Si alzò un soffio di vento.
Le labbra di Gerard si posarono di nuovo su quelle di Giddy.
L’ennesimo bacio.
Un momento perfett…
“BIIIP BIIIP”
- Allora Romeo, ti vuoi muovere?-
Frank. Sempre il solito.
Giddy scoppiò a ridere mentre Gerard alzava gli occhi al cielo.
Prima o poi lo uccido, sul serio!
- Vai che è meglio.- lei accarezzò la sua guancia fredda, poi si alzò in punta di piedi e lo baciò leggermente.
Mentre correva via, Gerard sentì nell’aria il suo profumo.
Fragola e pesca.
Il profumo dell’amore.
 
***
 
Ciao a tutti!
Eccoci qui, con il capitolo 7! Che dire? Questa FF la scrivo velocemente, mi piace un sacco, ho mille idee (tutte sviluppate durante nottate deliranti con la mia sista!), e credo verrà fuori anche un seguito! Non vi libererete facilmente di me! Cominciano a vedersi i sentimenti, quelli veri. Frank e Bre sono più esuberanti, più diretti, in contrasto con Gerard e Giddy che invece faticano di più a dirsi le cose, questo per via dei loro caratteri. Sono, a mio parere, due bellissime coppie, simili tra loro ma al tempo stesso diverse.
Che dire ancora? Spero che vi sia piaciuto!
aspetto come sempre il vostro parere.
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Baci, Ghost.

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Capitolo 8
*** Rain ***


Capelli castani mossi leggermente dal vento.
Il cuore che batte all’impazzata.
Farfalle nello stomaco.
Coraggio Gerard, puoi farcela.
Tirò fuori dalla tasca il suo Iphone. Un messaggio.
“In bocca al lupo. Vedrai, andrà tutto bene.”
Lei, sempre lei, ormai costantemente presente da una settimana.
Una settimana da quando era entrata nella sua vita.
Giddy.
Buffo come in una settimana le cose potessero cambiare così radicalmente: fino ad una settimana prima, non sapeva cosa farsene della sua vita. ora, voleva uscire di lì il più in fretta possibile per godersi la vita con lei.
Quella mattina pioveva a dirotto: c’era stato un periodo in cui Gerard amava la pioggia, in cui il silenzio rotto solo dallo scrosciare delle gocce d’acqua lo rilassava completamente.
In quel momento, la stava odiando.
Tirò fuori nuovamente il suo telefono dalla tasca dei pantaloni eleganti, per rispondere a Giddy.
Alla sua ragazza.
Ma era davvero la sua ragazza?
Non se lo erano mai detto apertamente; lui non era uno che estraniava i suoi sentimenti così facilmente. Timido e schivo, raramente prendeva l’iniziativa.
Non come Frank, che se ne andava in giro tranquillamente mano nella mano con Bre senza problemi.
Eppure, il suo cuore che batteva furiosamente ogni volta che pensava a lei, gli diceva che voleva che Giddy fosse la sua ragazza.
- Messaggi come un bambino di quindici anni?-
Gerard alzò gli occhi dal telefono. Lynz.
Merda.
-E’ un problema?-
- Si, visto che siamo all’udienza per il destino di mia figlia.-
- Guarda che è anche la mia.-
Lynz strinse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli. Una volta quel gesto gli piaceva, ora lo faceva innervosire.
- Te la porterò via. Come può vivere con un padre che non c’è mai per lei?-
Gli occhi di Gerard si spensero; come Frank, si offendeva se qualcuno lo giudicava per come faceva il padre.
Sa bene dove colpirmi, la stronza.
Osservò quella che una volta era stata sua moglie entrare nell’aula del tribunale, quella piccola, dove di solito si svolgevano le udienze per i casi di affidamento dei figli, e provò un’ondata di disgusto.
Come poteva essersi lasciato affascinare da lei? Doveva immaginarselo, che non sarebbe mai finita bene. Una donna non si lascia sposare dopo tre settimane di corteggiamento.
- Signor Way, prego. Si accomodi.-
Gerard entrò a sua volta nella piccola saletta e si sedette su una sedia. Era maledettamente scomoda. Si contorceva le mani, in preda all’agitazione. Non era abituato ad essere trattato in modo così formale, seduto su una sedia dura con un completo da 2000 dollari che probabilmente non avrebbe più usato.
La sua ex moglie gli sorrideva compiaciuta. La vide avvicinarsi al suo avvocato e sussurrare chiaramente – Leviamogli  tutto.-
Trasse un profondo respiro.
- So che non ti conosco, e probabilmente non ti fregherà un cazzo di me, ma se posso permettermi, lei non ha ragione. Tu sei in giro per dare a Bandit un bel futuro, per farla crescere sana e felice. Se questo non è essere un buon padre..-
Capelli castani che volano liberi nel vento; i suoi occhi che si illuminano di sorpresa ogni volta che scoprono di avere qualcosa in comune. Il suo sorriso capace di scaldare il cuore.
Sono un buon padre.
Sono un buon padre.
Giddy..
 
Nello Starbuck’s di fronte al tribunale, tre amici fedeli aspettavano che l’udienza del loro cantante finisse, sorseggiando un caffè e chiacchierando del più e del meno.
Frank malediceva il suo Blackberry, che si era scaricato proprio mentre stava  mandando il messaggio del buon giorno a quell’insolente della sua ragazza.
La sua ragazza.
Non se l’erano mai detti apertamente, ma loro due si comportavano come se stessero insieme. Se non la teneva per mano, ormai Frank rischiava di farsi venire l’angoscia.
Mi sono trasformato in un fottuto sedicenne innamorato.
E meno male.
Quel peperino di Bre era un uragano. Non stava mai ferma, era piena di vitalità e passione, un concentrato di energia in un corpicino così piccolo. Frank rimaneva estasiato ogni volta che vedeva quella luce brillare nei suoi occhi, la stessa che brillava negli occhi di Giddy quando Gerard faceva qualcosa di impensabile per lui.
Scosse la testa, pensando a quanto fosse cretino il suo migliore amico. Non riusciva nemmeno a prenderla per mano, eppure, nei suoi gesti, emergeva tutto quello che provava per lei.
Quelle due italiane ci hanno scombussolato.
Ed è una sensazione meravigliosa.
- Voi non credete che Gerard si sia fatto un attimino prendere la mano?-
Ray posò il suo bicchiere di latte caldo sul tavolino.
- In che senso?- rispose Mikey.
- Con Giddy, intendo.-
Frank scoppiò in una risata talmente potente da far voltare tutti quelli che stavano cercando di fare colazione in santa pace.
- Prendere la mano? Gerard Way? Spero tu stia scherzando!-
- No. Voglio dire. È un mese che Lynz l’ha lasciato, e lui ha già un’altra.-
- E quindi? Che male c’è?- Frank si sentiva preso in causa, ovviamente. – Anche io esco già con un’altra ragazza. Sto sbagliando per caso, cercando di ricostruire la mia vita?-
- No.- continuò Ray. – Quello che intendo dire è che non vorrei che le prendeste in giro, usandole per non soffrire. Non sarebbe carino.-
Frank scoppiò in un’altra risata.
- Ray, si vede proprio che tu con quelle due non ci sei mai uscito.-
- Frankie ha ragione, amico. Ieri sono stato con loro a mangiare al giapponese. Non ho mai riso così tanto in vita mia. Anche Alicia le adora. Devi vedere che effetto hanno su loro due.-
Ray alzò il sopracciglio e continuò a bere il suo caffè.
- Ma vi sentite quando parlate? Sembrate dei ragazzini.-
Frank posò una mano sulla spalla al ragazzo.
- Amico, ti sei mai innamorato a vista d’occhio?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, sorridendo.
- Christa.-
- Ecco, allora capisci che cosa intendo.-
 
Gerard uscì dalla stanzetta con aria soddisfatta. Sua moglie, la sua ex moglie ormai, non aveva vinto. Non completamente almeno.
Il giudice aveva stabilito che Bandit doveva passare metà settimana con la madre e metà con il padre. A nulla erano valse le frecciatine della donna, volte solo a prendere in giro Gerard, ricordando che era stato in depressione e si era dovuto disintossicare dall’alcool e dalla droga.
Per Gerard era una gran vittoria.
Avrebbe potuto stare con sua figlia, vederla crescere, donarle tutto il suo amore. Era davvero felicissimo.
La sua vita stava prendendo una piega inaspettata, e non vedeva l’ora di dirlo ai suoi amici e a Giddy.
Era stato il suo pensiero che l’aveva aiutato ad affrontare Lynz e a fare un discorso convincente. Per la prima volta, qualcuno credeva in lui, non solo dal punto di vista professionale, ma nella vita reale.
Si fiondò nello Starbuck’s, dove c’erano i suoi amici ad attenderlo.
- Un caffè, per favore.-
Si sedette accanto a Frank, con un sorriso che gli incorniciava il viso.
- Allora, amico?-
- Ce l’ho fatta. Affidamento congiunto!-
- Ma è una grandissima notizia! Dammi il cinque!- Frank l’abbracciò e gli allungò la mano.
Gerard si sentiva libero, allegro e spensierato.
Prese in mano il telefono e lo riaccese.
Lei doveva sapere.
 
*Biiip, Biiip*
- Oh finalmente!-
Il telefono di Giddy era stato inanimato per tutta la mattina. L’aveva tolto dalla borsa e messo in tasca, poi l’aveva tenuto in mano, per poi rimetterlo in tasca, ed infine l’aveva rimesso nella borsa, rinunciando al messaggio del suo.. come doveva chiamarlo?
Ragazzo?
Gerard?
Non si erano ancora detti nulla di concreto. Erano usciti tutte le sere, quella settimana, insieme a Bre e Frank, si erano scambiati tenerezze, battutine, sorrisi, ma non avevano mai messo in chiaro che cosa fossero. E lei voleva saperlo. Per non illudersi troppo, per lo meno.
Lesse il messaggio, sospirando tranquilla.
“Ce l’ho fatta, lei non ha vinto. Grazie, che hai creduto in me.”
“Sono felice, Gee. Davvero. Mi manch..” ok, forse è meglio che “Mi manchi non glielo scrivo.”
- Riecco la faccia da ebete.-
- Come scusa?- Giddy non alzò nemmeno la faccia dal telefono.
- Ho detto, hai rifatto la faccia da ebete.- Bre aveva sconsolatamente lasciato il suo telefono dentro la borsa, senza sperare che quel cretino di Frank le mandasse un qualsiasi messaggio. Stare con lui era come giocare alla Roulette Russa. Non sai mai che cosa ti poteva capitare. Un giorno, eri talmente fortunata da vivere la giornata più bella della tua vita, il giorno dopo, eri la sfigata che si beccava il proiettile in testa.
- Io non ho nessuna faccia da ebete!-
- Ah no? Allora come mai quel sorriso?- Bre imitò il suo sorriso. – Cos’è, Gerard si è degnato di farsi sentire?-
- Hey, com’è che siamo così ciniche stamattina?-
- Forse perché qualcuno ha pensato bene di non prendermi in considerazione!-
- Oh andiamo, ma se fate i fidanzatini innamorati, in giro mano nella mano. Vi imboccate anche!- Giddy sbarrò gli occhi, tremando di terrore, e poi scoppiò a ridere.
Mentre arrivava la loro ordinazione, vide gli occhi della sua migliore amica ammorbidirsi.
Si, si ricordava bene a cosa si riferiva Giddy.
La sera prima, al giapponese.
Frank non era capace di mangiare con le bacchette. Non si applicava neanche. Semplicemente, prendeva la forchetta e si ingozzava di sushi. Era talmente buffo che Bre non aveva nemmeno il coraggio di rimproverarlo; lei odiava chi non mangiava con le bacchette.
- Sciocco! Non si fa così. Tieni.- aveva preso un maki con le sue bacchette e l’aveva imboccato, guardandolo negli occhi. – Così è molto meglio.-
- Come farei se non ci fossi tu..-
- Ecco, chi è che ha la faccia da ebete ora?-
- Oh, Giddy, credo di essermi totalmente, perdutamente..-
-.. fottutamente innamorata. Si, capisco la sensazione.-
Cominciò a mangiare la sua bistecca, in silenzio.
Chiedeva solo una cosa.
Sapere che cos’erano.
- Mi tortura non sapere che cosa siamo.-
- Anche a me; voglio dire, che cosa gli costa?- Bre cominciò ad infilzare il povero hamburger con una forza tale che Giddy dovette toglierle il piatto per evitare che lo rompesse.
- Bre calmati. Ok? Per gli uomini è più difficile.-
- Lo so. Perché è così fottutamente complicato? Voglio dire, due persone si piacciono, si baciano, e stanno insieme. Che cosa c’è da capire?-
Esatto, che diavolo c’era da capire?
Giddy fissò distratta la pioggia, che scendeva forte e scrosciava sull’asfalto.
- Forse, a loro non interessa stare con noi. Magari, stanno bene in nostra compagnia ma non vogliono un rapporto.- pensare a quelle cose faceva male. – D’altronde siamo due ragazzine italiane. Non possiamo stare per tutta la vita in California. Abbiamo amici e famiglia, in Italia.-
- E’ frustrante essere innamorate di qualcuno che con tutta probabilità non vuole stare con te.-
Giddy prese la mano di Bre.
- Guardala dalla prospettiva giusta. Se dovesse andare male, ci sosterremo insieme. Se cadiamo, cadiamo insieme, no?-
Il sorriso di Bre fu la risposta che Giddy cercava.
Lei ci sarebbe stata, per sempre.
Uscirono dalla Road House tenendosi a braccetto sotto l’ombrello; mentre giravano senza una fissa meta, un Range Rover si avvicinò a loro.
- Ma guarda chi si vede! Giddy e Bre, giusto?-
Le due amiche riconobbero due ragazzi californiani che avevano conosciuto sull’aereo preso a Londra. Erano due surfisti appena più grandi di loro, biondi e abbronzati, che sfoggiavano un fisico niente male.
- Jake e Luke! Che ci fate da queste parti?-
- Stavamo andando al centro commerciale. E voi?-
- Cercavamo un posto dove andare!-
- Perché non venite con noi? Vi diamo un passaggio.-
Giddy e Bre si scambiarono un’occhiata d’intesa. Non avevano impegni quel pomeriggio, e un giro al centro commerciale era sicuramente meglio che stare in un bar ad aspettare che quei due le chiamassero.
- Ok, ma solo se vi fate offrire un caffè!-
- Salite.-
Il tragitto verso il centro commerciale fu silenzioso; la musica fighetta che usciva dalla macchina di Luke decisamente non era il genere di Giddy e Bre. Ogni tanto, il silenzio veniva spezzato da qualche messaggio in arrivo sul cellulare di Giddy.
“Odio la pioggia. A me piace l’alba, ma questo lo sai. Siamo in giro per il regalo di Alicia. Non sai che palle.”
A me piace l’alba.
Oh, si Gee. Anche a me.
- Con chi è che messaggi, tesoro?- Jake aveva puntato Giddy sin dalla prima volta che l’aveva vista in aereo.
- Ehm, nessuno.-
- A me non sembra.-
- Dai, Jake, lasciala stare.-
Jake tornò a guardare la strada, mentre Bre si avvicinava. – E’ lui?-
- Si.-
- Che ti ha detto?-
- Che odia la pioggia e sono in giro per il regalo di Alicia!-
Messaggi inutili, tutto qui.
- Dai, Giddy, vedrai che andrà tutto bene.-
 
Pioggia e centro commerciale.
Che noia mortale.
Gerard fissava le vetrine con aria assente, le mani nelle tasche dei suoi jeans chiari. Desiderava ardentemente una sigaretta. Erano chiusi in quel claustrofobico centro commerciale da due ore, con Mikey che entrava ed usciva da qualsiasi negozio in cerca del regalo perfetto per Alicia.
- Che palle, Mikey. Ma non hai una fottuta idea per un fottuto regalo?- Frank si rigirava tra le mani una sigaretta, impaziente come gli altri di finire presto il giretto al centro commerciale.
- Che scassa palle, ragazzi! Non vi chiedo più niente!-
- E dai fratellone, non fare l’offeso.. Oh!- Gerard si fermò davanti alla vetrina di un negozio, in cui c’era un bellissimo vestito nero, e aveva gli occhi che gli brillavano. – Quel vestito starebbe bene a Giddy.-
Frank alzò gli occhi al cielo.
- Dio, Gerard, ti sei proprio fottuto il cervello.-
Cazzo, hai proprio ragione amico.
Sono fottutamente perso. Di lei.
- Parla quello che si è fatto imboccare dalla sua ragazza, ieri sera.-
Ragazza.
Oh, si. Bre è la mia ragazza.
- Aspettate un attimo. Chi ha imboccato chi?- chiese Ray.
- E’ una lunga storia, Ray!-
Osservarono a lungo una vetrina di intimo, senza che Mikey si decidesse ad entrare, troppo imbarazzato. Poi, sentirono una voce squillante che proveniva da dietro di loro.
- Luke, sei troppo simpatico.-
Non so perché ma io questa voce ho il sospetto di conoscerla.
Gerard si voltò, e il suo cuore perse un battito.
Giddy. Giddy che rideva con un altro.
I suoi occhi nocciola che si accendevano per un altro.
E lui non poteva nemmeno lontanamente competere con il ragazzo che la stava facendo ridere.
- Ma chi è che ride in questo..- anche Frank si bloccò, osservando la sua ragazza che sorrideva ad un energumeno palestrato che era il doppio di lui. Smise quasi di respirare.
Strinse le mani in pugni.
Lo uccido. Lo ammazzo quel fighetto palestrato.
Si mosse di un passo, ma venne afferrato per le spalle da Gerard.
- Lascia stare, amico. Non potremmo mai competere con loro.-
In quel momento, Giddy alzò lo sguardo.
Gerard la vide aprire la bocca e tirare un pugno a Bre. La sua amica si voltò e fissò stranita Frank.
Quel momento sembrò durare un’eternità. Poi, Gerard abbassò lo sguardo, e se ne andò, seguito da Frank.
Tutte le convinzioni di Giddy e Bre crollarono come castelli di carte.
Li avevano feriti.
 
- Che cazzo abbiamo combinato!-
Bre camminava per il centro commerciale in preda ad un attacco di panico. Quello sguardo, negli occhi del suo Frank, di certo non l’avrebbe dimenticato.
Delusione.
Tristezza.
- Non lo so, Bre. Mi si è spezzato il cuore quando li ho visti così. Chissà che cosa hanno pensato, no, non voglio saperlo!- si portò le mano alle tempie e cominciò a massaggiarsele.
Gerard.
Gerard che doveva essere solo compreso, che aveva bisogno di qualcuno che gli stesse vicino.
Gerard così fragile, e così dolce.
Lei l’aveva ferito, ridendo e scherzando con quei due che non sapeva neanche chi fossero, che non avrebbe mai guardato se non fosse stata così disperata.
Era disperata, perché aveva un disperato di lui.
- Abbiamo rovinato tutto, tutto!-
- Scusate, si può sapere di chi è che state parlando?-
Giddy si voltò furibonda.
- Ma voi due siete ancora qui?-
- Si, dove dovremmo..-
- Lontano da noi, per favore.- Bre si era coperta gli occhi con una mano, cercando di capire che cosa avevano combinato.
- Ok, allora il caffè ce lo pagate un’altra volta.-
- Si, si…- Giddy agitò la mano, come per chiedere loro gentilmente di sparire.
Scesero le scale e si ritrovarono nell’ampio ingresso del centro commerciale.
- Dove possono essersi cacciati? Dove..?-
- Ehm, Giddy?-
- .. sparire così, ok che è grande, ma non possono essersi smaterializzati..-
- Giddy.-
- Dio, che casino che casino..-
- GIDDY!-
Giddy sussultò e si voltò verso Bre. Stava fissando qualcosa fuori dalle porte d’ingresso del centro commerciale.
- Bre, ma che diavolo.. Oh!-
Fuori dalle porte di vetro, Gerard fissava il vuoto sotto l’acqua. Aveva la testa bassa, e i capelli bagnati che gli sgocciolavano sulle spalle. I jeans chiari si stavano inzuppando, ma lui sembrava non preoccuparsene. Le mani, erano strette in due pugni.
Senza dire nulla, Giddy uscì dal centro commerciale, correndo sotto la pioggia. L’acqua si infilava tra i suoi vestiti, bagnandola, ma a lei non importava. Rallentò il passo solo quando si trovò a pochi centimetri da lui.
Lui l’aveva sentita arrivare, ma non si mosse.
Odiava la pioggia.
Giddy si parò davanti a lui.
- Che c’è, Gee?-
La sua voce era debole, ma diede il coraggio al ragazzo di alzare gli occhi. Sembrava avesse pianto. Il cuore di Giddy si accartocciò su se stesso.
- Allora, ti piacciono biondi ed abbronzati, eh?- abbozzò un sorrisetto ironico. In realtà, stava soffrendo.
Non sarò mai abbastanza per te.
- Non mi sembra il caso di fare scenate.-
Se sapessi davvero quello che provo..
- Pensavo fossi diversa.-
Dimmi che sei diversa, ti prego.
- Non puoi pensarlo davvero. Io sono qui, sotto l’acqua per te, nonostante non sappia nemmeno che cosa sia per te.-
Gerard alzò gli occhi, e li incatenò ai suoi.
- Si, Gerard. Che cosa sono io per te?-
Tutto.
La prese per mano, e se la portò al cuore.
- Ti sento dentro di me.-
Era il suo modo per dirle che voleva stare con lei, qualunque cosa fosse successa. La pioggia scendeva sui loro corpi, ma loro non se ne preoccupavano.
Giddy colmò la distanza tra di loro con un solo passo. Gli si allacciò al collo e si lasciò andare a quello che le dettava il cuore. Premette la sua bocca, bagnata di pioggia e di lacrime, contro quella del ragazzo, passandogli una mano tra i capelli rosso fuoco.
Sapeva di pioggia, di sale.
Di buono.
Non voleva staccarsi da lui, aveva paura che tutto sarebbe finito.
Gerard poggiò la fronte contro quella di Giddy, e le accarezzò una guancia.
Ossigeno puro. Vita. Giddy era tutto questo.
- Ti prego, ti prego. Non lasciarmi solo.-
Perché la tua assenza sarebbe troppo per me.
- Non vado da nessuna parte.-
Perchè insieme non sbaglieremo mai 
La strinse più forte; non voleva lasciarla andare.
Gerard amava la pioggia.
 
- Stupido! Stupido! Sono solo uno stupido!-
Frank stava prendendo a calci un videogioco innocente, colpevole solo di essere stato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Di tanto in tanto, cado a pezzi.
Bre. Bre che rideva con un altro. Bre che stava con un altro. Bre che baciava un altro.
Sempre e solo quella maledetta Bre!
Innamorarsi faceva così male?
Diede un altro calcio, più forte, al videogioco.
- Cazzo che male!-
- Hai deciso di spaccarti un piede?-
Bre era malinconia, ma non riusciva a fare a meno della sua tagliente ironia. In fondo, era una cosa che li accumunava.
Aveva deciso di fare un giro per conto suo. Era stata attirata dalla sala giochi.
Sapeva di trovarlo lì.
Frank la fulminò con lo sguardo.
- Non prendermi per il culo!-
Un’eclisse totale del cuore.
- Sei tu, magari, che mi stai prendendo per il culo.-
Sto cadendo a pezzi.
Bre non si aspettava la reazione di Frank a quello che lei gli aveva appena detto.
La prese per le spalle e la sbattè contro il muro.
Lei non aveva paura; negli occhi di Frank, non c’erano ombre.
- Io non bacio chiunque mi capiti intorno.-
Ho bisogno di te, ora più che mai.
Si buttò su di lei, e la baciò con passione, una passione che prima non aveva mai provato. Bre era una fresca giornata di primavera, bellissima e misteriosa allo stesso tempo.
Il dolce sapore della coca cola che lui aveva appena bevuto, e del tabacco, si mischiò al sapore di ciliegia nella bocca di Bre.
Le sembrava di sognare.
Gli gettò le braccia al collo, stringendolo a se.
- Voglio stare con te.- le disse Frank.
Per Bre fu un po’ come morire.
- Anche io.-
E rinascere di nuovo  tra le sue braccia.
 
***
Sono di nuovo qui a rompervi le scatole! *w*
Ormai, scrivo un capitolo al giorno! Mi piace proprio scrivere dei My Chemical, non credevo potesse essere così stimolante.
Il capitolo si commenta da solo, direi. O no?
Per la parte finale,mi sono lasciata ispirare da Total Eclipse Of The Heart, in particolare la versione di Glee.
Grazie, a chiunque segue questa storia.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 9
*** Happiness ***


Vaniglia e tabacco.
Aveva il suo sapore ancora tra le labbra, mischiato a quello della pioggia e delle lacrime. Credeva che il suo cuore sarebbe scoppiato, mentre lui sussurrava piano il suo nome.
- Giddy-
- Mhhhm.-
La ragazza si voltò dall’altra parte, e abbracciò stretta il suo cuscino. Aveva l’aria sognante e un sorriso che le illuminava il volto.
Gerard la guardò, mentre respirava regolare. Era così bella, mentre dormiva ed abbracciava il cuscino come se fosse stata una bimba. Le accarezzò piano i capelli. Evidentemente, stava facendo un bel sogno, perché non aveva intenzione di svegliarsi.
- Giddy.- sussurrò di nuovo.
- No Gee, non piangere.-
Il cuore di Gerard si fermò un istante. Stava sognando lui. Rimase pietrificato per un secondo, mentre la ragazza rotolava tra le coperte, ancora beatamente nel mondo dei sogni.
Sapere che LEI lo sognava, aveva appena contribuito a migliorare la sua giornata. Mentre la ragazza si rigirava nel letto, senza fermarsi un attimo, lui notò un piccolo particolare che non aveva notato. Aveva una piccola farfalla tatuata, sulla spalla sinistra. Bellissima e libera, come lei.
Si, la farfalla era decisamente l’animale migliore per descriverla.
- Giddy, piccola, svegliati.-
- Gerard, è inutile che ci provi, quando fa così non si sveglia nemmeno con le cannonate!- Bre era comparsa in quel momento dal balcone, una sigaretta in mano e l’aria decisamente felice.
- Prova a darle un bacetto.- continuò Frank. – Magari fa come la bella addormentata, sai, il cartone che guardi sempre con Bandit.-
Gerard ignorò completamente il suo migliore amico, che non perdeva mai l’occasione di metterlo in imbarazzo davanti agli altri.
Però, effettivamente, l’idea del bacio non era male.
Le prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra delicatamente sulle sue. Fu un attimo. La vide aprire gli occhi, portarsi la mano alla bocca e sgranare gli occhi incredula.
- Ciao.-
- Ciao, piccola.-
Piccola.
Giddy si sentì arrossire.
- Che ci fai qui?-
- Non sei contenta di vedermi?-
Giddy si tirò su a sedere, cercando di darsi una sistemata, ma Gerard le prese il polso e la fermò. – Stai bene, al naturale.-
Perché non riesco a dirti che sei bellissima?
La ragazza le sorrise e si alzò dal letto. Indossava la maglietta del loro gruppo, che le stava larga e le scivolava lasciando scoperta una spalla, e un paio di semplici pantaloncini. Gerard deglutì; l’impulso di saltarle addosso era troppo grande e imporsi di non toccarla fu più difficile di quanto potesse immaginare.
- E comunque sono felice che tu sia qui.- Giddy si avvicinò e lo baciò, in modo provocatorio e sensuale; i suoi lunghi capelli sfioravano la mano di Gerard, e lui si sentiva ribollire il sangue nelle vene. – Volevo solo sapere a cosa devo l’onore.-
- Eravamo.. Ehm, in zona.- rispose lui con la voce rauca. – Così, abbiamo pensato di venirvi a svegliare e portarvi alle prove con noi e Frank ha mandato un messaggio a Bre, visto che non rispondevi alle mie chiamate. Vi abbiamo anche portato il caffè!-
Giddy sorrise di nuovo e prese in mano il suo caffè bollente, porgendo l’altro al suo ragazzo. Ne bevve un sorso e fece una faccia disgustata.
- Ma che schifo! Questo tu lo chiami caffè? È acqua sporca!-
- Per me è buonissimo.-
- Si vede proprio, che sei Americano. In Italia c’è il buon caffè. Mica questa poltiglia.-
Gerard finì il suo caffè e tirò fuori una sigaretta.
- Si, l’ha detto anche Bre. Anzi, lei ha detto che il caffè non lo ama proprio, e che ingoierebbe del cianuro piuttosto che bere la brodaglia schifosa.-
Giddy scoppiò a ridere.
- Si, è esattamente quello che pensa.. A proposito, dov’è?-
Gerard indicò un punto indistinto dietro di se. – Non credo sia il caso di disturbarli.-
- CIAO AMOOO!-
Bre stava fumando la seconda sigaretta, quando sentì la squillante voce della sua migliore amica provenire dall’interno della stanza.
- Ciao Sister! Mi hai abbracciato un sacco, stanotte.-
- Indovina chi sognavo?-
- Lo immagino, lo immagino..-
Frank bevve un lungo sorso del suo caffè, e si fermò a guardare il profilo della sua ragazza, che fumava beata guardando l’oceano, che si stagliava davanti a loro. Non aveva aggettivi per descriverla, perché nessuno avrebbe dato giustizia a quello che vedevano i suoi occhi.
Avrebbe voluto tenerla abbracciata per sempre, e baciarla ancora di più. Si sentiva a casa, quando la guardava negli occhi.
- Guarda che potrei ingelosirmi, di voi due.-
Quella frase gli costò un’occhiataccia.
- Capirai.-
Frank si avvicinò, mentre il cuore di Bre cominciò a battere all’impazzata. Doveva ancora abituarsi all’idea di frequentare Frank Iero, il suo mito assoluto da un sacco di anni.
Lui le cinse le braccia intorno alla vita, poi con una mano le accarezzò la schiena. A Bre pareva di volare.
- Hey, tatuato, non ci starai mica provando, vero?-
Frank la baciò leggero, poi le sussurrò all’orecchio: - E se anche fosse? Sei la mia ragazza!-
Bre sorrise.
La sua ragazza.
Che bella frase.
Buttò le braccia attorno al collo di Frank e lo baciò, con altrettanta passione e tenerezza.
- Stai attento, Frank Iero. Potrei anche abituarmi all’idea di essere tua.-
 
- Gee, mi passi per favore il mio vestito a fiori?-
La faccia di Giddy spuntava dalla porta del bagno. Gerard sgranò gli occhi quando si accorse che, dietro la porta, lei non aveva niente addosso.
Rilassati, calma gli spiriti bollenti.
- Gee, ci sei?-
- Ehm.. si.-
Gerard prese il vestito a fiori che la ragazza aveva sistemato sul letto. Non avrebbe mai creduto di pensarlo, ma quando la vide uscire con quel vestito lungo fino ai piedi, un paio di semplici sandali bassi e i capelli raccolti in una coda, pensò davvero di amare i fiori. Era semplicemente da togliere il fiato.
- Beh, perché mi guardi con quella faccia da pesce lesso?-
Giddy sorrise, e in meno di un secondo si ritrovò stretta tra le braccia de Gerard, mentre le sue labbra la cercavano con avidità.
Credette di morire, quando sentì le sue mani accarezzarle la schiena.
- Ma guarda il maiale!-
Frank era appena rientrato, ovviamente spezzando la magia di quell’istante, e se la stava ridendo di gusto, mentre Bre da dietro si scusava mimando all’amica qualcosa come “Perdonalo, poverino, è un rincretinito.”
- Certo, Frank, che tu sai sempre come farti notare.-
Frank si avvicinò e appoggiò il braccio sulla spalla di Giddy.
- Il mio scopo nella vita è quello di dare il tormento a Gerard.-
- Metti giù le mani dalla mia ragazza!-
Le ragazze scoppiarono a ridere.
- Calmatevi, calmatevi!-
- Si ok. Basta che andiamo a fare colazione. Immagino che a Gerard tutta questa attività fisica abbia fatto venire una gran fame.-
Non riuscì ad evitare il pugno nello stomaco che il suo amico gli diede.
Inutile, quei due erano fatti così.
 
- Quindi, questa sarebbe casa tua?-
Bre sgranò gli occhi. Erano davanti ad una gigantesca villa, nei pressi di West Hollywood. Il cancello enorme dava su un giardino infinito, pieno di alberi e piante di fiori. Un viottolo asfaltato portava direttamente all’ingresso.
La casa era bianca ed era sviluppata su due piani. Era la casa più grossa che avessero visto.
- La mia ex moglie voleva essere sicura di avere proprio tutto.-
- Pretenziosa, la signorina..-
Giddy non potè trattenersi dal fare quel commento acido.
- Puoi dirlo forte. Questa casa ha quattro bagni. Che me ne faccio io di quattro bagni? E poi, dovevi vedere il suo armadio. Si atteggiava a rockettara, ma in realtà le piacevano le cose costose, come a tutte.-
- Certe fortune, solo agli altri.-
- Mi sembra ovvio.- intervenne Bre. E loro che dovevano risparmiare per secoli per comprarsi un paio di scarpe decenti.
Giddy tirò fuori dalla sua borsa a tracolla la sua reflex.
- E quella?-
- Oh, la fotografia è una mia passione.- si ravviò i capelli. – Posso fare una foto alla casa? Non credo di averne mai vista una così bella.-
- Ok, a patto che dopo facciamo una foto insieme.- la raggiunse e le diede un bacio sulla guancia. – Così non ti dimentichi di me.-
Spiritoso, Gee.
- Secondo te potrei mai dimenticarti?-
Si sorrisero.
- Si, Gerard, fai la foto anche con me, così non ti dimentichi nemmeno di me!-
Frank gli fece la linguaccia, poi, come se niente fosse, si avviò saltellando verso l’ingresso.
- Frank, sei proprio antipatico!- le urlò dietro Giddy, mentre lo rincorreva, lo raggiungeva e gli tirava un pugno sulla spalla.
- Ahio! Ma hai imparato dal tuo uomo a tirare certi pugni?-
- Si! Smettila di rompere le scatole!-
Frank gli sorrise.
- Ok. Ma solo se me lo tratti bene.-
Felicità.
Bre osservò quei due battibeccare, mentre Gerard era piegato in due dal ridere e si sentiva felice come non mai. Era davvero fortunata.
Felicità.
Gerard prese tra le braccia Giddy, e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. In quel momento, Bre scattò la foto. Era una foto così dolce e così spontanea, e si vedeva nei loro occhi tanta di quell’emozione, che Giddy non potè fare a meno di commuoversi.
Felicità.
Era quella la felicità?
Sentirsi completi, in pace con il mondo? Aver voglia di ridere in ogni istante, con la persona che si ama?
In quel momento, in quella casa, c’erano quattro persone felici.
 
Le prove erano andate benissimo. I ragazzi avevano suonato al meglio ed erano tutti davvero un sacco entusiasti del loro lavoro.
Giddy e Bre li avevano ascoltati rapite, dopo aver conosciuto Ray, ed erano rimaste impressionate dalla loro energia.
- Ho bisogno di un caffè. Vieni con me?-
Gerard prese per mano Giddy e sparì dal garage.
- Hey, Bre, vieni qui un attimo!-
La ragazza salì sul piccolo palco per le prove e si avvicinò a Frank, che stava maneggiando con una vecchia chitarra acustica.
- Mi hai detto che in Italia hai strimpellato un po’ con la chitarra elettrica.-
- Si!- Bre amava la chitarra. Suonare, anche se non lo faceva benissimo, era un modo per sentirsi libera dalle preoccupazioni.
- Prova questa.- le allungò la chitarra che aveva accordato. –E’ un’acustica, ma per quello che voglio insegnarti oggi, mi sembra che vada bene.-
- Insegnarmi?- la ragazza lo guardò incredula. Sarebbe stato bello prendere lezioni dal suo idolo. Dal suo ragazzo.
Frank si avvicinò, e pose la mano su quella di Bre, che impugnava la chitarra.
- Metti le dita così. Ora suona.-
- Cosa mi vuoi insegnare?-
- Summertime. Mi sembra perfetta, per noi, no?-
 
La cucina di Gerard era enorme; Giddy non aveva mai visto una cucina così grande. Era tutto in stile moderno, basato sul bianco e sul nero. A lei piaceva molto, soprattutto perché amava cucinare.
- Ancora con quel fottuto caffè solubile? Posso?- chiese, mentre tirava fuori una sigaretta dal pacchetto.
- Sai che a me il caffè piace così.- si accese una sigaretta a sua volta.
- Ti devo proprio regalare una caffettiera.-
- Una che cosa?-
- Non preoccuparti. Berrai il miglior caffè della tua vita.-
Ciccò nel posacenere di cristallo, guardando fissa negli occhi il suo ragazzo.
Sentì il suo cuore sbattere contro la gabbia toracica; prima o poi sarebbe morta d’infarto. Gerard continuava ad avere un effetto devastante su di lei.
Non mi abituerò mai.
- Non sapevo amassi fotografare.-
- Non sai nemmeno che studio arte e cinema.-
Gerard quasi si strozzò con il caffè. Arte e cinema. Le cose che amava di più dopo la musica.
Ormai non si sorprendeva più di tanto. Aveva trovato in quella ragazza italiana, tanto timida, a volte, ma energica come un uragano, la sua perfetta metà.
Incredibile quanto due persone siano così simili.
E quanto ci mettano per trovarsi.
Ti ho trovata, non ti lascio più andare.
- Cos’altro non so di te?- Gerard si avvicinò a lei, prendendola per i fianchi.
- Il mio colore preferito è il viola. Il mio personaggio preferito dei fumetti è Wolverine. I miei animali preferiti sono i pipistrelli e le farfalle. Una volta ero cicciotta e triste, ma da quando vi ho scoperto ho ripreso in mano la voglia di vivere, e morivo dalla voglia di..-
Non fece in tempo a finire la frase. Gerard la prese per i fianchi e la sollevò di peso, facendola sedere sul bancone della cucina. Le sue labbra cercarono fameliche quelle della ragazza, e quando si incontrarono, il cuore dei due quasi scoppiò.
Felicità.
Si desideravano.
La mano di Gerard accarezzò lievemente la coscia di Giddy, mentre lei passava le mani in quei capelli rossi che amava tanto. Gerard la spinse più forte contro di se, mentre le sue mani la accarezzavano vogliose e desiderose di toccare la sua pelle nuda.
- Vedo che ti sei già consolato.-
Gerard si fermò, sbarrando gli occhi. Conosceva quella vocina stridula.
Giddy lo spinse via, quando vide chi era apparso sulla soglia.
Una cascata di capelli biondi, un rossetto rosso, una smorfia disgustata.
- Oh cazzo!-
Lynz, con in braccio Bandit.
- Cosa cazzo ci fai qui, Lynz?-
- Ero passata per lasciarti Bandit. Ma vedo che sei in dolce compagnia.-
Giddy scese dal ripiano della cucina, tenendo la testa bassa.
Fece per andarsene, imbarazzata dalla situazione.
- Dove vai?-
- Via, Gerard. Non sono affari miei.-
- Oh, questa ragazza è giudiziosa. Brava, bimba, sparisci.-
Gli occhi di Giddy si riempirono di lacrime, ma Gerard le afferrò la mano e la strinse forte.
Fregatene.
- Non ti permetto di trattarla così! Ok? Sono affari miei, se mi rifaccio una vita. Non sei più mia moglie, non hai il diritto di scegliere per me. L’hai già fatto abbastanza in passato.-
Lynz scoppiò a ridere, mentre la bimba, che dormiva in braccio a lei, si stava risvegliando.
- Tu vuoi rifarti una vita con una ragazzina? Hai ricominciato a drogarti?-
- Hey, biondina, ma chi ti credi di essere? Che ne sai tu di me?- Giddy stringeva i pugni. Voleva spaccare quella faccia da topo che l’ex moglie di Gerard si ritrovava e cambiarle i connotati. – Me ne fotto se tu sei l’ex moglie, ok? Niente ti da il diritto di offendermi!.-
Senza lasciare il tempo alla donna di replicare, uscì dalla cucina.
- Te la sei trovata anche sboccata! Gerard, che hai in testa?-
In quel momento, Bandit riconobbe suo padre e si buttò praticamente tra le sue braccia.
- Papààà!-
- Ciao piccola.-
Per qualche istante, ci fu un silenzio imbarazzante. Poi, si udirono delle voci provenienti dal  corridoio. Qualche secondo dopo, Frank entrava nella cucina mano nella mano con Bre.
Gli occhi di Lynz lo fulminarono.
Questa era bella, davvero bella.
Jamia doveva sapere.
- Ma guarda. Anche l’amico fedele è accoppiato ad una poppante.-.
Frank alzò gli occhi al cielo.
- Voi donne siete così prevedibili. Vi uccidereste per un vestito uguale, ma appena c’è da fare comunella contro i vostri ex mariti, eccovi tutte pappa e ciccia. Si, cara Linsday, mi sono consolato. Con una poppante, come dici tu, che è dieci volte meglio della tua cara amica. Perciò, se ora non ti dispiace..-
- Vattene da casa mia.- finì Gerard, facendo un verso di disgusto.
Mentre la donna fulminava tutti i presenti, apriva la bocca per dire qualcosa ma senza riuscirci e si voltava per andarsene, Frank, con un sorriso sulla faccia, le gridò dietro.
- E mi raccomando, salutami tanto Jamia. E dille da parte mia, di fare una bella dieta!-
Frank Anthony Iero, tu sei il mio mito.
Bre sorrise.
Uno a zero per l’Italia, stronzetta.
- Bre, puoi andare da Giddy e dirle che è tutto ok? Noi diamo da mangiare a Bandit.-
- Ok.-
 
Giddy aveva trovato una bellissima terrazza, che si affacciava sul mare. Quel mare tanto amato sia da lei che da Gerard, che la faceva sentire libera e protetta allo stesso tempo.
Vedere in faccia l’ex moglie di Gerard era stato un trauma; aveva capito di essere di troppo, di non poter competere con quella donna, che aveva regalato a Gerard la cosa più importante della sua vita: quella bimba deliziosa, che assomigliava tutta a suo padre, che dormiva beata sulle spalle di quella carogna bionda.
Il vento soffiava impetuoso, e si portava via tutti i pensieri.
Felicità.
Lei si sentiva felice. Perché c’era qualcosa negli occhi di Gerard, nel modo in cui l’aveva difesa, nel modo in cui la baciava, che le suggeriva che lui era davvero preso da lei.
- E’ tutto a posto, la strega se n’è andata.-
Giddy si voltò. Bre stava uscendo sulla terrazza, accendendosi una sigaretta. Aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri. Giddy corse ad abbracciarla.
- Stiamo facendo la cosa giusta? E’.. è qualcosa di più grosso di noi.. e se.. stessimo sbagliando?-
Bre rispose all’abbraccio.
- Chi è adesso, la negativa?-
- Prima o poi dovremmo anche tornare in Italia. Dovrò affrontare i miei fantasmi. Cosa succederà, quando sarà arrivato il momento? Vorrei fermarmi, prima che sia troppo tardi. Ma sento che..-
- E’ già troppo tardi. Lo so.- continuò Bre per lei. In fondo, provavano le stesse cose. – In qualunque modo vada, ne soffriremo. Vale la pena tentare però. Tu non ti senti felice?-
Felicità.
Mai, come in quei giorni, aveva compreso il vero significato di quella parola.
- Si.-
- E allora, godiamoci il momento. Quello che sarà, sarà. Mai fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Fuma, dai, vedrai che ti sentirai meglio.-
In quel momento, arrivarono sulla terrazza Gerard, Frank e la piccola Bandit, che già camminava da sola.
Non appena la piccola vide il vestito svolazzante di Giddy, corse da lei e le tirò la lunga gonna a fiori, guardandola estasiata.
- Oooh, belloooo!- gli occhioni di Bandit si erano illuminati. A Gerard stava scoppiando il cuore, mentre vedeva quella scena.
Giddy si inginocchiò e diede un buffetto a Bandit.
- Mamma mia, come sei bella!-
La bimba le buttò le braccia al collo, e la ragazza la prese in braccio. Il cuore le batteva forte; i bimbi le erano sempre piaciuti, e Bandit era dolce, e le ricordava un sacco il ragazzo con la faccia paffutella che amava.
Oh si, lo amava.
La piccolina le posò una manina cicciotta sulla faccia, e le accarezzò una guancia.
- Bella.-
Gerard corse letteralmente da quelle due; il suo cuore scoppiava, scoppiava di felicità. Le abbracciò strette, provando un’emozione talmente forte da non riuscire nemmeno a spiegarsela.
- Le mie donne.-
Felicità.
Bre guardava quella scena, e vedeva la sua amica felice, completa. La sua vita in quel momento era perfetta.
- Meglio che prendiamo Bandit e la portiamo a giocare. Non vorrei che Gerard scoppiasse a piangere come un bambino. Sai, se no, la sua figura virile dove va a finire? A putt..-
- Ho afferrato il concetto, Frankie.- Bre sorrise, abbracciandolo.
- Guarda che ti ho sentito, Frankie. Vuoi un altro pugno?-
Gerard rideva.
- Me la lasci, Bandit, si o no? Bi, vuoi venire con lo zio Frankie?-
Il ragazzo fece una faccia buffa e prese in braccio la piccola. Fece cenno a Bre di seguirlo e rientrò in casa.
Gerard si avvicinò nuovamente a Giddy.
- Tu vali cento Linsday.-
Giddy sgranò gli occhi. Come faceva a sapere che era proprio la cosa che la tormentava in quel momento?
- Come fai..?-
- Stiamo insieme da poco, ma mi sembra di conoscerti da sempre. Tu hai il mio stesso modo di pensare.-
Prima o poi, Giddy sarebbe sicuramente morta d’infarto. Era una cosa certa. Se Gerard continuava a farla sentire in quel modo, non sarebbe durata un’altra settimana. Arrossì violentemente.
- Vedi, hai anche il mio stesso modo di imbarazzarti.-
Si avvicinò a lei e le prese il viso tra le mani.
- Te l’hanno mai detto, che sei bellissima?-
Felicità.
 
 
Frank guardava la sua ragazza giocare con quella che considerava sua nipote. Erano sedute entrambe nel soggiorno, sul grande tappeto nero. Bre aveva in mano un unicorno e un piccolo cavaliere.
- Ed ecco zio Mikey che, in sella all’unicorno, cavalca verso il tramonto per salvare la piccola Bandit.-
La bimba cominciò a ridere, applaudendo felice.
A Bre fece un’enorme tenerezza. Era una bimba bellissima.
- ‘io Miky, ‘io Miky!-
La piccola prese l’unicorno e lo fece cavalcare per un po’, mentre Bre continuava a narrare la storia di zio Mikey e degli unicorni.
Frank sentiva il suo cuore battere forte dalla gioia. Quella ragazza riusciva a sorprenderlo in ogni modo. Quando pensava di averla capita, gli faceva conoscere una parte di se sconosciuta.
Si vide, abbracciato a lei, in una piccola casetta sulla spiaggia, con dieci cani e cinque figli. Oh si, sarebbe stato perfetto.
Non pensi di esagerare un po’? Quant’è che la conosci? Cinque giorni?
Frank sorrise tra se e se. Una settimana e un giorno.
Ecco da quanto tempo la sua vita era cambiata. In modo radicale, in un modo che non credeva possibile.
Felicità.
Era la cosa più bella del mondo, provare quella sensazione.
Si avvicinò a Bre e si sedette al suo fianco. Le prese la vita con un braccio e l’attirò a se.
- Saresti proprio una brava mamma, lo sai?-
La baciò intensamente, sempre con la stessa voglia di non lasciarla andare mai più. Bre rispose al bacio con altrettanta passione.
Coca cola e tabacco.
Saresti una brava mamma.
Felicità.
La sua vita, in quel momento, era perfetta. 

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Capitolo 10
*** Vodka and Heartbeat ***


New York City.
La città che non dorme mai.
In qualsiasi ora del giorno e della notte, le luci della città non erano mai spente. Gerard guardava distratto il finestrino, mentre i grandi grattacieli scorrevano accanto a lui e a Frank, che in quel momento sedeva di fianco a lui, in stato semi comatoso. Il che, significava vederlo con la bocca aperta e sentirlo parlare nel sonno.
Gerard amava New York, nonostante fosse un tipo piuttosto solitario e tranquillo e il caos di quella città gli ricordasse sempre perché amava Los Angeles. Adorava New York perché era come entrare in una grande sala giochi, senza fine e staccare per un attimo la spina dalla vita reale.
- Frankie, siamo arrivati.-
Diede un pugno sulla spalla del suo migliore amico, che si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno in modo confuso. Poi si fermò, sgranò gli occhi e sorrise.
- Ho bisogno di un caffè.- borbottò una volta sceso dal taxi.
- C’è uno Starbucks proprio dall’altro lato della strada.-
Pochi minuti dopo, si trovavano l’uno di fronte all’altro ad un tavolino. Frank si gustava beato il suo caffè; Gerard, per la prima volta in vita sua, si era preso un cappuccino.
Labbra che sanno di cappuccino, dolci e amare allo stesso tempo.
Le adoro.
- Come mai questo cambio di gusto?- Frank indicò il bicchiere dell’amico.
- Uhm..- il ragazzo si passò la mano tra i capelli rossi. – Così.-
- Non c’entra vero, il fatto che lei prenda sempre il cappuccino?-
Gerard arrossì.
- E’ che così mi sembra di averla con me. Dio, mi sento un idiota.-
Frank sorrise.
- Amico, ti capisco. Io mi sono fatto dare la sua sciarpa, per avere il profumo di Bre sempre con me. Quelle due sono peggio di una droga.-
- A proposito, devo prenderle anche un ricordino! Volevano venire, ma il progetto del fumetto è una sorpresa. Non devono sapere nulla.-
Gerard annuì. Lui e Frank stavano lavorando al progetto del fumetto da una settimana, ed erano riusciti ad avere un contatto con un pezzo grosso di New York, per quel in quel momento si trovavano lì. Se il progetto fosse andato in porto, nel giro di un mese avrebbero avuto la prima copia del fumetto dedicato alle loro ragazze.
Il ragazzo prese in mano il suo Iphone.
“Siamo arrivati. Il tempo è uno schifo, ma il cappuccino è buonissimo. Vorrei che potessi vederla anche tu, New York.”
- Basta con questi messaggi, cazzone di un Gerard. A proposito, siete già usciti in pubblico.-
- No.-
Frank sospirò. Sempre il solito Gerard Way, profondamente insicuro e timoroso di rovinare la vita delle persone. Perché si ostinava a non voler rendere pubblica la sua relazione con Giddy? Che male poteva esserci?
- E cosa aspetti a farlo?-
Gerard fissò il fondo del suo bicchiere. Era decisamente a disagio. Era una domanda che si era fatto molto spesso.
La verità è che non aveva una risposta.
- Non.. Non lo so Frankie. È che ho paura.-
- Di cosa, amico?-
I due si alzarono e si diressero verso l’uscita.
- Che se lo rendo reale finirà tutto. E poi, c’è proprio il bisogno di rendere tutto pubblico? Una cosa non può essere bella anche se la teniamo solo per noi?-
Frank scosse la testa.
- Gerard, Gerard, hai ancora tanto da imparare sulle donne.- ignorò la sua occhiataccia e continuò. – Ma non posso dirti nulla.. Vedrai, vedrai domattina..-
Il rosso sbuffò e si accese una sigaretta, appena usciti dalla caffetteria. Ormai ci stava facendo l’abitudine all’idiozia dilagante del suo migliore amico.
In quel momento, gli arrivò un messaggio. Lo aprì e sorrise subito.
“Anch’io vorrei poter essere lì con te. Non vedo l’ora che sia domani sera.”
Era la sua ragazza, e lui era l’uomo più felice del mondo.
Che bisogno c’era di rischiare un rapporto così bello?
- Basta con quel sorriso da idiota! Muoviti, abbiamo un fumetto da promuovere!-
Gerard sospirò e si limitò a seguire il suo migliore amico, che si stava buttando in mezzo alla strada come se fosse un supereroe.
In quel momento, capì che non avrebbe mai potuto fare a meno dell’energia positiva di Frank Iero, della sua pazzia e della sua innata simpatia.
Ti meriti tutto il bene di questo mondo, amico.
 
Bre guardò distratta il suo Blackberry e sorrise.
Il suo ragazzo era decisamente un matto.
“Ti sto mandando un messaggio di nascosto da Gerard, visto che lo prendo sempre in giro. Mi manchi!”
- Frank?- chiese Giddy tranquilla, scorrendo il menù della Steak House che avevano scelto per pranzare.
- Si. A quanto pare, prende per il culo Gerard perché è sempre attaccato al suo Iphone, però poi si comporta come lui.-
- E’ un classico di Frank. Prenderebbe in giro il mondo, ma quando è con te esce la sua parte tenera.-
Gli occhi di Bre si illuminarono. Sentirsi dire che era lei la ragione della tenerezza di Frank e del suo buonumore la rendeva felice. La persona più felice del mondo.
- Non credevo di potermi sentire così.- sussurrò mentre la cameriera tornava al bancone con le loro ordinazioni.
- Lo so, credimi sulla parola.-
- Che avete fatto, ieri sera?-
Giddy si ravviò i capelli, che quella mattina erano ricci.
Niente.
Niente di niente.
Non erano ancora usciti in pubblico.
Una parte di lei se ne fregava; era la ragazza di Gerard Way e già solo quello era un grande privilegio, ma un’altra parte, quella che prevaleva di più, si chiedeva se per caso il ragazzo non si vergognasse di farsi vedere in giro con lei.
Forse, non sono alla sua altezza.
- Siamo rimasti a casa. Gerard doveva tenere Bandit e abbiamo visto un cartone animato..-
- Mhm..- Bre bevve un sorso d’acqua, apparentemente persa nei suoi pensieri.
Non erano ancora usciti in pubblico. Strano. Molto, molto strano.
Si ritrovò a pensare alla bellissima serata che aveva passato la sera prima con Frank, e si ritrovò a sorridere come un’idiota.
Persa.
Completamente persa nei suoi occhi dal colore indefinibile.
Completamente persa in Frank Iero.
Una serata semplice, di quelle che tutti i fidanzati fanno ai primi appuntamenti. Pizza, cinema, passeggiata sul lungo mare, lunghi baci. Semplice, ma perfetto.
Tutto maledettamente perfetto.
- Che c’è? Perché ti sei incantata a fissare il soffitto?-
- Niente, pensavo alla mia serata con Frank al molo..- Bre si portò una mano alla bocca. Troppo tardi, ormai il guaio era fatto. Non voleva che la sua migliore amica sapesse in quel modo della loro prima uscita i pubblico.
Giddy cominciò a tagliare la sua carne, che ben presto si ridusse a piccoli pezzettini.
- Così. – cominciò la ragazza. – Tu e Frank siete usciti. In pubblico.- mollò forchetta e coltello e si mise le mani tra i capelli. – Cos’ho io di male? Non sono abbastanza per lui. Si vergogna di me?-
- Giddy, rilassati.-
- No, cioè.. Io sono felicissima per voi, davvero, ma allora, il problema sono io, no? Sono peggio di Lynz? Sono brutta? Faccio fare brutte figure?-
Bre alzò gli occhi al cielo. Eccola che partiva con le paranoie. E la parlantina.
- Potrebbe anche dirmelo, insomma! Se non sono giusta per lui, perché mi fa conoscere sua figlia?- spinse via il piatto. – Ecco, mi è passata la fame. Odio gli uomini.-
- Ok, ORA BASTA. Ti rendi conto delle paranoie che ti stai facendo?- Bre spinse il piatto verso Giddy e le sorrise – Magari, è riservato. Non hai mai pensato che non sei tu il problema? Che magari lui è timido o altro?- sbuffò.
Giddy era imparanoiata da matti con quella storia. Non poteva semplicemente ritenersi fortunata per quello che aveva?
Mentre finiva il suo pranzo, a Bre venne in mente un ricordo della sera prima.
- Dio quanto sei bella.-
Lei era arrossita, non era abituata a quel genere di complimenti.
- E lo sei ancora di più quando ti imbarazzi.. E così.. Inusuale.- il sorriso di Frank era luminoso, la cosa più bella che lei avesse mai visto.
- E’ che mi sembra un sogno, stare qui con te..-
Frank le prese il viso tra le mani.
- No, non è un sogno. Questa è la realtà.- le diede un bacio leggero sulle labbra, che sapevano di ciliegia. – E per fortuna che sei reale.-
Bre si era aggrappata al collo del suo ragazzo e lo aveva ricambiato con slancio e passione, il sapore di coca cola di lui si mischiò alle ciliegie.
Era decisamente troppo reale.
Bre tornò alla realtà e fissò Giddy.
- Io mi accontenterei anche di una vita al di fuori dei riflettori, pur di viverla con Frank.-
Giddy abbassò lo sguardo. Bre aveva ragione, ma..
- E se io non mi accontentassi?-
- Allora sei una stupida, amica mia.-
Giddy sospirò. In fondo, aveva maledettamente ragione. A lei non interessava nulla di quello che riguardava la vita mondana.
Lei voleva viversi Gerard, in qualunque modo possibile.
Lui era la sola cosa importante, l’unica cosa per cui valeva la pena vivere.
Sorrise, mentre si alzavano per pagare e abbracciò Bre.
- Grazie. Senza di te, non saprei proprio come fare.-
Uscirono nell’assolata luce del pomeriggio, e si trovarono davanti gli Universal Studios, uno dei loro sogni. Come studentesse di cinema, non potevano di certo ignorare quella parte importante di Los Angeles.
Ben presto, si ritrovarono accalorate a fare la fila per poter entrare: quel posto era sempre pieno, venivano a milioni, da tutto il mondo, apposta per visitarli.
Erano ormai in fila da due ore, quando videro comparire tra gli addetti alla sicurezza, due ragazzi che loro conoscevano benissimo; erano Jake e Luke, i due che avevano conosciuto sull’aereo e che avevano ritrovato una settimana prima, al centro commerciale.
- Hey! Giddy, Bre!-
Oh no, di nuovo loro.
Le ragazze si guardarono sbuffando. Poi sorrisero ai due ragazzi, svogliatamente.
- Hey, che combinazione!-
- Dovete entrare agli Studios?- chiese Luke, prendendo sotto braccio Bre, che gli rivolse un’occhiata fulminante.
- Si.- disse Giddy un po’ spazientita. Quei due ragazzi avevano già combinato troppi casini.
- Dai, allora vi facciamo entrare noi.- Jake indicò il cartellino che aveva appeso sul petto. – Facciamo parte della sicurezza.-
- Ma no non disturbatevi..-
Ma le ragazze non fecero in tempo a parlare che i due surfisti le avevano già prese sotto braccio e portate al di là dell’entrata principale.
- Grazie, non c’era bisogno.- Giddy si liberò dalla stretta di Jake, sperando che capisse, ma inutilmente.
Per tutto il resto della giornata, i due ragazzi rimasero appiccicati a loro come se fossero una specie di colla, di quella super resistente che non si scollava mai.
Che palle ‘sti due, mamma mia.
Bre e Giddy continuavano a scambiarsi occhiate veloci, mentre passeggiavano per gli Studios: quella, sicuramente non era una gita di piacere. Quei due ragazzi erano peggio delle zecche.
Con loro sollievo, il tramonto arrivò prima del previsto, e loro avevano una scusa buona per tornarsene a casa.
- Ragazze, se domani sera non avete nulla da fare.- Jake si sporse verso Giddy, stampandole un bacio sulla guancia.- A Malibù diamo una festa sulla spiaggia. Tanto alcool e bella musica.-
Immagino.
- Ovviamente voi sarete nostre ospiti, non c’è nemmeno bisogno di dirlo.- Luke abbracciò Bre, che aveva l’aria di essere appena stata braccata da Saw l’Enigmista in persona.
Certo, contaci che veniamo.
- Ehm, vi faremo sapere.- Giddy si liberò dal braccio di Jake e prese la sua migliore amica per un braccio, che aveva stampata in faccia un’espressione di puro disgusto.
- Mi raccomando, ci contiamo!-
Mentre i profili dei due ragazzi sparivano all’orizzonte, Giddy e Bre si guardarono per l’ennesima volta in quella giornata.
- Credo sia chiaro che non andremo a nessuna festa.-
 
New York City, secondo giorno.
Gerard aveva avuto come minimo tre infarti, durante il breve soggiorno nella grande mela. Frank, totalmente incurante del pericolo, si buttava in mezzo al traffico newyorchese senza guardare, rischiando ogni volta di rimanere investito da un qualsiasi mezzo di trasporto, anche da una bicicletta.
Puntualmente Gerard si copriva gli occhi e puntualmente sentiva la risata penetrante di Frank.
- Sei un pazzo. Mi farai morire prima del tempo.-
Frank gli mandò un bacino, prendendolo in giro.
- Non sono la tua fidanzata, carissimo Geeuccio!-
Gli arrivò uno scappellotto in testa.
-Sei un cretino. Sei il mio migliore amico.-
- Come sei fatalista, Gerard.-
- Fottiti Frank. Da ora in poi non mi preoccupo più.- il ragazzo incrociò le braccia al petto e assunse una finta espressione arrabbiata. Franks coppiò a ridere.
- Ok, permalosone.-
- Com’è che hai tanta fretta stamattina?-
Lo vide avvicinarsi ad un’edicola e comprare un giornale di gossip. Poi fece ritorno da lui saltellando allegro.
Ora legge pure i giornali di gossip. Andiamo bene.
- Guarda qui!- Frank allungò il giornale a Gerard, che per un momento lo guardò male. Poi lesse il titolone della prima pagina e sgranò gli occhi.
Merda.
Frank sorrideva beato; quel giorno, la sua meravigliosa ragazza, quando si sarebbe svegliata, avrebbe ricevuto una bellissima sorpresa.
Sono orgoglioso di noi, di quello che siamo.
Sulla prima pagina del giornale, c’era una bellissima foto di Frank e Bre abbracciati che passeggiavano sul lungo mare. Il titolo recitava: “Dopo il terribile divorzio, Frank Iero torna a vivere.”. All’interno, un’intervista che lui aveva fatto due giorni prima con un amico.
Oh si, Bre sarebbe stata orgogliosa di lui.
Come lui lo era di lei.
Era totalmente, follemente perso per quella ragazza.
Bre sei incredibile. Io ti devo questo e molto, molto di più.
- Che cazzo è questa roba?-
- La mia dimostrazione d’amore per Bre.- Frank sorrise beota. Ultimamente, non riusciva a fare altro.
- Lo sai vero, che non ti lasceranno in pace?-
- Ne vale la pena, per lei. Tutto il mondo deve saperlo.-
Gerard scosse la testa. Quel ragazzo era un impulsivo. Prima o poi avrebbe capito che agire così portava più guai che altro.
Gerard, sei davvero diventato un fatalista.
Lascialo vivere, lascia che sia felice.
Forse, dovresti farlo anche tu.
A lui non importava che gli altri sapessero, bastava quello che sentiva dentro ogni volta che Giddy gli sorrideva o lo abbracciava; gli bastavano le sensazioni che aveva quando vedeva la sua ragazza e sua figlia giocare insieme. Completezza, felicità. Amore.
- Amico, sono felice per te. Ti meriti tutto questo.
- Anche lei se lo merita. E anche Giddy.-
- Lo so. Lo so. Sono io che sono stupido.-
Entrarono nella sede Newyorchese della casa editrice che aveva già prodotto i fumetti precedenti di Gerard.
Arrivarono al decimo piano, dove li aspettava il loro amico Howard.
- Frank, Gerard. Vi trovo bene!-
- Grazie How! Anche tu sei in forma!-
- Oh, sai com’è. Sono come il vino. Più invecchio e più divento buono.-
Scoppiarono a ridere tutti insieme, mentre l’uomo li fece accomodare nel suo ufficio.
- Ho letto la mail.- disse, sedendosi ed incrociando le dita delle mani. – Il soggetto mi sembra buono e la storia anche. Posso vedere le bozze?-
Gerard passò le bozze dei disegni al suo amico, che le esaminò sempre più compiaciuto.
Infine, rimase sbalordito dall’ultima tavola. Gerard aveva intenzione di fare parte del fumetto. Sorrise tra se e se.
Finalmente, un ruolo da protagonista. La sua vita doveva proprio andare bene. Quel fumetto sprigionava allegria da tutti i pori. Era una cosa diversa dalle altre. Spettacolare.
- Bene. Direi che gli estremi per una produzione ci sono tutti. Dovete solo firmare qui, e qui.- passò un paio di fogli ai ragazzi, che firmarono felici.
Il loro primo progetto insieme stava andando in porto.
Le loro ragazze avrebbero avuto un fumetto tutto loro.
Se questa non è una sorpresa.
Poco dopo, si ritrovarono su un taxi diretti verso l’aeroporto. Stavano tornando a casa, dalle loro ragazze.
Gerard tirò fuori il telefono, mentre Frank sghignazzava e borbottava qualcosa come “Il solito Gee.”
“Sto andando in aeroporto. Ancora poche ore, e potrò di nuovo baciare le tue labbra.”
- Svegliati.-
Bre mosse leggermente la sua migliore amica, che aveva un sorriso beato stampato sul volto.
- Giddy, svegliati.-
Tutto inutile.
Cominciò a tempestarla di pugni sulla spalla.
Ancora tutto inutile.
- Gerard ti ha mandato un messaggio.-
Gli occhi di Giddy si spalancarono completamente e si tirò a sedere velocemente, prendendo il suo telefono e cominciando a sorridere come un’idiota. Ormai, c’era da aspettarselo. Sorrideva ogni cinque secondi. Un record, anche per una solare come lei.
- Guarda!-
Bre saltellava per la stanza, mentre allungava il giornale con la foto di lei e Frank in prima pagina. Giddy sgranò gli occhi, restando a bocca aperta.
“Dopo il terribile divorzio, Frank Iero torna a vivere.”.
- Dio mio.- Giddy si passò una mano tra i capelli scompigliati. – Ma è..-
- Folle, lo so!- Bre era entusiasta come un bambino che ha appena scoperto che Babbo Natale esiste davvero.
- Io stavo per dire terribilmente romantico, ma se per te è folle, ok.- Giddy sorrise. Nonostante in quel momento fosse assalita da mille dubbi, non poteva fare a meno di essere felice per la sua migliore amica.
Le foto indubbiamente erano stupende; lei e Frank si guardavano negli occhi con un’adorazione mai vista prima. Erano decisamente perfetti insieme.
Negli occhi di Giddy passò un velo di tristezza, che venne però subito celato dall’entusiasmo contagiante della sua migliore amica.
Giddy aprì il giornale e lesse l’articolo: Frank parlava della sua nuova storia con Bre e le sue parole erano a dir poco emozionanti.
“Mi ritrovavo in un periodo buio, pieno di problemi. Le cose con Jamia non andavano bene già da parecchio tempo, poi è arrivata lei, italiana, bella, piena di energia e uguale a me. Mi dà parecchio filo da torcere, ma è come vivere una seconda vita. è.. appagante.”
Giddy aveva le lacrime agli occhi. Quanto poteva essere innamorato quel ragazzo per dire delle cose del genere? Per mettere nero su bianco la sua vita privata?
Era un gesto coraggioso.
Guardò con gli occhi pieni di lacrime la sua migliore amica.
- Devi essere orgogliosa di lui, Bre. È.. dio sono senza parole. È una cosa dolcissima. Sono commossa.-
Ed era vero, in parte. Ma dentro di lei, c’era una vocina che la metteva in guardia sui suoi sospetti.
Allora era vero. Gerard non la riteneva abbastanza per lui, si vergognava di lei. Si sentì assalire da una crisi di pianto ma la ricacciò indietro; voleva condividere con Bre quel momento tanto speciale per lei.
Al diavolo Gerard Way.
- Lo so, e sono orgogliosa di lui.-
E innamorata.
Giddy si alzò dal letto e si accese una sigaretta. Non ce la faceva più. Guardò il mare dalla sua finestra e una lacrima rigò la sua guancia pallida.
Capitano sempre a me.
Si sentì abbracciare da dietro. La sua migliore amica aveva capito il suo stato d’animo e le stava dando il suo appoggio.
Poteva ritenersi fortunata. Non si trovavano ovunque, amiche così.
- Mi chiedo perché li trovi sempre tutti io, quelli stronzi.-
- Dai, tesoro, magari Gerard è solo timido.-
- E ne devo pagare io le conseguenze? Devo stare nell’ombra, per sempre? Me lo merito, forse.. sai come si dice, il Karma.-
Bre le tirò uno scappellotto.
- Al diavolo il fottuto Karma! Dai, non essere così negativa!-
Decisamente, Bre era diventata la più positiva delle due, grazie al suo bellissimo rapporto con Frank.
- Comunque, Karma o no, stasera voglio andare a quella festa. Ho bisogno di sfogarmi un po’.-
- Non dirai sul serio.-
- Ovvio che dico sul serio. Non può succederci nulla di male, no?-
Bre si accese una sigaretta e si sedette di fianco a lei. Se Giddy aveva bisogno di quella festa, allora ci sarebbero andate. Non si abbandona una sorella nel momento del bisogno.
Però, probabilmente quella cosa non avrebbe portato a nulla di buono.
Passarono il resto della giornata in spiaggia. Giddy ignorò i due messaggi di Gerard e spense addirittura il cellulare.
No, quella cosa non andava bene.
La sera, cenarono in fretta e alle dieci erano già sulla spiaggia di Malibù.
C’era un sacco di gente, che continuava ad arrivare e a radunarsi intorno ai falò sparsi sulla spiaggia.
Giddy si sedette di fronte all’oceano, con una bottiglia di birra in mano.
Fanculo, Gerard Way.
Voglio vivere la mia vita.
Bre gironzolò per un po’ sulla spiaggia, poi prese una birra e si sedette di fianco alla sua migliore amica. Stettero per un po’ senza parlarsi, lasciandosi cullare dal dolce rumore delle onde del mare. Giddy si sentiva alla deriva e desiderava che quelle onde la cullassero, portandola via da quel posto.
Mai come in quel momento si era sentita fuori luogo, inadatta, estraniata da quel mondo.
Forse, casa sua era in Italia e lei stava sognando troppo.
Si era decisamente lasciata prendere la mano.
Bre pensava a Frank, all’intervista, e a quanto potesse essere innamorata di quel ragazzo. Mai in vita sua si era sentita così adatta, parte di un mondo che sentiva completamente suo.
Los Angeles era casa sua, non c’era altro modo per descriverla.
- Ragazze, che bello vedervi.-
Jake e Luke interruppero le loro riflessioni e si sedettero accanto alle ragazze, offrendo loro un’altra birra, che Bre rifiutò ma che Giddy invece accettò volentieri, sotto lo sguardo preoccupato dell’amica.
- Sono felice che siate venute.-
- Ciccio, metti giù le mani.- Bre schiaffeggiò il braccio di Luke che le voleva cingere la vita.
Jake stava già passando all’attacco con Giddy, che in quel momento sicuramente era davvero vulnerabile.
Merda.
- Senti, ti va di venire con me dentro? C’è la tequila, la vodka e tanto altro.-
La ragazza fece spallucce.
- Ok.- si alzò, scrollandosi la sabbia dai vestiti, mentre Bre la guardava spaventata. Che diavolo aveva in mente quella pazza della sua amica?
Merda.
Mentre si girava a guardare la sua migliore amica e il suo vestito blu, eccessivamente corto, che svolazzava nel vento, a Bre venne un brutto presentimento. Sentì la pelle d’oca mentre pensava a che cosa poteva capitarle.
- Allora, ho visto che sei fidanzata con il chitarrista dei My Chemical Romance. Sono dei perdenti, quelli lì.-
Luke stava sfoderando le sue armi migliori. Ma Bre di nuovo lo scacciò.
- Ma la vuoi smettere? Ma saranno affari miei con chi sto?-
Il ragazzo alzò i palmi delle mani, in segno di resa.
- Scusa, scusa. Ma che caratteraccio.-
- Ancora non hai visto niente.-
- Stai buona. Ho capito, non ci stai. Ma lascia almeno che ti faccia compagnia.- il suo sguardo cadde verso la casa sulla spiaggia.- Mi sa che quei due ne avranno ancora per un po’.-
Merda.
Dopo di che, cominciò a blaterare di lui, della vita perfetta che faceva e dei suoi muscoli. Dopo un’ora, Giddy non era ancora ritornata.
Merda.
- Scusa, Luke. Devo andare a cercare Giddy.-
- Buona fortuna.-
Ok, Bre. Calmati.
Entrò nella casetta bianca e inorridì: centinaia di ragazze semi nude, con in mano bottiglie di alcool e canne, si esibivano per ragazzi che sembravano sull’orlo del precipizio. Fece il giro della casa.
Di Giddy, nemmeno l’ombra.
Sull’orlo di una crisi di nervi, prese il Blackberry e telefonò a Frank.
- Ciao, piccola. Dove siete che veniamo da voi?-
Frank la sentì singhiozzare.
- Siamo.. Siamo ad una festa sulla spiaggia. Ho perso Giddy.-
- Che cosa? Come?-
- Si è ubriacata, credo.-
- E perché Giddy si dovrebbe essere ubriacata?-
Bre udì il cigolio di una ruota che frena, poi sentì Gerard urlare.
- CHE CAZZO HA FATTO?-
- Calmati amico..-
Un rumore di sottofondo.
- Bre, sono Gerard. Cos’è successo?-
- Era disperata, Gerard. Si è ubriacata, e non la trovo più. Era con uno di quei due surfisti.. Dio quanto sono stupida.-
- Dove siete?-
- A Malibù, in spiaggià.-
- Resta dove sei. Arrivo.-
Bre corse fuori dalla casa e si lasciò cadere sulla sabbia. Aveva perso la sua migliore amica, l’aveva lasciata in mano ad un pazzo e non l’aveva seguita.
Che razza di persona era?
Dove cazzo sei?
Perché devi sempre fare la bambina?

Prese in mano un po’ di sabbia, poi aprì la mano e la lasciò andare nel vento.
Fine come sabbia.
Leggera come la polvere.
Con tutti i problemi che aveva avuto Giddy in passato, una delusione come quella di Gerard non ci voleva proprio. Faceva fatica a fidarsi delle persone.
Ed io ho lasciato che lei se ne andasse.
Pochi minuti dopo, Gerard correva su per la spiaggia, seguito da Frank. Sembrava spaventato.
- Dov’è?-
- Ti ho detto che non lo so.-
Gerard superò Bre, mentre Frank la prese per mano. La ragazza capì che anche il suo ragazzo era spaventato. Poteva esserle successo di tutto.
Setacciarono per un po’ la spiaggia, e infine la trovarono.
Vicino ad un falò abbandonato, quasi spento, stava litigando con Jake. Barcollava e sembrava stesse per svenire.
- Lasciami, Jake, ti ho detto lasciami!-
Il ragazzo si avventò su di lei, stringendole i polsi.
- Puttanella, avrai quello che ti meriti.-
- Gerard te la farà pagare!- singhiozzava, si reggeva a fatica in piedi.
- Non me ne frega un cazzo di questo Gerard.-
Il rosso in questione si fermò. Fu come se fosse stato colpito al basso ventre.
In un secondo, si abbattè sul ragazzo e gli tirò svariati pugni sul viso e sullo stomaco. Sembrava irriconoscibile, una furia cieca.
Gli avevano toccato la sua Giddy. Le volevano fare del male.
Non era mai stato tanto arrabbiato in vita sua.
- Basta, Gee, lascialo andare!-
Frank intervenne e tranquillizzò Gerard mentre Jake, reggendosi il naso sanguinante, scappava su per la spiaggia.
Bre raggiunse Giddy e l’abbracciò.
- Non fare mai più una cosa del genere! Mi farai morire!-
Giddy la guardò con gli occhi annebbiati, e scoppiò in lacrime.
- Scusami.- biasciò.
Bre sorrise. Era tutto passato.
Ma la ragazza barcollò, mentre Gerard si avvicinava a lei.
Lui la guardò in cagnesco. A momenti sarebbe morto d’infarto. Non se lo sarebbe mai perdonato, se le fosse successo qualcosa.
D’istinto, l’abbracciò e le accarezzò la testa, mentre lei piangeva a dirotto.
Puzzava di alcool.
- Sapevo che saresti.. venuto a salvarmi.-
- Non ti avrei mai lasciata sola.-
- Si.-
In quel momento, Giddy svenne tra le sue braccia.
 
***
 
Eccomi con un nuovo capitolo!
Grazie a chiunque mi segue, adoro scrivere questa storia.
Per problemi tecnici, la mia pagina Facebook è stata cancellata. Ne ho aperta una nuova. :D Venite tutti qui.
Baci.
Ghost.
 
 

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Capitolo 11
*** Love ***


- Frank, apri la porta.-
Gerard lanciò con un gesto secco e frettoloso le chiavi di casa al suo migliore amico, che le prese al volo e si affrettò ad aprire la porta della villa del rosso, che intanto aveva preso tra le braccia Giddy e la stava portando dentro.
Bre era rimasta a fissare la sua migliore amica ed era ammutolita.
Pallida, fredda, senza parlantina.
Terrorizzata all’idea che le fosse successo qualcosa di brutto, rimase a guardare Gerard che la portava in casa e Frank che lo seguiva. Le sfuggì un singhiozzo.
Frank si voltò e tornò indietro. La abbracciò stretta; voleva calmarla, farle capire che era tutto a posto, che probabilmente non sarebbe successo nulla.
Che non era colpa sua.
- Shh, tranquilla, piccola.- la strinse a se. – E’ tutto ok, vedrai che si riprenderà.-
- E’ colpa mia, solo colpa mia.-
Frank le baciò una tempia.
- Non dire così. Non potevi saperlo.-
- Si comporta da bambina, ma è la mia migliore amica, dovevo impedirglielo. Se lei muore, muoio anche io.-
Frank le prese il viso tra le mani e depositò un bacio leggero sulle labbra di Bre.
- Rilassati, ok? Ci sono qui io.-
Per fortuna, c’era davvero lui.
Entrarono mentre Gerard portava nella sua camera da letto la ragazza, che giaceva svenuta tra le sue braccia. L’ espressione sul volto del ragazzo era indecifrabile: sembrava in corso una battaglia interiore. I suoi occhi chiari erano sofferenti e sul viso c’era una smorfia di dolore.
C’era bisogno di arrivare a tanto?
Bre corse dietro a Gerard, lasciando la mano di Frank e fiondandosi nella stanza da letto del ragazzo.
La sua migliore amica, ora, era stesa sul letto. Era ancora incosciente.
- Giddy..- mormorò Bre, accarezzandole la testa. Si voltò verso Gerard. – starà bene vero? Vero?-
- Bre, rilassati.-
- Col cazzo che mi rilasso! Tu non sai..- si girò di spalle e trattenne a stento le lacrime. Lei c’era stata, quando l’ex di Giddy l’aveva ridotta ad uno straccio.
Quando la notte, la sua migliore amica si rifugiava nell’alcool per alleviare il dolore. Quando i suoi singhiozzi erano più forti della sua volontà di andare avanti.
Distrutta, sbriciolata da un uomo.
- Voi non sapete quello che ha passato. Ti ho visto come la guardi, Gerard. Credi che sia una bambina. Voi non sapete..-
Piccola, quanto dolore che devi sopportare.
Frank fece un paio di passi in avanti, e abbracciò per l’ennesima volta la sua ragazza. Vederla piangere in quel modo, preoccuparsi per un’amica, lo faceva angosciare. Perché sapeva benissimo come ci si poteva sentire, quanto si possa essere impotenti davanti al dolore del proprio migliore amico.
Ci era passato con Gerard.
- Non preoccuparti, Bre. Si riprenderà.- lo sguardo del rosso si posò di nuovo su Giddy, e gli occhi si riempirono di dolore. – Ci sono passato anche io.-
Gli sembrava di rivivere la sua vecchia vita, quella che voleva dimenticare, cancellare dalla sua memoria, lasciando solo i momenti belli, quelli sul palco, quando il dolore veniva acuito dalla felicità di cantare e di essere in contatto col pubblico.
Chi ti ha ridotta così?
Chi è stato quel bastardo?
- Per questo non voglio che te la prendi con lei. È fragile, anche troppo. Le hanno distrutto il cuore, e lei ha paura. Quando ha visto il giornale che parlava di me e Frank, credo si sia sentita.. Credo si sia sentita inadeguata.-
Gerard abbassò lo sguardo.
- Io volevo solo..-
Bre lo zittì con un gesto.
- Lo so che cosa volevi fare, Gee. So che la vuoi proteggere, e che l’ultima cosa che vorresti è farle del male. Io lo so. Ma a lei l’hai spiegato?-
Gerard scosse la testa.
- Perché è un coglione, ecco perché.- Frank sorrise. voleva portare un po’ di buonumore lì in mezzo. Giddy sarebbe stata bene, per fortuna, e la loro vita sarebbe ripresa normalmente. – Invece di fare sempre il pesce lesso, parlaci, con la tua donna. Sono melodrammatiche loro, sai che amano la teatralità.-
Riuscì, con la sua battuta a strappare un sorriso alle due persone più importanti della sua vita.
Sorrise anche lui, compiaciuto.
- Dovevo parlarle. Forse..-
- Forse niente. Non è colpa tua, ok Gee?- Bre si accese una sigaretta. – Su questo direi che siamo tutti d’accordo. Solo.. Cerca di non arrabbiarti troppo. È così suscettibile.-
Tornò a guardare la sua migliore amica con tenerezza. Il colorito sembrava già migliore e respirava tranquilla.
Il giorno dopo, sarebbe tornata la solita Giddy di sempre.
- Ma che problema ha?- chiese Frank, sedendosi sul pavimento e accendendosi una sigaretta a sua volta. Fece un segno a Bre, che si andò ad accoccolare tra le sue braccia, mentre Gerard osservava apprensivo la sua ragazza.
- E’ sempre stata, come dire, cicciotta. L’hanno sempre presa in giro moltissimo. Poi ha trovato un ragazzo, all’università, ed è quasi diventata anoressica. Quando si sono lasciati, si è buttata nell’alcool.- Bre si passò una mano sugli occhi. Le faceva male ricordare. Era come rivivere una seconda volta quei momenti. – Da allora, ha perso stima in se stessa. Incontrare te, Gerard, è stato come vederla rinascere.-
Il ragazzo sorrise compiaciuto. Sì, era stato così anche per lui. Era rinato, perdendosi negli occhi nocciola della ragazza. Si era sentito di nuovo vivo, libero, felice. Era una sensazione che non si poteva paragonare a nessun’altra.
Quella ragazza gli faceva vibrare l’anima.
Le accarezzò una guancia, lievemente.
Sono innamorato.
- Credo che lei ti ami davvero, amico. Era convinta che tu l’avresti salvata.-
- Perché io l’avrei fatto.-
Bre sorrise. Gee doveva solo parlarle e chiarire come stavano le cose. E tutto sarebbe stato come prima. Se non meglio.
Finì velocemente la sua sigaretta.
- Posso stare qui, stanotte? Dormirò sul divano.- Bre non aveva voglia di tornare in albergo. Voleva stare lì ed avere notizie di Giddy non appena si fosse svegliata.
- Ok, per me non ci sono problemi.-
- Gee, credo che rimarrò qui anche io.-
Il ragazzo sorrise. Sapere di avere vicino il suo migliore amico e la migliore amica della sua ragazza lo rincuorava. Era come se tutti e quattro ora dipendessero l’uno dalle sorti dell’altra. Come se le loro vite fossero collegate da un filo invisibile ed indivisibile.
Era bello sapere che poteva contare su qualcuno, finalmente.
- Grazie amico, di tutto.-
Diene una pacca sulla spalla a Frank, che lo ricambiò abbracciandolo.
Si, sarebbe morto se qualcuno gli avesse fatto del male.
- Sai che per te farei questo ed altro.-
Gerard sorrise, mentre il ragazzo si allontanava.
- Ah, Gee?-
- Si, Frank.-
- Smettila di fare il cazzone e dille che la ami.-
 
Bre si accese un’altra sigaretta. La terza da quando erano arrivati a casa di Gerard. Si sedette, nervosa, sull’elegante divano di pelle nera, fissando la parete piena di foto di Bandit dall’altro lato del salotto.
Si passò una mano tra i lunghi capelli scuri, e si sistemò il vestito grigio scuro che le arrivava appena sopra le ginocchia.
Era stanca, ma non voleva dormire. Aveva ancora addosso una sensazione di panico non indifferente, che la angosciava e la terrorizzava.
Si sentiva fredda, era come se respirasse ghiaccio.
Poi, arrivò l’unico capace di scaldarle il cuore.
Frank le si sedette accanto.
- Basta con queste sigarette. Ti fanno solo del male.-
- Smetti anche tu, allora.-
Frank scoppiò a ridere. La sua risata scaldò l’animo di Bre.
Dio, questo ragazzo mi manderà nei matti.
- Non credo proprio di riuscirci.-
- Bene, allora non smetto nemmeno io!-
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, incrociò le gambe fasciate da un paio di jeans chiari, e la fissò malizioso.
- Oh, ora passiamo ai ricatti.-
- Frank Iero, smettila immediatamente di fissarmi con quello sguardo da seduttore! Sappi che io non ci casco.-
Frank fece una faccina triste.
- Peccato.-
Bre scoppiò a ridere, poi lo guardò, abbracciandolo. Ecco, ci era riuscito di nuovo; era riuscito, con la sua simpatia e testardaggine, a farla sorridere.
Quel ragazzo aveva la capacità di farla ridere anche in situazioni in cui avrebbe dovuto essere triste o preoccupata.
Era una boccata d’aria fresca per i suoi polmoni, abituati a respirare ghiaccio.
Frank Iero era come un’alba di primavera; bellissimo e fresco. Allegro. Era tutto.
Era totalmente impreparata, quando le labbra del suo ragazzo la raggiunsero e si mossero sulla sua bocca.
Coca cola e tabacco.
Bre si buttò sulle sue labbra come se fossero la cosa più importante del mondo, come se, senza i suoi baci, nulla avesse un senso.
Frank Iero l’aveva colpita nel profondo, scioccata e spiazzata.
Si doveva ancora abituare alla dolcezza dei suoi baci, alle labbra morbide e a quel pochino di barba che le solleticava il mento.
Era totalmente persa in quel bacio, come in ogni bacio.
Si sentì stringere forte e si abbandonò a tutte quelle sensazioni che il contatto con la pelle, con le mani, con il respiro di Frank le suscitavano.
Amore.
Era innamorata.
Era bellissimo.
Frank strinse i fianchi della sua ragazza e la strinse a se ancora più forte. Voleva sentirla ridere, voleva essere lui la causa del suo sorriso, e magari anche delle sue lacrime. Non voleva più andarsene dalla sua vita.
Voleva vederla accanto a se, ogni giorno della sua vita, svegliarsi accanto a lei e ammirare quanto fosse bella struccata e sorridente.
Quando si staccarono, per riprendere fiato, gli occhi chiari di Frank s’incrociarono con quelli scuri e tempestosi di Bre.
- Dio, sei la cosa più bella che mi sia capitata.-
Il cuore di Bre ebbe un sussulto.
Si rituffò su quelle labbra, che sapevano d’amore.
Ma prima riuscì a sussurrare.
- Ti ho aspettato per anni. Non ti lascio andare via.-
 
Gerard non aveva chiuso occhio tutta la notte.
Era rimasto sveglio ad osservare Giddy che dormiva, e a vederla respirare.
La luce del sole filtrava dalla grande finestra ed illuminava il volto della ragazza, che ora appariva sereno e rilassato.
Che spavento che mi hai fatto prendere.
I capelli ricci erano sparsi sul cuscino, e la sua pelle pallida risaltava ancora di più, illuminata da tutta quella luce.
Gerard si avvicinò e inspirò un po’ del profumo dei suoi capelli. Ogni volta che lo sentiva, avvertiva una strana sensazione allo stomaco.
Farfalle.
Era così bella e così delicata, che il ragazzo aveva paura di toccarla; quasi senza volerlo, alzò una mano e le accarezzo il viso. Aveva la pelle fredda.
Strano, visto che lei era capace di scaldarle il cuore meglio di qualsiasi altra cosa.
Era il suo ossigeno. Spesso, Gerard si era ritrovato a chiedersi come aveva fatto a respirare prima senza di lei.
Senza la sua parlantina e la sua dilagante simpatia.
Quella notte, si era chiesto chi era quel cretino che aveva potuto fare del male ad una ragazza così.
In quel momento, gli occhi di Giddy si aprirono. Parve un po’ confusa, e spaventata, ma quando incrociò il verde degli occhi di Gerard si rilassò.
- Mhm.. Che mal di testa.-
Si portò una mano alla tempia e se la massaggiò.
- Aspettami qui.- le allungò un lieve bacio e si avviò verso la porta. – Torno subito.-
Giddy sorrise. Allora Gerard l’aveva davvero salvata. Che cosa era successo di preciso? Come ci era arrivata fin lì?
Si portò una mano alla bocca. Aveva combinato qualcosa?
L’unica cosa che si ricordava era di aver avuto freddo. Tanto, tanto freddo. Poi aveva visto Gerard e improvvisamente si era scaldata. Aveva capito di essere salva.
Dio, Gerard. Ci sei sempre per me.
Gerard, Gerard, sempre e solo Gerard. E lei che aveva messo in dubbio tutto quanto per una cavolata. E Gerard che era accorso a salvarla.
Sono una cretina. Una totale imbecille.
Stupida, stupida, stupida!
Pochi istanti dopo, Gerard tornò con un bicchiere e un’aspirina.
- Tieni, bevila. Vedrai che starai meglio.-
- Grazie.- Giddy abbassò lo sguardo. Non voleva piangere. – Ci sei sempre per me.-
- Ho promesso di starti accanto, sempre.-
Giddy bevve in un sorso il contenuto del bicchiere, poi si rituffò nel letto.
Si vergognava da morire. Si era comportata malissimo, non tenendo conto dei sentimenti di Gerard e di tutto il resto.
Era un bambina, una sciocca.
Si era buttata di nuovo sull’alcool, non rendendosi conto che tutto quello che aveva bisogno per essere felice ce l’aveva già.
E aveva una cascata di capelli rossi.
- Non farmi più una cosa del genere.- Gerard la guardava, serio. Sembrava arrabbiato. – Hai idea della paura che hai fatto provare a me? E a Bre? Ha pianto per un’ora.-
Giddy abbassò lo sguardo. Sentiva le lacrime salirle agli occhi.
- Mi dispiace.-
- E se ti fosse successo qualcosa? Hai idea di quello che avrei passato io? Come avrei vissuto, dopo?-
Gerard le prese i polsi e li strinse a se.
- Non credo di essere più capace a vivere, senza di te.-
Giddy scoppiò in lacrime. Era stata un’egoista. Come al solito, aveva reagito d’impulso e se ne era fregata delle conseguenze. E ora rischiava di perdere la cosa più importante di tutta la sua vita.
Gerard la strinse a se.
- Ti prego, ti prego non farlo mai più.-
- Te lo prometto.- Giddy singhiozzava piano. –E’ che io avevo visto il giornale, mi sentivo inadeguata, mi sono lasciata prendere la mano. Dio, Gee, mi dispiace.-
Gerard le prese il volto fra le mani, e vi depositò un leggero bacio.
- Sei tutto meno che inadatta per me, amore mio.-
La ragazza smise di respirare.
Amore mio.
Gli saltò al collo e lo baciò, lasciandosi trasportare dalle emozioni di quel momento. Gerard sapeva di buono, di dolce. Sapeva d’amore.
Quell’amore che entrambi provavano e che non riuscivano a dirsi. Gerard la baciò con più passione, stringendola forte a se.
- Non devi mai, e dico mai, pensare di non essere adatta.-
- E’ che non riesco a capire come tu possa stare con una come me.-
Gerard scoppiò a ridere.
- Tu sei bellissima, amore.. e.. cazzo, io non sono bravo con queste cose.- si passò una mano tra i capelli rosso fuoco. Poi le prese una mano, tremando.- Dannazione, io.. io ti amo!-
 
Bre sussultò quando sentì alcuni rumori di sottofondo. Si svegliò di soprassalto. Aveva dormito tutta la notte sulla spalla di Frank.
- Buongiorno, piccola.-
- Lo sai che russi?- sussurrò Bre, avvicinandosi pericolosamente alle labbra del ragazzo.
- Anche io sono felice di vederti, amore.-
Amore.
Il cuore di Bre non avrebbe retto, non se lui continuava a spiazzarla così.
- Mai quanto me.-
Gli accarezzò il viso e incrociò la sua mano con quella tutta tatuata del suo ragazzo. Ogni volta che sentiva quella pelle calda, era come essere colpita da un fulmine. Come sentirsi strappare l’anima in due.
Sconvolgente.
Eccitante.
Paradisiaco.
Frank si staccò da lei difficilmente, anzi, la trattenne sulle sue labbra più del necessario. Quel sapore di ciliegia lo torturava anche la notte.
Sei un’ossessione.
- Devo andare da Giddy, amore.-
Bre sorrise vedendo l’espressione incredula del suo ragazzo.
Vide un’ombra veloce passare davanti alla porta del salotto e si alzò veloce.
Si ritrovò in cucina a fissare una Giddy tremante in cerca di una tazza.
- Cazzo! Sempre questo fottuto caffè annacquato!- la mano tremò e la tazza cadde sul ripiano vicino al lavandino, e ovviamente si ruppe.
- Hey, tesoro, che succede?-
Giddy si voltò. Aveva un sorriso stampato sulle labbra. Corse ad abbracciare la sua migliore amica.
- Cos’è tutto questo entusiasmo?-
- C’è che sono una sciocca! Una sciocchina felice!-
Bre allontanò da se la sua migliore amica. Che cosa era successo in quella camera?
- Beh, allora, non mi racconti?-
Gerard.Mi.Ama.
Gerard.Mi.Ama.
E io amo lui.
- Gerard beh..- divenne rossa in faccia, e puntò il suo sguardo verso un punto imprecisato dietro Bre. – Ha detto che mi ama.-
Oh, finalmente!
- E tu sei felice di questo?-
Giddy si sedette sul tavolo in marmo della cucina.
- Certo!- un sorriso spuntò sul suo viso, a testimonianza che quello che diceva era vero. – Solo che, ehm..-
Bre alzò gli occhi al cielo. Al diavolo lei e la sua fottuta indecisione.
-.. Io sono scappata.-
- Tu CHE CAZZO HAI FATTO?-
Giddy si nascose il viso tra le mani. Era scappata, come una ladra, con la scusa di un caffè. Dio, quanto era stupida.
- E’ che mi sono sentita uno schifo, dopo quello che ho fatto ieri. Mi vergogno troppo. Avrei preferito che mi urlasse dietro! Mi sento ancora più male, invece, perché lui non si merita proprio quello che gli ho fatto ieri.-
Bre cominciò a sbraitare contro la sua migliore amica.
- Sei deficiente? Sei cretina? Ma che cazzo hai nel cervello? Io ti reputavo una ragazza intelligente, ma a quanto pare Alex ti ha deformato la materia grigia che ti ritrovi in testa! SEI DIVENTATA COMPLETAMENTE IDIOTA?-
Giddy si ritrovò faccia a faccia con la sua migliore amica.
- Si. Dio santo, Gee mi fa perdere ogni capacità di ragionamento. Ti rendi conto? È come se fossi una.. Un’ameba. Lui mi parla e io boccheggio. Lui mi dice che mi ama e io scappo.-
Bre sorrise e l’abbracciò.
- E’ perché sei cotta, amica mia. Ma fai fatica ad accettarlo.-
- Lo so. Mi ero ripromessa di non amare mai più dopo..-
Giddy si alzò dal ripiano e andò in giardino. Si sedette su una sdraio e cominciò a guardare il mare.
- Sai che non finirà mai come con Alex. Lui non te lo farebbe mai.-
La ragazza sorrise.
- Lo so.-
- Allora non avere paura.- Bre si avvicinò e le prese la mano. – Buttati, ok? Perché sai che c’è qualcuno pronto a prenderti. Buttati, è la cosa migliore che tu possa fare.-
Come farei senza di te, Bre.
- Piccola, lasciamo i due piccioncini da soli?-
Frank era arrivato in giardino, seguito da Gerard, e reclamava la sua ragazza.
- Non per dire, ma vorrei sdraiarmi su un letto vero. Gee, non sei un granchè come padrone di casa.-
Il ragazzo gli tirò uno scappellotto. L’ennesimo di quelle settimane; ormai ci stava prendendo gusto.
- Oh, smettila di essere così manesco.-
- Fottiti, Francuccio.-
Frank gli fece la linguaccia, poi prese Bre per mano e sparì portandosela via, senza nemmeno darle il tempo di salutare la sua migliore amica.
La ragazza, intanto, si accese una sigaretta.
- Sei scappata.-
- Si lo so.. è che..-
- Forse ho sbagliato a dirti che ti amo..-
Giddy gli coprì la bocca con un lieve bacio.
Caffè e tabacco.
Gerard rabbrividì.
- No, ora mi fai parlare. Ho paura, Gerard, ho paura che il mio cuore venga sbriciolato di nuovo. Ho paura di questa situazione. Quello che provo per te è così forte che mi spaventa. Ma ho deciso di buttarmi. Chi rischia non vince, no? E io voglio vincere, anzi, mi sento già vincitrice. Il solo fatto che tu sia qui con me mi rende vincitrice. Io voglio viverci, Gee.-
- E questo che cosa vuol dire, amore?-
- Vuol dire che ti amo anche io, Gee. Ti amo come non ho mai amato nessun altro al mondo, e come non amerò mai più in vita mia. Vuol dire che in questo momento ti sto dando il mio cuore. Puoi anche buttarlo via, non mi interessa. Io non voglio più fingere. Ti amo, ecco tutto.-
Gerard sospirò di sollievo e si buttò su quelle labbra che tanto bramava.
Ossigeno, ossigeno puro.
Respirava di nuovo.
 
***
Ed eccomi di nuovo qui. Che dire?
Io continuo a scrivere, e i capitoli mi piacciono sempre di più. Non mi è mai successo, con le altre storie. Di solito,  non sono mai soddisfatta, ma con questa FF mi entusiasmo un sacco!
Spero piaccia anche a voi!
Per problemi tecnici, la mia pagina Facebook è stata cancellata. Ne ho aperta una nuova. :D Venite tutti qui.
un bacino.
Ghost.

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Capitolo 12
*** Is it possible to fly? ***


Era possibile, volare?
Era possibile stare talmente bene da desiderare che un momento non finisse mai? Era possibile voler gridare al mondo tutto l’amore che provava?
Si, decisamente era possibile.
Gerard lo capì nel momento in cui il suono della voce della sua ragazza lo raggiunse.
Io. Ti. Amo.
Quelle due parole le aveva dette solamente un’altra volta nella sua vita. Ma mai era stato così sicuro come in quel momento.
Lì, su quello sdraio bianco, con lei tra le sue braccia ed il sole che batteva alto nel cielo, Gerard si sentì davvero completo.
Si guardarono per un attimo, e Giddy arrossì, abbassando lo sguardo.
- Ti prego.- Gerard le sollevò il mento. Voleva vederla, in tutte le sue sfumature.
- Sono.. è così imbarazzante. Io.. è tutto nuovo per me.-
- Credi che io fossi pronto?-
- Per cosa?-
Gerard prese una mano della ragazza e se la portò al petto.
- Per questo.-
Giddy sentì chiaramente il cuore di Gerard galoppare libero nel suo petto. Quel cuore batteva per lei.
- No, non ero pronto. Ma sono pronto adesso. Io voglio viverti.- le baciò la spalla nuda. – Voglio vivere ogni momento della tua vita, da ora in poi.-
Giddy sospirò. Sul suo viso comparve un bellissimo sorriso.
Era possibile, volare?
Gerard si tuffò sulle sue labbra senza aspettare nemmeno un secondo. Se avesse potuto, sarebbe rimasto per sempre a galleggiare in quella dimensione di pace interiore che raggiungeva solo quando era con lei.
La ragazza gli buttò le braccia al collo e si strinse a lui, con una passione che non credeva di avere.
È perché non hai mai amato così.
Il ragazzo cominciò ad accarezzarle la schiena. Sentiva che non sarebbe più riuscito a fermarsi, che doveva toccare quella pelle così delicata, e baciarla, fino a quando non ne fosse stato sazio.
Voleva perdersi in lei, conoscere ogni suo minimo particolare.
Era sua, in quel momento.
Vorrei lo fosse per sempre.
Giddy sentiva la pelle bruciare, a contatto con le labbra di Gerard. Bruciava, e non voleva fermarsi.
Quel fuoco, che i baci del ragazzo avevano risvegliato, non sarebbe riuscita a domarlo. Voleva lasciarsi andare, farsi trasportare da quella passione che non aveva mai provato prima.
Voleva amarlo ed essere amata.
E rimanere così per sempre.
Senza dire una parola, Gerard la prese in braccio. Percorsero pochi metri ed entrarono in una specie di casetta in piscina, interna al giardino, che dava sull’oceano.
Il ragazzo la posò delicatamente sul letto, cercando di essere il più delicato possibile. Non voleva che lei lo fermasse.
Voleva solo viversela.
- Il mare mi fa sempre pensare a te.- le mormorò lui nell’orecchio, mentre lentamente le faceva scendere una spallina del vestito, per morsicarle lievemente la spalla.
- Perché?- la voce di Giddy era un sussurro, che si spezzò all’istante. Si sbriciolò, come quel minimo di forza di volontà che aveva ancora si stava sbriciolando sotto il tocco gentile ma passionale di quel ragazzo.
Lui si alzò. Qualche ciocca di capelli rossi gli ricadeva scomposta sulla fronte. Giddy lo trovò ancora più bello.
- Perché sei una boccata d’aria fresca, proprio come l’oceano.-
La ragazza non lo  lasciò più parlare; non c’era bisogno di altre parole, non per quello che stavano per fare.
Avvicinò una mano tremante al petto del ragazzo e lo toccò, un po’ timorosa.
- Sei.. Sei sicura?-
- Gerard Way, mi conosci abbastanza bene per sapere che ti avrei fermato molto prima.-
Se due settimane prima le avessero detto che avrebbe fatto l’amore con Gerard Way, il suo mito, e che in lui avrebbe trovato la sua perfetta metà, probabilmente si sarebbe fatta una risata.
Eppure, in quel momento, mentre lui finiva di spogliarla e cominciava ad amarla, sentiva che quello era il suo posto, e che non avrebbe desiderato nulla di più.
Era possibile, volare?
Perdendosi tra le ondate di piacere e il fuoco che bruciava dentro di loro, i due ragazzi ebbero subito la risposta.
Sì, era possibile.
Ed era la cosa più bella del mondo.
 
Doveva essere passata un’ora, o forse di più. Ma poco importava. Sentirsi stretta tra le braccia di Gerard, nuda e vulnerabile, non le faceva poi così tanta paura.
Lui si era addormentato, poco dopo, e anche lei si era assopita, lasciandosi cullare dal respiro regolare del suo ragazzo. Non c’era stato bisogno di parlare; qualsiasi cosa sarebbe stata superflua.
Era un momento perfetto, e lei lo voleva ricordare esattamente così.
Si alzò, cercando di non fare troppo rumore, e si voltò a guardarlo: era bello, quando dormiva, con quel sorriso leggero sulle labbra e quell’aria soddisfatta che lo faceva assomigliare ad un bambino. Gli diede un leggero bacio sulle labbra e poco dopo si sentì trasportare giù nel letto, di nuovo di fianco a lui.
- Stavi scappando?-
La risata di Giddy squillò allegra per tutta la casetta.
- No, sciocchino. Stavo andando a farmi una nuotata.-
- Mhmm..- Gerard l’abbracciò più stretta. I suoi occhi si stavano di nuovo chiudendo dal sonno.
- Che c’è?-
-Ho sonno.- biascicò lui. – Stanotte non ho dormito, guardavo se respiravi.-
La dolcezza di Gerard era come un pugno allo stomaco.
Lei gli fece una carezza.
- Dormi ancora, allora. Io sono qui in giro.-
- Non te ne andare, però eh!- il ragazzo stava di nuovo scivolando nel sonno.
- Non lo farei per nulla al mondo.-
Sorridendo, Giddy tornò in camera di Gerard. Fortunatamente, portava sempre un costume in borsa, nel caso che a quella pazza della sua migliore amica venisse in mente di fare un salto in spiaggia.
Poco dopo, si tuffò nell’acqua cristallina della piscina. Amava nuotare, anche se non era bravissima, ma l’acqua la faceva sentire libera e protetta. Sott’acqua, tutti i pensieri svanivano e lasciavano posto solo al dolce rumore delle onde. Si lasciò cullare dall’acqua fresca e dal venticello leggero.
Viva.
Si sentiva viva, per la prima volta dopo tanto tempo. C’era stato un tempo in cui aveva creduto che il suo cuore non potesse più amare. Non voleva più amare.
Gerard aveva sgretolato una ad una tutte le sue convinzioni; l’aveva presa per mano e trasportata in un mondo fatto di felicità, amore, batticuore.
Un mondo in cui lei si sentiva a suo agio.
Poco dopo, mentre era seduta sul bordo della piscina, Gerard la raggiunse.
- Hey, e questo?-
Aveva appena notato il tatuaggio che Giddy aveva sul fianco destro: lo scheletro della Black Parade.
- Non dirmi che non l’avevi visto, prima.-
Il ragazzo arrossì.
- Ehm, non ero attento a certi particolari.-
Giddy si strizzò i capelli, ancora bagnati, raccogliendoseli in una coda.
- L’ho fatto l’anno scorso. Inutile dire che è dedicato a voi.-
- Eravamo.. Siamo così importanti per te?-
- Scherzi?- Giddy gli prese la mano e se la rigirò tra le sue. – La vostra musica mi ha letteralmente salvata. Ho sentito per la prima volta The Black Parade in un periodo orribile della mia vita. Quel cd mi ha fatto capire quanto valevo, e ho ripreso in mano quello che restava della mia vita. Io, vi apprezzo per prima cosa come musicisti.-
Gerard la baciò. Non aveva mai apprezzato particolarmente l’idea di salvare qualcuno attraverso la musica. Non si considerava un super eroe. Ma sapere che la ragazza che amava era quello che era anche grazie alle sue canzoni lo rese felice come non mai.
- Sono felice che la nostra musica ti abbia salvata.-
- Perché?- gli occhi penetranti di lei scavarono dentro i suoi e lui si sentì come fulminato.
- Perché non ti avrei qui con me.- gli sussurrò lui a fior di labbra.
- Dio, devo ancora abituarmi..-
- A che cosa?- le sistemò una ciocca di capelli dietro alle orecchie.
- Ad essere la ragazza di Gerard Way. Mi sembra un sogno.- sorrise e arrossì.
- Comincia a fartene una ragione allora, perché non ti lascerò andare tanto facilmente.-
In un attimo, Gerard la riprese tra le braccia, trascinandola nuovamente in un vortice di passione.
Volare.
Oh si, volare era possibile.
 
La costa sembrava una macchia indistinta di colori dal finestrino del Rang Rover di Frank. Il ragazzo guidava tranquillo ondeggiando la testa al ritmo della musica che usciva dagli auto parlanti, una mano sul volante e l’altra sul cambio, saldamente intrecciata a quella di Bre, che in quel momento si stava perdendo nello sguardo concentrato del ragazzo.
Adrenalina pura.
Era quello l’effetto che quegli occhi dal colore indefinito avevano su di lei.
Frank parcheggiò l’auto davanti ad una bellissima villetta che dava direttamente sulla spiaggia.
- Benvenuta nella mia modesta tenuta.-
Si allungò un poco per allungarle un bacio. Bre fremette.
Aveva bisogno di lui, come l’ossigeno.
La casa di Frank era più piccola di quella del suo migliore amico, ma era ugualmente tanto accogliente.
- Vieni, ti presento le piccole.-
Bre si fermò.
- Aspetta.. che cosa?-
- Dai, non avrai paura di due mostriciattoli di nemmeno un anno!-
- No, è che..- Bre si attorcigliò i capelli con un dito. – Non sono pronta.-
Frank l’abbracciò.
- Io sono sicuro che lo sei. Me lo sento. Sei.. sei la mia ragazza, voglio che tu le conosca.-
La prese per mano, portandola nel salone.
Una signora di mezza età stava riordinando i giocattoli lasciati in giro da Cherry e Lily; quando sentì la voce di Frank si girò sorridente.
- Oh, signor Iero. Le bimbe stanno ancora dormendo..-
- Grazie, Rose. Sei sempre molto gentile. Non so come farei senza di te.-
La signora sorrise gentilmente.
- Ieri ha anche telefonato la signorina Jamia.. Mi ha chiesto..-
Frank alzò una mano per interromperla.
- Non mi interessa quello che dice o chiede. Ora puoi andare.-
La donna squadrò Bre, che si sentiva parecchio imbarazzata. Poi le sorrise.
- Devo venire anche più tardi? Sa, nel caso vogliate stare da soli..-
- No, Rosie, ti ringrazio. Più tardi viene Mikey con Bandit e passa a prendere anche le bimbe. Ha detto qualcosa a proposito di unicorni, come suo solito..-
La donna sorrise di nuovo e se ne andò.
- Così staremo un po’ soli, finalmente.-
Il cuore di Bre sussultò.
Staremo un po’ soli.
La ragazza arrossì, maledicendosi per essere così trasparente agli occhi del suo ragazzo, che in quel momento le prese il viso tra le mani.
- Sei stupenda quando ti imbarazzi.-
Posò le sue labbra su quelle della ragazza, che rispose al bacio immediatamente, inebriandosi delle sensazioni che provava.
Era possibile, volare?
Era possibile toccare il cielo con un dito, sentirsi talmente felice da desiderare che tutta quella felicità non finisse mai?
Era così che si sentiva Frank ogni volta che guardava negli occhi Bre, che sentiva il suo tocco delicato e sentiva il suo sapore sulle labbra.
Voleva semplicemente che non finisse mai.
Sorrise alle guance rosse della sua ragazza, che lo facevano impazzire.
Sentì un rumore, che proveniva nella camera di fianco.
- Credo che sia ora che le mie donne facciano conoscenza.-
Le mie donne.
Lo stomaco di Bre si attorcigliò su se stesso, e tutto quello che riuscì a fare fu sorridere timidamente e prendere la mano tatuata del ragazzo, che le sorrise a sua volta come per infondergli coraggio.
Il contatto tra i loro occhi riuscì subito a calmarla.
Cherry e Lily erano semplicemente bellissime. Uguali a Frank, a parte per i capelli castano chiaro, avevano i suoi stessi occhi, simili a calamite.
Bre ne fu catturata.
Ancora non parlavano, ma non appena videro Frank sorrisero e cominciarono a strillare di gioia.
Il ragazzo si illuminò e corse ad abbracciarle.
Le amava alla follia, su questo non c’erano dubbi.
- Piccola, ti dispiace prendere Cherry? Io con due non ce la faccio!-
La ragazza si allungò titubante verso la piccola Cherry, quella con i  capelli più lunghi, che non appena la vide allungò le braccina cicciotte verso di lei e cominciò a ridere. Bre la prese in braccio.
Fu amore a prima vista.
Quella bambina era così bella che scombussolò tutte le sue convinzioni.
Non aveva mai desiderato diventare mamma; i bambini le piacevano, sì, ma con moderazione.
Eppure, l’immagine che ebbe, di lei e Frank con in braccio le sue due bambine, le scaldò il cuore.
Improvvisamente, tutto quello che desiderava era lì, intorno a lei.
- Te lo ripeto, amore, saresti una bravissima mamma.-
Amore.
Le ultime difese di Bre si sciolsero come neve al sole.
Quella mattina passò veloce.
Le bimbe li avevano completamente assorbiti; le fecero giocare, e Bre si divertì tantissimo.
Frank guardava la sua ragazza con ammirazione: quella ragazza aveva un talento naturale con i bambini e le sue figlie l’adoravano.
Appagato.
Era quello il termine giusto. Si sentiva appagato, completo. Il suo cuore, per la prima volta, non l’aveva ingannato.
Bre era la ragazza giusta per lui, e in quel momento desiderava passare tutta la sua vita con lei.
Dopo pranzo, arrivo lo zio Mikey con Bandit, che prese le bimbe e le portò con lui ed Alicia in giro.
- Dio, che stanchezza.-
Bre si appoggiò al tavolo della cucina e si passò una mano tra i capelli.
Si accese una sigaretta e chiuse gli occhi.
- Spero che tu non sia troppo stanca per questo.-
Frank la tirò a se e cominciò a baciarla. Fu talmente appassionato che Bre tremò e lasciò cadere la sigaretta per terra, che continuò a consumarsi lentamente mentre le mani del ragazzo scorrevano delicate sulla sua schiena.
Bre sussultò violentemente. I baci del ragazzo le stavano risvegliando una passione che sembrava non aver mai avuto.
Era possibile, volare?
Senza nemmeno accorgersene, erano arrivati in salotto.
Lui la fece sdraiare sul divano e in un attimo fu sopra di lei. I punti in cui Frank baciava Bre sembravano bruciare come ghiaccio a contatto con la pelle.
Ipnotizzante.
- Questo vestito è decisamente troppo corto, potrei essere geloso.-
- Fai finta che l’abbia messo per te.-
Bre sentì la risata penetrante di Frank mentre lui le mordeva piano una spalla e si abbassava sul suo petto.
Era come una droga, una droga alla quale ne lui ne lei avrebbero mai rinunciato.
Bre si sentiva annientata, impotente, davanti alla forza bruta delle emozioni che in quel momento la stavano disarmando, sbriciolandola, lasciandola nuda e trasparente davanti a quel ragazzo che lei aveva sempre desiderato.
Quel momento, Bre se lo sarebbe ricordato per tutta la vita.
Il momento in cui i loro corpi e le loro anime si stavano incontrando.
Fare l’amore con Frank fu una delle esperienze più belle di tutta la sua vita. sentiva che, per la prima volta, stava donando l’anima e il cuore.
Lei le stava offrendo il suo cuore su un piatto d’argento, e non le interessava se poi lui l’avrebbe calpestato.
Si stavano amando, ed era quello l’importante.
Poco dopo, abbracciati sul divano, stretti come mai prima d’ora, si scambiarono un tenero bacio.
Frank la fissò a lungo, inebriato dalla sua presenza, e le accarezzò i capelli, sistemandoglieli dietro ad un orecchio.
Innamorato.
Non aveva mai provato quelle sensazioni. Faticava a staccarsi da lei, era come stare in astinenza da una droga.
No, Bre era peggio di una droga.
Era vita pura, che prendeva forma in quella ragazza che era entrata dentro il suo cuore senza nemmeno chiedere permesso.
Non trovava le parole, non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti.
La strinse a se baciandola su una tempia.
Era possibile, volare?
Si.
Bre lo capì nell’esatto istante in cui sentì Frank parlare.
- Non so come dirtelo. Non voglio sembrare stupido..-
Si era fermato a metà frase.
- Che cosa?- aveva sussurrato lei, respirando profondamente.
- Io ti amo. Ecco tutto.-
Bre le aveva sorriso, baciandolo di nuovo ed inebriandosi del suo sapore di coca cola e tabacco.
Era possibile, volare?
- Anche io ti amo, Frankie.-
Sì, era decisamente possibile.
 
***
 
Capitolino ino ino, ma molto dolce, secondo me!
lo adoro, ma ho fatto una fatica a scriverlo che non ne avete idea. Tre giorni per mettere insieme le idee.. e alla fine eccolo qui.
Spero vi piaccia quanto piace a me.. (:
Buona domenica!
Per problemi tecnici, la mia pagina Facebook è stata cancellata. Ne ho aperta una nuova. :D Venite tutti qui.
un bacino.
Ghost.

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Capitolo 13
*** Summertime ***


*BIIIIP – BIIIIP*
Gerard si tirò su di scatto dal letto, spaventato da quel rumore improvviso. Stava dormendo tanto bene, chi osava disturbarlo?
Un'altra volta quel rumore di clacson, questa volta più insistente.
- Mhm.. Gee.. spegni la sveglia!- Giddy si tappò le orecchie con il cuscino e si girò dall’altra parte.
- Non è la sveglia. Vorrei sapere chi cazzo è a quest’ora.-
Svelto scese dal letto e si affacciò, a petto nudo, dal balcone.
Sotto casa sua c’era Frank Iero, vestito di tutto punto, al volante della sua Range Rover; al suo fianco, Bre, con una borsa più grande di lei, sorrideva felice.
- Oh, era ora!- gridò il ragazzo tatuato, con un sorrisetto malizioso.
- Che cazzo vuoi a quest’ora del mattino, Frank?- Gerard si passò una mano tra i capelli spettinati.
- Muoviti, maialone! Offrici la colazione!- i due ragazzi scesero dall’auto e si avvicinarono alla porta d’ingresso.
- Ma che cazzo.. Oh, inutile. Frank Iero è sempre il solito spacca coglioni.-
- Che c’è?- Giddy si era svegliata e aveva raggiunto Gerard sul balcone.
- C’è che quello che considero migliore amico e la tua cara Bre si sono appena presentati qui e pretendono la colazione.-
Giddy scoppiò a ridere mentre si infilava una maglia a maniche corte di Gee, che le faceva praticamente da vestito.
- Si, è tipico di Bre. Sono decisamente perfetti insieme.-
Gerard la guardò mentre si spazzolava i capelli; vederla con la sua maglietta addosso gli aveva acceso un certo fuoco.
Si avvicinò e la prese tra le braccia.
- Questa maglietta ti dona.- le disse mentre cominciava ad accarezzarla.
Giddy lo fermò, baciandolo leggermente sulle labbra.
- Ti devo ricordare chi c’è giù in salotto? Sarebbero capaci di entrare in camera solo per il gusto di beccarci.-
Il ragazzo sorrise, prendendola per mano.
- Colpito. Forse è meglio se andiamo a sfamare gli animali.-
Scesero allegramente le scale; mentre Gee si avviava in cucina, per preparare la colazione, Giddy andò ad aprire la porta alla sua migliore amica e al suo ragazzo.
- Ciao! Che bello avervi qui per colazione!-
Bre osservò Giddy; era il ritratto della felicità, sebbene si fosse appena svegliata, sembrava riposata da ore. Il suo sorriso non nascondeva di certo i progressi che avevano fatto il giorno prima.
- Sei molto più simpatica del tuo ragazzo, devo dirtelo.- Frank si avvicinò dando un bacio sulla guancia alla ragazza, poi si soffermò sulla maglietta sgualcita che aveva riconosciuto come quella di Gerard. – Mhm.. Mhm..-
- Amore, ti prego, perché non vai a cercare Gerard? Così potete fare i vostri discorsi da maschioni.- Bre allungò un bacio veloce a Frank, che diede un ultimo sguardo all’abbigliamento di Giddy, sorrise ad entrambe e sparì verso la cucina.
- Uomini.- sussurrò Bre alzando lo sguardo al cielo.
- Ti va una sigaretta?- Giddy aveva in mano un pacchetto di sigarette, preso dalla borsa prima di scendere in cucina.
- E’ il tuo modo per dirmi “Ti devo dire una cosa?”-
- Più o meno.-
Si ritrovarono in giardino e lo sguardo di Giddy cadde sulla casetta in piscina, dove lei e Gerard si erano amati per la prima volta il giorno prima.
Batticuore.
Potresti essere la mia speranza.
- Allora?-
Giddy si guardò imbarazzata le mani, poi sospirò.
La sua migliore amica di certo doveva sapere.
- E’ successo.-
Bre scoppiò a ridere.
- Si, capisco perfettamente.-
Giddy spalancò gli occhi.
- Anche voi?-
- Ieri pomeriggio. Ho anche conosciuto le piccole.-
Si guardarono negli occhi, poi si abbracciarono facendo dei piccoli urletti. Sembravano due bimbe di dieci anni, se ne rendevano conto, ma era il loro modo di condividere la felicità.
- Anzi, scusa se non ti ho avvisata, ma non ne ho.. ehm, avuto il tempo.-
- Tranquilla.- Bre indicò la borsa. – Fortunatamente immaginavo, quindi stamattina sono passata in albergo e ho preso giusto un paio di cose anche per te!-
Giddy l’abbracciò.
- Come farei senza di te?-
Continuarono a fumare allegramente la loro sigaretta.
Speranza. In quel momento, nel loro cuore c’era tanta speranza.
Loro due, quei ragazzi che facevano battere il loro cuore, erano decisamente la loro unica speranza.
- Frank ha detto che mi ama.-
- Non l’avevi immaginato?- Giddy finì la sua sigaretta e la spense nel portacenere. – Io lo sapevo.-
- Si, ma sentirselo dire da lui è un’altra cosa. Ti giuro.- gli occhi di Bre erano lucidi. – E’ stato il momento più bello della mia vita. Non riesco nemmeno a respirare, se ci ripenso.-
- Lo sai, vero, che siamo le ragazze più fortunate della terra? Mi scoppia il cuore, se penso a quello che sto provando.-
Bre si asciugò una lacrima. Le emozioni che provava erano talmente forti che si commuoveva sempre, quando ricordava.
Era una sensazione meravigliosa.
- Certo che lo so. È meraviglioso.-
 
- E’ meraviglioso, Gee.-
Frank si era appoggiato al tavolo della cucina e guardava il suo migliore amico con l’aria da cucciolo innamorato.
- Cosa, Frankie?-
- Il modo in cui mi sento ora.-
L’amore.
- Mi sento completo, in pace con me stesso.. è come..-
- .. Se volassi su una nuvola e non volessi scendere mai, per nessun motivo al mondo.- Gerard, senza accorgersene, aveva completato la frase del suo migliore amico.
Svegliarsi accanto a Giddy, quella mattina, aveva reso tutto quello che era successo il giorno prima reale.
Lei era reale.
- Ci sono giorni.- continuò Frank mangiando un paio di cereali dalla scatola. – In cui mi sento che Bre sia la mia sola speranza di una vita felice.-
Il rosso sorrise, spegnendo il fuoco e portando la padella in tavola.
- Capisco perfettamente. Mi manca l’aria, se non la vedo.-
- Santo cielo, sono diventato sdolcinato!- Frank si tirò uno schiaffo in testa. – Io, un fottutissimo e cazzutissimo rocker del New Jersey che mi perdo nella poetica del sole e delle stelle!- si coprì il viso con le mani. – Sono diventato come Gerard Way!-
- Hey, guarda che sono qui, eh! Ti sento.- il rosso gli tirò un pugno, sorridendo. – E comunque non c’è nulla di male ad essere come me.-
Frank lo guardò di soppiatto.
- Sei sicuro?-
- Assolutamente si.-
- Ok, se lo dici tu.-
Gerard stava per controbattere, ma in quel momento entrarono in cucina le due ragazze.
- Qua qualcuno reclama cibo!- Giddy si toccò delicatamente la pancia, sedendosi e versandosi una tazza di caffè.
Alzò gli occhi al cielo.
Caffè annacquato, di nuovo.
- Giddy, sei incinta e non ce l’hai detto?-
Gerard resistette all’impulso di tirare al suo migliore amico una padellata in testa.
- No, e comunque mi preoccuperei, se come zio avesse te.- la ragazza gli fece la linguaccia e si buttò sulla colazione. Il giorno prima non aveva praticamente mangiato.
Bre si sedette di fianco a Frank che subito la prese per mano.
Il sorriso dolce che lei gli rivolse gli scaldò il cuore. La ragazza si avvicinò a lui e sussurrò – Non cercare di mettere in difficoltà Giddy. Le ho insegnato io come tenere testa alla gente.-
Frank alzò i palmi delle mani, poi abbracciò Bre e le diede un bacio sulla fronte.
Il cuore della ragazza cominciò a battere; decise che era meglio concentrarsi sulla colazione prima di morire d’infarto sul tavolo della cucina del povero Gerard.
Continuarono a chiacchierare per un po’ di tempo, fino a quando Frank guardò l’orologio e saltò sulla sedia.
- Cazzo, è tardissimo! Vi va di andare a San Francisco?-
Gerard squadrò il suo migliore amico.
- Perché?-
- Devo andare nel negozio della Nike.-
- Ma non puoi andare a Los Angeles?-
Il ragazzo scosse la testa, tutto divertito, mentre si accendeva una sigaretta.
- C’è un mio amico che ci lavora, e mi fa sempre gli sconti..-
La sua ragazza alzò gli occhi al cielo.
- Frank Anthony Iero, mi stai dicendo che con tutti i soldi che hai pretendi anche degli sconti?-
- Beh se posso..-
- Incredibile.- Bre guardò Giddy. – Noi, non possiamo permetterci di andare da McQueen, e questo qua chiede gli sconti!-
Frank passò lo sguardo da Bre, a Giddy, a Gerard che allargò le braccia e sussurrò “Donne”.
- Guardate che nel posto dove dobbiamo andare c’è anche McQueen, eh!-
Subito, le ragazze si illuminarono.
- Datemi il tempo di vestirmi.-
Giddy si alzò dalla sedia e corse in camera di Gerard, dove si vestì più in fretta possibile.
La parola shopping riusciva a convincere le due amiche a fare cose che non avrebbero mai fatto. Dopo cinque minuti, Gerard entrò in camera e trovò la sua ragazza già vestita che si allacciava le sue All Star grigie.
Fece un passo verso di lei e la sollevò dal letto.
- Che c’è?- chiese lei, vedendo il suo sguardo.
- Questo.-
Lui le afferrò i fianchi e la spinse contro di se, catturandole la bocca in un bellissimo bacio, da mozzare il fiato.
Vaniglia e tabacco.
Poi le accarezzò i capelli, prendendola per mano.
- Ora va molto meglio.-
- Lo shopping ti da fastidio?-
Gerard sorrise.
- No. E’ l’idea di Frank che fa shopping che mi urta. Tu non lo conosci. È peggio di una donna.-
- Alloraaaaa, ci muoviamo? Volete farmi un nipotino proprio ora?-
- Frankie!-
I due ragazzi si sorrisero e scesero le scale.
Erano pronti per una nuova avventura.
Insieme.
 
San Francisco.
La seconda città della California.
L’atmosfera che si respirava era completamente diversa da quella di Los Angeles; sembrava di essere ancora negli anni ’70.
Dopo un giro veloce in Mustang (durante il quale Frankie si era aggrappato al sedile, bianco e tremante.) e una sosta a mangiare, si erano diretti verso il fantomatico centro commerciale che Frank nominava di continuo.
Era decisamente il più grosso centro commerciale che loro avessero mai visto.
- Ok, Gee. Rilassati.-
- Dai, amore, non parlare da solo.-
Il cuore del ragazzo si fermò per un attimo.
Era la prima volta che lo chiamava amore.
Sorrise, stringendo la mano di quella ragazzina che amava alla follia.
- Mi fa un certo effetto sentirti dire quella parola.-
- Amore?-
Gerard arrossì.
- Si.- disse flebilmente.
Giddy gli passò una mano tra i capelli, arruffandoglieli.
- Sei bello, amore, quando ti imbarazzi.-
Non fece in tempo a dire altro, perché le labbra di Gee la raggiunsero e la catturarono.
Poco più avanti, Frank aspettava davanti ad un camerino che Bre finisse di provarsi il vestito nero che lui aveva consigliato di prendere.
Quando uscì, ebbe un tuffo al cuore.
Bellissima.
- Perfetta.-
Bre scoppiò a ridere.
- Io sono tutto, tranne che perfetta.-
Il ragazzo la guardò come se avesse appena detto la cazzata del giorno.
Si rendeva conto di quello che diceva?
Le prese il viso tra le mani.
- Hai ragione.- le posò un lieve bacio sulla bocca. – Tu sei perfetta per me, amore mio.-
In quel momento, la giornata di Bre divenne perfetta.
Fottutamente perfetta.
 
- Bre.-
La ragazza stava fissando senza vederla davvero la vetrina del negozio di Alexander McQueen. In testa, sempre e solo le sue parole.
Perfetta per me.
Sorrise alla vetrina, e si beccò un pizzicotto da Giddy.
- Oh, mi fai male!-
- Tu non mi ascolti!- la ragazza aveva assunto un cipiglio severo, ma provò un moto di tenerezza vedendo la sua migliore amica sorridere al nulla come un’ebete.
- Dimmi.-
- Andiamo in quel negozio?-
La ragazza seguì Giddy senza nemmeno prestare attenzione a dove andavano. Quando si rese conto del posto in cui erano, squadrò la sua migliore amica dalla testa ai piedi.
- Un negozio di articoli per la casa?-
Giddy si addentrò per gli scaffali, trovando dopo pochi minuti quello che cercava. Si avvicinò alla cassa soddisfatta e Bre riuscì a vedere quello che aveva comprato.
Una caffettiera.
La ragazza sorrise.
- Finalmente non berremo più caffè annacquato!-
- Puoi giurarci.-
Poco dopo, erano di nuovo davanti alla vetrina di McQueen. Qualche minuti più tardi, le raggiunsero anche Gerard e Frank, pieni di sacchetti e sacchettini della Nike.
Giddy sorrise.
E per fortuna che a Gerard non piaceva lo shopping.
- Tieni.- le porse quello che aveva preso per lui.
- Che cos’è?-
- Una caffettiera. Ti avevo detto che te l’avrei comprata, no?- sorrise lei, assumendo un’aria da cucciola indifesa.
Gerard scoppiò a ridere e poi l’abbracciò.
- Dovrai insegnarmi ad usarla.-
- Ok, va bene, basta fare i piccioncini!- Frank si mise in mezzo a loro, dividendoli. – Ora andiamo da questo benedetto McQueen.-
Le ragazze si voltarono verso Frank, guardandolo male.
- Amore, non ci prendere in giro. Sai benissimo che non possiamo permetterci nulla.-
- Infatti, voi no, ma noi si.-
Frank prese a braccetto la sua ragazza e la trascinò verso la vetrina del negozio.
- E visto che voi siete tanto fissate con la moda.. – cominciò Gee, ma Giddy lo interruppe.
- Momento. Noi non siamo in fissa con la moda. Semplicemente, ci piacciono le scarpe di McQueen, ma questo non vuol dire che voi dobbiate farci la carità.-
- Sono d’accordo.- annuì Bre. Di certo, non erano i soldi di Frank che le interessavano.
I due ragazzi si guardarono, scuotendo la testa.
- Quindi, non possiamo farvi un regalo?-
- Se implica lo spendere centinaia di dollari..- Bre si portò una mano sotto il mento e fece finta di pensare. – No.-
Le due ragazze furono irremovibili.
Fu per questo che una mezz’oretta dopo uscirono, molto imbronciate, dal negozio di McQueen con il loro paio di scarpe.
Si era fatto il crepuscolo, e i ragazzi cominciavano ad avere fame.
Frank accarezzò la mano di Bre, mentre Gerard girava abbracciato a Giddy, senza vergogna.
- Bene, e ora, vi porto io nel posto perfetto.-
 
- Un Karaoke?-
A Giddy brillavano gli occhi. Lei amava cantare; cantava da quando aveva cinque anni, e non era poi così male.
- Questo è IL karaoke. Ci lavora dentro uno dei nostri più cari amici.-
I quattro ragazzi si sedettero ad un tavolino ed ordinarono una pizza. Sul palco, si presentava ogni tipo di “cantante”: c’era quello bravino, ma con poca confidenza del palco, quella pessima, che probabilmente era mezza ubriaca, quella che si bloccava ogni trenta secondi, quello che non prendeva il ritmo.
La serata passò veloce e frizzante, e in men che non si dica era quasi ora di tornare a Los Angeles.
Ma prima di tornare a casa, i ragazzi avevano in serbo ancora una sorpresa.
- Venite.-
Gee prese per mano Giddy e a braccetto Bre, e le portò fino sul palco, dove poco dopo le raggiunse anche Frank.
Il proprietario del bar diede loro quattro microfoni.
Giddy prese per un braccio il suo ragazzo.
- Aspetta un attimo, che cosa facciamo?-
- Cantiamo, mi sembra logico.-
- E che cosa?-
Gerard sorrise.
- Summertime, la nostra canzone.-
Poco dopo, le prime note della canzone partirono e tutti coloro che erano seduti focalizzarono la loro attenzione su quello strano quartetto. Alcuni riconobbero Gerard e Frank, che fecero dei gran sorrisi.
 
When the lights go out
Will you take me with you?
And carry all this broken bone
Through six years down in crowded rooms
And highways I call home
Is something I can't know till now
Till you picked me off the ground
With brick in hand, your lip gloss smile
Your scraped up knees and

Gerard prese per mano Giddy, e la guardò intensamente negli occhi mentre intonava le prime note della canzone.
In quel momento, per lui, tutto ciò che lo circondava sparì, lasciando spazio solo agli occhi di lei incatenati nei suoi, alle lacrime che scendevano per l’emozione, ai loro cuori che battevano come impazziti. Lui si sentiva fortunato. Fortunato ad averla incontrata, lei che sapeva scaldargli il cuore, che sapeva colorare una giornata storta.
Lei che voleva tenere stretta con se.
Lei che era l’estate della sua vita.
 
If you stay
I would even wait all night
Or until my heart explodes
How long?
Until we find our way
In the dark and out of harm
You can run away with me
Anytime you want

Giddy prese a cantare, fregandosene di quello che avrebbe detto la gente. Si ritrovò a specchiarsi negli occhi di Gerard, a vedere in lui la stessa emozione che provava lei. Gli strinse la mano, come a non volerlo fare andare via.
Voleva scappare con lui, rifugiarsi dentro ai suoi occhi e perdersi tra le emozioni. Il suo cuore sembrava scoppiare nel petto, ma non le interessava.
In quel momento, su quel palco, lei si sentiva completa.
Non avrebbe mai immaginato di poter amare così tanto, mai avrebbe pensato di poter piangere dalla felicità.
Era perfetto.
Gerard era l’estate della sua vita.

Terrified of what I'd be
As a kid from what I've seen
Every single day
When people try
And put the pieces back together
Just to smash them down
Turn my headphones up real loud
I don't think I need them now
'Cause you stop the noise out

Frank cominciò a cantare prendendo Bre tra le sue braccia.
Quella ragazza fermava il rumore, rendendo tutto sopportabile. Fermava il dolore, la pena, l’angoscia. Ogni volta che incontrava i suoi occhi si sentiva in pace con se stesso.
Era come se la realtà avesse superato le favole, e fosse diventata molto meglio di una storia.
Le emozioni che provava in quel momento non le aveva provate mai, e lei era tutto ciò che desiderava nella vita.
Bre era l’estate della sua vita.
 
If you stay
I would even wait all night
Or until my heart explodes
How long?
Until we find our way
In the dark and out of harm
You can run away with me
Anytime you want


Bre prese in mano il microfono e si lasciò trasportare e cullare dalla melodia, e dagli occhi del suo ragazzo, quegli occhi indefiniti in cui lei era capace di perdersi. Lui era la cosa più preziosa che aveva, l’amore della sua vita, e non avrebbe mai voluto perderlo. Strinse più forte la sua mano mentre sentiva l’emozione bloccarle la gola, e si sforzò di cantare. Vedere l’emozione negli occhi di lui le fece battere furiosamente il cuore.
Lui era la parte migliore di lei.
Frank era l’estate della sua vita.
La canzone volgeva al termine, e tutti coloro che avevano assistito a quell’esibizione si alzarono in piedi ad applaudire.
Frank abbracciò Bre.
- Ti amo, piccola.- le sussurrò all’orecchio mentre lei scoppiò in lacrime, abbracciandolo a sua volta.
Gerard prese tra le mani il volto di Giddy.
- Stai rendendo ufficiale la cosa.-
- E’ quello che volevo.- rispose lui.
Giddy si sentì sciogliere, tra le sue braccia. Una lacrima argentata cadde dai suoi occhi. Quelle emozioni erano troppo, per lei.
- Ti amo, Gee.-
- Ti amo anche io, Giddy. Puoi scappare con me ogni volta che vuoi.-
 
***
 
Rieccomi qui, con un capitolo davvero zuccheroso! Vi avverto, i prossimi capitoli saranno molto dolci, non ammazzatemi, vi prego!
Per problemi tecnici, la mia pagina Facebook è stata cancellata. Ne ho aperta una nuova. :D Venite tutti qui.
un bacino.
Ghost.

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Capitolo 14
*** Happy Birthday ***


Due settimane.
Gerard sfilò il cappuccio del pennarello nero e cominciò a disegnare distrattamente sul foglio bianco.
Amava guardare Giddy dormire; lei era sempre così serena che metteva serenità anche a lui. Non si era mai sentito così in vita sua.
Due settimane da quando l’aveva conosciuta.
Giddy si rigirò nel letto, continuando a dormire beata, ignara che il ragazzo al suo fianco la stesse disegnando.
La ragazza sorrise nel sonno e Gerard frenò l’impulso di catturare quelle labbra morbide e sentire ancora il suo dolce sapore di fragola.
Mi inebria.
Riusciva a calmarlo anche solo guardarla respirare.
Un tratto più deciso, e lo schizzo che Gerard stava facendo divenne ancora più reale. Il fumetto sarebbe stato perfetto.
Due settimane da quando si era innamorato.
Ce ne aveva messo di tempo per capirlo, ma era arrivato alla conclusione che si era innamorato di lei nell’istante in cui l’aveva vista in quel locale.
Ogni tanto Frank ne fa anche qualcuna giusta.
Sorrise pensando che in quel momento, il suo migliore amico era nella stanza accanto abbracciato alla migliore amica di Giddy.
Finì velocemente il disegno e si accoccolò nel letto, abbracciando la sua ragazza e sfiorandole la pelle nuda delle spalle con un lieve bacio.
No, non l’avrebbe mai più lasciata andare, di questo ne era certo.
Lui non l’avrebbe persa.
Mai.
Due settimane erano sufficienti per capire che lei era l’amore della sua vita.
Nella stanza accanto, Frank guardava Bre dormire; inutile dire che era un peperino anche durante il sonno. Si rigirava di continuo, cambiando sempre posizione, e l’aveva abbracciato tutta la notte.
Si era lasciato cullare dalle sue braccia, come se fosse un bambino in cerca di serenità. Con lei, Frank l’aveva trovata.
Cominciò a scribacchiare sul suo quaderno delle note; il progetto del fumetto andava avanti e lui aveva bisogno di spunti per la storia.
Il respiro tranquillo e regolare della ragazza lo inebriava e lo rendeva creativo.
Due settimane, da quando lei gli aveva sconvolto la vita.
Sorrise tra se e se mentre continuava a scrivere distrattamente e la sua ragazza continuava a girarsi e rigirarsi nel sonno; quella ragazza gli avrebbe dato del filo da torcere con il suo caratterino particolare, ma sicuramente ne sarebbe valsa la pena.
Due settimane da quando gli aveva trafitto il cuore.
Quel giorno, era anche il suo compleanno. Con Gerard e Giddy avevano programmato tutto alla perfezione.
Sarebbe stato il compleanno migliore della sua vita, non se lo sarebbe mai scordato.
Lasciò la penna e il quaderno e si ritrovò ad accarezzare distrattamente quei capelli scuri che lo facevano impazzire.
In quell’istante, Bre si svegliò, regalandogli un sorriso dolcissimo.
- Buongiorno, amore.-
- Faccio fatica a capire se sei un sogno o no.-
Il ragazzo le diede un lieve bacio sulla bocca.
- E’ tutto reale, per fortuna.-
Due settimane erano sufficienti per innamorarsi.
E lui era innamorato.
Perso.
 
Giddy aprì gli occhi di scatto. Gerard era ancora abbracciato a lei, e la teneva stretta come se temesse di vederla scivolare via da lì da un momento all’altro.
Con una mano accarezzò il ciuffo di capelli rossi che gli ricadeva sugli occhi, provocandogli un sorriso beffardo.
Quanto sei bello..
- Ben svegliata, piccola?-
- Quanto ho dormito?-
Lui si sporse un po’ per baciarla.
- Non molto. Vado giù, Frank si sarà già svegliato.-
Giddy protestò rumorosamente.
- No, non andare, ti prego.- gli occhi erano talmente dolci che Gee fu tentato di rimanere in quel letto per tutta la vita. – Resta ancora un po’, per favore.-
Lui l’abbracciò stretta e lei si sciolse.
Quell’abbraccio valeva più di mille parole.
Amore, possessione, tentazione, vita.
Tu mi consumi.
- Non vorrei che piombasse qui e ti vedesse così.-
- Sei geloso, Mr Way?-
Gerard la prese tra le braccia e la fece sedere su di se, mentre la baciò possessivamente sul collo.
- Da morire.-
 
Fare l’amore con Frank Iero era sempre appagante.
Anzi, era molto, molto di più.
Bre non avrebbe mai voluto staccarsi da quelle labbra perfette, che sapevano di coca cola in qualsiasi momento.
Incredibile come potesse toccare il cielo con un dito solo sfiorando la sua pelle tatuata. Incredibile come l’amore vero potesse sconvolgere così.
Lo osservò, mentre si accendeva una sigaretta e fissava il soffitto con aria assente.
- Che c’è, Frankie?-
Il ragazzo si voltò verso di lei.
- Non voglio che tu te ne vada dalla mia vita.. Mai.-
Bre scoppiò a ridere, scompigliando quei capelli scuri.
- Frank Iero, te l’ho detto mille volte. Credi davvero che io possa andarmene così?-
Lui si avventò sulla sua bocca.
Voleva consumarla a forza di baci.
Si staccò da lei, riluttante.
Doveva vedere Gerard.
Le accarezzò le guance, che in quel momento assumevano una buffa sfumatura di rosso.
Si alzò, infilandosi i pantaloni della tuta.
- E comunque.- disse, dandole un ultimo bacio. – Buon compleanno, amore.-
 
Frank si sedette al tavolo della cucina di Gerard e si mise a leggere il giornale. Incredibile come quello che succedeva nel mondo esterno gli importasse così poco, da quando c’era Bre nella sua vita.
Si era trasferito a casa di Gerard la sera prima; Jamia pretendeva di avere la casa e lui non aveva ancora un posto dove andare.
Il suo migliore amico era stato così gentile da ospitarlo, ed entrambi avevano chiesto alle due ragazze italiane di trasferirsi lì con loro. Senza farselo ripetere due volte, Giddy e Bre avevano lasciato il loro albergo e la sera prima avevano cominciato la “convivenza” a casa di Gee.
Poco dopo, arrivò anche il suo migliore amico che, passandosi una mano tra i capelli, prese dalla credenza due tazze, poi mise sul fuoco la caffettiera e si sedette accanto a lui.
- Ti piacciono?-
Gerard porse i bozzetti del fumetto a Frank, che li osservò e sorrise.
- Cazzo, amico, sei un genio!-
- Non esagerare, sono solo disegni.-
- Si, e sono i più belli che tu abbia mai fatto.-
Il rosso sorrise; era merito di Giddy. Quei disegni li aveva fatti pensando a lei, prendendola come ispirazione.
Giddy, Giddy, Giddy.
In ogni cosa che faceva, c’era sempre lei.
Solo lei davanti agli occhi, come se il resto non avesse più senso.
Consumato dalla sua presenza.
- Ovviamente, per loro sarà una sorpresa, no?-
Frank sorrise.
- Cazzo, si! Ti immagini come ci rimarranno?-
Gerard versò un po’ di caffè al suo migliore amico e ne prese una tazza anche lui. Sarebbe stata davvero una bella sorpresa.
- Amico, fidati. Dopo una genialata del genere, ci ameranno ancora di più.-
 
Bre entrò di soppiatto nella stanza di Giddy; immaginava dormisse ancora, quindi voleva svegliarla a modo suo.
Facendola spaventare, ovviamente.
- Guarda che sono sveglia.-
Giddy aveva sentito tutto, e si voltò con un sorrisetto compiaciuto sulla faccia.
Era il ritratto della felicità.
Colta in flagrante, Bre si buttò letteralmente sul letto di Gerard.
- La vita è una cosa meravigliosa.-
- Ma guarda guarda. Bre – Miss – Negativa è diventata Positiva! Rallegriamoci tutti!-
Bre fece il broncio, ma subito dopo scoppiò a ridere come una bimba di cinque anni e cominciò a fare il solletico alla sua migliore amica. Era quello il modo che le due avevano per dirsi che si volevano bene. C’era un grande affiatamento tra loro due, già dai primi giorni in cui si erano conosciute, all’università. Quell’avventura insieme le stava unendo ancora di più.
- Dio, Giddy! Ancora non me ne rendo conto. Due settimane!-
- Tra due settimane dobbiamo andarcene.-
Bre tirò un pizzicotto alla sua amica.
- E se non ce ne andassimo mai? Se trovassimo un lavoro e rimanessimo qui?- Bre si alzò, si accese una sigaretta ed andò sulla grandissima terrazza. – Non è sempre quello che avresti voluto?-
Giddy la raggiunse, e guardò l’orizzonte.
L’Oceano Pacifico si stagliava tranquillo contro la costa, mentre il sole cominciava già ad essere alto.
Si, era tutto quello che aveva sempre desiderato.
- Qui ho tutto quello di cui ho bisogno. Sì, restiamo qui.-
- L’hai detto ad Alex?-
Alex. Il ragazzo che l’aveva distrutta, sbriciolata.
Non voleva vederlo mai più.
- Stai scherzando? Non credo sappia nemmeno che sono qui! E comunque, chi se ne importa? Lui non è più il mio ragazzo. La mia vita ora è Gee.-
Bre si voltò e l’abbracciò.
- Sono orgogliosa di sentirtelo dire.-
- E tu, hai superato la cosa di Michael?-
La ragazza tornò a guardare l’orizzonte, finendo la sua sigaretta.
Decisamente si.
- Michael non vale nemmeno mezzo Frank. Non hai idea di come mi faccia sentire.-
- Sai invece che ho esattamente idea di come ti faccia sentire?-
Si abbracciarono di nuovo.
Avrebbero cominciato una nuova vita, insieme.
- A proposito.- Giddy allungò un pacchettino a Bre. – Buon compleanno!-
Bre aprì con mani tremanti il pacchettino, poi si portò le mani alla bocca.
- Giddy! Non dovevi!-
L’anello con il teschio che desiderava da una vita.
- E’ vintage. Non ti aspettare che abbia speso tutti quei soldi per te!-
Bre le tirò un pugno, poi l’abbracciò di nuovo.
- E’ comunque bellissimo.-
- E non è finita qui. Credo davvero che questo sarà il compleanno migliore della tua vita.-
Bre non fece in tempo a rispondere.
Frank e Gerard le avevano raggiunte in terrazza.
- Muovetevi! Abbiamo o non abbiamo un compleanno da festeggiare?-
 
L’High Voltage Tatoo era il tempio dei tatuaggi.
Quando Bre aprì gli occhi, non poteva credere di essere davvero in quel posto, e, soprattutto, che Kat Von D le avrebbe fatto un tatuaggio.
Si voltò, commossa, verso coloro che erano le persone più importanti della sua vita. Una lacrima le sfuggì dagli occhi, ma a lei poco importava.
Se qualcuno avesse potuto descrivere la felicità, avrebbe dovuto guardare gli occhi che brillavano di Bre per catturare appieno il suo significato.
- Un tatuaggio da Kat.. Voi siete matti!-
Incominciò a saltellare felice, mentre i passanti la guardavano storto.
Giddy tirò un pugno a Frank.
- Io te l’avevo detto che era una buona idea. Guardala, è il ritratto della felicità.-
Frank scoppiò a ridere, poi la rincorse, la prese in braccio e le fece fare mezzo giro. Poi la baciò lì, in mezzo alla strada, incurante degli sguardi curiosi di chi li aveva riconosciuti.
- Giddy, la fotocamera!-
Bre prese in mano la reflex della sua migliore amica, poi corse da un passante, sempre saltellando come una bimba.
- Scusi? Ci può fare una foto?- poi si voltò verso il resto del gruppo. – Una foto davanti all’ High Voltage è d’obbligo.-
Quella foto, loro quattro, tutti sorridenti, non se la sarebbero mai scordata.
Frank rimase fuori a fare compagnia al suo migliore amico, che aveva paura degli aghi e non sopportava nemmeno la vista di qualcuno che si faceva un tatuaggio, mentre Giddy e Bre entrarono.
- La famosa fidanzata di Frank Iero.- Kat entrò nella stanza sorridendo. – Mai visto così felice.-
Bre arrossì.
- E tu invece sei la fidanzata di Gerard, immagino.- si voltò verso Giddy che annuì timida. – Devi fare un tatuaggio anche tu, vero?-
- Si, ma gli altri non lo sanno.-
Tre ore dopo, le ragazze uscirono dall’High Voltage con un sorriso stampato sulla faccia ed un tatuaggio in più.
Bre sollevò la maglietta orgogliosa, mostrando la bellissima geisha che si era fatta tatuare.
Giddy si avvicinò a Gerard, che osservò la fasciatura che la ragazza aveva sul braccio destro.
- Ne hai fatto un altro anche tu?-
Giddy annuì, poi staccò la benda e Gerard rimase meravigliato.
Si era fatta incidere una frase di una loro canzone. Della loro canzone.
- “You can run away with me anytime you want.” Dio, amore.. è..-
- ..Dedicato a te, sì.-
Preso da un moto di dolcezza, la prese tra le braccia e la baciò con dolcezza, davanti a tutti.
- Gerard, i paparazzi..-
Lui si avventò di nuovo sulla sua bocca, affamato di lei.
Tu mi consumi.
- Che si fottano.-
Tu mi consumi.
 
Quella sera, si ritrovarono tutti per una “grigliata tra amici” in uno dei parchi più belli di Los Angeles, sulle colline di Hollywood.
- Davvero, ragazzi, è la festa più bella che abbia mai avuto!-
Bre si avvicinò a Mikey e Ray e li abbracciò con slancio, mentre Giddy si prendeva una birra e chiacchierava con Alicia.
- Allora, com’è essere la ragazza di uno famoso?-
Giddy guardò Gerard, che scherzava con suo fratello, e sentì il cuore scaldarsi.
- Lo amerei anche se non fosse famoso.-
Alicia si accese una sigaretta.
- Lo so. Provo la stessa identica cosa da anni.-
Le due ragazze si sorrisero; si piacevano molto. Alicia aveva temuto che Gerard non si sarebbe ripreso dal divorzio, ma quella ragazza gli aveva dato una nuova ragione per andare avanti.
- Gee è fragile.- aggiunse mentre beveva la sua birra.
- Lo sono anche io. Per questo non gli farei mai del male.-
Alicia sorrise, e lasciò il post a Gerard, che in quel momento si stava avvicinando a Giddy. La prese tra le braccia, stringendola. Non le piaceva molto stare lontano da lei.
Giddy era la sua luce.
La sua stella personale.
- Come farò, quando deciderai di tornare in Italia?-
Giddy guardò le stelle sopra di loro.
No, non sarebbe tornata mai più.
La sua vita era lì, con Gerard, con Bandit e con tutti gli altri.
- Non tornare in Italia. Resta qui con me.-
Giddy passò le mani tra i capelli di Gerard e gli diede un lieve bacio sulle labbra. Era sempre una bellissima sensazione.
- Non ne ho intenzione. Se tu lo vorrai, io rimarrò qui.-
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una luce nuova.
Speranza.
- Resta. Resta, ti prego.- le sussurrò mentre la abbracciava ed inspirava un po’ del suo dolce profumo. – Ho bisogno di te.-
- Ed io di te, Gee. Hai raccolto i cocci che avevo lasciato dietro di me e li hai rimessi insieme. Tu sei..- arrossì. – Sei capace di consumarmi e di farmi bruciare. Ma voglio bruciare con te.-
Non c’era bisogno di aggiungere altro.
Mentre Gerard la baciava di nuovo, Giddy sentì di essere a casa.
Lì, sotto quel cielo stellato, loro si stavano facendo una promessa.
Se il per sempre esiste, voglio viverlo con te.
 
- Allora, piccola, ti è piaciuto il compleanno?-
Frank fece oscillare la sua bottiglia di birra, che andò a sbattere con quella di Bre. Un brindisi, al loro amore.
Mi fai impazzire, Frank.
- Il migliore della mia vita.-
Frank la prese tra le braccia, facendola quasi smettere di respirare.
Era sempre così, quando si trovava tra le sue braccia.
- Cosa devo fare, per convincerti a restare?-
- Cosa stai dicendo?-
Frank sorrise, amareggiato.
Lui lo sapeva, ne aveva parlato quella mattina con Gee.
- Prima o poi tornerai in Italia, e mi lascerai qui, da solo.-
Bre lo fece tacere con un bacio.
- Temo, allora, di doverti fermare, prima che tu ti faccia troppe pare. Voglio restare, Frankie. Per te, per Giddy, per Gee. Siete voi la mia famiglia ora.-
Promessa.
Io voglio restare. Per te.
Frank era emozionato, forse per la prima volta in vita sua, dopo la nascita dei suoi mostriciattoli.
- Non.. Non so cosa dire.-
La ragazza sorrise.
- Basterebbe un si.-
Frank scosse la testa, poi la baciò.
- Farò di meglio. Ti prometto, anzi, no, ti giuro che questo sarà solo il primo compleanno che passeremo insieme.-
La ragazza si attaccò al suo collo. Non c’era bisogno che lui glielo dicesse. Lei lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Non c’era bisogno di giurarlo.
Lei gli credeva.
 
***
Rieccomi con un nuovo capitolo!
Emozionante, per me, scriverlo.. Sembra tutto perfetto, vero? Beh, non mettetevi troppo comode, perché i guai arriveranno presto.
Non posso dirvi quanto presto, ma arriveranno.
Intanto godetevi questi capitoli di pace totale.
Un grazie a chi mi recensisce, chi mi legge, e a chi prova le mie stesse emozioni.
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui. (quella vecchia è stata cancellata!)
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 15
*** Troubles ***


Una leggera brezza marina entrava dalla finestra aperta a metà, da cui filtrava un debole raggio di sole che illuminava il viso di Gerard, ancora profondamente addormentato nonostante fossero già le undici del mattino.
Guardarlo dormire, rilassava sempre Giddy. Era appena tornata in camera, dopo aver fatto una corsa sul lungo mare con Bre e aver fatto colazione su uno dei classici pontili americani, e vederlo ancora lì le dimostrava ancora una volta che non era solo frutto della sua immaginazione.
Sì, era vero. Ed era completamente suo.
Lei aveva raggiunto la perfezione, in quel momento.
Si avvicinò, accarezzandogli leggermente i capelli rossi e lasciandogli un lieve bacio sulla fronte, sorridendo tranquilla.
In quell’istante, le squillò il telefono.
Sarà mia madre, sicuramente.
Sbuffando rumorosamente, prese il telefono dalla borsa a tracolla che aveva appena appoggiato per terra.
- Mamma, che vuoi?-
Ma la voce dall’altra parte del telefono non era quella di sua madre.
- Non sono tua madre, piccola.-
Per poco, a Giddy non cadde il cellulare di mano.
Alessandro. Il suo ex.
Quello per cui si era rovinata.
Facendo attenzione a non svegliare Gerard, uscì sul balcone.
- Che diavolo vuoi, Alex?-
- Solo parlare.-
Giddy alzò gli occhi al cielo e si accese una sigaretta. Parlare era la cosa che più odiava fare, se si trattava di Alessandro.
- Che cosa c’è ancora da dire?-
- Sei a casa? Posso passare da te?-
La ragazza scoppiò a ridere. Certo, era proprio dietro l’angolo. A diecimila chilometri di distanza.
Per lo meno, c’era un oceano che li separava.
- Non credo di essere raggiungibile. Sono a Los Angeles.-
Silenzio, dall’altro capo del telefono, per un lungo minuto.
- Cosa cazzo ci fai lì?-
- Ok, Alex. Per prima cosa, rilassati. Secondo, non devo proprio dare spiegazioni a nessuno, men che meno a te. Terzo, ho intenzione di rimanerci, qui a Los Angeles. Sono felice, ora. Sto con una persona che mi rende felice.-
Un’imprecazione del ragazzo la fece sobbalzare. Si era dimenticata di quanto fosse aggressivo. Sentì una lacrima scendere dagli occhi, ma la ricacciò indietro.
Lui non si meritava le sue lacrime.
- Chi ha osato toccarti? Tu sei mia!-
- Sono tua? SONO tua?- la voce della ragazza si era alzata di un tono. – No, mio caro, ERO tua. E non ho intenzione di stare qui ad ascoltarti. Il treno passa una volta sola. Colpa tua, se l’hai perso.-
- Spera solo che non ti trovi, perché ti porto via! E riempio di botte il tuo cazzo di amico.-
Giddy si portò una mano sugli occhi e cominciò a tremare. Era pericoloso. Alex era estremamente pericoloso. Non poteva permettere che facesse del male a Gerard. Respirò a fondo, e cercò di darsi una calmata.
- Bene, vieni pure. Ma sarò io a spaccarti la faccia.-
Chiuse con decisione la chiamata e si voltò.
In quel momento, si accorse che Gerard si era svegliato, probabilmente a causa della confusione, e che la guardava spaventato.
- Amore, che diavolo succede?-
Senza rispondere, lei si fiondò tra le sue braccia scoppiando in lacrime. Per tutta risposta, Gerard le accarezzò i capelli e la strinse a se. Voleva calmarla, non sopportava vederla così; si sentiva male al solo pensiero che lei soffrisse.
- Ok, Giddy, calmati.- la fece sedere sul letto e le accarezzò piano le spalle, aspettando che si calmasse da sola.
- Scusa.-
- No, è tutto a posto.- continuò il ragazzo. – Si può sapere che è successo?-
La ragazza si asciugò gli occhi con la mano, trasse un profondo respiro e guardò Gerard negli occhi. Quel verde indefinito aveva il potere di calmarla.
- Al telefono era Alessandro, il mio ex.- si accoccolò tra le braccia del rosso, che aveva stampata sul volto un’espressione di disgusto.
- Che cosa vuole?-
- Che torni da lui. Ma è una storia lunga, non voglio annoiarti.-
Gerard la guardò dritta negli occhi.
- Ogni cosa del tuo passato mi interessa.-
Giddy sospirò per l’ennesima volta.
- L’ho conosciuto la prima settimana all’università. Era carino, dolce, premuroso. Ed io ero tremendamente insicura. Corteggiarmi è stato semplice, farmi cadere tra le sue braccia ancora di più. Non ho mai avuto molti ragazzi pronti a “battersi” per me. Quindi le sue lusinghe mi facevano più che piacere. Non so quante volte Bre mi ha detto di stare attenta, ma non vo mai voluto ascoltarla. Siamo stati insieme un anno. A me sembrava tutto perfetto. Poi..-
Il suo discorso fu interrotto da un singhiozzo e da una nuova, piccola lacrima.
Gerard la baciò leggermente, per invogliarla a continuare.
-.. un giorno mi sono presentata a casa sua e l’ho scoperto che mi tradiva con un’altra. Alta, magra, biondissima. L’ho presa da schifo.-
- Si, Bre me l’ha accennato.-
Dentro di se, il ragazzo desiderava correre in Italia e prendere a pugni quel deficiente che aveva fatto soffrire così la sua ragazza.
Solo un cretino poteva gettare via Giddy.
Un pazzo che non ha niente di meglio da fare.
Sarai mia per sempre.
- Sono sprofondata nella depressione. Non volevo nemmeno venire a sentirvi. Bre mi ha praticamente obbligata, e ha fatto bene.- gli occhi della ragazza si illuminarono di nuovo. – Dopo il vostro concerto, sono rinata. Voi non mi avete salvato, ma mi avete dato speranza. Con la vostra musica, il vostro messaggio. So che suona stupido ma credo sia in quel momento che mi sono innamorata di te.-
Per Gerard fu sufficiente.
La prese tra le braccia, baciandola con passione. Era la cosa più bella che gli avessero mai detto.
In quel momento, il ragazzo stava facendo un giuramento a lei. Un giuramento che valeva più di ogni altra cosa.
- Giuro, amore, che mai e poi mai ti farò del male. Non sarò mai io la causa delle tue lacrime.- le diede un lieve bacio sulla fronte. – Ti terrò sempre con me, qualsiasi cosa succeda.-
Per Giddy era sufficiente.
Gerard era tutto quello che aveva sempre sperato.
 
- Mi fai vedere?-
Bre saltellava da una parte all’altra dell’immenso giardino del migliore amico di Frank, mentre il suo ragazzo era seduto sotto l’enorme gazebo e scriveva qualcosa.
- No, baby.-
Stava coprendo il suo lavoro con un braccio, nella speranza che la ragazza non vedesse nulla. Faceva parte del progetto del fumetto, non poteva permettere che Bre scoprisse qualcosa.
Gli arrivò un ceffone in testa.
- Sei un maleducato, Frank Iero!-
- E tu un folletto impertinente!- il ragazzo si massaggiò la testa. – E sei anche manesca, santo cielo!-
Bre gli fece la linguaccia.
- Se fossi perfettina nemmeno mi guarderesti.-
Il ragazzo sorrise e poi la prese tra le braccia, facendola quasi cadere.
- E’ vero. Io amo i folletti impertinenti.- le diede un bacio sulla bocca. Bre credette di morire. – E io ti amo, quindi..-
- Quindi mi fai vedere che cosa c’è scritto!- la ragazza approfittò del momento di distrazione di Frank per cercare di prendere quei fogli sparsi sul tavolo di legno, ma il ragazzo fu più veloce e la prese in braccio.
- Impertinente e anche scaltra! Ora si che sei nei guai.-
Dopo pochi secondi, la ragazza si ritrovò scaraventata nella piscina, vestita, mentre Frank la guardava rotolandosi sul prato ridendo come un matto.
- Maledetto nano! Aspetta che esca da qui e ti prendo a sberle!-
- Uuuh, che paura!-
Con uno scatto agile, la ragazza uscì dalla piscina.
- Ah si?-
Le si buttò addosso, cominciando a fargli il solletico, mentre piano piano lo avvicinava al bordo della piscina.
Bre si tuffò in acqua, trascinando Frank con lei.
Poco dopo, si ritrovò nuovamente avvinghiata alle braccia tatuate del chitarrista, che la stringeva come se temesse di vederla scappare via.
Sei un sogno ad occhi aperti.
- Mi hai stregato.-
- Tu hai fatto di peggio, mi hai fatta innamorare.-
Gli allacciò le braccia al collo, cominciando a baciarlo.
- E’ così brutto?- chiese Frank con il fiato corto, mentre passava una mano tra i suoi capelli bagnati.
- Al contrario. È la cosa più bella del mondo.-
E quel bacio al cloro, difficilmente se lo sarebbero scordati.
 
Poco dopo, ancora bagnati fradici, i due ragazzi si stesero al sole.
- Allora, cosa stavi scrivendo?-
- Proprio non molli eh?- Frank si accese una sigaretta, con l’aria di chi ha appena ricevuto la più bella notizia del mondo. – Comunque, non posso dirtelo. È una sorpresa per te e per Giddy.-
Gli occhi della ragazza si illuminarono come quelli di un bambino che ha appena scoperto che Natale è arrivato in anticipo.
- Dici sul serio?-
Lo abbracciò forte e gli diede un altro bacio.
In quel momento, arrivarono in giardino anche Gerard e Giddy. La ragazza era visibilmente scossa, e aveva gli occhi rossi e gonfi.
- Che diavolo è successo?-
Bre si tolse gli occhiali da sole e lanciò uno sguardo alla sua migliore amica, che si sedette a gambe incrociate sul prato.
- Ha telefonato Alex.-
- Che cosa?!-
Bre strinse i pugni.
Alex. Ci mancava solo lui.
- Che ti ha detto?-
- Ha detto che io sono solo sua, che vuole venirmi a riprendere.. le solite cazzate che mi dice ogni volta che mi telefona.-
Giddy si stava torturando i capelli. Parlare di Alex la faceva stare male. E lei lo era stata abbastanza. Lui non poteva rovinarle quel momento.
Era la sua perfezione, non avrebbe permesso a nessuno di toccarla.
- Lui sa dove siamo?- la sua migliore amica si portò una mano sugli occhi, incredula.
- Si, temo mi sia sfuggito.-
- Lo sai vero che parlerà con Michael?-
Frank continuava a posare lo sguardo prima su Giddy e poi su Bre.
- Calma, calma. Chi diavolo sono questi due?- scosse il capo poi guardò Gerard, che però sembrava distante.
- Alex è il mio ex.. e Michael..- Giddy guardò Bre, imbarazzata.
Frank sapeva qualcosa?
-.. Michael è il mio ex!-
Il ragazzo tatuato si alzò in piedi stringendo i pugni.
Che cosa voleva dire che Michael era il suo ex?
- Perché, tu hai un ex?-
- Certo, baby. Cosa credi, che sia stata zitella per tutta la mia vita?- Bre gli sorrise. – Ora per piacere, calmati e siediti. Non c’è da andare nel panico.-
- Calmati un cazzo! La mia donna ha avuto degli ex..- si portò le mani alla testa. Stava impazzendo.
Gerard scoppiò a ridere.
- Ma guardalo, Frankie geloso! Sei troppo carino!- gli diede un pizzicotto sulla guancia e si scansò prima che il ragazzo potesse tirargli un pugno.
- Gee quanto sei perfido!-
- Dai, amore, sdrammatizzavo!-
La ragazza sbuffò.
- Prima però mi sembravi anche tu piuttosto geloso..-
- Ok, basta tutti quanti!- Bre si era alzata in piedi, cercando di mettere fine a quella discussione senza senso. – Amore, semplicemente Michael è il mio ex ragazzo. Siamo stati insieme per un po’, fino a quando non ne avevo abbastanza del suo atteggiamento. Non ha mai creduto in me, perciò l’ho lasciato. Secondo lui, non avevo abbastanza talento.-
In quel momento gli occhi chiari del ragazzo si rilassarono. Non seppe dire se fu il sentire Bre chiamarlo amore, o il fatto che il fantomatico Michael non fosse stato importante. La voce di Bre comunque bastò a farlo calmare.
Tornò a sedersi sulla sdraio e la prese tra le braccia.
- Comunque, io credo in te.-
Le prese la testa tra le mani e la baciò con passione.
Una miriade di emozioni tornò a occupare la mente di Bre mentre si assaporava anche quel bacio.
Inebriante.
Le labbra di Frank erano morbide e accoglienti, come un porto sicuro nella tempesta.
- Ok, ora basta scenette mielense.- per una volta, fu Gerard ad interrompere un momento perfetto, con sua grande soddisfazione.
Ignorando le parolacce che Frank gli stava lanciando, si avvicinò a Giddy prendendole una mano e stringendola forte.
- Piccola io devo andare da Mikey, mi ha telefonato prima. Se stai male non farti scrupoli a mandarmi un messaggio.-
Le sue labbra catturarono il dolce sapore di Giddy mentre con una mano le accarezzava i lunghi capelli e respirava un po’ di quell’ossigeno che quella ragazza sapeva dargli.
- E ricordati che io non sono Alessandro.-
Giddy sorrise.
No, decisamente non lo era.
Era molto meglio.
Gerard era vita pura.
- Lo so bene, Gee. Fidati.-
 
Gerard era tornato solo nel pomeriggio, parecchio agitato. I suoi capelli rossi erano più scompigliati del solito e aveva l’aria di uno che stava per andare al patibolo. Dietro di lui, era arrivato anche Mikey, parecchio agitato pure lui, che si trascinava per mano Alicia, parecchio arrabbiata.
- Mikey, basta!- la ragazza si fermò e si staccò da lui. – Devi smetterla di agitarti per ogni cavolata! E anche tu, Gerard!-
- Che succede?-
Frank staccò gli occhi dal televisore e guardò i ragazzi appena piombati nel salotto.
- C’è che il signorino si è dimenticato di dirvi che stasera arriva il nuovo manager, e verrà qui a cena!- Alicia si sedette sul divano e cominciò a guardare tranquilla la televisione. – Sei proprio un genio, tesoro.-
- Scusatemi.- Mikey aveva le mani in tasca e guardava per terra. – Mi sono davvero dimenticato.-
- Ti eri dimenticato del manager? Sei scemo o cosa?-
- Frank, per favore, non ti ci mettere anche tu!- Mikey sembrava sul punto di scoppiare a piangere. A Giddy fece una gran tenerezza.
-Comecazzofacciamo?Comecazzofacciamo? Nessuno di noi sa cucinare bene, e di certo non possiamo portarlo fuori a cena.-
- Basta, fermi tutti quanti!- Giddy si era alzata in piedi, spazientita. Si avvicinò a Mikey e gli mise una mano sulla spalla. – Mikey si è sbagliato, capita anche ai migliori. E per la cena, beh, che problema c’è? Dobbiamo ricordarvi che io e Bre siamo italiane e che la cucina italiana è la migliore del mondo?-
Bre sorrise alzandosi a sua volta.
- Siete fortunati comunque. Siamo due ottime cuoche.-
Frank sorrise.
- Cucinereste per noi, stasera?-
- Mi sembra ovvio.- rispose Giddy. – Di certo non vi lasceremo al vostro destino.-
Gerard colmò la distanza tra lui e la sua ragazza in un secondo, prendendola in braccio e facendola girare. Poi abbracciò Bre.
- Davvero, ragazze. Come faremmo senza di voi?-
Alicia si alzò dal divano sospirando di sollievo.
- Donne. Se non ci fossimo, ci dovreste inventare. Posso darvi una mano?-
Quelle ragazze erano davvero meravigliose. Avevano appena scongiurato una crisi.
Alicia sentiva che quella sera sarebbe cambiato qualcosa, in tutti i sensi.
Non aveva idea di quanto ci fosse andata vicina.
 
Alle otto era tutto pronto.
Giddy, Bre e Alicia avevano fatto un ottimo lavoro, mentre i loro uomini erano impegnati a provare e riprovare un milione di discorsi.
Qualche minuto prima, era arrivato anche Ray, che si era subito fiondato in cucina cercando di assaggiare qualcosa; Christa lo aveva visto e l’aveva sgridato, intimandolo di andare in salotto con i suoi amici mentre lei dava una mano alle ragazze.
Quelle quattro si trovavano molto bene insieme; nonostante la differenza di età, Giddy e Bre erano riuscite a farsi accettare dalle altre due e il loro rapporto migliorava di volta in volta.
- Devo dire che abbiamo proprio fatto un bel lavoro!- commentò Giddy, mentre assaggiava il sugo al pomodoro che aveva preparato.
- Puoi dirlo forte!- continuò Alicia. – Se li lasciassimo al loro destino probabilmente andrebbero avanti mangiando scatolette per cani!-
Il suono delle loro risate arrivò fino al salotto.
- Speriamo che il nuovo manager sia bravo!- Christa stava finendo di apparecchiare il tavolo, ed era allegra.
- Non ne ho dubbi, anche perché loro si meritano il meglio.-
Si sorrisero tutte e quattro. Nei loro occhi, la stessa espressione.
Uno sguardo da donna innamorata.
Poco dopo, si sentì suonare il campanello.
- Deve essere lui! Vado io!- Christa corse verso la porta mentre tutti si riunivano in salotto, dove le ragazze avevano appena portato l’aperitivo.
Pochi minuti dopo, la moglie di Ray entrò, portando dietro di se un’amara sorpresa.
Il manager era una lei.
Bionda, gambe chilometriche, due occhi simili a smeraldi, capelli lunghissimi e fisico mozzafiato.
Se avessero potuto, Giddy e Bre sarebbero scomparse all’istante.
La ragazza si rivolse con un sorriso al gruppo.
- Piacere, io sono Lucy Newman. La vostra nuova manager.-
Cambiamenti.
Sicuramente lei ne avrebbe portati.
I ragazzi la fissavano a bocca aperta mentre lei, elegantemente, stringeva la mano a tutti quanti.
Nessuno notò l’occhiataccia che le rivolse Alicia.
Con una smorfia di disgusto, si avvicinò a Giddy e Bre.
- Io non so le vostre sensazioni, ma per me questa biondina porta solo guai.-
Ancora una volta, Alicia Simmons Way aveva maledettamente ragione.
 
***
Ed eccomi di nuovo qui. Ho fatto una faticaccia a scrivere questo capitolo, ma devo dire che mi piace!
Se avete pensato che Alex e Lucy porteranno solo guai, ci avete preso. In particolare, la simpatica (per modo di dire) Lucy, darà del filo da torcere ai nostri protagonisti. Vi avevo avvisato di non mettervi troppo comode! I guai erano in arrivo.
In questo caso, hanno gambe chilometriche!
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 16
*** Cuz You Stop The Noise ***


A Kat Logan, e alla sua bellissima Fan Fiction.
A te che hai visto nascere questa storia,
e che mi hai sempre appoggiata,
nel bene e nel male,
e che so ci sarai sempre.
Ma soprattutto,
a te che condividi i tuoi deliri insieme a me.

 



Dolce sapore di vaniglia, mischiato al tabacco.
Il suo respiro lento e regolare che pian piano diventava più intenso, mischiandosi con quello di lei. I suoi occhi gentili che si accendevano di una scintilla nuova, passionale.
Gerard e le sue mani sui suoi fianchi, a stringerli possessivi. Le sue unghie conficcate nella schiena, per tenerla stretta.
Gerard e i suoi baci sulla pelle nuda, che bruciavano come ghiaccio, come fuoco. Fuoco che ardeva dentro di lei, ogni volta che lui la spogliava lentamente. Ogni volta che lo sentiva dentro di lei.
Ogni volta che con la sua voce roca, rotta dai gemiti eccitati, le sussurrava nell’orecchio.
Gerard, Gerard, Gerard..
- Pianeta terra chiama Giddy.-
Helena si sporse dal tavolino della tavola calda nella quale stavano facendo colazione, e si parò davanti a Giddy, agitando una mano pallida davanti agli occhi persi nel vuoto della ragazza.
- Lascia perdere, Helena. L’abbiamo persa.-
Bre tirò un pugno alla sua migliore amica.
- Oh, che vuoi?-
- Che voglio? Sei uscita con noi e nemmeno ci degni di uno sguardo!-
Giddy si sentì in colpa. Helena le aveva chiesto mille volte di uscire, ma lei era talmente presa dalla sua storia con Gerard che nemmeno le aveva risposto.
Si era costruita una dimensione tutta sua nella quale non c’era posto per nessun altro se non per Gee.
- Scusatemi, entrambe.- la ragazza sorrise portandosi alla bocca il suo cappuccino bollente. Poi si rivolse alla sua migliore amica. – Come fai a non pensare di continuo a Frank?-
- Oh, ci penso ogni istante. Ma cerco di focalizzare la mia attenzione su altro.-
Anche perché se no sarei costretta a farmi una doccia fredda ogni volta.
- Mi piace chiamarla ossessione da My Chemical Romance, la vostra.-
Helena era una forza della natura, con quei capelli biondi sempre ondeggianti nel vento e quegli occhioni blu invasi da una luce positiva che metteva allegria anche alla più negativa delle persone.
A Giddy ricordava molto un elfo del Signore Degli Anelli. Bella ed eterea.
- A parte gli scherzi, Helena, mi dispiace davvero tanto se non ti ho presa molto in considerazione.- Giddy le prese una mano.
- Stai scherzando? Se non l’avessi fatto, ti ci avrei spedita io a calci in culo tra le braccia di Way!-
Bre sorrise allegramente, mentre addentava la sua ciambella al cioccolato. Era grata ad Helena per quello  che aveva fatto. D’altronde, era stato merito suo se li avevano incontrati in quel locale ad Hollywood.
- Se non fosse stato per te non saremmo qui ora.-
- Avete fatto tutto da sole, care! Di certo, non potevo sapere che Frank e Gerard sarebbero venuti alla festa.-
La festa.
Giddy non ci pensava da molto tempo. Sembrava passata un’eternità, invece erano solo diciassette giorni che li conoscevano. Diciassette giorni e la sua vita era cambiata. Si sentiva come l’eroina di un film alla quale viene cambiata la vita in modo radicale.
Peccato, però, che a volte nei film succede sempre qualcosa di imprevisto.
Con una smorfia di disgusto, pensò a Lucy.
La sera prima era stata praticamente perfetta. Il che vuol dire che era stata appiccicata ai ragazzi per tutta la cena. In particolar modo a Gerard.
- Giddy, perché stai sbriciolando il tuo muffin senza pietà?-
- Lucy.- cominciò Bre, bloccandosi quasi subito. L’immagine della ragazza che abbracciava Frank come se lo conoscesse da sempre le si parò davanti. Ebbe l’impulso di accoltellarla con il coltello che stringeva in mano ma si calmò quasi subito. Non era tipa da scenata, o almeno così credeva. Ma Lucy metteva a dura prova la sua già scarsa pazienza.
- Quella Lucy è un fenomeno! La miglior manager che abbiamo mai avuto!- Frank si tolse la maglietta, gettandola per terra. Decisamente non era ordinato.
- Mhm.- Bre si era infilata nel letto accendendosi una sigaretta e rifiutandosi di proferire parola. Sentiva di poter distruggere l’intera stanza, per la gelosia che l’attanagliava.
- E’ spiritosa, elegante, discreta.. Insomma..-
- Adesso basta.- la ragazza aveva spento la sigaretta con forza nel posacenere. – Basta con questa Lucy, ok?-
Frank si era avvicinato.
- Siamo gelose, eh?-
- Non sopporto che si tocchino le mie cose.-
Il ragazzo si era fatto sempre più vicino, cominciando ad accarezzarla in modo sensuale.
- Mi piace quando fai la gelosa. Mi eccita.-
Non c’era stato bisogno di aggiungere altro.
- Chi è Lucy?-
- La nuova manager dei ragazzi.- Giddy ricominciò a polverizzare il povero muffin. – Una tipa tutta capelli e niente cervello. Ma a quanto pare, a loro piace.- la smorfia schifata di Giddy si fece più profonda.
Bre strinse più forte il coltello.
- E’ così talentuoooooosa. Scommetto che con un coltello piantato nel cervello, ammesso che ne abbia uno, non lo sarebbe più.-
Helena prese la mano di Bre e le tolse il coltello dalle mani.
- Rilassati, tesoro, ok? Non è successo nulla, ora, da brava, metti giù il coltello.-
Giddy scoppiò a ridere; Helena riusciva davvero a mettere il buon umore, anche con le sue battute spiritose.
- Bre, non voglio che ti mettano in carcere per un’oca. Ok? Quanto potere potrebbe avere su di loro?- Giddy era inaspettatamente positiva, in quei giorni. Bre la fulminò con lo sguardo. Nel profondo del cuore credeva che la bionda avrebbe solo portato guai.
- Vedremo, Giddy.-
Giddy avrebbe dovuto saperlo. Il cuore non mente mai.
Lucy avrebbe sconvolto le loro vite, e non poco.
 
- Bene, bimbe, ora guardiamo “La Sirenetta.” Mi raccomando, Bandit, non confondere Ariel con il tuo papà.-
Gerard e Frank si erano svegliati di buon’ora quella mattina. Avevano voglia di passare un po’ di tempo con le loro figlie, e le ragazze erano uscite per un po’ di shopping. E cosa c’era di meglio di un cartone animato tutti insieme?
Ovviamente, Frank ci metteva del suo per rovinare una giornata che sarebbe stata perfetta.
- Si, Bandit. E mi raccomando, non confondere lo zio Frank con Ursula. La stazza è la stessa.-
Il ragazzo si fermò e si voltò di scatto.
- Sono grasso?-
Gerard alzò gli occhi al cielo.
- Sei una botte, Frankie!-
Il tatuato si portò le mani in faccia e cominciò a far finta di piangere. In quel momento, la piccola Bandit si avvicinò e lo abbracciò.
- No, zio Frankie bello!-
I ragazzi scoppiarono a ridere, e anche le piccole Lily e Cherry, che erano troppo piccole per poter parlare, ma comunque erano tanto tenere.
Finito il film, Frank si voltò verso il suo migliore amico.
Teneva in braccio sua figlia e aveva gli occhi lucidi.
Tipico di Gerard, commuoversi per un cartone.
Il ragazzo trattenne a stento un sorrisetto e per una volta non fece battute; non aveva voglia di essere picchiato senza pietà dal suo migliore amico.
Si alzò per tirare via il dvd e rimetterlo nella custodia quando suonarono alla porta. Guardò distrattamente l’orologio. Chi era a quell’ora del mattino?
- Le ragazze son già tornate?-
Gerard scosse la testa.
- Impossibile, sono andate via un’ora fa. Sai che si prendono almeno tutta la mattina, se vogliono fare shopping.-
Il padrone di casa si alzò, trascinandosi verso la porta d’ingresso; la aprì e rimase a bocca aperta.
Lucy, stretta in un tubino rosa che poco lasciava all’immaginazione, entrò in casa allegramente, baciandolo sulle guance e spargendo per tutta la casa il suo profumo. Gerard storse il naso. Quel profumo era troppo forte, quasi volgare.
Dietro di lei, entrarono altre due donne.
Linda e Donna. Le loro mamme.
- Ma che cazzo..-
- Gee, andiamo! Da quando sei così sboccato?-
Sua madre si sporse per baciarlo, mentre Linda lo salutava con un sorriso e seguiva Lucy in cerca di suo figlio.
- Che ci fai qui, mamma?-
- Lucy mi ha chiamata ieri. Ha detto che stasera ci sarebbe stato il vostro ultimo concerto invernale qui a Los Angeles, e ci ha invitate. Ho pensato che era tanto che non vi vedevo. Dov’è Giddy?-
Gerard sbiancò. Quando si erano sentiti l’ultima volta, Gerard aveva solamente parlato di divorzio. Non di Giddy.
- Come dici, mamma?-
La donna sorrise.
- Lo so che hai una nuova ragazza, non li leggi i giornali di gossip?-
Il ragazzo arrossì.
- Quando avevi intenzione di dirmelo, Gerard? Non ti sembra un po ‘avventato? Ha ventun’anni, santo cielo!-
La donna si sedette vicino a sua nipote, che le rivolse un gran sorriso mentre si arrampicava sulle sue gambe, e si accoccolò con lei.
Il ragazzo si sedette di fianco a sua madre. Era proprio quello il motivo per cui non aveva detto nulla alla sua famiglia; come spiegare che si era innamorato di una ragazza così giovane dopo due giorni che l’aveva conosciuta?
Non potevano capire.
- Mamma io..-
Donna le mise gentilmente una mano sulla spalla, incoraggiandolo a parlare.
- Io non vi ho detto niente per proteggerla. Lei è così fragile, ha solo bisogno di essere capita. Non lo so com’è successo, l’ho vista una sera ad Hollywood e da quel momento non me la sono più tolta dalla testa. Mi sento uno sciocco.-
- Perché, tesoro?-
Gli occhi di Gerard cominciarono a brillare. Donna non l’aveva mai visto così. Il suo cuore si scaldò, alla vista di suo figlio così felice. Forse, per la prima volta in vita sua.
- Perché io sono follemente innamorato di lei, e la conosco da diciassette giorni.-
La donna sorrise, abbracciandolo stretto.
- Questo, Gee, si chiama amore.-
Il ragazzo sorrise imbarazzato, ma si lasciò cullare dolcemente dalla madre.
Felice ed appagato. Si sentiva così. E non aveva parole per descrivere l’emozione che provava ogni volta che stringeva tra le sue braccia il corpo caldo di Giddy, che osservava guardarla dormire.
Era talmente preso dall’emozione che non si accorse che, dall’altro lato del salotto, Lucy, nascosta dietro ad una pianta, aveva osservato tutto.
Lo sguardo assassino che aveva addosso non preannunciava nulla di buono.
Frank era in giardino con le sue piccole a fumare una sigaretta, quando sua madre Linda lo raggiunse.
- Fumi troppo, tesoro. Quando smetterai?-
Frank si voltò di scatto. Sua madre lo guardava con un’aria di rimprovero mista a tenerezza.
- Quando tu la smetterai di farmi certe sorprese!- il ragazzo gli corse incontro, abbracciandola stretta. Adorava sua madre, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
La donna diede un bacio alle sue nipoti e si sedette per terra con il figlio.
- Come mai qui, ma?-
- Lucy ha chiamato Donna dicendole di un concerto a L.A. E poi, avevamo voglia di vedervi.-
Astuta, la cara Lucy. Che donna!
Frank continuò beato a fumarsi la sua sigaretta, lasciandosi accarezzare dal sole caldo di metà mattina.
Ringraziò mentalmente che Bre non fosse capace di leggere nel pensiero, altrimenti si sarebbe probabilmente ritrovato castrato.
- Comunque, non sto scherzando. Dovresti smettere di fumare.-
Frank scoppiò a ridere.
- Si, me lo dice sempre anche Bre.-
Linda guardò suo figlio cambiare espressione; i suoi occhi si illuminarono al solo nominarla. Era cotto a puntino.
- Ah, la famosa Bre. Quella che ti ha fatto mollare Jamia.-
- Eh no, questa non te la concedo. Bre è la donna che mi ha fatto capire che testa di cazzo è Jamia. Te l’ho già detto, mamma, non metterti in mezzo a questa storia.-
La donna osservò il cielo; qualche nuvola macchiava qua e la l’azzurro intenso, che si andava a confondere con l’oceano.
- Non hai capito, tesoro. La mia frase era in senso positivo.-
Il ragazzo sorrise.
- Scherzi? Hai sempre amato Jamia.-
- Lo so. Ma una donna che tratta male mio figlio non si merita il mio affetto. Meno male che ce ne siamo accorte. Certo, la cara Bre è un po’ piccola, ma se ti fa felice..-
Frank si alzò in piedi, improvvisando un balletto. Poi si buttò di nuovo per terra e abbracciò sua madre, buttandola sul prato, e continuando a ridere.
Pazzo, era pazzo.
Si, pazzo di lei.
 
East Los Angeles.
Decisamente soddisfatte dei loro acquisti, Helena, Giddy e Bre si incamminarono verso la gelateria più vicina. Ogni sessione di shopping era meglio di un’ora di palestra, ma le ragazze tornavano a casa completamente sfatte. Un gelato era sempre una buona idea.
- Dio, non vedo l’ora di farmi una doccia.-
- Si.. magari insieme a Gerard, eh?-
Giddy diede un pugno alla sua migliore amica.
- Com’è che sei diventata così maliziosa?-
- Lo sono sempre stata!-
Giddy la guardò storta, poi si rivolse ad Helena.
- Lo so, Hel, ti annoiamo con questa storia!-
La ragazza, non era per niente annoiata, anzi, il contrario. Conosceva bene Giddy, era stata in classe con lei per cinque anni alle superiori, e in mezzo a tante fighette, loro due si erano ritrovate. Erano sempre state un po’ emarginate, ma non era mai stato un problema.
Vedere Giddy così felice rendeva Helena orgogliosa.
- Sono felice che tu sia così serena, Gid.- Helena l’abbracciò, poi entrarono insieme nella gelateria più buona di tutta Los Angeles, a detta di Mikey, che la nominava sempre.
- Hey, ragazze!-
Davanti a loro comparve Alicia, semplicemente bellissima, come al solito, con un enorme gelato in mano.
- Alicia! Che fai qui?-
La ragazza alzò le spalle.
- Shopping. Mikey è a casa di Gee. Non so che avevano da combinare, se n’è andato tutto furtivo, dopo pranzo. Probabilmente, ci sarà la biondina.-
-giddy sentì il cono del gelato scricchiolare sotto la sua presa salda.
Lucy. Lucy a casa loro.
Lucy e Gerard.
- Lucy a casa.. Con Gerard e Frank?- Bre agitava il gelato come se fosse stata una spada, in preda alla collera.
Era solo un giorno che quella ragazza era comparsa nella loro vita e già faceva troppi danni.
- Ok, rilassiamoci, tutte quante.-
Alicia si era seduta su una panchina, continuando a mangiare il gelato come se niente fosse. In realtà, dentro tremava. Sapeva perfettamente quello che Mikey pensava di Lucy, e lei se avesse potuto l’avrebbe impiccata all’istante.
- Alicia, come fai a stare così calma?-
La ragazza si passò una mano tra i capelli, poi sbuffò.
- Non sono calma. Non mi piace per niente quella manager, credo che sia un’opportunista. Non mi piace come si struscia ai nostri ragazzi, ma Gee e Mikey sono convinti che sia in gamba. Ha un grande ascendente su di loro. voglio dire.. Ha fascino.-
Il gelato di Bre si spezzò completamente, andando a finire spiaccicato per terra.
La parola fascino l’aveva fatta tremare a tal punto da desiderare di tornare immediatamente a casa. Helena se n’era andata qualche minuto prima, e loro erano a piedi.
- Quella donna deve sparire dalle loro vite.-
- Lo trovo improbabile, dato che è la loro manager.- Alicia finì il suo gelato e si accese una sigaretta. – Ma dobbiamo farle capire che il nostro territorio non si tocca.-
- Alicia, sei una grande!- Giddy le sorrise, accendendosi una sigaretta a sua volta.- Hai per caso la macchina?-
La velocità con cui raggiunsero la casa di Gerard fu impressionante; Alicia temette aver preso una multa, ma poco le importava.
Parcheggiarono, apparentemente allegre. Dovevano fare finta di niente, o la bionda avrebbe sospettato.
Dall’interno della casa provenivano voci concitate e divertite. Giddy sentì una stretta al cuore ma decise di ignorarla.
Gelosia.
Non ne aveva mai provata, non ce n’era mai stato bisogno. Non aveva mai amato nessuno così tanto da provare la gelida morsa della gelosia.
Quelle risate, le facevano male al cuore.
Era come un coltello piantato nella pancia.
Una cosa che si era augurata di non provare mai.
Bre guardò la sua amica e le strinse la mano. Non si erano parlate, ma con uno sguardo l’aveva capita. Provavano le stesse cose.
Le mani della ragazza sudavano, mentre si avvicinavano a quel salotto e la voce squillante di Lucy le pervadeva le orecchie. Desiderava schiacciarla come una mosca, eliminarla dalla faccia del pianeta.
Era gelosa marcia, ed era una sensazione disgustosa, della quale tuttavia non poteva fare a meno. Quella donna bionda era irritante, ma i ragazzi sembravano non capire.
Entrarono nel salotto, restando fulminate. Anzi, un fulmine probabilmente avrebbe fatto meno danni.
Gerard e Frank erano seduti sul divano di pelle nera, che aveva visto tanti momenti di passione in quei giorni, e in mezzo a loro c’era Lucy che teneva le sue mani sulle loro ginocchia. Bella da mozzare il fiato, tanto che Giddy si sentì inadeguata con i suoi skinny, le converse ai piedi e i lunghi capelli spettinati.
Stavano ridendo di gusto, con altre due donne che le ragazze non conoscevano. Gli occhi verdi di  Gerard erano illuminati, e il suo bellissimo sorriso risplendeva mentre Lucy faceva una battuta, che Giddy non riuscì a sentire. Sentiva solo che stava per svenire.
Frank rideva allegramente, tenendo una mano sulla spalla della ragazza, che però sembrava dedicare tutta la sua attenzione al ragazzo rosso.
Bre si sentì morire. Ancora una volta, la sensazione di voler commettere un omicidio si impossessò di lei.
- Ah, ma guarda chi si vede! Giddy, Bre, Alicia!-
Mikey era comparso dietro di loro con in mano un vassoio colmo di salatini.
Alicia era sbiancata. Sua suocera era lì e Mikey aveva ben pensato di non avvisarla.
- Alicia, cara!-
Donna si alzò e andò ad abbracciare Alicia. Poi si girò verso Giddy, la guardò con uno sguardo di ammirazione e le tese la mano.
- Tu devi proprio essere Giddy.-
La ragazza continuava a non capire, poi si ricordò dove aveva già visto quel volto. In una foto di Gerard a Belleville.
Quella era la mamma di Gee.
Oh, cazzo!
- Ehm.. P-piacere.-
- Non essere timida, cara, vieni a sederti vicino a me!- la donna la trascinò vicino a lei, sul divano. Passando di fianco a Gerard, Giddy le lanciò uno sguardo eloquente, prima di dedicarsi allo stacco di coscia di Lucy che la faceva decisamente sentire male.
- Conosci già Lucy, Giddy.-
- Si, la conosco.- lo aveva detto a denti stretti, facendo trasparire l’odio che provava per la bionda.
Lucy, d’altro canto, scoppiò in una risata da fracassare i timpani.
- Certo che conosco la ragazzina.-
Ragazzina? Ma questa come si permette?
Giddy riuscì a darsi un contegno solamente perché era seduta di fianco a quella che probabilmente sarebbe diventata sua suocera. Rivolse un sorrisetto disinteressato alla ragazza e osservò Bre.
La ragazza era in piedi, e stava fulminando Frank, che in quel momento le si stava avvicinando con un sorriso a trentadue denti.
- Amore! Ti devo presentare una persona.-
La ragazza si lasciò trascinare davanti a Linda; quando vide la somiglianza della donna con il suo ragazzo, sgranò gli occhi ed aprì la bocca.
- Piccola, questa è mia mamma.- le prese la mano come ad infonderle coraggio. La donna le sorrise gentilmente, facendola sedere tra lei e suo figlio, e cominciarono a chiacchierare allegramente. Frank sembrava non degnare più di uno sguardo Lucy, cosa che invece il suo migliore amico stava ancora facendo.
- Vogliate scusarmi, devo andare un attimo fuori.-
Giddy si alzò, dando un’altra occhiata furiosa a Gerard e uscì in giardino, dove si sedette sul bordo della piscina, immergendo i piedi nell’acqua fresca, e accendendosi una sigaretta.
Finalmente da sola, la ragazza si lasciò andare. Una sola lacrima cadde dai suoi occhi. Quella Lucy non le piaceva, aveva una strana sensazione, e lei aveva imparato a non ignorare le sensazioni.
L’avrebbe volentieri picchiata, ma non credeva che a Gerard avrebbe fatto piacere. Lui l’adorava, su questo non c’erano dubbi.
- Piccola, come mai qui?-
Il ragazzo in questione si sedette di fianco a lei, e le allungò un veloce bacio. Giddy non rispose, si limitò a fumare la sua sigaretta in silenzio, ricambiando il bacio che lui le aveva dato.
- Allora, si può sapere che ti prende? Che problema hai?-
- Il mio problema?- Giddy lo fronteggiò; i loro occhi si scontrarono in una muta danza. – E’ bionda, mozzafiato, e ha delle gambe chilometriche.-
Gerard scoppiò a ridere.
- Sei gelosa di Lucy?-
- Non dovrei?-
Il ragazzo l’abbracciò, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo. Quel dolce profumo di fragola gli era mancato. Le diede un bacio sul collo e la sentì fremere.
- No che non dovresti. Non mi importa di Lucy.-
- Giuramelo.-
Gerard rise; la sua voce roca arrivò dritta al cuore di Giddy. Desiderava semplicemente non pensare più, rimanere con Gerard e non doversi preoccupare di nulla.
- Tu fermi il rumore.-
Il cuore di Giddy sobbalzò. Lo baciò con più passione, mentre entravano nella loro casetta in piscina.
- Non ti farei mai quello che ti ha fatto Alex.-
 
- Frank. Frank rilassati, ok?-
Bre stava facendo aria con un ventaglio improvvisato al suo ragazzo, che come ogni volta che doveva salire in scena, andava in iperventilazione. Era sdraiato a terra, pallido come un cencio, che cercava di respirare affannosamente.
Era bravo, era il migliore, lo sapeva.
Ma ogni volta si lasciava prendere dal fottuto panico.
- Frankie, apri gli occhi!-
Il ragazzo obbedì a quella voce che riusciva a rilassarlo. Aprì gli occhi e vide il viso di Bre, tra il preoccupato ed il divertito, e subito ricominciò a respirare. Quella ragazza lo calmava in una maniera impressionante.
- Sto meglio.-
- Mi chiedo come sei sopravvissuto senza di me, tutti questi anni.-
Il ragazzo la baciò velocemente.
- Me lo sto chiedendo anche io.-
Un brivido percorse la schiena della ragazza, che si aggrappò a lui, accarezzandogli i capelli che stavano crescendo.
- Allora sei stato fortunato.-
- Molto.-
- Puoi sempre andare da Lucy, se preferisci.-
Gelosia. Non la lasciava mai in pace. Avrebbe preferito non provarle, tutte quelle sensazioni. Avrebbe preferito vivere la sua vita e non pensare a Lucy, l’oca bionda.
- No, non preferisco!-
Bre sorrise, arrossendo. Si attaccò alle labbra del suo ragazzo, ben intenzionata a non lasciarlo andare per nessun motivo al mondo. Sarebbe salita sul palco con lui, se necessario.
In quel momento, furono interrotti.
- Dov’è Giddy?-
Anche Gerard era parecchio agitato. La conversazione con Giddy quel pomeriggio l’aveva tormentato per tutto il giorno. Era deciso a fare qualcosa di spettacolare, per dimostrarle che quella Lucy non avrebbe mai intaccato il loro rapporto.
- In sala.- Bre fece spallucce. La ragazza non aveva voluto andare dietro le quinte. – Devi averla fatta incazzare per bene.-
- Amico, sei uno sfigato!-
- Frank, per favore, non ti ci mettere anche tu!- Gerard si passò una mano tra i capelli, torturandoli un po’. Avrebbe dovuto immaginare che ci sarebbe rimasta male. Dopo quello che aveva passato, faceva fatica a fidarsi delle persone. E lui non ci aveva pensato.
Sei proprio uno scemo, Gee.
- Beh ma mi farò perdonare.- il ragazzo rivolse ai suoi amici un sorriso e sparì, più veloce della luce.
Frank scosse le spalle, tornando a dedicarsi alla sua ragazza.
- Certo che Gerard è strano.-
- Non a caso è amico tuo!- Bre ricominciò a baciarlo, beandosi delle sensazioni che quel semplice gesto le procurava.
La gelosia in quel momento era stata domata, lasciando il posto alle farfalle.
L’amore, in fondo, è più forte di tutto.
 
Il concerto era andato benissimo. I ragazzi avevano dato il meglio di loro e avevano regalato ai fans uno show non indifferente. Il calore del pubblico li aveva spinti a fare un concerto fantastico, e così era stato.
Lucy era soddisfatta, e li guardava con un sorriso enorme da dietro le quinte.
Mancava solo una canzone. Chissà perché, Gerard aveva chiesto di cantare Summertime per ultima.
Il ragazzo prese il microfono in mano, poi si sedette all’estremità del palco.
- Sapete.- cominciò. – Ci sono alcune persone che solo con il loro sorriso riescono a migliorare la tua giornata. Che solo con la loro presenza ti fanno sentire una persona migliore. Ci sono due persone, qui, questa sera, che sono entrate nella mia vita e in quella di Frank, e che si meritano il meglio. Giddy, lo so che ti ho fatta parecchio incazzare oggi, ma non volevo. Sei seriamente quello che desideravo. E Bre, Frank a volte sarà un pazzo casinista, ma tu migliori la sua vita solo per il fatto di esistere. Questa è per voi. Perché voi fermate il rumore del mondo.-
Giddy aveva ascoltato il discorso rapita. Solo in quel momento si era accorta che Bre le stava stringendo la mano e che entrambe erano scoppiate a piangere.
Mentre le prime note di Summertime prendevano vita dagli strumenti dei ragazzi, la gelosia che le aveva attanagliate quella giornata era sparita come una nuvola di fumo.
Perché non c’era nulla, nulla di più forte dell’amore che provavano.
 
***
 
Eccomi tornata, dopo un po’ di assenza. Perdonatemi, ma la sessione estiva all’università purtroppo mi impedisce di aggiornare quanto vorrei.
Lucy all’attacco, direi. Che ne pensate? Io, personalmente, la farei morire di una morte atroce, ma purtroppo è necessaria per la storia. Dico purtroppo perché combinerà dei bei casini (ha già cominciato.). Le nostre ragazze sono gelose marce (chi non lo sarebbe), e meno male che hanno un’alleata tosta come Alicia. Purtroppo, i ragazzi sono ammaliati da questa figura, perché apparentemente è una brava manager; ma loro non si accorgono di nulla, mentre Giddy e Bre si. Chissà come finirà. ^^ Certo, i ragazzi si sono fatti perdonare, devo dire. (: O no?
Spero davvero che il capitolo vi piaccia.
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui. (quella vecchia è stata cancellata!)
Un bacio.
Ghost.
 

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Capitolo 17
*** Mine ***


East Hollywood.
Il sole era appena sorto sulle colline di Los Angeles. Lucy dormiva ancora profondamente quando fu svegliata da una musichetta familiare.
Il suono del suo telefono.
Con ancora gli occhi semi chiusi, allungò una mano verso il comodino, prendendo alla cieca il cellulare e rispondendo quasi scocciata.
-Mpff, Si?-
- Lucy Newton?-
La ragazza si mise a sedere, non riconoscendo quella voce con cadenza tipicamente italiana.
- Sono io.. Desidera?-
- Lei è la manager dei My Chemical Romance?-
Un altro fan disperato. Pessima idea, mettere il numero sul sito ufficiale.
- Si sono io. Lei è?-
- Alex Rossi. Ex ragazzo di Giddy, la ragazza di Gerard.-
A quelle parole gli occhi di Lucy si aprirono completamente; la conversazione aveva preso una piega inaspettata.
- Si, mi dica.-
La voce dall’altra parte tremò un attimo quando il ragazzo rispose.
- Ho bisogno dell’indirizzo di casa di Gerard Way. Devo riprendermela.-
Lucy sorrise, sentendosi finalmente a suo agio.
Decisamente, la conversazione aveva preso una piega inaspettata.
E a lei piaceva.
 
Frank aprì delicatamente gli occhi, sentendo una presenza vicino a lui muoversi inquieta. Bre si mosse leggermente, sfiorando il collo tatuato del ragazzo senza fare rumore. Un gesto che gli diede i brividi.
Lentamente, la ragazza scivolò sopra di lui, lasciando cadere i suoi capelli sulla faccia di Frank, che sorrise imbambolato. Si avvicinò alla bocca e la sfiorò lentamente con un bacio.
- Buongiorno.-
Il sussurrare della sua voce lo fece eccitare ancora di più di quanto non lo fosse. Trovarsi la sua ragazza in quella posizione di prima mattina lo turbava. In senso positivo, ovviamente.
Le piccole mani di Bre cominciarono a muoversi sopra la maglietta bianca, mentre il respiro regolare di Frank diventava sempre più veloce.
Le mani tatuate del ragazzo strinsero i fianchi di Bre, che cominciò a muoversi lentamente sul suo bacino, eccitandolo ancora di più.
Quella ragazza lo faceva impazzire, su questo non c’erano dubbi.
Con un colpo deciso, sfilò la maglietta di Bre che finì a terra, seguita subito dopo dalla sua. La bocca di Bre percorse i contorni del suo petto, fino ad arrivare alle mani, che la facevano impazzire.
Con un indice sfiorò il tatuaggio dedicato a Jamia, trattenendo una smorfia di disgusto.
- Questo lo dobbiamo cancellare.- gli sussurrò in un orecchio.
- Si, sono d’accordo.-
Le dita della ragazza scesero sulla sua pancia, per poi giocare con l’elastico dei boxer.
In mezzo secondo, Frank ribaltò la situazione, portandosi Bre sotto di se. Le mise una mano tra le cosce, provocandole un gemito strozzato, ed accarezzandola lentamente.
La ragazza chiuse gli occhi, decisa ad assaporarsi tutte le sensazioni che il tocco gentile ma possessivo di Frank le dava.
Era come naufragare in mezzo al mare.
Lei non voleva essere salvata.
- Frank.-
La voce della ragazza, poco più che un sussurro, lo pregava di mettere fine a quella dolce tortura. Il ragazzo giocherellò ancora un po’, facendola trasalire ogni volta, poi si spogliò del tutto e spogliò anche lei.
- Cazzo, sei stupenda.-
Scivolo dentro di lei, e fu come volare. Come lasciarsi andare nel vuoto.
Nemmeno lui voleva essere salvato.
Sarebbe caduto per ore, se solo avesse potuto.
Cominciò a muoversi lentamente, gustandosi quell’ondata di piacere che lo stava pervadendo, senza riuscire a fermarsi.
Non voleva fermarsi.
Bre si aggrappava alle sue spalle, come se fosse sull’orlo del baratro.
Amore, passione, ossessione.
Due semplici parole.
Frank Iero.
Rotolarono sul letto poco dopo, sfiniti ma appagati, lasciandosi cullare l’uno dalle braccia dell’altro, guardandosi negli occhi per un tempo infinito.
- Vorrei che questo non finisse mai.-
 
Giddy mescolava il suo caffè con lentezza, mentre osservava Gerard disegnare. Due ciocche di un rosso fuoco gli ricadevano davanti agli occhi verdi, e si mangiucchiava il labbro, attentissimo a quello che stava facendo.
- Smettila di guardarmi con così, Giddy, o dovrò trascinarti su questo tavolo senza nemmeno lasciarti il tempo di respirare.-
La ragazza sorrise, poi si alzò in piedi, lasciando a metà il suo caffè, e si sporse lungo il tavolo.
- Nessuno ti ha vietato di farlo.-
I fogli da disegno del ragazzo vennero gettati alla rinfusa per terra, mentre lui la prendeva per le spalle e univa la bocca con la sua.
- Tu mi provochi.-
Giddy scoppiò a ridere, mentre Gerard lambiva la pelle del suo collo con la lingua. La ragazza si aggrappò a lui, mentre lui la sovrastava con il suo corpo.
Bellissima, con quel sorriso che spiazzava sempre.
E lui voleva amarla, adorarla, come si adora una divinità.
Le passò una mano tra i lunghi capelli, facendole cadere poi una spallina del vestito blu che quella mattina indossava.
La sua mano si insinuò sotto la stoffa colorata, accarezzandole delicatamente una gamba.
- Non posso resisterti.-
La cucina si riempì dei gemiti dei due ragazzi.
- Ma che schifo cazzo! Sul tavolo della cucina?-
Gerard si fermò di botto, diventando rosso e staccandosi dalla ragazza, che si girò disgustata osservando Frank e Bre, entrambi spettinati, che entravano in cucina e li guardavano con aria stralunata.
- Po..Potevate almeno bussare!-
- Ti sembra che ci sia una porta, qui in cucina?- Frank saltellò allegro verso il suo migliore amico, poi gli diede un pizzicotto sulla guancia. – E bravo il mio Gerard, vedo che cominci a capire come si fa con una donna.-
- Tu Frank caro non dovresti parlare.- Giddy guardò con malizia la sua migliore amica. – Vi abbiamo sentiti stanotte..-
- E stamattina.- aggiunse Gerard, finalmente felice di potersi prendere la rivincita. Avrebbe spaccato la testa a Frank, prima o poi.
Bre arrossì e si portò le mani al viso, cominciando a borbottare.
- Maiale pervertito, Frank Iero ti castro!-
- Hey, guarda che stamattina hai cominciato tu!- il ragazzo mise il broncio. Assomigliava tanto ad un bambino piccolo.
I ragazzi scoppiarono a ridere.
- Allora, cosa facciamo stamattina?-
Frank si prese una tazza di caffè, sedendosi su una sedia e prendendo Bre tra le braccia.
- Giochiamo a Green Day Rock Band!- Bre aveva cominciato a saltellare come una pazza, piazzandosi davanti a Gerard e sfoderando lo sguardo più dolce che aveva. – Possiamo?Tipregotipregotiprego!-
Il ragazzo sorrise imbarazzato, poi guardò Giddy, che annuì sorridendo.
Da quando si erano trasferiti da Gee, Bre chiedeva a tutti di giocare a Rock Band, ma nessuno l’ascoltava mai.
Per una mattinata, potevano tranquillamente restare in casa a giocare ad i videogiochi.
Cacciando un urletto degno di Bandit, che in quel momento dormiva beatamente con Cherry e Lily nella loro camera, la ragazza si catapultò nel salotto, impugnando la chitarra e mettendosi a saltellare, e cominciando a dare ordini a destra e a manca.
- Allora, Gee, tu canti, ovviamente. Giddy, batteria. Frankieee, non scappare. A te tocca la chitarra! Let’s rock!-
Dopo tre ore di estenuanti sfide, che fecero morire dal ridere le piccole, che nel frattempo di erano svegliate e avevano cominciato ad assistere ai deliri dei quattro ragazzi, Frank si buttò per terra, tutto sudato.
- Basta, uccidetemi, vi prego E’ pazza, è completamente pazza!-
- Ti ho battuto, Frank! Di nuovo!-
Cherry scoppiò a ridere, alla vista di Bre che stava ancora saltellando con la chitarra in mano, rischiando di rompere un delicato vaso di Murano, comprato da Gerard a Venezia.
Giddy si sedette a terra, vicino al ragazzo della sua migliore amica, e gli mise una mano sulla spalla.
- Io te l’avevo detto, comunque.-
- Dovrei darti ascolto, ogni tanto.-
- Vedi Frankie? Quando vuoi ragioni!-
Il ragazzo si mise a sedere.
- Hey, che faccia tosta! Capisco perché siete migliori amiche!-
Giddy gli fece l’occhiolino, poi si avvicinò a Gerard.
- Ora che si fa?-
Prese in braccio Bandit, che insisteva per abbracciarla e le depositò un piccolo bacio sulla fronte. – Voglio dire, anche le piccole hanno bisogno di divertirsi!-
- Disneyland!-
La piccola Bandit stava facendo gli occhioni dolci al suo papà, pregandolo di andare a Disneyland. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. C’era stato un milione di volte, in quel posto.
- Disneyland, eh, Bandit?-
Giddy guardò il suo ragazzo, sfoderando il suo sguardo migliore.
Gerard deglutì.
Era uno sguardo al quale non poteva dire di no.
A dire il vero, lui non sapeva dire di no alle sue donne. Vedere Bandit che rideva come una matta, mentre Giddy la faceva giocare con le sue bambole, tutte principesse Disney, gli scaldò il cuore.
In fondo, che cosa poteva esserci di male nel passare un pomeriggio a Disneyland? Poi si ricordò del suo migliore amico, e della pessima figura che avevano fatto l’ultima volta che erano andati nel parco divertimenti.
Frank aveva voluto fare la foto con topolino a tutti i costi, e aveva cercato di convincere la Sirenetta a sposare Gerard. “Perché erano tanto simili”, era stata la sua motivazione.
Scosse la testa, sconsolato, ma fu troppo tardi.
In cinque minuti Giddy, Frank, Bre e le bimbe erano pronti davanti alla porta, in attesa che si muovesse e li portasse in quel piccolo luogo incantato.
Ormai arreso, si portò una mano alla fronte.
Mi faranno santo, prima o poi.
- E va bene, bambini. Andiamo!-
 
Disneyland era meglio di quanto tutti quanti si aspettassero.
La giornata era stata una delle migliori, con il sole caldo che batteva sull’asfalto e un venticello fresco che mitigava la calura dei raggi solari.
Giddy e Bre non erano mai state nemmeno a Disneyland Paris, in vita loro, e si ritrovarono catapultate in un mondo colorato e fantastico, dove per un pomeriggio ritornarono bambine.
Mentre erano impegnate in una corsa sulla giostra dei cavalli con le bimbe, Gerard e Frank le osservavano da una panchina.
- Guarda le bimbe. Guarda come sono felici.-
Frank addentò il suo zucchero filato, osservando le sue donne con uno sguardo da cucciolo innamorato.
- Cavoli, non le avevo mai viste così.-
- Io non mi ero mai sentito così in vita mia.-
Gerard guardò Giddy ridere con Bandit, mentre la bimba le allungava un bacino con la mano, e sorrise spontaneamente.
- Nemmeno io, Frankie. Com’è possibile?-
- Basta guardarle. Basta conoscerle un attimo. Chi non le amerebbe? Sono vita che prende forma umana. È..-
- Incredibile.- continuò Gerard con un soffio di voce. – Dio, vorrei tenerla con me per tutta la vita. Se penso che potrebbe andarsene mi sento male.-
Frank si accese una sigaretta.
- Io evito di pensarci, altrimenti mi viene un peso al cuore, proprio qui.- si portò una mano al petto, aspirando un po’ di fumo.
- Sai, Frank, non ti ho mai visto così rilassato.-
- E’ perché mi sento completo. Mi sembra di essere tornato un ragazzino di vent’anni, senza paura di amare.-
Paura di amare.
Gerard ne aveva avuta tanta, in passato. Paura di non essere accettato per quello che era davvero, paura di non potersi sentire vivo.
Giddy, in tre settimane, aveva spazzato via ogni sua convinzione precedente, con la sua voglia di vivere e la sua aria sbarazzina.
Aveva tanto amore ancora da dare, e voleva darlo tutto a lei. Quella ragazzina spensierata che un giorno qualunque aveva deciso di entrare nella sua vita e sconvolgerla.
Le ragazze li raggiunsero dopo pochi minuti, con le bimbe in braccio. Bre passò Lily a Frank, che la prese tra le braccia e gli schioccò un bacio sulla testa.
- Di che stavate parlando?-
Giddy allungò un bacio veloce a Gerard, che le accarezzò distrattamente i lunghi capelli.
-Uhm.. Niente.-
- Si, si come no. Come minimo stavate parlando delle vostre amanti.-
Bre sorrise e prese un po’ di zucchero filato dal suo ragazzo.
- Ma quali amanti! Ma se stiamo solo con voi!-
- Vi conviene!- il tono di voce di Giddy non lasciava spazio a quello che pensavano le ragazze. Li avrebbero uccisi, se solo avessero guardato altre ragazze.
Gerard alzò i palmi delle mani, come per dichiararsi innocente.
- Non guardate me, io sono pulito. Di certo non vorrei mai subire la vostra ira!-
- Ah, quindi stai con me perché ti senti minacciato?-
- Non ho detto questo, amore.-
Il cuore di Giddy perse un battito. Non era ancora abituata a sentirsi chiamare amore. Non da Gerard Way. Non dal suo mito assoluto.
La giornata passò velocemente, tra giostre, caramelle e risate.
Tutti avevano in testa solo una cosa: quanto stavano bene, loro quattro, senza preoccupazioni e pensieri. Era bello, divertente, ed era la cosa migliore che potesse capitare ad ognuno di loro.
Erano fortunati, ad essersi trovati.
 
La sera, per finire al meglio quella splendida giornata, si trovarono tutti a fare una mega grigliata a casa di Ray.
- Questo barbecue è fenomenale, gente.- il ragazzo era attaccato alla griglia dall’inizio della serata, ed era allegro e spensierato. – Cuoce la carne in una maniera impeccabile.-
- Basta, Ray, è tutta la sera che decanti le abilità del tuo barbecue. Hai rotto!-
- Che palle Frank, non puoi fare a meno di rompere le scatole?- Ray si avvicinò minaccioso con il forcone, mirando alle parti basse. – Se non stai attento, te le taglio!-
Bre si mise in mezzo, sorseggiando la sua birra fresca.
- Per carità, Ray! Dopo non potrebbe vantarsi delle sue conquiste!-
Frank le pizzicò il fianco, e lei le fece l’occhiolino, scoccandogli un bacio con la mano, per poi raggiungere Alicia vicino alla piscina.
La ragazza osservava l’acqua incantata, quasi persa tra i suoi pensieri.
- Pensierosa?- Bre si sedette accanto a lei, togliendosi le ballerine e sfiorando l’acqua con i piedi nudi.
- Pensavo a Lucy. Continua a non convincermi. Oggi è venuta da noi cercando di captare qualche informazione su di voi.-
Bre strabuzzò gli occhi, poi mandò giù un altro po’ di birra. Si augurava che quell’oca non tramasse qualcosa di brutto, altrimenti sarebbe stata obbligata a tirare fuori il suo lato peggiore. La vendetta.
- Ma che cavolo vuole, da noi?-
- Secondo me vuole acciuffarsi Frank o Gerard. Sarebbe un bel colpo, per lei.-
- Ci deve solo provare.- rispose Bre a denti stretti. La presa sulla bottiglia di birra divenne più forte. Si sentiva così male che avrebbe spaccato il mondo. – La uccido, quella sgualdrina. Se tocca Frank, o Gerard. Se a Giddy succede qualcosa, la faccio fuori. È fragile, cazzo!-
Alicia continuò a guardare l’acqua. Non sapeva cosa fare, come comportarsi; adorava Giddy e Bre, e vedere i ragazzi così sereni le riempiva il cuore.
Se Lucy faceva qualcosa alle due coppie più belle che avesse mai visto, le avrebbe fatto del male.
- Io so solo una cosa.-  continuò la ragazza. Prendendo un po’ di birra da Bre, che gliela stava offrendo. – Mai mettersi contro una donna innamorata.-
Bre annuì, con uno strano peso nel cuore.
Aveva come il presentimento che quella tranquillità sarebbe durata poco. E aveva ragione.
Poco più in là, Giddy osservava le stelle seduta su uno sdraio, con una coca cola in mano e un pugno di sogni nel cuore.
Si stava assaporando quella felicità che era rara da trovare, quel senso di completezza che non aveva mai provato in vita sua. La sua vita aveva decisamente preso una piega stupenda. Era la sua rivincita, il suo modo di brillare per un attimo nel mondo, come quelle stelle che osservava in silenzio.
Gerard si sedette accanto a lei, passandole una sigaretta e rivolgendole un bellissimo sorriso, di quelli che ultimamente rivolgeva solo a lei.
- Sei una meraviglia, stasera.-
La disumana dolcezza di Gerard la colpiva sempre come un pugno allo stomaco. Non era mai stata sdolcinata, aveva sempre evitato le coccole e le dolcezze, ma Gee tirava fuori la parte migliore del suo carattere, e la faceva sentire importante.
- E’ una vita che ti aspetto.- continuò il ragazzo, disegnando il profilo del suo volto con un dito. – Scusami, sono troppo dolce.-
La ragazza gli prese la mano e se la portò al cuore.
- Questo è quello che mi provochi, ogni volta.-
Il ragazzo sentì il suo cuore pulsare veloce e sorrise, di nuovo. Lei gli aveva insegnato quanto fosse facile fare un sorriso.
- Dio, è incredibile.- continuò la ragazza.
- Cosa?-
- Questo.. Tu. Cavoli, senti come sono diventata sdolcinata!-
Il ragazzo soffocò una risata baciandola di nuovo.
- E’ una brutta cosa?-
- Tempo fa, ti avrei detto di si.-
Gerard intrecciò la sua mano con quella della ragazza, infondendogli un po’ di calore. Quel calore che lui provava ogni volta che lei era con lui.
- Tempo fa, anche io.-
Giddy aspirò un po’ di fumo.
- Tempo fa non avevo questo. Non avevo te.-
Questa volta fu il turno di Gerard arrossire e emozionarsi. Erano tre settimane che il suo cuore non smetteva di battere così.
- Tu.. non hai idea di quello che mi fai, ogni volta.-
Gerard era tremendamente diretto, e quella verità provocò in lei un fremito di eccitazione. Poco dopo, le sue labbra lambivano quelle del ragazzo senza dargli il tempo di respirare.
- Tu.. Tu non mi fai ragionare.-
Le mani del ragazzo accarezzavano fameliche le gambe di Giddy, fasciate da quegli shorts di jeans che lo facevano impazzire.
- Ma.. Qui? Ora? Potrebbero vederci.-
- Si.- sosprirò Gerard, baciandole l’orecchio e mordicchiando il lobo. – Non verrà nessuno.-
La tirò a se, facendola sedere su di lui, mentre con una mano le accarezzava la schiena e con l’altra abbassava la spallina della canotta nera, baciandole una spalla e facendola sospirare.
La ragazza si lasciò andare a quella danza sensuale che avevano iniziato e che desiderava non far finire mai più. Tra le sue braccia si sentiva libera di essere finalmente se stessa, senza vergogna.
Si spogliarono lentamente, quasi come se fosse una tortura e un gioco, prendendosi e mandandosi via, giocando disperatamente con il fuoco. Fuoco che si accendeva appena le mani di uno venivano a contatto con la pelle dell’altra. Ondate di piacere che li portavano ogni volta sul baratro.
Sei mia.
Il ragazzo scivolo dentro di lei senza alcuna pietà. Quella ragazza accendeva il suo istinto animale, e faceva fatica a contenersi.
Sei mio.
La ragazza cominciò a muoversi, in sincronia con i movimenti di Gerard, e si lasciò andare alla passione del momento, graffiando la schiena di Gerard e sussurrandogli parole all’orecchio, mandandolo in estasi.
Sotto le stelle, ancora una volta, un semplice ragazzo e una semplice ragazza si univano e si amavano
Ci apparteniamo.
 
Gerard fermò la macchina davanti al cancello, in attesa che si aprisse. Fu Frank a notare la figura in piedi, di fianco alla siepe, che li guardava strano.
- Oh, un fan!-
Bre gli strinse la mano, delicatamente.
- Se vuoi scendo io, e gli dico di andare via.-
- Ma no, tranquilla. I fans mi piacciono.-
Bre osservò la figura alta nascosta dal buio. Quel ragazzo aveva qualcosa di familiare, ma non si spiegava dove l’avesse già visto.
- Sta venendo verso di noi.-
- Ok, ora scendo e gliene dico quattro.-
- No Bre, lascia..-
Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza aveva già aperto la portiera ed era scesa.
Il ragazzo si voltò, sorridendole.
- Merda!-
Bre non trattenne un urletto.
In quel momento, i tre ragazzi rimasti sull’auto scesero, per capire che cosa aveva turbato Bre. Giddy stava ancora ridendo con Gerard quando si voltò, spaventata da quello che le stava dicendo Bre.
- Giddy NON scendere dall’auto! Per nessun motivo.-
Troppo tardi.
La smorfia di disgusto e paura che passò sul viso di Giddy fece capire immediatamente a Gerard chi era quel ragazzo e che cosa ci faceva lì. Le strinse la mano.
Sei mia.
- Oh cazzo!- Giddy si portò entrambe le mani alla bocca.
Alex.
Alex era lì, a Los Angeles, a casa di Gerard, a portarsi via la sua felicità.
Alex era venuto per portarsela via.
 
***
 
Ed eccomi qui, dopo aver scritto come una pazza.
Beh, illuminata dalla mia tata e da MrsKilljoy, il capitolino è leggermente più spinto. EHM.. vabbè, diciamo che la maggior parte si commenta da solo.
Come vedete, ecco comparire Alex, per rovinare la perfezione di questi momenti che stanno passando.
Che cosa vorrà?
Riuscirà nel suo intento?
spero che questo capitolo piaccia come piace a me. Grazie, per il vostro sostegno!
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 18
*** Teenage Dream. ***


Il ragazzo uscì dall’ombra, mentre Bre si parava davanti a Giddy come se la volesse proteggere da un pericolo imminente.
- Cosa cazzo vuoi, Alex?-
- Calmati, Bre. Non voglio fare del male a nessuno. Voglio solo parlare.-
- Tu non hai il diritto di parlare con nessuno, tanto meno con lei!- la voce di Bre era pericolosamente salita di livello, mentre alzava i pugni. – Ti prendo a pugni, se è necessario.-
Il ragazzo scoppiò a ridere mentre la spingeva da parte per raggiungere Giddy.
- Ti ho detto di non avvicinarti, razza di bastardo!- Bre lo prese per un polso, trattenendolo per un momento, ma lui era più forte e la strattonò via da se per poi piantarsi davanti a Giddy, che aveva la mano saldamente intrecciata con quella di Gerard, che faticava a capire quello che succedeva, visto che stavano parlando in italiano. Tutto quello che sapeva era che quel tipo sembrava davvero pericoloso, e molto arrabbiato.
- Così, te li scegli bene, eh, tesoro.-
- Alex, ti prego, basta. È finita. Fattene una ragione.-
Il ragazzo la prese per un polso, stringendo tanto che lei chiuse gli occhi per il dolore. Bre si mosse appena, ma Frank la trattenne per una spalla.
- Giddy sa cavarsela. Non metterti a rischio, per favore.-
- E’ la mia migliore amica!-
- Ed è una ragazza intelligente, lascia che parlino.-
Alex, intanto si era avvicinato ancora di più, lanciando uno sguardo di fuoco a Gerard, che continuava a stringere la mano della sua ragazza. Sicuramente, non capiva una parola di quello che diceva quel pazzo, ma lo sguardo di fuoco che si erano lanciati era inequivocabile.
- Amore, andiamo via.-
- No, Gee. Deve capire che non gli è tutto dovuto.-
Alex fece un altro passo verso di lei, arrivando a fronteggiarla. Era molto più alto di Giddy e aveva l’aria davvero minacciosa.
- Voglio solo parlarti. Ok?-
- Io non voglio dirti nemmeno una parola.-
- Nemmeno se faccio del male a lui?-
Giddy si sentì morire alla sola idea che quel bastardo potesse anche solo sfiorare Gerard.
- Non ti azzardare a toccarlo, Alex.-
- Lo sai che potrei farlo.-
La ragazza si passò una mano sugli occhi. Che cavolo doveva fare? Assecondarlo? O ignorarlo e lasciare che Gerard ne subisse le conseguenze?
No, Gee non si farà del male per causa mia.
Si girò verso il rosso, che la stava guardando senza capire. Aveva gli occhi lucidi e Gerard si accorse che qualcosa non andava.
- Che succede,Giddy.-
Lei si avvicinò, baciandolo sulle labbra.
- Devo andare con lui.-
- Che cosa?-
- Ti prego, voglio solo chiarire.- la mano della ragazza le sfiorò la guancia, e passò lentamente tra quei capelli rossi che tanto amava. – Non voglio che ti faccia del male.-
- E se ne fa a te?-
La ragazza sorrise amaramente.
- Io lo so gestire.-
Gli lasciò la mano, e si avvicinò lentamente ad Alex. Un secondo dopo, Gerard le afferrò il polso, portandosela al petto.
- Ti prego, sta attenta. Ti prego.- la baciò sulle labbra e poi la lasciò andare. Giddy guardò Alex con cattiveria prima di allontanarsi con lui verso il lungo mare.
Non vide la faccia disperata di quello che considerava l’amore della sua vita.
Gerard osservò la sua ragazza andare via con quel pazzo, con le mani lungo ai fianchi e la sensazione di avere il cuore a pezzi.
Frank si avvicinò a lui e lo prese per un braccio.
- Andiamo, Gee. Giddy è intelligente. L’ha fatto per te.-
- Frank ha ragione.- Bre abbracciò Gerard, tentando di dargli conforto. – Giddy non è stupida, e ti ama. Ora entriamo.-
La villa era silenziosa; nessuno sapeva cosa dire. Bre e Frank si guardavano spaventati, non sapendo come l’avrebbe presa davvero il loro amico.
Il primo vaso che si schiantò a terra, fece sobbalzare la ragazza. Il secondo, arrivò quasi vicino a Frank.
- Merda.-
Gerard stava dando sfogo alla sua rabbia, alla frustrazione che provava, alla sua impotenza davanti a quel ragazzo che aveva minacciato Giddy.
- Io dovevo impedirglielo. E se le fa del male?-
Una volta rotti tutti i vasi, era passato alla collezione di oggetti di tutto il mondo. Li schiantava per terra, senza quasi farci caso, borbottando una serie di parolacce che persino Frank non avrebbe mai detto.
- Gerard, calmati.-
- Calmarmi un cazzo, Frank. L’ho mandata al patibolo!-
- Non essere melodrammatico, per favore. Fuma, piuttosto. Ecco!- il ragazzo gli porse un pacchetto di sigarette. – Te le regalo.-
Per quanto assurda potesse essere la situazione, a Bre scappò da ridere. Il povero Frank ce la metteva davvero tutta per cercare di calmare il suo migliore amico, ma a volte era davvero una comica.
- Frankie, per favore, non rompere le palle.-
Un altro vaso, sta volta più prezioso, si schiantò per terra.
Frank rinunciò all’idea di fermarlo e tornò da Bre, che era rimasta a guardare la scena in un angolo senza riuscire a dire una parola.
Non aveva mai visto Gerard così.
Non aveva mai visto un uomo così disperato per una ragazza.
- Ok, devi assolutamente mandare un messaggio a Giddy. Dille di tornare indietro, di affogare quella testa di cazzo. Perché l’omino laggiù non si calma.-
Bre sorrise, spontaneamente, allungando un bacio a Frank.
- Tranquillo Frankie, tesoro mio. Ci penso io.-
Se lascio fare a voi uomini il lavoro di una donna chissà che cosa mi combinate.
Prese in mano il suo Black Berry digitando una semplice frase, ma molto incisiva. Giddy non avrebbe potuto ignorarla.
E Alex si poteva anche fottere il cervello, per quanto poteva interessarle.
Giddy aveva sempre amato il lungo mare di Los Angeles. Forse, perché aveva passato dei momenti davvero intensi con Gerard e gli altri, forse, perché tutti i suoi sogni si erano avverati lì. In quel momento, però, avrebbe preferito trovarsi all’inferno piuttosto che affrontare quella conversazione con Alex.
Si accese una sigaretta mentre leggeva il messaggio che le era arrivato.
“ Gerard sta impazzendo. Butta lo stronzo nell’Oceano e torna a casa.”
Le scappò un sorriso. La sua migliore amica sapeva sempre come sdrammatizzare la situazione.
Spense il telefono, ignorando il consiglio di Bre. Non poteva tirarsi indietro, non se voleva chiudere una volta per tutte quella storia.
Si accese una sigaretta e si sedette su un muretto che dava sulla spiaggia.
- Allora, Alex, perché sei qui?-
Il ragazzo si sedette di fianco a lei e la prese per mano. Giddy scansò le sue mani con uno schiaffo.
- Non ho detto che puoi toccarmi.-
Il ragazzo ritrasse la mano e si accese una sigaretta a sua volta.
- Sono qui per chiederti scusa. Lo so che mi sono comportato male e che sono stato uno stronzo. Ma io ti ho amata per davvero. Non so che cosa mi sia preso. Ti prego, torna da me.-
La ragazza scosse la testa. Possibile che non capiva?
- No, Alex. Non capisci? Io ora sto bene!-
- Con quel capellone rosso?-
- Quel capellone come dici tu. – buttò violentemente la cicca consumata della sigaretta per terra. – Mi ha dato molto di più in tre settimane di quanto possa avermene dato tu in un anno. Sono innamorata, e non intendo lasciarlo. Anzi, ho intenzione di fermarmi a vivere qui.-
Alex sgranò gli occhi.
- Che cazzo stai dicendo?-
- Dico.- continuò Giddy scendendo dal muretto e affrontandolo. – Che in Italia non ho più nulla. Qui ho l’occasione di essere felice e di costruirmi una vita nuova, senza nemici, senza cattiverie gratuite e soprattutto senza di te.-
- Tu sei fuori di testa!-
- No, sono innamorata, Alex. E grazie a dio, di una persona molto migliore di te.- si incamminò verso la stradina in salita che portava verso la villa di Gerard. – E se permetti, una persona in questo momento sa soffrendo perché sono qua con te, che non meriti nemmeno la metà dell’affetto che ti ho sempre dimostrato. Io, a questa persona ci tengo, perciò me ne vado. Tanti saluti e grazie della visita.-
Gli voltò le spalle, senza nemmeno aspettare che lui rispondesse. Si sentiva molto più leggera, ora che aveva finalmente sputato tutto il veleno che aveva in corpo. Lui non le avrebbe più fatto del male, perché lei non glielo avrebbe mai permesso.
Non avrebbe mai più permesso a nessuno di interferire nella sua vita e nella sua relazione con Gerard, avesse dovuto anche ammazzare quella gallina bionda che si faceva chiamare Lucy.
Entrò nella villa a passo svelto, senza mai voltarsi indietro.
Non vedeva l’ora di buttarsi tra le braccia di Gerard e dirgli che lo amava alla follia.
Non appena vide com’era ridotto l’ingresso, le venne da piangere.
Gerard aveva seriamente distrutto un sacco di cose. Si mise le mani tra i capelli, vergognandosi di averlo lasciato solo.
- Meno male che sei arrivata!- Frank le corse incontro, abbracciandola. – Ti ha fatto del male?-
- No Frankie, che dolce che sei! Ma non preoccuparti, me la sono cavata.-
Frank sorrise.
- Gerard è nella vostra stanza. Bre è sotto la doccia, le dico che sei arrivata.-
Giddy si avvicinò delicatamente alla stanza, aprendo piano la porta.
Gerard era seduto sulla sponda del letto, con la testa chinata e le mani che la reggevano. Sembrava distrutto.
Al rumore dei passi di Giddy, alzò di scatto la testa. Quando i loro occhi si incrociarono, tirò un sospiro di sollievo.
- Sei qui.-
Lei le corse incontro, inginocchiandosi e prendendogli il viso tra le mani.
- Non vorrei essere da nessun’altra parte. Ti amo Gerard, e l’ho mandato a quel paese.-
Senza riuscire a dire nemmeno una parola, il ragazzo la prese in braccio, sollevandola da terra con tutta la forza che aveva.
Le spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie e la baciò. Non era un bacio tenero, come quelli che le aveva sempre dato, ma era rabbioso, rancoroso, quasi spaventato, Giddy si aggrappò alle sue spalle; rischiava di cadere, un po’ per l’emozione di essere di nuovo tra le sue braccia, e un po’ per la forza brutale con la quale lui si stava facendo spazio nella sua bocca.
Le sue mani vagavano per il suo corpo senza tregua, cercando la cintura lampo di quel vestito che non vedeva l’ora di toglierle.
- Ti amo, Giddy.- le sussurrò in un orecchio mentre lei gettava la testa all’indietro, lasciandosi accarezzare da quelle mani che amava tanto.
Era prigioniera di quel ragazzo dai capelli rossi, che non smetteva mai di sorprenderla. Era schiava delle sue labbra e dei suoi baci, incatenata a quegli occhi che faticava a credere fossero reali.
Era reale, o era solo un sogno?
Mentre rotolava di nuovo nel letto con lui, Giddy si augurò che fosse reale.
Se si fosse svegliata e avesse scoperto che era un sogno, il suo cuore si sarebbe spezzato.
E con esso anche la sua anima.
 
Frank e Bre quella mattina si erano svegliati presto. Volevano prendersi un po’ di tempo tutto per loro, magari fare colazione su un pontile, e portare a spasso due dei nove cani di Frank, che Gerard teneva con loro nella sua enorme villa.
Contro ogni previsione, avevano scelto di fare colazione con un cono gelato enorme, e stavano passeggiando abbracciati sul lungo mare di Malibù Beach.
Bre guardava i cani rincorrersi nell’acqua ed abbaiare felici e si appoggiò al petto di Frank.
In quel momento, credeva di non poter essere mai più così felice.
- Continuo a pensare che noi saremmo una bellissima famiglia.-
- Non sono portata per fare la donna di casa, io!-
Bre sapeva nascondere bene l’emozione che quella semplice frase pronunciata da lui le aveva procurato.
Avrebbe volentieri urlato, talmente era la gioia che provava.
Frank le diede un bacio sulla fronte. Una cosa che faceva andare Bre fuori di testa.
- Non ho mai voluto una brava in casa. Ti amo per come sei.-
- Ma come siamo dolci, oggi, Mr Iero. Abbiamo qualcosa da farci perdonare?- scherzò lei, dandole un piccolo pugno sulla spalla.
- Oh, non so. Forse, le mie tante amanti.-
Era stata la frase sbagliata.
Si ritrovò dopo pochi minuti con il gelato che gli colava dalla testa.
Entrambi scoppiarono a ridere, e cominciarono a rotolarsi sulla spiaggia, ignari della gente che li additava.
Un sogno adolescenziale.
Con Frank, Bre lo viveva tutta la giornata.
Poco dopo, si ritrovarono a passeggiare di nuovo, quando vennero fermate da un gruppetto di fan del ragazzo.
Bre venne gentilmente spintonata contro un bidone della spazzatura, mentre le ragazzine lo assalivano e chiedevano foto ed autografi.
- Ma guarda un po’ queste puttanelle!-
Frank era completamente assorbito dalle loro attenzioni, tanto che non si accorse nemmeno delle occhiatacce che le ragazze rivolgevano a Bre, seduta su un angolo del marciapiede che guardava in cagnesco tutte quelle oche con gli ormoni a palla.
Potessi ucciderle all’istante lo farei!
Ormai rassegnata all’idea che per almeno un’ora sarebbe stato preso dal suo fan club personale, si sedette in spiaggia, aspettando pazientemente che il suo ragazzo finisse i convenevoli.
Strinse un po’ di sabbia, che le sfuggì subito dalle mani. Era gelosa marcia. Le fan erano una di quelle cose alle quali non si sarebbe mai abituata. Era anche lei fan, e sapeva benissimo fino a dove ci si poteva spingere per farsi notare dalla rockstar del momento.
Lo aveva fatto anche lei, con Frank.
Quante altre volte avrebbe dovuto sopportare quella scena?
- Quella sarebbe la fidanzata di Frankie? Il nostro Frankie?-
Le risatine da oche di due ragazze la raggiunsero fino lì.
- Mamma mia, che cessa! Non poteva trovarsi una peggiore!-
L’autocontrollo di Bre stava mano a mano affievolendosi, e proprio mentre stava andando a dare un pugno a quelle due bamboline da strapazzo, il suo ragazzo la raggiunse.
Frank capì subito che lei era arrabbiata e non potè fare a meno di pensare che così era ancora più bella.
Le sorrise e l’abbracciò.
- Lo so che sei arrabbiata, amore, e ne hai tutta la ragione. Ho sentito come ti hanno chiamata.- le prese il viso tra le mani, guardandola intensamente negli occhi, cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava. – Ma prima che tu possa dire qualcosa, visto che ti conosco, ti posso assicurare che quelle brutte scope invidiose non hanno ragione.-
La baciò sulla fronte, per poi passare alle labbra, dove si soffermò più del necessario.
- Smettila di farmi cedere, Frank.-
- Tu sei bellissima, e non devi credere mai il contrario.-
Un sogno adolescenziale.
Sembrava una sedicenne innamorata, talmente forte batteva il suo cuore.
- So benissimo di essere solo una comune ragazza.-
- Una comune ragazza, che però ha rubato il mio cuore. Tanto banale e comune non credo tu lo sia.-
Bre sarebbe decisamente morta d’infarto.
Un sogno adolescenziale.
Con Frank, era come essere tornata indietro nel tempo. Come riscoprire le sensazioni che l’amore poteva dare.
Come scoprirle per la prima volta.
Mi fai vivere ogni giorno un sogno adolescenziale.
 
***

Ed eccomi qui. Capitolo corto corto, lo so, ma l’esame di giovedì chiama e io non volevo lasciarvi senza un assaggino.
Che ne pensate?
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 19
*** Cinderella ***


“Domani sera, ai Billiboard Music Awards, la band dei My Chemical Romance sarà premiata come miglior gruppo rock dell’anno. Gerard Way e compagni sono riusciti a scardinare dal trono gli imbattiti U2, trovando un consenso generale in gran parte del popolo rock, e non solo. Aspettiamo con ansia quello che combineranno sul palco.”
- Ah, così domani sera i ragazzi verranno premiati.-
Giddy spinse il tasto rosso del telecomando, spegnendo la televisione. Era un giorno come un altro; Gerard e Frank erano alle prove per il tour estivo, seguiti fedelmente dalla cara Lucy, e loro erano rimaste in casa, non avendo niente di meglio da fare. Il tempo fuori era orribile, e la sera prima erano andate a letto decisamente tardi, visto che Ray aveva intrattenuto tutti con al sua dolcissima voce al karaoke che aveva in casa sua, dopo una grigliata memorabile, in cui avevano decisamente esagerato con la birra.
- Sai cosa significa questo, vero?-
- No, illuminami, Bre.-
La ragazza andò a chiudere una finestra dalla quale entrava uno spiffero d’aria prepotente, e si sedette di nuovo, guardando negli occhi la sua migliore amica.
- Significa che domani sera presenzieremo alla prima serata di gala con loro.-
Giddy non ci aveva pensato, ma in effetti, essendo le loro fidanzate (era ancora molto strano pensarlo, e anche ripeterlo a voce alta.) avrebbero dovuto andare con loro ad Hollywood per presenziare all’evento.
Sarà bellissimo stare al fianco di Gee, mentre ritirerà il premio.
Giddy sorrise, orgogliosa e un po’ emozionata per la serata.
- Seriamente, Bre. È una cosa importantissima.- si mise una mano sul cuore che batteva forte, come quando incontrava gli occhi di Gee. –Sono troppo emozionata.-
Bre annuì. Provava le stesse sensazioni. Andare ad un evento così importante era praticamente dichiarare al mondo intero che lei era la ragazza di Frank Iero. Era un grande passo per loro. ed era orgogliosa di farlo insieme. Insieme alla sua migliore amica, alla persona che per lei era come una sorella.
Avevano vissuto quell’avventura insieme, passo per passo, e avrebbero continuato. Fino alla fine.
- Si, anche io lo sono. Scommetto che anche loro non vedranno l’ora di dirci la bella notizia!-
- Dobbiamo fare finta di niente, ovviamente.-
Giddy si era messa a saltellare per la casa, in preda ad un’euforia che ultimamente aveva spesso. Gerard le faceva proprio bene, a giudicare dalla luce passionale che aveva negli occhi.
- Sai già che cosa dobbiamo fare.-
- Bre, mi leggi nel pensiero!- corse a prendere la sua borsa nera e tirò fuori una piccola carta argentata. – La carta di credito per le emergenze. Questa mi sembra decisamente un’emergenza.-
Bre annuì, prendendo a braccetto la sua migliore amica.
- Ovviamente, questa è un’emergenza. Dobbiamo andare a prendere qualcosa di adatto ad una serata del genere.-
- Ci serve Alicia, decisamente..-
 
Rodeo Drive – Beverly Hills.
- Alicia, sei sicura che qui troveremo il necessario?-
A Giddy sembrava tanto di essere dentro un film di Hollywood. La scena che stavano vivendo, precisamente, le ricordava molto Pretty Woman. Rodeo Drive era decisamente la via più movimentata che avesse visto a Los Angeles.
Su un lungo viale costeggiato da palme altissime e bagnato dal sole di mezzogiorno, si affacciavano tutti i negozi di moda più famosi. Parcheggiate ai lati della strada, si vedevano le macchine più belle e lussuose del mondo, con i finestrini oscurati che probabilmente nascondevano qualche celebrità.
- Fidati, Bre, qui troverete tutto quello che vi serve. Anche una rockstar cede davanti al fascino di questi negozi. Io ci vengo sempre.-
Giddy osservava con gli occhi che le brillavano le vetrine luccicanti. Nemmeno sugli Champs-Élysées a Parigi si era sentita così. L’idea di entrare in uno di quei negozi la elettrizzava e la spaventava allo stesso modo. Non era abituata a tanto lusso, ma quella serata era davvero importante.
- Mamma mia, mi sento così inadeguata.-
- Coraggio, basta prenderci la mano.- Alicia posò una mano sulla spalla alla ragazza. – Anche io ero così la prima volta. Ma poi ti ci abitui, a tutto questo lusso. Da che volete cominciare?-
Giddy e Bre si guardarono. Sapevano esattamente quello che volevano.
- Vestito.- dissero all’unisono.
- Allora il migliore di tutti è Dior.-
Le ragazze seguirono Alicia in uno dei negozi più grandi della strada. Rimasero impressionate dalla bellezza di quel posto. Non appena le commesse riconobbero la moglie di Mikey, le corsero subito incontro.
- Buongiorno signora Way. Che cosa la porta qui?-
-Ho bisogno di un abito per queste due ragazze. Mi raccomando, Jennifer, non le spaventi troppo.-
La commessa annuì, facendo cenno a Giddy e Bre di seguirle.
Dopo circa mezz’ora, le due ragazze uscirono dai camerini, guardandosi l’un l’altra e rimanendo a bocca aperta. A fatica si riconoscevano.
Bre aveva indosso un abito semplice,stile impero, azzurro chiaro, di tessuto leggero, con una spallina che le ricadeva morbida sulla spalla.
Giddy, invece, indossava un abito blu notte, stretto fino ai fianchi, per poi allargarsi in fondo, senza spalline.
Bre si avvicinò al grande specchio.
- Non ci credo. Sono io?-
- Si.- Giddy le si avvicinò, abbracciandola. – Siamo noi. Ci avresti mai creduto?-
Meglio di una favola.
- Siete una meraviglia.- disse Alicia, per poi rivolgersi alla commessa. – Prendono questi due. Le ricordo che devono partecipare ad una serata col signor Gerard Way e il signor Frank Iero.-
La commessa arrossì, annuendo silenziosamente.
- Ma cosa..?-
- E’ una loro fan. Ve li regalerà quei vestiti.-
Giddy aprì la bocca per protestare, ma Bre la fermò. Infondo, ogni tanto era bello sentirsi principesse. E per una serata, loro lo sarebbero state.
- Bene.- disse Alicia. – Ora passiamo alle scarpe..-
Due ore dopo, varcarono la soglia della casa di Gerard, stanche ma assolutamente soddisfatte. Appoggiarono i vestiti, le scarpe e gli accessori sul letto, stendendosi un po’ anche loro.
- Mamma mia che stanchezza.-
- Te lo dico! Ma sono sicura di una cosa. Appena ci vedranno, cadranno ai nostri piedi.-
Il sorriso soddisfatto di Giddy le illuminò il volto.
Non sapeva che le nuvole erano all’orizzonte.
 
Casa di Ray.
 
- Sing it for the world, sing it for the world.-
L’ultima nota di Sing risuonò nell’aria, mentre Lucy si alzava dalla sua sedia e applaudiva come una fan in calore.
- Bravissimi, i miei ragazzi!-
La ragazza si avvicinò, abbracciandoli. Ray alzò gli occhi al cielo. Quella nuova manager faceva un po’ troppo la gallina, ma nessuno dei suoi amici sembrava essersene ancora reso conto.
- Sing è la canzone perfetta per un evento del genere!- squittì la ragazza, saltellando di qua e di là.
Una bimba viziata.
- Sono troppo felice!- Frank alzò un pugno per aria. –Non vedo l’ora di dirlo alle ragazze.-
Lucy si passò una mano tra i capelli.
- A proposito delle ragazze. Gee, Frankie, posso parlare un momento con voi?-
I due ragazzi si separarono dal gruppo, seguendo la ragazza in un angolo.
- Che c’è?- Gerard cominciava ad essere stanco. Non vedeva l’ora di vedere Giddy e sentire le sue dolci labbra. Si passò una mano tra i capelli rosso fuoco, rivolgendo uno sguardo pietoso alla manager.
- Ecco pensavo.. Per la vostra immagine, sarebbe dannoso portarle stasera. Vi consiglio di lasciarle a casa. Sono così giovani e..-
- Alt, ferma.- Frank si accese una sigaretta. – Io Bre la porto. Non mi interessa un cazzo di quello che dici tu. La vita è la mia, e io porto agli Awards chi cazzo mi pare.-
Anche a Frank cominciava a dare sui nervi il comportamento di quella ragazzina che si atteggiava a manager, e che voleva decidere sempre tutto per loro. Si allontanò dalla donna, continuando a fumare e borbottando qualcosa tra se e se.
La ragazza lo guardò indispettita, poi tornò a rivolgersi a Gerard, sbattendo le lunghe ciglia.
- Ti prego, Gee, cerca di capire almeno tu. Lo faccio per te, ma soprattutto per lei. – sorrise dolcemente. – Sarebbe uno shock sopportare tutti quei fotografi e tutta quella gente curiosa. Preserva la tua relazione con lei.-
Il ragazzo sembrava dubbioso, ma in fondo, Lucy aveva ragione. Probabilmente Giddy si sarebbe spaventata con tutti quei paparazzi, e tutto quel caos avrebbe potuto danneggiare la loro bellissima storia.
- Va bene, Lucy. Farò come mi dici. Lo so che lo fai per il nostro bene, e ti ringrazio.-
Gerard era l’unico che sembrava pendere ancora dalle labbra di quella ragazza. Infondo, non aveva fatto niente di male. Stava solo cercando di aiutarli.
Quello che non vide, mentre le voltava le spalle lasciandola sola, era il sorrisetto compiaciuto che le era appena comparso sul viso.
Il suo piano stava funzionando.
 
Il rumore della serratura di casa scosse dal tepore Giddy e Bre, che si erano appisolate quasi abbracciate ai loro abiti.
Scattarono in piedi, quasi volando giù dalle scale, e corsero entrambi ad abbracciare i loro ragazzi, tenendo in mano i loro bellissimi vestiti.
Erano orgogliose di come sarebbero state quella sera, e volevano mostrarlo anche a loro.
- Wow, cos’è tutto questo affetto?-
Frank abbracciò stretta Bre, che lo trascinò in cucina, continuando a baciarlo allegramente.
- Oh, Frankie, non nasconderlo! Sappiamo che cosa succede stasera!-
- Ah, ma hai comprato un vestito, baby!-
Bre sorrise, baciandolo di nuovo.
Frank era al settimo cielo. Non vedeva l’ora di portarla con se, quella sera.
- Non potevo di certo venire con le converse e i jeans!-
Frank la sollevò di peso, mettendola a sedere sul tavolo della cucina.
- Ti avrei adorato anche così, piccola.-
Nel salotto, intanto, Gee si era seduto, mentre si accendeva una sigaretta.
Non sapeva come dirglielo, che lei quella sera sarebbe rimasta a casa.
Era uno stronzo, lo ammetteva, ma voleva solo salvarla da quella vita fatta di capricci e ricatti, di soldi e cattivi sentimenti.
Era così sbagliato, desiderare, per una volta, vivere una vita normale, lontano dai riflettori?
- Che c’è, amore? Perché sei così serio?-
Giddy aveva stampato sul viso un meraviglioso sorriso.
A Gerard si spezzò il cuore.
- Tu stasera non puoi venire.-
Il vestito cadde dalle mani di Giddy.
- Che.. Che cosa hai detto?-
- Non puoi venire.-
Gli occhi di Giddy si riempirono di lacrime, mentre raccoglieva il vestito da terra e lo stringeva a se, come per proteggersi da qualcosa di brutto.
- Perché? Che cosa ho fatto di male?-
Gerard scosse la testa.
- Nulla, amore. Solo.. Lucy mi ha consigliato di lasciarti a casa. Per il tuo bene. Per il bene della nostra storia.-
Giddy non ci stava capendo più niente. Si era fermata a Lucy e aveva resettato il cervello.
C’era sempre quella maledetta puttanella dietro a qualcosa di brutto.
Dio come la odio.
- Lucy. Sempre Lucy, eh?- disse con tono sarcastico, continuando a stringere il suo vestito. Non capiva se era arrabbiata o se era semplicemente triste. Avrebbe spaccato il mondo, e anche la faccia di Gerard, in quel momento.
- Te lo giuro, amore, non volevo che tu stessi male. Lo faccio per noi.-
- Si, si vede proprio che lo fai per noi.- sbottò la ragazza.
Gerard si avvicinò.
- Che cos’è quella cosa che stai stringendo?-
Giddy lo guardò infuriata, e poco dopo le lanciò il vestito.
- E’ un vestito, per stasera! Un vestito di Dior, con tanto di scarpe ed accessori! Complimenti, Way, ci hai azzeccato ancora una volta. Era proprio la cosa giusta da fare, tagliarmi fuori dalla tua vita professionale!-
Si voltò di scatto, per scappare su per le scale.
Non voleva dargli la soddisfazione di vederla piangere. No, non avrebbe pianto per lui. E nemmeno per quell’oca di Lucy.
Si stese sul letto a pancia in giù; non una lacrima cadde dai suoi occhi.
Al piano di sotto, Bre e Frank avevano assistito a tutto.
- Che cazzo è successo?-
- Niente, Bre.- Frank si sedette di fianco al suo migliore amico, guardandolo con una faccia strana. – Lucy ci aveva consigliato di lasciarvi a casa stasera. Io me ne sono fregato, ma il coglione, qui, le ha obbedito subito.-
Bre scosse la testa. Ma che stava succedendo a quel ragazzo, nell’ultimo periodo? Sembrava che Lucy gli avesse dato alla testa.
- Gee, scusami se te lo dico, ma sei proprio una testa di cazzo.-
Il tono non era per niente scherzoso. Bre non aveva la minima voglia di vedere di nuovo Giddy soffrire.
Salì le scale il più velocemente possibile, entrando in camera di Gerard. La trovò a pancia in giù, che respirava a fatica.
- Ok, ora rilassati.-
Giddy non disse nulla, fece soltanto un verso, girandosi dall’altra parte.
- Magari Gee non l’ha fatto con cattiveria, che ne sai?-
- perché prendete sempre le sue difese? Ha sbagliato, punto.-
Bre si alzò dal letto, e, facendo il giro, si ritrovò di fronte alla sua amica.
- Lucy è la colpevole. Non Gerard. Lui potrebbe davvero aver paura per voi. Non è Frank, non ha il suo carattere. Che poi sia una testa di cazzo, questo è certo. Ma non lo fa per ferirti. Sbaglia, ma lo fa senza cattiveria.-
Giddy si alzò a sedere.
- E io che cosa dovrei fare?-
- Guarda gli Awards in tv stasera. Lo so che non è la stessa cosa, ma che altro modo hai? E poi, alla prima occasione, prendi Lucy da parte e chiarisci la situazione. È lei la mela marcia, tra tutti noi.-
Giddy sorrise amareggiata; oltre il danno, anche la beffa.
Ma Bre aveva ragione. Che altro avrebbe potuto fare? Piangersi addosso? Non era certo il tipo da piantare scenate.
Non avrebbe di certo perdonato così facilmente Gerard, ma avrebbe preso da parte Lucy e le avrebbe detto chiaro e tondo di togliere le zampacce da gallina dal suo uomo.
Perché Gee era ancora suo, nonostante in quel momento avesse voglia di prendere tutte le sue cose e tornarsene in Italia. Ma non era certo quello il modo di sistemare le cose.
Abbracciò la sua migliore amica.
- Se non ci fossi tu io davvero non saprei come fare.-
 
- Sono un coglione, sono un coglione!-
Gerars di stava torturando le mani, seduto al suo posto in quella enorme sala. In quel momento si stava esibendo un gruppo di cui a lui non interessava nulla. Pensava incessantemente a Giddy e a come l’aveva trattata.
Non c’era giustificazione. E Lucy poteva anche andarsene a quel paese, per quanto lo riguardava.
- Amico, calmati. Sono sicuro che Giddy ti perdonerà.-
Mikey teneva la mano ad Alicia, che guardava suo cognato come se fosse stato un alieno. Non erano affari suoi, ma pensava che quella povera ragazza avesse una sopportazione non da tutti.
Bre sedeva orgogliosa di fianco a Frank, che la guardava ogni due minuti, estasiato dalla sua bellezza. Quella ragazza gli toglieva il fiato, in ogni modo possibile. Le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandola con delicatezza.
- Sei felice, amore?-
- Si, ma è meglio che tu dica a Gerard di calmarsi, o gli verrà un infarto.-
Frank scoppiò a ridere, tranquillo. Era sicuro che Gee, con quello che aveva pensato, si sarebbe riguadagnato la fiducia di Giddy.
- Ed ora, chiamiamo sul palco i vincitori del “Best Rockband” di quest’anno. Signore e signori, i My Chemical Romance!-
I ragazzi si alzarono in piedi, facendo grandi sorrisi a tutti quelli che facevano loro i complimenti.
Giddy era seduta sul divano in pelle del salotto di Gerard, con un sacchetto di pop corn al burro in mano. Non appena vide Gerard, con il suo completo elegante di Armani, alzarsi e salutare tutti, ebbe un colpo al cuore.
Era, se possibile, ancora più bello del solito.
Si sentiva molto Cenerentola, scartata dal ballo perché non era abbastanza, dalla matrigna cattiva che in quella situazione era impersonata da una bionda con le gambe chilometriche, che si voleva accaparrare il bel principe azzurro.
Ma vedere l’immagine di Gerard, così felice e così sereno, sapendo che era anche un po’ merito suo, la fece sentire un po’ meglio.
Ti amo, Gerard.
- Grazie, grazie a tutti.- la voce del ragazzo risuonava emozionata nel microfono. Aveva l’aria seria, ma i suoi occhi erano illuminati. Era un momento molto importante. – Non avrei mai immaginato di poter ricevere un premio così importante. Voglio ringraziare tutti voi, e tutti i fan per aver creduto sempre in noi. Ma soprattutto, vorrei ringraziare una persona che in questo momento mi sta dando tanta felicità, e che non è potuta venire, a causa di qualcuno. Questo è per te, Giddy. Sai che tutto quello che faccio, lo faccio per noi. Grazie a te, che mi stai appoggiando e dando tanto amore. E grazie ancora a tutti voi, dal cuore.-
Giddy si portò una mano sul cuore, mentre una sola ed unica lacrima scendeva dai suoi occhi. Gerard aveva fatto, ancora una volta, un gesto che l’aveva spiazzata. Non poteva descrivere la sua emozione in quel momento.
Da Cenerentola, si era trasformata nella principessa che indossa le scarpette di cristallo, e che vede tutti i suoi sogni realizzarsi in un solo momento.
In quel momento, Cenerentola era la donna più felice del mondo.
Gerard credeva di non trovare Giddy ancora sveglia, una volta tornato a casa. Invece lei era lì, ad aspettarlo sul divano, con gli occhi rossi.
- Giddy io..-
Lei gli corse incontro, abbracciandolo.
- Non fa niente, lo so, ho capito!-
Gerard la baciò, senza preoccuparsi di avere dietro Frank e Bre che li guardavano con uno sguardo dolce.
- Te l’avevo detto che avrebbero fatto pace, non ce la fanno a stare lontani quei due.-
Frank avvolse le braccia intorno a quelle di Bre, dandole un bacio sul collo.
- E comunque eri bellissima stasera, principessa.-
Bre arrossì e gli tirò un pugno. Era il suo modo per dimostrarle il suo affetto.
Il mio amore.
- Amore, scusami, scusami.-
- Ma tranquillo, Gee. Sul serio. Basta che lasci perdere Lucy.-
Lui le sfiorò il collo, provocandole un brivido.
- Lo prometto, lo giuro.- sussurrò sfiorandole l’orecchio.
Giddy scoppiò a ridere, trascinandolo in camera senza tenere conto del resto del mondo.
Cenerentola era finalmente felice.
 
**
Ed eccomi qui, in ritardo, ma ci sono! Dopo varie minacce, ho completato il capitolo e pubblicato. Spero vi piaccia! *__* A me piace molto. È tutto basato sulla storia di Cenerentola, che ho ripreso in questi giorni facendo da baby sitter con mia cugina.
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui. (quella vecchia è stata cancellata!)
Un bacio.
Ghost.
 

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Capitolo 20
*** Don't go away ***


- Questo sushi è troppo buono.- 
Giddy afferrò un pezzo di maki al salmone con le bacchette, e se lo portò alla bocca, gustandoselo appieno. Adorava il sushi; in Italia, di certo non erano così bravi a cucinarlo, ma comunque era una delle sue passioni. 
- Te lo credo, siamo nel miglior ristorante giapponese di Los Angeles.-
Mikey sorrise, continuando a mangiare allegramente i suoi udon al pollo, uno dei suoi piatti preferiti. Era stato lui a proporre la serata giapponese, come sempre. Ma nessuno dei suoi "cari" amici aveva voluto accompagnarlo, tranne Giddy. Gerard aveva annuito senza nemmeno fare troppe storie; a lui il giapponese proprio non piaceva. Frank, poi, aveva proposto una serata "Horror", alla quale Giddy si era sottratta più che volentieri. Lei e film horror non andavano decisamente d'accordo. 
Ed ora si ritrovava lì, al Sushi House Of Taka, con il fratello del suo ragazzo, a mangiare sushi e a ridere come una pazza; quel ragazzo era troppo simpatico, anche se a prima vista sembrava un po' tonto. 
- Dov'è Alicia? Come mai non è venuta?-
- E' a New York per lavoro. Me l'ha proposto lei di organizzare una serata con tutti voi.. Odio stare da solo.-
A Giddy lo sguardo dolce di Mikey fece molta tenerezza. Lui e Alicia si amavano molto, erano praticamente dipendenti l'uno dall'altra, e essere lontani non era di certo bello. Era felice di tenere compagnia a Mikey. Gli ricordava molto il suo migliore amico, quello che aveva lasciato in Italia senza dare spiegazioni. Con lui era un'amicizia senza secondi fini. Per questo sentiva di tenere molto a suo "cognato"; perchè in ogni gesto, anche il più banale, gli ricordava Stef. 
- Come ti capisco. Anche io odio la solitudine.-
- Come va con Gee, a proposito?-
Gli occhi di Giddy si spensero all'istante. Come stava andando? Non lo sapeva nemmeno lei. Dopo la disavventura di due giorni prima, le acque sembravano essersi calmate. Ma il fantasma di Lucy era sempre appostato dietro l'angolo, pronto a prendersi tutta la sicurezza di Giddy e ad insinuarle il terribile tarlo della gelosia.
Prima o poi mi prenderò la mia rivincita, cara Lucy.
- Andrebbero meglio se non ci fosse la biondina di mezzo.-
Mikey scoppiò a ridere.
- Alicia pensa la stessa cosa. Addirittura ha proposto di romperle una gamba.-
Quella battuta fece tornare il sorriso sulle labbra della ragazza.
- Alicia è un genio.-
- Lo so.- il sorriso di Mikey si allargò ancora. Gli luccicavano gli occhi, quando si parlava di sua moglie. Era la tenerezza fatta a persona. - Comunque, non ti devi preoccupare. Gee non guarderebbe mai Lucy in quel modo.-
- Lo so ma.. E' ammaliato da lei. Non capisco.-
- Perchè Lucy ci sa fare. Nel senso che è un'artista. Ama l'arte, la musica.. E Gerard apprezza molto questo tipo di persone.-
A Giddy era passata la fame. Certo, Lucy era proprio un'artista. Come avrebbe detto Bre, Lucy era "Un'artista da strada.. E per strada intendo marciapiede."
- O meglio, è quello che vuole far credere. Che io sappia, non ha mai fatto vedere un suo disegno. Ma Gee è troppo buono. Si fida, perchè è la nostra manager.-
La ragazza scosse la testa. Non poteva crederci. Lei per prima era una credulona, talmente buona da fidarsi di tutto e tutti. Ma una come Lucy l'avrebbe fatta insospettire subito. 
Scosse la testa di nuovo; non doveva pensarci. Era lì per fare compagnia a Mikey e per divertirsi. Non voleva certo piangersi addosso, di certo non per una biondina oca che cercava palesemente di portarle via il ragazzo. Decise quindi di sorridere, sorridere alla vita che le aveva regalato già tanto, e le aveva fatto conoscere persone speciali, come Gee e Frank, Mikey e Alicia, Ray e Christa. 
- Bene, che cosa facciamo ora?-
- Andiamo al cinema?- gli occhi di Mikey si illuminarono di nuovo. - Per favore. E' una vita che non ci vado.-
- Ok, basta che non mi porti a vedere un film sugli unicorni!-

Sullo schermo passavano le immagini di Halloween, La Notte Delle Streghe. Frank era attentissimo ad ogni singolo fotogramma, sgranocchiando di tanto in tanto, in modo distratto, qualche patatina
 che prendeva dalla busta tenuta in mano da Bre, che sbadigliava ogni tre minuti. Aveva perso il conto di quante volte le avevano fatto vedere quel film, che non l'aveva mai spaventata. Si stava pentendo di non essere uscita con Mikey e Giddy, che probabilmente si erano goduti una bella cenetta a base di sushi e ora erano al cinema a vedere un film migliore di quello. Guardò distrattamente Frank, che come un bambino sorrideva ad ogni scena di squartamento, e scosse la testa. Aveva un ragazzo psicopatico, amante del sangue e degli squartamenti. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, a cui seguì un sorriso dolcissimo.
Si voltò dall'altra parte, dove lo sguardo di Gerard passava dallo schermo al cellulare, senza tregua. 
- Gee, tranquillo. E' solo cena e cinema.- Bre aveva intuito l'inquietudine del ragazzo, che poteva considerare come il suo migliore amico, e cercò di tranquillizzarlo. - Sono Mikey e Giddy. Probabilmente, le persone più fedeli del mondo.-
- Si, ma quand'è che tornano?- sbloccò il telefono, in preda all'ansia, e si mise a scrivere un messaggio.
"Quando torni? E' tanto che siete via. Mi manchi."
- Gee, smettila di fare il cazzone nervoso e geloso e guarda il film.-
- Parla quello che cammina come un ossesso su e giù per la casa anche solo se la sua donna esce a fare colazione senza di lui.-
Frank arrossì, e fu grato che la casa fosse immersa nel buio, altrimenti sarebbe sprofondato dalla vergogna. Maledetto Gerard, che sapeva i punti più deboli. Sentì Bre ridacchiare accanto a lui e sbuffò contrariato.
- Siete antipatici, voi due.-
- Dai, Frank. Non eri tu quello che voleva stare attentissimo al film?- 
Gerard scoppiò a ridere, prendendo un po' di patatine da Bre che sbuffò.
Teoricamente, le patatine erano la mia cena. 
- Ma che palle che fate venire. Halloween è un capolavoro. Siete voi che non capite l'arte.-
Bre picchiettò la mano sulla testa del suo ragazzo.
- Si, si, certo. Tranquillo.-
Frank sbuffò. Ormai la sua serata era rovinata, grazie a quei due cretini di fianco a lui. Si alzò e andò a spegnere la televisione, voltandosi verso di loro con uno sguardo accusatorio, mentre i due ragazzi scoppiarono a ridere.
- Oh, che peccato. Vado a tagliarmi le vene.-
- Taci, Gerard Way del cazzo.-
- Gee, vengo con te. Mi butto da un palazzo.-
I ragazzi continuarono a ridere come pazzi, mentre Frank sbuffava più forte e andava in cortile ad accendersi una sigaretta.
Maledetti guastafeste senza il minimo scrupolo.
Come farei senza di voi? 

Gerard seguì il suo migliore amico, e si accese una sigaretta. Era una bellissima serata; l'aria fresca gli scompigliava i capelli rosso fuoco mentre osservava le stelle che brillavano nel cielo. Era un paesaggio da togliere il fiato.
In quel momento, gli venne in mente Giddy. Era un pensiero innato, ormai parte di lui. Sorrise come un ebete mentre Frank lo osservava.
- Si è di nuovo perso nella poetica del sole e delle stelle.-
Frank diede una spallata a Gerard, che per tutta risposta gli schiantò un pugno sulla spalla. 
Bre scosse la testa. Erano due bambini. Trent'anni e pensare di averne ancora quindici. Tornò dentro, perchè aveva sentito il campanello suonare. Forse Giddy e Mikey erano tornati.
Aprì la porta e venne colta da un conato di vomito.
Davanti a lei c'era Lucy, con un delizioso vestito rosa confetto, e un'enorme confezione di gelato in mano. A Bre ricordava una grossa meringa rosa. 
- Dove sono Frank e Gee?-
- Di là.-
La ragazza bionda entrò, spingendo Bre di lato.
- Ma prego, fa come se fossi a casa tua!-
- Di certo, non è casa tua.-
Lucy si era voltata, guardandola con una faccia da cattiva e schermendola con quella voce da gallina che Bre avrebbe voluto tanto non sentire.
L'impulso era quello di prenderla a schiaffi. Poi, di sotterrarla viva nel giardino di Gerard e lasciare che i cani di Frank facessero la cacca sopra di lei. Fortunatamente, Bre era una ragazza che sapeva trattenersi, altrimenti in quel momento la testa di Lucy sarebbe rotolata allegramente nel salotto, come insegnavano i film horror tanto amati da Frank.
- Lucy! Che ci fai quì?-
Frank corse ad abbracciare la loro manager, che mostrò il gelato.
- Ero di passaggio, ho pensato di farvi una sorpresa!-
- Graditissima, direi.-
Bre respirò a fondo. Stava seriamente pensando di prendere spunto da una di quelle torture di Halloween. Osservò Lucy che veniva abbracciata anche da Gerard, mentre si dirigevano in cucina.
Afferrò il suo Blackberry nero, digitando furiosamente un messaggio semplice ed eloquente.
"Bocca da culo è quì. Ho bisogno di rinforzi."
Si infilò il telefono in tasca, ed andò in cucina, dove i ragazzi stavano già trangugiando il gelato mentre Lucy li guardava ridendo estasiata, con la sua voce da perfetta oca, in coordinato con il suo splendido vestito rosa confetto. 
Sbuffando, si sedette vicino a Frank, mettendogli un braccio oltre il collo e guardando con aria di sfida la bionda, che sorrideva come se fosse la giornata più felice del mondo e di tanto in tanto lanciava sguardi languidi ai due ragazzi. 
L'ipotesi di trucidarla all'istante stava per diventare realtà.
- Allora, Gee. Dov'è la tua bambina? Non Bandit, ovviamente. Intendo Giddy.-
A Bre venne da vomitare. Giddy l'avrebbe ammazzata, non si sarebbe contenuta.
- E' fuori con Mikey. Sushi e cinema, credo.-
- Oooh, un appuntamento galante con il cognato. Non sei geloso? Secondo me, è successo qualcosa.-
A Gerard andò di traverso il gelato, e cominciò a tossire. Perchè Lucy la pensava in quel modo? Doveva preoccuparsi? 
- Si, gallina senza piume. Io e Mikey siamo andati a letto insieme e ora sono incinta!-
Giddy era appena entrata in cucina e stava letteralmente fulminando con lo sguardo Lucy, che era scoppiata a ridere, probabilmente non capendo la gravità della situazione. O forse, era proprio quello che voleva fare capire agli altri; essere un'oca che non si rendeva conto delle proprie azioni mentre in realtà sapeva benissimo quello che stava facendo.
Giddy si avvicinò, minacciosa.
- Attenta a quello che fai, biondina. Noi italiane sappiamo essere davvero cattive, se stuzzicate.-
- Allora ti stuzzicherò fino a quando non scoppierai, bambina.-
Giddy respirò lentamente. Non voleva fare scenate davanti a Gerard, Frank e Mikey, ma quella ragazza stava oltrepassando ogni limite valicabile. Doveva stare attenta a non tirare troppo la corda perchè Giddy era una persona vendicativa.
E la vendetta è un piatto che va servito freddo.
A Bre, la faccia di Giddy ricordò molto quella di Uma Thurman in Kill Bill. Pregò mentalmente che in casa avessero una Katana, per tagliare la biondina in piccoli pezzettini e darla in pasto ai cani. 
- Ok, ragazze, basta.-
Gerard si era appena messo in mezzo alle due ragazze, guardando Giddy con gli occhi imploranti. Con'un ultima occhiata, Giddy si allontanò da Lucy, guardando Bre come a chiederle di uscire con lei.
- Me ne vado fuori. Continuate pure la vostra amichevole riunione.-
- Ecco, brava. Lascia le questioni dei grandi ai grandi.-
Bre trattenne per un braccio Giddy.
- Dai, Lucy, basta. Continuiamo a parlare di lavoro.- 
Frank aveva fatto cenno a Bre di portare fuori la ragazza di Gerard.
Una volta in giardino, Giddy tirò un calcio ad un povero nano colorato, la cui unica colpa era quella di essersi trovato sul cammino della ragazza. Giddy sta volta non avrebbe pianto. AVrebbe lasciato che tutta la rabbia scivolasse dentro di lei, accumulandola. Quando sarebbe scoppiata, di Lucy non sarebbe rimasta che polvere.
- La odio.-
- Lo so.-
La ragazza si accese una sigaretta. Era nervosa, come mai lo era stata in vita sua. Quella biondastra finta osava minacciarla, chiamarla bambina, davanti al suo ragazzo e se la rideva pure. Era stata fortunata, a trovare persone come Gerard e Frank che apprezzzavano le doti lavorative della gente, altrimenti si sarebbe ritrovata in mezzo alla strada.
- E lui la difende anche!-
Le mani di Giddy si stavano agitando in aria, e il fumo della sigaretta disegnava cerchi invisibili, seguendo il movimento delle sue mani.
- Lo so, lo so.-
- Non ha proprio detto niente in mia difesa. Cioè, capisco che sia la loro manager, ma.. Un minimo? No?-
Bre annuì. Capiva benissimo la situazione. Quella Lucy aveva davvero oltrepassato la soglia; potevano rimanere zitte fin quando non le offendeva. Ma quelle offese gratuite, quell'umorismo sottile, erano davvero troppo.
- E' una situazione di merda. Giuro, quando ho visto Frank abbracciarla avrei voluto tagliarle la testa.-
Giddy si sedette sull'erba, schiacciando il mozzicone di sigaretta per terra senza pietà.
- Io non ce la faccio più. Avevo voglia di una storia fresca, senza complicazioni. E invece tutto quello di cui ho voglia ora è tornarmente in Italia.-
Bre comprese che Giddy doveva essere proprio al limite, per dire una cosa del genere. Aveva sperato di andarsene dall'Italia per anni; si era sentita in gabbia, a Bologna, e aveva bisogno di ricominciare una nuova vita.
- Non dire così. Sono anni che sognamo Los Angeles.-
- La storia si sta ripetendo, Bre. E io non sono ancora abbastanza forte.-
Bre si avvicinò, accarezzandole la testa ed abbracciandola.
- Sei forte. Ti ci faccio diventare io, forte.-
Giddy sorrise. Ricacciò indietro le lacrime che sentì salirle agli occhi, e si lasciò cullare dal vento e dalla brezza marina che dall'oceano arrivava fin lassù.
- Bre, mi lasci Giddy un attimo?-
Gerard si stava toccando i capelli, segno visibile di imbarazzo. Bre gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla, e tornò dentro. Gerard si sedette sull'erba, davanti alla sua ragazza, e le prese una mano tra le sue.
- Perchè fai così? Me lo dici?-
- Sono stanca, Gerard. Di tutto. Per quale motivo la signorina mi deve trattare così?-
- Non lo so, ma non ti deve interessare. Fino a quando non importa a me, lei può dire quello che vuole. Non posso prendermela con lei, lo capisci? E' la nostra manager, ci serve.-
Giddy scosse la testa e si accese un'altra sigaretta. Quel nervosismo non le passava.
- Continuerò a non capire, Gee. La situazione deve cambiare.-
- E come? Non posso licenziarla, non ha fatto nulla di male, nel suo lavoro.-
Lui la prese tra le braccia, dandole un bacio sulle labbra. Vederla soffrire, per lui, era terribile. Non avrebbe voluto essere la causa del suo malumore, ma davvero non sapeva come mettere fine a tutta quella situazione.
- Ascoltami, ok?- le prese il viso tra le mani guardandola negli occhi. - Non devi avere paura. Io ora devo andare via con lei, per un incontro di lavoro con un produttore. Sembra che vogliano portare The Black Parade sul grande schermo. Un paio d'ore e sono a casa, ok?-
Giddy sbuffò, ma non disse niente. Non poteva fare altro che fidarsi.
Gee la baciò a lungo, assaporando il sapore delle sue labbra. Lei si lasciò coccolare, poi si staccò all'improvviso.
- Giuro, Gee, che se la situazione degenera io torno in Italia.-
Lui la raggiunse, abbracciandola stretta.
- Te lo prometto, amore.- la baciò sulla fronte, prima di allontanarsi. - Stai quì con me per sempre.-
Non hai idea di quanto lo vorrei, amore mio.

Dalla finestra della camera da letto di Frank e Bre, i due ragazzi erano affacciati alla finestra.
- La vedo dura, per loro due. Lucy non molla.-
Frank prese per mano Bre, decisamente triste.
- Giddy tornerà in Italia, lo sai, vero?-
Anche Bre era triste per la situazione. Odiava vedere la sua migliore amica a pezzi. Non era mai stata così, nemmeno per Alessandro. Non era forte abbastanza per affrontare la tempesta da sola.
- Si, e non voglio. Gerard era così felice, prima di Lucy.-
- Quella ha qualcosa in mente.-
- Puoi giurarci. Fidati, lei vuole Gerard. L'ho capito stasera, da come ha risposto a Giddy.-
Bre guardò la sua migliore amica, che si accendeva la terza sigaretta in poco tempo e si accasciava sull'erba, stanca. All'orizzonte, si stava scatendando un temporale in mezzo all'Oceano. Era quasi un presagio, di quello che sarebbe accaduto poco dopo.
Un uragano, che avrebbe spazzato via tutte le loro convinzioni.
La tempesta era pronta ad abbattersi.

***

Ed eccomi quì.. In super ritardo, lo so, perdonatemi. Ci ho messo tre ore a scrivere questo capitolo. Spero vi piaccia. LE cose cominciano a diventare complicate. Lucy è sempre più sfrontata e antipatica, come vedete.. E gli istinti omicidi ci sono tutti. Vi avverto che questo è solo l'inizio della fine.. Verranno su dei bei casini!
Voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia. 
Se vi va di seguirmi anche su Facebook, ho una pagina. Venite tutti qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 21
*** I'm not a princess, this ain’t a fairytale ***


Bre guardava distratta la sua valigia sul nastro trasportatore, mentre Giddy al suo fianco fissava incredula il vuoto. Era spezzata in due ancora una volta. Solo che sta volta c’erano in mezzo insieme. Ancora non poteva crederci. Poteva essere così stupida? Evidentemente si.
Si avvicinò alla sua migliore amica e la prese per mano, senza parlare. Dovevano farsi forza a vicenda, dovevano farcela. Non potevano permettere che la tempesta che aveva appena sconvolto le loro vite le spezzasse.
Varcarono i cancelli del loro gate, con un peso nello stomaco e il cuore sanguinante nelle loro mani.
Chi ama prima o poi è destinato a soffrire.
Era meglio non amare affatto, allora.
 
Sette ore prima.
 
Bre si svegliò all’improvviso, con uno strano peso sullo stomaco. Niente a che vedere con quello che aveva mangiato, ma tutto a che vedere con quella stranissima sensazione di malessere che l’aveva colta la sera prima, quando aveva visto Gerard andarsene con Lucy e Giddy rimanere sola in giardino.
Si voltò e notò che Frank non c’era; sbuffò, perché era abituata ad averlo al suo fianco tutte le mattine, e la metteva in agitazione ancora più di quanto già non lo fosse. Fece per alzarsi, quando sentì una voce che proveniva dal bagno, sussurrando.
- No, no. Ascoltami, ok? Vieni oggi pomeriggio, che loro non sono in casa. Non voglio turbarla troppo. Va bene, si. Ci vediamo oggi pomeriggio.-
Il peso sullo stomaco di Bre si fece più pesante; senza rendersene conto si era trovata a stringere il lenzuolo e a martoriarsi le labbra, mordendole per non sentire il dolore sordo che proveniva da dentro.
Non è possibile.
Frank usci dal bagno, e la vide. Sorridendole, si sedette accanto a lei e le diede un bacio sulle labbra.
- Mi sei mancata, amore. Scusa, ho ricevuto una telefonata importante..-
- Ho notato.-
Frank sbiancò, ma Bre fece finta di nulla e si accoccolò tra le sue braccia. Si stava imponendo di non pensare male, altrimenti si sarebbe ritrovata sul baratro come la sua migliore amica, ed era certamente l’ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno.
Inspirò l’odore di tabacco di Frank e si lasciò cullare, convincendosi di aver sentito una telefonata tra lui e un produttore. Magari volevano fargli una sorpresa.
Il tarlo che le si era annidiato in testa, però, le suggeriva che non era così. Frank doveva incontrarsi in segreto con qualcuno. O peggio, qualcuna.
Decise quindi che quel pomeriggio avrebbe fatto finta di uscire, ma sarebbe casualmente tornata prima.
Sorrise, beata, pensando a quanto potesse essere malefica. Infondo, poteva anche sbagliarsi. Meglio togliersi il dubbio una volta per tutte.
In quell’istante, le arrivò un messaggio di Giddy sul suo telefono.
”Sono a fare colazione con Helena. Ci vediamo dopo a casa.”
Bre annuì e continuò a farsi coccolare da Frank.
Il suo cuore, sperava profondamente che quel ragazzo non l’avesse delusa.
Perché probabilmente non si sarebbe ripreso.
 
Giddy adorava Malibù e adorava quelle bellissime tavole calde che si affacciavano sull’oceano. Stava chiacchierando allegramente con Helena, quella mattina. Si era svegliata presto, raggiunta da una chiamata della sua amica, e non aveva voluto disturbare Bre. Gerard era tornato abbastanza tardi la notte prima, e lei non aveva voglia di discutere un’altra volta.
Quindi Helena era andata a prenderla e si trovavano lì, in quel magnifico scenario, davanti ad una tazza di caffè e un buonissimo piatto di bacon, uova, toast e fragole.
- Sai che ho trovato un produttore per il mio cd?-
Helena era andata a Los Angeles principalmente per una cosa: poter fare musica liberamente, cosa che in Italia era difficile da fare. Aveva sempre avuto una bellissima voce, ed era un genio con i testi e gli arrangiamenti.
E a quanto pareva, il suo sogno sembrava essersi realizzato.
- Che bello! Quando cominci a registrare?-
- La settimana prossima! Sono eccitatissima.-
- Immagino.-
Giddy sfogliò distrattamente il giornale di gossip uscito quella mattina, che aveva comprato per riempire i buchi di solitudine, che, da quando Lucy era entrata nella vita sua e di Gerard, erano sempre più frequenti.
- Come va tra te e Gee?-
Giddy alzò gli occhi dal giornale, addentando un pezzo di toast. Scosse la testa, sospirando.
Bella domanda.
- Possiamo non parlarne? Rischio di farmi venire l’acidità di stomaco.-
- E dai, non andrà mica così male!-
Giddy scoppiò a ridere. Il problema era che non andava, punto. Continuavano ad ignorare la questione “Lucy”, come se non fosse stata importante.
Il punto era che invece, per Giddy, quella era una questione vitale.
- No, ma non va neanche bene come prima che arrivasse la bionda. Sai che mi ha attaccato? E sai che Gee non ha alzato un muscolo per difendermi? È totalmente soggiogato da quella sgualdrina maledetta.-
- Ma dai! Probabilmente lo fa perché è la sua manager!-
Giddy prese in mano la sua tazza di caffè senza dire nulla. Continuò a sfogliare le pagine di quel giornale con una lentezza incredibile, quasi svogliata.
Ad un certo punto, Helena la vide sbiancare.
La tazza che aveva tra le mani le scivolò, rovinando a terra e spezzandosi, lasciando cadere tutto il caffè.
Gli occhi di Giddy si riempirono di lacrime.
- Non è possibile.-
Non poteva credere ai suoi occhi. Cercava un segno, un qualcosa che le dicesse che quello era tutto un sogno, che quelle foto sul giornale non potevano essere vere. Ma nulla arrivò in suo aiuto. Solo la consapevolezza di essere stata presa per il culo, un’altra volta.
Tradita.
L’articolo di quel giornale recitava a caratteri cubitali una verità innegabile.
“LUCY NEWMAN, IL NUOVO AMORE DI GERARD WAY.”
Giddy non lesse nemmeno l’articolo. Il suo cuore si era fermato nell’istante in cui aveva visto quelle maledette foto. La più grande, ritraeva Gerard, seduto in un tavolo elegante in un famoso ristorante di L.A, che teneva tra le mani il viso di Lucy. Erano talmente vicini che Giddy immaginava che cosa era successo dopo. Un’altra foto, ritraeva sempre Gerard che teneva le mani della ragazza. In un’altra passeggiavano abbracciati sul lungo mare di Malibù.
Giddy si sentiva uno schifo, come mai in vita sua. Aveva dato tutta se stessa in quell’amore, rischiando ogni cosa per stare con Gerard.
Quello era il suo modo di ripagarla.
Tradita, umiliata. Spezzata in due.
Come nessuno prima d’ora aveva mai fatto.
- Bastardo.-
Tutto quello che riuscì a ripetere nei dieci minuti che seguirono fu solo – Bastardo.- .
Helena la prese, e la portò fuori, facendola sedere sulla spiaggia. Lo sguardo di Giddy era perso nel vuoto, come se cercasse una smentita di quello che aveva visto. Il dolore che provava non era paragonabile a niente, se non a quello di una perdita totale. Un buco nero creatosi al centro del petto. Un dolore sordo ed allucinante.
- Voglio andarmene.-
- Certo, tesoro, tutto quello che vuoi.-
Giddy si alzò; sembrava essersi risvegliata dallo stato di trance in cui era caduta.
- Portami da Gerard. Ti prego. Voglio sputargli in faccia il mio veleno.-
Si voltò verso l’oceano per l’ultima volta.
Consapevole che stava dicendo addio a Malibù.
Non sono una principessa.
Questa non è una favola.
 
Gerard si alzò velocemente dal divano. Stava giocando a Need For Speed, ed era ad un punto cruciale della gara, ma qualcuno stava suonando il campanello con insistenza. Andò alla porta, sorridendo tranquillo.
Quando vide Giddy, che sembrava l’ombra di se stessa, entrare in casa senza dire nulla, cominciò a preoccuparsi.
- Che c’è amore?-
- Osi anche chiamarmi amore?- Giddy lo stava guardando a braccia incrociate. Era arrabbiatissima, e sembrava avesse pianto molto. Gerard non capiva. Che aveva fatto, sta volta?
- Non capisco, che c’è Giddy?-
La ragazza gli sbattè l’articolo che aveva letto dritto in faccia.
- C’è questo, mio caro.- gli occhi di Giddy cominciarono di nuovo a riempirsi di lacrime. – C’è che tu e la tua puttanella bionda ce l’avete fatta. Complimenti, auguri e figli maschi.-
Prima di scoppiare in un pianto liberatorio, Giddy corse su per le scale, lasciando Gerard a fissare l’articolo incredulo e senza parole.
Una volta arrivata in camera, tirò fuori l’enorme valigia viola e cominciò a buttarci dentro tutti i vestiti.
- Che cavolo stai facendo?-
Bre era appena comparsa sulla soglia, e guardava la sua migliore amica piangere e fare la valigia. Giddy si girò, completamente inerme, e le si buttò praticamente tra le braccia.
- Lui.. Lui..-
- Ok, tesoro, calmati. Che succede?-
Giddy provò a respirare, ma stava piangendo talmente tanto che faceva fatica anche solo ad aprire la bocca.
- Mi ha tradito, con Lucy. Ci sono le prove sul giornale.-
Bre aprì la bocca, per poi richiuderla subito. Aveva sentito bene?  Gerard l’aveva tradita? Non era possibile.
- Sei sicura? Voglio dire, i giornali raccontano un sacco di cavolate.-
- Ci sono le foto, Bre. Di lui e lei in atteggiamenti teneri.-
Bre si passò una mano tra i capelli, incredula. Che razza di bastardo! Aveva finto per tutto quel tempo, aveva fatto delle promesse importanti. Era necessario, buttare tutto al vento per una bionda oca?
- Non ho niente che mi tiene qui, Bre. Me ne torno in Italia.-
- Ti capisco.-
Le due amiche si abbracciarono, piangendo silenziosamente. Giddy sapeva che la sua vita non era lì, in America. Non più, per lo meno.
- Ma tu resta. Stai con Frank e spacca il mondo, ok?-
Bre annuì. Vederla andare via era come perdere la metà di se stessa. Sua sorella.
Scesero insieme le scale, e quando Gerard vide la valigia di Giddy si mise davanti alla porta, per impedirle di uscire.
- Tu non vai da nessuna parte.-
Giddy lo guardò negli occhi.
- Non sei più nella posizione di dirmi cosa devo o non devo fare.-
Lui la prese per un braccio.
- Ti prego, ascoltami.-
Bre lo tirò via da Giddy, e lo prese da parte.
- Senti, Gerard. Già sei stato abbastanza testa di cazzo, vuoi anche che ti ricordi come violento? Per favore, non fare il pagliaccio. Levati dalle palle e falla partire. Perché non sei davvero nella posizione di patteggiare. Coglione di merda che non sei altro.-
Gerard si lasciò spostare da Bre, mentre continuava a guardare Giddy che se ne stava andando dalla sua vita.
Coglione, non dovevo fidarmi di Lucy.
Giddy alzò lo sguardo, fermandosi sui suoi occhi verde acqua. Il suo cuore ebbe un sussulto, ma finse di non sentirlo. Era bellissimo.
Ero ingenua, mi ero persa nei tuoi occhi.
E non ho mai avuto realmente un possibilità.
- Questo è quello che mi hai dato quando mi hai promesso che saremmo stati insieme per tutta la vita.- Giddy gli diede un fogliettino.
Gerard lo aprì.
- Io..-
- Addio, Gerard. Salutami gli altri. È stato stupendo.-
Cercò di non piangere mentre sentiva Gerard sussurrare, con la voce rotta dalla commozione “You can run away with me anytime you want.”
La porta si chiuse alle spalle di Giddy, mentre Gerard si accasciava per terra e una sola lacrima solcava quel viso pallido. La ragione della sua esistenza se n’era appena andata, e lui non era nemmeno stato in grado di tenersela con se.
Che razza di uomo era diventato? Come l’aveva plagiato bene, Lucy. Aveva creduto alla favoletta della ragazzina ingenua ed espansiva, che vuole solo essere amica dei propri idoli. Quella bionda, invece, li aveva ingannati tutti.
Prese in mano il suo Iphone e compose il numero della ragazza.
- Gerard! Che sorpresa. Dimmi.-
- Sei licenziata, Lucy.-
Silenzio, rotto solo da un sospiro.
- Te ne sei accorto, eh?-
- Giddy mi ha lasciato. Dimmi, erano tutte bugie? Tuo fratello non è morto, scommetto. E immagino che i paparazzi li appostati ce li avevi mandati tu.-
Ancora silenzio. Chi tace acconsente, dicono tutti.
- Sei solo una puttanella. Credevi che sarei venuto con te, una volta senza Giddy? Non l’hai capito?-
- Che cosa?- chiese lei, sull’orlo delle lacrime.
- Che l’amore non finisce così per magia. Mi hai deluso, mia cara. Non osare farti rivedere qui.-
Gerard spense il suo Iphone, buttandolo sul divano. Aspettava solo che Bre tornasse a casa per raccontarle come stavano le cose. Non poteva permettersi di perderla, non in quel modo.
No, quella era una favola, e come tale avrebbe avuto il lieto fine.
 
- Sei sicura di guardava distratta la sua valigiassicurando che, per l’ennesima volta, Giddy stesse bene. Avrebbe avuto l’aereo nel pomeriggio, e per il momento sarebbe stata da Helena.
- Si, Bre. Vai da Frank, ok? E assicurati che Gee stia bene.-
Bre scosse la testa. La sua migliore amica era impossibile. Si preoccupava di come stava quel bastardo di Gerard, invece di preoccuparsi di se stessa.
- Va bene, sister, però per qualsiasi cosa, chiamami, ok?-
Giddy annuì, accendendosi una sigaretta. Era brava a mentire, ma Bre non poteva perdere tempo con lei. Doveva andare da Frank e sistemare la situazione. In fondo, nel loro rapporto non  c’erano mai state ombre, e sicuramente c’era una spiegazione plausibile per la telefonata che aveva fatto Frank.
- Mi raccomando, Helena. Assicurati che stia bene, che non fumi troppo e soprattutto non farla avvicinare all’alcool.-
La ragazza annuì, dandole un bacio sulla guancia.
Bre decise di farsi due passi a piedi, tanto per respirare un po’ d’aria fresca. E così, tra Giddy e Gerard era finita. Sembrava impossibile che un amore come il loro fosse destinato a finire. Sembravano una coppia bellissima; ma gli uomini non mancavano mai di sorprendere, e anche questa volta, Gerard si era rivelato esattamente come tutti quanti. Uno stronzo traditore.
Era impossibile, pensarlo così. La sua faccia angelica suggeriva tutto meno che “sono un bastardo traditore”, eppure, le foto sul giornale erano inequivocabili.
La porta della villa di Gee era semi aperta, quindi la ragazza entrò tranquillamente senza bisogno di suonare il campanello.
La casa sembrava deserta. Gerard non c’era, e tutto il rumore che si sentiva era solo un mormorio concitato in salotto.
È il momento, Frankie.
Senza fare rumore, arrivò davanti al salotto.
Sul divano di pelle, c’erano due figure che davano la schiena alla ragazza.
Frank e Jamia.
Lui la abbracciava teneramente, come se provasse ancora qualcosa per lei.
- Frankie, sono stata stupida.- la donna stava singhiozzando. – Mi manchi dieci anni non si cancellano così.-
- Lo so.-
Lui le stava accarezzando una spalla, come per consolarla. A Bre si attorcigliò lo stomaco.
- Anche tu mi manchi, Jamia.-
Per Bre furono sufficienti quelle cinque parole per rendersi conto che Frank non aveva mai dimenticato quella donna. E che lei non sarebbe stata altro che un rimpiazzo.
Cercando di non farsi venire una crisi isterica, Bre salì lentamente al piano superiore.
Si lasciò andare sul letto, senza scoppiare a piangere.
Lui non merita le mie lacrime.
In un istante, sapeva quello che doveva fare.
Se ne doveva andare anche lei. Los Angeles non aveva senso senza la sua migliore amica e senza Frank. Perché sapeva che Frank l’avrebbe lasciata, prima o poi.
Sarebbe tornata in Italia, con Giddy, e insieme avrebbero ripreso a studiare e a vivere la loro vita, come se Los Angeles fosse stata davvero una vacanza e nient’altro.
Al piano di sotto, intanto, Frank continuava a consolare Jamia.
- Anche tu mi manchi, Jamia. Sono stati dieci anni intensi. Ma ora io ho un’altra persona, e la amo. Non posso lasciarla e tornare con te. Non sarebbe giusto, ne per me ne per te.-
La donna lo abbraccio.
- Quella ragazzina è fortunata, lo sai?-
- Anche io sono fortunato ad avere lei, nella mia vita. E’ la donna per me.-
Jamia si alzò dal divano, e così fece Frank.
Mentre la stava accompagnando alla porta, vide Bre scendere le scale.
- Cosa ci fai qui, Bre.-
- Non preoccuparti.- la ragazza ignorò completamente Jamia e si parò davanti a quello che da quel momento sarebbe diventato il suo ex ragazzo. – Ti tolgo il peso. È finita Frank, addio. Sono stata solo un rimpiazzo per te. Jamia, è tutto tuo.-
La ragazza non lo lasciò nemmeno parlare, gli voltò le spalle e uscì dalla casa.
- Bre! Bre, ti prego, fermati!.-
Bre guardò Gerard, che stava rientrando in quel momento da fuori.
- Che succede?-
- Il tuo amico è un pezzo di merda come te. Addio Way.-
Bre si chiuse il cancello di ferro alle spalle, lasciando dentro quella casa anche tutti i suoi sogni e le sue speranze. La sua maschera di indifferenza cadde e si ritrovò in lacrime, senza più uno scopo, nella vita. senza più nulla se non un pugno di mosche.
L’amore è la cosa che fa più male di tutto.
Non sono una principessa.
Questa non è una favola.
Si incamminò spedita verso la collina, lasciandosi alle spalle quella villa.
Quella villa che conteneva i sogni ormai distrutti di due ragazze che non volevano nient’altro se non essere solo amate.
 
“Ultima chiamata per il volo 7754 per Milano.”
Giddy e Bre si alzarono, tristi e malinconiche. L’ultima volta che avevano preso un aereo erano arrivate in quella città piene di sogni e di speranze.
Sogni che erano stati sbriciolati uno a uno, speranze che erano state vane.
Stavano tornando a casa con il cuore calpestato e sanguinante e un sacco di ricordi dolorosi nella testa.
- Perché si sono comportati così.- Bre aveva pianto per tutto il tragitto verso l’aereoporto. Giddy aveva smesso. Ormai non aveva più lacrime.
- Non lo so, davvero. Pensavo che a Gerard facesse schifo il tradimento.-
Si misero in fila, pronte per salire sull’aereo, quando un rumore le fece girare.
Dall’altra parte del vetro c’erano Frank e Gerard che battevano i pugni sulla spessa lastra per attirare la loro attenzione.
Bre alzò il dito medio verso Frank, che aveva l’aria di essere distrutto, quasi quanto lei.
Giddy la guardò con  tenerezza.
- Vado a sentire cosa vogliono, ok?-
Senza aspettare nessuna risposta, la ragazza si avvicinò al vetro.
- Tornate indietro.-
È troppo tardi per te e per il tuo cavallo bianco, Gerard.
- No, Gee. È troppo tardi. Dovevate pensarci prima.-
A Giddy faceva male il cuore, ma non c’era altra soluzione.
- Ma non è come credete voi. Io sono stato ingannato e Bre ha sentito solo metà discorso e..-
Giddy alzò una mano per interromperlo. Sentiva che stava di nuovo per mettersi a piangere, e non andava bene. Un minuto ancora, e avrebbe sfondato il vetro lasciandosi andare tra le braccia di Gerard.
- E’ troppo tardi, Gee.-
La ragazza si stava allontanando, mentre le lacrime scendevano sulle sue guance.
Gerard la guardava con un’aria strana. Impaurita.
Aveva paura di perderla.
Mentre si allontanava, non potè fare a meno di voltarsi di nuovo a guardarlo.
- Ti amo, Gee. Sarà così per sempre.-
Diede le spalle ai ragazzi, scoppiando a piangere. Era finita, una volta per tutte. Si stava svegliando da quel bellissimo sogno.
Mentre si allontanava sentì Gerard scoppiare in lacrime. E lo sentì una cosa che non si sarebbe mai dimenticata.
- Verremo a prendervi, dovessimo nuotare in mezzo all’Oceano.-
Lo spero tanto, Gerard.
Perché so già che non avrò la forza di andare avanti senza di te.
 
***
Ok, sono morta a scriverlo. Mi sono commossa, lo ammetto. Si, lo so, è un gran casino, ma doveva farli lasciare. Non sarei io se no, non credete? (:
Ma non uccidetemi, perché la storia continua.. Quindi, può succedere ancora di tutto, no? Come vedete, finalmente, Gerard ha licenziato Lucy, perciò anche lei ce la siamo tolta dalle scatole.
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.
 

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Capitolo 22
*** Bologna ***


Un mese dopo.
 
Bologna.
Dopo due settimane di pioggia, il tempo aveva finalmente concesso una tregua ed il sole era tornato a splendere. Erano i primi giorni di Maggio e a Bologna cominciava a fare piuttosto caldo.
Bre e Giddy uscirono dall’aula 2 di via Zamboni con una faccia soddisfatta; avevano appena superato brillantemente un esame, e ne mancavano soltanto tre alla laurea. Tutto andava bene.
O almeno, così sembrava agli altri.
- Non posso crederci. 28! Mi aspettavo molto di meno!-
- Io te l’avevo detto, Bre. Dai che tra pochissimo ci laureiamo!-
Erano tornate a casa da Los Angeles distrutte, ma non avevano più parlato di tutto quello che era successo in America. Negavano anche a loro stesse le emozioni che avevano provato, soffocandole in un angolino buio del loro cuore, spaventate di tirarle fuori.
Non volevano ricordare.
Per non dover pensare nemmeno un minuto a Los Angeles, si erano buttate a capofitto nello studio, dando quattro esami in un mese. Solo così riuscivano a mantenere la testa talmente occupata da non dover rivivere quei momenti. Da non dover pensare mai a loro.
Loro. Non li nominavano mai.
L’unico ricordo che avevano erano le foto della reflex di Giddy, talmente belle da non riuscire a cancellarle. Talmente importanti da aver fatto fare un paio di gigantografie e averle appese in casa loro.
Era l’unica cosa che si permettevano di avere.
Due foto.
Tutto il resto era polvere.
All’uscita della facoltà le aspettava paziente Andrea, uno dei loro migliori amici, che frequentava con loro quasi tutti i corsi di cinema.
Era bello, anzi, bellissimo, con quei capelli scuri e gli occhi a mandorla, e le adorava. Era un buon amico, ma non poteva di certo compensare la loro mancanza.
- Allora, ragazze?-
- Passato! 28 entrambe!-
- Grandissime!- il ragazzo le abbracciò; da quando erano tornate non le aveva viste spesso felici, anzi. C’era un’ombra nei loro occhi, che lui aveva notato e che spesso si era chiesto a che cosa fosse dovuto. Ma non aveva mai chiesto, per sensibilità. Vederle sorridere era per lui una gioia immensa.
- Che ne dite di una buona colazione all’Impero?-
Bre sorrise, annuendo. Quello che ci voleva, dopo un esame del genere, era un bel cappuccino schiumoso e un cornetto al cioccolato bianco.
Era giusto che si coccolasse. Da quando era tornata, non aveva fatto  che punirsi e rimpiangere il suo gesto. Non c’era stato mai motivo di dubitare di Frank. Non gli aveva nemmeno permesso di spiegarsi. Aveva reagito d’impulso, come sempre. Senza rendersi conto delle conseguenze.
Per orgoglio, una volta a casa non aveva risposto a nessuna delle sue telefonate, pentendosene ogni volta.
L’orgoglio era il suo peggior difetto.
Ma lei, in fondo, se n’era fatta una ragione. Era stata abbastanza forte da non lasciarsi abbattere da quello che era successo.
Una parte di me, vorrebbe rivederti, Frankie.
Quella che l’aveva presa peggio era sicuramente stata Giddy.
Anche adesso, nella sua quasi allegria, dopo aver passato l’esame, si vedeva che c’era sempre qualcosa che la turbava, qualcosa che la tartassava, anche la notte. Bre, a volte, l’aveva sentita singhiozzare nel cuscino.
Per lei, Gerard era davvero tutta la sua vita. Bre si chiese che cosa fosse venuto in mente a quel ragazzo per fare un gesto così.
Sapeva il passato della sua ragazza, sapeva che era debole. Avrebbe potuto pensarci due volte.
- Si, dai, mi va un sacco la pasta al cioccolato bianco.-
La ragazza aveva appena sorriso sinceramente, e aveva preso a braccetto Andrea, chiacchierando allegramente.
Bre sospirò, un po’ più tranquilla.
Che si fosse messa in testa che non doveva più soffrire?
La guardò ridere con Andrea. Forse lui era la risposta giusta al suo dolore. Magari non subito, ma piano piano avrebbe capito che con lui poteva essere davvero al sicuro, e avrebbe ricominciato a vivere la sua vita senza più pensare a Gee.
Continuando a passeggiare, pensò che fosse meglio per loro se quei due non li avessero mai più visti, nemmeno sulle copertine dei giornali o in tv.
Ma in quel momento, non sapeva che si stava sbagliando tremendamente.
 
Aereoporto Guglielmo Marconi, Bologna.
 
Il nastro trasportatore girava lentamente, portando le valige dei passeggeri che erano appena scesi dall’aereo in arrivo da Los Angeles. Erano per lo più turisti Americani, arrivati a Bologna per visitarla, girando per la città con le loro costose fotocamere digitali e reflex, e i loro buffi cappellini colorati.
Un ragazzo con i capelli rossi aveva catalizzato l’attenzione di tutti. Aveva gli occhi coperti dai suoi Ray Ban a specchio, e la giacca di pelle appoggiata sulle spalle. Aveva una tracolla, nella quale stava frugando in cerca di qualcosa. Al suo fianco, un ragazzo tutto tatuato stava leggendo febbrilmente un fumetto sconosciuto, e sorrideva tra se e se, perdendosi in quelle pagine colorate. Nella mano sinistra, stringeva una lattina di coca cola fresca, appena chiesta all’hostess gentilissima del suo volo.
Attesero che la loro valigia venisse trasportata dal nastro, poi si allontanarono da lì prima che i curiosi che li fissavano capissero chi erano veramente.
Le porte scorrevoli si aprirono davanti a loro, che andarono a fare la fila con gli altri per prendere un taxi.
- Che caldo!-
Frank si tolse la sua felpa grigia, rimanendo in maniche corte. Una signora molto ricca, al suo fianco, lo guardò disgustata mentre osservava tutti quei tatuaggi.
- Siamo quasi in estate, amico.-
- L’ultima volta c’era freddo.-
Gerard scosse la testa. Se prima di conoscere Bre era fuori di testa, ora Frank era del tutto ammattito.
- Era marzo, amico.-
Si sistemò meglio gli occhiali, pensando alla faccia di Giddy quando se lo sarebbe ritrovato davanti. Probabilmente, uno schiaffone non gliel’avrebbe tolto nessuno, ma finalmente sarebbe riuscito a spiegarsi.
Non poteva finire tutto così, non per una banale incomprensione data da una pazza bionda che voleva solo un po’ di visibilità.
Giddy le mancava come l’aria. Era impossibile non notare la sua assenza, tutti i giorni. Svegliarsi senza di lei era una tortura, non vedere il suo sorriso faceva male al cuore. Anche a Bandit mancava tantissimo. L’allegria che aveva portato nella loro vita non si poteva cancellare da un giorno all’altro.
E nemmeno l’amore.
Mi riprenderò quello che avevamo.
E poi, doveva assolutamente presentare il suo fumetto, il giorno seguente, alla Fiera del Fumetto di Bologna. Quando avevano letto l’annuncio, su internet, aveva pensato che il destino fosse dalla loro parte. Bologna, dove abitava lei.
La Fiera del Fumetto, l’occasione perfetta.
Frank riuscì a fermare un taxi appena in tempo. Salirono sopra al mezzo bianco e dissero la loro destinazione al taxista, che sorrise e si mise a guidare.
Il traffico era tantissimo, vista anche l’ora di punta.
Frank si infilò le cuffiette del suo Ipod, lasciandosi andare alle sensazioni che la musica gli dava.
Bre. La sua dolcissima Bre.
Aveva litigato con Jamia, subito dopo che Bre se n’era andata, intimandola di uscire per sempre dalla sua vita. Il dolore era stato così forte da essere insopportabile. Ma Frank non era un tipo che si rassegnava facilmente. Aveva preso in mano ciò che gli rimaneva della sua vita e aveva investito tutto il tempo e le energie nella realizzazione di del fumetto.
Vedrai che sorpresa, amore mio.
Sorrise, al pensiero che non si era lasciato scoraggiare e aveva prodotto qualcosa di molto, molto buono.
- Siamo arrivati, signori. Esattamente sotto le due torri.-
Gerard allungò all’uomo una banconota.
- La ringrazio. Tenga il resto.-
I due scesero e si ritrovarono in centro a Bologna.
Il sole splendeva, l’indomani avrebbero presentato il loro progetto e prima o poi le avrebbero riviste.
Andava tutto bene.
 
- Questa si che è una colazione!-
Giddy si stiracchiò sulla sedia, massaggiandosi la pancia piena e accendendosi una sigaretta.
- Certo che solo noi possiamo fare colazione a mezzogiorno!-
Bre diede un tiro alla sua sigaretta, armeggiando con il suo Blackberry.
Muto.
- Dove andiamo a pranzo oggi?-
Andrea finì di bere tutto d’un sorso il suo cappuccino, guardando intensamente Giddy. La ragazza si spostò il ciuffo ribelle e arrossì.
No, non era ancora pronta.
Non finchè nel suo cuore c’era ancora Gerard.
- Perché, stiamo a pranzo fuori?-
- Dai, ragazze! Avete passato l’esame! Vi offro il pranzo!-
Giddy e Bre sorrisero. In fondo, che male c’era a farsi offrire il pranzo?
- Ok, ma andiamo al giapponese.-
Una fitta al cuore.
A Mikey piaceva da matti il giapponese.
Giddy scosse la testa, cercando di scacciare i cattivi pensieri.
- Ok.- rispose Andrea, tirando fuori un pacchetto di sigarette strano. – Volete assaggiare? Sono alla vaniglia.-
Un’altra fitta al cuore.
Tabacco e vaniglia, il suo sapore che la inebriava ogni volta.
- No. Grazie.-
- Ok.- il ragazzo cominciò a fumare, poi si ricordò di una cosa. – Domani venite con me alla fiera del fumetto? Vi prego!-
La parola “fumetto” aveva provocato un sussulto nelle due ragazze. Era una cosa che faceva troppo male. Era un cosa che faceva parte di quelle da dimenticare. Ma gli occhi di Andrea erano quelli di un cucciolo tenerissimo, e Giddy non potè fare a meno di annuire.
- Ok, Andre. A patto che non ci fai mascherare.-
Il ragazzo l’abbracciò, e lei guardò innocentemente Bre, che era sbiancata e aveva cominciato a respirare a fatica.
“Respira”,le aveva mimato lei, senza farsi sentire.
Bre sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro. Lei non piangeva, mai. Era una questione di orgoglio.
Poco dopo, si ritrovarono sull’autobus che le avrebbe riportate a casa. Avevano concordato con Andrea che si sarebbero visti davanti al loro ristorante giapponese preferito, ma prima sarebbero passate da casa a cambiarsi.
L’autobus si era appena fermato ad un semaforo, quando a Giddy cadde l’occhio verso quello che stava succedendo fuori dal finestrino.
Quello che la colpì, immediatamente, fu quella chioma rossa che risplendeva al sole. Il suo stomaco si attorcigliò mentre riconosceva quello che era l’amore della sua vita.
Gerard, che firmava autografi in mezzo alla strada in centro a Bologna.
Non è possibile.
Al suo fianco, Frank si faceva fotografare da alcune fans. Sorrideva ed entrambi avevano l’aria tranquilla e pacifica.
Come se non fosse successo niente.
L’ultima cosa che riuscì a vedere, prima di ripartire, furono gli occhi chiari di Gerard alzarsi, come se avesse capito che qualcuno lo fissava intensamente.
L’autobus partì, nell’istante in cui Giddy prendeva il braccio di Bre e lo stringeva.
- Oh, mi fai male. Che c’è?-
- Sono qui.-
Bre scoppiò a ridere. La sua amica era fuori di testa.
Scesero di fretta, ed arrivarono a casa. Le due gigantografie delle foto che avevano scattato davanti a casa di Gerard e sulla spiaggia di Santa Barbara le attendevano come tutti i giorni.
Giddy le ignorò, gettandosi sul letto. Una lacrima cadde dai suoi occhi. Aveva appena rivisto Gerard. Era lui, ne era sicura. E tutto quello che aveva provato non era odio, ma amore, amore folle, e voglia di correre da lui ed abbracciarlo.
- Si può sapere che cos’hai?-
- Ho visto Gee e Frank firmare autografi, in centro a Bologna.-
Bre si sedette, incredula. Che motivo aveva, la sua migliore amica, di mentire?
Le opzioni erano due: o era impazzita, o li aveva realmente visti.
- Sono qui per noi, me lo sento.-
Bre annuì, abbracciandola.
- Stai tranquilla. Se non vuoi vederli, Bologna è la città giusta. Non li incontreremo mai.-
Ancora una volta, Bre si sbagliava di grosso.
 
Gerard si voltò di scatto. Tutto quello che aveva visto era solo un autobus.
Eppure a lui era parso di vedere..
Andiamo, Gee. Non farti dei viaggioni.
- Che c’è?- chiese Frank, firmando l’ennesimo autografo.
- Niente, mi era sembrato di vedere..-
Si fermò, per non sembrare troppo stupido. Non poteva averla visto, non davvero. – Lascia perdere.-
- No, ora me lo dici.-
- Mi era sembrato di aver visto Giddy, va bene?-
La speranza negli occhi di Gerard aveva appena messo buon umore a Frank. Il ragazzo si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla.
- Bre è appassionata di fumetti. Domani non mancheranno, vedrai.-
Gerard sorrise. sarebbe andata meglio. Sarebbe andata molto meglio.
Si, ora ne era sicuro.
 
***
Prima di morire dal caldo, passo alla spiegazione! E’ un capitolo corto, perché è come una sorta di secondo prologo. Da qui, si apre un nuovo capitolo della storia, quello più sofferto. Ora sono tutti in Italia. Che cosa accadrà?
Spero che anche questo, sebbene corto, vi piaccia!
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 23
*** For The First Time ***


She’s all layed up in bed with a broken heart
while i’m drinking Jack all alone in my local bar
and we don’t know how
how we got into this mad situation,
only doing things out of frustration

The Script - For The First Time.

Bologna - Fiera del Fumetto.


Gerard sistemò sul bancone l'ultimo dei cinquanta fumetti che avevano portato con loro per cominciare la promozione. Guardava spddisfatto la copertina, dalla quale due ragazze more sfoderavano un meraviglioso sorriso. Non erano due super eroine classiche: erano semplicemente due ragazze normali, con una maschera super colorata e due pistole a raggi laser. Era la storia del fumetto che le rendeva speciali. Speciali per chi l'aveva creato. Quel fumetto era la metafora della loro vita. I fan dei My Chemical Romance spesso mandavano messaggi pieni di ringraziamento per aver salvato la loro vita. Gerard non ne aveva mai capito pienamente il significato finchè non l'aveva incontrata. Sorrise, sfoglianto le pagine leggere e colorate della sua nuova creazione, poi chiuse velocemente e si andò a sedere.
Frank apparve in quel momento, con in mano le gigantografie di Adrenaline Danger Heart, con un corto vestitnino viola e una giacca di pelle borchiata nera, e Bomb Sunshine, in shorts neri e canotta americana, entrambe trasformate in sagome da mettere ai lati del tavolo. Loro sarebbero stati al centro, pronti a concedere autografi e a sorridere a tutti. Ma il desiderio di Frank era un altro; Bre gli aveva sempre raccontato della sua innata passione per i fumetti, e la sua speranza era di vederla, anche solo per un momento, tra la folla della fiera. Non sapeva come si sarebbe comportato. Tutto quello che gli interessava era baciare quelle labbra ancora una volta.

- Sei pronto, amico?- Gerard appoggiò la sua mano sulla spalla del suo migliore amico. 
- Non lo so. E' la prima volta che faccio una cosa del genere.-
Frank non era pratico di fumetti; aveva letto quelli di Gerard, e tutti quelli della Marvel, ma mai al mondo avrebbe immaginato di produrne uno. Eppure era arrivato anche a questo, per lei.
Lei. Il pensiero del suo viso gli provocò un dolore sordo al cuore. Sapeva che lei, in quel mese di lontananza, aveva cercato il suo aiuto. E lui non c'era stato per aiutarla. Non era stato vicino alla persona che amava di più.
- Cazzo, amico. Fa male.-
Frank si era seduto, mentre Gerard l'aveva raggiunto e si era seduto vicino a lui.
- Credimi se ti dico che capisco come stai.-
Quante volte si era dato del coglione da solo. E aveva odiato Giddy, per non essere rimasta ad ascoltarlo. Le cose sarebbero potute andare diversamente; era colpa di entrambi. Ma Gerard voleva riaverla, a tutti i costi. Avrebbero litigato, come sempre. In fondo, non erano perfetti. Ci sarebbero stati momenti difficili, ma almeno avrebbero affrontato tutto questi insieme.
- Come fai ad andare avanti?-
- Ci sei tu, Frank. C'è Bandit. Ci sono Mikey e Ray. E c'è la volontà di mettere a posto le cose.-
Gerard sorrise. Frank si ritrovò a pensare a quanto fosse cambiato. A quanto fosse lontano dagli anni bui che avevano portato alla depressione e al "buco nero", come lo definiva il suo migliore amico. Vedere Gerard con quella luce negli occhi, nonostante le cose non andassero per niente bene, gli diede la forza di alzarsi ed andare a prepararsi. Ce l'avrebbero fatta. In fondo, potevano contare l'uno sull'altro. Era sempre stato così, e così sarebbe sempre stato.
- Sai chi viene  oggi, comunque?-
Frank scosse la testa.
- Mikey.-
Il tatuato si ritrovo a ridere. Se c'era Mikey, in fondo, poteva spupazzarlo un po' e sfogarsi con lui.
Era così bello avere degli amici tranquilli e innocenti come Mikey.
Con la prospettiva di passare un po' di tempo prendendo in giro uno dei suoi migliori amici, Frank si preparò per quella lunga giornata. In fondo, non andava così male.
Non ancora.

Bre si guardò allo specchio, desiderando quasi subito spaccarlo. 
Sette anni di sfiga. Si, sono davvero quello che ti serve, ora.
Il suo abbigliamento rispecchiava il suo animo, su quello c'era poco  da discutere. Nero come la sua anima. Se fosse stato per lei, si sarebbe attaccata ad una bottiglia di rum, fino a dimenticare perchè si trovava in quello stato. Ma sapeva che Giddy l'avrebbe uccisa. Se ce l'aveva fatta lei, che aveva avuto dei problemi così in passato, perchè non resistere?
Quanto poteva durare una ferita d'amore? Di certo, non tutta la vita. Era quello che si ripeteva da quando era tornata a casa da Los Angeles e aveva passato tutti i giorni a darsi della cogliona per non essersi fermata a parlare con Frank.
D'altronde, non aveva sentito nulla di grave. 
Scosse la testa, raccogliendo in una coda i capelli che ormai cominciavano ad essere abbastanza lunghi. In quel momento, Giddy uscì dal bagno. Fischiettava tranquilla, avvolta in un candido asciugamano bianco.
Sembrava che lei, a Los Angeles non ci fosse mai stata. Il giorno prima aveva pianto per un'ora sul letto, convinta di aver visto Gerard a Bologna, arrivando a realizzare che era totalmente impossibile.
Si era alzata, si era sciaquata la faccia e aveva ricominciato a sorridere.
Bre sapeva cos'era tutta quell'euforia. Andrea.
E, tuttavia, non riusciva ad essere felice per la sua migliore amica. Perchè nei suoi occhi non c'era la scintilla di vitalità che aveva quando guardava.. Non voleva nemmeno pensare al suo nome. Aveva perso anche il suo migliore amico.
- Cos'è quello?- chiese Giddy, indicando gli shorts e la canotta neri. - Non andiamo ad un funerale.-
Bre sorrise per un secondo. 
Adesso è lei, delle due, quella ironica.
Giddy tirò fuori dall'armadio uno sgargiante vestito rosso e se lo infilò, osservandosi nello specchio dalla sua parte del letto. Si, poteva anche andare. Scosse la testa. Persino quando si vestiva non riusciva a dimenticarsi di lui.
Non era felice, per niente, ma doveva dimostrare a Bre che era possibile andare avanti. Quella giornata doveva passare nel totale relax. A lei non erano mai piaciuti particolarmente i fumetti , ma passare una mattinata diversa non poteva che farle bene. Prese la borsa, e in quel momento il campanello suonò. 
- Dai, smettila di fissarti a quello specchio. Andiamo.- Giddy prese per mano la sua migliore amica. Avvicininandosi all'ingresso, alla ragazza cadde l'occhio su un disegno tutto stropicciato. Lesse la dedica, e scoppiò a ridere. Nemmeno se lo ricordava.
You're my inspiration.
Sei la mia ispirazione. Ho visto, Gerard. Ho visto come sono la tua ispirazione.


Giddy non era mai stata ad una fiera del fumetto, per cui non era abituata a quella confusione. C'era davvero tantissima gente. La ragazza non sapeva bene se fosse per la fiera in se, o perchè da due settimane, in radio, continuavano ad annunciare una guest star americana. Per un attimo, aveva anche pensato che potessero essere loro, per poi darsi della stupida. Che cosa ci potevano trovare loro, nella Fiera del Fumetto di Bologna? Meglio tenere i sogni ben chiusi nel cassetto, e chiudere il cuore al loro ricordo.
Bre sembrava stare meglio. Osservava estasiata i cosplayer che giravano tranquilli da un banchetto all'altro, e si fermava praticamente sempre. Aveva già comprato quattro manga e una miniatura di Sailor Nettuno. Anche Andrea era tutto entusiasta. Era praticamente impazzito quando gli avevano offerto la spada di Tidus di Final Fantasy X ad un prezzo stracciato.
- Questo è il mio mondo.- aveva sussurrato a Giddy, prima di abbracciarla.
Bre aveva tossicchiato, e aveva lanciato un' occhiataccia di sfida alla sua migliore amica. Possibile che stesse dimenticando così in fretta? Ma Giddy aveva scosso la testa e lei era tornata tranquilla.
Furono attirati da una gran folla in fondo al primo padiglione. Una miriade di ragazzine urlanti scattavano foto all'impazzata. Qualcuno addirittura piangeva. Doveva essere la famosa star americana.
- Dai.- Giddy prese Bre a braccetto. - Andiamo anche noi a vedere chi è la star.-
- Data la quantità delle urla, non mi sorprenderei se fosse Justin Bieber.-
Le due ragazze si avviarono ridendo verso quel casino di gente. Ce n'era davvero tanta. Doveva seriamente essere qualcuno di famoso e rispettato. A quanto pareva, sembrava tenessero tutti un fumetto molto colorato in mano. Giddy sbirciò curiosa, tentando di capire che cosa potesse essere, ma c'era talmente tanta confusione che era praticamente impossibile. Si ritrovarono ben presto schiacciate tra la folla, incapaci di muoversi per proprio conto. Solo quando trovarono un po' d'aria capirono che probabilmente erano arrivate davanti alla "famosa star". Con il sorriso ancora sulla bocca si voltarono per andare a prendere l'autografo.
A Giddy bastò vedere di sfuggita la fiamma di capelli rossi e una mano tatuata che porgeva un fumetto per capire. Sentì che Bre li aveva riconosciuti non appena le afferrò la mano e la strinse.
Merda.
Gerard e Frank erano lì, davanti a loro. Non sembravano essersi accorti della loro presenza, talmente erano indaffarati a firmare autografi e a distribuire copie del loro fumetto. Bre scosse la testa, cercando di non fermarsi troppo a fissare il ragazzo che le aveva catturato il cuore e l'anima. Sapeva solo che doveva sedersi, o non avrebbe retto a troppa emozione. Cercò di ripetere alla sua testa di calmarsi, ma fu impossibile. Almeno, si trattenne dal saltargli addosso.
Il cuore di Giddy fece una capriola. Si era dimenticata, anche solo per un attimo, di quanto fosse bello Gerard. Dei suoi capelli rossi, che erano la prima cosa che una persona notava. Dei suoi occhi gentili. Delle sue mani con le unghie mangiucchiate. Pensava di aver perso tutto questo, di averlo chiuso in un cassetto in fondo all'anima. 
Capì che tutto quello che aveva provato a Los Angeles non se n'era mai andato quando incontrò i suoi occhi. 
E' un po' come vederti per la prima volta.
Gerard aprì la bocca, come per voler dire qualcosa, ma fu sommerso da altre fan che volevano una sua firma. Anche Frank alzò gli occhi, e in quel momento, sentì Bre trasalire e stringere la sua mano più forte. Vide una lacrima scendere sulla guancia della sua migliore amica, e desiderò avere la forza per scoppiare a piangere, Ma tutta quell'emozione era troppa anche per quello.
- Giddy? Bre?-
Le due ragazze si voltarono e videro Mikey correre loro incontro. Giddy lasciò la mano di Bre e corse ad abbracciarlo. Si sentì stringere forte, da quel ragazzino troppo cresciuto che gli ricordava così tanto il suo migliore amico. In quel momento, tra le braccia di un amico fidato, scoppiò in lacrime.
Mikey non disse nulla, accarezzandole la testa.
- Mikey.- la voce della ragazza era un misto tra l'incredulità e la felicità. Di fianco a lei, Bre stava abbracciando Alicia, che era comparsa subito dietro a suo marito.
- Ok, ora calmati, Giddy.-
La ragazza annuì e lasciò che lui salutasse con affteto Bre, mentre lei andava ad abbracciare Alicia.
In quel momento, comparve dalla folla Andrea.
- Perchè non mi avete detto che conoscere Mikey Way? Lo sapevate, che è il mio bassista preferito?-
Mikey sorrise, e allungò la mano verso il ragazzo.
- Perchè a volte si dimenticano le cose, queste due quì. Io sono Mikey.-
- Andrea. E' un onore, conoscerti.-
Bre prese per un braccio Giddy, sussurrandole qualcosa, a cui la ragazza annuì soddisfatta. Poi si avvicinò ad Andrea, toccandogli la spalla, sospirando.
- Meglio che cerchiamo un posto da sederci. Andre, è ora che tu sappia cos'è successo a Los Angeles.-

Un'ora dopo, seduti su una panchina all'aperto, dopo aver consumato abbastanza sigarette da far impallidire il diavolo in persona, Andrea continuava a guardare incredulo le due ragazze, spostando ogni tanto lo sguardo verso Mikey ed Alicia, come se cercasse una conferma. 
- Quindi, voi siete state le ragazze di Gerard Way e Frank Iero?-
Le due annuirono, accendendosi un'altra sigaretta. L'aver rivisto quei due le aveva scosse parecchio, e non sapere che cosa pensassero in quel momento le faceva agitare ancora di più.
- Non è possibile.-
Il ragazzo continuava a scuotere la testa, ormai rassegnato al fatto che la ragazza di cui era innamorato fosse stata con il suo idolo di sempre. Aveva visto i suoi occhi brillare come non mai, mentre parlava della loro avventura. Aveva capito che non c'erano speranze.
- Mikey, perchè sono venuti quì?-
- Non hai visto il fumetto, Bre?-
La ragazza scosse nuovamente la testa, come se non si aspettasse una risposta del genere. Cosa poteva centrare il fumetto con loro due? O con il fatto che fossero andati a pubblicizzarlo proprio a Bologna?
- Il fumetto è dedicato a voi due. In copertina, ci siete voi. Le protagoniste siete voi. E' il loro modo di sorprendervi.-
Giddy aprì la bocca, incredula. 
La mia ispirazione. 
Ecco a cosa si riferiva Gee quando le aveva dato quel disegno e le aveva sussurrato quella frase. Loro due erano state la loro ispirazione per il fumetto! 
Giddy sorrise. Proprio  non se lo aspettava. Era stato un gesto così tenero che per una volta tuto quello che era successo era passato in secondo piano. Si morse un labbro, per una volta senza parole.
Vide Bre cercare di respirare, di fianco a lei. Frank stava avanzando tranquillo, rivolgendo lo sguardo verso di lei.
Bre sentì il suo cuore martellare nel petto, ed ebbe l'impulso di corrergli incontro. Ma rimase dov'era. Non voleva sembrare una bambina. 
- Ciao.- si limitò a sussurrare lui, guardandola dritta negli occhi. Bre vide Mikey, Alicia e Andrea andarsene, mentre Giddy stampava un bacio sulla guancia a Frank. - Gee ti aspetta dall'altro lato del cortile.-. Bre la vide annuire e correre via.
- Tutto questo tempo, e non mi dici niente?-
- Io..- Cristo, Bre, sei diventata rincoglionita? - Ciao.-
Frank scoppiò a ridere, mentre osservava la lotta silenziosa della parte razionale di Bre che contrastava il suo lato istintivo. Quella ragazza era un controsenso vivente. Epuure lui l'amava così com'era.
- Quanto tempo, eh?- si sforzò di dire lei, imbarazzatissima.
- Troppo.- Frank le passò una mano tra i capelli, abbracciandola. Quanto gli era mancato il suo profumo!
Bre arrossì, ricambiando quella stretta che aveva sognato per notti intere. Si lasciò andare, scoppiando in un pianto liberatorio. Aveva creduto possibile una vita senza di lui. Ora sapeva che niente aveva importanza, se al suo fianco non  c'era Frank Iero.
- Non ho mai pensato di tornare con Jamia.-
- Lo so.- disse piano lei, singhiozzando. Alzò il suo viso, toccando con la mano destra quello del ragazzo. - Non posso credere che tu sia quì.-
- Ma ci sono. Siamo venuti a Bologna apposta per voi.-
Bre annuì. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo che prima o poi sarebbero ricomparsi nella loro vita. Se la loro presenza a Los Angeles li aveva sconvolti anche la metà di quello che era successo alle due ragazze, allora non si sarebbero più lasciati.
- Grazie.- fu tutto quello che riuscì a sussurrare Bre prima che le labbra di Frank si posassero nuovamente sulle sue, come se fosse stata la prima volta. E lei si sentì nuovamente viva, come lo era stata fino ad un mese prima.
Erano tornati ad essere Bre e Frank. Al mondo non importava più nulla.

Giddy corse, corse come non mai nella sua vita. Aveva bisogno di ricominciare, di averlo con lei nella sua vita. Non era importante ciò che era successo con Lucy. L'importante era averlo visto lì, per lei. Era tutto quello che le bastava per sapere quello che voleva davvero. Lo vide seduto su uno scalino, a fumarsi una sigaretta. Forse era ancora più bello di quando l'aveva visto la prima volta, di quando si erano scambiati il primo bacio dietro l'Auditorium. Forse. O forse no.
- Gee.- la voce era strozzata, aveva il fiatone da quanto aveva corso. 
- Giddy.- rispose lui, quasi incredulo. Non credeva sarebbe andata da lui.
La ragazza si sedette accanto a lui. Aveva l'impulso di abbracciarlo, e di posare la testa sulla sua spalla, senza pensare più a nulla se non a quel bellissimo momento. Ma non lo fece.
Gli occhi verde chiaro di Gerard la fissarono.
- Ho sbagliato tutto, con te. Andavi solo amata. Non hai bisogno di essere protetta.-
Giddy scosse la testa, appoggiando una mano sul suo ginocchio.
- Io ho sbagliato a dubitare di te. E' un mio difetto. Non mi fido di nessuno.-
Gerard le prese il viso tra le mani.
- Devo partire, tra due giorni, lo sai vero?-
- Non mi importa. Mi basta sapere che tu ci sei, per me.-
Il ragazzo appoggiò la sua fronte su quella della ragazza, che sentì il suo cuore battere forte. Erano di nuovo loro.
- Ricominciamo da capo, ok?-
- Come se fosse la prima volta.-
Le labbra di Gerard si posarono delicate su quelle di Giddy, che risposero al bacio con altrettanta dolcezza, mentre le mani di Gerard le accarezzavano il viso come per assicurarsi che lei fosse davvero lì. 
Era stato bello ritrovarsi. Era stato strano.
Avrebbero ricominciato tutto da capo, passo dopo passo. Di una cosa, Gerard era certo.
In quel momento, era come baciare Giddy per la prima volta.

***
Uh, ce l'ho fatta ad aggiornare, meno male. Ultimamente pc e connessione internet stanno soffrendo parecchio, inoltre stasera sono alla Notte Rosa, e non sapevo se sarei riuscita ad aggiornare dal mio ragazzo. Ma stamattina avevo voglia di cimentarmi con l'HTML, quindi ecco quì un nuovo capitolino. Premetto che ho pianto tantissimo, ed infatti ci ho messo parecchio a scriverlo.. (: Direi che mancano tre capitoli alla fine, non di più, poi vi libererete definitivamente di me e di questa storia! :D
Il capitolo di spiega da se, direi, no? Quindi, buona lettura.
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Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 24
*** Proposte ***


Giddy si era svegliata all’improvviso. La notte prima avevano fatto l’alba, chiacchierando e passeggiando per le vie di Bologna, facendo di tutto e niente.
Non si era resa conto dell’orario, e forse avrebbe continuato a dormire se il telefono non fosse squillato così insistentemente.
Aveva preso il suo cellulare tra le mani, e si era resa conto, quando aveva visto il nome di Gerard sul display, che lui stava per andarsene.
Aveva gettato il telefono dentro la borsa, senza rispondere, e si era alzata con una velocità che non credeva di avere.
Aveva preso i primi vestiti che aveva trovato sulla sedia, e senza nemmeno pettinarsi era corsa giù dalle scale, prendendo la macchina, diretta all’aeroporto Marconi, in preda all’ansia. Doveva farcela, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonata. Gee e Frank stavano per ripartire, e lei se l’era completamente dimenticato. Aveva in testa solo i baci di Gerard, e le sue mani sui suoi fianchi; così presa dalla loro unione ritrovata che si era scordata che quella perfezione stava per finire.
Il piede schiacciò l’acceleratore e si ritrovò ingarbugliata nel traffico della tangenziale di Bologna.
Imprecando, accese la radio.
Sorrise.
La sua voce le faceva compagnia sempre.
Per sempre.
Doveva farcela, a tutti i costi.
 
Bre girovagava per l’aeroporto senza sosta. Frank e Gerard avevano già imbarcato le valige, e l’aereo stava per partire. Guardò l’orologio un’altra volta, per poi mettersi le mani nei capelli e imprecare silenziosamente. Frank la raggiunse, appoggiando la testa sulla sua spalla e abbracciandola da dietro. Bre si lasciò andare a quella tenerezza, accarezzandogli le mani tatuate.
- Arriverà, vedrai.-
- E’ una cretina.- sbottò la ragazza, controllando l’orologio. – Non possiamo tornare negli Stati Uniti. Non per i prossimi tre mesi. Dobbiamo laurearci! E lei rischia di non vedere Gee per quanto? Mesi..? Guardalo! Guarda come è abbattuto!-
Frank si voltò: Gerard era seduto, con il telefono tra le mani e l’aria angosciata. Probabilmente anche lui si stava chiedendo dove fosse finita la sua ragazza. Il tatuato si voltò di nuovo, prendendo il volto di Bre tra le mani.
- Non posso pensare di non rivederti per tutto questo tempo.-
Le diede un bacio casto, ma per Bre fu sufficiente. Non voleva lasciarlo partire.
- Resta.- la sua voce era un sussurro. – Resta con me.-
- Devo andare da Cherry e Lily. Ma dopo la laurea, vivremo insieme, te lo prometto.- le depositò un bacio sulla tempia e la strinse a se.
Stava per mettersi a piangere e non andava bene. L’aveva appena riavuta, e adesso doveva lasciarla di nuovo andare. Il mondo era ingiusto, a volte.
“Ultima chiamata per il volo AZ776 per Los Angeles.”
- Dobbiamo andare.-
Gerard si era alzato, ormai rassegnatosi al fatto che non avrebbe visto Giddy per un bel po’. Si chiedeva che cosa fosse successo nel giro di sei ore, visto che non si era presentata. Sospirando, prese il suo zaino nero, continuando a giocherellare con qualcosa che aveva nella tasca dei jeans grigi che indossava.
Una lacrima scese dalla guancia di Bre, ma l’asciugò prima che Frank potesse vederla. Lo tenne per mano fin quando non raggiunsero i cancelli. Si guardarono negli occhi un attimo, che sembrò infinito.
- Bre io..-
- Non parlare.- la ragazza lo strinse a se, baciandolo con passione. Il suo sapore forte di coca cola e tabacco non la lasciava mai in pace.
Era suo, suo e di nessun’altra.
- Hey, non vorrete mica andarvene senza salutarmi!-
Gerard si voltò e vide Giddy, dietro di loro, con il fiatone e le mani sui fianchi, che sorrideva a fatica. Sembrava fosse appena fuggita da un incendio. Lui la trovò bellissima anche così, sudata e con i capelli scompigliati.
Bre sospirò di sollievo mentre Frank andava ad abbracciarla per primo.
- Ci hai fatto prendere un colpo! Pensavamo non venissi.-
La ragazza sorrise.
- Certo, e domani è Natale! Mi sono solo svegliata tardi! Tu potevi avvertirmi!- aggiunse guardando la sua migliore amica.
- Quando mi sono svegliata non c’eri. Io poi sono uscita per fare colazione con lui. Che fine avevi fatto?-
Ero in bagno con Gerard..
La ragazza arrossì violentemente, poi lasciò Frank e corse tra le braccia di Gerard. Non voleva piangere. Non voleva e non doveva.
- Questo non è un addio.-
La ragazza lo guardò negli occhi, tentando di cacciare indietro le lacrime.
- Lasciami laureare e corro da te.-
Gerard annuì, poi le sorrise.
- Certo, ma per essere sicuro che tornerai da me, meglio che metti questo.-
Il ragazzo frugò nelle tasche dei jeans, e velocemente infilò qualcosa nel dito di Giddy; lei si guardò la mano e trattenne il respiro. Un piccolo anello con una pietra lilla brillava nel suo anulare sinistro. Questa volta, non riuscì a trattenere le lacrime. Il suo cuore batteva forte, e si strinse al petto di Gerard.
Gerard le prese la mano e gliela mise sul suo cuore. Batteva forte, dall’emozione. Poi con l’altra mano le afferrò il mento e le diede un bacio.
- Mi sposerai, vero?-
Le lacrime le impedirono di vedere Bre e Frank che si scambiavano un cinque. Loro sapevano..
Le lacrime le impedirono di vedere qualsiasi cosa.
Annuì, lasciandosi baciare ancora e ancora.
Il suo, fu un sussurro a fior di labbra.
- Si.-
 
Agosto – Los Angeles.
 
Nemmeno una bibita ghiacciata poteva sconfiggere l’afa che in quei giorni uccideva i poveri turisti di Los Angeles. Giddy gironzolava agonizzante su un marciapiede, in attesa che Frank uscisse dallo Starbuck’s con due bibite ghiacciate. La ragazza si faceva aria con un depliant colorato, che pubblicizzava il miglior negozio di vestiti da sposa di Los Angeles. Mancava un mese al matrimonio, e ancora non avevano pronto niente. Lei e Bre erano arrivate da appena tre giorni, dopo aver dato la tanto sospirata laurea, e già si erano ritrovate immerse di cose da fare. Il caldo certo non aiutava. E Frank Iero nemmeno.
Gerard, il più furbo, aveva insistito tanto affinchè fosse Bre ad accompagnarlo per il vestito da sposo, e non Frank. Diceva che le donne avevano più gusto per certe cose. Così, Giddy si era ritrovata a dover andare a cercare un abito da sposa con Frank.
- Eccomi! Frullato alla fragola con ghiaccio per te, coca cola per me!-
Frank diede il frullato a Giddy, poi la prese a braccetto e cominciarono a camminare sul marciapiede, diretti all’atelier che aveva scelto la ragazza, guardando i vari cataloghi sull’aereo, con Bre.
- Allora, che colore lo vuoi prendere? Verde? Fucsia?-
Giddy alzò gli occhi al cielo. Bianco, sarebbe stato più semplice.
- Perché mi è venuto in mente di lasciarti venire con me?-
- Dai, hai bisogno di un amico che ti consigli il vestito. Perché non lo prendi sopra il ginocchio? Ho letto che va di moda!-
Ecco la ragione per cui non avrebbe dovuto chiamare Frank: quello che per un uomo era di moda, per una donna era una catastrofe totale.
Il ragazzo scoppiò a ridere, mentre entrambi entravano nel negozio. Subito una signora elegante, venne loro incontro, scuotendo la testa.
- No, no. Signore, lei non può entrare. Il marito non deve vedere il vestito prima del matrimonio.-
Frank guardò la signora in malo modo, poi aprì la bocca, per ribattere, ma Giddy lo fermò.
- No, si sbaglia. Lui è.. il testimone dello sposo, mi ha solo accompagnata a scegliere l’abito.-
Giddy vide Frank rilassarsi al suo fianco, e la signora sospirare e mettersi una mano sul cuore. Con gli occhi squadrò le braccia tatuate, ma non disse nulla.
- Ebbene, se è così.. Seguitemi.-
Giddy guardò estasiata tutti quegli abiti da sposa, mentre Frank andava a sedersi sul divanetto. Aveva sempre visto nei film, tutte le ragazze che amavano fare la passerella con i loro vestiti da sposa. Frank non aspettava altro. Sarebbe stato buffo vedere Giddy alle prese con tutti quei pizzi e merletti.
Il primo abito era molto semplice, stile impero, con un po’ troppi pizzi. Frank osservò Giddy fare svogliata “la passerella”, come la chiamava lui, poi scosse la testa con aria decisamente critica.
- Non mi piace. Troppo elaborato.-
La ragazza entrò in camerino; quantomeno, era stato abbastanza carino e non si era fatto prendere dalla foga, urlando “Che schifo! Cos’è questa robaccia?”.
Il secondo era davvero bello, secondo Giddy. Delicato, senza spalline, che cadeva dolcemente lungo i fianchi.
Ma Frank, nuovamente, non era d’accordo.
- Non ti slancia per niente. Secondo me, dovresti provare con qualcosa di più..- si mise una mano sotto il mento, per pensare. – Principesco, direi. Secondo me è il tuo stile. Non cercare cose sobrie solo per compiacere Gerard.-
Giddy gli sorrise. Per una volta, probabilmente, aveva ragione.
- Frank, sei un genio, grazie!- si allungò verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia.
- Meglio che non lo dica a Bre, se non voglio farti ammazzare.- lui le fece la linguaccia e la guardò sparire nel camerino. Qualche secondo dopo, fu raggiunto da Bre e da Gerard, che si trascinava sulle spalle un grosso pacco scuro, e aveva l’aria serena.
- Ma si tratta così il vestito da sposa?-
- Frank, non sono nemmeno arrivato che già mi fracassi i coglioni? Dov’è la mia futura sposa?-
Frank indicò un punto indistinto oltre la testa rossa del ragazzo, poi si avvicinò al suo migliore amico.
- Sai che non dovresti essere qui, vero?-
- Me ne frego. Distraete la commessa.- indicò la donna che prima aveva guardato male Frank. – Mi sembra un capo nazista.-
Bre scoppiò a ridere. Quel ragazzo era davvero una testa calda, ma era stata una giornata piacevole e poteva anche fargli quel favore.
Gerard si guardò in torno, e con un balzo riuscì a raggiungere il camerino di Giddy, entrando senza fare rumore. La ragazza stava provando un altro abito, ed era semplicemente bellissima, avvolta in quel semplice vestito bianco, con i capelli tirati su che facevano intravedere il nuovo tatuaggio dedicato al loro gruppo. “You only hear the music when your heart begins to break.” Era una frase perfetta, per lei. Per loro.
La ragazza si voltò, guardandolo con gli occhi sbarrati dall’orrore.
- No, via! Non puoi vedermi mentre provo i vestiti da sposa.- cercò di spostarlo con tutte le sue forze, senza riuscirci. – Porta sfortuna.-
Gerard la prese tra le braccia.
- Allora togliamolo, questo vestito.-
La baciò sul collo, senza poterle resistere. Una spallina di quel vestito candido scivolò giù velocemente, mentre con la mano destra la accarezzava sulla schiena. Era impossibile resistere. Sarebbe resistita a Brad Pitt, forse, ma non a Gerard Way. Perché lo amava.
Lasciò che Gerard la baciasse ancora, poi si lasciò andare alla passione. Quella passione bruciante che l’aveva sconvolta fin dalla prima volta in cui aveva baciato quel ragazzo così insicuro, così pieno di difetti, ma proprio per questo adorabile. E lei si stava per sposare, con lui.
Tutti i suoi sogni si stavano avverando.
 
- Non posso pensare che sono li dentro a.. a combinare roba!- Frank cercava di guardare oltre la tenda del camerino, sperando di poter beccare i due ragazzi in flagrante.
Inevitabilmente, Bre le tirò uno schiaffo.
- Sei scemo? Tu non l’hai mai fatto in un camerino?-
Frank rivolse uno sguardo penetrante a Bre.
- No, perché, tu si?-
La ragazza arrossì e tossicchio. Frank la prese per un polso.
- Con chi? Quando?-
- Oh, andiamo, non è il caso di essere gelosi. Io amo solo te, no? Il passato è passato..-
Frank si rilassò sul divano, lasciando il polso di Bre e sorridendole. Era geloso, geloso marcio, e non poteva farci nulla.
- Piuttosto, com’è che hai deciso di acconsentire a questa cosa del matrimonio?-
Bre e Frank ne avevano parlato a lungo, mesi prima. Frank non aveva intenzione di risposarsi, dopo la delusione di Jamia. Bre aveva annuito ed aveva cambiato discorso; in fondo, non era importante.
- Perché loro due mi hanno fatto pensare che tutto è possibile.-
Bre si sistemò meglio sulla sedia, deglutendo. Non capiva. O forse, non voleva capire.
Frank fissava un punto indistinto del muro beige dell’atelier, e si torturava le mani.
- Pensavo…- cominciò, e Bre gli prese la mano per fargli coraggio. – Che in un futuro, non troppo lontano, beh.. anche noi potremmo sposarci.-
Il cuore di Bre cominciò a battere furiosamente, e si sentì svenire per un attimo. Non poteva credere alle sue orecchie.
- Come… Come hai detto?-
Il ragazzo si voltò, e la guardò negli occhi.
- Non è obbligatorio. Ma io sento che tu sei davvero quella giusta. Quando ci siamo lasciati, mi è crollato il mondo addosso.-
Bre faceva fatica a respirare, era una cosa che non le capitava spesso. Ultimamente, si era abituata alla presenza di Frank nella sua vita, ma quella proposta era inaspettata. Sbiancò, improvvisamente.
- Ma se non vuoi ovviamente non…-
Lei non lo fece nemmeno terminare la frase; gli si gettò addosso, commossa, baciandolo appassionatamente, senza preoccuparsi di quello che avrebbe detto la nazista che li stava guardando sconvolta.
Si staccò solo quando aveva bisogno di respirare.
- Si, ovviamente.-
Frank scoppiò a ridere, e la prese tra le braccia, continuando a baciarla. Era felice, felice come non mai. Completo. Con lei. Insieme.
- E ora, Frank Iero, sarà meglio occupare un camerino, se non vuoi che la tizia ci denunci per atti osceni in luogo pubblico.-
 
***
Taaaaa daaaaaan.
Aria di matrimonio! So che è un capitolo cortissimo, perdono, ma era necessario per la storia. Meno due capitoli alla fine! La grande avventura sta per finire e io vi voglio ringraziare per TUTTO! (:
Spero vi piaccia  anche questo!
Ah, il tatuaggio di Giddy, ce l’ho davvero!
Vi ricordo, che se volete anticipazioni, news e altro, c'è la mia pagina Facebook, mi farebbe piacere continuare a sentirvi anche lì. Basta cliccare qui.
Un bacio.
Ghost.

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Capitolo 25
*** Happy Ending ***


If that’s the best that I could be?
Than I’d be another memory
Can I be the only hope for you?
Because you’re the only hope for me
And if we can find where we belong,
We’ll have to make it on our own.
Face all the burn and take it out
Because the only hope for me is you

The Only Hope For Me Is You – My Chemical Romance.

 
Respira, respira. Puoi farcela.
Giddy aprì gli occhi, e la prima cosa che la colpì fu un mal di testa di quelli che non si scordano tanto facilmente. La luce che filtrava dalla finestra della camera degli ospiti della casa di Frank le dava fastidio agli occhi. Chiuse di nuovo gli occhi, cercando a tentoni il suo Iphone, che aveva disperso nel letto durante quelle poche ore di sonno di quella notte.
Con uno sforzo enorme, aprì gli occhi cercando di individuare l’ora sul display. Quando riuscì a capire le cifre, le venne un infarto.
Cazzo!
Le undici e un quarto. Era in un fottuto, grandissimo, enorme e imperdonabile ritardo. Perché Bre non l’aveva svegliata? L’avrebbe uccisa, come minimo. Non la lasciava mai dormire, e non la svegliava in un giorno così importante?
Ignorando la testa che pulsava, si alzò e si diresse in bagno, dove si sciacquò il viso, guardandosi allo specchio. Era terribile. Il giorno più importante della sua vita si sarebbe presentata all’altare con due occhiaie post sbronza.
Simpatica, Bre, ad organizzarmi l’addio al nubilato a Las Vegas.
Scosse la testa, cercando di darsi una calmata.
Il grande giorno era arrivato e lei non era assolutamente pronta per quello. In un mese avevano organizzato un matrimonio che sembrava essere grandioso, e non si era mai fermata un secondo per riflettere.
Era giusto? Era normale, sentirsi agitata e dubbiosa, a tre ore dalle nozze?
 
Las Vegas, dodici ore prima.
 
Bre aveva organizzato tutto nei minimi dettagli. Erano due settimane che andava in giro dicendo che voleva “imitare Una Notte da Leoni in tutto e per tutto.”. La grande limousine che aveva noleggiato le aveva lasciate davanti all’hotel Bellagio, dove erano rimaste per una decina di minuti a vedere i giochi d’acqua e colore delle famosissime fontane.
Alicia e Christa erano esaltate tanto quanto Bre; l’unica che desiderava finisse presto era Giddy. Sapeva che la mattina dopo si sarebbe risvegliata come uno straccio strizzato nell’acqua parecchie volte.
Il giro dei locali era cominciato dal Pure, il famosissimo locale all’interno del Caesar Palace, dove l’alcool era circolato a fiumi. Giddy aveva visto un’ Alicia scatenatissima ballare sui tavoli, reggendosi a malapena su quei trampoli che aveva comprato apposta per l’occasione.
Poi erano passate al Tao, dove erano state accolte come Vip e il locale aveva organizzato uno spogliarello per la festeggiata. Giddy si era ritrovata mezza ubriaca, con un boa fucsia sulle spalle, lasciate scoperte dall’abitino di pizzo nero, e una coroncina luminosa in testa,a distribuire dollari a chiunque passasse davanti a lei, mentre Bre si era lasciata trasportare dalla musica e, frustino in mano, si era data alla pazza gioia, frustando tutte le ragazze presenti in quel locale.
- Questa la mandiamo a Frank.- aveva esclamato Christa, scattando una foto di Bre che tirava un calcio allo spogliarellista, accusandolo di essere “troppo poco muscoloso.”
La serata era finita in bellezza al Tryst at Wynn, dove le ragazze, ormai del tutto fuori di testa, si erano ritrovate a ballare in mezzo ad un enorme palco, dando davvero spettacolo, per poi finire a mollo nella cascata al di fuori del locale, continuando a ballare anche sotto l’acqua.
 
Era stata una serata delirante, non c’erano dubbi. Divertente, certo, e folle. Ed ora Giddy si ritrovava con due occhiaie scure sotto gli occhi e un mal di testa assurdo. Non riusciva nemmeno a pensare.
- Finalmente sei sveglia!-
La ragazza si voltò e vide Bre, con un bicchiere in mano ed un sorriso stampato sulla faccia. Sembrava avesse dormito quanto? Dodici ore?
- Ti odio, guarda come sono ridotta! Il matrimonio è tra tre ore!- Giddy prese in mano il bicchiere e lo svuotò tutto, in un lungo sorso, poi chiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre. Si buttò sul letto, sfinita.
La giornata doveva ancora cominciare.
- Siamo sicuri che sia la scelta giusta?-
Bre si sdraiò accanto a lei, prendendole la mano.
- Sei tu che lo senti, se è la cosa giusta. Qui dentro.- le appoggiò una mano sul cuore. – Ma se vuoi il mio parere, sì, lo è.-
- E’ che.. non è presto? Mia madre…-
Bre le prese la mano.
- Tua madre è felice per te, indipendentemente da quello che sceglierai di fare. Ora non sei tu che parli, ma è l’agitazione.-
Giddy annuì, ed improvvisamente si sentì meglio. Non vedeva l’ora di arrivare su quella spiaggia e di prendere per mano Gerard, per continuare il cammino della vita insieme. La medicina che Bre le aveva dato aveva fatto effetto, e si sentiva piena di energie. Sorrise, alla sua migliore amica, sempre con lei in quell’avventura, e la fece alzare dal letto.
- Coraggio.- mormorò, correndo verso l’armadio e spalancandolo. – Dobbiamo andare ad un matrimonio!-
 
Coraggio, coraggio. Puoi farcela, stavolta.
Gerard fissò con spavento il vestito bianco che era perfettamente stirato ed ordinato sul letto. Poche ore ancora, e si sarebbe sposato. Per la seconda volta. Il matrimonio non gli faceva paura; la prima volta si era sposato nel backstage di un concerto, certo. Ma sentiva di dover fare le cose in grande, la seconda volta.
La seconda ed ultima volta.
Respirò a fondo, sedendosi sul pavimento e tenendosi la testa tra le mani. Erano giorni che ripeteva a se stesso che era la scelta giusta, che con Giddy non si sbagliava.
Aveva addirittura rifiutato l’addio al celibato, per svegliarsi carico la mattina del matrimonio. Era bastata una semplice grigliata da Ray, la sera precedente, con Frank e Mikey, gli unici punti fissi della sua vita. Carne arrostita, qualche birra, sigarette e tante chiacchiere.
 
- E così, domani ti sposi. Per la seconda volta.-
- Già, Mikey. Lei ti piace più di Lynz?-
Mikey aveva annuito, bevendo un sorso della sua Corona con limone. Lui e Giddy avevano un rapporto speciale, come se avesse una sorella invece di una cognata. O una migliore amica.
- Come ti senti?- aveva chiesto Frank, sempre attento a quello che provava il suo migliore amico.
- Agitato.- aveva risposto lui. – Intimorito. Ma ho voglia di sposarla.-
I suoi occhi erano sinceri, mentre sorrideva alla luna, chiedendosi che cosa stesse facendo lei in quel momento.
- Questa volta, sono sicuro che è quella giusta.- Ray gli aveva posato una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo. Il matrimonio era un passo importante, e Gerard aveva diritto a tutta la felicità del mondo.
- Grazie, amici.- aveva sussurrato lui, prima di finire con un sorso la birra e sorridere, grato. Grato ai suoi tre migliori amici, e fratelli, di sangue e non, che vivevano quella nuova avventura con lui.
 
Gerard si guardò allo specchio. I capelli rossi spiccavano in contrasto con il vestito bianco di Armani, che lui e Bre avevano scelto dopo mille prove di mille vestiti. Bianco, puro. Come quello che c’era tra di loro.
Il ragazzo scosse la testa. Stava diventando troppo sentimentale. Si sarebbe ritrovato a scrivere lagnose canzoni d’amore come i Jonas Brothers, se avesse continuato ad essere così innamorato.
Era spaventato, spaventatissimo, forse, ma non vedeva l’ora di vedere la sua ragazza camminare per quella passerella, sulla spiaggia, venire in contro a lui. Doveva essere un’emozioni fortissima.
- Ma guardati… Gerard, sei… un uomo.-
Donna era arrivata qualche giorno prima, ed era stata accanto al ragazzo per tutto il tempo. Ora lo osservava, con orgoglio. Il suo ragazzo stava finalmente per sposarsi. Un matrimonio vero, con una ragazza deliziosa.
- Ho paura, mamma.-
La donna lo abbracciò da dietro, fissandosi nello specchio e fissando il viso preoccupato del figlio.
- E’ normale avere paura, prima di un grande passo. Ma devi stare tranquillo.-
- E se lei non si dovesse presentare?- gli occhi del ragazzo erano sgranati, come quando da piccolo, aveva paura che le persone accanto a lui morissero.
Donna scoppiò a ridere, scompigliando i capelli a colui che considerava ancora il suo bimbo, nonostante la sua età.
- Quella ragazza ti ama. Si vede da come ti guarda.-
Gerard sorrise timido e si lasciò abbracciare da sua madre.
In quel momento, una sonora risata spezzò quel bellissimo momento.
Frank, in abito nero e cravatta, era letteralmente piegato in due dal ridere, mentre osservava Gerard e come era vestito.
- Beh, che c’è?- chiese il ragazzo, osservando l’amico quasi rotolarsi per terra.
- Sembri.. Sembri..- le risate non riuscivano a farlo parlare. – Ronald McDonald’s.-
Gerard si rabbuiò, e per risposta gli fece il dito medio.
- Sei uno stronzo, però!-
- Io dico solo la verità!- Frank si avvicinò al suo migliore amico, abbracciandolo. – Hey, sto scherzando. Congratulazioni, fratello.-
- Grazie.-
- Ovviamente.- continuò il ragazzo. – Voglio una fetta di eredità. Di chi è stato il merito? Chi ti ha trascinato quella sera in quel locale?-
Frank sorrise, orgoglioso di essere stato lui a far nascere quell’amore, anche se quella sera non se lo sarebbe mai immaginato. Non si sarebbe mai immaginato che avrebbe conosciuto una ragazza così speciale che l’avrebbe aiutato a superare un periodo difficile della sua vita. Bre aveva letteralmente preso in mano i cocci della sua vita e li aveva rimessi insieme, uno per uno.
Ed era orgoglioso di loro due, come era orgoglioso di Gerard e Giddy.
- Hey ragazzi!- il flusso di pensieri di Frank fu interrotto da Mikey, anche lui elegantissimo, entrato nella stanza parecchio agitato. – Ci siamo. La macchina è qui.-
È arrivato il momento, Gee.
Vai e spacca il mondo.
 
- Cavoli.-
Bre aveva le lacrime agli occhi, mentre stavano scendendo dalla macchina. Giddy allungò una mano verso la sua migliore amica, che la aiutò a mettersi in piedi. Era uno splendore. Le cadde una lacrima, mentre lei si metteva a posto lo splendido vestito di Vera Wang. Sembrava una principessa, in quel vestito di tulle, con la gonna ampia, il bustino senza spalline e il velo lungo. Unico tocco di colore, in tutto quel bianco, era una semplice fascia lilla, all’altezza della vita. I lunghi capelli erano acconciati elegantemente, e qualche boccolo ribelle scendeva a solleticarle il collo. Era semplicissima, senza gioielli o altro. L’unica cosa su cui aveva insistito era stato il bouquet di gigli. Giddy non parlava, talmente era emozionata. Si limitò a fissare le sue damigelle, splendide in blu, e a sorridere timidamente, mentre suo padre la prendeva a braccetto.
Tutti i suoi sogni si stavano realizzando.
- Sei bellissima.- Bre le allungò un bacio sulla guancia, mentre una lacrima scendeva sulle sue guance. Vedere i sogni della sua migliore amica realizzarsi tutti in quel giorno era magnifico.
- Bre, io un giorno mi sposerò in un Vera Wang, me lo sento.-lo diceva sempre, durante le loro lunghe colazioni nel centro di Bologna.
- Ti voglio bene.- disse Giddy, ricambiando l’abbraccio. – Grazie di essere qui anche stavolta.-
Il mare, a pochi passi da loro, si infrangeva rumorosamente sulla spiaggia, ma quel rumore fu coperto dalla marcia nuziale, che dava il via alla cerimonia.
Gerard alzò gli occhi, e in quel momento la vide. Si lasciò sfuggire un sorriso, e la tensione che provava prima non c’era più. Si era volatilizzata non appena i loro occhi si erano incrociati. Rimaneva solo una passerella bianca a separarli.
Lei era bellissima, e sembrava davvero molto emozionata. Sorrise a sua volta, cercando di non sembrare impacciata, ed allungò una mano.
Le loro dita si incrociarono, e tutta la paura che entrambi avevano provato svanì, d’impulso.
- Sei bellissima. Ti amo.-
- Ti amo anche io.-
Frank si avvicinò a Bre, che aveva cominciato a piangere nel momento in cui i suoi due miglior amici si erano toccati la mano,  l’abbracciò, dandole un bacio sulla testa.
- Arriverà anche il nostro momento.-
Il cuore di Bre sussultò, mentre si stringeva in quell’abbraccio e lui le sussurrava quanto fosse bella.
- E tu sei elegantissimo, non me lo sarei mai immaginata.-
Frank non resistette e la baciò nuovamente, questa volta sulla bocca. Lei scoppiò a ridere, poi gli mise un indice sulla bocca e lo invitò ad ascoltare le promesse che i due sposi si stavano scambiando.
- Io.. – Giddy era emozionatissima, non riusciva quasi a parlare. – Io non sono una ragazza che esprime i propri sentimenti facilmente. Ma.. Nella mia vita ho sempre desiderato conoscerti. Quella sera, in quel locale, non sapevo che piega avrebbe preso la mia vita. Ma sono felice, di averti incontrato. Sono felice di aver deciso di viverti, e sono felice di stare per diventare la tua sposa.-
Gerard sorrise, poi le prese le mani.
- Io non sono capace di fare queste cose. Sai come sono fatto, e sai che preferisco esprimermi con la musica. Perciò, tutto quello che posso dirti è, citando una delle nostre canzoni, che tu ami, è che tu sei la mia unica speranza.-
 
Il tramonto era particolarmente bello, su quella spiaggia, quella sera. La cerimonia era durata poco, e si era dato il via ai festeggiamenti tre ore prima. Giddy si era tolta il velo e si era sciolta i capelli, che ora volavano nel vento. Osservò la sua mano sinistra, dove brillava una piccola fede in oro bianco.
Era sposata, non poteva crederci.
Era una bellissima sensazione, sapere di appartenere per sempre all’uomo che amava. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel vento così dolce, fin quando non sentì una mano posarsi sulla sua.
- Ti amo. Te lo ripeterei cento volte.-
Giddy abbandonò la testa sulla spalla di Gerard, tranquilla. Era meravigliosamente felice, in quel momento.
Ne avevano passate tante, in quei mesi insieme. Litigi, gelosie, fraintendimenti. Eppure, entrambi avevano capito subito di non poter vivere senza l’altro, di dover sentire sempre e costantemente la presenza dell’altro nella loro vita.
Gerard la baciò, dolcemente, come il loro primo bacio, mentre il vento scompigliava i vestiti e i capelli.
Giddy si sentì tirare il vestito, e vide la piccola Bandit sorriderle dolcemente. La prese in braccio, lasciandosi baciare dalla piccola.
- Sei pronta per una nuova vita, insieme?-
Stava per rispondere, quando venne interrotta da una voce irritante, ma tremendamente simpatica. Frank e Bre li stavano raggiungendo, sorridenti e felici come non mai.
- Si, Gerard, sono pronto per una vita con te!-
- Cretino!- Bre gli tirò un pugno, e lui rotolò per terra, portandola con se. Quando riuscirono finalmente a sedersi, Bre abbracciò Giddy.
- Abbiamo deciso di sposarci a Novembre.- era raggiante e parecchio commossa.
- Non ci credo! Che notizia meravigliosa! E bravo il nostro Frank.- anche Giddy gli tirò un pugno, in segno di gratitudine.
- Ma è possibile che alla fine vengo sempre preso a schiaffi? Sono piccino, io!-
- Ma smettila! Sei più infantile di Cherry e Lily messe insieme!-
Per tutta risposta, Frank prese Bre tra le braccia e la baciò, con passione e amore. Quella passione e quell’amore che aveva sempre legato tutti e quattro, fin dal primo giorno.
Con la mente, tornarono a quella sera di metà marzo, a quella festa al quale non avrebbero mai partecipato senza la vicinanza dell’altra persona alla quale erano legati.
Quella festa, quella sera, in cui quella magia era nata.
E che avrebbe continuato a vivere nei loro cuori, per sempre.
 
***
Ebbene si, siamo alla fine. Con un po’ di tristezza, devo dire. Ma come vi avevo già annunciato, eccolo qui, il tanto atteso happy ending!
Grazie, a chiunque abbia seguito questa storia, a chiunque l’abbia commentata e anche solo letta. Siete stati di grande ispirazione per me!
Non perdetevi l’epilogo, la prossima settimana!
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Un bacio
Ghost.
 

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Capitolo 26
*** Epilogue - La storia si ripete ***


Hawaii, tre anni dopo.

- Vuoi tu, Frank Anthony Iero prendere come tua legittima sposa la qui presente Brenda Goldoni?-
La ragazza lo guardò con gli occhi innamorati, ed emozionati. Il vestito blu stile impero svolazzava leggero nell'aria, mentre lei teneva le mani appoggiate sul pancino di appena tre mesi. Frank la guardò, altrettanto emozionato, un po' impacciato nel suo completo scuro, e sorrise allegramente.
- Si.-
La sua mano andò a raggiungere quelle di Bre e le accarezzarono il pancino, orgoglioso di quella che era la sua famiglia.
- Io vi dichiaro marito e moglie.- disse il parroco con aria solenne. - Può baciare la sposa.-
Il ragazzo si avvicinò a lei, prendendola tra le braccia ed avvicinandosi. Non poteva crederci, lei era diventata sua moglie. Si sentiva completo, come mai prima d'ora. Tutto quello che voleva si era appena realizzato. Prese il viso di quella che ormai era sua moglie e la baciò teneramente. Poco dopo, si sentì afferrare per un lembo della giacca e guardò in basso, ed un sorriso ancora più largo si fece spazio sul suo volto.
Matt, il suo figlio più piccolo.
- Posso baciare anche io la mamma?-
- Ma certo, campione!-
Lo prese in braccio e il piccolo gettò subito le mani al collo di sua madre, che lo prese tra le braccia e lo coccolò un po', prima che lui le desse un leggero bacino sulla guancia.
- Ora vado a giocare con Tiffany.- disse lui, saltellando allegramente giù per la collina in riva al mare che gli sposi avevano scelto come location per il loro matrimonio.
Giddy apparve dal nulla, con il bouquet della sposa in mano e un bellissimo vestito lilla. Andò ad abbracciare la sua migliore amica, anche lei finalmente sposata. Al suo fianco, Gerard sorrideva allegro mentre le teneva la mano. Erano sposati da tre anni ed erano ancora innamorati come il primo giorno.
- Sei bellissima, non smetterò mai di ripetertelo.- sussurrò Giddy alla sua migliore amica, che quasi scoppiò in lacrime.
- Tutto questo non sarebbe stato possibile senza di te.-
La ragazza scrollò le spalle. - Ho solo detto a Frank che se non ti avesse sposata l'avrei privato dei suoi preziosi gioielli di famiglia.-
Entrambe scoppiarono a ridere, ancora complici, come una volta, e come sarebbero sempre state.
- Amico, impagliato anche tu per la seconda volta.- disse Gerard, mentre appoggiava una mano sulla spalla di Frank.
- Che cosa ci vuoi fare? Sono donne.-
In quel momento, tutti  e quattro si girarono, attirati dal frastuono incessante che proveniva da dietro di loro.
In fila, tutti per mano, stavano risalendo la collina le ragioni della loro vita.
Bandit era la più grande; aveva ormai cinque anni ed era in tutto e per tutto una signorina, uguale a suo padre nelle espressioni e nel modo di fare. Aveva insistito perchè nessuno le tagliasse mai i capelli, che ora arrivavano a metà schiena. Al suo fianco c'era Tiffany che, al contrario, era uguale identica a Giddy, determinata come lei, coì come Matt era identico a Bre. I due avevano quasi tre anni ed erano nati a due giorni di distanza. Quando le due ragazze avevano saputo di essere incinte nello stess periodo, non si erano sorprese.
- Dobbiamo fare sempre tutto in sincrono, io e te.- aveva detto Giddy, abbracciandola.
Cherry e Lily erano indietro, entrambe per mano a "zia Aly", come adoravano chiamarla. Alicia era sempre bellissima, stretta in un tubino nero con un paio di tacchi vertiginosi, seguita da Mikey, da Ray e da Christa.
- E' stato un matrimonio bellissimo.- mormorò la ragazza, passando Cherry a Frank che cominciò a spupazzarla di baci.
- Grazie.- Bre sorrise e si guardò intorno. Era stato un matrimonio semplice, con solo loro, ma tutto quello le bastava. Teneva la mano saldamente intrecciata con quella della sua migliore amica, mentre guardavano i loro figli giocare allegri sulla spiaggia davanti a lotro, mentre i loro mariti stappavano in quel momento una bottiglia di champagne.
Le ragazze sapevano che quello sarebbe stato uno degli ultimi momenti insieme, prima che i ragazzi partissero per il tour, ma avevano promesso di portarle con loro in europa, quell'inverno. 
- Allora, a cosa brindiamo?- chiese Gerard, mentre prendeva tra le braccia Giddy, provocandole un brivido, come sempre. Non si era mai veramente abituata a quei gesti ed ogni volta le provocavano una sensazione nuova, per niente spiacevole.
Bandit diceva che si vedevano le farfalle nello stomaco, quando il papà baciava Giddy.
- A noi.- Frank indicò il gruppo con un sorriso enorme. - A noi quattro, che abbiamo condiviso avventure speciali. E a noi tutti, perchè in fondo, siamo tutti una grande famiglia.-
Giddy alzò il suo calice in aria come gli altri, e guardò Bre. Sapeva che entrambe avevano pensato la stessa, identica cosa.
Era vero quello che aveva detto Frank. Loro quattro avevano un rpporto speciale, perchè insieme ne avevano passate tante. Si erano sempre sostenuti, mentre si stavano conoscendo, ed erano diventati quattro amici speciali.
Ma tutti gli altrti, Mikey, Alicia, Ray e Christa, formavano con loro una bellissima famiglia, la più bella che si potesse desiderare.
E Giddy e Bre sapevano che su di loro avrebbero sempre potuto contare.
Per sempre.

***
Ed è arrivato il momento dei saluti. Ok, ora piango, me lo sento. L'epilogo è cortissimo, lo so, ma stavo troppo male. E comunque, io penso sia una fine perfetta per questa FF. Volevo ringraziare ognuno di voi per il supporto che mi ha dato scrivendo questa storia, che è la mia preferita di tutte. Prima di tutto, voglio ringraziare la donna della mia vita, Kat Logan, che ha visto nascere e svilupparsi questa FF e che è la protagonista insieme a me. Ti voglio bene, lo sai. Poi, volevo ringraziare tantissimo due persone alla quale sono legatissima e che ho conosciuto grazie a questa FF che sono MrsKilljoy e BlackMariah. Siete meravigliose e io vi adoro. Ed infine, grazie anche a keepcalmandbeiero che mi ha sempre sostenuta dall'inizio! E tutte quante, anche se non vi nomino, GRAZIE.
Spero seguirete le altre due mie FF sui chem "Inafferrabile" e "The Scars Of Your Love, They Leave Me Breathless".
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Un bacio
Ghost.

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