uguali? no!

di rospina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** presentazione ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** creo que ahora puede volver a empiezar ***



Capitolo 1
*** presentazione ***


Le strade di Buenos Aires erano come sempre piene di macchine e passanti. Flor passeggiava per le strade guardandosi attorno, tra le mani stringeva un giornale di annunci. Stava disperatamente cercando un lavoro e vagava senza meta. Si imbatté in una grande cancellata, alzò gli occhi e vide sventolare una bandiera gialla e bianca con un simbolo. Premette il pulsante del citofono e quando un uomo grande dalla pelle color ebano andò ad aprirgli la fece passare senza problemi. Stranamente la giovane non disse nulla, si guardava intorno guardando ogni singolo oggetto con grande stupore. Tutto era meraviglioso. Ogni cosa doveva costare un occhio della testa. Varcò un portone e subito la luce la invase. Una scala di marmo bianco fu di fronte ai suoi occhi:

“Ninì! Fortunatamente sei arrivata, l’ambasciatore ti cerca!” una donna robusta dai capelli rossi le parlò e lei cercò di dire qualcosa

“Non dire nulla e spicciati!” rimbeccò la donna

Flor non riusciva a capire perché le parlasse come se la conoscesse. E la donna aggiunse: “Ninì sei stralunata come sempre!”e disparve dietro una porta bianca.

Si girò intorno e guardò il grande lampadario che le penzolava sulla testa e una voce stridula la chiamò:

“Ninì! Si può sapere dove sei finita? Non capisco proprio perché Tomas abbia deciso di tenerti qui all’ambasciata ma se fosse per me ti avrei già cacciato, sei una buona a nulla, non sei capace di fare niente”

Celina, non azzardarti a parlare a Ninì in quel modo!” come al solito i due fratelli uniti nella cattiveria si dividevano su Ninì. Ma Flor non ebbe il coraggio di parlare, e vedendo che i due stavano litigando per una certa Ninì si allontanò e corse nel giardino. Una piccola casetta, cosa c’era di più sicuro di una casetta deserta? Vi entrò come se fosse un fulmine, e la sua sorpresa fu immensa. Non poteva credere ai suoi occhi.

Non era possibile.

Un’altra lei?

Un’altra Flor.

La guardò dritta negli occhi. Aveva i suoi stessi immensi occhi verdi. Il suo stesso colore dei capelli. Lunghi uguali, e il sorriso, perfettamente uguale.

Si mossero insieme, e pareva quasi che fossero di fronte ad uno specchio. Una era il riflesso dell’altra, solo che una indossava una gonna verde corta con un po’ di volant e una casacca rosa e converse ai piedi, mentre l’altra indossava una divisa da autista e teneva una parrucca in mano. All’unisono gridarono:

“E TU CHI SEI?”

Solo in quel momento si accorsero di avere la stessa voce.

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Eccomi qui! Sapete perché ho deciso di scrivere questa cross qualche cosa?,( non so come si scrive lo ammetto),mi mancavate troppo! Tutti!

Mi mancano coloro che leggono. Quelli che recensiscono, quelli che dicono di farlo e poi per mancanza di tempo non lo fanno. Coloro che mi aggiungono nei preferiti, o nelle scelte o più semplicemente nelle storie da ricordare. Ma più di tutto mi mancava il vostro immenso affetto. Spero che vi piaccia questo inizio, fatemi sapere cosa ne pensate!

Prometto comunque di aggiornare presto gli altri capitoli, anche se non posso promettere di essere puntuale per via degli impegni! Un bacio a tutti

Rospina

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Capitolo 2
*** 2 ***


Non era possibile. Ninì  si lanciò sul letto scioccata e chiese:

“Tu da dove salti fuori?”

“Veramente io sono arrivata dal cancello, mi hanno fatta entrare e hanno iniziato a chiamrmi Ninì”

“è ovvio Ninì sono io! Devono averti scambiata per me!”

“E perché tu adesso sei vestita da uomo?”

Solo in quel momento Ninì Gomez si ricordò di essere vestita da Nicolas, e passandosi una mano sulla frangia rispose vaga:

“è una lunga storia”

Sia Flor che Ninì erano completamente senza parole, non era possibile  che fossero così simili, per dirla tutta parevano uguali. E lo erano sul serio. Si spalancò la porta della stanza ed entrò vicky gridando:

“Ninì ! Tomas ti sta …” ma come vide le due ragazze rimase di stucco e farfugliò “tu … lei … voi …” e univa gli indici delle due mani poi finalmente riuscì a dire “sembrate gemelle” poi riprendendo il controllo di se stessa chiese:

“E tu chi saresti che ci fai qui?”

“è quello che le ho chiesto anche io” annunciò Ninì sistemandosi la parrucca

Si sedette ma proprio in quel momento le squillò il telefono e annunciò:

“è il pelato capellone!” e modificando la propria voce cercando di imitare un uomo rispose “Ambasciatore? Si sto arrivando! Vengo subito” e senza dire altro abbandono la casetta camminando ondeggiando.

Flor disse:

“Beh adesso è meglio che vada, credo di essere di troppo qui!”

“E no! Tu non vai da nessuna parte, ora ti siedi e mi dici cosa fai qui!”

Dal nulla tirò fuori una lima per unghie e iniziò a rifinirsele velocemente.

“Non c’è molto da dire, stavo cercando lavoro, ho suonato qui e mi hanno aperto!”

“Che genere di lavoro?”

“Qualunque cosa …”

Vicky sollevò i suoi grandi occhi castani e come se fosse stata illuminata disse:

“Siete proprio uguali!”

“Questo l’hai già detto!”

“Lo sai che Ninì si sta sbattendo per fare due lavori”

“e perché si traveste da uomo?”

“tutto è iniziato quando all’ambasciata è arrivato l’ambasciatore Parker, vedi Ninì è un po’ distratta e dopo qualche guaio di troppo lui la cacciata, poi Ninì ha salvato la sua bambina la piccola Cecilia, era vestita da babbo Natale e lui non l’ha riconosciuta, lei per evitare problemi si è presentata come Nicolas, e allora lui per riconoscenza l’ha assunto, cioè assunta!”

“quindi lei teoricamente non dovrebbe più mettere piede all’ambasciata?”

“NO! Ti devo spiegare proprio tutto, all’ambasciatore che ha davvero un gran cuore, ha avuto una gran pena della situazione di Ninì e di suo nonno, che povero è perso senza la sua nipotina, come la sua memoria, perché non ricorda nulla, nemmeno di prendere le sue pillole! La ripresa a lavorare come segretaria!”

“Ma allora perché non se ne va Nicolas?”

“Ci abbiamo provato un sacco di volte ma Tomas, ha troppo bisogno di lui è il suo migliore amico, e poi Ninì adora stare accanto a lui!”

“beata lei, due lavori!”

“senti, perché non ti prendi tu uno dei lavori di Ninì?” chiese Vicky fermando la lima mezz’aria

“Cioè? Dovrei prendere il suo posto come segretaria?”

“Certo che no! Dovresti prendere il suo posto da Nicolas!”

“E mentire? Non se ne parla proprio! Io non so mentire, sto cercando solo una casa dove piantare la noce della mia mamma! Io non saprei neppure dire una bugia di poco conto”

Vicky rimase delusa. Si alzò in piedi, stava per salutare quando la porta si spalancò ed entrò Nicolas, e dietro di lui l’ambasciatore, che gli stava chiedendo di partecipare ad una partita di calcio con tutti i membri dell’ambasciata. Ma quando vide la figura snella e sbarazzina di Flor disse:

“Ninì! Tu che ci fai qui? Non dovresti essere al corso di cucina?”

Flor rimase in silenzio ed intervenne Vicky:

“oggi non è andata non si sentiva molto bene …”

L’uomo si accostò a lei e chiese preoccupato:

“Che succede? Stai male chiamo un medico?”

“MA no! Quale medico Vicky esagera sempre, è solo che ho deciso di lasciare il corso di cucina vegetariana”

“MA non era Giapponese?” Chiese Tomas interdetto

“Si certo, cucina vegetariana giapponese, non amo molto la carne”

“Infatti il cibo giapponese è a base di pesce” intervenne ancora una volta lui

“Lo so, però deve sapere che anche il pesce non tutti i giapponesi lo mangiano, cioè alcuni si, ma ad altri fa veramente bleh, schifo! Ed allora io cucino sa le alghe quella roba li… però mi sono stufata!”

“Allora puoi lavorare a tempo pieno all’ambasciata!”

“Credo di si!” affermò Flor senza rendersene conto

Ninì e Vicky si guardarono esterrefatte. Cosa stava per accadere? Tomas soddisfatto di poter avere Ninì tutto il giorno all’ambasciata se ne andò così come era arrivato, e come la porta si fu chiusa Vicky disse:

“Ma non avevi appena detto che non eri in grado di raccontare la più piccola delle bugie?”

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Capitolo 3
*** 3 ***


“E’ meglio se ora vado via” disse Flor girandosi i lunghi capelli fra le mani

“No ti prego resta qui” implorò invece Ninì spostando la sua frangetta di lato

“Eh no! Cara mia, tu non andrai da nessuna parte” sbottò invece Vicky “ ora sei in mezzo alla storia e non te ne vai da nessuna parte”

“Io quella parrucca orribile non la metterò mai!”

“MA ti darò tutto lo stipendio di Nicolas” provò a dire Ninì

“non se ne parla proprio” rispose secca Flor e fu in quell’istante che Vicky si intromise nuovamente

“bene allora facciamo così, visto che l’ambasciatore non si è accorto della differenza, perché ovviamente non ce ne sono! Tu farai Ninì”

“COSA?” esclamarono le due giovani all’unisono

“Già qui c’è bisogno di una sola Ninì, e di Nicolas” Vicky aveva il potere di appianare le cose senza che nessuno potesse contra battere.

Flor quella sera andò a dormire alla pensione. Ninì si alzò presto quella mattina e raggiunse la cucina. Il silenzio era il padrone assoluto di tutta l’ambasciata. La ragazza si versò un bicchiere di succo di frutta, e si sedette a pensare a ciò che era successo il giorno precedente.

Una sosia.

Era un bene o un male? Ancora non lo sapeva. Secondo Vicky era sicuramente un vantaggio, anche se non riusciva a spiegarsi come le due potessero essere così perfettamente uguali senza essere gemelle. Ma Ninì pensò che se lo diceva la sua migliore amica doveva pur essere vero.

Sulla soglia della porta, in silenzio vi era Tomas. La guardava senza parlare. Le piaceva quella sensazione che le provocavano i suoi occhi, il suo sorriso … ed il suo profumo poi era in grado di ammaliarlo totalmente. Era sbadata. Goffa. Ma c’era qualcosa in lei che lo attraeva terribilmente. Ogni volta che la guardava o le stava vicino, provava qualcosa di strano nascergli dentro. Mai con nessuna aveva provato queste cose, a Celina voleva indubbiamente bene, ma Ninì era un’altra cosa.

“Buongiorno! Come siamo mattiniere oggi!” era entrato Victor, dalla porta del giardino. Ninì sobbalzò e gli sorrise. Lui azzardò un bacio sulla guancia e Tomas che osservava la scena, si sentì irritato. Quel semplice gesto gli diede un fastidio inspiegabile. In silenzio come era arrivato, se ne andò.

“Ninì vorrei chiederti se ti va di uscire con me … sai quella cena che dovevamo fare insieme per me è ancora in sospeso” disse Victor dilatando i suoi meravigliosi occhi neri

“Già, prima o poi la faremo! Ora è tardi devo andare” disse lei svicolando il discorso

“MA dove vai? Tu lavori qui!”

“Già ma devo chiamare mio cugino”

Come la ragazza uscì dalla cucina apparve Celina. In tutta la sua bellezza altera che sprezzante disse:

“Vai ancora dietro quell’insulsa di nipote del giardiniere?”

Celina non permetto di parlare così di lei! Ma che ne puoi capire tu” e se ne andò.

Celina arrabbiata se ne andò anche lei.

Il cielo si schiarì e lasciò spazio ad un pallido sole primaverile. Flor era arrivata all’ambasciata con VIcky, e aveva indossato gli abiti di Ninì. Subito si sedette dietro la sua scrivania, Victor le si avvicinò e le chiese:

“allora hai pensato a quello che ti ho chiesto stamattina?”

Flor entrò in panico, cosa le aveva chiesto? E cosa doveva rispondere? Azzardò una probabile risposta:

“Certo, che si! Si!”

“Allora passo a prenderti alle  sette stasera?”

Oh Dio! Cosa aveva appena combinato? Aveva accettato un appuntamento per Ninì! Come poteva dirlo a lei? Ma non ce n’era bisogno, perché Nicolas era li, rosso in volto, se solo avesse potuto avrebbe strozzato Flor. Ma intervenne:

“No! Stasera mia cugina non può uscire con te! Perché oggi è il mio compleanno e deve festeggiarlo con me!”

“Il tuo compleanno?” strillò Carmen che aveva appena udito quelle parole e attaccandosi al suo collo aggiunse “Perché non mi hai detto niente? Possiamo festeggiarlo soli soletti” cercava di baciarlo ma lui si distolse affannosamente la lasciò con una scusa.

Tomas Parker era nel suo ufficio. Per la prima volta aveva il piacere di vedere Ninì e Nicolas insieme nel suo studio. Era in piedi accanto alla grande finestra, e parlava di progetti, che Flor annotava sul suo taccuino, quando la porta si spalancò ed entrò Celina con Victor che con la sua voce stridula annunciò:

“è arrivato l’imprenditore che stavamo aspettando col suo avvocato”

“bene fallo entrare”

Un uomo biondo, alto, con grandi occhi castani entrò nella stanza, il suo volto era coperto da un leggero filo di barba. il suo sguardo fu catturato da Ninì. Ma la guardò solo per un istante, e allungò una mano verso l’ambasciatore:

“Piacere io sono Federico Fritenwalden, e questa ragazza è la mia avvocatessa Liz Balti

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Tomas si accorse di quello sguardo fugace verso Ninì, e subito in lui nacque un sentimento nuovo.

La gelosia.

Si passò una mano fra i suoi boccoli castani e pensò “come si permette di guardare la mia Ninì” si spaventò da solo del suo pensiero. Ebbe paura di perdere il controllo, e disse:

“Ninì per favore chiamami Sebastian”

La ragazza si mosse, ed uscì titubante, subito Victor disse:

“Vado con lei!”

Ma Tomas che aveva già i nervi a fior di pelle, quasi urlò:

“No resta pure qui”.

Tutti lo guardarono scioccato. Il colore dei suoi occhi verdi chiari, cambiò e divenne subito più scuro. Corrugò la fronte. Guardò Nicolas, e sentì il suo nervosismo sciogliersi. Solo lui era in grado di dargli un po’ di serenità. Sentiva che di lui poteva fidarsi ciecamente. Era l’unico per la quale non provava gelosia. Era capitato spesso che lui e Ninì si trovassero nella stanza da soli, senza che nessuno sapesse da quanto tempo fossero lì,  eppure era tranquillo. E non derivava dal fatto che fossero cugini. Ma dalla sincera onestà che gli trasmetteva il suo amico autista strampalato.

Fece accomodare l’imprenditore tedesco in una delle poltroncine davanti a lui, mentre l’avvocatessa rimase in piedi. E in piedi vi era anche Victor, che la squadrò. Non era molto alta, ma le sue gambe erano ben fatte e venivano valorizzate da un tubino blu, le braccia era sottili e scoperte, indossava una camicia bianca che le chiudeva il collo. Il suo volto piccolo era incorniciato da un caschetto di capelli neri come i suoi occhi. Che erano incorniciati da un paio d’occhiali viola Armani, tenuti su da un naso a punta. Le sue labbra sottili e prive di trucco, erano leggermente increspate. “Deve essere acida come mia sorella” pensò Victor. Entrò Carmen nell’ufficio che improvvisamente era divenuto sovraffollato, dato che erano appena arrivati anche Sebastian e Ninì. Tomas prese la parola:

“Credo che ora lei sia stanco signor Fritenwalden”

“Mi chiami Federico la prego”

“Bene Federico, direi che è meglio se ci incontriamo stasera per cena, dopo che lei avrà smaltito il fuso orario…”

“VA benissimo, anche se non ho bisogno di riposo, dato che ormai vivo qui a Buenos Aires da alcuni mesi”

“Nicolas, tu puoi accompagnarci?” chiese l’ambasciatore

E come dire no a lui? non avrebbe mai potuto farlo, per lui Ninì avrebbe fatto qualunque cosa e disse:

“certo, conti pure su di me!”

“Ma lui non può venire è il suo compleanno!” si intromise Carmen.

“Nicolas è davvero il tuo compleanno?” chiese Parker

Ormai era fatta, ed ancora una volta si trovava a dover portare avanti una delle sue assurde bugie

“Si!”

“E perché non l’hai detto prima?”

Non seppe rispondere ed allora Flor si intromise:

“Perché mio cugino non ama festeggiare i compleanni, si sente sempre più vecchio e triste, e questo lo fa stare male, anche perché ha paura di diventare come il nonno”

“Allora se è così non insisto!” e così Tomas chiuse l’argomento.

Flor, Ninì e Vicky si ritrovarono finalmente sole. Dopo solo una giornata all’ambasciata Flor aveva compreso quanto fosse faticoso per Ninì e Vicky poter ritagliare dei piccoli momenti di tranquillità. E fu proprio Vicky che disse:

“Hai visto quanto è geloso l’ambasciatore?”

“No ti stai sbagliando! Non era geloso di me, ma di Ninì, cioè di Flor, perché io ero Nicolas”

“Ti hai le idee un po’ confuse!Tu sei Ninì! Nicolas non esiste!! Spero che sia chiaro una volta per tutte”

Flor le guardava, e poi disse:

“Ma quanto è bello quell’imprenditore? È lui il mio principe, l’ho sempre sognato!”

“Cosa stai dicendo? –chiese Vicky, limandosi come sempre, le unghie –tu non farai nulla che possa mettere in cattiva luce Ninì, perché Ninì è innamorata del capellone, e non ci servono altri guai!”

“ma io non sono Ninì! Io sono Flor!”

“Si ma non lo sa nessuno!” la rimbeccò ancora una volta la ragazza dai ricci capelli biondi.

Flor e Vicky abbandonarono la stanza e si recarono alla pensione.

Ninì aveva bisogno di pensare un po’ in tutta tranquillità, sgattaiolò dentro l’ambasciata, percorse la scala, superò tutti i ritratti degli ambasciatori passati. Toccò l’ultimo quando un voce sconosciuta la chiamò:

“Lei è Ninì?”era il signor Fritenwalden si accostò a lei senza saperne la ragione. E la giovane rispose:

“Si”

Perché le aveva rivolto quella stupida domanda? Perché si era avvicinato a quella donna? Tutto questo lo ignorava. Nello stesso istante arrivò anche la sua avvocatessa Liz Balti. Indossava un abito da sera fucsia, che le fasciava il torace allargandosi sui fianchi per cadere sulle ginocchia, teneva in mano un fascio di fiori gialli, li porse all’uomo che li prese. Cercò di tirarne fuori uno. La fissò ancora un istante e decise di non sciupare il mazzo. Senza salutarla scese le scale accompagnato dalla sua segretaria.

Ninì tirò un sospiri di sollievo. Provò a tirare verso di se il quadro ma nuovamente venne disturbata:

“Cosa ci fai qui? Non eri tornata alla tua pensione da quattro soldi?”

“Signorina Celina! Mi scusi, lei ha ragione, ma io stavo cercando una pinza di mio nonno”

“e la cerchi qui?”

“LE giuro che farò in fretta!”

“Allora muoviti e poi sparisci!”

Finalmente era sola. Aprì il quadro e passò attraverso il passaggio segreto che portava alla soffitta. Era solo lei a conoscerlo. Scese la piccola scala attaccata al muro e grande fu la sua sorpresa:

“Signor ambasciatore! Cosa ci fa lei qui!”

“potrei farti la stessa domanda” rispose lui. indossava il solito pantalone nero, ma non aveva la giacca, solo la camicia bianca con le bretelle. “In questo posto ci venivo da bambino” rispose infine

“Anche io! E questo era il mio gioco preferito” prese una torre costruita con i meccano

“No questo era il mio gioco preferito, questa torre l’ho fatta io”

Ninì rimase senza parole, non poteva essere. Era lui il bambino con la quale giocava da bambina. Si perse negli occhi di Tomas che la fissavano. Il suo cuore batteva violentemente. Lo amava. Adesso ne era certa. Il solo stargli accanto la rendeva felice. Se solo lui un giorno si fosse accorto di lei … ma tutto questo le pareva impossibile.

“Ti andrebbe di venire a cena con noi stasera?” non seppe perché, ma Tomas formulò quella domanda senza neppure rendersene conto. Non sapeva spiegarsi la ragione per la quale aveva chiesto a Ninì, l’impiegata più maldestra di tutto l’universo, ad unirsi a lui per una cena di lavoro. Ma ormai l’aveva fatto. Lei gli corse incontro e l’abbracciò. Lo strinse forte. Senza parlare. Unì il suo cuore a quello di lui. e così li sentì battere all’unisono. E poco le importò se lui non la stringeva. Lei lo faceva per entrambi. Tomas sentì il battito accelerare. ebbe paura che anche lei potesse accorgersene, e scostandosi leggermente aggiunse:

“Deduco che sia un si … ti faccio venire a prendere da Nicolas”

Il sorriso di Ninì disparve all’istante.

Ancora una volta, lei avrebbe dovuto rinunciare per Nicolas. Avrebbe ucciso volentieri il cugino con le sue mani. Peccato che fosse impossibile, dato che era lei.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Che fortuna avere una copia di stessi, si ritrovò a pensare Ninì nei panni di Nicolas mentre guidava l’auto dell’ambasciata di Santa Juliana. Nel sedile posteriore vi erano seduti Tomas, Ninì-Flor e Celina. Tutti erano in silenzio. solo quando scesero dalla macchina Celina infilò una mano sotto il braccio di Tomas e si allontanò. Ninì e Flor erano sole, una di fronte all’altra, e Flor chiese:

“Come fai a sopportare quella specie di cornacchia?”

“La sopporto perché devo, sono obbligata e poi non posso permettermi passi falsi, altrimenti mi cacciano di nuovo dall’ambasciata” si giustificò la ragazza, stirando la sua divisa da autista. Si guardarono negli occhi. Erano pronte per tuffarsi nella mischia.

La cena si sarebbe svolta all’aperto, e più che una cena, sarebbe stato una specie di buffet, gli ospiti erano molti, poi bisognava parlare d’affari. Il prato rasato era leggermente umido, e delle fiaccole illuminavano il parco, rendendo il posto soft, ideale per delle ballate a due, o delle chiacchiere appartate. I camerieri indossavano livree bianche con bottoni dorati. Quando Ninì apparve accompagnata da Nicolas, i tre uomini d’affari si voltarono a guardarla, indossava un abito azzurro che le cadeva a metà gamba, e lasciava spazio ad un’ampia scollatura,e per non smentirsi, ai piedi aveva un paio di converse bianche. Era semplicemente deliziosa. Victor fece un passo in avanti e le baciò la mano:

“sei davvero incantevole, come sempre” lei sorrise infastidita e guardò dritta di fronte a se, era imbrazzata e non sapeva come uscire da quella situazione. Nicolas osservava l’ambasciatore. Pareva voler prendere ogni sua impressione o sensazione.

Tomas guardava Ninì.

Ma era come se non la vedesse.

Il suo cuore non palpitava come aveva fatto un’ora prima.

Era differente, gli pareva che Ninì, in quel momento, non fosse la sua Ninì. Ma quando vide Federico Fritenwalden avvicinarsi a lei, provò lo stesso quel sentimento di gelosia che lo attanagliava ogni qual volta un uomo si accostava a lei. L’uomo teneva in mano ancora il suo fascio di fiori gialli, ne prese uno e lo porse a Flor:

“Un flor per un Flor

Flor rimase in silenzio e sbigottita. Lui conosceva il suo nome. Tomas stava assistendo alla scena, e a Sebastian il suo amico di sempre gli disse:

“come si permette di dare un fiore alla mia Ninì?”

“Tua? E da quando Ninì sarebbe tua?” rispose l’amico ironico

Tomas si sentì colto in fallo e spiegò:

“Mia, nel senso che è una mia impiegata!”

“Certo, certo…

Nicolas si accorse che Flor era incantata dal gesto del giovane imprenditore e intervenne:

“Ehm … mia cugina non può accettare!”

“Perché?” chiesero Flor e Federico

“perché Ninì è fidanzata con me!” concluse seriamente. Carmen che aveva udito la conversazione rimase di sasso e disse sottovoce:

“Cugina traditrice”

Lo sguardo di Tomas si congelò sui due. Non poteva essere vero! Ninì non poteva essere di nessun altro che sua.

Federico aveva ancora la mano in quella di Flor quando due donne giunsero urlando:

“Io credevo che fossi qui per lavoro, non per fare il cascamorto con la prima che capita”

“Fede io ho cercato di fermarla, ma non c’è stato verso”

La prima era una donna alta, con lunghi capelli neri raccolti in una coda da cavallo, e occhi corvini, le sue movenze erano eleganti, mentre la seconda era poco più che una ragazzina dai grandi occhi nocciola.

“Delfina. Maya. Cosa ci fate qui?” chiese Federico togliendo la sua mano da quella di Flor. Delfina infilò un braccio nel braccio dell’uomo e disse:

“Io sono la sua fidanzata: Delfina Santillan Torres Oviedo!”

Flor rimase a bocca aperta ma non disse nulla, il suo principe aveva una fidanzata. Tomas invece sentì il suo cuore alleggerirsi, avrebbe risolto più avanti l’ostacolo Nicolas.

Liz Balti osservava la scena in disparte, quasi come se stesse seguendo una puntata del suo telefilm preferito, quando due mani le coprirono gli occhi, si voltò di scatto e si ritrovò di fronte proprio lui, e aprendo le sue labbra in uno dei suoi meravigliosi sorrisi abbracciò Matias Ripamonti  e le disse:

“Adesso che ti rivedrà Federico impazzirà di Gioia” lui le baciò le labbra e la strinse a se:

“Non vedo l’ora di fargli questa sorpresa”

Dall’altra parte del giardino altri due occhi neri osservavano la scena che era appena scorsa. Victor Martinez Paz non fu particolarmente felice di ciò che aveva appena visto.

ANGOLO AUTRICE

Voglio lasciare gli auguri di una Pasqua felice e serena  a tutti    voi che mi seguite con tanto affetto! Grazie mille!

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Capitolo 6
*** 6 ***


Tutti gli invitati della cena si dispersero. La serata era rovinata del tutto. E prima di tornare all’ambasciata Federico Fretenwalden disse a Maya urlando:

“Come ti sei permessa ti lasciare soli i tuoi fratelli, ti avevo dato un ordine ma tu come al solito non ascolti mai!” poco distante Flor stava assistendo alla scena e quando vide che il biondo alzò una mano in aria per scagliarla sul volto della giovane si intromise e disse mettendo le mani sui fianchi:

“Don Freezer dei miei stivali, come si permette di fare una cosa del genere, lei è un essere davvero … davvero …” non riuscì a terminare la frase perché l’unica parola che le veniva in mente era –irresistibile- ma tacque e se ne andò. Ma lui non rimase li a guardarla e la seguì dicendo:

“Che cosa vuoi dire! Avanti parla! Cosa sarei io? Non mi conosci neppure”

“Certo io non la conosco, e non posso dire sul suo conto, però non deve permettersi di alzare le mani su una ragazza”

“Non l’avrei mai picchiata!” ed era vero. non avrebbe mai alzato una mano contro nessuno, non era un attaccabrighe e non era neppure uno che dava spiegazioni agli sconosciuti, ma lui voleva spiegarsi con quella ragazza. Non voleva che lei pensasse che lui fosse un mostro. Flor camminava decisa per la strada, voleva solo tornare alla pensione e poter abbandonarsi alle sue fatine, ma lui la bloccò, la prese per un braccio e l’attirò a se. I loro volti erano vicini. Potevano respirare l’uno il respiro dell’altro. Flor arrossì lievemente. Lui si chinò su di lei. Ma una voce fresca e chiara lo chiamò:

“tedesco!”

Matias quando sei arrivato?” non poteva crederci. Il suo amico di sempre era li con lui. si distrasse e Flor ne approfittò per sgattaiolare via. Ma Matias non perse l’occasione e disse:

“quella che tenevi stretta non mi sembrava Delfina”

Federico colto in fallo si giustificò:

“è la segretaria dell’ambasciata, e le stavo spiegando alcune cose”

“Tipo? Come si bacia in germania?” e rise da solo della sua battuta, ma l’amico serio e composto rispose:

“smettila di dire scemenze, io amo Delfina da sempre, quella ragazza non potrebbe mai …” non riuscì a completare la frase, sapeva che avrebbe affermato una bugia, senza saperne il motivo era attratto in maniera incomprensibile da quella creatura meravigliosa. E piuttosto che dire una bugia decise di rimanere in silenzio, un silenzio che per lui era consuetudine. Da tanto, forse troppo tempo si teneva tutto dentro.

Tomas camminava per il giardino dell’ambasciata. Quante cose erano accadute quelle sera. Ma una cosa fra tutte invadeva i suoi pensieri.

Nicolas, era fidanzato con Ninì.

Si fidava di Nicolas, ed ora si sentiva tradito, anche se non ne capiva la ragione, in fondo lui non aveva niente con Ninì, anzi non doveva proprio interessarle la vita privata di quella ragazza, ma non riusciva a starle lontano. aveva un continuo bisogno di vederla di averla accanto, e di pensare che forse lei pensava a lui. ma ora non era più così. Ninì aveva già qualcuno a cui pensare e lui non se ne era mai accorto.  Alzò i suoi grandi occhi neri verso la casa del giardino e la vide passare. La raggiunse  a passo svelto. La chiamò:

“Ninì …” la guardò negli occhi e lei disse solo

“Ambasciatore …”

Lui avrebbe voluto dirle mille cose, chiederle spiegazioni della sua storia con Nicolas ma sentendo una musica in lontananza chiese:

“Ti va di ballare con me? Non abbiamo fatto in tempo alla cena!”

“MA io …” come al solito non riusciva a prendere una decisione, lo guardava attorcigliandosi i capelli, non sapeva cosa rispondere, lui le tese una mano e lei la prese. Con un gesto veloce l’attirò a se. Chinò il suo volto fra i suoi capelli e ne inspirò il profumo. Un braccio attorno alla sua vita ed accennò alcuni passi, ma fra loro piombò Celina:

“Tomas! Che fai?” chiese acida e inviperita

“Niente! Stavo solo …” si ritrasse da Ninì e si scostò. La giovane si avvide del gesto e tristemente giustificò:

“è stata colpa mia, stavo cadendo e il signor ambasciatore è stato così gentile …”

Tomas la vide in imbarazzo ma non seppe che dire e disse solo:

“Andiamo Celina, buonanotte Ninì”

La donna si accostò a Ninì e le sussurrò all’orecchio:

“Stai lontana da lui! perché lui è mio, sono stata chiara? Non risponderei delle mie azioni”

Celina” chiamò Tomas

“arrivo subito, stavo aiutando Ninì a sistemarsi il vestito” mentì e se ne andò cinguettando.

Ninì corse nella sua stanzetta e lanciandosi sul letto pianse. Mille lacrime d’amore per un amore impossibile.

Liz sono felice di averti rivisto!” disse Maya stringendosi alla giovane segretaria, che nella sua camera pareva molto più dolce e rilassata. Indossava una semplice camicia da notte che non arrivava più giù di metà coscia, di un rosa pallido, e sorridendo rispose a Maya:

“Non sai quanto sono felice io di averti qui! Mi sento persa in questo posto”

“Non dire così! Adesso è arrivato anche il tuo Matias

“Già il mio Tuty, non puoi immaginare quanto sia felice di averlo riabbracciato, non appena l’ho visto il mio cuore ha fatto una capriola di gioia! Non potrai mai capire quello che provo per lui!”

Sentirono bussare alla porta, la stessa Liz si alzò per aprire, e di fronte trovò proprio lui

Matias

La guardò estasiato, era davvero bellissima e le disse:

“Volevo solo darti la buonanotte” un bacio leggero e solo in un secondo tempo si accorse di Maya e la salutò allegramente “Notte piccola Frtenwalden” e se ne andò. Prima che Liz potesse chiudere la porta un altro uomo poté vederla nella sua fresca semplicità. Appoggiato ad una parete bianca vi era Victor, che non riuscì a staccarle gli occhi da dosso.

Liz e Maya furono sopraffatte dal sonno ma prima di addormentarsi Maya riuscì a dire:

“è bello vedere quanto Matias tenga a te!”

“Già è una delle cose che più amo di lui”.

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Capitolo 7
*** 7 ***


La mattina seguente, Celina e Delfina, si incontrarono nella sala da pranzo, entrambe stavano imburrando una fetta biscottata. Si osservavano a distanza in silenzio. si scrutavano senza parlare. Fu Celina che cercando di dare un contegno alla sua gelosia di non essere la prima donna disse:

“E così tu sei la fidanzata di Federico” una risatina sottile che le allargò l’immensa bocca

“Si, sono proprio io” rispose secca delfina assottigliando i suoi meravigliosi occhi neri.

Un altro lungo silenzio fra loro. Un frastuono e un rumore di bicchieri rotti e una voce calda avvolgente, entrò nella sala da pranzo Ninì:

“perdonami Lupe, non volevo, oh come sono maldestra!” vide le due donne bellissime donne, una di fronte all’altra si scusò anche con loro, benché non ne avesse il motivo, e disparve. Celina mettendo in bocca la sua fetta biscottata disse:

“quella insulsa! Non è capace a fare nulla”

Delfina percepì la frase e si ritrovò a condividerla e aggiunse:

“Quella è una arrampicatrice sociale! Le conosco io, poi quella ragazza è una cardo!”

Bastarono quelle parole, per far si che Celina provò una grande simpatia per quella donna.  E guardandosi siglarono un tacito accordo.

Ninì raggiunse la sua stanza e si infilò la divisa di Nicolas. Ogni giorno di più indossare quella divisa diventava sempre più pesante. Non sopportava più quella situazione, ma ormai non poteva uscirne. Quando raggiunse l’ufficio dell’ambasciatore trovò li già in piedi Flor. Quando Tomas li raggiunse provò un senso di ceca rabbia nei confronti dei due. Guardò Ninì e la vide sicura di se, con lo sguardo fiero che lo fissava, mentre Nicolas guardava le sue scarpe di vernice nera. Tomas avrebbe voluto gridare e sfogarsi contro la giovane. E non ne sapeva il motivo, o forse si. Era geloso, questo era ovvio, ma la sua rabbia svanì guardando negli occhi il suo amico Nicolas. Si sedette sulla poltroncina di pelle nera, si passò una mano fra i capelli riccioluti e disse:

“Ninì va da Carmen e fatti dare i documenti che mi servono, lei sa già tutto” Flor uscì cautamente dall’ufficio lanciando un’occhiata a Ninì-Nicolas , e non appena la porta si richiuse l’ambasciatore disse:

“Nicolas, perché non mi hai mai detto di essere fidanzato con Ninì?”

Ninì lo guardò e si sentì avvampare dalla punta dei piedi fino alla parrucca. La sua mente andò in confusione, perché il pelato le rivolgeva quella domanda? Che interessi aveva? Nessuna risposta e allora disse:

“Che dire, lei non me lo ha mai chiesto! –mentre parlava ballava su se stesso, mostrando una nota di imbarazzo –e poi tra me e mia cugina c’è un rapporto strano, cioè siamo talmente uniti che è come se fossimo la stessa persona”

Non avrebbe potuto dirgli parole peggiori, perché Tomas si alzò di scatto, e nuovamente sentì che la rabbia che poco prima aveva trattenuto stava per esplodere, Ninì si accorse di questo cambiamento d’umore e cercò di aggiustare la situazione:

“Non mi fraintenda ambasciatore, noi siamo fidanzati come possono esserlo due cugini, due fratelli, insomma ci vogliamo molto bene, ma credo che Ninì non sia innamorata di me”

“Dici sul serio? E perché non è innamorata di te? Ama qualcun altro?”
“Ma insomma, perché non lo chiede a lei! Io non lo so!” sbatté i piedi sul pavimento e uscì.

Tomas ricadde sulla sua poltrona. Nicolas era davvero strano, eppure gli voleva un gran bene! E quella risposta sul loro fidanzamento, lo aveva letteralmente risollevato! Lei non lo amava! Che gioia! Ma se invece era innamorata di qualcun altro? Doveva chiederglielo. Non aveva altra soluzione. Era deciso a chiederle tutto non appena fosse rientrata con i documenti che le aveva chiesto.

La vide entrare. E le disse:

“Siediti Ninì!”

“Grazie!” e Flor si sedette e poi aggiunse “Allora cosa dobbiamo fare? Stavo pensando che potrei aiutarla con i contratti da concludere, se mi impegno sono davvero molto brava”

Mamma mia quanto stava parlando! e glielo disse:

“Ninì per favore smettila di parlare, vorrei dirti una cosa”

“VA bene! Come vuole lei! Sto zitta, non credevo di dare tanto fastidio quando parlo!”

Lui sgranò gli occhi. Non era possibile, non aveva chiesto scusa! La guardò nuovamente e le chiese:

“Ninì ti senti bene?”

“Certo che mi sento bene! Che razza di domande, se stavo male rimanevo a letto! Lei non è mica uno schiavista che costringe le ragazze a lavorare anche se stanno male, insomma almeno non credo lei non mi sembra quel tipo di persona, cosa che non posso dire di quel Don Freezer, oddio mi perdoni, volevo dire Frtenwalden” parlava senza neppure prendere il fiato e la interruppe solo il rumore della porta che si spalancò.

Era proprio lui.

Federico Frtenwalden, che guardandola le chiese:

“Cosa sarei io?”

“Niente! È solo un ottimo socio d’affari per l’ambasciatore, e ora con permesso …” silenziosamente si dileguò.

“Perdonala, non so cosa le sia preso ultimamente è davvero molto nervosa!”

Tomas si sedette alla sua scrivania e subito aprì i vari fascicoli che voleva mostrare al suo dirimpettaio. Ma Federico era assente pensava ancora a Ninì e a come parlava di lui. non lo conosceva eppure si prendeva delle libertà che nessuno si era mai permesso prima. Tuttavia il modo di fare di quella ragazza lo intrigava, e al tempo stesso voleva darle una lezione, non poteva certo prendersi gioco di un Frtenwalden. E mentre controllava i cavilli Federico disse a Tomas:

“Per controllare bene tutte le clausule devo sottoporre i contratti al mio avvocato se non ti dispiace!”

“MA figurati, è giusto che sia così, prenditi tutto il tempo che vuoi!anzi se può esserti utile puoi anche chiedere aiuto a qualche mio dipende …” rispose serafico l’ambasciatore

Il quel momento Ninì-Flor fece la sua ricomparsa e Federico senza perdere tempo esclamò:

“Grazie Tomas! Approfitto della tua offerta! –poi volgendosi alla giovane –Ninì potresti aiutarmi con i documenti?” gli occhi della giovane si illuminarono, il suo principe la voleva accanto! Che bello! Ma Tomas guardandola ebbe un guizzo di rabbia che dovette trattenere.

Flor e Federico abbandonarono l’ambasciata per qualche ora, dovevano prendere alcune cose nello studio di Federico. Ninì nel frattempo tolse la sua divisa da Nicolas e stanca si sedette qualche istante in giardino, non vi era nessuno e sapeva per certo che il suo pelato capellone non era all’ambasciata, e si rilassò. Ma poco distante Tomas la osservò, provò un sospiro di sollievo nel vederla sola. Quel biondino appiccicoso non era con lei. Allungò i suoi passi verso di lei, ma una voce maschile la chiamò:

“Ninì!” lui rimase in un angolo, nascosto dietro la siepe e sforzatamente la ragazza disse:

“Signor Victor, che piacere vederla!” lui l’abbracciò come soleva fare e Tomas ripiombò nella sua tristezza

E se Ninì fosse innamorata proprio di lui?

Eppure lui al fianco aveva una donna magnifica come Celina, ma per lei non aveva mai provato questo meraviglioso battere del suo cuore.

Affacciata alla finestra della sua stanza Liz Balti poté vedere tutta la scena. Tomas in disparte e Victor con Ninì. Storse la bocca, ma non lo diede a vedere e Matias le disse:

“Che hai bambolina mia” ma lei non rispose, lui era abituato ai suoi silenzi e le carezzò i corti capelli corvini. In quell’istante come un uragano piombò nella stanza Maya, i suoi capelli neri sfioravano leggermente le spalle e una ciocca veniva sollevata da una forcina colorata scoprendone un orecchio. Indossava un paio di jeans e una maglia colorata.

“Ciao Tuty!” disse lei sorridendogli e sfiorandogli una guancia con un bacio. Era solare e allegra come sempre, eppure aveva qualcosa di differente e un pensiero gli sfiorò la mente

“Quando è cresciuta?” guardò di scatto Liz e si vergognò del suo pensiero, in fondo Maya era una bambina, ed era la sorella del suo migliore amico.

 

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Capitolo 8
*** 8 ***


Maya stava di fronte a Matias e Liz con le mani poggiate sui fianchi, disse con tutta la sua sincerità:

“Vorrei avere anche io un rapporto come il vostro con Federico, ma lui è sempre troppo impegnato a sgridarmi, e se solo provo ad essere affettuosa con lui pensa subito che io voglio chiedergli qualcosa o che abbia combinato un guaio”

“Ma lui ti adora” intervenne MAtias

“Lo so, ma tu e Liz siete diversi”

Questa volta su lei a rispondere:

“Vedi il fatto è che io e Matias siamo davvero cresciuti insieme, per me lui è molto più di un fratello, quando suo padre ha conosciuto mia madre lui era davvero piccolissimo, e subito dopo sono nata io! E non ci siamo mai staccati, pensa che ho deciso di diventare avvocato per seguire le sue orme! Se non fosse mio fratello credo che ne sarei pazzamente innamorata, o forse lo sono già! Ma come una sorella! Abbi pazienza con Federico, poi la vostra differenza d’età è tantissima, dieci anni non sono pochi”

“Ma neppure tanti!” corresse subito Matias

“OH Tuty, come farei senza di te?” Maya lo abbracciò ma lui cercò di divincolarsi, quel contatto gli dava una sensazione strana.

Maya uscì dalla stanza e non appena fu sulle scale vide un giovane dalla testa rasata e grandi occhi verdi. Notò subito il suo bell’aspetto, e lui si avvicinò e chiese:

“Tu devi essere una cameriera di questa ambasciata, sai dirmi dov’è l’ufficio di Parker?”

“Bello! Io non sono nessuna cameriera, e se cerchi qualcosa trovatelo da solo!” girò sui suoi tacchi e se ne andò.

FLor-Ninì stava aspettando che Federico prendesse tutti i documenti dal suo ufficio e non poteva fare a meno di fissarlo. Lui se ne accorse e disse:

“Che hai da guardare?”

“Niente! Stavo pensando, lei è sempre così serio?”

Lui sollevò un sopracciglio senza distogliere il suo sguardo e lei proseguì:

“Insomma è sempre così serio? Ma lo sa che fa male non sorridere? Provoca seri danni al cuore, una volta ho sentito di un tale che non ha mai riso in vita sua, e quando ha provato a sorridere il suo cuore non era abituato ed è morto! Non vorrà mica fare la sua fine”

“Nina Gomes vuole stare zitta?”

“Nina Gomes? E chi sarebbe questa …” Flor stette zitta un attimo e capì, Nina Gomes era il nome intero di Ninì. Come aveva potuto distrarsi in questo modo, e poi che razza di nome era … era molto meglio il suo Florencia Fassarino SAntillan, ah se solo il suo principe l’avesse chiamata così sarebbe impazzita di gioia. Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse che Federico la stava chiamando e quando la chiamò trasalì:

“Vuoi darmi una mano o devo fare per forza tutto da solo! Mi chiedo come faccia Parker a tenerti con se”

Flor anziché stare in silenzio e chiedere scusa disse:

“Ma perché una buona volta non la smette di lamentarsi! Lei è sempre così fastidioso? Non vorrei mai essere nei panni della sua ragazza, poverina,sempre a dover subire le sue lagne. E poi quella barba che ha, è qui da un mese e ancora non ha trovato il temppo di radersi? Ma lo sa che è proprio brutto con quella roba sul viso, lo rende ancora più cattivo di quello che lei è in realtà, si perché lo so che in fondo lei nasconde un cuore buono! Per forza deve essere così”

“Stai Zitta! Te lo chiedo per favore, mi hai fatto venire un mal di testa tremendo!”

“Davvero?” chiese Flor dispiaciuta, poi aggiunse “aspetti ho qui un piccolo rimedio che usava sempre la mia mamma per farmi passare tutti i dolori” frugò nella sua borsa ampia e tirò fuori una piuma candida e disse tutta trionfante “ ecco qui! Questo è un amuleto contro lo stress e i cattivi pensieri, l’aiuterà di certo a mandare via il suo mal di testa!”

“per favore smettila con queste fesserie!” esclamò lui spazientito

“ma non è una fesserie glielo giuro! Mi faccia provare, con me funziona sempre!” si accostò a lui, lo fece abbassare e fra i suoi capelli biondi posò la piuma e passò le sue mani, poi gli disse:

“Ora chiuda gli occhi”

Federico era al limite della sopportazione ma fece lo stesso come le indicò la ragazza, non sapeva perché ma alla fine lei vinceva sempre sulla sua volontà. Flor posò le sue labbra sulla fronte del suo principe e disse:

“Ecco! Adesso è tutto passato” lo guardò con aria soddisfatta. I suoi occhi verdi scintillavano di allegria.

Federico aveva ancora un terribile mal di testa, ma sorrise. Sorrise a Flor, e mentre la guardava pensava che era davvero bellissima.  Si accostò a lei, le carezzò i lunghi capelli, le sfiorò una guancia. Tutto in lui si protendeva a lei. Lui si sentiva diverso, non riusciva a controllare i suoi movimenti e i suoi gesti. Non riusciva a impedire al suo cuore di battere in quel modo, era come se qualcosa in lui si fosse svegliato, non sentiva più freddo nel suo cuore, ma un dolce tepore lo avvolgeva. Stava quasi per sfiorarle le labbra ma piombò tra loro Delfina:

“E adesso che scusa vuoi tirare fuori? Io Delfina Santillan non permetto di essere trattata in questo modo!”

“No tesoro, non è come credi” si stava giustificando il tedesco che aveva ancora in testa la piuma

“E allora cosa sarebbe?”

“Io avevo mal di testa e lei …”

Delfina si spazientì ma non lo diede a vedere e smielata disse:

“Scusami amore, lo sai che sono gelosa e vedo tutto nero quando un’altra ti si avvicina”

Lui la seguì come un cagnolino e abbandonò la povera Flor, che non appena lo vide sparire dietro la porta iniziò a piangere e chiedere l’aiuto delle sue fatine. Tre luci colorate le aleggiarono intorno ma a lei non bastarono per farle tornare il sorriso.

Nicolas stava camminando nell’ambasciata, con il suo solito moto ondeggiante, quando Carmen con la sua bella mole le si presentò davanti allungando le mani su di lui:

“Oh Nicolas, quanto mi sei mancato! Dove sei stato? Dimmi la verità mi hai sognato stanotte?”

“Smettila Carmen per favore!”

“Certo tu sei ancora innamorata di Ninì! Ma cos’ha lei che io non ho” sbottò spazientita

“Oh insomma Carmen, lasciami stare!” e così facendo si divincolò e si rifugiò nell’ufficio di Tomas e immensa fu la sua sorpresa, quando era immensa la sua infinita tristezza, Celina e l’ambasciatore si stavano baciando. Sentì le lacrime salirgli agli occhi, ma le ricacciò indietro e disse:

“Scusate, io vado subito via”

“No Nicolas, resta pure” disse amabilmente Parker guardandolo negli occhi, ma qualcosa lo rendeva nervoso e si toccò la cravatta con la mano. Celina invece guardava l’autista con odio profondo, non perché gli avesse fatto qualcosa ma essere cugino di Ninì era già abbastanza. Nicolas si fiondò fuori dall’ufficio e si scontrò con il ragazzo alto che girava per l’ambasciata. Tomas lo vide e disse:

“Martin!” il ragazzo lo abbracciò forte salutò appena Celina, poi Tomas lo presentò a Nicolas:

“lui è mio figlio Martin! Con lui adesso li conosci tutti, era rimasto a Santa Juliana per terminare gli studi –poi guardando il figlio chiese –giusto Martin?” il giovane non rispose e neppure sorrise, rimase indifferente, forse Tomas voleva chiedere qualcosa ma non ne ebbe il tempo perché arrivarono Chow, Chama e la piccola Cecilia a saltargli addosso e riempirlo di baci.

Ninì lasciò i ragazzi alla loro gioia e si rifugiò nella casa nel giardino. Aveva tolto la parrucca e rimase seduta sul letto. Nello stesso istante entrò Flor in lacrime, e dopo di lei Viky che vedendole entrambe piangere esclamò :

“Fate davvero paura! Siete identiche”

Entrambe piangevano i loro cuori spezzati.

Ma fuori dalla finestra due grandi occhi neri osservavano la scena. Incredula e senza parole Liz BAlti guardava le due giovani, se non fosse stato per il fatto che una indossava la divisa di Nicolas e l’altra gli abiti di Ninì avrebbe giurato che fossero riflesse allo specchio.

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao, passo per un veloce salutino a tutti voi che mi seguite, spero che la storia sia sempre di vostro gradimento!

Un grazie particolare a Giulina, Flori186, Sweet_Uke, Lovely head, Ashleyily95 e per finire Valentina 1993

 

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Capitolo 9
*** 9 ***


Liz era ancora li impalata. Non poteva credere ai suoi occhi. Ma non ebbe il tempo di pensare perché una voce maschile e un poco irridente le si avvicinò:

“La mia bella avvocatessa, quanti segreti mi nasconde?” chiese Victor mostrando il suo sorriso

“Io non sono vostra, tanto per iniziare, e sicuramente ho meno segreti io di quella sciocca arrampicatrice sociale dietro la quale sbavi” detto questo se ne andò. Era più arrabbiata con se stessa che con lui. non le piaceva mostrare i suoi sentimenti o i suoi punti deboli. Se ne andò girovagando per l’ambasciata, silenziosa come sempre.

Celina e Delfina erano insieme nel salotto dell’ambasciata, e visto che il silenzio regnava fra loro Celina disse, agitando le sue mani e allargando la sua bocca immensa:

“cara Delfina, si vede che sei tanto innamorata del tuo Federico!”

“Io innamorata?” rispose lei, alzò una mano e mosse la sua cosa di cavallo, e ridendo rispose: “per carità! Ma lo vedi com’è? È più freddo di un pezzo di ghiaccio … a dire la verità amo molto di più i suoi soldi” per la prima volta in vita sua era stata sincera. Celina non volle essere da meno e confessò:

“la cosa che più amo del mio Tomas, è il suo potere” e risero insieme la loro perfidia era sullo stesso livello. Liz  era dietro la tenda di una scala e potè udire tutto quanto. Quanti segreti e sotterfugi si nascondevano in quel luogo, e lei in quella giornata ne aveva fatto il pieno. Salì nella sua stanza e si buttò nel letto. Stanca. Mai prima d’ora aveva provato una sensazione così strana. Il suo cuore aveva iniziato a vibrare nel suo petto, nello stesso istante in cui Victor l’aveva chiamata “la mia bella avvocatessa” felicità e tristezza allo stesso tempo, perché lei sapeva bene che lui correva dietro a Ninì! Ma chi era davvero Ninì? Lei ne aveva viste due, e in più non esisteva nessun Nicolas. Voleva delle spiegazioni. Ma adesso no! Tutto a tempo debito. Era sfinita. Si addormentò.

“Sebastian tu non puoi capire cosa ho provato prima, quando è entrato Nicolas e Celina mi stava baciando! Avrei voluto sparire …”

“Devo fare finta di non capire?” chiese l’avvocato amico mentre leccava un lecca

“Smettila di fare il fare il finto Tonto, il fatto è che come l’ho visto ho subito pensato che potesse riferirlo a Ninì!”

“E perché ti interessi tanto di lei?”

“Che ne so!”

“Di la verità per favore … di semplicemente “io amo Ninì””

“Giusto! –esclamò Tomas toccandosi la cravatta –io amo disperatamente Ninì”

Aha! Lo sapevo! Non mi ero sbagliato!”

“E ora che faccio?” aveva un sorriso beato sulla faccia, pensava agli occhi di Ninì, alle labbra di Ninì e a quanto desiderasse baciarle

“Ora lasci Celina e vai da Ninì a dirle che l’ami”

“Giusto!”

Uscì dal suo ufficio ma rimase paralizzato. Non poteva credere ai suoi occhi. Ninì era vicina a Federico, e lui la teneva stretta per un braccio vicino a se. Quella scena lo fece diventare furioso! La sua Ninì civettava col tedesco. A passo svelto passò accanto a loro e tra l’alterato e l’ironico disse:

“vedo che stai lavorando sodo!” e disparve

Ma Ninì-Flor non lo udì neppure stava litigando col suo principe.

“certo io per lei non sono altro che una cameriera! Finché aveva bisogno io dovevo stare li con lei in ufficio a cercare i documenti, come arriva la sua strega, volevo dire fidanzata, lei scompare come un cagnolino e mi lascia da sola! Ma chi si crede di essere! Cerchi di comportarsi meglio!”

“Cosa potevo fare, lei ci ha visto in quelle condizioni!”

“Quali condizioni?” chiese lei diventando maliziosa ed allargando un sorriso

“eravamo terribilmente vicini …” e si avvicinò a lei, tenendola per la vita, poté respirare del suo respiro, e lei lo inebriava, lo scioglieva. Quando era accanto a  lei sentiva di perdersi, e sentiva che voleva perdersi, perdersi in lei per ritrovare la pazzia, la gioia e l’allegria di amare. Amare infinitamente. Amare come non aveva mai amato.  Ma la sua mente vinse sul cuore e si bloccò. La lasciò li e se ne andò senza spiegazioni. Flor rimase li immobile. Avvilita e amareggiata. Lui si stava prendendo gioco di lei! E questo non lo poteva sopportare. Eppure sentiva di amarlo disperatamente.

Maya era seduta sul bordo della fontana bianca che era immersa nel giardino. Una dea teneva in mano una brocca d’acqua. Ma l’acqua non sgorgava, e lei non si chiese il perché. Martin, il figlio dell’ambasciatore apparve di fronte a lei e sedendosi le disse:

“Scusami per prima, io non volevo assolutamente offenderti, anzi … come posso farmi perdonare?” le mostrò uno dei suoi impareggiabili sorrisi

“non lo so ci devo pensare!” rispose la ragazza sorridendo

“Ci deve pur essere qualcosa” incalzò lui scherzosamente

Risero.

Martin si fermò a guardarla e schiettamente le disse:

“sei davvero molto bella”

Maya lo guardò. Si sentì colpita dal complimento. Amava essere notata, e se a farlo era un bel ragazzo come lui la cosa acquistava un certo valore e sempre sorridendo gli rispose:

“Diciamo che con questo ti se già fatto perdonare un pochino”

“ma allora tu sei davvero fantastica, basta poco per riconquistare un tuo sorriso …”

“E devi ancora scoprire molte cose!”

“MA non credo che tu debba scoprirle adesso!” tuonò Matias che sbucò  da dietro una siepe la sua voce tradiva un certo risentimento, e subito beffardo Martin rispose:

“E adesso il tuo vecchio zio che vuole?”

“Non sono vecchio e non sono suo zio!” rispose senza perdere terreno Matias tenendo lo sguardo su quello del giovane. Maya si alzò, prese un braccio di Matias e gli disse:

“Dai Tuty, non voleva essere scortese, e poi in fondo è vero che tu per me sei come un vecchio zio!” concluse sorridendo. I suoi occhi brillavano come perle e lui non riuscì a resisterle e docilmente le disse:

“D’accordo, fa come vuoi, ma non farti scoprire da tuo fratello … e comunque non sono tuo zio!” il cellulare gli squillò e rispondendo si allontanò:

“Tedesco! Che succede?”

“Voglio andare via al più presto da questa ambasciata!”

“Perché?” fu la domanda

“Non voglio più vedere quella matta di Ninì!”

“Sarà anche matta, ma a quanto pare ti piace da impazzire”

“Smettila Matias!”

“Io posso anche smetterla ma sai benissimo che non puoi mentirmi! Sei davvero messo male!” e rise di gusto mentre Federico gli rispose:

“Quando ti innamorerai sul serio smetterai di ridere!”

“Allora lo vedi che sei innamorato?”  ma Federico non diede risposta, chiuse il telefono in preda ad uno scatto d’ira. Matias sorrise, era tipico del tedesco non ammettere l’evidenza, ma l’ultima frase che gli aveva detto gli ronzava in testa, non capiva il significato di quelle parole, o forse si.

“No Nicolas, stavolta tua cugina ha davvero esagerato, appena la vedo le dirò di cercarsi un altro lavoro, non può venire qui e non lavorare, io ho bisogno di personale efficiente!” Tomas urlava al telefono, era adirato! Aveva chiamato Nicolas per sfogarsi, sapeva che Nicolas era onesto e di lui si fidava ciecamente, e sapeva anche che la sua rabbia su Ninì cadeva impetuosa non perché non lavorasse, ma perché aveva potuto vedere con i suoi occhi che era vicina, troppo vicina al signor Fritenwalden. Era arrabbiato, avvilito e distrutto! Amava Ninì, l’amava come non aveva mai amato, e lei preferiva un altro! Che dolore per il suo cuore. Aveva chiuso il telefono con Nicolas e girava per il parco dell’ambasciata, lentamente, con la testa che gli scoppiava il suo sguardo si posò su un punto fisso. Il punto che più amava di tutta l’ambasciata, e subito quel tumulto di sensazioni si placò, ed il suo cuore si contorse. A terra, con le mani affondate nel prato e gli occhi pieni di lacrime vi era la “sua” Ninì.

 

ANGOLO AUTRICE

Vi chiedo perdono per il ritardo, credo che non sia valsa la pena farvi aspettare, vi prometto però che cercherò di accorciare questa storia al limite per non annoiarvi più del dovuto!

Come sempre mando un abbraccio virtuale a tutti coloro che leggono, ed un bacio particolare a coloro che recensiscono, e poi un grazie infinito a Giulina, flori186, Sweet_uke, Lovelyhead,asleyily95!

A presto Rospina

 

 

 

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Capitolo 10
*** 10 ***


La testa bassa, i capelli che le avvolgevano il volto triste. Come una se fosse una calamita per lui, si avvicinò velocemente e Ninì si alzò in piedi. Le mani sporche di fango, e alzando il suo sguardo lo affondò negli occhi verdi dell’ambasciatore e chiese:

“Cosa c’è? Perché è venuto qui? Cosa deve dirmi?”

Lui la guardò incapace di dire una sola parola. La guardava e non poteva neppure respirare, era così bella, così ingenuamente perfetta nelle sue imperfezioni che Tomas sentiva di potersi perdere nei meandri del cuore di Ninì, ma la ragazza non attese una risposta e attaccò a parlare come se fosse  un fiume in piena:

“Forza si sbrighi a dirmi quello che deve dire, io sono qui per questo! So cos’ha detto a Nicolas, e adesso voglio sentirlo dire dalle sue labbra. Tanto lo so che lei mi caccerà nuovamente come ha già fatto una volta d’altronde, perché a lei non le importa che io muoia di dolore, a lei non le importa che io dovrò lasciare questa ambasciata definitivamente, a lei non le importa che io dovrò abbandonare il mio povero nonnino tutto solo in questa ambasciata che è stata tutta la mia da quando sono nata, perché lei non può capire cosa si provi ad amare tanto un luogo dove si è stati tanto felici! Ma cosa ne vuole sapere lei dell’amore che non lo sa neppure riconoscere, o perlomeno crede che l’amore possa essere quello che lei prova per la sua cornacchia! Ma cosa parlo a fare, è meglio se non aspetto oltre e me ne vado da sola! Sono una stupida, voler aspettare addirittura che sia lei a cacciarmi di nuovo”

Tomas la guardava, e sentiva il suo cuore battere all’impazzata, cosa stava dicendo quella creatura che aveva di fronte? Lo stava accusando che non le importasse di lei? Nulla era più sbagliato, gli importava talmente tanto, da far si che le occupasse la mente in ogni istante della giornata, le importava in un modo così totale da non aver altro pensiero che Ninì. Ogni istante, ogni cosa facesse tutto girava attorno a Ninì! E si aveva detto a Nicolas di voler mandare via la cugina, ma diamine! Non erano altro che parole, e poi Nicolas doveva per forza riportare proprio tutto alla cugina? Lui gli aveva parlato come amico e confidente, e invece aveva riportato le sue parole all’ultima persona alla quale voleva far conoscere i suoi stessi pensieri. Vide Ninì allontanarsi e scappare dentro la casetta, che era sempre stata sua, fin dal giorno in cui era nata. Vi entrò. Ma non la trovò. Si era chiusa nel bagno. Lui si sedette sulla poltroncina rossa che c’era e attese. Nel silenzio più totale. Non seppe per quanto tempo. Pareva che fosse trascorsa una vita, o forse solo un minuto. Tutto era vero e finto in quel momento. Finalmente Ninì uscì dal bagno. Aveva una piccola camicia da notte bianca, corta e casta come lei. Si portò le mani al petto e chiese abbassando la voce:

“cosa ci fa lei qui? Sta controllando che io faccia le valige?”

“No! –rispose lui pacato –sono venuto a darti le risposte che cerchi” le mani gli tremavano, mai prima d’ora aveva provato qualcosa di simile “non è vero che non mi importa di te. E non è vero che io non so cosa sia l’amore”

Ninì sgranò i suoi grandi occhi verdi, si avvicinò di un passo verso di lui e lo sentì concludere:

“Ho riconosciuto l’amore dal primo momento che ti ho vista!”

Ninì rimase immobile e lui terminò:

“Ti amo Ninì”

Non fu che un soffio di fiato, perché non ebbe più. Grande era la sua paura di essere rifiutato, ma la sua paura non durò che un semplice istante perché lei si accosto a lui, gli cinse il volto tra le mani e lo baciò. Mai bacio gli parve più dolce, mai sensazione fu più capace di catturargli l’anima e il cuore. La guardò un’altra volta, i suoi occhi verdi scintillavano nella penombra, e in preda alla felicità più assoluta le disse:

“Ninì ora è meglio che vada … a domani amore mio” ancora un bacio e disparve dietro la porta. Ninì impazzita di gioia e stupore per quello che era appena avvenuto si lanciò sul letto, con gli occhi sognanti. Il trillo del telefono la riportò alla realtà. Stava squillando il telefono di Nicolas:

“Oh no! È il pelato!” esclamò strinse le sue labbra e rispose:

“Si capo?”

“Nicolas! Sono troppo felice, ho bisogno di parlarti”

“Io ora non posso venire mi perdoni”

“MA Nicolas …” provò a obiettare l’ambasciatore

“Verrò da lei domani mattina lo giuro” e riattaccò il telefono. Come chiuse il telefono piombò nell’angoscia totale. Tomas odiava le bugie, e lei gli stava mentendo spudoratamente, era due persone in una! Doveva dirgli la verità. Ma come? Non sarebbe mai riuscita a dirgli tutto. E così tra la gioia e l’angoscia la giovane si addormentò.

Martin e Maya stavano passeggiando nel parco dell’ambasciata. La notte era ancora lunga, e lui non perdeva tempo nel fare complimenti ammalianti. A volte le carezzava il braccio, le sfiorava il volto con le mani, ma niente di tutto ciò provocava alla piccola Fritenwalden palpiti al cuore. Eppure lo guardava ed era così perfettamente bello con i suoi grandi occhi verdi e il sorriso che spalancava era tremendamente affascinante, la loro complicità era davvero ammaliante. Lui le scoccò un bacio sulle labbra. Così ridendo di tutto e di tutti. Perchè Martin Parker era fatto in questo modo, avrebbe continuato a prendersi gioco della vita e dei sentimenti altrui, ignaro che prima o poi in un angolo qualunque del mondo, vicino o lontano potesse esistere una giovane ragazza, dal viso pulito che gli avrebbe fatto perdere tutti i suoi orizzonti, tutti i suoi punti fermi, perché sarebbe diventata lei il suo tutto, ma questa è tutta un’altra storia. Fu proprio nel momento in cui Martin scoccò il bacio su Maya che Matias li vide e si fece notare dai due. Vide il ragazzo dileguarsi e Maya restare li. Impalata. Le mani fredde. E il cuore impazzito. Non avrebbe mai voluto che lui fosse li a vedere quella scena. Ma non poteva tornare indietro. Si limitò a fissarlo. Lui si avvicinò e le chiese:

“Che succede con il piccolo Parker?”

“La verità?”

Lui annuì

“Nulla! È questo il problema, non c’è nessuno che mi faccia battere il cuore, che mi riempia i pensieri, che mi faccia sorridere quando lo penso, che mi faccia stare bene quando sono in sua compagnia, nessuno della quale essere gelosa…”

“Non c’è davvero nessuno che ti faccia provare tutto questo?” chiese lui incredulo

“Si, perché tu hai già qualcuno?”

Quella domanda rimase sospesa nell’aria per qualche istante. Perché nella mente di lui si fece spazio una risposta, tanto inattesa, quanto spaventosa.

Si tu.

Ma non disse nulla, si trattenne tutto nel petto. Guardava Maya e non vedeva più la piccola bambina di una volta, ma una donna. In quel momento non gli importava di chi fosse Maya, ne tantomeno che fosse la sorella più piccola del suo migliore amico. Lui era un uomo davanti ad una donna meravigliosa e mentre pensava lei gli chiese:

“Ti va di baciarmi?”

I suoi grandi occhi neri fissavano Matias con intensità. Lui non rispose: era come se non avesse aspettato altro da tutta la vita. Le prese il volto e la baciò.  Non era riuscito a dire no a quella richiesta. Si staccò da lei, spaventato, si passò una mano sul volto e poi dietro la nuca e farfugliò qualcosa di incomprensibile e Maya disse:

“Sai, prima ti ho mentito, c’è una persona che mi fa provare tutti quei sentimenti che fanno parte dell’amore … quella persona sei tu!”.

Lui la guardò. Con fatica riprese il controllo di se stesso e le disse:

“No Maya, è tutto sbagliato!” si voltò e se ne andò, ma la ragazza gli corse dietro, lo prese per un braccio e lo fermò:

“perché credi che sia tutto sbagliato? Perchè sono troppo piccola? Perché sono la sorella del tuo migliore amico?”

“NO! È sbagliato perché sta succedendo troppo in fretta, fino a cinque minuti fa eri con un altro … è sbagliato perché tu potresti cambiare idea, è sbagliato perché io non ho mai amato e non voglio soffrire per amore!”

“E se ti dimostrassi che il mio è amore vero? che forse ho sempre amato te? Non ti ricordi che da bambina ti chiedevo di sposarmi?”

“Ma eri una bambina!” rimbeccò lui

“E non è cambiato nulla, il mio sogno sei sempre stato tu! Ho sempre avuto le idee chiare, io voglio te e tu?”

“Io? Cosa voglio io? Io voglio –stette zitto un attimo, sapeva che se avesse parlato non avrebbe più potuto tornare indietro –sarei pronto a morire. Morire per averti al mio fianco, morire per sapere che mi ami, morire per d’amore per te! Anzi io già muoio per te! Sarei pronto ad affrontare tuo fratello anche in questo istante, ma in cambio vorrei il tuo amore in eterno!”

“Ed è l’unica cosa della quale sono certa in questa mia vita di incertezze. L’amore che provo per te” la baciò di nuovo. Non ebbe paura di stare con lei e di dirle ciò che provava. Sapeva che insieme avrebbero superato ogni ostacolo. E avrebbe iniziato dal più grande e dal più vicino.

Federico.

il sole si levò alto sull’ambasciata. Quante cose erano accadute quella notte. Nicolas era già dietro la porta dell’ambasciatore, udiva Tomas parlare con Celina. Cercava di origliare, ma proprio in quel momento comparve Liz Balti, lui la salutò:

“Buongiorno signorina Balti!”

Lei lo guardò e non riuscì a trattenersi:

“Non mentire con me! Io so chi sei veramente!”

Ninì la guardò. L’aveva scoperto? Ma non demorse e attaccò:

“Certo che lei sa veramente chi sono, perché io sono Nicolas Zampanò, l’autista dell’ambasciata e di questo ambasciatore”

“Io so che tu sei una donna! E che sei uguale a Ninì”

La ragazza si sentì colpire in pieno la bocca dello stomaco, e farfugliò:

“E tu … come …”

“Ti ho vista! Dalla finestra!”

Ninì crollò. Non aveva più voglia tenersi dentro quel segreto tanto grande. E iniziò a raccontare tutto dall’inizio. Più parlava e più si sentiva leggera. Finalmente qualcuno aveva scoperto il suo segreto. Sperava che quel qualcuno potesse essere Tomas, ma allo stesso tempo ne aveva paura. Finì di raccontare quando apparve Viky, che la sentì parlare e avvicinandosi con i suoi grandi occhi azzurri sgranati chiese:

“Ninì sei pazza?”

“No  mi ha scoperto!” ammise la ragazza,

“scoperto cosa?” chiese Viky

“Che lei è Ninì, che la ragazza che si spaccia per Ninì si chiama Flor, e che finge di essere suo cugino Nicolas che non esiste, e che lei è innamorata dell’ambasciatore, mentre Flor di Federico!”

“E adesso?” chiese Viky ormai sconcertata

Liz le guardò divertita. Aveva scoperto tutto, e dopo le chiacchiere che aveva sentito di Delfina e Celina non poteva che ammirare quella ragazza che pur di stare accanto alla persona che ama si traveste da uomo, per stargli accanto in silenzio. e rispose:

“E adesso vi aiuterò anche io, sperando che quell’idiota di Federico si accorga di essere legato ad una strega! Ma starò qui davvero per poco, vorrei andarmene al più presto”

“Perché?” chiesero le altre due

In quell’istante passò Victor, e Liz lo seguì con lo sguardo. Lui si avvicinò a loro, ignare del loro discorso. Quando vide Liz, non potè far altro che ammirarla per la sua sobria bellezza e non la paragonò a Ninì. Per la prima volta l’ammirava senza paragonarla. Le diede un bacio sulla guancia. E se ne andò. Senza tirare fuori il suo lato borioso.

Ninì sgranò gli occhi e chiese:

“Ti piace Victor?”

Liz annuì. e lei riprese:

“Ma è cattivo!”

“Non credo che lo sia, ma è tutto inutile, è innamorato di te!” detto ciò disparve.

Flor-Ninì arrivò all’ambasciata, e proprio in quell’istante Tomas e Celina uscirono dal suo ufficio. Celina era inviperita all’ennesima potenza, Tomas non le badò e raggiunse quella che per lui era Ninì, la tirò per un braccio e le sussurrò:

“stanotte non ho potuto chiudere occhio! Non ho fatto altro che pensare a te”

Flor lo guardò stranita. Non capiva cosa fosse successo, e anche l’ambasciatore la trovò differente rispetto alla sera prima, e continuò: “Che ti prende? Ti sei pentita?” Flor cercò di divincolarsi dolcemente, non sapeva che rispondere. Ma in quel momento giunse Federico Fritenwalden che non appena vide la ragazza che era tenuta per un braccio da Tomas, andò su tutte le furie, a lunghi passi si avvicinò all’uomo di stato, e gridò:

“lasciala stare!” sferrò un pugno poderoso che finì dritto dritto sul volto di Nicolas, che cadde a terra svenuto.

 

Mi enemigo esta conmigo, piensa lo mismo que yo pero lo dice mejor na na na na na

Angolo autrice

Scusate, non mi sono trattenuta dal cantare la canzoncina, spero che sia venuta in mente anche a voi! Come vi sarete accorti, ho cambiato la data di pubblicazione, dal martedì al Giovedì, sperò di riuscire a mantenere il ritmo!!

Come sempre un grazie di cuore a tutti coloro che leggono e recensiscono e lasciano segno del loro passaggio!

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


Nicolas era steso a terra privo di sensi. L’ambasciatore si chinò di lui. per la prima volta notò i lineamenti del giovane, così uguali a quelli di Ninì, che quasi gli provocarono un tuffo al cuore. Chiamò Vicky e le disse di chiamare un medico. In preda al panico la ragazza disparve, mentre nella sala era entrata Delfina che con la sua voce stridula gridò:

“Vita mia, che succede?”

Federico guardava impietrito l’autista steso a terra e Flor gli si avventò contro:

“Cosa le prende Don Freezer! Lei è pazzo! Cosa le è saltato in mente?”

Il biondo, parve non aver udito Delfina e rispose a Flor guardandola dritto negli occhi:

“Questo è il ringraziamento perché volevo salvarti dall’ambasciatore”

Per la prima volta in vita sua Flor rimase senza parole. Tutto il suo parlare si fermò in gola. Lui la stava salvando? Voleva proteggerla? Sentì l’amore traboccarle il cuore, ma Tomas ringhiò contro l’uomo:

“Chi dovresti difendere tu? Mi pare che Ninì si sappia difendere benissimo da sola! E poi non è da me che dovresti difenderla, e se non mi sbaglio hai gia una fidanzata da proteggere”

Era stato chiaro e conciso. Aveva colpito nel segno. Parker aveva ragione, lui aveva Delfina, eppure sentiva di amare Nina Gomes.

“Vita mia non rispondi? Ha ragione, io sono la tua fidanzata!” Delfina parlava sibillina e Federico si passò una mano fra i capelli e se ne andò lasciando tutti così.

Nicolas riprese i sensi, l’ambasciatore lo aiutò a sollevarsi e gli disse:

“Sta arrivando il medico!”

“NO!”

“Ma Nicolas, tu stai male” il suo volto era rosso, e dove era atterrato il pugno era già viola

“No grazie ci penserà Viky o Ninì a me!”

E in quell’istante Viky con i suoi capelli arruffati tornò nel gran salone dell’ambasciata. Aiutò Nicolas a rialzarsi e lo portò nella stanzetta.

Federico in silenzio osservava la scena, non sapeva cosa dire, non gli era mai capitato in vita di fare una cosa del genere. Mai gli era accaduto di perdere il controllo in questo modo. Guardava Ninì-Flor e sentì il cuore e la rabbia placarsi. Delfina le gironzolò intorno dicendo nuovamente:

“Vita mia! Quella cardo ti fa fare cose mai viste prima, vieni con me”

Lui non voleva seguirla, ma lo fece. Ogni volta che provava ad esternare i suoi sentimenti qualcosa in lui gli diceva che era sbagliato, credeva che fosse giusto reprimere tutto ciò che la sua anima provava.

Flor lo vide allontanarsi. Ormai non capiva più nulla! Lui la voleva difendere, ma non appena gli chiedeva spiegazioni lui scappava. Lui faceva sempre così. Tant’è che non riusciva neppure  a guardarla negli occhi. In quell’istante si sentì morire. Il suo principe non l’amava.

Celina era in preda ad una crisi di nervi. Lanciò un vaso addosso alla porta rosa, quando questa si aprì e comparve Victor:

“Sorellina che ti prende?” sorrise, col suo solito ghigno scanzonato

“Tomas mi ha lasciata per quell’insulsa!”

Il giovane rimase per un attimo in silenzio e poi rispose:

“Non è colpa mia sorellina se tu non riesci neppure a tenerti un uomo!”

“E tu allora’ che non riesci neppure a conquistare una nullità”

“Non parlare così di Ninì!” rispose secco, ma questa volta il suo cuore non provò un moto di rabbia verso la sorella. Senza capirne la ragione le venne in mente Liz. Così bella e sicura di sé. Così elegante nei modi. Sempre al posto giusto al momento giusto. Era l’opposto di Ninì. Voleva bene a Ninì, ma Liz era davvero un’altra cosa. Pensò ai suoi occhi e al suo sorriso. Mentre sua sorella sbraitava lui pensava a tutt’altro. E così la lasciò sola in preda al panico, ma lei con un ultimo urlo isterico intimò:

“Scopri tutto ma proprio tutto, su quella miserabile di Ninì”.

Finalmente non la sento più, pensò il giovane che si scontrò con Liz Balti che stava per raggiungere la sua stanza:

“Mia avvocatessa …”

Ma lei lo ignorò. E lui la seguì:

“perché mi eviti? Ti ho fatto qualcosa?”

“No, ma sono in ritardo, devo preparare le valige”

Un tuffo al cuore, e chiese:

“Le valige? Perché?”

“Me ne vado” rispose lei secca

Ed ecco che nuovamente il cuore di Victor ebbe nuovi sussulti. Tutto in lei le piaceva, e non sapeva neppure spiegarsi quando questo fosse avvenuto, visto che inizialmente credeva che lei fossi davvero un’arpia. Lasciarla andare via così? Senza fare nulla?

“Resta!” disse d’impulso

Liz lo guardò negli occhi, compiaciuta. Lui le stava chiedendo di restare, ma non del tutto vinta chiese:

“Perché?”

Cosa rispondere? Non lo sapeva. Sapeva però che non voleva vederla partire. In quell’istante passò accanto a loro Ninì-Flor, lui non la degnò di uno sguardo, ma si ricordò delle parole della sorella:

“Scusami Liz, riprendiamo il discorso più tardi” e suguì Flor.

Liz nel vedere la scena rimase persuasa più che mai a lasciare quella ambasciata.

Flor era talmente presa dai suoi pensieri che non si accorse che Victor la stava seguendo. Entrò in casa e ad attenderla c’era la vera Ninì. Victor, proprio come liz la sera precedente non poté credere ai suoi occhi. C’erano due Ninì.

Identiche.

La sua mente si svuotò.

Per mesi aveva sognato di raggiungere il potere. Usurpare il posto di Tomas all’ambasciata e nel cuore di Ninì. Avere soldi ed essere temuto. Era quello che aveva sempre sognato. Spinse la porta e le trovò una di fronte all’altra che dallo shock non riuscirono a dire una sola parola. Dietro di lui entrò anche Liz. L’unica che mantenne la calma e disse:

“Victor che ci fai qui?”

“IO? Loro due piuttosto! È uno scherzo?”

“No!” fu Ninì a rispondere, e lentamente raccontò tutta la storia senza tralasciare nulla, intercalando qua e là qualche “scusa”, “perdonami”.

Sconvolto lasciò la dependance. Liz gli fu dietro e lo udì dire:

“Se lo sapesse Celina!”

“Hai intenzione di dirglielo?” chiese la giovane avvocatessa

“io, non so …”

“Farei qualunque cosa per farti tacere!”

“Davvero?”

Lei annui, e senza esitazioni le disse:

“resta! Non andartene”

Quella richiesta fece avvampare la giovane, il suo cuore iniziò a battere violentemente e sentì le gambe diventarle molli, cercò di non far trasparire le sue emozioni e chiese ancora una volta:

“Perché?”

Perché? Se lo chiese anche lui, ma poi sulle labbra gli nacquero le parole che mai avrebbe creduto di dire in tutta la sua vita:

“resta, perché ho capito che posso essere un uomo diverso, che voglio essere un uomo diverso, e voglio che tu mi dia la possibilità di poterti dimostrare che voglio cambiare, che sono cambiato, perché per la prima volta in tutta la mia vita sento il mio cuore battere sul serio, non sapevo cosa potesse essere l’amore, e forse, anzi sono certo che potresti essere tu! Non voglio più nulla di quello che volevo prima, voglio solo te, poter stare con te ogni istante, in due parole Ti amo!”

Rimase senza parole. Lui l’amava, e guardandolo negli occhi capiva che era sincero. Lui si avvicinò a lei, le carezzò i corti capelli neri, e le tolse gli occhiali, solo in quel momento poggiò le sue labbra su quelle di lei per baciarla teneramente. Finalmente amava. Felice di amare quella ragazza che le pareva piovuta dal cielo.

Federico e Delfina seduti nel salotto stavano nuovamente litigando, ultimante non facevano altro. La freddezza di lui e la falsità di lei rendevano il rapporto logoro e stanco. Federico voleva solo poter scappare da quella femme fatale , ma non ne aveva il coraggio.

Era un codardo e lo sapeva.

Ma non poteva lasciare la sua fidanzata, dopotutto lei lo amava e lui non aveva il coraggio di farla soffrire. Lei stanza della lite, se ne andò dicendo:

“Vado a dormire”

“Notte Delfina” rispose lui afono.

Triste guardava nel vuoto. Quando il suo sole entrò in quella stanza. Flor. E la chiamò:

“Flor” lei si voltò lui l’aveva chiamata per nome e gli disse:

“Come mi hai chiamata?”

“Scusa Ninì, parlavo a voce alta”

“Non scusarti, io … io …” fu sul ciglio di dire tutta la verità ma stette zitta

“Ninì, io devo chiederti una cosa … sei innamorata dell’ambasciatore?”

Lei lo guardò e rispose con un’altra domanda:

“Perché mi fa questa domanda? E poi perché oggi ha cercato di picchiare Tomas?”

“Vuoi sapere la verità?” la prese per un braccio e si avvicinò a lei, occhi negli occhi, il suo respiro affannato era sulle labbra di lei e in un fiato disse “la verità è che sono geloso! Geloso marcio, odio quando qualcuno si avvicina a te!”

Dapprima il volto di Flor era corrucciato ma al sentir quelle parole si distese e disse:

“Sai cosa vuol dire essere gelosi? Vuol dire che si tiene in modo particolare ad un’altra persona …”

“So benissimo cosa vuol dire” e lui sapeva perché era geloso della ragazza.

L’amava.

Il suo cuore era un continuo palpitare. Era pazzo d’amore. Amore per quella creatura che le stava di fronte.

“Allora? Cosa vuole da me? Se non ha altro da dirmi mi lasci, io me ne vado”

“Ami Tomas Parker?”

“Perché vuoi saperlo?”

“Perché io ti amo!”

Non sapeva di avere tutto quel coraggio, ma finalmente si sbloccò e la baciò, e ci furono tanti baci, mille baci d’amore e all’unisono si sussurravano “ti amo”. Tutte le fatine di Flor illuminavano la stanza con le luci colorate. Era pazza di gioia, forse aveva trovato la casa dove piantare la sua noce, aveva trovato il suo principe azzurro.

Poco distante, dalla porta dell’ambasciata Tomas Parker stava osservando la scena. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, e ogni istante che passava si sentiva morire.

 

 

 

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Capitolo 12
*** creo que ahora puede volver a empiezar ***


Tomas non poteva credere ai suoi occhi.

La sua Ninì stava baciando un altro!

“Capo eccomi!” la voce di Nicolas che comparve dietro di lui si zittì nel vedere la scena. Si portò una mano alla bocca, stette zitto un momento e poi cercando il coraggio che solo lui dimostrava tutte le volte, si avviò verso Flor e la chiamò:

“Flor! Ma cosa ti salta in mente?” l’aveva chiamata col suo nome, era ora di dichiarare tutta la verità, o almeno una parte, non sapeva bene cosa stava per succedere, ma doveva difendere l’onore di Ninì!

Federico rimase immobile, non riuscì a capire nulla, era pieno di gioia ma quando udì l’autista chiamarla Flor qualcosa cambiò e chiese:

“Ninì che succede?”

“Succede che lei non è Ninì!” annunciò Nicolas puntando il dito contro la giovane. Delfina era sopra la scala, scese come una furia gridando.

“Che cosa sta succedendo?” guardava Federico e Flor piena d’odio, non amava quell’uomo, ma il solo pensiero che preferisse una piccola cardo a lei la faceva infuriare.

“No Delfina, non è come credi”

“Non è come credo? Allora cosa sta succedendo?”

Federico si passò una mano sulla fronte. Non sapeva neppure lui cosa stesse succedendo. Tutto era confuso e incomprensibile. Un attimo prima il suo cuore scoppiava d’amore, e la sua mente lo aveva assecondato e ora, non riusciva a capire che stesse accadendo, si era fatto trarre in inganno da una piccola bugiarda e arrampicatrice. Eppure non poteva credere che lei potesse essere così. La sua codardia lo spinse a stare in silenzio mentre Delfina inveiva con tutto il suo veleno:

"Tu piccola insulsa cardo! Verduraia da quattro soldi! Stavi forse cercando di rubarmi il mio fidanzato? Oh questa è bella, vorrei proprio sapere cosa ci trovi in questo essere insulso e gelido che può essere Federico! Persino io faccio fatica a stargli accanto, se non fosse per il suo immenso patrimonio! E di la verità, anche tu vuoi i suoi soldi! Oppure vuoi il potere di Tomas?"

Flor era troppo amareggiata per dire qualcosa. Cosa stesse succedendo non lo capì neppure lei, la testa le girava e silenziosamente invocò l'aiuto delle sue fatine. Ma non risposero. Guardò Nicolas-Ninì con uno sguardo truce, interrogatorio che pareva volesse dire "perché l'hai fatto?" ma la cosa che le fece più male era vedere lo sguardo di Federico, che fino a un istante prima era colmo d'amore e ora pareva le lanciasse fiamme d'odio.

"Ti amo talmente tanto che con te verrei in capo al mondo" disse Victor alla sua Liz. Erano nella stanza di lei che preparava le valige, lei le diede un bacio sulle labbra e sentì le guance imporporarsi di rosso. Non si era mai comportata così, ma ora quell'amore le dava una pace assoluta, e chiese seria:

"Cosa pensi di fare con tua sorella?"

"Nulla! Non le dirò mai che Ninì è Nicolas!"

La guardò, erano occhi negli occhi. Entrambi neri e profondi, e fu in quell'attimo che lui le disse nuovamente:

"ti amo!"

"me lo hai già detto!" la giovane sorrise

"Il fatto è che te lo ripeterei un milione di volte, a tutte le ore della notte e del giorno per ricordartelo" e suggellò quelle parole con un altro bacio. Questa volta più intenso e cario d'amore infinito.

Fuori dalla porta, ad ascoltare vi era Celina.

Come un tornado scese le scale e raggiunse la sala dell'ambasciata, ignara di quello che stava accadendo. Si avventò su Nicolas come una furia e con un gesto veloce gli tirò via la parrucca.

I lunghi capelli rossi caddero sulla giacca d'autista di Santa Juliana. Non fu che un leggero manto, ma per Ninì era come se le fosse caduto sulle spalle il peso delle sue bugie. Spalancò i suoi grandi occhi verdi e non riuscì a trattenere una lacrima, che malandrina scappò via dai suoi occhi, che erano incatenati a quelli di Tomas.

Il silenzio surreale avvolse la stanza.

Due Ninì.

O meglio.

Nina Gomes.

Flor Santillan.

E nessun Nicolas.

L'autista, l'amico fedele dell'ambasciatore Parker, che mille volte lo aveva aiutato nei momenti difficile. Il giovane ragazzo sul quale Tomas poteva contare, quell'amico che aveva sempre la risposta giusta a ogni dilemma si era dissolto.

Non era che un sogno.

Una bolla di sapone, che aveva vagato per giorni, mesi, dentro l'ambasciata. E ora non restava che una divisa vuota. Perché dentro quella divisa nera con lo stemma viola vi era una donna.

Ninì.

Tutti i presenti rimasero senza fiato e Ninì scoppiando in singhiozzi disse:

"Perdonami!"

"E' tutto quello che sai dire? Non hai altro da dirmi? Io mi fidavo di te! Ti credevo una persona differente! Chi sei?"

"Sono Ninì! La tua Ninì! Quella che ami e che ti ama!"

"No ti sbagli! Tu non sei nulla per me! Io credevo di amarti, ma ora no! Tu non sei Ninì, e neppure Nicolas la cosa che più mi fa male e rabbia, è che mi sono fidato ciecamente di due persone, anzi per meglio dire una persona, che non meritava nulla, tu sei Nicolas! -ripeté ironico -non posso crederci, ti avevo dato tutto, la mia fiducia, il mio cuore ... " preso dallo sconforto si allontanò. La giovane lo seguì:

"Tomas ti prego ascoltami ... "

"non voglio vederti mai più! Ninì, Nicolas ... non voglio mai più vederti, sentirti! Sparisci! Prendi le tue cose e sparisci dalla mia vista e da quest’ambasciata”.

Ninì non ebbe il coraggio di rispondere. Silenziosamente si allontanò.

Federico era seduto sul divano, Delfina in piedi con le braccia conserte batteva il piede avvolto in una scarpa nera con il tacco. Pareva volesse delle spiegazioni. Flor era scomparsa. Aveva provato a dire qualcosa senza successo, ma come comparve Celina se ne andò sconsolata.

Il giovane Fritenwalden aveva le mani sul volto. Quella che era la sua fidanzata aveva fatto cadere la sua maschera e lei non se ne era neppure accorta.

"Allora adesso mi spieghi cosa ti è preso?"

Federico sollevò lo sguardo e passivo. Senza rabbia le rispose:

"delfina, voglio solo che tu te ne vada! T’interessano i miei soldi? Bene ti darò una buona uscita per avermi sopportato in questo tempo! Così sarai felice! Ma adesso vattene. Sono stufo di avere attorno a me gente falsa e inutile”.

"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH" gridò la donna che si fece venire una crisi isterica mentre si allontanava, in quel momento arrivò Matías che guardando il suo amico chiese:

"Tedesco! Che succede?"

Non rispose, ma con la mano batté sul divano candido e gli fece cenno di sedersi;

Che sappia già di me e Maya?

Si chiese, ma subito i suoi dubbi cessarono:

"Matías, tu sei l’unica persona davvero sincera con me! Io... io non sono in grado di valutare le persone”.

A quelle parole un pugno alla bocca dello stomaco lo colpì e disse:

"Perché dici questo?"

"Perché Ninì non è Ninì, è Flor! E Delfina è una strega malefica che stava con me solo per i soldi!”.

"Su Delfina non mi cogli di sorpresa ma Ninì Flor, che vuol dire?"

E gli raccontò tutto ciò che era accaduto. Si lanciò sul divano, e lanciò un sospiro chiedendo:

"Che devo fare?"

"Seguire il tuo cuore!" rispose Ripamonti

" e da quando sei diventato così romantico e saggio?"

Matías si passò una mano sul volto. La rabbia appena cresciuta era ruvida.

Silenzio.

Poi mentre si alzava dal divano con le mani dietro il collo rispose:

"ti dirò tutto! Anzi, non appena risolvi tutti i tuoi problemi devo parlarti" e senza aggiungere altro si allontanò. Poco distante ad attenderlo vi era lei. L'amore della sua vita.

Maya.

Le diede un bacio sulle labbra. E con quel baciò giurò che presto avrebbe affrontato il suo amico. E avrebbe lottato per quest’amore. Che erano diffide ma non impossibile, e persino un freezer testardo avrebbe potuto accettarlo, senza riserve. Ne era certo.

Seduta sul bordo della fontana Flor piangeva convulsamente:

"Oh mio freezer,se solo potessi capire! Ma tu non mi vuoi! E allora me ne vado! Vado da qualche parte a cercare un posto dove poter piangere le mie misere bugie e piantare la noce della mia mamma!"

"Forse se tu mi spiegassi io potrei capire ..." quella voce, la voce dl suo Federico era comparsa dal nulla. Lei si voltò di scatto e lo trovò fermo che la fissava, e fu lui che disse:

"Perché mi hai preso in giro?"

"io non ti ho preso in giro! Avrei voluto dirti da subito che ero Flor e non Ninì! Ma non potevo, non potevo mettere nei guai Ninì. Quella vera." quanta dolcezza in quegli occhi, e quanto amore vi leggeva. La sua rabbia svanì. Si accostò a lei e la baciò nuovamente. Non gli importava di quello che avesse fatto, sapeva che il suo amore era sincero, glielo leggeva negli occhi e cingendola per la vita le disse:

"ti amo dal primo momento che ti ho vista, e ora è il momento che tu venga con me a piantare questa noce prima che si secchi"

Mille lucine colorate li avvolsero, colorando di gioia quel loro momento di felicità.

Ninì aveva già fatto la valigia. Stava lasciando l'ambasciata. Aveva lasciato un biglietto a suo nonno, con la promessa che presto sarebbe tornata a prenderlo; aveva fatto un giro per tutta l'ambasciata: era andata in soffitta, in cucina e infine nel suo amato giardino. Sperava di poter rivedere ancora una volta il suo ambasciatore, ma non l'aveva visto. in compenso aveva visto Celina che era stata trasportata in ospedale insieme  Delfina per colpa di crisi Isteriche.

Triste, lasciava quella che era stata la sua casa da sempre. L'aveva vista crescere, e innamorarsi. Un amore impossibile, che appena aveva sfiorato con le dita si era frantumato in mille pezzi. Faceva caldo. L'afa estiva la stava soffocando.  Aveva già raggiunto la stazione dei pullman, il cielo plumbeo pareva farle compagnia in tristezza. Quando l'autobus partì, quello stesso cielo fece cadere mille gocce d'acqua, quasi come se fossero lacrime.

di colpo il mezzo si fermò. Fecero scendere i passeggeri che non sapevano cosa fosse accaduto.

"Adesso anche questa! Voglio andarmene al più presto!"

"Ne sei sicura?"

Si voltò di scatto.

di fronte a lei vi era Tomas. L'aveva rincorsa e aveva fatto fermare il pullman. Incredula non seppe che dire, e fu lui che chiese:

"Perché l'hai fatto?" la sua voce era dolce come sempre

E mentre la pioggia continuava a cadere lei iniziò a parlare come una nenia laconica:

"La verità? L’ho fatto perché volevo starti accanto ogni momento della tua vita! Perché pensavo che nel tuo cuore non vi fosse spazio per una tipa maldestra e strana come me! Poi hai offerto il lavoro a Nicolas, di lui ti fidavi ed io non potevo , o meglio non volevo deluderti! Sapere che essendo Nicolas potevo darti gioia o pace era per me una conquista, alla quale non volevo rinunciare, perché io ti amo Tomas! Dal primo momento che ti ho visto ho capito che eri tu il mio pelato dell’'anima, e a me bastava starti vicino e sapere che ero nel tuo cuore, e non m’importava se fossi Ninì o Nicolas ..."

"Oh Ninì! Ma che vai pensando! Io - si avvicinò a lei -io ho avuto la sensazione che eri speciale da subito, ma non capisco, perché hai chiesto a Flor di essere te"

"Per essere più libera, con lei che mi aiutava non ero più stressata, non dovevo correre sempre per essere in due posti contemporaneamente e poi siamo uguali!"

"Uguali? NO!" rispose lui secco. La pioggia continuava a cadere su di loro e aggiunse:

"In cuor mio ho sempre saputo riconoscerti, ho persino sentito battere il mio cuore pieno d'amore per te tenendoti tra le braccia mentre eri Nicolas ... il fatto è che tu sei amore ... il mio amore ..." un altro passo leggero e questa volta fu lui a darle il bacio. Il bacio più dolce e atteso del mondo. Tutto girava inesorabile, tutto sarebbe passato, anche quella pioggia battente avrebbe cessato di cadere, ma il loro amore non avrebbe mai cessato d'esistere. Perché l'amore tutto affronta e tutto distrugge, lasciando poi, un prato fiorito su cui passeggiare scalzi, mano nella mano con la persona che si ama.

ANGOLO AUTRICE

Come avrete capito, sono giunta al termine di questa storia. Mi auguro di tutto cuore che vi sia piaciuta, che vi abbia strappato un sorriso e un’emozione, se così fosse sono riuscita nel mio intento!

Vi chiedo scusa se vi ho annoiato, e cercherò di non scrivere più delle long-fic,( se non calcoliamo gli originali, quelli credo che non smetterò mai di scriverli!!) perché proprio non sono il mio campo …

Infatti di questa storia avevo due versioni, una lunga ed una corta, ho optato per la seconda! Così mi vorrete più bene!

Un abbraccio particolare a:

Giulina: grazie per le tue meravigliose recensioni, mi riempiono il cuore di gioia

Flori186: il tuo entusiasmo e i tuoi complimenti mi fanno sempre venire voglia di scrivere

Sweet_uke: il tuo modo di incoraggiarmi è davvero fantastico, ma non sono per nulla perfetta!

Lovelyhead: grazie per aver trovato il tempo di leggere la mia storia

Ashleyily: grazie anche a te per aver letto e recensito, riempiendomi sempre di complimenti! Spero di averne meritati almeno un terzo!!

Se volete potete continuare a seguirmi con “La danza del vento” ora vi saluto sul serio un bacio a tutti

Rospina.

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