A sudden kiss.

di ChristineB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We can dance all night long. ***
Capitolo 2: *** Romantic dinner with a surprise... ***
Capitolo 3: *** Oh, Broadway! {Part One} ***
Capitolo 4: *** Oh, Broadway! {Part Two} ***
Capitolo 5: *** Sexy dimples. ***
Capitolo 6: *** Cases&Kisses ***
Capitolo 7: *** Saturday is for cherries. ***
Capitolo 8: *** I gave both magic, Princess. ***



Capitolo 1
*** We can dance all night long. ***


Premessa: Questa one-shot è ispirata ad una ruolata, attualmente conclusa, del Castle Italian GdR su Facebook.
Io faccio la parte di Kate e il mio amico quella di Richard.
Ringrazio lui per la cordialità e per la destrezza che usa nell'interpretare Castle. Sei davvero fantastico!


We can dance all night long.



Era finalmente calato il sole, si stava facendo sera e Kate era abbastanza nervosa.
Il giorno prima aveva dormito a casa di Lanie e Castle le aveva mandato un pacco. Il pacco era bello grande, aveva accettato di fargli da accompagnatrice per una premiere ma non ne era molto convinta.
Kate era nervosa, aveva paura dei fotografi, di quello che avrebbe detto la gente vedendola con Castle. Avrebbero sicuramente frainteso e lei non voleva fraintendimenti.
Ma quando aprì il pacco rimase a bocca aperta. Un vestito, blu, quasi da principessa delle favole. Richard Castle le aveva comprato un vestito che poteva fare invidia alla signorina Cenerentola.
E quando era andata a casa si era preparata, vestita, truccata... solo per lui.

Aveva appena suonato e Kate decise in quel momento che i capelli doveva tenerli sciolti, i suoi soliti capelli mossi e lucenti.
Quando andò ad aprire alla porta si trova un Castle in smoking, perfetto, come se dovesse andare ad un matrimonio.
«Sei... bellissima.» disse lui rimanendo quasi a bocca aperta davanti a quello splendore.
Kate arrossisce e così si dirigono fuori. Però sorge un piccolo problema.
«Gina mi ha affittato una limousine solo per questa sera. Per me potevamo anche andare a piedi o in metro ma ci tiene. Se vuoi cambiare idea per me va bene.» disse Castle cercando di fare un sorriso.
«Per una volta accontentiamo la tua ex moglie».
Kate sorride e Castle la fa entrare per prima, tenendole la portiera aperta, come un gentiluomo dovrebbe fare.
Arrivati davanti all'hotel sorgono altri problemi, più gravi.
«Sei sicura di stare bene? Nervosa?». Un Castle totalmente differente dal solito.
«Si, sto benissimo». Si gira, lo guarda e... «Devo dirti che sono nervosa da quando ho visto questo vestito».
Le scocca un'occhiata divertita ma Castle cerca di rassicurarla.
Kate ha paura dei fotografi ma ormai Rick ci ha fatto quasi l'abitudine. Lei no. Lei non è abituata a stare sotto i riflettori.
«Dai facciamo quest'entrata.»
Castle esce dalla limousine e poi allunga un braccio verso l'interno, verso Kate. Quando lei esce tutti i fotografi iniziano a scattare foto; Beckett è immobile e saluta solamente con cenni brevi della mano.
Lui capisce che è meglio entrare di corsa e così, superati i paparazzi, ordina due Martini Dry.
«A proposito te l'ho già detto che sei uno schianto stasera?»
«Si, questa è la seconda volta che me lo dici».
I due si guardano e poi buttano giù i Martini appena ordinati. Di lì a poco due uomini, abbastanza brilli, si avvicinano a Castle e lui presenta Kate.
Le fanno un mucchio di complimenti ma lei arrossisce sempre di più tanto che poi Castle la tira per un braccio diretto alla pista da ballo.
Una pista da ballo grandissima, in parquet, con mille luci. Purtroppo per lei, inizia una canzone jazz romantica, da lento.
Castle fa una battuta, lei ride, lei gli sussurra qualcosa e lui ride dolcemente.
Kate Beckett poteva sentire il suo respiro, persino il battito del suo cuore e quel battito era molto forte.
Poi arriva il momento tanto atteso da Castle: la presentazione del suo nuovo libro.
«Scusami Kate. Torno subito. Non scappare!»
Sorride, a malincuore. Senza Castle sembra persa, sembra essere un pesce rosso rinchiuso in un acquario dove vivono solo pesci tropicali e rarissimi.
Ma l'unico pensiero di Castle è lei. Castle la cerca con lo sguardo, la vede al bancone del bar a bere un altro drink, ormai rimasta sola.
La cosa che Kate non si aspettava era che Castle, finita la presentazione, finite le domande delle fan e dei giornalisti, la prendesse per un braccio e iniziasse a correre. Correre veloce, diretto ad un posto difficile da trovare.
Raggiunge una parete nascosta, buia e fa segno a Kate di stare zitta. A Kate vennero i brividi sulla schiena.
L'affanno della corsa si fa sentire nel respiro di Castle. Lui le da dell'ubriacona, lei risponde che ci vuole tanto per farla ubriacare.
Poi un vocìo femminile riempie quel piccolo corridoio e Castle preme il suo indice destro sulle labbra della detective. Qualcuno lo cerca.
«Forse il mio dopobarba è troppo forte?» Castle la mette sul ridere.
«Veramente è la tua acqua di colonia...» Kate scivola un pochino più in là, trascinando Castle co sè.
Castle rimane un po' deluso dalla sua risposta ma continua a fare pressione.
«Non ti piace?»
«Mi fa pizzicae un po' il naso, tutto qui. E comunque sei Richard Castle... è normale che qualcuno ti segua.»
Sorridono, insieme e quel minuto sembra non passare mai ma Castle deve sempre rovinare i momenti più dolci.
«E se passassimo il resto della serata qui? E' intimo... mi piace...»
Di nuovo la mette in imbarazzo e Kate non ce la fa più, perde quasi le staffe ma si trattiene dall'urlare.
«Allora Richard vuoi farla finita? O... ogni volta che mi fai un complimento arrossisco okay? Lo vedi da solo! Non continuare, ti prego.»
«E se ti dicessi che lo faccio apposta perchè quando sei imbarazzata diventi ancora più carina?»
Il solito Richard Castle, quel Richard Castle che osa. Osa giocare con il fuoco ma purtroppo il manico del coltello non è dalla sua parte...
Castle si avvicina, le sue labbra sfiorano quasi quelle di Kate ma le fan urlanti e gli ospiti nella sala principale lo stanno cercando, vogliono che il loro idolo torni.
Un'altra corsa, un altro rimpianto.
Voglioo autografi, vogliono foto, vogliono di tutto e di più e Castle, come un robot, esegue le stesse operazioni mille e più volte, senza sorrisi, senza allegria. Ma il suo pensiero è rivolto a quella donna, quella donna che era rimasta lì con lui anche se la serata era diventata noiosa.
Gina e Meredith se la sarebbero svignata subito, appena arrivate o magari dopo due drink.
Qualcuno ferma Castle, una donna bionda, molto presa dallo scrittore. Gli chiede se vuoi avere l'ispirazione con lei, vuole che vada con lei nella sua suite.
E Castle fa l'affermazione che qualunque donna avrebbe voglia di sentire...
«Mi dispiace signorina... La mia ragazza mi sta aspettando da tutta la sera e ora vorrei riaccompagnarla a casa. Se non le dispiace...»
Succede tutto così in fretta che Kate non si rende minimamente conto che Richard Castle sta venendo verso di lei. La prende per un braccio, l'attira a sè guardandola negli occhi e poi la bacia, sicuro che tutti i presenti abbiano gli occhi puntati su di lui e sulla sua accompagnatrice.
Kate rimane scioccata ma alla fine chiude gli occhi e si lascia andare a quel bacio.
A quel bacio desiderato da anni, a quel bacio che non si aspettava, a quel bacio improvviso.
Subito scatta una corsa pazza verso la limousine, quella limousine bianca che li aveva accompagnati fino a quell'hotel del centro di New York.
Una volta entrati, Kate non osa parlare. Si guarda le ginocchia, incapace di dire o fare qualcosa.

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Capitolo 2
*** Romantic dinner with a surprise... ***


Romantic dinner with a surprise...

 

Dopo quella sera, quella magnifica sera, Kate sembra non ragionare più.
Quel bacio l'aveva scossa a tal punto di voler rivedere Castle e, quando lui accetta, si sente sollevata.
«Vediamoci a Central Park fra dieci minuti». Castle.
Una volta arrivata lì, Kate gli manda un messaggio e lui risponde con un «Vieni verso l'area verde.»
L'area verde di Central Park è quella vicino al lago centrale e di solito non c'era gente. Poi era sera ed era sconsigliato andare al parco da soli.
In lontananza delle candele, migliaia di candele, accese e che formavano una scia carinissima verso il pontile.
Richard Castle, con aria felice e sorriso impeccabile, si avvicina verso di lei e Kate non può che chiedere: «Ehi... cosa.. cosa soo quelle candele?»
Non si aspettava di certo delle candele, non pensava che la serata sarebbe diventata romantica. Era stato solo un bacio, nulla di più.
«Oh bè sai come sono costosi i ristoranti al giorno d'oggi.» dice lui con fare scherzoso «Hai mai fatto un picnic notturno sul lago? Se ti puà consolare il cibo l'ho comprato, non l'ho cucinato io!»
Sempre il solito Castle, scherzoso e che fa sorridere chiunque abbia sotto tiro.
E la detective sorride, si. Sorride per il suo modo di dire le cose più semplici.
«No, mai...» risonde lei con un sorriso timido «Scusami se sono venuta in jeans. Magari volevi che fossi vestita elegante e non lo sono per niente...»
La sincerità è la prima a parlare, sempre. Johanna, sua madre, glielo ripeteva sempre, in ogni situazione.
Castle non può fare a meno di sorride alle parole della detective.
«Sei sempre elegante, detective...» La prende per mano, aiutandola a scendere dal pontile e salire su quella specie di palafitta sull'acqua dove si sarebbe consumata la cena.
La palafitta di legno era ben fissata al fondo del lago e di solito serviva a chi voleva fare un giro in barca.
«Sai, non mi ero mai accorto di quanto fosse bello questo posto... di giorno è sempre caotico e pieno di gente, non si riesce a godere appieno neppure del panorama ma stasera...» Rick Castle alza gli occhi verso Kate e rimane a fissare quei fanali verdi per un po'. «...il panorama che Central Park mi offre stasera è a dir poco mozzafiato.»
Kate sapeva che la frase era rivolta a lei, non c'entrava assolutamente niente con il paesaggio del parco ed era stata molto chiara la sera prima.
«Richard cosa ti ho detto a proposito dei complimenti? Non devi.» Finalmente la detective prende il suo bicchiere e beve un po'. «Allora... a cosa brindiamo stasera?»
«Stavolta proponi tu, Grande Capo.» Castle la guarda sorridendo.
Kate fa finta di pensarci ma alla fine, guardandolo, le viene tutto spontaneamente.
«Mmm... a questa bella serata.» Alza il bicchiere e poi procedono con il brindisi ma poco dopo, lo scrittore, inizia a parlare.
«Allora... adesso che siamo qui da soli, niente fans scatenate o paparazzi invadenti o orecchie indiscrete dei colleghi... ecco... io volevo...»
«Volevi?»
D'istinto lo scrittore alza lo sguardo verso di lei e la luce delle candele si rifletteva in quegli occhi verdi.
«Ecco... volevo parlarti dell'altra sera... mi sono accorto che sei rimasta parecchio, come dire, turbata e così volevo solo dirti che se ho fatto qualcosa di sbagliato... mi dispiace, davvero.» Fa una pausa per sorridere e poi torna al suo discorso. «Sai, credo di non aver mai avuto un rapporto così civile e duraturo con una persona del sesso opposto... tu sei la prima e per questo non voglio rovinare tutto per colpa dei miei colpi di testa perciò... è... è tutto apposto?»
Stava affrontando l'argomento "bacio", questo non dispiaceva alla detective ma più parlavano dell'argomento, più le si chiudeva lo stomaco.
«Più che turbata ero... ero sorpresa. Non me lo aspettavo, è successo così all'improvviso. Non devi essere preoccupato, sto.. sto bene.» La detective non era mai stata così sincera con Castle in vita sua.
I due iniziano a mangiare, ma lo stomaco di Kate stava rifiutando tutto. Delle tartine al salmone e un piccolo panino fecero eccezione.
Così Kate decise di tirare fuori un po' di coraggio e parlarne, parlare del bacio. Voleva sapere tutto quello che Castle aveva pensato e soprattutto cosa gli aveva detto quella biondona dal seno rifatto.
«Rick... senti... prima di baciarmi... cosa ti ha detto quella donna bionda? Quando stavi venendo da me ha fatto una faccia...»
Ogni volta che pronunciavo la parola "bionda" nei discorsi che facevo con Castle mi veniva, automaticamente, di pensare a Gina. Non eravamo in buoni rapporti ma stavamo cercando di piacerci a vicenda così ogni volta non dovevamo urlarci contro.
«Beh sai le solite cose che mi offrono le donne. Cenette intime, drink a casa loro o -in quel caso- nella suite dell'albergo. Comunque non ha importanza, non mi interesava e per farla andare via, le ho detto che eri la mia ragazza e che dovevo portarti a casa. E forse ha funzionato ma sono sicuro che avrà pensato ai mille modi per ucciderti.»
Lei arrossisce, aveva detto alla bionda che lei era la sua ragazza, che doveva portarla a casa e il cuore di Kate fece un piccolo balzo, poi iniziò a battere forte.
«E perchè... mi hai... baciato?» Kate voelva arrivare a quello: sapere il motivo. Ci aveva pensato tutta la notte ma non le andava di svegliarlo per una cosa così stupida.
Aspetta quella risposta, solo quello voleva sapere. Se l'era addirittura sognato ma i sogni sono come realtà parallele.
«Diciamo che l'ispirazione me l'hanno data tutte quelle persone piene di sè, convinte fino alla nausea che noi due stessimo insieme per aumentare la mia fama commerciale e cose simili. Ho dato loro ciò che volevano e bhè.. forse era quello che volevo io...»
Quella risposta l'aveva spiazzata. Non immaginava che l'avesse fatto per la pubblicità ma solo perchè voleva baciarla.
Fin dal primo incontro Castle era stato un playboy con Kate ed ora... pensava alla pubblicità. Kate voleva andare via da lì, se possibile anche scappare.
I due cambiano argomento, Richard intuisce l'imbarazzo della detective e così decide di riportarla a casa, dopotutto era mezzanotte e la luna era alta nel cielo, splendida e brillante.
Il tragitto in macchina sembrava non passare mai anche se le strade di New York City erano vuote e, arrivati davanti casa di Kate, entrambi scendono. Castle vuole essere sicuro che la detective entri nel suo condominio sana e salva.
Poi parte una confessione, una confessione che Beckett non si sarebbe mai immaginata.
«Senti, prima non sono stato del tutto sincero con te. Diciamo che ho tralasciato un piccolo particolare...»
«Un particolare? Su cosa?»
Castle era teso, tesissimo. Si vedeva dalla sua faccia.
«Sulla serata della premiazione.» Fa una pausa linghissima e poi si concentra sulla punta delle sue scarpe italiane. «In realtà avrei voluto baciarti fin da quando sono venuto a prenderti a casa ma questa... questa è la verità...»
Kate non aveva mai visto lo scrittore in difficoltà, non lo aveva mai visto così. Poteva benissimo baciarlo e poi scappare dentro la porta principale del condominio...
Decide di baciarlo, lo bacia fregandosene di cosa pensasse lui in quel momento o di cosa le diceva la sua testa.
Castle era sorpresa, non gli sembrava vero. Aveva immaginato mille volte quella scena nei suoi sogni ma viverla in prima persona era assolutamente fantastico. Sentiva le labbra della detective, quelle labbra morbidissime. Il bacio era lento e controllato, come se fosse stata la prima volta, poi divenne molto passionale.
Lasciandosi trasportare, Castle, la spinge verso il portone passandole una mano dietro alla schiena per attirarla a sè.
Kate era senza fiato, dovette staccarsi dalle labbra di Castle per riprendersi. Gli mise una mano sul patto e sussurrò: «Un... attimo... ti prego... fammi riprendere fiato per cinque minuti.»
«Scusa...» le dice Castle. «... forse è meglio se adesso andiamo a casa...»
Beckett lo guarda accigliata, inarcando un sopracciglio.
«Ognungo a casa propria, cioè intendevo... tu hai una casa, io ho una casa...» Si allontana un po' da lei e abbassa lo sguardo per imbarazzo.
Il sorriso della detective si allarga, diventa un bel sorriso e, all'improvviso, si avvicina verso lo scrittore.
Il suo sguardo si ferma davanti ai suoi occhi blu e, così, la detective gli diede un leggero bacio sulle labbra.
«Buonanotte, Castle.»



Note:
Sono di nuovo qui! Ebbene si ho deciso di raccogliere quelle bellissime ruolate qui così tutte potrete sapere cosa combinano quei due mattacchioni xD
Bene, volevo dedicare il capitolo al mio Castle XD
Ovviamente senza di lui le ruolate non sarebbero "vive" e bhè, già te l'ho detto ma... amo il modo in cui ruoli! Davvero!
Voglio sapere se vie è piaciuta perciò lasciate tanti bei commentini *__________*
Un bacio,
Chris.

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Capitolo 3
*** Oh, Broadway! {Part One} ***


Oh, Broadway! {Part One}
 

Castle si era svegliato, non proprio cosciente di quello che pensava.
L'aveva sognata. Aveva sognato Kate Beckett.
Ma la musica classica lo aveva svegliato. Avrebbe dato qualunque cosa per poter continuare quel bel sogno.
Entrato in cucina cerco di rimanere sveglio per poter dire alla madre di abbassare il volume.
«Oh, buongiorno caro! Dormito bene?»
«Mamma potresti... smettere di urlare per cinque minuti per favore? Sto cercando di ricordare il sogno che la tua musica ha interrotto bruscamente...»
«Scusami caro ma sono di buon'umore stamattina.» Finito con i fornelli, Martha gli porge una tazza di thè. Niente brunch quella mattina. «Com'è andata con Kate ieri sera?»
Sentire il nome di Kate lo fa resuscitare in pochissimi secondi.
«Devo dire che questo nome ti fa un certo effetto...»
«Bhè... come vuoi che è andata?» Castle sta bluffando, non è andata male, quell'espressione che ha sulla faccia non è vera. «E' andata bene. Ci siamo... come dire... baciati. Non era solo un bacio della buonanotte.»
Martha sorride e poi dice «Se sentite gli stessi sentimenti l'uno per l'altro come mai ancora non state insieme? Oh si, vero. E' complicato...»
Improvvisamente Castle si ricorda di una cosa importante. La borsetta di Kate.
Corre in camera, prende i vestiti e resta un'oretta al bagno e ne esce pettinato e profumato. Pronto per andare da Kate.
«Mamma ci vediamo stanotte. Te l'ho detto che andavo con Gina a teatro no?»
«Questo non farà ingelosire Kate vero?»
«Potrebbe.» Castle non ci aveva minimamente pensato.
Come l'avrebbe presa Kate? Dopotutto lui stava solo facendo un favore a Gina.
Corse verso la sua Ferrari rossa fiammante e si diresse verso l'appartamento della detective.


Castle aveva cambiato tragitto: era andato nel bar preferito di Beckett e aveva preso due caffè e due cornetti.
Quando arrivò, parcheggiò la macchina sul marciapiede ed entrò nel portone aperto, poi bussò alla porta di Kate.
Kate si era già svegliata da un pezzo e si era fatta la colazione. Il caffè era venuto buonissimo, i pancakes invece erano bruciati, da buttare.
Proprio in quel momento sente bussare e si arrabbia.
Cammina verso la porta, capelli spettinati e pigiama, e va ad aprire.
«Postino, se è lei poteva lasciarmi la posta sullo zerbino. Era inutile che bussass... Castle!»  La detective arrossisce alla vista dello scrittore e, imbarazzata, lo fa entrare.
«Buongiorno detective.» Sorride e va a posare le labbra sulla sua guancia, diventata un po' rossa al contatto. «Credo che l'altra sera tu abbia lasciato questa nella mia macchina e.. ho una minima conoscenza di voi donne. Siete capaci di cadere in catalessi senza le vostre borsette di Mary Poppins, perciò te l'ho riportata subito.»
Kate rimane quasi a bocca aperta. Non era un gesto da Richard Castle, era un gesto più da uomo che aveva una relazione con qualcuno e di certo quella non era lei. Soprattutto in quel momento.
«Ci... ci avevo giusto pensato stamattina ma non volevo svegliarti. Pensavo che dormissi e non ho voluto chiamarti per chiederti di portarmi la borsa. Perciò.. grazie.»
Castle sorride; non aveva mai visto la detective balbettare più di una volta nella stessa frase...
Lo scrittore si sente a casa sua: poggia il cappotto sull'attaccapanni, si siede sul divano e poi tira fuori la busta con i cornetti.
«Vuoi favorire?» chiese sorridendo
«Oh si! Ho bruciato i pancakes stamattina. C'è quello alla crema?» chiede curiosa lei per poi prendere il suo premio e addentandolo «Mmm com'è buona la crema...»
«La tua passione giusto?» Sorride soddisfatto e poi la guarda di nuovo. «Dormito stanotte? Intendo.. cioè.. ieri sera ha fatto molto freddo...»
«Il piumone mi ha riscaldata abbastanza... e tu? Dalla faccia direi di no...»
«Il mio problema inizia con M e finisce con -harta...» Castle addenta il suo cornetto e lo mastica qausi velocemente.
«Esercizi per il teatro oppure musica classica?»
«Esercizi di teatro poi ha cominciato con la musica classica mentre preparava la colazione...» Una piccola smorfia appare sul viso dello scrittore.
Kate sorride e poi le viene un'idea. Un'idea molto carina dato che lei doveva pulire...
«Se vuoi puoi farti una dormitina. Spero di non fare rumore mentre pulisco...»
Castle accetta volentieri e si stende sul divano, cercando di dormire.  Quando vede che è totalmente addormentato, Kate gli mette una coperta sopra.
Un gesto premuroso no?
Ma Kate non riesce a resistere al fascino dello scrittore addormentato e si siede sul pavimento guardandolo dormire. «Buonanotte...»
Dopo una mezz'oretta Castle si sveglia, molto rilassato.
«Ehi potevi svegliarmi...»
«Stavi dormendo così bene... non volevo svegliarti.» Sorride e Castle prende una decisione, forse una decisione che non piacerà molto a Kate, almeno per qualche giorno.
«Posso parlarti un momento?» Kate stava ancora pulendo il corridoio e così Castle la ragiunge prendendola per un polso «Cenerentola vuoi sederti un attimo ed ascoltarmi?»
«Sono uscite foto sui giornali?»
«No, i giornali non c'entrano stavolta. Ok ora te lo dico se no non riuscirò a dormire stanotte. Il fatto è che Gina mi ha chiesto di accompagnarla al teatro stasera, un'uscita con risvolti commerciali sai... Stavolta ho avuto la sfortuna di essere tirato in mezzo...è solo che io non volevo...ecco..che tu pensassi che tra me e lei ci fosse...insomma...hai capito..»
«Castle lo sai che se vengo a sapere dai giornali o dalla tv che vi siete baciati dirò al capitano Montgomery che il patto con il sindaco è finito? Posso essere gelosa come poche. Forse te ne sei accorto prim di me...»
Kate era seria. Una delle poche volte in cui era seria e Castle che fa? Sta quasi per mettersi a ridere!
«Lo vedo! Lo vedo! Stai per ridere, non sei per niente divertente, Castle.»
Arrabbiata se ne va nella sua camera, chiude la porta e si siede a terra.
Le dava fastidio quando le persone non erano serie, soprattutto se era Castle. Avevano passato quella serata magnifica, avevano tirato fuori i loro sentimenti e lui che faceva? Stava quasi per ridere della sua gelosia. Quando si è gelosi, si è gelosi... Sperava di sbollire al più presto, ora le serviva solo un bel po' di gelato...





TO BE CONTINUED...

 

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Capitolo 4
*** Oh, Broadway! {Part Two} ***


Oh, Broadway! {Part Two}
 

Ormai Castle aveva fatto quello sbaglio, quello sbaglio che gli sarebbe costato tanto.
Non avrebbe mai immaginato che Kate Beckett fosse una donna gelosa... Si, ok, le donne sono gelose ma Kate provava una gelosia più forte.
Ed era andata così.
Castle era andato a prendere Gina e, insieme, erano andati a Broadway per vedere uno spettacolo e fare scena.
Si siedono in prima fila e Castle non sembra particolarmente felice.
«Dai, non fare il noioso! Ci divertiremo! Al massimo, se proprio trovi la mia presenza insopportabile, immagina di essere qui con qualcun'altra no?» sbotta Gina arrabbiata.
«Non c'è bisogno che tu me lo suggerisca, cara.» le sibila malignamente, Castle, all'orecchio.
Lui stava pensando a Kate e al fatto che l'aveva ferita... però le luci si spengono e lo spettacolo inizia.
Vicino a Castle sedeva un uomo, un dottore per la precisione, che non entrava esattamente nella sedia. Il suo gomito era andato a finire tra le costole del povero Castle che stava soffrendo per il male che gli provocava.
Gina si sporge e dice all'uomo: «Mi scusi, lei! Potrebbe anche evitare di conficcare il suo gomito nelle sue costole.»
Il signore non l'ascolta e Castle le intima di lasciar perdere.
Poi un lampo di luce, l'eco di uno sparo e una fitta di dolore al petto rimbomba nelle orecchie di Castle. Il suo vicino è morto e lui ha una pallattola conficcata nel petto.
Tutta la platea inizia a correre verso l'uscita, anche le persone sui balconcini scappano ma Gina vede soltanto una cosa: la camicia di Richard ha una chiazza rossa che dilaga sul suo petto.
Urla il nome dell'ex marito ed è terrorizzata quanto le persone che stanno scappando.
«Gina... ascoltami bene. Nella tasca della giacca c'è il mio cellulare. Prendilo e invia un SOS a Kate, il suo numero è il secondo nelle chiamate rapide. Sa che siamo qui.»
A Gina tremano le mani per la paura ma riesce a scrivere un "SOS... corri!" a Beckett. Sta quasi per svenire per la ferita ma Castle le dice di non pensarci.
«Vedrai che ci tireranno fuori prima che finisca tutto il sangue in circolo...»
Castle è fiducioso; spera che Kate si precipiti a salvarlo e a portarlo in ospedale il più in fretta possibile...


Squilla il telefono e Kate spera che sia Castle che vuole scusarsi ma si ritrova con un SOS.
Si precipita verso la macchina, la pistola nella fondina e manda un messaggio a Ryan, Esposito e al capitano Montgomery.
Con la sirena era più facile attraversare New York ed arrivata al teatro corre verso il retro. Entrare dalla porta principale sarebbe stato stupido in quel momento.
La pistola è stretta tra le sue mani, i suoi nervi sono saldi, la paura è tanta. Kate cammina piano nel buio, cerca di mimetizzarsi e, dopo un sali e scendi continuo, arriva in platea.
Usa i punti ciechi, c'è poca luce ma vede perfettamente Castle in prima fila. Camminando il più velocemente possibile arriva quasi davanti a lui, nascosta vicino le quinte esterne, e lo vede.
Un colpo sul petto, parte destra e non può fare a meno di sussurrare un: «Oddio Rick...»
Tolto il pensiero dalla testa vede il cecchino su un balconcino e perciò pensa bene di tornare indietro, fare la strada a ritroso, sperando che Esposito e Ryan siano arrivati.
Arrivata nel punto da dove era entrata, ovvero tra il sipario della platea e l'entrata principale, Kate sospira vedendo i suoi compagni arrivare.
«Ragazzi, Castle ha un proiettile nel petto. Ci sono almeno una quindicina di persone in ostaggio e li ha divisi in uomini e donne. Gina sembra stia per svenire. L'uomo che li tiene qui dentro ha una Glock ed è su una dei balconcini degli spettatori al secondo piano.» Mentre lo dice è seria, come sempre. «Dobbiamo elaborare un piano...»
I tre si guardando, Ryan le chiede se ha chiamato rinforzi ma Kate gli da una risposta negativa. In pochi minuti Esposito si trova a guardare Kate.
«Serve qualcuno dentro che vada a negoziare...»
La detective è decisa. Intanto Castle cerca di creare un diversivo per distrarre il cecchino.
«EHI TU! NON SO SE TE NE SEI RESO CONTO MA QUI HO UN PROBLEMA DI DISSANGUAMENTO!»
Questo fa scattare il tizio con la Glock che salta dal secondo piano, rotolando a terra e finisce davanti a Castle. Lo guarda con aria minacciosa.
«Ti sembrerà strano ma io.» dice Kate lasciando la pistola in mano ad Esposito.
La sua entrata sembrava da film horror. Il tizio le punta la pistola contro appena inizia a parlare.
«Ehi! Polizia di New York! Sono disarmata, puoi fare quello che vuoi. Puoi tenere me qui dentro. Sono una delle detective più in gamba di New York ma tu lascia tutti gli ostaggi. Prendi me e finiamola qui. Ce l'avrai sulla coscienza.» Kate indica Castle e quando il tizio sta quasi per sparare, Esposito e Ryan escono fuori e gli sparano.
Esposito gli prende una mano, facendo cadere la pistola e Ryan lo sfiora su una gamba.
L'assassino cade a terra, la Glock è ormai lontana ed Esposito guarda Kate.
«Kate, pensa a Castle...» le dice Esposito e lei non fa altro che obbedire.
Si precipita da Castle, Gina è ormai svenuta e lui ha un tampone sulla ferita.
«Ryan chiama il 911!»
In pochi minuti le ambulanze sono fuori e Kate porta Castle in una delle due arrivate.
«Ehi, grazie per essere arrivati in tempo anche se offrirti come ostaggio disarmato è stata una follia, lo sai vero?» Castle, nonostante tutto, è felice che lei l'abbia salvato...
«Non è la prima volta che mi offro come ostaggio disarmato...»
La detective sorride ed entra con lui in ambulanza, pronta a stargli accanto tutta la notte.

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Capitolo 5
*** Sexy dimples. ***


Sexy dimples.


Il caso andava avanti anche senza le battute di Castle e il signor Hastings, il cecchino, era dietro le sbarre. Kate non era molto convinta che fosse tutta opera sua ma eroa sicura che aveva ucciso il Dr. Addison per vendetta.
Castle aveva chiamato, il giorno prima, per chiedere a Kate notizie sul caso, magari anche delle fotocopie.
Così, il giorno seguente, appena finito il turno, la detective Kate Beckett della Omicidi, si stava dirigendo a casa dello scrittore di mistery più famoso di New York: Richard Castle.
Nelle ultime settimane tra loro era nato qualcosa. Non sapevano cosa, effettivamente, ma qualcosa c'era eccome.
Kate arriva al piano di Castle con l'ascensore e poi suona.
Come sperava, lo scrittore le aprì e lei fece un sorriso.
Castle la tira per il braccio, portandola dentro, molto preoccupato.
«Oh finalmente una persona normale... ma lo sai che mia madre ha portato qui una specie di psicopatica per farmi l'imposizione delle mani?!» Non aveva mai visto un Castle così sconvolto.
«L'impo che?» Kate lo guarda accigliata, non capisce minimamente cosa le sta dicendo lo scrittore e perciò tira fuori una cartellina gialla. «C'è scritto tutto quello che sappiamo sul caso, quando scopro qualcos'altro però ti chiamo...»
Non se ne rende conto ma Castle la spinge con una mano fino in camera da letto e chiede la porta a chiave.
«Non essere così sconvolta, non ti voglio mica saltare addosso! Mia madre e quella pazza sono ancora in giro per casa da qualche parte... Non vorrei che tornasse a tormentearmi con le sue tecniche voodoo!» Castle si siede sul letto e poi si rende conto che Kate è ancora in piedi.
«Guarda che il letto non morde, eh.»
Kate sorride e risponde a tono con un: «Il letto può anche non mangiarmi ma non posso dire che tu sia un cagnolino docile...»
D'un tratto sentono dei passi fuori dalla porta e Castle si allarma.
«Te l'avevo detto io che stavano ancora facendo danni in giro per casa...» poi si avvicina di più a Beckett, che ormai si era seduta sul letto, e dice: «Oddio, speriamo che non hanno traumatizzato la tartaruga di Alexis o non me lo perdonerà mai!»
«Allora fai bene a nasconderti.»
Kate si alza e si accuccia davanti alla porta, toglie la chiave, la passa a Castle e cerca di vedere la tizia strana dal buco della serratura.
Rick si inginocchia accanto a lei e le spiega che l'amica di sua madre dovrebbe avere un cappello a forma di nido sulla testa.
«Spero che qualche uccello lo scambi per un vero nido e che ci deponga le uova. Sarebbe una bella rivincita!» Lo scrittore soffoca una risata sulla spalla della detective e lei, di conseguenza, sorride.
Ma quando Castle sbircia dal buco vede sua madre e la sua amica che buttano le cibarie più deliziose nella pattumiera facendo spazio a cibi più sani.
«Mi faranno rosicchiare gambi di sedano per il resto della mia vita!»
«Non ti farebbe male sai? Devi togliere un po' di pancetta...»
Kate, la bocca della verità.
Castle le pungola un fianco facendole il solletico e la detective cerca di non ridere troppo forte.
«Spiritosa... Guarda che vado anche in palestra! Bhè... si... ho la tessera!»
«Richard se continui a farmi il solletico potrei cadere...» dice lei cercando di soffocare le risate. Non vuole che Martha e la tizia strana la sentano.
«Oh, bhè, in quel caso ti prenderei al volo...» replica facendo un sorriso malizioso, poi cade un leggero imbarazzo tra i due. «E poi dovresti cadermi addosso dalla parte sinistra altrimenti potrebbero strapparsi i punti.»
E, naturalmente, Castle doveva rovinare l'atmosfera. Kate lo guarda e poi si rigira verso la porta per vedere se le due donne siano andate via.
«Sai, le cose che rovino poi le so anche aggiustare piuttosto bene...» Restando alle sue spalle, lo scrittore, le sposta piano i capelli da un lato e le sfiora il collo con la punta del naso. «...continui a profumare di ciliegie, incredibile.»
«Quel profumo lo metto tutti i giorni e, per favore, non distrarmi. Non se ne sono ancora andate.»
Richard sorride all'ultima parte della sua frase.
«Non mi dispiace che siano ancora là fuori.» Le mette un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. «Non sanno che siamo qui... Potremmo, come dire, ingannare il tempo intanto.»
Con totale sicurezza, Castle le da un leggero bacio sul collo. Kate sente un brivido di freddo salirgli sulla schiena ma non è solo per quello...
Risale con i baci lungo il collo fino ad arrivare al mento. All'improvviso si blocca di colpo.
«Non ti sembra che ci sia troppo silenzio?»
La porta della camera si apre di scatto e Kate si ritrova sdraiata addosso a Castle sotto gli occhi di sua madre.
«Mamma!» dice Castle guardando sua madre. Poi si rivolge a Kate. «Giusto, avevo dimenticato che questa serratura non funzionava da qualche anno...»
«Potevi ricordartelo prima?»
Si sistema la fascia al braccio e poi va a dire due paroline a sua madre. Non voleva mangiare sedani per il resto della vita!
Quando Martha esce di casa con la sua amica, i due restano finalmente soli. Castle lancia una bottiglietta d'acqua a Beckett e poi si siede accanto a lei.
Castle nota un piccolo ma bellissimo dettaglio nel viso della donna al suo fianco.
«Dovresti sorridere di più, detective. Ti si formano delle fossette davvero sexy qui.» dice sfiorandole il punto interessato.
«Forse non te ne sei accorto ma prima stavo sorridendo, nella tua camera...»
«Pensi davvero che io non me ne sia accorto? Io ti guardo, Kate. Noto ogni dettaglio: i riflessi ambrati dei tuoi capelli,» dice sfiorandoglieli. «le piccole rughe che ti si formano intorno gli occhi quando ti dà fastidio la luce del sole e le fossette sulle guance quando sorridi...»
Il sorriso della detective scompare istintivamente. Tra lei e Castle non era mai successa una cosa del genere prima di qualche giorno prima e, ovviamente, non era pronta a sentire complimenti su complimenti.
«Potresti dire qualcosa di carino anche tu...»
«Okay, diciamo che... per puro caso non mi dispiace rimanere da sola con te...»
«Puro caso eh?»
Castle sorride e poi, senza aggiungere altro le cattura le labbra in un bacio. Impulsivo? Sicuramente, ma ne era valsa la pena eccome.
Le mordicchia appena il labbro inferiore, poi passa il braccio sano dietro la schiena, accarezzandola.
«Sai, credo di avere una forma grave da amnesia da bacio...» le sussurra contro le labbra.
«E' una malattia grave? Non vorrei ammalarmi...»
I volti di Kate e Rick erano talmente vicini che neanche la cosa più fine del mondo poteva passarci attraverso.
«Temo che sia troppo tardi, piccola Kathy.» le sussurra, poi le prende una mano e, intrecciando le dita con le sue, torna a baciarla. Lentamente sposta le labbra, scendendo di nuovo lungo il collo per poi risalire a mordicchiarle piano il lobo dell'orecchio.
D'un tratto, Castle si stacca e solleva lo sguardo, incontrando quello di Kate.
«Sai, non avrei mai pensato di dirlo ma ora credo di sapere cosa intendesse Shakespeare in "Sogno di una notte di mezza estate".» Sorride, la guarda e poi continua. «"Non è mai notte quando vedo il tuo volto."»
L'aveva spiazzata. La dolcezza di quell'uomo l'aveva spiazzata. Era come se fosse sotto incantesimo, un incantesimo bello però.
Kate non sapeva se parlare o restare a guardarlo. Poi le venne in mente un'altra citazione di Shakespeare.
«"Come sarebbe più dolce morire se i miei occhi potessero spegnersi sul tuo viso. In questo caso vorrei nascere mille volte per poter morire altrettante volte..."»
Non può fare altro che sorridere e lo guarda negli occhi. Kate non era mai stata così con un uomo. Neanche con Demming o con Josh...
Castle le propone una gara di citazioni ma avrebbe già perso, senza rendersene conto.
Senza staccare gli occhi dal suo viso, lo scrittore, le sistema un ciuffo dietro l'orecchio. Nota il trucco quasi invisibile della detective e poi si morde appena il labbro, combattuto. Vorrebbe dirle milioni di cose, tutto ciò che gli passa per la testa ma probabilmente avrebbe rovinato il momento.
Poi un sorriso beffardo si apre all'improvviso sul suo viso e Castle la bacia frettolosamente.
Era corso nella sua camera e aveva preso la panna spray, la nascose bene dietro di sè e, tornato dalla bella Kate, le intima di chiudere gli occhi.
«Cos'è non ti fidi di me? Okay, non rispondere. Dai, chiudi gli occhi, ti prometto che non farò niente di sconveniente...»
Kate chiude gli occhi e Castle tira fuori la panna. Spruzza, senza far rumore, la panna sul suo dito e poi lo spalma sulle labbra della meravigliosa donna che ha accanto. Poi, dolcemente, appoggia le labbra su quelle di Kate, iniziando a leccarle via la panna piano.
Naturalmente lei non aveva capito cosa volesse fare Castle ma quando avverte qualcosa di freddo sulle sue labbra le vengono i brividi. E si ricrea la stessa scena anche quando sente qualcosa di caldo.
A Kate piaceva quel gioco e non poco.
Così apre gli occhi e lo bacia con passione, cadendogli addosso.
«Richard Castle non puoi capire cosa hai scatenato con quella panna...»
Castle aspettava solo quello. Quando Kate atterra su di lui, afferra il cuscino e lo getta sul pavimento, quasi con forza.
«Vedo che ti piace il mio giochino, piccola Kathy...» Kate sta quasi per dargli un pugno in pieno petto ma lui le blocca tutti e due i polsi. «...Oh andiamo: so che adori quando ti chiamo così... Non negarlo.»
Si solleva appena con la schiena e, nuovamente, intrappola le loro labbra in un bacio lungo e intenso.
«Non chiamarmi più piccola Kathy. Trovami un altro soprannome mentre io penso al tuo, sedano.»
«Dai su! Se non mi concedi quello posso chiamarti piccola hippie o Xena?»
«Va bene ti concedo il "Piccola Kathy" per un altro po' ma poi dovrai tenertelo per te, okay?»
Castle ride e poi si morde un labbro ragionando su cosa dire.
«Perciò quando siamo davanti agli altri dovrò trovare un altro soprannome. Però quando siamo soli posso chiamarti piccola Kathy...» Assume l'aria di un bambino che sta per dire o fare qualcosa di cattivo. «Questo rende la faccenda decisamente più, come dire, proibita... Mi piace.»
Beckett gli da un piccolo schiaffo innocente sulla guancia e poi ride.
«Ora che mi ci fai pensare tu potresti essere sidekick. L'hai detto quel giorno a casa mia quando volevano togliermi il caso riguardante mia madre, ricordi? Sei il mio braccio destro.»
In pochi attimi, Kate si ritrova a pensare a sua madre. Aveva una strana espressione sulla faccia, come se fosse lontana mille miglia da lì con il pensiero.
Rick capisce all'istante e lentamente si sposta sul divano, facendola scivolare accanto a lui. La circonda con un braccio, lasciando che appoggi la testa sul suo petto.
«Sai che puoi parlarmi di tua madre quando vuoi, vero?» sussurra dolce, accarezzandole i capelli lentamente.
«Si, sto solo... solo pensando a quel bastardo che hai preso a pugni. Ancora non sono tornata in carcere per metterlo sotto torchio... Ho paura della sentenza: lo scagioneranno? Lo terranno in carcere il tempo sufficiente?»
Di nuovo si ritrova a pensare a quella maledetta tabella costruita sulla finestra, che guarda ogni sera, prima di andare a dormire.
«Andrà tutto bene, piccola Kathy.» le sussurra tra i capelli. «Avrà ciò che merita. ti accompagnerò a trovare tua madre quando lo chiuderanno in cella, in attesa dell'ergastolo. Te lo prometto.»
Le sorride, respirando il profumo dei suoi capelli ma il rumore di una chiave li fa sbalzare e Kate rimane un po' delusa.
«Si direbbe che la nostra giornata sia finita qui...»
Kate ritorna in una posizione normale e fa la vaga quando Alexis e Martha entrano in casa.
Castle va ad aiutarle con la spesa e, intanto, la bella detective si avvicina alla porta, per prendere la sua roba.
Sua madre e Alexis si dirigono al piano superiore e Castle ne approfitta per andare da Kate che è vicino alla porta.
«Immagino che adesso andrai a bere qualcosa con i ragazzi... Salutameli e mi leggerò il fascicolo che mi hai portato. Se mi viene in mente qualcosa ti chiamo, okay?»
La detective indossa il suo cappotto e prende la sua borsa poi sorride. Si guarda attorno e, vedendo che sono rimasti da soli, lo bacia.
Lui le circoda la vita con il braccio sano e poi la stringe leggermente più a sè.
«Buonanotte, Castle...»
«Se resto sveglio magari più tardi ti mando il messaggio della buonanotte...» le sussurra a fior di labbra.
Kate sorride, poi gli volta le spalle ed esce dal loft di Castle con un'espressione tenera sul volto.

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Capitolo 6
*** Cases&Kisses ***


Cases&Kisses
 

Il caso era ad un punto morto e Kate non riusciva a capire l'ossessione di quell'uomo.
Qualche sera dopo la sera della panna a casa di Castle, Kate era immersa nella vasca da bagno, nella tranquillità più assoluta.
Ma il telefono di casa interrompe il momento di relax.
Letto il nome sul display, la detective, non fece altro che sorridere e perciò torna rilassata.
«Castle... ma che onore...» risponde con tono rilassato.
«Buonasera detective, interrompo qualche attività interessante?» la sfotte ironicamente lo scrittore.
Beckett ride. Castle non si aspetta la risposta che sta per dargli...
«In questo momento la mia attività è stare in una vasca da bagno piena di acqua e schiuma... e la tua scrittore?»
Tutto d'un tratto nessun rumore, silenzio di tomba.
«Castle non sei morto vero? Oppure stai pensando di fare un salto da me?» La detective ride e di sottofondo c'è ancora la canzone rilassante e lenta che aveva messo allo stereo.
Si sento lo schiarire di una voce e Kate capisce che Rick si è ripreso.
«No, scusa stavo immaginando te nella vasca da bagno... comunque avrei bisogno di parlarti del caso ma vorrei farlo faccia a faccia. Quando sei disponibile?»
Sul volto della detective compare un sorriso.
«Potrei esserlo anche subito. Potrei uscire dalla vasca, asciugarmi in fretta e asciugarmi i capelli. Non penso di metterci molto. C'è qualcosa che non va nei miei rapporti?»
Pensa subito a quello. I rapporti avevano qualcosa di strano? Li aveva scritti male? Aveva dimenticato qualcosa? Doveva descrivere meglio l'atteggiamento del pazzo che era nella cella del distretto?
«No, no. I tuoi fascicoli sono perfetti, come al solito.» Castle si affretta a rispondere. «E' solo che mi sono venute in mente delle idee e vorrei discuterne con te, anche se non vorrei disturbare il tuo bagno rilassante...»
I saluti furono brevi.
Castle sarebbe andato a casa di Kate per discutere del caso ma... si trattava solo di quello?



Una mezz'ora più tardi, lo scrittore bussa alla porta.
La detective era seduta sul divano, in pigiama. Quando sente dei colpi alla porta fa un sorriso e va ad aprire la porta, trovandosi Castle davanti.
«Ehi!» Sorride e lo lascia passare.
«'Sera detective!» La saluta con un bacio sulla guancia poi si ferma un istante e la guarda. «Sei adorabile con il pigiama addosso...» commenta, ammicandole.
«Non è proprio un pigiama ma grazie...» sorride e si chiude la porta alle spalle, poi segue Castle che sta andando a sedersi sul divano.
Ci fu un momento di silenzio. Silenzio che fu interrotto dalla voce dello scrittore.
«Allora...» dice Castle tirando fuori i fascicoli riguardanti il caso, poggiandoli sulle ginocchia di Kate. «...rileggendo le informazioni che mi hai dato ho notato alcune cose che mi hanno fatto riflettere.» La guarda e poi torna a parlare. «Hastings apparentemente non sembra aver alcuna connessione con la vittima, giusto? Bene. Mi sono chiesto se un gesto come quello del cecchino, con quella stessa rabbia si sarebbe potuto giustificare con un semplice scatto d'ira e la risposta è che non è possibile. Così ieri notte mi sono messo a fare qualche ricerca in rete e ho scoperto che in realtà una connessione tra i due esiste, esiste eccome. Ed è parecchio grande...»
«Quanto grande?» chiede Kate un po' sconvolta. «Ti sei alzato di notte per pensare al caso? Non riuscivi a dormire, scrittore?»
Ora la mente della detective cercava di indovinare la connessione tra la vittima ed Hastings.
«Insonnia.» risponde lui, tranquillo, arricciando il naso. «Ma non parliamo di me una volta tanto... stavo dicendo..» le mostra ciò che ha stampato da internet. «...Addison prima di aprire lo studio privato come dentista lavorava al Presbyterian Hospital come neurochirurgo, in effetti era una specie di leggenda nell'ambiente medico. Ho trovato centinaia di articoli che lo riguardavano in rete! Poi cinque anni fa è stato coinvolto in uno scandalo legale: lui e gli altri medici della sua troupe sono stati denunciati per negligenza e omicidio colposo ai danni di una donna. Una paziente ricoverata per una semplice appendice da asportare e morta sotto i ferri per circostanze oscure... tutt'ora nessuno ha chiarito come siano andate davvero le cose. Fatto sta che dopo questo brutto episodio, Addison è scomparso nel nulla, ricomparendo poi due anni più tardi in vesti completamente diverse... come dentista.» Castle guarda Kate, il volto molto serio. «La domanda che adesso ti faccio è: indovina come si chiamava la donna morta in ospedale.»
L'espressione dello scrittore è parecchio compiaciuta. Sa che Kate sta per arrivare a quella soluzione.
Il ragionamento filava.
«La moglie di Hastings... Sembra proprio che il nostro caro assassino stia cercando vendetta per la morte della moglie.» Contenta della soluzione, controlla i fogli stampati da Castle.
«Esatto!» esclama lui in tono allegro. «Hastings voleva uccidere Addison per vendicarsi della morte della moglie. Pensa che l'abbia uccisa lui. L'unica cosa che non mi spiego sono quei versamenti di denaro che Ryan ha rinvenuto sul conto della vittima. Insomma... chi poteva voler dare del denaro al dottor Addison? E per quale motivo?» Stavolta si mise a guardare Kate con aria molto pensierosa.
«Non saprei...» Ci pensa ma non ricava nulla. «Il mio cervello è andato in fumo.»
Kate finalmente si sdraia sul divano mettendo le fotocopie sulla pancia, inesistente.
«Se Hastings voleva uccidere Addison perchè pensa sia il colpevole della sua morte perchè mettere quei soldi nel conto?» pensa la detective per poi chiudere gli occhi.
Castle scuote la testa e fa altre supposizioni su quell'enorme entrata di denaro ma, imprrovisamente, Castle fa una smorfia di dolore muovendo il braccio destro.
Kate se ne accorge subito e sparisce nel bagno, tornando poi con una garza e del disinfettante.
«Dovresti toglierti la maglietta se no non posso medicarti.»
La detective sta per togliere la garza dal braccio di Castle ma lui la ferma.
«Fai piano ok?» dice, bloccandole il polso.
«Tranquillo, sono molto delicata in queste cose.» Sorride, gli toglie la fascia e ritorna a parlare. «Ora stringi i denti perchè sentirai un po' di dolore...»
Castle avverte il bruciore e si morde le labbra al contatto.
Lei con un sorriso dice «Finito.» e gli mette la garza pulita.
«Tocco delicato, detective. Durante la seconda guerra mondiale saresti stata un'ottima crocerossina.» dice, sorridendo, lui.
«Dai ho fatto piano.» Gli sorride e gli intima di rimettersi la maglietta.
Eseguiti gli ordini della detective/crocerossina, Castle torna immediatamente al caso.
«Tornando al nostro caso... credo che dovremmo interrogare di nuovo Hastings, fargli capire che abbiamo scoperto il suo passato con la vittima e metterlo davanti alla verità. Probabilmente aprirà bocca più facilmente ora che abbiamo le prove no? E.., stavo pensando che non sarebbe una brutta idea riesumare il corpo della moglie. Potremmo chiedere a Lanie di dargli un'occhiata; magari lei potrebbe capire cosa l'ha uccisa. Potrei chiedere il permesso al sindaco per la riesumazione, non credo che farà problemi... mi deve ancora mille dollari dall'ultima partita a poker...»
Ride e poi appunta su un post-it giallo: "Ri-interrogare Hastings e riesumare corpo della moglie."
«Comunque bravo, Castle.»
Lui la guarda con aria compiaciuta e la ringrazia. Poi inizia a pensare alla madre e alla sua nuova relazione...
«Ti rendi conto che ora frequenta un ragazzino che potrebbe essere mio fratello? E' incredibile...»
«Cioè... stai dicendo che tua madre esce con uno che ha la tua età? Questo è molto preoccupante...» Gli occhi della detective sono spalancati.
«Non ha la mia età. E' addirittura più piccolo.» Inizia a ridere davanti all'espressione sconvolta della detective. «Continua così per un'altra ora e mezza e raggiungerai il mio livello di shock!»
«Richard dimmi che stai scherzando per favore.» Con la mano completamente gelata afferra il polso del suo partner, ancora sconvolta.
«Credimi, vorrei tanto ma è la verità. Mia madre se la fa con un ragazzino, in casa mia!»
Ecco un altro momento di silenzio ma stavolta dovuto allo shock della notizia.
«Spera non sul tuo letto. Sai com'è... è la prima camera libera appena si entra in casa dato che quella di tua madre è al piano superiore...»
Castle non aveva fatto supposizioni su quello, non aveva proprio pensato che potesse succedere una cosa del genere e perciò, alla supposizione di Kate, rimane a bocca aperta per lo shock.
«OH MIO DIO! Io a questo non ci avevo proprio pensato! Ma che orroreeee! Ti preo trova un modo per farlo emigrare oltre oceano! Deve smammare!»
Kate non aveva visto mai un Castle così sconvolto. La sua era solo una supposizione...
«Ho un piano.» dice sorridente «Se questo tipo viene a casa facciamo prendere un colpo a tua madre, facciamo uscire Alexis con Ashley e il mio piano non fallirà vedrai. E' tutto qui nella mia testolina...»
D'un tratto, Castle cambia espressione e la guarda incarcando un sopracciglio.
«Diabolica... mi piace...»
Ora era tempo di proporre idee e Castle, come sempre, andò a parare sugli alieni.
«Io pensavo più a un finto attacco con una pistola finta... Così penserà che la tua famiglia è un covo di matti e scappa. Che ne dici?» chiede ridendo per poi fargli una linguaccia «Tu hai troppa fantasia...»
«Eh certo. Il mio genio e la mia maledizione.» commenta lui, ironico in tono solenne.
«Però cosa ne pensi?» chiede ancora la detective.
«Che la tua idea non è per niente male, mia musa.»
Si volta verso di lei e, appoggiandole entrambe le mani sulle spalle, inizia a massaggiarla pian piano, delicatamente.
«Accidenti, c'è parecchio da lavorare sui tuoi nervi tesi...»
«E' perchè mi hai appena chiamato musa... di nuovo. Per questo sono tesi.» Lo guarda male, girando la testa. «Devo spezzarti le gambe piano piano?»
«Non lo faresti mai.» le dice dandole un piccolo bacio sul collo. «In fondo mi adorate tutti.»
«Sei affetto da una grave malattia chiamata ego, Castle. E no, io non ti adoro.» dice lei seria godendosi il bacio.
«Oh ma che deja vù... » dice sognante. «... sai, Meredith e Gina avevano detto la stessa cosa e sappiamo com'è andata a finire...»
Sentire i nomi delle due ex-mogli di Castle era piuttosto fuori luogo. Non voleva essere paragonata ad una rossa e ad una bionda...
«Io non sono come le tue ex-mogli e lo sai molto bene.» dice seria.
«Lo so bene...» sussurra Castle passandole lentamente un dito lungo il collo «... sei decisamente meglio, piccola Kathy.»
Odiava quel nomignolo ma forse doveva farci solo l'abitudine. Kate sorride e, in quel momento, un brivido le attraversa la schiena.
«Un giorno tirerò fuori la Kate dell'Harley Davidson... vorresti fare un giro in moto questo fine settimana?» dice girandosi e sorridendogli. «Se vuoi metto una tuta attillata o semplicemente degli shorts e una canotta...»
Forse riusciva a fargli dimenticare per un momento quel nomignolo difettoso...
«Aaaah... non tentarmi altrimenti tirerò fuori il Rick pervertito che... oh no, aspetta, è sempre stato qui!»
Di colpo l'afferra per i fianchi e l'attirà piano a sè baciandola.
Quel Rick esisteva dal loro primo incontro e non era mai andato via.
Tutto comeinciò da quell'interrogatorio....

"Sarei contento se le andasse di sculacciarmi..."

Kate gli passa un dito sul mento risalendo fino alle labbra.
Castle, con ancora le mani poggiate sui fianchi della detective, affonda il viso tra i suoi capelli.
«Ciliegie... mmm...»le dice mordendole il collo. Quel gioco del faccio/non faccio era piuttosto stimolante per lo scrittore.
Nonostante le piacesse, Kate voleva che Castle si staccasse dal suo collo. Così con un po' di fascino femminile, e una voce altrettanto sensuale, disse: «Ti comprerò la fragranza maschile oppure mi faccio trovare con un po' di gelato alle ciliegie addosso...»
Come immaginava, Rick si staccò dal suo collo e, sorridendo maliziosamente, le passa un dito sulle labbra.
«Preferisco la seconda opzione... è decisamente più interessante...»
«E tu ci sei cascato in pieno.» sorride lei, maliziosa. Avvicina il volto a quello dello scrittore pericolosamente e... «Era solo per farti staccare dal mio profumo ma... possiamo comunque inventarci qualcosa...»
«Direi proprio di sì...» sussurra Castle all'orecchio della detective e, dopo averle circondato i fianchi con il braccio sano, la spinge giù con uno scatto improvviso. «Stavolta ho vinto io, piccola Kathy!»
I loro volti erano a pochissimi centimetri di differenza, le labbra erano così vicine che Castle decise di morderle dolcemente il labbro inferiore per poi scatenare la passione in un bacio.
Ora Kate era sotto il suo controllo e lei si lasciava andare ai suoi baci.
Facendo scorrere la mano tra i capelli di lei, Castle le accarezza piano la nuca e il collo, massagiandoglielo leggermente. Il profumo di Kate lo inebria totalmente.
Prende a baciarle il collo mentre con la mano libera cerca la sua e la stringe forte, intrecciando le loro dita.
Non era certamente la prima volta che stava con una donna ma con lei ogni cosa sembrava nuova, inesplorata e la cosa piaceva molto a Castle.
Erano decisamente troppe attenzioni ma a Kate piacevano. Con Castle era un'eterna lotta: poteva vincere lei e poteva vincere lui. Non c'era via d'uscita.
E poi Castle era estremamente dolce, sapeva fare battute nei momenti giusti. A volte no ma la maggior parte delle volte si. E a lei piaceva tutto questo.
Chiuse gli occhi e si concentrò si brividi che lo scrittore gli stava provocando, stringendo di più la sua mano.
La suoneria di un cellulare, però, interruppe bruscamente l'atmosfera che si era creata.
Castle corre verso l'attaccapanni e recupera il cellulare per rispondere.
«Capitano! Si, Beckett è con me, stavamo riguardando il caso e in effetti abbiamo novità. Si, ci vediamo fra poco.»
Kate, intanto, si era seduta sul divano e aveva incrociato le gambe.
«Il capitano ha detto che avevi il cellulare spento.» dice Castle per poi circondarle il collo con le braccia.
Si crea un altro momento di silenzio ma breve, stavolta.
«Ci aspettano in centrale per l'interogatorio di Hastings.» disse dandole un lieve bacio sui capelli. «Pensa, mi permettono di partecipare all'interrogatorio. Forse la mia quarantena è finita!»
«Forse è quasi finita...» dice lei sorridendo.
Poi si gira e gli da un lieve bacio sulle labbra.
«Mi preparo e andiamo...»
Mentre Kate attraversa il corridoio per andare nella sua camera, Castle segue i suoi movimenti da lontano, squadrandola dalla testa ai piedi, facendosi scappare un sorriso soddisfatto.

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Capitolo 7
*** Saturday is for cherries. ***


Saturday is for cherries.



Il caso ormai era quasi concluso ma quel giorno Kate non era di turno.
Perciò la giornata sarebbe stata rilassante e senza problemi.
Castle era rientrato prima del previsto dall'ospedale perchè si era fatto togliere i punti e, così, decise di chiamare Kate per sentire se c'erano novità sul caso.
Kate si era appena seduta sul divano e quando squillò il cellulare...
«Oh... Castle! Com'è andata all'ospedale?» chiese lei.
«Benissimo! Mi hanno tolto i punti e perciò sono tornato ufficialmente in pista!» esclama sollevando le braccia in segno di vittoria. Poi avverte un lieve fastidio alla spalla. «Ok, diciamo che per il momento sono tornato in campo ma per qualche giorno resterò in panchina per sicurezza. Novità sul caso Addison?»
Ormai l'argomento delle loro chiamate era diventato quello...
«Mi fa piacere che tu stia bene.» disse con un piccolo sorriso. «Il capitano Montgomery effettuerà l'arresto fra poco e tutto è tornato alla normalità...»
Proprio in quel momento la detective decise di sdraiarsi sul divano guardando il soffitto, ripensando a cosa avesse interrotto il capitano qualche ora prima.
«Favoloso...» commentò lui, gettandosi di peso sul divano. «Però c'è ancora una cosa che mi chiedo...»
«E sarebbe?» chiese lei, arricciandosi una ciocca di capelli.
«Ecco, mentre tornavo a casa dall'ospedale mi sono chiesto quali potessero essere  i motivi del ricatto di Reynolds al dottor Addison...» disse pensieroso «Entrambi facevano parte della troupe medica che operò la signora Hastings, giusto? Addison dopo il processo legale è sparito dalla circolazione mentre Reynolds ha preso il suo posto come supervisore del reparto di neurochirurgia dell'ospedale... Mi è venuto in mente...e se con quel ricatto Reynolds avesse voluto mettere a tacere Addison su qualcosa che riguardava proprio la morte della signora Hastings? Magari Addison si era deciso a parlare e in qualche modo la verità avrebbe potuto nuocere a Reynolds, così lo ha ricattato per farlo stare zitto...che ne pensi?»
«Teoria azzeccata Castle, secondo te perchè Montgomery lo sta arrestando? Siamo detective ed entrate bancarie di quel tipo si fanno solo per ricatti...» disse, ridendo.
«Si, d'accordo. Mi merito un premio per la mia geniale intuizione ma ne parleremo più avanti.» scherzò lui. «Però, io credo che Reynolds volesse impedire a Addison di raccontare laverità sulla morte di Clara Hastings. Lanie ha fatto sapere qualcosa sull'autopsia della donna?»
Infatti quando era andato in ospedale per farsi togliere i punti, Castle, aveva ascoltato due dottori parlare di nascosto e, saputo i loro nomi, pensò di dirlo a Kate. Per questo, ora, la squadra doveva solo trovare quei due.
«Ancora non ha chiamato ma domani la chiamerò io sicuramente...» disse sorridendo, poi ci fu un lungo momento di pausa. «Ehm.. ti ho lasciato le ciliegie?»
Kate sa che lo scrittore avrebbe capito di cosa stesse parlando.
«Non credo siano qui. Peccato.. avevo proprio voglia di ciliegie stasera ma mi rifarò con panna e fragole..»
«E domani? Domani è sabato, di solito non sono di turno, vorresti delle ciliegie?» disse la detective avviandosi in cucina.
«Credo che d'ora in poi il sabato diventerà la giornata delle ciliegie...» sussurrò lui, maliziosamente.
«Potrebbe piacermi sai?»
Apre il frigorifero e, soddisfatta che non ci sia muffa sul cibo o nel frigo in generale, prende una birra.
«Non ne dubito, piccola Kathy.»
Forse l'aveva intuito, forse era perchè lo conosceva troppo bene, o forse era perchè avrebbe voluto farlo anche lei ma intuì che Castle si era appena morso le labbra.
«Perciò... cosa facciamo di bello domani? Devo tirare fuori la mia bella Harley?»
«Direi che è un'idea favolosa.» rispose lui con aria sorniona. «E ti prego... fammi anche un altro regalo: metti la tutina aderente da Catwoman! Se la indossi non ti chiederò più niente per il resto della mia vita...»
«Devo pensarci, Castle. Vedremo.»
«Dimmi tu ora e luogo. Ci vediamo più tardi.» concluse Castle prima di attaccare.
Subito dopo, Kate, si trova a pensare a cosa mettere: la tutina nera aderente da Catwoman oppure una semplice tenuta estiva?

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Capitolo 8
*** I gave both magic, Princess. ***


I gave both magic, Princess.



Sicura di aver mandato il messaggio con il luogo dell'appuntamento a Castle, la detective Kate Beckett si avviò verso Central Park ma il suo caro scrittore sarebbe stato un po' deluso.
Niente tutina da Catwoman ma un paio di shorts e una canotta bianca che avrebbero lasciato spazio alla sua perfetta forma fisica.
Da lontano, intanto, Castle la vide e provò un piccolo moto di delusione vedendo che non indossava la tutina desiderata. Quatto quatto, si avvicinò a lei cercando di non fare rumore e le sbucò all'improvviso da dietro un albero facendola sobbalzare.
«Buonasera detective!»  esclamò facendo capolino con un bel sorriso.
«Castle!» disse lei, sorridendo e scendendo dalla moto con fare sexy, il casco rigorosamente sottobraccio. «Buonasera anche a te. Ti starai chiedendo perchè non ho messo la tutina vero?»
«In effetti si. Rivelami questo arcano segreto detective Beckett...» disse lui con fare molto ironico.
«Ho deciso di metterla... in un giorno più speciale di questo.» ribattè sorridendo per poi rimettersi a cavallo della sua bella Harley, osservando Castle.
«D'accordo, allora diciamo che lo prendo come un "non ti preoccupare voglio solo farti rodere ancora un po' il fegato, un giorno la vedrai."»
Sapeva che avrebbe fatto un commento epico per come cavalcava le moto, forse anche un po' imbarazzante ma ormai il danno era fatto.
«Vuoi... ti va se facciamo un giro in moto?» chiese lei sentendosi un po' in imbarazzo per averglielo chiesto. Intanto si affretta a prendere il secondo casco.
«E me lo chiedi? Questa ragazza è favolosa da cavalcare!» Poco dopo, Castle si rende conto del doppio senso appena creato. «Ovviamente parlavo della moto!»     
Senza una parola ma con una piccola risata soffocata, gli passò il secondo casco salendo sulla moto e allacciando il suo.
«Allaccialo bene. Vado molto veloce io...»
«Agli ordini capo!» sistemato bene il casco sulla testa, allacciato bene, Castle salì sulla moto. Subito dopo si accostò a Kate per dirle qualcosa. «Senti, posso attaccarmi a te o mi denunci per molestie? Sai, non vorrei ritrovarmi sdraiato sull'asfalto senza che tu te ne renda conto.»
Kate annuì e, sorridendo, parte velocissima sfrecciando per le strade di New York.
La destinazione era un parco. Un parco che poca gente conosceva ma molto bello, a dir la verità. Da lì si potevano vedere benissimo le stelle senza tutti quei palazzi del centro città.
Scesi dalla moto entrambi, Castle si sedè a terra.
Da lì lo spettacolo era magnifico.
«Però... non conoscevo l'esistenza di questo posto...» Appoggiò i gomiti sull'erba e rivolse lo sguardo al cielo. «... le stelle si vedono benissimo, incredibile!» commentò, infine, guardando Kate.
«Mi ci portava sempre mio padre.» disse lei sorridendo «Mi diceva: "Ogni volta che vedi queste stelle pensa a tua madre ed esprimi un desiderio." Non ho mai smesso di farlo e se l'unico a cui sto raccontando questa storia...»
Detto ciò si sdraiò sull'erba con un sorriso stampato sulle labbra, continuando a guardare le stelle.
Castle le sorrise e le prese la mano, intrecciando le dita con le sue.
«Ci vorrebbe un po' di magia nella vita, sai? Forse è anche per questo che ho iniziato a scrivere. Cercavo la magia, non ho conosciuto mio padre, quando ero piccolo mia madre l'ho vista pochissimo. In pratica sono cresciuto con le tate fino a dieci anni, non rivolgevo la parola a nessuno tranne che alla mia babysitter. Non ho mai avuto dei veri amici, nè tantomeno una di quelle famiglie perfette in stile film hollywoodiano ma nonostante tutto non ho mai smesso di sognare. E' l'unica cosa che nessuno è riuscito a portarmi via e quando scrivo mi sento come se regalassi un po' di quella magia ad altre persone e questo mi fa stare bene!» disse lui, guardandola. «Bada bene che sei l'unica a cui ho raccontato queste cose. Non dirle a nessuno o poi sarò obbligato ad ucciderti!»
Sul suo viso si formò, di nuovo, un sorriso.
«Sai, forse me l'hai trasmessa quella magia. Fin dal tuo primo libro, fin dalla prima riga, ho sempre voluto prendere l'assassino di mia madre. Cioè è successo prima ma leggendo i tuoi libri, il desiderio è aumentato e ogni volta che leggevo qualcosa di tuo mi sentivo... a casa, vicino a mia madre, sul divano.»
D'istinto, Kate strinse forte la mano intrecciata a quella dello scrittore. Sul viso di Castle si forma un bel sorriso.
«Sono felice di sentirlo, davvero.» disse sospirando. «Sai, infondo anche io non ho mai smesso di sperare di ritrovare mio padre un giorno, anche se so che probabilmente è una cosa che non accadrà mai. Mi sono sempre chiesto cosa stesse facendo, se sentiva la  mia mancanza... A volte immaginavo che fosse in mezzo a qualche tempesta su una nave oppure in missione segreta come spia. Era più facile pensare a lui in questo modo piuttosto che accettare il fatto che mi avesse abbandonato...»
Lei si sposta, mettendosi più vicina a lui, su un fianco e sorrise.
«Ti sarebbe piaciuta mia madre sai? Era una donna molto intelligente e ti sarebbe piaciuta davvero.»
Guardando un po' più attentamente le stelle, Kate si accorge di una stella cadente ed è su di giri, ricordando le parole del padre.
«Castle, una stella cadente! Esprimi un desiderio!» esclama felice, mentre chiude gli occhi per esprimere il suo.
Nel momento in cui la detective chiuse gli occhi per esprimere il desiderio, lo scrittore non ci pensa due volte. Si avvicina a lei e la bacia, prima dolcemente poi con più passione. Alla fine si stacca, guardandola dritto negli occhi.
«Non ho bisogno di esprimere un desiderio... il mio si è appena avverato!» così, dolce e adorabile, tornò a baciarla.
Quel bacio aveva scatenato qualcosa di forte dentro Beckett, qualcosa di molto forte. Così forte che si ritrovarono a rotolare sul prato come due bambini che giocano su una collina. Lei sorride e si ritrova Castle sopra.
«Io ne ho espressi due e uno si sta decisamente avverando.» disse prima di continuare a baciarlo.
Con una mossa scaltra ed agile, Castle, ribaltò le posizioni, portandola sopra di sè.
«Suppongo che l'altro desiderio tu non me lo possa dire, giusto?» le sussurrò a fior di labbra con un piccolo sorriso beffardo.
«Giusto, cowboy spaziale.» rispose lei sorridendo, pensando al suo ultimo travestimento di Halloween.
Di nuovo i due si ritrovano a guardarsi negli occhi, fisso, senza mai staccare il contatto.
«Mmm poco male.. io conosco un metodo infallibile per far parlare le persone, magari poi te lo insegno...» disse lui sfiorandole teneramente il naso con il suo.
«Questo non te lo dico. Dopo non si avvererà. Perchè non pensiamo a quello che già sai?»
Risposta furba quella della detective che, pochi minuti dopo, continua a baciarlo sotto le stelle, lentamente.
E senza staccare le labbra dalle sue, Castle le cinge la schiena con le braccia, attirandola più a sè, stringendola forte quasi come se le volesse far capire che era lì con lei e ci sarebbe sempre stato.
Kate ha bisogno di ossigeno per respirare, così si staccò e lo guardò. Quegli occhi azzurri, quel sorriso...
Non sa proprio resistere al fascino di quell'uomo e così, con la mano, gli accarezza la tempia, poi il profilo del naso ed infine le labbra.
Poi, avvicinando le sue a quelle dello scrittore sussurrò: «Non sapevo che le favole finissero così...»   
«Stavolta la magia l'ho regalata ad entrambi, Principessa...» le sussurrò lui a fior di labbra per poi tornare a baciarla dolcemente sotto quel cielo stellato.
Quel cielo stellato che ricordava quello delle favole... 

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