Giornate lente che scivolano via di slice (/viewuser.php?uid=41375)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco ***
Capitolo 2: *** Fulmine ***
Capitolo 3: *** Vento ***
Capitolo 4: *** Terra ***
Capitolo 5: *** Acqua ***
Capitolo 1 *** Fuoco ***
Giornate
lente che scivolano via di slice
Fuoco
Certamente non può
ancora alzarsi alle undici, tuttavia i giorni liberi da missioni e
incarichi iniziano un po' più tardi da quando sua madre ha
deciso che dormire fa bene, e lui si gode tutto con
calma. Scivola fuori dal letto, pesante ma riposato, usa il bagno
quanto vuole perché suo padre è già uscito da
qualche ora, ed esce in fretta perché il silenzio sarebbe
totale, se non fosse per i rumori che lui stesso emette, dal momento
che sua madre ha già finito i lavori di casa a quell'ora e si
dedica ai panni in giardino. Esce di casa con le mani in tasca, va
a fare colazione con Itachi, gioca a shogi con lui e lo aiuta in vari
compiti. Dopo mangia con Chouji e a volte anche con Ino, dorme,
smangiucchia qualcosa, dorme, va a trovare Ino, dorme, torna alle
nuvole con Chouji e le sue patatine, dorme... E poi dorme, anche, ché
non lo fa mai. La sera cena con Itachi, gli dormicchia accanto,
perché non riesce a prendere sonno quando è con lui e
la tentazione di guardarlo ogni minuto è forte; comunque alla
fine chiude gli occhi e si lascia torturare: Itachi gli mette una
cavalletta sul naso o una lucertola sulla pancia, gli fa il solletico
sull'orecchio con un filo d'erba, e lui sbuffa mentre agita una mano
con poca convinzione per mandarlo via, ascoltando il suono di quel
sorriso raro. Infine torna a casa con le mani ancora in tasca e i
pacchetti di sigarette durano sempre di più.
Quella mattina non è
diversa dagli altri giorni di vuoto. Si sveglia ad un'ora decente,
usa il bagno ad oltranza fino a quando sua madre non esce in giardino
e si veste con tutta la calma del mondo, ascoltando quel fastidioso
silenzio. Quella casa è così silenziosa da permettergli
di sentire un urlo pauroso di Naruto che abita in un'altra zona del
villaggio. Si ferma, seduto nell'ingresso, aggrottando le
sopracciglia, ma poi decide che è solo Naruto e
continua ad infilarsi i sandali. È così silenziosa che
potrebbe fare un concerto battendosi due dita sulle guance gonfie
d'aria, come faceva Chouji quando avevano dieci anni. È così
silenziosa che i suoi pensieri rimbombano e non c'è più
silenzio. È troppo silenziosa e quindi non lo è per
niente. Sbuffa, alzandosi, ed esce, portandosi una cicca alle
labbra prima di mettersi le mani in tasca. Attraversa quasi tutto
il villaggio e, quando arriva vicino a casa di Chouji, devia il suo
cammino iniziando a percorrere una strada larga che, ad un primo
sguardo, potrebbe sembrare una di quelle principali, ma che, a
giudicare dallo stato generale, ad un'occhiata più attenta, si
vede molto bene che non vi è manutenzione da tempo immemore.
Sale per circa un chilometro fin sopra alla collina e poi il cancello
enorme del clan del ventaglio lo saluta, con quei simboli
onnipresenti. Attraversando quel luogo fatiscente, quel pezzo di
villaggio lasciato a marcire, come un'appendice in peritonite perché
gli studi di Ino lo hanno traviato, prova sempre del disgusto e della
sconfitta da qualche parte dentro di sé. Anche se è
conscio di essere stato troppo giovane per poter fare qualsiasi cosa,
lui si ricorda delle occhiaie di Sasuke quando facevano l'accademia,
si ricorda della pelle delle sue mani spaccata, si ricorda di avergli
consegnato dei compiti una volta che era malato e di averlo trovato a
pulire i pavimenti con forza. Anche se solo dopo ha capito perché,
lui si ricorda perfettamente tutto ed ora gli sembra sia stato così
meschino da parte di chi lo aveva lasciato solo, prendersi anche la
libertà di lasciar andare quel posto alla degradazione, al
punto di indignarlo nel profondo di averne fatto inconsciamente
parte. Volta l'angolo, aggirando la grande casa, l'unica abitata,
passando per la breccia nel muro di cinta entra nel giardino sul
retro e si fa spazio attraverso la vegetazione incolta ancora con
quei pensieri perturbanti nella testa; poi vede Itachi e si
blocca. Rimane immobile, in piedi, nello stesso momento in cui
smette di pensare a tutto, in un attimo, concentrandosi invece sulla
posa che tiene l'ex nukenin di rango S dinanzi a lui. Itachi volta
leggermente il viso nella sua direzione e lo saluta dandogli il
buongiorno. Lui invece rimane in silenzio, alzando un sopracciglio
d'istinto. Probabilmente deve avere un'espressione davvero idiota, ma
quello che lo turba ulteriormente, e non gli permette di correre ai
ripari, sono gli ANBU - che credono di essere sufficientemente
nascosti - seduti sul grande albero, fuori dalla proprietà,
che hanno l'ordine di sorvegliare entrambi gli Uchiha. “Troppo
tè,” celia Itachi, tornando a guardare quel che fa. La
sua serietà rende la battuta ancora più divertente e il
cervello di Shikamaru, che ha quasi vita propria, si appunta di
ridere più tardi, ma lui non accenna nemmeno a sorridere
perché è ancora impegnato a focalizzare l'attenzione da
altre parti. Procedendo per gradi, come in ogni gioco, battaglia o
situazione della vita in cui si è trovato, Shikamaru analizza
i dati a sua disposizione per dedurne, un momento dopo, che non ci
sono altre spiegazioni oltre a quella che Itachi sta pisciando su una
catasta mobili mangiati dalle termiti e erba secca, nel giardino di
casa sua. Con gli ANBU che guardano, continua, la sua mente
acuta. Si avvicina dopo questa brillante analisi, trovandosi ad
osservare la catasta di riflesso. “Li odiavi davvero
tanto...” commenta, riferendosi ai mobili. Itachi emette uno
sbuffo divertito mentre si sistema i pantaloni blu della divisa da
jounin che gli è stata data per uscire dall'ospedale, usata
ormai per stare in casa, e Shikamaru si siede sull'engawa, di fronte
a lui. Itachi sospira, sembra decidere di potersi prendere una
pausa e, con passo lento gli va in contro, arrivando a sederglisi
accanto. “Ho scoperto che non posso fare un katon nemmeno
per accendere un falò nel mio giardino,” dice Itachi,
mentre si lava le mani usando l'acqua del catino che ha accanto,
“quindi mi servo del primo combustibile che ho a portata di
mano,” spiega, con calma, mentre accende un fiammifero. “Ma
l'urina...” sussurra l'altro, osservando il combustibile
gocciolare sul terreno arido, con aspettativa e una punta
d'ammirazione. “Beh, vediamo,” dice il padrone di
casa, tirando il fiammifero sulla catasta. Il fuoco cade sul
pagliericcio e scivola all'interno; per un momento sembra che niente
sia successo, poi un leggero filo di fumo si alza, tremolante, e
l'erba scoppietta, nascosta dal mobilio. “Funziona,”
dice Itachi, quasi sorpreso, “Vuoi un tè?” gli
chiede poi, alzandosi. Shikamaru per reazione storce il naso,
afferrando la mano che Itachi gli offre per alzarsi con un momento di
ritardo, però poi solleva le spalle, seguendolo in cucina come
se niente fosse. In fondo, non si è davvero stupito, sapeva
già che prima o poi a Itachi avrebbe fatto male, tutto quel
tè.
È tutta colpa
di wari, sappiatelo. XD Un giorno d'estate Andrea e Giuliano
incontrano Li... No, un momento! Non era così... Un giorno
d'inverno wari chiacchiera con me su skype e senza prestare troppa
attenzione divaga sulla flash AU della mia raccolta in cui Kiba e
Naruto scrivono sulla neve in un modo bizzarro; ed è così
che parla inaspettatamente di cose che mi fanno venire in mente
qualcosa come questa. La prima stesura era davvero orribile, questa
fa cacare, ma almeno si capisce cosa c'è scritto. A te,
Tessa, o mia musa! *___*
Itachi nelle mie ff
si beve cisterne di tè, perciò era necessario che
scrivessi qualcosa così, prima o poi, no? ù.ù
Ah, un'ultima cosa:
mi preoccupo sempre di essere verosimile quando scrivo e altrimenti,
se per necessità di copione non lo sono, cerco di spiegarmi e
giustificare tutto con la storia, descrivendo e approfondendo. In
questo caso devo fare un'eccezione per le dimensioni del testo che
richiedono una certa immediatezza dei contenuti. Non posso fare un
trattato chimico, non avrebbe senso. Pertanto: l'urina è
composta al 90% d'acqua ed è poco probabile, proprio perché
così diluito, che il composto chimico possa essere
infiammabile; tuttavia questa si chiama licenza, visto che Kishimoto
fa creare, ai suoi personaggi, incredibili e scenografici modi per
difendere e offendere con i cinque elementi (acqua, vento, fuoco,
terra, fulmine). Insomma, volete dirmi che camminano sull'acqua e
la loro urina non può prendere fuoco? XD
I personaggi e i
luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 2 *** Fulmine ***
Fulmine
La cucina di quella
casa è enorme. Nella cucina di un ninja ci sono cose
essenziali, la stanza deve essere piccola, funzionale e centrata
nell'appartamento. Quella che ha davanti, invece, è la
cucina di una famiglia. Le decorazioni degli shoji sono sbiadite,
come su tutti gli altri, ma quelle conservano anche uno squarcio
trasversale e la carta di riso pende, strappata. Entrando, la prima
cosa che si nota è la sagoma del vecchio mobilio, quello che
brucia in giardino, lo sporco che c'era dietro è stato tolto,
ma la ruggine richiama il sangue, lì, in quella casa. “Scusa,
è tutto sottosopra,” dice Itachi, mettendo l'acqua in
una teiera per scaldarla. Shikamaru alza le spalle, sedendosi sul
pavimento lindo. Non riesce a decidere, non riesce ad immaginare cosa
può essere stato più orribile di tornare in quel luogo,
per Itachi. Ci ha provato, quando lo ha accompagnato a casa la prima
volta, ma non è riuscito a venirne a capo e neanche si è
permesso di chiedere. Quel pavimento è pulito e profuma, lì
dov'è. Ma lui le ha viste le chiazze di sangue che ci sono in
altre stanze. Ha provato a toglierle in ogni modo, anche Naruto e
Sakura ovviamente ci hanno provato e perfino Ino e Chouji hanno
sacrificato un paio di pomeriggi per aiutarli, ma quelle macchie
conservano il loro alone rosso scuro, ampio, desolante, nel mezzo del
pavimento del soggiorno. E il soggiorno è chiuso. Sasuke è
stato dimesso prima dall'ospedale, e quando lui e Itachi hanno fatto
il loro ingresso quella porta era già stata bloccata. Quelle
macchie, però, sono ancora lì, e Shikamaru non dubita
che siano anche nelle teste dei padroni di casa. “A cosa
pensi?” Alza velocemente la testa e porta il tè alle
labbra, con artificiale noncuranza, i pensieri però non si
fermano in tempo e il suo sguardo torna a terra. Itachi lo ha
colto di sorpresa, si è chinato per porgergli la tazza di tè
e ora lo sta guardando dritto negli occhi. “Mh, pensavo...
Come fate senza gas?” chiede, realizzando adesso che quella
parte del villaggio non è più allacciata da anni a
luce, acqua e gas. L'altro si siede davanti a lui, beve un sorso
di tè, socchiudendo gli occhi neri, poi torna a guardarlo,
serio. “Non voglio cambiare i tatami,” dice, calmo, “e
non voglio che rimanga chiusa, non devono esserci stanze in cui non
possiamo entrare. Non più. Non voglio.” Quello che
Itachi sta dicendo è una cosa precisa, netta, che non lascia
scampo: lui vuole superare, non coprire. “Sas'ke è
d'accordo?” chiede Shikamaru, abbassando lo sguardo sulla sua
tazza. Sono simili, è vero, ma ci sono alcune abissali
differenze tra loro due e una di queste è proprio l'approccio
al loro passato. Itachi è stanco: non vuole più avere
segreti, tabù, incomprensioni, sotterfugi, vuole prendere atto
di quello che è stato, ma voltarsi verso il futuro. Sasuke è
stanco: non vuole guardare troppo avanti perché non sa cosa ci
sia e lo spaventa, se guarda indietro invece può riordinare e
riorganizzare tutto, come meglio crede; adesso ne ha il potere. Ma in
realtà anche lui vorrebbe guardare avanti e allora si
costringe, toglie tutto il suo passato dal presente, così da
rimuoverlo anche da un ipotetico futuro, pretendendo che quella
stanza non esista. “Per ora non ha fatto obiezioni,”
commenta il più grande, alludendo ai cambiamenti che sta
facendo, un momento prima che lo shoji scorra quel tanto che basta
per rivelare la figura di suo fratello. “Che palle, Itachi,
questa cosa deve finire,” dice Sasuke, facendo qualche passo
nella stanza fino al pentolino del tè. Shikamaru chiude la
bocca solo quando, seguendo con lo sguardo accigliato la figura del
genin, si trova ad incrociare gli occhi del fratello davanti a
sé. Gli occhi di Itachi sono stupendi. Sono neri, così
neri da non distinguere la pupilla, così neri che sembra di
non riuscire a calcolarne la profondità, ma ancora più
di questo è il taglio che lo affascina: hanno un taglio
allungato, sono più fini di quelli del fratello, più
eleganti. E quando sorridono in quel modo, Shikamaru sente che
potrebbe avere farfalle che gli escono dalla bocca, per questo la
chiude. Lui rimane con quegli occhi sorridenti, mezzo nascosto
dalla tazza di tè, per un momento, poi smette di bere e
allontana l'oggetto dalle labbra, abbassa gli occhi, e c'è un
leggero sorriso sotto al suo naso. Non cerca di nasconderlo perché
non ha senso ridere, è solo che non ci è abituato e a
volte si dimentica che ora può farlo; come se prima avesse
scelto di evitare, di non meritarselo. Shikamaru continua ad
osservarlo, rivolgendo però le sue parole a Sasuke. “Che
cosa hai fatto ai capelli?” chiede, con della distrazione nella
voce, giacché Itachi sta facendo di tutto per non scoppiare a
ridere indecorosamente, ormai rassegnato ad ogni sorta di illogica
spiegazione. Sasuke si volta verso di lui, sorseggia dalla sua
tazza, lo guarda ancora per un po' e poi sbuffa. “Non ci
arrivi, genio?” sbotta, caustico, “Il tuo villaggio ci ha
tolto tutto e per prendere l'elettricità devo stare a diluire
il voltaggio tra la treccia di rame del parafulmini e l'accumulatore,
che incamera tutta quell'energia prima di convogliarla nel
trasformatore. Roba da pazzi, non possiamo nemmeno usare il
chackra...” borbotta l'ultima frase, uscendo con la tazza in
mano e con i capelli tutti completamente ritti. Shikamaru, che lo
ha guardato uscire, riesce a pensare che non vuole sapere dove
abbiano preso quell'attrezzatura prima di essere distratto da un
suono buffo, strano, inusuale. Aggrotta la fronte, voltandosi verso
Itachi, e lo trova intento a far finta di non essersi sbrodolato il
tè addosso. Lui si guarda la maglia e poi la tazza di tè,
si lecca le labbra, portandosi una mano al mento per asciugare le
gocce, e c'è ancora una traccia d'ilarità in quelle
iridi quando le alza per prendere il panno su uno dei nuovi piani da
cucina poco distante. “Possibile che pur di non farmi
sentire la tua risata tu sputi nella tazza del tè?”
chiede di getto il genio, vergognandosi come un ladro quando quegli
occhi neri si fanno seri e si immergono rapidamente nei suoi. Sbuffa,
alzandosi di scatto. “Forza, batti la fiacca da quando sei
qui, come criminale eri molto più attivo,” celia,
guardandosi intorno, “cosa devi fare oggi?” Itachi
sceglie diplomaticamente di stare al suo gioco, concentra la sua
attenzione sulla maglia e si pulisce con il panno. “Ho fatto
una lista,” dice, indicando, con un cenno del capo, un piano da
lavoro lasciato al centro della stanza. Shikamaru si avvicina,
raccoglie il foglio e inizia a leggere. “Portare di sopra
il nuovo armadio, questo non è facile come sembra, ci
vorrebbe Sakura,” s'interrompe per commentare, momentaneamente,
per poi riprendere subito dopo, “pulire i canali di scolo,
ba...” si ferma di nuovo, alzando gli occhi dal foglio con
aria seccata nel momento esatto in cui Itachi poggia le labbra sulle
sue. Ha la testa piegata da un lato e i capelli cadono sfiorando
il naso di Shikamaru, il quale alza una mano d'istinto e li toglie,
portandoglieli dietro l'orecchio. Poi per una strana attrazione la
mano rimane lì, a mezz'aria, le dita sfiorano il lobo
d'Itachi, la pelle sotto l'orecchio, il collo, e poi salgono di
nuovo, immergendosi nei capelli costretti dall'elastico. “Baciare
Shikamaru,” conclude la lista, Itachi, facendo scontrare di
proposito i loro nasi un'ultima volta.
AAAAAAAHksagsadgd!
Scu- coff coff...
Scusate, sono stata travolta da una valanga di ooc. ù__ù
Ma ora sto bene, eh! Mh. Si fa per dire, sì. Non metto
l'avvertimento perché mi dicono - quindici delle mie cento
beta u.ù - che non lo è in questa serie, in questa what
if?. Che probabilmente lo sarebbe in un normale contesto dove Itachi
deve morire, ma che qui, ha il motivo e anche il diritto di essere
finalmente leggero, se vuole, se lo sente. Non so. Mi sta bene anche
così. ^^
Dunque: no. Perché
effettivamente Shikamaru sembra sempre più idiota intorno a
Itachi e... Beh, voi siete mai state intorno a Itachi? Sono pronta a
scommettere che quantomeno inebetisca, però Shikamaru rimane
della sua solita sopraffina ed altissima intelligenza, solo che non
ha la malizia di qualcuno che ha vissuto per il mondo, che è
più grande e che è cresciuto in modo molto diverso dal
suo. Quindi no, non è Shikamaru che è idiota, è
Itachi che abbaglia e poi attacca con i suoi sporchi trucchi! Volevo
dire una cosa su Sasuke, ma quando l'ho pensata mi sono sbrodolata
con il tè! Ed ecco svelato perché i personaggi nelle
mie ff son tutti dipendenti dal tè: lo sono anch'io. -.-
Tessaaa, cos'è?
Eh, cosa mi fai scrivere? (Aaah che bello scaricare sugli altri...
*mette i piedi sulla scrivania*)
Dunque, non è
assolutamente così semplice. A partire dal fatto che non sono
sicura ci siano trasformatori e accumulatori nel mondo ideato da
Kishimoto, possiamo dire che tutto questo è fattibile almeno
in via teorica. Sempre sulle nulle basi del mondo narutiano, sì. Il
fulmine non è corrente continua e non ha un voltaggio nemmeno
simile a quello sostenibile dalle apparecchiature, pertanto Sasuke
sta in mezzo per diluire, come ho scritto nel testo, il voltaggio
fino all'accumulatore che poi lo convoglia nel trasformatore e
fornisce due e venti continua - ammesso e non concesso che a Konoha
abbiano la due e venti. u.u' Spuntano licenze come funghi,
eh. Ringrazio wari per avermi aiutato in questa cosa; ci siamo
fatte una cultura, si può dire. XD
I luoghi e i
personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 3 *** Vento ***
Vento
La cosa sconvolgente
di quei giorni è la sensazione di benessere che prova quando
si corica la sera, nonostante a volte duri più fatica di
quando lavora.
Shikamaru osserva l'armadio con attenzione,
correndo con lo sguardo sullo stile semplice per arrivare a
considerare che la presa non sarà semplice. Gli gira intorno,
chiedendosi distrattamente come possa non averlo notato quando è
entrato, e si ferma su un lato del mobile mentre Itachi esce dalla
cucina. “C'è qualcosa che non va?” chiede lui,
toccandosi la maglia ancora umida in alcuni punti. Shikamaru si
avvicina all'armadio, lo spinge leggermente verso destra per avere
una vaga idea del possibile peso. “Pensavo fosse più
grande e quindi più pesante,” dice soltanto. Itachi
si muove fino ad arrivare al lato opposto al suo, dall'altra parte
del mobile di legno, si china leggermente aspettando che lo faccia
anche lui e, quando Shikamaru esegue, lo tirano su di peso. “Non
ho bisogno...” dice, con lo sforzo che traspare dalle lettere
trattenute, “di molto spazio.” Shikamaru è
tentato di fargli notare che non è solo, però lo
spigolo dell'armadio gli entra nel fianco e si trova davvero troppo
impegnato per riuscire a vedere dove sia il suo errore di calcolo.
Quando, arrivati in cima alle scale Itachi poggia a terra l'ingombro,
però, ha come l'impressione che qualcosa di ovvio gli stia
sfuggendo. “No, scusa, o è ancora troppo presto per i
miei neuroni oppure ho perso un passaggio importante: Sas'ke dove
mette le sue cose?” chiede, ansimando lievemente, mentre si
appoggia con un gomito alla balaustra. Itachi, che riprende fiato
contro l'armadio, lo guarda inarcando le sopracciglia. “Sas'ke
ha il suo,” dice, chinandosi per riprendere il lavoro, “abbiamo
stanze separate,” conclude, guardandosi indietro per non
sbattere in qualcosa. Shikamaru spalanca gli occhi come un pesce
lesso, mugolando leggermente quando issa il mobile di riflesso ai
movimenti dell'altro, con nessuna coscienza motoria. Non ci aveva
pensato. È una cosa scema, così ovvia che anche la
logica sembra ridere, eppure lui non ci aveva neanche pensato. In
fondo è normale che due persone praticamente adulte
necessitino dei loro spazi, sarebbe stato innaturale il contrario,
piuttosto. Oltretutto, parlando di quei due soggetti in particolare,
il fatto di vivere sotto lo stesso mal messo tetto è già
sufficientemente strano, e mettere altra carne al fuoco porterebbe ad
un vero e proprio disagio. Un aspetto che adesso gli brilla sotto gli
occhi, ma che poco prima non aveva minimamente considerato, è
quello delle compagnie, di eventuali affaracci propri che entrambi
possono voler intrattenere, ognuno nella propria stanza. Insomma, lui
non ha capito se Sasuke preferisca l'azzurro o il verde, o se li
voglia entrambi, ma di sicuro non c'è motivo alcuno per cui il
fratello debba conoscere tutti i minimi e fisici dettagli. E lo
stesso vale per Itachi... A questa consapevolezza si aggiunge una
leggera inquietudine quando realizza di essere appena entrato nella
sua camera, ma alzando gli occhi sul viso dell'altro non vi legge che
concentrazione per le azioni che sta compiendo. Distoglie lo sguardo
deciso a fare altrettanto, concentrandosi sul tatami in cui Itachi
sembra voler lasciare andare il mobile e si allinea di
conseguenza. “Grazie dell'aiuto, non sarei riuscito a
portarlo su da solo,” dice il padrone di casa, allontanandosi
dal mobile per chinarsi vicino al futon, “il letto arriverà
la prossima settimana,” avverte, prendendo da una borsa una
maglia pulita. “Ok,” annuisce Shikamaru, “comunque
sono sicuro che se non ci fossi stato io ti avrebbe aiutato tuo
fratello,” dice, voltandosi quando si trova ad osservare uno
sfregio considerevole sulla pelle nuda del fianco dell'altro, a pochi
metri da lui. Ode dei fruscii e si concentra sul giardino,
guardando verso la finestra, ed è in quel momento che si
accorge che la luce proviene da vari piccoli punti, sparsi ovunque
sulla parete. La finestra è aperta, l'aria circolerebbe in
ogni caso, ma intorno alla finestra e adesso anche all'armadio sono
stati praticati fori di varie, ridotte dimensioni. I contorni sono
scheggiati e irregolari e danno l'idea del buco fatto con qualcosa di
contundente. Mentre osserva la parete nella sua interezza, facendo
anche un passo indietro per avere una visuale migliore, la voce di
Itachi lo coglie di sorpresa, portandolo a voltarsi di scatto. “Non
sono sicuro di volergli chiedere qualcosa, qualsiasi cosa...”
dice, tenendo la maglia sporca tra le mani, “non sono affatto
sicuro di voler chiedere.” Shikamaru sbuffa, tornando a
scrutare la parete. “Cos'è successo alla tua camera?”
chiede, ignorandolo. Itachi abbassa la testa sulla maglia. “Anche
quella di Sas'ke è così. Abbiamo il coprifuoco e gli
ANBU sono incaricati di sbarrare porte e finestre, dalle dieci di
sera fino alle sette del mattino; questo per sei mesi, che significa
per altri quattro mesi e sedici giorni,” dice, senza perdere
tempo, tornando sul suo profilo, “dal momento che siamo in
primavera abbiamo pensato di areare a modo nostro per la notte,”
rimane in silenzio poi, dirigendosi verso la porta per andare a
posare in bagno l'indumento sporco. “Non sarei altrettanto
felice se non me ne parlassi, però non voglio sentire queste
cose tanto quanto non vorrei che tu le pensassi,” comunica
Shikamaru, girandosi finalmente verso di lui, “non c'è
motivo per cui tu non debba chiedere, se hai bisogno, e credo che
Sasuke ci resterebbe peggio a conoscere questo tuo blocco piuttosto
che sapere di dover trascinare dieci armadi su per le scale da
solo.” “Sas'keeeee!” La voce di Naruto
irrompe nell'aria, forte nonostante non sia ancora entrato in
casa. “Non c'è.” Shikamaru scuote la testa,
coprendosi gli occhi all'udire la risposta di Sasuke, la cui voce è
chiara perché è seduto sull'engawa, sotto la finestra
della camera d'Itachi, ad imprecare contro i pezzi del tostapane che
hanno avuto l'arroganza di avanzare, dopo che lui lo ha
aggiustato. “Itachi,” lo chiama Shikamaru,
quando lo vede uscire dalla stanza, andandogli dietro, “senti,
sono certo che non sia così facile, ma, ti prego, promettimi
che gli chiederai tutto quello che vuoi!” Lui, che si è
fermato per ascoltarlo, si volta e lo osserva per un momento, in
silenzio, poi sospira, perché è tutto incredibilmente
più pesante di quel maledetto armadio. “Non ho chiaro
cosa dovrei chiedere, a volte penso che vorrei solo che sorridesse,”
sussurra Itachi, guardando altrove mentre la corrente d'aria gli
smuove i ciuffi neri, sfuggiti alla coda. A pensare che
quell'uomo, quel ninja, quel fratello, si faccia tali paturnie viene
male allo stomaco. Shikamaru è sicuro che se c'è
qualcuno che può permettersi di pulirsi le parti intime con il
vessillo recante lo stemma del fuoco, oppure con la tunica
dell'Hokage, per dirne una, è proprio quello stesso uomo che
non riconosce i suoi più basilari diritti. E fa tanta, troppa
rabbia. “Allora dovresti dirglielo.” Itachi
appoggia le spalle allo stipite e butta la testa indietro. Shikamaru
per un momento lo vede così stanco che ha paura cada, ma non
fisicamente, e questo a volte lo spaventa al punto da non riuscire a
dormire. Tuttavia ha fiducia in lui e lo stima tanto da non riuscire
a formulare ipotesi stupide su eventuali comportamenti stupidi,
perciò tutto quello che fa è andare avanti così,
mostrandogli che c'è e ha intenzione di esserci ancora per
molto. “Va bene che deve comunque essere ristrutturata, ma
non posso credere che hai bucherellato la casa,” dice,
aggrottando la fronte mentre prende un'ultima panoramica della
parete. “Solo le camere,” precisa l'altro, a sua
difesa, omettendo volutamente quanto si sia divertito Sasuke con il
piccone. Shikamaru alza gli occhi al cielo, chiedendosi vagamente
a che punto l'intelligenza possa essere chiamata follia, poi si
ricorda di come lo ha trovato quella mattina ed è lì
che decide di soprassedere. “Forza, i canali...” gli
ricorda invece, sorpassandolo, mentre le parole dell'altro lo fanno
sorridere così spontaneamente e istintivamente che neanche si
sorprende. “Che seccatura!” sospira Itachi,
teatralmente tediato.
Ecco inserito il
famoso Sasuke seduto per terra a litigare con un elettrodomestico
random, Tessa! Basta chiedere, come vedi. XD Non cercate di dare
sensi logici alle trovate di Itachi perché lui non è
solo intelligente, ma è anche libero da stupide e limitative
convenzioni sociali, quindi è ragionevole credere che ci possa
mostrare un mondo tutto nuovo ogni volta che fa qualcosa. Anche, mi
suggeriscono dalla regia, mentre fa pipì, sì.
Ah, nel capitolo che
si chiama Vento chi potrebbe saltare fuori? Ma Naruto, ovviamente.
Mh. Essì, sono talmente velate che non me le ricordo nemmeno
io. -.-
I personaggi e i
luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 4 *** Terra ***
Terra
Avrebbero potuto
indubbiamente scendere le scale con meno foga se solo non ci fosse
stato un grande boato e la terra, la casa, il villaggio, il cielo,
non avessero iniziato a tremare come se avessero dovuto scambiarsi di
posto da un momento all'altro. Grazie ai buchi nel muro, il
vociare è piuttosto limpido anche mentre scendono e vengono
tranquillizzati dal fatto che non c'è traccia di paura o
rabbia nei toni, ma una volta fuori una colonna di fumo sottile,
rarefatta, unita al fatto che Sasuke non è più seduto
sull'engawa, fa salire un po' d'ansia ad entrambi. Per un momento
Shikamaru pensa di doverli dividere ancora, quei due, poi Itachi
sospira lievemente, sollevato, e lui si rende conto di qual è
il luogo in cui con ogni probabilità si trovano i
compagni. Poco lontano dalle fiamme non molto alte del falò,
c'è un agglomerato di alberi e cespugli che nasconde parte del
muro di cinta abbattuto, oltre c'è un affossamento. Quella
parte è completamente avvallata per via di un intero costone
della collina che si è incrinato e destabilizzato a causa alla
voragine fatta dalla tecnica di Pein. Ci sono una buona quindicina di
metri di terreno instabile su cui non è sicuro camminare e un
altro centinaio, che si estende per lungo fino quasi ai piedi del
rilievo, al centro dei quali l'avvallamento raggiunge una profondità
pericolosa. “Cosa hai detto che volevi fare con il terreno
sul retro?” “Sasuke mi aveva fatto capire che se ne
sarebbe occupato il capitano Yamato,” risponde Itachi quando
inizia a camminare in direzione del baccano, con passo svelto,
rallentando solo per scavalcare le macerie di quella parte di
muro. Quel suo leggero scarto, in un'azione meccanica come quella
di camminare, palesa un disagio latente; leggero e liquido, che può
essere scrollato di dosso in fretta, ma pur sempre presente. Quello
che infatti infastidisce Shikamaru la maggior parte delle volte non è
che Itachi soffra anche per queste piccole cose, perché la
sofferenza fa parte della vita e sa benissimo che non avrebbe senso
porsi domande sterili sulla sua esistenza, bensì lo
infastidisce il fatto che si accumulino a qualcosa di più
grande. Cose oltretutto inerenti a quel ceppo di dolore nero che lo
ha ricoperto per un decennio e che continua a persistere in quegli
occhi certe volte troppo assenti. Il muro in quel punto ha subito
la mancanza d'appoggio data da un dito crepato della mano di voragine
che si apre su quel fianco della collina ed è crollato dal
nulla, un paio di notti dopo la morte di Pein. Non sarebbe mancato a
nessuno, come semplice parte di una recinzione, se solo non fosse
stato l'unico tratto di muro, nascosto da una vegetazione al tempo
più curata, in cui le altezze di due bambini mori venivano
appuntate con un pezzo di carbone. Una cosa sciocca, che però
ha visto pesare sul viso di Itachi, in un'espressione seria di
disappunto e dispiacere, quando lo ha trovato seduto a guardare
quelle macerie, il secondo giorno della sua nuova vita in quella
vecchia casa. Le sue elucubrazioni vengono interrotte dalla voce
di Naruto quando, seguendo il maggiore, si trova davanti Sasuke e il
capitano Yamato intento a formare dei sigilli. “Ma no!
Quella parte, non vede?” bercia Naruto, esasperato. “No,
idiota. Sei su quel costone, vedi, idiota?” dice il genio,
indicandolo. “Se invece vieni sul nostro magari riusciamo a
capire cosa sbraiti. Idiota.” “Sas'ke...” lo
ammonisce Itachi, con un tono basso e bonario. Shikamaru ha
un'ottima visione da lì e quello che succede in quel momento è
una cosa bella a cui assistere. Semplice e bella, che rende un
briciolo di serenità a quel fratello maggiore. Sasuke si
volta verso di lui repentinamente, con una punta di stupore
nell'espressione, che basta a far dedurre quanto fosse preso dalla
situazione per non essersi accorto di loro. Ma è
l'atteggiamento da tigre mansueta, addomesticata, che sembra adottare
quando ode quel richiamo, che fa pensare a quanto sono cambiate le
cose e a quanto ancora possono cambiare tra di loro. Tra fratelli,
perché ora lo sono di nuovo. Sasuke abbassa la testa e
socchiude gli occhi come se la mamma lo avesse colto a spintonare un
amichetto e Itachi sorride, una volta che il fratellino si è
voltato. È uno di quei sorrisi che nascono spontanei e che
copre chinando il capo subito dopo, come se ancora non si rendesse
conto che ha tutto il diritto di farlo, ma Shikamaru è felice
anche così, preferisce quello al niente che gli leggeva dentro
quando si è svegliato dal coma indotto, e qualcosa di
piacevole si scioglie anche dentro di lui. “Ma cosa c'entra,
testone? Yamato, per favore, venga via di lì che rischia di
prendersi qualcosa, standogli così vicino, eh!” continua
intanto Naruto. Sasuke mugola, premendosi indice e pollice sugli
occhi, poi dimentico del fratello inizia a rincorrere l'idiota
arancione, come è
solito chiamarlo ultimamente. “Adesso te lo do io un
pretesto per urlare!” ringhia, inseguendolo. E l'altro scappa,
ridacchiando di cose riguardanti un lavoro da finire e Sakura,
arrabbiata per qualche motivo, che secondo lui starebbe per arrivare.
A quel punto Sasuke si ferma. “Saaas'ke!” urla,
infatti, la kunoichi, e la sua espressione non è truce come
quella di Tsunade solo perché lei non è Tsunade,
“che cosa avresti detto tu, a Shizune?” Naruto
ridacchia mentre gira intorno al genio e, guardandosi bene
dall'abbassare la guardia, lo schernisce, blaterando di guai seri in
cui non ci si dovrebbe mai andare a cacciare, per nessunissimo
motivo, nemmeno per la salvezza dell'intera umanità. “Cos'è
successo, Sakura?” chiede Tenzo, cauto, leggermente preoccupato
per l'incolumità delle ossa dei presenti; Itachi
compreso. Sakura gli fa un cenno con la mano e, nonostante gli
abbia detto che è tutto a posto, lui, suo malgrado, realizza
di voler essere altrove. “Cosa vuol dire che non stai
prendendo le medicine?” scandisce, furiosa, “non te le
prescrivo mica per divertimento, rimbambito!” conclude,
piegando leggermente il braccio vicino al fianco mentre stringe il
pugno. Sasuke arriccia le labbra, sdegnato, poi incrocia le
braccia al petto prima di fissarla. La faccenda è più
complicata di come potrebbe sembrare. In teoria Sakura è
arrabbiata per la bieca testardaggine del ritrovato compagno di
squadra, in pratica invece quella non è la sola cosa che la
manda in bestia. Quando Sasuke è riuscito a rimettersi in
piedi è stato un po' come portare a casa un gattino ferito con
l'orgoglio di una fiera. Sasuke non faceva che cercare di ferirli,
tutti, indistintamente. Quando veniva curato in ospedale non poteva
fare obiezioni, un po' stordito dai farmaci, un po' preda di quel
primario ex Hokage che picchiava i pazienti con violenza inaudita e
poi sgridava chi urlava nei corridoi, però appena arrivato a
casa ha cominciato a rifiutarsi di proseguire le cure. Ha iniziato ad
accampare scuse, a sostegno delle quali ha portato a galla l'egregia
inutilità e l'inclinazione al pianto della Sakura che si
ricordava, insinuando cose poco carine sulle sue capacità
mediche. Sakura se ne è andata dopo avergli dato uno schiaffo
ed è ricomparsa solo due giorni dopo, con Shizune. Per un
breve periodo lei si è occupata del genio mentre Sakura ha
continuato a seguire le condizioni di Itachi, in ospedale. Shikamaru
sbuffa, voltandosi a guardare l'espressione attenta del
Capitano. “Non ti sembra di essere grandicello per certe
questioni?” soffia, indolente, rivolto a Sasuke. Lui si
limita a portare il viso parallelo alla spalla, rivolgendogli la coda
dell'occhio. “Infatti le ho prese, le medicine.” C'è
un momento di silenzio in cui persino Sakura si stupisce di
quell'affermazione, poi Naruto, che sta cercando di scappare, facendo
passettini piccoli e poco percettibili, viene preso per la collottola
da Sasuke che invece di lasciarlo andare lo lancia giù, nella
ferita aperta del terreno. Sakura scende ad aspettarlo e quando lo ha
a portata di pugno rilascia il chakra sul suo stomaco, imprecando. La
direzione del lancio del Naruto, che sembrava casuale, in
realtà non lo è stata; tutta una parete del costone più
a nord viene demolita dalla potenza del colpo di Sakura e unisce le
due profonde conche. In quel momento il Capitano atterra sullo
stesso pezzo di terreno su cui è rimasto, granitico e
accigliato, Sasuke; compie qualche passo avanti e gli si
avvicina. “Ehy! Naruto aveva ragione: sbagliavamo
prospettiva,” dice, ponendosi una mano sulla fronte per pararsi
dal sole, “oh beh, abbiamo risolto.”
Owari
Mh. Mah. Non so. Non
mi pronuncio. Mi sembra molto campata in aria e la trovo a tratti una
ficcina inutile. Ma ammetto che in alcuni punti mi piacicchia. ^^
I luoghi e i
personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 5 *** Acqua ***
Acqua
Il capitano Yamato
unisce le mani e l'acqua sgorga dalla terra, andando a riempire la
conca. Sakura salta via con calma e compostezza mentre Naruto,
poco più indietro, rimane sdraiato e contuso fin quando non
viene sommerso; allora protesta, gorgogliando imprecazioni. Sasuke
fa il giro della conca e si porta vicino agli altri due. Shikamaru
lo vede fissare davanti a sé, come se quel lago non fosse
niente di eclatante, e dopo poco voltarsi invece verso il fratello
con un'espressione che ormai riconosce essere una domanda. Itachi
annuisce, lanciandogli solo una breve occhiata per tornare poi a
scrutare l'acqua che sale di livello. Sì, gli piace. Sakura
ha sempre l'idea che ci siano un sacco di cose in quegli sguardi, gli
sguardi Uchiha, come li chiama
Ino, e spesso ha l'impressione di vedere in quella breve intesa un
filo lungo e resistente che li lega. Da poco ha scoperto che, pur
essendo più ben disposto al dialogo e alla diplomazia di
Sasuke, Itachi è ugualmente molto criptico; lei è
allenata, ma il maggiore ha un modo tutto suo che per quanto possa
assomigliare a Sasuke lo rende tremendamente diverso. Itachi è
affascinante, ma ha il potere di mettere Sakura a disagio in un
qualche modo. Con un pizzico di razionalità in più
sarebbe facile capire che dopo anni passati ad odiare colui che aveva
distrutto la vita di Sasuke, sedervisi insieme a bere tè,
parlarci o addirittura curarlo, non avrebbe mai potuto risultare
normale per nessuno. Tuttavia Sakura ha deciso che quello che c'è
stato, quello che è rimasto dietro di lei, è bene
appunto che stia dietro e che non la distragga più dal
presente, che magicamente sembra funzionare, oltretutto. In ogni caso
adesso dorme tutte le notti, lavora sodo, studia, ride, cazzeggia e
fa tutte queste cose con una serenità che non pensava potesse
ritornarle, nella vita; non così presto. Questo le permette
anche di chiudere uno, due o tre occhi quando si parla di Naruto che
insomma, a ben vedere, ha mantenuto la sua promessa. Tutte le sue
promesse. Solo che Naruto è incredibilmente Naruto e lei a
volte è grata che ci sia Sasuke che le dà la misura di
quello che non si deve fare. “Sai nuotare, idiota?”
dice infatti Uchiha, osservando compito l'idiota annaspare. Questo
non si fa, per esempio, ma se non lo avesse fatto Sasuke magari ci
sarebbe caduta lei. Perché con Naruto ci si casca, prudono le
mani e la lingua e lo si perdona giusto perché ogni volta che
quasi lo ammazzano lui salva milionate di persone così, in
pochi giorni. Sakura si siede su quella che è appena
diventata una riva e immerge i piedi coperti dai sandali nell'acqua
fresca mentre Tenzo fa crescere erba e piante dove la vegetazione è
stata mangiata dalle crepe del terreno. “Sai? Eccomi!”
urla Sai, spuntato dai cespugli, buttandosi in acqua. Impazzito già
alle prime avvisaglie di caldo, probabilmente. “Ecco un
altro idiota, sì...” borbotta Sasuke, coprendosi dagli
schizzi. Poi ha come una folgorazione, perché suo fratello ha
il potere di ricordargli che non ci si comporta da babbuini
mestruati, e si volta ad osservarlo con studiata noncuranza mista ad
evidente consapevolezza che vanifica i suoi sforzi. Però
Itachi non dice niente, continua a guardare davanti a sé e lui
torna a fare altrettanto, di conseguenza. Sasuke si è
distratto. Sakura si è tolta la divisa e sta affogando Naruto
e Sai con una mano sola, quindi non si è accorto subito di
aver perso l'equilibrio. È durato certamente tutto molto poco,
ma mentre l'acqua si richiude sopra le sue orecchie ha la non troppo
vaga impressione di essere stato spinto. Shikamaru ha visto la
scena con occhi spalancati e bocca aperta. Quando Itachi ha preso la
rincorsa, si è dato la spinta e si è tuffato in acqua,
stringendosi le ginocchia al petto, voleva dire qualcosa, ma ha anche
realizzato in fretta che, in quel momento, nella sua testa c'era un
nulla che più nulla non si può e non avrebbe saputo
dire neanche il proprio nome. Perciò, niente. L'acqua viene
spruzzata ovunque, Sasuke riemerge praticamente insieme al fratello e
fa solo in tempo a guardarlo di traverso prima di essere
letteralmente aggredito da Naruto. “Sas'keeeeee!” urla
a pieni polmoni quello, senza pensare che l'orecchio dell'altro dista
davvero molto poco dalle sue labbra. Sasuke emette un verso
strozzato, divincolandosi. “A voi gli strateghi fanno
male...” mastica rivolto al jinchuuriki, ma ad uso e consumo
esclusivo del fratello. Poi Sakura gli salta sulla schiena e Sai lo
schizza, allora si arrende e Itachi ha appena il tempo di vedere i
suoi occhi a fessura e lo sguardo truce, tutto per i suoi adorabili
compagni di team, prima che sparisca sott'acqua. Yamato sorride,
alle loro spalle, ma segue più il libro che ha in mano delle
scenette imbastite da loro, mentre Shikamaru si è già
sdraiato all'ombra. Itachi porta il naso sotto il pelo dell'acqua
e fa le bolle, meditabondo.
Shikamaru
ha sempre visto più serenità, se così si può
chiamare, in Itachi piuttosto che in Sasuke, anche prima che
tornassero a Konoha, in quella radura. Ma quando la sua conoscenza
del fratello maggiore si limitava ad una foto sul Bingobook o ad uno
dei loro brevi incontri, non avrebbe mai immaginato sarebbe potuto
essere così. Ci si aspetta che un pacifista convinto come
lui sia passionale in tutto quel che fa, che abbia ideali forti e
precisi, principi solidi e un buon senso spropositato, ma nessuno si
è probabilmente mai fermato ad analizzare in modo anche
vagamente approfondito l'ex nukenin riammesso per grazia al
villaggio. È quindi altrettanto facile pensare che nessuno
sapesse dell'empatia, dell'impegno nel fare anche la più
piccola cosa, della pazienza e della calma degni di uno stratega che
quel ragazzo possiede. Shikamaru si è sentito affascinato da
quel ninja esperto e potente nella stessa misura in cui ha ammirato
la sua conoscenza dello spirito umano, delle sue insidie. Itachi
ha lo spirito di un bambino. Un bambino che fa dispetti e poi ti
salva la vita senza dirtelo. Un bambino che un giorno ha smesso di
ridere e si è cucito addosso l'immagine di un adulto per fare
quello che doveva esser fatto. Ma quel bambino c'è sempre. È
lì quando Shikamaru si addormenta sotto un albero e quando si
sveglia i suoi sandali penzolano dal ramo più alto, è
lì quando supporta Naruto, con affermazioni e domande di uno
che cade dalle nuvole, nella sua crociata 'spaccacazzo a Sasuke'.
Quel bambino è lì anche quando gli prepara il pranzo da
mangiare con Chouji, di fretta, prima di svolgere un incarico ed è
lì quando sequestra le notifiche recapitate dagli ANBU prima
che il fratello rientri, in modo da potergliele parafrasare con
termini e modi meno spigolosi. Shikamaru si aspettava esattamente
il carattere calmo e riflessivo che ha trovato, si è accorto
in fretta che itachi avesse artigli affilati e sapesse come e quando
usarli, ed era per lui chiaro che nessuno sarebbe mai potuto rimanere
illeso da un'infanzia e un'adolescenza come quelle. Eppure Itachi sta
bene. Sta bene per come potrebbe stare uno nella sua situazione,
con quello che ha visto passare sulla propria pelle. Ma non è
finzione, sta bene perché il suo problema non è il
rimorso. Anche potendo tornare indietro non avrebbe potuto lasciare
che gli Uchiha destabilizzassero il villaggio, rendendo il Paese del
Fuoco vulnerabile e tumultuoso come quello della pioggia. Il problema
di Itachi è l'espiazione. Nonostante abbia pagato
abbastanza già avendo compiuto lui stesso il massacro dei suoi
familiari e lasciato nella miseria il fratello più piccolo,
aggrappato all'odio a soli otto anni, Itachi è convinto che le
sue colpe, come quelle del clan, non si estingueranno che con la sua
morte. Sasuke, per lui, è l'unico ad essere innocente. Itachi
è intelligente, di quell'intelligenza semplice, che spiazza;
come quella dei bambini. Quindi riesce a vedere tutto con
chiarezza. Quando ha capito di essere sopravvissuto ha visto
insieme una seconda possibilità e un fallimento dei suoi
intenti. Come quel bambino adulto che storce il naso perché le
cose non sono andate esattamente come aveva pianificato lui. Poi però
con il passare delle settimane si è assuefatto a
quell'inaspettata tranquillità e il bambino è riuscito
a ridere di nuovo. Grazie al cielo. Grazie al cielo un
cazzo... Pensa Shikamaru mentre
il sole sparisce e gocce fredde gli percorrono la pelle scoperta e
bagnano la divisa estiva. “Itachi...” brontola, ancora
con gli occhi chiusi e le mani intrecciate dietro la testa. A
gattoni sopra di lui, Itachi sposta il peso su una mano sola,
Shikamaru se ne accorge perché per un breve attimo al di là
delle palpebre torna la luce, e strizza la coda di capelli neri sul
viso della sua vittima. “Nh... Grazie, eh...”
biascica, voltando la testa di lato. “Prego,” risponde
Itachi, come se gli avesse appena passato il sale a tavola,
adagiandosi completamente sopra di lui. “Nooooo... Dai!”
si lagna lo stratega. Dopo gli viene fatto il solletico e riesce solo
a ridere, anche in quel bacio bagnato.
Owari
Ecco
la fine di questa assurda raccolta. Ebbene? Come intendo
suicidarmi? Ma con una spilla da balia, ovviamente! Così
durerà di più e sarà immensamente doloroso,
magari mi inietterò anche un po' d'adrenalina, giusto per non
svenire prima... Ah, toh! la mia creatività! Sei in ritardo,
testa di rapa. *prende a calci la creatività*
Seriamente,
Tessa, perché? XD Ma soprattutto, Tessa, come? Voglio dire,
perché permetti che scriva queste cose? E come fanno ad uscire
così liquide? Eh, Tessa? Cazzarola! XD
Ringrazio
tantissimo quelli che l'hanno seguita, commentata o anche solo letta!
Grazie, e grazie mille anche alla musa, nonché beta, wari!
Senza mi sarei persa in crepes di congiuntivi e mousse di secondarie.
u.ù
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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