Giornate lente che scivolano via

di slice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuoco ***
Capitolo 2: *** Fulmine ***
Capitolo 3: *** Vento ***
Capitolo 4: *** Terra ***
Capitolo 5: *** Acqua ***



Capitolo 1
*** Fuoco ***








Giornate lente che scivolano via
di slice



Fuoco



Certamente non può ancora alzarsi alle undici, tuttavia i giorni liberi da missioni e incarichi iniziano un po' più tardi da quando sua madre ha deciso che dormire fa bene, e lui si gode tutto con calma.
Scivola fuori dal letto, pesante ma riposato, usa il bagno quanto vuole perché suo padre è già uscito da qualche ora, ed esce in fretta perché il silenzio sarebbe totale, se non fosse per i rumori che lui stesso emette, dal momento che sua madre ha già finito i lavori di casa a quell'ora e si dedica ai panni in giardino.
Esce di casa con le mani in tasca, va a fare colazione con Itachi, gioca a shogi con lui e lo aiuta in vari compiti. Dopo mangia con Chouji e a volte anche con Ino, dorme, smangiucchia qualcosa, dorme, va a trovare Ino, dorme, torna alle nuvole con Chouji e le sue patatine, dorme... E poi dorme, anche, ché non lo fa mai. La sera cena con Itachi, gli dormicchia accanto, perché non riesce a prendere sonno quando è con lui e la tentazione di guardarlo ogni minuto è forte; comunque alla fine chiude gli occhi e si lascia torturare: Itachi gli mette una cavalletta sul naso o una lucertola sulla pancia, gli fa il solletico sull'orecchio con un filo d'erba, e lui sbuffa mentre agita una mano con poca convinzione per mandarlo via, ascoltando il suono di quel sorriso raro. Infine torna a casa con le mani ancora in tasca e i pacchetti di sigarette durano sempre di più.

Quella mattina non è diversa dagli altri giorni di vuoto.
Si sveglia ad un'ora decente, usa il bagno ad oltranza fino a quando sua madre non esce in giardino e si veste con tutta la calma del mondo, ascoltando quel fastidioso silenzio. Quella casa è così silenziosa da permettergli di sentire un urlo pauroso di Naruto che abita in un'altra zona del villaggio. Si ferma, seduto nell'ingresso, aggrottando le sopracciglia, ma poi decide che è solo Naruto e continua ad infilarsi i sandali. È così silenziosa che potrebbe fare un concerto battendosi due dita sulle guance gonfie d'aria, come faceva Chouji quando avevano dieci anni. È così silenziosa che i suoi pensieri rimbombano e non c'è più silenzio. È troppo silenziosa e quindi non lo è per niente.
Sbuffa, alzandosi, ed esce, portandosi una cicca alle labbra prima di mettersi le mani in tasca.
Attraversa quasi tutto il villaggio e, quando arriva vicino a casa di Chouji, devia il suo cammino iniziando a percorrere una strada larga che, ad un primo sguardo, potrebbe sembrare una di quelle principali, ma che, a giudicare dallo stato generale, ad un'occhiata più attenta, si vede molto bene che non vi è manutenzione da tempo immemore. Sale per circa un chilometro fin sopra alla collina e poi il cancello enorme del clan del ventaglio lo saluta, con quei simboli onnipresenti.
Attraversando quel luogo fatiscente, quel pezzo di villaggio lasciato a marcire, come un'appendice in peritonite perché gli studi di Ino lo hanno traviato, prova sempre del disgusto e della sconfitta da qualche parte dentro di sé. Anche se è conscio di essere stato troppo giovane per poter fare qualsiasi cosa, lui si ricorda delle occhiaie di Sasuke quando facevano l'accademia, si ricorda della pelle delle sue mani spaccata, si ricorda di avergli consegnato dei compiti una volta che era malato e di averlo trovato a pulire i pavimenti con forza. Anche se solo dopo ha capito perché, lui si ricorda perfettamente tutto ed ora gli sembra sia stato così meschino da parte di chi lo aveva lasciato solo, prendersi anche la libertà di lasciar andare quel posto alla degradazione, al punto di indignarlo nel profondo di averne fatto inconsciamente parte.
Volta l'angolo, aggirando la grande casa, l'unica abitata, passando per la breccia nel muro di cinta entra nel giardino sul retro e si fa spazio attraverso la vegetazione incolta ancora con quei pensieri perturbanti nella testa; poi vede Itachi e si blocca.
Rimane immobile, in piedi, nello stesso momento in cui smette di pensare a tutto, in un attimo, concentrandosi invece sulla posa che tiene l'ex nukenin di rango S dinanzi a lui.
Itachi volta leggermente il viso nella sua direzione e lo saluta dandogli il buongiorno. Lui invece rimane in silenzio, alzando un sopracciglio d'istinto. Probabilmente deve avere un'espressione davvero idiota, ma quello che lo turba ulteriormente, e non gli permette di correre ai ripari, sono gli ANBU - che credono di essere sufficientemente nascosti - seduti sul grande albero, fuori dalla proprietà, che hanno l'ordine di sorvegliare entrambi gli Uchiha.
“Troppo tè,” celia Itachi, tornando a guardare quel che fa.
La sua serietà rende la battuta ancora più divertente e il cervello di Shikamaru, che ha quasi vita propria, si appunta di ridere più tardi, ma lui non accenna nemmeno a sorridere perché è ancora impegnato a focalizzare l'attenzione da altre parti.
Procedendo per gradi, come in ogni gioco, battaglia o situazione della vita in cui si è trovato, Shikamaru analizza i dati a sua disposizione per dedurne, un momento dopo, che non ci sono altre spiegazioni oltre a quella che Itachi sta pisciando su una catasta mobili mangiati dalle termiti e erba secca, nel giardino di casa sua. Con gli ANBU che guardano, continua, la sua mente acuta.
Si avvicina dopo questa brillante analisi, trovandosi ad osservare la catasta di riflesso.
“Li odiavi davvero tanto...” commenta, riferendosi ai mobili.
Itachi emette uno sbuffo divertito mentre si sistema i pantaloni blu della divisa da jounin che gli è stata data per uscire dall'ospedale, usata ormai per stare in casa, e Shikamaru si siede sull'engawa, di fronte a lui.
Itachi sospira, sembra decidere di potersi prendere una pausa e, con passo lento gli va in contro, arrivando a sederglisi accanto.
“Ho scoperto che non posso fare un katon nemmeno per accendere un falò nel mio giardino,” dice Itachi, mentre si lava le mani usando l'acqua del catino che ha accanto, “quindi mi servo del primo combustibile che ho a portata di mano,” spiega, con calma, mentre accende un fiammifero.
“Ma l'urina...” sussurra l'altro, osservando il combustibile gocciolare sul terreno arido, con aspettativa e una punta d'ammirazione.
“Beh, vediamo,” dice il padrone di casa, tirando il fiammifero sulla catasta.
Il fuoco cade sul pagliericcio e scivola all'interno; per un momento sembra che niente sia successo, poi un leggero filo di fumo si alza, tremolante, e l'erba scoppietta, nascosta dal mobilio.
“Funziona,” dice Itachi, quasi sorpreso, “Vuoi un tè?” gli chiede poi, alzandosi.
Shikamaru per reazione storce il naso, afferrando la mano che Itachi gli offre per alzarsi con un momento di ritardo, però poi solleva le spalle, seguendolo in cucina come se niente fosse.
In fondo, non si è davvero stupito, sapeva già che prima o poi a Itachi avrebbe fatto male, tutto quel tè.










È tutta colpa di wari, sappiatelo. XD
Un giorno d'estate Andrea e Giuliano incontrano Li... No, un momento! Non era così... Un giorno d'inverno wari chiacchiera con me su skype e senza prestare troppa attenzione divaga sulla flash AU della mia raccolta in cui Kiba e Naruto scrivono sulla neve in un modo bizzarro; ed è così che parla inaspettatamente di cose che mi fanno venire in mente qualcosa come questa. La prima stesura era davvero orribile, questa fa cacare, ma almeno si capisce cosa c'è scritto.
A te, Tessa, o mia musa! *___*

Itachi nelle mie ff si beve cisterne di tè, perciò era necessario che scrivessi qualcosa così, prima o poi, no? ù.ù

Ah, un'ultima cosa: mi preoccupo sempre di essere verosimile quando scrivo e altrimenti, se per necessità di copione non lo sono, cerco di spiegarmi e giustificare tutto con la storia, descrivendo e approfondendo. In questo caso devo fare un'eccezione per le dimensioni del testo che richiedono una certa immediatezza dei contenuti. Non posso fare un trattato chimico, non avrebbe senso.
Pertanto: l'urina è composta al 90% d'acqua ed è poco probabile, proprio perché così diluito, che il composto chimico possa essere infiammabile; tuttavia questa si chiama licenza, visto che Kishimoto fa creare, ai suoi personaggi, incredibili e scenografici modi per difendere e offendere con i cinque elementi (acqua, vento, fuoco, terra, fulmine).
Insomma, volete dirmi che camminano sull'acqua e la loro urina non può prendere fuoco? XD



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



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Capitolo 2
*** Fulmine ***










Fulmine





La cucina di quella casa è enorme.
Nella cucina di un ninja ci sono cose essenziali, la stanza deve essere piccola, funzionale e centrata nell'appartamento.
Quella che ha davanti, invece, è la cucina di una famiglia.
Le decorazioni degli shoji sono sbiadite, come su tutti gli altri, ma quelle conservano anche uno squarcio trasversale e la carta di riso pende, strappata. Entrando, la prima cosa che si nota è la sagoma del vecchio mobilio, quello che brucia in giardino, lo sporco che c'era dietro è stato tolto, ma la ruggine richiama il sangue, lì, in quella casa.
“Scusa, è tutto sottosopra,” dice Itachi, mettendo l'acqua in una teiera per scaldarla.
Shikamaru alza le spalle, sedendosi sul pavimento lindo. Non riesce a decidere, non riesce ad immaginare cosa può essere stato più orribile di tornare in quel luogo, per Itachi. Ci ha provato, quando lo ha accompagnato a casa la prima volta, ma non è riuscito a venirne a capo e neanche si è permesso di chiedere.
Quel pavimento è pulito e profuma, lì dov'è. Ma lui le ha viste le chiazze di sangue che ci sono in altre stanze. Ha provato a toglierle in ogni modo, anche Naruto e Sakura ovviamente ci hanno provato e perfino Ino e Chouji hanno sacrificato un paio di pomeriggi per aiutarli, ma quelle macchie conservano il loro alone rosso scuro, ampio, desolante, nel mezzo del pavimento del soggiorno. E il soggiorno è chiuso.
Sasuke è stato dimesso prima dall'ospedale, e quando lui e Itachi hanno fatto il loro ingresso quella porta era già stata bloccata. Quelle macchie, però, sono ancora lì, e Shikamaru non dubita che siano anche nelle teste dei padroni di casa.
“A cosa pensi?”
Alza velocemente la testa e porta il tè alle labbra, con artificiale noncuranza, i pensieri però non si fermano in tempo e il suo sguardo torna a terra.
Itachi lo ha colto di sorpresa, si è chinato per porgergli la tazza di tè e ora lo sta guardando dritto negli occhi.
“Mh, pensavo... Come fate senza gas?” chiede, realizzando adesso che quella parte del villaggio non è più allacciata da anni a luce, acqua e gas.
L'altro si siede davanti a lui, beve un sorso di tè, socchiudendo gli occhi neri, poi torna a guardarlo, serio.
“Non voglio cambiare i tatami,” dice, calmo, “e non voglio che rimanga chiusa, non devono esserci stanze in cui non possiamo entrare. Non più. Non voglio.”
Quello che Itachi sta dicendo è una cosa precisa, netta, che non lascia scampo: lui vuole superare, non coprire.
“Sas'ke è d'accordo?” chiede Shikamaru, abbassando lo sguardo sulla sua tazza.
Sono simili, è vero, ma ci sono alcune abissali differenze tra loro due e una di queste è proprio l'approccio al loro passato. Itachi è stanco: non vuole più avere segreti, tabù, incomprensioni, sotterfugi, vuole prendere atto di quello che è stato, ma voltarsi verso il futuro. Sasuke è stanco: non vuole guardare troppo avanti perché non sa cosa ci sia e lo spaventa, se guarda indietro invece può riordinare e riorganizzare tutto, come meglio crede; adesso ne ha il potere. Ma in realtà anche lui vorrebbe guardare avanti e allora si costringe, toglie tutto il suo passato dal presente, così da rimuoverlo anche da un ipotetico futuro, pretendendo che quella stanza non esista.
“Per ora non ha fatto obiezioni,” commenta il più grande, alludendo ai cambiamenti che sta facendo, un momento prima che lo shoji scorra quel tanto che basta per rivelare la figura di suo fratello.
“Che palle, Itachi, questa cosa deve finire,” dice Sasuke, facendo qualche passo nella stanza fino al pentolino del tè.
Shikamaru chiude la bocca solo quando, seguendo con lo sguardo accigliato la figura del genin, si trova ad incrociare gli occhi del fratello davanti a sé.
Gli occhi di Itachi sono stupendi.
Sono neri, così neri da non distinguere la pupilla, così neri che sembra di non riuscire a calcolarne la profondità, ma ancora più di questo è il taglio che lo affascina: hanno un taglio allungato, sono più fini di quelli del fratello, più eleganti. E quando sorridono in quel modo, Shikamaru sente che potrebbe avere farfalle che gli escono dalla bocca, per questo la chiude.
Lui rimane con quegli occhi sorridenti, mezzo nascosto dalla tazza di tè, per un momento, poi smette di bere e allontana l'oggetto dalle labbra, abbassa gli occhi, e c'è un leggero sorriso sotto al suo naso. Non cerca di nasconderlo perché non ha senso ridere, è solo che non ci è abituato e a volte si dimentica che ora può farlo; come se prima avesse scelto di evitare, di non meritarselo.
Shikamaru continua ad osservarlo, rivolgendo però le sue parole a Sasuke.
“Che cosa hai fatto ai capelli?” chiede, con della distrazione nella voce, giacché Itachi sta facendo di tutto per non scoppiare a ridere indecorosamente, ormai rassegnato ad ogni sorta di illogica spiegazione.
Sasuke si volta verso di lui, sorseggia dalla sua tazza, lo guarda ancora per un po' e poi sbuffa.
“Non ci arrivi, genio?” sbotta, caustico, “Il tuo villaggio ci ha tolto tutto e per prendere l'elettricità devo stare a diluire il voltaggio tra la treccia di rame del parafulmini e l'accumulatore, che incamera tutta quell'energia prima di convogliarla nel trasformatore. Roba da pazzi, non possiamo nemmeno usare il chackra...” borbotta l'ultima frase, uscendo con la tazza in mano e con i capelli tutti completamente ritti.
Shikamaru, che lo ha guardato uscire, riesce a pensare che non vuole sapere dove abbiano preso quell'attrezzatura prima di essere distratto da un suono buffo, strano, inusuale. Aggrotta la fronte, voltandosi verso Itachi, e lo trova intento a far finta di non essersi sbrodolato il tè addosso.
Lui si guarda la maglia e poi la tazza di tè, si lecca le labbra, portandosi una mano al mento per asciugare le gocce, e c'è ancora una traccia d'ilarità in quelle iridi quando le alza per prendere il panno su uno dei nuovi piani da cucina poco distante.
“Possibile che pur di non farmi sentire la tua risata tu sputi nella tazza del tè?” chiede di getto il genio, vergognandosi come un ladro quando quegli occhi neri si fanno seri e si immergono rapidamente nei suoi.
Sbuffa, alzandosi di scatto.
“Forza, batti la fiacca da quando sei qui, come criminale eri molto più attivo,” celia, guardandosi intorno, “cosa devi fare oggi?”
Itachi sceglie diplomaticamente di stare al suo gioco, concentra la sua attenzione sulla maglia e si pulisce con il panno.
“Ho fatto una lista,” dice, indicando, con un cenno del capo, un piano da lavoro lasciato al centro della stanza.
Shikamaru si avvicina, raccoglie il foglio e inizia a leggere.
Portare di sopra il nuovo armadio, questo non è facile come sembra, ci vorrebbe Sakura,” s'interrompe per commentare, momentaneamente, per poi riprendere subito dopo, “pulire i canali di scolo, ba...” si ferma di nuovo, alzando gli occhi dal foglio con aria seccata nel momento esatto in cui Itachi poggia le labbra sulle sue.
Ha la testa piegata da un lato e i capelli cadono sfiorando il naso di Shikamaru, il quale alza una mano d'istinto e li toglie, portandoglieli dietro l'orecchio. Poi per una strana attrazione la mano rimane lì, a mezz'aria, le dita sfiorano il lobo d'Itachi, la pelle sotto l'orecchio, il collo, e poi salgono di nuovo, immergendosi nei capelli costretti dall'elastico.
“Baciare Shikamaru,” conclude la lista, Itachi, facendo scontrare di proposito i loro nasi un'ultima volta.









AAAAAAAHksagsadgd!

Scu- coff coff... Scusate, sono stata travolta da una valanga di ooc. ù__ù Ma ora sto bene, eh! Mh. Si fa per dire, sì.
Non metto l'avvertimento perché mi dicono - quindici delle mie cento beta u.ù - che non lo è in questa serie, in questa what if?. Che probabilmente lo sarebbe in un normale contesto dove Itachi deve morire, ma che qui, ha il motivo e anche il diritto di essere finalmente leggero, se vuole, se lo sente. Non so. Mi sta bene anche così. ^^

Dunque: no.
Perché effettivamente Shikamaru sembra sempre più idiota intorno a Itachi e... Beh, voi siete mai state intorno a Itachi? Sono pronta a scommettere che quantomeno inebetisca, però Shikamaru rimane della sua solita sopraffina ed altissima intelligenza, solo che non ha la malizia di qualcuno che ha vissuto per il mondo, che è più grande e che è cresciuto in modo molto diverso dal suo.
Quindi no, non è Shikamaru che è idiota, è Itachi che abbaglia e poi attacca con i suoi sporchi trucchi!
Volevo dire una cosa su Sasuke, ma quando l'ho pensata mi sono sbrodolata con il tè!
Ed ecco svelato perché i personaggi nelle mie ff son tutti dipendenti dal tè: lo sono anch'io. -.-

Tessaaa, cos'è? Eh, cosa mi fai scrivere?
(Aaah che bello scaricare sugli altri... *mette i piedi sulla scrivania*)

Dunque, non è assolutamente così semplice. A partire dal fatto che non sono sicura ci siano trasformatori e accumulatori nel mondo ideato da Kishimoto, possiamo dire che tutto questo è fattibile almeno in via teorica. Sempre sulle nulle basi del mondo narutiano, sì.
Il fulmine non è corrente continua e non ha un voltaggio nemmeno simile a quello sostenibile dalle apparecchiature, pertanto Sasuke sta in mezzo per diluire, come ho scritto nel testo, il voltaggio fino all'accumulatore che poi lo convoglia nel trasformatore e fornisce due e venti continua - ammesso e non concesso che a Konoha abbiano la due e venti. u.u'
Spuntano licenze come funghi, eh.
Ringrazio wari per avermi aiutato in questa cosa; ci siamo fatte una cultura, si può dire. XD



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Capitolo 3
*** Vento ***








Vento





La cosa sconvolgente di quei giorni è la sensazione di benessere che prova quando si corica la sera, nonostante a volte duri più fatica di quando lavora.

Shikamaru osserva l'armadio con attenzione, correndo con lo sguardo sullo stile semplice per arrivare a considerare che la presa non sarà semplice. Gli gira intorno, chiedendosi distrattamente come possa non averlo notato quando è entrato, e si ferma su un lato del mobile mentre Itachi esce dalla cucina.
“C'è qualcosa che non va?” chiede lui, toccandosi la maglia ancora umida in alcuni punti.
Shikamaru si avvicina all'armadio, lo spinge leggermente verso destra per avere una vaga idea del possibile peso.
“Pensavo fosse più grande e quindi più pesante,” dice soltanto.
Itachi si muove fino ad arrivare al lato opposto al suo, dall'altra parte del mobile di legno, si china leggermente aspettando che lo faccia anche lui e, quando Shikamaru esegue, lo tirano su di peso.
“Non ho bisogno...” dice, con lo sforzo che traspare dalle lettere trattenute, “di molto spazio.”
Shikamaru è tentato di fargli notare che non è solo, però lo spigolo dell'armadio gli entra nel fianco e si trova davvero troppo impegnato per riuscire a vedere dove sia il suo errore di calcolo. Quando, arrivati in cima alle scale Itachi poggia a terra l'ingombro, però, ha come l'impressione che qualcosa di ovvio gli stia sfuggendo.
“No, scusa, o è ancora troppo presto per i miei neuroni oppure ho perso un passaggio importante: Sas'ke dove mette le sue cose?” chiede, ansimando lievemente, mentre si appoggia con un gomito alla balaustra.
Itachi, che riprende fiato contro l'armadio, lo guarda inarcando le sopracciglia.
“Sas'ke ha il suo,” dice, chinandosi per riprendere il lavoro, “abbiamo stanze separate,” conclude, guardandosi indietro per non sbattere in qualcosa.
Shikamaru spalanca gli occhi come un pesce lesso, mugolando leggermente quando issa il mobile di riflesso ai movimenti dell'altro, con nessuna coscienza motoria.
Non ci aveva pensato. È una cosa scema, così ovvia che anche la logica sembra ridere, eppure lui non ci aveva neanche pensato.
In fondo è normale che due persone praticamente adulte necessitino dei loro spazi, sarebbe stato innaturale il contrario, piuttosto. Oltretutto, parlando di quei due soggetti in particolare, il fatto di vivere sotto lo stesso mal messo tetto è già sufficientemente strano, e mettere altra carne al fuoco porterebbe ad un vero e proprio disagio. Un aspetto che adesso gli brilla sotto gli occhi, ma che poco prima non aveva minimamente considerato, è quello delle compagnie, di eventuali affaracci propri che entrambi possono voler intrattenere, ognuno nella propria stanza. Insomma, lui non ha capito se Sasuke preferisca l'azzurro o il verde, o se li voglia entrambi, ma di sicuro non c'è motivo alcuno per cui il fratello debba conoscere tutti i minimi e fisici dettagli. E lo stesso vale per Itachi...
A questa consapevolezza si aggiunge una leggera inquietudine quando realizza di essere appena entrato nella sua camera, ma alzando gli occhi sul viso dell'altro non vi legge che concentrazione per le azioni che sta compiendo. Distoglie lo sguardo deciso a fare altrettanto, concentrandosi sul tatami in cui Itachi sembra voler lasciare andare il mobile e si allinea di conseguenza.
“Grazie dell'aiuto, non sarei riuscito a portarlo su da solo,” dice il padrone di casa, allontanandosi dal mobile per chinarsi vicino al futon, “il letto arriverà la prossima settimana,” avverte, prendendo da una borsa una maglia pulita.
“Ok,” annuisce Shikamaru, “comunque sono sicuro che se non ci fossi stato io ti avrebbe aiutato tuo fratello,” dice, voltandosi quando si trova ad osservare uno sfregio considerevole sulla pelle nuda del fianco dell'altro, a pochi metri da lui.
Ode dei fruscii e si concentra sul giardino, guardando verso la finestra, ed è in quel momento che si accorge che la luce proviene da vari piccoli punti, sparsi ovunque sulla parete.
La finestra è aperta, l'aria circolerebbe in ogni caso, ma intorno alla finestra e adesso anche all'armadio sono stati praticati fori di varie, ridotte dimensioni. I contorni sono scheggiati e irregolari e danno l'idea del buco fatto con qualcosa di contundente. Mentre osserva la parete nella sua interezza, facendo anche un passo indietro per avere una visuale migliore, la voce di Itachi lo coglie di sorpresa, portandolo a voltarsi di scatto.
“Non sono sicuro di volergli chiedere qualcosa, qualsiasi cosa...” dice, tenendo la maglia sporca tra le mani, “non sono affatto sicuro di voler chiedere.”
Shikamaru sbuffa, tornando a scrutare la parete.
“Cos'è successo alla tua camera?” chiede, ignorandolo.
Itachi abbassa la testa sulla maglia.
“Anche quella di Sas'ke è così. Abbiamo il coprifuoco e gli ANBU sono incaricati di sbarrare porte e finestre, dalle dieci di sera fino alle sette del mattino; questo per sei mesi, che significa per altri quattro mesi e sedici giorni,” dice, senza perdere tempo, tornando sul suo profilo, “dal momento che siamo in primavera abbiamo pensato di areare a modo nostro per la notte,” rimane in silenzio poi, dirigendosi verso la porta per andare a posare in bagno l'indumento sporco.
“Non sarei altrettanto felice se non me ne parlassi, però non voglio sentire queste cose tanto quanto non vorrei che tu le pensassi,” comunica Shikamaru, girandosi finalmente verso di lui, “non c'è motivo per cui tu non debba chiedere, se hai bisogno, e credo che Sasuke ci resterebbe peggio a conoscere questo tuo blocco piuttosto che sapere di dover trascinare dieci armadi su per le scale da solo.”
“Sas'keeeee!”
La voce di Naruto irrompe nell'aria, forte nonostante non sia ancora entrato in casa.
“Non c'è.”
Shikamaru scuote la testa, coprendosi gli occhi all'udire la risposta di Sasuke, la cui voce è chiara perché è seduto sull'engawa, sotto la finestra della camera d'Itachi, ad imprecare contro i pezzi del tostapane che hanno avuto l'arroganza di avanzare, dopo che lui lo ha aggiustato.
“Itachi,” lo chiama Shikamaru, quando lo vede uscire dalla stanza, andandogli dietro, “senti, sono certo che non sia così facile, ma, ti prego, promettimi che gli chiederai tutto quello che vuoi!”
Lui, che si è fermato per ascoltarlo, si volta e lo osserva per un momento, in silenzio, poi sospira, perché è tutto incredibilmente più pesante di quel maledetto armadio.
“Non ho chiaro cosa dovrei chiedere, a volte penso che vorrei solo che sorridesse,” sussurra Itachi, guardando altrove mentre la corrente d'aria gli smuove i ciuffi neri, sfuggiti alla coda.
A pensare che quell'uomo, quel ninja, quel fratello, si faccia tali paturnie viene male allo stomaco. Shikamaru è sicuro che se c'è qualcuno che può permettersi di pulirsi le parti intime con il vessillo recante lo stemma del fuoco, oppure con la tunica dell'Hokage, per dirne una, è proprio quello stesso uomo che non riconosce i suoi più basilari diritti. E fa tanta, troppa rabbia.
“Allora dovresti dirglielo.”
Itachi appoggia le spalle allo stipite e butta la testa indietro. Shikamaru per un momento lo vede così stanco che ha paura cada, ma non fisicamente, e questo a volte lo spaventa al punto da non riuscire a dormire. Tuttavia ha fiducia in lui e lo stima tanto da non riuscire a formulare ipotesi stupide su eventuali comportamenti stupidi, perciò tutto quello che fa è andare avanti così, mostrandogli che c'è e ha intenzione di esserci ancora per molto.
“Va bene che deve comunque essere ristrutturata, ma non posso credere che hai bucherellato la casa,” dice, aggrottando la fronte mentre prende un'ultima panoramica della parete.
“Solo le camere,” precisa l'altro, a sua difesa, omettendo volutamente quanto si sia divertito Sasuke con il piccone.
Shikamaru alza gli occhi al cielo, chiedendosi vagamente a che punto l'intelligenza possa essere chiamata follia, poi si ricorda di come lo ha trovato quella mattina ed è lì che decide di soprassedere.
“Forza, i canali...” gli ricorda invece, sorpassandolo, mentre le parole dell'altro lo fanno sorridere così spontaneamente e istintivamente che neanche si sorprende.
“Che seccatura!” sospira Itachi, teatralmente tediato.











Ecco inserito il famoso Sasuke seduto per terra a litigare con un elettrodomestico random, Tessa! Basta chiedere, come vedi. XD
Non cercate di dare sensi logici alle trovate di Itachi perché lui non è solo intelligente, ma è anche libero da stupide e limitative convenzioni sociali, quindi è ragionevole credere che ci possa mostrare un mondo tutto nuovo ogni volta che fa qualcosa. Anche, mi suggeriscono dalla regia, mentre fa pipì, sì.

Ah, nel capitolo che si chiama Vento chi potrebbe saltare fuori? Ma Naruto, ovviamente. Mh. Essì, sono talmente velate che non me le ricordo nemmeno io. -.-



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Capitolo 4
*** Terra ***








Terra





Avrebbero potuto indubbiamente scendere le scale con meno foga se solo non ci fosse stato un grande boato e la terra, la casa, il villaggio, il cielo, non avessero iniziato a tremare come se avessero dovuto scambiarsi di posto da un momento all'altro.
Grazie ai buchi nel muro, il vociare è piuttosto limpido anche mentre scendono e vengono tranquillizzati dal fatto che non c'è traccia di paura o rabbia nei toni, ma una volta fuori una colonna di fumo sottile, rarefatta, unita al fatto che Sasuke non è più seduto sull'engawa, fa salire un po' d'ansia ad entrambi.
Per un momento Shikamaru pensa di doverli dividere ancora, quei due, poi Itachi sospira lievemente, sollevato, e lui si rende conto di qual è il luogo in cui con ogni probabilità si trovano i compagni.
Poco lontano dalle fiamme non molto alte del falò, c'è un agglomerato di alberi e cespugli che nasconde parte del muro di cinta abbattuto, oltre c'è un affossamento. Quella parte è completamente avvallata per via di un intero costone della collina che si è incrinato e destabilizzato a causa alla voragine fatta dalla tecnica di Pein. Ci sono una buona quindicina di metri di terreno instabile su cui non è sicuro camminare e un altro centinaio, che si estende per lungo fino quasi ai piedi del rilievo, al centro dei quali l'avvallamento raggiunge una profondità pericolosa.
“Cosa hai detto che volevi fare con il terreno sul retro?”
“Sasuke mi aveva fatto capire che se ne sarebbe occupato il capitano Yamato,” risponde Itachi quando inizia a camminare in direzione del baccano, con passo svelto, rallentando solo per scavalcare le macerie di quella parte di muro.
Quel suo leggero scarto, in un'azione meccanica come quella di camminare, palesa un disagio latente; leggero e liquido, che può essere scrollato di dosso in fretta, ma pur sempre presente. Quello che infatti infastidisce Shikamaru la maggior parte delle volte non è che Itachi soffra anche per queste piccole cose, perché la sofferenza fa parte della vita e sa benissimo che non avrebbe senso porsi domande sterili sulla sua esistenza, bensì lo infastidisce il fatto che si accumulino a qualcosa di più grande. Cose oltretutto inerenti a quel ceppo di dolore nero che lo ha ricoperto per un decennio e che continua a persistere in quegli occhi certe volte troppo assenti.
Il muro in quel punto ha subito la mancanza d'appoggio data da un dito crepato della mano di voragine che si apre su quel fianco della collina ed è crollato dal nulla, un paio di notti dopo la morte di Pein. Non sarebbe mancato a nessuno, come semplice parte di una recinzione, se solo non fosse stato l'unico tratto di muro, nascosto da una vegetazione al tempo più curata, in cui le altezze di due bambini mori venivano appuntate con un pezzo di carbone. Una cosa sciocca, che però ha visto pesare sul viso di Itachi, in un'espressione seria di disappunto e dispiacere, quando lo ha trovato seduto a guardare quelle macerie, il secondo giorno della sua nuova vita in quella vecchia casa.
Le sue elucubrazioni vengono interrotte dalla voce di Naruto quando, seguendo il maggiore, si trova davanti Sasuke e il capitano Yamato intento a formare dei sigilli.
“Ma no! Quella parte, non vede?” bercia Naruto, esasperato.
“No, idiota. Sei su quel costone, vedi, idiota?” dice il genio, indicandolo. “Se invece vieni sul nostro magari riusciamo a capire cosa sbraiti. Idiota.”
“Sas'ke...” lo ammonisce Itachi, con un tono basso e bonario.
Shikamaru ha un'ottima visione da lì e quello che succede in quel momento è una cosa bella a cui assistere. Semplice e bella, che rende un briciolo di serenità a quel fratello maggiore.
Sasuke si volta verso di lui repentinamente, con una punta di stupore nell'espressione, che basta a far dedurre quanto fosse preso dalla situazione per non essersi accorto di loro. Ma è l'atteggiamento da tigre mansueta, addomesticata, che sembra adottare quando ode quel richiamo, che fa pensare a quanto sono cambiate le cose e a quanto ancora possono cambiare tra di loro. Tra fratelli, perché ora lo sono di nuovo. Sasuke abbassa la testa e socchiude gli occhi come se la mamma lo avesse colto a spintonare un amichetto e Itachi sorride, una volta che il fratellino si è voltato. È uno di quei sorrisi che nascono spontanei e che copre chinando il capo subito dopo, come se ancora non si rendesse conto che ha tutto il diritto di farlo, ma Shikamaru è felice anche così, preferisce quello al niente che gli leggeva dentro quando si è svegliato dal coma indotto, e qualcosa di piacevole si scioglie anche dentro di lui.
“Ma cosa c'entra, testone? Yamato, per favore, venga via di lì che rischia di prendersi qualcosa, standogli così vicino, eh!” continua intanto Naruto.
Sasuke mugola, premendosi indice e pollice sugli occhi, poi dimentico del fratello inizia a rincorrere l'idiota arancione, come è solito chiamarlo ultimamente.
“Adesso te lo do io un pretesto per urlare!” ringhia, inseguendolo. E l'altro scappa, ridacchiando di cose riguardanti un lavoro da finire e Sakura, arrabbiata per qualche motivo, che secondo lui starebbe per arrivare. A quel punto Sasuke si ferma.
“Saaas'ke!” urla, infatti, la kunoichi, e la sua espressione non è truce come quella di Tsunade solo perché lei non è Tsunade, “che cosa avresti detto tu, a Shizune?”
Naruto ridacchia mentre gira intorno al genio e, guardandosi bene dall'abbassare la guardia, lo schernisce, blaterando di guai seri in cui non ci si dovrebbe mai andare a cacciare, per nessunissimo motivo, nemmeno per la salvezza dell'intera umanità.
“Cos'è successo, Sakura?” chiede Tenzo, cauto, leggermente preoccupato per l'incolumità delle ossa dei presenti; Itachi compreso.
Sakura gli fa un cenno con la mano e, nonostante gli abbia detto che è tutto a posto, lui, suo malgrado, realizza di voler essere altrove.
“Cosa vuol dire che non stai prendendo le medicine?” scandisce, furiosa, “non te le prescrivo mica per divertimento, rimbambito!” conclude, piegando leggermente il braccio vicino al fianco mentre stringe il pugno.
Sasuke arriccia le labbra, sdegnato, poi incrocia le braccia al petto prima di fissarla.
La faccenda è più complicata di come potrebbe sembrare. In teoria Sakura è arrabbiata per la bieca testardaggine del ritrovato compagno di squadra, in pratica invece quella non è la sola cosa che la manda in bestia.
Quando Sasuke è riuscito a rimettersi in piedi è stato un po' come portare a casa un gattino ferito con l'orgoglio di una fiera. Sasuke non faceva che cercare di ferirli, tutti, indistintamente. Quando veniva curato in ospedale non poteva fare obiezioni, un po' stordito dai farmaci, un po' preda di quel primario ex Hokage che picchiava i pazienti con violenza inaudita e poi sgridava chi urlava nei corridoi, però appena arrivato a casa ha cominciato a rifiutarsi di proseguire le cure. Ha iniziato ad accampare scuse, a sostegno delle quali ha portato a galla l'egregia inutilità e l'inclinazione al pianto della Sakura che si ricordava, insinuando cose poco carine sulle sue capacità mediche. Sakura se ne è andata dopo avergli dato uno schiaffo ed è ricomparsa solo due giorni dopo, con Shizune. Per un breve periodo lei si è occupata del genio mentre Sakura ha continuato a seguire le condizioni di Itachi, in ospedale.
Shikamaru sbuffa, voltandosi a guardare l'espressione attenta del Capitano.
“Non ti sembra di essere grandicello per certe questioni?” soffia, indolente, rivolto a Sasuke.
Lui si limita a portare il viso parallelo alla spalla, rivolgendogli la coda dell'occhio.
“Infatti le ho prese, le medicine.”
C'è un momento di silenzio in cui persino Sakura si stupisce di quell'affermazione, poi Naruto, che sta cercando di scappare, facendo passettini piccoli e poco percettibili, viene preso per la collottola da Sasuke che invece di lasciarlo andare lo lancia giù, nella ferita aperta del terreno. Sakura scende ad aspettarlo e quando lo ha a portata di pugno rilascia il chakra sul suo stomaco, imprecando.
La direzione del lancio del Naruto, che sembrava casuale, in realtà non lo è stata; tutta una parete del costone più a nord viene demolita dalla potenza del colpo di Sakura e unisce le due profonde conche.
In quel momento il Capitano atterra sullo stesso pezzo di terreno su cui è rimasto, granitico e accigliato, Sasuke; compie qualche passo avanti e gli si avvicina.
“Ehy! Naruto aveva ragione: sbagliavamo prospettiva,” dice, ponendosi una mano sulla fronte per pararsi dal sole, “oh beh, abbiamo risolto.”





Owari







Mh. Mah. Non so. Non mi pronuncio. Mi sembra molto campata in aria e la trovo a tratti una ficcina inutile. Ma ammetto che in alcuni punti mi piacicchia. ^^

I luoghi e i personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.







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Capitolo 5
*** Acqua ***








Acqua





Il capitano Yamato unisce le mani e l'acqua sgorga dalla terra, andando a riempire la conca.
Sakura salta via con calma e compostezza mentre Naruto, poco più indietro, rimane sdraiato e contuso fin quando non viene sommerso; allora protesta, gorgogliando imprecazioni.
Sasuke fa il giro della conca e si porta vicino agli altri due.
Shikamaru lo vede fissare davanti a sé, come se quel lago non fosse niente di eclatante, e dopo poco voltarsi invece verso il fratello con un'espressione che ormai riconosce essere una domanda.
Itachi annuisce, lanciandogli solo una breve occhiata per tornare poi a scrutare l'acqua che sale di livello. Sì, gli piace.
Sakura ha sempre l'idea che ci siano un sacco di cose in quegli sguardi, gli sguardi Uchiha, come li chiama Ino, e spesso ha l'impressione di vedere in quella breve intesa un filo lungo e resistente che li lega.
Da poco ha scoperto che, pur essendo più ben disposto al dialogo e alla diplomazia di Sasuke, Itachi è ugualmente molto criptico; lei è allenata, ma il maggiore ha un modo tutto suo che per quanto possa assomigliare a Sasuke lo rende tremendamente diverso. Itachi è affascinante, ma ha il potere di mettere Sakura a disagio in un qualche modo.
Con un pizzico di razionalità in più sarebbe facile capire che dopo anni passati ad odiare colui che aveva distrutto la vita di Sasuke, sedervisi insieme a bere tè, parlarci o addirittura curarlo, non avrebbe mai potuto risultare normale per nessuno. Tuttavia Sakura ha deciso che quello che c'è stato, quello che è rimasto dietro di lei, è bene appunto che stia dietro e che non la distragga più dal presente, che magicamente sembra funzionare, oltretutto. In ogni caso adesso dorme tutte le notti, lavora sodo, studia, ride, cazzeggia e fa tutte queste cose con una serenità che non pensava potesse ritornarle, nella vita; non così presto.
Questo le permette anche di chiudere uno, due o tre occhi quando si parla di Naruto che insomma, a ben vedere, ha mantenuto la sua promessa. Tutte le sue promesse.
Solo che Naruto è incredibilmente Naruto e lei a volte è grata che ci sia Sasuke che le dà la misura di quello che non si deve fare.
“Sai nuotare, idiota?” dice infatti Uchiha, osservando compito l'idiota annaspare.
Questo non si fa, per esempio, ma se non lo avesse fatto Sasuke magari ci sarebbe caduta lei. Perché con Naruto ci si casca, prudono le mani e la lingua e lo si perdona giusto perché ogni volta che quasi lo ammazzano lui salva milionate di persone così, in pochi giorni.
Sakura si siede su quella che è appena diventata una riva e immerge i piedi coperti dai sandali nell'acqua fresca mentre Tenzo fa crescere erba e piante dove la vegetazione è stata mangiata dalle crepe del terreno.
“Sai? Eccomi!” urla Sai, spuntato dai cespugli, buttandosi in acqua. Impazzito già alle prime avvisaglie di caldo, probabilmente.
“Ecco un altro idiota, sì...” borbotta Sasuke, coprendosi dagli schizzi. Poi ha come una folgorazione, perché suo fratello ha il potere di ricordargli che non ci si comporta da babbuini mestruati, e si volta ad osservarlo con studiata noncuranza mista ad evidente consapevolezza che vanifica i suoi sforzi. Però Itachi non dice niente, continua a guardare davanti a sé e lui torna a fare altrettanto, di conseguenza.
Sasuke si è distratto. Sakura si è tolta la divisa e sta affogando Naruto e Sai con una mano sola, quindi non si è accorto subito di aver perso l'equilibrio. È durato certamente tutto molto poco, ma mentre l'acqua si richiude sopra le sue orecchie ha la non troppo vaga impressione di essere stato spinto.
Shikamaru ha visto la scena con occhi spalancati e bocca aperta. Quando Itachi ha preso la rincorsa, si è dato la spinta e si è tuffato in acqua, stringendosi le ginocchia al petto, voleva dire qualcosa, ma ha anche realizzato in fretta che, in quel momento, nella sua testa c'era un nulla che più nulla non si può e non avrebbe saputo dire neanche il proprio nome.
Perciò, niente. L'acqua viene spruzzata ovunque, Sasuke riemerge praticamente insieme al fratello e fa solo in tempo a guardarlo di traverso prima di essere letteralmente aggredito da Naruto.
“Sas'keeeeee!” urla a pieni polmoni quello, senza pensare che l'orecchio dell'altro dista davvero molto poco dalle sue labbra.
Sasuke emette un verso strozzato, divincolandosi.
“A voi gli strateghi fanno male...” mastica rivolto al jinchuuriki, ma ad uso e consumo esclusivo del fratello. Poi Sakura gli salta sulla schiena e Sai lo schizza, allora si arrende e Itachi ha appena il tempo di vedere i suoi occhi a fessura e lo sguardo truce, tutto per i suoi adorabili compagni di team, prima che sparisca sott'acqua.
Yamato sorride, alle loro spalle, ma segue più il libro che ha in mano delle scenette imbastite da loro, mentre Shikamaru si è già sdraiato all'ombra.
Itachi porta il naso sotto il pelo dell'acqua e fa le bolle, meditabondo.

Shikamaru ha sempre visto più serenità, se così si può chiamare, in Itachi piuttosto che in Sasuke, anche prima che tornassero a Konoha, in quella radura. Ma quando la sua conoscenza del fratello maggiore si limitava ad una foto sul Bingobook o ad uno dei loro brevi incontri, non avrebbe mai immaginato sarebbe potuto essere così.
Ci si aspetta che un pacifista convinto come lui sia passionale in tutto quel che fa, che abbia ideali forti e precisi, principi solidi e un buon senso spropositato, ma nessuno si è probabilmente mai fermato ad analizzare in modo anche vagamente approfondito l'ex nukenin riammesso per grazia al villaggio. È quindi altrettanto facile pensare che nessuno sapesse dell'empatia, dell'impegno nel fare anche la più piccola cosa, della pazienza e della calma degni di uno stratega che quel ragazzo possiede. Shikamaru si è sentito affascinato da quel ninja esperto e potente nella stessa misura in cui ha ammirato la sua conoscenza dello spirito umano, delle sue insidie.
Itachi ha lo spirito di un bambino. Un bambino che fa dispetti e poi ti salva la vita senza dirtelo. Un bambino che un giorno ha smesso di ridere e si è cucito addosso l'immagine di un adulto per fare quello che doveva esser fatto. Ma quel bambino c'è sempre. È lì quando Shikamaru si addormenta sotto un albero e quando si sveglia i suoi sandali penzolano dal ramo più alto, è lì quando supporta Naruto, con affermazioni e domande di uno che cade dalle nuvole, nella sua crociata 'spaccacazzo a Sasuke'. Quel bambino è lì anche quando gli prepara il pranzo da mangiare con Chouji, di fretta, prima di svolgere un incarico ed è lì quando sequestra le notifiche recapitate dagli ANBU prima che il fratello rientri, in modo da potergliele parafrasare con termini e modi meno spigolosi.
Shikamaru si aspettava esattamente il carattere calmo e riflessivo che ha trovato, si è accorto in fretta che itachi avesse artigli affilati e sapesse come e quando usarli, ed era per lui chiaro che nessuno sarebbe mai potuto rimanere illeso da un'infanzia e un'adolescenza come quelle. Eppure Itachi sta bene.
Sta bene per come potrebbe stare uno nella sua situazione, con quello che ha visto passare sulla propria pelle. Ma non è finzione, sta bene perché il suo problema non è il rimorso. Anche potendo tornare indietro non avrebbe potuto lasciare che gli Uchiha destabilizzassero il villaggio, rendendo il Paese del Fuoco vulnerabile e tumultuoso come quello della pioggia. Il problema di Itachi è l'espiazione.
Nonostante abbia pagato abbastanza già avendo compiuto lui stesso il massacro dei suoi familiari e lasciato nella miseria il fratello più piccolo, aggrappato all'odio a soli otto anni, Itachi è convinto che le sue colpe, come quelle del clan, non si estingueranno che con la sua morte. Sasuke, per lui, è l'unico ad essere innocente.
Itachi è intelligente, di quell'intelligenza semplice, che spiazza; come quella dei bambini. Quindi riesce a vedere tutto con chiarezza.
Quando ha capito di essere sopravvissuto ha visto insieme una seconda possibilità e un fallimento dei suoi intenti. Come quel bambino adulto che storce il naso perché le cose non sono andate esattamente come aveva pianificato lui. Poi però con il passare delle settimane si è assuefatto a quell'inaspettata tranquillità e il bambino è riuscito a ridere di nuovo. Grazie al cielo.
Grazie al cielo un cazzo... Pensa Shikamaru mentre il sole sparisce e gocce fredde gli percorrono la pelle scoperta e bagnano la divisa estiva.
“Itachi...” brontola, ancora con gli occhi chiusi e le mani intrecciate dietro la testa.
A gattoni sopra di lui, Itachi sposta il peso su una mano sola, Shikamaru se ne accorge perché per un breve attimo al di là delle palpebre torna la luce, e strizza la coda di capelli neri sul viso della sua vittima.
“Nh... Grazie, eh...” biascica, voltando la testa di lato.
“Prego,” risponde Itachi, come se gli avesse appena passato il sale a tavola, adagiandosi completamente sopra di lui.
“Nooooo... Dai!” si lagna lo stratega. Dopo gli viene fatto il solletico e riesce solo a ridere, anche in quel bacio bagnato.





Owari







Ecco la fine di questa assurda raccolta.
Ebbene? Come intendo suicidarmi? Ma con una spilla da balia, ovviamente! Così durerà di più e sarà immensamente doloroso, magari mi inietterò anche un po' d'adrenalina, giusto per non svenire prima... Ah, toh! la mia creatività! Sei in ritardo, testa di rapa. *prende a calci la creatività*

Seriamente, Tessa, perché? XD Ma soprattutto, Tessa, come?
Voglio dire, perché permetti che scriva queste cose? E come fanno ad uscire così liquide? Eh, Tessa? Cazzarola! XD

Ringrazio tantissimo quelli che l'hanno seguita, commentata o anche solo letta! Grazie, e grazie mille anche alla musa, nonché beta, wari! Senza mi sarei persa in crepes di congiuntivi e mousse di secondarie. u.ù



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



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