Another World...?

di Rick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Awakening ***
Capitolo 2: *** Taking a look outside my closed heart ***
Capitolo 3: *** With no past, you seal your destiny ***
Capitolo 4: *** When your soul meets a split way ***
Capitolo 5: *** Is she actually a....? ***
Capitolo 6: *** Sweet memories, sad memories ***
Capitolo 7: *** Prelude to a great battle ***
Capitolo 8: *** Holding your hopes in your cockpit ***
Capitolo 9: *** Rise from the ashes ***
Capitolo 10: *** Tearing the sky apart ***
Capitolo 11: *** Checkmate ***
Capitolo 12: *** A temporary respite ***



Capitolo 1
*** Awakening ***


Documento senza titolo -Uh...-
La gentile luce del mattino avvolse in pochi attimi la camera dove la ragazza stava riposando, destandola dal suo sonno. Il suo sguardo era ancora affaticato, non abituato a quel bagliore, ma il suo udito distinse chiaramente una voce.
-Hey, buongiorno!-
-Cosa...-
Scattò a sedere, e si guardo' intorno. Ci mise qualche attimo ad accorgersi di non essere sola in quella stanza:un giovane dagli occhi grigi e dai capelli scuri a caschetto, vestito con una semplice maglietta bianca indossata sopra una maglia nera a maniche lunghe, la guardava con interesse, seduto su una sedia a fianco del letto.
-Chi sei?- chiese istintivamente ed in modo sgarbato, quasi senza rendersene conto. Il ragazzo sembrò tirarsi indietro a quella domanda così improvvisa, ma dopo aver preso fiato le rispose con un sorriso, porgendole la mano per stringergliela:
-Mi chiamo Cien. E tu, chi sei?-
-Io...-
Si apprestò lei a rispondere, ma un secondo dopo fu presa dal panico. Le parole le morirono in gola, mentre si rendeva conto della verità, ed un attimo dopo si gettò sul letto, esterrefatta, il suo volto ridotto ad una smorfia di terrore.
-Io...non so chi sono, Cien....-

-=ANOTHER WORLD?=-

La reazione del ragazzo fu più che aspettata: dopo averle rivolto uno sguardo stupito, pronunciò la più ovvia delle domande:
-Cosa?-
-Non...non riesco a ricordare...- rispose lei, tornando a guardarlo e mostrando un’espressione altrettanto sorpresa -ricordo...ricordo solo tanto freddo...e...e il volto di un uomo. . . -
-Un uomo?-
-Mi. . . mi guarda. . . . mi guarda, con due occhi atroci. . . e. . . mi ride in faccia. . . . -
Mentre pronunciava queste parole una innaturale sensazione di dolore e solitudine avvolse il suo corpo, al punto che fu costretta a stringersi tra le proprie braccia in cerca di calore. Cien, non sapendo che dire, si sporse a prendere qualcosa dal comodino al suo fianco e glielo porse.
-Quando ti ho trovata, avevi questo con te. -
Lei volse la testa verso di lui lentamente, e l’oggetto che egli stava tenendo tra le mani improvvisamente cancellò in lei quelle sensazioni negative, sostituendole con un senso di familiarità molto forte. Mettendosi di nuovo a sedere con calma, lo prese per guardarlo meglio. Un guanto bianco con decorazioni dorate, sul dorso del quale spiccava una gemma ovale di colore rosso. Lo fissava con interesse, nella vana speranza di recuperare una parte del suo passato, ma. . . . niente. Sapeva che quell'oggetto era suo, ma non si ricordava né come nè quando ne era venuta in possesso.
-E’ mio…ma non mi torna in mente niente. . . neanche il mio nome, niente di niente. -
I due rimasero in silenzio per qualche istante, prima che lui prendesse parola.
-Beh, stare qui a rimuginarci su non ti servirà a niente. In questi casi, la cura migliore è il tempo – si tratta solo di aspett…. -
Ma le sue parole furono interrotte da una specie di ruggito, proveniente dallo stomaco della giovane, che lo sbigottì non poco. Evidentemente era il suo stomaco in cerca di attenzione.
-Vedo che hai fame. . . aspettami, ti porto qualcosa da mangiare. -
Disse, prima di lasciarla sola e libera di pensare.
Dov'era?Aveva la certezza di non essere mai stata in quel posto, neanche in quel passato che non riusciva a ricordare. Ma quella luce, quell'aria e quell’atmosfera le riportavano alla mente sensazioni che aveva già vissuto. Sensazioni familiari, ma, purtroppo, nessun ricordo. Lasciò andare un lungo sospiro, rimuginando sulla sua situazione. Magari quel ragazzo dagli occhi azzurri aveva ragione: con il tempo tutto si sarebbe sistemato. Cercò di alzarsi, ma non appena fu in piedi una sensazione di debolezza colpì le sue gambe, come se si fosse alzata dopo aver dormito poco…o troppo. Non fu ciò a sorprenderla quanto l’improvvisa realizzazione di essere piuttosto bassa.Usando la parete come appoggio, si avvicinò alla finestra, e diede uno sguardo fuori: davanti a lei si estendeva una piccola radura, circondata da una distesa di boschi. A qualche chilometro di distanza scorse una città, ma le sagome dei palazzi erano troppo confuse tra di loro, dandole l’impressione di trovarsi davanti un solo, immenso tetto. La sua attenzione si rivolse poi ad uno specchio sulla parete, appena a fianco della finestra, dal quale fu attratta con una curiosità da bambina. Era ovvio, non riuscendo a ricordare niente del suo passato, non riusciva neanche a rimembrare il suo volto. Dopo un lungo istante nel quale parve chiedersi se lo voleva fare davvero, si pose davanti al proprio riflesso. Ciò che vide fu una disordinata teen-ager dai lunghi capelli rossi che incorniciavano un volto vispo e due occhi color rubino, vestita con un completo di giacca e gonna di color rosso e nero, con un vistoso fiocco bianco sul petto.Per qualche strano motivo,i suoi vestiti avevano un aspetto consumato,ed erano strappati in piu' parti.
-Cos’è questa roba?-disse alla sé stessa che si trovava dall'altro lato dello specchio. Immediatamente si slego' il fiocco dal petto e lo usò per legarsi i capelli in una lunga coda di cavallo, per poi osservare:
-Cosi' va meglio.. . eppure c'e' ancora qualcosa che non mi convince...-
-Forse una treccia ti starebbe meglio. -
L’osservazione di Cien la colse di sorpresa. Si volto' verso di lui solo per vederlo appoggiare sul comodino un piccolo vassoio con sopra della frutta.
-Scusami se ti ho spaventata, non volevo. -rispose lui, accorgendosi subito della sua espressione sbigottita.
-No...non fa niente. -
fece due passi verso il letto, ma perse quasi subito l'equilibrio, finendo per terra. Cien si chino' pronto a raccoglierla, ma non prima di averla rimproverata:
-Perché diavolo ti sei alzata? E’ ovvio che non sei in condizioni di camminare. -Le diede una mano a rialzarsi, ma la ragazza replicò subito:
-No, sto già meglio, davvero....-
.-Eh?-
Fece per dire qualcosa, ma fu lei stessa ad interrompersi ancor prima di parlare:
-Oh...lasciamo perdere. Ho fame… -
Si sedette sul letto, e fissò il piatto con interesse:quella frutta la lasciava un po' sconcertata. Prodotti della terra dai colori più disparati capeggiavano su quel piatto, nessuno dei quali le inspirava particolarmente fiducia… a parte una specie di sfera color rosso seminascosta da frutti a lei sconosciuti. La prese in mano, toccandola con interesse, poi senza esitare ne staccò un morso. Il sapore non era male, almeno era qualcosa di conosciuto. Addentò senza ritegno e disse, a bocca piena:
-Sai, mi sono appena ricordata una cosa. -
-Cosa?-
Inghiottì il boccone e affermò, allontanando il frutto mezzo morsicato dal volto e porgendolo a braccio teso a Cien, come per mostrarglielo:
-Questa...e' una mela!- per poi prodursi in una sonora risata.
Per tutta risposta il giovane sbuffò e scosse la testa, replicando mentre rideva sommessamente:
-E io che ti sto ad ascoltare!-
Nell’istante in cui lei appoggiava il torsolo sul piatto, il giovane dai capelli scuri fece per alzarsi, ma un oggetto sul pavimento ne attirò l’attenzione. Incuriosito, lo raccolse e lo esaminò : non riusciva a capire cosa fosse, ma intuendo che fosse caduto alla sua amica dagli occhi rubino decise di mostrarglielo, mentre lei, avendo già superato il suo timore iniziale,stava dando l'assalto a un non meglio identificato frutto dallo strano colore.
-E’ tuo questo?-
-Hm?- mugugnò lei, ancora a bocca piena.
Cien teneva in mano una specie di tessera con degli strani segni sopra. La ragazza notò immediatamente un volto che somigliava al suo stampato su di essa, e gliela prese di mano, chiedendosi cosa mai fosse :vicino ad una sua immagine, trovavano luogo degli strani segni, che lei non trovò difficile interpretare. Lo guardò a lungo, ma graffi e scoloriture rendevano illeggibile gran parte del documento.
-Riesci a leggerlo?-chiese, incuriosito, Cien.
-E'....-
Aveva capito cos’era: la sua carta d’identità. Indecifrabile per la maggior parte, soltanto un campo era chiaramente leggibile.
-...è il mio nome...mi chiamo Hikaru...-
Il giovane le rivolse uno sguardo dubbioso.
-Hikaru? Che nome strano! Almeno,ti riporta qualcosa alla mente?-
La ragazza chiuse gli occhi per un attimo,nel tentativo di concentrarsi,e la risposta fu:
-Niente...e' come se fossi isolata dai miei ricordi...-
Cien alzò le spalle,sbuffò e disse:
-Accidenti. Senti, vado a telefonare al mio capo per dirgli che non posso andare al lavoro. Aspettami qui.-
Telefono e lavoro: altre due parole delle quali sapeva il significato. Immediatamente si sentì in colpa.
-Aspetta!- lo chiamò - Non c’è bisogno che lo chiami! Cioè, non voglio dare fastidio…se si tratta di lavoro posso venire con te!-
-Ma non se ne parla neanche!- rispose lui, con un tono canzonatorio -nelle tue condizioni,non ti farebbe certo bene, riesci a malapena a camminare e…-
-Sto benissimo!- se ne uscì lei, scattando in piedi e facendo una piroetta per dimostrare il suo ritrovato senso dell’equilibrio, manovra che terminò con una catastrofica caduta sul letto – te lo prometto, non ti sarò d’intralcio! Me ne starò in un angolino zitta zitta , buona buona!-
Cien lanciò un sospiro che le fece intuire una certa irremovibilità, sensazione che fu immediatamente contraddetta da lui:
-Ripensandoci- infatti disse –potresti anche venire. Magari se fai una passeggiata in città, potresti incontrare qualcuno che conosci.-
-Che stiamo aspettando allora? Forza, andiamo!-disse Hikaru, scattando di nuovo in piedi e correndo fuori dalla porta con rinnovata energia. Cien la afferrò per la coda di cavallo proprio un attimo prima che la ragazza intraprendesse un audace tuffo giù per le scale.
-Lasciami, mi fai male!-
-Andiamo con calma, ok?- iniziò lui, allentando leggermente la presa- Per prima cosa,faresti meglio a darti una sciacquata e a cambiarti, dato che puzzi e i tuoi vestiti cadono a pezzi.-
-Puzzare io? Non e' vero, sono profumata come una rosa! E poi sto benissimo cosi'!-insisteva lei, cercando di tirarsi via dalla presa. Si voltò e afferrò a sua volta i propri capelli, intraprendendo una specie di tiro alla fune, ma non appena allungò le braccia in avanti per bloccare le mani di lui la sua giacca si strappò in due sulla schiena.
-Ehi! Perché all’improvviso fa così freddo?-
-...-

Si trattenne nella doccia per neanche cinque minuti, uscì dal bagno con un minuscolo asciugamano addosso e filò dritta nella sua stanza. Sul letto, insieme a ciò che restava dei suoi vecchi vestiti, si trovavano un paio di blue jeans tagliati al ginocchio, un top di colore rosso e delle scarpe da ginnastica più o meno della sua taglia. Mentre indossava i vestiti, si infilò, senza rendersene conto, il guanto gemmato che Cien le aveva dato in una tasca dei jeans.
-Mi stanno un po' stretti....- commentò, mentre scendeva le scale a fatica. -ma dove li hai presi?-
-Roba che mia sorella mi ha lasciato prima di andarsene.- rispose Cien in modo così immediato da far sorgere qualche sospetto. -pensavo che tu avessi la sua stessa taglia....-le disse, osservandola:-a questo punto posso darti qualcosa di mio.-
-No,non fa niente,davvero!-rispose lei, sorridendogli, prima di precipitarsi di fuori- dai, adesso andiamo! Ho voglia di sgranchirmi un po'!-
-E dire che un quarto d’ora fa stavi morendo di stanchezza… certo che recuperi in fretta.-
Uscì di casa di corsa, immergendosi nella luce del sole e rimandone un po' accecata, ma passato lo shock iniziale cominciò ad abituarsi e iniziò a camminare per il piazzale di fronte alla casa. Inspirò e si riempì i polmoni:c'era qualcosa di poco familiare in quell'aria, ma la pace del luogo non glielo fece notare. In quel momento sentì la porta chiudersi, e Cien la avvicinò rivolgendosi semplicemente a lei con un cenno del capo. Recepì il messaggio, cominciando a seguirlo.

-Manca molto alla città?-
-No...saranno 10 minuti, a piedi, poi ci toccherà prendere l’autobus. Di solito ci vado per conto mio con altri mezzi, ma oggi e' una così bella giornata che non mi andava di insozzare l'aria con i gas di scarico della mia moto.-
Una moto? Oh, si. Quella cosa con due ruote.
-Hai una moto?-
-Si,e' sul retro...sfido che non l'hai vista.-
I due continuarono a chiacchierare del più e del meno per tutto il tragitto, giungendo infine alle porte della città. Ciò che Hikaru vide le sembrò incredibile quanto privo di senso: edifici,alti decine di metri, strade, incroci, automobili, rumore...tutto a due passi dalla foresta! Il confine tra città e bosco era netto e deciso: con un semplice passo le era sembrato di entrare in un altro mondo.
-Ma...ma...- cercava di ricomporre le parole, mentre i suoi occhi erano spalancati dallo stupore.- Ma com'e' possibile?!Fino a due minuti fa eravamo nel pieno della foresta!-
-Ingegnoso,come piano regolatore,no? Le case sono sistemate,da sole o a mo' di villaggi fuori dalla
città, ma bastano pochi minuti di cammino per raggiungere il centro.-
E lei ormai non lo ascoltava più, in quanto la vista l'aveva sconvolta. Non riusciva a capire perchè si sentisse così strana,ma sapeva che ciò che stava provando era completamente diverso dalle sensazioni che quel luogo le aveva trasmesso fino a qualche minuto prima.
-Hikaru?-
-...Si?-rispose lei,cercando di riprendersi dalla vista, ma mostrando ancora un visibile stupore.
-Ma ti senti bene?-
-S..si...e' che non sono abituata a vedere questa roba!O,almeno,non credo di esserlo...-
Si voltò, affrontando con lo sguardo quei colossi di cemento che svettavano alti sopra la sua testa,e chiese:
-Che...che città e' questa?-
-Si chiama Acura,e' la nostra capitale.- rispose Cien,affiancandosi a lei in quello sguardo.

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Capitolo 2
*** Taking a look outside my closed heart ***





Era confusa, esterrefatta, sbalordita. Niente in quel posto le sembrava familiare: l'aria, la gente, i cartelloni pubblicitari, le auto... si sentiva disorientata, e se non fosse stato per Cien probabilmente si sarebbe persa nell'enorme centro commerciale nel quale erano entrati.
-Perche' siamo venuti qui?-chiese, pur intuendo la risposta.
-Io qui ci lavoro- rispose Cien - faccio il cuoco/commesso in un forno. Lo so,non e' un buon lavoro, ma lo trovo gratificante.-
-(...Io, non ho detto niente....)-
-Fatto sta che oggi, mentre scendevo a prenderti da mangiare, il capo mi chiama fuori orario perchè l'impastatrice si e' rotta di nuovo, e mi chiede di venire a sistemarla! Poi va a finire che si e' allentata una vite come al solito, ci scommetto!-
I due passarono davanti ad una grande vetrata, attraverso la quale si aveva una splendida ed ampia visuale di tutta la skyline circostante.Hikaru diede uno sguardo distratto attraverso il vetro: palazzi, grattacieli, palazzi, grattacieli, una visione che le sembrava ripetitiva e monotona come la routine di città. Stava per tornare a parlare con Cien quando ìl suo sguardo fu attratto da una costruzione differente dalle altre. Circondata da un'alta inferriata, era completamente fuori luogo, come se fosse caduta dal cielo e rimasta li. Si fermo' a fissarla, ed ebbe la gradevole sensazione di averla gia' vista. Il suo accompagnatore non si accorse immediatamente del fatto che la ragazza si fosse separata da lui: si voltò di scatto come a causa di una premonizione e la vide appoggiata al vetro con entrambe le mani, il volto rivolto verso l'esterno, incurante delle persone che le davano strane occhiate. Non appena si fu avvicinato, Hikaru prese parola:
-Quello...che cos'è?- indicando una struttura cristallina, con tre imponenti colonne quasi risplendenti di luce propria che svettavano su di essa.
-Oh. Quello è il Palazzo reale. E'...-
-Reale?-Chiese lei, stupita, interrompendolo. Il giovane le rispose, riprendendo da dove l'aveva lasciata:
-Si, ma ormai e' soltanto un nome.-
-Solo...un nome?-
-La monarchia e' stata abolita da decenni. E' rimasto comunque una struttura governativa, nonchè l'abitazione di uno dei quattro Reggenti.-
-Ah...-
La notizia le causò un sentimento di malinconia del quale non riusciva a cogliere il senso. Perche' era triste? La risposta non le veniva...ma prima che si perdesse nei suoi pensieri, Cien attiro' di nuovo la sua attenzione, dicendole:
-Piu' di cent'anni fa, in queste terre, c'e' stata una guerra tra le stesse popolazioni che ora vivono in pace... e' tutto dovuto dalle incomprensioni interne che scaturivano tra un popolo e l'altro: ognuno di essi aveva le sue tradizioni, la sua tecnologia, il suo stile di vita. Ognuno di essi era chiuso all'altro, e non vedeva che i propri interessi. Si sono combattuti per anni nel tentativo di sopraffarsi, fino ad arrivare ad una vera e propria guerra...i motivi della quale sono stati presto dimenticati, e gli eserciti, stanchi di lottare per un ideale ormai perso, chiusero le ostilita'. Ma per scongiurare il rischio di un altro conflitto i capi di ogni popolazione, denominati Reggenti, decisero di riunirsi nel Palazzo reale per dettare un sistema di leggi uguali per tutti. Da allora viviamo in pace...cio' nonostante, ci sono ancora diverse incomprensioni tra un popolo e l'altro, e certe volte finiscono anche in atti di razzismo. Hikaru? Ma mi stai ascoltando?-
La ragazza non rispondeva: era cosi' rapita nell'osservare quel cristallo chiuso in un mondo che non gli apparteneva che non ci mise molto a realizzare di trovarsi nella stessa situazione: quello,non era il suo mondo...non sarebbe mai potuto esserlo. Si stacco' dalla vetrata sospirando: Cien evitò di fare commenti, notando il suo stato d'animo turbato.
I due camminarono in silenzio per il resto del corridoio, finche' Cien non disse:
-Eccoci,siamo arrivati.-
Hikaru alzo' lo sguardo, notando un'insegna in qualche linguaggio a lei sconosciuto. Seguì il suo accompagnatore attraverso la porta, ritrovandosi in una stanza abbastanza ampia. Alla sua immediata destra poteva chiaremente vedere il bancone, dove il numero di dolciumi esposti era stranamente esiguo, dietro al quale si trovavano dei frigoriferi che esponevano alcune torte. Il banco proseguiva davanti a lei dopo una giunzione ad angolo per attraversare tutta la camera e terminare alla sua sinistra, interrotto soltanto da un piccolo piedistallo sul quale si trovava il registratore di cassa. Si fermò ad annusare l'aria: non sentì odore di dolciumi, zucchero, confetture, anzi....c'era una fastidiosissima puzza di bruciato. In quella un uomo di mezza eta', dai capelli canuti e con indosso un grembiule sopra una maglia beige e degli orribili pantaloni, fece la sua comparsa da dietro il banco, dicendo:
-Ah,Cien! Ma dove ti eri cacciato?-
-Scusi, signor Lagonda, è che avevo un'ospite in casa-disse, ammiccando ad Hikaru- che è voluta a tutti i costi venire con me. E poi, dov'è il problema? Sono in orario!-
-Ti ho chiamato mezz'ora fa! Datti una mossa,che tra poco dobbiamo aprire e quell'affare si rifiuta di fare il suo dovere!-
-Ok...-replicò Cien dopo un lungo sospiro-vediamo cosa gli prende ora.....-
Si introdusse nel retrobottega passando dietro il banco sulla sinistra, lasciando Hikaru da sola con il suo capo, in un imbarazzante silenzio. Fu proprio l'uomo a prendere parola per alleggerire quell'aria pesante:
-Non ti ho mai vista qui in giro.-
Hikaru si trovò un po' spiazzata dalla domanda improvvisa. Non ci mise molto ad elaborare una risposta plausibile, che in effetti corrispondeva alla verità:
-E' la prima volta che vengo qui...-
-Ma davvero?-rispose il vecchio, con una punta di sarcasmo.-Se sei di Acura è' impossibile!Questa pasticceria è rinomata e...-
Ma lei lo interruppe.
-Infatti, non credo di essere di Acura...-
-Hm?-Replico' lui,incuriosito.
-Vede,ho perso la memoria...stamattina mi sono svegliata a casa di Cien, confusa piu' che mai, e allora mi ha proposto di fare un giro in città per vedere se mi tornava qualche ricordo... ma niente...-
Il vecchio fu sorpreso dalle parole della ragazza, ma un attimo dopo riassunse la sua espressione cinica e affermò:
-Hah!Quel Cien, sempre dietro alle bell...-
Ma in quella il rumore dell'impastatrice che entrava in funzione distrasse i due dalla conversazione. Un attimo dopo Cien entro' nella stanza, con la mano destra completamente ricoperta di un liquido rosso brillante. Sia Hikaru che Lagonda si trassero indietro dalla paura, quando il ragazzo prese un canovaccio appeso al muro, si pulì' la mano,e disse:
-Ma perchè ha l'abitudine di tenere gli sciroppi di frutta vicino a quel coso? Adesso devo andare a cambiarmi.-
I due tirarono un sospiro di sollievo. Cien prosegui':
-Ora funziona. Ma è troppo vecchia, secondo me va cambiata!-
-E' quello che sto facendo, -replicò Lagonda- ne ho ordinata una alla fabbrica proprio ieri... ma la consegnano a fine mese.-
-Uffa.... ancora due settimane di manutenzione gratuita! Ma chiamare un tecnico costa troppo?-
-Sarebbero soldi sprecati.-Rispose Lagonda, con la sua solita punta di cinismo.
-E' vero, è vero...-rispose Cien, non ascoltandolo. Si voltò verso Hikaru, che stava ancora osservando il bancone, e prima che potesse prendere parola fu lei a parlare:
-Ma siete sicuri di essere solo colleghi? Mi sembrate due vecchi amici.-
Lagonda accennò una risata e chiarì.
-Si può dire che siamo amici di vecchia data.-
Cien si limitò ad annuire, per poi rivolgersi di nuovo alla giovane.
-Io ora ho da lavorare...se vuoi puoi rimanere di là in cucina, ci sono dei giornali e...-
-Possiamo farti assaggiare i dolci usciti male.- se ne uscì di nuovo il pasticciere in capo.-Ovviamente non quelli bruciati... capita a tutti che una torta si afflosci mentre la si cuoce, no?-
-Ancora con questa storia?- lo questionò Cien.
-Che vuoi? I cuochi i propri errori possono solo mangiarseli.-
Nel breve battibecco ebbe il tempo di realizzare la proposta di Lagonda. L'idea di mangiare torte e bignè venuti all'esistenza a causa di un errore non le garbava molto.
-No, non fa niente...-rispose, accennando una scusa a metà - tra l'altro, anche io ho da fare! Ci vediamo dopo, Cien!-
Uscì dal negozio sbattendo la porta e facendo suonare i campanelli appesi al soffitto. Cien si ritrovò a parlare all'aria, non convinto da quelle parole:
-Ah...beh,allora ci vediamo dopo.-
In realtà non aveva niente da fare, ma la scusa aveva funzionato - era libera di andare a tornare a guardare l'edificio cristallino dalla vetrata lì vicino. Resasi conto di essere un pò ridicola al fissare l'esterno appiccicata al vetro, si sedette su una panchina di fronte alla finestra e, toccandosi il mento con la mano con fare contemplativo, rivolse completamente il suo sguardo a quell'enorme diamante.
-'Perchè?'- si chiedeva.
Era legato al suo passato... ne era certa. Ma non ricordava ne' come, ne' quando, ne' perche' l'avesse visto.
Il tempo passava e lei non distoglieva lo sguardo da quel vetro,cercando di svelare il mistero che quel palazzo rappresentava per la sua mente. Arrivò al punto di isolarsi quasi del tutto dal mondo esterno, tanta era concentrata: fu riportata alla realtà soltanto da un familiare fornaio che, uscito per la pausa pranzo, se la trovò davanti.
-Hikaru? Ehi? Tutto bene?-
Cien dovette chiamarla piu' volte, e fu costretto ad afferrarla per una spalla e scuoterla per attirare la sua attenzione. La ragazza all'inizio non reagi',ma un attimo dopo cadde dalle nuvole.
-Eh? Oh, Cien?-
-Ma che ti e' preso? Stavi dormendo per caso?-
Lei gli rispose timidamente,ancora attratta dalla visione del Palazzo reale.
-No...e' che....-
Cien guardo' nella sua stessa direzione,e osservo':
-Ah, il Palazzo...-
-Mi ricorda...qualcosa...-rispose lei, chinando il capo.
Il giovane le parve un pò stupito,ma subito l'espressione di sorpresa sul suo volto si trasformò in un sorriso tranquillizzante, mentre le diceva:
-Dici davvero? Allora, stasera potremmo anche andare a vederlo più da vicino, se la cosa ti sta bene.-
Andarlo a vedere da vicino? Hikaru espresse la sua approvazione rispondendo al sorriso,e Cien continuò:
-Adesso: è ora di pranzo, vogliamo andare a mangiare qualcosa?-

Il cosmo.
Un ammasso infinito di stelle, galassie, pianeti, asteroidi...immersi nel vuoto più profondo, un totale caos di materia primigenia, ma, in fondo,in grado di darsi un ordine affinchè non collassi su se stesso, ponendo fine alla sua esistenza....
Il cosmo...l'unica via di fuga per una razza destinata all'estinzione. La luce delle stelle, la sola speranza...
Il cosmo....per un istante, una piccola luce venne confusa per l'esplosione di un corpo celeste. Poi, un'immensa ombra coprì gli asteroidi, rendendoli quasi invisibili. Nello spazio non c'è aria,e quindi non possono diffondersi suoni, ma se qualcuno fosse stato lì, in quell'istante, avrebbe giurato di aver sentito qualcosa di molto grande avvicinarsi a lui e passar oltre, andando per la sua strada, verso il nulla...
-D...siamo vivi?-
L'intero equipaggio della nave spaziale era incredulo. Cos'era successo? L'ultima cosa che ricordavano era l'oscurità, un buio più nero della pece, e poi...una luce. Ci misero qualche secondo a rendersi conto di essere ancora vivi. La sala comandi fu scossa da un sospiro di sollievo generale, qualcuno urlò, ma si ritirò ben presto in un vergognoso silenzio. Una figura diversa dalle altre, un giovane uomo dai lunghi capelli neri il cui volto era segnato da una cicatrice sullo zigomo sinistro avanzò quasi correndo nella sua divisa rossa e si rivolse, ancora incredulo ma mostrando una certa serietà, ad un uomo di mezza età seduto davanti ad un terminale:
-Abbiamo subito danni!?-
-No, capitano Kass....è...è strano....-
-Mi lasci vedere!-
Digitò qualcosa sulla tastiera del computer, ma qualche istante dopo si ritrovò davanti un messaggio di errore scritto in caratteri cubitali, che si diffuse velocemente sui monitor di tutta la sala aumentando il suo imbarazzo. Sbigottito,si ritirò dalla tastiera ed osservò:
-Stupido computer.-
Prima di chiedere a tutti i presenti in sala.
-Qualcuno di voi ha idea di cosa sia accaduto?-
Fu il silenzio, ma una voce femminile si alzò tra l'equipaggio:
-Io credo di saperlo.-
Il capitano si voltò verso la sua interlocutrice: una giovane donna dai corti e mossi capelli biondi e dagli occhi verdi, coperti da un paio di occhiali dalla montatura quasi invisibile. Ghignò,e disse:
-Me l'aspettavo....tu hai sempre una risposta pronta per tutto. Sentiamo la tua teoria.-
-Non è mia....-disse lei voltandosi verso il vetro, ad osservare lo spazio infinito.-E' la teoria dei wormhole.-
-Ah,la conosco!-osservò qualcuno dall'altro lato della sala, ma il silenzio del capitano Kass fece capire alla ragazza che doveva parlare:
-Secondo questa teoria, esistono delle distorsioni nel continuum spazio/temporale che possono provocare anomalie chiamate 'wormholes'. Questi funzionano come canali dimensionale tra due punti nell'universo, permettendo di percorrere, in una frazione di secondo, distanze che impiegherebbero milioni di anni per essere attraversate con i mezzi a nostra disposizione...una teoria affascinante, ma priva di fondamenti scientifici. Tutto sommato, potrebbe essere quello che ci è successo, dato che il mio computer- indicò un terminale li vicino- non riesce ad identificare dove sia...-
-Ah, ho capito!-la interruppe il capitano-In pratica è una scorciatoia!-
la ragazza si ritrovo' un po' basita dal commento improvviso, e,imbarazzata,mormorò un:
-Ehm...esatto...- prima di alzare di nuovo la voce.- Ma non sappiamo se esistono, potrebbe essere semplicemente il sistema di tracciamento che è in avaria...-
-Lasciamo che sia lo staff tecnico ad occuparsene!- si volto' verso l'equipaggio,ordinando:-Voglio uno scan completo della situazione: rendetemi partecipe il prima possibile della situazione del resto dell'equipaggio,dei civili, dei piloti nelle nostre vicinanze e della nostra posizione!-
Ma la ragazza replico',pacatamente:
-Le ho detto che non credo che con i nostri mezzi riusciremo a capire dove ci troviamo.-
-COSA!?- osservò un'altra ragazza, dai corti capelli blu e dagli occhi color oltremare, vestita con una divisa leggermente diversa da quella del resto dell'equipaggio, che fino a quel momento era rimasta a cercare di sbloccare i computer- Abbiamo i soldi e il materiale per costruire una nave spaziale di 5 chilometri e non abbiamo i mezzi per capire dove siamo!?-
-Si calmi, tenente!-la ammonì il capitano. Ma lei non aveva intenzione di smettere:
-Calmarsi? Ci siamo persi nello spazio,e...-
-Calmati.-intervenne la bionda- Ne abbiamo viste di peggio,non ricordi? E comunque, arrabbiarsi e' l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in una situazione del genere.-
La sua amica sbuffò, tornando ad occupare la sua postazione. La scienziata che aveva appena parlato si voltò quindi verso il suo superiore,chiedendo:
-E ora... mi rimetto alla sua decisione, capitano.-
Il capitano, dopo un attimo di esitazione, ordino':
-Manteniamo la rotta corrente. Arriveremo da qualche parte,prima o poi....-

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Capitolo 3
*** With no past, you seal your destiny ***





Nella sua stanza, dimenticata in un angolo di quella enorme nave spaziale, una giovane donna sedeva su di un letto abbracciando un cuscino e fissava, avvolta nell'ombra, il cosmo al di fuori dell'oblò. Lo spazio attorno a lei,.... le era familiare, troppo familiare. Fosse stata come era dodici anni prima: il dubbio l'avrebbe perseguitata, lasciando spazio solo alla speranza che i suoi sospetti fossero fondati. Ma ormai aveva smesso di illudersi, in quanto il duro scontro con la realtà, avvenuto in passato ma sempre vivo nella sua mente, aveva ridotto a miraggi i suoi desideri. Qualcosa, quel giorno, l'aveva cambiata per sempre.
Neanche il suono della porta scorrevole attirò la sua attenzione, assorta com'era nei suoi pensieri e si rese conto di non essere sola soltanto quando il materasso si piegò sotto il peso di una seconda persona. Senza scomporsi, salutò con un:
-Ciao, Umi.-
-Tsk, non riesco mai a coglierti di sorpresa!-replicò questa, stizzita. Si aspettava che l'amica parlasse ancora, ma l'altra taceva. Cercò di attaccar discorso, ma fu più rapida lei.
-Perchè sei qui?- Le chiese, con una voce un pò seccata.
-E' da quando siamo comparsi qui che ti sei chiusa qui dentro, senza dirci niente! Qualcosa non va?-
La giovane abbassò il capo, distogliendo lo sguardo dalla finestrella.
-Tutto questo..non ti sembra familiare?-domandò.
-Uh?-chiese Umi di rimando, non riuscendo a capire. L'amica le indicò con un gesto ciò che stava aldilà del vetro, e la ragazza dagli occhi azzurri si volse immediatamente a guardare attraverso l'oblò, nel tentativo di comprendere le parole che le erano state rivolte, ma ciò non le schiarii le idee.
-Cosa vuoi dirmi?- riprese, un pò confusa.
-Il cosmo che ci circonda....l'abbiamo già visto, no? Ti prego, dimmi di si...-
Per quanto si sforzasse, Umi non riusciva a capire, perciò decise di tenere la bocca chiusa. Il suo mutismo fu interpretato come un diniego.
-Lo sapevo....-rispose la sua compagna, partecipe di quell'inaspettato silenzio, per poi romperlo lei stessa qualche attimo dopo.-Dov'è Fuu?-
-E' con il capitano,-rispose Umi- a controllare i sistemi radio... pare che ci sia qualche problema, e credo che tra qualche minuto dovrò raggiungerli...-
D'un tratto,un *bip* sommesso attirò la loro attenzione - il cercapersone del giovane tenente. Lo estrasse velocemente dalla tasca della cintura, e, osservando il nome 'Fuu-chan' apparire sull'LCD, si rivolse all'amica accanto a sè:
-Come volevasi dimostrare. Scusami, ma ora devo andare. Passo a trovarti più tardi!-
Lasciò la stanza corsa, accompagnata da un sommesso:
-Ci vediamo..-
La ragazza seduta sul letto lasciò andare il cuscino e si stese sulla sua schiena a guardare il soffitto. Perchè era l'unica a ricordare?

-Allora? Ti ricorda qualcosa?-
Hikaru scrutò l'edificio appoggiata alla palizzata in ferro. Il Palazzo reale, così vicino a lei ma così fuori dalla sua portata per via di quella dannata recinzione. Avrebbe voluto entrarvi, vederlo dall'interno, cercare un punto, una stanza, un quadro che sarebbe stata la sua chiave per ritrovare le sue memorie perdute...ma niente. Lì era, e lì rimaneva, bloccata da un elegante muro di pali in ferro battuto. Si staccò dall'inferriata, rispondendo a Cien con un filo di rassegnazione nella sua voce:
-Niente...possiamo anche andarcene...-
Il suo accompagnatore avrebbe voluto dirle qualcosa per consolarla, ma gli bastò un'involontario sguardo ai cremisi occhi della ragazza, pieni di lacrime.
-Ok...se lo dici tu....andiamo.- propose, non troppo convinto.
Cominciò ad allontanarsi, ma non ci mise molto a rendersi conto di essersi lasciato dietro la giovane.
-E ora, che hai?-chiese, sospirando.
Hikaru non lo ascoltava neanche, tornando a fissare la costruzione attraverso l'inferriata. Afferrava quei pali d'acciaio con tutta la sua forza, come desiderando di volerli diveltere a mani nude. La sua testa era appoggiata sulla stessa palizzata, in segno di totale e completa sottomissione al destino.
-Perchè... -si chiedeva, mentre cominciava a cedere al pianto - perche' proprio a me....non capisco....non riesco a capire, a comprendere....stamattina mi sembrava così chiaro che questo posto avesse qualcosa a che fare con me...ma ora che sono qui, che l'ho davanti, non mi dice più niente....-
-Hikaru, io... - ma il vano tentativo di Cien di calmarla fu bloccato fin dall'inizio da lei:
-Non mi chiamare cosi'! Dammi un altro nome, un'altra identità, un'altra vita!-esclamò, voltandosi verso il suo accompagnatore e mostrandogli le lacrime che scendevano copiose dai suoi occhi.-Credo di aver capito, Cien....non ho dimenticato niente, sono io che non voglio ricordare! E se è la mia mente ad impedirmi di recuperare il mio passato, un motivo ci sarà! Ricordi tristi, insopportabili, dolorosi... che senso ha cercare di recuperarli?! Meglio lasciare tutto così com'è....- si mise la mano in tasca, prendendo il guanto che teneva lì da quella mattina, per poi gettarlo in terra con forza -cancellare quel poco che so di me....poco per volta, dimenticherò anche questo, e solo allora potrò ricominciare veramente....-
Tirò un pugno alla palizzata piangendo, e lasciando Cien di stucco.
Quella ragazza gli pareva così allegra quella stessa mattina, così positiva nonostante ciò che le era accaduto...e ora, sfogandosi tutt'all'improvviso, aveva messo in luce una parte di sè che lui avrebbe preferito non vedere.

-Ti e' passato?-
Il solo sentirlo seccato la scioccò. Hikaru chinò la testa, fissando smarrita il bicchiere di succo di fragola, ormai vuoto, che aveva davanti a sè. Alzò di nuovo lo sguardo, cercando di evitare i suoi occhi per non fornire una risposta diretta, certamente non adatta alla situazione. La ressa del bar non l'aiutava di certo a concentrarsi, e tapparsi le orecchie le pareva una mossa un pò stupida. Decise di affrontarlo, e rispose, singhiozzando:
-Si...-
-Bene.-Replicò lui, non abbandonando quel tono di seccatura-Adesso,vuoi spiegarmi il perchè di quella scenata?-
-Non lo so...-rispose lei, mostrando quella confusione che accennava con le parole- D'un tratto, mi sono sentita triste, sfinita, priva di speranza...senza ragione, come se qualcosa mi fosse entrato dentro per indurmi a comportarmi così....mi dispiace,Cien.-
-Hey, non fa niente.-rispose lui, cercando di tranquillizzarla.-Non crederai che io mi arrabbi davvero per una cosa del genere!Dai,-prosegui', alzandosi-adesso pago e and...-
-Il fatto è che...-la ragazza continuò, bloccandolo e costringendolo a sedersi di nuovo - Per un attimo, ho creduto veramente in ciò che dicevo....per un attimo, ho veramente creduto che il mio passato non avesse valore, ho veramente pensato che cercare di ricordare sarebbe stato uno sforzo inutile e doloroso...-
Era un discorso che aveva già sentito, ma la cosa lo stupiva comunque. Dopo un attimo di riflessione trovò quelle che gli sembravano le parole più giuste.
-Sai,- iniziò -una volta, ho letto un libro che, nei primi capitoli, narrava le vicende degli abitanti di un piccolo villaggio alle prese con il progresso, le mirabolanti invenzioni e scoperte di un gruppo di zingari, le avventure amorose dei protagonisti... e uno di questi eventi, mi colpì in particolare. Un giorno, alla porta del padre del protagonista bussò una bambina con una lettera, che la presentava come una lontana nipote che aveva perso entrambi i genitori, e che conteneva la richiesta di ospitarla in casa come parente. In quella, si scopre che questa bambina è affetta da una grave malattia, chiamata "oblio"... non dorme la notte,e lentamente inizia a dimenticare tutto, dal suo nome, alla sua età, ai volti dei suoi genitori.. e il peggio è che e' una malattia infettiva. All'inizio i protagonisti decidono di tenere dei diari, in seguito si mettono dei monili con scritto il proprio nome, affiggono manifesti sulle case per ricordarsi chi è il proprietario, appendono cartelli agli oggetti di uso comune che ne spiegano nome e funzionamento, nel caso si dimentichino di chi sono... poi, un giorno, uno zingaro si presenta a casa loro, con la cura per la malattia... uno dei protagonisti la assume, e vede, vede finalmente quanto sia stato stupido, inutile e dannoso tutto l'operato fatto fino a quel momento....e quindi, lo riconosce...-*
Prese la ragazza per mano,e prosegui':
-Quello che voglio dirti, Hikaru, è che è nel nostro passato, nelle esperienze che abbiamo vissuto, che risiede la nostra forza, il nostro spirito... e il nostro futuro. Non puoi rischiare il tuo destino per un incidente di percorso come questo, Hikaru.... credici, e la tua memoria tornerà, un giorno....- estrasse dalla tasca il guanto che la ragazza credeva di aver lasciato sull'asfalto, per poi metterglielo sul palmo e chiuderle gentilmente la mano.
Concluse con un:
-Non importa quanto siano dolorosi o felici i tuoi ricordi, sono le tue memorie a delineare chi sei e qual'è il tuo ruolo nel mondo. L'importante, e' che tu non ti arrenda. -
La ragazza sembrò sorpresa, ma un attimo dopo quell'espressione stupefatta si tramutò in un sorriso. Cien sorrise a sua volta, per poi dire:
-Ora credo sia il caso di andare a casa...a meno che tu non abbia voglia di farti un giro.-

(*nota*:Il libro che Cien sta citando e' 'Cento anni di solitudine',di Gabriel Garcia Marquez. Come Cien sia arrivato in possesso di un libro così pesante, solo Dio lo sa. E Dio prende 10, mentre io prendo 3.)

In un altro luogo, una giovane i capelli biondi e spettinati e dargli occhi color smeraldo stava girando, indaffarata, per i corridoi del reparto manutenzioni. Il suo sguardo venne però attratto, in quel momento, da ciò che stava facendo il suo bruno collaboratore dall'aria vispa.. Avvicinatasi, gettò uno sguardo sul monitor,e disse:
-Che ti stai guardando stavolta?-
-Gundam Seed Destiny.-
-Ma ti pare!-commentò lei-Stai sempre a guardare serie di guerra, combattimenti nello spazio e simili! Ma di robottoni non ti bastano quelli che abbiamo lì sotto?-
E, dicendo ciò, gli mise una mano sotto il mento e lo forzò a voltarsi, indicando,con la mano libera, una decina di robot dal design squallido, tutti uguali, che si intravedevano attraverso il vetro sulla parete. Il ragazzo li guardò, sbuffò seccato e disse:
-Non reggono il confronto. Hai visto che design, che movimenti, che armamenti? Uno di quegli affari non reggerebbe al confronto neanche con il Gundam originale...in fondo, nessuno ce la fa contro Gundam!-
-Tsk...fossi in te spegnerei il lettore e mi metterei al lavoro, Ryusei- lo ammonì la ragazza, levandogli le mani di dosso e mettendosi a braccia conserte -il capitano sarà qui a momenti, e...non credo che approverà nel vederti così.-
-Uffa Mika...-replicò lui-..ci siamo persi nello spazio, siamo lontani anni luce dal resto della flotta...mi dici a che diavolo serve riparare un'antenna? Non dobbiamo mica comunicare con gli alieni.-
Il ragazzo, se avesse visto la porta aprirsi dietro di lui ed il capitano Domon Kass, la dottoressa Fuu Houhoji e il tenente Umi Ryuzaki entrare, avrebbe certamente tenuto la bocca chiusa, in quanto i tre fecero in tempo ad ascoltare le sue parole. Subito la scienziata esordì:
-L'antenna ci serve per chiarire la nostra situazione nel caso incontrassimo altre navi della flotta...potremmo non essere i soli, ad essere finiti qui.-
Mika scattò in piedi e fece il saluto, mentre Ryusei restò seduto alla sua postazione sudando freddo. Il capitano avanzò, gettò uno sguardo sul monitor,ed osservò:
-Gundam Seed Destiny.-
-E...esatto signore...-rispose l'operatore, imbarazzato. Domon storse il naso, spense il monitor e disse:
-Gundam Seed è meglio.- per poi rivolgersi a Mika, cambiando tono. -A parte i gusti atroci del nostro tecnico qui presente, qual'è la situazione?-
-Ehm, si... -rispose Mika, anche lei visibilmente imbarazzata.-Come ben sapete, siamo stati colpiti sulla prua e sul centrolinea dello scafo da missili a scariche EMP, ed è stato quel danno che ha messo fuori uso il radiotrasmettitore a lungo raggio e il 90% dei sistemi che lo controllano.-
-Vorrei sapere com'è successo..-disse Fuu.-Il sistema di controllo e' stato studiato per ispezionare anche le anomalie minime,e....-
Ma Ryusei dissolse i suoi dubbi, prendendo dal tavolo di fronte a sè una specie di apparecchiatura non più grande di un alimentatore per PC, che emanava un odore acre, e spiegando, mentre gliela porgeva:
-E la prima cosa che se n'è andata e' proprio la periferica che controlla questo blocco. Non ci siamo resi conto in che stato era finchè non abbiamo smontato la centralina, e dopo un'analisi accurata abbiamo constatato che lo scanner l'aveva completamente bypassata, rilevando il sistema come funzionante.... è per questo che vi abbiamo chiamato.-
Fuu prese l'oggetto con troppa forza, in quanto esso si sbriciolò immediatamente tra le sue mani rivelando al suo interno la fonte dell'odore che emanava: ciò che rimaneva della scheda madre dell'apparecchio, dove trovavano luogo ormai i resti di circuiti integrati e microchip, sciolta dal calore. Fuu non riuscì a nascondere lo stupore.
-Ma...ma....si è completamente fuso! Come ha fatto una cosa del genere a sfuggire al controllo!?-
-Un sistema può pure essere perfetto,-osservò Mika - ma se il problema non è a livello hardware, è a livello di OS...-
E,per tutta risposta, la scienziata ed il capitano si volsero verso Umi, guardandola con degli sguardi pieni di interrogativi. La ragazza, ricordandosi di essere, oltre che tenente di bordo, anche responsabile di uno dei vari staff che si erano occupati del sistema operativo di bordo, storse il naso, e si giustificò:
-Ehi! Non è colpa del mio staff! Eravamo un centinaio di gruppi, è chiaro che qualcosa può essere sfuggito!-
Fuu sospirò e scosse la testa, mentre Domon alzò gli occhi al cielo, sconcertato.
-Quanto ci vorrà prima che torni ad operare come prima?- riprese il capitano, dopo un lungo sospiro. Mika ci pensò su qualche secondo, prima di esprimersi a riguardo:
-Il danno è grave a livello di apparecchiatura, e l'antenna è stata colpita direttamente da uno dei missili...possiamo riparare i sistemi di ricezione, ma il danno al trasmettitore e' irreparabile nelle condizioni in cui ci troviamo. L'unica soluzione sarebbe tornare alla base o trovare un posto dove effettuare le riparazioni...-
Il silenzio cadde nella stanza, rendendo i secondi lunghi ed interminabili. Fuu trovò il coraggio di parlare per prima:
-Umi,capitano... credo che rimarrò qui ad aiutare Ryusei e Mika...-
-D'accordo-commentò Domon.-Tenente Ryuzaki, mi rendo conto che non siete direttamente coinvolta nello sviluppo dell'OS, ma comprendo che vi sentiate in parte responsabile. Prendetevi il resto della giornata come riposo.-
-Sissignore.-rispose lei, facendo il saluto. Il capitano abbandonò la stanza, lasciando il tenente da sola con i tre.
Cadde di nuovo aria pesante: Umi si sentiva terribilmente imbarazzata, in quanto credeva che fosse, anche se indirettamente, colpa sua se il sistema si era bruciato - i danni sarebbero stati circoscritti a una piccola zona dell'apparecchiatura se il sistema, rilevando l'anomalia, si fosse bloccato. Non riusciva a capacitarsi, però, del fatto che il sistema operativo avesse un bug del genere... sistema operativo che su altre navi di classe Teti aveva funzionato alla perfezione e che era stato controllato da staff esperti. No, doveva essere stato un hacker. Ma a bordo della Teti?
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Fuu:
-Umi? Perche' non torni un pò da lei? Sono certa che ha bisogno di compagnia...-

"Ognuno è egoista, diversamente da quello che pensiamo...crediamo di essere fedeli, ma non lo siamo...Perchè sono qui? Tell Me Why!"
Nella penombra della sua stanza, Cien era disteso sul letto, mani su un walkman, orecchie alla musica. Mentre ascoltava una canzone che ormai conosceva a memoria, ripensava ancora agli avvenimenti di quella serata, ed in particolare sullo strano comportamento di Hikaru. Quella ragazza, la prima volta che avevano parlato di un argomento che non riguardasse il suo passato, le era sembrata tanto semplice, ma il modo in cui si era comportata quella sera l'aveva insospettito non poco. All'inizio gli era sembrata cosi' decisa ad uscire, a rimanere in città ancora un pò, ma dopo un improvviso sbalzo di umore aveva cambiato idea, optando per un veloce ritorno a casa. La stessa scena si era ripresentata più di una volta, spingendo Cien a credere di avere a che fare con una lunatica...o che ci fosse sotto qualcosa.
-(Vedo troppi complotti...)-pensò,mentre si girava su un fianco -(Riesco a capirla....ha perso la memoria, è normale che si comporti in modo strano... molto probabilmente è come dice lei, la sua mente cerca di ricordare qualcosa che lei non vuole, ed è per questo che si comporta così...ma lo merita? Oggi le ho detto che la forza delle persone risiede nel proprio passato... ma io, ci credo?)-
Osservò il dorso della sua mano destra, rischiarato dalla luna, come in cerca di un qualcosa, ma lì, su quella mano, non vide assolutamente niente di che. Si mise a sedere, ancora concentrato nei suoi pensieri.
-(Il mio passato non mi ha mai portato nulla di buono... per me è solo una debolezza, un qualcosa da dimenticare come un ombrello vecchio....certo che è curioso: io, che sto cercando di dimenticare le mie esperienze, voglio aiutare una ragazza che neanche conosco a ritrovare le sue....buffo. Forse è perchè era un pò come ero io...)-
Un ronzio sommesso indicò la fine del nastro. La cassetta cominciò a riavvolgersi, ma Cien decise che ne aveva abbastanza per quella serata, e si tolse gli auricolari, osservando:
-Anticaglia.-
Non ebbe nemmeno il tempo di spegnere il walkman che la sua attenzione si focalizzò immediatamente su qualcos'altro: una serie di gemiti e parole sconnesse proveniva dalla camera di Hikaru.
-...S...Ste...no....Umi....Fuu....vi...vi prego....no....-
Più incuriosito che preoccupato, si alzò dal suo letto ed entrò in camera della ragazza. La vide lì, sotto la luce della luna, madida di sudore e con una smorfia di sofferenza dipinta sul volto, come se in quel momento le fosse appena stato inferto dolore.Si avvicinò con cautela, ma balzò indietro dalla sorpresa quando la ragazza, ormai priva del controllo di sè, scattò a sedere urlando.
-NO!!!!!!!-
-Ah!?-
Il grido si spense subito, e la ragazza si guardò intorno, sbigottita e con il fiato pesante. Fu in quella che lo vide.
-Cien! Ma che...-
-Scusami, ti ho sentito delirare dalla mia camera e sono venuto a vedere come stavi...-
Sedette al suo fianco, e le pose una domanda ovvia:
-Incubo?-
La ragazza rispose con un cenno del capo, e istintivamente cominciò a spiegare:
-Rivedo il volto di quell'uomo...ma e' diverso da come lo ricordo...è insanguinato, coperto di tagli... io mi giro per non vederlo, e vedo due ragazze, stese a terra, morenti...le...le chiamo., ma dalla mia bocca non esce alcun suono...crollo in ginocchio...piango...poi mi volto di nuovo verso quell'uomo, lo guardo in faccia...e mi rendo conto di stare vivendo un frammento del mio passato, e che non posso cambiare niente. Allora ho raccolto tutte le mie forze, per urlare...-
-E ci sei riuscita, complimenti!- commentò Cien, facendo involontariamente del sarcasmo- Adesso stanotte gli incubi li farò io, dopo averti sentito urlare...-
Si rese conto troppo tardi che poteva averla offesa, ma la ragazza non mutò espressione. Il giovane quindi le mise le mani sulle spalle, la aiutò delicatamente a distendersi e le disse:
-Non ci pensare. Il passato si chiama così perche' non può tornare, Hikaru. Non devi aver paura che si ripresenti per farti soffrire.-
Le rimboccò le coperte e fece per uscire dalla stanza, ma in quella la ragazza si alzò di nuovo a sedere e disse:
-Ho sete....-
-Ricevuto.-rispose lui, ghignando.-Vado a prenderti un bicchiere d'acqua.-
Hikaru rimase in quella stanza da sola per qualche minuto, nel silenzio più assoluto, prima che Cien rifacesse la sua comparsa dalla porta con in mano un bicchiere ed una bottiglia d'acqua. Immediatamente gliene versò un bicchiere e glielo porse, ma lei preferì puntare alla bottiglia, scolandosela tutta d'un fiato
-Grazie...-disse lei, mentre porgeva il recipiente al giovane un pò sconcertato. Ancora assetata, prese il bicchiere e ricominciò a bere, ma qualche secondo dopo Cien chiese:
-Umi e Fuu?-
Facendola sussultare,e rischiando di farla strozzare. Lui si rese conto immediatamente della gaffe, e, a forza di pacche sulle spalle, riportò la situazione alla normalità. Un attimo dopo, comunque, la ragazza gli chiese, un pò stupita.
-Co...cosa hai detto?-
-E' quello che stavi pronunciando mentre dormivi. Sono dei nomi non è vero?-
-I...io...-
-Ti dicono n...-
Ma Cien si accorse, quasi immediatamente, che la ragazza era caduta priva di coscienza sul letto.
-Hikaru!?-
La prese e la scosse per le spalle, non ottenendo nessun risultato. Lei si svegliò da sola dopo qualche secondo, e lui trasse un sospiro di sollievo.
-Dio mio.... mi hai fatto prendere un colpo!-
Ma la ragazza non rispondeva. Sul suo viso, una smorfia di stupore - era evidente, era riuscita a trarre qualcosa dalla nebbia che avvolgeva il suo passato.
-Hikaru?- il tono di Cien si fece di nuovo preoccupato, e sempre più desideroso di una spiegazione. La ragazza trasse un profondo sospiro, e disse:
-Qu...quei nomi....-
-Stai ricordando qualcosa?!- chiese, di nuovo, Cien. Hikaru annui' col capo, cercò di abbozzar parola, ma la voce le moriva in gola. Cien, resosi conto della situazione, la aiutò di nuovo a distendersi, e le disse:
-Forse...forse e' il caso che tu dorma...mi sembri sfinita...-
-Lo...sono...Cien, io conosco quei nomi... ma non so a chi appartengano.- rispose lei, prima di crollare addormentata tra le sue mani, vinta dalla stanchezza. Il giovane la osservò chiudere gli occhi per finalmente rilassarsi, quindi trasse un sospiro e sorrise a quel volto da bambina. Lentamente la lasciò da sola sul letto e le rimboccò con cura le coperte, le scostò i capelli dalla fronte con delicatezza, poi si alzò e abbandonò la camera in totale silenzio. Un silenzio che venne rotto qualche istante dopo, quando, guardandosi le mani, vide una fioca fonte luminosa provenire dal dorso della sua mano destra.
-Lo sapevo...- si disse, a bassa voce.-La sua non e' una normale amnesia....-
Un attimo dopo, sulla sua mano si stagliò un marchio, che egli trovò tragicamente familiare: la testa di un leone, completamente nera, su un cerchio di colore rosso. Subito nascose la mano dietro la schiena, come intimorito da quella vista, e avanzò nella sua stanza.
-(Io....non credo più nel passato, Hikaru.... mi dispiace, ma tutte le cose che ti ho detto sono solo bugie.... io dal mio passato non traggo forza, ma solo paura...e voglia di ricominciare...un altro nome, un'altra identità, un'altra vita....)-

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Capitolo 4
*** When your soul meets a split way ***





-Niente da fare. E' inutile sforzarsi più di così, non siamo in grado di ripararlo al 100%.-
Al sentire quelle parole, Mika scattò in piedi dalla sua postazione, e si rivolse immediatamente alla dottoressa:
-Quindi...lasciamo perdere?-
Ma Ryusei anticipò Fuu:
-Perchè non proviamo a cambiare i sistemi di trasmissione con quelli di un Dragoon? E' una radio abbastanza potente, e...-
-Il sistema operativo non è in grado di gestire una radio di dimensioni così ridotte.- puntualizzò la dottoressa, mentre continuava a lavorare al computer.-Se vuoi prendertela con qualcuno, puoi arrabbiarti con il fatto che la classe Teti è relativamente vecchia.-
Con un gesto sicuro premette un'ultima volta il tasto di invio, e sul monitor apparve la scritta "RECEIVER: ONLINE".
-Almeno questo è il caso di tenerlo acceso. - osservò -Possiamo sempre comunicare con i razzi di segnalazione....- e poi rivolta direttamente ai ragazzi:
-Siete congedati. Finisco io di sistemare qui.-
-Sissignore.-rispose Mika, uscendo dalla stanza. Ryusei, invece, non mosse un passo rimanendo dietro le spalle di Fuu.
-Hai qualcosa da dirmi?-chiese lei, in tono pacato.
Il giovane rispose, senza esitare:
-Abbiamo qualcosa da fare, no?-
-Uh!?-Rispose lei, confusa. Il ragazzo non era stato chiaro, ma un istante dopo il suo intuito le suggerì la risposta. Dolcemente, accennò un sorriso, dicendo.-...allora, in fondo,importa ancora a qualcuno. -
-Puoi scommetterci, Fuu!-Esclamò lui, passando da un tono semi-formale ad uno molto più amichevole.-Ho speso mesi a progettare quell'affare in modo che fosse proprio come volevi, e ormai ci stiamo lavorando da anni....mollare tutto adesso sarebbe la più grande stupidaggine che io possa fare!-
La giovane donna era piacevolmente sorpresa dalle parole del ragazzo, ma non potè rivolgersi a lui se non in altro modo:
-Mi dispiace, Ryusei... lo sai meglio di me: il progetto è stato interrotto...evidentemente, una cosa del genere non interessava al governo.-
-Era il tuo sogno, Fuu...qui sulla Teti abbiamo tutti i mezzi necessari se non per terminarlo, almeno per attivarlo!-
Ma la ragazza lo disilluse con un:
-E' ancora il mio sogno....e sembra proprio che sia destinato a rimanere tale. Senza più fondi, non possiamo terminare il prototipo. -
-Non c'è più un governo....-replicò lui, stizzito dalla risposta della donna.-Adesso, esiste soltanto la Teti... non siamo più legati a nessuno!-
Fuu cercò di non ascoltarlo, sedendosi davanti a un altro dei terminali e cominciando a digitare qualcosa sulla tastiera. Ryusei si alterava sempre di più, ma trattenne la rabbia per sè: voltate le spalle alla donna, pronunciò un:
-Non puoi volere che altre persone facciano la fine della persona che portava quel nome....-
Per poi abbandonarla, sola nella stanza. La donna cercò di concentrarsi, ma la comparsa sul monitor di un messaggio di errore le fece perdere attenzione, e con essa perse anche la calma. Si sfogò su una matita che aveva tra le mani, spezzandola a metà con un gesto deciso e violento, per poi abbassare il capo verso le sue ginocchia, le mani nei capelli, i gomiti sulla scrivania. Chiuse gli occhi, per riaprirli in un altro mondo.

Non era su un'astronave perduta nello spazio, non era una geniale ventiseienne laureata in ingegneria dopo appena due anni di corso con il massimo dei voti ad una scuola per geni e specializzata in robotica.
Era una semplice studentessa di diciannove anni, che come ogni giorno tornava a casa dall'università, nonostante quella giornata sarebbe stata, per lei, un pò diversa: appena scesa dalla metropolitana, avrebbe raggiunto la stazione e da lì sarebbero andati, tutti insieme, a Yokohama. Già - la città che conosceva presto sarebbe stata passato per lei, ma in fondo era solo un arrivederci, in quanto avrebbe continuato comunque a frequentare l'università di Tokyo, nella facoltà di medicina.
Quotidianamente, su quel treno, sperava che qualcosa cambiasse, che le porte di un altro mondo, mai dimenticato, si aprissero a lei... ogni giorno, quando passava sotto la Torre di Tokyo, sperava di vedere ancora quella luce...
Sospirò. Doveva dimenticare certe fantasie, ormai la strada per Sephiro era chiusa, e doveva vivere la sua vita. Eppure, non riusciva a dimenticare quel principe di un altro mondo che prima dell'ultima missione le aveva dato l'addio nel modo più antico del mondo. Il ricordo di quella notte sarebbe per sempre rimasto con lei...
D'un tratto, il treno impazzì, deragliando e schiantandosi su un fianco, un istante dopo un convoglio proveniente dalla direzione opposta lo travolse.
Ci mise qualche secondo a realizzare di essere ancora viva. La paura fu la sua forza, e si fece strada tra le lamiere a mani nude, emergendo dal fianco della metropolitana squarciata proprio davanti alla stazione. Con il cuore in gola, fece la sua uscita dal sottopassaggio, tornando a respirare l'aria esterna. Ma quel giorno, c'era qualcosa di strano nell'aria...un odore di sangue fresco, di piombo, di morte.
-Cosa diavolo....-
Mormorò, non realizzando cosa stesse accadendo, ma la situazione le fu chiara quando un enorme oggetto metallico atterrò a pochi metri da lei, alzando un polverone e uno spostamento d'aria tale da farla finire di nuovo per terra. Alzò lo sguardo - era qualcosa che aveva visto soltanto sui libri, a scuola.. un qualcosa di tecnologicamente avanzato, una cosa che l'uomo aveva inventato da poco pur essendo già così esperto nel realizzarla...davanti a lei, un robot dalla livrea bianca, alto una ventina di metri, aveva appena effettuato un atterraggio di fortuna. Fu lì che si rese conto che Tokyo, la sua città, era in stato di guerra. Si voltò verso l'orizzonte, osservando rapita la battaglia che si svolgeva sopra la sua testa: decine di mech bianchi, del modello Dragoon in dotazione alle forze di polizia, si stavano esibendo nel vano tentativo di difendere la città da una squadra di robot neri di modello sconosciuto. E lo vide - disteso a terra, giaceva un Agriv dell'esercito, riconoscibile dalla livrea bianca e dalle vistose ali sulle spalle, in perfetto stato.
Di solito era una persona calma, attenta, riflessiva.... ma quella volta lasciò che fosse l'istinto a guidarla in cerca di protezione, e salì sul robot, sbloccando l'abitacolo e gettando uno sguardo dentro. Vuoto - evidentemente, il convoglio che lo trasportava era stato costretto a liberarsene. Si sedette al posto di guida, indossò il casco e, ricordando i cenni sul pilotaggio che avevano spiegato a lezione, lo fece alzare in piedi. Non ci mise molto ad abituarsi ai comandi, e quando si sentì pronta, si voltò in direzione della stazione.
-"Mamma...papà...resistete, sto arrivando..."-
Pensò, mentre il robot si alzava in volo.
Una volta sul posto uno scenario di desolazione si presentò davanti ai suoi occhi. Fiamme e metallo, circondati da una cornice di cadaveri irriconoscibili e carne maciullata, erano tutto ciò che rimaneva di quel luogo che avrebbe segnato l'inizio di una nuova vita. La vista la scioccò, privandola di ogni speranza. Non trovava neanche la forza di piangere, tanta era la rabbia che le scorreva nelle vene. D'un tratto,eccoli lì: due robot neri arrivarono da dietro le sue spalle, decisi a metterla a tacere. Non ebbero neanche il tempo di mirare - Fuu fece subito sfoggio della sua mira infallibile, buttandoli giù a colpi di mitragliatrice senza sprecare munizioni.
Trasse profondi respiri, guardandosi intorno, e vi trovò qualcosa in grado di riaccendere in lei la voglia di vivere.
Erano lì. Vivi! Sua sorella, i suoi genitori, insieme ad altri superstiti, intrappolati su un passaggio sopraelevato circondato dal fuoco.
Non era abbastanza capace nel pilotare in volo, e perciò decise di fare avanzare l'Agriv in mezzo alle fiamme nel tentativo di raggiungerli, ma un istante dopo una spia si accese sul quadro comandi. Si voltò immediatamente a controllare.
-D...dannazione!-Imprecò, notando che la spia segnalava il surriscaldamento dei sistemi.
Evidentemente quell'Agriv era difettoso, per questo era stato abbandonato sul campo di battaglia come un cucciolo smarrito. Cosa doveva fare? Aveva pochi secondi per pensarci. Avanzare sarebbe stato certamente sinonimo di una brutta fine per lei - l'Agriv già non era ideato per operare a quella temperatura, ed il difetto rendeva le cose sempre più difficili. Ma non poteva neanche tornare indietro - le persone che amava erano lì davanti a lei, e più il tempo passava più si avvicinava la loro ora. Non poteva lasciarle lì: cercò di attivare i propulsori, ma questi, risentendo dell'alta temperatura, non fecero la minima mossa. Cercò di avanzare a terra, ma più si avvicinava al ponte, più il suo robot si avvicinava all'avaria totale. Soltanto vedere un surriscaldamento all'80% fece entrare in azione la sua mente calcolatrice: non era ancora a metà strada, ed il robot sarebbe probabilmente esploso prima di raggiungerli, provocando quindi il crollo del ponte ed una fine orrenda per tutti quanti. Le sue lacrime evaporavano quasi immediatamente per l'assurdo calore presente nell'abitacolo, mentre prendeva la tragica decisione di tornare indietro. Riuscì ad uscire dalle fiamme proprio nel medesimo istante del crollo del passaggio.
-Mi dispiace....mi dispiace....MI DISPIACE!- ripeteva, mentre le urla dei superstiti si andavano spegnendo.
Allontanati dalle fiamme, i sistemi dell'Agriv si raffreddarono velocemente, rilasciando vapore da tutte le parti. Fuu voltò il suo mech per dare un ultimo sguardo a coloro che non era riuscita a salvare, e per sussurrar loro un 'addiò che nessuno riuscì a sentire.
D'un tratto, il radar rilevò delle presenze dietro di lei. Tre, quattro, cinque mech di colore nero stavano planando dal cielo, con un rumore roboante. Fuu si voltò, pronta a tutto: estrasse dalla coscia del robot un secondo fucile e li guardò tutti uno dopo l'altro tramite l'occhio mobile del robot. Senza che se ne accorgesse, una strana luminescenza rossa stava silenziosamente avvolgendo l'abitacolo - le sue mani stringevano le cloches con rabbia, i suoi occhi riflettevano l'ira che era in lei. Colpa loro...era tutta colpa loro! In preda alla collera, attivò i propulsori alla massima potenza, esclamando:
-Vi ammazzo...Vi ammazzo! Andate all'inferno... TUTTI QUANTI!-

Non si rese conto del tempo che passava. Soltanto una decina di minuti dopo uscì dal trance, sussurrando:
-Mamma...papà...Kuu-
Le parole di Ryusei, oltre al riportarle alla mente quei momenti, le avevano fatto tornare in mente il perchè dell'esistenza di quel progetto che portava il nome della persona che non era riuscita a salvare: sua sorella. Il Kuu, un robot ideato per l'esclusivo scopo di operare in condizioni limite, proprio come quella che, quel giorno, le impedì di salvare le persone che amava.... si alzò di scatto, uscì fuori dalla stanza a passo spedito e, appena fuori, imboccò immediatamente per l'hangar, approfittando dell'assenza di gravità nel settore riparazioni per darsi una spinta con le braccia. Ryusei, pur essendo fermo a mezz'aria occupato a rimodernare un Agriv MkII, non potè evitare di notarla dall'alto della sua posizione, e commentò mentalmente:
-(La nostra amazzone si è messa in marcia....mi dispiace solo di aver toccato quel tasto.)-
Ma un attimo dopo se la trovò davanti:
-Ryusei, chiama Mika e dille di venire all'hangar 18. Abbiamo qualcosa da fare, no?-

Non molto distante da lì, seppure in una stanza completamente separata, la ragazza in questione, sotto la doccia, venne sorpresa dall'improvviso squillo del suo cercapersone.
-E ti pareva...-imprecò, uscendo dal bagno e cercando l'attrezzo, dandolo per disperso in mezzo alla sua uniforme di tecnico di bordo. Recuperato l'apparecchio, diede uno sguardo al display,leggendò "Gundam freak".
-Ma porc...se è perchè rivuole indietro quei DVD, lo uccido!-
Indossò velocemente i primi vestiti che le capitarono in mano, una canottiera bianca, dei jeans con dei vistosi strappi alle ginocchia e un paio di scarpe da ginnastica, per poi lanciarsi fuori dalla camera, direttamente nel corridoio, e quindi nell'hangar, dove l'assenza di gravità la sorprese. Pochi metri più avanti, Ryusei e Fuu la stavano aspettando impazienti. Passò qualche secondo, e chiese:
-Beh!? Che vi guardate voi due!?-
-La tua tenuta non mi pare consona ad un ambiente militare,- spiegò ridacchiando Fuu -ma in fondo hai fatto bene a metterti qualcosa di comodo, ci sarà un pò da faticare.-
Pochi minuti dopo, all'interno dell'hangar 18, la dottoressa Hououji aveva trovato sistemazione ai piedi di un enorme corpo robotico di colore arancione, alto circa 16 metri, al quale mancava la testa e buona parte dell'armatura delle braccia. La giovane donna lo fissò, sospirò, e vi appoggiò la mano su una delle gambe, dicendogli, certa di non ottenere risposta:
-E' un pò che non ci vediamo, noi due...chissà, forse presto potrai volare....-
Quanto tempo ci aveva passato sopra? La sua mente era troppo rapita per pensare ad una cosa del genere, ma ricordava ancora il momento in cui Ryusei le mostrò il progetto ormai terminato. Tre anni prima, subito dopo la sua promozione da semplice tecnico a dottoressa a capo di un intero team, grazie al suo progetto di rimodernamento di un vecchio modello. Il Dragoon mkII, robot polifunzionale sviluppato durante i tristi giorni della guerra, progettato esclusivamente da lei, neolaureata con una laurea lampo in robotica....questo bastò a farle guadagnare fiducia presso le alte sfere, ma fu soltanto dopo altri due anni che le tornò in mente l'idea di un robot sviluppato esclusivamente per salvare vite umane... ancora ringraziava il suo amico, per averle dato una mano nel progettare il sistema di pilotaggio, vero punto di forza di quel mech, e nei materiali isolanti che rendevano il robot adatto a qualsiasi circostanza: scariche elettriche, alte temperature, pressione incredibile... il tutto veniva sopportato dalla lega, economica quanto efficace, che rivestiva il corpo del robot. Il nome l'aveva scelto lei, come memento della sorella scomparsa, convinta che lo spirito di lei l'avrebbe aiutata dall'aldilà.
Un rumore improvviso attirò la sua attenzione. Si voltò di scatto, quasi sorpresa, ma già si aspettava quello che vide. Sbuffò, al sentire l'imprecazione di Ryusei:
-Cazzo,che mani di pastafrolla che mi ritrovo!-
-Se te lo dici da solo...- sospirò Mika.- Riprendila in mano e al mio tre spostala, ok?-
Fuu scosse la testa, alla vista dei due ragazzi che spostavano dalla parete una testa di robot alta più o meno tre metri, avvolta in una specie di elmetto arancione e con una corazza facciale color argento.
-E dire che l'assenza di gravità dovrebbe rendere questi lavori piu' facili.-commentò, ma Mika replicò immediatamente:
-Io sono un semplice tecnico, e se mi metti in gruppo con un incapace come lui...-
-E va bene...Mika, agganciala ai cavi, la tiriamo su. Ryusei, hai preso quelle schede che ti ho chiesto?-
-Certo.-rispose il tecnico, arrivando da lei con un balzo e porgendole la borsa che teneva a tracolla.-Speriamo solo che il capitano non se ne accorga.-
-Dubito che lo farà-commentò Fuu, con velato umorismo, mentre afferrava con decisione la borsa e spiccava un salto verso il collo privo di testa del corpo meccanico - Con tutte le riparazioni che ci sono in atto, chi vuoi che si accorga che manca un pò di materiale?-
Quando ormai la dottoressa fu fuori portata, Mika sussurrò a Ryusei:
-Glielo dico io che hai sgraffignato il tutto dallo Shukumei del capitano?-
-Zittaaaaa.....-rispose lui, stringendo i denti. Mika ghignò, e rispose:
-Per quanto ne so, possiamo pure dirglielo! Anzi, facciamolo: se viene a sapere cosa ci hai fatto con quei pezzi, te lo regala, quell'affare!-
Ryusei sospirò e scosse la testa.
-Mi sembra una carognata approfittare dei sentimenti di Domon in questo modo.-
Per poi sentire la voce di Fuu dall'alto:
-Siete pronti? Tiriamolo su!-


-Prova ad accenderlo.-
-Niente...è tutto bloccato qui sotto!-
Mika era incuriosita dal modo in cui Fuu e Ryusei le avevano parlato della cabina di pilotaggio. Aveva intuito che c'era qualcosa dì diversò, ma sapeva che, finchè non fossero riusciti ad attivare il Kuu, i suoi dubbi non si sarebbero dissolti. Diede un ultimo sguardo alla strumentazione attraverso la faccia del robot, sprovvista della corazza, e chiese al suo superiore:
-Dottoressa? Sbaglio, o manca il sensore del Nekketsu System?-
Fuu venne spiazzata dalla domanda, e qualche istante dopo si sentì la voce di Ryusei provenire dall'abitacolo:
-....eppure io gliel'avevo portata, eh....-
Mika guardò nella borsa, trovando, in effetti, una piccola scatola nera, molto simile a un hard disk, sopra la quale si trovavano diverse prese e spinotti. La applicò senza problemi in mezzo al doppio visore del robot, per poi voltarsi verso la dottoressa con un sorriso di soddisfazione sul volto. Fuu le parve un pò scioccata, probabilmente più per il fatto che si era dimenticata di montare una componente così importante che per altro, ma un attimo dopo tornò ad esprimersi come al solito:
-A volte mi chiedo dove ho la testa....Ryusei? Prova di nuovo!-
Il tentativo andò a buon fine: i visori dell'Kuu si accesero di una luce azzurro-verde, mentre dall'abitacolo cominciava a fuoriuscire una leggera luminescenza.
-...vedo solo l'HUD....nient'altro!-commentò Ryusei dall'interno, per poi spegnere tutto sotto ordine di Fuu.
-Logico, devo ancora applicare le schede di memoria visiva.-disse la dottoressa-Rimettiamoci al lavoro. Torna fuori, intanto.-
Il ragazzo uscì dall'abitacolo direttamente dal petto del robot, reggendosi al portello spalancato, per poi spostarsi sulle spalle di questo ad aiutare Fuu nel suo operato. Il suo sguardo fu direttamente attratto dal Nekketsu System.
-Sa, dottoressa...-cercò di intavolare una discussione.-Mi sono sempre chiesto quale sia il ruolo di quell'affare, nel funzionamento di un mech..-
-Ma che domande fai!?-chiese Mika, sbuffando.-Lo sanno tutti che senza il N.S., un robot non è in grado di attivarsi!-
Ma la sua risposta venne ritenuta imprecisa dalle parole di Fuu:
-Non è esatto.-
-Uh? Ma...-
-Puntualizziamo.-rispose lei, distogliendo lo sguardo dai circuiti per rivolgerlo ai tecnici. -Non del tutto. Non avete mai pilotato un robot in battaglia voi due,no?-
-Beh...no.- rispose Mika dopo un attimo di riflessione.
Stava mentendo ovviamente, ma non che la cosa importasse a qualcuno.
-Lo sospettavo.-replicò di nuovo Fuu, tornando ad occuparsi dell'assemblaggio.-Il Nekketsu System funge da tramite tra il pilota e il robot. Tutti i cambiamenti effettuati a sistema di pilotaggio, armamenti e altro, non hanno influito sul legame tra uomo e macchina che viene creato da quest'apparecchiatura... nonostante ormai siano anni che ne studiamo il funzionamento, abbiamo capito ben poco... questo sensore tiene in qualche modo sotto controllo i battiti cardiaci, il ritmo respiratorio e il flusso d'adrenalina del pilota,e se questi sono alterati, per esempio in caso di collera o svenimento, allora può succedere...'qualcosa'.....-
Un attimo dopo, seppure la sua attenzione fosse focalizzata sulle modifiche all'Kuu, una parte della sua mente si era persa nei ricordi.

Non poteva perdere la calma: in tutte le esperienze che aveva vissuto, si era rivelata sua alleata fondamentale. Ma, quella volta, era impossibile mantenerla: persone innocenti, quel giorno, avevano perso la vita senza una causa, e, tra di loro, c'erano le persone che amava.... il suo pensiero andò subito a due altre persone, anche loro a Tokyo, e fu subito avvolta dalla preoccupazione.
Pagò il suo momento di distrazione con una fucilata sul petto del suo Agriv. L'abitacolo resistette, ma il robot venne sbalzato a terra. Azionò velocemente i propulsori, evitando di finire al suolo. Non poteva sentire il dolore del colpo, certo, ma riusciva a percepire, in qualche modo, la malvagità con la quale era stato lanciato.... attorno a lei, rosso, e fu lì che si accorse che qualcosa non quadrava: il tempo di risposta del mech ai suoi comandi era più che immediato, come se questo anticipasse le sue intenzioni, e l'indicatore di surriscaldamento, nonostante il generatore stesse sprigionando piena potenza, era bloccato... e lei si sentiva sempre più accaldata, violenta, bestiale.
Fu un povero robot a subirne le conseguenze: la ragazza fu veloce e precisa come un'aquila che si getta sulla preda, staccando di netto la testa al nemico senza usare armi, ma non aveva finito con lui.... trafisse il petto dell'avversario con le mani, per poi strapparlo in due tra una cascata di scintille e lamiere. I suoi avversari non sembravano assolutamente intimoriti da questo comportamento, e aprirono immediatamente il fuoco. Fuu non si fece cogliere impreparata, e, strappando dai resti del robot nemico il fucile, spedì al creatore i suoi aggressori con una letale precisione.
Credeva fosse finita, ma alzò gli occhi al cielo, notando dieci, cento robot come quelli che aveva distrutto. La sua rabbia si fece ancora più ardente, mentre impugnava il fucile strettamente nelle sue mani. All'improvviso, si rese conto di non vedere più niente.... tutto era completamente, irreversibilmente rosso. Un urlo disumano scosse nell'aria...

Qualche ora dopo, i soccorsi recuperarono un Agriv semidistrutto, al cui interno prendeva posto una giovane civile, dai capelli biondi e dagli occhi verdi, ancora in lacrime. Attorno a lei, un numero imprecisato di giganti meccanici di cupo colore giacevano a terra completamente a pezzi, come dilaniati senza pietà da una forza sconosciuta. E, nonostante fossero passati 12 anni, gli uomini che sopravvissero a quel giorno ancora si chiedevano come una ragazzina innocente come quella avesse potuto fare una cosa del genere...

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Capitolo 5
*** Is she actually a....? ***





Hikaru si alzò piena di energie, pronta a lanciarsi di nuovo alla ricerca della sua memoria. Saltò giù dal letto, indossò gli abiti che Cien le aveva lasciato la sera prima (una corta maglietta nera con bordi rossi, calzoni neri e stivaletti di pelle. Tutta roba della sorella). Si avvicinò alla finestra, la spalancò, e per un attimo la bufera entrò nella sua stanza, rischiando di spazzarla via. Richiuse in fretta gettando uno sguardo attraverso il vetro, fissando terrorizzata la tempesta di pioggia e fulmini che si stava scatenando sopra Acura.
-Se il buon giorno si vede da mattimo...- commentò, allontanandosi dalla finestra con fare sconsolato. Si guardò attorno cercando qualcosa da fare e il suo sguardo fu attratto di nuovo da quel guanto, ora appoggiato sul comodino: cosa significava per lei? Era un legame con il suo passato, no? Incuriosita, decise di indossarlo. Appena la stoffa aderì alla pelle, sentì una presenza attraversarla, scuoterla, partire dal suo io interiore fino a raggiungere la mano sinistra...una presenza antica quanto il mondo intero, ma che a lei sembrava così familiare, anzi, fraterna....la sua mano iniziò a tremare, e da lì uscì, con forza impetuosa, una sfera di fuoco che si abbattè sulla finestra, sciogliendo il vetro e perdendosi sotto la pioggia. La ragazza, già scioccata, impiegò qualche secondo a realizzare, ma non ebbe tempo di ritentare: Cien, arrivando da dietro, le sfilò il guanto dicendo:
-Ma sei impazzita!? Dammi quest'affare!-
-I...Io....- balbettò Hikaru, mortificata.- Mi disp..dispiace per il vetr...-
-Ma che vetro e vetro!- replicò l'altro.-L'uso della magia è proibito, potresti passare dei guai se qualcuno ti vedesse!-
-M...magia?-
Il giovane stava per rispondere, ma la ragazza mormorò un:
-Mi...mi ricorda....-
Ebbe un mancamento, le ginocchia cedettero e scivolò sul pavimento, in preda a spasmi simili a convulsioni.
Dolore... era troppo: non riusciva neanche a respirare, o meglio, respirava così velocemente da impedire lo scambio di gas.
Ansimò una, due, tre volte...
Le mancava l'aria nei polmoni.
Cien, che aveva tentato di sorreggerla, la guardò dritta in quegli occhi assenti e spalancati. Non appena pose la mano sul suo petto solo per sentirle il cuore battere a mille, il simbolo sul dorso di questa si illuminò a tal punto da tornare ad essere visibile.
-(Avevo ragione... un'amnesia normale non può causare una cosa del genere...è stato imposto un sigillo sulla sua memoria, e la sta uccidendo! Devo fare qualcosa...devo fare qualcosa!!)-
Si stese al suo fianco, cercando di immobilizzarle le spalle e il collo per evitare che se li rompesse, ma quando si accorse che la ragazza aveva smesso di respirare decise per un bocca a bocca.
-(Ma guarda che mi tocca fare....)- pensò.

Nero....buio, oscurità e lei lì, sperduta in quel nulla, i suoi occhi alla ricerca di qualcosa che non poteva vedere, le sue braccia intorpidite, come se il corpo la stesse abbandonando... trovò la forza di reagire: abbassò lo sguardo, e finalmente si vide - un'armatura di colore rosso, guanti e stivali bianchi, un mantello del colore del fuoco che le cadeva pesante dai due lucenti coprispalla che stava indossando...quegli abiti le erano così familiari, eppure non riusciva a capire da dove venissero, nè perchè li avesse addosso.... sperava in una risposta, ma la voce che attrasse la sua attenzione non fece altro che porle nuove domande:
- Benvenuta, Magic Knight -.
Una voce potente, altisonante.... l'aveva già sentita? Il suo cervello le impediva di ricordare, ma un sentimento caldo quanto violento la avvolse: la conosceva!
-Tu....tu sai chi sono?- chiese senza nascondere la sua voglia di sapere.
-Naturalmente - fu la risposta - Siamo uniti da molto tempo, da molto più tempo di quanto tu possa immaginare.-
In Hikaru si riaccese la speranza.
Finalmente! Qualcuno avrebbe potuto dissolvere la nebbia del suo passato!
Aveva mille domande da porre eppure, per qualche strana ragione, le sue labbra ne formularono ben poche:
-...Perchè....perchè mi hai chiamato Magic Knight? Cos'è un Magic Knight? E io....io chi so..-
-A breve saprai tutto, cavaliere - la interruppero - Non posso essere io a dirlo, devi essere tu a ricordarlo.-
-Ah....- mormorò lei, sentendosi stranamente soddisfatta da quelle parole.
Ma non poteva comunque trattenere la curiosità:
-Almeno...puoi dirmi cos'è la magia?-
-La forza vitale che permette ad ogni essere di muoversi.-rispose la voce, sicura delle sue parole.-Ma nel nostro caso è molto di più, è ciò che rende il nostro legame possibile, cavaliere. Il legame tra me, Rayearth, e tu, Hikaru Shidou.-
-Ra...Rayearth?!-
Ma la voce tacque, lasciandola sola. Fu assalita dal panico, chiuse gli occhi, ed un attimo dopo, riaprendoli, vide davanti a sè la luce del giorno. Tossiva, muoveva il suo corpo in maniera scoordinata, ma aveva una certezza: era tornata.

Come fu di nuovo partecipe della realtà circostante, si rese conto di essere seduta per terra, tra le braccia del giovane ospite.
-Cien...- mormorò, appoggiandosi al suo petto come per trovare appiglio. Il ragazzo scostò la sua mano nervosamente, ma dovette sottostare comunque allo sguardo pieno di interrogativi della giovane, più confusa che mai. Con delicatezza l'aiutò a sedersi sul letto e disse:
-Dobbiamo farti vedere da un mio amico..questa amnesia mi sa di...-
Ma trattenne le sue parole quando la vide piangere.
-Hikaru?-
-Qualsiasi....qualsiasi cosa sia la magia....- sussurrò tra un singhiozzio e l'altro - io ne sono dentro fino al collo....-
-Eh?-
-Cien...- chiese lei, fissandolo negli occhi e facendo mostra delle sue lacrime.-Chi è Rayearth?-
-Rayearth è...è....-
Il giovane realizzò solo dopo qualche istante e la guardò con occhi sbarrati:
-Dove hai sentito quel nome?- le chiese, con fare un pò violento.
Hikaru sospirò, dicendo:
-Lui... lui mi ha parlato.... mi ha detto cos'è la magia... mi ha chiamata Magic Knight, e...-
Cien sembrava già nervoso di per sè, ma al sentire le parole "Magic Knight" si ritirò, sconvolto, e balbettò:
-M...M...Magic Knight!?-
-Che cos'è?!- indagò Hikaru.
Tremava sempre di più, sentiva i suoi nervi saltare, il sangue pulsarle nelle tempie... quel termine le diceva qualcosa. Ma cosa? Si sfogò su Cien, urlandogli addosso:
-Non lo so, non posso saperlo, Cien! Dimmelo tu, ti prego!!! E Rayearth... chi è?!!-
-Stai....stai calma!- rispose lui tutto d'un fiato, afferrandola per le spalle. - Perdere la pazienza non servirà a niente!-
La ragazza capì e lo fissò con uno sguardo pieno di interrogativi, accentuato dalle lacrime che versava. Il ragazzo sospirò e si sedette vicino a lei, dicendo:
-Ti dirò quello che so. Ma non prendertela con me se non ti basta, d'accordo?-
L'altra annuì.
Cien sospirò ed iniziò:
-Rayearth... e i Magic Knights... ormai sono in pochi a credere nella loro esistenza. Quando la magia non era stata ancora proibita, esistevano tre spiriti guerrieri, chiamati mashins, o geni guerrieri... cioè, erano molto più di tre, anzi, si dice che una persona con abbastanza forza magica potesse crearne uno.. ma questi tre erano diversi dagli altri. Vedi, un mashin da solo non è in grado di fare niente, per questo ha bisogno di una persona che lo controlli, e questi tre erano destinati ad essere esclusivamente controllati dai tre Magic Knights, persone evocate da un altro mondo dalla Colonna Portante, una persona la cui forza di volontà era talmente forte da permettere al nostro pianeta di vivere e di rimanere integro. Dopo l'ultima apparizione dei Magic Knights, con il passare del tempo, altre civiltà provenienti da pianeti circostanti si trasferirono qui, nacquero delle incomprensioni e...beh, il resto della storia la sai.-
La ragazza sembrava ancora più confusa di prima. Guardò il suo guanto con disperazione, sperando in un altro ricordo, ma....niente. Si portò le mani al volto, asciugandosi le lacrime, e chiese:
-Cien...come si chiama questo mondo?-
-Ormai non ha un nome, lo chiamano tutti "Il Pianeta". Ma una volta, quando tutto ciò che ti ho raccontato accadeva, si chiamava Sephiro....- Rispose il giovane, dopo un attimo di esitazione.
-Sephiro....-
Al sentire quel nome pensò di cadere un'altra volta a terra in preda alle convulsioni, ma i ricordi le tornarono in mente dolcemente e senza fastidio - una terra incontaminata... rumore di acqua che scorreva, cime alte migliaia di metri in lontananza, un'aria pura, ben lontana da quella di Acura...
Un tocco gelido la distolse dai suoi pensieri e si rese conto che si trattava delle dita di Cien appoggiate sulla sua fronte.
-Hai la febbre...-
La ragazza non rispose, forse per la concentrazione, forse per la stanchezza che l'aveva aggredita tutta d'un tratto. Il giovane la aiutò a togliersi le scarpe e a rimettersi a letto, poi disse:
-Forse è il caso che rimanga con te... vado ad avvertire il signor Lagonda. Torno subito!-
Scendendo le scale, gli venne un dubbio. Guardò il dorso della sua mano destra - era completamente pulito. Nessun segno del marchio del leone, neanche l'alone rosso che si lasciava dietro per ore dopo aver toccato qualcosa con un forte potere magico...
Fu scioccato. Quello era sempre stato il suo modo di rilevare la magia, un marchio inflittogli da suo padre, del quale non sapeva il significato... un marchio che simboleggiava la sua prigionia dalla quale non poteva evadere....
-(Non è possibile...)-pensò.-(Ieri...ieri sera...quella ragazza era sotto effetto di una maledizione....come può essersi dissolta tutta di un tratto? A meno che non sia stato Rayearth a...)-
Ebbe come un guizzo. Si voltò in direzione della camera di Hikaru, e mormorò:
-Che sia davvero un Magic Knight...?-

-Davvero?-
-Si.-Rispose Fuu alla sua amica, con un sorriso di soddisfazione sul volto.-Ci serve solo l'autorizzazione dell'ingegnere capo per il collaudo esterno.-
-Mi fa piacere -affermò Umi, rispondendo al sorriso.-Purtroppo ci vorrà un pò prima che lui ti risponda...insomma, lo sai...-
-Lo so che è ancora sotto osservazione, Umi - sbuffò Fuu - Ma non importa. In fondo, non ha mai negato a nessuno questo genere di cose...e poi è ancora lui che comanda la comunità scientifica a bordo della nave.-
-Dovresti preoccuparti di altro -La rimproverò Umi, in modo amichevole -In questa situazione, una macchina per l'utilizzo civile è un pò, come dire....-
-Inutile?-
Umi abbassò il capo.
-Non è quello che volevo dire...-
-Lo so benissimo che volevi dirlo, ma ognuno è libero di avere le sue opinioni.- Rispose Fuu, ancora con il sorriso sul volto.- Ma ora che Kuu è praticamente finito, posso anche preoccuparmi di altre cose, no? E poi, non ho da preoccuparmi se ci sono dei problemi con il mech...in fondo, c'è sempre Ryusei ad occuparsene.-
-Ahia.- Replicò Umi, mostrando disappunto -Io a Ryusei non metterei in mano neanche una penna biro.-
-Stai scherzando, spero!- accennò una risata.- è uno dei tecnici più geniali che io abbia mai conosciuto! Ha disegnato gli interni del robot pezzo per pezzo in meno di due mesi, quando i designer dello Shukumei, per fare un esempio, ci hanno messo anni. E poi, anche la lega isolante è opera sua...-
La ragazza dai capelli blu inarcò un sopracciglio e osservò:
-Questo non posso criticarlo, l'esperta nel campo sei tu......- per poi mormorare, a bassa voce -...però almeno del design potevi occupartene tu, quell'affare a me sembra un Gundam...-
-Come?-
-N-niente!-
Le due si fermarono davanti ad una porta scorrevole. Umi fissò il pannello d'apertura con timore, e disse:
-E se è di malumore?-
-Di quello ti preoccupi? -Chiese la sua bionda amica, per poi puntualizzar -Io mi sto chiedendo se ha disattivato il generatore di gravità come l'altra volta. Ti ricordi?-
-E chi se lo scorda? Appena sono entrata sono caduta sul soffitto.- Rispose lei, ridendo.
La tensione era passata. Umi pigiò con decisione un pulsante sul pannello e la porta si aprì silenziosamente. Le due ragazze entrarono con massima discrezione e la trovarono lì nell'ombra, seduta sul letto a guardare l'oblò, abbracciando ancora il cuscino . Si voltò lentamente e le salutò:
-Oh, ciao ragazze.-
-Come ti senti oggi?- chiese Fuu, rispondendo al saluto con la mano. Lei si alzò dal letto, si stiracchiò e disse, sospirando:
-Come ieri. Inquieta.-
-Immagino sia per il solito motivo...- commentò Umi, sedendosi sulla sedia che si trovava al suo fianco, davanti alla scrivania. La ragazza nell'ombra le rispose immediatamente:
-Esatto....una sensazione di déjà-vu martellante. E come se non bastasse, stanotte ho avuto un attacco di panico...-
-Come?- chiese Fuu.-Spiegati meglio.-
La ragazza si gettò sul letto, riprendendo a parlare:
-Tremavo, avevo delle visioni....ma tu dovresti saperle queste cose, no?-
-Potrebbe essere un effetto collaterale del Berserker, lo usi in una battaglia si e nell'altra pure!- Affermò Umi scherzando, ma Fuu la prese sul serio e rispose:
-E' escluso, neanche un uso prolungato del Berserker System provoca disturbi del genere.- poi, rivolgendosi all'altra amica - Quando sei stata prigioniera dei terroristi sei stata sotto esperimenti? Non vorrei che sia...-
-Non è per quello!- Terminò la ragazza, un pò seccata.- Io questa sensazione la conosco. E' come se, dopo tanto tempo, fossi tornata a casa.-
Si voltò a guardarle, e vide i loro sguardi perdersi nel vuoto - di certo non avevano capito le sue parole. Al contrario, lei comprese che forse era meglio cambiare discorso...

Mika era lì, nascosta nel buio dell'hangar 18, illuminata soltanto dalla fioca luce del computer portatile che rimaneva sospeso a pochi centimetri da lei.
-Ecco......- mormorò, mentre con pochi e sapienti tocchi alla tastiera apriva un programma di trasferimento dati. Estrasse dal taschino dei jeans un cavo, collegandolo prima al computer e poi al Kuu, e, premendo il tasto di invio, si ritrovò il monitor letteralmente sommerso da valanghe di dati: materiali usati, dimensioni e peso del robot, sistema di pilotaggio...
Il suo sguardo fu attratto proprio da questo. Posizionò il cursore del touchpad sull'icona corrispondente e con un doppio clic ebbe una rappresentazione in 3-D della cabina di pilotaggio. Ai suoi occhi esperti fu completamente chiaro il funzionamento di quel sistema, e, specialmente, le sue potenzialità... capì immediatamente che, oltre al sistema di pilotaggio base, ce n'era un altro di tipo sperimentale, che costituiva il cuore del progetto Kuu.
-Non è la prima volta che ti vedo, ma non mi è mai capitato di avvicinarmi così tanto a te....- commentò mormorando, con due occhi come quelli di un bambino che ha appena ricevuto un giocattolo nuovo. Esplorò i file relativi con interesse, quasi ammaliata da quella visione, e continuò - Questo è meglio salvarlo, potrebbe tornarmi utile per il mio progetto.-
Diede il comando con un rapido movimento sul touchpad, e l'operazione venne completata appena in tempo: meno di dieci secondi dopo, la saracinesca dell'hangar cominciò ad alzarsi con un clangore infernale. Staccò con violenza la spina dal robot, gettò il portatile nella sua borsa e fece finta di darsi da fare.
-Mika!?-
La voce di Ryusei non le giunse inaspettata, e rispose immediatamente:
-Si?-
-Ma guarda che colpi mi fai prendere!- Esclamò il ragazzo, spiccando un balzo e aggrappandosi alla testa del Kuu, ritrovandosi davanti all'amica.-Per un attimo ho pensato che qualcuno...-
-Qualcuno cosa?- domandò lei, rimontando la corazza facciale del robot sul fianco sinistro.-Questo baraccone non ha niente di particolarmente interessante, è un robot come tutti gli altri.. a chi potrebbe interessare?-
Ryusei la guardò dubbioso, ma quell'espressione svanì velocemente dal suo volto e lui affermò, sospirando:
-Non è un robot come tutti gli altri, Mika... è il mio robot. Io e Fuu abbiamo speso anni per costruirlo.-
-Secondo me sei solo un pò stanco. Dopo tutta la battaglia ed i casini di ieri, è comprensibile.-
-Già...- disse, mettendosi a sedere a mezz'aria. La ragazza armeggiò ancora un pò con la corazza, e chiese:
-Sei libero stasera, no?-
-Ho già un programma, degli amici vengono da me e ci finiamo di guardare "The 08th MS Team"....vuoi venire?-
-Tsk, sempre a guardare cartoni, eh? Veramente pensavo di andare a prendermi un caffè con qualcuno alla mensa, ma visto che gli è spuntato un impegno...-

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Capitolo 6
*** Sweet memories, sad memories ***





Respirava a fatica in preda alla febbre e a domande, confusa come non mai. Dopo quella visione, tutto le sembrava molto più familiare del solito: l'aria, le nuvole, gli alberi... ansimava, in preda a brevi flash di memoria. Lentamente tutti i ricordi riemergevano nella sua piccola testa, attanagliata da un'emicrania che riusciva a malapena a sopportare. D'un tratto, una sensazione di fresco umido le avvolse la fronte. Volse lo sguardo verso il fianco e vide Cien intento a sistemarle un asciugamano bagnato. Un momento dopo, quest'ultimo scivolò sul cuscino. Lesto, l'improvvisato infermiere lo afferrò rimettendoglielo sotto la rossa frangia.
-Stai ferma o ti cade- disse.
Hikaru annuì e di nuovo il panno si spostò.
Cien ridacchiò, risistemandolo.
-D'accordo... ma non posso stare tutto il giorno a rimettertelo a posto!- la rimproverò dolcemente.
Si alzò e abbandonò la stanza:
-Vado a prenderti un'aspirina- avvertì.
La ragazza rimase sola nella stanza, mentre le sue memorie si facevano strada nella mente. Rivide tutto: Umi, Fuu, Lantis, Ferio, Clef. Ricordò finalmente cos'era Sephiro, e il loro legame. Non riusciva a crederci: la sua seconda casa, il suo eden era finito in quel modo! Devastato dalla guerra, diviso in fazioni, sopraffatto dalla tecnologia... i suoi ricordi si amalgamavano lentamente a quelli più recenti, e d'un tratto tutto quadrò. Le popolazioni intolleranti tra di loro che diedero inizio alla guerra, trasferitesi su Sephiro... potevano essere quelle di Autozam, Fahren e Chizeta? Cosa le aveva spinte a ritrovarsi tutte nello stesso posto? La domanda le morì nella mente, quando il viaggio nella sua memoria raggiunse una tappa estremamente dolorosa. Spalancò gli occhi, in preda al terrore, rivivendo quegli attimi terribili.
Come loro avevano voltato lo sguardo da Sephiro per un singolo attimo, erano successi dei fatti spaventosi.... non capì molto, a dire la verità: tutto ciò che sapeva era che un uomo di nome Steinmetz aveva scatenato il terrore sul pianeta, assorbendo i poteri dei tre mashins e diventando così...simile ad un dio.
I Magic Knights decisero di salvare il loro paradiso anche a costo della vita, e quel giorno vi andarono tremendamente vicino.
Era lì, davanti a loro, occhi brucianti, lunghi capelli biondo platino, vestito completamente di bianco. Neanche il tempo di presentarsi, neanche una smorfia di stizza o di orgoglio, neanche una parola.... Umi si ritrovò a terra ancor prima di rendersi conto di cosa l'aveva colpita, trafitta da una lama al cuore, dopo un volo di diversi metri che la fece sbattere violentemente contro la parete dietro le sue spalle. Solo allora il loro avversario si produsse in un ghigno di superbia, dicendo:
-Congratulazioni, Magic Knights, avete trovato Steinmetz-.
Prese di sorpresa Fuu disarmandola e colpendola sulla spalla sinistra, quasi a tagliarla in due, per poi spingerla con un calcio vicino alla sua amica dagli occhi azzurri.
Hikaru,dopo tanto tempo, stava ricordando cos'era la paura.... fu immediatamente privata della propria arma e lanciata tra le compagne. Chiamò il nome di Umi, cercando di incitarla a muoversi, ma non ricevette risposta. Le afferrò la mano per smuoverla, ma questa ricadde a peso morto, e così anche quella di Fuu. Le tornò alla mente quello che aveva visto prima. Una lama nel cuore, un taglio profondo...Cercò di pensare ad altro, ma dovette cedere alla realtà: la loro battaglia era terminata ancora prima di iniziare.
Erano morte.
Rimase per qualche istante a guardarle, tremando. Cosa poteva fare? La triste signora aveva deciso di reclamare le loro anime quel giorno, in quelle circostanze, e lei....non aveva potuto farci niente! Chiuse gli occhi, in preda allo sconforto, e capì che anche la sua ora era arrivata.
Il rumore del metallo che sfregolava sul terreno la riportò alla realtà - aprendo gli occhi, davanti a sè trovò la sua spada, impugnata da Steinmetz come se niente fosse. Un attimo dopo, la voce profonda dell'uomo:
-Hikaru Shidou. Sono anni che viaggio per questo universo alla tua ricerca. Prendila e alzati. -
La ragazza rimase immobile sul terreno, fissando l'elsa dell'arma, indecisa come non mai, mentre l'avversario si avvicinava. I secondi passarono lunghi, mentre lei si alzava e impugnava la propria lama, incrociando lo sguardo dell' avversario con occhi pieni di lacrime.
Il duello fu lento e solenne: i colpi venivano vibrati con sempre più rabbia da entrambe le parti, e parati con altrettanta furia. Le scintille delle lame che stridevano tra loro risplendevano nella semioscurità della sala dove si stava decidendo il destino del mondo fra combattenti con una motivazione e un impeto sempre maggiori. Ma Hikaru non impiegò molto a capirlo: Steinmetz aveva ucciso facilmente le sue compagne..che speranze aveva lei? La sua voglia di combattere calava, man mano sostituita dal desiderio di morte che aveva già abbracciato gli altri due cavalieri.
Si allontanò dal suo avversario e abbassò la guardia, fissandolo con uno sguardo spento, arrendendosi così al suo destino. Steinmetz sembrò irritato da ciò - con veloci passi si avvicinò, la afferrò per i capelli e le disse, con un tono freddo:
-Non così....sarebbe troppo comodo.-
-Ti..ti prego!-esclamò lei, chiudendo gli occhi per non affrontare il suo sguardo -Finiscimi! Non posso più sopportarlo!-
L'uomo la fissò con una smorfia di rabbia e la lanciò di nuovo tra Umi e Fuu, urlandole dietro:
-E' questo quello che avrebbero voluto anche loro, non è vero!? La pace eterna, quella che desideri...un guerriero non dovrebbe arrendersi se i suoi compagni cadono in battaglia. Finchè hanno qualcosa da proteggere, rimarranno sempre in piedi a combattere. E' la vita.-
-Non è la vita....è la morte.-
-La morte...ciò che tu non avrai.-
Lo sentì pronunciare qualcosa in una lingua arcana che non riuscì a tradurre, ma non impiegò molto a capire cos'era, quando vide con orrore il suo braccio sinistro lentamente tramutarsi in pietra. Fissò i suoi occhi, pieni di superiorità, e sussurrò:
-Umi...Fuu.....-
-Lasciale stare.-Le rispose freddamente il nemico, avvicinandosi a lei lentamente.-Non possono sentirti, e non ti sentiranno mai più. Sarà questo il tuo destino, rimanere una statua di pietra per l'eternità, non ricongiungerti mai più a loro. La tua anima non volerà via, rimarrà intrappolata in eterno in ciò che rimarrà del tuo corpo.-
Pronunciò le ultime parole proprio vicino ai suoi occhi, mostrandole il suo terrificante volto pieno di tagli sanguinanti...e la gelò con il suo ghigno.
-E' questa - proseguì- La punizione per chi si arrende.-
Si voltò verso i corpi delle sue amiche, mentre le membra del suo corpo si facevano sempre più dure. Sentiva ancora le loro voci nella sua testa... i progetti che avevano, la vita che si prospettavano, tutto andato perduto in quegli attimi...poi pensò di nuovo: cosa sarebbe rimasto di Sephiro, dopo la sua sconfitta?
La mano destra, ancora libera dalla maledizione, le si mosse da sola, vibrando un affondo improvviso che trafisse Steinmetz all'altezza del cuore. L'uomo la fissò esterrefatto, e non pronunciò neanche una parola, mentre la morte l'avvolgeva: solo un ghigno satanico. Hikaru fissò i suoi occhi, ormai vuoti, con rabbia. Avrebbe voluto infierire sul corpo, trafiggerlo ancora dieci, cento, mille volte, ma non poteva - il suo braccio andava facendosi sempre più rigido. Lasciò andare la spada, facendo cadere a terra il corpo di Steinmetz, ormai cadavere. Dal petto di questo si librarono in aria tre fuochi fatui... lei sentì tre presenze amiche, Rayearth, Windam, Selece... e capì che la sua missione aveva avuto successo, Sephiro era di nuovo salvo. Vide le tre luci alzarsi in aria e perdersi nel cielo, e sorrise, esprimendo il suo ultimo desiderio - tornare a casa, in compagnia delle sue amiche, tornare alla tanto meritata vita normale, senza più magie, nemici, o altro.....fu questa la sua ultima richiesta, prima di tramutarsi totalmente in una statua di pietra.
Dopo ciò, i suoi ricordi si fecero confusi - la sua mente fu avvolta da due voci distinte, a tratti riconoscibili, ma che non facevano altro che accavallarsi l'un l'altra. :
-...aru, no....so! N...ciarti!-
.....
-..........ru... lei non si....ottato.......alla fine.... ed è .....llo...... Da....non sono più niente.-
-No...no....NO!-

Aprì gli occhi d'un tratto, scattando a sedere. Si tolse l'asciugamano dalla fronte, e si rese conto: la febbre, il malessere che aveva fino a qualche istante prima...era tutto svanito! Si alzò in piedi e si guardò allo specchio incredula. Aveva una risposta alle sue domande, adesso.... ma una domanda ancora perseguitava la sua mente:
-Come...come....come ho fatto a sopravvivere?-
-Sopravvivere a che?-
Si voltò sorpresa: Cien era lì, con in mano un vassoio con sopra qualcosa da mangiare, un'aspirina e un bicchiere d'acqua. La ragazza non trovava le parole - a lui invece bastò guardare il letto per dire:
-...E io che pensavo che fossi solo un pò volubile...adesso scopro che pure la tua salute è lunatica. Come ti senti?-
La giovane pensò con attenzione alle sue parole, e pronunciò:
-....sto...sto bene! Dannazione, sto bene eccome!- mentre tornava a guardarsi allo specchio, incredula.
Il ragazzo posò il vassoio sul comodino, e rimase qualche secondo in silenzio ad osservarla. Stava per dire qualcosa, ma fu interrotto:
-Sono...sono guarita! - esclamò Hikaru rivolgendogli uno sguardo allegro, sorprendendolo.
-Guarita? Vuoi dire che...ricordi tutto!?-
-A perfezione!- Rispose lei, con un sorriso disarmante, pur provando un certo stupore.-Chi sono, da dove vengo, e....-Ci pensò su un attimo -...e cosa ci faccio qui.-
L'ultima frase fu pronunciata con un tono di malinconia che rovinò l'atmosfera. Rimasero un attimo in silenzio, e fu Cien il primo a parlare:
-E' magnifico.-
-Già.-
-Suppongo- continuò il ragazzo, sospirando - che ora tu voglia tornare a casa....-
-Casa....io....-
Ripensò alla sua Tokyo, alla sua vita, alle sue amiche... che non esistevano più. Sospirò:
-....Non ho una casa. O meglio, non posso più tornarci.- e poi, mormorando.-(Non dopo tutti questi anni....)-
Cien notò lo sguardo di Hikaru oscurarsi improvvisamente, e si rimproverò:
-Non avrei dovuto chiedertelo, scusami.-
-Oh, no...non è colpa tua.- lo riprese lei sorridendo, scrollandosi la tristezza di dosso. Si sedette sul letto e pose lo sguardo sul vassoio, prendendovi una brioche e cominciando a mangiare con appetito. Cien sospirò per darsi coraggio, e pose un'altra domanda:
-Quindi...sei un Magic Knight?-
-Esatto.- rispose lei, con una sicurezza disarmante.-Non è un buon incarico....ma qualcuno dovrà pur farlo.-
-Quindi...- disse lui, sedendosi al suo fianco.-Provieni dalla Terra.-
Non ebbe la reazione che si aspettava, in quanto la ragazza gli rispose con la massima naturalezza:
-Come lo sai?-
-Lo sanno tutti.- Replicò lui.-Voi Magic Knights siete una vera e propria leggenda.-
La ragazza inghiottì il boccone, e chiese, mentre addentava un'altra brioche:
-Davvero?-
Ma Cien non rispose, gettandosi sul letto mormorando:
-Avrei dovuto immaginarlo...-
Nella camera cadde il silenzio, appena interrotto dal rumoroso masticare dell'affamata ospite. Fu proprio lei, qualche attimo dopo, a chiedere al suo amico, ancora con la bocca piena:
-Senti... potresti...-
-Vuoi che ti ospiti, finchè non trovi un modo per tornare a casa?-
La ragazza gli sorrise, mettendo in mostra le briciole incastrate fra i denti: aveva centrato in pieno il problema. Cien continuò, ironico:
-Ma non ho intenzione di tenere in casa un mangiapane a tradimento, no, no! Devi trovarti qualcosa da fare!-
-Beh, potrei.... pulirti la casa, o...-
Ma Cien aveva altre intenzioni, e le rivolse una frase che le lasciava intuire:
-Il signor Lagonda sta cercando un altro commesso per la pasticceria.-
Al sentir ciò la ragazza rimase un attimo basita, solo per chiedere sorridendo:
-Dici che mi prenderà?-
-Ne sono certo. Sai cucinare?-
-No.-
-Benissimo.-

-Cien! Alla fine sei....-
Lagonda volse lo sguardo dietro le spalle del ragazzo, e intravide Hikaru:
-Oh, l'hai portata... ma non stava male?-
-Era un falso allarme. E poi, quando le ho detto che stava cercando un altro commesso-disse - mi ha chiesto se potete assumerla. Che ne dite?-
Lagonda fu sorpreso da quelle parole, e accennò un:
-Ma io non....-
Bastò uno sguardo di Cien a convincerlo. Sospirò, e disse, ponendo un grembiule da lavoro alla ragazza:
-D'accordo. Tieni, mettiti questo e stai dietro il banco. Cien, spiegagli come funziona la cassa e vieni dietro, devo dirti un paio di cose.-
L'uomo si recò nel retrobottega lasciandoli soli. Cien sospirò, pensando:
-(Conosco quello sguardo...)-
Mentre Hikaru, dal suo canto, si allacciava il grembiule e prendeva posto dietro al bancone. Un attimo dopo, il suo amico le venne vicino, le appuntò su un foglietto qualche dritta sul funzionamento del registratore di cassa, le mostrò il minuscolo manuale d'istruzioni, si assicurò di spiegarle di non prendere la merce con le mani e raggiunse Lagonda nel retrobottega. Chiuse la porta dietro le sue spalle, e immediatamente gli venne rivolta parola:
-Perchè le hai detto una cosa del genere? Io non stavo cercando una commessa!-
-Ha recuperato la memoria.- rispose Cien, con una voce che sembrava più acuta e spenta del solito.
-E allora?-
Il ragazzo lo guardò con due occhi confusi, e affermò:
-E' un Magic Knight.-
L'uomo rimase sorpreso da quelle parole. Aveva voglia di strillargli addosso, ma la presenza della ragazza dall'altra parte del muro lo trattenne e affermò:
-Tra tutte le scuse che potevi tirare fuori, questa è la più....-
-Stamattina.-Lo interruppe Cien.-L'ho vista usare magia...quando le ho parlato dei Magic Knights, l'ho vista avere un fremito, come se ricordasse qualcosa...e c'è di più! Ieri sera ho rilevato una forza magica in lei, e...-
-E?-
-Era vittima di una maledizione. Non sono riuscito a capire quale fosse, ma una cosa è certa: stamattina, non era più sotto il suo effetto, come se una forza magica l'avesse sciolta come neve al sole...poi, quando è stata lei a dirmelo, ne ho avuto la conferma.-
-E la prima cosa che hai fatto è stata portarla qui, non è vero, Nuvira?-
Si sentì come afflitto dal sentire quel nome. Chinò la testa e disse:
-Non chiamarmi in quel modo. O devo ricominciare a chiamarti Heuliez?-
L'uomo sospirò, passò qualche secondo in silenzio e disse:
-Riesco a capire cosa avevi intenzione di fare.- proseguì l'uomo.-Potrebbe proteggerci nel caso Corvair ci trovasse di nuovo. Ma non era questo il modo, avremmo dovuto parlarne, e....-
-Renderla partecipe?-
Lagonda sospirò.
-Sarebbe stata una buona idea. Se le spiegassimo la nostra situazione sono certo che ci proteggerebbe. Quella ragazza mi ispira fiducia.-
-Non solo a te, è stato per questo che le ho creduto. Ma se le dicessimo tutto, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili....potrebbe pensare che abbiamo intenzione di usarla.-
Lagonda rimase in silenzio per qualche attimo, poi si pronunciò:
-Fai come ritieni sia giusto. Posso solo sperare che non ne esca fuori qualche guaio....-
-Non preoccuparti. Farò in modo che non scopra niente, se non saremo noi a dirglielo.- rispose infine Cien, accennando un ghigno ed uscendo dalla stanza.

Mentre i due dialogavano, Hikaru era rimasta dietro al banco a rileggersi gli appunti di Cien. Decise di fare una prova ad aprire la cassa, ma alla pressione del tasto non provocò alcuna reazione da parte della macchina. Un pò stizzita, pigiò qualche tasto a caso e, non ottenuta risposta, consultò il manuale d'istruzioni.
-"La macchina non risponde ai comandi." "1- Verificare che la spina sia collegata ad una presa di corrente." Ma per chi mi prendono, per una....-
E, voltatasi alla sua sinistra, notò il cavo del registratore che cadeva pesante ai fianchi dell'oggetto, e, seguendolo con gli occhi si rese conto che la spina, uno strano modello con quattro buchi, era effettivamente staccata dalla presa. Gettò al registratore uno sguardo omicida, e si chinò per sistemare il tutto.
Sentì la porta del negozio aprirsi, e una persona avvicinarsi al bancone.
-Un attimo...- disse, mentre spingeva a fatica la spina dentro la presa. Seccata, la attaccò alla corrente in modo violento, per poi alzarsi e rivolgersi al suo cliente:
-Si?-
Si trovò davanti un ragazzo dagli occhi dorati, che la fissò per qualche secondo.
Un attimo dopo, lo riconobbe:
-Ferio!-
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, ed un attimo dopo indietreggiò dallo stupore.
-Hi....Hikaru...sei...sei tu!?-
I due rimasero a guardarsi in silenzio per qualche istante. Non era esattamente come se lo ricordava: era cresciuto, certo...sembrava stesse per raggungere la trentina d'anni, ma i suoi occhi erano rimasti inconfondibili, erano gli occhi di una persona della quale si fidava, gli occhi di un amico che non vedeva da molto, molto tempo...troppo tempo....
-Aspetta.- ordinò, scuotendo la testaì .-Posso capire che il tempo su Sephiro scorra in modo differente, ma come fai ad essere ancora vivo dopo più di cento anni?-
Ferio non rispondeva, fissandola stupito. Era Hikaru!? Ma lui stesso sapeva cosa era successo a lei, ad Umi, alla sua Fuu, quel giorno, così tanti anni prima... la sua mente era sul punto di esplodere, ma riuscì a trovare la forza di risponderle:
-è...è una cosa normale...non ricordi?-
-Oh, è vero.-osservò Hikaru.-La forza del desiderio. Dopo tutto questo tempo, la mia memoria, sai...-
Lo vide tremendamente scosso, abbandonò la sua postazione e lo prese per mano, cercando di tranquillizzarlo:
-Sono io, non sono un fantasma! Dai, Ferio, calmati! Una volta non avresti fatto così, o sbaglio?-
Ferio sentì una sensazione di calore avvolgergli il braccio, e fu lì che ne ebbe la conferma: era lei. Sospirò, cercando di calmarsi, e osservò l'ironicità della situazione:
-Ero entrato per comprare un vassoio di paste, e ci ho trovato la sorpresa dentro....ma come hai fatto? Pensavo che fossi...-
-E' una lunga storia- lo interruppe la ragazza, riprendendo posto - e non penso di avere la forza di raccontartela ora.-
-Ah...-
-Tu, piuttosto.-disse lei, forzando le parole ad uscirle di bocca.-Come...come ti va?-
-Non...non c'è male. Certo, sono diventato dipendente dai dolci, ma riesco a tenermi in forma.-
Rimasero un attimo a guardarsi, poi Hikaru gli saltò letteralmente al collo con le lacrime agli occhi, abbracciandolo e dicendo:
-QUANTO SONO CONTENTA DI VEDERTI!!!!-
-Mi....mi sei mancata, Hikaru- disse lui, rispondendo all'abbraccio -....tu, Umi e Fuu...tutto questo tempo senza di voi, è stato un inferno....ma....loro?-
Hikaru singhiozzò, chinò il capo e disse:
-Non....non sono più qui....non le rivedremo mai più....-
-Lo sapevo.- replicò Ferio, perdendo l'ultimo bagliore di speranza.-Almeno tu sei qui...è già una buona cosa, no?-
La ragazza non rispose, persa nel pianto. Il suo amico avrebbe voluto rimanere con lei, parlarle, chiederle cosa fosse successo....ma non aveva tempo.
-Hikaru....le paste...-
-Eh? Oh, hai...hai ragione....-lo lasciò e si mise dietro al banco.-Scusami, non ci ho pensato....ho ritenuto fosse la cosa più giusta da fare....-
-Non ti preoccupare.... è che oggi vado di fretta, altrimenti rimarrei con te per molto più tempo.-

Cien, rientrando nella bottega, vide la ragazza appoggiata al bancone fissare la porta, carica di malinconia, e stringere qualcosa tra le mani.
-Qualche cliente?- chiese, con la sua solita voce.
-Un ragazzo.-rispose lei, sospirando.-Lo conoscevo....-
Il giovane curiosò su ciò che la ragazza teneva tra le mani: un numero di telefono, con su scritto un nome: "Ferio".
-Credo di conoscerlo.- commentò -è uno dei pochi Sephiriani che è sopravvissuto alla guerra. Ha più di..-
-150 anni.-
-171, per la precisione. Ancora non riesco a capire come facciano a vivere così a lungo...-
-Ha voglia di vivere- sussurrò lei, cominciando a piangere -....nel Sephiro che ricordo, era il desiderio di vivere a mantenere le persone in vita....io stessa conobbi una persona che aveva più di 700 anni...il mio Sephiro era un pianeta libero, senza tutta questa confusione, questo inquinamento, questa tecnologia...che l'hanno reso simile alla Terra che ho lasciato tanto tempo fa...- e poi, con voce ancora più flebile-Dio mio....come...come ha fatto il mio paradiso a ridursi così...-

Il sole comparve soltanto qualche minuto prima tramonto, riscaldando tiepidamente quella lunga e piovosa giornata dell' estate sephiriana.
E Hikaru era lì, a fissare quella sfera di fuoco sparire lentamente dietro l'orizzonte sporgendosi dalla finestra della sua stanza, rimugiando su ciò che le era accaduto quella mattina. Ripensò a Ferio, e al suo volto: era cambiato....chissà, magari era lui che aveva deciso di invecchiare, passando dal giovanotto combattivo che era una volta all' uomo che era diventato. O forse Sephiro stava perdendo la sua magia? Ricordò le parole di Cien: "Non riesco a capire come faccia a vivere così a lungo...."
Forse era vero. Sephiro stava perdendo la sua magia, stava lentamente diventando come la Terra, un miscuglio mal assortito di popolazioni e culture diverse, destinate a fare a pugni per l'eternità.
La sola idea la ripugnava. Aveva combattuto per quel mondo, le sue amiche erano morte per difenderlo... e anche lei aveva rischiato di fare la stessa fine.
Per cosa!? Per un pianeta sporco, lurido, dove la speranza non contava più niente!
Chinò la testa, intristita da quel pensiero. Poggiò le braccia sul davanzale e vi si chinò sopra, appoggiandovi sopra la testa, per poi tornare a fissare il tramonto, malinconica.
-Tieni.-Annunciò una voce alle sue spalle. Alzato lo sguardo, vide la mano di Cien, sopra la sua testa, porgerle una specie di piccolo walkie talkie.
Lo prese tra le mani, lo fissò un attimo e poi si voltò verso Cien, guardandolo dubbiosa: il ragazzo chiarì la situazione:
-E' un telefono cellulare, non so se dalle tue parti ne avevate. Avevo un pò di soldi da parte, allora te l'ho comprato. Almeno tu hai qualcuno da chiamare...o sbaglio?-
La ragazza gettò lo sguardo sul suo comodino, dove, in un angolo, giaceva il foglio con su scritto il numero di Ferio.
Doveva chiamarlo? Rimase qualche istante a porsi quella domanda, e alla fine prese una decisione.
-Hai ragione, non erano diffusi sulla Terra l'ultima volta che ci sono stata. E sai che ti dico? Tienilo tu, in fondo l'hai comprato con i tuoi soldi.-Disse, rimettendo il telefono nelle mani di Cien.-A me non serve.-
Il ragazzo rimase un pò scioccato da quella decisione, e le chiese, dopo un attimo di spiazzamento:
-Perchè?-
-Sephiro è cambiato, dall'ultima volta che l'ho visto.-rispose Hikaru, sospirando.-I posti a me cari hanno assunto un significato completamente diverso da quello che avevano una volta, le persone che amavo sono cambiate....Ferio non avrebbe mai rifiutato di passare un pò di tempo con me, Umi, Fuu....eppure l'ha fatto...-
Cien rimase in silenzio, mentre la ragazza osservava il tramonto sospirando. Le posò il cellulare sul comodino, dicendo:
-Beh,questo è tuo. Ti tornerà utile, credimi-
-Non ne dubito.-commentò lei, totalmente apatica.
Il ragazzo la guardò, sperando in una qualche reazione, ma la ragazza non si mosse dalla finestra.
-La cena sarà pronta tra qualche minuto.- avvertì, abbandonando la camera.-Vuoi venire a darmi una mano?-
Interpretò il silenzio della ragazza come un rifiuto, e proseguì per la sua strada.


La velocità e freddezza del capo ingegnere le incutevano soggezione: osservava i progetti del Kuu con una velocità incredibile, dando quasi l'impressione che li stesse semplicemente sfogliando, impressione accentuata dal ciuffo di capelli corvini che, nonostante si piegassero verso l'alto con una vertigine piuttosto vistosa, da quella posizione gli coprivano gli occhi.
Chiuso e appoggiato il fascicolo sulla sua scrivania al centro del suo ufficio vivacemente decorato da piante di ogni genere, commentò:
-Una macchina interessante. Sia lei che Akai avete fatto un ottimo lavoro.-
-Grazie...-commentò Fuu, non molto convinta. L'uomo si mosse senza fatica sulla sua sedia a rotelle, si affiancò a lei e le volse parola:
-Il sistema di pilotaggio... è opera vostra, non è vero?-
La donna rispose positivamente con un cenno del capo, e proseguì:
-Abbiamo appurato che le onde emesse dal Nekketsu System hanno un'intensità minore se non incontrano ostacoli durante il loro cammino - è come se si conformassero al percorso che devono seguire, diventando più forti tanto più esso è difficile. Incanalandole direttamente nell'abitacolo tramite il Mind Link System la possibilità che il pilota risenta di onde negative o dell'effetto Berserker è molto inferiore rispetto allo standard.-
-Queste sono solo teorie, dottoressa Houhouji.- Continuò il capoingegnere, tornando dietro la sua scrivania.- Possono essere provate soltanto se sperimentate tramite un metodo scientifico, cosa che non è citata nel vostro fascicolo. è per questo che, mio malgrado, mi trovo costretto a respingere la vostra richiesta di collaudo finchè non saranno effettuate le dovute sperimentazioni-
Fuu strabuzzò gli occhi, ed esclamò:
-Come sarebbe a dire!? Ho effettuato i test personalmente, non è possibile che non sia riportato sul fascicolo!-
-Sono citati e potrei anche credervi, ma le pagine relative sono mancanti, dottoressa....-
La frase dell'uomo fu interrotta dallo sbattere della porta, e Ryusei si lanciò all'interno della stanza nel medesimo istante nel quale il capoingegnere stava per porre il timbro "RESPINTO" sul progetto, esclamando:
-Dottoressa Houhouji!-
Fece due passi in corsa, scivolando per terra tenendo ancora in mano una pila di fogli scritti a penna. Sia Fuu che il suo interlocutore lo fissarono un pò sbigottiti, ma questo, rialzatosi, sbattè i fogli sulla scrivania del suo superiore dicendo:
-Ecco i risultati dei test...perdonatemi dottoressa, ma non ho avuto possibilità di terminare la trascrizione al computer!-
Fuu non sembrava meno stupita del capoingegnere: gli appunti erano stati presi direttamente sul terminale, quei fogli da dove erano saltati fuori? Vi gettò uno sguardo, non ebbe dubbi: li aveva scritti Ryusei in fretta e furia. Lo fissò con uno sguardo di rabbia mista a gratitudine e, mentre il capoingegnere li prendeva tra le mani e cominciava a leggere, si avvicinò al suo subordinato e gli sussurrò:
-Ma cosa è successo?-
-Stamattina non ho ricontrollato il progetto,prima di stamparlo...solo dopo l'operazione mi sono accorto che mancavano diversi file, relativi ai tests del Mind Link....ho scritto quello che mi ricordavo e l'ho portato qui, mi sembrava l'unica cosa da fare!-
-Casomai la cosa più stupida che tu potessi fare.- osservò irritata Fuu. -Dubito che al capoingegnere Kass degli appunti frammentari come quelli vadano bene...e se in seguito gli ripresenteremo il progetto dopo aver ripetuto i tests, potrebbe prenderli per manomessi e chiuderlo per sempre!-
-Ma...-
-Idiota!- quasi urlò lei, infuriata. Il suo sfogo venne però interrotto da un colpo di tosse del capoingegnere. I due si voltarono verso di lui, e questo affermò:
-A parte la grafia del signor Akai e la sinteticità del documento, mi sembra che queste prove siano più che soddisfacenti.-
Inserì i fogli nel fascicolo, ed etichettò il tutto con un timbro che lasciò la scritta "APPROVATO". Ridiede il fascicolo in mano a Fuu con un sottile ghigno sul viso, mentre la dottoressa guardava la scena un pò scioccata.
-Potrà effettuare il collaudo non appena rientreremo, dottoressa.- avvisò Kyoji, soddisfatto del lavoro della sua sottoposta.
Fuu prese il fascicolo, guardò il timbro per qualche secondo e si rivolse a Ryusei, sottovoce.
-Noi due dobbiamo parlare.-
Per poi uscire dalla stanza, ancora irritata. Ryusei stava per seguirla, quando la voce del capoingegnere lo chiamò:
-Akai.-
-Si, signore?-
-Ho apprezzato molto il suo tentativo di salvare il progetto della dottoressa. Lei è un uomo d'onore.-
-Il..mio...-
-Non pensate che non me ne sia accorto. Immagino che anche lei abbia scoperto dell'ammanco di files nella nostra banca dati, avvenuto questa notte, nonostante il tentativo mio e del capitano di tenerlo nascosto.-
Il ragazzo chinò il capo.
-E...esatto signore.-
-E' chiaro che sulla Teti c'è una talpa dell'esercito nemico- proseguì il capoingengere - che sta approfittando del nostro momento di confusione per colpirci dove meno ce l'aspettiamo, pur sapendo che così pregiudicherà la sua possibilità di rientrare sulla Terra. Un kamikaze. Tornando al discorso di prima, dovrei congratularmi con lei comunque, sia se i risultati che mi avete presentato sono veritieri o no. Nel primo caso, per la sua memoria. Nel secondo, per la loro plausibilità. Sia ben chiaro- affermò quindi, con un tono molto più freddo del precedente- che se fate un'altra volta una cosa del genere, siete fuori di qui, e non basteranno le prediche di mio fratello a farmi tornare sulla mia decisione.-
Ascoltò il discorso terrorizzato dalla freddezza dell'uomo, annuì e abbandonò la stanza.

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Capitolo 7
*** Prelude to a great battle ***





In fondo era andata bene....il tentativo azzardato di Ryusei era servito a qualcosa, ma la faccenda non le andava giù. "Perchè sono arrabbiata?", si chiese, ma non ci mise molto a rispondersi: il suo tecnico più brillante, il suo amico....aveva rischiato di buttare in aria anni di lavoro con quella bravata. Sapeva che, se fosse arrivato in un altro momento, le contromisure del capoingegnere sarebbero state ben peggiori di un RESPINTO su quel fascicolo.... da anni gli diceva che comportarsi in quel modo l'avrebbe fatto finire male, prima o poi, e forse era proprio per quello che era arrabbiata: il ragazzo non le aveva mai dato ascolto, seguendo nient'altro che la sua testa.
-(Stavolta se l'è meritato, il rimprovero) - pensò, fissando la scritta sul fascicolo che teneva tra le mani -(Ma forse è il caso che gli chieda scusa. Ha agito in buona fede.)-
Una divisa rossa uscì dall'ombra, e lei, alzando lo sguardo, si trovò davanti il capitano che la guardava incuriosito. L'uomo le prese educatamente il fascicolo dalle mani, lesse la copertina e commentò:
-"Approvato"... è quel progetto che stai sviluppando da anni, no?-
Fuu, al sentire quel tono informale, capì che Domon voleva semplicemente farsi una chiacchierata fuori dai ranghi militari, come sia lei che lui non facevano da quando avevano ripreso il servizio. Gli sorrise, e disse:
- Esatto.-
-Beh, sembra che mio fratello Kyoji- constatò lui, sedendosi al suo fianco- sia tornato ai ritmi di sempre.-
-Non credo proprio.- replicò la dottoressa, scherzando-Secondo me, la detenzione in mano ai terroristi l'ha ammorbidito un pò: Ryusei è piombato dentro l'ufficio senza permesso, e lui non gli ha detto niente.-
-Secondo me è abitudine... Ryusei l'ha già fatto tante di quelle volte...-
Ma la dottoressa non rispose, sospirando e mostrando un pò d'ansia. Passarono qualche istante in silenzio, quando Domon iniziò una frase:
-Senti...-
Prontamente troncata dall'arrivo di Ryusei. Il ragazzo, un pò trafelato, si rivolse alla dottoressa, ma non appena notò il capitano eseguì il saluto militare.
- Riposo, riposo.- rispose Domon, alzandosi e dando un ultimo sguardo al fascicolo prima di porgerlo al tecnico. Si rivolse quindi a Fuu, continuando la frase di prima:
-Non hai fissato la data per il collaudo, o mi sbaglio?-
-Porre una scadenza mi sembra troppo azzardato nella situazione in cui ci troviamo, ed il capoingegnere mi ha dato ragione.-rispose lei, alzandosi a sua volta.-Appena lo riterrò opportuno, ti farò sapere.-
-Capisco. Quindi...-
Ma venne nuovamente interrotto dall'arrivo di Umi che li raggiunse correndo. I tre notarono immediatamente la sua espressione scioccata, e la ragazza dai capelli blu, senza neanche salutare il superiore, riferì:
-Signore, i sensori a lungo raggio hanno rilevato qualcosa che farebbe meglio a vedere!-

-Atmosfera composta per il 35% di ossigeno,63% di azoto, 2% di altri gas....laghi, fiumi, erba, piante....segni di civiltà?-
-Il sensore non ne rileva...ma, avendo subito dei danni nell'ultima battaglia, non è completamente affidabile.-Riferì il tecnico, seduto davanti al monitor.
Domon rimase qualche attimo a riflettere, e disse, certo di avere una risposta:
-Tra quanto tempo sarà possibile il contatto visivo?-
-Mantenendo i motori a questo regime- constatò un altro tecnico- raggiungeremo il pianeta tra 10 ore e 36 minuti.-
Era a dir poco emozionato: quel pianeta che vedeva sul monitor principale non poteva essere la Terra, il sistema in cui si trovava non assomigliava neanche lontanamente al sistema solare...avevano scoperto un nuovo pianeta? Magari un posto dove era possibile lo sbarco ed il ritrovamento di materiali primi per le riparazioni necessarie? Un porto spaziale disposto a riparare la Teti? O forse un luogo dove ricominciare una nuova vita lontano dalla guerra, insieme ai suoi amici e alla donna che amava?
Stava per partire con la mente su un'autostrada per il nulla, ma la voce della dottoressa Houhouji attirò la sua attenzione:
-Capitano?-
-Ehm...si?-chiese lui, cadendo dalle nuvole.
Fuu continuò, con un tono completamente diverso da quello con cui si era rivolta a lui qualche minuto prima:
-Come membro della comunità scientifica, suggerisco una spedizione a scopo esplorativo.-
Domon tornò a guardare l'immagine del pianeta sullo schermo, dubbioso. Ne valeva la pena, certamente, ma il fatto che i sensori non riuscissero a rilevare una cosa evidente come la presenza di una eventuale civiltà lo turbava non poco.
-Non possiamo assumerci troppi rischi, dottoressa.-rispose lui dopo una breve riflessione, cercando di imporle la sua autorità.-Se sul pianeta fossero presenti forme di vita intelligente, non potrebbero gradire gli "invasori"....e se fossero abbastanza progrediti da combatterci, potremmo trovarci in una situazione peggiore di quella in cui ci troviam...-
Fuu non ebbe bisogno di replicare, le bastò fissare il capitano negli occhi per qualche secondo: Domon non ci mise molto a cedere, dicendo:
-Manderemo una squadra di biologi.. e una squadriglia di Metal Armor di supporto, nel caso la spedizione incappi in entità ostili. Ovviamente, non sarà permesso aprire il fuoco o iniziare attacchi a meno che non siano attaccati.-
-Uno scienziato.- Rispose Fuu, decisa -E due Metal Armor di supporto. Non possiamo assumerci troppi rischi, l'avete detto voi o sbaglio?-
-In effetti...ma qualcosa mi...-
Qualcosa risuonò nella testa del capitano.
-Non avrete mica deciso di andarci di persona?-
Fuu annuì con un cenno del capo, e Domon replicò, involontariamente in tono informale:
-Non posso permettertelo. La presenza di una civiltà ostile non è l'unico rischio che...-
-Nessun rischio.- Rispose la donna dagli occhi verdi, con tono sicuro -Io e la mia squadra ci siamo trovati in situazioni ben peggiori, e ce la siamo sempre cavata.-
Inutile: ogni tentativo di imporre la sua autorità sopra quella donna era vano, tale erano i punti a suo favore e la sua determinazione. Diamine, era per questo che l'amava in segreto da molto tempo, ma non era quello il punto. Forse... giocò l'ultima carta a sua disposizione: si lasciò sfuggire il nome della ragazza, mentre diceva:
-Fuu, vorrei ricordarti che il tenente Hikaru Shidou è stato rimosso dai suoi servizi per la sua salute cagionevole.-
-Non è un problema. Posso ancora combattere....- affermò una voce alle loro spalle. Fuu sorrise, riconoscendola, mentre il capitano, voltandosi, se la vide davanti: una giovane donna con un'uniforme da sottoufficiale, lunghi capelli rossi e dagli occhi rubino infastiditi dalla luce della sala comandi, che si appoggiava alla parete con una mano.

Il solito tran-tran quotidiano che regnava della stazione spaziale Hayabusa venne interrotto senza preavviso da un uomo che, vestito di una tuta da pilota di colore rosso, avanzava con passo violento e deciso incurante delle persone che gli stavano accanto. Quando si sfilò il casco si rivelò essere un ragazzo sui 20 anni dai disordinati capelli marroni e dagli occhi scuri, con uno sguardo omicida sul volto, che si esprimeva nelle sue parole:
-Dannato capoistruttore! Dannati pivellini buoni a un cazzo! Fottuto servizio militare! Strafottutissimi allenamenti! Porco....-
Mentre bestemmiava per i corridoi dell'impianto, ripensava al commento del suo superiore:
-Si chiamano allenamenti perchè devi allenarli, Colt, altrimenti si chiamerebbero "competizioni di guarda-come-ti-sfascio-la-recluta"!!! Sai quanto tempo ci vorrà adesso a liberare Gallardo dalle lamiere?-
Si fermò un secondo a guardare che i colpi di sole sulle frange della sua capigliatura fossero a posto, sorridendo come un idiota, pensando:
-(Quanto sono figo.)-
Per poi allontanarsi dalla vetrata e tornare a imprecare per la sua strada. Voltò l'angolo a testa bassa, scontrandosi contro qualcuno e imprecando istintivamente:
-Hey! Perchè non guardi dove vai....-
Rimase a bocca aperta al vedere, sulla nera giacca del suo interlocutore, i gradi di comandante. Inorridì, ma l'uomo dai capelli neri e dagli occhi azzurri gli diede una mano ad alzarsi, e disse, guardando il ragazzo dalla divisa rossa:
-Immagino che tu sia un istruttore.-
-V...voi siete il comandante Lantis?- domandò balbettando Colt, alzandosi in piedi e scordandosi di salutare il suo superiore.-N-non dovevate arrivare domani?-
-Il tempo è relativo, quando ti trovi ad orbitare attorno a un pianeta. E dammi del "tu", odio i formalismi militari.-
Il ragazzo dai capelli bruni non riusciva a spiccicar parola, ancora in preda al terrore. Fu Lantis, dopo lunghi attimi di silenzio, a spingerlo a parlare:
-Vorrei essere informato sul personale disponibile.-
-Ehm....eh,si signore!- esclamò l'altro, scattando sull'attenti. -La stazione spaziale Hayabusa conta di 200 persone,delle quali 80 soldati, 20 sottufficiali, 10 ufficiali, 50 ricercatori e 40 tec....-
In quella, una delle piastre sul pavimento si aprì rivelando un ragazzo dai lunghi capelli verde chiaro, dalla divisa azzurra completamente sporca di grasso.
-...facciamo 41 tecnici.-
-Hey Colt!- esclamò il giovane,uscendo dalla botola e ponendosi tra l'istruttore e Lantis.- Ho trovato qual era il guasto nel tuo Leo! Un cavo era rimasto stritolato tra le giunture del gomito:avresti dovuto vederlo!- si lanciò per terra, mani al collo, dicendo:-Mi sembrava parlasse! "Aiuto, liberami, sto soffocando!-
-Gamma...- rispose Colt, scuotendo la testa, mentre Lantis gli lanciava uno sguardo scettico.
Il ragazzo dai ciuffi biondi ammiccò al suo amico steso a terra a strangolarsi e disse:
-Non si preoccupi, è un pò strano ma sa fare bene il suo lavoro. Lasci che glielo dimostri.-
Afferrò il cercapersone del comandante e lo sbattè violentemente contro il muro, spaccandolo a metà, per poi passarlo al ragazzo dai capelli verdi dicendo:
-Hey Gamma, temo che il cercapersone del comandante sia rotto.-
-Uhm.- rispose lui, ancora steso per terra, prendendo tra le mani i resti dell'oggetto.-Hai ragione. Ma dovresti fare più attenzione alle cose degli altri!-
Lantis cercava di guardare altrove, mentre Colt contava il tempo.
-1,2,3,4,5....-
Un *bip* interruppe il conteggio, e la voce di Gamma affermò:
-E' per voi!-
Porgendo al comandante, senza alzarsi da terra, il cercapersone, perfettamente funzionante, rattoppato con della gomma da masticare. Lantis lo osservò un pò sconcertato,e si rivolse quindi a Colt:
-Almeno, qui dentro, c'è qualcuno che fa il suo lavoro...-

La sala era scura, tranne per una fioca illuminazione che arrivava da una grande finestra, puntata verso la skyline di Acura.
E lì, davanti a quella vetrata, lontano dalla sua scrivania, il Reggente del governo da parte di Sephiro era assorto nella contemplazione delle strade sottostanti. Sotto i suoi occhi, uomini d'affari indaffarati, ragazzi che correvano per arrivare in orario a scuola, bambini che piangevano per aver perso di vista le proprie madri....
Sospirò. Il nuovo ritmo di Sephiro era troppo frenetico per lui: ormai aveva più di 800 anni, e anche se ne dimostrava appena una ventina era sempre il solito Clef - saggio, calmo e riflessivo... o, almeno, così dava l'impressione. Il suo animo era ancora turbato dai ricordi della guerra, e lo era ancora di più da qualche giorno: che c'entrassero qualcosa le parole di Ferio la sera precedente?
"Devo parlarle, è una cosa seria", diceva "Ma..non credo sia il momento, ora..."
E allora, quale momento gli andava a genio? Erano quasi le 10 di mattina, e non si era ancora visto. La sua attenzione fu attratta da un incidente automobilistico accaduto proprio sotto il Palazzo Reale, dalla quale una persona di sua conoscenza era spuntata fuori.
Dopo qualche minuto, l'entrata del suo ufficio si aprì lentamente, e lui, senza neanche voltarsi, commentò.
-Una volta eri più puntuale.-
-Chiedo scusa.- replicò Ferio, chiudendosi la porta alle spalle.
Fece un passo verso la scrivania, voltando i suoi occhi azzurri verso l'interlocutore osservando:
-Non giustificarti, non è colpa tua, so dell'incidente che ti è capitato.-
-Di già?- rispose l'uomo, scherzando - Sta di nuovo avendo segni di chiaroveggenza?-
-No, ti ho semplicemente visto da qui – ammiccò, indicando la finestra. -E, anche volendo, non potrei farlo. Da quando nessuno la usa più, la magia su Sephiro sta morendo.....il nostro stesso lento seppur inesorabile invecchiamento ne è un segno. Comunque-proseguì, sedendosi dietro la scrivania - suppongo che quello che tu mi debba dire non sia niente di importante, in fondo, se sei riuscito a restare in silenzio per una notte intera.-
-Scioccato, casomai..- rispose Ferio, appoggiandosi al piano del tavolo con le mani.-Ieri mattina, nel centro commerciale....ho incontrato Hikaru.-
Alla notizia, Clef non battè ciglio, rispondendo:
-Non mi sembra il caso di scherzare su Hik....-
-Ho forse l'aria di uno che scherza?!- esclamò il giovane uomo interrompendolo, un pò stupito dalla scetticità del reggente.- Hikaru è viv....-
-Non mi interrompere, Ferio...- lo ammonì il ragazzo dai capelli lavanda, nascondendo la speranza che le parole dell'amico fossero veritiere dietro la sua freddezza.-Sappiamo tutti che Hikaru, Umi e Fuu sono morte. Anche se tu non l'hai mai accettato, non ti servirà a niente immaginare che...-
D'un tratto, una musichetta sintetizzata risuonò nell'aria. I due si fissarono l'un l'altro, e toccò proprio a Ferio ammettere:
-E' il mio.-
Estratto un telefono cellulare dal taschino della camicia, rispose:
-Pronto?-
-Ferio...- esordì nel telefono la voce di Hikaru.-Ti disturbo?-
-No, no anzi, capiti a proposito!- Affermò lui, dimostrando un totale imbarazzo.
La ragazza riprese:
-Scusa se non ti ho chiamato prima, ma ero indecisa se farlo....poi mi sono ricordata che ho una cosa da chiederti: ma...gli altri?-
-Gli altri ch...-
-Massì, Lantis, Caldina, Presea, quell'altro tipo di cui non mi ricordo il nome....insomma! Che fine hanno fatto?-
Il ragazzo esitò un attimo, per poi cercare di dirle:
-Loro sono....sono...-
-Sono cosa?-
Sono morti? Poteva dirle che alcuni dei suoi amici sopravvissuti alla guerra di Debonair erano morte nella Grande Guerra, Presea prima di tutte (che poi si era rivelata essere sua sorella, ma la cosa non era importante), e altri erano tranquillamente morti di vecchiaia? Soltanto pochi, oltre a lui, Clef e Lantis, desideravano sfidare la morte pur di rivederle.
A parte Caldina, lei viveva per accumulare denaro.
D'un tratto, la soluzione al dilemma di Clef gli sembrò chiara.
-...Aspetta, ti passo qualcuno che sarai felice di sentire.-
Clef, da dietro la sua scrivania, non vide altro che Ferio conversare al telefono con qualcuno, ma quando il ragazzo gli porse l'oggetto rimase sorpreso.
-E' per me?-
-Certo.-
Passò qualche secondo di silenzio, mentre il guru avvicinava all'orecchio l'apparecchio e pronunciava:
-...pronto?-
Un attimo dopo, una voce che non sentiva da tanto tempo lo colpì come il suono di una campana stonata:
-...Guru Clef!?-
-(Qu...questa voce!)-Pensò, sorpreso. Si schiarì la voce imponendole un tono neutro che però malamente celava lo shock della scoperta -Con...con chi sto parlando?-
-Ma come?!- Rispose la ragazza, più contenta che mai.-Sono io, Hikaru! Non si ricorda?-
La giovane non riceveva dal suo telefono altro che un sommesso respiro, mentre il Guru Clef, esterrefatto, teneva il cellulare in mano senza accennare movimento.
-Pron..?- Ma la linea venne bruscamente interrotta dal suo interlocutore, che riattaccò senza pensarci due volte.
-E'...è tornata...è davvero tornata- sussurrò poi con un filo di voce all'amico dai capelli verdi, chinando la testa.-Scusami se non ti ho creduto, Ferio....-
-Non si preoccupi, in fondo capita a tutt...-
-No. Sono io che non ti ho voluto credere. Sai anche tu cosa potrebbe significare il ritorno dei Magic Knights su Sephiro... l'inizio di una nuova guerra...-

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Capitolo 8
*** Holding your hopes in your cockpit ***





Le tre giovani donne, abbigliate con delle aderenti tute spaziali, erano nell'hangar da ore, tanta era l'impazienza di tornare a solcare i cieli. Ognuna di loro manifestava il suo stato d'animo in modo diverso: mentre Hikaru rimaneva seduta a guardare il casco che aveva in mano con uno sguardo vuoto, Fuu le sedeva affianco visibilmente tesa e Umi cercava nervosamente di camminare sul ponte metallico, ostacolata dall'assenza di gravità. Alla fine non riusccì a sopportare il silenzio ed esclamò:
-Ma come fate a restare così calme!?-
-Non siamo calme...- le rispose Fuu, voltandosi a guardarla e forzando un sorriso, pur lasciando intuire il suo morale dallo sguardo.-In fondo, è da un pò che io e Hikaru non mettiamo piede su un Metal Armor, e...-
-Tsk, non vi preoccupate!- esordì Umi, cercando di darsi sicurezza.- Finchè ci sarò io con voi, non correrete alcun pericolo!-
Istanti di silenzio.
-Te la stai facendo sotto dalla paura più di noi due messe insieme.- osservò Hikaru , senza neanche voltarsi a guardarla, uscendo finalmente dal suo silenzio. La ragazza dai capelli blu reagì al sarcasmo dell'amica con un:
-E cosa te lo fa pensare?-
Ma lei non fece altro che voltarsi, guardarla tremare e ridere. Fu lì che crollò:
-E' VERO! Ho una fifa tremendaaaaaaaa!!!!!!- si aggrappò alle amiche per le spalle, scuotendole e dicendo -E se poi è un avamposto nemico, e ci catturano, e ci imprigionano, e ci fanno tanti di quelli esperimenti che...-
-Calmati! -osservò la ragazza dai capelli rossi, bloccandole le braccia e cercando di tranquillizzarla con una risata.- Male che vada abbiamo un'intero esercito pronto a venire a salvarci!-
-Speriamo...ma mandare tre piloti, per quanto esperti siano, in ricognizione su un pianeta sconosciuto è pur sempre una missione pericolosa...- replicò infine, lasciando le amiche e raccogliendo il casco che stava fluttuando per la stanza.
Le tre giovani donne furono avvicinate da un tecnico che le avvertì con voce sicura:
-Dottoressa, tenenti, ci stiamo avvicinando all'obiettivo.-
Si guardarono tra di loro con sguardi pieni di tensione e andarono ognuna per la sua strada, raggiungendo i loro robot, tre prototipi personalizzati di tre diverse serie... ma Umi, incuriosita, si voltò verso il Metal Armor di Fuu ed osservò, dopo aver notato per l'ennesima volta un particolare piuttosto anomalo.
-Fuu- le chiese, sospirando -Ma come f ai a torturarti in quel modo?-
-Non è una tortura...è per ricordare, Umi.- rispose la dottoressa in modo delicato, sicura del fatto che l'amica si stesse riferendo alle ali del suo Agriv: il suo robot era il più vistoso del gruppo, colorato di un verde brillante tranne per il torace e per gli esagerati coprispalla di un grigio argentato, si riconosceva immediatamente non solo per la "pinna" dorata che svettava sulla testa, ma anche per una particolare modifica sulla quale aveva lavorato per giorni: le ali da aereo, di serie su tutti i modelli Agriv, erano state sostituite da due ali a piastre multiple argentate, che ricordavano molto le ali del suo Windam.
-Mah, fa come vuoi.-
Rispose la ragazza dai capelli blu, facendo la vaga e dirigendosi, a sua volta, verso il suo Dragoon, un robot non molto differente dalla versione di serie tranne per la moltitudine di propulsori che facevano la loro bella presenza sulla schiena, per la colorazione blu e dorata e per la corazza facciale di un colore grigio spento con decorazioni rosse sugli zigomi a mò di pittura di guerra. Dietro alla spalla destra del mech faceva la sua comparsa un cannone da 150mm, mentre sul lato opposto appariva uno scudo in kevlar.
Lo guardò intimorita, ancora nervosa per la missione, si voltò verso Hikaru sperando in un consiglio, ma la sua amica si era già allontanata ed era pronta a salire sul suo Daitetsu, un gigante meccanico di colore rosso con due vistose ali ai lati della testa, doppio visore ottico, esagerati propulsori dietro le spalle. Un prototipo senza futuro, se non fosse per le modifiche apportate direttamente dalla pilota che l'avevano trasformato in una tremenda arma da combattimento ravvicinato.

Fu proprio Hikaru la prima ad entrare nel suo Metal Armor: saltò dalla spalla del gigante rosso dritta nell'abitacolo posto sul torace, esclamando "Ikimasu~!", per poi chiuderlo manualmente e attivare il robot, facendo illuminare i visori oculari di un colore verde acceso e accendendo così i vari sistemi. Rassicurata dal trovarsi protetta da tre strati di corazza, afferrò il casco con decisione e lo indossò, attivando così la radio. Ora poteva ascoltare le voci delle sue amiche, e con loro al suo fianco si sentiva invincibile.
-Rivediamo gli ordini.- affermò Fuu, decisa.-Una volta fuori attraverseremo l'atmosfera del pianeta: non è più densa di quella terrestre, quindi la procedura di entrata standard con il modulo di rientro atmosferico dovrebbe funzionare, restate nella mia scia e non dovrebbe succedervi niente.-
-Una volta atterrate sul pianeta,- proseguì Umi con voce tremolante dal punto dove Fuu si era interrotta.-rimarremo solo il tempo necessario per effettuare le analisi del caso. Non potremo contattare la base finchè resteremo all'esterno, quindi prima finiamo meglio è.....-
Hikaru sembrava distratta da qualcos'altro, e solo quando la sua amica la chiamò per nome lei terminò il riassunto con un:
-Uh,si. Una volta terminata la missione, effettueremo la manovra di rientro, utilizzando i propulsori del modulo di rientro atmosferico per vincere la gravità del pianeta. E' chiaro che, se dovessimo incontrare resistenza da parte di eventuali popolazioni, l'operazione sarà annullata e dovremo tornare alla base il prima possibile.-
Fuu ghignò, dicendo:
-Mi fa piacere che li abbiate imparati a memoria, ragazze. Ma ce la farete a rispettarli?-
-Ci metti alla prova?- le chiese Umi, ghignando a sua volta, mentre Hikaru, rimanendo in silenzio, si lasciava sfuggire un sorriso di sicurezza. Stava per rispondere anche lei, quando le arrivò la comunicazione dell'operatore.
-Tra pochi minuti raggiungeremo l'orbita del pianeta. Dottoressa Houhouji, le sto inviando i file relativi alla missione.-
-Roger.- affermò la dottoressa, mentre su un piccolo visore sul lato destro della cabina andavano man mano comparendo le ultime informazioni sull'operazione. Un veloce sguardo sul monitor, solo per poi comunicare alle amiche:
-Abbiamo un'ora di tempo. Ora che siamo in orbita, abbiamo una finestra di rientro molto limitata: se tardiamo troppo...-
-Si, lo so!- Commentò Umi.- Rischiamo che ci finisca l'energia prima di raggiungere la nave! Ma perchè devi sempre ricordarmi quanto è bella la vita?-
Fuu scosse la testa, divertita dalla reazione dell'amica, e lasciò che a rispondere fosse Hikaru:
-Non mi dire che credi davvero che ci metteremo tutto quel tempo!-
Il suo Daitetsu venne scosso da una forza esterna, e solo in quell' attimo si accorse di trovarsi già sulla rampa di lancio.. Afferrò i comandi con leggerezza, come in sovrappensiero, e un attimo dopo ricevette una nuova trasmissione:
-Fuu... mi dici perchè hai deciso di farlo?- chiese la sua amica dai capelli blu.
Ma fu lei a risponderle, e non l'amica dai capelli biondi:
-Sono stata io a proporglielo. Scusami se non te l'ho detto, Umi.-
-E....perche?- Chiese lei di rimando, con una voce un pò smorzata dal ricevitore del casco.
-Non mi dire... non lo senti anche tu?-
-...Oh, grande. -rispose, scuotendo la testa.-Hai ricominciato con le visioni....-
-Forse...- commentò Fuu. - Fatto sta che lei sapeva di questo pianeta da molto più tempo che noi.-
-Eh?-
-Da qualche giorno, ormai. Ricordi quelle strane sensazioni che avevo?-Rispose la giovane dagli occhi rubino, ignorando completamente il conto alla rovescia che la voce sintetizzata del suo computer di bordo andava scandendo.-Ero inquieta, sospettosa.....ma piena di speranze. E solo ora che mi trovo qui, a guardare questo pianeta sul monitor del mio robot, capisco...credo...credo che questo pianeta sia...-
Ma non terminò la frase che già si trovava a sopportare la tremenda accelerazione di tutti e 16 i propulsori del suo mech, azionati tramite controllo remoto da uno degli innumerevoli tecnici vicino alla rampa di lancio. Strinse le cloche con forza, lanciandosi in un urlo di sorpresa.

Qualche istante dopo, si ritrovò sbalzata sul quadro comandi, mentre il robot rosso continuava ad avanzare verso lo spazio infinito.
-Hikaru, rallenta!- Le urlò Umi guardandola attraverso una finestra sul suo HUD,interfacciata direttamente con l'abitacolo dell'amica. Il mech scarlatto si fermò lentamente, segno che la pilota aveva acceso i retrorazzi, e quando fu completamente fermo il tenente dagli occhi azzurri chiese:
-Tutto ok?-
Hikaru, sapendo di essere osservata, annuì con la testa e si espresse in tono lamentoso, mentre tornava a sedere:
-Non ho allacciato le cinture di sicurezza...-
-Come al solito.- Le rispose Umi, accennando una risata d'incoraggiamento, fermata da un colpetto di tosse imbarazzato di Fuu, che annunciò:
-Ragazze, abbiamo una tabella di marcia da rispettare. Agganciatevi ai moduli di rientro, io mi preparo.-Mentre, dopo aver aperto un piccolo scomparto sotto la sua cloche destra, ne premeva il pulsante all'interno, attivando la configurazione A-Wing: lentamente, l'abitacolo andò spostandosi dal torace del robot verso la testa, mentre questa andava scomparendo in uno scompartimento apertosi tra le ali, le piastre delle quali si bloccarono in una posizione rigida per poi appiattirsi sulle spalle del mech dandogli la forma di un aereo da caccia. Come gli arti del robot furono in posizione dritta, la corazza che copriva la cabina di pilotaggio andò ritirandosi , mostrando un doppio vetro corazzato che permetteva a Fuu di vedere l'esterno.
La giovane donna trasse un sospiro di sollievo, dopo essersi resa conto che la trasformazione aveva avuto successo. Si voltò verso i mech delle compagne: ognuno di essi teneva tra le mani una specie di shuttle, il modulo di rientro atmosferico. Solitamente era usato per attraversare l'atmosfera senza che il Metal Armor subisse danni pesanti aumentandone l'aereodinamicità, ma quella volta serviva anche per lo scopo opposto: fornire abbastanza spinta per allontanarsi dal pianeta.
-"Resta solo da sperare che il sistema pneumatico delle ali non ceda..."- commentò mentalmente, mentre aumentava gradualmente la spinta del suo mezzo, facendogli prendere velocità. Intimò alle sue amiche di seguirla:
-Restatemi in coda!-
Mentre si tuffava nell'atmosfera del pianeta. Umi e Hikaru, accelerando tutto d'un tratto, si portarono dietro l'amica, pronte a sopportare l'entrata nell'atmosfera,ma la ragazza dagli occhi turchesi, prima di puntare verso il basso, volse lo sguardo verso il cosmo notando una specie di oggetto lucente orbitare a qualche chilometro da loro. All'inizio non si preoccupò e cominciò il rientro nell'atmosfera, ma quando sul piccolo monitor alla sua sinistra apparve l'immagine ingrandita sussultò.
-Quello è....è un satellite artificiale!-
-Dio no....ma come ha fatto a sfuggire ai sensori della Teti? Fuu! Torniamo indietro!- consigliò Hikaru..
-Non possiamo invertire la marcia proprio ora, ormai siamo entrate nella stratosfera- Rispose Fuu dopo aver ascoltato le sue amiche, stringendo i denti- cambiare direzione adesso comprometterebbe la nostra aereodinamicità, e rischieremmo di subire dei danni. Dobbiamo entrare nell'atmosfera, e da lì tornare indietro.-

-Comandante Lantis!- Esclamò l'operatore, mentre sul radar appariva una sagoma poco familiare.-Il sistema satellitare ha rilevato un'intrusione sopra Acura!-
-Intrusione?- chiese l'uomo in nero, seduto dietro la sua scrivania e affiancato da Colt, ancora insospettito dal comportamento ambiguo del suo superiore.
Il comandante era lì da neanche una ventina di minuti...e l'aveva già promosso a maggiore per "meriti speciali" ? La faccenda gli puzzava ed ebbe il sospetto che il suo superiore sapesse qualcosa che non voleva dirgli, ma non aveva tempo per pensarci: con voce decisa esclamò:
-Sui monitor!-
L'immagine sul video scioccò l'intera sala comandi: una nave spaziale di colore bianco sporco faceva la sua presenza sullo schermo.
-Secondo i satelliti- riprese l'operatore- è lunga almeno cinque chilometri.-
-Un'incrociatore dell'Alleanza?- Chiese Colt, solo per sentirsi rispondere da Lantis con un:
-Non credo. Le loro navi sono di dimensioni molto maggiori...e poi- terminò, scrutando l'oggetto attraverso i monitor- ha un aspetto troppo diverso. -
Una botola si aprì proprio al fianco destro del comandante, facendo uscire Gamma. Il ragazzo, ancora unto d'olio, si voltò verso il monitor ed esclamò:
-Cos'è quell'anticaglia?-
-Qualsiasi cosa sia, è entrata nell'orbita del Pianeta da circa... venti minuti?!- esclamò Colt, sorpreso.-Come avete fatto a lasciarvelo sfuggire!?-
Imprecò contro i tecnici, ma un semplice gesto di Lantis lo costrinse a fermarsi. Seccato, si rivolse un'altra volta agli operatori:
-C'è altro?-
-Ha sganciato tre oggetti di dimensioni moderate circa novanta secondi fa, che si sono diretti immediatamente verso Sephiro. Siamo riusciti a catturarne delle immagini.-
E, mentre diceva questo, mandava sul monitor un breve video dei tre oggetti in questione.
-Dei robot?- Chiese il meccanico dai capelli verdi, scattando sulla scrivania del comandante e interponendosi tra lui e il monitor privato.- Grandioso, guardate quello verde! Si trasforma!-
-Gamma.....- Imprecò Colt sconsolato, portandosi una mano sulla faccia per la vergogna, mentre il comandante si alzava dalla sua postazione e osservava la situazione direttamente sullo schermo principale.
-Siete riusciti a calcolarne la traiettoria?-
-La traiettoria corrente li porterà a qualche chilometro a nord di Acura.-Proseguì il tecnico.-Ma una cosa è certa: secondo i rilevatori, non fanno parte dell'Alleanza.-
-O forse si!- Esclamò Gamma, con gli occhi ancora fissi sul monitor privato del comandante. Con qualche tocco sulla tastiera trasmise l'immagine sullo schermo principale, e velocemente ingrandì sui visori ottici del robot verde:
-Guardate il contorno degli occhi, è rosso!-
-Proprio come....i Kishin dell'Alleanza....- terminò Colt, insospettito.
Il comandante rimase in silenzio, per chiedere:
-Tra quanto saremo a portata di comunicazione con la nave?-
-10 minuti.-
-E' troppo. Attivate il propulsore principale.Chiunque siano, devono dichiarare le loro intenzioni. -
-Sissignore!- esclamò un altro operatore, tirando verso di sè una leva.
La stazione Hayabusa cominciò a muoversi contro la sua orbita, avvicinandosi lentamente a quella sconosciuta nave spaziale, ed un attimo dopo Lantis si rivolgeva a Colt, dicendo:
-Maggiore, devo fare una comunicazione a terra. E date l'ordine di prepararsi allo scontro: se si rifiuteranno di risponderci o apriranno il fuoco contro di noi, risponderemo con mezzi appropriati.-

Tre comete fiammeggianti attraversarono i cieli di Sephiro con un boato assordante. Per un attimo l'intera popolazione di Acura, dopo una giornata di duro lavoro, si tappò le orecchie nell'attesa che il rumore cessasse, e senza alzare lo sguardo a guardare tre sagome allontanarsi verso l'orizzonte.
Cien scostò le mani dalle orecchie, ancora stordito, e si volse verso la sua amica dai capelli rossi:
-Hikaru?-
-Si, sto bene! A parte i timpani...spero ricrescano.- commentò lei, con un'evidente espressione di sgomento sul volto -Ma cos'erano?-
-Non lo so..- disse il ragazzo, facendola sedere sul divano- anzi, forse lo so, ma...-
-Ma?-
-Beh...prepara tu la cena, stasera...io sono stanco, vado a riposarmi un pò.-
-Ma?!-
Il ragazzo la ignorò, andò su per le scale con indifferenza ed entrò nella sua stanza, chiudendosi la porta dietro.
-Non può essere...non ora!- Si disse, aprendo l'armadio a muro con un gesto deciso e abbassando la leva nascosta tra i vestiti, rivelando una scala a pioli di metallo.
Si lanciò giù per il condotto, senza neanche prendersi la briga di calarsi. Atterrò in piedi, chinandosi per attutire l'impatto, e si ritrovò a correre in ciò che sembrava una conduttura dell'acqua.

Meno di un minuto dopo, da uno dei silos dispersi nel bosco che circondava Acura, qualcosa di enorme si librò verso il cielo...

-Era una città! Era una città!-
-L'ho vistaaaaaaaaa!!-
Mentre le sue due amiche continuavano a prodursi in esclamazioni senza senso causa shock, Fuu era sorpresa. Una città? E una cosa del genere era SFUGGITA al rilevatore della Teti?
-"Quando torno su, quell'affare si becca un check-up completo...."- Pensò, preparandosi ad attivare i freni aerodinamici con fare nervoso.-Preparatevi all'atterraggio!-
-Roger!- Esclamò Umi per prima con tono tremolante, seguita dalla sua amica dai capelli rossi.
Come Fuu tirò la leva, la "pinna" gialla che adornava la testa del suo mech in modalità robot uscì dalla parte superiore dell'A-Wing, ponendo una resistenza all'aria che cominciò a far lentamente rallentare l'aereo.
-5....4...3...-Contava la pilota, pronta a riconvertire il suo mezzo in un Metal Armor. Al termine del conteggio pigiò di nuovo il pulsante alla sua destra, invertendo la trasformazione e facendo tornare il suo Agriv allo stato di robot. Il mezzo atterrò privo di grazia rischiando di schiantarsi in mezzo alla foresta sottostante - fu solo grazie alla maestria di Fuu che venne deviato, toccando il suolo su una scogliera poco distante in un atterraggio di emergenza, fermandosi a picco sul mare. Le sue amiche la raggiunsero appena in tempo per sentirla dire:
-Dannato Ryusei! Gli avevo detto di non truccare i propulsori!-
-Che ti avevo detto? Non ti fidare ciecamente di lui!-osservò ridacchiando Umi.
Fuu sbuffò irritata, facendo rialzare il suo robot. Si diede uno sguardo attorno attraverso la telecamera del suo mech, e disse:
-Devo dire che non me l'aspettavo che ci fosse una civiltà... non abbiamo ordine di effettuare un contatto. La missione è annullata. Rientriamo alla base.
-Roger.-Rispose Umi, smanettando a sua volta con il suo terminale.-Hikaru?-
Interfacciandosi con l'abitacolo della ragazza, lo trovarono vuoto.
-Hikaru!?-
Si voltarono ad osservare il Daitetsu: la ragazza dai capelli rossi era in piedi sulla sporgente corazza pettorale del suo robot ad osservare il tramonto perdersi sul mare.
Ebbe un fremito. Si sfilò il casco con foga per guardare meglio il cielo, ignorando le sue amiche che la chiamavano via radio.
Era...era vero! Erano lì di nuovo, dopo dodici anni! Quel pianeta era cambiato....ma il tramonto era inconfondibile. Lacrime di felicità cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, mentre si lasciava andare in un incredulo sorriso.
-Hikaru! Rispondi!-
Le intimò Umi. Lei altro non fece che avvicinare il casco alla testa, e dire:
-Ragazze....ci credete adesso?-
-A cosa?-
-Questo tramonto, quest'aria.... questa sensazione....non la sentite? Questo pianeta..... è .....-
-E'?-
-Sephiro!!!-

Quel nome colpì le due ragazze come una freccia al cuore.
-Ora...ora capisco....-osservò Fuu, tremando.- Era...era davvero un wormhole quello che ci ha portato qui...-
-Ha riaperto la strada per Sephiro!?- terminò Umi, anche lei agitata come non mai. Fu proprio lei la seconda ad aprire l'abitacolo del suo robot, a scattare in piedi e a sfilarsi il casco, respirando quell'aria a pieni polmoni. Rimase qualche attimo a contemplare il tramonto ad occhi spalancati, per poi abbattersi sul sedile:
-Mio....mio dio...-
Anche Fuu, aperta la cabina di pilotaggio, fu presa dallo stesso sentimento di nostalgia, e non ebbe una reazione molto differente, cadendo in ginocchio e piangendo lacrime a metà tra gioia e disperazione.
-Non ci posso credere!- urlò la pilota dai capelli rossi alle sue amiche, ridendo.-Siamo veramente tornate!-
Ma le sue amiche non avevano voglia di ridere, tanto erano scioccate dall'accaduto...era quello il pianeta per cui avevano lottato? Quanti anni erano passati, durante la loro assenza? L'emozione di essere tornate nel loro secondo mondo lasciò ben presto posto al terrore. I loro amici che fine avevano fatto? Erano vivi? O erano passate ere, e tutto quello che si presentava loro altro non era ciò che una volta era Sephiro, un pianeta ormai trasformato, dove la magia non contava più niente?
-E'...è incredibile...- commentò Umi, abbassando il capo e stringendo i pugni. -Noi ..saremmo morte per questo!?-
Hikaru non la capì, tanto era felice del suo ritorno, ma si rese conto della situazione quando si accorse che le lacrime della sua amica dagli occhi verdi si stavano trasformando in un vero e proprio pianto dirotto.
-Sephiro è irriconoscibile!- Esclamò Umi, più irata che mai.- Ed è tutta colpa nostra, dannazione! Siamo state lontane per chissà quanto tempo.... e chissà quante guerre e catastrofi ha dovuto affrontare senza di noi! Eravamo i Magic Knights, e abbiamo fallito il nostro scopo, Hikaru... come puoi esserne contenta?!-
La ragazza dagli occhi rubino era scioccata dalle parole di rimprovero dell'amica, ma riuscì comunque a risponderle, dopo lunghi attimi di silenzio accompagnati dall'infrangersi delle onde e dal vento che le scompigliava i capelli..
-è questo il punto. Io non sono contenta per ciò che è diventato, ma per ciò che può diventare ora che siamo qui. Umi, Fuu, abbiamo sempre dimostrato di essere in grado di salvare questo mondo, anche a costo della vita... e se l'abbiamo già fatto, perchè non provarci un'altra volta?! Anche se ormai è impossibile riportarlo come prima...ora che siamo qui possiamo farlo renderlo un mondo migliore per tutti!-
Calò il silenzio tra di loro, mentre le onde del mare continuavano a cantare la loro litania. D'un tratto, fu il radar ad attrarre l'attenzione di Fuu:
-Abbiamo degli oggetti in rapido avvicinamento.- disse, tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime.-Sembrano piuttosto grandi.....-
e Umi, guardando a sua volta il radar:
-Merda. Credo che ci stiano venendo a fare la festa....-
-Non possiamo metterci a combattere-esclamò Hikaru, ancora sulle spalle del Daitetsu- rischiamo di rimanere senza energia per la manovra di uscita dall'atmosfera.-
-Umi,Hikaru ha ragione.-rispose Fuu-Al momento la nostra priorità è di tornare alla base. Allontaniamoci il prima...-
-Oh,certo! Se veniamo abbattute- esclamò Umi nella radio, rabbiosamente ma con un certo sarcasmo -come ci torniamo, alla base? A piedi?-
-In effetti...-rispose la dottoressa dopo un attimo di silenzio, indossando il casco e chiudendo l'abitacolo - credo che ufficiosamente sia la minore delle nostre preoccupazioni.-
Attimi di silenzio accompagnarono Hikaru, mentre si chiudeva nell'abitacolo, poi la voce di Umi:
-Riesco a vederli. Sono quattro, massimo cinque robot....e sono armati fino ai denti.-
-Cosa?- Esclamò Fuu.-Ma come fai a vederli? Sono a chilometri di distanza!-
-Il mirino di un cannone di precisione può fare questo e oltre!- rispose Umi, indicando il cannone sulla sua spalla destra, che andava girandosi per volgersi nella sua direzione. La ragazza appoggiò il modulo di rientro per terra, per poi afferrare con decisione lo scudo appeso alla spalla sinistra e la mitragliatrice sul fianco destro del suo Dragoon, dicendo:
-Beh, se hanno intenzione di spararci addosso, non mi farò cogliere impreparata.-
Le due ragazze la guardarono con uno sguardo smarrito, ma un attimo dopo i loro occhi si illuminarono di una luce sinistra e anche loro misero mano all'armamento dei loro robot.
Meno di un minuto dopo quattro mech completamente neri fecero la loro comparsa all'orizzonte.
-Quel colore non mi piace...- osservò Fuu, stringendo la mitragliatrice nelle mani del suo Agriv con più forza possibile. -Mi raccomando comunque, accertatevi che abbiano intenzioni ostili prima di attaccare. Non vogliamo passare per degli invasori.-
-Uh?- continuò Umi, continuando a scrutare la situazione con il mirino a lungo raggio.- Ce ne sono altri due in coda al gruppo...probabilmente hanno dell'equipaggiamento stealth. Sembrano diversi dagli al...-
Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che venne improvvisamente bersagliata da uno dei mech in avvicinamento. Fece appena in tempo a pararsi con lo scudo, senza neanche vedere cosa la stava colpendo.
-Armi ad energia?- Osservò Hikaru, scioccata, mentre evitava a sua volta dei colpi diretti verso di lei.
-Fuu!- Osservò Umi, vedendo la sua amica che, immobile sotto i colpi nemici, si limitava a chiudere le ali del suo Agriv davanti a lei. I raggi nemici si rifletterono sulla superficie tirata a lucido, perdendosi nel cielo.
-Hehheh...- ridacchiò la dottoressa.- Ce ne metteranno di tempo prima di perforare questa lega...è la stessa dell'armatura del Kuu....-
e poi, riponendo la mitragliatrice al suo posto ed estraendo qualcosa dal comparto sulla gamba destra, destinato all' Heat Knife:
-Vi piace giocare con i raggi laser? Vedete come ve la cavate con questa!- e poi, ad alta voce.- Hikaru, Umi, datemi copertura! Ci penso io!-
-Roger!-. Esclamarono le due.

-L'ultimo contatto?-
-L'abbiamo avuto prima che entrassero nell'atmosfera, capitano Kass.- osservò Mika.
Il capitano sospirò e si gettò sulla sua poltrona in sala comandi, tirandosi uno schiaffo sulla fronte e dicendo:
-Dio...spero solo che non abbiano incontrato resistenza. Sono stato un idiota a lasciarla fare: era troppo ovvio che su un pianeta simile ci fosse vita...quel satellite artificiale è la prova che il pianeta è abitato, avrei dovuto avvertirla..-
-Chi, la dottoressa? Ma allora ci tiene per davvero!-
Domon sobbalzò, e fissò la ragazza dai capelli biondo platino con uno sguardo sorpreso. Mika ridacchiò, osservando:
-Ormai è di dominio pubblico, l'unica a non saperlo credo che sia proprio Fuu!-
Il capitano si guardò intorno, osservando tutto il reparto ridersela sotto i baffi. Scattò in piedi esclamando:
-IL PROSSIMO CHE RIDE SI ANDRA' A FARE UNA PASSEGGIATA NELLO SPAZIO APERTO!- per poi rivolgersi a Mika -Chi è stato a dirlo in giro? Dimmelo!-
E in quella entrò Ryusei con fare baldanzoso, tenendo in mano dei non meglio identificati scatoloni. Domon lo vide e capì, ma il suo sfogo di rabbia fu interrotto da un operatore:
-Stiamo ricevendo una trasmissione, capitano!-
Lo stupore pervase l'intera sala, quando sullo schermo apparve il volto di un uomo sulla trentina, vestito completamente di nero, dietro al quale si trovava un ragazzo dai capelli bruni e dalla divisa completamente rossa. Il primo annunciò:
-Qui è Kailu Lantis ,comandante della stazione Hayabusa. Vi informo che state orbitando intorno al Pianeta senza autorizzazione. Siete pregati di identificarvi e di dichiarare le vostre intenzioni.-
Domon si rivolse immediatamente ai tecnici della nave:
-La radio di bordo è stata rip.....-
Ma la risposta fu uno scuotimento di capo generale. Si girò verso Mika, speranzoso in un consiglio, ma non la trovò più al suo fianco. Fu un'altra comunicazione di Lantis a fargli prendere una decisione - le parole del comandante Sephiriano furono infatti:
-Se non risponderete alla nostra richiesta entro i prossimi tre minuti, secondo il ventunesimo articolo della Costituzione Sephiriana ci riserviamo il diritto di aprire il fuoco.-
Come Domon ebbe sentito queste parole, ordinò immediatamente:
-Lanciate i razzi di segnalazione con un codice 3. Non credo sappiano che vuol dire pace, ma dobbiamo provare.-Poi, rivolto a Ryusei -Akai, vai a preparare il mio Shukumei, di corsa. Andrò fuori a contrattare.-
-Il suo...Shukumei!?-
A Ryusei tornò in mente la corazza facciale del robot smontata, con i cavi che pendevano da tutte le parti e delle sinistre scintille che facevano la loro comparsa di tanto in tanto.
-Ehm...non è possibile usarlo!-
-Come!?-
-Capitano!- Esclamò un operatore.- Stiamo rilevando un lancio non autorizzato nell'hangar 21!-
-Il 21? Quello dove sono tenuti i Daitetsu!?-
Domon si voltò verso la finestra solo per vedere cinque scie di colore bianco partire in direzione della stazione spaziale in lontananza, per poi aprire il fuoco e schiantarsi sull'oggetto. Il comandante conficcò le unghie con forza nella pelle della poltrona, imprecando:
-Dannazione! Chi diavolo ha autorizzato il lancio!?-

-Rapporto danni, in fretta!- Esclamò Lantis, riprendendosi dall'impatto. Colt prese il posto dell'operatore svenuto,ed esclamò, osservando il display:
-I settori 7 e 8 sono quasi completamente distrutti, e abbiamo una perdita di ossigeno nei settori 6 e 9, ma se ne stanno occupando i droidi di servizio....comandante! Cosa facciamo?-
-Sai questo che significa, maggiore.- Affermò l'uomo in nero, con uno sguardo determinato. -Dobbiamo combattere. -e poi, attivando il sistema di comunicazioni interne:
-La stazione spaziale è sotto attacco, ripeto, la stazione spaziale è sotto attacco. Tutti i piloti si rechino negli hangar dei settori 1,2,3 e 4 in assetto da battaglia. Il comando dell'operazione è affidato al maggiore Colt Mitsubishi. Questo è un ordine.-
e poi, rivolto al suo sottoposto e al meccanico:
-Adesso, muovetevi e andate fuori. Sapete cosa dovete fare.-
Colt e Gamma annuirono, letteralmente lanciandosi fuori dalla sala comandi.
-Wow! Il comando della missione è affidato a te, maggiore Mitsubishi!- lo sfottè Gamma, sarcastico.- Primo giorno da sottufficiale e già tutte queste responsabilità!-
-Zitto, Gamma Montecarlo Rally!- rispose lui, ridendosela.-Sai che significa essere un maggiore per me? Che posso finalmente prendere quell'Eisenriese che stava prendendo polvere nel settore 3!-
Li sentì correre per il corridoio e sospirò, sedendosi di nuovo alla sua postazione.
-Giovani.-
Ebbe un attimo di esitazione, prima di prendere in mano il telefono satellitare che aveva in tasca. Compose un numero, e chiese:
-Ferio, mi senti?-
-Forte e chiaro.- rispose la voce del ragazzo alla radio. Lantis riprese:
-Mi avevi promesso un aiuto speciale...Beh, spero che tu sia di parola.-

Accarezzò la gamba di un gigante meccanico nascosto nell'ombra, tenendo chiusi gli occhi. Uraki Mika, capo elettrotecnico di bordo della Teti, amica del capitano, capelli biondo platino, occhi verdi, viso da ragazzina, corpo atletico... una bella ragazza, le dicevano dietro, ma lei non dava peso ai commenti dei suoi colleghi, dei soldati e nemmeno a quelli degli ufficiali. Non le importava della Teti... lei era salita su quella nave, quel giorno di due anni prima, per una ragione precisa, ma anche solo ricordarla era troppo doloroso.
Aprì gli occhi lentamente, fissando il leone nero sulla sua mano che splendeva nell'oscurità circondata da un alone rosso. Alzò lo sguardo verso il volto del robot, e disse, con voce atona:
-Si comincia.-

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Capitolo 9
*** Rise from the ashes ***





Dalla sua posizione, arretrata rispetto agli altri robot, osservava la battaglia che si svolgeva davanti ai suoi occhi. Tre mech.....non sembravano far parte dell'esercito Sephiriano, ma i loro computer li avevano ugualmente rilevati come nemici. Armatura composta di leghe semplici, equipaggiamento molto antiquato rispetto al loro...sembravano prede facili. Ma allora, perchè la sua squadra ci stava mettendo tutto quel tempo?
Si concentrò, cercando di individuare, nel silenzio del suo abitacolo, i movimenti dei suoi nemici, i loro piani, i loro schemi....ma niente. Trattenne il respiro, mentre si rendeva conto che le tattiche dei loro avversari non seguivano quelle che le avevano insegnato.

-Sono pronta!- Esclamò Fuu, ancora nascosta dietro le ali chiuse dell'Agriv.-Spostatevi!-
Hikaru estrasse velocemente le lame del Daitetsu dal suo avversario, rendendosi conto di non riuscire a penetrarlo del tutto, mentre Umi, dalla sua posizione, continuava a far fuoco con tutte le armi del Dragoon. Di certo, nessuna delle due si aspettava quale fosse l'asso nella manica della loro amica, e rimasero vistosamente sorprese quando videro Fuu, aprendo le ali dell'Agriv, impugnare un arco dal design intricato, che al posto della corda aveva un sottile fascio di energia di colore rosa.
-Ma cos'è quell'affare?!- Esclamò Umi, non ottenendo risposta: la scienziata guerriera era troppo impegnata, all'interno del suo abitacolo, ad allineare tutti i mirini che apparivano sull'HUD. Osservò le luci che si andavano accendendo una dopo l'altra sul display e mosse con decisione la cloche destra, facendo afferrare e tendere al suo Agriv il fascio d'energia, creando un sottile dardo di energia porpora.
-Colpiscili...-
Pensò a voce alta, mentre lasciava di scatto il pulsante che aveva tenuto premuto fino a quel momento. Istantaneamente l'Agriv lasciò la presa e la freccia fu libera di muoversi, trapassando all'altezza del torace, uno dopo l'altro, tutti i nemici.. Umi e Hikaru rimasero sbigottite, per poi lanciarsi in un eccitato urlo alla vista dei loro avversari che crollavano al suolo.
-Ma che roba è!?- Chiese Hikaru, stupita dalla performance dell'amica.
-Plasma Bow.- Rispose, con calma, Fuu.-E' un prototipo. Posso muovere la corda grazie ad un campo magnetico, ed è grazie allo stesso sistema che il computer muove la freccia una volta lanciata. In pratica funziona come un missile, ma invece di esplodere perfora il bersaglio. E' molto potente, ma ha un solo colpo.-
-Come....dove l'hai preso!?-
-Me l'ha dato un amico.- disse lei, chiaramente riferendosi al suo meccanico di fiducia. Si rivolse ad Umi con uno sguardo divertito, terminando la frase.-è piuttosto bravo quando si tratta di elettronica e meccanica...e...beh, è molto teatrale.-
-..ma non facevi prima a dire Ryusei?!-
-Heheheh....dai, basta, torniamo al lavoro. Ne sono rimasti due..-
Ma Hikaru si introdusse con discrezione nel discorso, sussurrando:
-Tre....sono tre...-
La donna si riferiva ad un terzo gigante meccanico,sceso dal cielo dritto su un picco di roccia davanti a loro, che le fissava con insistenza tenendo le braccia incrociate davanti al petto.
Fissò quel robot argentato con attenzione: il suo occhio cadde subito sugli esagerati coprispalla, dall'interno dei quali cadevano pesanti degli spunzoni di colore argenteo, e sulle enormi piastre rivolte verso l'alto che partivano dietro a questi. Non riusciva a vederne il torace, coperto dall'affusolata armatura delle braccia, ma la testa, con una particolare cresta in lunghe piastre di colore rosso, era ben visibile. Dalla vita scendevano altre lamine di metallo che coprivano l'inguine del robot senza intralciare i movimenti delle gambe, la forma delle quali ricordava i piedi di un'aquila.
Il mech sembrò scrutare i tre Metal Armor attraverso due visori dalla luce incolore, uscenti dall'ombra che l'elmetto proiettava su una corazza facciale a pezzo unico.
Fuu, stupita, si lasciò sfuggire un sussurro:
-Io...quel robot l'ho già visto altrove...-
Proprio nell'istante in cui il robot si allontanava, volando in direzione opposta alla città, solo per essere seguito qualche istante dopo dai due robot superstiti, lasciando le tre ragazze sole in mezzo ad un mare di rottami. Hikaru, seccata, osservò:
-Avevo appena finito di scaldarmi...-.

Un'intera squadriglia di Garlands persi in meno di 30 secondi, e il Taevion non era neanche sceso in battaglia! Si sarebbe arrabbiato, al vederle tornare a mani vuote.... poteva inventare una storia, certo, ma non ci avrebbe creduto, e come minimo le avrebbero sottoposte di nuovo a quella tortura.
Neanche sapeva come si chiamasse nè quale fosse il suo vero scopo, ma sapeva benissimo qual'era l'effetto sul suo corpo: convulsioni, dolore, vomito... . Il suo respiro si fece sempre più pesante, tentò di muovere le cloche di comando, ma niente: le sue braccia rimanevano rigide ai suoi fianchi, mentre la sua testa veniva attraversata da un'improvvisa fitta. Si lasciò sfuggire un gemito di dolore, mentre si sentiva come se il suo corpo venisse trafitto in diversi punti.
-Pe...perchè....-sussurrò, ancora in preda alla sofferenza.-Perchè devo sopportarlo....-
Passarono lunghi istanti, prima che una decisa voce femminile, del pilota dell'altro robot, le rispondesse:
-Si...Sileighty...?-
-Perchè, Shion....perchè non possiamo essere come tua sorella? Lei....lei ce l'ha fatta....si...si è liberata...-
Un'altra fitta alla testa, poi il silenzio. Cercò un'altra volta di ribellarsi agli impulsi che sentiva dentro di sè:
-"muovi la cloche, muovi la cloche...."-
Un punto rosso sul radar attirò la sua attenzione: un missile, un proiettile, qualcosa.... il suo braccio si mosse da solo all'ultimo istante, schivando il missile, contro il suo desiderio di venire colpita...

Il panico cresceva nella sala comandi della Teti, alla vista di una miriade di punti luminosi che facevano la loro comparsa sullo schermo.
-Porca puttana!- si lasciò sfuggire Domon, solo per sentirsi osservato, un attimo dopo, dall'intero equipaggio. Si guardò intorno smarrito, per poi farsi coraggio e ordinare nel microfono:
-Tutti i piloti alle postazioni di combattimento, ripeto, tutti i piloti alle postazioni di combattimento! Equipaggiate i Dragoon e gli Agriv mkII con l'equipaggiamento di tipo C! Armate le torrette!-
-Capitano!- Esclamò un uomo dai capelli neri e dai vistosi baffi che si trovava al suo fianco.-Cosa ha intenzione di fare!?-
-Ho intenzione di resistere, luogotenente Hoshi.- rispose lui, fissandolo dritto negli occhi.-Sul pianeta ci sono i tenenti Shidou e Ryuuzaki e la dottoressa Houhouji, ed è regola non lasciare i propri soldati da soli in campo nemico. Manterremo la posizione finchè non saranno rientrate, e solo dopo ciò ci ritireremo!-Esclamò infine.
-E' un suicidio! -replicò l'altro- Il computer rileva più di 60 unità nemiche, mentre noi ne abbiamo a malapena 20 e perlopiù danneggiate!-
Il capitano, nonostante si fidasse del suo luogotenente, cercò con lo sguardo il capomeccanico per aver conferma delle notizie, ma il suo sguardo altro non vide che Ryusei. Sconfortato, gli chiese:
-Akai...voglio un rapporto sulle unità, velocemente.-
-Cazzo ne s....er...no, volevo dire...- rispose lui, volgendo lo sguardo verso uno dei monitor.-Abbiamo cinque unità in perfette condizioni, 7 danneggiate leggermente e tutto il resto in condizioni infami, senza contare le tre unità della squadra di esplorazione e i cinque Daitetsu che abbiamo perso...il luogotenente Hoshi ha ragione, è un su..-
Ma Domon non si diede per vinto, e continuò ad urlare nel microfono, non lasciandogli finire la frase:
-A tutti i piloti, gli ordini sono questi: non vi allontanate dalla nave per nessuna ragione! La Teti cercherà di avvicinarsi al tunnel di rientro della squadra di esplorazione, i reparti addetti alle torrette si rechino ai propri posti. Non voglio eroi o altro: cercate di tornare indietro tutti interi!- e poi, sottovoce:-Mi raccomando, ragazzi...non vi fate ammazzare.-

All'interno dell'abitacolo c'era un silenzio innaturale, ma lui ormai c'era abituato. Il cosmo...quel luogo freddo ed inospitale, il tremendo campo di allenamento delle truppe del Pianeta, il luogo che aveva visto il tremendo scontro tra le milizie di Sephiro e quelle di Autozam, tanti anni prima...era per lui sinonimo di vita. Adorava il tepore delle stelle, la calda luce riflessa dal pianeta, l'adrenalina che gli scorreva nel sangue quando i propulsori del suo robot gli trasmettevano la spinta attraverso la schiena...
Solo che stavolta era diverso. L'Eisenriese, un robot riservato agli ufficiali, finalmente suo! Non avrebbe mai smesso di ringraziare il comandante per quella promozione così improvvisa e inaspettata. Si produsse in un ghigno, quando la voce di Gamma gli arrivò via radio:
-Hey Colt! Guarda!-
All'inizio volse lo sguardo verso il verde Raptor 009 dell'amico, ma subito capì le sue parole e tornò a guardare l'astronave davanti a sè: una ventina di oggetti di grandi dimensioni andavano lentamente dispondendosi davanti la nave, in piccole squadriglie di 3 o 4 elementi ciascuna. Li osservò per qualche secondo attraverso il computer a fianco della sua mano destra: erano molto simili ai robot che aveva già visto sui monitor dell'Hayabusa, ma erano completamente bianchi, a parte qualche rara eccezione che gli fece immediatamente capire quali fossero i mech dei capi squadriglia.
-Non sono Kishin. O, se lo sono, l'Alleanza ha veramente bisogno di qualche lezione di design.- disse, ridendo. Si scrocchiò le nocche nel silenzio cosmico, dicendo:
-Beh, è da tanto che non abbatto qualcosa. Vediamo cosa sa fare questo gioiellino...-
Mentre spingeva la leva dei propulsori al massimo. Il robot di colore rosso scattò in avanti, seguito a malapena da Gamma.
-Ma dove vai!?- Esclamò il ragazzo dai capelli verdi nella radio.-Vuoi prenderteli tutti tu?-
-L'idea era quella.- rispose, eccitato.
Tirò con decisione la leva sul suo fianco sinistro: i coprispalla dello slanciato Eisenriese si aprirono, rivelando due schiere di potenti micromissili. Le tre mitragliatrici sul braccio sinistro uscirono dalla loro sede, pronte a far fuoco, mentre la lama sul braccio destro cominciò a surriscaldarsi e ad assumere una colorazione rosso fuoco.
-Eisenriese, GO!- esclamò un'ultima volta, lanciandosi nella mischia.

Nei primi 5 minuti la battaglia sembrava una letale danza di morte: i piloti terrestri seguivano gli ordini di copertura con precisione, contrattaccando solo quando strettamente necessario con missili e razzi che, anche essendo inferiori alle armi ad energia dell'esercito Sephiriano, davano ugualmente filo da torcere. Ma la resistenza durò ben poco, e Domon se ne rese conto solo quando gli operatori cominciarono ad annunciare:
-Capitano, la squadriglia Hiryu sta battendo in ritirata.-
-Capitano, abbiamo perso Ryu 1 e Ryu 2!-
-Capitano...se continuiamo di questo passo, le nostre forze e quelle nemiche si annienteranno a vicenda.-
Le voci si accavallavano confuse nella sua mente, già sotto pressione per quella dannata scelta: dopo un esordio brillante, le squadre della Teti cominciavano lentamente a cedere, per colpa dei suoi ordini dati alla leggera. Le unità di recupero venivano individuate ed abbattute, il morale delle truppe era sotto le suole, gli unici a cavarsela in battaglia erano i capisquadriglia grazie al loro equipaggiamento speciale.
Cosa doveva fare? Non poteva ritirarsi, lasciando le sue truppe dietro di lui. Ma non potevano restare lì: sarebbero morti tutti comunque...
In mezzo alla confusione e ai sensi di colpa, prese una decisione: scattò in piedi, affermando:
-Hoshi, vi lascio il comando. Vado fuori.-
e, avanzando a passo sicuro, uscì dalla sala.
-Capitano, aspettate!- urlò Ryusei, precipitandosi fuori dalla stanza inseguendolo.-Il vostro Shukumei non è in grado di combattere!-
-Lo so.- Disse lui, senza neanche degnarlo di uno sguardo.- Maa non è un problema, per quello che ho intenzione di fare: darò l'ordine di ritirata e mi consegnerò alle forze del Pianeta per chiarire la situazione.-
-Er...forse non mi sono spiegato bene..-
-So cosa stai pensando, Akai.- continuò.- Ma ho fatto l'errore di farvi rimanere a combattere per una decisione personale....mi dispiace di avervi messi tutti nei guai, e questo è l'unico modo per dimostrarvelo.-
-Capitano...-
Strinse i denti, seccato. Si voltò verso il ragazzo, guardandolo con uno sguardo inferocito, ed esclamò:
-Ryusei, guardami. Per colpa mia, MIA, state tutti rischiando la pelle. Non ho mai fatto niente di eclatante, di spettacolare, di onorevole...ho sempre fatto quello che mi diceva questa dannata capoccia, senza pensare alle mie truppe e a cosa andavano incontro, ed è grazie a ciò che mio fratello non può più camminare!!! Diciamolo...come capitano non valgo granchè... e questo è l'unico modo che ho per pagare il mio debito con tutti voi e con il comandante Mitsurugi, che avete posto fiducia in me inutilmente...-
-I...io...-
-Adesso, stai zitto! Te lo ordino!-
-....Sissignore.-
Il meccanico rimase qualche attimo a guardare il capitano allontanarsi e sussurrò, in sovrappensiero:
-Però è strano....il capitano non ha mai avuto rimorsi...vuole davvero arrivare a tanto per salvare la dottoressa?-
E si accorse solo in quell'attimo che, parlando, avevano già percorso tutta la strada e si trovavano nell'hangar principale, davanti a una Mika che li fissava con uno sguardo un pò buffo. Domon spalancò con decisione la porta dell'hangar per guardare il suo Shukumei, e un attimo dopo, constatata la situazione, urlò:
-CHE COS'E' QUESTO SCEMPIO!??!?! CHI E' STATO!?-osservando la corazza facciale del suo Metal Armor giacere al suolo ammaccata, i cavi all'interno del volto sfilacciati e i componenti al suo interno staccati.
-Ecco, lo sapevo.- sussurrò Ryusei, senza pensarci, attirando l'attenzione del capitano: l'uomo si voltò verso di lui con sguardo omicida, ed esclamò:
-Sei stato tu, non è vero!? Sabotatore! Ti presenterò davanti al trib...-
-Capitano...- la calma voce di Mika interuppe le strilla di Domon.-Era per il progetto della dottoressa Fuu.-
Al sentire quel nome, l'uomo dai capelli neri sobbalzò. Abbassò il capo, dicendo:
-Akai...noi due faremo i conti dopo.-e poi, rivolto a Mika: -Uraki, ci sono altri robot operativi in questo settore?-
-Umh...forse uno.-rispose lei, facendo la vaga.
Ryusei capì immediatamente di quale stava parlando...

Un rumore dalle scale attirò la sua attenzione: volse lo sguardo verso il piano superiore, vedendo il suo amico dagli occhi grigi scendere le scale, senza la maglietta bianca che era solito portare sopra la maglia a maniche lunghe.
-Yawn...-Cien sbadigliò vistosamente, ma lei si accorse che stava fingendo.-Che dormita. Cos'hai preparato di buono?- continuò il ragazzo.
-Uova fritte.- rispose, sospirando.-Sei fortunato che le ho trovate subito, altrimenti avrei dovuto ispezionare tutto il frigo in cerca di qualcosa di commestibile.-
-Cos'è, non ti piace il cibo del nostro mondo?-
-Solo per capire cosa c'è scritto sulle etichette ci metterei una vita...-
Lo sentì ridacchiare, mentre si avvicinava alle sue spalle per sbirciare nella padella.
-Non ti fidi?- disse lei, contagiata da quella ridarella.
-Uh, no.-
-Hey!-Disse, esplodendo in una risatina.-Non so cucinare, ma non bisogna essere dei geni per cuocere una frittata!-
-Non posso darti torto... ma hai dimenticato di mettere il sale.-
La ragazza lo guardò con sguardo un pò smarrito, guardò la padella e disse:
-Come fai a...-
-No, niente telepatia. E' perchè è ancora nella credenza.-Rispose, aprendo un armadietto a vetri e tirando fuori un barattolo.
-Oh.-
Rimasero ad ascoltare le uova friggere per qualche istante, poi Cien disse:
-Credo sia cotta. Toglila dal fuoco.-
Hikaru spense i fornelli, ma come ebbe fatto ciò la suoneria del suo cellulare risuonò nell'aria.
-Pronto?- disse, rispondendo alla chiamata, solo per sentire dall'altro lato la voce di un trafelato Ferio:
-Hikaru! Dove ti trovi adesso?-
-Eh? Non credo di aver capito...-
-Dove sei!? C'è una cosa ti cui ti devo parlare, è urgente!-
-Io..eh....- disse non troppo convinta, guardandosi attorno.-Sono alla periferia a sud di Acura...ma che succede,Ferio?-
-Sephiro è sotto attacco.-
Al sentire la notizia strabuzzò gli occhi per qualche istante, e l'espressione di disappunto mutò in una di terrore puro.
-Co....cosa?-disse, balbettando. Sperava con tutto il cuore che non fosse vero... sotto attacco?
Gli avvenimenti dei giorni precedenti non le avevano dato una mano a cancellare quel senso di confusione nella sua testa, quei fatti accaduti tanto tempo prima le avevano levato quasiasi voglia di reagire agli stimoli esterni, quasi intrappolandola in sè stessa... e ora questo? Magari le sarebbe pure toccato tornare a vestire i panni del Magic Knight alla difesa di Sephiro!
Cominciò a tremare, ma la voce di Ferio attirò la sua attenzione quasi immediatamente.
-Una delle stazioni spaziali che orbitano intorno al pianeta è stata attaccata... e Lantis è a bordo.-
-L....Lantis!?-
Rimase qualche attimo in silenzio a cercare di pensare, ma era talmente scioccata da non riuscire a formulare una risposta.
Per un attimo le tornò la lucidità, giusto il tempo di dire:
-S..sono nel distretto di Octavia...la sesta traversa, mi farò trovare fuori....-
-D'accordo. Preparati, sarò lì tra qualche minuto...e per favore, non lo dire a nessuno. -
Poi, l'unico suono che riuscì a sentire nel telefono era un sommesso "tu-tu-tu-tu-tu"....
Si sentì svuotata delle sue energie, gettandosi su una sedia nel tentativo di evitare di cadere. Era totalmente sconvolta, ma non ci mise molto a capire che il suo stato d'animo non era causato dalla notizia, ma dal modo in cui aveva reagito. Lei era sempre stata energica, coraggiosa, determinata, e ora....no, non ora. Da un paio di giorni a quel momento era sempre stata remissiva, lunatica, faceva di qualsiasi cosa un dramma... no, non era più lei. Sembrava che il suo lato debole, tutto d'un tratto, avesse preso il sopravvento. La voce di Cien la distolse da quei pensieri:
-Hikaru...che hai?-
-Niente...- rispose, alzandosi e cercando di nascondere il suo stato d'animo. -Era un mio amico....è successa una cosa grave, e devo raggiungerlo....-
-Ah...non per essere invadente, ma posso sapere cosa è successo o...-
-No, meglio di no!- esclamò lei, visibilmente tesa.-è una faccenda delicata...ma grazie dell'interesse.-
Sotto lo sguardo dubbioso del ragazzo, afferrò il guanto gemmato che aveva lasciato sul tavolo e si diresse di corsa fuori dalla porta d'ingresso.
Perchè si sentiva così dannatamente fuori posto? Poteva essere Sephiro che era cambiato, poteva essere questa improvvisa comparsa di forze del male e la sua richiesta ad intervenire... o forse erano i sensi di colpa che provava per aver lasciato morire le sue amiche, e quelli che avrebbe avuto se non fosse riuscita ad aiutare Lantis...
Ma non capiva. Aveva sempre reagito a tutti questi stimoli trovando la forza per andare avanti, ma...si sentiva stanca di combattere, pronta a seguire il destino che Umi e Fuu avevano seguito così tanto tempo prima.
Si voltò un attimo a guardare gli occhi pieni di domande del suo coinquilino per un'ultima volta, convinta del fatto che non sarebbe tornata. Sospirò, e gli disse con tono rassicurante:
-Non ti preoccupare per me...non è niente.-
L'aria fu invasa da un rombo di motocicletta, e qualche istante dopo fece la sua comparsa Ferio, seguito da un polverone. L'uomo si fermò giusto il tempo per vedere i suoi occhi scioccati, e subito le ordinò:
-Sali, sbrigati!-
Hikaru sospirò a capo chino, per poi fissare il suo amico dai capelli verdi con uno sguardo deciso e salire sulla moto.
Non le importava più, ormai: qualsiasi cosa fosse successa su Sephiro, sarebbe sempre stata lì a combattere. Era il suo destino.

Varcò la soglia dell'hangar 18 timidamente, dietro al suo capitano e alla sua amica. Gettò uno sguardo verso il fondo della stanza: Kuu, il progetto della dottoressa Fuu, svettava imponente davanti a loro - 19 metri di metallo, un enorme gigante costruito in una lega metallica, identificata come X, resistente a tutto ciò che la natura potesse opporre all'uomo...e lui era lì a vedere il suo capitano salire a bordo e rischiare la vita per lui.
-Domon...sei sicuro?-Tentò di dissuaderlo.-Il Kuu non è armato... se esci fuori ti distruggeranno in pochi secondi!-
Gli aveva dato del tu...una cosa che non faceva da tanto tempo. Forse era perchè sperava che rivolgersi a lui da amico e non da sottoposto avrebbe ottenuto qualche risultato, ma si sbagliava di grosso - il capitano lo fissò in volto con sguardo irritato, dimostrando di non voler scendere a compromessi:
-Non dirmi cosa devo o non devo fare, Ryusei!-
-A-allora- esclamò - sarò io ad andar fuori a coprire le squadre di difesa!-
-Tu? Ma fammi il piacere! Ti conosco da tanto tempo e non ti ho mai visto salire su un robot se non per lucidarlo!-
-Sar..sarà diverso, stavolta!- continuò nervoso.-Il Kuu è speciale! Anche un novellino come me può...-
-Stai zitto. E' un ordine.- rispose freddamente l'ufficiale, spiccando un balzo verso l'abitacolo Ryusei strinse i pugni, incapace di fare qualsiasi cosa. Era colpa sua se il suo capitano...se il suo amico avrebbe rischiato la vita in quel modo...doveva fare qualcosa per evitarlo, non poteva rimanere lì a guardare! Era lui a dover combattere, non Domon!
Forse, da qualche parte nell'universo, un'entità divina ascoltò il suo desiderio di intervenire, e decise di acconsentire alla sua richiesta.
L'esplosione fu talmente violenta che l'intero hangar tremò. Chiuse gli occhi per la paura, e quando li riaprì il capitano era svenuto tra le braccia di Mika, a pochi metri dall'abitacolo del Kuu. Cosa aveva colpito la nave? No, in quel momento non gli importava, tutto quello che voleva fare era salire su quel dannato affare e lottare per il suo amico.
Mika atterrò davanti a lui, tenendo Domon sulla spalla come privo di vita.
-E' svenuto...- disse la bionda con voce calma, quasi come se l'avesse saputo fin dal principio. -Cosa facciamo?-
-E' una domanda un pò stupida da fare, non credi?- disse con voce decisa, alzando lo sguardo a fronteggiare l'Kuu.- Salirò a bordo!-
Attimi di silenzio, interrotti all'improvviso dalla voce della ragazza:
-Persino il capitano non aveva chance...cosa credi di fare tu?-
-La cosa più giusta..-commentò dirigendosi verso l'abitacolo.- è quello che farebbero Amuro Rei, Kira Yamato o tanti piloti come loro.-
-Ryusei...quelli sono anime, ma questo non è un cartone animato! Scendi subito, ti farai ammazzare!-
Si voltò a guardarla dalla spalla del robot, facendole cenno con la testa di darsi una mossa, per poi dirle:
-Non ti preoccupare, non ho intenzione di morire oggi! Anzi, ho intenzione di andare fuori e di fare il culo a strisce a quel cane rosso! Tu aprimi l'hangar e porta il capitano in infermeria!-
E lanciarsi nella cabina di pilotaggio. Indossò quel che poteva della tuta spaziale in fretta e furia, mentre i suoi pensieri non gli davano tregua:
-(Fare il culo a strisce...senza armi, equipaggiamento o altro....ho solo lo Psytracker a cui affidarmi...)-
Prese un sottile diadema in metallo sopra il quale erano montati diversi circuiti, e sussurrando:
-Psytracker, aiutami tu.-
lo pose sulla sua testa, indossandoci il casco sopra.
-(E ora vediamo se l'addestramento è servito a qualcosa...)- pensò, attivando uno dopo l'altro gli switch sopra di lui. Gli "occhi" dell'Kuu si illuminarono di un colore verde acqua, e ciò fu segno per Mika che era ora di lanciare.
-Come vuoi....buona fortuna, Ryusei...- disse, tirando con decisione verso di sè la leva della catapulta.
La struttura di contenimento del Kuu indietreggiò di qualche metro, ed un compartimento stagno divise l'hangar in due, impedendole di vedere se il lancio dell'amico era andato a buon fine. Ma lei lo sapeva. Sapeva che sarebbe andato a buon fine.

-N...non ci posso credere! Vuoi dire che devo evocare Rayearth e andare nello spazio ad eliminare un'intera armata di robot? Ma non eravamo in tempo di pace?-
-Purtroppo non è così.-Le rispose Ferio, non nascondendo una certa agitazione.- Le forze Sephiriane stanno nascondendo gli attacchi da parte dell'Alleanza da più di due anni. Se i cittadini venissero a saperlo ci sarebbe il panico.-
-Ma…ma io non so neanche se posso andarci, nello spazio! Non è possibile...- disse la ragazza dalla treccia rossa, stringendo il suo guanto tra le mani con violenza, in segno di rabbia.-Perchè devo pensarci io? Se è da due anni che li combattete, dovreste...-
-Aver imparato i loro trucchi, le loro strategie, il loro obiettivo. Ma non è così facile come sembra, Hikaru: questa non è una guerra normale...non sappiamo chi è il nostro nemico, nè cosa vuole da noi. Ogni volta che catturiamo una delle loro squadriglie, i piloti non sono in grado di comunicare....non siamo mai riusciti a racimolare informazioni su di loro. è per questo che dobbiamo fare affidamento a te.- Le prese le mani con dolcezza, affermando:-Con te è diverso: tu sei un eroina. Sei sempre arrivata a trovare la verità anche quando pareva irraggiungibile, hai sempre saputo che fare, non hai esitato davanti alle tue scelte...-
Le tornò in mente il suo ultimo, tragico scontro.
-Non è vero!-Esclamò, scostandosi velocemente da lui.-Tutto quello che ho fatto è stato causare morte e dolore! Umi e Fuu sono morte per colpa mia, Ferio.... io, la "vostra eroina".... ho cancellato un sistema che ha sempre reso Sephiro un pianeta felice, IO ho generato il mostro che ha cercato di uccidere Lantis....IO HO UCCISO TUA SORELLA! Ti sembro un eroe!? Non voglio pù farlo, Ferio....non posso farlo!-
L'uomo continuava a guardarla senza aprir bocca, evidentemente sorpreso.
-Non...non potete trovare qualcun altro? Eleggere un altro Magic Knight, qualcuno in grado di portare avanti il compito che ci eravamo prefissate io, Umi e Fuu al nostro secondo viaggio in questa dimensione....proteggere Sephiro e i suoi abitanti? Ti prego...dimmi di si....Io non sono più un Magic Knight....non sono più in grado di esserlo...-
Ferio fu decisamente sconvolto dalla reazione della ragazza, e le sussurrò con tono seccato:
-Hikaru, cerca di capire. Se tu non combatterai, Lantis morirà.-
-Lui è un guerriero...-sussurrò, lacrime agli occhi.- se la caverà, se l'è sempre cavata, è sempre tornato indietro.-
Lo vide assumere un'espressione sempre più amareggiata, mentre abbassava lo sguardo verso il terreno.
-Stavolta potrebbe finire male, Hikaru. Guarda il cielo.-
Alzò lo sguardo verso le stelle, preoccupata, e davanti ai suoi occhi si presentò uno spettacolo affascinante quanto terribile: lontano da lì, dietro le sporadiche nubi che popolavano il cielo ormai notturno, si vedevano distintamente i lampi della battaglia che si stava svolgendo sopra la sua testa.
Rimase a guardare in alto per qualche istante, prima che la voce di Ferio le giungesse all'orecchio:
-Hanno bisogno di te, Hikaru.-
Sospirò pesantemente, e per un attimo le sembrò di essere tornata quella di una volta ,mentre affermava:
-Lo farò...ma non credere che lo stia facendo per me, o per te...e tantomeno per Lantis. è solo... per finire qualcosa che ho cominciato tanto tempo fa...-
Indossò il suo guanto, cercando di concentrarsi. Da sola non poteva fare niente, aveva bisogno dell'aiuto del suo mashin...ma sarebbe stata capace di evocarlo, senza armatura e dopo tutto quel tempo? Chiuse gli occhi e portò le mani sul petto, mentre la gemma del guanto si faceva sempre più brillante. Il cielo di Sephiro si illuminò di rosso per un breve istante, mentre Hikaru cercava con tutte le sue forze di richiamare la forza di Rayearth dal passato chiamando il suo nome... per sparire, un attimo dopo, in una colonna di luce rossa.
Non era certa che avesse funzionato. Aprì gli occhi di scatto, quasi impaurita, e guardò verso l'alto. Non vedeva niente davanti a sè solo il cielo stellato...abbassò lo sguardo sconcertata, e si rese conto che qualcosa non le tornava - come mai le sembrava di essere diventata alta più di 20 metri? Guardò le sue mani - erano diverse, ricoperte da un paio di guanti bianchi mentre il resto del suo corpo era coperto da un'armatura rossa e dorata.
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: c'era riuscita.
Non si fermò neanche a salutare Ferio o a dare un'ultimo sguardo al pianeta, in quanto la sua attenzione fu attratta da tre scie luminose che partivano verso il cielo. Strinse i denti, estrasse la spada infuocata dalla gemma sul petto del suo Mashin e si alzò da terra, decisa a farla pagare a chi stava cercando di distruggere il suo paradiso.

-Fuu, abbiamo qualcosa in coda.-
-Uh? Qualcosa ci ha seguito fin qui!?- Esclamò la bionda, ben cosciente del fatto di non potersi guardare dietro. -Riuscite a vederla!?-
-Non credo...se mi giro rischio di perdere stabilità...-
-Ci penso io.-Affermò Hikaru, cambiando l'assetto della telecamera del Daitetsu.
All'inizio non vide altro che un minuscolo puntino, ma dopo un rapido zoom riuscì a distinguerne la sagoma...che riconobbe immediatamente. Strabuzzò gli occhi, sconcertata, e smanettò freneticamente sulla tastiera per cercare di visualizzare al meglio l'immagine. Soltanto quando non ebbe più dubbi disse, di fronte al gigante rosso che appariva davanti ai suoi occhi:
-R...Rayearth!-

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Capitolo 10
*** Tearing the sky apart ***





Ebbene si, ho appena resuscitato una storia vecchia di tre anni. Questa fanfiction ha una storia: cominciata a scrivere nel 2004, ho continuato ad occuparmene fino al tardo 2005, periodo in cui il supporto su cui la tenevo (stupido io che non faccio mai le copie dei file) si ruppe, facendomela perdere apparentemente per sempre. E' stato solo di recente che mi sono ricordato che la storia era stata pubblicata qui sulla EFP, e dopo essermi precipitato a rileggerla, ho preso la malsana decisione di portare avanti la storia di Ryusei e Hikaru, di Cien e Mika, di Colt e Lantis, una storia che mi era cara e della quale - ahimè - stavo perdendo il controllo.
Il perdere tutti quei capitoli scritti in realtà è stato un bene, stavo perdendo il 'feeling' con la storia, non la sentivo più mia. Continuavo ad aggiungere nuovi personaggi, situazioni insensate e colpi di scena che mi stavano portando lontano dal finale che mi ero prefissato. Da un lato era una cosa buona: la storia si stava 'scrivendo da sola'. Dall'altro stava cominciando a perdere senso.
E' qui che dopo aver rifinito i primi nove capitoli, aggiungendo parti, cambiando alcune cose (primi tra tutti il nome di Sien diventato Cien e l'Eleiza, che ha preso il più plausibile nome di Kuu) e più generalmente spianando la strada per i capitoli successivi.
Il mio stile di scrittura è purtroppo cambiato con il tempo, non me ne volete male. Ve ne accorgerete sicuramente da questo capitolo. Spero soltanto che la cosa non vi disgusti a tal punto da lasciar perdere l'intera storia.

Buona lettura,
-Rick

PS: è consigliata la rilettura dei capitoli precedenti, sia perchè probabilmente l'ultima volta l'avete fatto nel 2004 e non ve li ricordate, sia perchè alcune cose sono cambiate.


L’improvvisa spinta della catapulta per poco non lo mise KO, ma la sua resistenza fu premiata: dopo qualche attimo era fuori dalla Teti. Ricordò le poche lezioni di guida che aveva preso: con decisione attivò i retrorazzi, ed il Kuu si bloccò di colpo. L'improvvisa decelerazione per poco non gli fece rivedere il pranzo, ma la prospettiva di sguazzare in un casco pieno di vomito non gli andava per niente a genio.
Dopo essersi ripreso dalla botta, tornò alle lezioni di guida: controllare lo stato del sistema; allacciare le cinture… no, quello l’aveva già fatto. Fu poi il momento di fare un check-up di cose più terra-terra: nessuno spiffero nell’abitacolo, il monitor funzionava, le cloches non si erano staccate dalla propria sede quando le aveva mosse. Il Kuu funzionava alla grande.
-Ok…Kuu, diamoci dentro!- annunciò subito dopo, spingendo sul pedale dei propulsori.
Il mech arancione cominciò a muoversi con una velocità crescente, mentre Ryusei lo indirizzava verso la squadriglia più vicina. Non appena fu a portata di comunicazione radio disse, cercando di sembrare il più educato possibile, nel tentativo di ripetere gli ordini proprio come avrebbe fatto Domon:
-Qui è Ryusei Akai del reparto tecnico che parla per conto del comandante. L’ordine è di ritirata. Recuperate e unità danneggiate e aspettate…-
Ma le risposte dei suoi superiori furono tutt’altro che educate: valanghe di insulti coprivano il suo tentativo di spiegare la situazione, mentre le squadriglie, portando in spalla i resti dei robot danneggiati a mò di sacchi di patate, si ritiravano l’una dopo l’altra nella Teti, lasciandolo quasi da solo.
-(Non c'è che dire)-osservò mentalmente-(quanto sono coraggiose le nostre truppe...)-
Riuscì a riprendere fiato.
- Ma dove diavolo state andando!?- se ne uscì, dimenticando la propria compostezza.- Dovete aspettare il ritorno della squadra di esplorazione! Ragazzi!?-
Due o tre volontari si offrirono di restare ad aiutarlo, ma vennero ben presto travolti dall’ondata di codardia che aveva preso controllo dell’intera truppa. Fu in quella che il suo radar rilevò tre unità che stavano abbandonando l’atmosfera del pianeta, unità che furono riconosciute come i modelli custom della squadra di esplorazione.
-Bene, ce l’hanno fat...-
Ma interruppe la propria osservazione di sollievo non appena si rese conto che una quarta entità stava inseguendo le sue compagne, molto probabilmente con intenzioni ostili.
-Dannazione! Dottoressa Hououji, mi sente? Dottoressa!?-
Le voci che giungevano dall’altro capo della linea non fecero altro che aumentare la sua paura: le tre donne stavano parlando tra loro in tono preoccupato. Il disturbo radio era forte, ma riuscì piu’ o meno a decifrare qualche parola.
-Rayearth!? H----- che sta-----
-Non può-------
-No….no!!!-
E poi una quarta voce, molto più giovane delle altre, la cui trasmissione era quasi indecifrabile
---- è Hi--- Sh----, a supporto delle ----- ----- -----.-
-Dannazione...dannazione!- esclamò, mandando i propulsori a piena potenza, andando incontro alla dottoressa.
Il disturbo radio andava sempre più scemando man mano che si avvicinava alle quattro unità, e proprio quando furono nel raggio visivo del Kuu assistette ad una scena agghiacciante: il Daitetsu del tenente Shidou, colpito vicino alla testa da un proiettile vagante, perse la presa sul modulo di rientro solo per essere intercettato dal Dragoon della Ryuzaki che si trovava subito dietro. Le voci dei piloti sembravano molto più preoccupate rispetto a prima:
-Ma cosa sta succedendo qui? Il comandante non mi aveva avvertita che avremmo iniziato a combattere!-
-Hikaru!? HIKARU! Fuu, Hikaru è svenuta, dobbiamo sbrigarci a rientrare!-
Sentire delle persone così vicino a lui in una situazione del genere per poco non lo gettò nello sconforto più totale. Doveva aiutarle a tutti i costi, non poteva permettere che gli accadesse qualcosa!
-Dottoressa!- esclamò, cercando di farsi sentire.
-R...Ryusei?- chiese lei di rimando.
Non seppe mai cosa stava accadendo nell’abitacolo, ma quando la sentì dire:
-Oh, no….perchè sei uscito!?-
Capì che si era resa conto che il Kuu stava avendo il suo volo di collaudo in una situazione di guerra.
-Cercherò di coprirvi!- esclamò, pur sapendo quanto era disperato il suo gesto.- Cercate di rientrare alla nave!-
Ignorò la richiesta di Fuu di lasciarle stare e, dopo aver disarmato una carcassa nelle vicinanze della mitragliatrice e di un coltello a motosega, si lanciò in direzione delle tre unità in pericolo.

Le cose non andarono come previsto: dopo appena qualche secondo di scatto fu costretto a fermarsi, bloccato da una piccola squadriglia di avversari che aprì il fuoco su di lui. Riuscì a schivare a malapena qualche attacco prima di trovarseli davanti: quattro mech uguali, completamente grigi, davanti ai quali risaltavano due robot differenti, uno rosso dall’aspetto slanciato e uno verde la cui corporatura tozza lasciava intuire che fosse un’unità di artiglieria. La cosa che lo lasciò sbigottito fu l’improvviso ordine che provenne da una delle unità:
-Chiudete il fuoco! Voglio interrogarlo.-
Rimase stupito. Allora quella di prima non era un'allucinazione, gli alieni parlavano davvero giapponese? Il mech rosso si fece avanti, alzando il braccio per indicarlo con la mano, e la stessa voce autoritaria di prima si fece sentire attraverso la radio.
-Sono il tenente Colt Mitsubishi dell’esercito del Pianeta. Rimuovi il tuo armamento e identificati.-
-Maggiore.- lo corresse una voce. Il robot rosso si voltò verso l’unità di artiglieria verde al suo fianco, mentre la voce di Colt annunciava:
-E io che ho detto?- prima di tornare a guardare il Kuu.
Ma altri pensieri affollavano la sua testa e lo distoglievano dalla simpatica scenetta. Il suo nemico si chiamava come un’automobile? Stava per iniziare a ridere dal nervosismo, ma riuscì a trattenersi. Qual’era la prima regola del manuale del soldato, in queste situazioni?
Collaborare, no?
Lasciò andare la mitragliatrice ed il coltello prima di iniziare a parlare.
-Tecnico di bordo Ryusei Akai, Esercito dell’Unione Terrestre.-
-Unione Terrestre? Mi stai prendendo in giro?- esclamò il suo avversario, mentre il suo mech chiudeva il pugno e tre canne di fucile ne spuntavano dall’avambraccio.-Ti dò altre due possibilità. Dimmi quello che voglio sentire.-
Oh, risposta sbagliata. Ma che risposta sbagliata, era la verità! Se quegli alieni parlavano giapponese dovevano conoscerla la Terra…o almeno così pensava.
-Non la sto prendendo in giro, maggiore! E’ tutto un grosso equivoco!- esclamò a sua difesa. – Non credevamo che il pianeta fosse abitato, e…-
-E avete aperto fuoco su una stazione spaziale dopo che vi era stato intimato di identificarti perché non credevate fosse abitato? Oooh, ci credo molto. Una possibilità. Non bruciarla.-
Ok, l’aveva capito. Il suo avversario non voleva interrogarlo ma torturarlo.
-Abbiamo trasmesso un segnale di pace tramite razzi luminosi.-
-Non conosciamo il codice di voi cosiddetti “terrestri”- rispose il maggiore, seccato – ma dalle nostre parti la pace non si dichiara attaccando gli altri senza motivo.-
-Ma non era stato ordinato un att…-
-Zitto. Hai usato tutte e tre le tue possibilità.-
La voce di prima, proveniente dall’unità di artiglieria, si fece sentire di nuovo.
-Colt, credo che il ragazzo stia dicendo la verità, un tecnico di bordo con un po’ di sale in zucca non si lancerebbe in battaglia.-
-Gamma Montecarlo Rally - replicò il pilota del robot rosso – non è forse quello che hai appena fatto?-
-Da quando credi che io abbia del sale in zucca? E poi lui è un novellino, non hai visto come si muove?-
Cominciò a ridere non appena sentì il nome dello scapestrato compagno del Maggiore Utilitaria Giapponese. Gamma Montecarlo Rally? Chi è che va in giro a chiamare il proprio figlio con un nome simile? Era uno scherzo? Doveva esserlo, oppure ciò voleva dire che aveva sbattuto la testa durante il lancio e tutto quello che stava vedendo era un’allucinazione.
No, non lo era, i tre robot della squadra di esplorazione erano appena sfrecciati a qualche centinaio di metri da li ignorandolo completamente. Voltò la testa nell'abitacolo, approfittando dello schermo a 360°, e vide che ormai erano vicini alla Teti.
Aveva assolto al suo compito - l’unica cosa che doveva fare era andarsene da lì. Con il simpatico sottofondo dei suoi due avversari che litigavano come un marito e una suocera, attivò lo Psytracker del Kuu. La sua testa fu avvolta da un dolore lancinante, che però durò solo qualche attimo, il tempo di fargli lanciare un mugugno che passò completamente inosservato. Quello che accadde dopo, nonostante fosse stato completamente previsto, lo lasciò stupito.
Man mano che il Mind Link System si andava attivando, il freddo cosmico avvolse il suo corpo. Non gli sembrava più di essere seduto all’interno di un gigantesco robot perso nello spazio aperto – pur trovandosi nell’abitacolo, lui era quel robot. Lo Psytracker funzionava perfettamente.
Con due movimenti impercettibili delle mani afferrò le armi che aveva lasciato a sé stesse, e chiese con un tono sarcastico.
-Bene, allora. Io me ne vado, mi chiamate voi quando avete finito, d'accordo?-
Per tutta risposta, Colt aprì amichevolmente il fuoco dalle mitragliatrici. Schivarle fu un gioco: non dovette neanche comunicare il movimento al Kuu, gli bastò pensarlo, ed il Metal Armor schivò elegantemente sulla destra.
-Che diavolo!?- esclamò il maggiore, che non si aspettava che un novellino schivasse un attacco in quel modo.
Il "novellino", da parte sua, scattò in avanti e tranciò in due la testa del robot alla sua destra, riducendo all’impotenza il suo vicino distruggendone entrambi le braccia. Mentre gli altri due membri della squadriglia si allontanavano in preda al terrore seppur richiamati all’ordine da Colt, si fece avanti con un calcio contro il Raptor di Gamma, che lo schivò tranquillamente.
-Oh, siamo bravi allora!- esclamò il meccanico, provocandolo.- Vediamo se sei così bravo dopo un po’ di Black Hole Cannon!-
Il robot verde fece per raggiungere sulla sua schiena un’arma che non c’era, prima che il pilota, dopo un rassegnato:
-Merda, devo aver fatto confusione nell’hangar…- incrociasse le braccia, pronto a ricevere un colpo di grazia che non arrivò.
L’Eisenriese aveva infatti placcato il Kuu, spingendolo contro un satellite, dopo averlo afferrato con entrambe le braccia.
-Ti avevo sottovalutato, signor "tecnico di bordo"!- esclamò Colt, resosi conto del suo errore di valutazione. - Vediamo se sto sottovalutando anche questo!-
I coprispalla dell’Eisenriese si aprirono, rivelando una schiera di micromissili che fecero fuoco sul robot di Ryusei a distanza ravvicinata.
L’urlo di dolore del tecnico di bordo gli fece capire di aver vinto. Il maggiore si allontanò lentamente dal suo avversario a bordo di un robot danneggiato, contando di averlo ridotto all'impotenza con quella manovra suicida, ma ci mise poco ad accorgersi che il Kuu era completamente intatto.
-Di che diavolo è fatta quell’armatura?-
Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che le mani del Metal Armor stringessero il collo dell'Eisenreise e ne staccassero la testa di netto, mentre Ryusei, in preda all’ira, gli urlava:
-STRONZO! FA MALISSIMO, LO SAI!?-

-Mmmh, credo che per adesso basti così.- si rivolse a lui Gamma, mentre il Raptor afferrava il corpo danneggiato senza testa dell’Eisenreise e si allontanava nel cosmo.
-Il seguito alla prossima puntata! Stesso canale, stessa ora!- lo provocava.
Voleva proseguire l’inseguimento, ma una voce dentro di lui gli suggeriva di calmarsi.
Ryusei ormai vedeva completamente rosso: il feedback del Mind Link System era decisamente troppo. Bel modo di scoprire che tutto quello che il robot sentiva si ripercuoteva sul suo sistema nervoso! Ognuno dei missili che lo aveva colpito aveva lasciato una ferita non sul suo corpo, ma nella sua mente: il dolore era ancora chiaro e vivido. Era quasi completamente paralizzato, e l'unica cosa che riuscì a fare fu attivare i propulsori per dirigersi verso la propria nave. Doveva assolutamente rientrare, ma come fece per muoversi un ennesimo ostacolo si mosse sulla sua strada, stavolta in forma di un robot rosso e dorato, più alto del suo di almeno cinque metri, che brandiva una spada. Lo osservò in un lungo istante : aspetto intricato, quasi organico, che lo faceva assomigliare ad un cavaliere medioevale: l'elmo a forma di testa di animale, un'armatura piena di gemme, un'arma completamente avvolta da un'aura di fiamme invece spostavano la sua appartenenza verso una storia fantasy. La cosa che lo sorprese di più fu ciò che a lui sembravano i propulsori: le due ali di fiamme sulla schiena di quel possente mezzo gli davano un'impressione di superiorità e di potenza.
Fu un lungo attimo di silenzio. I due avversari si fissavano in volto, lui attraverso i visori del Kuu, lei tramite gli occhi di Rayearth. Cercò di aspettare quanto più a lungo possibile per calmarsi e riprendere controllo del proprio corpo, ma quando si accorse di riuscire a muovere il braccio le parole uscirono da sole.
-Chi diavolo sei!?-ruggì, ancora in preda all'ira e allo shock causati dall'attacco di Colt - No, aspetta, non dirmelo! Non ne voglio sapere niente, fammi passare!-
-Mi dispiace, ma non posso permettertelo. Hai attaccato Sephiro. Dimmi perché, e ti lascerò andare.- rispose Hikaru con voce ferma e determinata.
La risposta di Ryusei non si fece aspettare, anche se era completamente diversa da quella che lei si aspettava:
-NON LO SO! Non so neanche che diavolo sia Sephiro! Spostati, o ti faccio fare la fine del Maggiore Utilitaria!-
-Ho paura di non poterlo fa …-
Ma non riuscì a terminare la frase: il Kuu le fu addosso con rabbia, cercando di colpire Rayearth con un pugno diretto al volto. Si parò utilizzando la spada di piatto, e fu sorpresa dal vedere che l’armatura del suo avversario, di fronte all’arma di Eskudo, non si era neanche incrinata. La spinta del suo antagonista era tremenda, e per evitare che l'attacco trapassasse la sua guardia si ritrovò a doverlo scartare di lato. Il mech arancione avanzò per qualche decina di metri prima di tornare a fronteggiarla, e la voce del pilota la provocò:
-Mi dispiace, ma non ho tempo da perdere ora. Addio!-
-Kh....ma che diavolo!?-


-Uh....-
Si guardò attorno: era nella sala comandi della Teti, seduto alla sua postazione. La testa...il dolore era abbastanza fastidioso, e come si portò la mano sulla fronte si accorse di essere stato fasciato.
-Capitano!- esclamò la giovane dai capelli biondi al suo fianco.- Finalmente siete sveglio!-
-Mika...- mormorò lui, non ancora ripresosi dalla botta. -Che ci faccio qui? Prepara il Metal Armor per il lancio, devo...-
-Mi dispiace. Ryusei è uscito con il Kuu.-
La notizia provocò un suo risveglio improvviso: uscito immediatamente dal suo stato di intontimento, si produsse in un'esclamazione desiderosa di spiegazioni:
-Che cosa?!-
Volse immediatamente lo sguardo verso il monitor principale, ritrovandosi ad inquadrare rottami di Metal Armor e di robot a lui sconosciuti. Strinse il pugno della mano libera.
-Quello stupido!- imprecò -Ti prego, dimmi che non si è fatto ammazzare!-
-Veramente, mi sembra se la stia cavando abbastanza bene. Guardate il monitor 3.-
L'osservazione della giovane provocò in lui un dubbio che lo implorava di essere chiarito, e la soluzione del mistero era lì, sul monitor 3. In mezzo alle carcasse e alle esplosioni, un Metal Armor di colore arancione ed un misterioso mech dalla spada fiammeggiante si stavano affrontando. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal robot di Ryusei, completamente disarmato ed in evidente difficolta: sebbene riuscisse a scansare i fendenti del suo avversario, non aveva niente con cui contrattaccare, ed il duello stava già volgendo in suo svantaggio.
-Stupido! Stupido! Mille volte stupido! Perchè diavolo non sta rientrando!?-
-Non credo sia nelle condizioni di farlo.- disse Mika cercando di chiarire, riuscendo soltanto ad alimentare altri dubbi. -Guardi i movimenti che fa: un pilota di Metal Armor in condizioni normali non riuscirebbe a muoversi in quel modo, specialmente se al comando di un prototipo con un output energetico così ridotto.-
-Vuoi dire che...-
Un raro evento causato da un sovraccarico del Nekketsu System. Il sistema traeva il suo nome proprio da quell'avvenimento: Nekketsu, Hot Blood. Fervore. Inclinazione alla rabbia. La chiave dell'intero funzionamento di un Metal Armor, e nel contempo il più grande difetto - un difetto che non si riusciva a spiegare se non in un modo: lo stato d'animo del pilota inesplicabilmente influenzava la performance della macchina.
-Berserker...-
-Non credo.- rispose lei senza voltarsi, tenendo gli occhi fissi sul monitor. -Ryusei è ancora in grado di intendere e di volere, un pilota in quelle condizioni non riuscirebbe mai a farlo. Ma sembra che l'istinto stia avendo la meglio su di lui: il suo avversario gli sta bloccando la strada, e lui non potrà andare avanti finchè non se ne sarà liberato.-
-Ma allora che...-
No, basta domande. Era o non era il comandante della Teti? Aveva già fatto abbastanza errori quel giorno, gli toccava salvare la situazione in qualche modo. Ryusei era un suo caro amico, oltre che un geniale tecnico ed il buffone di bordo, e lasciarlo lì a morire non era certo un'opzione.
-Abbiamo unità disponibili?-
Chiese all'operatore al suo fianco.
-Gran parte delle unità sono danneggiate oltre il 70%. Abbiamo cinque unità che non hanno fatto in tempo a ritirarsi e sono state abbattute, ma i piloti si sono eiettati e sono stati recuperati. Al momento gli unici Metal Armor pienamente operativi sono quelli della squadra R.-
La squadra R...la squadra di Fuu? Erano rientrate? Un'idea balenò nella sua mente, ma per farlo aveva bisogno dell'aiuto della dottoressa.

-Hikaru!-
Umi si lanciò fuori dall’abitacolo del Dragoon non appena fu a bordo della Teti, incurante del fatto che la camera stagna non fosse stata ancora completamente pressurizzata, tanto era preoccupata. Immediatamente incontrò la sua amica scienziata, anche lei in pena per le condizioni della ragazza svenuta all'interno del Daitetsu rosso. Fu lei stessa la prima a farsi avanti: in preda alla disperazione, cominciò a battere pugni sull'abitacolo del mech, mentre Fuu cercava di sbloccarne l'apertura dall'esterno.
-Apriti! Apriti maledetto! Apriti!- urlava, in preda alla rabbia - Sei sempre la solita idiota, Hikaru! Non ti sei mai allacciata la cintura! Sei venuta a combattere nonostante ciò che ti hanno fatto quei terroristi! Stupida! STUPIDA!!!!-
Le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai suoi occhi mentre i guanti della sua tuta, a causa della violenza dei suoi colpi, andavano strappandosi, mostrando che in quei lunghi istanti la forza era stata tale che le sue mani stavano sanguinando.
-Umi, spostati, sto aprendo.- le fece notare Fuu, che fino a quel momento era rimasta ad armeggiare con la maniglia di emergenza.
Si allontanò riluttante. L'armatura del Daitetsu si aprì all'altezza del torace, rivelando il cockpit quasi completamente avvolto nell'oscurità. Secondo gli indicatori i sistemi erano operativi al 100%, ma tutti i display erano illuminati fiocamente, come se il Metal Armor stesse soffrendo. Hikaru era seduta lì, le mani ancora appoggiate alle cloches, la cintura slacciata come solo lei era solita fare.
-Hikaru!- urlarono all'unisono Umi e Fuu, mentre si introducevano all'interno della cabina di pilotaggio cercando di svegliarla.
Pensando fosse svenuta le tolsero il casco per permetterle di respirare l'aria della stanza, ormai completamente pressurizzata. Un rapido fluire di capelli, e poi quel volto terrorizzante.
Non era priva di coscienza, al contrario. I suoi occhi spalancati, fissi a guardare il vuoto, erano una vista dalla quale si ritrassero immediatamente in preda alla paura. Anche lei era in lacrime, minuscole gocce di pioggia che andavano perdendosi nell'atmosfera artificiale priva di gravità, unico segno di vita oltre ad un flebile mormorio.
-R....Rayea....Ray....Rayearth...-
-Fuu, aiutami a tirarla fuori!- esclamò subito dopo essersi resa conto della situazione.
-S...si!-
Fu proprio la dottoressa dai capelli biondi a muoversi per prima, ma non appena prese la mano di Hikaru questa si ritrasse, ed il suo impercettibile sussurro si trasformò in un urlo disperato.
-NO! NOOOO! VOI NON POTETE ESSERE QUI! NON POTETE ESSERE VIVE! ANDATEVENE! ANDATEVENE!!!!-
La donna dagli occhi cremisi cominciò a dimenarsi in preda ad un ingiustificato terrore, mentre le sue due amiche la tiravano a forza fuori dall'abitacolo, cercando di calmarla. La squadra medica fu li nell'arco di secondi, seguita a ruota dal comandante.
-Domon!- esclamò Fuu piangendo, alla vista della figura autoritaria dell'uomo.
-Fuu! Ho bisogno del tuo aiuto! Ryusei sta....-
-Lo so!- esclamò lei in modo stranamente sgarbato per il suo carattere.-Ma non posso lasciare Hikaru da sola!-
Umi contribuì a sua volta, rafforzando la richiesta del comandante, anche lei urlando la sua risposta tra le lacrime:
-Con Hikaru ci resto io! Fuu, vai a recuperare quell'imbecille, prima che mandi a puttane il tuo lavoro di una vita!-
Le due si guardarono negli occhi. Umi continuava a piangere, ed essenzialmente stava fissando la sua amica per evitare di assistere all'orribile spettacolo della giovane dai capelli rossi, legata su una barella, che veniva posta sotto sedativi da parte dello staff medico.
-Vai.- si limitò a sottolineare.-Capitano, prenda pure il mio Metal Armor. Io resto con il tenente.-
Domon annuì e cominciò a dirigersi verso il Dragoon, mentre Fuu, lanciato alla sua amica un ultimo:
-Resta con lei.-
Entrò nella cabina del suo Agriv. Riattivò il sistema di guida manuale subito dopo, e volse il mech verso la rampa.
Doveva recuperare il Kuu. Doveva salvare Ryusei.


La battaglia all'esterno continuava ad infuriare: la Teti riusciva a resistere ai robot del Pianeta semplicemente grazie ai suoi scudi, mentre sempre più avversari tornavano a ciò che restava dell'Hayabusa per fare rifornimento e abbattere quel dannato invasore. Ma era solo una scusa: molti infatti si fermavano a metà strada, osservando a bocca aperta il duello tra quel misterioso robot arancione che teneva testa a Rayearth, il mashin della leggenda. La lotta dei due proseguiva con una violenza e furore, sebbene il Kuu si trovasse in netto svantaggio: nessuna delle armi che raccoglieva per strada riusciva ad opporre resistenza alla spada di Eskudo del mashin, venendo inevitabilmente distrutta dopo uno o due colpi.
Ma non poteva arrendersi per così poco. Quel robot era l'ultimo ostacolo che impediva il suo ritorno alla Teti, e lui lo avrebbe abbattuto a tutti i costi. Un rimpallo sfortunato lo lasciò completamente scoperto all'attacco della sua avversaria.
Il suo grido di battaglia attraverso la radio gli fece raggelare il sangue, ma si rese velocemente conto della direzione da cui veniva portato l'attacco e incrociò le braccia sopra la testa, nel tentativo di difendersi.
-Lega X, aiutami tu!- esclamò non troppo convinto, mentre chiudeva gli occhi.
Un dolore al braccio destro. Un dolore lungo, troppo lungo, e superficiale. Non era normale.
La vista della spada che era riuscita a malapena a scalfirgli l'armatura e ad incastonarvisi dentro fu ciò che gli si presentò davanti quando rivolse lo sguardo verso la sua avversaria. Non riusciva a vederla, certo, ma era sicuro che fosse sorpresa quanto lui. Approfittò del momento di stupore per disarmarla: muovendo di scatto l'arto danneggiato riuscì a toglierle l'arma di mano, ed immediatamente la afferrò con il braccio sano, colpendola allo stomaco con un calcio frontale che la spinse abbastanza lontano per permettergli di puntare di nuovo verso la Teti. Ma non fece in tempo: non appena voltò lo sguardo verso la nave, i sensori del Kuu rilevarono un'immensa fonte di calore arrivargli alle spalle.
-HONOO NO YA!-
-Cosa!?-
Si voltò appena in tempo per vedere un'immensa sfera di fuoco dirigersi verso di lui a velocità folle. A quella distanza non poteva di certo schivarla, e si ritrovò costretto un'altra volta ad affidarsi alla resistenza della Lega X: il fuoco si infranse contro il braccio del Kuu con un'immensa esplosione, della quale poteva, anzi, era forzato, a sentire il calore. Ne uscì indenne, almeno nel corpo, ma come la nuvola di fuoco si dissolse si accorse che Rayearth era di nuovo davanti a lui, e dopo aver recuperato la spada, gli restituì la cortesia con un calcio nello stomaco, spedendolo a sua volta lontano.
-Kh.... devo fare qualcosa, o non la finiremo più...-
D'un tratto la vittoria cominciò a diventare ai suoi occhi un esito sempre più possibile: si rese conto che la sua armatura era in grado di resistere senza alcun problema a quell'arma che sembrava in grado di tagliare di tutto - e ne trasse vantaggio quando la sua misteriosa avversaria tentò di nuovo di trafiggerlo alla spalla: l'arma lasciò semplicemente un graffio piuttosto marcato e fu deviata dalla superficie inclinata del coprispalla, e Ryusei si ritrovò finalmente faccia a faccia con la sua avversaria.
Fu lui il più rapido: la immobilizzò con una ginocchiata e la spinse, stordita e in preda al dolore, contro la stazione spaziale. Non si fece scappare l'occasione e, saltandole addosso, la afferrò per la spalla, cominciando a tempestarla di pugni.
Le urla di lei non lo fermavano: il pilota del Kuu continuava ad attaccare, implacabile e forsennato, colpendola tra volto e spalle, tra collo e petto, senza neanche badare a dove stava mirando: tutto quello che gli importava era levarsela di torno. La giovane cercò di sollevare la spada per reagire più e più volte, ma sempre invano.
Stava vincendo.
Ce la poteva fare.
Ce la doveva fare.
Doveva tornare.
Doveva farlo per Mika, per Domon.
Per Fuu.
Per tutti quanti.
-Ryusei!-
Qualcuno lo stava chiamando? Non si curò neanche di guardarsi dietro. Sul radar due segnali amichevoli si stavano avvicinando verso di lui, prontamente intercettati da diversi bogey che fino a quel momento sembravano essere fermi.
-No....NO!- si voltò giusto in tempo per vedere l'Agriv di Fuu e il Dragoon del tenente Ryuzaki iniziare un combattimento contro diverse unità. Ormai ai limiti della ragione, si rivolse alla sua avversaria.
-Questa è tutta colpa tua! TUA TI DICO! Se ti fossi intromessa la dottoressa Fuu e il tenente Ryuzaki non sarebbero scesi in battaglia!-
-Fuu.... Ryuzaki?- mormorò la sua antagonista, prima di rendersi conto di quello che aveva detto.
Era possibile che stesse parlando di loro? No....non poteva essere. Erano morte. Se fossero state ancora vive, sarebbero state dalla sua parte. Sarebbero comparse al suo fianco e l'avrebbero aiutata a combattere quel misterioso nemico arancione che la stava trattando come una bambina viziata tratta una bambola di pezza appena ricevuta dai genitori. Se solo fossero state ancora vive....
Cercò la forza per reagire, ma non fu abbastanza rapida: mentre sentiva una voce familiare urlare:
-Ryusei! Fermati! Il braccio del Kuu non può reggere tutto quello sforzo!-
Una meteora a forma di pugno la colpiva sul petto. No, non andava bene - ancora due colpi come quello e sarebbe finita male - ma un urlo di dolore lanciato dal pilota del mech che la stava battendo le fece capire di avere ancora una flebile possibilità. Osservò il braccio destro del robot, che si stava muovendo in maniera scoordinata: il polso ed il gomito, probabilmente danneggiati per i violenti urti, stavano emanando una pioggia di scintille, e sembravano non rispondere più ai comandi del pilota. Forse rimase a guardarlo troppo: non appena cercò di muoversi, il Kuu utilizzò il braccio sano per afferarle il collo e cominciare a stringere. Non c'era abbastanza spazio per cercare di tagliargli via il braccio, e comunque la sua arma era completamente inutile contro l'armatura del robot.
Era finita? Era destinata a finire strangolata da centinaia di chili di acciaio, nel vano tentativo di proteggere il pianeta che amava da nemici misteriosi provenienti dallo spazio profondo? D'un tratto, quello che aveva sentito le tornò alla mente.
"Fammi passare".
"NON LO SO. Non so neanche cosa sia Sephiro!"
"Non ho tempo di fermarmi!"
Diceva la verità? Non voleva...fare del male alle persone che amava? Non era lì per affrontarla...voleva soltanto andarsene?
Era stata davvero così stupida da trascinarsi in un combattimento inutile che stava per farle raggiungere finalmente le sue amiche, che la stavano aspettando da più di 100 anni?
Smise di opporre resistenza. Non voleva più saperne di guerre o combattimenti - voleva solo riposare.
La stretta si allentò tutta di un tratto, e riuscì a sentire la voce del pilota del robot arancione.
-Il...il bioscanner...quest'affare è un'immenso ammasso biologico? E'...e' VIVO!?-

Ryusei non ebbe il tempo di capire la sua scoperta - l'Agriv della dottoressa Fuu colpì il Kuu alla testa con un pugno, facendogli perdere conoscenza. Immediatamente Domon si avvicinò al Metal Armor disattivato, separandolo da Rayearth e afferrandolo per il torace.
-Fuu, l'ho preso. Coprimi mentre torniamo alla nave.-
-Roger.- disse la donna, affiancandosi a lui. Ma mentre il Dragoon pilotato dal capitano si dirigeva verso la Teti, l'Agriv rimaneva fermo nel vuoto, ad osservare il gigante rosso che giaceva sconfitto sulla stazione spaziale.
Allungò la mano - la sua mano - verso Rayearth, come se volesse toccarlo per sincerarsi che il suo controllore fosse ancora vivo, ma una chiamata da parte di Domon le fece capire che non poteva aspettare ulteriormente.
-Chi sei?- sussurrò al cavaliere, prima di rimettere le mani sulla cloche e di allontanarsi per dare copertura al capitano.

Se fosse rimasta soltanto un istante di più, l'avrebbe sentita, quella flebile e dolce voce che chiamava il suo nome, disperata:
-F...Fuu...-

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Capitolo 11
*** Checkmate ***





Criminale di guerra. Era quella l'accusa che gli stava venendo avanzata nell'ufficio del capoingegnere da una giuria improvvisata, compressa dietro una scrivania poco più larga di una porta. Un'accusa piuttosto fondata, peraltro; aver sabotato il Metal Armor personale del capitano, aver preso iniziativa senza previa autorizzazione, aver agito fuori dai ranghi intervenendo in una situazione di guerra quando la sua qualifica di tecnico di bordo gli impediva qualsiasi azione in battaglia: erano queste le tre principali cause del suo richiamo. Conoscere due terzi dei giudici non sarebbe servito a niente: Domon era su tutte le furie con sè stesso per l'intera situazione, e Fuu, sebbene sembrasse la solita persona calma, provava chiaramente risentimento nei suoi confronti, inorridita dall'utilizzo che aveva fatto del suo Kuu e di come l'avesse ingannata con la storia dei pezzi di ricambio. Kyoji Kass, fratello del comandante, era invece un'incognita. Già l'aveva minacciato di licenziarlo dallo staff se si fosse azzardato ad effettuare un'azione con la minima parvenza di irregolarità.
Era sceso in un'azione di guerra. Contro gli ordini del suo comandante. Pilotando un robot costruito con parti rubate. Regolare? Non proprio.
Nella stanza insieme a loro c'era Mika, che aveva ammesso la propria colpa e si trovava anche lei accusata di insubordinazione, ed un bridge operator che non conosceva, occupato con la trascrizione dell'inchiesta che ormai si stava prolungando da diversi minuti. Ed in mezzo alla stanza, in piedi, lui, Ryusei Akai, tecnico di bordo, imbarazzato come se fosse stato sorpreso dal padre a toccarsi. Avrebbe voluto dire "non è quello che sembra", ma un piccolossimo dettagli gli impediva di esprimersi in quel modo: ERA quello che sembrava.
-Avete qualcosa da dire a vostra discolpa?- disse il capitano con freddezza, seguendo il protocollo alla lettera.
Cercò lo sguardo di Mika, ma la giovane donna era rivolta verso i suoi superiori con distrazione, come se già sapesse l'esito del processo, mentre accennava un "No, signore". Ma, dopotutto, a che gli serviva? In quelle ore aveva pensato a cosa dire, non c'era bisogno di rassicurarsi. Certo, un incoraggiamento gli avrebbe fatto proprio bene.
-Ho agito per il bene della Teti, signore, ma non ho scusanti per il mio comportamento. Accetterò qualsiasi punizione.- si espresse, trattenendo il proprio stato d'animo.
Domon stava per riprendere parola, ma il capoingegnere lo bloccò prima che potesse fare qualsiasi cosa, con tono decisamente informale:
-Ehi, ehi. Vai già a pensare alle punizioni, ma non credi che sia un pò troppo?-
Il comandante e la dottoressa, che fino a quel momento erano rimasti a guardare i due imputati, si voltarono verso l'uomo, rivolgendogli occhi stupiti. Fu il primo a riprendere parola:
-Capoingegnere, ma è sicuro di quello che dice? Hanno ammesso di...-
-Domon, lasciamo stare le formalità.- riprese Kyoji, incrociando le braccia. -Anche se li condannassimo, dove li potremmo tenere? Non abbiamo una prigione in cui metterli, e la Teti non dispone di stanze adibite al trasporto di prigionieri. E poi, le azioni di Ryusei hanno avuto buon fine, no? Ha agito come pochi avrebbero fatto.-
L'uomo sulla sedia a rotelle rivolse lo sguardo verso del ragazzo spettinato al centro della stanza, affermando:
-Hai fegato, figliolo.-
-Capoingegnere, mi permetta di ricordarle che Ryu...Akai si è posto ai comandi di un Metal Armor sperimentale disegnato per utilizzo civile, e...-
-Fuu- la interruppe lui -ha disegnato lui quella macchina. E' normale che sappia anche pilotarla, e molto probabilmente era l'unico a poterlo fare. Che altro avrebbe potuto fare? Mettete da parte il regolamento e provate un pò a mettervi nei suoi panni.- mentre diceva queste parole, si scostò dalla scrivania e andò ad affiancarsi a Ryusei, sorpreso di aver trovato un avvocato difensore.- Uraki, è vero che il capitano era privo di sensi quando Ryusei si lanciato?-
-Corretto.- rispose la ragazza.
-E tu, Domon - c'era qualcun altro a bordo che poteva prendere il tuo posto?-
Il capitano rimase qualche attimo a riflettere, rispondendo:
-Avevo personalmente ordinato di lanciare tutte le unità disponibili, anche quelle danneggiate. Di conseguenza...-
-Dottoressa Fuu- continuò l'improvvisato legale - senza l'aiuto di Ryusei, lei ed il resto della sua squadra sareste riusciti ad arrivare a bordo della Teti incolumi, contando il fatto che il tenente Shidou non era in grado di combattere?-
La vide quasi tremare quando le fu posta quella domanda, e lei fu costretta ad ammettere:
-No. Il radar segnalava troppe unità nemiche. Sarebbe stato impossibile raggiungere la Teti senza rimanere coinvolte nel combattimento, e sia Umi che Hikaru non potevano combattere.-
Dove voleva arrivare? Il capoingegnere indicò lei e la sua amica dai capelli platinati con un gesto della mano, continuando la sua difesa:
-Immagino che tutti i presenti si siano resi conto che il ragazzo, sebbene le sue azioni siano tra le più sconsiderate di cui mi è capitato sentire, abbia agito per salvare la vita al proprio capitano, proteggere i compagni in battaglia e permettere alla squadra in rientro di tornare a bordo. Ma il fatto più eclatante è che al suo primo volo è riuscito ad abbattere ben quattro avversari, il che denota un talento naturale per le azioni in battaglia. Il tecnico Uraki, da parte sua, non ha avuto scelta che permettere ad Akai di lanciarsi, andando si contro gli ordini, ma probabilmente si era resa conto anche lei che era l'unica soluzione possibile.-
Ci fu una pausa di silenzio drammatico, durante la quale i due giudici, confusi, si guardavano a vicenda, ognuno dei quali ad aspettare che l'altro dicesse qualcosa. Kyoji appoggiò con forza entrambe le mani sui braccioli della sedia a rotelle, producendo un leggero tonfo.
-Pertanto, richiedo un aggiornamento dell'inchiesta, ed il cambio di mansioni per Ryusei Akai, da tecnico di bordo a Test Pilot del Kuu, fino a nuovo ordine.- richiese con tono serio, prima di tornare a parlare normalmente. -La prossima sessione la faremo con comodo se e quando torneremo in Giappone. Per ora, abbiamo bisogno di tutto il personale disponibile. Siamo bloccati su questa nave, ed il combattersi a vicenda è la cosa più dannosa che possiamo fare.-
Lui...test pilot? Che diavolo stava saltando in testa al capoingegnere? Stava per replicare, ma Kyoji terminò la sua arringa:
-Allora, capitano? La decisione finale spetta a te. Puoi consultarti con la dottoressa se vuoi, ma non puoi negare che io abbia ragione.-
-Per l'appunto, hai ragione.- rispose immediatamente Domon -Stare qui a farci la guerra mentre rischiamo di morire non è certo la scelta più saggia.- si rivolse al tecnico - Akai Ryusei, come comandante in carica ti comunico che a partire da questo momento sarai considerato a pieno un membro combattente dell'esercito dell'Unione Terrestre, con il rango di Sergente e la qualifica di Test Pilot. Ti sarà comunque recluso l'accesso ad un hangar diverso da quello assegnato al Kuu come manovra preventiva, affinchè siano evitate altre 'misteriose sparizioni' di equipaggiamento. Le accuse a carico di entrambe gli imputati non saranno considerate tali fino al nostro ritorno. Se la dottoressa Houhoji ha qualcosa da dire...-
Un attimo di silenzio. La dottoressa abbassò il capo, rimanendo comunque visibile in volto. Appariva stizzita ed in preda alla rabbia.-
-Non ho niente da aggiungere.- rispose, mordendosi il labbro.
-D'accordo.- finì Domon, alzandosi.- Potete andare.-
-Sissignore!- esclamarono Ryusei e Mika all'unisono, facendo il saluto.


-Non lo facevo così benevolente, il capoingegnere!- affermò la giovane tecnica dagli occhi smeraldo, appena uscita dalla giungla personale dell'uomo. -Sembrava che difenderti fosse ciò di cui gli importasse di più al mondo!-
-Hai ragione....-
In effetti, non se l'aspettava neanche lui. Avrebbe voluto dilungarsi per ore con la sua amica dai capelli platinati, ma fu in quella che un'altra bionda di sua conoscenza entrò in quel corridoio, con in mano la sua tipica cartella. La dottoressa Fuu Houhoji.
-Fuu!- la chiamò, sperando che lei rispondesse. Aveva combinato un casino, chiedere scusa era il minimo che potesse fare. Forse anche al di sotto del minimo, ma da qualche parte doveva pur cominciare.
La donna, comunque, non lo degnò di uno sguardo. La dovette chiamare più e più volte e seguirla fino a dentro l'ascensore in fondo al corridoio prima che lei, stizzita, si decidesse a rivolgergli parola:
-Che vuoi?-
-Io, volevo...-
-Fammi indovinare...chiedere scusa per aver rovinato il mio sogno?!-
Ok, si disse, o era stata sostituita da un clone alieno, o era MOLTO arrabbiata. Non l'aveva mai vista agire in quel modo, dall'ignorarlo all'alzare la voce. La dottoressa era sempre così educata... prima che potesse dire altro, lei gli sbattè la cartella sul petto come un pugno, ordinandogli:
-Guarda.-
Che bisogno c'era di guardarla? Era la cartella che conteneva i documenti del Kuu, la conosceva a memoria...eccetto per il documento che gli si presentò in prima pagina non appena aprì il dossier, firmato da Kyoji Kass e controfirmato dalla dottoressa Houhoji.
-Vuoi sapere che c'è scritto?- rispose lei, visibilmente arrabbiata. -"In seguito al test in battaglia, è stato constatato che il PMA-00@ Kuu sovraccarica il pilota di sensazioni provenienti dal campo di battaglia. Tale feedback è causa di enorme stress, ed il pilota ha dimostrato, durante il test, tendenze estremamente violente. Essendo disegnato con l'intenzione di una macchina civile per il recupero di feriti in condizioni estreme, tali reazioni sono inaccettabili, in quanto un minuscolo stimolo potrebbe causare un errore che metterebbe in pericolo le vite delle persone coinvolte nello scontro. Pertanto, il progetto Kuu, inteso come Metal Armor civile, sarà archiviato."-
Ci mise qualche attimo a realizzare le parole di Fuu. Non poteva crederci...tutto il tempo che aveva speso su quel progetto sarebbe andato perso? Ma la donna non aveva ancora finito. Estrasse un secondo foglio dalla tasca della sua divisa e disse:
-Questa è solo la prima. La seconda è più diretta, ma te la leggerò uguale, in quanto parla di te. "Il Kuu dimostra delle ottime potenzialità come mezzo di combattimento. Il Nekketsu System è sfruttato a dovere, e nonostante il carico di stress, Ryusei non ha ceduto al Berserker. Il Mind Link System e lo Psytracker potranno quindi essere utilizzati sui Metal Armor di nuova generazione. La mia idea è quella di convertire il Kuu in assetto da guerra, affinchè possa servire da prototipo per un modello più avanzato. Pertanto, chiedo a lei, dottoressa, e a Ryusei Akai di occuparsi della creazione di armamenti adeguati - in fondo, fornirlo di mitragliatrici e missili sarebbe uno spreco per le sue potenzialità, no? Buona fortuna, Kyoji Kass", etc etc etc.-
Man mano che proseguiva nella lettura della comunicazione, le stavano venendo le lacrime agli occhi. Anche lui avrebbe pianto, potendo.
-Sai che vuol dire, meccanico dei miei stivali?- lo aggredì -Che tutto il nostro lavoro è stato inutile! La macchina di pace che avevamo creato, per colpa tua, diventerà una macchina di morte, non diversa dalle altre! E' tutta colpa tua! TUA! Sei... sei....-
Strinse i denti, e lanciò un lungo sospiro.
-Sei sempre il solito idiota.-
Abbassò il capo, in segno di rassegnazione. Evidentemente, anche lei ci aveva messo un pò a capire appieno la situazione.
-Scusa, non ho il diritto di insultarti. Hai fatto quello che ritenevi giusto, e hai salvato delle vite - quelle dei piloti della Teti, quella di Hikaru, quella di Umi, e la mia.-
-Fuu...- cercò di iniziare a risponderle, ma lei era ancora nel bel mezzo del suo discorso.
-Forse Kyoji ha ragione, abbiamo sbagliato completamente nell'ideare il Kuu come macchina di pace. I Metal Armor sono armi da guerra.-
-E allora?- chiese, di rimando.-Il nostro sarà diverso! Kuu-chan sarà in grado di porre fine alle guerre per sempre!-
L'aveva chiamato Kuu-chan, il nomignolo con cui lei era solita rivolgersi a quel mezzo incompleto. La vide accennare un flebile sorriso, dietro il quale riusciva a leggere tutta la tristezza e la delusione che la decisione del capoingegnere aveva provocato.
-Non lo metto in dubbio...ma non voglio dare quel nome ad un mezzo di morte.- chiuse delicatamente il dossier che il ragazzo stava ancora tenendo in mano, e lo spinse di nuovo contro di lui, con molta più gentilezza rispetto a prima -Voglio che sia tu ad occuparti di mia 'sorella' adesso. Sei molto più portato di me per queste cose, Ryusei. Io non potrei mai farlo.-
Prima che lui potesse replicare, la giovane dottoressa fece per uscire dall'ascensore, ma non appena volse lo sguardo verso l'esterno disse:
-Questo non è il mio piano.-
Erano tanto assorti nella loro diatriba che non si erano resi conto che l'elevatore aveva fatto più e più volte il giro della nave, manovrato da persone diverse. Adesso probabilmente il loro litigio sarebbe stato all'ordine del giorno per la ciurma della Teti, ma erano abbastanza depressi da non curarsene. Fuu si fece avanti e pigiò con delicatezza il tasto che li avrebbe portati nell'hangar.
Aveva ancora la possibilità di tirarla su, ma perchè non gli stava venendo in mente niente? Nel dubbio, fece un salto nel buio:
-Ma stai scherzando, spero!- annunciò, con un leggero tremolio nella voce. La donna dagli occhi smeraldo si voltò di nuovo verso di lui. La sua espressione parlava chiaro: aveva accettato il proprio destino. Ma lui non aveva accettato il suo! Riuscì a spiccicar parola dopo un breve attimo di silenzio.
-V-voglio dire, è il tuo lavoro, Fuu! Io non potrei mai prendere tra le mie mani qualcosa che abbiamo creato insieme senza che ci sia tu ad aiutarmi! E' vero, i disegni sono miei, ma l'idea è stata la tua. Tutto quello che c'è questo in questo dossier l'abbiamo sviluppato insieme, come una squadra... se ci lavorerai ancora sopra, avremmo una possibilità di salvare tua 'sorella' dal diventare un Metal Armor come tutti gli altri - di renderla davvero un'arma in grado di impedire le guerre!-
Lei gli sorrise. Credette di averla convinta, ma lei si limitò a dire:
-Ho fiducia in te, Ryusei. E non credo di averla riposta male.-
Le sue speranze cominciarono a crollare, ma lei non aveva ancora finito di parlare: e quando terminò la sentenza, sentì ancora di avere una possibilità:
-Forse è stata una decisione troppo affrettata...ma non me la sento davvero di costruire armi, almeno non da sola. Ti aiuterò come prima, ma credo che dovrai abituarti a trattarmi come una sottoposta.-
-Perchè? Il progetto è il tuo.-
Le porse la cartella, e la dottoressa la prese dalle sue mani dolcemente, tornando di nuovo a sorridere.
-Decisioni affrettate... non sono da te. E neanche il comportamento di prima.- constatò lui.
-Scusami ancora. Sono sveglia da 32 ore, è normale che stia dando un pò di matto...- annunciò lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo.- Da quando Hikaru è finita in infermeria non riesco a chiudere occhio.-
-Ma cosa le è successo?-
-Ha avuto una ricaduta. Da quando è stata posta sotto esperimenti dalla Black Army la sua salute, sia fisica che mentale, è peggiorata notevolmente. Ormai aveva recuperato il trauma, ma quello che è accaduto sul pianeta l'ha sconvolta parecchio, e le ha riportato alla mente delle brutte ferite.-
-Cos'è accaduto di così tremendo?-
-Beh...-


Le tre unità ormai erano al limite della stratosfera quando il nome pronunciato da Hikaru causò un brivido nei loro piloti.
-R....Rayearth!-
-Rayearth!? Hikaru, che stai blaterando!?- chiese chiarimenti Umi, voltandosi pericolosamente a guardare.
Il Dragoon rischiò di perdere la propria linea di volo, mentre la voce della donna si fece di nuovo sentire tramite la radio:
-Oh....oh mio Dio...-
-Non può essere!- immediatamente esclamò Fuu, anche lei giratasi di persona a constatare - Questo vuol dire che all'interno c'è un...-
-No….no!!! NOOOO!- gridò Hikaru, in preda al panico. La presa del Daitetsu si fece sempre più debole, mentre un'ultima voce annunciava:
-Qui è Hikaru Shidou, a supporto delle truppe del Pianeta.-
La voce di Hikaru, della loro Hikaru, in preda al terrore più puro, si ridusse ad un urlo sgraziato, mentre il mech rosso perdeva completamente la presa dal modulo di rientro. Solo in quel momento un proiettile vagante colpì la testa del robot cremisi, danneggiandolo di quel che bastava per far credere che fosse quella la causa. La telecamera dell'abitacolo mostrava la giovane dagli occhi rubino apparentemente priva di coscienza già da parecchi secondi.
-Chi diavolo c'è in quel coso!?- esclamò Umi, convinta che nessuno potesse sentirli.
-Non...non lo so....-

-Preferisco non parlarne.- si giustificò con il meccanico-ora-sergente.
La porta dell'ascensore finalmente si aprì e i due poterono proseguire per la loro strada nell'hangar, ma Ryusei non aveva finito.
-C'entra quel robot rosso armato di spada?- chiese, probabilmente intuendo qualcosa.
Gli diede una dettagliata spiegazione di Sephiro, dei mashin, del fatto di esser morta per salvare quel magico mondo, ma solo nella sua mente: in realtà evase la domanda con un:
-Um, Ryusei, ho avuto abbastanza emozioni per oggi, e tra poco devo andare in missione. Potresti, per favore, aiutarmi con i preparativi?-
-Non posso, mi hanno proibito l'accesso all'hangar, ricordi?- rispose il ragazzo.
Centro, era riuscito a fargli dimenticare la domanda che aveva fatto. Certe volte era facile mandarlo in corto circuito. Le fu immediatamente posta un'altra domanda:
-Comunque, una missione? Di che genere?-
-Diplomatica.- spiegò lei. -Io ed Umi andiamo a giustificare l'operato della Teti alla stazione Hayabusa.-
-Cosa!?- esclamò il ragazzo, fermandosi -Ma è un suicidio! Non credo che abbiano dimenticato quello che abbiamo fatto! Deve esserci un errore!-
-Nessun errore.- replicò la donna - l'ho chiesto io personalmente a Domon. Ho letto delle cose nei rapporti che mi hanno insospettito parecchio, e voglio essere lì a chiarirmi quei dubbi...-
-Fuu... lascia che sia io a farti da scorta!-
-Fossi in te eviterei- gli rivolse un ghigno- ci saranno almeno quattro persone su quella stazione che ce l'hanno a morte con te, non credi?-

-E' un mistero.-
-A cosa ti riferisci?-
La domanda del fratello suonava chiaramente sarcastica. Saltando quell'oretta buona persa per quella farsa di processo, era da parecchio che il capitano ed il capoingegnere si stavano dedicando a risolvere il dilemma dei cinque Daitetsu partiti dalla nave senza autorizzazione, e stava cominciando a perdere la pazienza. Ma era solo da pochi minuti che erano rimasti da soli nella giungla personale di suo fratello maggiore, seduti a quella scrivania dove c'era finalmente un pò di posto in più, ad esaminare personalmente rapporti e testimonianze.
Perchè toccava a loro farlo? Non c'era uno staff apposta per queste cose? Non a bordo della Teti. Di solito, per far luce su un incidente del genere, erano necessari giorni, testimonianze ed un'adeguata autorità giudiziaria. E a loro mancavano le ultime due cose, sebbene di tempo ce ne fosse oltre il reale bisogno. Secondo le procedure, la responsabilità dei controlli andava al Comandante in capo; in caso di indisponibilità di questo, al Comandante di Flotta; scendendo ulteriormente, al Secondo di flotta. Andando di grado in grado, saltò fuori che in mancanza di altro la maggiore autorità era proprio lui, e Kyoji si era offerto di dargli una mano. In quel momento aveva desiderato di far finta di non essere in casa e di lasciar tutto al suo secondo, ma aveva delle responsabilità da prendersi. E non aveva un posto dove nascondersi.
Ma sembrava che nessuno fosse in quell'hangar al momento del lancio, e che nessuno fosse stato visto entrare o uscire dalle sue porte. Era proprio un mistero.
-I piloti assegnati ai Daitetsu hanno fatto rapporto dopo la battaglia - annunciò, fingendo che Kyoji se ne fosse scordato.-Non ci sono 'misteriose sparizioni' o altro.Chiunque ci fosse a bordo, non erano loro.-
-Beh, non c'è bisogno di un pilota per far muovere un robot.-
La cosa gli mise la pulce nell'orecchio. Come aveva fatto a non pensarci?
-Dei clandestini?-
No, non era quello, ma prima che potesse correggersi l'uomo sulla sedia a rotelle si produsse in una specie di pernacchia, schernendolo.
-Risposta sbagliata, fratellino. Di clandestino ne basta uno.-
Esatto. Come al solito, Kyoji voleva dimostrare a tutti i costi di avere ragione.
-Spiegati meglio.- lo sfidò, appoggiando i gomiti sul tavolo e passadosi le mani sulla faccia.
-Di norma, il computer di bordo dei Metal Armor ha delle funzioni preprogrammate.- chiarì il capoingegnere -Ritorno alla base, atterraggio, decollo, fuga... essenzialmente sono utili soltanto ai novellini, perchè l'AI non è particolarmente sviluppata ed impedisce l'utilizzo di funzioni di base. Adesso, se qualcuno con le conoscenze adeguate...-
Si bloccò, voltandosi verso Domon con un sorriso soddisfatto. Il comandante fissò il vuoto per qualche secondo, e, sospirando, annunciò la conclusione a cui era giunto:
-Credo di aver capito. Qualcuno ha sovrascritto la funzione di lancio automatico.-
-E-sat-to! E' uno dei metodi preferiti della Black Army.- lo sfottè Kyoji, mantenendo la sua espressione divertita, mentre si spingeva verso il suo laptop
-Tutti i computer della base sono interfacciati al mainframe. - cominciò, mentre, tramite il suo portatile, iniziava ad accedere alla banca dati dell'Hangar 21. - Dato che meno di 48 ore fa è stato effettuato un tentativo di hacking a bordo della nave...-
-Cosa?- esordì, scioccato. -Non me ne avevi parlato!-
-Riguardava la divisione di Ingegneria, in quanto è stata principalmente ai nostri danni: furto di dati relativi a fonti di energia e sistemi di pilotaggio.- chiarì, senza volgere lo sguardo dal monitor LCD.- E se ti avessi avvertito, probabilmente la notizia sarebbe trapelata, il nostro hacker non si sarebbe sentito al sicuro e ci avrebbe pensato prima di effettuare un altro intervento. Il mio silenzio faceva parte di una strategia per indurlo a farsi di nuovo avanti: ho lanciato un programma di monitoraggio, e guarda caso ho avuto successo.-
-Ha avuto successo anche lui.- commentò in modo non molto garbato, mentre si alzava per affiancarsi al capoingegnere. -Se il suo obiettivo era quello di metterci nei guai, c'è riuscito alla grande. Guarda il casino che ha scatenato.-
-Non si può fare la frittata senza rompere le uova, no?-
In quell'attimo avrebbe voluto rompere lui e i suoi metodi non ortodossi. Diamine, tra le norme dello statuto di bordo c'era scritto chiaramente: "se si hanno prove della presenza di un clandestino o di un infiltrato a bordo della nave, rivolgersi alla maggiore autorità competente a bordo di questa". Per acciuffare il suo hacker aveva messo a rischio l'incolumità di tutti. Non era disposto a passarci sopra, neanche se le sue indagini avessero portato alla cattura del misterioso hacker. Ma a chi poteva rivolgersi per farlo riprendere? Avrebbe dovuto far rapporto ad uno dei superiori di Kyoji. L'unico problema era che la maggiore autorità del mondo scientifico a bordo della Teti era, guarda caso, lui. Come per Ryusei e per Mika, non avrebbe potuto dirgli niente finchè non sarebbero tornati sulla Terra. L'aveva messo in crisi, proprio come quando giocavano a scacchi. Scacco matto.
-Ora, osserva, questi sono i dati dell'Hangar 21.- continuò il capoingegnere, mentre apriva un database dal contenuto piuttosto oscuro agli occhi del capitano.- Sebbene non siano rimasti dati dello script usato, il mio software ha rilevato questo: un record che indica un accesso ai computer delle cinque unità pochi minuti prima del lancio, effettuato proprio da quella postazione. E' stato estremamente rapido, tanto da lasciare soltando una traccia così piccola, ma c'è stato.-
Sembrava troppo facile, ma, suo malgrado, dovette alzare contro la sua tesi il duro muro della realtà:
-E quando siamo andati a cercare le impronte...-
-Lo so, lo so. Avete trovato quelle del caposquadra, quelle dell'addetto alla pressurizzazione, quelle del responsabile della rampa, insieme a quelle di circa metà dello staff...direi che ha scelto l'occasione migliore. I Daitetsu erano nuovi: li tenevamo continuamente sotto controllo. Sapeva che con tutta la gente che ci ronzava intorno nessuno si sarebbe accorto di una persona in più. Probabilmente fa parte dello staff tecnico.-
-I Daitetsu erano stati appena controllati.- parlò di nuovo, mettendo in mostra un fatto che forse il fratello aveva tralasciato - Ci sono quattro tecnici addetti al check delle routine, e per regola devono effettuarlo due volte a sessione proprio per evitare i sabotaggi. Il nostro uomo potrebbe essersi introdotto a lavoro finito.
-E' possibile, ma la serratura della porta non ha rilevato accessi. L'unico modo di cancellare un accesso è tramite hacking fisico della centralina in questione.-.
Come al solito, si divertiva a smentirlo. Azzardò un ipotesi.
-E se avesse effettuato l'operazione da un'altra postazione?-
-Non è possibile senza avere accesso al mainframe, cosa che possiamo fare solo io e te.-
Lanciò un lungo sospiro. Non stavano andando veramente da nessuna parte. Qualche attimo di riflessione, poi parlò di nuovo all'ingegnere con tono mortificato:
-Il che ci mette in testa tra la lista dei sospetti...anzi, ti mette in testa alla lista dei sospetti. Sei tu quello che è stato per mesi a lavorare per la Black Army.-
-Acqua passata, acqua passata.- gli disse, cercando di rassicurarlo, distogliendo finalmente lo sguardo dallo schermo.- Devo ringraziarti. Se non fosse stato per te, a quest'ora sarei ancora legato a quel computer a programmare AI.-
Lasciò trasparire un minimo di rabbia dalle sue parole, dicendo:
-Quei bastardi ti hanno spezzato le gambe, Kyoji. Toglierti da lì era il minimo che potessi fare.-
L'aria pesante svanì per qualche istante lasciando posto ad un'atmosfera da riunione di famiglia, poi il fratello tornò al lavoro, cominciando a delineare un profilo..
-Comunque, il nostro hacker è un membro dello staff: è in grado di andare avanti ed indietro nella base senza farci sapere della sua presenza, e probabilmente porta i propri dati con sè...-
-Cosa?- domandò, stupito. Chi sarebbe così stupido da portare a spasso l'arma del delitto?
-E' naturale. Come ti ho detto, l'unico modo con cui si possono sbloccare le porte senza una scheda magnetica è hackandole utilizzando un dispositivo mobile. Sicuramente utilizza un PDA o un portatile, cosa che stringe il campo della nostra ricerca: non ha toccato affatto il terminale per portare a termine il suo compito, vi si è interfacciato usando un supporto e ha effettuato accesso con una password. E poi, gli hacker vanno fieri del proprio lavoro: dubito che abbia cancellato il suo script.-
-Restringere la cerchia, eh?- commentò a bassa voce.-Mica di tanto, il 90% dei tecnici ha un portatile...-
-Da qualche parte dovremmo pur cominciare. Comunque, molto probabilmente aveva scritto il codice in precedenza, cosa che supporta la tesi del portatile: l'intervallo di tempo tra l'ultimo accesso all'hangar ed il lancio dei Daitetsu è di appena 15 minuti. Troppi pochi per analizzare il codice e sovrascrivere le routine, senza contare che doveva comunque programmare le rampe per attivarsi al momento del lancio.Per fare una cosa del genere doveva aver già raccolto i dati, perciò era già entrato nel sistema. Quindi, conosce bene la nave e i Metal Armor a bordo, vi si trova sopra da molto tempo.- proseguì Kyoji.
-Vai avanti, detective.-
-Viene poi a contare il fatto che l'azione è stata estremamente veloce, al punto che il mio software se n'è accorto proprio mentre questa andava eseguita. Questa sua capacità mi dà da pensare che sia stato lui a modificare il sistema operativo della Teti per guastarne la radio in modo da impedirci di comunicare. Ergo, conosceva perfettamente il sistema operativo di bordo e sapeva dove mettere le mani. -
Si staccò dal computer e si voltò verso il fratello con tutta la sedia.
-In conclusione, può muoversi liberamente per la nave, utilizza un dispositivo portatile per interfacciarsi ai terminali, può effettuare l'upload ed il download di dati facendolo sembrare assolutamente normale e conosce il sistema operativo di bordo. Il ragionamento porta a pensare che sia stato effettivamente un membro dello staff tecnico.-
Rimase per qualche attimo stupito a guardare il fratello. Il ragionamento tornava. La Teti era operativa da due anni, e aveva effettuato l'ultimo atterraggio alla base del Polo Sud sei mesi prima: un clandestino non si sarebbe potuto nascondere così a lungo senza essere scoperto. Tutti i fatti che aveva portato alla luce avevano senso. Non erano prove, ma ragioni per sospettare del 90% dei tecnici.
Non riusciva ad accettare il fatto che un traditore si trovasse a bordo della nave, della sua nave. Più che un capitano si considerava un amico di tutti: era possibile che qualcuno stesse approfittando dell'eccessiva fiducia che dava al suo equipaggio?
-D'accordo.- mormorò, prima di tornare a parlare con tono normale.- Farò monitorare lo staff tecnico, ed esaminare i supporti portatili presenti a bordo della nave. Purtroppo, la cosa include anche te ed il tuo laptop.-
-Ah, un'ultima cosa, la più importante.- riprese Kyoji.-Il nostro uomo ha una certa portanza fisica.-
Oh, e ora che avrebbe tirato fuori dal suo cappello?
-Da cosa lo deduci?-
-La postazione operativa dell'Hangar 21 si trova in alto rispetto all'entrata. Parecchio in alto, saranno circa una decina di metri. Per arrivare lassù bisogna spiccare un bel salto, e se il nostro uomo non fosse stato capace di muoversi in assenza di gravità e avesse preferito usare la scala avrebbe di sicuro impiegato più tempo a giungere alla postazione, aggiungendo poi il fatto che portava con sè, probabilmente in mano, il dispositivo per accedere al terminale. Entrambe le operazioni, purtroppo, hanno bisogno di un paio di gambe per essere effettuate.-
Era arrivato a discolparsi, e contemporaneamente a rafforzare le sue teorie. L'aveva proprio messo in una situazione di scacco. Concluse con un:
-Ti conviene piazzarmi nella squadra investigazioni piuttosto che tra i sospetti.-

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Capitolo 12
*** A temporary respite ***





Il robot rosso si muoveva agilmente nella fitta coltre di asteroidi, privo di qualsiasi peso. A bordo, il maggiore Mitsubishi si guardava attorno con fare sospetto, cercando di avvistare il suo avversario. Il radar era inutile in quelle condizioni, il disturbo causato dalle pietre spaziali gli impediva di utilizzare il dispositivo con efficienza - ma non poteva neanche provare ad allontanarsi: il suo nemico l'avrebbe abbattuto senza pietà.
Era veloce. Era astuto. Era molto più esperto di lui nel combattimento ravvicinato. Era proprio quello il motivo per cui l'Eisenreise era stato messo in secondo piano per un più resistente Eisentitan: in quel combattimento non contava la velocità con cui si apriva fuoco, quanto chi era in grado di tenere più colpi.
D'un tratto, un movimento. Cos'era? Percepì più volte sui monitor del suo mech una scia di colore arancione spostarsi nello spazio visivo davanti a lui.
-Ti ho trovato!- esclamò, muovendosi di roccia in roccia, cercando di non essere individuato.
Farsi vedere equivaleva alla sconfitta: ed era proprio per quello che aveva intenzione di sorprenderlo alle spalle. Ma prima doveva attirare la sua attenzione con qualcos'altro: doveva distrarlo. Era a poche decine di metri da quel dannato robot color topazio che continuava a cercarlo. L'aveva già affrontato, aveva già perso contro di lui, e ne era uscito vivo. E quella volta, poteva farcela.
Nascosto dagli occhi elettronici del nemico, piazzò una bomba a tempo sull'asteroide dietro il quale si nascondeva, prima di ritirarsi discretamente da tutt'altra parte.
Doveva solo aspettare.
La prima parte del suo piano ebbe successo: l'esplosione mise in moto il meteorite, che si andò a schiantare contro uno dei suoi fratelli dando inizio ad una reazione a catena che mise in confusione il suo avversario. Dalla sua posizione riusciva a vederlo cercare di schivare i detriti in movimento.
Era la sua occasione.
-Sei mio!- si lasciò sfuggire, mentre abbandonava il suo nascondiglio, caricando la lama elettromagnetica sul braccio destro del suo guerriero d'acciaio.
Era certo di sentire il tipico stridio meccanico dell'arma farsi sempre più forte, ma era solo una sua impressione: in quel vuoto cosmico ogni suono era nullo, ogni rumore smorzato, ogni urlo inascoltato. Era proprio su quello che contava: il suo avversario, impegnato nello schivare frammenti di rocce spaziali, non avrebbe certo fatto caso ad un suono proveniente dalle sue spalle, specialmente se quel suono non si poteva diffondere.
Mirò direttamente alla testa: un singolo fendente e tutto sarebbe finito.
Ma non andò come aveva previsto. Il misterioso robot arancione si voltò un attimo prima che la sferzata gli aprisse in due il capo - e fece in tempo a schivarla, tirando indietro il collo. La lama colpì comunque l'armatura sul petto, e lì si infranse. I resti dell'arma si sparsero nell'etere davanti agli occhi esterrefatti di Colt.
-Proprio come pensavo...-
Ebbe il tempo di osservare, prima che il suo avversario contrattaccasse con un semplice calcio. L'armatura dell'Eisentitan resse, e, nonostante il colpo, riuscì a pianificare la sua difesa. Il suo avversario, privo di armi a lungo raggio, doveva avvicinarsi per colpirlo di nuovo, e quale migliore occasione per un contrattacco a sorpresa?
-Quell'armatura può essere spessa quanto ti pare- commentò - ma non c'è niente che possa resistere a questo!-
Certo, probabilmente non avrebbe retto il potente cannone a raggi nel petto dell'Eisentitan - questo ovviamente se il colpo fosse andato a segno. Passò qualche attimo prima che riuscisse a rendersi conto di aver colpito solo gli asteroidi davanti a sè, e che un puntino luminoso su un radar ormai quasi libero dai disturbi gli facesse capire la sua situazione.
-Merda... sta arrivando da die...-
Ma un pugno ben assestato staccò di netto la testa dell'Eisentitan, distruggendone le telecamere e lasciandolo davanti ad un monitor completamente nero.
Aveva perso. Era alla completa mercè del suo avversario.
Game over.

-Gamma!-
-Corvette!- il meccanico dagli occhi verdi, appoggiato al parapetto della sala simulatori con al suo fianco due vassoi della mensa ed un asciugamano, chiamò il nome della donna che aveva appena fatto il suo ingresso.-Ma che ci fa la mia infermiera preferita a bordo dell'Hayabusa? Quanto tempo!-
Eh, si, quanto tempo. I suoi capelli porpora si erano allungati di parecchio e la sua già scura pelle sembrava essere ancora più bruna, ma i suoi occhi azzurri ed il suo volto sbarazzino erano sempre gli stessi, come era la stessa la divisa da assistente medico che indossava.
-Dannazione, ero così preoccupata per te e per Colt!- annunciò lei, avvicinandosi quasi correndo. -Quando ho saputo che la stazione era sotto attacco...-
-Hai ben pensato a vedere come stavamo, vero?- l'anticipò lui. - Grazie del pensiero! Stiamo bene, tutti e due.-
-Come mai hai abbandonato il tuo habitat? Pensavo che non ti piacesse circolare fuori dai condotti di areazione.-
Eh sì, aveva ragione, ma non era stata una scelta sua.
-Colt mi aveva chiesto una consulenza per i simulatori, e, beh, eccomi qui.-
-A proposito, lui dov-- stava chiedendo la ragazza, prima di accorgersi che uno degli innumerevoli simulatori sferici posti a mezz'aria dentro la stanza stava violentemente roteando su sè stesso, in piena battaglia simulata.
-Esatto, è lì dentro.- chiarì il meccanico - Hai presente quel prototipo che abbiamo incontrato sul campo di battaglia ieri?-
-Prototipo? No, non ne ho sentito parlare.-
-Beh, penso fosse un prototipo per l'aspetto.- azzardò lui - era giallo-arancione, hai presente? Di solito solo i prototipi sono colorati in quel modo. Comunque si è rivelato un avversario formidabile. Colt non è riuscito nemmeno a scalfirlo, nonostante ci abbia scaricato addosso l'arsenale dell'Eisenriese.-
-Ma non mi dire!- era visibilmente sorpresa
-E non è tutto. Il suo pilota aveva già abbattuto due unità quando si sono affrontati, e lo ha messo fuori combattimento pochi secondi dopo. Nello scontro che è seguito, poi, ha dimostrato di essere estremamente bravo a muoversi...-
-Perchè, la battaglia è andata avanti?-
Stava per spiegare, ma si trattenne. Il comandante aveva espresso richiesta ufficiale che l'apparizione di Rayearth rimanesse segreta.
-....sssssi, ha dato filo da torcere ad una squadriglia e poi è stato bloccato dai suoi stessi compagni.-
-Chi, Colt?-
-No, il pilota del robot arancione! Dovevi vederlo in azione, sembrava che lui ed il suo mech fossero tutt'uno. I suoi movimenti erano fluidi, quasi umani...completamente diversi da quelli di un robot normale. Fatto sta che, beh, Colt sta affrontando in simulazione un avversario basato sui dati che abbiamo raccolto su di lui, e guarda un pò il risultato.-
Si voltarono verso il monitor esterno del simulatore solo per assistere alla scena di un Eisentitan che veniva decapitato da un pugno.
-Ed è disarmato, eh.-
-Non mi pare se la cavi bene.- commentò la ragazza.
-Affatto.-replicò Gamma. -E' da quasi dodici ore che è al simulatore, e non ha vinto neanche una volta. -
In quella la sfera di metallo che fino a qualche momento prima stava girando su sè stessa cessò il suo movimento e si diresse a terra lentamente. Uno sportello si spalancò lentamente sul fianco, rivelando un'apertura dalla quale uscì Colt. La prima cosa che il maggiore fece fu crollare a terra in preda ai giramenti di testa, mancando quasi volutamente il corrimano della scaletta. Si mise a sedere faticosamente sulla breve scalinata che collegava i due dislivelli, mentre il simulatore, ormai spento, tornava a prendere posto a mezz'aria.
-Puoi prendere quell'asciugamano, grazie? Andiamo a portarglielo.- chiese gentilmente il meccanico alla sua collega.
I due si avvicinarono a lui camminando tranquillamente, scendendo a loro volta una corta rampa di scale, ed il maggiore dai colpi di sole si accorse immediatamente della presenza della ragazza.
-Oh, ciao Corvette. Come mai sei qui?-
-Mi stavo preoccupando per voi, e ho fatto richiesta di entrare nella squadra di soccorso..- affermò di nuovo la donna, porgendo l'asciugamano al suo amico. -Allora, mi hanno detto che ti hanno abbattuto malamente.-
-L'hai visto anche tu, no?- commentò Colt, prendendo il telo da bagno tra le mani e asciugandosi il sudore dalla fronte. - Quell'avversario era...-
-Tranquillo, macho man, gliel'ho già detto.- si introdusse Gamma, appoggiandogli un vassoio coperto con il domopak sulle ginocchia.- Tò, ti ho preso qualcosa da mangiare.-
Dubbioso, il maggiore alzò l'alluminio. Il suo amico fidato era solito portargli pasti ipervitaminici (leggi: pieni di grassi) o con accostamenti di gusto a dir poco vomitevoli (il gelato alle fragole con un'aragosta come guarnizione ancora infestava i suoi incubi), ma quella volta trovò, sorprendentemente, qualcosa di normale.
-Hamburger e patatine?- osservò, mentre rimuoveva completamente la copertura. - Come mai questa novità?-
-Beh, dovevo portare da mangiare alla paziente della camera 102, e visto che non sapevo che prenderle, le ho preso hamburger e patatine. A tutti piacciono hamburger e patatine, no? Poi, visto che già c'ero, ho preso una porzione per me e una per te.-
-Che pensiero gentile.-
Mentiva. Probabilmente gli era venuta voglia di mangiarne, e visto che già c'era l'aveva preso per lui e per quella ragazza dai capelli rossi che dormiva beatamente nella stanza 102. Ragazza che non si era ancora svegliata, peraltro: che diavolo le avrebbe portato da mangiare, se avesse continuato a dormire? Una polpetta di carne in avanzato stato di putrefazione, con contorno di patate puzzolenti?
-A proposito- proseguì il meccanico - vado a portarglielo. Vi lascio da soli~-
Se ne andò saltellando per la sua strada, agitando con il vassoio come se fosse un giocoliere.
Quella pazzia di sottofondo era il marchio di fabbrica della famiglia Montecarlo Rally. Gamma era l'ultimo di tre fratelli, tutti quanti impiegati nelle forze di difesa del pianeta. L'unica persona seria proveniente da quella stirpe che aveva conosciuto era Alpha, la sorella maggiore: pilota di robot, una persona estremamente ligia al dovere, anche se la sua abitudine di collezionare scarpe spaiate gli aveva fatto improvvisamente cambiare idea sull'idea di fidanzarsi con lei. Beta e Gamma, gemelli, erano invece l'uno la copia sputata dell'altro, sebbene non dal punto di vista fisico: si, entrambi avevano capelli color dell'erba, occhi smeraldo e un volto da spiritato, ma Beta era femmina. Anche lei impiegata come meccanico in una delle quattro stazioni orbitanti attorno al Pianeta, anche lei perennemente coperta d'olio, anche lei alla continua esplorazione dei cunicoli segreti di quei curiosi satelliti abitati. L'unica cosa per cui *forse* erano diversi era il fatto che la giovane donna era una ninfomane. Sapeva di questo semplicemente perchè lei ci aveva provato con lui in più di un occasione, e lui, da gentleman, aveva rifiutato.
O forse era solo terrorizzato dall'idea che gli sarebbe sembrato di far sesso con Gamma.
Peraltro, non sapeva e non gli interessava sapere se il suo compagno fosse anch'egli attivo dal punto di vista ormonale. Anche perchè, se ci avesse provato con lui, una bella testata non gliel'avrebbe levata nessuno.
La famiglia... la sua situazione era così simile, e nel contempo così diversa da quella di Gamma. Lui aveva tre sorelle... una era fuggita per nascondersi, le altre due....
Per quanto ancora avrebbe dovuto tenere il nome di Mitsubishi Colt per cercare di proteggerle?
-A che pensi?- se ne uscì senza preavviso Corvette, distogliendolo dai suoi pensieri.
-A quello scemo di Gamma.- sospirò, uscendosene con una mezza verità -Ti sembra questo il cibo da portare a un malato?-


Consumato il suo pasto e accompagnata Corvette a svolgere il suo lavoro, decise di andare a darsi una rinfrescata. In fondo, aveva ancora una buona mezz'ora prima di riprendere il servizio, e doveva levarsi di dosso quell'aspetto da "sono-stato-sveglio-tutta-la-notte-sul-simulatore" che aveva.
Entrò nelle docce comuni con un semplice asciugamano attorno alla vita, diede uno sguardo ai suoi muscoli scolpiti allo specchio e, dopo aver commentato mentalmente
-(Sono sempre più fico.)-
Entrò nella cabina senza fare commenti sui suoi colleghi, aprì l'acqua e, dopo qualche esitazione dovuta ad una temperatura non proprio piacevole e qualche aggiustamento al rubinetto, si infilò sotto il getto, lasciando che a bagnarsi per primi fossero proprio i capelli.
Si rilassò. Era stato in decine di basi diverse, ma nessuna aveva i bagni così ben attrezzati come la stazione Hayabusa. Sebbene fosse una normalissima doccia comune, ogni sbocco aveva una piccola cabina in plexiglass corrugato che offuscava la visione dei propri compagni. Lo scopo di ciò, in realtà, era per garantire un pò di privacy alle persone con carenza di autostima, ma la cosa aveva dato vita ad una regola non scritta piuttosto bizzarra, nota ad ogni soldato della base, dal più infimo dei tecnici agli ufficiali in carica.
Quei bagni erano zona franca. Nascosto da quei quattro muri di plastica si poteva intavolare una discussione con i propri vicini facendo finta di non conoscerli, parlando di tutto e di più: promozioni immeritate, antipatie, simpatie ed altro. Gli era capitato più volte di sentire la voce del precedente comandante quando parlava della prossima esercitazione con la recluta di turno, e la cosa gli era sempre tornata utile.
-Ah, che giornataccia.- disse ad alta voce, cercando di attirare l'attenzione del proprio vicino.
Un vocione basso e profondo gli risposte:
-Giornataccia? Di certo non batte la mia.-
-Tsk! Scommetto che la tua giornata peggiore equivale ad una delle mie migliori!- si lamentò. E ne aveva tutto il diritto, per Sephiro.
La voce sconosciuta tacque. Lo prese come un'autorizzazione a parlare.
Lasciò che l'acqua gli lavasse la faccia prima di iniziare la sua spiegazione mentre, spugna in mano, cominciava a levarsi di dosso il sudore.
-E' cominciata veramente male. Durante un'esercitazione, una stupida recluta non ha seguito le istruzioni del suo caposquadra e mi è venuto addosso. Con un modello da allenamento. Ovviamente l'armatura di quel coso è andata in pezzi e lui è rimasto incastrato, e dato che nessuno aveva capito che stavo solo cercando di evitare che si facesse male, hanno pensato che io l'abbia attaccato. Poi, mentre esprimo il mio disappunto nei corridoi incappo nel comandante Lantis e per poco non lo mando a quel paese, per ricavarne cosa? Una promozione a maggiore per il mio coraggio! Diciamo che la giornata si era risollevata un pò. Poi, all'improvviso, qualche stupida razza 'terrestre' ha deciso di attaccare la stazione. Ovviamente io mi dedico subito alla sua difesa, vado ad abbattere avversari a destra e a manca e catturo un prigioniero, un pilota di alto livello, e questo, massimo della slealtà, mi blocca contro un asteroide e danneggia la testa del mio robot, costringendomi ad una ritirata eroica tra decine e decine di avversari, mentre, basandomi solo sul mio intuito, coprivo la strada al mio compagno che era in difficoltà. Che giornata stancante.-
Mmmh, aveva esagerato? Nah, mica tanto. Effettivamente aveva aggredito Gallardo di sua spontanea volontà perchè si rifiutava di obbedire ai SUOI ordini, e lo aveva ridotto ad una specie di barattolo di carne in scatola 'per ripristinare la disciplina'. Non sapeva perchè Lantis l'avesse promosso, ma non gli importava. Certo, la bugia più grossa era la battaglia contro quel maledetto robot arancione, ma dopotutto, chi era il suo vicino, per riconoscerlo soltanto dalla voce?
Fu proprio l'uomo a rispondergli qualche attimo dopo, mentre lui si dedicava a lavarsi i capelli con il suo shampoo specifico per le meches.
-Io ho preso servizio sulla stazione un giorno prima del mio mandato sotto ordini speciali. Il mio primo giorno, ed una nave si avvicina al Pianeta e ci attacca. Di certo non puoi sapere cosa significa star seduto ad una postazione tutto il tempo mentre le tue squadre vanno li fuori a farsi ammazzare. Avrei voluto combattere anche io, ma in quanto comandante, il mio posto è lì.-
Il suo volto cominciò a sbiancare circa a metà della frase, e, voltandosi verso destra, notò, attraverso il plexiglass, che il suo vicino era alto quasi due metri, era parecchio muscoloso, e aveva i capelli neri.
Oh, cazzo.
-E poi- riprese l'uomo - hai già fatto rapporto sugli eventi di oggi, maggiore Mitsubishi. Non c'è bisogno di ripetermeli.-
Una coltre di risate sommesse si alzò dalle altre cabine mentre si faceva rosso come un semaforo. Cercando di darsi un contegno rimase a lavarsi ancora per qualche istante, prima di uscirne fuori in preda alla stizza.
Come fece per muoversi, anche la porta della doccia al suo fianco si aprì, rivelando che, effettivamente, era proprio il comandante Lantis.
-Devo far finta di non aver sentito niente?- esordì l'uomo dagli occhi azzurri, con tono più serio che mai.
Si, era decisamente una giornataccia.

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