Harry Potter e il Mistero Oscuro di Semplicemente G (/viewuser.php?uid=93617)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una normale giornata ***
Capitolo 2: *** Le prime complicazioni ***
Capitolo 3: *** Riunione ***
Capitolo 4: *** Perlustrazione e Scontro ***
Capitolo 5: *** San Mungo ***
Capitolo 6: *** Bancroft, Agnes e Sackville ***
Capitolo 7: *** Incanto Fidelius ***
Capitolo 8: *** Veritasserum ***
Capitolo 9: *** Agnes ***
Capitolo 10: *** L'Identità di Sackville ***
Capitolo 11: *** Natasha Cole ***
Capitolo 12: *** Hilary Matthew ***
Capitolo 13: *** La Casa ***
Capitolo 14: *** Tracce ***
Capitolo 15: *** Aiuto ***
Capitolo 16: *** Warton ***
Capitolo 17: *** La Lettera ***
Capitolo 18: *** Arrendetevi. Ora. ***
Capitolo 19: *** Potere ***
Capitolo 20: *** Shopping ***
Capitolo 21: *** La Battaglia ***
Capitolo 22: *** L'Ora Della Verità ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Una normale giornata ***
Capitolo 1
Buon giorno, pomeriggio, sera o notte a tutti!
Sono molto emozionata, è la seconda FF a capitoli che posto e sono
agitatissima.
Avevo cominciato a scriverla su carta circa un anno e mezzo fa, ma
l’avevo lasciata incompiuta.
Poi
qualche settimana fa ho ritrovato i fogli, l’ho ricopiata nel computer e
ho cercato di continuarla. Ho aggiunto, tagliato, spostato e alla fine è
nato il primo capitolo. Doveva essere una One – shot. Ma poi ho sognato
un’immagine e tac! Era perfetta per il finale di questa FanFiction. Così
mi sono armata di testa, pazienza e fantasia e l’ho continuata. Ed...
eccomi qui!
Mi
resta solo che augurarvi buona lettura. |
Capitolo 1: Una normale giornata |
27/01/2005
Ginny Potter era
distesa sul divano di casa propria, con una pila di cuscini dietro la
schiena, ad attendere che suo marito tornasse dal lavoro. Erano ormai le
19.30 e Ginny cominciava a preoccuparsi: Harry le aveva detto che
sarebbe tornato verso le 18.00...
Proprio mentre
questo pensiero le attraversava la mente sentì una chiave infilarsi
nella toppa e girare. Kreacher andò alla porta e Ginny lo sentì dire:
- Buon Sera,
padrone. La signora la sta aspettando con grande ansia. La signora ha
detto a Kreacher che Kreacher non prepara niente perchè tanto la padrona
non mangia. – gli disse Kreacher tutto d’un fiato.
- Grazie, Kreacher.
Vai a riposarti. – gli disse gentilmente Harry, impedendo all’elfo di
appendergli il mantello.
- Ginny? -
- In salotto,
padrone. – gli rispose l’elfo. Harry si guardò intorno e vide la moglie
distesa sul divano della casa che condivideva con lei, Ron, Hermione,
Kreacher sua moglie Winky e sua figlia Kreacy, di cinque anni.
- Harry... –
mormorò Ginny appena lo vide.
- Ciao tesoro.
– la salutò Harry dando un bacio alla moglie che si era seduta
dritta.
- Ciao. – rispose
la donna. Il marito le tolse i cuscini da dietro la schiena e si sedette
sul divano facendo appoggiare Ginny a se.
- Tutto bene
laggiù? – le chiese appoggiando una mano sul ventre arrotondato.
- Quaggiù si. Al
ministero? –
- Solito. Scusami
se oggi sono arrivato in ritardo, ma Roberson mi ha dato delle pratiche
in più da compilare. Kreacher ha detto che eri in pensiero... –
- Non ti
preoccupare. Non ero così in pensiero. –
- Comunque come è
andata oggi? – le chiese Harry cambiando argomento.
- Non è stata una
della migliori giornate: mi è venuto un capogiro piuttosto forte verso
mezzogiorno e non ho mangiato niente. –
- Ora va meglio? La
prossima volta avvisami, non voglio che stai da sola nelle tue
condizioni.... –
- Ma c’è Kreacher!
E se poi sei in riunione? –
- Tutti al
Dipartimento Auror lo sanno e possono benissimo capire. Anche Roberson,
se non sbaglio ha tre figli! –
- Ok, va bene.
Preparo qualcosa da mangiare? –
- Non vorrei che ti
sforzassi troppo... –
- Harry, tesoro mio
sono incinta, non sto per morire! – gli disse Ginny guardandolo come se
fosse un bambino testardo.
- Si, lo so amore,
ma se hai detto che ti è venuto un capogiro... – continuò Harry.
- Perchè diavolo
glielo ho detto! – si maledisse Ginny.
- Non ti
preoccupare. Sei tu che devi riposarti, hai lavorato tutto il giorno, io
invece sono stata spaparanzata sul divano. –
- Si, ma tu sei
incinta... –
- Ho capito, mi
siedo e sto qui. – si arresa Ginny. – La gravidanza mi rende debole. Se
fossi stata nel pieno delle mie forze non mi sarei arresa così
facilmente. –
- Allora per me è
un bene. – rise Harry mentre Ginny gli dava uno schiaffetto sul braccio.
- Non sei
spiritoso. – gli sorrise Ginny.
- Ah, si? – rispose
Harry.
- Si. –
- Guarda che te ne
pentirai... – Harry si avvicinò alla moglie.
- Non credo
proprio, Harry. – Ginny fermò il marito, pronto per un attacco di
solletico, con un bacio sulle labbra.
- Uff... – Harry
fece la faccia da cucciolo bastonato. – Vinci sempre tu... –
- Infatti. E vinco
io perchè mi vuoi troppo bene... anche se io te ne voglio di più. –
- Questa è una
baggianata, Ginny. –
- E invece no. Ti
amo di più io. –
- No, di più io. –
- No. –
- Si. –
- No. –
- Si. –
- No. –
- Pari? – Harry
tese la mano.
- Ci sto. – rispose
la moglie stringendogliela e i due scoppiarono a ridere.
- Sembriamo Ron ed
Hermione. – constatò Harry.
- A proposito,
quanto staranno dai genitori di lei? –
- Ancora tre
giorni. –
- Padrone? –
Kreacher entrò in salotto sorridendo.
- Dimmi Kreacher. –
- Winky ha
preparato lo stesso la cena anche se non sa se i signori mangiano. –
- Ginny? – chiese
Harry alla moglie.
- No, io no. Grazie
Kreacher. –
- Ginevra Molly
Weasley Potter! – un grido si levò dal camino. I coniugi sobbalzarono
spaventati. Harry tirò fuori la bacchetta e si parò davanti a Ginny.
- Harry, caro non
ti preoccupare, sono io. – lo rassicurò la voce che Ginny riconobbe come
quella di sua madre.
- Mamma! – la
salutò Ginny e si alzò per andare ad abbracciare la donna.
- Ginevra! Devi
mangiare! Come pensi di portare avanti quella creatura se non tocchi
cibo. –
- Mamma! Ma io
mangio!!! – si arrabbiò Ginny. Harry prese in mano la situazione: due
donne Weasley arrabbiate in un solo salotto potevano essere molto
pericolose.
- Ginny tesoro,
calma. Molly, vieni, siediti. – la accolse Harry.
- Grazie, caro, ma
sono solo venuta a fare una visitina alla mia bambina. –
- Mamma, ti ricordo
che non ho più cinque anni! –
- Lo so, cara, ma
per me sarai sempre la mia piccola Ginev... –
- Ehm... - tossì
Ginny.
- ...Ginny.
Piuttosto come va tesoro, tutto bene? –
- Si. Oggi ho avuto
qualche capogiro, intorno a mezzogiorno, ma niente di grave. – la
rassicurò la quasi mamma.
- Allora statemi
bene, cari. Domenica a pranzo alla Tana. Ci sono tutti. Vado sennò
Arthur brucia tutto. Pensa che non è neanche capace di preparare un the!
–
- Eccone un altro!
– disse Ginny indicando Harry.
- Ehi! –
- Va bene. Forse
qualcosa sai cucinare... domani, se vuoi partiamo con le lezioni di
cucina. –
- Ok, spero di non
bruciare la casa. –
- Vedrai che sarai
bravissimo. – disse Ginny.
- Grazie per la
fiducia. –
- A proposito del
pranzo, ci sono anche Bill e Fleur? Audrey mi ha detto che erano in
Francia, perchè i genitori di Fleur volevano vedere il loro terzo
nipotino, vero? Non sono neanche venuti a trovarla e poi pretendono ed
esigono che lei sia al loro servizio! –
- Ginny, la
faccenda è un po’ più complicata! – le disse Molly tentando di farsi
ascoltare della figlia.
- Fleur ci è stata
malissimo! – continuò lei imperterrita.
- Ma tesoro, erano
via! Erano sulla Costa Azzurra! –
- Appunto! Invece
che andare a vedere il nuovo nipote, loro vanno in vacanza! Quando è
nata Vicky, io e Harry eravamo in vacanza con Ron ed Hermione, ma appena
abbiamo saputo di essere diventati zii, io e Ron siamo subito tornati a
casa! –
Ginny si stava
letteralmente arrabbiando con sua madre. Secondo lei sembrava che non
capisse.
- Ginny! Erano via
per lavoro! –
- Avrei mandato
all’aria il lavoro! – gridò Ginny. Harry le mise una mano sulle spalla
come per trattenerla. Lei finalmente si calmò.
- Ti dico la
verità, Gin. Avrei fatto lo stesso. – Molly abbassò la voce, si mise un
dito sulle labbra e fece l’occhiolino alla figlia.
- Comunque, sì, ci
saranno anche loro. Comunque, restando i tema “Famiglia”, che mi dite di
Ron ed Hermione? Sono quasi due settimane che non li sento. – Molly
cambiò velocemente discorso.
- Oh, ci hanno
scritto due giorni fa. “Accio Lettera!” – disse Harry forte e ad alta
voce, dopo aver tirato fuori la bacchetta. Una spessa busta di carta
attraversò il tutti il salotto per andare a posarsi sul tavolino davanti
a loro. Harry la aprì e porse il foglio alla signora Weasley.
Cari Harry e
Ginny,
Australia, 24.01.2005
Come state? Noi
molto bene. Qui siamo in piena estate e fa caldissimo.
Ci tengo a
specificare che in questo momento c’è Ron che mi alita sul collo
dicendomi di scrivere che il cibo qui è veramente fantastico e che ve ne
porteremo un po’ da assaggiare.
Chiusa questa
piccola insignificante parentesi volevo chiedervi come vanno le
cose alla Tana e a casa. Come sta Fleur in Francia? Mi ha scritto Audrey
raccontandomi tutto. Che antipatici! E dire che la prima volta che li
ho visti mi sembravano simpatici...
L’Australia è
fantastica! Per un babbano è molto problematico spostarsi. Da una città
all’altra possono passare 1000 km. Per fortuna sappiamo materializzarci.
Abbiamo visitato Sydney e altre importanti città australiane.
Semplicemente magnifiche. Sono tutti molto gentili qui.
Ronald Weasley
vorrebbe dirti, Harry, che qui i Quidditch è giocato molto bene e gli è
dispiaciuto molto che tu non ci fossi. Dice anche che non è bello avere
un compagno per una partita di Quidditch che non si entusiasma come
dovuto.
Bah, io ho fatto
del mio meglio...
Come procede la
gravidanza, Ginny? Non sto nella pelle di vedere se si comincia a notare
qualcosa! Scommetto già che si vede. Wow!!
Tra quattro o
cinque giorni torneremo a casa. Un po’ mi dispiace lasciare qui da soli
i miei genitori, ma da quando ho tolto loro l’incantesimo, si sono
innamorati dell’Australia.
Vi saluto. Ron
protesta perchè ha fame.
Guardate che
aspetto vostre notizie, eh. Ci conto.
Vi vogliamo bene.
Ron e Hermione.
Molly finì di
leggere la lettera con un sorrisino stampato in faccia.
- Povera Hermione.
Tre settimane da sola con Ron devono averla sfiancata! – commentò Molly.
- Non so, sai,
mamma. Anzi, sono sicura che si saranno divertiti un mondo. – le confidò
Ginny.
La signora Weasley
restituì la lettera a Harry e si alzò in piedi.
- Bene, ci vediamo,
tesoro. Ciao, Harry e prenditi cura di mia figlia e di mio o mia nipote.
–
- Sicuramente
Molly. Saluta Arthur. –
- Certo. Venite a
trovarci e se non trovate la casa sappiate che Arthur l’ha fatta saltare
in aria con i suoi stupidi oggetti Babbani. – i coniugi risero divertiti
e Molly sparì nel camino.
- Ginny? Qualcosa
da mangiare, dai. – cercò di convincerla Harry.
- E va bene. –
acconsentì.
- Kreacher? –
chiamò Harry. L’elfo arrivò di tutta corsa dalla cucina.
- Si, padrone? –
- Ci potresti
portare la cena? –
- Subito signore. I
signori vogliono alzarsi e mangiare in cucina? –
- No, grazie.
Ceniamo su divano. Sì, staremo attenti a non fare briciole. – aggiunse
Harry prevedendo la domanda di Kreacher.
- Come desidera,
padrone. Winky, porta la cena ai padroni! – disse Kreacher alzando un
po’ la voce.
- Porto ai signori
anche dei vassoi? – Winky entrò in salotto per chiedere conferma a Harry
e Ginny.
- Si, grazie,
Winky. Ti scoccia troppo? –
- No, signora.
Winky arriva subito, signori. – disse l’elfa rientrando svelta in
cucina. Dieci minuti dopo riapparve insieme a Kreacy ed entrambi
trasportavano un vassoio con una quantità notevole di cibo.
- Grazie, Winky.
Puoi andare a riposarti. Mi occupo io di mettere a posto. –
- Ma padron
Harry... –
- Niente ma, Winky
togliti pure il grembiule e tutto. Grazie per esservi presi cura di
Ginny. – aggiunse poi Harry rivolto a tutti e tre.
- Si figuri, padron
Harry. Buona notte signori. – li salutò Kreacy.
- Buona notte. –
ricambiarono Harry e Ginny contemporaneamente. I tre elfi si inchinarono
e si avviarono verso la loro stanza. Ginny mise un cuscino sulle gambe e
sopra ci appoggiò il vassoio con il cibo, cominciando a mangiare.
- Buon appetito,
Ginny. –
- Altrettanto,
Harry. – |
Non
è molto lungo, e non si spiega niente della trama vera e propria. Forse
è meglio che introduco il contesto, perchè può non risultare chiarto.
Allora, Harry e Ginny sono sposati, come Ron e Hermione e vivono insieme
con Kreacher, Winky, la moglie e la figlia Kreacy. Ora Hermione e Ron
sono dai genitori di lei, in Australia. Roberson è il capo Auror dove
lavora Harry con Ron.
Grazie mille e al
prossimo capitolo!!
Luna Renesmee Lilian Cullen
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Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
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Capitolo 2 *** Le prime complicazioni ***
Capitolo 2
Capitolo 2: Le prime complicazioni
Una settimana
dopo...
3/02/2005
Casa Potter e
Weasley era silenziosa. L’orologio appeso in salotto scandiva le 5.30 di
mattina e tutti in casa dormivano.
All’improvviso due
Patronus entrarono nelle camere da letto di Hermione e Ron, e di Harry e
Ginny. I due uomini si svegliarono di soprassalto e cercarono di mettere
a fuoco il Patronus: era il leone del loro capo Auror, che parlò con
voce forte e potente, svegliando anche Hermione e Ginny.
- Potter, Weasley
immediatamente in ufficio! Alcuni dei mangiamorte evasi due mesi fa da
Azkaban sono apparsi in un quartiere Babbano e hanno cominciato a
scagliare incantesimi. Credo cercassero qualcosa o qualcuno. Ho già
avvisato gli Obliviatori. Tra dieci minuti qui. – il leone si dissolse
in una nuvola azzurra: quasi contemporaneamente Harry e Ron balzarono
giù dal letto e cominciarono a vestirsi.
- Ron! Fai meno
casino! – urlò Hermione. L’uomo non l’ascoltò e corse in salotto.
Hermione si infilò la vestaglia e scese con lui. Anche Harry era in
salotto, con Ginny alle calcagna. I quattro si ritrovarono in piedi tra
la porta di casa e i divani.
- Dove state
andando? – chiese Hermione, verde di rabbia perchè suo marito non si
degnava di risponderle.
- Hermione, il
patronus ha detto che dobbiamo essere in ufficio. È lì che andremo. – le
rispose Ron.
- È pericoloso? –
chiese Ginny aggrappata al braccio di Harry.
- No, tesoro, no.
Tornate a dormire. Ciao. – diede un veloce bacio a Ginny e tirò fuori la
bacchetta. Hermione abbracciò Ron, stingendolo forte.
- Tornate presto,
va bene?.
- Certo. Ciao. –
Ron le fece una carezza sul viso e anche lui tirò fuori la bacchetta.
Harry e Ron si smaterializzarono, lasciando le mogli impietrite.
- Ginny? Forza,
torniamo a dormire. – le disse Hermione avvicinandosi a lei.
- No, non ho sonno.
Sto qui: voglio aspettare Harry e Ron. – Ginny si sedette sul divano
stringendosi nella sua vestaglia bianca.
- Va bene, aspetto
qui con te. – Hermione si sedette accanto a lei e piombarono in un
silenzio teso.
- Hermione? – la
chiamò la donna. – Secondo te non è veramente pericoloso, come ha detto
Harry o lui lo ha solo detto per non farci preoccupare? –
- Vuoi la verità,
Ginny? – l’altra annuì. – Io penso che l’abbia detto perchè non è
pericoloso, però credo anche per non farci stare in pensiero. –
sussurrò Hermione. Ginny sospirò. A volte avere tuo marito e tuo
fratello che fanno gli Auror può essere fantastico perchè sai che
salvano i maghi e i Babbani, ma a volte sa essere davvero frustrante.
Come in quell’occasione. Ginny si portò le mani in grembo accarezzandosi
lievemente la pancia. Hermione si accorse del suo gesto e le mise un
braccio attorno alle spalle.
- Ginny, non
angosciarti. Se ti agiti troppo puoi fare del male al bambino. –
- Lo so, Hermione,
ma non ci riesco. Tu sembri così tranquilla... –
- Sono tutt’ altro
che tranquilla, Ginny. – confessò lei. – Ho tanta paura. Ma dobbiamo
essere forti, sai che torneranno, appariranno qui tra poco. –
- Io ho paura che
Harry non torni a casa, che non torni da me e da suo figlio... –
- Non dirlo
neanche, Ginevra. Anch’io ho paura di non rivedere Ron, ma dobbiamo
avere fiducia in loro. Dobbiamo pensare che stanno combattendo i
Mangiamorte per dare al bambino o alla bambina che sta crescendo dentro
di te un mondo migliore. Torneranno qui per essere papà e zio. Non ti
preoccupare. – tentò di rassicurarla Hermione. Ginny la abbracciò di
slancio, lasciando cadere lacrime salate sul suo viso. Tra i singhiozzi
riuscì a dire solo qualche parola:
- Grazie, Hermione.
Sei la migliore. –
Dopo due ore Harry
e Ron non erano ancora comparsi in salotto. Nel frattempo gli elfi si
erano svegliati. Ginny e Hermione non raccontarono alla piccola Kreacy
tutti i particolari, temendo di spaventarla. Kreacher si agitò
tantissimo: urlò che voleva andare dai Padroni e aiutarli a sconfiggere
i Mangiamorte. Per fortuna Winky riuscì a farlo ragionare. Lei era
scossa quando lui, preoccupata non sono per Harry e Ron, ma anche per la
salute di Ginny e del bambino.
- Ginny, credi che
sia il caso di avvisare Molly? – chiese Hermione verso le nove di
mattina. Lei e Ginny si erano mosse solo per andare in bagno.
- No! – esclamò ad
alta voce la donna facendo sobbalzare sia Kreacher che Winky. – Mamma
non deve sapere niente. Potrebbe preoccuparsi troppo. Sai come diventa
premurosa quando uno di noi è in pericolo... –
- Hai ragione, ma
sai benissimo che possiede l’orologio... –
- Cavolo! Mi sa che
hai ragione. Forse sarà meglio avvertirla. – esclamò Ginny.
- Vado io, non ti
preoccupare. La avviserò che Harry e Ron sono in missione. Secondo me è
anche giusto che lo sappia. –
- Certo. Grazie
mille Hermione, per tutto ciò che stai facendo. – la ringraziò Ginny
sorridendole grata.
- Di niente, per me
è solo un piacere. – rispose Hermione. Tirò fuori la bacchetta che aveva
nella tasca della vestaglia e girò su se stesa smaterializzandosi.
Riapparve dopo dieci minuti con la signora Weasley, agitatissima e in
lacrime.
- Ginny! Tesoro!
Hermione mi ha detto ciò che è successo! Tu stai bene? E Ron, il mio
Ronnie? Harry! Come stanno? – Molly cominciò a urlare per il salotto
della casa, prendendosi la testa tra le mani.
- Mamma, io sto
bene, Harry e Ron... non lo so, mamma. Ho tanta paura. – Ginny si alzò
dal divano per andare ad abbracciare la madre. Poggiò la testa sulla sua
spalla e sospirò.
- Mamma, resti qui
con noi? Ti prego... io non so se reggo, ti voglio vicino. – pianse
Ginny.
- Certo, Ginny.
Sarò sempre qui. Ora non piangere, cara, vieni, siediti. Non agitarti,
fa male al mio nipotina o alla mia nipotina. Va bene? Sono qui, Ginevra.
Sono qui. - Molly continuò a cullare la figlia mentre si sedevano sul
divano.
Passò un’altra ora,
ma di Ron e Harry, nessun segnale.
Verso mezzogiorno
Winky preparò il pranzo, tanto per avere qualcosa da fare e distrarla,
ma nessuno in quella casa toccò il cibo.
Erano ormai le due
e venti e il silenzio in salotto era insostenibile: nell’aria c’erano
paura, dolore e ancora dolore.
All’improvviso con
una Crack deciso. Due figure comparsero nel salotto di casa
Potter e Weasley.
Harry e Ron si
tolsero la polvere dei vestiti e cercarono con gli occhi la propria
moglie.
- Harry! Ron! –
gridò Ginny alzandosi velocemente dal divano per andare ad abbracciare
il marito e il fratello. Hermione era la sua ombra e si appesero
entrambi al collo del proprio marito, lasciando scivolare le lacrime sui
loro volti.
- Il mio Ronnie!
Harry, caro. Venite qui a farvi abbracciare! Sono stata tanto in
pensiero! – gridò Molly facendosi strada tra Ginny ed Hermione, per
andare ad stringere in uno dei suoi soliti abbracci stritolatori il
figlio e il genero.
- Allora, cosa è
successo? – chiese curiosa Hermione cercando di parlare con Ron, ancora
abbracciato alla madre.
- Venite, è meglio
che ci sediamo. – disse Harry prendendo per mano Ginny. si sedettero
tutti sui divani, chi come Ginny in braccio a Harry o chi come Hermione
e Ron, stretti vicini.
- Allora, la
faccenda è piuttosto complicata. – cominciò a spiegare Harry. – Come
sapete, quando ho sconfitto Voldemort, tutti i suoi seguaci sono
scappati o sono finiti ad Azkaban. Tanti se la sono svignata o hanno
giurato di non far parte dei Mangiamorte. Ora però sono tornati, non
hanno veramente un capo, ma si muovono insieme, decidendo le cose come
una persona sola. Credo che quello di oggi fosse solo un assaggio di ciò
che possono fare. –
- Secondo Robbarts
stanno tentando di creare un nuovo esercito. – continuò Ron. - Un tempo
Voldemort aveva tantissimi seguaci o se non proprio seguaci c’erano
molte persona che approvavano ciò che stava facendo. Io penso che,
finora, non abbiano un vero piano, hanno fatto questo attacco al
quartiere babbano per far vedere a tutti che non hanno paura. Ora, noi
non possiamo sapere quando colpiranno la prossima volta. –
- Esatto. Anch’io
la penso come Ron. Secondo me, vogliono sterminare i Babbani oppure i
maghi, come li chiamano loro, “mezzosangue”. Vogliono incominciare ciò
che aveva iniziato Voldemort. –
- Tutti il
ministero è in allerta, stiamo cercando di non diffondere troppo la
notizia per non fare entrare la gente nel panico, ma credo che questo
silenzio durerà molto poco. – disse Harry, con un tono grave.
- Cioè, cari, voi
credete che stiano cercando di uccidere tutti i Babbani? Ma è
impossibile! Ci sono molti più Babbani che maghi a Londra! – esclamò
Molly, scioccata.
- È quello che
penso anche io, mamma. – disse Ron. Un tetro silenzio calò sulle cinque
persone.
- Padroni! – un
grido si levò dietro di loro. Si girarono tutti un po’ spaventati.
Winky, Kreacher e Kreacy erano ai piedi della scala con un gran sorriso
stampato in faccia.
- Padroni, state
bene? Winky si è tanto preoccupata per voi e per le signore. Ma ora che
siete tornati noi tutti siamo felici! – esclamò Winky trotterellando
fino a Ron e Harry.
- Ciao, Winky.
Eccoci qua. Vivi e vegeti. – scherzò Ron. Intanto Molly si era alzata
dal suo posto sulla poltrona e cercava qualcosa nel mantello. Un sorriso
le spuntò in volto. Estrasse la bacchetta e si voltò verso i ragazzi.
- Cari, io vado.
Promettetevi di avvisarmi subito se succede un ‘altra cosa del genere.
State in guardia, Ron e Harry. Tutti noi abbiamo bisogno di voi. – Molly
abbracciò tutti soffermandosi un po’ di più su Ginny.
- Ciao, Ginny.
Ciao, anche a te, nipotino o nipotina. – Harry sorrise dolcemente
vedendo la scenetta.
- Ciao! - La
salutarono mentre lei, dopo aver rivolto un sorriso a tutti, girò su se
stessa e scomparì.
- Sarà meglio
mangiare qualcosa, cosa ne dite? – chiese Hermione rivolta ai suoi
amici.
- Sentivo giusto un
languorino... – disse Ron avviandosi verso la cucina con Hermione
sottobraccio.
- Sei sempre il
solito, Ronald. – Intanto Harry e Ginny erano ancora in piedi davanti al
camino.
- Harry, siamo in
pericolo? – chiese lei con un sussurro.
- Si, no, forse.
Non so darti una risposta. Posso dirti una cosa, Gin: di certo non siamo
salvi. – si guardarono per un attimo.
- Forza, andiamo a
mangiare. Anche io ho un certo languorino... –
Ginny rise e anche
loro andarono a pranzare.
Harry, però, aveva
ragione, non erano in pericolo, ma non erano neanche salvi.
Loro non potevano
sapere cosa ci fosse nella mente del nemico...
Sono tornata! Ci ho messo solo due giorni a scrivere questo capitolo e
il prossimo.
Per
tenere d’occhio gli aggiornamenti guardate sulla mia pagina dell’autore.
Il
prossimo capitolo non lo posterò subito, voglio andare un può avanti con
la storia e poi continuare a postare. Mi spiace... comunque la settimana
prossima posterò assolutamente. Tenete d’occhio la pagina dell’Autore.
Ora
passiamo ai ringraziamenti:
Grazie ai tre preferiti:
1 -
bunny65
[Contatta]
2 -
Kenny11
[Contatta]
3 -
leloale
[Contatta]
Grazie ai due seguiti:
1 -
Altair94
[Contatta]
2 -
vama1978
[Contatta]
Ora
le risposte alle recensioni:
Altair94:
Grazie mille dei complimenti! Spero che con questo capitolo non ti abbia
delusa. Ora si comincia veramente con la storia. Spero che recensirai
con questo capitolo. Baci.
emmawatson:
Sono
contenta che la storia ti stia interessando. Questo sito piace
tantissimo anche a me. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Baci.
Ladia:
Grazie mille, tesoro. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Grazie
mille di essere la mia beta.
Grazie e tutti e... ci sentiamo al
prossimo capitolo!
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Capitolo 3 *** Riunione ***
Capitolo 3
Capitolo 3: Riunione
29/02/2005
Harry entrò di
corsa nell’ ufficio che condivideva con Ron. Era in leggero ritardo, la
prima volta da quando lavorava al Dipartimento Auror.
- Ciao, Ron. – lo
salutò Harry appena entrò nella stanza.
- Ciao, Harry. Ti
ha trattenuto Ginny?– chiese all’amico vedendolo un po’ affannato per
corsa attraverso i corridoi del Ministero.
- Esatto. Non
voleva che andassi a lavorare. Povera. Mi è dispiaciuto molto per lei.
Lasciarla lì a casa da sola che Hermione... – spiegò Harry all’amico,
mentre prendeva posto dietro la sua scrivania.
- Oh, beh, per una
volta che non sei qui in perfetto orario, non succede niente. – gli
disse Ron, continuando a compilare un verbale. – Oggi c’è la riunione
per la faccenda dei Mangiamorte... -
- Certo. Alle
diciassette e trenta in ufficio da Roberson. – rispose pronto Harry.
- Harry, veramente
è alle diciotto e trenta... – gli fece notare Ron. L’ amico si portò
una mano alla faccia. Restò in quella posizione per un po’, a pensare.
- Quando... come
mai l’hanno spostata e io non ne sapevo niente? – chiese l’uomo
togliendosi gli occhiali e pulendogli su un lembo del suo mantello.
- Hanno mandato a
tutti un promemoria con la nuova ora della riunione. Ti deve essere
arrivato sicuramente, prova a controllare sulla tua scrivania. – gli
consigliò Ron, che nel frattempo si era alzato dal suo posto e lo aveva
raggiunto.
La scrivania di
Harry James Potter non poteva essere definita propriamente “ordinata”...
anzi a dirla tutta era totalmente un disastro: fogli sparsi dappertutto,
la pila dei verbali era caduta rovesciando quella dei resoconti delle
missioni.
“Meno male che
Ginny non vede questo caos, o con l’umore che ha in questi giorni mi
ritroverei appeso al lampadario e tutta la scrivania nelle mani di
Ginny” pensò Harry ripensando alla moglie.
Sembrava che
l’unica cosa al posto giusto fosse una fotografia. Ritraeva tutta la
famiglia Weasley che sorrideva felice.
- Se la vedesse
Ginny saresti un uomo morto. – disse Ron scherzando.
- Ma che morto.
Peggio. Devo assolutamente metterla a posto. Prima però dovrei finire
quella tabella che mi ha chiesto di fare Roberson. –
- Che tabella? –
chiese Ron mentre tornava a sedersi al suo posto.
- Devo dividere
tutti gli Auror in squadre per un prossimo attacco, visto che
dall’ultima grande emergenza è passato un bel po’, alcuni Auror sono
andati in pensione, mentre ne sono arrivati di nuovi. Un vero
lavoraccio, ti dico. – borbottò Harry cercando di fare un po’ di spazio
sulla sua scrivania.
Le diciotto e
trenta arrivarono in fretta e in men che non si dica Harry e Ron si
ritrovarono a percorrere i corridoi dell’ufficio Auror, fino a trovare
la stanza dove normalmente si svolgevano le riunioni. Entrarono e
presero posto.
La stanza era molto
grande, con una cattedra in fondo e con delle sedie rivolte verso di
essa. Attaccati alle pareti c’erano un sacco di poster, tutti
riguardanti pericolosi criminali. In dieci minuti la sala di riempì di
persone ed entrò il loro capo: Roberson. Tutti gli Auror presenti in
sala balzarono in piedi, per accogliere l’uomo.
- Comodi. – disse
Roberson borbottando. Gli Auror si sedettero quasi contemporaneamente.
- Bene, sapete
tutti perchè siamo qui. L’incidente con i Babbani causato da quei
Mangiamorte. La cosa è molto più grave di quel che pensassimo. Appena
cinque minuti fa mi è arrivata la notizia che un gruppo di ex seguaci di
Noi-Sappiamo-Chi ha ucciso una coppia di Babbani anziani, che da quello
che mi hanno riferito, hanno commentato i loro “abiti lunghi e neri”.
Questo è ciò che ha detto una passante, prima che gli obliviatori le
cancellassero i ricordi.
Non userò tanti
giri di parole: non hanno scrupoli. Credo che uccidano solo per
divertimento, perchè, scusate il linguaggio, non gliene frega una mazza.
– Roberson era fatto così, a volte usava un linguaggio non molto
appropriato per un ufficiale come lui. – Comunque, - continuò dopo che
il brusio fu terminato. – dobbiamo essere in allerta, sempre pronti a
scattare per salvare quei poveri Babbani indifesi.
So che forse vi sto
chiedendo troppo, ma vorrei che deste la vostra disponibilità
ventiquattro ore su ventiquattro. So che molti di voi hanno famiglia –
il suo sguardo indugiò per un attimo su Harry e Ron. - ma vi chiedo
questo sacrificio. Poi, a turni, concederò due settimane di ferie a
ciascuno. Qualche domanda? –
Un giovane Auror
alzò la mano. Roberson gli fece un debole cenno per incoraggiarlo a
parlare.
- Mi scusi, capo. È
pericoloso? –
- Caro Norton, non
se dirti se sarà pericoloso. Di certo non ci troviamo di fronte al
solito piccolo assassinio. Questi non hanno paura quasi di niente. Tutto
sta nel capire di cosa hanno paura. – rispose pacato Roberson. – Sai,
quando sono entrato negli Auror non avevo capito che questo lavoro non è
un gioco. Ogni giorno in cui tu vieni qua, rischi di morire. Mettiamo
che ti trovi davanti ad un assassino che prima di morire riesce a
sparare un “Avada Kedavra” e ti uccide. Era solo un assassino.
Hai capito cosa intendo. Parlo a voi tutti. Credo che avendo scelto
questo lavoro non potete essere sicuri di arrivare ai cinquanta anni.
Non lo dico per scandalizzarvi, ma è così. Bisogna essere portati per
questo lavoro. Se vi rendete conto che non ce la fate, forse, ma dico
forse sarebbe ora di darsi una svegliata. Cambiare lavoro.
Quando avete scelto
di intraprendere questa carriera, molti di voi non hanno tenuto conto
dei rischi che poteva comportare.
Bene, predica
finita. Potete andare. Ah, vorrei parlare un attimo con il signor Harry
Potter. Si fermi qui, per favore. - Harry annuì.
- Arrivo in ufficio
tra poco, Ron. Mi faresti un favore enorme? – l’amico annuì. – Puoi dire
a Ginny che questa sera tornerò tardi a casa? Dopo le scriverò anche io,
ma mi chiedevo se potevi dirglielo ora. Grazie mille, Ron. Sono in
debito. – Harry aspettò che tutti gli altri cento Auror furono usciti e
si avvicinò a Roberson.
- Voleva parlarmi,
signore? – chiese Harry educatamente.
- Si, Potter. A che
punto sei della lista? –
- Gli ultimi venti
Auror. –
- Perfetto. Hai
fatto squadre equilibrate? –
- Certo, signore.
Tranne la prima. Ho pensato che dovessi fare una prima squadra
leggermente più potente delle altre, che dev’essere chiamata in caso di
emergenza estrema. – spiegò Harry.
- Perfetto, Potter.
Ah, come sta la moglie e il pargoletto? –
Harry rispose un
po’ stupito.
- Benissimo,
grazie, signore. Lei? –
- Abbastanza. Il
maggiore ha la febbre alta e il più piccolo ha l’otite. Mia moglie è
sull’orlo della disperazione. –
- Mi dispiace,
signore. Potrebbe forse prendersi due o tre giorni di vacanza per
aiutarla. So che in questi tempi non è il massimo, ma anche la famiglia
è importante. –
- Certo, Potter. Ma
il mondo magico prima di tutto. –
Harry era confuso,
mentre tornava nel suo ufficio. Quell’uomo aveva due dei tre figli che
stavano male e non si preoccupava minimamente. Scosse la testa e aprì la
porta. Rimase un po’ scioccato, quando vide la sua scrivania
perfettamente ordinata ed Hermione e Ron in piedi vicino ad essa.
- Ciao, Harry. – lo
salutò Hermione.
- Ciao. Hai messo
tu a posto la mia scrivania? – le chiese grato.
- Si, Ron mi ha
chiamato: “Ordine Scrivania” e sono arrivata immediatamente. In neanche
un minuto era tutto a posto. –
- Grazie, Hermione.
Mi hai salvato la vita. – disse Harry riconoscente verso la sua migliore
amica.
- Da chi ti avrei
salvato? – chiese lei curiosa.
- Da mia moglie e
dal mio capo. – sorrise lui. Hermione e Ron scoppiarono a ridere.
- Mi fa piacere. Io
vado, ragazzi. Ci vediamo questa sera? – domandò Hermione. Con il lavoro
che facevano tornavano a casa una sera sì e due no.
- Io, si. Spero.
Harry ha da fare. Però... potrei fermarmi anche io ad aiutarti. In due
finiremo prima. – propose Ron all’amico.
- No, Ron. Vai a
casa. Me la caverò da solo. È tanto che tu ed Hermione non state un po’
da soli... con tutta questa confusione al Ministero. –
- Neanche per
sogno. Hermione, mi perdoni? – le chiese. Ron era veramente consapevole
che in questo periodo non era molto presente a casa e si sentiva molto
in colpa. Hermione sorrise.
- Certo. Non c’è
problema. Io e Ginny andremo a noleggiare un film e lo guarderemo in TV.
Non vi preoccupate. Una cosa vi chiedo: se succede qualcosa vogliamo
essere avvisate subito. Subito. Capito? – i due uomini annuirono. –
Ciao, ragazzi. Ci vediamo. Speriamo questa sera. – Hermione baciò Ron
sulle labbra e abbracciò Harry. Tirò fuori la bacchetta e si
smaterializzò.
- Povere. –
commentò Harry. – Mi si spezza il cuore la lasciarle così tanto tempo da
sole... –
- Anche a me,
Harry. Ma cosa ci vuoi fare? Non possiamo certo abbandonare tutto il
Mondo Magico... – disse Ron, mentre si sedevano alle rispettive
scrivanie.
- No. Ogni volta
che penso a Ginny a casa, incinta, con Hermione, mi vengono i brividi.
Poi per non farmi travolgere dal senso di colpa, penso che sono qui per
cercare di rendere il mondo migliore per mio figlio. –
- Hai ragione,
Harry. Forza, mettiamoci al lavoro. Prima cominciamo prima finiamo e
torniamo a casa. –
* * * *
- Ciao, Hermione.
Cosa voleva mio fratello? – chiese Ginny seduta sul divano, dando il ben
tornato all’ amica-cognata.
- Veramente gli
serviva un aiuto per Harry. – spiegò Hermione. Ginny aggrottò le
sopracciglia, confusa. – Non si ricordava l’incantesimo per mettere a
posto. C’era la scrivania di Harry che faceva paura. Veramente paura.
Gliela ho rimessa io a posto. Ti ho risparmiato il compito di sbranarlo.
– Ginny rise.
- Tornano a casa,
questa sera? –
- Non lo so. Harry
aveva da fare un lavoro urgente per il loro capo. Ron è rimasto a dargli
una mano. – Ginny s’intristì di colpo.
- Ginny, non essere
triste. Dai, ci guardiamo un bel film? Di quelli romantici che piacciono
a te? – la proposta del film sembrò rallegrare un po’ la donna.
- Certo. Cosa
guardiamo? – chiese impaziente.
- Non so. Intanto
direi di ordinare due pizze. –
- Pizze...pizze...
non mi ricordo cosa sono. – disse Ginny. Hermione sbuffò, con i nomi
Babbani Ginny non era tanto meglio di Ron.
- Ginny, quei
grandi cerchi fatti di pane dove mettono sopra il pomodoro e il
formaggio. –
- Ah, giusto! Non
mi veniva in mente. –
- Si vede che tu e
Ron siete fratelli. – sussurrò Hermione, prendendo il telefono. Chiamo
ad una pizzeria per ordinare due pizze margherite.
- Andiamo a
prenderle tra mezz’ora. Intanto vieni, andiamo a scegliere il film. Io
direi qualcosa come il “Titanic”... –
- No, finisce male.
Ti ricordi quella sera che l’abbiamo guardato con Luna, Fleur, Audrey e
Angelina? Non la smettevamo più di piangere. –
- Oh, si.
Terribile. Allora, “Grease”... –
- No, non ho voglia
di vedere un musical. – Hermione restò in po’ di tempo a pensare, mentre
Ginny si cambiava. Quando lei scese le venne in mente il film perfetto.
- Ginny! Ho
trovato! “Notting Hill” –
- Si!!! Fantastico!
Saranno tre anni che non lo vedo! Andiamo forza! Voglio anche le
patatine fritte! – disse Ginny entusiasta.
Andarono al
video-noleggio e in pizzeria a ritirare la pizze.
Mezz’ora dopo erano
a casa sedute sul divano, mentre i titoli del film, cominciavano a
scorrere.
- Hermione, posso
chiederti una cosa? –
- Certo. – rispose
lei addentando un pezzo di pizza.
- Secondo te, un
po’ gli dispiace che siamo a casa da sole? –
- Ginny! Ma come ti
salta in mente!!! Oggi pomeriggio che ho parlato con Harry era
dispiaciutissimo di non essere più presente. Credimi, stanno male quando
noi. – la consolò Hermione.
- Grazie, Hermione,
sai sempre come tirarmi su di morale. Sei perfetta! – disse Ginny
sorridendole. Hermione arrossì un poco.
- Anche tu sei
perfetta. La mia perfetta cognatina! – scoppiarono a ridere insieme, ma
si zittirono quasi subito: era iniziato il film.
Verso metà del film
sentirono bussare alla porta di casa.
- Uff, ma chi è a
quest’ora? Hermione fai pausa per favore? – chiese Ginny alzandosi dal
divano per andare a vedere chi era alla porta. Quando la aprì si trovò
davanti Harry e Ron.
- Harry! – gridò
lei, gettandogli le braccia al collo.
- Ciao, Ginny. – la
salutò Harry. Intanto era arrivata anche Hermione e stava abbracciando
Ron.
- Non vi
aspettavamo! – disse Ginny poggiando la testa sulla spalla di suo
marito.
- Sorpresa! Cosa
stavate facendo di bello? - Chiese Ron.
- Guardando
“Notting Hill” – risposero in coro le due ragazze.
- Eh? – domandò
Ron.
- Ronald è un film.
È la storia di una famosa attrice americana che incontra un libraio
qualunque e s’innamorano. – spiegò Hermione al marito.
- Ah. Spero che non
vi dispiaccia se io e Harry restiamo a guardarlo con voi, vero? -
- Certo che no. –
tutti e quattro si accomodarono sui divani. Ginny era stretta tra le
braccia del marito e lui aveva appoggiato la mani sul piccolo
rigonfiamento sulla pancia della moglie che conteneva suo figlio.
Ad un certo punto
sgranò gli occhi, che aveva sempre tenuto fissi su sua moglie e cercò il
suo sguardo.
- Gin. Si è mosso.
L’ho sentito. – sussurrò, con la voce rotta dall’emozione.
- Lo so. – mormorò
lei poggiando la sua mani calde sopra quelle del marito.
– Si è mosso. –
sussurrò prima di baciare Harry.
- Ginny! È
fantastico! – gridò Hermione prima di abbracciare la sua migliore amica.
- Il mio nipotino!
No! Non ci posso credere! – Ron era impalato e fissare lo stomaco della
sorella.
- Devi crederci,
Ron. – disse Hermione lasciando andare Ginny.
- Fatti abbracciare
sorellina. – esclamò Ron prima di stringere forte la sorella che
piangeva dalla gioia.
- Ti voglio bene,
Ron. –
- Anche io Ginny.
Anche se non sei proprio più la mia piccola sorellina. –
- Rimarrò sempre la
tua sorellina. – sussurrò Ginny prima di stringere forte il suo
fratellone, che l’aveva sempre aiutata nei momenti di difficoltà.
In quel piccolo
attimo di felicità assoluta si dimenticarono tutti e quattro dei
problemi che quei mangiamorte stavano causando, pensando solo al piccolo
Potter.
Allora, quanto
volete uccidermi da uno a dieci? Mille! Direte voi.
Chiedo umilmente
perdono per l’immenso ritardo, ma in questa settimana non ho avuto un
momento libero per postare:
Mercoledì sono
andata in gita a Venezia e ne sono ritornata distrutta. Dalle sette di
mattina ( alle sei e un quarto mi sono svegliata!) alle sette di sera in
giro per la città, tra laboratori, musei e Palazzo Ducale. Mi sono
addormentata mentre guardavo Montalbano.
Giovedì... usciva
il DVD del secondo film della Saga di Twlight, a cui io sono una fan
sfegatata e sono uscita (a piedi) per comprarmi il DVD. Due dischi!!! Se
non lo avete letto e visto i film, ve li consiglio in assoluto! E allora
ho passato tutto il giorno a guardarli.
Venerdì mi sono
ricordata di avere una verifica di costituzione e cittadinanza e
un’interrogazione di storia della musica. Così, con la mia amica Ladia
(grazie mille tesoro!) ho studiato e i miei non mi hanno lasciato
internet per postare. Mia madre era reduce di un penoso consiglio di
classe...
Mi ha costretto a
chiudere il computer e a ripassare.... Che pizza!!
Oggi, finalmente
cono qui! Spero che non mi ammazziate!!
Ora, però, vorrei
ringraziare: ......... per aver messo la mia storia tra le preferite
E ......... per
averla inserita nelle seguite.
In più, grazie
mille a ........ per gli Autori Preferiti!
Non sapete quanto
mi fa piacere!!
Risposte alle
recensioni:
Altair94:
Lo so, i
Mangiamorte sono sempre in mezzo ai piedi... se ne stessero a casa loro!
Ma se non ci fossero loro, la vita di Harry e famiglia sarebbe troppo
monotona! Ti ringrazio anche per aver inserito la mia storia tra le
seguite! Spero che continuerai a recensire e scusami per il ritardo, ma
ho avuto un po’ di problemi. Ciauuu!!!
EDVIGE86:
Grazie mille per
tutti i tuoi complimenti! Sono molto felice che la mia piccola FF ti sia
piaciuta. Qui, in questo capitolo si comincia già a capire la storia.
Spero che anche questo di piaccia e che continuerai a recensire! Ciao!!!
hele:
Eh, eh! (Risatina
sadica) Capirai in questo capitolo tutta la faccenda... Ti svelo che ci
saranno colpi di scena e storie piuttosto intricate. Grazie per aver
inserito la storia tra le seguite e spero di non deluderti! A presto!!
:)
Per gli
aggiornamenti.... guardate la mia pagina dell’Autore. Tramite quella vi
terrò informati... forse con qualche piccolo Spoiler, ma devo ancora
decidere....
Grazie mille a
tutti e a presto!! |
|
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Capitolo 4 *** Perlustrazione e Scontro ***
Capitolo 4
Capitolo 4: Perlustrazione e scontro
03/03/2005
- Potter! – Harry
si sentì chiamare e si voltò. Nicholas Roberson camminava velocemente
verso di lui.
- Si, capo? –
- Potter, in
perlustrazione. – ordinò il comandante degli Auror.
- Cosa? -
boccheggiò Harry.
- In
perlustrazione, ho detto. Porta con te Weasley e la squadra. Questo è il
quartiere. Un mio personale informatore mi ha detto che ha avvistato
degli strani cambiamenti, gente che appare con lunghi mantelli grigio
scuro che resta anche per sei ore davanti a una casa, seduto su una
panchina. Non legge il giornale, non fa niente. Voglio che tu e la
squadra andiate a controllare. – ordinò Roberson dandogli un foglietto
con scritto una indirizzo, detto questo si girò e se ne andò tranquillo
e beato. Harry non si preoccupò neanche di leggere cosa cera scritto che
se lo ficcò in tasca e continuò a camminare verso il suo ufficio.
“Fantastico” pensò
Harry. “Neanche questa sera a casa in pace. Cavolo, ma proprio io! Con
tutti gli Auror che ci sono! Non mi piace dire a Ginny che devo
lavorare, poverina, chissà cosa penserà di suo marito...”
Il giovane uomo
entrò nel suo cubicolo che veniva chiamato “Ufficio” e chiuse la porta
sbattendola. Ron era stravaccato con le gambe sulla scrivania e stava
giocando a freccette.
- Di mal’ umore,
Harry? – chiese innocentemente Ron.
- Si! – ringhiò lui
sedendosi dietro la scrivania. – Oggi siamo in perlustrazione! – esclamò
furente. – In questo cavolo di quartiere! Ma ti pare! Io che avevo e
sottolineo avevo, la serata libera ora è occupata dal lavoro.
Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Sembra che qui la gente pensi solo a
lavorare. – si sfogò Harry con il suo migliore amico, ora seduto
composto sulla sedia, in attesa che la sfuriata di Harry finisse.
- Beh, Harry, siamo
Auror, ti ricordi cosa ci hanno detto quando abbiamo cominciato a
lavorare qui? “Ricordatevi che a volte dovrete mettere il lavoro al di
sopra della famiglia”. – disse Ron facendo un’imitazione quasi perfetta
del loro Capo. – Sono d’accordo anche io, Harry, ma se volevamo stare
più accanto alla famiglia forse dovevamo scegliere un lavoro tantino
diverso, no? – chiese Ron mettendo il pollice e l’indice della mano
sinistra a pochi centimetri, per far vedere a Harry quel poco che
avrebbero dovuto cambiare.
- Si, hai
perfettamente ragione, Ron. Perdonami se mi sono sfogato così con te,
non te lo meritavi... –
- No worries! –
disse Ron in inglese. Harry lo guardò stupito.
- Eh, andare a
trovare i genitori di Hermione in Australia ha i suoi vantaggi... – si
difese lui. Harry sorrise appoggiando la testa allo schienale della
sedia, chiudendo gli occhi.
- Dov’è che
dobbiamo andare in perlustrazione? – chiese Ron dopo qualche minuto di
riflessione.
- Non ne ho la più
pallida idea. – ammise Harry. – Roberson mi ha solo dato questo
foglietto, su cui è scritto l’indirizzo. – lo tirò fuori dalla tasca dei
pantaloni e lo lanciò a Ron. L’uomo spiegò il foglio e lesse
l’indirizzo.
- Harry... –
boccheggiò Ron diventando pallido.
- Cosa c’è, Ron.
Hai visto entrare un Dissennatore? –
- No, Harry. L’
indirizzo è quello del Grimmauld Place. – sussurrò Ron reggendo con due
sole dita il pezzettino di carta.
- COSA!! – gridò
Harry avvicinandosi velocemente alla scrivania dell’amico.
- Si, guarda! C’è
scritto qui. “Tra il numero undici e il numero tredici di Grimmauld
Place” – lesse Ron.
Erano tutti e due
scioccati. Come mai dei Mangiamorte tenevano sott’occhio il numero
dodici di Grimmauld Place?
- Perchè Ron? –
chiese Harry.
- Non so, Harry.
Forse vogliono tenerti d’occhio... – Ron si zittì perchè Harry era
impallidito tanto che poteva quasi fare concorrenza a
Nick-Quasi-Senza-Testa e aveva sgranato gli occhi. Mille idee gli
frullavano in testa, ma una sola era quella giusta.
- Hai detto la
parola chiave, Ron. Tenere d’occhio. -
- Cosa vuoi dire
con questo? – chiese Ron confuso.
- Vogliono tenerci
d’occhio. – constatò Harry. Ron lasciò cadere di mano il foglio e si
voltò lentamente verso Harry.
- Stai scherzando,
vero? – chiese Ron con una punta d’ isterico nella voce.
- Vorrei, Ron. Ma
credo che sia quello che intendono fare. Andiamo, dobbiamo parlare con
Roberson. – i due uscirono quasi di corsa dall’ ufficio, puntando verso
quello del loro Capo. Bussarono impazienti e qualcuno all’interno
borbottò un “Avanti”. I due entrarono nell’ ampio studio del capo degli
Auror.
- Potter, Weasley!
Cosa devo l’onore? – domandò Roberson seduto sulla sua sedia di pelle
bordò.
- Capo, forse
abbiamo scoperto qualcosa in più su questi Mangiamorte. – disse Ron
accomodandosi su una delle due sedie, mentre l’altra veniva occupata da
Harry. Roberson, sentito ciò che aveva detto Ron, si tirò su dallo
schienale dove era appoggiato.
- Ditemi tutto,
senza escludere niente, per favore. – Ron guardò Harry: era disposto a
rivelare il segreto del numero 12 di Grimmauld Place.
- Capo... –
- Fammi finire,
Potter. Si tratta di una questione importantissima per i Mondo Magico. –
disse Roberson, alzando una mano per bloccare ciò che doveva dire Harry.
- Capo, nel
foglietto che lei mi ha dato c’è scritto “Tra il numero undici e il
numero tredici di Grimmauld Place”. Cioè il numero dodici. – cominciò a
spiegare Harry, prima che l’Auror l’interrompesse.
- Potter, non
esiste il numero Dodici. C’è stato un errore nei numeri civici. –
- È qui che si
sbaglia. Il numero dodici di Grimmauld esiste eccome. È casa mia. –
confessò Harry al suo superiore.
- Cosa? Ma come è
possibile! Lei abita.... –
- Lo so. Nei miei
dati personali non c’è scritto se ho un’altra casa. Mi è stata lasciata
in eredità. –
- Spiegati, Potter.
Siediti e raccontami tutto dal principio. – ordinò Roberson facendo
segno a Harry di prendere posto davanti a lui. –
- Vede la faccenda
è molto complicata e sarebbe molto interessante da ascoltare, ma
purtroppo abbiamo i munti contati. Lei sicuramente sa che era Sirius
Black. – cominciò a raccontare Harry.
- Certo che so chi
era. Era stato considerato uno spietato assassino, Mangiamorte. Dopo,
successivamente alla sua morte, si scoprì che era innocente e che,
invece, il colpevole era Peter Minus, deceduto anche lui sette anni fa.
–
- Esatto. C’è una
cosa che lei non sa, anzi due. Primo, Sirius Black era il miglior amico
dei miei genitori e non li ha mai traditi. Sarebbe morto piuttosto di
farlo; secondo era il mio padrino. –
- Sta scherzando? –
- Le pare che
scherzerei su un argomento così serio, come la mia famiglia? – rispose
Harry acido.
- No, scusami
Potter. Continua a raccontare. – lo incitò Roberson.
- Dopo la sua morte
è stato ritrovato il suo testamento, il quale diceva che lasciava tutto
a me. La casa, l’elfo domestico, tutti suoi averi sarebbero dovuti
andare a me. E così è stato. Quindi io sono il legittimo proprietario
del numero dodici del Grimmauld Place. – concluse Harry, alzando lo
sguardo, che prima aveva tenuto fisso sulla targhetta con il nome di
Roberson, su di lui. Era molto pallido e si teneva aggrappato alla
scrivania.
- Capo, si sente
bene? – chiese Ron, che per tutto il tempo del racconto di Harry si era
fatto i cavoli suoi.
- Si, certo.
Aspettate solo un attimo. – Roberson distese tutti i muscoli e si
appoggiò alla schienale.
- Purtroppo non è
finita qui, Capo. Io e Ronald ci siamo fatti una domanda: perchè si
trovavano davanti a casa mia? A questo quesito c’è una sola riposta...
ci stanno tenendo d’occhio. –
Se possibile
Roberson sbiancò ancora di più, ma riprese subito un colorito normale.
- Ma scusa, Potter,
se ti stanno tenendo d’occhio, perchè sono davanti al numero dodici del
Grimmauld Place e non davanti a casa tua? -
- Semplice, davanti
a casa mia darebbero nell’occhio e Ginny ed Hermione se ne
accorgerebbero subito. Se loro fanno le sentinelle davanti al Grimmauld
Place hanno più possibilità di pescarmi da solo. –
- Complimenti,
Potter. Bella teoria... – commentò Roberson, incrociando le braccia al
petto.
- Grazie, signore.
Ma il punto è che tutti i nostri Auror sono in pericolo. Dobbiamo
cercare di non essere mai da soli, secondo me e prendere molte
precauzioni. – spiegò Harry al suo capo.
- Sono d’accordo,
Potter. Allora, organizziamo bene questi gruppi: Potter, Weasley, la
vostra squadra e la numero quattro, sta sera in perlustrazione. Intanto
voi andate a prepararvi, io avviso gli altri Auror, con una riunione
speciale.
- Agli ordini,
Signore. – Harry e Ron si alzarono e salutarono Roberson con lievissimo
inchino e si ritirarono.
- Per la Barba di
Merlino! – sbuffò Ron. – Anche oggi, non potrò dormire tranquillamente
nel mio letto... –
- Cosa vuoi farci,
Ron. Il lavoro è lavoro. Lo abbiamo scelti e dobbiamo tenercelo. – disse
Harry, camminando attraverso i corridoi del Ministero per andare nel
loro ufficio a cambiarsi per la missione.
* * * *
- Harry? Non so se
lo sai, ma io mi sto annoiando. – disse Ron cercando di sembrare il più
spontaneo possibile.
- Ron è la
ventisettesima volta che lo dici. Non è che per caso hai qualche scherzo
di George? Sarebbe divertente farne uno ad un collega... – sghignazzò
Harry.
- Amico, non ti
facevo così perfido. –
- Lo so, ma io
detesto con tutto il cuore la “Perlustrazione”. È una cosa che non ho
mai sopportato. Stare qui ore ed ore e nel novantotto per cento dei
casi, non succede mai niente. Morale della favola: perdiamo una serata
intera. –
- Sono
perfettamente d’accordo. Bene, facciamo una scommessa: io scommetto che
non succederà niente, sta notte e avremo fatto questa perlustrazione
invano. Accetti? – chiese Ron porgendo la mano a Harry che la strinse.
- Si. Io scommetto
che succederà qualcosa, me lo sento. Lasciando perdere le scommesse,
dove sono tutti i colleghi? –
- Qui intorno. –
rispose Ron sbuffando.
Poi all’improvviso
apparve una figura incappucciata, a dieci metri da loro. Harry e Ron
balzarono in piedi sfoderando le bacchette. La figura si girò
velocemente scagliando un incantesimo:
- Expelliarmus! –
gridò.
- Protego! –
rispose Harry di rimando. Subito dopo che ebbe scagliato l’incantesimo
una decina di Mangiamorte apparvero davanti a loro. Senza perdere tempo
Ron scagliò in aria delle scintille rosse, per segnalare ai compagni di
squadra il pericolo.
Un mangiamorte
lanciò uno schiantesimo diretto a Ron, che lo scansò prontamente. Da lì
cominciò la battaglia: Harry e Ron erano alla presa con cinque
Mangiamorte ciascuno. In pochi secondi arrivarono altri Auror pronti a
combattere.
Harry riusciva
quasi ad eguagliare i Mangiamorte, ma qualche colpo lo aveva incassato
anche lui. in quel esatto momento riuscì a mettere K.O. un avversario
con un perfetto schiantesimo, che finì dritto nel petto del nemico.
Anche Ron se la
cavava bene, riuscì a liberarsi con qualche difficoltà delle figure
incappucciate che lo minacciavano e corse ad aiutare Harry.
- Stupeficium! –
gridò Ron verso un Mangiamorte che minacciava Tanner, un Auror entrato
da poco in servizio, ma che dimostrava una particolare abilità nei
riflessi. Il Mangiamorte finì schiantato dall’altra parte della strada
e Ron si girò verso il punto dove si trovava Harry. Sentì un forte
dolore al mento, si portò una mano al viso cadendo sull’asfalto bagnato,
mentre la bacchetta veniva scagliata lontano da lui.
Un uomo vestito di
nero e incappucciato era in piedi vicino a lui e gli puntava la
bacchetta al petto.
“Sto morendo.
Hermione ti amo.”
Pensò Ron chiudendo gli occhi, aspettando che il mangiamorte lo
uccidesse. Dopo trenta secondi gli aprì e vide Harry chinato sul suo
capezzale.
- Ron!! Ron! Tutto
bene? – gli chiese Harry, aiutandolo a mettersi seduto.
- Si, grazie. Dov’è
il mangiamorte? – domandò l’uomo stordito, appoggiando una mano sul
mento dolorante.
- L’ho schiantato.
È finito addosso a quell’albero, ma non so come non era svenuto, si è
rimesso in piedi – gli spiegò Harry indicandoglielo. – La battaglia è
finita. Evidentemente chi ho schiantato era il Capo e di conseguenza
tutti gli altri rimasti in piedi si sono battuti in ritirata.
- Potter, Weasley!
State bene? – Roberson camminava velocemente verso di loro, reggendo due
bacchette in mano.
- Si grazie, capo.
–
- Non credo proprio
Weasley. Voglio che venga portato al San Mungo per accertamenti.
Guaritore!! – gridò poi girandosi verso il gruppo di persone che si era
riunito e soccorrere i mangiamorte e gli Auror feriti. – Porti anche
l’Auror che c’è qui. –
- Capo, veramente
preferirei di no. Mia moglie sviene se le viene detto che mi hanno
portato al San Mungo. La prego, non potrebbero fare qui gli
accertamenti? –
- Mi dispiace,
signore. Purtroppo deve venire con noi. – intervenne un Guaritore,
giunto all’urlo di Roberson.
- Ci penserà Potter
ad avvisare tua moglie, vero? – aggiunse Roberson rivolto a Harry.
- Certo, capo. Ci
vediamo dopo in ospedale, Ron. Io avviso Ginny ed Hermione. – lo
rassicurò Harry. Il Guaritore aiutò Ron ad alzarsi dall’asfalto e lo
accompagnò all’ambulanza.
- Arriviamo subito,
Ron. Con Hermione e Ginny. Vuoi che avverta tua madre? –
- No, per favore
no!!! – gridò Ron, ormai lontano. – Mamma no. Si preoccuperebbe troppo e
non le fa bene. Ci vediamo dopo. – lo salutò Ron seguendo il Guaritore
di male voglia.
- Certo. –
contraccambiò il saluto Harry, poi si girò verso il suo Capo. Era a
testa china, con una mano sotto il mento che si grattava la barba
incolta, con aria assente.
- Potter,
complimenti. Per caso ha visto che faccia aveva l’uomo che hai mezzo
schiantato? –
- No, Capo. Mi
spiace. Aveva il volto coperto dal cappuccio. – rispose Harry
mortificato.
- Non ti
preoccupare. Stavo pensando ad una cosa... come facevano a sapere dove
la nostra squadra più potente sarebbe andata in perlustrazione? –
- A questa domanda
non so rispondere. –
- Io penso ci sia
un infiltrato. Nel Ministero, tra gli Auror e la cosa mi disturba. So
che non siete tu e Weasley, perchè di voi mi posso fidare e poi, scusa,
avete combattuto quasi tutta la vostra vita contro i Mangiamorte e vi
schierate con loro? Lo ritengo piuttosto improbabile. – dichiarò
Roberson.
- Pensa che sia
meglio stringere un Incanto Fidelius? – Chiese Harry a bruciapelo.
- Si. Credo sia
meglio. Ora vai a casa, Potter. Tu e famiglia andate a trovare Weasley,
ma poi, stringete immediatamente l’incantesimo. Un’altra cosa: appena
arrivi a casa fai una domanda a tua moglie e tua cognata, una cosa che
possono sapere solo loro. Non si sa mai che un Mangiamorte abbia preso
le loro sembianze con la Pozione Polisucco... va beh che tua moglie è
incinta e sarebbe praticamente impossibile... – ordinò Roberson tirando
fuori la bacchetta.
- Ora vai, Potter.
–
- Un’ ultima cosa,
signore. Posso parlare di ciò che sta succedendo con Ginny ed Hermione?
– domandò Harry. Non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere il
segreto con sua moglie...
- Si. Devono
sapere. Hanno il diritto di saperlo. – Roberson fece per girarsi, ma si
fermò e metà del movimento.
- Per caso, Potter,
a casa hai un po’ di Veritaserum? – chiese Roberson.
- Cosa? Veramente
no. Se vuole domando ad Hermione di prepararne un po’. Le chiedo un
favore, però. Potrebbe usare i nostri laboratori al Ministero? Vede, non
mi sento molto sicuro che preparino la pozione a casa... – disse Harry
un po’ imbarazzato dal fare quelle richiesta.
- Certo, Certo!! –
esultò Roberson, agitando una mano, come per dire che non c’erano
problemi. – La signora Weasley può venire quando vuole. Ora vado,
Potter. La famiglia l’aspetta a casa. Ci vediamo domani. – lo salutò
definitivamente Roberson.
- Arrivederci,
capo. A domani. – disse Harry, tirando fuori la bacchetta per
smaterializzarsi.
Fece un sospiro e
girò su se stesso, scomparendo nella notte buia.
Scusate!!! Prima di
tutto vorrei scusarmi con voi per il mio grande ritardo. Ieri una mia
amica aveva bisogno di un aiuto per il computer e non sono riuscita ad
aggiornare. Mi perdonate, vero?
In questo capitolo c'è un po' di
azione... non sono tanto brava a descrivere scene d'azione, ma spero vi
sia piaciuta. Ora sono in Vacanza e avrò un sacco di tempo in più per
scrivere e quindi posterò molto velocemente. Lunedì, o martedì posterò
in cinque di questa Fan.
Ma ora passiamo alle recensioni!
Addirittura quattro!
niettolina:
Grazie mille! Mi sono piaciuti i tuoi commenti! Non importa se non
l'avevi vista prima, l'importante è che ora sei qui a recensirla. Quando
ho cominciato a scrivere questa FF, pensavo diventasse solo una One-Shot
molto lunga, con una trama semplice e sarebbe finita in pochissimo. Ora
mi ritrovo con tantissime idee. Credo di fare sui otto, al massimo dieci
capitoli belli sostanziosi. Harry, Ron, Hermione e Ginny che vivono
insieme... mi è venuto in mente rileggendo l'epilogo dei doni della
morte. Grazie mille per la tua recensione, per avermi messo tra gli
Autori preferiti (ho cominciato a saltellare per casa come una scema
quando l'ho visto) e per aver messo la mia piccola FF tra le preferite.
Bacioni!! Luna Cullen. :)
Altair94:
Hai visto? Ti ho accontentata! Spero che il capitolo ti sia
piaciuto. Ma non ti preoccupare, la trama diventerà un po' più
complicata. Non troppo, già ora ho tantissime cose in mente e a volte
tendo ad impazzire. Ho due storie da continuare e qualche One - Shot da
finire... sto impazzendo... Comunque, spero ci sentiremo anche nel
prossimo capitolo. Baci!! Luna Cullen :)
EDVIGE86:
Grazie, grazie, grazie e ancora grazie. Non sai che piacere avere
delle recensioni così. Mi mettono subito di buon umore. Ti ringrazio per
i complimenti e sono felicissima che la storia ti piaccia. Grazie anche
per aver messo la storia tra le seguite. Bacioni!!!
Arthur:
Io il Titanic, non l'ho mai visto, ma la mia migliore amica lo adora.
Gliel'ho regalato io per Natale. E Notting Hill ti piace? Io lo adoro. È
fantastico. Anche io ho lo stesso problema di Harry, infatti ci sono
giorni in qui la mia scrivania è completamente sommersa dai libri di
scuola. Grazie per la recensione e grazie per aver inserito la mia FF
tra le seguite. Ci sentiamo presto, spero... Baci!!!
Ora ringrazio chi ha messo la storia tra le
preferite, cioè:
alexa potter,
bunny65,
ginny74,
Kenny11,
leloale,
Maximo,
niettolina.
Chi ha inserito la mia storia tra le seguite (ben 10
persone!!! :)) :
Altair94,
Arthur,
EDVIGE86,
ginny74,
hele,
nan96,
rutix2003,
serenitychibi,
tanna,
vama1978.
Infine chi mi ha aggiunto alla lista dei suoi autori
preferiti:
ginny74,
Ladia,
niettolina.
Grazie a tutti e Buon Pasqua!!!!
Campagna di Promozione
Sociale -
Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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Capitolo 5 *** San Mungo ***
Capitolo 5
Dedico questo capitolo alla mia favolosa ßeta Ladia, perchè mi aiuta nella
correzione dei capitoli e sopratutto per il sostegno morale. Grazie
tesoro!!
Capitolo 5: San Mungo
03/03/2005
Harry si
smaterializzò al centro esatto del salotto e si guardò intorno cercando
Hermione e Ginny. Il suo sguardo si soffermò sui divani: le due donne
dormivano rannicchiate con una coperta addosso. Harry si avvicinò a
loro.
- Ginny! Hermione!
– le chiamò Harry scrollandole leggermente.
- Harry? Sei tu? –
chiese Hermione destandosi.
- Si, sono io. Tu
sei tu, Hermione? – chiese lui.
- Certo che sono
io. –
- Dimostralo. –
ordinò Harry, in tono da generale.
- Harry, ma la
caccia ai Mangiamorte di ha dato alla testa? Come puoi chiedermi una
cosa del genere? Dov’è Ron? –
- Prima rispondimi:
quando è stata la prima volta che ci siamo incontrati? –
- Il primo giorno
di scuola sull’espresso di Hogwarts. Era venuta a chiedervi se avevate
visto il rospo di Neville. – rispose Hermione.
- Dopo il
matrimonio di Fleur e Bill, dove siamo andati? – continuò Harry.
- A Tottenham Court
Road. Poi al numero 12 di Grimmauld Place. -
- Ok, sei tu. – e
tirò un sospiro di sollievo. Lo sguardo gli cadde involontariamente su
Ginny, rannicchiata sul divano, sotto una spessa trapunta. Voltò le
spalle ad Hermione e cercò di svegliare la moglie.
- Allora, dov’è
Ron? – chiese impaziente Hermione, battendo un piede per terra, gesto
che faceva abitualmente quando era nervosa.
- È proprio di
questo che volevo parlarti… - cominciò Harry, ma venne interrotto
dall’amica-cognata.
- Gli è successo
qualcosa? Io lo sapevo! Sapevo che non doveva andare! Dimmi dov’ è,
Harry James Potter! – gli gridò contro Hermione ora in piedi. Tutto quel
chiasso svegliò Ginny che si mise seduta coprendosi una mano con gli
occhi.
- Hermione ti
prego, calmati! – cercò di spiegare Harry. Lei non gli diede retta e
cominciò a camminare verso Harry con gli occhi infuocati.
- Ti ho detto di
dirmi dov’è!!! – strillò Hermione.
- Se mi lasci
spiegare tutto dall’inizio è possibile che capirai dov’è Ron, ma se non
lasci spiaccicare parola… - gridò Harry più forte di lei. Hermione
ammutolì e abbassò le braccia che aveva alzato per scuotere Harry se non
le avesse detto dov’era suo marito. L’unica persona che non stava
urlando era Ginny raggomitolata per quanto le permettesse la sua pancia.
Con le mani sulle orecchie cercava di non ascoltare suo marito e sua
cognata che urlavano.
- Scusami, Harry.
Non avrei dovuto prendermela con te. – disse Hermione dispiaciuta mentre
si risiedeva sul divano. Anche Harry si sedette, prendendo sua moglie
tra le braccia.
- È stato un brutto
risveglio, amore? – chiese Harry a Ginny, mentre lei si accoccolava su
di lui.
- Abbastanza. Ora
cercate di parlare senza urlare. Io ho sonno. – disse lei chiudendo gli
occhi.
- Certo, scusa,
Ginny. – sussurrò Harry.
- Allora, dov’è
Ron? – chiese Hermione con una punta di nervosismo nella voce.
- Ti spiego: come
sai siamo andati in “perlustrazione” e siamo stati attaccati da un
gruppo di Mangiamorte. – cominciò Harry. Sia Ginny che Hermione
trattennero il respiro. – ecco… erano leggermente superiori a noi e…
beh, uno stava per… uccidere Ron. – disse Harry, chiudendo gli occhi.
Era evidente che gli costasse uno certo sforzo dirlo a voce alta.
Lacrime cominciarono a solcare il volto di Hermione.
- Io sono arrivato
appena in tempo per schiantare il Mangiamorte, che evidentemente era il
capo di tutti loro. Appena si sono accorti che il Capo era stato
schiantato per metà si sono smaterializzati tutti. Ora Ron è al San
Mungo. Mi ha pregato di non dire niente a Molly, di venire qui e di
raggiungerlo subito all’ospedale. Credo che non sopporti i Guaritori… -
cercò di sdrammatizzare Harry e riuscì perfino a strappare un mezzo
sorriso alle due donne.
- Andiamo subito,
vieni Ginny? – domandò Hermione mentre afferrava i suoi vestiti,
accuratamente piegati su una sedia e dirigendosi verso il bagno.
- Certo. Prima
resto un po’ qui con Harry. – disse lei abbracciando il marito.
- Come va, Ginny? –
chiese Harry poggiando entrambe le mani sul ventre gonfio di Ginny.
- Bene, direi.
Domani resti a casa con noi? – domandò lei stiracchiandosi leggermente.
- Mi dispiace, sono
mortificato, ma proprio non posso. Ci sarà tanto di quel lavoro che non
voglio neanche immaginare…- Harry scosse la testa.
- Sai, ogni santo
giorno mi chiedo come mai hai scelto di diventare un Auror, non
fraintendermi, sono molto orgogliosa di dire a tutti che mio marito è
Harry Potter e che è un Auror, ma almeno non rischieresti la vita tutti
i giorni. – constatò Ginny mentre poggiava le proprie mani su quelle del
marito.
- Sai, potevo anche
intraprendere una carriera come giocatore di Quidditch, cosa che hai
fatto tu, ma credo che il mio destino fosse quello di diventare un
Auror. Mi sono ritrovato a combattere Voldemort prima di essere nato. Ho
avuto a che fare con Mangiamorte o persone di quel giro da quando avevo
undici anni. Certo, io adoro i Quidditch, ma credo che la mia vera
vocazione sia quella di essere una Auror. E poi, mi piace cercare di
rendere il mondo migliore per tutti, ma specialmente per mio figlio e
mia moglie. – finì il discorso Harry, perdendosi nello sguardo caldo e
profondo di Ginny.
- Ginevra! Invece
di stare a parlare con tuo marito non ti potresti andare a preparare.
Voglio vedere come sta Ron. Non mi fido molto di questi Guaritori. E se
gli fanno male? – Hermione sembrava veramente Molly Weasley quando
parlava così di Ron. A Harry scappò una risata, mentre Ginny
ridacchiando si alzava dal divano e andava in bagno a prepararsi.
Dopo dieci minuti
erano tutti e tre in macchina, visto che alle donne incinta non era
permesso di smaterializzarsi.
Appena arrivarono
al San Mungo, Hermione si fiondò dentro. Harry e Ginny la seguivano più
lentamente, a braccetto.
- Buonasera. Sono
Hermione Weasley, la moglie di Ronald Weasley. Può dirmi in che stanza
si trova mio marito? – chiese ad una strega dietro il banco delle
informazioni.
- Aspetti un
attimo…. Ronald Weasley…. Stanza 135. Secondo piano. Arrivederci. –
disse la ragazza neutra.
- Grazie. – disse
Hermione e ripartì quasi correndo, cercando la stanza di Ronald. Sbatté
contro tre o quattro guaritori che per caso, si trovavano sul suo
cammino.
- 132…133…134…135!
Trovata! – gridò Hermione incurante delle occhiatacce che un’infermiera
le stava lanciando. – HARRY! GINNY!!! – gridò dall’ altra parte del
corridoio. – L’HO TROVATA!!!! –
- Hermione! Per
l’amor di Merlino!! Abbassa la voce! – esclamò Ginny quando si trovarono
vicino a lei, che continuava a sbracciarsi per far vedere ai suoi due
amici dove si trovava.
- Oh, scusate, ma
sono agitatissima!!! Voglio vedere il mio Ron!!! –
- Oh, Merlino
aiutaci tu. – implorò Harry. Quando Hermione ci si metteva era anche
peggio di Molly Weasley.
- Mi scusi!! – urlò
ad una infermiera che stava passando. – C’è mio marito nella stanza 135,
posso entrare o gli stanno facendo dei controlli? –
- Sono appena
entrati. Circa dieci minuti fa. Ci metteranno circa venti minuti, non di
più. Intanto le consiglio di sedersi sulle sedie in corridoio o andare a
prendersi un bel the caldo. Mi sembra un tantino agitata…. –
- Oh, si. Certo,
certo. – annuì Hermione.
- Vieni, andiamo a
prendere un the, mentre Harry sta qui a vedere se escono i medici, va
bene? Su vieni. – la convinse Ginny. Le due donne salirono al quinto
piano dove c’era la sala del the.
Dopo mezz’ora non
c’erano notizie ed Hermione cominciava a preoccuparsi più di quanto non
lo fosse già.
- Harry, ma hanno
finito. Io voglio vedere Ron! - stava parlando più o meno da quando lei
e Ginny erano tornate dalla sala del the. Sia Harry che Ginny ne avevano
la testa che minacciava di scoppiare e speravano fortemente che i
Guaritori lasciassero che Hermione vedesse Ron.
“Almeno così la
smetterà di parlare…”
pensò Ginny,
poggiando la testa sulla spalla di Harry.
Per grande fortuna
di Harry e Ginny un Guaritore uscì dalla stanza di Ron togliendosi i
guanti di lattice.
- Hermione Weasley?
– chiese. Lei si alzò immediatamente in piedi.
- Si, sono io. Come
sta mio marito? – chiese ansiosa.
- Sano come un
pesce. Gli abbiamo solo dovuto fare dei punti nel punto in cui è stato
colpito… -
- Cosa? Harry!!
Questo non me lo avevi detto!!! – strillò Hermione. Harry cercò di
inventarsi una scusa decente mentre il Guaritore continuava a parlare.
- Stavo dicendo…
che comunque non ha niente di grave. Se vuole può vederlo. Ah,
dimenticavo. Può tornare a casa anche seduta stante. Basta che firmi un
paio di scartoffie, sa la burocrazia… - disse il Guaritore.
- Oh, grazie,
mille. Grazie. Le sono debitore. – disse Hermione al medico entrando
nella camera di Ron.
- La lasci stare. È
completamente andata per la storia di mio fratello. Grazie. – disse
Ginny al Guaritore che aveva una faccia perplessa.
- Oh, va bene.
Prego. Non c’è di che. È il mio lavoro. – rispose lui a tutti quei
“grazie”. Anche Ginny ed Harry entrarono in camera di Ron e lo trovarono
in balia di Hermione, che gli sprimacciava i cuscini e gli chiedeva ogni
secondo se voleva che gli portasse da bere o altro.
- Hermione, sto
benissimo così. Non ti preoccupare così, per favore. Sei peggio di mia
madre. – commentò Ron, non troppo contento di essere trattato come un
malato.
- Oh, stai
tranquillo, posso stare qui anche tutta la notte. Hai bisogno di
qualcosa Ron? – gli chiese la moglie mentre sistemava il comodino, che
si trovava accanto al letto di Ron. Lui fece segno a Harry e Ginny di
tagliarsi la gola. Loro risero e si avvicinarono al letto di Ron. Harry
prese l’unica sedia e fece sedere la mogie su di essa.
- Grazie, Harry. –
ringraziò lei.
- Allora, Ron il
Guaritore dice che puoi tornare a casa anche subito, basta che firmi
solo un po’ di carte…. – cercò di spiegargli Harry, ma vene interrotto
da Hermione che per la centesima volta chiedeva a Ron se era abbastanza
comodo.
- Si, Hermione.
SI!!! – esclamò Ron. – Primo: non sono malato. Mi hanno portato qui solo
per accertamenti quindi smettila di trattarmi come un malato perché non
lo sopporto. Secondo: se mi chiedi un’altra volta se sono comodo ti
schianto dall’altra parte del muro. Chiaro? – Ron era veramente
arrabbiato e Hermione chinò il capo, fissando il pavimento (neanche
tanto bello), della stanza.
- Scusa, Ron. È che
ero preoccupata per te… -
- Lo so che eri
preoccupata per me, ma datti un contegno! – ora il tono di Ron non era
più arrabbiato, ma scherzoso.
- Mi perdoni? –
chiese Hermione avvicinandosi a lui.
- Certo che ti
perdono… ma prima posso abbracciarti? –
- Non puoi Ron,
perché devi. – disse Hermione abbracciandolo. Ron affondò il viso nei
suoi capelli perennemente crespi. Intanto Harry e Ginny erano
miracolosamente scomparsi.
- Sai cosa ho
pensato quando avevo la bacchetta del Mangiamorte puntata addosso? –
Hermione scosse leggermente la testa. – Ho pensato a quanto ti amavo e
al dolore che avrei portato in famiglia se fossi morto. O almeno speravo
che vi dispiacesse della mia morte… -
- Sei uno stupido,
Ron. Come puoi pensare che noi non ti vogliamo bene, eh? – gli chiese
Hermione tirandogli un leggero scappellotto in testa.
- Eh, scusate,
signori Weasley. So che lei, signor Weasley ci teneva tanto a tornare a
casa. Ecco, queste sono le carte che dovrebbe firmare per uscire. Le
legga tutte con molta attenzione e poi firmi. – il guaritore entrò nella
stanza facendo separare i due coniugi.
- Certo. Ron prese
in mano i fogli che il Guaritore gli porgeva e cominciò a leggere.
Intanto anche Harry e Ginny tornarono in camera di Ron. Inventarono la
scusa di un capogiro di Ginny a causa dell’odore di lattice che regnava
sovrano al San Mungo, ma tutti sapevano che erano usciti solo per
lasciare un po’ di privacy ai due.
- Ecco fatto. Ora
posso uscire? – chiese Ron impaziente di ritornare a casa.
- Si, certo. Il suo
mantello, signor Weasley. Torni tra una settimana alle tre del
pomeriggio per togliere i punti. Arrivederci. – li salutò il mago
uscendo.
- Torniamo a casa,
vero? Io ho sonno. – disse Ginny aggrappandosi ad Harry.
- Certo, tesoro.
Andiamo? – i quattro uscirono dall’ospedale per tornare a casa loro.
“ E così ho
rischiato un’altra volta di morire. Che allegria. Ma poi, dico io,
perché ho scelto questo lavoro?” pensò Ron mentre salivano in macchina.
La risposta la
conosceva già.
Per dare un futuro
migliore alle persone che amava: Hermione e la sua famiglia.
Ecco perché aveva
scelto quel lavoro.
Salve a
tutti!
Come
avete passato le vacanze di Pasqua? Vi siete tutte abbuffate di
cioccolata come me? Io torno a scuola dopo domani... nooo!! Non voglio!
Ho bisogno della mattina per scrivere le mie FF!! Aiuto!!
Comunque vi ringrazio tantissimo per tutte le vostre recensioni:
niettolina:
Grazie mille! Mi
sono commossa!!! :) Ecco per te la reazione di Hermione. Mi sono
divertita tantissimo a scriverlo!! Grazie mille, veramente... io sono
emozionatissima... Ti faccio una piccola anticipazione... sono già al
capitolo 7... io non ti ho detto niente, vero? Grazie mille ancora e a
presto!
ginny74:
Intanto Buona Pasqua, anche se un po' in ritardo... per il prossimo
capitolo... non so bene... perchè venerdì ho interrogazione di geografia
e sabato verifica di spagnolo e storia... credo che lunedì o forse
domenica... posterò... Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!
Luna Cullen
Altair94
: Dici? Secondo te Ron non avrebbe pensato quello... forse è vero.... Ci
penserò... La Campagna di Promozione Sociale può copiarla e incollarla
dove vuoi. Magari domenica o lunedì posterò di nuovo, comunque dai
un'occhiata alla mia pagina personale. Baci! (Spero che anche i prossimi
capitolo ti piacciano e spero anche di non deluderti) Luna Cullen :)
EDVIGE86:
Tranquilla! Non importa se arrivi in ritardo, che poi in ritardo non
eri. Sono solo io la pazza furiosa che passa ore su EFP il giorno di
pasqua!!! Sono felicissima che tu ti stia appassionando!! Ciauu!! Luna
Cullen :)
Grazie
a chi ha inserito la mia storia tra le preferite, chi tra le
seguite, e per avermi
inserito tra gli Autori preferiti.
Grazie,
grazie e ancora grazie!!
Oggi
inserisco un po' di pubblicità per le mie FanFiction:
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Sondaggio:
Come
preferite i capitoli? Lunghi e aggiorno una volta ogni due settimane o
più corti con un aggiornamento alla settimana?
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Capitolo 6 *** Bancroft, Agnes e Sackville ***
Capitolo 6
Capitolo 6: Bancroft, Agnes e Sackville
La notte stessa: 03/03/2005
- Capo,
che facciamo? Ci stavano quasi per smascherare. – sussurrò un
mangiamorte, con il volto coperto dal cappuccio nero che li
caratterizzava.
- Non
so cosa facciamo, per le Mutande di Merlino. – gridò il Capo alzandosi
di scatto e facendo cadere la sedia sulla quale era seduto un attimo
prima . – Non lo so. Evidentemente l’informatore si era sbagliato, e
questo non deve più succedere, capito! Se scopro che qualcuno di voi mi
da delle informazioni fasulle, quel qualcuno sarà ucciso con le mie
stesse mani! Sono stato abbastanza chiaro? – urlò ancora.
- Si,
capo. – sussurrarono circa una trentina di persone di fronte a lui.
- Non
ho capito! Dovete urlare. E chiamarmi Capo Bancroft!!! –
- Si,
capo Bancroft!!! – gridarono i Mangiamorte.
- Bene,
dobbiamo cercare di essere più bravi a combattere e ideare una
strategia. Loro non sono degli sprovveduti, sicuramente hanno un piano
perchè cavolo, sono AUROR!!! – gridò l’ultima parola. – il nostro piano
iniziale è di PRENDERE IL COMANDO!!! IL COMANDO DI TUTTO IL MONDO
MAGICO!!! – il capo esplose in una risata sadica, che si fece sempre più
forte, mentre gli altri Mangiamorte urlarono:
- AL
SIGNORE OSCURO!!!! –
- Si!
Al signore Oscuro! Noi dobbiamo fare tutto questo per lui! Solo per lui!
Per far vedere a quelle feccia di Mezzosangue che anche se il Signore
Oscuro non è più con noi, porteremo avanti il suo grande progetto.
Il
nostro primo obbiettivo è quello di prendere il controllo del Ministero.
È questa la chiave. Il Ministero della Magia. Se noi non prendiamo il
potere, non potremmo mai controllare tutto il Mondo Magico. Ci sono
voluti molti anni per riunirvi tutti quanti, non è stata un’impresa
facile, ma l’ho fatta. Perchè io credevo nel Signore Oscuro. E voi
dovete crederci come ci credo io.
Ora,
bando alle ciance, dividetevi nelle solite coppie e allenatevi.
Sackville!!! Voglio parlare con te. Immediatamente. Svelto! – un giovane
alto con i capelli biondi e dei muscoli ben evidenti si avvicinò molto
velocemente a Bancroft.
- Mi
dica tutto, capo Brancroft. – il ragazzo si inchinò e rimase immobile
finché il Capo non gli concesse di alzarsi.
-
Voglio che tu sia il Comandante in seconda quando io non ci sono. Di
accenno solo a questo. Non posso dirti altro, non alla presenza dei tuoi
compagni. Vieni domani a casa mia. Dobbiamo parlare di faccende molto
importanti. E assicurati di essere solo. –
- Sarà
fatto come lei desidera, Capo. – il giovane di nome Sackville si inchinò
di nuovo.
- Ora
torna ad allenarti. Dovete essere prontissimi per i prossimi scontri con
gli Auror del Ministero. – gridò rivolto agli altri che si stavano
esercitando.
Continuarono a combattere fino a notte fonda. Verso le due di notte il
Capo ordinò ai suoi Mangiamorte di tornare a casa e diede appuntamento
al giovane Sackville alle nove nel suo ufficio.
Il
mattino seguente Bancroft si trovava nel suo studio a casa sua, quando
la cameriera venne a bussare alla sua porta.
-
Signor Bancroft, c’è il signor Sackville, per lei. Ha detto che ha un
permesso speciale. –
- Si,
certo, Agnes. Lo lasci entrare e non disturbarci per nessuno motivo. Se
qualcuno mi cerca, digli di lasciarti un messaggio. – ordinò Bancroft.
La cameriera si fece da parte e lasciò entrare Sackville.
Il
ragazzo entrò nello studio antico, in stile barocco. C’era una
scrivania, dietro la quale era seduto Bancroft.
-
Siediti, Sackville. – lo invitò il Capo accennando ad una sedia di
fronte a lui.
-
Grazie, Capo Bancroft. –
- Puoi
chiamarmi solo Capo. – aggiunse incurante. Sackville prese posto davanti
a lui, sedendosi molto ordinatamente sulla sedia.
-
Comodo, comodo. – sussurrò il Capo vedendo la tensione del Mangiamorte.
-
Grazie, signore. –
- Ora
passiamo ai fatti. Ieri sera ti ho chiesto di voler prendere il comando,
quando io sono assente, giusto? È solo perchè ti ritengo un ragazzo con
particolare attitudine al comando. Ti ho osservato durante gli
allenamenti e le riunioni, hai un talento naturale per combattere e per
dare ordini. Da ora sei ufficialmente il mio Beta, se così si può dire.
E come
mio Beta, tu e solo io, solo noi due dobbiamo essere a conoscenza di
tutti i segreti. Ti dirò sui compagni su cui puoi fare affidamento e su
quali devi dubitare. –
-
Grazie, Capo. Sono onorato che mi abbia scelto tra i miei compagni. Non
la deluderò. – disse rispettoso Sackville.
- Bene.
Ecco una lista delle persone su cui ti puoi fidare. – Il Capo prese da
sotto una cartellina nera con un foglio dello stesso colore. Era nero
come la pece con le scritte bianche che risaltavano sulla carta.
Bancroft lo passò al ragazzo a testa alta. Lo lesse velocemente senza
tradire alcuna emozione.
-
Purtroppo non devi più fidarti del tuo amico, come si chiama? –
-
Arnold. – sussurrò piano. Dopo il dispiacere iniziale Sackville cercò di
mantenere un’espressione neutra.
- Sai,
ragazzo, nella strada al potere devi lasciare correre tutto,
concentrarsi solo sul proprio obbiettivi. Quando ho cominciato la mia
ricerca, ho lasciato tutto, famiglia, amici, la mia prima e ultima
ragazza. Credo si chiamasse Claire... – il Capo Bancroft si perse nei
suoi ricordi, nel lontano passato.
- Io,
l’ho fatto per il Signore Oscuro! Poiché condividevo pienamente ciò che
lui diceva: e ora, io, solo IO. Sono il Capo. IO! – gridò l’uomo
stringendo i poggioli della grande sedia da studio che possedeva.
Sackville rimase pietrificato sulle sedia, di certo non si
aspettava questo sfogo dal Capo.
- Ora
bando alle ciance. Il piano è importate perchè così io potrò salire al
potere e conquistare tutto il mondo magico, portando al termine ciò che
il signore Oscuro voleva fare. –
Si udì
un leggero bussare.
-
Signor Bancrof, va tutto bene? – la voce di Agnes giungeva attutita.
- Si,
Agnes. Ho urtato la scrivania. Stavo solo imprecando. – continuò ad
urlare Bancroft.
- Vuole
che le porti una pomata? –chiese la donna.
- No,
Agnes. Ora vai a sbrigare le tue faccende! – Anges fuori della porta
alzò le spalle: era una signora minuta, con i capelli grigi raccolti in
un perfetto chignon. Al braccio aveva appeso uno strofinaccio grigio,
sporco e rovinato. Dopo l’ultimo grido del suo padrone si allontanò
dall’entrata dello studio del suo padrone, con il segreto dei due uomini
che le vorticava in testa.
“Il
signore Oscuro... Colui-che-non-deve-essere-nominato. “ continuava a
pensare. Si fermò in mezzo al corridoio, tra i quadri degli antenati
della nobile famiglia del signor Bancroft. Lei, contrariamente a quello
che pensava il suo padrone, non era una maganò (avete presente Merope
Graunt o il signor Gazza?N.d.A.): sapeva usare bene la bacchetta.
Agnes
capì che l’unica cosa da fare era andare dagli Auror, anche se questo
significava tradire il proprio signore.
“Questa
è una questione ben diversa. Qui c’è in gioco tutto il mondo magico”
cercò di convincersi da sola, mentre avanzava verso la sua stanza. Si
cambiò in fretta e furia, afferrò la sua borsetta nera e il cesto che
usava di solito per andare a fare la spesa. Passò davanti allo studio di
Bancroft. Busso leggermente e le fu invitato di entrare.
-
AGNES!!!! – tuonò il Capo. – Ti avevo detto di non voler essere
disturbato! E tu cosa fai? Addirittura due volte vieni ad interrompermi!
– le urlò contro.
- Mi
scusi, ma mi aveva chiesto di preparare un pranzo perfetto per il suo
ospite, ma se non mi dice cosa vuole che vi cucini, come faccio io? –
- Capo,
ma non serviva un pranzo... – obbiettò Sackville. Lo sguardo di Agnes si
posò su di lui e cercò di analizzare tutti i suoi particolari.
“Sembra
un ragazzo a posto, sempre gentile, cortese.... e poi vedi come sono
ipocrite certe persone.”. Pensò Agnes mentre posava di nuovo gli occhi
sul suo signore.
-
Voglio del caviale. Quello buono però. Con insalata di pesce e una
composizione di verdure. Quella che sai fare solo tu. – il tono di
Bancroft si addolcì un po’... o forse era solo un’impressione della
donna. – Oh, giusto. Degli spiedini di frutta. E un dolce. Il più grande
e bello che sai fare. Ora vai e muoviti! – esclamò Bancroft facendole
gesto di andarsene.
- Con
permesso. – sussurrò. Prima che si chiudesse la porta dietro le spalle
Sackville le rivolse un sorriso. Agnes rispose un po’ incerta. Stava per
andarsene e diede un’ ultima occhiata alla porta. Non resistette alla
tentazione: come prima annullò l’incantesimo di Bancroft sulla stanza
per farla diventare insonorizzata e ascoltò un altro pezzo della
conversazione.
- Meno
male che la sguattera se né andata... – borbottò Bancroft, con la voce
attutita dietro la porta.
- È
simpatica la vostra cameriera, signore. Non avrebbe dovuto disturbarla
per cucinare il pranzo... –
“Che
gentile questo ragazzo! Si chiama Sackville...” pensò la signora Agnes.
- Ma
che simpatica e simpatica! È sempre appiccicaticcia! Mi sta sempre
appresso, ogni cinque minuti viene a controllarmi, neanche fosse mia
madre! -
Agnes
alzò gli occhi al cielo. Sapeva benissimo che non stava simpatica al suo
signore, ma non poteva licenziarla, con quello che costano le domestiche
al giorno d’oggi!
E poi,
diciamoci la verità: tutti avevano paura di entrare nella gran villa del
signor Bancroft.
- Bene,
ora parliamo d’altro, non delle mie difficoltà con la domestica. Il
nostro prossimo piano d’attacco sarà direttamente il Ministero della
Magia. È il più difficile tra tutti i nostri attacchi. Purtroppo
l’ultimo non è andato tanto a buon fine: Potter mi ha quasi schiantato.
Stavo proprio per uccidere il suo amichetto, Weasley, quando è venuto
lui a rompere le uova nel paniere. La barba di Merlino! Se lui non fosse
intervenuto ora, Weasley sarebbe in paradiso! – ringhiò frustrato
Bancroft.
Agnes
rabbrividì, e non era a causa del freddo.
- Capo,
forse dovremmo intensificare i posti di blocco a casa degli Auror? –
propose incerto Sackville.
- No,
non credo sia una buona idea. Ho imparato molto negli anni in cui ho
vagato per il mondo: non serve a niente appostarsi per giorni e giorni
davanti al posto dove la tua preda, se così si può chiamare, passa la
maggior parte del suo tempo. Basta pedinarle bene per due o tre giorni,
vedere quali sono i luoghi in cui si trova maggiormente da solo e quelli
da evitare per non essere scoperti. Quindi, quello che dicevi tu è
giusto per metà. Ormai conosciamo bene le nostre prede, sappiamo
benissimo dove e quando quella determinata persona sarà sola. Ed è
importantissimo che la preda sia da sola. È da stupidi fare un attentato
ad un’ unica persona in una folla di gente. La preda rischia di
sfuggirti. Se invece la acchiappi quando è sola e noi predatori siamo in
netta maggioranza, l’operazione diventerà un gioco da ragazzi. E poi
scusa, eh, ma credo che tua moglie si accorgerebbe di una persona che
sta fuori da casa tua ventiquattro re su ventiquattro senza dare il
minimo segno di volersene andare, non ti sembra? – concluse Bancroft.
-
Certo, signore. Ovviamente lei è grande e potente e ha imparato dagli
errori degli altri. Per noi tutti Mangiamorte lei è un validissimo
esempio da seguire. – lo lusingò Sackville.
- Ho
imparato molto dagli altri. Da bambino ero sempre nell’ombra, nessuno mi
notava mai, o chi lo faceva, era solo per prendermi in giro. Non
sopporto le persone che mi sottovalutano. Io sono sempre stato all’ombra
degli altri. È arrivato il momento che io venga alla luce del sole,
facendo vedere a tutto il mondo chi sono veramente io. L’unico mio
vantaggio fu quello di imparare molto dagli altri. Ero e sono un buon
osservatore, ho imparato a riconoscere gli errori degli altri e a non
copiarli. –
- Non
voglio insinuare niente, Capo, ma tutti commettono degli errori...
persino il Mago più potente del mondo ha commesso degli errori. Prenda
Silente... –
-
Silente non era il più grande Mago del mondo. Lord Voldemort era il più
grande mago mai esistito sulla faccia della terra. Silente, in confronto
a lui non era niente. Niente! Non osare mettere quel vecchio rimbambito
di Silente la di sopra del Signore Oscuro!!! – gridò Bancroft fuori di
se. Agnes si ritrasse dalla porta, spaventata. Era tentata di scappare
al Ministero e raccontare tutto a qualcuno, ma allora stesso tempo
voleva finire di ascoltare la conversazione tra Sackville e Bancroft.
Anche
se incerta, la donna rimise l’orecchio sulla porta.
-
Certo, Capo. Non intendevo certo mancare di rispetto al nostro grande
Signore Oscuro, ma non volevo imbrattare il suo nome, facendo un banale
esempio con lui. – disse pomposo Sackville.
- Va
bene, sei perdonato. Ho capito che le tue intenzioni. Vai avanti.
Illustrami il tuo pensiero. –
-
Grazie, Capo. Come stavo dicendo, Silente ha commesso la sua parte di
errori. Per caso ha letto la sua biografia, scritta da Rita Skeeter,
l’anno dopo che è morto? – chiese il ragazzo.
- Certo
che l’ho letta. Mi sono divertito un sacco a leggerla. Mai letto o
sentito una cosa più spassosa. Ho riso per tutto il libro. – confermò
Bancroft ridendo di gusto.
- Anche
io l’ho letta. Ebbene, come saprà anche lui ha commesso i suoi errori,
ma era considerato da tutti gli altri, per così dire, “Non Mangiamorte”,
il più gran mago del mondo. Io penso che ognuno di noi, nella propria
vita ha commesso qualche errore, il segreto sta nel non ripeterlo. –
finì Sackville, saggio.
Agnes,
curiosa aspettò la risposta del suo signore, in attesa che esprimesse la
sua opinione su ciò che Sackville aveva appena detto. Intanto rimuginava
sulle parole di Sackville: un ragazzo così saggio che faceva il
Mangiamorte?
“Qui
gatta ci cova...” Pensò Agnes appoggiando di più l’orecchio sulla porta,
per non perdersi la risposta del signor Bancroft.
- Beh,
mio caro Sackville, hai davanti una persona che di errori, nella sua
vita ne ha commessi ben pochi, almeno sotto il mio punto di vista. –
disse Bancroft, parlando con aria da superiore agli altri. – Tu non puoi
insinuare che non esista nessuno senza la sua parte di errori, ma ti
stai sbagliando. IO ho fatto, forse solo un errore nella mia vita.
Quello di assumere Agnes. Quello credo sia il mio unico errore. -
- Ecco
ti pareva. Ha sempre qualcosa contro di me. Non c’è una volta che mi
ringrazi per tutto quello che faccio per lui. Dal pulirgli la sua enorme
casa, a stirargli la biancheria. Che ingrato. – mormorò piano la signora
Agnes.
- Hai
detto qualcosa? – all’improvviso Bancroft si fece sospettoso.
- No,
signore. Non ho neanche aperto bocca. – rispose sorpreso Sackville.
- Deve
esserci qualcuno in corridoio... – La signora Agnes trattenne il fiato
rumorosamente. In fretta e furia estrasse la bacchetta e cercò di
smaterializzarsi. Scomparve appena in tempo, prima che il suo signore
aprisse la porta.
Bancroft spalancò all’improvviso la porta per cercare di cogliere
l’intruso.
Alle
sue spalle Sackville cercò di sbirciare e guardare aldilà del suo Capo.
In
corridoio non c’era nessuno, ma per terra era stato abbandonato un
cestino.
Bancroft lo riconobbe subito: il cestino di Agnes...
Salve a tutti!
Intanto volevo dirvi...
ragazze? Dove siete? Solo due recensioni? Nel capitolo scorso quattro e
in questo due... È così brutto? Insomma, io mi demoralizzo...
Ma non importa. Intanto
rispondo alle recensioni di:
niettolina:
Grazie mille, tesoro! Anche se molto in ritardo, anzi di più Buona
Pasqua anche a te. Lo so, Hermione forse l'ho fatta leggermente
paranoica, ma non puoi immaginare quando io mi sia divertita a
scriverlo! È stato spassosissimo! Scusa se non ho aggiornato prima, ma
la scuola mi sta uccidendo. Quest'anno ho gli esami e i prof non ci
lasciano un momento di pace. Non immagini la l'8-9-10! L'otto prove di
orchestra. Due ore!! il nove pure e il dieci concerto! Con due verifiche
la mattina. Mi ci è voluta una settimana per riprendermi dal concerto.
Ma ora sono qui! continua a seguirmi!! Ciau!!
Altair94:
Ciao! Guarda che non è vero che non mi interessa se hai avuto una
giornata massacrante. Mi piace parlare con le persone che recensiscono.
Serve a conoscersi meglio. Lo so questo capitolo è un po' calmo e anche
questo. Spero che ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi. Ciauu!!
Ringrazio tutte le persone che
hanno inserito la mia storie tra le preferite e le seguite e invito
tutti a lasciarmi qualche piccola recensione! Anche solo per dirmi che
faccio schifo!
Grazie a chi mi ha inserito tra
gli autori preferiti.
Ora... un po' di pubblicità! Vi
invito a leggere le altre mie storie:
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
Campagna di Promozione
Sociale -
Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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Capitolo 7 *** Incanto Fidelius ***
Capitolo 7
Dedico questo capitolo a niettolina,
senza la quale ora non sarei qui. Scusami tantissimo... Volevo
portarmi un po' avanti con la storia. Ho scritto la prima pagina del
capitolo 8. Ho preferito continuare Tutto Tra I Banchi Di Scuola.
Grazie, tesoro per tutto!!!
Capitolo 7: Incanto Fidelius
04/03/2005
Harry, Ginny,
Hermione e Ron tornarono a casa verso le due di notte. Quando entrarono
in casa, il salotto era tutto buio, ma sotto la porta della cucina si
intravedeva un po’ di luce.
- Kreacher deve
essersi alzato... – mormorò Harry. Lasciò la mano di Ginny e si diresse
verso la cucina. Aprì la porta con la bacchetta sfoderata, pronto nel
caso la persona nella stanza non fosse il suo elfo domestico, e la puntò
verso la piccolissima figura. Questa si girò sobbalzando. Non era nessun
intruso. Era la piccola Kreacy, scesa in cucina a prendere un bicchiere
d’acqua.
- Oh, Kreacy, sei
tu. Pensavo fosse un Mangiamorte. –
- Buona sera,
signori. A Kreacy dispiace di avere fatto prendere ai padroni spavento.
Kreacy non voleva. Kreacy era solo venuta a prendere un bicchiere
d’acqua perchè aveva sete. –
- Tranquilla, è che
con tutti questi Mangiamorte cattivi, bisogna essere sempre pronti. – la
rassicurò Hermione entrando nella stanza e prendendo in braccio la
piccola elfa.
- Signora Hermione,
perchè questi Mangiamorte cattivi vogliono combattere contro Padron
Harry e Padron Ronald. Loro sono buoni, aiutano tutte le persone in
difficoltà, perchè questi uomini cattivi vogliono fare dal male a tutti?
– chiese Kreacy facendo roteare i grandi occhi a palla verso Hermione e
gli altri.
- Sai, Kreacy,
questi Mangiamorte cattivi vogliono combattere Harry e Ron perchè
vogliono essere i padroni di tutto il Mondo Magico. Vogliono governare
su tutti, come quando c’era il Mago cattivo, ti ricordi delle storie del
tuo papà? Che parlavano del Mago cattivo? Queste persone cattive
vogliono fare come lui, spaventare tutte le persone buone come noi. – le
spiegò dolce Hermione, cercando di far capire quei concetti importanti
ad un’elfa di cinque anni.
- Mmm ma perchè? –
domandò ancora Kreacy, curiosa, sporgendosi per guardare in faccia
Harry, Hermione, Ron e Ginny.
- Non sappiamo
perchè lo fanno, Kreacy. Dobbiamo ancora capire cosa vogliono
effettivamente questi Mangiamorte. – disse gentile Hermione.
- Va bene. Mi
spiegherete tutto alla fine? – chiese la piccola, guardando tutti un ad
uno.
- Certo, te lo
prometto Kreacy. Ora vai a dormire che è tardi... – sorrise Ginny.
- Vieni che ti
accompagno a dormire. È tardi. Una bambina come te dovrebbe andare a
letto. – Ginny prese la piccola Elfa dalle braccia di Hermione e la
accompagnò nella sua cameretta.
- Signora Ginny, mi
racconta un favola, per favore? – bisbigliò Kreacy, mentre Ginny apriva
la porta della sua camera e la deponeva sul letto.
- Ora non posso,
Kreacy. Prometto che domani sera te ne racconto due, va bene? Le tue
preferite sono “La fonte della buon sorte” e “Baba Raba e il ceppo
ghignante”, vero? – domandò Ginny per avere una conferma.
- Si. – sussurrò la
piccola prima di accoccolarsi sul cuscino e cadere nel mondo dei sogni.
Di soppiatto, Ginny tornò al piano inferiore: Harry, Ron ed Hermione
erano seduti sui divani di casa, guardinghi. Nessuno si permetteva di
chiudere gli occhi, erano seduti molto compostamente, come se la scomoda
posizione li favorisse nella missione “non-addormentarsi”. Ginny sospirò
leggermente e si sedette vicino al marito.
- Almeno potete
spiegarci tutto? – mormorò Hermione con un sussurro appena udibile.
- Vedi, Herm, la
situazione è molto complicata e noi Auror abbiamo pochissime piste da
seguire. Cercheremo di spiegarvelo nel modo più semplice. Vi terremo
sempre aggiornate, non dovere preoccuparvi. – cominciò a parlare Harry.
Tre paia d’occhi si spostarono verso di lui.
- Vedete, c’è
questo gruppo di Mangiamorte senza scrupoli che. Avrete letto
sicuramente “La Gazzetta del Profeta” dei due settimane fa. Se non vi
ricordate, c’è stato quell’attacco in un centro babbano, pieno di
Babbani. Abbiamo dovuto fare straordinari per tre giorni, prima di
rimettere tutto a posto. E l’omicidio di due Babbani che avevano
commentato i loro abiti. Come Roberson ha sottolineato in riunione, loro
non hanno scrupoli nell’uccidere qualcuno. Dobbiamo stare molto attenti.
– terminò Harry cupo, abbassando lo sguardo.
- Esatto. Anche
l’attentato di oggi, era tutto programmato, sapevano esattamente dove,
come e quando noi eravamo. È tutto molto strano. Magari c’è in
intruso... – propose Ron, ma non era convinto neanche lui di quello che
diceva.
- Anche Roberson le
pensa come te. Mentre ti portavano al San Mungo ho parlato con lui: ha
detto che pensa ci sia un infiltrato. Di noi si fida ha detto: “So che
non siete tu e Weasley, perchè di voi mi posso fidare e poi avete
combattuto quasi tutta la vostra vita contro i Mangiamorte e vi
schierate con loro?” parole testuali. – confermò Harry. – In più mi ha
chiesto se avessimo un po’ di Veritaserum, tecnicamente non so cosa gli
serva, ma posso bene immaginarlo... in ogni caso, gli ho chiesto se
potevi venire tu, Hermione, nei laboratori del Ministero a prepararla.
Mi spiace, non volevo essere invadente, ma... – Hermione bloccò il
flusso di parole di Harry con un semplice cenno della mano.
- Tranquillo. Hai
fatto benissimo ad accettare al posto mio l’offerta. Sono disponibile
ventiquattro ore su ventiquattro. – confermò lei.
- Oh, oh,
ventiquattro su ventiquattro... no. – affermò deciso Ron.
- Perchè no,
Ronald? – chiese lei, voltandosi verso il marito, con un’ espressione
omicida. A quell’occhiata Ron si rimangiò ciò che aveva appena detto.
- Va bene, come
vuoi tu, Hermione. – acconsentì. Lei gli rivolse un sorriso enorme.
- Voglio dare una
mano anche io agli Auror. Rendermi utile per il Mondo Magico. Chissà
quando deve essere soddisfacente... – cominciò a vaneggiare Hermione.
- Hermione, torna
tra noi. Quando vuoi cominciare? – le chiese Harry strappandola dalle
sue fantasticherie.
- Anche domani, ma
tu, Ginny? – Hermione si voltò verso di lei, sul viso un’espressione
mortificata.
- Cosa credi, che
mentre tu ti diverti al Ministero, io stia in casa buona e tranquilla?
Ti sbagli di grosso. Io verrò con te. Su questo non si discute. –
s’impuntò Ginny.
- E tu cosa credi?
Che ti avrei lasciata qui da sola? Chiamavo tua madre, no? – scherzò
Hermione.
- Noooo. Ti prego.
Mamma diventerebbe paranoica! – esclamò Ginny. Si tappò immediatamente
la bocca. Si era dimenticata che c’erano altre tre persone che, al
contrario di loro, dormivano.
- Sentite, perchè
non andiamo a dormire? – propose Ron, sbadigliando rumorosamente.
- Sono d’accordo
con Ron. Sto morendo di sonno e domani mattina dobbiamo anche alzarci
presto. Oh, giusto!!! – esclamò Harry ad alta voce.
- Shhhhh! – gli
fecero Hermione, Ginny e Ron.
- Scusate. Mi sono
dimenticato di dirvi che è meglio che stringiamo l’Incanto Fidelius.
Dovremmo passare anche da Molly e Arthur e da tutti gli altri, per
dirglielo. Roberson mi ha assicurato che più protezioni alla famiglia
mettiamo, meglio è. Ora però a letto. – spiegò Harry alzandosi. Prese
per mano la moglie e andarono nella loro stanza. Anche Ron ed Hermione
li seguirono, impazienti di addormentarsi.
Il mattino seguente
si alzarono tutti molto presto, nonostante fossero andati a dormire alle
tre di notte. Alle sette e mezza Harry, Ron, Hermione, Ginny, Kreacy,
Kreacher e Winky erano radunati in cucina, attorno al tavolo e stavano
facendo colazione.
- Quando dovete
andare al lavoro? – domandò Hermione prima di bere un sorso del suo
caffé.
- Roberson ha detto
che per le nove dobbiamo essere nel suo ufficio, quindi... –
- Ok. Allora
veniamo anche noi. – propose Ginny.
- Perfetto. Prima
io e Harry dobbiamo passare da mamma, da Bill e Fleur, Percy, George...
per l’Incanto Fidelius. Appena alzato ho mandato loro un gufo.
Appuntamento alle otto e un quarto alla Tana. – annunciò Ron. – Tutti
quanti. Anche voi. – Ron fece cenno ai tre elfi domestici. Loro
annuirono, continuando a mangiare il loro Bacon. – Se Roberson ha detto
che dobbiamo essere tutti sicuri, tutti significa anche voi. –
- Grazie, signore.
Winky è molto contenta delle belle parole che il Signore ha detto a noi.
Grazie. – sorrise Winky.
- Grazie, signori.
– confermò Kreacher, dondolando avanti e indietro sul posto.
- Si, grazie. Ma
cos’è l’Incanto Fidelius? – domandò curiosa Kreacy, sporgendosi sul
tavolo per guardare meglio Harry e Ron.
- È difficile da
spiegare... l’incantesimo racchiude un'informazione dentro una sola
persona, che viene chiamata Custode Segreto. Solo chi ha stretto
l’Incanto Fidelius e il Custode Segreto conoscono questa informazione e
se il Custode Segreto la rivela, la persona a cui lui l’ha detta diventa
a sua volta Custode Segreto. –
- Quindi può
esserci più di un custode segreto? – domandò Kreacy, molto interessata
all’argomento.
- Esatto. Facciamo
un esempio pratico. Se io e Ginny abbiamo stretto l’Incanto Fidelius e
io lo rivelo a Ron ed Hermione anche loro diventano Custodi Segreti. Hai
capito? – Harry cercò di semplificare l’argomento per permettere ad una
bambina di cinque anni di comprenderlo.
- Oh, ho capito.
Però è complicato... – commentò Kreacy scuotendo la testa. Kreacher e
Winky si erano irrigiditi sulla sedia. Harry lo notò e senza farsi
vedere dagli altri fece un cenno all’elfo. Lui mosse gli occhi,
accennando alla porta.
- Scusate un
attimo. – borbottò Harry. Si alzò in piedi e Kreacher dopo di lui.
Entrambi uscirono dalla cucina, sotto le occhiate perplesse degli
altri.
- Cosa c’è
Kreacher? – domandò Harry rivoltò all’elfo domestico. Kreacher alzò gli
occhi verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.
- Il padrone può
mettere l’Incantesimo Imperturbabile? Kreacher non vuole che gli altri
sentano cosa Kreacher vuole dire al padrone. – mormorò lui. Harry,
leggermente disorientato, fece ciò che l’elfo gli aveva chiesto.
- Ora puoi dirmi di
cosa volevi parlarmi? –
- Kreacher non
vuole che i Signori dicano cosa succede con tutti questi dettagli a
Kreacy. – sputò fuori. La voce tagliente di Kreacher lasciò Harry molto
sorpreso: Kreacher non si era mai rivolto a lui in modo così brusco, non
da quando era ancora convinto che Harry fosse un sudicio Mezzosangue.
- Perchè non vuoi,
Kreacher? Lei ha il diritto di sapere! Dopo dobbiamo stringere l’Incanto
Fidelius, tutti quanti insieme. Anche Kreacy! E poi non le abbia
spiegato niente di inopportuno per una bambina di cinque anni. Abbiamo
cercato di semplificarlo e renderlo il meno spaventoso possibile! –
ormai Harry quasi urlava. Era molto indignato, secondo lui la piccola
elfa aveva il diritto di sapere, anche se in minima parte, ciò che stava
accadendo nel suo Mondo.
- Il Padrone crede
che questo sia meglio, ma Kreacher e Winky sono i genitori di Kreacy.
Loro sanno cosa è bene per Kreacy! – il piccolo elfo era arrabbiato
quasi quanto Harry.
- Ti chiedo di non
tenere sotto una campana di vetro la piccola. Di certo non può essere a
conoscenza di tutti i dettagli più sanguinolenti, ma penso che debba
sapere cosa sta accadendo, perchè quando si scontrerà con la realtà
saranno dolori, se non ha imparato a difendersi dal male! – Harry cercò
di spiegare il suo punto di vista nel modo più chiaro possibile, per far
comprendere a Kreacher che, forse, anche lui stava sbagliando. Dopo
questo discorso, l’elfo si ammutolì. Restò in silenzio per alcuni
minuti, mentre l’aria in salotto si faceva sempre più tesa, tesa come
una corda del violino.
- Il Padrone ha
ragione. Kreacher è stato stupido. Ha ragionato con i sentimenti, non
con la testa. Ha guardato il problema sotto un altro punto di vista e ha
capito che il padrone ha ragione. Kreacher chiede scusa, Padrone, per
essere stato così scorbutico con il Padrone. Kreacher chiede umilmente
scusa. Kreacher si picchia con l’attizzatoio! – l’elfo corse al
caminetto e cercò di tirarsi in testa l’arnese. Appena in tempo Harry lo
fermò, lo afferrò per un braccio e lo riportò davanti alla porta della
cucina.
- Non c’è nessun
problema, Kreacher. Anche in famiglia ci possono essere delle
discussioni. Non preoccuparti la prossima volta che vuoi esprimere un
tuo parere. Siamo tutti della stessa famiglia. Ora possiamo finire di
fare colazione? Dopo abbiamo un sacco di lavoro. – Harry accennò un
sorriso a Kreacher, ricambiato dall’elfo.
- Certo, Padrone.
Quando vuole Padrone. – Kreacher si inchinò, sfiorando per pochi
centimetri il pavimento. Harry tolse l’incantesimo e insieme tornarono
in cucina.
- Cosa succede? –
domandò Ginny, curiosa. Era seduta sulla punta della sedia e moriva
dalla voglia i sapere ciò che Harry e Kreacher si erano detti.
- Niente. Niente,
Ginny. È meglio che ci sbrighiamo. Abbiamo tante cose da fare questa
mattina. – Harry cambiò agilmente discorso cercando di distogliere
l’attenzione della moglie.
- Oh, è vero!
Abbiamo pochissimo tempo. – Hermione balzò in piedi dalla sua sedia e
corse in bagno a prepararsi.
- La signora
Hermione ha ragione, Kreacy. Anche Kreacher, Winky, e Kreacy devono
andare con i signori. Devono fare l’Incantesimo. Kreacy, vieni! – Winky
trascinò giù dalla sedia la figlia e insieme si diressero verso le loro
camere.
Harry e Ron
aspettarono le moglie e gli elfi in salotto, impazienti.
- Hermione! Forza,
dai! Siamo in ritardo! Mamma ci aspetta! – urlò Ron verso il secondo
piano.
- Sto arrivando!
Ancora un secondo! - la voce attutita di Hermione giunse ai due, che
stavano aspettando le moglie in salotto.
“Certo che le donne
per prepararsi ci mettono almeno venti minuti” pensò Ron, scuotendo la
testa.
“Oh, finalmente!”
esclamò Ron nella sua testa: finalmente sua sorella e sua moglie scesero
le poche scale e si avvicinarono a loro.
- Eccoci qui.
Scusate il ritardo, ma non riuscivo a trovare l’altro orecchino. – si
giustificò Hermione, mentre, con risultati piuttosto scarsi, tentava di
centrare il buco per l’orecchino.
- Capisco che
dovevi prepararti, ma non serve che ti vesti elegante per venire al
Ministero! – esclamò Ron, molto scocciato per l’attesa.
- Oh, scusami, sai,
le volevo cercare di farti fare bella figura con i tuoi colleghi! – la
voce di Hermione si alzò di alcune ottave. Prese Ginny sotto braccio e
uscì con lei a testa alta. Ginny si girò verso i due uomini e alzò le
spalle, come per indicare che lei non ci poteva fare niente.
- Donne! –
bisbigliò Harry all’orecchio dell’amico.
- Puoi ben dirlo. –
Finalmente uscirono
tutti, Harry, Ron, Hermione, Ginny, Kreacher, Winky e Kreacy.
Erano obbligati a
raggiungere la Tana per mezzo delle due automobili che possedevano,
perchè alle donne incinta non era permesso di smaterializzarsi e di
usare la Metropolvere.
Alla guida si
misero Harry, in una macchina, e Ron nell’altra.
Dieci minuti dopo
stavano scendendo dalle automobili. Bussarono alla porta della Tana e
Molly Weasley venne ad aprire.
- Oh, cari! Venite
dentro! Sono così contenta che voi siate qui! Anche se il motivo non è
dei più piacevoli... – la signora Weasley si incupì all’improvviso, ma
si spostò di lato, facendo entrare tutta la famiglia. – Ci siete anche
voi, cari! – esclamò rivolta agli elfi.
- Buon giorno,
signora. – salutò Kreacy sorridendo apertamente a Molly.
- Ma che adorabile!
È tanto tempo che non ti vedo, Kreacy! Come sei cresciuta! Sei diventate
una signorina. – la lodò Molly, facendole una carezza sulla testa. Come
risposta a tutti quei complimenti Kreacy le rivolse un’altro sorriso.
- Sono felice di
essere venuta a trovarla, signora. –
- Che cara! – Molly
adorava Kreacy, ogni volta che andava a trovare i suoi figli si fermava
un po’ a giocare con la piccola elfa. Anche Kreacy nutriva una
particolare simpatia per Molly.
- Winky! Come va? E
Kreacher! Tutto bene. –
- Tutto benissimo.
– affermarono i due elfi, rivolgendo un sorriso sforzato alla signora
Weasley. Si congedarono da lei e affiancarono la figlia, mentre i loro
padroni salutavano ogni membro della famiglia.
Nella piccola
cucina della signora Weasley era piena di persone: Fleur, Bill con i
loro figli Victoire di cinque anni, Dominique di tre e il piccolo Louis
di appena un anno; Percy, con sua moglie Audrey e la sua primogenita
Lucy; Fred e Angelina, con Roxanne. Angelina era incinta, quasi allo
stesso mese di Ginny.
- Bene, eccovi qui!
– Arthur Weasley era sempre uguale: non cambiava mai.
- Credo che
possiamo cominciare. Penso che ognuno di voi debba andare al lavoro... –
mormorò Arthur.
- Esattamente. Io
devo aprire il mio negozio e non voglio far aspettare i clienti. Mi
esigono, mi desiderano, mi amano, mi venerano... – George si mise al
centro della stanza, cercando di riprodurre una scena drammatica.
- George. – lo
riprese Angelina. Mentre gli altri ridacchiavano lui tornò al fianco
della moglie.
- Cominciamo. –
disse Harry.
Si strinsero tutti
in un cerchio. Chi, come Fleur e Audrey, che aveva dei bambini piccoli,
diede una mano a chi era accanto a loro, invece la persona dalla parte
opposta toccava loro il braccio.
Victoire si unì con
Kreacy al cerchio, saltellando. Era molto eccitata di stringere questo
patto con tutta la sua famiglia. I suoi genitori le avevano già spiegato
ciò che significava stringere questo patto e lei aveva promesso a se
stessa che non lo avrebbe mai rivelato a nessuno. Neanche se l’avessero
torturata.
Si presero per mano
e dopo il segnale stabilito da Arthur pronunciarono tutti insieme una
parola, la parola che serviva a custodire il segreto: Fidelio.
Sentirono come una
scossa di energia elettrica, attraversargli tutti il corpo, poi nulla.
Era scomparsa alla
stessa velocità di quando era arrivata.
Rimasero immobili
per alcuni interminabili secondi. Poi Arthur sciolse la persa sulla mano
di Molly.
- Fatto. Abbiamo
stretto il patto. Ora, bambini, parlo soprattutto a voi, non dovete dire
a nessuno di questo patto. Dovete mantenere il segreto, va bene? –
Arthur avvicinò ai bambini e cercò di spiegarglielo.
- Certo, nonno. –
rispose Victoire. Gli altri bambini si limitarono ad annuire.
- Perfetto. Ora,
devo proprio andare. Il lavoro mi aspetta. Ciao a tutti. Ci vediamo
domenica. – li congedò Percy.
- Anche noi.
Dobbiamo andare la Ministero. Ciao mamma. – Ginny baciò la madre sulla
guancia.
- Ciao, Ginny e mi
raccomando, riguardati! – le gridò Molly.
I Potter e i
Weasley risalirono nelle due macchine e si allontanarono dalla casa
storta, mentre i rimanenti componenti della famiglia li salutavano.
SCUSATE!!!
Ok, sono imperdonabile. Avevo promesso
l'aggiornamento una settimana fa, ma ho avuto un sacco di impegni,
scolastici e proprio l'ispirazione era alle Bahamas e alle isole Canarie
in vacanza. Ho ripreso a leggere la sera. Ho letto "Orgoglio e
Pregiudizio", "L'eleganza del Riccio" e sto finendo "Ragione e
Sentimento". Ho deciso di portare Jane Austen all'esame... speriamo
bene...
Comunque ora sono qui e spero che questo capitolo
vi piaccia. praticamente si svolge contemporaneamente a ciò che succede
nel capitolo precedente la mattina, con l'arrivo di Sackville a casa di
Bancroft. Praticamente non succede niente. C'era solo l'Incanto
Fidelius. Ecco un'altro punto che mi ha rallentato: come descrivere
l'Incanto Fidelius? Ho cercato nei libri per vedere se ne parlavano, ma
niente. In sostanza... me lo sono inventato. Spero che vi vada bene.
Grazie mille a chi ha inserito la mia storia tra le
seguite, le preferite o chi mi ha aggiunto tra i suoi autori preferiti.
Ora, risposte alle recensioni:
niettolina:
Ciaoooo!!! Hai visto che ho aggiornato? Sei contenta? L'ho fatto
esclusivamente per te, perchè mi dispiaceva tantissimo di averti fatto
aspettare tanto.... GRAZIE!!! Comunque come avrai letto, in sostanza, in
questo capitolo non succede un bel niente. Il prossimo sarà già più
interessante. Ora prometto che mi metto a
scriverlo. Comunque prima di una settimana non ce la faccio. Scusa, ma
la scuola impegna... Grazie mille anche per I Banchi. Li chiamo così
perchè il nome è troppo lungo. Eh, eh... Ciauuu!!! Luna R. L. Cullen
Altair94:
Ciaooooo!! Lo so, oltre al solito mago psicopatico ho aggiunto Agnes
e il mangiamorte. Ma è tutta apparenza... vedrai cosa mi combina
Sackville... Cosa fa a... eh, eh, ti piacerebbe che te lo dicessi... Non
posso. Sennò che gusto c'è nel scoprire come continua? Sono cattiva,
vero? Comunque è tutta apparenza... io ho detto troppo. Devo stare
zitta.... So che questo capitolo era troppo calmo per i tuoi gusti, ma
mi rifarò con gli altri. A presto!!!
ginny74:
Ciao carissima!! Sono contentissima che la storia ti piaccia. Anche io
controllo tutte le sere se i miei autori preferiti hanno aggiornato. Mi
spiace averti fatto aspettare così tanto, ma proprio non ero dell'umore
giusto. Scrivere mi piace. Mi aiuta ad uscire dal mondo, ma quando non
riesci... non riesci... A presto!!!
Come sempre controllate la mia pagina dell'autore.
Cercherò di inserire anche spoiler o anticipazioni, oppure a che punto
sono con il prossimo capitolo. Cercherò di usare meglio quello spazio.
Ora... pubblicità!!
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Capitolo 8 *** Veritasserum ***
Capitolo 8
Capitolo
8: Veritasserum
04/03/2005
[I Potter e i
Weasley risalirono nelle due macchine e si allontanarono dalla casa
storta, mentre i rimanenti membri della famiglia li salutavano.]
Attraversarono
Londra in automobile, fino ad arrivare alla cabina del Ministero per
l’ingresso dei visitatori.
Era una cabina
telefonica rossa, davanti ad un muro coperto di graffiti. Harry
ripercorse con la mente la prima volta che era entrato al Ministero
della Magia, con il signor Weasley, a causa del processo che lo aveva
reso protagonista un bel po’ d’anni prima.
- Eccoci qui. –
sospirò Ron, infilando in tasca le chiavi della macchina.
- Forza, entriamo.
Siamo leggermente in ritardo. – precisò Hermione, sfregandosi le mani
impaziente. Per lei arrivare in perfetto orario era fondamentale.
- Prima le signore.
– Harry fece il gentiluomo e lasciò entrare prima la moglie e Hermione.
Quando tutti e quattro furono nella cabina Harry, che era il più vicino
all’apparecchio telefonico situato all’interno, alzò il ricevitore e
compose un numero.
- Sei... due...
quattro.quattro...due. – mormorò mentre schiacciava i numeri.
All’improvviso una
voce femminile risuonò nella cabina:
- Benvenuti al
Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e il motivo
della visita. -
- Harry Potter,
Auror; Ronald Weasley, Auror. Ginevra Potter, collaboratrice degli
Auror; Hermione Weasley, collaboratrice degli Auror. – elencò Harry.
- Grazie. Sono
pregati di raccogliere la targhetta e di assicurarla sul vestito. –
Con uno scatto,
apparvero, da dove solitamente si raccoglie il resto, quattro targhette,
con scritto il loro nome.
La cabina tremò e
cominciò la sua discesa verso il sottosuolo. Un minuto dopo, le porte
della cabina si spalancarono e i quattro poterono uscire.
Il salone del
Ministero era immenso, decorato con un pavimento di legno scuro. Per
tutta la lunghezza della parete di fronte a loro c’erano una moltitudine
di camini dorati, dai quali spuntavano a distanza di qualche secondo un
mago o una strega.
- Wow, sono secoli
che non vengo al Ministero. – commentò Ginny.
- Anche io. Almeno
da quattro mesi. – concordò Hermione con l’amica.
- Forza, andiamo.
Robbarts ci aspetta nel suo ufficio. –
I quattro entrarono
nel primo ascensore che trovarono quasi tutto libero, tranne che per un
uomo grassottello, che indossava la divisa degli Obliviatori. Quando
entrarono la stessa voce femminile della cabina telefonica, cominciò ad
elencare i vari livelli del Ministero.
- Settimo
livello... -
- Buon giorno,
Harry. Ronald. Portato la famiglia al lavoro? – scherzò l’uomo, coprendo
con la sua voce grossa quella femminile.
- Ciao. Ti presento
mia moglie. Ginny, questo è Charles. Charles, Ginny. –
- Incantato,
signora. – rispose cordiale Charles, mentre l’ascensore cominciava a
muoversi.
- Questa è mia
cognata, Hermione, Charles. – presentò Harry, mentre Ron sorrideva
orgoglioso.
- Piacere. – disse
lui, stringendo la mano a Hermione.
- Il piacere è
tutto mio. –
- Come mai qui? –
chiese curioso l’uomo, sporgendosi verso Harry e Ron, appoggiati alle
pareti dell’ascensore.
- Sai che ci sono
stati degli attacchi di Mangiamorte... – cominciò Harry, ma Ron gli
diede una gomitata, sperando che Charles non lo vedesse, infatti tutta
la sua attenzione era su Harry. Lui si girò verso Ron, perplesso per il
gesto. Lui scosse la testa e mise un dito davanti alle labbra. Harry
capì al volo l’errore che aveva commesso e si voltò verso l’Obliviatore,
con un sorriso di scuse.
- Scusa, Charlie.
Top Secret. Non siamo autorizzati a divulgare informazioni sulla
missione. Mi dispiace. –
- Oh, non potete
proprio? – Hermione storse il naso, perplessa dall’insistenza del
collega di suo marito nel conoscere i dettagli della loro missione.
- No, mi spiace.
Scusa se ho cominciato il discorso, ma ho sbagliato. Non dovevo
parlartene. –
Per fortuna di
Harry, l’ascensore si fermò e sempre la stessa voce annunciò il loro
arrivo.
- Secondo
livello, Ufficio Applicazione della Magia, comprendente l’Ufficio
Improprio delle Arti Magiche, il Quatrier Generale degli Auror e i
Servizi Amministrativi Wizengamot. -
- Dobbiamo
scendere, mi fa piacere averti visto Charles. Ci vediamo in giro. –
salutò Harry, uscendo dall’ascensore.
Gli altri lo
seguirono salutando a loro volta l’uomo.
- Harry! – sibilò
rabbioso Ron. – Cosa ti è saltato in mente? -
- Scusa, Ron. Non
me ne sono reso conto. Davvero, grazie, se non mi avessi fermato sarei
andato avanti a spifferare a Charles tutti i nostri piani. –
- Meno male che ci
sono io. – mormorò Ron sarcastico. Harry gli rispose con un piccolo
cenno di scuse, mentre camminavano nei corridoi del Quartier Generale.
- Il nostro
ufficio. Ginny, non guardare la mia scrivania. – aggiunse Harry
immediatamente, aprendo la porta.
- Due falci, che è
un casino totale. – scommesse Ginny con la cognata, tendendole la mano.
- Ci sto. Affare
concluso. –
- Sembra che stiate
scommettendo su tutta casa vostra. Un po’ meno serietà! – esclamò Ron,
sentendo il tono serio della moglie e della sorella.
- Zitto tu. Stiamo
scommettendo! – lo sgridò Hermione voltandosi verso di lui, con un gesto
secco della testa. Ron alzò le mani in segno di resa.
- Allora, vogliamo
entrare o dobbiamo stare qui fuori? –
- Entriamo. –
concluse Hermione. Harry spalancò la porta e fece entrare Ginny ed
Hermione. Ginny si precipitò alla scrivania, sicura di aver vinto la
scommessa.
Invece... era in
perfetto ordine. Si girò arrabbiatissima verso suo marito.
- HARRY JAMES
POTTER! Perchè diavolo è così in ordine!! – gli gridò contro.
- Mi credi, se ti
assicuro che non ne ho la più pallida idea? –
- No! –
- Veramente, ho
fatto io pulizia. Due settimane fa ti eri lamentato che era in disordine
e visto che mi stavo annoiando, stavo facendo un verbale talmente noioso
che non puoi neanche immaginare non mi ricordo di cos’era, so solo che
era talmente noioso... –
- Vai al succo del
discorso! – sbraitò Ginny, pestando un piede per terra.
-... così l’ ho
pulita io. – sussurrò Ron, cercando di farsi piccolo piccolo.
- Ma bravo, Ronald!
Ho vinto due falci! Grazie. – Hermione attraversò la stanza fino al
marito per dargli un bacio di ringraziamento. Ginny, ancora in piedi
vicino alla scrivania, era nera di rabbia e nella sua mente si stavano
formando cento modo possibili per uccidere quel tonto di suo fratello.
- E dai, Ginny! Non
ti offenderai mica perchè ho dato un mano a Harry, vero? E poi cosa sono
due falci, insomma! Avessi scommesso cento galeoni, posso capire, ma due
falci! E poi ho fatto anche una buona azione! Ho aiutato Harry! Dovresti
essermi riconoscente per aver aiutato tuo marito! –
Lentamente la
rabbia di Ginny sparì, lasciando spazio ad un sorriso.
- Certo. Scusa,
Ron. Non so perchè mi sia agitata così. -
- Ho letto su una
rivista... –
- Una delle tante
riviste. – precisò Ginny.
- Una delle tante
riviste che ti ho comprato, Ginny, - continuò Hermione. – che quando una
donna aspetta un bambino è soggetta a sbalzi d’umore molto frequenti. –
- Wow. – commentò
Ron alzando gli occhi al cielo. – Ci mancava solo Ginny e le sue
sfuriate. Sai, sembrano quasi quelle di mamma. –
- Spiritoso, Ron.
Che ore sono, Harry? –
- Le nove e un
quarto. Dobbiamo essere in ufficio dal Capo alle nove e mezza. Lui ti
darà, Hermione, tutte le indicazioni a te necessarie per fare la
pozione. –
- Grazie. Ginny
viene con me, vero? Non vorrai lasciarla qui con voi ad annoiarsi a
morte? –
- Certo che viene
con te. Sicuramente sarà più al sicuro con te, che qui in ufficio. A
volte arrivano dentro certi tipi... meglio non parlarne. – Harry lasciò
la frase incompiuta e sui quattro calò un silenzio di tomba.
- Forza, è meglio
che ci avviamo da Robbarts. Con tutta la confusione nei corridoi, sarà
un miracolo se riusciamo ad arrivare sani e salvi. – commentò Ron,
spezzando il silenzio. I quattro uscirono dallo studio di Harry e Ron e
camminarono attraverso i corridoi del Quartier Generale. Si fermarono
davanti ad una porta marrone scuro con appesa una targhetta d’oro con
una scritta in corsivo:
Capo Auror
Nicholas Robbarts
Harry bussò alla
porta e aspettò di ricevere una risposta, che non tardò a venire.
- Avanti! -
Spalancò la porta
ed entrò, seguito da Ron, Hermione e Ginny.
- Buon giorno,
capo. Si ricorda di mia cognata, Hermione e Ginevra, mia moglie. –
presentò Harry, indicando le due donne.
- Certo che mi
ricordo. Buon giorno, signore. Procede bene la gravidanza? – domandò
l’Auror rivolgendo un sorriso a Ginny.
- Benissimo,
grazie, signore. Lei? –
- Bene, bene.
Allora, signora Weasley, Potter mi ha assicurato che lei ha una certa
abilità nel preparare le pozioni. –
- Non mi definisco
un’esperta, ma me la cavo piuttosto bene. – Ron sbuffò, attirando
l’attenzione della moglie, che gli lanciò un’occhiataccia.
- È in grado di
preparare il Veritasserum? – chiese Robbarts.
- Si. Volevo
ricordarle che per preparare questa pozione è necessario aspettare un
ciclo lunare. –
Trattennero tutti
il respiro, scioccati dalla notizia.
- Cosa? - gridò
Robbart, sbalzando in piedi e portandosi le mani ai capelli, come se
volesse strapparseli. – Non posso aspettare così tanto, per la miseria!
Ho bisogno di quella pozione immediatamente!! Come ho fatto ad essere
talmente stupido dal non ricordarmelo! Avere a che fare con delinquenti
dalla mattina alla sera ti rimbambisce! -
- Sono dispiaciuta,
signor Robbarts. Pensavo lei fosse a conoscenza di questo. In ogni caso
mi metterò subito all’opera, per finire al più presto la pozione. E le
può essere d’aiuto, sarà pronta fra tre settimane. – spiegò Hermione,
leggermente spaventata dallo scatto d’ira dell’Auror.
- Certo, certo.
Sono a vostra completa disposizione per qualunque cosa. Ingredienti,
aiuto dai dipendenti del Ministero specializzati nel settore delle
pozioni. Tutto. –
- Posso chiederle
una cosa, signor Robbarts? – domandò Ginny, avanzando timidamente verso
l’uomo.
- Sicuro, signora
Potter. Chieda pure. –
- Come mai, se ha a
disposizione i dipendenti del Ministero, viene a chiedere aiuto a noi? –
L’ Auror portò una
mano al viso, grattandosi la barba incolta.
- Sa, signora, non
sono molto contento di disturbarvi per questa faccenda. Come ha detto
lei ci sono molte persone che potrebbero prepararmi un Veritasserum
eccellente. Non voglio insinuare niente. – si affrettò a precisare
l’uomo. – Ma mi fido molto più di voi. Come ho già ribadito a suo
marito, – Robbarts regolò il tono di voce ad un bisbiglio bassissimo. –
ho il sospetto che nel Ministero ci sia un infiltrato, che lavora
proprio qui al Quartier Generale. Visto che io ritengo molto improbabile
che il signor Potter e il signor Weasley, come la vostra famiglia,
possano essere un loro alleato, ho scelto voi, come uniche persone a
conoscenza di quello che realmente penso. -
- Grazie della
fiducia, signore. Ne siamo onorati. – sussurrò Ginny, lanciando
un’occhiata a Harry.
- Bene, ora, ci
sono domande? Benissimo. Desidero che cominciate il prima possibile.
Potter, Weasley, scortate le signore nel reparto dedicato alle pozioni.
Lì ci sarà una guardia, che ho scelto personalmente, per adempire a
tutti i vostri desideri. Grazie dell’aiuto. Arrivederci. – li liquidò
Robbarts, accennando alla porta.
- Arrivederci. –
mormorarono Hermione e Ginny, mentre cercavano di uscire il più in
fretta possibile, senza dare nell’occhio.
- Mamma mia!
Pensavo volesse schiantarmi, quando gli ho detto che per preparare il
Veritasserm servivano tre settimane! – esclamò Hermione.
- Effettivamente
faceva un po’ paura... –
- Come un po’, Ron!
– lo riprese lei.
- Non hai visto
quando si arrabbia sul serio. Ti consiglio di non assistere. – Ron
poggiò la mano sulla spalla della moglie, dandole colpetti affettuosi.
- Ma, bravo, Ron.
Adesso mi prendi anche in giro! –
- Dai, lo sai che
scherzavo! – ribattè lui.
- A me non sembrava
proprio. –
- Ti dico che stavo
scherzando! –
- E io ti dico di
no! Mi stavi prendendo il giro, e sai quanto lo odio! –
- No! –
- Si! –
- No! –
- Si! –
- Insomma basta!
Finitela o voi porto al primo asilo che trovo e vi mollo lì! – urlò
Ginny, facendo voltare verso di loro mezzo corridoio. I due arrossirono
e abbassarono lo sguardo imbarazzati.
- Ups! – mormorò
Hermione, mentre Harry faceva strada verso la sala dedicata alle
pozioni.
- E già. – confermò
Ron. Harry arrestò la sua camminata davanti ad una porta nera con delle
linee verticali dorate. Al centro c’era una maniglia grossa, ricordava
un po’ l’ingresso dell’Ufficio Misteri.
- Non vi ricorda...
–
- La porta
dell’Ufficio Misteri? – completò Ginny al posto dell’amica.
- Esatto. –
Ron squadrò la
porta, muovendo la testa da sinistra a destra e dall’alto in basso.
- No. – Ginny e
Hermione lo guardarono male.
D’un tratto un uomo
vestito con una giacca e pantaloni neri si avvicinò loro. Parlò con un
tono di voce cortese, composto. Sembrava una guardia come quelle davanti
all’ingresso del Palazzo della Regina d’Inghilterra. Gli mancava solo il
cappello con le piume rosse. Quando parlò, quasi non mosse i muscoli del
volto.
- Desiderate? -
- Ci è stato
assegnato dal Capo Robbarts, il compito di preparare un pozione.
Possiamo entrare? – chiese Hermione, avanzando verso l’uomo. Ron la
trattenne per un braccio, come se volesse proteggerla dal
quell’individuo. Lei si girò e lo fissò, con una smorfia interrogativa.
Ron scosse la testa e Hermione scrollò le spalle.
- Certo, signori.
Prego. – sul viso dell’uomo non c’era l’ombra di un sorriso, mentre
apriva la grande porta, con una chiave d’ottone lucida e dorata.
Con uno rumore
sinistro, il portone si spalancò. Ginny si alzò in punta di piedi per
sbirciare all’interno, ma vide solo buio.
- Seguitemi e state
attenti a dove mettete i piedi. – la guardia prese la bacchetta da sotto
il mantello e la accese. Si voltò, dando le spalle agli altri e cominciò
a camminare nell’oscurità. Harry e Ron, presero per mano le rispettive
mogli e seguirono l’uomo.
Anche se alla luce
della bacchetta, il corridoio non era perfettamente illuminato e si
riusciva a vedere solo un metro avanti, non di più. Durante il tragitto
nessuno aprì bocca, restando in rigoroso silenzio.
- Eccoci arrivati.
– la voce della guardia rimbombò forte nel corridoio deserto.
- Grazie. – il
sussurro di Hermione si amplificò talmente che sembrava avesse parlato a
voce alta.
- Dopo di voi. –
l’uomo puntò la bacchetta davanti a se, illuminando un’altra porta nera.
La mosse con un movimento fluido.
Uno scatto secco
ruppe il silenzio, facendo sobbalzare Hermione e Ginny.
La guardia spalancò
la porta e li invitò ad entrare con un gesto.
Oltrepassata la
porta, Harry, Ginny, Hermione, Ron e l’uomo vestito di nero si
ritrovarono in una stanzetta piccola, con un tappeto rosso, simile al
red carpet sul quale camminano i divi del cinema. Era illuminata da
un gigantesco lampadario, appeso in cima al soffitto altissimo. L’uomo
spense la sua bacchetta e lasciò cadere il braccio con il quale le
reggeva.
- Signore, se
volete appendere i cappotti, qui c’è l’appendiabiti. – le due si
guardarono, e poi si tolsero i cappotti, appendendoli dove la guardia
aveva detto loro. Quando Ginny si girò verso l’uomo, lui, per la prima
volta, accennò ad un minimo movimento del viso: spalancò gli occhi per
qualche secondo, ma si ricompose subito e si voltò dall’altra parte.
- Se volete
seguirmi... – mormorò. Ginny fece una smorfia e affiancò Hermione,
mentre percorrevano quel lungo corridoio, fino ad arrivare ad una porta
uguale a quelle precedenti.
- Questa è la
nostra sala pozioni, vi prego di fare la massima attenzione. Dopo di
voi. – annunciò lui. Puntò la bacchetta sulla grande maniglia e la
spinse la porta con la mano non occupata. Lasciò passare i quattro,
entrò anche lui e si chiuse la porta alle spalle. La stanza era molto
ampia, al centro c’era un grande tavolo di legno massiccio, con sopra
calderoni e tutto il materiale indispensabile per preparare una pozione.
Sulla circonferenza della stanza c’erano una moltitudine di scaffali,
piedi zeppi di ogni genere di ingredienti, dai più ricercati e quelli
basilari.
- Questo sarà il
vostro tavolo di lavoro. Per ogni vostra necessità, non esitate a
chiedere. Sarò qui fuori in caso di bisogno per tutta la vostra
permanenza. – disse composto alzando il braccio per mostrare il luogo.
- Grazie, signor...
– azzardò Ginny, appoggiandosi al bancone.
- ... Bourne.
Leonard Bourne, signora. – si presentò lui, alzando il mento.
- Posso chiamarla
Leonard, vero? –
- Come lei desidera
signora. – non si compose e rimase a fissare davanti a se, come un palo.
Ginny sbuffò e roteò gli occhi, infastidita.
- Noi andiamo, Gin.
Vi lasciamo lavorare. Per ogni cosa, qualunque cosa chiamateci. Chiaro?
–
- Certo. Ron, hai
tu il foglio con gli ingredienti e le dosi del Veritasserum, vero? Non
le ha dimenticate? – verso la fine della frase la voce di Hermione di
fece minacciosa.
- No, amore mio.
Vedo quanto ti fini di tuo marito. – borbottò sarcastico Ron, mettendo
una mano in tasca, tirandone fuori un figlio di carta ripiegato in due
che recitava:
Ingredienti:
Sciroppo di elleboro
Sangue di Salamandra
Mandragola
Zanne di serpente
Asfodelo
Artemisia
- Perfetto. –
sorrise Hermione dopo aver riletto gli ingredienti.
- Noi andiamo. –
disse Harry. Fece un cenno di saluto a Bourne e abbracciò sia Ginny che
Hermione.
I due uscirono
dalla Sala facendo il percorso inverso.
Quando furono nel
corridoio principale imboccarono la strada per il loro ufficio.
- In ogni caso non
mi fido a lasciarle sole con quell’uomo. Andrò a controllare di tanto in
tanto. – stava dicendo Harry, oltrepassando la porta del suo ufficio.
Quando guardò la
stanza si rese conto che non era vuota.
Seduta sulla sedia
davanti alla sua scrivania, c’era una donnina. Appena li vide entrare,
alzò lo sguardo su di loro.
- Mi scusi, lei chi
è? – domandò Harry, con una mano già pronta ad afferrare la bacchetta.
- Non si preoccupi,
sono qui per dare informazioni sugli attacchi dei Mangiamorte. –
Harry e Ron si
voltarono contemporaneamente a guardarsi e poi spostarono il loro
sguardo sulla piccola donna alla scrivania.
Scusate!!!!!!!!! Allora, non ci sono scuse. Sono imperdonabile.
La mia
cara mammina, ha deciso che potevo fare a meno di Internet e così....
poof!!! Il cavo è sparito!!! Per 4 lunghissimi giorni non ho visto il
mio adorato EFP, le vostre storie e gli aggiornamenti. Poi, quando la
cara mammina, dopo le mie suppliche durate 4 giorni, ha deciso di
restituirmelo, è saltato fuori che devo andare a suonare con il teatro
della scuola, oggi avevo verifica di flauto traverso, avevo il percorso
per l'esame da fare e tutto. Successivamente, Internet ha deciso di
prendere armi e bagagli e di andare a farsi un bel giro alle Hawaii.
Progetto saltato, EFP saltato, tutta la colpa su di me. Che io non avevo
fatto niente.
Così, dopo due
settimane terribili, sono tornata con il capitolo 8. Mi dispiace,
veramente. Scusate. Spero che questo capitolo vi piaccia e che mi
perdoniate. Mi perdonate vero?
Ringrazio
Altair94,
che mi ha aggiunta tra gli autori
preferiti e chi ha commentato, che ha inserito la storia tra le seguite
e i preferiti.
Ora, risposte alle
recensioni!!!
niettolina:
Amora mia!!! Grazie!! Anche io ti voglio bene!! Scusa se ti ho fatto
aspettare tanto, ma come hai letto, ho avuto moltissimi impegni. Ora,
invece che essere qui, dovrei studiare per la verifica di storia, ma ho
ritagliato un po' di tempo per voi. Beh, "UNICO...FAVOLOSO...BELLISSIMO",
insomma, non esageriamo.... mi ha fatto piacere dedicarti il capitolo,
sei sempre stata gentilissima con me. Ti ringrazio. Ah, non chiedermi da
dove è saltato fuori "amora". Un mio carissimo amico a volte mi chiama
così, sia io che una delle mie migliori amiche. Bene, spero che ti sia
piaciuto e scusami per il ritardo.
Chiara_96:
Ciao, carissima!! Ho visto le altre recensione ai capitolo. Grazie
mille. Intanto paragonarmi alla Rowling... wow... ero commossa. Non
credo però di essere alla sua altezza. Prometto che darò un'occhiata
alla tua FF, mi pare di avre cominciato a leggere il primo capitolo... o
il secondo.... ora non ricordo. Mi spiace, ma non so quando, se e come
riuscirò a leggere. La scuola si sta intensificando. Tra flauto, teatro,
concerti, saggi, verifiche e gli esami, PROMETTO che troverò del tempo
per la tua storie. Guarda che non sono tutte questa bravura, sai... Ma
ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Ci sentiamo, ciauuuuuuu!!
Altair94:
Dai??? Ti ho dato l'ispirazione? Che bello!!! Comunque, puoi insultarmi
quanto vuoi, per il grandissimo ritardo. Scusa, veramente. Grazie
per avermi aggiunto tra gli autori preferiti, sono contentissima!!! Mi
spiace, ma anche il questo non c'è azione. nei prossimi prevedo tante
complicazioni. Sono arrivata a progettarli fino al 17. Ora mi tocca
scriverli. Forse alzerò anche il rating... Non so. Gli ultimi diventato
pesanti. Molto pesanti. Grazie ancora e Ciauuuu!! (Adoro salutare con
Ciauuu!! :=))
hele:
Anche io devo andare a studiare.... Fascismo, nazismo,
Stalinismo e Seconda Guerra Mondiale. Li odio... vabbé, non importa....
Trovi davvero che sono migliorata??!!!??? Wow... che bello! Io non me ne
rendo conto... scrivo e basta. Spero che questo ti sia piaciuto. Ciauuu!!
Luna :=)
Come sempre controllate la mia pagina dell'autore.
Cercherò di inserire anche spoiler o anticipazioni, oppure a che punto
sono con il prossimo capitolo. Cercherò di usare meglio quello spazio.
Ora... pubblicità!!
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
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Capitolo 9 *** Agnes ***
Capitolo 9
Capitolo 9: Agnes
04/03/2005
[Seduta sulla
sedia davanti alla sua scrivania, c’era una donnina. Appena li vide
entrare, alzò lo sguardo su di loro.
- Mi scusi, lei
chi è? – domandò Harry, una mano già pronta ad afferrare la bacchetta.
- Non si
preoccupi, sono qui per dare informazioni sugli attacchi dei
Mangiamorte. –
Harry e Ron si
voltarono contemporaneamente a guardarsi e poi spostarono il loro
sguardo sulla piccola donna alla scrivania.]
- Mi scusi? –
chiese Ron, con gli occhi spalancati.
- La storia è
piuttosto complicata... – balbettò lei, stringendosi nel suo camice di
lavoro.
- La prego ce la
racconti. Abbiamo tutto il tempo che vuole. – sussurrò Harry sedendosi
alla sua scrivania. Ron prese la sua sedia e la posizionò accanto a
quella di Harry. – Vuole che ci sia a presenziare anche il nostro Capo
Auror, il signor Robbarts? – domandò cortese Harry, sporgendosi verso la
donnina. Lei si ritrasse, spaventata.
- No, la prego,
signor Potter. Già per me è stato difficile venire qua. Tradire il
padrone! Mai, nella mia famiglia, è successa una cosa simile. – borbottò
lei, appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Mi scusi, ma non
sto capendo un tubo. Potrebbe partire dall’inizio? –
- Certo, signor
Weasley. Mi scusi. Allora, io mi chiamo Agnes e sono la domestica del
signor Bancroft. – si presentò lei, stringendosi nelle spalle.
- Chi è? – mormorò
Ron all’amico. Al posto di Harry rispose la signora, che aveva sentito
la domanda.
- Il signorotto
locale di un piccolo paese vicino Londra. È scapolo, non ha mai cercato
moglie. La mia famiglia è a servizio dei Bancroft da generazioni. Sa, è
gente ricca, che si può permettere tutto quello che vuole. – confidò
lei.
- Ma cosa centra
lui con i Mangiamorte? –
- Le spiego: oggi è
venuto a casa un giovanotto, di bell’aspetto, molto cortese. Ha
annunciato che doveva parlare con il signor Bancroft. L’ho accompagnato
in studio e ho chiuso la porta. Poi sono passata davanti e anche se non
si dovrebbe fare mi sono messa ad ascoltare la conversazione. So che è
maleducazione, ma erano anni che non veniva qualcuno a trovare il
signore. C’eravamo sempre stati solo io e lui. Non sa che paura! Quando
tornava a casa ed era arrabbiato faceva una paura tremenda! Urlava e
lanciava oggetti dappertutto. –
- Vada avanti,
signora, ci racconti ciò che è successo. – la incitò Ron. Se l’avessero
lasciata parlare senza mai interromperla, sarebbero andati avanti una
vita.
- Oh, sì mi scusi.
È che non mi capita spesso di parlare con persona che non siano il
signore o quei quattro negozianti dai quali vado a comprare le
provviste!
In ogni caso, mi
sono accostata alla porta per ascoltare e ho sentito che stavano
parlando. Ha detto al giovanotto di sedersi e poi ha cominciato a
parlare. Di faccende Oscure. –
- Come di faccende
Oscure, signora? Si spieghi meglio. -
- Ho sentito che il
mio signore stava parlando e ho sentito chiaramente nominare il Signore
Oscuro. Non sa che paura ho avuto! Tremavo tanto che mi stava per cadere
la scopa! – le facce di Harry e Ron erano talmente pallide che
sembravano fantasmi. La signora all’inizio non se ne curò continuando a
parlare.
- Perchè, sa... -
- Mi scusi, credo
di non aver afferrato bene il concetto. Ha detto “Il signore Oscuro”?
Sta scherzando. – Harry cercò di parlare in modo comprensibile,
nonostante avesse la bocca asciutta.
- Le sembra che
stia scherzando! È una cosa seria! – lo riprese la donna. – Lei crede
che io venga qua, disubbidendo al mio Padrone per prenderla in giro? Mi
stupisco di lei, signor Potter! -
- Mi scusi, ma... è
un po’ sconcertante. Non pensavo di ritrovarmi otto anni dopo la morte
di Vol... –
- Non pronunci quel
nome! – esclamò Agnes coprendosi le orecchie con le mani.
- Mi scusi. Del
Signore Oscuro, a.. combattere contro i suoi...seguaci? Come possiamo
definirli? –
Sembrava che Harry
stesse parlando più a se stesso che agli altri.
- Vada avanti,
signora Agnes. Ci racconti di ciò che ha sentito. – la incitò Ron, che
sembrava essersi ripreso meglio dell’amico alla notizia dei seguaci di
Voldemort.
- Allora, dove ero
rimasta... ah si... ha detto al giovanotto... –
- Questo giovanotto
ha un nome? – la interruppe Ron, afferrando una piuma e un pezzo di
carta dalla scrivania di Harry, pronto a prendere nota.
- Certo. Sackville.
Il nome non lo so. Mi dispiace. Il Signore lo ha sempre chiamato per
cognome, mai per nome. –
- Non c’è problema.
Mi scusi se l’ho interrotta. Vada pure avanti. –
- Ha detto al
giovanotto che ora, era ufficialmente il suo Beta, grazie alle
particolari abilità, dimostrate durante le riunioni e gli allenamenti.
Poi, credo gli abbia dato un foglio o qualcosa del genere con su scritto
le persone di cui il giovanotto si poteva fidare. Da quello che ho
capito, c’era anche un amico di Sackville. Arnold... poi come al suo
solito, il Padrone si mise a parlare della sua gioventù, dell’ultima
fidanzata che aveva avuto. Poi cominciò a gridare.
“Io l’ho fatto per
il Signore Oscuro! Perchè condividevo ciò che lui diceva: e ora, io sono
il Capo!” urlava frasi tipo queste, imprecando. Ma credo il pezzo per
voi più importante è che il mio Padrone ha detto ufficialmente di voler
portare a termine ciò che aveva cominciato il Signore Oscuro e prendere
il potere sul Mondo Magico.
Poi, non ce la feci
più a trattenermi. Sbattei piano i piedi, come per far sentire che mi
avvicinavo e gli chiesi, dietro la porta se andava tutto bene e il
Signore inventò la scusa di essere andato a sbattere contro la
scrivania. – la signora si fermò un attimo a guardare i due Auror.
- Signori, tutto
bene? – domandò. - Forse dovrei chiamare al San Mungo... - In effetti,
né Ron né Harry avevano una bella cera.
- Ci scusi, signora
Agnes. Un attimo... È che... è difficile. Ho passato praticamente tutta
la mia vita a combattere il Signore Oscuro, e ora mi ritrovo anche a
cercare di sconfiggere il suo seguace. Pensavamo che non ce ne fossero
rimasti più in circolazione. – mormorò Harry, mentre Agnes lo guardava
apprensiva.
- Capisco. Io,
purtroppo, non so quante persone ci sono nella combriccola del
signore... poteri tornare a casa e tenerlo d’occhio. –
- Buona id... –
- Assolutamente no.
– decretò Harry, fermando con un gesto, Ron che stava per esprimere il
suo consenso verso il piano ideato della signora.
- Primo, perchè è
troppo pericoloso; secondo, perchè serve un Auror qualificato. Non mi
fraintenda, signora, ma se supponiamo che lei, inavvertitamente abbia
lasciato delle tracce... -
- Forse. Però la
mia storia non finisce qui. Dopo essermi cambiata tornai nello studio
del signore. Bussai ed entrai. –
- Quindi, lei ha
visto Sackville! – esclamò Ron, facendo sobbalzare gli altri due.
- Si. – biascicò la
signora, presa di sprovvista dalla foga di Ron.
- Cosa vuoi dire,
Ron? – chiese Harry perplesso. Non riusciva a capire dove il suo amico
volesse arrivare con quella frase.
- Qualche mese fa,
nel feletitore... – Sia Harry che la signora Agnes lo guardarono
con uno sguardo strano come per dire: “Oh, questo è completamente fuori
con le carte”.
- Eh, dai! Quella
roba babbana che ti fa vedere quello che vuoi, i film, i cartoni
animati, il telegiornale... –
- La Televisione,
Ron? –
- Si, esatto
quella. In pratica, ho visto dentro un film dove c’era una situazione
simile a questa... –
- Con il Signore
Oscuro? – chiese Agnes.
- No! Un testimone
che aveva visto il volto dell’assassino. E la pulizia babbana ha
chiamato un tizio che ha disegnato il volto dell’assassino. Forte, no? –
- Ron, non per
offenderti, ma secondo me guardi troppo film alla televisione. –
- Secondo me, se
posso esprimere il mio parere... mi sembra che l’idea del signor...
Weatherby? Weasley. Mi scusi. Non riuscivo a vedere la targhetta con il
suo nome, - Ron, senza farsi vedere dalla signora sbuffò infastidito.
Insomma, non era un qualsiasi Auror, lui aveva aiutato il grande Harry
Potter a sconfiggere Voldemort! - sia molto buona. Io sono entrata e mi
sono soffermata sul viso del giovanotto proprio per fornirvi la mia
descrizione. –
Harry ci pensò su
qualche minuto prima di decretare la decisione che aveva preso.
- Va bene. Però
dobbiamo parlarne assolutamente con il Capo. Lei se la sente, signora? –
- Io volevo solo
sapere se rischio qualcosa. Non voglio finire ad Azkaban... – piagnucolò
lei.
- No, no, no,
signora Agnes! No!! Non riesce ad immaginare quanto ci sta aiutando. Non
ci pensiamo neanche a punirla, anzi, la ringrazierà tutto il Mondo
Magico. Grazie al suo intervento abbiamo una pista da segiure, prima
stavamo brancolando nel buio! –
- Grazie, signori.
–
- Ci chiami
tranquillamente Harry e Ronald, signora.
- Allora anche voi
mi chiamate Agnes? –
- D’accordo! – si
sorrisero tutti e tre.
- Permesso! – si
girarono verso la porta da cui proveniva la voce. Timidamente, Ginny
stava cercando di aprire la porta.
- Vieni, sorellina.
– la incitò Ron.
- Buon giorno,
signora. Scusate, non volevo disturbare, ma Hermione mi ha chiesto di
venire a chiedere quando torniamo a casa? –
- Buon giorno,
cara! In dolce attesa! Che bello! Sa già se è maschio o femmina? – non
appena Ginny era entrata la signora Agnes si era intenerita.
“Come sono belle
le donne quando aspettando un figlio”
- Non lo sappiamo.
Voglio saperlo solo alla fine. Ma, che sciocca, non mi sono presentata,
Ginevra Potter. Può chiamarmi Ginny. – la donna tese la mano verso
Agnes, che l’accettò e la strinse forte.
- Io sono Agnes. È
la moglie del signor Potter? Ma che bello! – la signora era veramente su
di giri.
- Non so, Gin.
Agnes, è venuta a testimoniare contro il suo signore. –
- Ti raccontiamo a
casa, sorellina. –
- È sua sorella? Ma
che bell’intreccio familiare! – si complimentò Agnes.
- Non so Gin. Dì ad
Hermione che veniamo a chiamarvi quando abbiamo finito. Dille
sicuramente prima di pranzo. Ciao. – Harry le si avvicinò, facendo una
carezza a lei e al bambino che portava in grembo. Ginny uscì, lasciando
il fratello e il marito lavorare.
- Venga. La
accompagniamo dal Capo. – Fecero strada alla signora attraverso i
corridoi del Quartier Generale fino all’ufficio.
Passarono l’ora
successiva a parlare dei Mangiamorte e a ricostruire un perfetto
identikit.
- No, gli occhi
erano un po’ più distanti... così. Perfetto. È lui. -
- Cerca negli
archivi. Voglio sapere tutto. E dico tutto, su quest’uomo. Vai. – ordinò
Robbarts all’Auror in piedi vicino a lui.
- Signora Agnes,
l’intero Mondo Magico la ringrazia. Anzi, non solo, anche i Babbani. Ci
è stata veramente di grande aiuto. Non so come avremmo fatto senza di
lei. Posso chiederle un’altra cosa? – Harry e Ron si guardarono
perplessi. Nessuno dei due aveva idea di cosa Robbarts volesse chiedere
alla donna. – Vede, stiamo facendo un sondaggio per capire se il nostro
ufficio Auror, la nostra organizzazione e tutto il resto che c’è dietro,
è stato di suo gradimento. –
Contemporaneamente,
sia Harry che Ron si presero la testa fra le mani, sospirando
esasperati. Anche in situazione serie come questa Robbarts non riusciva
a trattenersi dal fare domande stupide. La signora Agnes non sembrò
accorgersi della stupidità della domanda fatele e rispose animata.
- Favoloso!
Fa-vo-lo-so. Con il signor Potter e con il signor Weasley mi sono
trovata benissimo. Sono stati gentilissimi, cortesi. Pensi che ho anche
conosciuto la moglie! Adorabile! Gentilissima pure lei. Complimenti
davvero, Signor Capo. Di solito si dice che quando si va a fare delle
denuncie si viene trattati come suole da scarpe.... ma qui. Le ripeto.
Favoloso. – Harry e Ron ridacchiarono e Robbarts sembrò pienamente
soddisfatto della risposta.
- Grazie, signora
Agnes. Può andare. I signori la scorteranno fuori. Per sicurezza. –
- Mi scusi, ma a
proposito della sicurezza, io dove vado? Non posso certo tornare a casa.
Come ha detto prima Har.. il signor Potter è probabile che il mio
Signore si sia accordo che stavo ascoltando. Non ho un posto dove stare.
–
Si sentì bussare
alla porta.
- Avanti! – ordinò
Robbarts.
- Mi deve scusare
immensamente se la disturbo, signor Robbarts. –
- Venga, venga,
signora Potter. C’è anche suo marito e suo fratello. –
- Ciao, Agnes. –
- Ginevra. – si
salutarono.
- Hermione mi ha
mandato a chiedere se dobbiamo restare qui anche a dormire, perchè la
pozione va mescolata ogni due ore. –
- No! Certo che no!
Non si preoccupi, Ginevra. Dica a Hermione che metterò un Auror
specializzato nel settore di cui io mi fido abbastanza, ma non troppo, a
continuare la pozione mentre voi siete a casa. Dì di non preoccuparsi. –
- Certo, grazie
signore. –
- Allora potrebbe
andare... in un albergo... no, diventa difficile controllarla! Cavolo!
Non so cosa fare. –
- Potrebbe venire
da noi. – si girarono tutto verso Ginny, che aveva proposto quella
strana idea.
- È vero! Abbiamo
una camera degli ospiti che non usiamo quasi mai. Per me va bene, sempre
che alla signora Agnes faccia piacere. – confermò Harry. Anche Ron
annuì, positivamente.
- Per me sarebbe
fantastico, ma non vorrei essere di peso... – mormorò lei.
- No, si figuri!
Lei cosa ne dice Capo Robbarts? – chiese Ginny. Il suo giudizio pesava
molto più di quello degli altri. – In fondo ci sono anche Harry e Ron. E
poi io e Hermione sappiamo usare bene la bacchetta. – cercò di
convincerlo lei.
Robbarts lasciò
scorrere qualche minuti di suspense.
- Va bene. Permesso
accordato. Manderò comunque alcuni Auror a controllare. Meglio essere
sicuri al centro per cento. –
- Perfetto! Se
vuole resto io a fare compagnia alla signora. Andiamo giù da Hermione. –
- Si. Mi sembra una
buona idea. Prego. – le due donne, dopo aver ringraziato e salutato
uscirono silenziosamente dalla stanza.
- Benissimo.
Eccellente. Abbiamo una pista. – esultò Robbarts.
- Già. –
Bussarono di nuovo
alla porta.
- Avanti! – ordinò.
Lo stesso Auror di
prima, quello dell’identikit, entrò con un bel pacco di fogli in mano.
- Capo, ho trovato
questo. - Robbarts esaminò bene il fascicolo e alzò lo sguardo verso
Harry e Ron, desiderosi di sapere se c’era qualche novità.
- Abbiamo una pista
molto, ma molto interessante. –
E girò il
fascicolo.
Salve a tutti, popolo!
Mi scuso per il ritardo, ma la scuola ho rubato
moltissimo tempo.
Prima di tutto, volevo rivolgermi alla mia
bellissima classe. Ragazzi, non vi dimenticherò mai. Vi adoro. Tutto
quanti. Nonostante oggi sia l'ultimo vero giorno di scuola, ci vedremo
ancora. Rimarremo sempre in contatto. Vi voglio bene. ringrazio le mie
migliori amiche Ladia e pioggiargentata. Grazie, ragazze. Ciccia,
ricordati che non ti libererai tanto facilmente di me. E Giulia, sei the
best, insieme alle ciccia. Grazie Ladia, per essere la mia Beta.
Ora, il capitolo vi è piaciuto?
Spero che si.
Ora, risposte alle recensioni!!!
niettolina:
Amora!!! Scusami per il ritardo!! Veramente, ma, credo che riuscirai
a capirmi. Hai già passato gli esami. Beh, intanto grazie per le tue
meravigliose recensioni. Le adoro!!! Sai che tante delle mie FF le ho
scritte durante le ore di scuola? Sopratutto Tecnica, ma anche in quelle
di supplenza. Amo andare a scuola e vedere i miei compagni. Li adoro.
Comunque io penso alle mie FF giorno e notte. A volte capita che vi
sveglio (l'ultima volta alle 4.25) e penso. "Ah, guarda che bella idea
per i Banchi. Aspetta che la scrivo." e butto giù l'idea su un pezzo di
carta. Sono pazza. Ladia me lo dice sempre... Beh, a presto e perdonami
per il ritardo!! Ciauu!! Baci!1
Chiara_96:
Ciao, carissima!!Suoni il flauto?? Da tre anni! Wow!!!
Anche io!! Sono a scuola ad indirizzo musicale e quindi... eccomi qui
con il piffero in mano!! Se mi sentisse il mio prof... Aiuto!!
All'inizio per pazza per il flauto, poi... la passione è calata. Ora
suono sempre il flauto a scuola, anzi suonavo perchè la scuola è finita,
ma mi diletto un po' in pianoforte. Studio da sola. Bene, ora ti lascio.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Ciauu!!
emmawatson
: Grazie!! Anche a me piace tantissimo la coppia RonXHermione. Ma
tantissimo anche Ginny e Harry. Continua a seguirmi!!! Luna :=)
Altair94:
Ciauu! Scusa se non ho risposto alla tua email, l'ho vista 5 minuti
fa. Comunque non so dove puoi trovare una Beta, mi spiace. Posso farti
io da beta, se vuoi. mi farebbe piacere. A presto!! Ciauuu!!!
hele:
Lo so, scusami, ma con questa maledetta scuola... Spero che ti piaccia.
Ciauu!!
Pubblicità!!!
Harry
Potter e il Mistero Oscuro (Harry Potter)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
Campagna di Promozione
Sociale -
Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
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Capitolo 10 *** L'Identità di Sackville ***
Capitolo 10
Capitolo 10:
04/03/2005
[E girò il
fascicolo]
Il foglio bianco in
prima pagina, presentava la fotografia di un bel giovane magro, con aria
semplice.
Il fascicolo lo
descriveva minuziosamente:
Nome:
Henry Sackville
Età:
30 anni
Data di nascita: 30.11.1982
Luogo di nascita: Londra
Descrizione
Fisica: alto, magro. Capelli neri, occhi neri. Naso leggermente ricurvo.
Caratteri
Particolari: Ha un tatuaggio
babbano sulla spalla. Una chimera.
Lavoro:
disoccupato
Situazione
Familiare: divorziato nel
2000.
Fedina Penale:
arrestato più volte dai babbani per sospetto omicidio. Scagionato per
insufficienza di prove. Arrestato nel mondo magico per rapina a mano
armata (Pistola babbana) nel negozio “Olivander”. Il proprietario non ha
sporto denuncia, gli ha chiesto i danni morali e materiale, ma è
riuscito a fuggire all’estero.
- Wow, che bel tipo.
– commentò Ron quando ebbe finito di leggere la prima pagina.
- Nelle pagine
successive ci sono i dettagli, scritti con precisione, di tutti i suoi
reati. – li informò l’Auror, entrato poco prima per portare il foglio.
- Grazie, mille.
Puoi andare. –
- Comandi. – fece
una specie di saluto militare e uscì con un inchino.
- Come ai bambini
delle scuole babbane, vi do i compiti da fare a casa: leggere con molta
attenzione il fascicolo. – scherzò Robbarts, ma dal sorrisino ironico
che aveva, la sua espressione mutò molto rapidamente. - Domattina,
voglia che andrete a parlare con la ex moglie di questo Sackville.
Chiedete a qualche tirocinante di ricercarla e di mandarvi il suo
indirizzo. –
- Agli ordini, Capo.
–
- Massima attenzione
per la signora Agnes. È il nostro unico testimone. Ve la affido. In ogni
caso, credo che lei si troverà benissimo con voi. Ho già capito che
adora tua moglie, Potter. Ah, siete sospesi dal lavoro, oggi pomeriggio.
Avete bisogno di un po’ di pausa. E poi, non credo che rintracciare la
moglie sia semplice. Bene, buon pomeriggio. Potete uscire anche adesso.
Ci vediamo domani mattina. Alle otto. Puntuali. – ordinò Robbarts.
- Sicuro, Capo.
Grazie. – rispose Harry.
- Di niente. Andate.
–
Fecero anche loro
come l’altro Auror, il saluto al Capo e se ne andarono, chiudendo la
porta dietro le loro spalle.
- Wow, che fortuna!
– esclamò Ron, appena furono fuori.
- Già, ma credo che
domani ci toccherò lavorare molto. Andiamo a recuperare le ragazze. –
Si fecero largo nei
corridoi sempre super affollati del Ministero, fino a scendere nella
sala pozioni, dove erano chiuse le tre donne.
- Buon giorno,
signori. – li salutò pomposo la guardia, quando arrivarono davanti alla
grande porta nera.
– Siamo venuti a
riportare a casa le signore. – annunciò Ron.
- Prego. – la
guardia voltò loto le spalle e aprì il grande portone nero, facendosi da
parte per farli entrare. Non appena aprì la porta, un forte odore di
uova marce investì i due uomini.
- Che schifo! –
commentò Ron a bassa voce. – Ma come fanno a stare chiuse qui dentro! -
Hermione, Ginny e la
signora Agnes erano sedute sugli alti sgabelli attorno al tavolo,
ridendo e scherzando.
- Ehi! Ciao! Ho
saputo che Agnes viene a stare da noi per un po’ di tempo. – li salutò
Hermione, continuando a mescolare il calderone.
- Si. Per te va
bene? – domandò Ron, preoccupato dal fatto che Hermione si fosse
arrabbiata perchè non le avevano chiesto la sua opinione.
- Ovvio. Agnes è
simpaticissima. Può stare da noi quanto tempo vuole. Per noi non ci sono
problemi. – Hermione le rivolse un grande sorriso, smettendo per un
attimo di mescolare.
- Lo, lo, cara. Me
non posso stare tutta la vita a casa vostra. Siate stati gentilissimi
con me. Ma, comunque poi mi troverò una casetta con un grande giardino
dove poter trascorrere un po’ di anni in pace. –
Gli altri sorrisero
all’espressione sognante della signora, mentre si perdeva nei suoi
pensieri felici.
- Forza, Agnes. Sarà
meglio che andiamo a casa. Oggi pomeriggio, io e Ronald, non dobbiamo
venire a lavorare. -
- Oh! Finalmente! –
commentò sollevata Ginny, facendosi aiutare da Harry per scendere dallo
sgabello.
- In marcia! Prima
le signore. – scherzò Ron, imitando i gentiluomini del 1800.
Loro sorrisero e
oltrepassarono la grande porta nera.
Sempre senza
mostrare nessuna espressione, la guardia addetta richiuse la porta
dietro di loro, piazzandosi al centro dell’entrata.
Tornarono indietro
nei corridoi bui e risalirono nei corridoi del Ministero.
- Grazie ancora,
ragazzi. -
- Ma figurati,
Agnes. Per noi è un piacere, averti ospite a casa nostra. Non è tanto
grande, ma ci stiamo benissimo. – disse Ginny, mentre uscivano
dall’ultima porta nera con le linee dorate.
- Siete veramente
sicuri? – domandò ancora una volta Agnes.
- Certo. Venga. -
Harry e Ron la scortarono fuori dal Quartier Generale degli Auror fino
?? al salone?? Principale del Ministero.
Dei maghi mal
vestiti da Babbani si avvicinarono a loro con fare un po’ circospetto.
Il primo era vestito
con un paio di jeans troppo larghi per il suo esile corpo, infatti aveva
dovuto mettere una cintura per sorreggerli. Era piuttosto basso e con i
capelli neri tutti arruffati.
L’altro poteva
passare per Babbano se non avesse avuto un gigantesco cappello viola
sulla testa.
- Desiderate? –
chiese Harry teso, mettendosi davanti alle donne per proteggerle da un
eventuale pericolo. Ron lo affiancò, mettendo una mano sotto il
mantello, pronto a tirare fuori la bacchetta.
- Stare tranquilli.
Siamo gli Auror che devono sorvegliare la signora Agnes. –
- Come posso
fidarmi? – domandò Harry con voce glaciale.
- Potter! – si sentì
chiamare a voltò la testa a destra e a sinistra per cercare la fonte di
quel richiamo. Robbarts camminava verso di lui a passo spedito,
lasciando ondeggiare il mantello dietro di se. – Vedo che stai facendo
conoscenza degli Auror speciali. –
- Si, signore. –
- Loro vi seguiranno
ovunque andate. Il loro mestiere è di pedinare le persone. Ovvio, voi
non siete pedinati con ladri o roba del genere, ma dobbiamo tenervi
sotto sicurezza. Avvertite la vostra famiglia di prendere tutte le
precauzioni necessarie. Ma, io in confronto a loro non so niente. Gli
Auror qui presenti vi faranno un completo quadro della situazione.
Arrivederci! –
Robbarts senza
aggiungere altro al suo chilometrico discorso, girò sui tacchi e se ne
andò.
- Vogliamo andare? –
mormorò uno dei due, facendo segno a Harry e Ron di seguirli.
- Sicuro. –
Si avviarono
tranquillamente verso l’ingresso per visitatori, ma vennero bloccati dai
due Auror.
- Fermi. – tuono
quello più grosso. – vi spiego il piano per uscire da qui. Io mi
materializzo fuori con il signor Potter e il mio collega, insieme al
signor Weasley e compagnia ci raggiunge con la cabina telefonica. Ci
sono domande? -
Non aspettò neanche
che qualcuno alzasse la mano che ricominciò a parlare.
- Perfetto. Signor
Potter, vuole seguirmi? – domandò l’Auror.
- Certo. – lui
lanciò uno sguardo d’intesa verso Ron, come per dire “Tieni d’occhio tu
la situazione” e voltò le spalle agli altri, pronto a ricevere ordini
dal suo “collega”.
- Ci
materializzeremo esattamente qui davanti. Al mio tre. Uno... due... tre.
–
Contemporaneamente
girarono su se stessi e svanirono.
Riapparvero un
decimo di secondo dopo, davanti all’ingresso per visitatori.
Aspettarono in
silenzio, fino a quando non videro comparire gli altri nella cabina
telefonica. Uscirono e salirono tutti nella macchina truccata che il
signor Weasley aveva regalato loro.
Quasi in venti
minuti furono davanti a casa.
Gli Auror non li
mollavano neanche un attimo, gli stavano appressi, camminando sempre
vicinissimo a loro.
Harry tirò fuori le
chiavi di casa e le infilò nella toppa, girando.
Immediatamente,
Kreacher si presentò davanti a loro, inchinandosi.
In un batter
d’occhio gli Auror avevano tirato fuori la bacchetta e la stavano
puntando verso il povero elfo.
- Fermi! È il nostro
elfo domestico! Fermi! – gridò Ginny, piazzandosi davanti al povero
Kreacher che tremava rannicchiato sul pavimento. Ginny vide che gli
Auror non le credevano e assunse un’espressione scocciata.
- Senta, se fosse
stato qualcuno che non conoscevano crede che non l’avremmo già
attaccato? –
L’osservazione acida
di Hermione aveva finalmente calmato i due uomini. Si erano guardati un
attimo e avevano poi riposto le bacchetta nel mantello.
- Bene. – Ginny
lanciò un’occhiataccia agli Auror e si rivolse all’elfo. – Kreacher,
alzati, tranquillo. Chiama Winky e Kreacy. Dobbiamo spiegarvi un paio di
cose. – sussurrò Ginny.
- Come desidera
padrona. Ma Kreacher ha paura di quelli. Kreacher non li vuole in casa
dei padroni. – mormorò alzandosi e inchinandosi a Ginny, per nascondere
il bisbiglio.
- Lo so, neanche a
me. – rispose le a voce bassissima, per evitare di farsi sentire dagli
altri. Kreacher raddrizza la schiena e lancia un’occhiataccia ai due
uomini.
- Prego, sedetevi. –
li invitò ad accomodarsi Hermione, tendendo una mano per prendere i loro
mantelli.
- Non ci fermiamo,
signora. Vorremmo solo sapere qual è la posizione all’estero della
camera della signora Agnes, in modo da controllarla in modo efficiente.
–
L’uomo rifiutò
l’invito di Hermione e mosse la testa all’indirizzo della porta.
- Sicuro. Seguitemi,
prego. Gin, fai vedere a Agnes la sua stanza. – disse alla moglie prima
di uscire.
- Certo. Venga
signora. –
Le due donne fecero
fare ad Agnes il “giro turistico” della casa, mostrandole ogni singola
stanza.
- Ecco, questa è la
sua stanza. È un po’ impolverata, ma è tanto che non la usiamo. Chiederò
a Winky di pulirla. Winky! - chiamò Hermione ad alta voce.
Winky comparve
immediatamente accanto a loro. Si voltò verso Ginny, Hermione e Agnes e
fece un inchino profondo per ognuna delle tre donne.
- La padrona
desidera? Chi è questa signora? -
- Agnes. Si fermerà
da noi per un po’ di tempo. Centra con la faccenda dei Mangiamorte. È
una testimone importante. In questo momento hai da fare? –
- No, signora. Winky
stava pensando a cosa cucinare per pranzo. – rispose senza esitazione.
- Ti spiacerebbe
pulire un po’ questa stanza? –
- No, signora. Winky
comincia subito. –
- Ma non ti
preoccupare, cara. Ti aiuto io. – si offrì Agnes, abbassandosi al
livello dell’elfa.
- No, signora Agnes.
Lei è ospite. Winky elfa. Tocca a Winky pulire. –
- Ma... –
- Niente ma, signora
Agnes. Kreacy sta cucinando il te. Intanto Winky pulisce. –
Continuò testarda
Winky, facendo segno alle tre donne di uscire.
- Venga Agnes. C’è
il the. Come lo vuole? – chiese Hermione, uscendo dalla stanza.
- Per me va
benissimo quello che volete voi care. Nella mia vita non ho mai avuto
tante cosa per cui potevo scegliere. Mi adatto molto facilmente. – il
tono di voce della Signora Agnes era intriso di un dolore profondo che
forse aveva a che fare con la sua infanzia.
- Ma ora può
scegliere. –
Anche se il discorso
del The era banale, Hermione voleva dire era che ora può scegliere ciò
che vuole nella sua vita.
- Grazie, Hermione.
– sussurrò Agnes, appoggiando la mano sul braccio della ragazza. Cercò
di cacciare le lacrime dentro gli occhi, ma una sfuggì al suo comando,
scendendo lungo il viso della donna.
- Signora Agnes,
tutto bene? – domandò Ginny preoccupata.
- Certo. Ora
scendiamo a prendere il The? – la signora cercò di mostrare un po’ di
buon umore, facendo un sorriso tirato alle due donne.
- Certo. –
Scesero in salotto
nello stesso momento in cui Harry e Ron rientravano in casa.
- Ehi, hanno visto
la finestra? – domandò Hermione, accompagnando Agnes al divano.
- Si. Sono qui
fuori. Chiunque esca o entri in questa casa devo passare prima sotto il
loro controllo. Sarebbe bene avvertire mamma, Ginny. – consigliò Ron
alla sorella, seduta sul divano.
- Ron, l’avverti tu?
Mi sono appena seduta. – mormorò lei facendo al fratello l’espressione
da cucciola.
- Va bene. E
speriamo che mamma non vada fuori di testa... – sussurrò Ron mentre
saliva le scale per andare in camera sua.
- Ecco il padrone! –
gridò Kreacy entrando in salotto con un vassoio sulla testa. lo prese
tra le mani e lo depositò sul tavolino al centro del salotto.
- Che carina! – Così
cominciò di nuovo il giro di presentazioni.
Trascorsero un
pomeriggio allegro con Agnes, incuranti dei pericoli che incombevano
sempre di più su di loro...
Salve a tutti!!! Intanto SCUSATE!!!!!!!!!!!!! Spero che mi perdoniate
per essere stata così cattiva, ma tra gli esami, la vacanza costretta
con i miei e la vacanza studio in Inghilterra, non ho avuto tempo.
Scusate!!!! Mi devo scusare con Niettolina: scusa tesoro!!! Mi dispiace
tantissimo se ti ho fatto aspettare.... spero che continuerai a leggere
nonostante il ritardo.... :( Risposte alle recensioni:
niettolina: Scusami!!!!! Davvero, scusa!!! Non
volevo deluderti, sei una persona importante nelle mie storie!! Sennò,
chi altro recensisce? No, dai, sto scherzando.... adoro i tuoi commenti.
Spero che il capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirmi. Bacioni
immensi!!! Luna Cullen :) Ilaja:
Wow!!! Benvenuta carissima!!! Quante flautiste!!! Abbiamo la stessa
età!! Wow, quante coincidenze!! io sono autodidatta, studio da sola, i
pezzi che voglio, quando mi va... Ti ringrazio per i complimenti. Anche
a me Agnes piace tanto!! :) P.S. Castel Maggiore??? Mi ricorda
qualcosa... ah!! Mio padre ha suonato parecchie volte a Castel
Maggiore!!! Io sono di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia. Ciauu!!
hele:
Ciau, cara!!! Ho 14 anni e andrò a fare il Linguistico.
Chissà cos'ha trovato... ora lo scopri... Spero che ti sia piaciuto e
che continuerai a leggere. Luna :) Scusa per il ritardo, vedi sopra. :=)
Altair94: Ciau!!! Scusa per il ritardo... Per la
faccenda della Beta, mi piacerebbe, ma in questo momento sono
impegnatissima e con tutto questo caldo non riesco a concentrarmi...
scusa... magari più avanti... mi spiace. Comunque adoro quando sbagliano
a pronunciare i nomi degli oggetti. È troppo divertente. Ciauu!!! Luna
:)
Ora... pubblicità!!
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Grazie a tutti e al prossimo capitolo!
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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
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Capitolo 11 *** Natasha Cole ***
Capitolo 11
Capitolo dedicato a R., mio carissimo amico, per
avermi dato l’ispirazione per il nome dell’ex moglie di Sackville.
Capitolo 11: Natasha Cole
05/03/2005
Quella mattina
Harry e Ron si alzarono tardi.
Almeno per i loro
canoni.
Erano le sette e un
quarto quando Ron scese a fare colazione. Seduta al tavolo della cucina
trovò Agnes, intenta a parlare con Hermione.
- Buon giorno. –
salutò lui stropicciandosi gli occhi.
- Ciao. Come le
stavo dicendo Agnes... – Hermione lo salutò e si rituffò a capofitto
nella conversazione con Agnes.
- Salve a tutti. –
Harry era appena entrato dalla porta della cucina, tenendo per mano
Ginny, ancora mezza addormentata.
- Ciao. –
salutarono tutti. I cinque si sedettero al tavolo, serviti da Kreacher,
che gironzolava in cucina preparando la colazione.
- Mi ci voleva
proprio una dormita come questa. Sono secoli che non dormo decentemente.
– si lamentò Ron, nascondendo con la mano uno sbadiglio.
- Hai perfettamente
ragione. – asserì Harry, sedendosi intorno al tavolo.
- A che ora
dobbiamo essere in ufficio? –
Harry si grattò il
mento, cercando di connettere il cervello.
- Alle otto.
Dovrebbero darci l’indirizzo dell’ex moglie di quel Sackville. Poi
dovremo andare a parlarci, per vedere se ha ancora contatti con l’ex
marito. – spiegò Harry, sbuffando tra una parola e l’altra.
- Wow, che bella
mattinata! – disse Ron sarcastico.
- Cosa ti
aspettavi? Tutto il giorno a tirare freccette sulla foto di Sackville? –
Ron quasi si
soffocò con il caffé che stava bevendo.
- Non sarebbe male.
Me ne faccio stampare una gigante e la appendiamo alla porta. Io voglio
le freccette rosse. – aggiunse Ron, sorridendo.
Scoppiarono tutti a
ridere, compresi gli elfi domestici.
Alle otto, puntuali
come un orologio svizzero, Ron e Harry erano nell’ufficio del Capo,
pronti per andare a parlare con quella donna.
- Allora, ragazzi.
Eccovi la foto e l’indirizzo dell’ex moglie di Sackville. Natasha Cole.
Di professione lavorava in un bar a Diagon Alley e in una discoteca
Babbana. Non chiedetemi perchè faccia due lavori perchè non ne ho idea.
– aggiunse velocemente Roberson.
“Disco-che?” pensò
Ron. Alzò la mano fulmineamente, facendo senza volerlo un’imitazione
perfetta di sua moglie, quando erano ancora a Hogwarts.
- Si, Weasley? –
- Capo, cos’ è la
discotetra o quello che è? –
- Weasley, tua
moglie è di origini babbane fatti fare da lei un bel corso di
babbanologia. Non l’hai seguita a Hogwarts? –
Ron si maledì in
tutte le lingue che conosceva. Due.
- No, signore. Per
mia grande sfortuna ho scelto Divinazione. Maledetta bacchetta. Tutta
colpa sua. Invece che andare a finire su quella stupida materia per
prevedere il futuro, perchè non è andata su Babbanologia? –
Forse non di rese
conto di essere davanti al suo capo e continuò a parlare da solo, come
un matto.
- Ron... – mormorò
Harry, dandogli una gomitata. Lui sembrò finalmente accorgersi
dell’errore commesso: insomma, aveva appena ammesso di aver scelto a
caso le materie a scuola.
- Ops... Mi scusi
Capo. – mormorò mentre arrossiva sulle orecchie, come al suo solito.
- La Discoteca,
Ronald, è un luogo dove i babbani vanno a ballare la sera. C’è la musica
altissima e tutti che ballano. Orribile. Mai andarci Weasley. – disse
il Capo Roberson, con una smorfia di disgusto.
- Bene, lasciamo
perdere la discoteca, questo è l’indirizzo. Attenzione. Non pensate che
sia una passeggiata. E non lasciatevi sfuggire niente di compromettente.
Nel caso che lei sia una complice di suo marito, potrebbe andare a
riferirgli cosa sappiamo. Già che siamo risaliti a lei è un indizio per
loro. Sanno che noi sappiamo parte di quello che loro non vogliono che
noi sappiamo. –
- Bel gioco di
parole, Capo. – scherzò Ron.
- Ron! – lo riprese
Harry, dandogli un’altra gomitata.
“Ma questo non se
ne sta zitto?” pensò Harry arrabbiato. Insomma, sei davanti al Capo!
Ron gli soffiò a
bassa voce qualche parola e poi si girò verso Roberson.
- Scusa, non sono
riuscito a trattenermi. -
- Grazie, Weasley.
Adoro fare questi giochetti. – rise Roberson. Di colpo però la sua
risata si trasformò in un’espressione ferissima. - Ora andate e non
deludetemi. Voglio sapere cosa ne pensate di quella donna. Io affermo
che è uno schianto. –
Roberson non
sarebbe mai cambiato, scherzava in ogni situazione. Non era capace di
tenere un discorso serio senza inserirci dentro qualche imprecazione o
qualche suo giochetto.
Uscirono salutando
il Capo e si smaterializzarono immediatamente.
Apparvero al limiti
di un boschetto. Davanti a loro c’era una grande villa bianca, in parte
nascosta da alcuni grandi alberi. Dava l’idea di essere la casa di
persone di una certa classe sociale, con un certo conto bancario alla
Gringott. Stavano calpestando un vialetto di sassi bianchi e pochi metri
avanti c’era un cancello grigio scuro, che si ergeva davanti a loro.
Ron aveva la bocca
spalancata e fissava la villa. Sembrava che gli uscissero gli occhi
dalle orbite.
- Cavolo! Questa sì
che è una villa di lusso! -
Harry sorrise e
annuì.
- Pensa a quanti
Galeoni hanno questi in banca. -
L’amico avanzò nel
vialetto di ghiaia ridacchiando. Sollevò una mano e si colpì in testa.
- Ci faranno il
bagno. Come in quel fumetto che hai comprato a Victoire un po’ di
tempo... che c’è lo zio del protagonista che nuota nei dollari... –
vedendo l’espressione confusa di Harry, Ron cercò di spiegarsi meglio. –
Dai! Quello dove sono tutti delle papere... -
- Paperino! –
esclamò Harry battendo le mani.
- Esatto! –
- Non so proprio da
dove ti vengano fuori certi paragoni, Ron. –
- È talento
naturale. –
Continuarono ad
avanzare fino a quando non si trovarono a pochi centimetri dal grande
cancello grigio. Da quella distanza il cancello e la casa sembravano
ancora più grandi e maestosi. Harry si grattò il mento pensieroso. Come
diavolo facevano a suonare il campanello se il campanello non esisteva?
- Ron... –
Si girò verso
l’amico ma lui lo interruppe, parlando più velocemente di lui.
- Harry dov’è il
campanello? -
- Era la stessa
cosa che volevo chiederti io. –
Nessuno dei due
sapeva come dovevano entrare.
“Fantastico!”
pensò Harry sbuffando leggermente.
- Magari c’è un
microfono incorporato! Come i telefilm che guardo io! -
“Ci mancava solo
Ron e le sue trovate geniali”
Ron si avvicinò
ancora di più al cancello, quasi toccandolo con il naso, e cominciò a
parlare.
- Buon giorno!
Siamo due agenti Auror del Ministero della Magia. Siamo qui per fare
alcune domande alla signora Sackville. -
“Adesso si
aspetta che il cancello gli rispondi!”
Ma con grande
stupore una voce stanca e rauca gli rispose, biascicando un invito ad
entrare.
- Prego. La
signorina Cole vi sta aspettando. -
- Grazie. Entriamo
subito. – disse Ron come risposta al cancello.
Mai, in tutta la
sua vita Harry si era mai ritrovato a parlare con un cancello. Con un
manichino sì, quello che c’è all’entrata del San Mungo, ma un
cancello. Si voltò verso Ron a bocca spalancata.
- Visto, Harry? I
telefilm Babbani servono a qualcosa. -
L’amico cercò di
ricomporsi e guardò Ron con un’espressione sbalordita.
- Non dirò mai più
niente contro i tuoi telefilm. -
Si voltarono
entrambi quando udirono in forte Clang!. Il cancello si stava
aprendo, per permettere ai due di entrare nel giardino gigantesco della
villa della signorina Cole. Ron oltrepassò la soglia prima delimitata
dal cancello con un’innaturale spontaneità. Harry lo seguì, più timoroso
dell’amico.
Nel viaggio tra il
famoso cancello e la soglia della casa non si rivolsero la
parola, ognuno perso nei suoi pensieri. Ad attenderli, c’era un
maggiordomo dall’aria altezzosa, impeccabile nel suo vestito nero e
camicia bianca. Avrà avuto sui sessant’anni e portava un paio d’occhiali
da vista rettangolari.
- Buon giorno
siamo... -
- Ronald Weasley e
Harry Potter. Chi non sa chi siete voi. – rispose pomposo, non muovendo
alcun muscolo, esclusa la mascella.
- Si. – mormorò
Ron, scocciato.
- Vorremmo vedere
la signorina Cole. – disse Harry, tirando fuori dalla tasca il
distintivo con lo stemma del Ministero della Magia e il suo nome.
- Certo. Se volete
seguirmi. – l’uomo si fece da parte per farli entrare e richiuse la
porta dietro le loro spalle. Davanti a Ron e Harry c’era un lungo
corridoio, con un tappeto rosso che lo percorreva interamente. Appesi
alle pareti c’erano centinaia di quadri, che raffiguravano degli uomini
e delle donne, provenienti da ogni epoca immaginabile.
- Te lo avevo
detto. È una casa di ricconi. – mormorò Ron, all’orecchio di Harry.
- E avevi ragione.
–
Il maggiordomo li
scortò alla fine del corridoio, facendoli camminare sul tappeto. Ad un
certo punto parlò con la sua voce rauca.
- Come mai due
agenti Auror vengono a trovare la signorina? È successo qualcosa di
grave? -
- No, signor... –
- Frederick. –
- Perfetto. Non si
preoccupi per la signorina. Dobbiamo solo farle qualche domanda riguardo
ad un nostro importante caso che ci hanno incaricato di risolvere. –
spiegò Harry, senza far trapelare niente con il maggiordomo.
- Certamente.
Volete lasciarmi i vostri mantelli? – chiese cortese.
- Grazie. – Harry e
Ron si tolsero i mantelli e li consegnarono all’uomo. Il signor
Frederick scioccò due volte le dite e immediatamente apparve su corse
una donna giovane, sui venticinque anni.
- Hilary, portali
nel guardaroba. Attenta, sono dei signori Auror. – ordinò il
maggiordomo.
- Certo, signor
Frederick. – la ragazza rivolse a Harry e Ron un sorriso timido e prese
dalle braccia del maggiordomo i mantelli.
- Grazie,
signorina. –
- Si figuri, signor
Potter. – rispose lei in un sussurro. Rivolse un cenno di saluto ai due
e se ne andò più in fretta che poté.
- Prego, da questa
parte. – li invitò il maggiordomo. Aprì la porta e li fece entrare in un
salotto. Anche questo era bellissimo: quasi tutto era bianco, tranne i
mobili, sicuramente di un legno pregiatissimo.
- Attendete qui. La
signorina Cole sarà qui a momenti. –
Il signor Frederick
si inchinò leggermente e lasciò soli Harry e Ron nella stanza.
Alla loro destra
c’era un lungo tavolo con sopra una miriade di soprammobili e una
lampada dorata. Davanti a loro due divani bianchi erano posizionati ad
angolo retto e di fronte ad essi c’era un tavolino con sopra un grande
mazzo di fiori. Al posto della parete c’era una grande vetrata che
mostrava lo stesso boschetto dove Harry e Ron si erano smaterializzati
quindici minuti prima.
Harry non fece in
tempo ad osservare tutta la stanza dei minimi particolari che la
signorina Natasha Cole entrò, avvolta in un vestito dorato lungo fino ai
piedi che brillava quando i raggi di sole che filtravano dalla finestra
lo colpivano. Aveva dei guanti bianchi che le arrivavano fino al gomito
e grazie a questi e alle maniche a tre quarti del vestito, non
lasciavano intravedere nessun lembo di pelle. Era una donna molto bella,
con dei lunghi capelli biondi (“Sicuramente tinti” pensò Ron) e dei
vertiginosi tacchi a spillo.
- Buon giorno,
signorina Cole. Siamo... –
- Harry Potter e
Ronald Weasley. – li interruppe lei.
“Certo che non
riusciamo a presentarci senza che qualcuno ci interrompa!” pensò
Harry leggermente
scocciato.
- Cosa ci fate a
casa mia? – domandò con aria diffidente.
- Possiamo sederci?
– domandò Harry, indicando i due divani.
- Oh, certo, che
maleducata che sono. Ovviamente. Prego accomodatevi. – li invitò,
prendendo posto su un divano. Harry e Ron si sedettero sull’altro e
cominciarono a porre qualche domanda alla donna.
- Vede, signorina
Cole. Siamo qui per chiederle alcune notizie di suo marito. –
- Ex marito, signor
Weasley. Siamo divorziati da tre anni. Mi ha sposata per i miei soldi e
io, da cretina, scusate per la parola, me ne sono accorta troppo tardi,
quando aveva sperperato quasi metà del mio conto bancario. Non ho mai
avuto problemi economici. Ho sempre vissuto nel lusso, e quel lurido
verme mi stava rovinando. – sputò fuori la signorina Cole. Il tono che
stava usando stonava con la sua bellezza e non sembrava che quelle
parole stessero veramente uscendo dalle sue labbra, ricoperte da uno
spesso strato di rossetto rosso scuro.
- Quindi, possiamo
dire che non vede e non sente più suo marito da un po’ di tempo... –
Lei rise, ma fu una
risata finta, piena di rabbia.
- Quel verme lo
vedo in tribunale tutti i mesi. Devo mantenerlo io. -
Harry e Ron si
guardarono un attimo e decisero di scendere ancora di più nei
particolari nella vita della signorina e di suo marito.
- Era a conoscenza
dei precedenti penali del suo ex marito? – domandò Ron, senza un
briciolo di tatto. Forse non era stata una buona idea sbatterle un
faccia una notizia così.
- Si, si! – esclamò
lei, infervorandosi. Si alzò in piedi di scatto e cominciò a camminare
nervosamente avanti e indietro. – L’ho saputo il giorno prima del
matrimonio. Ma sapete, io ero innamorata di lui, in quei lontani cinque
anni fa, e ho pensato che non me importava. Era cambiato, era soltanto
un ragazzo quando aveva fatto quelle cose. Ora aveva messo la testa a
posto e si stava sposando con me. Evidentemente mi sbagliavo. – disse
lei con disprezzo. Sembrava che stesse parlando nel minestrone andato a
male e non del suo ex marito. Di colpo, la sua espressione cambiò.
Sembrò che la rabbia che aveva in corpo fosse sparita in un battito di
ciglia e si era trasformata in dolore. Tremante si risedette sul divano,
sotto lo sguardo sorpreso di Harry e Ron. Harry lasciò da parte un
attimo il blocco degli appunti che aveva per prendere appunti e si
sporse verso la donna.
- Signorina, tutto
bene? –
- Si. Voi siete qui
per scoprire che razza di mascalzone era il mio caro maritino e avete il
diritto di sapere tutto. Potrei essere arresta per aver ostacolato le
indagini se non vi rivelo tutto quello che so e diciamocelo, non ci
tengo proprio. –
- Mi spiace farle
rivivere brutti ricordi, ma è il passato. Cerchi di cancellarlo dalla
sua memoria. – le consigliò Ron. Lei rise, tetra.
- Lo so. Il
problema è che ha lasciato segni indelebili su di me. – mormorò lei, con
le lacrime agli occhi.
- Si spieghi. –
disse Ron, duro. Harry gli diede una gomitata nelle costole e lui
aggiunse. – Per favore. –
- Certo. Già un
mese dopo che eravamo sposati, lui cominciò a... a picchiarmi. –
Harry e Ron
spalancarono gli occhi e lei se ne accorse. – Che cosa pensavate, che
fosse un ragazzo tranquillo? La prima impressione è proprio questa.
Quella del bravo ragazzo. –
- Continui, la
prego. – la incitò Harry, cercando di non farle sentire la pressione da
interrogatorio.
- Prima cominciò a
picchiarmi solo quando facevo qualcosa che non andava, poi ogni volta
che era di cattivo umore. In sostanza: sempre. Mi ha lasciato questa. –
si avvicinò a Harry e Ron per mostrare loro una cicatrice bianca che
aveva sulla guancia.
- Non si nota tanto
perchè ho fatto un sacco di abbronzature artificiali, babbane, per
nasconderle, oppure ora ne sarei ricoperta. – continuò con la voce
incrinata dal dolore che stava provando al ricordo di tutti quei
momenti.
- Mi scuso per
l’abbigliamento, ma era l’unico vestito che avrebbe coperto le
cicatrici. Le uniche cicatrici che non sono riuscita a nascondere
parzialmente. – disse indicando il suo abito. Si piegò e tirò su in
vestito fino a metà coscia. Aveva le gambe completamente devastate,
piene di cicatrici. Formavano strani disegni curvi. Natasha guardò anche
lei le sue gambe. Ron non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Sapeva che era maleducato, ma era uno scempio terribile.
Lei buttò giù il
vestito e cominciò a togliersi i guanti. Sull’ avambraccio sinistro
aveva tre segni bianchi che lo percorrevano tutto.
- Questi li ha
fatti con la magia. Mentre queste sul viso o sul collo me le ha
procurate con le sue mani, per queste ha usato la bacchetta. Io mi
difendevo come potevo, non sono mai stata brava a combattere. – disse
con un sorriso tirato.
- Non è mai andata
al San Mungo? – domandò Ron, rivolgendole uno sguardo dispiaciuto.
- Non mi lasciava
neanche uscire da casa. Ogni volta che ci provavo mi beccavo tutti i
suoi pugni. Voi... non sapete com’è stato. – la signorina si nascose il
viso tra le mani cominciando a singhiozzare. – Era... terribile vivere
così. Non... poteva... essere definito... vivere. – disse tra i
singhiozzi. – Io rivivo ancora questo trauma. – gridò alzandosi in piedi
di scatto, facendo sussultare sia Harry sia Ron. – Io mi sveglio di
notte urlando, per un incubo! Ho eliminato tutto quello che era suo da
questa casa. Ogni singola cosa. –
- Non ha pensato di
chiedere aiuto a qualcuno? –
- No. Ho cercato di
superare il trauma da sola, con il mio maggiordomo e Hilary. Ormai non è
una dipendente, è una mia amica. Non siamo più padrone e servo. Io
cucino e pulisco la casa. Noi facciamo tutto insieme. Sono le uniche
persone di cui ho voluto l’aiuto. –
- Non ha paura che
ritorni da lei? – domandò Harry. Non era una domanda molto
tranquillizzante, ma doveva farla alla signorina.
- Intende non in
tribunale? Qui a casa mia? No. So che non verrebbe più qui, ha il suo
giro di amici. Se si possono essere definiti così. –
- Cosa intende per
“il suo giro di amici”? – domandò Harry riafferrando il blocco degli
appunti.
- Quando eravamo
spostati usciva tutte le sere e tornava anche alle quattro del mattino.
Tante volte sono venuti a cena da noi i suoi amici, mascalzoni quanto
lui. Sono sicura che centrino con le Arti Oscure. – affermò lei
convinta.
- È sicura di quel
che dice? – domandò Harry. – Guardi che ha appena affermato che il suo
ex marito fa parte di una compagnia di seguaci delle Arti Oscure. –
- Certo, ne sono
sicura. –
- Bene, noi abbiamo
finito. Lei si tenga a disposizione, non lasci la città senza il nostro
permesso. È possibile che suo marito torni a cercarla. – concluse Harry
alzandosi in piedi, seguito da Ron.
- Perchè? Io vi ho
raccontato tutto, ma ora voglio sapere perchè lo cercate? Cos’ha
combinato questa volta? –
Ron si guardò
intorno, mentre Natasha sbuffava.
- Tanto non c’è
nessuno... –
- Sospettiamo che
suo marito centri qualcosa con quegli attacchi dei Mangiamorte che si
sono verificati negli ultimi giorni. – mormorò Ron. La signorina Cole
spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca.
- State scherzando!
–
- Mi spiace
signorina, ma ci sono le prove. Vede in teoria noi non avremmo dovuto
dirle niente, ma mi sembrava corretto che lei sapesse. –
La signorina Cole
tolse la mano che aveva di fronte alla bocca e cercò di strappare
qualche informazione in più ai due uomini.
- Ma posso sapere
anche i dettagli? -
- Mi spiace, ma
sono riservati. La sua testimonianza è stata preziosissima per noi. La
ringrazio di cuore e si tenga a disposizione. Forse la chiameremo per
stendere un verbale. – disse Harry avviandosi verso la porta, con Ron
dietro di lui. – È inutile burocrazia, ma dobbiamo adempire ai nostri
doveri. Arrivederci, signorina Cole. – salutò Harry, uscendo dalla
stanza.
- Arrivederci. –
rispose lei.
Non appena Harry e
Ron furono usciti dalla stanza, apparve il maggiordomo, il signor
Frederick.
- I vostri
mantelli, signori. – l’uomo porse loro i mantelli e cominciò a camminare
verso la porta, per accompagnarli fuori. - Ho sentito la signorina
gridare. Tutto bene? -
- Certo, signor
Frederick. Abbiamo solo dovuto fare delle domande non troppo piacevoli
alla signorina. – rispose stizzito Ron. Quell’uomo proprio non gli
piaceva, sembrava Piton in versione settantenne! Anche la camminata...
era identica!
Terrificante!
- Capisco. –
borbottò lui, sfregandosi il mento. Senza aggiungere un'altra parola, li
accompagnò all’uscita. Aprì la porta e fece cenno a Harry e Ron di
uscire.
Quando sentì il
crack della loro smaterializzazione, mise una mano in tasca e tirò
fuori un cellulare. Pigiò alcuni tasti e attese. Dopo qualche secondo
mormorò qualche parola:
- Capo Bancroft,
abbiamo un problema. Auror. Sono venuti a ficcare il naso. - disse in
modo spregevole. Il signor Frederick tornò nella sua stanza continuando
a parlare al cellulare, un gesto poco consueto nel Mondo Magico.
Lui però non sapeva
che dietro una porta era nascosta Hilary, la piccola cameriera, che si
stava tenendo una mano davanti alla bocca e che aveva sentito tutto.
Salve a tutti!
Scusate per il ritardo, ma mi sono presa qualche
settimana di vera vacanza... senza pensare alle mie storie (non è
propriamente vero, ma sono dettagli) e mi sono rilassata... avevo
bisogno di staccare un po'... spero che mi perdoniate...
Allora.. d'ora in poi aggiornerò con regolarità,
internet permettendo.
Grazie mille a tutti quegli angeli che hanno messo
la mia storia tra le seguite, preferite e chi mi ha inserito come autore
preferito.
GRAZIE a tutti quanti.
Ora, risposte alle recensioni!!
niettolina:
Grazie, cara per tutto il sostegno che mi dai... mi
spiace per l'aggiornamento... ma avevo veramente bisogno di staccare.
Grazie per leggere così appassionatamente le mie storie. GRAZIE!!! Luna.
Ilaja:
Hey!! Bella l'Irlanda... mi piacerebbe andarci!! E così
anche mio padre è un artista... mia madre è disperata... Sackville ti
piace... ti avverto che lo tratterò molto male nel corso della storia...
alla prossima!!
hele:
Grazie mille per avermi corretto l'errore!! Ho
revisionato tutto il capitolo e l'ho postato corretto. Grazie, era
scappato anche alla mia beta!! Grazie ancora!! Ciauu!! Luna
Altair94:
Grazie per i complimenti e Agnes... beh... scoprirai
cosa succede... non posso dirti niente... I due Auror fuori da casa
Potter... Harry provvederà a sistemare tutto... non so bene neanche io
se farli buoni o cattivi, per dirla semplicemente. Grazie ancora per i
complimenti e al prossimo capitolo!!
Ora... pubblicità!!
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Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Grazie a tutti e al prossimo capitolo!
Campagna di Promozione
Sociale -
Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
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Capitolo 12 *** Hilary Matthew ***
Capitolo 12
Capitolo 12:
05/03/2005
[- Capo Bancroft,
abbiamo un problema. Auror. Sono venuti a ficcare il naso. - disse in
modo spregevole. Il signor Frederick tornò nella sua stanza continuando
a parlare al cellulare, un gesto poco consueto nel Mondo Magico.
Lui però non
sapeva che dietro una porta era nascosta Hilary, la piccola cameriera,
che si stava tenendo una mano davanti alla bocca e che aveva sentito
tutto.]
La ragazza uscì dal
suo nascondiglio e rimase in mezzo al corridoio, ricoperto dal lungo
tappeto rosso.
Cercò di connettere
il cervello e di trovare la soluzione al problema.
“Il signor Frederick!
Tradisce la signorina Natasha!” pensò lei. “Forse mi conviene dirlo a
Natasha... meglio avvertire qualcun’ altro... Ma chi?”
Improvvisamente le
vennero in mente i due uomini che erano appena andati via. Harry Potter
e Ronald Weasley. Erano le persone più adatte a cui dire una rivelazione
del genere. Hilary non perse tempo prezioso e corse in camera sua,
cercando di fare meno rumore possibile. La sua camera era piuttosto
piccola, con un letto addossato alla parete destra e un armadio davanti.
Alla destra del letto c’era una finestra, nascosta da un paio di tende
fatte a mano.
Hilary si cambiò,
vestendosi con un vestito di lana pesante. Si pettinò i lunghi capelli,
indossò un cappellino molto grazioso e si capì le spalle con un mantello
nero. Aprì la porta della stanza e fece capolino con la testa, per
controllare che non ci fosse nessuno. Attraversò il corridoio che
portava alla sua stanza a testa bassa, stringendosi nel mantello. Uscì
dalla parte della casa rivolta verso sud, dove erano collocate tutte le
camere, e sboccava sul famoso corridoio all’entrata. Controllò che
nessuno la seguisse e camminò velocemente verso il portone. Lo aprì,
uscendo all’aria aperta. Lo richiuse alle sue spalle e dopo aver
minuziosamente controllato intorno a se, si smaterializzò.
Riapparve nello
spazioso atrio del Ministero della Magia, correndo subito verso il primo
ascensore che trovò.
In un battibaleno le
porte si aprirono di nuovo, rivelando il secondo livello del Ministero.
Era un lungo corridoio nero, con delle porte ai lati.
Hilary uscì un po’
incerta dall’ascensore, intimorita dal luogo. Non appena si trovò da
sola sul buio corridoio, ripensò alla scelta di venire al Ministero a
denunciare ciò che aveva sentito. Ma poi ripensò all’opuscolo mandato
dal Ministero qualche giorno prima che incoraggiava la popolazione
magica a denunciare qualunque fatto fosse ritenuto da loro sospetto.
Fece un lungo
sospiro e vece un passo in avanti. Non fece tempo ad avanzare neanche di
qualche altro passo che un giovane Auror si presentò davanti a lei,
facendole un inchino.
- Buon giorno,
signorina. Desidera? – le domandò cortese.
- Buon...buon
giorno. Sono Hilary Matthew, cerco il signor Potter e il signor Weasley.
– disse la ragazza con voce insicura.
- Certamente. La
conduco immediatamente da loro. Mi segua, la prego. –
Hilary si soffermò
ad osservare bene il giovane davanti a lei. Era un ragazzo molto carino,
con dei capelli biondo cenere e dei penetranti occhi azzurri.
L’Auror la condusse
attraverso una moltitudine di porte, fino all’ultima con appesa una
targhetta con scritto in una bella calligrafia in corsivo:
Harry Potter e Ronald Weasley
Il ragazzo carino
bussò alla porta e ci fu invitato di entrare. L’Auror spalancò la porta,
rivelando un ufficio. Sia a destra che a sinistra c’era una scrivania,
con due sedie, sulle quali erano seduti i signori Potter e Weasley.
- Buon giorno,
signori. Qui con me c’è la signorina Hilary Matthew, che vorrebbe
parlare con voi. – la annunciò.
La facce di Harry e
Ron erano perplesse. Nessuno dei due sapeva chi fosse questa Hilary. La
ragazza, vedendo le loro espressioni confuse si fece avanti.
- Sono la ragazza
che oggi ha portato via i vostri mantelli a casa della signorina Nata...
-
- Certo! – la
interruppe Ron in modo da non farle continuare la frase. Non potevano
permettersi che qualcun’altro al di fuori di poche persone venisse a
conoscenza di tutto il progetto. Ron indicò la sedia di fronte a lui. –
Prego! Si sieda qui! Lei può andare. Grazie di averla accompagna qui. –
Ron scacciò a malo modo il giovane Auror.
Il ragazzo fece un
cenno di consenso e si ritirò. Hilary si sedette dove le era stato
indicato, leggermente in soggezione.
Harry, si alzò ed
estrasse la bacchetta. La ragazza gli rivolse un’occhiata spaventata,
preoccupandosi che Harry volesse usarla contro di lei. Invece lui la
puntò sulla porta e borbottò:
- Muffliato! Io di
quel ragazzo non mi fido... – aggiunse poi a voce più alta.
Raggiunse la
scrivania di Ron lentamente, prendendo posto vicino a Hilary.
- Allora, signorina
Matthew, a cosa dobbiamo la sua visita? – domandò cortese Harry, non
immaginando lontanamente il problema.
- Sono qui per
denunciare il maggiordomo della Signorina Cole. Il signor Frederick.
Sono sicura che centri qualcosa con le arti oscure. – disse lei sicura.
Harry e Ron
sobbalzarono e strabuzzarono gli occhi.
- È veramente sicura
di ciò che dice? Non è la prima persona che ha capito fischi per
fiaschi. -
“Pensano che io sia
matta... cose da pazzi!”
Hilary scosse la
testa e ripeté con convinzione ciò che aveva detto meno di un minuto
prima.
- Non sono pazza!
Dovete credermi! – la ragazza alzò un po’ la voce, leggermente alterata
per il fatto che non le credevano. – Ho sentito il maggiordomo che
parlava a quel coso babbano... il feletono! -
- Intende dire il
Telefono? - la corresse Harry.
- Esatto. Ha detto:
“Abbiamo un problema. Gli Auror sono venuti a ficcare il naso.” Perchè
non mi credete! –
- Ma noi le
crediamo, il fatto è che, insomma poteva dircelo, quando eravamo dalla
signorina Cole! Come mai si è disturbata a venire qui? – chiese Ron,
sospettoso. Quando aveva visto quella ragazza per la prima volta aveva
pensato che non fosse completamente sana di mente. E aveva un po’ di
dubbi sulla veridicità delle sue parole.
- Perchè, non appena
voi siete usciti ha usato quell’aggeggio e ha chiamato questo “Capo
Bancroft”!!! – urlò lei, alzandosi di scatto.
Era sempre stata una
persona calma, non le era mai successo di perdere il controllo in quel
modo.
Rimase ansante in
piedi a guardare le facce d’un tratto cadaveriche dei due Auror.
- Può... può
ripetere, prego? – domandò Harry boccheggiando.
- Cosa? –
- Ha detto Bancroft?
Ne è sicura? –
- Si, ma insomma mi
volete dire cosa sta succedendo! –
- Signorina, credo
che la sua signora, la signorina Cole sia in grave pericolo. Non c’è
tempo da perdere. Venga con noi. –
Sia Harry che Ron
avevano capito tutto, quando la ragazza aveva pronunciato il famoso
nome: Bancroft. Era lui, era lui a capo di tutto e ora la signorina
Natasha Cole era in serio pericolo.
I due uomini si
alzarono di scatto, afferrando i mantelli e prendendo per un braccio la
povera Hilary che, di tutta quella faccenda, non ci stava capendo
niente.
I tre uscirono
dall’ufficio e cominciarono a camminare velocemente verso l’ufficio del
Capo Robbarts.
- Dove stiamo
andando? – domandò spaventata la ragazza.
- Dobbiamo parlare
con il Capo, prendere una squadra e andare a casa sua. – le spiegò in
fretta e furia.
Entrarono
nell’ufficio di Robbarts e dieci minuti dopo erano fuori, con una
squadra di Auror davanti a loro.
- Ragazzi, è una
missione molto rischiosa. Vedete di darci dentro. – furono le ultime
parole, prima che chiudesse la porta del suo ufficio.
- Bene, squadra, il
rischio di non riuscire a smaterializzarci è molto alto, quindi dobbiamo
usare le scope. – ci fu un mormorio di scontento da tutti i ragazzi
davanti a loro tre. Hilary era aggrappata al braccio di Harry,
terrorizzata. – Lo so, ma è probabile che il maggiordomo abbia attivato
tutti i sistemi di sicurezza. Hilary verrà con noi, solo lei può
conoscere bene la villa. Usciamo fuori. – ordinò Harry, che si mise in
testa, con Ron e Hilary e guidò la squadra fuori dal Ministero.
Una volta fuori
dall’edificio semisotterraneo, si misero in formazione per partire, con
Harry e Ron in testa, mentre Hilary al centro, aggrappata ad un giovane
Auror.
Le scope non erano
decisamente il suo mezzo di trasporto preferito.
Così la ragazza
chiuse gli occhi, appoggiandosi alla schiena del ragazzo davanti a lei.
Il viaggio non fu tanto lungo, e dopo venti minuti circa, in cui la
giovane ragazza aveva tenuto sempre gli occhi chiusi, atterrarono nel
familiare boschetto vicino alla villa della signorina Cole.
- Ragazzi,
circondate la casa. Fate un modo che non ci siano via di fuga. Fate un
incantesimo Gnaulante. – mormorò Ron agli altri Auror.
- Agli ordini. –
- Squadra 1, qui con
me. Dobbiamo penetrare in casa. – ordinò Harry, mentre alcuni Auror
eseguivano il comando di Ron. Gli Auror rimasi si raccolsero intorno a
Harry in attesa d’ordini precisi.
- Chi è tra voi
l’ultimo arrivato? – domandò Ron guardando tra i suoi compagni. Si fece
avanti un ragazzo sui diciotto anni, camminando con un portamento fiero
e fermandosi a pochi centimetri da Ron.
- Io, signor
Weasley. – esclamò mettendosi sull’attenti.
- Perfetto. Tu
proteggerai la signorina Hilary, quando entreremo nella casa. Devi
difenderla a tutti i costi. Hai capito? – gli spiegò Ron, indicando la
ragazza che tremava impaurita accanto a Harry.
- Sì signore. – il
giovane si avvicinò a Hilary, prendendola sottobraccio. Lei arrossii e
abbassò la testa.
- Bene, ora
entriamo. Jackson, vieni con Hilary. – ordinò Harry. – Ragazzi pronti ad
attaccare. Dobbiamo trovare immediatamente la signorina Cole. Prima il
Capo Robbarts vi ha fatto vedere la foto. Ora, andiamo. – Harry e Ron si
misero in testa alla formazione a triangolo creata dagli Auror e
uscirono dal fitto boschetto.
La luce del sole li
colpì tutti in faccia, facendo strizzare loro gli occhi. Marciarono
imponenti fino a quando tutti gli Auror non furono allo scoperto, fuori
dal bosco.
- Signor Jackson,
non sarebbe meglio fare tutto di nascosto? – domandò Hilary
aggrappandosi forte al braccio del giovane Auror.
- Non dubiti dei
signori Potter e Weasley. Sanno bene cosa stanno facendo. – le rispose
Jackson, ammiccando verso di lei. Hilary arrossì e distolse lo sguardo.
- Signorina Hilary,
conosce un’entrata nascosta? Magari dalla cucina? – domandò Ron. Hilary
cercò di ricordare, quando le venne in mente l’entrata nascosta che
usava sempre all’inizio della sua permanenza alla grande villa per
uscire a fare una passeggiata.
- Certamente. Ve lo
mostro immediatamente. Dubito che qualcuno lo conosca, a parte io. È
fuori dal perimetro della villa protetto dall’incantesimo, perchè io
riuscivo sempre a scappare. È la vecchia cucina della villa. Ormai non
viene più usata. – spiegò lei.
- Ci faccia strada.
–
Con Hilary in testa
alla formazione, svoltarono a destra, percorrendo il perimetro della
gigantesca villa. Il solo di mezzogiorno batteva sulle loro teste,
mentre camminavano in silenzio perfetto. Incontrarono alcuni Auror,
incaricati si sorvegliare il perimetro della casa.
Ad un certo punto
del tragitto Hilary si fermò.
- Eccoci qui. –
disse puntando il dito davanti a lei.
Mentre prima aveva
camminato seguendo il muro imponente che proteggeva la casa, ora si
trovavano davanti ad una piccola casetta di legno, al di fuori del muro.
- Ma è fuori dalla
casa! – esclamò Ron. Hilary lo guardò male e avanzò verso il piccolo
edificio. Improvvisamente un uomo spuntò fuori dalla cucina e si fermò
davanti a loro. Era piuttosto giovane, sui trentacinque anni, e si
cominciavano a vedere sul suo viso ora contrassegnato da un’espressione
perfida, i segni dell’età.
“È invecchiato
precocemente.” Pensò Ron, guardando l’uomo. “Ecco cosa porta essere un
Mangiamorte. Invecchi subito”
- Credevate che
fosse così semplice entrare in questa villa? ILLUSI! – urlò puntando la
bacchetta verso di loro.
- Ragazzi fatevi
sotto!!! – urlò Harry sfoderando la bacchetta. – Jackson! La ragazza! –
Il giovane Auror
trascinò via la ragazza prima che qualsiasi incantesimo potesse
colpirla.
Quando il primo
Auror scagliò l’incantesimo, apparvero un’altra decina di uomini,
vestiti con un lungo mantello nero e un cappuccio sul viso: la classica
divisa da Mangiamorte.
E la battaglia
cominciò, Auror contro Mangiamorte. Jackson si mise davanti alla giovane
ragazza per proteggerla, vigile e attento.
Purtroppo un
mangiamorte si avventò su Jackson e la ragazza. Prontamente il giovane
Auror si mise davanti a lei per proteggerla.
Il suo avversario
sorrise, convinto di avere la vittoria in tasca. Jackson non si lasciò
distrarre da niente, mentre teneva la bacchetta puntata verso il petto
del nemico.
- Sfupeficium!! –
gridò il mangiamorte, sporgendosi in avanti.
- Protego! –
Jackson parò
l’incantesimo e cercò anche lui di colpire l’avversario.
- Expelliarmus! -
- Giovanotto,
dovresti aver imparato qualcosa al corso per Auror, invece sei solo un
marmocchio. – ghignò l’altro. Jackson, verde di rabbia, strinse più
forte la bacchetta in mano.
- Ora ti faccio
vedere di cosa sono capace. – minacciò il ragazzo. Scagliò un altro
incantesimo, non pronunciandolo ad alta voce.
Ma l’uomo davanti a
lui, fu più veloce e lo schivò colpendo con una fattura Jackson.
Lui si piegò dal
dolore, cercando di proteggere la ragazza. Mentre il mangiamorte rideva,
si rialzò in piedi e urlò.
- Stupeficium!!! -
Il mangiamorte lo
schivò ancora e gridò anche lui:
- Expelliarmus! -
La bacchetta di
Jackson volò lontano e lui spalancò gli occhi. Ma li richiuse
immediatamente quando vide l’uomo farsi avanti senza scrupoli per
ucciderlo e prendere la ragazza.
Si spostò
leggermente, per quanto poteva con il braccio ferito, per coprire Hilary
con il suo corpo. Tenne gli occhi chiusi aspettando la morte... ma lei
non venne.
Lentamente aprì un
occhio solo e controllò la situazione.
Hilary aveva la
bacchetta sfoderata e tremava di paura. Jackson spostò lo sguardo da lei
al mangiamorte che avrebbe dovuto trovarsi davanti a loro. Lo vide
disteso per terra, svenuto.
- Oh. – mormorò
Hilary, sconvolta. Era in stato di shock.
- Signorina Hilary,
la prego molli la bacchetta. – sussurrò Jackson. Temeva che lei potesse
colpirlo. La ragazza sembrò non sentirlo e continuò a tenere la
bacchetta alta.
Con un grande
sforzo, Jackson si alzò da terra e le poggiò la mano del braccio sano
sulla spalla. Lei finalmente parve riscuotersi e lo guardò con gli occhi
spalancati.
Improvvisamente lo
abbracciò, singhiozzando sulla sua spalla.
“Per fortuna non è
quella ferita.” Pensò Jackson, mentre avvolgeva il piccolo corpo della
ragazza con un braccio.
- Su, signorina...
si calmi. – cercò di consolarla Jackson. Finalmente la signorina si
staccò dall’Auror, ancora singhiozzante.
- Mi scusi. Non
avrebbe dovuto assistere. – biascicò lei.
- Si figuri. –
Jackson non fece tempo a dire altro che Harry apparve vicino a loro, con
la bacchetta sfoderata e un’espressione vittoriosa in volto.
- Signorina Hilary?
Jackson? Tutto bene? – domandò lui avvicinandosi preoccupato alla
ragazza, mentre il giovane Auror crollava sull’erba, ferito
dall’incantesimo scagliato dal Mangiamorte.
- È ferito, signor
Potter. – sussurrò Hilary accucciandosi accanto al corpo del giovane
disteso sull’erba. – Bisogna chiamare qualcuno. –
- Lo so. Ora Ronald
sta mandando un gufo al San Mungo, anche noi abbiamo dei feriti. Niente
di grave, ma stanno perdendo un sacco di sangue. – spiegò Harry, mentre
Jackson gemeva dal dolore. – Tranquillo ragazzo. Arriveranno subito. –
- Gr... grazie
signor Potter. – rispose lui, sforzandosi di parlare correttamente.
- Chiamami Harry.
Siamo una squadra. – gli sorrise Harry, mettendogli una mano sulla
spalla sana.
In pochi minuti
arrivarono i guaritori del San Mungo per portare via i feriti e
caricarono il giovane Jackson sull’“autoambulanza” che usavano come
copertura.
- Signor Potter? –
domandò la ragazza, mentre i guaritori controllavano i feriti. – Avete
sconfitto i Mangiamorte? -
- Si, Hilary. Ma non
riusciamo ad entrare in casa. Abbiamo chiamato una squadra speciale e si
stanno dando da fare. Speriamo di riuscire ad entrare il prima
possibile. – le spiegò Harry, portandosi una mano alla fronte.
- Signor Potter!
Signor Weasley! Ci siamo riusciti!! Presto venite! –
Urlò una voce. Harry
spostò velocemente la mano e sul suo viso apparve un’espressione che
Hilary non riuscì bene a decifrare: sembrava tra il contento e il
preoccupato, come se avesse paura di cosa lo aspettasse dentro la casa.
- Andiamo. – le
disse Harry, con voce roca. Hilary si sporse verso di lui, afferrandolo
per un braccio. Harry sorrise leggermente.
- Non avere paura,
Hilary. –
Le disse prima di
raggiungere gli altri ed entrare nella grande e misteriosa villa della
signorina Natasha Cole.
Salve a tutti!!
Ho deciso di alzare il Rating della storia ad
Arancione... ho progettato dei capitoli che avranno bisogno di questo
rating. Spero che a nessuno dia fastidio...
Com'è il capitolo? Vi è piaciuto?? La faccenda si
fa complicata... per la mia felicità...
Grazie a tutte le persone che hanno inserito la mia
storia tra le preferite, seguite e ricordate e chi mi ha inserito tra
gli autori preferiti.
Grazie, Grazie e ancora Grazie.
Ora, risposta alla recensione:
niettolina:
Ciauuu!! Che bello!! Adoro le tue recensioni!!!
Grazie mille per tutti i complimenti e spero che questo capitolo ti sia
piaciuto. Ho dovuto prendere due settimane di ferie, ho scritto tutta
l'estate... ho passato quelle deu setimane a guardare Numb3rs... tutte
le stagioni.... hihihi!! A presto e grazie ancora!!!
Pubblicità!!!
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Montepulciano (FanFiction su Attori)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Marry Me
Numb3rs)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
Campagna di Promozione
Sociale -
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'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
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Capitolo 13 *** La Casa ***
Capitolo 13
Capitolo 13:
05/03/2005
[- Andiamo. – le
disse Harry, con voce roca. Hilary si sporse verso di lui, afferrandolo
per una braccio. Harry sorrise leggermente.
- Non avere
paura, Hilary. –
Le disse prima
di raggiungere gli altri ed entrare nella grande e misteriosa villa
della signorina Natasha Cole.]
Attraversarono il
campo di battaglia, disseminata di corpi privi di sensi dei Mangiamorte.
Hilary rabbrividì di fronte a quel poco piacevole spettacolo.
Finalmente, dopo aver sorpassato l’ultimo cespuglio, la ragazza riuscì a
vedere tutte le truppe degli Auror, radunati in un cerchio. Non appena
li vide arrivare, Ron lasciò il gruppo formato dai suoi colleghi per
andare incontro a Harry e Hilary.
- Signorina Matthew,
tutto bene? – le domandò preoccupato.
- Si. – sussurrò
lei, pianissimo. – Non posso dire lo stesso del vostro Auror Jackson. Si
è ferito per colpa mia. –
- È il suo lavoro.
Lui era stato incaricato di proteggerla e lo ha fatto. – le spiegò Harry
gentile. – E poi lei gli ha salvato la vita. Se lei non avesse
schiantato il Mangiamorte, ora lui sarebbe morto e non con solo una
spalla fratturata. -
Hilary guardò Ron e
Harry negli occhi, spostando lo sguardo da loro alla punta delle sue
scarpe. Un auror si staccò dal gruppo e si avvicinò ai tre, togliendosi
il capello da mago che indossava.
- Signor Potter,
signor Weasley vogliamo entrare? Ora è sicuro. – disse balbettando
leggermente, un po’ imbarazzato.
“Eccone un altro.”
Pensò Ron. “Sempre imbarazzati se sono davanti a noi. Ma dico io, state
tranquilli!”
- Certo. Procedete.
Ah, vorrei un’altro Auror abbastanza esperto che proteggesse la
signorina Matthew. Se stesse vicino a me o a Ronald potrebbe essere
pericoloso per lei. – ordinò Harry al giovane. Questo arrossì e si
inchinò leggermente per poi fare dietro front e tornare con un altro
Auror. Era giovane con dei capelli color miele, piuttosto basso, timido
e impacciato. Diciamo che in apparenza non aveva nessuna delle
caratteristiche del “modello Auror”, ma in alcune occasioni sapeva
tirare fuori il vero leone che era in lui.
Harry, Ron e Hilary
si avvicinarono al gruppo di auror radunato poco più avanti di loro.
- Potter! Eccola
qui! – un uomo basso e grassottello avanzò verso di lui, prendendolo per
un braccio e trascinandolo verso gli altri. – Siamo riusciti a raggirare
l’incantesimo della casa. Siamo pronti per entrare, stiamo aspettando
solo un suo ordine. – gli disse mettendosi sull’attenti.
- Comodo. –
sussurrò Harry. Poi con voce più autoritaria aggiunse:
- Procediamo. Io e
Ronald, la signorina Matthew, Roger e la mia squadra setacceremo la
casa. Ogni singolo centimetro. Chiaro? Andiamo. – Harry sorpassò l’Auror
e si mise in testa al gruppo con Ron, Hilary e Roger, incaricato di
proteggere la giovane ragazza. Si avvicinarono sempre di più alla
piccola casetta di legno, fuori dalle mura bianche della grande villa.
Passarono per la piccola porta in larice piegandosi leggermente per non
sbattere la testa. Entrarono in una piccola e vecchia cucina, con un
tavolo al centro della stanza e addossati alle pareti delle dispense, un
forno e dei fornelli tutti arrugginiti.
- Da quanto tempo
non venivo qui.... – mormorò Hilary, in preda ai ricordi. Rimase per
alcuni minuti immobile, con lo sguardo vitreo.
- Signorina, è
meglio che ci muoviamo. Dobbiamo trovare la sua signora. – Roger la
afferrò timido per una braccio trascinandola verso Harry e Ron, i quali
avanzavano verso l’ altra porta, parallela a quella dove erano entrati.
Attraversarono la porta lentamente, ignari di cosa c’era dall’altra
parte. Si trovarono in una piccola stanzetta completamente spoglia con
di fronte un’altra porta. Ron sbuffò sonoramente, facendo rimbombare il
suono. Tutti sussultarono.
- Certo che questa
casa è un labirinto. – mormorò. Harry non si lasciò distrarre e si
accostò allo stipite della porta.
- Ron. – chiamò.
Lui lo imitò.
- Conto fino a tre.
Uno... due... tre... via. –
Harry diede una
calcio alla porta, spalancandola e si girò fulmineamente, puntando la
bacchetta nel vuoto.
Nessuno. Non c’era
nessuno. Harry controllò più volte per essere sicuro e non far correre
nessun pericolo alla sua squadra.
- Andiamo. –
sussurrò. Lentamente e con circospezione attraversò l’ennesima porta,
seguito da tutti gli altri Auror.
L’ uscita sbucava
sul grande corridoio centrale che aveva accolto Harry e Ron la prima
volta che avevano fatto visita alla grande villa bianca.
Si addossarono
tutti nel corridoio ricoperto dal tappeto rosso che assomigliava tanto
al Red Carpet, dove camminano le star di Hollywood.
Avanzarono
velocemente, sotto l’esortazione impaziente di Hilary, preoccupata di
non trovare la sua padrona o trovarla in uno stato... beh... di morte.
- Dobbiamo
dividerci. Gruppo uno controllate il piano superiore; gruppo due il
secondo piano. E gruppo tre: le camere. Mi raccomando: ogni singolo
particolare può essere fondamentale. – detto questo Harry li congedò con
un gesto, rivolgendosi a Ron, Hilary e Roger.
- Noi controlliamo
il salotto e il piano terra. Sono sicuro che troveremo qualcosa.
Signorina Matthew, mi dispiace frugare così in casa sua, ma è necessario
per trovare ogni singolo indizio che possa riguardare i Mangiamorte.
Siamo mortificati. – si scusò Harry, chinando leggermente il capo.
- Si figuri signor
Potter. Ora però possiamo cercare la mia signora? Sono tanto in pensiero
per lei. – disse angosciata la signorina, torturandosi le mani in
grembo.
- Certo. Ci faccia
strada. – esclamò Harry facendo cenno di cederle il posto. Lei sorrise
leggermente, in segno di ringraziamento.
– Roger. Seguila.
Non lasciarla sola un attimo. – ordinò Ron, inserendosi nella
conversazione.
- Agli ordini. –
L’auror eseguì immediatamente e si
avvicinò vigile a Hilary, che camminava velocemente attraverso i
corridoi della casa. Harry e Ron la seguirono, guardandosi intorno.
Poi sentirono una
porta aprirsi e un urlo.
Un urlo
agghiacciante che li fece pietrificare sul posto, prima di correre verso
la fonte del grido.
Proveniva dal
salotto.
Harry e Ron corsero
verso Hilary che giaceva per terra, piegata sulle sue ginocchia, in
preda ai singhiozzi.
I due uomini si
chinarono sulla ragazza che piangeva disperata.
- Signorina Hilary,
cosa succede? Hilary?! – esclamò Ron prendendola per le spalle.
Lei non rispose,
continuò a singhiozzare interrottamente. Harry alzò lo sguardo verso
l’auror vicino a Hilary.
- Roger, cosa... –
ma le parole gli morirono in gola. Roger aveva un’espressione di dolore
sul viso. Intanto Ron cercava di far parlare Hilary, ma la ragazza
continuava a piangere. Allora Harry lasciò vagare lo sguardo sulla
stanza, cercando cosa stesse spaventando Hilary e l’Auror.
Sul divano bianco
era adagiato un corpo, che Harry riconobbe come sommo stupore quello
della signorina Cole. Il divano bianco era imbrattato di sangue rosso e
il corpo giaceva in una posizione innaturale. Il viso era ricoperto da
lunghi tagli e il corpo pieno di lividi. La signorina Cole era coperta
dallo stesso vestito dorato con cui Harry e Ron l’avevano conosciuta, ma
era strappato in diversi punti e macchiato di sangue.
- Ma cavolo, mi
vuole dire perchè sta piangendo!! – urlò Ron lasciando di colpo le
spalle della ragazza.
- Ron. – mormorò
Harry con voce roca. – Voltati. –
- Harry! Come fai a
stare così calmo! Non sappiamo perchè piange! Non riesco a fermarla!! –
gridò ancora Ron, senza preoccuparsi di abbassare il volume della voce,
che rimbombò nella stanza.
- Ron, smettila di
urlare e voltati. – gridò a sua volta Harry, strattonandolo per il
mantello. Lui si voltò e spalancò gli occhi quando si posarono sul corpo
ormai senza vita della signorina Cole.
- Ora capisce
perchè piango!! – urlò a pieni polmoni Hilary, alzandosi in piedi.
Sorpassò i tre Auror e barcollando si avvicinò al corpo senza vita dalle
sua padrona.
Le si gettò addosso
piangendo lacrime di dolore e singhiozzando.
Ron si voltò e
guardò Harry con un’espressione colpevole sul viso.
- Scusa, Harry. Non
mi ero accorto. -
- Credo che
dovresti scusarti con la signorina Matthew, non con me. – gli disse
l’amico, gentile, accennando alla ragazza abbracciata al corpo senza
vita della donna. Ron annuì e fece qualche passo verso Hilary.
- Signorina Matthew,
io... mi dispiace tanto per la mia reazione e... – cominciò Ron.
Hilary lanciò un
urlo, spalancando gli occhi. Si sollevò dal corpo della signorina
Natasha e cominciò a scuoterlo.
- Natasha!
Rispondi. Ti prego! – urlò. Poi si voltò verso Ron, Harry e Roger. –
Respira! Chiamate qualcuno! Non state lì impalati come dei cretini!! La
signorina Natasha respira! È ancora viva. -
Harry e Ron
spalancarono gli occhi e corsero vicino al corpo di Natasha.
Ron le afferrò il
polso per cercare di sentire i battiti cardiaci e Harry avvicinò
l’orecchio alla sua bocca.
- Niente. Io non
sento niente. – constatò Ron.
- Ha ragione la
signorina Matthew, respira. Roger, vai a chiamare immediatamente un
Guaritore. – ordinò Harry. – Puoi smaterializzarti, abbiamo tolto tutti
gli incantesimi. – aggiunse.
Roger annuì e girò
su se stesso. Dopo sessanta respiri affannati di Hilary, che Ron aveva
contato mentre aspettavano i soccorsi, finalmente apparve un Guaritore,
un uomo grassoccio con un’aria preoccupata.
- Dov’è la ferita?
– domandò guardandosi intorno. Quando Harry, con un cenno del volto,
gliela indicò, l’uomo trasalì. Lo spettacolo non era certo dei
migliori...
Poi parlò con voce
roca, dopo essere stato immobile come una statua davanti a quello
scempio.
- Aiutatemi a
trasportarla. Fuori con la barella. Non possiamo smaterializzarci, o
rischierebbe di morire. -
I tre uomini
annuirono e si avvicinarono al corpo della donna.
- Signorina Matthew,
la prego. È meglio che lei segua Roger fuori. Ci occuperemo noi nella
sua signora. – cercò di tranquillizzarla Harry, accanto a lei.
- No. Voglio
restare con la signorina Natasha. – disse lei sicura.
Gli altri si
lanciarono uno sguardo perplesso, mentre Hilary faceva vagare il suo
verso i quattro uomini.
- Va bene. Ora però
muoviamoci. È in fin di vita. Blocco l’emorragia. – sussurrò il
Guaritore.
Tirò fuori
velocemente la bacchetta e la agitò sul corpo della donna.
Improvvisamente il
sangue smise di sgorgare dalle vene della signorina Cole e il Guaritore
raddrizzò la schiena per osservare il suo operato.
- Bene. Ora fuori
di qui. – ordinò. Harry, Ron e Roger afferrarono la signorina da diversi
punti del corpo e la spostarono sulla barella che il Guaritore aveva
appena fatto comparire.
- Veloci.
Signorina, ci guidi fino all’ingresso. – disse in tono duro e
improvvisamente distaccato il Guaritore.
Hilary, sorretta da
Roger, fece velocemente strada, attraversando il grande corridoio rosso
della villa. Spalancò il portone e uscirono tutti alla luce del sole.
Attraversarono il
piccolo sentiero nel grande parco della villa e finalmente uscirono dai
possenti cancelli. Immediatamente l’ ambulanza magica frenò davanti a
loro. Il Guaritore, con l’aiuto di Harry, Ron e Roger caricò il corpo
quasi senza vita di Natasha Cole. Hilary la seguì imperterrita e salutò
con un cenno della mano Harry e Ron, rimasti a osservare la scena.
- Roger, prendi un
paio di Auror, vai con lei. Deve essere costantemente protetta. –
mormorò con voce autoritaria Harry. Lui annuì e salì accanto alla
signorina Hilary.
Quando le porte
posteriori furono chiuse l’ ambulanza magica diede gas e partì, correndo
veloce per le piccole stradine di campagna.
Harry e Ron
rimasero ad osservarla fino a quando non fu solo un puntino
all’orizzonte.
Mentre loro
guardavano fisso davanti, lo stesso uomo che prima aveva dato il via
libera per entrare in casa, si avvicinò a loro, togliendosi il cappello.
- Signori, mi
spiace disturbarvi, ma avremmo bisogno del vostro aiuto. È appena
arrivato il Capo Roberson e ha ordinato di perquisire la casa da cima a
fondo. Ha un mandato di perquisizione da parte del Ministro in persona.
Vogliamo procedere con l’indagine? – domandò l’uomo.
- Sicuramente.
Vieni, Harry. Finito qui andremo a vedere se la signorina Natasha ce
l’ha fatta, non ti preoccupare. – lo rassicurò Ron mettendogli una mano
sulla spalla.
- Va bene. Ora
sbrighiamoci. – disse Harry duro, voltandosi e insieme a Ron rientrare
nella grande villa della signorina Cole, piena di segreti che dovevano
ancora scoprire.
Ok, ora entro in EFP in punta di piedi, cercando di
non dare nell'occhio e sperando che nessuno mi noti....
Scusate!!! Imploro pietà!! Lo so che vi avevo
promesso che avrei postato, ma sono successe una serie di
vicissitudini...
Sono impegnata ogni pomeriggio.
La settimana scorsa ho avuto solo il Martedì
libero.
Lunedì: dovevo uscire (contro mia volontà) con mia
mamma.
Martedì: Sono arrivata a casa alle 14.30 quando
dovevo arrivare alle 14.10. Ho preso la corriera sbagliata. Può sembrare
una sciocchezza, ma quando lo stomaco brontola.... e quel giorno sono
riuscita a scrivere un po'.
Mercoledì: Prove dalle 14.30 alle 16.30...
sono arrivata a casa alle 17.00... in più avevo i compiti da fare...
Troppo stanza per fare qualunque cosa...
Giovedì: Impegnatissima... cinque ore di scuola,
compiti e il compleanno di una mia amica...
Venerdì: Prove dalle 14.30 alle 16.30... Dopo
un'ora di Educazione Fisica terrificante a scuola....
Sabato: Ho fatto compagnia a mia nonna tutto il
pomeriggio....
Domenica: Ho scritto e finito il capitolo...
mandato alla mia Beta perchè lo correggesse... e piccoli problemi di
email....
Lunedì: Mi è arrivato il capitolo... dovevo
guardarlo e non sarei riuscita a postarlo...
Una bella settimana, che ne dite?? Spero che questo
capitolo vi piaccia, che non mi mandiate al diavolo per le idiozie che
scrivo e che, magari mi lasciaste qualche recensione...
Solo una, ne ho ricevuta.... :(
Grazie a tutti!!!Ci terrei molto sa dareste
un'occhiata alla mia FanFiction originale: Tutto Tra I Banchi Di
Scuola... Grazie mille...
Ma a proposito di recensione:
niettolina:
Carissima!! Grazie mille!!! Secondo te dovrei alzare il
Rating?? Dici che Giallo è troppo poco??In ogni caso, grazie mille...
Per Ginny e Hermione dovrai aspettare un po'... mi spiace... Spero
davvero di non deluderti!! Grazie mille ancora!! Magari fai un salto su
Tutto Tra I Banchi di Scuola, vorrei sentire la tua opinione.... Grazie
ancora. Ciauuu!! Luna :=)
Pubblicità!!!
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Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Montepulciano (FanFiction su Attori)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Marry Me
(Numb3rs)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
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Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 14 *** Tracce ***
Capitolo 14
Capitolo 14: Tracce
tre ore dopo, 05/03/2005
- Signor Potter,
abbiamo trovato delle impronte. Venga a vedere. – lo chiamò un Auror,
bassoccio e grassottello, della Auror Scientifica.
In quei pochi anni
che erano passati dalla sconfitta di Voldemort,
il Mondo Magico si era evoluto, infatti gli Auror erano sempre
più simili alla polizia Babbana, con la Auror Scientifica, per esempio,
la versione magica della Polizia Scientifica.
- Allora? Cosa
avete trovato? – domandò Harry avvicinandosi all’uomo. Dopo ore e ore
erano ancora a casa della signorina Cole, mentre lei era al San Mungo,
nel bel mezzo di un’operazione chirurgica. Lui era fuori dal salotto,
con un fumante bicchierone di caffé nero.
- Varie impronte,
ma dobbiamo portarle al Quartier Generale per identificarle. Disse
l’uomo accennando alla sua valigetta nera.
- Perfetto. Vado
dentro a controllare come procede il lavoro. Ha visto Ronald? –
- No, signore.
Provi a chiedere al Capo della Auror Scientifica. –
L’uomo salutò Harry
con un cenno del capo e se ne andò, camminando veloce con le sue gambe
corte. Lui entrò nella grande sala, ancora quasi uguale a come l’avevano
trovata tre ore prima, tranne per il corpo della signorina Cole, disteso
scompostamente sul divano.
Dopo una rapida
occhiata alla stanza, si avvicinò cautamente al Capo della Auror
Scientifica, in quale era accanto al divano dove era stato rinvenuto il
corpo della donna.
- Ehi, Bobby. -
Bobby era un uomo
grassoccio appassionato di Babbani a cui piacevano i misteri da
risolvere e aveva imparato a lavorare come un qualunque babbano alla
Polizia Scientifica. Poi, quando anche nel Mondo Magico si usò questa
pratica, venne a lavorare al Quartier Generale degli Auror e messo a
Capo della Auror Scientifica.
- Ciao, Harry. – lo
salutò continuando ad osservare il lavoro di un Auror che molto
probabilmente stava cercando le impronte digitali.
La stanza era piena
di persone, che lavoravano instancabilmente da tre ore, per cercare ogni
singolo indizio che potesse aiutarli a scoprire chi c’era in quella
stanza con la signorina Cole, prima del loro arrivo. – Allora, avete
trovato qualcosa di nuovo? Ho parlato con un’Auror, non mi ricordo il
nome... non importa, e mi ha detto che avete trovato delle impronte
digitali. –
- Certo. Le ha
trovate proprio Henry, qui. Vero ragazzo? – domandò Bobby all’Auror che
stava raccogliendo le impronte.
- Buon giorno,
signor Potter. Si, le ho trovate io. Erano numerose, e ho preso quelle
che riuscivo, molte erano ricoperte da incrostazioni di sangue e non
erano identificabili. Le ho comunque raccolte e spedite. – snocciolò
Henry, visibilmente teso.
- Bravo,
complimenti. Sei nuovo? – domandò Harry.
- Si, signore. Sono
entrato cinque mesi fa. –
- Bene, pensavo
fossi qui da molto più tempo. Quando ho visionato il tuo curriculum, non
mi ero accorto fossi così giovane. Ma hai delle buone capacità, Henry
Hills. –
- Grazie signore. –
rispose lui cortese.
Harry era
soddisfatto: aveva scelto una buona squadra. Intanto Bobby si era
allontanato per controllare un altro gruppo di Auror che aveva dei
problemi.
- Prego. Senti, hai
visto Ronald Weasley? - gli domandò.
“Ma dove cavolo è
finito?” si domandò Harry, mentre Henry Hills cercava di ricordare.
- Non so, signore.
L’ho visto poco fa, ma non ho fatto caso a dove andava. – gli rispose
mortificato.
- Tranquillo.
Continua pure il tuo lavoro. Scusami se ti ho disturbato. –
- Niente, si
figuri, signore. Fa sempre piacere. Arrivederci! – lo salutò vedendo che
Harry doveva andarsene.
- Ciao. –
Harry camminò
ancora un po’ in giro per la stanza, cercando indizi.
- Harry! – si sentì
chiamare e si girò immediatamente verso la fonte della voce.
- Ron? – domandò
lui. Lo aveva riconosciuto: chi poteva essere se non il suo migliore
amico?
- Harry! Meno male
che ti ho trovato. – continuò a gridare. Si avvicinò correndo verso di
lui, rischiando di inciampare su qualche Auror o di rovesciare le
valigette depositate sul pavimento. Quando gli fu accanto, si aprì in un
sorriso gigantesco.
- La signorina Cole
è fuori pericolo. La signorina Matthew ha mandato un gufo adesso. – lo
informò.
- Benissimo! –
esclamò contento Harry. La soluzione del caso era vicina. – È già
cosciente? –
Il sorriso di Ron
si spense improvvisamente.
- No. È in coma e i
Guaritori non sanno quando si risveglierà. -
- Ma cavolo, siamo
dei maghi!! Non possiamo fare niente per svegliarla? Abbiamo bisogno di
informazioni! – esclamò Harry piuttosto irritato.
Ron alzò le spalle
e le sopracciglia come per dire “E io cosa ci posso fare?”. Anche lui
quando aveva ricevuto la lettera sperava di poter interrogare subito la
signorina Cole e di risolvere il caso velocemente, ma erano speranze
vane...
- Lo so, Harry, ma
al San Mungo stanno cercando di fare il possibile. – disse Ron.
- Harry! Vieni a
vedere!! – lo chiamò Bobby. Lui e Ron si guardarono per un attimo e
raggiunsero Bobby dall’altra parte della stanza.
Ne Harry ne Ron
sapevano come Bobby facesse ad abbassarsi con il suo pancione enorme, ma
lui era lì: con la testa sotto un tavolino di vetro che sorrideva
soddisfatto.
- Bobby, ma che
cavolo fai sotto quel tavolo? – domandò Ron accigliato.
- Caro Ronald, io
lavoro. Ho trovato un bicchiere rotto e ci sono delle tracce di liquido
dentro, quindi anche delle impronte. Sicuramente ci sarà della saliva e
così potremmo risalire al proprietario di quella bella saliva con
l’esame del DNA. - aggiunse l’uomo tra se, afferrando con un fazzoletto
i resti del bicchiere.
- Peter! – chiamò.
Immediatamente un uomo magro, alto con indosso un cappellino della Auror
Scientifica scattò vicino a Bobby, afferrando il bicchiere, mentre lui
si alzava, o meglio, cercava di alzarsi. – Grazie Ron. –
Ron lo aveva preso
per un gomito, per aiutarlo ad alzarsi.
- Figurati, Bobby.
Magari la prossima volta chiama noi. -
- Certo, certo… ma
ora è più importante quello che ho trovato. Sapete cosa significa? –
- No. – risposero
Harry e Ron in contemporanea. Veramente lo sapevano perfettamente, dato
che Bobby non la finiva più di parlare tra se da quando aveva trova il
bicchiere.
- Ma ragazzi! Vuol
dire che hanno bevuto e quindi hanno lasciato saliva, impronte e il
contenuto di quello che hanno bevuto. Uguale: prove per voi. –
Ma Ron stava
ascoltando solo in parte quello che diceva Bobby, era concentrato su un
altro particolare della faccenda.
- Hai detto che
hanno bevuto. Ma se sei un assassino, ti fermi a bere con la tua
vittima? Insomma, credo che io fossi un Mangiamorte o un assassino, non
mi fermerei a bere un bicchiere di… cos’è Bobby? - domandò Ron.
- Credo sia vino. –
- Ecco, credo che
non mi fermerei a bere con lei. La ucciderei subito… -
- Hai ragione, Ron.
Cioè, tu dici: “Perché fermarsi a bere un bicchiere di vino?” Giusto.
Dobbiamo assolutamente interrogare la signorina Cole. Assolutamente. –
- Andiamo in
ospedale. – propose Ron. Harry annuì, salutarono Bobby e girarono su
loro stessi.
- Buon giorno,
signorina. Dov’è la stanza di Natasha Cole? – domandò Harry alla strega
dietro il bancone.
Erano al San Mungo
da dieci minuti ed era la quarta volta che Harry poneva quella domanda
alla ragazza, ma trovava sempre una scusa per non potergli rispondere.
- Cole, ha detto?
Ora guardo… stanza 171. Mi farebbe un autografo, signor Potter? E anche
lei signor Weasley. -
- Signorina, ora
siamo molto impegnati. Magari dopo, va bene? – disse Ron, mentre Harry
sospirava esasperato. Quel tipo di ragazza era troppo esasperante. Lui
non riusciva neanche ad avvicinarsi a una così.
Lui e Ron salirono
le scale e cominciarono a percorrere l’infinito corridoio per cercare la
stanza.
La trovarono
immediatamente, perché seduta su una delle piccole seggioline c’era la
signorina Hilary Matthew.
-
Signor Potter! Signor Weasley! – gridò.
Si alzò e si gettò tra le braccia di
Harry, piangendo come una fontana.
- Signorina
Matthew! – esclamò Harry, stringendola a se.
- Mi chiami Hilary.
– disse lei tra i singhiozzi.
- Va bene, Hilary.
– acconsentì Harry.
- Venga qui. –
mormorò Ron.
Hilary si staccò da
Harry, asciugandosi le lacrime dal viso.
Ron la prese tra le
braccia e la portò da un Guaritore.
- Scusate, non
potevate occuparvi anche della signorina qui? – domandò arrabbiato al
primo Guaritore che incontrò.
- Mi scusi. Ora le
porto un calmante. – mormorò lui, chinando il capo.
- No. Non voglio il
calmante. –
- Hilary, deve
prendere il calmante. È troppo agitata per la signorina Cole. –
- Ma, niente ma. –
disse Ron deciso, depositandola su una sedia. – Harry, potresti chiamare
mia sorella? –
- Cosa? Ron, perché
ti serve Ginny? – chiese Harry preoccupato.
- Ci serve qualcuno
che tenga compagnia a Hilary. Noi andremo su e giù e lei non può stare
qui da sola. –
- Hai ragione. Ora
la chiamo. – Harry scomparve in un attimo, per andare a cercare una
piuma e un pezzo di pergamena.
Il Mondo Magico si
era evoluto in fatto di tecnologia babbana, ma era dura abituarsi a
scrivere con le penne, invece che con le piume.
In pochi minuti
Harry tornò da loro e si sedette vicino alla ragazza.
- Allora, Hilary,
dopo che siete arrivati qui, cos’è successo? – chiese Harry
sorridendole.
- Mi… Hanno portato
Natasha in quella maledetta sala, mentre io li seguivo e ho mandato via
gli altri Auror. –
Dopo che Hilary
ebbe pronunciato quella frase, Ron si guardò intorno, stupito dal non
trovare i suoi colleghi.
- Ma perché li ha
mandati via? E perché loro se ne sono andati? – chiese Harry irritato.
- Ho urlato che non
li volevo intorno e che li avrei fatti a pezzi se si fossero avvicinati.
Ma uno non mi credeva così, gli ho lanciato una fattura e… sono
scappati. Roger è rimasto, però. Ora è a prendere il the, al quinto
piano. – Hilary deglutì e continuò il suo discorso. – Gli altri mi
facevano paura, erano ai miei lati, fermi immobili come pietre, senza
dire niente. Se mi muovevo anche di un millimetro, si muovevano anche
loro. Era orribile e allora li ho mandati via. Mi ha aiutata anche
Roger. – disse soddisfatta di se.
Harry e Ron avevano
gli occhi spalancati: come poteva questa piccola ragazzina minuta far
scappare tre Auror qualificati?
- Harry! Cosa è
successo? – si voltarono tutti e tre e videro Ginny, che camminava
veloce, per quanto le permetteva la pancia, verso di loro.
- Ginny! – Harry
corse verso di lei e l’abbracciò piano. Posando una mano sulla pancia.
Non ho avuto notizie, io, Hermione e Agnes eravamo preoccupate! Eravamo
al Ministero per la pozione e mi è arrivato il gufo. Mi sono
precipitata. – spiegò lei.
- Grazie Gin.
Avremmo bisogno che tu tenessi compagnia a Hilary. –
- A chi? – domandò
lei.
- Vedi quella
ragazzina che piange, vicino a Ron? È l’amica/domestica della signorina
Cole. Sai, la ex moglie del Mangiamorte che stiamo cercando… -
- Si. Non ho ben
capito, mi spieghi oggi a casa. Tengo io compagnia alla ragazza. -
- Vieni. – Harry
l’accompagno vicino a Hilary, che si voltò stupita verso la donna.
- Lei chi è? –
domandò sospettosa. Poi quando notò la pancia, spalancò gli occhi e
sorrise leggermente.
- Ciao, Hilary,
sono Ginny Potter, la moglie di Harry. – si presentò Gin.
- Buon giorno,
signora. Mi scusi per la domanda di prima, non volevo essere sgarbata. –
disse Hilary, abbassando il capo.
- Stai tranquilla e
chiamami Ginny. Non mi piace essere chiamata signora, mi fa sentire
vecchia… - mormorò Ginny, sorridendo.
Anche Hilary
abbozzò anche lei un sorriso.
Cominciarono a
parlare tranquillamente mentre Ron e Harry si alzarono e le lasciarono
chiacchierare.
- Chiediamo ad un
Guaritore. – mormorò Harry. Ron annuì e si guardò intorno, in cerca di
un Guaritore.
- Ehi! – chiamò
Ron. Aveva visto un uomo che indossava un camice bianco uscire da una
stanza con scritto: Riservato Per Il Personale: Non entrare.
- Dice a me? –
chiese quello.
- Si. Auror. – Ron
tirò fuori dalla tasca in distintivo con il simbolo del Ministero e lo
mostrò all’uomo. – Vogliamo sapere qualche notizia sulla signorina
Natasha. –
- Mi dispiace, ma
non posso dirvi niente. Segreto professionale. – disse l’uomo
professionalmente. Ron chiuse un attimo gli occhi, per cercare di
restare neutro e professionale e non saltare addosso a quell’uomo e
staccargli la testa.
- Se le dico che si
tratta di vita o di morte? – provò ancora.
- Ad un parente
posso dirlo. Poi può decidere lui se divulgarlo. –
“Io questo lo
ammazzo! Non ha parenti!” pensò Ron, facendo un’imitazione della voce
del Guaritore.
- Certo. Ora le
portò subito la sorella della signorina Natasha. – disse Harry,
sorridendo tranquillo all’uomo.
- Perfetto. A lei
potrò dirlo. – disse soddisfatto l’uomo. – Ma è veramente una parente?
Non è che mi state prendendo in giro? È veramente sua sorella? – chiese
l’uomo, all’improvviso sospettoso.
- Certo. Le do la
mia parola. – promise Harry.
Ron lo guardò con
gli occhi, spalancati. Non poteva credere che Harry stesse imbrogliando
in Guaritore.
- Harry, che cavolo
fai? – Ron gli si avvicinò, mormorandogli qualche parola all’orecchio.
- Il mio lavoro. –
rispose l’altro.
- Hilary, venga
qui, un attimo. – disse Harry alzando un po’ la voce. Lei si avvicinò a
Harry, sorretta da Ginny.
- Lei è la sorella
di Natasha Cole? – domandò il Guaritore.
- Si. – rispose lei
timida. Aveva capito il piano di Harry.
L’uomo la guardò
per un po’, forse cercando qualche somiglianza tra le due donne.
- Sorella? –
intervenne la voce di un’altra persona. Un giovane Auror. Era della
sorveglianza di Hilary, tornato indietro.
- Oh, cavolo. –
mormorò Harry.
- La signorina Cole
non aveva sorelle! – esclamò.
Il viso del
Guaritore passò tutte le tonalità possibili esistenti di colori e alla
fine si ritrovò un bel rosso.
- Mi avete preso in
giro! Come vi siete permessi! – urlò.
- Come ci siamo
permessi? Noi abbiamo un caso da risolvere. Se non fosse stato che non
mi piace arrestare le persone per intralcio al normale corso della
giustizia, lei ora sarebbe dentro! – urlò ancora più forte Harry
scoppiando come una bomba.
Il Guaritore rimase
impalato come uno stupido, a riflettere sulle parole di Harry.
- E va bene, cosa
le serve? Non voglio essere arrestato per aver intralciato la giustizia.
– acconsentì.
Hilary e Ginny, che
erano rimaste per tutto il tempo immobili, esultarono piano. L’Auror che
aveva fatto scoprire il piano geniale di Harry, se ne andò,
sgattaiolando immediatamente, prima che venisse accusato di qualcosa.
- Come sta? –
domandò la giovane Hilary.
- Le sue condizioni
erano molto gravi, siamo riusciti a stabilizzarle, ma ora è ancora in
coma. Non possiamo dire quando si risveglierà, potrebbero volerci ore,
giorni, mesi... o forse non si risveglierà più. – concluse l’uomo con
voce grave.
- Maledizione!! –
gridò Ron, dando un calcio ad una sedia nel corridoio. Hilary scoppiò a
piangere tra le bracca di Ginny.
Rimasero tutti
immobili.
Dopo due, o forse
venti minuti, sentirono un cigolio dietro di loro.
Videro un guaritore
uscire dalla stanza della signorina Natasha Cole, togliendosi dei guanti
di lattice, sporchi di sangue.
Tutti si voltarono
immediatamente verso di lui.
Attraversarono il
corridoio finché non furono davanti a lui, tutti in attesa di avere
qualche notizia.
- Come sta la
signorina Cole? – domandò Ron.
- Volete realmente
sapere come sta? – chiese lui, togliendosi di dosso la mascherina
protettiva, rivelando un uomo sulla cinquantina, stempiato, con dei
baffi neri e degli occhiali tondi.
- Si. –
- Bene, preparatevi
a sentire ciò che ho da dirvi. –
Sono perfida, vero?
E Anche in un ritardo tremendo.... lo so, davvero,
scusatemi, ma ho avuto una serie di problemi, personali e non e proprio
non ce l'ho fatta a scrivere.
Vi prego di perdonarmi. Se date un'occhiata alla
mia pagina d'autore ci sono le motivazioni per esteso. Preferisco non
dilungarmi troppo...
Grazie a tutti e scusatemi...
Risposte alle recensioni:
LazioNelCuore 1711:
Grazie mille per i complimenti... Spero che tu sia contenta... hai
visto? Ho inserito Ginny. Sai che mi chiamo come te? hihhi!! A Presto!!!
Bacioni! Luna
Niettolina: Amora
mia!!!!!!!! Scusa, scusa scusa!!! Davvero!! Mi spiace tantissimo!! Mi
perdoni??!?! Grazie mille per seguire i miei Banchi... e grazie per
tutte le belle parole che mi hai scritto. Grazie mille. Bacioni!! P.S.
Ti ho mandato una email... Ciauuuuuu!!! Luna :)
Ringrazio tutti perchè questa storia è tra le
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Capitolo 15 *** Aiuto ***
Capitolo 15
Capitolo 15: Aiuto
05.03.2005
[- Bene,
preparatevi a sentire ciò che ho da dirvi. – ]
Trattennero tutti
il respiro, in attesa di ascoltare ciò che il Guaritore aveva da dire
loro.
- Le sue condizioni
erano gravissime, non ho mai visto il corpo di un essere umano conciato
un quel modo. Premetto solo una cosa. – aggiunse il Guaritore,
guardandoli uno ad uno. – È vero che siamo maghi, ma non possiamo fare
miracoli. Sentivo indispensabile dirvelo. Noi abbiamo cercato di fare
del nostro meglio, ma... i miracoli sono rari. Non fraintendetemi, non
voglio essere pessimista. Voglio dirvi la realtà come è, nuda e cruda.
Le possibilità che la signorina Cole si risvegli sono molto poche.
Da quello che siamo
riusciti a capire dal suo stato, deve essere stata picchiata
violentemente e.. beh, stuprata. –
Dalla bocca di
Hilary uscì un singhiozzo non appena il Guaritore pronunciò quelle
parole.
Ginny le passò un
braccio attorno alle spalle, con fare rassicurante, mentre la ragazza la
abbracciò, cominciando a piangere sulla sua spalla.
- Hilary, vuole che
rimaniamo solo io e Harry a parlare con il Guaritore? Ginny ti porterà a
prendere una tazza di the, vero sorellina? – disse Ron, interrompendo
l’uomo e avvicinandosi alle due donne.
- No, grazie
Ronald. Voglio restare a sentire le notizie su Natasha. – mormorò Hilary,
ancora scossa.
- Certo, come vuoi.
– le rispose Ron, gentile.
- Posso continuare?
– domandò l’uomo, aggrottando le sopracciglie.
- Certamente. Ci
scusi. – disse Ron, piazzandosi davanti a lui, in attesa di avere delle
informazioni che potesse aiutarli nel caso.
- Allora, dicevo...
sulle condizioni della signorina Cole non possiamo essere certi.
Abbiamo riscontrato
delle ferite provocate dalla Maledizione Cruciatus. L’avete salvata
appena in tempo. Se avessimo aspettato anche solo cinque secondi in più,
ora non sarebbe qui. –
- Si!! – urlò
Hilary fuori di se, staccandosi da Ginny, che cercò inutilmente di
fermarla.
- SI! È QUI! MA IN
COMA!! E FORSE NON SI RISVEGLIERÀ MAI PIÙ!!! – gridò la ragazza,
correndo verso l’uomo e cominciando a dargli dei pugni sul petto, forte.
Lui, contro ogni
aspettativa degli altri non cercò di scollarsi di dosso la ragazza, ma
al contrario, l’abbracciò forte, accarezzandole i capelli. Hilary si
dimenò ancora, finché non scoppiò a piangere, stringendo il camice
bianco dell’uomo.
- La salvi, la
prego. Natasha è tutto quello che mi rimane. Senza di lei non posso fare
niente. Non ho soldi, niente. – disse lei, calmandosi.
- Non si preoccupi,
signorina Matthew. Faremo del nostro meglio. –
- Io lo so! Voi
medici dite sempre “faremo del nostro meglio”! – il tono di voce con cui
parlava Hilary era adirato, irritato.
- Mi scusi. –
- Non ho bisogno
delle sue scuse. Voglio solo vedere di nuovo Natasha sveglia. –
- La capisco. –
mormorò il Guaritore. – Ora devo finire il mio turno delle visite ai
pazienti. Mi scusate? –
- Certo. Grazie,
dottor Green. – salutò Harry leggendo il suo nome sulla targhetta che
portava appresso.
- Arrivederci. –
Il Guaritore si
allontanò da loro dopo aver lasciato Hilary, sorridendo debolemente.
- Ora cosa
facciamo? – domandò Hilary, spostando lo sguardo su Harry, Ron e Ginny.
- L’unica cosa che
possiamo fare è aspettare. –
* * * *
12/03/2005, ore 11.36
Una settimana passò
in fretta e le condizioni della signorina Cole non miglioravano. Hilary
passava tutte sue giornata sul suo capezzale, parlandole.
La ragazza era
sciupata, non mangiava quasi niente, nonostante Ginny passasse con lei
la maggior parte del suo tempo. Avevo deciso di stabilirla a casa loro.
Agnes, l’ex cameriera del signor Bancroft, aveva accettato molto
volentieri l’idea di avere quella giovane ragazza in camera con lei.
Ormai casa Potter e Weasley era diventato un ricovero per “superstiti”
ai Mangiamorte. Ron lo pensava spesso, anche se non aveva il coraggio di
dirlo ad alta voce. Non gli dispiaceva avere un po’ di compagnia in
casa, ma ora ci mancava anche che costruissero una prigione nel centro
del loro salotto. Ginny e Hermione avevano insistito tanto, e lui e
Harry non avevano potuto dire di no.
- Hilary, vieni.
L’orario delle visite sta per finire. – la chiamò Ginny, sullo stipite
della porta.
La stanza di
Natasha Cole era piuttosto piccola, il letto dove giaceva la donna
immobile era addossato sulla parete destra. Hilary era vicino a lei,
seduta su una seggiolina e teneva con delicatezza la mano della
signorina, fasciata da delle bende. Attorno a lei, c’erano tantissimi
macchinari i quali tenevano in vita Natasha.
Hilary si girò
verso Ginny, distogliendo lo sguardo dalla sua signora.
- Ma Ginny... -
protestò leggermente. – Harry non potrebbe chiedere uno strappo alla
regola? -
- No, mi spiace. I
Guaritori sono incavolati come delle belve. Se glielo chiede un’altra
volta è probabile che lo schiantino seduta stante. – sorrise Ginny.
- Va bene. Finisco
un attimo dei salutare Natasha. –
- Certo. Ti aspetto
fuori. – Ginny si ritirò in corridoio, attendendo che Hilary uscisse.
Neanche dopo due minuti la ragazza uscì.
- Eccomi. –
- Allora, cosa vuoi
fare oggi? – le chiese Ginny accarezzandosi la pancia.
- Non so... –
- Potremmo fare una
passeggiata, un giro di compere al centro commerciale più vicino... –
- Va benissimo una
passeggiata, Ginny. – acconsentì la ragazza.
- Niente shopping?
–
- No, grazie. Non
sono dell’umore giusto. –
- Ok, andiamo. –
Cinque minuti dopo
le due donne camminavano tranquille per le strade di Londra, poco
lontane dall’ospedale, chiacchierando amabilmente.
- Quali sono i tuoi
hobby, Hilary? – chiese Ginny alla ragazza accanto a se.
Stavano per
svoltare l’angolo quando....
- I miei sono
andare a caccia di fanciulle che sanno troppo. – le interruppe una voce
roca, maschile. Le due donne s’immobilizzarono immediatamente.
Hilary si mosse
mettendosi davanti a Ginny e tirando fuori la bacchetta.
- Chi sei? –
domandò la ragazza improvvisamente dura. Non aveva mai usato un tono
freddo, distaccato e Ginny non pensava fosse capace di fare una voce
così.
Sentirono una
risata glaciale, insensibile.
- Tu, stupida
ragazzina, mi chiedi chi sono io? -
- Si. Chi cazzo
sei? –urlò Hilary. Quando Ginny sentì la parolaccia sobbalzò sibilando:
- Hilary! –
La ragazza non
l’ascoltò e continuò a puntare la bacchetta davanti a se, spostandola a
destra e sinistra.
L’uomo rise ancora.
Le due donne
sentirono dei passi avvicinarsi e finalmente l’uomo si rivelò a loro.
Era incappucciato,
con il classico mantello da Mangiamorte e sogghignava minaccioso.
- Allora, signore.
Non voglio farvi del male. Non mi piace uccidere delle donne. –
A quell’ultima
frase Ginny e Hilary impietrirono sul posto.
- Cosa vuole? E non
me lo faccia ripetere. – minacciò la ragazza stringendo più forte la
bacchetta.
- Oh, che paura!
Cosa credi di potermi fare? Sei con una donna incinta, lei non si può
smaterializzare e tu non la lasceresti mai qui da sola. Non con tutto
quello che lei e Potter hanno fatto per te. -
Il mangiamorte
stava cercando di far vacillare la grande determinazione.
- Non attacchi
bottone, sai, caro? Se c’è una cosa che ho imparato da Natasha è quella
di sapersi difendere in ogni situazione. -
Ginny non aveva mai
visto una ragazza dolce, sensibile e timida come Hilary tirare fuori il
coraggio come in quel momento. Sembrava il caso di una persona che
soffriva di personalità multipla.
- Certo, la cara
Natasha. – sibilò l’uomo, cominciando a irritarsi.
- Si sta incazzando.
- mormorò Hilary a Ginny. La situazione cominciava a sfuggirle dalle
mani.
- Cosa le avete
fatto? – prese parola Ginny. Ormai doveva giocarsi tutte le carte che
aveva in mano. Tutte, fino all’ultima.
- Quella sgualdrina
non voleva ascoltarci. Le avevano detto che doveva dirci quello che
aveva spifferato agli sbirri. Ma lei ha insistito. Che stronza. – finì
l’uomo con una punta di amarezza. – Ma ora vi potrei raccontare tutto,
tanto non andrete mai a dirlo a nessuno. Perchè io vi ucciderò ora. – la
sua voce di colpo di tramutò in una risata sguaiata. Sembrava un bambino
davanti ad un negozio di dolci. Era inquietante.
Improvvisamente la
bacchetta di Hilary volò lontano. Nonostante il mangiamorte non avesse
neanche aperto bocca, la bacchetta era volata via, portando via anche
l’unica e l’ultima speranza.
- Ups, ora siete
senza armi per combattere, ma come facciamo? – le prese in giro facendo
qualche passo verso di loro. Istintivamente Ginny e Hilary arretrarono.
Ginny tirò fuori la bacchetta, puntandola verso l’uomo.
- Stai indietro o
ti schianto. – minacciò. Ginny Weasley non aveva perso il suo coraggio e
la sua determinazione e ora le tirava fuori, nel momento del pericolo
imminente.
- Oh, dovrei avere
paura? Sei una donna incinta, tesoro. Non credo che riuscirai a
schiantarmi. Non è vero, Ginevra Potter? – pronunciò il suo nome
sogghignando.
- Non mettermi alla
prova perchè te ne pentiresti. – continuò Ginny, preoccupata.
Lei non era
stupida, non stava mettendo a rischio la sua vita per niente. Infatti
aveva un piano...
- Ah, ah, ah!! –
scoppiò a ridere il Mangiamorte piegandosi in due dalle risate, sempre
tenendo lo sguardo verso le due donne.
- Expelliarmus! –
urlò. Ginny, colta alla sprovvista, non riuscì a fermare l’incantesimo e
la sua bacchetta venne lanciata lontano.
- Oh, oh! Ora non
potete difendervi! – ridacchiò sadico l’uomo.
- Ma, prima di
ucciderci, vorrei che mi spiegassi come mai nessuno di questi passanti
ci vede. – domandò Ginny. Infatti, era piuttosto strano: erano in una
strada di Londra trafficata e nessuno si fermava per aiutarle? Di
Babbani a piedi non ce ne erano, ma nella automobili... la strada ne era
piena.
- Oh, semplice.
Un’illusione. Faccio vedere alle persone babbane quello che io voglio
che loro vedano. È molto semplice. – spiegò l’uomo, guardandole
dall’alto al basso, come se lui fosse un nuovo genio della Magia. Ma per
favore...
- Ora, posso
uccidervi. Volevo divertirmi un po’, ma ho da fare. Non ho mica tempo da
perdere con delle p... –
La sua voce fu
coperta da un autobus rosso che passava e Ginny non sentì l’appellativo
che il Mangiamorte le stava urlava contro. Per fortuna...
- Bene, salutate
tutti, care. – riprese a parlare dopo che il rumore cessò. - Voglio
proprio vedere cosa farà il tuo caro maritino, Ginevra, quando saprà che
hanno trovato i vostri corpi per strada? – Intanto che pronunciava
questa frase levò in alto la bacchetta, pronto a colpire. Le due donne
chiusero gli occhi, stringendosi l’un l’altra.
- Credo che il suo
caro maritino ti spaccherà la faccia. –
Hilary, Ginny,
aprirono gli occhi e insieme al Mangiamorte si girarono verso la voce
familiare che aveva interrotto l’uomo nell’uccidere le due donne.
- Harry! – gridò
Ginny. – Finalmente!! -
- State indietro.
Potter, non avvicinarti. – minacciò il Mangiamorte. Fece qualche passo
in avanti, per cercare di afferrare Hilary, che si trovava più vicina a
lui, rispetto a Ginny.
La ragazza lo
scansò e corse lontano da lui, seguita da Ginny.
- Ginny! – la
ragazza si voltò e vide su fratello avvicinarsi a lei. – Ragazzi,
pronti. Non lasciatelo scappare. – ordinò Ron.
Solo ora le due
notarono altri cinque uomini dietro Harry, con la bacchetta alla mano,
per fronteggiare il nemico.
- Wow!! Che onore!
Combattere con Potter!! – esclamò l’uomo davanti a Harry. – Mi spiace,
ma credo che combatterò un’altra volta con voi, signor Potter. Ora,
impegni importantissimi mi attendono. Arrivederci! -
L’uomo agitò la
mano in segno di saluto, per niente intimorito dai sette Auror davanti a
lui.
Ma prima che
riuscisse anche solo a fare un passo per smaterializzarsi, Harry lanciò
uno schiantesimo, senza proferire parola e colpì il Mangiamorte sul
petto, facendolo cadere a terra, svenuto.
- Altro che
arrivederci. – mormorò Harry, mentre, tenendo sempre la bacchetta
puntata contro di lui, si avvicinava al rivale, per controllare che
fosse realmente svenuto.
- Ammanettatelo a
portatelo al Quartier Generale. Chiamate anche gli Obliviatori.
Immediatamente. Ci sono troppi testimoni. – ordinò Harry a compagni,
accennando al Mangiamorte disteso supino in terra.
- Agli ordini. –
In pochissimo tempo
gli Auror accerchiarono il Mangiamorte e lo smaterializzarono.
- Ginny? Hilary?
Tutto bene? – chiese Harry, girandosi verso di loro.
- Meno male che
siete arrivati. – borbottò Ginny, andando ad abbracciare il marito.
- Veramente
dovevamo essere solo io e Ron, ma siamo dovuti venire con la squadra. Il
capo non ci ha lasciato il permesso. – ringhiò Harry.
“Ce l’ha con
Roberson. Ma quel benedetto uomo, non da neanche un’ora di permesso?” si
ritrovò a pensare Ginny. Scosse la testa e si staccò da Harry.
- Ehi, fratellino.
Hermione è al Ministero? -
- Si. Con Agnes.
Con quella pozione non è mai a casa. Ieri notte si è svegliata per
andare a controllare la pozione, perchè non si fidava degli addetti al
Ministero.
Benedetta donna...
–
Gli altri
ridacchiarono, nascondendo la risata dietro una mano.
- Ron, è meglio che
portiamo al sicuro Ginny e Hilary... -
- Da mia madre. Lì
ci sono papà, George, Bill, Fleur e company. Saranno sicuramente al
sicuro. – propose Ron. Harry annuì. – Le porto io. Resti tu qui ad
aspettare gli Obliviatori? –
- Si. Vai
tranquillo, ci vediamo qui di nuovo. Dobbiamo accertarci che tutto si
sia risolto.
Poi andiamo al
Ministero. Abbiamo il nostro caro Mangiamorte da interrogare. –
- Ok. Finalmente
qualcuno a cui fare qualche domanda. Non mi piace brancolare nel buio. -
si lamentò Ron, facendo una faccia schifata.
- Bene. A tra poco.
Ciao,Gin. Hilary. – le salutò Harry.
- Ciao. – risposero
le due.
- Ronald, dove
andiamo adesso? – chiese Hilary, mentre raggiungevano una vecchia
macchina, parcheggiata sul ciglio della strada.
- Andiamo da mia
madre. Scommetto che sarà felicissima di avere degli ospiti in più.
Ginny è meglio che le spieghi tu, tutta la faccenda. Io devo tornare qui
immediatamente. –
- Va bene. –
salirono tutti i tre i macchina, Ron inserì la chiave nella toppa?? E
girò.
Nello stesso
istante, in una cella consunta al dipartimento Auror, il Mangiamorte
apriva gli occhi.
Salve a tutti!!! Lo so.... sono in un ritardo
terrificante e mi spiace moltissimo....
Non so se avete letto la mia pagina personale, ma
ho avuto problemi emotivi, e la voglia di scrivere mi ha abbandonata...
per mia fortuna... l'ispirazione è tornata.. almeno per ora e ho postato
il prima possibile... in più in questi giorni Internet non è stato dalla
mia parte e mi ha abbandonato. :(
Meno male che ho potuto scrivere durante il ponte
del primo di novembre, e che oggi non abbia compiti per domani! Mi sono
presa avanti con i compiti di tutta la settimana. :)
Allora... come vi è sembrato il capitolo?!?! Bello,
brutto, orrendo??
fatemi sapere cosa ne pensate anche per aiutarmi a
migliorare....
Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserito
tra i preferiti, i seguiti, e le ricordate e chi tra gli autori
preferiti.
Risposta alla recensione:
niettolina:
Tesoro!!!! Ciaoooooooo!!! Allora, sono contenta che lo
scorso capitolo di sia piaciuto.... E per Ginny... beh, qui ce n'è in
abbondanza.... :) Spero che anche questo capitolo ti piaccia!!! Con un
mare di affetto, Luna:=)
Pubblicità!!!
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Montepulciano (FanFiction su Attori)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Marry Me
(Numb3rs)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
Campagna di Promozione
Sociale -
Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 16 *** Warton ***
Capitolo 16
Capitolo 16: Warton
12/03/2005
Ron guidò rapido
verso la casa di sua madre. Aveva pochi minuti per portare Ginny e
Hilary lì e poi sarebbe dovuto tornare al lavoro.
Parcheggiò la
vettura nel giardino di casa Weasley e fece scendere velocemente le due
donne.
- Dove siamo? –
domandò Hilary, guardandosi intorno con un’espressione curiosa e un po’
diffidente.
- Questa è la casa
dei nostri genitori. È meglio che per ora restiamo un po’qui. Quel
Mangiamorte cercava te, Hilary. Io, più di tanto non posso difenderti. E
poi, ti sfido a trovare qualcuno che abbia paura di una donna incinta. –
scherzò Ginny, mettendo un braccio attorno alle spalle della ragazza e
scortandola verso l’entrata.
- Mamma!! – chiamò
la donna, poggiando una mano sulla maniglia della porta. Spinse verso il
basso, ma la porta non si aprì.
- Mamma!!! Sono io,
Ginny!!! – continuò a urlare. – Ron, perchè mamma non risponde? –
domandò al fratello maggiore.
- Senti. Ascolta
bene. – disse Ron divertito.
Ginny e Hilary
rimasero immobili e in silenzio e attraverso la porta, sentirono una
vecchia canzone di Celestina Warbeck, la cantante preferita della
signora Weasley.
Ginny riuscì anche
a capire di che canzone si trattava. Il rumore era molto ovattato, segno
di Molly era in lavanderia.
Vieni, mescola
il mio calderone
E, se con
passione ti riuscirà,
il mio forte
amor bollente
questa notte ti
scalderà.
Era la canzone
preferita di Molly: “Un calderone pieno di forte amor bollente”. Ginny
scoppiò a ridere.
- Mamma non ha
minimamente cambiato i gusti musicali. – disse tra le risate.
- E io che pensavo
avesse smesso di ascoltare Celestina Warbeck. – continuò Ron.
- Mamma!!! – gridò
Ginny, cercando di farsi sentire dalla madre. – Perchè non ci siamo mai
fatti una copia delle chiavi di casa, Ron? –
- Non abbiamo mai
fatto una copia delle chiavi perchè mamma è sempre stata a casa e,
nonostante ascoltasse Celestina Warbeck, ci ha sempre aperto la porta. A
mali estremi, estremi rimedi. – disse Ron a denti stretti.
Si chinò per terra
e afferrò un sasso, tirandolo verso una finestra dalla casa. Attese
qualche secondo, ma nessuno si affacciò. Allora, Ron ne prese una
manciata e cominciò a tirarli sulla finestra.
- Ma che cavolo
succede!!! -
-Finalmente!! –
gridò Ron. Alla finestra si era affacciato suo fratello George, che gli
lanciò contro un portapenne.
Ron lo schivò e
continuò ad urlare al fratello.
- George, aprici la
porta!! Mamma non sente! È in lavanderia con Celestina Warbeck al
massimo!! – gli rispose Ron.
George borbottò
qualcosa di incomprensibile e si ritirò nella sua stanza. Poco dopo la
porta di casa di aprì, rivelando un George Weasley alquanto irritato.
- Farsi una copia
delle chiavi, RonRon? – lo prese in giro, chiamandolo con il soprannome
sdolcinato che gli aveva affibbiato Lavanda Brown. L’uomo rabbrividì.
- Georgie,
perchè non ci lasci entrare? – chiese pungente, ricambiando “la
cortesia”.
- Non. Chiamarmi.
Georgie. – sibilò il fratello.
- E. Tu. Non.
Chiamarmi. RonRon. –
- Ma se tu ti
chiami RonRon? –
- Georgie... –
- Insomma, basta!!
Avete quasi trent’anni! Smettetela di litigare come due bambini di due!
Siete così infantili! – gridò Ginny a pieni polmoni. Ma i suoi fratelli
si girarono verso di lei e le urlarono ancora più forte:
- Zitta tu! È una
faccenda tra uomini! –
Ginny sbuffò e
prese per mano Hilary, trascinandola dentro casa.
- Mamma!!! – chiamò
lei. – Siediti, Hilary, vado a prendere mia madre. – disse Ginny,
facendo cenno ad una sedia attorno al tavolino al centro della cucina
della signora Weasley. La ragazza annuì e prese posto dove le aveva
detto Ginny, rimanendo in silenzio. L’altra si girò e attraversò la
cucina, per entrare in lavanderia, dove la signora Weasley cantava
tranquilla. Sembrava non si fosse accorta di niente.
Ginny spalancò la
porta della lavanderia e, il rumore attutito si riversò nella cucina,
rivelando un rumore spacca - timpani.
- MAMMA!! – gridò
Ginny. – Sono Ginny!! -
Molly era di
spalle, che infilava la biancheria della nuova lavatrice, regalatale per
il compleanno. Quando si accorse di qualcuno alle sue spalle si girò e
non appena vide la figlia, spense la radiolina sopra l’elettrodomestico,
interrompendo Celestina Warbeck nel suo ritornello e abbracciò Ginny.
“Vieni, mescola
il mio calderone...”
Fuori si sentivano
le urla di George e Ron. Strano. Non si erano ancora pestati...
- Ginny! Tesoro
mio! Come stai? E il mio nipotino? Perchè sei qui, tesoro? Mi avevi
detto che andavi a passeggiare con la tua amica... Hilary? –
- Mamma, è
successo... un imprevisto. Possiamo restare qui finché non tornano Harry
e Ron? –
- Certo, tesoro.
Potete stare qui quanto volete. Ma presentami questa tua amica, sono
impaziente di conoscerla. – sorrise la signora Weasley.
- Vieni. È qui in
cucina. – le due donne uscirono dalla minuscola lavanderia e entrarono
in cucina. Non appena la signora Weasley scorse seduta nella sua cucina
la piccola figura di Hilary, scorse ad abbracciarla. La ragazza, non
appena le vide entrare, balzò in piedi e rimase ferma, torturandosi le
mani, lievemente imbarazzata.
- Buon giorno,
signora Weasley. – balbettò mentre veniva stretta dall’abbraccio
stritolante della signora Weasley.
- Ciao, cara!! –
- RonRon, dove hai
lasciato quella oca... (e non dico altro perchè ci sono delle signore)
di Lavanda Brown? -
- Georgie, perchè
non porti il suo caro sederino dentro casa e la smetti di dire c... –
sentirono dire le tre donne.
- Ronald!! Ti pare
il modo di parlare? – domandò Molly, sfrecciando fuori per riprendere i
figli che ancora litigavano.
- Ron, cosa ci fai
qui? Vai immediatamente al lavoro! E tu George, vai al negozio!! –
continuò Molly, facendo il segno di andarsene al figli.
- Ma mamma! Sono in
pigiama!!! –
- E cosa ci fai in
pigiama a mezzogiorno!! Muovi le chiappe George!! Solo perchè Angelina è
via con le sue amiche per due giorni non vuol dire che tu possa poltrire
tutto il dì!! – li sgridò Molly, alzando minacciosa un dito contro i
figli.
- Muoviti! –
- Si, mamma. –
borbottò George, ritirandosi in casa trascinando i piedi per terra. – M
guarda te. Sono in vacanza perchè la moglie è via e invece che le sue
urla devo sorbirmi quelle di mia madre. – lo sentirono dire Ginny e
Hilary mentre attraversava la cucina. Ron salutò sua madre con un bacio
sulla guancia e si smaterializzò al Ministero.
- Scusa, cara. Ma i
miei figli sono degli scapestrati. Pensavo di averli cresciuti bene... –
mormorò la signora Weasley tornando dentro casa.
Hilary e Ginny
erano sedute su un lato del piccolo tavolo, ridacchiando.
- Si figuri,
signora. – sorrise Hilary.
- Oh, cara,
chiamami Molly. Come mai siete qui? – domandò Molly sedendosi con loro.
- Mmm. Mamma, ecco,
non so se dirtelo. Allora, stavamo camminando e ... –
Ginny raccontò a
Molly tutto ciò che era successo, e nel frattempo, Ron arrivò al
Ministero della Magia, pronto per interrogare il Mangiamorte che erano
riusciti a catturare.
- Eccomi. –
bisbigliò Ron, entrando nel suo ufficio.
Harry era seduto
alla sua scrivania, con i piedi sul tavolo, pensieroso.
- Ciao, Ron. – lo
salutò senza espressione.
- Ehi, amico, che
faccia. Cos’è successo? – chiese Ron sedendo a sua volta dietro il suo
tavolo da lavoro.
- Stavo pensando a
Ginny e Hilary. Se non fossimo arrivati in tempo... io... avrei perso
mia moglie e mio figlio. Non so cosa avrei fatto. L’avrei ammazzato se
le avesse torto un capello. – finì Harry con rabbia, spezzando a metà la
matita con cui stava giocando.
- Ho capito. Ma non
è successo. Pensa positivo, Harry. C’erano delle probabilità che
succedesse, ma non è successo. Hermione mi ha insegnato un detto Babbano
che dice: “Non fasciarsi la testa prima di rompersela”. Secondo me ha
ragione. -
Harry rifletté per
alcuni minuti, tenendo la testa bassa e rigirandosi tra le mani le due
metà della matita.
- Hai ragione. –
concluse.
Prima che potesse
aggiungere altro, bussarono alla porta.
- Avanti! –
esclamarono contemporaneamente i due. Entrò Roger, l’Auror che era stato
incaricato una settimana prima, di proteggere Hilary.
- Buon giorno,
signori. Roberson mi ha mandato a chiamarvi. Vuole che svolgiate voi
l’interrogatorio al Mangiamorte. Siamo nell’Aula Dieci al Nono Livello.
-
Harry e Ron si
guardarono un attimo, vittoriosi.
- Grazie, Roger.
Arriviamo subito. – lo congedò Ron, con il sorriso sulle labbra. L’Auror
si inchinò leggermente e uscì dalla stanza.
- Bene, bene.
Allora, prendiamo tutti i fascicoli e gli schemi che abbiamo fatto con
il Capo. Ci daranno un tocco di professionalità. – suggerì Ron,
afferrando un pacco di fascicoli sulla sua scrivania. Anche Harry ne
prese uno, e insieme uscirono dal loro ufficio, diretti all’Ufficio
Misteri.
- Sai che nell’Aula
Dieci ci sono stato anche io? Come imputato. – disse Harry, cercando di
vedere al di là della pila di fogli che reggeva.
- È stata l’aula
del tuo processo? Quello sui Dissennatori? – cercò conferma Ron.
- Si. Non mi
dimenticherei mai cos’è successo. Mi ricordo il percorso per arrivarci
anche se non lavorassi qui. Credo che non lo dimenticherei mai. –
- Cavolo! – fu
l’unica cosa che riuscì a dire Ron.
Presero l’ascensore
e, con qualche difficoltà Ron schiacciò il pulsante Nono Livello.
L’ascensore partì rapido, fermandosi purtroppo ad ogni piano per far
salire altri impiegati del Ministero.
Finalmente dopo
svariati minuti la solita voce femminile che li accompagnava sempre nei
loro viaggi in ascensore li informò che erano al:
- Nono Livello.
Ufficio misteri. –
Harry e Ron scesero
dall’ascensore di fretta e cominciarono a correre lungo il corridoio
spoglio da finestre o porte. Svoltarono a sinistra, dove c’era una rampa
di scale che scendeva ancora più in basso. Scesero nelle profondità del
Ministero passando davanti ad innumerevoli porte di legno con scritto un
numero. I due si fermarono davanti a quella con si scritto “Aula Dieci”.
Abbassarono la maniglia e entrarono nell’Aula. Alla loro sinistra
c’erano delle grandi panche, mentre al centro dell’Aula c’era una sedia
di legno massiccio. Davanti alla sedia c’era una panca più in alto
rispetto alle altre, mentre ai due lati della sedia dove sedeva
l’imputato c’erano due tavoli con due sedie, per l’avvocato di difesa e
accusa. Entrambi erano vuoti, essendo solo un interrogatorio e non un
processo formale. Negli anni, il Ministero si era, in certi ambiti,
“evoluto”. Solo pochi anni prima il Ministero era al livello del
Medioevo. Le corti spediscono maghi e streghe ad
Azkaban
anche solo dopo una breve udienza senza l'assistenza di un avvocato e
senza alcuna possibilità di appello. Non c'era da sorprendersi se il
Ministero della Magia fosse corrotto e che persone innocenti marcivano
in prigione. Gli Auror disponevano di attrezzi molto più simili a quelli
Babbani e avevano quasi le stesse funzionalità della polizia babbana.
Insomma, col passare degli anni, tutto era migliorato. Ora tutti
potevano avevano un avvocato, sia privato che d’ufficio e l’imputato
aveva dei diritti che gli venivano letti al momento dell’arresto.
- Potter! Weasley!
Siete arrivati. Bene si può cominciare. Già che siete qui, fatemi un
favore. Spostate quei tavoli davanti alla sedia e metti tre sedie da una
parte e due dall’altra del tavolo. – Roberson li accolse con un ordine,
com’era in suo stile.
- Buon giorno anche
a lei, Capo. Facciamo subito. – disse Ron, tirando fuori la bacchetta.
Con un “Wingardium
Leviosa”, fece ciò che gli era stato ordinato. . Intanto Roberson era
uscito a chiamare l’imputato e Harry e Ron poterono benissimo sentire
ciò che si dissero:
- Signor Bligh,
prego, potete entrare. Si accomodi. – annunciò Roberson.
- Grazie, Roberson.
Warton, entri. E non parli. – lo raccomandò l’avvocato.
- Si, avvocato. –
mormorò l’uomo con la sua voce viscida e maligna.
Ron e Harry si
misero in piedi, vicino al tavolo attendendo che i tre uomini
rientrassero nella stanza.
- Buon giorno. – li
salutò l’avvocato Bligh. Era un uomo alto, vestito con dei pantaloni e
una giacca neri, una camicia bianca e il solito mantello da mago.
Portava una paio d’occhiali con la montatura nera e dei capelli corti
anch’essi neri. Ron lo squadrò per bene. Non si fidava di quell’uomo,
per niente.
- Salve. –
ricambiarono i due Auror. Bligh e Warton si accomodarono sulle due
sedie, su un lato del tavolo. Roberson, Ron e Harry si sedettero
dall’altro.
- Perchè ha portato
l’avvocato? – domandò Ron. Roberson si girò verso di lui immediatamente,
aggrottando le sopracciglia.
- Perchè non si
può? –
Warton era un uomo
piuttosto alto, con neri capelli neri, lunghi e uno sguardo da pazzo.
Aveva questo sguardo da malato mentale, ma era lucido. Era consapevole
di essere ad un interrogatorio e che era stato arrestato.
- Non parli. Non
glieli hanno letti i suoi diritti? -
- Certo che glieli
abbiamo letti. Le modifiche giudiziarie ci sono state qualche anno fa,
siamo attrezzati. – dal tono irritato di Roberson si poteva facilmente
capire che non sopportava quell’uomo. Né l’avvocato, né l’imputato.
- Oh, lo so. Volevo
solo avere una conferma. – disse maligno l’uomo.
- Oh, glieli
rileggo se lei desidera. “Ha il diritto di rimanere in silenzio, ogni
accusa poterà essere usata contro di lei in tribunale. Ha diritto ad
avere un avvocato. Se non può permetterselo gliene verrà assegnato uno
d’ufficio. Ha capito i suoi diritti così come le sono stati enunciati?”
– snocciolò Roberson, guardando per aria, visibilmente irritato dal
comportamento dei due uomini.
- Rispondi. –
ordinò l’avvocato a Warton. L’uomo sbuffò e rispose con un tono
strascicato.
- Si. Ho capito.
L’avvocato ce l’ho. Non ne voglio uno “d’ufficio”. – li prese in giro.
- Un po’ di serietà
per favore. Stiamo svolgendo un interrogatorio. – li riprese Harry. –
Capo, posso cominciare? –
- Prego, Potter. –
acconsentì Roberson.
- Bene. Lei si
chiama? –
- Bill Warton. –
rispose l’altro annoiato.
- Mi scusi, ma devo
stendere il verbale. Residenza? –
- Non ho una
residenza. – lo scimmiottò lui.
- Bene. Famiglia? –
- Morti tutti. –
- Precedenti
penali? – chiese Harry. Era l’ultima speranza che questo uomo potesse
essere identificato.
- Oh, qui posso
cominciare a parlare. Allora, ho fatto un anno ad Azkaban e... dovrebbe
avere il mio fascicolo. – rise.
- Tieni, Harry. –
Ron glielo porse e Harry lo aprì, leggendo tutti i precedenti penali.
- Bene, un bel
curriculum. – commentò.
- Ha visto? –
- Perchè voleva
rapire la signorina Hilary Matthew? –
Non c’era tempo per
scherzare. Harry passò subito al nocciolo della faccenda.
- Ah, ah. – rise
l’altro.
- Non rida e si
muova a rispondere, pezzo di deficiente!!! – gridò Roberson scattando in
piedi.
- Ehi, ehi. Stia
calmino, sa, Roberson. Non si agiti! – rispose l’avvocato Bligh
alzandosi a sua volta.
- Silenzio!! – urlò
Ron più forte degli altri due. Si due uomini si risedettero,
squadrandosi truci a vicenda.
- Perchè volevo
rapirla? –
- Perché mi è stato
ordinato. – rispose l’imputato.
- Da chi? –
intervenne Ron.
- Credo che il nome
lo sappiate già. –
- Bancroft. Ci
parli di lui. –
- Il Capo
Bancroft. – sottolineò. – È geniale. Un grand’uomo. Molto più di tutti
voi messi insieme. Perchè lui vuole liberare il Mondo Magico da quella
plebaglia di Babbani sudici bastardi. – sghignazzò Warton. – Io sono uno
tra i suoi preferiti. –
- Non hai risposto
alla domanda. Cosa vuole fare e perchè vuole la signorina Matthew? – gli
ricordò Ron.
- Vuole quella
piccola puttana per... ma se ve lo dicessi che gusto ci sarebbe!! –
scoppiò a ridere.
- Bene abbiamo
finito. –
- Niente affatto.
Stupeficium!! – gridò Roberson. Prima ancora che l’avvocato riuscisse a
tentare di difendersi era già addossato alla parete dietro di lui,
svenuto.
- Bel colpo,
Roberson. – si congratulò Warton. L’Auror non rispose. Si limitò a
rimettere a posto la bacchetta e continuare ad ascoltare.
- E Natasha Cole? –
- Anche quella
puttana. Io non c’ero. Cazzo, mi sono perso tutto il divertimento. –
- Cosa le hanno
fatto? –
- Oh, ti piacerebbe
saperlo, vero Weasleiuccio. Ma non sono così cretino da dirtelo. Già ho
parlato abbastanza. Magari, mi sono detto, se parlo, mi sconteranno la
pena. In culo Bancroft. – fece una pausa e poi ricominciò a parlare. –
Un po’ mi dispiace. Aveva delle belle idee, ma la mia pelle è più
importante. – concluse l’uomo.
Roberson, Harry e
Ron compresero che non avrebbe detto più niente, ma tanto valeva
tentare.
- Chi c’era dalla
Cole? E cosa progettano di fare? – domandò Roberson.
- Dalla Cole c’era
il suo caro ex maritino. Ma lei non l’ha riconosciuto. Che puttana. Devo
essersi divertiti per bene. Quella ha un corpo... cazzo, mai vista una
roba del genere. Non sono neanche riuscito a farmi raccontare cosa le
hanno fatto, nei particolari. Cazzo. –
- Ma la smette di
dire parole volgari, siamo ad un interrogatorio, non ci interessano le
sue impressioni sulla Cole. – lo riprese Roberson, arrabbiato.
- Cosa progettano
di fare? –
- Con quella
bambola? Ormai.. –
- Pervertito... –
borbottò Ron, ma lui non lo sentì.
- No. Cosa vuole
fare Bancroft? Qual è il suo piano? – domandò Harry. L’uomo si protese
verso di loro, fasciando penzolare i capelli unti. La sua espressione
era maniaca, pazza. Era da rispedire al San Mungo con la posta
prioritaria.
- Roba grossa.
Molto grossa. Di più non so e non vi direi. Ormai quello che dovevo
dire, l’ho detto. Ora, cazzi vostri. – terminò definitivamente,
accasciandosi di nuovo sullo schienale della sedia.
Harry, Roberson e
Ron si guardarono. Non che l’interrogatorio fosse servito a qualcosa, ma
almeno avevano qualcosa in più su cui indagare. Bussarono alla porta e
Roberson fece entrare lo sconosciuto. Era Bobby, l’uomo dell’Auror
Scientifica che aveva fatto i rilievi sul luogo del ritrovamento della
signorina Cole.
- Ciao, Bobby.
Dimmi tutto. –
- Allora, Nico.
Avevo trovato un bicchieri con del vino e della saliva sopra e delle
impronte digitali. Ricordi? –
- Si. Vai avanti. –
lo incitò Roberson, mentre Warton era bello disteso sulla sua sedia, con
lo sguardo sul tavolo e sul suo fascicolo.
- Allora, le
impronte sono di Sackville, come la saliva, mentre nel vino non ho
trovato niente. Avevo elaborato una teoria, nel caso avessi trovato
qualcosa di strano nel vino, ma niente. Pensavo che magari potevano aver
drogato o narcotizzato la Cole. Devo chiedere ai Guaritori del San Mungo
se hanno trovato delle anomalie nel sangue o nello stomaco. Può anche
essere stato qualcosa che ha ingerito. – li informò Bobby.
Harry e Ron si
guardarono, tutti i due con un sopracciglio alzato.
- Potrebbe essere
un’idea. Grazie Bobby. Parker!!! – gridò Roberson.
Immediatamente si
smaterializzò davanti a lui un auror, completamente vestito di nero, con
la stessa divisa dell’uomo che c’era nel sotterraneo dove Hermione
preparava la pozione.
- Si? -
- Porta l’uomo in
cella di isolamento. Domani ne riparliamo. Intanto schiarisciti le idee.
E mantieni un comportamento più consono al luogo in cui ti trovi. Porta
via anche l’avvocato. Inventa una scusa qualunque. – ordinò Roberson.
L’Auror chiamato Parker, prese per un braccio l’imputato e il suo
avvocato ancora svenuto e si smaterializzò.
Quando finalmente
Ron, Roberson e Harry furono da soli, poterono lasciarsi andare nello
sconforto più totale.
- Bene.
Praticamente non abbiamo niente in mano. Prima che il Veritarsserum
siamo pronto ci vogliono ancora due settimane e mezzo. Non possiamo
aspettare così tanto... – bisbigliò Roberson.
- L’unica “arma”,
se così si può chiamare, è questo Warton. Pensavo facesse molta più
resistenza, invece. meglio per noi. Di certo non possiamo essere certi
di ciò che ci ha detto. – affermò Harry, mettendosi le mani nei capelli.
- Non sono riuscito
ad usare la Leggilimanzia. Non riuscivo a leggergli la mente. – continuò
Roberson.
- Non possiamo
aspettare il prossimo attacco. Avete sentito cosa ha detto Warton? “Roba
grossa. Molto grossa”. –
- L’unica cosa da
fare è aspettare che Natasha Cole si svegli. – intervenne Ron.
Sospirarono tutti e
tre e Roberson affermò, con un tono di voce distrutto e rassegnato:
- È ufficiale.
Stiamo barcollando nel buio. -
Buon giorno a tutti!!!
Come state lettori e scrittori di EFP??
Ho pubblicato un bel po' di tempo fa, ma volevo che
questo capitolo venisse bene, mi sono impegnata tanto...
Roberson, Harry e Rob hanno interrogato Bill Warton,
praticamente con risultati zero. Ora bisogna solo aspettare che -natasha
si svegli... ho già cominciato a scrivere il capitolo (una paginetta e
mezzo) ma non so quanto potrò scrivere la prossima settimana: lunedì,
martedì e mercoledì verifiche e interrogazioni a tutto spiano e devo
studiare...
Comunque cercherò di fare il possibile...
Ringrazio Niettolina, per tutte le belle
chicchierate e spero che le recensioni salgano un po'... voglio dire...
fa proprio così schifo?
Lo benissimo che non avete tempo, anche io faccio
fatica a leggere e recensire tutte le storie, ma... vi prego!!
Va bene Ci sentiamo tra due settimane circa...
Bacioni!!!!!
Luna Renesmee Lilian Cullen
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personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 17 *** La Lettera ***
Capitolo 17
Capitolo 17: La Lettera
17/03/2005
Dopo quasi una
settimana dall’interrogatorio di Warton, il caso dei Mangiamorte, era al
punto di prima. Non c’erano state delle scoperte particolarmente
rilevanti, anzi, non avevano niente di nuovo in mano. Ciò demoralizzava
tutta la squadra, sopratutto Harry, Ron e Roberson.
- Ma non ci sono
state novità? Niente di niente? – chiese Hermione la mattina del
diciassette marzo. Lei, Agnes, l’ex cameriera del Mangiamorte Bancroft,
Harry e Ron si trovavano nella stanza dove ogni giorno Hermione si
rinchiudeva per preparare il Veritasserum.
- No. Nessun
avvistamento, nessuna segnalazione. Sembrano spariti nel nulla. -
spiegò Ron, sedendosi su uno degli sgabelli attorno al tavolo. – Come
procede la Pozione? –
- Abbastanza.
Dovrebbe essere pronta per la fine del mese o i primi di Aprile. Ormai
sto mettendo le radici su questo sgabello. – scherzò lei, chiudendo gli
occhi e passandosi una mano sul viso.
- Se vuoi... –
- No, Ron. Ormai ho
incominciato io la Pozione e non permetto a nessuno di toccarla. A
nessuno. È mia. – sottolineò bene Hermione. – Mi fido solo di me stessa.
–
- Come vuoi tu! –
borbottò esasperato Ron, beccandosi un’occhiataccia dalla moglie. Agnes,
seduta davanti a Hermione ridacchiò, nascondendosi dietro una mano.
- Agnes, lei come
sta? È buffo, viviamo nella stessa casa, ma non riusciamo mai ad
incrociarci. – le chiese Harry, lasciando i due coniugi a lanciarsi
occhiatacce minacciose.
- Bene, grazie. Sa,
Harry, quando voi uscite così presto e io e Hermione restiamo qui tutto
il giorno, sono poche le occasioni in cui possiamo incontrarci. –
- Ha ragione. –
concordò Harry.
Passarono ancora
venti minuti con le due donne, poi Harry e Ron dovettero tornare in
ufficio.
Stavano
chiacchierando tranquillamente per i corridoi del Quartier Generale,
diretti al loro ufficio. Non avevano fretta.
“Tanto,” si disse
Ron. “Le indagini sono ad un punto morto.”
I colleghi Auror
passavano accanto a loro, indaffarati negli altri casi. Non c’era da
occuparsi solo del “Mistero Oscuro”, così chiamato da Roberson, ma anche
tutti i casi ordinari, che non erano di competenza della Squadra
Speciale Magica.
Harry e Ron
entrarono nel loro ufficio, spalancando la porta e si sedettero alla
loro scrivania. Sopra di essa vi erano cinque messaggi:
- Harry, sono
arrivati anche a te dei messaggi? – chiese Ron, sbirciando la scrivania
dell’amico.
- Si. Credo che
siano uguali. – bisbigliò Harry aprendone uno.
C’era scritto:
Signor
Potter,
La
informiamo gentilmente che la signorina Natasha Cole ha dato segni di
miglioramento.
La
terremo aggiornato.
Distinti
saluti,
Ospedale per le
ferite Magiche San Mungo
Harry e Ron
alzarono lo sguardo contemporaneamente, fissandosi accigliati.
- Ma che... -
-
Sono pazzi... – riuscirono solo a dire.
- Andiamo avanti. –
consigliò Ron pensieroso.
Signor
Potter,
La
informiamo gentilmente che la signorina Natasha Cole si è risvegliata
cinque minuti fa. La terremo aggiornato.
Distinti
saluti, Ospedale
per le ferite Magiche
San Mungo
- Andiamo. – disse
solo Ron, alzandosi di scatto e, seguito da Harry, usci dalla stanza,
correndo verso l’ufficio di Roberson. Si fermarono davanti alla porta
con la targhetta che recitava “Nicholas Roberson”, ansanti. Bussarono
con energia e quando gli fu accordato il permesso di entrare, si
catapultarono nella stanza.
- Potter! Weasley!
Cos’è tutto questo casino? – sbottò irritato Roberson. Era seduto, anzi
stravaccato sulla sua sedia, con i piedi sul tavolo. Si nascondevo con
“La Gazzetta Del Profeta” e da dietro il giornale uscivano sbuffi di
fumo. Stava fumando uno dei suoi amati sigari spostò il giornale per
fissare Harry Ron e ai due apparve un uomo sulla cinquantina, con la
barba incolta.
- Capo, la Cole si
è svegliata. – lo informò Ron sedendosi su una sedia, davanti alla
scrivania dell’Auror.
- COSA???!!! –
urlò. La sua voce rimbombò nella stanza facendo sobbalzare sia Harry che
Ron. – E cosa facciamo ancora qui?! Potter, chiama la Sicurezza. Voglio
cinque uomini in più fuori dalla stanza di Natasha Cole. Muoviti! – gli
ordinò Roberson, gettando il sigaro nel portacenere e alzandosi i piedi.
Harry sfrecciò fuori dalla stanza non appena Roberson gli diede
l’ordine.
- Weasley. – ordinò
Roberson, girandosi verso di lui. – Raduna la squadra. –
- Si, signore. –
scattò sull’attenti Ron. Uscì frettolosamente dalla stanza, per andare a
chiamare tutti i componenti della sua squadra.
Dopo pochi minuti
nell’Atrium del ministero c’erano una quindicina di persone: Harry, Ron,
Roberson, i cinque membri della sicurezza e quelli della squadra Auror.
Roberson, li guardò
uno ad uno, per poi pronunciare qualche veloce parola e passare subito
all’azione.
- Direttamente al
San Mungo. Li ho già avvertiti. -
Tutti i quindici si
smaterializzarono, apparendo nel corridoio dove era situata la stanza
della signorina Cole.
- Sicurezza. Voglio
che non perdiate d’occhio la porta della stanza.- i cinque uomini
indossavano una lunga veste nera e avevano tutti stampata in volto
un’espressione neutrale, impassibile.
- Si, signore. –
rispose serio il capo dei cinque. Si misero tutti sull’attenti e si
posizionarono davanti alla porta della stanza.
- Mi scusi? Auror.
– Ron fermò un guaritore nel mezzo del corridoio, il quale teneva tra le
braccia un pacco di cartelle cliniche, mostrandogli il distintivo. – Sa
dirmi se possiamo entrare nella stanza della signorina Cole? –
- Mi spiace, le
stanno facendo ancora dei controlli. Non vuole un Guaritore. Sono una
donna. Non vuole che nessuno la tocchi. È ancora sotto shock. – spiegò
loro il Guaritore, guardandoli con aria professionale e distaccata.
- Grazie. –
- Si figuri. –
L’uomo se ne andò
non prima di aver lanciato un’occhiata i cinque Auror della Sicurezza
Magica.
- Ma perchè non ci
hanno avvisato? – borbottò Ron, sedendosi su una sedia davanti alla
stanza di Natasha.
- Forse avremmo
dovuto leggere anche gli altri biglietti. – commentò Harry. poi,
improvvisamente, il suo sguardo si illuminò. – Hilary! Dobbiamo avvisare
Hilary. Dov’è ora, Ron? –
Lui aggrottò le
sopracciglia, cercando di ricordare.
- In giro con
Ginny. credo che andassero a fare compere. Ci sono con loro due Auror.
Ginny era molto seccata. -
- Lo credo. Bisogna
rintracciarle. Me ne occupo io? –
- Tranquillo,
faccio io. Odio stare qui senza fare niente. – propose Ron, alzandosi
dalla sedia. Accanto a loro, Roberson non proferì parole, rimanendo a
fissare il vuoto per degli interminabili secondi.
- Capo, vado. – Ron
si parò davanti Roberson, per ricevere il permesso.
Roberson ruotò lo
sguardo su Ron, fissandolo interessato.
- Dove Weasley? –
- A prendere mia
sorella e Hilary. – gli spiegò con ovvietà.
- Certo, certo.
Vai. –
Quando gli fu
accordato il permesso, Ron girò su se stesso, smaterializzandosi.
* * * *
- Harry! –
Lui si voltò appena
senti la voce da ragazzina che lo chiamava. Vide Hilary Matthew correre
verso di lui, mentre Ginny la seguiva comminando affiancata da suo
fratello.
- Come sta? Io...
oh! Sono così contenta. – esclamò la ragazza, abbracciandolo.
- Non sappiamo come
sta. Nessuno sa niente. Io e la squadra con il nostro Capo Roberson
siamo qui da venti minuti. E.... niente. – spiegò Harry.
Hilary si accorse
di Roberson e lo salutò gentilmente.
- Buon giorno,
signor Roberson. Mi scusi, non l’avevo vista. -
Lui le rispose sono
con un cenno della testa, riemergendo la mente nei suoi pensieri.
- Ma sta bene? –
sussurrò Hilary all’orecchio di Harry. Lui alzò le spalle non sapendo
cosa dire.
Arrivarono anche
Ginny e Ron. La donna si avvicinò a Harry e gli schioccò un bacio sulle
labbra.
- Signor Roberson.
Buon giorno. – Come prima a Hilary, l’Auror rispose con un cenno,
chinando leggermente il capo. Ginny si sedette su una seggiolina,
massaggiandosi la pancia.
Dopo alcuni minuti
una Guaritrice uscì dalla stanza di Natasha Cole, reggendo una cartella
clinica.
- Come sta? –
chiese Hilary, alzandosi dalla sedie e correndo incontro alla donna.
Anche gli altri di alzarono, raggiungendola.
- Salve. Auror. –
si presentò Roberson, mostrando il tesserino.
- Buon giorno. – lo
salutò altra. – Allora, la signorina Cole si è risvegliata. Le sue
condizioni sono molto gravi. Per ora non è in grado di parlare, vi
avviso subito. –
Gli Auror
imprecarono sottovoce, ghignando i denti.
- Posso vederla? La
prego, sono la sua unica amica. – la implorò Hilary.
- Mi spiace, ma è
impossibile. Bisogna lasciarla tranquilla. –
- Ma magari le
farebbe piacere vedere qualcuno di familiare. O crederà di essere
abbandonata! – continuò a insistere Hilary,
- Solo due minuti.
– concesse la Guaritrice, guardandosi intorno sospettosa. Prese Hilary
per un braccio, accompagnandola dentro la stanza. Harry e Rob fecero per
seguire la giovane ragazza, ma vennero fermati dalla Guaritrice.
- No. Solo donne.
Quando il Dottor Mitchell ha provato a toccarla ha avuto una crisi
isterica, abbiamo dovuto sedarla per calmarla.-
- Ok. Va bene.-
Acconsenti Roberson scocciato.
La guaritrice
scortò Hilary nella stanza. La stanza era molto grande, con il letto di
Natasha troneggiante sul lato sinistro. Hilary corse verso di lei.
Natasha era
accerchiata da macchine di tutti i tipi e aveva una flebo conficcata nel
braccio.
- Natasha mi senti?
Sono Hilary. Sono qui con te. Non ti preoccupare- Le mormorò la ragazza
piangendo copiosamente. Natasha aprì piano gli occhi, cercando di
mettere a fuoco la persona davanti a lei.
- Hilary è stato
lui.- Mormorò debole. Poi chiuse gli occhi.
La guaritrice si
avvicinò ad Hilary, mettendole una mano sulla spalla.
- Venga. Le hanno
dato dei tranquillanti.-
Hilary annuì, e
seguì la donna fuori, ma senza aver prima lanciato un’ultima occhiata
all’amica.
Non appena uscì si
ritrovò tra le braccia di Ginny, la quale la stringeva forte,
accarezzandole la testa.
- Tutto bene?-
- Mi ha detto “ E’
stato lui ”. Sackville. L’ ex marito. Ne sono sicura.- Spiegò Hilary,
guardando Harry, Ron e Roberson.
- Lei ti ha detto
“E’ stato lui” o “E’ stato Sackville ”?- Chiese Roberson avvicinandosi
alle due donne, che nel frattempo si erano staccate.
- Mi ha detto
“Hilary, è stato lui”- Ripeté la ragazza, fissando accigliata il capo
Auror. Lui imprecò, voltandosi e dando le spalle a tutti i presenti.
- Cosa succede?-
Domandò Hilary, chiedendo spiegazioni per lo strano comportamento
dell’uomo. Roberson si voltò di scatto verso di lei.
- Le prove ci sono,
ma ora non posso arrestarlo. Dobbiamo prenderli tutti. Insieme. Se
attiriamo solo Sackville, con un’esca, gli altri, quando verranno a
sapere che è stato arrestato si nasconderanno. Potrebbe volerci molto
tempo per prenderli tutti.-
Rimasero tutti in
silenzio, a fissarsi a vicenda.
Dopo aver parlato
con un guaritore, per informarlo delle nuove disposizioni di servizio
per Natasha Cole, Roberson ordinò a tutti di tornare in ufficio.
Harry e Ginny
presero l’auto che aveva usato prima Ron per accompagnare all’ospedale
la sorella ed Hilary. Quest’ ultima e Ron, invece si smaterializzarono
con Roberson.
Lui entrò nel suo
ufficio, Mentre Ron e Hilary aspettavano gli altri. Quando arrivarono
tutti, si diressero lentamente verso l’ufficio di Harry e Ron. Entrarono
e le due donne si sedettero sulle sedie davanti alle due scrivanie
parallele.
- Harry, mancano
ancora due biglietti da leggere.- Si accorse Ron non appena fu seduto.
Hai ragione. Diamo
un occhiata in giro.- Harry afferrò un massaggio sulla scrivani e lo
aprì.
Caro Signor
Potter,
La informiamo
gentilmente che la signorina Natasha Cole sarà sottoposta a dei
controlli medici. La terremo aggiornato.
Distinti saluti,
Ospedale Per Le Ferite
Magiche San Mungo
-Che idiozia. Ci
hanno mandato tre messaggi uguali. Mandarne solo uno alla fine?!-
Borbottò Ron, facendolo a pezzi.
-Si divertiranno a
farvi diventare pazzi…- Rispose Hilary, guadagnandosi un’occhiata
divertita dagli altri.
Harry riabbassò gli
occhi sulla scrivania e aprì il secondo biglietto.
Arriviamo in
ufficio verso le cinque. Hermione
Bussarono alla
porta. Tre volte.
- Avanti!-
Esclamarono Harry e Ron contemporaneamente.
La porta si aprì e
Agnes ed Hermione fecero il loro ingresso.
- Ciao!- Salutò
Hermione, andando da suo marito.
- Buon giorno!-
Sorrise Agnes.
Risposero tutti al
saluto e le due donne presero posto.
- Cosa state
facendo?- Domandò Agnes, seduta accanto ad Hilary.
- Leggendo la
posta, ancora! Basta!- esclamò Ron.
- Cosa c’ è? Ancora
San Mungo?- Scherzò Harry, cominciando ad aprire l’ultimo biglietto.
- Pubblicità del La
Gazzetta Del Profeta… Ma dico io, sprecare inchiostro per nulla! Usarlo
per qualche cosa di più intelligen… -
Ron spostò lo
sguardo su Harry.
- Harry- Lui alzò
lo sguardo rivelando il pallore sul suo viso.
- Cosa succede?- In
un attimo furono tutti davanti alla sua scrivania.
- Altro dal “La
Gazzetta Del Profeta ”, Ron. Ascolta:
Salve,
sono il signor
Bancorft. Ma credo che questo lo sappiate già. La mia “ cara ” cameriera
Agnes avrà già spifferato peste e corna su di me
. Te ne pentirai donna. Pagherai caro per ciò che hai fatto. Solo
un’ ultima cosa… a che punto è la pozione?
Faccio i miei
complimenti alla Signora Weasley, non pensavo ne fosse capace…
Harry interruppe la
lettura, e spostò lo sguardo su Ron.
- Ron… l’ uomo
fuori dalla porta... è la talpa.-
Lui sgranò gli
occhi e corse fuori dalla stanza.
Aspettarono qualche
minuto, tutti perfettamente immobili, con il fiato sospeso. Poi Ron
ricomparve.
- Ho avvisato
Roberson. Ha mobilitato il resto della squadra. Continua a leggere.- Lo
incitò Ron, sedendosi dietro la sua scrivania.
…Ma non vi ho
scritto questa lettera per fare i complimenti alla signora Weasley.
Arrendetevi.
Ora.
Noi siamo più
potenti. Siamo il Popolo del Signore Oscuro. Possiamo schiacciarvi come
mosche. Non ho paura a minacciarvi.
State attenti,
miei cari Auror.
State attenti…
Quando Harry alzò
lo sguardo, vide le facce stupite dei suoi familiari e amici.
Gli si presentava
davanti agli occhi, come un riflesso abbagliante di uno spesso strato d’
acqua cristallina, la stessa espressione spaventata e atterrita che
sapeva sul suo volto. La differenza stava nel vederla ripetuta per
cinque volte.
Salve a tutti!!
È stato una faticaccia scrivere questo capitolo...
È complicato, c'erano tante cose da dire e non so se ho espresso bene
ciò che volevo dire.
L'ultimo aggiornamento l'ho fatto il 21 novembre e
chiedo perdono a tutti...
Ci ho messo tanto a scriverlo, lo so... ma mi
piace. Ci ho messo tantissimo impegno e spero che anche voi piaccia.
Ringrazio tantissimo Niettolina e Ladia, la mia
beta, per tutto il sostegno che mi date.
Grazie anche a chi recensisce, a chi mi ha aggiunto
tra gli autori preferiti, chi ha inserito la mia storia tra le
preferite, seguite e ricordate.
GRAZIE a tutti!!
A presto e prometto che non ci metterò troppo per
il prossimo capitolo!!
Per le recensioni... beh... sono sempre gradite...
:=)
Con affetto,
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
Pubblicità!!!
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Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
Montepulciano (FanFiction su Attori)
Take
Five (Originale)
Ragione
e Istinto (Twilight - S. Meyer)
Marry Me
(Numb3rs)
Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
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Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 18 *** Arrendetevi. Ora. ***
Capitolo 18
Capitolo 18: Arrendetevi. Ora.
17/03/2005
Si fissarono per
alcuni minuti immobili.
- Dobbiamo far
parlare Warton. – bisbigliò Ron.
- Signor Potter? –
un auror sui venticinque anni entrò in ufficio di corsa.
- Non si usa
bussare? – disse Ron irritato.
- Mi scusi.
–balbettò l’altro arrossendo e chinando il capo.
- Figurati. Dimmi.
Avete preso l’uomo? –
- Purtroppo no,
signore. Era già scappato. Ma appeso alle maniglia c’era questo
biglietto. – spiegò l’auror porgendolo a Ron. Con un sopracciglio
alzato, lui lo aprì. C’erano scritte solo due parole:
Arrendetevi. Ora.
Dopo aver letto
quelle parole scritte con una calligrafia elegante, Ron alzò gli occhi
verso Harry e gli porse il biglietto. Quando anche lui lo lesse, lo
passò agli altri presenti nella stanza.
- Il Capo Roberson
è già stato avvisato? – domandò.
- Si, signore. È
venuto personalmente per arrestare l’uomo. –
- Bene. Ora dove si
trova? – continuò a chiedere Harry. L’Auror ci pensò un attimo e poi gli
disse che era nel suo ufficio.
- Grazie. Puoi
andare. – lo congedò Harry con un gesto della mano.
- Agli ordini. –
rispose l’altro prima di andarsene, chiudendo la porta dietro di se.
- Andiamo a parlare
con il capo. Voi rimanete qui o venite con noi? – chiese Ron alzandosi.
- No, grazie Ron.
Rimaniamo qui. – rispose Hermione per tutte le altre.
Harry rivolse un
sorriso a Hilary e Ginny e insieme a Ron, uscì.
- Cosa facciamo? –
domandò Ron davanti alla porta dell’ufficio di Roberson, spezzando il
silenzio che li aveva accompagnati nel tragitto.
- Sentiamo cosa
dice il capo. –
Harry bussò due
volte alla porta e, dopo aver ricevuto il consenso del Capo degli Auror,
entrò.
- Grazie per la
soffiata, ragazzi. Purtroppo non siamo riusciti a prenderlo. –
- Sa il biglietto
che c’era sulla porta… -
- Si, non sono
riuscito a capire cosa significasse. – lo interruppe Roberson alzando
una mano. Harry lanciò la lettera sul tavolo davanti a Roberson.
- Prima legga
questa. L’abbiamo trovata sulla mia scrivania, insieme alla pubblicità.
Poi legga il biglietto. – gli consigliò Harry sedendosi sulla sedia. Ron
lo seguì, accomodandosi accanto a lui.
Passarono alcuni
minuti in cui Roberson lesse la lettera e cercò di assimilarne il
contenuto.
- È impossibile.
Non possiamo arrenderci, ma non possiamo certo ignorare questa lettera.
Da quello che scrive, presuppongo che non sappia che pozione stanno
preparando. La stanza dove tua moglie – indicò Ron, sistemandosi in
posizione più eretta rispetto a prima. – prepara la pozione è
insonorizzata. Sicuramente non ha capito di cosa si tratta. – spostò lo
sguardo su Harry. – Lo sapevo che c’era un infiltrato. Io me lo sentivo.
– concluse sbattendo una mano sul tavolo.
- Come sempre Capo,
ha ragione. – lo lodò Ron, beccandosi un’occhiata compiaciuta dal suo
superiore.
- Direi che
potremmo fare un’altra visitina al caro Warton. Senza il suo avvocato,
perdonatemi il linguaggio volgare, tra le palle. Weasley, chiama le
guardie di sicurezza e dirgli di portare l’imputato nella sala 10. –
Harry non trattenne
un gemito quando Roberson nominò il luogo in cui si sarebbe svolto
l’interrogatorio.
- Che c’è, Potter?
Ti ricorda quella stupida udienza? –
Il capo Auror si
alzò e raggiunse Harry, mentre Ron comparve sullo stipite della porta.
- Possiamo andare.
Lo stanno già trasferendo. –
- Perfetto.
Andiamo. –
Scesero di nuovo
nei sotterranei passando attraverso l’Atrium, nell’aula10, al livello 9
del Ministero. Aprirono l’ormai nota porta dell’aula giudiziaria e
entrarono. La prima cosa che videro fu Warton, seduto su una sedia, con
due guardie ai sui lati che controllavano ogni suo movimento.
- Oh, oh! Ma guarda
chi si vede! Il caro signor Roberson! Ma ci sono anche il signor Potter
e il signor Weasley. Che piacere! – esclamò l’uomo alzandosi. Le guardie
lo trattennero per le spalle, impedendogli ogni movimento. Erano sue
uomini tarchiati con le sopracciglia aggrottate che formavano una sola
linea continua.
- Tranquilli.
Potete uscire, dobbiamo parlare da soli con l’imputato. – ordinò
Roberson, facendo segno ai due uomini di andarsene. Loro si misero
sull’attenti, ma non si spostarono neanche di due centimetri.
- Come sta la
bambola? È uscita dal coma? – scherzò Warton mettendo i piedi sul
tavolo. Ron si alzò si scatto, afferrò con una mano le caviglie
dell’uomo e le gettò a terra.
- Ohh!! Il signor
Weasley si è arrabbiato!!! – urlò Warton.
Un metro più in la,
Roberson stava conversando con le guardie, per convincerle a lasciar
solo l’imputato. A quel grido, si girarono accigliati, per controllare
cosa fosse quel rumore.
- Cosa succede? –
domandò Roberson avvicinandosi.
- Niente, signore.
Non si preoccupi. – rispose Harry, zittendo Ron e Warton che
continuavano a stuzzicarsi. – Cominciamo. – Harry si alzò in piedi,
facendo stridere la sedia e camminando intorno al tavolo. Fece due giri
prima di parlare di nuovo.
- Allora, Warton.
Ora, lei mi dirà che colpo grosso sta organizzando Bancroft. –
- Il Capo Bancroft.
– lo corresse l’uomo, lanciandogli un’occhiataccia. Harry non diede
segni d’impazienza continuando a girare intorno al tavolo. Ron non
staccava lo sguardo dall’uomo seduto di fronte a lui, percependo ogni
singolo suo movimento.
- Non mi interessa
come voi seguaci lo chiamate. Io ho bisogno di informazioni e lei può
darmele. –
- Sono d’accordo
sul fatto che a lei, Potter, non gliene freghi una mazza sul nome del
mio illustre capo. –
E sentire quel
aggettivo attribuito al capo di una setta di Mangiamorte, Ron non poté
trattenersi dallo sbuffare.
- Ma non sono
d’accordo sul fatto che io debba darle delle informazioni. E poi, mi
scusi, ma cosa ci guadagno io? Perchè dovrei condividere delle
informazioni così preziose con un mucchio di palloni gonfiati
corrispondenti al nome di... – Warton si mise una mano sotto il mento,
fingendo di pensarci su. – Auror? – completò.
- Vedi di lavarti
la bocca prima di parlare o di rivolgerti ad una delle più alte cariche
dello stato in questa maniera. – urlò Roberson, che nel frattempo si era
sbarazzo della sicurezza. Si girarono tutti verso di lui. era rosso
dalla rabbia, con un dito puntato verso Warton. Quasi tremava.
Si avvicinò
lentamente al tavolo, mentre Warton lo guardava tranquillo, con un
ghigno sul volto trasandato.
- Voi criminali
siete tutti stupidi. Vi rifiutate sempre d collaborare con noi. E
perennemente preferite il carcere, anche l’ergastolo, solo per non aver
detto un nome, una data e un luogo. Riducono la pena!! In che cazzo di
lingua dobbiamo dirvelo! Turco? Il turco lo conosci? Ti porto qui un
interprete, per noi non ci sono problemi. -
Roberson rimase per
alcuni secondo immobile, continuando a puntare l’indice vero l’uomo.
Lentamente mise un
piede di fronte all’altro, avanzando verso di lui, per poi sedersi al
suo lato opposto, accanto a Ron.
- E chi mi
garantisce che i patti vengano rispettati? – continuò imperterrito,
lisciandosi la barba incolta sul viso.
- Perchè non credi
che rispetteremo gli accordi? Spiegacelo. Vogliamo sapere. – prese la
parola Harry, mentre sulla sedia davanti a Warton, Roberson ribolliva di
rabbia e Ron lo guardava stupito.
- Perchè siete
degli Auror di merda! Voi non capite un cazzo! Succede sempre così. Noi
vi diamo informazioni importanti, e poi voi... track! Finita l’indagine,
ci rispedite in prigione. -
- Ma che cosa
crede? Che solo perchè hai detto un nome, un luogo, e una data noi
possiamo lasciarti libero? Sei un criminale, hai rubato, ingannato e ti
aspetti che per quattro parole in croce noi chiudiamo un occhio? – gridò
Roberson, alzandosi dalla sedia di scatto e sbattendo le mani sul
tavolo. – Fottiti! - aggiunse a bassa voce. Ci mancava solo che Warton
lo denunciasse per aggressione verbale, inventando chissà quale scusa.
“Magari neanche
esiste l’aggressione verbale...” pensò stringendo i pugni sul tavolo.
Warton rimase ad occhi sgranati, fissando Roberson stupito.
Dopo qualche minuto
si ricompose, rimanendo a fissare un punto del tavolo di fronte a lui.
Rimase molti minuti
in silenzio, poi parlò con voce roca.
- Va bene,
collaboro. – accettò infine. Harry, Ron e Roberson volsero lo sguardo
verso di lui.
- Perfetto. Ci dica
tutto quello che sa. – lo spronò a continuare Roberson, che finalmente
si era calmato.
- Io non sapevo
bene cosa sarebbe successo a casa della bambola. So solo che avrebbero
dovuto ucciderla. Perché sapeva troppo. Ma voi siete arrivati prima che
riuscissero a finirla per bene. – raccontò l’uomo. – Ma ormai non serve
niente che io vi racconti i particolari. Cazzo, neanche c’ero io!! –
urlò.
- Va bene. Non si
agiti. Vada avanti. Poi cosa ha in mente Bancroft? –
- Credo che abbia
in mente un colpo grosso. Qualcosa di fantastico, che sbalordirà tutti.
– rivelò. Roberson si protese di più verso di lui, incitandolo a
continuare il racconto. Warton si sistemò meglio sulla sedia e assunse
l’aria di un uomo civile e non di Magiamorte assetato di sconfiggere
quanti più Babbani può.
- Credo che abbia
capito che non serve uccidere e Babbani, ne tanto meno assaltare la
regina Babbana o cose del genere. Credo che voglia attaccare il
Ministero della Magia. Non so ne quando ne come e neanche se voglia
veramente prendere possesso del Ministero. –
- Ma non aveva
detto di essere il suo preferito? – domandò Harry. Qualcosa non tornava
e Harry l’aveva capito.
- Si. Ma non
condivideva con tutti i suoi piani. Solo con Sackville. Era tipo… come
il suo vice. Lui sa tutto. Io ero… il “soldato” preferito. Il migliore a
combattere, ovviamente dopo Sackville. – disse sprezzante. Ron e Harry
si appoggiarono allo schienale della sedia e mentre Roberson continuava
a chiedere informazioni a Warton, loro si scambiarono le solo opinioni.
- Non credo che
stia mentendo. – confessò Ron, grattandosi la nuca.
- Già. – asserì
Harry. – Dobbiamo rafforzare la sicurezza. Dobbiamo impedire la
Materializzazione all’interno dell’edificio e prendere altre
precauzioni, come l’Incanto Gnaulante. Potrebbe aiutarci. – snocciolò
lui, e ad ogni sua idea l’amico annuì.
Roberson chiamò
nella stanza la sicurezza e ordinò di riportare in cella Warton.
- Ma avrò delle
attenuanti nel processo? – chiese impaurito. Ora non sembrava più un
Mangiamorte spavaldo, sono un agnellino impaurito di rimanere in carcere
per il resto della sua vita.
- Certo, signor
Warton. Sia io che i miei colleghi qui presenti metteremo una mezza
parola buona per lei. –
- Grazie, signor
Roberson. – ringraziò mentre lo portavano via.
- Diventano tutti
dei poveri cuccioli impauriti di fronte alla legge e ad un’autorità
quando rischiano la vita. – commentò Roberson con un sorriso amaro.
Risalirono al loro
ufficio e Roberson li chiamò per “fare il punto della situazione”,
parole testuali.
Il Capo Auror si
sedette al suo posto mentre Harry e Ron si accomodarono sulle due sedie
davanti alla scrivania.
- Bene. Rifacendo
il punto della situazione: c’è questo uomo denominato Bancroft che ha
reclutato un gruppo di ex Mangiamorte per…. Per… per fare cosa, Potter?
– domandò.
- Per sterminare i
Babbani o per attuare un colpo di stato, e far cadere il Ministero. Come
ha detto prima Warton. –
- Ronald, credi che
Bill Warton ci abbia detto la verità? – continuò a domandare Roberson,
rigirandosi una penna tra le mani.
- Si, io credo che
le ultime notizie siano veritiere. – affermò Ron, guardando il suo Capo
con le sopracciglia aggrottate.
- Bene. Bene. –
commentò solo. – Poi c’è questo Mangiamorte Sackville, che sembra un
bravo ragazzo, mentre è il braccio destro di Bancroft. Esatto? –
Harry e Ron
annuirono fissando interessati l’Auror.
- Poi questo Warton,
che crede di essere un Mangiamorte esperto e di essere nella cerchia dei
preferiti del “Capo Bancroft”, come lo chiama lui. In seguito, Natasha
Cole. Ex moglie di Sackville e vittima della violenza a cui a
partecipato il suo ex marito. Lei dovrebbe ricordare cosa è successo
quella sera, i Guaritori hanno confermato che non ha perso la memoria.
Quindi, proporrei domani di andare a interrogarla. Andate voi. – disse
puntando il dito prima verso Harry e poi su Ron. – Vi porterete dietro
la signorina Hilary Matthew. Con lei sarà, spero, più semplice fare
delle domande scomode. – ordinò.
- Potete andare.
Mandatemi il primo Auror che trovate in giro. Devo commissionargli
alcuni affari. -
Harry e Ron si
alzarono dal posto e salutando Roberson uscirono dal suo ufficio.
- Thomas!! – chiamò
Harry. Immediatamente un Auror molto giovane, sui venti anni, si
materializzò davanti a lui.
- Si, Harry?? –
- Roberson ti vuole
nel suo ufficio. E mi faresti un piccolo piacere?? –
- Sicuramente dimmi
tutto… -
Harry si avvicinò
all’ Auror e gli sussurrò qualche parola all’orecchio.
- Vorrei che
scoprissi che Auror hanno piazzato di fronte a casa mia e facesse delle
indagini su di loro. Non mi fido… - mormorò Harry. Ron lo guardò con le
sopracciglia inarcate e un’espressione curiosa e stupita dipinta sul
volto.
- Certamente. Come
vuoi. Ti farò avere le notizie domattina sulla tua scrivania. – gli
rispose gentile.
- Perfetto. Ora
vai, meglio non far aspettare Roberson. – lo congedò Harry, indicando la
porta dell’ufficio. Thomas sorrise e se ne andò.
- Harry? Perché hai
chiesto quelle informazioni? – domandò Ron a bassa voce mentre tornavano
nel loro ufficio.
- Ginny mi ha detto
che non si fida. Hanno un’aria sospetta ed Hermione, Agnes e Hilary sono
d’accordo con lei. Per non parlare di Kreacher e Winky. Lei li vuole
fuori dalle scatole. Parole testuali. –
Ron mormorò
qualcosa di incomprensibile ed entrò nell’ufficio.
- Pensavo di
mettere più sorveglianza alle entrate del Ministero. E alcuni
incantesimi protettivi, come stavamo dicendo prima. Andiamo a parlarne
con la Sicurezza. – propose Ron, indicando la porta.
- Ok. Andiamo. -
Salve a tutti!!
Spero abbiate passato delle belle vacanze
natalizie!
Il capitolo è stato abbastanza faticoso da
scrivere... C'era la collaborazione di Warton e alcune informazioni
importanti e la richiesta di Harry di controllare gli auror davanti a
casa sua...
Ma la notizia più importante è stata l'attacco di
Bancroft al Ministero. Credete che attaccherà il Ministero oppure no??
Per scoprirlo basta aspettare un po'... e
continuare a seguirmi...
Mi spiace che nessuno abbia lasciato una recensione
al capitolo precedente... Io ci tenevo molto...
Bene, a presto!!
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
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Tra I Banchi Di Scuola (Originale)
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Take
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e Istinto (Twilight - S. Meyer)
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Grazie a tutti e al prossimo
capitolo!
Campagna di Promozione
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Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 19 *** Potere ***
Capitolo 19
Capitolo dedicato all’ episodio 12 delle
quarta stagione di Numb3rs: Potere, da cui ho preso l’ispirazione. Tutti
i dati si riferiscono all'episodio e le frasi che ho tratto dal capitolo
sono sottolineate.
Capitolo 19: Potere
18/03/2005
La mattina seguente all’interrogatorio
di Warton era una giornata molto piovosa, con delle grandi nuvole grigie
che ricoprivano il cielo dell’Inghilterra.
Harry e Ginny erano a letto, si erano
appena svegliati a stavano parlando a bassissima voce, per non svegliare
tutti gli abitanti della casa.
- Harry, ti prego, stai attento. – gli
ricordò Ginny, guardandolo con un’aria preoccupata.
- Stai tranquilla. So come cavarmela...
Come va la pozione? –
- Bene. Tra una settimana dovrebbe
essere pronta, secondo i calcoli di Hermione. – lo informò la moglie.
- Perfetto. Tu come stai? Il piccolo
James ti fa preoccupare? –
- Harry, ancora con questa storia...
sarà femmina. Lily. Punto e basta. – sbuffò Ginny. Lei era convinta che
fosse una femmina, mentre Harry sosteneva che fosse un maschio... James
Sirius... Pazzo.
- Va beh, meglio che scendiamo a fare
colazione.... – propose lei, oppure sarebbero finiti a litigare se il
bambino doveva essere maschio o femmina.
Ginny si accarezzò la pancia con tutte e
due le mani.
- Non ti preoccupare... faremo vedere al
papà che si sbaglia... – gli mormorò prima di scendere al piano di sotto
insieme al marito.
In cucina trovarono gli elfi domestici e
Agnes che mangiavano tranquillamente.
- Ciao, Agnes... dormito bene? – chiese
Ginny, sedendosi accanto a lei.
- Oh, si grazie cara. Benissimo. Grazie
di avermi offerto un posto dove stare, anche se provvisorio. –
- Figurati, per noi è soltanto un
piacere. – rispose Ginny sorridendo.
Scesero dopo poco anche Ron ed Hermione
e puntuali alle otto, Harry e Ron si trovavano del loro ufficio, mentre
le donne nel laboratorio dove Hermione preparava la pozione.
- Credi che finalmente potremmo andare a
parlare con Natasha Cole? I Guaritori hanno detto che era ancora sotto
shock. – disse Ron, scrivendo distrattamente su un foglio.
- Io penso che se era veramente sotto
shock, neanche oggi potremmo interrogarla. Eppure abbiamo così bisogno
di sapere com’è andata quella sera... ci aiuterebbe e molto anche.
Potremmo avere altri nomi e quindi, di conseguenza altri indiziati. –
snocciolò Harry giocherellando con la penna che reggeva tra le dita.
- Già... io proporrei di portarci dietro
Hilary. La Cole non ci dirà niente. Ha sicuramente bisogno di parlare
con una donna... forse anche più di una. –
- Se stai pensando a Hermione... – lo
interruppe Harry, ma fu a sua volta interrotto da Ron.
- No, veramente stavo pensando a mia
sorella. –
- Ginny? No, Ron, ti prego. Sta
aspettando mio figlio, se non te ne sei accorto, e non voglio che si
stressi troppo. È già quasi alla fine del sesto mese... –
- Ma Harry! Non corre nessun pericolo!
Ci siamo io e te!! E poi, siamo al San Mungo!! Quale posto è più sicuro
di un ospedale? – disse Ron con ovvietà.
Harry ci pensò su per qualche minuto e
poi diede ragione a Ron.
- Va bene. Mandiamo un gufo al San Mungo
per chiedere se possiamo parlare con la Cole. - propose Harry alzandosi
dalla sedia.
- Non ce n’è bisogno. – intervenne un
voce profonda. Roberson fece il suo solito ingresso teatrale nella
stanza. Con tanto di mento all’insù e mani dietro la schiena.
- L’Ospedale per le ferite magiche San
Mungo, mi ha appena mandato una lettera, dicendomi che se vogliamo, la
signorina Natasha Cole si è ripresa dallo Shok e possiamo andare a
parlare con lei. Ho inavvertitamente. – qui Ron sbuffò scettico, ma
Roberson non se ne accorse. – ascoltato la vostra conversazione e penso
che l’idea di Ronald vada molto bene. Potete andare quando volete. –
Rimase un po’ a guardali. Harry e Ron si
sporsero avanti, aspettando che dicesse qualcos’altro. Vedere Roberson
nelle vesti del Capo Auror con i modi pomposi non succedeva certo tutti
i giorni.
- Allora? Come sono andato? Figo, vero?
E avete visto la mia entrata? Potrei andare a recitare in quel teatro
babbano... Bro... Brodway!!!! Farei un sucessone... -
Ron e Harry scoppiarono a ridere, mentre
il Capo Auror si ricomponeva e uscì dalla stanza nello stesso modo con
cui era entrato.
- Andiamo. –
Un’ora dopo, al San Mungo:
- Signori, se volete, potete parlare con
la signorina. Vi devo chiedere di nono farla stancare troppo, perchè è
ancora molto debole e preferirei che non facesse troppi sforzi. Grazie.
– disse loro un Guaritore con degli assurdi modi pomposi.
- Grazie a lei. – rispose Ron rivolgendo
all’uomo un cenno di gratitudine.
- Entriamo? Voglio vedere Natasha! –
esclamò Hilary impaziente di rivedere la sua amica.
Lei, Ginny, Harry e Ron erano nello
stretto corridoio del San Mungo, pronti per interrogare la signorina
sull’accaduto.
- Andiamo. – mormorò Ginny
accarezzandosi la pancia.
Con Hilary in testa al gruppo, spinsero
la porta ed entrarono nella stanza.
La stanza era molto grande, e sul lato
sinistro giaceva la povera Natasha.
- Natasha!! – esclamò Hilary correndo
verso di lei. La signorina Cole era distesa sul letto con un’espressione
neutra sul viso, che però si aprì in un radioso sorriso alla vista della
sua più grande amica.
- Hilary... – riuscì a mormorare. – Chi
sono quegli uomini! Non li voglio
nella mia stanza.... ti prego... – sussurrò pianissimo, mentre le
lacrime cominciavano a scendere sul suo viso.
- Sono Harry Potter e Ronald Weasley!
Gli Auror che ti hanno salvato la vita! E mi stanno anche ospitando a
casa loro. Sono così gentili!! Non ti faranno del male... non ti
preoccupare. Ci sono io. – la rassicurò Hilary, accarezzandole la testa.
- Buon giorno, signorina Cole. Sono
Ginny Potter, la moglie di... –
- So chi è lei. Chi non conosce la
moglie del Bambino Sopravvissuto. – mormorò. – Oh, aspetta un bambino.
Che bello... – mormorò. Altre lacrime scesero dai suoi occhi.
- Mi sarebbe piaciuto avere un figlio.
Con un bel marito. Una perfetta famiglia felice. Purtroppo non ho un
marito e credo che non ne avrò mai un altro e per il figlio... beh, si
vede che non era destino... – spiegò a Ginny, cercando in tutti i modi
di sorridere.
Il suo bel viso era deformato, pieno di
lividi violacei e di tagli appena cicatrizzati.
Gli occhi di Ginny si riempirono di
pietà per quella povera donna, a cui la vita non aveva offerto niente.
- Non si preoccupi. Per avere un figlio
può sempre adottare un bambino. Nel mondo ci sono un sacco di maghetti o
streghette negli orfanotrofi che aspettando solo di ricevere affetto da
qualcuno. – le disse Ginny sorridendo. – Non sarà figlio suo, ma sarà
una persona che le darà amore e a cui lei potrà dare amore. Ci pensi. –
continuò dolcissima Ginny.
- Mio marito e mio fratello sono qui per
una questione molto importante. – disse Ginny, senza cambiare
espressione, solo per dare un po’ di coraggio a quella povera donna.
- Sappiamo chi è stato. L’ha detto lei a
Hilary. Vorremmo solo che lei ci raccontasse cos’è successo quella
notte. –
Natasha cominciò a singhiozzare.
- Vi prego, signori, vi spiacerebbe
uscire? – un altro singhiozzo. - Vi prego, non ce la faccio... –
mormorò tra le lacrime la donna, rivolgendosi a Harry e Ron, che
guardavano le tre donne da lontano.
- Certo. – scomparvero immediatamente e
Natasha si tranquillizzò leggermente.
- Mi spiace, ma... – tentò di scusarsi
ma fu interrotta da Ginny.
- Non si preoccupi. – deglutì e poi si
rivolse di nuovo a Natasha. – So che per lei sarà un dolore immenso, ma
deve parlare di quello che è successo. So che lei vorrà solo dimenticare
ciò che le è successo. Ed è perfettamente comprensibile, ma se ne parla
con qualcuno che le è amica, come me o con chi ne vuole un mare di bene,
come Hilary, riuscirà a dimenticare più velocemente l’accaduto. –
Natahsa la guardò negli occhi
spaventata.
- Mio marito e mio fratello prenderanno
quei bastardi. Non si preoccupi. Finiranno in carcere ad Azkaban per i
crimini contro il Ministero e per ciò che le hanno fatto. Deve aiutarci.
Con la sua confessione potremmo sbatterli in prigione per tutta vita. –
continuò Ginny, guardando Natasha negli occhi, nonostante lei cercasse
di evitare di incrociarli. Natasha volse lo sguardo verso la sua
migliore amica. Lei le rivolse uno sguardo di incoraggiamento a
raccontare ciò che era accaduto quella sera del 5 marzo. Aprì la bocca
leggermente. Fece poi un respiro profondo e parlò, con la voce insicura
e tremolante.
- Hilary era sparita e Frederick, il mio
maggiordomo, pure. Ero sola a casa. Nonostante tutti gli incantesimi di
protezione che avevo applicato alla casa erano riusciti ad entrare. –
singhiozzò Natasha, piangendo.
- C’erano il mio ex marito, il mio ex
maggiordomo, quel bastardo, Haydn, Hillman, O’Connor. –
- Chi sono questi signori, Natasha? –
chiese Ginny. Afferrò il primo pezzo di carta che le si presentò davanti
e scrisse i nomi.
- Mangiamorte. Sackville è uno di loro.
– confessò. Si strinse di più nelle lenzuola dove era avvolta e si
asciugò gli occhi.
- Poi cos’è successo? – chiese Ginny.
- Qualcuno di loro mi ha scagliato una
fattura. Non ho avuto il tempo di reagire. Credo fosse la maledizione
Imperius... non riuscivo a smettere di fare ciò che mi dicevano!! –
esclamò singhiozzando e portandosi le mani al volto.
- Ginny, non potresti farle quelle
domande in un altro momento? È troppo scossa.... per oggi potrebbe
bastare. – mormorò Hilary, alzando lo sguardo verso l’amica.
- No. Ormai a cominciato. Deve
raccontare tutto. Si sentirà meglio se ci avrà confessato quello che le
hanno fatto questi bastardi. Deve sfogarsi e togliere quel macigno
enorme che ha sul cuore. – disse Ginny determinata.
Natasha fece una risata tristissima.
- Non lo sento più il cuore. Me l’hanno
spezzato e calpestato quei bastardi! – urlò, per poi ricominciare a
piangere.
- Lo so. Ora però, voglio sapere com’è
andata quella sera. La prego. – la implorò Ginny.
Natasha si asciugò le lacrime dal viso e
fece un respiro profondo.
- Sono entrati, le ripeto, non so come
abbiano fatto. Uno di loro mi ha lanciato una maledizione Cruciatus.
Sono caduta a terra. Poi mi hanno sollevato in aria. Ero appesa a testa
ingiù, come se a tenermi su ci fossero dei fili. Loro intanto si sono
ubriacati. Avevo in casa degli alcolici. A volte li usavo quando ero
particolarmente depressa. Ma non bevevo così tanto da ubriacarmi. E
ogni... – Natasha si interruppe un attimo. Chiuse gli occhi e li serrò
forte. Quando li aprì, erano di nuovo pieni di lacrime. – Ogni tanto mi
lanciavano alcune Cruciatus. Non riuscivo a dire niente. Non riuscivo a
parlare. Credo che mi avessero fatto un incantesimo per farmi stare
zitta. Poi hanno cominciato a... toccarmi e a ridere. Ridevano come
cretini. -
Un singhiozzo echeggiò nella stanza.
Anche Ginny chiuse gli occhi. Riusciva quasi a percepire il dolore, ma
anche la grande vergogna che provava in quel momento la povera Natasha.
Odiava guardare negli occhi quelle donne. La paura e la vergogna.
Anche se non hanno nessuna colpa.
Vedeva nei loro occhi tutto ciò che era
successo. Vedeva il loro dolore immenso. Riusciva a sentire la loro
inadeguatezza. Era terribile.
- Natasha... – mormorò Hilary, piangendo
anche lei.
Ginny riaprì gli occhi, per poi puntarli
verso la donna stesa sul quel letto d’ospedale.
- Poi... – disse la donna singhiozzante.
– uno di loro, credo Hillman, mi ha fatto scendere. Mi ho costretto a
bere dell’acqua. Poi ricordo che il mio... – un altro singhiozzo potente
scosse il corpo di Natasha. – il mio ex marito mi ha detto qualcosa...
non ricordo bene... – mormorò confusa scuotendo la testa di lato.
- La prego, cerchi di ricordare. – la
incitò Ginny. Allungò la mano per stringere quella di Natasha, ma lei si
ritrasse velocemente.
- Non mi tocchi! – urlò.
- Mi scusi. – bisbigliò Ginny
mortificata. – Non volevo... io... non pensavo... –
- Mi scusi lei per la mia reazione. –
disse l’altra, abbassando lo sguardo.
- Vada avanti, la prego... – chiese
Ginny, sorridendole gentilmente.
- Mi ha detto che sapevo troppo. Che ero
una sgualdrina. Però mi ha detto che un certo Capo Bancroft stava
mettendo in atto un grande piano. Che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i
suoi Mangiamorte. Poi hanno riso e ha detto “Addio Ministero”. E poi...
beh, vi risparmio il resto. – disse amaramente. Cercò di rimanere
impassibile, ma continuò a piangere, coprendosi il volto con le mani,
per non mostrare la sua debolezza. Ecco che si manifestava la vergogna
che in quel momento Natasha provava. . – Il mio cervello non
funzionava. – riuscì a dire tra i singhiozzi. – Non riuscivo neanche
a dire basta! Cercavo di dirgli smettetela, ma era come se mi avessero
annientato tutti i miei sensi. Ora capisco perchè lo stupro è
chiamato “Omicidio dell’anima”. –
Una lacrima solitaria fece capolino sul
volto di Ginny.
- Non si preoccupi. Sono sicura che mio
marito e mio fratello faranno tutto ciò che in loro potere per prendere
quei bastardi e chiuderli in prigione. – promise Ginny, sorridendo alla
donna, tra le lacrime che le offuscavano la vista.
Natasha continuò a piangere, ma riuscì a
fare a Ginny un sorriso tirato e a mormorarle un:
- Grazie. -
Ginny uscì dalla stanza silenziosamente,
lasciando Hilary e Natasha da sole.
- Non appena aprì la porta si ritrovò
davanti Ron e Harry. si tuffò tra le braccia di suo marito, piangendo a
dirotto.
I due uomini non dissero niente, la
lasciarono sfogare. Ron mise a sorvegliare la stanza due Auror della sua
squadra, mentre Harry cercava di rassicurare la moglie.
- Vieni, Ginny. Andiamo in ufficio.
Abbiamo sentito quasi tutto. Ma ci racconterai meglio dopo. Ora vieni. –
la chiamò Harry. Lei alzò lo sguardo e si staccò leggermente dal marito.
- Va bene. –
Dieci minuti dopo al Ministero...
- ... Ecco ciò che è successo. Ma sai
cosa mi ha colpito veramente? – mormorò Ginny, seduta accanto al
fratello e al marito.
- No. – bisbigliò Ron. Durante il
racconto di Ginny non aveva aperto bocca. Neanche una sillaba aveva
detto. Era stato completamente muto.
- Natasha mi ha detto, l’ultima frase
prima che me ne andassi: “Ora capisco perchè lo stupro è chiamato
“Omicidio dell’anima”. –
Harry e Ron abbassarono lo sguardo.
- Ma sai che ogni due minuti e mezzo
accade uno stupro, senza che noi possiamo fare qualcosa e l’84% dei casi
non vengono dichiarati?!? E che in un anno ci sono più di 200.780 casi
di stupro? – gridò improvvisamente Ginny alzandosi dalla sedia. -
Ora vado. È meglio che faccio qualcosa che mi tenga mente e mani
occupate, per non pensare. Ciao. – disse piano, recuperando il
controllo, dando una bacio a suo marito e uno sulla guancia a suo
fratello.
- Vado giù da Hermione. –
I due annuirono. Quando la porta si fu
chiusa dietro le spalle di Ginny, Harry e Ron si guardarono.
- Dobbiamo trovare assolutamente quei
bastardi. Ginny ci ha dato dei nomi. Il maggiordomo, Frederick Harper,
Haydn, Hillman e O’Connor. Tutti mangiamorte. – Harry si alzò dalla
sedia e uscì dal ufficio per un attimo, mettendo solo la testa fuori. –
Thomas!! – gridò Harry. – Vieni dentro! –
Harry tornò dentro la stanza seguito
dallo stesso ragazzo a cui aveva chiesto informazioni sugli Auror
appostati davanti a casa sua.
- Vorrei che tu mi trovassi quante più
informazioni puoi su questi signori. Ecco i nomi. – gli porse un
foglietto.
- Perfetto. Ah, Harry, ho fatto la
ricerca che mi hai chiesto. Non c’è niente di sospetto. Laureati
all’Accademia Auror con 75 e 82. Nessun precedente penale... puliti. –
decretò.
- Va bene, grazie. Ora avrei urgenza che
tu mi cercassi questi tizi. Grazie mille. Dirò al Capo di darti un
piccolo aumento. – Harry gli strizzò l’occhio, complice.
- Grazie, Harry. Ron. – salutò e se ne
andò.
- Visto? Non c’era niente che non andava
con quei tizi. Tutto bene. Non devi preoccuparti. –
Gli disse Ron.
- Va bene, avevi ragione tu. Andiamo a
prendere le donne? Non possiamo fare nient’altro di utile qui. – propose
Harry.
- Ok. Andiamo. –
Ron si alzò dalla sedia su cui era
seduto e insieme a Harry uscì dalla stanza, chiudendosi la porta
dell’ufficio alle spalle.
Buon giorno!!
Questo capitolo mi
piace... Ho fatto molta fatica a scriverlo... il tema non è semplice...
Spero che vi piaccia
come piace a me... Ho deciso di cambiare il rating ad arancione, spero
che voi siate d'accordo.
Come si deduce
facilmente da questo capitolo, la situazione sta migliorando per Harry e
Ron. Hanno dei nomi che Natasha ha riferito loro e una pista da seguire.
Le frasi sottolineate
le ho ricopiate direttamente dalla puntata 12 della 4 Stagione di
Numb3rs.
Ringrazio tutte quelle
splendide persone che hanno recensito tutti i miei capitoli... Vi
adoro!!!! :)
Ora corro a
scrivere...
Con tantissimo
affetto,
Luna
Renesmee Lilian Cullen :=)
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personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 20 *** Shopping ***
Capitolo 20
Capitolo 20: Shopping
20/03/2005
Qualche giorno dopo
l’interrogatorio in Ospedale con Natasha, Ginny trovò una spessa busta
sul tavolo della cucina.
- Harry!! – chiamò.
Intanto prese un coltello dal cassetto delle posate e cercò di aprire la
busta, sigillata con la colla.
Era intestata a
Harry e Ginevra Potter. Aveva tutto il diritto di aprirla. Non violava
la Privacy di nessuno. Era una carta costosa, e i loro nomi erano stati
scritti con una bella calligrafia e molto accuratamente. Aprì la busta e
spiegò il foglio che si trovava all’interno.
La lettera
recitava:
Egregi
signori Potter,
Io, Kingsley
Shakbold, Ministro della Magia, vi invito alla festa per il nuovo capo
dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, Henry Grif.
Il Party si
terrà il 25.03.2005, nell’Atrium del Ministero della Magia alle 20.30.
Spero di
vedervi!!
Distinti
saluti,
Il Ministro
Kingsley
Shakbold
- Dimmi, Gin. –
Harry era entrato di corsa in cucina, con i capelli sparati in aria.
- Il Ministero ci
invita formalmente a partecipare alla festa per il nuovo capo
dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. È alle 20.30 del
25.03.2005. – lo informò Ginny, passando il foglio al marito.
Lui lo lesse e poi
lo lanciò sul tavolo.
- Si... – mormorò
passandosi una mano per scompigliare capelli? – Sapevo che c’era questa
festa. Dobbiamo proprio andarci? -
- Credo di si. Ma
sarà il solito ricevimento noioso? Con i discorsi lunghi anni e anni,
tutti in giacca a cravatta che parlano di affari e solo di affari? –
domandò Ginny con un’espressione schifata.
- Credo di si, Gin.
Come minimo, discorso di Kingsley, del vecchio capo di quel maledetto
ufficio, e alla fine il discorso di questo Henry Grif. Mai sentito
nominare. – commentò.
Ginny fece una
smorfia nel sentire il programma della serata.
- Devo trovare un
vestito decente. – disse Ginny, ripensando al suo armadio. I vestiti
eleganti non le andavano più bene a causa della pancia che continuava a
crescere.
Cominciò a
massaggiarsi la pancia con moto circolari, soprappensiero.
- Andate tu,
Hermione, Agnes e Hilary a fare shopping. Vi accompagno io. – Harry
sapeva bene che aveva appena confermato la sua condanna a morte. Strinse
i denti, cercando di sorridere positivo. Ginny non sembrò notare il suo
sorriso teso e annuì.
- Perfetto, grazie
Harry. – ringraziò. Poi abbassò la voce, facendo un cenno verso
l’esterno della casa. - Non volevo portarmi dietro gli Auror che sono
appostati qui fuori. –
- Non ti
preoccupare. Vi accompagno io. – promise. Harry si morse la lingua per
evitare di rimangiare la parola data alla moglie.
Shopping voleva
dire girare per tutti i singoli negozi a provare decine e decine di
abiti da cerimonie. Inconcepibile per lui.
- Grazie. Sei un
tesoro. – Ginny si avvicinò e gli diede un leggero bacio.
- Vado ad avvisare
Hermione. – gli disse la moglie salendo le scale. Nel frattempo si
materializzò Kreacher davanti a lui.
- Padron Harry. –
lo salutò.
- Ciao, Kreacher. –
rispose senza il minimo entusiasmo.
- Il Padrone è
arrabbiato con Kreacher? – domandò.
Harry vide subito
il suo sguardo saettare sulla padella appoggiata sul ripiano della
cucina.
- Noo!! Kreacher
non ti preoccupare. Ho solo promesso a Gin un’intera giornata di
shopping. Devo accompagnare lei, Hermione, Hilary e Agnes. -
Kreacher gli
rivolse un’occhiata compassionevole e sospirò.
- A Kreacher
dispiace tanto per il padrone. -
- Grazie. – rispose
Harry con lo stesso tono di prima.
- Ora Kreacher deve
andare Padrone. Non disperarti, Padrone. –
Harry gli rivolse
un cenno e l’elfo sparì.
Lui rimase in
cucina altri cinque minuti, poi preso dallo sconforto, si mise davanti
al televisore.
Almeno la domenica
poteva stare tranquillo.
- Capo Bancroft?
Cosa facciamo? Hanno preso Warton... – mormorò un uomo nell’oscurità.
Immediatamente
sentì un dolore lacerante e fu costretto a piegarsi.
Un grido
terrificante uscì dalle sue labbra.
Gridò parecchio,
per molto tempo, mentre Bancroft teneva la bacchetta puntata su di lui.
Quando finalmente
lo lasciò libero da quella tortura, l’uomo annaspò per molti minuti.
Nella stanza
regnava il silenzio totale. Nessuno fiatava.
Avevano tutti paura
di ricevere la stessa punizione del loro collega.
- Non dovete
dubitare del vostro amico. Warton non ci tradirebbe mai. Non tradirebbe
mai il suo signore. Sackville. – chiamò.
Il suo vice si alzò
dalla sedia che occupava e raggiunse il suo Capo.
- Devo avvisarvi
che ho già punito i Mangiamorte che hanno trasgredito alle regole.
Dovevano catturare la domestica della Cole. Non hanno fatto ciò
omestica della Cole. non iamorte che hanno trasgredito alle regole. i.
che avevo chiesto loro. E sono stati puniti. -
Bancroft guardò
tutti i presenti in sala negli occhi.
- Siamo alla fase
finale del nostro piano, amici miei. Alla fine. Gli Auror non hanno
sospetti non sanno dove trovarmi. Non sono venuti a casa mia... credo
che non vogliano istigare il conflitto. Che branco di imbecilli. –
aggiunse mormorando a se stesso quelle parole. – La mia domestica mi ha
tradito, devo dirvelo. Sono sicuro che sia andata a spifferare tutto
agli sbirri. Sanno chi sono, sanno cosa penso, praticamente sanno quasi
tutto di me. L’unico loro svantaggio è che non conoscono il piano, non
sanno quando colpiremo e non conoscono bene la mia mente. Non possono
capirmi... essendo maghi comuni non hanno la possibilità di comprendere
la mia mente intelligente. -
- In altre parole.
– intervenne Sackville, per interrompere il monologo del Capo. – abbiamo
alcuni vantaggi. Non sanno di preciso quanti siamo, dove attaccheremo,
quando... mentre loro possono giocare sul fatto di avere dozzine e
dozzine di Auror a disposizione, sull’appoggio della comunità magica,
non tutta, ma la maggioranza... noi però abbiamo dalla nostra parte un
grande uomo. Uno dei più grandi seguaci del grande Signore Oscuro.
Il nostro superbe e
potente Capo Bancroft. Il miglior Capo che un gruppo possa mai avere.
Dobbiamo essergli riconoscenti. Lui ci darà un futuro migliore, senza
Babbani e Mezzosangue. Dobbiamo essergli grati. Il nostro unico compito
è quello di servire il Capo Bancroft fino alla morte. In modo che il
messaggio in cui lui crede si diffonderà in tutto il mondo. Non saremmo
più solo una minoranza. Saremmo tutta la popolazione magica. –
Nella stanza
regnava il silenzio mentre Henry Sackville parlava.
Nessuno osava
fiatare.
Nessuno si muoveva.
Sackville fece una
pausa, in cui deglutì e si umettò le labbra.
Riprese a parlare
con ancora gli occhi puntati addosso.
- Dobbiamo
diffondere il Messaggio del Grande Signore Oscuro. Epurare il Mondo
Magico. È questo ciò che dobbiamo fare... ricordatevelo. - concluse
Sackville.
- Si, signore. –
esclamarono i presenti contemporaneamente.
Sackville sorrise
fiero e ghignò.
- Ora devo
illustrarvi il piano… - continuò. – Ma lasciò la parola al nostra grande
Capo Bancroft.
- Grazie Sackville.
Allora… il piano è il seguente… -
- Harry? Secondo te
mi sta meglio quello blu o quello bianco? -
Ginny si
specchiava, con una mano sul pancione.
Era insieme al
marito, Hermione, Hilary e Agnes in un negozio di abiti da cerimonia.
Tutte e quattro
stavano provando vestiti su vestiti e ognuna di loro chiedeva a Harry la
sua opinione.
Per intenderci, lui
di vestiti non ne capiva niente.
D’altronde per gli
uomini era più semplice.
Giacca e cravatta.
Neri.
Con camicia bianca.
Semplice.
Per le donne era
molto più complicato: dovevano scegliere l’abito che più piaceva, che
stesse bene, che fosse corto o lungo come loro desideravano.
C’erano tante
varianti e il divertimento era proprio trovare il vestito che calzasse a
pennello.
Ginny ne aveva
provati tanti e nessuno le piaceva. Alcuni le stavano troppo stretti
sulla pancia, alcuni la facevano sembrare “una balena”, mentre altri
erano troppo vistosi.
Harry era
appoggiato al bancone che si trovava in mezzo alla stanza, davanti ai
camerini.
Aveva stampata in
volto un’espressione sofferente e piuttosto annoiata.
- Ginny, tesoro
mio, tutti quelli che hai provato vin’ora ti stavano a meraviglia. E
anche questo è bellissimo. – le disse esasperato, passandosi una mano
sul viso.
- Ma non dire così,
Harry! Non è vero! E poi non ti sembro una balena? –
Ginny si mise di
lato, cercando inutilmente di stirare l’abito sulla pancia.
- Tesoro, sei
incinta. Non potrai mai sembrare una balena. -
Harry si avvicinò a
lei e le prese i polsi, facendo distendere le braccia lungo i fianchi
della moglie.
- Credo che potrò
mettere in quelli da prendere in considerazione anche questo. -
Eh, già. Perché se
c’erano gli abiti che non le piacevano, c’erano anche quelli che
suscitavano in lei un minimo interesse e quindi non potevano essere
scartati.
La fase successiva
del problema “shopping” era scegliere tra i vestiti passabili quello che
sarebbe potuto andare bene per il ricevimento.
- Harry!! – esclamò
Hermione uscendo dal camerino. Aveva addosso un abito rosso con delle
sottili spalline rosse che le arrivava fino a metà ginocchio.
- Come sto? –
domandò volteggiando su se stessa con le braccia in alto.
- Benissimo,
Hermione. –
- Harry, hai detto
la stessa frase per gli ultimi dieci vestiti che ho provato. – mormorò
scocciata.
- Va bene, la
prossima volta di dirò “Meravigliosa, Hermione”. – la provocò.
Lei lo fissò truce
e sbuffò.
- Ho trovato!
Questo vestito è perfetto. – esclamò una voce nel camerino.
- Anche io!! –
Questa era la voce allegra di Hilary.
- Ho deciso,
prenderò questo. – uscirono sia Hilary sia Agnes con in mano il vestito
scelto ed esclamarono la frase contemporaneamente.
- Perfetto, ora
aspettiamo solo voi. – sorrise Harry.
Erano tre ore che
stavano in quel negozio a provare abiti e Harry era stanco morto, come
se avesse fatto una maratona lunga cinquecento chilometri.
- Herm… aiuto! Lo
prendo bianco o blu? – domandò Ginny rivolgendosi alla cognata.
- Blu e poi ci
abbini un copri-spalle bianco. – propose lei.
- Perfetto sei un
genio. Grazie. Tu cosa hai scelto? – domandò Ginny, entrando nel
camerino per cambiarsi.
- Non prenderò di
sicuro quello rosso… con i capelli di Ron proprio non ci starebbero… -
mormorò.
- Prendilo verde. –
propose Harry.
- Noo!! - esclamò
Hermione scandalizzata. – Verde proprio no. –
Harry sospirò,
alzando gli occhi al cielo.
- Credo che lo
prenderò nero. Quello con il fiocco. – concluse.
- Perfetto signore.
Ora possiamo andare. Sono anche disposto a comprare a tutte voi il
vestito purché ce ne andiamo immediatamente. – negoziò Harry.
- Grazie amore!! –
esclamò Ginny da dentro il camerino.
Uscirono da quel
maledetto negozio dieci minuti dopo. Il portafoglio di Harry si era
totalmente prosciugato… non gli era rimasto neanche un galeone per
andare a prendersi una burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
Le donne tornarono
a casa tutte contente. In macchina chiacchieravano tutte contente.
Non appena
arrivarono a casa, si fiondarono a riporre i loro vestiti nell’armadio.
Ron era seduto sul
divano, con le braccia dietro la testa, in completo relax.
Quando vide
l’espressione stravolta di Harry ridacchiò. L’amico gli lanciò
un’occhiataccia e si sedette accanto a lui.
- Ho pensato una
cosa. – disse Ron sedendosi composto.
- Dimmi. –
- Ho pensato che
magari ci era sfuggito qualcosa. Devi ammettere che non abbiamo uno
straccio di pista da seguire. Allora ha pensato di portare a casa tutti
i fascicoli del caso e di riguardarceli per bene. –
- Mmm… hai ragione.
Non è una cattiva idea… magari se li rileggiamo da capo riusciamo a
trovare un’altra pista che magari prima non avevano notato. – concordò
Harry.
- Eccoli qui. – Ron
tirò fuori come dal nulla una pila alta trenta centimetri di fascicoli,
fogli, rapporti e tanti, tanti, altri fogli.
Rimasero tutta la
notte svegli, a rileggere i fascicoli.
Le mogli li
trovarono addormentati sul divano, con il soggiorno pieno di scartoffie.
Niente.
Non avevano
scoperto niente di nuovo.
Erano al punto di
partenza.
Ora, l’unica cosa
che potevano fare, era aspettare.
****
Buon giorno a tutti!!
Mi scuso per l'immenso ritardo, ma questo mese mi
sono ammalata non una, ma ben due volte....
La settimana scorsa l'ho passata completamente a
letto e non sono riuscita a scrivere nulla... e anche verso metà
gennaio...
Ma tornando al capitolo... è piuttosto leggero...
Ho pensato di dedicare un piccolo spazio ai
Mangiamorte... Stanno tramando qualcosa. qualcosa di veramente GROSSO.
Ma non posso dirvi niente... Spoilers!!
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito,
inserito la mia storia tra le seguire, preferite e da ricordare e grazie
anche a tutti gli altri lettori anonimi!!
Ormai stiamo arrivando alla fine... mi dispiace
molto... ho passato dei momenti scrivendo questa storia che doveva
essere una One - Shot...
Ma la sua storia la riservo per l'ultimo
capitolo... :)
Grazie a tutti!!
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
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Rapito
dalla CIA (Castle - Detective Tra Le Righe)
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questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 21 *** La Battaglia ***
Capitolo 21
Capitolo 21: La
Battaglia
25.03.2005
Ore 22.33
Ginny sbadigliò,
coprendosi la bocca con la mano.
Erano al
ricevimento per l’inaugurazione del nuovo capo dell’Ufficio per la
Cooperazione Magica Internazionale.
La festa si trovava
nell’Autrium del Ministero.
C’erano tutti i
dipendenti del Ministero, dal primo all’ultimo. Harry e Ron, in veste
dei fidati vice di Roberson lo dovettero seguire tutta la serata...
salutare tutti e Ginny strinse la mano a centinaia di persone.
Come aveva previsto
le fecero tutti i complimenti per la gravidanza, e le chiesero miliardi
di volte come si sentisse a dover diventare mamma.
Lei rispose con
gentilezza e un sorriso ad ognuno, per far fare bella figura a Harry.
C’erano dei lunghi
tavoli disposti nella sala con una moltitudine di cibi e bevande. Mentre
Harry e Ron intrattenevano una “piacevole” chiacchierata con un collega,
Ginny si avvicinò a Hermione, tenendosi una mano sulla pancia. Sua
cognata reggeva in mano un calice di Champagne, che sorseggiava
svogliatamente.
- Vedo che ti
diverti un mondo. – affermò Ginny, affiancandola.
- Già. – rispose
l’amica, fissando un punto davanti a se.
Ginny era sicura
che stesse tenendo l’occhio il marito.
- Ginny! – esclamò
Hermione, quando spostò lo sguardo sull’amica. – Che cosa stai facendo?
Sei un’incosciente! -
La donna la guardò
con gli occhi spalancati e increduli. Non stava facendo niente di male!
- Ma Hermione... -
- Niente ma, Ginny.
Non puoi bere alcolici durante la gravidanza!! Se lo sapesse Harry... –
La signora Potter
la guardò stralunata e poi scoppiò a ridere. Hermione la fissava,
scandalizzata, con le sopracciglia tese verso l’alto.
- È succo di mela!!
E poi non ha neanche le bollicine! – esclamò scoppiando a ridere.
Hermione fece un
sospiro di sollievo e bevve un sorso dal suo bicchiere.
Il Ministro della
Magia salì sul palco allestito davanti alla fontana e chiese
l’attenzione dei presenti. Ginny sospirò afflitta e lanciò uno sguardo
disperato alla sua amica.
- Buona sera a voi,
signori e signore. Come sapete, siamo qui per festeggiare il nuovo capo
dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, il signor Henry
Grif. – quando Kingsley pronunciò il nome di Grif, si levarono degli
applausi dal pubblico sottostante al piccolo palco.
- Non vi annoierò
con lunghi discorsi. Vengo solo a precisare che sono molto contento di
questa mia scelta e spero che il signor Grif non mi deluderà. Ora lascio
la parola al mio carissimo amico, suo predecessore. Grazie! – finì
Kingsley, scendendo dal palco, accompagnato da un coro d’applausi.
Il ministro fece,
con gran sollievo di Ginny e Hermione, un breve discorso, ma non
poterono dire lo stesso del vecchio capo dell’ufficio. Parlò per quelle
che a Ginny sembrarono ore. Raccontò tutti gli aneddoti che lui riteneva
simpatici e ringraziò ad uno ad uno tutte le persone che “l’avevano
sostenuto”. Finalmente, dopo altri inutili convenevoli lasciò il palco.
Ginny applaudì
stancamente, mezza addormentata a causa del lungo e noioso discorso
dell’uomo.
Harry si avvicinò a
Ginny e le avvolse le spalle con un braccio e con l’altra mano le
accarezzò la pancia.
- Tutto bene? -
- Si. Solo un po’
intontita per il monologo del tizio... – sospirò lei, massaggiandosi la
pancia con moto circolare.
- Ha sempre tenuto
discorsi così lunghi, ma non ha ancora capito che nessuno lo sta ad
ascoltare. – le spiegò Harry con un sorriso smagliante.
Ore 23.26
Ginny si sporse per
baciarlo quando sentì dei forti Crack! Che risuonavano
nell’Atrium del Ministero. Dei Mangiamorte completamente vestiti di nero
sismaterializzarono nel salone. Erano tutti in punti diversi e
strategici, in modo da avere tutta la sala sotto controllo. Al centro
c’era Bancroft. Si tolse il cappuccio che indossava e scoprì il volto ai
presenti.
- Salve. Avete
esattamente un minuto. Parlo direttamente a te, Ministro Shacklebol mi
consegni il Ministero e ti arrendi oppure... beh, ti lascio immaginare
cosa potrebbe succedere... -
Kingsley si scambiò
un’occhiata veloce con il Capo Auror e poi si rivolse al Mangiamorte,
parlando a voce alta e con tono sicuro.
- Mai. Non ti
lascerò mai il Ministero. –
Bancroft sorrise.
La sala era
paralizzata.
Nessuno si muoveva.
Tutti fissavano
quell’uomo come se fossero in trance.
L’uomo fece un
cenno con la testa e i Mangiamorte tirarono fuori le bacchette.
Tutti nello stesso
istante.
Contemporaneamente.
Erano pronti a
combattere.
Combattere per
uccidere.
- Ragazzi!!!
Attenti!! – urlò Roberson.
Tutti gli Auror
presenti nella sala, tra cui ovviamente Harry e Ron, infilarono una mano
sotto il mantello che portavano.
Era più prudente
non tirare fuori apertamente le bacchette. Sarebbe stato come lanciare
ai Mangiamorte una sfida aperta.
Harry controllò che
Ginny fosse ben coperta dal suo corpo e lanciò uno sguardo veloce a
Hermione. Erano al sicuro. Almeno fino a quando Harry e Ron non fossero
costretti ad allontanarsi.
- Ma siete proprio
sicuri. Aveva ancora dieci secondi per decidere. Poi si scatenerà
l’inferno.
Un’altra occhiata
di Kingsley a Roberson e un altro cenno negativo.
- Confermo ciò che
ho detto prima. Non consegneremo il mondo magico a voi. Dovrete passare
su di noi. Invece – aggiunse Kingsley sotto lo sguardo sorpreso di
Roberson. – possiamo cercare di trovare un compromesso... possiamo
scendere a patti. -
Dopo le parole di
Kingsley, Bancroft rise.
- Non scendo a
patti con voi, illustre Ministro. – lo sbeffeggiò il Mangiamorte.
– Ora, preparati a morire. – minacciò, con il sorriso sulle labbra, come
se stesse decidendo cosa mangiare a pranzo.
Ron strinse più
forte la bacchetta sotto il mantello. Si sarebbe aspettato tutto. Tranne
che i Mangiamorte facessero irruzione nel Ministero, eludendo tutti i
sistemi di sicurezza adottati per far fronte ad un possibile attacco dei
Mangiamorte.
Non si capacitava
ancora come avessero fatto ad entrare nonostante tutte le protezioni che
avevano installato.
Bancroft dopo aver
lanciato un sorrisone enorme alla sala si rivolse ai suoi seguaci.
- Bene, ragazzi.
Direi che possiamo cominciare. Addio! – salutò, alzando una mano e
piegandola ripetutamente verso il basso.
Harry e Ron si
guardarono accigliati, ma furono distratti dall’imminente battaglia,
appena cominciata.
Ginny, spaventata,
si aggrappò al braccio sinistro di Harry. Lui le rivolse un sorriso
veloce, ma carico d’amore e si preparò a fronteggiare i Mangiamorte.
Per loro fortuna
erano addossati alla parete dell’Atrium dove si trovava il buffet e alle
loro spalle avevano solo il muro.
Ginny vide un
gruppo d’Auror che scortava un arrabbiato Kingsley lontano dalla
battaglia.
Era sicura che
volesse rimanere a fronteggiare i nemici, ma era più saggio metterlo al
sicuro, per evitare che rimanesse ferito durante il conflitto.
Harry si girò verso
Hermione, mentre Ron lanciava una fattura su un Mangiamorte che
minacciava una donna, probabilmente la moglie di un dipendente del
Ministero.
- Hermione, noi
dobbiamo andare... ti prego proteggi Ginny... per favore... non deve
stressarsi o preoccuparsi... ne va della salute sua e del bambino. Non
possiamo portarla a casa... non possiamo smaterializzarci. – la implorò
Harry. Ginny lo guardò male e cercò di parlare.
- Ma Harry se te ne
vai è logico che mi preoccupo! – ribatté lanciandogli degli sguardi
furiosi. Lui la ignorò, rivolgendosi a Hermione.
- Certo. Starò
attenta a lei. Andate e fate attenzione. – lo rassicurò. Hermione fissò
il suo migliore amico negli occhi, facendo trasparire tutto ciò che
provava in quel momento.
Harry le sorrise e,
dopo aver baciato velocemente Ginny si buttò nella mischia. Ron
abbracciò sua moglie e diede a Ginny una carezza sulla guancia e sul
pancione.
Hermione non perse
tempo e si piazzò davanti alla cognata.
Con sguardo vigile
scandagliò la sala.
Dipendenti del
Ministero che tiravano fuori tutta la loro abilità nel combattere,
combattendo con coraggio contro i Mangiamorte.
Il Capo Auror,
Roberson combatteva fiero contro Bancroft; Harry e Ron avevano dieci
Mangiamorte addosso.
Regnava la
confusione più totale.
Dappertutto
volavano “Avada Kedavra!
Molti mangiamorte
erano a terra, ma altrettanti erano i dipendenti del Ministero.
Hermione tirò fuori
la bacchetta e si mise una posizione di difesa, davanti a Ginny.
Un Mangiamorte, che
doveva averle notate all’angolo della sala, si avvicinò a loro,
scagliando incantesimi sulle due donne.
Hermione gli
rispose per le rime, attaccandolo con forza e decisione.
Riuscì a
schiantarlo e a spostare il corpo dell’uomo in modo che non le
intralciasse.
Ginny era
accovacciata, per quello che le permetteva la pancia, sotto il tavolo,
la bacchetta sfoderata e la mano sul pancione.
Un Mangiamorte
prese il posto di quello schiantato e cominciò a combattere. Era molto
alto, da sotto il cappuccio si poteva intravedere la barba lunga che
aveva. Era abile, ma non abbastanza da sfuggire allo schiantesimo di
Hermione.
Non li avrebbe
uccisi. Non sarebbe mai riuscita a farlo. Non era lei che doveva
decidere se mettere fine alla vita dei questi poveretti.
Altri due nemici
attaccarono Hermione, cercando di schiantarla.
Avevano precisi
ordini dal Bancroft... non dovevano uccidere le mogli dei dipendenti.
Loro avevano solo
bisogno di un impero da comandare e di un popolo.
Hermione scagliò
con precisione una Fattura sul Mangiamorte, ma l’altro la disarmò. Si
guardò intorno terrorizzata, cercando un modo di appellare la bacchetta.
Non osò guardare
sotto il tavolo, non poteva far scoprire Ginny.
Fisso negli occhi
quegli uomini e vide solo rabbia.
Credevano d’essere
invincibili.
Credevano di essere
talmente invincibili da riuscire ad uccidere il Ministro, il Capo Auror
e il Vice-Ministro per prendere possesso dell’intero mondo magico.
Erano spietati.
Gli era stato
inculcato in testa di essere i migliori del mondo.
D’essere gli unici
che avevano il diritto di vivere.
Hermione chiuse gli
occhi e aspettò. Aspettò che la colpissero, facendole perdere i sensi o
peggio, uccidendola.
Un pochi secondi
pensò a tutte le persone che amava e si sforzò di imprimere tutti i
ricordi nella sua memoria.
Strinse più forte
gli occhi e aspettò il colpo, che non arrivò.
Aprì piano gli
occhi, e vide i Mangiamorte che minacciavano la sua vita e quella di
Ginny a terra, svenuti.
- Hermione... –
Lei sentii un
debole sussurrò provenire da sotto il tavolo.
Si chinò e vide
Ginny, con un’espressione preoccupata in volto.
- Tutto bene? –
domandò, abbassando la bacchetta.
- Grazie. – le
disse grata. Stava per aprire bocca di nuovo, quando Ginny gridò:
- Attenta!! –
Uno schiantesimo
colpì Hermione si striscio e la fece cadere a terra, lontano da Ginny.
- Expelliarmus!! –
ordinò il Mangiamorte prima che Ginny riuscisse a fare qualunque cosa.
La sua bacchetta
volò lontano e lei fissò l’uomo spaventata.
Lui alzò la
bacchetta e fece un sorriso agghiacciante, che si poteva notare anche da
sotto il cappuccio,
- Stupeficium!! –
gridò una voce.
Il Mangiamorte
davanti a Ginny cadde a terra in avanti, sbattendo la faccia per terra.
- Ginny! –
La donna alzò lo
sguardo dal corpo dell’uomo e vide davanti a lei, Harry.
- Accio Bacchetta!
– chiamò la bacchetta della moglie e gliela porse.
L’aiutò ad uscire
da sotto il tavolo e, sempre con lo sguardo sulla sala dove continuava
la battaglia, la strinse a se.
La donna vagò con
lo sguardo in cerca di Hermione e la trovò seduta per terra, che si
teneva la testa tra le mani.
Ginny si separò dal
marito e si avvicinò all’amica.
- Tutto bene,
Hermione? – le domandò preoccupata.
- Si. Ho solo un
gran mal di testa. – rispose lei sorridendo debolmente.
Lui annuì e lei si
alzò, con l’aiuto di Harry e si allontanò da loro e, dopo avergli
rivolto un timido sorriso, entrò nel centro della battaglia.
Harry spostò Ginny
dietro di lui, appena in tempo prima che un incantesimo la centrasse.
Ginny si rannicchiò
di nuovo sotto il tavolo, esattamente dietro i piedi di Harry e tirò
fuori la bacchetta.
Ginny colpì un
Mangiamorte alle caviglie, costringendolo ad abbassarsi, in modo che
potesse schiantarlo.
Ore 00.53
La battaglia
procedeva spietata.
Nessuno si
aspettava che i Mangiamorte fossero così tanti e ben addestrati a
combattere.
Ore 03.47
Tre ore dopo,
Bancroft non accennava a voler smettere di combattere.
Era ferito ad una
gamba e zoppicava.
Continuava a
combattere contro Roberson, anche lui ferito. Il braccio gli sanguinava
molto e un taglio profondo gli segnava in viso. Nonostante le sue
condizioni, continuò a combattere contro il suo nemico.
Harry e Ron erano
in condizioni migliori di quelle di Roberson, ma anche loro erano stati
colpiti.
Ginny e Hermione
erano rifugiate dietro una colonna nell’Atrium, speravano solo che
nessuno le trovasse e che Harry e Ron stessero bene.
Ore 04.17
Mezz’ora dopo,
Bancroft si guardò intorno, schivando gli incantesimi di Roberson e vide
un Auror atterrare un Mangiamorte e schiantarlo.
Improvvisamente
Bancroft vide che la situazione stava degenerando.
- Caro Roberson, mi
spiace molto, ma... dovremmo rimandare il combattimento alla prossima
volta. Ora sono in un ritardo imperdonabile. Addio!! -
Riuscì a far volar
via la bacchetta del Capo Auror e fece il gesto di smaterializzarsi.
- Noo!!! – gridò
qualcuno della folla.
Harry.
Puntò la bacchetta
contro Bancroft e gridò:
- Stupeficium!!! -
Si senti il rumore
di un incantesimo infranto sul corpo di Bancroft e poi niente.
Si erano tutti
immobilizzati.
Il corpo del Capo
dei Mangiamorte cadde a terra, schiantato, con il viso sul pavimento.
Ci fu un fuggi
fuggi generale, i Mangiamorte cercarono di scappare il più velocemente
possibile, quando capirono che avevano perso e che il loro Capo era
stato atterrato.
Hermione si
avvicinò a Ginny, dall’altra parte della sala, la quale si reggeva a
mala pena in piedi, a causa della stanchezza.
- È finita, Ginny.
Abbiamo vinto. – le disse la sua amica, passandole un braccio attorno
alla vita per sorreggerla.
Lei le sorrise e
lasciò vagare lo sguardo sulla sala disseminata di corpi di Mangiamorte
e del personale del Ministero.
Alcuni morti,
alcuni schiantati.
Ginny voltò la
testa dall’altra parte, cercando lo sguardo di Hermione.
- Andiamo a casa. -
Salve a tutti!!
Prima di tutto... Vi piace questo capitolo??
Non è stato facile scriverlo.... Dovevo inserire la
scena che avevo in mente dall'inizio, ma non sono sicura che sia venuta
benissimo... sta a voi deciderlo...
Avete capito cosa voleva fare Bancroft?? Un attacco
al Ministero!?! Era troppo prevedibile??
Spero di avermi anche minimamente sorpreso...
Ormai la storia è finita. Questo è il terzultimo
capitolo e, ahimé, li ho già finiti di scrivere...
Ringrazio tutti gli angeli che hanno inserito la
mia storia tra le seguite, preferite e da ricordare, Grazie a chi ha
recensito e grazie a tutti i lettori silenziosi!!
Con tantissimo affetto,
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
Le altre mie Fan Fiction!!
My
Doctor (Doctor Who) - Completa
Primacy
(Numb3rs) - Incompleta
Rapito
dalla CIA (Castle - Detective Tra Le Righe) - Completa
Everybody Loves Me (Castle - Detective Tra Le Righe) - Completa
Harry
Potter e il Mistero Oscuro (Harry Potter) - Incompleta
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale) - Completa
Montepulciano (FanFiction su Attori) - Completa
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Five (Originale) - Completa
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e Istinto (Twilight - S. Meyer) - Completa
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Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 22 *** L'Ora Della Verità ***
Capitolo 22
Capitolo 22: L’ora
della Verità
28.03.2005
Roberson sbatté una
mano sul tavolo, alzandosi in piedi di scatto.
Di fronte a lui,
Bancroft, in manette incatenato al tavolo, gli sorrideva.
- Perchè. Mi deve
spiegare perchè! – disse calmo Harry. Era l’ultimo interrogatorio.
Avevano già fatto confessare tutti gli altri e rimaneva solo Bancroft.
Gli avevano dato il Veritasserum e nonostante avesse ingerito la
potentissima pozione preparata da Hermione, non parlava. Gli altri erano
capitolati immediatamente, avevano confessato tutto, ma Bancroft non
voleva parlare.
Nella stanza
c’erano solo lui, Ron, Harry, Roberson e due guardie della sicurezza.
Si trovavano nella
sala interrogatori dell’ Quartier Generale.
Un’aria cupa era
dipinta sul volto di Harry e Ron.
Dopo il conflitto
svoltosi nell’ Atrium del Ministero, erano finalmente riusciti a
catturare Bancroft.
Attorno al tavolo
dove era seduto il Mangiamorte c’erano cinque guardie della sicurezza
che tenevano d’occhio ogni suo movimento.
Roberson aveva
deciso di tenerlo in cella di isolamento, prima che venisse interrogato.
Era rimasto in quel
buco di prigione per due interi giorni, senza parlare con nessuno.
Eppure si ostinava a non voler collaborare...
- Perchè? –
ridacchiò come un pazzo, spostando il suo sguardo verso Harry. – Perchè
dovrei collaborare? Non ci guadagno. Azkaban non me lo foglie nessuno. -
- Magari, invece
che 300 anni di carcere le verrà scontata la pena a 250!! – gridò
Roberson sbattendo di nuovo i palmi aperti delle sue mani sul tavolo.
Bancroft, per nulla
intimidito dal gesto quasi violento, rise.
Roberson grugnì, e
raddrizzò la schiena.
Prese a passeggiare
per la stanza con moto circolare.
- Ma lei si rende
conto che ha ucciso Babbani innocenti, che non avevano fatto niente,
praticamente per puro divertimento? – esclamò Ron.
Bancroft rise più
forte.
Il Capo Auror
diventò di una bellissima tonalità di rosso acceso.
Sembrava che fosse
sul punto di scoppiare in tanti piccoli pezzettini, e dopo aver lanciato
un’occhiataccia a Bancroft, si allontanò dal tavolo uscendo dalla stanza
sbattendo la grande porta di legno.
- Che
caratterino... – mormorò Bancroft.
Harry e Ron, dopo
aver rivolto uno sguardo alla porta, spostarono di nuovo la loro
attenzione sull’uomo seduto davanti a loro. Harry si alzò dalla sua
sedia, cominciando a camminare attorno al tavolo.
- Ricapitoliamo,
lei, seguace di Voldemort, dopo la sua definitiva sconfitta, decide
fondare un gruppo di Mangiamorte per “portare a termine ciò che il
Signore Oscuro aveva iniziato, sterminando i Babbani”. Esatto? – narrò
Harry continuando a camminare.
- Potrebbe essere
esatto... – ribatté Bancroft, lasciando la frase appositamente in
sospeso.
Ron continuò a
fissare Bancroft con uno sguardo penetrante. L’uomo non si sottrasse, ma
rispose allo sguardo con un sorriso.
Niente.
Dopo altre due ore
l’uomo non aveva detto niente. Si era limitato a battere l’indice
ritmicamente sul tavolo, sorridendo e rispondendo solo con frasi
enigmatiche e senza un significato apparente. (*)
Ron era distrutto.
Si abbandonò allo schienale della sedia.
Harry non aveva
fatto altro che camminare intorno al quel maledetto tavolo.
Ron cercò di
ripercorrere con la mente quelle lezione all’Accademia sugli
interrogatori, con scarso successo. Di quelle noiosissime lezioni, aveva
buttato tutto nel dimeticatoio.
C’era un’unica cosa
che voleva provare...
Probabilmente
l’unica cosa di quel maledetto corso di psicologia che era stato
costretto a seguire, che si ricordava.
Fece una smorfia
tra se e si raddrizzò sulla sedia.
“Tanto vale
provare...” si disse tra se.
Puntò lo sguardo su
Bancroft. Nessuno nella stanza fiatava. Harry continuava a camminare
silenziosamente in cerchio, aspettando che Bancroft disse qualcosa.
- Lei si crede
tanto bravo, vero? -
Due paia di occhi
si puntarono su di lui.
Ron non distolse lo
sguardo dall’uomo seduto di fronte a lui.
- Perchè si crede
bravo? Forse perchè secondo lei, è stato così bravo da riuscire ad
arrivare dove Voldemort non aveva potuto. Si crede superiore a lui. – lo
sbeffeggiò.
Bancroft si
irrigidì.
Ron vide le vene
del collo tese e sorrise.
- Lei non sa
niente. – sputò l’uomo, livido di rabbia.
Harry, immobile dal
momento in cui Bancroft aveva parlato, scrutò Ron con un’espressione
concentrata.
- Oh, ma cosa
crede? Che io sia nato ieri? – rise Ron, continuando a prendersi gioco
di lui.
- Si sente
orgoglioso di se. Perchè aveva preso il posto di Voldemort tra i suoi
Mangiamorte. Perchè si sentiva adorato come un Dio, finalmente aveva
trovato un posto in cui si sentiva il Capo. Non è vero, Capo
Bancroft? –
Lui diventò rosso
come un pomodoro, mancava poco che gli uscisse fumo dalle orecchie.
Cercò di riprendere il controllo di se, per non mostrarsi incazzato
nero.
- Stia zitto. –
sibilò tra i denti.
Ron si alzò dalla
sedia e piazzò le mani sul tavolo, sorridendo angelico.
- Lei, lei,
Bancroft crede che se Voldemort fosse stato vivo l’avrebbe ringraziato?
L’avrebbe inserito nella sua ala protetta? L’avrebbe elogiato di fronte
a tutti? – chiese Ron con una smorfia arrabbiata. - Lei non era che un
burattino, un Mangiamorte con delle grandi ambizioni per il suo futuro.
–
Ad ogni sua parola
Bancroft diventava sempre più rosso e si irrigidiva, mettendo in
evidenzia le vene sul collo.
- Era. Solo. Un.
Burattino. –
Ron calcò con forza
le parole.
- Stia zitto!! –
gridò Bancroft. – Il Signore Oscuro sapeva riconoscere chi era un suo
devoto seguace. Mi avrebbe ricompensato. -
Si fermò ansante.
Gli occhi quasi fuori dalle orbite saettavano a destra e sinistra, dando
uno sguardo da pazzoide all’uomo.
Si alzò lentamente,
riprendendo almeno apparentemente il controllo di se stesso.
Sorrise, prima di
parlare.
- Io ho solo
continuato ciò che Il Signore Oscuro aveva cominciato. Ho cercato di
completare la sua opera. -
Ron e Harry lo
guardarono fisso, aspettando che continuasse a parlare.
- E cosa vorrebbe
dire “completare la sua opera”? – sussurrò Ron, con uno sguardo duro.
Bancroft rise,
gettando la testa all’indietro. Una risata sadica e malefica uscì dalla
sua bocca.
- Eliminare tutti i
Babbani! Voi proprio non capite. Eliminando tutti quegli insulsi Babbani
potremmo fare a meno di nasconderci! Siamo superiori a loro! -
Sembrava che
parlasse con degli analfabeti, visto il tono con cui si rivolse ai due
Auror.
- Discendiamo,
anzi, io discendo da una stirpe di Maghi purissimi! Abbiamo il
dono della Magia!! Non possiamo abbassarci a convivere con quella
feccia!! -
- Come ha fatto? –
sorrise beffardo Ronald. - Lei ha cercato di emulare Voldemort, ma non
ci è pienamente riuscito. Devo ammettere che ha fatto un buon lavoro...
In sette anni ne ha reclutati abbastanza di Mangiamorte, se così si
possono chiamare. –
Bancroft lo guardò
come se fosse un imbecille.
- Ma sta
scherzando? Io ho fatto un eccellente lavoro!! Ho tirato su dal nulla un
esercito di Mangiamorte pronto a combattere il Ministero! Tutti in grado
di combattere i fantomatici Auror. – pronunciò l’ultima parola
con una nota di disprezzo nella voce. Poi si protese verso Ron,
abbassando il tono di voce. – Sa, il mio scopo era far cadere il
Ministero. Dovevo prendere possesso della carica di Ministro della
Magia, così da fare tutto ciò che volevo. Avrei potuto epurare tutti i
Babbani dalla faccia della terra e lasciare che i maghi ne prendessero
il comando. Eccitante, vero? – ridacchiò come un pazzo e riprese il suo
discorso, mentre il piccolo registratore, davanti a lui, imprimeva sulla
pellicola tutto ciò che diceva.
- Ero abbastanza
del giro dei Mangiamorte per sapere dove si trovavano una parte dei
seguaci del Signore Oscuro che ancora si nascondeva dal Mondo Magico.
Sono andato da loro, vivevano in condizioni terrificanti. – ebbe un
brivido che gli fece chiudere gli occhi, ma subito dopo riprese il suo
discorso, eccitato. – Gli ho semplicemente chiesto di unirsi a me.
Promisi loro una vita migliore. Migliori condizioni di vita. Sono ricco,
sapete. –
Fece una pausa, in
cui il suo sguardo si fece vacuo, mentre fissava un punto davanti a se.
- Non ho avuto
problemi di nessun genere, li ho addestrati a combattere e loro hanno
riconosciuto in me un leader, un Capo gruppo. -
- Diciamo che si è
imposto loro Capo. – precisò Harry.
Lo sguardo di
Bancroft saettò su di lui.
- E chi altro
avrebbero potuto scegliere? Ero il migliore di loro, quello più
intelligente. Mezzi dei miei Mangiamorte erano avanzi di galera. Non
avevano un briciolo di cervello. L’unica cosa che sapevano fare era
quantomeno cercare di obbedire agli ordini. Molte volte non erano
neanche capaci di fare quello. – borbottò con un’aria schifata.
- E Sackville? –
domandò Ron. Ormai aveva confessato tutto, tanto valeva che finisse il
suo racconto.
- Sackville,
Sackville... – mormorò Bancroft lisciandosi il mento.
- Sackville aveva
un potenziale importante. Era bravo. Un ragazzo di bell’aspetto, che
sembrava innocuo, gentile, con un grandissimo talento come Mangiamorte.
Abile nel combattimento, forte, scattante... il Mangiamorte perfetto. –
commentò Bancroft soddisfatto.
Ridacchiò ancora,
guadagnandosi un’occhiata disgustata di Harry.
Ron si alzò dalla
sua posizione. L’uomo davanti a lui sorrise.
- Sono felice. Ora
mi sento importante. Sono diventato qualcuno. Non vivrò più all’ombra di
tutti. Ora sono: Il Capo Bancroft. – finì la frase in un tono solenne.
Nessuno fiatò per
qualche minuto.
- Sicurezza. –
bisbigliò Ron. Immediatamente gli uomini che per tutta la durata
dell’interrogatorio erano rimasti immobili, si avvicinarono a Bancroft.
Gli tolsero le manette che l’aveva tenuto incatenato al tavolo e gliene
misero un’altro paio.
Bancroft si girò
verso Harry e Ron e sorrise.
Non fu un sorriso
come gli altri, da pazzo psicopatico. Sembrava solo quello di un uomo
triste e rassegnato. Girò la testa dall’altra parte e gli uomini della
sicurezza lo scortarono fuori.
Dopo che la porta
fu chiusa con un tonfo, Harry sospirò, accasciandosi sulla sedia accanto
a Ron.
- È finita, Harry.
– gli disse Ron, passandosi una mano sulla fronte sudata.
- Come hai fatto? A
farlo parlare. – gli domandò l’amico, chiudendo gli occhi.
- Sai che ho
seguito quel corso di psicologia, quando sono entrato al corso Auror. Me
l’aveva consigliato Hermione, aveva detto che prima o poi mi sarebbe
tornato utile. –
Harry annuì senza
aprire gli occhi.
- E ho usato quel
poco che mi ricordavo per far parlare Bancroft. Non penavo che sarebbe
potuto funzionare. -
- Bravo, Ron, però.
Ci tocca stendere il verbale. – disse Harry, dandogli una pacca sul
ginocchio e alzandosi.
Ron sbuffò
sonoramente.
Si alzò, prese dal
registratore sul tavolo la cassetta audio e se la mise in tasca.
Lui e Harry
lasciarono la stanza senza voltarsi indietro.
A casa, Ginny,
Hermione, Hilary e Agnes stavano guardando un film.
Erano accoccolate
sul divano con un sacchetto di popcorn in mano.
- Ginny? Credi che
Bancroft abbia confessato? – domandò Hilary, voltandosi verso di lei,
mentre i titoli di coda si susseguivano sullo schermo.
- Spero di si. –
mormorò lei. – Ormai l’hanno catturato, e messo in prigione. E grazie al
Veritasserum di Hermione dovrebbe aver confessato tutto. –
- Ma, visto che il
caso è chiuso, - prese parola Agnes. – Dove andrò io? –
Ginny e Hermione si
guardarono.
- Può rimanere qui.
– proposero.
Agnes sorrise, ma
scosse la testa in un cenno negativo.
- No, grazie. Non
posso usurpare la vostra ospitalità cos’ tanto. -
- Potrebbe venire
con me e Natasha. Ho parlato con lei, qualche giorno fa e mi ha detto
che ha deciso di vendere la casa e di comprarne una nuova. Potrebbe
venire a stare con noi. Mi sono affezionata tanto a lei, Agnes.-
sussurrò Hilary, sorridendo alla donna.
Lei ci pensò su un
attimo e poi accetto, sorridendo gioiosa a Hilary.
Anche Ginny
sorrise, accarezzandosi il pancione con una mano.
Il bambino,
scalciò, facendo sorridere la madre.
La sera Harry e
Ginny erano seduti sul divano di casa, abbracciati. Le mani di Harry
accarezzavano piano il pancione della moglie.
- È finita vero,
Harry? – domandò lei. Il marito le sorrise, infondendole un senso di
protezione e sicurezza.
- Si. È finita.
Bancroft sconterà il suo ergastolo insieme a tutti gli altri
Mangiamorte. –
- Bene. Ora, visto
che non ci sono più branchi di Mangiamorte che cercano di ucciderci,
posso tranquillamente occuparmi di tuo figlio, che oggi non ha
fatto altro che scalciare. –
- Ahh. – sospirò
Harry. – Cosa vuoi che ti dica, Ginny? Sono sicuro che sarà un giocatore
di Quidditch perfetto. Ancora più bravo della mamma, se possibile. –
Ginny gli sorrise.
- Bene, allora
sentito piccolo? Il papà ha già deciso cosa farai nella vita. -
Lei scosse la
testa, ridacchiando.
- Harry, che ne
dici se decidiamo un nome per il piccolo? – propose.
Harry la guardò
negli occhi.
- Dal tuo sguardo
già so che hai in mente un nome. Avanti. Dimmelo. -
Ginny abbassò lo
sguardo, guardandosi le sue mani, sopra quelle di Harry.
- Io avevo pensato
a James Sirius Potter... cosa ne dici? – domandò mordendosi il labbro
inferiore.
Harry le sorrise,
staccando le mani dalla pancia di Ginny per portarle sul suo viso.
- Dico che ti amo,
Ginny. -
La baciò piano,
assaporando quelle labbra che non si sarebbe mai stancato di baciare.
- Anche io ti amo,
Harry. –
Rimasero tutta la
sera abbracciati, con le mani di Harry sul ventre di Ginny, per sentire
il piccolo James Sirius Potter scalciare dentro di lei.
Salve a tutti!!
Il penultimo capitolo!!
Siamo alla fine di questa avventura!!
Grazie a tutti, chi ha recensito, inserito la
storia tra le preferite, seguite e ricordate...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi
lascerete un commentino, anche per dirmi che fa schifo...
Ci terrei moltissimo...
Bancroft ha confessato. Spero che abbiate colto
quello che volevo dire tra le righe. Vediamo chi indovina...
Ah... riguardo Roberson nonostante lui sia un Capo
Auror, quindi un’alta carica del Ministero,è dotato di pochissima
pazienza. Per questo che nel capitolo ha quell’atteggiamento rude. Non
dà l'impressione di essere un vero Capo, e di avere i nervi saldi, ma è
veramente il migliore.
(*) : Ho preso questa scena dal
Telefilm Numb3rs.
Grazie a tutti e a presto con l'ultimo capitolo!
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
Le altre mie Fan Fiction!!
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Primacy
(Numb3rs) - Incompleta
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dalla CIA (Castle - Detective Tra Le Righe) - Completa
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Harry
Potter e il Mistero Oscuro (Harry Potter) - Incompleta
Tutto
Tra I Banchi Di Scuola (Originale) - Completa
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e Istinto (Twilight - S. Meyer) - Completa
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personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. |
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Capitolo 23 *** Epilogo ***
Capitolo 23
Capitolo 23:
Epilogo
01.10.2005
Quattro mesi.
Erano passati
quattro mesi da quando era nato il piccolo James Sirius Potter.
Il primo ottobre
compiva esattamente tre mesi.
Ginny e Harry erano
seduti sul divano di casa loro con Hermione, Ron, Kreacher, Winky e
Kreacy.
Il piccolo James
dormiva placido tra le braccia della madre, che lo cullava, senza mai
staccare gli occhi dal suo visino
Si notava subito la
spiccata somiglianza con il padre, ma aveva ereditato gli occhi della
madre.
- Si è
addormentato... – mormorò Ginny tirando un sospiro di sollievo.
Harry allungò la
mano verso il figlio, sfiorandogli una guanciotta rotonda.
- Vado a metterlo
nel suo lettino. –
Ginny si alzò molto
lentamente dal divano e cercando di non sballottare troppo il piccolo
salì le scale in direzione della cameretta.
- Allora, Harry.
Come ci si sente ad essere padre? – gli chiese Hermione tutta
emozionata.
Adorava il suo
nipotino.
Lui le sorrise,
mentre Ron si sedeva meglio sul divano, per ascoltare l’amico.
- È un’emoziona
fantastica. Davvero bellissima. -
Hermione lo guardò
negli occhi e vide tutto l’amore che Harry provava per suo figlio.
- È così piccolo!!
– mormorò Ron.
- Vedrai come
crescerà. Secondo me diventerà un giocatore professionista di Quidditch,
quasi più bravo di sua madre. –
- Sogna sogna,
Harry. – disse una voce.
Si voltarono tutti
verso la voce, e videro Ginny scendere le scale con un cipiglio.
- Beh, di sicuro
diventerà più bravo di suo padre. – lo prese in giro Ginny.
Harry la guardò
contrariato, stando al suo gioco.
- Simpatica,
Ginevra. -
Harry usò il nome
completo di sua moglie, facendola corrucciare e alzare un sopracciglio.
- Non usare il mio
nome completo, Harry James Potter. -
- Perchè? Sennò
cosa mi fai, Ginevra Molly Weasley Potter? – la provocò lui. Hermione e
Ron li guardavano, non capendo se stavano giocando o se facevano sul
serio.
Ginny ghignò,
ridacchiando malefica.
- Divorzio. -
Harry rise, sotto
lo sguardo furibondo della moglie.
- Tesoro mio,
l’ultima volta che mi hai detto che avresti divorziato sei tornata da me
con un’espressione da cucciolo maltrattato. -
Ginny fece una
smorfia, sconfitta dalle parole del marito.
Si sedette
dall’altra parte del divano rispetto a lui, incrociando le braccia e
assumendo il suo tipico broncio.
Si guardarono per
alcuni minuti, senza incrociare lo sguardo dell’altro.
- Dai, Ginny...
vieni qui. -
Harry aprì le
braccia verso di lei.
Ginny si morse il
labbro inferiore e poi si catapultò ad abbracciare suo marito.
Ron e Hermione
ridevano come due scemi, appoggiandosi uno all’altra.
- Bene, ora che la
famigliola felice si è riunita, io e Hermione andiamo a cena fuori. –
annunciò Ron alzandosi dal divano, con gli occhi della sorella e del
cognato puntati addosso.
- Mi devo essere
perso qualcosa. – disse Harry grattandosi la nuca.
- È così difficile
da capire? Io e Hermione andiamo fuori a cena. Ci si vede sorellina.
Ciao cognato. –
Senza voltarsi ne
dire nient’altro Ron afferrò Hermione per mano trascinandola fuori dalla
stanza.
- Signori,
Kreacher, Winky e Kreacy vanno a dormire. Sono tutti molto stanchi. -
disse l’elfo domestico.
Ginny e Harry
annuirono e i tre si defilarono nelle loro stanze, lasciandoli da soli.
- Allora, signor
Potter. – mormorò Ginny infilando una mano tra i suoi capelli. - Non
crede che dovrebbe occuparsi un po’ della sua povera mogliettina? Che
ogni notte viene svegliata dal pargoletto? -
- Ma certo,
mogliettina cara. –
Ginny si avvicinò
al suo viso, dandogli un veloce bacio.
Stava per baciare
un’altra volta suo marito, quando della grida acute si sparsero per
tutta la casa, facendo separare i due.
- Mi sa che il
pargoletto richiama l’attenzione di sua madre. -
La moglie gli diede
uno scappellotto sulla nuca mentre si alzava per andare a prendere il
piccolo James che strillava come un matto.
Tornò in salotto
con il bimbo che le succhiava un dito.
Harry ridacchiò e
fece accomodare la moglie accanto a lui.
Quando Ginny si
sedette James aprì gli occhi, rivelando lo stesso colore di quelli di
sua madre.
Harry gli sorrise e
prese in braccio suo figlio. Stringendo la moglie tra le braccia.
Rimasero tutta la
sera seduti sul divano a coccolare il piccolo James. Almeno per quella
sera, nessuno li avrebbe più disturbati.
- Ti amo, Ginny. –
le sussurrò Harry all’orecchio.
- Anche io ti amo,
Harry. Tanto. – rispose lei sigillando quella promessa on un bacio.
All was well.
Salve a tutti!!
È finita... questa Fan Fiction è definitivamente
finita.
Mi spiace perchè ho passato dei bellissimi momento
mentre la scrivevo...
Spero che questo piccolo epilogo vi sia piaciuto e
che mi lascerete un piccolo commento...
Qui c'è proprio la famigliola felice, con il
piccolo James.
GRAZIE MILLE a tutti quelli che hanno commentato,
letto, inserito la storia tra le seguite, i preferiti e le da
ricordare...
Mi avete davvero reso molto molto felice...
Con tantissimo affetto,
Luna Renesmee Lilian Cullen :=)
Chi ha inserito la storia tra le preferite:
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GRAZIE MILLE A TUTTI!!!!
Un ringraziamento particolare alla mia migliore
amica Ladia e alla mia carissima Niettolina.
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