Hot-blooded Woman: Life and Opinions of Merisol O'Lynn, Piratess

di Nyappy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** tentacle!nuns #1 ***
Capitolo 2: *** tentacle!nuns #2 ***
Capitolo 3: *** furry!pirates #1 ***
Capitolo 4: *** furry!pirates #2 ***
Capitolo 5: *** clockwork!tyrants #1 ***
Capitolo 6: *** clockwork!tyrants #2 ***
Capitolo 7: *** clockwork!tyrants #3 ***
Capitolo 8: *** clockwork!tyrants #4 ***
Capitolo 9: *** clockwork!tyrants #5 ***



Capitolo 1
*** tentacle!nuns #1 ***


Registro di bordo III, voce n. 230293
-Ok, ho acceso. Qui parla Nuage. Oggi mare tranquillo, vento favorevole, capitano incazzato...
-Ti sto sentendo.
-Volevo dire! Sì, abbiamo incontrato una scialuppa con gli ultimi scarti. C'era anche una bella...
-Tre donne, due uomini. Ti devo ricordare le regole del registro?
-No capitano! Sì, sono da qualche parte nella stiva e...
-In buone condizioni, alcuni legati, secondo quanto riferisce Cumb.
-Lo stavo per dire!
-Chiudi e accompagnami, razza di...
*
Il capitano non era mai volgare nelle registrazioni, ed il motivo era ancora ignoto a tutta la sua ciurma. Ovviamente ciò non le impediva a microfono spento di riprendere a parlare in modo normale.
-Te l'ho detto mille volte che devi essere fottutamente chiaro quando registri!-, la sua voce bassa e vagamente roca era anche vagamente irritata, ed il ritmo dei tacchi degli stivali che pestavano
senza pietà il legno del corridoio assomigliava ad una marcia, e preannunciava già il suo arrivo.
Quando aprì la porta facendola sbattere non riuscì a non reprimere un ghigno soddisfatto: quei cinque tizi dovevano aspettarsi un uomo baffuto con l'uncino ed un cappello vistoso, meglio se con
una benda in più. Dopotutto il cliché sui pirati era quello...
Riusciva quasi a sentire la loro tensione che si trasformava in sorpresa quando si mostrò: un bikini striminzito ed una canottiera sgualcita che coprivano meno del copribile, la carnagione olivastra
che faceva a pugni con la sua massa di capelli ricci e blu -tinti di fresco, per il resto-, i tratti del volto fieri e pronti ad analizzarli.
E gli stivali da cowboy. Fece un altro passo avanti solo perché posassero gli occhi sui suoi costosissimi tesorini.
Davanti a lei si presentava uno spettacolo insolito, una strana insalata di scarti, ma non si scompose e preferì agire con ordine, partendo dal caso più grave.
Si avvicinò alla donna al centro, una suora accoccolata a terra che sembrava star per mettersi a piangere da un momento all'altro.
Lei storse il naso, accucciandosi a terra vicino alla sorella -a gambe larghe ovviamente, a chi poteva importare?- ed esaminandola con le labbra carnose contratte.
-Diavolo, sorella! Sei in un mare di sangue.-, commentò schifata, e la suora emise un gemito intimorito.
-Cretino!-, sibilò al tondo Cumb rimasto vicino alla porta. Ora capiva perché sembrava restio a dare più informazioni.
-Ti porto in bagno, ok? Tranquilla, non sono un vampiro.-, l'aiutò a sollevarsi e controllò che non avesse macchiato il pavimento -peccato, Cumb si sarebbe divertito un po'-.
Era meglio guidarla di persona fino ad uno dei tanti bagni privati sulla sua nave e fornirle in necessario -o sarebbe potuta rimanere lì come una cretina, dopotutto, una che restava in astinenza a vita...

Una delle cose che odiava di più delle prigioniere era il loro piangere. Perenne. Le erano riconoscenti? Piangevano! Erano spaventate? Traumatizzate? Devastate? Piangevano!
E quella era una suora, per il resto. L'avrebbe ricordata nelle sue preghiere per un bel po', che schifo...
-Grazie, grazie...-, ripeteva come un mantra la sorella, la vocina rotta e commossa. Nemmeno le avesse salvato la vita...
-Di nulla, ti capisco.-, la rabbonì lei guidandola dagli altri.
No, in realtà non la capiva, non poteva farlo da un bel po' di tempo ormai.
Nuage se ne era andato da un pezzo, tornando a quel benedetto timone, e Cumb era ancora appoggiato alla parete con il viso pieno contratto in un'espressione seriosa che non avrebbe convinto
nemmeno un bambino scemo, ma non aveva tempo da perdere. Fece sedere la sorella ed esaminò i suoi compagni di sventura.
Le altre due donne tremavano, ma sembravano avere i nervi più saldi della suora -che aveva iniziato a tirare su con il naso. Corsetti crinoline, fiocchi malridotti... erano deliziosamente vintage.
Sembravano due signorine di buona famiglia terribilmente spaventate, e dalla foggia degli abiti riconobbe il probabile paese di provenienza, Alba.
Si chinò su di loro in un tintinnio di orecchini solo per prendere un respiro profondo, ruggire -WRAARGH!- grattando la gola e gustarsi i loro gridolini terrorizzati , ridendo.
Passò all'uomo vicino: capelli brizzolati, calvizie incipiente, panciotto lercio con i bottoni in pericolo... bottoni di Sehnsucht, altro che. Pure quel vecchio era un riccone.
la sua smorfia disgustata si trasformò in un sorriso sorpreso quando concentrò la sua attenzione sull'ultimo giovane uomo.
Il suo sguardo scivolò dai capelli biondi alla camicia aperta, dalle collane vistose alle cicatrici che gli serpeggiavano sul corpo, dal piercing all'ombelico -ma il suo era meglio- alle due fondine
assicurate ai jeans. E gli stivali. I suoi stessi stivali da cowboy -identici.
-Siamo un po' tamarri, vero?-, gli chiese fissando con insistenza quelle piccole e deliziose sfere metalliche ancorate alla delicata pelle dell'ombelico, trapassato da una sottile sbarretta metallica.
Il buongusto si stava ufficialmente togliendo la vita sul ponte.
Lui non rispose, alzando gli occhi inespressivi per farli scorrere pigramente sul capitano. Si, lo sapeva già, era stupenda.
-Almeno i miei capelli sono naturali.-, rispose ironico, l'espressione sempre da pesce lesso.
Cumb ridacchiò piano da dietro, ma lei lo ignorò, preferendo far cozzare i tacchi dei suoi stivali contro quelli del biondo depresso.
-Come ti chiami, tesorino?-, gli chiese facendo cenno al suo mozzo di accompagnare i prigionieri sul ponte.
-Kim Daffodil.-, rispose lui senza mutare tono dopo quasi due minuti buoni, come fosse parsimonioso di parole.
-Ma tu guarda, come la mia nave.-
-Merisol.-,  la voce stentorea di Sode risuonò per tutta la nave, e raggiunse quella stanza grazie agli altoparlanti in corridoio.
-Abbiamo un problema. Tentacoli.-, spiegò -anzi no, non spiegò un bel niente- con assoluta calma.

Voglio che questa storia sia satirica. E trash -oh, sì, un mucchio. Ci ho messo un po' ad elaborarla perché ho voluto fare un lavoro di documentazione piuttosto lungo per "creare" la nuova Terra.
E' anche il mio primo esperimento di bizarro fiction (link a Wikipedia). I capitoli saranno più lunghi di questo -che funge solo da introduzione- e non ho idea di quando li posterò D:
Ma continuerò questa storia, promesso. Il titolo è una diretta citazione da Laurence Sterne, che secondo me era un genio. Ecco, vorrei scrivere una storia un po' così. Già il titolo è una presa per
i fondelli in sé x° L'ideologia di Merisol non rispecchia la mia, vorrei sottolinearlo. Ma mi serve una protagonista scostumata :)
Lei non è un vampiro, io non sono un lupo mannaro: se lasciate un commento/suggerimento/critica verranno apprezzati e non vi morderò :3
Nyappy

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Capitolo 2
*** tentacle!nuns #2 ***


Lista della spesa attaccata al frigorifero
cioccolata non-al-latte! quella più magra che trovi
arrosto
qualcosa di soya. dietetico!
un hardware da##### SODE! è una lista della spesa.
Cibo

*
A dispetto dell'apparente lassismo Merisol era un vero capitano, ed era particolarmente rigida quando si trattava della propria routine.
Dopotutto, per essere sempre una donna splendida doveva lavorare un po' sul già ottimo materiale, no?
Si alzava prima di tutti -addirittura prima di Pepper, quello che teoricamente era il loro navigatore con gli occhi sempre aperti- e faceva yoga, quella pratica strana che andava tanto di voga tra
le donne isteriche prima della Guerra. Dedicava all'esercizio fisico almeno mezz'ora al giorno, poi s'infilava nella doccia -svegliando tutti meno che... esatto, Pepper- e consumando gran parte
dell'energia dedicata dal motore all'epurazione dell'acqua. Per mantenere il suo perfetto colorito olivastro inoltre -uniforme e delizioso- necessitava di trascorrere almeno mezz'ora nel solarium
vicino alla sua stanza. Solo dopo essersi fatta un'altra doccia e aver scelto con cura il bikini da indossare saliva in cucina con gli altri.
Il tondo Cumb era già ai fornelli e stava preparando qualcosa di assolutamente inadatto per l'ora, ma ormai i loro stomaci si erano abituati.
Sode era presente, già seduto, con quegli occhialetti inutili che servivano solo per far scena che gli coprivano completamente gli occhi -sembrava uno di quegli studenti delle Accademie- e
anche Nuage era lì, la testa appoggiata al tavolo e gli occhi gonfi di sonno.
-Pepper dov'è?-, chiese Merisol sedendosi e passando un foglietto a Cumb con la dieta del giorno -e l'accurato calcolo delle calorie, e il suo timoniere le rispose che si era addormentato in bagno.
Con una smorfia contrariata lei tirò un calcio alla parete vicina ed il pannello di legno grezzo scivolò di lato per svelare il cuore metallico della nave.
Un braccio meccanico le porse un microfono, e lei si schiarì appena la voce prima di gridare a pieni polmoni: -PEPPER! A tavola!-
Il suo navigatore entrò due secondi dopo, e se avesse potuto sarebbe sbiancato -ma il suo colore era naturale, a differenza dell'abbronzatura di Merisol- sgranando gli occhi coperti dagli occhialoni
da aviatore -che centravano poco dai pirati, ma solo su questo punto era irremovibile.
-Niente dolci.-, ricordò Merisol a Cumb, che si limitò ad annuire paciosamente, rimescolando il contenuto di una pentola.

Ed ora era lì sul ponte, corsa dopo aver sentito il richiamo di Sode, che controllava tutto dalla sua cabina. Davanti a lei si presentava una vista davvero inusuale, che le avrebbe almeno
permesso di mangiare una fetta di torta. Forse.
La suora aveva il capo chino e le braccia molli, ma non era quello il problema. Nah, decisamente. La sua gonna vorticante mossa dall'interno da brutti tentacoli verdi con qualche foglia qua e la,
ecco, quelli rendevano la situazione interessante.
-Sode.-, chiamò il suo tecnico a voce alta, in modo da farsi sentire, e le casse sul ponte si aprirono lentamente per rivelare dei cannoni lunghi ed affusolati, pronti a rispondere ad un eventuale attacco
esterno. Merisol li adorava, erano stati rubati da quegli sfigati delle Grandi Menti anni prima ed erano ancora in ottimo stato.
Quando lei distese il braccio l'oro dei suoi braccialetti tintinnò contro una bella pistola che un'appendice meccanica le stava porgendo con garbo.
-Tieni d'occhio la situazione. E' andata?-, chiese sempre con voce alta e sicura, ma Sode non rispose.
In effetti la scena fu piuttosto eloquente: le fattezze umane della suora sparirono con  uno strappo secco della pelle, e dall'esuvia ancora sanguinante emerse il mostro, strizzato dal cordiglio in vita -ahah!
Il corpo tozzo e verde, macchie più scure qua e là, lunghi tentacoli che spuntavano da tutto il corpo ed un occhio circondato da quelle che sembravano radici e sassi. Sassi?
Quell'essere aveva consumato la suora dall'interno in meno di due minuti, pazzesco. Le Grandi Menti non si smentivano mai.
-A quanto pare sì.-, Merisol strinse appena le labbra.
Era la parte peggiore quella, quando scopriva che uno scarto era tale perché pericoloso. Adorava giocare con quelli sani, stuzzicarli un po' ed avere compagnia per poi lasciarli su quegli isolotti
abitati dove potevano scegliere se iniziare una nuova vita o tornare indietro. Uccidere non era nella top five delle sue attività preferite.
-Ciliegine, guardate come si fa.-, ammiccò gli altri soccorsi, terrei -ed una delle due signorine era anche svenuta, che mondo...- prima di spiccare un balzo.
Sarebbe atterrata rumorosamente una manciata d'istanti dopo se un braccio meccanico -questa volta guidato da Pepper- non l'avesse sollevata e
-VAIII!-, fatta cadere proprio sopra il mostro, puntando la testa, di tacchi.
Amava i suoi stivali proprio per questo.
Sentì il conficcarsi del legno -true cowboy style- nella carne del mostro. Se l'aspettava coriacea, ed in realtà le protuberanze scure erano carnose e nascondevano la mollezza del corpo -ma che
strano scarto. Sperò di avergli trapassato il cervello -cosa che non aveva assolutamente fatto, ma era bello immaginarlo, e l'impatto era stato forte.
Si sentì avvolgere una gamba e tirare, ma si ancorò con una mano alla palpebra del mostro, che con suo grande disappunto si lacerò. Dio, che schifo!
Tra l'altro, stava per schiantarsi contro l'albero, sempre trattenuta dall'essere.
Inarcò la schiena, sfruttando l'inerzia del movimento di frusta del tentacolo -gli addominali ringraziavano- fin da portare la vista e le braccia serrate sulla pistola alla schiena del mostro.
Poi sparò.
Cumb si sarebbe davvero divertito con tutta quella linfa verdastra che usciva a spruzzo, peggio di un'arteria. Ma il mostro non sembrava desistere, e la risollevò solo per sbatterla contro il ponte.
Oh, no. Il suo ponte no.
-Sooode!-, lo chiamò con crescente irritazione, e riuscì ad afferrare in tempo con l'altra mano una chicca, la sua sciabola. Le aveva dato persino un nome, era la sua Maelström.
Terribilmente cliché, terribilmente utile quando si dovevano affettare esseri morbidi e vegetaloidi, tutti muscoli e zero ossa.
Fendé l'aria davanti a sé per tagliare di netto il tentacolo che le stringeva la gamba e cadere di culo -lui ringraziava- sul suo ponte, ma si rialzò subito per lacerare un po' di quelle disgustose
propaggini -grazie al cielo non si rigeneravano.
Colpi ampi, puramente offensivi, potenti: odiava mulinare armi a caso, lei, preferiva di gran lunga la precisione.
L'essere ora era un curioso tronco verdastro con un mare di linfa che sporcava il ponte, i tentacoli ridotti a moncherini-arterie.
Merisol non esitò a riporre la pistola nello stivale destro, impugnare con due mani la sciabola, rialzarla e conficcarla nel mostro, che non aveva emesso neppure un suono dall'inizio dello scontro
-ma aveva una bocca?
-Questa è una fottuta lega di acciaio e vanadio, e tu sei morto, ok?-, chiese prima di concedersi un ansimo. Doveva essere stupendo vederla combattere.
Con un gesto molto teatrale estrasse la spada dall'essere agonizzante e la porse al braccio meccanico già pronto, mentre i cannoni si ritiravano nelle casse di legno.
-Ho sprecato un assorbente.-, annunciò a voce alta prima di voltarsi verso gli altri, sempre controllati da Cumb. Anche la signorina di Alba era tornata in sé.
-Tra due minuti dovremmo arrivare a Or, un'isola che probabilmente non vi dice nulla. Voi siete puliti, quindi vi molleremo lì. Poi vi arrangerete.-, spiegò loro passandosi una mano sul braccio imbrattato
di linfa. Stupida sorella tentacolare, come aveva fatto a farsi conciare così?
-Come?-, il vecchio si Sehnsucht la interpellò con il suo accento duro, e Merisol si sentì ancora più indisposta nei suoi confronti.
-Vi abbiamo salvati in mare aperto, quindi vi portiamo in un posto sicuro, poi dovrete cavarvela da sola.-, ripeté annoiata lei rimarcando ogni congiunzione.
-Gente, Or è in avvistamento.-, la voce di Pepper risuonò per la nave, prima di aggiungere, soddisfatto: -E riesco a vedere la Pangloss!-
"Oh, perfetto!", pensò Merisol schizzando giù per farsi una doccia-lampo e lasciando tutto nelle mani di Nuage e Cumb.
Aveva giusto voglia di incontrare il capitano di quella nave...

Ciao a tutti :D allora... Pangloss è quel filosofo cretino ed ottimista del Candide di Voltaire. E amo la parola vanadio. Vanadio, vanadio, vanadio! Pino Scotto direbbe altro, però x°
Merisol ha degli scrupoli -un po' anormali, ok- ma si capiva già dal trattamento gentile che ha riservato alla suora. Ed è un'esibizionista oscena. Bene!
Credo infilerò sempre un "documento" all'inizio di ogni capitolo, m'ispira questa cosa. E anche il salto temporale. E' terribilmente disorientante <3 la nave di Merisol, la Daffodil, è un po'
particolare: sembra un galeone da corsari, ed invece... persino un solarium. Rendiamo vintage una nave super-tecnologica e giochiamo a fare i pirati, yee! Ma in realtà loro non giocano affatto.
Ho la mezza idea d'infilarci un drammone/flash-back, ma vedrò. E chi sarà il capitano della Pangloss? Un'ultima cosa: io sono very friendly. Se volete vedere qualcosa di razzista, ricordatevi
dei generi di questa storia: avventura, fantasy, satirico. Tra un po' ci ficcherò dentro anche la politica, ovviamente ben mascherata. Quindi è una presa in giro dei razzisti, perché i pagliacci
vanno trattati come tali. Termino 'sto pacco di roba ringraziando aki_penn e thewhitelady :D
E ricordatevi: io non mordo. Se mi dite che ne pensate della storia mi fate davvero un grande piacere :)
Nyappy

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Capitolo 3
*** furry!pirates #1 ***


Registro di bordo III, voce n. 230294
-Sì, qui Nuage come sempre.
-E Cumb.
-Giusto. Stiamo per scendere a Or. Sode resta qui, vero?
-Sì, rimango assieme a lui.
-Bene. E il capitano è ancora in bagno... che ne facciamo del biondo di sotto, poi?
*
Kim aveva la netta sensazione di essere stato dimenticato. Da quando quella donna era uscita si era ritrovato solo in quella stanza troppo ampia, appoggiato alla parete e vagamente dolorante.
Aveva sentito dei rumori poco rassicuranti sopra la sua testa -un combattimento?-, i tacchi del capitano echeggiare ed un inconfondibile rumore di tubature in funzione.
Che ci facevano dei tubi in una vecchia nave di legno? Stava giusto per alzarsi e maledire gli stivali rumorosi quando la porta si aprì ed entrò l'uomo tondo di prima, che attese che Kim si rialzasse per parlargli.
-Come va?-
Ecco, non si aspettava questa domanda. Tuttavia sembrava quasi naturale che quegli occhi sereni e l'espressione paciosa fossero in qualche modo attenti al suo stato.
-Bene.-, rispose con il solito tono, superando subito i suoi dubbi.
-Come ti chiami, ragazzo?-
E Kim si presentò nuovamente, seguendolo nel corridoio scuro. Dove lo stava portando?
-Splendida.-, la voce in lontananza della donna annunciò il loro incontro, pochi secondi dopo, e Kim se la ritrovò davanti se possibile ancor meno coperta.
-Ciao, tesoro. Cumb, sistemalo da qualche parte e fallo riposare, stasera abbiamo ospiti.-, li informò velocemente prima di proseguire per il corridoio.
-In che senso?-, Kim era vagamente infastidito da quell'atteggiamento quasi prepotente, ma si lasciò spingere da quel Cumb in una stanza vicina.
-Mettiti a tuo agio.-, gli suggerì questo prima di chiudere la porta e lasciarlo con gli occhi feriti dalla finestrella di luce, che dopo un po' riuscirono a riconoscere un letto a castello, un armadio ed una porticina aperta che lasciava intravedere un bagno.
Non riusciva proprio a capire.
Un momento era sul suo cavallo, in viaggio; poi si ritrovava su una vecchia nave che sembrava appartenere al passato, gli veniva dato dello scarto, del pacchiano e del tesoro, ed ora aveva pure una stanza presumibilmente sua.
Scrollò appena le spalle, incurante. Non era tipo da sconvolgersi facilmente.
*
Dopo aver accompagnato i tre scarti sani al Centro Accoglienza dell'isola -ed essersi trattenuta dal calciare il culo del vecchio- Merisol aveva semplicemente seguito Pepper per le stradine di Or.
Quello scricciolo possedeva un super potere gemellare che gli consentiva di ritrovare Pitch ovunque, e quest'ultimo era praticamente l'ombra di Jacques.
Il suo navigatore la condusse in una tavernucola del centro, con l'insegna sporca e una lampada ad olio rotta sospesa sull'ingresso.
Se anche Or avesse trovato il modo di fottere l'elettricità a qualcuno se la sarebbe passata meglio, anche se ciò con giustificava lo sporco. Era disgustoso toccare la maniglia con le sue regali mani.
Pepper aprì la porta e si lanciò dentro il locale con foga, seguito da una più contenuta Merisol, che puntava ad un'entrata di scena.
Ma ovviamente tutti la conoscevano già, e gli avventori più vicini all'entrata si limitarono a salutarla sollevando appena i loro boccali. Punto.
Niente bocche aperte, niente occhi sbarrati, solo qualche occhiata furtiva. Doveva trovare un altra città dove farsi ammirare di più.
Il suo sguardo vagò per lo stanzone scuro, le bottiglie sistemate con insolito ordine sulle mensole -alcolici da pappemolli- e poster appesi alle pareti.
Ci mise un attimo ad individuare la figura semisdraiata di Jacques e avvicinarsi nella sua migliore e sculettante camminata. Quell'idiota sembrava fare l'esatto contrario di lei.
Cos'erano quei pantaloni lunghi, la camicia... il cappotto! Indossava addirittura -ohssantocielo- il suo miglior cappello piumato. Era più coperto della sorella di prima, e ce ne voleva...
Lui non fece nemmeno in tempo a salutarla con un "Ehilà!" che Merisol iniziò a sbottonargli con decisione il fondo della camicia, rivelando un anellino dorato identico al proprio, arpionato al delizioso ombelico dell'uomo.
-Mi fai schifo, mangi come un porco e non ingrassi mai.-, prese una sedia e sedé vicino al capitano della Pangloss.
-Ho un metabolismo notevole, e la tua è solo invidia, comunque.-, rispose lui offrendole un bicchiere dal liquido ambrato, che Merisol annusò con una smorfia. Non poteva permettersi tutti quegli zuccheri.
-Stasera cucini tu, vero?-, gli restituì il bicchiere e Jacques si grattò i ricci castani sulla nuca prima di annuire, quasi rassegnato. Che ingrato, non era nemmeno contento di aver l'onore di poter salire sulla Daffodil.
-Evvai!-, Pepper sbucò da sotto il tavolo e Pitch vicino a lui -la forma degli occhialoni era diversa, solo da quello Merisol li riconosceva- afferrò il bicchiere sul tavolo e tornò a nascondersi.
-Ho novità comunque.-, proseguì lei ignorando la scena ed iniziando a stuzzicare l'ombelico dell'altro capitano, -Un nuovo tipo di scarto, un tizio tamarro e tanta voglia di torta.-
-Allora ti devi muovere.-
Ormai lui non sembrava provare più alcun imbarazzo con lei. Dopo quindici anni di matrimonio le inibizioni dovevano pur crollare, in un modo o nell'altro.
Merisol lo fulminò con lo sguardo, grattando la pelle delicata della pancia con l'unghia, -Già.-
Jacques tirò fuori dalla tasca del lungo cappotto marrone una manciata di fogli stropicciati e li porse a Merisol: erano richieste, taglie, missioni, il loro lavoro. Ma lei non si accontentava del primo incarico che trovava, oh no.
Sarebbe stato così... scontato? Esigeva solo quelli dove l'opzione uccidere fosse ridotta al massimo. Odiava sporcarsi le mani, e farle sporcare agli altri, in quel senso, e Jacques questo l'aveva imparato.
Ecco perché Merisol si ritrovava a dover uscire dal mare ed andare nei posti più fottuti come Arris o Sehnsucht, a differenza del marito che in caso di bisogno non ci pensava due volte ad accettare la prima missione che gli capitava a tiro.
Merisol iniziò a leggiucchiare senza molto interesse: scartò quelle con una ricompensa troppo bassa, accartocciò quelle di Kalos -non aveva mai imparato la loro lingua, era un ammasso di simboli insensati- e si ritrovò con un solo foglio in mano.
-Cazzo.-, lo restituì a Jacques, che lo lesse in una manciata di secondi.
-Convento infestato?-, domandò perplesso.
-Le Grandi Menti, ovviamente. Se ti capita di incontrare quelle suore, usa delle lame -e stai attento alla linfa, puzza in modo schifoso.-
Jacques si rialzò e sistemò la camicia in modo da coprirsi. Merisol lo sapeva, era sempre stato freddoloso.
-Pitch, io vado. Chiama Bells quando lo vedi, e dì a Marty che può chiudere la Pangloss e salire sulla Daffodil.-

Ovviamente stavano occupando la cucina grande -quella per le grandi occasioni.
Jacques era dietro ai fornelli ed ogni tanto chiedeva a Cumb di passargli qualcosa, mentre Nuage dormiva come al suo solito con la testa appoggiata al tavolo e i gemelli si stavano bisbigliando qualcosa con aria losca.
Merisol si stava limando le unghie a tavola, seduta vicino ad un Kim senza espressione -doveva essere un accessorio venduto separatamente. Andiamo, un po' nervoso doveva esserlo!
Marty non si vedeva, probabilmente era con Sode a confrontare la potenza delle antenne satellitari delle rispettive navi, e Bells era sparito.
-Potresti darmi una mano, però.-, notò con rimprovero Jacques, ottenendo in risposta da Merisol una smorfia che mostrava i denti -lavati in precedenza, bianchi e perfetti.
-Mi tocca sempre fare la mogliettina.-, continuò a lamentarsi pescando un cespo d'insalata dal frigorifero.
-E' il tuo lavoro.-, Merisol incrociò le gambe e proseguì a curare il pollice -era magnifica anche con un'unghia in procinto di spezzarsi.
Poj lanciò un'occhiata a Kim, totalmente inespressivo. Diavolo, qualsiasi persona sana di mente si sarebbe incuriosita riguardo a quel misterioso scambio di battute, quel biondo no.
Comunque lei moriva dalla voglia di raccontare un po' di fatti propri in giro.
-Siamo sposati da quando ho otto anni. Mio padre era pessimo a scommettere.-, buttò giù con nonchalance, ma Kim non sembrò curarsene. Sfigato. Chiunque ne sarebbe rimasto colpito. Beh, avrebbe tenuto la storia in caldo.
-Ciliegina, non hai fame?-
Solo quando Jacques poggiò i piatti in tavola -quello era cibo vero, altro che la brodaglia di Cumb!- e Merisol ne inviò due nella Sala Comandi -beata posta pneumo-gravitazionale, Sode era un genio- la ciurma iniziò a mangiare.
Persino Kim variò vagamente espressione, Jacques era davvero un mago.
-Così, tu sei uno scarto.-, constatò il capitano della Pangloss rivolto allo sconosciuto, che ricambiò lo sguardo con occhi da pesce lesso -o manzo bollito.
-Merisol... gli hai detto qualcosa, vero? O l'hai preso e sbattuto in una camera a caso?-
-La seconda, ma mi sono complimentata per gli stivali.-, rispose lei addentando con gusto la carne.
Era davvero palloso spiegare sempre tutto, anche perché si trovava a fare digressioni che le facevano perdere spesso sempre il filo del discorso. Preferiva che fosse Jacques a fare il grande discorso, e lui si stava già preparando, quando
CRACK! sopra le loro teste sentirono un rumore pco rassicurante. Come se una delle tavole di legno che ricoprivano il ponte si fosse spezzata.
Merisol si rialzò di scatto.
-Bells era sul ponte. Non è in lui.-, la voce stentorea di Sode risuonò in cucina. Non di nuovo, per la seconda volta in un giorno!
-Capitano, è... andato. Punto di non ritorno raggiunto tre secondi fa.-, la voce solitamente sicura di Marty era esitante, e seguì di poco quella dell'amico tecnico.
Nuage si era svegliato e sembrava atterrito, come Cumb, Pepper e Pitch, mentre i rumori sopra proseguivano. nessuno di loro se lo aspettava.
-Cazzo!-, Jacques sbattè un pugno sul tavolo, lui che di solito era così calmo e pacato. Alzò gli occhi al soffitto, le sopracciglia aggrottate.
Merisol calciò a lato la sedia, -Biondo, vuoi vedere perché sei uno scarto?-, chiese a Kim ostentando la sua solita sicurezza.
Conosceva l'amico da tanto tempo, quasi quanto Jacques. Ma era arrivato il momento anche per lui. Eliminare il mostro di Bells sarebbe stato difficile.

Torno da una sfiancante gita a Roma con un capitolo di passaggio. Ora, punto sul realismo. Il punto di vista di Kim adottato nella prima parte del capitolo è parecchio differente da quello di Merisol. Lui è vago,indifferente, indeciso.
Ho cercato di limitare i trattini -in effetti appesantiscono :) per la storia del matrimonio... dopo quindici anni da quando ne si hanno otto, è una cosa piuttosto naturale, credo. E Merisol non parte con un flashback, perché nella realtà
non si fa così. E a ventiquattro anni non si ricorda un piffero di un lustro prima. E la sua entrata molto alla Mary-Sue... poveraccia. Rovinata in modo così crudele :v
Ringrazio aki_penn, thewhitelady e Hellister che hanno commentato lo scorso capitolo; mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate di questo! :)
Nyappy

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Capitolo 4
*** furry!pirates #2 ***


Post-it attaccato al frigo della Pangloss
Se scopro che vi siete tolti i braccialetti niente dolce per un mese
Jacques
*
Lo spettacolo che si trovarono davanti non era dei più felici -e come poteva esserlo?
Il sole stava tramontando e tingeva di rosso il cielo, il mare e la pelliccia di quello che sembrava essere un enorme cane a due zampe, appena più grosso del Bells originale.
-Io odio i cani.-, si lasciò scappare Merisol arricciando il naso.
Il mostro stava ringhiando ed esibiva quattro -oddio- fila di denti aguzzi e per niente rassicuranti, e loro non avevano protezioni.
Le sue estremità sembravano un mix tra arti umani ed animali, ed ovviamente gli artigli grossi e ricurvi avevano tutta l'aria di riuscire a fendere la carne come burro -e restare sfigurata non rientrava tra le sue priorità.
Unico fattore positivo: quelli del mostro erano lamenti di dolore; il suo braccio sinistro era strozzato all'altezza del polso da un anello di metallo argentato che riluceva scarlatto, e le dita si artigliavano al palmo, sofferenti.
Se quello poteva essere chiamato palmo...
-Hai avuto una grande idea.-, commentò casualmente rivolta a Jacques, rialzando il braccio e stringendo la mano sull'elsa della sua sciabola, prontamente offertola dal solito, simpatico braccino meccanico.
La bestia sembrò accorgersi di loro e si voltò, pronta a scattare verso la porta.
Tre... due... uno...
All'ultimo istante Merisol si lanciò sulla destra, rotolò sulla schiena e si rialzò un po' dolorante.
Dall'altro lato Jacques aveva fatto lo stesso, trascinando con sé anche il biondo rimbambito.
-Ora.-, ordinò lei a voce alta e subito le casse del ponte rivelarono i loro tesori, i sottili cannoni che solo Sode sapeva come far andare.
Un istante dopo concentrarono una sfrigolante luce blu e fecero fuoco: la bestia stava per essere investita da una pioggia di letali raggi elettrici.
Oh, Merisol amava le sue Gatling-Tesla superstilose.
Peccato che l'animale venne appena sfiorato da quei proiettili letali, che non appena in contatto con la sua pelliccia l'illuminarono di blu e... rimbalzarono verso il basso?
Il suo preziosissimo ponte con un'asse già rovinata ora era anche bruciacchiato. Bruciacchiato! Che storia era quella?!
-Sode!-, ruggì Merisol preparandosi a schivare un'altra possibile carica del super-cane.
-Li riflette, ha una pelliccia... straordinaria.-, Sode tradiva una certa ammirazione. Tzk... avevano sprecato energia per nulla e lui si metteva a tessere le lodi di quel mostro?
-Bene. Be~ ne.-, canticchiò prima d'inspirare forte e proseguire, -Jacques, hai detto che sono troppo nuda, vero? Bene, non preoccuparti! Da domani girerò con una bellissima pelliccia di cane rifletti-elettricità, non è fantastico?-
Ma lui non le rispose, e questo la fece tornare seria.
Che poteva fare? I cannoni normali erano out, non poteva danneggiare la sua stessa nave. Impugnava la sciabola apposta perché aveva intuito che il mostro era -o doveva essere, lei lo sperava davvero- debole alle ferite da taglio.
Jacques stringeva il fucile -se l'era portato dietro alla schiena per tutto quel tempo e ci era rotolato sopra? Ahi...- e Merisol si accorse solo in quel momento che le due fondine assicurate ai jeans del cowboy erano vuote e che lui impugnava due revolver.
Andiamo, erano roba vecchissima!
La bestia si stava mordendo la mano, la bocca troppo grande per individuare il braccialetto che gli bloccava l'afflusso di sangue. Quei braccialetti erano davvero una grande idea per distrarre le loro trasformazioni.
-Kiiim! Mira alle gambe! Jacques!-, non proseguì: lui aveva già preso la mira e sparato, probabilmente sul muso del mostro.
Bene, più lo crivellavano di colpi, meno doveva faticare lei.
Tre fette di torta in più, non una...

La cosa positiva era che la bestia aveva parecchi proiettili in corpo.
La cosa negativa... no, erano più di una. Il ponte ricoperto di sangue, diverse assi in frantumi, l'animale incazzato, le armi dei due cecchini ora utilizzabili come mazze: le avevano prosciugato le intere riserve di proiettili.
Ora toccava davvero a lei.
Si erano riparati sul casseretto, proteggendo le scale e rendendo impossibile al mostro -almeno teoricamente- raggiungerli. Ma sembrava più impegnato a contorcersi e sbavare.
Accasciato a terra, gli artigli della mano sana straziavano il povero ponte, ma sembrava ancora pericoloso. Avvicinarglisi non era una buona idea.
Tra l'altro, si stava facendo davvero buio, per fortuna Sode aveva acceso i faretti d'emergenza.
Merisol lanciò una rapida occhiata al mostro. I bracci meccanici non erano utilizzabili al meglio in quella luce artificiale che accecava Sode, e allora...
-Jacques.-, chiamò il capitano piano e lui le si avvicinò con cautela. Non avere i tacchi a volte era piuttosto utile... un attimo, perché erano così silenziosi?
-Ho bisogno di una mano.-
Lui la invitò a proseguire con un cenno del capo.
-Devo impalarlo come un vampiro.-
-Lupo mannaro, semmai.-, la corresse lui afferrando al volo cosa volesse fare Merisol.
I problemi comunque rimanevano: dove lo trovavano qualcosa di robusto e leggero che potesse essere sollevato da lei e riuscisse a trapassare la carne del mostro e ancorarsi al legno senza spezzarsi? E soprattutto, appuntito?
Il mostro intanto aveva iniziato a trascinarsi per il ponte sotto la smorfia irritata di Merisol. Non aveva intenzione di pagare a Cumb tutti quegli straordinari...
-La Pangloss ha degli arpioni robusti, ma è lontana.-, anche Jacques cercava di trovare una soluzione.
-Tubi!-, esclamò Merisol all'improvviso.
Più robusti della sua spada, forgiati con la stessa lega... e disponibili sulla nave. Doveva averne un paio di inutilizzati anche nel magazzino.
Sode doveva averla già sentita dato che poco dopo un corto cilindro metallico la raggiunse sospinto da diversi braccini metallici.
Ed è pure affilato, notò lei con soddisfazione guardandosi attorno per cercare l'ispirazione.
Se non fosse stato per i faretti la nave sarebbe rimasta completamente al buio, e la parte superiore dell'albero era pressoché invisibile. Or era proprio un isolotto da poveracci sfigati.
-Altra idea. Ho bisogno di te, Sode, una corda e riposo.-
-Riposo?-, chiese Jacques sorpreso.
-Le ginocchia ringrazieranno.-

Erano in una posa strana e piuttosto contorta, Merisol e Jacques, in piedi sul bordo smussato del tubo, legato al boma. Giusto sopra il mostro agonizzante.
-Pronto.-, e quella di Merisol non era una domanda: recise la corda con un colpo netto e i due precipitarono giù.
L'impatto fu violento e vennero pure sbalzati all'indietro -ahi! Aveva sbattuto la testa!- ma non incontrarono denti ed artigli del mostro.
Ora ridotto ad un pasticcio di carne che emetteva ululati spezzati.
Merisol era ricoperta di sangue dalla testa ai piedi, si risollevò tenendosi la testa e pestando il mostro con i tacchi porse la spada a Jacques, decisamente più forte di lei.
Questo la calò sul collo del mostro una, due , tre volte... i suoi lamenti erano strazianti, ma quello non era Bells.
Si era mangiato Bells, e doveva pagare.
Quando Jacques terminò la testa della bestia era rotolata lontana e lui aveva gettato senza rispetto la sua Maelström a terra.
Questa volta -solo questa!- l'avrebbe perdonato.
-Ciliegina!-, chiamò Kim con voce strana, forse stanca.
-Vuoi sapere perché sei uno scarto?-, il suo tono riprese la consueta sicurezza mentre raccoglieva la sciabola a terra.
-Noi siamo fuggiti, noi ce l'abbiamo fatta. Tu potresti fare la fine di Bells in ogni momento.-, proseguì Jacques tornando in coperta.
*
Kim era l'unico dei tre ad essere ancora impeccabile, la donna e l'altro capitano erano luridi, seduti assieme a tutti gli altri in cucina. Una cucina che puzzava di sangue.
-Ora sei uno di noi, che tu lo voglia o no. Tanto so che lo vuoi.-, iniziò la donna -Merisol, no?- appoggiando i piedi sul tavolo. Fine.
 -Non puoi tornare a casa e distruggere tutto -ce l'hai poi una casa? E gli scarti contaminati devono rimanere in mare.-
Kim inarcò appena un sopracciglio. Contaminato?
-Merisol, non capisce nulla.-, la rimproverò Jacques, l'altro capitano, prima di proseguire: -Scommetto che hai un vuoto di memoria. Prima eri a casa e poi ti sei risvegliato sulla Daffodil.-, e non richiedeva conferma, era proprio così.
-Ti hanno preso le Grandi Menti, rapito. Hanno sempre bisogno di cavie per i loro esperimenti, così rapiscono gente apparentemente senza criteri precisi. Non utilizzano tutti, e quando hanno finito gettano in mare tutte le persone.
C'è chi ha fortuna e viene trovato da gente come noi, chi... affoga.-
-La sorella che era con te era infetta.-, lo interruppe la donna, -Anche tu lo sei. Semplicemente, hanno giocato troppo con te. Il vecchio e le due oche non sono state toccate, loro possono tornare a casa. Tu no.-
-Chi sono le Grandi Menti?-, chiese Kim incuriosito da quel termine strano.
-Un nickname simpatico per non chiamare quegli scienziati Pezzi di Merda.-, gli sorrise affabile lei prima di concentrarsi sul suo petto.
-Con te hanno proprio giocato.-
-Le avevo già.-, disse lui riferendosi alle cicatrici che gli solcavano la pelle, -E voi siete fuggiti?-
Kim intravide il rapido sguardo che si scambiarono i due capitani, prima che Jacques gli spiegasse: -Non tutti. Io e Merisol, Cumb e Marty.-
E Kim non poté fare a meno di guardare l'uomo tondo seduto alla sua destra, vicino a quello secco che sembrava addormentato.
Quel rimbambito era scappato dai super-cattivi?
-Non fare quella faccia, ciliegina. Cumb è speciale.-, ma la donna non gli rivelò il perché. Forse non c'era.
-Comunque, due reazioni in un giorno sulla stessa nave mi sembrano troppe.-, era intervenuto un uomo riccio vicino al quattrocchi, che sorrise.
-Forse domani scopriremo il perché, sto facendo diverse ricerche interessanti.-

Quella notte, la sua prima sulla Daffodil sua omonima, Kim non riuscì a dormire.
Probabilmente a causa delle tubature rumorose -Mericosa si stava facendo la doccia da ore.
O del mostro impressionante che poteva diventare.
In realtà non ci aveva pensato subito, ma... cos'avrebbe fatto? Da mostro era ancora lui? I due capitani sembravano legati a quel Bells, eppure non avevano esitato ad ucciderlo. Perché?
A casa non lo aspettava nessuno, forse solo le ballerine del Saloon lo rimpiangevano. No, nemmeno loro. Com'era iniziare una nuova vita conoscendo solo parzialmente la verità? Per fortuna aveva un grande spirito d'adattamento.
Si rigirò nel letto, sfiorando la cicatrice che gli percorreva il corpo fino alla guancia.
Le aveva mentito.

Il pezzo di Kim è stato un po' difficile da scrivere, ma dopotutto lui è ancora un estraneo, e non chiama tutti per nome direttamente. La Gatling-Tesla... ahah xD c'è azione, ci sono rivelazioni (!), parecchia documentazione e un po' di termini tecnici nautici. Cumb è speciale, pacioso per un motivo. Lo spiegherò in futuro, spero xD Per la cronaca, ho fatto due disegni: Merisol e Kim. Jacques arriverà (forse) in futuro. Giusto per dare una controparte visiva alla storia :)
Merisol ha un errore di prospettiva nella base del cannone, lo so ç_ç e i colori sono fluo.
Ringrazio thewhitelady e Hellister per il commento, mi piacerebbe sapere che ne pensate anche di questo capitolo! E tu, lettore oscuro, fatti sentire :)
Nyappy

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Capitolo 5
*** clockwork!tyrants #1 ***


 "Piccolo Satellitare 3772 Piaf"
Compagni della Resistenza, abitanti del mare,
siamo stati traditi anche da Sehnsucht. I due tiranni hanno violato il Concordato e hanno stretto un patto con le Grandi Menti.
Periodicamente vengono propagati raggi lantanio-uranio-radio. Siamo tutti in pericolo. Diffondete la voce.
Leggi l'articolo completo qui »
*
-Sveglia!-, era da minuti che Merisol prendeva poco elegantemente a pugni la porta della camera da letto numero quindici, quella del nuovo membro della ciurma. E anche la migliore, dannato Cumb.
In quella nave tutti non facevano altro che dormire, Nuage era contagioso, dannazione.
-Eccomi.-, sentì la voce assonnata del biondo biascicare qualcosa prima di aprire la porta. E ricevere un bel pugno in faccia.
-Ahi.-, si limitò a dire lui toccandosi la guancia. Non era nemmeno riuscita a farlo barcollare... non che fosse sua intenzione, le serviva intero.
-Seguimi.-, ordinò con una smorfia guidandolo attraverso i corridoi stretti e decorati da foto fino alla cucina, dove Jacques era già all'opera.
-Marty, ci sei anche tu?-, chiese Merisol avvicinando una sedia al tavolo.
-Per Sode non è più sicuro tenermi giù, guarda.-, e tecnico della Pangloss le porse un foglio stampato a caratteri così fitti da essere quasi illeggibili. Sode era davvero parsimonioso quando voleva -ecco perché le loro principali uscite riguardavano componenti meccanici, nuove memorie ed antenne satellitari sempre più potenti.
-Oh, ma è il Piaf.-, Merisol riconobbe il titolo della rivista preferita di Sode ed iniziò a leggere l'articolo, dopo aver lanciato un'occhiata disperata a Nuage -che dormiva- e una offesa a Jacques -che non l'aveva nemmeno salutata, perso in chissà quali profondi interrogativi sullo zucchero da mettere nel caffè.
-Sehnsucht... lantanio-uranio-radio?-, interruppe la lettura per fissare Marty, che con un cenno la invitò a proseguire.
-Ieri nel primo pomeriggio... allora non era un caso!-, tirò un calcio ad una sedia vicina, imprecando ad alta voce.
L'articolo era terribile: per fare piazza pulita degli abitanti sani del mare quei raggi acceleravano il processo di metamorfosi degli scarti contaminati. Il colonialismo non era demodé da secoli?
La suora... ed i residui sul ponte avevano contribuito alla trasformazione di Bells. Ma certo, Or doveva essere fuori dal loro campo d'azione concentrato, il mare no. Ma allora anche Kim...
-Sei molto a rischio.-, Merisol osservò i ricci neri di Marty, ora girato di spalle. Aveva ragione, stare con Sode sarebbe stato pericoloso per quest'ultimo.
Kim sbuffò appena e lei si ricordò che lui non sapeva un bel niente. Che bella la telepatia! Gli passò l'articolo e si avvicinò a Jacques, impegnato a rigirare le uova nella teglia.
-Potresti cucinare sempre tu invece che Cumb.-, allungò una mano per pescare un po' della schiuma soffice del caffelatte dalla tazza quando lui la colpì con una paletta.
-Aspetta gli altri.-
-Sono io il capitano, qui.-, ribatté Merisol deviando la traiettoria della mano ed afferrando una ciambella ipercalorica.
-E io il cuoco. Gratis, per giunta.-, le ricordò Jacques rassegnato, lasciandola posare il dolce vicino al micronde.
-Ucciderai la mia dieta se continui così.-

-Capitano! Merisol!-, una voce unica -in realtà appartenente a due esserini... no, differenti non era appropriato- interruppe quella che si prospettava essere una bella discussione su calorie ed affini.
Pepper e Pitch entrarono di corsa in cucina sventolando un foglio simile a quello di Marty.
-Tieni!-, le dissero in coro porgendole un altro articolo prima di dileguarsi insieme chissà dove.
Merisol iniziò a leggerlo accigliata, poi corrugò le sopracciglia, fece una smorfia arricciando il naso e finalmente sorrise vittoriosa.
-Ragazzi, abbiamo una nuova missione.-, annunciò sventolando il foglio.
-Bene.-, Cumb apparve all'improvviso con un secchio in mano e i vestiti bagnati imbrattati di sangue. Pulire il ponte doveva essere stato più complicato del solito.
-Quante tavole mancano?-, gli chiese tornando ad accarezzare con gli occhi quella stupenda serie di numeri.
-Cinque tavole da sostituire, dodici con quelle scheggiate.-, lui poggiò il secchio a terra e sedé vicino a Kim -che lo fissava impressionato, bah...
-Perfetto. Potrei rifarmi mezza nave con questi soldi!-, Merisol mostrò loro la cifra, quarantamila bizzaf tondi tondi.
-Oddio!-, Nuage si svegliò all'improvviso, un lampo d'interesse negli occhi, -E cos'è che, sì, dobbiamo fare?-
Il sorriso di Merisol si affievolì appena, e fissò nuovamente il foglio, -Spegnere i due tiranni di Sehnsucht.-
E dopo che la mascella di Nuage toccò il tavolo questo tornò con la testa sul tavolo a dormire.
Anche Marty non sembrava convinto, lo stesso Jacques si era girato. No, non era uno scherzo!
-Quindi andiamo a Sehnsucht.-, li avvisò vagamente infastidita da quelle reazioni.
-Ci mancano i passaporti.-, questo era Sode dagli altoparlanti.
-Falsificali.-, sistemò le mani sui fianchi con crescente irritazione.
-Mi mancano gli strumenti, dobbiamo comprarli.-
-Fallo.-, ma perché Sode sembrava così lento? Di solito prima agiva e poi li stupiva tutti, anticipandoli.
-Ti mancano i soldi.-, e questa era un'accusa bella e buona.
Merisol si alzò dalla sedia, mostrando i denti alla telecamera.
-Tro-va-li.-, scandì prima di uscire, giusto in tempo per vedere Jacques scrollare le spalle. Stronzo.
-Mangiate in fretta, partiamo per Princesa il prima possibile.-, la voce sintetica di Sode la raggiunse anche in corridoio.
Allora aveva un piano, quel bastardo. Evitò accuratamente il ponte distrutto e si rintanò nella sua stanza a curare la propria splendida persona.
*
Kim non si era ancora abituato al mare, quella grande distesa d'acqua puntellata da rifiuti, isole di rifiuti e isole vere, per fortuna. Erano appena partiti da Or, dove Merisol aveva intenzione di tornare per calciare il culo a quel cretino, testuali parole per l'altro capitano che non le aveva lasciato avanzi.
Il suo primo viaggio come membro effettivo della ciurma gli sembrò inusuale: lo scricciolo con gli occhialoni da aviatore si era separato piuttosto teatralmente dal gemello rimasto ad Or sulla Pangloss -lacrime e promesse di ritrovarsi- prima di infilarsi in una capsula assicurata al tronco -o era albero?- della nave e sfrecciare verso la sua estremità.
-E' il nostro navigatore, Pepper.-, Merisol intanto lo istruiva sui vari compiti dei membri della nave.
Cumb, l'uomo tondo, si era cambiato e stava sistemando la maniglia di una piccola porta liberata da alcune casse che la nascondeva. Doveva essere il tuttofare.
L'uomo alto e allampanato che dormiva sempre non sembrava molto sveglio, e stava controllando un grosso pannello pieno di luci con delle cuffie giganti che gli impedirono di accorgersi di loro due, dietro le sue spalle.
-Nuage, il navigatore dei miei bellissimi stivali.-, lo presentò brevemente Merisol scoccando un'occhiata adorante agli stivali. Doveva avere qualche problema, realizzò Kim. Sbalzi d'umore tali erano preoccupanti.
-Sode è nascosto giù, ma l'hai già visto, il finto quattrocchi.-, e Kim ricordò l'uomo vicino all'altro tecnico, Marty.
-E io cosa devo fare?-, in una nave dove tutti sembravano avere un'occupazione -meno che lei- Kim si aspettava di fare qualcosa. Era giusto, anche se non ne aveva assolutamente voglia, con quel caldo che iniziava a diventare fastidioso.
Il sorriso della donna fu qualcosa di assolutamente perfido, -Sei promosso al grado di mozzo, per ora, quindi seguirai Cumb ovunque -anche in bagno. Per pulirlo.-, precisò sistemandosi la spallina della canotta che le era scivolata.
-E mi dovrai aiutare contro i super cattivoni, te la cavi con quei due aggeggi.-, e ammiccò alle sue Colt nelle fondine, -Ma un proiettile ad un bestione di due metri fa poco o niente.-
E dopo essersi girata, scese ancheggiando le scale che portavano di sotto, e Kim si avviò un po' scettico verso Cumb, pregando che il viaggio fosse breve.

Princesa in effetti era poco lontana, un'isola lussureggiante in mezzo al blu, una grossa macchia verde costellata di chiazze dorate -la spiaggia.
Una volta che la nave fu assicurata al pontile Merisol lo afferrò per il polso e lo fece scendere a terra con una fretta immotivata, solo per portarlo da un omone imponente dalla pelle scottata dal sole e la barba scura, seduto davanti ad una capanna di legno in riva al mare. Era bello comunque vedere che la sabbia era sabbia, sia nel deserto che al mare, e lo scrosciare delle onde... gli piaceva.
-Oh, Miss O'Lynn! E' un piacere vederla!-, la salutò questo a voce alta, e Kim sollevò appena un sopracciglio. Miss era il titolo decisamente meno adatto per il capitano.
-Piantala di fare il cretino, Dee. Mi serve un braccialetto per questo qui.-, e con poca grazia lo fece avanzare.
Kim sostenne impassibile lo sguardo dell'uomo, che quando si fu stancato di quella sfida lo squadrò dalla testa ai piedi.
-Fa' vedere il polso, dandy.-
*
Il signorino era forse irritato? Merisol doveva ammettere che il lavoro di Dee era ben lontano dal grazioso rosario di Kim o il cammeo -tutta roba da donna, fra resto-, ma senza dubbio era più utile.
-Bene ciliegina, questo ci servirà ad ucciderti meglio.-, lo stuzzicò ancora un po' prima di pagare Dee, trattenersi con lui giusto per scambiare due chiacchiere e tornare dagli altri.
Gli spiegò ad alta voce la missione, dato che non poteva afferrare tutto, -Tu aspetterai qui con Cumb, dovete stare di guardia alla nave. Ho mandato Nuage a prendere del cibo, si unirà a voi più tardi. Pepper...-, e alzò gli occhi al cielo.
La sua figurina svolazzava sopra le loro teste, lo zaino-libellula ben assicurato alle spalle e gli occhialoni calati. Li salutò con la mano, facendo una capriola.
-Lui viene con me. Saremo di ritorno al massimo tra un'ora.-
E dopo aver afferrato una sacca da terra fece loro l'occhiolino e s'incamminò verso la foresta di Princesa.
-Se non dovessi tornare, dite a Jacques che è un idiota!-, e con Pepper sopra la testa s'inoltrò tra cespugli e alberi.

Francese, tedesco, inglese, spagnolo, arabo... i nomi li scelgo a suono e gusto :) sto cercando di differenziare al massimo i personaggi, dando loro tic verbali o altro. Anche il punto di vista di Kim si sta evolvendo pian piano, vorrei
fosse una cosa graduale -ed è stimolante trovare delle parafrasi per sostituire i termini corretti che non può sapere. Ah, i cowboy! Nel prossimo capitolo avremo anche il punto di vista di un altro personaggio -non voglio comunque esagerare :) Questo è un capitolo che introduce una serie di più ampio respiro, più lungo di quelli da due capitoli già pubblicati. Spero che vi sia piaciuto! Ringrazio thewhitelady e aki_penn per il loro commento, e anche tuuuu! lettore ignoto, fa' sentire la tua voce :)
Nyappy

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Capitolo 6
*** clockwork!tyrants #2 ***


Registro di bordo I, voce n. 000001

-Camellia, la mia Camellia non ce l'ha fatta. Meri... è viva. Vermillion e Billie sono qui, anche Cumb, ma è strano.
Nicolson è riuscito a salvare il suo piccolo, Marty e i tre nuovi.
Siamo vivi. Siamo usciti da lì.
Siamo vivi.
*
-Ci metterà davvero un'ora?-, Kim si era seduto sul pontile vicino alla nave, poco distante da un Cumb impegnato a fissare il mare.
Aspettare per lui era diventata una continua fonte di sorprese, ultimamente. Sorprese spiegate solo in parte, per il resto.
-Anche meno.-, rispose placido l'altro sistemandosi le mani sotto il sedere. Già, quelle assi di legno non erano particolarmente comode... Kim osservò le onde del mare infrangersi sulla sabbia, le capanne di legno -con lunghe antenne costellate di parabole- e la folta foresta con alberi che non aveva mai visto.
Il suo deserto ed i suoi cactus non gli mancavano per niente.
-Cumb, chi è veramente il capitano?-, una domanda pronunciata con tono formale, ma dopotutto per la ciurma era ancora uno sconosciuto. E quello non era il suo territorio.
Non che gli interessassero vita, morte e miracoli di quella donna, ma dato che era diventata il suo capo -e la cosa lo impensieriva vagamente- voleva almeno capirla un pochino. Ma giusto un po'.
L'interessato si voltò verso di lui, con gli occhi quasi chiusi persi ancora nella contemplazione del mare. Sembrava quasi un monaco.
-Vuoi che ti racconti la nostra storia?-, propose sistemandosi meglio, e quando Kim annuì, sperando che non fosse una cosa eccessivamente lunga, Cumb infranse tutte le sue aspettative: -Questo è solo l'inizio.-
E iniziò a narrare con la sua voce bassa e tranquilla.
*
Ero sulla Daffodil da un po' di anni ormai, quando accadde. Esattamente come te, un secondo prima stavamo discutendo sul ponte di rhum, poi...
Cumb!, mi svegliai di soprassalto, sentendo la voce del capitano. Allora la nave era comandata dal padre di Merisol, l'eccezionale e famoso Coal O'Lynn. Non esisteva pirata più gentile di lui, aveva sempre una parola gentile per tutti, e sua moglie Camellia era una donna straordinaria.
Fu lei a svegliarsi per prima, sai? Era fuggita anni prima dalle Grandi Menti, figlia di una famiglia piuttosto povera, e come tutte le Grandi Menti aveva un chip impiantato sottopelle.
Certo, l'aveva danneggiato per non farsi ritrovare, ferendo la sua stessa mano con la spada, ed era stato il suo coraggio a far innamorare il capitano Coal di lei, oltre a quei lunghi capelli neri e gli occhi come stelle.
Ma torniamo a noi. Camellia ci aveva messo un secondo a realizzare dove fosse finita, dato che il chip l'aveva protetta parzialmente dallo stordimento, aveva trovato suo marito e insieme si erano messi a cercare il resto della ciurma.
Fui uno dei primi ad essere trovato, e mi svegliarono semplicemente chiamandomi, non è strano? Tu non hai visto quelle stanze, ti sei risparmiato l'orrore.
Artificiali, finte, ecco come sono. Ampie e bianche, illuminate da luci fredde che feriscono gli occhi, non appena li apri... mi ritrovai legato.
I macchinari che mi circondavano erano pieni d'ingranaggi e lame, ma i tavoli sparsi per la stanza erano duri e semplici, di legno, con cinghie di cuoio spesso.
Mi facevano male i polsi, e le gambe, sembrava che fossi un animale. Per le Grandi Menti tutti sono animali.
E i corridoi... non appena raggiungemmo un bivio iniziai a sentirmi bollente, come se i miei organi si stessero cuocendo a fuoco alto, ma il capitano si fiondò senza esitazioni su una grata, aveva riconosciuto la mano di Nicolson -il padre di Jacques- a terra, e ci disse di proseguire.
Io seguii Camellia, sembrava conoscere bene quel posto e ogni tanto leggeva i cartelli incomprensibili che riempivano le pareti piastrellate di quel corridoio freddo e troppo bianco.
Era così lungo, così lungo, e mi sentivo sciogliere, ma continuavo a seguirla, finché lei non svoltò all'improvviso e si fermò davanti ad una porta di metallo bianca, illuminata da una luce rossa.
Cercai di vedere cosa ci fosse di tanto speciale, così mi avvicinai, e i suo viso... oh, faceva paura. I suoi bei tratti erano sconvolti dal terrore, e non capii.
Poi mi fece cenno d'arretrare, fece un respiro profondo e con mani tremanti aprì la porta di scatto, senza farla sbattere.
Terribile, ecco cos'era. Dentro, due Grandi Menti stavano chinati su un tavolo, tutti coperti da camici, cuffie e maschere, non sembravano quasi umani. Avevano in mano sottili coltelli insanguinati, e sul tavolo era legata il capitano Merisol.
Quanto tempo fa è stato? Avrà avuto undici, dodici anni al massimo.
Camellia non rimase immobile a vedere quegli uomini pasticciare con sua figlia, no. Era strano, lei portava ancora armi, era stata portata in un altro magazzino, forse si erano accorti del chip.
Tirò fuori la pistola e sparò un colpo sul muro, solo dopo che si fu assicurata che avessero la mani in vista e che non potessero ferire la figlia.
Ricucite subito mia figlia o vi ammazzo, questo disse puntando la pistola contro di loro, e c'era così tanta calma e fermezza nella sua voce che non sembrava nemmeno che le mani le tremassero.
Ma quando riuscii a vedere cosa le stavano facendo e udire la loro strana lingua, cessai di essere in me. Avevo la testa in fiamme, gli occhi offuscati, non so come seguii Camellia, barcollando, e lei portava in braccio la figlia tutta da sola, dopo aver rinchiuso quei due. Ci riunimmo con il capitano Coal dopo molto tempo, e lui aveva liberato tutta la ciurma. Ma era troppo bella, quella situazione.
Seguivamo Camellia, un gruppo malridotto di uomini spaventati, per lunghi e lunghi corridoi tutti uguali, senza anima viva.
Eravamo già entrati in contatto con i mostri, ma vedere Kranj esplodere e ricoprirsi di occhi, cadere senza poter far rumore e rotolare, con l'intero corpo che piangeva, con centinaia di pupille che stillavano sangue... lui fu il primo.
Camellia ci guidava, noi ci fidavamo di lei. Caddero in molti, lei stesa dovette più volte girarsi e sparare. Ucciderli, o alcuni ci avrebbero attaccati.
Non sono i nostri compagni!, ci gridava stringendo la figlia al petto, per non farla scivolare, Sono già morti!
Gli occhi mi facevano male, sudavo, ero febbricitante, arrancavo a fatica. Ma uscimmo, raggiungemmo l'aria fresca.
Correte!, ci incitava di continuo, ansimando, e finalmente ci trovammo tutti in un cortiletto spoglio, circondato da edifici altissimi.
Ti sembrerà strano, ma le Grandi Menti non avevano difese interne. Non pensavano che qualcuno sarebbe riuscito a scappare, Camellia era stata una delle poche, data per morta.
Poi... lo sentii. Il mostro, farsi spazio dentro di me. Tutto si faceva più rarefatto, doloroso: crescevo in altezza,  intravedevo con difficoltà il capitano circondato da mostri, sua moglie in un angolo, che trafficava disperata con un dispositivo.
L'ultima cosa che vidi fu il mio riflesso in una finestra.
*
Cumb si fermò, chiudendo gli occhi. Kim era rimasto attento per tutto il racconto, senza fare domande, anche se in effetti ne aveva parecchie.
L'altro aveva saltato parecchie parti, ovviamente, e gli sembrava tutto così... strano. Non incredibile -cosa era più incredibile dopo aver combattuto contro un cane gigante che rifletteva proiettili luminosi?- ma strano.
Quello era Cumb, eppure stava parlando di un sé molto diverso, di una ciurma diversa, di persone eccezionali. E molto fortunate.
Quando Cumb incrociò la gambe rimaste a penzoloni dal pontile Kim realizzò una cosa. Capì.
-Quindi tu... l'hai visto.-, era certo l'avesse fatto. Dopotutto, chi si trasformava moriva, no?
-Visto cosa?-, Cumb aprì gli occhi, con un sorriso consapevole.
-Cosa c'è di là.-
E lui annuì piano, tornando a fissare l'orizzonte.
-Com'era?-, poteva mettere in dubbio molte cose, anche quella. Forse era tutta un balla, eppure...
-Terribile.-
Terribile? Era per quello che era così calmo, perché sapeva già cosa lo aspettava? Le mani gli scivolarono inconsciamente sul rosario che portava al collo, sulle perle scure. Che discorso surreale.
Prima di riuscire a formulare altre domande, Cumb riprese il racconto.
*
Tornai. Non so come, ma tornai. Ero a terra, ma il capitano Coal mi aiutò a rialzarmi. I vivi erano pochi, non so se li avessi uccisi io o le Grandi Menti. Riprese in braccio Marty e il capitano Merisol, e mi gridò di correre, e lo feci.
Dieci eravamo, disarmati, e ci aiutavamo a vicenda, sostenendo il capitano e Nicolson, che portava in spalle il figlio e Bells.
Camellia era rimasta dentro a fermare le Grandi Menti, per salvarci.
*
Ma non gli disse come avevano raggiunto la nave, come avessero fatto a sopravvivere. In effetti aveva più domande di prima.
-Pirati eravamo, pirati siamo, e continuiamo a navigare per la terra di nessuno. Ma non è finita.-, così concluse Cumb, e uno strano rumore sopra le loro teste come di ali -che si rivelò essere Pepper- li interruppe.
-Caccia grossa oggi!-, poggiò i piedi sul corrimano della nave, rialzandosi gli occhialoni e sfilandosi lo zaino.
-Dov'è il capitano?-, gli chiese Cumb rialzandosi, e Kim lo imitò, le gambe indolenzite e il sedere praticamente quadrato.
-E' andata a recuperare Nuage e vendere i pavoni che abbiamo preso, è di ottimo umore!-, riferì Pepper prima di nascondersi nella sua capsula e sfrecciare sull'estremità dell'albero.

Kim guardava in controluce la tessera plastificata tra le sue dita, il passaporto fresco di magnetizzazione. Aveva appena consegnato le foto e le impronte digitali e questo era già pronto.
-Cosa sono queste scritte?-, chiese notando quelle che avevano tutta l'aria di essere delle traduzioni dei campi prestampati.
-Beh, quelli si Sehnsucht sono sempre stati conservatori. Tradizioni qui, tradizioni là...-, Merisol non si fece problemi a scivolare sulla sedia allargando le gambe, anche se erano seduti al tavolino di un bar dall'altro lato della costa di Princesa, -Se ne sbattono dell'unificazione linguistica e parlano ancora quello che vogliono, anche se i giovani sono meno rigidi, tutti biondi, pure carini.-
-Quindi andiamo a Or?-
-No, non ne ho più voglia. Diretti a Sehnsucht, il mio povero ponte è scorticato come il petto di un culturista troppo abbronzato.-, e afferrò il suo succo d'ananas.
Cos'era un culturista?

La parte in prima persona di Cumb ha avuto diverse riscritture: ho cercato di fondere assieme dialoghi, esperienze e descrizioni -non ridete xD come fa mia nonna, che ama raccontarmi di quando era giovane. Mi immaginavo la sua voce che aggiungeva commenti o lodava la datrice di lavoro di allora, e ho cercato di trasmetterlo a Cumb.
Sinceramente, sono insicura su questo pezzo: uso molto di più la narrazione in seconda persona che quella in prima, quindi! x°
E' molto soggettiva e a tratti dispersiva -proprio come un vero racconto nostalgico. O almeno, spero sia così! Anche la nebulosità è voluta. La continuazione... ci sarà. Più avanti, promesso!
Nel prossimo capitolo il punto di vista principale sarà quello di Merisol, ovviamente :) Ringrazio aki_penn e Hellister, spero che anche questo capitolo vi piaccia! E anche tu, lettore in incognito, fa' sentire la tua voce :D
Nyappy

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Capitolo 7
*** clockwork!tyrants #3 ***


Lista prezzi NON SI FANNO SCONTI!
viso: 10.000 bizzaf       e non fare quella faccia!
braccia: 5.000   sono generoso
gambe: 4.500
altro: 2.000# bizzaf    ogni tre pollici di lavoro. Contrattabile.

*
Era bello vedere come Vermillion fosse sempre il solito. Ok, i suoi lavori erano davvero buoni, ma per sistemare Kim avrebbe dovuto spendere metà del compenso che avevano pattuito quelli di Sehnsucht, e non le pareva una buona idea.
Erano sbarcati su Bonheur da appena due minuti e già venivano importunati dagli allievi di quel tirchio.
-Costa davvero poco!-, un ragazzetto minuscolo piazzò proprio sotto il naso di Merisol l'ennesimo foglio con i prezzi. Come se gli altri tre mocciosi non l'avessero già fatto.
Lei ringhiò stringendo gli occhi, giusto per vederlo arretrare spaventato. Era splendidamente terribile.
-Cumb, cowboy! Andiamo!-, richiamò i due lenti compagni ancora sul pontile e quando iniziò ad incamminarsi verso la Maison Vermillion -che nome presuntuoso!- notò solo Cumb, alla sua destra.
Si voltò per vedere la solita faccia apatica di Kim vagamente diversa dal solito, come se quegli occhi sempre a mezz'asta fossero davvero aperti.
Oh, giusto. Quel biondo non aveva mai visto la casa di Vermillion.
Svettava dalla foresta di Bonheur come un intricato ammasso di variopinti tubi a proteggere la struttura centrale -labirintica. Senza contare le bandiere variopinte ed il gambero scarlatto che troneggiava sul tutto, la migliore statua di Vermillion.
Simile agli sposini su una torta nuziale. Sciolta. E tubolare. O almeno, lei la pensava così.
-Sbrigati!-, lo incitò alzando la voce.

Vermillion era davvero lo stesso: solite treccine, soliti occhi strabici sbarrati e le mani nervose impegnate a giocherellare con una pallina di gomma.
Quando furono scortati all'interno della villa dai nani pedanti di prima -che li avevano seguiti per tutta la foresta, ridicolo- ed entrarono nella sua stanza preferita lui si alzò di scatto. Deliziato.
-Cumb!-, lanciò indietro la pallina e si fiondò sull'uomo, che Merisol aveva fatto entrare appositamente per primo. Sapeva che gli incontri tra vecchi compagni erano qualcosa che venivano particolarmente apprezzati.
Anche se uno di loro aveva un senso estetico molto discutibile -quella stanza a puntini era oscena.
-Vecchio mio.-, Cumb sorrise scambiando con l'altro quello che era stato il tradizionale saluto della Daffodil per anni, prima che lei lo abolisse -non era mai riuscita ad intrecciare le dita in quel modo strano.
-E c'è anche Meri, cherie!-, e quando si voltò verso di lei Merisol imitò il saluto militare -Vermillion lo adorava.

-Ma questo non è Jacques!-, Vermillion se ne era accorto dopo soli dieci minuti, e si chinò a terra per esaminare dal basso Kim, che non si scompose. Ah, doveva farlo. Quando lui faceva così c'era qualcosa sotto.
-Infatti, è il mio nuovo mozzo.-
-Caaapisco.-, Vermillion si rialzò lentamente, fissando con occhi allineati la profonda cicatrice che percorreva il torso nudo di Kim. Doveva passargli un'altra camicia, quella era davvero pacchiana. E poi, i pizzi! Tamarria portami via.
-E lo vuoi aggiustare.-, l'uomo iniziò a premere con l'indice la pelle più scura. Dannato, non così vicino all'ombelico!
-Esattamente.-
Merisol lanciò un'occhiata al viso di Mr Vitalità: totalmente inespressivo.
-Aggiustare?-, chiese però inarcando appena un sopracciglio, non rivolto a lei ma a Cumb, che si limitò ad annuire. Chi era il capitano lì?
-Se delizioso, ciliegina, ma hai una spaventosa quantità di carne infetta.-, Kim si era salvato dai raggi di Sehnsucht solo perché l'interno della nave era schermato, ma in seguito non sarebbe stato così fortunato.
-Se la rimuoviamo corri meno rischi e lavori di più, ecco.-, terminò con fare pratico poggiando una mano sul fianco.
Vermillion ridacchiò e si avvicinò alla parete spoglia, appoggiandoci appena il palmo.. Sotto la sua pressione un'asse scivolò di lato, rivelando un'apertura scura.
-Hai già visto il prezzo, vero?-, si voltò ondeggiando le treccine.
.Sì, ed è troppo.-
-Quarantamila bizzaf non sono troppi.-
Aveva calcolato male. Quarantamila! Esattamente il compenso di Sehnsucht, dannazione.
-Ventimila.-
-Non tutto è contrattabile.-, lui chiuse gli occhi, annuendo tra sé.
-Me lo devi.-
Potevano andare avanti così per ore, Merisol non aveva intenzione di mollare. Le serviva un membro attivo, non un altro mostro peloso.
-Ventimila. Ma me lo dovrò tenere per un po' di giorni.-, terminò con una smorfia stralunata Vermillion prima di salutarli con la mano e scendere le scale che portavano al laboratorio.
-Quindi?-, chiese Kim emergendo dall'angolo, -Quindi adesso scendi e ti fai sistemare, e quando torneremo a prenderti pagheremo metà della ricompensa solo per te, non ti senti importante?-, snocciolò Merisol indicandogli la porta, ma lui non si mosse.
-Non mi fido.-
-E fai bene. Però guarda.-, lei sporse i fianchi per mostrargli la pelle perfettamente idratata della pancia, -Non c'è nulla, non vedi nulla. Vermillion è un mago nel sistemare le persone.-
Un po' meno nell'arredare gli interni.
-Posso rimanere io con lui.-, propose Cumb, ma la risposta di Merisol fu un sonoro sbuffo.
-Fai il bravo, ciliegina!-, raccomandò a Kim prima di fare cenno a Cumb di andare.
*
In realtà Kim si aspettava di sbarcare direttamente a Sehnsucht, non in quella piccola isola con un gambero sopra uno strano castello, ecco.
E non si aspettava nemmeno di dover rimanere lì per farsi aggiustare.
C'era una cosa che aveva sottovalutato: l'attitudine di quella donna a non ascoltare gli altri. Aveva capito subito che lui si era ritrovato quelle cicatrici una volta risvegliato, altro che. Ma non aveva alcun'intenzione di toglierle, si stava affezionando a loro.
Scese la scale buie con cautela, lasciando che gli occhi si abituassero alla luce, e si ritrovò in una stanza circolare illuminata da luci verdi e soffuse.
-Finalmente.-
Contando che dopo quella sottospecie di presentazione di prima non conoscevano nemmeno i rispettivi nomi, era incoraggiante tutta quella confidenza.
-Non voglio.-, Kim rimase vicino all'entrata, senza avvicinarsi e fissando quello strano ammasso di treccine che spuntava dall'anta di un armadio.
la testa dell'uomo spuntò per intero con una smorfia strana, quasi inquietante.
-Non vuoi cosa?-
-Non voglio toglierle, le cicatrici.-
Erano parte di lui. Non che gl'importasse particolarmente, ma non lo allettava la prospettiva di quell'uomo con quegli occhi strabici a trafficare con il suo corpo.
E una persona normale -e quello, per quanto bizzarro, doveva essere un medico- avrebbe parlato. Risposto. Fatto qualsiasi cosa tranne sparargli con una cerbottana un proiettile soporifero.
Le ultime cose che Kim intravide infatti furono il piccolo balzo che lo strambo compì, il suo portare alla bocca una cannuccia sottile e il pavimento.
-Ciliegina, devo farlo. Sei un pericolo così, sai?-, riusciva ancora a sentire la sua voce, però, -E sei estremamente interessante, m'ispiri un mucchio...-
*
-Lasciare Kim a Bonheur è stata una bella idea.-
Merisol aveva davanti sette ore di viaggio no-stop fino a Sehnsucht. Pepper era sparito di sopra, Nuage si era chiuso in camera sua, Cumb sistemava foto nuove in corridoio.
E Sode aveva nel suo studio dieci schermi piatti ed il collegamento satellitare.
-Ovvio, è stata una mia idea.-, replicò soddisfatta pescando un biscotto senza grassi dal sacchetto sul tavolo.
Una poltrona comoda ed un sacchetto di snack ipocalorici facevano la sua felicità durante quelle pause forzate.
Doveva farne una scritta per magliette. No, canotte.
-Metti su quel canale che fa sempre vecchi film. Post guerra però, quelli solo in 3D sono troppo vecchi.-
E dopo il terzo classico della maratona all night long si addormentò.

Una delle cose che più non sopportava di Sehnsucht erano gli abiti.
Non quelli maschili, che assomigliavano vagamente ad uniformi, con tutte quelle lunghe fila di bottoni, ma pizzi, crinoline e merletti. Pizzicavano.
E si rifiutava d'indossare un corsetto, era già splendida così. E togliersi un corsetto per infiltrarsi furtivamente a spegnere i due tiranni non era esattamente il top.
Gli stivaletti invece erano splendidi, anche se i tacchi erano veramente rumorosi.
Così si era data agli esperimenti, coprendosi più del solito con la sua tuta da yoga -Sei ancora mezza nuda!, le aveva detto Sode sistemandosi gli occhiali- ed indossando sopra uno di quegli abiti facilmente strappabili.
Li avrebbe fregati, altro che.
Tutte le procedure per superare il confine furono sbrigate da Sode prima che lei mettesse piede sul ponte, con quell'orripilante abito pseudo-vittoriano. Più vintage del vintage, inguardabile.
-Dov'è che dobbiamo andare?-, chiese ad un Sode vestito di cobalto, sotto lo sguardo divertito degli agenti.
-Al primo di Hyazintestraße.-, e tirò fuori un minuscolo palmare.
Ecco perché adorava Sode: sapeva sempre cosa fare.

Avete già incontrato Vermillion nello scorso capitolo, citato di sfuggita. E' un nome troppo bello per non ricamarci su un po', no? Rileggendo, è un po' ambiguo. Naa, non temete, non ambiguo-strano, ambiguo-buono. Il gambero è più
un vezzo che una vera citazione. Ora le strade di Merisol e Kim si dividono: bisogna spegnere i misteriosi tiranni e... sottoporsi ad un'operazione. Ho già un bel po' di idee.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio aki_penn e KumaCla per aver commentato lo scorso capitolo, mi piacerebbe sapere che ne pensate anche di questo :) e tu, lettore ignoto... fatti sentire, non mordo, sai? <3
Nyappy

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Capitolo 8
*** clockwork!tyrants #4 ***


Ordine del giorno - Narzissen Blaue Augen
-territorio radioattivo. barriera insufficiente
-incontro con i Daffodil
-avvio del piano ore 21.
*
Le abitazioni della città erano strane, con facciate decorate da travi a vista e affreschi, avvolte dal vapore delle macchine che sfrecciavano per le vie.
"E' inquietante", si ritrovò a pensare Merisol posando gli occhi sull'ennesimo orologio pacchiano che spuntava dal rosone di una chiesa.
Hyazintestraße era un piccolo vicoletto scuro con un'unica porta visibile, e il legno sembrava simile a quello del suo ponte.
-Sono ricchi, questi.-, commentò passando le dita su quella che sembrava una maniglia dorata. Ricchi ed incoerenti.
-Stai attenta.-, Sode si sistemò gli occhiali sul naso riponendo il palmare in tasca e lei sbuffò in risposta.
Come se non fosse ovvio, non fidarsi del primo gruppo di riccastri che volevano rovesciare il governo...

Si aspettava di trovarsi davanti un branco di ragazzini carini e biondi, invece la maggior parte dei membri di quell'organizzazione -Narzissen Blau Augen, chissà che voleva dire- sembravano avere l'età di Cumb. Beh, quasi vecchi.
Erano seduti assieme a loro attorno ad un enorme tavolo di legno decorato a sbalzo, retro-chic come tutto il resto dello stanzone.
Il più carino e giovane - si era già dimenticata il nome, ma aveva dei grandi occhi verdi- li aveva conquistati subito mostrando loro una valigetta con metà della somma pattuita, anche se non era esattamente una bella cosa.
Fatto sta che era davvero utile Sode in quei momenti: lui poteva discutere tranquillamente senza impazzire, mentre Merisol non riusciva a sopportare l'accento duro di quelli lì -perché non si adattavano come gli altri?
Scivolò sulla sedia a braccia incrociate. Non aveva voglia di concentrarsi e così non riconosceva gran parte delle parole... i suoi occhi iniziarono a calare lentamente. Aveva ancora del sonno arretrato, e non poteva permettersi di avere occhiaie.
-Ci andavano bene, eravamo sicuri. Ma come possiamo difenderci da cose che non vediamo?-, questo era occhioni, lo riconosceva.
-Non conosciamo le loro motivazioni, stanno uccidendo anche noi con quei raggi.-, oh, ma non leggevano il Piaf? Non aveva voglia di stamparne una copia anche per loro.
Rimase a commentare tra sé la pronuncia opinabile degli interlocutori finché non udì un singhiozzo seguito dal silenzio, ed aprì gli occhi.
Occhioni verdi si era emozionato, -Muoiono. Ad ogni onda si sciolgono, e la carne diventa un tutt'uno con le ossa.-, dopo aver tirato su con il naso e aver ricevuto una pacca sulla spalla, continuò.
-Sono pozze di sangue e viscide e... a loro! Ai Gemelli non importa!-, terminò riferendosi ai tiranni, gli occhi stretti. Però, battagliero a parole.
Ma quello non era davvero nulla in confronto al dopo. Per argomentare il loro piano uno di loro poggiò un volumetto sul tavolo, e Merisol sbarrò gli occhi nel leggere il titolo.
Colpo di Stato: ottenere l'appoggio dell'esercito ed osare -rapidità, organizzazione, assalto.
...stavano seguendo le istruzioni di un libro?
-Sode, stanno scherzando.-, si girò verso il tecnico che esibiva una smorfia indecifrabile.
-No, signorina.-, intervenne l'unico quattrocchi trai ribelli, -Mai stati più seri.-
Sì, come no. Il fritto ed il burro aveva dato loro alla testa.
Sode si ritrovò davanti un plico di fogli scritti a mano, cartine e post-it gialli. A forma di fulmini.
Erano in buone mani...

Almeno erano stati bravi: nemmeno l'ombra di una guardia in giro per la città quella notte -o di ubriachi, che di solito eludevano tutto e tutti.
Quattrocchi doveva aver studiato proprio bene quel libro -e fatto i salti mortali per bloccare un intero quartiere della capitale.
Ora che doveva muoversi con attenzione quel vestito pareva più ridicolo che mai -e pizzicava! Il suo povero collo era tutto un graffio.
Sode era rimasto in Hyazintestraße a coordinare le operazioni da dietro le quinte come al solito e Cumb la seguiva poco distante, con un completo viola. Viola, peggio del cobalto di Sode.
Attraversarono la grande piazza circolare illuminata dai lampioni e si portarono in un angolo oscuro dietro ad una statua informe, un groviglio di mani.
Scavalcare il cancello che dava accesso ai giardini del palazzo era impossibile -era costellato di punte- ma proprio per questo Pepper li aveva preceduti, il fido zaino-libellula attrezzato di silenziatore.
Faceva pure freddo...
-Pepper è entrato.-, Merisol sistemò meglio l'auricolare e si voltò per fare un cenno a Cumb, -Destra, poi avanti cento metri, sta aprendo la porta di servizio. Un minuto massimo.-
Scivolò sul muro, seguita dall'altro. Anche se non c'erano guardie qualcuno la poteva sempre scorgere dalle finestre -e poi era divertente giocare alle spie.
-Dov'è la porta?-, iniziò a tastare il muro alla ricerca di un rilievo ma non lo trovò. Solo pittura bianca che le si sgretolava sotto le dita -problemi d'umidità?
-Capitano!-, un bisbiglio concitato alla sua sinistra le fece realizzare come avesse esagerato quei cento metri. Parecchio più in là Pepper sbucava dal muro con gli occhialoni calati, Cumb già entrato evidentemente.
Doveva farsi prestare da Sode quel palmare.
*
Quando Kim riaprì gli occhi feriti da una forte luce rossa realizzò di essere sdraiato su un materasso duro e sottile.
Era solo in una stanza piuttosto piccola, dipinta a secchiate di colore -le macchie colanti erano inconfondibili.
Si rigirò a fatica, ancora mezzo addormentato, finché una voce squillante non lo svegliò del tutto.
-Era ora!-, sembrava appartenere ad un bambino, ma Kim non verificò, -Maestrooo!- chiamò il piccolo.
Non si rialzò per controllare la situazione. Non ne aveva voglia.
-Oh, ciliegina, eccoti qui.-, ma dovette farlo. Quello strano uomo era entrato con una lunga pipa fumante in mano e chiazze di colore sulle braccia, -Meri ha iniziato l'operazione top-secret un paio di minuti fa, ed abbiamo ospiti.-
Sembrava squadrarlo -ed i suoi occhi si erano allineati, per un momento- ma Kim sostenne lo sguardo come il suo solito.
-Domani dovrebbero tornare. Il fuso orario ucciderà il tuo capitano, sappilo.-, aspettò che Kim annuisse prima di uscire dalla stanza, canticchiando.
Lui si portò una mano sul viso, toccando con le dita fredde la guancia. Aveva bisogno di radersi, decisamente. E la cicatrice era sparita, senza dolore.
*
Merisol conosceva di fama i Gemelli di Sehnsucht ed aveva accettato di spegnerli per un motivo: erano degli sporchi sottoprodotti delle Grandi Menti.
Quindi non si stupì più di tanto quando, entrata in quelli che dovevano essere i loro appartamenti privati, si ritrovò davanti due ragazzini simili a bambole, le orbite vuote ed ingranaggi che si muovevano sotto il guscio di porcellana.
Ok, era un po' di cattivo gusto l'abbinamento capelli neri-pelle pallida-vestiti pastello, ma poteva passarci sopra, dopotutto erano macchine, e delle grandi manovelle sporgevano dalle loro schiene.
Che carini, si stavano caricando a vicenda, baby carillon ad orologeria
-Cherube dice, voi dovete essere i mercenari dei ribelli.-, uno dei due si voltò verso di lei, il volto inespressivo, sempre impegnato a girare la manovella dell'altro in quello strano abbraccio.
-Pirati, prego. Da quattro generazioni.-, puntualizzò Merisol con orgoglio.
-Seraphe dice, ti abbiamo già vista. E anche l'uomo in carne.-, la voce dell'altro era identica, bassa e senza tono. Kim li avrebbe subito presi in simpatia.
Però, come facevano a sapere che nel corridoio era rimasto Cumb? Sode e Pepper erano riusciti a disattivare il sistema di sicurezza.
-Cherube dice, non uscirete vivi.-, ed il primo gemello sollevò il braccio libero verso di lei, imitato dall'altro, -Seraphe dice, non ci dispiace.-
Esplosero, porcellana in frantumi e polvere bianca che rivelarono le loro vere braccia.
-Merda.-, commentò semplicemente Merisol fissando svariate lame uscire dallo scheletro a scomparti. E alcune ruotavano.
Ne approfittò per strapparsi il vestito e rimanere in tuta -e non riuscì nemmeno a godersi il momento.
-Cuuuumb!-, chiamò il compagno sfilando la pistola da una delle fondine dietro la schiena, -Carillon con lame rotanti, pane per i tuoi denti!-
E Cumb entrò, la porta che sbatteva ed un rumore di strappo mentre cresceva in altezza ricoprendosi di spesse squame verdi, trasformandosi nel coriaceo rettile gigante che riusciva a controllare.
Da usare solo in casi estremi, e quello... beh, lo era.

Non mi convince molto questo capitolo, nel senso, l'ho riscritto due volte per migliorarlo. E' che l'incontro era troppo inforigurgitoso -di cose inutili,  fra resto. Ho tagliato, sistemato... e spero di averlo fatto bene. Ahimè, servono anche i capitoli cuscinetto. Narciso e Giacinto sono le mie figure mitologiche preferite per la cronaca, si nota molto? x° Comunque NBA (!) vuol dire "gli occhi blu di Narciso". Facendo ricerche ho scoperto che Blaue Narzisse è tra l'altro un magazine online tedesco rivolto ai giovani che tratta anche di politica -sta dalla parte della CDU, i democristiani, il partito di Angela Dorothea :) poi... mi sono messa a cercare cose assurde per verificare che la porcellana esplodesse con fumo e schegge. Quella dei gabinetti no, ma è trattata, quella degli isolanti elettrici sì. Ho anche trovato un tipo che fa esplodere petardi in tubi di porcellana fresca -oddio x°
Sempre per la cronaca, il libro -due!- sul fare i colpi di stato esiste.
Uno è Tecnica del Colpo di Stato di Malaparte, l'altro è Coup d'Etat: a practical Handbook di Luttwak. Li ho scoperti grazie al blog di Gamberi Fantasy e mi sono basata sul riassunto di Gamberetta.
Ho tagliato un po' la parte dell'incontro perché, beh, sarebbe stata fine a sé stessa. Alla fine Merisol è una donna d'azione -Sode pensa a passarle la spada, il pezzo di tubatura ed il resto. E' umana. Cumb no BD
Con il prossimo capitolo conto di terminare la parte sui tiranni e iniziarne una strettamente legata, che darà un po' di spiegazioni. Spero vi piaccia anche questo capitolo!
Ringrazio Kuri, aki_penn, e thewhitelady per aver commentato lo scorso capitolo, mi piacerebbe sapere che ne pensate di questo! E tu, lettore nell'ombra, esci fuori che non ti mangio x°
Nyappy

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Capitolo 9
*** clockwork!tyrants #5 ***


 "Piccolo Satellitare 3772 Piaf"
Compagni della Resistenza, abitanti del mare,
circolano da un po' voci indiscrete riguardo alla Daffodil, la nave guidata dalla figlia del leggendario Coal O'Lynn
La missione: sconfiggere i tiranni di Sehnsucht.
Leggi l'articolo completo qui »
*
-Cazzo!-
Ci era mancato poco, davvero poco.
Merisol si era abbassata appena in tempo, chinandosi sul collo di super-Cumb per schivare una delle bruttissime lame di quei gemellini meccanici.
E ovviamente la pelle nuda della pancia si era scontrata con le protuberanze coriacee -ahia.
-Cherube dice, sei stata fortunata.-, commentò pacato uno dei tiranni.
Continuavano a caricarsi a vicenda, ruotando quelle enormi manovelle sulla schiena, e solo le numerose armi che spuntavano loro dalle braccia mulinavano per la stanza, costringendoli a saltare da una parte all'altra.
Piccoli carillon schifosi!
-Cumb, quando te lo dico mollami giù.-, Merisol era vagamente preoccupata.
Non poteva chiedere a Cumb di attaccare, stava stretto ed aveva già diverse ferite, d'altro canto lei non poteva gettarsi in prima linea: morire affettata non rientrava tra le sue priorità.
La pistola giaceva abbandonata sul pavimento: l'aveva fatta cadere a terra per aggrapparsi a Cumb ed evitare che una lama rotante facesse conoscenza con la sua gamba destra.
Ne aveva un'altra più piccola nella fondina dietro alla schiena e l'estrasse velocemente, mentre i tiranni non attaccavano e sembravano valutare la situazione.
-Cherube dice, arrenditi e non soffrirai.-, sentenziò un piccoletto, e l'altro gli diede man forte, scuotendo la chioma scura, -Seraphe dice, non è male morire, provaci.-
-Neanche per sogno!-, ribatté Merisol con foga.
Poteva provare ad impegnarli parlando... o aspettare semplicemente il momento giusto.
*
-Martin?-, Kim aveva già visto l'uomo seduto sui gradini dell'abitazione di Vermillion -era finalmente riuscito a scoprir il suo nome.
Quei ricci neri e le occhiaie... sì, era il tecnico della Pangloss.
-Marty.-, precisò questo con un mezzo sorriso.
-Oh, vedo che ti hanno aggiustato.-, aggiunse ammiccando e Kim scrollò le spalle.
-Tu che ci fai qui?-, gli chiese appoggiandosi allo stipite della porta, decorato a fiori come la stretta anticamera dell'enorme abitazione.
-Beh, il capitano è andato a dare una mano alla tua Merisol, e io devo restare qui.-
Giusto, lui faceva parte ancora della vecchia ciurma del padre di Merisol e si era salvato. Faceva un po' strano immaginarselo in azione, aveva tanto l'aria di un incapace con le armi da fuoco, la stessa impressione che gli aveva dato Sode.
-Finalmente!-, esclamò Marty dopo un po' senza apparente ragione e tirò fuori una stramba macchina a forma di scatola rimasta nascosta tra le sue gambe.
-Cos'è?-, chiese Kim osservando i cavi attorcigliati all'unica antenna ed il grande schermo azzurro.
-Un telecomunicatore, l'unico tipo di computer che riesce a funzionare ovunque senza la mia Edison10-8. Vediamo...-
Kim non aveva afferrato cosa fosse l'edisoncoso, ma immaginò fosse la prassi nel parlare con gente come Marty, che nel frattempo si era messo a toccare lo schermo in più punti.
-Eccolo!-, delle scritte rosse iniziarono a lampeggiare sullo sfondo, e Marty lo lesse ad alta voce, -Siamo entrati, nessuno in giro.-
-Jacques e Pitch sono a Sehnsucht.-, spiegò poi digitando una risposta sulla piccola tastiera accanto allo schermo.
E Kim sentì appena una brutta sensazione addosso prima di far cadere gli occhi sull'isola tinta di rosso, i riflessi del mare che contrastavano con il cielo violaceo.
*
Aveva le braccia ricoperta di sangue verdastro, il sangue di Cumb.
-Resisti.-, continuava a ripetergli come un mantra, e resisti! gli aveva urlato mentre si lanciava a terra afferrando la pistola con la destra, l'altra già salda nell'altra mano.
Si rialzò con un movimento fluido, alzando le braccia davanti a sé e puntando alla cieca i due tiranni, sparò.
Il volto di Seraphe, la copertura di porcellana si stava frantumando, e gli ingranaggi dorati che lo componevano si mostravano nel loro ruotare continuo, dei cavi avviluppati attorno a quello che sembrava l'occhio di una telecamera.
Perfetto!
Mirò con la destra e sparò di nuovo, il vetro dell'obiettivo meno di un secondo dopo bianco per le crepe.
Ruotò su fianco giusto per schivare il braccio del fratello mentre Cumb mulinava la coda, dolorante e nervoso per gli spari. Se solo non fossero stati in quello stupido stanzone!
-Cherube dice, cosa vuoi fare?-, per la prima volta i due gemellini si separarono, mentre le manovelle iniziavano a girare da sole. Oh, perfetto -assolutamente no!
Prese la mira sul viso meccanico di Seraphe, ma sollevò appena l'arma prima di premere il grilletto: aveva avuto un'idea geniale -ed un po' disperata.
Non riuscì a vedere il risultato: si tuffò dietro al letto a baldacchino per non farsi macellare, anche se... qualcosa era cambiato.
Sollevò il capo solo per ghignare: Seraphe si era bloccato ed ondeggiava, percorso da spasmi.
Il proiettile aveva centrato con precisione il buco dell'ingranaggio più grosso, incastrandosi dentro i meccanismi e facendolo andare in tilt.
Il braccio crollò a terra per il peso e Merisol non perse tempo, la mira già su Cherube, pronta a distruggergli la faccia.
Piccoli carillon perdenti.

Cumb era tornato normale ed era uscito dalla stanza, aiutato da Pepper.
Era solo un po' indebolito e non esibiva un graffio, ma Merisol era comunque certa che non avrebbe dovuto chiedergli altri favori del genere per un bel po' -insomma, aveva un cuore.
Scostò i capelli blu dalla fronte e proseguì con la sua opera di smantellamento.
Era piuttosto irritante che fosse il capitano -e non Sode, l'esperto- a dover eliminare possibili congegni-sorpresine, ma non aveva tanta scelta.
E poi erano pur sempre calorie smaltite.
Si era appena occupata di Seraphe -ridotto ad un vestitino lilla pieno di ruote dentate, cavi e porcellana- e stava per fare lo stesso con Cherube quando sentì qualcosa di viscido toccarle la gamba nuda.
Scattò all'indietro, portando una mano dietro alla schiena per impugnare una pistola. Insomma, le avevano dato pure i proiettili contati quei vecchiacci, non poteva continuare a sprecarli!
Era... liquido? Una sostanza scura e melmosa che le fece arricciare il naso. Cos'era, olio per motori? Come era finito lì?
-Bleah...-, Merisol cercò di pulirsi con la mano, tenendo d'occhio la pozza che si stava rapidamente formando ai suoi piedi, defluendo dai resti dei due gemelli. Non bastava il sangue di Cumb...
-Sode.-, chiamò il tecnico sistemandosi l'auricolare che le era di nuovo scivolato, -Potrei avere un problema.-
Non per essere pessimista ma... come si combatte contro della fanghiglia? Non era detto poi dovesse combattere per forza...
-Vedo.-, fece lui con tono indecifrabile.
IL liquido sembrò sollevarsi. No, si stava sollevando davvero! Una massa informe e colante aveva iniziato ad ergersi tra le bolle, mentre lei aumentava la distanza. Cos'era?
-Sode, cos'è quello che vedi?-, chiese sarcastica. Era lui il super-esperto, no?
-Quando mi porterai delle cellule le analizzerò e ti saprò dire.-, -era umorismo?
-Comunque, sta arrivando Jacques.-
Un attimo di pausa.
-E me lo dici così?!-, odiava farsi vedere così. Aveva un qualcosa di non identificato da tenere a bada, i capelli scomposti, sangue, sudore e roba nera. Perché, perché quei due non potevano farla finita così, perdendo semplicemente?
Non era decisamente giusto. Sentì la porta aprirsi e si voltò per vedere Jacques entrare, un sorriso preoccupato in volto, che si trasformò in un'espressione sbigottita.
Merisol tornò alla pozza sul marmo. Beh, ora non era più una pozza -un essere fatto e finito, le fattezze umane incerte tra il liquido ancora gocciolante.
-Che... ah! Strano...-
Nel sentire quelle parole Merisol sbarrò gli occhi: conosceva quella lingua, le ricordava le lezioni con sua madre ed il salotto della Daffodil.
Era la lingua delle Grandi Menti.

E con questo si conclude -più o meno- la parte sui tiranni. Ho cercato di rendere l'idea dell'urgenza -basta che Merisol faccia una mossa sbagliata e ne esce mutilata. Nel pieno del'azione abbandona un po' il suo solito modo di fare.
Mmm, direi :) l'essere-liquido è direttamente collegato con i tiranni ovviamente. Edison una citazione un po' così, per dare un nome alle amate antenne satellitari di Marty e Sode sulle navi. Spero di aver descritto bene la scena.
Soprattutto, le limitazioni di una stanza per un lucertolone gigante ed una abituata a spazi aperti ed aiuti più o meno diretti :)
Ringrazio Kuri ed aki_penn, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! :D e anche tu, lettore oscuro, fatti sentire!
Nyappy

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