The New Life

di sam_twins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This Is How It Start ***
Capitolo 2: *** Fearful And Happy ***
Capitolo 3: *** News ***
Capitolo 4: *** I Can't Believe It ***
Capitolo 5: *** The 1st Day ***
Capitolo 6: *** Let Her Go ***
Capitolo 7: *** ACTION! STOP! ***
Capitolo 8: *** Going To ATL ***
Capitolo 9: *** You're here! ***
Capitolo 10: *** You, what? ***
Capitolo 11: *** This Is Too Crazy ***
Capitolo 12: *** A Wrong Try ***
Capitolo 13: *** What Are You Up to? ***
Capitolo 14: *** Destiny's Sign ***
Capitolo 15: *** I Screwed Up ***
Capitolo 16: *** Turning Point ***
Capitolo 17: *** Weird Situation (Part 1) ***
Capitolo 18: *** Weird Situation (Part 2) ***
Capitolo 19: *** 1st Episode ***
Capitolo 20: *** We're Really Together? (Part 1) ***
Capitolo 21: *** We're Really Together? (Part 2) ***
Capitolo 22: *** I Got Zap2it And A Date ***
Capitolo 23: *** ANNUNCIO!! ***
Capitolo 24: *** A Hot Date ***
Capitolo 25: *** Everything Has An End ***
Capitolo 26: *** BFF In Town ***
Capitolo 27: *** SPOILER ***
Capitolo 28: *** This Is Halloween ***
Capitolo 29: *** Finally, us ***
Capitolo 30: *** Markers... ***
Capitolo 31: *** Interview Time ***
Capitolo 32: *** Monthversary (Part 1) ***
Capitolo 33: *** Monthversary (Part 2) ***
Capitolo 34: *** Monthversary (Part 3) ***
Capitolo 35: *** Party TIME! Don't screw the birthday! ***
Capitolo 36: *** Party TIME! Don't screw the birthday! (2) ***
Capitolo 37: *** What Hurts More? ***
Capitolo 38: *** A Year Later... ***
Capitolo 39: *** That's More I Like It ***



Capitolo 1
*** This Is How It Start ***


This Is How It Start
Quando sentii il caldo sulla mia pelle, lì mi sentii rivivere.
Quando calpestai quell'asfalto dopo avere passato 13 ore in aereo, mi sentii felice.
Non potevo credere ai miei occhi, dopo tanto agognare e soffrire finalmente c'era qualcosa di bello nella mia vita che mi facesse sorridere.
Avevo sempre sognato quel giorno, ma mai mi ero immaginata a viverlo.
Avevo sedici anni e una vita che doveva reiniziare, Los Angeles era il posto perfetto.
Sono Alex, e sono nata in Italia, a Roma, con un sogno che mi porto dalla culla, di cambiare, non vedevo il mio futuro in Italia, ho sempre pensato di poter avere una carriera, ma, i genitori, quando dici loro la tipica frase: "Mamma, papà, voglio andare in America per diventare famosa", beh, loro ti guardano e si mettono a ridere.
E questo hanno fatto i miei.
Ma poi qualcosa è cambiato, li ho convinti, ho lasciato la scuola, iniziato a studiare da privatista, fatto un esame, ed ora sono qui.
Convincere i miei genitori non fu facile, ma ce la feci, con un patto, sarei andata a Los Angeles, avrei trovato un ingaggio come attrice e poi sarebbero venuti anche loro per "constatare".
Per essere all'inizio era un buon compromesso.
Finalmente ero nella città dei sogni, delle star, chissà magari avrei incontrato qualcuno di famoso, almeno speravo.
Il mio sogno era incontrare qualcuno del cast di The Vampire Diaries, come tutti d'altronde, ma davvero non potevo andare aventi senza incontrarli, adoravo quel telefilm, magari se fossi stata fortunata avrei avuto l'ingaggio per fare una comparsa.

 
Era il mio secondo giorno nella "Citta Degli Angeli" e dovevo trovare qualche audizione.
Comprai più giornali possibile, mi sentivo un pò sperduta in quella grande città, quei palazzi mi facevano girare la testa.
Per la strada vidi una panchini e mi sedetti leggendo qualcuno dei miei giornali.
Dopo qualche minuto sentii delle strilla di ragazze e mi vidi travolta da un'ondata di ragazze impazzite che strillavano e qualcuno mi arrivò addosso.
Facendola breve mi ritrovai dietro la panchina su cui ero seduta con qualcuno che si abbassava nascondendosi.
-Hey, tutto okay?- chiesi toccando la spalla del ragazzo davanti a me.
Aveva dei capelli neri, un pò lunghi, un giacchetto di pelle che si tirava su fino a metà testa.
-Si, si sto bene, mi dispiace di esserti venuto addosso...- 
La sua voce mi sembrava così familiare, una di quelle voci che ti penetrano nella mente.
In quel momento si girò verso di me, togliendosi gli occhiali da sole, e lì, si lì, rimasi senza respiro.
Avevo più che ragione, il tipo che mi era venuto addosso, quella voce perfetta, quei capelli neri, quegli occhi bianchi come il ghiaccio, li avevo già visti, solo a distanza di 13 ore.
Ero ancora lì ferma, quasi non respiravo quando lui si alzò, si guardò intorno e mi porse la sua mano per alzarsi.
Io ero ancora ferma, quando agitai la testa per rianimarmi e la afferrai.
La sua mano, non mi pareva vero.
-Ciao, sono Ian-
-Oh mio dio- era l'unica cosa che ero riuscita a dire, Ian Somerhalder era davanti a me e io non riuscivo a spiccicare parola -voglio dire, lo so, certo che lo so- feci una pausa per prendere fiato quando riuscii a dire: - sono Alex, comunque-
-Beh, piacere di conoscerti, Alex, anche se le circostanze sono un pò insolite, davvero, ancora scusa per esserti arrivato addosso, ma quando ci sono ragazze come quelle che sonofuori di testa, beh, l'unica cosa è scappare prima che ti faccianoa pezzi i vestiti...- sorrise, il suo sorriso, la cosa più meravigliosa che... "ahh, basta, pensa concreto" mi dissi "non vorrai essere una di quelle fan impazzite?"
-Immagino...- ancora parlavo a monosillabe, mi dovevo riprendere dall'impatto.
-Beh- abbassò lo sguardo e si chinò per racccogliere i miei giornali e per poi porgermeli -immagino che questi siano tuoi, sei un'attrice?- disse indicandoli.
-Magari- risposi io -diciamo che sono un progetto in progresso, sto cercando della audizioni...- cercai di spiegare.
-Beh, ti piacciono i vampiri?- esitai un attimo prima di rispondere -ehm, voglio dire, staimo facendo delle audizioni per il nostro show...-
-Oh mio dio, davvero?- lo interruppi bruscamente senza rendermeno conto -scusa, voglio dire, certo che mi piacciono gli show su vampiri, soprattuto il vostro, state cercando una comparsa?- domandai io al settimo cielo.
-No, stiamo cercando un personaggio che per ora si dovrebbe trovare nei prossimi episodi e poi... chissà... muore talmente tanta gente negli show sui vampiri- ridacchiò sfoderando uno dei suoi sorrisi alla "Damon".
-Già, lo so...- ancora a monosillabi, miseriaccia a me.
-Beh, se mi dai il tuo numero ti invio l'indirizzo e tutti i dettagli per l'audizione- 
Incominciai a sorridere come una pazza quando poi mi ricordai di rispondere: -Certo, okay- stavo dando il mio numero a Ian Somerhalder, cosa incredibile.
-Beh, allora ciao, spero di vederti all'audizione-
Sfoderò un altro dei suoi sorrisi e si allontanò attraversando il marciapiedi.
Ero immobile, mi diedi un pizzicotto per convincermi che non era un sogno e non lo era.
Ma era senz'altro un bell'inizio della mia vita a Los Angeles.
Eh, già, la "Città Degli Angeli" mi aveva portato fortuna.

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Capitolo 2
*** Fearful And Happy ***


Okay, ecco il continuo, ho messo sia una versione di Ian, sia della nuova arrivata, Alex, spero piaccia.
Bacioni!


Fearful And Happy



Alex's Version

Erano le sette e mezzo di sera ma considerato che era luglio non aveva ancora fatto notte.
Mi stavo dirigendo verso il luogo dove si sarebbe svolto il provino, ovvero il set di The Vampire Diaries.
Avevo il cuore in gola, non ero mai stata così emozionata in vita mia, ero felice e allo stesso tempo spaventata.
Questa era la mia occasione.
Consapevole che dovevo confrontarmi con altre centinaia di ragazze, mi avviavo verso quel set, il set che avevo sempre voluto visitare. 
Ed ora stavo per entrarci per fare un provino. 
Ancora non mi sembrava vero.
Il ruolo del provino era quello della sorella di Lexi, la vampira amica di Stefan che era morte per mano di Damon nella prima stagione.
Avevo sempre fantasticato sulla possibilità che inserissero un suo parente, ma non avrei mai pensato che sarei stata io una delle tante a fare il provino. 
 
La stanza era colma di ragazze di tutte le età, di sicuro ero tra le più giovani ma non mi importava, dovevo solo pensare ad essere all'altezza del ruolo. 
Poi in lontananza vidi Ian, bello come sempre, circondato da ragazze che lo adulavano.
Poi dopo aver abbracciato alcune di quelle si avvicinò a me.
-Speravo saresti venuta- sussurrò al mio orecchio. 
-Beh, sai come si dice, se la vita ti offre una possibilità su un piatto d'argento, prendila al volo- ridacchiò.
-Ci vediamo dentro- mi baciò sul capo, non mi sembrava vero.

 

Ian's Version
 
-Ci vediamo dentro- la salutai baciandola sul capo e poi mi diressi verso la stanza adiacente, alcune ragazze stavano già facendo il provino ma io volevo solo vedere lei, ero davvero curioso di sentirla recitare, avrei scommesso che era brava.
Erano passati solo due giorni da quando l'avevo quasi travolta e da quel giorno non riuscivo a non pensare a lei. 
Il modo in cui mi guardava, in cui si era meravigliata la prima volta che mi aveva visto.
Ero talmente spaventato che mi saltasse addosso come tutte le ragazzine impazzite che mi ero già preparato alla fuga ma poi mi aveva sorpreso, rimanendo lì immobile. 
Il modo in cui si tirava all'indietro i suoi capelli color oro che le scivolavano sulla faccia, la sua risata.
"Sveglia Som! E' una ragazzina!" urlò una vocina dentro di me.
Ma d'altronde... Com'è che aveva detto? Se la vita ti offre una possibilità su di un piatto d'argento, prendila al volo!
E forse... Ah, ma che dico, sto delirando...
-Allora, Som, che ne pensi di lei?- mi chiese Kevin, il produttore, a proposito di una ragazza che aveva appena finito di recitare a fianco di Michael.
-Ehm, si... Carina... Ma non mi ha fatto impazzire...- abbozzai un sorriso e non aspettavo altro che lei varcasse la soglia della porta, avrei voluto essere io a fare il provino ma la prima scena da girare era con Michael, quindi mi ero dovuto arrendere...
E poi eccola, mentre camminava sul set, con il copione in mano, con un aspetto a dir poco spaventato e allo stesso tempo euforico.
Kevin la raggiunse e probabilmente le spiegò meglio la scena, d'altronde ognuno di noi c'era passato... Mettiti là... Aggiungici un sospiro... Sai che ti dico, questa battuta levala... Bla, bla, bla...
Ed eccola, sedersi sullo sgabello del Mystic Grill, guardarsi intorno e poi attirare l'attenzione del barman.
-Cosa le porto signorina?- sorride e sembra divertirsi.
-Bourboun, per favore- tipica frase che direbbe un vampiro assetato, d'altronde la parte che doveva interpretare era quella di un vampiro e anche parecchio incazzato...
-Devo prima vedere i suoi documenti, signorina- si avvicina, lo fissa negli occhi, in produzione, se fosse stato un vero episodio, ci sarebbero gli effetti speciali a far rimpicciolire ed ingrandire la pupilla dell'occhio.
-No, non devi- risponde educatamente senza distogliere lo sguardo, senza battere ciglio, cosa che sembra facile ma che a mettere in atto è parecchio difficile.
Il barman se ne va e fa la sua entrata Michael che si siede accanto a lei, fissandola. 
-Sei nuova di qua? Non ti ho mai vista...- sussurra Michael avvicinandosi. 
-Può darsi...- poche parole ma lo sguardo dice tutto, intenso, assassino, che attrice.
-Sono Tyler- si presenta porgendo la mano verso di lei. 
-Sam- un nome sexy, mi era sempre piaciuto, ma il suo vero nome era anche meglio.
Poi lo squillo del telefono di Michael, in quel momento Tyler, interrompe la conversazione e lui la saluta con un gesto della mano per poi allontanarsi. 
Il tutto si conclude con il barman che le porge il suo drink e con lei che ne beve un sorso. 
-STOP!- urla Kevin.
Lei ride, divertita, contenta di quello che ha appena fatto. 
-Okay, grazie, avanti la prossima- lei mima un grazie e se ne va uscendo da dove era entrata.
Io svicolo e la seguo ma Paul mi blocca.
-Hey, Som, dove vai?- chiede divertito Paul. 
-Vado a prendere una boccata d'aria- nemmeno aspetto che mi risponda che già mi fiondo fuori dal set.
Eccola lì, che cammina da sola, sul marciapiede, saltellando e guardando il cielo, si vede che è felice.
E in quel momento mi sento come uno stalker, che segue una star di Hollywood, e spero con tutto me stesso che scelgano lei.

Allore che ne dite? La sceglieranno o no? Al prossimo capitolo!
*Alex*

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Capitolo 3
*** News ***


Ecco qui un nuovo capitolo, spero vi piaccia e vorrei ringraziare chi sta seguendo la mia storia.
 
News
Alex's Version
Erano passati quasi tre giorni dal provino e ogni mattina mi svegliavo con l'ansia.
Ero seduta a gambe incrociate sul divanetto davanti la finestra dell'hotel.
Pensavo. 
Pensavo a come sarebbe se mi scegliessero.
Come al solito la mia testolina tirava fuori delle idee assurde, creava mille versioni possibili di quello che poteva succedere, di come potevano andare le cose. 
Volevo mangiarmi le unghie ma combattevo contro gli impulsi di farlo per non rovinarmele.
Avevo un incrocio di mille emozioni in corpo.
Ogni secondo ne dimostravo una diversa, sembravo in piena crisi ormonale.
Ero sicura che non mi avessero scelta, voglio dire perchè io? C'erano un miliardo di ragazze li, tra cui la maggior parte aveva esperienza nel campo...
The Vampire Diaries è uno show importante ed io lo so bene, quindi perchè dovrebbero scegliere me? 
Niente di questo aveva senso.

 
 
Ian's Version
Lo sapevo.
Dentro di me sapevo dall'inizio che ce l'avrebbe fatta.
Avrei lavorato con lei, recitato con lei e la cosa era molto allettante.
Mi avevano dato l'indirizzo del suo albergo per andare a darle la notizia.
Speravo solo di trovarla, volevo vederla, volevo essere io a darle la novità.
In quel momento non pensavo ad altro, camminavo velocemente per arrivare a svoltare l'angolo ed eccola lì.
Seduta a gambe incrociate su di un divanetto che si affacciava alla vetrata dell'hotel che si trovava dall'altra parte della strada.
Mi fermai ad osservarla.
Si agitava su quel divanetto, era come preoccupata e non vedevo l'ora di dirle che ce l'aveva fatta.
Attraversai senza farmi vedere troppo, arrivai alla porta dell'hotel ed entrai, lei era ancora seduta li e iniziai ad avvicinarmi.
-C'è una bella vista- si girò e mi sorrise, lo stesso sorriso che aveva il primo giorno che l'avevo incontrata.
-Che ci fai qui?- abbassai la testa ridendo -ehm, voglio dire, come mi hai trovata?- le sue guance si erano arrossate leggermente.
Si tirava all'indietro i capelli come solo lei sapeva fare, e la cosa mi faceva impazzire. 
-Mi hanno dato il tuo indirizzo, per dirti una cosa...- feci una pausa, lei si zittì e si alzò venendo verso di me, indossava solo dei pantaloncini e una canottiera, con un paio di converse.
Mi fissava, come per dirmi, implorarmi di parlare.
-Beh, la novità è che... sei ufficialmente la nostra Sam- all'inizio non disse niente, era come se non potesse credere a ciò che avevo appena detto, era felice e si vedeva, quando poi mi abbracciò.
Era un abbraccio tenero, era come se mi volesse ringraziare e io lo ricambiai, ero così felice di averla tra le braccia che poi quando si scansò quasi non volevo lasciarla andare, ma dovevo.
-Oh mio Dio, non... non ci posso credere! Io...- rimase lì come prima, rideva e mi guardava.
Poi mi riabbracciò, questa volta saltellando.
-Grazie, grazie, grazie!- quasi strillava per quanto era contenta e continuava abbracciandomi e saltellando dalla gioia.
-Il merito è tutto tuo, hai battuto tutte le altre ragazze, eri la migliore- le sussurrai ad un orecchio per poi guardarla negli occhi.
-Ora, la prima scena che girerai sarà tutta tua, è un pò l'inizio della storia di Sam, partirà da Los Angeles per andare a Mystic Falls, quindi dopo aver girato qualche esterno con te qui, andremo ad Atlanta- cercai di ricordare tutto quello che mi aveva detto Kevin di riferirle.
E lei mi guardava con occhi da adulatrice, come se fossi il suo eroe, quello che dovevo capire era se io ero davvero il suo eroe, era una mia fan questo era chiaro.
-Okay, capito- annuì lei con la sua testolina infilando le mani nella tasche posteriori dei suoi pantaloncini.
-Okay, bene, allora vieni sul set domani e, beh, ci sarà per te il benvenuto nella squadra- ridacchiai e con me anche lei. 
I suoi occhi le brillavano di felicità e dopo esserci salutati prima che lei entrò nell'ascensore per tornare nella sua stanza mi mimò con la bocca un "grazie".
Rimasi lì per un paio di minuti, a pensare che saremmo stati a stretto contatto per un bel pò di tempo.
Quando poi qualcosa che penzolava dal divanetto dove fino a poco fa Alex era seduta attirò la mia attenzione.
Era un nastrino blu, in tinta con i suoi pantaloncini, probabilmente le era caduto, pensai di lasciarlo a consierge ma poi decisi di tenerlo, lo infilai in tasca e me ne andai.

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Capitolo 4
*** I Can't Believe It ***


Allora, eccomi qui con un nuovo capitolo...
Spero vi piaccia, ci sarà un bel discorso tra Ian ed Alex, e, beh, vi lascio alla lettura, bacioni! *Alex*


I Can't Believe It
 
 
Alex's Version 
 
Tutta la notte.
Avevo passato tutta la notte in bianco, senza avere ne la capacità ne la voglia di chiudere occhio.
La felicità m'invadeva della testa ai piedi.
Solo un nome. Ian Somerhalder. 
Nel mio hotel, che cercava me e che mi diceva che ero entrata ufficialmente nel cast del mio show preferito.
E io che come un ebete lo abbracciavo come se niente fosse...
"Ma che cavolo mi era preso?" Mi domandava scuotendo la testa.
E ancora non riuscivo a credere a tutto quello che mi era successo in meno di una settimana.
Forse dopo tutto quello che avevo patito la vita era pronta a ricompensarmi.
Eh, già, era un buon modo di pensarla.
Ma dovevo assolutamente provare a chiudere occhio a meno che non volessi avere due belle occhiaie il giorno seguente e presentarmi davanti al cast che sognavo di incontrare da una vita come se fossi un morto reduce di Damon.
Solo l'idea mi faceva ridere. Damon, ovvero Ian, tutto si riconduceva a quei meravigliosi occhioni color ghiaccio che mi fissavano.
Ma che dico, non è che mi fissavano, di certo si stava chiedendo perchè mi avessero scelta, insomma perchè una qualunque ragazzina come me anzichè una di quelle ragazze che potevano essere delle modelle per quanto erano alte ed esili, forse la più bassa non superava il metro e ottanta.
Di certo Ian mi vedeva come la guastafeste che era venuta a rompere le uova nel paniere a tutti, beh, d'altronde quando qualcuno ti fissa è perchè vuole capire qualcosa, giusto?
Il punto è che, certo come ogni sua fan, ovvero mezzo mondo, ma che dico l'intero globo, mi ero fatta chissà quanti film mentali su di lui e sogni erotici mentre dormivo, ma il punto è che in quel momento era Damon,il bel vampiro centenario della TV, non il ragazzo che mi aveva dato la possibilità di diventare qualcuno nel mondo della recitazione.
Scacciai quell'idea e diedi un'occhiata alla sveglia che si trovava sul comodino, le 7:40, "cazzo", ripetei dentro di me, io e il mio stupido pensare e farmi viaggi mentali...
Se non mi davo una mossa sarei arrivata tardi sul set, che idiota, già me lo immaginavo, la stupida ragazzina che ha ancora bisogno dei genitori che fa esasperare tutti sul set.
Beh, in effetti era vero, lì erano tutti maturi, non piccoli e indifesi come me...
Beh, non sono tanto indifesa, dato che mi sono fatta 13 ore di aereo da sola e vivo in un hotel "sempre" da sola e tra poco mi trasferirò in un altro hotel ad Atlanta "sempre" da sola.
Ero proprio come loro, insomma la maggior parte erano famosi già alla mia età se non prima, quindi non c'era niente di strano...
Mi alzai velocemente dal letto, andai in bagno, mi lavai il viso, i denti e mi diressi versi l'armadio.
Cercai la mia maglietta preferita, quella con scritto Yale, che mio padre mi aveva regalato, reduce di uno dei suoi viaggi di quand'era giovane, e, un paio di shorts di jeans abbinati alle mie converse basse bianche.
Poi misi un leggero velo di fondotinta per coprire le occhiaie e un po di phard.
Non mi piaceva truccarmi troppo, anche se avevo tanti trucchi, perchè se mi riempivo di mascara, matita, ombretto, etc... sembravo un pagliaccio, quindi misi solo un pò di lipgloss.
Preso il mio Sidekick e me lo infilai nella tasca dei pantaloncini e il portafoglio nella tasca posteriore.
Okay, ero pronta ad andare incontro al mio destino... Sembrava che dovessi andare incontro alla mia morte, anche se era del tutto il contrario.
L'ascensore si fermò con un tonfo leggero e si aprì sulla hall.
-Buongiorno signorina- mi salutò alzando il cappello il portiere che mi aveva aperto la porta.
-'Giorno a lei- risposi con un sorriso e tirai giù dalla testa i miei Rayban, il sole a Los Angeles era davvero accecante.
Mentre camminavo lungo la strada per raggiungere un taxi fermo più in là, qualcuno a bordo di un'Audi decappottabile nera suonò il clackson ed io istintivamente abbassai gli occhiali per vedere chi era.
-Va da qualche parte, signorina?- mi chiese sfoderando uno dei suoi sorrisetti alla Damon.
-Ian, che ci fai qui?- mi sorrise ancora di più aprendo la portiera del passeggero.
-Sono qui per portarti sul set, avanti salta sua, mademoiselle- istintivamente ridacchiai e lui insistendo mi fece segno di salire sull'auto.
-Non che mi rapisci, vero?- chiesi sempre ridacchiando mentre mi sedevo, era davvero bassa quella macchina!
-Non te lo posso promettere ma farò il bravo- sorrise mentre io chiusi la portiera e dopo aver sfoderato un altro sorriso mise in moto.
Ian Somerhalder che mi portava sul set di The Vampire Diaries, questo si che era un sogno.
Ero sull'auto di Ian, mi sembrava impossibile.
A contrario di quello che diceva molta gente, non era uno di quei viziati con la puzza sotto il naso, anzi era gentile e simpatico e tanto ma tanto dolce, non riuscivo a capire come facevo a contenermi dal non saltargli addosso.
 
 
 
Ian's Version
 
Era seduta nella mia macchina, accanto a me, vedevo i suoi capelli color oro svolazzare nell'aria aria e potevo anche sentire il suo profumo di vaniglia.
Era la cosa più bella che avessi mai visto.
Quando si era abbassata gli occhiali, sorpresa di vedermi, era stupenda.
Il suo sorriso era qualcosa di indimenticabile, qualcosa che mi perseguitava la notte.
-Allora, emozionata per oggi?- cercai di aprire il discorso.
Lei si girò verso di me e sorrise, un'altro dei suoi stupendo sorrisi.
-Altrochè, non vedo l'ora di arrivare- nella sua voce c'era una leggera emozione, i suoi occhi scorrevano veloci lungo la strada.
Io invece, grande errore, abbassai i miei e vidi le sue gambe, coperte solo da un paio di shorts, non riuscivo a non fare certi pensieri, ma dovevo darmi una regolata.
"Cazzo, Som, non vorrai mica finire in carcere? E' una ragazzina e sono sicura che è pure minorenne" Mi ripetevo dentro di me, ma questo non mi fermava dallo squadrarla da testa a piedi.
-Sai...- iniziò facendo un sospiro e spostandosi una ciocca di capelli dal viso -ho sempre voluto chiederti una cosa, se ti avessi mai incontrato...- abbassò lo sguardo per un secondo e poi punto i suoi occhioni coloro verde acqua verso di me.
-Davvero, cosa?- ora ero curioso, di solito non amavo le domande, mi ricordavano le interviste, cosa che odiavo, ma per lei avrei fatto un'eccezione.
-La tua associazione, perchè l'hai aperta? Dico il vero perchè? Sai, quando non fai parte di questo mondo è difficile capire dalle interviste cosa è o non è vera, e, di certo lo saprai, la maggior parte delle voci dicono che l'hai fatto solo per pubblicità... Ma...- fece un pausa, sapevo benissimo cosa pensava la gente e nonostante non mi piacesse non potevo farci niente, e se anche lei pensavo questo, beh, non sapevo cosa dire -ma io non credo che sia così, io so cosa vuol dire tenere agli animali e tutto ciò che riguarda il pianeta, quindi, è vero è no?-
Tirai un sospiro di sollievo, senza che se ne accorgesse, perchè sapevo che la pensava come me, una che finalmente mi aveva capito veramente.
-E' così, mi importa davvero, sono nato in una famiglia che amava tutto ciò che riguardava il nostro pianeta, e inizialmente ho incominciato ad avere una carriera solo per avere soldi e appoggi sufficienti per aprire quest'associazione- era come ipnotizzata da quello che dicevo, era stupenda, l'adoravo.
-Wow, anche questo è il mio scopo, o almeno una cosa simile...- lasciò la frase in sospeso, forse pensando che non mi importasse.
-Davvero? E cioè?- alzò la testa, forse non si aspettava che glielo chiedessi.
-La cosa che odio di più di questo mondo sono i canili o qualsiasi rifugio per animali di quelli che tengono i cani per un tot di tempo e poi... beh... hai capito il poi... E' solo che non mi sembra giusto, è come se stessero in carcere e pensare che non hanno fatto niente, quindi quello che voglio fare è creare dei centri, sparsi un pò dappertutto, dove ogni canile riponga i cani che ha, dove qualunque persona che trovi cane, un gatto o qualunque animale e non lo possa tenere possa venire a lasciarlo sapendo che sarà in buone mani e soprattutto dove tutti gli animali abbiano le stesse possibilità degli altri...- wow, rimasi semplicemente a bocca aperta, stupito, stare attento alla giuda era diventato difficile, pensavo solo alle sue parole, a quello che aveva detto, a quello che una ragazzina della sua età aveva escogitato, una cosa stupenda, aveva un cuore enorme e tutto quello che volevo è che in quel cuore ci fosse spazio anche per me.
Quando poi fermai la macchina perchè eravamo arrivati, quasi non volevo lasciarla andare, ma fermarla e baciarla, dirle che era tutto per me, ma non potevo, no, non potevo.

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Capitolo 5
*** The 1st Day ***


Allora, eccomi di nuovi ragazzi! Un grazie a chi legge la mia storia e a chi la recensisce! Questo è un capitolo tutto su Alex, spero che non vi dispiaccia che abbia tirato fuori il nostri Ian, ma insomma questa è la giornata della piccola Alex! Buona lettura!

 
The 1st Day
 
Alex's Version

Il set era una cosa semplicemente stupenda.
Tutto ciò che ero abituata a vedere in TV, tutte le stanze, le case, non erano altro che piccole parti di un grande edificio tutte arredate.
Intravidi la cucina dei Gilbert e la camera di Elena, e anche una parte del salone dei Salvatore.
Era tutto così grande, sembrava non finire più.
Mi guardavo intorno e non potevo credere ai mie occhi, ce l'avevo fatta.
-Ti piace?- mi girai di scatto, mi ero fatta prendere così dall'emozione che quasi mi ero scordata che Ian era dietro di me.
Annuii con la testa, incapace di esprimere quello che stavo provando.
-Eccola qua! La nostra stellina!- mi abbracciò all'improvviso Julie Plec, quasi sollevandomi da terra.
-Ehm, piano Jul, rischi di stritolarla...- ridacchiò Ian e lei allentò la presa piano piano allontanandosi da me.
-Allora, è stato gentile, il tipo qui presente?- sorrise facendosi seria per un attimo fissando Ian. 
-Si, davvero- era tutto quello che riuscivo a dire, ero ancora sotto shock, Julie Plec, Ian Somerhalder ed il set di The Vampire Diaries, un sogno ad occhi aperti.
-Okay, bene, vieni con me, stanno tutti fremendo dalla voglia di conoscerti, quindi, hop! Hop!- sorrise Julie spintonandomi verso un corridoio con ogni dieci metri una porta.
Poi si fermò e ne aprì una.
Il mio cuore galoppava a mille, stavo davvero per conoscere tutto il cast, oh mio Dio, okay, dovevo restare calma.
"Stai calma, stai calma, respira, okay, inspira, espira, inspira, espira..."
Anche questa stanza era enorme, c'era un tavolo di legno al centro, con delle sedie intorno, dei divanetti e un grande specchio illuminato, un distributore d'acqua ed uno di caffè.
E io che mi aspettavo chissà che...
-Allora- iniziò Julie -calmate i nervi, eccola qui, reduce da un viaggio in macchina del nostro Somerhdaler, la nostra Alex!- iniziai a sorridere come una pazza, ero felice, felice come una pasqua, potevo morire in quell'istante dalla felicità.
-Benvenuta!- mi abbracciò Nina, ridendo, il profumo dei suoi capelli alla mente mi penetrò nella narici, era davvero forte.
E io restavo lì, impalata come una stupida, senza sapere cosa fare o dire.
-Non vedevo l'ora- mi strillò quasi in orecchio Candice, prima di abbracciarmi saltellando, era davvero euforica come si diceva.
-Ci divertiremo un sacco- mi sorrise Katerina, era davvero bella, la TV non le rendeva giustizia, anche se odiavo leggermente in suo personaggio, beh, si poteva passare oltre...
I ragazzi mi sorrisero tutti, c'erano Zac, Matt, Steven, Paul e David, l'odiato zio John.
-Allora, vi lascio socializzare, ma, ehi, andateci piano e non me la fate fuori il primo giorno, mi raccomando!- quasi li bacchettò Julie per poi uscire dalla stanza.
-Voglio sapere tutto di te, ogni cosa e dettaglio- mi prese sotto braccio Nina, per poi condurmi a sedere su un divanetto e accomodandosi accanto a me. 
Si unirono anche il resto delle ragazze, i ragazzi e Ian che rimase appoggiato alla porta.
-Per prima cosa, devi sapere che qui siamo tutti un pò pazzi, quindi come più giovane del cast non devi scandalizzarti, okay?- ridacchiò Nina per poi stringermi ancora di più a lei, un altro pò e rischiava sicuramente di strangolarmi.
-Okay- accennai appena con il poco fiato che mi lasciava dall'abbraccio.
-Julie mi ha detto un pò di cose, ad esempio che non hai mai recitato prima, è vero? Perchè tutti noi abbiamo visto il provino e cavolo se eri brava! Ci hai spiazzato tutti! Impossibile che tu non abbia recitato mai prima!- cavolo, Nina mi stava facendo una testa così, parlava davvero tanto!
-Ehm, no, non ho mai recitato prima però grazie...- tutto il cast mi fissava incuriosito e io mi sentivo come un criceto in una gabbia di leoni.
-Wow, allora questo deve essere talento naturale!- esclamò Candice sorridendomi e io ricambiai.
-Allora, sei giovane, questo si è capito, ma quanto giovane?- mi domandò Katerina, spiazzandomi.
Aspettai un minuto e poi mi decisi a rispondere:-Ho fatto 16 anni il mese scorso- affermai, aspettandomi un silenzio di tomba, ma anzi, fu il contrario.
-Beh, allora auguri!- echeggiarono tutti insieme.
Ian, mi fissava, era rimasto sulla porta, ed era come immobile, ma poi fui costretta a girarmi per ascoltare ciò che aveva da dirmi Candice.
-Sai, adoro davvero il tuo accento, di dove sei?- ecco la fatidica domanda.
-Ehm, sono nata a Roma...- risposi e tutti mi fissarono, mi si gelò il sangue nelle vene, perchè nessuno parlava?
-Aspetta, sei nata in Italia?- domandò Paul, rompendo quel poco silenzio -wow, che ficata!- esclamò e tutti risero insieme.
In quel momento ringraziai Paul per aver parlato.
-E come hai fatto ad imparare l'inglese? A scuola?- mi chiese Matt.
-No, no l'ho imparato da sola, voglio dire, certo anche a scuola, ma la maggior parte l'ho imparato guardando la TV in americano, anche perchè non mi piace come doppiano... Le voci di solito non c'entrano niente con quelle originali... Così mi divertivo e allo stesso tempo imparavo- mi ricordavo i pomeriggi nella mia stanza ad ammazzarmi e a prendere a pugni il PC perchè non trovavo dei film in inglese ma solo in italiano, e la cosa mi dava ai nervi.
-Davvero? Allora sei brava, e anche le nostre voci doppiato fanno schifo?- chiese Nina, fissandomi in attesa della risposta.
-Devo essere sincera? Si, fanno davvero vomitare, non c'entrano niente con voi, sono meglio le vostre! Voglio dire, ad esempio la voce di Stefan in italiano sarebbe la voce di Edward Cullen, dai! Non c'entra niente... E la voce di Jeremy se non sbaglio è doppiata da quello che doppia Harry Potter, il che è alquanto ridicolo!- tutti risero insieme a me, era stupendo essere lì, far parte di quel cast.
-Allora, oggi non abbiamo scene da girare, almeno io non ne ho, quindi ti voglio portare a fare un giretto nel set, okay?- disse Nina alzandosi e prendendomi sotto braccio prima che potessi rispondere, ma d'altronde che avrebbe rifiutato un tour personale con Nina Dovreb? Solo un ebete.
Era tutto meraviglioso, Nina mi portò in giro e mi fece vedere ogni singola stanza dove giravano.
-Eccovi qui, allora, Alex, questo è il copione, ci vediamo dopo domani qui sul set per girare le tue scene, okay?- Julie ci era piombata alle spalle infilandomi in mano il copione senza che me ne accorgessi.
-Okay, okay- annuii io come un soldatino.
-Bene, e ti verrò a prendere io, okay?- si offrì Nina -e ora ti riaccompagno anche a casa, su andiamo- mi prese di nuovo sotto braccio e si avviammo alla sua auto, come se fossimo due migliori amiche.

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Capitolo 6
*** Let Her Go ***


Ciao ragazzi! Eccomi con un nuovo capitolo, è un pò corto, lo so, ma è solo una riflessione, non è poi tanto un vero e proprio capitolo... Ma ci voleva, bacioni! *Alex*


Let Her Go


Ian's Version


16 anni.
16 cazzo di anni.
Ero furioso, fuori di me era un eufemismo.
Uscii quasi sbraitando fuori dal set, chiudendomi la porta alle spalle con un grande botto.
Aria. Mi serviva dell'aria pulita.
Okay, dovevo solo respirare.
-Ma cazzo!- quasi urlai a pieni polmoni -dico, non poteva avere che ne so 18 anni? Anche 17 me ne andavano bene, ma non 16! E pure appena compiuti!- ora sussurravo, incazzato più che mai, non con lei, ma con me, per quello che avevo pensato di lei, per quello che mi ero immaginato potesse nascere.
In realtà non poteva nascere un bel niente, anzi, non doveva, perchè se anche la toccavo, rischiavo la galera, e ne ero ben conscio, ma non riuscivo a non pensare a lei, ai suoi occhi azzurri e verdi, ai suoi capelli più luminosi dell'oro stesso, al suo sorriso e al ridolino che emetteva quando era felice. 
Scossi la testa per mandar via quei pensieri.
Dovevo sfogarmi, mandare via la rabbia, non era successo niente, non era successo un bel niente, dovevo calmarmi e tornare dentro come se niente fosse, perchè d'altronde io nemmeno la conoscevo e lei nemmeno conosceva me, l'avevo solo accompagnata sul set dove avremmo lavorato insieme, che poi nemmeno era quello il set, perchè la settimana dopo saremmo partiti per Atlana e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Okay mi stavo calmando, quando poi riaffiorò in me un'altra scarica di rabbia e tirai senza accorgermene un pugno al muro.
-Cazzo!- strillai dal dolore, agitavo la mano che stava diventando rossa piano piano.
Mi guardai intorno, per fortuna non c'era nessuno.
Poi qualcuno aprì la porta e io mi nascosi nell'incavo del muro.
Erano Nina ed Alex, che si allontanavano a braccetto come due amiche che si conoscono da una vita.
E io non facevo altro che fissarla, come si allontanava, come rideva felice, e un solo pensiero mi balenava in testa "LASCIALA ANDARE", perchè era così, la dovevo lasciare stare, aveva una sua vita ed io avevo la mia, da adulto.
Aspettai che se ne andassero per poi rientrare dentro gli Studios.

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Capitolo 7
*** ACTION! STOP! ***


Eccomi tornata con un nuovo capitolo... Questo sarà soprattutto sul primo giorno di riprese, beh non vi dico altro e vi lascio alla lettura! Ancora un grazie a chi recensice e a chi legge la mia storia! Bacioni *Alex*

 
ACTION! STOP!

 
 
Alex's Version


Primo giorno di riprese.
Mi sentivo il cuore in gola, non avevo mia provato una sensazione simile, mi sembrava di scoppiare.
Ero lì, sul set, nel camerino, intorno a me c'era un'agitazione totale, chi cercava dei vestiti, chi delle scarpe, chi aveva bisogno di qualcosa che aveva appena avuto in mano e che non trovava più.
Intanto, Mary, una delle acconciatrici, stava facendomi i capelli, lasciandomeli ricadere leggermente mossi sulle spalle.
Poi si aggiunse anche una ragazza che iniziò a passarmi un leggero velo di ombretto color carne sulle palpebre.
Era strano, era tutto così nuovo, ero abituata a passare i pomeriggi a farmi i capelli da sola e a sperimentare nuovi look che ora mi sembrava così strano che qualcun'altro mi stesse "acconciando".
Feci un respiro profondo e mi estraniai da tutto quel fracasso in cui ero avvolta.
-Okay, tesoro, puoi andare- mi poggiò una mano sulla spalla Mary.
Accennai un grazie con il capo e attraversai il lungo corridoio che mi separava dal set.
Avevano riprodotto una stanza nuova, quella che sarebbe stata la "mia" stanza di Los Angeles, e, finito lì saremmo andati a fare le riprese esterne e poi in un piccolo bar nella periferia.
Alla fine del corridoio c'era Nina che mi aspettava, tutta truccata e pronta anche lei per girare qualche sua scena.
-Nervosa?- mi sussurrò prendendomi sotto braccio.
-Posso dire tanto?- quasi ridacchiai dal nervosismo, mi guardavo intorno come una bambina sperduta.
-Io il primo giorno da attrice su un set mi misi a piangere dal nervosismo, provocando una crisi isterica alla ragazza che mi aveva appena fatto il make-up...- rise fissandomi negli occhi -hey, andrà tutto bene, di che ti preoccupi? Qui siamo tutti come una grande famiglia, e tu ore ne fai parte, quindi, calma, okay? Prendila come un divertimento, divertiti, okay?- Nina mi abbracciò, era così dolce, e poi la sua avventura che mi aveva appena raccontato mi aveva tirato un pò su di morale.
-Okay, sono pronta, voglio dire, ho fatto certo di peggio- sfoggiai il mio finto sorriso, che a volte era anche meglio di quello vero e arrivai fin alla "mia" stanza, era davvero bella, era di un colore indescrivibile, quasi un azzurro con un pò di verde qua e là, un grande letto ed una cabina armadio enorme.
Tutto finto, peccato non fosse vero...
-Eccola! Nervosa? Su che passa tutto!- praticamente mi "afferrò" Kevin e mi piazzò sul letto che si trovava al centro della camera, che era circondato da tre telecamere -okay, allora, si inizia con l'inquadratura di te stesa sul letto, poi ti alzi, cammini verso le foto attaccate alla bacheca e scansi la tenda dalla finestra, okay? Poi, dopo...- mi "ri"spiegò tutto quello che avevo già letto nel copione dandogli più carattere.
-EH, AZIONE!- okay, stai calma, stai calma.
Ero sul letto, stesa, fissavo il soffitto, pensavo a tutto quello che dovevo fare, aspettai che passassero 10 secondi e poi leggermente mi alzai sostenendomi su di un braccio, era una cosa molto normale, quella era la mia tipica posizione.
Scesi dal letto, le telecamere che mi seguivano mi mettevano ansia.
Avanzai verso la finestra, accanto, fissai la bacheca che vi era appesa e staccai una delle tante foto, avevano fatto un collage di una foto mia e una di Arielle, l'attrice che interpretava Lexi, dovevo provare dolore, vedendo quella foto, cercai di commuovermi, di intristirmi, poi la riattaccai e scansai leggermente la tenda della finestra, la luce si rifletteva sulla mia pelle abbronzata.
Da lì fissai il medaglione di scena che avevo al collo, era celeste con dei riflessi verdi molto chiari, quasi invisibili, abbellito da delle decorazioni di rose in argento, con un aspetto molto vecchio, lo aprii e dentro non c'era niente, nessuna foto come doveva essere.
Continuai camminando per la stanza, tenendo il ciondolo stretto tra le mani, per poi fissarmi davanti lo specchio che si trovava nella cabina armadio, lascia ricadere l'oggetto che avevo tra le mani sul mio petto e chiusi gli occhi, il cameramen che girava intorno a me la telecamera, sentivo il ronzio, cercai di estraniarlo, dovevo essere una ragazza a cui era morta la sorella, nient'altro, solo quello.
Riaprii gli occhi, mi guardai intorno, e, poi a passi lenti, uscii dalla porta.
-STOP! Perfetto! Bravissima, adesso ritorna indietro di 5 passi, così possiamo girare per gli effetti speciali- mi spiegò Kevin.
-Okay- feci cenno con la testa e indietreggiai, wow, i miei primi effetti speciali, la velocità da super vampiro mi aspettava.
-Okay, pronti con la telecamera, inquadratela. Okay, Alex, ora cammina piano a grandi passi, come prima, bene- io eseguivo esattamente ciò che mi diceva, certo era strano, ma erano gli effetti speciali! -okay, perfetto e stop! Bene! Vieni qui- disse Kevin facendomi cenno con la mano.
Mi avvicinai a dove era seduto, dietro un piccolo, davvero piccolo, schermo -ora guarda qui- mi indicò la mini tv.
E, wow, rimasi immobile, ero io, davvero io, la mia prima scena, mi sembrava incredibile, era un'emozione stupenda, davvero, ero al settimo cielo.
-Wow...- riuscii a dire.
-Già, la prima scena fa un certo effetto- sospirò Kevin, bene, ora c'è una scena di Nina, e poi si va fuori a fare l'esterno, torna al trucco e preparati, tra 15 minuti fuori- quasi ordinò Kevin, me ne tornai saltellando lungo il corridoio, la mia prima scena, ancora mi era impossibile da pensare.
-Hey, Al, com'è andata? Era Matt, che stava passando all'opposto di me.
-Bene, alla grande, ho ufficialmente la mia prima scena- wow, era ancora meglio dirlo che pensarlo, faceva un certo effetto.
-Ah, la prima scena, che emozione incredibile, beh, goditela finchè dura, ora devo davvero andare, ho una scena con Nina e se non mi sbrigo Kevin mi fa a fette- uscì dalla porta quasi correndo e io continuai fino alla sala trucco fiera di me stessa.
 
 
 
-Okay, ragazzi, avete bloccato tutti gli accessi?- stava domandando Kevin agli addetti alla sicurezza, era davvero preoccupato per le fans, girare all'esterno non era il massimo, soprattutto per le strade di Los Angeles.
-Okay, fate partire le macchine lungo la strada, il negoziate che appende l'annuncio sulla vetrina, perfetto, ora via con i passanti per la strada, e AZIONE!- okay, sempre calma, come prima.
Eccomi, passeggiare come se niente fosse, guardavo la strada, poi le macchine, poi guardavo davanti a me e poi davo un'occhiata alle vetrine dei negozi, perfetto.
Ora, okay, dovevo girare l'angolo ed entrare in un vicolo che sviava nella periferia, okay, un pò di buio, niente di che, non sei sola, ci sono le telecamere.
Giravo l'angolo come se niente fosse, mi guardavo indietro e di nuovo la stessa procedura per far sembrare che camminavo a velocità "vampiresca", e poi di nuovo attraversavo la strada e mi ritrovavo in un piccolo marciapiedi, davanti ad un bar chiuso, "The Bite Nite", una sorta di vecchi strip club originariamente chiuso da chissà quanti anni ma in realtà dimora di una vampiro che non potendo uscire di giorno, si guadagnava da vivere riaprendolo la sera.
Aprii la porta ed entrai dentro, addentrandomi in uno spazio ristretto per poi attraversare un corridoio per poi scendere una scala a chioccia.
-STOP!- urlò Kevin -okay, stupenda, dobbiamo solo rigirare la scena della scala, deve guardare avanti a te mentre scendi, okay?- annuii col capo e tornai su per poi rifare da capo, scesi la scala fissando i gradina davanti a me che sparivano per poi arrivare fino giù.
-STOP! Okay, bene, ora dov'è Edi?- chiese Kevin.
Scese dalla scale un ragazzo alto, di colore, con un leggero affioro di barba e subito lo riconobbi, era il Laurent di Twilight, strano avessero scelto lui.
-Okay, Alex, lui è Edi e sarà Thomas, okay?- annuii.
-Piacere- dissi sorridendo, e lui ricambiò.
Thomas, un vampiro centenario, il così detto "proprietario" del club e amico di Sam.
-AZIONE!- si riniziava.
Mi guardai intorno e poi eccolo davanti a me, finalmente dovevo parlare, che sollievo.
-Thomas- salutai.
-Sam- ricambiò lui, mi facevo uno strano effetto essere chiamata in quel modo -qual buon vento ti porta qui?- mi appoggiai ad un mobile mezzo scassato e sospirai -so bene che non ti piace venire qui- mi fissava.
-Già, beh, non mi piace venire qui perchè questo posto cade a pezzi, non mi sorprende se durante la notte prima o poi crollerà... Comunque, sono qui per chiederti un favore, non ci sarò per un pò, non so esattamente quanto ma ho bisogno di qualcuno che badi alla casa, non si sa chi può entrare, quindi tu saresti disposto?- tagliai corto, guardandolo negli occhi.
-Tutto per te principessa, ma voglio la camera blu, mi deprime questo posto- sorrise, un sorriso pervertito.
-Cosa fai pretendi anche le cose?- la stanza blu, la così detta stanza degli ospiti, molto grande e dalla parte dove il sole non penetrava, mi avvicinai a lui furtivamente, non servivano gli effetti speciali perchè l'inquadratura era su di lui.
-Primo, non mi chiami principessa, lo afferrai per il collo, come mi aveva detto di fare Kendra, una della body art della palestra dove si imparava a fare botte tra vampiri e roba varia -secondo, fa come ti pare, ma ricorda che sei in casa mia- questa volta era ancora più vicina a lui, fissandolo negli occhi per poi tirarmi indietro e sorridere -è stato un piacere fare affari con te- sorrisi di nuovo, un sorrisino innocente.
-STOP! Magnifica, bene, abbiamo finito, Alex!- mi chiamò Kevin, vi avvicinai a lui -sei stata stupenda, brava, mi complimento, ti voglio sempre così, okay? Okay- rise facendomi segno di battere cinque.
Le mie scene, le mie prime scene, la mia giornata da attrice, che esperienza magnifica, ora dovevo tonare sul set e prendere le mie cose per poi tornarmene in albergo, per riposare, mi ero alzata alle 6.30 ed avevo un sonno terribile.
 
 
Attraversai il corridoio ed entrai nella sala comune quando tutto il cast mi assalì.
-CONGRATULAZIONIIII!!!- strillarono tutti assieme, ridendo.
Non sapevo che fare o che dire, non sapevo davvero che espressione avevo in viso, era meravigliata, certo.
-Wow- dissi, ridendo, Nina venne verso di me e mi abbracciò ed insieme a lei anche Candice e Kat.
-Brava, hai girato la tua prima puntata, perciò congratulazioni e benvenuta a bordo!- strillò quasi Candice.
-Oh, ragazzi, grazie!- quasi mi veniva da piangere, erano così gentili con me, davvero tanto, troppo.

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Capitolo 8
*** Going To ATL ***


Salve ragazzi! Ancora un grazie a chi legge la mia storia e a chi recensisce! Spero che questo capitolo vi piaccia! Bacioni *Alex*
(Per chi non lo sapesse ATL è la sigla di Atlanta)
 
 
Going To ATL

 

Alex's Version
 
-Allora, sei pronta?- chiesi a Nina mentre cercava "ancora" il suo cellulare nella borsa.
-Si, si, eccomi, un attimo, non trovo il telefono- rispose con la testa infilata nella borsetta.
-Se non ci sbrighiamo perdiamo il volo, non lo puoi cercare dopo il telefono?- avevano già chiamato il volo per Atlanta e stavano per chiudere il check-in.
-Ecco, ho fatto, se non lo trovo, mica posso partire senza... Eccolo! Okay, possiamo andare- tirò fuori il suo Iphone venerandolo.
-Sbrigati!- esclamai afferrandola per un braccio ridendo e mettendoci a correre verso lo sportello per poter finalmente salire sull'aereo, eravamo rimaste indietro e tutti gli altri erano già dentro, ad aspettarci, sicuramente.
-Perfetto, signorine, fate buon viaggio- ci disse con un sorriso più grande della sua faccia la ragazza che ci controllò i biglietti.
Noi attraversammo il tunnel e ci dirigemmo verso l'aereo salendo, finalmente, a bordo.
Non mi piaceva essere in ritardo, non mi era mai piaciuto.
-Hey, ce l'avete fatta, stavo per chiamare i soccorsi- sghignazzò Paul vedendoci arrivare, avevano tutti preso già posto.
-Già, beh, sai problemi di telefono...- ridacchiò Nina andandosi a sedere poco più giù, a quanto pare era capitata vicino a Matt.
Ora dovevo solo trovare il mio posto, diedi un'altra occhiata al biglietto e poi avanzai di qualche sedile e lo trovai.
Accanto c'era Ian, la fortuna girava dalla mia parte mi dovevo fare quel bel viaggetto di quasi 5 ore accanto a Ian, la cosa era allettante.
-Hey- lo salutai sedendomi, finalmente.
Lui mi fece un cenno della mano e tornò a guardare fuori dal finestrino.
Sbagliavo io o Ian aveva qualcosa di strano? Da quello che sapevo era sempre del tipo, ti faccio una testa grossa così per raccontarti del più o del meno... Ah, sarà sicuramente perchè non gli piaceva volare.
-Wow, speriamo soltanto che l'aereo non si muova troppo o non mi sentirò; per niente bene, e poi...- mi girai verso Ian, il suo silenzio mi aveva interrotta, continuava a guardare fuori dal finestrino e non ascoltarmi nemmeno -hey, ci sei? Ti serve un paramedico? Okay, non mi vuoi parlare, devo aver fatto qualcosa...- Ian si girò verso di me fissandomi, in modo sinistro -okay, sto zitta- conclusi fissando il sedile davanti a me.
-Okay, scusa, è solo che ultimamente non mi sento molto bene... Quindi...- annuii con la testa e con la coda dell'occhio vidi che si era di nuovo girato verso il finestrino.



Erano passate quasi due ore e Ian non mi aveva rivolta la parola nemmeno per un minuto, a parte quando mi aveva chiesto l'ora.
Questo era molto strano, anzi parecchio.
E poi una persona che sta male si scola due birre in cinque minuti? In aereo poi?
Okay non potevo sopportare altre 3 ore in silenzio.
-Senti, mi puoi dire che ti ho fatto? Ho detto qualcosa di stupido? Perchè se l'ho fatto devi sapere che io la maggior parte del tempo non penso a quello che dico, esce involontariamente dalla mia bocca e perciò...- Ian mi zittì con la mano, stavo incominciando a parlare troppo, colpa del nervosismo.
-Okay, senti non hai fatto o detto niente, okay? E' solo che è stata una settimana dura e sono stanco e...- questa volta lo interruppi io.
-E le birre ti aiutano?- chiesi indicando le bottiglie che aveva sul vassoio davanti a lui.
-In questo caso si, ma tu non puoi capire...- okay questa era un'offesa.
-Okay, magari non so i poteri speciali di una birra non avendone mai bevuta una ma questo non vuol dire che non capisco che hai qualcosa che non va, quindi vedi di tornare il ragazzo che eri fino a tre giorni fa, okay? Perchè mancano ancora 3 ore e non voglio passarle come se fossi seduta accanto ad una mummia, sennò mi sposterei accanto a quel vecchietto che si trova in seconda fila...- provai a farlo ridere ma niente, continuava come ad ignorarmi, che cavolo gli avevo fatto?




Ian's Version

-... Perchè mancano ancora 3 ore e non voglio passarle come se fossi seduta accanto ad una mummia, sennò mi sposterei accanto a quel vecchietto che si trova in seconda fila...- voleva buttarla sul ridere ma io non cambiai la mia espressione neutra, non potevo, dovevo ignorarla, o forse mi stavo sbagliando? Ogni ragazza che io abbia mai incontrato i vedeva come "quel bell'attore di The Vampire Diaries" e mi si buttava ai piedi e questo era quello che aveva fatto lei, ma la differenza era che lei mi piaceva, ma non potevo, non dovevo ma volevo, e dovevo non volerlo.
Okay, 3 ore, dovevo resistere 3 ore, okay, calmo.
Solo 3 ore.
Non potevo continuare così,  perciò; mi inventai una cavolata per il mio atteggiamento.
-Okay, scusa, è che ho litigato con mia sorella al telefono ieri, e, mi dispiace per ciò che le ho detto quindi ecco spiegato il mio atteggiamento... Scusa- okay, la stavo fissando di nuovo, puntai il mio sguardo sul sedile davanti a lei.
-Okay, va bene, sei perdonato, ma per favore, non potrei sopportare altre 3 in silenzio... Anche perchè non mi sento tanto a mio agio...- disse girandosi verso di me.
-Paura di volare? Sarebbe un problema perchè ti toccherà prendere l'aereo molto spesso- vero, lì;aereo era la mia seconda casa.
-No, è solo che non ci sono salita molto, a dire il vero questa è la 3 o 4 volta e ci devo fare l'abitudine...- continuò fissando il sedile davanti a lei e un sorriso le spuntò sul viso.
-Wow, davvero? Così poche volte, questo si che è...- non finii la frase non sapevo che volevo dire...
-Okay, senti ho 16 anni non 40, okay? non ho avuto così tanto tempo per viaggiare, tra la scuola e tutto il resto... fatti il calcolo...- mi girai di nuovo, l'età, ancora in ballo c'era l'età, sempre nel discorso doveva starci, mi perseguitava, deglutii.
La scuola, è vero, lei andava a scuola...
-Come farai per la scuola?- le chiesi togliendo per un pò di mezzo il fattore età...
-Studio da privatista, quando i miei arriveranno, ne cercheranno uno, così che io possa recitare e studiare allo stesso tempo... Una cosa molto hollywoodiana...- ridacchiò ed era così bella.
"Cazzo, Ian, basta coi pensieri su di lei, è carina, okay? E' carina come tua cugina, che ha, cazzo, la stessa età..."
Oh, mio Dio, aveva la stessa età di mia cugina, porca tr... Okay, ora davvero, dovevo darci un taglio, cazzo, non ci avevo pensato, basta, davvero basta, era diventata un'ossessione.

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Capitolo 9
*** You're here! ***


Ciao ragazzi!! Scusate se posto in ritardo ma avevo il blocco dello scrittore e non ci sono stata per un pò di giorni! Ecco il nuovo capitolo, c'è una novità! Qui inizia la nuova vita di Alex... Chissà come sarà xD Ancora un grazie a chi mi segue e legge la mia storia... Bacioni *Alex*


 
You're here!
 



Alex's Version


Atlanta era una cittadina davvero meravigliosa.
La sua aria profumava di pino e di foresta, non di smog e gas di scarico come Los Angeles.
Non c'ero mai stata prima perciò per me era tutta una novità, era tutto così pittoresco, le case, le strade, i negozietti, ma una cosa saltò subito all'occhio, niente paparazzi.
Mentre ci dirigevano verso l'aeroporto, Dio solo sa quante foto ci avevano scattato mentre qui c'era la totale pace, insomma c'era qualcuno che si avvicinava all'auto quando di fermava al semaforo e che scattava qualche foto ma mai come nella grande città.
Era tutto così calmo, vedevo i ragazzi che ci salutavano mentre passavamo lungo le strade, tutto era così bello.
-Bello, vero? Nemmeno l'ombra dell'orda di paparazzi che di solito ci seguono- sussurrò Nina mentre si avvicinava a me per guardare fuori dal finestrino.
-E' tutto così tranquillo- accennai mentre lei si scambiava uno sguardo d'intesa con Paul.
Ian, era seduto davanti, in silenzio, come tutto il viaggio.
Non capivo, non riuscivo davvero a capire cosa aveva.
Sembrava assente, sembrava me quando volevo estraniarmi dal mondo per non ascoltare certe persone che mi davano fastidio.
Forse non stava bene, o forse era davvero preoccupato per quella lite che aveva avuto con la sorella, anche se sul momento mi era sembrata una balla.
Però quando si litiga con un parente si sta male, io con tutti i miei litigi con mio fratello potevo fare una collezione dei miei silenzio che tenevo per settimane dopo esserci tirati i capelli a vicenda.
-A cosa pensi?- mi domandò Paul, sbragandosi completamente sul sedile dell'auto, quasi comprimendo me e Nina.
-Paul, sbadiglia senza allungarti così, mi fai male!- lanciò un gridolino Nina e io ridacchiai aiutandola a scostarlo da noi.
-Allora, a cosa pensi?- ripetè lui dopo essere messo di nuovo a sedere.
-A niente, a mio fratello- feci una pausa per poi ridacchiare di nuovo.
-Giusto! Me l'avevi detto che avevi un fratello! Aspetta aveva, 12 anni giusto?- chiese Nina girandosi di nuovo verso di me.
-Si, si giusto, e in questo momento molto probabilmente starà dormendo, beato lui- conclusi sorridendole.
Chissà che ore erano in Italia, decisi così di farmi il calcolo, se da noi era quasi mezzogiorno e c'erano 6 ore di differenza, da loro erano quasi le 5 del mattino, beato sonno.
Morivo di stanchezza, non era riuscita a chiudere occhio in aereo, sia perchè non mi andava e sia perchè avevo passato 5 ore a scervellarmi per capire cosa diavolo aveva Ian.
E stava ancora in silenzio, in macchina, assurdo!
-Hey, Som, tutto okay? Sembri un tipo post sbornia con quegli occhiali e quella faccia!- fece una sonora risata Paul dando ad Ian una bottarella sulla spalla.
-Sto bene, sto bene, sono solo stanco...- borbottò Ian abbozzando comunque un sorriso.
-Sembra che qualcuno sia piuttosto irritato...- sussurrò Nina sorridendo.
La macchina ad un tratto si fermò e scendemmo, ci raggiunsero anche gli altri che erano nella macchine dietro e davanti la nostra.
Eccolo li, il vero set di The Vampire Diaries, mi sembrava un sogno.
-Allora, ti sei aggiudicata un nuovo tour, con presentatrici Candice e Sarah!- mi sorrisero prendendomi sotto braccio e avviandosi verso l'entrata.
Il posto si trovava fuori città, almeno credevo, ma ad Atlanta era tutto così pieno di verde che non si capiva dove si stava andando.
Il set era enorme, mi sembrava di rivivere ogni episodio che avevo visto.
La stanza di Elena, quella di Stefan, il soggiorno dei Salvatore, il patio di casa Forbes, quello di casa Gilbert, il Mystic Grill, era tutto così strano da quel punto di vista.

 
Erano passati un paio di giorni da quando eravamo arrivati ad Atlanta, o meglio da quando io ero arrivata e loro ritornati.
Dovevo girare la mia prima scena a Mystic Falls, quella in cui il mio personaggio si mostrava per la prima volta a Tyler e Damon.
La mia prima scena con Michael e Ian, era tutto così surreale.
Intanto Ian si era ripreso, era tornata quasi alla sua normalità, ma era come si evitasse, o forse me lo immaginavo io?
Comunque quel giorno stesso sarebbe arrivata la mia famiglia, però non sarebbero restati per molto, perchè il lavoro di mio padre chiamava a dato che a guidare il volo c'era mio zio, gli aveva fatto uno sconto dato che dovevano ripartire.
Ero così emozionata, finalmente potevano vedere che ero riuscita nel mio intento, ero diventata qualcuno.
Intanto al posto dei paparazzi c'erano i fan, che sembrava già mi conoscessero e sapessero vita e miracoli miei.
Io e Nina ci aggiravamo per il set con i nostri copioni in mano, ripassando le scene, lei aveva appena finito una sua scena da Elena con Paul, quindi indossava i tipici jeans, t-shirt e sneakers, capelli ovviamente perfettamente lisci e trucco quasi invisibile.
Il mio look invece era un pò diverso.
I miei capelli erano quasi abboccolati, come ero solita e portarli, avevo delle unghie parecchio dark con smalto nero e un paio di shorts di jeans nero e una canottiera doppia, banca sotto e nera sopra, il trucco per fortuna non era troppo pesante, ombretto scuro, eyeliner e matita nera, insomma predominava il nero!
 
 
-Ok, e AZIONE!- strillò Kevin.
Io incominciai entrando dalla porta del Mystic Grill, guardandomi intorno sfoggiando un sorriso malizioso, per poi avvicinarmi al bar sempre guardandomi intorno, avevo una paura tremenda di sbagliare qualcosa.
-Salve signorina, le porto qualcosa?- si avvicinò il barman sorridendo e pulendo un bicchiere da birra nel frattempo.
-Bourbon, per favore- accennai fissandolo.
-Mi dispiace, ma devo vedere i suoi documenti- disse il ragazzo posando il bicchiere.-
Io mi avvicinai fissandolo negli occhi e prima di aprire bocca Kevin disse: -STOP!- poi continuò -okay, cameraman, inquadra gli occhi di tutti e due, e AZIONE!-
Ripresi da dove ero mi avvicinai e lo fissai negli occhi: -No, non devi- sussurrai quasi continuando a fissarlo.
Il ragazzo ripetè: -No, non devo- per poi allontanarsi, io sorrisi di nuovo maliziosamente.
incrociai le braccia sul tavolo e intanto mi giravo a destra e sinistra come per controllare la situazione, intorno a me le comparse erano come persone normali, parlavano, giocavano a biliardo.
Poi mi rigirai e fissai un punto davanti a me quando Michael fece la sua entrata e si sedette accanto a me.
Mi fissò per un attimo per poi dire la sua battuta: -Hey- salutò.
-Hey- risposi.
-Non ti ho mai vista prima, sei nuova?- domandò attirando l'attenzione del barman.
-Si nota, eh?- risposi calma mentre il barman mi porgeva il bicchiere, accennai con la testa un grazie.
-Beh, io sono Tyler, piacere- si presentò alzando il bicchiere che il barman aveva appena portato anche a lui.
-Sam- dissi soltanto, quel nome mi era sempre piaciuto.
Facemmo una pausa, quando poi il suono che aspettavamo non arrivava, io allora bevvi un sorso del bicchiere e fece una smorfia, quasi strozzandomi.
Allora scoppiammo tutti e due a ridere.
-Okay, mi dispiace- continuavo nel frattempo a ridere.
-Fa così schifo?- chiese Michael assaggiando il suo e facendo la stessa smorfia- OMG, ma che diavolo è?- continuò ridendo.
-Okay, riprendiamo, Ken? Dov'era lo squillo di cellulare? Cavolo, sii puntuale su quello! Voi cambiate non so cosa che  avete messo nel bicchiere!- urlò Kevin a due ragazzi dietro le quinte.
Io e Michael continuavamo a ridere per poi cercare di smettere.
-Okay, basta- ridacchiai io.
Lui annuii ridendo e riprendemmo posto facendo i seri.
-Okay, risolto! Riprendiamo!- io e Michael annuimmo.
Ripresi il bicchiere e presi un sorso per poi sentire lo squillo del telefono che doveva arrivare, Michael a.k.a Tyler in quel momento posò il bicchiere afferrano il cellulare dalla tasca e si allontanò.
Non passò un momento che dall'altra parte apparve Ian, in versione Damon, cavolo quanto era fico.
Come da copione, fissai il suo anello, che portava al dito, per poi posare il bicchiere.
-Ciao- disse Ian sfoggiando un suo sorrisetto alla Damon.
-Ciao a te- risposi in altrettanto tono.
-Sono Damon e tu, dolcezza?- feci la faccia sorpresa per poi rispondere.
-Sono Sam, dolcezza- risposi per i toni.
Altro sorrisetto alla Damon, stavo per morire.
-Mmm, sai, tutto dicono che quel tipo somiglia ad Elvis, dici che è vero?- chiese facendomi girare dalla parte opposta e indicando un tipo che non c'entrava niente con Elvis, ma era per distrazione in realtà, perchè lui nel frattempo mi stava mettendo la verbena, nel bicchiere, che mascalzone!
-Certo, come no!- esclamai io girandomi dall'altra parte, in realtà il mio personaggio aveva capito tutto ma stava al gioco.
-Beh, alla salute di chi si ubriaca!- esclamò lui bevendo dal suo bicchiere.
Io mi avvicinai il bicchiere alle labbra, lui mi fissava in attesa di qualcosa, e bevvi un sorso senza fare nessuna smorfia questa volta.
Lui quasi deluso continuò a bere e io feci lo stesso.
-STOP!- disse Kevin.
-Batti cinque! Ce l'abbbiamo fatta!- disse Ian e io battei cinque, finalmente era tornato in sè.
Poi in lontananza, vidi la porta aprirsi e entrare mio fratello, erano arrivati!
Scesi subito giù dallo sgabello e corsi verso di loro per abbracciarli uno ad uno, mi erano mancati così tanto.
-Ciao tesoro- disse mia madre, okay dovevo mettere il cervello sull'interruttore italiano, al momento, perchè mia madre mio fratello non lo sapevano parlare fluentemente, e comunque io con loro parlavo la mia lingua!
Salutai tutti e poi mio padre mi disse fissandomi da capo a piedi: -Mi devo preoccupare?- si riferiva a come ero conciata probabilmente.
Ridacchiai e risposi: -Vestiti di scena!
-Ah, Mister Voglino!- disse Kevin ritornando all'inglese, il mio cognome, lo odiavo, soprattutto detto dagli stranieri.
Mio padre poteva comunicare benissimo con Kevin perchè sapeva parlare quasi meglio di me l'inglese.
Si allontanò leggermente con lui per parlare meglio e Nina mi si avvicinò.
-Mamma, lei è Nina- dissi in italiano -Nina, lei è mia madre- dissi in inglese, che casino!
-Wow, quello è un lupo finto! Forte!- esclamò mio fratello avvicinandosi, bene lui era andato.
-Ale, guarda chi è venuto con noi- disse mia madre e vidi arrivarlo.
-Oh, mio Dio- riuscii a dire nemmeno io sapevo in che lingua, era tipo italoglese, o qualcosa così.
Era John, una delle persone più importanti nella mia vita e subito corsi verso di lui.
Lui mi abbracciò sollevandomi da terra e io lo baciai, quanto mi era mancato.
Eh, già, John era il mio ragazzo, da quasi 5 mesi, era inglese, di Londra, il padre era italiano e quindi si erano trasferiti in Italia ma con lui potevo parlare entrambe le lingue, forse non l'italoglese, quello lo capivo solo io...
-Mi sei mancato così tanto- sussurrai al suo orecchio.
-Tu di più- rispose abbracciandomi ancora di più.
Lo adoravo, aveva quasi 20 anni, il suo accento inglese mi faceva impazzire, era quello che mi aveva attirato all'inizio, ma lo amavo troppo, mi faceva sentire bene, adoravo passare le mie mani tra i suoi capelli quasi più oro dei miei per non parlare del suo corpo perfetto, alto, muscoli scolpiti, lei sue braccia potevano sollevarmi per fare allenamento e quegli occhi verdi con punte azzurre che mi attiravano, lo amavo.
-Wow, ma guardati! Mi spiazzi così, piccola!- ridacchiò continuando a fissarmi, okay, questo era imbarazzante.
-Che scemo! Sono i miei vestiti di scena!- ridemmo insieme per poi riabbracciarci e scambiarci un altro bacio.
Tutto era sparito, tutti erano spariti.
Poi dopo essere tornata alla realtà lo presentai a Nina che rimase affascinata da lui, e mi disse anche che adorava il suo accento.
Quello era il giorno più bello della mia vita.
 

 
 
Ian's Version

 
Era corsa verso quel ragazzino che poteva essere una versione di me più giovane e biondo.
Che diavolo, mi bruciava qualcosa dentro, ma no, non ci doveva far caso, cosa pensavo che una 16 come lei non avesse un ragazzo? Cosa da pazzi.
Chi se la sarebbe fatta sfuggire una come lei.
Mi dava però fastidio vederlo avvinghiata a quel tipo, non facevo altro che fissare le sue mani che le si posizionavano sui fianchi per poi, scendere in giù.
"Ah, che schifo" pensai tra me e me.
Era forse gelosia? No, non potevo essere geloso di lei, l'avevo lasciata alle mie spalle ormai.
Mi ero avvicinato a Nina che stava parlando con loro e Alex mi fissò per poi presentarmelo.
-Ian, lui è John, il mio ragazzo- sorrideva e lo teneva stretto a lei.
-Piacere- disse lui col suo accento inglese, passandosi una mano fra i capelli, chi si credeva di essere, Robert Pattinson? Ridicolo.
Abbozzai un sorriso e gli strinsi una mano.
Lei continuava a fissarlo mentre lui le cingeva i fianchi, muovendo la mano che le aveva alzato una parte di canottiera di lato, distolsi lo sguardo e lo puntai su Nina, mi dovevo distrarre.
-Nina, Ian!- chiamò Kevin, dovevamo andare, c'era da girare.
-Beh, allora ciao, a dopo Alex- salutai girandomi e Nina fece lo stesso.
Mentre me ne andavo mi girai una volta per rivederla e lei era di nuovo avvinghiata a quel tipo che la toccava da tutte le parti, mi faceva venire la rogna a vederli ma non dovevo pensarci, ora dovevo pensare alla scena da girare.

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Capitolo 10
*** You, what? ***


Ciao ragazzi!! Eccomi di nuovo!! Beh, tutto quello che ho da dire è che spero vi piaccia questo nuovo capitolo! Finalmente Ian si da una svegliata! xD Bacioni *Alex*


 
You, what?



Alex's Version


-Beh, per oggi ho ufficialmente finito di girare!- dissi sedendomi accanto a John nella “stanza relax” per gli attori, lo avevo fatto restare con me perché il giorno dopo sarebbe ripartito.
-Sai, ho qualche idea di come spendere il resto della giornata- sussurrò al mio orecchio facendomi il solletico.
Incominciò a baciarmi l’incavo del collo, socchiusi gli occhi, Dio quanto mi piaceva.
Lentamente salì fino a darmi un vero bacio, era mio, quanto mi era mancato.
Passai le mie mani fra i suoi capelli, lui teneva le sue sul mio viso, era tutto così perfetto, ma poi tornai alla realtà quando Nina ed Ian varcarono la porta e mi resi conto che eravamo ancora sul set.
Okay, ora si che mi potevo sotterrare.
Feci quasi un salto per lo spavento e per la sorpresa e istintivamente mi alzai da dove ero seduta.
-Ehm, okay non è un buon momento, scusate…- ridacchiò Nina tirando su le mani.
-No, no, no, no, non è come pensi, noi, io… Ce ne andiamo- conclusi prendendo John per mano e trascinandolo dietro a me –A domani, ciao- salutai quasi correndo via per l’imbarazzo.

 



Ian's Version

 
-Wow, che bella scenetta, eh, Som?- Nina non aveva smesso di avere quel sorriso compiaciuto sulle labbra per tutto il giorno, e ora che avevamo beccato quei due durante le loro “effusioni amorose” era diventato ancora più ampio.
-Stupenda, mi ricorda tanto Beautiful- scherzai cercando di dimenticare ciò che avevo visto.
Bah, che disgusto, quei due, lei… Ah!
-Ah, la gioventù, ricordo la mia fase adolescenziale, ero talmente in preda agli ormoni che feci esaurire mia madre per le troppe preoccupazioni, però era bello, sentirsi liberi, niente regole, sbaciucchiarsi con chi pare e piace e in ogni posto possibile, che bei tempi…- sospirò Nina, mi sembrava uno dei discorsi che fanno le madri ai figli.
-Ma quanti anni hai, 40? Nina, svegliati!! Hai 22 anni, la tua adolescenza era 4 o 5 anni fa!- risi io fissandola, la sua faccia era… Non c’erano parole per descriverla…
-Hey, okay, mi manca lo stesso, va bene, Mister Saputello!?- esclamò Nina dandomi una pacca sulla spalla.
L’adolescenza, che bel periodo, lo ricordavo come se fosse ieri.
Chissà quanti cuori spezzati avevo lasciato alle mie spalle, modestamente ero un gran fico a quell’età, certo non più di quanto non lo sia ora, ma prima era tutto diverso, niente responsabilità, nessuna preoccupazione di doversi nascondere dai paparazzi anche se si vuole dare un bacio sulla guancia ad un’amica, nessun problema, come quello…
Insomma, non era un problema, non era nemmeno un dato di fatto, lei aveva un ragazzo fine, certo sono attratto da lei ma come sono attratto da Cameron Diaz e da J-Lo, carine ma non disponibili e un po’ impossibili.
Fine della storia.
Però mi faceva male, mi bruciava dentro, troppo.
Sentivo che una parte di me voleva lasciar perdere ma un'altra mi incitava a continuare.
Dovevo provarci, dovevo almeno provare e farla accorgere di me, d’altronde che c’è di male a provare a fare di più l’amico con lei, e poi da cosa nasce cosa…
Avrei lasciato campo libero al destino, per vedere cosa aveva in serbo per me…
Fino a quel momento avevo passato solo brutte storie ed avevo bisogno di tirarmi su il morale.
“Cara, Alex, ti sei appena aggiudicata un’uscita (appuntamento in incognito) con il sottoscritto” 
Già, l’idea mi piaceva.


 

 
Alex's Version

 
Arrivati in albergo ci infilammo velocemente in ascensore per premere poi il piano.
Non facevamo altro che baciarci, in macchina ed ora anche lì dentro, era tutto così appassionante.
Sentivo le sue mani su di me, il suo corpo attaccato al mio.
Quando l’ascensore si fermò, scivolammo fuori di esso e attraversammo il lungo corridoio cercando di non fare rumore dato che era notte fonda.
La mia stanza non era molto lontana, era la numero 520 che si trovava accanto a quella di Nina e a quella di Ian.
Metà del cast alloggiava lì e il resto aveva delle vere e proprie case.
Aprii la porta e ci addentrammo all’interno, accesi la luce e davanti a me si riaprì lo spettacolo della mia stanza, era davvero splendida.
Ne ero rimasta affascinata la prima volta, era enorme, aveva un letto gigante al centro di essa con accanto un’enorme vetrata con un terrazzino che dava sulla strada anche se per fortuna l’hotel non si trovava in centro, così non eravamo soggetti ai “curiosi”.
Il mio guardaroba era praticamente un centro commerciale, era quasi un’altra stanza.
E nel bagno c’era una stupenda vasca idromassaggio con doccia che avrei provato al più presto.
-Beh, questa si che è una camera- sussurrò John, per poi impossessarsi di nuovo delle mie labbra.
-Mmm…- riuscii a dire io prima che mi spingesse al muro.
Sentivo le sue mani su di me, le sue labbra che premevano sulle mie, incominciava a fare davvero caldo in quella stanza.
Dio, quanto mi era mancato tutto quello, i baci, le carezze, gli abbracci.
Poi ad un tratto, il mio cellulare iniziò a suonare.
-Ignoralo- dissi svelta io quando lui riprese a baciarmi.
Ma lo squillo non smetteva, continuava ad oltranza, e ad oltranza, poi smise, ma neanche dopo cinque secondi iniziò di nuovo.
-Okay, dammi un attimo- dissi sfilando veloce il cellulare dalla tasca degli shorts.
-Pronto?- dissi parecchio scocciata, mi avevano interrotto in un momento delicato.
-Hey, Al, come va?- come diavolo aveva il mio numero, ora?
-Ian? Che vuoi? Ehm, voglio dire, chi ti ha dato il mio numero?- wow, Ian, aveva il mio numero di cellulare, interessante.
-Nina, comunque volevo chiederti se domani ci possiamo vedere al cafè del set al break- fece una pausa per poi schiarirsi la voce.
-Okay, ma non me lo potevi dire direttamente domani?- quasi mi veniva da ridere, perché mentre Ian mi parlava c’era John che mi baciava sul collo e mi solleticava l’orecchio sussurrandomi versi strani.
-E chi se lo ricordava domani, e comunque non dovresti essere già a letto? E’ quasi l’una di notte- chiese con una punta di sarcasmo.
-Beh, potrei farti la stessa domanda, ora… ora devo andare, ciao- conclusi prima di mettermi a ridere sul serio per il solletico che mi faceva il suo fiato sul collo.
-Credo tu debba andare, ora- sussurrai al suo orecchio per poi aprire la porta.
-Perché?- chiese lui quasi dispiaciuto.
-Perché devi andare, io domani mi devo svegliare presto…- risposi ridacchiando –e poi tu non hai il volo domani mattina?-
-Giusto, giusto, beh allora ti vengo a prendere, a che ora devi stare sul set?- l’avevo praticamente spinto fuori sul corridoio, non avrei resistito altrimenti a richiudere la porta e a riprendere quello che stavamo facendo, ma avevo davvero bisogno di dormire.
-Ehm, alle 8,00 e tu a che ora hai il volo?- non volevo che se ne andasse ma la sua vita era a Roma, e stava anche studiando per diventare medico, quindi non si poteva allontanare troppo dagli studi.
-Alle 9,00 devo stare in aeroporto, quindi ce la faccio, allora a domani- disse avvicinandosi a me –e buonanotte, tesoro- sussurrò prima di baciarmi di nuovo.
-‘Notte- lo salutai prima di richiudere la mia stanza.
John era stato sempre l’unico che mi aveva sempre appoggiato su quello che volevo fare, sul mio intento di venire in America e di sfondare nel campo della recitazione.
Era grazie a lui che non mi ero mai avvilita dalle parole dei miei genitori e che avevo continuato a sperare.

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Capitolo 11
*** This Is Too Crazy ***


Ciao a tutti ragazzi e Buona Pasqua!! Ho ritardato un pò a postare ma con le vacanze e cose varie... Non ho avuto molto tempo, comunque il seguito di questo capitolo verrà postato il prima possibile, è un capitolo un pò pazzo, e l'inizio mi piace troppo, è uscito così... Bacioni *Alex*


 
This Is Too Crazy...
 

Alex's Version


-Allora, ti piace Atlanta?- Ian era seduto davanti a me, era strano, diverso, non capivo dove eravamo, sembrava la cafeteria, ma intorno era tutto sfocato.
-Si, certo, è bella, mi piacciono le città piene di verde- sorrisi e lui fece altrettanto, sembrava sempre più vicino a me ed io mi sentivo come ubriaca, mi girava tutto intorno.
-Sai ho pensato molto a come farlo…- ora Ian era seduto al posto dietro di me al bancone, come ci arrivato? La cosa diventava sempre più strana…
-Come hai…- non riuscii a finire la frasi che mi zittì con un dito e si avvicinò a me.
Sentivo il mio cuore battere come se fosse un orologio che si trovava nella stanza dove eravamo, intorno a me non c’era più niente, niente bancone, niente cafeteria.
-Basta, parlare- sorrise con uno dei tipici sorrisi alla Damon, era praticamente attaccato alla mia faccia e io non riuscivo a respirare –non c’è più tempo- e detto quello mise fine alle distanze e mi baciò, era tutto così strano, non sentivo il bacio, però lui era davanti a me e mi stava baciano, era tutto confuso.
Ian mi stava baciando? Quando era successo? Che mi ero persa? E, come ci ero finita lì?
-Questo si che mi piace- sussurrò Ian al mio orecchio, okay, ora mi sentivo come se ero stesa su qualcosa, ero su un divano, un letto, non sapevo dirlo, ma Ian era sopra di me e continuava a baciarmi, io gli tiravo i capelli, sentivo un bip nelle orecchie, non sapevo se era lo stesso rumore del battito del cuore che sentivo prima o se era qualcos’altro, il rumore si faceva più assordante.

 
-Bip! Bip! Bip!- aprii di scatto gli occhi alzandomi a sedere sul letto, Dio, era un sogno, la sveglia, okay, ero viva.
Sospirai e appoggiai la testa all’indietro dando una botta al muro.
-Ahio!- esclamai, perfetto anche un bernoccolo, ci mancava solo quello.
Cavolo, mi sentivo di schifo, quel sogno, non era così piacevole come sembrava, certo baciare Ian doveva esserlo, ma era tutto confuso, non avevo mai fatto un sogno come quello, non che non avessi mai fatto sogni a fini di quel genere su di lui ma questa volta era diverso, non me lo sapevo nemmeno spiegare ma era qualcosa che non volevo rifare.
Diedi un’altra occhiata alla sveglia, erano le 6,00 a.m., e chi si rimetteva a dormire, neanche volendo ci sarei riuscita.
 

 
-Ciao, tesoro- mi salutò John, appoggiato davanti all’auto.
-Hey- contraccambiai e quando fece per baciarmi, istintivamente mi girai di lato per far si che mi diede solo un bacio sulla guancia.
-Okay, ho fatto qualcosa?- chiese sorridendo fissandomi.
-Eh? No, no, no, certo che no è solo che… Ah, lascia stare, solo andiamo, okay?- lui annuì e mi aprì la portiera.
Mi sentivo un verme.
Ero un verme, era come se lo avessi tradito, mentalmente, però l’avevo fatto, o pensato, o sognato, ah!
Potevo giustificarmi dato che quel sogno sembrava tutto tranne che reale, sembrava una versione spinta di “Alice Nel Paese Delle Meraviglie”.
Scesi dalla macchina, prima di salutarci mi fermò per un braccio.
-Ehi, tutto okay? Non hai aperto bocca per tutto il tempo- sapeva che c’era qualcosa sotto e ora che facevo? Di certo non potevo dirgli, “Ah, niente, sai pensavo al sogno a luci rosse  che ho fatto con Ian Somerhalder, con cui in tutto questo tempo girerò scene e vivrò insieme praticamente, mentre tu te ne starai dall’altra parte dell’oceano, dove le notizie arrivano dopo mesi…” Certo, molto rassicurante.
-Si, tutto okay- mentii, ma d’altronde, era solo un dannato sogno, mica lo stavo tradendo, cavolo, ero un’idiota, tutto questo casino per un sogno.
-Beh, okay, ora devo andare, ma promettimi che ci sentiremo ogni volta che sarà possibile, perché al solo pensiero già mi manchi- quanto era dolce, e io ero un’idiota.
-Te lo prometto, mi mancherai- mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte e poi ci allontanammo fino a che le nostre mani non smisero di toccarsi.
Io mi girai e incominciai ad entrare, però prima mi girai per salutarlo, mentre stava per chiamare qualcuno.
Era sempre super-impegnato, il mio prossimo-dottore.
Senza farci caso, mentre stavo tirando fuori il copione dalla borsa per ripassare le scene e stavano attraversando l’entrata, andai a sbattere contro qualcuno.
-Oh, Dio, scusa!- dissi, okay, era davvero una brutta giornata e l’unica cosa che volevo fare era evitare…
-Sempre di fretta, eh?- …Ian! Cavolo, in quel momento, quando mi fissò con i suoi stupendi occhi color ghiaccio, mi tornò in mente il sogno, ora si era trasformato in un incubo.
-Ian! Ciao! Già, scusa, stavo leggendo il…- 
-Il copione…- finì la mia frase passandomelo, con me era caduto anche quello.
-Già…- cercai di sorridere e non mi venne molto bene –beh, ora… Ora devo andare, si- sviai e continuai verso il camerino.
-Ehi, allora, ci vediamo al break al cafè?- cavolo, me lo ero quasi scordato.
-Già, ecco mi sono ricordata che, sai devo andare a vedere per… Per prendere la patente!- come mi era uscita quella –sai, dato che non ho un mezzo al momento, e che qui a 16 anni si può prendere la patente…- che cavolo… Beh, poteva essere credibile.
Mi fissò per un paio di minuti, per poi concludere...
La stavo fissando per capire se stava dicendo la verità o era una scusa, ma d’altronde perché doveva inventarsi una cavolata? Però ero intento a passare con lei la pausa.
-Allora ti accompagno io…- la buttai così, d’altronde se non aveva un mezzo, come aveva detto lei.
-Io, io non credo che… Insomma, c’è sempre il taxi…- okay, stava forse cercando di evitarmi? Non mi guardava nemmeno e si agitava.
-Ma quale taxi, ti porto io, così ci possiamo conoscere, lavoreremo insieme o no? Hai passato tutto il tempo con Nina, Candice e le ragazze che scommetto vi siate scambiate tutto il vostro curriculum vitae…- sorrise, ecco il sorrise che mi piaceva tanto.
-Okay, va bene- acconsentì lei, però c’era qualcosa di strano, si poteva percepire a miglia e miglia di distanza.
-Ora, si, ora vado, ciao- mi salutò lei andando verso il camerino.

 
Mi allontanai da lui per dirigermi verso il camerino, cavolo, la gente aveva ragione, recitare ti incasina la vita.
Non mi ero mai dovuta preoccupare di evitare le uscite con qualcuno, beh, ovviamente questo perché non avevo mai fatto un sogno di quel genere su uno con cui recito!
Riuscivo solo a pensare a quello che sarebbe potuto accadere: io, Ian, in giro per Atlanta, per quasi un’ora, poteva succedere di tutto.
Nel camerino c’erano Nina che si stava specchiando e Candice che stava venendo truccata.
-Hey, Al!- mi salutò la bruna.
-Hey, che stai provando una scena tra doppelganger?- chiesi ridendo indicando lo specchio.
-Eh, già, questo lavoro mi stressa, ho troppi sbalzi d’umore, non so più chi sono- sorrise tornando a fissarsi.
Io mi sedetti sulla mia sedie davanti allo specchio illuminato dalla luce.
Subito arrivò Jennifer, una delle acconciatrici, che iniziò a pettinarmi e a piegarmi all’indietro i capelli davanti.
Certo che era sempre piacevole farsi pettinare.
Dopo circa 20 minuti io e Nina eravamo pronte e girare la nostra prima scena insieme.
La scena si svolgeva nell’aula di “Alaric” e Matt come al solito era già sul set col suo iphone mentre riprendeva un breve “Behind The Scenes”.
-Ed ecco le nostre ragazze, hey, come va?- tramutò la sua voce in sexy.
Entrambe sorridemmo mandando un bacio, chissà se qualcuno con cui andavo a scuola avrebbe visto il video e mi avrebbe riconosciuta.
 
 
-Comparse! Nina e Matt in posizione! Alex pronta ad entrare! AZIONE!- diede il via Kevin, io stavo dietro al muro accanto alla porta, pronta, poi quando Kevin fece segno, feci la mia entrata.
Attraversai la porta, sentivo i ragazzi bisbigliare mentre mi vedevano passare e lentamente mi avvicinai alla cattedra del “professor Ric”.
-Salve- salutai sfoggiando il mio sorriso da pervertita, era simile a quello da furba.
-Ciao, tu devi essere Samantha, la ragazza nuova, io sono Alaric Saltzam, il professore di storia, puoi prendere posto laggiù- mi indicò un banco non molto lontano dalla finestra.
La telecamera seguiva i miei passi, mi avvicinai e mi sedetti, poi girandomi fissai il mio sguardo su Nina, dovevo essere sorpresa, il mio personaggio non aveva mai visto la doppelganger di Katherine.
-Ciao- mi salutò Nina sfoggiando il suo sorriso da innocente – sono Elena- si presentò sorridendomi ancora.
-Sam, piacere- dissi sorridendole a mia volta.
-Allora, da dove vieni?- mi chiese abbassando la voce, era difficile cercare di non fissare la telecamera che si trovava proprio dietro la sua testa.
-Ehm, Los Angeles- risposi diretta, per poi girarmi per guardare la lavagna, certo che era strano stare in una finta scuola americana, dato che non c’ero mai stata.
-Beh, è un bel cambiamento, qui non danno peso ai nuovi arrivati, tempo fa anche il mio ragazzo era quello nuovo, e il giorno dopo già sapevano tutto di lui, ed era stato già archiviato- ridacchiò girandosi anche lei.
-Ah, è fico? Il tuo ragazzo, intendo, è qui?- chiesi senza dar importanza alla domanda, non doveva interessarmi davvero.
-Beh, si e no, non è qui, oggi non è venuto a scuola- disse alleggerendo l’entusiasmo nella voce, Nina era un’attrice fantastica.
-Beh, beato lui- sorrisi maliziosamente, di nuovo – come si chiama? Ha un nome fico? Sai mi diverto a capire se i cognomi c’entrano qualcosa con i nomi, è un po’ un passatempo -
-Stefan, Stefan Salvatore- detto quello mi fermai ad osservarla, il mio personaggio aveva capito parecchie cose, e in diretta, in quel momento, ci sarebbe stato un flashback dell’800.
-Beh, il nome è fico- conclusi girandomi definitivamente.
-STOP!- disse Kevin avvicinandosi – ragazze, fantastiche, 5 minuti di pausa e poi si continua- si allontanò per andare verso Matt.
-Wow, adoro le tue facce, sono troppo forti, mi ricordano troppo quelle di Ian!- esclamò ridendo Nina, non per niente passavo molto del mio tempo ad imitare i sorrisini alla Damon allo specchio, forse ne era valsa la pena.
-Già, beh, ho imparato dalla sua sacra immagine alla tv- ridacchiai, quando entrambe ci mettemmo a ridere per poi tornare a girare.
 
 
Finalmente il break, non ce la facevo più, era stata una mattinata intensa.
-Allora, sei pronta?- sussurrò Ian alle mie spalle facendomi saltare dallo spavento.
Cavolo, mi ero quasi scordata di tutto quello che mi aspettava.
Io e le mie stupide bugie.
-Già, beh, sai, sono stanca, Ian- dissi quasi con gli occhi chiusi.
-Avanti, usciamo di qui, viviamo la vita ad Atlanta! E non ho intenzione di portarti a vedere per la patente, cosa che mi sembrava una scusa, ma comunque, andiamo! Su, su!- quasi mi strillò in un orecchio, ma si facevano tutti di caffeina?
-Oh, no, sono stanca, non ce la faccio!- obbiettai, quando lui mi afferrò per la vita e mi caricò come un sacco di patate, non poteva averlo fatto davvero.
 



Ian's Version

 
L’avevo presa praticamente in braccio, avevo deciso la mia tattica e l’avrei messa a punto.
-Mettimi giù! Ian!- esclamava ridendo dandomi dei leggeri pugni sul fondoschiena.
Era così esilarante la scenetta, ne ero sicuro.
-Ian! Che diavolo fai! Lasciami!- continuava ad urlarmi nell’orecchio, quando la misi giù eravamo davanti la mia macchina.
-Avanti sali- le dissi aprendole a portiera e dirigendomi dal mio lato.
-No! Tu sei matto- fece per andarsene.
-Ah, avanti, non vorrai stare tutto il tempo al chiuso, è così una bella giornata- le dissi tenendo aperta la mia portiera con il piede.
-Già, e tra meno di un’ora dobbiamo continuare a girare, e io sono stanca! Al tuo contrario io non ci sono abituata!- esclamò allontanandosi ancora con le braccia incrociate.
-E dai, ci andiamo a divertire, ti faccio da guida per la città, la dovrai vedere prima o poi, e poi, se non sali in macchina con me, ti ci carico sopra con la forza- feci per ridere per poi fare la faccia seria, lei si girò e si avvicinò.
-Non oseresti- mi sfidò, io feci per avvicinarmi dalla sua parte quando lei indietreggiò -okay, okay- disse alzando le mani in segno di resa -vengo con te- concluse sedendosi e chiudendo la portiera.
Con un sorriso pieno in faccia mi accomodai e accesi il motore, quella era la mia giornata, dovevo capire se ne valeva la pena, se avevo qualche chance e se era fatta davvero per me.

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Capitolo 12
*** A Wrong Try ***


Hey ragazzi! Ecco un nuovo capitolo! C'è una bella svolta e un bel casino in questo capitolo! Spero che vi piaccia!! Bacioni *Alex*



 
A Wrong Try
 

Ian's Version


-Oh, avanti non fare quella faccia, sembri una che è stata appena derubata!- ridacchiai io tenendo gli occhi fissi sulla strada e ogni tanto dandole un’occhiata.
-Beh, considerando che mi hai derubata del mio tempo di riposo…- fece una smorfia verso di me per poi fissare il suo sguardo di nuovo sulla strada.
Volevo capire cosa c’era di diverso in lei, ero abituato a migliaia di ragazzine che mi seguivano in ogni posto, che avrebbero ucciso solo per avere un mio autografo, e poi c’era lei, che nemmeno ci provava con me, mentre io Ian Somerhalder, ci stavo provando senza nemmeno intravedere un possibile successo lontano.
Cosa aveva di così speciale? C’era qualcosa che mi attirava, forse perché non aveva nemmeno provato a sedurmi, a ingannarmi come ogni ragazza al suo posto aveva fatto, forse perché vederla insieme a quel prototipo di Justin Bieber troppo vecchio, mi faceva rodere dentro, fino nel profondo delle viscere.
-Okay, chiedimi quello che vuoi- iniziò così nel bel mezzo della mia intervista interiore –hai detto che volevi sapere qualcosa su di me, chiedimi ciò che vuoi, te lo dirò- concluse lei, puntando il suo sguardo color smeraldo nel mio.
Come facevo a chiederle tutto e niente nel frattempo? Volevo solo sapere se era vera, se la sua immagine era vera, o se era solo una farsa.
-Okay, senti, tecnicamente perché questo funzioni, dovresti farmi una domanda, sai una di quelle frasi dove inverti il soggetto con il verbo e alla fine metti un punto interrogativo- disse ridendo e tirandosi all’indietro i capelli che a causa della decapottabile le finivano sul viso.
-Dimmi di te, chi sei, come sei, sul set ci conosciamo tutti, siamo come fratelli, passiamo le nostre giornate insieme da più di 2 anni, poi arrivi tu, nessuno sa niente di te, quindi racconta- lei mi fissava come se fossi un alieno, come se fossi uno che non parlava la sua lingua.
-Okay, ho 16 anni, sono nata a Giugno del 1995 a Roma, ho due genitori, un fratello e per quanto ho capito faccio l’attrice, in America, o meglio negli Stati Uniti, in una produzione di Julie Plec e Kevin Williamson, The Vampire Diaries… Wow, che cosa da sturbo, qui ci vuole una faccia tipo questa- imitò una delle mie facce, quanto era buffa, sembrava me in uno delle mie facce alla Damon.
-Questo direi che è più il tuo profilo di Twitter, o Facebook, lasciamo stare…- conclusi puntando di nuovo gli occhi sulla strada, lei mi distraeva, troppo, ed io ingenuamente avevo scelto di guidare con lei accanto.
-Entrambi- la fissai per un momento cercando di elaborare cosa le avevo chiesto –Facebook e Twitter, ho entrambi, Facebook per gli amici e Twitter per lo stalking del cast di The Vampire Diaries- sorrise con una faccetta da furba, inarcando le sopracciglia.
-Okay, devo spaventarmi? Sono in macchina con una stalker?- ridacchiai cercando, sempre, di stare attento alla strada.
-Oh, devi stare molto attento, se non lo avessi già fatto tu, in questo momento, saresti costretto su una macchina rapito da me e tempestato di domande…- ridacchiò lei questa volta, mi piaceva perché prendeva tutto alla leggera e aveva sempre la battuta pronta.
-Allora, illuminami tu, dimmi tutto quello che sai su di me, ogni cosa- questa suonava come sfida, e volevo che fosse tale, chissà quello che circolava su di me, di cui non avevo la minima idea.
-Oh, non so così tanto, non sono fissata…- la fissai per un secondo –okay, magari un pochino ma non da sapere vita e miracoli tuoi, quella è esagerazione…- continuai a fissarla –okay, so che…- ci pensò su un attimo per poi riprendere –che sei nato a Covington, l’8 dicembre 1978, che hai iniziato a fare il modello, hai fatto Boone che poi è morto, in Lost, serie che adoravo, e che quando vedevo ancora non ti conoscevo, quindi… Che ami gli animali e tutto ciò che li riguarda, anche se questo è piuttosto ovvio, che hai lanciato la tua associazione il giorno del tuo compleanno, e che quel giorno tu stavi girando la scena dell’episodio in cui Damon si faceva prima una doccia e poi un bel bagno con Andie Star, quindi eri praticamente nudo tutto il giorno, e ti hanno portato la torta mentre immerso nella schiuma…- fece una pausa per poi fissarmi, cavolo, davvero lo avevo detto, eh già, in un intervista, lo avevo detto –okay, non mi fissare come se fossi una psicopatica, perché ti assicuro che ce ne sono di peggio, io almeno so tutto questo perché lo leggo nei giornali, non perché ti seguo- sorrise e cavolo quanto adoravo il suo sorriso, mi piaceva troppo.
-Beh, pensavo peggio, sai cosa mi piace fare?- chiesi di nuovo in tono di sfida.
-Cucinare, ho indovinato?- sorrise di nuovo, ci aveva preso in pieno.
-Cosa mi piace cucinare?- continuai, volevo vedere fino a che punto sapeva di me.
-Per quanto ne so io, molte cose, una delle maggiori? La pizza, e la qui presente, è nata nella patria della pizza, quindi, potrò dirti solo io se la sai fare davvero bene- si avvicinò a me lentamente, quel viaggio in macchina mi piaceva sempre di più.
-Okay, lo farò cucinerò per te, ogni piatto italiano che conosco e tu mi dirai se avrò un futuro come cuoco- le sorrisi e lei si scostò da me.
-Affare fatto- accettò lei tornando a fissare la strada.
-E a te cosa piace fare?- le chiesi a mia volta, volevo sapere ogni cosa, ogni dettaglio di lei.
-Di certo non cucinare, l’unica cosa che so fare sono i wurstel ed i pop corn- ridacchiò lei fissandomi di nuovo, piano piano mi scioglievo dal calore del suo sguardo –e comunque, niente in particolare…-
-Okay, sentiamo, che altri dettagli sai di me? Cosa gira di sconcio su di me su internet?- domandai e quasi me ne pentii, lei rise, e mi guardò squadrandomi.
-Beh, non molto, a parte i pensieri e le fantasie su di te di milioni di ragazzine in preda agli ormoni e… Beh, l’episodio 8 di Tell Me You Love Me, che forse risponde alla tua domanda, niente…- disse senza guardarmi, restò a fissare la strada prima che realizzai di cosa stava parlando, quel dannato episodio, quelle scene.
Lei abbassò la testa e la scosse, si morse il labro quasi pentita di averlo detto.
-Okay, non è come…- non riuscii a concludere che lei mi interruppe.
-No, no, no, no, non voglio sentire, non te lo dovevo dire, scusa, ho esagerato, è solo “fare l’attore”, fine dell’argomento- tagliò corto girandosi a guardare la strada che passava veloce.
Già, argomento imbarazzante.
-So anche che hai un tatuaggio, “HIC ET NUNC”, “qui ed ora”, latino, lingua che non capirò mai, ma… il tatuaggio lì per sé è fico…- ridette lei fissandomi il braccio che era coperto dal volante –un giorno mi farò un tatuaggio, ma uno di quelli che va via, non ho il coraggio di farmi bucare la pelle e poi i miei non me lo permetterebbero mai…- ridacchiò di nuovo guardandomi negli occhi.
Nella mia mente in quel momento avevo fermato la macchina e l’avevo baciata, ma io non ci riuscivo, c’era, qualcosa che mi bloccava, che mi impediva di fare quello che volevo.
-Dimmi solo una cosa, perché ti piacciono gli animali? Molti li trovano, insignificanti, perditempo, perché, di solito le ragazzine si comprano i cani per truccarli e vestirli e infilarli nella borsa…- conclusi la frase che non aveva senso, volevo un perché, dovevo stare sempre attento a chi mi avvicinavo, la gente si inventava di tutto per farsi piacere a me.
-Perché il mondo è crudele, ogni singola persona, buona o cattiva che sia, ferisce in qualche modo, mentre i cani, i gatti, gli animali in generale, non lo fanno, non ci pensano nemmeno, un cane ti morde solo se lo tratti male, un gatto ti graffia solo se gli fai un torto… Quando io stavo male, mi arrabbiavo, e tutti mi dicevano di calmarmi, mi dicevano che non aveva senso, che io non avevo senso, c’erano i miei animali, a consolarmi, non la mia famiglia, c’erano i miei gatti ed i miei cani, che mi fissavano, senza chiedere niente spiegazioni o robe varie, se ne stavano in silenzio e mi ascoltavano… Semplicemente, non è giusto che solo perché non possono parlare, non debbano avere voce in capitolo, non debbano difendersi da chi li maltratta, li abbandona, perché, almeno per come la vedo io, loro sono gli unici che, alla fine dei tempi, non verranno puniti, e io li voglio aiutare, voglio dargli una chance…- 
Ero rimasto inchiodato alla macchina, non riuscivo quasi a tenere il volante, era commovente, come una sedicenne come lei, pensasse le stesse cose che pensavo io, le stesse identiche idee, ragionamenti, visuali, era assurdo, avevo trovato una persona che mi capiva davvero.
Fermai la macchina, eravamo arrivati a destinazione, il sole mi colpì subito.
Lei si girò verso di me, i suoi occhi brillavano illuminati dal sole.
-Dove siamo?- mi chiese lei, guardandosi intorno.
-In un posto- feci una pausa e lei si girò verso di me –vengo sempre qui, quando non ho niente da fare…- conclusi e lei scese dalla macchina.
-Quindi questo è il posto dove ti rifugi dagli sguardi di tutti- si allontanò dall’auto, il “posto” si trovava poco fuori la parte abitata di Atlanta, era una sorta di deserto, un posto abbandonato, dove non c’era nessuno a parte qualche ospite indiscreto…
Lei si avvicinò ad un cespuglio e si abbassò allungando una mano: -Oh mio Dio- disse sollevandosi leggermente e si avvicinò a me con un cuccioletto di gatto in mano, bianco e rosso.
-Già, sono sempre qui, a quanto pare una nuova cucciolata…- lo teneva stretto a sé, mentre il piccolo esserino miagolava aggrappandosi con le unghiette alle sue mani.
Intanto altri miagolii si erano aperti nella conversazione, lei si girò e dai cespugli apparvero altri micetti, seguiti dalla gatta madre.
Lei si avvicinò a loro e la gatta, dopo qualche esitazione, le si strusciò contro.
-Ciao- sussurrò lei, posando il gattino e accarezzandolo quel batuffolo grassottello bianco e nero.
Mi meravigliai, da me non si era mai fatta avvicinare, era sempre rimasta in disparte.
Mi avvicinai ad Alex, la gatta le si strusciava contro, facendo le fusa, quando mi vide arrivare, si allontanò leggermente.
-Non si era mai fatta avvicinare- le sussurrai vedendola fissarmi sorridendo.
-Ha paura- disse lei, quando la gatta le si avvicinò alla mano –una volta, una gatta ha partorito in casa mia, e abbiamo dovuto dare via i gattini perché la madre non si avvicinava per riprenderli…- raccontò, nel frattempo la gatta si era rifugiata nel cespuglio, dove i gattini le si erano radunati intorno.
-Sei brava- dissi e lei mi fissò –con gli animali, intendo- conclusi quando lei si alzò.
-Perché mi hai portata qui?- domandò lei, fissando il sole.
Io mi avvicinai a lei, posando le mie mani sui suoi fianchi, lei si girò verso di me, i nostri nasi quasi si sfioravano, le distanze si stavano per annullare.
-Drin! Drin! Drin!- il suo telefono iniziò a suonare e a vibrare sotto la mia mano, che era ancora posata sul suo fianco.
Velocemente lei si allontanò da me per rispondere.
“Cavolo!” Esclamai dentro di me, ci era mancato poco.
-Hey, John!- disse lei sottovoce.
John, maledetto, mi aveva rovinato il momento.
Mi faceva rodere le mani, se lo avessi rivisto, non so cosa gli avrei fatto.
-Ah, sei arrivato! Stupendo!- continuò lei sorridendo –si, mi manchi anche tu, promettimi che tornerai il prima possibile- disse lei con la voce da cucciolo –sono in pausa, ma tra poco continuiamo a girare- ridacchiò lei, senza nemmeno guardarmi, non avevo idea di che cosa avrebbe pensato di me, avevo provato a baciarla e il suo ragazzo l’aveva chiamata –ah si? Beh, allora dormi, bene, io devo pranzare, invece!- volevo solo che chiudesse quella dannata conversazione, intanto ero rimasto immobile, quasi senza respiro –TI AMO ANCH’IO- disse lei sorridendo ed attaccando il telefono.
TI AMO ANCH’IO, l’aveva detto, quelle parole, ero rimasto spiazzato da quello che aveva detto, mi stavo forse arrendendo?
Lei si avvicinò a me: -Possiamo tornare, adesso? Il break è quasi finito, e io ho una scena con Nina, appena torniamo- disse sorridendo, avviandosi verso la macchina.
Io feci altrettanto e per tutto il viaggio restammo in silenzio, come se fossimo degli sconosciuti.

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Capitolo 13
*** What Are You Up to? ***


Eccomi di nuovo ragazzi!! Allora questo capitolo è un pò corto lo so, ma lo continuerò al più presto, solo che ultimamente sono presa molto dagli allenamenti che quasi riesco a pensare ad aprire i libri per studiare! Che dire godetevi il capitolo! Bacioni *Alex*


 
What Are You Up to?



Alex's Version


Una volta arrivati nel parcheggio del set, scesi velocemente dall’auto per dirigermi all’interno del grande edificio.
Mentre mi avviavo verso il mio camerino fui travolta dall’onda di cameraman, truccatrici, sceneggiatori e quant’altro che c’era sempre prima dell’inizio delle riprese.
Mi avviavo sempre più velocemente al corridoio, l’unica cosa che speravo era che nessuno mi stesse seguendo.
Mi sentivo uno schifo, ancora peggio di come mi sentivo poche ore prima.
“L’avevo detto che non era una buona idea!” Strillai a me stessa chiudendo alle mie spalle con un sonoro tonfo la porta.
“Ma perché devo sempre essere io quella incasinata! Non mi posso godere la mia nuova vita in pace almeno un minuto!” Continuavo a ripetermi le stesse cose ogni secondo, ma poi ebbi l’illuminazione.
“Sono io, sono solo io, sono io che mi ficco nei casini, e poi mi lamento, allora basta che li evito i casini.”
Ian Somerhalder era solo un altro casino, vita nuova, problemi nuovi, era un grosso, fico, occhi azzurri, moro problema, e allora? Avevo finalmente tutto, ero un’attrice, e non in un film da quattro soldi, ma in uno degli show più gettonati del mondo, avevo un contratto che durava per un’intera stagione, avevo una famiglia che si fidava di me, un cast che mi aveva accolta e che era mio amico e un ragazzo, che mi amava. 
FINE DELLA STORIA!
Avevo tutto e non avevo bisogno d’altro.
Intanto ero accasciata sulla porta, ansante, sopraffatta dai pensieri.
Il mio sguardo si posò su una scritta sul muro bluastro della mia stanza-camerino.
Ancora mi ricordavo quando Nina l’aveva fatto.


 
-Okay, allora, questa sarà la tua prima dedica nella tua stanza!- esclamò Nina incominciando a scrivere qualcosa sulla parete con un pennarello bianco.
-Che cosa mi scrivi?- chiesi io curiosa cercando di dare senso alla sua scrittura leggermente illeggibile.
-Ecco qui, fatto!- tutta sorridente Nina si scostò per lasciarmi vedere.
La scritta diceva: Alla mia stellina che di meglio non ce n’è, sta attenta a non odiare troppo Elena che sennò si offende, ho un bel finale, Sam ed Elena che se ne vanno via da Mystic Falls tutte contente e che si lasciano alle spalle tutti i problemi… Nina
-Ohh!!- riuscii a dire io commovendomi. 
Sotto c’era anche il disegno improvvisato di un paio di canini e un collo sanguinante.
-Wow, il disegno è molto trugolento, sai dovresti fare la sceneggiatrice dello show!- esclamai io ridendo e lei fece altrettanto –okay, ora tocca a me, dammi il pennarello!- 
Mi diressi nella sua stanza e le lasciai una dedica altrettanto carina: Sta attenta a non cadere dalle tue scarpe da Kat e finire al pronto soccorso! Se mi lasci sola qui con questi maniaci te la faccio pagare! Divertiti con Stefan anche per me, eh!
Aggiungendo sotto un esempio delle sue scarpe vertiginose ma che io adoravo.
Era incredibile come io e Nina eravamo diventate velocemente amiche, non avevo mai avuto un’amica come lei.

 
 
Accanto a quella dedica ne era apparsa un’altra, che fino a quella mattina non c’era.
Hey piccoletta, è meglio se tu ed io stiamo lontani dai paparazzi, non vorrei un altro schianto come tempo fa! –I
Non ci potevo credere, l’aveva fatta lui, non avevo messo piede nel camerino da quando avevamo iniziato a girare la mattina.
-Ti piace? L’ho fatta mentre giravi ed io mi giravo i pollici, quindi…- si avvicinò a me socchiudendo la porta alle nostre spalle.
-Cos’è che vuoi, eh? Cosa vuoi da me…- lo sentivo dietro di me, stava per appoggiare le sue mani sulle mie spalle ma io mi allontanai.
-Devo prepararmi per le riprese, e lo dovresti fare anche tu, anziché girarti i pollici…- dissi con un sorriso sul viso.
-Hey, Alex, hai la prova vestito- Lindsay si era affacciata alla porta, facendomi segno di andare con lei.
Io sorrisi ad Ian e piano mi allontanai, senza guardarmi indietro.
 
C’erano voluti quasi 20 minuti per infilare a me e Nina quei vestiti.
Era la prova vestiti del 600, un nuovo secolo visto sulla tv, ma gli abiti erano davvero stupendi, quello di Nina era rosso, con dei ricami in pizzo nero, tipico di Katherine, mentre il mio era di un azzurro mare sempre con dei ricami in pizzo però bianco.
Avevo sempre sognato di provare un vestito di quel genere e finalmente era arrivato il momento, che però era stato rovinato dalla loro scomodità, solo per infilarmi la ruota, che era la base per far si che il vestito aveva la sua gonna ci erano voluti 15 minuti e poi con il corpetto non si riusciva a respirare, a ogni stretta di laccio, era come una coltellata nello stomaco.
Respiravo come se aveva fatto una corsa di 500 km, e pensare che ci avrei dovuto recitare, dentro a quella trappola.
-Oh, mio Dio, tu hai sofferto questo ogni volta?!- chiesi senza fiato a Nina che non riusciva nemmeno a ridere, per la mancanza d’aria.
-Tutte le volte, ma dopo un po’ passano le coltellate allo stomaco…- mi dannai per aver riso a ciò che aveva appena detto.
-Okay, per i vestiti ci siamo- ci informò Dana, la costumista.
Per i capelli aggiunsero ad entrambe delle extension, dato che prima i capelli non si tagliavano, dovevamo sembrare Raperonzolo.
Nina mise la sua collana con il profilo della donna in lapislazzuli e io la mia, che era completamente diversa.
A quanto pare i vampiri non potevano camminare alla luce solo con i lapislazzuli, la mia collana consisteva in una punta di cristallo di Rocca che era incastonata in un piccolo inserto in argento.

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Capitolo 14
*** Destiny's Sign ***


Allora ragazzi! Eccomi con un nuovo capitolo! Questo è soprattutto sulla vita del set! Poi, beh, la parte di Ian, le cose cambiano d'ora in poi! Bacioni *Alex*




 
Destiny's Sign

 


Alex's Version


Era passata quasi una settimana da che ero arrivata ad Atlanta, la città era davvero stupenda, io, Nina e Candice, appena avevamo un attimo libero ce ne andavamo a fare shopping in ogni negozio che trovavamo lungo la strada.
Ci divertivamo un mondo insieme.
Candice ogni giorno portava sul set dei cupcake, mentre altre volte si metteva a cucinare lei, anche se la gente non gradiva molto.
-Okay, devi assaggiare assolutamente questi biscotti!- esclamò Candice bloccandomi da un vassoio pieno di biscotti fumanti –li ho fatti stamattina e sono squisiti!- continuò la bionda tutto pepe.
-Mmm, te lo sconsiglio, l’ultima volta che ho mangiato un suo biscotto ho vomitato per due giorni…- sussurrò Michael che si era avvicinato a noi due, ed io istintivamente ritirati indietro la mano.
-Oh, avanti! Ne avevi solo mangiati troppo! E io ci avevo solo messo troppo burro…- si lamentò Candice che fu interrotta da Michael.
-Andato a male! Sei un pericolo alla salute di tutti! Perché non li assaggi tu i tuoi biscotti!- apparve così un ghigno malefico sul viso di Michael.
-Okay, lo mangio io- Candice non se lo fece ripetere due volte, e sicura di se, ne addentò uno.
Dopo averlo mandato giù e aver deglutito un paio di volte fece una smorfia che era da fotografare, era troppo buffa!
Incominciò ad aprire e chiudere la bocca, per poi prendersi la lingua con le mani.
-Bleah! Come ci è finito il peperoncino qui dentro?!- esclamò disgustata Candice ampliando ancora di più la sua smorfia.
-La prossima volta, sarà meglio comprarli i biscotti, che ne dici?- chiesi a Candice ancora sghignazzando, levandole l’arma pericolosa dalle mani –valli a buttare, è meglio- sussurrai a Michael –ah! Ma non in un posto dove ci arrivino gatti o cani altrimenti potrebbero avvelenarsi!- ridacchiai e lui fece altrettanto.
-Uffa! Non ci fosse una volta che mi vengono bene!- piagnucolò Candice sedendosi su di un divanetto.
-Oh, beh, c’è chi è portato e chi no, io ad esempio nemmeno ci provo a metter mano ai fornelli! Potrei ammazzare qualcuno più velocemente di quanto farebbero i tuoi biscotti!- detto questo feci spuntare un sorriso sul viso della biondina.
-Davvero?! Ma gli italiani non dovrebbero saper cucinare alla perfezione?- appena lo disse io mi misi a ridere facendo delle smorfie indescrivibili.
-Quelli sono gli stupidi stereotipi  che si ricavano dai film! Beh, in tal caso, gli americani non dovrebbero essere tutti fiori e fiorellini? Tipo esco di casa, vado a scuola, non faccio un cavolo, e poi torno a casa e mi ubriaco ad una festa ed il giorno dopo è già sabato?!- adesso eravamo in due a ridere, certo che i produttori di quei film non erano proprio capaci a rispecchiare la vera vita.
Beh, ma d’altronde se facessero un film con la vera vita di tutti i giorni, beh, non lo andrebbe a vedere nessuno.
-Hey, bellissime!- ci salutò Ian praticamente lanciandosi sul divanetto della sala.
-Hey, Som! Che ci dici?- chiese Candice ridendo.
-Che mi annoio, mi annoio, mi annoio, Damon è diventato una vera palla al piede, ormai non uccide più nessuno… Voglio il sangue!- imitò un ringhio digrignando i denti, quanto era buffo.
-Sarà che si è innamorato… Ed ha deciso di cambiare, altrimenti Elena non se lo filerà mai…- disse Candice imitando uno che pensava, con tanto di finto accarezzamento di baffi.
-Già, beh, per quanto era stronzo all’inizio, Elena poteva inseguirlo con un paletto in mano… Quando uno si innamora, cambia…- dissi io e mi aggiudicai uno sguardo confuso alla Ian –oh, andiamo, non ti sei mai innamorato a quel punto? Hai 32 anni, ti sarà capitato…- continuai io fissandolo.
-Beh, comunque, chissene frega, lui è Damon, io sono io… Cose diverse…- farfugliò mentre si allontanava.
 
 
-MOTORE E AZIONE!- strillò Williamson dando il via alle riprese.
Era una scena fra Damon e Stefan, nella pensione dei Salvatore, il set della casa era davvero stupendo, era indescrivibile.
Come al solito i due fratelli stavano litigando, che novità!
La scena non durava molto, perché poi, Julian, l’addetto agli effetti sonori, riproduceva il rumore della porta della grande casa chiudersi, quindi Stefan diceva a Damon di darci un taglio perché Elena era tornata.
E lì entravo in scena io.
-OKAY, STOP! Ragazze preparatevi, in scena fra 2 minuti- ci informò Williamson mentre io e Nina ripassavamo il copione, stavo muovendo i miei primi passi a Mystic Falls e come vampira ero abbastanza discreta.
Riprendemmo le riprese dall’esterno della casa, quindi cambiammo set.
-AZIONE!- ci diede il via Williamson.
Io e Nina passeggiavamo avviandoci al patio di casa Salvatore.
In quel momento, Nina aka Elena, apriva la porta, ed io aka Sam mentre stavo per entrare venivo colta di sorpresa dal fatto che non potevo entrare, i miei piedi non si muovevano, praticamente dovevo far finta che ci fosse un muro davanti a me e ovviamente non essendo capace a farlo Paul si mise a ridere alla grande.
Okay, la seconda volta mi venne meglio.
-Ehm, Elena, sei sicura che possa entrare? Voglio dire magari i genitori del tuo ragazzo non sono in casa, nemmeno mi conosce, forse è meglio se aspetto fuori- bella scusa, Sam, infatti Elena ci casca subito.
Intanto avevo indietreggiato facendo finta di guardarmi intorno.
-No, no, Stefan vive col fratello, e poi questa praticamente è casa mia, quindi, si che puoi entrare!- sorrise avanzando all’interno della casa, che poi in realtà sul set c’era solo il lungo corridoio.
Senza dire parola riprovai ad entrare e questa volta, magia, magia, riuscii ad oltrepassare il muro immaginario, un piede dopo l’altro.
Con faccia non troppo meravigliata scandii un bell’”OKAY” e mi addentrai all’interno.
-STOP! Benissimo, ragazze, spostiamoci nel salone, ora!- ci avvertì Williamson ed avanzammo di qualche set quando davanti a me si aprì lo spettacolo del salone dei Salvatore, cavoli, era davvero immenso!
Riprendemmo le riprese ed ora io ed Elena eravamo nell’immensa stanza, io mi guardavo intorno, quando poi la telecamera mi inquadrò feci la mia faccia da: “Hai capito Stefan come se la passa”.
-Stefan? Sei qui?- pausa di silenzio, Nina si guardava intorno –Stefan? Sono a casa!- continuò affacciandosi sul presunto corridoio che doveva esserci, che dava poi sulle scale.
Sentimmo Kevin dare il via d’entrata a Paul, ed eccolo apparire all’entrata della stanza, solo che davanti all’entrata della stanza non c’era Elena la sua amata benché me.
Entrambi ci fissammo per una frazione di secondo, più tardi avremmo girato il dejavù che ricordava a Stefan quella scena.
Il suo viso era sconvolto, Paul e le sue facce da disperato, mentre il mio era un sorrisetto malizioso, il mio preferito.
-Hey, sei qui!- Elena si avvicinò a lui e lo baciò leggermente sulle labbra, io mi girai per dare un’altra occhiata al salone.
-Elena, che, che cosa succede?- chiese Paul aka Stefan ancora un po’ scosso.
-Niente, ah, lei è Sam, viene da Los Angeles, e si è trasferita qui e viene a scuola alla Mystic High- mi presentò “Elena” al suo amato “Stefan” che sembrava tutto tranne che tranquillo.
-Los Angeles, eh? Non me l’aspettavo- disse “Stefan” avvicinandosi per stringermi la mano e senza smettere di fissarmi.
-Beh, non sono nata lì, ma è sempre stata un po’ la mia ambizione andarci, la mia e quella di mia sorella- calcai la parola sorella in modo incredibile, nel suo profondo Sam lo voleva far sentire in colpa.
-Giusto, lei ha una sorella, che però non è qui, giusto, Sam?- mi domandò “Elena”, mentre io ancora fissavo “Stefan” e lui fissava me.
-Già, già, per qualche strana coincidenza lei non è qui…- conclusi il discorso lasciandogli la mano e allontanandomi leggermente.
Nina si avviò a prendere la borsa che aveva posato poco prima e mi fece segno di seguirla.
-Beh, ci vediamo più tardi, Stefan- disse incamminandosi verso il “corridoio”.
-Aspetta, dove… Dove vai?- chiese afferrandola dolcemente per un braccio.
-Al grill con Sam… E con Bonnie e Caroline… Torno tra un paio d’ore, a dopo- lo salutò lasciandogli un bacio sulla guancia e insieme ci avviammo fuori dalla stanza, uscendo dal set, ed ecco che Julian riprodusse di nuovo il rumore della porta che si chiudeva.
Ci eravamo avvicinate a Kevin, e guardavamo nel piccolo schermo Paul, che era rimasto lì come un fesso, in preda ad una depressione, poverino, i guai sembrano finire ma poi ne arrivano altri.
Kevin fa segno alla telecamera di zoomare su di lui e subito, come da copione, in preda alla rabbia, da una botta con la mano ad un piccolo vaso di vetro che si trovava su di un mobile frantumandolo in mille pezzi.
Era forte quella scena perché in realtà Paul non aveva fatto niente, cioè aveva preso “a schiaffi” quel vaso ma era già rotto, era stato ricostruito pezzo per pezzo incastrandolo, in modo che lui non si facesse male e intanto indossava anche un guanto aderente del colore della sua carnagione in modo che fosse sicuro che non si sarebbe ferito.
-STOP! Perfetto Paul, ottimo lavoro, ragazze, bravissime- ci disse Kevin per poi dirigersi su un altro set.
-Batti cinque Paul! Mi hai emozionata!- esclamai ridacchiando e battendo la mia mano con la sua.
-Già, beh modestamente, le scene d’effetto sono sempre le mie- entrambi ci guardammo e ci mettemmo a ridere.
Avevamo 10 minuti di pausa e poi dovevamo girare le scene all’esterno.
-Hey, ragazzi, fuori c’è un’orda di ragazze urlanti che nemmeno vi immaginate…- spuntò Ian alle nostre spalle con una delle sue facce molto espressive, troppo.
-Oh, mio Dio, davvero?- dissi io emozionata, a pensare che prima c’ero io là in mezzo, non letteralmente, ma si è capito.
-Hey, tu sei mai venuta a vedermi ad Atlanta?- mi domandò Ian, tse, lui, che persona narcisista.
-No, e se anche fossi venuta non era per vedere “te” ma “voi”, perché sai è un telefilm, non un documentario su di te- io, Nina e Paul scoppiammo a ridere, mentre Ian faceva la faccia da offeso, quante arie il ragazzo, eh!
-Ah, ah, ah, divertente, davvero…- disse sarcastico Ian, abbassando la testa.
-Okay, ragazzi, andiamo fuori, e che Dio ci salvi dalla gente urlante!- esclamò Kevin provocando le nostre risate.
Non ero mai stata faccia a faccia con i fan, voglio dire, a parte a Los Angeles, ma come facevano già a conoscermi? Doveva andare ancora in onda il primo episodio, eravamo solo ad Agosto.
-Scusate, ma fino a pochi giorni fa, non c’era nemmeno l’ombra delle “ragazzine urlanti”, come mai ora sono emigrate tutte qui?- domandai incominciando già ad sentire in lontananza le urla.
-Le così dette Vampire Stalker, hanno scoperto che abbiamo ricominciato le riprese ad Atlanta, ed ecco che la gente accorre a vederci girare gli esterni o fare foto e autografi, ma appena rinizia il tempo di scuola, spariscono un bel po’ di persone…- mi spiegò Nina avvolgendomi le spalle con il braccio –solo, sta attenta, quelle sono carnivore!- ridacchiò –tu sta vicina a me e cercheremo di salvarci a vicenda- wow, sembrava una cosa seria.
-Sbaglio o sembra che stiamo andando in contro alla morte o roba del genere?- chiesi trattenendo una risata.
-Credimi, peggio, molto peggio…- soppresse un ghigno Nina.
Aprimmo le porte e davanti a noi apparvero un centinaio di persone che sventolavano, fogli, foto e roba varia.
Appena ci videro uscire alzarono ancora di più la voce, il tutto era transennato, circondato da guardie di sicurezza, quindi la situazione sembrava, e ripeto, sembrava controllabile.
-Ti amo Ian! Ian! Ian!- wow, le ragazze urlavano in continuazione il nome di Ian, seguito o da “ti amo” o da “sei troppo fico!” e lui le ricambiava mandandogli un bacio con le mani.
C’era un gran fracasso, io e Nina stavamo vicine e cercavamo di rileggere il copione, anche se la cosa era alquanto inutile, dato che non si capiva un bel niente.
Paul si girò dalla nostra parte e ci disse: -Hey avete visto quella ragazza?- indicò con la testa una ragazzina sui 14 anni sui trampoli, letteralmente sui trampoli.
-Oh, mio Dio- dicemmo all’unisono noi due ridendo.
Le scene che dovevamo girare era l’entrata del Mystic Grill e la macchina che arrivava.
Appena era tempo di girare il fracasso cessava per poi riniziare.
-AZIONE!- strillò più forte Kevin per farsi sentire all’aperto –vai con la macchina!- Nina guidava, o meglio, la macchina era spinta dietro, in realtà non era davvero accesa, ma faceva l’effetto.
E attaccata nella parte dell’auto che non si vedeva c’era la telecamera con tanto di cameraman a seguito.
Arrivati nel parcheggio “Elena” spense la macchina ed entrambe scendemmo.
-Mystic Grill- ripetei il nome del posto anche se c’ero già stata.
-Già, beh, diciamo che è un po’ il centro di tutto, se sei di qui allora ti ritrovi sempre qui, beh, lascia perdere, andiamo…- tagliò corto scuotendo la testa e ci avviammo all’interno.
-STOP! Riprendiamo l’interno della macchina!- disse Kevin, in realtà dopo la porta d’entrata non c’era niente, solo un piccolo spazio per starci quando entravi, ma il vero Mystic Grill stava all’interno del set.
Io e Nina uscimmo e ci ridirigemmo nell’auto.
Facemmo le riprese e poi ci avviammo per rientrare per metterci i nostri vestiti del 600.
Ian e Paul rimasero fuori perché erano già acconciati per la scena, in realtà loro dovevano girare una scena dell’800, sempre dopo l’uccisione, poco prima che “Damon” lasciasse Mystic Falls.
Invece io e Nina dovevamo girare una scena delle origini di Sam, di quando era umana.
Mentre ci dirigevamo all’interno qualcuno gridò i nostri nomi: -Nina! Alex! Una foto!- un sorriso apparve sulle mie labbra, mi conoscevano davvero e volevano una foto!
Nina mi prese e per mano e ci avvicinammo per fare la foto che poi si moltiplicò in 5 e poi 6 foto.
-Ragazzi, ora dobbiamo andare, ma poi torniamo!- disse Nina e insieme tornammo all’interno per prepararci.
 





Ian's Version

 
-Ian- sussurrò Alex girandosi verso di me.
Le mie mani sono suoi fianchi, il suo corpo attaccato al mio.
-Cosa stai facendo?- mi chiede poggiando una mano sul mio petto e facendo leva.
-Io…- non riesco a concludere la frase che tutto si fa sfocato.
Ma io la sento, la sento attaccata a me, la voglio più vicina.
-Ho paura…- mi dice, avvicinandosi al mio orecchio e solleticandomi.
-Non devi, siamo solo io e te…- rispondo tenendo il suo viso tra le mie mani.
Tutto accade velocemente e a scatti, lei sempre più vicina a me, ma mai abbastanza.
Non capivo che stava succedendo.
-Io, non posso… Non voglio- disse scostandosi da me.
-No- dico riavvicinandola a me fermandola posizionando la mia mano sulla sua schiena.
-No, io…- gemetti quando le accarezzai la guancia –Ian- quanto mi piaceva il modo in cui diceva il mio nome, quel suo accento –questo è sbagliato- disse poggiando a sua volta la sua mano sulla mia che si era fermata sulla sua guancia –non possiamo- finì cercando di andarsene.
-Se vogliamo, possiamo…- sussurrai annullando le vicinanze tra noi.
-Io…- speravo solo che non mi rigettasse –Ian, io non ti amo…- era come una coltellata in pieno petto, ora era lontana da me, troppo –tu sei solo l’attore per cui avevo una cotta, il bel vampiro Damon- deglutii continuandola a fissare –non sei niente per me, solo un amico, tu hai vissuto, io no, non so nemmeno cos’è l’amore…- quelle parole mi feriscono più di ogni altra cosa, ma nel profondo qualcosa mi diceva che era la verità.
-Io, voglio te…- riuscii a dire cercando di avvicinarmi a lei, ma era sempre più lontana, ora era vicino ad una porta.
-Io non sono una bambola, non sono una di quelle che ti fai per divertimento, come al tuo solito, io sono una ragazzina, che deve ancora fare le esperienze della vita, non vorrai rovinarmele tu, vero? Perché se così fosse, ti odierei per sempre- mi sentivo a pezzi, le gambe non mi reggevano più –stammi lontano Ian Somerhalder, tua hai la tua vita ed io ho la mia- il suo viso era inespressivo, non sembrava nemmeno lei, il suo sorriso, era sparito, quella non era lei.
Se n’era andata, era uscita dalla porta.
-Alex! Alex! NO!- strillai.


Mi svegliai di soprassalto cadendo dal letto e sbattendo la schiena contro lo spigolo del comodino, buttando a terra sveglia, cellulare e quant’altro.
-Cavolo!- esclamai poggiando una mano dove mi faceva male, ci mancava solo quello.
Mi stropicciai gli occhi e guardai che ore erano, le 6:00 p.m., cavolo! Mi dovevo sbrigare, avevamo delle scene pomeridiane da girare, la routine era riniziata, si dormiva di giorno e si viveva di notte, alla fine ci saremmo trasformati in vampiri veri e propri.
Mi feci una doccia veloce, infilai una t-shirt bianca a maniche corte ed un paio di jeans, presi le chiavi della macchina e aprii la porta.
Appena stavo per uscire fuori, vidi Alex, che stava passando, istintivamente richiusi la porta.
Il sogno, ora lo ricordavo, che incubo, mi faceva male solo a pensarci, ma d’altronde era solo un sogno… Niente di vero!
Che idiota che ero, però da un lato aveva anche ragione, io non potevo agire in quel modo, da emerito stronzo, se era destino, sarebbe accaduto, ci voleva un segno, entrambi avevamo i nostri impedimenti.

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Capitolo 15
*** I Screwed Up ***


Hey ragazzi!! Eccomi con un nuovo capitolo! Questo è un bel colpo di scena, ve l'assicuro, entra in gioco una ragazza che odio davvero tanto ma tanto da quando l'ho vista con Ian! Comunque vi lascio al capitolo! Bacioni *Alex*




 
I Screwed Up




Alex's Version


Avevamo ufficialmente finito le riprese del primo episodio della terza stagione di The Vampire Diaries e sul set era tutto una festa.
Candice aveva portato una miriade di torte, cupcakes, bibite e robe varie.
C’era un vero e proprio banchetto in corso, tutti erano invitati.
Paul aveva portato Torrey, la sua fidanzata e Candice aveva invitato Jake, un modello per cui aveva una cotta incredibile.
Tutti ci stavamo divertendo come dei pazzi.
I ragazzi erano mezzi ubriachi, colpa delle birre altamente alcoliche che aveva portato Steven e noi ragazze andavamo avanti a Coca Cola ed ogni tanto a qualche sorso di birra, ma solo qualche perché i ragazzi letteralmente se le scolavano tutte.
-Hey, sai, ho chiesto a Julie se mi posso tagliare i capelli, e mi ha dato l’okay- mi informò Nina ed io sgranai gli occhi seguita di Candice e Kat.
-Ti vuoi tagliare i capelli?- chiedemmo all’unisono guardandoci fra di noi.
-Non è che mi voglio fare un taglio alla Emma Watson, voglio solo magari schiarirli un po’, giusto un po’, e magari cercarmi di farmi accorciare i capelli di lato, senza che si noti troppo…- noi ancora la guardavamo sconvolte, Nina era troppo attaccata ai suoi capelli per dirlo davvero.
-Sei ubriaca o cosa?- chiese Kat ridendo.
-No, voglio solo cambiare, tutto qua, anzi, chi è con me?- tutte la fissammo di nuovo –oh, avanti, ci divertiremo, un piccolo cambiamento ciascuna! Insomma è iniziata o no una nuova stagione di The Vampire Diaries?- urlò e tutte insieme ci unimmo a lei strillando e ridendo.
Eravamo ubriache, non c’era mezzo di dirlo, considerato poi che io mi mettevo a ridere e strillare solo con due bicchieri di Coca Cola…
-Io ci sto- dissi senza nemmeno accorgermene –però non me li taglio, nemmeno si mi paghi! Ci ho messo troppo ad averli lunghi, anzi mi faccio fare solo un po’ la frangia e poi voglio mettermi le extension! Le ho sempre volute!- esclamai ridendo con Nina.
-Bene, bene e siamo in due, chi altro si unisce?- chiese ridendo alle altre con uno sguardo ammaliante ed io mi unii a lei.
-Io ci sto- disse Candice, voglio i capelli più lunghi anche io e magari dei colpi di sole più scuri!- ridette e Nina si unì a lei.
-Oh, andiamo, Kat, non ti fare pregare!!- disse Nina con gli occhi da cucciolo ed io e Candice facemmo altrettanto.
-Okay, okay, vengo anche io, ma non mi cambio il taglio di capelli- tutte e tre smettemmo di ridere per poi ricominciare come delle pazze.
-Oh, mio Dio, ho scordato il mio telefono nel camerino!- affermai scoprendo che non lo avevo nelle tasche –torno subito!- dissi allontanandomi verso il corridoio.
La musica piano piano di faceva più bassa e si faceva anche più buio, peccato che le luci erano staccate nel lungo corridoio.
Arrivai nella mia stanza ed ecco che era lì, sopra il piano davanti lo specchio, accanto allo smalto che portavo.
Lo afferrai e vidi che avevo tre chiamate perse, due di John ed una di mia cugina Gaia.
Poi ad un tratto iniziò a vibrare e vidi apparire sul dispaly il suo nome.
-Hey! John, ho appena visto le chiamate! Che c’è?- chiesi rispondendo e lo sentti ansimare.
-Hey, piccola, va tutto bene, volevo solo salutarti e… Niente… Ma cos’è sei ad una festa?- mi chiese alzando leggermente la voce.
-No, no, cioè si, siamo sul set e stiamo festeggiando perché abbiamo finito di girare la prima puntata!- risposi sorridendo anche se lui non mi poteva vedere.
-Beh, allora ti lascio alla festa, ti chiamo presto!- disse abbassando di nuovo la voce ed ansimando.
-Okay, ti amo!- dissi.
-Ti amo anch’io- chiusi la conversazione e di colpo la luce si spense.
Mi guardai intorno in cerca dell’interruttore facendomi luce con il cellulare e davanti a me vidi Ian.
-Oh, mio Dio!- esclamai alzando il telefono per vederlo in faccia –mi ha quasi fatto venire un infarto!- dissi colpendolo su una spalla.
-Scusa, scusa, non volevo!- disse ridacchiando lui e avvicinandosi a me.
-Cosa ci fai qui?- domandai indietreggiando leggermente.
-Cercavo te- disse avvicinandosi di nuovo –volevo…- si interruppe tossendo e stropicciandosi gli occhi.
-Ian, sei ubriaco, smettila- dissi indietreggiando di nuovo.
-Beh, forse solo un pochino…- disse imitando con la mano, in quel momento mi sembrava Damon.
-Okay, forse è meglio se accendiamo la luce, eh?- cercai di raggiungere l’interruttore passando accanto ad Ian che mi bloccò per un braccio.
-No- mi fermò tirandomi indietro e praticamente fermandomi tra lui ed il muro.
-Okay, Ian, smettila, mi fai paura…- deglutii a fatica sentendo il suo respiro su di me, il cellulare mi cascò di mano quando poggiò una sua mano sulla mia guancia –Ian, piantala- riuscii a dire.
-Mmm, non so se mi va…- fece una pausa, non vedevo un bel niente –sai, sei riuscita a sfuggirmi la prima volta, ma questa volta non lo farai…- disse appoggiando le labbra al mio orecchio.
-Ian, ma che…- non riuscii a finire quello che stavo dicendo perché lui mi zittii con un dito.
-Okay, senti, facciamo così- disse schiarendosi la voce, intanto il ero ancora bloccato tra lui ed il muro –se dopo quello che succederà adesso, non cambierà niente per te, io ti lascerò in pace, okay?- sussurrò di nuovo al mio orecchio ridendo.
-Che diavolo stai dicendo?- chiesi ma sentivo la sua fronte sulla mia, non è che stavo sognando di nuovo?
Ora il suo naso era accanto al mio, lo sentivo e poi sentivo l’odore di alcohol e di birra.
Le nostre labbra si sfiorano, volevo tirarmi indietro ma non ne avevo l’opportunità, non stava succedendo davvero.
Le sue labbra si avvicinarono ancora di più alle mie, ora erano praticamente una sopra l’altra.
-Alex? Hey! Ma ti ha mangiato il cellulare o cosa?- sentii la voce in lontananza di Nina che rideva da sola.
Mi staccai completamente da Ian, abbassandomi ed afferrando il telefono.
-Io…- non finii la frase e svicolai uscendo dalla stanza senza guardarmi indietro e raggiungendo Nina.
-Hey! Sai il telfono ha fatto il cattivo, l’ho dovuto inseguire per la stanza!- dissi ridendo mostrando il cellulare, ero ubriaca, decisamente.
 
 
-Okay, Nina sei stupenda, mi piaci troppo con quei capelli scalati!- esclamai mentre la mora si fissava allo specchio.
-E perché tu? Ma guardati, ci stai troppo bene con i capelli più lunghi, Candice anche tu, con quei colpi di sole! Ragazze, siamo stupende!- disse ridendo –siamo pronte a far impazzire tutta “Hot”lanta?- l’aveva chiamata come denominavano la città nei periodi caldi.
-Si!!- urlammo all’unisono.
Io, nel frattempo, ancora pensavo a quello che era successo il giorno prima, con Ian, o meglio quello che non era successo, certo ne avevo un ricordo sfocato perché ero mezza ubriaca, però…
Però non era successo niente…
Ci dirigemmo verso il set a braccetto per mostrare a tutti i nostri nuovi tagli di capelli.
Appena entrate vedemmo Paul, Michael ed Ian fissarci, e a loro si aggiunse anche Matt.
Ci mettemmo a ridere e poi ci avvicinammo, ma nel frattempo qualcun altro si era avvinato ad i ragazzi, abbracciando Ian calorosamente, e sottolineo calorosamente.
-Oh, eccola di nuovo!- sussurrò sarcasticamente Candice.
-Dio, non la sopporto…- aggiunse Nina girandosi.
Quando la ragazza bionda lasciò Ian e si girò la riconobbi e subito sgranai gli occhi rimanendo a bocca aperta.
Megan.
“Che cosa?” chiesi a me stessa.
-Megan?- dissi ad alta voce e Nina e Candice mi fissarono –voglio dire, ma non si erano lasciati?- chiesi di nuovo.
-Magari, è una voce che hanno messo in giro per essere lasciati in pace…- affermò Candice.
-A parte che quei due, ogni finesettimana, litigano, Ian viene sbattuto fuori dal suo appartamento e se ne torna in albergo, come questa settimana, poi il finesettimana dopo, ovvero oggi, lei torna sgambettando da lui e ovviamente Ian, la perdona…- sospirò Nina –sono degli idioti, e quel ragazzo è troppo buono per dirle di lasciarlo in pace… Dio solo sa come finirà… Poi quella praticamente mi odia…- concluse Nina stampandosi in faccia un finto sorriso.
-Ci odia, vuoi dire… Odia tutte quelle con cui lavora Ian e fa la civetta con i ragazzi… Si comporta da vera stronza, vedrai che ti farà subito un complimento e poi le calerà il sorriso- disse Candice e insieme continuammo verso i ragazzi e Megan.
Ian. Megan. Insieme.
Non ci potevo credere, davvero.
Ma perché mi importava? Insomma, voglio dire, un po’ mi importava, ma un po’ giusto per curiosità…
John. Mi infilai in testa l’immagine di John.
Però tutto quello che aveva fatto Ian, in quei giorni, come poteva avere una ragazza? Insomma non che mi piacesse che praticamente ci provasse con me dato che avevo un ragazzo, ma come aveva potuto farlo?
-Hey, ragazze!!- esclamò Megan, quasi buttandosi addosso a noi.
-Nina! Candice! Mi piacciono troppo i vostri cambiamenti di look!- ridacchiò lei abbracciandole, che falsa –e tu- disse indicandomi la bionda, io sbiancai per un attimo, sembrava volesse ammazzarmi.
Ian mi fissava stranamente e poi fissava lei ed io invece fissavo Ian e poi lei.
Io riuscii solo a deglutire.
-Tu devi essere Alex!- esclamò abbracciandomi saltellando ridendo –io sono Megan! La ragazza di Ian, sono così felice di conoscerti! Wow, sei davvero carina! Oh, adoro i tuoi capelli! Certo che sei così giovane, quanti anni hai, 14?- chiese ed io la fissai attentamente con uno sguardo sconvolto prima di rispondere fingendo un sorriso.
-Già, beh, veramente ne ho 16…- “Che stronza!” strillai dentro di me, io non li dimostravo nemmeno quando ce li avevo 14 anni!
-Beh, sei comunque così carina!- disse sorridendomi.
Io fissavo Ian, poi lei, poi Ian, poi lei, cavolo era da manicomio, come faceva a sopportarla?
Ian, come poteva…
Ah! John, immagine di John. John.
-Beh, ora devo andare a mandare una foto a John, il mio ragazzo- sottolineai la parola ragazzo –del mio nuovo taglio di capelli, glielo avevo promesso- non era assolutamente vero –Megan, è stato un piacere conoscerti- dissi sorridendo allontanandomi dal gruppo.
-Anche per me!- disse lei mentre io già mi ero allontanata.
Non mi guardai nemmeno indietro, mi veniva di strangolarla.
 



Ian's Version

 
Megan. Sempre nel momento sbagliato.
Non poteva chiamarmi o che so io? No, si doveva presentare lì, come se niente fosse, dopo la litigata che avevamo avuto le faceva finta di niente.
Il suo sguardo, lo sguardo di Alex, ah, adesso dovevo davvero smetterla, non si sarebbe più fatta avvicinare da me, eppure c’ero così tanto vicino.
-Ian, tesoro, va tutto bene?- chiese prendendomi la mano.
-No, Megan, veramente io…- Nina e Candice mi fissavano per il tono di voce alto che avevo usato –no, mi sono appena ricordato che Julie mi voleva vedere, sai per una scena, devo cambiare una battuta, o qualcosa del genere… Se non vado mi ammazza…- fu la prima cosa che mi venne in mente per liberarmene.
-Okay, certo, ma poi torna da me!- disse sorridendomi Megan mentre mi ero già allontanato.
Alex stava ancora camminando lungo il corridoio scuotendo leggermente la testa, io la afferrai per un braccio e la bloccai.
-Noi, dobbiamo parlare, non è come sembra- il suo sguardo era confuso, potevo vedere la delusione nei suoi occhi.
-Ah no? Quindi tu non ci hai provato con me mentre la tua ragazza ti pensava? Eh?- mi chiese liberandosi dalla mia presa e continuando a camminare entrando nel camerino.
Io la seguii chiudendomi la porta alle spalle.
-No, lasciami spiegare, io…- non riuscii a finire che lei mi interruppe.
-Tu mi hai quasi baciata! Okay, che eri praticamente ubriaco, ma… Tu non capisci che vuol dire, io… Tu…- camminava per la stanza, i suoi capelli emanavano un forte odoro di shampoo alla menta, quanto mi faceva impazzire.
-Dimmi che non ti piaccio, che non sei attratta da me… Avanti, dillo!- esclamai io avvicinandomi a lei e prendendole le mani.
-Ian- lei si liberò e le posò sul mio viso –tu non mi piaci!- mi strillò quasi in faccia, ma io le presi di nuovo le mani prima che se ne andasse –se sono attratta da te? Certo che si, sei Ian Somerhalder, ma fattelo dire, sarai bello, fico, da infarto all’esterno, ma all’interno fai schifo! Chi ci prova con un’altra che ha un ragazzo per di più quando sta già con una ragazza!- le sue parole mi ferivano, da una parte aveva ragione ma io davo retta alla parte che mi diceva di andare avanti.
Non le risposi, semplicemente posai le mie labbra sulle sue, ma non andò come l’avevo pensata, dopo nemmeno un nano-secondo lei si staccò da me dandomi uno schiaffo in pieno viso.
-Esci da qui! Subito!- esclamò lei arrabbiata, mentre mi fissava con disprezzo –vai, vai dalla tua ragazza ti starà aspettando, d’altronde io per lei sono una quattordicenne con dei bei capelli, no? Cosa ci fai qui con me? Va da lei!- disse ridendo e spingendomi fuori.
-No, io…- non seppi come continuare la frase, avevo agito d’impulso –non volevo…- riuscii a dire.
-Beh, ci vediamo Ian, devo mettermi i vestiti di scena, se non ti dispiace…- disse chiudendo la porta.
Avevo fatto un casino, un grosso casino, ed ora mi ritrovavo con niente, con un bel niente.
Ero un idiota, avevo reagito male, non ragionavo in quel momento, ed ora me ne pentivo più che potevo, intanto mi ero aggiudicato uno schiaffo che bruciava e mi faceva sentire più in colpa di come non mi sentissi già. 

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Capitolo 16
*** Turning Point ***


Hey ragazzi! Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo! Credo che vi piacerà, o almeno lo spero, il prossimo arriverà il prima possibile, e sarà ancora meglio di questo, le cose incominciano a cambiare! Bacioni *Alex*




Turning Point




Alex's Version


“So I put my hands up
They're playing my song,
And the butterflys fly away
Noddin' my head like yeah
Moving my hips like yeah,
And I got my hands up,
They're playin my song
I know I'm gonna be ok
Yeah, It's a party in the USA
Yeah, It's a party in the USA”

 
“Questa era Miley Cyrus  con Party In The USA, la canzone che vi accompagna durante l’estate”
 
La musica della radio dell’auto di Nina si disperdeva nell’aria, io lei, Candice e Kat ci stavamo dirigendo al mare, quel giorno faceva un caldo assurdo, e così con i ragazzi ci eravamo messe d’accordo di trascorrere un po’ di tempo al mare.
L’estate ormai era quasi finita, e con la fine dell’estate le riprese si intensificavano, per me riniziava il tempo di studiare… Insomma tutta la magia finiva…
Il paesaggio ad Atlanta era stupendo e così anche il mare, non ci ero mai stata, ma c’è sempre una prima volta!
-Okay! Siamo arrivate!- ci informò Nina spegnendo la macchina e afferrando il suo borsone.
-Meno male! Stavo morendo dal caldo!- ridacchiò Kat.
Tutte munite di asciugamani, infradito e shorts ci dirigemmo sul vialetto che portava alla spiaggia.
Si riusciva a sentire il lieve suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, era così piacevole.
Davanti a noi si aprì un oceano blu immenso, sembrava di stare su un’isola, era tutto così paradisiaco.
Più avanti intravedemmo i ragazzi, in compagnia di Megan.
Megan. Ancora.
Ci avvicinammo con i nostri sorrisi falsi di fronte a lei e la salutammo.
-Hey Meg!- dicemmo all’unisono.
-Hey ragazze! Che caldo, eh?!- ridacchiò attaccandosi ad Ian, che portava solo un paio di pantaloncini.
Intanto Ian ancora sfoderava il segno del mio schiaffo, piano piano stava sparendo ma il rossore si vedeva sempre, forse avevo reagito un po’ male, ma insomma, quello che aveva fatto era spregevole.
Da quel giorno, né mi evitava né mi si avvicinava troppo, era… normale.
Tutti ci posizionammo sui lettini, io e Nina decidemmo di andare subito a farci un bagno e a noi si unì anche Candice.
Mi sfilai la mia canottiera rosa ed i miei pantaloncini e mi fiondai in acqua.
All’inizio rabbrividii leggermente ma poi mi abituai alla temperatura dell’acqua.
-Wow, questo si che è relax- disse Candice sdraiata sul suo materassino giallo limone, le avevamo detto di non portarsi dietro quel “coso” ma lei non ci aveva dato retta.
Io e Nina ci fissammo e annuendo ci avvicinammo alla bionda, e facendo attenzione la ribaltammo.
-Oh, mio Dio, ma siete pazze?!- strillò Candice tossendo.
Nina ed io non smettevamo di ridere tant’è che ingurgitammo una buona parte d’acqua salata.
Qualcuno alle nostre spalle mi spinse sott’acqua, ed io annaspando tirai fuori la testa tossendo e mi accorsi che anche Nina era stata buttata sotto.
L’artefice di tutto? Paul. Entrambe ci fiondammo addosso a lui senza ritegno e quasi gli salimmo sulle spalle per riuscire a buttarlo sott’acqua, ma alla fine riuscimmo nel nostro intento.
-Hey, Al!- richiamò la mia attenzione Matt –credo ti suonasse il telefono prima!- mi informò e io facendogli cenno uscii dall’acqua.
Ian era steso sul lettino, senza ombra di Megan, e vedendomi arrivare si tirò giù i RayBan che teneva sulla testa.
Io scossi la testa infastidita dal gesto e mi sedetti sul lettino per cercare il cellulare nella borsa.
-Niente bagno, Som?- dissi mentre cercavo di trovare il mio telefono in quel casino che era la mia borsa.
-Sto aspettando Megan, è andata a prendere la sua borsa in macchina…- affermò tirandosi su leggermente.
-Oh, wow, sembri un cadavere, ma quanta crema abbronzante ti sei messo addosso?- esclamai finalmente trovando il mio telefono che aveva iniziato a squillare.
-Sai, colpa di un certo alone rosso a forma di mano che ho sulla faccia…- disse facendo una smorfia mentre io rispondevo al telefono.
-Hey John!- esclamai davanti a lui per poi allontanarmi.
-Ciao, tesoro, lo sai che mi manchi troppo?!- non riuscii a rispondergli che Ian afferrò il telefono da dietro di me.
-Hey, ciao John! Sono Ian, sai che la tua ragazza se la sta spassando alla grande?! Ha già gli occhi di mezza spiaggia addosso e scommetto che ha già accettato degli inviti a cena!- esclamò Ian.
-Che cavolo fai? Ridammi il telefono! Ian!- dissi mentre lui si allontanava da me tirando in alto il telefono –Ian, ridammelo, ora!- esclamai riuscendo ad afferrarlo e lui se ne tornò dritto dritto all’ombrellone.
-Okay, niente di tutto quello che ha detto è vero- dissi al telefono.
-Mi dovrei preoccupare?- chiese John cambiando voce.
-No, no, ovvio che no, è un’idiota, davvero…- conclusi io.
 
 
Per tutto il resto del giorno ignorai quell’idiota di Ian, quando poi ritornammo sul set, mi arrivò un messaggio da mia cugina Gaia.
-Ciao, Ale, tutto bene? Ho provato a chiamarti più volte ma penso che tu lo voglia vedere con i tuoi stessi occhi… Sono a Roma per il weekend e stavo visitando l’università dove va John, e… beh, ho… ho fatto queste foto, mi dispiace davvero tanto, ma sappi che è un’idiota… Ti voglio bene, Gaia-
Non capivo a cosa si riferiva, e poi perché stava visitando un’università se aveva la mia età?
Comunque, aprii l’allegato e piano piano che si caricava la foto, incominciai ad intravedere una testa, quella di John e poi… Rimasi lì immobile, senza respiro, sull’entrata del set, John e una mora, che si… si baciavano e poi un’altra, in macchina, dove lui e una bionda, si baciavano.
Mi sentii come pugnalata, come aveva potuto.
Alzai gli occhi al cielo tirando indietro le lacrime che volevano uscire.
-Hey, che… che succede?- mi chiese Nina venendomi incontro.
Il le mostrai il telefono e lei guardò le foto disgustata.
-Hey, hey, va tutto a posto, è un’idiota, okay?- disse Nina abbracciandomi e poi il mio cellulare iniziò a vibrare.
Guardai il display. John.
-Hey, tesoro, come va?- disse lui appena aprii la conversazione.
-Mah, sai, sono un po’ disgustata…- dissi io, fare l’attrice serve molto, in situazioni come questa –sai, perché ho visto la tinta scadente che aveva la bionda nel tuo SUV nero- continuai e vidi Nina ridacchiare accanto a me –e il top orrendo e ovviamente da poco di buono che aveva quell’altra, sai quelle a cui avevi la bocca incollata- finii e niente, non rispose.
-Cosa? Di che stai parlando?- chiese lui quasi ridendo istericamente.
-Wow, sei davvero un pessimo attore, dovresti fare un corso, comunque, John, ti saluto, ah e se non l’avessi capita, CON ME HAI CHIUSO!- conclusi chiudendo la telefonata e fissando Nina.
-Brava! Così si fa!- esclamò abbracciandomi.
-Già, già, così si fa…- dissi io mentre il mio sorriso spariva.
-Okay, gelato, ci serve gelato, a tutte e due…- affermò afferrandomi per un braccio e portandomi nella roulette dove c’era il catering.
-Hey, Nick, ci serve del gelato!- esclamò Nina aprendo il mini-frigo e afferrando due cartoni di fondente.
Io intanto non ci stavo capendo più niente, era tutto un gran casino.
 
Dopo un’ora eravamo nella stanza di Nina a mangiare gelato e a ridere, alla fine non era stata così male…
-Stai meglio? So che può far male, ma insomma, guardala positivamente, sei un’attrice, sei famosa e sei single, sai quanti ti si butteranno ai piedi?- ridacchiò Nina mettendosi a pancia in già sul letto.
-Già, probabile…- dissi io fissando le mie gambe incrociate.
 
 
Qualche ora dopo uscii dalla stanza di Nina, erano quasi le 9:00 pm e dovevo assolutamente andare a dormire perché il giorno dopo avevamo le riprese pomeridiane fino alla mattina dopo presto.
Uscendo incontrai Ian che se ne tornava in stanza.
-Serata tra ragazze?- chiese Ian sorridendo maliziosamente.
-Non esattamente Som- cercai di far uscire anch’io il mio sorriso malizioso ma non mi riuscì.
-Hey, tutto okay? Non mi hai fatto la solita smorfia…- ridacchiò aprendo la porta.
-Beh, diciamo che per adesso sulla mia lista nera tu sei al secondo posto…- dissi dirigendomi alla mia stanza.
-Non che mi interessi ma… chi è al primo posto?- chiesi meravigliandomi, mi girai e lo fissai.
-John- dissi secca.
-Cos’è si è scordato di darti la buona notte?- ridacchiò ed io alzai gli occhi al cielo.
-Veramente se l’è fatta con non so quante ragazze della sua università, ma… anche la tua opzione era da lista nera- accennai un sorriso e mi girai.
-Mi dispiace…- sussurrò Ian mentre aprivo la porta della stanza.
 
 


 Ian's Version

 
Quelle parole mi risvegliarono.
Avevo passato tutto la giornata con Megan incollata addosso ed ora, potevo provarci davvero.
Quel figlio di…
Fu il primo pensiero che mi venne in mente per ciò che aveva fatto quell’Ellen DeGeneris versione maschio a lei, come aveva potuto, io non…
Ma che, io aveva fatto anche peggio, avevo provato a baciarla per quasi 3 volte, contro il suo consenso, ma lui…
Mi veniva la rabbia solo a pensarci.
Ma a tutto quello che stavo pensando, non avevo collegato una cosa, una persona.
Megan.
Ero davvero pronto a chiudere definitivamente con lei? Ah, ma perché ci pensavo pure?
Dovevo farlo e basta, ma il punto era… come? Non ero mai stato bravo a chiudere con la gente ma dovevo farlo, perciò la chiamai e pregai che Dio mi aiutasse in quel momento.
Fatto quello dovevo parlarle, dovevo parlare ad Alex, ma lei non mi voleva parlare, come cavolo facevo?
Ci pensai su mentre componevo il numero di Megan.
Una lettera. Ma si, una lettera, gliel’avrei scritta, ci avrei messo tutto quello che provavo, tutto me stesso.

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Capitolo 17
*** Weird Situation (Part 1) ***


Hey!!! Salve a tutti, ci ho messo un pà ma ecco qui un bel capitolo per voi, ci sarà un sequel, altrimenti veniva troppo lungo... Comunque... La frase che dice Ian sul cucinare, l'ho presa da Se Cucini Ti Sposo, film che io adoro! Bacioni *Alex*

 


Weird Situation (Part 1)




Ian's Version


Avevo passato tutta la notte in piedi, avevo chiamato Megan, ci avevo litigato –come al solito- e avevo chiuso con lei, glielo avevo fatto capire, una volta per tutte, io non ero il suo giocattolino, ero una persona.
Il resto della nottata la trascorsi a buttare giù i miei pensieri su fogli di carta che ripetutamente finivano dentro il cestino appallottolati.
Non ero mai stato bravo con le parole, ma ci dovevo riuscire, lei non era una ragazza come tutte, non era una da una botta e via, una di quelle che uscivano con me solo per dirlo alle amiche, no, lei era quella che volevo accanto a me.
“Ma se lei mi rifiutasse?” Fin’ora l’aveva fatto, il mio segno rosso sul viso lo dimostrava, era anche vero che avevo agito male, questa era la mia ultima possibilità, niente sbagli, non mi erano concessi.
Alle 5:00 am finalmente finii la lettera e la chiusi dentro il cassetto del mio comodino, sotto i calzini.
Dormii fino alle 6:00 pm, poiché iniziavamo le riprese pomeridiane verso le 7:00 pm.
Mi alzai, mi diressi in bagno, mi sciacquai faccia e denti e mossi i capelli con le mani.
Infilai una t-shirt bianca ed un paio di jeans e scesi nell’androne dell’hotel.
Vidi Nina ed Alex alla reception che a braccetto ridevano.
Mi diressi verso di loro.
-Buongiorno, ragazze- dissi con un tono di voce più basso.
-Buongiorno Smoulder- mi salutò Nina.
-‘Giorno Som- fece altrettanto Alex ridendo.
-Com’è tutto questo buon’umore?- chiese Nina mentre lei ed Alex si avviavano all’uscita.
-Niente, sai ieri sera ho lasciato Megan- feci una pausa ed entrambe mi fissarono sbalordito –mi si è aperto un nuovo mondo davanti agli occhi- conclusi sospirando di gioia.
-Oh, finalmente, era ora! Ti sei meritato un caffè pagato da me!- ridacchiò Nina prendendo anche me a braccetto –dopo tutto questo tempo sul set regnerà la vera pace…- disse sospirando socchiudendo gli occhi.
Beh, sapevo che non sopportava Megan, ma non così tanto, e comunque ormai era una storia finita.
Mentre uscivamo fuori dall’hotel non facevo altro che guardare oltre la testolina di Nina per fissare Alex.
Camminava spensierata sotto braccio a Nina, traendo sospiri ogni tanto.
Quanto era bella, dovevo trovare il momento giusto per darle la lettera.
Quel giorno avremmo girato delle scene insieme, in cui alcune mi buttava contro muri o roba del genere, considerato che il suo personaggio odiavo il mio… Erano scuse per buttarmi addosso a lei.
 
 


Alex's Version

 
Arrivate sul set, io e Nina ci dirigemmo subito al trucco, io dovevo girare una scena con Ian e Paul mentre lei con Kat e Candice.
Mentre Kyla mi faceva i capelli, ridiedi una letta al copione, era la mia prima scena dove indossavo le lenti ed i denti da vampiro e sapevo che davano un fastidio assurdo.
Jackie, l’addetta a questi effetti speciali, mi aveva preso all’arrivo sul set le impronte per i denti, e con quelli avevo già fatto esercizio perché era difficile parlarci, immaginiamoci recitarci.
Le lenti invece ancora le dovevo provare, dicevano che si vedeva tutto rosso e nero, beh, sarei stata cieca, che bello.
Una volta finito in sala trucco mi diressi sul set del soggiorno dei Salvatore.
Iniziammo le riprese con Paul ed Ian, aka Stefan e Damon, che litigavano, e parlavano di me, aka Sam.
Che bello, appena arrivata ed ero già sulla bocca di tutti.
Finito il litigio Damon se ne andava, rimaneva solo Stefan.
Dopo pochi secondi entrai in scena io, mi fecero “apparire” appoggiata ad una parete, vicino il grande camino.
-Ciao Stef- dissi io affermando un sorriso ed alzando un sopracciglio.
-Sam- disse lui nel tono “oh ma guarda, non ti aspettavo proprio”.
-Vedo che te la passi bene, il famoso pensionato dei Salvatore- feci una pausa e mi avvicinai a lui, cavolo era davvero alto Paul, mi girai –ah! Ho conosciuto Elena, cavolo è davvero la copia identica di Katherine, solo con meno stile…- ridacchiai leggermente girandomi di nuovo verso di lui –sai è un po’ pervertita, questa cosa che stai facendo… Ti vai a cercare la copia della tua ex solo perché pensavi fosse morta? Non si fa, Stefan- sorrisi maliziosamente fissandolo.
-Perché sei qui, cosa vuoi?- chiese avvicinandosi a me.
-Beh, penso tu abbia già la risposta, ma ti aiuto io… Due parole- dissi imitando con le dita –morte e… Lexi- conclusi alleggerendo il mio sorriso ed avvicinandomi a lui, poi in post-produzione avrebbero messo gli affetti speciali –credevo ci potessimo fidare di te, credevo l’avresti protetta, invece no, la lasci ammazzare da… Oh, ma guarda un po’, da tuo fratello- marcai le ultime due parole.
-Non pensare che io non mi sia arrabbiato- disse lui allontanandosi da me.
-Beh, che ci fai con l’arrabbiatura, eh? Sai, io preferisco la vendetta, penso che tu già lo sappia, quindi, dov’è, eh?- chiesi davvero arrabbiata questa volta.
-Non te lo lascerò uccidere- disse cercando di fermarmi, io, di rimando, lo bloccai a mia volta, d’altronde ero più forte di lui.
-Oh, invece lo farò, e se ti metti in mezzo ucciderò anche te- conclusi quando sentii dei passi in lontananza.
-Credo tu stia cercando me…- entrò Ian, ovvero Damon.
-Tu?- chiesi con aria interrogativa, perché quando nella scena del primo episodio lo avevo incontrato al Grill non sapevo che era il fratello di Stefan.
-Tu?- chiese lui altrettanto –lei, davvero?- chiese al fratello.
-Ho capito che eri uno stronzo quando hai provato a mettermi la verbena nel bicchiere- dissi sogghignando.
-Ma tu l’hai bevuta- concluse fissandomi attentamente, il suo sguardo era fin troppo vero, troppo alla Ian.
-Ho i miei trucchetti anche io…- sussurrai girandomi.
-Ti prego, fa più paura un bulldog di lei…- ridacchiò “Damon” riferendosi al fratello.
-STOP!- ci informò Kevin, per me era ora di essere trasformata in “vampiro incazzato”.
Mi diressi da Jackie, mi sedetti e lei inizio a spruzzarmi in faccia, sul collo, e sulle braccia del colore liquido chiaro, che serviva a farmi sembrare più chiara di pelle, poi mi infilai i canini e poi toccò agli occhi.
Riempirono il retro della lente di lacrime artificiali gel, poi uno mi aprì l’occhio e Jackie mi infilò la lente, prima una e poi un’altra.
Okay, ora ero cieca, decisamente, che fastidio!
Poi mi fecero dei piccoli puntini sotto gli occhi dove poi al computer avrebbero aggiunto le vene.
-Okay, andiamo prima che caschi per terra- ridacchiai avviandomi di nuovo verso il set.
Allo specchio mi facevo paura, però era troppo forte.
-Bene, bene, è toccato anche a te, come ti senti?- chiese Paul, riuscii a riconoscerlo dalla voce perché in faccia non è che lo vedevo un granchè.
-Come una vecchietta con la dentiera che sbava per parlare e come una che s’è messa le ciglia finte nelle pupille…- abbozzai un sorriso e spalancai gli occhi –ahia!- esclamai, okay non dovevo aprire troppo gli occhi.
-Wow, hey, non ti incazzare troppo sennò diventi un vero vampiro!- ridacchiò Ian avvicinandosi.
-Ah, ah, che divertente…- detto questo me ne andai, pronta a girare.
Riprendemmo le riprese con io che, dopo quello che “Damon” aveva detto, gli andavo incontro e lo spingevo al muro.
Era una cosa un po’ strana da fare, ma c’è sempre una prima volta.
Dopo la secondo volta riuscimmo a farla, senza che Ian ridesse, o io che parlassi senza che nessuno mi capisse, colpa dei denti.
-Ah, si? È meglio che tu inizi ad avere paura, perché io sarò la tua rovina, caro Damon- sussurrai al suo orecchio sempre tenendogli una mano al collo –non ti ucciderò adesso, sappilo, perché sarebbe troppo facile, no, ti farò soffrire così tanto che tu mi supplicherai di ucciderti…- ora era lui che mi fissava quasi spaventato, mentre io sorridevo.
-Per cosa? Per aver ucciso tua sorella? Non è mica stata una grande perdita…- sussurrò stavolta a me ed io mi incazzai ancora di più, “poggiando” la mia mano sul suo petto, dove c’era il cuore.
In realtà Ian sotto la camicia aveva una sorta di busta, dove alla minima pressione usciva del sangue finto, ed io dovevo far finta di affondare la mia mano all’interno del suo torace, fino a toccare il cuore, senza però ucciderlo.
E così feci, una piccola pressione e mi sentii la mano bagnata.
Sentivo Ian fingere dei guaiti di sofferenza ed io ridevo nel frattempo.
-Pensaci bene, la prossima volta prima di parlare- detto questo mi allontanai, facendo finta di tirare fuori la mano.
Fermammo le riprese ed io andai a levarmi il mio trucco da vampiro, poi ritornai per la battuta finale, riprendemmo da dove avevamo lasciato.
-Ci vediamo a scuola, Stef- detto questo uscii dal set.
Essermi levata quelle lenti era un vero sollievo, i miei occhi potevano respirare.
-Eccoti!!- strillò Nina in lontananza appena mi vide imboccare il corridoio.
-Eccomi- ridacchiai io –cos’è tutto questo entusiasmo?- chiesi vedendola completamente sudata e con la matita degli occhi sciolta sulle guance –hai fatto a botte con qualcuno?- 
-No, no, ma che, abbiamo girato fuori e lì non c’è il condizionatore, furbetta…- prese fiato e continuò il discorso – stasera tutti a cena da Ian!- esclamò ancora più eccitata.
-Che vuoi dire “da Ian”? Nel ristorante dell’hotel, a meno che non abbia un ristorante tutto suo…- dissi senza pensare, oh mio Dio, Ian non poteva avere un ristorante… 
-Ma no, a casa sua! Beh, forse non lo sai ma lui ha una fissa per l’Italia, e tutto quello che la riguarda, compresa te- me? Una fissa? Buono a sapersi –così ha comprato un paio di anni fa una villa a Rome, fuori Atlanta- concluse Nina passandosi una mano sulla fronte.
-Rome? Stai dicendo come Roma, Roma? Quella da dove vengo io?- chiesi scioccata, non avevo idea ci fosse una città che si chiamava in quel modo.
-Si! Nessuno di noi c’è mai stato, perché con le riprese e tutto il resto siamo stati molto impegnati, però è un’occasione per visitarla! E per mangiare i piatti tipici che Ian cucina, ovvero, pizza!- strillò lei saltellando, cosa cavolo aveva bevuto, birra e droghe messe insieme?
-Okay, okay, basta che la smetti di fare così, non è che qualcuno ti ha drogata? Oh, mio Dio le fans sono arrivate fino dentro al set e hanno messo qualcosa nell’acqua?!- ridacchiai prendendola in giro ma Nina si unì a me a ridere.


 


Ian's Version

 
Okay, avevo organizzato un buon piano, perché non ci avevo pensato prima? Cena a casa mia, in una città che si chiama Rome, giretto durante la serata, una bella pizza cucinata da me, cosa c’era di meglio?
Non stavo facendo passi falsi, d’altronde quella era una cena tra amici, solo amici, però è anche vero il detto "Se vuoi conquistare una donna, cucina per lei, ma se vuoi farla innamorare, cucina con lei". Ed è ciò che avrei fatto.
Ci stavamo dirigendo con due macchine verso la cittadina che distava a meno di 2 ore da Atlanta.
Era da tanto che non tornavo in quella villetta che tenevo chiusa da quasi un anno, avevo avuto opportunità di andarci solo l’estate passata ma per pochi giorni, il lavoro dopo si era fatto sentire.
Arrivati, spensi la mia macchina, ed io, Paul, Nina, Candice ed Alex scendemmo dal veicolo.
Tutti imitarono un grande “Oh” con la bocca, si poteva dire che la mia più che villetta era una casa bella grande, ma d’altronde perché l’avrei dovuta prendere troppo piccola? Era uno spreco, anche perché mi ero innamorato di quella stupenda villa a prima vista.
Era molto spaziosa, aveva piscina e idromassaggio, un grande giardino, un home theatre, una grande mansarda a vetrata, dove la mattina entrava il sole, una grande stanza dove, se mai fossi andato lì per più di una settimana avrei adibito a “stanza personale dei mie animali”, e quasi più di 5 stanze e bagni, con una grande cucina ed un enorme salone.
Aprii la porta di casa e feci segno di entrare, poi mi diressi subito in cucina dove misi le cose che avevo comprato per fare la pizza nel frigo.
-Okay, allora, io adesso preparo la pizza, poi dopo ci andiamo a fare un giretto per la città- informai e poi aggiunsi- ehm, se qualcuno mi vuole dare mano in cucina- affermai lasciando la frase in sospeso.
-Okay, io ci sto!- esclamò Nina tutta eccitata –Candice? Andiamo vieni, così magari impari a cucinare qualcosa senza avvelenare la gente- ridacchiò la mora e la bionda si alzò imitando un sorriso di disprezzo –hey, bella italiana, anche tu- aggiunse Nina ed Alex la fissò come per dire “stai dicendo a me?”- si, avanti, vieni anche tu- concluse afferrandola per un braccio.
-Sappi che io vi avvelenerò peggio di come potrebbe fare Candice, senza offesa, Can- ridacchiò lei spintonata dalla mora verso di me.
-Oh, tesoro, sei nel mio regno ora, nessuno avvelena nessuno qui…- dissi sorridendo e fissandola e di rimando mi fulminò con lo sguardo.
Una mia impressione o non mi sopportava? Bel problema, perché li iniziava l’operazione “Caccia alla bella biondina italiana”.
 



Alex's Version
 
 
Nina praticamente mi trascinò in cucina, io, che non sapevo nemmeno far bollire l’acqua in pentola senza dover usare l’estintore, ora dovevo fare la pizza? Le uniche volte che avevo fatto la pizza in casa io ero quella che metteva le olive alla fine, perché le altre cose era meglio se non le facevo.
E poi Ian, c’era qualcosa in lui che mi faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi ma allo stesso tempo mi faceva venire voglia di… fare altro…
Deglutii fissandomi intorno, quella non era una cucina era un salone intero, era davvero enorme, tutta in marmo e legno con al centro una grande isola, dove Ian stava sparpagliando la farina.
Nina ed Ian cominciarono a fare il primo impasto, mettendo la farina e le uova e poi amalgamando il tutto, mentre io e Candice ci limitavamo a guardare e a tagliare i pomodori e i peperoni.
Sempre detto che la serata non finisse con io che mi affettavo un dito.
Ad un tratto Nina si trascinò via Candice dicendo che dovevano andare a prendere i pomodori che si erano scordate in macchina.
-Vieni qui- disse Ian facendomi segno di avvicinarmi.
-Che c’è?- chiesi mentre lui mi posizionò davanti all’isola di marmo e si mise dietro di me -okay, no, questa non è una buona idea…- cercai di tirarmi indietro ma lui mi bloccò.
-Oh, andiamo, le tue origini te lo impongono, devi sapere almeno cucinare la pizza, è la cosa più facile che esista…- sussurrò al mio orecchio afferrandomi le mani.
-Beh, se qualcosa salta in aria, io non ne sono responsabile- conclusi ed Ian mi lanciò uno sguardo strano –okay, okay, che cosa devo fare?- chiesi arrendendomi alla fine.
-Metti un po’ di farina nella ciotola- mi indicò il recipiente trasparente dove c’erano già le uova.
-Quanta?- chiesi infilando le mani nel sacchetto e rabbrividendo al contatto con essa.
-Quanta basta…- bella risposta Ian, da vero maestro.
Dopo averne messa un po’ lui mi bloccò e versò un po’ d’acqua nel contenitore.
Io infilai le mie mani dentro, cercando di ricordare come faceva mia madre, ma feci un casino, ed Ian posizionò le sue mani sulle mie e incominciò ad impastare il tutto.
Io me ne stavo zitta, e facevo quello che lui faceva, o meglio che le sue mani facevano fare alle mie.
Poi si fermò, io mi girai e fu una frazione di secondo in cui ci fissammo negli occhi, una cosa che non era mai successa, ma davvero bella.
-Eccoci! Li abbiamo trovati!- irruppero nella stanza Nina e Candice ed io istintivamente mi allontanai da dov’ero e mi lavai le mani nel lavandino.
Situazioni che non mi piacevano, sempre a me dovevano capitare…

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Capitolo 18
*** Weird Situation (Part 2) ***


Hey!! Rieccomi con il continuo del capitolo! E' un capitolo un pò pazzo... Ma insomma, fatemi sapere cosa ne pensate! E soprattutto non c'è anche la versione di Alex ma solo quella di Ian... Bacioni *Alex*



 
Weird Situation (Part 2)


 
Ian's Version
 

La mia pizza fu apprezzata da tutti, come sempre, del resto.
Quella serata era diventata un gioco, io le lanciavo delle occhiatine, e lei le lanciava a me, mi sbagliavo o il piano del cucinare aveva funzionato?
Non ero solito a mettere tutto quell’impegno per conquistare qualcuno, ma con lei era diverso, tutto era diverso.
Mi faceva sentire come nuovo, non mi faceva sentire Ian Somerhalder l’attore, ma solo Ian Joseph, una persona normale che non deve uscire munito di cappello ed occhiali da sole anche d’inverno per prendere un caffè.
Ora partiva la parte 2, il giro della città.
Salimmo nelle macchine che era quasi mezzanotte.
Ci dirigemmo al centro della città, dove c’era un grande piazza, per fortuna non c’era molta gente in giro a quell’ora.
-Quindi, Som, dimmi un po’, perché si chiama Rome? Lo sai?- mi domandò Nina mentre scendevamo dall’auto.
-Perché come Roma è stata costruita su 7 colli- spiegai mentre tutti ci guardavamo intorno osservando la città illuminata, era davvero bella.
-Davvero?- chiese Alex, come sempre sequestrata da Nina, quelle due stavano sempre insieme, era assurdo, sembravano attaccate con la colla.
-Già, ma non mi chiedere i nomi dei colli, perché non è compito mio saperli…- le lanciai un occhiata e lei alzò le mani in segno di resa.
-Hey, non guardare me, non sono mai stata brava in storia… Quindi…- disse abbassando leggermente la testa.
-Beh, scommetto che quello lo conosci però- dissi indicandole la statua che si trovava poco più infondo da dove eravamo noi al momento.
-No…- sussurrò sorpresa lei correndo verso il piedistallo di marmo –non ci posso credere!- esclamò girandosi verso di noi –è identico a quello che c’è a Roma!- rise fissando la statua che raffigurava la lupa con Romolo e Remo.
-Wow, che forza, cos’è un lupo che alleva dei bambini? Non è un po’… strano?- chiese Candice ridendo e fissando la statua.
-Beh, è una leggenda, voglio dire, non credo che sia successo davvero…- spiegò Alex.
-Tipo leggenda metropolitana? E che dice?- stavolta era Kat a chiederglielo.
-Beh, da quello che ricordo, Romolo e Remo, i due bambini della statua, erano due gemelli, figli di un dio. Per una serie di eventi e per evitare che rivendicassero il trono di Roma, furono gettati nel Tevere, il fiume che scorre per tutta Roma, solo che la cesta in cui si trovavano si inceppò su una sponda e per tutto il tempo furono cresciuti da una lupa- continuava a spiegare –poi Romolo fondò Roma e ne divenne il primo re… Fine della storia- ridacchiò lei, sapevo che uno dei due fratelli era stato re ma tutta la vicenda mi mancava.
-Mi piacciono le ragazze intelligenti- le sussurrai all’orecchio mettendole un braccio attorno alle spalle –se solo potessi prenderei il primo volo per Roma e ti porterei con me- continuai, dovevo riuscire a colpirla in qualche modo.
-Mmm, proposta interessante, ma ancora non è tempo per me di tornare a casa- ridacchiò –ci ho vissuto per 16 anni, adesso voglio godermi l’America!- sorrise allontanandosi e andando verso gli altri.
Dopo un’oretta tornammo a casa ed incominciammo a divertirci sul serio.
Le ragazze collegarono l’Ipod alle casse e io e Michael incominciammo a tirare fuori le birre dal frigo.
Candice riempì due grandi ciotole di popcorn e patatine e tutti ci riunimmo sui divani.
Nina afferrò una birra al volo e Steven se ne scolò due in un nano secondo, ora si che iniziava il divertimento.
-Oh, andiamo! Mica muori se la bevi!- strillò Nina cercando di convincere Alex a bere una birra, ero curioso di sapere se l’avrebbe fatto.
-No! Non la bevo! Tu sei matta, non ho mai bevuto in vita mia!- esclamò lei, allontanando la bottiglia.
-Oh, avanti, bevila, bevila, bevila- continuava a strillarle in un orecchio la mora.
-Se lo faccio, poi stai zitta?- ridacchiò Alex scostandosi i capelli dal viso.
-Okay- acconsentì Nina strillando e alzando le braccia per aria.
Alex afferrò la bottiglia ne bevve un sorso e poi imitò Nina e lanciò un urlo.
Era così divertente.
-Okay, obbligo o verità!- strillò Candice mettendosi in piedi sul tavolino –tutti qui, si gioca ad obbligo o verità!- continuò a strillare Candice completamente ubriaca.
Michael e Matt spostarono il tavolo ed alcune sedie, in modo che tutti ci sedemmo per terra, piano piano, birra dopo birra, incominciavo a diventare sempre più ubriaco.
-Okay, inizio io!- si aggiudicò il posto Candice –bene, bene, Kat- la indicò –iniziamo da qualcosa di piccante, il primo bacio- tutti imitammo un “uhuh” –obbligo o verità?- ridacchiò la bionda saltellando.
-Mmm, verità- disse –alle medie, con uno che portava l’apparecchio- fece una faccia schifata ripensandoci –una cosa orripilante!- esclamò ridendo –tocca a me! Paul- lo chiamò che si trovava vicino a lei –ti sei mai fatto la pipì addosso?- chiese ridendo e coprendosi la faccia, tutti scoppiammo a ridere –obbligo o verità- chiese lei infine.
-Beh, per questa devo dire… obbligo- alzò le mani pronto a quello che gli spettava.
-Okay, Ian, ti dispiace se prendo qualcosa dalla dispensa?- mi chiese Kat ridendo ancora di più.
-Vai, fai pure- le dissi io per poi vederla tornare con un panino ripieno di tonno, acciughe, pomodori, peperoni, salame, ketchup, maionese, senape, e molte, molte altre cose strane.
-Tu sei scema!- rise Paul fissando quel piatto.
-Devi dare un bel morso, bello grosso! Altrimenti ne dai due!- rise porgendogli il mega panino.
Paul diede il morso e fece una faccia orrenda, afferrando al volo una birra e buttandola giù tutta d’un fiato.
-Bleah, che cosa schifosa! Ma ora tocca a me!- ridacchiò fissando Nina –allora… il posto più strano dove lo hai fatto- disse fissandola intensamente –obbligo o verità- disse infine.
-Questi non sono affari tuoi, obbligo!- disse la mora diventata rossa in viso.
-Devi uscire fuori e strillare a squarciagola che impazzisci per Marylin Manson- disse Paul in tono di sfida.
-Tu… questa te la faccio pagare! E se stasera mi sogno quel tipo sarà colpa tua- Nina si alzò e si avviò alla porta e la sentimmo strillare “Impazzisco per Marylin Manson!”.
-Uhh, ora tocca a me- esultò sedendosi di nuovo, stavolta toccava ad Alex –il momento più imbarazzante della tua vita, obbligo o verità?- chiese Nina fissandola e ridendo.
-Mmm, non penso ci sia mai stato, comunque scelgo obbligo- disse lei mentre rideva in continuazione.
-Devi berti due birre, ora!- e Alex scoppiò a ridere –non sto scherzando- fece per un attimo seria Nina.
-Dammi qua- ridacchiò lei afferrando le due bottiglie, bevendone prima una e poi un’altra per poi finire con uno strillo e ridendo –oh mio Dio, questo finirà male- sussurrò.
-Okay, non è più divertente, cambiamo!- strillò Kat –voglio fare il gioco della bottiglia! Tutti al gioco della bottiglia!!!- ottima idea Kat, ora mi piaceva di più la situazione.
Il primo a girare fu Steven che dovette baciare Candice, ma non si lanciarono oltre lo sfioramento di labbra.
-Tocca a me!- disse Kat facendo girare la bottiglia che puntò verso Nina –ah! Ah!- ridacchiò e a lei si aggiunse anche Nina.
-Non c’è qualche regola a proposito?- chiese Nina senza smettere di ridere a squarciagola.
-No, no, queste sono le regole, bacio! Bacio!- esultò Paul e tutti noi ci aggiungemmo a lui.
E così Nina e Kat si baciarono, con un “OH!!” di sottofondo.
Poi capitarono Nina e Paul che si beccarono un “Buh”.
-Ma come, sul set sembra che vi scopiate a vicenda ed ora un bacio pudico pudico?????- strillò Candice incominciando a ridere come una pazza.
-Paul è fidanzato!- obbiettò Nina.
-Oh, avanti, quello che succede in questa casa, rimane in questa casa- dissi io ridendo.
Poi toccò ad Alex, certo speravo che la bottiglia puntasse me ma finì su Steven e si diedero un bacio a fior di labbra, ma il clou arrivò quando a Candice capitò Alex.
-Oh, questa la voglio vedere!- esclamò Paul dando uno scossone a Matt che quasi si reggeva in piedi.
-Okay…- sussurrò Alex, avvicinandosi, sia lei che Candice stavano ridendo e quindi si sfiorarono le labbra per poi ricominciare a ridere.
A Matt sfortunatamente andò male perchè gli capitò Michael, e si dovettero baciare, una scena orribile.
Poi finalmente arrivò il mio turno e forse la fortuna girava al caso mio.
Feci girare la bottiglia, eh si, si fermò su di lei.
Quando si accorse che cosa era successo il sorriso le sparì per un minuto dal volto, per poi tornarle quando Nina le strillò che mi doveva baciare.
-Ehh! Che bello!- fece finta avvicinandosi a me, ma io non potevo esagerare, era solo il gioco della bottiglia.
Infatti non fu niente di che… un bacio a fior di labbra e poi entrambi ci allontanammo.
Passammo il resto della nottata a scherzare, ridere, prenderci in giro a vicenda, fino a quando passata la sbronza, verso le 6 am dopo una chiamata alle imprese di pulizia per far ordine a quel macello ed un paio di caffè per uno, ci avviammo alle macchine pronti a tornare ad Atlanta.

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Capitolo 19
*** 1st Episode ***


Eccomi di nuovo, okay, questo capitolo mi piace troppo ma quello che verrà dopo di questo sarà quello che tutti aspettate, quindi mi darò una mossa a scriverlo! Qui però c'è il primo episodio di The Vampire Diaries della 3 stagione, in cui Alex si vedrà per la prima volta come attrice! Bacioni *Alex*



 
1st Episode



Alex's Version


-Ti amo Stefan- sussurrai all’orecchio di Paul –tu mi ami?- chiesi fissandolo negli occhi.
-Io ti amo, e ti amerò per sempre- sorrisi, anche se il vestito mi stava uccidendo.
-Per sempre è un lungo periodo- dissi mentre lui si avvicinava a me –forse troppo lungo- conclusi e lui puntò i suoi occhi verdi nei miei.
-Non per noi, il per sempre per noi è il domani, perché abbiamo tutto il tempo della vita- disse baciandomi.
Eh, già, stavo baciando Paul, ma sono nel telefilm, era una scena in cui appariva anche Arielle, ovvero la “mia sorellona”, quella che non avevo mai avuto nella realtà.
Avevo amato Lexi nella prima stagione, ed ora grazie al mio personaggio aveva l’opportunità di tornare a far parte dello show, certo solo nei flashback, sempre meglio di niente, e poi almeno c’era qualcuno a vendicarla.
-Samantha- mi chiamò avvicinandosi a passo lento e curato Arielle.
-Alexia- risposi io staccandomi da Paul.
-Ah, quest’oggi è così una bella giornata, sarebbe un peccato sprecarla, che ne dite, andiamo a fare una passeggiata?- era doppiamente difficile ricordarsi quelle parole antiche, erano così obsolete.
-Con molto piacere, una passeggiata al sole rallegra sempre- dissi sorridendole e a braccetto ci allontanammo.
-STOP! Perfetto ragazze! Paul, ottima interpretazione, pausa!- disse Kevin informandoci che era ora della nostra pausa pranzo, ricordandomi che Nina ed io ci dovevamo vedere in cafeteria.
Io ed Arielle ci dirigemmo verso il camerino per “tornare” al 21unesimo secolo.
Tornata ai miei jeans e alla mia comoda t-shirt mi diressi da Nina che era incollata allo schermo del suo portatile.
-Hey- mi avvicinai alla sua testa per sbirciare che stava vedendo –che fai?- chiesi sedendomi accanto a lei sullo sgabello del bancone.
-Sto controllando gli aggiornamenti su E!, dovrebbero pubblicare la mia intervista a minuti- accennò continuando a fissare la pagina web.
-Quindi hai intenzione di passare tutto il tempo ad aggiornare il sito finchè non troverai la tua intervista?- chiesi afferrando il mio telefono dalla tasca dei pantaloni.
-Più o meno- si girò per guardarmi e sorrise –scherzo, cioè per una parte scherzo…- ridacchiò ordinando un succo di frutta ed io feci lo stesso.
-Stasera andrà in onda il primo episodio!- esultò Nina, anche io in effetti ero su di giri, la prima volta che mi vedevo in tv, wow.
-Già, non vedo l’ora!- sorrisi con lei.
-Come da routine, tutti a casa di Matt a vedere l’episodio, okay? Ci divertiremo- annuii felice, ancora non riuscivo a crederci, io, in tv.
Intanto ci avevano portato i nostri succhi di frutta ed io diedi un paio di sorsi.
Mentre Nina aggiornava di nuovo la pagina web del sito io girai la testa ed io miei occhi incontrarono gli addominali di Ian in distanza.
E per addominali intendo, senza maglietta.
Mi girai di scatto, fissando Nina, forse stavo sognando, d’altronde chi va in giro senza maglietta in mezzo alla gente?
Mentre Nina riprese il discorso, parlandomi della sua intervista, io mi girai di nuovo per fissare Ian.
“Cavolo” pensai fra me e me, volevo tornare ad ascoltare Nina ma non ci riuscivo, ero rimasta a fissare Ian, che si stava avvicinando, cavolo quanto era bello.
Scossi la testa rigirandomi verso Nina quando Ian ci salutò.
-Hey ragazze- disse ed io lo fissai con aria interrogativa.
-Hey, scena piccante, eh?- ridacchiò Nina.
-Già, beh, ho appena finito una scena con Paul e anche per la prossima me ne devo stare in “topless”- mimò con le dita –quindi mi sono detto, perchè rimettermi la maglietta per 20 minuti di pausa? Poi fa un caldo, oggi…- certo logico, faceva caldo, e che caldo, lo sentivo anche io il caldo ora.
Poi quando riatterrai sulla terra, iniziai a riconnettere…
“Prossima scena, aspetta, la prossima scena è con me, me ne ero quasi dimenticata…”
-Giusto, ma ti potresti mettere lo stesso qualcosa addosso nel frattempo… Chi sei, Tarzan?- chiesi cercando di non fissarlo concentrando la vista sul computer di Nina.
-Hey, cos’è ti da fastidio vedermi a petto nudo?- domandò avvicinandosi e facendomi uno dei suoi sorrisetti.
Io ricambiai con lo stesso sorrisetto alla Damon e lo allontanai posando una mano sul suo petto.
-Non sei il primo che vedo solo con i pantalani…- dissi per poi alzarmi dallo sgabello e dirigermi verso la “sala relax”.
“Non sei il primo che vedo solo con i pantaloni” ma come mi era uscita? Okay, mi dovevo preparare un repertorio di frasi fatte da dire in certe occasioni.
La sera ci ritrovammo tutti a casa di Matt, era davvero una bella villetta non lontano dall’hotel.
Mancavano 10 minuti alle 8:00 pm e tutti eravamo posizionati davanti l’enorme tv al plasma.
“Previously on The Vampire Diaries” iniziò la tipica frase d’apertura e tutti strillammo un “Uh!”, la serie era ufficialmente riniziata.
Ci furono 5 minuti di ripresa delle scorse puntate e poi finalmente iniziò.
Si apre con Stefan e Klaus, se ne stanno per andare da Mystic Falls, quando davanti loro appare Damon, succede un bel casino, lotta roba varia, entra in gioco Bonnie e Klaus sparisce, scappa.
Stefan è libero e se ne torna a casa dove riabbraccia Elena, per poi arrivare ad una scena Delena, le mie preferite, dove si parla del bacio di fine stagione.
Si riattacca con Jeremy che va da Bonnie e gli chiede molto vagamente gli effetti collaterali dell’essere tornato in vita.
Pubblicità, quando odiavo la pubblicità.
Io non stavo più nella pelle, stavo per vedermi in tv, assurdo! Tutti mi stavano per vedere in tv, ancora più assurdo.
La trasmissione riniziò.
Non potevo credere ai miei occhi, io, io in tv.
La scena a Los Angeles, era incredibile, mezzo mondo mi stava vedendo.
Sul mio viso apparve di sicuro un sorriso da ebete perché tutti mi fissarono ridendo.
-Fa effetto vero?- sussurrò Candice al mio orecchio.
-Altrochè…- riuscii a dire, vedere le scene in tv e vederle girare erano due cose completamente diverse, era tutto diverso.
Con gli effetti speciali, poi.
Arrivò il mio arrivo al grill e la scena con Tyler e Damon, sembravo davvero un’altra, nessuno mi avrebbe riconosciuto.
Ed eccomi poi nella scena della scuola.
Il breve scambio di battute con Nina, era tutto meraviglioso.
Poi di nuovo la pubblicità.
Tutti impazienti quando riprese la diretta.
Damon che parlava con Bonnie, Jeremy che li guardava ancora frastornato dall’aver rivisto Vickie ed Anna.
Poi una scena in cui Jeremy torna a casa e si ritrova davanti di nuovo le sue due ex morte.
A questo punto la scena fra me, Nina e Paul e il flashback.
Wow, vedersi in tv con un vestito stile 800, è una cosa stupenda.
Io e Nina che entriamo al Mystic Grill e poi di nuovo pubblicità.
Nonostante sapessi già il resto dell’episodio era impaziente e con me anche gli altri.
Era ancora più bello guardare uno show sapendo che anche tu avevi partecipato.
Riprese.
Damon e Stefan che parlavano di Sam, ovvero me.
Ed io che butto Damon al muro “diventando” un vampiro vero e proprio.
Quasi ridetti in quel momento, per quanto ero felice e poi l’episodio finì.
-Wow- il solito pensiero che per sbaglio ti esce di bocca.
-Già, wow- disse Ian –sei sicura di non aver mai recitato prima?- mi chiese.
-Te lo assicuro- dissi ancora fissando la televisione, la più bella esperienza della mia vita.
 


Ian's Version

 
L’episodio era stato stupendo, tutti eravamo rimasti a bocca aperta, sia per le nostre interpretazioni, sia perché quella piccoletta, senza esperienza ce l’aveva fatta.
E cavolo quanto era brava, nessuno avrebbe mai detto che quella era la sua prima esperienza recitativa.
Ora era il mio momento.
“O la va o la spacca” dissi tra me e me.
Era tempo di ritornare a casa.
-Allora, niente in contrario se ti riaccompagno io?- mi faci avanti chiedendole.
-Okay…- disse lei.
Il piano era questo: veniva in macchina con me, cercavo di fare colpo di mio e poi mentre salivamo in ascensore le infilavo la lettera nella tasca della giacca di jeans.
Okay, ora lo dovevo solo mettere in atto.
Salito in macchina feci la prima mossa: accesi la radio, la mia stazione preferita, che a quell’ora dava canzoni proprio per l’occasione.
Lei si schiarì la voce guardando fuori dal finestrino.
-Allora come ti senti dopo esserti vista in tv?- le domandai facendo attenzione alla guida.
-Non ci sono parole per descriverlo- disse girandosi dalla mia parte ed appoggiando la testa al sedile.
-Beh, è sempre bello la prima volta che ti vedi apparire nella televisione, chissà quanta gente adesso starà dicendo “aspetta ma io quella la conosco, eravamo compagne di banco!”- imitai la voce di una ragazzina esuberante.
-Già- ridacchiò con la sua risata che mi faceva impazzire.
Arrivati all’hotel, parcheggiai e salimmo in ascensore.
Mentre eravamo vicini, facendo attenzione, le infilai la busta, ripiegata quasi 5 volte e bella piena dentro la tasca sinistra della sua giacca.
Sospirai, ora non si tornava indietro, era l’ultima base quella.
-Beh, allora a domani- la salutai abbracciandola e lei mi sorprese dandomi un bacio sulla guancia.
-A domani- disse aprendo la porta della sua camera.
Restai li come un fesso, mi aveva dato un bacio sulla guancia, lei che fino a pochi giorni prima mi fulminava con lo sguardo ora mi aveva dato un bacio sulla guancia, forse il fato mi stava sorridendo.

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Capitolo 20
*** We're Really Together? (Part 1) ***


Ragazzi!!! Ecco il famoso capitolo!! Ma questa è solo la parte 1, perchè voglio raccontare tutta questa giornata fino alla sera, voglio raccontare come si comporteranno, come agiranno quelli a cui e se lo diranno... Beh, godetevelo!! Bacioni *Alex*



 
We're Really Together? (Part 1)



Alex's Version


Ero davvero esausta, quella era una di quelle giornate che non si scordavano mai, la prima volta che mi vedevo in tv.
Ora sarebbe definitivamente cambiato tutto.
Il mio telefono squillò nell tasca della giacca e nel tirarlo fuori qualcosa cascò da essa, una busta.
La raccolsi mentre rispondevo al telefono.
-Pronto?- dissi sbadigliando.
-Oh mio Dio!!!!- strillò attraverso il telefono Giulia, ma lei preferiva essere chiamata Jules perché si definiva “americana” con tutti –ti ho vista in tv!!!! Sei stata troppo brava!! Voglio sapere che succede nel prossimo episodio!! Ora!!!- continuò a strillare, mentre io fissavo la busta di carta che mi rigiravo per le mani.
-Grazie, ma non ti posso dire niente…- sussurrai cercando di non fare troppo rumore.
-Oh Dio, ma che ore sono da te? Ti ho svegliata?- chiese abbassando il tono di voce.
-No, no, veramente stavo andando ora a dormire, ho appena visto la puntata…- dissi sedendomi sul letto.
-Quanto vorrei essere te!! Te l’avevo detto che avresti sfondato come attrice!! E chi se lo immaginava che lo avresti fatto nel nostro telefilm preferito!- mi staccai leggermente il telefono dall’orecchio, non volevo rischiare di diventare sorda –okay, ora ti lascio dormire, ma ti chiamo…- fece una pausa –non ho idea quando perché non so le ore di differenza, però ti richiamo, magari quando qui è notte, così da te è giorno… ti voglio bene!! Mi manchi- disse sempre con un tono di voce alto.
-Anche tu mi manchi ed anch’io ti voglio bene, ci sentiamo- dissi chiudendo la conversazione.
Fissavo quella sorta di lettera che avevo in mano, ma del tutto esausta, la poggiai sul comodino, mi andai a cambiare e decisi che l’avrei letta il giorno dopo.

 
Più tardi mi svegliai di soprassalto, dalla strada veniva il rumore di un’antifurto.
Presi il mio telefono e guardai l’ora: 12:10 am.
Sbadigliai ed accesi la lampada che si trovava sul comodino e facendolo intravidi la lettera che avevo posato lì.
Decisi di leggerla, magari mi sarebbe venuto sonno leggendo.
Mi domandavo cosa poteva essere e come poteva essere finita nella mia tasca.
Aprii la busta e all’interno trovai un foglio, un po’ stropicciato, scritto interamente.
 
“Hey, Alex, ti chiederai perché quell’idiota di Ian, ovvero me, ti abbia scritto una lettera…
Beh, te l’ho scritta perché non ce la faccio più, non ce la faccio più ad averti vicina eppure così lontana, a non poterti sfiorare, sentire il tuo calore, il tuo sorriso sulle mie labbra.
Ti scrivo perché sono sicuro che tu ora non mi voglia più parlare, ma d’altronde perché dovresti? Ti ho delusa tante di quelle volte.
Ho incontrato tante ragazze nella mia vita, Megan, sta con me da sempre, e ho voluto lasciarla tante di quelle volte, era insopportabile, ma non volevo restare solo, il mio era più che vero amore, amore materiale, stavo bene quando stavo con lei, ma poi sei arrivata tu, l’unica ragazza per cui ho lasciato Megan, quella che mi poteva dare il vero amore.
Da quando ci siamo scontrati, davanti Starbucks, il 19 Luglio, non ti ho mai scordata, ti pensavo, ti volevo.
Quando poi hai iniziato a lavorare con me, beh, pensavo fosse un segno del destino, ma poi, devo dirlo, l’età mi ha scoraggiato e mi sono detto –Ian, che cavolo stai facendo? È una ragazzina…- ma vuoi saperla una cosa? Tu non sei una ragazzina, perché una ragazzina è arrogante, viziata, non sa come vivere distante dai suoi genitori, non è indipendente, mentre tu, tu hai fatto l’impossibile, volevi una cosa, volevi tentare di diventare qualcuno e ce l’hai fatta, nonostante tu abbia dovuto fare molti sacrifici, onestamente non so se io ci sarei mai riuscito.
Tu sei forte, forte all’interno e all’esterno, tu mi fai impazzire.
Io sono pazzo di te, del tuo sorriso, quello stesso sorriso che sfoderi anche quando vorresti piangere, quel sorriso che ha mille sfaccettature, che un giorno, spero di vedere tutte.
Per ora ho visto il tuo sorriso di quando sei felice, di quando sei sorpresa, di quando non sai cosa dire, di quando parli al telefono nonostante la gente non ti veda, il tuo sorriso di quando ti fanno un complimento, di quando ti imbarazzi, ed il tuo finto sorriso, che scommetto usi soprattutto con me.
Io spero solo di essere così fortunato da poter vivere ogni momento in cui sorriderai, sarà difficile, lo so, ma dammi una possibilità.
Io voglio esserti accanto in ogni attimo, voglio poterti consolare quando sarai triste, voglio poterti abbracciare quando ne avrai bisogno, voglio… non so nemmeno io cosa voglio, ma so solo che finché non avrò te, non vorrò altro.  
Credo che per la prima volta, io mi sia davvero innamorato di qualcuno, perciò ti chiedo, dammi una possibilità, perché… perché IO TI AMO.
Ian”
 
Il foglio quasi mi cascò dalle mani, ero rimasta immobile, pietrificata, non sapevo cosa fare, ma sapevo che era la cosa più dolce che una persona avesse mai fatto per me.
Lui si ricordava, si ricordava il giorno in cui ci eravamo incontrati, o meglio scontrati, davanti Starbucks.
Lui mi guardava, era come se avesse vissuto accanto a me tutto il tempo.
Una lacrima mi scese lungo la guancia.
Mi diressi subito nella sua stanza, bussai più volte ma nessuno aprì, poi un Ian assonnato si affacciò alla porta, subito i suoi occhi brillarono.
-Ho letto la lettera…- annunciai e lui si tirò come su –sai, potevi anche dirmelo dal vivo, ti avrei ascoltato…- dissi avvicinandomi a lui.
-Beh, se vuoi te la ripeto, la so a memoria- disse ed io sorrisi –questo è il mio sorriso preferito, quello solo tuo- sorrisi ed abbassai leggermente la testa e lui si avvicinò a me –io ti amo, te lo giuro- mi sussurrò ad un orecchio alzandomi il viso dal mento e fissandomi poi negli occhi.
-E se ti amassi anche io, che succederebbe?- chiesi senza distogliere il mio sguardo dal suo.
-Questo- disse baciandomi, un bacio vero, senza finire con uno schiaffo, perché per la prima volta, l’avevo capito, avevo capito che io ero innamorata di lui, in quel momento lo stavo ammettendo.
Risi sulle sue labbra e lui mi strinse ancora di più a sé.
Continuavamo a baciarci, le nostre lingue si unirono.
Era così bello, uno di quei baci che non si scordano facilmente.
Quando poi sentimmo una porta chiudersi in lontananza ci staccammo.
-Forse…- inizia io interrotta da lui.
-Si, dovremmo…- disse senza finire indietreggiando.
-Già, ci vediamo domani- conclusi io entrando nella mia stanza.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi appoggiai ad essa scivolando fino a terra.
Mi sfiorai le labbra con le dita, quel bacio… era perfetto.
Ma di una cosa ero certa, quella storia non doveva venire fuori.
 
 



 Ian's Version


 
 
Era appena successa una di quelle cose per cui ringraziavi di essere vivo.
Il bacio. Il nostro bacio.
Finalmente.
E non fu come me lo spettavo, fu molto meglio.
Sentirla vicino a me, attaccata a me, sentire le nostre lingue che si cercavano.
Era stato un vortice, un vortice che mi piaceva.
Tutto quello che volevo era averla di nuovo tra le braccia, ma ero cosciente del fatto che nessuno doveva saperlo a parte noi.

 
Il pomeriggio mi svegliai meglio che mai.
Finalmente ero felice.
Speravo solo che quello che fosse accaduto non era un sogno, perché altrimenti mi sarei sentito morire.
Velocemente mi preparai e mi affacciai alla porta, speravo solo che lei non fosse ancora uscita.
Poi sentii la sua porta aprirsi e subito l’afferrai per un braccio bloccandola tra me e l’entrata della mia stanza, in modo che nessuno potesse vederci.
Lei sorrise vedendomi.
Avvicinai le mie labbra alle sue senza dire niente e lei ricambiò il bacio, tutto ora era diverso.
-Buongiorno- disse lei fissandomi negli occhi.
-Buongiorno- risposi baciandole il collo mentre lei rideva.
-Ian- disse, quanto mi piaceva quando diceva il mio nome –cosa succederà ora?- chiese mentre io scorrevo le mie mani sulle sue braccia scoperte.
-Continueremo come sempre, anche se non sarà come sempre…- risposi puntando i miei occhi nei suoi.
-E non lo possiamo dire proprio a nessuno, nessuno?- chiese lei sorridendo e facendo gli occhi da cucciolo.
-Perché a chi lo vorresti dire?- chiesi io sorridendole –oh, fammi indovinare, inizia per “N” e finisce per “ina”- ridacchiai avvicinandomi al suo orecchio –basta che non lo vada a dire ai quattro venti, non è bello essere seguiti dai paparazzi ti rovinano il rapporto, e io non voglio che succeda- conclusi quando fu lei, mettendosi in punta di piedi, ad avvicinarsi al mio orecchio.
-Posso immaginarlo, voglio solo avere qualcuno con cui chiacchierare, sarà l’unica a saperlo, e poi come se tu non lo dirai a una persona che inizia per “P”  finisce per “aul”- fece un sorriso da furba ed io la baciai, la mia piccola geniaccia.
-Beccato, saranno i nostri complici…- dissi provocandole un sorrisetto.

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Capitolo 21
*** We're Really Together? (Part 2) ***


Hey!! Mi dispiace di aver fatto tardi col postare ma avevo il tipico "blocco dello scrittore", sono sicura che il capitolo non è come ve lo aspettavate, ma sto considerando di continuarlo con una 3 parte... Comunque buona lettura... Bacioni *Alex*



 
We're Really Together? (Part 2)

 

Alex's Version


Arrivati sul set ci dividemmo ed io andai verso la sala trucco dove sicuramente avrei trovato Nina.
Era tutto così strano, non era più come prima, quando arrivavo in quella grande struttura e dove non vedevo l’ora di recitare, no, ora arrivavo in quella struttura, non vedevo l’ora di recitare e di rivedere Ian.
È proprio vero, la vita cambia in un baleno.
Come previsto trovai Nina a gambe incrociate sul piccolo divanetto bianco nella stanza.
-Hey Nina- la salutai io poggiando a terra la mia borsa e sedendomi accanto a lei.
-Hey- mi salutò mettendo via il telefono.
Feci un respiro profondo ed iniziai.
-Okay, devo dirti una cosa- accennai e feci una pausa aspettando che una delle truccatrici uscì dalla stanza.
-Spara- disse lei avvolgendo i capelli in una coda di cavallo.
-Però prima mi devi promettere che non lo dirai a nessuno, te lo dovrai tenere per te, okay?- chiesi fissandola attentamente negli occhi ridendo.
-Okay, okay, cos’è, hai ucciso qualcuno per caso?- domandò ridendo.
-Io ed Ian ci siamo baciati- dissi tutto d’un fiato e la vidi fermarsi per un attimo ed io feci altrettanto.
-Cosa?- chiese avvicinandosi a me, io mi guardai intorno prima di risponderle.
-Già…- dissi fissandomi le mani.
-Co… come, quando, dove?- chiese ridendo –voglio sapere tutto… Ero sicura che tu gli piacevi! Ho un sesto senso per queste cose…- ridacchiò.
-Beh, allora, ieri sera, ero tornata nella mia stanza, e c’era una lettera nella mia tasca, l’ho letta ed era di Ian, la cosa più bella che abbia mai letto in vita mia… Poi sono andata in camera sua e lui mi ha detto che mi ama, e, mi ha baciata- dissi cercando di riassumerlo il più possibile, non mi piaceva dare troppi dettagli.
-Oh mio Dio! Non ci posso credere, hai fatto innamorare Ian!- quasi strillò ed io le misi una mano sulla bocca.
-Che ti ho detto? Questa storia deve rimanere tra di noi, okay?- chiarii e mi beccai uno sguardo serio.
-Davvero nessun’altro lo sa?- chiese alzando un sopracciglio, quanto era buffa.
-Beh, forse Paul, non lo so, sono affari di Ian quelli…- conclusi scuotendo la testa.
-Non ci posso credere! E come è stato?- chiese Nina e questa volta io alzai un sopracciglio.
-Ma se tu ci hai fatto tutto e di più con Ian durante il telefilm! Lo dovresti sapere meglio di me!- ridacchiai e lei si unì a me.
-Quello era recitare, quello vostro era un bacio vero…- un bacio vero, io ed Ian.




Ian's Version

 
-Hey, cos’è quel sorriso da fesso che hai su da tutta la mattinata?- mi chiese Paul sedendoci al bancone, senza ordinare niente.
-Quale sorriso?- chiesi senza sapere quello che stavo dicendo, fissavo soltanto lei, che stava attraversando la stanza per uscire con Nina dalla porta che dava sul retro del set.
-Ehr, ehr, Smoulderholder? Ci sei?- mi accorsi che Paul mi stava sventolando la mano davanti alla faccia facendo delle smorfie assurde –okay, sputa il rospo, cos’è successo?- mi domandò alla fine fissandomi con lo sguardo serio alla “Stefan”.
-Amico, dopo tutti questi anni, ho finalmente una ragazza per cui stravedo davvero…- sospirai sperando che lei rientrasse da quella porta.
-Cosa è successo? Chi è la ragazza?- domandò insistentemente Paul nel momento in cui le due ragazze rientrarono dalla porta dirigendosi verso di noi.
Entrambe ridevano. Lei rideva, cavolo ero diventato davvero smielato.
-Hey ragazzi- ci salutarono contemporaneamente, mentre lei affondava i suoi occhioni nei miei, facendomi sciogliere, piano piano.
-Hey- dissi e Paul fece lo stesso.
Velocemente l’afferrai in vita avvicinandola a me, restando seduto.
Entrambi ridemmo, mentre lei si fissava intorno.
-Alex, tesoro, puoi venire un attimo?- la chiamò Julie da dietro di noi e io mugolando la lasciai andare e Nina la seguì al passo.
-As… aspetta, tu ed Alex?- chiese sconvolto Paul indicandola, io annuii –non ci posso credere…- disse battendo cinque con me.
Bevemmo un sorso della nostra birra e poi ci avviammo verso il camerino.
-Hey, ma non è che è tipo illegale? Voglio dire, non è per romperti le uova nel paniere, ma lei è minorenne…- disse Paul buttandomi giù dalle nuvole.
-No che non è illegale, mica l’ho rapita contro la sua volontà e poi anche se fosse, quando uno è innamorato è innamorato. Comunque nessuno lo verrà a sapere… Almeno finchè non avrò fatto una bella ricerca su Google- conclusi scostando quel pensiero.




Alex's Version

 
La giornata passò velocemente, io ed Ian continuavamo a lanciarci occhiate ogni 5 secondi e ogni 6 secondi Nina mi dava una gomitata per dirmi che davo troppo nell’occhio.
Ecco Nina che attaccava di nuovo con una delle sue gomitate appuntite verso il mio fianco destro.
-Ahia!- dissi scostandosi e girandomi verso di lei –questa volta mi hai fatto male!- esclamai scocciata alzando un sopracciglio.
-Se continuate così, entro la fine della giornata tutto il mondo saprà che state insieme- disse –e poi che ti credi, anche io mi sono fatta male, sarà la trentesima volta che ti prendo a gomitate! Dateci un taglio!- ridacchiò guardandosi intorno.
-Okay, okay, Mr Generale!- risi girandomi di nuovo.
Sentii Nina muoversi e di scatto mi rigirai.
-Okay! Scusa!- dissi ridendo alzando le mani in segno di resa.
-Okay, andiamo fuori, nella parte coperta sul retro…- sussurrò al mio orecchio.
Quatta, quatta, mi prese per un braccio e mi trascinò verso l’uscita.
-Stiamo per caso scappando dalla scena di un delitto?- sussurrai altrettanto ridendo piano.
-Shh… Andiamo- continuava a fare gesti con le mani come in quei film di guerra.
-Hai per caso fatto il militare in passato?- chiesi ridendo, intanto eravamo arrivate fuori e mi appoggiai al muro.
-Sono una brava attrice vero?- rise tirandosi i capelli mossi dal vento all’indietro.
-La migliore- dissi semplicemente mettendo i capelli dietro le orecchie.
Poi dalla porta spuntarono Ina e Paul.
Aggrottai la fronte e facendo spuntare una smorfia sul viso.
-Ciao- disse con la voce bassa che adoravo Ian mettendo una mano sul muro accanto la mia testa.
-Cosa ci facciamo tutti qui?- chiesi tirando su un sopracciglio.
Lui si avvicinò a me e mi baciò dolcemente, poi con più foga.
Ricambiai subito il bacio, le mie mani finirono intorno al suo collo e le sue cingevano i miei fianchi.
-Ehm, ehm- si schiarì la voce Paul.
Cavolo! Ma Paul e Nina erano lì?
Mi staccai per guardare le facce dei due e per poi nascondermi dietro il braccio di Ian.
-Okay, questa cosa non mi piace- dissi scuotendo la testa.
-Ah no?- sussurrò al mio orecchio facendomi il solletico.
-Non con una audience…- ridacchiai allontanandomi ed afferrando Nina –la prossima volta trova un modo migliore!- strillai già lontana varcando la porta e rientrando sul set.
Avevo lasciato Ian lì come un idiota, ma non mi era mai piaciuto sbaciucchiarmi con qualcuno che mi fissava, era un cosa di pessimo gusto.
Nina, intanto, non smetteva di fissarmi.
-Okay, fai paura, cos’hai?- chiesi sventolandole una mano davanti.
-Ma ti rendi conto che stai con Ian? E lui ci tiene a te, sei ufficiosamente la ragazza più fortunata d’America! Hai fatto innamorare davvero Ian Somerhalder!- ridacchiò Nina cercando di abbassare la voce sul nome.
-Come fai ad esserne sicura?- chiesi riprendendo il cammino verso la sala make-up.
-Perché non si sarebbe mai scomodato per solo un bacio in questo modo- disse mentre ci sedemmo sul divanetto della stanza.
-Già, forse…- scandii due parole che insieme non avevano senso.

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Capitolo 22
*** I Got Zap2it And A Date ***


Hey!! Lo so che è da un pò che non mi faccio sentire ma sono davvero impegnata ad organizzare la mia festa di compleanno, quindi ho pochissimo tempo, però sono riuscita a postare questo capitolo, non è come me l'aspettavo, ma spero vi piaccia! Bacioni *Alex*


 
I Got Zap2it And A Date



Alex's Version


-Tu, devi sparire, ora!- disse parecchio incavolato Paul aka Stefan sbattendomi al muro.
-Io? Da quando in qua tu mi dici quello che devo fare?- dissi stavolta sbattendo lui al muro.
-Non puoi piombare qui, fare la finta amica con Elena, presentarti a casa mia come se niente fosse, non…- lo interruppi posizionandogli un dito sulle labbra.
-Non, che cosa? Eh? Io non sono qui per te, non ho alcun interesse per te, ficcatelo in testa… Io voglio solo una cosa: Damon morto, con un paletto ficcato nel cuore, o forse potrei strapparglielo quel maledetto cuore- cercò di spostarsi ma io lo bloccai, era così strano, sembrava che io avessi la forza di un pugile –magari a te non interessa, ma io la vendicherò, tu continua con la tua farsa con la copia di Katherine- mi allontanai ma lui mi afferrò per il braccio.
Imitai un sorrisetto compiaciuto e la campanella suonò.
-Siamo a scuola, Stefan, ricordi?- sorrisi allontanandomi camminando all’indietro mentre le comparse uscivano dalle aule.
-STOP!- disse Kevin facendoci vedere la scena sul piccolo schermo.
-Ben fatto ragazzi- disse Julie che stranamente stava facendo presenza alle riprese.
-Per favore, Paul, Alex, raggiungete gli altri nella sala meeting- disse Julie –c’è Zap2it che sta intervistando gli altri, mancate voi- concluse sorridendoci ed allontanandosi.
-Zap2it? Oh, mio Dio- dissi a bassa voce.
Un’intervista, io? Mai fatta un’intervista in vita mia…
-Su, andrà tutto bene…- ridacchiò passandomi un braccio intorno al collo, ed io feci lo stesso.
Io e Paul eravamo diventati molto amici, anche perché io nostri personaggi avevamo molte scene insieme, in cui alcune si baciavano, quindi ci eravamo avvicinati.
E poi adoravo Torrey, era davvero simpatica.
Paul per me era il fratello maggiore che non avevo mia avuto.
Arrivammo nella sala e l’intervistatrice ci sorrise, mentre seduti c’erano già Nina, Ian, Candice e Steven.
-Scusate il ritardo!- ridacchiammo io e Paul tra i denti.
-Bene, bene, gli ultimi due sono qui!- informò alla telecamera la ragazza bionda –ciao, io sono Lindsay- si presentò sorridendoci.
-Stavate girando una scena?- chiese a me e Paul.
-Si, una scena molto…- disse lui fissandomi.
-Intrigante, direi…- risi.
-Niente di più? Siamo tutti emozionati di sapere che succederà ora che Sam è in città, sembra che a Stefan non vada molto a genio- puntò il microfono verso di Paul.
-No, devo dire, che per quanto ho scoperto fin’ora, Stefan la detesta, ma le cose cambiano, giusto?- si girò verso di me.
-Giusto, soprattutto a Mystic Falls- dissi.
-Ma è anche vero che Damon dovrebbe essere un po’ spaventato dall’arrivo di Sam, voglio dire, lei gli ha dato la sua parola che lo ucciderà, cosa farà Damon?- chiese puntando il microfono verso Ian che era seduto accanto a Paul.
-Sinceramente? Credo si farà un drink e cercherà conforto tra le braccia di Elena, perché d’altronde, questo è il suo essere, non pensare alle cose finchè non ci si trova faccia a faccia…- concluse abbozzando un sorriso e puntando gli occhi per un secondo verso di me.
-Beh, sembra che non direte molto, ragazzi, non ci spetta che guardare la prossima puntata- tutti ridemmo e poi si rivolse a me- Alex, sai che sei stata una novità per tutti?- sorrise.
-Oh, davvero? Spero una novità buona…- sorrisi anch’io mettendo i capelli dietro le orecchie.
-Decisamente, nessuno si aspettava questo tuo successo, mentre su internet già ci sono fan page su di te, page di FB, tue foto su Twitter e potrei continuare…- 
-Wow, beh, non ne avevo idea, ma è… è una cosa fantastica, davvero…-
-E com’è tutto questo? Viene da sé o ti ci devi ancora abituare?-
-Direi che prima che mi ci abitui, passerà un bel po’ di tempo, ancora stento a crederci quando la mattina mi sveglio e capisco che è tutto vero- ridacchiai.
-Beh, hai fatto colpo sulle persone, ti hanno già dato un soprannome negli articoli- disse e mi prese alla sprovvista.
-Oh, davvero? Un soprannome?- chiesi curiosa di sapere qual’era.
-Si, ti chiamano “Starlet” (Stella prossima al successo), dici che ti si addice?- sorrisi sentendo il nome, a pensarci era perfetto.
-Dico che mi piace, è proprio fatto per me, peccato non ci abbia mai pensato prima io-
-Hai mai avuto un soprannome?- mi chiese.
Ci pensai su un attimo prima di rispondere.
-Ehm, si, decisamente, c’è stato un periodo in cui con la mia famiglia vedevamo Dead Like Me e ogni volta che iniziava mio padre mi chiamava “nocciolina”, oppure mentre eravamo a tavola ed io mi alzavo diceva: “Nocciolina, dove vai?” era davvero… non l’ho mai sopportato- conclusi e tutti ci mettemmo a ridere.
-Beh, che dire, ragazzi- disse rivolgendosi alla telecamera -guardate The Vampire Diaries tutti i Giovedì alle 8 pm sulla CW, qui è Zap2it con il Cast di The Vampire Diaries- concluse e noi tutti salutammo.
 
Questa vita andava di bene in meglio, erano passati due giorni dalla famosa nottata della lettera di Ian e tutto era così strano.
Era come se la mia vita di prima si fosse conclusa e fosse riniziata.
-Quindi…- disse Ian alle mie spalle quasi spaventandomi.
-Quindi?- chiesi puntando i miei occhi sulle sue labbra.
Quanto avrei voluto baciarlo in quel momento, in quel preciso istante, ma non potevo.
-Hai da fare stasera?- chiese sfoderando uno dei suoi sorrisi che toglievano il fiato.
-No, perché?- chiesi sopprimendo una sorriso da ebete –cos’hai in mente?- aggrottai la fronte.
-Ti va di uscire con me?- chiese e senza accorgermene mi spuntò fuori quel sorriso da ebete.
-Intendi un appuntamento?- ridacchiai, certo, di solito non uscivamo perché il nostro lavoro si svolgeva soprattutto nel girare scene notturne –di solito non si fa prima di mettersi insieme?- chiesi fissandolo negli occhi.
-Beh, noi abbiamo saltato quella parte, quindi recuperiamola…- disse sorridendomi.
-Okay, ma dove vuoi andare? Intendo senza che ci becchino insieme in flagrante- mi avviai verso il corridoio.
-In un posto che conosco, nessuno ci vedrà…- disse stringendomi la mano.
-Sai, se tu mi avessi chiesto di uscire prima…- non riuscii a concludere che lui mi interruppe.
-Avresti detto di si?- sorrise a 32 denti.
-Ehm, avrei detto di no- ridacchiai staccandomi da lui e dirigendomi verso il set, per riprendere le riprese con Paul.

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Capitolo 23
*** ANNUNCIO!! ***


Salve popolo di EFP, scusate si ho smesso di postare, ma fino a ieri sono stata al Cheer Camp, e lì nn si possono portare i computer ma anche se si poteva non avrei avuto tempo di postare... Comunque ora sono tornata a casa e sono pronta a continuare a scrivere la mia FF!!
 
 
 X KI LE VUOLE VEDERE VI METTO DELLE FOTO CHE MI SONO FATTA NELLA STANZA AL CAMP!
 
Questa sono io!  
 
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E questa!
 

 
 
E questa!
 

 
Questo invece era il mio letto! Dall'altra parte dell'armadio c'era quello della mia amica...
 
 
 
A presto con il nuovo capitolo!!!!
 
 

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Capitolo 24
*** A Hot Date ***


Heyyy!!! Ecco come promesso un nuovo capitolo! Scusate ancora per la lunga assenza! comunque qui la situazione comincia a scaldarsi!! Non so come sia venuto, quindi fatemi sapere! Bacioni *Alex*


A Hot Date


Alex's Version 

-Un appuntamento. Non ero mai stata brava con gli appuntamenti, finivo con dire o fare qualcosa di sbagliato, rovinando tutto. –
 
-Allora, dove mi porti?- chiesi ad Ian mentre uscivamo dal set.
-In un posto…- rispose vago aprendomi la portiera della sua auto.
-Beh, grazie dell’informazione dettagliata, Mr. Ovvio- dissi sedendomi e chiudendomi la portiera.
-Avanti, lo vedrai…- disse mettendo in moto.
-Okay- conclusi mettendomi gli occhiali da sole.
 
Sull’autostrada girò in direzione del mare.
-Stiamo andando al mare!- esclamai tirandomi su leggermente per sporgere la testa fuori dell’auto.
-Uhh, mi hai beccato- rise parcheggiando dopo un paio di minuti l’auto.
C’era un leggero venticello ma si moriva comunque di caldo.
Era una spiaggia desolata, non c’era nessuno.
-Visto? Te l’ho detto che non ci avrebbe visto nessuno- sussurrò per poi prendermi per mano e andare verso quella spiaggetta.
Era chiusa da due pareti di scogli, e il mare era cristallino.
Ian cominciò a levarsi la maglia, quando mi venne in mente una cosa.
-Aspetta, ma io non ho il costume…- dissi guardandomi intorno.
-Beh, nemmeno io- si avvicinò a me –ma d’altronde, io qui non vedo nessuno, chi ci impedisce di farci il bagno in biancheria intima?- sorrise cingendomi i fianchi.
-Wow, sei molto abile, farmi levare i vestiti al primo appuntamento, scommetto che porti tutte le tue vittime qui…- sussurrai al suo orecchio cominciando a sollevare il lembo della mia maglietta, posizionando le mie mani su quel petto che si ritrovava.
-Diciamo che sei la prima- passò lo sguardo dai miei occhi alla mia t-shirt.
-Huh, huh- dissi correndo verso l’acqua, sfilandomi la maglia, i miei shorts e le scarpe.
-Sei scorretta!- urlò Ian finendo di levarsi i pantaloni e raggiungendomi in acqua.
Non potevo credere a quello che avevo appena fatto, mi ero buttata in acqua in biancheria intima, una cosa da film.
Una volta arrivato alle mie spalle, mi buttò spinse la testa sotto l’acqua e lo afferrai per un piede portandolo sotto con me.
Unimmo le nostre mani sorridendo.
-Complimenti, ora che farai? Siamo qui, in una spiaggia desolata, senza vestiti… Aspetta, stiamo per caso girando American Pie? – ridacchiai aggrappandomi a lui mentre una piccola onda si infrangeva addosso a noi, intrecciando poi le mie gambe al suo bacino e tenendomi alle sue spalle.
-Non mi serve American Pie quando ho te- disse baciandomi, il bacio che aspettavo da tutta la giornata.
-Ohh, questo si che è un complimento di prim’ordine!- esclamai mentre iniziò a baciarmi il collo, mentre l’acqua passava veloce tra i nostri corpi.
Inizia a sentire una sensazione di calore nello stomaco e poi nel petto, non avevo mai fatto una cosa di quel genere.
-Aspetta voglio provare a fare una cosa!- dissi.
-Che cosa?- chiese fermandosi.
-Fa quello che faccio io- sussurrai immergendo la testa sotto l’acqua.
Eravamo faccia a faccia in mezzo all’oceano, quando io mi avvicinai e lo baciai.
Era come in quei film super super romantici, il tipico bacio sott’acqua.
Era stupendamente fantastico.
 
Dopo quasi un’ora, uscimmo dall’acqua, e ci posizionammo su uno scoglio cercando di asciugarci tra in sole e un asciugamano che Ian aveva in macchina.
-Ho fame- dissi ad un tratto.
-Anche io… Vieni, andiamo a cercarci qualcosa da mangiare- disse tirandomi dietro per un braccio.
 
Tornammo all’hotel cercando di passare inosservati e una volta arrivati al piano delle camere, sgattaiolammo nella sua stanza ridendo, entrambi con i capelli ancora fradici.
Io andai nella piccola cucina che c’era nella stanza ed aprii il frigo.
-Uhh, guarda cos’ho trovato?- dissi mentre Ian si avvicinava cingendomi i fianchi –fragole e panna- tirai il tutto fuori, sospettando che ce le aveva messe apposta, ma, almeno ci saremmo divertiti.
Afferrò la bomboletta spray e mi spruzzò un po’ di panna in bocca, poi mi passò una fragola sulle labbra ed io diedi un morso.
Presi la fragola e lo “buttai” letteralmente a terra, facendogli dare un morso e poi baciarlo.
Ian mi spruzzò della panno sul collo, una piccola parte cascò sul suo petto.
Iniziò lentamente a leccarmela via e una volta finito mi avvinai al suo petto leccando la panna che era cascata.
Le nostre labbra si unirono, Ian si tirò su con la schiena ed io rimasi a cavalcioni su di lui mentre le nostre lingue si trovarono.
Le mie mani finirono tra i suoi capelli ancora umidi e le sue lungo la mia schiena, facendomi rabbrividire.
Lentamente iniziò ad alzarmi la maglia fino a sfilarmela, le sue labbra si spostarono sul mio collo fino ad arrivare alle spalle.
Sfilai anche la sua maglietta, baciandogli il petto per poi riunire le labbra.
Mentre le sue mani scorrevano verso il mio bacino, qualcuno bussò alla porta, ed entrambi ci fermammo.
Ian aprì la porta a petto nudo e si trovò davanti Nina.
-Hey! Oh, beh, volevo sapere se sapevi dov’è… Oh, eccola, ciao Alex- disse Nina vedendomi per terra.
-Hey!- riuscii a dire mentre mi rimettevo la maglietta.
-Ho per caso interrotto qualcosa?- chiese Nina quasi scoppiando a ridere.
-Certo che hai int…-
-No! Okay, andiamo- dissi uscendo dalla stanza sorridendo come un ebete.
-Aspetta- mi fermò Ian baciandomi –a dopo- disse.
-Ah!!!!- scoppiai a ridere io e Nina non smetteva di fissarmi.
-Non stavate mica per…- incominciò a fare gesti strani.
-Okay, lasciamo i particolari a dopo…- conclusi.

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Capitolo 25
*** Everything Has An End ***


Hey ragazzi!! Okay non mi ammazzate, so che vi ho fatto aspettare tanto!! Non so come mi è venuto fuori questo capitolo, ma sarà che ultimamente non i sento molto romantica, quindi ecco il risultato... Spero vi piaccia... Bacioni *Alex*

 
Everything Has An End

Alex's Version

-Allora che stavate facendo??- mi chiese per l'ennesima volta Nina mentre ci sedevamo sul divanetto nel suo camerino.
-Non sono proprio affari tuoi- accennai mentre mi legavo i capelli che sapevano di mare -cavolo, mi devo lavare i capelli!- dissi mentre mi sentivo tutta appiccicosa.
-Non è che avete fatto se...- la interruppi.
-Nina!-
-Che c'è??- disse lei fissandomi e facendomi segno di si mordendosi il labbro.
-Okay, questo è troppo... Io vado, a dopo- dissi uscendo dalla stanza.
Mi appoggiai al muro scendendo giù lentamente fino a sedermi sul pavimento. 
Strinsi al petto il ginocchio sinistro e morsi il labbro.
Quello che stava succedendo, che era successo, era tutto così irreale.
Sapevo, o meglio, speravo, quando sono venuta in America che la mia vita sarebbe cambiata, ma non avrei mai immaginato questo tipo di cambiamento.
Ero un attrice del mio show preferito ed ero appena tornata da un appuntamento con Ian Somerhalder.
Appena metto piede fuori dall'hotel vengo travolta dall'onda di fan che chiamano il mio nome e vogliono il mio autografo. Assurdo.
Fino a pochi mesi fa io ero nella mia stanza in Italia che mi domandavo come era la vita della gente famosa, gente come Miley Cyrus e Nin Dobrev, mentre ora Nina Dobrev è una delle mie amiche e forse c'e qualche altra ragazzina che davanti ad una mia foto si domanda com'è la mia vita o che cosa sto facendo in questo momento.
Una cosa così strana.
Ma poi arrivò una domanda. Volevo davvero Ian?
Ogni volta che lo vedo immagino uno dei suoi poster che ho attaccati nella mia vecchia cameretta. 
A volte ancora ho voglia di avere una sua foto con un autografo. Ma non dovrebbe essere così, ma per qualche strana ragione lo è.
Mesi fa io e la mia amica parlavamo e ci immaginavamo di incontrarlo e di rapirlo per averlo tutto per noi e cose anche peggio, ed ora che io ci stavo uscendo stavo solo dando vita a quelle idee.
Non potevo farlo soffrire, il mio non era amore, era qualcos'altro.
Mi alzai da terra e mi diressi verso la stanza di Ian.
-Dobbiamo parlare- gli dissi appena apri la porta.
-Cos'e successo? Stavo per farmi una doccia, vuoi unirti a me?- chiese con sguardo malizioso.
-Ian- sospirai.
-Hey scherzavo... Tutto okay?- disse avvicinandosi mentre io chiudevo la porta.
-Io... Io non posso...-
-Cosa non puoi? Stai bene? Alex, hey!- mi prese un braccio ma io presi le sue mani.
-So che probabilmente mi odierai per sempre ma... Io non sono cosi... La mia camera, la mia vecchia camera è completamente tappezzata di poster e metà di quelli ritraggono te... Il punto è che tu per me sei ancora "quell'attore così fico con gli occhi penetranti irraggiungibile per me" e finchè tu sarai questo io non posso stare con te... Io- abbassai lo sguardo, lui lascio le mie mani e si allontano.
-Cosa stai dicendo? Cosa vuol dire? Io ti amo!- strillò.
-No, tu non mi ami, sei attratto da me solo perchè sono nuova di qui, perchè qualcosa in me ti ha fatto scattare, ma tu non mi conosci, nemmeno lontanamente e credemi è meglio cosi. Io non sono perfetta e per di più io non credo di amarti. La mia è come la sindrome di attrazione che ha una persona per un altra persona che la salva da un incidente, io sono attratta da te solo perchè ti vedevo in tv, e tu sei attratto da me solo perchè pensi che siamo simili, ma tu meriti di meglio, tu sei un adulto ed hai bisogno di farti una vita felice...-
-No! Smettila! Io voglio te, solo te! Non mi importa nient'altro-
-Ian, io ho 16 anni, forse non li dimostro ma li ho, e non posso essere come te, lo sai che se faccio un passo falso i miei mi riportano in Italia? Non sono io che decido per me, io ti voglio bene ma devo stare sola, ti prego non mi odiare- mi avvicinai a lui ma si allontanò.
-Troppo tardi, sei riuscita a farti odiare, ora vai fuori- disse senza nemmeno guardarmi.
-Ian, io...-
-Vai fuori! E non tornare mai più!- strillò, volevo piangere ma non lì, di corsa uscii sbattendo la porta e me ne andai, lontano da lì, fuori da quell'hotel.
Fuori stava piovendo, tirai su il cappuccio della felpa e corsi sotto la pioggia verso il retro dell'hotel, dove c'era l'uscita delle cucine. 
E rimasi lì, vicino ad un muro sotto la pioggia, con il cuore che mi batteva troppo forte, mentre piangevo tra un colpo di tosse ed uno starnuto.

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Capitolo 26
*** BFF In Town ***


Hey!! Ecco il nuovo capitolo! Ho pensato si smuovere un pò le cose, quindi ditemi se vi piace! Bacioni *Alex*

 
BFF In Town
 
Alex's Version

5 giorni. 5 giorni in cui lui non mi aveva parlato. 5 giorni di sguardi, di finti sorrisi, di finti saluti e di molte arrabbiature di Kevin.
Ecco perchè è svonsigliato avere relazioni quando si lavora insieme, perchè se poi qualcosa va storto, beh non c'è piu il feeling che ci deve essere.
-No, tu non capisci, sei forse la persona che odio di più al mondo! Ma te la farò pagare!- dissi cercando di non distrarmi.
-Oh che paura, la ragazzina mi vuole fare la pelle... Peccato che tu parli parli ma nel frattempo io sono ancora qui, che mi diverto ad essere un non morto!- si muoveva come uno scemo per la stanza.
-Ecco, ora ti ammazzo- avanzai verso di lui ma Paul aka Stefan mi afferrò per i fianchi fermandomi fingendo di fare fatica a tenermi ferma.
-Hey! Basta! Basta! Ho detto basta!- strillò lasciandomi cadere a terra.
Io mi avvicinai ad Ian velocemente buttandolo al muro ed entrambi ci tirammo indietro.
-Stop! Stop! Stop!- disse Kevin esausto, ecco che arrivava l'incavolatura -io non capisco, non riesco ad accettare il fatto che questo sia il ciak 7 e durante questi show non sono mai arrivato al ciak 7, nemmeno al 6! E' assurdo! Alex, vieni qui- mi fece avvicinare -vedi?- mi mostrò la scena che avevo appena fatto -osserva i tuoi occhi, il tuo sguardo, sembri quasi spaventata di aprire bocca, questa non è la stessa ragazza che ho scelto tra centinaia, vuoi dirmi che  succede? E ad Ian? Lo sai che succede a lui?- feci cenno di no con la testa -no? Okay, beh 20 minuti di pausa!- si avvicinò ad Ian -senti, non so cosa sia successo ma smettetela, voglio che tutto sia risolto in questi 20 minuti- detto questo se ne andò.
Io ed Ian ci guardammo ma poi lui se ne andò. 
Perfetto, da sola sul set, che bello.
Poi mi venne l'idea.
Presi subito il telefono e chiamai l'aeroporto di Roma.
-Salve, vorrei prenotare un biglietto solo andata per Atlanta-
-Certo, in che data?- chiese la ragazza dall'altra parte del microfono.
-Per domani pomeriggio ci sono voli?-
-Ce n'è uno alle 19, puo andare bene?-
-Perfetto, pago con carta di credito ed il biglietto è a nome Santini- scandii quel nome come la prima volta.
-Bene, grazie per aver scelto la nostra compagnia, arrivederci- mi saluto la ragazza.
Attaccai e subito cercai il suo numero nella rubrica.
-Ehm, salve signorina, lei ha appena vinto un esclusivo viaggio di prima classe domani alle 19 direzione Atlanta con il seguente programma: visita agli studios di The Vampire Diaries dove la sua amica lavora, pettegolezzi su vari attori e shopping, con l'aggiunta di un bonus extra se si comporterà bene- dissi camuffando la voce mentre la sentivo sbadigliare, era più forte di me scordavo sempre il fuso orario.
-Ale?- chiese assonnata.
-L'unica e sola, ah e spero che lei signorina nelle sue larghe ore di viaggio ripassi il suo inglese!-
-As... Aspetta tu mi stai dicendo che ho un volo prenotato per domani pomeriggio? Per venire... Oh mio Dio. Ahhhhhhh!!!- strillò -vengo in America!! Siiiii vengo in Americaa!!- strillo ancora piu forte -oh mio Dio lo devo dire ai miei, aspetta in linea-
-No no no, non li puoi svegliare così non ti daranno mai il permesso, ma ti devo dire sempre tutto io?- ridacchiai.
-Già, hai ragione, ma mi farò dire di si è una promessa-
E così aveva fatto, sapeva persuadere chiunque sulla terra.
Prima del suo arrivo dovevo avvertire quelle che sarebbero state le sue vittime.
-Allora, statemi a sentire oggi pomeriggio arriverà una mia amica dall'Italia e...- non riuscii a finire che arrivarono le domande.
-Sii!! Adoro le amiche- disse Steven ridendo e battendo pugno con Paul.
-Evvai, qualche faccia nuova, ma non è che ci dovrai fare da traduttrice?- chiese Nina.
-No, lei parla la lingua bene quanto me, solo che è una fan sfegatata dello show quindi all'inizio sarà come avere una continua stalker sul set ma prometto che cercherò di tenerla sotto controllo e magari i direttori di scena possono prestarmi qualche catena del sotterraneo- una battuta, avevo fatto bene ad avere la brillante idea di farla venire qui, ne avevo davvero bisogno.
-No problem, amica- disse Nina passandomi un braccio dietro le spalle.
 
Erano le 18.30 cosi chiamai Simmons, l'autista che mi aveva avvindolato fino a che non avessi potuto guidare e mi diressi all'aeroporto.
Speravo solo che non ci fossero troppi paparazzi a rovinare il momento.
"Il volo 752 in arrivo da Roma è appena atterrato" informo l'altoparlante.
In qul momento la vidi, la mia amica, la mia migliore amica che armeggiava con la sua valigia e che si guardava intorno.
-Ahhhhh- strillò appena mi vide e corse da me quasi buttandomi a terra, suscitando gli sguardi di mezzo aeroporto.
-Oh mio Dio, sono qui!!- disse saltellando.
-Sei quiii!! Oh Giò!- dissi con altrettanto entusiasmo -dai vieni la macchina ci aspetta fuori- la presi per mano ed uscimmo.
Subito i paparazzi ci assalirono ed io instintivamente mi coprii gli occhi mentre Giò inizio a mettersi in posa e sembrava che i paparazzi gradivano.
-Alex! Alex! E' una tua amica?- chiese uno di loro.
-Piu di un'amica, siamo Best Friends 4ever- dissi mostrando il mio braccialetto con un'ala di angelo e lei mostrò il suo con l'altra.
-Una foto! Alex!-
Ci mettemmo in posa mandando un bacio con le mani.
-Giò ed Alex BFF!!- strillai poco prima di entrare in macchina.
-Sei qui nemmeno da 5 minuti e già sei famosa, wow, sorprendente- ridacchiai e lei con me.
-Non posso credere di essere qui, con te- si affacciò al finestrino.
-L'avevamo promesso, la prima che avesse avuto successo in America avrebbe portato l'altra con se-
-Oh, mi sei mancata- disse abbracciandomi.
-Anche tu- la strinsi ancora più forte.
 
-Simmons ci puoi portare prima in albergo?-
-Certamente, dopo dovete tornare agli studios?- chiese.
-Si ma prima devo fermarmi da Starbucks- dissi -il tuo primo Starbucks americano!- esclamai.
-Ahh! Che fico! Aspetta... Prima volta, ti ricordi?-
"La prima volta, non si scorda, è piuttosto tosta, rimane in mente, lentamente e difficilmente la potrai scordar" 
Rimammo insieme, quanto tempo che era passato.
-Oh ho fatto mettere un altro letto nella mia stanza, va bene?- chiesi.
-Vuoi scherzare? Dormirei anche nella pattumiera pur di essere qui e poi faremo festa!!- ondeggiò provocando un salto alla macchina.
 
Dopo l'hotel, Starbucks ed un paio di foto e autografi arrivammo agli studios.
-Oh mio Dio, non ci posso credere, sto per entrare negli studios di The Vampire Diaries, non è un sogno, vero?- chiese ridendo e guardandosi intorno.
-No che non è un sogno e credici o no ma ti stanno aspettando tutti- ridacchiai trascinandola per un braccio.
-Mi... Mi stanno aspettando- deglutì. 
-Proprio cosi, andiamo, su!!- la spinsi dentro pizzicandole un braccio.
-Oh mio Dio, sono morta, ma quella è...-
-Ah, vedrai dopo il set, non vuoi prima incontrarLI??- chiesi e lei annuii facendo un respiro.
-Eccoci qui, questa è la stanza dove stiamo quando non abbiamo niente da fare- le spiegai.
Aprii la porta e tutti dissero un bel " Benvenuta ".
Che dolci.
Giò era senza respiro.
-Lo so, fanno questo effetto, ora respira, calma, respira- le feci l'imitazione.
-Ciao! Io sono Nina, come va?-
Tutti si presentarono, uno ad uno, come se lei non sapesse chi erano, Ian si comportò come se nulla fosse e mi ignorò completamente.
-Nina ti va di farle fare un giro del set? Sei troppo brava come Cicerone- le dissi e Giò la segui senza esitare e sussultò quando la mora la prese sotto braccio.
-E carina- sussurrò sotto voce Steven -è libera?-
-Non ci pensare nemmeno, so per certo che lei non è fatta per stare con un attore- dissi guardando Ian che mi aveva sentita sicuramente.

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Capitolo 27
*** SPOILER ***


Bene, bene, mi scuso se ci sto mettendo tempo ma la scuola è ricominciata anche per me, allora, il prossimo capitolo lo pubblicherò il 31 e vi do un'anteprima per capire di che cosa parlerà... Bacioni *Alex*
 
 
Non avevo mai visto in vita mia un negozio così grande e che soprattutto vendesse solo costumi di Halloween.
Era su due piani, una cosa spettacolare, ci sarebbe stato da divertirsi.
Non facemmo in tempo a varcare la soglia che già mezzo negozio ci chiese gli autografi, ma dopo una decina di minuti le acque si calmarono.
Alcuni dei ragazzi già conoscevano il proprietario, scoprii che i costumi erano divisi, al primo piano i costumi sia di Halloween che per il carnevale, e di sopra i veri vestiti di Halloween, quelli che facevano paura.

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Capitolo 28
*** This Is Halloween ***


Okay, okay, so che lo avrei dovuto postare il 31 ma ho passato tutto il giorno a decorare la casa per la festa di Halloween e il giorno dopo a ripulirla... Mi scuso ma l'importante è che ho trovato ora il tempo di postarlo... Bacioni *Alex*

This Is Halloween
 

Alex's Version

Halloween. La mia festa preferita, in America Halloween era una vera festa, non come in Italia, dove non si organizza quasi niente.
Eravamo io, Nina, Candice e Giò a fantasticare su da che cosa ci saremmo mascherate.
-Io penso mi butterò su Red Riding Hood…- disse Candice armeggiando con il pc.
-Io, invece, non ne ho idea- ci informò Nina.
-A chi lo dici…- sussurrai io.
-Oh, avanti, ragazze, un po di entusiasmo! Io mi travestirò da Britney Spears, avete presente il video Baby One More Time?- disse Giò.
-Mi piace! Sentite c’è un negozio di Halloween qui in giro? Ci dobbiamo andare!- esclamai io.
-Si, ce n’è uno qui vicino, già che ci siamo chiedo anche gli altri se vogliono venire- Nina si alzò uscendo dal suo camerino.
-Ok ti aspettiamo alla macchina!- strillò Candice –andiamo-
 
Non avevo mai visto in vita mia un negozio così grande e che soprattutto vendesse solo costumi di Halloween.
Era su due piani, una cosa spettacolare, ci sarebbe stato da divertirsi.
Non facemmo in tempo a varcare la soglia che già mezzo negozio ci chiese gli autografi, ma dopo una decina di minuti le acque si calmarono.
Alcuni dei ragazzi già conoscevano il proprietario, scoprii che i costumi erano divisi, al primo piano i costumi sia di Halloween che per il carnevale, e di sopra i veri vestiti di Halloween, quelli che facevano paura.
Candice, Giò, Matt e Michael si fermarono al primo piano, mentre io, Nina, Kat, Paul, Ian e gli altri ci dirigemmo al secondo piano.
Quei costumi erano terrificanti, più di un paio di volte Paul, con strane maschere ci afferrava alle spalle, facendoci perdere un paio di anni di vita dallo spavento.
Adoravo Halloween perché era un giorno in cui ti potevi conciare come ti piaceva di più e a nessuno importava, potevi esagerare, andare in giro nei modi più assurdi, era questo il bello.
 
Dopo quasi 2 ore e mezzo, uscimmo da quel negozio tutti muniti di costume e accessori vari.
Per Halloween anche sul set stavamo girando un episodio speciale, e la sera del 31 ci sarebbe stata un enorme festa, a Los Angeles, con aereo già prenotato.
 
-Non posso credere che andrò a LA!! Oh mio Dio!!! Ti adoro!!- saltellò Giò contenta abbracciandomi.
-Te l’avevo detto che se ti comportavi bene ci sarebbe stata una sorpresa- sorrisi ridendo.
-Aspetta, ma come ci arriviamo a Los Angeles? Non saliremo mica su un aereo travestite da Halloween, davanti a milioni di persone?- chiese Giò fissando il costume da Britney.
-Beh è questa l’idea!- esclamai io ricevendo un’occhiataccia –ma scherzo! No! Andremo con il jet privato di Kevin! Ci travestiamo la sopra! Sciocchina!- esclamai io.
-IO. JET. PRIVATO. OH. MIO. DIO.- furono le uniche parole che lei mimò prima di strabuzzare gli occhi e mettersi a fissare qualcosa alle mie spalle.
Ma che diavolo avevo alle spalle? Giò aveva una faccia e incominciava quasi a sbavare.
Mi girai e capii tutto. IAN. A torso nudo, con i suoi pantaloni a vita bassa che si avviava verso il set.
-Giò, Giò, Giò!- la chiamai.
-Scusa mi ero persa in una visione celestiale- scosse la testa –ma come fai? Cioè non ti viene voglia di saltargli addosso tutte le volte?- 
-Si chiama autocontrollo- dissi io abbassando leggermente la testa.
-La vecchia Ale che conoscevo io, di autocontrollo ne aveva ben poco- disse tornando a fissarlo.
-Beh la Ale di adesso se fa qualcosa finisce sui giornali…- conclusi alzandomi dallo sgabello del bar e trascinandomi dietro una Giò con occhi fumanti nel camerino.
 
-Allora come sto?- chiesi a Giò mentre mi provavo il vestito per la scena che dovevo girare. Per lo speciale di Halloween il mio costume era un vestito super attillato e corto, nero, insieme ai miei denti, quelli finti. Il mio personaggio, tanto per divertirsi, si sarebbe presentata alla festa della Mystic High da sé stessa. Che mente contorta.
-Stai benissimo! Sai questo copione è interessante… Non ci posso credere che lo sto leggendo prima di tutto il mondo… WOW- disse Giò fissando quei fogli.
-Ma ricorda che se spifferi una parola finiamo entrambi nei guai, okay?- lei annuì e continuò a leggere.
 
-Uh, uh, guarda Stefan che si prepara per la festa, sexy…- dissi entrando nella sua stanza, cercando di non cascare dai tacchi vertiginosi che dovevo portare.
-Divertente…- sussurrò lui mentre si aggiustava la cravatta, si sarebbe travestito da Joker.
-Aspetta, lascia che ti aiuti…- mi avvicinai a lui e gli feci un giusto nodo alla cravatta grigia –ecco, non sei mai stato bravo in queste cose-
Si diresse di sotto senza fiatare, dove c’era già Damon, mezzo ubriaco, ed Elena travestita tipo da “moglie del Joker o qualcosa di simile”.
-La principessina che non si traveste ad Halloween? Avvertite i media…- esclamò sarcasticamente Damon buttando già altro bourbon.
-Oh, fammi indovinare, tu sei travestito da ubriacone? Ma bravo, ti si addice proprio…- feci uno dei miei sorrisetti.
-Tesoro, io non mi travesto, stasera sono me stesso- sfoderò uno dei SUOI sorrisi sghembi alzando il bicchiere.
-Meglio… Comunque chi ti dice che io non sia travestita?- dissi.
-Oh, giusto il tuo travestimento da stronza colossale è stupendo, ti si addice- sorrisi e mi avvicinai.
-Sai, quando Stefan, era Stefan in versione cattiva, avevamo un usanza, per Halloween, il nostro vestito eravamo noi stessi, solo un po’ più eccentrici… Per intenderci, vampiri, solo non in abiti normali ma succinti e neri, come nei film…- Paul in quel momento fece una faccia, tipica di Stefan che quasi mi fece scoppiare a ridere –oh, dimenticavo l’accessorio più importante…- facemmo una pausa, mi misero i denti e riprendemmo.
-Questi- sorrisi mostrando i canini –e ovviamente il sangue si aggiungerà in futuro, sarà quello dei poveri sfortunati che balleranno con me, ci si vede…- detto questo mi allontanai.
-STOP!- strillò Kevin –perfetto! 15 minuti di pausa ragazzi!- 
-Wow, sembrano così veri- disse Giò mentre avanzavo verso il camerino per farmeli togliere.
-Oh, aspetta- fermai Amanda prima che me li levasse –ci fai una foto?- mi avvicinai a Giò e feci finta di morderle il collo mentre lei faceva una faccia orrenda e spaventata -uhh, questa la posto su Twitter- dissi.
 
-Allora come sto?- chiesi a Nina dopo essermi messa la parrucca.
-Forte, stai benissimo! Come sto io?- fece una giravolta.
-Bene! Mi piace- dissi io.
Avevo optato per un costume da Lady Gaga, vestiti aderenti, parrucca con un fiocco di capelli in testa, tacchi alti; mentre Nina si era travestita da Hermione con attaccate da una parte e dall’altra le teste di cartone di Harry e Ron.
-Wow, ragazze, questo jet è stupendo! Non posso crederci! Sono su un jet! Da urlo! Wow siete stupende!!- urlò Giò esaltata.
-Ma ti sei vista! Sembri Britney in persona! Speriamo non sia alla festa o le sembrerà di guardarsi allo specchio!- ridacchiai.
-Asp… aspetta, Britney Spears potrebbe essere alla festa?! Oh, mio Dio, mi devo sedere…- si sventolò con la mano, facendo facce stranissime.
-E’ probabile, l’anno scorso ha fatto un salto…- disse Nina.
-Su andiamo dillà!- proposi io.
Quel jet era come un mini-appartamento, era davvero grande per essere un aereo.
C’erano due bagni, una stanza, una specie di cucina e un salottino, assurdo.
Paul si era travestito da uomo ragno, Michael da Scream e Ian da supereroe.
-Hey! Ci fate una foto!- dissi io dando il mio Iphone a Paul, quella foto finì dritta su Twitter.
 
-Oh, mio Dio! Guarda quanta gente!- esclamò Giò quando la macchina si fermò davanti al Carpet che in questa occasione era viola a strisce nere.
-Sei pronta a finire su milioni di giornali e siti web?- chiesi io mentre lei esultava.
Uscimmo fuori dalla macchina, ci mettemmo in posa per qualche foto sul Carpet e poi entrammo dentro.
All’entrata diedero a tutti dei braccialetti fluorescenti e spuntarono i nostri nomi dalla lista.
La sala era fantastica, eravamo dentro il Nokia Theatre, ed era enorme, era tutto addobbato con ragnatele finte, scheletri, fantasmi, luci stroboscopiche, bolle di sapone enormi.
Dopo quasi mezz’ora eravamo tutti mezzi ubriachi, ed io e Nina ci dirigemmo al bagno.
-Sai, credo di non aver preso il mio telefono! Mi presti il tuo? Devo chiamare Kat, glielo avevo promesso visto che non è potuta venire…- disse Nina.
-Certo! Tieni- glielo diedi mentre controllavo allo specchio se il trucco avesse retto.
-Okay, okay, allora divertiti anche tu! Bacioni!- finì con la chiamata e agganciò il telefono –questa festa è pazzesca, vero?- 
-Assolutamente! Ci puoi scommettere-
-Oh, mio Dio, c’è Orlando Bloom- entrò Giò esultando, come al suo solito.
-Cosa? Davvero?- sgranai gli occhi io.
-Si!! E ho intravisto anche Zac Efron e Megan Fox!- continuò lei.
-Wow, andiamo!!!- conclusi io tornando alla festa.
 
La festa ancora andava avanti, ed erano quasi le 2 di mattina, ma chi se ne voleva andare? Io no di certo.
-Hey! Non ti trovavo più!- esclamò Giò –ti ho chiamata al telefono, ma non lo senti?-
-Con questa musica? Come potrei!? Anche se mi sembrava di averlo messo in vibrazione…- lo cercai nella borsa ma non c’era, neanche nelle tasche –oh, cavolo! L’ho lasciato in bagno! Ehm, okay tu resta qui e io lo vado a cercare, fallo suonare!- detto ciò mi diressi alla ricerca del mio telefono, me lo sarei dovuto legare addosso, lo perdo sempre!
Il mio cellulare, come credevo, era nel bagno, non lo avevo ripreso dopo che Nina aveva telefonato.
Lo presi ed uscii ma mi ritrovai faccia a faccia con qualcuno.
Vedevo tutto sgranato, era praticamente ubriaca, e mi girava la testa.
Poi mi accorsi che si trattava di Ian.
-Hey, ciao, Ian- dissi io sviando ma lui mi fermò per un braccio.
-Che c’è ora mi ignori anche? Voglio dire prima mi spezzi il cuore e poi mi dici “Ciao Ian”? Dovrei essere io quello ad ignorarti- disse facendo strani gesti, mentre io cercavo di capire bene quello che diceva, essendo bloccata tra il muro ed il suo corpo.
-E allora ignorami, non ci vuole tanto- cercai di nuovo di andarmene senza successo.
-Non pensare che non ci abbia provato, perché l’ho fatto, ma non è facile, per niente, io ci tengo a te- si avvicinò a me sempre di più, fino a baciarmi, e in qualche modo io lo ricambiai.
-Che… che cosa fai? Fermati!- strillai allontanandolo.
-Se non vuoi devi dire solo no- si riavvicinò a me, ero incapace di allontanarmi di nuovo.
-No!- strillai.
Lui mi ignorò e si avvicinò di nuovo, baciandomi e questa volta non riuscii a fermarlo.
Ricambiai il bacio, ancora, ancora ed ancora.
Quanto mi era mancato, in quel momento tutto sparì, tutto quanto, ogni cosa si annullò, c’eravamo solo io ed Ian.
Non capivo più niente, solo che mi ero sbagliata, mi ero completamente sbagliata, io lo amavo.
 
La testa mi faceva male, mi batteva.
Aprii gli occhi e dopo aver messo a fuoco realizzai che ero in aereo, con gli altri, stavano tutti dormendo.
Come ci ero arrivata sul jet? Non ricordavo niente, ero… ero… ero con Giò, dovevo capire cosa avevo fatto.
Mi sedetti sulla poltrona e cercai di ricordare.
Il mio cellulare, lo avevo scordato nel bagno, e ora lo avevo in tasca.
Ma… avevo incontrato qualcuno, fuori dal bagno.
-Hey- disse Giò alzandosi- sei sveglia?-
-Eh? Ah si, si, sono sveglia, mi fa male la testa, tu invece?- chiesi.
-Io anche ho mal di testa, abbiamo bevuto decisamente troppo-
-Ma che fine hai fatto prima? Eri andata a prendere il telefono, mi sembra, e poi sei sparita-
-Già, lo so… Come ci sono finita qui?- chiesi.
-Con le tue gambe, credo, non ti ricordi?-
-No…-

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Capitolo 29
*** Finally, us ***


Hey!! Lo so, lo so, finalmente ho postato! Era ora! Finalmente c'è una bella svolta! Bacioni *Alex*

 
Finally, us
 

Alex's Version
-Io non ti capisco… Io ti piaccio, lo so, e mi hai qui davanti e mi ignori?- era tutto confuso, Ian era davanti a me.
-Io… io non posso- mi afferrò bloccandomi.
-Dammi un perché!- urlò.
-Perché tu mi piaci!- risposi strillandogli in faccia.
Non disse niente, mi baciò, e mi baciò e mi baciò ancora. 
E io lo lascia fare ma lo fermai quando cominciai a sentire un rumore nella testa.
 
Mi svegliai nel mio letto, la sveglia che continuava a suonare, allungai una mano e la spensi.
Feci un profondo sospiro e mi coprii la faccia sul cuscino.
Un conto era fare quei sogni quando non ero un attrice, ma non sarei riuscita a contenermi con Ian davanti.
 
La giornata sul set era cominciata, come sempre, appena io e Nina entrammo ci trovammo un Ian a petto nudo e spettinato davanti.
-Hey, ragazze- sorrise sghembo.
-Hey- rispose Nina, mentre io cercavo di non fissarlo –che ci fai a torso nudo?-
-Scene da girare, quindi mi dispiace ma per tutto il giorno dovrò girare così…- mi fissò e sorrise.
Io non collegavo più. Ian. Nudo. Davanti a me.
Ecco fatto, ero semplicemente fottuta.
 
Dopo aver girato un paio di scene mi sedetti su un divanetto nella sala, con il computer sulle ginocchia cercando di fare i compiti che Amanda, la mi insegnante privata, mi aveva assegnato.
Poi, mentre scrivevo una tesina Ian passò davanti a me ancora a torso nudo.
Io lo fissavo cercando di non farmi notare nascondendomi dietro allo schermo del portatile.
Si sedette sul divano di fronte a me, o meglio si stese, lasciando una gamba giù, battendo il piede sul suolo.
Stavo andando a fuoco, il brutto di essere un adolescente? Gli ormoni che vanno a mille appena vedi qualcosa che vuoi.
E allora realizzai, io lo volevo, lo volevo e basta, dovevo farlo, altrimenti sarei esplosa.
Mi alzai e chiusi a chiave la porta della stanza.
-Hey, che fai?- chiese Ian alzando un sopracciglio e sorrise quando io mi avvicinai a lui.
Non dissi niente semplicemente mi avvicinai di più e finalmente lo baciai e lui senza esitare mi strinse a lui, tutto il mio corpo si inebriò di felicità e si diffuse in me un senso di calma.
Cominciai ad ansimare, mi ritrovai sotto ad Ian che mi baciava il collo, strinsi forte i suoi capelli, cercando di non fargli male.
Dolcemente mi fece sollevare e mi sfilò la maglietta, mentre io scorrevo le mie mani sui suoi pettorali e sulla sua schiena fino ad arrivare ai pantaloni.
Mi lasciò una striscia di baci umidi sulla pancia ed io cominciai a baciargli il collo, le mie mani scesero fino ai suoi pantaloni sbottonandoli mentre Ian mi sfilò la minigonna che indossavo.
Si fermò, guardandomi negli occhi, ansimando, con una mano mi scostò i capelli dalla fronte.
-Sei sicura?- mi chiese.
Annuii e tornai a baciarlo, sentivo le sue mani su di me e mi piaceva.
La sua mano cominciò a fare avanti e indietro lungo la mia gamba, mi strinse di più a lui.
E sul più bello qualcuno cominciò a bussare alla porta.
-Ignoralo- sussurrò Ian.
-Hey ma chi c’è lì dentro?- non mi importava chi fosse volevo solo Ian.
Bussarono più intensamente.
-Chi è?- chiese sbuffando Ian tirandosi su, a cavalcioni su di me mentre io mi alzai poggiandomi sui gomiti.
-Ian? Perché hai chiuso a chiave? Che cavolo stai facendo?- era Paul che continuava a bussare.
-Mi sto riposando, Paul! Che cavolo lasciami divertire!- mentre parlava cominciai a baciargli il collo e poi a mordicchiargli l’orecchio.
Ian ridacchiò e Paul continuò a bussare.
-Ian! Che cavolo! Esci di qui, dobbiamo girare! Kevin si sta per arrabbiare!-
Ian si girò verso di me e io lo fissai alzando un sopracciglio.
-Ah, non mi importa!- disse e tornò a baciarmi, spostò le sue labbra sul mio seno, erano sensazioni stupende.
Ma Paul continuava a bussare chiamandolo.
-Ian, Ian- lo fermai.
-Oh andiamo, sono sempre puntuale, per una volta possono aspettare- ma prima che potesse tornare a baciarmi lo fermai di nuovo.
-No, devi andare- dissi io, cercando di alzarmi ma mi bloccò.
-No, se poi ti lascio andare, questo non succederà più, ti prego- mi abbracciò stringendomi forse troppo forte.
-Okay, così mi stritoli- mi lasciò e mi baciò –facciamo così, vieni nella mia stanza, stasera, ti prego- dissi afferrandogli la mano.
-Davvero? Prometti che non cambierai idea, come fai sempre- questa volta fu lui a sollevare il sopracciglio.
-Io non cambio idea!- alzò di nuovo il sopracciglio –okay, magari l’ho fatto un paio di volte… E poi non ti scordare che sono stata io a venire da te- 
Mi baciò a fior di labbra.
-Come ho fatto a resistere fino ad adesso?- mi sorrise.
Si sollevò da me e si alzò dal divano tirandosi su i pantaloni ed io mi rinfilai la gonna e la maglietta.
Si avvicinò di nuovo a me e mi baciò, la sua lingua si intrecciò alla mia, non riuscivo a dire di no, le sua mani si infilarono sotto la mia maglietta e la mia schiena toccò di nuovo il divano.
Il bussare di Paul mi fece rinsavire.
-Okay, meglio se vai- risposi cercando di smettere di ansimare.
Io mi sedetti di nuovo sull’altro divano e poggiai di nuovo il computer sulle mie gambe, facendo finta di scrivere.
Ian aprì la porta e Paul quando mi vide fece una faccia indescrivibile.
-Hey, avevi detto che stavi riposando- fece Paul.
-Veramente, quest’idiota qui ha chiuso la porta a chiave nonostante ci fossi anch’io e credimi ci sono voluti i carri armati per svegliarlo, sembrava morto- dissi io, recitando.
-Beh, scusami se i tuoi modi di svegliare una persona sono i pizzichi, sei proprio un animale- rispose anche lui recitando.
Io gli lanciai un occhiataccia e Paul rise.
-Okay, beh, andiamo, Alex, hai anche tu una scena, vieni- mi fece segno Paul.
-Bene, vedi, idiota? La prossima volta che ti devi chiudere da qualche parte aspetta che io esca, al tuo contrario io ci tengo al mio lavoro!- dissi e dovetti trattenermi dal non ridere.
-Ecco la principessina ricomincia a lamentarsi- fece Ian spostandosi.
-Meglio principessina che zotico ignorante!- risposi.
-Hey! Ma quand’è che voi due la smetterete? Mi sembrate marito e moglie in atto di divorziare- strillò Paul una volta entrati nel set.
Quello era il momento, dovevamo far capire a tutti che non saremmo mai stati insieme.
Io ed Ian ci lanciammo un occhiata –io con questo qui? L’errore l’ho fatto una volta, non ci casco di nuovo! Credimi!- dissi allontanandomi con Nina che mi fissava chiedendomi che era successo.
-Io con quella lì? Chissà perché mi piaceva, avrai anche 16 anni ma sei più pazza di una centenne!- cavolo quello si che era un insulto.
-Okay! Basta!- disse Julie mettendosi al centro della sala –basta voi due! Per me potete anche continuare ad insultarvi dato che i vostri personaggi si odiano, ma non lo fate qui! La concentrazione ce la devono avere tutti! Ora, Ian vai sul set 3, è da mezz’ora che ti aspettiamo e Alex vai con Nina sul 5! Subito!- cavolo Julie si era davvero arrabbiata, forse avevamo esagerato.
-Hey, ma che succede? Che ha fatto?- domandò Nina mentre ci avviavamo sul set.
-Mi ha chiuso a chiave nella sala relax solo perché voleva dormire- risposi dando a lui la colpa, che stronza che ero, sorrisi.
-Ian è proprio pazzo, non mi dire che ci ha ancora provato con te…- 
-Ma che si è buttato sul divano e li è rimasto per mezz’ora- cercai di nascondere il sorriso compiaciuto e l’emozione per quello che era appena e quasi successo e per quello che sarebbe successo la notte stessa.
 

Ian's Version
-Ma si può sapere che ti è preso? Ti si è spappolato il cervello?- chiese Paul mentre cercavo di nascondere la faccia da ebete che avevo per quello che avevo fatto dentro quella stanza.
Infondo a me sapevo che andando in giro a torso nudo avrebbe ceduto, volevo farle capire che io le piacevo, e ce l’avevo fatta.
-Senti è lei che è pazza, okay? Io volevo solo riposarmi, che c’è di male!- sfoderai uno dei miei sorrisetti e una faccia innocente.
-Ian, non ci si chiude a chiave per dormire-
-Senti io ho le mie abitudini, okay? Ora pensiamo a fare questa scena, ho solo voglia di tornare all’hotel e continuare il mio riposo- sorrisi maliziosamente, questa notte, l’aspettavo con tutto me stesso.
 
Dopo 5 ore e mezzo consecutive di riprese, finalmente era in albergo, mi diressi verso la sua stanza e bussai, tutto il mio corpo fremeva e volevo solo ansimare dalla gioia.
La porta si aprì e il suo viso si trovò di fronte al mio.
-Ciao- disse Alex.
-Ciao- risposi.
Non le diedi il tempo di sbattere ciglio che chiusi la porta dietro di me e la baciai con tutta la foga che avevo in corpo.
La volevo, la desideravo. Era mia, finalmente.
La strinsi a me e la sua schiena sbattè al muro, le sue mani si intrecciarono ai miei capelli e le mie mani si muovevano curiose sul suo corpo.
Presto le nostre magliette finirono al suolo.
Io mi avvicinai alle sue labbra di nuovo, mordendole, facendola ansimare, sentivo il suo respiro in gola e le nostre lingue si unirono, si intrecciarono, sentivo il suo sapore in bocca e mi piaceva.
Feci attorcigliare le sue gambe alla mia vita e la sollevai da terra.
Ci adagiammo sul letto e lei piano mi sbottonò i pantaloni, strusciando la mano sul mio membro, che non vedeva l’ora di uscire allo scoperto.
Sentendo la mia eccitazione sorrise mentre io le sfilavo la gonna.
Insinuai una mano sotto le sue mutandine, muovendola su e giù, e la sentii inarcare la schiena sotto di me e socchiudere gli occhi.
Con una mano mi reggevo con l’altra le sbottonai il reggiseno baciandole il seno, cominciando a leccare uno dei capezzoli mentre le sue mani scorrevano lungo la mia schiena.
Allungò le mani e mi sfilò i boxer e lo stesso feci io con le sue mutandine.
Mi posizionai tra le sue gambe ma prima la guardai negli occhi.
-Sei sicura?- chiesi baciandole il collo.
-Mai stata di più- rispose ansante.
-Devi essere sicura perché una volta che l’avrò fatto tu…- il suo sguardo mi interruppe, uno sguardo confuso.
-Aspetta, pensi che io non l’abbia mai fatto?- disse sorridendo –Ian, io non sono vergine, non è la mia prima volta- quelle parole mi si fermarono in testa per un  paio di secondi.
-Non lo sei?- riuscii a dire.
-No, pensavi che… Oh mio Dio- la sua faccia era indescrivibile un misto di sorpresa e ansia.
-Meglio così- dissi e ripresi a baciarla e lei ricambiò mordicchiandomi il labbro inferiore poi baciandomi il collo.
La guardai negli occhi e le entrai dentro.
 

Alex's Version
Era una sensazione indescrivibile, entrambi iniziammo a gemere insieme, il mio corpo si inebriò di una pace indescrivibile, sapevo solo che non volevo che smettesse, volevo che continuasse, per tutta la vita.
I nostri corpi si muovevano in sincrono, le spinte erano decise, stavo letteralmente morendo, il mio cuore subiva colpi sempre più forti, questo era quello che avevo aspettato per tutta la vita.
Le nostre mani si intrecciarono, tirai la testa indietro dal piacere e sentivo Ian che mi baciava il collo e che lo succhiava, non mi importava di niente, tutto era perfetto.
Portai le mie mani dietro le sue spalle e lo strinsi di più a me, poggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Cominciai a gemere più forte, mentre i respiri si facevano meno profondi e più veloci.
ogni cosa sparì nel momento che entrambi venimmo insieme e quando finalmente i respiri si fecero più calmi ed il cuore riprese a battere normalmente.
 
Eravamo entrambi stesi sul letto, coperti dalle lenzuola, Ian era dietro di me che mi stringeva a lui ed io avevo la mia mano intrecciata alla sua.
-E’ stato semplicemente stupendo- disse stringendomi ancora di più ed appoggiando la sua testa sulla mia.
-Fantastico- riuscii a dire.
-E dopo questo posso dire che sicuramente non sei vergine, anche se pensavo lo fossi- mi sussurrò all’orecchio.
Io mi girai verso di lui sollevandomi sul suo petto.
-Perché? Sembro davvero così innocente e pura?- ridacchiai.
-Scherzi? Sembri un angelo- lo baciai, sorridendogli sulle labbra.
-Beh, non lo sono, non ti credere che sia perfetta, perché rimarresti deluso- sussurrai a mia volta.
-Tu sei perfetta per me- non riuscivo a guardarlo senza avere l’impulso di baciarlo, era più forte di me.
Lo baciai di nuovo mettendomi a cavalcioni su di lui, che mi stringeva e ricambiava i miei baci e tirai le coperte sulle nostre teste.
Mi fissò e poi tornò a baciarmi.
-Non posso smettere di farlo, è più forte di me, non ci riesco- sussurrò al mio orecchio mordendomi piano il lobo, provocandomi il solletico.
-La mia scusa sono gli ormoni qual è la tua?- gli sorrisi baciandolo.
-Sono un maschio, mi è impossibile trattenermi, ma dimmi, quanto sarebbero forti questi tuoi ormoni?- chiese senza darmi il tempo di risposta, ribaltò le posizioni e mi baciò il collo, scendendo sempre più giù, arrivando fino alla mia pancia, poi tornando su.
-Tanto forti, non riesco a smettere, proprio non ci riesco- presi la sua mano e la posizionai sul mio cuore che batteva più forte del normale -fa così da quando mi hai baciata la prima volta-
-Vuoi dirmi che sarà colpa mia se ti verrà un infarto?- riprese a baciarmi.
-Ci puoi scommettere- questa volta lo baciai io, era un continuo uno parlava e l’altro baciava –okay, ora basta davvero, mi sta per scoppiare il cuore, mi sento battere per sino in testa, è orrendo- Ian poggiò la sua testa nell’incavo del mio collo, sentivo il respiro sulla mia pelle, e questo non aiutava.
-Cavolo- disse Ian dando un pugno al cuscino accanto a me.
Sobbalzai sotto di lui e se ne accorse.
-Mi… mi dispiace, è che…- si alzò da me e mi si stese accanto a pancia in giù.
-Che… che è successo?- chiesi cercando di farlo girare.
-Mi sono appena ricordato di una cosa, tu hai 16 anni- quelle parole mi si insinuarono in testa, aveva ragione, per un attimo anch’io l’avevo dimenticato.
-Ian…- passai una mano sulla sua schiena –non m’importa, l’unica cosa che conta sei tu, basterà che nessuno lo venga a sapere- 
Finalmente si girò e mi prese il viso tra le mani.
-Io ti amo, è tutto ciò che conta, è solo che quando ti guardo sapendo che quello che sto facendo molta gente lo trova ripugnante, mi sento uno schifo, persino un pervertito- quelle parole non mi piacevano affatto, aveva una faccia terribile mentre le diceva.
-Hey, tu non lo sei, okay? Non lo sei, per me questo non è illegale, non è niente, tu sei solo Ian- poi mi venne in mente una cosa –John!- dissi ed Ian fece una faccia schifata.
-Tu pensi al tuo ex dopo aver fatto sesso con me?- disse visualmente arrabbiato.
-No, questo è il punto, lui era il mio ragazzo, ed ha 20 anni, ma non ci sono mai stati problemi, voglio dire che anche lui è maggiorenne e stavamo insieme! Sono abbastanza sicura che se non c’è un accusa sul fatto che un minorenne sta con un maggiorenne tutti si fanno gli affari propri- sorrisi e lui mi baciò.
-Dimentichi che tu sei appena venuta a letto con me, e questo è super-ultra illegale- stava per baciarmi ma mi tirai indietro -hai fatto…- non lo lasciai finire che mi coprii con le mani la faccia.
-Ecco vedi! Te l’avevo detto che non sono perfetta!- incrociai le gambe che indossavo solo un paio di mutandine e una canottiera.
-Ma che fai?- disse ridendo e mi prese le mani e le intrecciò alle sue baciandomi, sempre con più foga –non mi importa, ora tu sei mia, e lo sarai per molto tempo-
Quelle parole mi resero solo più felice, lo abbracciai buttandogli le mani al collo, ero felice, perché a lui non importava.
-Per di più io sono molto più sexy di lui, scommetto che sotto quei vestiti non aveva tutto questo ben di Dio- disse indicandosi i pettorali scolpiti.
Io posizionai le mie mani su di essi e sospirai.
-Mmm, non saprei…- ridacchiai e lui mi afferrò mettendomi sotto di lui e baciandomi, nel frattempo facendomi il solletico.
-Okay, basta! Basta! Ti prego!- lo supplicai ma questo gli fece venire ancora più voglia di torturarmi.
Tutto era perfetto, non mi importava più di niente, ormai c’eravamo solo noi due.

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Capitolo 30
*** Markers... ***


Eccomi con il nuovo capitolo!! So che è passato molto tempo dall'ultimo, ma sono molto molto impegnata ultimamente! Comunque, spero vi piaccia e spero di riuscire a postare presto! Bacioni *Alex*
 
Markers...

Alex's Version

-Sei uno stronzo, ecco tutto... E purtroppo a questo non c'è rimedio... Per questo io ora ti ammazzo- avanzai verso Ian quando Paul si mise in mezzo.
Ovviamente stavamo girando una scena.
-Okay, ti vuoi levare di mezzo? Ti devi sempre mettere tra i piedi? Cavolo Stefan! Fatti i cavoli tuoi!- gli strillai contro aggirandolo ma lui si rimise davanti a me afferrandomi per i polsi.
-Questi sono cavolo miei... Lui è mio fratello-
-Già, e Lexi era mia sorella...- dissi, liberandomi dalla presa -sai, quando sono arrivata non mi aspettavo di trovarti in queste condizioni, certo Lexi mi aveva detto che eri cambiato ma non credevo così tanto... Il vecchio Stefan era il mio preferito, il vecchio Stefan ci teneva a lei... Sai che ti dico? Lascia perdere... Vado a fare uno spuntino- mi allontanai mentre Paul si avvicinava ad Ian, la telecamera mi inquadrò mentre mi giravo -oh e sentiti pure responsabile per chi faro fuori- sfoderai il mio malizioso sorrisetto e me ne uscii di scena.
-STOP!- urlò Kevin, come sempre -ottimo lavoro ragazzi! 15 minuti di pausa e poi riprendiamo con Nina, Paul ed Ian!-
Io mi avviai saltellando verso la mia sedia a rileggere il mio copione, dovevo far fuori un paio di tipi, poi avevo una scena con Nina ed avevo finito.
Purtroppo la scena con Nina era all'esterno e fuori si moriva di freddo, ormai il gelo era giunto anche ad Atlanta.
Appena mi accorsi di che giorno era, afferrai il mio cellulare e postai su Twitter: "Mancano 3 settimane a Natale!" 
Cambiai le scarpe di scena ed indossai i miei caldi UGG che durante quei giorni freddi erano la mia salvezza.
Avevo da poco passato il mio primo ringraziamento insieme alla famiglia di Nina ed era stato super-iper-divertententissimo e ora pensavo a come avrei passato il Natale.
Molto probabilmente sarei tornata in Italia a festeggiare con la mia famiglia, anche perche mi mancavano un sacco.
Ad un tratto due mani apparse dal nulla mi coprirono gli occhi.
-Indovina chi sono?- riconobbi subito la sua voce.
-Mhm... Non saprei... Chi potrebbe essere... Vediamo le mani non sono di Nina e neanche la voce... Forse Paul? No, non è tipo...- poi lo sentii sbuffare e ridacchiai -ma certo! È il mio stupendo ragazzo Ian??- dissi con tono di domanda.
E mi si piazzo davanti la più bella visione di sempre, lui.
-Vieni con me- mi prese la mano e mi trascinò fuori dal set, in una specie di stanzino.
Le nostre labbra si unirono, le mie mani finirono tra i suoi capelli e le sue sui miei fianchi.
Dopo pochi minuti l'atmosfera si era fatta più calda, Ian cominciò a baciarmi il collo ed io intrecciai le mie gambe alla sua vita.
Adoravo le sue mani sul mio corpo, i suoi baci, potevo morire per quelli.
-Nina ed Alex sul set 2 esterno-
Sentendo la voce all'altoparlante l'atmosfera svanì, ritornai sui miei piedi mal volentieri.
Ci fissammo. Solo noi.
Gli diedi un bacio sulla guancia e facendo attenzione uscii da quello stanzino che già mi mancava.
 
Lindsay mi stava truccando e Jamie stava facendo i capelli a Nina.
-Cos'è?- chiese indicando il mio collo.
-Cosa?- mi guardai allo specchio, non poteva essere.
-È un succhiotto quello?- disse Nina avvicinandosi e fissandomi il collo.
-Certo che no...- dissi allontanandola.
Una volta finito di truccarmi e di farmi i capelli io e Nina ci avviammo all'esterno, coperte dai nostri giubbottoni.
I fan, come sempre erano li fuori, nonostante in freddo, era pieno di gente che appena ci vide iniziò a gridare i nostri nomi.
Prima di andare a girare riuscimmo a fare un paio di autografi e qualche foto.
-Allora, chi hai baciato? E chi ti ha fatto quel succhiotto?- chiese Nina mentre eravamo sedute sulle nostre sedie ad aspettare che preparassero le telecamere.
-Non è un succhiotto, mi sono... Bruciata con la piastra ieri...- cercai di mentirle, non potevo dirglielo.
-Stai mentendo! Stamattina non ce lo avevi- prima che potessi contestare lei continuò -e non dire che non è vero perchè nemmeno in hotel ce lo avevi... Quindi è successo qui, sul set oggi. E dai! Siamo amiche, me lo devi dire! Okay, allora... Paul è sposato, Michael esce con Candice, con Steven? No...- io cercai di non ascoltarla guardando davanti a me, volevo dirglielo ma avevo promesso ad Ian di non dirlo a nessuno -Ian?- stupidamente, sentendo il suo nome abbassai la testa -lo sapevo! Tu ed Ian state insieme!-
-Nina!? Abbassa la voce! È pieno di gente qui!- lei ridacchiò -non lo devi dire a nessuno, capito?-
-Come potrei, siete miei amici. Aspetta tu ed Ian avete ...?-
-Avete ... Cosa?-
Non potemmo dire altro perchè ci chiamarono per girare la scena.
 
Finalmente in hotel, stanca morta dopo una giornata di riprese, mi buttai sul letto e cercai di riposarmi almeno per un paio di orette, ne avevo davvero bisogno.

 

Ian's Version
 
-Som! Ma dov’eri finito? Avanti dobbiamo girare!- disse Paul mentre rileggeva attentamente il suo copione.
Io mi sedetti sulla mia sedia sorseggiando il mio Starbucks.
-Hey, cos’hai qui?- mi chiese Paul indicandomi il mento –è forse lucidalabbra? Som, che hai combinato? Hai sbagliato camerino? O ti sei sbaciucchiato con qualcuna?-
Mi specchiai velocemente nello schermo nero del mio Iphone e cercai di pulirmi con le dita, Paul non avrebbe dovuto vederlo.
Mi schiarii la voce, cercando di far finta di non averlo sentito.
-Non ci posso credere! Con chi sei stato?- non gli risposi e presi a leggere il mio copione –oh, avanti! Dimmelo!- fece un pausa e poi cominciò a fissarmi –no, ho capito! Ecco perché sei sempre così allegro e felice ultimamente! L’amore ha trovato anche te, eh! Fammi indovinare, una biondina il cui nome inizia con A?-
-Smettila, Paul, non sei divertente…- continuavo ad ignorarlo, non doveva venirlo a sapere.
-Lo sapevo che quella litigata era finta… Ne ero sicuro al cento per cento!- 
-Paul, Ian! Si gira!- ci chiamò Nick, il direttore di scena.
 


Alex's Version
 
Sentii una porta sbattere e il mio riposino fu rovinato.
Sentendo dei rumori accanto, decisi di uscire e di andare da Ian, probabilmente era lui che aveva fatto quel rumore, gliela avrei fatta pagare per quel succhiotto.
-Ma salve, bentornato!- esclamai aprendo la porta –non si chiude a chiave? E se entrasse qualche fan impazzita?- dissi chiudendola.
-Sembra che una sia già riuscita ad entrare…- disse avvicinandosi e cingendomi i fianchi.
-Ah, ah, questa mi è piaciuta e comunque grazie per il tuo bel regalino- l’espressione di Ian si fece confusa.
-Che intendi?- 
-Guarda qui- scostai i capelli e lui si avvicinò baciandomi di nuovo sul collo –eh, no, ora basta! Sia Lindsay che Nina l’hanno visto! Che ti è passato per la mente?-
-Scusa ma non mi so controllare, quando sono con te… E comunque che gli hai detto?- chiese fissandomi come solo lui sapeva fare, non potevo arrabbiarmi con lui per una cosa così stupida.
-Ho usato la scusa dell’arricciacapelli ma Nina non se l’e bevuta, anzi ha capito ed indovinato tutto, sospetto che sappia leggere nella mente- ridacchiai.
-Beh, se è per questo anche Paul lo ha capito…- mi disse facendo finta di niente.
-Cosa? E come cavolo ha fatto?- incredibile, ma che avevano fatto comunella quei due? O forse già lo sospettavano?
-Tu, mia cara, mi hai lasciato un bel po’ di brillanti del tuo lipgloss sul mento, cosa che Pual ha notato subito, brillavo come Edward!- esclamò e io imitai una delle mie faccine dolci e innocenti.
-Oops…- sussurrai –non è colpa mia, non mi so controllare quando sono con te…- lo imitai.
-Sei proprio…- e prese a baciarmi interrompendo il discorso, che ci importava d’altronde erano nostri amici, non ci avrebbero mai traditi.

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Capitolo 31
*** Interview Time ***


Ecco un nuovo capitolo tutto per voi ragazzi! Spero vi piaccia! Bacioni *Alex*

 
Interview Time
 

-Oh, andiamo, Stefan, non ti mancano quei giorni? Quelli in cui non pensavi a doverti bere una sacca del sangue, ma pensavi solo a divertirti? Ti ricordi?- dissi io strusciandomi a Paul, cercando di entrare nella parte della stronza –ci divertivamo così tanto- lui annuì e mi scansò.
-Già, peccato che ogni cosa ha una fine- sbuffai.
-Non quando sei un vampiro! Un dannato vampiro che vive per sempre! Le cose per noi non hanno fine! Perché non lo capisci?- 
-Avanti tutto ha una fine, e tu, non puoi continuare a disperdere terrore a destra e a sinistra della mia città…- si intromise Ian aka Damon.
-La tua città? Ma per favore, questa grande cazzata dei padri fondatori è la cosa più stupida che abbia mai sentito- sfoderai un mio sorrisetto appoggiandomi ad un muro del salone dei Salvatore.
-Sei tu quella che va a scuola, apri un libro…- ridacchiò Damon.
-Voi non avete fondato un bel niente! Che pensate che prima di voi non ci fosse nessuno? C’erano popolazioni chiamate vichinghi…- mi avvicinai ad Ian –perché non lo apri tu quel libro?-
-Okay, diamoci una calmata- entrò Matt aka Alaric con Nina.
-Siete davvero ridicoli, lo sapete? Che diavolo hai Stefan? Capisco che ti piace fartela con la copia martire di Katherine, ma venderti a loro, lo Stefan che conosco i tipi così se li mangiava a colazione, nel vero senso delle parole. Sgozzavi persone e non te ne fregava niente, torturavi, mordevi, uccidevi, che fine ha fatto quello Stefan, di quel tempo, che a me piaceva tanto?- feci una faccetta innocente e diressi verso di lui ma, come da copione, mi afferrò le mani e mi girò, posizionò la testa sulla mia spalla, da dietro.
-Quello era lo squartatore, mai stato più felice di essermene liberato e mi dispiace ricordartelo ma è stata Lexi ad aiutarmi, e se non ricordo male cercò di aiutare anche te…-
-E appena lo capii, scappai- mi liberai dalla sua presa – se devo vivere per sempre, voglio avere il ruolo della cattiva, i buoni muoiono sempre…- e uscii dalla scena mentre loro continuavano.
Giò ormai era tornata a casa, tutto era tornato alla solita routine e quel giorno avrei avuto la mia prima intervista, infatti appena Nina avesse finito la scena, io, lei e Candice avremmo preso il jet per la California dove sarei stata ospite all’Ellen DeGeneres Show, incredibile!
Nina e Can avevano insistito per accompagnarmi.
 
 
-Ed ora, direttamente da The Vampire Diaries, o come lo chiamo io, Vampirilandia, diamo il benvenuto ad Alex Richardson!- feci la mia entrata, scesi un paio di scalini e salutai la gente che stava partecipando e poi abbracciai Ellen e mi sedetti.
-Hey, come stai?- mi chiese Ellen.
-Oh, alla grande, e tu?- risposi.
-Ah, ah, benone, è così bello conoscerti, nella lista dei vampiri mancavi solo tu! Allora- fece un pausa per far finire di applaudire –allora, dimmi, com’è tutto questo? Per te è tutto nuovo, giusto? Ti ci sei già abituata?-
-Beh, direi che è difficile abituarcisi, voglio dire, è così strano, di solito, vedevo tutto questo alla tv e sembrava irreale e… e ora sono qui! Wow!-
-E… e sei italiana, giusto?-
-Si, si, sono italiana-
-E com’è?-
-Essere italiani? Credo come essere americani, no?- okay, strano, e mi venne da ridere.
-Beh, nei film, sembra così forte, direi, essere italiani, no? Dico bene?- disse rivolta alla gente seduta in platea.
-Beh, per me, sembra così forte essere americani!-
-Ma, dimmi per te è sempre facile capire quando qualcuno ti parla? Voglio dire dev’essere difficile!-
-Beh a volte non ci faccio nemmeno caso- dissi spiegandole –perché quando mi parlano non è che io traduco nella mia testa ogni singola parola, semplicemente capisco quello che intendono e rispondo, e credimi, è molto molto molto più facile parlare l’inglese che capirlo, ma ci sono anche delle volte in cui qualcuno mi parla troppo veloce, ed io devo fermarlo e dire: “Okay, okay, aspetta, non ho capito, puoi ripetere più piano?” e a volte neanche la seconda volta capisco perché magari c’è una parola che non conosco e allora devo chiedere se cambia parola o frase! In quei momenti è davvero imbarazzante!- ridetti ed Ellen insieme a me.
-Beh, ci credo! Non dev’essere bello, di certo!-
-Già! Per non parlare di quando qualcuno mi parla ed io magari sto pensando o facendo qualcosa che richiede l’uso dell’italiano e in quel caso non li sento nemmeno, anzi non faccio proprio caso a chi mi parla! Oppure semplicemente annuisco senza nemmeno capire una virgola-
-Beh, se mai questa ragazza annuirà, siate coscienti del fatto che potrebbe non aver capito un cavolo di quello che avete detto!- disse guardando in telecamera e poi al pubblico -ma il tuo cognome è Richardson, che origini hai?-
-Beh, mio padre è americano, mia madre è italiana, è per questo che so parlare l'inglese abbastanza bene, da piccola mio papà me lo insegnava, poi dopo un pò ha smesso, e il resto l'ho dovuto fare da sola, infatti mio fratello non capisce niente d'inglese!- ridetti.
-Bene, quindi in parte tu sei americana! E in parte italiana! Bene!! Senti e… e tu hai 16 anni giusto? Sei la più giovane nel cast?-
-Già, la più giovane-
-E non ti scandalizzi per quello che fanno e che dicono?-
-Beh, a dire il vero, quando sono arrivata per la prima volta sul set, c’era Nina che mi diceva sempre, non ti scandalizzare perché noi siamo matti, ed io dicevo “ah, ah, okay”, ero tipo, immobile, a malapena riuscivo ad annuire e a dire okay, era tutto irreale…-
-E ti piacevano già i vampiri? Anche tu impazzisci per The Twilight Saga?-
-Scherzi? A chi non piace Twilight? Lo adoro!- 
-E… e hai anche tu una cotta per Rob Pattinson! Buono a sapersi!-
-Non ho detto questo!-
-Oh, lo vuoi negare!-
Io feci una faccia incredibile, e tutti ridettero.
-E, te lo chiedo in qualità di fan, hai sentito che dicono che The Vampire Diaries abbia copiato Twilight, tu che ne pensi? Difenderesti il tuo show?-
-Onestamente, non so come la gente faccia a dire che Twilight e The Vampire Diaries si assomiglino… voglio dire, si, magari il fatto che ci sia un triangolo amoroso, ma solo quello, voglio dire, i vampiri sono diversi, la storia è diversa, il resto del cast è completamente l’opposto… per di più i libri di The Vampire Diaries sono stati scritti prima di Twilight, quindi anche volendo, sarebbe stato impossibile a Lisa J. copiare Stephanie M.-
-E’ esattamente quello che penso io e voi?- ed i fan strillarono ed applaudirono.
-Bene, e nello show tu fai la parte di Sam, la sorella di Lexi, che la vuole vendicare, giusto? E sembra che tu stia ammazzando molta gente? Quanti vestiti hai dovuto bruciare?- entrambe ridemmo.
-Oh, molti, non ne hai nemmeno idea… penso che il mio personaggio sia solo arrabbiato, voglio dire viene a scoprire che sua sorella è stata uccisa, ingiustamente, dal fratello di un suo presunto ex… incredibile, mi sarei arrabbiata anche io!-
-Senti, e com’è lavorare con gli altri del cast? Ti hanno fatta sentire a casa subito? So che Ian Somerhalder ha un fissa per l’Italia e per il cibo italiano, ti voleva per caso rapire?-
-Oh, santo cielo, è vero! È una fissa vera e propria, e tutti pensano che solo perché sono italiana io sappia fare una pizza buonissima e una pasta da leccarsi le labbra, ma non è così! L’unica cosa che so cucinare sono i popcorn! Davvero!-
-Invece, credo si sia capito che tu e Nina siate diventate molte amiche… è vero?-
-Assolutamente, adoro Nina, passiamo un sacco di tempo insieme, soprattutto perché i nostri personaggi hanno molte scene insieme, quindi piano piano siamo diventate amiche- sorrisi, sapendo che Nina era dietro le quinte –ma ovviamente, adoro tutto il resto del cast, sinceramente dover scegliere il mio preferito sarebbe difficile- anche se io sapevo chi era il mio preferito.
-E delle tue amiche in Italia? Una di loro l’hai già portata in America, vero?-
-Si, la mia migliore amica, siamo amiche da sempre per quanto ricordo…-
-Giò, giusto? E come vi siete conosciute? Quando è arrivata eravate in tutte le foto insieme-
-Già, siamo inseparabili, credo i nostri genitori già si conoscessero, quindi siamo cresciute insieme e poi siamo andate nella stessa scuola e siamo entrate nella stessa squadra di cheerleading-
-Certo che dev’essere difficile aver dovuto lasciare tutti i tuoi amici e la tua famiglia in Italia, ti mancano?-
-Ogni giorno, ma molto spesso la mia famiglia viene a trovarmi e presto spero di poter tornare in Italia per riabbracciarli tutti-
-Quindi eri una cheerleader? E sai fare tutte quelle mosse? Come il saltare indietro, oh e voi lì non ci provate, io l’ho fatto e mi sono quasi fratturata il collo- disse ridendo e tutti si unirono a lei.
-Già, beh quando ho iniziato sapevo a malapena fare la ruota e la verticale, ma con il tempo ho imparato, alla fine non è stato così difficile- accennai una risatina e le sorrisi.
-Bene, credo proprio che proverò ad entrare in una di quelle squadre, diamo un’occhiata a come sembrerei in una di quelle divise attillate con mini-gonna e pon pon- apparve sullo schermo la foto di una cheerleader che saltava e come faccia c’era quella di Ellen, che scatenò una grande risata da parte del pubblico e da parte di tutto il resto dello studio –Bene, ma passiamo ad altro… Tra poco ci sarà il giorno del Ringraziamento, come lo passerai?-
-Beh, a dire il vero è il mio primo Ringraziamento, perché in Italia non esiste come festività e sinceramente non ho idea di quello che farò-
-Bene, io lo passerò qui in studio a girarmi i pollici, quindi, è stato un piacere conoscerti, e voi tutti guardate The Vampire Diaries altrimenti lei vi morderà il collo, giusto?-
-Oh, assolutamente, ho un certo languorino…-
-Noi ci rivediamo tra poco- concluse Ellen.
-SIAMO FUORI ONDA!- informò il cameraman.
-E’ stato davvero un piacere conoscerti- mi abbracciò Ellen.
-Oh, è stato stupendo per me conoscerti!- replicai.

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Capitolo 32
*** Monthversary (Part 1) ***


Allora... Ecco un nuovo capitolo, la maggiorparte l'ho basata su ciò che abbiamo fatto io ed il mio ragazzo per il nostro mesiversario, comunque, spero vi piaccia. E spero anche di postare al più presto la seconda parte, possibilmente oggi o in questi giorni.

 
Monthversary (Part 1)


-HIC ET NUNC- ripetei passando le mie dita sul suo avambraccio –chi avrebbe mai detto che il latino fatto a scuola mi sarebbe servito…- 
-Non sapevo cosa voleva dire… volevo una frase significativa e il latina era più di classe- disse baciandomi sulla testa.
-Ma perché “qui ed ora”?- chiesi tirandomi su sui gomiti.
-Perché, se non l’avessi notato, piccoletta, io agisco al momento e subito… QUI ED ORA- mi baciò, quanto amavo i suoi baci, nonostante tutto, mi faceva sentire grande, mi faceva dimenticare chi ero e quello che facevo, semplicemente tutto il mondo si annullava e c’eravamo solo noi.
-Anche io voglio un tatuaggio- sorrisi –l’ho sempre voluto ma i miei non mi avrebbero più fatto entrare in casa se lo avessi fatto- ridacchiai.
-Sai che fa male vero?- come era carino quando faceva il premuroso.
-Amore mio, non c’è nessuno che conosce meglio di me il dolore fisico, ricordi? Sono una cheerleader… mi sono rotta ogni osso che ho in corpo, più di una volta- ormai per me slogarmi una caviglia era diventata una cosa normale, che non faceva poi così male, c’erano cose peggiori.
-E tu lo faresti? Così senza pensarci?- chiesi fissandomi, con quei suoi occhi che ogni volta mi facevano rabbrividire.
-Perché no… beh, di certo non mi tatuerei il mio nome gigante in testa, se è questo che intendi- ridacchiai all’idea –onestamente non saprei cosa tatuarmi, è una cosa che resterebbe per sempre, quindi qualcosa di significativo-
-Tu sei pazza- affermò stringendomi il viso tra le mani.
-È per questo che mi ami- 
-Per questo, e perché mangi come se non ci fosse un domani, non ti vesti come se dovessi andare ad una cena di gala ogni giorno, perché semplicemente vivi, come pare a te-
-Quindi stai dicendo che mi comporto come un maschiaccio?-
-Il mio maschiaccio, solo mio- risi e lo baciai buttandogli le braccia al collo e poi mettendomi a cavalcioni su di lui.
-Ti amo- mi sussurrò all’orecchio.
-Ti amo anch’io- risposi posizionando la mia testa nell’incavo del suo collo, inspirando il suo buon’odore.
 
 
-Hey! Nina, piccoletta- ci salutò Ian.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così! Io non sono bassa!- replicai.
-Non ti chiamo piccoletta perché sei bassa, perché tu sei la mia piccola- disse cingendomi i fianchi.
-Ohhh!- esclamò commossa Nina –siete così carini!-
-Sai che giorno è oggi?- mi chiese Ian sorridendo.
-Il 19 novembre, perché?- chiesi scuotendo la testa.
-Devo sempre ricordare tutto? Sono cinque mesi che fai parte del cast- disse sorridendomi con la sua faccetta innocente da Damon.
-Sono cinque mesi che ci conosciamo!- realizzai sorridendo.
Prese dalla tasca una scatolina azzurra e la aprì davanti a me rivelando al suo interno una collanina con una “I” d’argento tempestata di piccoli diamanti.
-Questa è per te, posso?- mi chiese facendo segno di girarmi.
Mi tirai sui i capelli e mi allacciò la collana.
-Ian… è stupenda- sorrisi baciandolo.
 
 
-Allora, dove stiamo andando?- gli chiesi tirando su i piedi e poggiandoli sul cruscotto dell’auto, odiava quando lo facevo.
Si girò per un attimo, si accorse di quello che avevo fatto e mi fulminò con lo sguardo.
Io semplicemente scoppiai a ridere.
-Non te lo dico se non metti giù i piedi…- era così carino quando si arrabbiava.
-Okay, non me lo dire- conclusi io guardando fuori dall’auto. 
Ad Atlanta ormai faceva freddo, ma Ian ancora teneva la sua macchina in versione decappottabile.
Sentivo il vento gelido che mi scompigliava i capelli e guardandomi nello specchietto vidi che il mio naso incominciava a diventare rosso.
-Non pensi sia ora di chiudere il tetto dell’auto? O vuoi aspettare che io diventi Rudolf?- dissi puntando il mio naso.
-Oh, non ti preoccupare, aspetto che ti crescano le corna da renna prima!- 
Ad un tratto fermò l’auto e mi fissò.
Poi premette un bottone del telecomando attaccato alle chiavi e da dietro i posti posteriori iniziò lentamente ad uscire il tetto rigido.
Una volta che la macchina fu coperta riprese a guidare.
Io senza dire niente mi avvinai abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
-Grazie- gli sussurrai riposizionando i piedi dove erano prima.
-Cosa devo fare per farti mettere giù i piedi?- chiese stando attendo a non distogliere troppo lo sguardo dalla strada.
-Niente, non ci posso fare niente, mi viene naturale, abituatici- 
Fermò di nuovo la macchina, eravamo nel bel mezzo del nulla.
-Che fai?- chiesi guardandomi intorno.
-Niente, decidi tu cosa fare, la mia sorpresa viene dopo- non capivo che intendeva.
-Cosa?-
-Facciamo quello che vuoi tu, cosa vuoi fare?- disse avvicinandosi –qui, da soli, in macchina, possiamo fare o andare ovunque, è tua la scelta-
-Okay, hai bevuto? Che ti prende?- non rispose, rimase solo a fissarmi.
Poi si avvicinò a me e cominciò a baciarmi.
Stetti al gioco e ricambiai il bacio, passò poi a torturarmi il collo, facendomi il solletico con le labbra.
Il mio sguardo si posò sul volante dell’auto e mi venne un’idea.
-Mi insegni a guidare?- sussurrai.
Si fermò e per un attimo rimase fermo.
-Che?- domandò fissandomi.
-Mi insegni a guidare? Hai detto che posso scegliere cosa fare, insegnami a guidare-  feci i miei occhioni dolci strusciandomi contro di lui –e daiiii!! Ti preeego!!-
-Vuoi per caso che moriamo tutti  e due?- disse ridacchiando.
-Ehi!- esclamai dandogli un pugnetto sul braccio –sei cattivo- misi il muso e incrociai le braccia al petto fissando dritto il nulla davanti a me.
Lo sentii sospirare –okay, vieni qui- abbozzai un sorrisetto –dai- gli stampai un bacio e mi avvicinai –ma con me, okay?- lo fissai senza capire.
-Che vuol dire con te?- fece indietreggiare la seduta e lo schienale e mi fece segno di sedermi tra le sue gambe –non ho mica 5 anni. Tu non ti fidi, non ci credo, non ti fidi di me?-
Mi avvicinò al suo viso e poi mi sussurrò: -mi fido di te, ma non alla guida di un’auto. Vuoi che ti insegni o no?- 
-Okay, come vuoi, ma pensi davvero di riuscire ad insegnarmi standomi così vicina? Perché che ne dici se faccio così- dissi e misi i capelli da una parte avvicinando il collo a lui –o così- misi la mia mano sulla sua gamba –o così- e questa volta misi la sua mano sulla mia gamba.
-Okay, smettila- riuscì a dire fermandomi con le sue mani sulle mie spalle –per ora fatti bastare questo, okay?- mi girai a fissarlo alzando un sopracciglio –okay, facciamo così, se questa volta va bene, la prossima starai al volante da sola, okay?- 
-No, la prossima starò al volante da sola anche se questa volta non va bene, okay?- rigirai la frase.
Sapevo che mi avrebbe detto no, quindi decisi di convincerlo a modo mio.
mi alzai di poco e lo baciai, feci scendere le mia mani, dai suoi capelli alla base del suo collo, fino alle spalle.
Sentii le sue che prendevano possesso del mio fondoschiena e ammiccai un sorrisetto senza staccare le mie labbra dalle sue.
-OKAY, hai vinto, la prossima volta proverai da sola al volante, anche se questa volta non va bene- diede un lungo sospiro per riprendere fiato ed io sfoderai il mio sorriso da vittoria –sei proprio una stronza, lo sai?- disse prendendomi il viso fra le mani e facendo scontrare le punte dei nostri nasi.
-Una stronza che ci sa fare a quanto pare- arricciai il naso e sorrisi –okay, allora, cosa devo fare?- chiesi rigirandomi e guardandomi allo specchietto retrovisore.
-Primo, non ti specchiare, quello serve per guardare dietro-
-Okay, okay, lo sapevo già, poi?- 
-Prima, metti il piede sulla frizione, quella al centro- feci come diceva –poi gira la chiave e metti le mani sul volante- mise le sue mani sulle mie sul volante –ora metti la prima e leva il freno a mano- erano così tante cose da ricordare, ma Ian mi faceva fare tutto con le sue mani –metti la freccia a sinistra e guarda nello specchietto- fece una pausa, sentivo il suo corpo dietro di me teso, e poi mi disse –ora spingi leggermente l’acceleratore e alza piano, molto piano la frizione- detto questo sentii la macchina muoversi ed il corpo di Ian cominciò a rilassarsi per poi tendersi ancora di più.
-Sto guidando, che forza!- esclamai –visto, sono brava!- 
-Già, però guarda davanti a te- cercavo di stare attenta e di non girarmi a guardare Ian, mancava poco che iniziasse a sudare dalla preoccupazione.
 
Dopo quasi quaranta minuti, fermai la macchina, mi ero stufata, non era poi così forte, soprattutto perché non potevo guidare nella strada, ma solo in quella rientranza, il che rendeva il tutto molto noioso.
-Già finito? Ci stavo prendendo gusto- sfoderò il suo sorrisetto tipico, alzando di poco un lato della bocca.
-Già, beh, però ero brava, eh?- dissi annuendo e arricciando il naso.
-Okay, devo ammettere che te la sei cavata bene- disse mentre ritornavo al posto del passeggero.
-Però preferisco stare qui, con i miei piedini sul tuo cruscotto mentre ti guardo guidare. È una gran faticaccia stare al volante- affermai mentre Ian metteva in moto l’auto –ora dove andiamo?-
-Ora c’è la sorpresa- Ian e le sue sorprese, chissà cos’era o che posto era.

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Capitolo 33
*** Monthversary (Part 2) ***


Ecco qui la parte 2, mi era venuta subito l'ispirazione quindi l'ho scritta tutta d'un fiato, è parecchio lunga lo so... Penso di postare anche una 3° parte, non so... Ci vediamo sotto. Spero vi piaccia! Bacioni *Alex*
 
Monthversary (Part2)


Ian's Version

-Siamo arrivati- l’informai fermando l’auto nel parcheggio.
Per fortuna non si erano ancora visti i paparazzi, ma questo non voleva dire che non ci stavano seguendo.
-Che posto è?- domandò Alex guardandosi intorno.
Non le risposi, la presi per mano, facendo attenzione a non farci notare troppo.
Non sapevo cosa avrebbe pensato di quello che avevo organizzato, se fosse stata d’accordo o no, ma ormai lo avevo fatto.
-Allora mi puoi dire qual è questa sorpresa?- era così carina quando faceva l’insistente.
Non le piacevano le sorprese e lo sapevo, per questo le organizzavo sempre, per farla irritare, perché tanto sapevo che alla fine lei ci sperava.
-La stai vedendo con i tuoi occhi- dissi baciandola sulla testa.
Mi ero fermato davanti allo studio di tatuaggi che mi aveva fatto il mio HIC ET NUNC sul braccio.
-È un negozio di tatuaggi, e allora? Cos’ha di speciale?- chiese guardandomi in cerca di spiegazioni.
-Okay, ascoltami bene, te lo chiederò una volta, e ne devi essere sicura- feci una pausa, mi guardava in un modo assurdo come per dire “ma che cavolo stai dicendo?” –ho organizzato questa cosa perché ti amo e non ti chiederò di tatuarci i nomi addosso, perché quello porta sempre al peggio- cominciò a capire e mi sorrise, uno dei suoi sorrisi a 32 denti –dopo essermi fatto il mio tatuaggio, ho sempre detto di non volerne un altro ma, con te, ne voglio uno che mi possa ricordare dei nostri più bei momenti, semplicemente del perché ti amo, che anche nei momenti peggiori mi riporti a te, che mi ricordi che sei mia, solo mia, per sempre mia- non dissi nient’altro, semplicemente rimasi a guardarla mentre lei mi sorrideva.
Quel momento era perfetto.
Poi, mi si avvinghiò addosso, mi buttò le braccia al collo e mi baciò, un bacio perfetto e semplice, ed io ricambiai, sorridendo, sentendo che si metteva in punta di piedi per arrivare ad avere quasi la mia altezza.
In tutta la mia vita, Alex era stata la più bella cosa che mi fosse capitata, mi ci era voluto uno sguardo, una parola, per capire che l’amavo, che noi eravamo destinati a stare insieme, per sempre.
Stavo facendo tutto questo per lei, perché lei voleva un tatuaggio e voleva che avesse un significato, qualcosa di importante, qualcosa di cui non si potesse pentire.
Io glielo stavo dando, tutto quello che volevo, da quando mi alzavo la mattina, da quando l’avevo conosciuta, era di darle quello che voleva, di farla felice, di vederla ridere, anche se questo implicava lasciarle mettere i piedi sul cruscotto della mia auto, lasciarla dormire indossando le mie camice più costose, di cui alla fine non mi importava un granché quando ero con lei.
Non avevo mai provato quello che provavo in questo momento con nessun’altra.
Con le altre, a questo punto credo non fosse vero amore, ma solo attrazione, mentre con Alex, era tutto, era attrazione fisica, ma anche attrazione interiore, era vero amore, quell’amore che ti fa sentire le farfalle nello stomaco ancora dopo 30 anni.
Quell’amore che quasi ti distrugge da dentro per quanto è forte, che ti fa sentire male ma è un male che sai si trasforma in bene.
Sentire il cuore che batte all’impazzata, che potrebbe uscire dal petto da un momento all’altro, le palpitazioni quando la vedi, che detto così sembra quasi far paura, ma che quando lo si prova, non se ne può più fare a meno.
Con lei provavo un amore che non sempre ha bisogno di finire con del sesso, ma che semplicemente finisce con lo sfioro delle mani o con un abbraccio.
Ed il sesso che per me era sempre stato sesso, che si trasforma in amore nudo e crudo, in quel momento amore fisico misto ad attrazione.
Anche il suo solo respiro mi faceva sentire meglio di minuto in minuto, il solo sapere che lei stava bene ed era felice, mi faceva sentire un uomo migliore.
Descrivere tutte le sensazioni che sentivo mi sarebbe impossibile, l’eternità non basterebbe.
Ma tutto ciò non potevo semplicemente dirglielo, perché sapevo che il nostro amore, soprattutto agli occhi degli altri, era sbagliato, innaturale.
Perché nel profondo sapevo che lei non poteva provare le stesse cose che provavo io.
Il mio era un amore cresciuto, mentre il suo era quell’amore puro ed innocente, che avevo provato per molto tempo e che credevo potesse durare; era quell’amore in cui tutto sembra perfetto, in cui niente è sbagliato e tutto si annulla nel momento in cui le mani si toccano ed i corpi si sfiorano.
Ma a me bastava sapere che mi amava, mi bastava saperla contenta di tutto ciò che facevo, mi bastava farla sorridere.
Allontanammo le nostre labbra e presi il suo viso tra le mani.
-Davvero ti faresti un tatuaggio solo per me?- mi chiese inondandomi con i suoi occhi blu oceano.
-Farei tutto per te. Ti amo- sorrise, sorrideva sempre quando dicevo che l’amavo.
-Sai una cosa? Anche io ti amo, in questi momenti ancora di più, se solo è possibile- 
-Morirei per te- le sussurrai.
-I miei mi uccideranno- disse; cavolo, non ci avevo pensato, i genitori –beh, fa niente, voglio dire già quando mi sono fatta quello sulla caviglia si sono arrabbiati, per questo ci passeranno sopra-
-Aspetta tu hai già un tatuaggio?- come avevo fatto a non notarlo, poi mi ricordai di quella stella sul piede che però sembrava finta, fatta quasi con la penna –ma non è finto? I tatuaggi non si scoloriscono, quello che te lo ha fatto non ci sapeva fare-
-John- sentendo quel nome mi salì quasi il vomito.
-Cosa?-
-Me l’ha fatto John- disse guardandosi i piedi e dalle converse basse si poteva intravedere.
-È anche un tatuatore?- domandai, quel tipo non mi era mai piaciuto, un grande stronzo, che l’aveva trattata da cani, mi ero ripromesso che se mai l’avessi rincontrato lo avrei preso a pugni.
-No, me lo ha fatto con l’ago e l’inchiostro, cosa stupida e dolorosa- 
-Ma sei matta? È una delle cose più stupide che si possano fare- dissi senza nemmeno pensarci –scusa, sembro un genitore arrabbiato- 
Lei mi strinse una mano –credimi, questo è il minimo che un genitore potrebbe fare; i miei sono esplosi, in tutti i sensi, me li ricordo io gli schiaffi che mi sono beccata- rise all’idea e mi meravigliò al fatto che rideva al ricordo di una sgridata –lo so, lo so, ero un’idiota, ma, ehi, più male di quello il tatuaggio vero non lo fa, almeno spero- disse guardando quasi preoccupata il negozio/studio di tatuaggi.
-Hai paura? Perché se non lo vuoi fare, ce ne andiamo- la guardai anch’io preoccupato, non volevo forzarla a fare niente.
-Scherzi? Non vedo l’ora, è da tutta la mia vita che voglio un tatuaggio, e questo sarà speciale- mi strinse la mano e quasi mi trascinò avviandosi verso il posto –andiamo?-
Annuii ed entrammo.
 
-Ian!- mi salutò abbracciandomi Sarah, la figlia del capo –Som all’attacco di tatoos! Qual buon vento ti porta qui?- chiese vedendo Alex –ciao, sono Sarah- la salutò porgendole la mano.
-Sarah, che bello rivederti- le dissi sorridendole ed abbozzando un sorriso: sentivo Alex stringermi la mano, in effetti ero stato con lei, la sera dopo essermi fatto il mio tatuaggio, ma era stato tanto tempo fa ed era il vecchio Ian –c’è il capo?- le chiesi guardandomi intorno.
Lei annuii e sparì dietro il separé giallo.
-Hey- guardai Alex e mi abbassai leggermente fino a fissarla negli occhi che teneva abbassati verso il pavimento. Non mi aveva ancora lasciato la mano, che poco a poco stava perdendo sensibilità a causa della sua stretta; sentivo i respiri che si facevano più profondi e capii tutto: aveva paura. Anche io avevo avuto paura quando ero andato in quel posto per la prima volta, ricordo che il mio cuore andava a 2000 battiti al secondo e che quasi non riuscivo a respirare –hey, piccoletta, tutto okay?- continuava a guardare per terra.
-Ian! Che piacere rivederti! Ci sei mancato, ma ti guardiamo in tv, ogni tanto, ma non ti montare la testa, eh!- mi salutò Simmons, il capo/padre di Sarah e proprietario dello studio di tatoos.
-Ah, ah, anche tu mi sei mancato! Il tuo tatuaggio ha spopolato!- dissi riferendomi all’”HIC ET NUNC” –lei è Alex, la mia ragazza- la presentai e lì alzò la testa, probabilmente al fatto che l’avevo presentata come mia ragazza.
-Che?- disse lei sorridendo.
-Non ti preoccupare, mi conoscono e sanno che quello che qui si dice, da qui non esce, un po’ come Las Vegas- ridacchiai.
-Piacere Alex, mia figlia minore adora il tuo personaggio nella serie, pensa che ad Halloween si è voluta conciare come un vampiro e non ci sono state discussioni!-
Lì Alex abbozzò un sorriso ma niente di che, si vedeva che aveva paura, anche se sapevo che non lo avrebbe mai ammesso.
-Allora, cosa desiderate?- chiese Simmons.
-Oggi è un giorno importante, e siamo venuti a farci un tatuaggio- spiegai.
-Wow, devi essere una ragazza speciale- disse Simmons avvicinandosi ad Alex –questo qui l’ultima volta che l’ho visto ha giurato che nemmeno morto si sarebbe fatto un altro tatuaggio-ridacchiò sotto i baffi grigiastri e le sorrise vedendo che era preoccupata mentre lei lo squadrava da capo a piedi.
Sapevo che lui non poneva mai le tipiche domande: Sei sicuro? Come stai? Tutto bene? Paura? Preoccupato? Sapeva che se la gente entrava lì era perché era sicura di quello che voleva e molto spesso chiedere se la persona stava bene la faceva sentire peggio.
-Andiamo nell’altra stanza- ci fece strada in quel luogo dove tutto avveniva, che a prima vista faceva paura, ma io essendoci già stato lo conoscevo bene.
All’entrata della stanza Alex si bloccò, e la sentii stringere di più ed attaccarsi al mio braccio e quando abbassai lo sguardo per vedere come stava continuava a deglutire e a non muoversi.
-Al, ehi?- feci pressione sulla sua mano e continuai a camminare, lei all’inizio non si mosse ma poi continuò a camminare senza lasciarmi andare.
Ma poi ad un tratto si fermò ed io mi girai.
-Ian- sussurrò, aspettavo che mi dicesse che aveva paura e che non lo voleva fare ma ciò che mi disse mi meravigliò –sappi che nei prossimi minuti potrò sembrare una che non lo vuole fare ma non è così, okay?- annuii e stavo per dirle qualcosa ma mi interruppe –non ho paura, okay?-
-Okay, non hai paura-
-Solo, non mi lasciare- mi supplicò con gli occhi, anche se non c’era bisogno che me lo chiedesse, lo avrei fatto comunque.
Sarah portò due enormi cataloghi che sapevo erano pieni di disegni e scritte ma il nostro doveva essere speciale.
Spiegai a Sarah più o meno come lo volevo, avevo un idea precisa.
Mi mostrò il disegno ed era perfetto.
Un cuore, che iniziava a rompersi ma poi con al centro un cerotto che lo chiudeva.
Una cosa che solo noi potevamo capire.
-Ti piace?- chiesi alla mia piccoletta che si avvicinava sempre di più a me e che mi stringeva la mano con le unghie e anche se faceva male non mi importava, ricordavo come avevo reagito io quando ero andato lì per la prima volta.
-Sai, non ti devi preoccupare, tu stai reagendo anche troppo bene- incominciò a dirle Sarah, speravo solo non peggiorasse le cose –Ian quasi si mise a piangere, quando mi padre cominciò aveva le lacrime che gli scendevano dal viso, sia per il dolore, soprattutto per il dolore che per la paura, era davvero ridicolo- ridacchiò ed io con lei al pensiero di come avevo reagito, da vero idiota.
-Tu hai pianto? Sul serio?- mi chiese Alex, Sarah sapeva come fare, lavorava lì da quando aveva 17 anni e ne aveva vista di gente spaventata –non ti ci vedo a piangere- mi disse fissandomi ed io le sorrisi.
-Poi ha confessato che gli ha fatto un male cane, ma sta tranquilla, poi passa-
-Si, tu non sai, lei già ha un tatuaggio, il genere concorrente al vostro- lei capì subito e sgranò gli occhi.
-Ti hanno fatto un tatuaggio con la china? Cavolo quello si che fa male!- esclamò Sarah e Simmons annuì.
-Inchiostro e si ha fatto male- disse Alex, ma ancora mi stringeva, ancora aveva un po’ di paura.
-E dove lo hai? Posso vederlo?- le chiese Sarah, cercava di farla parlare, di metterla a suo agio, aveva fatto lo stesso con me, faceva così con tutti, perché sapeva quello che si provava.
Alex le mostrò la caviglia, il tatuaggio era chiarissimo, a malapena si vedeva, era una semplice stella vuota nell’interno della caviglia destra.
-Okay, beh, mettiamoci all’opera, chi lo fa prima?- lì la sentii di nuovo stringermi la mano più forte.
-Prima io- affermai.
-Okay, dimmi dove lo vuoi e quanto grande- 
Spiegai il tutto a Simmons, dietro la spalla destra e non esageratamente grande, ma di una grandezza decente.
 


Alex's Version
 
Stavo facendo una cosa da pazzi, stavo per farmi fare un tatuaggio, con Ian, e letteralmente me la stavo facendo sotto, non so perché ma avevo paura, chissà di cosa.
Ian si stava levando la maglietta, rimanendo solo con i pantaloni.
Aveva scelto lui il tatuaggio, o meglio aveva detto a Sarah come lo voleva e lei lo aveva disegnato.
Ora Simmons stava passando un po’ di ovatta con disinfettante sulla parte destinata al tatuaggio mentre Sarah aveva ricopiato il disegno su una carta opaca, poi passò uno stick sulla pelle di Ian e ci appoggiò sopra il foglio.
Poi levandolo il disegno rimase come stampato sulla pelle.
I miei respiri si facevano sempre più corti e marcati, avevo decisamente paura, anche se l’idea di Ian piangere per un tatuaggio mi faceva ridere e quasi sentire meglio.
-Hey- mi disse Ian.
Era seduto su una poltroncina al contrario con il petto appoggiato sullo schienale.
-Dammi un segno di vita- sorrise sventolandomi una mano davanti.
-Sto bene- dissi secca mentre guardavo quello che faceva Simmons.
Maneggiava quell’arnese con cui si facevano i tatuaggi e prendeva un tubo pieno di colore nero.
Poi accese la macchinetta e l’ago cominciò ad andare su e già così veloce fino a sparire.
Presi di nuovo la mano ad Ian mentre fissavo quell’aggeggio.
Il rumore dell’ago che si muoveva mi si infilò nella testa e anche quando lo spense, continuai a sentirlo ronzare intorno a me.
A questo punto Simmons si sedette su di uno sgabello accanto ad Ian ed avvicinò la macchinetta alla sua pelle.
In quel momento probabilmente strinsi troppo la mano ad Ian e lui fece quasi un salto, facendo credere a Simmons chissà che.
-Tutto bene?- chiese ad Ian.
-Scusa- risposi al posto suo.
-Sai che lo sta facendo a me in questo momento, vero?- ma io non risposi, rimasi con lo sguardo fisso sull’ago –okay, mettiamola così, io l’ho già fatto e tu hai fatti di peggio, più male di quello che hai fatto tu non lo fa, okay?- 
Non so come faceva a sopportarmi, a questo punto persino io mi sarei stufata di me stessa.
Mi stavo comportando come un idiota.
Annuii semplicemente, senza dire niente e vidi l’ago fare quello che doveva fare, o meglio non lo vidi perché andava troppo veloce.
Però cominciai a vedere i piccoli tratti neri che lasciava.
In quel momento fu Ian che cominciò a stringermi la mano, non forte come la stringevo io ma abbastanza da sentirne la pressione.
Per molta gente quello che stavamo facendo poteva sembrare da pazzi, ma non ci stavamo tatuando i nostri nomi sulla faccia, ma un tatuaggio che anche se non avesse avuto un significato sarebbe bello lo stesso.
 
Dopo meno di mezz’ora il tatuaggio era finito, Sarah gli applicò un liquido trasparente sopra e ci mise una garza quasi trasparente per coprirlo.
La mia paura aveva cominciato a diminuirsi, perché sapevo di essere così, dovevo prima vedere gli altri fare quella cosa e poi mi convincevo a farla.
Se fossi stata io da sola a farmelo, probabilmente me la sarei data a gambe.
Girai intorno al mio stupendo ragazzo e vidi il tatuaggio, era davvero bello, non vedevo l’ora di averlo anche io.
-Okay, ora tocca a me?- dissi quasi con un tono euforico.
-Ma è la stessa ragazza che è entrata prima o è la sua gemella?- ridacchiò Simmons.
-Già, lo so, sono strana, ma, ehi, sono fatta così- alzai le spalle e feci una faccia buffa.
-Prima avrei giurato fossi in catalessi, piccoletta- mi sorrise Ian.
-Scherzi? Ti dirò solo che quando mi sono andata a fare i buchi alle orecchie sono scappata, perché la mia migliore amica non se li poteva fare con me ed io per prima avevo paura, poi sono tornata a farmeli e ora ho i doppi buchi ad entrambe le orecchie. Sono così- feci di nuovo spallucce e mi sedetti sulla poltrona dove prima c’era Ian.
-Okay, allora non hai paura?- mi chiese Sarah.
-Scherzi? Mi sono fatta bucare la pelle per un’ora e mezza, per avere una stupida stella, e lì non ho avuto paura… quindi… tatuaggio vieni a me!- esclamai ridendo.
-Allora, dove lo vuoi?- la domanda da 1000 dollari, peccato che non ne avevo idea.
-Non lo so…- poi guardai Ian –tu che dici? Dove dovrei farlo?- 
-Non saprei, una parte in cui si vede tanto o poco?- 
-Poco, meglio non dare troppo nell’occhio, dato che sono uguali i paparazzi chissà cosa si inventerebbero, che poi finirebbe con l’essere vero- pensare all’idea mi faceva stare male e venire voglia di prenderli a pugni.
-Non ti consiglio sulla spalla perché con i capelli lunghi finiresti con il non vederlo molto, direi o sul braccio e sulla pancia- poi mi si illuminò la lampadina.
-Hai presente Giò?- dissi ad Ian e lui annuì –lei ha un tatuaggio, anche se è piccolo, è una stella, fatta sempre da John ma ce l’ha qui- indicai alzandomi la maglietta nella parte destra del bacino, quasi sopra l’osso.
-Lo vuoi lì?- chiese Ian –mi piace-
-Okay, facciamolo- dissi ondeggiando la testa, ora mi stavo eccitando troppo all’idea.
Mi misi seduta quasi stesa sulla poltroncina e mi abbassai leggermente i pantaloni tenendo alzata la maglietta.
Sarah fece la stessa procedura con me poi toccò all’ago.
In quel momento sentii il tipico tuffo al cuore di quando si sta per fare qualcosa di cui si è eccitati all’idea.
Istintivamente presi la mano ad Ian e cominciai a stringerla più forte quando Simmons si avvicinò.
-Aspetta, aspetta!- dissi allontanandolo –scusa- abbozzai un sorrisetto.
-Okay, meglio ora?- domandò Simmons riavviando l’ago.
Cercai di eliminare quel ronzio dalla mia testa.
-Okay, vai- dissi chiudendo gli occhi fino a strizzarli.
Sentii le sue mani fredde posarsi sul mio stomaco e un lieve pizzicore ma una cosa leggera, che dopo un nano-secondo sparì.
Nonostante tutto tenevo gli occhi sbarrati stringendo sempre di più la mano di Ian, anche se non mi faceva male non volevo aprire gli occhi e realizzare quello che stava accadendo davvero.
Quando sentii l’ago fermarsi sapevo che non era perché aveva finito, infatti sentii un qualcosa strusciarsi sulla mia pelle e poi l’ago si riavviò.
Dopo pochi minuti mi decisi ad aprire gli occhi e quello che vidi era metà del cuore quasi completa.
-Ma questa è una ficata assurda!- non so come me ne uscii ma Ian mi fissò per qualche secondo e poi sorrise.
Sorridevo come una pazza e ne ero al corrente.
-Ti piace?- mi chiese.
-Si- risposi continuando a fissare il tatuaggio prendere forma.
-Fa così male?- chiese quasi preoccupato.
-Scherzi? Non fa male per niente, è troppo forte! Ora capisco perché Miley Cyrus ha tutti quei tatuaggi! Troppo bello!- ridacchiai.
Poco dopo il mio tatuaggio era completo, ancora non mi capacitavo di quello che era successo.
Mi ero fatta davvero un tatuaggio, uno di quelli veri che non si sbiadisce e non sparisce.
Dopo che Sarah ebbe applicato quel pezzo di benda anche a me mi alzai, tirandomi un po’ più su i pantaloni.
-Come va?- chiese Ian stringendomi a lui.
-Bene, ma ora ricordami per quando rivedrò John, di prenderlo a calci, quel pezzo di idiota si che mi ha fatto male!- risero tutti con me.
-Se poi mai tornerai si può ripassare o addirittura cambiare, non ci vuole niente- mi informò Sarah.
-Davvero? Magari, tornerò di sicuro, ora che so che non fa male, grazie a questo qua- sorrisi indicandolo ed abbracciandolo.
-Siete così carini insieme!- esclamò Sarah.
Li salutammo ed usciti dallo studio Ian mi fermò.
-Fammi vedere- si abbassò e mi baciò la pancia accanto al tatuaggio.
-Sempre con te- dissi baciandolo.
-Sempre con te- ripeté ricambiando il bacio.

Eh, già, l'hanno fatto. come ho detto nell'altro capitolo, mi sono ispirata al mesiversario che ho avuto con il mio ragazzo, infatti il tatuaggio che Ian ed Alex si fanno è il nostro tatuaggio ed ho pensato che rappresentasse anche la loro storia. (Unica differenza che il mio ragazzo me lo ha fatto lui con l'ago, non siamo andatai in un Tatoo Studio)
Se vorrete nel prossimo capitolo posterò una foto.

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Capitolo 34
*** Monthversary (Part 3) ***


Ecco la terza parte come promesso!! Ci ho messo più di quello che pensavo e mi dispiace per questo, ma spero che vi piaccia! alla fine della storia posto la foto del tatuaggio! Bacioni *Alex*

 
Monthversary (Part 3)

 
Stavamo tornando agli studios, dopo la nostra “pazza giornata”, lo aveva fatto davvero, mi ero fatta un tatuaggio, mi era quasi difficile da credere, ma era vero.
Seduta dal lato del passeggero, puntai i miei occhi su Ian.
Mi alzai leggermente dal sedile e porti una gamba piegandola sotto di me.
Sospirai.
-Che c’è?- chiese Ian senza distogliere lo sguardo dalla strada.
-Eh?- chiesi in risposta.
-Hai sospirato, a che pensi?- domandò mandandomi delle occhiate ogni tanto.
-Solo a quanto è bello il mio ragazzo- non so come mi uscì una cosa così, ma la dissi.
Quando ero con Ian, ero diversa, mi sentivo diversa.
All’inizio era quasi brutto, mi sentivo come se non ero alla sua altezza, mi sentivo piccola, e quando lo guardavo, vedevo solo Ian Somerhalder, l’attore.
Probabilmente era per questo che all’inizio non volevo addentrarmi in questa cosa, volevo solo una vita il quanto più vicino al normale fosse possibile.
Non mi ero mai sentita in quel modo.
Quando mi sfiorava, mi baciava, o semplicemente mi guardava, sentivo un tuffo al cuore, ma in un senso buono.
Con John non era lo stesso, mi faceva sentire quasi sbagliata, cercava di cambiarmi, ma alla fine a me andava bene, semplicemente per il fatto di avere un ragazzo mi attirava così tanto, che ogni condizione era accettabile.
Ma Ian mi sopportava, mi voleva così com’ero.
Stare con lui era come essere sulla luna e toccare le stelle.
Lo amavo, troppo.
Non sentivo il bisogno di dire a tutti che noi uscivamo insieme, non avevo mai avuto l’impulso di vantarmi di lui.
Con lui ormai mi sentivo, diversa, grande, dimenticavi chi ero, la mia età (il problema principale) spariva, e c’eravamo solo noi.
Ma quando cominciavo a tornare alla realtà realizzavo che, per quanto ci potessimo amare, la nostra era una relazione destinata a restare all’oscuro.
Il mondo non avrebbe mai capito, le nostre famiglie, soprattutto la mia, ci avrebbero separati.
Ma di questo al momento non mi importava granché, perché mi bastava uno sguardo ad Ian e tutto svaniva.
In ogni momento della mia giornata, quando ne avevo bisogno, lo guardavo e istintivamente mi spuntava un sorriso.
Non so come faceva, ma riusciva a farmi ridere anche quando non c’era da ridere per niente.
Quando lo vedevo il cuore mi batteva così forte che avevo paura mi uscisse dal petto e sentivo le farfalle nello stomaco, con un suo solo sfioro.
Ian era tutto ciò che potevo desiderare e sperare.
Mi amava così com’ero, mi sopportava, mi faceva sentire viva.
-Beh, grazie, ma tu mi batti di sicuro- disse posando la sua mano sulla mia.
Sorrisi ridendo.
 
-Hey! Finalmente! Ma dove eravate finiti?- ci salutò Nina e sorrise vedendoci mano nella mano.
-Fuori, a fare cose da pazzi- ridacchiò Ian ammiccando un sorrisetto.
-Già, perché noi siamo pazzi- aggiunsi io.
-Okay- disse Nina corrucciando la fronte –allora, cosa avete fatto? Festeggiato bene?- fece un sorriso sghembo facendo su e giù con la testa ed alzando il sopracciglio.
-Nina!- esclamai io bacchettandola –ma che modi sono? Non siamo mica animali!- sospirai –quella parte arriva stasera- ridacchiai io buttando uno sguardo ad Ian.
-Allora che avete fatto?- chiese curiosa.
Nina sapeva essere una grande palla al piede, ma l’adoravo anche per questo.
-Abbiamo fatto questo- risposi alzandomi la maglietta e lasciando intravedere il tatuaggio ancora coperto dalla garza trasparente.
Nina fece una faccia scioccata e rimase a bocca aperta.
-Non ci posso credere, ti sei fatta un tatuaggio!?- la sua faccia era ancora sconvolta –tu! Me l’hai rovinata! Brutto mascalzone!- puntò il dito contro Ian ridendo e mantenendo comunque una faccia abbastanza seria –tu sei matta, completamente matta!-
-Hey, a me non dai del matto?- Ian si girò e si tirò su la maglia abbastanza da mostrare il tatuaggio.
-Okay, rettifico, siete matti-
-Beh, in tal caso ci piace essere matti…- disse Ian baciandomi.
E con la coda dell’occhio vidi Nina storcere la bocca e poi ridacchiare.
-Siete esageratamente smielati- disse allontanandosi.
-Oh mio Dio!- esclamai io facendo sussultare Ian che mi guardò con faccia interrogativa –sono diventata smielata!?- ridacchiammo tutti e due e tornammo al nostro bacio.
 
Finimmo le riprese verso le 10:00 pm e a quel punto Ian passò dal mio camerino per tornare all’hotel.
Saliti in macchina però mi accorsi che la strada era diversa, stavamo infatti andando fuori Atlanta.
-Dove vai? La strada è sbagliata- dissi girandomi per guardare dietro di noi Atlanta sparire.
-Mi dispiace, ma è una sorpresa- disse sorridendomi, uno dei suoi soliti sorrisetti.
-Ancora? Basta con le sorprese!- esclamai ridendo –seriamente, cos’altro hai organizzato?- domandai con gli occhi da cuccioli.
-No, non te lo dico- mi sorrise facendomi la linguaccia.
-Hey!- esclamai dandogli un pizzicotto.
 
Poco dopo fermò la macchina e davanti a me si aprì la vista di quella bellissima casa in cui ero già stata.
-Che ci facciamo qui?- chiesi guardandomi intorno.
Era proprio Rome, la città vicino Atlanta in cui Ian aveva una casa.
-Ian, ormai stiamo insieme, non mi devi ancora cercare di fare colpo con la pizza e le tue storielle- gli sorrisi baciandolo.
-Ouch- disse fingendosi ferito e poi prendendomi di peso –basta! Sei stata cattiva oggi! In punizione!- esclamò ridendo mentre io cercavo di liberarmi dimenando le gambe e dandogli dei pizzicotti.
-Lasciami! Ian! Ho detto lasciami!!!- strillai ma lui mi ignorò entrando dentro casa.
Lo sentii salire le scale mentre vedevo sparire il grande salone e la cucina.
Poi mi sentii buttare su un letto.
Mi guardai intorno, doveva essere la stanza padronale della casa, ovvero quella di Ian; era davvero grande, il letto era a dir poco enorme e ai lati c’erano due porte, oltre a quella d’entrata, una era aperta e si intravedevano dei vestiti, doveva essere il guardaroba, l’altra era chiusa, poteva essere un bagno.
Nella stanza c’era una sola finestra, ma era una finestra lunga ed intera e fuori, nonostante fosse sera, si intravedeva un balcone.
Vidi Ian avvinghiarsi su di me e baciarmi, ed io stetti al gioco.
-Oh, allora è questo che avevi in mente?- chiesi mentre lui annuì scendendo a baciarmi il collo.
-Però sei stata cattiva, quindi ora ti aspetta la tua punizione- ridacchiai all’idea di cosa voleva fare.
Mi avvinghiai ai suoi capelli e gli cinsi la vita con le gambe, per averlo più vicino.
Lo sentii sbottonarmi il reggiseno e le sue labbra si posarono sul mio seno.
Ansimando, gli sfilai la maglietta, arrivando poi a sbottonargli i pantaloni.
Li scese baciandomi la pancia, fino ad arrivare al tatuaggio, e lo baciò scendendo poi più giù.
Mi sembrava di morire, quella si che era una punizione.
Inarcai la schiena e stringendo le lenzuola con le mani.
-Ti amo- disse tornando verso di me e baciandomi.
-Ti amo- risposi baciandolo con più foga.
Lo volevo, in quel momento, subito.
Lo sentii entrare dentro di me ed ansimai più forte.
I nostri gemiti si unirono e i respiri si fecero più profondi, come sempre.
Lo strinsi forte a me mentre mi baciava l’incavo del collo.
Sulla spalla intravidi il tatuaggio e sorrisi.
Tutto era perfetto.


Ecco la foto come promesso:


Photobucket

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Capitolo 35
*** Party TIME! Don't screw the birthday! ***


Allora... Ecco il nuovo capitolo, che dire, la parte bella ci sarà nel capitolo seguente, che posterò quasi subito perchè è quasi pronto. Bacioni *Alex*

 
Party TIME! Don't screw the birthday!

 
Alex's Version

8 dicembre.
Conoscevo quel giorno da sempre come una festa nazionale, in cui si preparava l'albero ed il presepe e non si andava a scuola.
Ma da quasi 4 anni lo conoscevo anche come un'altra festa, quella in cui Ian Joseph Somerhalder compieva gli anni.
Proprio così, il compleanno di Ian era vicino mancavano due giorni, ma mancava anche una settimana e mezza al mio ritorno in Italia, per trascorrere con la mia famiglia le vacanze di Natale.
Mi stiracchiai sbattendo le mani al muro dietro di me e appoggiai la testa sul petto nudo di Ian.
-Buongiorno- disse baciandomi sulla fronte.
-Vorrai dire buonanotte- risi indicando la sveglia che segnava le 6 pm. 
Ultimamente stavamo girando molte scene notturne, per questo andavamo a dormire alle 10 am per poi svegliarci alle 6 pm.
Certo, abituarcisi non era stato facile, dato che tutti gli altri lo facevano senza alcun problema, ma dopo qualche giorno era diventato quasi normale.
Ian mi aveva aiutata, i primi giorni restava sveglio con me e ci mettevamo a ripassare i copioni oppure a fare altre cose ( che preferivo ) per indurre il sonno; finivamo comunque col dormire 4 o 5 ore invece delle 9 di cui avevamo bisogno.
-Sai che giorno è oggi?- chiesi poggiando il mento sul suo petto e puntando i miei occhi nei suoi.
-Non lo so, che giorno e?- domandò alzando un sopracciglio, scaturendomi un sorriso.
-Beh, è il 6 dicembre, il che vuol dire che tra due giorni è...- e lì capi tutto e mi sorrise ma poi il suo sorriso si tramutò in una faccia cupa.
Si alzo dal letto ed andò verso la finestra, uscendo sul balcone.
Restai li a fissarlo cercando di capire che cosa aveva.
Da fuori vedevo che fissava il vuoto davanti a se, poi prese una sigaretta e l'accese.
Mi avvicinai a lui, fuori non faceva così freddo, però c'era un pò di vento.
Gli tolsi la sigaretta di mano, la spensi sul cornicione e la buttai di sotto.
-Che c'e? Cos'hai? Di solito quando arriva il compleanno si è felici- 
-Beh si è felici quando al compleanno si cresce e non quando si invecchia- li capii quello che gli stava passando ma non volevo affrontare di nuovo il discorso.
-Beh se tu sei vecchio io allora che cosa sono? Lì fuori e pieno di gente che darebbe di tutto per incontrarti e per abbracciarti, o magari di più, perche ti amano. Io vengo dal mondo dei fans, ti posso solo dire che non una persona ti darebbe del vecchio, anzi...- non sapevo che dire, perché anche io ci stavo male per questa situazione.
Tornai in camera, mi misi i vestiti del giorno prima, ed uscii.
C'era Nina fuori ad aspettarmi per andare insieme sul set.
Una volta arrivate radunai tutta la gente che c'era.
-Okay, tra poco è il compleanno di Ian e pensavo che potevamo organizzargli una festa-
Da tutti vennero grida di gioia.
-Mi piace l'idea di una festa, ve la meritate una pausa- acconsentì Julie.
-Che cosa hai in mente?- mi chiese Nina.
-Non lo so, non sono brava in queste cose- dissi facendo spallucce.
-Beh, potremmo farla qui, che ne dici Julie? Non gli diciamo niente, cosi penserà che dovremo lavorare- Nina e le sue diaboliche idee.
-Per me va bene- rispose Julie.
-Perfetto, a parte che Ian sarebbe felice anche se ci fossi solo tu- mi disse Nina ed istintivamente sorrisi.
Ormai quasi tutti sapevano della nostra relazione "clandestina", e l'unico posto dove potevamo essere liberi di stare insieme era proprio il set.
-Okay, riunione finita- dissi velocemente vedendo Ian entrare.
Mi avviai verso il camerino quando Ian mi fermò cercando di baciarmi, ma mi girai.
-Cos'ho fatto?- chiese con la faccia da cucciolo bastonato.
-Niente, non sono arrabbiata con te... Ma il bacio te lo darò quando non puzzerai di fumo- feci un sorriso e me ne andavi.
Odiavo quando fumava, perché sapevo che con quella roba si moriva.
Lo stesso anche per gli altri, anche Nina fumava e sapeva che mi dava fastidio.
Tempo fa avevo istituito un barattolo che mi portavo dietro ed ogni volta che li beccavo a fumare gli facevo mettere dentro un dollaro, dopo un mese avevo fatto un bel gruzzoletto e donai il tutto alla ISF.
 
-Mi dispiace per prima…- sussurrò Ian avvolgendomi un braccio intorno alle spalle.
-Non fa niente- risposi baciandolo sulla guancia.
-Allora, come vuoi festeggiare il grande compleanno?- mi sorrise, dovevo stare al gioco.
-Qui? Dovremo lavorare tutto il giorno, credo che per i festeggiamenti dovrai aspettare- abbozzai un sorriso mentre nella mente cercavo di capire cosa regalargli.
-Beh, allora festeggeremo in privato in camera- mi baciò ed io lo ricambiai quando entrarono Nina e Michael nella stanza.
-Allora…- iniziò Nina –ti hanno rovinato il compleanno, eh, Smolderholder? Niente grandi festeggiamenti quest’anno- disse Nina fingendosi dispiaciuta –mi ci voleva una bella festa per alleggerire i nervi, troppe scene tra Elena e Katherine- sorrise imitando una della sue smorfie.


Ian's Version
 
-Ehm, okay, è il tuo cellulare che vibra, vero?- chiesi ridendo ad Alex meritandomi un leggero schiaffo in testa.
Mi sorrise e rispose.
-Hey Giò! Come va?- ed automaticamente tutti strillammo un “Ciao Giò” all’unisono –si, okay, glielo dirò. Davvero? Hey, Natale insieme o i tuoi genitori ti premieranno con la loro presenza quest’anno?-
Natale, quest’anno non mi sarebbe piaciuto così tanto, lei se ne doveva andare, tornare in Italia ed sarei andato a Covington per passarlo con la mia famiglia.
-Okay, ci vediamo presto. Anche io, ciao!- chiuse la conversazione e sospirò –wow, tra poco tornerò in Italia, chissà come sarà-
-Il tuo grande ritorno in patria! Controllerò i giornali ogni giorno, già vedo i titoli “La stella sbocciata in America torna alla sua patria per le vacanze”- Nina ridacchiò ed Alex con lei.


Alex's Version
 
Il giorno della festa era arrivato, come da programma ci dirigemmo tutti agli studios, Nina indossava un vestito viola chiaro con delle scarpe nero a dir poco alte, mentre io mi ero limitata ad un vestito nero semplice con della pallettes e le mie inimitabili converse (ormai erano il mio marchio).
Ian non si aspettava niente e quando arrivammo a destinazione ad accoglierlo c’erano tutti, amici, parenti, la sua famiglia e tutti noi.
Ci maledì a tutti per avergli teso questa trappola e poi ci ringraziò.
Purtroppo noi non potevamo stare “insieme insieme” perché solo il cast sapeva della nostra “relazione clandestina” quindi ci limitammo a fare gli amici.


Qui ci sono i vestiti di Alex e Nina: 

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=49721487

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Capitolo 36
*** Party TIME! Don't screw the birthday! (2) ***


Eccomi! Lo so, ho postato più tardi di quanto avevo promesso ma ho avuto molto da fare! Sorry! Anyway... Ecco il capitolo, spero vi piaccia. Bacioni *Alex*

 
Party TIME! Don't screw the birthday! (2)

Alex's Version

-Ma ciao ragazze- sentii la voce alle mie spalle senza riconoscerla all'inizio ma quando mi girai realizzai il tutto.
-Megan, cosa ci fai qui? Nessuno ti ha invitata- disse secca Nina, non saprei dire chi tra di noi la sopportava meno.
-Beh, diciamo che ho creduto che il mio invito fosse andato perso nella posta- Megan barcollava, sembrava ubriaca.
-Okay, te ne devi andare- disse Nina cercando di farla allontanare.
-E tu? Perché non dici niente? Eh? Ti senti superiore vero?- iniziò strillandomi conto alzando sempre più la voce e puntandomi il dito contro -non sapevo che fosse di moda rubare i ragazzi delle altre... Certo, scusami, tu arrivi da un giorno all'altro e mi freghi il ragazzo, mi sembra giusto, eh?- le sue parole non ferivano ma più che altro mi facevano rabbia e poi sapeva davvero di me ed Ian o stava solo tirando ad indovinare?
-Non ho idea di che cosa tu stia parlando- dissi allontanandomi con Nina.
 
Nel frattempo...

Ian's Version

 
-Ian- mi fermò Paul con una mano sulla spalla -abbiamo un problema- disse facendomi segno di seguirlo con la testa.
Conclusi la conversazione con mio fratello e mi allontanai, avviandoci verso la porta d'entrata.
-Che succede?- domandai.
-Megan è qui- disse tutto insieme, senza darmi il tempo di ragionare.
Megan. Come al solito doveva piombare quando finalmente mi stavo divertendo e rilassando.
-Paul, non la voglio qui, dov'è?- chiesi avviandomi all'interno della sala.
-Non lo so, l'ho vista di sfuggita-
-Cazzo, Paul, pensavo ci fossero dei buttafuori all'entrata, come diavolo è arrivata fin qui?-
 
...

Alex's Version
 
-Hey! Ti ho forse detto che potevi andartene?- urlò Megan afferrandomi per un braccio attirando l'attenzione di tutti.
-Hey! Basta così, tu adesso te ne vai!- esclamò Nina allontanandola.
-Certo! Ah ah! Così lei torna a scoparsi il mio ragazzo! Mi sembra giusto! Sai cosa? Spero proprio che tutto questo sia illegale, così che il bel ragazzone possa farsi un viaggio di sola andata in prigione!- continuava a strillare ed a gesticolare mentre tutti ci fissavano.
-Avanti, andiamo- sussurrò Nina allontanandomi.
-Vai! Scappa! Sei solo una brutta stronza!- sentendo quelle parole mi girai verso di lei -mi hai sentito! Brutta stronza! Sei una stronza!- continuava a strillare.
Nina mi prese sotto braccio e mi fece cenno di uscire fuori, non volevo fare casino durante la festa di Ian, con un po’ di fortuna Megan se ne sarebbe andata ed Ian non avrebbe nemmeno saputo che lei era stata lì.
-Sai cosa? Dire che sei stronza è quasi farti un complimento. Sei una puttana! Ecco la parola giusta! Puttana! Sei una lurida puttana! Mi fai schifo!- ora si che mi aveva insultata, dentro ribollivo, cercavo di trattenermi il più possibile.
-Hey, dove vai, puttana?- si avvicinò afferrandomi da dietro per i capelli.
Era morta. Morta.
-Oh, oh, l'ho fatta incazzare!- ridacchiò Megan cercando di darmi uno schiaffo.
-Non dovevi farlo- dissi afferrandola per i capelli e buttandola per terra.
Da lì incominciarono gli schiaffi, i calci, il rotolarsi per terra ed il tirarsi i capelli.
Mi aveva insultata, di fronte a persone che conoscevo, ai miei amici.
 
...

Ian's Version
 
Entrammo nella sala e quello che sentii non mi piaceva affatto.
"Puttana! Sei una lurida puttana!"
Era la voce di Megan e se lo stava dicendo a chi credevo, era morta, a dir poco morta.
Quello che vidi mi fece incazzare da morire. Megan, letteralmente sopra ad Alex che cercava di prenderla a schiaffi.
 
...

Alex's Version
 
Da sopra di me la buttai a terra e le salii addosso cercando di graffiarla ma qualcuno mi afferrò da dietro tirandomi su e tenendomi ferma mentre mi dimenavo per cercare di tornare a picchiarla.
-Okay, basta! Calmati!- disse Ian cercando di bloccarmi.
-Lasciami! È morta! Ian! Ho detto di lasciarmi!- cercavo di liberarmi mentre quella poco di buono di Megan, tenuta ferma da Paul mi sorrideva come una pazza per farmi incazzare. Era riuscita nel suo scopo, aveva rovinato la festa.
-Tu, brutta stronza, hai chiuso per sempre, con me e con questo mondo!- le strillò contro Ian mentre Nina mi teneva ferma per un braccio -sicurezza!- chiamò e due tipi a dir poco enormi si avvicinarono ed uno di loro la prese di peso portandola via.
-Divertiti con la tua puttanella, Ian!- continuò a strillare Megan prima di sparire.
Ian mi prese per un braccio e mi trascinò nel suo camerino senza dire una parola. Sapevo che era incazzato e ne aveva tutto il diritto.
 
Mi fece sedere sul divano e chiuse la porta.
-So che sei arrabbiato e mi dispiace. È che mi ha chiamato puttana! Davanti a tutti!- mi veniva da piangere, avevo rovinato tutto -ho rovinato la tua festa, mi dispiace, Ian, io...- non sapevo che dire.
-Non sono arrabbiato, non con te- istintivamente abbassai la testa -hey? Hai capito? Non sono arrabbiato con te. Non posso credere che quella stronza si permetta di venire alla mia festa per insultarti e picchiarti, se la rincontro, io...-
-Hey! Non è che solo lei mi ha picchiata! Anche io ho fatto la mia parte, spero di averle fatto male- cercai di fare un ghigno ma la mascella mi fece un male cane.
Ian subito si inginocchiò davanti a me preoccupato.
-Ti sanguina il labbro- disse passandomi una mano sotto il mento, solo il suo sfioro mi creò brividi di dolore lungo tutto il viso.
Mi veniva da piangere sia per il dolore sia perché mi sentivo male per quello che era successo.
-Avanti, torniamo in hotel- mi porse la sua mano.
-No! Ian è la tua festa! Io...-
-Ho detto a Paul di mandare tutti a casa- si avvicinò a me e mi mise sulle spalle la sua giacca -a me basta avere te- mi disse scaturendomi un sorriso che però mi pentii di aver fatto per il dolore che sentivo.
Cercai di alzarmi ma ricadei sul divano per il dolore.
-Ahi!- esclamai e subito Ian si avvicinò.
-Dove ti fa male?- chiese.
-Sto bene, davvero- dissi fissandomi la caviglia che mi sentivo pulsare.
Poggiò la sua mano sopra ed il dolore mi fece fare un salto.
Senza dire niente mi prese in braccio e mi portò verso la macchina.
-La mia guerriera- disse affettuosamente mentre mi faceva sedere al lato del guidatore -devo dire però che eri sexy mentre cercavi di strangolare Megan- ridacchiò senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Cercava di tirarmi su di morale, nonostante sapevo che era incazzato da morire.
 
Arrivati in hotel mi riprese in braccio e mi portò nella sua stanza.
Mi lasciò sul letto e dolcemente mi levò le scarpe, la caviglia mi faceva male, ma cercai di reprimere il più possibile il dolore.
-Tutto okay?- domandò fissandomi negli occhi.
-Tutto okay- ripesi senza muovere troppo la faccia.
Mi alzai dal letto zoppicando e gli feci segno di aprirmi la zip sul retro del vestito.
-Devo andare nella mia stanza- sussurrai cercando di zoppicare fino alla porta.
-Ah, ah, niente da fare, non puoi camminare- mi fece segno di no facendomi ridere.
-Mi devo cambiare e devo anche fare una bambola voodoo contro Megan, sai per infilzarle gli occhi e cose così…- mi dannai di aver riso di nuovo, la mia faccia non era contenta del dolore che le provocavo.
-Beh, mettiti questa- mi diede una delle sue camice –alla bambola ci pensiamo dopo- 
-Che fine ha fatto il divieto “niente camice da 300 dollari per dormire”?- chiesi sorridendo.
-Beh, diciamo che mi sono arreso e che mi piace vedere la mia ragazza nelle mie camice- detto questo si diresse verso il bagno e mi lasciò sola nella stanza.
Due lacrime mi scesero agli angoli degli occhi. Mi sentivo uno schifo. Perché Megan mi odiava, perché Ian era troppo gentile con me, perché lei mi aveva chiamata “puttana” davanti a tutti.
Non ero mai stata chiamata in quel modo e non ci si sentiva per niente bene ad essere considerati così.
Mi passai il braccio sulle lacrime e mi misi la camicia. Inspirai a fondo l’odore che era rimasto, l’odore di Ian.
Uscii dal bagno bello come sempre, indossando solo dei pantaloni, con i capelli spettinati ed istintivamente sorrisi.
Si avvicinò a me e mi baciò, ricambiai il bacio. Lo avvicinai ancora di più a me.
Le nostre lingue si unirono e tutto quello che provavo svanì, niente andava storto in quel momento, era tutto perfetto.
Leggermente mi stesi sul letto e lui si posizionò sopra di me ma in quel momento sentii un dolore alla spalla ed Ian se ne accorse.
Interruppe il bacio e mi scostò la camicia.
Dietro la spalla era spuntato un livido violaceo che al solo pensiero faceva male ed a quello se ne era unito anche uno sul ginocchio.
-Guarda che ti ha fatto quella stronza!- disse arrabbiato Ian fissandomi.
-Hey! Sto bene, okay? Non fanno così male- cercai di mentire, anche se in fondo ci ero abituata, quando sei una cheerleader i tuoi migliori amici sono slogature e lividi.
Ian si alzò sempre più arrabbiato passandosi una mano sulla bocca.
-Ian, ti prego- sussurrai guardandolo dritto negli occhi.
Non disse niente, semplicemente si avvicinò a mi baciò sulla fronte.
-Non la passerà liscia- disse e mi abbracciò.

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Capitolo 37
*** What Hurts More? ***


Eccomi con un nuovo capitolo! Lo so che ci ho messo tanto ma eccolo qui... Vorrei ringraziare tutti i lettori, chi recensisce e chi ha inserito la mia storia tra le seguite, ricordate o preferite. Spero vi piaccia! Bacioni *Alex*

 
What Hurts More?

Alex's Version

-Buongiorno- sussurrò al mio orecchio provocandomi i brividi.
-Buongiorno- ripeteii sorridendo.
-Va meglio?- domandò squadrandomi.
-Sto bene, davvero. Questo non è niente, ormai credo di essermi rotta tutte le ossa del corpo almeno una volta- ridacchiai cercando di farlo sorridere.
-Tutte, tutte? Come si fa a rompersi le ossa del sedere?- chiese e mi fece scoppiare a ridere.
-Semplice, cadi da un altezza di 3 metri ed atterri sul di dietro- riuscii finalmente a farlo ridere –hey! È una cosa seria! Quello si che fa male! Sai che vuol dire non potersi sedere per un mese?- 
-Okay, scusa hai ragione…- fece gli occhi dolci e mi baciò sulla guancia –vestiti, dobbiamo andare sul set-
Guardai l’orologio.
-Ma non è presto?- domandai scuotendo i capelli.
-Julie ha chiamato il medico- sentendo quella parola piegai leggermente la testa.
-Seriamente? Non mi serve un medico- dissi incrociando le braccia.
Ian si affacciò dal bagno e mi fissò.
-Allora vieni qui da me senza zoppicare- si appoggiò con la schiena al muro.
Mi alzai lentamente dal letto, i lividi non facevano poi così male, ero abituata a di peggio, ma appena posai la caviglia, il dolore arrivò più forte che mai.
Recitavo, mentre mi avvicinavo ad Ian, cercando di ingannarlo.
-Vedi? Posso camminare benissimo- affermai senza avvicinarmi del tutto, ero sicura che altrimenti mi avrebbe scoperta.
-Bene, allora vieni qui- si avvicinò a me e mi mise le mani sulle spalle facendo pressione.
Cercai di nascondere le smorfie di dolore ma alla fine mi allontanai.
-Okay, okay, un po’ fa male…-
-E allora perché devi mentire?- 
-Perché tu ti preoccupi troppo per me, non mi piace essere compatita, non ci sono abituata…- dissi sedendomi sul letto.
-Che vuol dire che non ci sei abituata?- domandò prendendomi la mano.
-Nella mia squadra, quando qualcuno si faceva male, si beccava una sgridata da parte della coach sul fatto che con l’infortunio si rallentavano tutti gli altri, e dopo, se non era grave, ci si beccavano esercizi in più da fare rispetto agli altri… Non mi piace quando la gente incomincia a sentirsi in colpa per quello che mi succede e si dispiace, non è colpa tua, okay? Non sei tu che gli sei saltato addosso ma io… Me la sono cercata, dovevo andarmene ed ignorarla…- 
-Hey, sei la mia ragazza, e ci tengo a te, non ti sto compatendo, mi sto preoccupando, abituatici, perché succederà spesso- concluse alzandosi e dirigendosi verso il bagno –sbrigati, è tardi!-
 
Una volta usciti dalla camera Ian si girò verso di me e senza dirmi niente mi prese in braccio.
-Ian! Mettimi giù!- obbiettai.
-E farti zoppicare fino alla hall? Niente da fare!- non mi fece fiatare, mi portò in braccio fino alla macchina e poi arrivati sul set mi riprese in braccio fino a quando non arrivammo dentro.
-Posso scendere ora? Non ho 6 anni- 
-Okay, miss Acidità- rispose sorridendo.
-Eccoti! Come stai? Tutto bene? Cosa ti fa male? Dove ti fa male?- iniziò Julie con le domande da mamma preoccupata che io non sopportavo affatto.
-Sto bene, Julie! Calmati, respira… Inspira, espira, inspira, espira…- dissi facendola calmare.
-Il dottore sta arrivando-
-Non ho bisogno di un dottore…- obbiettai.
-Si, invece- rispose Ian.
-No, invece-
-Si- continuò Ian.
-No- controbattei io.
Senza rispondere mi prese di peso come un sacco di patate portandomi via.
-Ian! Lasciami andare! Ian!- cercavo di oppormi dandogli i pugni sulla schiena, ma niente, non mi metteva giù.
-Ciao a tutti!- disse Ian entrando nella sala relax.
-Mettimi giù, ho detto!- 
-Ciao, che succede?- chiese Paul.
-Niente- rispose Ian facendo il vago.
-OMG, che state facendo?- domandò Nina entrando nella stanza.
-Vuoi mettermi giù? Che cavolo, Ian, non è divertente!-
Finalmente mi mise giù e al tocco brusco con il suolo la caviglia riprese a farmi male.
-Ahia!- dissi cadendo per terra –aho, aho, aho…- ora faceva davvero male.
-Chi è che non ha bisogno di un dottore?- disse ironico Ian aiutandomi ad alzarmi.
Ignorai la mano che mi porse e mi alzai da sola.
-Sto bene- dissi facendo una smorfia e zoppicando verso il bancone/bar che c’era nel set.
-Vuoi dirmi perché ti comporti così?- sussurrò Ian abbracciandomi da dietro.
-Mi comporto così, come?- chiesi e mi girò verso di lui.
-Come se avessi davvero 6 anni- 
-Beh, ne ho 16, non c’è poi così tanta differenza- mi pentii immediatamente di quello che avevo detto, vidi Ian non dire niente ed allontanarsi.


Ian's Version
 
-Non capisco perché deve fare così…- dissi a Paul girando in torno nel mio camerino.
-Ti ricordo che ieri sera è stata chiamata “puttana” dalla tua ex e poi la stessa ex che definirei “pazza” ha creato una sorta di evento boxe contro di lei… Dopo tutto questo anche io mi comporterei in modo scontroso- Paul mi fermò e mi mise una mano sulla spalla –Som, dalle tempo-
-Il punto è che non so cosa fare, sta male, e mi fa male vederla così, ma non so davvero cosa diavolo fare…-
-Non fare niente… Semplicemente non fare niente, devi ricordarti che è pur sempre un’adolescente, pensa, se ti fossi trovato nella stessa situazione non ti saresti comportato così? Forse anche peggio- 
-Grazie, Paul- gli strinsi la mano e gli diedi una pacca sulla spalla.
Alex era seduta sul divano con Nina.
-Posso sedermi?- chiesi ed automaticamente Nina si alzò lasciandomi il suo posto.
Mi sedetti mentre Alex guardava dritto davanti a lei.
-Mi dispiace- sussurrai in modo che solo lei mi sentisse.
-Se non vuoi il dottore, parlerò con Julie e le dirò di non farlo venire- continuai, Alex si girò verso di me e mi sorrise.
-Non sono una puttana, vero? Cioè non che io lo pensi, però non è bello quando te lo senti dire davanti a tutta quella gente-
-Lo sapevo, lo sapevo che era per Megan che ti comportavi così…- 
-Io non le ho fatto niente… Non è giusto, poteva anche non fare quella scenata davanti a tutti- vidi due lacrime scenderle sulla guancia, mi faceva male vederla così.
-Non la sto giustificando ma molto probabilmente era ubriaca… Certo si è però comportata da stronza e per questo ha pagato- 
-Hey, ragazzi? Guardate qui- comparì Nina davanti a noi mostrandoci il suo iPad, con un articolo che diceva: “Brutta serata per Megan Auld e sembra anche brutto risveglio” con a seguito delle foto di lei che ci copriva con degli occhiali un grosso occhio nero.
Immediatamente spuntò un sorriso sulla faccia di Alex.
-Wow, l’hai conciata per bene!- esclamai battendo le mani.
-Te l’avevo detto che le avevo fatto male! E anche in un punto visibile-
-Alex, il dottore- spuntò Julie informandoci ed automaticamente il sorriso di Alex svanì.
Nella stanza entrò il medico, noi già lo conoscevamo, era colui che ci diceva se la febbre era controllabile e se potevamo recitare o se dovevamo rimanere a letto per il mal di gola.
-Non mi piacciono i dottori…- sussurrò in modo che solo io la sentissi.
-Siamo in due- aggiunsi. 
D’altronde a chi piacevano i dottori? 
-Bene, bene, finalmente ho il piacere di conoscere la nuova aggiunta al cast, mi permetta di presentarmi sono il Dr. Ezra Michaelson- le porse la mano.


Alex's Version
 
-Piacere, Alex- risposi fingendo un sorriso.
Sapevo di avere bisogno di un medico, la caviglia mi faceva male, anche se ci ero abituata, ogni volta che mi facevo male in campo c’era sempre il nostro dottore pronto a controllarci.
-Allora qual è la caviglia?- mi chiese gentilmente sedendosi sul tavolino di fronte al divano.
Gli indicai la destra.
Appena la sfiorò sentii i brividi, poi fece pressione e subito mi irrigidii.
-È una distorsione, ho una domanda, ti sei mai rotta la caviglia? Lo chiedo perché l’osso al tatto sembra già essere stato modificato- solite domande di routine.
-Si, 2 volte- alla risposta mi fissò quasi sbalordito insieme agli altri –infortuni da cheerleader- abbozzai un sorriso.
-Oh! Eri una cheerleader, giusto! Sai, anche le mie figlie sono cheerleaders, a volte aiuto come medico sul campo, per i vari infortuni. Allora non è nuovo quello che devo fare- in fondo fingevo di non sapere quello che sarebbe successo ma… -conto fino a 3, okay?- annuii.
Nina mi fissava domandandosi che intendeva.
Mi afferrò la caviglia e cercavo di auto convincermi che non faceva male.
-Okay, 1… 2…- sentii un dolore lancinante, come se mi stavano strappando tutto il piede, ma alla fine facevano più male altre cose.
-Cavolo!- esclamai –ma esiste un dottore che conta davvero fino a 3?- cercavo di respirare regolarmente.
-Che io sappia, no… Se contassimo fino a 3 la gente amplificherebbe il dolore con la paura- ignorai completamente quello che aveva detto, intenzionata a fissarmi la caviglia –dovresti star meglio in un paio di giorni, per oggi cerca di camminare il meno possibile- si girò poi verso di Julie –per girare le scene è meglio che resti in piedi e non cammini- ecco la differenza tra questo dottore e quello che avevo io, ti diceva che potevi camminare, basta che non ti sforzavi, quando sei una cheerleader, anche per una stupida slogatura ti becchi una settimana di riposo.
-Tutto okay?- chiese Ian avvicinandosi mentre ancora fissavo il vuoto e sgranavo gli occhi dal dolore.
-Certo, tutto okay- risposi mentre cercavo di fare respiri profondi.
-Sta bene, non ti preoccupare, pensa che le mie figlie ci si sono abituate, cominciano a sentire il dolore sempre meno…- aggiunse il dottore.
-Già, una volta anch’io sentivo meno il dolore, ma ormai sono un po’ di mesi che non mi rompo qualcosa…- feci ridere quel medico, wow, bella battuta.
-Beh, grazie mille Ezra, come sempre! E quand’è che ci farai conoscere queste fatidiche figlie? Portale sul set una volta!- lo ringraziò Julie facendolo uscire dalla stanza.
-Fa così male?- domandò Nina sedendosi dall’altra parte accanto a me.
-No, non così tanto- ero quasi in uno stato di shock per il male che faceva, stava svanendo ma comunque, continuavo a pensare che non mi ero fatta male perché ero caduta da tre metri d’altezza e nessuno mi aveva presa, no, mi ero fatta male perché una “stronza” mi avevi “picchiato” davanti a tutti alla festa di compleanno del mio ragazzo.
-Okay, ci penso io- sentii Ian dire, si piazzò davanti a me e mi baciò.
Ad un tratto mi ripresi e ricambiai il bacio, mi serviva davvero.
Cara Megan, te la sei presa con la persona sbagliata, sembrerò anche un angioletto ma posso diventare l’incubo peggiore.
Ian è mio, solo mio.
-Meglio?- chiese staccandosi.
-Decisamente, grazie- sorrisi.
-Allora… Posso portarti ancora in braccio per il resto della giornata?- mi implorò quasi con gli occhi da cucciolo.
Come dire di no davanti a quegli occhioni color blu ghiaccio?

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Capitolo 38
*** A Year Later... ***


Allora, salve a tutti! Lo so, è passato parecchio, ma sono stata impegnata con l'altra mia FF, che scrivo per una mia amica, e poi la scuola e semplicemente la vita LOL Ma ho postato finalmente! Allora, so che probabilmente non è quello che aspettavate, ma la storia stava diventando monotona ed impossibile. Detto questo, ci vediamo alla fine del capitolo, dato che ho una news da darvi! Bacioni *Alex*

 
A Year Later...
 

Marzo 2012


Alex's POV
 
-Sai, mi hai fatto sudare parecchio per averti- disse Ian abbracciandomi più forte.
-Che vuoi dire?- 
-Che a volte sento ancora il tuo schiaffo- 
-Meglio così, perché ti sei comportato da vero stronzo- gli risposi girandomi.
-Io? E tu?-
-Io che ho fatto? Stavi con Megan- risposi.
-Era un pazza, ma diciamo che anche tu ti sei comportata da pazza, giusto un pochino…- fece segno con la mano ridendo ma non mi fece ridere affatto.
-Io da pazza? Stai scherzando vero?- mi allontanai da lui.
-Dai scherzavo…- mi prese per i fianchi.
-No, non scherzavi, mi hai dato della pazza-
-Oh, andiamo, non fare così, smettila dai…- 
Mi avviai verso la porta.
-Scusa ma sono una pazza, giusto? Meglio se te ne torni da Megan, sai ti meriteresti un altro schiaffo, va al diavolo Ian!- detto ciò uscii dalla porta.
 


 
Ottobre 2012

 
Aprii gli occhi lentamente, accecata da un raggio di sole.
Istintivamente mi girai verso destra, per ritrovarmi davanti un letto vuoto.
Quanto era passato? Quasi 7 mesi.
Non ce l’avevo con Ian, ormai eravamo diventati amici, certo, a volte faceva ancora male, ma non ci facevo più caso.
Alla fine, la nostra storia era impossibile, era una cosa destinata a morire, oppure destinata ad essere vissuta nell’oscurità, oltre ad essere illegale sotto molti punti di vista.
Ora eravamo amici, certo legati da qualcosa di profondo, ma solo amici.
Era passato un anno, un anno da che la mia vita era cambiata, era stata sconvolta.
A giugno aveva fatto 17 anni, una festa in grande, a Nina piaceva esagerare, ed i miei genitori mi avevano anche regalato una macchina, rossa, decapottabile, il mio sogno da quando avevo 13 anni.
Giò aveva passato tutta l’estate con me, a Los Angeles, a volte ad Atlanta, se dovevo girare qualcosa con il cast.
Da una settimana era iniziata la 4 stagione dello show e tra 3 giorni avrei avuto un’intervista con Ellen.
Dopo essermi svegliata per bene, lavata e vestita, uscii dall’hotel. Quel posto un po’ mi era mancato durante l’estate.
-Nina!- chiamai la mora che si girò abbracciandomi.
Ormai le riprese dello show erano iniziate da parecchio.
-Alex!- mi salutò sorridendomi.
Nemmeno il tempo di finire l’abbraccio che le squillò il telefono.
Era Ian.
-Tesoro!- lo salutò.
Ah, già. Ian e Nina adesso stanno insieme, da quasi 3 mesi ormai, ma per me non era un problema, l’avevo superato.
-Si, sono con Alex, stiamo arrivando- fece una pausa ed annuì –okay, ciao ciao- lo salutò e mi prese a braccetto.
Arrivammo sul set, oggi dovevamo finire le riprese per il quinto episodio.
E quel giorno toccava a me fare da guida al VIP che aveva acquistato l’entrata per il backstage.
In pratica, mostravo loro dove si facevano gli effetti speciali, la sala makeup, la sala costumi, il set, ed assistevano ad una scena.
Era divertente, e ci alternavano i turni per farlo.
 
Avevo finito di girare la mia prima scena, avevo un pausa, ed arrivò Julie seguita, probabilmente dal VIP che aveva comprato l’ingresso.
Ero sicura di averlo già visto, con lui c’era una bambina piccola.

Allora, secondo voi chi dovrei mettere come visitatore sul set? Stavo pensando ad una celebrità giovane, so che a molta gente non piace, ma stavo pensando a Justin Bieber (ve lo dico sinceramente a me non fa nè caldo nè freddo), nella storia dovrebbe starci bene, oppure ad un membro dei One Direction (sinceramente anche loro non mi fanno nè caldo nè freddo), vorrei una celebrità giovane, di quelle famose ora, che possa legare con Alex, dato che è circondata da gente più grande di lei. Fatemi sapere. Bacioni *Alex*

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Capitolo 39
*** That's More I Like It ***


Hey! Ma salve! Lo so, lo so, il capitolo precedente è stato terribile, ma mi serviva per temporeggiare! Insomma Alex ed Ian 4ever, giusto? Spero che questo vi piaccia. Bacioni *Alex*


That's More I Like It



Alex's POV

Ero nel mio camerino, mentre leggevo e rileggevo il copione.
Quella scena, quella che meno mi andava di girare.
Io. Ian. Sesso.
Era tutto quello che il mio cervello realizzava.
Cavolo, eppure il mio personaggio odiava il mio!
Sam si ubriaca, Damon anche, ballano, si baciano e fanno sesso. Ovvio. Succede sempre così.
Ian aveva litigato con Nina, si erano rilasciati, che novità.
Onestamente non capivo perché ci avevano riprovato, insomma, loro stanno bene come amici, non come fidanzati.
Ed io? Io mi godo la vita, ma dentro mi fa male.
Mi fa male sapere che per quasi un anno sono andata contro ogni mio principio per stare con qualcuno, e quel qualcuno ha fatto altrettanto.
Forse alla fine mi ero stufata.
Quel giorno, quel maledetto giorno, ero stanca, arrabbiata e me la sono presa per una cavolata.
Avevo dato tutta me stessa per riuscire a realizzare l’irrealizzabile, e poi mi ero arresa, credendo di non potercela fare più.
E sono stata male, troppo male, e per quasi 2 mesi, gli ho rivolto la parola solo per recitare, e lui l’aveva accettato.
A volte, al solo pensiero, mi viene da vomitare.
Con lui ho fatto cose che non avrei mai fatto con nessun’altro.
Ma perché, ditemi, perché deve essere così complicato?
Ho 17 anni e dovrei divertirmi, non pensare a niente, ed invece, sono qui, su una sedia, a maledirmi.
Ian era il mio idolo, e quando me lo sono trovato davanti, mi sembrava di sognare.
Volevo morire, perché il mio sogno era realtà, finalmente.
Poi mi chiese di uscire, ed io ero tipo “perché lo fa? Insomma, io non sono nessuno, mentre lui, beh, lui è Ian sonosexySomerhalder”.
E poi realizzai che era una persona, e non un nome.
Ne ho fatti di errori, troppi, ma quello più grande è stato di arrabbiarmi con lui per quella cavolata.
Per Megan, tutta colpa sua, come sempre. Quanto la odiavo, e la odio ancora.
-Alex ed Ian sul set 4- sentii la voce metallica rimbombare nella stanza.
Sospirai scacciando quei pensieri.
“Devo divertirmi” pensai, più che altro cercai di auto convincermi.
Salutai Ian con la mano e lui mi sorrise.
Nessuno dei due voleva farlo, ma dovevamo.
-Allora- iniziò Kevin sorridendo –avete letto la scena, c’è musica, sangue, e poi vi baciate, okay?- annuì e sentii Ian sospirare.
Kevin emise il suo “azione” e la musica iniziò, le comparse ballavano, la luce era bassa.
Io ero da un lato della sala, Ian da un altro, mentre “mordeva” una ragazza.
Io mi strusciavo contro un ragazzo e lo mordevo, vampiri, sempre la solita storia.
Mi girai e mi trovai vicino a lui, che mi cinse i fianchi, sentii il suo respiro sul collo.
I nostri occhi si incontrarono e risi, una risata da ubriaca.
Mi spinse contro il muro, mentre la musica, si faceva sempre più alta, quasi a tappare le orecchie.
Sentii Kevin dire “ora baciala” e sentii le sue labbra sulle mie.
Istintivamente mi staccai e mi girai, toccandomi le labbra.
Chiusi gli occhi, faceva male, dentro faceva male, perché non toccavo le sue labbra da tanto, troppo tempo.
Se fosse stato possibile avere dei raggi x, probabilmente si poteva vedere il mio cuore sanguinare.
Faceva male, non avevo mai provato tutto quel dolore in vita mia.
-Alex- lo senti sussurrare.
Presi il telefono dalla tasca e mi girai sorridendo.
-Oops, il telefono vibrava, scusa Kev- mentii.
-Quante volte ti ho detto di lasciare il telefono nel camerino?- mi rimproverò però sorridendo.
-Lo so, lo so, scusa, riprendiamo- dissi dando il telefono ad Ashley, l’assistente cameraman.
Il tutto ripartì ed Ian mi baciò di nuovo.
Cercai di non pensarci.
Ero un’attrice, e questo è quello che fanno le attrici, io lo prendevo come un gioco, come quando ero con Ian e dovevo baciare Paul.
Ian, sempre lui c’era di mezzo.
Okay, forse mi mancava, ma che dico, certo che mi mancava!
Mi passò le mani sui fianchi.
-Okay, ora alzala- disse Kevin, ed Ian, senza staccare le labbra, con un colpo mi fece attorcigliare le gambe al suo bacino.
Non mi piaceva, affatto, perché mi riportava alla mente i ricordi, i bei ricordi passati.
La mia mente in quel preciso istante era un gran casino.
-Okay, stop!- disse Kevin ed io immediatamente mi staccai –perfetto, muoviamoci verso l’altro set- ci informò.
-Hey, tutto okay?- mi fermò Ian per un braccio.
-Certo, tutto okay, tu?- chiesi continuando a camminare.
-Non proprio- sussurrò ma feci finta di non aver sentito.
Lo so, Ian, che non va tutto bene, credimi, lo so quanto te, sto morendo qui in questo preciso istante.
Quanto avrei voluto dirglielo, ma non potevo.
 
Per fortuna la scena di “sesso fra vampiri che fa impazzire i fan” fu veloce.
Non soffermiamoci sui dettagli.
La giornata finì velocemente e tutti ritornammo nelle nostre stanze.
Sarei dovuta andare a cena ma chiamai Nina dicendole che non mi sentivo bene.
E questa volta era vero, stavo di merda, ma d’altronde, sarebbe stato strano se fossi stata bene.
Come vi sentireste voi a dover baciare il vostro ex fingendo di non provare niente?
 
 
Ian's POV

Se dovessi fare la top 10 delle giornate di merda della mia vita al secondo posto ci sarebbe questa, perché al primo ci sarebbe quella fatidica giornata in cui la bocca decise di parlare troppo e dare fiato alle mie cazzate.
Mi era stato insegnato, fin da piccolo, di combattere per quello che volevo.
Così avevo fatto. Quando tutti mi dicevano che avere lei era impossibile, io non mi ero dato per vinto.
E ricordo tutte quelle nottate passate a pensare, e a sentirmi un verme, perché non sapevo se quello che stavo facendo era giusto o sbagliato.
Ma soprattutto ricordavo le nottate che passavo a guardarla dormire, una volta che ero riuscito nel io intento.
Non ero mai stato così felice in vita mia. Per la prima volta mi sentivo bene, davvero bene.
Ma poi, come tutte le cose belle, tutto crollò e si ruppe in mille pezzi.
Mi sentivo una merda, dentro e fuori, e dovevo anche nasconderlo e fare finta di stare bene, per evitare ad altre persone di stare male.
Per oltre due mesi passai ogni notte a maledirmi, ed ogni giorno, per oltre mese dovetti sorbirmi i cazziatoni di mezzo cast su quanto era idiota e senza cervello.
Ed avevano ragione, avevo ferito la persona a cui più tenevo.
Erano mesi che non la toccavo, che non la sentivo mia, e per quei pochi momenti, ci ero riuscito, e ciò che faceva più male, era il fatto che era tutto finto.
Ma avevo paura, non volevo ferirla di nuovo, volevo che fosse felice.
Se ami qualcuno lascialo andare giusto? Beh, non è così facile, ci ho provato, ma non ci sono mai davvero riuscito.
Lei non è andata avanti e lo sapevo.
Vidi Paul schioccarmi le dita davanti la faccia.
-Som, tutto okay?- chiese sedendosi a tavola.
-Si, certo- dissi mentendo.
Vidi Nina arrivare, ecco, lei anche ci era finita di mezzo.
Ma non se l’era presa, ci avevamo riprovato ma non era andata bene.
-Alex?- chiese Julie.
-Non scende, non si sente bene…- disse Nina fissandomi facendomi segno di con la testa di salire di sopra.
Non volevo farlo, perché se fossi salito sopra, due cose sarebbero potute succedere: renderla felice o farla arrabbiare di più, ma avevo paura che entrambe alla fine avrebbero portato a farla soffrire ancora di più.
Gli feci segno di no abbassando la testa.
Più o meno a metà della cena, sentivo il vomito in gola, non ce la facevo.
Stavo morendo, perché sapevo che probabilmente lei stava male per causa mia.
Mi alzai velocemente dalla tavola senza dare spiegazioni e sentii Nina esultare.
Basta, mi ero deciso, la rivolevo indietro, e ci sarei riuscito.
Mi fermai fuori dalla sua porta ed avvicinai l’orecchio.
Sentivo dei singhiozzi, piangeva, e mi faceva male ancora di più.
Sentivo i pezzi del mio cuore, frantumarsi ancora di più.
Bussai ma niente, sapevo che non sarebbe venuta ad aprirmi.
Girai la manopola. Era aperto, qualcuno mi voleva bene quel giorno.
Feci dei passi e la vidi, al buio, illuminata solo dalla luna, ai piedi del letto, per terra, con le ginocchia portate al petto, che piangeva.
Appena si rese conto che ero lì, alzò la testa e si tirò su, guardandomi prima negli occhi e poi per terra.
Senza dire niente corsi verso di lei e l’abbracciai.
Inspirai il suo profumo, quell’odore di vaniglia mi era mancato così tanto.
La strinsi ancora di più prima di staccarmi leggermente, presi coraggio e la baciai.
Quel bacio salato che sapeva di lacrime.
-Ti prego, perdonami- la sentii sussurrare.
-No, tu perdonami, devi capire che sono un coglione, giuro che non lo farò più- dissi facendo combaciare le nostre fronti.
 

Alex's POV

Era forse un sogno? Tutto d’un tratto sembrava così facile e giusto.
Ero felice, di nuovo, e da pochi secondi soltanto.
-Ti amo- mi sussurrò provocandomi quei brividi che tanto mi mancavano.
-Ti amo- risposi mordendomi il labbro inferiore.
Sorrisi e riprese a baciarmi.
Mi tirò su e mi fece stendere sul letto.
Stavo forse sognando? Perché tutto sembrava così irreale.
-Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo- continuava a sussurrami all’orecchio, interrompendosi con dei baci e poi ricominciando.
-Scusami, perché sono un idiota- dissi e lui si fermò a guardarmi, tirandosi su, io feci lo stesso.
-Qui l’unico idiota sono io, ancora non riesco a frenare la lingua quando dovrei- disse ridacchiando.
-Pace?- chiesi sorridendo e porgendogli la mano.
-Pace- ripeté e mi strinse la mano baciandomi.
Era come se niente fosse successo, stavo dimenticando tutto, piano piano, secondo dopo secondo.
-Che ne dici di…- sussurrai all’orecchio e lo vidi annuire.
Nina, aveva sempre pensato che saremmo tornati insieme, come tutto il resto del cast, e proposi ad Ian di mettere su una scenetta, eravamo attori, solo noi potevamo capire quelle cose.
Sentii l’ascensore aprirsi e dei tacchi arrivare.
Bene, la cena era finita e si poteva andare in scena.
-Lasciami in pace!- esclamai ad Ian, che reprimeva una risata.
-No, scordatelo, adesso tu mi ascolti!- alzò la voce prendendomi per un braccio e sorridendomi.
-Sei uno stronzo senza cuore, non spreco il tempo per quelli come te-
Mimò un “ouch” con le labbra facendomi quasi ridere.
-Strano, io sì- mi strattonò e vidi con la coda dell’occhio tutti fermarsi –stammi a sentire, ho sbagliato, okay? E lo so! Ti prego, perdonami- sussurrò infine avvicinandosi e passandomi una mano sullo stomaco, spingendomi fino a far combaciare la mia schiena con il muro del lungo corridoio.
-Se lo faccio, chi mi dice che non mi ferirai di nuovo?- sussurrai anche io, ma in modo che gli altri mi sentissero.
-Perché io ti amo, e ci muoio dentro ogni giorno- sentii Nina dire qualcosa, ma mi ero persa nel blu di quegli occhi davanti a me.
Sorrisi e lo baciai, e lui ricambiò.
Gli passai le mani dietro il collo, e lo avvicinai a me.
Poi mi staccai.
-Okay, brutti pervertiti, lo show è finito, mollate 10 dollari a testa!- esclamai ridendo ed io mi abbracciò da dietro facendomi il solletico.
-Che?- chiese Paul avvicinandosi confuso.
-Bello spettacolino, eh?- chiese Ian ridendo e battendo una pacca sulla spalla a Paul.
-Era tutto finto?- chiese Nina spuntando da dietro Paul.
-No, ma si- risposi credendoci davvero, sapendo di aver sparato una cazzata.
-Che?- domandò questa volta Candice.
-Okay, basta domande, ho sonno, e in poche parole, non lo odio più, niente domande, ci vediamo domani, bye bye!- dissi ridendo e andandomene in camera.
Stavo per chiudere la porta quando la riaprii.
-Vieni o no?- domandai ad Ian ridendo e subito entrò nella mia stanza.
Oh si, ora le cose miglioravano, e tutto grazie a quella stupida sceneggiatura scritta da quel mito di Kevin.

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