Sono passati
sei mesi? Oh, fuck. Comunque la caratterizzazione non mi convince, sono
sicura
che Renge non sia abbastanza se stessa e così gli altri
però avevo voglia di
scrivere qualcosa di simile .__. In questo periodo sto scrivendo molto
più del
consentito eppure nulla che mi permetterei mai di postare quindi va
bene anche
una flash incompletissima (?) però con un che di carino.
Incomprensibile, ecco come si dice. Però mi piace, dai, ha
un che di carino—o almeno
spero. Cazzo. Stavo ascoltando Toxic mentre scrivevo, e anche se era la
versione del Glee resta un non grande esempio di
femminilità, ed ecco cosa. Però non è
vero che Renge non lo è, insomma—sicuramente è
più donna di quanto non sia io. Ma anche Mori è
più donna di quanto non sia io, quindi fuck di nuovo e
buonanotte al secchio. Si accettano consigli sulla trattazione dei
personaggi.
Oh,
keli-sama, io esisto ancora a quanto pare! Non ho più il mio
computer e sono
senza connessione internet quindi penso che ci sentiremo in tempo per
la fine
del mondo, però sento la vostra mancanza, ecco cosa. Un
bacio <3
Buona
lettura!
She is (hardly)
a Lady.
—Ieri mio fratello ha
dichiarato di essere malato e
non si è unito a noi a cena—.
Era difficile capire cosa ci fosse
che non andava nel
senpai Nekozawa: egli si trascinava in giro e sembrava in punto di
morte,
ancora più pallido del solito (se mai fosse stata possibile
una cosa simile) e
di tanto in tanto emetteva dei suoni stranissimi, acuti, come se
continuasse a
vedere cose che gli facevano paura.
«Chi—ah!»
Qualcosa di simile, esatto. Bene, la
piccola Kirimi
era estremamente preoccupata per la salute del suo regale fratello,
perché
sapeva che qualcosa non andava bene in lui e temeva di poterlo vedere
ancora
meno del solito a causa di quel suo improvviso sentirsi poco bene. Era
successa
la stessa cosa alla madre un paio di settimane prima, e il signor
Nekozawa
aveva cominciato a fare avanti e indietro dalle stanze della moglie in
cucina
come in preda a uno strano morbo che lo faceva delirare. E le coperte,
e il tè,
e il tè fatto raffreddare perché lei lo trovava
troppo caldo, e fazzoletti, tantissimi
fazzoletti di carta.
La bimba cominciava a chiedersi se non dovesse a sua volta attivarsi
nell’assistere
il fratello, quando si era presentata a casa loro Renge, armata di una
strana e
puzzolente ciotola di plastica che doveva contenere qualcosa di
liquido. Kirimi
si era offerta in prima persona di accompagnare l’ospite e
così aveva fatto,
conducendola sulla soglia della camera da letto del fratello, non
azzardandosi
a fare un altro passo.
«Nekozawa~senpai!»
Lei era entrata nella stanza esclamando quel nome con gioia e
preoccupazione, e
aveva ripreso a parlare velocemente, nella sua solita maniera: era
quasi un
sollievo che almeno lei fosse la solita; la luce entrata dalla porta
aperta
aveva disegnato l’ombra di Umehito steso a letto,
raggomitolato probabilmente
sotto tante coperte quanto egli stesso pesava.
Il principe la riprese, «non fare casino» le
domandò quasi implorante, «ho mal
di testa...»
«Non preoccuparti, l’illustrissima me
ti ha portato del, tada-da, brodo
di
pollo!»
«Sarò in punto di morte, chi—ah,
però non
mi serve quello schifo».
«È un peccato, Nekozawa-senpai... Di cosa si
tratta, sindrome premestruale?»
—Anche se non so il
significato dell’espressione «sindrome
premestruale» spero che mio fratello guarisca presto: so che
la principessa
Renge lo curerà, e lui ne sarà felice anche se
lei sbaglierà tutto, e sorriderà
esattamente come fa la mamma—.
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