Desideri irrealizzabili

di Cruel Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogni ***
Capitolo 2: *** Rcordi ***
Capitolo 3: *** Passato ***



Capitolo 1
*** Sogni ***


Questa è una piccolissima serie, prometto piccolina perchè ne ho in corso altre, che mi è venuta in mente vedendo una giovane coppia abbracciata….lo so’, posso sembrare una romanticona, ma cosa ci posso fare? ^^  Cmq questa fan fiction tratta di un amore nascosto e di un desiderio, un desiderio fortissimo che non si può avverare...insomma tocca a voi dire ciò che pensate perché per me è importantissimo…buona lettura…

 

 

Il sole entrava caldo dalla finestra e colpiva il viso dell’anziano Preside, che si lasciava accarezzare da quei piacevoli raggi.  Sentì entrare qualcuno, che non si era neanche degnato di bussare o presentarsi. Sapeva che c’era solo una persona nel castello che si permetteva di fare una cosa del genere, ma solo sotto sua insistenza. Si alzò lentamente dalla poltrona e andò verso il caminetto spento. Come pensato, trovò una  sua vecchia compagnia seduta sulla poltrona, che fissava con aria assente le ceneri ormai spente del camino. Le appoggiò gentilmente una mano sulla spalla e lei lo guardò abbozzando un sorriso incerto. Gli faceva male vederla così. Le accarezzò il viso.

“Cosa ti turba?”. Lei spostò lo sguardo di nuovo sul caminetto.

“Tutti quei ragazzi…” rispose poco dopo.

“Ricordati che non è colpa tua”. Lei annuì e lo guardò. La fissò e si perse in quei suoi occhi verde smeraldo.

“Mi piacerebbe tanto…”.  Le si sedette davanti e le sorrise dolce. Le prese le mani con delicatezza e, sempre guardandola negli occhi, le baciò i dorsi. Vide una lacrima solcare il viso della professoressa, mentre il volto rimaneva impassibile. Il sorriso dell’uomo si spense, ma tenne le mani della donna strette fra le sue, come fossero il solo appiglio verso di lei. La donna ne tolse una dalla stretta per portarla davanti alle labbra, per soffocare un singhiozzo.

“E’ tutto passato” le disse l’amato con voce gentile. Lei chiuse gli occhi e annuì, ma non riuscì a controllarsi e le sfuggì un altro singhiozzo.

“Minerva...” la chiamò prendendole l’altra mano e unendola alla prima.

“Lo so” ripose con voce rotta “Ma...io non…” L’uomo sorrise bonario davanti all’impotenza della donna di reprimere le lacrime. Con un piccolo gesto della mano la poltrona della collega si avvicinò, permettendo all’uomo di circondarla con un braccio e stringerla a sé in un affettuoso gesto d’amore. Come poteva chiederle di non piangere? Dopo quello che aveva subito, come donna e come compagna. Ricordava ancora quel giorno, quel tristissimo giorno.

 

Ok ok, capitolo fin troppo corto, ma non potevo fare altrimenti.=) Comunque ho postato immediatamente quello successivo. Dedico questa fan fiction a sevy e a charme, le mie due recensori migliori. =)))Grazie mille per la vostra opinione. Visto sevy, ne ho postata una con la tua coppia preferita…spero piaccia. Ingrazio chi apre questa fan fiction e chi la mette tra le seguite o tra i preferiti.

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Capitolo 2
*** Rcordi ***


“Sei felice?” le chiese.

“Come potrei non esserlo, Albus? Avremo un bambino!” rispose sorridente la donna, con gli occhi lucidi. Non riusciva a credere alla benedizione che portava in grembo. L’uomo posò una mano sulla pancia della ragazza, sorridendo.

“Sarà un maschietto o una femminuccia?” chiese la donna “Secondo me, una femmina”. Tipico di Minerva, il suo forte femminismo. L’uomo accostò l’orecchio al grembo rigonfio della donna. Fece una smorfia concentrata e pensosa che fece ridere la ragazza.

“Mmmh…Da come scalcia si direbbe proprio di sì!” esclamò dopo breve pausa teatrale. La ragazza scoppiò a ridere insieme al compagno. D’improvviso un tuono spezzò le loro risate, facendo sobbalzare la quasi neomadre.

“Tranquilla, Minerva. E’ solo un fulmine” disse il ragazzo.

“Non mi piace quando piove” borbottò la ragazza con un espressione lievemente imbronciata. Il compagno rise sommessamente, divertito dal significato di quella frase.

“Sarà per colpa del tuo istinto felino…?” chiese vago, rivolto alla finestra. La donna gli diede una piccola botta all’altezza dello stomaco, cercano di non offendersi per la frecciata del ragazzo. Era un giorno fin tropo bello, per rovinarlo in quel modo stupido. La donna si accucciò contro il petto dell’uomo, volgendo le spalle alla finestra così da non vedere il brutto tempo fuori. Minerva aveva una strana sensazione quel giorno e la pioggia non faceva che aumentarla. Sciocchezze pensava la donna Non può accadermi nulla. Il Destino, purtroppo, è crudele, lo sappiamo bene, e nulla può proteggerci da esso. I due giovani maghi restarono così abbracciati, fino all’arrivo del medimago. L’ansia che Minerva aveva provato fino a quel momento, a vedere quella figura, crebbe a dismisura, come se avesse ricevuto una scarica di adrenalina. Involontariamente, strinse i vestiti del ragazzo, ma lui scambiò quel gesto di spavento come un gesto di nervosismo per l’arrivo della tanto attesa risposta.

“Queste sono le immagini del vostro bambino” disse poggiando una piccola scodella ricolma di vapore colorato “Volete che…” disse indicando la ciotola.

“Oh, no grazie. Ho fatto un piccolo apprendistato, qui. So’ come funziona” rispose Silente. Il medimago fece un’espressione di puro stupore e il ragazzo si sentì in dovere di spiegare.

“Trovo questo lavoro molto nobile, il fatto di salvare preziose vite umane e quindi ho voluto vedere di prima persona come è…” L’uomo sorrise davanti a tale complimento.

“Molto bene…allora vi lascio” disse infine. Diede un colpo di bacchetta alla ciotola e se ne andò.

“Vediamo com’è nostro figlio…” esclamò l’uomo, con il sorriso più grande che potesse avere. Prese la scodella e l’agitò un attimo, poi ci soffiò dentro mormorando qualche parola. Il vapore si divise in tanti piccoli fasci colorati e vagarono per la stanza un poco, come sospinti dal vento. Minerva guardava quello spettacolo meravigliata, allungando una mano per sfiorarle.

“Aspetta, rischi di rovinare le immagini” disse pacato lui fermando la mano della donna.

“Oh, scusa” disse la donna continuando a guardare incantata i fili multicolore. Erano come quelli che si estraggono dalla mente per rivivere dei ricordi, solo che questi erano colorati.

“Sono di diversi colori perché ritraggono le varie fasi del bambino, vedi…se li metti in ordine di colore” spiegò l’uomo che con un cenno di bacchetta li fece mettere in ordine “Puoi vederle in ordine cronologico.” I vapori colorati si aprirono lentamente, come se volessero mantenere l’atmosfera di attesa fino all’ultimo. Il giallo fu il più veloce e finalmente mostrò ai due impazienti maghi l’immagine tanto desiderata.

“Guarda Albus, nostro figlio” esclamò la ragazza con un filo di voce, tirandogli il bordo della manica. Le vennero le lacrime agli occhi e se le asciugò di nascosto.

“Tanto ti ho visto” la canzonò il ragazzo continuando a fissare l’immagine. Minerva sbuffò irritata, ma appena tornò a guardare l’immagine se ne dimenticò. Essa ritraeva il bambino stretto in sé stesso che volgeva le spalle agli spettatori. Albus schioccò le dita e un filo di vapore arancione si aprì davanti ai loro occhi mostrando il bambino di profilo, ma l’immagine era molto confusa, forse l’aveva fatta un medimago apprendista. Qualcosa però non convinceva il mago, che passò velocemente all’immagine successiva.

“Aspetta Albus, io non l’ho vista” protestò la maga contrariata.

“Un attimo, Minerva.” Rispose distratto il mago. La strega fece una smorfia perplessa. Cosa gli prendeva? L’uomo passava da un immagine all’altra velocemente e alla fine la ragazza si arrese, incrociando le braccia.

“Dopo le rivediamo, più lentamente” disse, calcando l’ultima parola e guardando fuori, ma il tempo era pessimo e la sensazione che provava ormai le opprimeva il petto. Lui continuò a guardare le immagini, mentre il sorriso si spegneva e un’espressione di profonda tristezza e delusione si faceva strada sul suo volto.

“Albus cosa c’è? Cosa succede?” chiese la donna preoccupata. Una lacrima solcò il viso del ragazzo mentre si girava.

“Albus!” esclamò la ragazza con un forte senso di preoccupazione “Non è divertente come scherzo. Smettila!” L’altro scosse la testa mesto. Si sedette vicino a Minerva sul lettino e le mise un braccio intorno alla vita, stringendola forte, poi mosse piano la bacchetta e le immagini tornarono in ordine. Con un altro gesto le fece muovere in sequenza. Un urlo lacerò l’allegra atmosfera della stanza.

 

Qui finisce il secondo capitolo, spero sia piaciuta la storia, ora posto il terzo. Recensite=)))

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Capitolo 3
*** Passato ***


Ecco il terzo ed ultimo capitolo, che toglie ogni ipotesi. Spero piaccia e vi prego recensite, che mi serve per migliorarmi!! E poi fa sempre piacere sapere cosa pensate, anche se la recensione non è positiva….

 

 

“Oh, mio Dio!!” gridò la donna coprendosi il viso con le mani, per non continuare a vedere. L’uomo la strinse a sé e le diede un lieve bacio sulla nuca, ma fu allontanato bruscamente dalla ragazza. Ora capiva quella brutta sensazione della mattina, capiva il brutto tempo. Un senso di oppressione le avvinghiò il petto, come una gelida morsa e le fece mancare il respiro. Annaspò mentre il ragazzo tentava di calmarla,accarezzandola e stringendola a sé, ma lei lo allontanò di nuovo e continuò a cercare aria fino a che non si sporse dal lettino ed ebbe un conato. A quel punto Minerva non riuscì a fermare le lacrime, che si mischiarono a terra insieme al conato. Dopotutto, perché doveva fermarle? Ormai non aveva più senso. Il ragazzo le asciugò la bocca con un lembo del lenzuolo e la sostenne, mettendola delicatamente a sedere. Le si sedette a fianco e la circondò con le braccia, bloccando ogni suo movimento. La ragazza si sentì chiusa in una trappola, ma l’unico posto dove poteva trarre conforto era tra le braccia del suo amato e non poté far altro che piangere contro il suo petto. Il ragazzo le accarezzò piano i capelli, non sapendo cosa dire. Non poteva dirle che andava tutto bene, perché niente andava bene. Neanche che era tutto passato, perché portava ancora in grembo la sua piccola creatura. Così si limitò ad accarezzarle i capelli e mormorarle qualche dolce parola. Le immagini che avevano guardato ritraevano una scena che una madre non vorrebbe e non dovrebbe mai vedere. La morte del proprio figlio. Di fatto le immagini ritraevano mentre la piccola creatura si girava su sé stessa e creava la sua morte, avvolgendo il cordone ombelicale intorno al suo fragile collo.

“Volevo chiamarla Elisabeth, come la grande regina di Inghilterra. Volevo comprarle tanti vestiti e viziarla. Volevo…” mugugnò la donna tra i forti singhiozzi e le lacrime, ma fu fermata dal suo compagno che la strinse più forte.

“Shhh. Non importa, Minerva, non importa.”. La donna pianse più forte e strinse con forza i vestiti del ragazzo tra le mani.

“Perché…? Perché, Albus?!” esclamò a voce alta la ragazza “Cosa ho fatto?”

“Niente, tesoro. Non hai fatto niente” le sussurrò lui, con voce fievole.

“Menti! Rispondimi!” insisté.

“Smettila, Minerva. Non è colpa tua” le rispose, perdendo per poco il controllo. Si girò e spazzò via con un gesto rabbioso i vapori, che tornarono come impauriti nel contenitore.

“Non è colpa tua” le ripeté con voce più pacata, poggiandole una mano sui capelli. Sentì bruciargli gli angoli degli occhi e lasciò che le lacrime scorressero silenziose sul suo volto.

“Non è colpa di nessuno” sussurrò. Sentiva il dolore della donna, che piangeva senza freni, mentre i forti singhiozzi facevano tremare troppo forte quel fragile corpo.

“Minerva, ti prego calmati. Così ti farai solo del male” le mormorò in un orecchio, con voce spezzata.

“I-Io…no-on…” cercò di rispondere la donna, ma l’uomo non riuscì a capire per colpa dei singhiozzi. La strinse ancora più forte, cercando di fermare il tremito, fino a che non sentì il corpo della donna completamente aderente al suo. Silente non seppe dire quanto tempo stette in quella posizione. Quando, molto dopo, sentì la donna addormentarsi per lo sforzo fisico e lo shock, sciolse la stretta e le braccia ricaddero intorpidite lungo i fianchi, mentre gli dolevano terribilmente. Guardò fuori dalla finestra. La tempesta era finita e ora si potevano ammirare le stelle in un cielo limpidissimo. Spostò lo sguardo sulla compagna e sorrise involontariamente, anche se quella giornata non poteva permetterglielo. Le stette vicino tutta la notte, non riuscendo a dormire. La ragazza ebbe un sonno tormentato e si svegliò più volte, ma si riaddormentò quasi subito. La mattina fu svegliata dal tiepido sole che entrava dalla finestra e dalle carezza del suo compagno di vita. Si girò verso di lui e lo guardò con tristezza.

“E’ stato un brutto sogno…mi sono spaventata tanto…” L’uomo le si avvicinò e si chinò su di lei, poggiandole le labbra sulle sue. Non disse niente. La ragazza piegò gli angoli della bocca, come se si stesse mettendo a piangere e si girò bruscamente su di un lato. Silente si sedette piano sul lettino vicino a lei, con le gambe stese e le mise una mano fra i capelli. Sospirò. Non sapeva quanto ci avrebbe messo a superare quel trauma. Di lui non gli importava, era la  sua compagna a preoccuparlo, forse non lo avrebbe mai superato. Non sapeva cosa fare, ma doveva stargli vicino e non lasciarla mai, di questo era sicuro. Si chinò su di lei e le diede un bacio sulla guancia.

“Grazie” gli sussurrò la ragazza.

 

Finita la serie. Ringrazio chi ha anche solo aperto questa storia, chi ha seguito : biancalupin, fantasiana, floxWeasley,Patta97 e Saeko94. Chi l'ha ricordata:Ayumi_L. E chi ha recensito: FloxWesley. Grazie mille per la tua opinione. Sì, in effetti io stessa penso non sia una delle migliori, ma ho pensato " perchè non pubblicarla?" Quindi...Grazie ancora per il tuo sostegno!

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