Forgotten Tales - Le storie dimenticate di TheBlazer (/viewuser.php?uid=127495)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Doni e progetti ***
Capitolo 3: *** La Cacciatrice di Shiny ***
Capitolo 4: *** Incubi e Visioni ***
Capitolo 5: *** Voci Oltre i Ghiacci ***
Capitolo 6: *** Clear Mind ***
Capitolo 7: *** Il Custode dell'Oscurità ***
Capitolo 8: *** Fuoco e Fiamme! ***
Capitolo 9: *** Cade la Maschera ***
Capitolo 10: *** La Città delle Leggende Viventi ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
forgottentales
-Prologo-
La cicatrice gli attraversava il
palmo da parte a parte, tracciando
contro la pelle una parabola argentea che collegava il polso con la
base dell'anulare. Ce l'aveva sempre avuta, da che aveva memoria: non
ricordava come se la fosse procurata,né aveva mai trovato
qualcuno in grado di spiegarglielo. Una volta s'era arrischiato a
chiederlo a suo nonno Galahad, uno dei tre Anziani di Ebanopoli, ma
questi si era limitato a bofonchiare una risposta affrettata a
proposito di una certa vecchia bruciatura. Con gli altri due Anziani,
poi, non aveva avuto maggiore fortuna: la cicatrice c'era e basta,
chiuso il discorso.
Eppure non era una ferita qualunque, ne era sicuro.
A volte, quando chiudeva la mano
destra a pugno, aveva l'impressione che i bordi della cicatrice
emanassero un lieve senso di frescura, come se tra le dita e il palmo
avesse stretto una scheggia di ghiaccio. Un carezzevole benessere gli
risaliva allora lungo il polso, serpeggiandogli nel braccio e
irradiandosi delicatamente attraverso le sue membra. In quei momenti si
sentiva la testa piacevolmente leggera, come se un vento mentale
spazzasse via ogni problema e preoccupazione.
Certa gente mormorava che quel
marchio era un oscuro presagio, ma lui lo vedeva più come il suo
portafortuna: in fondo, maledetto o no, rimaneva pur sempre lui il
novizio più promettente del Clan dei Draghi di Ebanopoli, e
questo era un titolo che nessuno, né superstizioso né
concreto, avrebbe mai potuto mettere in discussione. A dieci anni
d'età, aveva sostenuto solo una delle tre prove che formavano la
Tripletta, l'esame che qualificava un novizio come vero e proprio
membro del Clan, ma tutti, persino l'Anziano Galahad, erano ottimisti
sul suo futuro.
Era una tortura, per lui, dover
aspettare fino ai quindici anni prima di affrontare l'ultima prova.
Sapeva che nel resto di Johto la maggioranza dei suoi coetanei aveva
già cominciato il proprio viaggio, e quella consapevolezza lo
faceva smaniare. Moriva dalla voglia di gettarsi in pazze avventure, di
cimentarsi in imprese azzardate, di scrivere il suo nome nella storia
di Ebanopoli.
In proposito, però, il nonno
era stato lapidario: la Dorsale Argento era troppo pericolosa per un
bambino solo, soprattutto se vivace e avventato come lui. Senza contare
che l'addestramento dei draghi richiedeva anni e anni di duro esercizio
e sarebbe stato più opportuno lasciare Ebanopoli solo dopo una
lunga e solida preparazione.
D'accordo, aveva ricevuto il suo
Dratini da quasi otto mesi e ancora non aveva perso un solo scontro, ma
forse era un po' presto per essere proclamato un vero Domadraghi. Per
il momento, quindi, il nipote dell'Anziano doveva soffocare le sue
proteste, costringendosi di malavoglia a studiare la teoria e
scatenandosi invece nel campo della pratica. Tra i novizi, l'unica che
riusciva a metterlo seriamente in difficoltà era sua cugina,
Sandra, ma alla fine persino lei doveva raccogliere il suo Horsea
esausto e capitolare; e si poteva ben dire quello fosse il maggiore
orgoglio di lui, considerando la sua agghiacciante media scolastica e
le frequenti punizioni affibbiatele dagli Anziani, dalle più
comuni ('causa disturbo in classe') alle più fantasiose ('causa
accidentale risveglio di un Salamence in letargo durante gita e
possibile tentato suicidio').
Tutto sommato, Lance non poteva lamentarsi di avere una vita noiosa.
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Scusate la brevità, questo
era solo il capitolo introduttivo, prometto ke i prossimi saranno
più lunghi ^^ cmq mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate,
cosa vi aspettate dalla storia, se dovrei piantare tutto e darmi al
parapendio. E' la bozza di un mio vecchissimo racconto, scritto qualche
anno fa e un po' riaggiustato (la versione precedente era, incredibile
ma vero, ancora più pazza e fiabesca).
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Capitolo 2 *** Doni e progetti ***
forgottentales
-Doni e Progetti-
Lance appoggiò lo zaino a
terra e chiuse la cerniera, facendo mente locale sui propri beni per
assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Gli sembrava di aver preso
tutto: un sacco a pelo arrotolato, qualche ricambio d'abito,
l'essenziale per lavarsi, una confezione di pozioni e antidoti e una
piccola scorta di provviste appena sufficiente per un viaggio di tre
giorni. Non era molto, ma Lance conosceva bene la sinuosa dorsale che
s'inarcava attorno a Monte Argento e contava di raggiungere Mogania
nella metà del tempo. L'unico vero ostacolo, lo sapeva,
sarebbe stato la Via Gelata: in giro c'erano fin troppe storie di
incauti forestieri smarriti e assiderati nelle sue viscere, e lui non
aveva la minima intenzione di essere il prossimo della lista.
- Ancora sveglio, Lance? -
Lance sussultò impercettibilmente. Assorto com'era nei suoi
pensieri, non aveva notato il leggero scricchiolio della porta,
né il delicatissimo fruscio di un mantello. Ma avrebbe
riconosciuto tra mille quella voce bassa e musicale.
- Sandra! - sibilò, girandosi seccamente verso la cugina. - Mi hai fatto quasi prendere un colpo! -
Sandra si strinse nelle spalle, imperturbabile. - Se basta
l'apparizione un po' brusca di una donna a spaventarti, grande
Campione, allora tanto vale che tu rimanga qui per i prossimi due o
trecento anni. -
- Non dire sciocchezze. Mi hai colto alla sprovvista, tutto qui. -
Imbronciato, Lance tornò a concentrarsi sullo zaino. Non era da
lui lasciarsi sorprendere in quel modo. Il nervosismo e l'eccitazione
gli avevano fatto abbassare la guardia.
Domani. Domani si comincia. Un
brivido gli corse su per la spina dorsale. Era da troppi anni che
aspettava quel giorno... il giorno in cui sarebbe finalmente partito
alla volta di Johto.
Sandra si sedette sulla ruvida trapunta del suo letto e
accavallò con grazia le lunghe gambe. Nonostante l'emozione,
Lance non poté fare a meno di notare il suo fisico elegante e
flessuoso, e il modo in cui i riflessi della candela danzavano tra i
suoi morbidi capelli indaco, raccolti in una lunga e pratica coda.
Benché lei e Lance fossero cugini, non si assomigliavano
granché; effettivamente, le uniche cose che avevano in comune
era la pelle del colore del miele e l'abbigliamento insolito, una tuta
aderente (sui toni dell'azzurro e del grigio per Sandra, su quelli del
rosso e del nero per Lance) e un lungo mantello appuntato all'altezza
delle spalle.
- Allora, a che ora hai intenzione di partire? - domandò Sandra.
- Domani all'alba, per forza - rispose Lance, sedendosi al suo fianco.
- Prima parto da qui, prima esco dalla Via Gelata. Non mi andrebbe
proprio di passarci la notte. Secondo il nonno, nella zona delle
Piccole Cascate la temperatura si abbassa fino a venti gradi sotto
zero. -
- In altre parole diventeresti un ghiacciolo. - Gli angoli della bocca
della ragazza si piegarono in un lievissimo sorriso.- Sai, è
davvero strano vederti partire... è come se se ne andasse anche
una parte integrante di me. Ti ricordi di quando il nonno ci ha portato
per la prima volta nel laghetto davanti alla Tana del Drago, per
insegnarci a nuotare? -
- Già, e per poco non siamo affogati tutti e due nel tentativo di acchiappare quel maledetto Magikarp! -
I due risero insieme, una risata complice ma velata di una sottilissima
malinconia. L'imminenza della separazione pesava su di loro come una
spada di Damocle. Lance ripensò a tutti i momenti trascorsi con
Sandra, a tutti i litigi e gli scherzi e i sogni che avevano condiviso.
Non era stata solo una cugina, ma anche la sua migliore amica... e lui
avrebbe segretamente sperato anche qualcosa di più.
Era così fiera, Sandra. Calma e fiera allo stesso tempo, sempre
padrona di sé, e per soprammercato anche bella da morire. A
Ebanopoli ce n'erano tante di ragazze carine, ma nessuna era allo
stesso livello di Sandra. Era come paragonare un pugno di pallide
stelle al sole. Ma d'altro canto, era ovvio che Sandra non vedeva Lance
in questo modo. Per lei, quello scapigliato ragazzo dai capelli rossi e
dagli occhi dorati era come un fratello, ma nulla di più. E
nemmeno sospettava dei pensieri di Lance: una volta gli aveva persino
confidato del suo interesse verso un Domadraghi di tre o quattro anni
più grande di loro, una stella nascente del Clan.
Una rivelazione che aveva squassato Lance.
- Terra chiama Lan, Terra chiama Lan! Ci sei ancora? -
Lance tornò in sé e vide gli occhi azzurri di Sandra
inchiodati nei propri. - Tutto okay, solo solo un po' nervoso. - Le
rivolse il miglior sorriso che riuscì a sfoderare. - Ehi, a
proposito, mi è giunta voce che vuoi prendere il posto del
nonno. -
La giovane annuì. - Sono la novizia migliore, dopo di te. Le mie
possibilità di essere scelta come prossima capopalestra non sono
così scarse. -
- Non ne ho mai dubitato. -
Sandra gli diede una giocosa spallata. - E tu, ancora impuntato sul tuo sogno di diventare il Campione di Johto? -
- Ovviamente - replicò Lance con un sogghigno. - Non importa
quanto ci impiegherò, prima o poi riuscirò a farmi largo
tra i Superquattro e a prendere a pedate nel sedere l'attuale Campione.
-
- Sempre che tu possa battere tutti i capopalestra. -
L'implicazione nella frase gli strappò una risatina.
- Sai cosa ti dico, San? Che un giorno tu ed io metteremo su lo scontro
più epico della storia, quello tra il futuro Campione e la
capopalestra più temuta di Johto. Faranno a gara per venirci a
vedere! -
- Dai troppe cose per scontato, Lan - lo rimproverò dolcemente
Sandra. - Ma proprio perché sei tu, proprio perché so
quanto tieni al tuo sogno, proprio perché sono la cugina
più fantastica e generosa sulla faccia della terra... ho deciso
di farti un piccolo regalo. -
- Cosa? -
Una gongolante Sandra si sganciò una pokeball dalla cintura e la
sollevò all'altezza degli occhi: la minuscola sfera rossa e
bianca scintillava tra le sue dita affusolate.
- Hai un Dragonair e due Dratini, che sono tre pezzi da novanta, ma
tieni a mente che il tuo primo avversario degno di questo titolo
sarà Alfredo di Mogania, e lui è un maestro del ghiaccio.
Ad uno come lui un Pokemon Drago potrebbe fare solo il solletico, ma
schieragliene di fronte uno di tipo Fuoco e vedrai come cambia la
musica! -
Un lampo di luce rossa illuminò la stanza, e sul pavimento si
materializzò una creatura simile ad una grossa lucertola
cremisi, la cui coda terminava in una fiamma splendente. La creatura
spalancò la bocca, mostrando gengive irte di candidi denti
aguzzi.
- E' un Charmeleon - annunciò Sandra, con un'evidente nota di orgoglio nella voce. - Ti piace? -
Lance fissava il Charmeleon, senza fiato. - San, ma questo è uno
dei Pokemon più rari di Johto! Dove accidenti lo hai trovato? -
- Ho scambiato il mio Dratini per il Charmander di un allenatore di
passaggio e poi ho allevato questo piccoletto fino a quando non
s'è evoluto - spiegò allegramente Sandra. - Ho pensato, e
non a torto, che avrebbe potuto esserti utile. -
Il Charmeleon cominciò a rosicchiare una colonnina del letto.
Sandra lo richiamò nella pokeball e lo consegnò a Lance,
che l'accettò con riluttanza.
- Io... be'... grazie - balbettò il ragazzo, incerto. - Ma ne sei proprio sicura? -
- Certo che sì. - Sandra gli diede un buffetto sulla guancia. -
Non sarò io quella che se ne andrà a spasso per Johto e
che rischierà il collo un giorno sì e l'altro anche, ti
pare? Abbine cura, perché il primo a batterlo dovrà
essere il mio Seadra. -
- Sempre che possa batterlo - la punzecchiò Lance, ripetendole
la sua stessa battuta, prima di aprirsi in un sorriso raggiante. - Sei
davvero la cugina più meravigliosa che si possa desiderare,
pensi proprio a tutto. -
- E penso anche che per te sia ora di dormire, o domani a Mogania ci arriverai rotolando! -
I due cugini si scambiarono il saluto tradizionale del Clan,
incrociando gli avambracci davanti al petto e chinando la testa. Sandra
fece per girarsi, ma dopo un istante di esitazione tornò
indietro e abbracciò calorosamente Lance.
- Vedi di tornare sano e salvo, Lan - mormorò con voce di colpo seria, premendo il viso contro la sua spalla.
Lance chiuse gli occhi e la strinse a sé. Sarebbe stato
così bello convincersi che non fossero imparentati, e che quello
non fosse un semplice abbraccio fraterno...
- Lo farò, San. -
Sandra assentì e si ritrasse. Sussurrata una fioca 'buonanotte',
uscì dalla stanza a passi felpati, così com'era arrivata,
premurandosi di richiudere la porta dietro di sé.
Rimasto solo, Lance si permise un lungo sospiro. Non sarebbe stato
facile non pensare a Sandra, neppure a distanza. Il Domadraghi si
spogliò e s'infilò il pigiama, quindi andò ad
agganciare la pokeball di Charmeleon alla cintura, insieme alle altre.
Un Charmeleon, un Dragonair e due Dratini: se se la fosse giocata bene,
presto avrebbe potuto organizzare una squadra di tutto rispetto.
Scivolò sotto le trapunte del suo giaciglio. Forse per la prima
volta, ne apprezzò la ruvida consistenza, il leggero profumo
muschiato che emanavano. Non ci avrebbe più dormito per un bel
pezzo: una strana consapevolezza, spaventosa ed eccitante allo stesso
tempo. L'ultima cosa che vide, prima che la fiamma della candela
vibrasse e si spegnesse, fu il soffitto color tortora della sua
stanza... il vecchio soffitto di sempre, ma che mai, prima di allora,
gli era stato tanto caro.
Attorno a sé non c'era altro che buio, un buio profondo e sconfinato come il cuore segreto dell'oceano.
Lui camminava lentamente, un passo
dopo l'altro, sospeso nell'oscurità senza fondo. Nessuna luce
rischiarava il suo cammino, ma lui non ne aveva alcun bisogno: sapeva
perfettamente che direzione seguire, così come sapeva a cosa
stava andando incontro.
Più che vederla, la
percepì: una Sagoma immensa, stagliata di fronte a lui, ancora
più oscura delle tenebre che li avvolgevano. Irradiava un'aura
antica e potente, un istintivo senso di timore e rispetto. Era come
trovarsi innanzi ad una divinità dormiente, un'anima millenaria
incatenata nel ventre dell'universo.
L'imponente creatura di fronte a lui spalancò gli occhi, vibranti bagliori azzurri lampeggianti nel buio.
- Ti sta cercando, Custode. -
Quelle parole si insinuarono con
delicatezza nella sua mente e ivi rimasero, fluttuando come un pugno di
piume gettate nell'aria. Non erano state pronunciate da alcuna voce
udibile, eppure lui le sentì comunque, e con una chiarezza senza
pari. Si fermò, fissando la Sagoma.
- Chi sei? - chiese, ma non
aprì bocca: la domanda veleggiò verso la creatura davanti
a lui sulle ali del semplice pensiero. - E chi è che mi sta
cercando? -
- Chi
sono non ha importanza, adesso, a suo tempo ogni cosa ti sarà
rivelata. Ascoltami bene, perché se non lo farai le conseguenze
potrebbero essere devastanti, al punto da mettere in pericolo non solo
la tua vita ma anche l'intera Johto. Guardati dal Disertore, guardati
da colui che ha voltato le spalle al nostro ordine e al nostro potere;
lui ti conosce, forse più di quanto non ti conosca tu stesso, e
invierà i suoi emissari ad eliminarti. -
I bordi della Sagoma cominciarono a sfumare, fondendosi con il nero circostante.
- Aspetta, non puoi andartene adesso! Cosa diavolo stai dicendo? Chi è questo Disertore? -
Le parole giunsero di nuovo, stavolta più flebili. - Tu
e lui siete collegati in modo indissolubile, uniti da catene che
nessuna creatura terrena potrebbe spezzare se non con la morte. Il
Disertore ci ha rinnegati, ma non può rinnegare anche il suo
dono, non più di quanto possa vivere tagliandosi la gola. E' la
vostra vocazione stessa a designarvi: lo riconoscerai nello stesso
istante in cui i tuoi occhi si poseranno su di lui. Ma attento,
Custode: saprai riconoscere a vista il Disertore, non i suoi seguaci,
ed essi sono mossi dalla stessa bramosia che muove lui. -
- Che razza di... ehi, aspetta! -
Si gettò in avanti e tese una mano, ma tutto quello che le sue dita toccarono fu il vuoto.
La Sagoma si era dissolta.
I due incappucciati se ne stavano immobili come statue, ritti in piedi
su uno sperone roccioso. Entrambi erano avvolti in pesanti mantelli
neri, tra i cui lembi s'intravedeva una sinuosa S candida, cucita
all'altezza dello sterno sulle aderenti casacche scure. Ebanopoli si
stagliava sotto di loro, accoccolata nel materno abbraccio della valle.
- Sei proprio certa che sia lui? - domandò l'incappucciato più alto, con voce bassa e mascolina.
La sua compagna sbuffò sonoramente. - Per chi diavolo mi hai
presa? Ne sono certissima, ci metterei la mano sul fuoco che è
lui. -
- Me lo auguro per noi. Sai bene cosa succederebbe se uccidessimo un civile. -
- Il Maestro ci farebbe la pelle senza pensarci due volte. Ma questo come ben sai
non accadrà. - Lei si girò a fulminarlo con un'occhiata.
Al gesto, un vezzoso ricciolo sfuggito alla reticella le
balzellò maliziosamente sulla spalla.
- Bene, se ne sei tanto convinta allora puoi occupartene tu, mentre io
mi prendo cura di quell'altra. - Nascondendo un sorrisetto, il suo
compare s'accinse a rimetterle il ricciolo tra le pieghe di stoffa che
le coprivano la gola, sfiorando appena il generoso rigonfiamento del
suo seno. L'incappucciata se ne accorse e si ritrasse, infastidita.
- Giù le zampe e vedi di darti una controllata, cretino. E'
inutile che fai tanto il figo, so benissimo che non l'hai ancora
individuata. -
- Però il Maestro ha avvertito anche la sua presenza, da queste parti - disse lei.
- E allora cosa ci fai ancora qui? Togliti dai piedi e va' a cercare la
Custode di Ho-Oh, a questo qui ci penso io: preparati ad ammirare
l'operato di un genio. -
_________________________________
E rieccoci qua. Che dire, a parte che mi sto divertendo come una matta?
Qui c'è un piccolo assaggio della Sagoma che nei prossimi
capitoli diventerà una bella gatta da pelare per Lance, e pure
dei cattivissimi di turno (sono del parere che una storia senza cattivi
degni di questo nome sia intrigante e saporita quanto un uovo senza
albume).
Ringrazio molto Chibi_Shinji, Elettroshock99 e Joscelyn per le
recensioni ^^ grazie ragazzi, mi fa piacere sapere che vi sia piaciuta!
Bacio,
- Flames
P.S. Domadraghi rule u.u
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Capitolo 3 *** La Cacciatrice di Shiny ***
forgottentales
-La Cacciatrice di Shiny-
E' stato un sogno, solo un dannatissimo sogno.
Era quello che Lance continuava testardamente a ripetersi, ma una
microscopica parte di lui era convinta che fosse stato ben più
di un semplice sogno. Come poteva definirla, una specie di... visione?
Un contatto extrasensoriale? Una seduta spiritica? Tantissimi medium
sostenevano di poter comunicare con le anime dei defunti, ma lui non vi
aveva mai prestato realmente attenzione: preferiva le cose più
concrete, quelle che si potevano toccare con mano, non quelle balle
spirituali. E poi, la Sagoma con cui aveva parlato era sembrata
tutt'altro che defunta... un po' vecchiotta, forse, ma certo non
defunta.
Lance si massaggiò la nuca. Più ci pensava, meno ci capiva.
Si era alzato all'alba e camminava ormai quattro o cinque ore. I
profili taglienti delle montagne svettavano tutto attorno a lui,
indorati dalla luce ancora debole dei raggi del sole. Macchie di pini
argentati s'arrampicavano tra i crepacci e i frastagliati bordi
pietrosi, tendendo le loro fronde verde pallido come mani in offerta.
Il cielo limpidissimo e le gentili folate di vento promettevano una
giornata magnifica, ma Lance era pronto ad ogni evenienza: conosceva
bene il clima capriccioso della dorsale, e già in un paio di
occasioni gli era capitato di ritrovarsi fradicio fino all'osso per
qualche tempesta improvvisa. Se i suoi calcoli erano corretti,
comunque, sarebbe giunto alla Via Gelata nel giro di un paio d'ore. Per
quanto si sforzasse, di tanto in tanto il suo pensiero tornava
immancabilmente a Sandra. Si chiedeva quando l'avrebbe rivista, se
davvero avrebbe dovuto scontrarsi con lei per la medaglia di Ebanopoli.
Chissà, magari prima o poi si sarebbe accorta di lui...
Un rombo lontano lo fece tornare sulla terra. Lance si guardò
attorno, e dopo alcuni secondi li individuò. Dapprincipio furono
solo due ombre indefinite, simili a sfere di polvere, poi pian piano le
loro sagome divennero più nitide e infine si mostrarono per
quello che erano. Una coppia di Graveler. Rotolavano come enormi palle
da bowling lungo il fianco del monte denominato Dente di Charizard,
sollevando ciottoli e nubi di polvere giallastra.
La cosa non avrebbe turbato particolarmente Lance (i Graveler erano
tutt'altro che rari, in quella zona) se non fosse stato per due
dettagli: uno, l'improvviso senso di pericolo che gli strinse lo
stomaco, e due, il fatto che quelle creature stavano puntando proprio
nella sua direzione.
Il ragazzo si fermò, con la mano che già correva alle pokeball.
I Graveler terminarono la loro corsa a poche braccia di distanza da lui
e si sollevarono sui piedi possenti. Attorno a loro pulsava un'aura
oscura, malevola. I loro bulbi oculari, di un rosso impossibile,
fissavano Lance come morendo dalla voglia di farlo a pezzi.
- E pensare che i Graveler normalmente si tengono alla larga dagli
uomini - mormorò Lance tra sé e sé. - Che diavolo
hanno questi...? -
Uno dei Graveler muggì e corse verso di lui, agitando scompostamente le braccia, subito imitato dal suo simile.
- Vai, Dragonair, Protezione! -
Il suo fidato Dragonair apparve in un lampo di luce rossa e si pose di
fronte a lui con fare difensivo. Non appena i Graveler si lanciarono in
avanti, una barriera trasparente come una bolla di sapone
scintillò a mezz'aria e li spedì violentemente indietro,
scaraventandoli ad una decina di metri di distanza. I due Pokemon di
roccia atterrarono con un tonfo sonoro, che risuonò in un'eco
ferrigna per le valli ed i crepacci.
- Bene così, amico, adesso stendili del tutto con un bell'Idropulsar! -
Il raggio acquatico li colpì in pieno prima ancora che potessero
rialzarsi. Con un ululato di dolore, i Graveler rotolarono via, mentre
le gocce d'acqua corrodevano come acido il loro corpo di ruvida roccia.
Soddisfatto, Lance accarezzò il collo sinuoso del suo Dragonair.
- Ci vuole ben altro per preoccuparci, vero? Mi chiedo solo cosa gli
sia preso, a quei due, per attaccarci senza motivo. -
Stava per richiamare Dragonair, quando su di loro si stese un'ombra
gigantesca. Il fulmineo drago azzurro spinse prontamente via il suo
allenatore, e la massiccia coda dell'Onyx s'abbatté a vuoto sul
terreno, facendolo tremare. L'enorme serpente di roccia s'inarcava su
di loro, oscurando il cielo con la sua spaventosa mole. Il suo sguardo,
come quello dei Graveler che l'avevano preceduto, lampeggiava di un
rosso sanguinario.
Lance aggrottò la fronte. Cosa stava succedendo, ai Pokemon della dorsale?
- Dragonair, di nuovo Idropulsar! - ordinò, e un secondo getto
d'acqua sferzò l'aria come una frusta. L'Onyx emise un sordo
boato di dolore, ma non cedette: anzi, si torse verso Dragonair e fece
per colpirlo con il suo corno di roccia.
Ma Lance non era considerato una promessa del Clan per niente.
- Extrarapido! -
Dragonair slittò via dalla traiettoria dell'Onyx, ora
sbilanciato in avanti, e si portò alle sue spalle, assestandogli
una potente frustata con la coda. L'Onyx cadde riverso a terra,
però si sollevò nuovamente e si volse con uno scatto.
- Presto, Idropulsar! -
Ma prima che Dragonair potesse lanciare di nuovo il suo raggio d'acqua,
l'Onyx sferrò un velocissimo Rocciotomba: nel giro di pochi
istanti, il corpo del drago azzurro fu imprigionato tra pesanti pareti
di pietra bruscamente sorte dal terreno e chiusesi su di lui come una
tenaglia mortale. Solo la testa e la coda si dimenavano a vuoto, nel
vano, frenetico sforzo di liberarsi. L'Onyx sollevò la coda,
accingendosi a schiacciargli il cranio.
- No! - gridò Lance, ma alla sua voce se ne sovrappose subito un'altra, chiara e argentina: - Beautifly, Paralizzante! -
Un velo di polvere smeraldina calò improvvisamente sull'Onyx, e
il serpente di roccia s'immobilizzò, come congelato. Sopra di
lui volteggiava un Beautifly, un grazioso Pokemon farfalla. Lance lo
fissò stupefatto: non solo quella creatura era tipica di Hoenn,
ma al contrario dei suoi simili (bianchi e neri, con macchie
gialle sulle ali) questo aveva un corpicino sui toni del beige e del
castagna e grandi ali nere screziate di vermiglio.
- Gigassorbimento, ora! -
Il Beautifly si levò alto e sollevò la testa, come
prendendo un grosso respiro. Luminose particelle di energia vitale si
rilasciarono dal corpo già indebolito dell'Onyx, stroncandolo
definitivamente, e fluttuarono verso il piccolo Pokemon farfalla, che
le aspirò con avidità. L'Onyx si accasciò a terra
con un rumore simile ad una slavina. Con il loro poderoso creatore
messo al tappeto, gli effetti del Rocciotomba si sciolsero, liberando
Dragonair dalla sua prigione di pietra.
- Dragonair! - Lance si precipitò accanto a lui. Le lisce
spirali azzurre erano percorse di graffi e abrasioni, ma il drago non
sembrava gravemente ferito. Il suo allenatore gli toccò la
guancia con la mano, così preso dall'ansia e dal sollievo da non
notare il luccichio argenteo che ora accendeva il marchio sul suo
palmo. - Grazie al cielo non ti sei fatto niente, per un attimo mi sono
davvero preoccupato. -
Dragonair alzò il capo, fissando qualcuno alle sue spalle.
- Ehi, state bene? -
Lance si voltò. Dietro di lui era comparsa una ragazza
all'incirca della sua stessa età, sui sedici o forse diciassette
anni. Attorno al suo bel viso a cuore spiovevano lunghissimi capelli
castani, lisci come spaghetti, che ricadevano fino alla vita in una
lucente cascata bronzea. Sotto la giacchetta aperta s'intravedeva
un'aderente maglia azzurra, dallo scollo a V, e sotto una gonna a mezza
coscia. Alle mani portava mezziguanti che le coprivano solo il mignolo
e l'anulare, e legata alle spalle aveva una sacca elasticizzata blu
elettrico. Scarpe da ginnastica bianche e rosse (parzialmente coperte
da scaldamuscoli arrotolati al ginocchio) completavano l'abbigliamento.
- Sì, grazie dell'aiuto - borbottò Lance, richiamando
Dragonair nella sua pokeball. Non sapeva chi fosse quella tipa,
tuttavia verso di lei provava già uno strano misto di
gratitudine e risentimento, perché, se da un lato aveva salvato
il suo Dragonair, dall'altro aveva indubbiamente infangato la sua
reputazione di Domadraghi. Cos'avrebbe raccontato, una volta che fosse
tornato ad Ebanopoli? Che se era vivo lo doveva ad un insignificante
Pokemon insetto?
- Da queste parti i Pokemon hanno preso a comportarsi in modo strano -
osservò lei, avvicinandosi. - Ho tagliato per la dorsale
partendo da Kanto, ma laggiù la situazione era perfettamente
sotto controllo. Sembra che gli Onyx, i Graveler e i Geodude siano
impazziti solo in questa zona. -
Lance la guardò con maggiore attenzione. - Per 'impazziti',
intendi quella roba degli occhi rossi e del fatto che aggrediscano la
gente a vista? -
- Già. Temo che la loro improvvisa trasformazione non sia
affatto naturale. - Il Beautifly beige le si appoggiò con
delicatezza su una spalla, battendo le ali di velluto per mantenere
l'equilibrio. - A proposito, io sono Reason, Reason Elm di Albanova, e
questa è la mia Beautifly. -
- Io mi chiamo Lance, di Ebanopoli. - Di umore leggermente meno cupo,
Lance esaminò il Pokemon farfalla. - Non ho mai visto un
Beautifly con questi colori, nemmeno nei libri. -
- Infatti è una cosa molto rara. - Reason accarezzò
gentilmente la sottile proboscide della creatura. - Ed è proprio
quest'alternanza cromatica a renderla così speciale. In sei anni
di viaggi, non ho mai trovato nessun altro Beautifly singolare quanto
lei, né ad Hoenn, né in nessun altra regione. E' unica,
proprio come i suoi compagni. - Con la mano libera indicò
l'ordinata fila di pokeball agganciate alla cintura. - Sto facendo una
ricerca sui Pokemon di questo genere. In volgo li chiamano Pokemon
Shiny, e si dice che crescano più sani e più forti dei
loro simili. Voglio scoprire se è vero o no, e quali siano i
fattori che causano il mutamento in Shiny, e se ci sono elementi che ne
possano favorire la diffusione. -
- Che figata - commentò Lance, sinceramente interessato. - Non
ho mai visto uno Shiny, prima d'ora... o meglio, non ne avevo mai visti
prima del tuo Beautifly. -
- Non è facile trovarli - ammise Reason. - Il che li rende
ancora più affascinanti, perché combinano insieme
rarità, bellezza e forza. E' uno dei motivi per cui nei contest
vanno pazzi per loro... e, tra parentesi, nei contest di solito mettono
in palio delle belle sommette. Non sarebbe male avere qualche soldo in
più per finanziare la mia ricerca. - Lo guardò dalla
testa ai piedi. - E tu, piuttosto? Sei un Domadraghi, questo è
chiaro, anche se del vostro Clan ho solo sentito parlare. E' vero che i
ragazzi che vogliono diventare Domadraghi devono trascorrere un'ora
intera seduti sotto una cascata in piena notte? -
- Fa parte della seconda prova della Tripletta, ma non è
così terribile come sembra... beh, insomma, proprio uno spasso
non lo è, però non è neppure insopportabile. -
Per la verità, quella dolente notte di tre anni prima era ancora
uno dei suoi incubi più ricorrenti. Impossibile dimenticare il
gelo pungente che gli divorava le ossa, o la sensazione che mille spine
di ghiaccio gli stessero perforando la carne.
Reason pareva impressionata dalla rivelazione, e ora lo fissava
più apertamente, come studiandolo. Ad un primo impatto,
Lance aveva pensato che avesse gli occhi neri, ma ora che la guardava
meglio notò che erano invece di un blu scurissimo, il colore del
cielo notturno.
- Comunque, al momento il mio obiettivo è Mogania - si
sentì in dovere di aggiungere lui, visto che Reason l'aveva
messo al corrente dei propri piani. - Ho intenzione di ottenere tutte
le medaglie di Johto ed entrare nella Lega, e dato che ci sono non mi
dispiacerebbe spodestare il Campione. S'è tenuto stretto il suo
titolo per troppo tempo, credo che sia ora di fargli chiudere baracca. -
Reason lo guardò scettica. - Sono solo belle parole o sei davvero convinto di poter arrivare alla Lega? -
- Non è che sono convinto - ribatté Lance. - Ci arriverò e basta, punto. -
Reason sorrise, e il Domadraghi seppe di essersi guadagnato la sua approvazione.
- Molto bene, mi piacciono le persone decise. A proposito, signor
Campione, visto che anch'io sono diretta a Mogania ti spiacerebbe se ti
accompagnassi, almeno per un piccolo tratto? Preferirei attraversare la
Via Gelata con qualcuno, anziché da sola, e immagino che un
abitante di Ebanopoli la conosca abbastanza bene. -
Lance ci rifletté su. Tutto sommato, la prospettiva non gli dispiaceva.
- Sottolinea quell''abbastanza', affare fatto. -
_________________________________
Il titolo l'ho parzialmente tratto da 'Butterflies and hurricanes', la canzone dei Muse. Bellissima *.*
Et voilà, Reason, la nostra co-protagonista. Come suggerisce il
nome, probabilmente è l'unico personaggio ragionevole partorito
dal mio insano cervello. E' ispirata a Leaf/Blue, la protagonista
femminile di RossoFuoco/VerdeFoglia (nel videogame) e la ex ladra amica
di Red e Green (nel manga).
Grazie Elettroshock99 e Verox_XVIII per i graditissimi commenti :-)
Bacio,
- Flames
|
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Capitolo 4 *** Incubi e Visioni ***
forgottentales
-Incubi e visioni-
Galleggiava,
di nuovo sospeso in quella strana sfera oscura, ma stavolta c'era
qualcosa di diverso... stavolta il sogno sembrava in qualche modo
più chiaro, più nitido, come se la nebbia tenebrosa che
lo aveva velato si fosse silenziosamente dissipata. Quel buio senza
fine non era più così opprimente.
- Bentornato, Custode. -
Il ragazzo alzò lo sguardo. La
Sagoma era accanto a lui, più grandiosa e imponente che mai, e
così vicina che avrebbe potuto toccarla semplicemente alzando
una mano. Scrutandola bene, però, si aveva l'impressione di
poter finalmente distinguere qualcosa... un paio di ali immense, un
collo slanciato, un paio di occhi di zaffiro incastonati in una testa
triangolare.
- Tu sei... una specie di drago. -
Una sarcastica voce interiore si complimentò con lui per
l'arguzia delle sue osservazioni, ma lui non vi badò. - Ma chi
sei, esattamente? -
La Sagoma socchiuse le palpebre. - Io sono lo spirito da te custodito, l'Anima nell'Anima, l'altro Essere che riposa in fondo al tuo subconscio. -
- Ah, ora è tutto chiarissimo,
grazie - ironizzò il ragazzo. - Scusa tanto, ma se quello
che dici è vero, cosa ci fai nel mio subconscio? -
- Ingenuo... - La Sagoma abbassò la testa fino a quando le sue pupille non furono alla stessa altezza di quelle del ragazzo. - Io
sono sempre stato dentro di te, fin dal giorno in cui sei venuto alla
luce. E' stato Galahad stesso a rilasciarmi, affinché potessi
intrecciare le corde della mia anima al tuo fresco corpo di neonato e
risorgere all'interno di una nuova vita. -
- Galahad? Intendi mio nonno? -
- Sì,
Galahad, l'ex Custode. Sapeva che il Disertore lo stava braccando e che
prima o poi l'avrebbe individuato, e sapeva anche che la propria
sconfitta avrebbe definitivamente messo in ginocchio l'ordine
già decadente dei Custodi. Ero dentro di lui, all'epoca, e
percepivo quanto bruciasse dal desiderio di affrontare il Disertore
faccia a faccia, ma non poteva osare nulla di avventato: il Disertore
era troppo potente, e Galahad doveva accettare il fatto di essere ormai
vecchio e di non possedere più il vigore del giovane guerriero
che era stato. Avere un animo saldo e virtuoso non era più
sufficiente. - Le iridi scure scintillarono di un'emozione cupa, inesprimibile.- Fu
per questo che prese la sua decisione, per quanto difficile e dolorosa:
scelse di staccarmi da sé e caricare il proprio destino sulle
spalle di colui che amava più di qualsiasi cosa al mondo... le
tue spalle, Custode. -
- Me? - Il ragazzo s'indicò, stupito. - Perché? -
- Perché
eri l'unico, a parte Galahad stesso, ad avere la giusta predisposizione
spirituale. Era come se il resto dell'umanità fosse fanghiglia,
e voi due le uniche fonti di acqua pura: eravate voi a chiamarmi, voi e
nessun altro. - La voce psichica si addolcì un poco. - Galahad
non avrebbe mai voluto che fosse suo nipote ad ospitarmi. Se potesse,
probabilmente sacrificherebbe la propria vita pur di salvaguardare la
tua. -
Il ragazzo abbassò le
palpebre. Tutta quella storia gli suonava assurda, eppure una parte
recondita di lui intuiva che era la verità.
- Perché non mi ha mai detto niente? - chiese infine.
-
Perché era necessario che fossi io a mostrarmi a te. Ho dovuto
attendere sedici anni prima che la tua anima fosse sufficientemente
matura, ma ora sei pronto a ricevere me e i miei poteri senza rischiare
un collasso mentale. -
- Non ci ho ancora capito niente...
perché sei qui? Da dove vieni? Come accidenti hai fatto ad
entrare in contatto col nonno? Cosa sono questi tuoi poteri? -
La Sagoma rimase in silenzio, ma al
ragazzo parve di percepire un'ombra di sorriso mentre l'oscurità
la cancellava poco a poco. Il ragazzo stavolta non cercò nemmeno
di fermarla: esasperato e rassegnato, la guardò dissolversi
lentamente come un ricciolo di fumo disperso dal vento.
- Me lo dirai, prima o poi... -
Lance sussultò come se un Pichu gli avesse appena dato la
scossa. Per un istante rimase immobile, rigido come un tronco, ma si
rilassò non appena vide lo scintillio del cielo oltre l'ingresso
della gola in cui si erano accampati. Era una notte limpidissima, quel
particolare tipo di notte in cui le stelle sembrano incendiare l'intera
volta celeste. Se avesse voluto, non avrebbe avuto alcuna
difficoltà a distinguere ogni singola costellazione. L'alba non
era che un alone spettrale all'orizzonte, una sottilissima linea
madreperlacea ancora troppo fioca per spezzare il buio.
In condizioni normali Lance si sarebbe girato dall'altra parte e
avrebbe continuato a dormire, ma non in quel momento. Si sentiva fresco
e riposato, sveglissimo, come non gli succedeva da mesi. Conosceva
quella benefica lucidità mentale: era quella emanata dal suo
marchio quando era eccezionalmente spaventato o nervoso. Si
guardò la mano, e vide che la linea argentea brillava di un
chiarore tenue, rassicurante.
Qualcosa frusciò dietro di sé.
- Ciao, Dragonair - mormorò piano, mentre il drago bianco e
azzurro, lasciato di guardia insieme alla Beautifly di Reason, gli
appoggiava il muso sulla spalla in segno di saluto. Il ragazzo dai
capelli rossi gli passò affettuosamente un dito sulla guancia,
poi sollevò il palmo marchiato davanti a sé in modo che
anche il Pokemon lo potesse vedere. - Non capisco cosa stia
accadendo... chi sia realmente quella Sagoma, o cosa significhi questo
cavolo di Marchio. Sospetto che tra loro ci sia un qualche tipo di
connessione, anche se non capisco di quale natura. -
Vorrei aiutarti, ma nemmeno io posso capire.
Lance sollevò la testa di scatto. Gli era parso di sentire come
una voce, una voce delicata come il rintocco di campane dorate, ma
nelle vicinanze non c'era nessuno... nessuno a parte Reason, che
però stava pacificamente dormendo dal lato opposto del loro
piccolo bivacco.
Dragonair mugolò sommessamente.
- Devo avere le allucinazioni - bisbigliò il suo allenatore,
scostandosi di dosso la coperta del sacco a pelo e alzandosi in piedi
per sgranchirsi un po' i muscoli. Faceva piuttosto freddo, ma avevano
scelto un buon posto per riposarsi: si trattava di una gola poco
profonda, riparata da massicce pareti di roccia, lontana poche
centinaia di metri dalla Via Gelata. In verità, Lance aveva
pianificato di raggiungere e superare la Via nello stesso giorno, ma
lui e Reason avevano tardato a causa di altri tre assalti da parte di
Geodude e Graveler, e una volta persino di un Golem. Perlomeno non
erano comparsi altri Onyx... Lance ricordava fin troppo vividamente lo
scontro di quella mattina, e soprattutto ricordava l'orribile momento
in cui aveva davvero creduto che Dragonair fosse spacciato.
Si voltò verso Reason. La ragazza se ne stava a poca distanza da
lui, accoccolata nel suo sacco a pelo azzurro, il torace che s'alzava e
s'abbassava in un respiro calmo e regolare. I lunghi capelli castani
erano sparpagliati sul cuscino come foglie d'autunno, mentre la sua
Beautifly, posato accanto a lei, vegliava sul suo sonno con pacata
discrezione.
Grazie, pensò Lance.
Oltrepassò il loro falò improvvisato (ormai ridotto ad un
mucchietto di ceneri fumanti) e si diresse verso l'apertura del
temporaneo rifugio. Per fortuna quella notte non c'erano state altre
aggressioni, ma l'immagine di tutti quei maligni occhi rossi non
accennava ad abbandonarlo. Chissà cos'era successo, a quei
Pokemon, cosa avesse iniettato in loro tanta rabbia.
E poi c'era ancora la questione della Sagoma. Lance non aveva ancora
compreso chi fosse, perché fosse lì o in cosa
consistessero i poteri di cui aveva parlato. Non sapeva ancora nulla
nemmeno del Disertore, a parte il fatto che probabilmente era uno
psicopatico omicida intenzionato a prendersi il suo scalpo. Un nemico
potente, a sentire la Sagoma: se neppure Galahad aveva potuto
fronteggiarlo a carte scoperte, significava che Lance avrebbe dovuto
stare doppiamente attento. Il ragazzo maledisse tra sé e
sé il nonno, per averlo scaraventato in quella situazione senza
fornirgli il minimo preavviso; un secondo dopo, pregò che
qualunque cosa accadesse lui e Sandra rimanessero al sicuro.
Nonostante avesse i polsi strettamente legati ai braccioli della sedia
- così stretti che minuscole goccioline di sangue cominciavano a
stillare lungo le corde - Galahad rimase perfettamente immobile, a
testa alta, un'espressione di gelida dignità sul volto
tumefatto. Un lungo taglio rosso gli solcava la guancia rugosa e aveva
un occhio così pesto che faticava ad aprirlo, ma ciò non
gli impediva di fissare il suo tormentatore con sguardo fiero e carico
di disprezzo. E difatti, malgrado Galahad fosse anziano, immobilizzato
e alla sua totale mercé, il ragazzo che l'aveva legato doveva
fare un grosso sforzo per nascondere il suo disagio.
- Cosa ti hanno promesso? - domandò Galahad all'improvviso. Ogni
sua sillaba grondava disgusto. - So chi ti ha mandato e posso ben
immaginare per quale motivo, quello che voglio sapere è cosa ti
hanno promesso per piegarti alla loro volontà. Quanti anni hai,
diciotto, diciannove? I giovani della tua età dovrebbero girare
il mondo e divertirsi, non restare invischiati nei conflitti tra
vegliardi. -
- Sta' zitto - ribatté il ragazzo in tono mordace. - Cosa mi hanno promesso non sono affari tuoi. -
Calciò via un pezzo di mobilio finitogli tra i piedi e si
piantò davanti a Galahad. Il cappuccio gettato all'indietro
rivelava capelli argentei lunghi fino alle spalle e penetranti occhi
del colore dell'acciaio. Era un ragazzo che probabilmente in altre
circostanze avrebbe strappato più di un sospiro femminile.
Lui e la sua compare erano arrivati la notte dopo la partenza di Lance,
veloci e silenziosi come folate di un vento oscuro. Avevano sorpreso
lui e Sandra nel sonno e avevano fatto scempio della casa. Bastava
guardare quella stanza: non c'era un solo oggetto che non fosse sporco
o spezzato, e sul pavimento di legno era sparpagliato un vero e proprio
cimitero di frammenti di vetro, schegge e imbottiture lacerate.
- Senti, vediamo di mettere le cose in chiaro - disse il ragazzo,
impaziente. - Io adesso te lo chiederò cortesemente un'ultima
volta, dopodiché il mio Scyther ti mozzerà una gamba e
allora vedremo se la tua lingua si scioglierà o no. Dove avete
nascosto il Custode? -
Gli rispose solo un silenzio pieno di freddezza.
- Smettila di fissarmi con quell'aria da belva ingabbiata e parla, vecchio idiota! -
Spazientito, il giovane strinse i denti e gli sferrò un violento
ceffone col dorso della mano. La testa di Galahad scattò di
lato, l'impronta rossa delle nocche stampata a fuoco sullo
zigomo, ma quando si volse di nuovo verso l'aggressore il vecchio
aveva recuperato la sua granitica compostezza.
Ormai giunto al limite dell'esasperazione, il ragazzo ringhiò. -
O forse potrei ordinare a Scyther di tenere ferma quella tua nipote
mentre le strappo i vestiti di dosso. Non si può certo dire che
sia brutta, ed è sempre un piacere dare un morso a certi
bocconcini, non trovi? -
- Lascia perdere, Sasha - ordinò una voce sottile ma
autoritaria. Nel campo visivo di Galahad apparve una ragazza alta e
formosa, molto bella, con una carnagione chiara come la porcellana e
una vaporosa nuvola di riccioli azzurri lunghi fino a metà
schiena. - Non sai quanto è cocciuta la gente di Ebanopoli? Puoi
minacciarli, picchiarli, torturarli o anche ucciderli, ma quando si
mettono in testa di custodire un segreto preferiscono portarlo nella
tomba anziché svelarlo a degli estranei. I ricatti non
funzionano con quelli come loro. -
La ragazza s'avvicinò alla sedia di Galahad a passi aggraziati.
Quando si curvò verso l'Anziano, quest'ultimo si sentì le
narici invase da un pesante profumo di cinnamomo, che gli ferì i
polmoni come una pugnalata di miele. La ragazza rise piano, le labbra
piene e rosse accostate all'orecchio dell'uomo.
- Gal, Gal - cantilenò con maligna dolcezza. - Sei carino a
proteggere il tuo Custode fino alla fine, sai, è una cosa che
rispetto proprio. Ma ho paura che i tuoi sforzi siano inutili, dato che
l'abbiamo già localizzato! - Un'altra risatina. - Speravo che
Sasha potesse cavarti qualche informazione in più, ma tutto
sommato non sarà necessario. Comincia pure a pregare per lui,
Gal, e non preoccuparti... ti prometto sul nome del mio signore che non
sentirà nulla. Risolveremo questa spiacevole faccenda in modo
rapido e indolore. -
Galahad rimase paralizzato. La paura gli affondò i suoi artigli di ghiaccio nel ventre.
- E' una menzogna! - tuonò, mascherando a stento l'angoscia.
- Hai la brutta abitudine di trascurare un po' troppo i poteri del
Maestro - lo derise la ragazza, raddrizzandosi e avviandosi verso la
porta. - Andiamocene, Sasha, con questo qui abbiamo finito. Non vale
nemmeno la pena di ammazzarlo. - Si girò con le dita sulla
maniglia e spedì un bacio all'Anziano. - Tanti saluti dal Team
Sancta, caro Gal. -
Sasha e la sua compare si erano appostati a poca distanza
dall'abitazione di Galahad, che ora tenevano attentamente sotto
controllo. Le loro figure scure si confondevano, ombre tra le ombre,
mimetizzati com'erano tra i blocchi di granito e le macchie dei
cespugli. Solo il loro soffocato litigio tradiva la loro posizione.
- Avevi detto che era lui! - sbottò Sasha.
- Il Maestro era convinto che fosse Galahad - replicò la ragazza
in tono piccato. - Che ne sapevo io che quel vecchio bastardo aveva
trasferito l'Anima? -
- Avresti dovuto prevederlo! -
- Oh, chiudi il becco. Tanto per cominciare, tu ora non dovresti
neppure essere qui, perché non sei a caccia della Custode di
Ho-Oh? -
- Perché volevo assicurarmi che riuscissi a mettere le mani
sull'altro Custode, e a quanto pare è stata un'ottima idea.
Dov'è la ragazza? -
- La nipote? E' nella sua camera, legata pure lei, ma come pianificato
mi sono permessa di lasciarle i nodi molto larghi. E ormai anche il
Paralizzante avrà smesso di fare effetto, scommetto che
s'è già liberata. - Riccioli Azzurri si ravviò
casualmente un boccolo a lato della testa, e Sasha sbuffò piano.
- E pensi davvero che il vecchio si lascerà attirare in una trappola così banale? -
Fece appena in tempo a finire la frase che da dietro la casa si
levò un imponente drago del colore del miele: la creatura
sbatté le ali, piuttosto piccole per un corpo così
robusto, e con un guizzo di scaglie splendenti scomparve tra le basse
nubi.
- A quanto pare sì - disse la ragazza compiaciuta. - Il vecchio
vorrà pure avvertire il suo adorato Custode che non è
più al sicuro, vero? E se i miei calcoli sono corretti, quel
Dragonite ci porterà dritto dritto da lui. Forza, chiama il tuo
Fearow: comincia la festa. -
_________________________________
Ordunque... di questo cap non sono particolarmente sicura, ma ho voluto
provare a postarlo lo stesso. Mal che vada mi bombarderete di uova e
verdure marce xD
Grazie a ElettroShock99 e a nihil no kami =) per rispondere a Shock,
Reason è ossessionata dagli Shiny perché è uno dei
pochi argomenti a cui nessun professore dei videogame si è
ancora interessato xD nihil, a te ho risposto via messaggio privato.
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Capitolo 5 *** Voci Oltre i Ghiacci ***
forgottentales
-Voci Oltre i Ghiacci-
La Via Gelata era un vero e proprio
labirinto di roccia e ghiaccio. Il terreno saliva e s'abbassava di
continuo, in un eterno susseguirsi di fenditure e biforcazioni, e in
diversi punti la strada si confondeva, dando l'impressione di stare
girando in tondo. Di quando in quando, tra una svolta e l'altra,
piccole corolle di stalattiti sbocciavano gocciolanti dal soffitto,
simili a magici fiori calcarei. A tratti qualche fioco raggio di luce
riusciva a penetrare il soffitto e rischiarava la Via, ma per il resto
del tempo Lance e Reason dovettero affidarsi esclusivamente al bagliore
emesso dalla coda di Charmeleon, che oltretutto spandeva anche un
meraviglioso calore. Lo spettacolo del ghiaccio e dei filoni metallici
scintillanti dietro la roccia era molto bello, tuttavia i due
viaggiatori se lo sarebbero goduto forse di più se nell'arco di
mezz'ora la temperatura non fosse bruscamente precipitata.
Benché stessero scendendo di quota rispetto alla Dorsale
Argento, il gelo si faceva sempre più pungente. La tuta da
Domadraghi isolava Lance piuttosto bene, ma lo stesso non si poteva
dire di Reason: nonostante tremasse da capo a piedi, per un bel pezzo
la ragazza aveva insistito che stava benissimo e che non aveva alcun
bisogno di aiuto, e solo quando le sue labbra avevano cominciato a
diventare blu aveva accettato che Lance le prestasse almeno il mantello.
- Avresti dovuto metterlo subito - la rimproverò Lance, dopo averglielo avvolto strettamente attorno alle spalle.
- N-n-non d-dire sciocchezze - balbettò lei, lottando per
fermare il tremito alla voce. - Io s-sono p-p-perfettamente in f-forma,
a N-Nevepoli faceva m-molto più f-f-freddo. -
- Okay, d'accordo, fatto sta che adesso stai congelando. -
- N-n-non è v-vero. -
Esasperato, Lance si scarmigliò i capelli rossi, già
sufficientemente arruffati per conto loro. Sandra gli ripeteva sempre
che era cocciuto, ma quella dannata ragazza aveva la testa ancora
più dura di lui.
Sandra.
Scosse la testa, scacciandola a malincuore dai suoi pensieri. Ora aveva bisogno di concentrazione.
Era già stato alcune volte nella Via Gelata, ma solo nel tratto
iniziale o tutt'al più a metà. Non si era mai spinto
così lontano. Sarebbe riuscito comunque a trovare una via
d'uscita, ne era convinto, ma Reason lo aveva anticipato sfoderando una
macchinetta rosso fiammante, un PokeNav. Il chiarore verde emesso dal
piccolo schermo rettangolare si rifletteva nei suoi occhi scuri,
mettendo in evidenza il viso pallido e serio.
- S-secondo il P-PokeNav, ci t-troviamo nell'area s-s-sud-ovest della
V-via - osservò debolmente. - Il che s-significa che d-dobbiamo
continuare a m-muoverci v-verso ovest e s-se p-possibile salire verso
n-nord. -
Il PokeNav includeva una bussola digitale. Seguendone le indicazioni, i
due trovarono un passaggio molto alto ma dai lati ristretti, e vi
s'insinuarono in fila indiana, Lance e Charmeleon in testa, Reason
subito dietro. Camminarono per alcuni minuti, poi di fronte a loro si
spalancò una caverna tanto gigantesca da poter comodamente
ospitare l'intera Ebanopoli. I due ragazzi rimasero senza parole: non
avevano mai visto nulla di simile. La caverna era costellata di cumuli
rocciosi e pilastri naturali, simili ad alberi pietrificati, e contro
la parete rocciosa si apriva una larga cascata argentea, che ricadeva
gorgogliando in un fiumiciattolo sottostante. Guardandola, Lance
s'illuminò: aveva già sentito parlare di quel posto,
glielo aveva descritto Galahad.
- Questa è la grotta delle Grandi Cascate! - disse con
entusiasmo, volgendosi verso Reason. - E' l'ultimo tratto che ci separa
dall'uscita. Presto saremo fuori di qui, Ree! -
- 'Ree'? - Reason inarcò un sottile sopracciglio.
- Mi hanno detto che le Grandi Cascate sono piene zeppe di Sneasel,
quindi faremmo bene a tenerci lontani dai loro nidi. Sono gelosissimi
del loro territorio - continuò Lance con impazienza,
ignorandola. - A meno che non ci capiti tra capo e collo un branco di
Sneasel impazziti e desiderosi di farci a pezzi, s'intende. -
I due s'inoltrarono nella caverna. Era quasi come camminare in un bosco
fossilizzato. A parte il mormorio dell'acqua corrente, l'unico rumore
era quello dei loro passi, e il silenzio attorno a loro aveva un che di
sinistro. In un paio di occasioni Lance ebbe l'impressione di scorgere
grappoli di nidi tondeggianti, ma non era sicuro se si trattasse di
tane di Sneasel o semplici sporgenze rocciose. Charmeleon camminava
davanti ai due, tuttavia la sua coda non era più necessaria: il
soffitto della caverna era solcato da numerose aperture, e la luce del
sole filtrava più liberamente.
Motivo per cui sia Lance che Reason per poco trasalirono, quando il buio calò di colpo.
- O grande Arceus! - Reason alzò gli occhi, sbigottita.
Un'enorme figura alata si era appoggiata al soffitto, oscurando le
aperture. Tra uno squarcio e l'altro della roccia s'intravedeva uno
scintillio di squame dorate. - Quello è un Dragonite! -
Un sordo boato squassò la caverna.
- E non un Dragonite qualsiasi - disse Lance, non senza una certa
sorpresa. - Questo è Thuban, il Dragonite di mio nonno. Se
è qui, vuol dire che è successo qualcosa di grave!
Diamoci una mossa e usciamo, forza. -
Guidati dal PokeNav, accelerarono il passo. Mentre camminavano
percepivano mille occhietti circospetti puntati su di sé, ma per
fortuna niente, né Sneasel né altro, venne loro incontro.
Quando finalmente videro l'uscita (un antico portale naturale invaso
dalla luce) Lance non poté che sorridere e Ree si lasciò
sfuggire un leggerissimo sospiro di sollievo. Al di là di esso
si stagliava una graziosa vallata punteggiata di pineti, su cui si
rispecchiavano i rami verdi dei pineti.
Lance si concesse un momento per ammirare il paesaggio, dopodiché si volse verso il cielo.
- Thuban! - chiamò a voce alta.
Silenzio.
Lui e Ree si scambiarono un'occhiata perplessa, poi lui gridò più forte il nome del Dragonite.
Nulla da fare.
- Ma dove... - iniziò Lance, però fu subito interrotto da uno strillo acuto.
- No! No, ti prego, non uccidermi! -
A quella voce disperata fece eco un ruggito selvaggio, terrificante.
Subito dopo dalla macchia di pini più vicina comparve una
ragazza, intenta a correre a perdifiato come se fosse stata inseguita
da chissà quale demone infernale... e in effetti, subito
dietro di lei emerse un immenso drago dorato, pulsante di
malvagità, le pupille dello stesso rosso cremisi del sangue
fresco.
- Thuban - sussurrò Lance con un filo di voce.
- Lance! - Reason lo prese per una spalla. I denti non le battevano
più, la sua espressione era calma e determinata. - Dobbiamo fare
qualcosa, e subito. -
E seppure a malincuore, Lance acconsentì.
- Vai, Dragonair! -
- Forza Glaceon! -
Il ragazzo non ebbe tempo di osservare la delicata creatura felina
appena chiamata da Ree. Notò solo che aveva un pelo lucente e
bianco come la neve, poi dovette coprirsi il volto con una mano per
proteggersi la vista da un abbagliante Geloraggio. Tenendo gli occhi
coperti, urlò: - Dragonair, Fulmine! -
I due raggi, l'uno azzurro e l'altro giallo, colpirono Thuban
contemporaneamente. Il Dragonite emise un lamento scomposto e
indietreggiò, accovacciandosi a terra, ma era tutt'altro che
sconfitto: un ringhio furibondo gli vibrava tra le zanne serrate, gli
occhi sanguigni inchiodati su di loro.
La ragazza inseguita si nascose dietro Lance, ansimante e in lacrime. Appena in tempo.
- Protezione! - Dragonair proiettò una rapidissima barriera
di fronte ai tre, e una frazione di secondo più tardi contro di
essa esplose un violento Iper-raggio. Prima ancora che le scintille
rossastre si fossero spente, il Glaceon di Reason, simile ad una
folgore bianca, schizzò a tutta velocità verso Thuban.
- Gelodenti! - ordinò Ree. Il Glaceon balzò agilmente sul
dorso del Dragonite e gli affondò i denti nella spalla, fino
all'osso, facendo sprizzare rivoli di sangue denso e appiccicoso. Il
ringhio di Thuban fu sostituito da un pianto straziato.
Se contrattacca adesso, ci ucciderà, pensò Lance, guardando quel corpo così grande e così carico di rabbia. Perdonami, Thuban.
- Dragonair... Extrarapido. -
- Finiscilo con un altro Geloraggio, Glaceon! -
Il secondo attacco combinato abbatté del tutto il Dragonite. Il
colossale drago dorato rovinò pesantemente a terra, esausto, le
ali che battevano debolmente contro la schiena piagata. Non c'era
nient'altro da fare: rattristato, Lance scelse una ultraball e gliela
lanciò contro, e Thuban scomparve in un lampo di luce
rossa.
- Lo rispedirò al nonno dal Centro Pokemon di Mogania - disse
laconico, riponendo l'ultraball alla cintura, ma prima che potesse
richiamare anche il suo Dragonair si ritrovò letteralmente
avvinghiato tra le braccia della ragazza da loro salvata.
- Oh, grazie, grazie! - singhiozzò lei, stringendolo con foga.
Leggermente imbarazzato, il Domadraghi le diede qualche goffa pacca
sulla schiena, senza sapere bene cosa dire. Ci volle il più che
eloquente colpo di tosse di Reason perché la ragazza si
staccasse da lui. Nonostante le vesti sbrindellate e le gambe coperte
di graffi, non si poteva negare che era bellissima: era alta e
slanciata, con un décolleté esplosivo che lasciava ben
poco spazio all'immaginazione, e il suo viso era un ovale perfetto,
semplicemente incantevole, incorniciato da lunghi riccioli di
un'esotica tonalità azzurra. I dolci occhi castani erano
incatenati a quelli di Lance, pieni d'innocenza.
Il Domadraghi spostò faticosamente l'attenzione su un ciuffo d'erba pallida ai suoi piedi.
- Ehm... sei ferita? - domandò, un po' impacciato.
- No, ed è solo grazie a voi. - La ragazza s'asciugò le
lacrime e gli rivolse un sorriso radioso, bianchissimo. - Io sono
Mion, di Amarantopoli, kimono girl e vostra eterna debitrice.
Grazie ancora, davvero... Se non fosse stato per voi, quel mostro mi
avrebbe uccisa. -
Lance s'irrigidì appena nel sentire definire 'mostro' Thuban,
orgoglioso starter di Galahad e punta di diamante della guardia di
Ebanopoli. Poi però ripensò al modo in cui il drago dagli
occhi rossi s'era gettato all'inseguimento di Mion. Non poteva mandare
giù l'idea che l'orgoglioso guardiano di Ebanopoli avesse
tentato di uccidere una ragazza inerme.
Inerme e fantastica, si ritrovò a pensare Lance. Assomiglia un po' a Sandra.
Sì, quanto un Magikarp assomiglia ad un Milotic, sbuffò una voce sarcastica nella sua testa.
Cosa?!
Le uniche persone nelle vicinanze erano Reason e Mion (le quali, anche
se Lance questo non lo notò, si stavano fissando a vicenda con
aria parecchio bellicosa). Il
ragazzo cominciò a chiedersi se lo stress non gli stesse
giocando brutti scherzi. Cogliendo il suo disagio, Dragonair gli
sfiorò gentilmente la schiena con la coda.
Sto impazzendo, Dragonair, pensò lui.
Io non la chiamerei pazzia se fossi in te. Preferirei definirlo... una specie di sesto senso.
E la voce nella sua testa gli rispondeva anche!
- Lance? Stai bene? - gli chiese Ree in tono preoccupato.
- Lance... - Mion lo scandì lentamente, sensualmente, come
gustandosi ogni lettera. - Bel nome, Lance. Suona così
cavalleresco e al tempo stesso così, ah, piccante... -
- Lance non è piccante, non parlare di lui come se fosse un
piatto di nachos - ribatté la castana infastidita. - A
proposito, tu cosa ci fai ancora qui? Ora che ti abbiamo impedito di
essere scannata puoi pure procedere per la tua via. -
- Veramente ero venuta per esercitarmi - disse Mion, lanciando a Reason
un'occhiata velenosa. - Stavo giusto per tornare indietro quando quel
bruto di un drago è spuntato fuori e ha messo K.O. il mio povero
Jigglypuff. Ho paura a girare da sola, adesso... vorrei tanto che
qualcuno mi scortasse di nuovo in città... -
- Non guardare noi - ribatté Reason, ma nello stesso istante Lance esclamò: - Sarà un vero piacere! -
Stupidi uomini imbottiti di testosterone, pensò Reason piccata, richiamando Glaceon nella sua pokeball.
Nel frattempo, Mion stava sorridendo tra sé e sé. Il suo
piano aveva funzionato alla grande! Ora doveva solo augurarsi che
quella testa quadra di Sasha non commettesse qualche errore cruciale.
Se tutto fosse andato liscio, presto avrebbero avuto in pugno il
Custode.
_________________________________
Finito anche questo capitolo. Niente da dire, mi diverto xD
Grazie Elettroshock99 ^^ Sandra è un'ombra sempre presente, che
Lan lo voglia o meno, e ogni tanto rispunta fuori anche lei. Grazie
anche a tutti coloro che hanno enumerato la storia tra le seguite, le
ricordate o lo preferite ^^
Thuban è la stella alfa della costellazione del Drago. Per lo
starter di un Anziano ho pensato che ci volesse un nome antico e
altisonante, e questo mi piaceva. Scusatemi se taglio corto ma sono
proprio a pezzi ^^"
Bacio,
- Flames
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Capitolo 6 *** Clear Mind ***
forgottentales
-Clear Mind-
- Certo che l'abbonamento della sfiga non scade proprio mai! -
Reason, intenta a sfogliare le voluminose pagine di un quotidiano
locale, alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Lance crollare
a peso morto sulla poltrona più vicina. Avevano raggiunto il
Centro Pokemon circa mezz'ora prima, e come prevedibile Mion era subito
corsa nella camera a lei assegnata per godersi un bel bagno caldo.
Reason aveva seriamente valutato di riempirle la stanza di
Velenpolvere, chiudercela dentro e ingoiare la chiave: si conoscevano
da meno di un giorno, e già non la sopportava più.
- Non sei ancora riuscito a metterti in contatto con Galahad, vero? - chiese la castana, ripiegando il giornale.
Lance scosse la testa. - Niente da fare. Sembra che il trasmettitore del Centro di Ebanopoli sia fuori uso. -
- Certo che è strano. Ogni singolo Centro dispone di
alimentatori particolari, fatti appositamente per evitare di restare
senza energia durante i black out. A rigor di logica, anche ad
Ebanopoli dovrebbe esserci un sistema simile. -
- C'è, infatti. - Lance si rabbuiò. - La faccenda puzza
di bruciato, Ree. Di solito, quando il nonno spedisce in giro Thuban
è per consegnare missive importanti, di massima urgenza o top
secret. Comincio a pensare che ad Ebanopoli ci siano dei problemi. -
Reason si riavviò una ciocca dietro l'orecchio. - Sì, lo
credo anch'io. In caso contrario dubito che Galahad ti avrebbe
inviato un corriere così ingombrante. Lui voleva che ricevessi
un certo messaggio, e il più velocemente possibile, magari anche
prima di arrivare a Mogania. -
- Già, ma la domanda è: quale messaggio? -
I due si guardarono, ma nessuno disse niente. L'interrogativo senza
risposta rimase sospeso nell'aria, come un acre profumo, impossibile
tanto da ignorare quanto da scacciare.
Quella sera, il Centro Pokemon appariva deserto, eccezion fatta per
loro stessi, la Chansey di turno (l'infermiera Joy si era ritirata
nella sala operatoria) e un giovane che dimostrava appena un paio
d'anni più di Lance. Il giovane, che aveva impercettibilmente
drizzato le orecchie al nome di Galahad, non appena sentì
scemare la conversazione si alzò in piedi e si diresse a passi
decisi verso il divano di Lance e Reason. Bisognava dire che era
proprio un bel ragazzo, alto e snello, con un che di aristocratico
nell'incarnato chiaro e nei lineamenti fini. I suoi lunghi capelli
verde smeraldo erano raccolti in una coda bassa, che ne accarezzava
morbidamente la camicia fin quasi a sfiorare il bordo dei jeans scuri.
Dalla cintura gli pendeva una specie di cubo, quella che in seguito
Reason precisò essere una spugna di Menger.
- Non era mia intenzione origliare, ma mi è capitato di sentire
qualche frammento dei vostri discorsi - disse il giovane. - Mi pare di
capire che conoscete l'Anziano Galahad? -
- Direi proprio di sì, visto che è mio nonno - rispose Lance. - E tu sei...? -
- N... Niall - si corresse quasi subito il giovane. - Potete chiamarmi Niall, vengo da Mistralopoli. -
- Lance, di Ebanopoli. -
- Reason, di Albanova. Mistralopoli è a Unima, giusto? -
Niall annuì. - Ho dovuto compiere un lungo viaggio per arrivare
fino a Johto, e l'ho fatto anche e soprattutto per Galahad. Sapete
dirmi dove posso trovarlo? Ho veramente bisogno dei suoi consigli. -
- Siamo in due, allora - disse mestamente Lance. Gli raccontò
delle difficoltà incontrate nel cercare di contattare
Ebanopoli.
- D'accordo, significa che dovrò andare a Ebanopoli di persona -
concluse Niall imperturbabile. - Non sarà un problema, è
un'eventualità che avevo già considerato. Grazie
dell'informazione. -
- Ma se vai ad Ebanopoli... - Lance s'illuminò. Forse Niall avrebbe potuto indagare e fargli avere notizie fresche.
- Ma non partirò prima di domani pomeriggio - puntualizzò
Niall. - Ho ancora delle faccende da sbrigare, qui a Mogania. -
Si udì un leggero scampanellio, e dalla sala operatoria apparve
l'infermiera Joy. Spingeva una larga barella a quattro ruote, sulla
quale giaceva un grosso Pokemon nero e rosso dal muso volpino, con le
zampe e il dorso ricoperti di bende. Il viso di Niall si
trasfigurò: la sua espressione tranquilla e distaccata si
sciolse, cedendo il posto ad un affetto e una preoccupazione senza pari.
- Zoroark! - esclamò, correndo verso la barella. - Come ti senti? -
Il Pokemon sollevò debolmente la testa, strofinando il naso contro la mano del giovane.
- Ha avuto giorni migliori, ma si rimetterà presto -
assicurò l'infermiera Joy, rivolgendogli un sorriso stanco. -
Tutto quello di cui ha bisogno è di un po' di relax. Per qualche
tempo evita i combattimenti e cerca di farlo riposare il più
possibile. -
- Lo farò, grazie mille. -
Niall inglobò il suo Zoroark in una ultraball. Lance notò
che maneggiava la sfera con estrema cautela, come se fosse stata una
bomba pronta a esplodere da un momento all'altro... o come se
non fosse abituato ad usarle.
Erano da poco passate le nove. Lance, Reason e Niall consumarono
insieme una cena leggera al Centro e passarono il resto della serata a
chiacchierare animatamente, raccontandosi avventure ed esperienze ed
evocando i propri sogni per il futuro. Reason mostrò ai compagni
alcuni degli appunti di cui era più gelosa, quelli relativi
all'allevamento dei Pokemon Shiny, mentre Niall descrisse Unima e
la sua varietà di magnifici paesaggi. Il ragazzo dai capelli
verdi era un tipo aperto e diretto, senza troppi peli sulla lingua, e
ben presto si attirò le simpatie di Lance.
L'unico argomento di cui Niall era riluttante a parlare era il proprio
passato. Non disse una parola sulla sua casa o sulla sua famiglia, se
non le cose più generiche. Lance, attratto dal mistero come
una falena lo è dalla fiamma, fece per cominciare a bombardarlo
di domande, ma una dolorosa gomitata nelle costole da parte di Reason
lo indusse a spostare invece il discorso sugli strani Pokemon dagli
occhi rossi comparsi sulle montagne. Avevano appena cominciato a
discuterne quando arrivò Mion, come suo solito bella da mozzare
il fiato, i luminosi riccioli azzurri fluttuanti sulle spalle esili.
Con un vellutato 'Buonasera', la ragazza ancheggiò fino al loro
divano e andò a sedersi con grazia sul bracciolo della poltrona
di Lance, dopodiché cominciò a passargli lentamente una
mano tra i capelli.
- Si può sapere cosa stai facendo, di grazia? - sbottò Reason.
- Lance-chan ha dei capelli così soffici - disse Mion.
Lance assunse la colorazione di un estintore. - Mion, per favore, smettila. E non chiamarmi 'chan'. -
- Come desideri... Lance-chan. -
Proprio in quel momento, il PokeNav di Reason squillò. La
castana dipanò subito una sottile cuffia e se ne infilò
l'estremità nell'orecchio.
- Pronto? ... Oh, professor Even! - Rimase in ascolto per un po',
annuendo di tanto in tanto, poi i suoi compagni la videro impallidire
di botto. - Oddio, ma è un disastro... no, non possiamo
arrischiarci a perdere altro tempo, domattina mi precipito subito da
lei! Sì, d'accordo. Davanti al Lago d'Ira. Certamente, non
mancherò. - Riattaccò il telefono. - I Gyarados del Lago
sono impazziti, proprio come i Geodude e gli Onyx della Dorsale
Argento. Io e il professor Even andremo a ispezionare i dintorni del
lago e cercheremo di limitare i danni. Se necessario faremo evacuare
l'area. -
- Come se non ci fossero già abbastanza casini! - sbuffò Lance. - Okay, domattina vengo con te. -
- Non serve. Sia io che il professore ce la caviamo piuttosto bene, e tu hai un capopalestra da battere. -
Lance e Reason si guardarono. Nessuno dei due abbassò gli occhi.
- Senti, vedrò di battere in fretta quell'Alfredo e poi
correrò subito a darti man forte, che tu lo voglia o no. Non mi
piace l'idea che tu e un vecchio affrontiate da soli un branco di
Gyarados inferociti. -
- Io sono più forte di quanto credi, e il 'vecchio', come lo
chiami tu, è il massimo esperto di Pokemon Ghiaccio e Acqua -
precisò Ree.
- Come vuoi, ma io ci sarò comunque. -
- Non preoccuparti, Lance-chan - intervenne inaspettatamente Mion. -
Andrò io con lei, sono piuttosto brava a combattere. -
Silenzio.
Nei volti dei presenti sfrecciarono incredulità e stupore, ad
eccezione di Niall, che si limitò a rivolgerle uno sguardo
interrogativo.
- Ecco, questa non credo che sia una buona idea -
scandì Reason. - Abbiamo già avuto occasione di
saggiare le tue abilità in combattimento, e scusa tanto, ma
preferirei non essere costretta a badare anche a te. Sarà meglio
che tu te ne stia qui buona buona e che cerchi di non combinare
disgrazie... il che per te è già un compito piuttosto
impegnativo.-
Mion la guardò in cagnesco. - Di che disgrazie stai blaterando? -
- Oh, aspetta... forse del fatto che ci hai attirato addosso un Dragonite furibondo?! - fece Reason sarcastica.
- E' stato un incidente! E poi quel bestione mi ha colto di sorpresa,
altrimenti le cose sarebbero andate diversamente - disse Mion irritata.
- Tornando al discorso iniziale, dimmi: vuoi riportare il sedere a casa
o preferisci essere fatta a pezzi da un Gyarados? Hai bisogno di me. -
- Sì, ho proprio bisogno di una che come minimo se la
darà a gambe non appena vedrà una sola squama di
Gyarados! -
- Calmatevi, voi due - si frappose Niall in tono serio. - Azzannandovi
a vicenda non risolvete nulla. Se posso darti un consiglio, Reason,
accetta il suo aiuto: non dovrete stare insieme a lungo, solo il tempo
necessario per aiutare il professore. Poi nessuno vi obbligherà
a vedervi, se voi non vorrete. -
Allora non sapeva che si stava sbagliando, e di grosso.
La palestra di Alfredo era ampia e rettangolare, e gelida come un
blocco di ghiaccio. Il campo su cui si sarebbero sfidati i duellanti
era di dura pietra, con il disegno di una pokeball bianco gesso calcato
nel mezzo.
- Osservala - mormorò Niall.
- Cosa? - chiese Lance.
- La palestra. Osservala con attenzione. -
Lance obbedì. Aveva afferrato cosa l'altro volesse dire. Niall
aveva deciso di assistere al suo scontro, prima di fare incetta di
iperpozioni e dirigersi verso Ebanopoli. La sua presenza in qualche
modo tranquillizzava Lance: quel ragazzo dai capelli verdi infondeva un
profondo senso di equilibrio.
Il Domadraghi studiò con cura la palestra, cercando gli aspetti
dell'ambiente da sfruttare a suo vantaggio e quelli invece che
avrebbero potuto ritorcerglisi contro. Prese atto dell'aria gelida, che
avrebbe di certo favorito i Pokemon Ghiaccio di Alfredo, mentre avrebbe
invece reso più problematico il respiro dei suoi draghi. Il
terreno ben solido invece riduceva l'attrito e facilitava i movimenti,
ma la sua durezza avrebbe potuto essere micidiale se combinata ad un
urto violento.
- Il Capopalestra, Alfredo di Mogania, si prepara a fronteggiare lo
sfidante, Lance di Ebanopoli - gracchiò l'altoparlante.
Dalla parte opposta della stanza si udì un cigolio, e una porta
scorrevole scivolò di lato. Si fece avanti un uomo sulla
sessantina, con il volto sottile e rugoso e corti capelli brizzolati.
Il suo sguardo scuro e indagatore colpì Lance con la forza di un
dardo.
- Due contro due - esordì, senza troppi giri di parole.
Nonostante l'aspetto decrepito, aveva una voce sorprendentemente chiara
e incisiva. - Il primo a cui cedono entrambi i Pokemon è
sconfitto, e in caso di pareggio è come se lo sfidante avesse
perso. Ci sono domande? -
- Nessuna - rispose Lance, scegliendo le sue pokeball.
Alfredo annuì e prese le proprie. - Meglio così, ragazzino, detesto le ciance. Dewgong, Piloswine, andate! -
Nella sua metà di campo atterrarono due creature, una simile ad
una foca argentea e l'altra ad un suino senza zampe completamente
ricoperto di pelo marrone.
Lance strinse i denti. Quel Dewgong proprio non ci voleva: il suo
pericoloso mix di acqua e ghiaccio poteva essere devastante per
entrambi i suoi Pokemon.
- Forza Dragonair, Charmeleon! -
I due draghi comparvero in un lampo di luce rossa.
- Dragonair, attacca Dewgong con Extrarapido! Charmeleon, arrostisci un po' quel Piloswine con un bel Lanciafiamme! -
Alfredo stirò le labbra in una specie di sottilissimo sorriso. -
Non essere troppo precipitoso, ragazzino, fretta e ingenuità
vanno a braccetto. Piloswine, Nube! -
Una densa nube grigiastra si spanse dalle narici del Piloswine,
avvolgendo se stesso e il Dewgong in una massiccia muraglia fumogena.
Il Dragonair di Lance esitò, incerto se gettarsi comunque alla
cieca; Charmeleon spalancò la bocca e sparò un
Lanciafiamme, che però taglio la nube senza colpire nessuno dei
due avversari.
- Bora e Raggiaurora! - comandò Alfredo.
Due velocissimi raggi sferzarono l'aria frigida della palestra, l'uno
azzurro pallido, l'altro opalescente, investendo Dragonair e Charmeleon
con fulminea precisione. Charmeleon arretrò tra sibili
infastiditi, senza riportare particolari danni da quella mossa di
Ghiaccio, ma quello che Dragonair lanciò fu un vero e proprio
urlo mentale, che trapassò le barriere psichiche di Lance e
riverberò nelle sue ossa come una dolorosa scarica elettrica.
- Dragonair! - gridò Lance allarmato.
Dragonair sollevò fieramente il collo, fissando il Dewgong nemico con muto disprezzo.
Non preoccuparti, Lance, sto bene.
Lance sbarrò gli occhi. Sacro Arceus, ma allora sei tu!
No, sono l'Anziano in carriola. Certo che sono io, chi accidenti pensavi che fosse? Dragonair emise uno sbuffo leggero, ironico, ma il ragazzo fu certo di essere stato il solo a notarlo.
Beh, potevi dirmelo che quella voce
mentale era la tua, pensavo di essere ammattito del tutto, si
lamentò. Se non ti spiace, comunque, possiamo continuare questa
conversazione più tardi? E' una roba affascinante e
m'incuriosisce parecchio, ma ora abbiamo uno scontro da vincere.
Naturalmente.
Lance prese un respiro profondo. Quel breve scambio di battute era
durato all'incirca tre secondi, ma l'aveva profondamente turbato.
Abbassò istintivamente le palpebre, e il mondo attorno a lui
cambiò: anziché vedere tutto buio, come si sarebbe
aspettato, scorse attorno a sé diverse figure fiammeggianti,
cinque di fronte a lui e una alle proprie spalle. La figura più
vicina emanava il sentore di Dragonair, e Lance sentì che
sarebbe bastato sporgersi, inclinare leggermente la propria coscienza
verso l'esterno per poterne sfiorare lo spirito...
Incredibile, davvero incredibile.
Ad ogni modo, ci avrebbe pensato dopo.
- Dragonair, Ventogelato! Spazza via quella foschia! -
Sempre tenendo gli occhi chiusi, percepì crescenti ondate di
energia vibrare attraverso il corpo serpentino di Dragonair, per poi
essere proiettate in avanti in un getto selvaggio. Fu come una
flessione psichica, un movimento immateriale, uno spettro allucinogeno.
Generate dalla forza di volontà del drago, le ondate di energia
squassarono ogni centimetro della sua pelle squamosa e si
concretizzarono in taglienti folate di vento, che afferrarono la nube
come mani invisibili e la strattonarono e lacerarono fino a quando
questa non si dissolse.
E' il tuo momento, Charmeleon! Fuocopugno!
Lo pensò solamente, senza dire nulla ad alta voce, eppure seppe
che le sue parole erano state perfettamente recepite, proprio come
accadeva quando parlava con la Sagoma. Mentre la figura di Dragonair
era azzurro-argentea, quella di Charmeleon era di un vivace rosso
carminio. Fiamme dorate mulinarono attorno al suo braccio, poi questi
corse verso il Piloswine di Alfredo e gli sferrò con tutte le
sue forze un possente pugno infuocato. Piloswine gemette e
vacillò, il suo fantasma scuro tremolò come il flebile
chiarore di una candela.
Lance aprì gli occhi. Le figure di fiamma scomparvero, ma non il
legame invisibile che lo connetteva a Dragonair e a Charmeleon.
- Piloswine, Bora contro Dragonair! - latrò Alfredo.
Barriera! Una barriera trasparente si materializzò davanti a
Dragonair, e l'attacco Bora vi s'infranse contro con un boato.
Alfredo aggrottò le folte sopracciglia. Era esterrefatto, ma
mascherò il suo stupore dietro una maschera di ghiaccio.
Lance rise piano, pervaso da uno strano misto di sconcerto ed
eccitazione. Non capiva fino in fondo cosa fosse quella specie di
telepatia, né tantomeno come precisamente funzionasse, ma moriva
dalla voglia di scoprire sino a che punto poteva spingersi.
Finiscili Dragonair, Fulmine!
Dragonair soffiò. Una frusta di pura energia elettrica
crepitò a mezz'aria, saettando verso Dewgong e Piloswine e
folgorandoli sul posto. Una luce abbagliante esplose al centro della
palestra: quando si spense, Lance vide che i due Pokemon di Ghiaccio
erano accasciati a terra, estenuati, incapaci di muovere un muscolo.
- Dewgong e Piloswine non sono più in grado di lottare -
annunciò l'altoparlante. - Vince lo sfidante, Lance di
Ebanopoli! -
Lance sorrise. Grazie, ragazzi, disse telepaticamente a Dragonair e a Charmeleon.
E' stato un vero piacere, sogghignò Charmeleon, rivolgendosi a lui per la prima volta.
Il Domadraghi li richiamò entrambi. Gongolante com'era, non fece
caso al lampo ombroso che attraversò il viso di Niall.
- Ammetto che mi hai colto di sorpresa, ragazzino - confessò
Alfredo, avvicinandosi a Lance. - Non immaginavo che anche tu fossi in
grado di usare il Clear Mind. Nell'arco della mia vita ho incontrato
solo un altro allenatore capace di adoperarlo. -
Lance aggrottò le sopracciglia. - Clear Mind? -
- Sì, la facoltà di leggere le aure e comunicare
telepaticamente con i propri Pokemon. Può risultare assai utile
in combattimento, perché consente di impartire comandi
silenziosi, e pertanto terribilmente difficili da bloccare. Come hai
appena fatto tu. -
- Non sapevo di possedere una facoltà del genere - disse Lance sincero.
- Esistono poteri che dormono nello spirito a lungo, anni o anche
interi decenni, senza mai manifestarsi - aggiunse a sorpresa Niall. I
suoi occhi grigioverdi ardevano di un'emozione indefinibile.
- E' possibile - disse Alfredo con cauta noncuranza. - Non m'intendo di
stregonerie simili, io. Se volete saperne di più, provate a
chiedere ad Angelo, il Capopalestra di Amarantopoli: è lui
l'esperto di occulto per eccellenza, a Johto. Tutto quello che a me
resta da fare, in qualità di Capopalestra, è conferire a
questo ragazzo la Medaglia Gelo. -
Stese una mano grinzosa. Su di essa brillava una piccola medaglia
esagonale, bianca e azzurra, con un fiocco di neve inciso all'interno.
Lance la fissò per un lungo istante, quasi incredulo,
dopodiché la prese e la sollevò: la medaglia
scintillò come un gioiello di perla e topazio. Con mani tremanti
d'eccitazione, il ragazzo la ripose in un minuscolo scrigno di cedro
nella tasca inferiore dello zaino. Dimentico del Clear Mind e delle sue
stranezze, per un breve momento si crogiolò nella soddisfazione
di aver finalmente conquistato la sua prima medaglia. Stentava a
credere di aver appena messo le mani sull'ambitissima Medaglia Gelo.
- Lance, sono contento che tu abbia vinto e hai le mie congratulazioni,
però devo parlarti - disse Niall in tono serio, prendendolo da
parte, ma prima che potesse dire altro la porta della palestra si
spalancò e comparve Mion, spettinata e ansimante, apparentemente
sull'orlo di un attacco di panico.
- Lance-chan, è terribile! - strillò, fuori di sé.
- Al Lago d'Ira, io... erano tanti, troppi, e Reason...! -
- Ree? - Ogni traccia di euforia scomparve dalla faccia di Lance. Un
senso di gelo calò sul suo cuore infiammato, trapassandolo come
una lama di ghiaccio. Il Domadraghi si liberò in fretta e furia
della stretta di Niall e corse da Mion. - Cos'è successo, Mion?
Dov'è Reason? -
- L'hanno presa! - squittì Mion. - Quei mostri l'hanno presa! Oh Arceus, la uccideranno! -
Lance impallidì visibilmente. La lama di ghiaccio divenne un macigno di pietra.
Reason era in pericolo.
- Niall... - mormorò teso, guardando il giovane.
- Rimandiamo, okay. - Niall fece cenno di sì con la testa, con
aria determinata. - Ma verrò con te. La troveremo per tempo,
Lance, te lo prometto. -
Il rosso annuì, quindi, senza un'altra parola, imboccò l'uscita della palestra.
___________________________________
Clear Mind letteralmente significa 'mente chiara'.
Ringrazio Dark_Glo ed Elettroshock99 per le recensioni, nonché
Sisthra per avermi prestato il personaggio del professor Even =)
Bacio,
- Flames
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Capitolo 7 *** Il Custode dell'Oscurità ***
forgottentales
-Il Custode dell'Oscurità-
Il tratto boschivo che separava
Mogania dal Lago d'Ira era scabroso e malagevole. Fitte macchie di
alberi ostacolavano la via, rendendo difficile il passaggio, e il
terreno aspro e ricoperto di radici era una trappola per i piedi.
Durante la precipitosa corsa verso il lago Mion era incespicata ben due
volte (ogni volta tra sonore imprecazioni) e persino Niall aveva avuto
qualche attimo d'incertezza. L'unico che procedeva miracolosamente
indenne era Lance.
Tieni duro, Ree, pensò
il Domadraghi, scavalcando un tronco riverso e continuando a correre
senza rallentare. Provò a chiudere per un attimo gli occhi, in
cerca di qualche figura fiammeggiante che potesse guidarlo con il Clear
Mind, ma gli unici spiriti che percepì nelle vicinanze furono
quelli di Niall e Mion.
Dopo quella che parve un'eternità, la foresta cominciò a
diradarsi, e fra i tronchi scuri e nodosi iniziarono a lampeggiare
spicchi d'azzurro. Man mano che s'avvicinavano, Lance cominciò a
notare diversi piccoli segni di distruzione, e quando infine arrivarono
alla sponda vide che il terreno era a tratti scrostato e dilaniato, che
buona parte di un molo era stata sfasciata a morsi e che parecchi
alberi nelle vicinanze erano stati sradicati. Ma nonostante il caos,
non c'era traccia di anima viva... né di Reason, né del
professor Even.
- Non c'è nessuno, qui - disse Lance, deluso.
- Impossibile - obiettò Niall. - Una persona singola forse
può far perdere le proprie tracce, ma non si possono nascondere
dozzine di Gyarados in uno schiocco di dita. -
Mion si guardava attorno ansiosamente, tormentandosi l'orlo dell'abito
con le dita. - Oh, per favore, ragazzi, andiamocene. Questo posto mi
dà i brividi - li supplicò.
- Io non me ne vado senza Reason - insisté Lance, più
deciso di quanto in realtà non si sentisse. Tentò di
nuovo a scandagliare il lago con il Clear Mind, e stavolta ottenne
qualche risultato: avvertì la presenza di decine di Magikarp
sotto il pelo dell'acqua e di tre umani verso ovest, l'uno leggermente
discosto dagli altri. Lance si girò nella loro direzione, e il
suo sguardo fu subito attirato da un'ombra bassa e larga, immersa nella
fanghiglia. Focalizzandosi su di essa, il Domadraghi si rese conto che
non era una, bensì due persone... due persone fatte sedere a
terra e legate schiena contro schiena. Lance strinse i pugni. Uno dei
due era un uomo sulla cinquantina, con scompigliati capelli biondo
pallido e un viso duro e spigoloso; l'altra era una ragazza esile, con
la testa reclinata in avanti, le chiome lunghe e castane che sfioravano
la fanghiglia.
- Ree! - Lance fece per avvicinarsi.
- Prendilo, Fearow! -
Prima che potesse fare due passi, Lance fu placcato da dietro e buttato
energicamente a terra. Un violento spostamento d'aria a pochi
centimetri dal suo braccio gli comunicò che qualcosa di molto
grosso e dagli artigli straordinariamente affilati l'aveva mancato per
un soffio. Il ragazzo si rialzò, un po' barcollante ma
perfettamente indenne: a salvarlo era stato Niall, in piedi accanto a
lui. Un secondo dopo, davanti a loro atterrò un Fearow, lo
stesso che li aveva appena attaccati, e dal suo dorso scivolò un
ragazzo dall'aria temeraria e ribelle, con lunghi capelli del colore
dell'argento. Indossava una divisa nera, con una S bianca ricamata sul
petto.
- Conosco quella lettera - mormorò Mion. - E' il simbolo del Team Sancta. -
- Di chi? - chiese Lance a denti stretti.
- Un'organizzazione dedita allo studio dei Pokemon leggendari -
replicò Mion a bassa voce, dopodiché staccò una
sfera dalla cintura. Era di foggia insolita: anziché essere
bianca e rossa, come una
pokeball, o bianca e blu, come una megaball, era completamente nera,
lucidissima, con la linea e il bottone grigio metallizzato. - Vedrai
che il mio Venomoth t'insegnerà un po' di buone maniere. Esci,
tesoro! -
La grossa falena velenosa apparve accanto a lei in un lampo di luce, battendo imperiosamente le grandi ali di seta violacea.
Un insetto contro un volante?, pensò Lance, confuso, ma si limitò a strattonare la manica di Niall per far cenno di proseguire.
- Venomoth, Paralizzante! -
Lance s'aspettava di vedere la falena attaccare il nemico e
impolverarlo ad arte. Sarebbe stato un buon inizio, un modo
intelligente per accorciare le distanze di quello scontro così
male calibrato.
Quello che il Domadraghi certamente non s'aspettava fu il fastidioso
pizzicore che gli pervase la pelle. I suoi muscoli iniziarono a prudere
terribilmente, e dal prurito si passò ad un fiacco torpore, come
se qualcuno l'avesse appena sedato.
- Ma che... Mion? - mugolò Lance a stento, mentre la
paralisi s'inerpicava lungo il suo collo. - Che diavolo stai
facendo? -
Mion ridacchiò amabilmente e si volse con eleganza, le mani sui
fianchi, il Venomoth palpitante alle spalle. - Oh, solo il mio lavoro,
caro Lance-chan. -
- Il tuo lavoro? Che accidenti stai dicendo? -
- Avrei dovuto capirlo subito - sibilò Niall, immobilizzato a
sua volta. - Voi due eravate in combutta, non è vero? E tu non
sei altro che una delle sue marionette, una degli Emissari del
Disertore. -
- Vedo che sei aggiornato, sapientone. Ma io non sono una marionetta. -
Mion s'inchinò con fare teatrale. - Io sono Kandata Mion,
Emissaria dei Ghiacci e ufficiale del Team Sancta, per servirvi. O
meglio, più che 'per servirvi', direi per convincere il Custode
a unirsi alla causa del mio signore, con le buone o con le cattive. -
La tristezza di Lance per il tradimento di Mion si squagliò come neve al sole, sostituita da una rabbia cieca.
- Scommetto che siete stati voi a fare il lavaggio del cervello ai
Gyarados - sbottò, furibondo. - E non solo a loro, ma anche ai
Geodude e agli Onyx della Dorsale Argento. Razza di bastardi, cos'avete
fatto a Reason e al vecchio? -
- Datti una calmata, non sono conci così male - replicò
il ragazzo dai capelli in tono annoiato. Incrociò le braccia
davanti al torace. - Allora, Custode. Noi abbiamo qualcosa che
t'interessa, e tu hai qualcosa che interessa a noi. Sai cosa si fa in
questi casi? Si prova a negoziare. -
Lo stomaco di Lance ebbe una spiacevole contrazione, ma si sforzò di mantenere un contegno deciso e aggressivo.
- Si può sapere che cavolo volete da me? - sbuffò, lottando per liberarsi dal Paralizzante.
- Oh, nulla di troppo importante - rispose Mion in tono mielato. - Solo
la tua fedeltà cieca e incondizionata e un giuramento di sangue
che ti vincoli per sempre al nostro signore. -
Il Domadraghi fu preso dai sudori freddi. La Sagoma l'aveva avvisato,
che i seguaci del Disertore gli stavano dando la caccia, e lui c'era
cascato lo stesso come un perfetto idiota. Se solo fosse stato
più prudente...
- Fatemi capire bene: o vengo torturato e ucciso insieme ai miei amici,
o mi unisco a voi e passo il resto della mia esistenza come schiavo di
un essere malvagio - disse sarcastico, cercando disperatamente di
guadagnare tempo. - Belle alternative, eh. -
- Detta così, si toglie tutta la poesia - sospirò Mion. -
C'è una cosa che forse non ti è chiara, Lance-chan. Vedi,
tu pensi di essere un eroe, pensi che noi siamo i cattivoni di turno e
che una volta eliminati noi nel mondo torneranno a splendere pace e
amore e giustizia e bla bla bla. Ma non è così, affatto.
La verità è che tu sei malvagio. -
Lance rimase spiazzato. - Scusa? -
- Tu. Sei. Malvagio -
ripeté Mion, scandendo bene le parole. La sua finta dolcezza era
sfumata in un disprezzo velenoso. - Voi tutti lo siete, voi maledetti
Custodi. Il vostro potere non è una ricompensa faticosamente
guadagnata, è solo uno scherzo della natura che vi è
stato attribuito per puro caso. Siete convinti di avere il mondo in
mano, credete di poter regolare la vita e la morte a vostro capriccio,
come se foste dei. - Arricciò le labbra. - Siete disgustosi. -
- Tu sei pazza - ribatté Lance. - Io non ho mai fatto nulla del genere! -
- Solo perché sei ancora troppo inesperto per controllare il tuo
potere. - Gli occhi castani di Mion bruciavano di un odio senza
precedenti. - Ma presto anche tu imparerai a controllarlo, come gli
altri Custodi prima di te. E allora diventerai né più
né meno come loro, un signore della distruzione. L'obiettivo
prefissato del Team Sancta non è solo di studiare i Pokemon
leggendari, ma è anche e soprattutto quello di fermare mostri
come voi: un Custode a piede libero è un elemento troppo
pericoloso, e per questo deve essere o addomesticato, o neutralizzato. -
- Fortunatamente, a Johto ci sono solo due Custodi - disse il ragazzo
alle sue spalle con voce piatta. - Una volta che vi avremo messo fuori
gioco entrambi, non potrete più terrorizzare le nostre genti con
quel vostro mostruoso potere. -
- Ben detto, Sasha. E pensa un po' che simpatica coincidenza, l'ospite
speciale di oggi è proprio uno dei Custodi! - Mion si
girò verso il compagno. - Questo però non ti giustifica.
Perché mai non sei andato a caccia del Custode del Fuoco? Se
fossi partito subito, ora anche lui sarebbe nelle nostre mani! -
- Era nei dintorni di Ebanopoli ed era in movimento, come minimo si
sarà già diretto a Kanto. - Sasha si strinse nelle
spalle. - Lo potremo inseguire con comodo, dopo aver chiuso la bocca a
questo qui. -
Ci fu una risatina.
Stupito, Lance si rese conto che non proveniva da Sasha o Mion, ma da Niall, poco dietro di lui.
- E tu che accidenti hai da ridere?! - lo rimbeccò Sasha. -
Forse ti è sfuggito il dettaglio che sei nella merda fino al
collo, proprio come il tuo amico. -
Niall smise di ridere e si fece di nuovo serio. Nei suoi occhi scuri dardeggiavano riflessi metallici.
- Mi diverte il fatto che voi due v'illudiate che vi permetterò
di fare del male a Lance senza opporre resistenza - disse, in tutta
tranquillità. - E' un'omissione alquanto ingenua da parte
vostra, considerati gli sforzi che avete fatto per arrivare fino a
questo punto, no? -
Mion sogghignò. - E tu chi saresti, il suo baby-sitter? Sei paralizzato quanto lui, e nemmeno sei un Custode! -
Le ultime parole famose.
Una vampata di fiamme nere si sprigionò attorno ai piedi di
Niall, una colonna tenebrosa che vorticò attorno al giovane e
s'innalzò verso il cielo, incenerendo ogni cosa nel raggio di
due metri. Il corpo di Niall si sollevò da terra, galleggiando a
mezz'aria; le fiamme s'attorcigliavano attorno ai suoi arti, lambivano
le sue carni, scorrevano sulla sua pelle come rivoli d'inchiostro, ma
senza causargli la minima scottatura. I lunghi capelli verdi del
ragazzo ondeggiavano maestosi, come scossi da un vento di tempesta,
mentre il volto, a stento visibile in quel vortice oscuro, appariva
calmo e concentrato. Poi la colonna cominciò a brillare.
I tre presenti erano uno più stupefatto dell'altro. Sasha e
Mion, rimasti di stucco, s'affrettarono a coprirsi gli occhi con le
mani per schermarli dall'indescrivibile bagliore emanato da Niall,
un'esplosione di ombra luminosa tanto accecante da ferire la vista.
Lance, ancora paralizzato, dovette accontentarsi di serrare
strettamente gli occhi, ma avvertì una rapida fitta al palmo e
seppe che il suo Marchio stava lampeggiando vivacemente.
Quando la luce si affievolì e Lance osò aprire gli occhi,
scoprì che Niall era completamente cambiato. Al posto dei suoi
abiti normali portava un'armatura, simile a quella di un samurai: le
sue varie componenti erano ricoperte da larghe piastre nere, che
ricordavano le scaglie di un rettile, e legate da nastri di pelle tinta
color verde scuro. Sotto di essa s'intravedeva una camicia nera, mentre
una spessa cintura smeraldina gli si avvolgeva attorno alla vita e si
annodava sul davanti. L'elmo, che pareva scolpito nell'onice, era a
forma di testa di drago, un inquietante drago nero dalla mascella
sporgente.
Niall raddrizzò le spalle e si mise in posizione di difesa,
sollevando una lunga katana appena materializzatasi tra le sue dita. Il
suo sguardo posato e grigioverde era ora divenuto di un vibrante rosso
vermiglio.
Lance non poté impedirsi di deglutire. L'aura di potere oscuro
che palpitava attorno a lui era talmente intensa che non aveva bisogno
di chiudere gli occhi per sentirla: saturava ogni molecola d'ossigeno,
riempiva i polmoni del Domadraghi ad ogni respiro. Tuttavia,
benché impressionato, Lance non ne fu intimorito.
L'oscurità che turbinava intorno a Niall non era malvagia: aveva
piuttosto il sapore della notte che avvolge un fuggiasco, dell'oblio
profondo che annega ogni dolore, del soffio della morte che spegne con
dolcezza una vita lacerata. Era un'oscurità benevola, che
prometteva protezione, non distruzione. Almeno per Lance.
- Permettetemi di presentarmi - disse Niall, più maestoso di
quanto non gli fosse sembrato fino a quel momento. - Io sono Niall di
Mistralopoli, protetto di Zekrom e Custode dell'Oscurità.
Rilasciate la ragazza e il professore, e non dovrò avere le
vostre morti a pesarmi sulla coscienza. -
Sasha e Mion erano sbigottiti.
- Ma tu... tu dovresti essere morto stecchito! - stridette infine Mion.
- Il nostro signore ha ucciso te e la Custode della Luce sei mesi fa! -
- Ti piacerebbe - disse piano Niall, e per la prima volta Lance
udì in lui una sfumatura di pura rabbia. - Ma purtroppo per voi
io non sono morto, e nemmeno White. I falsi poteri di cui tanto si
vanta il Disertore non possono essere paragonati a quelli di due veri
Custodi. -
- Questo lo dici tu! - La bocca da cherubino di Mion si distorte in una
smorfia. - Vedrò di rimediare alla piccola svista del mio
signore facendoti fuori una volta per tutte! Vai, Dark Articuno! -
Staccò una sfera nera, identica a quella di Venomoth, e la
lanciò in alto: da essa proruppe un'immensa creatura alata, un
magnifico uccello dalla lunga coda sinuosa. Per quanto simile,
però, non era l'Articuno azzurro e scintillante che si diceva
apparisse nelle tempeste di neve: questo era grigio e trasparente, come
se fosse fatto di vetro impolverato, e i suoi occhi bigi, senza
pupille, trasmettevano un senso di vuoto e tristezza. Più che un
Pokemon leggendario, sembrava un burattino scolpito come tale.
- Guardalo bene, perché sarà l'ultima cosa che vedrai
prima di essere ammazzato - sibilò Mion. In lei non c'era
più traccia della ragazza sexy e un po' frivola che era stata. I
suoi begli occhi castani lampeggiavano assassini.
Per nulla turbato, Niall si scostò un lembo della camicia,
rivelando il Marchio di una folgore nera che gli si arrampicava dalla
clavicola destra alla parte inferiore del collo. Il Marchio sul palmo
di Lance prese a pulsare più forte.
- Lo vedi, Mion? Questo simbolo è la prova che è stato
Zekrom stesso a scegliermi. Non mi è stato assegnato da un
vecchio pazzo megalomane, al contrario di quello che è successo
a te e a quella patetica copia di Articuno. Zekrom! - Impugnò
una sfera, completamente nera con delle scanalature verdi. - Mostragli
cosa sa fare un vero Custode! -
Una scarica di fulmini neri squarciò l'aria, e un imponente
drago dello stesso colore si librò sopra le loro teste,
sconvolgendo i rami degli alberi e oscurando il cielo con la sua
terrificante mole. Zekrom, uno dei tre draghi leggendari di Unima.
- Un Custode solo contro l'Emissaria dei Ghiacci e l'Emissario dei
Tuoni? - Mion rise, stridula. - Sei tu il pazzo. Non ci sarà
nemmeno bisogno di scomodare Sasha, a te posso badare benissimo io! -
Sasha sogghignò, un sogghigno cupo e perverso. - Perfetto, allora io mi prenderò cura del Domadraghi. -
Lance rispose sganciando la pokeball di Dragonair dalla cintura. Una
delle nere fiamme rigeneratrici di Niall brillava a pochi centimetri da
lui, e bastava quella piccola presenza a diminuire l'effetto del
Paralizzante. Di lì a pochi minuti, l'effetto sarebbe finito del
tutto.
- Vedremo chi si prenderà cura di chi - disse, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al corpo esanime di Reason.
______________________________
Scusate il ritardo, ho bisogno del mio tempo xD nuu che rompimento...
so che a nessuno di voi fregherà niente, ma anche quest'anno mi
hanno appioppato il debito di matematica ._. vabbe' dai ho tutta
l'estate per prepararmi in modo passabile. Peccato, almeno quest'anno
avrei voluto evitare il predicozzo genitoriale ._.
Ancora un ciclopico grazie a ElettroShock99 e a Dark_Glo ç.ç grazie ragazzi, sono commossa dai vostri complimenti!
Bacio,
- Flames
P.S.
Sì, Mion è proprio una stronza coi fiocchi.
|
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Capitolo 8 *** Fuoco e Fiamme! ***
forgottentales
-Fuoco e Fiamme!-
Reason stava sprofondando.
Era una cosa lenta e graduale, quasi
impercettibile, ma stava sprofondando, immergendosi sempre di
più in quello strano abisso di fiamme e oro fuso. Tutto, attorno
a lei, era splendente e infuocato, eppure non le trasmetteva una
sensazione di pericolo... solo un'istintiva ammirazione verso qualcosa
di antico e bellissimo.
Ma c'era più di questo.
Era strano dirlo, ma si sentiva come
se fosse a casa. Come se fosse tornata nella sua terra natale dopo un
lungo, lunghissimo viaggio.
- Finalmente ci incontriamo, Custode. -
Reason ruotò su se stessa.
Dietro di lei era comparsa una grande Sagoma di fuoco puro, vivida e
ardente come la coda della cometa. Era impossibile guardarla
direttamente, tanto era luminosa, ma strizzando le palpebre Reason ebbe
l'impressione di scorgere un collo lungo e aggraziato, la curva sinuosa
di un'ala, un tripudio di piume scintillanti come gemme. La creatura
che le si parava di fronte era una specie di uccello, una gigantesca
fenice.
- Chi sei? - mormorò la ragazza, confusa. - Cos'è questo posto? -
La Sagoma la fissò coi suoi occhi dorati. - E'
la tua mente stessa, l'unico santuario che niente e nessuno
potrà mai violare. Non sottovalutare mai il suo potenziale. - La sua voce era calda e melodiosa. -
Ma non è tempo di parlare di questo. Devi tornare in te, giovane
Custode: c'è chi ha bisogno del tuo aiuto, e tu non puoi
deludere le loro aspettative. -
Reason pensò a Glacier, ai
suoi genitori e ai suoi fratelli, ma tra loro si fece prepotentemente
largo l'immagine di Lance. Lo stomaco di Reason si contrasse. Quel
ragazzo dai capelli ramati e dal sorriso strafottente le faceva uno
strano effetto, un effetto che neppure la sua logica ferrea riusciva a
spiegare con chiarezza. Lance aveva promesso che sarebbe tornato da lei
non appena avesse ottenuto la medaglia di Alfredo... da lei. Ma,
d'altro canto, capiva anche che Lance era un semplice maschio in piena
tempesta ormonale, e che Mion era una ragazza davvero molto bella.
Forse quei due se n'erano andati insieme, infischiandosene di lei e dei
problemi al Lago d'Ira...
- Non è quello che pensi veramente. - Nella voce della Sagoma c'era una piccolissima nota di rimprovero.
- E tu che ne sai? - ribatté
lei piccata, ma non appena lo disse si pentì di aver fatto una
domanda tanto stupida. Di colpo, quella creatura sfolgorante come il
sole le pareva una parte integrante di sé, la manifestazione
della sua coscienza. - Okay, è vero - ammise, in tono più
dolce. - Non posso dire di conoscere Lance da molto, ma sono sicura che
non è il tipo da abbandonare gli amici in difficoltà. Lui
non mi tradirà. -
- E tu non tradire lui - replicò gentilmente la Sagoma - Ora risvegliati, Custode... -
Risvegliati, Custode...
Reason sollevò la testa di scatto. Si sentiva sveglissima, come
se qualcuno le avesse appena schiaffato una secchiata d'acqua gelida in
testa. Il braccio sinistro le prudeva da morire appena sopra il gomito;
guardandolo, la ragazza vide che sulla sua pelle si stava delineando
qualcosa, una sorta di mezzaluna rossastra. Qualunque cosa fosse, ci
avrebbe pensato dopo.
Per prima cosa provò a muoversi, ma si rese conto di essere
immobilizzata: era bloccata a terra, con i polsi legati, schiena contro
schiena con qualcuno.
- Professor Glacier! -
L'uomo non diede segno di averla sentita. Preoccupazione e rabbia le
infiammarono le vene. Mordendosi l'interno della guancia, tese
una mano alla cieca verso la cintura e la storse a rischio di lussarsi
il polso fino a quando le sue dita affusolate non incontrarono una
pokeball... la pokeball di Beautifly, per la precisione.
- Vieni, bella - sussurrò, facendo rotolare la sfera di lato. - Beautifly, Ventargenteo! -
La sua fidata farfalla Shiny comparve al suo fianco, le delicate ali
scure spiegate a mezz'aria. Le batté un'unica volta, in una
raffica decisa, e le corde che serravano i polsi di Reason scivolarono
a terra in due monconi recisi.
- Bravissima! - La ragazza si massaggiò la pelle indolenzita,
dopodiché provvide a liberare anche il professore. Per quanto
magro, Glacier era un uomo molto alto e il suo corpo esanime sembrava
pesare una tonnellata; ciononostante, Reason in qualche modo
riuscì a trascinarlo fuori dalla fanghiglia e ad adagiarlo su un
tappeto di erba pulita. Respirava ancora, ma il suo era un respiro
rapido e irregolare. Dovevano avergli iniettato qualcosa, e non certo
un semplice sonnifero.
Prima che potesse pensare a come aiutarlo, alle sue orecchie giunse uno
spaventoso ruggito. Reason si voltò, e con orrore vide il
Dragonair di Lance e un Fearow avvinti in un abbraccio mortale. Il
lungo corpo serpentino del drago si stringeva poco a poco attorno a
quello del rapace, soffocandolo lentamente, ma il Fearow si dibatteva a
viva forza e i suoi artigli affilati straziavano senza pietà le
carni di Dragonair. Sotto di loro, la terra era punteggiata da dense
chiazze di sangue vermiglio.
Allarmata, Reason vide da una parte Lance, con l'aria più
scarmigliata che mai, e dall'altra un ragazzo dai capelli argentei.
Guardandolo meglio, nel cervello della ragazza si accese un improvviso
ricordo: era stato quel ragazzo (Sasha, l'avevano chiamato) ad
aggredirla alle spalle e a stordirla con un colpo alla testa. Quando
poteva essere successo? Forse un'ora prima?
- Adesso basta giocare - ringhiò Sasha, afferrando una sfera
completamente nera. - Che ne dici di rendere le cose un po' più
elettrizzanti, traditore? Dark Zapdos, è il tuo momento! -
Dalle mani di Sasha esplose un globo di pura energia elettrica, che si
allargò e deformò, fino a trasformarsi in una possente
figura alata. Uno Zapdos. Ma, anziché essere giallo squillante,
il suo corto piumaggio ricordava il colore grigio spento della cenere.
Dark Zapdos distese le grandi ali ed emise un suono gracchiante,
malevolo: un secondo dopo, dal suo corpo scaturì un fulmine, che
colpì Lance in pieno petto e lo scaraventò a diversi
metri di distanza.
- Lance! - gridò Reason, angosciata, correndo verso l'amico e inginocchiandosi al suo fianco. - Lance, mi senti? -
- Ree - bofonchiò Lance. Si puntellò faticosamente sui
gomiti e si tirò su, un po' incerto sulle gambe; Reason si
passò un braccio del ragazzo attorno alle spalle, sostenendolo.
- Tu stai bene? Mion ci ha detto che eri stata attaccata dai
Gyarados... -
- C'era qualche Gyarados ammattito, è vero, ma io e il
professore ce ne siamo sbarazzati in fretta. Il vero problema è
nato quando Mion e questo tizio - guardò Sasha - ci hanno
assaliti alle spalle. -
Sasha le rivolse un candido sorriso da lupo, tanto affascinante quanto
spietato. - Ti sei liberata, eh, sgualdrinella? Abbiamo fatto male a
non privarti delle pokeball, ma chissenefrega... tra poco ti pentirai
persino di essere venuta al mondo. Dark Zapdos... -
Due pokeball volarono nell'aria in totale sincronia.
- Charmeleon, Lanciafiamme! -
- Vulpix, Vampata! -
- ...Fulmine! -
La potente scarica elettrica dardeggiò verso Lance e Reason, ma
a bloccarla ci fu una vera e propria muraglia di fuoco. Vicino ai due
ragazzi erano apparsi Charmeleon, l'ultimo dono di Sandra, e un
aggraziato Vulpix nero come la notte, con le creste delle code
spruzzate di blu zaffiro.
Sasha fece una smorfia di disprezzo. - E sperate davvero di fermarmi così? Con questa coppia di rifiuti organici? -
Lance digrignò i denti, pronto a ribattere a tono, ma Reason gli
posò una mano sul gomito. Stupefatto, il Domadraghi vide che
stava sorridendo.
- Tutto secondo i miei calcoli - disse Reason in tono trionfale. -
Sapevo che avresti chiamato Charmeleon, era la scelta più ovvia
dato che Dragonair era già in campo. -
- E allora? La situazione non cambia granché - replicò
Lance. - Siamo comunque nei guai, Ree. Non possiamo tener testa ad un
leggendario, anche se falso. -
- Possiamo, invece - insisté lei.
- Oh, davvero? - intervenne Sasha in tono sarcastico. - Dimostramelo, allora. Dark Zapdos, Tuono! -
- Charmeleon, Vulpix, Lanciafiamme! - ordinò Reason.
Lance rimase sbigottito nel vedere la prontezza con cui anche il suo
Charmeleon rispose al richiamo, e fu ancora più sbigottito
quando i due torrenti di fuoco detonarono davanti a lui a potenza
sconvolgente, disintegrando il Tuono e investendo brutalmente Dark
Zapdos. Dark Zapdos gemette, in agonia, battendo le ali in un ultimo,
disperato tentativo di sfuggire a quell'uragano di fiamme, poi il suo
corpo s'irrigidì e lentamente si dissolse in cenere.
Una folata di vento spazzò via gli ultimi rimasugli di Dark Zapdos.
- No! Dark Zapdos! - Sasha crollò in ginocchio, incredulo e
scioccato, una mano tesa inutilmente verso il punto in cui la sua
creatura elettrica si era miseramente sciolta. - Non è
possibile... io sono l'Emissario dei Tuoni... e il Custode non ha
nemmeno avuto il tempo di fare una delle sue stregonerie! -
Ma la Custode sì, pensò Reason. Una Sagoma infuocata avvampò nella sua testa.
Nel frattempo, anche Dragonair aveva avuto la meglio su Fearow. Il
rapace giaceva a pochi passi da lì, semicosciente, con un'ala
spezzata e la schiena ricoperta di ustioni: Dragonair l'aveva
Fulminato.
Sasha lo richiamò e fece per estrarre un'altra pokeball, ma fu bloccato da Lance.
- Sei sicuro che ostinarti a combattere sia una buona idea? Ti faccio
notare che siamo due contro uno, e che il tuo sporco asso nella manica
è stato sconfitto. -
Sasha esitò, poi lasciò ricadere la mano lungo il fianco. I suoi occhi chiari trasudavano odio puro.
- Ti ucciderò, Custode - disse piano.
- Certo, come no. - Lance si strinse nelle spalle. - Senti, mentre sei
lì che mediti di uccidermi, che ne diresti di cominciare a
spiegarci chi è questo Disertore e perché odia a morte i
Custodi? -
- Il desiderio del mio signore è più che comprensibile -
disse Sasha velenoso. - Siete degli assassini mascherati da salvatori,
mostri senza freno. Sette anni fa avete annientato mezza Amarantopoli:
persone tanto instabili e assetate di distruzione non sono benaccette
nel mondo del Team Sancta. -
- Di che diavolo stai parlando? -
In quel momento, qualcosa di enorme e arruffato piovve dal cielo. Un
Articuno grigio e spettrale, ricoperto di scottature e tagli
sanguinanti. La creatura deviò per un soffio dal terreno,
evitandolo di stretta misura. Tra le sue scapole c'era Mion, i lucenti
riccioli azzurri sparsi nel vento e gli occhi castani scintillanti di
collera.
- Andiamocene, Sasha - tagliò corto, afferrando il compagno e caricandolo su Articuno.
Il Pokemon uccello prese di nuovo il volo. Nel giro di poco le nuvole lo inghiottirono.
- Credi che dovremmo inseguirli? - chiese Lance a Reason.
La ragazza scosse la testa. - Non adesso, non siamo in condizioni
adatte. Ora dobbiamo curarci di Niall e di Glacier... ehi, guarda,
Lance! -
Charmeleon aveva cominciato a scintillare, come se emanasse luce
propria. Sotto la patina luminosa, il suo collo si stava allungando, le
corna si stavano rinforzando e un vistoso paio di ali squamose gli
stava germogliando dietro la schiena. Quando lo scintillio si spense,
un nuovo, imponente drago rosso ruggì con orgoglio.
- Si è evoluto in Charizard! - esclamò Lance euforico.
Proprio in quel momento comparve Niall, ancora in groppa al suo Zekrom.
Il giovane dai capelli verdi si lasciò scivolare giù dal
fianco ruvido della creatura, dopodiché la richiamò: non
appena Zekrom sparì, lo stesso accadde agli abiti da samurai di
Niall.
- Il Custode dell'Oscurità, eh? - disse Lance, ma il suo tono
era neutrale, quasi canzonatorio. - Perché non me l'hai detto
prima? -
- Avrei voluto, ma non ne ho avuto l'occasione - rispose Niall con
calma, prima di scrutare Reason. - Vedo con piacere che non ti hanno
fatto del male. Lance s'è categoricamente rifiutato di andarsene
fino a quando non si fosse assicurato che stessi bene. -
Un leggero rossore invase le guance di Reason. - Oh, beh, grazie...
sì, io non ho nemmeno un graffio, ma sono preoccupata per il
prof. Per favore, potremmo prima accertarci che sta bene e poi parlare
di questi famosi Custodi? -
- Come desideri. -
Quando lo raggiunsero, il professor Glacier si era già svegliato
e stava cercando di rimettersi in piedi. Reason gli presentò
Lance e Niall, e lui non risparmiò a quest'ultimo un dettagliato
terzo grado sui Pokemon di Ghiaccio presenti ad Unima.
- Ho sempre trovato splendido il Glaceon di Reason - disse poi il
professore con un sospiro quasi sognante. - Raramente i Pokemon di
Ghiaccio sono baciati da tanta prontezza di riflessi, e la
velocità, come ben sapete, può rivelarsi determinante in
uno scontro. A proposito di scontri... - gli occhi chiari e
intelligenti di Glacier scintillarono - perché non mi spiegate
come sia possibile che due semplici Pokemon di Fuoco, quali un Vulpix e
un Charmeleon, riescano ad abbattere uno Zapdos con un banale
Lanciafiamme? -
Per un lungo momento di gelo nessuno dei tre disse niente.
- Credo di essere stata io - confessò infine Reason. - Sentivo
che evocare il fuoco era la cosa giusta, e, insomma... penso di averne
amplificato i poteri. -
- Come un catalizzatore - mormorò Niall.
- Non è possibile amplificare i poteri di un elemento - ribatté Glacier. - A meno di non essere un Custode. -
- Che cos'è esattamente un Custode? - chiese Lance interessato.
- Oh, in molti credono che i Custodi non siano altro che una fiaba per
incantare i bambini, ma io ritengo che in tutte le leggende ci sia un
fondo di verità e che anche questa non faccia eccezione. I
Custodi erano, o sono, persone dotate di incredibili talenti, scelte
appositamente da Arceus per mantenere l'equilibrio nelle varie regioni.
Ve n'erano undici, in totale: ciascuno di essi rappresentava una
virtù e poteva controllare uno specifico elemento. Gli undici
Custodi erano sotto la protezione di altrettanti Pokemon leggendari, di
cui erano in grado di rispecchiare i poteri. - Glacier fece una breve
paura riflessiva, dopodiché proseguì: - Ma naturalmente
accadde l'inevitabile. Quando c'è in gioco così tanto
potere, c'è sempre qualcuno che tenta di abusarne. Fu
così che il Custode dell'Infinito, considerato il più
potente degli undici, decise di governare le terre da sé e
cominciò a distruggere gli altri Custodi, uno ad uno. Quello che
non sapeva, però, era che il dono dei Custodi non svaniva con la
morte del portatore: esso semplicemente si trasferiva, reincarnandosi
in una nuova forma di vita e dormendo nei recessi della sua anima
finché questa non giungeva a maturazione. Solo allora il dono si
manifestava, e il nuovo ospite assumeva i poteri di Custode. Quando i
pochi Custodi superstiti della prima generazione incontrarono i nuovi,
tra loro formarono un'alleanza di sangue e, insieme, riuscirono ad
abbattere il Custode dell'Infinito. L'unico Custode che da allora non
s'è più manifestato. -
- Ma ha appena detto che dopo la morte il dono si trasferiva - obiettò Lance.
- Sicuro, anche il Custode dell'Infinito si dev'essere reincarnato, da
qualche parte - assentì Glacier. - I casi sono due: o il suo
possessore vive nascosto, o il dono non s'è più
risvegliato. Può succedere, se nessuna delle anime scelte
raggiunge la maturazione desiderata. -
- E mi sa dire qualcosa del Clear Mind? -
Glacier fissò Lance con espressione gelida. - Ragazzo, sono un
professore dei Pokemon di Ghiaccio, non di mitologia. Non m'intendo di
sciocchezze simili. -
La sua risposta suonò così simile a quella di Alfredo che
Lance non poté fare a meno di sorridere. A quanto pare, la
prossima destinazione era già prefissata: tutte le strade
conducevano ad Amarantopoli.
Nel frattempo Niall spostava lo sguardo dal Domadraghi a Reason, il cuore fremente di una tremula speranza. Possibile che... sia stato tanto fortunato?
- Tornerà a casa, adesso, professore? - chiese Reason.
Glacier annuì. - Ma prima di andarmene, Elm, volevo mostrarti
qualcosa. - Raccolse la sua borsa infangata e ne estrasse un uovo:
piccolo e tondo, lucido come un'opale, scintillava fiocamente sotto la
luce del sole. - Non ho tempo di badare a uova, il lavoro impegna ogni
minuto della mia giornata. Avrei potuto affidarlo a mio nipote, ma
conoscendolo probabilmente l'avrebbe subito cotto in padella. -
Reason accettò l'uovo con piacere. - Spero sia Shiny -
scherzò, poi però in tono serio aggiunse: - Grazie, prof,
la terrò sicuramente aggiornata. -
______________________________
E rieccomi qui, con un regalino grafico di After_Forever *.* grazie per
aver letto la storia fin qui, spero di avervi incuriositi! E un
ringraziamento speciale al nostro puntualissimo ElettroShock99 ^^alla prossima!
Bacio,
- Flames
|
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Capitolo 9 *** Cade la Maschera ***
forgottentales
N.B.
Questo capitolo contiene spoiler sul finale della versione bianca e
della versione nera.
-Cade la Maschera-
Glacier era tornato a Mogania, ma Lance, Reason e Niall preferirono
accamparsi al Lago d'Ira. In quattro e quattr'otto srotolarono i sacchi
a pelo e accesero un bel falò. Niall si occupò
della
cena, e quella sera banchettarono con pesci abbrustoliti e fagottini di
riso.
- Avete notato che da quando Mion e Sasha se ne sono andati nessun
Pokemon ci ha più attaccato? - chiese Reason ad un certo
punto.
- Uh-uh - fece Lance, con la bocca piena di riso. - E ho il sospetto
che le cose siano strettamente collegate. Quei due hanno accennato a
Ebanopoli, e Mion è spuntata fuori appena siamo usciti dalla
Via
Gelata... com'è che in tutti i posti in cui compaiono loro i
Pokemon impazziscono? -
- Solo i selvatici - precisò Niall. Il ragazzo dai capelli
verdi
finì di masticare un pezzo di pesce, deglutì e
continuò: - E' una facoltà tipica degli Emissari.
Generalmente gli umani hanno una mente più protetta, ma i
Pokemon sotto questo profilo sono abbastanza vulnerabili: non
è
necessaria una particolare energia psichica per soggiogarli. Immagino
che i Graveler e gli Onyx della Dorsale Argento siano stati forzati ad
attaccare chiunque avesse tentato di allontanarsi da Ebanopoli in quei
giorni. -
- Pensi che fosse tutta una trappola? -
- Senza dubbio. - Niall fissò il fuoco, pensieroso. - Avete
detto che il Dragonite è impazzito subito dopo aver
incontrato
Mion. E, guarda caso, qui è successo lo stesso coi Gyarados.
Suppongo che il compito di Mion fosse scoprire chi era il
Custode,
per poi separarlo da chi avrebbe potuto aiutarlo - spostò lo
sguardo su Reason - e allo stesso tempo attirarlo qui, dritto nelle
fauci del lupo. Trasformare l'alleato del nemico in un ostaggio... non
si può dire che non fosse un piano studiato ad arte. -
- Ma non avevano previsto il tuo intervento - disse Reason. - In
effetti, è stata una coincidenza piuttosto sorprendente...
esistono solo undici Custodi al mondo, giusto? Undici su migliaia e
migliaia di persone. Chi se lo sarebbe mai aspettato di trovarne ben
tre nello stesso posto? -
Niall sorrise. - E così, pensi di essere una Custode? -
- Non lo penso - replicò Reason. - Ne sono sicura. -
E raccontò loro per filo e per segno della visione di quel
giorno, della Sagoma fiammeggiante che l'aveva incoraggiata ad andare
avanti nel momento del bisogno, dell'impulso che l'aveva spinta ad
evocare Vulpix e a sferrare un duplice attacco di fuoco contro Dark
Zapdos. Quando finì di parlare, aveva il viso arrossato
dall'emozione.
- Se prima avevo dei dubbi, ora non ne ho più -
affermò
Niall con un sorriso. - Se un Pokemon Protettore si mostra a qualcuno,
è solo per contrassegnarlo come suo Custode. Cosa che ha
già fatto anche materialmente, vedo... -
Seguendo lo sguardo del ragazzo, Reason si esaminò il
braccio.
Stupita, vide che appena sopra il gomito le era comparsa una sottile
mezzaluna di un intenso color cremisi, il colore delle sfaccettature
del diaspro. Sfiorandola con l'indice,la
ragazza sentì che pulsava leggermente, come un cuore in
miniatura.
- Certo che ha davvero dell'incredibile - rise Lance. - Meglio non
farti arrabbiare, vero, Ree? -
Il falò diede un guizzo, e le fiamme avvamparono
più alte del solito.
- No, direi proprio di no - disse Reason in tono innocente, poi
tornò seria. - Scherzi a parte,
comunque... com'è possibile che Mion e Sasha
avessero Articuno e Zapdos? Pensavo che gli unici esemplari
fossero stati catturati molto tempo fa. -
- Quelli non erano i veri Articuno e Zapdos - spiegò Niall.
Essendo il più esperto dei tre nel settore, si stava ormai
abituando a prendere parola. - I Dark Pokemon sono solo mere copie di
quelli reali. Non che per questo debbano essere sottovalutati, anzi,
però il loro potere non è nemmeno lontanamente
paragonabile a quello di un Protettore, come Zekrom. -
Intrecciò
le mani di fronte a sé e vi posò sopra il mento.
- I Dark
sono stati creati dal Disertore appositamente per dare la caccia a noi
Custodi. Non tutti sono degni di loro, perciò il Disertore
li
affida solo ai suoi servitori più fidati e potenti, i
cosiddetti
Emissari. Che io sappia, a Johto ci sono tre Emissari: l'Emissario dei
Ghiacci, l'Emissario dei Tuoni e l'Emissario delle Fiamme. Anche se ora
potrebbero esserne rimasti solo due, vista la bravata di Reason. -
Lance e Reason si scambiarono un'occhiata, dopodiché il
rosso prese la parola. - Niall, tu come hai fatto a capire che eri un
Custode? -
- Grazie a White. - Niall bevve un lungo sorso dalla sua borraccia di
cuoio, forse più per distogliere il viso da loro che per
vera sete. - Lei era... no, è,
una delle persone più meravigliose che abbiano mai calcato
il suolo terrestre. Così coraggiosa e al tempo stesso
così gentile. Se c'era qualcuno degno di diventare l'Eroe di
Unima, quel qualcuno era lei, non certo io. - La sua voce si
spezzò.
Per alcuni istanti tornò il silenzio.
- Ti va di raccontarci cos'è successo, Niall? - chiese
dolcemente Reason.
Niall esitò, come se dentro di lui stesse infuriando una
lotta interiore, ma infine acconsentì. - Però il
mio vero nome non è Niall... è N. N Harmonia. -
***
- Non è
possibile! -
Il padre di N, Ghecis
Harmonia, è visibilmente sbiancato. I suoi
Pokemon, i suoi magnifici Pokemon, sono stati brutalmente sbaragliati,
l'uno dopo l'altro, mentre la sua avversaria ha il respiro appena
accelerato. Ha sconfitto consecutivamente N e Ghecis, sovrano e
reggente del Team Plasma, e senza molta fatica.
White.
Per la prima volta, N la
guarda con occhi diversi. Non vede più la ragazzina
inesperta che ha incontrato a Quattroventi, e neppure la fanciulla dal
viso serio che è salita insieme a lui sulla ruota di
Sciroccopoli. La White che si erge di fronte a lui è una
splendida, giovane donna, vitale e orgogliosa, sprizzante di potere.
Non indossa più la semplice maglietta bianca e i
pantaloncini di jeans, bensì una sorta di armatura candida
come la neve, con le spalle e l'elmo orlati di piume bianchissime che
ricordano vagamente le fattezze di Reshiram.
White è una
Custode.
E così,
quella vecchia leggenda ha un fondo di verità, dopotutto. I
Custodi vivono, soffrono e amano come qualunque altro essere umano. E
una di loro è proprio davanti a lui.
N sente nascere dentro
di sé una strana felicità. Non gli
importa più che Zekrom sia stato sconfitto, che i piani di
Ghecis siano stati rovesciati. Tutto quello in cui ha creduto fino a
quel momento s'è ribaltato: ora che Ghecis l'ha ripudiato,
ora
che le sue vere intenzioni sono state svelate, si rende conto di quanto
sia stato infinitamente stupido... stupido e ingenuo. Lui, che tanto ha
professato la sua forza e la sua indipendenza, non è mai
stato nulla
di più che una pedina nelle mani di suo padre.
Ma se al mondo
esiste una persona come White, significa che per i Pokemon
c'è
davvero la concreta possibilità di vivere serenamente
accanto
agli umani, e questa è l'unica cosa che importa.
Non guarda il campione
Nardo, né l'amico di White, Komor. Non li vede ammanettare
Ghecis e trascinarlo via. Non sente le urla rabbiose di colui che ha
rifiutato di essere suo padre. Adesso la sua attenzione è
solo
per White, il suo sguardo è solo per White.
Il suo cuore
è solo per White.
La giovane si volta, lo
guarda. I suoi profondi occhi azzurri sembrano
trapassargli l'anima. N in essi non legge alcuna accusa, solo
un'infinita dolcezza. E di colpo capisce di non poter stare con lei.
Perché se lei
è la neve, lui è il fango.
Se lei è il
giglio, lui è la cenere.
Se è suo
amico, come è convinto di essere, allora deve andarsene
prima di corromperla. Uno come lui non è
fatto per proteggere, solo per distruggere.
Qualcosa si spezza
dentro N. Sentendosi le gambe pesanti come ferro, lui si dirige a passi
lenti verso la parete della sala del trono, ora parzialmente distrutta
da un largo squarcio. Un Iper-raggio di Reshiram andato miracolosamente
a vuoto. Al di là del bordo lacerato e ancora fumante del
muro, il cielo è di un azzurro limpido e invitante. Le dita
di N si stringono istintivamente attorno alla sfera di Zekrom.
- N, aspetta! -
Due braccia candide si
stringono attorno al suo torace, fermandolo. White l'ha abbracciato da
dietro. Paralizzato, N ne sente la guancia premuta contro la sua
schiena, i lunghi riccioli scuri che gli carezzano la base del collo.
Una parte di lui vorrebbe sciogliersi dal suo abbraccio e avanzare
verso il vuoto, un'altra vorrebbe ricambiare White con un trasporto mai
sentito prima.
- Non è stata
colpa tua - mormora White contro la sua schiena. - Non lo è
mai stata, N. Ghecis ti ha ingannato, così come ha ingannato
l'intera Unima: è lui il vero colpevole, e io lo so. Lui
stesso lo sa. Anche Nardo e Komor lo sanno. E tu lo sai, N? -
I palmi della ragazza
sembrano sprigionare un'energia benefica. N chiude gli occhi,
assaporandone il caloroso contatto.
- So di essere stato
cieco - ribatte lui con voce sommessa. - Avrei dovuto capire fin da
subito quale disegno avesse in mente mio padre. E avrei dovuto intuire
chi era il vero Eroe di Unima, fin dal primo momento in cui ti ho
vista. -
- Errare è
umano - obietta lei. - Tutti fanno degli sbagli, ogni tanto. Ehi, N,
non puoi lasciarti abbattere così: se ti pesa
così tanto sulla coscienza, allora riscattati. Rimettiamo le
cose a posto, insieme. E' così che fanno gli amici, no? -
Un sorriso triste
aleggia sul volto di N. - White, stavo per far precipitare Unima nel
caos. Questo non ti turba nemmeno un po'? -
- I tuoi mezzi erano
sbagliati, ma le motivazioni giuste. E' giusto cercare la
felicità, per sé e per i propri amici. - La presa
della ragazza si allenta, e dopo un secondo N vede i suoi occhi ad un
soffio dai propri. Chiari e luminosi come frammenti di cielo estivo. -
N, resta con me. Ti prego. Puoi fare ancora così tanto, per
Unima. -
Una vampa di calore
irrompe in N, travolgendolo come un torrente di fiamme. Senza pensare,
il ragazzo prende tra le mani il viso di White e si china in avanti,
fino a quando le sue labbra non incontrano quelle di lei. White
dapprima resta immobile, poi, con enorme sorpresa di N, gli getta le
braccia al collo e lo preme contro di sé.
***
N Harmonia tralasciò gran parte del finale, ma Lance e
Reason non fecero alcuna fatica a ricostruirlo. Ebbero
altresì la delicatezza di non commentare.
- Dopo che scelsi di restare con White, Zekrom si manifestò
davanti a me nel culmine del suo potere e mi designò come
suo Custode - continuò N in tono neutrale. - Il suo spirito
aveva sempre dormito dentro di me, fin dal giorno della mia nascita, ma
si era risvegliato per la prima volta solo durante lo scontro con
White. Non ero ancora alla sua altezza, ovviamente... io avevo
incontrato fisicamente il mio protettore prima di lei, è
vero, ma lei era ormai da lungo tempo in comunicazione spirituale con
il suo Reshiram. Reshiram l'aveva designata Custode molto prima che
Zekrom facesse lo stesso con me. L'esito del nostro scontro era
già stato stabilito, ancor prima che cominciasse. -
S'abbassò impercettibilmente la visiera del cappello. - Ero
felice con White... felice e completo, come non ero mai stato prima
d'allora. Lei era tutto, per me. Poi arrivò il Disertore. -
La sua voce s'incrinò, e non disse altro. Per un lungo
momento, l'unico rumore fu lo schiocco dei ceppi nel falò.
Poi Reason si alzò in piedi e andò a sedersi
accanto a N, per poi stringergli una mano con affetto.
- Niall, N, tu credi che lei sia ancora viva. -
N annuì piano.
- E se lo è, la ritroveremo - promise Reason. - Ovunque sia.
-
- Puoi giurarci - rincarò Lance. - Siamo tre Custodi,
giusto? Non appena avremo imparato a padroneggiare meglio i nostri
poteri, andremo dal Disertore e lo prenderemo a pedate nel sedere fino
a quando non te la ridarà. -
N li guardò entrambi, le iridi lucide come smeraldi. -
Voglio essere onesto con voi... sono venuto a cercarvi proprio per
questo motivo. Non pensiate che intenda strumentalizzarvi, no, ma ho
bisogno del vostro sostegno nella battaglia contro il Disertore. Voglio
annientarlo una volta per tutte e salvare White, e da solo non posso
farcela. -
Lance percepì in N la stessa, bruciante energia di poco
prima, un'inestinguibile fiamma oscura che pulsava e guizzava senza
sosta. Fino a quanto
sei disposto a spingerti, N? Quanto arriveresti a sacrificare, pur di
salvare questa White? Si rispose da solo: Quello che arriverei a
sacrificare io se in pericolo ci fosse Sandra, o forse anche di
più.
-
Ehi, ti ricordo che ci hai appena salvato la pelle, là fuori
- disse, indicando con il pollice il Lago d'Ira che s'increspava
silenzioso sotto i raggi lunari. - E poi, credi davvero che ti
lasceremmo andare allo sbaraglio contro uno psicopatico dai poteri
sovrannaturali? -
- Scordatelo, non se ne parla - concluse Reason.
I tre Custodi si guardarono a vicenda. Forse per la prima volta,
compresero di essere amici, veri amici. Il vincolo tra di loro non era
mai stato tanto intenso, tanto ardente.
Quella mattina, Lance si svegliò un po' prima del solito. La
sua notte era stata popolata da sogni strani e confusi, sussurri
disconnessi e, come prevedibile, visioni di oscure Sagome alate.
Ora aveva un'idea più precisa di cosa fosse quella
Sagoma, ma ancora non riusciva a stabilire un contatto stabile: quella
figura fumosa aveva la brutta abitudine di svanire ogni volta che si
arrivava al più bello, al punto chiave della conversazione.
Il Domadraghi si passò una mano tra i capelli irti, senza
nemmeno provare a sistemarli, dopodiché scivolò
fuori dal sacco a pelo. Reason e N riposavano a poca distanza, al di
là dei resti ancora tiepidi del falò; a giudicare
dalla loro immobilità, entrambi dovevano essere
profondamente addormentati. Con la coda dell'occhio, Lance vide un
guizzo di squame celesti.
Ciao, Dragonair, lo
salutò mentalmente.
Il drago azzurro gli diede una giocosa strusciata contro la spalla. Ben svegliato, Lance. Cosa ci
fai già in piedi? Non riprenderemo il viaggio prima delle
nove.
Ho voglia di fare due passi, rispose Lance, massaggiandosi
le gambe intirizzite. Nottata
piena, tanto per cambiare. Oltretutto, ho una sete pazzesca.
Il lago era forse ad un centinaio di metri
dall'accampamento, e lo raggiunse in breve. Il cielo notturno
cominciava appena a schiarirsi all'orizzonte, cospargendo la volta
celeste di timidi toni violetti. Lance calcolò che dovessero
essere all'incirca le cinque e mezza, o magari sei. Inginocchiandosi
vicino alla riva, rimase per un attimo incantato dall'immagine delle
stelle e dei rami che si riflettevano sulle acque cristalline. Sembrava
il portale per un nuovo mondo, un mondo di pace e limpidezza...
Un mondo che un attimo dopo esplose.
Lance! Lance
era già balzato indietro prima ancora del grido di
Dragonair, evitando di stretta misura una possente coda dai bordi
taglienti come rasoi. Dall'acqua era emersa una creatura gigantesca,
terrificante: un lungo corpo serpentino, una testa rettangolare coperta
di creste, una grande bocca irta di denti aguzzi...
- Un Gyarados - mormorò Lance con un filo di voce,
deglutendo a vuoto. Okay, sapeva che erano grossi, ma non pensava così
grossi!
Il Gyarados ruggì, contorcendo le spire scivolose come un
ruvido turbine giallo e azzurro, le fauci stranamente luminose...
Protezione!
L'Iper-raggio andò a schiantarsi direttamente contro la
barriera invisibile evocata da Dragonair, ma fu comunque abbastanza
forte da stordirli entrambi. Lance si sforzò di pensare con
lucidità, ma il suo cuore era come stretto in una morsa di
ghiaccio. Disperato, pensò con invidia ai nervi d'acciaio di
Reason, al suo perfetto equilibrio tra istinto e razionalità.
Cosa farebbe adesso Ree?
Avrebbe giocato sulle debolezze del Gyarados, come
qualunque persona dotata di un minimo di materia grigia. E se Gyarados
era un Pokemon Acqua e Volante...
- Dragonair, Fulmine! -
Il fulmine zigzagò a mezz'aria, colpendo il Gyarados in
pieno petto. Il serpente d'acqua indietreggiò con un ruggito
di dolore, ma tornò subito alla carica e urtò
Dragonair con una violenta testata. Dragonair ricadde all'indietro come
un fuscello, il fianco livido e solcato da lunghi graffi laddove le
creste affilate l'avevano toccato. Lance si morse il labbro.
Extrarapido! Dragonair
evitò per un pelo l'ennesimo attacco del Gyarados,
librandosi a mezz'aria e contorcendosi in modo acrobatico. E adesso Fulmine, ancora!
Un secondo lampo scaturì dal corno del drago
azzurro. Il suo avversario si ripiegò su se stesso con un
brontolio, ma si rialzò con uno scatto sinuoso e fece per
avventarsi contro di lui. Lance parlò in modo automatico,
quasi senza rendersi conto di quello che stava dicendo: - Dragonair,
Tuono! -
Un abbagliante raggio d'oro investì il Gyarados come un
torrente in piena, ribaltandolo e scaraventandolo via in un'esplosione
di scintille statiche. Il lungo corpo squamoso della creatura si
dibatté un'ultima volta, come un pesce in agonia,
dopodiché giacque immobile, galleggiando tetramente sulla
superficie del lago.
In fretta, quasi temendo che si potesse riprendere (e
soprattutto riprendere incazzato)
da un momento all'altro, Lance si sganciò una megaball dalla
cintura e gliela scagliò contro. La mastodontica forma del
Gyarados si dissolse in una tremula luce rossa, per poi scivolare
docilmente all'interno della sfera. Lance la raccolse, senza fiato. Una
volta, Galahad gli aveva detto che, una volta superata la Via Gelata,
la strada poi sarebbe stata tutta in discesa, ma si sbagliava di
grosso: sembrava proprio che un allenatore non potesse vivere senza
rischiare la pelle un giorno sì e l'altro anche.
Se non altro, non era
uno dei Pokemon impazziti del Team Sancta. Stavo fresco, se facevano il
lavaggio del cervello anche a lui.
Dragonair si rannicchiò accanto a Lance e lo
fissò coi liquidi occhi scuri. Piantala di lamentarti, Lan.
Pensa che hai appena catturato il tuo primo Pokemon.
Il ragazzo batté le palpebre, perplesso,
dopodiché si illuminò. Hai ragione! Arceus, me n'ero
quasi dimenticato. E poi è un Gyarados! Altro che Pidgey o
Rattata, questo è un vero Gyarados, il terrore dei mari! Ed
è mio!
La cicatrice sul suo palmo scintillò
leggermente, quasi per fare eco al suo entusiasmo. Il sorriso di Lance
si fece smisurato.
- Dai, torniamo all'accampamento! Non vedo l'ora di vedere la faccia di
Ree e N, quando lo verranno a sapere! -
______________________________
Sembra proprio che per il nostro Lance non sia possibile catturare
Pokemon normali, solo dragoni in formago gigas XD prossima tappa,
Ecruteak City!
Grazie, Dark_Glo e Lady Arcanine, le vostre recensioni sono state
davvero graditissime!
Bacio,
- Flames
|
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Capitolo 10 *** La Città delle Leggende Viventi ***
forgottentales
-La Città delle Leggende Viventi-
Ci vollero tre giorni di marcia per raggiungere
Amarantopoli. Durante il tragitto, i tre compagni non persero occasione
di allenarsi: ogni sosta era buona per improvvisare uno scontro.
Combattimento dopo combattimento, Reason rivelò la sua intera
squadra (composta dal Glaceon bianco, la Beautifly beige, il Vulpix
nero e un Pikachu rosso, rigorosamente tutti Shiny) mentre N
sfoderò una gamma di creature straordinarie, diversissime da
qualunque altro Pokemon che Lance avesse mai visto in vita sua, e che
si scoprì essere un Samurott (una sorta di possente quadrupede
marino), un Archeops (un incrocio tra un uccello e un dinosauro) e un
Reuniclus (una curiosa creaturina informe dotata di braccia
scindibili), oltre al demone-volpe di nome Zoroark che il Domadraghi
aveva già incontrato a Mogania.
Quando finalmente arrivarono ad Amarantopoli, Lance rimase meravigliato
dalla solenne bellezza della città. Al di sopra dei tetti
svettava una torre, bianchissima e scintillante, una splendida
sentinella che occhieggiava dal cielo una graziosa città di
foggia tradizionale, in stile tipicamente giapponese. Nonostante
fossero le cinque del pomeriggio, in giro non si vedeva quasi nessuno:
tutto era avvolto nella quiete, turbata solo dal fruscio del fogliame
smosso dal vento e dal cinguettio lontano di qualche Pidgey. I tre
ragazzi decisero di comune accordo di dirigersi verso il Centro
Pokemon, ma, mentre camminavano tra i muri silenziosi delle case, lo
sguardo di Lance cadde su un edificio largo e piatto, dalle pareti
annerite e in parte distrutte. La facciata era stata completamente
devastata dalle fiamme, e l'unica cosa che si leggeva ancora (sebbene a
fatica) era un cartello laccato di bianco che recava la scritta "Teatro
degli Aceri".
- Doveva essere un teatro fantastico - disse Lance dispiaciuto.
- C'è da chiedersi perché l'incendio non si sia propagato
alle case vicine - osservò N guardandosi attorno. - Qui
c'è legno ovunque. Una scintilla sfuggita per caso potrebbe
portare al disastro. -
- Ehi, guardate là! -
Lance s'avvicinò ad un muro laterale, forse la parte meno
danneggiata dell'intero teatro. Su di esso erano affissi numerosi
manifesti, tutti recanti i nomi di spettacoli che non si sarebbero mai
più tenuti, ma ad attirare il Domadraghi era stato uno in
particolare. Aveva un angolo bruciacchiato, però il resto era
perfettamente leggibile. Lo staccò con molta delicatezza.
Sul manifesto era delineato un magnifico giardino orientale, con tanto
di laghetto e ciliegi in fiore. Al centro dell'immagine troneggiava una
ragazza fasciata in un serafico kimono color azzurro cielo; tra le mani
candide reggeva un mazzetto di peonie rosate, che parevano sbocciare
direttamente dalle sue dita, e al suo fianco era accoccolato un
Vaporeon dall'aria aristocratica. Tuttavia lo sguardo di Lance era
fisso sul suo viso: un viso adombrato dalla malinconia, ma sensuale e
bellissimo, incorniciato da lunghi riccioli blu cobalto.
- Mion - mormorò Lance.
Reason, che stava osservando il manifesto da sopra la sua spalla, scosse lentamente la testa. - No, Lance, guardala bene. -
Lance lo fece, e notò che gli occhi della ragazza non erano
castani come quelli di Mion, bensì di una dolce sfumatura dorata.
- S'assomigliano da morire - disse il rosso, scorrendo il foglio in
cerca di nuove informazioni. - Vediamo... cavolo, questa andava in
scena cinque anni fa... lo spettacolo è "La Regina delle
Peonie", e la prima attrice si chiama... - strizzò gli occhi per
leggere sulla carta annerita - Kandata Shion. -
- Kandata - ripeté Reason. - Come Mion. -
- Probabilmente è sua sorella - ipotizzò N.
- Cerchiamola, no? - propose Lance. - Potremmo scoprire qualcosa di
più su Mion e sul Team Sancta. Insomma, se sono sorelle si
terranno in contatto, no? -
Arrivati al Centro Pokemon, prima di tutto consegnarono le proprie
pokeball all'infermiera Joy di turno, dopodiché N le chiese
garbatamente se sapesse dove potevano trovare Kandata Shion.
Bastò quel nome perché l'infermiera dai capelli rosa
s'incupisse.
- Non potete trovarla - disse, intrecciando tristemente le mani. -
Shion è morta anni fa. Non riuscì a salvarsi
dall'incendio che distrusse il Teatro degli Aceri. -
- Oh - balbettò N, preso in contropiede. - Mi dispiace molto. -
- Era mia amica - confessò Joy. - Lei e il suo Vaporeon erano il
vanto e l'orgoglio della città. Era la migliore attrice e kimono
girl che Amarantopoli avesse mai avuto l'onore di ospitare... oh, fu
una tragedia, una vera tragedia. -
Reason adottò il suo tono più delicato. - Può dirci cosa causò l'incendio? -
L'infermiera Joy si volse e sussurrò qualcosa ad una Chensey di
passaggio, che annuì e s'affrettò a portare le pokeball
dei tre nella stanza adiacente. Quando la porta scorrevole si chiuse,
Joy si girò di nuovo verso i ragazzi.
- Non è chiaro - sussurrò, quasi temendo che qualcuno
s'infuriasse a sentirla. - Nessuno ne parla, ma tutti pensano che si
sia trattato di un tentativo di omicidio colposo. Io non c'ero, ma mi
hanno riferito che, poco prima dell'incendio, un enorme Pokemon volante
sia comparso in cielo, con certe ali scintillanti come fiamme vive. -
Reason pensò istintivamente al suo protettore, e un lieve senso
di nausea le strinse lo stomaco. Possibile che fosse stato il suo
predecessore a causare quello scempio?
No, si disse con fermezza, lottando contro una crescente ondata di panico. Il
professor Glacier e N hanno detto che gli spiriti dei protettori
riposano nelle anime dei Custodi fin dalla nascita. Anche il mio
è sempre stato dentro di me, giorno dell'incendio compreso...
non può essere stato lui.
Focalizzò con la mente la creatura infuocata. Inalò il
ricordo della sua potenza, della sua fierezza, ma anche della sua
sconfinata bontà. Le sue fiamme erano benevole e protettive. Il
fuoco malvagio che aveva divorato il teatro non poteva essere stato
generato da lei.
Un sorriso incandescente brillò nella sua mente, e il marchio a
mezzaluna sul suo braccio si scaldò in modo quasi
impercettibile. Reason dedusse che era il suo modo di dire grazie.
- Vedete, Amarantopoli è una città particolare - stava
dicendo nel frattempo l'infermiera Joy. - Si dice che in passato fosse
sacra agli dèi, e che tutt'ora le leggende vi camminino insieme
ai mortali. Avete visto la Torre di Latta, vero? Un tempo, oltre ad
essa vi era anche una seconda torre, denominata Torre d'Ottone, ed
entrambe ospitavano sulla sommità un leggendario Pokemon alato. -
- Wow - disse Lance, affascinato. - E poi? -
- Poi la Torre d'Ottone venne distrutta da un incendio, e il Pokemon che l'abitava volò via, verso il mare... -
- Ferma ferma ferma, un altro incendio?! - esclamò Reason, sorpresa. - Com'è possibile? -
- Nessuno lo sa - fu l'enigmatica risposta della donna.
La conversazione si troncò lì. L'infermiera Joy
tornò a badare al bancone, e Lance, Reason e N attesero
pazientemente che le loro pokeball venissero riconsegnate prima di
concedersi una passeggiata all'aperto. Fuori spirava un vento leggero,
piacevole, e c'era così tanta calma che potevano sentire il
terreno scricchiolare sotto i loro piedi.
- Vi sembra una coincidenza? - chiese Lance ad un certo punto, dopo
alcuni minuti di silenzio. - Voglio dire, Shion è morta in
circostanze misteriose, probabilmente dietro l'attacco di un Pokemon
leggendario. Vi sembra una coincidenza che Mion abbia deciso di dare la
caccia ai Custodi? -
- Forse spera di poter incontrare l'assassino di Shion - considerò N.
- A me non sembrano una coincidenza nemmeno tutti questi incendi -
aggiunse Reason. - Non pensate che chi ha distrutto il Teatro degli
Aceri sia la stessa persona che ha incendiato la Torre d'Ottone? -
Le parole della ragazza destarono in Lance un orribile presentimento.
- Che io sappia, a Johto ci sono tre
Emissari: l'Emissario dei Ghiacci, l'Emissario dei Tuoni e l'Emissario
delle Fiamme. Anche se ora potrebbero esserne rimasti solo due, vista
la bravata di Reason. -
L'aveva detto N il giorno prima... possibile che fosse l'imbeccata giusta?
- L'Emissario delle Fiamme - mormorò il Domadraghi, quasi tra sé.
N s'accigliò. - Cosa? -
- Hai detto che a Johto ci sono tre seguaci del Disertore, ovvero gli
Emissari dei Ghiacci, dei Tuoni e delle Fiamme - disse Lance con voce
più sicura. - E se ad attaccare il teatro e la Torre fosse stato
l'Emissario delle Fiamme? -
- Forse - accettò Reason. - Ma a quale scopo? Gli Emissari vogliono i Custodi, non le kimono girl. -
- Due incendi, un uccello di fuoco... fin qui combacia - insisté
il rosso. - Parliamoci chiaro, quanti piromani dai poteri
soprannaturali se ne vanno a spasso per Johto? -
- E' una possibilità da non escludere - ammise N.
I loro passi li avevano condotti fino alla palestra. Sembrava l'unico
edificio moderno, a parte il Centro Pokemon. Guardandolo, Lance
pensò al suo sogno di diventare Campione, e per la prima volta
si rese conto di quanto la strada fosse ancora lunga. Lunga e tortuosa:
non poteva essere altrimenti, ora che tutto quel casino di Custodi e
protetti si era abbattuto su di lui. Ma se tutto si fosse risolto per
il meglio, se davvero lui e Ree e N avessero sconfitto il Disertore una
volta per tutti... a quel punto non ci sarebbe stato più nessuno
tra lui e la vittoria.
Sì, beh, nessuno tranne sette capopalestra, i Superquattro e l'allenatore più potente di Johto.
Sciocchi dettagli secondari.
- Verrò qui domattina - comunicò agli altri due.
Reason annuì. - Mi sembra di ricordare che Fosca, la capopalestra, usi Pokemon di tipo Spettro. -
- Ricordi bene - disse una voce sconosciuta.
I tre si girarono. Accanto all'ingresso della palestra si
materializzò un ragazzo sui sedici o diciassette anni. Aveva i
capelli biondo-argenteo, lunghi fino alle spalle, e penetranti occhi
viola come il cielo al crepuscolo. Il suo abbigliamento era tutto
chiaro: una maglietta gialla e azzurro pastello, jeans chiari, scarpe
bianche. L'unica traccia di scuro era nel suo ciondolo, sagomato a
forma di tao.
- Io sono Angelo - disse il ragazzo, con voce calma e un po' languida.
- Sono il figlio di Fosca, e in sua assenza anche il reggende della
palestra. Posso fare qualcosa per voi? -
- Niente, a parte dire a Fosca di non affezionarsi troppo a quella medaglia, perché domani sarà mia - disse Lance.
Angelo rise sommessamente. - Intendevo un consiglio più pratico.
Io non sono il suo portavoce. Se tieni così tanto alla medaglia
Nebbia, comunque, sarà a me che dovrai strapparla. -
- Tua madre non c'è? -
- E' malata - tagliò corto il biondo.
Reason si fece avanti accanto a Lance. - Posso dedurre che anche tu alleni Pokemon di tipo Spettro? -
- Oh, sì. Ad Amarantopoli puoi trovarne un po', se sai dove
cercarne. - Nel guardarla, sul viso di Angelo si dipinse un sorriso
luminoso. - Certo, se tutti gli allenatori coltivassero amicizie
così affascinanti, la mia vita sarebbe parecchio meno noiosa. Di
ragazze così carine non se ne vedono tutti i giorni. -
- Oh, beh, grazie. - La ragazza rispose al sorriso, lusingata. - Io comunque sono Reason, e loro sono Lance e N... -
- Nathaniel - precisò subito l'altro.
- Reason è un nome bellissimo - disse Angelo, come se non avesse
sentito altro, incrociando languidamente le braccia davanti al petto. -
Sono contento che non sia tu a dover combattere contro di me. Non per
vantarmi, ma sono più forte di quanto non si immagini... -
- Vedremo - borbottò Lance.
- ... e mi dispiace sempre veder perdere simili bellezze -
continuò il biondo imperterrito. - Domani, se desiderate, potrei
farvi fare un giro alla Torre di Latta. Dopo la sconfitta di Lance,
intendo... magari vi tirerà un po' su di morale. -
- Piantala di parlare come se fossi destinato a perdere! -
- Ma tu sei destinato a
perdere. Come minimo non sai nemmeno com'è fatto, un Pokemon
Spettro, mentre io ho studiato i draghi per secoli. Un figlio di
Amarantopoli non sarebbe degno del suo nome, se non conoscesse per filo
e per segno ogni leggenda vivente. -
Lance si chiese se di tanto in tanto non sarebbe stato meglio togliersi
il mantello. Ovvio, un vero Domadraghi non gira mai senza mantello, ma
forse fuori da Ebanopoli era un tantino troppo riconoscibile.
- Visiteremo la Torre con grande piacere - si mise di mezzo N, col suo solito tono pacato - dopo la vittoria di Lance. -
Il rosso lo guardò con sincera gratitudine.
- Vada come deve andare - replicò Angelo. - Ma comunque vada,
per me sarà un onore scortare voi e la dolce Reason fino alla
Torre di Latta. I piani bassi sono ancora visitabili... il loro fascino
vi sorprenderà. -
- Certo, certo. - Lance era seccato, non solo perché quel tipo
continuava a pronosticare la sua sconfitta, ma anche per le sue
eccessive attenzioni per Reason. Non che tra loro ci fosse niente,
intendiamoci... ma perché con tutte le belle ragazze che c'erano
al mondo il signor Preveggente doveva fissarsi proprio su di lei?
Magari ci prova così con tutte, si disse il ragazzo, senza troppa convinzione.
Mentre lo guardava chiacchierare amabilmente con la castana,
però, Lance non poté fare a meno di pensare a cosa
significasse Reason per lui. Era sua amica e compagna di viaggio,
sì... e forse anche qualcosa di...
Sandra.
Il pensiero della Domadraghi dalle chiome indaco gli illuminò la mente.
Reason, Mion e il resto delle donne di Johto vennero spazzate via dai
suoi pensieri, allo stesso modo in cui il sorgere del sole spegne tutte
le altre stelle.
Nel frattempo, N fissava la grande Torre argentea che svettava in
lontananza. Essa irradiava un'aura antica e potente, un'aura che lo
attirava in maniera irresistibile. Non aveva mai sentito nulla del
genere, prima d'ora... se non nella Torre Dragospira di Unima, quando
Zekrom era apparso davanti a lui. Dopotutto, come aveva detto Angelo,
Amarantopoli era la città delle leggende viventi. Non c'era da
stupirsi se al suo interno traboccava una simile fonte di potere.
Un potere che solo lui poteva percepire, almeno fino a quando Lance e
Reason non avessero padroneggiato a pieno i loro talenti. Volgendosi
verso di loro (l'uno guardava imbambolato nel vuoto, l'altra
chiacchierava amabilmente con Angelo) il ragazzo dai capelli verdi non
poté fare a meno di pregare Arceus di avere tempo sufficiente
per prepararli.
A difendersi dal Team Sancta.
A perfezionare i loro poteri psichici.
A lottare per la loro vita.
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E si va avanti... tra parentesi, Angelo è un figo, credo che sia
il mio capopalestra preferito, almeno a Johto. Allora, qual è il
vero legame tra Shion e Mion, e cos'è accaduto davvero la notte
dell'incendio? Il nostro Lance riuscirà a prevalere o
verrà preso a pedate nel sedere?
Stay tuned :)
P.S. Ho notato che in alcuni momenti il titolo dei capitoli si vede, in
altri no, e non ho ancora capito in base a cosa cambi o.O a voi si
vede? comunque, il regalino di After è a questo indirizzo qui:
http://tinypic.com/view.php?pic=2qau0kz&s=7
Bacio,
- Flames
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