Forgotten Tales - Le storie dimenticate

di TheBlazer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Doni e progetti ***
Capitolo 3: *** La Cacciatrice di Shiny ***
Capitolo 4: *** Incubi e Visioni ***
Capitolo 5: *** Voci Oltre i Ghiacci ***
Capitolo 6: *** Clear Mind ***
Capitolo 7: *** Il Custode dell'Oscurità ***
Capitolo 8: *** Fuoco e Fiamme! ***
Capitolo 9: *** Cade la Maschera ***
Capitolo 10: *** La Città delle Leggende Viventi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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-Prologo-


La cicatrice gli attraversava il palmo da parte a parte, tracciando contro la pelle una parabola argentea che collegava il polso con la base dell'anulare. Ce l'aveva sempre avuta, da che aveva memoria: non ricordava come se la fosse procurata,né aveva mai trovato qualcuno in grado di spiegarglielo. Una volta s'era arrischiato a chiederlo a suo nonno Galahad, uno dei tre Anziani di Ebanopoli, ma questi si era limitato a bofonchiare una risposta affrettata a proposito di una certa vecchia bruciatura. Con gli altri due Anziani, poi, non aveva avuto maggiore fortuna: la cicatrice c'era e basta, chiuso il discorso.  
Eppure non era una ferita qualunque, ne era sicuro.
A volte, quando chiudeva la mano destra a pugno, aveva l'impressione che i bordi della cicatrice emanassero un lieve senso di frescura, come se tra le dita e il palmo avesse stretto una scheggia di ghiaccio. Un carezzevole benessere gli risaliva allora lungo il polso, serpeggiandogli nel braccio e irradiandosi delicatamente attraverso le sue membra. In quei momenti si sentiva la testa piacevolmente leggera, come se un vento mentale spazzasse via ogni problema e preoccupazione.
Certa gente mormorava che quel marchio era un oscuro presagio, ma lui lo vedeva più come il suo portafortuna: in fondo, maledetto o no, rimaneva pur sempre lui il novizio più promettente del Clan dei Draghi di Ebanopoli, e questo era un titolo che nessuno, né superstizioso né concreto, avrebbe mai potuto mettere in discussione. A dieci anni d'età, aveva sostenuto solo una delle tre prove che formavano la Tripletta, l'esame che qualificava un novizio come vero e proprio membro del Clan, ma tutti, persino l'Anziano Galahad, erano ottimisti sul suo futuro.
Era una tortura, per lui, dover aspettare fino ai quindici anni prima di affrontare l'ultima prova. Sapeva che nel resto di Johto la maggioranza dei suoi coetanei aveva già cominciato il proprio viaggio, e quella consapevolezza lo faceva smaniare. Moriva dalla voglia di gettarsi in pazze avventure, di cimentarsi in imprese azzardate, di scrivere il suo nome nella storia di Ebanopoli.
In proposito, però, il nonno era stato lapidario: la Dorsale Argento era troppo pericolosa per un bambino solo, soprattutto se vivace e avventato come lui. Senza contare che l'addestramento dei draghi richiedeva anni e anni di duro esercizio e sarebbe stato più opportuno lasciare Ebanopoli solo dopo una lunga e solida preparazione.
D'accordo, aveva ricevuto il suo Dratini da quasi otto mesi e ancora non aveva perso un solo scontro, ma forse era un po' presto per essere proclamato un vero Domadraghi. Per il momento, quindi, il nipote dell'Anziano doveva soffocare le sue proteste, costringendosi di malavoglia a studiare la teoria e scatenandosi invece nel campo della pratica. Tra i novizi, l'unica che riusciva a metterlo seriamente in difficoltà era sua cugina, Sandra, ma alla fine persino lei doveva raccogliere il suo Horsea esausto e capitolare; e si poteva ben dire quello fosse il maggiore orgoglio di lui, considerando la sua agghiacciante media scolastica e le frequenti punizioni affibbiatele dagli Anziani, dalle più comuni ('causa disturbo in classe') alle più fantasiose ('causa accidentale risveglio di un Salamence  in letargo durante gita e possibile tentato suicidio').
Tutto sommato, Lance non poteva lamentarsi di avere una vita noiosa.



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Scusate la brevità, questo era solo il capitolo introduttivo, prometto ke i prossimi saranno più lunghi ^^ cmq mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettate dalla storia, se dovrei piantare tutto e darmi al parapendio. E' la bozza di un mio vecchissimo racconto, scritto qualche anno fa e un po' riaggiustato (la versione precedente era, incredibile ma vero, ancora più pazza e fiabesca).

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Capitolo 2
*** Doni e progetti ***


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-Doni e Progetti-


Lance appoggiò lo zaino a terra e chiuse la cerniera, facendo mente locale sui propri beni per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Gli sembrava di aver preso tutto: un sacco a pelo arrotolato, qualche ricambio d'abito, l'essenziale per lavarsi, una confezione di pozioni e antidoti e una piccola scorta di provviste appena sufficiente per un viaggio di tre giorni. Non era molto, ma Lance conosceva bene la sinuosa dorsale che s'inarcava attorno a Monte Argento e contava di raggiungere Mogania nella metà del tempo.  L'unico vero ostacolo, lo sapeva, sarebbe stato la Via Gelata: in giro c'erano fin troppe storie di incauti forestieri smarriti e assiderati nelle sue viscere, e lui non aveva la minima intenzione di essere il prossimo della lista.
- Ancora sveglio, Lance? -
Lance sussultò impercettibilmente. Assorto com'era nei suoi pensieri, non aveva notato il leggero scricchiolio della porta, né il delicatissimo fruscio di un mantello. Ma avrebbe riconosciuto tra mille quella voce bassa e musicale.
- Sandra! - sibilò, girandosi seccamente verso la cugina. - Mi hai fatto quasi prendere un colpo! -
Sandra si strinse nelle spalle, imperturbabile. - Se basta l'apparizione un po' brusca di una donna a spaventarti, grande Campione, allora tanto vale che tu rimanga qui per i prossimi due o trecento anni. -
- Non dire sciocchezze. Mi hai colto alla sprovvista, tutto qui. - Imbronciato, Lance tornò a concentrarsi sullo zaino. Non era da lui lasciarsi sorprendere in quel modo. Il nervosismo e l'eccitazione gli avevano fatto abbassare la guardia. 
Domani. Domani si comincia. Un brivido gli corse su per la spina dorsale. Era da troppi anni che aspettava quel giorno... il giorno in cui sarebbe finalmente partito alla volta di Johto.
Sandra si sedette sulla ruvida trapunta del suo letto e accavallò con grazia le lunghe gambe. Nonostante l'emozione, Lance non poté fare a meno di notare il suo fisico elegante e flessuoso, e il modo in cui i riflessi della candela danzavano tra i suoi morbidi capelli indaco, raccolti in una lunga e pratica coda. Benché lei e Lance fossero cugini, non si assomigliavano granché; effettivamente, le uniche cose che avevano in comune era la pelle del colore del miele e l'abbigliamento insolito, una tuta aderente (sui toni dell'azzurro e del grigio per Sandra, su quelli del rosso e del nero per Lance) e un lungo mantello appuntato all'altezza delle spalle.
- Allora, a che ora hai intenzione di partire? - domandò Sandra.
- Domani all'alba, per forza - rispose Lance, sedendosi al suo fianco. - Prima parto da qui, prima esco dalla Via Gelata. Non mi andrebbe proprio di passarci la notte. Secondo il nonno, nella zona delle Piccole Cascate la temperatura si abbassa fino a venti gradi sotto zero. -
- In altre parole diventeresti un ghiacciolo. - Gli angoli della bocca della ragazza si piegarono in un lievissimo sorriso.- Sai, è davvero strano vederti partire... è come se se ne andasse anche una parte integrante di me. Ti ricordi di quando il nonno ci ha portato per la prima volta nel laghetto davanti alla Tana del Drago, per insegnarci a nuotare? -
- Già, e per poco non siamo affogati tutti e due nel tentativo di acchiappare quel maledetto Magikarp! -
I due risero insieme, una risata complice ma velata di una sottilissima malinconia. L'imminenza della separazione pesava su di loro come una spada di Damocle. Lance ripensò a tutti i momenti trascorsi con Sandra, a tutti i litigi e gli scherzi e i sogni che avevano condiviso. Non era stata solo una cugina, ma anche la sua migliore amica... e lui avrebbe segretamente sperato anche qualcosa di più.
Era così fiera, Sandra. Calma e fiera allo stesso tempo, sempre padrona di sé, e per soprammercato anche bella da morire. A Ebanopoli ce n'erano tante di ragazze carine, ma nessuna era allo stesso livello di Sandra. Era come paragonare un pugno di pallide stelle al sole. Ma d'altro canto, era ovvio che Sandra non vedeva Lance in questo modo. Per lei, quello scapigliato ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi dorati era come un fratello, ma nulla di più. E nemmeno sospettava dei pensieri di Lance: una volta gli aveva persino confidato del suo interesse verso un Domadraghi di tre o quattro anni più grande di loro, una stella nascente del Clan.
Una rivelazione che aveva squassato Lance.
- Terra chiama Lan, Terra chiama Lan! Ci sei ancora? -
Lance tornò in sé e vide gli occhi azzurri di Sandra inchiodati nei propri. - Tutto okay, solo solo un po' nervoso. - Le rivolse il miglior sorriso che riuscì a sfoderare. - Ehi, a proposito, mi è giunta voce che vuoi prendere il posto del nonno. -
La giovane annuì. - Sono la novizia migliore, dopo di te. Le mie possibilità di essere scelta come prossima capopalestra non sono così scarse. -
- Non ne ho mai dubitato. -
Sandra gli diede una giocosa spallata. - E tu, ancora impuntato sul tuo sogno di diventare il Campione di Johto? -
- Ovviamente - replicò Lance con un sogghigno. - Non importa quanto ci impiegherò, prima o poi riuscirò a farmi largo tra i Superquattro e a prendere a pedate nel sedere l'attuale Campione. -
- Sempre che tu possa battere tutti i capopalestra. -
L'implicazione nella frase gli strappò una risatina.
- Sai cosa ti dico, San? Che un giorno tu ed io metteremo su lo scontro più epico della storia, quello tra il futuro Campione e la capopalestra più temuta di Johto. Faranno a gara per venirci a vedere! -
- Dai troppe cose per scontato, Lan - lo rimproverò dolcemente Sandra. - Ma proprio perché sei tu, proprio perché so quanto tieni al tuo sogno, proprio perché sono la cugina più fantastica e generosa sulla faccia della terra... ho deciso di farti un piccolo regalo. -
- Cosa? -
Una gongolante Sandra si sganciò una pokeball dalla cintura e la sollevò all'altezza degli occhi: la minuscola sfera rossa e bianca scintillava tra le sue dita affusolate.
- Hai un Dragonair e due Dratini, che sono tre pezzi da novanta, ma tieni a mente che il tuo primo avversario degno di questo titolo sarà Alfredo di Mogania, e lui è un maestro del ghiaccio. Ad uno come lui un Pokemon Drago potrebbe fare solo il solletico, ma schieragliene di fronte uno di tipo Fuoco e vedrai come cambia la musica! -
Un lampo di luce rossa illuminò la stanza, e sul pavimento si materializzò una creatura simile ad una grossa lucertola cremisi, la cui coda terminava in una fiamma splendente. La creatura spalancò la bocca, mostrando gengive irte di candidi denti aguzzi.
- E' un Charmeleon - annunciò Sandra, con un'evidente nota di orgoglio nella voce. - Ti piace? -
Lance fissava il Charmeleon, senza fiato. - San, ma questo è uno dei Pokemon più rari di Johto! Dove accidenti lo hai trovato? -
- Ho scambiato il mio Dratini per il Charmander di un allenatore di passaggio e poi ho allevato questo piccoletto fino a quando non s'è evoluto - spiegò allegramente Sandra. - Ho pensato, e non a torto, che avrebbe potuto esserti utile. -
Il Charmeleon cominciò a rosicchiare una colonnina del letto. Sandra lo richiamò nella pokeball e lo consegnò a Lance, che l'accettò con riluttanza.
- Io... be'... grazie - balbettò il ragazzo, incerto. - Ma ne sei proprio sicura? -
- Certo che sì. - Sandra gli diede un buffetto sulla guancia. - Non sarò io quella che se ne andrà a spasso per Johto e che rischierà il collo un giorno sì e l'altro anche, ti pare? Abbine cura, perché il primo a batterlo dovrà essere il mio Seadra. -
- Sempre che possa batterlo - la punzecchiò Lance, ripetendole la sua stessa battuta, prima di aprirsi in un sorriso raggiante. - Sei davvero la cugina più meravigliosa che si possa desiderare, pensi proprio a tutto. -
- E penso anche che per te sia ora di dormire, o domani a Mogania ci arriverai rotolando! - 
I due cugini si scambiarono il saluto tradizionale del Clan, incrociando gli avambracci davanti al petto e chinando la testa. Sandra fece per girarsi, ma dopo un istante di esitazione tornò indietro e abbracciò calorosamente Lance.
- Vedi di tornare sano e salvo, Lan - mormorò con voce di colpo seria, premendo il viso contro la sua spalla.
Lance chiuse gli occhi e la strinse a sé. Sarebbe stato così bello convincersi che non fossero imparentati, e che quello non fosse un semplice abbraccio fraterno...
- Lo farò, San. -
Sandra assentì e si ritrasse. Sussurrata una fioca 'buonanotte', uscì dalla stanza a passi felpati, così com'era arrivata, premurandosi di richiudere la porta dietro di sé.
Rimasto solo, Lance si permise un lungo sospiro. Non sarebbe stato facile non pensare a Sandra, neppure a distanza. Il Domadraghi si spogliò e s'infilò il pigiama, quindi andò ad agganciare la pokeball di Charmeleon alla cintura, insieme alle altre. Un Charmeleon, un Dragonair e due Dratini: se se la fosse giocata bene, presto avrebbe potuto organizzare una squadra di tutto rispetto.
Scivolò sotto le trapunte del suo giaciglio. Forse per la prima volta, ne apprezzò la ruvida consistenza, il leggero profumo muschiato che emanavano. Non ci avrebbe più dormito per un bel pezzo: una strana consapevolezza, spaventosa ed eccitante allo stesso tempo. L'ultima cosa che vide, prima che la fiamma della candela vibrasse e si spegnesse, fu il soffitto color tortora della sua stanza... il vecchio soffitto di sempre, ma che mai, prima di allora, gli era stato tanto caro.

Attorno a sé non c'era altro che buio, un buio profondo e sconfinato come il cuore segreto dell'oceano.
Lui camminava lentamente, un passo dopo l'altro, sospeso nell'oscurità senza fondo. Nessuna luce rischiarava il suo cammino, ma lui non ne aveva alcun bisogno: sapeva perfettamente che direzione seguire, così come sapeva a cosa stava andando incontro.
Più che vederla, la percepì: una Sagoma immensa, stagliata di fronte a lui, ancora più oscura delle tenebre che li avvolgevano. Irradiava un'aura antica e potente, un istintivo senso di timore e rispetto. Era come trovarsi innanzi ad una divinità dormiente, un'anima millenaria incatenata nel ventre dell'universo.
L'imponente creatura di fronte a lui spalancò gli occhi, vibranti bagliori azzurri lampeggianti nel buio. 
- Ti sta cercando, Custode. -
Quelle parole si insinuarono con delicatezza nella sua mente e ivi rimasero, fluttuando come un pugno di piume gettate nell'aria. Non erano state pronunciate da alcuna voce udibile, eppure lui le sentì comunque, e con una chiarezza senza pari. Si fermò, fissando la Sagoma.
- Chi sei? - chiese, ma non aprì bocca: la domanda veleggiò verso la creatura davanti a lui sulle ali del semplice pensiero. - E chi è che mi sta cercando? -
- Chi sono non ha importanza, adesso, a suo tempo ogni cosa ti sarà rivelata. Ascoltami bene, perché se non lo farai le conseguenze potrebbero essere devastanti, al punto da mettere in pericolo non solo la tua vita ma anche l'intera Johto. Guardati dal Disertore, guardati da colui che ha voltato le spalle al nostro ordine e al nostro potere; lui ti conosce, forse più di quanto non ti conosca tu stesso, e invierà i suoi emissari ad eliminarti. -
I bordi della Sagoma cominciarono a sfumare, fondendosi con il nero circostante.
- Aspetta, non puoi andartene adesso! Cosa diavolo stai dicendo? Chi è questo Disertore? -
Le parole giunsero di nuovo, stavolta più flebili. - Tu e lui siete collegati in modo indissolubile, uniti da catene che nessuna creatura terrena potrebbe spezzare se non con la morte. Il Disertore ci ha rinnegati, ma non può rinnegare anche il suo dono, non più di quanto possa vivere tagliandosi la gola. E' la vostra vocazione stessa a designarvi: lo riconoscerai nello stesso istante in cui i tuoi occhi si poseranno su di lui. Ma attento, Custode: saprai riconoscere a vista il Disertore, non i suoi seguaci, ed essi sono mossi dalla stessa bramosia che muove lui. -
- Che razza di... ehi, aspetta! -
Si gettò in avanti e tese una mano, ma tutto quello che le sue dita toccarono fu il vuoto.
La Sagoma si era dissolta.

I due incappucciati se ne stavano immobili come statue, ritti in piedi su uno sperone roccioso. Entrambi erano avvolti in pesanti mantelli neri, tra i cui lembi s'intravedeva una sinuosa S candida, cucita all'altezza dello sterno sulle aderenti casacche scure. Ebanopoli si stagliava sotto di loro, accoccolata nel materno abbraccio della valle.
- Sei proprio certa che sia lui? - domandò l'incappucciato più alto, con voce bassa e mascolina.
La sua compagna sbuffò sonoramente. - Per chi diavolo mi hai presa? Ne sono certissima, ci metterei la mano sul fuoco che è lui. -
- Me lo auguro per noi. Sai bene cosa succederebbe se uccidessimo un civile. -
- Il Maestro ci farebbe la pelle senza pensarci due volte. Ma questo come ben sai non accadrà. - Lei si girò a fulminarlo con un'occhiata. Al gesto, un vezzoso ricciolo sfuggito alla reticella le balzellò maliziosamente sulla spalla.
- Bene, se ne sei tanto convinta allora puoi occupartene tu, mentre io mi prendo cura di quell'altra. - Nascondendo un sorrisetto, il suo compare s'accinse a rimetterle il ricciolo tra le pieghe di stoffa che le coprivano la gola, sfiorando appena il generoso rigonfiamento del suo seno. L'incappucciata se ne accorse e si ritrasse, infastidita.
- Giù le zampe e vedi di darti una controllata, cretino. E' inutile che fai tanto il figo, so benissimo che non l'hai ancora individuata. -
- Però il Maestro ha avvertito anche la sua presenza, da queste parti - disse lei.
- E allora cosa ci fai ancora qui? Togliti dai piedi e va' a cercare la Custode di Ho-Oh, a questo qui ci penso io: preparati ad ammirare l'operato di un genio. -


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E rieccoci qua. Che dire, a parte che mi sto divertendo come una matta? Qui c'è un piccolo assaggio della Sagoma che nei prossimi capitoli diventerà una bella gatta da pelare per Lance, e pure dei cattivissimi di turno (sono del parere che una storia senza cattivi degni di questo nome sia intrigante e saporita quanto un uovo senza albume).
Ringrazio molto Chibi_Shinji, Elettroshock99 e Joscelyn per le recensioni ^^ grazie ragazzi, mi fa piacere sapere che vi sia piaciuta!

Bacio,
- Flames

P.S. Domadraghi rule u.u


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Capitolo 3
*** La Cacciatrice di Shiny ***


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-La Cacciatrice di Shiny-


E' stato un sogno, solo un dannatissimo sogno.
Era quello che Lance continuava testardamente a ripetersi, ma una microscopica parte di lui era convinta che fosse stato ben più di un semplice sogno. Come poteva definirla, una specie di... visione? Un contatto extrasensoriale? Una seduta spiritica? Tantissimi medium sostenevano di poter comunicare con le anime dei defunti, ma lui non vi aveva mai prestato realmente attenzione: preferiva le cose più concrete, quelle che si potevano toccare con mano, non quelle balle spirituali. E poi, la Sagoma con cui aveva parlato era sembrata tutt'altro che defunta... un po' vecchiotta, forse, ma certo non defunta.
Lance si massaggiò la nuca. Più ci pensava, meno ci capiva.
Si era alzato all'alba e camminava ormai quattro o cinque ore. I profili taglienti delle montagne svettavano tutto attorno a lui, indorati dalla luce ancora debole dei raggi del sole. Macchie di pini argentati s'arrampicavano tra i crepacci e i frastagliati bordi pietrosi, tendendo le loro fronde verde pallido come mani in offerta. Il cielo limpidissimo e le gentili folate di vento promettevano una giornata magnifica, ma Lance era pronto ad ogni evenienza: conosceva bene il clima capriccioso della dorsale, e già in un paio di occasioni gli era capitato di ritrovarsi fradicio fino all'osso per qualche tempesta improvvisa. Se i suoi calcoli erano corretti, comunque, sarebbe giunto alla Via Gelata nel giro di un paio d'ore. Per quanto si sforzasse, di tanto in tanto il suo pensiero tornava immancabilmente a Sandra. Si chiedeva quando l'avrebbe rivista, se davvero avrebbe dovuto scontrarsi con lei per la medaglia di Ebanopoli. Chissà, magari prima o poi si sarebbe accorta di lui...
Un rombo lontano lo fece tornare sulla terra. Lance si guardò attorno, e dopo alcuni secondi li individuò. Dapprincipio furono solo due ombre indefinite, simili a sfere di polvere, poi pian piano le loro sagome divennero più nitide e infine si mostrarono per quello che erano. Una coppia di Graveler. Rotolavano come enormi palle da bowling lungo il fianco del monte denominato Dente di Charizard, sollevando ciottoli e nubi di polvere giallastra.
La cosa non avrebbe turbato particolarmente Lance (i Graveler erano tutt'altro che rari, in quella zona) se non fosse stato per due dettagli: uno, l'improvviso senso di pericolo che gli strinse lo stomaco, e due, il fatto che quelle creature stavano puntando proprio nella sua direzione.
Il ragazzo si fermò, con la mano che già correva alle pokeball.
I Graveler terminarono la loro corsa a poche braccia di distanza da lui e si sollevarono sui piedi possenti. Attorno a loro pulsava un'aura oscura, malevola. I loro bulbi oculari, di un rosso impossibile, fissavano Lance come morendo dalla voglia di farlo a pezzi.
- E pensare che i Graveler normalmente si tengono alla larga dagli uomini - mormorò Lance tra sé e sé. - Che diavolo hanno questi...? -
Uno dei Graveler muggì e corse verso di lui, agitando scompostamente le braccia, subito imitato dal suo simile.
- Vai, Dragonair, Protezione! -
Il suo fidato Dragonair apparve in un lampo di luce rossa e si pose di fronte a lui con fare difensivo. Non appena i Graveler si lanciarono in avanti, una barriera trasparente come una bolla di sapone scintillò a mezz'aria e li spedì violentemente indietro, scaraventandoli ad una decina di metri di distanza. I due Pokemon di roccia atterrarono con un tonfo sonoro, che risuonò in un'eco ferrigna per le valli ed i crepacci.
- Bene così, amico, adesso stendili del tutto con un bell'Idropulsar! -
Il raggio acquatico li colpì in pieno prima ancora che potessero rialzarsi. Con un ululato di dolore, i Graveler rotolarono via, mentre le gocce d'acqua corrodevano come acido il loro corpo di ruvida roccia.
Soddisfatto, Lance accarezzò il collo sinuoso del suo Dragonair. - Ci vuole ben altro per preoccuparci, vero? Mi chiedo solo cosa gli sia preso, a quei due, per attaccarci senza motivo. -
Stava per richiamare Dragonair, quando su di loro si stese un'ombra gigantesca. Il fulmineo drago azzurro spinse prontamente via il suo allenatore, e la massiccia coda dell'Onyx s'abbatté a vuoto sul terreno, facendolo tremare. L'enorme serpente di roccia s'inarcava su di loro, oscurando il cielo con la sua spaventosa mole. Il suo sguardo, come quello dei Graveler che l'avevano preceduto, lampeggiava di un rosso sanguinario.
Lance aggrottò la fronte. Cosa stava succedendo, ai Pokemon della dorsale?
- Dragonair, di nuovo Idropulsar! - ordinò, e un secondo getto d'acqua sferzò l'aria come una frusta. L'Onyx emise un sordo boato di dolore, ma non cedette: anzi, si torse verso Dragonair e fece per colpirlo con il suo corno di roccia.
Ma Lance non era considerato una promessa del Clan per niente.
- Extrarapido! -
Dragonair slittò via dalla traiettoria dell'Onyx, ora sbilanciato in avanti, e si portò alle sue spalle, assestandogli una potente frustata con la coda. L'Onyx cadde riverso a terra, però si sollevò nuovamente e si volse con uno scatto.
- Presto, Idropulsar! -
Ma prima che Dragonair potesse lanciare di nuovo il suo raggio d'acqua, l'Onyx sferrò un velocissimo Rocciotomba: nel giro di pochi istanti, il corpo del drago azzurro fu imprigionato tra pesanti pareti di pietra bruscamente sorte dal terreno e chiusesi su di lui come una tenaglia mortale. Solo la testa e la coda si dimenavano a vuoto, nel vano, frenetico sforzo di liberarsi. L'Onyx sollevò la coda, accingendosi a schiacciargli il cranio.
- No! - gridò Lance, ma alla sua voce se ne sovrappose subito un'altra, chiara e argentina: - Beautifly, Paralizzante! -
Un velo di polvere smeraldina calò improvvisamente sull'Onyx, e il serpente di roccia s'immobilizzò, come congelato. Sopra di lui volteggiava un Beautifly, un grazioso Pokemon farfalla. Lance lo fissò stupefatto: non solo quella creatura era tipica di Hoenn, ma al contrario dei suoi simili (bianchi e neri, con macchie gialle sulle ali) questo aveva un corpicino sui toni del beige e del castagna e grandi ali nere screziate di vermiglio.
- Gigassorbimento, ora! -
Il Beautifly si levò alto e sollevò la testa, come prendendo un grosso respiro. Luminose particelle di energia vitale si rilasciarono dal corpo già indebolito dell'Onyx, stroncandolo definitivamente, e fluttuarono verso il piccolo Pokemon farfalla, che le aspirò con avidità. L'Onyx si accasciò a terra con un rumore simile ad una slavina. Con il loro poderoso creatore messo al tappeto, gli effetti del Rocciotomba si sciolsero, liberando Dragonair dalla sua prigione di pietra.
- Dragonair! - Lance si precipitò accanto a lui. Le lisce spirali azzurre erano percorse di graffi e abrasioni, ma il drago non sembrava gravemente ferito. Il suo allenatore gli toccò la guancia con la mano, così preso dall'ansia e dal sollievo da non notare il luccichio argenteo che ora accendeva il marchio sul suo palmo. - Grazie al cielo non ti sei fatto niente, per un attimo mi sono davvero preoccupato. -
Dragonair alzò il capo, fissando qualcuno alle sue spalle. 
- Ehi, state bene? -
Lance si voltò. Dietro di lui era comparsa una ragazza all'incirca della sua stessa età, sui sedici o forse diciassette anni. Attorno al suo bel viso a cuore spiovevano lunghissimi capelli castani, lisci come spaghetti, che ricadevano fino alla vita in una lucente cascata bronzea. Sotto la giacchetta aperta s'intravedeva un'aderente maglia azzurra, dallo scollo a V, e sotto una gonna a mezza coscia. Alle mani portava mezziguanti che le coprivano solo il mignolo e l'anulare, e legata alle spalle aveva una sacca elasticizzata blu elettrico. Scarpe da ginnastica bianche e rosse (parzialmente coperte da scaldamuscoli arrotolati al ginocchio) completavano l'abbigliamento.
- Sì, grazie dell'aiuto - borbottò Lance, richiamando Dragonair nella sua pokeball. Non sapeva chi fosse quella tipa, tuttavia verso di lei provava già uno strano misto di gratitudine e risentimento, perché, se da un lato aveva salvato il suo Dragonair, dall'altro aveva indubbiamente infangato la sua reputazione di Domadraghi. Cos'avrebbe raccontato, una volta che fosse tornato ad Ebanopoli? Che se era vivo lo doveva ad un insignificante Pokemon insetto?
- Da queste parti i Pokemon hanno preso a comportarsi in modo strano - osservò lei, avvicinandosi. - Ho tagliato per la dorsale partendo da Kanto, ma laggiù la situazione era perfettamente sotto controllo. Sembra che gli Onyx, i Graveler e i Geodude siano impazziti solo in questa zona. -
Lance la guardò con maggiore attenzione. - Per 'impazziti', intendi quella roba degli occhi rossi e del fatto che aggrediscano la gente a vista? -
- Già. Temo che la loro improvvisa trasformazione non sia affatto naturale. - Il Beautifly beige le si appoggiò con delicatezza su una spalla, battendo le ali di velluto per mantenere l'equilibrio. - A proposito, io sono Reason, Reason Elm di Albanova, e questa è la mia Beautifly. -
- Io mi chiamo Lance, di Ebanopoli. - Di umore leggermente meno cupo, Lance esaminò il Pokemon farfalla. - Non ho mai visto un Beautifly con questi colori, nemmeno nei libri. -
- Infatti è una cosa molto rara. - Reason accarezzò gentilmente la sottile proboscide della creatura. - Ed è proprio quest'alternanza cromatica a renderla così speciale. In sei anni di viaggi, non ho mai trovato nessun altro Beautifly singolare quanto lei, né ad Hoenn, né in nessun altra regione. E' unica, proprio come i suoi compagni. - Con la mano libera indicò l'ordinata fila di pokeball agganciate alla cintura. - Sto facendo una ricerca sui Pokemon di questo genere. In volgo li chiamano Pokemon Shiny, e si dice che crescano più sani e più forti dei loro simili. Voglio scoprire se è vero o no, e quali siano i fattori che causano il mutamento in Shiny, e se ci sono elementi che ne possano favorire la diffusione. -
- Che figata - commentò Lance, sinceramente interessato. - Non ho mai visto uno Shiny, prima d'ora... o meglio, non ne avevo mai visti prima del tuo Beautifly. -
- Non è facile trovarli - ammise Reason. - Il che li rende ancora più affascinanti, perché combinano insieme rarità, bellezza e forza. E' uno dei motivi per cui nei contest vanno pazzi per loro... e, tra parentesi, nei contest di solito mettono in palio delle belle sommette. Non sarebbe male avere qualche soldo in più per finanziare la mia ricerca. - Lo guardò dalla testa ai piedi. - E tu, piuttosto? Sei un Domadraghi, questo è chiaro, anche se del vostro Clan ho solo sentito parlare. E' vero che i ragazzi che vogliono diventare Domadraghi devono trascorrere un'ora intera seduti sotto una cascata in piena notte? -
- Fa parte della seconda prova della Tripletta, ma non è così terribile come sembra... beh, insomma, proprio uno spasso non lo è, però non è neppure insopportabile. -
Per la verità, quella dolente notte di tre anni prima era ancora uno dei suoi incubi più ricorrenti. Impossibile dimenticare il gelo pungente che gli divorava le ossa, o la sensazione che mille spine di ghiaccio gli stessero perforando la carne. 
Reason pareva impressionata dalla rivelazione, e ora lo fissava più apertamente,  come studiandolo. Ad un primo impatto, Lance aveva pensato che avesse gli occhi neri, ma ora che la guardava meglio notò che erano invece di un blu scurissimo, il colore del cielo notturno.
- Comunque, al momento il mio obiettivo è Mogania - si sentì in dovere di aggiungere lui, visto che Reason l'aveva messo al corrente dei propri piani. - Ho intenzione di ottenere tutte le medaglie di Johto ed entrare nella Lega, e dato che ci sono non mi dispiacerebbe spodestare il Campione. S'è tenuto stretto il suo titolo per troppo tempo, credo che sia ora di fargli chiudere baracca. -
Reason lo guardò scettica. - Sono solo belle parole o sei davvero convinto di poter arrivare alla Lega? -
- Non è che sono convinto - ribatté Lance. - Ci arriverò e basta, punto. - 
Reason sorrise, e il Domadraghi seppe di essersi guadagnato la sua approvazione.
- Molto bene, mi piacciono le persone decise. A proposito, signor Campione, visto che anch'io sono diretta a Mogania ti spiacerebbe se ti accompagnassi, almeno per un piccolo tratto? Preferirei attraversare la Via Gelata con qualcuno, anziché da sola, e immagino che un abitante di Ebanopoli la conosca abbastanza bene. -
Lance ci rifletté su. Tutto sommato, la prospettiva non gli dispiaceva.
- Sottolinea quell''abbastanza', affare fatto. -


_________________________________


Il titolo l'ho parzialmente tratto da 'Butterflies and hurricanes', la canzone dei Muse. Bellissima *.*

Et voilà, Reason, la nostra co-protagonista. Come suggerisce il nome, probabilmente è l'unico personaggio ragionevole partorito dal mio insano cervello. E' ispirata a Leaf/Blue, la protagonista femminile di RossoFuoco/VerdeFoglia (nel videogame) e la ex ladra amica di Red e Green (nel manga).

 Grazie Elettroshock99 e Verox_XVIII per i graditissimi commenti :-)

Bacio,
- Flames

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Capitolo 4
*** Incubi e Visioni ***


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-Incubi e visioni-


Galleggiava, di nuovo sospeso in quella strana sfera oscura, ma stavolta c'era qualcosa di diverso... stavolta il sogno sembrava in qualche modo più chiaro, più nitido, come se la nebbia tenebrosa che lo aveva velato si fosse silenziosamente dissipata. Quel buio senza fine non era più così opprimente.
- Bentornato, Custode. -
Il ragazzo alzò lo sguardo. La Sagoma era accanto a lui, più grandiosa e imponente che mai, e così vicina che avrebbe potuto toccarla semplicemente alzando una mano. Scrutandola bene, però, si aveva l'impressione di poter finalmente distinguere qualcosa... un paio di ali immense, un collo slanciato, un paio di occhi di zaffiro incastonati in una testa triangolare.
- Tu sei... una specie di drago. - Una sarcastica voce interiore si complimentò con lui per l'arguzia delle sue osservazioni, ma lui non vi badò. - Ma chi sei, esattamente? -
La Sagoma socchiuse le palpebre. - Io sono lo spirito da te custodito, l'Anima nell'Anima, l'altro Essere che riposa in fondo al tuo subconscio. -
- Ah, ora è tutto chiarissimo, grazie - ironizzò il ragazzo. - Scusa tanto, ma se quello che dici è vero, cosa ci fai nel mio subconscio? -
- Ingenuo... - La Sagoma abbassò la testa fino a quando le sue pupille non furono alla stessa altezza di quelle del ragazzo. - Io sono sempre stato dentro di te, fin dal giorno in cui sei venuto alla luce. E' stato Galahad stesso a rilasciarmi, affinché potessi intrecciare le corde della mia anima al tuo fresco corpo di neonato e risorgere all'interno di una nuova vita. -
- Galahad? Intendi mio nonno? -
- Sì, Galahad, l'ex Custode. Sapeva che il Disertore lo stava braccando e che prima o poi l'avrebbe individuato, e sapeva anche che la propria sconfitta avrebbe definitivamente messo in ginocchio l'ordine già decadente dei Custodi. Ero dentro di lui, all'epoca, e percepivo quanto bruciasse dal desiderio di affrontare il Disertore faccia a faccia, ma non poteva osare nulla di avventato: il Disertore era troppo potente, e Galahad doveva accettare il fatto di essere ormai vecchio e di non possedere più il vigore del giovane guerriero che era stato. Avere un animo saldo e virtuoso non era più sufficiente. - Le iridi scure scintillarono di un'emozione cupa, inesprimibile.- Fu per questo che prese la sua decisione, per quanto difficile e dolorosa: scelse di staccarmi da sé e caricare il proprio destino sulle spalle di colui che amava più di qualsiasi cosa al mondo... le tue spalle, Custode. -
- Me? - Il ragazzo s'indicò, stupito. - Perché? -
- Perché eri l'unico, a parte Galahad stesso, ad avere la giusta predisposizione spirituale. Era come se il resto dell'umanità fosse fanghiglia, e voi due le uniche fonti di acqua pura: eravate voi a chiamarmi, voi e nessun altro. - La voce psichica si addolcì un poco. - Galahad non avrebbe mai voluto che fosse suo nipote ad ospitarmi. Se potesse, probabilmente sacrificherebbe la propria vita pur di salvaguardare la tua. -
Il ragazzo abbassò le palpebre. Tutta quella storia gli suonava assurda, eppure una parte recondita di lui intuiva che era la verità.
- Perché non mi ha mai detto niente? - chiese infine.
- Perché era necessario che fossi io a mostrarmi a te. Ho dovuto attendere sedici anni prima che la tua anima fosse sufficientemente matura, ma ora sei pronto a ricevere me e i miei poteri senza rischiare un collasso mentale. -
- Non ci ho ancora capito niente... perché sei qui? Da dove vieni? Come accidenti hai fatto ad entrare in contatto col nonno? Cosa sono questi tuoi poteri? -
La Sagoma rimase in silenzio, ma al ragazzo parve di percepire un'ombra di sorriso mentre l'oscurità la cancellava poco a poco. Il ragazzo stavolta non cercò nemmeno di fermarla: esasperato e rassegnato, la guardò dissolversi lentamente come un ricciolo di fumo disperso dal vento.
- Me lo dirai, prima o poi... -

Lance sussultò come se un Pichu gli avesse appena dato la scossa. Per un istante rimase immobile, rigido come un tronco, ma si rilassò non appena vide lo scintillio del cielo oltre l'ingresso della gola in cui si erano accampati. Era una notte limpidissima, quel particolare tipo di notte in cui le stelle sembrano incendiare l'intera volta celeste. Se avesse voluto, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a distinguere ogni singola costellazione. L'alba non era che un alone spettrale all'orizzonte, una sottilissima linea madreperlacea ancora troppo fioca per spezzare il buio.
In condizioni normali Lance si sarebbe girato dall'altra parte e avrebbe continuato a dormire, ma non in quel momento. Si sentiva fresco e riposato, sveglissimo, come non gli succedeva da mesi. Conosceva quella benefica lucidità mentale: era quella emanata dal suo marchio quando era eccezionalmente spaventato o nervoso. Si guardò la mano, e vide che la linea argentea brillava di un chiarore tenue, rassicurante.
Qualcosa frusciò dietro di sé.
- Ciao, Dragonair - mormorò piano, mentre il drago bianco e azzurro, lasciato di guardia insieme alla Beautifly di Reason, gli appoggiava il muso sulla spalla in segno di saluto. Il ragazzo dai capelli rossi gli passò affettuosamente un dito sulla guancia, poi sollevò il palmo marchiato davanti a sé in modo che anche il Pokemon lo potesse vedere. - Non capisco cosa stia accadendo... chi sia realmente quella Sagoma, o cosa significhi questo cavolo di Marchio. Sospetto che tra loro ci sia un qualche tipo di connessione, anche se non capisco di quale natura. -
Vorrei aiutarti, ma nemmeno io posso capire.
Lance sollevò la testa di scatto. Gli era parso di sentire come una voce, una voce delicata come il rintocco di campane dorate, ma nelle vicinanze non c'era nessuno... nessuno a parte Reason, che però stava pacificamente dormendo dal lato opposto del loro piccolo bivacco.
Dragonair mugolò sommessamente.
- Devo avere le allucinazioni - bisbigliò il suo allenatore, scostandosi di dosso la coperta del sacco a pelo e alzandosi in piedi per sgranchirsi un po' i muscoli. Faceva piuttosto freddo, ma avevano scelto un buon posto per riposarsi: si trattava di una gola poco profonda, riparata da massicce pareti di roccia, lontana poche centinaia di metri dalla Via Gelata. In verità, Lance aveva pianificato di raggiungere e superare la Via nello stesso giorno, ma lui e Reason avevano tardato a causa di altri tre assalti da parte di Geodude e Graveler, e una volta persino di un Golem. Perlomeno non erano comparsi altri Onyx... Lance ricordava fin troppo vividamente lo scontro di quella mattina, e soprattutto ricordava l'orribile momento in cui aveva davvero creduto che Dragonair fosse spacciato.
Si voltò verso Reason. La ragazza se ne stava a poca distanza da lui, accoccolata nel suo sacco a pelo azzurro, il torace che s'alzava e s'abbassava in un respiro calmo e regolare. I lunghi capelli castani erano sparpagliati sul cuscino come foglie d'autunno, mentre la sua Beautifly, posato accanto a lei, vegliava sul suo sonno con pacata discrezione.
Grazie, pensò Lance. Oltrepassò il loro falò improvvisato (ormai ridotto ad un mucchietto di ceneri fumanti) e si diresse verso l'apertura del temporaneo rifugio. Per fortuna quella notte non c'erano state altre aggressioni, ma l'immagine di tutti quei maligni occhi rossi non accennava ad abbandonarlo. Chissà cos'era successo, a quei Pokemon, cosa avesse iniettato in loro tanta rabbia.
E poi c'era ancora la questione della Sagoma. Lance non aveva ancora compreso chi fosse, perché fosse lì o in cosa consistessero i poteri di cui aveva parlato. Non sapeva ancora nulla nemmeno del Disertore, a parte il fatto che probabilmente era uno psicopatico omicida intenzionato a prendersi il suo scalpo. Un nemico potente, a sentire la Sagoma: se neppure Galahad aveva potuto fronteggiarlo a carte scoperte, significava che Lance avrebbe dovuto stare doppiamente attento. Il ragazzo maledisse tra sé e sé il nonno, per averlo scaraventato in quella situazione senza fornirgli il minimo preavviso; un secondo dopo, pregò che qualunque cosa accadesse lui e Sandra rimanessero al sicuro.

Nonostante avesse i polsi strettamente legati ai braccioli della sedia - così stretti che minuscole goccioline di sangue cominciavano a stillare lungo le corde - Galahad rimase perfettamente immobile, a testa alta, un'espressione di gelida dignità sul volto tumefatto. Un lungo taglio rosso gli solcava la guancia rugosa e aveva un occhio così pesto che faticava ad aprirlo, ma ciò non gli impediva di fissare il suo tormentatore con sguardo fiero e carico di disprezzo. E difatti, malgrado Galahad fosse anziano, immobilizzato e alla sua totale mercé, il ragazzo che l'aveva legato doveva fare un grosso sforzo per nascondere il suo disagio.
- Cosa ti hanno promesso? - domandò Galahad all'improvviso. Ogni sua sillaba grondava disgusto. - So chi ti ha mandato e posso ben immaginare per quale motivo, quello che voglio sapere è cosa ti hanno promesso per piegarti alla loro volontà. Quanti anni hai, diciotto, diciannove? I giovani della tua età dovrebbero girare il mondo e divertirsi, non restare invischiati nei conflitti tra vegliardi. -
- Sta' zitto - ribatté il ragazzo in tono mordace. - Cosa mi hanno promesso non sono affari tuoi. -
Calciò via un pezzo di mobilio finitogli tra i piedi e si piantò davanti a Galahad. Il cappuccio gettato all'indietro rivelava capelli argentei lunghi fino alle spalle e penetranti occhi del colore dell'acciaio. Era un ragazzo che probabilmente in altre circostanze avrebbe strappato più di un sospiro femminile.
Lui e la sua compare erano arrivati la notte dopo la partenza di Lance, veloci e silenziosi come folate di un vento oscuro. Avevano sorpreso lui e Sandra nel sonno e avevano fatto scempio della casa. Bastava guardare quella stanza: non c'era un solo oggetto che non fosse sporco o spezzato, e sul pavimento di legno era sparpagliato un vero e proprio cimitero di frammenti di vetro, schegge e imbottiture lacerate.
- Senti, vediamo di mettere le cose in chiaro - disse il ragazzo, impaziente. - Io adesso te lo chiederò cortesemente un'ultima volta, dopodiché il mio Scyther ti mozzerà una gamba e allora vedremo se la tua lingua si scioglierà o no. Dove avete nascosto il Custode? -
Gli rispose solo un silenzio pieno di freddezza.
- Smettila di fissarmi con quell'aria da belva ingabbiata e parla, vecchio idiota! -
Spazientito, il giovane strinse i denti e gli sferrò un violento ceffone col dorso della mano. La testa di Galahad scattò di lato, l'impronta rossa delle nocche stampata a fuoco sullo zigomo,  ma quando si volse di nuovo verso l'aggressore il vecchio aveva recuperato la sua granitica compostezza. 
Ormai giunto al limite dell'esasperazione, il ragazzo ringhiò. - O forse potrei ordinare a Scyther di tenere ferma quella tua nipote mentre le strappo i vestiti di dosso. Non si può certo dire che sia brutta, ed è sempre un piacere dare un morso a certi bocconcini, non trovi? -
- Lascia perdere, Sasha - ordinò una voce sottile ma autoritaria. Nel campo visivo di Galahad apparve una ragazza alta e formosa, molto bella, con una carnagione chiara come la porcellana e una vaporosa nuvola di riccioli azzurri lunghi fino a metà schiena. - Non sai quanto è cocciuta la gente di Ebanopoli? Puoi minacciarli, picchiarli, torturarli o anche ucciderli, ma quando si mettono in testa di custodire un segreto preferiscono portarlo nella tomba anziché svelarlo a degli estranei. I ricatti non funzionano con quelli come loro. -
La ragazza s'avvicinò alla sedia di Galahad a passi aggraziati. Quando si curvò verso l'Anziano, quest'ultimo si sentì le narici invase da un pesante profumo di cinnamomo, che gli ferì i polmoni come una pugnalata di miele. La ragazza rise piano, le labbra piene e rosse accostate all'orecchio dell'uomo.
- Gal, Gal - cantilenò con maligna dolcezza. - Sei carino a proteggere il tuo Custode fino alla fine, sai, è una cosa che rispetto proprio. Ma ho paura che i tuoi sforzi siano inutili, dato che l'abbiamo già localizzato! - Un'altra risatina. - Speravo che Sasha potesse cavarti qualche informazione in più, ma tutto sommato non sarà necessario. Comincia pure a pregare per lui, Gal, e non preoccuparti... ti prometto sul nome del mio signore che non sentirà nulla. Risolveremo questa spiacevole faccenda in modo rapido e indolore. -
Galahad rimase paralizzato. La paura gli affondò i suoi artigli di ghiaccio nel ventre.
- E' una menzogna! - tuonò, mascherando a stento l'angoscia.
- Hai la brutta abitudine di trascurare un po' troppo i poteri del Maestro - lo derise la ragazza, raddrizzandosi e avviandosi verso la porta. - Andiamocene, Sasha, con questo qui abbiamo finito. Non vale nemmeno la pena di ammazzarlo. - Si girò con le dita sulla maniglia e spedì un bacio all'Anziano. - Tanti saluti dal Team Sancta, caro Gal. -

Sasha e la sua compare si erano appostati a poca distanza dall'abitazione di Galahad, che ora tenevano attentamente sotto controllo. Le loro figure scure si confondevano, ombre tra le ombre, mimetizzati com'erano tra i blocchi di granito e le macchie dei cespugli. Solo il loro soffocato litigio tradiva la loro posizione.
- Avevi detto che era lui! - sbottò Sasha.
- Il Maestro era convinto che fosse Galahad - replicò la ragazza in tono piccato. - Che ne sapevo io che quel vecchio bastardo aveva trasferito l'Anima? -
- Avresti dovuto prevederlo! -
- Oh, chiudi il becco. Tanto per cominciare, tu ora non dovresti neppure essere qui, perché non sei a caccia della Custode di Ho-Oh? -
- Perché volevo assicurarmi che riuscissi a mettere le mani sull'altro Custode, e a quanto pare è stata un'ottima idea. Dov'è la ragazza? -
- La nipote? E' nella sua camera, legata pure lei, ma come pianificato mi sono permessa di lasciarle i nodi molto larghi. E ormai anche il Paralizzante avrà smesso di fare effetto, scommetto che s'è già liberata. - Riccioli Azzurri si ravviò casualmente un boccolo a lato della testa, e Sasha sbuffò piano.
- E pensi davvero che il vecchio si lascerà attirare in una trappola così banale? -
Fece appena in tempo a finire la frase che da dietro la casa si levò un imponente drago del colore del miele: la creatura sbatté le ali, piuttosto piccole per un corpo così robusto, e con un guizzo di scaglie splendenti scomparve tra le basse nubi.
- A quanto pare sì - disse la ragazza compiaciuta. - Il vecchio vorrà pure avvertire il suo adorato Custode che non è più al sicuro, vero? E se i miei calcoli sono corretti, quel Dragonite ci porterà dritto dritto da lui. Forza, chiama il tuo Fearow: comincia la festa. -

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Ordunque... di questo cap non sono particolarmente sicura, ma ho voluto provare a postarlo lo stesso. Mal che vada mi bombarderete di uova e verdure marce xD
 
Grazie a ElettroShock99 e a nihil no kami =) per rispondere a Shock, Reason è ossessionata dagli Shiny perché è uno dei pochi argomenti a cui nessun professore dei videogame si è ancora interessato xD nihil, a te ho risposto via messaggio privato.


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Capitolo 5
*** Voci Oltre i Ghiacci ***


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-Voci Oltre i Ghiacci-


La Via Gelata era un vero e proprio labirinto di roccia e ghiaccio. Il terreno saliva e s'abbassava di continuo, in un eterno susseguirsi di fenditure e biforcazioni, e in diversi punti la strada si confondeva, dando l'impressione di stare girando in tondo. Di quando in quando, tra una svolta e l'altra, piccole corolle di stalattiti sbocciavano gocciolanti dal soffitto, simili a magici fiori calcarei. A tratti qualche fioco raggio di luce riusciva a penetrare il soffitto e rischiarava la Via, ma per il resto del tempo Lance e Reason dovettero affidarsi esclusivamente al bagliore emesso dalla coda di Charmeleon, che oltretutto spandeva anche un meraviglioso calore. Lo spettacolo del ghiaccio e dei filoni metallici scintillanti dietro la roccia era molto bello, tuttavia i due viaggiatori se lo sarebbero goduto forse di più se nell'arco di mezz'ora la temperatura non fosse bruscamente precipitata.
Benché stessero scendendo di quota rispetto alla Dorsale Argento, il gelo si faceva sempre più pungente. La tuta da Domadraghi isolava Lance piuttosto bene, ma lo stesso non si poteva dire di Reason: nonostante tremasse da capo a piedi, per un bel pezzo la ragazza aveva insistito che stava benissimo e che non aveva alcun bisogno di aiuto, e solo quando le sue labbra avevano cominciato a diventare blu aveva accettato che Lance le prestasse almeno il mantello.
- Avresti dovuto metterlo subito - la rimproverò Lance, dopo averglielo avvolto strettamente attorno alle spalle.
- N-n-non d-dire sciocchezze - balbettò lei, lottando per fermare il tremito alla voce. - Io s-sono p-p-perfettamente in f-forma, a N-Nevepoli faceva m-molto più f-f-freddo. -
- Okay, d'accordo, fatto sta che adesso stai congelando. -
- N-n-non è v-vero. -
Esasperato, Lance si scarmigliò i capelli rossi, già sufficientemente arruffati per conto loro. Sandra gli ripeteva sempre che era cocciuto, ma quella dannata ragazza aveva la testa ancora più dura di lui.
Sandra.
Scosse la testa, scacciandola a malincuore dai suoi pensieri. Ora aveva bisogno di concentrazione.
Era già stato alcune volte nella Via Gelata, ma solo nel tratto iniziale o tutt'al più a metà. Non si era mai spinto così lontano. Sarebbe riuscito comunque a trovare una via d'uscita, ne era convinto, ma Reason lo aveva anticipato sfoderando una macchinetta rosso fiammante, un PokeNav. Il chiarore verde emesso dal piccolo schermo rettangolare si rifletteva nei suoi occhi scuri, mettendo in evidenza il viso pallido e serio.
- S-secondo il P-PokeNav, ci t-troviamo nell'area s-s-sud-ovest della V-via - osservò debolmente. - Il che s-significa che d-dobbiamo continuare a m-muoverci v-verso ovest e s-se p-possibile salire verso n-nord. -
Il PokeNav includeva una bussola digitale. Seguendone le indicazioni, i due trovarono un passaggio molto alto ma dai lati ristretti, e vi s'insinuarono in fila indiana, Lance e Charmeleon in testa, Reason subito dietro. Camminarono per alcuni minuti, poi di fronte a loro si spalancò una caverna tanto gigantesca da poter comodamente ospitare l'intera Ebanopoli. I due ragazzi rimasero senza parole: non avevano mai visto nulla di simile. La caverna era costellata di cumuli rocciosi e pilastri naturali, simili ad alberi pietrificati, e contro la parete rocciosa si apriva una larga cascata argentea, che ricadeva gorgogliando in un fiumiciattolo sottostante. Guardandola, Lance s'illuminò: aveva già sentito parlare di quel posto, glielo aveva descritto Galahad.
- Questa è la grotta delle Grandi Cascate! - disse con entusiasmo, volgendosi verso Reason. - E' l'ultimo tratto che ci separa dall'uscita. Presto saremo fuori di qui, Ree! -
- 'Ree'? - Reason inarcò un sottile sopracciglio.
- Mi hanno detto che le Grandi Cascate sono piene zeppe di Sneasel, quindi faremmo bene a tenerci lontani dai loro nidi. Sono gelosissimi del loro territorio - continuò Lance con impazienza, ignorandola. - A meno che non ci capiti tra capo e collo un branco di Sneasel impazziti e desiderosi di farci a pezzi, s'intende. -
I due s'inoltrarono nella caverna. Era quasi come camminare in un bosco fossilizzato. A parte il mormorio dell'acqua corrente, l'unico rumore era quello dei loro passi, e il silenzio attorno a loro aveva un che di sinistro. In un paio di occasioni Lance ebbe l'impressione di scorgere grappoli di nidi tondeggianti, ma non era sicuro se si trattasse di tane di Sneasel o semplici sporgenze rocciose. Charmeleon camminava davanti ai due, tuttavia la sua coda non era più necessaria: il soffitto della caverna era solcato da numerose aperture, e la luce del sole filtrava più liberamente.
Motivo per cui sia Lance che Reason per poco trasalirono, quando il buio calò di colpo.
- O grande Arceus! - Reason alzò gli occhi, sbigottita. Un'enorme figura alata si era appoggiata al soffitto, oscurando le aperture. Tra uno squarcio e l'altro della roccia s'intravedeva uno scintillio di squame dorate. - Quello è un Dragonite! -
Un sordo boato squassò la caverna.
- E non un Dragonite qualsiasi - disse Lance, non senza una certa sorpresa. - Questo è Thuban, il Dragonite di mio nonno. Se è qui, vuol dire che è successo qualcosa di grave! Diamoci una mossa e usciamo, forza. -
Guidati dal PokeNav, accelerarono il passo. Mentre camminavano percepivano mille occhietti circospetti puntati su di sé, ma per fortuna niente, né Sneasel né altro, venne loro incontro. Quando finalmente videro l'uscita (un antico portale naturale invaso dalla luce) Lance non poté che sorridere e Ree si lasciò sfuggire un leggerissimo sospiro di sollievo. Al di là di esso si stagliava una graziosa vallata punteggiata di pineti, su cui si rispecchiavano i rami verdi dei pineti.
Lance si concesse un momento per ammirare il paesaggio, dopodiché si volse verso il cielo.
- Thuban! - chiamò a voce alta.
Silenzio.
Lui e Ree si scambiarono un'occhiata perplessa, poi lui gridò più forte il nome del Dragonite.
Nulla da fare.
- Ma dove... - iniziò Lance, però fu subito interrotto da uno strillo acuto.
- No! No, ti prego, non uccidermi! -
A quella voce disperata fece eco un ruggito selvaggio, terrificante. Subito dopo dalla macchia di pini più vicina comparve una ragazza, intenta a correre a perdifiato come se fosse stata inseguita da chissà quale demone infernale... e in effetti, subito dietro di lei emerse un immenso drago dorato, pulsante di malvagità, le pupille dello stesso rosso cremisi del sangue fresco.
- Thuban - sussurrò Lance con un filo di voce.
- Lance! - Reason lo prese per una spalla. I denti non le battevano più, la sua espressione era calma e determinata. - Dobbiamo fare qualcosa, e subito. -
E seppure a malincuore, Lance acconsentì.
- Vai, Dragonair! -
- Forza Glaceon! -
Il ragazzo non ebbe tempo di osservare la delicata creatura felina appena chiamata da Ree. Notò solo che aveva un pelo lucente e bianco come la neve, poi dovette coprirsi il volto con una mano per proteggersi la vista da un abbagliante Geloraggio. Tenendo gli occhi coperti, urlò: - Dragonair, Fulmine! -
I due raggi, l'uno azzurro e l'altro giallo, colpirono Thuban contemporaneamente. Il Dragonite emise un lamento scomposto e indietreggiò, accovacciandosi a terra, ma era tutt'altro che sconfitto: un ringhio furibondo gli vibrava tra le zanne serrate, gli occhi sanguigni inchiodati su di loro.
La ragazza inseguita si nascose dietro Lance, ansimante e in lacrime. Appena in tempo.
- Protezione! - Dragonair proiettò una rapidissima barriera di fronte ai tre, e una frazione di secondo più tardi contro di essa esplose un violento Iper-raggio. Prima ancora che le scintille rossastre si fossero spente, il Glaceon di Reason, simile ad una folgore bianca, schizzò a tutta velocità verso Thuban.
- Gelodenti! - ordinò Ree. Il Glaceon balzò agilmente sul dorso del Dragonite e gli affondò i denti nella spalla, fino all'osso, facendo sprizzare rivoli di sangue denso e appiccicoso. Il ringhio di Thuban fu sostituito da un pianto straziato.
Se contrattacca adesso, ci ucciderà, pensò Lance, guardando quel corpo così grande e così carico di rabbia. Perdonami, Thuban.
- Dragonair... Extrarapido. -
- Finiscilo con un altro Geloraggio, Glaceon! -
Il secondo attacco combinato abbatté del tutto il Dragonite. Il colossale drago dorato rovinò pesantemente a terra, esausto, le ali che battevano debolmente contro la schiena piagata. Non c'era nient'altro da fare: rattristato, Lance scelse una ultraball e gliela lanciò contro, e Thuban scomparve in un lampo di luce rossa. 
- Lo rispedirò al nonno dal Centro Pokemon di Mogania - disse laconico, riponendo l'ultraball alla cintura, ma prima che potesse richiamare anche il suo Dragonair si ritrovò letteralmente avvinghiato tra le braccia della ragazza da loro salvata.
- Oh, grazie, grazie! - singhiozzò lei, stringendolo con foga. Leggermente imbarazzato, il Domadraghi le diede qualche goffa pacca sulla schiena, senza sapere bene cosa dire. Ci volle il più che eloquente colpo di tosse di Reason perché la ragazza si staccasse da lui. Nonostante le vesti sbrindellate e le gambe coperte di graffi, non si poteva negare che era bellissima: era alta e slanciata, con un décolleté esplosivo che lasciava ben poco spazio all'immaginazione, e il suo viso era un ovale perfetto, semplicemente incantevole, incorniciato da lunghi riccioli di un'esotica tonalità azzurra. I dolci occhi castani erano incatenati a quelli di Lance, pieni d'innocenza. 
Il Domadraghi spostò faticosamente l'attenzione su un ciuffo d'erba pallida ai suoi piedi.
- Ehm... sei ferita? - domandò, un po' impacciato.
- No, ed è solo grazie a voi. - La ragazza s'asciugò le lacrime e gli rivolse un sorriso radioso, bianchissimo. - Io sono Mion, di Amarantopoli, kimono girl e vostra eterna debitrice. Grazie ancora, davvero... Se non fosse stato per voi, quel mostro mi avrebbe uccisa. -
Lance s'irrigidì appena nel sentire definire 'mostro' Thuban, orgoglioso starter di Galahad e punta di diamante della guardia di Ebanopoli. Poi però ripensò al modo in cui il drago dagli occhi rossi s'era gettato all'inseguimento di Mion. Non poteva mandare giù l'idea che l'orgoglioso guardiano di Ebanopoli avesse tentato di uccidere una ragazza inerme.
Inerme e fantastica, si ritrovò a pensare Lance. Assomiglia un po' a Sandra.
Sì, quanto un Magikarp assomiglia ad un Milotic, sbuffò una voce sarcastica nella sua testa.
Cosa?!
Le uniche persone nelle vicinanze erano Reason e Mion (le quali, anche se Lance questo non lo notò, si stavano fissando a vicenda con aria parecchio bellicosa). Il ragazzo cominciò a chiedersi se lo stress non gli stesse giocando brutti scherzi. Cogliendo il suo disagio, Dragonair gli sfiorò gentilmente la schiena con la coda.
Sto impazzendo, Dragonair, pensò lui.
Io non la chiamerei pazzia se fossi in te. Preferirei definirlo... una specie di sesto senso.
E la voce nella sua testa gli rispondeva anche!
- Lance? Stai bene? - gli chiese Ree in tono preoccupato.
- Lance... - Mion lo scandì lentamente, sensualmente, come gustandosi ogni lettera. - Bel nome, Lance. Suona così cavalleresco e al tempo stesso così, ah, piccante... -
- Lance non è piccante, non parlare di lui come se fosse un piatto di nachos - ribatté la castana infastidita. - A proposito, tu cosa ci fai ancora qui? Ora che ti abbiamo impedito di essere scannata puoi pure procedere per la tua via. -
- Veramente ero venuta per esercitarmi - disse Mion, lanciando a Reason un'occhiata velenosa. - Stavo giusto per tornare indietro quando quel bruto di un drago è spuntato fuori e ha messo K.O. il mio povero Jigglypuff. Ho paura a girare da sola, adesso... vorrei tanto che qualcuno mi scortasse di nuovo in città... -
- Non guardare noi - ribatté Reason, ma nello stesso istante Lance esclamò: - Sarà un vero piacere! -
Stupidi uomini imbottiti di testosterone, pensò Reason piccata, richiamando Glaceon nella sua pokeball.
Nel frattempo, Mion stava sorridendo tra sé e sé. Il suo piano aveva funzionato alla grande! Ora doveva solo augurarsi che quella testa quadra di Sasha non commettesse qualche errore cruciale. Se tutto fosse andato liscio, presto avrebbero avuto in pugno il Custode.



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Finito anche questo capitolo. Niente da dire, mi diverto xD
Grazie Elettroshock99 ^^ Sandra è un'ombra sempre presente, che Lan lo voglia o meno, e ogni tanto rispunta fuori anche lei. Grazie anche a tutti coloro che hanno enumerato la storia tra le seguite, le ricordate o lo preferite ^^

Thuban è la stella alfa della costellazione del Drago. Per lo starter di un Anziano ho pensato che ci volesse un nome antico e altisonante, e questo mi piaceva. Scusatemi se taglio corto ma sono proprio a pezzi ^^"

Bacio,
- Flames

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Capitolo 6
*** Clear Mind ***


forgottentales
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-Clear Mind-


- Certo che l'abbonamento della sfiga non scade proprio mai! -
Reason, intenta a sfogliare le voluminose pagine di un quotidiano locale, alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Lance crollare a peso morto sulla poltrona più vicina. Avevano raggiunto il Centro Pokemon circa mezz'ora prima, e come prevedibile Mion era subito corsa nella camera a lei assegnata per godersi un bel bagno caldo. Reason aveva seriamente valutato di riempirle la stanza di Velenpolvere, chiudercela dentro e ingoiare la chiave: si conoscevano da meno di un giorno, e già non la sopportava più.
- Non sei ancora riuscito a metterti in contatto con Galahad, vero? - chiese la castana, ripiegando il giornale.
Lance scosse la testa. - Niente da fare. Sembra che il trasmettitore del Centro di Ebanopoli sia fuori uso. -
- Certo che è strano. Ogni singolo Centro dispone di alimentatori particolari, fatti appositamente per evitare di restare senza energia durante i black out. A rigor di logica, anche ad Ebanopoli dovrebbe esserci un sistema simile. -
- C'è, infatti. - Lance si rabbuiò. - La faccenda puzza di bruciato, Ree. Di solito, quando il nonno spedisce in giro Thuban è per consegnare missive importanti, di massima urgenza o top secret. Comincio a pensare che ad Ebanopoli ci siano dei problemi. -
Reason si riavviò una ciocca dietro l'orecchio. - Sì, lo credo anch'io. In caso contrario dubito che Galahad ti avrebbe inviato un corriere così ingombrante. Lui voleva che ricevessi un certo messaggio, e il più velocemente possibile, magari anche prima di arrivare a Mogania. -
- Già, ma la domanda è: quale messaggio? -
I due si guardarono, ma nessuno disse niente. L'interrogativo senza risposta rimase sospeso nell'aria, come un acre profumo, impossibile tanto da ignorare quanto da scacciare.
Quella sera, il Centro Pokemon appariva deserto, eccezion fatta per loro stessi, la Chansey di turno (l'infermiera Joy si era ritirata nella sala operatoria) e un giovane che dimostrava appena un paio d'anni più di Lance. Il giovane, che aveva impercettibilmente drizzato le orecchie al nome di Galahad, non appena sentì scemare la conversazione si alzò in piedi e si diresse a passi decisi verso il divano di Lance e Reason. Bisognava dire che era proprio un bel ragazzo, alto e snello, con un che di aristocratico nell'incarnato chiaro e nei lineamenti fini. I suoi lunghi capelli verde smeraldo erano raccolti in una coda bassa, che ne accarezzava morbidamente la camicia fin quasi a sfiorare il bordo dei jeans scuri. Dalla cintura gli pendeva una specie di cubo, quella che in seguito Reason precisò essere una spugna di Menger.
- Non era mia intenzione origliare, ma mi è capitato di sentire qualche frammento dei vostri discorsi - disse il giovane. - Mi pare di capire che conoscete l'Anziano Galahad? -
- Direi proprio di sì, visto che è mio nonno - rispose Lance. - E tu sei...? -
- N... Niall - si corresse quasi subito il giovane. - Potete chiamarmi Niall, vengo da Mistralopoli. -
- Lance, di Ebanopoli. -
- Reason, di Albanova. Mistralopoli è a Unima, giusto? -
Niall annuì. - Ho dovuto compiere un lungo viaggio per arrivare fino a Johto, e l'ho fatto anche e soprattutto per Galahad. Sapete dirmi dove posso trovarlo? Ho veramente bisogno dei suoi consigli. -
- Siamo in due, allora - disse mestamente Lance. Gli raccontò delle difficoltà incontrate nel cercare di contattare Ebanopoli. 
- D'accordo, significa che dovrò andare a Ebanopoli di persona - concluse Niall imperturbabile. - Non sarà un problema, è un'eventualità che avevo già considerato. Grazie dell'informazione. -
- Ma se vai ad Ebanopoli... - Lance s'illuminò. Forse Niall avrebbe potuto indagare e fargli avere notizie fresche.
- Ma non partirò prima di domani pomeriggio - puntualizzò Niall. - Ho ancora delle faccende da sbrigare, qui a Mogania. -
Si udì un leggero scampanellio, e dalla sala operatoria apparve l'infermiera Joy. Spingeva una larga barella a quattro ruote, sulla quale giaceva un grosso Pokemon nero e rosso dal muso volpino, con le zampe e il dorso ricoperti di bende. Il viso di Niall si trasfigurò: la sua espressione tranquilla e distaccata si sciolse, cedendo il posto ad un affetto e una preoccupazione senza pari.
- Zoroark! - esclamò, correndo verso la barella. - Come ti senti? -
Il Pokemon sollevò debolmente la testa, strofinando il naso contro la mano del giovane.
- Ha avuto giorni migliori, ma si rimetterà presto - assicurò l'infermiera Joy, rivolgendogli un sorriso stanco. - Tutto quello di cui ha bisogno è di un po' di relax. Per qualche tempo evita i combattimenti e cerca di farlo riposare il più possibile. -
- Lo farò, grazie mille. -
Niall inglobò il suo Zoroark in una ultraball. Lance notò che maneggiava la sfera con estrema cautela, come se fosse stata una bomba pronta a esplodere da un momento all'altro... o come se non fosse abituato ad usarle. 
Erano da poco passate le nove. Lance, Reason e Niall consumarono insieme una cena leggera al Centro e passarono il resto della serata a chiacchierare animatamente, raccontandosi avventure ed esperienze ed evocando i propri sogni per il futuro. Reason mostrò ai compagni alcuni degli appunti di cui era più gelosa, quelli relativi all'allevamento dei Pokemon Shiny, mentre Niall descrisse Unima e la sua varietà di magnifici paesaggi. Il ragazzo dai capelli verdi era un tipo aperto e diretto, senza troppi peli sulla lingua, e ben presto si attirò le simpatie di Lance.
L'unico argomento di cui Niall era riluttante a parlare era il proprio passato. Non disse una parola sulla sua casa o sulla sua famiglia, se non le cose più generiche. Lance, attratto dal mistero come una falena lo è dalla fiamma, fece per cominciare a bombardarlo di domande, ma una dolorosa gomitata nelle costole da parte di Reason lo indusse a spostare invece il discorso sugli strani Pokemon dagli occhi rossi comparsi sulle montagne. Avevano appena cominciato a discuterne quando arrivò Mion, come suo solito bella da mozzare il fiato, i luminosi riccioli azzurri fluttuanti sulle spalle esili. Con un vellutato 'Buonasera', la ragazza ancheggiò fino al loro divano e andò a sedersi con grazia sul bracciolo della poltrona di Lance, dopodiché cominciò a passargli lentamente una mano tra i capelli.
- Si può sapere cosa stai facendo, di grazia? - sbottò Reason.
- Lance-chan ha dei capelli così soffici - disse Mion.
Lance assunse la colorazione di un estintore. - Mion, per favore, smettila. E non chiamarmi 'chan'. -
- Come desideri... Lance-chan. -
Proprio in quel momento, il PokeNav di Reason squillò. La castana dipanò subito una sottile cuffia e se ne infilò l'estremità nell'orecchio.
- Pronto? ... Oh, professor Even! - Rimase in ascolto per un po', annuendo di tanto in tanto, poi i suoi compagni la videro impallidire di botto. - Oddio, ma è un disastro... no, non possiamo arrischiarci a perdere altro tempo, domattina mi precipito subito da lei! Sì, d'accordo. Davanti al Lago d'Ira. Certamente, non mancherò. - Riattaccò il telefono. - I Gyarados del Lago sono impazziti, proprio come i Geodude e gli Onyx della Dorsale Argento. Io e il professor Even andremo a ispezionare i dintorni del lago e cercheremo di limitare i danni. Se necessario faremo evacuare l'area. -
- Come se non ci fossero già abbastanza casini! - sbuffò Lance. - Okay, domattina vengo con te. -
- Non serve. Sia io che il professore ce la caviamo piuttosto bene, e tu hai un capopalestra da battere. -
Lance e Reason si guardarono. Nessuno dei due abbassò gli occhi.
- Senti, vedrò di battere in fretta quell'Alfredo e poi correrò subito a darti man forte, che tu lo voglia o no. Non mi piace l'idea che tu e un vecchio affrontiate da soli un branco di Gyarados inferociti. -
- Io sono più forte di quanto credi, e il 'vecchio', come lo chiami tu, è il massimo esperto di Pokemon Ghiaccio e Acqua - precisò Ree. 
- Come vuoi, ma io ci sarò comunque. -
- Non preoccuparti, Lance-chan - intervenne inaspettatamente Mion. - Andrò io con lei, sono piuttosto brava a combattere. -
Silenzio.
Nei volti dei presenti sfrecciarono incredulità e stupore, ad eccezione di Niall, che si limitò a rivolgerle uno sguardo interrogativo.
- Ecco, questa non credo che sia una buona idea - scandì Reason. - Abbiamo già avuto occasione di saggiare le tue abilità in combattimento, e scusa tanto, ma preferirei non essere costretta a badare anche a te. Sarà meglio che tu te ne stia qui buona buona e che cerchi di non combinare disgrazie... il che per te è già un compito piuttosto impegnativo.-
Mion la guardò in cagnesco. - Di che disgrazie stai blaterando? -
- Oh, aspetta... forse del fatto che ci hai attirato addosso un Dragonite furibondo?! - fece Reason sarcastica.
- E' stato un incidente! E poi quel bestione mi ha colto di sorpresa, altrimenti le cose sarebbero andate diversamente - disse Mion irritata. - Tornando al discorso iniziale, dimmi: vuoi riportare il sedere a casa o preferisci essere fatta a pezzi da un Gyarados? Hai bisogno di me. -
- Sì, ho proprio bisogno di una che come minimo se la darà a gambe non appena vedrà una sola squama di Gyarados! -
- Calmatevi, voi due - si frappose Niall in tono serio. - Azzannandovi a vicenda non risolvete nulla. Se posso darti un consiglio, Reason, accetta il suo aiuto: non dovrete stare insieme a lungo, solo il tempo necessario per aiutare il professore. Poi nessuno vi obbligherà a vedervi, se voi non vorrete. -
Allora non sapeva che si stava sbagliando, e di grosso.

La palestra di Alfredo era ampia e rettangolare, e gelida come un blocco di ghiaccio. Il campo su cui si sarebbero sfidati i duellanti era di dura pietra, con il disegno di una pokeball bianco gesso calcato nel mezzo.
- Osservala - mormorò Niall.
- Cosa? - chiese Lance.
- La palestra. Osservala con attenzione. -
Lance obbedì. Aveva afferrato cosa l'altro volesse dire. Niall aveva deciso di assistere al suo scontro, prima di fare incetta di iperpozioni e dirigersi verso Ebanopoli. La sua presenza in qualche modo tranquillizzava Lance: quel ragazzo dai capelli verdi infondeva un profondo senso di equilibrio.
Il Domadraghi studiò con cura la palestra, cercando gli aspetti dell'ambiente da sfruttare a suo vantaggio e quelli invece che avrebbero potuto ritorcerglisi contro. Prese atto dell'aria gelida, che avrebbe di certo favorito i Pokemon Ghiaccio di Alfredo, mentre avrebbe invece reso più problematico il respiro dei suoi draghi. Il terreno ben solido invece riduceva l'attrito e facilitava i movimenti, ma la sua durezza avrebbe potuto essere micidiale se combinata ad un urto violento.
- Il Capopalestra, Alfredo di Mogania, si prepara a fronteggiare lo sfidante, Lance di Ebanopoli - gracchiò l'altoparlante.
Dalla parte opposta della stanza si udì un cigolio, e una porta scorrevole scivolò di lato. Si fece avanti un uomo sulla sessantina, con il volto sottile e rugoso e corti capelli brizzolati. Il suo sguardo scuro e indagatore colpì Lance con la forza di un dardo.
- Due contro due - esordì, senza troppi giri di parole. Nonostante l'aspetto decrepito, aveva una voce sorprendentemente chiara e incisiva. - Il primo a cui cedono entrambi i Pokemon è sconfitto, e in caso di pareggio è come se lo sfidante avesse perso. Ci sono domande? -
- Nessuna - rispose Lance, scegliendo le sue pokeball.
Alfredo annuì e prese le proprie. - Meglio così, ragazzino, detesto le ciance. Dewgong, Piloswine, andate! -
Nella sua metà di campo atterrarono due creature, una simile ad una foca argentea e l'altra ad un suino senza zampe completamente ricoperto di pelo marrone.
Lance strinse i denti. Quel Dewgong proprio non ci voleva: il suo pericoloso mix di acqua e ghiaccio poteva essere devastante per entrambi i suoi Pokemon.
- Forza Dragonair, Charmeleon! -
I due draghi comparvero in un lampo di luce rossa.
- Dragonair, attacca Dewgong con Extrarapido! Charmeleon, arrostisci un po' quel Piloswine con un bel Lanciafiamme! -
Alfredo stirò le labbra in una specie di sottilissimo sorriso. - Non essere troppo precipitoso, ragazzino, fretta e ingenuità vanno a braccetto. Piloswine, Nube! -
Una densa nube grigiastra si spanse dalle narici del Piloswine, avvolgendo se stesso e il Dewgong in una massiccia muraglia fumogena. Il Dragonair di Lance esitò, incerto se gettarsi comunque alla cieca; Charmeleon spalancò la bocca e sparò un Lanciafiamme, che però taglio la nube senza colpire nessuno dei due avversari.
- Bora e Raggiaurora! - comandò Alfredo.
Due velocissimi raggi sferzarono l'aria frigida della palestra, l'uno azzurro pallido, l'altro opalescente, investendo Dragonair e Charmeleon con fulminea precisione. Charmeleon arretrò tra sibili infastiditi, senza riportare particolari danni da quella mossa di Ghiaccio, ma quello che Dragonair lanciò fu un vero e proprio urlo mentale, che trapassò le barriere psichiche di Lance e riverberò nelle sue ossa come una dolorosa scarica elettrica.
- Dragonair! - gridò Lance allarmato.
Dragonair sollevò fieramente il collo, fissando il Dewgong nemico con muto disprezzo.
Non preoccuparti, Lance, sto bene.
Lance sbarrò gli occhi. Sacro Arceus, ma allora sei tu!
No, sono l'Anziano in carriola. Certo che sono io, chi accidenti pensavi che fosse? Dragonair emise uno sbuffo leggero, ironico, ma il ragazzo fu certo di essere stato il solo a notarlo.
Beh, potevi dirmelo che quella voce mentale era la tua, pensavo di essere ammattito del tutto, si lamentò. Se non ti spiace, comunque, possiamo continuare questa conversazione più tardi? E' una roba affascinante e m'incuriosisce parecchio, ma ora abbiamo uno scontro da vincere.
Naturalmente.
Lance prese un respiro profondo. Quel breve scambio di battute era durato all'incirca tre secondi, ma l'aveva profondamente turbato. Abbassò istintivamente le palpebre, e il mondo attorno a lui cambiò: anziché vedere tutto buio, come si sarebbe aspettato, scorse attorno a sé diverse figure fiammeggianti, cinque di fronte a lui e una alle proprie spalle. La figura più vicina emanava il sentore di Dragonair, e Lance sentì che sarebbe bastato sporgersi, inclinare leggermente la propria coscienza verso l'esterno per poterne sfiorare lo spirito...
Incredibile, davvero incredibile.
Ad ogni modo, ci avrebbe pensato dopo.
- Dragonair, Ventogelato! Spazza via quella foschia! -
Sempre tenendo gli occhi chiusi, percepì crescenti ondate di energia vibrare attraverso il corpo serpentino di Dragonair, per poi essere proiettate in avanti in un getto selvaggio. Fu come una flessione psichica, un movimento immateriale, uno spettro allucinogeno. Generate dalla forza di volontà del drago, le ondate di energia squassarono ogni centimetro della sua pelle squamosa e si concretizzarono in taglienti folate di vento, che afferrarono la nube come mani invisibili e la strattonarono e lacerarono fino a quando questa non si dissolse.
E' il tuo momento, Charmeleon! Fuocopugno!
Lo pensò solamente, senza dire nulla ad alta voce, eppure seppe che le sue parole erano state perfettamente recepite, proprio come accadeva quando parlava con la Sagoma. Mentre la figura di Dragonair era azzurro-argentea, quella di Charmeleon era di un vivace rosso carminio. Fiamme dorate mulinarono attorno al suo braccio, poi questi corse verso il Piloswine di Alfredo e gli sferrò con tutte le sue forze un possente pugno infuocato. Piloswine gemette e vacillò, il suo fantasma scuro tremolò come il flebile chiarore di una candela.
Lance aprì gli occhi. Le figure di fiamma scomparvero, ma non il legame invisibile che lo connetteva a Dragonair e a Charmeleon.
- Piloswine, Bora contro Dragonair! - latrò Alfredo.
Barriera! Una barriera trasparente si materializzò davanti a Dragonair, e l'attacco Bora vi s'infranse contro con un boato.
Alfredo aggrottò le folte sopracciglia. Era esterrefatto, ma mascherò il suo stupore dietro una maschera di ghiaccio.
Lance rise piano, pervaso da uno strano misto di sconcerto ed eccitazione. Non capiva fino in fondo cosa fosse quella specie di telepatia, né tantomeno come precisamente funzionasse, ma moriva dalla voglia di scoprire sino a che punto poteva spingersi.
Finiscili Dragonair, Fulmine!
Dragonair soffiò. Una frusta di pura energia elettrica crepitò a mezz'aria, saettando verso Dewgong e Piloswine e folgorandoli sul posto. Una luce abbagliante esplose al centro della palestra: quando si spense, Lance vide che i due Pokemon di Ghiaccio erano accasciati a terra, estenuati, incapaci di muovere un muscolo.
- Dewgong e Piloswine non sono più in grado di lottare - annunciò l'altoparlante. - Vince lo sfidante, Lance di Ebanopoli! -
Lance sorrise. Grazie, ragazzi, disse telepaticamente a Dragonair e a Charmeleon.
E' stato un vero piacere, sogghignò Charmeleon, rivolgendosi a lui per la prima volta.
Il Domadraghi li richiamò entrambi. Gongolante com'era, non fece caso al lampo ombroso che attraversò il viso di Niall.
- Ammetto che mi hai colto di sorpresa, ragazzino - confessò Alfredo, avvicinandosi a Lance. - Non immaginavo che anche tu fossi in grado di usare il Clear Mind. Nell'arco della mia vita ho incontrato solo un altro allenatore capace di adoperarlo. -
Lance aggrottò le sopracciglia. - Clear Mind? -
- Sì, la facoltà di leggere le aure e comunicare telepaticamente con i propri Pokemon. Può risultare assai utile in combattimento, perché consente di impartire comandi silenziosi, e pertanto terribilmente difficili da bloccare. Come hai appena fatto tu. -
- Non sapevo di possedere una facoltà del genere - disse Lance sincero.
- Esistono poteri che dormono nello spirito a lungo, anni o anche interi decenni, senza mai manifestarsi - aggiunse a sorpresa Niall. I suoi occhi grigioverdi ardevano di un'emozione indefinibile. 
- E' possibile - disse Alfredo con cauta noncuranza. - Non m'intendo di stregonerie simili, io. Se volete saperne di più, provate a chiedere ad Angelo, il Capopalestra di Amarantopoli: è lui l'esperto di occulto per eccellenza, a Johto. Tutto quello che a me resta da fare, in qualità di Capopalestra, è conferire a questo ragazzo la Medaglia Gelo. -
Stese una mano grinzosa. Su di essa brillava una piccola medaglia esagonale, bianca e azzurra, con un fiocco di neve inciso all'interno. Lance la fissò per un lungo istante, quasi incredulo, dopodiché la prese e la sollevò: la medaglia scintillò come un gioiello di perla e topazio. Con mani tremanti d'eccitazione, il ragazzo la ripose in un minuscolo scrigno di cedro nella tasca inferiore dello zaino. Dimentico del Clear Mind e delle sue stranezze, per un breve momento si crogiolò nella soddisfazione di aver finalmente conquistato la sua prima medaglia. Stentava a credere di aver appena messo le mani sull'ambitissima Medaglia Gelo.
- Lance, sono contento che tu abbia vinto e hai le mie congratulazioni, però devo parlarti - disse Niall in tono serio, prendendolo da parte, ma prima che potesse dire altro la porta della palestra si spalancò e comparve Mion, spettinata e ansimante, apparentemente sull'orlo di un attacco di panico.
- Lance-chan, è terribile! - strillò, fuori di sé. - Al Lago d'Ira, io... erano tanti, troppi, e Reason...! -
- Ree? - Ogni traccia di euforia scomparve dalla faccia di Lance. Un senso di gelo calò sul suo cuore infiammato, trapassandolo come una lama di ghiaccio. Il Domadraghi si liberò in fretta e furia della stretta di Niall e corse da Mion. - Cos'è successo, Mion? Dov'è Reason? -
- L'hanno presa! - squittì Mion. - Quei mostri l'hanno presa! Oh Arceus, la uccideranno! -
Lance impallidì visibilmente. La lama di ghiaccio divenne un macigno di pietra.
Reason era in pericolo.
- Niall... - mormorò teso, guardando il giovane.
- Rimandiamo, okay. - Niall fece cenno di sì con la testa, con aria determinata. - Ma verrò con te. La troveremo per tempo, Lance, te lo prometto. -
Il rosso annuì, quindi, senza un'altra parola, imboccò l'uscita della palestra.

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Clear Mind letteralmente significa 'mente chiara'. 
Ringrazio Dark_Glo ed Elettroshock99 per le recensioni, nonché Sisthra per avermi prestato il personaggio del professor Even =)

Bacio,
- Flames



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Capitolo 7
*** Il Custode dell'Oscurità ***


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-Il Custode dell'Oscurità-


Il tratto boschivo che separava Mogania dal Lago d'Ira era scabroso e malagevole. Fitte macchie di alberi ostacolavano la via, rendendo difficile il passaggio, e il terreno aspro e ricoperto di radici era una trappola per i piedi. Durante la precipitosa corsa verso il lago Mion era incespicata ben due volte (ogni volta tra sonore imprecazioni) e persino Niall aveva avuto qualche attimo d'incertezza. L'unico che procedeva miracolosamente indenne era Lance.
Tieni duro, Ree, pensò il Domadraghi, scavalcando un tronco riverso e continuando a correre senza rallentare. Provò a chiudere per un attimo gli occhi, in cerca di qualche figura fiammeggiante che potesse guidarlo con il Clear Mind, ma gli unici spiriti che percepì nelle vicinanze furono quelli di Niall e Mion.
Dopo quella che parve un'eternità, la foresta cominciò a diradarsi, e fra i tronchi scuri e nodosi iniziarono a lampeggiare spicchi d'azzurro. Man mano che s'avvicinavano, Lance cominciò a notare diversi piccoli segni di distruzione, e quando infine arrivarono alla sponda vide che il terreno era a tratti scrostato e dilaniato, che buona parte di un molo era stata sfasciata a morsi e che parecchi alberi nelle vicinanze erano stati sradicati. Ma nonostante il caos, non c'era traccia di anima viva... né di Reason, né del professor Even.
- Non c'è nessuno, qui - disse Lance, deluso.
- Impossibile - obiettò Niall. - Una persona singola forse può far perdere le proprie tracce, ma non si possono nascondere dozzine di Gyarados in uno schiocco di dita. -
Mion si guardava attorno ansiosamente, tormentandosi l'orlo dell'abito con le dita. - Oh, per favore, ragazzi, andiamocene. Questo posto mi dà i brividi - li supplicò.
- Io non me ne vado senza Reason - insisté Lance, più deciso di quanto in realtà non si sentisse. Tentò di nuovo a scandagliare il lago con il Clear Mind, e stavolta ottenne qualche risultato: avvertì la presenza di decine di Magikarp sotto il pelo dell'acqua e di tre umani verso ovest, l'uno leggermente discosto dagli altri. Lance si girò nella loro direzione, e il suo sguardo fu subito attirato da un'ombra bassa e larga, immersa nella fanghiglia. Focalizzandosi su di essa, il Domadraghi si rese conto che non era una, bensì due persone... due persone fatte sedere a terra e legate schiena contro schiena. Lance strinse i pugni. Uno dei due era un uomo sulla cinquantina, con scompigliati capelli biondo pallido e un viso duro e spigoloso; l'altra era una ragazza esile, con la testa reclinata in avanti, le chiome lunghe e castane che sfioravano la fanghiglia.
- Ree! - Lance fece per avvicinarsi.
- Prendilo, Fearow! -
Prima che potesse fare due passi, Lance fu placcato da dietro e buttato energicamente a terra. Un violento spostamento d'aria a pochi centimetri dal suo braccio gli comunicò che qualcosa di molto grosso e dagli artigli straordinariamente affilati l'aveva mancato per un soffio. Il ragazzo si rialzò, un po' barcollante ma perfettamente indenne: a salvarlo era stato Niall, in piedi accanto a lui. Un secondo dopo, davanti a loro atterrò un Fearow, lo stesso che li aveva appena attaccati, e dal suo dorso scivolò un ragazzo dall'aria temeraria e ribelle, con lunghi capelli del colore dell'argento. Indossava una divisa nera, con una S bianca ricamata sul petto.
- Conosco quella lettera - mormorò Mion. - E' il simbolo del Team Sancta. -
- Di chi? - chiese Lance a denti stretti.
- Un'organizzazione dedita allo studio dei Pokemon leggendari - replicò Mion a bassa voce, dopodiché staccò una sfera dalla cintura. Era di foggia insolita: anziché essere bianca e rossa,
come una pokeball, o bianca e blu, come una megaball, era completamente nera, lucidissima, con la linea e il bottone grigio metallizzato. - Vedrai che il mio Venomoth t'insegnerà un po' di buone maniere. Esci, tesoro! -
La grossa falena velenosa apparve accanto a lei in un lampo di luce, battendo imperiosamente le grandi ali di seta violacea.
Un insetto contro un volante?, pensò Lance, confuso, ma si limitò a strattonare la manica di Niall per far cenno di proseguire.
- Venomoth, Paralizzante! -
Lance s'aspettava di vedere la falena attaccare il nemico e impolverarlo ad arte. Sarebbe stato un buon inizio, un modo intelligente per accorciare le distanze di quello scontro così male calibrato. 
Quello che il Domadraghi certamente non s'aspettava fu il fastidioso pizzicore che gli pervase la pelle. I suoi muscoli iniziarono a prudere terribilmente, e dal prurito si passò ad un fiacco torpore, come se qualcuno l'avesse appena sedato.
- Ma che... Mion? - mugolò Lance a stento, mentre la paralisi s'inerpicava lungo il suo collo. - Che diavolo stai facendo? -
Mion ridacchiò amabilmente e si volse con eleganza, le mani sui fianchi, il Venomoth palpitante alle spalle. - Oh, solo il mio lavoro, caro Lance-chan. -
- Il tuo lavoro? Che accidenti stai dicendo? -
- Avrei dovuto capirlo subito - sibilò Niall, immobilizzato a sua volta. - Voi due eravate in combutta, non è vero? E tu non sei altro che una delle sue marionette, una degli Emissari del Disertore. -
- Vedo che sei aggiornato, sapientone. Ma io non sono una marionetta. - Mion s'inchinò con fare teatrale. - Io sono Kandata Mion, Emissaria dei Ghiacci e ufficiale del Team Sancta, per servirvi. O meglio, più che 'per servirvi', direi per convincere il Custode a unirsi alla causa del mio signore, con le buone o con le cattive. -
La tristezza di Lance per il tradimento di Mion si squagliò come neve al sole, sostituita da una rabbia cieca.
- Scommetto che siete stati voi a fare il lavaggio del cervello ai Gyarados - sbottò, furibondo. - E non solo a loro, ma anche ai Geodude e agli Onyx della Dorsale Argento. Razza di bastardi, cos'avete fatto a Reason e al vecchio? -
- Datti una calmata, non sono conci così male - replicò il ragazzo dai capelli in tono annoiato. Incrociò le braccia davanti al torace. - Allora, Custode. Noi abbiamo qualcosa che t'interessa, e tu hai qualcosa che interessa a noi. Sai cosa si fa in questi casi? Si prova a negoziare. -
Lo stomaco di Lance ebbe una spiacevole contrazione, ma si sforzò di mantenere un contegno deciso e aggressivo.
- Si può sapere che cavolo volete da me? - sbuffò, lottando per liberarsi dal Paralizzante.
- Oh, nulla di troppo importante - rispose Mion in tono mielato. - Solo la tua fedeltà cieca e incondizionata e un giuramento di sangue che ti vincoli per sempre al nostro signore. -
Il Domadraghi fu preso dai sudori freddi. La Sagoma l'aveva avvisato, che i seguaci del Disertore gli stavano dando la caccia, e lui c'era cascato lo stesso come un perfetto idiota. Se solo fosse stato più prudente...
- Fatemi capire bene: o vengo torturato e ucciso insieme ai miei amici, o mi unisco a voi e passo il resto della mia esistenza come schiavo di un essere malvagio - disse sarcastico, cercando disperatamente di guadagnare tempo. - Belle alternative, eh. -
- Detta così, si toglie tutta la poesia - sospirò Mion. - C'è una cosa che forse non ti è chiara, Lance-chan. Vedi, tu pensi di essere un eroe, pensi che noi siamo i cattivoni di turno e che una volta eliminati noi nel mondo torneranno a splendere pace e amore e giustizia e bla bla bla. Ma non è così, affatto. La verità è che tu sei malvagio. -
Lance rimase spiazzato. - Scusa? -
- Tu. Sei. Malvagio - ripeté Mion, scandendo bene le parole. La sua finta dolcezza era sfumata in un disprezzo velenoso. - Voi tutti lo siete, voi maledetti Custodi. Il vostro potere non è una ricompensa faticosamente guadagnata, è solo uno scherzo della natura che vi è stato attribuito per puro caso. Siete convinti di avere il mondo in mano, credete di poter regolare la vita e la morte a vostro capriccio, come se foste dei. - Arricciò le labbra. - Siete disgustosi. -
- Tu sei pazza - ribatté Lance. - Io non ho mai fatto nulla del genere! -
- Solo perché sei ancora troppo inesperto per controllare il tuo potere. - Gli occhi castani di Mion bruciavano di un odio senza precedenti. - Ma presto anche tu imparerai a controllarlo, come gli altri Custodi prima di te. E allora diventerai né più né meno come loro, un signore della distruzione. L'obiettivo prefissato del Team Sancta non è solo di studiare i Pokemon leggendari, ma è anche e soprattutto quello di fermare mostri come voi: un Custode a piede libero è un elemento troppo pericoloso, e per questo deve essere o addomesticato, o neutralizzato. -
- Fortunatamente, a Johto ci sono solo due Custodi - disse il ragazzo alle sue spalle con voce piatta. - Una volta che vi avremo messo fuori gioco entrambi, non potrete più terrorizzare le nostre genti con quel vostro mostruoso potere. -
- Ben detto, Sasha. E pensa un po' che simpatica coincidenza, l'ospite speciale di oggi è proprio uno dei Custodi! - Mion si girò verso il compagno. - Questo però non ti giustifica. Perché mai non sei andato a caccia del Custode del Fuoco? Se fossi partito subito, ora anche lui sarebbe nelle nostre mani! -
- Era nei dintorni di Ebanopoli ed era in movimento, come minimo si sarà già diretto a Kanto. - Sasha si strinse nelle spalle. - Lo potremo inseguire con comodo, dopo aver chiuso la bocca a questo qui. -
Ci fu una risatina.
Stupito, Lance si rese conto che non proveniva da Sasha o Mion, ma da Niall, poco dietro di lui.
- E tu che accidenti hai da ridere?! - lo rimbeccò Sasha. - Forse ti è sfuggito il dettaglio che sei nella merda fino al collo, proprio come il tuo amico. -
Niall smise di ridere e si fece di nuovo serio. Nei suoi occhi scuri dardeggiavano riflessi metallici.
- Mi diverte il fatto che voi due v'illudiate che vi permetterò di fare del male a Lance senza opporre resistenza - disse, in tutta tranquillità. - E' un'omissione alquanto ingenua da parte vostra, considerati gli sforzi che avete fatto per arrivare fino a questo punto, no? -
Mion sogghignò. - E tu chi saresti, il suo baby-sitter? Sei paralizzato quanto lui, e nemmeno sei un Custode! -
Le ultime parole famose.
Una vampata di fiamme nere si sprigionò attorno ai piedi di Niall, una colonna tenebrosa che vorticò attorno al giovane e s'innalzò verso il cielo, incenerendo ogni cosa nel raggio di due metri. Il corpo di Niall si sollevò da terra, galleggiando a mezz'aria; le fiamme s'attorcigliavano attorno ai suoi arti, lambivano le sue carni, scorrevano sulla sua pelle come rivoli d'inchiostro, ma senza causargli la minima scottatura. I lunghi capelli verdi del ragazzo ondeggiavano maestosi, come scossi da un vento di tempesta, mentre il volto, a stento visibile in quel vortice oscuro, appariva calmo e concentrato. Poi la colonna cominciò a brillare.
I tre presenti erano uno più stupefatto dell'altro. Sasha e Mion, rimasti di stucco, s'affrettarono a coprirsi gli occhi con le mani per schermarli dall'indescrivibile bagliore emanato da Niall, un'esplosione di ombra luminosa tanto accecante da ferire la vista. Lance, ancora paralizzato, dovette accontentarsi di serrare strettamente gli occhi, ma avvertì una rapida fitta al palmo e seppe che il suo Marchio stava lampeggiando vivacemente.
Quando la luce si affievolì e Lance osò aprire gli occhi, scoprì che Niall era completamente cambiato. Al posto dei suoi abiti normali portava un'armatura, simile a quella di un samurai: le sue varie componenti erano ricoperte da larghe piastre nere, che ricordavano le scaglie di un rettile, e legate da nastri di pelle tinta color verde scuro. Sotto di essa s'intravedeva una camicia nera, mentre una spessa cintura smeraldina gli si avvolgeva attorno alla vita e si annodava sul davanti. L'elmo, che pareva scolpito nell'onice, era a forma di testa di drago, un inquietante drago nero dalla mascella sporgente.
Niall raddrizzò le spalle e si mise in posizione di difesa, sollevando una lunga katana appena materializzatasi tra le sue dita. Il suo sguardo posato e grigioverde era ora divenuto di un vibrante rosso vermiglio.
Lance non poté impedirsi di deglutire. L'aura di potere oscuro che palpitava attorno a lui era talmente intensa che non aveva bisogno di chiudere gli occhi per sentirla: saturava ogni molecola d'ossigeno, riempiva i polmoni del Domadraghi ad ogni respiro. Tuttavia, benché impressionato, Lance non ne fu intimorito. L'oscurità che turbinava intorno a Niall non era malvagia: aveva piuttosto il sapore della notte che avvolge un fuggiasco, dell'oblio profondo che annega ogni dolore, del soffio della morte che spegne con dolcezza una vita lacerata. Era un'oscurità benevola, che prometteva protezione, non distruzione. Almeno per Lance.
- Permettetemi di presentarmi - disse Niall, più maestoso di quanto non gli fosse sembrato fino a quel momento. - Io sono Niall di Mistralopoli, protetto di Zekrom e Custode dell'Oscurità. Rilasciate la ragazza e il professore, e non dovrò avere le vostre morti a pesarmi sulla coscienza. -
Sasha e Mion erano sbigottiti.
- Ma tu... tu dovresti essere morto stecchito! - stridette infine Mion. - Il nostro signore ha ucciso te e la Custode della Luce sei mesi fa! -
- Ti piacerebbe - disse piano Niall, e per la prima volta Lance udì in lui una sfumatura di pura rabbia. - Ma purtroppo per voi io non sono morto, e nemmeno White. I falsi poteri di cui tanto si vanta il Disertore non possono essere paragonati a quelli di due veri Custodi. -
- Questo lo dici tu! - La bocca da cherubino di Mion si distorte in una smorfia. - Vedrò di rimediare alla piccola svista del mio signore facendoti fuori una volta per tutte! Vai, Dark Articuno! -
Staccò una sfera nera, identica a quella di Venomoth, e la lanciò in alto: da essa proruppe un'immensa creatura alata, un magnifico uccello dalla lunga coda sinuosa. Per quanto simile, però, non era l'Articuno azzurro e scintillante che si diceva apparisse nelle tempeste di neve: questo era grigio e trasparente, come se fosse fatto di vetro impolverato, e i suoi occhi bigi, senza pupille, trasmettevano un senso di vuoto e tristezza. Più che un Pokemon leggendario, sembrava un burattino scolpito come tale.
- Guardalo bene, perché sarà l'ultima cosa che vedrai prima di essere ammazzato - sibilò Mion. In lei non c'era più traccia della ragazza sexy e un po' frivola che era stata. I suoi begli occhi castani lampeggiavano assassini.
Per nulla turbato, Niall si scostò un lembo della camicia, rivelando il Marchio di una folgore nera che gli si arrampicava dalla clavicola destra alla parte inferiore del collo. Il Marchio sul palmo di Lance prese a pulsare più forte.
- Lo vedi, Mion? Questo simbolo è la prova che è stato Zekrom stesso a scegliermi. Non mi è stato assegnato da un vecchio pazzo megalomane, al contrario di quello che è successo a te e a quella patetica copia di Articuno. Zekrom! - Impugnò una sfera, completamente nera con delle scanalature verdi. - Mostragli cosa sa fare un vero Custode! -
Una scarica di fulmini neri squarciò l'aria, e un imponente drago dello stesso colore si librò sopra le loro teste, sconvolgendo i rami degli alberi e oscurando il cielo con la sua terrificante mole. Zekrom, uno dei tre draghi leggendari di Unima.
- Un Custode solo contro l'Emissaria dei Ghiacci e l'Emissario dei Tuoni? - Mion rise, stridula. - Sei tu il pazzo. Non ci sarà nemmeno bisogno di scomodare Sasha, a te posso badare benissimo io! -
Sasha sogghignò, un sogghigno cupo e perverso. - Perfetto, allora io mi prenderò cura del Domadraghi. -
Lance rispose sganciando la pokeball di Dragonair dalla cintura. Una delle nere fiamme rigeneratrici di Niall brillava a pochi centimetri da lui, e bastava quella piccola presenza a diminuire l'effetto del Paralizzante. Di lì a pochi minuti, l'effetto sarebbe finito del tutto.
- Vedremo chi si prenderà cura di chi - disse, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al corpo esanime di Reason.

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Scusate il ritardo, ho bisogno del mio tempo xD nuu che rompimento... so che a nessuno di voi fregherà niente, ma anche quest'anno mi hanno appioppato il debito di matematica ._. vabbe' dai ho tutta l'estate per prepararmi in modo passabile. Peccato, almeno quest'anno avrei voluto evitare il predicozzo genitoriale ._.
Ancora un ciclopico grazie a ElettroShock99 e a Dark_Glo ç.ç grazie ragazzi, sono commossa dai vostri complimenti!

Bacio,
- Flames

P.S.
Sì, Mion è proprio una stronza coi fiocchi.

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Capitolo 8
*** Fuoco e Fiamme! ***


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http://image.forumcommunity.it/5/3/6/3/6/1/6/1315743822.jpg

-Fuoco e Fiamme!-



Reason stava sprofondando.
Era una cosa lenta e graduale, quasi impercettibile, ma stava sprofondando, immergendosi sempre di più in quello strano abisso di fiamme e oro fuso. Tutto, attorno a lei, era splendente e infuocato, eppure non le trasmetteva una sensazione di pericolo... solo un'istintiva ammirazione verso qualcosa di antico e bellissimo.
Ma c'era più di questo.
Era strano dirlo, ma si sentiva come se fosse a casa. Come se fosse tornata nella sua terra natale dopo un lungo, lunghissimo viaggio.
- Finalmente ci incontriamo, Custode. -
Reason ruotò su se stessa. Dietro di lei era comparsa una grande Sagoma di fuoco puro, vivida e ardente come la coda della cometa. Era impossibile guardarla direttamente, tanto era luminosa, ma strizzando le palpebre Reason ebbe l'impressione di scorgere un collo lungo e aggraziato, la curva sinuosa di un'ala, un tripudio di piume scintillanti come gemme. La creatura che le si parava di fronte era una specie di uccello, una gigantesca fenice.
- Chi sei? - mormorò la ragazza, confusa. - Cos'è questo posto? -
La Sagoma la fissò coi suoi occhi dorati. - E' la tua mente stessa, l'unico santuario che niente e nessuno potrà mai violare. Non sottovalutare mai il suo potenziale. - La sua voce era calda e melodiosa. - Ma non è tempo di parlare di questo. Devi tornare in te, giovane Custode: c'è chi ha bisogno del tuo aiuto, e tu non puoi deludere le loro aspettative. -
Reason pensò a Glacier, ai suoi genitori e ai suoi fratelli, ma tra loro si fece prepotentemente largo l'immagine di Lance. Lo stomaco di Reason si contrasse. Quel ragazzo dai capelli ramati e dal sorriso strafottente le faceva uno strano effetto, un effetto che neppure la sua logica ferrea riusciva a spiegare con chiarezza. Lance aveva promesso che sarebbe tornato da lei non appena avesse ottenuto la medaglia di Alfredo... da lei. Ma, d'altro canto, capiva anche che Lance era un semplice maschio in piena tempesta ormonale, e che Mion era una ragazza davvero molto bella. Forse quei due se n'erano andati insieme, infischiandosene di lei e dei problemi al Lago d'Ira...
- Non è quello che pensi veramente. - Nella voce della Sagoma c'era una piccolissima nota di rimprovero.
- E tu che ne sai? - ribatté lei piccata, ma non appena lo disse si pentì di aver fatto una domanda tanto stupida. Di colpo, quella creatura sfolgorante come il sole le pareva una parte integrante di sé, la manifestazione della sua coscienza. - Okay, è vero - ammise, in tono più dolce. - Non posso dire di conoscere Lance da molto, ma sono sicura che non è il tipo da abbandonare gli amici in difficoltà. Lui non mi tradirà. -
- E tu non tradire lui - replicò gentilmente la Sagoma - Ora risvegliati, Custode... -



Risvegliati, Custode...
Reason sollevò la testa di scatto. Si sentiva sveglissima, come se qualcuno le avesse appena schiaffato una secchiata d'acqua gelida in testa. Il braccio sinistro le prudeva da morire appena sopra il gomito; guardandolo, la ragazza vide che sulla sua pelle si stava delineando qualcosa, una sorta di mezzaluna rossastra. Qualunque cosa fosse, ci avrebbe pensato dopo.
Per prima cosa provò a muoversi, ma si rese conto di essere immobilizzata: era bloccata a terra, con i polsi legati, schiena contro schiena con qualcuno.
- Professor Glacier! -
L'uomo non diede segno di averla sentita. Preoccupazione e rabbia le infiammarono le vene.  Mordendosi l'interno della guancia, tese una mano alla cieca verso la cintura e la storse a rischio di lussarsi il polso fino a quando le sue dita affusolate non incontrarono una pokeball... la pokeball di Beautifly, per la precisione.
- Vieni, bella - sussurrò, facendo rotolare la sfera di lato. - Beautifly, Ventargenteo! -
La sua fidata farfalla Shiny comparve al suo fianco, le delicate ali scure spiegate a mezz'aria. Le batté un'unica volta, in una raffica decisa, e le corde che serravano i polsi di Reason scivolarono a terra in due monconi recisi.
- Bravissima! - La ragazza si massaggiò la pelle indolenzita, dopodiché provvide a liberare anche il professore. Per quanto magro, Glacier era un uomo molto alto e il suo corpo esanime sembrava pesare una tonnellata; ciononostante, Reason in qualche modo riuscì a trascinarlo fuori dalla fanghiglia e ad adagiarlo su un tappeto di erba pulita. Respirava ancora, ma il suo era un respiro rapido e irregolare. Dovevano avergli iniettato qualcosa, e non certo un semplice sonnifero.
Prima che potesse pensare a come aiutarlo, alle sue orecchie giunse uno spaventoso ruggito. Reason si voltò, e con orrore vide il Dragonair di Lance e un Fearow avvinti in un abbraccio mortale. Il lungo corpo serpentino del drago si stringeva poco a poco attorno a quello del rapace, soffocandolo lentamente, ma il Fearow si dibatteva a viva forza e i suoi artigli affilati straziavano senza pietà le carni di Dragonair. Sotto di loro, la terra era punteggiata da dense chiazze di sangue vermiglio.
Allarmata, Reason vide da una parte Lance, con l'aria più scarmigliata che mai, e dall'altra un ragazzo dai capelli argentei. Guardandolo meglio, nel cervello della ragazza si accese un improvviso ricordo: era stato quel ragazzo (Sasha, l'avevano chiamato) ad aggredirla alle spalle e a stordirla con un colpo alla testa. Quando poteva essere successo? Forse un'ora prima?
- Adesso basta giocare - ringhiò Sasha, afferrando una sfera completamente nera. - Che ne dici di rendere le cose un po' più elettrizzanti, traditore? Dark Zapdos, è il tuo momento! -
Dalle mani di Sasha esplose un globo di pura energia elettrica, che si allargò e deformò, fino a trasformarsi in una possente figura alata. Uno Zapdos. Ma, anziché essere giallo squillante, il suo corto piumaggio ricordava il colore grigio spento della cenere. Dark Zapdos distese le grandi ali ed emise un suono gracchiante, malevolo: un secondo dopo, dal suo corpo scaturì un fulmine, che colpì Lance in pieno petto e lo scaraventò a diversi metri di distanza.
- Lance! - gridò Reason, angosciata, correndo verso l'amico e inginocchiandosi al suo fianco. - Lance, mi senti? -
- Ree - bofonchiò Lance. Si puntellò faticosamente sui gomiti e si tirò su, un po' incerto sulle gambe; Reason si passò un braccio del ragazzo attorno alle spalle, sostenendolo. - Tu stai bene? Mion ci ha detto che eri stata attaccata dai Gyarados... -
- C'era qualche Gyarados ammattito, è vero, ma io e il professore ce ne siamo sbarazzati in fretta. Il vero problema è nato quando Mion e questo tizio - guardò Sasha - ci hanno assaliti alle spalle. -
Sasha le rivolse un candido sorriso da lupo, tanto affascinante quanto spietato. - Ti sei liberata, eh, sgualdrinella? Abbiamo fatto male a non privarti delle pokeball, ma chissenefrega... tra poco ti pentirai persino di essere venuta al mondo. Dark Zapdos... -
Due pokeball volarono nell'aria in totale sincronia.
- Charmeleon, Lanciafiamme! -
- Vulpix, Vampata! -
- ...Fulmine! -
La potente scarica elettrica dardeggiò verso Lance e Reason, ma a bloccarla ci fu una vera e propria muraglia di fuoco. Vicino ai due ragazzi erano apparsi Charmeleon, l'ultimo dono di Sandra, e un aggraziato Vulpix nero come la notte, con le creste delle code spruzzate di blu zaffiro.
Sasha fece una smorfia di disprezzo. - E sperate davvero di fermarmi così? Con questa coppia di rifiuti organici? -
Lance digrignò i denti, pronto a ribattere a tono, ma Reason gli posò una mano sul gomito. Stupefatto, il Domadraghi vide che stava sorridendo.
- Tutto secondo i miei calcoli - disse Reason in tono trionfale. - Sapevo che avresti chiamato Charmeleon, era la scelta più ovvia dato che Dragonair era già in campo. -
- E allora? La situazione non cambia granché - replicò Lance. - Siamo comunque nei guai, Ree. Non possiamo tener testa ad un leggendario, anche se falso. -
- Possiamo, invece - insisté lei.
- Oh, davvero? - intervenne Sasha in tono sarcastico. - Dimostramelo, allora. Dark Zapdos, Tuono! -
- Charmeleon, Vulpix, Lanciafiamme! - ordinò Reason.
Lance rimase sbigottito nel vedere la prontezza con cui anche il suo Charmeleon rispose al richiamo, e fu ancora più sbigottito quando i due torrenti di fuoco detonarono davanti a lui a potenza sconvolgente, disintegrando il Tuono e investendo brutalmente Dark Zapdos. Dark Zapdos gemette, in agonia, battendo le ali in un ultimo, disperato tentativo di sfuggire a quell'uragano di fiamme, poi il suo corpo s'irrigidì e lentamente si dissolse in cenere.
Una folata di vento spazzò via gli ultimi rimasugli di Dark Zapdos.
- No! Dark Zapdos! - Sasha crollò in ginocchio, incredulo e scioccato, una mano tesa inutilmente verso il punto in cui la sua creatura elettrica si era miseramente sciolta. - Non è possibile... io sono l'Emissario dei Tuoni... e il Custode non ha nemmeno avuto il tempo di fare una delle sue stregonerie! -
Ma la Custode sì, pensò Reason. Una Sagoma infuocata avvampò nella sua testa.
Nel frattempo, anche Dragonair aveva avuto la meglio su Fearow. Il rapace giaceva a pochi passi da lì, semicosciente, con un'ala spezzata e la schiena ricoperta di ustioni: Dragonair l'aveva Fulminato.
Sasha lo richiamò e fece per estrarre un'altra pokeball, ma fu bloccato da Lance.
- Sei sicuro che ostinarti a combattere sia una buona idea? Ti faccio notare che siamo due contro uno, e che il tuo sporco asso nella manica è stato sconfitto. -
Sasha esitò, poi lasciò ricadere la mano lungo il fianco. I suoi occhi chiari trasudavano odio puro.
- Ti ucciderò, Custode - disse piano.
- Certo, come no. - Lance si strinse nelle spalle. - Senti, mentre sei lì che mediti di uccidermi, che ne diresti di cominciare a spiegarci chi è questo Disertore e perché odia a morte i Custodi? -
- Il desiderio del mio signore è più che comprensibile - disse Sasha velenoso. - Siete degli assassini mascherati da salvatori, mostri senza freno. Sette anni fa avete annientato mezza Amarantopoli: persone tanto instabili e assetate di distruzione non sono benaccette nel mondo del Team Sancta. -
- Di che diavolo stai parlando? -
In quel momento, qualcosa di enorme e arruffato piovve dal cielo. Un Articuno grigio e spettrale, ricoperto di scottature e tagli sanguinanti. La creatura deviò per un soffio dal terreno, evitandolo di stretta misura. Tra le sue scapole c'era Mion, i lucenti riccioli azzurri sparsi nel vento e gli occhi castani scintillanti di collera.
- Andiamocene, Sasha - tagliò corto, afferrando il compagno e caricandolo su Articuno.
Il Pokemon uccello prese di nuovo il volo. Nel giro di poco le nuvole lo inghiottirono.
- Credi che dovremmo inseguirli? - chiese Lance a Reason.
La ragazza scosse la testa. - Non adesso, non siamo in condizioni adatte. Ora dobbiamo curarci di Niall e di Glacier... ehi, guarda, Lance! -
Charmeleon aveva cominciato a scintillare, come se emanasse luce propria. Sotto la patina luminosa, il suo collo si stava allungando, le corna si stavano rinforzando e un vistoso paio di ali squamose gli stava germogliando dietro la schiena. Quando lo scintillio si spense, un nuovo, imponente drago rosso ruggì con orgoglio.
- Si è evoluto in Charizard! - esclamò Lance euforico.
Proprio in quel momento comparve Niall, ancora in groppa al suo Zekrom. Il giovane dai capelli verdi si lasciò scivolare giù dal fianco ruvido della creatura, dopodiché la richiamò: non appena Zekrom sparì, lo stesso accadde agli abiti da samurai di Niall.
- Il Custode dell'Oscurità, eh? - disse Lance, ma il suo tono era neutrale, quasi canzonatorio. - Perché non me l'hai detto prima? -
- Avrei voluto, ma non ne ho avuto l'occasione - rispose Niall con calma, prima di scrutare Reason. - Vedo con piacere che non ti hanno fatto del male. Lance s'è categoricamente rifiutato di andarsene fino a quando non si fosse assicurato che stessi bene. -
Un leggero rossore invase le guance di Reason. - Oh, beh, grazie... sì, io non ho nemmeno un graffio, ma sono preoccupata per il prof. Per favore, potremmo prima accertarci che sta bene e poi parlare di questi famosi Custodi? -
- Come desideri. -
Quando lo raggiunsero, il professor Glacier si era già svegliato e stava cercando di rimettersi in piedi. Reason gli presentò Lance e Niall, e lui non risparmiò a quest'ultimo un dettagliato terzo grado sui Pokemon di Ghiaccio presenti ad Unima.
- Ho sempre trovato splendido il Glaceon di Reason - disse poi il professore con un sospiro quasi sognante. - Raramente i Pokemon di Ghiaccio sono baciati da tanta prontezza di riflessi, e la velocità, come ben sapete, può rivelarsi determinante in uno scontro. A proposito di scontri... - gli occhi chiari e intelligenti di Glacier scintillarono - perché non mi spiegate come sia possibile che due semplici Pokemon di Fuoco, quali un Vulpix e un Charmeleon, riescano ad abbattere uno Zapdos con un banale Lanciafiamme? -
Per un lungo momento di gelo nessuno dei tre disse niente.
- Credo di essere stata io - confessò infine Reason. - Sentivo che evocare il fuoco era la cosa giusta, e, insomma... penso di averne amplificato i poteri. -
- Come un catalizzatore - mormorò Niall.
- Non è possibile amplificare i poteri di un elemento - ribatté Glacier. - A meno di non essere un Custode. -
- Che cos'è esattamente un Custode? - chiese Lance interessato.
- Oh, in molti credono che i Custodi non siano altro che una fiaba per incantare i bambini, ma io ritengo che in tutte le leggende ci sia un fondo di verità e che anche questa non faccia eccezione. I Custodi erano, o sono, persone dotate di incredibili talenti, scelte appositamente da Arceus per mantenere l'equilibrio nelle varie regioni. Ve n'erano undici, in totale: ciascuno di essi rappresentava una virtù e poteva controllare uno specifico elemento. Gli undici Custodi erano sotto la protezione di altrettanti Pokemon leggendari, di cui erano in grado di rispecchiare i poteri. - Glacier fece una breve paura riflessiva, dopodiché proseguì: - Ma naturalmente accadde l'inevitabile. Quando c'è in gioco così tanto potere, c'è sempre qualcuno che tenta di abusarne. Fu così che il Custode dell'Infinito, considerato il più potente degli undici, decise di governare le terre da sé e cominciò a distruggere gli altri Custodi, uno ad uno. Quello che non sapeva, però, era che il dono dei Custodi non svaniva con la morte del portatore: esso semplicemente si trasferiva, reincarnandosi in una nuova forma di vita e dormendo nei recessi della sua anima finché questa non giungeva a maturazione. Solo allora il dono si manifestava, e il nuovo ospite assumeva i poteri di Custode. Quando i pochi Custodi superstiti della prima generazione incontrarono i nuovi, tra loro formarono un'alleanza di sangue e, insieme, riuscirono ad abbattere il Custode dell'Infinito. L'unico Custode che da allora non s'è più manifestato. -
- Ma ha appena detto che dopo la morte il dono si trasferiva - obiettò Lance.
- Sicuro, anche il Custode dell'Infinito si dev'essere reincarnato, da qualche parte - assentì Glacier. - I casi sono due: o il suo possessore vive nascosto, o il dono non s'è più risvegliato. Può succedere, se nessuna delle anime scelte raggiunge la maturazione desiderata. -
- E mi sa dire qualcosa del Clear Mind? -
Glacier fissò Lance con espressione gelida. - Ragazzo, sono un professore dei Pokemon di Ghiaccio, non di mitologia. Non m'intendo di sciocchezze simili. -
La sua risposta suonò così simile a quella di Alfredo che Lance non poté fare a meno di sorridere. A quanto pare, la prossima destinazione era già prefissata: tutte le strade conducevano ad Amarantopoli.
Nel frattempo Niall spostava lo sguardo dal Domadraghi a Reason, il cuore fremente di una tremula speranza. Possibile che... sia stato tanto fortunato?
- Tornerà a casa, adesso, professore? - chiese Reason.
Glacier annuì. - Ma prima di andarmene, Elm, volevo mostrarti qualcosa. - Raccolse la sua borsa infangata e ne estrasse un uovo: piccolo e tondo, lucido come un'opale, scintillava fiocamente sotto la luce del sole. - Non ho tempo di badare a uova, il lavoro impegna ogni minuto della mia giornata. Avrei potuto affidarlo a mio nipote, ma conoscendolo probabilmente l'avrebbe subito cotto in padella. -
Reason accettò l'uovo con piacere. - Spero sia Shiny - scherzò, poi però in tono serio aggiunse: - Grazie, prof, la terrò sicuramente aggiornata. -


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E rieccomi qui, con un regalino grafico di After_Forever *.* grazie per aver letto la storia fin qui, spero di avervi incuriositi! E un ringraziamento speciale al nostro puntualissimo ElettroShock99 ^^alla prossima!

Bacio,
- Flames

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Capitolo 9
*** Cade la Maschera ***


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http://tinypic.com/view.php?pic=2qau0kz&s=7

N.B.
Questo capitolo contiene spoiler sul finale della versione bianca e della versione nera.


-Cade la Maschera-




Glacier era tornato a Mogania, ma Lance, Reason e Niall preferirono accamparsi al Lago d'Ira. In quattro e quattr'otto srotolarono i sacchi a pelo e accesero un bel falò. Niall si occupò della cena, e quella sera banchettarono con pesci abbrustoliti e fagottini di riso.
- Avete notato che da quando Mion e Sasha se ne sono andati nessun Pokemon ci ha più attaccato? - chiese Reason ad un certo punto.
- Uh-uh - fece Lance, con la bocca piena di riso. - E ho il sospetto che le cose siano strettamente collegate. Quei due hanno accennato a Ebanopoli, e Mion è spuntata fuori appena siamo usciti dalla Via Gelata... com'è che in tutti i posti in cui compaiono loro i Pokemon impazziscono? -
- Solo i selvatici - precisò Niall. Il ragazzo dai capelli verdi finì di masticare un pezzo di pesce, deglutì e continuò: - E' una facoltà tipica degli Emissari. Generalmente gli umani hanno una mente più protetta, ma i Pokemon sotto questo profilo sono abbastanza vulnerabili: non è necessaria una particolare energia psichica per soggiogarli. Immagino che i Graveler e gli Onyx della Dorsale Argento siano stati forzati ad attaccare chiunque avesse tentato di allontanarsi da Ebanopoli in quei giorni. -
- Pensi che fosse tutta una trappola? -
- Senza dubbio. - Niall fissò il fuoco, pensieroso. - Avete detto che il Dragonite è impazzito subito dopo aver incontrato Mion. E, guarda caso, qui è successo lo stesso coi Gyarados. Suppongo che il compito di Mion fosse scoprire chi era il Custode, per poi separarlo da chi avrebbe potuto aiutarlo - spostò lo sguardo su Reason - e allo stesso tempo attirarlo qui, dritto nelle fauci del lupo. Trasformare l'alleato del nemico in un ostaggio... non si può dire che non fosse un piano studiato ad arte. -
- Ma non avevano previsto il tuo intervento - disse Reason. - In effetti, è stata una coincidenza piuttosto sorprendente... esistono solo undici Custodi al mondo, giusto? Undici su migliaia e migliaia di persone. Chi se lo sarebbe mai aspettato di trovarne ben tre nello stesso posto? -
Niall sorrise. - E così, pensi di essere una Custode? -
- Non lo penso - replicò Reason. - Ne sono sicura. -
E raccontò loro per filo e per segno della visione di quel giorno, della Sagoma fiammeggiante che l'aveva incoraggiata ad andare avanti nel momento del bisogno, dell'impulso che l'aveva spinta ad evocare Vulpix e a sferrare un duplice attacco di fuoco contro Dark Zapdos. Quando finì di parlare, aveva il viso arrossato dall'emozione.
- Se prima avevo dei dubbi, ora non ne ho più - affermò Niall con un sorriso. - Se un Pokemon Protettore si mostra a qualcuno, è solo per contrassegnarlo come suo Custode. Cosa che ha già fatto anche materialmente, vedo... -
Seguendo lo sguardo del ragazzo, Reason si esaminò il braccio. Stupita, vide che appena sopra il gomito le era comparsa una sottile mezzaluna di un intenso color cremisi, il colore delle sfaccettature del diaspro. Sfiorandola con l'indice,la ragazza sentì che pulsava leggermente, come un cuore in miniatura.
- Certo che ha davvero dell'incredibile - rise Lance. - Meglio non farti arrabbiare, vero, Ree? -
Il falò diede un guizzo, e le fiamme avvamparono più alte del solito.
- No, direi proprio di no - disse Reason in tono innocente, poi tornò seria. - Scherzi a parte, comunque... com'è possibile che Mion e Sasha avessero Articuno e Zapdos? Pensavo che gli unici esemplari fossero stati catturati molto tempo fa. -
- Quelli non erano i veri Articuno e Zapdos - spiegò Niall. Essendo il più esperto dei tre nel settore, si stava ormai abituando a prendere parola. - I Dark Pokemon sono solo mere copie di quelli reali. Non che per questo debbano essere sottovalutati, anzi, però il loro potere non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di un Protettore, come Zekrom. - Intrecciò le mani di fronte a sé e vi posò sopra il mento. - I Dark sono stati creati dal Disertore appositamente per dare la caccia a noi Custodi. Non tutti sono degni di loro, perciò il Disertore li affida solo ai suoi servitori più fidati e potenti, i cosiddetti Emissari. Che io sappia, a Johto ci sono tre Emissari: l'Emissario dei Ghiacci, l'Emissario dei Tuoni e l'Emissario delle Fiamme. Anche se ora potrebbero esserne rimasti solo due, vista la bravata di Reason. -
Lance e Reason si scambiarono un'occhiata, dopodiché il rosso prese la parola. - Niall, tu come hai fatto a capire che eri un Custode? -
- Grazie a White. - Niall bevve un lungo sorso dalla sua borraccia di cuoio, forse più per distogliere il viso da loro che per vera sete. - Lei era... no, è, una delle persone più meravigliose che abbiano mai calcato il suolo terrestre. Così coraggiosa e al tempo stesso così gentile. Se c'era qualcuno degno di diventare l'Eroe di Unima, quel qualcuno era lei, non certo io. - La sua voce si spezzò.
Per alcuni istanti tornò il silenzio.
- Ti va di raccontarci cos'è successo, Niall? - chiese dolcemente Reason.
Niall esitò, come se dentro di lui stesse infuriando una lotta interiore, ma infine acconsentì. - Però il mio vero nome non è Niall... è N. N Harmonia. -

***
- Non è possibile! -
Il padre di N, Ghecis Harmonia, è visibilmente sbiancato. I suoi Pokemon, i suoi magnifici Pokemon, sono stati brutalmente sbaragliati, l'uno dopo l'altro, mentre la sua avversaria ha il respiro appena accelerato. Ha sconfitto consecutivamente N e Ghecis, sovrano e reggente del Team Plasma, e senza molta fatica.
White.
Per la prima volta, N la guarda con occhi diversi. Non vede più la ragazzina inesperta che ha incontrato a Quattroventi, e neppure la fanciulla dal viso serio che è salita insieme a lui sulla ruota di Sciroccopoli. La White che si erge di fronte a lui è una splendida, giovane donna, vitale e orgogliosa, sprizzante di potere. Non indossa più la semplice maglietta bianca e i pantaloncini di jeans, bensì una sorta di armatura candida come la neve, con le spalle e l'elmo orlati di piume bianchissime che ricordano vagamente le fattezze di Reshiram.
White è una Custode.
E così, quella vecchia leggenda ha un fondo di verità, dopotutto. I Custodi vivono, soffrono e amano come qualunque altro essere umano. E una di loro è proprio davanti a lui.
N sente nascere dentro di sé una strana felicità. Non gli importa più che Zekrom sia stato sconfitto, che i piani di Ghecis siano stati rovesciati. Tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento s'è ribaltato: ora che Ghecis l'ha ripudiato, ora che le sue vere intenzioni sono state svelate, si rende conto di quanto sia stato infinitamente stupido... stupido e ingenuo. Lui, che tanto ha professato la sua forza e la sua indipendenza, non è mai stato nulla di più che una pedina nelle mani di suo padre.
Ma se al mondo esiste una persona come White, significa che per i Pokemon c'è davvero la concreta possibilità di vivere serenamente accanto agli umani, e questa è l'unica cosa che importa.
Non guarda il campione Nardo, né l'amico di White, Komor. Non li vede ammanettare Ghecis e trascinarlo via. Non sente le urla rabbiose di colui che ha rifiutato di essere suo padre. Adesso la sua attenzione è solo per White, il suo sguardo è solo per White.
Il suo cuore è solo per White.
La giovane si volta, lo guarda. I suoi profondi occhi azzurri sembrano trapassargli l'anima. N in essi non legge alcuna accusa, solo un'infinita dolcezza. E di colpo capisce di non poter stare con lei.
Perché se lei è la neve, lui è il fango.
Se lei è il giglio, lui è la cenere.
Se è suo amico, come è convinto di essere, allora deve andarsene prima di corromperla. Uno come lui non è fatto per proteggere, solo per distruggere.
Qualcosa si spezza dentro N. Sentendosi le gambe pesanti come ferro, lui si dirige a passi lenti verso la parete della sala del trono, ora parzialmente distrutta da un largo squarcio. Un Iper-raggio di Reshiram andato miracolosamente a vuoto. Al di là del bordo lacerato e ancora fumante del muro, il cielo è di un azzurro limpido e invitante. Le dita di N si stringono istintivamente attorno alla sfera di Zekrom.
- N, aspetta! -
Due braccia candide si stringono attorno al suo torace, fermandolo. White l'ha abbracciato da dietro. Paralizzato, N ne sente la guancia premuta contro la sua schiena, i lunghi riccioli scuri che gli carezzano la base del collo. Una parte di lui vorrebbe sciogliersi dal suo abbraccio e avanzare verso il vuoto, un'altra vorrebbe ricambiare White con un trasporto mai sentito prima.
- Non è stata colpa tua - mormora White contro la sua schiena. - Non lo è mai stata, N. Ghecis ti ha ingannato, così come ha ingannato l'intera Unima: è lui il vero colpevole, e io lo so. Lui stesso lo sa. Anche Nardo e Komor lo sanno. E tu lo sai, N? -
I palmi della ragazza sembrano sprigionare un'energia benefica. N chiude gli occhi, assaporandone il caloroso contatto.
- So di essere stato cieco - ribatte lui con voce sommessa. - Avrei dovuto capire fin da subito quale disegno avesse in mente mio padre. E avrei dovuto intuire chi era il vero Eroe di Unima, fin dal primo momento in cui ti ho vista. -
- Errare è umano - obietta lei. - Tutti fanno degli sbagli, ogni tanto. Ehi, N, non puoi lasciarti abbattere così: se ti pesa così tanto sulla coscienza, allora riscattati. Rimettiamo le cose a posto, insieme. E' così che fanno gli amici, no? -
Un sorriso triste aleggia sul volto di N. - White, stavo per far precipitare Unima nel caos. Questo non ti turba nemmeno un po'? -
- I tuoi mezzi erano sbagliati, ma le motivazioni giuste. E' giusto cercare la felicità, per sé e per i propri amici. - La presa della ragazza si allenta, e dopo un secondo N vede i suoi occhi ad un soffio dai propri. Chiari e luminosi come frammenti di cielo estivo. - N, resta con me. Ti prego. Puoi fare ancora così tanto, per Unima. -
Una vampa di calore irrompe in N, travolgendolo come un torrente di fiamme. Senza pensare, il ragazzo prende tra le mani il viso di White e si china in avanti, fino a quando le sue labbra non incontrano quelle di lei. White dapprima resta immobile, poi, con enorme sorpresa di N, gli getta le braccia al collo e lo preme contro di sé.
***


N Harmonia tralasciò gran parte del finale, ma Lance e Reason non fecero alcuna fatica a ricostruirlo. Ebbero altresì la delicatezza di non commentare.
- Dopo che scelsi di restare con White, Zekrom si manifestò davanti a me nel culmine del suo potere e mi designò come suo Custode - continuò N in tono neutrale. - Il suo spirito aveva sempre dormito dentro di me, fin dal giorno della mia nascita, ma si era risvegliato per la prima volta solo durante lo scontro con White. Non ero ancora alla sua altezza, ovviamente... io avevo incontrato fisicamente il mio protettore prima di lei, è vero, ma lei era ormai da lungo tempo in comunicazione spirituale con il suo Reshiram. Reshiram l'aveva designata Custode molto prima che Zekrom facesse lo stesso con me. L'esito del nostro scontro era già stato stabilito, ancor prima che cominciasse. - S'abbassò impercettibilmente la visiera del cappello. - Ero felice con White... felice e completo, come non ero mai stato prima d'allora. Lei era tutto, per me. Poi arrivò il Disertore. -
La sua voce s'incrinò, e non disse altro. Per un lungo momento, l'unico rumore fu lo schiocco dei ceppi nel falò. Poi Reason si alzò in piedi e andò a sedersi accanto a N, per poi stringergli una mano con affetto.
- Niall, N, tu credi che lei sia ancora viva. -
N annuì piano.
- E se lo è, la ritroveremo - promise Reason. - Ovunque sia. -
- Puoi giurarci - rincarò Lance. - Siamo tre Custodi, giusto? Non appena avremo imparato a padroneggiare meglio i nostri poteri, andremo dal Disertore e lo prenderemo a pedate nel sedere fino a quando non te la ridarà. -
N li guardò entrambi, le iridi lucide come smeraldi. - Voglio essere onesto con voi... sono venuto a cercarvi proprio per questo motivo. Non pensiate che intenda strumentalizzarvi, no, ma ho bisogno del vostro sostegno nella battaglia contro il Disertore. Voglio annientarlo una volta per tutte e salvare White, e da solo non posso farcela. -
Lance percepì in N la stessa, bruciante energia di poco prima, un'inestinguibile fiamma oscura che pulsava e guizzava senza sosta. Fino a quanto sei disposto a spingerti, N? Quanto arriveresti a sacrificare, pur di salvare questa White? Si rispose da solo: Quello che arriverei a sacrificare io se in pericolo ci fosse Sandra, o forse anche di più.
- Ehi, ti ricordo che ci hai appena salvato la pelle, là fuori - disse, indicando con il pollice il Lago d'Ira che s'increspava silenzioso sotto i raggi lunari. - E poi, credi davvero che ti lasceremmo andare allo sbaraglio contro uno psicopatico dai poteri sovrannaturali? -
- Scordatelo, non se ne parla - concluse Reason.
I tre Custodi si guardarono a vicenda. Forse per la prima volta, compresero di essere amici, veri amici. Il vincolo tra di loro non era mai stato tanto intenso, tanto ardente.

Quella mattina, Lance si svegliò un po' prima del solito. La sua notte era stata popolata da sogni strani e confusi, sussurri disconnessi e, come prevedibile, visioni di oscure Sagome alate. Ora aveva un'idea più precisa di cosa fosse quella Sagoma, ma ancora non riusciva a stabilire un contatto stabile: quella figura fumosa aveva la brutta abitudine di svanire ogni volta che si arrivava al più bello, al punto chiave della conversazione. Il Domadraghi si passò una mano tra i capelli irti, senza nemmeno provare a sistemarli, dopodiché scivolò fuori dal sacco a pelo. Reason e N riposavano a poca distanza, al di là dei resti ancora tiepidi del falò; a giudicare dalla loro immobilità, entrambi dovevano essere profondamente addormentati. Con la coda dell'occhio, Lance vide un guizzo di squame celesti.
Ciao, Dragonair, lo salutò mentalmente.
Il drago azzurro gli diede una giocosa strusciata contro la spalla. Ben svegliato, Lance. Cosa ci fai già in piedi? Non riprenderemo il viaggio prima delle nove.
Ho voglia di fare due passi
, rispose Lance, massaggiandosi le gambe intirizzite. Nottata piena, tanto per cambiare. Oltretutto, ho una sete pazzesca.
Il lago era forse ad un centinaio di metri dall'accampamento, e lo raggiunse in breve. Il cielo notturno cominciava appena a schiarirsi all'orizzonte, cospargendo la volta celeste di timidi toni violetti. Lance calcolò che dovessero essere all'incirca le cinque e mezza, o magari sei. Inginocchiandosi vicino alla riva, rimase per un attimo incantato dall'immagine delle stelle e dei rami che si riflettevano sulle acque cristalline. Sembrava il portale per un nuovo mondo, un mondo di pace e limpidezza...
Un mondo che un attimo dopo esplose.
Lance! Lance era già balzato indietro prima ancora del grido di Dragonair, evitando di stretta misura una possente coda dai bordi taglienti come rasoi. Dall'acqua era emersa una creatura gigantesca, terrificante: un lungo corpo serpentino, una testa rettangolare coperta di creste, una grande bocca irta di denti aguzzi...
- Un Gyarados - mormorò Lance con un filo di voce, deglutendo a vuoto. Okay, sapeva che erano grossi, ma non pensava così grossi!
Il Gyarados ruggì, contorcendo le spire scivolose come un ruvido turbine giallo e azzurro, le fauci stranamente luminose...
Protezione!
L'Iper-raggio andò a schiantarsi direttamente contro la barriera invisibile evocata da Dragonair, ma fu comunque abbastanza forte da stordirli entrambi. Lance si sforzò di pensare con lucidità, ma il suo cuore era come stretto in una morsa di ghiaccio. Disperato, pensò con invidia ai nervi d'acciaio di Reason, al suo perfetto equilibrio tra istinto e razionalità.
Cosa farebbe adesso Ree?
Avrebbe giocato sulle debolezze del Gyarados, come qualunque persona dotata di un minimo di materia grigia. E se Gyarados era un Pokemon Acqua e Volante...
- Dragonair, Fulmine! -
Il fulmine zigzagò a mezz'aria, colpendo il Gyarados in pieno petto. Il serpente d'acqua indietreggiò con un ruggito di dolore, ma tornò subito alla carica e urtò Dragonair con una violenta testata. Dragonair ricadde all'indietro come un fuscello, il fianco livido e solcato da lunghi graffi laddove le creste affilate l'avevano toccato. Lance si morse il labbro. 
Extrarapido! Dragonair evitò per un pelo l'ennesimo attacco del Gyarados, librandosi a mezz'aria e contorcendosi in modo acrobatico. E adesso Fulmine, ancora!
Un secondo lampo scaturì dal corno del drago azzurro. Il suo avversario si ripiegò su se stesso con un brontolio, ma si rialzò con uno scatto sinuoso e fece per avventarsi contro di lui. Lance parlò in modo automatico, quasi senza rendersi conto di quello che stava dicendo: - Dragonair, Tuono! -
Un abbagliante raggio d'oro investì il Gyarados come un torrente in piena, ribaltandolo e scaraventandolo via in un'esplosione di scintille statiche. Il lungo corpo squamoso della creatura si dibatté un'ultima volta, come un pesce in agonia, dopodiché giacque immobile, galleggiando tetramente sulla superficie del lago.
In fretta, quasi temendo che si potesse riprendere (e soprattutto riprendere incazzato) da un momento all'altro, Lance si sganciò una megaball dalla cintura e gliela scagliò contro. La mastodontica forma del Gyarados si dissolse in una tremula luce rossa, per poi scivolare docilmente all'interno della sfera. Lance la raccolse, senza fiato. Una volta, Galahad gli aveva detto che, una volta superata la Via Gelata, la strada poi sarebbe stata tutta in discesa, ma si sbagliava di grosso: sembrava proprio che un allenatore non potesse vivere senza rischiare la pelle un giorno sì e l'altro anche.
Se non altro, non era uno dei Pokemon impazziti del Team Sancta. Stavo fresco, se facevano il lavaggio del cervello anche a lui.
Dragonair si rannicchiò accanto a Lance e lo fissò coi liquidi occhi scuri. Piantala di lamentarti, Lan. Pensa che hai appena catturato il tuo primo Pokemon.
Il ragazzo batté le palpebre, perplesso, dopodiché si illuminò. Hai ragione! Arceus, me n'ero quasi dimenticato. E poi è un Gyarados! Altro che Pidgey o Rattata, questo è un vero Gyarados, il terrore dei mari! Ed è mio!
La cicatrice sul suo palmo scintillò leggermente, quasi per fare eco al suo entusiasmo. Il sorriso di Lance si fece smisurato.
- Dai, torniamo all'accampamento! Non vedo l'ora di vedere la faccia di Ree e N, quando lo verranno a sapere! -



______________________________

Sembra proprio che per il nostro Lance non sia possibile catturare Pokemon normali, solo dragoni in formago gigas XD prossima tappa, Ecruteak City!


Grazie, Dark_Glo e Lady Arcanine, le vostre recensioni sono state davvero graditissime! 

Bacio,
- Flames

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Capitolo 10
*** La Città delle Leggende Viventi ***


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-La Città delle Leggende Viventi-




Ci vollero tre giorni di marcia per raggiungere Amarantopoli. Durante il tragitto, i tre compagni non persero occasione di allenarsi: ogni sosta era buona per improvvisare uno scontro. Combattimento dopo combattimento, Reason rivelò la sua intera squadra (composta dal Glaceon bianco, la Beautifly beige, il Vulpix nero e un Pikachu rosso, rigorosamente tutti Shiny) mentre N sfoderò una gamma di creature straordinarie, diversissime da qualunque altro Pokemon che Lance avesse mai visto in vita sua, e che si scoprì essere un Samurott (una sorta di possente quadrupede marino), un Archeops (un incrocio tra un uccello e un dinosauro) e un Reuniclus (una curiosa creaturina informe dotata di braccia scindibili), oltre al demone-volpe di nome Zoroark che il Domadraghi aveva già incontrato a Mogania.
Quando finalmente arrivarono ad Amarantopoli, Lance rimase meravigliato dalla solenne bellezza della città. Al di sopra dei tetti svettava una torre, bianchissima e scintillante, una splendida sentinella che occhieggiava dal cielo una graziosa città di foggia tradizionale, in stile tipicamente giapponese. Nonostante fossero le cinque del pomeriggio, in giro non si vedeva quasi nessuno: tutto era avvolto nella quiete, turbata solo dal fruscio del fogliame smosso dal vento e dal cinguettio lontano di qualche Pidgey. I tre ragazzi decisero di comune accordo di dirigersi verso il Centro Pokemon, ma, mentre camminavano tra i muri silenziosi delle case, lo sguardo di Lance cadde su un edificio largo e piatto, dalle pareti annerite e in parte distrutte. La facciata era stata completamente devastata dalle fiamme, e l'unica cosa che si leggeva ancora (sebbene a fatica) era un cartello laccato di bianco che recava la scritta "Teatro degli Aceri".
- Doveva essere un teatro fantastico - disse Lance dispiaciuto.
- C'è da chiedersi perché l'incendio non si sia propagato alle case vicine - osservò N guardandosi attorno. - Qui c'è legno ovunque. Una scintilla sfuggita per caso potrebbe portare al disastro. -
- Ehi, guardate là! -
Lance s'avvicinò ad un muro laterale, forse la parte meno danneggiata dell'intero teatro. Su di esso erano affissi numerosi manifesti, tutti recanti i nomi di spettacoli che non si sarebbero mai più tenuti, ma ad attirare il Domadraghi era stato uno in particolare. Aveva un angolo bruciacchiato, però il resto era perfettamente leggibile. Lo staccò con molta delicatezza.
Sul manifesto era delineato un magnifico giardino orientale, con tanto di laghetto e ciliegi in fiore. Al centro dell'immagine troneggiava una ragazza fasciata in un serafico kimono color azzurro cielo; tra le mani candide reggeva un mazzetto di peonie rosate, che parevano sbocciare direttamente dalle sue dita, e al suo fianco era accoccolato un Vaporeon dall'aria aristocratica. Tuttavia lo sguardo di Lance era fisso sul suo viso: un viso adombrato dalla malinconia, ma sensuale e bellissimo, incorniciato da lunghi riccioli blu cobalto.
- Mion - mormorò Lance.
Reason, che stava osservando il manifesto da sopra la sua spalla, scosse lentamente la testa. - No, Lance, guardala bene. -
Lance lo fece, e notò che gli occhi della ragazza non erano castani come quelli di Mion, bensì di una dolce sfumatura dorata.
- S'assomigliano da morire - disse il rosso, scorrendo il foglio in cerca di nuove informazioni. - Vediamo... cavolo, questa andava in scena cinque anni fa... lo spettacolo è "La Regina delle Peonie", e la prima attrice si chiama... - strizzò gli occhi per leggere sulla carta annerita - Kandata Shion. -
- Kandata - ripeté Reason. - Come Mion. -
- Probabilmente è sua sorella - ipotizzò N.
- Cerchiamola, no? - propose Lance. - Potremmo scoprire qualcosa di più su Mion e sul Team Sancta. Insomma, se sono sorelle si terranno in contatto, no? -
Arrivati al Centro Pokemon, prima di tutto consegnarono le proprie pokeball all'infermiera Joy di turno, dopodiché N le chiese garbatamente se sapesse dove potevano trovare Kandata Shion. Bastò quel nome perché l'infermiera dai capelli rosa s'incupisse.
- Non potete trovarla - disse, intrecciando tristemente le mani. - Shion è morta anni fa. Non riuscì a salvarsi dall'incendio che distrusse il Teatro degli Aceri. -
- Oh - balbettò N, preso in contropiede. - Mi dispiace molto. -
- Era mia amica - confessò Joy. - Lei e il suo Vaporeon erano il vanto e l'orgoglio della città. Era la migliore attrice e kimono girl che Amarantopoli avesse mai avuto l'onore di ospitare... oh, fu una tragedia, una vera tragedia. -
Reason adottò il suo tono più delicato. - Può dirci cosa causò l'incendio? -
L'infermiera Joy si volse e sussurrò qualcosa ad una Chensey di passaggio, che annuì e s'affrettò a portare le pokeball dei tre nella stanza adiacente. Quando la porta scorrevole si chiuse, Joy si girò di nuovo verso i ragazzi.
- Non è chiaro - sussurrò, quasi temendo che qualcuno s'infuriasse a sentirla. - Nessuno ne parla, ma tutti pensano che si sia trattato di un tentativo di omicidio colposo. Io non c'ero, ma mi hanno riferito che, poco prima dell'incendio, un enorme Pokemon volante sia comparso in cielo, con certe ali scintillanti come fiamme vive. -
Reason pensò istintivamente al suo protettore, e un lieve senso di nausea le strinse lo stomaco. Possibile che fosse stato il suo predecessore a causare quello scempio?
No, si disse con fermezza, lottando contro una crescente ondata di panico. Il professor Glacier e N hanno detto che gli spiriti dei protettori riposano nelle anime dei Custodi fin dalla nascita. Anche il mio è sempre stato dentro di me, giorno dell'incendio compreso... non può essere stato lui.
Focalizzò con la mente la creatura infuocata. Inalò il ricordo della sua potenza, della sua fierezza, ma anche della sua sconfinata bontà. Le sue fiamme erano benevole e protettive. Il fuoco malvagio che aveva divorato il teatro non poteva essere stato generato da lei.
Un sorriso incandescente brillò nella sua mente, e il marchio a mezzaluna sul suo braccio si scaldò in modo quasi impercettibile. Reason dedusse che era il suo modo di dire grazie.
- Vedete, Amarantopoli è una città particolare - stava dicendo nel frattempo l'infermiera Joy. - Si dice che in passato fosse sacra agli dèi, e che tutt'ora le leggende vi camminino insieme ai mortali. Avete visto la Torre di Latta, vero? Un tempo, oltre ad essa vi era anche una seconda torre, denominata Torre d'Ottone, ed entrambe ospitavano sulla sommità un leggendario Pokemon alato. -
- Wow - disse Lance, affascinato. - E poi? -
- Poi la Torre d'Ottone venne distrutta da un incendio, e il Pokemon che l'abitava volò via, verso il mare... -
- Ferma ferma ferma, un altro incendio?! - esclamò Reason, sorpresa. - Com'è possibile? -
- Nessuno lo sa - fu l'enigmatica risposta della donna.
La conversazione si troncò lì. L'infermiera Joy tornò a badare al bancone, e Lance, Reason e N attesero pazientemente che le loro pokeball venissero riconsegnate prima di concedersi una passeggiata all'aperto. Fuori spirava un vento leggero, piacevole, e c'era così tanta calma che potevano sentire il terreno scricchiolare sotto i loro piedi.
- Vi sembra una coincidenza? - chiese Lance ad un certo punto, dopo alcuni minuti di silenzio. - Voglio dire, Shion è morta in circostanze misteriose, probabilmente dietro l'attacco di un Pokemon leggendario. Vi sembra una coincidenza che Mion abbia deciso di dare la caccia ai Custodi? -
- Forse spera di poter incontrare l'assassino di Shion - considerò N.
- A me non sembrano una coincidenza nemmeno tutti questi incendi - aggiunse Reason. - Non pensate che chi ha distrutto il Teatro degli Aceri sia la stessa persona che ha incendiato la Torre d'Ottone? -
Le parole della ragazza destarono in Lance un orribile presentimento.

- Che io sappia, a Johto ci sono tre Emissari: l'Emissario dei Ghiacci, l'Emissario dei Tuoni e l'Emissario delle Fiamme. Anche se ora potrebbero esserne rimasti solo due, vista la bravata di Reason. -

L'aveva detto N il giorno prima... possibile che fosse l'imbeccata giusta?
- L'Emissario delle Fiamme - mormorò il Domadraghi, quasi tra sé.
N s'accigliò. - Cosa? -
- Hai detto che a Johto ci sono tre seguaci del Disertore, ovvero gli Emissari dei Ghiacci, dei Tuoni e delle Fiamme - disse Lance con voce più sicura. - E se ad attaccare il teatro e la Torre fosse stato l'Emissario delle Fiamme? -
- Forse - accettò Reason. - Ma a quale scopo? Gli Emissari vogliono i Custodi, non le kimono girl. -
- Due incendi, un uccello di fuoco... fin qui combacia - insisté il rosso. - Parliamoci chiaro, quanti piromani dai poteri soprannaturali se ne vanno a spasso per Johto? -
- E' una possibilità da non escludere - ammise N.
I loro passi li avevano condotti fino alla palestra. Sembrava l'unico edificio moderno, a parte il Centro Pokemon. Guardandolo, Lance pensò al suo sogno di diventare Campione, e per la prima volta si rese conto di quanto la strada fosse ancora lunga. Lunga e tortuosa: non poteva essere altrimenti, ora che tutto quel casino di Custodi e protetti si era abbattuto su di lui. Ma se tutto si fosse risolto per il meglio, se davvero lui e Ree e N avessero sconfitto il Disertore una volta per tutti... a quel punto non ci sarebbe stato più nessuno tra lui e la vittoria.
Sì, beh, nessuno tranne sette capopalestra, i Superquattro e l'allenatore più potente di Johto.
Sciocchi dettagli secondari.
- Verrò qui domattina - comunicò agli altri due.
Reason annuì. - Mi sembra di ricordare che Fosca, la capopalestra, usi Pokemon di tipo Spettro. -
- Ricordi bene - disse una voce sconosciuta.
I tre si girarono. Accanto all'ingresso della palestra si materializzò un ragazzo sui sedici o diciassette anni. Aveva i capelli biondo-argenteo, lunghi fino alle spalle, e penetranti occhi viola come il cielo al crepuscolo. Il suo abbigliamento era tutto chiaro: una maglietta gialla e azzurro pastello, jeans chiari, scarpe bianche. L'unica traccia di scuro era nel suo ciondolo, sagomato a forma di tao.
- Io sono Angelo - disse il ragazzo, con voce calma e un po' languida. - Sono il figlio di Fosca, e in sua assenza anche il reggende della palestra. Posso fare qualcosa per voi? -
- Niente, a parte dire a Fosca di non affezionarsi troppo a quella medaglia, perché domani sarà mia - disse Lance.
Angelo rise sommessamente. - Intendevo un consiglio più pratico. Io non sono il suo portavoce. Se tieni così tanto alla medaglia Nebbia, comunque, sarà a me che dovrai strapparla. -
- Tua madre non c'è? -
- E' malata - tagliò corto il biondo.
Reason si fece avanti accanto a Lance. - Posso dedurre che anche tu alleni Pokemon di tipo Spettro? -
- Oh, sì. Ad Amarantopoli puoi trovarne un po', se sai dove cercarne. - Nel guardarla, sul viso di Angelo si dipinse un sorriso luminoso. - Certo, se tutti gli allenatori coltivassero amicizie così affascinanti, la mia vita sarebbe parecchio meno noiosa. Di ragazze così carine non se ne vedono tutti i giorni. -
- Oh, beh, grazie. - La ragazza rispose al sorriso, lusingata. - Io comunque sono Reason, e loro sono Lance e N... -
- Nathaniel - precisò subito l'altro. 
- Reason è un nome bellissimo - disse Angelo, come se non avesse sentito altro, incrociando languidamente le braccia davanti al petto. - Sono contento che non sia tu a dover combattere contro di me. Non per vantarmi, ma sono più forte di quanto non si immagini... -
- Vedremo - borbottò Lance.
- ... e mi dispiace sempre veder perdere simili bellezze - continuò il biondo imperterrito. - Domani, se desiderate, potrei farvi fare un giro alla Torre di Latta. Dopo la sconfitta di Lance, intendo... magari vi tirerà un po' su di morale. -
- Piantala di parlare come se fossi destinato a perdere! -
- Ma tu sei destinato a perdere. Come minimo non sai nemmeno com'è fatto, un Pokemon Spettro, mentre io ho studiato i draghi per secoli. Un figlio di Amarantopoli non sarebbe degno del suo nome, se non conoscesse per filo e per segno ogni leggenda vivente. -
Lance si chiese se di tanto in tanto non sarebbe stato meglio togliersi il mantello. Ovvio, un vero Domadraghi non gira mai senza mantello, ma forse fuori da Ebanopoli era un tantino troppo riconoscibile.
- Visiteremo la Torre con grande piacere - si mise di mezzo N, col suo solito tono pacato - dopo la vittoria di Lance. -
Il rosso lo guardò con sincera gratitudine.
- Vada come deve andare - replicò Angelo. - Ma comunque vada, per me sarà un onore scortare voi e la dolce Reason fino alla Torre di Latta. I piani bassi sono ancora visitabili... il loro fascino vi sorprenderà. -
- Certo, certo. - Lance era seccato, non solo perché quel tipo continuava a pronosticare la sua sconfitta, ma anche per le sue eccessive attenzioni per Reason. Non che tra loro ci fosse niente, intendiamoci... ma perché con tutte le belle ragazze che c'erano al mondo il signor Preveggente doveva fissarsi proprio su di lei?
Magari ci prova così con tutte, si disse il ragazzo, senza troppa convinzione.
Mentre lo guardava chiacchierare amabilmente con la castana, però, Lance non poté fare a meno di pensare a cosa significasse Reason per lui. Era sua amica e compagna di viaggio, sì... e forse anche qualcosa di...
Sandra.
Il pensiero della Domadraghi dalle chiome indaco gli illuminò la mente.
Reason, Mion e il resto delle donne di Johto vennero spazzate via dai suoi pensieri, allo stesso modo in cui il sorgere del sole spegne tutte le altre stelle.

Nel frattempo, N fissava la grande Torre argentea che svettava in lontananza. Essa irradiava un'aura antica e potente, un'aura che lo attirava in maniera irresistibile. Non aveva mai sentito nulla del genere, prima d'ora... se non nella Torre Dragospira di Unima, quando Zekrom era apparso davanti a lui. Dopotutto, come aveva detto Angelo, Amarantopoli era la città delle leggende viventi. Non c'era da stupirsi se al suo interno traboccava una simile fonte di potere.
Un potere che solo lui poteva percepire, almeno fino a quando Lance e Reason non avessero padroneggiato a pieno i loro talenti. Volgendosi verso di loro (l'uno guardava imbambolato nel vuoto, l'altra chiacchierava amabilmente con Angelo) il ragazzo dai capelli verdi non poté fare a meno di pregare Arceus di avere tempo sufficiente per prepararli.
A difendersi dal Team Sancta.
A perfezionare i loro poteri psichici.
A lottare per la loro vita.



 ______________________________

E si va avanti... tra parentesi, Angelo è un figo, credo che sia il mio capopalestra preferito, almeno a Johto. Allora, qual è il vero legame tra Shion e Mion, e cos'è accaduto davvero la notte dell'incendio? Il nostro Lance riuscirà a prevalere o verrà preso a pedate nel sedere?

Stay tuned :)

P.S. Ho notato che in alcuni momenti il titolo dei capitoli si vede, in altri no, e non ho ancora capito in base a cosa cambi o.O a voi si vede? comunque, il regalino di After è a questo indirizzo qui: http://tinypic.com/view.php?pic=2qau0kz&s=7

Bacio,
- Flames
 

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