Wanted Dead Or Alive di Herit (/viewuser.php?uid=110002)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prolog: Tarocco numero XIII ***
Capitolo 2: *** I. Distacco ***
Capitolo 1 *** Prolog: Tarocco numero XIII ***
Wanted
Dead or Alive.
Prologo:
Tarocco numero XIII.
La
Morte... durante il nostro viaggio quante volte
l'abbiamo
affrontata?
In
quanti modi l'abbiamo fronteggiata?
Ma
la Morte
non si può sconfiggere.
Sbuffo
stancamente lasciandomi scivolare con la schiena contro una delle
colonne lignee del castello di Shirasagi,
trovandomi seduto a terra, alla fine. Le assi del pavimento accolgono
il mio peso con uno scricchiolio che avverto a stento. Ovattato.
Ripiego le gambe su loro stesse e nascondo il volto contro le braccia
incrociate sopra le ginocchia. Non voglio sentire niente. Per un
istante spero quasi di diventare un pezzo dell'arredamento. Al
momento credo di avere la stessa forza vitale di un tavolino rotto.
Voglio solo estraniarmi dal mondo, ora. Dal mondo e dalle percezioni
del mio corpo che freme ancora a causa degli accadimenti avvenuti
solo... quando? Poche ore...? Giorni...? Anni fa? Ho completamente
perduto la cognizione del tempo. Mi sembra quasi di galleggiare
sospeso in un istante rimasto immobile, cristallizzato. Ed allo
stesso modo mi sembra che tutto scorra attorno a me con una lentezza
quasi esasperante. Mi sento così terribilmente ignobile.
Così
contraddittorio. Desidero fuggire dal mondo rinchiudendomi in me
stesso, sperando quasi che il sortilegio che ho utilizzato a Celes
contro la mia volontà, possa sortire ancora un qualche
effetto,
creando una barriera tra me e tutto ciò che mi circonda.
Eppure
voglio fuggire anche dal mio io, aggrappandomi a quel presente che in
questo istante mi sembra così altalenante e poco allettante.
Vano.
Per chi poi? Di certo non per me. Ho corteggiato la Morte
così tante volte dopo che ho abbandonato il mondo in cui
sono
cresciuto, che ormai la vicinanza della Nera Signora è
divenuta
fondamentale e quasi rassicurante. E' diventato un qualcosa di
abitudinario, tanto che mi potrei tranquillamente definire come un
amante assiduo della Dama con la Falce. Ed invece... più di
una
volta mi è stato imposto di vivere. Ironico. Paradossale.
Tanto che
se ne avessi la forza riderei. Ancora
una volta mi è stato imposto di vivere. E da chi? Da lui!
Però io
dentro continuo a sentirmi morire in ogni istante.
Ho perso tutto. La
mia eterna condanna, questa. Perdere tutto. La persona amata:
prima il vero Fay e poi il Ashura-ō.
La mia terra: Valeria... Celes... non ho più un posto in cui
tornare, ora. Per un'istante mi ero quasi convinto che non importasse
più. Quando però Kurogane mi ha condotto
all'esterno di quello
stesso sortilegio che io ho richiamato, ho pensato che il mio luogo
dove tornare non è più materiale. Eppure come
tutto, quel pensiero
ha lasciato il suo tempo. Come se non fosse bastato, in quel momento
avevo rischiato per l'appunto di perdere nuovamente la persona che
per me è diventata importante sopra ogni cosa. Il mio posto
dove
tornare. Eterna condanna, la mia. Essere privato di tutto quanto per
me è importante.
Sospiro
rassegnato nella segregazione dell'attesa, inalando il profumo di
sangue ancora fresco sui miei abiti. Il mio sangue, mischiato in modo
così terribilmente suadente a quello del mio compagno di
viaggio.
Avverto i miei denti serrarsi con più forza gli uni sugli
altri -i
canini divenire più lunghi ed aguzzi- quando mi rendo conto
di avere
fame. Forse è proprio per questo che riesco a far caso al
mio corpo
che manda evidenti segnali di inedie. Mi maledico da solo per aver
formulato pensiero così tremendamente fuori luogo in questo
frangente. La principessa
Tomoyo mi
ha
quasi implorato di allontanarmi da davanti la stanza dove hanno
ricoverato il Ninja, ma ho deciso che da qui io non mi schiodo. Fossi
matto! Assurdo come per lui sia riuscito ad aggrapparmi ad una forza
che non ricordavo più nemmeno di possedere.
Però... se non posso
stare con lui, voglio vegliarlo da qui, a poca distanza. Punendomi.
Sperando. Sentendomi impotente. Pregando che la persona che mi ha
già
salvato due volte -che dico? Più di due volte, sempre-,
non mi abbandoni proprio ora che ho accettato di aver bisogno di lei.
E' ironico: morto Kurogane, morirei anche io con lui. Lui che mi ha
fatto promettere di vivere, perché a porre fine alla mia
vita ci
penserà lui stesso. Sorrido a me stesso con sarcasmo. Rido
di me.
Patetico. Lo Shinobi
l'avrebbe
davvero fatto: avrebbe posto fine alla mia vita con le sue stesse
mani. Ed effettivamente lo sta anche già facendo.
Maledettamente di
parola anche quando non lo pianifica. Ed io accetterei anche di buon
grado questa sorte. D'altronde, una volta scomparso lui, non avrei
più motivo di continuare ad arrancare per mantenermi in
vita. Alla
fine sono stato costretto ad ammetterlo a me stesso: quel Ninja scorbutico ed irascibile, è divenuto la mia sola
ed unica
ancora di salvezza. La mia ragione per vivere. Deglutisco
a vuoto, ingoiando anche il sapore salato ed amarissimo di quelle
lacrime che avverto ancora in parte incatenate tra le ciglia. Ne
riesco a cogliere il peso ed il riverbero alla fioca luce delle
lanterne a muro. Non ricordo di aver mai pianto così tanto
da quando
è morto Fay. Spesso da bambino mi rinchiudevo da solo
davanti alla
fontana che custodiva il suo corpo e stavo lì a pregare per
lui. Da
solo almeno fin quando non ho creato Chii per custodire mio fratello
e la piuma della principessina. Ho poi sfiorato il pianto per
Ashura-ō, quando l'ho trovato circondato dai cadaveri dei suoi
stessi sudditi e delle sue guardie morti per sua mano. Quella volta
c'erano state troppe cose. Troppi sentimenti mi avevano riempito la
testa ed il petto. Mi sono sentito tradito. Impotente. Distrutto
dentro. Eppure non hoo avuto cuore di uccidere il mio re. Troppo
codardo. Troppo debole. Troppo legato a quell'amore incondizionato
che provavo per quell'uomo che aveva salvato me e Fay e che mi aveva
fatto anche da padre. Oltre che da mentore. Vigliacco. Fragile.
Troppo fragile. Ho pianto per il mio Re dopo che l'ho costretto ad
addormentarsi, come in una favola apocalittica. Ho pianto per il mio
Re in quella battaglia che ha svelato a Kurogane, Mokona e Shaoran
tutto il mio passato. Quel passato che ho custodito gelosamente per
tutto il tempo perché sapevo e temevo cos'avrebbe comportato
lo
svelarglielo. Di non essere accettato da quei compagni di viaggio sui
quali solevo fantasticare tanto da bambino. Ho pianto perché
non
avevo il coraggio di dirgli addio. A lui. E a mio fratello. Ho pianto
di nuovo per Fay. Eppure la stretta forte e calda della mano di
Kurogane attorno al mio braccio, mi ha tenuto ancorato al presente.
Dovevo lasciarlo “dormire”, come mi ha detto lui.
Dovevo
lasciarlo riposare in pace, perché era quello che si
meritava.
D'altronde, non si può riportare in vita una persona, ormai
l'ho
imparato. L'ho
imparato ed è soprattutto per questo che non voglio che
Kurogane
muoia. Non averlo più accanto mi ucciderebbe molto prima di
quella
morte per inedie che mi si prospetterebbe non potendomi più
nutrire
del sangue della mia preda.
Morte...
nel giro di mezz'ora -può essere passato anche molto
più tempo, e
non me sono minimamente reso conto-, quante volte ho sfiorato questo
pensiero per questo o per quel motivo? Sono veramente un Mago Idiota.
Kuro-tan ha
ragione. Che ironia. Mi ostino a chiamarlo per nome proprio e lui
pare addirittura soffrirne, ma nella mia testa continuo ad
affibbiargli quei soprannomi assurdi che tanto lo hanno fatto
arrabbiare all'inizio del nostro viaggio. Chissà cosa
direbbe se lo
sapesse? Che sono un mago idiota, senza dubbio. Appena si
sveglierà
come potrei chiamarlo? Se... si risveglierà... non voglio
pensarci!
Devo trovare altro su cui concentrare la mia attenzione. Stringo con
stizza i pugni ed è solo perché ho i guanti
ancora addosso che non
riesco ad impiantarmi le unghie nella mano. Peccato. Un po' di dolore
corporeo, magari avrebbe spostato i miei pensieri altrove. Che
stupido. Oltre ad essere un mago idiota, ora mi ritrovo anche a
formulare desideri autolesionistici? Direi che non mi faccio proprio
mancare nulla. Poggio il capo contro la colonna alle mie spalle, e di
nuovo un pensiero torna a martellarmi la testa. Quello che è
stato
un chiodo fisso per troppi anni torna ancora a far capolino tra i
miei pensieri. Non che prima non ci stessi pensando, effettivamente,
però... La
Morte. Mi sembra di ricordare di
aver letto in un
libro, quando ancora ero a Celes, che è uno degli arcani
maggiori
dei tarocchi. Non posso scorgere il futuro attraverso i sogni, ma
Ashura-ō mi ha spiegato che tramite quelle carte avrei potuto farlo senza
problemi, soprattutto dato il mio notevole potenziale magico. In un
momento di folle lucidità mi sfiora il pensiero di cercare
quei
tarocchi per poterli consultare, anche se ora resta ben poco della
mia magia. Per poter scoprire che a Kurogane non succederà
nulla.
Che questa non è ancora la fine del nostro viaggio. Chiudo
l'occhio
per rifugiarmi nell'oblio di quell'oscurità che mi avvolge
per
qualche istante, cercando un distacco sempre crescente con il
presente. Lo faccio per ignorare quella figura che mi si presenta
davanti. Ne ho colto la presenza già da un po', ma ho il
terrore di
sentire qualunque notizia mi possano portare. O ancora del fatto che
mi possano chiedere di allontanarmi da qui. Finché non mi
aggiornano
sulle condizioni di Kurogane io non mi muovo di un centimetro. Che lo
sappiano! Eppure quella presenza persiste. Continuo ad ignorarla
sperando nel mentre che il legno m'inglobi tra le sue venature per
farmi sparire, ma niente. Svelo l'occhio sano e lo sollevo sulla
figura vestita di bianco e nero che sta in piedi, diritta e fiera
innanzi a me. Ha un sorriso delicato ad animarle le labbra ed in
parte anche gli occhi. Un sorriso speranzoso. E se non l'avessi
conosciuta non appena abbiamo piede in quel mondo -se lei non mi
avesse assicurato che non lo avrebbero lasciato morire- in questo
momento potrei tranquillamente scambiarla per una giovane Dea della
Morte. Giusto per restare in tema. Una Dea della Morte che si
è
presentata innanzi a me per comunicarmi che il Ninja è
deceduto e
che di conseguenza doveva portarsi via anche me. Per mia somma gioia
e profondo dispiacere, non è così. Non riesco ad
immaginare con che
razza di sguardo la sto fissando. Probabilmente con uno talmente
ridicolo che riesco a suscitare la sua ilarità, visto che si
porta
una mano innanzi al volto per celarlo parzialmente dietro la lunga
manica del kimono che indossa.
La
Morte. Distacco.
Fine necessaria. Disincanto. Rassegnazione. Fatalità
ineluttabile.
Non
so perché, ma per un istante mi ritrovo a pensare che le
definizioni
correlate al tredicesimo tarocco si confacciano perfettamente alla
giovane Yumemi
che ho davanti ed alla situazione che stiamo affrontando. Oltre al
fatto che davvero ci siamo trovati ad un passo dalla morte tutti e
quattro, in quel regno ormai sigillato dalla mia magia e da un
sacrificio per cui non potrò mai perdonare quel cretino di
uno
Shinobi. Quel... quel... tagliarsi un braccio?! Ma dico! Tra l'altro
a lui il braccio sinistro serve per usare la spada, che diamine se
l'è tagliato a fare? E per cosa, poi? Per salvare me... Io
che gli
ho mentito per tutta la durata del nostro viaggio. Mi sento come se
mi avessero risvegliato a da un incubo prendendomi a schiaffi e
ponendomi innanzi ad una realtà ben peggiore. Disincantato
oramai,
ma non pronto a rinunciare ancora a nulla. Il sorriso di Tomoyo
davanti a me, però, ha quasi la capacità di
rassicurarmi e
rasserenarmi. E' un'espressione speranzosa. Gentile, così
come il
tocco della sua mano sul mio capo. E' lei la persona che ha salvato
Kurogane. Lei che l'ha liberato dal giogo di Fei Wong. Lei che
probabilmente lo conosce meglio di chiunque. E non mi stupisco
nell'avvertire un vago moto di gelosa invidia verso quella ragazzina.
Che situazione assurda. Mi sembra quasi di capire il perché
di
quello sguardo velenoso che Kurotan ha rivolto ad Ashura-ō a Celes.
Beh, ora ho anche un altro pretesto per prenderlo in giro, quando si
sveglierà. Perché si sveglierà, vero?
“Sta
riposando, ora. Non è più in pericolo.”
Me lo annuncia con tono
così calmo ed incoraggiante che sento potrei sciogliermi di
nuovo in
lacrime da un momento all'altro. Una voce quieta che si insinua
gentile nella mia testa. Ed ho modo di trarre un muto ed invisibile
sospiro di sollievo. Bene: ora non mi serviranno più i
tarocchi per
sapere dell'immediato futuro. Osservo meglio questa ragazzina e la
sento così incredibilmente simile a me, con quel sorriso che
ora si
distende incoraggiante sulle sue labbra, seppure non dimostri alcuna
allegria, ma solo una muta rassegnazione. Per un attimo -uno
soltanto- ho l'impressione di trovarmi innanzi ad uno specchio e la
cosa fa quasi paura. “Vi
ringrazio, Hime.”
Sempre scivolando contro la colonna, mi metto nuovamente in piedi. Il
capo chino appena in avanti in un muto segno di ringraziamento per
quella notizia. La Yumemi
mi sorride di nuovo, indicandomi con un cenno della manina il
corridoio sul quale si affacciano le stanze, separate da pareti
scorrevoli decorate da disegni particolari che richiamano stagioni e
paesaggi tutti differenti. Non la seguo, però, preferendo
indugiare
per qualche istante su sei pannelli posti uno accanto all'altro
rappresentanti corvi appollaiati su un susino dai rami spogli. Solo
qualche gemma ad arricchire il tutto e piccoli frammenti di madre
perla pestellata o di foglia d'oro, ravvivano il tutto, dando il
senso dello scorrere delle stagioni.
E' particolare. Evocativo. Dietro quei pannelli riposa Kurogane e
giuro, in questo istante vorrei fare irruzione in quel luogo anche
solo per vederlo dormire quieto per una volta. Distolgo lo sguardo
per trattenermi dal farlo davvero, limitandomi ad accodarmi alla
principessina senza fiatare.
“Chiamami
Tomoyo.” Si raccomanda nel mentre, facendo scivolare uno dei
pannelli che danno sul corridoio, lasciando intravvedere parte della
stanzina. I tatami disposti ordinatamente e coperti in parte da un
futon già steso a terra, pronto ad ospitarmi. Un basso
tavolino poco
distante ed un terrazzino che dà sul giardino interno, reso
visibile
dalle porte scorrevoli lasciate aperte per arieggiare l'ambiente in
quella tiepida primavera. Abiti puliti e tipici di quel mondo sono
posati a terra, accanto al giaciglio.
“Lo
farò.” Le assicuro, prima di chiudermi alle spalle
il pannello
lasciando fuori dalla stanza la Principessa. Il resto del mondo.
Parte delle mie sofferenze. Quello che resta, invece, entra assieme a
me ed assieme a quella brezza fresca che mi accoglie come una carezza
quasi materna. Avverto un sorriso, troppo debole per essere
convincente, distorcermi le labbra in quelle ultime parole che
rivolgo alla principessa. Mi sento improvvisamente stanco. Ho bisogno
di togliermi questi abiti insanguinati. Ho bisogno di lavarmi.
Cambiarmi. Coricarmi. Di riposare e rimettere a posto quel folle
flusso di pensieri che si stanno mano a mano ammonticchiando nella
mia testa. Esausto mi sfioro l'occhio coperto dalla benda. Morte.
Vita.
L'esito
di questo viaggio è avvolto ancora in panni incerti. Labili.
Vita.
Morte.
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Capitolo 2 *** I. Distacco ***
1.
Distacco
Sono steso sul futon da non so nemmeno io quanto tempo, e non
voglio nemmeno immaginare quanto ci ho messo anche solo a calmarmi. Ci
ho impiegato ben più di un'ora a sistemarmi il nemaki in
maniera tale da non sembrare una donna di piacere piuttosto che un
povero mago che si prepara ad andare a letto. Troppo. Ci ho messo
decisamente troppo. Tanto che l'effetto sortito dalla stanchezza e
dalla frustrazione, è quello di farmi cadere quasi
tramortito sul giaciglio, una volta che riuscito a sistemarmi
anche l'obi a dovere. Il torpore del sonno però, ed ormai ne
sono quasi certo, non mi salverà più dal presente
probabilmente almeno fino a domani notte. Sono un vampiro, certo. In
realtà non sento nemmeno la necessità di dormire.
O meglio, il mio fisico non l'avverte. Ma la mia testa -la mia mente-
ha decisamente bisogno di essere cinta dalle calde ed amorevoli braccia
di Morfeo o chi per lui. Mugugno per la frustrazione, senza nemmeno
avere la forza per formulare delle proteste decenti a voce. Ho troppa
fame: il mio corpo mi ha già messo al corrente della cosa da
diverso tempo. Inoltre, la perdita ematica che ho conseguito a Celes,
assieme all'uso smodato della magia dopo mesi che non l'utilizzavo
più con assiduità, mi ha oltremodo sfinito
rendendo il mio appetito ancor più profondo.
Mi rigiro più e più volte nervoso,
optando in fine per una posizione supina, coprendomi il volto con le
braccia e respirando quel profumo nuovo, così differente
dall'odore che ho avvertito per tutto il tempo: profumo di pulito,
finalmente. Eppure l'invitante sentore del sangue di Kurogane che
impregna i miei abiti arriva distintamente fino a qui. Posso avvertirlo
chiaramente. Oppure sono io che nonostante tutto lo sento fin troppo
bene? E sì che mi sono premurato di immergerli nel catino
che la principessa Tomoyo mi ha fatto portare appositamente qui. Quando
ho chiesto all'inserviente se con l'acqua avrei dovuto lavarmi, quello
mi ha sorriso appena -discreto, educato, intimorito-, ed ha scosso il
capo a più riprese, dissentendo.
“L'acqua per lavarvi dovreste già averla
avuta in camera.- Ha considerato e non mi è sfuggito di
certo lo sguardo che il ragazzetto ha dedicato all'ambiente
circostante, alla ricerca probabilmente di un catino che sì,
nella mia stanza già c'era. E che nuovamente sì,
ho utilizzato per sciacquarmi. -Questo è per i vostri
vestiti: Tomoyo-hime
non vuole che impazziate per la fame e cerchiate di mordere Kurogane-sama nel
sonno. Ha bisogno di recuperare le forze.” Ha continuato a
spiegarmi con tono che ora come ora mi suona terribilmente
accondiscendente e che, invece, in quel momento mi ha semplicemente
irritato. Effettivamente attaccare il Ninja nel sonno sarebbe piuttosto
controproducente per entrambi. Rischierei di trasmettergli chiaramente
tutto ciò che mi tormenta e rischierei di farlo
arrabbiare. Non che ci veda qualcosa di male, in effetti. Abbiamo
giocato a fare gli idioti arrabbiati per mesi, prima di arrivare a
Celes. Continuare con questa farsa, però, non porterebbe a
nulla. Semplicemente ad uno stallo improponibile che rischierebbe di
mandare ancora più in bestia Kuro-tan e di farmi dare di
matto ancora di più. Già. Decisamente
controproducente. Inoltre la perdita di sangue subita dal corpo del
guerriero è stata piuttosto ingente: un nuovo salasso non
gli gioverebbe certamente. Quando
si sveglierà. Continuo a ripeterlo, e la fame
sembra affievolirsi un poco. Almeno questo.
Mi costringo a prendere un
lungo respiro per calmarmi. L'ennesimo lungo respiro per calmarmi. E
finalmente inalo quell'odore particolare che ha l'acqua che mi
è stata portata dal bimbetto. Prima l'ho congedato con un
sorriso di circostanza senza curarmi tanto di chiedergli nemmeno il
nome. Ma d'altronde sembra che qui mi conoscano già tutti
meglio delle loro tasche. Ho immerso i vestiti tipici di Celes
all'interno del liquido contenuto nella bacinella senza nemmeno
pensarci troppo su, cambiandomi allo sguardo indiscreto e silenzioso
della luna. La luna. Il simbolo di quel luogo. La luna. Indiscreta e
silenziosa. Maledettamente simile a lui. Avverto forte quel profumo, un
profumo particolare, forte e pungente. Garofano, forse. Non saprei
dirlo con certezza, ma non mi infastidisce. Almeno non è
sgradevole ed in un primo momento ha anche sortito l'effetto
desiderato, facendo scomparire quell'aroma dolce e ferroso che
inizialmente sembrava aver impregnato l'ambiente che mi circonda.
Kurogane non è più in pericolo di vita.
Quel pensiero s'insinua
nella mia mente con la prepotenza di un'onda un po' troppo forte, per
poi scemare lentamente come la risacca, lasciandomi svuotato di tutto,
tanto che desidero quasi sprofondare nel sonno con quest'ultimo
presagio roseo per la testa. La stanchezza non ha però la
meglio nemmeno questa volta, abbandonandomi qui con un senso di
profonda insoddisfazione. Mi rigiro nel futon come
un'anguilla per un'altra manciata di minuti, prima di rinunciare a
qualunque buon intento di riposare, tirandomi a sedere con quella
stessa esasperante lentezza del mio primo risveglio nel mio nuovo corpo
di vampiro a Tōkyō. E' stata una trasformazione strana, la mia. Ricordo
nitidamente il dolore alle ossa e la terribile sensazione che tutto
l'interno del mio corpo si stia intorpidendo. Rattrappendo. Morendo. Mi
sono aggrappato a Kurogane con forza. Con disperazione. In quel momento
l'ho odiato e lui lo sa. Avrei voluto urlargli dietro tutta la mia
rabbia. Avrei voluto morire. Avrei dovuto morire, così che
succedesse lo stesso anche alla magia che lo Shaoran Clone mi aveva
rubato. Così che in futuro i piani
di Fei Wong non potessero arrivare a compimento. Per un istante... in
quell'istante non mi importava di esaudire il mio desiderio: riportare
in vita Fay. Non mi importava più, perché in quel
frangente avrei avuto modo di salvare loro da quel destino che era
già stato scritto. Ed invece ho gridato solo rabbia e
frustrazione assieme al dolore. E' stato un miscuglio efficace,
perché mi ha svuotato la testa da tutto. Quelle fitte
lancinanti hanno scacciato i pensieri ed i ricordi. Tutte le
maledizioni. Tutte le menzogne. Tutto. Anche l'affetto troppo profondo
che ho sviluppato per quel Ninja dagli occhi rossi. E' stato in quel
momento. In quell'esatto istante di lucidità che ha
anticipato la follia, quando Kurogane ha accettato di farmi da Esca,
che ho capito che avevamo superato il limite. Quel limite che io stesso
mi ero imposto e che, invece, sono stato il primo a valicare.
Quell'affetto che travalica qualunque altro sentimento io abbia mai
provato per qualcuno.
Rassegnato mi sollevo in piedi avvicinandomi al camminamento
esterno, e lasciandomi così avvolgere e carezzare dalla
brezza leggera che sa di ciliegi in fiore e pace. La primavera a Nihon
è davvero piacevole. Devo ammetterlo. Dove sono nato prima,
e dove sono cresciuto poi, ho visto sempre e solo la neve scendere
incessante. C'è un giardinetto di sassi e sabbia proprio
innanzi alla mia stanza. Tracciati sottili segnano corridoi lunghi e
sinuosi attorno a delle grosse pietre. Poco più in
là, si trova un laghetto probabilmente artificiale. Uno
stagno. Ed un ponticello vi corre sopra, creando una silhouette
delicata che si può cogliere a pieno grazie a quello
spicchio di luna particolarmente splendente che si mostrava alto, in
quel cielo scuro e denso di stelle. Sì, quel posto
è decisamente ottimo per districare un poco i miei pensieri
e riordinarli. Sembra tranquillo ed è proprio di
tranquillità che necessito. Con un agilità
particolare, donatami probabilmente dal mio nuovo corpo e dei movimenti
silenziosi degli di un gatto, salto da prima sulle pietre che
compongono il giardinetto giapponese, e poi sopra il ponticello. Lascio
scivolare le dita sul parapetto del ponticello saggiando la consistenza
del legno sotto i polpastrelli, mentre mi accomodo su questo. Devono
avere degli ottimi falegnami, perché è liscio al
tatto. Da qui poi gode di un'ottima visuale tanto sull'acqua, quanto
sui disegni intricati sulla sabbia. Disegni che riesco a cogliere con
tutta probabilità grazie alle capacità di Vampiro
che ho acquisito dopo la trasformazione. Questo corpo ha decisamente
delle possibilità interessanti. Sospiro e sollevo gli occhi
verso il cielo nero, di nuovo. E mi sfiora il pensiero che la notte mi
sia terribilmente affine. Lei, la notte, cela i suoi segreti. I suoi
misteri. Le illusioni che il giorno altrimenti rischiarerebbe. Le
menzogne. Anche la tristezza e l'ansia. L'aspettativa ipocrita di un
nuovo giorno. E poi... ormai sono un vampiro ed i vampiri, si
sa, sono le creature notturne per antonomasia.
I vampiri... Mokona mi ha raccontato tante cose su queste
creature, durante l'ultima parte del nostro soggiorno a Tōkyō. Si era
dilungata a spiegarmi di loro anche un'altra volta, mentre sostavamo in
un universo in cui il clone di Shaoran non era ancora passato a mietere
vittime. Era un regno in cui, in realtà, la pallina bianca
non aveva avvertito nemmeno la presenza della piuma. Proprio per questo
l'avevamo reputato il luogo adatto dove fermarci un poco e ristabilirci
completamente. D'altronde tanto Sakura, quanto Shaoran -il nuovo
Shaoran- avevano una ferita piuttosto grave alla gamba. E non solo
all'arto. E poi, la schiena di Kurogane profumava ancora
così terribilmente di sangue, e la cosa avrebbe rischiato di
darmi alla testa. Avevo lottato con me stesso tante volte. E tante
volte ancora, mi ero costretto a non sostare con lo sguardo per troppo
tempo su quel collo così invitate. O ancora a non stargli
dietro, perché anche solo guardare la sua schiena e non
poterla toccare era una tortura terribile. Una volta mi ero risvegliato
di soprassalto preda ad istinti che ora, a mente più lucida
definirei quasi maniacali, soffermandomi ad osservare le spalle larghe
del guerriero che montava di guardia innanzi a me. Dannato. Sembrava
farlo di proposito. I capelli neri. La pelle scura resa dorata dalla
luce delle fiamme accese davanti a noi. Il profilo deciso e quelle
sopracciglia perennemente incurvate verso il basso. Aggrottate. Ho
sempre detto che quell'espressione sembra corrucciata. Dura. Troppo
dura. In realtà, dopo aver sentito parlare del suo passato,
osservandola meglio, mi sono reso conto che cela una certa malinconia.
Il suo passato lo tormente almeno quanto tormenta me. Anche lui ha
perso la sua famiglia. Probabilmente è per questo che
inizialmente ha avuto difficoltà ad instaurare un rapporto
con Shaoran e la principessa. E non ultimo, con me. Ma di tanto in
tanto, quella malinconia ancora emerge. Specialmente quando gli altri
non lo guardano. Gli altri. Ma io non posso fare a meno di guardarlo. E
fa ancora più male perché lui, tra noi quattro,
è proprio quello che sa trattenere meno le proprie emozioni.
Quello che non mente né a se stesso, né agli
altri. Quella volta però non ero riuscito a resistere
completamente alla fame che mi premeva lo stomaco. Avevo avanzato con
lo sguardo, con quell'unico occhio che mi è rimasto,
carezzandogli la schiena coperta dal mantello. Se non ci avessi fatto
il callo in quei giorni, probabilmente gli sarei saltato addosso,
privandolo della cappa e della maglia che gli avevano regalato quelli
del Tōkyō Dome, per leccare ogni centimetro -peggio, millimetro- di
quella schiena immensa così da poter cogliere ogni residuo
di sangue. Se non ci avessi fatto l'abitudine, probabilmente quel
giorno sarei impazzito. Nei giorni precedenti mi ero inoltre ripromesso
che non l'avrei morso mai e poi mai, proprio per quanto mi aveva
spiegato Mokona.
“Il
piacere che il morso del vampiro può donare alla sua preda,
è in grado di pareggiare quello di un orgasmo.”
Forse la mia immaginazione mi aveva giocato un brutto scherzo, quella
volta... ma posso giurare di aver colto una vaga malizia nella voce di
quella pallina di pelo. Comunque ero deciso a non concedere questo
piacere né a me, né a Kurogane. Volevo punirmi.
Volevo punirlo. Farmi del male. Fargli del male per allargare ancora di
più quel baratro che ero riuscito a creare tra noi. Quel
distacco che volevo ampliare. Rendere più marcato.
Più doloroso. Mi stavo uccidendo da solo poco a poco,
così. Mi stavo lasciando morire pian piano,
perché quel legame che volevo a tutti i costi spezzare, era
diventato quasi una droga. E sicuramente la mia fonte di vita, dato che
il sangue di Kuro-pin è il mio nutrimento. Talvolta
inciampavo ancora con le parole. Troppo abituato a chiamare il Ninja
storpiandogli il nome, di quando in quando rischiavo di commettere
ancora quell'errore, tanto che ad un certo punto sono arrivato a non
pronunciarlo proprio più. L'espressione di Kurogane che si
rabbuiava quando lo chiamavo con il suo nome intero o che mi rivolgevo
a lui con tono freddo e scostante -distaccato e maledettamente
sofferente-, era capace di lasciare segni profondi in me. Ma andava
tutto bene, mi ripetevo. Faceva tutto parte del piano. Eppure una parte
di me si infrangeva e cadeva sempre più in basso,
scomparendo piano piano cercando di essere dimenticata.
Distacco, eppure dipendevo da lui. Sapevo che, come non m'aveva
lasciato morire per la perdita dell'occhio sinistro, il guerriero non
mi avrebbe lasciato morire nemmeno di inedie.
“Hai fame?” Me lo aveva chiesto senza
tuttavia volgere il capo verso di me. Dannato, come abbia fatto a
capire che ero sveglio, quella volta, per me è e
resterà un mistero. L'avevo comunque odiato in quel momento.
Quando fa così ha davvero la capacità di farsi
detestare profondamente. Più di quando sembrava leggermi
dentro quei frammenti di passato che in realtà avrei di gran
lunga preferito nascondere e che, invece, avevo deciso di dedicare solo
a lui. Quei frammenti che, da idiota quale sono, mi ero lasciato
sfuggire più o meno volontariamente, recapitandoglieli in
piccole gocce. Ogni ricordo era una lacrima mai versata dopo che avevo
lasciato Celes, Ashura-ō, Fay e Chii. Ogni ricordo era una piccola
dimostrazione d'affetto. Di fiducia. Di amore. Perché
sì, mi ero accorto già da tempo di provare
qualcosa di troppo, troppo profondo per quell'uomo. Alla Strega l'ho
anche detto: ho superato il limite che io stesso mi sono
imposto.
“I vampiri,
inoltre, non amano, Fay. Yūko me l'ha detto, una volta e l'ho anche
sentito per la televisione. Però elevano la loro preda sopra
il resto degli esseri viventi. La vezzeggiano e la possiedono. Anche se
non ho capito bene cosa voglia dire. Sembra che una volta che creano un
legame con la loro Esca questa si trasformi in una specie di amante
abituale.- Mokona era stata fin troppo chiara ed a me
erano venuti i brividi, nel sentire quelle parole. Parole talmente
terribili alle mie orecchie da farmi avvertire un capogiro. E la
palletta di pelo doveva essersene accorta, perché si era
accigliata. -Qualcosa
non va, Fay?” Mi aveva chiesto, ed io ero stato
costretto a mostrare uno dei miei sorriso più ipocriti. Dio,
mi sentivo sempre più sporco.
“Tranquilla,
Mokona. Stavo solo pensando che a te, Sakura e Shaoran non posso non
voler bene. Non è anche questo amare?”
Avevo mentito a me stesso e alla nostra guida. Sapevo bene
che i sentimenti che tutt'ora nutro per i due ragazzini e la polpettina
bianca, non possono essere paragonati a ciò che provo per
Lui. Ma come avrei potuto dirle che andava tutto bene, se invece di
rendere maggiore la distanza che volevo interporre tra me e Kurogane,
quella si era drasticamente accorciata? Amore e possesso non sono
esattamente la stessa cosa, ma, con la morte nel cuore e quelle due
cavolo di maledizioni che mi pendevano sopra la testa come spade di
Damocle, non riuscivo proprio a capire quale alternativa fosse la
peggiore. L'amore è un sentimento che alla lunga
può scemare. Forse. Il possesso -ossessione, nel mio caso-
sarebbe divenuto talmente radicato da diventare una droga di cui non
avrei più potuto fare a meno. Soprattutto perché
io non sono un vampiro vero e proprio. Il suo corpo è
diventato come quello di una creatura della notte, ma in me convive
anche la magia. Amore e possesso sarebbero andati di pari passo, a
questo punto, e la cosa era diventata lampante. Ma non riuscivo a
rassegnarmi.
Distacco:
dovevo trovare un modo per creare un distacco degno di questo nome.
Quella volta mi ero
rigirato sotto il mantello, pur di non
fornirgli una risposta. Gli avevo dato le spalle, fingendo di dormire,
ma mi ero reso conto ben presto che ogni mio tentativo di
riaddormentarmi si concludeva con un misero buco nell'acqua. Tanto che
Kurogane mi si era avvicinato alla fine, afferrandomi saldamente per le
spalle e costringendomi a voltarmi in sua direzione. Gli avevo piantato
addosso il mio unico occhio. Avevo colto i colori farsi più
accesi e nitidi, segno che il mio occhio aveva assunto la sua
colorazione dorata e che la pupilla doveva essersi ristretta,
perché incanalava meglio la luce. Avevo poi colto il suo
sguardo, leggendovi quella dannata forza d'animo che sopperisce anche
alla mia, decisamente scarsa -temo di averla lasciata quasi tutta a
Valeria- e quella malinconia che, me ne sono accorto già da
un po', mostra solo a me. Più che morderlo, in quel momento
avrei voluto baciarlo, nonostante la rabbia montante. Nonostante la
ripicca e la protesta che stavo silenziosamente portando avanti.
Nonostante tutto...
“Non fingere di dormire, so che il mio sangue ti
attira.” Mi aveva rimproverato ed io, per tutta risposta
l'avevo squadrato più freddamente, sbuffando dal naso
scocciato. Occhio per occhio: lo stesso trattamento che Kurogane
talvolta riservava a me.
“Non. Ho. Fame.” L'avevo scandito
seccamente cercando di chiudere il più in fretta possibile
il discorso. Ed ero stato stupido, perché ormai avevo
imparato a conoscere la cocciutaggine del mio compagno di viaggio. Solo
una cosa mi aveva lasciato interdetto in quel frangente ed era stato
quel movimento lascivo che il Ninja aveva compiuto con il capo,
inclinandolo da un lato, così da mettere in bella mostra il
collo. Potevo quasi vedere il sangue correre lungo la giugulare. Lo
sentivo vibrarmi nelle orecchie, come il suono di un fiume in piena.
Dannato. Bastardo. E furbo. E sensuale. Mi ero lasciato sfuggire un
rantolo, assieme ad un'imprecazione, improvvisamente troppo affamato e
fuori di me. Sedotto da quel suono che mi annebbiava il cervello. Da
quel profumo che mi inebriava i sensi. Da quella visione che gli aveva
letteralmente ed improvvisamente annodato lo stomaco. Il mio respiro si
era fatto pesante mentre combattevo con me stesso e con la fame una
battaglia persa in partenza. Era da quando ero divenuto vampiro che non
mangiavo. Era da quando avevamo lasciato Tōkyō che bramavo di infilare
i canini in quel collo nervoso. Era da troppo che desideravo un
contatto differente dai soliti abbracci con cui mi divertivo a far
arrabbiare il Ninja.
“Muoviti, o mi taglio il collo. Te l'ho detto, se
vuoi davvero morire, provvederò io ad ammazzarti con le mie
stesse mani.” Ancora quella promessa di morte. Quella
promessa che, sono certo, il guerriero manterrà in un modo o
nell'altro. Avevo grugnito qualcosa in risposta a Kurogane -non ricordo
nemmeno io cosa- e poi mi ero avventato sul suo collo con rabbia,
aggrappandomi ai suoi vestiti con la disperazione di una fame troppo
profonda, che discerneva completamente dal possesso o dal misero
desiderio di sangue. Ma lo stavo odiando, in quel momento, e voleva
farglielo capire. E non fu il piacere dell'orgasmo a coglierci, ma la
sofferenza della violenza. Quasi uno stupro. Lo Shinobi mi aveva
allontanato da sé con tutta la forza di cui era stato
capace, tanto che ero caracollato di nuovo a terra, stravolto.
Distrutto. Nei giorni a seguire, non ci siamo più rivolti la
parola, in un tacito accordo. In un silenzioso consenso. E sul polso
del guerriero hanno cominciato ad apparire tante cicatrici che lo
segnavano il modo trasversale, accavallandosi, incrociandosi,
sormontandosi. Il distacco
era finalmente avvenuto e la mia parte umana era finalmente morta.
Angolino autrice <3
_Dì_ No, dì, scusa, ma io dico... devo per forza
rispondere a quella pappardella? *Fa la faccia arrabbiata, ma in
realtà è felice. Allora v_v Dvresti sapere che la
mia mente è abbastanza malata da poter paragonare quella di
Fay, anche se effettivamente mi rispecchierei molto di più
in Kuro-koi *-* Ma visto il significato del tarocco che avevo scelto,
mi sarebbe stato pressoché impossibile utilizzare il pov di
qualcuno così legato alla vita, com'è il nostro
Shinobi v_v e quindi ecco qui la vena malata della mia mente idiota v_v
e io non sono brava, tutt'altro. Sono malata di mente quanto Fay e
quanto a pippe mentali, andiamo incredibilmente a braccetto X°D
Ma veniamo a noi v_v *Fa le fusa per tutti i grattini che si prende*
*-*
1) Il mio portafogli è sempre vuoto, quindi a meno che non
trovi un brova strizza cervelli che lavora agratis, mi terrò
la mia povera mente malata così com'è XD Calzare
le scarpe di Fay è un duro lavoro, e purtroppo, tutto quello
che avevo scritto è andato a lucciole, ma facciamo finta di
niente e proseguiamo, perché questo personaggio sa comunque
dare davvero tante soddisfazioni, una volta che si riesce ad entrare un
minimo nella sua psicologia assurda XD e non parlare di "autrice del
mio calibro" perché non sono niente di particolare, baka v_v
Sono solo brava a farmi pippe mentali come lui X°D Purtroppo,
come avevo già detto, questa storia mi sa di trita e
ritrita, all'inizio, per questo spero di riuscire a creare qualcosa di
un po' differente più avanti :) E non chiedermi spoiler, non
ne avrai v_v
2) Per la serie: viva le pippe mentali! Tranquillo, prima o
poi capiterò io dalle tue parti reclamando grattini reali
sul cranietto *annuisce convinta* C'è da dire che della
coltellata faccio volentieri a meno XD Spero che ti sia ripreso dalla
crisi depressiva sfiorata a causa della quantità di seghe
mentali X°D Sono contenta che quel passaggio ti sia piaciuto :)
Sì, sono stata cattiva, ed alla fine mi hai anche detto
"buon giorno, Herit" *Fa la facciotta sconvolta alla Kurotan* Sei
perfido! ç_ç
3) perché c'era anche il terzo, vero? o_ò A
questo non rispondo v_v
Spero che il capitolo sarà di suo gradimento, signorino
Dì v_v
_Yua_ Diciamo che se speri in qualcosa di allegro, hai proprio
sbagliato fandom, tesora X°D O meglio... credo che tu
abbiasbagliato autori da consultare *Guarda Dì poco
più in alto* Però, come vedi, ogni promessa
è debito, ed io ho mantenuto la mia! X°D Ti assicuro
comunque che la Fic andrà un poco migliorando mano a mano
che si procede con la cosa ^w^ *Disse quella che ha l'abitudine di
ammazzare i personaggi* Più o meno comunque davvero
dovrebbero migliorare, le cose, in puro stile Clamp (mettiamoci le mani
sui capelli, sì v_v)
Ma passiamo alle cose serie: Fay ti è mai parso anche
lontanamente sano? No, dimmi tu v_v Nella fase da me scelta,
però, sì direi che la depressione prepotente e
cronica che si accuisce, ci sta proprio bene X°D Anche
perché altrimenti non avrei proprio saputo in che parte del
manga infilarcela ._. A Yama era un po' difficile ambientare la cosa
X°D Anche perché scusami, ma fay vampiro
è stato poco utilizzato dalle autrici, quindi elucubriamo
per bene v,v
Sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere. E soprattutto che
dalla recensione si capisca X°D Temevo di averti fatta
deprimere con tutte le seghe mentali che di fa Fay. Sono
altresì contenta che sia riuscito a farti tenerezza, quel
cosino rachitico e pucciosissimo *-* Perché credo sia uno
dei pochi personaggi biondi che è riuscito a scalfire il mio
cuoricino scalpitante per i mori X°D (Vedi Kurogane) *Zompa
addosso al suo alterego maschilie*
L'IC di Fay è qualcosa che mi terrorizza, quindi frenami se
dovessi andare pesantemente OOC -_-" (quella che odia andare OOC).
Awww *w* Sì, quei due cosini sono adorabili! *_* Quindi ho
deciso di adottarli in ogni capitolo v_v
Baciotti :****
Herì
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