Vampire Soul

di _CrazyWriters_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amo la mia vita ***
Capitolo 2: *** Inizia il cambiamento ***
Capitolo 3: *** Ecco cosa sono ***
Capitolo 4: *** Katherine ***
Capitolo 5: *** Elijah ***
Capitolo 6: *** Pic-Nic ***
Capitolo 7: *** Ancora in trappola ***
Capitolo 8: *** A casa ***
Capitolo 9: *** Decisioni ***
Capitolo 10: *** Squadra ***
Capitolo 11: *** Preparativi... rovinati ***
Capitolo 12: *** Ma cosa diavolo sta cambiando? ***
Capitolo 13: *** Il lato cattivo ***
Capitolo 14: *** Un cuore in disordine ***
Capitolo 15: *** Sempre peggio ***
Capitolo 16: *** Un'anima persa ***
Capitolo 17: *** Klaus ***
Capitolo 18: *** Nella testa del nemico ***
Capitolo 19: *** La felicità sta in quello che ami ***



Capitolo 1
*** Amo la mia vita ***


Questa Fanfiction è stata creata da *Ila*, è vietata la riproduzione o la copia.
Created and designed by *Ila* All rights reserved
©

 

Questa Fanfiction è il seguito della mia prima ff su "The Vampire Diaries" intitolata "Vampire Blood".
Spero vi piaccia :)
Buona lettura

  
*Ila*

VAMPIRE SOUL

Chi avrebbe mai pensato che la cosa che amavo di più al mondo mi si sarebbe rivolta contro? Chi avrebbe mai pensato ad una cosa simile? Una sola domanda… perché? Forse una risposta non la troverò mai… forse dev’essere così e basta…
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Capitolo 1: Amo la mia vita
“Ahahahah! No, aspetta!! Ahahah!” inciampai sull’erba e iniziai a rotolare ridendo.
“Ok, mi arrendo… Hai vinto tu…” dissi ansimando per riprendere fiato.
Mi lasciai illuminare dalla luce del sole, ma quando lui mi fu sopra l’unica cosa che vidi furono i suoi grandi occhi azzurri.
“Scusa…” sorrise.
“Sei troppo veloce. Avresti potuto lasciarmi un po’ di tempo per scappare, no?” ricambiai il sorriso.
“Ne terrò conto la prossima volta…” rispose lui.
Mi aggrappai il suo collo e avvicinai il mio volto al suo.
“Ti amo…” bisbigliai.
“Non hai idea di quanto ti amo io…” rispose.
Lo baciai.
Sentii le sue calde labbra premere e premere sulle mie, senza sosta, senza paura.
“Voglio farlo sapere al mondo…” dissi terminando il bacio.
Mi alzai da terra e andai distante da lui e lo guardai sorridendo per un attimo.
“IO AMO DAMON SALVATOREEEEE!!” gridai a squarcia gola.
Eravamo in una radura in mezzo al bosco. Il sole caldo della primavera illuminava lo spiazzo di erba verde e un leggero venticello tiepido mi scompigliava i capelli.
Ascoltai l’eco della mia voce e risi soddisfatta.
Due mani grandi mi strinsero i fianchi e il viso di Damon si poggiò sulla mia spalla.
“Adoro questo posto…” gli dissi.
Mi ci aveva portata lui. Aveva detto che mi sarebbe piaciuto ed era stato così, me ne ero innamorata dal primo istante.
Mi voltai verso Damon incontrando nuovamente i suoi occhi.
“Grazie…” iniziò a dire.
“Grazie per aver reso la mia vita perfetta… ora non mi interessa più sapere che sarò dannato per l’eternità… con te sono felice…” continuò.
Le parole più dolci che avessi mai sentito uscire dalle sue labbra. Quando l’avevo conosciuto mi era sembrato un tipo montato, di quelli “si sono figo e ne sono al corrente”, il classico ragazzo che ci prova con tutte e ci riesce anche. Subito pensavo che sarei stata una sua preda, nel senso che ero la nuova arrivata e lui doveva assolutamente venire a letto con me almeno per una volta perché altrimenti si sarebbe rovinato la reputazione. Questo è stato quello che ho pensato quando ha iniziato a “corteggiarmi”.
Ma il suo “essere spaccone” era solo una maschera, si era innamorato di me da subito ma io non me n’ero accorta. L’avevo fatto soffrire per un po’ ignorando i suoi sentimenti. E poi… lui è un vampiro.
Insomma chi sarebbe tanto scema da mettersi con un vampiro? Ovvio, solo io o Elena, la ragazza del fratello di Damon, Stefan Salvatore, anche lui un vampiro.
Dopo un po’ comunque, avevo capito di amarlo più di ogni altra cosa al mondo ed eccomi qui, a piangere per una frase dolcissima.
“Non piangere dai! Non ho detto niente di particolare…” disse asciugandomi le guance con i pollici delle mani e sorridendo.
“No… ma hai detto tutto quello che volevo sentire…” risposi.
Questa volta fu lui a baciarmi e ci ritrovammo di nuovo a rotolare sull’erba della radura mentre ridevamo come due bambini.
Ormai passavo così le mie giornate, in compagnia di Damon.
Da quando avevamo rinchiuso Katherine nella cripta, i pericoli erano spariti e noi potevamo – finalmente aggiungo – starcene sempre insieme.
Praticamente stavamo distanti solo la mattina quando andavo a scuola, ma sapevo che in realtà non era così. Sapevo che lui era fuori dall’edificio e riusciva a osservarmi anche se non lo vedevo.
Aveva giurato di proteggermi e infatti non mi perdeva di vista per un secondo.
“Dai devi studiare…” disse concludendo quel gioco infantile.
“No dai…” dissi pregandolo.
“Si invece, Shakespeare ti aspetta…” rispose sorridendo e dirigendosi verso un albero all’ombra dove avevo lasciato la mia borsa e le scarpe.
Dovetti alzarmi contro voglia e seguirlo.
“Scusa, ma tu sei il mio ragazzo o mio padre?” urlai perché mi sentisse.
Si voltò e sorrise.
“Il tuo ragazzo, ma tuo padre mi ucciderebbe se sapesse che passi i tuoi pomeriggi con me e per di più senza studiare!” rispose lui gridando a sua volta.
“Ma tu sei già morto!” ribattei io.
“Ahah, simpatica!” disse.
Sorrisi.
Non l’avevo offeso. Si divertiva a scherzare sulla sua “non vita” o come vogliamo chiamarla.
Lo raggiunsi dopo qualche secondo e lo trovai già a sfogliare l’“Amleto”.
“Quindi…” cominciò.
“Essere o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna…” la sua voce risuonava chiara nella radura.
“…o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine.” dissi sedendomi accanto a lui.
Quel pomeriggio passò così, con me che stringevo il libro tra le mani e leggevo Shakespeare, e Damon che mi ascoltava guardandomi ammaliato.


...continua...

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Capitolo 2
*** Inizia il cambiamento ***


*Ila*

Capitolo 2: Inizia il cambiamento

Bussai alla porta di casa Salvatore alle 16.30 quel pomeriggio, lo ricordo ancora come se fosse ieri.
“Entra Jinny!” la voce di Stefan mi aveva permesso di entrare.
Appena superai la soglia le braccia di Damon mi avvolsero in un forte abbraccio.
“Stavo venendo ad aprirti... Ma mio fratello come sempre deve intromettersi.” disse il vampiro facendo un smorfia al fratello biondo che stava in cucina.
“Io me ne vado ragazzi, sono da Elena se avete bisogno. Vedete di non mettervi nei casini, capito Damon?” chiese Stefan rivolto soprattutto al vampiro dagli occhi azzurri.
“Si signore capitano!” rispose Damon posizionandosi sull’attenti come fanno i soldati.
Stefan lo guardò storto e poi uscì di casa lasciandoci soli.
“Bene, era ora!” disse liberatorio Damon.
“Che si fa?” continuò guardandosi intorno.
“Hmm… hai da mangiare?” chiesi dirigendomi nella grande cucina.
Sentivo il mio stomaco che iniziava a brontolare per la fame. Avevo bisogno di uno spuntino.
“Dovrebbe esserci qualcosa in frigo. Quando viene qui Elena per qualche giorno, Stefan si preoccupa sempre di comprarle un po’ di cosette.” mi rispose il vampiro.
Aprii l’enorme frigo ma l’unica cosa che notai fu un cestino con qualche fragola all’interno. Be, sempre meglio che niente.
Lo presi e poggiandomi con i gomiti sul bancone iniziai a mordere la prima fragola.
Damon era ancora nel corridoio all’entrata, ritto in piedi e mi stava guardando con gli occhi sbarrati.
“Cosa stai facendo?” chiese ad un tratto come se si fosse ripreso da uno shock.
“Mangio…” risposi io tranquilla mordendo la seconda fragola.
“No, voglio dire… Che stai facendo? Insomma, ho capito che stai mangiando, ma potresti farlo in modo un po’ meno sexy?” continuò avvicinandosi.
Mi voltai a guardarlo, non capivo cosa voleva dire.
“Mi ricordi molto Kim Basinger in quella scena del film “Nove settimane e mezzo”, sai, quello con Mickey Rourke, dove lui le fa assaggiare dei cibi e lei li mangia in un modo così stuzzicante… insomma hai capito no?” disse Damon che ormai mi aveva raggiunto.
“Non puoi paragonarmi a lei… Era stupenda in quel film, io non raggiungo i suoi livelli…” continuai mordendo la quarta fragola.
“Fidati… li raggiungi…” rispose osservando il frutto che si poggiava sulle mie labbra.
“Ahahah! Ora ti faccio vedere io come si fa…” dissi ridendo.
Iniziai a sorridere e presi una fragola mettendomela in bocca. Mentre la tenevo ferma sulle labbra tornai in soggiorno, vicino al bancone dei liquori.
Damon mi aveva seguita e osservava il mio show. Mi sentivo ridicola ma il vampiro non sembrava pensarla allo stesso modo.
Versai in due bicchieri un po’ di Bourbon e ne porsi uno a Damon, il tutto mentre ondeggiavo i fianchi al ritmo di una musica che in realtà non suonava.
Avvicinai le mie labbra alle sue e lui morse un pezzetto di fragola.
Sorrisi e deglutii la mia, seguita da un sorso del buon whiskey.
Il vampiro mi guardò dalla testa i piedi e io lo spruzzai con il resto del Bourbon che avevo nel bicchiere.
“Ma che fai sei pazza?!” disse guardandosi la maglietta ormai bagnata.
Scoppiai a ridere e lui fece lo stesso.
Prese la maglietta tra le mani e se la sfilò velocemente.
Rimasi letteralmente a bocca aperta nel vedere il suo addome scolpito. Damon era semplicemente stupendo, meraviglioso, ti faceva rimanere senza fiato…
In quel momento provai uno stranissimo impulso.
Senza pensarci due volte mi lanciai addosso a Damon, aggrappandomi avida al suo corpo muscoloso.
Le mie labbra incontrarono le sue e non ci misi molto a convincerlo a baciarmi.
Sfioravo la sua pelle fredda ma morbida mentre lui mi baciava le labbra senza esitare.
Prendendolo per una mano lo trascinai al piano superiore di casa Salvatore e capii che ci saremmo soffermati parecchio nella sua stanza.
Sarebbe stata la mia prima volta con Damon. Lo so, sembra stupido visto che stavamo insieme da un po’ ormai, ma lui si era sempre dimostrato diffidente riguardo a quella cosa. Era comunque un vampiro e i suoi istinti di cacciatore avrebbero trasformato me in preda. Per questo non eravamo ancora stati a letto insieme.
Quando mi adagiò sul lenzuolo e iniziò a sfilarmi i vestiti, mi sentii più rilassata che mai.
Sapevo di essere al sicuro, protetta tra le sue braccia e che lui non mi avrebbe mai fatto niente di male.
Ma non mi rendevo ancora conto che forse potevo essere io a ferirlo…
Rimasi in biancheria intima e le labbra di Damon iniziarono a scendere verso la mia gola e il mio collo.
Vidi i suoi occhi diventare rosso sangue e si ritrasse velocemente, restando fermo a guardarmi, furioso per quello che aveva fatto. Non voleva che lo vedessi così.
Le mie dita sfiorarono il suo volto, mutato a causa dell’improvviso istinto di caccia.
Gli baciai le labbra, serrate, e appena lo convinsi a schiuderle, percepii i denti affilati.
Ricominciammo da dove ci eravamo fermati, e a quel punto sapevo che non si sarebbe più interrotto.
Quando mi prese i fianchi e li avvicinò forte ai suoi, non riuscii più a trattenermi.
Le mie braccia lo spinsero sul letto e ora io lo bloccavo, mentre mi muovevo sopra il suo corpo. Inconsapevole di quello che facevo lo baciai ovunque mentre accarezzavo quel fisico divino.
Raggiunsi il collo e dopo qualche bacio – tutt’altro che innocuo – piantai i denti…
Si esatto… avevo morso il collo di Damon…
“Ehi!!” mi fermò lui spingendo sulle mie spalle per farmi alzare.
Sui costretta a sedermi da un lato e rimasi attonita.
Il suo collo stava sanguinando.
Poggiai le dita sulle mie labbra e quando le ritrassi per osservarle, vidi che erano sporche di un liquido rosso.
Sangue… il suo sangue…
Il gesto fu istintivo.
La lingua passò veloce tra le labbra e le ripulì rapida. Il gusto che assaporai era una cosa indescrivibile.
“I tuoi occhi…” la voce di Damon mi costrinse ad abbandonare il sapore che stavo gustando.
Mi voltai verso lo specchio appeso davanti al letto e osservai attentamente il mio riflesso.
I miei occhi, che solitamente erano di un colore azzurro-grigio, erano diventati rossi esattamente come quelli di Damon qualche minuto prima. Il mio volto ugualmente modificato dall’istinto di cacciare.
Non restava che controllare una cosa…
Digrignai i denti… Due canini appuntiti e affilati risplendevano bianchi sotto la luce del sole che filtrava dalla finestra.
Non potevo crederci…
Mi voltai verso Damon che mi aveva guardata allibito.
“Cosa mi succede?” chiesi bisbigliando mentre sentivo gli occhi inumidirsi.
“Non ne ho idea…” rispose.
Tornai a guardare la figura riflessa allo specchio.
In quel preciso istante scoprii chi ero veramente.

...continua...

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Capitolo 3
*** Ecco cosa sono ***


*Ila*

Capitolo 3: Ecco cosa sono

Camminavo avanti e indietro per il soggiorno di casa Salvatore. Ero nervosa, non riuscivo a stare ferma.
“Mi consumerai il pavimento a forza di camminare sempre sullo stesso posto.” scherzò Damon che mi stava guardando.
“Quanto ci mette? E’ uscito più di dieci minuti fa.” risposi ignorando la sua battuta.
Eravamo tutti a casa dei due vampiri. C’erano Damon, Stefan, Elena, Jeremy, Bonnie e Alaric Saltzman, il mio insegnate di storia, che però era andato a casa sua a cercare dei fascicoli contenenti delle ricerche di sua moglie Isobel.
La storia di Alaric, mi aveva sorpreso, non me la sarei mai aspettata.
Dopo che il mio precedente insegnate di storia, il signor Tunner, era morto assassinato da un animale (ma io sapevo che l’omicidio era stato opera di un vampiro), Alaric, detto Rick, aveva preso il suo posto, anche se in realtà era venuto a Mystic Falls per un secondo fine, ossia trovare il vampiro che aveva ammazzato sua moglie. Rick era stato spettatore della morte della sua amata sposa. Aveva visto sua moglie Isobel tra le braccia di un vampiro che si stava nutrendo del suo sangue. E chi era il vampiro? Ma guarda caso, proprio Damon Salvatore.
“Eccomi qui!” disse Alaric entrando dalla porta della villa.
Poggiò un enorme scatolone impolverato sul tavolino e iniziò a frugare tra le scartoffie.
Nonostante la sua storia, Alaric aveva scoperto (grazie anche all’aiuto di Stefan e dello stesso Damon) che sua moglie era ancora viva – più o meno – cioè era diventata vampiro. Elena, poco tempo prima del mio arrivo a Mystic Falls, era stata “perseguitata” da lei.
Erano venuti a conoscenza che in realtà Isobel era la madre naturale di Elena e che quindi la ragazza era stata adottata dalla famiglia del Dottor Gilbert quando era appena nata.
Ma questo non era molto importante al momento.
La cosa veramente fondamentale è: cosa centra con me Isobel?
“Mia moglie faceva ricerche sui fenomeni soprannaturali di questa città e ricordo di aver letto qualcosa che potrebbe aiutarci a capire cosa ti sia successo…” iniziò a dire Rick.
Io non la smettevo di muovermi e fu solo la mano grande di Damon che mi aiutò a calmarmi.
Mi avvicinai ad Alaric e aspettai che parlasse.
“Eccolo qui.” disse infine alzando un pacco di fogli antichi.
“Gli appunti di Isobel dicono questo: “Ho scoperto una cosa straordinaria… Esistono persone in grado di cambiare, di cambiare la loro natura… Secondo quello che ho trovato questo è un dono che si trasmette nei geni, una cosa rara e incredibile…” leggeva Rick.
Rimasi ad ascoltare attentamente.
“Sembra che il loro DNA riesca ad adattarsi in base ai sentimenti che provano… Cerco di spiegarmi meglio. Se una persona, con questa capacità di “mutare” il proprio patrimonio genetico, si dovesse innamorare di una creatura o comunque di un essere non-umano, diventerebbe come quell’essere. Lo definirei un vero e proprio adattamento alla persona amata. Ovviamente se si dovesse innamorare di un essere umano, rimarrebbe umana a sua volta… Per questo motivo è molto difficile imbattersi in tali particolari persone, proprio perché non esistono tante creature soprannaturali nel mondo…”continuava.
Ero totalmente concentrata e stringevo la mano di Damon sempre più forte.
“Sentite quest’ultimo appunto: “Forse queste persone non dovrebbero per forza essere uccise per diventare un vampiro… sfortunatamente non possiedo questa capacità e credo di dover ricorrere al classico modo per trasformarmi…”… E’ incredibile, aveva trovato informazioni anche riguardo a questo. Lei voleva diventare un vampiro e le sarebbe stato sicuramente utile questo “potere” invece di utilizzare la solita procedura…” concluse Alaric.
“In pratica, Jinny è innamorata di Damon e questo le ha permesso di diventare come lui… Significa che lei ha il gene di cui ha parlato Isobel.” disse Stefan interessato.
“Esattamente. Comunque ci sono altre piccole note qui di fianco… Facciamo una prova. Tu puoi fare esattamente tutto quello che fanno Damon e Stefan?” chiese Alaric.
Annuii debolmente.
“Fammi vedere… Voglio controllare se corrisponde con gli appunti di Isobel… Allora, il bisogno di sangue c’è?” domandò.
“Be, direi di si… Prima mi ha praticamente morso.” rispose Damon per me.
“La velocità?” continuò Rick.
Feci un giro lungo la parete del soggiorno, ad una velocità incredibile fino a che non tornai al mio posto.
“Si, direi di si… La persuasione?” chiese ancora.
Andai da Jeremy.
“Ho della verbena.” disse lui per avvertirmi che non avrebbe funzionato.
“Non importa… Vai a prendermi un bicchiere di Bourbon…” dissi guardandolo intensamente negli occhi.
Lui si alzò e mi servì un bicchiere del whiskey portandomelo subito dopo.
“Anche questo c’è… Difficoltà a camminare alla luce?” continuò ad interrogarmi Alaric.
Mi diressi vicino a un’enorme finestra e scostai le tende. Il bagliore del sole mi travolse in pieno.
“Ma come cavolo…” bisbigliò Damon confuso.
“Hmm… si be, corrisponde tutto con gli appunti di Isobel. Secondo quello che ha scritto lei le persone con questa particolare capacita, se si dovessero trasformare in vampiro nel modo che abbiamo detto prima e così come è successo a te, riscontrerebbero esattamente queste caratteristiche. Secondo Isobel infatti non sei un vampiro al cento percento, ma solo al novantanove virgola nove percento. Ecco il motivo per cui la verbena non ti causa complicazioni e nemmeno la luce del sole…” disse Rick.
“In poche parole io sono un vampiro?” domandai.
“Diciamo che la caratteristica principale, ossia il desiderio di sangue, c’è, anche se certamente riesci a controllarlo di più rispetto a Damon o Stefan. Quindi si, lo sei ma sei sicuramente più pericolosa perché la verbena e la luce non ti creano problemi. Ti definirei un vampiro speciale.” rispose sicuro guardandomi negli occhi e sorridendo per darmi sicurezza.
 “E c’è un’altra cosa. Tu continui ad invecchiare, a differenza degli altri vampiri…” concluse Alaric.
“Ecco cosa aveva sentito Bonnie quando mi aveva stretto la mano…” sussurrai alzando gli occhi verso la strega.
Si voltarono tutti a guardarmi, compreso Damon.
Pensai che forse mi vedevano come un mostro, o comunque come un pericolo…
Abbassai lo sguardo e mi sentii in imbarazzo.
“Wow!” esclamò la voce del vampiro dagli occhi azzurri.
Mi voltai verso di lui e incontrai il suo splendido sorriso.
“Amore non hai idea di quanto ci divertiremmo noi due da adesso in poi!” disse visibilmente soddisfatto.
Mi fece scappare una risata e corsi – utilizzando la mia nuova velocità – tra le sue braccia.
Forse non sarebbe stato tanto male essere un vampiro.
Forse…

...continua...

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Capitolo 4
*** Katherine ***


*Ila*

Capitolo 4: Katherine

“Mutare il DNA per adattarsi alla persona amata…”
Quello aveva scritto Isobel nei suoi appunti… io ero così…
Incredibile, da non crederci…
Ero in camera di Damon, sotto alle coperte calde del suo letto e ripensavo a quel pomeriggio.
“Assurdo…” bisbigliai.
Poi, nella mia mente balenò un frase…
Stai attenta ragazzina… il tuo amore sarà anche la tua rovina…
Lo stupore mi fece alzare e mi sedetti sul letto.
“Katherine aveva ragione…” iniziai a farfugliare.
“Katherine aveva ragione!” ripetei più forte.
Non dovevo farmi sentire.
No, dovevo stare zitta. Sapevo cosa dovevo fare. Sarei andata da Katherine, lei conosceva più cose… ero veramente in pericolo come aveva detto?
Dovevo scoprirlo…
Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra della stanza.
Ero al secondo piano della villa e mi sarei dovuta buttare giù per forza… sapevo che non mi sarei fatta male.
Mi sporsi e poi mi lasciai cadere. Atterrai sull’erba umida del giardino dopo una frazione di secondo.
Non avevo fatto nessun rumore… perfetto.
Iniziai a correre utilizzando la mia nuova – e assolutamente utile – super velocità.
 
Ero arrivata alla cripta in mezzo al bosco e stavo scendendo le scale in pietra.
Arrivai di fronte al masso che copriva l’entrata.
Ricordai quando Bonnie aveva fatto l’incantesimo per rinchiudere Katherine.
Ebbi i brividi per un attimo ma poi mi diedi coraggio.
Spostai la roccia e liberai il passaggio.
“Katherine?” chiamai.
Nessuna risposta.
“Katherine, lo so che sei lì!” continuai.
Dal fondo della cripta si mosse una figura.
Quando mi raggiunse vidi che era lei. Stava male, era evidente. Due grandi occhiaie le coloravano di grigio  e viola la pelle sotto agli occhi. La bocca secca e assetata, gli occhi spenti.
Si reggeva alla parete perché le mancavano le forze.
“Cosa vuoi?” domandò con un filo di voce.
“Ho bisogno di parlarti… avevi ragione.” dissi.
“Davvero?!” scherzò lei sorridendo cattiva.
“Cosa sono?” domandai.
“Lo sai già… non hai bisogno del mio aiuto…” disse voltandosi per andarsene.
“Ho del sangue.” dissi io per convincerla a rimanere.
Damon aveva lasciato una sacca, rubata dalla banca del sangue, sul comodino, e io l’avevo presa sperando che avrebbe persuaso Katherine a parlarmi.
“Non voglio la tua carità Jinny.” disse sprezzante.
“Ok… Quanto ancora durerai prima di essiccarti? Venti, trent’anni?” chiesi.
“Forse un po’ di sangue potrebbe allungare questo tempo…” continuai guardando la sacca e sentendo un’irrefrenabile voglia di addentarla e dissetarmi. Fortunatamente resistetti.
Come avevo previsto, la vampira era tornata indietro e si era seduta appena dopo la soglia.
“Cosa vuoi sapere?” domandò.
Mi sedetti a mia volta osservandola.
“Cosa sono esattamente?” domandai mentre svuotavo un po’ di sangue su un bicchierino di plastica.
Con un bastoncino lo spinsi appena dopo lo scudo invisibile che ci separava.
Lei lo prese tra le mani e lo svuotò immediatamente, vorace.
“Il tuo corpo si modifica in base ai tuoi sentimenti.” rispose chiedendomi altro sangue.
Quello già lo sapevo. Avevo bisogno di più informazioni.
“Si, questo l’ho capito… Ma perché sono così?” continuai.
Lei sbuffò perché non avevo soddisfatto la sua richiesta, nonostante ciò continuò a parlare.
“Persone come te esistono da quando sono nata, forse anche prima. E’ una cosa congenita, si trasferisce in generazione in generazione… E’ nel tuo DNA. Ora, altro sangue grazie…” disse Katherine.
Le porsi un altro bicchiere.
“Ma sono un vero vampiro?” continuai a chiedere.
“Non esattamente… Sei anche meglio.” rispose la vampira guardandomi.
“Sei un mezzo-vampiro. Sei vampiro al novantanove virgola nove percento, ma il resto è ancora umano, il che ti rende forte e con gli stessi poteri che possiamo avere io o Damon o Stefan e tutti gli altri, ma allo stesso tempo sei anche umana. La luce del sole e la verbena non ti fanno niente e sei in grado di persuadere anche un vampiro e modificargli addirittura i sogni, in più hai la stessa velocità e forza.” disse Katherine.
“Perché hai detto che sono in pericolo?” domandai ancora.
“Ah si giusto, la frase: “Stai attenta ragazzina… il tuo amore sarà anche la tua rovina…”. E’ solo un avvertimento, una specie di proverbio. Lo sentivo dire spesso quando ero piccola. Sembra che questo “potere” venga trasmesso soprattutto alle femmine. Le anziane del paese lo ripetevano spesso alle bambine, perché temevano che le piccole avessero ereditato il gene.” spiegò lei.
Mentre le passavo ancora sangue pensai che forse mi stava mentendo. Ma continuai a fidarmi di lei.
“Che devi fare attenzione è vero. Gli Antichi verranno a cercarti.” disse ancora.
“Gli Antichi?” domandai confusa.
“Si. Sembra che quelli come te siano ancora più importanti di un doppelganger.” bevve un’altra sorsata.
“Elena è la doppelganger giusto? L’avevi detto prima che ti rinchiudessimo.” continuai io.
“Si è vero. Ma a questo punto, a Klaus non interesserà più niente della doppelganger, lui vorrà te. Non siete molto facili da trovare e sembra che la vostra particolarità sia molto rara. Gli piacerai un sacco.” disse lei sorridendo.
“Chi è Klaus?” domandai ancora più confusa.
“Jinny!!” la voce di Damon mi chiamo forte.
Dopo mezzo secondo mi era già accanto.
“Che stai facendo qui?” chiese.
“Ciao Damon.” lo salutò Katherine.
“Che cazzate le hai detto? Devi smetterla di tormentarla, sbrigati a morire così poi sarai finita per sempre.” disse Damon sprezzante.
Il vampiro mi prese per un braccio e mi trascinò fuori.
“No aspetta! Io devo sapere…” cercai di convincerlo, ma senza riuscirci.
Mentre mi portava fuori vidi il sorriso compiaciuto di Katherine che se ne stava tornando dentro la cripta.
Dovevo crederle o era tutta una menzogna?

...continua...

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Capitolo 5
*** Elijah ***


*Ila*

Capitolo 5: Elijah

Aprii l’enorme armadio antico e cominciai a prendere le mie cose e riporle lentamente nella borsa.
“Sei davvero sicura di voler tornare a casa?” gridò Damon dall’interno del suo bagno.
“Si credo di poterlo fare. E’ parecchio che sto qui, i miei inizieranno a preoccuparsi.” risposi ridacchiando.
“Se solo sapessero cosa è successo in questi giorni…” continuai con tono più basso anche se sapevo che Damon mi aveva sentita.
“Si ma forse potresti restare un altro po’…” disse lui.
Era uscito dal bagno spalancando le porte.
Se ne stava lì, praticamente nudo, solo con un asciugamano in vita che lo copriva appena e mi guardava con quegli occhi azzurri per convincermi a rimanere a casa sua ancora per qualche giorno.
“No Damon, smettila con quegli occhioni da cucciolo. Non cambierò idea.” dissi mentre ricominciavo a piegare una maglietta.
Qualche secondo dopo le sue mani bagnate mi presero i fianchi e mi avvolse tra le braccia forti.
Cademmo entrambi sul letto e io iniziai a ridere.
“Forse potrei convincerti in un altro modo…” sussurrò poco prima di baciarmi le labbra.
Accolsi volentieri il bacio ma lo bloccai subito prima che continuasse, altrimenti mi avrebbe veramente convinta.
“Damon sei tutto bagnato! Alzati!” urlai ridendo come una pazza.
Lo fece mal volentieri e io ripresi a preparare la borsa.
Ogni tanto lanciavo un’occhiata al riflesso sul vetro della porta di lui che si asciugava i capelli.
Mi scappò un sorriso compiaciuto.
 
Casa mia mi era mancata, anche se ero stata benissimo a villa Salvatore.
C’era qualcosa di famigliare nelle coperte del mio letto, qualcosa di cui avevo bisogno nonostante tutto.
Mi lasciai cadere sulle lenzuola e chiusi gli occhi.
Non so cosa successe dopo perché mi ero addormentata senza rendermene conto.
Fu il suono del campanello a svegliarmi.
Aprii gli occhi con fatica e guardai la sveglia sul comodino.
Erano le 16.17, i miei non potevano già essere tornati a casa.
Forse era Damon. Anzi, era lui quasi sicuramente. Possibile che non riuscisse a starmi lontano per più di due ore?
Scesi le scale veloce e spalancai la porta con un enorme sorriso immaginando i suoi occhi azzurri presentarsi davanti a me.
Ma non era Damon.
“Buongiorno.” disse gentile.
“Salve.” risposi a mia volta.
Era un uomo sui trenta o trentadue anni. Biondo con gli occhi scuri, di corporatura magra e non troppo alta.
Lo guardai attentamente dalla testa ai piedi. Nonostante il suo abbigliamento elegante, formale – e probabilmente molto costoso – mi soffermai sul suo sorriso enigmatico.
Sembrava una statua di cera. Fermo lì, immobile, senza battere ciglio e con le labbra tirate.
“Sta cercando qualcuno?” chiesi cortesemente.
“Si, cerco Jinny Evans. Devo parlare con lei di una cosa molto importante.” disse l’uomo.
“Sono io Jinny Evans.” risposi inarcando le sopraciglia curiosa.
“Bene, allora le spiegherò tutto. Posso entrare?” chiese lui.
“S…” iniziai a dire ma non terminai la parola.
“Amore!” qualcuno mi chiamò.
Dopo due secondi Damon mi era accanto e mi aveva passato un braccio attorno i fianchi spingendomi un po’ indietro.
Lo guardai interrogativa. Mi aveva tenuto sotto controllo ancora una volta…
“Mi dispiace signore, ma non abbiamo bisogno di nulla. Credo che lei abbia sbagliato persona.” disse Damon e con un sorriso che faceva trasparire un che di falsa generosità, chiuse la porta in faccia all’uomo.
Mi guardò per un secondo e voltandosi si incamminò verso la cucina.
“Ma sei scemo? Che stai facendo?” dissi mentre lo guardavo camminare, ancora stupita per quello che aveva appena fatto.
“Ti ho salvato la vita.” rispose prendendo una mela dal cestino sopra al tavolo.
“Quell’uomo cercava me. Doveva parlarmi di una cosa importante.” dissi io furiosa.
“Si, ottima scusa per farsi invitare ad entrare.” rispose Damon addentando la mela.
“Vuoi dire che lui era un vampiro?” chiesi sedendomi sulla sedia della cucina.
“Elijah. Lui è il vampiro.” disse accentando fortemente sull’articolo.
“E’ uno degli Antichi. Quindi è molto più forte di me. Non credo ci convenga dargli troppa confidenza.” continuò Damon.
“Cosa voleva da me?” domandai intuendo già la risposta.
“Non vuole qualcosa… vuole te.” disse cauto guardandomi per capire le mie emozioni.
Rimasi allibita.
“L’aveva detto Katherine…” sussurrai.
“Lo fa per Klaus vero?” chiesi a Damon riprendendomi.
“Klaus è un’invenzione, una leggenda. Non può esistere un vampiro così!” disse mordendo la mela con cattiveria.
“Damon piantala! Klaus esiste! E sta cercando di arrivare a me!” dissi gridando contro di lui.
“Be, in ogni caso qui non sei al sicuro. Torni a casa con me.” concluse ingoiando l’ultimo boccone del frutto.
Aveva ragione, non ero al sicuro in casa mia. In più avrei messo in pericolo i miei genitori.
“Ehi piccola, non preoccuparti. Non succederà niente. Elijah se ne sarà già andato. Con noi sei protetta.” disse Damon per tranquillizzarmi.
Andai ad abbracciarlo e lui mi accolse stringendomi forte.
“Andrà tutto bene… ci sono qui io…” disse accarezzandomi i capelli e permettendomi di sprofondare il viso sulla sua spalla.
Non ero preoccupata per la mia incolumità ma per quella delle persone a cui tenevo.
Katherine aveva ragione… il mio amore stava diventando la mia rovina… mia e anche degli altri…

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Capitolo 6
*** Pic-Nic ***


*Ila*

Capitolo 6: Pic-Nic

Eravamo tornati alla radura in mezzo al bosco, lontano da Mystic Falls, lontano da tutto e da tutti.
Guardavo il cielo osservando le forme strane formate dalle nuvole candide e spumose.
Dovevo concedermi un po’ di tempo per me, per staccare dalla vita reale. Secondo Damon dovevo rilassarmi di più e quale miglior occasione se non starmene con lui nella radura verde che tanto amavo?
“Non pensavo sapessi cucinare così bene.” dissi girandomi verso di lui che se ne stava disteso sull’erba accanto a me con le braccia piegate sotto la nuca.
“Ti ricordo che ho origini italiane, ho la cucina nel sangue.” rispose sorridendo per quella frase.
Aveva preparato un pranzetto delizioso che avevamo consumato seduti all’ombra di una quercia. Mi era piaciuto tantissimo, così tanto che ne avevo chiesto ancora, senza successo.
“Anche i vampiri cucinano quindi…” continuai io.
“Non sono stato sempre un vampiro. Amavo il buon cibo anche prima di diventare il mostro che sono ora. Adesso l’unico sapore che adoro è quello del sangue… Fortunatamente non ho perso del tutto le mie abitudini riguardo alla buona cucina, e posso ancora cucinare per te.” rispose con una smorfia.
“Piantala con questi discorsi, tu non sei un mostro… Piuttosto, renditi utile e fammi da cuscino…” gli dissi avvicinandomi al suo petto e poggiandoci sopra la testa.
“Agli ordini capo!” rispose scherzoso.
Sorrisi a mia volta e mi addormentai, cullata dalle sue tenere carezze e dal calore tiepido del sole.
Sognai.
Ero nel corridoio di una casa antica e un delizioso profumo mi trascinava alla cucina.
Prima di entrare osservai il mio abbigliamento. Indossavo uno sfarzoso vestito stile ‘800. Probabilmente ero nel 1800 o giù di lì.
Entrai in cucina e un ragazzo con i capelli scuri e leggermente mossi mi dava le spalle totalmente concentrato sul cibo che stava cucinando.
Sulla spalla sinistra aveva un canovaccio a quadri scozzesi di tinte sull’arancione e il giallo. Sembrava un cuoco e sorrisi immaginando di gustare il piatto che stava preparando.
Si voltò verso di me e incontrai i suoi occhi azzurri… Damon.
“Buongiorno amore.” disse avvicinandosi a me.
Mi baciò e sulle labbra sentii il sapore del cibo che stava cucinando con tanto amore.
“Hmm… buono…” risposi.
Sorrise felice e mi presi ancora una volta nel suo sguardo.
Da lì il mio sogno si interruppe bruscamente. Diventò tutto nero e buio in un attimo.
Mi svegliai di soprassalto, ansimando spaventata.
Mi guardai attorno.
Ero sempre lì, nella radura, ma Damon non era più accanto a me. Ecco il perché della fine del sogno. Era lui che lo aveva condotto fino a quel momento.
“Damon!” chiamai.
“Damon!!” provai di nuovo.
L’unica risposta fu l’eco della mia voce.
Mi voltai verso la quercia e lo vidi, aveva un paletto di legno conficcato nel ventre.
“Oh mio Dio… Damon!!” gridai forte e gli corsi incontro.
L’avevo quasi raggiunto ma dovetti fermare la mia corsa.
Elijah…
Il vampiro era apparso davanti a me, ritto proprio come la mattina quando era venuto a casa mia.
“Cos’hai fatto a Damon?” gli chiesi iniziando ad arrossire per la rabbia.
“Tranquilla, è solo ferito.” rispose.
Guardai ancora il mio ragazzo. In effetti il paletto non l’aveva colpito al cuore.
“Cosa vuoi?” domandai senza muovermi.
Sorrise, come se la risposta fosse ovvia e banale. In effetti lo era…
“A che ti servo?” cambiai quesito.
Era ovvio che voleva me.
“Sei speciale.” rispose secco.
“Si lo so, ma non ho niente che possa esserti utile… Lasciaci stare…” dissi ricominciando a camminare verso Damon, con un leggero tono di supplica nella voce.
Superai Elijah e lui rimase fermo lì immobile continuando a darmi le spalle.
L’unica cosa di cui mi importava era il mio ragazzo ma nonostante ciò evitavo movimenti bruschi.
“Jinny… vattene…” bisbigliò Damon vedendomi avanzare.
“Sssh Damon… andrà tutto bene…” risposi sorridendo tranquillamente.
Ero quasi arrivata a lui, ormai era fatta… Elijah ci avrebbe lasciati andare.
“Non posso lasciartelo fare… tu mi servi…” sentii il bisbiglio del vampiro Antico e scattai istintivamente verso Damon.
Troppo tardi…
Buio.
Silenzio.
Mi aveva colpita…
Avevo sperato l’impossibile, dovevo immaginarlo che non ci avrebbe mai permesso di scappare.
Per lo meno sperai che risparmiasse Damon e prendesse solo me.
Caddi a terra con un tonfo e sentii le braccia, le mani e il collo molli e inutili.
Percepii l’erba umida e guardai verso la quercia per un attimo prima di svenire del tutto.
Damon si stava trascinando verso di me, dolorante e con fatica, premendo la mano sulla ferita.
Sorrisi rassicurante e mossi le labbra bisbigliando un semplice “Ti amo”.
Sentii due mani sollevarmi e udii il grido disperato del mio ragazzo.
Mentre mi allontanavo dalla radura, sostenuta dalle braccia di Elijah, chiusi gli occhi e pregai che andasse tutto bene.
L’unico suono che ricordai, prima di incontrare l’oscurità, fu la voce di Damon che cercava di salvarmi la vita ancora una volta…

...continua...

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Capitolo 7
*** Ancora in trappola ***


*Ila*

Capitolo 7: Ancora in trappola
Aprii gli occhi con fatica.
Mi si presentò davanti un soffitto scuro, antico.
Avevo la testa dolorante e mi voltai indolenzita.
Ero stesa su un divano e sul tavolino accanto a me c’era un bicchiere colmo di sangue rosso scuro. Emanava un profumo invitante.
Non so come feci, ma trovai la forza per mettermi seduta.
Il sangue sul tavolino aveva un aspetto delizioso e passai istintivamente la lingua tra le labbra.
“Bevi.” disse una voce.
Girai la testa da un lato e vidi la figura magra di Elijah che mi guardava.
“Ti farà bene…” continuò.
Presi il bicchiere tra le mani e iniziai a deglutire con foga, lasciando trasparire la mia vera natura. Sentii i denti affilati spuntare pungendo e gli occhi cambiare aspetto.
Se mi fossi guardata allo specchio avrei rivisto la Jinny di quella mattina in camera da letto di Damon.
“Buono vero?” domandò Elijah.
“Dove l’hai preso?” chiesi sperando che non fosse appartenuto a qualche persona che il vampiro aveva ucciso.
“Non ha importanza…” rispose lui e capii che aveva ammazzato una persona esclusivamente per quel bicchiere di sangue.
In effetti era sangue troppo fresco e buono per essere stato rubato dalla banca del sangue come facevano Damon e Stefan, e anche perché Elijah non si sarebbe fatto tanti problemi ad uccidere qualcuno.
Bevvi fino all’ultima goccia contenuta nel bicchiere e mi sentii subito meglio. Il sangue mi aveva ridato energia.
“Cosa dovrei fare ora che mi hai intrappolata?” domandai leggermente sprezzante.
Non rispose ma si limitò a stare fermo in piedi senza battere ciglio.
“Lo stai facendo per Klaus vero? Ecco perché mi hai rapita…” dissi di nuovo attirando la sua attenzione.
“Come fai a sapere di Klaus?” domandò guardandomi serio negli occhi.
“Non ha importanza…” risposi imitandolo, prendendo la cosa alla leggera come aveva fatto lui poco prima.
Con uno scatto mi era arrivato davanti e mi stringeva il collo tra le dita, premendo forte.
“Uccidimi dai… così poi lui ucciderà te…” sorrisi per niente preoccupata.
Allentò la presa e ritrasse la mano.
“Chi ha detto che voglio ucciderti?” disse sedendosi su una poltrona antica e incrociò le braccia.
“Come non vuoi uccidermi?” domandai con le idee sconvolte.
Se Elijah non voleva uccidermi, perché mi aveva catturata? Forse a Klaus interessavo più viva che morta.
Il vampiro iniziò a ridere sentendosi osservato dai miei occhi interrogativi.
“Forse io non voglio consegnarti a Klaus… forse lui nemmeno sa che esisti.” rispose tornando serio.
“E allora perché mi hai rapita?” Dimmelo.” continuai, senza capire molto di quel discorso.
“So che sei una persona speciale… il tuo potere mi interessa.” disse Elijah accavallando le gambe.
“Non è un potere, io sono così e basta, non dipende da me… Comunque non ho ancora capito a cosa potrebbe servirti questa mia particolarità…” abbassai lo sguardo un tantino sollevata.
Ora che Klaus non centrava con tutta quella storia mi sentivo più al sicuro anche se ero pur sempre sotto il controllo di un vampiro Antico e quindi potente e molto pericoloso.
“Vorrei proporti un patto…” continuò Elijah.
“Che patto?” domandai sospettosa alzando il viso e fissando il vampiro negli occhi.
“Alleati con me… contro Klaus.” rispose serissimo.
“Cosa?!” dissi totalmente incredula.
Elijah non sembrava scherzare, rimaneva serio e impassibile.
“Perché? Voglio dire, perché io?” continuai con il tono della voce alto e gli occhi sgranati.
“Sei forte quanto me. Sei esattamente come i vampiri Antichi, stesse identiche capacità. Insieme potremmo distruggerlo.” disse con un pizzico di entusiasmo negli occhi.
Voltai la testa da un lato, sorridendo forzatamente come per nascondere il dubbio che in realtà mi pervadeva i pensieri.
“Hai tutto il tempo per pensarci, sappi solo che Klaus verrà a conoscenza di te e ti verrà a cercare…” disse Elijah concludendo.
Restai in silenzio e sentii i suoi occhi su di me.
“Ora puoi andare…” la sua voce parlò ancora.
Mi voltai al suono di quelle tre parole.
Fece un piccolo cenno con il capo e la sua mano mi indicò l’uscita della casa.
Mi stava lasciando andare, tornare a casa mia, riabbracciare Damon, e il tutto così, senza avermi fatto nulla.
Mi alzai dal divano e mi avviai verso la porta, ma mi fermai poco prima.
“Non me lo lascerà fare… Anche se volessi, non me lo permetterebbe mai…” dissi attendendo una risposta.
“Il problema non è Salvatore… il vero problema è quello che vuoi tu.” rispose.
Lo guardai e incontrai di nuovo i suoi occhi scuri.
Per la prima volta, fui sicura che Elijah non mi avrebbe mai fatto del male.
“Grazie.” sussurrai, ma non ottenni risposta.
Uscii dalla porta superando l’uscio con un passo e la richiusi alle mie spalle.
Ero libera…
Ero libera e non ero in pericolo, non più.
Ma non sarebbe stato così ancora per molto, prima o dopo Klaus sarebbe venuto a cercarmi e allora si mi sarei dovuta preoccupare.
“Forse, però, non tutto è perduto…” dissi e guardai la porta in legno antico, chiusa dietro di me.
Scacciati i pensieri dalla mente, iniziai a correre… sperando in una svolta nella mia vita.

...continua...

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Capitolo 8
*** A casa ***


*Ila*

Capitolo 8: A casa

Fissavo il portone con occhi speranzosi. Avevo appena suonato il campanello.
La porta scattò e si aprì lentamente.
“Jinny…” la voce di Damon era distrutta.
Lo guardai negli occhi. Era spento, un uomo disperato.
“Damon… Damon sono io!” gridai felice e mi aggrappai al suo collo stringendolo fortissimo.
“Jin… sei tu?” chiese a bassa voce, sussurrando.
“Si Damon, sono io… sono io!” risposi legandolo ancora più forte con le mie braccia.
“Oh mio Dio…” bisbigliò riprendendosi dallo shock.
Contraccambiò l’abbraccio e mi strinse appiattendomi al suo corpo.
Sorrisi e guardai in soggiorno.
C’erano tutti: Stefan, Elena, Bonnie, Jeremy e Alaric.
Tutti quanti sorridevano per il mio ritorno a casa sana e salva, addirittura Jeremy era felice nonostante in quel momento fosse un altro uomo ad accogliermi tra le braccia.
“Ok… noi andiamo…” disse Stefan facendo un cenno agli altri. Aveva capito che volevo restare sola con il mio ragazzo.
Lo ringraziai a bassa voce mentre uscivano dalla porta alle mie spalle.
Rimasti soli, Damon riuscì a staccarsi da me.
“Volevo venire a cercarti, giuro. Stefan non me l’ha permesso subito perché voleva organizzarsi, come sempre, ma io sarei venuto, io…” iniziò a dire tutto d’un fiato.
“Shhh…” bisbigliai poggiandogli l’indice sulle labbra.
“Sta zitto…” continuai sorridendo.
Intuì a cosa pensavo e i suoi occhi si illuminarono.
Mi alzai in punta di piedi e raggiunsi le sue labbra. Le bacia dolcemente, trasmettendogli tutto l’amore che provavo per lui.
Fu Damon a prolungare quel bacio.
Non appena sentii la sua lingua punzecchiarmi le labbra e il suo fiato in gola, fui certa di essere finalmente – e posso ripetere finalmente – al sicuro.
Sorrise e mi prese in braccio, iniziando a salire le scale che ci avrebbero condotto alla sua camera da letto.
Superata la soglia, chiusi la antichissima porta in legno scuro e lui mi adagiò tra le morbide coperte.
Una luce fioca, che conferiva alla stanza un’atmosfera molto romantica, entrava dalla finestra illuminando l’immenso letto.
Damon si sedette in ginocchio davanti a me e iniziò a baciarmi le labbra mentre lentamente sbottonava la mia camicetta e, allo stesso tempo, io sbottonavo la sua.
Quando mi baciò il collo provai un leggero brivido alla schiena e lui se ne accorse perché cominciò a percorrerla con la punta delle dita.
Le sue mani raggiunsero i miei jeans e, una volta aperta la zip, li sfilò dolcemente, accarezzando ogni millimetro di coscia che veniva scoperta.
Rimasi in biancheria, con la pelle chiara illuminata dal sole, e lo osservai attentamente mentre anche lui si toglieva i jeans neri e li lasciava cadere ai piedi del letto. I suoi muscoli tesi fremevano.
Quando tornò da me, ricominciò dalle labbra e le sue mani calde iniziarono a lavorare sul gancetto del mio reggiseno, aprendolo con estrema facilità. Me lo sfilò piano e lo buttò a terra.
Le sue labbra passarono alla gola e poi scesero sempre più giù…
Percepii la sua lingua che tracciava una dolce linea dritta sul mio corpo.
Arrivò ai seni, tra i quali stampò un tenero bacio e poi riprese scendendo verso il mio ventre...
Sentii i miei occhi azzurri mutare e i denti iniziare a pungermi le labbra, ma mi concentrai e riuscii a resistere.
Damon mi stava baciando l’interno delle cosce con estrema lentezza e delicatamente – forse un po’ troppo delicatamente – preoccupandosi di non lasciare libero neanche un millimetro di pelle dal tocco delle sue labbra morbide.
Quando tornò all’altezza del mio viso guardai i suoi occhi color del cielo e mi sentii protetta, felice e al sicuro.
Mi sorrise tenero e contraccambiando mi concessi a lui.
Quello che successe dopo ve lo lascio immaginare, dico solo che è stato il momento più bello di tutta la mia vita.

 ♥♥
 
Fu il calore del sole sulla pelle a svegliarmi.
Aprii gli occhi assonnata e guardai la sveglia sul comodino accanto al letto.
Segnava le 15.35.
Cavolo! Era passato così tanto tempo?
Me ne fregai altamente dell’orario e osservai il riflesso sullo specchio.
L’immagine che vidi mi piacque assai tanto.
Io, completamente nuda con solo il lenzuolo bianco che mi copriva il fondoschiena, con la testa poggiata sul petto di Damon che dormiva come un bambino, totalmente rilassato.
Mi sporsi un poco verso il suo collo e ne baciai l’incavo.
Lui si voltò verso di me e rimasi imbambolata ancora una volta dai suoi occhi chiari.
“Ciao…” disse sorridendo.
“Ciao…” risposi.
“Come va?” chiese calmo.
“Semplicemente una favola…” risposi spostandomi dalla parte sinistra del letto e stiracchiandomi le braccia come una gatta intorpidita.
“Hmm, non fare così…” disse Damon e iniziò a farmi il solletico.
“No Damon! Ah! No! Smettila, ahahahahahah!” iniziai a ridere come una stupida e mi aggrappai a lui che iniziò a rotolare.
Alla fine si fermò per lasciarmi riprendere fiato. Mi stava sopra e mi guardava estasiato.
“Sei bellissima.” disse.
“Si come no… E poi con questi capelli sono anche meglio.” scherzai cercando di sistemarli con le dita.
“Sono perfetti…” continuò lui solleticandomi i fianchi.
“Si ok, ora spostati.” dissi spingendolo da un lato.
Mi sedetti in ginocchio e iniziai a sistemarmi la pettinatura arruffata osservando la mia figura riflessa allo specchio.
Vedevo anche Damon, poggiato sui gomiti, che mi squadrava millimetro per millimetro.
“Vieni qui…” disse facendomi segno con il dito indice di avvicinarmi.
Accettai la proposta e una volta da lui cominciai a baciarlo.
Ricominciammo da dove avevamo finito qualche ora prima.
Io e Damon facemmo e rifacemmo l’amore quel giorno, senza paura, senza preoccuparci di niente e di nessuno.
Ci preoccupammo solo di noi due, di essere finalmente felici insieme.

...continua...

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Capitolo 9
*** Decisioni ***


*Ila*

Capitolo 9: Decisioni

“Dove te ne vai?” mi chiese sentendomi mentre mi alzavo dal letto.
“Credo che sia ora di fare colazione, è tardi.” risposi sorridendogli.
Avevo dormito a casa di Damon anche quella sera e anche quella sera eravamo stati molto “intimi” approfittando della mancanza di Stefan che secondo me ci aveva lasciati soli apposta.
“Vengo con te.” disse il vampiro moro sollevando le coperte.
“No. Faccio io, non preoccuparti. Te la porto qui, resta rilassato.” gli sorrisi ancora e mi infilai la sua camicia nera che mi stava parecchio grande.
Dovevo parlargli di Elijah. Non avevamo ancora affrontato l’argomento e quello poteva essere il momento giusto. Avevo rimandato la chiacchierata già troppo e dovevo raccontare tutto a Damon.
Mentre preparavo le fette biscottate con la marmellata e un caldo cappuccino all’italiana, pensai a come avrei potuto iniziare il discorso, ma ne conclusi che ci avrei pensato quando avrei guardato il mio ragazzo negli occhi. Prepararmi i discorsi non mi era mai servito, anche perché facevo sempre una pessima figura e rovinavo tutto.
Entrai in camera sua reggendo il vassoio su una mano mentre con l’altra chiudevo la porta alle mie spalle.
Damon aveva seguito il mio consiglio ed era rimasto accoccolato sotto alle coperte.
Era incredibile. Damon Salvatore che se ne stava beato al calduccio. Se l’avessi raccontato in giro mi avrebbero sicuramente preso per matta e mi avrebbero riso in faccia.
Era conosciuto come il maggiore tra i due fratelli Salvatore, scorbutico ma incredibilmente sexy. Quello dei due che si era fatto tutte le ragazze di Mistyc Falls e nonostante tutto era ancora single. Insomma, il contrario di suo fratello minore, il piccolo e dolce Stefan, romantico e sensibile.
Sorrisi tra me e me a quei pensieri e gli porsi il vassoio.
“Hmm, che squisitezza.” disse lui pregustandosi la colazione con gli occhi.
Mi sedetti dall’altra parte del letto e lo osservai mentre immergeva una fetta biscottata nella tazza.
Era il momento. Feci un bel respiro e iniziai.
“Credo che dovremmo parlare… Soprattutto di quello che è successo con Elijah.” dissi.
Si voltò a guardarmi.
“Ti ascolto. Ma prima, dimmi, ti ha fatto del male?” rispose Damon.
“No no! Non mi ha nemmeno toccata.” lo rassicurai.
“Bene.” deglutì.
“Anzi, è stato molto gentile. Mi ha offerto un bicchiere di sangue per rimettermi in forze.” continuai cercando di non allarmarlo più di tanto.
“E l’hai bevuto?” mi chiese sbarrando gli occhi.
“Si, be… ho dovuto. Non è stato male.” dissi io arrossendo un po’.
Ma infondo cosa c’era da vergognarsi? Assolutamente niente. Ero un vampiro, e si sa che i vampiri bevono sangue. Non dovevo certo arrossire per una cosa simile.
Damon mi aveva guardata con gli occhi sgranati ma poi era tornato a concentrarsi sul suo cappuccino, non riteneva la cosa così strana come invece avevo fatto io.
“Cos’altro è successo?” chiese ancora lui.
“Mi… mi ha proposto… ehm… un patto.” dissi balbettando, insicura.
Lasciò perdere la colazione ancora una volta e si girò di nuovo a guardarmi, questa volta con un sopracciglio sollevato per la curiosità. Ma nel suo sguardo traspariva un che di diffidenza.
“Che tipo di patto?” disse di nuovo alzando ancora di più il sopracciglio.
“Lui vuole… che… insomma che…” non riuscivo a parlare, le parole non volevano uscire dalle mie labbra.
“Che cosa Jinny?” incalzò Damon.
“Vuole che lo aiuto ad uccidere Klaus!” risposi tutto d’un fiato.
Per poco il vampiro non si soffocò con la fetta biscottata.
“Lui vuole cosa??” rispose tossendo e schiarendosi la gola.
“Che lo aiuto ad uccidere Klaus.” ripetei con meno convinzione.
“Non esiste!” concluse e si alzò dal letto portando con se il vassoio.
“Ma Damon! E’ importante!” cercai di supplicarlo.
“Non se ne parla neanche!” ripeté con più sicurezza di prima.
“Sembri mio padre invece che il mio ragazzo!” gli urlai contro.
“Non mi interessa, la mia risposta è no. Ti faccio lo spelling se vuoi.” sorrise beffardo guardandomi prima di uscire.
Gli lanciai un cuscino addosso ma lui si difese chiudendo la porta davanti a se.
“Perfetto.” concluse sempre con quel sorrisetto sulla faccia e mandandomi un bacio.
Chiuse del tutto la porta e io incrociai le braccia.
Non lo sopportavo quando faceva così.
 
 
“Jinny, devi capire che è pericoloso. E se fosse un piano di Elijah per consegnarti a Klaus?” disse Stefan guardandomi con i suoi occhi saggi.
“Stefan, lui mi aveva in pugno. Ero lì, mezza morta. Secondo te se voleva veramente portarmi da Klaus non l’avrebbe fatto in quel momento?” domandai a mia volta.
In effetti il mio ragionamento quadrava, infatti Stefan poggiò la schiena sul divano e allargò le braccia pensieroso.
“Si be, supponiamo che sia così. Comunque sia la situazione ora, tu non sei abbastanza forte per combattere contro un vampiro Antico. Nemmeno un vampiro esperto riuscirebbe a farlo, come credi di poterlo fare tu? E due vampiri non bastano certo per sconfiggere Klaus.” disse Stefan tornando a guardarmi.
Sospirai e mi rilassai sul divano.
Anche lui aveva ragione, non ero abbastanza forte.
“Be, sta di fatto che Klaus verrà a cercarmi. Qualcosa bisognerà pur fare.” dissi fissando il pavimento.
“Si ok, ma in tal caso penseremo noi ad ucciderlo e non ci alleeremo di certo con Elijah che ha tentato di uccidermi e che, ricordiamo, ti ha rapita.” parlò Damon che se ne stava vicino al tavolino dei liquori.
“Oddio Damon! Come devo ripetertelo ancora? Mi ha rapita perché doveva parlarmi e ti ha ferito perché tu lo avresti ostacolato.” risposi guardandolo.
“Poteva venire a parlarti come una persona normale, senza rapire o ferire qualcuno.” controbatté lui.
“Si e tu glielo avresti permesso? Ti saresti fidato di lui?” domandai.
Non rispose ma si limitò a guardarmi negli occhi.
“Avete bisogno di Elijah. Io mi fido di lui.” conclusi tornando a Stefan.
Ovviamente c’erano anche Elena e tutti gli altri, ma non avevano aperto bocca.
Ci fu un momento di silenzio in cui nessuno parlò. Riuscii a sentire i respiri di ognuno.
“Ok. Va bene. Ma prima voglio parlargli.” disse ad un tratto Stefan.
Sorrisi soddisfatta.
“Ma sei pazzo?!” la voce di Damon interruppe brusca il mio compiacimento.
“Piantala Damon, lo sai anche tu che è giusto così.” lo zittì il fratello.
“Si, d’accordo, lasciamola andare ad ammazzarsi, tanto chi se ne frega!” sbraitò lui.
Senza guardarmi uscì dalla stanza e corse su per le scale.
Abbassai lo sguardo.
Era quella la cosa giusta da fare? Dovevo fidarmi di Elijah?
Il mio istinto diceva di si.

..continua...

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Capitolo 10
*** Squadra ***


*Ila*

Capitolo 10: Squadra

La porta era socchiusa così entrai senza bussare.
Lui era lì, disteso su quel grande letto in cui avevo dormito così tante volte protetta tra le sue braccia, e fissava il soffitto con gli occhi sbarrati.
“Damon…” dissi sospirando.
Non si mosse neanche di un millimetro.
“Damon, per favore, ascoltami. Cerca di ragionare…” lo supplicai avvicinandomi.
Mi sedetti in ginocchio sul letto e rimasi ad osservarlo aspettando che aprisse bocca per rispondere.
“Pensi che sia felice?” chiese spostando il suo sguardo nei miei occhi.
“Pensi che sia felice nel sapere che ti metti così in pericolo? Pensi che mi piaccia l’idea che la mia ragazza vada a farsi uccidere da un tizio che nemmeno il sottoscritto riuscirebbe a ferire?” continuò infuriato e disperato allo stesso tempo mentre gesticolava con le mani per esprimere meglio le sue emozioni.
“Nessuno ha detto che mi farò ammazzare…” risposi senza la minima preoccupazione.
Si voltò da un lato sospirando.
Gli presi il mento tra le dita della mano e lo spinsi verso le mie labbra.
Lo baciai rassicurante.
“Devi fidarti di Elijah. Può sembrare strano ma ci aiuterà. Abbiamo bisogno di lui e vedrai che sconfiggeremo Klaus.” dissi terminato il bacio.
“Ti amo, non voglio perderti. Lo capisci questo?” domandò sbarrando gli occhi.
“Anche io ti amo…” sorrisi.
“Pensa al lato positivo. Morto Klaus sarò tutta tua…” continuai ammiccando.
Lo lasciai lì, mentre ancora ripensava a quello che avevo appena detto.
“Eh no! Dove pensi di andare ora?” Damon mi prese un braccio per fermarmi.
“Vieni qui…” mi tirò a se.
Infondo non era stata una cattiva idea andare a convincerlo.
 
“Scusate!” dissi presentandomi in soggiorno di casa Salvatore respirando affannata.
“Sei veloce!” rise Damon prendendomi i fianchi.
“Ups…” si schiarì la voce imbarazzato.
Nella stanza c’erano tutti gli altri che ci fissavano.
Notai lo sguardo di Stefan che mi guardava i capelli decisamente arruffati così li sistemai velocemente e alzai la spallina del reggiseno che mi era scivolata giù per la corsa.
Andai a sedermi sul divano accanto ad Elena e guardai Damon. Aveva la camicia abbottonata male e gliela indicai con il dito.
“Oh, ehm… Questa camicia, eheh… mi succede sempre.” cercò di scusarsi banalizzando ma preferì starsene zitto per evitare altre figuracce.
“Bene… quindi, dovrebbe arrivare Elijah tra poco, poi potremo pianificare l’attacco.” disse Stefan sorridendo. Aveva capito cosa era successo in camera da letto mentre tentavo di “convincere” suo fratello ad allearsi con il vampiro Antico. In realtà l’avevano capito tutti e la cosa era parecchio imbarazzante.
Fortunatamente il campanello ci salvò da quella situazione. Stefan scattò alla porta utilizzando tutta la sua velocità.
“Prego, entra pure. Sei il benvenuto.” lo invitò ad entrare.
Quando Elijah si presentò sulla soglia della porta percepii un fremito di preoccupazione percorrere i corpi dei presenti.
“Salve a tutti.” salutò cortese.
Elena, Bonnie, Jeremy e Alaric non sembravano tranquilli e lo fissavano senza battere ciglio.
Così mi alzai sorridente e andai verso il vampiro rilassata, mentre lo sguardo vigile di Damon osservava i miei movimenti.
“Ciao Elijah, grazie di essere venuto. Prego, accomodati.” dissi e in una frazione di secondo gli avevo portato una sedia e Stefan gli aveva offerto un bicchiere di sangue.
“Grazie.” aveva ringraziato afferrando il calice tra le mani.
“Allora, come ben saprete sono qui perché ho bisogno dell’aiuto di Jinny per uccidere Klaus, il più potente della Famiglia degli Antichi.” disse Elijah dopo aver deglutito la prima sorsata del bicchiere.
“Parlaci di questo Klaus…” Elena gli aveva rivolto la parola.
“Tu devi essere la doppleganger. Se non ci fosse stata Jin, Klaus sarebbe venuto a cercare te…” rispose il vampiro Antico guardandola curioso.
Sugli occhi di Elena apparve uno sguardo terrorizzato a causa di quello che aveva appena sentito. Si girò verso Stefan che sembrava confuso quanto lei.
“Comunque sono sicuro che ringrazierai Jinny più tardi… Tornando a Klaus, c’è molto da dire…” continuò Elijah.
“Siamo qui apposta per sapere di più su di lui…” la voce di Jeremy interruppe la pausa di silenzio.
“Come fai a conoscerlo così bene?” Bonnie aveva seguito l’esempio di Jer.
“Io e Klaus siamo fratelli… Lui però è sempre stato il più acclamato e quando gli ho presentato Katerina l’ha subito voluta per se…” rispose il vampiro.
“Katherine?” chiese Elena.
“Si esatto. Ma lui la voleva solo per spezzare la maledizione che lo teneva prigioniero. Quando Katerina è venuta a conoscenza del suo piano si è uccisa diventando un vampiro, Klaus si infuriò e le diede la caccia. Non poteva più spezzare la maledizione e avrebbe dovuto aspettare la nascita di un’altra doppleganger. Ecco perché sarebbe venuto da te…” continuò.
“Ma di che maledizione stai parlando?” chiese Damon.
“Klaus è molto forte perché non è solo un vampiro… è anche affetto da licantropia.” rispose Elijah.
“Cosa?!” tutte le nostre voci parlarono all’unisono.
“Avete capito bene. Lui è sia un vampiro sia un licantropo. La sua parte di lupo mannaro è stata bloccata dall’incantesimo di una strega perché, come potrà confermare Bonnie, le streghe devono mantenere l’equilibrio della natura.” spiegò.
“Klaus ha bisogno di Jinny perché prenderebbe il posto della doppleganger è in più gli conferirebbe anche una piccola parte umana. Insomma diventerebbe un vero e proprio ibrido indistruttibile. Ha bisogno del sangue di Jin, durante il rituale glielo berrà fino ad ucciderla…” concluse Elijah.
I nostri sguardi sbigottiti lo guardavano sconvolti e Damon mi stringeva la mano.
“Come faremo ad ammazzarlo?” chiese schietto il mio ragazzo.
“Lo attaccheremo durante la sua trasformazione in licantropo, sarà più vulnerabile in quel momento e io stesso gli conficcherò il paletto nel cuore.” rispose il vampiro.
“Quindi il sacrificio avverrà?” gridò Damon sgranando i suo occhi azzurri.
“Esatto. Jinny si farà catturare e verrà uccisa…” disse.
“No! No, non esiste!” sbottò il fratello moro.
“Jinny, berrai il liquido contenuto in questa boccetta prima di farti catturare da Klaus e così sarà come se non fossi mai morta. Tornerai in vita quando sarà finito il sacrificio e quando Klaus sarà stato ucciso.” disse Elijah rivolto verso di me.
“Non se ne parla neanche! Non affiderò la vita di Jin a un intruglio scaduto chissà quanti anni fa!” iniziò ad urlare Damon camminando per la stanza agitato.
“Non è una scelta che spetta a te Damon.” disse il vampiro Antico.
Damon si volto verso di me implorante. Non voleva che bevessi quella roba e non voleva seguire quel piano. Ma io sapevo che era l’unica soluzione per salvarci tutti.
“Devo farlo…” sussurrai.
I suoi occhi divennero rossi e notai i denti spuntare dalle labbra. Si trattenne, ma dentro di se avrebbe voluto distruggere ogni cosa.
Sarei morta e non c’era la certezza che sarei tornata in vita.
I brividi mi percorsero la schiena e mi venne la pelle d’oca al solo pensiero.

...continua...

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Capitolo 11
*** Preparativi... rovinati ***


*Ila*

Capitolo 11: Preparativi… rovinati

Lo scroscio dell’acqua tiepida sulla mia pelle era davvero molto rilassante così la lasciai scorrere e rimasi ferma sotto la doccia per ben dieci minuti. Non stavo pensando a niente, avevo la mente completamente sgombra.
Ad un tratto un rumore nell’altra stanza mi fece sussultare.
Considerando che mi trovavo nella camera da letto di Damon, il rumore poteva averlo causato proprio lui.
Infatti avevo ragione.
Damon era entrato in camera e aveva buttato a terra un soprammobile. Sembrava infuriato e borbottava tra se e se parole incomprensibili.
Con molta calma afferrai un asciugamano e lo avvolsi attorno al corpo. Uscii dalla porta del bagno e mi avviai verso l’armadio controllando le reazioni di Damon con la coda dell’occhio.
Stavo prendendo un paio di slip e un reggiseno ma il vampiro non aveva ancora parlato.
Improvvisamente due mani mi presero i fianchi e li strinsero forte.
“Che fai Damon?” chiesi sorridendo.
Non che mi dispiacesse essere stretta da quelle forti mani, ma finsi di essere stupita.
Quando mi voltai mi sorprese baciandomi. Quel bacio però aveva un gusto strano… delizioso.
Aprii gli occhi e osservai quelli del vampiro moro… completamente rossi.
Non ci pensai neanche un secondo in più e mi staccai da lui. Mi passai velocemente la lingua tra le labbra e riconobbi il gusto del sangue. Del sangue fresco.
“Damon, che hai fatto?” domandai sgranando gli occhi.
“Tranquilla, l’ho preso dalle scorte del frigo nel sotterraneo di casa…” rispose e tentò di baciarmi di nuovo.
“Non è vero! Non mentirmi…” lo rifiutai.
Rise, stranamente cattivo.
“Faccio semplicemente quello che devo, noi siamo questo…” rispose e riuscì a raggiungere le mie labbra.
Ma che combinava? Era sconvolto e si era sicuramente consolato con qualche alcolico.
“Damon, sei ubricao… Basta!” riuscii a fermarlo di nuovo spingendolo lontano da me.
“Hai ucciso una persona…” sussurrai allibita.
“Era da troppo tempo che non lo facevo… E’ stato incredibile! La tua preda che tenta di scappare terrorizzata e sul più bello, quando crede di essere in salvo… un bel morso e il sangue ti scalda la gola.” si leccò le labbra ancora sporche compiaciuto.
“Sai, dovresti provare…” disse guardandomi invitante.
“No, non farei mai una cosa simile… Damon, se sconvolto per quello che ha detto Elijah. Ora dormi un po’, rilassati e si sistemerà tutto…” cercai di convincerlo calma.
“No no, ho tutta Mystic Falls da visitare. Vado al Mystic Grill a farmi qualche bicchierino di Bourbon e poi mi faccio un giretto con la mia Porsche. Sono sicuro che mi divertirò un casino!” disse tutto esaltato.
“Aspetta!” lo fermai poco prima che riuscisse ad attraversare la porta.
Avrei dovuto chiamare Stefan. Damon era completamente impazzito, dovevamo calmarlo.
“Vengo con te…” conclusi.
Era meglio se lo tenevo d’occhio, almeno non avrebbe combinato altri casini.
 
La 911 Turbo nera sfrecciava velocissima per le strade di Mystic Falls.
Ad ogni incrocio, dove Damon era costretto a rallentare per evitare qualche incidete, tutti ci guardavano e si sporgevano per cercare di capire a chi appartenesse quella splendida macchina.
Avevo sempre amato la Porsche di Damon ma non ci avevo passato molto tempo seduta dentro perché la teneva praticamente sempre in garage.
In poche parole, ammetto che era divertente correre a tutta velocità ed essere invidiati da tutti quelli che ci fissavano estasiati.
Ma c’era pur sempre il problema Damon.
Non dovevo permettergli di tornare a bere sangue fresco e umano per di più, sarebbe stato un disastro.
Fino a che lo prendeva dalla banca del sangue era ok, ma non poteva andarsene in giro per la città ad ammazzare la gente anche perché avrebbe attirato l’attenzione.
La Porsche si era fermata all’inizio di un sentiero che conduceva nel bosco.
Ma quando ci eravamo arrivati? Persa nei miei pensieri non mi ero resa conto di dove mi aveva portata.
“Prego.” Damon m porse la mano per aiutarmi ad uscire dall’auto.
“Che ci facciamo qui?” chiesi riconoscendo la strada che conduceva alla nostra radura.
“Pensavo che avessi voglia di fare un giro…” mi baciò feroce, impaziente mentre le sue mani mi stringevano a lui.
“Damon…” bisbigliai.
Non ero preoccupata per quello che voleva, avrei tranquillamente potuto respingerlo, senza troppo sforzo.
La cosa che mi preoccupava di più era la mia reazione.
Al sangue potevo anche resistere, certo a fatica, ma ci riuscivo.
Ma non potevo resistere a Damon…
All’ennesimo suo tocco gemetti di piacere e quella fu per lui la certezza che avrebbe ottenuto ciò che desiderava così ardentemente.

...continua...

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Capitolo 12
*** Ma cosa diavolo sta cambiando? ***


*Ila*

Capitolo 12: Ma cosa diavolo sta cambiando?

Aprii gli occhi.
Il cielo era scuro e alcune nuvole lo coprivano impedendo alla luna di sprigionare tutta la sua lucentezza.
Possibile che fosse già notte fonda? Avevo perso la cognizione del tempo, cosa che era capitata sempre più spesso negli ultimi tempi.
Non stavo male, anzi. Mi sentivo stranamente forte ed energica come se mi fossi appena fatta di qualche sostanza stupefacente.
Mi sollevai poggiandomi sui gomiti e mi guardai intorno.
Ero nella radura, quella dove ero solita studiare assieme a Damon.
A proposito di Damon, ricordo che c’era anche lui con me. Dov’era andato?
“Ben svegliata!” disse la sua voce.
Guardai di fronte a me strizzando un po’ gli occhi per vedere meglio.
Immerso nell’oscurità c’era lui e stava camminando nella mia direzione.
“Hai dormito parecchio. Infondo ti sei data da fare…” sorrise.
Era completamente nudo e passeggiava tranquillamente poggiando i piedi sull’erba umida.
Rimasi a bocca aperta e non mi voltai da un lato per distogliere lo sguardo imbarazzata. No, restai a fissarlo in tutta la sua bellezza e fierezza.
Damon aveva un corpo così… wow! Così indescrivibile, non so nemmeno come definirlo. Aggettivi come strabiliante, fantastico o incredibilmente sexy lo sminuirebbero. Lui è di più… molto di più. Anche troppo forse. Ogni volta che me lo trovo davanti mi rende mentalmente instabile.
“Anche tu non sei una visione niente male…” disse scoprendo quei denti candidi che rendevano il suo sorriso ancora più bello.
Aveva notato la mia faccia sbalordita. Anche io ero completamente nuda e capii che dovevamo aver combinato qualcosa.
“Aspetta, sei un po’ sporca proprio qui…” disse piano.
Si avvicinò a me e con la lingua pulì una goccia di sangue che mi era rimasta sulle labbra.
Fatto questo mi baciò passionale spingendomi verso di lui con una mano.
“Che è successo qui?” chiesi appena mi ripresi da quel bacio.
“Diciamo che ti sei divertita e mi hai fatto divertire… Cazzo, non pensavo che fossi in grado di fare certe cose! Essere una cattiva ragazza ti piace molto…” sorrise ripensando a quello che doveva essere successo poco prima.
Il problema era che io non ricordavo niente.
“Mi spiace, ma non riesco a ricordare cosa posso aver fatto…” dissi.
“Beh, se può aiutarti…” rispose e mi mostrò il suo corpo.
Era cosparso di morsi e graffi… i miei morsi e i miei graffi.
“Oddio!” esclamai e mi tornò alla mente tutto, ma proprio tutto tutto.
“Già…” rise compiaciuto.
Ad essere sincera nemmeno io pensavo di poter fare certe cose… Se solo lo avessero saputo i miei.
Scacciai dalla mente quei pensieri e mi alzai da terra.
Poco più distante scorsi una sagoma nera in mezzo alla radura. La guardai meglio…
“Ma che cazzo…?!” caddi all’indietro.
“Ehi, piano con le parole!” rise Damon.
Lo guardai negli occhi e improvvisamente mi venne da piangere, ma le lacrime non scesero.
“Era un cacciatore… Un tipo di passaggio credo. Aveva anche degli amici, ma non sono riuscito a prenderli, sono sgommati via sul loro pick-up. Mentre ti occupavi di lui ho cercato di inseguirli ma…” iniziò a dire.
“L’ho ucciso io?” chiesi.
“Si, e sei stata anche brava, da non credere…” sorrise.
Mi portai una mano alla bocca, sconvolta.
“Dai su, alzati.” mi prese per un braccio e mi sollevò con forza.
“Damon, poteva avere famiglia… una moglie, dei figli… magari dei nipoti!” sbraitai.
La mia voce riecheggiava nel silenzio.
“Si ok, gli manderanno dei fiori… Ora per favore calmati.” rispose lui con la più totale naturalezza.
“Dei fiori? Damon, ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?” dissi io arrabbiata.
“Ma la vuoi smettere? Non mi sembravi tanto sconvolta quando l’hai squartato con un morso! Non farti mille problemi... Riesci a sentirlo? L’odore del sangue fresco… Non dirmi che non ti piace perché non ci credo.” continuò il vampiro alzando la voce.
In effetti quel profumo era invitante e Damon aveva ragione… mi piaceva.
“Ora basta con i finti rimpianti… dobbiamo sbarazzarci del corpo.” disse e indossò i suoi jeans.
Tornò dal corpo dell’uomo e lo alzò da terra.
In quel momento la ferita si riaprì e del sangue iniziò a colare sull’erba.
Non riuscii a resistere.
Mi fiondai addosso a Damon e gli strappai dalle mani l’uomo privo di vita e con tutta la ferocia che potete immaginare iniziai a nutrirmi.
Quando mi rialzai sentii i denti pungere e gli occhi bruciare.
“Brava, così si fa…” disse il mio ragazzo scoprendo a sua volta i denti appuntiti.
Corse da me e quando entrambi cademmo per terra iniziò a baciarmi.
Cosa mi stava succedendo?

...continua...

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Capitolo 13
*** Il lato cattivo ***


*Ila*

Capitolo 13: Il lato cattivo

Gli alberi sfrecciavano veloci fuori dal finestrino della 911 Turbo nera di Damon. Non riuscivo a focalizzare lo sguardo in un punto fisso perché l’auto correva troppo forte.
Cercavo di prendere atto di quello che era appena successo e mi riapparve alla mente ogni istante di quella sera.
L’uomo era fermo e cercava i proiettili nel marsupio beige che indossava. Vicino a lui c’erano altri uomini, suoi amici e lo stavano aspettando.
Accanto a loro notai una roulotte bianca. Evidentemente si erano accampati durante la notte e stavano per iniziare la caccia.
“Muoviti! Altrimenti ci scapperà!” gli gridarono.
Non ce l’avrei fatta ad ucciderli tutti ma Damon mi avrebbe aiutata.
“Scusate!” dissi con la voce più agitata che riuscivo a creare.
“Ero venuta a fare un’escursione ma ho perso la cartina e non riesco a trovare il sentiero di ritorno. Per caso avete una mappa in più?” chiesi avvicinandomi al gruppetto.
L’uomo si voltò a guardarmi.
“Certo… Ne ho una proprio qui, aspetti signorina…” disse cortese.
Uno di loro, il più giovane, sui trent’anni, mi aveva squadrata dalla testa ai piedi.
“Ehi, buonasera! Avete visto che bella fanciulla ragazzi?” aveva gridato ai suoi amici.
Mentre diceva questo si era avvicinato a me e dai suoi occhi non trasparivano certo buone intenzioni.
“Charls lasciala stare, sei ubriaco.” gli aveva suggerito un altro tizio.
“Ma non voglio mica farle niente di male…” aveva ammiccato lui.
Io stavo con le braccia conserte e fingevo di sentirmi imbarazzata.
“Ecco a lei signorina.” sorrise gentile l’uomo a cui avevo posto la domanda.
Ad un tratto il più giovane allungò la mano per toccarmi.
Quello fu il momento adatto…
In una frazione di secondo gli afferrai il polso e glielo storsi, poi avventai l’altro uomo al collo e lo morsi con tutta la forza che avevo.
Gli altri che ci stavano attorno iniziarono a gridare e fuggirono assieme a quello a cui avevo rotto il polso salendo sul pick-up parcheggiato accanto alla roulotte che era servito per trasportarla fin lì.
Notai Damon partire all’inseguimento ma fermarsi poco dopo perché erano già troppo distanti per lui ed era inutile perderci tempo, uno l’avevamo preso.
“Brava amore…” disse appena tornò da me.
Lo vidi mentre afferrava il polso dell’uomo e iniziava a nutrirsi facendo colare il sangue dalle  labbra…
“Ehi Jinny! Mi senti?” la voce del vampiro mi fece svegliare da quei pensieri.
“Oh si… scusa…” borbottai ancora intontita.
“Mi raccomando adesso. Il più naturale possibile appena entriamo in casa. Se Stefan ci scopre siamo finiti. Ci manca solo che quel guastafeste del mio fratellino si metta a intromettersi nella nostra vita…” disse Damon scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
“Tranquillo, ho tutto sotto controllo…” dissi sorridendo.
Ma era realmente vero? Avevo tutto sotto controllo? La sera prima avevo ucciso un uomo e davvero pensavo che fosse tutto normale?
Infondo non ero come Damon o Stefan, loro potevano spegnere le emozioni a piacimento, ma la mia parte umana non me lo permetteva. Sarei riuscita a combattere con il pensiero di aver ucciso una persona, o alla fine sarei crollata?
 
Il portone di casa Salvatore scattò e si aprì permettendoci di entrare.
Avevo una mano nella tasca posteriore dei jeans di Damon e lui mi cingeva i fianchi con un braccio.
Superammo il soggiorno e stavamo per dirigerci al piano superiore ma una voce ci fermò.
“Dove siete stati di bello?” il tono serio di Stefan riecheggio nel silenzio dell’immensa casa.
“In giro a divertirci.” sorrise beffardo il mio ragazzo, come se andare in giro per Mystic Falls per un intero giorno fosse una cosa normalissima.
Stefan si alzò dalla poltrona dov’era seduto e si avvicinò a noi.
Guardò negli occhi Damon e poi passò a me.
Mi osservò millimetro per millimetro minuziosamente come se fosse sicuro di trovare qualche traccia della nostra notte brava.
“Non avete fatto niente quindi, oltre che gironzolare per la città…” disse ad un certo punto il vampiro biondo.
“Esatto.” concluse Damon con un secondo sorriso.
“E allora che ci fa una goccia di sangue umano accanto all’orecchino di Jinny?” chiese Stefan.
A quella domanda sbiancai. Mi si smorzò il fiato in gola e non riuscii a muovermi.
“Ma che cavolo dici fratello?” banalizzò il vampiro moro cercando di sviare i sospetti.
“Piantala Damon, tu stesso odori di sangue dalla punta dei piedi alla punta dei capelli! Cosa credevi, che non me ne sarei accorto?” continuò l’altro vampiro.
Damon non poté più dire niente in nostra discolpa e spostò lo sguardo dagli occhi verdi del fratello.
A quel gesto Stefan aprì la bocca sconvolto come se in realtà pensasse che i suoi sospetti fossero errati.
“Cazzo Damon!! Di te non avevo dubbi che avresti potuto combinare una cosa simile, ma tirare dentro questa storia anche Jinny è da idioti! Per caso vuoi mettere in pericolo anche lei oltre che te stesso?” sbraitò il biondo appena fu certo di quello che era successo quella sera che io e il mio ragazzo eravamo stati fuori casa.
“Va a quel paese Stefan! Cosa pensi di sapere, eh? Cosa ne sai di quello che voglio io o lei? Se tu vuoi seguire quella stupida dieta e concederti solo qualche bicchiere di sangue umano al mese, fa pure… ma non immischiare noi!” disse in tutta risposta Damon.
“Ma ti rendi conto di cosa dici? Tu stesso hai coinvolto Jinny in questa tua stupida battuta di caccia notturna! Pensavo che fossi cambiato Damon! Pensavo che fossi diventato per lo meno un po’ più maturo!!” urlò Stefan.
Le loro voci mi rompevano i timpani.
“BASTA!! Piantatela tutti e due! Sono stata io!! Sono stata io ad ammazzare quell’uomo! Ok? L’ho ucciso io, io stessa ho piantato i denti nella sua carotide, io stessa gli ho lacerato il collo! E sapete perché…? Perché mi piace…” dissi tutto d’un fiato avvicinandomi al volto di Stefan.
I nostri nasi quasi si toccavano e per la rabbia sentivo i denti pungermi e lo sguardo bruciare.
Stefan era letteralmente allibito.
“Dio, Damon… Cos’hai combinato…” sussurrò infine il biondo.
Respiravo affannosamente e mi controllavo a fatica.
Ai loro occhi dovevo apparire come un mostro…
Ero diventata un mostro…

...continua...

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Capitolo 14
*** Un cuore in disordine ***


*Ila*

Capitolo 14: Un cuore in disordine

Buio.
Per un istante ebbi la sensazione di essermi persa, di non sapere dove mi trovavo, ma poi riconobbi quel luogo.
Ero nella stanza da letto di Damon ma lui non c’era. Molto probabilmente stava dormendo fuori dalla porta con Stefan.
Non la smettevano di controllarmi e mi trattavano come se fossi pazza.
Dovevo fare piano altrimenti mi avrebbero sentita.
Mi alzai dal letto con cautela poggiando leggermente i piedi sul parquet della stanza.
Mi diressi alla finestra e cercai di aprirla. Mi ci volle un po’, l’avevano chiusa bene, ma questo non mi impedì di sgattaiolare fuori.
Con un salto atterrai sull’erba umida del giardino. Un giochetto da ragazzi. Pensavano davvero che sarebbero riusciti a tenermi rinchiusa in villa tutto il giorno? No mi dispiace, ma non potevano farlo.
Ragionandoci ora con la mente “lucida” Damon e Stefan avevano ragione a volermi tenere in casa. Non so cosa mi spinse a scappare quella notte, sta di fatto che fuggii e non posso certo cambiare quello che è successo.
Mi rialzai e voltai lo sguardo verso la finestra aperta. Con un sorriso sulle labbra iniziai a correre veloce per le strade di Mystic Falls.
 
La luce della sua camera era spenta.
Cosa mi aspettavo? Che fosse ancora sveglio alle 2.17 di notte? Certo che no.
Quell’albero molto vicino al muro di casa sua mi era sempre piaciuto e mi fu utile per raggiungere la finestra accostata.
Entrai cauta e lo osservai mentre dormiva beato.
Il lenzuolo stropicciato gli copriva si e no le gambe e le sue braccia occupavano entrambi i posti del letto. La bocca socchiusa mi fece sorridere. Sembrava felice e sereno.
Mi distesi accanto a lui poggiando la testa sul suo braccio muscoloso e rivolsi il viso verso il suo. Eravamo a qualche centimetro di distanza l’uno dall’altro.
Mi era sempre piaciuto starmene raggomitolata vicino a Jeremy, mi conferiva una sensazione di protezione.
Non so quanto rimasi lì ferma a fissarlo dormire, ma il tempo sembrò infinito.
Ad un tratto aprì gli occhi. Due splendidi occhi castani, i più belli che avessi mai visto.
Quelli azzurri di Damon erano meravigliosi certo, ma Jeremy poteva tenergli testa tranquillamente.
Non parlò subito, rimase fermo a fissarmi e ancora una volta sembrò passare un’eternità.
“Ciao…” bisbiglio ad un tratto.
“Ciao…” sorrisi.
Sentii le guance infiammarsi come la prima volta che l’avevo visto. Era una sensazione strana, da troppo tempo non mi sentivo così con lui.
Mi era mancato. Mi era mancato davvero.
“Sto sognando?” chiese chiudendo di nuovo gli occhi.
“Non lo so… dimmelo tu.” risposi.
“Probabilmente si… Jinny non verrebbe mai qui da me, ora sarà stretta al suo bel vampiro dagli occhi di ghiaccio…” concluse.
Ci rimasi male per quella risposta. Non si era reso conto che io ero lì veramente, che non era un sogno.
“Lei ti piaceva?” chiesi sfruttando il suo momento di confusione a causa della stanchezza.
“Lei mi piace ancora…” rispose poco prima di riaddormentarsi.
“Credo che anche lei sia ancora innamorata di te, solo che non lo vuole ammettere…” sussurrai.
Lo guardai ancora un attimo ma non riuscii a trattenermi.
Avvicinandomi di più al suo viso gli stampai un bacio sulle labbra.
Sorrise nel sonno.
Avrei potuto persuaderlo a mollare Bonnie e tornare da me, i miei poteri avrebbero potuto renderlo mio per sempre… ma non ne fui capace, non potevo, sarebbe stato puro egoismo.
Sospirai e tornai ad osservarlo in silenzio lasciando che la luna illuminasse lievemente la sua stanza.
Per un momento, mentre stavo lì immobile così vicina a Jeremy, mi pentii. Mi pentii di quello che avevo fatto tempo prima. Mi pentii di averlo abbandonato così velocemente per mettermi assieme a Damon.
Cosa mi aveva spinto così ardentemente a lasciare Jer, che amavo moltissimo, per stare assieme a Damon Salvatore?
“Se non l’avessi fatto ora non mi troverei in questa stupidissima situazione. Sono diventata un mostro incontrollabile che ha sete solo di sangue, e per di più, il mio cuore si è incasinato parecchio…” sussurrai guardando Jeremy che mi stava di fronte.
All’improvviso una forte rabbia crebbe dentro di me e sentii il viso mutare.
Mi alzai di scatto dal letto e mi lanciai fuori dalla finestra.
Mentre correvo senza meta, con gli occhi rossi e i denti appuntiti, lacrime di rabbia e dolore mi solcavano il viso.
 
“Amore la luna è bellissima sta sera!” disse la ragazza rivolta verso il giovane dentro la tenda.
Quella serata era illuminata dalla luce candida della luna e nessuna nuvola impediva il suo splendore.
Stavo dietro un albero e osservavo quella donna che ammirava la natura con emozione.
“Tesoro, sei uscita di fretta e non mi dai neanche una mano a sistemare le cose qui, come puoi pretendere che vengo ad ammirare la luna con tutto questo casino da ordinare?” la voce bassa di lui le rispose.
“Vieni dentro, è buio fuori. Ci sono i lupi sai?” aggiunse ridacchiando la voce del ragazzo.
“Ahah, che divertente… Aspetta ancora un attimo.” lo ammonì lei per nulla spaventata.
Tre…
Due…
Uno…
“Aaaaaaaaaaaaaah!!!!” gridò disperata la ragazza mentre le azzannavo il collo con avidità.
“Cosa succede cara?” il ragazzo uscì dalla tenda.
“Oh mio Dio…” sussurrò vedendo il corpo della sua ragazza a terra senza vita e inondato di sangue.
Io ero salita sui rami dell’albero per non farmi vedere.
“Benissimo, altro cibo…” dissi.
Lui alzò il volto nella mia direzione e in quel momento gli piombai addosso.
“Aiuto!!! Qualcuno mi aiuti!!!! Aaaaaaaaah!!” urlò inutilmente.
Il mostro aveva ripreso possesso di me…
Ma non potevo essere davvero io quella… dovevo cambiare, non volevo più essere quella cosa…
Cosa potevo fare?

...continua...

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Capitolo 15
*** Sempre peggio ***


*Ila*

Capitolo 15: Sempre peggio

“Ancora panico nella cittadina di Mystic Falls in Virginia. Avevamo già parlato di questi terribili avvenimenti, ma nessuno credeva che si potessero ripetere…”
La testa mi faceva male e quella stupida voce che non conoscevo continuava ronzarmi nelle orecchie.
Aprii gli occhi.
Ero alla villa dei Salvatore e la sveglia segnava le 9.27 del mattino.
Mi alzai a fatica fino a sedermi con le gambe incrociate sul letto di Damon.
Le lenzuola in seta e i miei abiti erano completamente sporchi di sangue.
In piedi, poggiato sulla finestra, c’era proprio Damon immobile e con le braccia conserte, che guardava il pavimento.
La voce della giornalista continuava a ciarlare.
“Marta Cunning e James Marshall, fidanzati da poco, sono stati trovati morti questa mattina da un escursionista del luogo. I loro corpi erano interamente imbrattati di sangue e riportavano entrambi segni di morsi e graffi. Lo sceriffo Elizabeth Forbes ha risposto alle  nostre domande dicendo che tutto riconduce ad un animale, probabilmente un lupo o un orso, che si aggirerebbe indisturbato per i boschi di Mystic Falls terrorizzando la popolazione locale. Per eventuali aggiornamenti vi terremo sicuramente informati.”la televisione si spense all’improvviso al termine del servizio del telegiornale.
Damon lanciò sul letto il telecomando.
“Si può sapere che ti passa per la testa?” chiese ad un tratto.
Ridacchiai.
“Ma non eri tu quello che diceva che questa è la nostra natura? Che non possiamo reprimerla? Noi siamo questo e non possiamo cambiare avevi detto, o sbaglio?” risposi alla sua domanda.
“Si è vero, ho sbagliato a tirarti dentro questa storia, ma non puoi uccidere le persone una dietro l’altra. Sai, i vampiri devono anche cercare di non farsi scoprire dalla gente altrimenti farebbero una brutta fine. Devo ricordartelo io che Mystic Falls si era già imbattuta nei vampiri in passato? Il Consiglio dei Fondatori lo sa bene, e comunque potrebbe avere dei sospetti anche se sembra una cosa impossibile. Per questo devi cercare di contenere le tue vittime o per lo meno di cambiare città per uccidere, anzi, smettila del tutto.” disse lui con tono severo.
Soffiai stanca della sua stupida ramanzina. E poi da che pulpito proveniva la predica! Era colpa sua se mi trovavo in quella situazione. In effetti era sempre stata colpa sua…
“Sai, è colpa tua… Se tu non mi avessi spinto a far emergere la mia vera natura ora non sarei così! Se tu non fossi stato un vampiro, ora sarei diversa! Con Jeremy non sarebbe mai successa una cosa simile…” risposi io.
“Nessuno ti ha costretta ad innamorarti di me e non è certo colpa mia se hai il gene da abracadabra nel corpo! A proposito di Jeremy, sei andata da lui l’altra sera? Ti sarai divertita, ritieniti fortunata che non hai sbranato pure lui!” gridò Damon su tutte le furie.
Sbarrai gli occhi totalmente infuriata.
“Non lo farei mai! Mi ritieni così incapace di controllarmi? Non sono come lei Signor Salvatore, io riesco a trattenermi con le persone che amo! E non osare mai più parlare del mio gene o di Jeremy!! ” urlai a mia volta alzandomi e andando verso di lui.
L’avrei strangolato per la rabbia. Stavo per dargli uno schiaffo ma ovviamente lui mi aveva bloccata afferrandomi il polso con la mano. Così stavo per usarle l’altra, ma riuscì a fermarmi anche quella.
“Lasciami!” dissi cercando di liberarmi.
Damon rideva guardandomi mentre mi dimenavo sotto la sua stretta.
Indietreggiavo tirando con tutta la forza che avevo ma non mi lasciava andare i polsi.
Caddi sul letto e lui era sopra di me.
“Sai… è sicuramente vero. Se noi due non stessimo insieme probabilmente questo casino l’avrei combinato io e non tu. Ma vedi, c’è una forza che ci tiene uniti…” disse lasciandomi andare e iniziando a percorrermi il corpo con la mano.
“Qualsiasi cosa succeda tu sei e sarai sempre attratta da me, come io da te… Anche se non mi ami, tornerai continuamente tra le mie braccia, e non potrai farne a meno…” continuò, mentre i brividi prendevano il posto del suo tocco.
Mi baciò sulle labbra e sentii la sua lingua sulla mia.
Aveva ragione, non riuscivo a resistergli. Perché? Forse era solo una mia convinzione perché non avevo mai provato realmente a fare a meno di lui…
“Ma vaffanculo!” dissi ad un tratto spingendolo da un lato.
“Cosa?” chiese lui stupito della mia reazione.
“Hai capito benissimo.” risposi avviandomi verso la porta.
Ancora non riuscivo a crederci di averlo fatto e soprattutto non credevo che fosse così facile.
“No, ehi… aspetta un attimo. Dove vai?” continuò lui alzandosi e venendomi incontro.
“Non lo so ancora… ho bisogno di pensare un po’ da sola. Forse quello che hai detto è vero, ma per il momento fino a che non lo provo non lo posso sapere…” risposi girandomi a guardarlo negli occhi azzurri.
Lo baciai ancora una volta.
“Ciao…” dissi infine.
Mi voltai e uscii dalla porta.

...continua...

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Capitolo 16
*** Un'anima persa ***


*Ila*

Capitolo 16: Un’anima persa

Uscita dalla porta di Villa Salvatore piombai nel panico.
Non per il fatto che avevo appena mandato a quel paese Damon, ma più che altro perché non sapevo cosa fare o dove andare.
La Villa era diventata la mia casa da parecchio e a pensarci era da molto che non vedevo i miei genitori.
Elena mi aveva coperto tutte le volte che avevano chiamato da lei per sapere quando avevo intenzione di tornare a casa e lei rispondeva semplicemente “Qui si diverte, siamo buone amiche, e vuole restare un altro po’.”.
Ma era arrivato il momento di rivederli… e forse per l’ultima volta.
Sapevo che ormai non mancava molto tempo all’arrivo di Klaus.
Iniziai a correre con il vento che mi scompigliava i capelli.
 
Avevo le chiavi di casa e quindi non bussai ne suonai il campanello, volevo fare loro una sorpresa, per vedere la reazione.
Cercai di fare il più piano possibile e poi sbirciai in cucina.
Mamma stava cucinando e papà leggeva il giornale.
“Sorpresa!!” gridai ad un tratto.
“Oddio!” disse mia madre che per lo spavento si tagliò leggermente un dito.
“Oh mamma scusa…” dissi avvicinandomi di corsa per aiutarla.
“Tranquilla amore, è solo un graffietto. E’ bello rivederti…” rispose lei mentre si medicava sorridendo tranquilla.
L’odore del sangue mi fece girare la testa e dovetti lottare molto per resistere alla tentazione di morderla.
Era davvero incredibile, il sangue di chiunque mi faceva sempre lo stesso effetto, sia che si trattasse di un estraneo, sia che si trattasse di una persona a qui volevo bene.
Indietreggiai e mi sedetti su una sedia cercando di distrarmi.
“Allora, come mai questa visita? Non hai le valige, quindi presumo  che tornerai dai Gilbert.” disse mio padre riponendo il giornale.
Mamma si sedette accanto a lui.
“A proposito dei Gilbert…” iniziai abbassando lo sguardo sul tavolo.
Avevo un piano e dovevo rispettarlo, anche se era difficile.
“Devo raccontarvi un bel po’ di cose…” continuai fissandoli negli occhi.
Così, con il cuore in gola, cominciai.
 
“Quindi ci stai facendo credere che per tutto questo tempo sei stata ospite nella Villa dei Salvatore? Ci stai dicendo che tu e Jeremy vi siete mollati quasi subito e sei andata con il fratello più grande dei Salvatore, cioè Damon, e da quando questo è successo hai subito un “cambiamento” tale che ti ha spinto ad ammazzare quei due giovani nel bosco?” disse mio padre tutto d’un fiato.
“Più o meno… la prima parte era corretta, la seconda quasi. Stare con Damon mi ha fatto diventare come lui e suo fratello Stefan… un vampiro.” dissi io.
“Ma andiamo! I vampiri non esistono.” continuò mio padre.
“Esistono invece. Io lo sono, Damon e Stefan Salvatore lo sono… e questa città si era già imbattuta in queste creature nel passato.” risposi.
“Sono tutte leggende tesoro.”  intervenne mia madre.
“Piccola, non hai mai dato segni di vampirismo quando eri bambina, il che mi fa credere che non sei un vampiro.” scherzò papà iniziando a ridere.
“Perché non lo sono dalla nascita! Ve l’ho detto prima, ho un gene dentro di me che mi fa mutare in base alle persone che amo. Se amo un umano, sono umana, se amo un vampiro sono un vampiro. Riuscite a capire?” controbattei io iniziando a scaldarmi.
“Adesso basta, finisco di cucinare così pranzi con noi prima di tornare dai Gilbert.” disse mia mamma alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
Non ci pensai due volte.
Mutai gli occhi e feci spuntare i denti… mi morsi il polso facendo colare il sangue.
I miei genitori avevano assistito a tutta la scena e ora guardavano quel mostro che era la loro figlia.
“Mamma, se berrai il mio sangue, la ferita del dito guarirà in un secondo…” dissi per rompere la tensione, poco prima di tornare “normale”.
Il morso sul polso si era già richiuso.
Mia madre tornò a sedersi vicino a papà ed entrambi erano sconcertati e se ne stavano con gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
“Come hai fatto a…” farfugliò mio padre ma non riuscì a finire la frase per lo stupore.
Abbassai lo sguardo e poggiai la testa sulle mie braccia, conserte sul tavolo.
Sapevo che non avrei concluso niente in quel modo. Non ci credevano e pensavano che quello che avevo appena fatto era solo un trucco.
Non volevo arrivare a quel punto, pensavo che dopo aver mostrato loro la verità, oltre che dirla, ci avrebbero creduto, e invece non era così…
Dovevo farlo…
Li guardai negli occhi e sapevo quello che stavo facendo…
“Mamma, papà…” cominciai.
“Dimenticate questa conversazione, voglio che sappiate che, anche se non sono a casa con voi e non vengo a trovarvi, io sto bene e starò sempre bene. Voglio che crediate che sono andata a vivere dalla zia Mary a New York, ma non preoccupatevi per me, non chiamatela e non cercatemi. Se qualcuno vi chiede come sto, rispondete che sto alla grande…” sorrisi con le lacrime che mi uscivano rapide dagli occhi.
I loro sguardi erano fissi e vuoti sul mio.
“Sparirò per un po’ e c’è la possibilità che non mi vediate mai più, ma sappiate che starò bene, sempre. Ma, vi prego, non cercatemi… Vi voglio bene e ve ne vorrò per tutta la vita…” conclusi mentre le lacrime avevano riempito il mio viso.
Li baciai entrambi sulla fronte e poi mi alzai dirigendomi verso la porta.
“Ciao amore, divertiti!” disse mia madre mentre mi guardava.
“Ciao tesoro!” esclamò mio padre.
Aveva funzionato…
Non mi voltai a salutarli, ne a guardarli. Dovevo semplicemente andarmene.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi abbandonai ad un pianto ininterrotto.
Ripresi a correre, diretta chissà dove.

...continua...

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Capitolo 17
*** Klaus ***


*Ila*

Capitolo 17: Klaus

Nonostante tutto quello che era successo, il cielo era sempre limpido e di un azzurro magnifico.
Dopo aver soggiogato i miei genitori a dimenticare la conversazione in cui avevo svelato la mia natura di vampiro, ero andata alla radura dove io e Damon eravamo soliti passare il tempo insieme.
Seduta all’ombra dell’albero dove avevo letto Shakespeare la prima volta che io e il vampiro eravamo stati in quel posto, osservavo una piccola nuvola che macchiava il cielo perfetto, ripensando a tutto quello che era accaduto quel giorno.
Erano le 16.47 del pomeriggio, lo ricordo ancora perché avevo appena guardato il display del cellulare quando successe…
Da dietro un albero, all’entrata della radura, spuntò lui.
Inizialmente non mi resi conto di chi era e restai ferma a guardarlo scambiandolo per un turista o qualcosa di simile, anche se lo spiazzo di erba verde che amavo era nascosto in mezzo al bosco e non era facile trovarlo, o comunque, non saltava immediatamente all’occhio.
Un uomo alto, sul metro e ottantacinque, biondo, con gli occhi azzurri e gli zigomi pronunciati, le labbra carnose e non molto muscoloso nonostante l’altezza. Ecco chi vidi.
Devo ammettere che inizialmente rimasi ammaliata dal suo viso perfetto, sembrava un angelo.
Iniziò a camminare nella mia direzione e mentalmente cominciai a prepararmi un discorso il meno ingarbugliato possibile per fornirgli informazioni, quasi sicuramente si era perso.
Ma quando era a qualche metro da me, capii…
“Tu devi essere Jinny.” disse non appena mi fu accanto.
Non mi alzai dall’erba e distolsi lo sguardo dal suo, spostandolo sull’orizzonte.
“E tu devi essere Klaus.” risposi cauta.
Sorrise e portò le mani nella tasca dei suoi pantaloni. Poi con molta indifferenza, si sedette accanto a me, poggiando la schiena contro l’albero.
“Allora, dimmi, quando hai intenzione di uccidermi?” chiesi senza distogliere lo sguardo dai tetti di Mystic Falls che riuscivo a scorgere in lontananza.
Sorrise di nuovo e poi si preoccupò di rispondermi.
“Non lo so ancora, ci devo pensare.” disse.
Il suo tono era pacato, come se non avesse fretta o bramosia di diventare l’essere più potente del pianeta. Insomma, se fossi stata al suo posto, avrei cercato di farlo subito, senza aspettare. Non c’era motivo di prolungare i tempi.
“Beh, ti consiglio di farlo subito. Non appena Damon e Stefan sapranno che sei qui, diventerà più difficile per te.” continuai.
“Non mi sembri spaventata.” proseguì lui, come se quello che avevo appena detto non avesse nessuna importanza.
“Non ho alcuna ragione di essere spaventata. Ormai non ho più niente da perdere… ho già perso tutto quello che avevo. La mia famiglia, il ragazzo che amo, me stessa e la speranza di poter andare avanti in questo modo…” iniziai a parlare, come se accanto a me non ci fosse il vampiro che mi cercava da tempo per uccidermi al solo scopo di diventare più forte, ma la mia migliore amica.
“Che stupida, parlo con il mio futuro assassino dei miei sentimenti. E’ proprio buffo, sono davvero impazzita.” risi spostandomi i capelli da davanti al viso.
“Sai, la cosa bella di quello che ti sta succedendo è che tu puoi decidere di andare avanti senza essere quello che sei, ti basta prendere il coraggio su due mani e lasciarti alle spalle tutto quello che ti fa soffrire. Io invece, sarò questo per l’eternità, è io veramente non ho più la speranza di cambiare.” disse lui.
Mi voltai a guardarlo negli occhi chiari.
Che faceva? Stava cercando di consolarmi? Beh, in un certo senso, funzionava.
“Il punto è che non posso farlo. Non posso decidere di cambiare. Io muto in base ai miei sentimenti e fino a che sarò innamorata di Damon, resterò un vampiro. Questa è la verità.” risposi mentre sentivo che gli occhi cominciavano a bagnarsi.
“Si, è vero, ma puoi anche decidere di amare qualcun altro che non sia un vampiro, e questo ti farebbe tornare umana. Pensa al alto positivo, hai buone probabilità di non restare un vampiro per tutta la vita. Non lamentarti, te l’ho detto, tutto dipende dalle tue scelte.” rispose Klaus.
Poi, mentre lo guardavo letteralmente sbalordita, si alzò da terra.
Ora mi osservava dall’alto e sorrideva rassicurante.
Pensai che forse voleva che lo seguissi, pensai che finalmente si era deciso a porre fine al mio tormento.
Invece no.
Si voltò e cominciò a camminare verso l’uscita della radura.
“Ci si vede.” disse mentre, dandomi le spalle e camminando, alzava la mano per salutarmi.
Lo guardai con la bocca aperta, fino a che non lo vidi sparire in lontananza, sommerso dagli alberi.
Non riuscivo a crederci, forse stavo sognando, forse mi ero immaginata tutto.
“Questa cosa si che è folle…” bisbigliai sorpresa.
Presi la borsa e tornai in città.

...continua...

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Capitolo 18
*** Nella testa del nemico ***


*Ila*

Capitolo 18: Nella testa del nemico

“Klaus è qui!!” gridai piombando in cucina.
Avevo spalancato la porta di Villa Salvatore e ora Stefan mi guardava con gli occhi sbarrati.
“Cosa?” chiese come se fosse sotto una sorta di ipnosi.
“Ci ho parlato… è qui.” ripetei cercando di rallentare il mio respiro affannato.
“E perché non ti ha uccisa allora?” la voce di Damon risuonò alle mie spalle facendomi sobbalzare per lo spavento.
“Lui è qui, so con chi ho parlato, e fidati non stavo sognando.” risposi socchiudendo gli occhi come se volessi sfidarlo.
“Ehi ehi! Calma. Questo non è possibile… Elijah aveva detto che ci avrebbe avvisati se Klaus fosse arrivato a Mystic Falls o nelle vicinanze… Il telefono. Mi serve il telefono.” ci zittì Stefan che aveva iniziato a girovagare per la stanza in cerca del suo cellulare.
“Dove cazzo è il mio telefono!!” urlò alzando le mani il vampiro biondo.
“Qui.” Damon glielo lanciò addosso e lui lo afferrò al volo.
“Non agitarti fratellino.” disse poi il fratello moro.
“C’è la segreteria, gli lascio un messaggio… Elijah, ciao, sono Stefan. Avevi detto che ci avresti avvisato se Klaus si fosse avvicinato alla città, ma Jinny lo ha appena incontrato quindi mi servono spiegazioni. Richiamami appena senti questo messaggio.” Stefan parlò al cellulare e poi chiuse la chiamata.
“Ti ha attaccata? Ti ha ferita da qualche parte? Sei sicura di sentirti bene?” iniziò a domandarmi poi.
La cosa mi risultava strana, era Damon che doveva preoccuparsi così tanto per me, non il suo fratellino minore che una ragazza a cui pensare già ce l’aveva.
Infondo sapevo che Damon si era spaventato almeno un poco, anche se era troppo orgoglioso per darlo a vedere.
“Tranquillo Stefan, abbiamo solo parlato.” risposi in tono calmo per tranquillizzare il vampiro.
“E che vi siete detti?” continuò lui ancora più agitato.
"Credo che andrò a prendermi un bicchiere di Bourbon." disse Damon evitandomi così di rispondere al fratello.
"Damon, chiama Elena, dille di portare Jeremy e Bonnie. Poi chiama anche Alaric. Dobbiamo capirci qualcosa in tutta questa storia." ordinò il vampiro biondo.
“Agli ordini sergente!” scherzò il vampiro moro.

“Me lo sentivo che non c’era da fidarsi di quel vampiro. Anzi, non c’è da fidarsi di nessun vampiro, senza distinzioni.” la voce di Bonnie riecheggiò nel soggiorno della Villa interrompendo il silenzio.
Erano arrivati tutti dopo la chiamata di Damon.
Appena entrato, Jeremy mi aveva accolta con un “Tu stai bene?” molto dolce e premuroso e la mia stupida risposta era stata “Si.” senza un grazie e senza guardarlo negli occhi.
Il grande orologio della stanza segnava le 20.18 quando il cellulare di Stefan iniziò a squillare.
Eravamo tutti seduti sul divano e sulle poltrone in pelle quando successe.
“Pronto, Elijah?” disse il vampiro rispondendo alla chiamata.
Poi piombò di nuovo il silenzio e il volto di Stefan si trasformò in una smorfia che comprendeva un misto di rabbia e preoccupazione.
“Klaus.” disse poi.
Scostò il telefono dall’orecchio e fece partire il vivavoce.
“Ciao Stefan, come te la passi? Jinny è lì?” la voce del vampiro che mi aveva parlato quel pomeriggio risuonava dal cellulare.
“Non lo so. Dicci cosa vuoi da lei.” continuò il vampiro biondo senza rispondere alla domanda di Klaus.
“Beh, spero che Jinny abbia riflettuto su quello che le ho detto oggi. Desidero solo il meglio per lei.” continuò il vampiro al di la del ricevitore.
“Perché usi il telefono di Elijah? Che gli hai fatto?” continuò Stefan.
“Tranquillo, il mio fratellino è qui con me, e sembra aver cambiato idea su di voi e dalla parte con qui schierarsi.” disse Klaus con un tono di voce che faceva trasparire malvagità.
“No Elijah! Ti prego, abbiamo bisogno di te!” dissi ad un tratto sperando che l’altro vampiro potesse sentirmi, ma venni subito bloccata dalla mano di Damon che mi aveva tappato la bocca.
“Oh quindi Jinny è lì con te, Stefan. Tranquilla, il mio fratellino sta benone e starai bene anche tu per il momento. Non ho intenzione di prenderla adesso, Salvatore, non ho fretta. E comunque la mia scelta potrebbe cambiare dato che è in questa meravigliosa cittadina che si trova anche l’altra doppelganger.” la voce di Klaus parlò ancora.
Alle ultime parole vidi il volto di Elena sbiancare e i suoi occhi diventare improvvisamente vitrei per la paura e il terrore. Stefan si voltò verso di lei e le strinse la mano.
“Comunque, per il momento dormite tutti sogni tranquilli. Ma non preoccupatevi, ci incontreremo presto.” il vampiro disse le ultime parole e poi la chiamata si interruppe.
Stefan non riuscì a parlare e gettò il cellulare sul divano con rabbia.
“Merda!” urlò.
“E ora che si fa?” chiese Alaric.
“Non lo so…” il vampiro biondo si prese la testa tra le mani e alzò lo sguardo verso di noi.
Ci guardammo tutti negli occhi e sugli occhi di tutti potevo vedere le stesse emozioni… paura e smarrimento.

...continua...

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Capitolo 19
*** La felicità sta in quello che ami ***


*Ila*

Capitolo 19: La felicità sta in quello che veramente ami

Immersi il viso tra le mani piene d’acqua, forse inconsciamente cercavo di far scappare tutte le preoccupazioni che mi assalivano.
Cosa dovevo fare? Cosa avrei fatto? Cosa sarebbe successo?
Tutte domande senza risposta ovviamente.
La porta bussò all’improvviso mentre mi guardavo riflessa sullo specchio del bagno.
“Avanti!” gridai per farmi sentire mentre mi asciugavo.
Quando entrai nella camera da letto vidi Jeremy.
“Oh, scusa…” mi disse.
Scusa per cosa? A volte non lo capivo. Era sempre troppo educato e carino, si scusava per cose di cui non riuscivo a comprendere il motivo.
Rimasi perplessa perché non sapevo cosa rispondere e lui se ne accorse perché sorrise abbassando lo sguardo.
Lo faceva spesso quando stavamo insieme, lo faceva soprattutto di fronte al mio sguardo smarrito, e mi piaceva, molto.
Sorrisi a mia volta per la situazione.
“Mi spiace ma non ho capito perché ti scusi.” ammisi spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Perché ti ho disturbato. Si lo so, avrei dovuto essere più dettagliato.” sorrise di nuovo.
Piombò il silenzio.
No, non andava bene. Il silenzio era imbarazzante e quella situazione non poteva esserlo. Non doveva esserlo.
Così senza pensarci due volte mi lasciai cadere sul letto sbuffando per attirare la sua attenzione. Si sarebbe seduto vicino a me per confortarmi, lo conoscevo troppo bene ed ero sicura che lo avrebbe fatto. Infatti non lasciò passare mezzo secondo e me lo ritrovai accanto.
“Che succede?” chiese con tono dolce e premuroso.
“Che vuoi che succeda… Succede che per la prima volta non so cosa fare, non so come comportarmi e non credo uscirò da questa situazione tanto velocemente. Per la prima volta non trovo una soluzione.” risposi voltandomi verso di lui che mi guardava con quegli occhi scuri e profondi.
Rimase lì fermo, immobile senza aggiungere altro e continuava a fissarmi. Credo che rimanemmo così per due minuti o forse più.
Poi cominciò a ridere.
“Oh ma che cavolo!” dissi ridendo a mia volta e lo spinsi con le mani fino a farlo cadere disteso sulle coperte morbide.
“Mi prendi anche in giro adesso?” continuai sorridendo.
“No, ma sono riuscito a farti ridere…” rispose.
Mi girai a guardarlo.
“Sai cosa credo? Che adesso non devi preoccuparti di quello che sta succedendo. Insomma, cerca di svuotare la mente e non pensare più a Klaus o tutto il resto.” continuò poggiandosi sul gomito.
“La fai facile tu… ma in realtà non lo è.” dissi imitandolo.
Ancora quel silenzio imbarazzante e i suoi occhi su di me.
“Non è difficile…” disse infine.
Poi, senza esitare, si avvicinò e, prendendomi il viso con una mano, mi baciò.
La cosa risultò inaspettata e improvvisa, non sapevo come reagire.
Il bacio durò qualche secondo e fu tutt’altro che innocuo.
“Che fai?” chiesi non appena le sue labbra si staccarono dalle mie.
“Hai visto? Non è così difficile come pensavi…” rispose.
In effetti in quel momento avevo pensato a tutto al di fuori della storia di Klaus, e quello che avevo provato era stato completamente differente dalla paura e lo smarrimento che mi attanagliavano nei giorni passati dall’ultima chiamata del vampiro.
“Si ok, ho capito ma… Uff, si può sapere perché?” domandai ancora.
“Faccio quello che hai fatto tu quella sera.” rispose dolcemente.
A quelle parole sentii il viso in fiamme.
“Avevo capito che eri tu, e anche se sembravo addormentato, ero cosciente di quello che stava succedendo. E ho sentito il bacio…” continuò Jeremy.
“Fantastico…” risposi sarcastica sempre con lo sguardo basso.
“Perché non mi soggioghi a tornare con te? Insomma, potresti farlo se ci tieni così tanto.” disse prendendomi il mento sulle dita e costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Perché io non sono così… non ne sarei capace. Non sono egoista fino a questo punto.” risposi con gli occhi umidi.
“Puoi farlo adesso, ma non per egoismo…” la sua voce era calma e sicura.
Continuava a tenermi il mento con le dita come se non desiderasse altro che io lo convincessi a tornare insieme a me.
“Non voglio soggiogarti ma… amami… Ti prego, amami ancora come la prima volta…” sussurrai con gli occhi in lacrime mentre fissavo i suoi.
Non lo stavo soggiogando… ero solamente sincera. Gli stavo semplicemente rivelando i miei veri sentimenti.
Lui tornò alle mie labbra, baciandomi ancora e molto più intensamente.
Questa volta non volevo opporre resistenza, stava succedendo quello che desideravo e che lui desiderava veramente, senza costrizioni.
Mi lasciai cadere sulle coperte mentre Jeremy, sopra di me, mi baciava e mi stringeva.
“Non ho mai smesso di farlo… mai.” disse poi interrompendo quel momento.
“Promettimi che non lo farai…” bisbigliai accarezzandogli i capelli.
“Te lo giuro…” concluse.
Avevo finalmente trovato il rimedio a tutto quel casino.
Era lui, era sempre stato lui.
Jeremy Gilbert mi permetteva di non pensare a Klaus, ai vampiri, al pericolo di cui tutte le persone a cui tenevo erano vittime.
Jeremy Gilbert mi permetteva di essere felice… e questa volta felice per davvero.

FINE

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Vorrei ringraziare tutti quanti i lettori e i recensori, ma anche tutti quelli che hanno aggiunto questa mia Fanficiton tra le preferite/ricordate/seguite.
Vorrei fare un ringraziamento speciale a
Mrs Breen Wesley, le tue recensioni sono state sempre troppo positive e non credo di meritare tanto.
Ma il mio grazie è davvero rivolto a tutti voi e spero di non avervi annoiato troppo.
Con il cuore, grazie, grazie e ancora grazie.

Baci
*Ila*

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