Harry Potter e la missione finale

di nausicaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Un parente inaspettato ***
Capitolo 3: *** Signooora Figg! ***
Capitolo 4: *** Baldovino Biancounicorno ***
Capitolo 5: *** Charlie Weasley e Astride Silente ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Fine della convivenza forzata ***
Capitolo 8: *** Voci e pranzi ***
Capitolo 9: *** Finalmente insieme ***
Capitolo 10: *** Prugne mature ***
Capitolo 11: *** La ragazza italiana ***
Capitolo 12: *** Scioccati ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Premessa: Il 16 luglio scorso è uscito in tutto il mondo “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” in inglese ed io, che mi sento un po’ parte del magico mondo creato dalla Rowling, non ho potuto aspettare che uscisse la traduzione italiana per leggerlo. Così, in una settimana, ho divorato tutto il libro in inglese... Credo che sia uno dei più riusciti e più profondi che la scrittrice abbia pubblicato ed, alla fine, ho pianto. Ho pianto per quello che era successo, perchè devo ammettere che la conclusione è davvero drammatica e immagino che per la sua differenza dagli altri volumi e per la tristezza che ti lascia dentro per come si chiude a molti non piacerà. A me invece è piaciuto tantissimo e ho deciso di scrivere il settimo episodio della saga, così come me lo immagino io e vorrei che la Rowling lo sviluppasse, anche se sono certa che lei lo concluderà in modo molto migliore e sensato di come farò io!! Se decidete di leggere la mia fanfiction (e spero che lo farete) dovrete accettare di leggere anche il riassunto del sesto libro e, è vero, rovinarvi un po’ la sorpresa. Prometto che non vi racconterò tutto, ma solo gli elementi cruciali per lo svolgimento della vicenda!

Allora, abbiamo lasciato Harry alla fine dell’ “Ordine della Fenice” distrutto dal dolore per la morte di Sirius. Durante l’estate Silente è andato a prenderlo dalla casa dei Dursley per portarlo alla Tana e gli ha comunicato che il padrino, nel testamento, gli ha lasciato la casa al n° 12 di Grimmauld Place e tutto ciò che contiene, compreso Kreacher. Inoltre la famiglia Weasley lo mette a conoscenza dell’imminente matrimonio tra Bill e Fleur Delacour, la ragazza che due anni prima aveva partecipato al Torneo Tremaghi.

Tornato a scuola scopre che un nuovo insegnante, Horace Slughorn (= Corno di Lumaca!), occuperà la cattedra di Pozioni e che Piton ha finalmente ottenuto il suo posto come docente di Difesa Contro le Arti Oscure. Inoltre, Silente gli darà delle lezioni private per prepararlo allo scontro finale contro Voldemort. Su un vecchio libro di pozioni che Harry prende in prestito dalla scuola nota degli appunti che descrivono un diverso procedimento, più facile e veloce, per produrre i preparati magici e il ragazzo, grazie a questi, entra nelle grazie di Slughorn come miglior studente di Pozioni; in fondo al libro trova la scritta “Questo libro è di proprietà del Principe Mezzosangue” e, nonostante gli avvertimenti di Hermione di non fidarsi, continua a seguire i suggerimenti che il vecchio proprietario aveva scritto.

Intanto indaga su Malfoy, poichè sospetta che abbia ricevuto un incarico da Voldemort e stia per diventare un Mangiamorte.

Iniziano le lezioni di Silente: si tratta di una serie di viaggi attraverso il suo Pensatoio nei ricordi di coloro che hanno conosciuto Tom Riddle, a partire dalla storia della sua nascita, la scoperta di essere un mago e la sua scesa al potere. Durante l’anno Harry conosce la vita di Voldemort e il preside gli assicura che gli servirà al momento della resa dei conti. Scoprono che il Signore Oscuro ha effettuato un potente incantesimo, chiamato Horcrux, che gli ha permesso di dividere la sua anima in sette parti e di rendersi così quasi immortale. Una parte si trova nel corpo di Voldemort, una era contenuta nel diario che Harry distrusse alla fine del suo secondo anno nella Camera dei Segreti, una si trova in Nagini, il fedele serpente, una nell’anello appartenuto a Salazar Serpeverde e poi a tutta la famiglia di Tom, due si trovano in un ciondolo e in un calice appartenuti a Tosca Tassorosso. La settima suppongono che sia contenuta in qualche oggetto appartenuto a Cornelia Corvonero o Godric Grifondoro. Due sono già stati distrutti, uno da Harry e uno da Silente (l’anello).

Nonostante tutti gli impegni Harry lascia posto anche al cuore e si rende conto di essersi innamorato di Ginny; alla fine di una partita di Quidditch alla quale il ragazzo non ha potuto partecipare per una punizione, Harry prende coraggio e bacia Ginny sotto gli occhi di tutti i Grifondoro. I due si mettono insieme.

Una sera Harry, pedinando Malfoy fino alla stanza delle necessità, lo sente esultare e intuisce che i suoi piani, qualunque siano, stanno andando per il meglio. Mentre si sta preparando ad affrontare il Serpeverde riceve un messaggio da Silente, che gli comunica di aver rintracciato un altro Horcrux e che devono partire immediatamente. Recandosi all’ufficio del preside si scontra con la prof. Cooman, ubriaca, che gli racconta che la notte in cui lei fece la profezia l’uomo che aveva origliato e aveva avvisato il Signore Oscuro di parte del suo contenuto era Piton. Harry, furioso, si reca da Silente ma si sente ripetere che il vecchio professore si fida ciecamente di lui; poi lo manda a recuperare il Mantello Invisibile. Prima di partire Harry raccomanda a Ron ed Hermione di mettere in allerta i membri dell’ES e di sorvegliare i corridoi, perchè teme che nella notte ci potrebbe essere un attacco pilotato das Malfoy.

Silente ed il ragazzo si Smaterializzano e si ritrovano in una caverna piena d’acqua, al centro della quale si trova un’isola in cui è custodito l’Horcrux. Con una barca si recano sull’isolotto e si rendono conto che il ciondolo, l’Horcrux, si trova in fondo ad un calice e l’unico modo per recuperarlo è bere la pozione. Silente inizia a trangugiarla e questa gli provoca dolori simili a quelli causati dalla maledizione Cruciatus. Quando finalmente la pozione è terminata il vecchio è ormai debolissimo e tocca ad Harry prendere il ciondolo e trascinare il maestro sulla barca, mentre sono attaccati da un esercito di Inferi, cioè di morti viventi, emersi dalle acque (è forse l’elemento più trucido di tutto il libro!).

Rimaterializzatisi ad Hogsmeade vedono che su Hogwarts levita il Marchio Nero, segno della presenza di Mangiamorte, e si precipitano alla scuola per capire cosa sta accadendo. Harry, indossato il mantello dell’Invisibilità, lascia Silente nell’atrio e corre a cercare aiuto, ma si sente improvvisamente paralizzato e si rende conto che il preside gli ha gettato un incantesimo per impedirgli di compiere qualsiasi azione: infatti nella stanza è comparsi Malfoy, intenzionato ad uccidere il vecchio.

Spiega che è il compito che gli ha affidato Voldemort, ma è titubante nel compierlo. In quel momento arrivano altri quattro Mangiamorte, seguiti dopo pochi minuti sa Piton. Questi, resosi conto che il suo prediletto Draco non è in grado di compiere il suo dovere punta la bacchetta contro Silente e, ignorante le suppliche dell’uomo, lo uccide con un “Avada Kedavra” mentre è disarmato. Col suo gesto rivela la sua appartenenza alle schiere del Signore Oscuro...

Alla fine di un estenuante combattimento tra i membri dell’Ordine (Tonks, Lupin, Bill, la Mc Granitt e Vitious), Neville, Ron, Luna, Hermione e Ginny contro i Mangiamorte, questi riescono a scappare. In uno scontro con Piton Harry scopre che dietro l’ex professore di Pozioni si cela il Principe Mezzosangue: Principe era il nome della famiglia purosangue della madre, mentre il padre era un Babbano.

Bill, nel combattimento, è stato morso da un lupo mannaro- Mangiamorte e riporta gravi ferite, anche se non rischia di divenire un Lupo anch’egli perchè al momento dell’aggressione non c’era la luna piena.

Harry, aprendo il ciondolo che crede l’Horcrux, trova un biglietto in cui è scritto che il vero Horcrux è stato già portato via da un nemico di Voldemort e che verrà distrutto al più presto; il messaggio è firmato R.A.B.

Il libro si conclude con il funerale di Silente, durante il quale Harry lascia Ginny: teme che le venga fatto del male essendo la sua ragazza. Inoltre decide di non tornare ad Hogwarts ma di partire alla ricerca degli Horcrux rimanenti e distruggerli, per poter poi uccidere Voldemort. Ron ed Hermione gli promettono che lo seguiranno nella sua missione.

Allora? Triste vero? La descrizione dei funerali di Silente è davvero toccante nel libro, così come e parole che Harry dice a Ginny per giustificare la loro rottura. Questo era solo il riassunto del libro vero, dal prossimo capitolo si passa alla mia fanfiction... recensite!!

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Capitolo 2
*** Un parente inaspettato ***


Capitolo 1

Il vento sbatteva sui vetri delle finestre al numero 4 di Privet Drive. Un ragazzo sui diciassette anni, alto, capelli neri, occhi verdi e una strana cicatrice a forma di saetta era seduto sul letto. Alla luce di una candela che aveva trovato miracolosamente in soffitta osservava l’intestazione su una busta ingiallita che teneva tra le mani:

A Harry Potter,

camera da letto del primo piano,

Privet Drive n°4

Little Hagleton, Londra

Non conosceva la grafia con cui era stata scritta, ma pareva che chiunque gli avesse inviato quella lettera avesse avuto molta fretta: era curva, tremolante e incerta. Harry non sapeva che fare: doveva aprirla e scoprirne il contenuto o aggiungerla alla catasta di lettere che si era rifiutato di leggere? Da giorni ormai non voleva avere più contatti con nessuno. Da quel giorno. Da quando aveva visto bruciare il corpo di Silente sulla pira funeraria e aveva lasciato Hogwarts per sempre. Sentì salire dentro sè un’ondata di odio feroce e vendicativo nei confronti di chi aveva causato tutto: Voldemort, Lord Voldemort, che aveva ucciso i suoi genitori; Piton, quello sporco traditore che aveva freddato Silente mentre era disarmato, stanco, debole; Bellatrix Lestrange, che gli aveva portato via Sirius...

Per colpa loro, tra le altre cose, aveva dovuto lasciare Ginny, teneva troppo a lei per permettere che potesse correre dei pericoli. Cosa avrebbe fatto se Voldemort gliela avesse strappata via, se le avesse fatto del male? Come avrebbe potuto sopportarlo?

Ma un modo per vendicare tutto ciò a cui aveva dovuto rinunciare c’era: trovare gli Horcrux rimanenti e distruggerli... e poi, a quel punto, avrebbe scovato Voldemort e lo avrebbe ucciso. Lo aveva giurato sulla tomba di Silente che avrebbe fatto giustizia per tutti coloro che erano morti o erano stati rovinati per causa sua. Gli vennero in mente i coniugi Paciock, torturati fino alla pazzia dall’assassina di Sirius e da suo marito: come lui, anche Neville era rimasto senza genitori.

Riguardò la busta: era macchiata e spiegazzata in più punti, come se avesse compiuto un lungo viaggio...

Si rese conto che non poteva continuare a isolarsi a quel modo dal resto del mondo, ed era curioso di leggere quella lettera che stringeva tra le mani e smascherare il suo misterioso autore. Ma prima doveva leggere tutte le altre, era scorretto e infantile ignorare i messaggi di chi gli voleva bene e gli era stato vicino. Si alzò dal letto e si diresse verso la piccola scrivania che si trovava di fronte a lui. Rovistò tra il mucchio di missive che aveva accatastato distrattamente senza aprire ed estrasse per prime quelle di Ron ed Hermione. Entrambi gli comunicavano che sarebbero stati da lui entro metà luglio per portarlo alla Tana per il matrimonio di Bill e Fleur; quindi sarebbero stati pronti a partire con lui per compiere “la missione”, come la chiamava il suo migliore amico. Poi fu la volta di Hagrid, che gli ribadiva il suo affetto e gli chiedeva di non fare pazzie, di Neville, che gli chiedeva se avesse bisogno di qualcosa e gli portava le condoglianze della nonna, e della Mc Granitt, che gli comunicava che nonostante tutto la scuola avrebbe riaperto il primo settembre.

Infine quell’ultima, strana, sconosciuta missiva giunta con un grosso gufo grigio mezzora prima. Lentamente aprì la busta, spiegò il foglio contenuto al suo interno e lesse:

“Harry,

< p>so che questa lettera ti giungerà inaspettata... ti vedo quasi mentre leggi le mie parole e ti domandi chi sia. Ti ho visto dieci giorni fa, al funerale di Albus, e non ho potuto trattenere le lacrime: come ti avranno già detto in tanti sei identico a tuo padre... tranne che per gli occhi, quelli sono di Lily. Hai lo stesso modo di fare di James, lo stesso sorriso, la stessa capacità di sopportare il dolore che ebbe lui a suo tempo. Ma ora è giusto che tu sappia chi è questo vecchio matto che ti parla dei tuoi genitori: beh... sono tuo nonno, Mathias Potter. Mathias Harry Potter. Quando mio figlio e sua moglie vennero brutalmente assassinati da Colui- Che- Non- Deve- Essere- Nominato, o meglio, perchè non pronunciare il suo nome?, da Voldemort, sarei dovuto essere io il tuo tutore; ma Albus sapeva tante cose, più di quante ne sapessi io, e pensò che saresti stato più al sicuro preso i tuoi zii. Mi disse che un giorno, quando tu avessi compiuto diciassette anni, avrei dovuto essere io stesso a dirti tutto. Quel giorno è arrivato. Vivo da solo a Godric’s Hollow, dove un tempo vivevate anche tu e i tuoi genitori; mia moglie morì quando James era ancora giovane, ed è questo il dolore di cui ti accennavo prima. Non sai che gioia mi daresti vanandomi a far visita... sono tempi duri per tutti ora che il mago più potente, l’unico che Voldemort avesse mai temuto, se ne è andato, e così vorrei poterti vedere ancora una volta e conoscerti meglio: sono vecchio e non so per quanto tempo ancora sarò a questo mondo.

Sperando di incontrarti presto, tuo nonno

Mathias Harry Potter”

Harry era senza parole: suo nonno era vivo? Perchè nessuno gli aveva mai detto niente? Perchè per anni aveva dovuto rimanere dai Dursley a farsi maltrattare quando avrebbe potuto avere un nonno e l’affetto che questo poteva dargli? Per quanto tempo ancora pensavano di tenerglielo nascosto? Poi ricordò. Ricordò le parole di Silente, un anno prima, che gli spiegavano la necessità di tornare dagli zii ogni estate per rinnovare l’incantesimo della madre, e sentì una fitta al cuore: lui non c’era più. Tutti coloro che aveva al mondo erano morti...

Lanciò una nuova occhiata alla lettera. Immaginò un anziano curvo sui suoi anni che scriveva al tavolo di una vecchia cucina e si rese conto che, forse, non era del tutto solo. Il padre di suo padre lo attendeva a Godric’s Hollow, proprio la sua prima tappa, e lui non lo avrebbe deluso.

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Capitolo 3
*** Signooora Figg! ***


Capitolo 2

Era passata una settimana dalla lettera che Harry aveva ricevuto dal nonno. Il ragazzo sentiva avvicinarsi, con il trascorrere dei giorni, il momento in cui avrebbe incontrato l’unico vero parente, escludendo i Dursley, che gli era rimasto. Si chiedeva come fosse, che carattere avesse, se avrebbe potuto raccontargli qualcosa di suo padre... visto che quello che precedentemente aveva quel compito, che gli aveva fatto conoscere James quasi in ogni dettaglio, era morto un anno prima. Al pensiero di Sirius di nuovo un dolore sordo cominciò a chiamare dal profondo del suo animo, forte, insistente, desideroso di riscatto. Faceva ancora male.

Harry era seduto tra sull’erba nel giardino curatissimo dei Dursley, tra le mani l’album di foto che Hagrid gli aveva regalato anni prima: c’era lui all’età di un anno, c’era suo padre, sua madre, il suo padrino... tutti che salutavano contenti... e all’ultima pagina c’era Silente. Aveva attaccato la figurina delle Cioccorane che aveva trovato durante il suo primo viaggio sull’espresso per Hogwarts.

“Non pretenderai mica che resti lì tutto il giorno?” gli aveva chiesto Ron quando lui si era stupito nel vederlo sparire. Sì, avrebbe voluto che almeno lui gli fosse rimasto sempre accanto. E invece non c’era più, era andato a raggiungere le altre vittime della follia, della perfidia di Lord Voldemort e dei suoi seguaci. Il Principe... Harry scoppiò in un’amara risata: non aveva niente di principesco il modo in cui Piton aveva ucciso Silente. Vile, piuttosto, codardo, insensibile, freddo. Se solo se lo fosse trovato tra le mani...

I suoi pensieri vennero interrotti dalle parole della signora Figg, l’anziana maganò che viveva poche case più in là. “Ti mancano, eh?” domandò la vecchia indicando l’album.

“Cosa? Oh, sì... loro... mi mancano tantissimo. Ha saputo come è successo?” chiese a sua volta il ragazzo alludendo a Silente. Aveva bisogno di sfogarsi, di piangere, e in un certo qual modo sentiva che la signora Figg lo avrebbe capito.

“Silente? Vuoi dire... come se n’è andato? Non bene... si dice sia stato Severus Piton... ma sai, mi pare così strano, così incredibile che sia stato lui”.

“Io ero lì. L’ho visto” ribattè Harry seccamente: possibile che nessuno credesse alle sue parole? Non aveva dimostrato già l’anno prima col ritorno di Voldemort che non era un pazzo visionario, che ciò che diceva era vero? “Silente ed io eravamo usciti dalla scuola” continuò, “e quando siamo tornati io avevo il mio mantello dell’Invisibilità e stavo andando a cercare aiuto, ma mi sono sentito immobilizzato. Un attimo dopo è arrivato Draco Malfoy” a quel nome ebbe un fremito, “seguito da alcuni Mangiamorte. Ucciderlo era compito di Malfoy, diceva che se non lo avesse fatto... Voldemort avrebbe ammazzato lui e sua madre. Ma non se la sentiva, aveva paura. Così è comparso Piton e, mentre Silente era debole e disarmato e lo implorava, lo ha fatto. Un lampo di luce verde, e lui era morto”.

La signora Figg era senza parole.

“L’ho vista al funerale, signora” proseguì. C’erano tutti, ha notato? Caramell, il nuovo ministro Scrimgeur, Dolores Umbridge... tutta gente a cui non interessava nulla di lui.ma la diplomazia vuole che ci si mostri dispiaciuti per la sua morte. Anche se a loro Silente faceva solo scomodo...”.

Harry tacque. Lasciò che l’anziana di fronte a lui potesse pensare bene a cosa dire.

“A me è dispiaciuto davvero” disse finalmente, mentre una lacrima le colava sulla guancia. “Albus era... era... l’unico che potesse proteggerci da Tu-Sai-Chi. Non lo aveva mai temuto, sapeva come fronteggiarlo. Aveva coraggio e cuore, un cuore così grande... non ci sarà mai più nessuno come lui” aggiunse soffiandosi il naso. Harry sentì le lacrime pungergli gli occhi. Stava per parlare, quando...

“Signooora Figg! Che piacere!” gracchiò una voce dietro di lui. Zia Petunia comparve sulla porta brandendo una pentola.

“Buongiorno, signora Dursley...” rispose l’anziana asciugandosi gli occhi.

“C’è forse qualcosa che non va, signora?” continuò la zia. Poi si voltò verso Harry. Socchiuse gli occhi in un modo che al ragazzo ricordò tremendamente il marito e sibilò: “C’entri qualcosa tu? Quante volte ti devo dire di non fare stranezze qui! Fila in camera tua!”.

“No, no, signora Dursley, lui non c’entra niente!” si affrettò a spiegare tra le lacrime ormai copiose la vecchina. “Il caro Harry è sempre così buono... è per la morte di un vecchio amico”.

“Oh, ma mi dispiace tantissimo” esclamò falsamente la zia. “Come è successo?” Harry avrebbe potuto giurare di aver visto un lampo negli occhi della donna. –Ha quella squallida passione per le disgrazie altrui e ficcherebbe quel lungo naso adunco che si ritrova persino nella bocca di uno Schiopodo per ottenere un qualche stupido pettegolezzo...- pensò con rabbia il ragazzo.

“Una disgrazia, signora, una disgrazia... ecco, mi chiedevo se Harry potesse venire a darmi una mano a svolgere certe faccende faticose in casa” rispose ammiccando verso Harry.

Zia Petunia si illuminò. “Ma certo che sì! Ragazzo, corri ad aiutare la signora Figg! E ti voglio a casa per l’ora di cena, chiaro?”. Poi, tornando al suo tono cordiale più forzato: “Arrivederci, cara signora, e non esiti a venire qui se le serve una mano!”. Dopodichè sparì dentro casa.

“Forza, Harry, vieni prima che quella Babbana pazza cambi idea” sussurrò la donna, sistemandosi gli occhialini rotondi sul naso.

“Ha davvero bisogno di aiuto, o...?” chiese Harry.

“Assolutamente no! Non sono una schiavista io, e so ancora badare a me stessa. Ma ho qualcosa da mostrarti che ti potrebbe interessare”.

I due si avviarono sul viale acciottolato che portava alla casa della vecchia signora, la quale andava barcollando a braccetto con Harry.

“Ti fanno dannare ancora tanto quei Babbani?” domandò mentre si avvicinavano al cancelletto.

“I Dursley? Oh, loro... mi ignorano. Mi danno da dormire e da mangiare, ma per il resto è come se non esistessi. È sicuramente meglio così di quando mi tormentavano. L’anno scorso Silente...”. si bloccò un attimo, poi riprese. “... Silente venne a prendermi personalmente per portarmi da un mio amico, e ha detto loro che nel nostro mondo a diciassette anni si diventa maggiorenni. A me mancano pochi giorni e credo che abbiano una paura pazzesca che possa far loro qualche magia” rispose Harry sogghignando.

“Beh, è un buon modo per tenerli alla larga. Prima ti dovevano trattare malissimo, vero? Intendo dire dopo la scoperta che tu sei un mago”.

Harry ridacchiò. “Oh, ecco... dal quarto anno non più. Li ho messi al corrente che il mio padrino era Sirius Black e loro erano semplicemente terrorizzati”.

Subito ripensò con nostalgia a tutte le volte che li aveva minacciati di far sapere a Sirius che lo trattavano male e all’espressione di puro terrore che puntualmente compariva sul loro volto.

“Sirius Black... Sirius Black... se n’è andato anche lui, vero? Povero ragazzo: i migliori amici uccisi da Tu-Sai-Chi, uno passato tra le sue schiere, dodici anni ad Azkaban per un crimine che non ha commesso e poi, finalmente libero, ammazzato da una cugina fanatica” commentò la donna.

“E lei come le sa tutte queste cose? Voglio dire, nessuno sapeva che Sirius era innocente, nè di Codaliscia, nè da chi e come è stato ucciso!” domandò sbalordito Harry.

“Dimentichi che sono un membro dell’Ordine. Albus mi aveva raccontato tutto” rispose estraendo la chiave ed aprendo la porta di casa.

Ed ecco che anche il secondo capitolo è fatto... presto Harry scoprirà qualcosa che lo aiuterà nella sua lotta contro Voldemort. Mi raccomando, recensite e consigliate la mia FF agli altri lettori!! Prometto che aggiornerò presto.

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Capitolo 4
*** Baldovino Biancounicorno ***


Capitolo 3

La casa della signora Figg era rimasta come Harry la ricordava dall’ultima volta in cui ci era stato: pizzi alle finestre, “deliziosi” quadretti sul rosa, tappezzeria a fiori e un vecchio lampadario tintinnante che ondeggiava pericolosamente sulle loro teste.

“Gradisci qualcosa da bere, Harry caro?” domandò la vecchia entrando in cucina.

“No, signora, grazie... ha detto che voleva mostrarmi qualcosa?” rispose Harry senza staccare gli occhi dal salotto.

“Sì, sì” giunse la voce roca dalla cucina, “se solo ricordassi dove l’ho messa...”. sembrava che stesse rovistando nei cassetti.

“Ha bisogno di una mano?” chiese perplesso.

“No... no... dovrebbe essere qui, per la barba di Merlino...! Ma dove è finita?... Ah- ah! Eccola!” esclamò esultante l’anziana maganò riemergendo in salotto. Poi aggiunse: “Seguimi!” e si avviò per le scale che portavano al sottotetto.

Giunti in cima la donna estrasse dalla tasca del grembiule una vecchia chiave arrugginita ed aprì una porticina pericolante davanti a loro.

“Ti avviso, ragazzo... ci sarà tanta polvere!”.

I due entrarono nel buoio della soffitta alzando una nube di polvere. Un paio di grossi pipistrelli iniziò a schiamazzare ad uscì sbattendo le ali dall’unico finestrino dal quale filtravano pochi raggi di sole. Dopo qualche minuto Harry abituò la vista all’oscurità e si guardò intorno: era una grossa soffitta rivestita interamente in legno, con oggetti più o meno utili sparsi dappertutto.

C’erano montagne di fialette per pozioni, mucchi di abiti, libri vecchi e ingialliti accatastati malamente, carte, fogli, pezzi di scacchi abbandonati, sedie rovesciate, sacchetti in pelle dal contenuto ignoto.

Harry era affascinato da quel posto così incredibile e misterioso. Passò qualche minuto, e la signora parlò.

“Incredibile, eh? Fino a tre giorni fa non sapevo neanche che esistesse. Poi ho trovato quella vecchia chiave e di colpo ho notato la porticina: ho provato, e... mi si è aperto questo mondo. Così ho pensato a te e sono stata certa che ti sarebbe piaciuto curiosare qui per qualche ora. Tocca tutto quello che vuoi e se c’è qualcosa che ti interessa prendilo pure... una vecchia maganò come me non sa che farsene di tutti questi aggeggi magici”.

Dopodichè si voltò verso l’uscita con una strizzata d’occhi e sparì, richiudendosi la porta alle spalle.

Harry non sapeva da dove cominciare: dai vecchi libri accatastati? Da quegli strani oggetti che lo circondavano? Dai sacchetti di pelle?

Alla fine scelse di iniziare dai libri; si inginocchiò di fianco alla catasta e prese a sfogliare i volumi. Erano per la maggior parte vecchi libri di testo che erano stati evidentemente usati da più persone: “Storia della Magia”, “Proprietà di mille piante e funghi magici”, “Rudimenti di divinazione”, “Antiche rune volume primo...”.

Lo sguardo del ragazzo si fermò su un tomo molto vecchio, dalla copertina verde smeraldo e le pagine incartapecorite; la prima pagina portava un titolo scritto a mano libera: “I segreti dei fondatori di Hogwarts”. Incuriosito, iniziò a sfogliarlo: c’erano appunti, schizzi, disegni e citazioni riferiti a Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cornelia Corvonero e Salazar Serpeverde.

Improvvisamente la sua attenzione fu richiamata da un titolo: “Baldovino Biancounicorno: la morte del legittimo fondatore di Hogwarts”.

Stupito, iniziò a leggere gli appunti presi dal proprietario del quaderno:

“Mille anni fa Baldovino Biancounicorno era conosciuto in tutta la comunità magica per il suo talento per le pozioni e il suo sogno di poter vedere un giorno tutte le creature magiche e i non maghi vivere l’uno accanto all’altro nel tentativo comune di sconfiggere le arti oscure. Aveva rapporti con tutti gli esseri, tanto che persino i centauri lo rispettavano. Aveva in progetto, insieme a Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso e Cornelia Corvonero, di costruire una scuola dove tutti i giovani maghi potessero perfezionare i propri poteri e comprendere le meraviglie che la magia può compiere.

Quando ormai stava per essere posta la prima pietra di Hogwats fece la sua comparsa un personaggio ambiguo, di cui la maggior parte della comunità magica diffidava: Salazar Serpeverde. Allora occupava un posto di prestigio all’interno del Ministero (fondato proprio in quegli anni), ma molti dicevano che lo dovesse ad una raccomandazione e che fosse un incapace. Si sussurrava che fosse un fanatico delle stirpi “purosangue” e che considerasse la “contaminazione” del sangue magico la più grande minaccia per tutta la comunità. Si presentò ai quattro maghi sostenendo che avrebbe potuto rendere grande la scuola e pretendendo di entrare nel loro gruppo. A causa anche delle voci che correvano circa la sua figura, i quattro non esitarono a rifiutare, informandolo che il numero dei fondatori doveva essere quello e non uno di più. Rabbioso, Serpeverde si ritirò avvisandoli che avrebbero presto avuto suo notizie.

Due mesi dopo Biancounicorno venne trovato morto in casa sua. La causa della morte venne attribuita ad un ingrediente sbagliato nella pozione soporifera che prendeva tutte le sere per colpa dell’insonnia.

Al funerale Serpeverde presentò a Grifondoro, Corvonero e Tassorosso le sue condoglianze e, mostrandosi addolorato per l’ccasione del loro incontro, ripresentò la sua proposta. I tre, che avevano visto a poco a poco sfumare le loro speranze di fondare la suola, accolsero questa volta positivamente la proposta dell’uomo e lo accettarono al posto di Biancounicorno, senza sospettare minimamente che la responsabilità della morte dell’amico fosse da attribuire a lui.

Dieci anni dopo Hogwarts era ormai avviata e ospitava ragazzi da tutte le provenienze; fu in questo periodo che scoppiarono le tensioni tra i tre e Serpeverde, che sfociarono nel sospetto sempre maggiore che la morte di Biancounicorno avesse a che fare col fanatico. Le tensioni si conclusero col celebre litigio che portò alla costruzione della Camera dei Segreti da parte di Serpeverde e, in seguito, al suo abbandono della scuola.

Hogwarts conservò per secoli un corno concavo che Biancounicorno portava sempre al collo e in cui riponeva i principali ingredienti delle sue pozioni in suo ricordo, ma poco dopo l’apertura della Camera dei Segreti e la morte di una ragazza l’oggetto venne trovato e mai più rinvenuto.”

Harry rilesse il testo due volte. Improvvisamente sentì di aver trovato il bandolo della matassa, la soluzione ad ogni quesito che si era posto nelle ultime settimane. Quindi... quindi... l’Horcrux ancora sconosciuto era quello! Il corno portaerbe di Baldovino Biancounicorno!

Tutti i pezzi di quel puzzle così complicato e per Harry così doloroso si rimettevano al loro posto: cosa c’era di meglio per Voldemort che affidare parte della sua anima ad un oggetto che fu un tempo della vittima di Salazar Serpeverde, di cui era l’erede? Lacrime di soddisfazione e felicità gli punsero gli occhi: come sarebbe stato orgoglioso di lui in quel momento Silente.

“Datti una scossa, Harry!” gli disse una vocina dentro di lui. “Tutti erano orgogliosi di te: Sirius, Silente... anche i signori Weasley, che ti hanno preso come un figlio, lo sono. E lo sarebbero anche i tuoi genitori, se solo avessero vissuto abbastanza a lungo per assistere alle tue vittorie”.

Guardò l’ora: erano le sette e venti di sera. Da quando ne aveva memoria, la cena in casa Dursley iniziava sempre alle sette e mezza spaccate e, conoscendo i suoi zii, sarebbero montati su tutte le furie per un solo minuto di ritardo. Si alzò, diede un’ultima occhiata alla soffitta e, stringendo tra le mani il vecchio quaderno, aprì la porticina. Nella toppa l’anziana vicina aveva lasciato la chiave. Harry la estrasse dalla serratura e ne osservò l’impugnatura: nel ferro era intagliata una minuscola fenice avvolta dalle fiamme. Ricordò il pianto di Fanny, quel lamento, quel canto che aveva accompagnato la morte del suo padrone...

Richiuse la porticina e si avviò giù per le scale. In salotto, sprofondata in una poltrona, trovò la signora Figg intenta a sferruzzare una sciarpa.

Nel sentirlo arrivare alzò la testa e, con un sorriso materno, domandò:

“Trovato qualcosa di interessante in tutta quella polvere, Harry?”

“Sì, signora... questo vecchio quaderno... mi chiedevo se potrei tenerlo con me per studiarlo” rispose il ragazzo, speranzoso.

“Certo che sì! Ti ho detto che a me di quelle cianfrusaglie non importa molto. È tuo. Piuttosto, sei sicuro di essere riuscito a guardare tutto?”

“Veramente no. Il fatto è che dagli zii sarà già iniziata la cena, e lei sa come sono... rigidi. Se non la disturbo mi piacerebbe tornare a dare ancora un’occhiata”

“Questa casa è sempre aperta per te, Harry. Ti aspetto” rispose con una strizzata d’occhio la vecchietta.

Con un sorriso di gratitudine, Harry uscì sulla strada.

Dalla finestra di casa Dursley poteva vedere la sagoma dello zio agitarsi irata per il suo ritardo e il collo di zia Petunia protendersi verso la casa dei vicini. Scuotendo la testa si avviò sul viottolo: ancora pochi giorni e se ne sarebbe andato per sempre da quello squallore.

Ecco anche il terzo capitolo! Ho scelto il soggetto della soffitta perchè questi post, dove si finisce per accatastare di tutto, mi hanno sempre affascinata... oltre alla polvere ci si trova spesso qualcosa di interessante, anche qualche “scheletro nell’armadio”. Andrò via per quattro giorni e al mio ritorno cercherò di aggiornare. Una pausa mi aiuterà a delineare meglio al storia... Ditemi come vi è sembrato questo capitolo!

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Capitolo 5
*** Charlie Weasley e Astride Silente ***


Capitolo 4

Il pomeriggio seguente Harry tornò dalla signora Figg, con grande compiacimento di zia Petunia. Nella notte aveva studiato a fondo il quaderno nella speranza di trovare altre notizie interessanti o un indizio su dove si trovasse il corno portaerbe di Biancounicorno, ma il resto degli appunti non rivelava niente di più di quello che si poteva trovare in “Storia di Hogwarts”.

Dopo essere stato accolto con calore dalla vecchia vicina, ricominciò l’ispezione della mansarda. Osservò nei minimi particolari gli strani oggetti sparsi sul pavimento senza comprenderne l’utilizzo, esaminò le multicolori pozioni contenute nelle fialette (“Qui ci vorrebbe Hermione!” pensò perplesso), lesse senza interesse le varie carte sparpagliate in giro ed infine si avvicinò alla catasta di sacchetti in pelle ammucchiati in un angolo . ne estrasse uno a caso, di tessuto scamosciato beige, il quale conteneva una pietra lucida e scura che Harry riconobbe come un Bezoar, antidoto per qualunque pozione.

“Questo potrebbe essermi utile” mormorò facendoselo scivolare in tasca.

Nel secondo trovò i resti di una vecchia bacchetta che era stata evidentemente distrutta volontariamente: si chiese a chi potesse essere appartenuta. Sembrava legno di quercia, molto pregiato, e aveva un vago odore di salvia. Harry richiuse il sacchetto e lo mise da parte.

Le varie sacche che seguirono contenevano erbe medicinali e frammenti di oggetti distrutti.

Finalmente, Harry ne aprì una che pareva più vecchia, più consunta e logora. Al suo interno trovò una ciocca di capelli rossi ed una lettera; aveva la pungente sensazione che il contenuto di quel sacchetto avrebbe rievocato i fantasmi del passato di persone a lui molto vicine...

“Mia cara Sybil,

tutto è ormai perduto. Ieri sera sono arrivati e hanno devastato la mia casa e ucciso gli animali. I Babbani che hanno assistito alla scena hanno subito la stessa sorte... ci hanno trovati e non potremo resistere a lungo. Scappa! Prendi la via delle montagne e rifugiati lontano da questo inferno. Solo, prima ti chiedo di dire addio per me alla mia famiglia: a mio padre, mia madre, mio fratello Arthur... combatterei fino allo stremo delle forze se avessi la certezza di poterti rivedere, ma so che non è così. Ci batteremo per i nostri sogni e il nostro sacrificio non andrà perduto, ma è uno scontro perso in partenza: ci sovrastano in numero... ti prego di metterti in salvo prima che ti trovino.

Penserò a te giorno e notte, in qualsiasi luogo la mia anima andrà a risiedere, veglierò su di te e ti sarò accanto per il resto della tua vita. Non piangere per la mia morte, vivi ed ama ancora.

Con amore, tuo

Charlie Weasley”

Weasley? Charlie Weasley? Ma Charlie era in Romania a studiare i draghi! Non... non poteva... essere in punto di morte. E quella lettera era troppo vecchai per essere stata scritta da Charlie. E poi... non aveva mica un fratello di nome Arthur. Arthur. Arthur Weasley, padre di Ginny, di Ron, di Fred e George, di Percy, di Bill e di... Charlie, appunto.

“Allora non c’è che una soluzione” mormorò tra sè e sè. “Charlei Weasley, questo Charlie Weasley, era il fratello del signor Weasley. Ed è morto. Ma perchè la sua lettera si trova qui?”

Si alzò di scatto, uscì dalla soffitta e scese a tre a tre i gradini della scala. Doveva sapere.

“Signora Figg?” chiamò una volta entrato in salotto.

“Sì, Harry caro, che c’è?”

“Ho bisogno di sapere una cosa importante da lei...”. Sentiva il cuore battergli all’impazzata per l’affanno e l’emozione

“Dimmi”. Gli occhi stanchi della vecchia lo fissavano intensamente; sulle labbra era disegnato una sorta di sorriso rassicurante.

Harry respirò profondamente e parlò.

“Chi viveva in questa casa prima di lei?”

Il sorriso dell’anziana maganò si allargò. “Sapevo che me lo avresti chiesto. Era solo questione di tempo”.

“Il fatto è che tutti questi oggetti non hanno ragione di essere qui. Non hanno nessuna connessione logica tra loro. Sono qui e basta, ma perchè? Chi ce li ha portati?”. –Chi? Chi? Chi?- continuava a domandarsi.

“Questa casa apparteneva ad un rigattiere. Un tipo che non mi è mai piaciuto molto, di quelli che rovistano nelle case abbandonate cercandoqualcosa da poter rivendere. Quella soffitta era il suo magazzino...”

“Un rigattiere, dice?” domandò un po’ deluso. Si era aspettato misteri, intrighi, segreti... qualcosa di sconvolgente, non uno sciacallo che rubava nelle case altrui.

“Oh, ma stai tranquillo! Non è la solita storia circa uno squallido venditore di carabattole usate che rubacchiava nei ruderi. Quello era diverso. Dovette abbandonare tutto perchè era ricercato dai Mangiamorte... molti in quegli anni lo erano”

“E perchè? Che cosa volevano da lui?”

“Volevano rapirlo per un ricatto”

“Ricattare chi?”

“Suo fratello maggiore, Albus...”

“... Silente?”

“Esatto. I Silente erano tre fratelli: Albus, il più grande, che studiò e si face strada ad Hogwarts; poi c’era Forbido, il rigattiere, ed infine Astride, la pecora nera della famiglia”

“Come mai dice così?”

“Fu una brutta storia che sconvolse il povero Albus. Astride era sempre stato il più piccolino, il bambino coccolato e viziato della famiglia. Una volta mi capitò di incontrarlo, e sentii che in lui c’era qualcosa di pericolosamente nascosto. Era bramoso, chiuso, cupo e debole di carattere. Dissi ad Albus di controllare il fratello, ma lui mi rispose con un sorriso che Astride era solo un immaturo, che col tempo sarebbe cresciuto anche lui.

“E invece... un anno dopo, appena fu maggiorenne, si unì ai Mangiamorte. Disprezzava il fratello maggiore per le sue idee di uguaglianza e, influenzato da Colui- Che- Non- Deve- Essere- Nominato, si convinse che occorreva eliminarlo.

“Rivelò al suo padrone che Albus era particolarmente legato a Forbido, che lo aveva sempre protetto e gli aveva dato una mano nel mettere su il negozio. Così Colui- Che- Non- Deve- Essere- Nominato comprese che la chiave per annientare il suo nemico era minacciarlo della morte del fratello. Pensava che in questo modo si sarebbe proposto come scambio, ma una spia informò anticipatamente Silente dei piani dei Mangiamorte e Forbido potè salvarsi... vendette in fretta e furia i suoi possedimenti e partì per l’oltremare.

“L’ira di Colui- Che- Non- Deve- Essere- Nominato fu grande, ma il suo piano saltò e Silente rimase il primo di coloro che volevano eliminarlo. Ma il dolore di Albus per la scelta di Astride non face che aumentare il suo odio per il Signore Oscuro... Astride morì vent’anni fa: fu punito dal suo padrone per non aver eseguito gli ordini. E di Forbido, poco riconoscente dell’affetto di Albus, non si seppe più nulla”.

“È una vicenda incredibile” esclamò Harry dopo qualche secondo. “Un fratello di Silente Mangiamorte... va al di là di ogni immaginazione. È... pazzesco. Non so che dire signora. Sa una cosa?” aggiunse con un sorriso. “Lei è meglio di qualsiasi archivio ultrasegreto del Ministero. Sul serio, grazie di cuore per tutto quello che mi sta raccontando”

“Prima o poi a qualcuno dovevo pur raccontarli tutti questi segreti che mi portavo dentro. Ma... guarda l’ora... è tardi. Non conviene che torni dai tuoi zii?”

“Ha ragione! A stare a parlare con te non mi ero accorto del tempo che passava”.

“Torna domani, Harry, e buon appetito”

“A lei, signora. Buona sera, e grazie ancora”.

Sulla strada verso la villetta dei Dursley ripensava a ciò che aveva scoperto. Era davvero incredibile il fatto che Astride Silente, fratello del preside, avesse scelto la strada dei Mangimorte.

Entrò in casa in punta di piedi, ma venne travolto da una sorta di uragano.

“Ragazzooo! Dove sei stato? È mezz’ora che ti aspettiamo per cena, accidenti, possibile che debba essere sempre in ritardo? Fila in camera tua. Evidentemente se ci metti così tanto ad arrivare è perchè non hai fame... ed io non ti sforzerò a mangiare. Sparisci!”

In effetti Harry era così preso dalle sue scoperte che non aveva neanche fame. Salì in camera sua e si buttò sul letto, stanco della giornata.

La trama si infittisce... quanti segreti di famiglia, quanti intrighi, quante scoperte inaspettate. continuate a leggere e scoprirete cose incredibili! Con l'inizio della scuola sarà più difficile riuscire ad aggiornare velocemente, ma farò del mio meglio. Prima di uscire lasciate una recensione per piacere!

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Capitolo 6
*** Incubi ***


Capitolo 5

Harry passò una notte agitata..

Nel sonno rivedeva mille volte Silente che implorava Piton di non ucciderlo, ma il suo carnefice non era Piton, era un uomo con lunghi capelli neri ed una barba incolta, freddi occhi di ghiaccio, mani rugose che stringevano una bacchetta ed una risata gelida e agghiacciante che invadeva l’ambiente circostante. La somiglianza col vecchio preside era grande, se non fosse stato per lo sguardo pazzo con cui lo fissava. Un lampo di luce verde scaturiva dalla bacchetta e colpiva Silente, che si accasciava a terra con un gemito. Dalla sua bocca spalancata usciva una fenice avvolta tra le fiamme ed un lamento si diffondeva nella sala d’ingresso di Hogwarts: il canto del mitologico uccello. La fenice si posava a terra ed iniziava a rimpicciolirsi sempre più; le piume vermiglie divenivano lunghi capelli di un uomo disteso con la faccia verso il pavimento. Harry lo rivoltava e vedeva con orrore che il viso era di Arthur Weasley... e allora gridava, gridava, chiamava disperatamente aiuto, ma le sue grida erano mute, nessun suono usciva dalla sua gola secca....

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il respiro affannato ed irregolare..

Era stanco, tanto stanco, voleva dormire...

Sprofondò nuovamente in balia di Morfeo. Questa volta si trovava nel giardino di una vecchia casa in rovina. Sapeva di aver già visto quell’edificio, ma non poteva ricordare dove, aveva come una barriera velata che nascondeva la memoria. Dalla casa emergeva una giovane donna incinta, lo sguardo alienato e la faccia sciupata; stava rincorrendo un ragazzo a cavallo e gli gridava qualcosa, ma quando questo si girava verso di lei non aveva volto. Una voce potente e terrificante invadeva la valle: “Merope! Che tu sia maledetta!”. La donna si gettava in ginocchio ed implorava una figura coperta da un albero. Allora si vedeva una mano protendersi in avanti impugnando una bacchetta e una voce fredda e sibilante mormorava: “Crucio!”. A queste parole la donna iniziava a contorcersi e dal suo ventre usciva Nagini, che andava ad unirsi all’uomo nascosto dietro l’albero mentre la giovane spirava. Allora la pianta sprofondava nella terra rivelando la figura di Lord Voldemort; gli occhi iniettati di sangue del signore Oscuro si dirigevano verso Harry, fissandolo malignamente. Harry cercava di fuggire, ma una grossa aquila in volo lo afferrava con gli artigli e lo portava verso un grande lago dalle acque nere, in cui Harry affondava senza la possibilità di nuotare...

Harry si alzò a sedere nel suo letto, la fronte imperlata di sudore. Si guardò intorno. Era davvero nella casa dei Dursley? Non stava annegando in un lago? Non stava osservando l’agonia di Merope in casa Gaunt? Il signor Weasley era sano e salvo nel suo letto? Eppure sembrava tutto così reale... il fischio prolungato di Edwige lo rassicurò un po’. Era nella sua stanza, non c’era Voldemort che lo fissava. Com’era stupido, si era fatto spaventare da un incubo... tirò un pugno al muro.

Troppo forte. Un secondo dopo Vernon Dursley irruppe nella stanza.

“Cosa accidenti ti salta in mente, ragazzo? Vuoi svegliare tutto il quartiere?” ringhiò l’uomo. “Si può sapere perchè non stai dormendo?”.

“Non ho sonno. Non ci riesco. Buona notte, zio” rispose Harry, cercando di essere il più accondiscendente possibile.

“Che notte e notte! Sentimi bene: se non la smetti di disturbarci ti sbattiamo fuori, chiaro? Vai pure a stare dai tuoi amici svitati, noi non ti vogliamo più”. In quel momento un grosso gufo grigio si avvicinò alla finestra. Harry chiuse gli occhi, pronto a sentire il vetro tintinnare al tocco del becco e le urla dello zio. Ed infatti, un attimo dopo...

“Tic tic!”. Harry si alzò di corsa e si diresse verso la finestra, ignorando le minacce dello zio.

“Senti, zio, non è colpa mia se questo gufo è venuto da noi così tardi, che ci posso fare’ che ne diresti di tornartene a dormire? Tanto anche io dormo ora”.

Con un ultimo sguardo truce Vernon Dursley lasciò la camera.

Harry aprì la lettera:

“Harry, domani finalmente veniamo a prenderti! Ci saremo io, Hermione, Fred e George... Ginny dice che non vuole venire. La capisco. Saremo dai tuoi zii per le due del pomeriggio, non ti preoccupare per la loro reazione: Hermione ci sta dando qualche lezione di Babbanologia per sapere come comportarci. Niente Quiddicth e tanto football, no? Ci cono grandi novità, ma aspetteremo di essere lì per raccontartele. Il matrimonio è tra tre giorni... Fleur è fantastica, la sua presenza per casa non mi fa pensare più di tanto a tutto quello che è successo. Ok, ok, lo so! È di mio fratello! Ma mica voglio farci niente, no? Mi basta vederla saltellare per casa... allora, a domani.

Ron

P.S. di Hermione: fantastica?? Ron, per caso di sei fumato troppa erba pipa?? Adesso che sta per sposarsi è ancora più nevrotica del solito! “Où est il mio vestitò? Lascìatèmi le bagnò, ne ho bisciogno prìma ìo... Molly’, est- ce que per càso vorrresti una mano?”. È solo perchè Bill rimarrebbe zitello che non l’ho ancora uccisa. A proposito, sta molto meglio. Oh, Dio, Grattastinchi si sta mangiando il mio gomitolo di lana!! A domani, Harry, tienti pronto. Adieu!”

“Che pazzi” pensò Harry. “Come cane e gatto, ma alla fine non sanno stare l’uno senza l’altra... Ginny non viene. Ginny ce l’ha con me. Invece di amarmi ormai mi odia... possibile che non capisca le mie motivazioni? Fosse per me non le starei lontano due secondi, ma con quello che sta succedendo...”

Sarebbero venuti a prenderlo domani. Allora avrebbe potuto raccontare loro tutto... del nonno, di Charlie Weasley, chiedere informazioni al padre di Ron su suo fratello, riferire quanto aveva scoperto su Baldovino Biancounicorno.

E con questi pensieri, finalmente calmo, si addormentò.

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Capitolo 7
*** Fine della convivenza forzata ***


Capitolo 6

La mattina dopo Harry si svegliò stranamente euforico.

Il suo primo pensiero fu:“Oggi vengono a prendermi!”

Dopo essersi lavato e vestito scese a far colazione nella cucina pulitissima e lucida dei Dursley. Appena entrò nella stanza dovette fare degli enormi sforzi per non buttarsi a terra a ridere: Petunia indossava un lungo abito da sera verde acido con una scolatura ampissima che metteva in vista il suo decoltè assai poco prorompente; il viso era imbrattato da una maschera di bellezza in tinta col vestito che le dava un aspetto a dir poco alieno. Vernon portava un frac nero ed un cappello a cilindro che gli cascava sulla testa piccola e grassa ogni tre secondi; camminava per la cucina oscillando da una parte all’altra ed agitando un lungo bastone dall’impugnatura lavorata. Infine Dudley era infagottato in un abito simile a quello del padre e stava tentando d’infilarsi una giacca di due misure più piccola di lui.

“Non sapevo che Carnevale fosse stato anticipato a luglio... o siete forse in partenza per Rio?” domandò ironicamente.

“Non fare battute idiote, ragazzo!” lo zittì Vernon. “Io, tua zia e tuo cugino sta sera siamo invitati ad un importante ricevimento di Cambridge”.

“E vi vestite già ora? E poi che ci andate a fare a Cambridge? C’è forse un raduno di palle di lardo?”. Sapeva di essersi spinto oltre il limite tollerato dai suoi zii con questa battuta, ma non gli importava, quel pomeriggio stesso se ne sarebbe andato per sempre da quella casa.

“Non ti azzardare più, ragazzo!” ringhiò Vernon alzandosi in piedi e strizzando gli occhietti da porcello. “Prima di tutto, i vestiti li stiamo solo provando per non avere sorprese sta sera-“

“Allora fareste bene ad andare a cambiare quello di Dudley. Quella taglia gli entrava a malapena quando aveva otto anni...” lo interruppe provocatoriamente Harry.

Vernon Dursley fece finta di niente e continuò.

“- e poi... il nostro figliolo andrà al college. Non come te che studi in quella scuola di svitati con quel vecchio matto...”

“Quale vecchio matto?” chiese irato Harry. Aveva capito a chi si riferisse lo zio e la cosa gli stava facendo salire la rabbia al cervello.

“Silenzioso, Sbilenche, Stridente...”

“Silente! Non ti preoccupare, quello che chiami il vecchio matto non è più qui a fare quelle che tu definisci –pazzie-...”

“Che vuoi dire? È morto? Ah, lo sapevo! Uno a uno tutti i tuoi grandi amici se ne stanno andando, eh? Tu che lo credevi tanto intelli-”

“Stai zitto!” urlò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in gola. “Non lo nominare neanche! Non ti azzardare a dire una sola parola su di lui! Non... tu non... non ne sei degno...”

Con le lacrime agli occhi si voltò e corse su per le scale.

“Questa volta hai superato ogni limite, idiota di un ragazzo che non sei altro!” sbraitò lo zio salendo le scale con passi pesanti sotto gli occhi attoniti di moglie e figlio.

“Una volta per tutte avrai una punizione che ti insegni che cos’è il rispetto...”

“Non me ne frega niente!” esclamò Harry dalla sua stanza. “Non intendo restare nella tua casa un minuto di più. Me ne vado adesso”.

Uscì dalla camera trascinando il grosso baule di Hogwarts e la gabbia di Edwige.

“E sentiamo un po’, geniaccio... dove andresti?”

“I miei amici verranno a prendermi oggi pomeriggio. Fine della nostra convivenza forzata”. Così dicendo iniziò a scendere arrancando le scale.

“Lo sai cosa ti dico, ragazzo? Lo vuoi proprio sapere? Che sei un ingrato, un maleducato, un pazzo e un...”

“... visionario? Illuso? Forse, ma almeno i miei unici valori non sono i soldi”.

“E così, cugino...” gli sbarrò il passo Dudley. “... Te ne vorresti andare? Prego. La porta di questa casa, quando si tratta di uscire, è sempre aperta per te..”

“Grazie, Diddino. Come fratello adottivo sei sempre stato un amore. Mi hai regalato un’infanzia serena e giocosa, di quella che tutti i bambini vorrebbero avere. E, zia Petunia, devo ringraziare anche te per l’immenso amore materno che mi hai donato, per non avermi mai fatto sentire la mancanza di una madre e la differenza col tuo vero, adorabile, affettuoso figlioletto ciccione. Infine, zio Vernon, grazie per avermi aiutato a diventare un uomo e per essermi sempre stato vicino, proprio come un padre, nei momenti del bisogno. Mi congederò da voi con immensa tristezza ed esprimendo per salutarvi le parole più sincere che mi vengono dal cuore: andate al diavolo, che possiate annegare in tutto il vostro perbenismo.”

Fece per uscire, poi si voltò verso una Petunia con gli occhi sbarrati ed aggiunse:

“Ah, zia: quel vestito ti fa sembrare uno spaventapasseri ancora di più di quanto non lo sia già. Addio.”

Finalmente uscì e si sbattè la porta alle spalle. Dalla villetta del numero 4 di Privet Drive sentì provenire grida euforiche, rabbiose ed isteriche mentre si avviava sul viale.

“Saranno contenti ora che ho tolto il disturbo” pensò amaramente.

Sono riuscita a postare questo capitolo finalmente! Purtroppo è appena iniziata la scuola e gli impegni scolastici diverranno sempre più incombenti... ma se mi lasciaste una recensione mi dareste un motivo in più per scrivere! Per una come me, che sogna di diventare una scrittrice, è molto importante sapere cosa pensano di quello che scrive i suoi lettori. Se volete contattatemi! Bacioni.

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Capitolo 8
*** Voci e pranzi ***


Capitolo 7

Harry si diresse per l’ultima volta verso la casa della signora Figg.

Arrivato davanti alla porta sentì delle voci irate provenire dall’interno..

Una voce d’uomo gridava:.

“Non puoi continuare ad accoglierlo, Arabella! È per il tuo bene! Non ti rendi conto del rischio che corri a frequentarlo?”.

“Non mi interessa se sono in pericolo! Non potrò mai cacciarlo da questa casa, ha bisogno di me!” rispondeva la vecchia maganò..

“Non fare l’eroina! Lo cercano tutti, se solo scoprissero che hai dei contatti con lui verrebbero qui e ti ammazzerebbero! Quelli non si fanno tanti scrupoli, sai? Vecchi, bambini... una Maledizione Cruciatus e ti fanno dire tutto quello che vogliono!”.

“Sono vecchia ormai, e che siano loro ad uccidermi o un infarto non fa la differenza”.

“Ma per me sì! Sei l’unica della famiglia che mi rimane...”.

“Non puoi essere così egoista, Ermes! Stiamo parlando di un ragazzo solo al mondo e che ha bisogno di sapermi accanto a lu-“.

“Stiamo parlando di Harry Potter!”. Harry sussultò. Era lui, allora, il ragazzo che metteva in pericolo la vecchia vicina?

“Ha tutti i Mangiamorte alle calcagna, è solo questione di pochi mesi prima che Tu- Sai- Chi lo scovi e lo faccia fuori!”.

“Appunto perchè rischia ogni giorno la vita deve sapere di avere persone che gli sono vicine e lo sostengono nella sua lotta!”.

“Oh, Arabella, cosa vuoi che ti dica? Sei testarda come un mulo, fai come ti pare”. Si sentì uno schiocco, poi seguì il silenzio..

Titubante, Harry bussò alla porta. .

Si sentirono dei passi avvicinarsi e la porta si aprì. Il viso di Arabella Figg apparve, stanco e preoccupato.

“Oh, Harry, sei tu? Hai... hai sentito tutto?” domandò spaventata. .

Harry annuì..

“Io... non voglio che giudichi male mio fratello, è solo che...”.

“Lo so, signora, tanti la pensano come lui: Harry Potter, il Predestinato, il Bambino Sopravvissuto, è pericoloso, si attira i guai addosso. Ma non ho mai sospettato che lei condividesse queste idee. Insomma, non è che io ami...”.

“Non voglio che tu pensi che frequentarti mi faccia paura. Questa guerra va vinta e tu sei giovane... così giovane...”.

“Non pianga, signora, non deprimiamoci! Non è detto che ci lasci la pelle, no?” cercò di scherzare Harry. La vecchietta abbozzò un sorriso, poi il suo sguardo tornò ad essere triste..

In realtà, però, erano mesi che Harry temeva di perdere la vita nel suo scontro finale con Voldemort. Ciò che più lo spaventava, più ancora che morire, era l’idea che, con la sua morte, trionfasse Voldemort. Allora nessun Esercito di Silente o Auror sarebbe riuscito a sconfiggere il mago oscuro. Allora anche Ginny sarebbe stata perduta... e Ron... ed Hermione... cercò di scacciare questi tristi pensieri dalla mente e guardò la signora Figg. Aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto a lungo..

“Signora, io non voglio avere sulla coscienza la sua vita. Forse, pensandoci, suo fratello ha ragione. Sono troppo pericoloso. Ad ogni modo” aggiunse spostando lo sguardo fuori dalla finestra, “oggi stesso parto. I miei amici vengono a prendermi, credo che non tornerò mai più a Privet Drive”..

La signora Figg alzò gli occhi verso di lui.

“Davvero, Harry? E dove andrai?” domandò con voce apprensiva, quasi fosse stato suo nipote.

“Prima alla casa di Ron, il mio amico, e poi... si vedrà. In un posto dove potrò riflettere in pace su quello che sta succedendo”.

“Allora hai deciso, eh? Almeno permettimi di offrirti il pranzo...”.

La vecchina corse in cucina senza lasciargli il tempo per rispondere; così Harry si seddette rassegnato su una poltrona del salotto ad aspettare.

Un’ora dopo, finalmente, la signora Figg lo chiamò dalla cucina. “Harry, il pranzo è pronto! Sbrigati o si raffredderà tutto”.

Il ragazzo entrò nella camera. Guardò la tavola imbandita e provò un moto d’affetto per la vecchia vicina: gli aveva preparato tutti i piatti che a lui piacevano di più, c’era l’agnello al forno e il tortino di zucca e la pasta al forno e la pizza e le cozze... imbarazzato, si sedette al tavolo abbozzando un sorriso riconoscente alla signora.

“Ricordavo che l’anno scorso mi avevi raccontato cosa garbava i tuoi gusti” gli spiegò con una strizzatina d’occhio.

“Grazie. Non sa cos’abbia significato per me, quando ero chiuso in quella casa, sapere che qualcuno a pochi isolati conosceva il mio mondo e condivideva il mio segreto, conosceva le mie sofferenze e comprendeva le mie paure...”. Si alzò lentamente e abbracciò la vecchia signora. Questa, quando si sciolse da quell’abbraccio così sincero e tormentato, notò che aveva gli occhi umidi. Dopo qualche secondo si risedettero entrambi.

Per la prima volta dopo mesi, Harry mangiò con vero appetito. Non sapeva se fosse più colpa del suo dolore che gli chiudeva lo stomaco o della cucina pessima di zia Petunia.

Erano ormai le due, ed Harry aveva la pancia ben piena, quando si sentirono delle voci nella strada.

Harry si affacciò alla finestra a guardare e, con un’espressione di gioia, gridò. “Ron! Hermione! Fred! George!”

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Capitolo 9
*** Finalmente insieme ***


Capitolo 8

Harry uscì correndo dalla casa e si precipitò verso gli amici, gridando: “Hermione! Rooon!”. Era felice, così felice di rivedere i suoi compagni di una vita...

“Harry, amico!” lo salutò Ron andandogli incontro.

“Harry, finalmente!”. Hermione gli rivolse un sorriso radioso che il ragazzo non aveva mai visto prima.

Dopo aver abbracciato Ron ed Hermione fu la volta di Fred e George, che gli diedero una pacca sulla spalla ciascuno e gli chiesero: “Hey, come va, amico?”

“Bene, ragazzi, abbastanza bene...”. Poi lo sguardo si spostò nuovamente su Ron ed Hermione e notò che i due si tenevano per mano. Aggrottò perplessamente la fronte e aggiunse: “C’è qualcosa che dovrei sapere?”

Ron ed Hermione si scambiarono un’occhiata complice e la ragazza disse: “Non ti sfugge niente, eh Harry? Beh, visto che ci siamo... io e Ron siamo in una specie di periodo di rodaggio”.

“Rodaggio? Che significa?” domandò il ragazzo ridendo mentre li conduceva verso la casa della signora Figg.

“Rodaggio nel senso... nel senso che...”. Ron era evidentemente in difficoltà nello spiagare all’amico ciò che era cambiato tra i due ragazzi nel giro di poche settimane. “Nel senso che...”

“Nel senso che...?” lo incalzò impaziente Harry.

“Nel senso che... stiamo provando se tra noi potrebbe funzionare qualcosa di più che amicizia” tentò invano di spiegare il ragazzo.

Harry face finta di non capire. Si sentiva un po’ una carogna, ma si divertiva a stuzzicare il vecchio amico.

“Harry, io e Ron ci siamo messi insieme!” esclamò Hermione con un sorriso entusiasta.

Harry si bloccò di colpo.

“Dai!?!”

“Già...” confermò scarlatto Ron.

“Lo sapevo che prima o poi ce l’avreste fatta...” disse Harry con una stizzatina d’occhio.

“Lo sapevi? Ma che...?” domandarono all’unisono, con i volti sbalorditi, i due ragazzi.

“Tutte quelle scenate di Hermione per Lavanda...”. La ragazza lanciò a Ron uno sguardo truce.

“... la gelosia di Ron ogni volta che si parlava di Krum...”. Ron ricambiò lo sguardo di sottecchi alla fidanzata.

“... le continue litigate, le mezze parole... era solo questione di tempo!” concluse Harry.

“Ti rendi conto, Harry?” intervenne George. “Sti due si conoscono da una vita ed ora si sono messi insieme. Secondo me non ha senso...”. Ron ed Hermione lo fulminarono con un’occhiata.

“E dovresti vederli!” aggiunse Fred. “Sempre a fare i piccioncini per casa, sbaciucchiamenti vari... e tutto in gran segreto per evitare che mamma attacchi con le sue domande assillanti”.

“È già così possessiva con Ginny!” commentò il gemello. “Ogni volta che sospetta che abbia un raga-”

Ron gli face segni di fermarsi.

Harry abbassò tristemente lo sguardo.

“È tutto a posto, Harry?” gli domandò dolcemente Hermione. “Sei sicuro della tua scelta? Perchè lei è evidente che ci sta male...”

“Non posso permettere che le succeda qualcosa” la interruppe Harry. “Non ho il diritto di metterla in una situazione di pericolo. Non me lo perdonerei mai”.

Hermione tentò di dire qualcosa, ma Harry aggiunse, cambiando tono di voce: “Entriamo in casa?”

Silenziosamente, i quattro lo seguirono nella villetta della vecchia maganò.

“Ma questa non è la casa dei tuoi zii!” esclamò Ron una volta che furono entrati in salotto. Aveva visto casa Dursley tre anni prima, quando con il padre e i fratelli era andato a prenderlo per recarsi alla Coppa del Mondo di Quiddicth, e non se la rcordava affatto così.

“No, infatti è casa mia!” spiegò una voce alle loro spalle. La signora Figg stava in piedi sulla porta della cucina e li fissava sorridente. “Mi chiamo Arabella Figg, sono una vicina degli zii di Harry. Benvenuti!”.

Ron si voltò verso l’amico e sussurrò: “È la maganò che è arrivata quando la Umbridge ti aveva mandato i Dissennatori?”.

“Sì, sono io” confermò l’anziana signora, ignorando la faccia imbarazzata del ragazzo. “Voi tre dovete essere degli Weasley, vero? Conosco di vista i vostri genitori...”.

“Un momento!” intervenne Hermione. “Io l’ho già vista! C’era anche lei al funerale di Silente!”

“Esatto, purtroppo. Tu invece sei...?”

“Hermione Granger” si presentò la giovane.

“Piacere, Hermione. Venite pure, siete arrivati giusto in tempo per il dolce!”

Fred e George si catapultarono in cucina, mentre i tre amici rimasero in salotto.

“Signora?” chiamò Harry. “Noi arriviamo tra due minuti!”.

Si sedettero sulle soffici poltrone ed iniziarono a parlare tutti insieme.

“Allora, com’è che state insieme?”

“Harry! Hai scoperto qualcosa di nuovo?”

“Harry, papà ha avuto un’altra promozione al Ministero!”

“Devo raccontarvi un sacco di cose!”

“Hogwarts rimarrà aperta, hai visto...?”

“Scrimgeur sta piantando un cine al Ministero...”.

“Ragazzi!” li interruppe la signora Figg, rientrata in salotto. “Avrete giorni e giorni per raccontarvi quello che è successo a ciascuno di voi, ora non potreste venire a mangiare? La torta si raffredda!”.

Alla parola “torta” i tre ragazzi scattarono in piedi come una molla e corsero in cucina.

Fred e George avevano già divorato due fette a testa e stavano servendosi la terza.

“Non fosse che conosco i vostri genitori direi che a casa vi affamano...” scherzò la maganò aggrottando la fronte.

“In effetti, signora...” spiegò Fred tra un boccone e l’altro. “Oggi per venire a prendere Harry... chomp... non abbiamo mangiato!”

“E sui treni Babbani” si aggiunse George “non servono nè succo di zucca, nè caramelle TuttiGusti+1, nè le Cioccorane... ho chiesto se almeno avevano delle Api Frizzole, ma la tipa del carrello mi ha squadrato come se fossi un alieno e mi ha detto che non tollerava ragazzi impertinenti nel suo scompartimento, che avremmo imparato cosa succede quando ci si prende gioco di una vecchia signora...”

“... eccetera eccetera eccetera. Abbiamo dovuto modificarle la memoria perchè la smettesse di rompere”.

I tre amici si sedettero a tavola e cominciarono a divorare la torta, mentre Harry spiegava a tutti il perchè non era più dai Dursley.

Averli di nuovo vicini lo faceva sentire estremamente sereno.

Ecco l'ottavo capitolo! Vi è piaciuto? Volevo innanzitutto ringraziare tutti coloro che recensiscono le mie fanfiction, e in particolare Hermione CH e Sonia, che mi seguono da tempo... a quest'ultima volevo dire: Tranquilla! Il nonno di Harry farà presto la sua comparsa. Ma prima Harry ha delle cose che lo aspettano alla Tana... il cuore, anche. Continuate a seguirmi e grazie di tutto! Baci.

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Capitolo 10
*** Prugne mature ***


Capitolo 9

Finito il dolce, George sentenziò: “Beh, ragazzi, direi proprio che sia ora di andare... i treni Babbani sono parecchio lenti e purtroppo la cara, vecchia, scassata e gloriosa Ford di papà ci ha lasciati da tempo immemorabile...”.

Allora si aggiunse Fred, assumendo un tono solenne: “Già, giace sola e abbandonata da qualche parte nella Foresta Proibita, in balia del fratello selvaggio di Hagrid e dei centauri...”

“... degli unicorni...”

“Che, come è risaputo, sono molto pericolosi, vero?” protestò Ron, sentendosi sotto accusa.

“Taci, fratello, e partecipa al nostro dolore...” lo zittì George, continuando la sua farsa. “Dicevamo, in balìa dei Lupi Mannari, dei ragni giganti...”

“... e tutto per colpa vostra!” terminarono in coro i due gemelli tra le risate.

“Avete finito, voi due?” esclamò Hermione. “Vostra madre ci aspetta per dare una mano per i preparativi del matrimonio”.

“Già, Fleur vuole fiori dappertutto” spiegò Ron. “D’altronde, un fiore in mezzo ai fiori...”

“Ron!!”. Hermione sembrava presa da uno di quegli attacchi di gelosia, pari quasi alla scenata per Lavanda.

“Ragazzi, adesso non comincerete mica con le vostre gelosie, no?” domandò Harry perplesso.

“È sempre così, Harry, dovrai abituartici. E, un consiglio per la tua incolumità... le parole Victor Krum, anche se vuoi parlare di Quiddicth, e Lavanda, anche se intendi il fiore, sono censurate” lo ammonì Fred.

Quando tutti furono usciti, Harry si ritrovò da solo con la signora Figg.

“Beh, signora... allora... grazie di cuore per tutto quello che ha fatto, anche per avermi permesso di mettere il naso nella sua soffitta. Spero di rivederla presto...”. Harry non sapeva che altro dire per esprimere la grande gratitudine che provava nei confronti della maganò.

“Muoviti, Harry! Vai, che i tuoi amici ti aspettano... odio i saluti, sono troppo sdolcinati per i miei gusti”. Ma aveva gli occhi lucidi. “Ci vediamo presto, caro... sei un bravo ragazzo e sono certa che, se davvero sei il predestinato, non ci deluderai. Addio!”.

La porta si richiuse dietro Harry. Il ragazzo rimase un attimo a fissare l’uscio serrato, poi, rendendosene conto, si scrollò leggermente imbarazzato e raggiunse trascinando il baule e la gabbia di Hedwige i gemelli, che lo attendevano all’angolo.

“Forza, Harry! Vorremmo arrivare a casa in tempo per Natale!” gli gridarono tra le risate Fred e George.

“Si può sapere cosa c’è tanto da ridere?” protestò arrancando. “Darmi una mano voi due no, eh?”. Poi si guardò intorno. “Ron ed Hermione dove sono finiti?”

I due gemelli ricominciarono a ridere.

“Allora?”

“Ok, scusa Harry, hai ragione... dai qua la valigia” lo aiutò George, sempre ridendo.

Fred aveva le lacrime agli occhi per le risate.

“Sveglia! Che caspita...”

Poi si voltò e anche lui non potè trattenere l’ilarità: Ron ed Hermione erano letteralmente ricoperti di prugne troppo mature ed avevano una forte somiglianza con due folletti acquatici che avessero subito un lavaggio con marmellata in lavatrice.

“Che vi è successo?” domandò sbalordito.

“I due piccioncini volevano imboscarsi... ma Ron è inciampato ed è andato a sbattere contro l’albero...” iniziò George.

“... che ha pensato bene di scaricarsi dei suoi frutti su di loro!” terminò la spiegazione Fred, sempre spanciandosi dalle risate.

“Siete veramente furbi, ragazzi” li prese in giro Harry.

“Grazie mille per l’aiuto” brontolò Hermione.

Puntò la bacchetta verso se stessa e mormorò: “Omnia Repulisco!”. Subito ritornò pulita, come se avesse appena fatto una doccia. Aveva persino un vago profumo di bagnoschiuma.

“E a me?” protestò Ron.

“Eh, no, caro... chi ha fatto il guaio? Sei maggiorenne ormai, a te l’onore di tornare fresco e pulito come un bebè!” lo schernì la ragazza.

“Herm, dai, piccola...” cercò di avvicinarsi a lei, ma appena un braccio cercò di cingerle la vita lei si allontanò con un balzo.

“Ron!! Non vorrai mica sporcarmi!”

“Se non mi vuoi aiutare, dovrai rassegnarti a sporcarti. Lo sai che quell’incantesimo non mi riesce mai... con tutte le volte che dovevo lavare i piatti e mi avrebbe fatto comodo...”

L’espressione di Hermione si addolcì. In compenso, diventarono più rumorose le risate dei gemelli.

“La volete piantare voi due?” si arrabbiò lei.

Puntò la bacchetta verso il fidanzato e pronunciò nuovamente la formula.

Anche Ron ora era pulito.

“Ahaa, finalmente...”.

“Si sta bene ad essere puliti, eh fratello? Non dev'essere una sensazione che provi spesso!” lo prese in giro Fred.

Ron allungò un bacio di sfuggita ad Hermione ignorando il fratello.

“Dai, muoviamoci ora” disse Hermione agli amici.

E tutti e cinque si avviarono verso la stazione.

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Capitolo 11
*** La ragazza italiana ***


Capitolo 10

In due ore i ragazzi arrivarono alla stazione di King’s Cross.

“Caspita!” esclamò Ron quando entrarono. “Fa impressione arrivare sapendo che non si passerà per il binario 9 e ¾...”

“... e non si prenderà più l’Espresso per Hogwarts” concluse per lui Hermione con un sospiro. “Non vi fa venire i brividi pensare che non litigheremo più con Malfoy e i suoi gorilla negli scompartimenti?”

“Temo che avremo ancora l’onore di incontrare quel bastardo” mormorò cupo Harry.

“Lo temo anch’io” disse Ron. “È solo l’inizio...”

“Dovete sempre pensare alla guerra, voi tre?” protestò tristemente Fred. “Insomma, è intorno a noi, si riflette in ogni cosa che ci circonda... potremmo almeno fare a meno di metterla al centro dei nostri discorsi?”

“Purtroppo ci siamo dentro, fratello” intervenne George. “Non possiamo nasconderci dietro al silenzio, ma affrontare la realtà e contrastarla”. Harry pensò stupito che aveva visto il ragazzo così serio in ben poche occasioni. Una di quelle era stata il funerale.

“Non ti facevo un filosofo, George...” cercò di sdrammatizzare Fred con scarsi risultati: i volti dei quattro ragazzi che gli stavano di fronte erano tristi e tirati.

“State pensando a lui?” domandò allora.

Hermione gli scoccò un’occhiata tagliente.

“È che...” iniziò Ron, “la sua morte è qualcosa di... come dire... troppo triste, troppo inaccettabile per imparare a convivere con questa idea”. I cinque ragazzi tacquero.

Intorno a loro King’s Cross brulicava di gente, si affolava di viaggiatori, pendolari, scolaresche e vecchie signore eleganti. I treni arrivavano e partivano ad ogni momento. C’erano persone che salutavano i loro cari con le lacrime agli occhi o con un sorriso, mentre il treno si allontanava dal binario, ed altri che scendevano dalla banchina correndo ad abbracciare figli, mogli e mariti in trepidante attesa. Ma quella frenesia non riusciva a contagiare cinque giovani che agli occhi di chi li guardava sarebbero parsi molto strani, con un’enorme valigia e una gabbia contenente una civetta, ma soprattutto tanto, tanto tristi.

Una bella ragazza italiana dall’aspetto allegro e cordiale si avvicinò ad Harry.

“Scusa” chiamò la sua attenzione con garbo. “Sapresti dirmi a che ora parte il treno per Liverpool?”

Harry la guardò con occhi vuoti. “Liverpool? Oh, no, mi dispiace, non viaggio spesso”. Non gli andava tanto di attaccare bottone, l’unica cosa che gli importava ora era arrivare in fretta alla Tana e vedere come stava Ginny, come si era ridotta per colpa sua...

Ma Fred e George gli lanciarono uno sguardo che diceva chiaramente: “E tu ti fai scappare una meraviglia così? Sei proprio fuori fase, amico”

Si avvicinarono all’italiana e le sorrisero.

“Il nostro accompagnatore non conoscerà gli orari dei treni, ma il tabellone sicuramente sì!” le disse Fred con un sorriso a trentadue denti.

“E i due gemelli Weasley saranno lieti di aiutarti!” aggiunse Geroge, tornato del suo solito umore.

“Oh, davvero mi dareste una mano? Fantastico!” esclamò allegra la ragazza. “A proposito, io sono Federica”. Tese loro la mano.

“Ma ragazzi” intervenne Hermione, “il treno...”

“Il treno parte tra quaranta minuti, Herm” le assicurò Fred.

“E ci puoi giurare che ci saremo. Binario...?” domandò George.

“Otto. Non fate pasticci” aggiunse abbassando la voce. “niente binario 9 e ¾, ok? A fate attenzione: quella ragazza” e fece un cenno all’italiana “non mi convince”.

“Gelosa?” chiese provocante George.

“Scemo” fu la risposta di Hermione. “Tra mezz’ora davanti al binario, e puntuali!”

“Agli ordini, capitano!” scattarono sull’attenti i due gemelli. E ridendo si allontanarono con la ragazza italiana, deliziata da tante attenzioni.

“Quei due quando c’è di mezzo una ragazza non pensano più a niente” borbottò contrariato Ron.

“Ronald Weasley, non è che per caso sei invidioso?” domandò Hermione piantandoglisi davanti con sguardo minaccioso.

“Ma che, Hermione!” cercò di riparare Ron. “Volevo dire che... beh, quello che ho detto, no? Che c’è di male?”

“C’è di male il tono con cui lo hai detto! Come se non ti sarebbe dispiaciuto essere al loro posto!”

“Figurati, piccola... che me ne frega delle altre ragazze quando ho te?”. Harry sgranò gli occhi: era quello il Ron innamorato??

“Sarà meglio per te, Weasley” si addolcì lei prendendogli la mano. Mentre guardava altrove, verso qualunque verso qualunque altra cosa gli capitasse sotto gli occhi che non fossero quei due, sentì lo schiocco di un bacio.

“Avete presente quel bar terribile in cui mi portò Cho per San Valentino?” domandò Harry aggrottando la fronte. “Quello tutto fiocchetti, pizzi, cuoricini e gnomi travestiti da angioletti?”

“Quale, quello che ha rischiato di essere allagato dalle sue lacrime?” tentò di capire ironicamente Ron.

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ron, santo cielo, ma possibile che non possa mai essere serio? Vuoi dire madama Piediburro, Harry?”

“Sì, insomma, quello. Ci stareste perfettamente voi due”.

“Ah- ah, simpaticone” si difese Ron. “Guarda che tu e Ginny non eravate tanto me-“. Ma venne interrotto da una gomitata di Hermione che lo colpì in pieno stomaco lasciandolo senza fiato.

Harry guardò cupamente al di là della spalla di Ron e mormorò: “Grazie...”

“Ron, hai il tatto di un elefante” sentì Hermione sibilargli.

I tre rimasero in silenzio per cinque minuti, mentre camminavano per la stazione e venivano urtati in continuazione da viaggiatori frenetici.

“Allora, Ron?” ruppe infine quell’imbarazzante silenzio Harry. “Tutto bene a casa? Novità che dovrei sapere?”

“Niente di particolare” rispose indifferente Ron.

Passarono altri dieci minuti senza che nessuno trovasse qualcosa di intelligente da dire.

Finalmente, Hermione parlò: “Ragazzi, il treno parte tra pochissimo... è ora di andare. Speriamo solo che Fred e George non siano ancora a fare gli scemi con l’italiana”

I ragazzi si misero a correre verso il binario sei. Passando davanti al muretto che divideva il binario dieci dal binario otto Harry ebbe un tuffo al cuore: quando avrebbe superato di nuovo quella barriera?

Arrivati davanti al treno che li avrebbe portati a destinazione, Hermione ebbe uno scatto isterico. I gemelli non si vedevano ancora. “Dove saranno finiti quei due?” mormorò con voce roca guardandosi intorno. In mezzo a quella folla non c’era neanche una testa rossa...

“Siete arrivati, finalmente!” esclamò una voce alle loro spalle. Fred si sporgeva da un finestrino e li guardava divertito.

“Dai, salite che sta per partire” aggiunse George.

Trovarono posto in uno scompartimento vuoto, fosse fatta eccezione per una vecchia signora rubiconda che leggeva il giornale. Si sedettero e l’anziana alzò gli occhi per osservarli.

“Oh, bene!” disse allegra. “Avrò in po’ di compagnia per il viaggio! D’altronde, con tutte le cose terribili che succedono in giro negli ultimi tempi...”

“Cioè, signora?” domandò Harry curioso.

“Muore un sacco di gente, ultimamente!” spiegò abbassando la voce. “Giusto ieri hanno trovato il cadavere di quella povera ragazza...”

Mostrò il giornale agli amici.

I cinque ragazzi si scambiarono un’occhiata incredula.

Sulla prima pagina del Guardian c’era una foto della ragazza italiana.

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Capitolo 12
*** Scioccati ***


Capitolo 11

Premetto che mi vergogno enormemente per aver abbandonato alla loro sorte i miei fan... è che cominciando una nuova scuola i ritmi sono diversi e ci vuole un po’ di tempo di rodaggio prima di riuscire ad adattarsi. Ad ogni modo, prometto solennemente che farò del mio meglio per aggiornare costantemente la mia FF e non deludervi più, soprattutto ora che ho riletto il libro e mi è tornata la voglia di raccontare a modo mio le avventure di Harry. Detto questo... passiamo alla storia!

I cinque ragazzi erano agghiacciati.

Hermione trasalì.

Fred e George gridarono.

Ron ed Harry fecero un salto indietro sul sedile.

“La ragazza!” mugularono in coro. “La... la... ragazza!”

La vecchietta di fronte a loro sembrava estremamente preoccupata.

“E’ tutto a posto, giovanotti? Lo so, è terribile che una ragazza così giovane...”

Ma i cinque non la ascoltavano più. Parlavano tutti insieme agitatissimi, creando una confusione pazzesca.

“Come è possibile?”

“Ma era qua fuori cinque minuti fa!”

“Era pure carina!”

“Sembrava normale...”

“Credete...?”

“... Pozione Polisucco, è ovvio”.

“Ma chi...”

“SILENZIO!” gridò finalmente Harry. I quattro amici lo guardarono con gli occhi sgranati.

“Che ti gridi!” lo aggredì Fred, agitato.

“Ascoltatemi” iniziò Harry, “non bisogna perdere la calma in situazioni del genere. Ok, è incredibile, è...”. Aggrottò la fronte. “... terrificante, inquietante. Non sappiamo assolutamente chi fosse la persona con cui avete parlato prima. È evidente che è stata inviata da qualcuno...”

“Per quanto ne sappiamo, in effetti” lo interruppe Hermione, “poteva essere benissimo Mac Nair, oppuree Bellatrix Lestrange, o... che so io...”

“... Greyback...”

“... Piton...”

“... Malfoy!” gridarono in coro Fred e George.

“Malfoy?!” domandò adirato Harry.

“Adesso che ci penso, qualcosa di strano l’ho notato” iniziò George. “Ogni tanto si guardava in giro con aria attenta, controllava alle sue spalle, ci fissava attentamente mentre parlavamo tra noi...”

“Già, ma io speravo che fosse perchè era interessata a noi” concluse Fred un po’ sconcertato.

“Adesso fate mente locale con calma” disse Hermione. “Che cosa avete detto esattamente a quella ragazza? Sembrava Babbana o strega? Avete accennato a qualcosa di...”

“Scusatemi” li interruppe una voce. Cinque teste si voltarono verso la vecchietta di fronte a loro. “Non capisco di cosa state parlando... parlate di streghe, incantesimi, pozioni... conoscevate quella ragazza?... Oddio” aggiunse appoggiandosi una mano sulla fronte, “Sto diventando pazza”.

Ron stava per rispondere, quando...

TUM!

Il treno si fermò improvvisamente.

“Che succede?” si domandarono tutti.

Vado a dare un’occhiata” annunciò Harry.

Infilò la testa fuori dalla porta dello scompartimento. E poi un grande dolore dietro la testa... voci spaventate e confuse... e poi più niente.

Eccomi con l’immancabile commento!! Spero che dopo tanta assenza la mia fanfiction vi piacerà ancora, o meglio... di più! Lasciatemi una piccola recensione prima di andar via... a presto. Nausicaa

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