.La bottega dei desideri.

di Lirin Lawliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vaniglia, Cioccolato... E travestiti malefici! ***
Capitolo 3: *** Pozzanghere di Latte & Sacchi di Patate ***
Capitolo 4: *** Il prostituto delle tenebre ***
Capitolo 5: *** L'invasione degli ultrafessi ***
Capitolo 6: *** Il Tipo Materno? Ma anche no! ***
Capitolo 7: *** Una nemica immaginaria ***
Capitolo 8: *** Il gioco del SE FOSSE ***
Capitolo 9: *** La sacra tecnica del paliatone universale ***
Capitolo 10: *** AAA: cercasi donatori di culo ***
Capitolo 11: *** La bottiglia del destino ***
Capitolo 12: *** Cause di Suicidio ***
Capitolo 13: *** LHOST (parte 1) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I personaggi (ad eccezione di Nabiki) non mi appartengono, bensì sono frutto della fantasia di Bisko Hatori.
Questa storia non ha finalità di lucro e i personaggi sono tutti maggiorenni.



.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.


PROLOGO

 

 

 

Niente è così terribile da non poter peggiorare.

Nabiki non ricordava chi avesse detto una cosa simile, ma era assolutamente certa che quel qualcuno non si fosse affatto sbagliato. Ormai, dopo rispettabilissimi diciotto anni vissuti nello spasmodico desiderio di essere baciata (e magari anche sodomizzata, perchè no?) dalla fortuna, era giunta all'inoppugnabile conclusione che qualsiasi progetto avesse tentato di portare a termine sarebbe stato inevitabilmente disturbato da un morboso e sadico inconveniente che l'avrebbe portata a ricominciare tutto daccapo. Era un classico caso di A.S.N.C.M.S.; sigla che, per chi nasceva con la sfiga saldamente avviluppata al patrimonio genetico, aveva un significato quasi profetico: alla sfortuna non c'era mai scampo. Per fare un esempio, c'è chi eredita gli occhi della madre e il naso del padre, c'è chi sviluppa abilità artistiche od intellettuali, c'è chi ha la sovrumana capacità di ingozzarsi di cibi proibiti e di non ingrassare neanche di un etto... E poi c'è Nabiki.
Un soggetto su un milione nasce con l'abbonamento alla sfiga cronica, la peculiarità di ingrassare con l'ossigeno, la dirompenza atletica di un bradipo paraplegico e la tendenza a sviluppare brufoli negli unici giorni in cui sarebbe estremamente gradita la loro assenza... E Nabiki Tsukiyama, franco-giapponese, figlia di mezzo (e perciò, già sfigata di suo!) era nata proprio sotto quella cattiva stella. Infatti, per una strana congiunzione astrale, nota come «Saturno contro», era nata proprio il 17 di aprile* durante un grave terremoto; e, proprio perchè non esiste limite al peggio, l'autoambulanza che trasportava la sua isterica madre incinta, per evitare un gatto nero con evidenti intenzioni suicide, aveva urtato un camion che trasportava sale che, a propria volta, aveva distrutto un negozio di specchi, facendo sì che Nabiki accumulasse anni ed anni di incontrastabile sfiga da pagare in comode rate giornaliere... Per non parlare delle donazioni di sangue mensili, che si presentavano puntualmente ogni qualvolta vi fosse una festa, una vacanza, un esame, o qualsiasi altra occasione in cui non avere il ciclo mestruale sarebbe stato opportuno.

Insomma, per farla breve, Nabiki aveva imparato dalla vita ciò che era davvero importante sapere: e cioè, che quanto più forte fosse stato il desiderio di fare una figura dignitosa con qualcuno, tanto più tempestiva sarebbe stata la comparsa dell'herpes.

Decideva di concedersi un sacrosanto bagno caldo dopo una giornataccia che avrebbe fatto impallidire anche il più sfigato dei venerdì 17? Era stato scientificamente provato da insigni studiosi americani che il suo dannatissimo telefono avrebbe iniziato a squillare non appena il suo rispettabile deretano avesse toccato l'acqua.
Decideva di concedersi un'ora da donna, a fare cose da donne, come cercare di estirpare la foresta amazzonica che aveva deciso di proliferare fra sue cosce? Benissimo: sarebbe riuscita a strapparsi tanta pelle da cucirsi un paio di giubotti corredati di vero pelo umano.
Decideva di imporsi una drastica dieta a base di sushi e cime di rapa cotte al vapore, nella speranza di eliminare i rotoli di ciccia che alloggiavano sul suo punto vita? Era matematicamente certo che nel giro di dieci secondi avrebbe avuto un calo di zuccheri che l'avrebbe indotta a svaligiare tutto il reparto "schifezze" del supermercato.
Decideva di tornare in Giappone dopo undici anni di meritata lontananza dal caro padre nipponico (che, tra l'altro, doveva avere anche salde origini napoletane, viste le scenate che era riuscito a fare pur di convincerla -costringerla!- a tornare in patria)? Perfetto: non sarebbe riuscita a proteggersi dalla sfiga neanche se avesse assunto una squadra di soldati che avrebbe potuto popolare un pianeta di discrete dimensioni e tutti gli esorcisti nominati dal Vaticano negli ultimi trecentocinquant'anni.

Nabiki lo sapeva, lo sapeva benissimo che accettare le gentili proposte -crudeli minacce?- di suo padre l'avrebbe indotta ad appellarsi alla protezione di tutte le divinità che conosceva (e di quelle che era riuscita a trovare su Google); sapeva benissimo che non ci sarebbe stato scampo alla sua degenerazione neurologica; sapeva benissimo che quel dannato biglietto di sola andata Parigi-Tokyo, nella migliore delle ipotesi, nascondeva il preoccupante costo di due anni d'analisi... Perchè sì, Nabiki era già preparata a tutto questo! Dopotutto, diciotto anni di sfiga congenita avevano programmato il suo sistema nervoso per sopportare vette di iattura che Paperino non sarebbe riuscito a raggiungere neanche dopo diciassettemila volumetti di esilaranti figure di merda.

...Ecco perchè Nabiki non aveva battuto ciglio quando il suo aereo aveva dovuto subire nove lunghe ore di manutenzione prima di dirigere il suo ferreo muso verso il Paese del Sol Levante. Ecco perchè non si era scomposta quando, durante il volo, aveva dovuto sopportare un vecchio grassone che le russava a centodieci decibel nel timpano sinistro ed un ragazzino irrequieto, con evidenti inclinazioni al sadismo, che aveva deciso di ingannare il tempo prendendo a calci il sedile anteriore, che nella fattispecie era proprio il suo. Ecco perchè non si era trasformata in super sayan quando aveva appreso che il suo ricchissimo papà aveva deciso di sistemarla in un monolocale al quarantatreesimo piano di un grattacielo di Ikebukuro, che, tra l'altro, aveva sistematicamente l'ascensore fuori uso. Ecco perchè non era sorpresa di dover pagare di tasca sua un affitto salatissimo e di dover sopportare la padrona di casa impicciona e la signora del piano superiore, che puntualmente decideva di spostare i mobili fra le 2:00 e le 3:00 del mattino. E, in fine, ecco perchè, per pagare l'affitto, aveva trovato un impiego temporaneo in una pasticceria, e cioè nell'unico posto in cui una golosa come lei non avrebbe mai dovuto mettere piede... Ma questo s'incastrava perfettamente nell'arcano disegno della Signora Sfiga, perchè stranamente l'unica cosa in cui Nabiki era davvero brava era anche quella che sarebbe stato saggio non fare: cucinare.

Come Nabiki sapeva, tutto ciò rientrava ancora nell'ambito di ciò che poteva considerare normale.

Quel che invece Nabiki non aveva considerato era la sua iscrizione al terzo ed ultimo anno del liceo Ouran. Nabiki aveva invano tentato di spiegare al suo dolce padre che aveva già studiato duramente per diplomarsi in Francia, ma il caro signor Shigeru Tsukiyama, dall'alto della sua costosissima poltrona in pelle di giaguaro albino, aveva elegantemente ribattuto che la figlia del Ministro della Difesa avrebbe disonorato il suo onorabilissimo oto-san se non avesse ottenuto un diploma all'Ouran. Ovviamente, Nabiki aveva ingoiato una serie imbarazzante di insulti, e si era ritrovata, ancora una volta, ad accettare l'accordo; accordo che prevedeva la sua condanna a morte... Solo che lei non poteva ancora saperlo.
Così, quel giorno, che tra l'altro era proprio il 17 di un piovoso aprile, Nabiki si era preparata all'idea di alzarsi presto e di rendersi presentabile per trovare un valido e capace assistente che potesse aiutarla nella gestione della pasticceria, visto che dal giorno seguente avrebbe dovuto frequentare l'edificio precostituito dal Ministero della Pubblica Distruzione: nella fattispecie, la scuola. Quella scuola, l'Ouran, conosciuta e rinomata per il prestigio e per la ricchezza... Al sol pensiero, Nabiki aveva ingoiato tre bustine di Biochetasi per contenere la nausea.

E qui (no, non dalla nausea) inizia la sua storia...

Molte storie, o se non altro quelle che Nabiki conosceva, iniziavano con una sveglia che suonava e con l'eroina di turno, rigorosamente bionda e ancor più rigorosamente gnocca, che si preparava ad affrontare una normalissima giornata scolastica, durante la quale sarebbe stato doveroso incontrare:

1)
un dolcissimo animale parlante, venuto A) da un altro tempo; B) da un altro mondo; oppure C) da un altro tempo di un altro mondo.
2)
l'uomo della sua vita (con il quale, al 99,9% si sarebbe scontrata sotto la pioggia, grazie alla speciale partecipazione di Andrea e Giuliano, che, guarda caso, incontrano sempre Licia per caso... Ma sarà proprio un caso?).
3)
un'amica o un amico con il quale avrebbe condiviso il suo più importante segreto: essere la principessa-fata-guerriera-paladina della giustizia, nei secoli dei secoli amen.

Quindi, tutte le storie che hanno per protagonista un'eroina iniziano con una sveglia che suona... Ma Nabiki non aveva una sveglia.

Aveva solo un grasso e pigro gatto tigrato che viveva nell'assurda convinzione di essere un kamikaze iraqueno, e che ogni mattina, puntuale come un orologio svizzero (e da qui la convinzione di Nabiki che gli svizzeri fossero terroristi), le piombava sullo stomaco nella speranza di risvegliarla dalla narcolessia patologica in cui sprofondava invariabilmente dopo ogni mezzanotte. E anche quel giorno, Napoleone -questo era il nome del sadico felino- non venne meno ai propri impegni. Prese la rincorsa e...

«Attento, Dottor House! Non è lupus!! Per l'amor di Dio, non è lupus!!!» strillò Nabiki, strappata crudelmente alle braccia di quello che da quando era nata era stato il suo unico amante: Morfeo.
«Meoww...» protestò Napoleone, offeso, zampettando pesantemente verso la ciotola dei propri croccantini.

Nabiki guardò Napoleone come se gli fosse spuntata una proboscide sulla schiena...
Napoleone guardò Nabiki con il faccino più dolce e triste che fosse riuscito ad inventarsi...
Nabiki cadde nuovamente in coma leggero e tornò a russare sommessamente, scatenando le ire di Napoleone, che decise di attuare il Piano B, meglio noto come "Miagolio ultrasonico"...
Dopo alcuni minuti di strazianti lamenti da parte dell'infame felino, Nabiki fece appello a tutto il suo coraggio e decise di ricordarsi di chi lei fosse, di che giorno fosse e del motivo per cui aveva raccolto quel mangia scatolette a tradimento dal ciglio della strada; ma alla fine si arrese all'evidente impossibilità di pensare lucidamente alle prime luci dell'alba. Perchè sì, Nabiki era convinta che fosse l'alba, ma l'alba non aveva avuto più a che fare con Nabiki da quando Napoleone aveva distrutto la sveglia.

«Ok...» mugugnò, scostandosi i capelli scuri dal viso «Per prima cosa, nutriamo la bestia...» disse, riempiendo generosamente la scodella di Napoleone.
«Per seconda cosa, mmh... Vediamo che ore sono.»
Così accese la radio, e la squillante voce di Urino Suimuri, giovane cronista di Radio Sakura, riempì il silenzio che si respirava nel monolocale.

«Buongiorno a tutti voi, anche se in realtà questo non sarà un "buongiorno", visto che diluvia e che ormai dovreste essere tutti svegli da un pezzo!»

E ti pareva...

«Infatti, sono già le 8:45. Un pochino tardi per alzarsi, non credete? Su, svegliatevi pigroni. Non volete sapere cosa dicono le stelle per voi, oggi?»

Le 8:45...

«Iniziamo subito, allora! Ariete... Oggi sarà una pessima giornata per i nati sotto il segno dell'Ariete.»

...Le 8:45?

«Le otto e quarantacinque!!! Ma porca p...!!!» strillò Nabiki, correndo verso il bagno in modalità Eurostar, consapevole di avere solo quindici minuti per lavarsi, pettinarsi, truccarsi, vestirsi, fare colazione e percorrere i tre chilometri che la separavano dalla pasticceria. E Nabiki sapeva bene che se avesse avuto fretta perchè era in ritardo ad un qualsiasi appuntamento non avrebbe avuto assolutamente nulla da temere, perchè tanto sicuramente la metropolitana sarebbe stata inagibile. E nella malaugurata ipotesi in cui avesse preso un taxy, certamente avrebbe trovato un simpatico vecchietto (rigorosamente cieco come una talpa) che avrebbe avuto difficoltà ad inserire la seconda marcia. In ogni caso, era nella mer...

«Merda, merda, merda, merda!» protestò Nabiki, lavandosi i denti mentre soddisfaceva contemporaneamente i bisogni della sua vescica «E ancora merda, giusto per non sbagliare! Devo muovermi ad uscire, mi devo sbrigare!»

«Si consiglia caldamente di non uscire di casa oggi. Le stelle prevedono catastrofi ed incidenti sul lavoro, e neanche la salute scherza, care le mie Arieti!»

Nabiki constatò, amareggiata, di non essersi depilata; il che la costrinse ad indossare un vecchio jeans, che tra l'altro le andava stretto in vita e si era ristretto in lavatrice, e che la portò a scartare gli stivaletti con il tacco alto che aveva comprato a caro prezzo proprio il giorno prima. Indossò una felpa di tre taglie più grandi e fu costretta a legarsi i capelli in una coda di cavallo. Non c'era tempo per truccarsi e non ce n'era, ovviamente, neanche per riempire lo stomaco. Si guardò allo specchio un'ultima volta...

«E se proprio dovete uscire, attente alle scale, care Arieti; evitate di intraprendere strade diverse dal solito e non fidatevi del primo che si offrirà di darvi una mano!»

Non riuscì a trattenersi dal fare una smorfia.
Che non era bella, Nabiki lo aveva sempre saputo: ci aveva pensato la sua splendida sorella maggiore, Sayuri, a ricordarglielo per tanti anni.
Che non aveva l'aria sveglia, pure lo sapeva: ci aveva pensato quel genietto della sua sorellina minore, Yukino, a ricordarglielo per tanti anni.
Ma di essere un mostro, questo no, non lo sapeva; eppure, lo specchio non mentiva, visto che le rimandava l'immagine di una ragazzina bassina, in carne e particolarmente pallida. La coda di cavallo non rendeva giustizia ai suoi lunghi capelli bruni, e i suoi occhi, solitamente luminosi e verdi, erano gonfi e cerchiati di scuro. Per non parlare della felpa, che era arancione... E l'arancione non era proprio il suo colore!

«Cristo Santo, sono un cesso!» biascicò Nabiki, incredula.
«Miauuu!» fu concorde Napoleone, altezzoso.
«Taci tu, da oggi sei a dieta! Se non riesco a trovare nessuno da assumere, puoi dire addio alle tue scatolette!»
Napoleone per tutta risposta le voltò le spalle ed iniziò a farsi le unghie sulle tende. Era inutile sgridarlo: si sarebbe vendicato.
Così, Nabiki infilò le chiavi nella serratura e si preparò ad uscire di casa, consapevole che probabilmente avrebbe fatto meglio ad ascoltare le ultime parole dell'oroscopo...

«Però, state tranquille care Arieti! Per voi, non tutto il male viene per nuocere: oggi avrete un colpo di fulmine con un segno selvaggio, il Toro.»

Ma Nabiki non le sentì.



17 APRILE*: il 17 di aprile, cioè il 17/04 è un giorno che in Giappone viene considerato funesto. Infatti i numeri 17 e 4 sono numeri sfortunatissimi; per esempio, il 4 si pronuncia "shi" che vuol dire "morte". Se non ve ne siete accorti ve lo dico io, la descrizione della nascita di Nabiki è stata deliberatamente tratta da Urusey Yatsura.

 

Due parole dall'autrice ^_^


Salve a tutti voi che siete arrivati a leggere queste mie poche righe. Vi dico subito che sono nuova del fandom, che non ho letto nessuna fanfiction presente in questo archivio (ad eccezione di quelle di Argentea), che non ho letto il manga in italiano di Host Club e che sì, questa storia presenta un personaggio originale, motivo per il quale molte di voi preferiranno chiudere la pagina a prescindere. Spero che vogliate dare una chance alla mia Nabiki, anche perchè personalmente non credo che lei sia una Mary Sue, ma confido nella vostra sincerità.
Per chi mi conosce già come autrice, vi anticipo che La Bottega dei Desideri riprende parzialmente il contenuto e l'humor di "Smells Like Teen Spirit", che sicuramente è conosciuta da chi frequenta il fandom di Inuyasha.
Ps: ho deciso di impostare i capitoli della storia come se fossero passaggi di una ricetta culinaria. In fondo, nell'Host Club ci sono ragazzi di ogni tipo; è un po' come un panettone (c'è di tutto!)... E visto che Nabiki è una pasticciera, mi è venuta quest'idea. Abbiate pietà =_=

Come avrete capito dal segno zodiacale del Toro, il personaggio in questione, quello che incontrerà Nabiki, è Mori. E chiaramente questa storia non sarà incentrata soltanto su di loro: infatti ci sarà la coppia yaoi HIKARU X KAORU e ci sarà un triangolo amoroso tra TAMAKI, HARUHI E HIKARU. Per evitare torce e forconi, vi anticipo che alla fine della storia Haruhi starà con Tamaki, quindi tirate voi le somme. E vi faccio anche un'ulteriore anticipazione: Nabiki NON diventerà un membro dell'Host Club; sarebbe troppo scontato.

 

Edit del 27 aprile 2011 = Ho appena finito di leggere il manga (in inglese) di Host Club. Cronologicamente, basandoci sull'anime, questa storia si colloca subito dopo l'ultima puntata; invece, basandoci sul manga, si colloca subito dopo il diploma di Honey e di Mori (quindi gli ultimi capitoli del manga sono esclusi). Dunque, giustamente la storia inizia in aprile, che è il mese in cui comincia la scuola in Giappone.

PS = La fanart l'ho realizzata con il paint: la base di Mori è stata interamente ripresa dal manga, mentre il disegno di Nabiki, la colorazione e gli effetti sono stati aggiunti dalla sottoscritta. Ringrazio Stray cat Eye per avermi fatto notare l'errore.

Per favore, sareste così gentili da lasciarmi una recensione? Vi ringrazio in anticipo.

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Capitolo 2
*** Vaniglia, Cioccolato... E travestiti malefici! ***


.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

 

Primo Ingrediente

Vaniglia, Cioccolato... E travestiti malefici.
 

 

 

Se tutto ti va male, assicurati che continui ad andare male, perchè basta una piccola distrazione e le cose potrebbero andare peggio!

Nabiki nutriva un odio viscerale per il giorno del suo compleanno. Sin dal suo sventurato concepimento, ogni diciassettesimo giorno di ogni dannato mese di aprile si verificava l'inevitabile concentrazione di una serie impronunciabile di disgrazie che, a confronto, avrebbero fatto sembrare Nostradamus il membro onorario del Club degli Ottimisti; e, proprio per il suddetto motivo, Nabiki aveva iniziato a collezionare ferri di cavallo e cornetti napoletani per scongiurare ogni possibile maledizione. Peccato che, con sua somma compunzione, avesse dovuto ammettere a se stessa che neanche un'immersione totale nell'acqua di Lourdes l'avrebbe salvata dalla sfiga; non il diciassette di aprile, comunque!
Inoltre, c'è anche da dire che in realtà Nabiki si riprometteva ogni anno di supplicare il proprio medico curante di imporle un'ipnosi totale e rinchiuderla per ventiquattr'ore in una cella di deprivazione sensoriale, custodita in un bunker sotterraneo della prigione di Azkaban... Ma vuoi perchè Azkaban non esiste, vuoi perchè Nabiki sarebbe riuscita ad ubriacarsi con un'aspirina, vuoi perchè la memoria della suddetta ragazza sfiorava la demenza senile, alla fine, era puntualmente costretta ad arrendersi alla preoccupante prospettiva di affrontare la fatidica giornata no.
E la fatidica giornata no era iniziata proprio nel modo che Nabiki si era aspettata: cioè, male.

Nabiki aveva fretta, e come tutte le volte in cui aveva -appunto- fretta, sapeva che presto o tardi si sarebbero verificati uno o più eventi che l'avrebbero inevitabilmente portata a dover sperare di imparare il teletrasporto nel giro di un ottantesimo di secondo per essere puntuale. Ora, si sa che è stato empiricamente dimostrato che l'evento perturbatore si verifica sempre mentre il miracolo è destinato a non verificarsi mai... Giusto? Peccato che Nabiki non avesse mai imparato la lezione e trascurasse sempre un intrascurabile particolare: ossia che le possibilità che lei avesse una stella avversa erano direttamente proporzionali all'eventualità che gli altri avessero la luna storta.
E, non a caso, Nabiki aveva sempre schifato l'astronomia.

Si era appena richiusa la porta di casa alle spalle, quando l'orrida figura di Kamazaki-san sbucò dalle profondità dell'inferno e le ostruì la visuale - e con essa l'intestino tenue. Perchè sì, se c'era una sola persona al mondo che Nabiki non riusciva a digerire, quella era proprio la padrona dell'appartamento in cui sfortunatamente viveva! Nabiki odiava poche cose, oltre al proprio compleanno, e due di queste erano i bigotti e gli impiccioni; e la signorina Kamazaki-san, matrona giapponese vecchio stampo, negriera patentata, zitella filonazista, probabilmente bicentenaria, sorda, arcigna e occhialuta, aveva la sfortuna di avere entrambi i requisiti incriminati e la fortuna di non avere paura di usarli... Il che spiegava anche perchè Nabiki l'avesse soprannominata Kakakazzi-san.
Senza contare che c'era da supporre con cognizione di causa che Kamazaki-san avesse origini tedesche, vista la sua splendida coltivazione di baffi scuri (che Hitler le avrebbe certamente invidiato) e la sua innegabile somiglianza con la signora Rottermayer*. Quella donna (!) probabilmente dormiva appesa al soffitto a testa in giù, avvolta nelle proprie ali di pipistrello, probabilmente recitando l'alfabeto greco al contrario; e Nabiki ne era sicura: era un demonio.
O peggio: era l'emissario (dal sesso dubbio) di Madonna Sfiga.

In ogni caso, quando Kamazaki-san era nei paraggi, persino la morte scappava... Solo Nabiki aveva sempre la sfortuna di non cogliere l'attimo.
E l'attimo se n'era appena andato.

Kamidiobuddahallahvisnù, aiutami tu! Se mi salvate da lei, giuro che vado a piedi a Pompei! - pensò Nabiki, fingendo di cercare qualcosa (qualsiasi cosa) nella borsetta.

«Ah, Tsukiyama-san. Stavo cercando proprio lei. Ha un minuto?» gracchiò Kamazaki-san, rischiando di sputare la precaria dentiera.
Eccolo: il male puro con la malvagia proposta indecente...
«Ecco, veramente...» No, brutta stronza, non ce l'ho un cavolo di minuto! «Se è proprio un minuto...»
Gli occhi di Kamazaki-san scintillarono di vittoriosa malignità, tanto che in essi Nabiki lesse chiaramente l'intenzione di farle perdere quanto più tempo possibile, probabilmente per il semplice gusto di aumentare i punti sul suo merdometro giornaliero; come se non ne avesse già accumulati a sufficienza nell'arco di dieci minuti.

Ok! I Kami non funzionano: Scooby-Dooby-Dù, aiutami tu!!!

Kamazaki-san fece appello a tutte le sue forze residue, prese fiato e parlò:
«Bene, Tsukiyama-san... Vorrei ricordarle che è in ritardo con i pagamenti, tanto per cominciare. Lei lo sa che ho accettato di firmare il contratto soltanto perchè suo padre è un uomo importante e rispettabile, vero? Non crede di metterelo in imbarazzo con un simile, sciagurato atteggiamento? Come crede che la gente reagirebbe se si sapesse che la figlia del Ministro della Difesa non paga l'affitto? Per non parlare dei rumori molesti!» gracchiò Kakakazzi, imperterrita «E come se non bastasse, i vicini mi hanno informato che il suo gatto non ha ancora smesso di tendere agguati al povero Pasquino...» Per la cronaca, Pasquino era il ridicolo nome con cui i vicini avevano battezzato il loro grasso canarino «Povera bestiolina, è traumatizzata! Il veterinario ha detto che potrebbe morire di ansia.» scoppiò poi, quasi sull'orlo delle lacrime.
«Ma è Pasquino che istiga Napoleone!» protestò Nabiki, tentando di difendere l'onore del povero felino accusato ingiustamente.
«Signorina Tsukiyama, come osa contraddirmi?!» sbottò la vecchia, oltraggiata «Farò immediatamente rapporto a suo padre. E pretendo di essere pagata entro domenica prossima, mi sono spiegata? Spero che simili incresciose sconvenienze non debbano ripetersi mai più, o mi vedrò costretta ad affittare il mio appartamento ad una persona più consona.»
«In pratica, mi sta minacciando?» chiese Nabiki, soffocando uno sbadiglio.
Kamazaki-san era così allibita che non riuscì a far altro che fissare Nabiki come se le avesse appena confessato di avere una terza tetta sulla schiena.
«Bene, se non c'è altro...»
Così dicendo, Nabiki aggirò la mummia nazista e corse in direzione degli ascensori: uno era in manutenzione, l'altro era occupato. Non fu sorpresa di scoprirlo; dopotutto, l'oroscopo di Urino Suimuri glielo aveva detto... Ma cos'era che aveva detto, di preciso? Nabiki non ricordava.

Unica opzione: scale... Quarantatrè piani di ripidissime scale di marmo, così scivolose ed unte da far pensare che avessero l'acne esse stesse. Quarantatrè piani di ripidissime scale, per un totale di ottocentosessanta gradini che Nabiki avrebbe dovuto percorrere in modalità missile terra-aria, alla velocità di Pietro Mennea*, per sperare di arrivare in orario in pasticceria. Ma ovviamente, se c'era una cosa a cui Nabiki era mortalmente allergica, quella era lo sforzo fisico: non per niente aveva fatto del proprio sport -il divanesimo agonistico- una sorta di culto religioso. In parole povere, dopo quasi settecento gradini, Nabiki aveva già il fiatone, le ascelle commosse e la frangetta così appiccicata alla fronte da far pensare che avesse tentato di suicidarsi nella gelatina nell'estremo tentativo di non elettrizzarsi.
In ogni caso, c'erano circa novantanove possibilità su cento che Nabiki inciampasse proprio nell'ultimo, tanto agognato, scalino...

«E se proprio dovete uscire, attente alle scale, care Arieti; evitate di intraprendere strade diverse dal solito e non fidatevi del primo che si offrirà di darvi una mano!»

«Oh cazzo! Ecco cos'aveva dett....Whoaaaaaaah!» strillò, scivolando immancabilmente sull'ultimo gradino, slittando sul tappeto dell'ingresso e fiondandosi sul portone proprio nel momento esatto in cui la vicina del piano superiore stava rientrando dal supermercato. La collisione della sua fronte con lo spigolo del portoncino era inevitabile, così come sarebbe stato inevitabile lo sviluppo di un livido grande quanto la Corsica sulla sua già malandata fronte.

SBONG!

...Perchè sì: se tutti i cristiani del mondo facevano SDENG e STUDD quando colpivano qualcosa, la testa vuota di Nabiki aveva l'assurda abilità di fare SBONG; ma, in ogni caso, lei non se ne rese conto, dal momento che giaceva immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, nell'estasi mistica di aver scoperto cosa provasse la marmellata ogni volta che veniva spalmata su un crostino.
Solo che lei, più che una marmellata, si sentiva un patè. E lei odiava i patè.

«Ommiodio! Ommiodio! Lo sapevo, lo sapevo che oggi sarebbe stato meglio non uscire! Ho ucciso qualcuno!» strillò la vicina, sull'orlo di strapparsi tutti i capelli.
«Sonoh... Shono vivah...» tentò di rassicurarla Nabiki, cercando di capire come alzarsi senza provocare altre catastrofi epocali.
«Era così giovane, ancora nel fiore degli anni, con tutta la vita dinanzi a sè...» piagnucolò la vicina, estraendo un fazzoletto da non si sa dove «Ed ora è morta!»
«Tiè!!!»
Nabiki agitò un paio di pugni con gli indici e i mignoli alzati, nel gesto universalmente conosciuto come "scongiuro"
Solo allora, Kano Moroboshi, ansiosa vicina quarantenne, sembrò notare che la morta non solo respirava, ma aveva anche sufficiente energia per mandarla a cagare.
«Miracolo! E' viva!» cinguettò esilarata e metaforicamente più leggera di dieci chili.
«Ancora per poco, mi sa...» mugugnò Nabiki, finalmente in piedi, facendo per uscire dal portone del palazzo, fiduciosa di trovare la salvezza al di là del cortile...

Ok, non dico che mi aspettavo di vedere gli uccellini che cinguettano, l'arcobaleno all'orizzonte e il tappeto rosso ad aspettarmi... Ma questo!?

Dire che diluviava era un eufemismo.
Pioveva che Dio la mandava, il traffico congestionato dell'ora di punta saturava l'aria di smog e lo strombazzare dei clacson avrebbe fatto invidia all'intera sezione fiati del concerto di Capodanno. E Nabiki non aveva un ombrello, non aveva un jet privato e non aveva neanche un flauto per suonarsi un requiem da sola. In parole povere, Nabiki disse addio all'asciutto, al taxy e al residuo di umanità che le era rimasto, e percorse velocemente i tre chilometri che la separavano da Bunkyo, ossia dal quartiere in cui suo padre aveva acquistato la pasticceria in cui lei lavorava. Non aveva mai percorso quella strada, non a piedi almeno, e si ricordò improvvisamente del perchè: era lunga. Terribilmente lunga. Infatti, fu costretta a fermarsi per tre volte, nella disperata impresa di non farsi scoppiare la milza; e tutte e tre le volte, qualcuno trovò assolutamente opportuno fermarsi... Ma non per sincerarsi che la povera pulzella non avesse bisogno di un aiuto (di una benedizione? di un'ambulanza? di un personal trainer?), ma per chiederle quanti soldi avrebbe voluto per una botta e via.
Così, dopo varie bestemmie ed imprecazioni che avrebbero umiliato persino uno scaricatore di porto, Nabiki fu costretta a fermarsi per la quarta volta: quella sbagliata.

«Ehi! Ehi, tu!» gridò una voce maschile.
Nabiki non si voltò e continuò imperterrita a camminare, tra l'altro sbagliando strada, ma colui che la stava chiamando (presumibilmente un maniaco) non aveva intenzione di demordere.
«Ehi, stai andando nella direzione sbagliata! Fermati!»
Nabiki affrettò il passo per distanziare il maniaco.
«Accidenti, Nacchan, ma sei sorda o cosa?!?»

Soltanto allora, Nabiki si rese conto di tre fattori piuttosto ovvi:

PRIMO FATTORE: il maniaco l'aveva chiamata con un diminutivo affettuoso.
DEDUZIONE: il maniaco conosceva il suo nome completo.
SECONDO FATTORE: il maniaco sapeva che stava sbagliando strada.
DEDUZIONE: il maniaco sapeva persino dove lavorava.
TERZO FATTORE: il maniaco l'aveva insultata.
CONCLUSIONE: il maniaco doveva essere eliminato.

Nabiki si voltò, rossa in viso, pronta a gridare aiuto (o fare qualsiasi altra cosa che aveva visto fare nei telefilm e nei manga) ma quando mise a fuoco l'immagine della persona che l'aveva chiamata si rese finalmente conto del quarto ed ultimo fattore: lei conosceva il maniaco. E no, non era un maniaco: era Ryoji Fujioka, meglio conosciuto come Ranka-san, bisessuale attraente, vedovo e fumatore incallito. L'aveva conosciuto subito dopo essersi trasferita a Tokyo, dal momento che lavorava in un gay-bar vicinissimo alla sua pasticceria, e soltanto in seguito Nabiki aveva scoperto che Ranka-san non abitava neanche troppo distante da casa sua. In ogni caso, in più di un'occasione si era ritrovata a chiacchierare con lui, trovando anche in qualche modo piacevole la compagnia di quello strambo travestito dai capelli ramati che, se non ricordava male, le aveva anche detto di avere una figlia della sua età... O qualcosa del genere, insomma: di solito Ranka-san era troppo brillo per discutere; motivo per il quale Nabiki non prendeva mai molto sul serio i suoi strampalati discorsi.

«Ranka-san, sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo!» sfiatò Nabiki, riacquistando un colorito meno preoccupante.
«Questo dovrei dirlo io! Ma guardati, insomma... Che c'è? Hai fatto un incidente? Ti ha investito un camion?» chiese Ranka-san, parcheggiando il proprio motociclo sul ciglio del marciapiede «E cos'hai in fronte? E' un tatuaggio, quello?» continuò, indicando il livido che sicuramente si stava espandendo sulla sua fronte.
«No, è solo la sfiga.» tagliò corto Nabiki, con il morale sotto le scarpe. Ranka-san aveva sempre l'abilità di distruggere irrimediabilmente l'autostima delle persone, tanto è vero che Nabiki era assolutamente certa che il travestito malefico non avrebbe resistito all'opportunità di vomitarle addosso un'altra vagonata di graziosi insulti. Ma, inaspettatamente, Ranka-san si sciolse in un adorabile sorriso materno.
«Brutta giornata, eh?» chiese, facendole spazio sul sellino del motorino «Salta su, dai. Ti dò uno strappo fino alla Bottega dei Desideri.»
Nabiki si ritagliò qualche secondo per valutare quante possibilità ci fossero di non finire spalmata contro qualche volante della polizia, ma poi accettò con gratitudine quel gesto d'aiuto. In fondo era stanca, pioveva, e aveva disperatamente bisogno di qualcuno con cui condividere la propria cattiva sorte.

«Nacchan?» fece poi Ranka-san, dopo qualche secondo.
«Sì?»
«Ho finito la benzina. Non è che mi aiuteresti a spingere il motorino fino al prossimo distributore?»
Nabiki sospirò.
«E immagino di sapere chi dovrà pagare la benzina...»
«Adoro la tua perspicacia, Nacchan!»

Venti minuti più tardi, venti litri di pioggia più tardi e venti chilometri più tardi (venti, sì, perchè la strada più breve -quella che Ranka-san aveva stoicamente giurato di conoscere- si era poi rivelata essere molto più lunga ed accidentata della Salerno-Reggio Calabria) Nabiki e il travestito malefico parcheggiarono davanti ad una saracinesca chiusa, quella della Bottega dei Desideri. Il nome della pasticceria era tutto un programma, soprattutto per chi come Nabiki aveva come unico desiderio quello di farsi iniettare la panna direttamente per via endovenosa; peccato che Nabiki fosse perennemente a dieta. Da quando era nata aveva dovuto convivere con il complesso della dieta, probabilmente a causa del fatto di essere l'unico membro della famiglia che non fosse nè alto nè magro come un grissino; nonchè l'unica figlia ad aver ereditato tutte le caratteristiche peggiori sia degli orientali che degli occidentali. E sicuramente il fatto che sua sorella Sayuri fosse una famosa modella non l'aveva di certo aiutata nella sua coraggiosa battaglia contro le calorie; anzi, per dirla tutta, Nabiki era stata una ragazzina piuttosto cicciottella ... No, ok, siamo sinceri: Nabiki era stata una cicciabomba, in passato, ma grazie ad una dieta ferrea e alla volontà di camminare ogni giorno era riuscita ad entrare in una comoda quarantadue, che però minacciava di tornare ad essere una cinquanta al primo passo falso.

...Dunque, addio panna per endovena!

Questo, e molti altri fattori, avevano fatto sempre sì che Nabiki non riuscisse a sentirsi protagonista di nulla. Tutte le protagoniste vengono naturalmente progettate ed addestrate per essere sempre splendide, bionde e brave sia negli studi che negli sport, no? Beh, lei aveva sempre sudato per avere almeno la media del sette e l'unico sport in cui eccelleva era la masticazione. Insomma, per Nabiki, crescere con una sorella maggiore bellissima ed una sorella minore intelligentissima non era stato proprio il massimo in cui sperare. Ma poco male: tanto le vedeva un paio di volte all'anno, e nei sei mesi che dividevano il Natale dal compleanno di sua madre aveva tutto il tempo per inventarsi un paio di scuse credibili per mancare all'appuntamento all'ultimo secondo.
Comunque sia, Nabiki stava armeggiando con la borsa, alla ricerca del giusto mazzo di chiavi.

«Ma perchè quando mi serve una cosa con urgenza è sempre in fondo a tutto il resto???» brontolò Nabiki, trovando finalmente la chiave che stava cercando. Quindi, si abbassò per aprire il lucchetto, ma proprio nel momento in cui si piegò sulle ginocchia, un rumore preoccupante, un rumore tipico di qualcosa che si straccia, le giunse forte e chiaro. Nabiki attese in silenzio di sentire le risate di Ranka-san, che infatti arrivarono più che puntuali.
«Non ci posso credere!» biascicò, fra una risata e l'altra «Ti si sono rotti i jeans!!!»
«Piantala, idiota! Ho un ricambio in magazzino, per fortuna.» brontolò Nabiki, sollevando la porta di ferro.
«Ma hai le mutande con i panda!» protestò Ranka-san, come se con quest'affermazione avesse potuto giustificare un segreto di Fatima.
«E tu sei vestito da donna, quindi fammi la cortesia di tacere.» ribattè l'altra, andando ad accendere le luci «Dai, vieni, ti offro un caffè.»
«Lo fai solo perchè è il primo della giornata, e sai che ti viene bruciato e sciacquato.» scherzò Ranka-san, accomodandosi al bancone.
Nabiki per tutta risposta gli fece una pernacchia.
Era più forte di lei: con il travestito malefico era impossibile tenere il broncio. Quell'uomo, donna, alieno, o qualunque cosa fosse, aveva lo strano potere di metterla di buon umore, e tanto le bastava. Inoltre, non si era ancora presentato nessuno per sostenere il colloquio, quindi poteva anche permettersi di perdere un po' di tempo.

«Ehi, ma cos'è questo cartello?» chiese Ranka-san, notando per la prima volta il cartello che citava espressamente "personale cercasi"
«Si chiama 'annuncio'» ironizzò l'altra, porgendogli una tazza fumante «E' scritto con pennarello indelebile su carta comune, ed ovviamente, se non te ne fossi accorto, è scritto nella tua lingua madre; lingua che non dovresti avere particolari problemi a comprendere.»
«Baka!* Intendevo dire, perchè cerchi un aiutante?»
Nabiki meditò sulla risposta mentre estraeva i vassoi carichi di dolci dai frigoriferi del retrobottega. Li sistemò ordinatamente sul bancone e si concentrò così tanto sulla loro disposizione che quasi dimenticò di rispondere al suo ospite.
«Ho bisogno di soldi.» disse in fine, senza mezzi termini. In fondo, Ryoji non poteva sapere che suo padre era un politico, così come non poteva sapere quanto lei si ostinasse a non farsi mantenere da lui «Da domani inizierò a rifrequentare una scuola privata, l'Ouran, non so se la conosci. Ho studiato lì alle elementari, e ne ho un pessimo ricordo... C'erano un paio di gemelli che me ne combinavano di cotte e di crude perchè proprio non riuscivo a distinguerli. E con quello che guadagno vendendo i miei dolci non riuscirei a pagare sia l'affitto che le tasse scolastiche, capisci? Quindi, se frequentassi le lezioni ogni mattina non potrei più mandare avanti la pasticceria... E se non mando avanti la pasticceria, Kakakazzi-san mi butta fuori di casa. Entiendes?»
Ranka-san sorrise ed annuì, comprensivo.
«Ti capisco. Anch'io sto cercando un secondo lavoro per aiutare mia figlia... Sai, Haruhi vuole diventare un avvocato come lo era sua madre.»
Nabiki fiutò odore di pericolo.
«La risposta è no.»
«Cosa???» sbottò l'altro, aggrappandosi teatralmente al bancone.
«Non ti assumerò, se è quello che stavi cercando di ottenere.»
«Ma come???» gli occhi di Ranka-san si riempirono di false lacrime «Io sono un uomo affidabile!» dichiarò con orgoglio, battendosi un pugno sul petto imbottito.
Sei una fregatura affidabile!
«Perdonami, ma con quella gonna a fiori non sei molto convincente!»
«Lavorerò sodo! Spazzerò i pavimenti! Luciderò i cucchiaini! Scodellerò gelati! Farò tutto ciò che vorrai, te lo giuro.»

Nabiki ci pensò su; in effetti Ryoji le sembrava sincero...

«Mhh... NO.»
«Sadica!»
Nabiki sbuffò, contrariata.
«Almeno, saresti in grado di scrostare i forni?» chiese Nabiki, esasperata.
«Assolutamente no.»
«Sei capace di prendere le ordinazioni e di annotarle su un block notes?»
«Troppo faticoso.»
«Ultima possibilità: ce la fai almeno a servire ai tavoli senza farti venire una sincope?»
«Andata!» esultò Ranka-san «Quanto mi paghi?»
«Tremila yen* alla settimana, dalle otto di mattina alle quattro del pomeriggio, inclusi i weekend.»
«Ma è una miseria!»
«Prendere o lasciare...» sogghignò Nabiki, sadicamente.
«E va bene, va bene, accetto. Ma sia chiaro che lo faccio solo per Haruhi, non per te, piccola, sadica, intrigante nanerottola con i jeans strappati e le mutandine con i panda!!!»

Il caso volle che proprio in quel momento un paio di individui a caso, discutibili, ed indiscutibilmente graziosi, varcassero la soglia della Bottega dei Desideri, venendo istantaneamente sommersi dalla valanga di apprezzamenti che Ranka-san aveva saggiamente deciso di riversare sulla povera Nabiki. Normalmente, Nabiki sarebbe andata a nascondersi in Papuasia (dopo essersi documentata su dove accidenti fosse la Papuasia!) e avrebbe cambiato nome ed indirizzo, nonchè pagato un chirurgo plastico perchè le cambiasse i connotati... Ma si dà il caso che quella non fosse una situazione normale: non era normale, perchè i due sopracitati individui erano due divinità scese in terra. Il più minuto aveva i capelli color miele, luminosi occhioni castani ed una simpatica spruzzata di lentiggini color caffè ad incipriargli il visetto tenero. Nabiki pensò che potesse avere quattordici o quindici anni. Il suo compagno invece era incredibilmente alto, abbronzato e moro; ma ciò che più di lui colpiva era lo sguardo: affilato come una scaglia di diamante e delicato come il velluto. Lui, pensò, doveva avere ventidue o ventitrè anni. Il cherubino e l'arcangelo Gabriel... Ehm... Quei due ragazzi erano profondamente diversi, sia nell'aspetto che nel portamento, ma per qualche assurdo motivo la loro vicinanza finiva per esaltarli entrambi.

Come vaniglia e cioccolato, pensò Nabiki.

Difficilmente in vita sua Nabiki aveva visto due bellezze come quelle che erano appena approdate nel suo inferno personale, e mai, mai, mai si sarebbe augurata di incontrarle proprio in un momento imbarazzante come quello. In ogni caso, il suo imbarazzo era emigrato in Tibet insieme alle sue capacità di partorire un semplice "Yokoso!*" di benvenuto, accuratamente sostituito con una serie preoccupante di boccheggiamenti e versi orangotangheschi, degni di un gargarista di professione.
Fortuna volle che i due arrivati non avessero perso neanche un attimo del loro tempo per notare Nabiki.
Infatti, stavano entrambi guardando Ranka-san con un'espressione stupita e, al contempo, divertita.

Perfetto! - pensò Nabiki - Ora persino il travestito malefico fa più conquiste di me! Beh... In effetti, Ranka-san ha charme da vendere.

«Heilà, ragazzoni! Anche voi da queste parti?» cinguettò Ranka-san, prodigandosi in un inequivocabile occhiolino «Che ne direste di farmi compagnia?»

Ci sta provando! E nel mio locale, per giunta!

«Ranka-san! Ranka-san, buongiorno!... Con piacere!» dichiarò il più minuto dei due, cercando di accoccolarsi al fianco di Ryoji, puntualmente seguito dall'amico alto quanto una sequoia (che probabilmente si stava chiedendo se per caso anche Nabiki fosse un travestito, a giudicare dallo sguardo perplesso che le riservò).

E ci sta anche riuscendo! E' inaccettabile! Con un ragazzino, poi...

«Allora, Ranka-san, come sta? Anche lei è qui per gustare una buona torta? Ci hanno detto che in questo posto servono le migliori della città, vero Takashi?» continuò il biondino, stringendosi al petto un coniglio di peluche.

«Sì.» rispose semplicemente l'altro, aiutando l'amico a sistemarsi sull'alto sgabello.

E si conoscono pure! Questo vuol dire ...Che questo ragazzino frequenta club per adulti? Ma è legale questa cosa? Forse dovrei avvertire la polizia...

«No, Honey-chan, in realtà sono qui per lavorare. La negriera mi ha appena assunto e non vede l'ora di mettermi sotto, in tutti i sensi presumo...»
Fu allora che entrambi i ragazzi fecero scivolare i loro sguardi stupiti da Ranka-san ad una rossa, rossissima, furibonda Nabiki (che ormai per i due sconosciuti era ufficialmente un trans).
«Tuuuu, dannato porco mentecatto stupratore di peluche innocenti! Come accidenti ti permetti di darmi della negriera?!» sbottò Nabiki, battendo furiosamente un pugno sul bancone «E poi, come osi amoreggiare con i miei clienti, sotto i miei occhi, nel mio locale? Per di più, così giovani? Sii un po' più professionale! Anzi, no, sii un po' più legale!»
A quel punto, Nabiki si ritrovò con tre paia di occhi puntati su di lei, e tutti e tre stavano guardando la stessa cosa: ossia che Nabiki, nella foga di battere i pugni sul bancone, aveva affondato la mano in un grosso bignè alla crema, riuscendo a schizzarne il contenuto nel raggio di cento chilometri.
Nabiki se ne rese conto solo in quel momento e pregò che un varco dimensionale si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse per sempre...

Invece, l'unico risultato che ottenne fu una serie infinita di risate. Persino il ragazzo arrapant... alto dall'aria seria aveva stretto così tanto le labbra (presumibilmente, per evitare di scoppiarle a ridere in faccia) da farsele sbiancare... E Nabiki sarebbe rimasta per ore ad ammirare il modo in cui i suoi occhi scintillavano d'ilarità, se non fosse stato che il motivo di tanto divertimento era proprio lei.

«Ok, Nacchan...» sfiatò Ranka-san, tenendosi lo stomaco con entrambe le mani «Forse è il caso che ti spieghi un paio di cose...»
«Sentiamo.» approvò Nabiki, sconfitta. Ormai, cos'altro poteva accaderle di peggio? Era un disastro: vestita male, pettinata ancora peggio, sporca di crema dalla testa ai piedi, con un jeans strappato, le mutande con i panda e un travestito malefico che lavorava nel suo locale. E, ah, sì, giusto: aveva appena fatto una figuraccia davanti ai ragazzi più belli del sistema solare. Poteva forse andare peggio?
La risposta era ovvia.
«Ho il piacere di presentarti Haninozuka Mitsukuni,» disse, indicando il ragazzo biondo «E Morinozuka Takashi.» continuò, indicando il Marcantonio con i capelli scuri «Sono rispettivamente i campioni nazionali di arti marziali e di kendo, nonchè ricchissimi discendenti di due fra le famiglie più importanti di tutto il Giappone.» aggiunse «E, inoltre, sono anche i senpai di mia figlia Haruhi, ma questo lo avresti scoperto lo stesso molto presto...»
«E... E perchè?» riuscì solo a chiedere Nabiki, sconvolta.
«Perchè anche loro frequentano l'Ouran. Non è fantastico?»

Vo... Voglio morire. Una volta che la vita mi dà l'opportunità di respirare la stessa aria di due esseri di sesso maschile belli da far venire un triplo infarto, riesco a ricoprirmi di ridicolo -e di crema chantilly- nel giro di minuto. E come se tutto ciò non bastasse, rideranno di me nei secoli dei secoli, perchè il mondo dell'Ouran è spietato con quelli come me... Con quelli che hanno i jeans strappati e i capelli appiccicosi.

L'aveva detto, Urino Suimuri: le Arieti avrebbero fatto bene a farsi rinchiudere nel caveau di una banca svizzera.

Sarà un anno terribile...

 

 

NOTE

*Rottermayer: la governante di Heidi.

*Pietro Mennea: famoso velocista.

*Baka: scemo/idiota in giapponese.

*Tremila yen: circa 25 euro.

*Yokoso: è uno dei modi con cui si può dire "benvenuto", in giapponese.

Ed eccoci qua. Dal prossimo capitolo la storia entrerà nel vivo... Scusate se mi sono presa un po' di tempo per introdurre il personaggio di Nabiki, ma non mi andava di iniziare la storia con lei che approdava magicamente nell'aula di musica n°3. Mi sapeva di "già visto". Comunque sia, la sfiga di Nabiki colpisce ancora (e continuerà a colpire, questo è sicuro!), anche perchè, da come avrete capito, Nabiki era la bambina che alle elementari non riusciva a distinguere Hikaru da Kaoru (mi sa tanto che i nostri gemellini non la prenderanno tanto in simpatia >_>). Ho voluto inserire a tutti i costi il papà di Haruhi (LO AMO!) e volevo chiedervi una cosa: sapete quanti anni ha Ranka-san?

Ringrazio le 4 persone che hanno inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie seguite: Virgy90, Argentea, PichShrooms e Shining Aurora.

Ringrazio le 2 persone che hanno inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie preferite: AsaYuni e Kiriku.

Ringrazio le 6 persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Myrose (doppio grazie!), Smooth Criminal, Shining Aurora, Argentea, Kiriku e Stray Cat Eyes.

E ovviamente ringrazio anche chi ha semplicemente letto

PS: L'immagine di Takashi e Mitsukuni è ripresa dall'anime.

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Capitolo 3
*** Pozzanghere di Latte & Sacchi di Patate ***


 

.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

 


Secondo Ingrediente

Pozzanghere di latte & Sacchi di patate

 

 

Non puoi sapere quanto sia profonda la pozzanghera finchè non ci finisci dentro... E ti ricordi che non sai nuotare.

Mitsukuni adorava le torte.
No, ok, non è corretto: Mitsukuni aveva un attaccamento patologicamente morboso per qualsiasi cosa ricordasse anche soltanto vagamente una torta.
In particolare, prediligeva le torte cosparse da circa dieci tonnellate di fragole, appena qualche quintale di crema chantilly, e ricci di panna montata così alti da richiedere la presenza di un valido architetto, pronto a giudicare la stabilità complessiva dell'insieme. E la torta che la graziosa amica di Ranka-san si era offerta di cucinare appositamente per lui non aveva deluso affatto le sue aspettative; tanto è vero che l'aveva aggredita divorata in un sol boccone. Era simpatica, in fondo, anche se un po' maldestra (l'amica di Ranka-san, non la torta!).
Gli aveva fatto tenerezza, in verità: l'aveva vista così abbattuta, dopo aver compreso lo spiacevole equivoco causato dal padre di Haruhi, che quasi quasi avrebbe voluto abbracciarla. In realtà, si sarebbe anche offerto di farle tenere in braccio il suo Usa-chan, se Takashi non gliel'avesse caldamente sconsigliato.

«Mitsukuni,» gli aveva sussurrato, con quella sua voce al concentrato di morfina «Non essere inopportuno.»

E lui aveva annuito, anche se a malincuore, cercando di fare del suo meglio per mettere a suo agio quella povera ragazza; ma i suoi sforzi non erano valsi poi a molto, perchè da quando lui e Takashi si erano accomodati ad uno dei tavolini, Ranka-san non aveva fatto altro che darle noie o prenderla in giro per questo o per quell'altro motivo. In effetti, la ragazza aveva un aspetto a dir poco trasandato e l'aria stanca, ma Mitsukuni era fermamente convinto che sotto tutti quegli «Sgrunt!» e quei «Ranka no baka!» ci fosse, da quale parte molto, molto remota, una bella persona. Bella sia dentro che fuori - anche se lo sguardo assassino che non smetteva di rivolgere al padre di Haruhi avrebbe dovuto fargli pensare l'esatto contrario.
Ma si sa: Mitsukuni vedeva il mondo in modo monocromatico; nella fattispecie, tutto in rosa.
Probabilmente, persino alle spalle di Kakakazzi-san avrebbe immaginato uno sfondo di rose colorate - il che era tutto dire!

In quel momento, Nacchan, come l'aveva chiamata Ranka-san, stava chiedendo -leggi: ordinando- al suo nuovo aiutante di prenderle una tanica che probabilmente conteneva del latte. Mitsukuni ebbe appena il tempo di notare le pupille di Takashi dilatarsi in modo allarmante prima di assistere ad una delle più assurde scene della sua vita; e considerando il fatto che di scene impossibili Mitsukuni ne aveva viste parecchie (grazie alla gentile partecipazione di Tamaki, Hikaru e Kaoru) c'era da presupporre che potesse avere abbastanza materiale per scrivere la sceneggiatura di una sit-com... Ma a quello ci avrebbe di sicuro pensato Renge-kun.
Per farla breve, andò così:

1) Ranka-san aveva ampiamente tentato di sollevare la tanica del latte; tanica che, non si sa come, era misteriosamente riuscita a mimetizzare il suo peso.
2) Ranka-san era miracolosamente riuscito nell'intento di sollevare la tanica, per poi esultare selvaggiamente per le proprie gloriose gesta.
3) Ranka-san aveva sollevato la tanica dal lato sbagliato (!)
4) Ranka-san aveva visto il latte inondare mezzo locale.
5) Quella fu l'ultima cosa che Ranka-san vide prima di iniziare a schivare forni elettrici, gelatiere, mestoli ed almeno due dozzine di uova.

«Scimunito! Idiota! Deficiente!» gridava Nabiki, ormai prossima alla trasformazione in super sayan.
«Assassina! Sadica! Incontinente!» ribatteva Ranka-san, schivando i colpi.
«Si dice incompetente, baka!!!» proruppe l'altra, scivolando miseramente sul latte versato. E dato che sul latte versato era inutile piangere, Nabiki scoppiò a ridere istericamente.

Sul volto di Mitsukuni era istantaneamente affiorato un sorriso comprensivo. Stava per alzarsi ed offrirsi di darle una mano, ma vide che ci aveva già pensato qualcun altro. Takashi era già accanto alla ragazza e, senza che l'altra potesse avere neanche la possibilità di protestare, l'aveva sollevata di peso e l'aveva squadrata per qualche istante (probabilmente chiedendosi che razza di animale fosse) per poi adagiarla come una bambola di pezza in un luogo asciutto e, soprattutto, lontano da oggetti appuntiti o contundenti. La pasticciera aveva l'intelligentissima espressione di un calamaro appena pescato: scioccato ed assolutamente incredulo (peccato che Mitsukuni non potesse sapere che la vera domanda che assillava Nabiki era ben diversa da quella che immaginava lui; e cioè: cosa gli hanno dato da mangiare, a questo qui? La criptonite? Steroidi per cavalli?).

«Stai bene?» chiese Takashi, con voce neutra.
«Arh... Ehm...» rispose ragionevolmente l'altra, con logica schiacciante «Uhm!»
«Sta bene, sta bene, Mori-kun...» intervenne il padre di Haruhi, spingendo rudemente Nabiki nelle cucine, dove probabilmente sarebbe rimasta a crogiolarsi nella vergogna finchè la vecchiaia non l'avesse resa irriconoscibile «Ma mi sa che adesso sarà meglio che tutti noi leviamo il disturbo: Nacchan non è molto in sè...»
«Le è forse successo qualcosa?» chiese quindi Mitsukuni, fiero di aver ripulito il piatto dalla più microbica delle briciole.
Ranka-san si lisciò il mento, pensieroso, come se fosse indeciso se confidarsi con loro o meno.
«Beh... Il fatto è che...»
Mitsukuni e Takashi attesero, curiosissimi.
Ranka-san si schiarì la voce con fare teatrale, e poi continuò.
«... Beh, forse non dovrei dirvelo, però... Questa mattina, sicuramente...»
Mitsukuni e Takashi trattennero il fiato.
«...Sicuramente le è venuto il ciclo. Lo dimostrano le mutande modello formato famiglia!»
«Ranka no baka!!!» gridò Nabiki, dal fondo delle cucine (e della sua sanità mentale), tirando qualcosa che assomigliava terribilmente ad una padella, e che centrò al millimetro la tempia di Ranka-san, in perfetto stile missile-di-precisione.
«Forse me lo sono meritato...» approvò il padre di Haruhi, massaggiandosi la parte lesa «Comunque sia, non fateci caso. Non è sempre così... Di solito è peggio
«Non deve preoccuparsi, Ranka-san. A me Nacchan piace, ed anche a Takashi!» dichiarò stoicamente Mitsukuni, in modalità accessorio-adorabile «Una persona che è in grado di preparare torte così buone deve per forza essere meravigliosa!» dichiarò, con un sillogismo inoppugnabile a sostegno della sua tesi «Vero, Takashi?»
Le labbra del cugino si distesero in un sorriso sincero; lo stesso sorriso che, da quando egli stesso aveva memoria, riservava sempre e soltanto a lui.
«Sì.»
Nè Mitsukuni nè Ranka-san sentirono il bisogno di ritagliarsi un momento di silenzio per digerire i fiumi di parole (!) a cui Takashi era solitamente avvezzo.
Bisognava comprenderlo, in fondo; era l'unico membro dell'Host Club che non desse a priori l'impressione di essere stupido; ed era profondamente geloso di questo suo primato, tanto è vero che aveva saggiamente deciso di specializzarsi in un vastissimo campionario verbale, per lo più costellato da una moltitudine di diverse intonazioni con le quali pronunciare l'esclamazione .
Solo di rado si concedeva il lusso di pronunciare un verbo. O un aggettivo. O una congiunzione... Per non parlare poi delle subordinate complesse! Quelle sì che erano pericolose: usarle senza le opportune cautele avrebbe scatenato reazioni nella psicolabile mente di Tamaki che nemmeno l'oroscopo di Urino Suimuri avrebbe potuto prevedere.
...Tutto questo per dire che Takashi era una personcina discreta e silenziosa.

Quando Takashi lo accompagnò a casa, Mitsukuni si sentiva soddisfatto. Dopotutto, aveva lo stomaco pieno di torta; di una torta così dolce che gli aveva probabilmente riversato tanto di quello zucchero in corpo da farlo diventare ancora più buono e felice (e che inspiegabilmente non gli avrebbe fatto schizzare il diabete alle stelle e non gli avrebbe fatto creare sculture nel water!). Tutti avrebbero dovuto sentirsi così, realizzò Mitsukuni, pago del lauto pranzo; ed era un peccato che Takashi non avesse mai preso in seria considerazione la possibilità di raggiungere l'estasi mistica con una semplice fetta di torta. Forse, pensò ancora, se lo avesse convinto ad assaggiarne almeno un pezzettino, prima o poi, tutti si sarebbero resi conto di quanto suo cugino in realtà fosse dolcile e gentile, a dispetto del suo appellativo di Tipo Selvaggio.

«Takashi?» iniziò, rivolgendogli tutta la sua devota attenzione.
Gli occhi di Takashi si posarono su di lui, leggeri come piume.
«Nacchan da domani frequenterà l'Ouran, non è fantastico? Potrò mangiare le sue torte tutti i giorni, anche a scuola!»
«Non devi esagerare, Mitsukuni.» lo ammonì l'altro, ricordandogli cosa accadde quando scoprì di avere un dente cariato...
«Potremmo chiedere a Tamaki di acquistare da lei i dolci per l'Host Club, non credi? Così faremo amicizia. Chissà qual è il suo tipo...?»
Takashi non riuscì ad impedirsi di sorridere: Mitsukuni era così. Ingenuo, dolce, gioioso. Per lui era sempre tutto così semplice, così... Così rosa!
«E poi,» continuò Mitsukuni, afferrando la mano del cugino «Sono sicuro che anche tu ne andresti pazzo...»
«Di cosa?» chiese l'altro, ritrovandosi a pensare all'espressione che aveva quella strana ragazza quando l'aveva sollevata come un sacco di patat da una pozzanghera di latte.
«Delle sue torte, è ovvio!»

Takashi non riuscì ad evitare di chiedersi se fosse davvero così ovvio...

 

..

 

Nabiki sapeva che non bisognava prendere sottogamba le pozzanghere. Eppure ci si era tuffata dentro con tutta se stessa, ed aveva scoperto soltanto in seguito che la pozzanghera era in realtà un mare di merda. E lei non aveva neanche il salvagente. Perchè -non riusciva a smettere di chiedersi- quando si nasce nessuno ti dà un libretto di istruzioni per l'uso? Perchè nessuno ti avvisa che il mondo sarà contro di te qualsiasi cosa tu faccia, pensi o dica? Perchè nessuno l'aveva avvertita che, presto o tardi, il suo sfigometro avrebbe raggiunto il picco massimo consentito dall'umana sopportazione e che si sarebbe ritrovata a dover vivere un'altra settantina d'anni con il peso di aver fatto una grande, immensa, gigantesca figura di merda (e daglie con la macedonia di parolacce!) con due ragazzi come quelli?
Quante possibilità c'erano che i primi due clienti del 17 aprile (che, ricordiamolo, era già di per sè un giorno funesto) fossero nientepopodimeno che due bellissimi, ricchissimi, sportivissimi, membri dell'Ouran?

...E, soprattutto, quante probabilità ci sono che domani li riveda, possibilmente senza ricoprirmi (fammi indovinare: di merda?) di ridicolo?

Nabiki fece un paio di calcoli, cosa in cui tra l'altro non era affatto brava; ma la risposta a quel quesito poteva essere soltanto una, e persino un'idiota come lei era in grado di stabilire con scientifica certezza che le possibilità di incontrare nuovamente Takashi e Mitsukuni senza farsi scambiare per la caricatura di un deficiente erano alquanto esigue.
Ok: erano nulle.

Però, in fondo in fondo, non mi dispiacerebbe rivederli... Non così tanto.

L'immaginazione di Nabiki non tardò a ricordarle il momento in cui Takashi-Marcantonio l'aveva sollevata come se non avesse peso e le aveva chiesto come si sentisse... Poi l'immaginazione le offrì gratuitamente anche altre molteplici immagini, per lo più sconce, o che comunque avevano per protagonisti proprio il sopracitato Marcantonio ed un paio di barattoli di Nutella; immagini, che puntualmente vennero interrotte dal sadico Napoleone, che aveva deciso che lo stomaco della sua sognante padroncina poteva essere una buona cuccia per la notte.

«Uff... E va bene, va bene. Spengo i bollori, micio, ma tu domani cerca di svegliarmi ad un orario civile.»
«Miauwr!» che in gattese vuol dire "Arrangiati, stronza!"
«Perchè ho voluto te anzichè una sveglia? Perchè??»

A dispetto della sua malvagità tipicamente felina, Napoleone -o meglio, il suo stomaco- decise che le cinque del mattino fosse il momento giusto per interrompere il sogno di Nabiki proprio mentre stava per diventare pericolosamente erotico. La padrona della crudele bestiaccia si ridestò del tutto, stranamente vigile e fresca come una rosa, già tesa per il momento che tutti i bambini del mondo notoriamente temono come la peste: il primo giorno di scuola. Peccato che Nabiki quella scuola la conoscesse fin troppo bene e non fosse più una bambina da quando sua madre le aveva regalato il DVD del Re Leone (che poi si era scoperto essere il celebre porno "007 e i Servizietti Segreti" ).
Per non parlare poi del vero Re Leone, e del conseguente trauma psicologico irreversibile dovuto alla morte di Mufasa!

In ogni caso, Nabiki in quei diciotto anni di sfigata vita si era costruita un'intera teoria sul concetto di "scuola" ed ormai aveva una cultura invidiabile sui suoi meccanismi interni. Molto probabilmente (almeno secondo lei) la scuola era stata creata, in tempi non sospetti, dalla volontà perversa di Belzebù, Voldemort, Adolf Hitler e di Kamazaki-san; ed era tuttora popolata da predatori in giacca e cravatta che avevano il vizio di farsi chiamare "professori" (o sensei, trattandosi dell'Ouran) oltrechè la tendenza a colpire gli studenti con domande a trabocchetto o test a sorpresa, in particolare fra le 8:00 e le 10:00 del mattino... Ed è notoriamente risaputo che la mente di uno studente medio è invariabilmente spenta almeno fino alle undici.
Ma quel giorno Nabiki era completamente sveglia e -cosa da non trascurare- era in anticipo... Motivo per il quale iniziò a preoccuparsi ancora di più: sapeva bene che lo studente che si alzava più presto era anche quello che sistematicamente arrivava per ultimo. Dunque, approfittò di quella relativa calma per darsi al restauro totale: lottò con i capelli, controllò che il baffetto non fosse in agguato, stroncò i possibili brufoli sul nascere con una generosa dose di acqua santa e si assicurò di avere una dozzina di assorbenti a portata di mano. Dopo quasi un'ora, Nabiki si avvicinò allo specchio, pregando in aramaico di non assomigliare neanche un po' alla cozza che era stata il giorno prima...

«Ahpperò!» esclamò, soddisfatta «Non sarò come mia sorella, ma non sono neanche da buttare via. Certo, potrei avere le gambe più lunghe... E il naso più piccolo... E le labbra più carnose...»

Ok. Se c'era una cosa in cui Nabiki era a dir poco straordinaria, quella era l'autodemolizione della propria autostima. In realtà, non era affatto il mostro che pensava di essere, ma da sola non se ne sarebbe mai resa conto; motivo per cui scrollò le spalle ed uscì di casa senza perdere altro tempo con lo specchio. Durante il tragitto, mentre il treno della linea Yamanote sfrecciava rapidissimo verso l'alba di un nuovo giorno presumibilmente sfortunato, Nabiki decise di chiamare Ranka-san, giusto per assicurarsi che avesse già aperto la Bottega dei Desideri...
Una voce neutra, giovanile, le rispose al quarto squillo.

«Moshi moshi?*»
«Ehm... Buongiorno. Cercavo Ranka-san. Per caso è già uscito?» chiese Nabiki, intuendo che la persona con cui stava parlando probabilmente era la figlia di Ryoji.
«Veramente è ancora in letargo inoltrato... E' urgente? Devo prenderlo a calci?»
«Non è proprio urgentissimo, ma sarei felice che tu lo prendessi a calci ugualmente.»
«Con piacere. Aspetti un momento, prego.»
Nabiki sentì una serie di colpi ed un'irripetibile imprecazione, ma alla fine Ranka-san riuscì ad arrivare intero al telefono.
«Toshio, ti ho già detto che fra noi non può esserci niente! Smettila di assillarmi!»
«Ranka no baka, sono io!»
«Aaah... Sei tu.» mugugnò l'altro, sbadigliando «No, aspetta, ma chi saresti tu
A quel punto Nabiki iniziò a sputare veleno dalla bocca e a fumare come una locomotiva a vapore...
«Razza di scemo, alza il culo e vai ad aprire la pasticceria prima che ti licenzi!» gridò, e chiuse la conversazione non appena fu certa che Ryoji avesse capito la situazione, anche perchè, tra l'altro, era arrivata a destinazione. E stranamente era ancora in anticipo.

Innanzitutto doveva trovare la segreteria per ritirare sia il proprio orario scolastico che la divisa. Aveva sentito dire che avevano recentemente sostituito le serafuku* con qualcosa di più moderno; e questo la tranquillizzava, perchè aveva un vago ricordo di orribili divise ottocentesche color giallo papera che sicuramente l'avrebbero fatta assomigliare ad un paralume.
E Nabiki non ci teneva proprio ad assomigliare ad un paralume!
Nè ad una papera, comunque.

Dunque, percorse il giardino dell'Ouran, che poi si rivelò essere grande come la Foresta Pluviale e curato come Kensington Gardens*, e riuscì finalmente a varcare la soglia dell'immenso istituto che, nel complesso, ricordava un ibrido tra Hogwarts e il castello di Disneyland Paris (infatti, Nabiki non si sarebbe sorpresa di vedere folletti della Cornovaglia che giocavano a poker, puffi che raccoglievano puffragole, unicorni che unicornavano, o qualsiasi altra creatura fuori dall'ordinario intenta nel fare cose altrettanto strane).

E dire che di questo posto ricordavo soprattutto le scale... Chilometri di scale... Toh! Ci sono ancora!

Un attimo dopo Nabiki notò un cartello che, con impietosa indifferenza, le indicava che la segreteria si trovava esattamente all'ultimo piano.

Eh beh, che mi aspettavo?!

Così, molti, molti scalini più tardi, Nabiki giunse finalmente alla tanto agognata meta (e fu tentata di baciare il suolo piatto finchè non le si fossero consumate le labbra); quindi venne accolta in un ambiente decisamente ampio e luminoso, arredato in modo raffinato ed elegante, tipico dell'opulenza che si respirava nell'intero edificio. Dopotutto, l'Ouran era soprattutto questo, in apparenza: un immaginifico istituto per ricchi ereditieri bastardi che mangiavano caviale a colazione e si facevano il bidet con lo champagne. Nabiki non si sentiva affatto parte di quel mondo fittizio, in cui la realtà dei comuni mortali risultava essere pura fantascienza, se non addirittura stregoneria; lei non era nobile di nascita, non aveva un autista privato, e l'unica villa di cui fosse stata proprietaria era quella di Barbie. Non era altro che la figlia di una cantante lirica francese e di un politico giapponese... E i figli dei politici, così come i politici stessi, erano considerati soggetti di Serie B, poichè la loro fortuna era improvvisa e passeggera come un temporale estivo. Senza contare che con tutti gli yakuza* che frequentavano l'istituto era preferibile cercare di passare il più possibile inosservati.
In ogni caso, Nabiki avanzò nel salone deserto...

«Ehm... Buongiorno.» iniziò, parlando al nulla «E' permesso? Avrei bisogno di parlare con...»
«Lei è in ritardo.» tuonò una voce maschile alle sue spalle; voce, che le fece venire un mezzo infarto.
«Co-co-co-cocome???» balbettò Nabiki, cercando di impedire al suo povero cuore di schizzarle dal petto.
«E' anche sorda? Le ho detto che è in ritardo. Non ho assunto una nuova operatrice scolastica per gironzolare nell'istituto.» ribattè l'uomo.
«Ci deve essere un equivoco. Vede, io...»
«Nessun equivoco. Può iniziare a lustrare questa stanza, ed esigo che il pavimento brilli così tanto da potermici specchiare. Sono stato sufficientemente chiaro?»
«Guardi, suppongo che lei abbia sbagliat...»
«Mi contraddice ancora? E' licenziata. L-I-C-E-N-Z-I-A-T-A.»
«Va bene, ma...»
«Licenziata!»
«Oooooh, ma le si è inceppato il disco?!?!» strillò Nabiki, rossa in viso.
«Chiamo la sicur...»
«BAKA!» Nabiki prese una lunga boccata d'aria e fece ciò che sperava di non dover fare mai: «Sono Nabiki Elenoire Rubine -prese fiato- Tsukiyama, de la Croix» rivelò «E non mi sono fatta tremilasettecentocinquanta chilometri di scale per sentirmi dire che sono licenziata. E come se non bastasse è la quarta volta, la quarta, in ventiquattr'ore che vengo scambiata per qualcun'altro! Ieri, l'isterica vicina del piano superiore mi ha dato per morta; i più bei cristiani che io abbia mai visto mi hanno scambiata per un travestito; stamattina, un travestito vero mi ha scambiato per un certo Toshio, ed ora lei si permette di darmi della domestica filippina... Ma cos'è? Non avete fantasia o siete tutti cretini?»
Quando ebbe finito di sbraitare -e quando riuscì a recuperare sufficiente ossigeno per non svenire- l'ometto che prima le era sembrato tanto imponente si era inginocchiato al suo cospetto, biascicando una serie infinita di scuse così umilianti che Nabiki iniziò a temere che avrebbe iniziato a fustigarsi da un momento all'altro per fare ammenda.
«Mi consenta di implorare la sua misericordia, madonna Nabiki Eleonoire Rubine Tsukiyama De la Croix; io non sono che un umile segretar...»
«Ci dia un taglio, per favore...» mugugnò Nabiki, massaggiandosi le tempie «Mi è venuto mal di testa.»
«Posso offrirle un'aspirina? Un letto a baldacchino in cui riposare? Un massaggiatore indiano prestante? Una...?»
«Voglio solo la mia dannata divisa.»
«Yes, my lady!»
L'ometto scomparve per poi rimaterializzarsi al suo fianco dopo un millesimo di secondo, recando con sè una scatola sigillata su cui era stato elegantemente scritto il suo nome.
«E l'orario scolastico, se è possibile.»
«Yes, my lady!»
L'ometto-prestigiatore tornò con una pila di documenti plastificati.
«Inoltre, esigo che nessuno conosca il mio cognome giapponese, per ovvi motivi di sicurezza.»
«Yes, my lady!»
L'ometto-prestigiatore inviò un'email a tutti i dipendenti dell'Ouran.
«E avrei proprio un leggero languorino... Portami un trdlo* praghese, Ambrogio!»
«Yes, my lady! Prenoto subito l'aereo!» e l'ometto sparì.
«Servizievole, non c'è che dire.» ridacchiò Nabiki, chiudendosi la porta della segreteria alle spalle, con l'intenzione di non mettervi mai più piede.

Alloooora... Vediamo un po'. A quanto pare l'orario è identico per ciascun giorno: due ore di giapponese antico, un'ora di francese, chimica, filosofia orientale, storia e matematica. Che schifo, matematica all'ultima ora! Le lezioni iniziano alle nove e terminano alle quindici; poi dovrò scegliere obbligatoriamente un club pomeridiano... Mh...

Nabiki recuperò il foglio che recava l'elenco dei club e, continuando a camminare, scorse la lista con sguardo rassegnato.

Ok, saltiamo a prescindere tutte le attività sportive, che è meglio! Club di Magia Nera?? Ma è legale questa cosa?... Club di Ikebana, Club di Giornalismo, Club di Teatro, Club di Ommioddiocheppalle-Noncen'ènemmenounochemipiace, Club di Musica...? Club di Musica. Mah... Mi sa tanto che scelgo questo.

Intanto Nabiki realizzò che erano già le nove e che probabilmente avrebbe dovuto essere in aula. Ma dov'era l'aula?

«Aula A, terzo anno, quarto piano dell'ala Ovest...» ragionò «Ma è dall'altra parte del campus!!»

 

..

Kyouya Ootori, affascinante diciottenne dall'aria sibillina, probabile anello di congiunzione tra uno strozzino ebreo e un Harry Potter particolarmente gnocco, era stranamente impaziente.
Il suo costoso Rolex gli suggeriva con scientifica certezza che le nove del mattino, anno domini 2011, erano appena passate. Infatti, la luce del sole illuminava l'aula con un'angolazione di quarantatrè gradi; Tamaki Suou stava invariabilmente intrattenendo due compagne di classe; i libri di giapponese antico erano ordinati perfettamente in base al loro volume e al loro colore, ed erano millimetricamente allineati con lo spigolo del suo banco; le azioni che aveva acquistato stavano salendo... Insomma, tutto era perfetto.
Tutto, tranne un particolare: la persona che stava aspettando non era ancora comparsa. E questo era un male.

Secondo i suoi calcoli, la nuova studentessa avrebbe dovuto essere in aula con almeno tre minuti di anticipo.
Però non c'era.

Kyouya aveva raccolto informazioni su di lei sin da quando suo padre, Shigeru Tsukiyama, era stato nominato Ministro della Difesa. Sapeva tutto di lei: il suo nome, il suo aspetto, cosa mangiava, chi frequentava, i voti con cui si era diplomata in Francia... Conosceva anche il suo codice fiscale, i giorni del suo ciclo mestruale, il numero dei capelli che aveva in testa, ed era persino a conoscenza della sopracitata Villa di Barbie, che le avevano regalato quando aveva interpretato il Globulo Bianco durante una recita basata sui misteri del corpo umano. In parole povere, Kyouya (fammi indovinare: era un maniaco?) aveva diligentemente tracciato un profilo psicologico (della vittima?) della nuova studentessa, e aveva tutta l'intenzione di sfruttare ciò che sapeva a proprio vantaggio. Non per nulla lui era Kyouya Ootori, il Tipo Affascinante, il Re che agiva all'ombra di Tamaki.

Però, come cavolo faceva ad agire se (la vittima) la nuova studentessa non si presentava?

Fu costretto ad accantonare i suoi dubbi e ad alzarsi per salutare il professore, quando, nel bel mezzo dell'inchino generale, la porta venne spalancata da una ragazza urlante.

«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace per il ritardo! Sono mortificata! Io... Io stavo cercando l'aula ma mi sono persa, e poi... Oh, ma non è necessario che vi inchiniate!»

Il silenzio regnò sovrano. Kyouya ebbe persino l'impressione di vedere una palla di fieno ruzzolare fra i banchi.

Non dirmi che questa qui è Nabiki Tsukiy...

«Ehm... Suppongo lei debba essere la signorina...» il professore ricevette un'email da un ometto servizievole a caso «... De la Croix, dico bene?»

...De la Croix?

«Sì, è esatto.» rispose la ragazza, arrossendo per la brutta figura «Mi... Mi dispiace per essere arrivata in ritardo.»

Ma certo... Ha comprato il silenzio degli insegnanti per non far sapere di essere la figlia di un politico. E' furba, la ragazza!

«Non deve giustificarsi, milady De la Croix.» ribattè il professore, sorridendo gentilmente «Nessuno la rimprovererà per questo.»
«Veramente?» fece l'altra, piuttosto sorpresa.
«Ma certamente, milady.» annuì il professore «Qui all'Ouran non siamo autorizzati ad ammonire gli studenti...»
«Oh, meno male! Sono sollevata. Credevo che...»
«Ci limitiamo ad escluderli dalla lezione!» concluse il professore, conservando il suo plastico sorriso.
Kyouya ebbe l'impressione di vedere un'incudine abbattersi sul capo (eddai, concedimelo!!!) della vittima.
«Ootori,» fece il professore «Sarebbe così gentile da scortare milady De la Croix in corridoio? Probabilmente avrà bisogno di tutor che le illustri la situazione.»

Kyouya si armò del suo sorriso più falso e si alzò con un unico movimento elegante. Così elegante che, se avesse potuto, si sarebbe applaudito da solo.

«Sarebbe un onore per me.»

Sì, piccola bugiarda, sarà proprio un onore. Sono sicuro che tu e il tuo piccolo segreto mi frutterete un bel po' di soldi...

 

 

NOTE

Moshi moshi: "pronto?" in giapponese
Serafuku: è la divisa femminile che è obbligatoria in ogni scuola giapponese
Kensington Gardens: è uno dei parchi più belli di Londra, famoso per le splendide rose dedicate alla principessa Diana.
Yakuza: mafia giapponese
Trdlo: è un dolcetto tipico della Repubblica Ceca, simile ad un cannolo siciliano.

Ed eccoci qua. In realtà questo capitolo avrebbe dovuto essere più lungo, ma ho deciso di interromperlo qui per evitare di scrivere poemi omerici e cantiche dantesche. Mi sto divertendo un mondo a scrivere questa storia; spesso scrivo e rido da sola, ma vabbè... Comprendetemi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e se ha fatto sorridere anche voi vi prego di farmelo sapere ^_^
YES, MY LADY (cit.) mi è venuto in mente pensando a Michaelis di Kuroshitsuji, ma non sapevo se metterci una nota oppure no XD nell'incertezza cit. cit. cit.
Dunque, devo dire che sono piuttosto commossa di notare che persone che mi hanno seguito in altri fandom si sono precipitate qui per leggere quest'ultimo parto mentale. Invece ho notato, con un po' di tristezza, lo devo dire, che i lettori e gli autori del Fandom sono piuttosto restii a recensire. Mi domando se sia per pigrizia o perchè la storia non piace; in ogni caso, io sono contenta lo stesso e non sono tipo da fare stupidi ricatti, della serie "se non ho almeno 10 recensioni non aggiorno più"... Quindi, se qualcuno ha qualche critica od osservazione da portare alla mia attenzione, vorrei che lo si facesse; in questo modo la Bottega dei Desideri potrebbe migliorare, no?^^

Quindi, ringrazio anche chi ha semplicemente letto questo capitolo.
Ringrazio inoltre le 10 persone che hanno inserito questa storia nell'elenco delle seguite: Argentea, DarkSwan, Jennymatt, Miharu81, Myrose, Pich Shrooms, Shining Aurora, SmoothCriminal, Virgy90 e Yvaine0
Ringrazio poi le 5 persone che l'hanno inserita nell'elenco delle storie preferite: AsaYuni, KawaiiBonBon, Kiriku, Rosy_96 e Sherin.
Ringrazio ancor di più le 7 persone che mi hanno lasciato una recensione: SmoothCriminal, Argentea, Shining Aurora, Kiriku, Sherin, Myrose e Redseapearl.

Dal prossimo capitolo ci saranno tutti i personaggi :)

Grazie a tutti voi

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Capitolo 4
*** Il prostituto delle tenebre ***


.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

Terzo Ingrediente

Il prostituto delle Tenebre

 

 

Se qualcosa che poteva andare storto è invece andato bene, stai tranquillo, devi solo aspettare: presto scoprirai che sarebbe stato meglio se fosse andato male.

Tutto si poteva dire di Nabiki, meno che fosse una fifona.
Certo, c'era stata quella volta di molti anni prima, quando sua madre le aveva ordinato di non sudare (come se fosse possibile, poi!) poichè altrimenti sarebbero arrivati i malanni...
E in fondo, si sa, tutte le madri hanno quest'ingenerata psicosi per il sudore; eppure, se l'aristocratico cervellino della signora De la Croix avesse partorito un termine leggermente meno sofisticato, Nabiki si sarebbe di sicuro risparmiata un bel pò di notti insonni. Perchè sì: per molto tempo Nabiki ne aveva avuto il terrore, di questi fantomatici Malanni!
Se li era immaginati grandi, brutti e cattivi, pelosi e provvisti di un vasto campionario di artigli e zanne che avrebbero fatto invidia ad un assortimento completo di Miracle Blades; e ogni notte non riusciva ad addormentarsi nemmeno con l'intera discografia di Marco Masini per paura che, proprio nel momento in cui avesse abbassato la guardia -puff!- sarebbe comparso un intero esercito di Malanni assetati di sangue.
Eppure, a sei anni finalmente scoprì che i malanni, tutt'al più, le avrebbero fatto salire un po' di febbre.

...Ok, ok, lo scoprì a sedici.

Ma non è questo il punto.
Il punto è: Nabiki non era una ragazza che si spaventava facilmente; o, almeno, lei così credeva. L'unica fobia di cui non si era mai liberata, in fondo, era quella del buio...Eppure, l'indecifrabile sorrisino patrizio di quello strano ragazzo le fece inspiegabilmente accapponare la pelle e sudare le mani; un po' lo stesso effetto che le avrebbe fatto un'indigestione, per intenderci. Comunque sia, quando il giovane si richiuse la porta dell'aula alle spalle, e nell'immenso corridoio non ci fu nient'altro che un imbarazzante silenzio, Nabiki fu seriamente tentata di darsela a gambe. Ma il buon senso (semmai ne avesse avuto uno) e i dogmi della buona educazione le impedirono di muoversi.
Intanto, mentre lei cercava di capire cosa di quel ragazzo le causasse tanto disagio, lui continuava a squadrarla, imperturbabile. Infine, si aggiustò gli occhiali sulla punta del naso e mutò radicalmente espressione, sciogliendosi in un sorriso tanto bello, quanto falso come Giuda.

«Miss De la Croix, dico bene?» chiese, retoricamente «Kyouya Ootori, al suo servizio.» si presentò quindi, prodigandosi in un improbabile baciamano.

Questo si droga!- pensò Nabiki, esterrefatta.

Era accaduto un'unica volta in vita sua, che qualcuno le baciasse la mano: a Vienna, ed era stato il principe Frantz a farlo. Ah, e inoltre si era trattato di un sogno, probabilmente dovuto alle repliche della "Principessa Sissi" di cui sua madre era tanto innamorata; infatti ci era mancato tanto così perchè le aggiungesse un quarto ed ultimo nome (Sissi, per l'appunto) che le avrebbe definitivamente distrutto la vita. Per fortuna, suo padre era riuscito a fermare quella sciagurata di sua moglie giusto in tempo, con grande sollievo da parte dell'ufficiale dell'anagrafe, che aveva avuto a propria volta parecchie difficoltà già a digerire il nome Nabiki Tsukiyama.
Insomma, una che aveva la sfortuna di chiamarsi "Nuvola che fluttua sulla montagna della luna"* non era già abbastanza sfigata di suo, senza secondi, terzi e quarti nomi aggiunti?

Sicuramente, ; ma quello strano ragazzo non lo avrebbe mai scoperto, per fortuna.

«Ehm... Io sono Nabiki, ma immagino tu lo sappia già.» disse, un po' in difficoltà «Mi dispiace. Ora resterai indietro con la lezione di giapponese...»
Kyouya sorrise; e il suo fu un sorriso gelido, se non addirittura polare.
«Non fa nulla. Ma il mio tempo è prezioso; mi sa che dovrai risarcirmi.»
Lo disse con una tale naturalezza e gentilezza che Nabiki stentò a credere di aver sentito bene.
Quel tizio... Voleva dei soldi? Da lei?

No. E' impossibile. Probabilmente, ha soltanto il senso dell'umorismo di una stalattite, tutto qui!

«Ti firmo un assegno?» gli chiese, sforzandosi di ridere.
Il giovanotto non parve cogliere l'ironia.
«Ehm... Contanti?» azzardò Nabiki, ora incerta.
Il giovanotto concentrò tutto il suo disappunto in un sopracciglio inarcato e poco rassicurante.
«E che vuoi, che ti paghi in natura?» sbottò Nabiki, stufa di tanta indifferenza.
«Miss de la Croix,» esordì piacevolmente lui, estraendo un'agenda nera dalla tasca della giacca «dubito che lei si renda conto della situazione in cui si trova. Anzi, trovo alquanto... Bizzarro, che lei ci si trovi, in questa situazione.»

Ribadisco il concetto: questo si droga! Ma è mai possibile che li incontro tutti io, i tipi così? Ma che cos'ho che non va?

Trascorsero alcuni interminabili secondi densi di silenzio prima che Nabiki sentisse l'incontenibile bisogno di dare fondo al suo vasto repertorio di raffinatezze...

«Senti, Ootori, abbi pietà.» sfiatò, levando gli occhi all'alto soffitto affrescato «Parla potabile, ok? Se continui a parlare come l'Oracolo di Delfi, mi dici come cacchio faccio a rendermi conto delle cose? Non ci sto capendo più niente. Spiegami le regole di questa maledetta scuola, e facciamola finita... Possibilmente, entro la prossima Era Glaciale!»
Kyouya si aggiustò nuovamente gli occhiali sulla punta del naso e sospirò, sfogliando la propria agenda.
«E' molto semplice.» rispose «All'Ouran vigono le leggi dell'Ouran.»
«Che tradotto sarebbe...?»
«Sarebbe che qui non c'è posto per te.»
Nabiki sbattè le palpebre, incredula.
Prese fiato per parlare, poi desistette.

Infine, esplose.

«Ma ti sei scemunito, Ootori?»
«Modera i toni, De la Croix.» soffiò Kyouya, serafico, ma risoluto «... O forse, dovrei dire Tsukiyama

MERDA. Questo qui sa chi sono!

Kyouya stiracchiò le belle labbra in un sorriso vittorioso, annotando qualcosa sulla propria agenda.
«Nabiki, Elenoire, Rubine Tsukiyama De la Croix.» lesse «Secondogenita della famiglia Tsukiyama, erede legittima di Shigeru Tsukiyama, nonchè ministro della difesa dell'attuale governo; anni diciotto, diplomata all'istituto Louis le Grand di Parigi. Voto del diploma: 88.»

DOPPIA MERDA. Questo sa pure quante volte al giorno vado in bagno...

«Hai due sorelle. Sayuri Tsukiyama: ha venticinque anni. E' una modella famosa, attualmente fidanzata con un noto attore americano. Yukino Tsukiyama: invece ha dodici anni. E' un genio della matematica, e frequenta un'importante scuola privata in Svizzera. Non vai molto d'accordo con nessuna delle due.» lesse ancora Kyouya, concedendosi una breve pausa ad effetto per studiare la sua reazione.
«D...Dovrei essere impressionata?» chiese Nabiki, sforzandosi di restare impassibile «Queste sono notizie che si trovano facilmente anche sui giornali e...»
«E, inoltre,» la smentì l'altro «Adori il gelato, anche se sei perennemente a dieta. Hai paura del buio. Non hai mai avuto uno straccio di ragazzo. Sei una schiappa in matematica, non sai nè ballare nè cantare, negli sport fai praticamente pena e...»
«Sì, sì, ho capito, sono un caso umano! Basta!» sbottò Nabiki, con la voce più alta di un'ottava «Che accidenti vuoi da me?» chiese poi, avvicinandosi al ragazzo.
Kyouya le sorrise ancora, serafico. Nei suoi occhi scuri, dal colore indefinibile, a Nabiki sembrò di scorgere il simbolo del dollaro.
«Voglio che tu mi compri.»

Ah... Bene. Vuole che io lo compri...
Un po' come andare dal salumiere e dire "Scusi, vorrei due etti di stronzo. Senza grasso, però!"
Chiaro, no?
Vado a scuola e il primo che incontro è un prostituto. Uno prostituto psicopatico!

«Ootori.» disse, guardandolo dritto negli occhi «Ma che è, sei nato scemo?? Te lo sogni che ti compro; e poi, scusami, ma non sei il mio tipo.»
I nervi di Kyouya rischiarono di suicidarsi, mentre si rendeva conto che quella strana ragazza aveva l'insospettabile capacità di capire esattamente il contrario del succo del discorso.
Ciò nonostante, s'impose la calma.
«Ah, questo è interessante.» disse quindi, eliminando il proprio nome dalla lista dei possibili Tipi che avrebbero potuto catturare l'interesse di quella ragazza «Ma non hai capito. Non è me che devi comprare: è il mio silenzio.»
Nabiki prese in considerazione il silenzio.

Il prostituto sa il fatto suo.

«Sbaglio, o per te sarebbe un problema se si venisse a sapere di chi sei figlia?» chiese, sfoggiando la sua migliore faccia da poker «Ragiona: in questo istituto il numero di rampolli di famiglie mafiose aumenta di anno in anno, e sono ragionevolmente sicuro che la tua presenza sarebbe estremamente sgradita ai più. Inoltre, se gli altri studenti sapessero che alloggi in uno squallido monolocale, e che lavori in un'umile pasticceria, non ci penserebbero due volte ad emarginarti. O peggio, potresti essere vittima di bullismo, non credi? Ecco perchè ho detto che qui non c'è posto per te. Avresti fatto meglio a non mettere mai piede in un posto simile, e credimi, io sono l'unica persona che potrebbe essere disposta ad aiutarti.»
Nabiki prese in considerazione l'aiuto di Kyouya, e deglutì.

Il prostituto sa anche troppo.

«Dunque, ritengo sia estremamente vantaggioso, per una popolana come te, mascherare al meglio l'identità. E io potrei aiutarti, Tsukiyama-san; ma ovviamente, tutto ha un prezzo...»
Nabiki sospirò. Sapeva bene che Kyouya l'aveva messa con le spalle al muro. Non sapeva come fosse riuscito a procurarsi tutte quelle informazioni sul suo conto, ma una cosa era certa: quelle informazioni erano pericolose; estremamente pericolose. E non avrebbe potuto permettere nè a lui, nè a nessun altro, di usarle a proprio piacimento contro di lei. Eppure...
«Ootori, dimmi...» iniziò, un po' incerta «Per caso stai cercando di proteggermi?»
Kyouya rimase di stucco per qualche istante, poi fu sul punto di lasciarsi sfuggire una risata.
«Questo è un punto di vista interessante...»

In fondo, il prostituto non è cattivo.

«Quanto vuoi per tenere la bocca chiusa?» chiese quindi, con un sorriso di circostanza.
Ormai era in ballo e doveva ballare per forza, anche se non conosceva i passi.

«Oh, mi accontento di due milioni di yen!»

Il prostituto è uno stronzo!!!

«E dove cazzo li trovo due milioni di yen, baka? In una busta di patatine?!» strillò, afferrandolo per il colletto della giacca e strattonandolo con forza.
Kyouya non battè ciglio.
«Esiste un'altra soluzione.» aggiunse, prendendo nota di chissà cosa sull'agenda.
«E sarebbe?»
Il sorriso di Kyouya divenne così diabolico che Nabiki ebbe l'impressione di vedere un paio di corna spuntare sulla fronte del ragazzo.
«Sarai la mia schiava!»
Nabiki sferrò un pugno contro il muro, a pochi centimetri di distanza da Kyouya.
«Serva ti suona meglio?»
Nabiki sferrò l'altro pugno contro il muro.
«Collaboratrice. Tanto la sostanza non cambia.»
Nabiki, che intanto si era fatta un male cane e stava pregando affinchè non scendessero le lacrime a rovinare la sua performance, annuì, sconfitta.
«Hai vinto tu, razza di... di... Prostituto delle Tenebre!»
Kyouya sorrise.
«Ne ero certo...» disse, scrivendo qualcos'altro «Dopo le lezioni ci accorderemo per definire i termini della nostra... Ehm... Collaborazione.»

E mai come quella volta, a Nabiki il termine "collaborazione" sembrò tanto simile a "condanna a morte".

Beh... In fondo, questo è il male minore. Poteva andarmi peggio. Non so... Potevo finire bloccata in Alaska su una slitta trainata da criceti!
Sì, decisamente è andata meglio di quanto pensassi.

Come si sbagliava!

 

..

 

Ce l'aveva fatta. Era stato un gioco da ragazzi.
Non aveva neanche dovuto sforzarsi di convincerla ad accettare le sue proposte. Che fosse davvero così arrendevole, quella Tsukiyama?
Kyouya aveva i suoi dubbi in merito. Nabiki doveva aver avuto un valido motivo, persino più valido di quelli di cui lui era a conoscenza, per aver ceduto ai suoi capricci con così tanta accondiscendenza.

Oh, beh, non aveva importanza.

Quando fu sicuro di essere solo, tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose un numero ormai familiare.
Una voce ibrida gli rispose al primo squillo.

«E basta, Toshio, rassegnati. Non ti voglio, lo vuoi capire sì o no? E poi puzzi. E lo sai che io ho la psicosi delle puzze!»
Kyouya si schiarì la voce.
«Fujioka-san?» chiese, educato come sempre.
«Oh, Kyouya-kun, sei tu!» gongolò Ranka-san, imbarazzato «Devi scusarmi, ma sto attraversando un momento di delirio cosmico. Quella sciagurata non mi ha lasciato uno straccio di spiegazione. Che, per caso tu sai come si usa un forno? E quanta cacchio di farina ci vuole nella crema pasticcera? Oddio, perchè ho accettato questo lavoro...?»
«Ranka-san, si calmi. Invierò un tecnico qualificato ad aiutarla, per ripagarla delle preziose informazioni.»
«Oh, quindi Nacchan ha abboccato subito?» gongolò l'altro, tutto trionfante.
«Più in fretta di quanto pensassi, a dire il vero.»
«Si passa al piano B, Kyouya-kun!»
«Stia tranquillo, Ranka-san. Trasformerò Tsukiyama in una perfetta lady. Non posso fallire.»
«Yatta!*» strillò l'altro «Così quella piattola di Tamaki s'innamorerà di lei e lascerà finalmente in pace la mia adorata bambina!»

 

..

 

Al termine delle lezioni, Nabiki seguì Kyouya nell'edificio a sud del campus, in un immenso dedalo di corridoi, scale e saloni riccamente decorati, finchè non giunsero all'ultimo piano del corriodio Nord, nell'ala delle biblioteche e delle aule di musica. Quindi, percosero l'intero corridoio, finchè Kyouya non si accostò ad una gigantesca porta a due ante; tirò fuori la rispettiva chiave da una tasca (ma quanta roba ci teneva, in quelle cazzo di tasche?) e la ruotò tre volte.

«Benvenuta all'Host Club!» disse, spalancando la porta con somma eleganza, tanto che Nabiki si chiese se fosse riuscito a mantenere lo stesso portamento in altre situazioni; tipo... Sul gabinetto, perchè no?
In ogni caso, la stanza era in realtà un immenso salone deserto, ad eccezione di alcuni ingombranti scatoloni disposti un po' ovunque.

«Host Club?» ripetè Nabiki, perplessa «Qui c'è scritto che questa è l'Aula di Musica numero tre.» ribattè, adocchiando la targhetta.
Kyouya avanzò nel salone, andando a scostare le pesanti tende color glicine.
«In teoria, lo sarebbe; in pratica, qui è dove io e gli altri ragazzi teniamo compagnia alle nostre gentili ospiti. Ci occupiamo di loro, le viziamo, le coccoliamo. Le donne vogliono soltanto essere ascoltate, protette, comprese... E noi possiamo fare tutto questo per loro, in cambio di pochi spiccioli. Noi esaudiamo il loro desiderio più grande.» spiegò Kyouya, con enfasi, tanto che a Nabiki sembrò che i suoi occhiali luccicassero sinistramente.
«E quale sarebbe, questo desiderio?» chiese lei, con scarsa curiosità.
«La nostra compagnia.»
L'espressione di Nabiki parlò per lei.
«In pratica, vi prostituite?» chiese, allibita.
«No.» e qui Kyouya dovette davvero fare appello a tutta la sua impassibilità per non mandarla a quel paese «Ci limitiamo ad accontentare i capricci delle nostre ospiti.»
«Ma vi fate pagare, no? Quindi vi prostituite.»
«NO, CRETINA!» strillò Kyouya, livido di rabbia; e Nabiki sogghignò per la piccola rivincita che si era concessa.
«Comunque...» Kyouya si costrinse a tornare di una tonalità più accettabile «L'accordo è semplice: io mantengo il tuo segreto e tu lavori per me, ma...»
«Ma?»

...Ed ecco che Mister-Te-Lo-Metto-Dietro-Senza-Che-Tu-Te-Ne-Accorga sfoggia il suo miglior sorriso diamantifero prima di sganciare la bomba!

«Ma comprenderai bene che sarebbe estremamente disdicevole per me, farmi vedere in compagnia di una simile...» stava per dire "zoticona" «ragazza priva di buone maniere. Ecco perchè ho preparato un programma per... » il tuo addestramento? Magari se sarai brava ti darò anche un biscotto. «Per la tua preparazione.»
Nabiki affilò lo sguardo, in modalità te-spiezzo-in-due, ma non fiatò.
«Studierai danza, dizione, galateo e ti esibirai nella cerimonia del thè.» scrisse Kyouya, estraendo nuovamente la sua adorata agenda da chissà dove «A meno che, tu non voglia che il tuo segreto diventi di dominio pubblico.»

Adorabile. Davvero a-do-ra-bi-le. Il suo livello di adorabilità sfiora la violenza fisica, non c'è che dire.
Come la cerebrovasculopatia, insomma.

«Ora, tanto per cominciare, puoi iniziare a lustrare il pavimento, a spolverare i divani e il pianoforte; poi luciderai i lampadari e gli specchi, e infine disferai quegli scatoloni che vedi laggiù...» annunciò Kyouya.
Nabiki acconsentì, di malavoglia, imprecando in ogni genere di lingua che conosceva e che riusiva ad inventarsi, sperando che un meteorite piombasse in quella stanza da un momento all'altro. Ma si rimangiò subito la maledizione: con la sfortuna che aveva si sarebbe ritorta contro di lei.

Ben presto rimase sola, e continuò a strofinare e risciacquare tutto lo strofinabile e lo sciacquabile, ripensando a come era finita in quell'assurda situazione; quando, improvvisamente, avvertì una presenza alle sue spalle. Sudò freddo per la sorpresa e si spaventò così tanto che scivolò sul pavimento bagnato e colpì con la testa il secchio dell'acqua sporca che (oh beh, è chiaro!) le fece uno shampoo tutt'altro che previsto.

«Mapporkadiquellabagasc...!!!»
«Ehm...?» sentì chiedere «Ti ho spaventato?»
«Nooo, ogni tanto mi viene un infarto, così, per sport! Certo che mi hai spaventato!» ribattè Nabiki, liberandosi del secchio, che le ostruiva la visuale.
Quando riuscì a mettere a fuoco il viso di chi le stava davanti, Nabiki arrossì. Aveva appena mandato a fanculo un ragazzo davvero carino...
Non era molto alto, anzi, probabilmente era più minuto di lei, ma nulla scalfiva il suo fascino fanciullesco, se non addirittura efebico. Era piuttosto mingherlino e filiforme, ma la sua grazia era paragonabile solo a quella di un putto preraffaelita; e il suo viso, piuttosto femmineo, comunicava un dispiacere sincero.
Nabiki si sentì morire per avergli gridato contro.

«Scusami davvero, non avevo intenzione di spaventarti. E' che di solito qui a quest'ora non c'è mai nessuno, e io ne approfitto per studiare.» disse, tendendole una mano sottile e delicata come quella di una donna «Comunque, io sono Haruhi, piacere di conoscerti.»
Un campanellino risuonò lontano nella mente di Nabiki.
«Haruhi, hai detto?» chiese, accettando la sua mano.
I grandi occhi castani del ragazzo la guardarono, incerti.
«Sì, perchè?»
Era davvero carino, carino, carino...!
«No, scusa, non farci caso. Ho sentito parlare di una certa Haruhi da uno che lavora con me, ma non puoi essere tu. L'Haruhi di cui parlo io è una ragazza!»

Haruhi per qualche strano motivo sembrò allarmarsi, ma Nabiki attribuì la sua reazione all'effetto che probabilmente doveva avergli fatto lei: era bagnata fradicia, e dopo aver imprecato come uno scaricatore di porto ora si era anche messa a blaterare cose di cui probabilmente a lui non interessavano affatto.

«Comunque, scusami se me la sono presa con te. Io sono Nabiki. Nabiki De la Croix.»
«Ah, tu sei la nuova! Sei in classe con Tamaki-senpai e Kyouya-senpai... Però se li cerchi, devi passare più tardi. L'Host Club è ancora chiuso.»
«Ehm... Veramente, io non sono una delle ospiti del club.»
«Ah no?»

Nabiki arrossì. Insomma, se aveva la possibilità di stringere amicizia con un bel ragazzo doveva per forza rivelargli di essere diventata una specie di schiava?

«Sto... Facendo solo un piacere a Kyouya.»
«Ah, capisco: ti ha incastrata.» intuì Haruhi, sospirando tristemente.
«Quel bastardo...»
«Non dire così... In fondo, sotto sotto, Kyouya ha un cuore d'oro.»
«Ah, sì? E che fa? Lo tiene al sicuro nel caveau di una banca svizzera?» chiese Nabiki, con sincero interesse.
«Suppongo di sì.»

Entrambi scoppiarono a ridere.
Fu più o meno in quel momento che Nabiki stabilì che quel ragazzo le piaceva da matti. Peccato non averlo incontrato prima!

«Dai, ti dò una mano a sistemare la sabbia che c'è negli scatoloni.» propose Haruhi, solare.
«La COSA???»
«La sabbia.» rispose l'altro, serissimo «Oggi Tamaki voleva l'Antico Egitto, come tema per l'Host Club.»
«E CHE CACCHIO LI HO LAVATI A FARE I PAVIMENTI SE POI DEVONO ESSERE RICOPERTI DI SABBIA???»

In quel momento, Nabiki udì alcune voci maschili provenire dall'uscio...

«Mi è sembrato di sentire delle volgarità...»
«Ma no, probabilmente è solo il tuo stomaco, Hikaru.»
«Sarà, Kaoru, ma io sento puzza di popolano.»
«Io invece sento profumo di torta! Non è vero, Takashi?»
«Sì.»
«Basta ragazzi, siamo in ritardo e il costume da Faraone mi pizzica la pelle.»

Fu in quel momento che diversi ragazzi fecero la propria comparsa nell'Aula di Musica numero tre.
...
E fu nello stesso identico istante che Nabiki scoprì quanto le sarebbe andata meglio adesso se le fosse andata peggio prima.



NOTE

NABIKI TSUKIYAMA: Nabiki = nuvola che fluttua. TSUKI= luna. YAMA= montagna.
YATTA: evvai, evviva.






Angolo dell'autrice :)

Ciao ragazzi!!! Scusate il ritardo, ma questa settimana è stata peggio di una lasagna, cioè praticamente ci è andato di tutto! =_=

In ogni caso, sono finalmente riuscita a pubblicare questo capitolo. Vi aspettavate una storia semplice semplice? Eh no, cari miei. Ci sono degli intrighi. Come avrete capito, a Kyouya piace Haruhi; Ranka-san ha ordito una trappola per Nabiki, affinchè Tamaki si innamori di lei e lasci in pace sua figlia; Nabiki non ha capito che Haruhi è una ragazza e si sta prendendo una mezza cottarella per lui/lei; e poi sta per incontrare il suo Mori... Ma soprattutto I GEMELLI! XD

Comunque sia, ringrazio tutti voi per il sostegno che mi regalate.

Ringrazio le SETTE persone che hanno inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie preferite: Argentea, AsaYuni, KawaiiBonBon, Kiriku, Sherin, SmoothCriminal e Althea.
Ringrazio le TREDICI persone che hanno inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie seguite: Argentea, Boby, Chiaki_chan, Claws, Darkswan, Jennymatt, Miharu81, Myrose, Pich Shrooms, Shining Aurora, SmoothCriminal, Virgy90 e Yvaine0.
Ringrazio anche chi semplicemente legge.
E soprattutto ringrazio le DIECI persone che hanno lasciato un commento (è il regalo più bello che poteste farmi!):

CLAWS

BOBY

CHIAKI_CHAN

SHINING AURORA

MYROSE

SMOOTHCRIMINAL

ARGENTEA

KIRIKU

ALTHEA

E SHERIN (ps: non vedo l'ora di leggere!!!)

UN BACIONE A TUTTI

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Capitolo 5
*** L'invasione degli ultrafessi ***


N.B. = Ho inserito uno specchietto al termine del capitolo per chi seguisse questa storia pur non avendo dimestichezza con i personaggi del fandom.


.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

Quarto ingrediente:

L'invasione degli Ultrafessi

(può avere effetti indesiderati!)

 

 

Ognuno di noi ha un piano che non funzionerà.

Nabiki aveva ormai sviluppato una sorta di sesto senso per i guai.
Anzi, in realtà, più che un sesto senso, la sua era una strana mutazione genetica che l'aveva trasformata in una creatura ibrida tra una calamita e una donna...
Ebbene, sì: era una calamitonna!
E solo le persone affette da questo gravissimo disturbo congenito conoscevano il segreto per difendersi dalle calamità che riuscivano ad attirare.
Ma, non a caso, Nabiki aveva già un piano.

Infatti, sapeva perfettamente che quando i guai stavano per arrivare c'era solo una cosa veramente giusta da fare: andargli incontro e sperare che passassero presto; perchè, si sa, aggirare un problema, solitamente, causa la partenogenesi di tante minuscole disgrazie che lottano strenuamente per diventare catastrofi. Proprio per questo motivo, Madre Natura aveva previdentemente equipaggiato Nabiki con un radar speciale, in modo tale che potesse avvertire più facilmente la vicinanza del pericolo.
E Nabiki, il pericolo l'aveva fiutato.
L'aveva fiutato quando aveva incontrato il travestito e l'aveva fiutato quando aveva incontrato il prostituto; ma le vibrazioni negative che ora provenivano dall'uscio dell'Aula di Musica numero tre andavano decisamente oltre ogni sua più pessimistica previsione. Stava per arrivare qualcosa di grosso; così grosso che quasi stentava a credere che il problema in agguato potesse essere uno soltanto.

Ti prego, Dio, se esisti fa' che non sia così. Non loro. Non ora. Non qui!

...E, come volevasi dimostrare, Nabiki si ritrovò faccia a faccia con ben cinque problemi: tutti carini, tutti danarosi e tutti con le labbra aperte in angeliche "O" di sorpresa.

Ok, ok, ho capito! «Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare», giusto?
Certo che però ogni tanto una mano me la potresti anche dare, tu...

Quando Nabiki ebbe il coraggio di ricambiare gli sguardi dei nuovi arrivati per poco non le partì un embolo.
Si sarebbe aspettata di tutto, da dei figli di papà come loro, persino di vederli atterrare a bordo di un'astronave dopo un picnik su Marte... Ma, ciò che vide, la colse comunque del tutto impreparata. E non a torto! Perchè davanti a lei c'erano due coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti e un'aquila reale... E c'era persino il gatto! Mancavano solo il topo, l'elefante e i due accidenti di leocorni per completare l'opera e far schizzare la pressione di Nabiki alle stelle.
Insomma, davanti a lei c'era un'improbabile macedonia di fauna antropomorfa. O, almeno, questa fu la primissima impressione di Nabiki; la quale, soltanto dopo qualche istante di meravigliata contemplazione, riuscì a riconoscere in quelle figure alcune fra le divinità più celebri della mitologia egiziana: nella fattispecie, Sobek, Hapy, Bastet, Apofi e Thot*.

Per qualche oscura ragione, i nuovi arrivati erano tutti travestiti da divinità egizie, e non c'era modo di riconoscere i loro volti, poichè indossavano delle elaborate maschere dorate che lasciavano intravedere soltanto i loro occhi; occhi che, per quanto sembrasse impossibile, erano più sgranati dei suoi.
E Nabiki non ne avrebbe mai intuito la ragione, se un gatto alto un metro e mezzo non fosse intervenuto per svelarle l'arcano...

«Nacchan? Sei proprio tu?» le chiese il gatto, inclinando di poco la testa da un lato «Perchè sei tutta bagnata ? Ti prenderai un malanno se non ti cambi subito.»
Nabiki evitò accuratamente di sobbalzare alla parola "malanno" e cercò di ricordarsi dove e quando avesse già sentito quell'acuta vocina da Calimero; ma, per quanto si sforzasse, scoprì che era davvero complicato richiamare un viso alla memoria quando chi le stava davanti indossava una maschera come quella.
«Voi due vi conoscete?» chiese quindi Haruhi, con sincero interesse.
«Miao, certo che sì!» rispose il gatto «Lei è Nacchan, quella delle torte!» spiegò il gatto, come se con queste quattro parole a caso fosse riuscito a svelare l'ultimo segreto di Fatima.
«Le torte...?» ripetè Nabiki, il cui sesto senso stava iniziando a vibrare impazzito.
«Ma come, Nacchan, non ti ricordi più?» chiese il gatto, sfilandosi la maschera e togliendo così ogni dubbio alla sua bagnata interlocutrice.

Non lo aveva proprio riconosciuto.
Certo, sapeva che quel ragazzino frequentava l'Ouran, ma non avrebbe mai immaginato di rivederlo così presto, non avrebbe mai pensato di vederlo conciato in quel modo e, soprattutto, non avrebbe mai pensato di incontrarlo nuovamente mentre era zuppa dalla testa ai piedi.
Della serie: le varianti non cambiano mai, ma le costanti variano sempre.

«Tu sei Mitsukuni! Mitsukuni ...Haninozuka, giusto?» chiese quindi, sorpresa quanto gli altri.
«Miao, proprio così!» gongolò l'altro, sfoggiando un sorriso così abbagliante che Nabiki fu tentata di schermarsi gli occhi con entrambe le mani.

Ma che ha al posto dei denti? Una lampada abbronzante?

«La conosci anche tu, Mori-senpai?» chiesero all'unisono un paio di ragazzi che, per qualche strana ragione, erano ammanettati l'uno all'altro e indossavano delle simpatiche maschere da scimmietta. Loro -pensò Nabiki- probabilmente recitavano la parte degli schiavi.
A quel punto, un altro ragazzo vestito da guardia si sfilò la maschera da coccodrillo, ed annuì.
Il cuore di Nabiki perse un battito.
Takashi era lì!
Era lì, e -cosa da non trascurare- indossava soltanto una tunica bianca che a malapena gli copriva la zona lombare, e che risaltava quasi oscenamente la perfezione del suo corpo bronzeo.

Io mi converto al paganesimo!!! Sia fatta la tua nudità!

Takashi le sorrise, pacifico come sempre, e Nabiki perse automaticamente il controllo dei muscoli facciali, che si plastificarono in un sorriso che pareva fatto di vetrocemento.
«Ah... Ehm... Ngh...» biascicò «C-Ciao, Takashi!»
Il sorriso di Takashi si allargò, pur non nuocendo affatto all'aria seria e composta del suo proprietario armato di lancia e scudo.
«Ciao.» rispose quindi, inclinando appena il capo in avanti.
E quello fu più o meno il momento in cui il cuore di Nabiki effettuò un mirabolante tuffo carpiato con triplo avvitamento antiorario.

Dovrebbe essere illegale sorridere così alla gente! Un altro sorriso così e mi stende di sicuro.
...Non che la prospettiva di essere stesa da Takashi mi dispiaccia, eh!

«Dunque, vi conoscete.» dedusse il ragazzo travestito da scriba, che poteva essere soltanto Kyouya «Questo potrebbe essere un problema.» aggiunse, annotando qualcosa su un rotolo di papiro, anzichè sulla sua ormai consueta agenda.
«E' la vostra domestica?» chiesero poi in coro i due schiavi, curiosi proprio come due scimmiette.
«No, miao! Assolutamente!» spiegò Mitsukuni, perfettamente calato nella parte del dio gatto «Ci siamo conosciuti ieri pomeriggio per purissimo caso. Io so solo che Nacchan si è trasferita da poco qui in Giappone e che è franco-giapponese, miao, proprio come Tamaki!»
Nabiki stava per chiedere chi fosse Tamaki, poichè ricordava che Haruhi aveva fatto il suo nome appena qualche minuto prima, ma il sopracitato ragazzo trovò opportuno presentarsi da solo.

...O meglio, il Faraone le porse i suoi ossequi.

«Mia dolce principessa proveniente da un Paese lontano,» annunciò teatralmente, inginocchiandosi al suo cospetto «Vogliate scusare la malagrazia di un umile faraone, ma la vostra esotica beltà mi ha stregato al punto tale da impedirmi di riconoscere in voi la principessa De la Croix.» blaterò, stringendole una mano «Prego, mia umida fanciulla, vogliate scegliere il vostro concubino fra i sudditi del mio fedele popolo; anche se, al momento, la mia dolce Cleopatra non è ancora in loco!» disse, guardando in tralice Haruhi.
Nabiki si stupì così tanto che lì per lì non seppe esattamente cosa dire; ma, infine, riuscì a porre una domanda più che legittima...
«Ma hai bevuto?»
«Sì, mia splendida fanciulla, sono ubriaco, ma della vostra grazia.» rispose Tamaki, perfettamente immune al sarcasmo.
«Ma di quale grazia parla?» sghignazzarono i due schiavi, piegandosi in due per trattenere le risate.
Il Faraone li ignorò, stringendo a sè Nabiki per meglio guidarla nel suo regno, al pari di uno strambo cicerone sotto l'effetto di pesanti psicoacidi...

«Mi dica, preferisce deliziarsi con la compagnia del Tipo Tenero?» chiese imperterrito, indicando Mitsukuni, che in risposta sfoggiò tutto il suo fascino da puttino preraffaeilita.
«O preferisce forse la devota protezione del Tipo Selvaggio?» chiese ancora, indicando Takashi, che aveva stampata sul viso la sua miglior espressione da vetro antiproiettile.
«V...Veramente io non...»
«E cosa dire della sconfinata cultura del mio fedele scriba, il Tipo Affascinante?» aggiunse, indicando Kyouya, il quale affilò così tanto il proprio sorriso che a Nabiki parve di ricevere una coltellata in pieno petto.
«Ma piuttosto mi affogo nel Nilo!»
«O, forse, le piacciono gli amori incestuosi? Il mio regno può offrirle anche i miei schiavi d'amore, i Tipi Vivaci.» continuò Tamaki, imperterrito, indicando i due ragazzi incatenati l'uno all'altro, che sembrarono sul punto di giurarsi amore eterno, alla stregua di una pubblicità del Mulino Bianco.
«Ma tu non senti mai il sacrosanto bisogno di prendere aria?» sussurrò Nabiki, coprendosi le orecchie doloranti.
«Ma siete voi il mio ossigeno, leggiadra fanciulla! Se sceglierete me, Signore e Padrone d'Egitto, non ve ne pentirete.» le assicurò infine, in pieno delirio di onnipotenza.
«No, grazie.»
«Sicura?» fece l'altro, sfilandosi la maschera dorata.

Nabiki per poco non svenne quando si ritrovò vis à vis con un ragazzo insospettabilmente decorativo, nonostante i capelli color giallo evidenziatore e gli occhi dello stesso identico viola perlato dello smalto che aveva comprato due giorni prima.

Oh, beh... Avrà anche il quoziente intellettivo di un nano da giardino, ma tutto sommato è un belvedere!
Comunque sia...

«No, grazie. Io passo.»
A quel punto, Tamaki sembrò sul punto di scoppiare in lacrime; ma, ciò nonostante, non demorse.
«Oh, soave madonna De la Croix! Quand'anche non vogliate concedermi i vostri favori, sappiate che io mi pregio di considerarmi umile servo vostro. Questo, di cotanta speme, oggi mi resta; et ogni volta che il mio pensiero va a voi, sento serrarmi il core! Sento ch'al tutto consolarmi non so del mio destino! Per questo vi prego et vi supplico, ascoltate questa mia prece! Ripensate tosto alla vostra decisione, apperciocchè questa mia favella non sia vana...»
«Ehm... No, ci ho pensato abbastanza. Grazie, comunque!»
Gli occhi di Tamaki divennero lucidi.
«Figlia!!!» strillò, fiondandosi ad abbracciare le gambe di Haruhi «C'è qualcosa che non va! Sono forse stato cattivo? E' per questo? L'ira funesta si sta abbattendo su di me!»
«Calma, Tamaki-senpai, calma...» sospirò Haruhi, piuttosto in imbarazzo, assestandogli qualche fiacca pacca sulle spalle.
«Ma il mio piano di conquista non funziona più!» singhiozzò il Faraone, seriamente disperato.
«E quando mai l'ha fatto?!»

Dove. Accidenti. Sono. Capitata?
Ho per caso oltrepassato un varco dimensionale, e non me ne sono accorta? Non posso credere che tutto questo stia accadendo davvero.

Nabiki non sapeva proprio cosa pensare di tutta quell'assurda situazione. Stando a quel che aveva visto (e sentito), l'Host Club era una gabbia di matti. Anzi, no: l'Ouran era una gabbia di matti! E dire che si aspettava di incontrare soltanto figli di papà con un'intera discarica di puzza sotto il naso e gente che avrebbe guardato persino la Torre di Pisa dall'alto in basso, a furia di snobbare tutto lo snobbabile. E invece, lei aveva avuto la (s)fortuna di incontrare i soggetti più strani che avessero mai messo piede sulla faccia del pianeta... A cominciare dal Faraone con le mestruazioni cerebrali che chiamava "figlia" un suo compagno di scuola.

Andiamo bene! Prima il Prostituto delle Tenebre, ora "l'Invasione degli Ultra-fessi"... Cosa può accadere ancora?

«Mmmm...»
Nabiki sobbalzò, avvertendo una presenza sinistra attorno a lei.
I due schiavi ammanettati erano lì, a poca distanza, e la stavano studiando con la stessa attenzione con cui avrebbero analizzato un quadro cubista.
«Mmmm...» ripeterono i due schiavi, all'uniscono.
«Ehm... Cosa c'è?» azzardò Nabiki, ritraendosi di poco.
I due schiavi si lisciarono il mento (nonostante fosse coperto dalla maschera), con aria pensosa.
«Questi occhi verdi...» ragionò uno dei due «...Piccoli e ravvicinati.»
«Questi capelli neri...» lo imitò il gemello «...Stopposi e sfibrati.»
«Ehi! Guardate che vi sento, imbecilli!» grugnì Nabiki, offesa.
«Questa reazione spropositata! Tu che ne pensi, Hikaru?»
«Non so, Kaoru... Ma mi sembra familiare.»
Nabiki trasalì.
Questi nomi! No... Non è possibile. Non può essere!
«Sì, non c'è dubbio! Tu sei proprio...»
No. Non ditelo!
«Tsukiyama-kun!» esclamarono all'unisono, spogliandosi delle maschere dorate e rivelando un paio di identici visi da Stregatto.

E mai come quella volta, a Nabiki il suo cognome sembrò simile ad un "Bentornata all'Inferno".

Ehm... Sono ancora in tempo per riconvertirmi al cristianesimo?

In risposta, un fulmine squarciò il cielo benchè fosse completamente privo di nuvole.

...Ok, ok, non ti arrabbiare!

 

..

 

Quel che accadde dopo lo shock generale fu così dannatamente surreale che Nabiki non avrebbe saputo immaginare di peggio.

Quando aveva accettato di tornare a frequentare l'Ouran, l'unica cosa per cui aveva seriamente pregato era di non dover mai più avere niente a che fare con i due gemelli che le avevano rovinato l'infanzia: Hikaru e Kaoru Hitachiin.
Eppure, Dio, Buddha, Osiride (o chi per loro) doveva aver terminato i miracoli, poichè si era appena verificata la peggior combinazione possibile degli eventi; quella che, per l'appunto, prevedeva la presenza di quei due diavoli degli Hitachiin. Diavoli che -specifichiamolo- ricordavano perfettamente il suo nome e il suo cognome, e che perciò erano potenzialmente pericolosi.
E dire che per un solo brevissimo istante era stata persino grata a quei due per aver sbandierato il suo vero cognome ai quattro venti, poichè aveva sperato che Kyouya non avesse avuto più modo di ricattarla. Aveva scioccamente creduto che il suo piano fosse andato in fumo una volta per tutte. Ma le speranze di Nabiki si erano infrante nello stesso istante in cui Kyouya (che da dio falco si era automaticamente digievoluto in dio avvoltoio) aveva dichiarato placidamente che, ora che tutti erano a conoscenza del suo segreto, avrebbe dovuto lavorare per ognuno di loro.
Della serie: melius abundare quam deficere.

Naturalmente, c'era chi si era opposto a questo barbaro ricatto, come Tamaki, Haruhi, Mitsukuni e -presumibilmente- anche Takashi.
Ma Kyouya e i due gemelli, al contrario, avevano dimostrato sin dal primo istante tutta l'intenzione di sfruttare la situazione a loro vantaggio; perchè, se era vero che i gemelli omozigoti nascevano dalla medesima cellula, era anche vero che Hikaru e Kaoru Hitachiin condividevano da più di diciassette anni l'affitto dello stesso neurone. E le loro menti diaboliche avevano più volte dato prova a Nabiki di partorire piani complessi ed elaborati, al limite dell'umana comprensione; ed uno di questi piani era appena stato battezzato "Roviniamo l'esistenza di Tsukiyama-kun!".

...E questo spiegava perchè Nabiki fosse in preda ad una crisi isterica che sfiorava l'internamento coatto.

Ciò che invece non si spiegava era perchè Haruhi fosse vestito da Cleopatra (ma questa è un'altra storia!).

«Non ci posso credere!» piagnucolò Nabiki, accartocciandosi su se stessa «Cos'ho fatto di male nella mia vita precedente? Perchè sta succedendo tutto questo?»
«Dai, su, non fare così... Vedrai che insieme troveremo una soluzione. Takashi, Tamaki e Mitsukuni ci stanno già lavorando.» le disse Haruhi, cercando di consolarla come poteva.
«Haru-chan, tu non capisci! Loro sono tornati!» squittì l'altra, fra le lacrime che aveva versato per rabbia «Sta andando tutto a rotoli! Già Kyouya da solo era un cavolo di problema, perchè se il diavolo esiste, credimi, di cognome fa Ootori! Ma anche quei due, adesso... E dire che speravo di essermene liberata in terza elementare. E invece no! Sono qui, e hanno formato una bella triade oscura contro di me.» straparlò Nabiki, sull'orlo di una crisi di nervi «E quegli altri, poi! Tamaki, Takashi e Mitsukuni sono così buoni da formare la triade angelica, quella opposta. E sai che c'è che non va? Che i buoni perdono sempre quando ci sono di mezzo io. Perchè io sono sfigata, Haruhi, sono davvero sfi-ga-ta... E tu...» disse, tirando sul col naso ed indicando Haruhi «Tu sei vestito da Cleopatra!»

Cazzo. Forse questo non dovevo farglielo notare...

«Ehm... Non preoccuparti, senpai. Forse io so come convincere Kyouya, ma avrò bisogno del tuo aiuto.» le confessò Haruhi, passandole un phon perchè si asciugasse i capelli una volta per tutte (prima di strapparseli per la rabbia).
«Dici sul serio? Mi stai dicendo che hai un piano?»
Haruhi annuì, sorridendo.
«Piuttosto, Tsuki-senpai, perchè i gemelli ce l'hanno tanto con te? Voglio dire, quei due prendono in giro chiunque, ma di solito non sono così spietati. Guarda, hanno persino stilato una lista di ciò che vogliono farti fare!»
Nabiki si rifugiò in un angolo ed iniziò a tracciare cerchietti immaginari sul pavimento.
«Vuoi la versione breve o la versione dettagliata?» chiese, con voce spettrale.
«La breve.»
«Tutto ebbe inizio in seconda elementare... Quel giorno nevicava e...»
«La brevissima!»
«E' molto semplice: ce l'hanno con me perchè non sono mai riuscita a distinguerli. Ci ho provato e riprovato per settimane, cercando di scoprire chi di loro due fosse Hikaru-kun; e loro per un po' me l'hanno lasciato fare, con la promessa che se fossi riuscita ad indovinare avrebbero giocato con me. Poi un giorno, non so che successe di preciso, ma hanno cambiato atteggiamento e si sono vendicati.»
«E' così dannatamente da loro...»
«Quindi hanno rubato il mio diario, ne hanno fatto delle fotocopie e poi hanno sparso le pagine per tutta la scuola. Fortunatamente, mi sono trasferita a Parigi subito dopo e sono riuscita a salvare un minimo di dignità, sperando di non doverli vedere mai più.»
Haruhi assunse un'espressione pericolosamente vicina a quella di una vecchia nonna che sa tutto della vita.
«Di' un po'... In quel diario avevi scritto che ti eri presa una cotta per loro, eh?»
L'espressione di Nabiki parlò per lei, tanto che Haruhi dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere.
«Comunque, stai tranquilla, il mio piano funzionerà... Ah, e se vedi Tamaki con un vestito a fiori, fai la cosa giusta.»
«Chiamo la polizia?»
«No... Scappa!»

 

..

 

All'ultimo piano dell'edificio a Sud dell'Ouran School, in fondo al corridoio Nord, quando la porta venne spalancata...

«Benvenute all'Host Club!»

...nell'Aula di Musica numero tre c'era l' Antico Egitto.

L'Host Club era ormai aperto da appena qualche minuto, ma le numerose clienti che lo frequentavano si erano già accomodate sui soffici cuscini in pula di grano, tipici egiziani, gustando dell'ottimo caffè nero o ammirando la splendida collezione di gioielli in alabasto e alessandrite che Kyouya mostrava loro con la chiara intenzione di guadagnarci il più possibile. Ed era facile intuire quando gli affari gli andavano bene, perchè più le potenziali acquirenti aumentavano, più i suoi occhiali scintillavano come degli autovelox al Moto GP.

Dopotutto, Kyouya sarebbe riuscito a vendere persino la Coca Cola al Papa e a farla passare per acqua santa; e questa sua pratica d'altra parte non era nemmeno sconosciuta alle sue clienti, le quali erano ben felici di farsi fregare, se a farlo erano lui o gli altri membri del club. In fondo, si sa, non basta sbattere le ciglia come la più fervente delle carmelitane scalze e avere un de, un di, o un du davanti al cognome per mascherare la propria natura. E la natura della maggior parte delle aristocratiche principessine dell'Ouran si collocava giusto a metà tra la categoria "scrofa domesticum" e la categoria "rattus cloacam"; insomma, non è che fossero esattamente delle sante ma, se non altro, di solito restavano fedeli ai propri concubini.

Però, quel giorno, dato che Tamaki, Takashi e Mitsukuni sembravano poco inclini ad intrattenere le proprie ospiti, persino le loro clienti più devote decisero di trascorrere il tempo con i due vivaci gemelli...

«Ed è il momento del nostro gioco!» esultò uno dei due, infilandosi un cappello per nascondere la fila dei capelli, che portava a sinistra.
«Chi di noi due è Hikaru-kun?» chiesero poi all'unisono, consci che nessuno li avrebbe mai distinti l'uno dall'altro.

Hikaru e Kaoru Hitachiin erano due gocce d'acqua, tanto che persino i loro genitori non erano mai stati in grado di riconoscerli. Dopotutto, da bravi gemelli omozigoti, erano identici in tutto: avevano gli stessi capelli ramati che sembravano pettinati con i petardi, gli stessi occhi ambrati che sfidavano le leggi della natura, lo stesso gruppo sanguigno... Erano praticamente la stessa persona, in apparenza.
Per cui, era comprensibile che nessuno riuscisse a distinguerli. Soltanto Haruhi, stranamente, ci riusciva... E di questo, in tutta onestà, non sapevano se essere grati o intimoriti.
Il loro mondo era qualcosa che avevano cercato di proteggere in ogni modo possibile, che avevano difeso con tutte le loro energie, a costo della solitudine.
In fondo, se nessuno poteva riconoscerli, perchè sforzarsi di fare amicizia con degli estranei?
Questo, fondamentalmente, era ciò che avevano rinfacciato al mondo sin da quando erano bambini.

Questo, fondamentalmente, era quel che avevano sempre pensato finchè Tamaki non li aveva introdotti nell'enturage del Host Club.

«Quello a sinistra è Hikaru e quello a destra è Kaoru!» azzardò una ragazza, strappando i due gemelli ai loro pensieri.
«Sbagliato! Sbagliato!» gongolarono, cambiando più volte posizione per confodere le loro clienti «Ritentate!»
«Quello a destra è Hikaru e quello a sinistra è Kaoru!»
«Sbagliato ancora!»

Intanto, Tamaki stava rovistando furiosamente all'interno di un borsone, alla ricerca di chissà cosa. Chiunque sarebbe rimasto impressionato dalla stravaganza degli oggetti che era riuscito a tirar fuori da quella valigia, ma Mitsukuni e Takashi (che ormai erano immuni alle sue stranezze) si limitarono a scambiarsi solo qualche timido sguardo incerto, di tanto in tanto.

«Acc... Ma dov'è finito?» si lagnò il Re dell'Host Club «Devo trovarlo! Ne ho bisogno subito!»
«Del tuo cervello?» chiese Kyouya, che nel frattempo si era avvicinato.
«Non scherzare, tu! Sappi che in qualità di King dell'Host Club non posso tollerare il tuo atteggiamento!» protestò Tamaki, sinceramente indignato «Hai ricattato quella povera fanciulla indifesa e io non ti perdonerò per questo! Non voglio vederti mai più!»
«Quindi, stasera non passi da me per la cena?» chiese Kyouya, indeciso se cancellare o meno l'appuntamento dal proprio rotolo di papiro.
«Sì, passo.» gli concesse l'altro «Ma mangerò contro voglia!»
«Ehm... Tama-chan, si può sapere cosa stavi cercando?» chiese invece Mitsukuni.
L'espressione del Re dell'Host Club divenne nuovamente raggiante.
«L'arma segreta.» dichiarò trionfante, riuscendo finalmente ad estrarre dal borsone un orribile vestito rosa confetto.
Le espressioni dei suoi compagni furono l'esatto equivalente di un "Vaffanculo!", ma Tamaki le ignorò bellamente, puntando invece l'indice contro Kyouya.
«Preparati Kyouya, perchè il mio piano non può fallire! Ora, io, Tamaki Suoh, innalzerò lo stendardo della rivolta contro il tuo folle progetto!»

Un coro di entusiastiche Ooooh si levò fra le clienti del club.

«Mori-senpai! Hani-senpai!» gridò Tamaki, notando che nonostante tutto Takashi e Mitsukuni erano scattati sull'attenti.
«Da questo momento, Tsukiyama-kun entrerà ufficialmente a far parte dell'Host Club...» dichiarò «...Come il Tipo Materno!»

...Ma non sarebbe andata esattamente così.

 

NOTE

SOBEK: dio coccodrillo, connesso alla fertilità = Takashi Morinozuka (c'è bisogno che vi spieghi il perchè di questa scelta? XD)

HAPY: dio babbuino, connesso alla salute = Hikaru e Kaoru Hitachiin (le due scimmiette vivaci)

BASTET: dea gatta, protettrice dei gatti = Mitsukuni Haninozuka

APOFI: dio serpente, simbolo del potere del faraone = Tamaki Suoh (eh beh... Lui solo il faraone poteva fare!)

THOT: dio falco, simbolo della scienza e della conoscenza = Kyouya Ootori (direi che il paragone era azzeccato)

Angolo dell'autrice : spiegazioni e disclaimer.

Noo, non preoccupatevi: Nabiki non diventerà mai un membro dell'Host Club. L'ho detto nel prologo e non mi rimangerò la parola data. Potete stare tranquille ^^"
Ok, quindi avrete certamente intuito che il tema dominante del capitolo è "il piano". Ognuno dei membri del club ha, appunto, un piano: ci manca solo da scoprire quello di Haruhi.
Nabiki nella prima parte del capitolo è tutta bagnata perchè -vorrei ricordarlo- nel capitolo precedente era scivolata ed aveva urtato il secchio dell'acqua saponata. Magari ve ne eravate dimenticati e vi stavate domandando perchè accidenti fosse sempre bagnata dalla testa ai piedi...
Comunque, andiamo avanti:

1) "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare" = è un passo dell'Inferno di Dante, in cui Virgilio chiede a Dante di non cercare risposte alle sue domande, ma di accettare semplicemente la volontà superiore.

2) "Miao, proprio così!" = la frase di Mitsukuni si ispira al pokemon Meo del Team Rocket. (Team Rocket, pronto a partire alla velocità della luce! Arrendetevi subito, o preparatevi a combattere! MIAO, PROPRIO COSI'!) ... 'Sta frase mi ha sempre fatto ridere. Perdonate una povera cretina XD

3) Senpai e Kohai = gli studenti più giovani (in questo caso Haruhi, Kaoru ed Hikaru) chiamano "senpai" gli studenti più anziani (ex: Mori-senpai e Hani-senpai). Al contrario, quelli più anziani definiscono "kohai" quelli più giovani. Tra coetanei, invece, si aggiunge il suffitto "kun" o al nome o al cognome (ex: Tsukiyama-kun). Se si è in confidenza, il suffisso invece è "chan" (ex: Haru-chan) e se invece la persona è adulta si usa il "san" (ex: Ranka-san). Il suffisso "sama" si usa solo con le persone importanti o sconosciute.
Ho ritenuto opportuno fare chiarezza su questo punto, poichè chi non ha dimestichezza con i personaggi del fandom avrebbe potuto non capire che, per esempio, Takashi viene chiamato Mori-senpai solo per via del suo cognome (Morinozuka).

Ringrazio le 16 persone che hanno inserito questa storia nell'elenco delle storie seguite: Argentea, BlackRaven, boby, Chiaki_chan, claws, DarkSwan, JennyMatt, Kagome_ , Matiux, miharu81, Myrose, ninasakura, Nordlys, Pich Shrooms, SmoothCriminal e virgy90

Ringrazio le 9 persone che l'hanno inserita nell'elenco delle storie preferite: Argentea, AsaYuni, flavianolamanoo, JennyMatt, KawaiiBonBon, kiriku, sherin, SmoothCriminal e _Althea_

Ringrazio chi ha semplicemente letto.

E ringrazio di tutto cuore le dodici persone che hanno commentato lo scorso capitolo: Althea, Boby, Chiaki_chan, Smooth Criminal, Myrose, Nordlys (ps: che bello il nuovo nick!), Argentea, Sherin, Kiriku, Flavianolamanoo, Black Raven e, ovviamente, uno speciale TRIPLO GRAZIE a Pich Shrooms!

PS: L'immagine ad inizio capitolo l'ho fatta io, ma non mi convince molto perchè Takashi si vede poco e Nabiki somiglia troppo a Sailor Mars XD
Se per caso il 1° maggio siete al Comicon di Napoli e scorgete una ragazza che fa il cosplay di Haruhi, beh... Quella sono io XD

Posto il seguente specchietto dei personaggi per agevolare chi segue questa storia pur non avendo dimestichezza con il fandom:

TAMAKI SUOH
IL TIPO REGALE
SOPRANNOME: KING DELL'HOST CLUB
SOPRANNOME DI NABIKI: SCONOSCIUTO
18 anni









KYOUYA OOTORI
IL TIPO AFFASCINANTE
SOPRANNOME: RE CHE AGISCE NELL'OMBRA (SHADOW KING)
SOPRANNOME DI NABIKI: PROSTITUTO DELLE TENEBRE
18 anni










HIKARU E KAORU HITACHIIN
I TIPI VIVACI / I TIPI INCESTUOSI
SOPRANNOMI: HIKARU-KUN / KAORU-KUN
SOPRANNOMI DI NABIKI: SCONOSCIUTI
17 anni










MITSUKUNI HANINOZUKA
IL TIPO TENERO
SOPRANNOME: HANI-SENPAI (da Haninozuka) oppure Honey
SOPRANNOME DI NABIKI: CHERUBINO
19 anni










TAKASHI MORINOZUKA
IL TIPO SELVAGGIO
SOPRANNOME: MORI-SENPAI (da Morinozuka)
SOPRANNOME DI NABIKI: MARCANTONIO
19 anni










HARUHI FUJIOKA (donna)
IL TIPO SPONTANEO
SOPRANNOME: HARU-CHAN / FIGLIA
SOPRANNOME DI NABIKI: SCONOSCIUTO
17 anni

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Capitolo 6
*** Il Tipo Materno? Ma anche no! ***


.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

 

Quinto ingrediente:

Il Tipo Materno? Ma anche no!

 

  

 


Se pensavi che il peggio fosse passato... Siediti, e aspetta che arrivi.

 

Haruhi Fujioka -diciassette anni, media del dieci, comune mortale- aveva sempre vissuto nella convinzione di poter sopportare qualsiasi cosa. Infatti, dopo cinquemilaottocentoquaranta giorni di rispettabile esistenza da cittadino medio, Haruhi aveva iniziato a credere fermamente che nulla, ma proprio nulla, avrebbe più potuto costituire una "sorpresa" ...Ma si sbagliava.

...Contava di non dover mai incontrare un ragazzo affetto dalla sindrome del buon predicatore, e si sbagliava, perchè aveva incontrato Tamaki.
...Contava di non dover mai aver a che fare con un peluche umanoide drogato di zucchero, e si sbagliava, perchè aveva incontrato Mitsukuni.
...Contava di non dover mai decifrare i sentimenti di un soggetto stitico di espressioni, e si sbagliava, perchè aveva incontrato Takashi.
...Contava di non dover mai assecondare due gemelli in piena crisi d'identità, e si sbagliava di nuovo, perchè aveva incontrato Hikaru e Kaoru.
...E, infine, contava di non dover mai sopportare un esemplare di rompicoglionidus, e si sbagliava ancora, perchè aveva incontrato Kyouya.

Insomma, a furia di sbagliare i calcoli, Haruhi aveva deciso di buttarsi sugli studi umanistici e di diventare avvocato.
Dopotutto, si sa, la matematica è una famosa malattia mentale!

Per anni aveva praticato la nobile arte del "sorridi e annuisci", nella speranza di confondere i propri interlocutori e vivere così il più serenamente possibile; eppure, da quando aveva avuto la sfortuna di distruggere un orribile vaso (dal modico valore di otto milioni di yen) la sua infallibile tecnica non era servita più a nulla. Non a caso, un unico anno scolastico passato in compagnia dei membri dell'Host Club aveva causato l'automatica produzione di una notevole serie di anticorpi contro gli imprevisti più imprevedibili; e quindi, in parole povere, Haruhi aveva capito che se non poteva batterli, e nel suo caso non poteva neanche confonderli, poteva scegliere solo il male minore: unirsi a loro.

Ed era stato così che Haruhi, da grandissimo tizio qualunque, aveva ottenuto il titolo di Tipo Spontaneo. Non che poi questo appellativo corrispondesse a verità! Perchè, parliamoci chiaro, Haruhi Fujioka, dopotutto, lavorava per l'Host Club per saldare il proprio debito, non certo per sua libera scelta; e, forse proprio per questo motivo, non tollerava che Kyouya sfogasse la sua vampiresca sete di guadagno su una persona innocente. Glielo avrebbe impedito ad ogni costo.
E poi -cosa da non trascurare- aveva un piano semplice, quanto infallibile per aiutare Tsukiyama-kun; e, a giudicare dal trambusto che provenva dall'aula adiacente doveva anche sbrigarsi a metterlo in pratica, perchè, se conosceva bene Tamaki -e lo conosceva bene- presto avrebbe partorito una delle sue idee geniali. E se fosse stato così... Beh, sarebbero stati cazzi amari per tutti.

«Ehm... Tsuki-chan?» azzardò quindi, approcciando la strada più dolce «Mi dispiace molto per ciò che ti è accaduto. Davvero, capisco perfettamente quello che stai passando.»
Nabiki si soffiò il naso rumorosamente, ancora un po' devastata dall'incontro con i due gemelli.
«Dici sul serio?» chiese l'altra, asciugandosi l'angolo di un occhio «Vuoi dire che anche tu sei qui per un ricatto di Kyouya?»
«Più o meno. Ho distrutto un oggetto costoso e devo ripagarlo lavorando qui... Però, in fondo non è così male come può sembrare. I ragazzi tutto sommato mi trattano bene.»
«E' solo perchè sei carino, Haruhi. Gli servi in buono stato.»
Ecco, pensò Haruhi, quello era quel che si diceva un buon momento per introdurre il discorso con la dovuta delicatezza.
«Ehm... Tsuki-chan, io veramente non sono proprio carino, come dici tu. Ecco, io...»
Nabiki sgranò gli occhi, oltraggiata.
«E no, ti prego, non iniziare a fare il prezioso! Detesto quando i bei ragazzi vogliono fare gli angioletti a tutti i costi solo per ricevere altri complimenti. Sei bello, e lo sai perfettamente; dopotutto hai una mandria di giovenche che sbavano come sanbernardi se solo ti permetti di respirare nella loro direzione! Perciò, ti prego, risparmiami la manfrina... E, per favore, sorvola sul fatto che ti ho appena detto spudoratamente che mi piaci. Certo, non sei niente di speciale in confronto a Takashi-Marcantonio, però mica sei da buttare?! Ah, no, aspetta, forse questo non te lo dovevo dire. Cancella tutto!»

Ma quanto parla, questa qua?

«Ehm... Non era proprio quello che volevo dire io...» azzardò Haruhi, improvvisamente meno entusiasta «Forse è meglio se anzichè dirtelo, te lo mostro. Vuoi?»
L'espressione di Nabiki fu ibrida tra l'imbarazzo, lo shock e l'emozione.
«V...Vuoi farmelo vedere?»
«Mi sa che è la cosa migliore, così capirai perchè il paragone tra me e Takashi è improponibile.» rispose Haruhi, conciliante.
«Addiruttura improponibile?» fece Nabiki, coprendosi le guance per l'imbarazzo «E tu come lo sai?... No, aspetta, non voglio saperlo!»
«Beh, guarda che si vede benissimo anche a distanza.» sbuffò «Comunque, è meglio se lo vedi con i tuoi occhi, così chiudiamo questa storia.»
«M...Ma vuoi farlo qui?»
«Sì, certo, qui. Tanto ci siamo solo noi due. Così è più comodo, no?»
Nabiki deglutì, sul punto della vivicombustione.
«Ma intendi adesso?»
«Sì. Adesso. Dai, non ci vorrà molto...» sbuffò Haruhi, mettendosi di spalle alla porta dell'Aula di Musica ed iniziando a sbottonarsi frettolosamente la tunica del costume.
«A-aspetta! Io non so se sono pronta per questo genere di cose! Ho bisogno di prepararmi e... Che so, un defibrillatore potrebbe già aiutare!»
«Andiamo! Ci vorrà solo un attimo, e poi tu devi soltanto guardare!» protestò Haruhi, scoprendosi il petto.

E in quel preciso istante accaddero tre cose diverse, tutte inaspettate.
Tamaki e il suo seguito di prostituti irruppero nello spogliatoio. Nabiki scoprì, con orrore e con sollievo, l'inconfessabile segreto di Haruhi ...E la mandria di ospiti del club fraintese completamente la situazione.

Per qualche istante, a tutti sembrò di vedere qualche balla di fieno ruzzolare rapidamente nella stanza.

«Oh... Ehm... Ecco...» farfugliò Haruhi, ricomponendosi alla velocità della luce.
«Già: ecco!» approvò Nabiki, ancora incapace di spiegare razionalmente ciò che aveva appena visto.
«Ha-Haruhi!» gridò Tamaki, bianco come un lenzuolo «Non dirmi che l'hai fatto!»
Sia Nabiki che Haruhi annuirono con convinzione.
«Non ci posso credere!» strillò un'ospite del club, sul punto di strapparsi i capelli per la gelosia «Haruhi-kun ci ha tradite! E' saltato addosso alla nuova arrivata!»
«Haruhi è un maniaco!» le fece eco una seconda fan, offesa.
«Non è possibile! Haruhi-kun non farebbe mai una cosa del genere. Deve essere stata quella là a provocarlo!» ribattè una terza, puntando un indice accusatore contro Nabiki, che sbiancò all'istante.
«Non è come pensat...» tentò di spiegare quest'ultima, puntualmente interrotta da un' «Ira funesta!» gridato in coro tutte le fans del Tipo Spontaneo, in procinto di accendere le torce e di affilare i forconi.
«O-oh! Le fans si sono arrabbiate.» sospirarono i due gemelli all'unisono.

Haruhi non sapeva proprio cosa fare per calmare le acque.
Di certo non poteva mandare a monte la propria copertura, o tutto ciò che aveva appena fatto per aiutare Nabiki sarebbe stato completmente inutile. Cosa poteva fare?
A quel punto, l'unica cosa sulla quale contare era solo un miracoloso intervento di San Kyouya da Tokyo, noto sedatore di rivoluzioni, ma...

«Non c'è altra soluzione: dovrò aumentare il tuo debito, Haru-chan.» concluse l'ultimo, chiudendo stizzosamente la propria agenda con un gesto che equivaleva ad una condanna a morte.

La messa è finita. Andate in pace.

A quel punto, Haruhi si ricordò di un fattore non trascurabile: lei faceva sempre i conti senza l'oste.

... A... Amen.

..
 



Nabiki ancora non riusciva a credere che Haruhi Fujioka fosse una ragazza.

Mai, nemmeno nell'anticamera del cervello, le era passato di mente che, oltre ad avere un visetto accattivante, potesse avere anche un paio di tette.
Ok, forse, tette era una parola grossa; ma la sostanza era indiscutibilmente, definitivamente, quella: Haruhi Fujioka era un travestito. Il secondo travestito con cui aveva a che fare, per la precisione. E, a quel punto, i conti di Nabiki iniziarono a tornare; e il sospetto che il travestito n°2 fosse stato generato dal travestito n°1 si fece finalmente spazio nella sua testolina confusa.

Non ci posso credere! Haruhi è la famosa figlia di Ranka-san!

Ma le torbide elucubrazioni mentali della povera Nabiki vennero bruscamente interrotte dai ruggiti delle fans di Haruhi e da un conciliante «Adesso basta!» di Tamaki, il quale subito dopo s'inchinò teatralmente ai suoi piedi.

E adesso che vuole, ancora?

«Mia soave e disinibita fanciulla, grande è la vostra esperienza!» iniziò, indicando Haruhi con un distratto -ma in realtà studiato- gesto della mano «Condivido l'amarezza delle pulzelle ivi presenti, mia adorata, poichè avria anch'io disiato un gagliardo momento di bucolica passione con vossia. Eppure, la gelosia di costoro non sia cagion del vostro male, ve ne prego, giacchè ritengo d'avere una soluzione equa et iusta per placare gli animi.»
«E ce la dici subito o dobbiamo aspettare Natale?»
«Cortese fanciulla, lasciate che vi manifesti la mia sempiterna gratitudine per la fiducia accordatami.» continuò Tamaki, armeggiando con un borsone dall'aria sospetta «Ecco, questo è il vessillo della nostra alleanza!» terminò, estraendo qualcosa che era molto rosa, molto fioccoso e, soprattutto, molto inquietante.
Per qualche istante, nessuno fu in grado di parlare.
«E'... E' una tenda?»
«No, idiot... Ehm... Voglio dire, no, mia fanciulla: è il vessillo della nostra alleanza! Con la vostra esperienza e la vostra disponibilità, voi sarete il Tipo Materno, affinchè tutte le fanciulle del nostro reame possano rivolgersi a voi per risolvere le rispettive questioni amorose.» spiegò «Dispenserete consigli per le nostre inesperte ospiti, capite?»
«Insomma, è un vestito?» chiese Nabiki, ora guardinga.
«Certo che lo è!»

Un attimo dopo, senza alcun preavviso, Nabiki diede fondo a tutte le sue energie residue ed iniziò a correre al massimo delle sue possibilità nel disperato tentativo di fuggire. Spalancò la porta dell'Aula di Musica, stupendosi per qualche istante di trovarla davvero straripante di sabbia (e soffocando anche un Ma è un'allucinazione collettiva o quella è davvero una piramide?) e si lanciò a capofitto nei corridoi della scuola, odendo di tanto in tanto un «E' scappata!» oppure un «Prendetela!».
Ciò nonostante, Nabiki non intendeva fermarsi: Haruhi si era raccomandata di scappare qualora avesse avvistato un vestito rosa nel raggio di un chilometro e lei aveva tutta l'intenzione di seguire quel consiglio, a costo di farsi scoppiare un polmone.

Così, sfrecciando fra i corridoi, e imprecando contro l'architetto che aveva riempito la scuola di scale d'ogni tipo, riuscì finalmente ad arrivare in giardino; eppure, sentiva distintamente le grida concitate dei suoi inseguitori che, a differenza di lei, non avevano ancora il fiatone.

E adesso che faccio? Dove vado? - Si chiese, alla ricerca disperata di un nascondiglio -Il campanile della scuola? La piscina? Le segrete??

E poi fu colta da un'illuminazione.

Il parco delle rose andrà benissimo! - Decise, correndo a perdifiato nel viale che si estendeva alla sua sinistra.

...Non le venne in mente di guardare anche a destra, dove c'era il viale che l'avrebbe condotta fuori dall'Ouran.
...Non le venne in mente di leggere il cartello che riportava il regolamento irriguo, che le avrebbe evitato l'ennesima doccia fuori programma.
...E, infine, non le venne in mente di leggere il cartello al di sotto del precedente, che citava espressamente "Attenzione: non perdersi nel labirinto".

Infatti, Nabiki era riuscita a fare soltanto pochi passi, ma in compenso era già riuscita a perdersi.

«Ma perchè sempre a me?» sospirò, sull'orlo di una crisi di nervi «Perchè??» sbraitò, continuando ad inoltrarsi in quell'intricato dedalo di flora ostile.
«Ma che ho fatto di male, per meritarmi questo? Cosa?» continuò, gridando contro il nulla «Non bastavano i ricatti di Kyouya, non bastavano i due gemelli bastardi e la stirpe dei travestiti al gran completo, no, è ovvio! Dovevo beccarmi anche il favellatore antiquato armato di tutù e scettro lunare, io! Che, poi, voglio dire... Tipo Materno? Ma mi ha vista bene o mi ha scambiata per Nonna Papera?» sfiatò, fumando di rabbia rapressa «Uff... Se non altro, adesso ho proprio toccato il fondo.»
Non finì neanche di dirlo che gli irrigatori per il prato entrarono in funzione.
«Ok, ora ho toccato il fondo.»
E non finì neanche di correggersi, che sentì in lontananza un «Accidenti, ma dov'è finita? Mori-senpai, trovala!».
«Evabbè, ma allora è un vizio!»

Così, Nabiki iniziò a correre nuovamente, allarmata dalle grida dei membri dell'Host Club che si facevano sempre più vicine. Fortunatamente, il labirinto di siepi offriva anche un certo vantaggio a chi volesse nascondersi, ma Nabiki sapeva bene che prima o poi le sue ginocchia avrebbero ceduto sotto il peso della stanchezza; perciò doveva affrettarsi, perchè finchè non si fosse fermata poteva ancora sperare di trovare l'uscita; e così, rincuorata, accelerò il passo, svoltò un angolo e...

 

..

 



Takashi Morinozuka -diciannove anni, campione di kendo, soprannominato a sua insaputa "il Marcantonio"- per sua fortuna aveva i riflessi pronti; o, almeno, questo fu ciò per cui fu grato quando agguantò per la vita un corpo di discrete dimensioni che aveva rischiato di piombargli addosso con la delicatezza di una mandria di gnù.

«Oh no!» sentì gemere lo gnù, alias Nabiki, la quale aveva ampiamente sottovalutato il fattore atletico del Tipo Selvaggio.
«Stai bene?» le chiese invece lui, aiutandola a ritrovare l'equilibrio di cui lei era, sfortunatamente, del tutto priva.
«Mica tanto! Starei meglio se fossi lontana da qui.» sbuffò Nabiki, strizzandosi una ciocca di capelli bagnati «E se non avessi il senso dell'orientamento di una talpa con la pressione bassa, s'intende.» aggiunse poi, con estrema rassegnazione.

Però! Che tipo buffo!

Istintivamente, sul volto di Takashi affiorò un sorriso carico di comprensione.
«E allora? Immagino che vorrai portarmi dal tuo boss, non è così?»
Non era così.

Contrariamente a quanto si potesse pensare, a Takashi Morinozuka di solito piaceva lasciarsi coinvolgere dalla frenesia dell'Host Club; infatti spesso accettava di buon grado le idee geniali di Tamaki e i battibecchi che spesso ne derivavano; ma, nonostante tutto, quella volta sentiva di non avere alcun motivo per partecipare all'operazione «Catturiamo Nabiki».
In fondo, quella ragazza a lui non dispiaceva affatto, e trovava piuttosto meschino l'accanimento che i suoi amici e le ragazze del club mostravano nei suoi confronti. Quella poveretta, pensava lui, dopotutto non aveva alcuna colpa: si era semplicemente ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. E con le persone sbagliate, avrebbe aggiunto.

Eppure, nonostante l'aria da duro e la forza sovrumana, Takashi era consapevole di avere serie difficoltà a pronunciare la parola «no».
Al contrario: si poteva dire che avesse una relazione quasi carnale con la parola «sì».

Semplicemente, aveva il cuore troppo tenero per deludere le aspettative delle persone che credevano in lui; perciò, quando Tamaki gli aveva ordinato di trovare Nabiki non aveva proprio avuto cuore di dirgli di lasciarla in pace; e così l'aveva accontentato, anche se per purissimo caso.
Ora, il problema, quello che stava tormentando Takashi, era questo: e lui? Cosa voleva fare lui?

A quel punto, realizzò che Nabiki lo stava guardando attentamente, con il capo leggermente inclinato da un lato. Sembrava... Stupita? Non ne era sicuro.

Strano. Di solito non ho problemi ad interpretare le emozioni degli altri.

Ed era vero. Takashi parlava poco, e solo quando era strettamente necessario, ma in compenso era un ottimo osservatore ed un buon ascoltatore. Mitsukuni, per esempio, per lui era un libro aperto: se diceva che aveva fame, aveva fame; se diceva che aveva sonno, aveva sonno. Haruhi, invece, lei parlava poco, ma i suoi pensieri erano comunque intuibili: ad esempio, gli era bastato guardarla in viso per capire che andava matta per le fragole*. Insomma, se lui per gli altri era un mistero, gli altri per lui non lo erano affatto. Riusciva persino a comunicare con gli animali*! Eppure...
Eppure, l'espressione di quella ragazza era un'equazione al cubo che lo coglieva del tutto impreparato.
Deglutì.

«Tu non vuoi, vero?» chiese Nabiki, portandosi un indice alla guancia «Non mi vuoi portare da quella banda di matti.»
Takashi tacque, palesemente sulle spine. Da quando qualcuno riusciva a leggere i suoi pensieri?
Da che avesse memoria, soltanto Mitsukuni ci riusciva.
«Te lo leggo scritto in faccia, sai?» gli fece notare lei, sollevata.
Takashi distolse lo sguardo, sentendosi a disagio. Era strano per lui incontrare qualcuno che non avesse problemi a decifrare i suoi silenzi. Si sentiva... Esposto?
Il chiacchiericcio dei suoi compagni, ora più vicini, lo costrinsero a rispondere alla sua interlocutrice; anche se, ora più che mai, ne avrebbe fatto a meno.
«Dovrei portarti da loro.» le disse, serio; e ancora una volta, sul volto di quella ragazza apparve un'espressione strana.

Forse fu perchè quell'espressione gli dava fastidio... O, forse, fu perchè quella ragazza gli faceva tenerezza.
Comunque fosse...

«Vai. Svelta.» le disse, indicandole un sentiero fra le siepi che sapeva l'avrebbe condotta all'uscita.
Gli occhi di Nabiki scintillarono, vittoriosi.
«Grazie, senpai!» gli rispose lei, dandogli una rapida pacca sul braccio, per poi sparire oltre le siepi.
E lui restò lì, immobile, a guardarla svanire, chiedendosi se avesse agito nel modo giusto. Dopotutto, il Re del Club gli aveva chiesto di trovarla, non di catturarla.
Quindi, in sostanza, non aveva tradito la sua fiducia.

«Takashi?»
Si voltò, ritrovandosi davanti suo cugino. Non sapeva cosa dirgli, ma sapeva perfettamente di non potergli mentire.
Per sua fortuna, sul volto angelico di Mitsukuni affiorò un sorriso complice.

«L'avevo detto, io!»
«Cosa?»
«Oh beh... Niente, niente.»
E stavolta, Takashi non ebbe difficoltà a sentire le parole che Mitsukuni non aveva detto*.
«Non è affatto così!» rispose quindi, precedendolo lungo il sentiero.
«Ci scommetto tre mesi di torte.»
«Tre di Sukiyaki!*»

..
 



Nabiki stava guadagnando terreno. L'uscita era lì, a pochi passi. Solo un altro sforzo e... E due braccia le bloccarono i polsi e la fecero volteggiare come una bambola di pezza, intonando in coro un angelico «Ucci ucci ucci, sentiamo odor di monellucci!»

«No! Ancora voi!» sfiatò, stretta fra Hikaru e Kaoru in modalità demoniaca.
«Dove volevi andare, Nacchan?» chiese Hikaru, pizzicandole una guancia.
«Ci volevi già abbandonare?» gli fece eco il gemello, tappandole il naso per farla starnutire, cosa che di fatti avenne.
«Se non mi lasciate subito giuro che vi dò un pugno così forte che quando avrete smesso di girare i vostri vestiti saranno passati di moda!»
«L'hai sentita, Hikaru?» chiese malignamente Kaoru, sgranchendosi le dita.
«Ma certo, Kaoru!» rispose l'altro, aiutando il gemello a farle il solletico finchè Nabiki non crollò in ginocchio e fu costretta a supplicarli di smetterla.
«Mi arrendo! Mi arrendo!» strillò, tenendosi la pancia con le mani; ma quando alzò lo sguardo si ritrovò circondata da tutto l'Host Club e dalla mandria inferocita di ospiti incazzose.

Oh merda!
Cosa faccio, adesso? Come mi salvo?

«Nacchan!» la chiamò Haruhi, ricordandole di avere ancora un asso nella manica.

Ma certo! Le tette di Haruhi!
Ora sono io che posso ricattare Kyouya...

Si alzò in piedi, sforzandosi di ostentare una sicurezza ed una calma che non aveva affatto, e si schiarì la voce.
«Ora mi ascoltate tutti, ok?» iniziò, perdendo già buona parte dello sharme aristocratico con cui voleva cominciare «Siamo partiti con il piede sbagliato.»
Puntò, quindi, un indice contro le ragazze.
«Tra me e Haruhi non c'è stato assolutamente niente. Ho avuto un colpo di fulmine per lui e lui mi ha respinto!» mentì spudoratamente «Sarebbe potuto accadere ad ognuna di voi, no? Bene, quindi deponete l'ascia di guerra, le uova, o qualsiasi altra cosa depongano delle gall...» Aspetta, così me le faccio ancora più nemiche! Cos'è che inizia con "gal"? Galanti? Galleggianti? Galoppanti? «Delle galoppanti ragazze, dalla fantasia ancor più galoppante, che non hanno la sensibilità di comprendere il mio cuore ferito!»
Un coro di singhiozzi si levò dal pollaio di galline aristocratiche, ora partecipi del suo finto dolore.

E una è andata.

Puntò poi l'indice contro Tamaki.
«E tu! Non esiste che io diventi il Tipo Materno, d'accordo? Ti ringrazio per l'offerta, ma si dà il caso che io sia proprio l'ultima persona al mondo in grado di dispensare consigli al prossimo, a meno che non si tratti di qualcosa che abbia a che fare con l'arte culinaria. E ci terrei a precisare che fino a qualche anno fa ero convinta che la culinaria fosse un'associazione di paracadutisti gay, per cui, ti ripeto, questo lavoro non fa proprio per me.» sfiatò «Comunque, grazie!»
«Ma io...» tentò il Re del Club.
«Grazie!»
Tamaki si afflosciò come un palloncino sgonfio, triste per essere stato snobbato.

Ed è andata anche questa.

Puntò, infine, l'indice contro Kyouya.
«E tu, tu che probabilmente al posto della mia testa vedi un sacco con sopra il disegno del dollaro, stammi bene a sentire: io conosco il segreto del club, quindi non puoi più ricattarmi. Siamo perfettamente pari: io non rivelerò il vostro segreto e voi manterrete il silenzio per quella piccola imprecisione del cognome.»
Kyouya sospirò, annotando qualcosa sulla propria agenda.
«Beh, miss De la Croix, suppongo che siamo finalmente giunti ad un accordo.» sospirò ancora Kyouya, ostentando un sorriso falso come un premio dei Kinder Bueno «Ciò nonostante, sono certo che a lei starà a cuore la tranquillità delle nostre ospiti. Dico bene?»
Nabiki rabbrividì: Kyouya ne sapeva sempre una più del diavolo.

«Che intendi?» gli chiese, nuovamente all'erta.
Gli occhiali di Kyouya luccicarono come una slotmachine che avesse fatto jackpot.
«Beh, il club dovrà risarcire le clienti per i danni morali subiti, per un totale di quarantamila yen per ogni mazzo di fiori che invieremo a ciascuna di loro. Dunque, suppongo che in qualche modo lei avrà modo di contribuire alle spese.» concluse, sorridendo piacevolmente.

Dannato... Ricco... Bastardo.

«Io so come si può fare!» squittì Mitsukuni, trotterellando al fianco di Nabiki «Con le torte!»
«Eh?» chiesero tutti in coro.
«Nacchan, potresti preparare delle torte per il club, no? Sono sicuro che così tutto si sistemerà.»
«Ma certo! Che idea fantastica! Bravissimo Hani-senpai!» esultò Tamaki, in un brodo di giuggiole.
«Mmmh... In questo modo, i costi del catering sarebbero praticamente azzerati. Si può fare.» approvò Kyouya, pensoso.
«Allora è deciso! Nacchan da oggi in poi sarà la nostra pasticciera!» esultò qualcun'altro.
«Uff... Suppongo di non potermi opporre. Va bene, cosa devo preparare per domani?» chiese Nabiki, affranta.
«Oh, questo è quanto.» rispose Kyouya, porgendole una lista lunga quanto la Salerno-Reggio Calabria che le causò l'ennesimo infarto della giornata.

Forse... Forse questo è davvero il fondo: quello dello stomaco di questa gente.

..
 


Quella notte, mentre Nabiki probabilmente stava sfornando torte su torte, maledicendolo in tutte le lingue del mondo, Kyouya Ootori non riusciva a chiudere occhio.
Non aveva motivo di essere così ansioso, si diceva; in fondo, i suoi piani stavano andando nell'unico modo possibile, e cioè a buon fine.
Infatti, Kyouya era tante cose: cinico, spietato, capitalista, psicopatico, esibizionista e figlio di papà; ma era anche estremamente intelligente. La sua scrupolosità nel curare i dettagli in modo a dir poco maniacale, dopotutto, aveva sempre prodotto i suoi frutti; e, in questo specifico caso, i frutti di Kyouya avevano un retrogusto piuttosto amaro.
Eppure, tutto si era svolto secondo i suoi piani: sapeva che, prima o poi, Mitsukuni avrebbe proposto a Nabiki di diventare la pasticciera del club; in fondo, era stato proprio lui a consigliargli di farsi un giro ad Ikebukuro, alla ricerca di una specifica pasticceria...
Insomma, non si poteva dire che ce l'aveva proprio accompagnato per mano, ma quasi.

Dopotutto, era risaputo che Mitsukuni, dinanzi alla prospettiva di mangiare torte, venisse invariabilmente colto dalla famosa "Sindrome del Porco a Tavola"!

E Kyouya, da una situazione così, aveva soltanto da guadagnarci: innanzitutto, effettivamente, non avrebbe più dovuto spendere fior fior di quattrini per sfamare le golosissime clienti del club; e, in più, in questo modo, Nabiki e Tamaki avrebbero avuto sicuramente modo di conoscersi meglio; tra l'altro, anche al riparo dagli sguardi delle fans del Tipo Regale.
In fondo, cosa poteva andare storto tra quei due?
Certo, non si poteva affermare che fra di loro fosse scoccata la scintilla. Non c'era stato alcun colpo di fulmine, questo era indiscutibilmente vero; ma Kyouya non era tipo da affidare l'esito dei suoi piani a delle sciocchezze come l'oroscopo..

Ciò che contava erano i dati.
E i dati parlavano chiaro.

Non a caso, Kyouya aveva appositamente compilato un'accurata lista con tutte le informazioni del caso; e forse era arrivata anche l'ora di darci un'ulteriore occhiata. Perciò, aprì nuovamente la propria agenda e si armò di penna stilografica per eliminare tutte le possibili imprecisioni precedentemente commesse.

 

Lista del 18 aprile 2011

Autore: Kyouya Ootori - aka "Il Re che traffica nell'ombra"

Progetto: DUE PICCIONI CON UNA FAVA, ovvero " Trovare una fidanzata al mio migliore amico e avere campo libero con Haruhi "

DATI A SOSTEGNO DELLA TESI CHE TAMAKI E NABIKI SONO FATTI L'UNO PER L'ALTRA:

1) sono tutti e due franco-giapponesi.
2) sono tutti e due logorroici, affetti da diarrea verbale, da flusso eccessivo di parole, da... Ok, s'è capito!
3) sono tutti e due idioti
4) considerando il punto 1. è probabile che sviluppino entrambi la cosiddetta "Evve Moscia" nello stesso momento.
5) sono tutti e due affetti dalla sindrome dell'uso indiscriminato del piagnucolio isterico
6) sono tutti e due idioti
7)
sono tutti e due tendenzialmente fessi buoni.
8) hanno tutti e due un animale domestico che sbava e scodinzola (ma nel caso del gatto di Nabiki questo non è normale!).
9) hanno tutti e due dei pessimi rapporti con almeno un membro della loro famiglia (ma, nel caso di Tamaki, il fattore "Nonna Bastarda" potrebbe essere un ostacolo).
10) sono tutti e due idioti
11) sono tutti e due ricchi e vivono entrambi in un posto non adeguato alle loro effettive possibilità.
12) sono tutti e due del segno dell'Ariete, quindi sono entrambi testardi.
13) hanno tutti e due lo stesso gruppo sanguigno
14) sono tutti e due idioti


Insomma, per quale irragionevole motivo fra loro non avrebbe dovuto funzionare?
Peccato che anche Kyouya avesse appena fatto i conti senza l'oste.
E l'oste, in questo caso, presentava il conto ogni mattino, alle 8:45; precisamente, su Radio Sakura.

Ma Kyouya non era tipo da affidare l'esito dei suoi piani a delle sciocchezze come... l' oroscopo.

 

 

NOTE

Gli era bastato guardarla in viso per capire che andava matta per le fragole: puntata N° 10 dell'anime / capitolo N°12 del manga (Takashi regala le fragole della sua torta ad Haruhi).
Takashi parla con gli animali: mi sembra che nell'anime questo aspetto di Takashi non sia stato messo in evidenza; comunque, nel manga Takashi ha un procione ed un gallo, e quando fischia fa innamorare gli uccelli XD
Le parole che Mitsukuni non aveva detto: si sottointende il discorso del capitolo tre, in cui Mitsukuni dice a Takashi che sicuramente "ne sarebbe andato pazzo" (delle torte di Nabiki o di Nabiki stessa).
Sukiyaki: consiste in sottili fettine di manzo, tofu, ito konnyaku (una specie di spaghetti), negi (cipolletta), cavolo cinese, e funghi enoki. Generalmente viene preparato nei giorni più freddi dell'anno ed è un piatto che di solito si fa per le occasioni importanti, come il capodanno (bonenkai), in quanto i suoi ingredienti sono molto costosi. Con questo scambio di battute volevo continuare una scena del manga, in cui la squadra di Takashi e quella di Mitsukuni sono avversarie, e ognuno dei due scommette che la propria vincerà il campionato sportivo.


Angolo dell'autrice :)
Ciao ragazze e ragazzi! Innanzitutto, mi dispiace per il lieve ritardo, ma sono alle prese con scatoloni, operai e mobili vari; insomma, c'è un po' di confusione a casa, e ho avuto qualche difficoltà a scrivere serenamente. Infatti il capitolo doveva essere più lungo, nel senso che doveva contenere un ulteriore parte che però ho preferito aggiungere al prossimo capitolo. Dovrei riuscire ad aggiornare regolarmente fra 6, 7 giorni, ma se così non fosse è sempre perchè casa mia in questi giorni sembra Baghdad. Abbiate pazienza, presto i lavori termineranno!^^

Allora, con questo capitolo si chiude la parte "introduttiva" di questa storia. Insomma, ora abbiamo finalmente un quadro chiaro della situazione, no? :)
Piuttosto, volevo aprire un sondaggio: sareste favorevoli ad un capitolo crossover con Eikichi Onizuka di GTO? Se la risposta fosse affermativa, Onizuka comparirebbe verso la fine della storia, nel periodo degli esami.

Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere queste righe.

Ringrazio le 17 persone che hanno aggiunto la Bottega dei Desideri all'elenco delle storie seguite: Argentea, BlackRaven, boby, Chiaki_chan, claws, DarkSwan, JennyMatt, Kagome, loonaty, Matiux, miharu81, Myrose, Nordlys, Pich Shrooms, SmoothCriminal e virgy90

Ringrazio la persona che ha aggiunto la Bottega dei Desideri all'elenco delle storie ricordate: Ps I love You

Ringrazio le 12 persone che hanno aggiunto la Bottega dei Desideri all'elenco delle storie preferite: Alyce_Maya, AsaYuni, JennyMatt, KawaiiBonBon, kiriku, RockinGirlPrincessA, sherin, SmoothCriminal e_Althea_

PS: Ovviamente, il ringraziamento più sentito va alle dieci persone che hanno recensito lo scorso capitolo! Vi adoro!
PPS: IL COMICON è STATO FANTASTICO!!! Un ringraziamento speciale a Myrose e a Redseapearl per aver reso questo evento così speciale. Se vi va, questa è una foto di me in versione cosplayer di Haruhi: http://oi54.tinypic.com/2zf7fuu.jpg

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Capitolo 7
*** Una nemica immaginaria ***


.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

Sesto ingrediente:

 

Una nemica immaginaria

 

Complimenti!

Tu sei la novecentonovantanovemilanovecentonovantanovesima vittima! E per tua sfortuna -e senza possibilità di disdetta alcuna- ti è appena stato attivato l'oroscopo giornaliero di Urino Suimuri, alla modica cifra di... Vabè, non c'è bisogno che tu lo sappia, tanto i soldi te li freghiamo lo stesso!
Per qualsiasi informazione sui costi del servizio, per scoprire le promozioni che abbiamo già attivato sul tuo numero a tua insaputa, o per eventuali lamentele, ti invitiamo cortesemente ad andare a ca... *linea disturbata* o a chiamare il... *linea disturbata*. Grazie.
 

Ariete: i nati nel segno dell' Ariete si caratterizzano per la forza e l'energia, nonchè per la totale incapacità di stare zitti, buoni e, soprattutto, fermi. Si incazzano per niente, sono intransigenti e fondamentalmente rompicoglioni per natura. Nella sventurata ipotesi in cui due arieti venissero costrette a frequentarsi, le conseguenze potrebbero essere disastrose, per non dire apocalittiche. Si consiglia di stare attenti ai Gemelli e allo Scorpione; ma sarà tutto inutile: le stelle sono dalla loro parte.
Fortuna & Lavoro: che peccato! Gli astri indicano un meraviglioso periodo di fortuna e prosperità per tutti i segni zodiacali... Tutti, eccetto il tuo. Ebbene sì, cara Ariete. Ma non essere triste: il peggio arriverà nel prossimo mese.
Salute: smettila di ingozzarti come un maiale all'ingrasso, e vai a fare una passeggiata! Su, forza! (Controindicazioni: la passeggiata potrebbe farti più male del cibo. Ad esempio, potresti precipitare in un tombino. Pensaci bene!).
Amore: c'è qualcosa nell'aria. Quindi, le possibilità sono due: o ti serve urgentemente un deodorante... O davvero c'è un pazzo che si interessa a te.
PS: il pazzo potrebbe avere la passione per armi nucleari, bombe a mano e motoseghe. Si raccomanda la dovuta attenzione.

 

 

Erano ormai trascorse quasi due settimane dal fatidico giorno in cui Nabiki, da pasticciona communis, era stata ufficialmente promossa al rango di "pasticciera dell'Host Club".
Non si poteva proprio dire che fosse stata entusiasta della novità; ma, a poco a poco, aveva dovuto ammettere che la compagnia di quei sette pazzoidi non era poi così insopportabile come aveva creduto inizialmente. Piuttosto, era probabile che si trasformassero in allupatori di professione soltanto durante le ore in cui il club era in servizio, neanche venissero automaticamente modificati in MSM, che -nel gergo dei prostituti d'alto bordo- significa letteralmente "Macchine di Seduzione di Massa".
Ma per Nabiki continuava a significare "Ma Sarete Minchioni!?"; e un po' c'aveva ragione pure lei...!
Comunque fosse, nonostante il primo giorno di scuola si fosse rivelato un irreparabile disastro, la ruota della fortuna sembrava finalmente aver capito da che parte continuare a girare. Infatti, l'improbabile alleanza fra l'Host Club e la Bottega dei Desideri si stava dimostrando insospettabilmente vantaggiosa per entrambe le fazioni: il club aveva praticamente dimezzato le spese, mentre Nabiki aveva raddoppiato gli incassi, grazie ai quali si era sentita più generosa del solito; tanto che, dall'alto della sua sconfinata bontà, aveva deciso di concedersi un piccolo, economico, regalo: un computer portatile.
«Di sicuro mi sarà utile per studiare e per fare un po' di pubblicità alla pasticceria!» - si era detta, fingendo di non sapere che in realtà l'aveva comprato esclusivamente per farsi i cosidetti cazzi altrui, in senso figurato; fingendo di non sapere che non le sarebbe dispiaciuto farseli anche in senso letterale (nel caso di un Marcantonio a caso); e fingendo, soprattutto, di non sapere che con quegli stessi soldi avrebbe dovuto pagare l'affitto a Kamazaki-san ed, eventualmente, aumentare lo stipendio del padre di Haruhi.
Ma ormai il danno era già stato fatto; dunque, perchè non approfittarne?

Massì, dai, tanto è venerdì sera e non ho niente da fare...
(Veramente dovresti studiare, sfaticata!)
Fatti i fatti tuoi, tu... E poi non sono sfaticata: sono diversamente attiva.
(Non ti farebbe male uscire un po', invece, al posto di dedicarti anima e corpo al divanismo agonistico.)
Ma tu parli sempre così tanto?
(Scusa: effetto collaterale dovuto all'intelligenza, cosa che tu hai perso del tutto; dal momento che hai comprato quest'affare solo perchè sei in astinenza da Marc...)
TACI! Se provi ad insinuare qualcosa, giuro che ti metto in castigo.
(Ohohoh! Voglio proprio vedere come farai!)
Ancora non lo so... Ma lo saprò. Lo so già che lo saprò!
(Sai un sacco di cose, mamma mia! E sei anche consapevole di star litigando con la tua coscienza?)
Fottiti, Dolores!

Ebbene sì. Lei era la voce della coscienza, la bocca della verità, la nemica immaginaria di Nabiki... E sì, aveva anche un nome. Dolores, per l'appunto. Inutile dire che la scelta del nome aveva un suo perchè, dal momento che ogni volta che Dolores diceva la sua, per Nabiki erano davvero dolori, visto che la sua coscienza non perdeva occasione per farle notare tutto ciò che di lei poteva essere migliorato con un po' di impegno e costanza in più. Peccato che Nabiki fosse, appunto, "diversamente attiva", e dunque poco incline ad impegnarsi in tutto ciò che costava sforzo e fatica.
Ragion per cui, il computer corrispondeva perfettamente al suo ideale di sport estremo.

Dopotutto, teneva le dita in costante allenamento, no?
E così, dopo svariati tentativi, Nabiki riuscì finalmente a trovare la cosiddetta "chiocciola" (ribattezzata « A cornuta » per ovvi motivi) e a crearsi un indirizzo di posta elettronica.
Subito dopo, effettuò alcune ricerche sull' Hanami, la cerimonia dei ciliegi per la quale Kyouya stava affliggendo tutti lavorando sodo da una settimana, e che avrebbe avuto luogo la sera successiva. Nabiki fu alquanto delusa di scoprire che l'Hanami consisteva semplicemente nell'indossare un kimono e fare un normalissimo picnic (comprensivo di rutto accademico, capace di alterare la dimensione spazio/tempo). Quindi, l'unica differenza rispetto alla norma era che bisognava farlo (il picnic, non il rutto!) ammirando i fiori di ciliegio. Affascinante, no?

E io dovrei preparare settecento bignè di riso alla ciliegia in onore della fioritura di un paio di piante? Se non è schiavitù questa!

Insomma, la conclusione che ne aveva tratto era che i giapponesi avessero sviluppato delle usanze davvero strane. Ma nulla poteva più davvero sorprenderla, dal momento che aveva scoperto, a sue spese, che in Giappone gli starnuti erano considerati una gravissima offesa, al pari di una blasfemia. Caso strano, sputare a terra invece era beneaccetto. Qualcosa doveva essere andato storto, in Giappone! Non c'era altra spiegazione. Ma il punto non era questo.
E, allora, qual era il punto?

Era che l'Host Club avesse affittato nientepopodimeno che il giardino del Campus Universitario dell'Ouran per celebrare l'Hanami? Acqua! Acqua!
Era che lei non fosse stata neanche invitata alla cerimonia perchè il suo ruolo era semplicemente quello di sfornare dolci? Fuochino... Fuocherello...
Era che Nabiki fosse terribilmente allergica alle ciliege che -guarda caso- erano il tema dominante della festa? Fuocone!

Ma lei sapeva perfettamente di non avere alternative; avrebbe dovuto preparare quei dolci a costo della vita, o Kyouya avrebbe provveduto personalmente a somministrarle un intero clistere di acido muriatico per via rettale, nel caso in cui qualcosa, qualsiasi cosa, fosse andata per il verso sbagliato durante l'evento più importante che l'Host Club avesse mai organizzato. Voci di corridoio dicevano persino che una certa Renge Houshakuji avesse ingaggiato un'intera troupe di Hollywood per girare un documentario sulle vite dei membri del club...
Insomma, com'era possibile che quei ragazzi suscitassero tanto interesse?
Chi avrebbe mai voluto sapere qualcosa delle loro vite private?

Non certo io!
(E allora perchè ti stai iscrivendo a Facebook proprio in questo stesso istante?)
Per cultura personale!
(Non per stalking?)
Guarda... Appena capisco come si fa, giuro che ti vendo su E-bay!

E così fu che si iscrisse al socialnetwork più famoso del pianeta.
A causa della delicata posizione di suo padre, sapeva di dover essere estremamente cauta e di dover evitare di scrivere qualsiasi informazione che potesse renderla riconoscibile o rintracciabile; altrimenti, qualsiasi mafioso, o maniaco, avrebbe potuto rapirla e -perchè no?- chiedere un riscatto al suo famoso paparino. E lei, di certo, non era un personaggio pubblico come sua sorella Sayuri, che aveva la fortuna di essere circondata giorno e notte da schiere di bodyguards pronti a dichiarare guerra all'intero sistema solare nel caso in cui le avessero torto anche solo un capello. No, lei era solo Nabiki Tsukiyama, la mediocre figlia di mezzo... Ma questo lo sapeva solo lei, perchè, per il resto del web, lei ora era ufficialmente Kinabi Yamatsuki.

Perfetto! Ce l'ho fatta!
(Vuoi un applauso?)
Tu non capisci. Ho avuto un'idea geniale!
(Questo mi commuove. Era da tanto che non accadeva più...)
Ah, ah, ah... Dovevo ridere?
(Io, fossi in te, piangerei. Chi è causa del suo male pianga se stesso.)
Non sarà la tua filosofia proletaria a farmi cambiare idea, Dolores. Ormai ho deciso, e andrò fino in fondo.
(Perfetto, tanto dal fondo noi non ci siamo mai spostate!)

Ma Nabiki ignorò bellamente la vocetta sarcastica del suo alterego; dunque, digitò le uniche due parole che le interessavano, deglutì un paio di volte, e finalmente premette il pulsante che avrebbe avviato la ricerca. Attese... Attese ancora... Credette di morire di vecchiaia... Attese... Ah, ma forse...? No, falso allarme!... Attese... E poi, inaspettatamente, il monolite preistorico trovò la pagina che stava cercando e si spense di colpo. Probabilmente, anche il computer era rimasto folgorato dall'innegabile bellezza del ragazzo.
Ma Nabiki non si diede per vinta e, al secondo tentativo, riuscì ad accedere alla pagina infartifera.

 

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Takashi Morinozuka [richiesta di amicizia inviata]

Ha frequentato: Ouran High School

Frequenta: Ouran University - Giurisprudenza

Lavora presso: Host Club (Aula di Musica n°3)

Attività e interessi: Kendo, Judo, Snowboard, Cavalcare, Animali di ogni tipo

Informazioni di base

Takashi Morinozuka (Mori)
altezza: 1,92 m
segno zodiacale: Toro
gruppo sanguigno: 0
materie preferite: storia giapponese, geografia, diritto medievale
cibo preferito: natto, yakisoba, okonomiyaki, nikuman

Sesso: uomo - Gli piacciono: donne





BACHECA
FOTO
INFO
AMICI

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E' lui! E' proprio lui!
(E chi ti aspettavi? Maurizio Costanzo?)
Poverino... Frequenta l'università quasi tutti i giorni. Ecco perchè in queste due settimane si è presentato all' Host Club solo tre volte.
(Oh no! La degenerazione facebookiana è già in atto!)
Guarda quanti sport che pratica! Gli piacciono anche gli animali... Chissà, magari questa è la volta buona che Napoleone mi torna utile!
(Sfruttatrice! Mi fai più paura di Kyouya!)
Ah-ha! Ecco! Ne ero sicura-sicura-sicura-sicura! Gli piacciono le donne!
(Di' la verità... Il fatto che Mitsukuni gli stesse sempre appiccicato come una spora fungina ti insospettiva?)
Macchè! Sarà pure carino come un angioletto, ma un Ficus Benjamin ha più feromoni di lui. E comunque non disturbarmi! Non lo vedi che ho da fare?
(Sì: hai una privacy da distruggere!)
Ma se il suo profilo è pubblico, scusa?! ..Anzi, sai che faccio? Gli chiedo l'amicizia e, se mi accetta, indago un altro po'.
(No. Tu non lo farai!)
Sì, che lo farò!

 

...E lo fece.

..

 

Per una strana combinazione astrale -in realtà, più unica che rara- il destino aveva voluto che Takashi stesse terminando di effettuare una ricerca sull'epoca Sengoku, in particolare sui diritti dello shogun* nei confronti dell'imperatore. Ancora pochi istanti e avrebbe definitivamente spento il computer, ma un'inaspettata bustina rossa lo avvertì della presenza di una nuova, ed inattesa, richiesta di amicizia.

«Kinabi Yamatsuki», lesse, notando che, chiunque egli (o ella) fosse, non aveva una foto che potesse essere rivelatrice.
Il nome era alquanto insolito; femminile, probabilmente. Ma avrebbe giurato di non averlo mai sentito. Al contrario, il cognome gli era familiare, perchè lo yama-tsuki era una famosa tecnica per colpire l'avversario durante uno scontro corpo a corpo; tecnica, nella quale era risaputo che lui fosse pressochè imbattibile.
Accettò l'amicizia.

E' ancora on-line. Beh... Sarebbe scortese non salutarla. - pensò, soffocando a stento uno sbadiglio.

  • Takashi scrive: Ciao.

Kinabi non rispose subito, come se non sapesse cosa dirgli; ma alla fine parve trovare la parole giuste...

  • Kinabi scrive: Grazie!!


Mi ringrazia? - si chiese, sorridendo inconsapevolmente.

  • Kinabi scrive: Cioè, volevo dire "CIAO". Scusa, è che il gatto ha deciso di ballare un tango sulla tastiera del pc. E no, non chiedermi come abbia potuto scrivere "grazie": è un gatto molto acculturato, il mio!

L'espressione attonita di Takashi avrebbe meritato una fotografia commemorativa; ma dal momento che nella penombra della sua dependance c'era soltanto lui, si limitò a scuotere la testa e a recuperare il suo consueto fascino da Bronzo di Riace, prima che Kyouya spuntasse da chissà dove e lo accusasse di aver appena fatto calare gli incassi del club. Il Tipo Selvaggio non sorride. Si può permettere di farlo soltanto verso la fine della storia - così c'era scritto nel contratto che Kyouya gli aveva fatto firmare.
...Che poi, di quale "storia" Kyouya parlasse, restava un mistero!

  • Takashi scrive: Frequenti l'Ouran? Ci conosciamo?
  • Kinabi scrive: Sì e no.
  • Kinabi scrive: Un po'!
  • Takashi scrive: Idee confuse?
    Kinabi scrive: Volevo dire... Frequento l'Ouran, sì, però non ci conosciamo. Non bene, almeno ^^"
    Takashi scrive: Ti ho mai vista?
    Kinabi scrive: Forse sì. O forse mi sbaglio. Potrebbe darsi che sia successo, ma tu non te ne sia accorto; oppure...
    Takashi scrive: Suppongo che sia un sì, ma non vuoi dirmelo.
    Kinabi scrive: Magari non posso, non credi?

Questa ragazza è strana...

  • Kinabi scrive: Stai pensando che sono strana, vero? Scusa. Probabilmente hai ragione, ma mi agito quando parlo con persone famose.

Takashi, lì per lì, non seppe cosa scrivere. Dopotutto, era un gentiluomo; e un gentiluomo avrebbe dovuto sapere come mettere a proprio agio una ragazza.

Takashi scrive: Non scusarti.
  • Takashi scrive: In realtà mi stai fornendo degli indizi... Conosco poche persone così "strane" :)
    Kinabi scrive: Ah sì? E chi altro conosci che sia "strano" come me? :D

    Takashi non scrisse subito, ma istantaneamente alcuni volti apparvero nella sua mente: quelli dei suoi amici, e poi...

    Takashi scrive: Una ragazza. Non posso dirti il nome.
  • Kinabi scrive: E... Cosa pensi di questa ragazza "strana"?

    Quella domanda non piacque molto a Takashi.

    Takashi scrive: Gomen-nasai*.
  • Takashi scrive: Ora devo proprio andare. Oyasumi-nasai*.

    E così facendo, Takashi spense il computer, senza comprendere come una domanda così semplice potesse condurre ad una risposta tanto complicata. Si era già sistemato sul proprio futon, aveva spento la luce ed era in procinto di addormentarsi, quando un pensiero emerse prepotentemente nella sua mente:

    Acc...! Ho dimenticato di salvare la ricerca per l'esame!

     

    ..
     

    The Day After...

     

    «Mi raccomando: deve essere tutto pronto entro le diciassette di questo pomeriggio. Non sono ammesse nè proroghe nè errori di alcun tipo, mi sono spiegato?»

    «Ma sì, sì... Per l'ennesima volta, sì! Non sono sorda.» ribattè Nabiki, spostando la cornetta del telefono da una spalla all'altra «E poi sono già a buon punto, se vuoi saperlo.»

    «La prudenza non è mai troppa con te. Tanto vale essere ripetitivi.» spiegò piacevolmente Kyouya, dall'altro capo del telefono «E poi sono già le quindici.»

    «Probabilmente, a quest'ora avrei già finito, se non mi avessi telefonato la bellezza di sette volte per ripetermi sempre la stessa, identica, cosa. No?»

    «D'accordo, d'accordo. Alle diciassette in punto, un camion passerà a ritirare l'ordine direttamente a casa tua, visto che di sabato la pasticceria la gestisce solo Ranka-san.»
    Nabiki levò gli occhi al soffitto, sospirando sonoramente.

    «Non ricordo di averti dato il mio indirizzo, Ootori!» sibilò, amalgamando abilmente zucchero, farina, tuorli d'uovo e latte in ebollizione.

    «Oh, davvero? Che strano... Eppure ero sicuro del contrario.» mentì spudoratamente il Prostituto delle Tenebre, che sicuramente non aveva avuto alcuna difficoltà ad infiltrarsi nel database della scuola per impadronirsi dei dati che gli servivano «Ad ogni modo, tienilo bene a mente: alle dic...»

    «Alle diciassette, lo so, lo so!» lo rassicurò l'altra, chiudendo definitivamente la comunicazione con un gesto che aveva tutta l'aria di somigliare ad un "e diamoci un taglio".

    Stando attenta a non far scuocere il riso, Nabiki occhieggiò nervosamente l'orologio che troneggiava nella propria cucina, che la informava con impietosa calma che erano già le tre del pomeriggio; e lei, benchè si fosse dimostrata più spavalda e fiera di un ultras del Manchester United, non era esattamente convinta di riuscire a sfornare settecento bignè di riso alla ciliegia entro le cinque... Ma avrebbe dovuto. Così, tra lo stupro di una ciliegia ed un attacco di starnuti degno di un guinnes dei primati (dove il termine primati si riferiva al regno dei mammiferi euteri), Nabiki riuscì finalmente a farcire anche il settecentesimo bignè senza farsi cogliere da una sindrome apocalittica premestruale nè da un attacco isterico dovuto al prurito. Stava quasi per complimentarsi con se stessa, quando iniziò a percepire un calore diffuso al volto. E dato che Takashi/Marcantonio non era nei paraggi, il motivo poteva essere soltanto uno: le si stava gonfiando la faccia.

    «No! Ti prego, no!» sfiatò terrorizzata, correndo in direzione del bagno.

    E per una volta lo avrebbe anche raggiunto senza inciampare nel proprio gatto, se qualcuno non avesse pensato di addormentarsi con il dito premuto sul suo campanello.
    «Ma sono solo le quattro...» ragionò Nabiki, abbandonando rapidamente la strada del bagno per precipitarsi ad aprire la porta (stavolta, inciampando nel gatto), e ciò che vide, o meglio, chi vide, non somigliava neanche un po' al corriere che stava aspettando...
    Tanto per cominciare, aveva troppi baffi.
    «Tsukiyama-san, spero che lei abbia un minuto.»
    Nabiki richiuse la porta con noncuranza, farfugliando una scusa che non stava nè in cielo nè in terra. Dopotutto, era solo Kakakazzi-san che probabilmente voleva discutere del bello e del brutto tempo; o forse voleva ancora difendere i diritti inviolabili del Signor Pasquino, l'uccellino gattofobico della signora Moroboshi.

    Beh, le turbe psichiche del micro-pennuto dovranno aspettare che mi si sgonfi il viso!

    Ma il campanello suonò ancora...

    «Uffa! Ma insomma, cos...?» sbuffò Nabiki, aprendo nuovamente la porta con la chiara intenzione di vietare alla Nera Signora di entrare in casa sua.
    Ma, stavolta, ad attenderla al varco non c'era la sadica vecchina baffuta, bensì due loschi figuri in kimono.

    Deve essere un miraggio...

    «Ciao, sommo stafilococco! Che hai fatto alla faccia?» esultarono in coro due voci maschili.

    Mi correggo: deve essere un incubo!

    «Non sono in casa!» gridò quindi, cercando di richiudere la porta il più in fretta e il più rumorosamente possibile.
    Non avrebbe mai permesso ad Hikaru e Kaoru (complessivamente ribattezzati con il singularia tantum, Hikaoru) di mettere piede in casa sua.
    «Tsuki-chan, lo sappiamo che ci sei! Apri!» protestarono a gran voce i due gemelli, cercando di impedire a Nabiki di richiudere la porta.
    «Zono kameriera polakka! Zignova Zukijama no sta hier. No kompra nienti und zi prega di non rompere zebedej!» ribattè l'altra, tappandosi il naso in un vano tentativo di depistaggio.
    Ma Hikaru e Kaoru non ebbero difficoltà a sgusciare nello stretto varco che divideva il pianerottolo del palazzo dal suo appartamento; e, difatti, in pochissimi istanti, i due gemelli provvidero a sistemarsi come se fossero a casa propria, disseminando l'intero pavimento di scatole bianche dall'aria quantomeno sospetta.

    «Ma sì, prego! Occorre qualcos'altro? I signori gradiscono un caffè?» chiese Nabiki, palesemente sarcastica.
    «Una bottiglia di sei litri di Masseto del millenovecentocinquantacinque, della Tenuta di Ornellaia, potrebbe essere un valido diversivo!»
    «Detersivo, avete detto? Va bene un po' di candeggina shakerata?»
    «Come sei irascibile, Tsuki-chan! E' questo il modo di trattare due vecchi kohai?» chiese uno dei gemelli, sfoggiando la sua più convincente espressione cagnolinosa.
    «No: questo è il modo di esprimervi tutto il mio... E mollate quei bignè!!» ruggì lei, all'indirizzo della stirpe demoniaca.
    «Oh, insomma, come sei crudele!» sbuffò uno dei due, stando attento a rubare un paio di dolcetti senza dare nell'occhio «E dire che eravamo venuti qui per farti un favore!»
    «Ah, sì? Avete deciso di emigrare in Burundi?» fece Nabiki, sfoggiando un sorrisetto ironico.
    «Veramente pensavamo di trasferirci nel Galles, a Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch*» disse un gemello, immediatamente seguito dall'altro «Che in gallese vuol dire "Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide ed alla chiesa di San Tysillo, nei pressi della caverna rossa".»

    Nabiki li guardò come se le avessero appena recitato l'alfabeto greco al contrario, e i due gemelli sospirarono di malcelata rassegnazione.

    «Insomma, cosa vi serve? Sul serio, ho poco tempo per voi: tra poco arriverà tutto il team dei tirapiedi di Kyouya a ritirare quei dolci; e se non ve ne foste accorti, la mia faccia sembra un Super Santos. Quindi, gentilmente, nonchè cortesemente, cercate di non ...»
    «In effetti è proprio gonfia.» la interruppe uno dei due.
    «Ed è anche arancione!» aggiunse l'altro.
    «Ah sì? E "made in China" non c'è scritto?» mugugnò Nabiki, incrociando le braccia al petto con aria di sfida.
    Ma, purtroppo per lei, i due gemelli erano perfettamente immuni al suo sarcasmo al vetriolo; al contrario: per qualche oscuro ed arcano motivo sembravano quasi dispiaciuti.
    Il che era alquanto insolito, se non addirittura paradossale.
    «Qui urge un intervento chirurgico, Hikaru!» disse Kaoru, con voce incredibilmente grave.
    «Ma è un'operazione così delicata, Kaoru! E se sbagliassimo qualcosa?» fece l'altro, asciugandosi il sudore gelido dalla fronte.
    «Però... Se gettiamo la spugna adesso...» singhiozzò uno «...Tsuki-chan resterà per sempre deforme!» concluse l'altro.

    ...E Nabiki li odiava quando parlavano insieme o quando si mangiavano le parole a vicenda; ragion per la quale, trovò assolutamente opportuno tatuare un bel livido su ognuna delle loro testoline, strillando un ragionevole «E chi sarebbe deforme, eh?».

    «Nabiki no baka!» si lagnarono i due gemelli, massaggiandosi le teste rossicce «Ci hai fatto male!»
    «Tsk... Voi uomini! Vi lamentate se le donne scelgono di fare l'epidurale, e poi voi avreste bisogno dell'anestesia totale anche per farvi la barba*. Vergognatevi!»
    «Non solo non conosci le buone maniere e non possiedi le più basilari conoscenze geografiche, ma sei anche priva di senso del pathos!» disse uno dei due, oltraggiato.
    «Ora assaggerai la nostra vendetta!» gli fece eco l'altro.
    Così dicendo -anzi, così minacciando- Hikaru e Kaoru scoperchiarono le scatole disseminate sul pavimento a mo' di mine antiuomo, e riportarono alla luce il loro macabro contenuto.
    «No...» sussultò Nabiki, adocchiando lo scintillìo sinistro di un paio di forbici di metallo e di un tubo di ferro, di certo già rovente.
    «Invece sì!»
    «Non mi avrete mai viva!»
    «Lo vedremo!»

    E secondo la terza legge di Keplero, diagrammi di flusso, quotazioni borsistiche, e secondo il paragrafo III del Vangelo secondo Urino Suimuri, se moltiplichiamo la micidiale prorompenza di due gemelli con palesi discendenze scimmiesche, e le dividiamo per le -scarse- capacità atletiche di una Nabiki a casaccio, l'unico risultato che possiamo ottenere è il seguente:

    Hikaoru Combo 1 - Nabiki 0 (c.v.d)

     

    ..

     

     

    Hikaru e Kaoru Hitachiin avevano indubbiamente molti pregi: erano irritanti, petulanti, pericolosi, ribelli, infantili, chiassosi, brutali, sadici, esibizionisti, tentatori (...eccetera eccetera, nei secoli dei secoli, amen). Ma tutte queste indiscutibili qualità erano praticamente bazzecole, se paragonate al loro ego, sconfinato come l'Oceano Indiano e profondo quanto la Fossa delle Marianne.
    Figli di Yuzuha Hitachiin, celebre stilista affermatasi recentemente nell'Olimpo della Moda, i due gemellini avevano finito con lo sviluppare uno spiccato senso estetico, proporzionato solo al loro egocentrismo.
    Di solito, com'era nel loro carattere, si dimostravano totalmente indifferenti nei confronti delle cose e delle persone che non suscitavano il loro interesse; e catturare l'attenzione di due tipi eclettici e controversi come i fratelli Hitachiin richiedeva requisiti più unici che rari. Requisiti, che di certo Nabiki non possedeva, dal momento che non sarebbe riuscita a distinguerli neanche se avessero indossato delle targhette identificative.
    Eppure, le malvage testoline rosse dei due gemelli erano capaci di folli imprese, soprattutto quando c'era il rischio che un Tamaki ed una Haruhi a caso potessero trascorrere insieme una romantica serata al chiaro di luna, circondati dalla natura selvaggia, sotto una commovente pioggia di petali di ciliegio... No, no, no, e poi no!
    Hikaru e Kaoru non avevano alcuna intenzione di lasciare campo libero al Re del Club.
    E, inaspettatamente, dopo aver giocato per un anno intero un leale testa a testa contro un inconsapevole Tamaki, i due gemelli si erano ritrovati con una carta stranamente vincente nel mazzo.

    E quella carta era proprio Nabiki.

    Hikaru e Kaoru, d'altra parte, non erano neanche ciechi: si erano accorti di come Kyouya tentava in ogni modo di escludere il resto dell'Host Club ogniqualvolta si presentava l'opportunità di lasciare Nabiki e Tamaki in completa solitudine. E senza i provvidenziali interventi di Hani-senpai e di Mori-senpai (che, il più delle volte, erano costretti a saltare le riunioni a causa dell'università), nulla avrebbe impedito a quei due di conoscersi meglio.
    Dunque, si erano detti, perchè non dare una mano? Mica erano fessi, loro? In fondo, nelle ultime due settimane, tra il Re e la Pasticciera si era creata una certa armonia.
    Una semplice amicizia, o qualcosa di più? Non era forse romantica, la loro unione?

    Già s'immaginavano i titoli della Gazzetta dell'Ouran: «Udite! Udite! Il Re s'innamora perdutamente della serva!»

    Oh, sì, era fattibile. Plausibilissimo. Tamaki, in fondo, era un narcisista melodrammatico dalla lacrima facile! Persino lui avrebbe trovato il loro piano a dir poco geniale.
    Solo... Mancava qualcosa; qualcosa che Nabiki aveva perso ancora prima di venire al mondo: la femminilità.
    Infatti, Nabiki non era bella, ma non era di certo neanche brutta. Era normale. Così normale da risultare banale. Quindi, bisognava solo trovare il modo di valorizzare il potenziale che già possedeva, e il gioco era fatto!
    Questo, per sommi capi, era il piano dei folli gemelli Hitachiin.
    E questo spiegava perchè Hikaru brandisse un arricciacapelli a mo' di spada laser e perchè Kaoru avesse iniziato a tagliare via le doppie punte dalla folta chioma di Nabiki.

    Non era stato facile acciuffarla ma, dopo sforzi quasi sovrumani, erano finalmente riusciti a renderla inoffensiva (leggi: l'avevano bendata e legata ad una sedia)...
    «Voi lo sapete, vero, che quando riuscirò a liberarmi vi ammazzerò?»
    «Dai, non farla tanto lunga. Vedrai che dopo ci ringrazierai.» le disse Kaoru, nebulizzando una generosa dose di lacca sui capelli appena lucidi di shampoo.
    Nabiki starnutì, e sia Kaoru che il gemello la guardarono in tralice.
    «Ecco: questa è una cosa che stasera sarà bene evitare. E' disdicevole starnutire in pubblico.» le consigliò Hikaru, applicando qualche goccia di fondotinta sulle sue guance.
    «Punto primo: la lacca non ha lo stesso effetto della Rinazina. Punto secondo: io stasera non vado da nessuna parte.»
    «Ah sì? Hai degli impegni?» chiese Kaoru, indeciso sul colore degli ombretti.
    Blu? Viola? Rosa? La pelle di Nabiki era troppo chiara... Meglio un colore neutro come l'argentato. Oh, sì! Sarebbe stata deliziosa con quello!
    «Già. Impegni improrogabili.» mugugnò Nabiki, sforzandosi di trattenere l'ennesimo starnuto.
    Kaoru si picchiettò il mento, con aria pensosa.
    «Come... Stare tutta la serata su Facebook, in attesa che il principe azzurro si accorga di te?»
    «Sì, è esattamente quello che... Urgh!»
    Hikaru e Kaoru ghignarono, trionfanti. Nabiki si era resa contro troppo tardi dell'errore che aveva appena fatto: se non avesse assecondato i loro capricci, ora poteva star certa che nel giro di cinque minuti ogni essere umano, animale e vegetale nel raggio di dieci chilometri avrebbe saputo con quale monotonia trascorreva le proprie serate solitarie.
    Infatti, Nabiki si dichiarò sconfitta.
    «Va bene, va bene. Mi arrendo.» sospirò «Verrò con voi.»
    I due gemelli si scambiarono un'occhiata complice.
    «Ta-daaan!» gongolarono poi, trionfanti «Abbiamo finito!» conclusero, porgendole uno specchio perchè ammirasse il risultato dei loro sforzi...
    Nabiki iniziò a fumare di rabbia.
    «Hikaru! Kaoru!» ringhiò, stringendo i pugni «Avete esattamente tre secondi per spiegarmi perchè accidenti sono vestita e truccata da cameriera
    I due gemelli ghignarono sadicamente.
    «Lo capirai quando leggerai la Gazzetta dell'Ouran...»
     

     

    NOTE

    Shogun: lo shogun, nell'epoca Sengoku (cioè, il nostro medioevo) era il generale più forte e più importante.

    Gomen nasai: letteralmente "gomen" significa "scusa" (da non confondere con sumimasen, che invece si usa per chidere informazioni); il suffisso nasai si usa invece per rendere la forma più cortese. Ho pensato che una persona amante delle tradizioni, come lo è Takashi, potesse usare spesso le formule di cortesia.

    Oyasumi nasai: letteralmente, "buona notte". Ma qui è detto in forma non affettuosa.

    Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch: questo paese esiste davvero, ed è quello con il nome più lungo del mondo.

    Vi lamentate se le donne scelgono di fare l'epidurale, e poi voi avreste bisogno dell'anestesia totale anche per farvi la barba: questa battuta è di Luciana Littizzetto.

    Aggiunte: è vero, in Giappone gli starnuti sono considerati tabù; perciò se si starnuta in pubblico bisogna scusarsi il più possibile se non si vuole offendere chi ci sta intorno. Al contrario, sputare a terra oppure sudare sono considerate cose per le quali non bisogna scusarsi.
    La scelta di Facebook: in uno degli ultimi capitoli del manga, viene detto che Mori, Mitsukuni, Kyouya e Kaoru si tengono in contatto tramite un social network. Quindi ho pensato, "e perchè non Facebook???" ...Dopotutto, anch'io mi iscrissi a Facebook per tenere d'occhio un paio di persone che non me la contavano giusta. Si scoprono un sacco di cose con questi socialnetwork... XD
    Hikaoru Combo: ovviamente, basta fare Hikaru + Kaoru. Mi è venuto in mente perchè nel manga, quando Mori dichiara di voler scegliere una facoltà diversa da quella di Mitsukuni, i gemelli inorridiscono perchè la "Morihani combo si è sfasciata"

    Ne approfitto per ringraziare in modo particolarmente caloroso Argentea, la quale, grazie alle sue recensioni divertentissime, mi ha ispirata per il personaggio di Dolores. Personaggio, che io vorrei avere il piacere di dedicare a lei, come se Argentea stessa facesse parte di questa piccola storia.
    Ne approfitto per fare anche un po' di meritata pubblicità alla sua fanfiction "Una fidanzata per Kyouya", che lei sta portando avanti con tanto entusiasmo e tanta passione!


    Ps: per chi volesse avere un'idea di com'è fatto il monolocale di Nabiki, questo è il progetto: http://oi56.tinypic.com/2hdpa9y.jpg


    Ahahahahah pensavate forse che Hikaru e Kaoru fossero andati da Nabiki per trasformarla in una bellissima ragazza, curata in tutto e per tutto? Maddai! Era troppo banale! Due menti subdole come quelle dei gemelli non avrebbero mai scelto di aiutare il prossimo fino a questo punto. E poi Nabiki è destinata alla sfiga... Poverina, è anche allergica alle ciliege. A volte mi dispiace per lei. La tratto troppo male ^^
    Scusate per il solito ritardo. Sto preparando due esami (che dovrò fare a breeeeeeeeveeeeeeeeeeeeeeeeee) e gli operai sono ancora in giro per casa; è per questo che ci ho messo un po' di più.

    Ringrazio:

    le 16 persone che hanno inserito questa storia nell'elenco delle storie preferite (Alyce_Maya , Argentea , AsaYuni , Barbary ape , Chiaki_chan , flavianolamanoo , Iceman , JennyMatt , KawaiiBonBon , kiriku , RockinGirlPrincessA , sherin , Silyia , SmoothCriminal , The White Lotus23 e _Althea_)

    la 1 persona che l'ha aggiunta nell'elenco delle storie da ricordare: Ps I Love You

    le 21 persone che hanno inserito questa storia nell'elenco delle storie seguite (1 - Argentea , 2 - BlackRaven , 3 - boby , 4 - Chiaki_chan , 5 - claws , 6 - DarkSwan , 7 - flavianolamanoo , 8 - H a z e l , 9 - JennyMatt , 10 - Kagome_ , 11 - loonaty , 12 - Matiux , 13 - miharu81 , 14 - mki90 , 15 - Myrose , 16 - ninasakura , 17 - Nordlys , 18 - Pich Shrooms , 19 - SmoothCriminal , 20 - virgy90 e 21 - _Dae)

    e soprattutto ringrazio le 15 persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Myrose, Dae, Barbary Ape, Sherin, Chiaki_Chan, Redseapearl, Kiriku, Nordlys, Argentea, Silyia, Althea, Smooth Criminal, Loonaty, BlackRaven (alla quale va un doppio grazie) e Boby.

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    Capitolo 8
    *** Il gioco del SE FOSSE ***


    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

    Settimo ingrediente:

     

    Il gioco del SE FOSSE 

     

    Ariete

    Fortuna: nei prossimi giorni avrai l'impressione che tutto stia andando finalmente per il verso giusto. Ma non preoccuparti: come ti dicevo, sarà solo un'impressione.

    Salute: potresti essere folgorato da una scarica di adrenalina e... OPS! Ho detto adrenalina? Scusa, intendevo dire "ultrasuoni sui testicoli".

    Amore: avrai il dono di far cadere tutti ai tuoi piedi (te l'avevo già detto che non devi levarti le scarpe in pubblico?).

     

    Quando Kyouya corrugò la fronte, Haruhi, Takashi e Mitsukuni avvertirono contemporaneamente l'ancestrale necessità di dileguarsi in tutta fretta, senza preoccuparsi di chi avrebbe avuto la malaugurata sfortuna di inciampare e di restare indietro, magari gridando uno stereotipato -quanto efficace- «Andate avanti senza di me!» ...Tanto, sarebbe stato esattamente ciò che l'istinto di sopravvivenza gli avrebbe ordinato di fare.
    Perciò, quando Kyouya si ritrovò in compagnia dell'unico disgraziato che non aveva neanche subodorato la sua aura spaventosa, pensò fosse ragionevole esordire con un tutt'altro che piacevole «Sono le cinque.» e fulminare con lo sguardo il suo costoso Rolex da polso, neanche avesse avuto il potere di farlo sentire tremendamente in colpa.

    Tamaki -nome in codice: Il Disgraziato- che nel frattempo stava dando fondo a tutta la sua vasta collezione di prodotti per capelli, nell'intento di ricreare un effetto brillantemossopossibilmenteriflessatoeartisticamentescompigliato-ma-nontrasandato, lo fissò in religioso silenzio per qualche istante, ben lontano dal comprendere la gravità della situazione; e, questo imperdonabile errore, gli costò un eloquente sguardo omicida da parte del Tipo Affascinante, che provvide subitamente ad impostare i propri occhiali in modalità "sparaflashamento diabolico", nella speranza di ottenere una qualche reazione dal suddetto disgraziato.
    Infatti, Tamaki non mancò di confermare le sue aspettative con un'acutissima espressione da lemure, che compromise in modo irreversibile la stabilità degli già abbastanza provati nervi di Kyouya.

    «Dico, sono le cinque. Te ne rendi conto, papino?» insistette quindi, sforzandosi di tenere a bada l'aura luciferina.
    «Sono le cinque.» approvò l'altro, con un regale cenno del capo «Ma non vedo quale sia il problema.»
    Kyouya sospirò. Per un attimo aveva quasi sperato che Tamaki potesse condividere il suo disappunto.
    Dimenticava che il suo amichetto del cuore (nonchè coniuge a tempo perso) sapeva essere intuitivo come un vaso da notte, quando il caso lo richiedeva!
    «Il problema è che sono già le cinque.» sibilò quindi, aggiustandosi gli occhiali con fare nervoso «E quei dannati bignè ancora non si vedono!»
    Tamaki prese finalmente in considerazione il reale soggetto del discorso e scacciò le inutili preoccupazioni di Kyouya con un gesto distratto della mano.
    «Rilassati, mammina! Non è così grave. Vedrai che il camion sarà qui tra pochi minuti... E poi mancano ancora i gemelli, e senza di loro non possiamo iniziare.» gli fece notare, impegnato com'era nell'aggiustarsi la chioma fosforescente che si ritrovava al posto dei capelli «Piuttosto, questa lacca profuma di lavanda. Mica mi fa sembrare gay?»

    Il suono dei nervi di Kyouya che si spezzavano si propagò come un'inquietante eco, lì nel parco dei ciliegi ancora deserto; e quello fu il fatidico segnale che costrinse Takashi, Mitsukuni ed Haruhi a coprirsi le orecchie, perchè, pur trovandosi a distanza di sicurezza, il vomito di parole che il loro amico avrebbe riversato sul povero Tamaki sarebbe riuscito a destabilizzare persino il Dalai Lama in persona.

    In fondo, si sa: essere costretti ad interagire con un soggetto affetto da logorrea può rivelarsi un'esperienza a dir poco micidiale, specialmente se l'individuo in questione rientra nella nefasta cerchia degli pseudoletterati, i quali traggono una soddisfazione affine a quella ottenibile durante il culmine dell'atto sessuale, nell'ammorbare il proprio interlocutore mediante l'utilizzo di un linguaggio arcaicizzante, comunemente caratterizzato da espressioni verbali inusitate, se non del tutto defunte, e generalmente accompagnato da avverbi, derivati da forme aggettivali, e contorte sequenze di termini, mutuati ad uno o più linguaggi specialistici, con l'unico scopo di generare una solida confusione in coloro che, futilmente, tentano di percorrere il cammino logico del messaggio che, invece di procedere secondo la linea retta tracciata dalla frase principale, si perde nei labirintici meandri di incidentali e frasi secondarie che si dipanano da essa, dando forma a quello che, ad un impatto iniziale, potrebbe sembrare un catastrofico effetto domino; ma che ben presto si rivela una sapiente trappola metalinguistica, affine ad un tunnel senza sbocchi verso l'esterno, che però la vittima non riesce a percepire perché solitamente viene colta da un ragionevole e subitaneo istinto suicida.

    In sostanza: il discorso di Kyouya avrebbe avuto lo stesso effetto della frase che l'autrice ha scritto proprio qui sopra.

    E infatti...

    «Tu non ti rendi conto della gravità della situazione! Io ho dato un ordine preciso ed esigo che Tsukiyama lo rispetti come se ne andasse della sua stessa vita, come se da esso dipendesse il destino dell'umanità! Capisci? Quest'evento è il più importante che l'Host Club abbia mai organizzato, e noi non possiamo assolutamente permetterci di commettere errori di nessun tipo! Hai una vaga idea di quanto ci sia costato il servizio delle tazze Ginori? Hai una vaga, vaghissima, idea di quanto ci siano costati i drappeggi di seta Fukugi*? E gli Uchikake* che indossiamo? Eh?? Lo sai quanto ci sono costati?» sbraitò «Te lo dico io: tantissimo! E non sarà una bugiardella sfaticata ed insulsa come Tsukiyama-kun a farmi perdere la faccia davanti a tutta la scuola! Cascasse il mondo, oggi l'Hanami sarà assolutamente perfetto; e per perfetto intendo "come voglio io". Sono stato abbastanza chia...?»

    «Scusi, lei è il signor Ootori?»

    Per un attimo, il signor Ootori fu colto dall'istinto di azzannare alla gola chiunque avesse osato interrompere il suo feroce monologo; ma qualcosa, qualcosa che probabilmente aveva a che fare con la rigida educazione che gli era stata impartita (o che, più probabilmente, aveva a che fare con una possibile cliente) lo costrinse a mutare radicalmente espressione e genuflettersi ai piedi di una sconosciuta in kimono rosa. Dopotutto, gli affari avevano sempre e comunque la precedenza.

    «Per servirla, milady. In cosa posso esserle utile?» le chiese, dopo essersi accertato che il luccichio malefico dei suoi occhiali fosse al di sotto della soglia di allerta.
    La ragazza ritirò dignitosamente la propria mano e smise di sorridere, pur restando inequivocabilmente serena come la Gioconda di Leonardo.
    Era chiaramente straniera.
    Alta. Molto alta, per essere una ragazza. Era esile come un giungo, e il kimono rosa che indossava non faceva altro che risaltare la sua eccessiva magrezza, che però le conferiva un'aria delicata e gentile, che stonava con i lineamenti severi del suo viso. Aveva lunghi capelli color miele, che le scivolavano lungo le spalle in morbide spire di boccoli lucidi e odorosi di cannella.
    E i suoi occhi, azzurri come il ghiaccio, lo fissavano con insospettabile indolenza.
    Era piuttosto graziosa, pensò Kyouya, analizzandola in lungo, in largo, e pure in obliquo; ma la sua espressione neutra lo impensieriva. Perchè non stava sbavando come una bavosa occhiuta in pieno delirio ormonale? Cosa aspettava ad emettere gridolini di soddisfazione come un gattino in estasi mistica, come avrebbe certamente fatto una qualsiasi altra ospite del club?
    No... C'era decisamente qualcosa che non quadrava.
    «La prego, non c'è bisogno di inchinarsi. Non sono qui per partecipare alle attività del club; dunque, gentilmente, potrebbe non considerarmi una sua cliente?»

    ...E in quello stesso istante, la cervellotica mente di Kyouya archiviò la donna sconosciuta nella categoria delle "femmine pericolose".

    Non accadeva tutti i giorni che una ragazza vanificasse così piacevolmente gli sforzi del club di ostentare, sempre e comunque, una galanteria che, nel ventunesimo secolo, era già bella che trapassata. Ed era innegabile che Kyouya considerasse la gentile richiesta di quella donna come un affronto imperdonabile al buon gusto e, soprattutto, alle energie che aveva speso per allestire un host club di tutto rispetto. Praticamente, gli aveva detto, seppur con mezzi e quarti di termine, di smetterla di fare il pagliaccio.
    E Messer Kyouya non aveva piacere che gli si desse del pagliaccio!

    Dunque, mi hai sfidato...?

    «Mi perdoni, milady.» rispose, levandosi in piedi per meglio osservare la sconosciuta «Lei è forse una nuova studentessa?» chiese, sfoggiando un sorriso falso come Giuda.
    «No.»
    A parlare era stato, stranamente, Takashi; il quale, avendo avvertito l'aria di tempesta, era tornato nei ranghi assieme ad Haruhi e Mitsukuni.
    «Oh. Tu la conosci, Mori-senpai?» chiese Tamaki, allontanandosi prudentemente dal raggio d'azione di Kyouya e della sconosciuta.
    «La signorina Winsurete dovrebbe frequentare la facoltà di sociologia.» spiegò Mitsukuni «Non è vero, Takashi?» chiese poi, sollevando il viso per osservare il cugino.
    Takashi annuì.

    Winsurete? - pensò Kyouya -...Winslate! Wins-late: letteralmente, "che vince tardi". Che sia un cattivo presagio?

    «Ah, dunque lei è una studentessa straniera... Bene.» Male! Malissimo! Com'era che il suo nome non compariva nel suo archivio? «Che cosa possiamo fare per lei?»
    La signorina Winslate inaspettatamente sorrise. E il suo sorriso fu spaventosamente simile a quello di Kyouya, tanto che Tamaki corse a nascondersi alle spalle di Haruhi, intimorito dall'atmosfera glaciale che si respirava attorno ai due pacati litiganti.
    «Il mio nome è Lilian Winslate.» si presentò «E sono qui per raccogliere informazioni per un progetto che sto conducendo personalmente per conto dell'Università.»
    «Un progetto? E in cosa consiste?» chiese Haruhi, guardinga.
    Lilian le rivolse uno sguardo gelido, dovuto probabilmente al fatto di essere stata interrotta da un servo della gleba come Haruhi Fujioka: lo studente speciale.

    «Consiste nell'Host Club.» rispose però, tornando a concentrare l'attenzione sul Tipo Affascinante «Voglio indagare sul fenomeno degli Uomini-Geisha: un incantesimo legale che si sta esponenzialmente diffondendo in tutto il Giappone.» si concesse una teatrale pausa ad effetto «Sapete, soltanto a Tokyo, esistono oltre duecentocinquanta host club; e questo costituisce un meccanismo comportamentale piuttosto affascinante, non credete? Vorrei capire cosa spinga le donne giapponesi a ricercare la compagnia temporanea di soggetti stereotipati ed idealizzati, che non trovano corrispondenze con una relazione concreta.» allargò le braccia, neanche si sentisse essa stessa una donna sedotta e abbandonata «E' forse perchè la vita quotidiana le stressa? E' perchè, nella realtà di tutti i giorni, il maschio non si trova mai in una posizione di inferiorità? E' perchè le donne giapponesi si sentono sole ed incomprese?»

    Qui, Tamaki, Takashi e Mitsukuni guardarono interrogativamente Haruhi (che, almeno biologicamente, era una donna giapponese), la quale scosse il capo in segno di diniego.

    «La condivisione del maschio prescelto. E' questo ciò che intendo veramente studiare! Il mio scopo non sarebbe altro che quello di comprendere cosa spinga voi a diventare degli accompagnatori e cosa porti le vostre clienti ad "affittare" i vostri favori. Ho intenzione di scrivere un libro sull'argomento, e sono assolutamente certa che sarà un best seller!» concluse, con gli occhi che brillavano di passione.

    Le espressioni degli host furono l'equivalente di un Questa è tutta scema!, tant'era vero che Takashi bisbigliò a Mitsukuni un pacato «Devo sopprimerla?». Ma non ebbe mai il piacere di sentire la risposta del cugino, poichè Kyouya si riappropriò abilmente delle redini del discorso...

    «E quale sarebbe la sua tesi?» le chiese, ora definitivamente spoglio della sua consueta maschera da bravo ragazzo «Cosa vorrebbe dimostrare, indagando sul nostro stile di vita?»
    Lilian Winslate gli si avvicinò pericolosamente, immune allo sparaflashamento diabolico degli occhiali di Kyouya, e gli posò una mano sulla guancia con sfacciata naturalezza.
    «Che siete tutti dei grandissimi bugiardi.»
    Haruhi temette di dover correre a prendere lo spazzolone per ripulire il macello che avrebbe compiuto Kyouya di lì a pochi istanti, ma l'indomita impulsività di Tamaki la fermò...
    «Bugiardi?» fece il Tipo Regale, oltraggiato «Noi saremmo dei bugiardi?»
    «Esattamente.» ribattè Lilian, incrociando le braccia al petto «Prendete in giro delle povere fanciulle e le sfruttate per i vostri affari, ostentando una bontà che di sicuro non vi appartiene.»
    A quel punto, Takashi e Mitsukuni avanzarono in sincronia, sicuri di incutere sufficiente timore all'incauta studentessa di sociologia.
    «Siamo costretti a chiederle di andarsene, signorina Winsurete.» sibilò Mitsukuni, ora più che mai in versione "Dark Honey".
    «Sicuramente a Kabukicho troverà gli uomini-geisha che cerca.» gli fece eco Takashi, ostentando la sua rigidità modello "muro di cemento armato".
    Ma qualcosa non andò come avevano pronosticato...
    «Fermi!»
    Era stato Tamaki a parlare.
    «Aspettate.» aggiunse, calandosi nella parte di San Tamaki: protettore delle pecorelle smarrite. «Se la signorina Winslate vuole studiarci, è nostro dovere di cavalieri permetterglielo. Non sia mai che l'Host Club neghi un simile divertimento ad un'ospite.»
    «Non sono un'ospite.» ribattè ferocemente Lilian; ma Tamaki la ignorò...
    «Ascoltatemi tutti! Abbiamo fondato l'Host Club per realizzare i sogni delle nostre fanciulle e, almeno fino ad oggi, è stato facile mettere in pratica le loro tenere fantasie. Ma adesso l'Host Club si trova a dover compiere una scelta difficile!» proclamò, impugnando la lacca all'essenza di lavanda come se fosse lo scettro del potere assoluto «Cacciare via miss Winslate, e dimostrare così di essere dei bugiardi; oppure combattere fino alla morte per convincerla dell'esatto contrario!»

    Mitsukuni quasi si commosse per la melodrammaticità del discorso del Re.

    «Dunque, miei prodi, siete con me o contro di me?» chiese Tamaki, fissando intensamente ora l'uno, ora l'altro membro del club.
    «Combatteremo al tuo fianco, Tama-chan! Non ti lasceremo da solo!» piagnucolò Mitsukuni, correndo ad abbracciare il proprio leader.
    Anche Takashi, Haruhi e Kyouya si ritrovarono ad alzare un braccio, per esternare la propria adesione alla causa di Tamaki.
    «Che branco di cerebrolesi...» sospirò Lilian, alla quale era già scoppiato un terribile mal di testa.
    «Allora è deciso, Winslate-san. Da oggi potrà studiarci come e quando le piacerà...» le concesse Kyouya «Ma, ad una condizione.»
    Lilian inarcò un sopracciglio.
    «Sarebbe?»
    «L'80% dei profitti del libro dovranno essere devoluti all'Host Club, com'è giusto che sia.» disse, stendendo una mano verso di lei.
    «Il 40%.» gli offrì lei, gelida.
    «Settantancinque.»
    «Cinquanta. Prendere o lasciare.» disse Lilian, allargando le dita della mano per suggellare il patto malefico.
    Kyouya ghignò.
    «Andata!»

    E così, anche la terra tremò davanti all'alleanza più diabolica che fosse mai stata proclamata.

    Ma Kyouya non era uno sciocco: avrebbe raccolto quante più informazioni possibili sulla studentessa straniera e le avrebbe utilizzate a proprio vantaggio.
    Quella Lilian Winslate era pericolosa e andava seguita con la calma di un samurai e l'aggressività di un lupo siberiano. Gli serviva un... samurupo siberiano, che però fosse giapponese (altrimenti avrebbe dovuto pagargli vitto e alloggio). E dove poteva trovarlo, lui, qualcuno che possedesse questi requisiti? Ma ovviamente ad un palmo dal suo naso!
    ...Ecco perchè aveva finto di chiamare l'agenzia del catering e aveva inviato un messaggio a Mori-senpai per chiedergli di tenere d'occhio quella donna anche all'Università.

    Winslate-che-vince-tardi, quando avrò finito con te, dovrai correre a farti cambiare il cognome!

     

    ..

     

    «Ripetetemelo ancora una volta.» fece Nabiki, aiutando lo speditore a scaricare dal camion i bignè di riso alla ciliegia che aveva preparato per l'Hanami «Perchè mi trovo qui?»
    Hikaru e Kaoru sbadigliarono sonoramente, impegnati com'erano nel rigirarsi i pollici da una mezz'ora buona.
    «Perchè una papaya biofermentata ha una vita sociale più attiva della tua, Tsuki-chan.» rispose Hikaru.
    «Sarebbe stato troppo crudele lasciarti a casa da sola, ad ingurgitare schifezze per la depressione e confidare le tue frustrazioni agli attori delle telenovelas.» gli fece eco Kaoru.
    «E chi sarebbe depressa??» ringhiò Nabiki, che stava iniziando a fumare come una pentola a pressione.
    «Stiamo solo scherzando, dai!» le disse Kaoru, mettendole un braccio intorno alle spalle «E poi qui non è così terribile, no? Ci sono i ciliegi in fiore, il tramonto, cose buone da mangiare...»
    «Sono allergica ai ciliegi, ho il sole negli occhi e quelle cose buone da mangiare le dovrò servire a qualcun'altro.» ribattè l'altra, indicando la sua uniforme da cameriera.
    «Guarda il lato positivo.» le consigliò l'altro gemello «Ci sono tanti bei ragazzi in giro... Come... Tamaki, per esempio.»
    «Chi? L'uomo radioattivo? Con quei capelli potrebbe permettersi di non pagare la luce finchè non diventerà pelato.» ribattè Nabiki, avviandosi verso quella zona del complesso universitario che veniva definità "l'Esagono", poichè dal parco dei ciliegi si diramavano sei sentieri che conducevano a sei diverse facoltà: giurisprudenza, medicina, scienze e tecnologie, economia, architettura e sociologia.
    «Però è un bel ragazzo, no?» chiese Hikaru, sornione.
    «Molto decorativo. Sì.» gli concesse Nabiki «Ma non dobbiamo dimenticarci che se Tamaki è fornito di cervello, di sicuro ce l'avrà placcato d'oro.»
    Hikaru e Kaoru si scambiarono uno sguardo afflitto.
    Possibile che non ci fosse proprio nessuna speranza di appioppare Tamaki a Nabiki ed avere Haruhi tutta per loro?

    «Non credi di essere un po' ingiusta, adesso? Lo stai giudicando senza conoscerlo.» le disse Hikaru «Se sapessi più cose di lui, sicuramente tu...»

    «Ah! Voi dovreste essere i fratelli Hitachiin, dico bene? Sono Lilian Winslate. Posso farvi qualche domanda?»

    Al suono di quella voce femminile, tutti e tre si voltarono a guardare una ragazza che Nabiki etichettò subito come schifosamente bella; una di quelle bellezze che le facevano venir voglia di coprirsi il capo con una busta della spesa e chiudersi in casa finchè la vecchiaia non avesse fatto il suo corso. Tanto per cominciare, la suddetta strafiga era bionda; ma il suo era un biondo particolare, un biondo che avrebbe come minimo meritato una cantica lunga quanto la Divina Commedia. Per inciso, era "biondo-che-ne-sai-tu-di-un-campo-di-grano-poesia-di-un-amore-profano-e-se-me-li-scompigli-ti-mozzo-una-mano-tu-lo-sai?"... E tanto bastò perchè Nabiki sentisse il bisogno irrefrenabile di andare a nascondersi dietro un cespuglio; e ci sarebbe anche riuscita se i due gemelli non l'avessero prontamente bloccata per i polsi.

    «Ririan Winsurete?» chiesero quindi in coro Hikaru e Kaoru «Cosa sei? Una giornalista?»
    «Studentessa di sociologia. E comunque è Lilian Winslate, grazie.»
    «Piacere di conoscerti, Winsurete-san!» dissero nuovamente in coro «Ma ci dispiace: non siamo autorizzati a rilasciare interviste.»
    «Che peccato... E dire che avevo intenzione di dedicarvi almeno quattro capitoli del mio best seller! Questo alle fans dispiacerà, temo. Ma se proprio non potete...»
    «Possiamo! Possiamo!» esclamarono subito, dimentichi di una Nabiki ancora intontita dalla nicolkidmanonica bellezza di quella studentessa straniera.
    «Perfetto! Come siete gentili, ragazzi.» sorrise l'altra, estraendo un registratore da una borsetta microbica, firmata D&G «E tu chi saresti, cara?» chiese poi, scoccando un'occhiata perplessa a quella creaturina informe che rispondeva al nome di Nabiki.
    «I-Io sono...»

    Accidenti! Ha anche gli occhi azzurri-come-cieli-di-marzo-e-colline-e-praterie-dove-corrono-dolcissime-le-mie-malinconie! Cazzo!
    La smetti di dedicarle tutta la compilation di Lucio Battisti? Abbiamo capito che lei è Miss-Winslate-tutta-Tette e tu sei solo un rutto, ma dacci un taglio adesso!
    Grazie di aver coperto con la tua voce il suono della mia autostima che andava in frantumi, Dolores.
    Quando vuoi, cara, è sempre un piacere!
    Sì, però adesso rintanati in un angolino del mio cervello e lasciami pensare a cosa rispondere a questa stronza, che si merita il mio odio solo perchè è schifosamente gnocca.
    E perchè ha una borsetta firmata Dolce & Gabbana!
    Giusto. Anche per quello!

    «Oh, non badi a lei, Winsurete-san! E' solo la cameriera.» le fece notare uno dei gemelli «Piuttosto, cosa dicevamo di quella intervista?»

    Cameriera...riera...era...era...era...a....?
    Complimenti. Hai riprodotto un'eco perfetta!

    ...Nessuno notò Nabiki che correva a rifugiarsi in un angolo per disegnare cerchietti immaginari nel terreno, per essere stata ignorata.
    ...Nessuno notò che Lilian Winslate non aveva acceso il registratore e che non aveva distolto per un solo istante lo sguardo dalla cameriera.
    ...Nessuno notò che, nascosto fra gli alberi di ciliegio, un samurupo siberiano (però giapponese) stava tenendo d'occhio la situazione.

    Ma tutti poterono sentire la voce festosa di Renge Hoshakugi -la manager dell'Host Club- che ufficializzava l'apertura dell'Hanami.

    Non ti sembra il momento giusto per andare a confessare tutte le tue frustrazioni agli attori delle telenovelas?
    Dolò, e questo non ti sembra il momento giusto per farti in un'iniezione letale di cazzi tuoi?
    "Dolò"? Che fai, ti metti a pensare in napoletano, adesso?
    E' colpa di Concetta Wakamoto, la babysitter nippo-napoletana che mi ha cresciuto a base di pizza e mandolino. Pecchè? Cà vulisse ricere?
    Adesso anch'io sento il bisogno di confessare i miei peccati a Maria de Filippi...
    Ecco, brava, che c'è posta per te. Te la mando io stessa.
    E che c'è scritto?
    "VENDESI" o "AFFITTASI", devo ancora decidere.

    ..

    VS
    Nekozawa-senpai VS Renge Hoshakugi


    A dispetto dei pronostici di Nabiki, l'Hanami si stava rivelando un vero successo. Infatti, nonostante la fastidiosa presenza di Lilian Winslate, che intervistava chiunque, affamata di informazioni come un gatto coccole-dipendente, tutto stava andando per il verso giusto. I ciliegi in fiore offrivano uno spettacolo ineguagliabile e la luna, che brillava alta nel cielo sereno, cospargeva d'argento il parco affollato, divertendosi ad esaltare la bellezza dei padroni di casa; i quali intrattenevano le loro clienti con più passione ed attenzione del solito. Tamaki guardava negli occhi l'ospite prescelta e paragonava la loro luce a quella di una pioggia di stelle cadenti; Kyouya scriveva haiku* per le sue ammiratrici, in cambio dei loro sorrisi; Takashi suonava il flauto traverso, colmando di gioia i cuori delle sue spasimanti; ed Haruhi e Mitsukuni offrivano alle ospiti i famosi bignè di riso alla ciliegia che Nabiki aveva cucinato a costo di uno shock anafilattico. Quindi, tutto si stava svolgendo alla perfezione; tanto più che la cerimonia era stata pensata soprattutto per ufficializzare il "battesimo" delle due nuove reclute dell'Host Club: Satoshi Morinozuka e Yasuchika Haninozuka, rispettivamente i fratellini di Takashi e di Mitsukuni. E l'avvento delle due matricole era stato accolto con insospettabile entusiasmo soprattutto dalle studentesse più giovani, che già stravedevano per il Tipo Frizzante (Satoshi) e per il Tipo Tenebroso (Yasuchika); ma, se c'era qualcuno che a stento si tratteneva dal gongolare dalla soddisfazione, quello era Kyouya, che aveva già provveduto a calcolare l'ammontare degli incassi dovuto all'arrivo dei due debuttanti.

    Eppure, qualcuno non si stava divertendo...

    «Che noiaaaa!» si lagnò Hikaru «Non sta succedendo niente di interessante.»
    «Haruhi è troppo impegnata per stare con noi, e quell'impiastro del Re ha preso così tanto sul serio la sfida di quella Winsurete che nemmeno si accorge di Nabiki.»
    «Già... Se solo si conoscessero meglio!»
    «Se solo lui fosse un po' meno... E lei un po' più...»
    «Non che lei cerchi di attirare la sua attenzione, eh... E poi perchè si è messa una busta della spesa sulla testa?» sbottò Hikaru, indicando Nabiki che, effettivamente, indossava qualcosa di simile ad una gigantesca mascherina per contenere la sua allergia alle diaboliche piante festeggiate «Con quella, al massimo potrà attirare quel pazzoide di Nekozawa-senpai.»

    ...Cosa che, tra l'altro, stava accadendo.

    Nekozawa-senpai, presidente dello sfigatissimo Club di Magia Nera (che vantava il preoccupante numero di ben cinque iscritti) a quanto sembrava, era rimasto letteralmente folgorato dalla sfortuna di Nabiki, che non aveva mancato di manifestarsi nelle più svariate forme: dalla caduta dei bicchieri di cristallo -in perfetto effetto domino- alla disintegrazione di una decina di bignè, resi poco appetitosi dalla scarica di starnuti con la quale la suddetta cameriera aveva avuto la gentilezza di condirli, prima di servirli proprio a Nekozawa-senpai.
    Ed ora lui era lì, che si cimentava in un grottesco tentativo di seduzione, e recitava aborti di poesia maledetta, paragonando i capelli di Nabiki alle notti senza luna in cui le streghe di Salem si cimentavano in chissà quale rito sciamanico.

    «Sciamanico?» aveva replicato Nabiki «Mi fa venire in mente una sciatalgia... Posso portarmi il Voltaren?»
    «Oh, mia sventurata musa, mia Gorgone, mia Somma Arpia, tu puoi fare di tutto con il mio povero cuore nero e maledetto.» aveva blaterato Nekozawa-senpai.
    «Allora, ci sono problemi se mi tengo stretto l'ultimo briciolo di eterosessualità che mi rimane e ti mando a cagare?»
    «Mia adorata! Tu sola sai interpretare la mia anima dannata! Come potresti sapere, altrimenti, che le tue offese per me sono complimenti?»

    E, a quel punto, erano intervenuti Takashi, Satoshi e Yasuchika a porre fine a quel ridicolo teatrino. Mitsukuni, dal canto suo, ci aveva provato; ma Reiko Kanazuki*, la sua quasi-più-o-meno-circa fidanzata, gli si era incollata addosso in modalità boa constrictor; ragion per cui aveva trovato opportuno continuare ad ingozzarsi di bignè, nella speranza di ingrassare in pochi istanti e costringere Kanazuki a sciogliere la presa. Inutile dire che non ci era riuscito.
    D'altra parte, anche la manager del club, Renge Hoshakugi, da brava otaku sfegatata qual'era, era intervenuta per dire la sua. Tanto era vero, che subito aveva trovato il lato oscuro di Nabiki (così come in passato aveva trovato quello degli altri membri del club), etichettandola come "il tipo di persona che si ferisce di proposito per ottenere l'attenzione del maschio dominante".
    Ora, tutti avevano ben presente chi fosse il dominante, lì in mezzo. Non tutti però avevano colto il concetto di "maschio".

    ...Ma questa è un'altra storia.

    Perciò torniamo ai due gemellini, che intanto stavano assistendo alla scena con malcelata indolenza...

    «Hai detto busta?» fece Kaoru, improvvisamente allegro. Il gemello gli lesse nel pensiero.
    «Stai pensando quello che penso io?» chiese Hikaru, intuendo il piano per far conoscere meglio Tamaki e Nabiki.
    «Come sempre, collega!»
    «Non pensi che potrebbe sembrare un po' troppo sospetto, però?»
    «Naaah!» lo tranquillizzò Hikaru «Dimentichi che la presenza di miss Winsurete gioca a nostro favore. Penseranno tutti che lo stiamo facendo per farle raccogliere informazioni.»

    E così, le due menti diaboliche misero in pratica il loro piano...

    «Udite! Udite!» gridarono in coro, agitando le braccia per farsi notare «E' il momento del nostro gioco! E se state pensando a "Chi di noi è Hikaru-kun" vi state sbagliando, carissime ospiti!»
    Tutte le ragazze si voltarono, curiose di scoprire la novità; tutte, meno Nabiki che, avvertendo miasmi di pericolo allo stato puro, cercò di sgusciare via il più lontano possibile.
    «Stasera si gioca al "Gioco del Se Fosse".» spiegò Hikaru, mostrando alle ospiti una busta piena di foglietti di carta ed un block notes.
    «Le regole sono molto semplici: la sorte sceglierà due giocatori, i quali non potranno guardarsi in viso nè potranno parlare.» continuò Kaoru.
    «In compenso, potranno fare delle domande che iniziano con "se fosse" per scoprire chi è l'altro giocatore. Noi risponderemo alle domande; e se si indovina chi è l'altro giocatore, si vince.»
    «Che cosa si vince?» chiese Renge, interessata al gioco.
    «Il nostro eterno rispetto e la nostra deliziosa presenza.» risposero in coro i due gemelli.
    «Stronzate!» sbraitò la manager «Ci vuole qualcosa di più... Stuzzicante! Che ne dite di realizzare un desiderio per premiare il vincitore?»
    Hikaru e Kaoru si scambiarono uno sguardo e sollevarono le spalle.
    «E sia! Che il gioco abbia inizio!»
    E, per l'appunto, il gioco ebbe inizio.

    I primi nomi ad essere estratti dalla busta della discordia furono quelli di Renge-kun e di Nekozawa-senpai; e la manager riconobbe l'altro dopo aver scritto un'unica domanda sul block notes. I secondi nomi ad essere estratti furono quelli di Mitsukuni e di Kyouya, che si riconobbero a vicenda, nello stesso momento. Poi, fu il turno di Satoshi e di Yasuchika e, come volevasi dimostrare, persero entrambi. E il gioco si protrasse ancora per qualche minuto, finchè i due gemelli ritennero che fosse giunto il momento opportuno per estrarre "magicamente" i nomi di Tamaki e di Nabiki.
    Così, Hikaru andò a bendare Tamaki, mentre Kaoru andò alla disperata ricerca di Nabiki... Ma non la trovò.

    «Kaoru, c'è qualche problema?» chiese Haruhi, che non comprendeva la sua delusione.
    «Dov'è finita Tsukiyama?»
    «Non saprei... Era qui fino ad un attimo fa. E, ora che mi ci fai pensare, sono spariti anche Mori-senpai e Winslate-san.»
    «Accidenti!» sbottò Kaoru.
    «Beh, se vuoi gioco io al posto di Nabiki.»

    E come dire di no ad Haruhi? E, soprattutto, come spiegare ad Hikaru che la peggiore combinazione possibile degli eventi si era appena verificata?

    Non ci fu bisogno di spiegarlo, perchè Hikaru si limitò a guardarlo come se avesse desiderato passarlo nell'uovo e nel pangrattato, e ridurlo così ad una cotoletta vivente; ma, alla fine, le ospiti attendevano che si giocasse, e quindi, per fortuna di Kaoru, il gemello dovette trattenere i suoi istinti omicidi.
    Quindi, Tamaki ed Haruhi vennero fatti accomodare schiena contro schiena, e il gioco iniziò...

    Haruhi scrisse: «Se fosse un cibo, che cibo sarebbe?»
    «Scaduto!» fu la risposta simultanea dei due gemelli.
    Tamaki scrisse: «Se fosse un animale, che animale sarebbe?»
    «Un procione!*» risposero in coro Hikaru e Kaoru.
    Haruhi scrisse: «Se fosse un suono, che suono sarebbe?»
    «Probabilmente, quello dell'antifurto: martellante ed insopportabile!»
    Tamaki scrisse: «Se fosse una stagione, che stagione sarebbe?»
    «Primavera.»
    A quel punto, entrambi scrissero sul block notes il nome dell'altro, mandando a farsi benedire tutti i buoni propositi dei due gemelli.
    «Uff... Non è servito a nulla.» sussurrò Hikaru all'orecchio del gemello.
    «E, come se non bastasse, adesso dovremmo anche realizzare chissà quale desiderio perverso.» fu concorde Kaoru, sconsolato.

     

    ..

     

    Nabiki ne aveva abbastanza di quella ridicola cerimonia. Ne aveva abbastanza di Emo-Nekozawa-senpai; ne aveva abbastanza di quella yaoinomane di Renge-kun; e, soprattutto, ne aveva abbastanza di quel vestito di poliestere - che, tra l'altro, le faceva venire il prurito. Si era allontanata abbastanza dal luogo dei festeggiamenti, per cui pensò bene di concedersi un minuto da donna, per fare cose da donne, come -appunto- provvedere all'impellente disincastramento delle mutande in mezzo alle natiche. E sarebbe anche uscita vincitrice da quel duro scontro con il poliestere, se un Marcantonio a caso non fosse sopraggiunto proprio nel momento più sbagliato e l'avesse guardata come se le fosse spuntata una proboscide sulla schiena.

    Merda!
    Merda! E adesso come glielo spieghi?

    Provò l'approccio diplomatico...

    «Oh, Mori-senpai! C-che sorpresa!» blaterò, avvertendo il sangue salirle alle guance «B-Bella serata, eh?»
    Takashi si riappropriò della sua solita espressione da pinguino polare e le sorrise, comprendendo il suo imbarazzo.
    «Non sembra che tu ti stia divertendo molto.»
    «N-No! Ma c-che dici?! Mi diverto! Mi diverto tantissimo! Non vedi come mi sto divertendo?»
    Per poco, le sopracciglia di Takashi non si inarcarono fino a disegnare un inequivocabile "no".
    «Ok, lo ammetto: le feste non fanno per me.» ammise Nabiki «Piuttosto, come mai non sei con gli altri?»
    Takashi parve allarmarsi, poichè iniziò a guardarsi intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno.
    Si avvicinò a Nabiki e le appoggiò innocentemente le mani sulle spalle, guardandola con apprensione (del tutto ignaro che, nella mente della sua controparte, Whitney Houston avesse iniziato a cantare a squarciagola "I will always love you"). Infatti, non sembrò notare lo sforzo sovrumano che Nabiki stava compiendo, al fine di contrastare la scarica d'adrenalina che le aveva incendiato lo stomaco e le aveva automaticamente trasformato le gambe in un paio di crème caramel.

    Ragion per cui, si chinò su di lei e le sussurrò all'orecchio: «Hai visto Winslate-san?»

    Che voce da stupr... WINSLATE-SAN? Merda!
    Doppia merda! Voleva infrascarsi con quella là!

    Un attimo dopo, Lilian Winslate sbucò da alcuni cespugli e sorrise ai presenti, neanche sapesse di essere attesa.

    Quando si parla del diavolo...

    «Oh! Mori-senpai! Ti cercavo.» cinguettò il diavolo, avvicinandosi a passo svelto alla marmorea figura di Takashi, senza degnare di una sola occhiata la povera Nabiki «Mi chiedevo... Non è che per caso potresti dedicarmi qualche minuto? Ci vorrà poco, te lo prometto.» disse «O, forse, ho interrotto qualcosa?»

    Dannata sgualdrina!
    Si dice baldracca, Nabiki.
    Hai ragione, scusa!

    «Non hai interrotto nulla!» rispose Nabiki, stanca di essere ignorata da Miss-Ce-L'ho-Solo-Io-E-Ce-L'ho-Anche-Firmata-Dolce-&-Gabbana «Scusate, vi lascio soli.» aggiunse poi, senza perdere neanche un grammo della sua dignità, benchè un fastidioso nodo alla gola le impedisse di alzare nuovamente lo sguardo su Takashi.
    Probabilmente, se lo avesse fatto, avrebbe notato il suo dispiacere.
    Ma, sta di fatto che non lo fece.
    Come sta di fatto che Takashi, inaspettatamente, la inseguì; e, ancor più inaspettatamente, Lilian Winslate seguì Takashi, di modo che tutti e tre si ritrovarono nuovamente al centro dei festeggiamenti, proprio nel momento in cui Hikaru e Kaoru annunciavano il vincitore del Gioco del Se Fosse...

    «E il vincitore è...» dissero in coro «Renge-kun!»
    Un coro di applausi si rovesciò sulla manager del club, che salutò teatralmente il pubblico, neanche avesse vinto Miss Universo e volesse esprimere il desiderio di realizzare la pace nel mondo.
    Peccato che il concetto di "pace" avesse ben poco a che fare con "Renge-kun".
    «Dai, Renge, taglia corto e spara: che cosa vuoi?» chiese Haruhi, che già s'immaginava un desiderio impossibile da mettere in pratica.
    Al che, Renge si schiarì la voce ed impugnò il microfono come se fosse una scimitarra, puntandolo contro l'Host Club.
    «Io desidero girare un film rigorosamente yaoi su un'isola deserta!»

    Continua

     

    EDIT DEL 23 GIUGNO 2011: SONDAGGIO CHIUSO.

    1) GIRARE UN FILM RIGOROSAMENTE YAOI SU UN'ISOLA DESERTA.

    2) GIRARE UN REALITY NELLA CASA DEGLI ORRORI DI NEKOZAWA-SENPAI.

    3) SCAMBIO DI VITE PER UN MESE

    Il desiderio di Renge verrà realizzato nel corso delle vacanze estive, che in Giappone corrispondono solo al mese di agosto.
    Ah... Vi dò un consiglio: tenete d'occhio Lilian Winslate. Non sta lì giusto per far ingelosire Nabiki: sarebbe stato troppo banale!

    NOTE

    Fukugi: il fukugi è un colorante naturale che si estrae da alcuni tipi di piante che crescono solo ad Okinawa, da cui si ottiene un olio giallo brillante.

    Uchikake: è il tipo di kimono più ricco e decorato, poichè è ricamato sia d'oro che d'argento. Si usa nelle occasioni più importanti, come nei matrimoni.

    Haiku: è un componimento poetico caratterizzato da 3 versi da cinque, sette, e ancora cinque sillabe.

    Reiko Kanazuki: è un personaggio che nell'anime non compare. Frequenta il club di magia nera, è fissata con le maledizioni, ed è la fidanzatina di Mitsukuni. Se volete uno spoiler su di loro, e sul futuro degli altri membri dell'Host Club, andate sul mio blog: http://lirinlawliet.splinder.com/post/24627180/spoiler-sul-18volume-di-host-club-uno-sguardo-al-futuro

    Procione: nel manga, spesso prendono in giro Haruhi, chiamandola Racoon-girl; cioè Ragazza-procione.

    Ragazzi scusate, ma sarò breve, se non addirittura telegrafica. Dopodomani ho un esame e non riesco a ringraziarvi uno ad uno, ma sappiate che vi adoro tuuuuuuuutti!
    Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se questa volta ho dovuto introdurre un personaggio antipatico: servirà in futuro. Scusate: esigenze di copione XD

    Un bacione-procione ad ognuno di voi ^^

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    Capitolo 9
    *** La sacra tecnica del paliatone universale ***


    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

     

    Ottavo ingrediente:

    la sacra tecnica del paliatone universale

     

     

    Ariete

    Fortuna: guai in vista! Ci sono buone possibilità che una colonia di gatti neri invada il tuo giardino, che un vicino ti righi la macchina, che ti si stacchi la corrente mentre ti stai asciugando i capelli e che un meteorite atterri nel tuo salotto. Non disperare: poteva andarti peggio!

    Salute: ma guarda! Scoppierai di salute! O, forse, scoppierai e basta... Tu però, intanto, assicurati di non mangiare latte e petardi a colazione. Vienimi incontro, no?! Com'era che diceva quel proverbio? "Chi semina vento raccoglie tempesta"? Bene. Nel tuo caso le possibilità sono due: o non hai un cazzo da fare, e ti metti a seminare vento, così, tanto per grattugiare le scatole al prossimo; oppure hai mangiato fagioli. In tutti e due i casi, minacci la salute di altri undici segni zodiacali, per cui facci un favore: chiuditi in casa!

    Amore: no, ma dico...? Cioè, stai davvero leggendo la voce "amore"? Ma tu ancora ci speri? Sul serio?? ...MA RASSEGNATI, VA'!

     

    «Allora?? Devo chiamare un notaio per fissare la data del compromesso, o pensate di ordinare qualcosa?» suggerì «...Magari prima che io entri in menopausa?»

    Hikaru e Kaoru sbadigliarono sonoramente, osservando il menù della Bottega dei Desideri con la stessa espressione annoiata con cui avrebbero potuto contemplare un escremento di stercosauro adulto; e finalmente, con la micidiale rapidità di un bradipo paraplegico, si decisero a volgere lo sguardo su Sua Ringhiosità la Pasticciera, la quale stava emettendo da ben dieci minuti una serie preoccupante di borbottii, che già avevano abbondantemente superato il concetto stesso del suono per trasformarsi in un'unica vibrazione minacciosa... Un record, praticamente.
    I
    n tempi non sospetti, Nabiki sarebbe già passata alla fase number two, che consisteva in una famosa tecnica plurimillenaria (che la famiglia di Concetta Wakamoto tramandava di generazione in generazione), e che era stata pittorescamente battezzata "Mò ti faccio un paliatone*".

    Intanto, Hikaru richiuse il menù con una tale solennità che Nabiki fu pronta a giurare che le sue prossime parole sarebbero state «La messa è finita. Andate in pace.», ma gli occhi dorati del ragazzo le lasciarono presupporre un divertimento mefistofelico, e nient'affatto innocuo, che presagiva tutto tranne la fine di qualcosa.
    E infatti...

    «Io prendo un caffè decaffeinato.» annunciò «Però lo voglio ristretto, alla nocciola, macchiato con una generosa dose di latte di mandorla freddo, senza schiuma e senza panna, non in bicchiere di vetro, amaro... » e qui si concesse di partorire un pensiero difficile «...Ma con due zollette di zucchero a parte, grazie.» concluse, consapevole di aver urtato i nervi della pasticciera, la quale liquidò i capricci del riccobastardo scrivendo semplicemente "cappuccino" sul proprio block notes.
    «E tu, Hikaru?» chiese poi, senza staccare gli occhi dal taccuino «Cosa prendi?»
    «Sono Kaoru.» la corresse l'altro, abituato ad essere confuso con il gemello «E prendo un caffè in tazza grande, macchiato, schiumato, con poco latte caldo e molta schiuma, nè troppo caldo nè troppo freddo; e, se è possibile, con lo zucchero di canna.»
    «Praticamente, due cappuccini.» affermò Nabiki, aggiungendo un bel 2 accanto alla scritta precedente «Non so come siate riusciti a dire la stessa cosa con parole così diverse, ma non credo proprio che ve li farò pagare trecentocinquanta yen in meno solo perchè avete avuto il coraggio di chiamarli caffè.» precisò poi, consapevole dei sorrisi sghembi che i due Hitachiin rivolsero alla sua schiena che si allontanava velocemente verso il bancone. Istintivamente, l'ombra di un sorriso apparve anche sul proprio volto.
    Certo, non riusciva ancora a distinguere Hikaru da Kaoru, ma finalmente poteva affermare di star imparando a relazionarsi con loro.
    Però, bisogna precisarlo, relazionarsi e fare amicizia erano due concetti ben diversi; e Nabiki lo sapeva. Era per questo che non avrebbe mai abbassato la guardia, quando nei paraggi c'erano quei due diavoli degli Hitachiin. Dopotutto, com'era che si diceva? «Fidarsi e bene, ma non fidarsi è meglio».

    Chissà? Magari questa piccola rivincita mi aiuterà a sbollire un po' di rabbia...

    Perchè sì: era rabbiosa... E non perchè quella mattina Napoleone avesse sodomizzato Saru-chan (la sua scimmietta di peluche) eleggendola a sua concubina personale; non perchè avesse ottenuto un voto imbarazzante ad uno stupidissimo test di storia; non perchè sua madre le avesse spedito una foto che la ritraeva con il suo nuovo, e ventenne, fidanzato giamaicano... No.
    Nulla di tutto ciò.
    Era rabbiosa perchè l'Host Club aveva deciso di organizzare una gita a scopo didattico nel suo locale, con la scusa di apprendere quanto più possibile sui costumi e sugli usi del proletariato. E lei non aveva neanche potuto opporsi a quella ridicola pretesa, in quanto Kyouya aveva estratto un libro da chissà dove e, non senza una punta di sotterranea soddisfazione, aveva recitato: «Ouran Accademy, articolo 9: agli studenti è proibito lavorare part-time; pena l'espulsione. E noi non vogliamo che tu venga espulsa, vero? Sarebbe così facile ottenere il nostro silenzio...».
    E, come se tutto questo non fosse stato già sufficiente a scatenarle una crisi di nervi, Miss Mi-Sono-Fatta-i-Boccoli-alla-Pataflocca si era armata di registratore ed aveva espresso tutta l'intenzione di trasformare quel tranquillo pomeriggio in un convegno sull'empirismo ontologico dei prostituti di lusso.
    In sostanza, erano venuti tutti a prenderla per il culo. O, almeno, così sospettava Nabiki.
    In compenso, la presenza di quei baldi giovanotti attirava clienti del gentil sesso come i fiori attiravano le api; e questo era sicuramente l'unico motivo che la tratteneva dal gridare «Tecnica segreta della scuola Wakamoto! Ya'tthà!!» e fare una strage di aristocretini.

    Ok... Quello, e il fatto che Takashi riuscisse a trasformare la cannuccia del suo frappè in un irresistibile strumento erotico.

    Quanto vorrei essere quella cannuccia...
    Peccato che invece sei solo una porcona!
    E io ti faccio un paliatone!
    Chiedo umilmente perdono, Vostra Porchezza.

    ..

     

    Tamaki quel giorno era a dir poco raggiante. Gli uccellini cinguettavano, i gemellini gemellavano, Haruhi era seduta accanto a lui e la vita era splendida.

    Grazie al giro turistico che gli aveva fatto fare Nabiki aveva anche scoperto tante cose interessanti, come ad esempio che i "leccapentole" non erano degli gnomi adibiti allo smaltimento degli avanzi, ma dei semplici mestoli in silicone; o che la "bastardella" non era la controparte sadica di un cane bastardino, ma un tipo di pentola che serviva per montare la panna.
    Quanti segreti che conoscevano i popolani!
    Quanta saggezza!
    E dire che non aveva ancora avuto il piacere di assaggiare il ramen istantaneo!
    Peccato solo per gli sguardi incendiari con cui Ranka-san non mancava mai di trafiggerlo a tradimento, ma quelli sapeva ancora prenderli con ironia. Sotto sotto, era convinto che il padre di Haruhi non lo odiasse poi così tanto come teneva a fargli pensare... Insomma, non gli aveva messo l'acido muriatico nel frappè al cocco che stava bevendo; e questo era già qualcosa, no? In ogni caso, non avrebbe lasciato che l'espressione orchesca del signor Fujioka gli rovinasse quel pomeriggio di libertà. Niente avrebbe potuto rovinarglielo; neanche il pessimo oroscopo di Urino Suimuri, che gli aveva pronosticato morte, distruzione e parti dolorosi a profusione.

    Scoppiava di salute, e questo era un dato di fatto.

    Le filosofiche elucubrazioni di Tamaki vennero poi interrotte dalle grida di uno dei gemelli, che aveva rovesciato la tazza del proprio cappuccino e si stava coprendo le labbra con entrambe le mani. Per un attimo, Tamaki aveva sospettato che Ranka-san avesse usato la schiuma da barba al posto della crema di latte per causargli una reazione tanto esagerata, ma subito dopo si rese conto che la prole demoniaca stava semplicemente dando un po' di spettacolo. Infatti, Hikaru afferrò il volto del fratello fra le proprie mani e gli carezzò le guance arrossate, supplicandolo di non morire...

    «Kaoru! Stai bene?» gli chiese, asciugando le lacrime ribelli che solcavano le guance del gemello.
    «N-Non è niente. D-Davvero Hikaru, è tutto ok.» rispose Kaoru, distogliendo pudicamente lo sguardo, come se la vicinanza del fratello gli causasse imbarazzo.
    «Non mentirmi, Kaoru!» gridò, costringendo l'altro a guardarlo dritto negli occhi «Non lo capisci, vero? Non capisci che sono preoccupato per te?»
    «M-Mi sono solo scottato...» sussurrò Kaoru, allontanando le mani dalle labbra arrossate.
    Hikaru si sciolse in un sorriso perfettamente studiato e chiuse gli occhi, nell'atto di soffiare delicatamente sulla bocca del fratello.
    «Hi... Hikaru...» sussurrò Kaoru.
    «Kaoru.» concluse sensualmente Hikaru, chiudendo gli occhi...

    E, come volevasi dimostrare, a quel punto le clienti del locale esplosero in un grido d'eccitazione, accompagnato da un grottesco tripudio di occhi a cuoricino e tonsille al vento. E Tamaki si sarebbe anche unito alla loro approvazione, se non fosse stato per una ragazzina occhialuta che aveva trovato opportuno usare il suo timpano destro come megafono, nel quale urlò con tutto il fiato che aveva in gola un ultrasonico «Twinceeeeeeeest!!!» che causò un momentaneo black out nella mente del povero disgraziato. Tamaki si coprì le orecchie con entrambe le mani e deglutì più volte, nella speranza di annullare quel fastidioso effetto-tornado che gli si era scatenato in testa; ma invano.

    No! Ce n'est pas possible!

    Ritentò. Deglutì ancora. Si prese a schiaffi. Si turò il naso... Niente.
    Non ci sentiva più.

    Je suis dans la merde! Urinò Suimurì c'avev azzeccat! Sacrebleu!! E pourquoi sto pensando in francese? Nooooooooooo!!!

    Haruhi si sporse verso di lui, scrutando con apprensione il pallore del suo viso.
    «Senpai, va tutto bene? Hai un'espressione così assente...»
    «Cos'hai detto? IL COBRA NON E' UN SERPENTE??» gridò Tamaki, che non era riuscito a sentire un'acca di quanto gli era stato chiesto.
    Haruhi aggrottò graziosamente le sopracciglia.
    «Cos'è? Hai la febbre o hai semplicemente voglia di prendermi in giro?» sbottò quindi, arrossendo senza accorgersene.
    Tamaki non capiva il perchè di quell'atteggiamento, ma non sapeva cosa dire per farsi perdonare; soprattutto perchè non aveva idea di cosa l'avesse fatta innervosire.
    «Ti giuro, Haruhi, non volevo offenderti. Ma il fatto è che quella ragazza mi ha...»
    Haruhi gli chiuse la bocca con il palmo della mano e fissò con astio il povero Tamaki, inconsapevole di star camminando in equilibrio sul filo del vaffanculo*.
    «Ci guardano tutti, senpai! Smettila di gridare come un ossesso!»
    «COSA? VUOI CAMBIARE SESSO??» gridò l'altro, sovrastando il chiacchiericcio che saturava la Bottega dei Desideri, e provocando così lo sconcerto generale «Papà lo impedirà! Non temere Haruhi, ti guarirò io! Dovessi muovere mari e monti, non ti lascerò mai fare una cosa del genere!»
    Le spalle di Haruhi tremarono convulsamente, mentre un'aura minacciosa si sprigionava a mo' di fungo atomico dal suo gracile corpicino.
    «Chiudi quel forno!!!» strillò, stampandogli l'impronta di cinque dita sulla prima guancia che le era capitata a tiro «Ma si può sapere che accidenti ti prende? Sei impazzito?»
    «Ma... Haruhi, lo so già CHE TUO PADRE E' UN TRAVESTITO!» si giustificò l'altro, tenendosi la guancia dolente con una mano, perfettamente ignaro di aver commesso l'ennesima gaffe.

    Al che, Haruhi sembrò sul punto di chiedere in prestito gli occhiali di Kyouya per sparaflasharlo al meglio delle sue possibilità, ma lo sguardo omicida che colpì Tamaki fu estremamente potente anche al naturale, tanto che il povero disgraziato andò a nascondersi sotto il tavolo di Takashi e di Mitsukuni, pregando in turco per la propria salvezza.

    «Stammi lontano, senpai.» dichiarò solennemente la ragazza, andando ad accomodarsi accanto ai gemelli «Non so cosa ti prende, ma so che mi dà fastidio.»
    «DOV'E' CHE HAI IL PRURITO?» gridò quindi, beccandosi l'ennesimo sguardo in tralice da parte dell'amica; sguardo, che stavolta lo mise definitivamente a tacere.

    C'est terrible! Haru-chan odia il suo papino!

    «Questo significa che non solcheremo i cieli di Parigi in mongolfiera, che non invecchieremo insieme ricordando i bei tempi andati, che non daremo un nome ai futuri cuccioli di Antoniette, che non berremo sangria su un'isola del Mediterraneo, che non attraverseremo il Sahara a bordo di un cavallo da sabbia...»

    «Si chiama cammello.» lo corresse Takashi, ma la sua voce venne risucchiata dal teatrale monologo del Re.

    «... E tutto questo perchè non ci sento più!» concluse, portandosi una mano al petto dolente «E' giusto, è giusto così, Haru-chan... Cosa te ne fai di un papino con un handicap grave come il mio? Sono solo un peso per te. Vai per la tua strada, piccola colombella felice! Papino ti guarderà da lontano, mentre tu ti sposerai, avrai dei figli, e farai tutte queste cose con un altro uomo, dimenticandoti per sempre del tuo devoto padre... Però...Però papino è triste!!!» gridò fra le lacrime, abbracciando inconsapevolmente una gamba di Takashi (che porse prontamente dei fazzoletti sia a lui che a Mitsukuni, che si era commosso per il dolore del suo Re) «Papino è tanto, tanto triste!» latrò ancora, stritolando il polpaccio del proprio senpai.
    «Tama-chan, non soffrire!» uggiolò Mitsukuni, abbracciando Tamaki con tutta l'erculea forza di cui disponeva «Ci vengo io nel Mediterraneo insieme a te!»
    «EH? IL PAPA NON E' RE?» gridò Tamaki, che continuava a singhiozzare senza udire nulla.
    A quel punto, Mitsukuni e Takashi sospirarono: il loro Re era proprio un caso senza speranza.

    «Che succede qui? Che gli prende?» chiese improvvisamente Nabiki, che era stata attirata dalle grida isteriche di Tamaki «E perchè si è nascosto sotto il tavolo?»
    «Fatemi indovinare... Non sente più nulla, ha litigato con Haruhi e adesso sta dando di matto?» suggerì Kyouya, che aveva seguito l'intera scena a distanza.
    «E' un bel problema! Tra poco Winsurete inizierà ad intervistarci.» gli fece notare Mitsukuni «Ma ora come ora, Tama-chan non è in grado di capire le domande.»
    «NON TI SEI CAMBIATO LE MUTANDE?» gridò una voce alterata al di sotto del tavolo.
    A quel punto, Kyouya e Nabiki si scambiarono uno sguardo carico di comprensione. Era proprio un bel problema, senza alcun dubbio.

    «Attenzione!» annunciò Miss-Ce-l'Ho-Lastricata-in-Cotto-Toscano, colpendo un bicchiere di vetro con la punta di un cucchiaino «L'intervista può cominciare!»

    «E ora cosa si fa?» fece Mitsukuni, allarmato «Tama-chan ci metterà nei guai. Se risponderà fischi per fiaschi alle domande di Ririan Winsurete perderemo la scommessa.»
    Takashi annuì con energia, per sottolineare il concetto appena espresso dal cugino.
    «Ricorriamo alla tecnica del paliatone universale? Chiamiamo un medico? Lo imbalsamiamo e lo mettiamo sotto sale?» suggerì Nabiki.
    «No. C'è solo una cosa da fare.» ragionò Kyouya «E no, Ranka-san, non intendevo dire che dobbiamo ucciderlo.» aggiunse poi, notando che il padre di Haruhi aveva afferrato due coltelli a mo' di scimitarre arabe e li aveva ninjescamente puntati contro le gambe del tavolo «Volevo dire che dobbiamo nasconderlo
    «Ah, sì, sicuro. E dove lo nascondi uno che ha i capelli che emettono più raggi X di una risonanza magnetica? Sulla luna?» fece Nabiki, scettica.
    Ma gli occhiali di Kyouya entrarono in modalità tempesta solare, e per un secondo accecarono i presenti, smentendo puntualmente l'ipotesi della pasticciera.
    «Tsuki-chan, non vorrei sbagliare, ma mi sembra di aver visto un abbattitore nel tuo retrobottega...»
    Nabiki si portò un indice alle labbra, fingendosi pensosa.
    «Non credo che potrebbe funzionare.»
    «Funzionerà.»
    «Ok, ammettiamo pure che funzioni, ma dammi un buon motivo per aiutarti! A me personalmente non interessa se quella tizia americana vi fa perdere la faccia.»
    «Mi risulta che tu abbia preso un bel "non classificato" nell'ultimo test di storia, dico bene?» chiese il prostituto delle tenebre, che aveva già pensato alla propria contromossa «Si dà il caso che io conosca qualcuno in grado di darti ripetizioni gratuite... Che ne dici? L'idea ti alletta?»
    «No, se quel qualcuno saresti tu.»
    «Fingerò di non aver sentito. E comunque io mi riferivo a Mori-senpai; era il più bravo del suo corso quando era ancora al liceo.» spiegò «Tu sei d'accordo, vero?»
    Takashi annuì con convinzione, dischiudendo le labbra in un ampio e serafico sorriso a trentadue denti che, tra l'altro, causò un momentaneo arresto cardiaco alla povera Nabiki.
    «Certamente, se per Nabiki va bene.»

    Occasione ghiotta!
    Occasione porca!!!

    «Ok, credo che mi vada bene.» minimizzò Nabiki, con noncuranza «Ma solo perchè ho proprio bisogno di prendere almeno un sei.»
    «EH? VENDI TUA MADRE SU E-BAY?» gridò Tamaki, ancora accucciato sotto il tavolo di Takashi e Mitsukuni.
    «Potrebbe essere un'idea. La terrò a mente. Ma adesso vieni fuori che ti dobbiamo spiegare una cosa importante.»
    «COME SAREBBE A DIRE CHE HAI SPOSATO UN IDRANTE??»
    A quel punto, tutti i presenti levarono gli occhi al soffitto.
    «Vieni fuori, scemo, e falla finita con questa storia!»
    «HAI DETTO NO A VALSOIA??»
    «Esci di lì!!!» ringhiò Nabiki, cercando di afferrare Tamaki per un braccio, senza riuscirci. Ma che aveva fatto? Ci si era incollato a quel pavimento?
    «Quando si dice la delicatezza...» sospirò Kyouya, strappando una pagina a caso dalla propria agenda. Ci scrisse sopra qualcosa e porse il foglio a Nabiki.
    «Mostragli questo, così capirà.»

    Nabiki accettò il suggerimento e si accucciò maldestramente sotto il tavolo; quindi, sbattè la fronte contro l'ingombrante ginocchio d'acciaio di Takashi, pestò una mano a Tamaki e, finalmente, riuscì a consegnargli il foglio rivelatore. Il Re dell'Host Club impiegò più tempo del dovuto per assimilare il concetto, ed annuì stoicamente per qualche silenzioso secondo. Dopotutto, non aveva nulla di cui preoccuparsi. C'era scritto soltanto un innocuo «Ti portiamo nell'abbattitore». Nulla di complicato, imbarazzante o ...TI PORTIAMO NELL'ABBATTITORE?

    I suoi occhi si dilatarono, la sua mascella si spalancò, e il grido di disperazione che ne seguì, per un attimo, fece tremare l'intero pianeta.

    L'avevo detto io, che non poteva funzionare...

    ..


    Haruhi non avrebbe saputo dire perchè si fosse innervosita così tanto. Certo, il senpai l'aveva messa in imbarazzo gridando in quel modo davanti a più di trenta persone ma, in fin dei conti, non aveva fatto nulla che non rientrasse nell'ambito della normalità. Della sua normalità, ovvio. Eppure, sentiva di aver reagito in modo eccessivo. Forse, un po' troppo eccessivo.

    Sarà colpa degli ormoni... -si giustificò lei- Ma forse dovrei comunque chiedere scusa a Tamaki o, se non altro, chiedergli come si sente. Aveva una faccia, prima...

    «Un penny per i tuoi pensieri.» scherzò Kaoru, seduto al suo fianco «Pagherei per sapere cosa ti sta passando per la testa. Hai un'espressione così assorta.»
    Haruhi si sforzò di sorridere ai due gemelli, ma non fu sicura di risultare convincente; c'era qualcosa, un pensiero, che le impediva di tranquillizzarsi...

    Dov'è andato a finire Tamaki?

    «Haruhi, ma mi ascolti? Non mi stai proprio considerando.» protestò Kaoru, imbronciandosi.
    «Sono solo un po' stanca. Quando finirà quest'intervista? Voglio tornare a casa.» mentì, e lo realizzò nello stesso istante in cui lo disse «Dovrei studiare.»
    «Fra dieci minuti tocca a te. Ora Miss Winslate sta intervistando Takashi ma, considerando che parla a monosillabi, presumo non ci vorrà molto.» rispose Hikaru, sbadigliando.

    A quel punto, Haruhi sospirò e cercò di concentrarsi sull'intervista. Dopotutto, Takashi per lei era l'unico "tassello mancante", in un certo senso; non aveva problemi nel distinguere Hikaru da Kaoru o nell'intuire le reali intenzioni di Kyouya, ma non era mai riuscita a scoprire cosa nascondesse Takashi dietro tutti i suoi silenzi.

    Probabilmente, niente.

    ...O forse, tutto?

    «Allora, Mori-senpai, inizieremo con delle domande di base. Delle curiosità.» spiegava intanto Lilian Winslate «Qual è il tuo colore preferito?»
    «Il blu.» rispose meccanicamente l'altro, restando impassibile. Eppure, Mitsukuni capì che in realtà avrebbe voluto dirle "E a chi mai dovrebbe interessare?".
    «Cosa ti piace indossare, di solito?»
    «Quello che porto adesso.»
    Lilian iniziò a spazientirsi per le sue risposte telegrafiche, e lo dimostrò arricciando il naso, come se sentisse la puzza del proprio nervosismo.
    «Ok, ok, ora andiamo un po' più nello specifico... Dimmi, c'è una ragazza che ti piace?»
    A quel punto, Takashi si irrigidì impercettibilmente, ma evitò di mostrare la propria agitazione.
    Haruhi si scoprì stranamente curiosa di conoscere quella risposta, ma qualcosa le suggerì che Mori-senpai non avrebbe appagato la sua sete di risposte.
    «Potrebbe essere.»
    Lilian ghignò, consapevole di aver trovato un punto debole nella muraglia che Takashi aveva eretto dinanzi a lei. Stranamente, però, fu soltanto in quel momento che accese il registratore.
    «Ah, quindi è un sì?» chiese retoricamente «Che tipo è?»
    «Non vedo l'utilità di questa domanda.» rispose pacificamente l'altro, causando un sospiro esasperato da parte di tutte le ragazze che si erano riunite attorno a lui.
    «Per caso è mora? Bassina?» insistette Winslate, sogghignando «Magari è piuttosto impacciata? Già, chissà, può darsi che ti piaccia l'idea di proteggerla. Non sarebbe romantico?»

    Un coro di entusiastici «Oh sì!!» si levò dal gruppetto di ragazzine, che tra l'altro erano, guarda caso, tutte more e basse.

    Takashi non sembrava irritato, ma in realtà lo era. Lo era, eccome.
    Poi, improvvisamente, trafisse Winslate con uno sguardo terribile; con uno sguardo che sembrava dire "Te spiezzo in due".
    Si alzò in piedi e scandì a dentri stretti «L'intervista finisce qui.»
    Un'onda di panico si scatenò da parte dei membri dell'Host Club, che presero a gridare come se avessero una tarantola nei calzoni.

    «Perchè si è messo a fare così???»

    «Non lo so! Dovrebbe essere felice di avere così tante ammiratrici!»

    «Calmati, Takashi! Ti presto un po' Usa-chan, se ti fa star meglio!»

    «Capiamo che tu ogni volta hai solo una o due battute di dialogo e che di solito sono nell'ultima parte della seconda metà dei capitoli, ma non farne un dramma!»

    «Fratellone, sei arrabbiato perchè non hai molte fanfiction dedicate solo a te???»


    «Sbagliato.» disse seraficamente Takashi, con la sua voce al miele «Dovevo solo andare al bagno.»

    Tutti rischiarono di rovinare a terra per lo sconcerto.

    «Chissà a chi si riferiva Winslate-san...» fece poi Hikaru, stiracchiandosi «Mi riesce difficile immaginare Mori-senpai innamorato. Lui è così... Serio
    Haruhi si strinse nelle spalle. Non trovava poi così strano che uno come Takashi potesse innamorarsi. In fondo, era sempre così affettuoso con suo cugino; perchè non avrebbe potuto esserlo anche nei confronti di una ragazza?
    «Secondo me lui non è solo serio, come dici tu, è posato. Misurato.» lo corresse Haruhi «A me non dispiacerebbe un ragazzo così.»
    «Ti piace Mori-senpai?» gridarono all'unisono i due gemelli, sconcertati.
    «Non ho detto questo. Dico solo che non ci sarebbe nulla di strano se Takashi si trovasse una ragazza. Io lo vedrei bene con una come Nacchan, per esempio.»
    «Ma ti droghi?» fece Kaoru «Nabiki sta bene solo con Nekozawa-senpai, che non fa altro che regalarle crocefissi e fiori appassiti, o al massimo con Tamaki.»
    Quelle parole, stranamente, urtarono Haruhi.
    Nella mente, le si formò l'immagine di un lago al tramonto e di una gondola che scivolava lentamente sull'acqua. E a bordo c'erano un'ammiccante Nabiki ed un sorridente Tamaki.

    Scosse la testa, scacciando quel pensiero molesto.
    «A proposito, che fine hanno fatto?» chiese Hikaru «E' da un po' che non li vedo più. Magari sono andati ad imbucarsi da qualche parte...»

    CHE COSA???

    E fu così che i gemelli persero di vista anche Haruhi.

    ..


    «Hai visto che non era poi così terribile?» chiese Nabiki, alludendo all'abbattitore, che altro non era che una cella frigorifera che serviva ad evitare la proliferazione dei batteri.

    Nabiki aveva alzato di poco la temperatura, in modo tale che Tamaki non morisse assiderato ma, per qualche strano motivo, quando lei stessa aveva provato ad uscire aveva scoperto che la maniglia era stata bloccata dall'esterno. E non ci voleva un genio per intuire che a farle quello scherzo di pessimo gusto era stato Kyouya.

    «COME? HAI AFFITTATO UN DIRIGIBILE?» gridò Tamaki, accucciato sul pavimento.
    Nabiki sospirò, andando ad accoccolarsi accanto a lui, se non altro almeno per scaldarsi. Scribacchiò qualcosa sul block notes e lo mostrò a Tamaki.
    «Ah, ora capisco. No, l'abbattitore non è così terribile come avevo creduto... E dire che pensavo voleste uccidermi. La parola "abbattitore" mi ha fatto pensare ad un qualche oggetto di tortura! Che scemo, eh?» ridacchiò «Ma perchè ci hanno chiusi qui dentro?»
    «Suppongo sia solo uno stupido gioco.»
    «EH? TI VENDI A POCO?»
    «Uno stupido gioco! Gioco!» ringhiò Nabiki.
    «CHI E' CHE HA PRESO FUOCO?»
    Nabiki ci rinunciò.

    Per un po', nessuno dei due parlò, ma quando l'aria iniziò a diventare più fredda, Tamaki ebbe nuovamente bisogno di dar sfogo alla sua logorrea cronica.

    «Sai, quando ho visto Haruhi così in collera con me, mi sono sentito perduto. Mi dispiace di aver fatto la figura del cretino. Vi ho messi tutti in imbarazzo, vero?»
    «Non più del solito.»
    «COSA? TI SALE IL VOMITO?»
    Nabiki impugnò la penna come se fosse un coltello e scrisse "Vedrai che Haruhi si calmerà", in modo tale da salvare anche i suoi di timpani.
    «Lo spero.» sospirò Tamaki, palesemente a disagio «Quando... Quando lei mi guarda in quel modo, io non so mai cosa fare. Ma dovrei, insomma! Sono suo padre.»
    Nabiki scrisse "No che non sei suo padre, idiota!" e sottolineò il concetto un paio di volte.
    Tamaki le riservò uno sguardo perso, e questa volta fu Nabiki a sospirare.
    "Possibile che non ci arrivi?" gli scrisse.
    Tamaki scosse il capo in segno di diniego.

    Gesù, ma che è? Gli si è diamantificato il cervello?
    No, è solo duro di comprendonio. Tutto qua.

    A quel punto, Nabiki scrisse la grande verità sul proprio block notes e lo consegnò a Tamaki.

    "Tu sei innamorato. Sei innamorato perso di Haruhi, e se non lo capisci adesso dimmelo subito che ti faccio anche un disegnino"

    «C-Credi davvero che...?»

    Ma in quel momento, la porta dell'abbattitore si aprì e Haruhi comparve sulla soglia...
    E quello -decise Nabiki- sarebbe stato un buon momento per iniziare a tremare sul serio.



    Continua...

     

    Note:

    paliatone: il paliatone è un'espressione tipicamente napoletana, ma piuttosto conosciuta (grazie alla canzone di Mina e Celentano "Che t'aggia di, che t'aggia fa?") che praticamente corrisponde ad una sculacciata molto violenta. In realtà, sculacciata non è il termine più adatto, perchè il paliatone comprende l'uso delle pantofole, mestoli, ed altri oggetti contundenti contro i denti XD
    essere in equilibrio sul filo del vaffanculo: questa battuta appartiene a MYROSE *_* Dio, quanto ti adoro!

    Vi ricordo che Concetta Wakamoto era la babysitter nippo-napoletana che si è occupata di allevare Nabiki. Lo specifico, giusto per chi non avesse colto l'allusione.
    Mi scusate per l'immenso ritardo???^^ Ma sì, sì che mi perdonate, perchè vi ho scritto un capitolo LUUUUUNGO.
    Certo, questo è un capitolo un po' più "serio" se così vogliamo vederlo; dovevo introdurre i sentimenti dei personaggi, e ho pensato di trovare questo simpatico espediente.
    Ok, ma voi direte, NON CE NE FREGA NIENTE PERCHE' VOGLIAMO SAPERE CHE FINE HA FATTO IL SONDAGGIO.

    E io vi rispondo che ci sono cose che è meglio non sapere...

    MA IO VE LE DICO LO STESSO!

    Esito del sondaggio:

    1) GIRARE UN FILM RIGOROSAMENTE YAOI SU UN'ISOLA DESERTA = 9 voti

    2) GIRARE UN REALITY NELLA CASA DEGLI ORRORI DI NEKOZAWA SENPAI = 6 voti

    3) SCAMBIO DI VITE = 4 voti

    Duuunque *rullo di tamburi* habemus victor!!!
    Si aggiudica la vittoria l'opzione number one, con un totale di nove preferenze!
    In ogni caso, l'autriCIA (!) ci tiene a ringraziare personalmente le 19 persone che hanno gentilmente espresso il proprio voto e ad assicurare la possibilità di sviluppare, in futuro, anche le due opzioni che purtroppo non hanno ottenuto la maggioranza di voti.
    Ringrazio chi ha semplicemente letto.
    Ringrazio chi ha inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.
    E ringrazio soprattutto le 21 persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Loonaty, Hazel, Nordlys, The White Lotus 23, Redseapearl, BlackRaven, Julia28, _Dae, _Althea_, Chiaki-chan, Boby, SmoothCriminal, Lorenz_123, ScheggiaRossa, Sherin, Argentea Michaelis, Kiriku, Myrose, Barbary ape e Yume1422.

    Grazie di cuore!
    Ah! E in bocca al lupo a tutti i maturandi!!!

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    Capitolo 10
    *** AAA: cercasi donatori di culo ***


    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

     

    Nono ingrediente:

    AAA: cercasi donatori di "culo"

     

     

    Ariete

    Fortuna: le iniezioni di autostima e le trasfusioni di coraggio con te proprio non bastano, ma non temere cara, piccola, sventurata Arietina sfigata; quello che ti serve è una rischiosa, ma efficace, terapia d'urto a base di fortuna... Di cosa sto parlando? Ma ovviamente di un trapianto di culo! E' una cosuccia da poco, dai. In fondo, ti basta andare dal primo che passa e chiedergli se te lo dà.
    (POSTILLA MICROSCOPICA CHE NON CAGA MAI NESSUNO: Urino Suimuri non si assume la reponsabilità di eventuali denunce per molestie sessuali nel caso tu sia andato dal primo che è passato e gli abbia detto «Ti scongiuro, dammi il tuo culo!» oppure un improbabile «Fammi un trapianto a cuore culo aperto!»).

    Salute: ma lo sapevi che recenti studi di insigni studiosi cinogiappocoreani hanno appena dimostrato che la lettura del mio oroscopo può causare 1. diarrea 2. crisi d'identità e, in casi eccezionali, anche aborti spontanei?
    Come dici?? Ah, stai leggendo. Capisco... Beh, sappi che se ti senti male io non ho alcuna colpa. Dopotutto, il mio oroscopo te l'aveva detto in anticipo, e questo dimostra inconfutabilmente che io sono un astrologo infallibile! AHAHAHAH!

    Amore: «Il segno zodiacale il cui nome sarà scritto in questo quaderno ti amerà.» ...Ah no, aspetta! Scusa, ho sbagliato manga!
    Dicevo, ehm... Ma lo sai, cara Ariete, che tu in realtà sei un segno zodiacale abusivo? E petulante, poi! E, se devo dirla tutta, mi fai anche un po' schifo... Insomma, guardati! Stai sempre qui, in cima alla lista del mio oroscopo, e mi spacchi i maroni tutti i giorni in cerca del principe azzurro. Ma quante volte te lo devo dire che non esiste e che, se esiste, non lo incontrerai mai? E ARRANGIATI, per cortesia, che io ho del lavoro serio da svolgere! TSK!



    E' risaputo che, dal momento in cui si ha la disgrazia di venire al mondo, genitori, insegnanti, politici e profeti cerchino sistematicamente di instillare convinzioni incrollabili nella vergine mente altrui; ed è altresì risaputo che, il più delle volte, questa subdola pratica genera la creazione di:

    1. Scienze Imperfette (come i matrimoni);
    2. Forze del Male (come i Pokèmon e Dodò);
    3. e Creature Leggendarie (come il Figo da Paura; figo, che n e s s u n o può affermare di aver mai conosciuto. Nemmeno l'autrice. Anzi, soprattutto l'autrice!).

    Ma, ovviamente, queste citazioni non esauriscono la categoria degli stereotipi in cui la razza umana crede ciecamente. Tanto è vero che si è soliti pensare che gli uomini siano programmati esclusivamente per agire, in quanto il loro circuito mentale, in teoria, dovrebbe essere estremamente semplice. Per cui, se un uomo dovesse chiedere alla compagna di passargli il pane, starebbe semplicemente affermando di volere del pane: non le starebbe rinfacciando di non averlo messo sul tavolo.
    Quindi, cosa si evince da tutto ciò? Che gli uomini sono «semplici».
    Traduzione: tutti gli uomini sono cretini.
    Per contro, si è soliti pensare che le donne siano dotate di un organo in più: il cervello. Peccato che però vedano intrighi e cospirazioni ovunque, e che siano pronte a fare una strage pur di avere ragione. Per cui, se una donna dovesse sentirsi dire che il proprio compagno deve andare ad una partita di pallone proprio la sera del suo compleanno, come minimo ipotizzerebbe che si sia completamente dimenticato di lei. Da qui, dedurrebbe che esistono: 1) buone probabilità che lui non le abbia comprato un regalo; 2) ottime probabilità che lui non la consideri importante; 3) matematiche certezze (infondate, perchè la matematica è un'illusione) che la tradisca con un'altra donna. Facciamo due; così, per sicurezza.
    Quindi, cosa si evince da tutto ciò? Che le donne sono «intuitive».
    Traduzione: lo sport preferito delle donne è "la sega mentale".
    Ovviamente, non tutti gli uomini sono semplici, cretini, o semplicemente cretini; così come non tutte le donne sono avvezze a cedere incondizionatamente alla sindrome dei sentimenti offesi.

    ...E Haruhi Fujioka era, forse, una di queste rare eccezioni.

    Dunque, quando Haruhi aprì la porta dell'abbattitore, convinta che fosse un bagno di servizio, non si stupì troppo nello scoprire che fosse occupato.
    Si stupì sicuramente un po' di più quando notò che ad occuparlo erano nientepopodimeno che Tamaki e Nabiki, certo; ma, ciò che più la sorprese, fu lo scoprire che quello non era affatto un bagno, bensì una cella frigorifera. Per cui, fu quantomeno legittimo domandarsi per quale assurdo motivo i suoi senpai si fossero chiusi lì dentro...

    «Che state facendo?» chiese quindi, osservando con una certa perplessità le espressioni attonite, se non addirittura cementificate, dei propri amici.
    Infatti, per quanto la sua scarsa capacità di cogliere determinati segnali fosse ormai ben nota, fu impossibile persino per lei non notare che i loro occhi sfioravano le dimensioni delle noci di cocco e che il loro colorito oscillava dal bianco al prugna ad una velocità tutt'altro che normale.
    Inutile dire che questo bastò a scatenare la sua curiosità.
    «Ehm...» provò a dire Nabiki, nascondendo repentinamente un block notes alle proprie spalle «Nie-niente, Haruhi. Stavamo solo... Ecco...»
    «Sì?» la incitò, notando l'evidente difficoltà della pasticciera.
    «Noi... Come puoi vedere... Ehm...»
    «Sì?»
    Nabiki, per tutta risposta, sospirò e sollevò le braccia in segno di resa.
    «Non ti arrabbiare, ok?»
    Fu più o meno in quel momento che intuì che, se Nabiki non avesse smesso di fare l'ehmmatrice professionista, si sarebbe arrabbiata in ogni caso. Insomma, che sputasse il rospo!

    ...Ma anche un altro anfibio sarebbe andato bene, purchè servisse allo scopo.

    «Ci proverò.» le concesse allora, incrociando meccanicamente le braccia al petto «Continua.»
    «Allora.» iniziò la pasticciera, titubante «Ascoltami bene.»
    «Sì! Grattale il rene!» rincarò la dose Tamaki, con fare solenne.
    Sia lei che Nabiki si sforzarono di ignorare quel consiglio poco felice; poi la pasticciera si riappropriò faticosamente delle redini del discorso, ed aggiunse: «Ti posso spiegare tutto.»
    «CHI E' CHE HA FATTO UN RUTTO?» ululò l'altro, nella speranza di enfatizzare un pathos che, più che pathos, era solo patetico. Anzi, era solo patè.

    ...Ed, evidentemente, Nabiki non voulez-vous patè avec Tamaki, dato che Haruhi vide il suo pugno andare a schiantarsi sul cranio del Re.

    «Ma ti decidi a chiudere quella dannata boccaccia?!» gridò la pasticciera, stracciando una pagina del proprio block notes per poi cercare di fargliela inghiottire «Sto tentando di salvarti la pelle, se ancora non lo avessi capito.»
    «Ma io non ho affatto abortito!» protestò l'altro, fra un colpo di tosse e l'altro, ingollando a fatica la palla di carta.
    «Ci mancherebbe solo che abortissi! Come se questa storia non fosse già piena di gente assurda!» gli fece notare l'altra, schiaffeggiandogli la schiena affinchè non si strozzasse.
    «E che colpa ne ho io? Prenditela con l'autrice! Fra le note ha messo anche l'opzione "Yaoi" e non oso immaginare cosa ci costringerà a fare.» si lagnò Tamaki, singhiozzando.
    «Oh! Finalmente ci senti di nuovo!» esultò Nabiki, assestandogli un'ultima, e più che poderosa, pacca sulla nuca.
    «Non ho mai stuprato un uovo!» si difese Tamaki, oltraggiato «E se anche fosse, non gli direi di abortire, perchè io ci tengo alle mie frittatine!»
    «Oddio, è tornato scemo...» sospirò l'altra, afflosciandosi mollemente sul pavimento.

    «Ehi!» sbottò Haruhi, più che mai sconvolta (e con un principio di mal di testa) «Vi decidete a dirmi che accidenti stavate facendo, o devo chiamare un interprete simultaneo?»
    Soltanto allora Nabiki e Tamaki sembrarono ricordarsi della sua presenza, e ripresero a sudare freddo senza alcun motivo apparente.
    «Allora?» li incitò, pretendendo una spiegazione che, a conti fatti, non arrivava «Vi ho solo chiesto cosa stavate facendo.» scandì, ignara di quanto le sue parole rimbombassero e suonassero sinistre all'interno dell'abbattitore.
    Per tutta risposta, la pasticciera si gingillò sul posto e proferì in un ennesimo «ehm» di circostanza che, indubbiamente, ebbe il potere di farla innervosire.
    Perchè sì: Haruhi si stava innervosendo.

    Dopotutto, era sicura di aver parlato giapponese e di aver usato un tono quantomeno gentile; eppure, per qualche strana ragione, la logorrea fulminante dei due senpai aveva deciso di scioperare proprio nell'unica occasione in cui avrebbe davvero desiderato delle spiegazioni. Ciò nonostante, decise che arrabbiarsi sarebbe stato fuori luogo. In fondo, era comprensibile che Nabiki non sentisse il bisogno di confidarsi: dopotutto, anche se si consideravano reciprocamente simpatiche, non potevano ancora definirsi "amiche". Per cui, non avrebbe avuto nulla da obiettare se la pasticciera avesse preferito condividere un segreto con Tamaki, anzichè con lei, dato che avevano la stessa età e frequentavano la stessa classe. Era più che comprensibile: era logico.
    Piuttosto, era Tamaki ad impensierirla...
    Se poteva soprassedere sulla ritrosia di Nabiki, non si sentiva di poter fare altrettanto nei confronti del Re del Club. Infatti, Haruhi era fermamente convinta della sua totale incapacità di mentire; e proprio per questo motivo, il fatto che Tamaki preferisse tacere (o peggio ancora: sparare cazzate come una mitragliatrice), piuttosto che confidarsi con lei, la... Indispettiva.

    No, forse non è l'espressione giusta. - ammise a se stessa, avvertendo una dolorosa stretta al petto, simile ad un graffio che non avrebbe lasciato cicatrici, ma che indubbiamente le fece male.

    In quel momento, Haruhi comprese inconsciamente di stare associando la diffidenza di Tamaki ad una sorta di tradimento.
    La logica le suggeriva di accogliere il suo silenzio come un muto «Preferisco confidarmi con Nabiki, anzichè con te.» ma si rese conto di quanto questa possibilità sembrasse... Sbagliata.
    C'era qualcosa di sbagliato nel comportamento di Tamaki. C'era qualcosa di sbagliato nel fatto che rifiutasse la sua amicizia così, di punto in bianco. C'era qualcosa di sbagliato nel fatto che non avesse preteso un ruolo di primo piano anche in quel frangente. Era sbagliato, sì. Ma anche possibile.
    Era possibile che Tamaki preferisse Nabiki, una ragazza conosciuta da poco più di un mese, a lei?
    Lei, che c'era sempre stata? Lei, che lo aveva sempre aiutato? Lei, che lo aveva salvato tante volte?

    «Sei sicura?» le chiese una vocina maliziosa, nell'anticamera del suo cuoricino di due taglie più piccolo del normale «Non credi di peccare di superbia?»

    Sì. Lo stava facendo. Era lui che c'era sempre stato per lei; era lui che l'aveva sempre aiutata; ed era sempre lui che l'aveva salvata tante volte.
    Haruhi capì di non aver mai ripagato Tamaki per tutte le attenzioni che le aveva sempre riservato; comprese di aver considerato il loro legame come una realtà obiettiva, scontata, ovvia...
    In sostanza, solo in quel momento si rese conto di non essere insostituibile. E ne ebbe paura.
    Qualcosa le suggeriva di non saltare a conclusioni affrettate ma, per quanto desiderasse dare ascolto alla propria razionalità, il suo cuore continuava a desiderare che Tamaki le sorridesse e smentisse tutte le sue congetture; il che, a pensarci bene, era un desiderio del tutto ingiustificato. Tamaki aveva, o non aveva, il diritto di escluderla? Ce l'aveva, eccome!
    Certo, anche in quel caso, non avrebbe avuto motivo di ingelosirsi. No?

    «E allora, perchè lo sei?» - insistette quella fastidiosa vocina maligna.

    Eppure, nonostante i mille dubbi che l'affliggevano, di una cosa Haruhi era del tutto certa: il senpai meritava la sua fiducia.
    E lei gliel'avrebbe data; gliel'avrebbe data (la fiducia, eh!) finchè Tamaki avesse dimostrato di averne bisogno. Per cui, decise che avrebbe pazientato finchè o lui, o l'altra, non le avessero detto esplicitamente di farsi gli affaracci suoi o, meglio ancora, finchè non le avessero detto la verità.
    In ogni caso, ebbe il sospetto di doversi sorbire qualche altro minuto di farfugliamenti nabikeschi...

    «S-Sì, certo. Noi stavamo...» Haruhi vide Nabiki guardarsi intorno e fermare lo sguardo su una confezione di fragole «Coltivando!» esclamò poi, fulminata da un'illuminazione geniale.
    «Coltivando?» si ritrovò a ripetere, scettica.
    «Accoltellando??» strillò Tamaki, terrorizzato.
    Haruhi spostò l'attenzione dal Re alla pasticciera, inarcando nuovamente il sopracciglio sinistro, indecisa se mandarli subito al diavolo o pazientare ancora un po'.
    Dio solo sa come, scelse la seconda opzione.
    «Coltivavate o accoltellavate che cosa
    «Sì, vedi... Avevamo intenzione di accoltellare le fragole. E' una licenza poetica, sai com'è...! Ma, ovviamente, prima dobbiamo coltivarle, per cui penso proprio che dovremmo anche allestire un bel frutteto, no? Un frutteto di fragole.» spiegò l'altra, ridacchiando nervosamente «Un fragoleto!»
    «CHI E' CHE HA EMESSO UN PETO???»
    E quest'ennesima domanda fuori luogo causò definitivamente la rottura dei nervi della povera Haruhi.
    «Piantatela di prendermi in giro, voi due!» sbottò «Avanti, su, ditemi che sta succedendo. Ho capito che state cercando di farmi uno scherzo, perciò non c'è bisogno che continuiate.»
    «Ah no?» fece Nabiki, palesemente scioccata.
    Haruhi la vide cercare lo sguardo di Tamaki, speranzosa di trovarvi il suo stesso sollievo; ma quando scovò il Re accucciato in un angolo, intento a tapparsi il naso per sfuggire a chissà quale flatulenza assassina, la pasticciera pensò bene di lasciarlo cuocere nel suo brodo ed alzarsi in piedi.
    Haruhi considerò quell'atteggiamento come un grande passo per l'umanità.
    «Haru-chan...» iniziò allora Nabiki, estremamente seria «Ma davvero non sei arrabbiata?»
    «No.» rispose lei, rendendosi conto di mentire «Dovrei?»
    «Ma che razza di donna sei?!» sbraitò Nabiki, strattonandola violentemente per le spalle «La tua reazione è completamente sbagliata!»
    «In che senso?» cercò di chiedere, ma le sue parole vennero soffocate dal grido di protesta dell'indignata pasticciera...
    «Ma, dico io, sei normale sì o no? Scovi un'avvenente signorina ed un baldo giovanotto in una stanza buia, di due metri per due, e cosa fai? Non ti arrabbi? Ma sei scema, o cosa?! Non che tu abbia motivo di arrabbiarti, eh, perchè sia chiaro : io e Tamaki non stavamo facendo assolutamente niente di male. Però tu non puoi saperlo: è questo il punto! E non venirmi a dire che Tamaki è solo un conoscente, perchè giuro che ti... Oooh! Ma perchè perdo tempo a spiegartelo?! Hai la malizia di uno gnù!»

    «MARCO SE NE E' ANDATO E NON RITORNA PIU'?»

    Haruhi, che si sentiva frastornata come se le parole di Nabiki l'avessero investita ad una velocità di centodieci chilometri orari, riuscì soltanto a cogliere la parte più inutile del discorso; e cioè...
    «C-Chi è l'avvenente signorina?» balbettò, incerta.
    Nabiki parve esitare per qualche istante, ma poi proruppe in un frustrato «Lascia perdere!» e la trasportò quasi di peso all'esterno dell'abbattitore.
    «Piuttosto, lascia che ti spieghi la situazione.»
    «In effetti era proprio quello che volevo sapere; non so se te l'avevo già detto.» ironizzò lei, massaggiandosi le tempie.
    «Non stavamo affatto cercando di farti uno scherzo. Anzi, a dir la verità, nessuno ti aveva considerato...» ammise Nabiki, arrossendo un attimo dopo «Scusa. Detta così sembra brutale.»
    «Forse perchè lo è
    «Ok, cancella tutto!» le concesse l'altra, riponendo il proprio imbarazzo in chissà quale angolo della coscienza «Il fatto è che Tamaki è momentaneamente sordo e Hani-senpai era preoccupato che questa temporanea deficienza potesse inficiare l'intervista con Winslate-san. E, se questo fosse accaduto, quell'arpia avrebbe scritto soltanto cattiverie sull'Host Club e su chi lo frequenta. Perciò Kyouya ha insistito affinchè nascondessimo Tamaki, in modo tale da evitare incresciose situazioni e...»
    Ma Haruhi non la stava più ascoltando da circa cinque minuti, poichè la sua attenzione era rimasta saldamente ancorata alla prima frase.
    «Tamaki è sordo?»
    «Momentaneamente. E quindi, ti dicevo, ho accompagnato Tamaki nell'abbattitore; e poi, quando ho fatto per tornare indietro, ho scoperto che qualcuno aveva chiuso la porta a chiave dall'esterno. E perciò...»
    «Tamaki è sordo??»
    «Sì, Haruhi, sì. E' sordo.» ripetè frettolosamente l'altra «Perciò, ricapitolando, quando sei arrivata tu, io ho avuto paura che potessi ingelosirti e quindi ho inventato un sacco di stronz...»
    Haruhi si portò una mano alle labbra, sgomenta.
    «Tamaki è sordo???»
    «Harù, ma fa che sei sorda pure te?» sbuffò Nabiki, allargando le braccia nel gesto notoriamente conosciuto come "Ci hai fatto due palle così!", per poi continuare il suo interminabile monologo.

    Ma Haruhi non se ne dispiacque; o meglio, non se ne rese neanche conto, dato che, forse per la prima volta da quando aveva litigato con il senpai, le era finalmente chiara la situazione. Inizialmente, le era sembrato che Tamaki volesse semplicemente prenderla in giro; e, quindi, aveva inteso il suo gesto come uno strano, e del tutto ingiustificato, tentativo di farla sentire ridicola. E si era sbagliata, perchè invece il povero Tamaki non aveva mai finto; bensì, aveva avuto un problema serio e lei, che avrebbe dovuto aiutarlo, non aveva capito la gravità delle sue condizioni. Peggio: aveva osato schiaffeggiarlo.
    Le si strinse un doloroso nodo alla gola, mentre il pensiero di aver commesso qualcosa di imperdonabile si faceva rapidamente spazio nei suoi pensieri.

    Sicuramente, l'ho ferito.

    Di sicuro, una persona docile e generosa come Tamaki non le avrebbe portato rancore per una cosa simile, ma lei non era altrettanto certa di potersi permettere quel perdono.
    Era o non era sua amica? Lo era. E gli amici non erano quegli individui appiccicosi che, nel momento del bisogno, avevano il dovere di essere presenti e disponibili? Sì, lo erano.
    Però anche gli amici possono sbagliare. - pensò, ignorando la fastidiosa vocina che le chiedeva insistentemente se davvero volesse essere soltanto questo per il suo senpai.

    «Tamaki!» esclamò quindi, interrompendo l'incessante monologo di Nabiki per gettarsi ai piedi del Re, che era ancora rannicchiato all'interno dell'abbattitore.
    «H-Haruhi?»
    Quando gli occhi del ragazzo incontrarono i propri, Haruhi avvertì una strana e fastidiosa fitta alla bocca dello stomaco; fitta, che venne subito attribuita erroneamente al senso di colpa.
    Nonostante tutto, quando notò il rossore diffondersi sulle guance di Tamaki, il suo primo pensiero fu che riuscisse ad essere estremamente tenero quando era in imbarazzo.
    E, inconsciamente, arrossì a propria volta.
    «Senpai, puoi perdonarmi?» chiese Haruhi, pragmatica. Nella sua ottica, tutto avrebbe dovuto sistemarsi semplicemente chiedendo scusa perchè, almeno con Tamaki, non avrebbe avuto bisogno di fingersi una persona diversa da quella che era; non avrebbe dovuto implorare il suo perdono o cercare di rimediare ai propri errori con un gesto eclatante, perchè lui, anche se non poteva sentirla, avrebbe capito al volo le sue intenzioni... Perchè lui sì, che era un buon amico!
    «Va tutto bene, Haruhi.» disse Tamaki, stringendole una mano per farle capire che aveva inteso il suo messaggio di scuse. E Haruhi, dal canto suo, non potè fare a meno di notare quanto fossero grandi e calde le sue mani, e di come inconsciamente stesse cercando di prolungare quel contatto il più possibile. Infatti, non appena il ragazzo sciolse la stretta, avvertì una fastidiosa e gelida sensazione di vuoto... Una mancanza alla quale, in teoria, non avrebbe dovuto reagire abbracciando Tamaki di slancio.
    Fatto sta che lo fece, e fu lieta di farlo.
    Probabilmente, in seguito si sarebbe pentita di quel gesto e lo avrebbe attribuito a qualche malattia incurabile o alla prima droga pesante che le fosse venuta in mente; ma, in quel preciso istante, tutto ciò che per Haruhi contava era esattamente dove avrebbe dovuto essere: fra le sue braccia. Con una mano accompagnò il suo capo nell'incavo della propria spalla, mentre con l'altra si azzardò ad accarezzargli i capelli biondi, rendendosi immediatamente conto di non aver mai notato quanto soffici e morbidi potessero essere; tanto che pensò che sarebbe stato bello poterseli arricciare intorno agli indici...
    Senza esserne del tutto cosciente, tramutò quel pensiero in un casto gesto di affetto, godendo del profumo di quei serici boccoli dorati.
    Profumavano di biscotti, realizzò, abbandonandosi alla dolce fragranza del ragazzo e sforzandosi di ignorare il calore diffuso che la sommerse subito dopo.
    Quindi, incoraggiata dal fatto che Tamaki non potesse sentirla, lasciò che le parole fluissero spontaneamente dalle proprie labbra...

    «Ti voglio bene, senpai.»

    Probabilmente, Tamaki non aveva capito un accidente di ciò che gli aveva detto. Possibilmente, neanche Haruhi era sicura di aver detto qualcosa.
    Sicuramente, a nessuno dei due importò più molto di "chi" avesse detto "cosa", dal momento che il Re rispose con un emozionato e roco «Anch'io.», che ebbe il potere di farla sospirare.
    Era fatto così: lui non aveva necessità di ascoltare le persone per sapere di cos'avessero bisogno. Gli bastava guardarle negli occhi.
    E Haruhi, forse per la prima volta in tutta la sua vita, si sentì totalmente, incommensurabilmente felice di poter contare su di lui.

    Sarebbe bello restare così per un altro po'. Anche per un'ora sola. - pensò, cullata nell'abbraccio di Tamaki - Forse, per tutta la vita.

    Poi, turbata da quel desiderio improvviso, interruppe bruscamente l'abbraccio ed allontanò il Re con tutta la forza che aveva in corpo, con il risultato di catapultare il povero disgraziato fuori dall'abbattitore. Un attimo dopo, il cranio fosforescente del ragazzo cozzò contro l'abbondante seno di Nabiki, dunque rimbalzò, schiantandosi rumorosamente sul pavimento. La vibrazione causata dalla conseguente scivolata della pasticciera, a propria volta, provocò una rumorosa e distruttiva pioggia di padelle e mestoli vari, che costrinsero i riflessi del Re a dover schivare un paio di coltelli affilati ed una dozzina di uova kamikaze. Perciò, nell'esatto istante in cui Tamaki ritenne opportuno tirare un meritato sospiro di sollievo, si ritrovò ad urtare una teiera fumante, che colpì il pavimento, rovesciò il suo contenuto su ogni superficie raggiungibile e fischiò come una locomotiva impazzita. Inutile dire che l'unica vittima di quel fischio tremendo fu proprio Tamaki che, per qualche istante, perse i sensi.
    Ma le catastrofi non erano finite, in quanto Kyouya e gli altri membri del club pensarono bene di giungere sul luogo del "delitto", con il risultato (prevedibile) che Hani-senpai scivolasse sul pavimento e lanciasse il suo inseparabile coniglietto di peluche in una zuppiera piena di latte, zucchero e uova, causandone la morte per annegamento.
    Per cui, venne Takashi, che agguantò il cugino, che agguantò Usa-chan, che al mercato suo padre comprò (!)...
    E, a quel punto, tra un «Ma che è successo qui dentro? E' passato un tornado?» ed un «Salvate il soldato Usa-chan!», Tamaki gridò un trionfante «Ci sento di nuovo!!!».

    E la fine ebbe inizio.

    «Ed ecco che Mori-senpai si destreggia abilmente fra pozzanghere di latte radioattivo per cercare di salvare il coniglio!» annunciò Hikaru, improvvisandosi cronista.
    «Le sue condizioni sono critiche. Non c'è niente da fare, signore e signori, il coniglio è spacciato. Cosa farà Mori-senpai?» gli fece eco Kaoru, usando un mestolo a mo' di microfono.
    «Oh no! Hani-senpai si sta arrabbiando. Percepiamo aria di tempesta, cari telespettatori. Si consiglia di non uscire di casa.»
    «Ma anche Tsuki-chan si è arrabbiata. Cos'accadrà gente? Inciamperà nella propria ombra e provocherà un terremoto?? Lo scoprirete solo nella prossima puntata!»

    A quel punto, Haruhi pensò bene di allontanarsi, e di trascinare Tamaki con sè, in quanto l'espressione isterica della padrona del locale non le ispirava esattamente fiducia. E infatti...

    «FUORI DALLA MIA CUCINAAAAA!!!»

    ..

     

    Quando Nabiki tornò a casa, quasi si stupì di essere ancora tutta intera. Aveva passato l'intera serata a pulire tutto il pulibile e lucidare tutto il lucidabile, con il risultato di essere ormai prossima alla narcolessia e la certezza che l'indomani avrebbe accusato dolori che, almeno in teoria, avrebbe dovuto avere intorno ai settant'anni o giù di lì. Nonostante l'ascensore perennemente guasto e l'immancabile richiesta di pagamento di Kamazaki-san, riuscì a varcare la porta del monolocale con la stessa espressione che probabilmente aveva avuto Cristoforo Colombo quando aveva messo piede in America; e, dunque, una volta accese le luci, si guardò distrattamente intorno, evitando accuratamente di posare lo sguardo sull'immensa pila di piatti che affollavano il suo lavandino.

    Li lavo domani. Ora voglio solo dormire.

    Così, attraversò il piccolo salotto con passo strascicato, rischiò di inciampare in un paio di scarpe superstiti, ed occhieggiò rapidamente lo specchio...
    Lo specchiò la ricambiò severamente.
    Nabiki sostenne stoicamente lo sguardo.
    «Devo assolutamente cambiare questo quadro.» concluse, sbadigliando sonoramente.
    Quasi si stupì di non ricevere commenti acidi da parte di Dolores. Che fosse la giornata libera delle coscienze?

    Si spogliò rapidamente, lanciando gli indumenti sporchi sul pavimento, dove già alloggiavano delle vere e proprie torri di vestiti da lavare e che ancora non avevano avuto la decenza di lavarsi da soli. Ignorò il fatto che Napoleone, dall'alto del suo letto, la stesse guardando con aria di sfida, teneramente abbracciato alla sua nuova amante: Saru-chan, la scimmietta di peluche. Infatti, quando provò ad avvicinarsi alle lenzuola, il pachidermico felide cercò di azzannarla alla gola, rivendicando coraggiosamente la proprietà del letto; cosa che la costrinse ad accasciarsi sul divano.
    Anche lì, le sovvenne che, almeno in teoria, avrebbe dovuto sforzarsi di studiare per l'indomani; ma non appena allungò un braccio per afferrare il libro di matematica, decise che non avrebbe avuto senso. Il suo livello intellettivo era paragonabile a quello di una medusa idrofoba, in quel momento, tanto che se non avesse avuto sufficiente forza per fermarsi da sola, probabilmente avrebbe iniziato ad ascoltare i Finley.
    E lì, di sicuro sarebbe morta. O, quanto meno, avrebbe pregato qualche divinità per farla diventare sorda.

    Sono sicura che se cercassi di imparare qualcosa adesso, finirei per dimenticarmi quel poco che so già. Dormiamoci su!

    Ma proprio nell'istante in cui chiuse gli occhi, squillò il telefono. Telefono, che era anche troppo lontano per acciuffarlo senza scendere dal divano. Così, Nabiki rotolò goffamente su se stessa e gattonò finò alla diabolica cornetta, urtando anche un fianco contro lo spigolo del tavolino di cristallo.

    «Chi è?» brontolò direttamente, saltando i convenevoli «Ti avverto che se hai sbagliato numero e mi hai fatto schiodare il culo dal divano, ti becchi una denuncia per stalking!»
    Dall'altro capo della cornetta, qualcuno ridacchiò bonariamente.
    «Sempre pungente e diretta, eh?» chiese una tonante voce maschile «Come sta la mia bambina?»
    Nabiki sospirò.
    «Il numero è giusto, ma hai sbagliato epoca, papà: per parlare con la tua bambina avresti dovuto chiamare dieci anni fa. Non credi?»
    «I figli non smettono mai di essere bambini. Mi ricordo ancora di quando ti cambiavo il pannolino, sai?» scherzò il padre, Shigeru Tsukiyama.
    «Perchè mi chiami solo adesso? Sia chiaro, non che volessi parlare con te, ma sono in Giappone da due mesi e non ci siamo visti neanche una volta. Mi hai dato una pasticceria in gestione, sì, e mi hai pagato la retta scolastica, ok; ma con l'affitto come faccio?» si lagnò Nabiki «Insomma, ancora non ho capito perchè accidenti hai voluto che mi trasferissi qui!»
    «Come sta tua madre?» chiese invece Tsukiyama-san, ignorando le accuse «Mi ha spedito una cartolina dalla Giamaica. Ne sapevi niente?»
    «Pà, io con quella non ci parlo da anni, cioè da quando le ho detto "mamma, il Papa ribadisce il suo no ai rapporti prematrimoniali" e lei mi ha risposto "e tu muoviti a darla a uno già sposato!"»
    Dall'altro capo del telefono, Shigeru Tsukiyama proruppe in una fragorosa risata.
    «Lo sai com'è fatta Antoinette; lei e le sue idee sull'emancipazione... Comunque, hai ragione, scusa. So bene di averti un po' trascurato.»
    «Sai che novità... Non ti vedo da due anni, non vedo mamma da tre, e delle mie sorelle non riesco a ricordarmi neanche la faccia. Ah no, scusa, Sayuri è sulla copertina di Vogue, quindi non fa testo.» sbuffò Nabiki, che da quando aveva compiuto tredici anni era stata rinchiusa in un college privato in Francia, ed aveva sempre badato a se stessa «Comunque sia, volevi dirmi qualcosa o ti andava semplicemente di svegliarmi?»
    «La seconda che hai detto.» ammise il padre «In realtà, dovevo assolutamente parlarti di una certa questione...»
    «Ah, ecco. E io che pensavo volessi sapere come stava tua figlia!»
    «Appunto.» disse l'altro, cambiando completamente tono di voce «Volevo sapere se avessi avuto qualche problema a scuola. Ho parlato con il preside Suoh, e mi ha detto che hai chiesto di non divulgare il tuo cognome... Hai fatto bene, ma non si sa mai. Sai com'è, queste precauzioni potrebbero non bastare, e quindi pensavo di offrirti un po' di aiuto.»
    «Scordatelo!» ringhiò l'altra, digrignando i denti «Non voglio una guardia del corpo! Non la voglio nella maniera più assoluta!»
    «Cerca di capire, bambina mia, sono due bravi ragazzi che vengono allenati costantemente dall'esercito... Metti che qualcuno ti rapisca o qualcosa del genere!»
    «Non ci provare nemmeno. Sono stata chiara?»
    «Cambiamo argomento: come va a scuola? Mi è stato riferito della tua insufficienza in storia. Devi stare attenta, lo sai; se non hai la media del sette verrai declassificata.»
    «Ma cos'è? La Santa Inquisizione?» fece Nabiki «Si può sapere dove vuoi arrivare?»
    Shigeru Tsukiyama esitò, poichè la figlia non udì la sua voce per qualche istante.
    «Vorrei che ti diplomassi in fretta e ti iscrivessi a Giurisprudenza, così potresti restare in Giappone. Ti troverei un ottimo posto, lo sai.»
    «Ma hai bevuto? Questa cosa non accadrà nemmeno nell'anno del mai, puoi starne certo. O, al massimo, potrebbe accadere se fossi reduce da un convegno sui 999 modi per porre fine alla propria esistenza o se mi eleggessero Miss Birretta Rossa al prossimo Oktober Fest, e sono quasi del tutto sicura che queste eventualità non si presenteranno prima del 2012, ossia quando la macumba dei Maya non ci avrà sterminati tutti. Perciò...»
    «Tu ti iscriverai a Giurisprudenza. Stop.» tuonò il padre «E dire che da piccola eri così ansiosa di diventare notaio.»
    «Gelataio, papà. E si dà il caso che io lo sia già.» sbuffò, furiosa «E poi no, non esiste. Piuttosto faccio la barbona. O la profeta di una nuova religione. O la gladiatrice, perchè no?»
    «O, magari, l'avvocato.» suggerì il Ministro della Difesa, subdolo.
    «L'accarezzatrice di materassi, l'indicatrice di cartelli stradali, la collaudatrice di poltrone, la scaldatrice di panchine, la cavatrice di ragni dal buco...» continuò ad elencare Nabiki, gelida.
    «O, magari, il giudice?»
    «Piuttosto, la serial killer!» e con questo, chiuse definitivamente la comunicazione.

    Come si permette? Non è mai stato presente e adesso si sente pure libero di decidere della mia vita!
    Beh, potresti decidere tu della sua, se diventassi una serial killer. Pensaci.
    Ma non era la tua serata libera questa? Almeno tu, smetti di dirmi cosa devo e non devo fare!

    Dolores, probabilmente avrebbe ribattuto, ma il caso volle che il telefono squillasse di nuovo. Nabiki sollevò la cornetta e prese un bel respiro, gridando uno spassionatissimo «VAFFANCULO!» seguito da altri consigli più o meno gentili. Soltanto dopo essersi sfogata del tutto, ed aver ridotto le corde vocali ad un colabrodo, si accorse di aver definitivamente zittito la controparte. Per un attimo, ne fu felice, ma quando sentì un colpo di tosse carico di imbarazzo dall'altra parte del telefono, le sorse il dubbio che quello sul quale aveva vomitato quella considerevole serie di insulti non fosse affatto suo padre.

    «Ti prego...» disse «Dimmi che sei tu.» supplicò, con la voce ridotta ad un sussurro piagnucoloso.
    «Se ti fa star meglio, sì, sono io.» rispose una voce maschile, più bassa e più roca di quella del padre «Ma non voglio mentirti: non lo sono.»
    In quell'istante, una mandria di farfalle impazzite cominciò a svolazzarle nello stomaco, provocandole una vertigine da infarto ed un continuo passaggio di brividi caldi e freddi.

    Oh. Mio. Dio.
    Mi hai chiamato?

    «Ta...Takashi?» mormorò, scandalizzata «S-Sei tu, vero? Co-co-come hai avuto questo numero?»
    «L'ho chiesto a Kyouya.» spiegò l'altro, imbarazzato «Ma se è un problema, lo cancello subito. Non voglio infastidirti.»
    «NO!» gridò l'altra, alzando la voce di un'ottava «Assolutamente no! Non devi cancellarlo! Non farlo!» disse «Non lo farai, vero?» chiese poi, speranzosa.
    In quel momento, dall'altra parte della città, in una lussuosa villa in stile giapponese, un ragazzo alto un metro e novantadue rise.
    Nabiki meditò se fosse il caso di segnare l'evento sul calendario. Poi decise che non ce l'avrebbe mai fatta ad alzarsi da quel divano: le gambe sembravano fatte di cemento, e con la tachicardia che si ritrovava di sicuro sarebbe stramazzata al suolo prima di trovare una penna; e poi probabilmente Napoleone avrebbe cercato di rianimarla finchè Kamazaki-san non avesse sfondato la porta a calci e le avese ordinato di non morire prima di pagarle l'affitto.
    Solo quando ebbe finito di divagare mentalmente, si rese conto che Mori-senpai aveva ripreso a parlare e che lei non aveva la minima idea di cosa le stesse dicendo.

    «...Quindi pensavo che potesse andare bene verso le quattro.» concluse «Sempre se tu sei ancora d'accordo.»

    E mò che gli dico? Non posso mica dirgli che non ho ascoltato un'emerita mazza di quello che ha detto? Ci farei la figura della cretina!
    Tranquilla: se non è cretino anche lui, se ne sarà già reso conto da un pezzo.
    Ma perchè non mi dai mai una mano? Esiste un sindacato delle coscienze? Voglio fare ricorso!!!
    Smettila di strapensare e digli qualcosa! Qualsiasi cosa!

    «Sì, anch'io penso che la parola "transatlantico" voglia sottointendere le promiscue tendenze sessuali di un oceano specifico.» affermò con convinzione «Che indecenza, nevvero?»
    Dall'altro capo della cornetta, Takashi tacque.
    «Volevo dire, sì, certo. Sono d'accordo.» ...Qualsiasi cosa tu abbia detto.
    «Perfetto.» disse Takashi, tranquillo «Allora è deciso.»
    «Ehm, sì, sono sicura di sì.» ...Ma deciso cosa? Chi?
    «Piuttosto...» continuò Takashi, esitando «C'è forse qualcosa che non va?»

    Nabiki intuì che il ragazzo si stava riferendo alla valanga di insulti che gli aveva, sfortunatamente, rovesciato addosso. Ma, se era intelligente (e c'era da presumere che lo fosse), si doveva anche essere reso conto che qualsiasi cosa lei avesse detto non doveva essere rivolta a lui. Dunque, da bravo ragazzo quale era, si era preoccupato di offrirle il proprio supporto.

    «No!» si affrettò a rispondere l'altra «Cioè, un po'.» 
    Takashi taque, incitandola educatamente a continuare. Probabilmente, era troppo discreto per insistere, ma il fatto che non avesse ancora cambiato argomento le fece presupporre che fosse interessato ad aiutarla.
      sPer Nabiki, infatti, era piuttosto facile intuire le sue emozioni, proprio perchè, avendo vissuto per lo più da sola, aveva finito col diventare piuttosto brava nell'interpretare il silenzio. E i silenzi di Takashi, per lei, erano pieni di parole. Era incredibile quante cose potesse dirle pur tacendo; e questo era... Intrigante.

    «Sì, hai ragione... Ho avuto un problemino con mio padre, ma ora è tutto sistemato.» ammise Nabiki «Grazie, comunque. Lo apprezzo molto e... S-scusami per... ehm... il piccolo incidente di prima.»
    Takashi emise un gorgoglio sommesso che, Nabiki intuì, doveva trattarsi di un sorriso.
    «Se dovessi avere bisogno di qualcosa...» e qui lasciò che le parole si disperdessero nel nulla, ma il senso di quella frase restò comunque inequivocabile.
    «Sì, grazie senpai. Lo stesso per te.»
    «Uhm... Bene.» rispose, incerto «'Notte, allora.»
    «Buona notte.» ricambiò Nabiki, faticando a trovare le forze per chiudere la comunicazione. Avvertiva ancora quella strana e meravigliosa sensazione di vertigine ma, per quanto fosse stanca e frastornata dai troppi eventi di quella giornata, scoprì di non avere più sonno. Dunque, si armò di buona volontà ed aprì il libro di matematica.

    ...Pochi secondi più tardi, sì addormentò con il sorriso sulle labbra.

    Il giorno dopo, Nabiki non riuscì a svegliarsi in tempo per andare a scuola; dunque, visto che pioveva a dirotto, e che aveva una montagna di cose da lavare, decise di impiegare il proprio tempo diversamente. Ascoltò le catastrofi predette dall'oroscopo di Urino Suimuri, rassicurò Tamaki che nessun alieno era venuto a rapirla e, quando ritenne di aver reso la propria casa un posto decente, decise di concedersi una bella doccia ristoratrice (se non altro, perchè puzzava come una discarica a cielo aperto). Quando le lancette dell'orologio si avvicinarono pericolosamente alle ore 16:00, Nabiki non ebbe il minimo presentimento di quello che sarebbe successo di lì a pochi minuti. Se lo avesse sentito, probabimente si sarebbe depilata o, quantomeno, avrebbe cercato di domare i propri capelli, che in quel momento più che mai somigliavano a quelli di Moira Orfei; peccato che invece, nel momento esatto in cui ruotò la manopola dell'acqua calda e si spalmò sul capo una generosa dose di shampoo, sentì bussare alla porta.
    Credendo che fosse Kakakazzi-san che voleva annunciarle di aver finito di deporre uova di demone, e volendo evitare che le mostrasse orgogliosamente la sua progenie demoniaca, Nabiki si costrinse ad ignorare lo scampanellio incessante finchè non ne potè più.
    Infatti, la scocciatrice non demorse.

    «Ma che palle!» sbottò «Ho capito, ho capito, arrivo!» gridò, avvolgendosi in un orrendo... coso.

    In realtà, il coso era un aborto di accappatoio, di tre taglie più grande di lei e di un disarrapante color cachi. Ed indossarlo era una vera e propria blasfemia. Se Sayuri l'avesse vista in quel momento, probabilmente, l'avrebbe condannata a bruciare sul rogo al pari di una strega di Benevento. Ma, in fondo, l'avrebbe vista Kamazaki-san, l'apoteosi dell'avvenenza. Dunque, che problema c'era?
    Quando aprì la porta, però, all'altezza in cui avrebbero dovuto esserci gli inquietanti baffi della sua padrona di casa, c'erano dei pettorali scolpiti.
    E non c'erano solo quelli: c'era tutto il pacchetto promozionale offerto da Takashi/Marcantonio che, quando la vide, non potè fare a meno di perplimersi (probabilmente, perchè accecato dall'accappatoio).

    «Ciao.»
    «Ohrragbgoygshuuuum!» rispose Nabiki, sperando di non aver insultato nessuno in tedesco o in qualche lingua ostrogotacongolese.

    Quindi, richiuse la porta, si infilò alla velocità della luce in un paio di jeans ed una maglietta pulita, e tornò ad aprire. Il tutto, in dieci secondi.

    «Takashi, ma che sorpresa!» squillò, accertandosi che la mascella non minacciasse di raggiungerle i piedi per il troppo sbavare «Co-come mai da queste parti?»
    Takashi aggrottò le sopracciglia ed inclinò lievemente la testa da un lato.
    «Hai la maglietta al rovescio.» le fece notare gentilmente, evitando di aggiungere che lo shampoo le stava colando sulla fronte «Avevamo un appuntamento. Ricordi?»
    Solo allora Nabiki si ricordò della telefonata della sera precedente e scorse i libri di storia che Takashi reggeva sotto un braccio.
    «Ah, già. L'appuntamento.» farfugliò, mentre in realtà pensava all'unica cosa realmente importante...

    Sono sola in casa con lui. Io e lui, qui. Soli.
    Non cantare vittoria troppo presto, dolcezza. Guarda meglio: cos'è quella cosettina pucciosa che il Marcantonio ha sulle spalle?

    Solo allora Nabiki si rese conto che lei e Takashi non sarebbero affatto stati da soli, e che il loro "appuntamento" non sarebbe stato affatto romantico.
    Il gingillino coccoloso si sbilanciò in avanti, sorridendole a trentadue denti.

    «Ci divertiremo, Nacchan!» gongolò l'accessorio adorabile, muovendo l'aria attorno a sè in un turbinio di fiorellini rosa.
    «Sì... Sì, Hani-senpai, ci divertiremo un mondo...»

    ...Mi sa tanto di no!

      

    OOOOOOOOOOOK! Ho un po' di cose da dire... Innanzitutto, questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere. Sul serio, non sono per niente soddisfatta di com'è venuto, e oserei dire che è tremendo. Però, era necessario che le cose andassero in questo modo, poichè avevo la necessità di farvi avere un quadro più chiaro della vita di Nabiki. Come avrete capito, lei ha sempre vissuto da sola, ed è diventata logorroica proprio perchè non sopportava il silenzio in cui era sempre stata costretta a vivere. Proprio questa sua affinità con il silenzio le fa capire molte cose di chi tace: non solo di Takashi, ma anche di Tamaki e di Haruhi. Insomma, tutto gioca su ciò che "non si dice".
    Avete intuito chi potrebbero essere le due guardie del corpo di cui parlava il padre di Nabiki??? :P
    Lo so che questo è un capitolo VERAMENTE più serio degli altri. Più romantico... Spero di non avervi annoiato. Fatemelo sapere, se volete; così potrò cercare di aggiustarlo.

    In ogni caso, dal prossimo capitolo si tornerà sulla vecchia musica comica/assurda/surreal-ridicola ecc ecc... Vi faccio una piccola anticipazione: ci sarà un po' di slash :P

    Ps: devo finire di rispondere alle recensioni di alcune di voi. Perdonatemi, non ho avuto molto tempo in questi giorni.

    Ringrazio, come sempre, chi legge.
    Ringrazio le 23 persone che hanno inserito La Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie Preferite
    Ringrazio la persona che ha inserito la Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie Ricordate.
    Ringrazio le 30 persone che hanno inserito La Bottega dei Desideri nell'elenco delle storie Seguite.
    E, ovviamente, ringrazio le 19 persone che hanno recensito lo scorso capitolo (più Elleforever4, che ha recensito il primo): Althea, AsaYuni, Loonaty, Dae, BlackRaven, Hazel, SmoothCriminal, Nordlys, Redseapearl, The White Lotus 23, Myrose, Sherin, Julia28, Barbary Ape, Scheggia Rossa, Argentea Michaelis, Boby, Yume1422 e Chiaki-chan.

    Grazie a tutti. Spero che il capitolo non sia stato così terribile ^^"

    Congratulazioni a tutti i diplomati :D

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    Capitolo 11
    *** La bottiglia del destino ***


    nota: questo capitolo contiene un po' di slash, ma per attenermi alle regole del sito, e trattandosi Hikaru e Kaoru di due fratelli, le descrizioni sono state scritte in modo leggero. Lo so, lo so... Non ditemelo! E' una pena anche per me, ma purtroppo le regole sull'incesto devono essere osservate. Non vorrei proprio che mi cancellassero la storia per un errore del genere.

     

     

    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

     

    Decimo ingrediente:

    La bottiglia del destino

     

     

    Ariete

    Fortuna: Tempo di cambiamenti! Tempo di cambiare casa! Sì, dovrai proprio cambiare casa, in quanto la tua sta per essere distrutta. Come dici? Ah, non puoi permetterti una casa nuova? Non fa niente, le stelle ti vogliono bene e mi dicono che la riavrai... Sfasciata, distrutta e allagata, ma la riavrai.
    Soldi? Come no! Tantissimi... Quelli che spenderai per rimettere la casa in condizioni decenti!

    Salute: è molto grave, piccola arietina... Mi sento quasi in imbarazzo a parlartene, ma il codice d'onore degli astrologi mi impone di dirti la verità, e solo e soltanto la verità; infatti devi sapere che così come i medici fanno il giuramento di Ippocrate, noi astrologi facciamo quello di Giucas Casella... Comunque, ora siediti un attimo e fai un bel respiro. Sei pronta? Bene... Le stelle mi dicono che sei affetto da una forma aggressiva di CASTITA'.
    Ma non disperare! Una cura esiste... Beh, certo, per quelli messi male come te sarà difficile trovarne una disposta a guarirvi. Ma ciò non toglie che la cura c'è. Dovete solo convincerla ad aiutarvi (Urino Suimuri consiglia la tecnica della fontana di lacrime. Di solito funziona!).

    Amore: In amore, troverete una compagna ideale in un luogo inaspettato. Seguite bene le istruzioni delle stelle:
    Vedete quell’escrezione carnosa che vi esce dalla spalla? Seguitela verso il basso. Ci siete? Bene. Ora, vedete quella sorta di giuntura? Ecco! Si chiama "gomito", e voi siete sulla giusta strada. Proseguite sempre dritti e troverete un incrocio a 5 biforcazioni. Perfetto: in gergo giovanile quella viene chiamata Federica, e non vi lascerà mai da soli. Fatene buon uso!

     

    Benchè Takashi Morinozuka sembrasse fatto al cento per cento di pura roccia vulcanica ed avesse la stessa espressione cucciolosa di un Tyrannosaurus Rex appena svezzato, fondamentalmente, era la persona più innocua e goffa del mondo. Infatti, da una parte c'era "Mori-senpai": il Tipo Selvaggio; il ragazzo silenzioso; il campione nazionale di kendo; l'ultimo dei samurai; quello che non avrebbe cambiato espressione nemmeno se lo avessero investito con un treno merci... E, dall'altra, c'era semplicemente "Takashi": l'impacciato, timido, premuroso Takashi; quello che puntualmente sbagliava i pronostici, che scivolava sulle bucce di banana superstiti e che, addirittura, era arrivato a sprofondare nella depressione per non aver ricordato al cugino di lavarsi i denti prima del riposino... Per ben due volte!
    Perciò, si può facilmente intuire la gravità di questo gesto.

    Dunque, cos'avevano in comune le due facce di questa medaglia? Ma, ovviamente, Mitsukuni!
    Dopotutto, l'anno precedente Tamaki aveva sapientemente espresso il concetto, quando Ritsu Kasanoda (uno yakuza con evidenti carenze d'affetto) si era recato all'Host Club con l'intenzione di diventare il suo apprendista. Ricordava perfettamente le parole che il Re del Club aveva rivolto a quel povero diavolo dai capelli rossi; e il sol pensiero gli causava ancora le vertigini...

    «Ascolta, Casanova-kun, sebbene tu e Mori-senpai abbiate qualcosa in comune, c'è un elemento che ti manca del tutto: l'Accessorio Adorabile! Infatti, se guardi attentamente Mori-senpai ti accorgerai che ha un aspetto spaventoso, e potrebbe darti un'impressione congelante; ma cosa succede se gli mettiamo Mitsukuni sulle spalle? Lo scenario cambia! E' come vedere il Gigante Orso con un Coniglietto! Inoltre, questo oggetto è anche una copertura per la natura silenziosa di Mori-senpai, perchè mettendo semplicemente Honey accanto a lui le persone immagineranno che Takashi sia una persona molto aperta... Ma, sfortunatamente, Mitsukuni ha un contratto a lungo termine con Mori-senpai, perciò non possiamo prestartelo!»

    E, lì per lì, Takashi aveva creduto che Kasanoda si sarebbe talmente innervosito per quel rifiuto che avrebbe finito con lo scagliargli contro una Maledizione Senza Perdono.
    Magari, un Avada Kedavra. O un Avada Kebab... O un Kebab, e basta! Sarebbe stato agghiacciante in ogni caso.
    Ma il punto era un altro; e cioè che, da quando Tamaki gli aveva fatto notare che tutto il suo fascino era dovuto esclusivamente alla presenza del cugino, Takashi aveva il terrore di fare qualsiasi cosa senza di lui (...No, non al punto di chiedergli di fargli compagnia anche al bagno!). Infatti, il solo pensiero di dover parlare con qualcuno che non fosse strettamente legato all'Host Club lo faceva sentire quasi nudo. Perciò, si potrebbe dire che Mitsukuni era «la mutanda d'emergenza» di Takashi.
    D'altra parte, a nessuno dei due cugini era mai venuto in mente di separarsi. Erano cresciuti insieme; erano l'uno l'appendice dell'altro, neanche fossero stati legati a filo doppio da un cordone ombelicale. Erano, come si suol dire, indispensabili l'uno all'altro... Almeno, finchè Takashi non aveva deciso di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza, evitando così di assecondare le scelte di Mitsukuni che, invece, si era iscritto a Scienze e Tecnologie. L'unica precauzione a riguardo era stata quella di assicurarsi che il cugino interrompesse il legame simbiotico con il suo coniglietto di peluche almeno durante le ore di lezione. Insomma, erano arrivati ad un non tanto tacito accordo; ma, alla fine, il compromesso aveva finito per soddisfare entrambi senza causare spargimenti di sangue o attacchi d'ansia da parte del Re.
    L'ostacolo più grande per Takashi, invece, era stato un altro: Reiko Kanazuki, la pseudo-cira-meno-quasi fidanzata di Mitsukuni. Da quando avevano iniziato a frequentarsi, i pomeriggi di Takashi si erano riempiti di maledizioni, wara ningyo* e bamboline woodoo; e spesso e volentieri aveva dovuto studiare al buio a causa della fotofobia del migliore amico della Kanazuki: Nekozawa-senpai. Un depresso Nekozawa-senpai, per la precisione! Infatti, da quando aveva perso la testa per Nabiki, il presidente del club di Magia Nera non faceva altro che preparare improbabili filtri d'amore, il cui puzzo pestilenziale avrebbe potuto stendere un esercito di zombies affamati; tanto che, quando lo aveva raccontato ai gemelli in un raro momento di esasperazione, gli avevano chiesto se per caso Nekozawa non stesse cercando di effettuare l'esperimento dell'Imprigionamento del Peto... Inutile dire che Takashi non aveva la minima intenzione di scoprire se avessero ragione, o meno.

    Insomma, dove c'era Nekozawa, c'era Reiko; e dove c'era Reiko, c'era Mitsukuni. Il problema era che dove c'era Mitsukuni c'era lui!

    Infatti, prelevarlo dalle grinfie di quei due pazzi non era stato affatto facile, ed aveva richiesto un accuratissimo e delicatissimo piano tecnico/tattico, studiato in ogni più piccolo dettaglio... Praticamente, aveva affittato il DVD di The Ring e li aveva lasciati lì, nella speranza che lo guardassero in contemplazione mistica e che elegessero Samara Morgan a loro personale divinità oscura. Infatti, con un po' di fortuna, non si sarebbero nemmeno accorti della loro assenza; e così, forse, il pomeriggio sarebbe stato relativamente salvo.
    Dopotutto, com'era che si diceva? «A mali estremi, estremi rimedi.»

    E Takashi Morinozuka aveva proprio bisogno di un rimedio estremo!

    La sola idea di presentarsi a casa di Nabiki senza la sua arma migliore lo gettava nel panico più totale per dieci motivi diversi, molti dei quali avevano a che fare con domande del tipo: «Cosa le dirò?», «Ma dovrò per forza parlare?», «E se le spiegassi la storia con dei disegnini?» per poi terminare con un «Ma perchè mi hanno incastrato in questa situazione?». D'altra parte, Takashi era consapevole del fatto che, quando Nabiki era nei paraggi, gliene capitavano di tutti i colori: salvataggi in extremis di coniglietti suicidi; operazioni di spionaggio non previste; arruolamenti nei cast di film yaoi, e chi più ne ha più ne metta! Insomma, la sfortuna di quella ragazza si diffondeva per osmosi. E, purtroppo per tutti, quella sfiga, combinata alla sua goffagine, creava un mix ancora più micidiale degli intrugli flatulenti di Nekozawa-senpai. Ecco perchè confidava nella presenza del cugino che, più che un essere umano, aveva ormai raggiunto lo stadio di "medicina universale".
    Quindi, quando aveva bussato alla porta di Nabiki era ancora relativamente tranquillo (nonostante la visione della ragazza seminuda avesse rischiato seriamente di distruggere l'espressione da blocco di cemento per cui si era allenato tutta la mattinata). Dopotutto, c'era Mitsukuni con lui; no?

    Eppure, quando finalmente poterono accomodarsi nel minuscolo appartamento della ragazza, Takashi sentì l'ansia montargli dentro, neanche avesse una frusta elettrica al centro dello stomaco che si divertisse a trasformare tutta la sua agitazione in pesanti, indigesti blocchi di meringa. Fortunatamente, Mitsukuni aveva già iniziato a saltellare per la stanza, ora adocchiando una fotografia buffa, ora braccando un pachidermico gattone a pelo lungo, che si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga che non c'era. In quel momento, Takashi benedì suo nonno materno per aver generato sua zia: la madre di Mitsukuni. Cos'avrebbe fatto senza di lui?
    Già s'immaginava la scena: lui che entrava, lei che lo accoglieva in casa, lui che la guardava, lei che ricambiava lo sguardo... Ed eccolo lì, il dannato silenzio imbarazzante, capace di surgelare ogni cosa nel raggio di dieci chilometri. Oh Kamisama... E se le avesse congelato il gatto? Dopo come lo avrebbe sbrinato? No, non voleva nemmeno pensarci!
    Già. Non aveva neanche motivo di farlo, dopotutto: con un po' di fortuna, suo cugino avrebbe vomitato ettolitri di parole al posto suo; e lui sarebbe tornato a casa senza sentirsi un perfetto imbecille.

    Peccato che non andò così.
    Non andò assolutamente così.

    «Ehm... Allora, io andrei ad asciugarmi i capelli. Ci metto poco, promesso.» iniziò Nabiki, guardandosi intorno come se si aspettasse di vedere le telecamere di Scherzi a Parte puntate su di lei «Voi fate pure come se foste a casa vostra. State solo attenti al gatto.» si raccomandò, avviandosi verso il bagno.
    «Perchè? Graffia?» chiese Mitsukuni, indicando la bestiola, che aveva tutta l'aria di dire "Non mi prenderai mai vivo!" mentre cercava di mimetizzarsi con il tappeto.
    «No, è che spesso tenta di suicidarsi lanciandosi dalla dispensa. Il problema è che non ha ancora capito che i gatti cadono sempre sulle quattro zampe.» rispose l'altra; poi arrossì, come se si fosse improvvisamente resa conto di aver detto una cosa assurda «S-Sta cercando di imparare. Sì, insomma, state attenti che non sia la volta buona che capisca come deve fare.» concluse, richiudendosi la porta alle spalle.
    Takashi rivolse uno sguardo eloquente al cugino che, di rimando, esplose in una risata che ricordava spaventosamente da vicino un coro di campanellini.
    «Nacchan è proprio forte. Vero, Takashi?» chiese, accostandosi ad un mobile basso su cui erano disposte disordinatamente alcune fotografie.
    «Sì.» rispose, stupendosi del sorriso spontaneo che subito gli arricciò le labbra.
    Dopotutto, apprezzare ciò che piaceva a Mitsukuni era quasi sempre facile; infatti, se aveva dovuto fare violenza su se stesso per accettare Reiko Kanazuki, fare altrettanto con Nabiki non aveva comportato alcun problema: era stato facilissimo, se non addirittura naturale. Se non altro, Tsukiyama non dormiva in una bara foderata di chiodi, a differenza di quella pazza della sua futura cognata... E tanto gli bastava per trovarla simpatica a pelle. Il problema era capire se la simpatia era reciproca; perchè, infatti, se non gli era mai interessata molto l'opinione che le fans avevano di lui, stranamente, si era scoperto curioso di conoscere quella di Nabiki.

    Ti sconvolge il fatto che sia lei a capire te, mentre tu la vedi come un'equazione al cubo irrisolvibile. Non era mai successo, eh? - gli suggerì la coscienza; coscienza, che aveva la stessa voce di suo fratello Satoshi: il suo alterego -Forse, sei solo curioso di capire perchè quando ci sei tu, lei scappa.

    Già, forse era così.

    «Vieni a vedere, Takashi! Nabiki suonava il piano. Tu lo sapevi?»
    Takashi scosse il capo in segno di diniego; quindi, si accostò al cugino e, senza rendersene davvero conto, si portò la foto al viso per osservarla con più attenzione. Doveva essere un ricordo di famiglia, pensò, contando ben sei soggetti vagamente sorridenti. Li studiò attentamente, da sinistra verso destra. C'era un uomo sulla cinquantina, alto, dai tipici tratti orientali; una donna bionda, occidentale, un po' in sovrappeso e con l'espressione sciocca di un lemure del Madagascar; una ragazza bellissima, bionda anche lei, e con magnetici occhi azzurri come quelli della madre, che sembrava voler avere un rapporto sessuale con l'obiettivo della macchina fotografica; un'altra ragazza, mora e più giovane, con il naso seppellito in un libro di chimica; e poi, c'era lei... Una ragazzina bassa e cicciottella, col viso infestato da una colonia di brufoli purulenti, lunghi capelli corvini e occhi verdi, annoiati, di chi preferirebbe fare un tuffo dalla cima dell'Himalaya anzichè trovarsi lì.
    Quella era Nabiki. O meglio: quella era stata Nabiki.
    La cosa più strana era che nessuno dei suoi parenti sembrava essere felice per lei, anche se Nabiki in quella foto stringeva una coccarda con il numero 17.
    Beh, si era classificata diciassettesima, dopotutto...!
    Insomma, nessuno di loro le stava vicino; nessuno, ad eccezione di una donna giovane che, stranamente, somigliava in modo inquietante a...

    «Takashi, sei nervoso.» affermò Mitsukuni, interrompendo il flusso dei suoi pensieri «Hai l'aria strana. E' per Nacchan?»
    «Uhm... No.» rispose, distogliendo lo sguardo.
    Mitsukuni non si arrese, continuando a studiarlo con occhi indagatori. Takashi sospirò lievemente.
    «E se... Se io non...?»
    La domanda di Takashi venne interrotta da un tuono; l'ennesimo di quel pomeriggio. La stanza venne illuminata per un breve istante e, subito dopo, un'ombra minacciosa si disegnò sul pavimento. Takashi e Mitsukuni inorridirono: Napoleone stava cercando di lanciarsi dalla dispensa.


    ..


    «Stai calma. Stai calma. Stai calma.» si ripeteva Nabiki, frizionandosi spasmodicamente i capelli con un asciugamano pulito «Non è niente di grave: c'è solo Takashi di là.»

    Infatti, mica è grave? Ti sta solo venendo un infarto! Credo che dovresti farti trapiantare un cuore di riserva, perchè se continui così non durerai altri dieci minuti.
    Non c'entra niente! Semmai è colpa di Light Yagami... Sì, dev'essere così! Ha scritto il mio nome sul Death Note e io sto per morire di crepacuore.
    Scarichi sempre le colpe sugli altri! Guarda in faccia la realtà: sei cotta. Così cotta, che tra poco ti squaglierai e dovremo raccoglierti con il cucchiaino.
    Beh, magari sottoforma di pappina liofilizzata riuscirò a mimetizzare la cellulite, no?! Dici che prima l'ha notata?
    Credo di no... Il suo sguardo era fisso sull'accappatoio color vomito. Ma dico, ma li hai mai visti i film? Di solito, in queste scene la protagonista sfigata indossa una canottierina ascellare ed un paio di pantaloncini modello "struprami a tradimento"... E tu invece che fai? Vai ad aprire la porta vestita come un netturbino.

    «E sta' un po' zitta, dannazione!» gridò Nabiki, pentendosene subito dopo. Sperò che nè Mitsukuni nè Takashi l'avessero sentita, e continuò ad asciugarsi i capelli con maggior energia «Devo chiamare Ranka-san.» aggiunse, agguantando il cellulare. Compose il numero del padre di Haruhi ed attese pazientemente che qualcuno si decidesse ad accettare la chiamata...
    «Moshi moshi? Qui è Ranka, il tuo sogno proibito. Dimmi tutto, gioia mia! Ogni tuo desiderio è un ordine per me, padroncino caro.»
    Nabiki inorridì. Quello doveva essere l'approccio sexy di quel pazzo travestito da pazza?
    «Faccia poco lo spiritoso, Fujioka-san. Qui è la Polizia di Stato e lei è stato denunciato per oltraggio al pudore.»
    «C-C-Cos...? Io... Ehm... Ma non è possibile! Ci d-deve essere un e-er-rore!»
    Nabiki scoppiò a ridere, rischiando di sbattere la fronte contro il lavandino.
    «Baka! Sono Nabiki! Puoi stare tranquillo.» disse, asciugandosi le lacrime «Devo chiederti un enorme favore.»
    «Brutta str...!» Nabiki allontanò la cornetta ed attese che le bestemmie del padre di Haruhi cessassero «Cosa accidenti ti fa credere che ti aiuterò, eh? Dopo uno scherzo del genere, poi! Dico, ma lo sai che io sono anziano?! Non si fanno questi giochetti.»
    «Uno: me lo fa credere il fatto che potrei dimezzarti lo stipendio. Due: hai meno di quarant'anni, perciò non sei ancora anziano... Sei diversamente giovane, ecco.»
    «Cosa vuoi?» chiese Ranka-san, sbuffando.
    «Oggi non posso lavorare, perciò devi andare tu alla Bottega dei Desideri. Non preoccuparti per i dolci: nel retrobottega c'è l'insegna del "Chocolate Day". Con questo tempaccio, una cioccolata calda è proprio quello che potrebbe attirare i clienti. Devi solo sciogliere il cioccolato nel latte ed aggiungerci un po' di zucchero, stai tranquillo.»
    «Com'è che adesso fai tutta la carina?» chiese Ranka-san, sospettoso «C'è di mezzo un uomo, non è vero?»
    Nabiki sorrise.
    «Direi più di uno. In effetti, sono due.»
    «Hai capito! E io che pensavo non valessi quattro soldi, e invece ti fai valere, eh? Brava, brava. Ora so che mia figlia non deve frequentarti.»
    «Gnègnègnè!» lo scimmiottò lei «Ora sbrigati, e vai al negozio. Se domani La Bottega sarà ancora in piedi, ti regalerò un weekend di ferie.»
    «Sì, vado, vado...»
    Il Travestito Malefico riagganciò.

    Peccato che Nabiki fosse del tutto ignara delle sue mosse: infatti, proprio mentre la pasticciera si apprestava ad ingoiare mezzo tubetto di dentifricio, ond'evitare di tramortire Takashi con possibili ondate di alito mortifero, Ranka-san compose il numero di Kyouya e gli spiegò tutta la situazione...


    ..


    Quando Nabiki ebbe finito di dire le sue preghiere, tornò in salotto, dove trovò Mitsukuni praticamente seppellito nei meandri del suo frigorifero (probabilmente, alla ricerca di qualche dolcetto) e Takashi comodamente sdraiato sul divano, intento nell'accarezzare Napoleone. Il pachidermico felide si era completamente abbandonato alle carezze del ragazzo, tanto che emetteva fusa più assordanti di uno schiacciasassi e i suoi occhioni d'ambra scintillavano estasiati, come in preda ad un orgasmo platonico. Quasi quasi, Nabiki potè vedere Takashi in gattovisione perchè, dal punto di vista di Napoleone, il ragazzo era circondato da petali di rosa immaginari e i suoi denti scintillavano come quelli della pubblicità delle Vivident.

    Cose da pazzi... Ora ho persino un rivale con la coda! Questo è troppo!
    Dai, tranquilla. In quanto a peluria se non altro potete competere. Anzi, mi sa che ti serve proprio una bella ceretta.
    Ma tu ancora parli? Ma una vacanza non te la prendi mai?
    E perdermi un simile divertimento? Giammai!
    Giambico!
    E cosa c'entra?
    E' un tipo di verso della metrica latina.
    Sì, ma cosa c'entra?
    Niente. Era solo un'associazione di idee...
    Tu devi farti rinchiudere. Sul serio. Questa cosa potrebbe degenerare da un momento all'altro.

    «Ehm... Ok, dopotutto vi avevo detto di fare come se foste a casa vostra.» iniziò Nabiki. Takashi la guardò, ma non parlò; Mitsukuni era ancora saldamente avviluppato al frigorifero.
    Nabiki si schiarì la voce, in imbarazzo.

    O non ti hanno sentita o non ti hanno proprio considerato. Ritenta!

    «Pensi che inizio studiemmo potrare?» chiese.
    Stavolta, sia Takashi che Mitsukuni la guardarono, sì, ma con le sopracciglia aggrottate.
    «Volevo dire: pensi che adesso potremmo iniziare a studiare?» si corresse, arrossendo vistosamente. Spesso, quando era nervosa, le accadeva di mischiare le parole insieme.
    «Certo.» acconsentì Takashi, abbandonando il divano con un unico movimento fluido. Napoleone lo seguì, adorante, strusciandosi contro le gambe perfette.
    «Al signor Micio piace Takashi! Prima lo ha salvato da una brutta caduta.» cinguettò Mitsukuni, accomodandosi sul divano del salotto «Posso guardare la tv, Nacchan?»
    Nabiki non vide lo sguardo terrorizzato di Mori-senpai, per cui acconsentì senza problemi, ed indicò a Takashi il tavolo della cucina nella stanza adiacente.
    Avrebbero studiato lì.

    «Allora... Da cosa vuoi iniziare?» chiese Takashi, senza degnarla di uno sguardo. Il suo naso seppellito fra le pagine del libro di storia.
    «Ehm... Dall'inizio?»
    «Dall'era Tokugawa?» chiese Takashi, leggermente sconvolto «Ma parte dal milleseicento.»
    Nabiki chinò lo sguardo, raggiungendo il punto di fusione del piombo.
    «No... Ehm... Io intendevo dall'inizio-inizio. Dall'epoca Yayoi: la preistoria.»
    Takashi si lasciò sfuggire il libro dalle mani e la guardò come se si aspettasse di vederla ridere e dirgli che stava soltanto scherzando.
    Poi, notando che la ragazza non si degnava di dare ascolto alle sue preghiere, sospirò.
    «Lo so che devo sembrarti stupida. Dopotutto, si tratta soltanto di storia... Non ci vuole un genio per impararla.» disse la pasticciera, distogliendo lo sguardo «Il fatto è che in Francia ho studiato la storia occidentale, e mi mancano proprio le basi di quella giapponese. E' per questo che ho sbagliato il test, quindi non devi pensare che sono una cerebrolesa con il cervello di un calamaro, per favore.»
    Mentre lo disse, Nabiki si morse il labbro inferiore. Quando trovò il coraggio di rialzare gli occhi, Takashi stava sorridendo. Sembrava divertito.
    «Ho di nuovo parlato troppo, vero?»
    Inaspettatamente, una mano di Takashi si librò nell'aria, descrisse un arco perfetto e si posò delicatamente sul suo capo. Le accarezzò i capelli in un gesto di incoraggiamento.
    «A me non dispiace.» la rassicurò.
    «Neanche a me!» si affrettò a dire l'altra, avvampando «Cioè, non nel senso che anche a me non dispiace parlare troppo, nel senso che non mi dispiace che a te non dispiaccia.»
    Takashi dovette sopprirmere l'ennesimo sorriso al di sotto della sua maschera di ghiaccio.
    «Ok, forse mi dispiace di più che tutto quello che dico oggi non abbia il minimo significato. Facci l'abitudine: è probabile che peggiorerò!»
    «Sono qui apposta.»

    Fu allora che Nabiki partorì un pensiero semplice. Minuscolo, eppure fondamentale.
    Takashi non era solo un bel ragazzo: Takashi era un bravo ragazzo.
    E le piaceva, le piaceva da impazzire... Perchè era un piacere che andava ben oltre l'apparenza. Era un sentimento che stava iniziando a scavare in profondità, lì dove Nabiki era più vulnerabile; infatti, se l'aspetto di Takashi poteva essere un piacevole passatempo, una fantasia capricciosa, che non avrebbe comportato alcun male, il fatto che potesse piacerle anche per la sua personalità, beh... Era allarmante.
    E immensamente, incommensurabilmente meraviglioso...

    Non so perchè, ma ora che lo conosco un po' meglio e ci parlo tranquillamente, mi sembra più umano. Più raggiungibile.
    Ok, ma per baciarlo ti servirebbe comunque uno scaletto a tre gradini, gioia mia.
    Intendevo solo dire che ... Argh! Ma perchè perdo tempo a spiegartelo?

    Così, un'ora volò senza particolari problemi. Mitsukuni guardava una puntata di Doraemon in tv, e Nabiki e Takashi continuarono a studiare, finchè, dopo l'ennesimo tuono, ci fu un blackout. Il silenzio e l'oscurità si accartocciarono su loro stessi, come serpi che tendessero un agguato. La stanza sparì e, con essa, scomparve ogni cosa. Solo il ronzio del frigorifero continuò a riempire il silenzio.
    «E' andata via la corrente?» chiese Mitsukuni, dal soggiorno.
    «Oh no...» biascicò Nabiki, aggrappandosi al tavolo neanche fosse la sua unica àncora di salvezza.
    «Che hai?» fece Takashi, tranquillo.
    «Niente.»

    Te la stai solo facendo sotto dalla paura!
    E che ci posso fare se ho il terrore del buio!?
    Ma cosa c'è di così spaventoso, scusa?
    Niente... A parte le cose che si muovono nel buio. Insomma, se non si comportassero così vorrebbe dire che non avrebbero cattive intenzioni. E invece lo fanno! Quindi sono pericolose!
    Idiota! Non c'è niente nel buio... A parte Takashi. Lui ti sembra pericoloso?

    Un attimo dopo, Nabiki si sentì avvolgere da un braccio e per poco non cacciò un urlo che avrebbe spaccato anche i diamanti.

    «Sono io.» le disse lui «Andiamo a cercare le candele. Se inciampi, ti prendo io.»

    Ripeto: ti sembra pericoloso?
    No: mi sembra pericolante, a giudicare da come mi è finito addosso! E la cosa mi starebbe benissimo, se non fossi terrorizzata!

    Così, Nabiki si lasciò sostenere da Takashi, rischiando più volte di sfasciarsi un fianco contro una sedia o di pestare la coda del gatto. Inizialmente, il terrore le impedì di comprendere qualsiasi cosa che non avesse a che fare con l'assoluta necessità di non gridare; perchè, onestamente, rendersi ancora più ridicola agli occhi di Takashi era l'ultima cosa che avrebbe desiderato. Dunque, insieme camminarono lentamente, finchè Nabiki non riuscì a trovare il cassetto in cui teneva le candele. Stava quasi per esultare, vittoriosa, quando un agghiacciante colpo alla porta dell'ingresso la fece sussultare, tanto che per poco non le sfuggirono le candele di mano.
    Un altro colpo provenne dalla porta e, in quel momento, Nabiki seppe che Takashi la stava guardando interrogativamente.

    «Aspettavi qualcuno?»
    «No...»
    Un altro colpo ancora.
    Takashi si mosse, ma Nabiki lo strattonò per una manica della camicia.
    «Non andare! E se fosse un maniaco? O un ladro? Peggio: pensa se fosse Kamazaki-san!»
    «Chi è Kamazaki-san?» chiese Mitsukuni, dal soggiorno.
    Un altro colpo. Un secondo. Un terzo.
    «Dobbiamo controllare, non pensi?» ripetè Takashi, cercando di allontanarsi nuovamente «Magari è qualcuno che ha bisogno di aiuto.»
    «Non farlo!» gridò Nabiki, sbilanciandosi per placcare il ragazzo... Ma, inavvertitamente, inciampò in una piega del tappeto e crollò sul pavimento, trascinandosi dietro anche lui. La testa di Takashi era così pesante che per poco non le ruppe una costola, e soltanto dopo la pasticciera capì perchè proprio una costola, e non, per esempio, un femore. Takashi, invece, evidentemente non aveva capito subito dove fosse atterrata la sua cara testolina, poichè impiegò qualche secondo per scostarsi dall'abbondante (ed onnipresente) seno della ragazza. Il suo imbarazzo era così palese che Nabiki percepì un repentino aumento della temperatura, ma, ciò nonostante, nessuno dei due osò muoversi, quasi sentissero che se lo avessero fatto avrebbero avvertito una mancanza spiacevole. Era dolce quella vicinanza: sapeva di paura ed eccitazione; era come avere uno spettacolo pirotecnico al centro dello stomaco: bruciava, ma era anche incredibilmente piacevole. Nabiki non avrebbe saputo dire se avesse caldo o freddo: sapeva solo che quei brividi, di qualsiasi natura fossero, erano quanto di più sublime avesse mai provato. Soltanto allora, realizzò tutte quelle cose che prima non aveva colto a causa della paura: l'odore di menta piperita di Takashi, la mano grande e calda adagiata inconsapevolmente sulla sua coscia, il suo respiro rovente che le solleticava la fronte...
    Una diffusa sensazione di calore le incendiò i lombi quando si rese conto di avere il battito ed il respiro eccessivamente accelerati. Era in qualche modo doloroso, eppure era anche, e soprattutto, piacevole. Estremamente piacevole. Si accorse, con sorpresa, che le stava girando la testa, tanto che il pavimento le sembrò improvvisamente fatto di gomma piuma.

    Oh mio dio, ma sta accadendo a me? Proprio a me?
    Infatti! Che fine ha fatto la tua sfiga?

    Un guizzo rovente le percorse la spina dorsale, quando si accorse di quanto il suo corpo s'incastrasse alla perfezione con quello di lui.

    «Nabiki...» la voce di Takashi le giunse vicina, liquida, vibrante, come fosse racchiusa all'interno di un tornado.
    «S-Sì?»

    Un altro colpo alla porta.

    «Ragazzi, andate voi o vado io?» chiese candidamente Mitsukuni, ignaro di aver distrutto l'atmosfera.

    Nabiki non rispose: ormai, le sue corde vocali si trovavano in un luogo irragiungibile per lei. Insieme al suo cervello, per intenderci.
    Takashi invece deglutì, scostandosi leggermente.

    «C-Che stavi dicendo?»
    «Mh?» fece lui, quasi cadendo dalle nuvole «Non ho detto niente.»

    Un altro colpo alla porta.

    «Ho capito. Vado io!» propose Mitsukuni, alzandosi dal divano.

    Un attimo dopo, Hani-senpai aprì la porta, e la luce accecante di alcune torce scrutò rapidamente il buio, finchè non inquadrò del tutto i due ragazzi, ancora rannicchiati sul pavimento. Quando Nabiki riuscì a mettere a fuoco i proprietari di quegli aggeggi infernali, inorridì senza ritegno. Non era possibile!
    «Oh-ho, guarda guarda cos'abbiamo qui...» disse qualcuno, sparaflashando tutt'intorno come un fuoco d'artificio.
    «Questo non è affatto noioso!» gongolarono due voci all'unisono.
    «Mori-senpai, che diavolo stai facendo? Papà non approva per niente!!!»
    «Lo sapevo che non dovevamo intrometterci...»

    Ah, ecco, dicevo io. Eccola qua, la tua sfiga!


    ..

     

    L'Host Club era al gran completo.
    I gemelli non riuscivano ad evitare di sghignazzare come iene ubriache, mentre saltellavano per raggiungere le spalle di Takashi; spalle, sulle quali non mancavano si assestare delle tonanti pacche congratulatorie. Per fortuna, era troppo buio per decifrare l'espressione di Takashi, ma Nabiki era quasi del tutto sicura che, se avesse potuto, si sarebbe scavato la fossa con le proprie mani e ci si sarebbe buttato dentro con un bel tuffo carpiato. Kyouya, dal canto suo, scriveva qualcosa sulla propria agenda, aiutandosi con la luce della torcia elettrica. Tamaki, ancora, si era gettato ai piedi della pasticciera e la supplicava di dirle che stava bene e che nessuno aveva osato violare la sua verginità... Domanda che, ovviamente, ottenne un pugno come cordiale risposta. Haruhi, invece, era rimasta in disparte e si guardava intorno con aria afflitta, come se volesse trovare una spiegazione alla sua stessa presenza in quel covo di matti. Curiosamente, aveva con sè un lettore MP3, ed una delle cuffiette era collegata al suo orecchio sinistro. Quando Nabiki le chiese il perchè di quella stranezza (Haruhi non le sembrava il tipo a cui piacesse la musica), lei si limitò a dire che era a causa dei tuoni.
    Nabiki fece spallucce. Aveva sempre pensato che Haruhi fosse strana.

    Lei sarà anche strana, ma tu ti sei impadronita di una torcia elettrica neanche se fosse lo scettro del potere assoluto.

    «Allora, si può sapere perchè siete qui? Avete interrotto una profonda e sentita riflessione sulle prodezze di Sesshomaru durante il periodo Sengoku.»
    «Punto primo: la riflessione che abbiamo visto noi era indubbiamente sentita, ma dovremmo fare un replay per appurarne la profondità!» esordì Hikaru, allusivo.
    «Punto secondo: Sesshomaru è solo un personaggio del manga di Inuyasha, e non credo proprio che sul libro di storia ci sia la firma della Takahashi.» concluse Kaoru.
    «Punto terzo...» continuò Kyouya «Senza corrente non potete studiare; per cui abbiamo pensato di offrirvi la nostra deliziosa compagnia.»
    «Deliziosa, sì... Come un ricciocorno schiattoso* infilato su per il colon!» cinguettò Nabiki, sfoggiando un sorriso falso come Giuda.
    «Tu leggi troppa roba per adolescenti, non te l'ha mai detto nessuno?» chiese Kyouya, sibillino «Comunque sia, ormai siamo qui. Che vogliamo fare?»
    «Oserei proporvi di andare a giocare a Mosca Cieca sull'autostrada.»
    «Giochiamo a nascondino?» suggerì invece il Re, nuovamente entusiasta.
    «Nah, già fatto.» dissero i gemelli.
    «Beh, allora giochiamo a carte?» propose Mitsukuni, in un turbinio di fiorellini rosa.
    «Honey, non c'è luce. Come le vediamo, le carte?» gli fece notare Hikaru.
    «Perchè non giocate a "Sparite per sempre dalla mia vita, e chiudete la porta, grazie" ?» propose nuovamente Nabiki.
    «Haruhi, tu a cosa giocavi quando eri alle elementari?» chiesero i gemelli, sinceramente interessati, abbracciando la ragazza per entrambe le spalle.
    Haruhi parve pensarci seriamente su.
    «Beh, al gioco della bottiglia, obbligo o verità...»
    «Trovato!» esultarono i gemelli «Giochiamo al gioco della bottiglia dell'obbligo e della verità!»

    La notizia ebbe il potere di entusiasmare tutti, ad eccezione di Nabiki e Haruhi, che si scambiarono uno sguardo eloquente, seriamente sconcertate. In realtà, neanche Kyouya sembrava eccessivamente interessato al gioco, ma nonostante tutto si accomodò sul tappeto del salotto, formando un cerchio insieme a tutti gli altri. Haruhi aveva provato a spiegare di non voler giocare, ma i gemelli, tanto avevano piagnucolato, e tanto avevano protestato, che alla fine erano riusciti a convincerla. Nabiki non seppe se chiamare la polizia o accontentarli: ma, in fine, Dio solo sa come, accettò di giocare.
    Fu così che si ritrovarono tutti accucciati sul pavimento, formando un cerchio perfetto.
    Le torce erano state disposte in modo tale che la loro luce potesse rischiarare solo lo spazio centrale, nel quale svettava minacciosa una bottiglia di Coca Cola ormai vuota.

    «Allora, le regole sono queste.» iniziò Hikaru, impugnando la bottiglia «Prima di ruotare la bottiglia, il giocatore deve scegliere fra obbligo e verità. La persona verso la quale punterà la bottiglia dovrà accettare per forza la punizione, così potrà fare lo stesso con qualcun altro.»
    «E' un gioco stupido. Non c'è nulla da guadagnare: tutti vengono costretti a dire o a fare qualcosa che non vogliono.» puntualizzò Kyouya; e, per un attimo, Nabiki e Haruhi si sentirono molto meglio, ma poi l'altro aggiunse «Beh, forse può essere interessante. Giochiamo pure.»
    Haruhi e Nabiki si afflosciarono come palloncini sgonfi.
    «Hika-chan, Kao-chan, posso iniziare io?» chiese Mitsukuni, sfoggiando un paio di occhioni luminosi e grandi come quelli di un cartone animato.
    Nemmeno i due perfidi gemelli avrebbero saputo dire di no a quello sguardo; quindi, Mitsukuni ottenne la tanto agognata bottiglia e pronunciò un ultrasonico «Obbligo di baciare Hika-chan!» che, di sicuro, sarebbe stato sentito anche in Mozambico. Subito dopo, ruotò la bottiglia con così tanta energia che occorsero ben cinque minuti perchè si fermasse (durante l'attesa, Takashi aveva quasi rischiato di addormentarsi, ma il terrore di dover baciare Hikaru costituiva un motivo abbastanza valido per lottare contro il sonno). Alla fine, il collo della bottiglia puntò, neanche a farlo apposta, verso Kaoru.
    Gli occhi dei due gemellini incestuosi luccicarono di gioia persino al buio.
    «Hikaru! Ero così preoccupato!» sospirò Kaoru, lanciandosi fra le braccia del gemello «Cos'avrei fatto se qualcun altro avesse potuto avere le tue labbra? Cosa?»
    «Kaoru... Non temere. Loro potranno avere il mio corpo, ma solo tu potrai avere il mio cuore.» recitò l'altro, ancora più melodrammatico del primo.
    Kaoru quindi chiuse gli occhi e prese il viso di Hikaru fra le mani, carezzandone la pelle adamantina. Hikaru, in risposta, sospirò languidamente.
    «Hikaru...» soffiò Kaoru, sfiorando con le labbra quelle del fratello.
    «Kaoru...» gli fece eco l'altro, dischiudendo la bocca per offrirsi a quella del gemello più romantico.
    Le loro labbra, così come le loro lingue, finalmente si incontrarono. Si cercarono. Si pretesero a lungo.

    Fu un bacio tutt'altro che casto ma, fortunatamente, soltanto Kyouya se ne rese conto. Era troppo buio perchè tutti potessero notare che Hikaru e Kaoru si stavano baciando sul serio. Di solito, i due Tipi Vivaci si limitavano a fingere, al fine di alimentare le sfrenate fantasie delle loro ammiratrici, eppure, ragionò Kyouya, se lontani dai riflettori non avevano alcuna remora nel baciarsi, forse era perchè nella loro intimità questi gesti erano normali. Dopotutto, chi poteva davvero comprendere la natura di un rapporto fra due gemelli? Due gemelli, due persone che, prima di nascere, non erano divise. Erano una sola unità. Una sola anima divisa in due? No, Hikaru e Kaoru erano molto più di questo. Semmai, erano due anime diverse imprigionate in un solo corpo; in un corpo che era identico per entrambi.

    «Ehm... Ragazzi, per questo bacio volete un premio Nobel o possiamo continuare a giocare?» chiese il Lord, speranzoso.
    «Va bene, va bene. Scelgo "verità".» disse Kaoru, facendo girare a propria volta la bottiglia. Il collo di quest'ultima, puntò dritto dritto contro Haruhi.
    A Tamaki per poco non venne un infarto multiplo, mentre l'espressione di Kaoru mutò, anche se nessuno potè vederla a causa del buio.
    «Allora, Haruhi...» iniziò il gemello, lisciandosi il mento glabro con aria sibillina «Finalmente puoi dirci chi di noi è il tuo "tipo". Su, spara! Sono proprio curioso di saperlo.»
    «Infatti. Haru-chan non ce l'ha mai detto!» gli fece eco Mitsukuni, curioso come un gatto.
    «Ragazzi, ma questo gioco è una scemenza. Non è detto che avrei scelto qualcuno, se ne avessi avuta l'occasione.» protestò Haruhi, imbronciandosi.
    «Devi rispondere. E' la regola.» precisò Kyouya «Se preferisci, immagina che sia una questione di vita o di morte.»
    «Di vita o di morte?» ripetè l'altra, scorgendo una strana urgenza nella voce del senpai «Beh, ecco...»
    «Haruhi, entro il prossimo millennio, please!» protestarono i gemelli, sbadigliando.
    «Il Tipo... Il Tipo...» mormorò Haruhi «Beh, è difficile. Scarterei a prescindere il Tipo Tenero e il Tipo Selvaggio; scarterei anche i Tipi Vivaci, perchè non comprendo questo fanatismo per lo yaoi. Poi, il Tipo Frizzante e il Tipo Tenebroso sono troppo giovani...»

    A quel punto, gli occhi di Tamaki e quelli di Kyouya bruciavano come supernove nell'oscurità della stanza.

    «E poi, il Tipo Affascinante è, per l'appunto, affascinante. Ma non so... Mi metterebbe a disagio.» concluse Haruhi «Il Tipo Regale è l'unica scelta possibile.»
    A quel punto, Kyouya si aggiustò gli occhiali ed assorbì silenziosamente un duro colpo; mentre Tamaki crollò al suolo, privo di energie, neanche avesse lottato con un drago a tre teste.
    «Tamaki?» fece Nabiki, allarmata, pungolandolo con un dito.
    «Tama-chan, stai bene?» le fece eco Mitsukuni, sbiancando.
    «E' morto.» proclamò Takashi, incrociando solennemente le braccia al petto.
    «Vabè, allora continuiamo a giocare.» propose repentinamente Haruhi, che voleva evitare di essere ancora al centro dell'attenzione «Obbligo di restare chiusi in una stanza buia.» annunciò, ruotando la bottiglia. Dopo qualche istante, il collo di quest'ultima puntò contro Nabiki, la quale, al solo pensiero di essere chiusa al buio, senza neanche una misera lucina da notte, rischiò di svenire.
    «No! No! No!» protestò «Non posso farlo! Assolutamente non posso.»
    «Dai, su, devi farlo, Nacchan! Solo cinque minuti, dai.» protestò Mitsukuni.
    «Ma io ho paura!»

    Quell'affermazione avrebbe generato un coro di risate, se Takashi non avesse afferrato la bottiglia e non l'avesse consegnata repentinamente a Nabiki.

    «Scegli qualcuno da portare con te.» le propose.

    Nabiki non disse nulla. Semplicemente, prese la bottiglia e la ruotò senza quasi rendersene conto. L'affermazione di Takashi le era sembrata una miracolosa proposta indecente o, quanto meno, una proposta di aiuto che lei non aveva alcuna intenzione di sprecare con qualche commento stupido. Dunque, tenne lo sguardo fisso sul collo della bottiglia, ripetendo mentalmente il nome del ragazzo prescelto neanche fosse un sermone buddista.
    La bottiglia oltrepassò Tamaki, Mitsukuni, Haruhi, se stessa, Hikaru, Kaoru e... Si fermò su Takashi.

    Non contarci troppo, ciccia. L'autrice mi comunica che non può andarti così bene.

    Infatti, dopo un breve istante, il collo della bottiglia oscillò, si spostò e puntò dritto su... Kyouya.

    E vabè, però! Quante possibilità c'erano che ti andasse così male!?

    Continua...

     

    NOTE

    1)La frase di Tamaki, che si riferisce alla natura di Mori e Hani è stata interamente ripresa dall'episodio 22 - "Mori-senpai ha un apprendista teppista"
    2)Avada Kedavra: penso che lo sappiate tutti, ma comunque è una Maledizione Senza Perdono (Harry Potter); invece "Avada Kebab" deriva da un gruppo su Facebook e non è di mia creazione.
    3)Chi non ha letto il manga non sa che Takashi e Mitsukuni sono rispettivamente iscritti alle facoltà di Giurisprudenza e Scienze e Tecnologie.
    4)Reiko Kanazuki è un personaggio che compare solo nel manga. E' la fidanzata di Hani-senpai (personalmente, io la adoro!). Mi è sembrato che a Mori-senpai Reiko non piacesse molto, quindi ho enfatizzato un po' questa mia impressione.
    5)Wara Ningyo: chi conosce bene Death Note, sa cosa sono. Sono delle bambole di paglia, che vanno inchiodate al fine di nuocere a qualcuno che si vuole maledire.
    6)Il fatto dell'Imprigionamento del Peto è una battuta di una mia carissima amica. 7)Sesshomaru è un personaggio del manga "Inuyasha" di Rumiko Takahashi.
    8)Ricciocorno Schiattoso: sempre di Harry Potter. Questa specie magica viene citata da Luna :)
    9)DOMANDONE: Avete capito tutti chi è la donna bionda nella fotografia? Dai: bionda + pianoforte. =D

    Ok, ragassuoli e ragassuole. Lo so, lo so: sono in ritardo. A mia discolpa posso dirvi che il 18 ho dato un esame (che odio a morte) e che prepararlo mi ha portato via molto tempo e molta fatica (anche se alla fine ho preso 27! YEAH!) e per questo motivo non ho ancora risposto alle vostre recensioni. Sappiate che però ho scritto questo capitolo in un giorno solo U_U
    Risponderò alle vostre recensioni il prima possibile. Non temete: a tutti verrà data una risposta.
    Fra due capitoli ci sarà il film yaoi ^^

    Ringrazio le 18 persone che hanno recensito; le 26 che hanno aggiunto questa storia all'elenco delle preferite; le 2 che l'hanno aggiunta all'elenco delle ricordate e le 34 che l'hanno aggiunta all'elenco delle seguite. Ovviamente, ringrazio anche chi semplicemente legge, ma voglio che si sappia che non è mai troppo tardi per rompere le scatole all'autrice =P

    Un bacio a tutti.
    Buone vacanze :)

    PS: io parto il 28 e dovrei tornare il 5 di agosto; prima della mia partenza probabilmente ci sarà un ultimo aggiornamento. Baciiii

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    Capitolo 12
    *** Cause di Suicidio ***


    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

     

    Undicesimo ingrediente:

    Cause di Suicidio

     

     

     

     

    Ariete

    Fortuna: Un ragazzo bellissimo ti noterà per strada, ma stai attento: è un vigile urbano e ti farà una bella multa.... Sì, anche se non hai una macchina.

    Salute: A causa della perdita di una moneta da dieci centesimi nel tombino sotto casa, i nati sotto questo segno subiranno un violento shock che porterà alla conseguente perdita della conoscenza della lingua madre. Perciò, invece di sprecare parole a parlare di ciò che vi succederà, possiamo dire che "iohabgdo lonoijafsn oaghuybfaui nasyujd mvgh gqwijc ei fu, siccome immobile, udbfs baybfifnvb euihf m! Swmfhym tarapia tapioca uiwmfum? Qjihcdl iqekld tenotchtitlan siojmfgh in fila per sei col resto di due, sei per sette quarantadue, per due quarantaquattro.

    Amore: per questa settimana terrai fede ad un altro segno zodiacale, quello della vergine. Spiacente: sei destinato a restare tale a tempo indeterminato.

     

    Se qualcuno avesse mai avuto la possibilità di allungare le mani sull'agenda di Kyouya, probabilmente, tra diagrammi di flusso, numeri telefonici e piani cartesiani vari ed eventuali, avrebbe trovato anche diversi elenchi fantasiosamente intitolati. E, fin qui, nulla di strano... Se non fosse stato per il fatto che Kyouya stesse provando l'impellente esigenza di aggiornarne uno in particolare: quello che si intitolava «Cause di Suicidio».
    Si trattava di una lista particolarmente lunga ed elaborata, contenente pericoli ed insidie di varia entità che da secoli minacciavano la sopravvivenza della specie umana (come i CD di Justin Bieber e le code all'ufficio postale, insomma); e, se Kyouya avesse avuto una penna a portata di mano, in quel momento, si sarebbe trovato a dover compiere una scelta difficile: stabilire dove inserire la dicitura "Condividere spazio vitale con Nabiki Tsukiyama".
    D'altra parte, dopo un'attenta e rapida riflessione, era giunto alla conclusione che il catastrofico evento potesse essere collocato tra il comma 3 e il comma 3-BIS, cioè tra le scritte "Cenone della Vigilia di Natale" e "La Prova del Cuoco"; ma, dato che le crudeli regole del gioco della bottiglia non gli offrivano alcuna possibilità di salvezza, l'unico obiettivo effettivamente realizzabile era quello di ottenere, se non altro, almeno un risultato dignitoso (come quello di salvarsi la pelle, per intenderci). Indi per cui, optò per una silenziosa invocazione di aiuto divino e fece violenza su se stesso per non iniziare a strillare istericamente; anche perchè, se fosse entrato in modalità «Cacatua urlatore» anche per mezza frazione di secondo, il suo curriculum di Tipo Affascinante sarebbe stato contaminato in modo irreversibile. Il che, era da evitare nella maniera più assoluta.
    Dopotutto, cinque minuti con la Tsukiyama non avrebbero dovuto avere conseguenze troppo gravi sul suo sistema nervoso, no?

    ... No?!

    Ma andiamo! Chi voleva prendere in giro?!
    Avrebbe preferito farsi fare dei sani impacchi di acido borico nella zona pelvica piuttosto che chiudersi in una stanza buia insieme a quel cataclisma umano.
    Peggio: avrebbe preferito chiudersi nel confessionale del Grande Fratello e sfogarsi con Alessia Marcuzzi, piuttosto che adeguarsi alle regole del gioco. Già si immaginava chiuso nella famigerata stanza rossa (armato in modo strategico di fazzolettino stropicciato) a piagnucolare uno sconclusionato «Alessia, io nomino Nabiki perchè non si è integrata bene con il gruppo». D'altra parte, immaginava anche la risposta della conduttrice, che anzichè dirgli "Scusa, ma a te che te ne fotte se si è integrata bene oppure no?! Devi nominare il concorrente forte, non quello fesso!" lo consolava, dicendogli: «Grazie per aver dato la tua motivazione, Kyouya; lo so che è sempre difficile eliminare un compagno».

    All'incirca, questo fu ciò che pensò Kyouya quando la bottiglia di Coca Cola arrestò la sua folle corsa proprio sotto il suo impudente nasino patrizio.

    D'altra parte, mentre Kyouya stava meditando se fare subito harakiri oppure no, il resto del gruppo stava manifestando il proprio stupore in modi quantomeno variegati...

    «Tocca proprio a... Kyouya?» chiese timidamente Haruhi, spezzando il gelido silenzio che aveva seguito la decisione finale della bottiglia.
    «Sembrerebbe di sì.» le fece eco Tamaki, grato che l'oscurità gli impedisse di scorgere la tremenda espressione che sicuramente avrebbe trovato sul volto dell'amico.
    «Vi sbagliate! Tocca a Honey!» gracidò Nabiki, con la voce stridula e stonata, che ricordava vagamente lo squillo di un citofono.
    «Nacchan, ma io sono dall'altra parte del cerchio...» replicò tristemente l'Accessorio Adorabile.
    Come da copione, i due perfidi gemellini scoppiarono a ridere sguaiatamente, sospingendo il vero prescelto verso la povera disgraziata.
    «Cercate di non trucidarvi a vicenda.»
    «Sarà difficile.» fu il commento spassionato del Giovane Buddha, alias Takashi.
    «Meglio così! Vorrà dire che ci divertiremo ancora di più!» replicò Hikaru. «Su, scommettiamo su chi di loro sopravviverà!» gli fece eco Kaoru.
    «Hika-chan, Kao-chan, non è divertente.» li ammonì Mitsukuni, imbronciandosi «Sono sicuro che Nacchan e Kyo-chan si comporteranno bene... Vero?» chiese poi, speranzoso.
    Calò nuovamente il silenzio, segno evidente che nessuno dei presenti avrebbe scommesso uno yen sul buon esito di quel maledetto gioco per bambini.

    A quanto sembrava, non esisteva modo di sfuggire al Destino.
    E Kyouya, se avesse potuto, gli avrebbe sguinzagliato contro un'orda di avvocati incazzosi e lo avrebbe lasciato in mutande, il Signor Destino; ma, dato che dubitava di poter querelare un'entità sovrannaturale (almeno per il momento, cioè, finchè non fosse diventato Signore e Padrone di tutte le cose visibili ed invisibili) si limitò a sospirare sommessamente, conscio di dover stare al gioco.

    «Beh...» sfiatò quindi, senz'alcuna enfasi nella voce «Dopotutto, ho scelto io di prendere parte al gioco. Quindi, credo proprio di non potermi rifiutare.» spiegò, alzandosi lentamente in piedi, senza perdere neanche un grammo del suo autocontrollo «Facciamo quello che dobbiamo fare, e chiudiamola qua.».

    In fondo, si trattava solo di sopportare quella piattola di Tsukiyama per qualche minuto: quanto poteva essere difficile?
    L'unica risposta possibile era «tanto»... Solo che lui ancora non poteva saperlo.

    La stanza prescelta fu il bagno, in quanto era l'unico locale dell'appartamento che fosse completamente isolato dalle altre stanze; e, come tutti i bagni, era piccolo e irto di ostacoli che al buio potevano diventare parecchio insidiosi: lavandini sporgenti, cabine doccia disposte in modo tale da causare traumi cranici, scalini che amavano mimetizzarsi e che attiravano invariabilmente i mignolini dei piedi... Insomma, la sola idea di trovarsi in un luogo simile spaventava Kyouya per almeno dieci ragioni diverse, che andavano dalla contaminazione biologica all'esaurimento nervoso.
    Ma ormai si era in ballo e si doveva ballare.
    Perciò, il Tipo Affascinante si preoccupò di recitare silenziosamente le sue ultime preghiere ed accettò stoicamente il proprio destino.

    Quindi, quando lui e Nabiki sentirono la chiave ruotare dall'esterno e sancire definitivamente l'inizio del gioco, trattennero il respiro per ragioni diverse: Nabiki perchè aveva il terrore del buio, e lui perchè aveva il terrore di Nabiki. E, intanto, i secondi passavano, e nessuno dei due osava parlare. L'unico rumore presente era quello del ticchettio assiduo di una goccia d'acqua che, probabilmente, perdeva dal lavandino causando un sonoro ed irritante "plick".
    Inutile dire che, a furia di sentire quel ticchettio, Kyouya ebbe un terribile presentimento; presentimento che si rivelò oltremodo fondato: doveva fare pipì.

    Andiamo, Kyouya, distraiti! Cerca di pensare a qualcosa di diverso... Che so? Sei appena stato snobbato da Haruhi. Come ti senti a riguardo? Oddio, mi sto psicoanalizzando da solo! Così non va, non va proprio per niente. Devo calmarmi, devo pensare positivo... Sì, ok: Haruhi preferisce Tamaki, e allora? Come se non lo avessi sempre saputo... E se le cose stanno così, non ha neanche più senso cercare di incastrare Tamaki con Nabiki, anche perchè non credo proprio che Haruhi mi lascerebbe campo libero. No, devo rinunciare. Va bene così, non c'è niente che non vada. In fondo, non ci sarebbe mai stato futuro tra me e lei: lei è una plebea e io un giorno sarò proprietario di una catena di ospedali.

    Plick... Plick... Plick...

    Sempre che sopravviva a questa esperienza e che non mi scoppi la vescica nei prossimi cinque minuti.

    «Lo sai che fai rumore quando pensi? Mi fai venire mal di testa.» esclamò improvvisamente Nabiki.
    La sua voce proveniva da qualche parte, lì intorno.
    «E tu lo sai che la tua voce è irritante? Che ne diresti di limitarti a respirare? Anzi, visto che siamo in un bagno, evita di fare anche quello...»
    «Guarda che dopo che l'ho usato ho aperto la finestra! Non senti come profuma di passiflora selvatica?» replicò l'altra, offesa.
    Kyouya evitò di chiederle cosa accidenti fosse una passiflora selvatica.
    «Intendevo solo dire che nei bagni le voci generalmente rimbombano. E comunque ti preferisco muta.»
    Nabiki, Dio solo sa come, gli obbedì; ma poco dopo fu lui a sentire nuovamente il bisogno di parlare.
    «Il tuo rubinetto perde?» chiese scioccamente, gingillandosi sul posto.
    «No, piange perchè gli ho appena raccontato una storia triste... Certo che perde, baka!» lo aggredì l'altra.
    A Kyouya sfuggì una risata soffocata.
    «Certo che è proprio vero che non potresti avere un futuro con Nekozawa-senpai: lui odia la luce e tu odi il buio.»
    «E questo che c'entra?»
    «Niente.» ammise «L'idea di parlare con te mi stuzzica quasi quanto quella di scalare l'Himalaya in infradito ma, semplicemente, ho pensato che stare in silenzio ti facesse stare peggio.»
    «Ma avevi detto che non dovevo fiatare!»
    «Infatti. Avevo detto che tu non dovevi farlo, non che non potevo farlo io. Ma se non vuoi...»
    «No!» quasi gridò l'altra «No... Per favore, continua a parlare.»
    Kyouya sorrise, scuotendo la testa ritmicamente. Era entrato lì dentro che era stato scaricato da una plebea, e adesso che faceva? Familiarizzava con un'altra plebea!

    Ottimo. Cento punti, Kyouya! Se continui così tra qualche anno ti candiderai a Miss Universo e quando ti chiederanno qual è il tuo desiderio risponderai "la pace nel mondo".

    «Uhm... Dunque, vediamo...» ragionò, scartando a prescindere argomenti spinosi come la politica, l'economia e l'utilità sociale di Barbara d'Urso «Accidenti! E' difficile parlare con te!»
    «Ma se non ho quasi aperto bocca?!» replicò l'altra «Di' piuttosto che quando non vieni pagato per parlare con una ragazza non sai cosa dire.»
    «Questo è un punto di vista interessante.» ammise «Ma, in realtà, è che nonostante abbia molte informazioni su di te, non ti conosco davvero.»
    «Sai che potrei denunciarti per stalking, vero?» scherzò Nabiki, ridacchiando nervosamente.
    «Sai che potrei falsificare un certificato di matrimonio per vendicarmi? Che dici, ti piacerebbe diventare la Signora Nekozawa?»
    «Credo che preferirei farmi il bidét con l'acido muriatico, ma nella vita non si può mai dire: magari potrebbe piacermi.» qui si interruppe «L'acido muriatico, intendo.»
    A quel punto, Kyouya fece qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile: scoppiò a ridere.

    Fu una risata spontanea e sincera, che si propagò rapidamente, riscaldandogli il cuore; un cuore ferito e che rifiutava di farsi medicare, un cuore che, forse, un giorno avrebbe iniziato a battere davvero, seguendo un proprio ritmo, senza più adeguarsi alle fredde e sterili note che aveva ripetuto fin dal principio, assecondando i desideri di un uomo che non meritava di chiamarsi padre. Un giorno, Kyouya avrebbe smesso di piegarsi al suo volere, avrebbe smesso di rivaleggiare con i due fratelli maggiori, avrebbe abbandonato l'idea di dover necessariamente dimostrare di essere il migliore... Un giorno.
    Era ancora troppo presto perchè un cambiamento del genere potesse avere luogo, però, quella risata lo fece sentire libero e leggero come solo di rado era accaduto; e la cosa più assurda era che la persona a cui andava il merito di avergli fatto provare una simile emozione era quella che soltanto qualche minuto prima avrebbe inserito fra le «Cause di Suicidio».

    Forse, non è così insopportabile come pensavo - ammise a se stesso, asciugandosi gli occhi velati di lacrime.

    «Ah, finalmente ci sono riuscita!» gongolò Nabiki, sospirando sommessamente «Sapevo che avevi bisogno di farti una sana risata. Quando Haruhi ha detto che...»
    «Non ha importanza quello che ha detto.» la interruppe lui, placido «In fondo, sapevo che la verità sarebbe venuta a galla.»
    «Ah... Capisco...» mugugnò l'altra «E tu come ti senti? Triste? Sollevato? Offeso?»
    «Tu parli troppo.» sospirò Kyouya, tappandosi le orecchie «Sei...»
    «Irritante? Petulante? Insopportabile?» suggerì scherzosamente l'altra.
    «Qualcosa del genere.» ammise «Ma non sei neanche così male come pensavo.»
    Nabiki non rispose subito, tanto che Kyouya quasi sentì il frastuono degli ingranaggi del suo cervellino che tentavano di tradurre quell'affermazione.
    «Ah! Quindi pensavi male di me!?» sbraitò, nuovamente offesa.
    «Uff... Come siete complicate, voi donne. Vi si fa un complimento e voi capite sempre l'esatto contrario.»
    «Scusami se proprio non riesco a trovare una lode fra gli aggettivi irritante, petulante ed insopportabile.» borbottò l'altra «Ma forse hai ragione tu. Sarà per quello che non ho mai avuto uno straccio di fidanzato. Pensa che...»

    Ed eccola che parte!

    «La prima volta che ho avuto una cotta per qualcuno ero in seconda elementare; e sai di chi mi ero infatuata? Proprio di Hikaru e Kaoru! Ovviamente, ero troppo timida per dichiararmi, e quindi avevo confessato tutto al mio unico amico: il mio diario super segreto. Lo avevo chiamato Amilcare. Il diario, intendo. Guarda caso, loro lo hanno trovato... E sai che hanno fatto? Lo hanno fotocopiato e hanno sparso le pagine per tutta la scuola. Se solo ci penso mi viene ancora l'orticaria! Argh!» lamentò lei «Per fortuna, i miei hanno divorziato subito dopo e mi sono trasferita a Parigi con mia madre; non che l'abbia vista spesso, mia madre! Mi ha lasciato in un collegio femminile, dove l'unica cosa che avesse ormoni maschili erano i Ficus Benjamin che c'erano nell'atrio! Cose da pazzi! Dico, ma lo sai che significa per un'adolescente vivere in mezzo a decine di altri esseri dal pollice opponibile dotati di utero e riviste sul sesso? Eh? Lo sai?»

    «Grazie al cielo, no.» sbadigliò Kyouya, cercando di seguire un discorso che ormai era partito per la tangente fin dalla prima sillaba.

    «E non è finita qui! Perchè, comunque, d'estate avevamo il permesso di tornare dalle nostre famiglie, ed è stato proprio durante una vacanza a Palma de Mallorca con mamma e le mie sorelle che mi sono innamorata di François. Dico, io! Avevo tredici anni e... Sì, insomma, sai com'è quando uno va in un paese straniero, no? Sei convinto che nessuno capisca la tua lingua e quindi te ne freghi delle buone maniere e di parlare come un libro stampato. E all'aeroporto un tizio mi ha spintonato e io gli ho gridato qualcosa che somigliava ad una maledizione senza perdono, in francese, perchè, in fondo, chi cavolo poteva conoscere il francese in Spagna? Sì, ok, era possibile che qualcuno lo parlasse, ma quante probabilità c'erano che lo conoscesse proprio il tizio che mi aveva travolto? Beh, sai lui che mi ha risposto? Mi ha risposto: "Sei una veva maleducata! Dove ti hanno pvesa i tuoi genitovi? Allo zoo?"... Sì, aveva la R moscia. Ma questo non c'entra! Era b-e-l-l-i-s-s-i-m-o e, cosa più importante, mi aveva perfettamente capito! Era francese anche lui, dannazione! E mica è finita qua: alloggiava anche nel nostro stesso villaggio turistico, nella stanza accanto alla mia... Ed è stata una persecuzione (anzi, una pevsecuzione) per tutta la durata della vacanza. Il bello è che lui lo faceva apposta ad essere odioso, perchè probabilmente quello era il suo modo di approcciare con le ragazze; e quando ho capito di aver perso definitivamente la testa per lui... Lui si era già trovato un'altra ragazza: mia sorella Sayuri. Ovvio!»

    «Ma non mi dire...» sbadigliò ancora Kyouya, accostandosi al lavandino: lasciò che l'acqua scorresse liberamente, eliminando così quel "plick" fastidioso, e si avvicinò a tastoni al gabinetto. Dopotutto, Nabiki era così concentrata sul proprio destabilizzante monologo che non si sarebbe mai resa conto di ciò che stava per fare. Sarebbe stato rapido ed indolore.
    O, almeno, così sperava.

    «E non interrompermi, perchè ora viene il bello!»
    «Per carità, continua pure.» la incoraggiò Kyouya, sollevando silenziosamente la tavoletta del water.
    «Quindi, ti dicevo, a sedici hanni ho finalmente avuto un computer. Il mio primo computer! L'avevo chiamato Agamennone, sai? Comunque, mi iscrissi ad MSN e ben presto iniziai a chattare con Sasha. Cara ragazza, Sasha: gentile, romantica, simpatica... Insomma, ero felicissima, perchè finalmente avevo un'amica per la pelle. Poi è successo il patatrac. Cos'è successo, ti chiederai tu? E te lo dico subito, cos'è successo! Maledizione... Se ci penso mi viene ancora voglia di andare a sotterrarmi nel deserto del Sahara. Praticamente, Sasha mi scrisse un'email in cui diceva di essersi innamorata di me e che aveva tutta l'intenzione di venire a Parigi per incontrarmi. Io, che -te lo giuro- sono etero al cento per cento, ho cercato di dissuaderla, dicendole che non era il mio tipo. Lei mi ha mandato una foto, che ritraeva una ragazza (che io credevo fosse lei) ed un gran pezzo di gnocco, che io pensai fosse suo fratello! Ed effettivamente, la ragazza della foto era carina, ma come, ti ho già detto... Non era il mio tipo. Quindi le ho detto che non volevo sentirla più.» concluse tristemente «Poi, quel geniaccio di Yukino, la mia sorellina più giovane, mi ha rivelato che Sasha è anche un nome maschile. Capisci adesso? Sasha era il gran pezzo di gnocco, e la ragazza nella foto era sua sorella! Ed è così che mi sono giocata anche il mio terzo amor...»

    In quel momento, il blackout cessò.
    Le luci si riaccesero.
    Il bagno venne inondato da una calda e rassicurante luce dorata.
    Nabiki si rese conto di aver parlato tutto il tempo con la testa rivolta alla doccia, quindi si voltò e, successivamente, si pietrificò.

    «Oh... Ehm... Ah... Ahpperò! Cioè, scusa, non volevo guardarti il fringuello... Cioè, volevo dire... Oh, cazzo!»

    Kyouya, dal canto suo, assunse tutte le tonalità del rosso vinaccia, del giallo colera e del bianco merluzzo; poi Nabiki urlò; quindi Kyouya chiuse di scatto la tavoletta, rischiando di castrarsi da solo; Nabiki urlò di nuovo; Kyouya belò uno scontato «Posso spiegare!», cercando di far salire su la cerniera dei pantaloni, che proprio non ne voleva sapere di nascondere i gioielli di famiglia; quindi la chiave ruotò due volte, i gemelli fecero capolino nel bagno, Nabiki urlò di nuovo e Kyouya maledisse se stesso, la sua vescica, il gioco della bottiglia e quella dannata, dannatissima, giornata.

    ...E fu così che Kyouya aggiornò ben presto l'elenco «Cause di Suicidio».

    ..


    "...E fu così che Kyouya aggiornò ben presto l'elenco «Cause di Suicidio»", scrisse Kaoru, pigiando i tasti con indolenza, raccontando sul proprio blog ciò che era accaduto negli ultimi due mesi. Gestiva quel blog da oltre un anno e lo aggiornava costantemente, parlando di come la sua vita fosse costellata di individui quantomeno bizzarri, se non addirittura assurdi. In realtà, il blog di Kaoru era un gigantesco contenitore di estrinsecazioni demagogiche (meglio conosciute come "cazzate") che, stranamente, riscuoteva un più che discreto successo fra i nerds e le ammiratrici dell'Host Club.
    Soltanto Hikaru era a conoscenza del suo passatempo e lo prendeva in giro scherzosamente, cercando di sbirciarne il contenuto; ma Kaoru era terribilmente geloso di ciò che scriveva e, benchè tutti gli utenti del Giappone potessero avere accesso ai suoi pensieri, non aveva mai permesso ad Hikaru di fare altrettanto, cosa che amava ricordargli spesso. E infatti...

    «Stai ancora aggiornando quel coso?» chiese Hikaru, uscendo dal bagno con solo un asciugamano formato "foglia di fico" a nascondergli le parti basse.
    «Già.» gli rispose lui, affrettandosi a nascondere la finestra di internet. Hikaru arricciò il naso, offeso.
    «Eddai, lasciami leggere qualcosa! Solo un post!» si lagnò «Uno solo e poi basta, giuro!»
    «La risposta è sempre la stessa: vai a produrre peni di tua proprietà.»
    «Traduzione?»
    «Fatti i cazzi tuoi!» scherzò Kaoru, agguantando rapidamente un lembo dell'asciugamano del gemello. Gli diede uno strattone, lasciando Hikaru in déshabillé, cosa che -lui lo sapeva- non avrebbe provocato la minima reazione nel gemello. Infatti, Hikaru era sempre prefettamente a suo agio in qualsiasi situazione, tanto era vero che subito affilò lo sguardo ed assunse una cupida posa da maharaja pronto per l'accoppiamento con l'harem. Kaoru conosceva bene quello sguardo: era quello di un grosso, pericoloso, gatto sornione.
    «Aaah, potevi dirlo subito che volevi fare dell'altro!» scherzò, infatti «Che dici? Sono ingrassato?» chiese poi, girandosi ora a destra ora a sinistra, in un tripudio di pelle adamantina e muscoli in evidenza.
    Kaoru proruppe in una smorfia di scherno.
    «Sei obeso. Ti servirebbe una patente per girare a piedi.» mentì, lanciandogli l'asciugamano «E poi hai le rughe!»
    «Non è vero!» protestò, infiammandosi di collera «Oddio, e se avessi ragione?» aggiunse subito dopo, inquieto, quasi piagnucolando «Dici che cambierò quando sarò vecchio?»
    «Se sei fortunato, sì.» scherzò Kaoru.
    «Antipatico!» si lagnò Hikaru, rilanciandogli l'oggetto del misfatto «Se è per questo, tu oggi hai i capelli a forma di fungo atomico. Sei inguardabile.»
    «Semmai sono irresistibile! Tsk!»
    A quel punto, Hikaru gli cinse le spalle e gli bisbigliò all'orecchio un «Dai, ti prego... Possiamo scrivere un post insieme, no?» che fece sospirare Kaoru sia per l'imbarazzo che per la frustrazione.
    «Non avevi detto che ero inguardabile?» gli ricordò quest'ultimo, cercando di controllarsi.
    Hikaru gli carezzò una guancia con la propria, cosa che -lui lo sapeva- lo avrebbe fatto cedere.
    «Mentivo.»
    Kaoru sospirò. Come sempre, aveva vinto Hikaru.
    «Anch'io...»
    «Quindi non è vero che ho le rughe, giusto?»
    «Liscio come una pentola antiaderente.» ammise Kaoru, porgendo le labbra a quelle del gemello, che subito lo accontentò, colmando la distanza che li separava.

    Come ogni volta in cui si abbandonavano ai loro capricci, nessuno dei due osava porsi domande scomode. Era giusto? Era sbagliato? Accadeva e basta, spesso senza alcun preavviso. Ciò che era certo era che, quest'affiatamento, questa forza incontrollabile che li spingeva l'uno fra le braccia dell'altro, non era sana. Non era sana perchè loro due non erano omosessuali e, cosa ancor più importante, erano fratelli. Sangue del proprio sangue. Eppure, il legame che li univa era così forte da trasformarsi in un bisogno ancestrale di aversi accanto in ogni modo possibile, anche se sbagliato.
    D'altra parte, entrambi sapevano che da quando era comparsa Haruhi nella loro vita il loro rapporto stava cambiando: se ne rendevano perfettamente conto, ma non volevano che accadesse. Entrambi erano innamorati di lei ma, per amarla davvero, avrebbero dovuto dividersi ed affermarsi in quanto singoli, in quanto esseri diversi.
    Eppure, ogni volta che provavano a fare un passo in tal senso, si rendevano conto di non essere ancora pronti.
    Kaoru amava Haruhi, ma l'affetto che provava per Hikaru era più profondo; anche Hikaru amava Haruhi, ma era ancora troppo immaturo per dividersi dal gemello.
    Così, restavano sospesi in equilibrio, senza sapere cosa fare delle loro contraddizioni: volevano essere distinti, non volevano essere confusi l'uno con l'altro; eppure, facevano in modo da apparire come un'unica persona. Erano semplicemente due bambini che ancora non avevano trovato il proprio posto nel mondo e che, anzichè concentrarsi sulle loro diversità, preferivano enfatizzare ciò che li accomunava.
    Non erano pronti. Semplicemente.

    «Avevi promesso che avremmo scritto un post insieme!» mugugnò Hikaru, più tardi, armeggiando con una maglietta azzurra.
    «Uff... Come sei pesante!» sbuffò Kaoru, riallacciandosi le scarpe «Intanto, perchè non vai a prendere qualcosa da mangiare? Ho così fame che nello stomaco mi sta crescendo il buco dell'ozono.»
    «Tu ce l'hai nella testa, il buco dell'ozono!» ribattè Hikaru, piccato, obbedendo nonostante tutto al gemello.
    Non appena Hikaru scomparve oltre la porta della loro stanza da letto, Kaoru sorrise e si affrettò ad accedere nuovamente al blog. Con un po' di fortuna, Hikaru si sarebbe dimenticato del post nel giro di dieci minuti, e lui avrebbe avuto il tempo per scrivere gli ultimi aggiornamenti...

    Post del 31 luglio 2011

     

    Domani inizieranno le vacanze estive. Finalmente! Non ne potevamo più :)
    Ovviamente, Haruhi si è classificato nuovamente primo agli esami del primo trimestre: è davvero una macchinetta! Ma come fa?
    Io e Hikaru stiamo pensando che, quando andremo all'Università, ci iscriveremo alla Facoltà di Arte. Io ho sempre sognato di diventare uno stilista, proprio come la mamma; Hikaru invece non sa ancora bene quale strada scegliere, ma sono sicuro che non mi seguirà soltanto perchè siamo fratelli. Io penso che vorrebbe diventare un programmatore di videogiochi.
    Dopodomani, l'Host Club partirà per Bora-Bora. Renge-kun ha deciso che quella sarà la location per le riprese del film. Noi in Polinesia ci siamo già stati, ma sarà divertente lo stesso.
    In questi ultimi due mesi sono cambiate un po' di cose... Tanto per cominciare, Kyouya e Nabiki, dopo l'incidente del bagno, sembrano essere diventati amici. Dopotutto, anche Kyouya ha un cuore. Un cuore di calcestruzzo armato, ma pur sempre un cuore.
    Almeno credo.
    Oltretutto, grazie alle ripetizioni di Mori-senpai, Nabiki è riuscita ad ottenere il tanto sospirato sei; quindi per il momento non dovrà cambiare classe. Mori-senpai e Hani-senpai, caso strano, hanno litigato perchè Hani continua a portare il coniglietto di peluche anche all'università. Comunque, ora hanno fatto pace e Hani-senpai è tornato in modalità "gingillino coccoloso".
    Sospetto che in privacy Mori-senpai lo allatti con il biberon.
    Oddio, se leggesse quello che ho scritto mi calcioroterebbe sulla luna! Soprattutto contando il fatto che ultimamente è più strano del solito: parla meno di quanto non faccia già normalmente (credo che prima o poi passeremo al linguaggio dei segni, se non addirittura ai segnali di fumo) e sta sempre con la testa fra le nuvole. Ogni tanto lo si vede gironzolare su Facebook alla ricerca di chissà chi o di chissà cosa, e quando c'è Nabiki nei paraggi diventa ancora più strano: rovescia il thè, inciampa su bucce di banana (suppongo che questo dipenda un po' da me e mio fratello) e va a sbattere contro qualsiasi superficie solida. Credo che abbia qualche serio problema di equilibrio (fisico e mentale).
    La signorina Winslate non si arrende. Ci sta alle calcagna ma per il momento non sembra essere pericolosa. Mori-senpai dice che non le stacca gli occhi di dosso, ma io ho i miei dubbi.
    Comunque, il Lord è in crisi per problemi di cuore. Sul questo blog non posso scrivere chi sia la ragazza di cui è perdutamente innamorato, ma vi basti sapere che non sa come dichiararsi.
    Personalmente, non credo abbia molte speranze... Anche perchè ultimamente i suoi capelli sono ancora più biondi del solito. Sembrano fatti con Photoshop! XD
    Forse è il suo modo di applicare la tecnica: abbaglia, confondi e attacca la preda... Ma io, come dicevo, ho i miei dubbi e me li tengo stretti.
    Haruhi non andrà a lavorare a Karuhizawa quest'estate, perchè la figlia di Misuzu, Mei-chan, ha fatto finalmente pace con lui; quindi suppongo ci sarà lei a dargli una mano. E poi, detto tra noi, credo che la signorina abbia una cotta per Kasanoda-kun, che l'ha seguita a Karuhizawa ed ha cercato di farsi assumere dal signor Misuzu. Che tipo, quel Kasanoda!
    Misuzu gli ha detto: "Quello che mi serve è una persona veloce, scattante e con molta voglia di lavorare."
    E Kasanoda gli ha risposto: "Bene, se mi assume le darò una mano a cercarla."
    Ma vi pare? Ah, l'amour!
    Non vi ho detto che ci sono due novità, una bella ed una brutta: la mamma non si sente molto bene ultimamente. Ha spesso la nausea. Mi chiedo da cosa possa dipendere...
    Ma passiamo alla notizia bella: la mamma ha preparato una nuova collezione di abiti per l'estate e ha anche scelto la testimonial per la sua nuova linea. Indovinate chi è? E'...

    In quel momento, Hikaru fu di ritorno; cosa che costrinse Kaoru a sospendere la narrazione e chiudere tutte le applicazioni del computer.

    «Ho avuto un'idea geniale per quella cosa che dovevamo fare insieme!» trillò il gemello, sorridendo a trentadue denti.
    «Hai abbandonato l'idea originaria e hai optato per la reclusione a vita in una camera iperbarica?»
    «Sì, esatto proprio quell... NON PRENDERMI IN GIRO!»
    «Ok, ok, scusa. Qual era l'idea geniale?» chiese Kaoru, con la consapevolezza di aver già vinto. Infatti, Hikaru si grattò il mento.
    «Non me lo ricordo più.» ammise «Fa niente! Sbrighiamoci a mangiare e andiamo a trovare Haruhi. Mi sto annoiando!»

    E ancora una volta il blog era salvo grazie alle Super Chicc... Ehm... Grazie a Kaoru.

     

     

    ..

    Quella calda mattina di agosto era iniziata nel migliore dei modi per Nabiki, cosa che (è quasi inutile ribadirlo) la rendeva oltremodo inquieta. Infatti, lei sapeva che ogniqualvolta le cose sembravano andare bene, c'era sempre un piccolo, microscopico, intoppo che lottava stoicamente per diventare un problema di proporzioni bibliche. Eppure, più Nabiki aspettava il problema, più il problema si rifiutava di presentarsi... Che maleducato!

    Ancora non ci credo, sono già le nove di sera e non è successo niente. Ranka-san non ha chiesto un aumento dello stipendio; Nekozawa-senpai, anche se è venuto a trovarmi alla Bottega dei Desideri, non ha ordinato come suo solito una Granita alle Sanguisughe; Tamaki per una volta non mi ha assillato con le continue richieste di consigli sul come dichiararsi ad Haruhi... No, qualcosa non va.
    Ma ti lamenti sempre? Per una volta che sono le nove e tutto va bene...
    Forse hai ragione tu. E questa è la cosa che mi preoccupa più di tutto il resto: tu non sei una persona, sei solo un'appendice. La mia appendice! E le appendici non hanno ragione.
    Guarda: un'alga unicellulare sa più cose di te, quindi gradirei la smettessi di offendere. Grazie. E poi, se sono la tua appendice, giuro che sarò la causa del tuo colon irritabile.
    Ci mancherebbe solo quello, come se non fossi già abbastanza irritata di mio. Ci pensi? Potrei non rivedere Takashi per tutta l'estate.
    Sarebbe una fortuna per entrambi: per lui, perchè avrebbe qualche possibilità di salvezza; e per te, perchè ridurresti drasticamente le possibilità di restare incinta con un suo solo sguardo.
    Questa era bella, te lo concedo.

    Così, Nabiki fece ritorno a casa sfoggiando un sorriso a ventiquattro carati. Stranamente, l'ascensore non era occupato come al solito e la vicina del piano superiore non stava spostando i mobili, creando sempre l'impressione che in quell'appartamento ci fosse un rave party. Di Kamazaki-san, neanche l'ombra...
    «Questo sì che è strano.» ragionò «Com'è che non mi assale con le sue continue richieste di pagamento? Quasi quasi vado a bussare a casa sua...» disse, ridendo scioccamente della propria battuta. Alla fine, decise saggiamente di ignorare le stranezze e di accettare la novità con il giusto grado di gioia, quindi, infilò la chiave nella toppa e la girò finchè non si rese conto di un'ennesima stranezza: la luce era accesa.

    Oddio, e se fosse un ladro? - pensò, spiando l'interno dell'appartamento. Decise di usare un'arma contundente nel caso in cui fosse stata aggredita; quindi, si sfilò una scarpa (che godeva di un mirabolante tacco sette che, normalmente, smorzava un po' l'effetto-bonsai dovuto ai suoi centosessanta centimetri scarsi) e lo tenne davanti a sè a mo' di spada. Conto fino a tre, si fece coraggio, ed irruppe nell'appartamento gridando un poco convinto «Fuori da casa mia!!!».

    Un paio di magnetici occhi cerulei la squadrarono con malcelato divertimento.
    La figura, slanciata e comodamente sdraiata sul suo divano, intenta a guardare chissà quale programma-spazzatura, sorrise, sfoggiando una splendida chiostra di denti bianchissimi.

    «Yo!» la salutò l'intruso, mimando il gesto di soffiarle un bacio.
    «T-Tu...?» sfiatò Nabiki, allibita «C-Che ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare? Perchè hai la mia maglietta addosso?»
    «Beh, perchè sta meglio a me che a te. E poi non si saluta nemmeno?» replicò l'intruso, sbuffando platealmente «Ciao, Nabiki. Come stai? Anch'io sono felice di vederti.» la schernì subito dopo.
    Nabiki richiuse la porta con la grazia di un facocero allo stato brado e marciò rapidamente verso l'inaspettato intruso, squadrandolo con evidente furore.
    «Ciao Sayuri, sono felice di vederti. Come va?» recitò «Ora puoi dirmi che diavolo ci fai in casa mia?»
    Sayuri, la maggiore delle sorelle Tsukiyama, si sciolse in un sorrisetto sarcastico e si precipitò ad abbracciare la sorellina, stritolandola in un abbraccio anacondesco.

    Bisogna sapere che Sayuri Tsukiyama in tenera età era stata colta da quella che si potrebbe definire "mutazione genetica da donna comune a gnocca pazzesca", tanto era vero che la natura le aveva regalato le caratteristiche migliori degli orientali e degli occidentali.
    La sua pelle non era olivastra: era color caramello; i suoi occhi non erano azzurri: erano colorzaffirodelcielonotturnoincuibrillasolounagigantescalunapiena; i suoi capelli non erano biondi: erano millefilid'oroattraversatidalprimoraggiodisoledelsolstiziod'estate.
    Insomma, era il risultato genetico meglio riuscito della famiglia Tsukiyama, almeno dal punto di vista fisico. Non che Sayuri fosse stupida, per carità; era soltanto un po' bimbominkia.

    «Kyaaaaa! Sister! Mi sei mankata kosì tantuuuu!» squittì Sayuri, al culmine della gioia.
    «Sto soffoc... Sto soffocand... oh... Ho i tuoi capelli in gola!»
    «Ah, ma hai ragione! Sayu-chan è stata una sorellona kattiva con la sua sister! Non ho avvisato ke sarei tornata in Giappone xkè volevo farti una sorpresa!» cinguettò, saltellando sul pavimento come un odioso pupazzetto caricato a molla.
    «Ci sei riuscita, cazzo!» sfiatò l'altra, quando fu libera dalla morsa mortale della sorella «Quando sei tornata? Perchè sei tornata? E, soprattutto, chi ti ha fatto entrare?»
    Sayuri, la splendida Sayuri, sbuffò capricciosamente, accomodandosi di nuovo sul divano.
    La sua ellenica bellezza faceva a pugni con i suoi modi bambineschi.
    «One: sono tornata today. Two: sono tornata xkè sono la nuova testimonial della collezione di Yuzuha Hitachiin-sama. Three: mi ha fatto entrare quella simpatika vekkina così gentile...»
    «Ma chi? Kamazaki-san?» chiese Nabiki, incapace di sovrapporre l'immagine di una tipica vecchina gentile ed odorosa di biscottini a quella dell'orrida arpia di sua conoscenza.
    Ciò nonostante, Sayuri annuì.
    «Yes! Vekkina gentile!» sottolineò il concetto, con enfasi.
    Nabiki sospirò, provando l'irrefrenabile impulso di picchiare una tempia contro uno spigolo e farla finita lì.
    «Ok, ci siamo salutate. Ora puoi andare in albergo. Baci baci, ciao.»
    Gli occhioni turchesi di Sayuri si riempirono di lacrimoni.
    «Mi cacci via?» piagnucolò «Ma Sayu-chan voleva tanto tanto restare con la sua little sister Nacchan!»
    «Sì, sì, ok! Quello che vuoi, basta che la smetti di parlare come una bimbaminkia!!!» strillò Nabiki, coprendosi le orecchie, stuprate da tante K e CHAN.

    «Kyaaa! Quindi Sayu-chan può restare!» gongolò, spaparanzandosi nuovamente sul divano.

    Nabiki evitò accuratamente di dire qualsiasi cosa che potesse provocare un'ennesima valanga di gridolini e punti esclamativi buttati a casaccio, quindi marciò in punta di piedi verso la propria camera da letto. Poco ci mancò che le partisse un embolo, quando notò lo stato in cui la sua splendida, spartana stanzetta era stata ridotta: c'erano poster dei Tokyo Hotel ovunque, le magliette firmate D&G ordinate a mo' di ventaglio sul suo letto, c'era un enorme pupazzo di Hello Kitty che aveva ormai traumatizzato a morte il povero Napoleone e mille altri ninnoli e aggeggi rosa confetto, che il solo nominarli faceva male agli occhi.

    Ok... Devo stare calma....
    Sì, infatti: strangolala con calma. Uccidila lentamente. Soffocala con amore... Fai quello che vuoi, ma fallo!

    «SAYURIIIIIIIII!!!» tuonò, fumando come un residuato bellico «Cos'hai fatto alla mia stanza?»
    Il grazioso faccino di Sayuri fece capolino nell'angusta cameretta e si mosse intorno, apparentemente, senza notare nulla di strano.
    «Non ti piace? Ho pensato di renderla più kawaii! Non è un amore?»
    «No. Se vomitassi qui e adesso sarebbe già un bel tocco di colore.» ruggì Nabiki, massaggiandosi le tempie messe a dura prova.
    «Uffy! Come vuoi tu, ma a me piace di più kosì! Anzi, la lovvo kosì!»

    No. La sindrome indiscriminata del verbo "lovvare" proprio non l'accetto. Devo correre ai ripari.

    «Ehm... Sayu-chan, non è che potresti farmi la cortesia di pazientare un attimo? Mettiti comoda, eh. Mi raccomando, provvedi alla tua sistemazione. Io farò presto rientro alla magione.»
    Sayuri la guardò come se le avesse appena recitato Adeste Fideles in latino.
    «Volevo dire, aspettami qui x qualke minutino, siediti e rilaxati mentre io faccio una telefonata veloce veloce, oki?»
    «Aaah, ora ho capito! Sì, sì, fai pure con comodo.»

    Non appena rimase da sola, Nabiki si aggrappò alla cornetta del telefono come se fosse la sua unica possibilità di salvezza e sudò freddo mentre componeva il numero di telefono di Kyouya. Sbagliò due volte e, alla terza, schiacciò i tasti con la stessa precisione chirurgica con la quale avrebbe disinnescato una bomba atomica.
    Al secondo squillo, Kyouya sollevò la cornetta...

    «Non dirmelo, so già tutto: me l'hanno detto i gemelli.»
    «Salvami!» lo implorò, ingoiando l'orgoglio e la vergogna in un sol boccone.
    «Dammi un buon motivo per farlo e vedrò di trovare un modo per aiutarti...»
    «Fornitura di dolci gratis per un mese.» azzardò subito l'altra, disperata.
    «Facciamo tre.»
    «Due!»
    «Vada per due, allora. Prepara una valigia e lanciala dalla finestra tra dieci minuti. Non preoccuparti: ho pensato già a tutto. Subito dopo, esci con una scusa: ci sarà una Mercedes ad aspettarti.»
    «Una valigia? Una Mercedes?»
    «Sì, esatto. Scrivi una lettera a tua sorella in cui le dici che starai via per una settimana e lascia fare a me. E' tutto sotto controllo.» la rassicurò Kyouya, placido.
    «Aspetta! E Napoleone?»
    «Ci penserà Ranka-san, mi deve un favore.» spiegò «Ora sbrigati. Abbiamo poco tempo.»

    Volente o nolente, Nabiki si affidò a Kyouya ed eseguì il suo piano con scrupolosità; ed, effettivamente, quando dieci minuti più tardi si ritrovò a bordo di una Mercedes nera, scortata da due individui che ricordavano i Men in Black, si sentì protetta e al sicuro... Almeno, fin quando non le venne offerto un bicchiere d'acqua, perchè subito dopo si sentì incredibilmente stanca e stordita, come se si fosse ubriacata con l'Efferalgan. Nel giro di mezzo minuto perse conoscenza, e quando si risvegliò scoprì, con sommo stupore, di non essere più a bordo di alcuna Mercedes. Lentamente, ruotò il capo alla propria destra e sollevò il finestrino; schiacciò la fronte contro il vetro freddo ed affilò la vista... La luna fu la prima cosa che vide; subito dopo, scorse le nuvole e, al di sotto di queste ultime, le luci della città. Come poteva essere possibile? Non lo era!

    A meno che...

    «OHCAZZOSONOSUUNAEREO!» strillò, spaventata. Quando c'era salita? Come ci era salita? Perchè ci era salita?
    E non era neanche sola: c'erano anche Kyouya, Tamaki, Haruhi, Takashi, Mitsukuni, Hikaru, Kaoru e Renge-kun che, per inciso, la guardavano come se di colpo fosse diventata stupida.
    Nabiki si guardò intorno, allibita.
    «Benvenuta a bordo!» trillò Mitsukuni, stringendo a se il piccolo peluche rosa.
    «B-Bordo.» fu tutto quello che ebbe la forza di dire.
    «Sì, Nacchan! Non sei contenta? Stiamo andando tutti a Bora-Bora! Sarà faaaaaaaantastico!» squittì l'Accessorio Adorabile, seguito da un coro di entusiastici «Sì!»

    Bora-Bora. Aereo. Sayuri. Oh Kamisama!
    Sì, va bene lo stupore, ma le congiunzioni che fine hanno fatto? Parli come un codice fiscale.
    Zitta. Non dire niente. Taci. Tacitacitacitaci!

    «Nacchan, sei un po' pallida. Sei sicura di stare bene?» le chiese Haruhi, sporgendosi per sorreggerla.
    «Bora-Bora...» sfiatò, prima di sbiancare e svenire di nuovo. Se non altro, però, conservava la speranza di risvegliarsi in una splendida isola polinesiana...

    ...Peccato che quell'aereo, della paradisiaca Bora-Bora, non avrebbe visto neanche la costa.

    Continua...

     

    Salve a tutti :D Come state? Siete tornate/i dalle vacanze o dovete ancora partire?
    Innanzitutto, scusate per il ritardo; so che può sembrare una frase fatta ma, chi mi conosce, sa che non sto passando un periodo piacevole... Al contrario! Direi che è tremendo. Ciò nonostante, non ho alcuna intenzione di rigirarmi i pollici, quindi farò di tutto per continuare questa storia con lo stesso ritmo ed entusiasmo di sempre. Quindi: pensiero positivo!

    A proposito di pensiero positivo... Voi sapete benissimo che la sfiga di Nabiki proviene dritta dritta da quella dell'autrice, vero? Ehehehe *_* Benissimo, dovete sapere che ogni volta che parto per le vacanze, al ritorno puntualmente succede qualcosa di assolutamente assurdo. Ne volete una prova?

    Estate 2009 - Itinerario: Praga/Bruxels/Vienna... Vienna non l'ho mai vista. Vi chiedete perchè? Beh, perchè quando mi sono presentata all'aeroporto di Bruxels per imbarcare i bagagli E' FALLITA LA COMPAGNIA AEREA SKY-EUROPE e sono rimasta fregta (e, ovviamente, ho dovuto pagare un sacco di soldi per comprare un biglietto per tornare a casa; e non sono stata rimborsata!).

    Estate 2010 - Grecia: sciopero della benzina... La nostra macchina aveva finito la benzina giusto giusto il giorno che dovevamo imbarcarla sulla nave. Non potevamo fare rifornimento a causa dello sciopero. Risultato? Abbiamo dovuto spingerla per oltre cinque chilometri :D

    Estate 2011 - Amsterdam. Un mio amico prenota l'alloggio fino al 2 agosto (mattina); un altro mio amico, per errore, prenota l'aereo per il rientro il 3 agosto. Quindi, dalle 8:00 del 2 mattina fino alle 11:30 del 3 non avevamo un appoggio... Che facciamo? Ovviamente, pensiamo di accamparci in aeroporto. E INVECE NO! Perchè alle 22:00 l'aeroporto CHIUDE. Cos'abbiamo fatto? Ci siamo accampati nel parcheggio tutta la notte SOTTO LA PIOGGIA XD

    Seriamente, ormai non so più cos'aspettarmi!

    Detto questo, ringrazio come sempre chi legge, chi aggiunge questa storia all'elenco delle preferite/seguite/ricordate e chi, soprattutto, recensisce.

    Scusate se non vi ringrazio uno ad uno e se ancora devo finire di rispondere alle vostre recensioni. Mi dispiace :(

    Ultimamente sono un po' lenta e un po' giù di morale, ma spero di essere riuscita a scrivere un capitolo decente. Un bacio a tutti e buone vacanze ^^

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    Capitolo 13
    *** LHOST (parte 1) ***


     

    Cose da sapere prima di leggere:

    1) Dovete sapere che il mio telefilm preferito è LOST {l'Isola, il Fumo Nero, gli 'Altri'... avete presente?}; quindi il titolo si riferisce ad un gioco di parole tra "LOST" e "HOST". Sì, sì, ok, lo so che siete tutti intelligenti e perspicaci, però mi sentivo ispirata e quindi ho voluto sottolineare l'ovvio XD

    2) Questa invece è essenziale: chi non ha letto il manga di Host Club potrebbe avere qualche problemino a capire l'atteggiamento di Mori-senpai ad un certo punto del capitolo. Dovete sapere che quando Takashi ha sonno si comporta in modo del tutto opposto rispetto al normale, quindi, in poche parole, per descriverlo devo farlo risultare OOC (Che però in realtà è IC). Capite? Ok, ora potete leggere... Andate in pace!

    VI AVVISO CHE QUESTA DELL'ISOLA E' UNA VERA E PROPRIA "SAGA" CHE SARA' DIVISA IN 3 CAPITOLI DIVERSI. SONO GIA' TUTTI PRONTI

     

    .LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

     Dodicesimo ingrediente:

     

    LOST

    ...O meglio: L'HOST!

    (parte 1)

     

     

     

     

    Ariete

    Fortuna: Il vostro viso a forma di calamaro e lo sguardo da triglia, che da sempre vi contraddistinguono, sono talmente piaciuti al pubblico da farvi diventare il nuovo conduttore del TG4: sembra che il vostro sex appeal abbia battuto quello di Emilio Fede. Avete di che esserne fieri!
    Inoltre, alcuni asteroidi erranti vi cadranno sulla testa, procurandovi degli ematomi antiestetici ed uno stato catalettico, da taluni chiamato "coma irreversibile"... Eggià, che sfiga eh?

    Salute: Yagami vi ha scoperti e tramite il suo Death Note vi ucciderà tra sei minuti e quaranta secondi per un cancro nell'arco occipitale longitudinale destro del sistema celebro-visivo. Per gli uomini ciò corrisponde ad un cancro nei coglioni. Nel caso foste donne non correte alcun pericolo perchè il vostro cervello non si trova nei testicoli.
    PS = Non siate troppo sicuri di essere donne. L'anagrafe non è una scienza esatta!

    Amore: Potreste avere una botta di culo (a libera interpretazione).

     

     Nabiki si sforzò di combattere contro la narcolessia (che l'assaliva sempre ed invariabilmente nei momenti critici) sbattendo più volte le palpebre, con la consapevolezza di averle gonfie ed arrossate a causa dell'aria condizionata. Perfetto!- pensò -L'effetto "occhi a polpetta" era ormai pressochè inevitabile!
    Lentamente, con la stessa capacità di adattamento di un pesce fuor d'acqua, mise a fuoco ciò che la circondava e si soffermò sul panorama marino che s'intravedeva dall'oblò alla sua destra. Così, dopo qualche istante in cui il suo encefalogramma si dimostrò piatto come il tavoliere delle puglie, il peso dei ricordi della notte precedente la investì con la proverbiale delicatezza   di uno stormo di marabù e tutto iniziò rapidamente a quadrare: l'arrivo inaspettato di sua sorella Sayuri, il diabolico piano di Kyouya, i suoi scagnozzi che l'avevano drogata con qualcosa che sapeva di gorgonzola rancido, il jet privato per Bora-Bora... Già. Bora-Bora!
    Uno strano misto di euforia e di ansia le si arrampicò lungo la bocca dello stomaco. Stava andando nientepopodimeno che a Bora-Bora: una delle isole più belle del pianeta. E ci stava andando a gratis!

    Ma che ora era? Ci voleva così tanto per raggiungere la Polinesia?
    Si grattò il mento, in preda ad un dubbio amletico...

    Nabiki era sempre stata convinta dell'inutilità sociale di molte materie scolastiche, ma al primo posto della sua personale top ten c'era sempre stata la geografia. Brutta bestia, la geografia! Infatti, Nabiki era a malapena consapevole che la Polinesia fosse uno sputo di terra circondato dall'Oceano Pacifico ma, d'altra parte, era anche ragionevolmente sicura che sarebbero bastate cinque o sei ore per raggiungerla dal Giappone... E invece ne erano di sicuro trascorse molte di più, in quanto il sole già stava tramontando ad Occidente, inondando l'abitacolo di una calda e rilassante luce color porpora.

    Strano. Davvero strano. Perchè ci stavano mettendo così tanto?
    Decise democraticamente che l'umanità avrebbe fatto a meno di saperlo, palesando il suo disinteresse con una scrollata di spalle che in gergo giovanile sarebbe stata tradotta con «E sticazzi!».

    Quindi si strofinò le palpebre incartapecorite dall'aria secca e scrutò distrattamente i presenti per evitare di svegliarli; infatti, in passato aveva notato che se osservava troppo attentamente un individuo che stava dormendo, l'unico risultato che poteva ottenere era quello di svegliarlo. Questa tecnica (nota anche come "legge universale del disturbatore incallito") era pressochè infallibile; infatti Nabiki era ragionevolmente certa di trovarla anche fra gli appunti di Kyouya e nel Manuale delle Giovani Marmotte, dove di sicuro avrebbe fatto buona compagnia ad altre fondamentali lezioni di vita, come "avere l'erba più verde di quella del vicino" e "dieci comandamenti per uscire vivo da un bagno pubblico".
    Ma nonostante tutto, lottando contro un possibile strabismo, non potè fare a meno di adocchiare Takashi...

    Il giovane riposava comodamente sul sedile opposto, con le braccia adagiate morbidamente sulle proprie cosce ed il capo appena inclinato a sinistra. Sarebbe stato assolutamente perfetto come una divinità greca, se non fosse stato per una strana creatura pucciosa (che solo dopo Nabiki identificò come Mitsukuni) che gli si era accoccolata in grembo così come una cozza avrebbe potuto attaccarsi ad uno scoglio.

    Ma vivono in simbiosi, o cosa?
    Chissà?! Magari ha ragione Kaoru quando dice che Takashi lo allatta in privato.
    E tu come fai a sapere quello che dice Kaoru?
    Ehm... Leggo il suo blog, sai com'è? Mi tengo aggiornata.

    Nabiki scosse il capo, evitando accuratamente di prendere in considerazione i deliri del suo alterego immaginario, e continuò imperterrita ad osservare Takashi.
    Rimase incantata da ciò che vide.
    Era così carino mentre dormiva! Sembrava così indifeso, nonostante i muscoli in evidenza e la stazza da mammuth del paleolitico...
    La sua pelle naturalmente ambrata assumeva una sfumatura incredibilmente calda alla luce del tramonto, simile al colore del caramello fuso. I tratti marcati del suo viso sembravano più dolci del solito grazie alle carezze dei raggi del sole, che si concedevano il lusso di esaltare ogni più piccolo particolare di quel volto inconsapevole di avere una segreta spettatrice. Nabiki avvertì una fitta allo stomaco mentre si rendeva scioccamente conto di essere arrossita per una cosa così innocua; eppure, non riuscì subito a distogliere lo sguardo. Le labbra leggermente dischiuse di Takashi erano un invito al quale il suo corpo non sapeva opporre resistenza, e questo era un male. Era un male, perchè significava che il suo interesse per il senpai era andato ben al di là di ciò che era in grado di controllare.
    Infatti, nello stesso istante in cui l'ultimo residuo di neurone partì per la tangente, nella sua vuota scatola cranica passò un pensiero del tutto automatico che somigliava terribilmente alla voce registrata di una segreteria telefonica; del tipo: «Salve. La proprietaria di questo cervello è momentaneamente rincoglionita. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico a vostro rischio e pericolo.»

    Mi... Mi piace. - realizzò infatti, portandosi una mano all'altezza del petto, dove il suo cuore stava piroettando incontrollato al ritmo dell'intero LP del Moulin Rouge.

    Stranamente, Dolores non si preoccupò di sfotterla; e questo era già un chiaro segnale del definitivo intorpidimento del suo stato mentale.

    Mi piace veramente.

    Pessima, orribile verità. Nabiki non aveva nulla di cui gioire, considerando il fatto che, se davvero si stava innamorando di Takashi, il suo sarebbe rimasto per sempre un amore a senso unico. Mori-senpai probabilmente la considerava una sorellina impacciata e petulante, se non addirittura una semplice conoscente; perciò, di sicuro non c'era neanche uno straccio di speranza che un tipo comune e poco interessante come lei potesse piacere ad un ragazzo straordinario come lui. Takashi era bello, intelligente, ricco, forte, di buon cuore... E lei? Cos'avrebbe potuto offrirgli lei, che era l'incarnazione di tutto ciò che avrebbe potuto definirsi "mediocre"? La sua unica abilità era quella di cucinare dolci; e, come se non bastasse, lui non aveva mai dato segno di subire il fascino semi/erotico di una cascata di crema chantilly; perciò...
    No, non c'era proprio nulla in lei che potesse stuzzicare l'interesse di uno come Mori-senpai... A parte le tette, ovvio.

    A quel punto, Nabiki si afflosciò come un palloncino sgonfio ed iniziò a trovare interessante la prospettiva di restare lì ad ammuffire nei secoli dei secoli, amen.

    Madonna mia, che strazio che sei! Dico, ma ti ascolti quando pensi? La tua autostima rasenta il sotto zero.
    Come sei melodrammatica. Non ho mica detto che voglio impiccarmi con lo spago del Galbanino, no?!
    Smettila di fare finta di niente. Guarda che io con questo corpo ci campo! Se mi muori di consunzione, mi dici io poi che faccio? Mi metto a lavorare in un Call Center?
    La fai facile, tu! Cosa posso farci se mi sto prendendo una cotta mostruosa per uno che probabilmente mi trova interessante quanto un provolone affumicato?
    Ti piacciono i formaggi, eh?
    Ho fame. Problemi?
    Sì, perchè tu proprio non capisci come funzionano gli uomini, fattelo dire. Takashi è un po' come... Come un frigorifero. E' alto quasi due metri, sembra fatto di materiale inossidabile, la sua temperatura oscilla dai 2 ai 4 gradi e dentro di sè racchiude tante cose buone. Comprendi?
    La tua capacità di creare similitudini è dissacrante. Fra tanti elettrodomestici, proprio un frigorifero dovevi scegliere? Ti ho detto che ho fame!
    Quello che voglio dire è che... Oooh, lascia perdere! E comunque non devi preoccuparti così tanto.
    E chi si preoccupa? Magari nella prossima vita mi reincarnerò in un forno a microonde, così avrò più possibilità.
    Scema! Prendi Haruhi per esempio: lei non ha niente di speciale, eppure tutti le sbavano dietro neanche ce l'avesse foderata di pelliccia di leopardo.
    E' vero, Tamaki, Kyouya e i gemelli le vanno dietro; ma Takashi e Mitsukuni no.
    Ecco. Ti sei risposta da sola.
    No, aspetta. Spiegati! Che vuoi dire?

    Silenzio.

    Dolores?

    Una palla di fieno metaforica ruzzolò all'intero del suo cervello.

    Dolores?

    Dolores continuò a tacere e, al suo posto, uno strano ronzìo catturò l'attenzione di Nabiki. Proveniva dall'I-pod del Re, che probabilmente si era assopito mentre ascoltava la musica.
    Sospirando per la frustrazione e stando attenta a non svegliarlo, Nabiki gli sfilò una cuffietta e se la portò all'orecchio...
    «...I Know you love me, I know you care. You shout whenever and I'll be theeeere...»
    «No! Justin Bieber, no!» quasi gridò, affrettandosi a rimettere la cuffietta al proprio posto prima che l'eccesso di bimbominkiagine le mandasse in pappa anche gli ultimi residui di eterosessualità.
    Dio, ma perchè quel moccioso veniva pagato per ruttare canzoncine idiote al posto di essere internato in un asilo per bambini Fruttolo-dipendenti? Perchè?!
    In ogni caso, decise di fare a meno dell'i-pod e si accomodò meglio sul sedile, sentendo che ormai i suoi glutei avevano raggiunto lo stadio di poltiglia in decomposizione. Quindi, non sapendo esattamente come ingannare il tempo, allungò una mano verso la tasca del sedile anteriore e ne estrasse uno dei soliti depliant che spiegavano le manovre di sicurezza nel caso ci fosse un'emergenza a bordo, e lo lesse attentamente...

    «La lettura di questo manuale può provocare noia, meteorismo, alito cattivo e conversione ad altre religioni. Inoltre, la lettura di tale materiale è sconsigliata alle donne incinte e ai bambini al di sotto dei dodici anni. Nel caso foste in grado di volare e/o di teletrasportarvi, questo materiale non vi sarà di alcun aiuto.» si interruppe, pressochè sconcertata «Minchia, andiamo bene!»
    Ciò nonostante, continuò a leggere.
    «Nel caso il jet dovesse precipitare a causa di guasti al motore, distacco delle ali, attacchi alieni, sfiga (o a causa del governo precedente) è opportuno mantenere la calma. Se il jet dovesse precipitare e non ce la fate più a sopportare il vicino che grida in preda al panico, assumete la posizione "dell'esasperato" e attendete che la sciagura lo uccida per primo. In ogni caso, per qualsiasi problema ci si può rivolgere alle hostess di bordo (ma solo se non hanno il ciclo mestruale: altrimenti potrebbe essere pericoloso!). Si ricorda inoltre che è severamente vietato l'accesso alle persone che soffrono di disturbi cardiaci, emorroidi, disturbi della personalità e alla gente vestita in modo pacchiano. Nel caso doveste morire durante il viaggio...»
    A quel punto Nabiki decise di cimentarsi nel gesto apotropaico notoriamente conosciuto come "grattata" e ripose il depliant nell'apposito scompartimento.

    Speriamo bene, dai... Cosa vuoi che succeda in fondo? Sì che sono sfigata, ma fino a questo punto...

    Uno scossone improvviso rischiò di mandarla in orbita, facendole schizzare dal petto un grido che ridestò immediatamente tutti suoi compagni e li gettò automaticamente nel panico.

    Ma perchè penso? Perchè??

    «Cos'è stato?» gridò Haruhi, allarmata.
    «C'è stata una turbolenza?» chiese Tamaki, guardandosi intorno.
    «Oddio, moriremo tutti!» strillò Renge-kun, coprendosi gli occhi con entrambe le mani.
    Un altro scossone, più violento del primo, causò il definitivo suicidio delle luci di bordo e l'accensione di quelle di emergenza, più fredde e spettrali delle precedenti.
    «Che sta succedendo?» gridò Nabiki, terrorizzata.
    «Stiamo precipitandoooo!» le fecero eco i gemelli, aggrappandosi alle tette di Nabiki neanche fossero delle boe di salvataggio. Mezzo secondo più tardi, Mitsukuni e Takashi scrostarono i gemelli dal corpo del reato e li fissarono con autentico disgusto; probabilmente li avrebbero anche rimproverati a voce alta, se non fosse stato per un brusco cambiamento della pressione che diede a tutti l'impressione di precipitare nel vuoto; cosa che, in effetti, stava avvendendo. Le tre ragazze strillarono in preda al panico.
    «Oh, no... Takashi!» piagnucolò Mitsukuni, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essere d'aiuto «Dobbiamo fare qualcosa!».
    «Mantenete la calma. Restate seduti!» ordinò Kyouya, bianco come un lenzuolo, ma perfettamente conscio della gravità della situazione: ormai gli scossoni si erano trasformati in un unico vortice variopinto che minacciava di scalzare tutti dai propri sedili, a discapito delle cinture di sicurezza. A quel punto, Takashi si liberò abilmente della propria e si catapultò nella cabina di comando, stupendosi di trovarla assolutamente vuota. Accanto al volante, chiaramente impostato su "pilota automatico", svettava un bigliettino rosa confetto che indicava un pulsante rosso. Takashi lo pigiò senza alcun indugio.
    Una voce registrata, femminile e dal marcato accento americano, sovrastò le grida dei passeggeri...
     

    «Gentili passeggeri, siamo lieti di informarvi che state per precipitare. Grazie per aver scelto Fetecchia Airlines.»

     

    Takashi deglutì, cercando di capire come funzionavano i vari comandi del jet. Nella cabina adiacente, i suoi compagni gridavano come ossessi, rischiando di deconcentrarlo. Dopo qualche istante di panico, il ragazzo riuscì ad individuare lo schermo del radar e notò che non si trovavano molto distanti da un gruppo di isole, neanche se il carburante disponibile fosse stato necessario esclusivamente per raggiungere quella precisa meta. Sforzandosi di mantenere il sangue freddo, Takashi si appropriò dell'insolito volante e modificò la rotta, sperando di ricordarsi le manovre che gli erano state insegnate dalle truppe militari che da anni allenavano lui e suo cugino.
    Poteva farcela, si disse. Dopotutto, in passato era uscito vincitore da sfide ben più disperate... Come, per esempio, realizzare un Art Attack senza la colla vinilica e le forbici dalla punta arrotondata.
    «Mitsukuni!» abbaiò, tenendo lo sguardo fisso sulla costa dell'isola più vicina.
    «Sì!» fu la pronta risposta del cugino, che lo raggiunse a fatica, aggrappandosi come poteva allo sportello della cabina.
    «Il carburante non basterà... Prenditi cura degli altri.» si raccomandò, attivando gli invertitori di spinta e diminuendo così la velocità al minimo. Mitsukuni, fermo alle sue spalle, annuì con decisione e corse a recuperare salvagenti e paracadute. Infatti, contrariamente a quanto suggeriva il suo aspetto di ragazzino appena dodicenne, Mitsukuni era stato addestrato per situazioni che richiedevano precisione, forza e concentrazione; perciò Takashi sapeva di potersi fidare ciecamente di lui e della sua prontezza di riflessi.
    «Tutto pronto, Mori-senpai!» lo informò Kyouya, aprendo il portellone con cautela ma anche con fredda determinazione «Non abbiamo molto tempo!»
    «Tsk! Se speri che vi aspetti, hai sbagliato persona. Io non aspetto nessuno!» disapprovò invece Renge, prendendo la rincorsa «I believe I can fly! I believe I can touch the sky!» cantò a squarciagola prima di lanciarsi nel vuoto. Un attimo dopo, il suo paracadute si aprì e planò delicatamente verso il mare. Inutile dire che nessuno seppe se essere disgustato o ammirato da tanta strafottenza.
    «Senpai, sbrigati!» gridarono poi i gemelli, prendendosi per mano.
    A quel punto, Takashi trattenne il respiro e chiuse gli occhi; non poteva fare più niente: entro pochi istanti il loro destino sarebbe stato deciso.
    Abbandonò i comandi e raggiunse i compagni, consapevole che il jet non sarebbe riuscito a raggiungere l'isola più vicina.
    «Mori, qui ce la caviamo!» gridò Tamaki, aiutando Haruhi ad infilare il paracadute. In quel momento, Kyouya, Hikaru e Kaoru si lanciarono nel vuoto come pochi istanti prima aveva fatto Renge.
    «Saltate!» ordinò Mitsukuni, faticando a tenere aperto lo sportello a causa della pressione. Tamaki e Haruhi obbedirono senza fiatare.
    Takashi intanto, essendo consapevole di doversi salvare per ultimo, indossò l'imbracatura e scrutò la superficie turchese del mare che si avvicinava inesorabilmente; segno che il tempo era ormai scaduto. Lui e suo cugino dovevano saltare, e dovevano farlo subito.
    Stava già prendendo la rincorsa quando sentì un grido disperato alle proprie spalle...
    «A-Aspettate!»
    A gridare era stata Nabiki, che evidentemente aveva avuto qualche problema ad allacciare la cintura che avrebbe dovuto cingerle il petto.
    Takashi non l'aspettò: l'agguantò saldamente per la vita, le cinse il capo con una mano, scambiò uno sguardo di intesa con Mitsukuni e, insieme, saltarono verso la salvezza...

    Il jet si schiantò sulla spiaggia un attimo prima che l'ultimo paracadute toccasse la superficie dell'acqua. Il mare per un istante si accese di un'inquietante luce rossa.
    Poi, ci fu solo il buio.

     

    ..

     

    Tamaki perse la cognizione dello spazio, non riuscendo a capire da che parte muoversi. Dov'era la superficie? E dove il fondale? Se avesse iniziato a nuotare, si sarebbe avvicinato o allontanato dalla riva? Aprì gli occhi, ritrovandosi a scrutare un magnifico paesaggio sottomarino; un gruppo di pesciolini variopinti gli solleticò le caviglie, mentre finalmente si accorse di come gli ultimi raggi di sole gli indicassero la giusta strada da percorrere, illuminando il fondale più che mai ricco di conchiglie madreperlacee, coralli, cavallucci marini ed alghe colorate...
    Iniziò a bruciargli il petto. Aveva bisogno d'aria.
    Prese a scalciare, desideroso di raggiungere al più presto la superficie, quando con la coda dell'occhio scorse un corpo scuro che precipitava inerte verso il fondo degli abissi...
    Un solo pensiero gli attraversò la mente; e in quel pensiero c'era un grido disperato.

    Haruhi!

    Non esitò a tornare indietro per salvare l'amata, benchè sentisse i polmoni imprecare contro la sua decisione; ma a Tamaki non importava, perchè perdere Haruhi sarebbe stato un dolore ben peggiore della più atroce delle morti. L'avrebbe salvata ad ogni costo. Per quel che gli interessava, i suoi polmoni potevano anche scoppiare in quel preciso istante... Perchè lui avrebbe fatto sempre e solo ciò che gli ordinava il cuore.
    Con un ultimo, disperato movimento, riuscì ad acciuffare il polso di Haruhi e l'attirò a sè, unendo poi le labbra con quelle fredde della ragazza. Le regalò così l'ultimo soffio d'ossigeno che gli restava. Sentì subito di non aver migliorato la situazione, poichè non avrebbe avuto la forza di riportarla in superficie, ma non riuscì a pentirsi del suo gesto anche se, probabilmente, sarebbero annegati insieme...
    Che ironia! Il loro primo bacio avrebbe condannato entrambi a morte certa... Com'era strana la vita.
    Un attimo prima di perdere conoscenza, Tamaki vide una piccola ombra scura pararglisi dinanzi e scuoterlo con forza inaudita.

    Hani-senpai?

    Mitsukuni lo agguantò con forza e lo trascinò rapidamente in superficie mentre Hikaru e Kaoru stavano facendo altrettanto con Haruhi. Ora sì che poteva svenire in pace!
    Erano salvi. La sua Haruhi era salva.

    ..

     

    «Sembra che ci siano tutti.» commentò Kyouya, che nel parapiglia generale aveva definitivamente perduto i suoi occhiali. Era stato il primo a raggiungere la riva, puntualmente seguito dai gemelli e da Mitsukuni, che erano poi corsi a prestare aiuto ai due piccioncini. In quel momento, Hikaru e Kaoru stavano schiaffeggiando delicatamente le guance di Haruhi, mentre Mitsukuni aveva preso a fare la respirazione a bocca a bocca a Tamaki che, quando se ne rese conto, minacciò di restituire al mondo persino il Kinder Pinguì che aveva mangiato in prima elementare.
    Alla sua sinistra, Takashi stringeva al petto una Nabiki priva di sensi.

    Kyouya scosse il capo e levò gli occhi al cielo. Con la sfortuna che aveva, di sicuro Tsukiyama aveva sbattuto la testa contro l'unica pietra che c'era sott'acqua.

    C'era solo da sperare che dopo quella botta non fosse diventata ancora più scema di prima.
    Sospirò.

    «Come sta Tsukiyama?» chiese a Mori-senpai, stupendosi del tono insolitamente aspro che aveva usato.
    Takashi non accennò a rispondergli, cosa che lo costrinse ad inginocchiarsi al suo fianco.
    Fece per scostarle i capelli dal viso, ma il suo compagno gli impedì di toccarla. Impossibile stabilire se fosse stato un gesto voluto, o meno.
    Gli occhi grigi di Takashi erano due perle fiammeggianti, ma quello sguardo insolitamente rabbioso -notò Kyouya- non era rivolto a lui.
    «E' solo svenuta.» spiegò poi, rigido come un blocco di marmo. Solo allora Kyouya si rese conto che le mani di Takashi stavano tremando.
    In lontananza, Tamaki gridò qualcosa ad Haruhi, che parve essersi ripresa dallo shock. Kyouya non ci badò: era risaputo che senza i suoi occhiali non sapesse distinguere un chiwawa da una pinguino, ma avrebbe riconosciuto quella sensazione ad occhi chiusi. Si stava finalmente rilassando.
    Perchè sì: aveva avuto paura che Nabiki non si svegliasse più.

    E' solo svenuta, idiota! Come ti viene di preoccuparti così? - si rimproverò, dandosi del coglione in tutte le lingue che conosceva.

    «Non è stato un incidente.» disse poi Takashi, quando notò che Nabiki stava iniziando a riprendersi «Qualcuno ha voluto che atterrassimo qui.»
    Kyouya annuì, comprensivo. Ci aveva pensato anche lui. Dopotutto, era ovvio che quella non fosse la spiaggia di Bora-Bora, dal momento che non c'erano turisti nei paraggi.
    «Chi pensi che possa essere stato?»
    Takashi si morse un labbro in risposta: segno evidente che non ne aveva idea.
    «Oh.Mio.Dio.» belò poi Nabiki, scattando improvvisamente a sedere come se l'avesse punta uno scorpione «Mi sento come se avessi fatto colazione con l'uranio impoverito...Argh! Che mal di testa!» poi i suoi occhi verdi finalmente misero a fuoco la spiaggia e la sua espressione mutò come se le avessero finalmente attaccato la spina «Ma dove accidenti siamo? Che è successo? Siamo morti? Oddio, dobbiamo cercare le Sfere del Drago??»
    Istintivamente, Kyouya e Takashi sorrisero simultaneamente e, quando se ne resero conto, entrambi si guardarono con malcelata freddezza.
    «Noto con dispiacere che la tua capacità di sparare cazzate a raffica non è stata minimamente intaccata dall'urto.» disse Kyouya, alzandosi in piedi «Ti consiglio di restare seduta. Hai battuto la testa.»
    Nabiki lo guardò con grandi, sfavillanti occhioni verdi: l'espressione più stupida che Kyouya avesse mai visto.
    «Quindi non siamo morti.» fu il suo sagace commento.
    «No.»
    Nabiki si afflosciò, sconfitta.
    «Uffa! Quindi non dobbiamo cercare le Sfere del Drago!? E io che ci speravo così tanto...»
    A quel punto, Mori-senpai le carezzò la nuca e le promise che l'avrebbero fatto un'altra volta... Tipico di lui!
    Era talmente assuefatto ai capricci del cugino che avrebbe preso in parola persino i vaneggiamenti di Tamaki, oltre che quelli assolutamente fuori luogo della Tsukiyama.
    Kyouya sospirò. Erano senza speranza. Lui era senza speranza: chiudeva il capitolo "Haruhi" e cosa faceva? Apriva il capitolo "Nabiki"... Se non si chiamava idiozia questa!
    Quasi quasi avrebbe fatto quattro chiacchiere con il presunto killer che aveva tentato di ucciderli; magari con un po' di moine lo avrebbe convinto a fare un secondo tentativo.


    «Che fine ha fatto Renge?» fece poi Tamaki, frugando ansiosamente tra i cespugli «Renge!! Renge, rispondi!!» gridò ancora, con le mani congiunte a mo' di megafono.
    «Magari è la volta buona che se la sono mangiata gli squali.» supposero i gemelli, abbozzando un sorriso saputo.
    «Ma come potete dire una cosa del genere?»
    «Beh, sarebbe pur sempre una scocciatura in meno.» affermò Kyouya, ritrovando magicamente i propri occhiali sotto un cumulo di sabbia.
    «Perchè, quale sarebbe l'altra scocciatura?» chiese Tamaki, perplesso.
    «Quella che ha appena fatto la domanda precedente alla mia risposta.»
    Dopo un attimo di perplessità, Tamaki andò ad accucciarsi sulla banchisa e si circondò di un'aura bigia e tremula.
    «Oh no, è tornato in modalità emo...» sospirò Haruhi, mentre Mitsukuni pungolava sadicamente il Re con un bastoncino arenato sulla spiaggia.

    Invece il buon Takashi, che fino a quel momento aveva evitato di scadere nel ridicolo, approfittò di quell'attimo di confusione per avvicinarsi a Kyouya; lo guardò così intensamente negli occhi che il Tipo Affascinante non potè fare a meno di ricambiare lo sguardo, benchè non avesse ancora decifrato le sue intenzioni. Quindi, continuò ad osservarlo senza capire, finchè dalle labbra del ragazzone non uscì un gutturale e deciso «Kyouya...» che lasciò ben poco spazio a possibili obiezioni o fraintendimenti. Come sempre, gli occhi grigi di Takashi erano in grado di sostituire qualsiasi discorso.
    O, più semplicemente, il ragazzo sapeva parlare con incredibile economia di suoni verbali.
    Kyouya annuì, comprensivo; e poi aggiunse un «Provvedo subito.» senza batter ciglio.

    «Ma dove accidenti siamo capitati?» strepitò invece Hikaru, guardandosi intorno alla ricerca di un improbabile cartello che rispondesse alla sua domanda.
    Intorno a loro non c'erano altro che chilometri e chilometri di finissima sabbia bianca ed un'intera giungla di palme e palmizzi vari. Una leggera brezza sospirava dal mare, mentre il sole scompariva silenziosamente sotto la linea illusoria dell'orizzonte, completando così il tipico ritratto della perfezione.
    Quel posto sembrava a tutti gli effetti un'isola deserta.
    «Non ne ho la più pallida idea, però il posto non è male.» commentò Kaoru, stiracchiandosi «Comunque, state calmi. Sicuramente presto arriveranno i soccorsi. No?»
    «Giusto! La scatola nera!» esultò Tamaki, abbandonando repentinamente la modalità emo «Non ci avevo pensato. Siamo salvi!»
    «Ho paura di dovervi deludere...»
    A stroncare il ritrovato entusiasmo -com'era prevedibile- fu Kyouya.
    Le sue dita scivolavano rapidamente sulla tastiera dell' I-phone ma l'arco delle sue sopracciglia non lasciava presagire proprio nulla di positivo.
    «Sembra proprio che non ci sia campo.» concluse infatti, senza scomporsi di una virgola.
    «CHE COSA???» gridarono tutti all'unisono, ad eccezione di Mori-senpai (che si limito a morisenpaiare, come al solito) e di Nabiki. Infatti, la ragazza pareva essere prossima all'estasi suprema, tanto le brillavano gli occhi; e tale reazione era piuttosto insolita, soprattutto se si considerava che normalmente era capace di andare in crisi per cose molto meno gravi di un disastro aereo. Infatti, quando si rese conto di essere il bersaglio di sette paia di occhi a forma di punto interrogativo, parve ridestarsi da chissà quali elucubrazioni mentali e ricambiò le attenzioni senza mutare espressione.
    «Beh?» fece poi, curiosa «Che avete tutti quanti? Una paresi facciale?»
    «Insomma, siamo bloccati su un'isola deserta e tu non dici nulla?» fece Haruhi, vagamente perplessa.
    Nabiki sorrise e la guardò come se stesse osservando i cancelli del paradiso.
    «Ma scherzi? Non poteva succedere nulla di meglio. Questo posto è magnifico!»
    «E' deserto.» le fece notare Hikaru, interdetto «E non sappiamo dove siamo.» continuò Kaoru, altrettanto incerto.
    «Meglio!» replicò la pasticciera, raggiante «Cioè, sono lontana anni luce da quel cataplasma di mia sorella e dovei pure lamentarmi? Ma scherziamo?! Io sono al settimo cielo!»
    Haruhi e Tamaki si scambiarono uno sguardo perplesso e i gemelli rotearono le dita in prossimità delle tempie, come a sottolineare l'innegabile follia della Tsukiyama.
    «Comunque, forse c'è ancora una speranza...» annunciò Kyouya, componendo un numero per le emergenze «Speriamo che funzioni.» aggiunse, impostando la chiamata in modalità vivavoce.

    Attesero...

    Al terzo squillo, una tonante voce femminile (che sembrava provenire da qualsiasi direzione) urlò un: «Era ora! Dove sono le mie pizze? Le ho ordinate due ore fa!»
    L'espressione di Kyouya & Company fu l'esatto ritratto dello sconcerto, tanto che a tutti parve di vedere grosse gocce di sudore aleggiare sinistramente sulle proprie teste. Qualcuno tossì, a disagio.
    Kyouya invece si aggiustò gli occhiali con la punta dell'indice e tentò di mantenere il sangue freddo; dunque, si schiarì la voce...
    «Sono Kyouya Ootori.» annunciò lapidario «Mi conferma che sto parlando con l'Autrice de "La Bottega dei Desideri"?»
    Un coro di "Ooooh!" si levò tra i suoi compagni di sventura.
    «Aaaah, si ttù! We, tutt'appost?» chiocciò la voce fuori campo, in marcato accento napoletano «E' un piacere sentirti, però, guarda, mò teng a'cchè ffà.»
    «Che???» fecero in coro tutti i presenti, sconvolti.
    L'Autrice si schiarì la voce e si apprestò a chiarire il significato della frase precedente: «Ora sono molto molto impegnata.» tradusse «Sai com'è, devo complicare le vostre esistenze; per cui non vorrei perdere il filo del discorso, altrimenti è capace che aggiorno a Natale... E' proprio-proprio urgente?»
    Il suono dei nervi di Kyouya che si tendevano oltre l'umana sopportazione fu a dir poco inquietante.
    «A dir la verità, sì. Non so se se ne è resa conto, miss Autrice, ma temo che per un piccolo errore di distrazione la nostra meta sia stata cambiata senza preavviso, e...»
    «Errore di distrazione???» gridò furibonda la voce fuori campo «Ma, dico, vi state scimunendo tutti quanti? Secondo te può mai esistere la possibilità che non sappia dove vi ho spedito?»
    Il silenzio che ne seguì corrispose ad un inequivocabile assenso.
    «Siete in Madagascar, precisamente su un'isola sperduta dell'arcipelago Mitsio!» annunciò la voce fuori campo, gongolando sadicamente «Ed è tutto calcolato, perciò di' al resto della banda di non farsi venire una sincope, ok? Ah... E vedi di chiudere subito questa conversazione extracontinentale, che mi stai facendo spendere un botto di soldi! Mi ci devo pagare le pizze con quelli!»
    «Ma... Ma... Lei non può!» boccheggiò Kyouya, bianco come un cencio.
    Una risata sadica risuonò d'ogni dove e sembrò scuotere la terra intera, tanto che i gemelli si abbracciarono e Tamaki corse a rifugiarsi alle spalle di Haruhi.
    «Io posso tutto!» asserì l'Autrice «Vedi cosa c'è scritto accanto alla scritta "autore"? C'è scritto Lirin Lawliet, e quindi questo significa che posso fare quello che voglio. Mi spiace.»
    «S-Sì, però...»
    «E vedi cosa c'è scritto accanto alla scritta "genere"? No?? Te lo dico io: c'è scritto "comico", quindi vuol dire che posso piazzarvi nelle situazioni più assurde senza patire i sensi di colpa. Fin qui ci sei?»
    «Sì, ma perchè? Insomma, vabè che Bora-Bora non è davvero un'isola deserta, ma non sarebbe stato divertente lo stesso?» protestò Kyouya, cercando di controllarsi.
    L'Autrice parve pensarci un po' su.
    «Ma io amo i disastri aerei! Dico, l'hai mai visto Lost, il telefilm? E poi adoro il Madagascar... Ci sono i pinguini carini e coccolosi, c'è Re Julian, c'è Mortino...»

    «Pinguiiiini!» gongolò Hani-senpai, in pieno delirio bambinesco, ma Takashi provvide a cucirgli gentilmente la bocca prima che la degenerazione neurologica raggiungesse vette preoccupanti.

    «Dunque, non c'è proprio modo di ovviare a questa spiacevole situazione?» continuò Kyouya, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
    L'Autrice scoppiò a ridere.
    «Ma anche no!»
    «Quindi non c'è speranza.» ne dedusse il Tipo Affascinante.
    «Precisamente!»
    «Ehi! Ehi tu!» gridò poi Nabiki, sventolando le braccia in aria neanche se l'Autrice fosse Dio in persona.
    «Che c'è?» sospirò l'Autrice, esasperata dalla teatralità del suo personaggio originale.
    «Mica quando tornerò a casa ci sarà ancora Sayuri ad aspettarmi?» chiese la pasticciera, più supplichevole che disperata.
    «Non fare domande idiote: certo che ci sarà! ...O forse no. Dipende da come mi gira.» spiegò «Comunque, per il momento il tuo unico compito è quello di far arrapare Mori-senpai, per cui datti una mossa, che ad ottobre ho un esame e non posso pensare sempre ai fatti tuoi. Ho una vita io!»
    Mori-senpai e Nabiki raggiunsero l'esatta temperatura di fusione del piombo, tanto arrossirono; mentre il resto dei compagni cercò di soffocare le risate come meglio si poteva.
    «Sì, però ora parliamo di cose ser...»

    Ma l'obiezione di Kyouya venne nuovamente stroncata dall'indolenza dell'Autrice: «Bene, visto che non c'è altro da dire, io torno a guardare Blue Exorcist, ok? Buona fortuna!»
    Un inquietante TU TU TU riecheggiò nell'aria. Nessuno ebbe il coraggio di aprir bocca.

    Kyouya chiuse la comunicazione, tremò leggermente, si aggiustò nuovamente gli occhiali e volse lo sguardo ai propri compagni di sventura.

    «Siamo fottuti.»

    VI PIACEREBBE! - gongolò una voce fuori campo, accompagnata da un fulmine a ciel sereno.

    «Ragazziiiiiii!» gridò qualcuno in lontananza; qualcuno che era indiscutibilmente Renge-kun «Sono riuscita a salvare la telecameraaaa!!!»
    «Mi correggo: ora siamo fottuti!»

    E Kyouya aveva ragione... Solo che non sapeva ancora quanto.

    ..


    Dopo aver tentato di sopprimere Renge (senza successo), Hikaru e Kaoru sperarono di convincerla a sacrificare la videocamera in onore di qualche devinità locale; ma anche in quell'occasione, la ferrea tempra della manager dell'Host Club non venne minimamente intaccata dalle proteste dei suoi protetti. Infatti, il suo sorriso catarifrangente e la sua energia spropositata ebbero il potere di ridurre in schiavitù i poveri superstiti del disastro aereo, lasciando a tutti il dubbio che Renge non fosse completamente umana.
    Dove accidenti la trovava tutta quella voglia di fare? Era inarrestabile? Non ce l'aveva un bottone con cui spegnerla del tutto, una volta e per sempre?


    ...Pareva proprio di no.

    Così, nel giro di trenta minuti circa, la manager si era proclamata dittatrice a vita ed aveva costretto gli altri ad allestire un accampamento dotato quasi di tutti i comforts, pur non avendo mosso un mignolo; tanto era vero che il compito di costruire il rifugio era stato assegnato a Tamaki e ai gemelli; il compito di procacciare selvagina era stato assegnato ai più forti del gruppo, cioè a Takashi e Mitsukuni; e il compito di cucinarlo era stato dato ad Haruhi e Nabiki. In sostanza, Kyouya si era limitato a scegliere il luogo più opportuno per accamparsi, quindi lui almeno un dito lo aveva mosso... Se non altro, per indicare il punto propizio.

    «Ah! Che bella serata!» sospirò Renge, ingoiando una fetta di cinghiale selvatico in un sol boccone «Ma ci pensate? Siamo davvero su un'isola deserta! Il film sarà un capolavoro!»
    Nessuno ebbe la forza di mandarla a cagare.
    Takashi afferrò una pietra, probabilmente con l'intenzione di tramortire la manager una volta per tutte, ma Mitsukuni lo fermò all'ultimo momento.
    «Beh, al di là di tutto, questo posto è davvero il massimo. E poi possiamo considerare quest'esperienza come una prova di maturità.» gongolò Tamaki, che sapeva sempre trovare il lato positivo di qualsiasi situazione «Abbiamo tutto quello che ci serve per sopravvivere: il soggetto intelligente,...» disse, indicando Kyouya «...Il soggetto motivatore,» indicò Renge «...I soggetti forti,» indicò Takashi e Mitsukuni «Il soggetto carismatico, che sarei io; e la fanciulla in pericolo.» aggiunse, indicando Haruhi «...Oh, com'è romantico!» concluse, in pieno delirio d'onnipotenza.
    «Ehi! Ti sei dimenticato di noi tre!» ruggirono Hikaru, Kaoru e Nabiki, palesemente offesi.
    «Voi due non fate quasi niente, ma se non altro siete divertenti.» ragionò Kyouya; poi guardò Nabiki, alla ricerca di qualche battuta al concentrato di veleno. La trovò dopo quasi cinque minuti.
    «Tu invece puoi fare la parte della scorta di cibo d'emergenza!»
    Nabiki andò a rintanarsi in un angolo, in chiaro segno di protesta non violenta.
    «Lord, sei sicuro che quella non sia una tua parente o qualcosa del genere?» fece Hikaru, notando la somiglianza tra il comportamento dell'una e quello dell'altro.
    «Smettetela di prenderli in giro. Non se lo meritano.» disse Haruhi, sospirando per la stanchezza: ormai ne aveva sentite fin troppe, di cavolate!
    «Grazie, Haruhi...» piagnucolò Nabiki, tirando su col naso in preda ad un raptus di depressione suicida. Inutile dire che Haruhi si ritrasse neanche se la pasticciera fosse stata ricoperta di sterco equino; odiava quel genere di atteggiamento e faceva ben poco per nasconderlo, questo era certo.
    Mitsukuni invece si commosse e corse ad abbracciarla.
    «Buuuh! Non piangere, Nacchan! Io non ti mangerei mai, lo giuro!»
    «Io sì! Guarda quanta bella carne che ha!» gongolò Kaoru, indicando le forme morbide della ragazza; cosa che la mandò su tutte le furie.
    «In effetti, dovresti fare un po' di ginnastica per tornare in forma.» constatò Hikaru, pungente come sempre.
    «IO SONO IN FORMA!» gridò la pasticciera, iniziando ad attaccare i gemelli con cumuli di sabbia «TONDA E' UNA FORMA!»
    Tutti scoppiarono a ridere, Takashi compreso.

    Decisamente, il livello di demenzialità aveva ormai toccato il fondo. E non si era fermato lì: dopotutto, si poteva ancora scavare...

    Chi prima, chi dopo, tutti avevano finito con l'addormentarsi; ma soltanto dopo aver promesso a Renge che alle prime luci dell'indomani avrebbero iniziato le riprese del film (se non altro, per ingannare l'attesa dei soccorsi). Così, Hikaru e Kaoru si addormentarono l'uno fra le braccia dell'altro; Kyouya e Mitsukuni, com'era nella loro indole, dormivano come sassi; Renge russava peggio di una marmitta con la pertosse; Tamaki aveva provato ad accoccolarsi accanto ad Haruhi, ma era stato malamente scaraventato in acqua dopo cinque minuti; Takashi era di guardia accanto al fuoco... E Nabiki, che non riusciva a dormire a causa della fame (aveva deciso di non mangiare, così non sarebbe mai stata scelta come cibo d'emergenza), era in preda ad un conflitto esistenziale: andare da lui o non andare da lui?
    Takashi le dava le spalle e probabilmente stava scrutando il mare che, placido, luccicava come fosse stato cosparso di polvere d'argento; una falce di luna calante brillava nel cielo, circondata da una miriade di stelle che sembravano ammiccare per farle coraggio. L'intero firmamento somigliava ad un tappeto di velluto incastonato di gioielli e cristalli preziosi.
    Nabiki sospirò...

    Era tutto così perfetto che ebbe l'impressione che il più effimero dei respiri avrebbe finito col distruggere tutto. Eppure, una misteriosa forza la spingeva ad alzarsi.

    Che fai, bellezza? Stai aspettando che suonino il "gong"? Muoviti! E' la tua occasione!
    E se poi vado lì e non so di cosa parlare? Se mi prende per scema? Se gli dò fastidio? Se inciampo e cado in acqua e faccio l'ennesima figura di mer...?
    Non hai tutti i torti. E' meglio se resti dove sei.
    Grazie; tu sì che sai come incoraggiarmi.

    Così, Nabiki decise di sfidare Dolores e si alzò in piedi. Avanzò lentamente verso Takashi, e quando gli fu abbastanza vicina perchè potesse sentirla si schiarì la voce nervosamente.

    «Ehm... Takashi?»
    Lui non si voltò.
    «Mori-senpai?»
    Niente. Nada. Nisba.

    Provò a muovere un passo nella sua direzione, ma allora e soltanto allora, Takashi proruppe in un sonoro sbadiglio che la colse del tutto alla sprovvista e rischiò di farla scivolare. Per misericordia divina, Nabiki riuscì ad evitare la collisione della fronte contro una delle pietre che circondavano il falò, ma il miglior risultato che ottenne fu quello di finire gatton gattoni sulla sabbia. Cosa si poteva dire dopo un'entrata in scena del genere? Sarebbe mai bastato un "Sì, lo so: i miei piedi hanno la paranormale capacità di attirare spigoli inesistenti"? Probabilmente no; ecco perchè Nabiki continuò a commiserarsi, maledicendo se stessa e i suoi dannatissimi piedi a papera.
    Takashi si voltò come se si fosse accorto soltanto in quel momento della sua presenza e la guardò con tanto d'occhi, palesando che fossero lucidi di sonno e circondati da pesanti occhiaie.
    Nabiki arrossì vivacemente, alla ricerca di una scusa plausibile per la propria sbadatagine, ma tutto ciò che le sue labbra si degnarono di fare fu di arricciarsi in un sorriso di circostanza che somigliava tremendamente ad una smorfia di dolore. Le venne voglia di scavare un tunnel nella sabbia che corresse sotto la placca oceanica e la riportasse dritta dritta a Bunkyo. Poi si ricordò che lì avrebbe trovato Sayuri ad aspettarla, in un tripudio di K e Y, quindi ringraziò il cielo di trovarsi in un'isola dimenticata da tutti i Kami e provvide a mettere in fila due o tre parole di senso compiuto...
    «M-M-Mori-senpai.» gracidò quindi, notando che il ragazzo non aveva smesso di osservarla «Ehm... Ti ho svegliato? Scusami, sono scivolata e per poco non ti ho travolto.»
    Takashi sorrise, ma non fu il solito sorriso appena accennato; sorrise davvero. A trentadue denti. Doveva essere un'allucinazione, poco ma sicuro.

    Oddio! E' posseduto!?

    «Stai bene, Nacchan?» le chiese, sorreggendola amorevolmente. Nabiki si sentì come una piuma fra le sue braccia muscolose.
    «N-Nacchan???» boccheggiò, incredula. Quando mai Takashi l'aveva chiamata "Nacchan"? Sì, non c'erano dubbi: era posseduto.
    Un posseduto a cui era talmente vicina da potergli contare tutte le ciglia... E che ciglia! Lunghe, corvine, incurvate...
    Solo allora Nabiki si rese finalmente conto dell'incredibile colore degli occhi di Takashi; aveva sempre creduto che fossero neri, ma si era sbagliata: erano grigi. Plumbei come una notte in tempesta, circondati da ombre che parevano grevi nuvole in un cielo inesplorato, in cui, se si guardava con attenzione, era possibile scorgere un intero universo di stelle lucenti.
    In quel momento Nabiki decise che il grigio sarebbe stato per sempre il suo colore preferito.
    «Mi hai fatto spaventare.» disse invece il ragazzo, con la sua voce ad alto concentrato di feromoni, carezzevole come una cucchiaiata di miele nel latte caldo «Non devi avvicinarti troppo al fuoco o potresti rischiare di scottarti.»
    «D-Davvero?» ...No, decisamente era successo qualcosa di assurdo. Chi era quello? E che ne aveva fatto del Tipo Selvaggio?

    Possibilità numero 1: il vero Mori-senpai è stato rapito dagli alieni e questo qui è un suo clone.

    Takashi sorrise ancora, cingendole delicatamente il volto fra le proprie, grandi mani calde. La guardò così intensamente che Nabiki quasi si sentì nuda.
    Nessuno l'aveva mai guardata in quel modo. Nessuno aveva mai guardato nessun'altro in quel modo.
    Nabiki iniziò ad avvertire così tanto caldo che un bel febbrone a quaranta, a confronto, sarebbe stato a dir poco rinfrescante.
    «Certo, sciocchina! Una cosettina piccola come te dovrebbe stare più attenta. Rischi di farti male sul serio.»
    «S-Scusa!» ragliò Nabiki «L-Lo so che sono bassa...»
    «Intendevo solo dire che sei tanto graziosa, Nacchan.» concluse Takashi, scompigliandole affettuosamente i capelli.

    Possibilità numero 2: Takashi ha battuto la testa ed ha cambiato completamente personalità.

    «Ehm... Ti senti bene, Takashi? Vuoi un po' d'acqua?» chiese Nabiki, apprensiva «Che poi, dico io, ogni volta che uno si fa male o si comporta in modo strano gli chiedono sempre se vuole dell'acqua; magari uno si spezza un braccio, no? Cioè... Che se ne fa dell'acqua?»
    Oddio no: la diarrea verbale! Aveva dimenticato di mantenerla sotto controllo!
    Takashi scoppiò candidamente a ridere, cosa alla quale Nabiki non avrebbe mai creduto di poter assistere in tutta la sua vita.
    Probabilmente, persino i Maya non avevano previsto che potesse accadere qualcosa di tanto anomalo.
    «Sei dolce a preoccuparti per me.»

    Possibilità numero 3: l'Autrice si è rotta le palle di fargli dire solo «sì» e «no» e ha deciso di andare completamente OOC!

    «Beh, è normale che mi preoccupi.» Ti stai comportando in modo strano! Vedi un po' tu se non mi devo preoccupare?!
    «Nessuno lo fa mai. O meglio, cerco di fare in modo che nessuno debba farlo.» affermò Takashi, sorridendo tristemente «Ma con te le mie regole non funzionano mai...»
    Un attimo dopo, allungò timidamente una mano verso di lei e le circondò le spalle in un caldo abbraccio.
    Nabiki si sentì come cera liquida fra le sue mani, avvertendo un'ondata di vento rovente soffiarle sul cuore.

    E' proprio così, allora. - pensò con maggior convinzione, dimenticando di avere peso e forma - Sono proprio innamorata di te...

    «Non voglio che tu prenda freddo.» disse il ragazzo, parlandole dolcemente all'orecchio sinistro.
    Una scarica di brividi incandescenti le percorse la schiena, lasciandola completamente stordita ed incapace di dire, fare o pensare qualsiasi cosa.
    «S-Sto bene. Non ho freddo.» ammise, come se anzichè parlare stesse macinando macigni di pietra lavica «Tu sei molto caldo, senpai.»
    Ok: aveva ufficialmente detto l'ennesima stronzata senza capo nè coda; ma la cosa più strana fu che Takashi non diede segno di essersene accorto. Infatti la strinse più forte a sè e con la mano libera afferrò una ciocca dei suoi lunghi capelli neri. Se la rigirò fra le dita come se fosse fatta del più delicato dei cristalli, come se fosse qualcosa di estremamente prezioso.
    Qualcosa che valesse la pena proteggere.
    Nabiki osservò le sue lunghe dita che si muovevano a mezz'aria, quasi stessero suonando un'arpa invisibile; e ne restò affascinata.
    «Hai un così buon profumo...» sospirò lui a voce bassa, quasi se stesse parlando da solo «Non dovrei proprio lasciare che tu mi stia così vicino.»
    C'era un fondo di malinconica verità in quelle parole apparentemente senza alcun significato, e Nabiki non mancò di rendersene conto.

    Di una cosa però era certa: Takashi non era normale. Anzi, ora che ci pensava, i due gemelli una volta le avevano detto qualcosa di strano a proposito del senpai... Ma cos'era?
    E perchè in quel momento le sembrava così importante ricordarsela?

    Possibilità numero 4: Così come Mitsukuni reagisce in modo ostile quando si sveglia, così Takashi si comporta in modo tenero quando ha sonno.
    Oddio! Ecco cos'ha!

    «Senti, non è che per caso tu hai soltanto sonn...?»
    Nabiki non terminò mai quella frase. Infatti, le labbra di Takashi glielo impedirono.
    Per un istante, non ci fu più nulla per Nabiki che non fosse Takashi; non c'era più il cielo, non c'era più il mare, non c'era più la spiaggia e non c'era più nemmeno lei. C'era soltanto lui, le sue labbra morbide a contatto con le sue; il suo profumo di menta piperita che sembrava abbracciarla in una nuvola delicata; le sue mani calde, che le carezzavano sensualmente la schiena, provocandole sensazioni che mai avrebbe creduto possibili... Tutto, tutto il suo essere gridava «Takashi!» a squarciagola, senza poter far nulla per impedire o approfondire quel bacio inaspettato.
    Fu, quel che si dice, un momento che avrebbe potuto durare in eterno.

    ...Anche perchè stava durando in eterno.

    Perchè Mori-senpai continuava a restare fermo?
    Nabiki lo scoprì qualche istante più tardi: si era addormentato. Le era cascato addosso perchè si era addormentato, altro che bacio appassionato!
    Da qualche parte in lontananza, la risata sadica dell'Autrice risuonò sinistramente.

    «Nooooooo! Perchè??? Non ci credo! Non ci credo!!! Ma perchè sempre a me? Non è giusto! Non è giustoooo!!!» piagnucolò disperatamente, meditando se divantare o meno un relitto lasciato a marcire sulla spiaggia, completamente ignara che il resto dei suoi compagni avesse seguito in religioso silenzio l'intera scena...

    «Così, alla fine Mori-senpai ce l'ha fatta.» commentò Tamaki, continuando a tenere gli occhi ben chiusi.
    «Peccato che quando si risveglierà non ricorderà più nulla... Aaah, questo è così noioso!» brontolarono all'unisono i due gemelli, fingendo di dormire.
    «Però è stato già un bel passo avanti, no? Sono così carini insieme!» cinguettò Mitsukuni «Non sei d'accordo, Kyo-chan?»
    Kyouya non rispose. Forse si era riaddormentato.

    Quando fu certo di essere il solo a vegliare, Kyouya dischiuse le palpebre ed osservò la falce di luna che gli sorrideva malignamente, facendosi beffe di lui.
    «Sei uno stupido...» si disse, girandosi su un fianco «Sei veramente stupido.»
    Tamaki fece finta di nulla, ma non riuscì più ad addormentarsi dopo aver sentito le parole del suo migliore amico. Silenziosamente, strisciò all'indietro finchè la sua schiena non fu a contatto con quella di Kyouya, sapendo che quello sarebbe stato l'unico modo per esprimergli la sua vicinanza che non lo avrebbe nè offeso nè irritato.
    Segretamente, Kyouya sorrise, rincuorato; e scivolò nel sonno senza più pensare alla gelosia che lo aveva reso vittima di se stesso.

    Se non altro -si disse- gli restava l'amicizia di Tamaki.

    ..

     Quando i primi raggi di sole lambirono la costa, Renge si riappropriò dello scettro del potere assoluto ed iniziò a comandare a bacchetta i poveri Host.
    Stranamente, tutti avevano delle espressioni assolutamente inquietanti, a cominciare dal sorrisetto vagamente ebete di Mitsukuni; e come se questo non fosse già stato sufficiente, la pressione bassa di Kyouya, la depressione di Nabiki e l'atteggiamento disinvolto di Takashi contribuivano a creare un effetto quantomeno grottesco. Infatti, a quanto sembrava, Mori-senpai non ricordava assolutamente nulla della sera precedente: cosa che aveva portato la pasticciera ad appropriarsi dell' "angolino emo" che aveva usato Tamaki fino al giorno precedente; tanto era vero che ci aveva anche piantato un cartello con su scritto "RISERVATO" e "DIVIETO DI SOSTA" (con tanto di disegno stilizzato di Kyouya e dei due gemelli).
    L'umore della ragazza era così tetro che a confronto persino Nekozawa sarebbe risultato un buontempone festaiolo; il che era tutto dire...
    Gli unici a comportarsi normalmente erano i gemelli e Haruhi, che però aveva affermato di avere un'improvvisa allergia al sole che gli avrebbe impedito di spogliarsi; cosa che aveva fatto dannare la "povera" Renge, che per una volta aveva dovuto arrendersi: Haruhi sarebbe stato l'unico ragazzo a non recitare in costume da bagno.

    Così, dopo un po' iniziarono le riprese dal fantomatico film a base di Yaoi...

    In principio, era stato stabilito che le coppie scelte fossero quelle canoniche: Tamaki e Kyouya, Hikaru e Kaoru, Takashi e Mitsukuni; e Haruhi, come al solito, sarebbe stato il soggetto "random". Ma la malasana testolina di Renge aveva deciso che a stabilire le coppie fosse la sorte; così, il risultato fu un completo ed assoluto disastro che avrebbe potuto provocare persino l'arresto permanente del moto di rotazione terrestre. Peccato che alla manager dell'Host Club non importasse.
    «Ho spezzato questi sette rametti a lunghezze differenti.» aveva spiegato Renge «Chi pesca i rametti di uguale lunghezza formerà una coppia, ok? Go!»
    Tutti obbedirono, seppur con una certa riluttanza.
    «Ah-ha! Vediamo un po' che abbiamo qui...» disse quindi Renge, controllando le lunghezze dei rametti «Hikaru e Haruhi, Kaoru e Kyouya, Takashi e Tamaki... E il random è Mitsukuni.»
    «Che cosa?» gridò Hikaru, allibito «Perchè non hai scelto il rametto della mia stessa lunghezza, Kaoru?!»
    «Come potevo saperlo, scusa?» ribattè il gemello, contrariato.
    «Perchè tu devi stare con Haru-chan!? Non è giusto!» strepitò Tamaki, sul punto di esplodere.
    «A me veramente non importa molto. Che sia Hikaru o qualcun'altro non fa differenza.» ammise Haruhi, affondando le mani nelle tasche del bermuda. 

    E la discussione sarebbe andata avanti per ore, se non fosse stato per il pugno di ferro della manager del club, che sedò gli animi con un grido ultrasonico che mise tutti a tacere.
    «Basta lamentarsi! I soccorsi potrebbero arrivare da un momento all'altro; quindi vediamo di sbrigarci. Elencherò rapidamente le scene: cercate di memorizzarle subito. Sono stata chiara?»
    Nessuno osò fiatare.
    «Scena numero 1: Hikaru e Haruhi. Siete entrambi sopravvissuti ad un terribile naufragio e Haruhi è in fin di vita. Impegnatevi! Scena numero 2: Kaoru e Kyouya. Siete acerrimi nemici che si affrontano sulla spiaggia per l'amore di Mitsukuni, ma finirete per amarvi appassionatamente; ok? Scena numero 3: Tamaki e Takashi.» disse ancora la manager, porgendo un inquietante pareo leopardato a Mori-senpai «Tamaki è un ricercatore approdato su un'isola deserta, ma è ferito; Takashi è un indigeno che va in suo soccorso. Cercate di fare del vostro meglio!»

    E così, la fine ebbe inizio...

    Continua

     

    Ma buonsalve! :)

    Sono appena tornata da un breve viaggetto a Paestum, dove ho potuto rigenerare i miei poveri neuroni strafritti da questo accidenti di caldo africano!

    Come ho scritto all'inizio del post, questo capitolo è il primo di una trilogia. Questa è l'occasione per far evolvere un po' i sentimenti dei personaggi, soprattutto delle tre coppie citate nell'introduzione: HIKARU E HARUHI, HIKARU E KAORU, TAMAKI E HARUHI E -OVVIAMENTE- TAKASHI E NABIKI.

    Come avrete notato, le scene proposte da Renge riprendono i classici cliché delle fanfiction yaoi. Ho intenzione di farli a pezzettini XD Questo servirà per creare un po' di gelosia nell'Host Club :) Per quanto riguarda la gelosia di Kyouya... Credo che neanche lui sappia perchè stia iniziando ad essere geloso di Nabiki; forse perchè Haruhi e Nacchan sono le uniche due donne che non lo trattano come se fosse un dio sceso in terra, e quindi questo lo incuriosisce perchè per lui rappresenta una sfida. Fondamentalmente, penso che Kyouya ami desiderare ciò che sa di non poter avere. Ecco, penso sia questo: è un tipo competitivo. Ma non fatevi illusioni: non si innamorerà mai seriamente di Nabiki perchè non è il genere di persona che metterebbe i sentimenti davanti alla razionalità. Io lo vedo così.

    Spero che il capitolo vi sia piaciuto^^

    Vi lancio una sfida: CHI E' CHE HA SABOTATO L'AEREO?

    PS: Io ed Argentea stiamo gestendo (insieme ad altri admin) una pagina su Facebook dedicata ad Host Club.

    Se voleste venire a trovarci, questo è il link di <3 Host Club Ita <3: https://www.facebook.com/pages/3-Host-Club-Ita-3/133991493290249?ref=ts

    PPS: Ora Nabiki Tsukiyama ha anche una pagina su Facebook. Basta scrivere il suo nome per aggiungerla :P

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