Fake plastic trees

di ignorance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Pegni d'amore ***
Capitolo 2: *** II - D'unghie spezzate e fruste di pelle ***



Capitolo 1
*** I - Pegni d'amore ***


Commenti dell'autrice: Codesta storia è in cantiere da settimane. L'idea m'è venuta mentre facevo la doccia, e ho dovuto aspettare che l'ispirazione mi cogliesse per buttarla giù -ma giacchè so che a voi non interessa, passeremo ad altro. Sfortunatamente -o fortunatamente, dipende dai punti di vista- alla fine l'ispirazione si è presentata ieri sera. Non ho idea di dove mi porterà questa storia, anche se una certa trama ce l'ho già in mente. Non vorrei che tiraste fuori i vostri trinciapollo in dotazione, percui avviso la gentile clientela che questa è un Demenziale, e forse già questo è un eufemismo. As usual, ai posteri l'ardua sentenza! :D Che tanto ardua alla fin fine non è, basta che mi diciate che fa schifo ed è finita lì.
Disclaimers: I personaggi mi appartengono dal primo all'ultimo..Ma a chi la do a bere? Nessuno me li vuol regalare per Natale, ma mi accontento.

***

Efestione saltellava per i corridoi del castello, incurante di tutto.

Gli passavano addosso gli sguardi stralunati dei suoi soldati.

Neanche lo sfiorava l’idea di fermarsi ad aiutare le serve che avevano fatto cadere il contenuto del loro cesto al suo passaggio.

Non lo turbavano nemmeno gli strilli estasiati delle dame del castello che lo vedevano andare in giro stranamente più gaio del solito.

…No, non gioioso.

Per l’occasione, quella mattina aveva messo la casacca di un rosa non proprio pallido che gli aveva regalato il suo Alessandro per il loro anniversario, confidando che se la sarebbe messa nei loro momenti intimi.

Non a caso, la particolare casacca aveva una grossa mancanza –o pecca, se così la si vuol chiamare-: la parte che avrebbe dovuto coprire il suo grazioso didietro, del tutto superflua ai loro innocenti scopi, era un’evanescente strato di nulla assoluto.

Il generale canticchiava una canzoncina allegra, fischiettandone talvolta il motivetto nei pezzi in cui la sua memoria presentava lacune, quando s’imbatté in una figura china su un foglio di pergamena sgualcito.

Lungi da lui essere cortese e magari –e dico magari- salutare, Efestione sfoderò il suo passo incredibilmente felpato e raggiunse la figura alle spalle.

Si trovò ad arricciare il naso per via dell’odore nauseabondo che da essa proveniva, senza mancare di alzare un paio di innocenti dita e di portargliele al capo: l’eunuco di Alessandro.

Tutto preso dalla sua pergamena, l’eunuco non si accorse di essere osservato, né tantomeno delle oltraggiose dita, che offendevano nell’intimo la sua candida relazione con il Re dell’Asia.

Dopo ere passate a fissare stolidamente la pergamena vuota, cominciò a scribacchiare.

Ed Efestione, che si sentiva particolarmente in vena di pettegolezzi, si sporse sulla sua spalla per sbirciare.

Dall’inchiostro dell’eunuco nacquero pian piano delle parole, vergate con una calligrafia innocente e decisamente troppo arzigogolata.

E giacché il generale portava rispetto anche verso l’avversario, si trovò a pensare che quella scrittura –Quell’essere sapeva scrivere? Seriamente?- non si addicesse assolutamente ad una figura virile e dominatrice come quella dell’eunuco.

Ma, ben lungi dall’essere scoperto, restò in silenzio, osservando con interesse il compiersi di quel singolare avvenimento.

Caro Alessandro,
mio Re, mio sole. Ti scrivo questa lettera perché ho preso una decisione. Siccome hai bisogno di una progenie sana e forte che ti succeda nel regnare, e io non te la posso dare –io te la do anche, ma non succede niente!- credo che sia meglio che io me ne vada. Vivrò di stenti come ho sempre fatto fino a quando non hai avuto la geniale idea di sposarmi, insieme ai miei ventisette fratelli -tutti più grandi- che mi picchieranno a sangue per aggiudicarsi l’ultima pagnotta. Ma tu non piangere per me! Starò bene. Con amore,

Quando l’essere vergò le ultime parole, tutta l’accecante verità si presentò al suo cospetto e chiese perdono per non essersi presentata prima. Poveretta, aveva lasciato la carne a frollare.

Nell’angolino più remoto della pergamena, l’eunuco aveva aggiunto un nome, coronato di cuoricini e altre schifezze simili.

“Aha! Roxanne!” esultò tra sé Efestione, tronfio della sua incontenibile intelligenza.

E così era lei l’autrice di quello scempio!

Ma come, come aveva potuto una mente ingenua come quella dell’eunuco sottrarre quel pegno d’amore scritto con tanta cura da Roxanne?

L’eunuco rimuginò un attimo, poi aggiunse una frase, come a rimarcare –non troppo- la vera appartenenza della pergamena. Fosse mai che non gli venisse riconosciuto quel colpo di genio!

P.S. E spero che tratterai quella bellezza di Bagoa come si merita, facendogli calcare il tuo letto tutte le notti.

Ridacchiò, con una punta non indifferente d’isteria, e scorse un’ultima volta la pergamena.

« Direi che è perfetta » borbottò, con gli occhi che luccicavano maliziosi.

Efestione fece qualche passo indietro, cautamente, e si stampò in faccia un sorriso gioviale.

L’eunuco girò i tacchi e gli lanciò appena uno sguardo di tiepido disprezzo, piegando la pergamena con cura.

Il sorriso di Efestione si tramutò in una smorfia (mantenere le apparenze, Efestione!) mentre lo guardava voltargli le spalle ed avviarsi baldanzoso verso le terme, pregustandosi un bel bagno rilassante.

Un colpo di fulmine lo raggiunse.

« Un momento, B…! » esclamò, rincorrendo l’eunuco.

Dannazione, non era mai riuscito ad imparare il suo nome!

Fortunatamente, dall’alto di tutta la sua agilità da sex symbol del castello, riuscì a raggiungerlo e lo trattenne per un braccio –Ew! Niente peli!-

« Aspetta un attimo, B…Bu…Eunuco! »

Questi si girò, palesemente scocciato, e gli piantò le unghie nel braccio.

« Mi chiamo Bagoa, generale » soffiò con cattiveria, mentre Efestione gli mollava un paio di schiaffetti sulla mano per farsi lasciare.

Dopo qualche minuto di stallo, mentre si fissavano, Bagoa si decise a parlare.

« Beh? » sbottò, ritraendo le unghie e massaggiandosi il polso « Cosa volete? »

Efestione guardò a terra, imbarazzato.

« Volevo solo complimentarmi » ammise, fissandosi la punta dei sandali « Ecco, per il tiro che hai giocato a quella vacca di Roxanne »

Bagoa gli scoccò uno sguardo di apprezzamento.

« Beh, grazie » esclamò, orgoglioso, rivolgendogli un sorrisetto incerto. Poi si riscosse e fece un passo indietro, disgustato.

Avanti, Bagoa! È tutto un trucco per fregarti!

« Ma come, generale? Io non ho fatto niente! » esclamò, candido come le lenzuola scarlatte del letto in cui lui e Alessandro consumavano le loro notti. Poi, non contento, soggiunse:

« E poi la regina Roxanne è una bravissima persona, non mi sembra il caso di offenderla così! »

Efestione rimase interdetto per qualche istante, guardandolo con attenzione.

Proprio nel momento in cui Bagoa temette il peggio, il generale si strinse nelle spalle.

« Sarà stata la mia immaginazione » bofonchiò, poi gli voltò le spalle e ricominciò a canticchiare, saltellando via.

Bagoa scrutò la sua schiena giusto il tempo di arrivare al pezzo saliente e sgranò gli occhi.

Aveva decisamente bisogno di un bel bagno.

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Alla prossima, spero.
Quando, non ci è dato saperlo, però l'alone di mistero è intrigante, nevvero? :D

P.S. Il titolo non c'incastra nulla, lasciatemi perdere.

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Capitolo 2
*** II - D'unghie spezzate e fruste di pelle ***


Commenti dell'autrice: Secondo capitolo, scritto con l'ausilio della scarsa voglia di fare qualsiasi cosa. Insomma, io non avevo avvertito, ma aggiornerò in tempi biblici [cit.] °A°" Spero comunque che il vostro buon cuore vi esorti a lasciarmi un commentino, ché magari m'invogliate ad aggiornare presto -anche se non ve ne importa, I know.
Disclaimers: Vedi capitolo precedente D:

***

Roxanne, avvolta nel suo vestitino quasi totalmente trasparente -ma con una vaga parvenza di rosa sulle spalle, tanto per dare un’idea di rispettabilità- ancheggiava per i corridoi del castello.

I suoi pensieri ingarbugliati in nessun modo potevano essere rappresentati, se non con queste tre parole: “Inspira. Espira. Ancheggia” che poi erano precisamente quelle che il suo cervello -incredibilmente sviluppato da tutto quel danzare- stava formulando, forse in maniera più semplificata.

Il suo Alessandro le aveva chiesto di fare una seduta di sesso selvaggio, mascherandola con un colpo di tosse durante l’assemblea e dando una palpatina al sedere di Bagoa.

Ora, lei sapeva che quel gesto era rivolto verso di lei. Lo sapeva, se lo sentiva. Solo che lei era troppo lontana per essere raggiunta dalla sua mano incredibilmente muscolosa, e Bagoa era l’essere più a portata per cui far passare questo messaggio.

Aveva anche notato come il messaggio fosse poi stato passato anche al generale, seduto alla destra di Alessandro, stavolta con due palpatine, in un punto piuttosto esplicativo.

Oh, ma che carino! Per essere sicuro che lei lo ricevesse, l’aveva passato anche al generale con disturbi mentali!

E lei si avviava, ligia al suo dovere, senza dimenticarsi di respirare, ché le era già successo di rischiare di soffocarsi.

Mentre ancheggiava, notò il generale con disturbi mentali che saltellava, con una tunica di un raccapricciante rosa acceso.

Pensò di essere magnanima e suggerirgli di coprirsi meno, ma non appena quello la sorpassò con un sorriso ebete stampato in volto, la sua bocca dipinta di rosso si stese in un sorriso benevolo.

« Complimenti, generale! » esclamò, bloccandolo a metà di un saltello e facendolo finire lungo disteso a terra.

Efestione si alzò, spolverandosi la tunica, e le venne incontro con una smorfia appena soffocata di disgusto.

« Mia regina » la salutò, chinando appena le ciglia in segno di rispetto.

« Ah, generale » non riusciva a ricordarsi il suo nome. Eppure era così semplice! Efi…Epo…Esi… « Volevo farle i complimenti per la tunica. Meravigliosa, assolutamente. »

Il disprezzo di Efestione si attenuò in odio profondo.

« Oh, vi ringrazio, regina. È un regalo »

Roxanne si avvicinò per stringergli leggermente il braccio e si ritrasse –Ew! Peli!- con un sorriso che le stirava le guance, attenuando le rughe.

« Ottimo gusto, faccia i complimenti al compratore » cinguettò, ridacchiando istericamente.

Efestione si sforzò di sorridere e fece un abbondante passo indietro.

« Lo farò, statene sicura » motteggiò, grattandosi il naso « Ma ora scusatemi, devo andare »

Con velocità sorprendente si dileguò, mostrandole giusto uno scorcio di quello che ormai tutto il castello sapeva a memoria.

Roxanne non smise di sorridere, approfittando dell’occasione per nascondere le rughe d’espressione e si guardò le unghie, deliziata.

Solo allora si accorse di aver disgraziatamente smesso di respirare e cominciò ad annaspare.

In quel momento si accorse delle persone che la guardavano e si ricordò come si faceva.

Espira. Inspira.

Espira. Inspira.

Tirò un sospiro di sollievo e riprese ad ancheggiare in direzione delle stanze del suo amato, con lo sguardo fisso a terra per evitare di distrarsi di nuovo.

All’improvviso, si ricordò di aver dimenticato qualcosa.

“Respira!” si disse, poi fece dietrofront e cominciò a trotterellare verso le sue stanze, giacché pensare a troppe cose insieme la stressava.

E lo stress le faceva venire le rughe.

Arrivata alla porta della sua stanza, schioccò le dita aspettando che qualcuno le aprisse.

Dopo qualche minuto passato a fissare stolidamente i fregi della porta, la regina si decise ad allungare le mani e ad aprire la porta.

Malauguratamente, si ruppe un’unghia.

Cominciò ad ululare dal dolore e scoppiò a piangere, rovinando in un nanosecondo la seduta di trucco di due ore.

« La… La mia bellissima unghia! » singhiozzò, mordendosi il labbro « Dannata porta! Giustiziatela! »

Quando vide che la porta era sempre al suo posto, cominciò a battere i piedi ed i servitori finalmente accorsero, facendola stendere sul letto.

Mentre le sventolavano dei sali sotto il naso per farla riprendere e qualcuno le aggiustava il trucco, le arrivò un piacevole refolo di vento che la destò dalla sua depressione profonda.

« Alessandro! » esclamò, scattando in piedi.

Era decisamente più importante di un’unghia rotta, decise.

Anche se solo un pochino.

Sotto lo sguardo dei suoi servitori sgomenti, si asciugò le lacrime con il dorso nella mano, lasciandovi un calco preciso del suo viso, e corse verso il tavolo.

Si era di nuovo dimenticata di respirare, ma questa volta lasciò correre.

Prese ciò che le serviva ed uscì a passo spedito.

Si dimenticò persino di ancheggiare, troppo presa dalla sua determinazione.

Accarezzò la frusta e se la rigirò sul dito, pensando che la sua sofferenza sarebbe presto stata riscattata da tutto il piacere che le avrebbe donato il suo bello; sorrise.

Ad Alessandro piaceva tanto il giochetto della frusta!

Ridacchiò tra sé, istericamente, e il castello risuonò del suo gridolino eccitato, alto due ottave più del solito –quindi rasente gli ultrasuoni, per intenderci-.



***

Bagoa stava camminando con passo felpato per i corridoi del castello, quando vide una racchia con una frusta in mano che rideva sguaiatamente camminare verso di lui.

Aveva intenzione di scostarsi, ma quando il grido della donna gli trapanò il timpano, si accorse che quella non era altro che la regina Roxanne struccata.

Dèi, pensò, è proprio vero che il trucco fa miracoli.

La regina non lo vide e gli passò affianco, continuando a ridere.

L’eunuco le si fece vicino, silenziosamente, e la tirò via, prendendola per la vita.

Stranamente, la donna non oppose resistenza. Anzi, si lasciò andare tra le sue braccia e cominciò a sospirare, trasognata.

Bagoa si ringraziò mentalmente per aver deciso di rimandare il bagno a tempi più prosperosi, e affondò le unghie nella vita della regina Roxanne, sorridendo deliziato al mugolio che provenne dalla figura.

« Oh sì, mio Alessandro! Come sei rude! »

Bagoa sgranò gli occhi.

« Oh, lo so che ti piace farmi male! »

Prese un respiro secco e buttò la regina a peso morto sul pavimento delle sue stanze, ricacciando il disgusto perpetrato dagli ansiti di quella, e le lanciò uno sguardo schifato.

Quando Roxanne si accorse di essere stata scaraventata a terra, sollevò lo sguardo sull’eunuco di Alessandro e avvampò.

« B…Bagoa… Sei tu? » si alzò e si spolverò il vestito, sistemandosi i capelli « Io… »

Bagoa non la degnò di uno sguardo. Si lisciò la tunica e le girò le spalle, sventolando trionfante una pergamena piegata.

Fece un passo fuori della porta, poi parve ripensarci e si girò a guardarla.

Abbagliato dalla sua bruttezza, fu costretto a socchiudere gli occhi, ma il suo sorriso non si attenuò.

Gli sventolò la pergamena davanti e ridacchiò.

« Questa, brutta vacca, è la tua fine! » esclamò. Poi, sapendo che il tempo di reazione era lento, se la prese con calma e uscì, chiudendosi la porta a chiave.

Dopo avrebbe pensato a dove portare la ormai ex regina, ma ora era tempo di godersi il suo momento di gloria.

Un urlo soffocato gli giunse alle spalle, più sgomento che altro, e lui scoppiò a ridere.

« Letto di Alessandro, arrivo! »

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Incredibile, ho scritto qualcosa di più lungo di due pagine secche di Word! Infatti noterete come la qualità sia calata drasticamente *ride* In ogni caso, vi ringrazio infinitamente per i commenti, ora sono di corsa, ma prometto che risponderò al più presto. Solo, un saluto speciale ad Alaska. Scusa, tesoro, se ho aggiornato così tardi, ma sono così contenta che tu ti sia fatta sentire!
E ovviamente grazie infinite e tanto ammmmmore ad Archybald, alla mia cara MarchesaVanzetta, stella_del_vespro, Neryssa e le mie amate Anghele (a cui regalerò presto un trinciapollo) e di nuovo Alaska. Grazie, grazie infinite (di nuovo)! Neanche immaginate quanto mi faccia felice sapere che ci siete.

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