E' una vita che ti aspetto.

di JustBelieve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo. ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo. ***


" Dai, muoviti che facciamo tardi! " disse l'amica scuotendola per un braccio. - "Non puoi chiuderti in casa a vita".

"Sì che posso, anzi lo voglio!" - replicò Sarah mettendosi controvoglia il giubbotto.

Era cominciato tutto quella mattina, quando Sarah incontrò la sua amica Julia nel parco sotto casa sua. L'amica le aveva proposto l'ennesima serata in discoteca che Sarah, come al solito, aveva rifiutato.
"Sono mesi che non esci di casa" le aveva detto l'amica quasi pregandola, e Sarah certamente non poteva darle torto.
Infine, non riuscendo più a sopportare le lamentele di Julia, Sarah si decise ad uscire.
"Ci vediamo stasera, passa da me per le otto", le aveva detto.

Non era una ragazza solitaria come potrebbe sembrare, semplicemente stava passando un brutto periodo della sua vita e non voleva nessuno tra i piedi. Non era neanche una cattiva ragazza, ma ciò che le era successo diversi mesi prima le aveva del tutto cambiato non solo la vita, era in qualche modo diversa. Sì, perchè lei si sentiva diversa.
Si dice che " le esperienze cambiano le persone ", ed è questo ciò che era successo a lei: era stata completamente cambiata da quello che reputava il ragazzo della sua vita.
Sì, avete capito bene, Sarah si era innamorata, e non di un ragazzo qualsiasi. O almeno credeva, di essersi innamorata.
Lo aveva conosciuto anni prima durante una vacanza, e fin da subito si rese conto che lui sapeva come prenderla.
In un certo senso, Lui riusciva a renderla felice.
Si rese conto troppo tardi che si trattava di una semplice cotta che chiunque all'età di sedici anni poteva prendersi.
La loro era stata una storia " a distanza ", poichè Lui viveva a chilometri da lei, ma volle crederci lo stesso e mandarla avanti.
Questo fu il suo primo sbaglio, da quanto era ingenua non si rese minimamente contro di ciò a cui stava andando incontro.
Fortunatamente quella relazione durò poco, come era prevedibile sin dall'inizio.
Aveva passato due mesi a piangere, a chiedersi in cosa stesse sbagliando e a cercare di capire il perchè del tanto accanimento nei suoi confronti. Fortunamente Sarah si rese conto che la relazione non funzionava affatto, e decise di troncare.
All'inizio la prese bene. In effetti, la prese anche troppo bene. Il crollo arrivò due mesi dopo, quando si rese conto di essere rimasta sola per l'ennesima volta. Cominciò ad avere dei dubbi sulla propria scelta, addirittura pentendosene a volte.
Furono mesi tremendi per Sarah: non usciva più, mangiava poco ed era arrabbiata con il mondo intero.

Aveva promesso a se stessa di non soffrire mai più in quel modo. Aveva promesso a se stessa di non innamorarsi più.
Fino a quando la vita decise di darle un'altra opportunità.

                            °°°

Erano quasi le otto di sera, e Sarah ancora non aveva finito i preparativi per la serata. Di lì a poco sarebbe arrivata l'amica e l'avrebbe trascinata in una delle sue serate "tra donne" ( così Julia definiva le serate passate a ballare e bere ).
Optò per un vestitino nero con un fiocco sopra ( Sarah adorava i fiocchi!) e un paio di stivali, neri anche quest'ultimi.
Si stava infilando lo stivale, quando il campanello incominciò a suonare. Era arrivata Julia.

- "Allora, dove mi porti stasera?" chiese Sarah all'amica con un leggero senso di timore che traspariva sul volto.

- " Stasera si va al Labyrinth, e non voglio storie" - replicò l'amica, quasi offesa dal tono di voce impaurito con il quale Sarah le aveva rivolto la domanda.

Oh, il Labyrinth! Sarah conosceva bene quel locale, c'era andata spesso con Julia e le piaceva, o quasi.
Sarah non apprezzava molto le discoteche. Non riusciva a sopportare quella musica ad altissimo volume, e non si capacitava del fatto che Julia la portasse quasi sempre e solo lì. Sarah amava le serate tranquille, magari davanti ad un bel film in compagnia di amiche.
Non fraintendiamoci, amava anche la musica, ma quella che suonavano in quel locale proprio non riusciva a definirla tale. Era piuttosto " un insieme di rumosi assordanti ed insignificanti " così la definiva.
A differenza di Sarah, Julia amava quel locale e quella musica, e come si scatenava in mezzo alla pista le volte che ci andava!

Arrivarono al locale verso le dieci passate, poichè Julia si fermò varie volte per diversi futili motivi.
Parcheggiarono la macchina e si avviarono verso quella che si sarebbe rivelata, per Sarah, la miglior serata della sua vita.

Erano lì da poco meno di mezz'ora, e già Julia era in pista a ballare come solo lei sapeva fare: sapeva essere provocante quella ragazza e otteneva sempre ciò che voleva.
Sarah, invece, se ne stava quasi in disparte. Non le piacevano i posti affollati, quasi le mancava l'aria.

- " Vado a prendere un cocktail!" - disse all'amica speranzosa che quest'ultima fosse riuscita a sentirla.

Non fece in tempo a voltarsi, ed ecco che lo vide.
Era un ragazzo sulla ventina, non molto alto e con un viso che a Sarah sembrava molto dolce.
Come al soltito, aveva cercato di far finta di niente e si era avviata verso il piccolo bar a prendere il suo cocktail.

" Un vodka lemon, per favore" - aveva chiesto al barista lanciando ogni tanto sguardi sulla pista nella speranza di rivedere quel ragazzo incontrato poco prima.
Niente. Era completamente sparito, svanito nel nulla.
Non fece in tempo a formulare questo pensiero che dal nulla lo vide arrivare dietro di lei, verso il banco del bar.
Cominciò ad osservare furtivamente quel ragazzo, cercando di non farsi scoprire.
Grazie alla tenue luce di quel bar, per la prima volta vide i suoi occhi. E che occhi! Li aveva verdi, ma di un verde intenso che agli occhi di Sarah apparivano bellissimi e pieni di dolcezza.
"Smettila di fantasticare", si disse tra sè e sè mentre sorseggiava il suo drink. "Non succederà come nei film, qui siamo nella vita reale, e nella vita reale nessun ragazzo come lui potrebbe degnarti di uno sguardo". Si sbaglio invece, sbagliò di grosso.

"Il tuo viso sa di fragole" - le disse qualcuno mentre era sovrappensiero.

Si girò improvvisamente, ma non vide nessuno.
Un momento, qualcuno le aveva davvero appena detto che il suo viso sapeva di fragole?
Cominciò a scutarsi intorno, ma erano rimasti soltanto lei e il barista.
Ma allora...chi le aveva detto quelle cose?

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo. ***


- " Dov'eri finita?" la rimproverò Julia dopo che Sarah si era decisa a tornare controvoglia in pista dall'amica.

Tutto ciò che Sarah voleva in quel momento, era tornarsene a casa e non pensarci più. "Probabilmente mi sono immaginata tutto come al mio solito", pensò tra sè e sè. "Oppure, meglio ancora, quella frase non era rivolta a me", si disse.

Eh già, perchè come la maggior parte delle ragazze della sua età, Sarah era alquanto insicura e severa nei confronti di se stessa.Questo però non influenzava il suo carattere, decisamente forte e determinato.
Non era la tipica ragazzina ingenua, piuttosto "una finta dura" con la testa sulle spalle, se capite ciò che intendo.
Ciò che riusciva a fare meglio era nascondere le proprie paure e insicurezze agli altri, e ci riusciva eccome!
Nessuno doveva sapere ciò che veramente provava, nè come si sentisse la maggior parte delle volte: fuori posto.
Veniva considerata dagli altri un po' "la ragazza dalle mille battute e con la risata sempre pronta" e credetemi, era una maschera che era sempre riuscita ad indossare perfettamente, almeno fino a quella sera.
   
         °°°

- "Io torno a casa, sono stanca e domani devo lavorare" - disse all'amica con tono quasi supplichevole, sperando che la lasciasse andare via da quel posto il prima possibile.
- " Ne sei sicura, Sarah? Guarda che se vuoi vengo via anche io.." - le rispose Julia in tono quasi scocciato, quasi come a dire "non mi cambia niente se ci sei o meno, quindi puoi andartene dove ti pare".

Dopo vari ed inutili tentativi da parte di Julia di convincerla a rimanere, Sarah finalmente si avviò verso quella che doveva essere la cassa, pronta a pagare e tornarsene a casa. In fin dei conti, era ciò che voleva.
Fortunatamente la cassa era libera e la ragazza si avviò con passo deciso verso di essa.
- "Te ne vai così presto? - le disse qualcuno alle sue spalle.

Convinta che fosse un altro tentativo da parte dell'amica per farla rimanere, si voltò di scatto pronta a dirle che se ne stava per andare.
- "Dai Juls, non insistere, io..." - disse tutta d'un fiato.

Voltandosi, la ragazza non si era resa conto che la voce provenisse dall'altro lato della cassa, dov'era appoggiato ad una specie di ringhiera un ragazzo, "quel" ragazzo.
Ci volle un po' prima che realizzasse che chi le stava parlando era proprio Lui. Non appena realizzò la situazione, non riuscì a far altro che arrossire per la figuraccia che aveva appena fatto.

- "Scusami, eri tu che parlavi? Io...Io credevo che fosse la mia amica..." - disse con tono imbarazzato al ragazzo vicino a lei.
- " Ero io, sì. Scusami, non avrei voluto spaventarti ma ti ho vista al bar da sola prima e mi chiedevo come mai..." le rispose Lui, sorridendole.
- " Io... Insomma, non amo le discoteche. Mi ha costretta a venire la mia amica, ma questo posto non fà per me.

Nel frattempo, un cassiere un po' scocciato stava aspettando che si decidesse a pagare.
- " Signorina, mi scusi, che vuole fare? Non posso mica star qui tutta la serata ad aspettare che lei decida cosa fare! - le disse con tono di rimprovero, ma Sarah parve non farci proprio caso.

Ormai si era immersa in quella converazione più di quanto si sarebbe aspettata, più di quanto avrebbe voluto.

- "Scusami, non mi sono presentato. Io sono Lorenzo" - le disse tendendole amichevolmente la mano.
- " I-io s-sono S-Sarah"- rispose farfugliando intimidita la ragazza, mentre si attingeva a stringergli la mano.

Quella fu la prima volta che loro mani si sfiorarono.
Fu il primo vero contatto che ebbero tra di loro e credetemi, fu qualcosa di assolutamente magico.
Lorenzo aveva delle bellissime mani morbide e curate, e alla ragazza questo piacque.
Fu un tocco molto soffice e leggero, ma a Sarah bastò per immaginarsi loro due mano nella mano, un giorno.
Avete presente due mani che si sfiorano? Beh, quello no fu soltanto il tocco di pochi secondi, quel semplice gesto le bastò per sentire i fuochi d'artificio tutt'intorno a lei.

Passarono tutta la sera a parlare dei loro gusti, raccontandosi a vicenda diversi divertenti aneddoti e disavventure.
 
Per la prima volta dopo mesi, Sarah realizzò di sentirsi bene in compagnia di qualcuno.
Era tanto tempo che evitava lunghe chiaccherate con chiunque, ma quel ragazzo le dava una strana, positiva sensazione.

Era tanto tempo che non sentiva battere il suo cuore così forte.

Si era ormai fatta notte quando Sarah decise di tornare a casa; mentre guidava ripensava alla bella serata che aveva passato in compagnia di quel ragazzo e si chiedeva se l'avrebbe mai rivisto.
"Ci siamo scambiati i numeri, è vero, ma questo non significa niente" pensò fra sè e sè. "Magari aveva solo voglia di parlare con qualcuno. Sì, sicuramente è già impegnato e voleva solo distrarsi", si disse maledicendo la sua insicurezza.

Quella sera la ragazza tornò a casa felice, provando però una leggera amarezza poichè temeva che quello fosse stato soltanto uno dei suoi soliti incontri destinati a non durare più di una serata.

S'infilò cautamente nel letto cercando di far piano per non svegliare i suoi genitori, quando tutto d'un tratto, vide illuminarsi il display del suo telefonino.
Si alzo controvoglia, convinta fosse una delle solite pubblicità che le mandavano e si diresse verso il comodino.

Quello che lesse invece la sorprese moltissimo, tanto che dovette trattenersi per l'esagerata reazione a ciò che aveva appena letto.

"
Buonanotte, viso di fragola. L."

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo. ***


Il mattino seguente, Sarah si svegliò con un'insolita allegria. Istintivamente, la prima cosa che fece fu quella di controllare il telefonino; voleva essere certa di non aver sognato tutto l'accaduto della sera precedente.
Si alzò dal letto ancora assonnata e si diresse verso il comodino. Prese il telefonino e andò alla sezione "messaggi", quand'ecco che lo vide. Il messaggio ricevuto la sera prima era ancora lì, davanti ai suoi occhi, quasi a volerle dire che non aveva sognato, che tutto ciò era successo davvero.

"
Buonanotte, viso di fragola.L.", recitava il messaggino inviatole da quel meraviglioso ragazzo conosciuto la sera prima. Lesse e rilesse quelle parole fino ad impararle a memoria, ed infine capì.
"Il tuo viso sa di fragole" le aveva detto qualcuno la sera prima al Labyrinth. Adesso però Sarah sapeva chi fosse stato a dirle una frase tanto bella quanto strana.

Appoggiò il cellulare sul letto e cominciò a pensare a quanto fosse stata bella la serata precedente passata con quel perfetto sconosciuto.

Infine, decise di rispondere al messaggino, -
ma sia chiaro - lo fece per educazione. Insomma, lui le aveva dato la buonanotte in fin dei conti! Non le capitava certo tutti i giorni qualcosa del genere!
Prese il telefonino e scrisse la prima cosa che le veniva in mente : "
Perchè viso di fragola? S." Spedì il messaggio e decise che era arrivata l'ora di andare a fare colazione.

Scese in cucina dove già sua madre l'aspettava e si sedette al tavolo, come sempre. Si sentiva già odore di caffè e biscotti.

- "Buongiorno dormigliona! Hai fatto le ore piccole stanotte, eh? " - le chiese ironicamente sua madre, intenta a mettere lo zucchero in una tazzina rosa pastello che Sarah adorava.
- "'Giorno mamma, ho fatto tardi ieri sera, scusami" - farfugliò la ragazza ancora non del tutto uscita dal mondo dei sogni.
- "Era una battuta, tesoro! Hai incontrato qualcuno?" - disse quasi di sfuggita la madre sperando segretamente in una riposta positiva.

"
Eccoci, ci risiamo", pensò Sarah; "ogni volta che esco mi chiede se ho trovato il fidanzato!". Sua madre non era un'impicciona, sia ben chiaro, semplicemente sperava che la figlia un giorno o l'altro si sistemasse. D'altra parte, non è ciò che sperano tutte le madri?

Come faceva spesso, la ragazza ignorò la domanda della madre infilandosi un biscotto alla vaniglia in bocca, sperando che non le chiedesse più niente.
Mangiò un paio di biscotti sorseggiando il suo caffè, ed infine tornò in camera sua.

Sarah amava camera sua, lo considerava il suo "rifugio" in un certo senso. Passava lì dentro ore a leggere, ad ascoltare le sue canzoni preferite e qualche volta, guardava qualche film.
Era una stanza piccola ma accogliente; le pareti erano colme di foto, dediche e quant'altro.
Ciò che le piaceva di più era sdraiarsi sul letto ed ascoltare le sue canzoni preferite: ne aveva a migliaia!

Quella mattina, invece, Sarah doveva studiare per il giorno dopo perciò prese tutto l'occorrente, lo mise sulla scrivania e cominciò.
Quel giorno doveva studiare matematica (Sarah amava la matematica!)ed essendo abbastanza brava in quella materia, finì tutti gli esercizi in meno di un'ora.

Verso l'ora di pranzo Sarah finì di studiare; fu in quel momento che si ricordò di aver mandato il messaggino a Lorenzo, quindi si precipitò verso il telefonino speranzosa in una sua risposta.

Il display segnalava un nuovo messaggio, ma non appena la ragazza lo aprì, ci rimase male. "
Ti informiamo che il tuo credito sta per finire" recitava il messaggino. "La solita sfiga, maledetto sto Tim di m...", pensò fra sè e sè la ragazza, decisamente delusa per non aver ricevuto risposta.

"
Vedi, come sempre ti sei illusa, smettila di pensarci", si disse quasi ordinando a se stessa di darsi una calmata.

Eppure quella non-risposta la perseguitò tutto il pomeriggio; non faceva altro che chiedersi cosa fosse andato storto. "
Probabilmente mi voleva prendere in giro" , pensò Sarah. "Oggi neanche si ricorderà più chi sono".

Forse tra di loro era andato tutto troppo in fretta, insomma non si può pretendere di incotrare il ragazzo dei tuoi sogni in quel modo, figurarsi in discoteca!

Ormai rassegnatasi, la ragazza si mise a cercare mille e più diversivi pur di non pensarci, quando, improvvisamente il display del suo telefonino s'illuminò nuovamente.

" Se vieni a cena con me stasera, te lo dico. A dopo, fragolina! L. ".
Non riusciva a credere ai suoi occhi, lesse e rilesse quel messaggio milioni di volte, fino a quando non si decise a rispondergli.
"Dove mi porti?" scrisse velocemente in risposta.
Passarono pochi minuti prima che le rispondesse...
"Sorpresa. Passo da te per le nove. Aspetta, non ti ho chiesto dove abiti!L.".

Velocemente Sarah mandò un messaggio al ragazzo spiegandogli dove abitasse. Erano già le sei, e se voleva essere pronta per le nove doveva assolutamente cominciare a prepararsi.
Si fece una doccia quasi di corsa, dopodichè cominciò il solito dramma. "E ora che mi metto? Questo è troppo corto, penserà male. Con quello sembrerò mia nonna.." e così via fino a quando optò per un paio di jeans ed una camicetta comprata poco tempo prima in una boutique del centro. Finì di darsi le ultime aggiustatine al trucco, ed era pronta.
Erano già le otto e mezza e la ragazza sapeva di dover fare veloce.

Non fece in tempo ad infilarsi l'ulima Converse che il suo cellulare squillò.
"
Sono qui fuori" le aveva detto.

Salutò sua madre ed uscì, pronta per una serata interamente dedicata a lei.

- "Buonasera signorina!" - disse Lorenzo con il suo solito sorriso stampato in faccia, vedendola uscire dal cancello.
- "Ciao Lorenzo!" - rispose Sarah tentando di nascondere il suo evidente imbarazzo.

Salirono in macchina e partirono verso quel luogo ancora sconosciuto alla ragazza. Durante il tragitto parlarono molto e cantarono insieme sulle note di Jovanotti, che avevano scoperto, piaceva ad entrambi.
Dopo circa mezz'ora di tragitto, finalmente arrivarono.
Sarah non riusciva a credere ai suoi occhi: l'aveva portata nel suo posto preferito, un bellissimo piazzale da cui si poteva ammirare il magnifico panorama della città magicamente illuminata.

Ovviamente lui non sapeva che la ragazza amasse tanto quel posto, ma riuscì a capirlo dal bagliore che emanavano i suoi occhi in quel preciso istante.

- "Ti piace qui?" - le chiese quasi di sfuggita.
- " Io amo questo posto..Tu..Come facevi a saperlo?! - gli chiese Sarah ammaliata dalla straordinaria bellezza di quel luogo.
- "Non lo sapevo, semplicemente fin da quando ero piccolo sono innamorato di questo posto, e ho pensato di portarti qui. Sono felice che ti piaccia!".

Quella fu una serata magica per entrambi.
Per la prima volta Sarah era felice.
Per la prima volta poteva sentiva di poter condividere i suoi sentimenti con qualcuno.
Per la prima volta, si rese conto di quando desiderasse stare con
quel ragazzo.

Mangiarono un panino seduti su una panchina di marmo ammirando il panorama e commentandone i vari aspetti.

- " Anche se amo questo posto, devo ammettere che per me il panorama più bello qui sei tu stasera" - disse il ragazzo quasi arrossendo, un po' intimorito della reazione che avrebbe potuto avere Sarah alle sue parole.
- "Non esagerare dai, al massimo posso essere carina, ma non così carina da superare una bellezza simile"- rispose Sarah gratificata ed emozionata per le bellissime parole appena pronunciate da Lorenzo.

Ad un tratto il ragazzo si sporse verso di lei e guardandola negli occhi disse - "E' proprio vero, sai di fragole".
Sarah lo guardò interrogativa; non riusciva a capire se stesse per baciarla o meno, ma rimase ungualmente ferma continuando a perdersi nei suoi occhi.

- " Non ho intenzione di baciarti, non stasera. Gli amori più belli non nascono facendo tutto in fretta, o sbaglio?". disse lui.

A quelle parole la ragazza si sentì in un certo senso risollevare, neanche lei voleva che tutto andasse in fretta.
Voleva conoscere quel ragazzo giorno per giorno, voleva capire se ne valesse la pena di mettersi in gioco di nuovo.

Niente poteva rovinare loro quella magica serata.
Ciò che importava era che fossero lì. Insieme.

- " Perchè "viso di fragola"? - chiese timidamente Sarah al ragazzo.
- " Tu sai di fragola. E io vado matto per le fragole", rispose il ragazzo sorridendole, con una compostezza che Sarah non sarebbe mai riuscita a mantenere in una situazione simile.

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo. ***


Alcuni dicono che l'amore sia difficile da trovare, altri invece, che la cosa più complicata sia tenerselo stretto quando arriva, l'amore. Sarah lo aveva perso.
 
                          °°°

Tutto cominciò un pomeriggio, quando Sarah, tornata da scuola si rese conto che Lorenzo ancora non l'aveva chiamata.
Avevano passato una bellissima serata insieme, seduti su quella panchina di marmo che anche se fredda, a loro non importava. Tutto ciò che contava era che fossero lì insieme.
Si erano divertiti ad inseguire le stelle e a contarle: avevano persino dato un nome ad ognuna! Si erano fermati ad ammirare quel cielo stellato per ore, senza mai smettere, per neanche un attimo di guardarsi negli occhi. Poco importava se un vero e proprio contatto fisico non l'avessero avuto, stavano bene comunque, ed erano felici.
C'era della magia nell'aria, quella sera; si poteva perfino sentirne l'odore.

Finchè lui non la riaccompagnò a casa, finchè tutto non cambiò.

 
"Quindi, cosa c'è di strano?", vi chiederete.
"Strano" fu il loro saluto dopo che lui l'ebbe accompagnata a casa quella sera. La magia di pochi attimi prima stava svanendo, si percepiva nell'aria. Qualcosa in lui era cambiato del tutto; quel dolce sorriso sul suo volto si era trasformato in una specie di ghigno e neanche i suoi occhi brillavano come pochi istanti prima, erano diventati cupi.
Dal suo viso traspariva un notevole sforzo, come se stesse tentando di nascondere un certo lato di sè. Non gli servì a molto, poichè la ragazza ben presto si accorse che qualcosa non andava.

- "Che ti succede? Ho forse fatto qualcosa che non va?" - chiese con un leggero tono d'imbarazzo sul volto.
- "No, non hai fatto niente, non preoccuparti. Sono solo un po' stanco." - rispose lui con evidente sforzo nel mantenere la calma. - "Adesso devo andare, ci sentiamo presto!" - le disse frettolosamente mettendo in moto l'auto.

La ragazza accettò a malavoglia la situazione, lo salutò educatamente e si diresse verso la porta di casa, aspettando che Lorenzo partisse. Mentre se ne andava, le lanciò un ultimo sguardo e la salutò sporgendo la mano libera fuori dal finestrino.
Sarah rimase per una manciata di secondi a guardarlo andare via, dopodichè cercò le chiavi nella sua borsetta color crema ed entrò in casa.

"Probabilmente è solo un po' stanco, mi chiamerà domani e si scuserà, ne sono sicura!", si disse tra sè e sè quasi a voler convincere se stessa che tutto sarebbe andato bene.

Sarah non sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto. Non sapeva che dì lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

                        °°°

Il giorno seguente, Sarah si svegliò con un tremendo mal di testa dovuto all'insonnia della notte prima. Aveva passato tutta la notte a porsi domande, a cercare di capire il perchè dei comportamenti di Lorenzo e ad una soluzione a quell'immensa confusione che ora aveva in testa.
Neanche a farlo apposta prese il cellulare per controllare se le avesse scritto qualcosa; si aspettava delle scuse da lui per il comportamento della sera precedente e se così non fosse stato, le sarebbe bastato soltanto sentirlo, sapere che anche lui quella notte l'aveva pensata.

Sfortunatamente, quello fu solo l'inizio di una giornata alquanto difficile per Sarah.

Da quella mattina in poi, in ogni momento di quel martedì grigio e piovoso , non riuscì a far altro che guardare a vuoto il display del telefonino ogni volta che poteva. Perfino a scuola, nonostante le varie riprese da parte degli insegnanti e minacce di perquisizione del telefonino comprese, Sarah non riusciva a togliere lo sguardo dal quel display. Aveva paura che se non l'avesse controllato anche solo per un attimo, avrebbe potuto perdere una chiamata di Lorenzo; addirittura aveva paura che qualcuno le avrebbe potuto cancellare il messaggio, nel caso fosse arrivato!

La storia andò avanti così per circa mezza giornata, finchè Sarah non capì che non aveva più senso contunuare ad illudersi. Lui non voleva più uscire con lei e Sarah non aveva intenzione di soffrire nuovamente.
In fin dei conti erano stati bene insieme, probabilmente però non era il momento giusto per nessuno dei due.

Prima di riporre il cellulare nella taschina dei suoi jeans, decise per un ultimo tentativo: gli avrebbe mandato un messaggio con lo scopo di ottenere una motivazione valida a quei suoi "insensati" comportamenti.

"Cos'è successo ieri sera? Almeno questo me lo devi, dopodichè sparirò dalla tua vita." , digitò sulla piccola tastiera blu del telefonino; dopodichè premette su "invio" e spedì il messaggio.

Con la speranza di distrarsi un po', Sarah decise di andare a trovare la sua amica Julia.
Questa volta, però, lasciò il telefonino a casa per non trovarsi in quel vortice buio da cui non sarebbe riuscita ad uscire, come era già successo quella mattina.

Julia abitava a pochi chilometri da Sarah, così la ragazza prese la sua macchina e in meno di dieci minuti arrivò sotto casa dell'amica che come sempre, l'aspettava a braccia aperte.
Non appena la vide entrare in casa, Julia capì subito che qualcosa non andava e si precipitò a chiederle cosa le fosse successo, cercando di capire il perchè di tanta tristezza che avvolgeva i bellissimi occhi azzurri di Sarah.
La portò in cucina e mentre preparava un caffè, cercò di capirne un po' di più.

- " Insomma Sarah, mi vuoi dire che ti è successo? Sembri un cucciolo a cui è stata appena portata via la madre!" - le disse, intenta a fare il caffè, sperando di farla ridere almeno un po'.
- " Si vede così tanto?" - chiese lei un po' intimidita e irritata per il fatto di non essere riuscita a nascondere i suoi sentimenti.
- " Sì, si vede. Su Sarah, ci conosciamo da anni! Non prendermi in giro, sputa il rospo!" - disse Julia con un tono da finta offesa, sperando che l'amica si aprisse con lei.
Sarah raccontò l'accaduto all'amica che le lasciò sfogare tutta la sua rabbia e tristezza di quella giornata, senza mai smettere di ascoltarla.
Infine, non riuscendo più a vederla star male, Julia si accinse a darle qualche consiglio per farla stare meglio.

- " Non capisco neanche io il comportamento di questo ragazzo, ma tu hai cercato di capire cos'è andato storto? Insomma, gli hai chiesto una spiegazione? - disse Julia, ancora inconspaevole del messaggio che Sarah aveva mandato a Lorenzo.
- " Gli ho mandato un messaggio chiedendogli spiegazioni, Juls! Ho passato tutta la mattina a guardare il telefonino, ma niente! Si vede che non gliene importa di me. Fine della storia!" - rispose lei leggermente irritata e confusa.

Qualche ora dopo, Sarah decise di tornare a casa. Salutò affettuosamente l'amica e la ringraziò per esserle stata vicina in un momento tanto difficile per lei.
Mise in moto la macchina e si avviò verso casa; non appena entrò in casa, capì immediatamente che la cena era pronta. Si lavò velocemente le mani e si sedette a tavola con i suoi genitori. Quella sera sua madra aveva preparato del pollo arrosto con un contorno di patatine fritte; era davvero squisito e si poteva sentirne l'odore per tutta la cucina.
Dopo che ebbe finito di mangiare, la ragazza si lavò i denti ed optò per un film in dvd che le aveva prestato Julia qualche settimana prima, " Vi presento Joe Black" s'intitolava e nonostante Sarah l'avesse già visto molte altre volte, lo guardò tutto poichè lo considerava "uno dei migliori film che fosse mai stato fatto", ed era l'unico film in cui riusiva a sopportare Brad Pitt, che non le piaceva molto.

Fu solamente quandò finì di vedere il dvd che realizzò che ancora non aveva acceso il telefonino, così lo prese e premette sul tasto di accensione, aspettando il solito minuto prima che si caricasse del tutto. Una volta che l'ebbe acceso, lo poggiò sul letto e si mise a leggere uno dei tanti libri che aveva sul comodino per passare il tempo.
Non erano passati neanche due secondi quando il display si illuminò e segnalò "un nuovo messaggio". Incuriosita, Sarah lo aprì. Era di Lorenzo.
Il cuore cominciò a palpitarle forte nel petto, sembrava quasi che volesse uscirne tanta era la forza!
Quello che lesse la sconvolse completamente e la confuse ancor di più di quanto già lei non lo fosse. Le lacrime cominciarono a scendere una ad una, rigandole completamente il volto. Non poteva crederci, non voleva crederci.

"
Sono stato bene ieri sera, credimi. Per diversi motivi che non posso rivelarti, io e te non possiamo e non potremo mai stare insieme, anche se lo vorrei. Spero di poterti incontrare di nuovo in un'altra vita, perchè questa vita, la mia, adesso non me lo permette. Non dimenticarmi, fragola.L. "

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo. ***


Erano passate tre settimane dall'ultima volta che Sarah aveva sentito Lorenzo; tre settimane piene di dubbi, interrogativi ed inutili aspettative.
 Infine la ragazza era giunta all'unica conclusione possibile: dimenticarsi di quel ragazzo decisamente troppo misterioso per lei. Dopo quell'ultimo messaggio ricevuto, Sarah capì che farsene una ragione ed andare avanti per la sua strada era la miglior cosa da fare.
Non rispose a quel suo messaggio ne quella sera, ne in quelle seguenti. Semplicemente andò avanti.
A Sarah non piacevano i segreti e Lorenzo sembrava celarne troppi dentro di se; era come se non si fossero mai conosciuti veramente, come se fosse stato tutto frutto della sua mente.
Più il tempo passava, meno Sarah pensava a Lorenzo.
 
Finché un giorno...
 
                °°°
 
Era un giorno come un altro, e come sempre, Sarah era in ritardo per la scuola.
 
-" Sarah, sbrigati! Farai tardi!" - la rimproverò la madre buttandola giù dal letto.
-"Mamma, sono sveglia! Dammi cinque minuti e sono pronta!"- le rispose.
-" E la colazione?.." - chiese sua madre intenta a preparare il caffellatte.
-"Non ho tempo per quella, mà! Mangerò qualcosa a scuola".
 
Prima che sua madre potesse rispondere, Sarah si diresse di corsa verso la porta ed uscì.
"Ah, le mamme"- pensò tra se e se - "sono convinte che se non fai colazione non arrivi a fine mattinata!".
 
Arrivò in classe in tempo e si sedette nel suo banco, con una fin troppo euforica Julia accanto.
Sarah frequentava l'ultimo anno e mancavano ormai pochi mesi alla fine della scuola e dopo ci sarebbero stati gli esami da affrontare.
Quella mattina il professore di matematica spiegò nuove formule ed assegnò fin troppi compiti per casa, ma ciò che incuriosiva Sarah in quel momento, era la sua compagna di banco che non smetteva un attimo di muoversi e scarabocchiare cuoricini dappertutto.
 
-"Allora Juls, che succede?"- bisbigliò all'amica cercando di non farsi sentire dall'insegnante.
-"Ho conosciuto un ragazzo"-rispose l'altra facendole un sorriso a trentadue denti.
-"E non mi dici nulla?! Sputa il rospo Juls!"- esclamò Sarah ridacchiando.
 
Passarono tutta la mattinata a raccontarsi le ultime novità e Julia non smise un attimo di sorridere raccontandole di come aveva per caso conosciuto questo ragazzo la sera prima e di come lui l'aveva fatta sentire.
Sarah era felice per l'amica, anche se non aveva ancora del tutto digerito la storia di Lorenzo.
Ma si era promessa di andare avanti, ed è quello che stava cercando di fare.
Non sapeva che da lì a poco tutto sarebbe cambiato. Di nuovo.
 
Uscita da scuola, si avviò verso la sua auto e si diresse a casa; una volta arrivata parcheggiò e poco prima di entrare vide sua madre andarle incontro, visibilmente ansiosa di dirle qualcosa.
 
- "Tesoro, hai visite! Non sapevo avessi amici così carini e simpatici!"- le disse allegramente.
- " Che stai dicendo mamma? Chi c'è?- domandò perplessa.
 
Non fece in tempo a finire la domanda, quand'ecco che lo vide.
 No, non stava sognando; Lorenzo era lì, davanti a lei con una tazza di thè in mano, che le stava sorridendo.
In quel momento mille emozioni attraversavano la testa di Sarah; rabbia, dolore, stupore e curiosità si erano mischiate insieme ad un leggero sorriso sul suo volto.
 
"E' tanto che ti aspetta, ha passato qui l'intera mattinata!" le disse sua madre emozionata quasi più di lei.
 
"Oh, non ce n'era bisogno. Non abbiamo niente da dirci." - rispose più seccata di quanto avrebbe voluto sembrare.
 
Guardò per un istante Lorenzo con aria di sfida, il quale però celava sul volto un misto di dolore e tristezza.
 
"Tesoro, non fare così! E' nostro ospite, resta anche a pranzo, giusto caro?".
 
Lorenzo fece cenno di sì con la testa e Sarah non potè fare a meno di notare ancora una volta quanto i suoi occhi fossero belli. Ma non gliel'avrebbe data vinta, non così.
Se credeva di poter entrare in casa sua come se nulla fosse, senza alcuna conseguenza, si sbagliava di grosso.
Mangiarono l'uno di fronte all'altra senza mai guardasi negli occhi, neanche per un istante.
"Non mi farò fregare di nuovo, non questa volta"- pensò Sarah fra se e se.
Quel giorno, in quanto c'era lui, sua madre aveva preparato un delizioso pranzetto a base di spezzatino di carne del quale non aveva fatto che vantarsi durante tutto il pranzo: aveva addirittura messo del vino in tavola, cosa che non faceva mai, almeno che non ci fosse qualche ospite importante.
"Lorenzo non è importante"- pensò la ragazza mentre addentava un pezzo di carne. "Non dovrebbe neanche essere qui!".
Aveva ormai perso il conto delle volte che aveva maledetto sua madre per averlo fatto entrare il casa quel giorno.
 
Dopo pranzo, senza fare tante storie Sarah se ne andò in camera sua sbattendo la porta; ovviamente Lorenzo la seguì.
 
"Ho bisogno di parlarti"- le disse tranquillamente aprendo la porta.
" E io non ne ho voglia, ok? Perciò vattene e lasciami in pace"- rispose lei, chiudendogli la porta in faccia.
Ma il ragazzo non si fece tanti scrupoli e rientrò comunque.
 
"Ti prego, ascoltami!"- implorò.
"Ascoltarti?! Perché mai dovrei ascoltarti io, eh? Sparisci per settimane e poi ti ritrovo in casa mia, come se niente fosse successo! Ma chi ti credi di essere?" - adesso Sarah stava urlando a tutta voce.
 
"Calmati! Cerca di capirmi! Se sono sparito c'è un motivo! Non volevo prenderti in giro, mi sentivo veramente bene con te, ma la vita non è sempre tutta rose e fiori, sai? Ci sono dei doveri, degli obblighi da rispettare! Ogni giorno devi lottare per riuscire a sopravvivere!" - le disse tutto d'un fiato.
-" Obblighi? Quali obblighi? MA DI CHE STAI PARLANDO? Io non ti capisco! Sei pieno di misteri, non sono mai riuscita a capire cosa ti passava per la testa! Non mi hai mai voluto dire niente! MAI!" rispose lei con le lacrime agli occhi.
"Non posso parlartene Sarah! Lo capisci o no che se ti dicessi chi sono in realtà, tu non staresti mai con me?" rispose lui quasi arrendendosi.
-"Ecco, lo vedi? Lo stai facendo di nuovo! Tieni tutto per te! E poi io, cosa? IO non starei con te? Ma se sei tu quello che mi ha mollata con un "la mia vita non me lo permette e bla bla bla"! E adesso mi vieni a dire questo? Non c'è niente tra di noi e non ci sarà mai! Non voglio avere a che fare con i bugiar..."
Non fece in tempo a finire la frase, che Lorenzo già si era avvicinato a lei per baciarla;
fu "il bacio del secolo", come lo definì nella sua mente Sarah poco dopo.
Non era certo il suo primo bacio, ma era come se lo fosse stato. Tutto intorno a loro svanì, e rimasero solo due labbra che si cercavano fino a consumarsi.
Non fu un bacio di pochi secondi, nossignori, quel bacio durò ben cinque minuti, finché  Lorenzo lievemente si staccò e l'abbracciò.
 
-"Ti dirò tutto, te lo prometto. Per adesso viviamoci la nostra storia senza più litigi ne incomprensioni, ok?".
 
La ragazza annuì . Quello era stato decisamente il più bel giorno di tutta la sua vita, ma anche se ancora non lo sapeva, l’aspettavano altri ostacoli da superare.

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo. ***


                                                                        Sesto capitolo.



Erano passate due settimane da quando Lorenzo si era presentato inaspettatamente a casa di Sarah, confessandole i suoi sentimenti e gli altrettanti motivi per i quali la loro relazione non avrebbe potuto funzionare (non che lui avesse ne avesse specificato i reali motivi).
Si erano semplicemente limitati a godersi quei momenti così speciali, non sentendo la necessità di parlarne.
Sarah non si era mai sentita così serena e felice come in quelle ultime settimane; avevano vissuto bellissimi momenti insieme imparando pian piano a conoscersi, ad aprirsi l'uno all'altra.
Uscivano insieme quasi ogni sera, ed ogni volta Lorenzo la portava in posti diversi, così nuovi per lei, che fino a quel momento si era limitata a vedere esclusivamente la scuola ed i giardini vicino casa sua.
I posti che Lorenzo le aveva fatto visitare, Sarah ne era certa, le sarebbero rimaste impresse nel cuore e nella mente per sempre, comunque fossero andate le cose fra di loro.     
Non aveva molto tempo per se stessa Sarah, poichè tra la scuola ed il lavoro era sempre molto indaffarata e solamente fare un giro nel centro del paese in cui viveva, le era diventato particolarmente difficile, quasi impossibile.
Questa volta, invece, era tutto diverso: adesso aveva al suo fianco un ragazzo, probabilmente l'unico che fosse mai riuscito a farla sentire bene.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, Sarah era riuscita ad aprirsi a quelle nuove ed inaspettate sensazioni che la vita aveva deciso di concederle.
Da quando aveva incontrato quel ragazzo così speciale, Sarah si sentiva una persona nuova, migliore; finalmente, sentiva di aver ritrovato quella parte di sè che credeva perduta per sempre.
Più il tempo passava, più la ragazza cominciò a prendere coscienza del fatto che la maggior parte delle  paure ed insicurezze che per tutta la vita si era portata dietro, adesso erano come "svanite".
 Tutto ciò stava accadendo grazie ad un casuale incontro di una sera d'autunno, in cui, imprevedibilmente, la vita della ragazza subì un grande cambiamento, primo dei tanti che ancora l'aspettavano dietro l'angolo.
Non tutto, però, era stato sistemato.
Lorenzo fu molto vago quella volta sul perchè non avrebbero potuto vivere la loro storia come una qualsiasi coppia "normale".
Di cosa, esattamente, aveva paura quel ragazzo? Sarah lo aveva osservato attentamente e sin dal loro primo incontro, aveva notato una certa sofferenza nei suoi occhi e compreso il dolore che si celava dentro di lui.
Nonostante non si fosse mai permessa di chiederglielo apertamente, se solo lui gliene avesse dato il permesso, lei avrebbe cercato e voluto aiutarlo.
Le sarebbe bastato un semplice gesto, uno sguardo diverso dai soliti, una parola in meno e sarebbe corsa da lui all'istante, senza alcuna esitazione, senza alcun freno.
Aveva tentato spesso di comprendere cosa passasse per la testa a quel ragazzo, da cosa si stesse facendo "divorare" ogni istante della sua vita, ma il muro che quest'ultimo aveva costruito attorno a sè le sembrava così insormontabile, quasi indistruttibile.
Non passava giorno che Sarah non si chiedesse quando e se, Lorenzo si sarebbe aperto completamente con lei.
A queste domande, però, Sarah non era capace di trovare risposte, e tutto ciò che poteva fare, era attendere che fosse lui stesso a dargliele.
Tutto ciò che voleva era stare insieme a lui e che quella strana situazione potesse un giorno risolversi.
Non sapeva, invece, che i veri problemi sarebbero arrivati presto, prima di quanto potesse immaginare.

                      * * *

In un fresco pomeriggio d'autunno, Sarah tornò a casa dopo aver passato una piacevole mattinata con la sua migliore amica, Julia.
Uscite da scuola, decisero di pranzare insieme optando per un piccolo ristorantino che si trovava  fuori dal centro storico del paese; era il loro preferito fin da quando erano piccole, da quando i loro genitori ci entrarono per caso, in una fredda giornata d'inverno.
Non c'era momento libero in cui le due amiche non si ritrovassero in quel ristorante, era ormai diventato un vero e proprio "rituale" per loro.
Sarah ricordava perfettamente la prima volta che mise piede in quel posto, ne fu affascinata all'istante, grazie alla sua sorprendente bellezza ed eleganza  . All'interno c'era un'accogliente saletta, non molto grande, composta da tanti tavolini di legno disposti in fila e soprattutto, moltissimi quadri, tutti diversi: ce n'erano a bizzeffe, di tutti i tipi, coloratissimi e vivaci.
Ciò che più amava di quel posto, era il costante odore del pane appena sfornato che l'attirava ogni volta più di quella precedente; spesso, inoltre, si fermava davanti al forno ed osservava per ore i cuochi intenti a preparare pizze, piadine e quant'altro.
Le piaceva pensare che un giorno, non molto lontano, avrebbe aperto lei stessa un ristorante che le tutti le avrebbero invidiato.

Nelle ultime settimane, Sarah e Julia si erano viste di rado, ed approfittarono di quelle poche ore per raccontarsi gli ultimi avvenimenti e le rispettive ansie e paure; Julia usciva ancora con il ragazzo incontrato poco tempo prima e raccontò di quanto lui fosse riuscito a farla cambiare, in così poco tempo.
Le due amiche passarono il loro tempo insieme, a ridere e scherzare davanti ad un piatto di pastasciutta ed un bicchiere di Fanta, senza mai dimenticare di ricordarsi a vicenda il bene che da sempre provavano l'una nei confronti dell'altra.

Quella sera, lei e Lorenzo si erano dati appuntamento nella piazzetta del paese, come erano soliti fare.
Prima di cominciare i preparativi, Sarah si recò in cucina con l'intenzione di prepararsi un caffè, poichè sentiva di aver consumato l'energia di ogni cellula del suo corpo, quel giorno.
Intenta a riempire la macchinetta del caffè, Sarah notò sul frigorifero, un post-it lasciatole dalla madre, probabilmente all'ora di pranzo.
Si avvicinò incuriosita, staccò il bigliettino dalla calamita a forma di gufo regalatale da Julia e lesse :


"Tesoro ha chiamato Lorenzo,
stasera ti passa a prendere
direttamente sotto casa.
Ricordati di mangiare. "
              -Mamma.


Quando ebbe finito di leggerlo, rimase alquanto stupita di quel cambiamento.
Come mai Lorenzo aveva cambiato il luogo di ritrovo?
Non era mai successo prima, neanche una volta!

"Probabilmente mi farà una sorpresa"-pensò la ragazza visibilmente felice, fra se e se. -"Non c'è nulla di cui preoccuparsi".

Un'ora dopo, Sarah era pronta per uscire e decise di avviarsi fuori ad aspettare Lorenzo, che sapeva essere sempre puntuale.
Uscì dal cancello di casa e si sedette sul muretto di fronte, nell'attesa dell'arrivo dell'altro.
Come era solita fare per ingannare il tempo, tirò fuori dal giubbotto il suo I-Pod e fece partire la sua playlist preferita, muovendo le mani ed i piedi a tempo di musica e canticchiando a bassa voce, dando ogni tanto un'occhiata all'orologio.
"20.30" Ancora è presto, si disse "Arriverà tra cinque minuti al massimo."
Passarono cinque, dieci, quindici minuti e Lorenzo ancora non si era presentato.
"Pazienza, aspetterò"-pensò tra se e se.
Provò poi a chiamarlo, senza ricevere, però, alcuna risposta.
Dopo una ventina di minuti circa, Sarah si vide arrivare incontro una macchina, "Eccolo!"-disse ad alta voce con lo stesso tono soddisfatto di chi aspetta qualcuno da anni e finalmente questi arriva.
Totalmente presa dall'entusiasmo, accecata dalla felicità, Sarah non ci pensò due volte e corse in direzione di quella macchina scura, fermandocisi davanti, ancora con il sorriso stampato in faccia.

Non fece in tempo a rendersene conto.
Non fece in tempo a fare un altro passo.

Qualcuno, dietro di lei, le aveva bloccato mani e gambe.
La stretta era forte, talmente forte che un braccio avrebbe potuto spezzarlesi da un momento all'altro; era in trappola.
Cosa le stava accadendo? E soprattutto, chi la stava tenendo prigioniera nella sua stretta?
Sapeva che non poteva trattarsi di Lorenzo, non l'avrebbe mai tenuta in quel modo, neanche per scherzo.
E allora chi? Ma soprattutto, perchè?

Troppe domande, nessuna risposta.
Non ebbe neanche il tempo di ribellarsi a quella stretta che fu trascinata di peso in macchina e gettata dentro come un sacco di rifiuti.

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo. ***


Non passò molto tempo prima che Sarah si svegliasse; prima che si rendesse davvero conto di dove si trovasse e soprattutto del perchè non fosse a casa propria, a dormire nel suo letto.

Si chiese come mai sua madre ancora non l'avesse chiamata per colazione, come era solita fare e quale fosse il motivo della sua preoccupazione.

Cosa le stava succedendo?

Fu solamente quando aprì gli occhi  che si rese conto che qualcosa non andava.

La prima cosa che notò fu una vecchia parete trasandata, di un colore scuro e cupo che si trovava di fronte a lei.

Di certo quella non poteva essere camera sua, pensò la ragazza.

Guardandosi attorno potè notare che le pareti erano completamente vuote, quasi fossero 'prive di vita'.

Dov'era? Perchè si trovava in quel posto a lei sconosciuto?

Presa dallo sconforto, Sarah si alzò da quella che sembrava essere una panca di legno, in cerca della sua borsa, in modo da poter chiamare sua madre e cercare di capire cose le stesse accadendo. Le avrebbe chiesto aiuto.
Mille domande riempivano la sua testa in quel momento; non ricordava niente di ciò che era successo la sera prima.
Doveva incontrare Lorenzo, e poi? Cosa era accaduto dopo?

Tabula rasa. Lei non lo sapeva, non riusciva a spiegarsi quella strana, folle, situazione.

L'avevano forse drogata, così da farle dimenticare tutto?

Sì, ma chi?

E soprattutto, perchè?

Tante erano le domande che si poneva in quel momento, senza, però, riuscire a darsi una risposta.

Tutto ciò che sapeva era che, per qualche strana ragione, si trovava in una stanza buia, vuota, probabilmente di una qualche casa abbandonata, visto lo stato delle pareti e la totale assenza di mobilio, ad eccezione di quella panca di legno sulla quale si era svegliata pochi istanti prima.

Per quanto si stesse dando da fare, della sua borsa non c'era traccia.
"Eppure" -pensò - "Ieri sera l'avevo presa prima di uscire".

Dunque, che fine aveva fatto?

Una parte di lei conosceva il motivo per il quale non l'avesse con sé ma l'altra parte non voleva  accettare il fatto di essere stata praticamente rapita.

Perchè Sarah l'aveva capito nonostante non riuscisse a farsene una ragione.

In tutta la sua vita non aveva mai fatto torto a nessuno, al contrario, aiutava le persone ed amava farlo.

Tutto si poteva pensare di quella ragazza, tranne che fosse egoisa o addirittura, cattiva.

Quando qualcuno aveva bisogno di lei, Sarah non se lo faceva ripetere due volte ed era sempre lì, disponibile ad ascoltare i problemi degli altri e dare qualche consiglio.

Mai nella sua vita aveva fatto del male a qualcuno, non ne era capace.

Perchè, allora, si trovava chiusa in una stanza?

Cosa aveva fatto?

Sarah ripensò alle ultime settimane trascorse; con Julia le cose andavano bene come sempre, niente di strano, niente d'insolito.

Si erano viste spesso, niente faceva pensare a Sarah che l'amica potesse serbarle alcun tipo di rancore.

Ed infine c'era lui, Lorenzo.

Era entrato a far parte della sua vita quando meno se l'aspettava.

Lui, per il quale aveva lottato con tutte le sue forze.

Lui, che le aveva ridato speranza.

Aveva reso la sua vita un insieme di emozioni nuove, bellissime.

Tuttavia, Lorenzo nascondeva un segreto e questo Sarah lo sapeva bene.

Nonostante ciò che avevano passato insieme, il ragazzo non si era ancora completamente aperto con lei.

La ragazza, però, aveva capito che se sue intenzioni erano giuste e che lui cercava soltanto di proteggerla.

Già, ma proteggere da cosa?

Era questo di cui si preoccupava ogni volta che lo guardava negli occhi.

Sapeva che qualcosa di oscuro si nascondeva dietro quegli occhi verdi in cui tante volte si era persa.

"Vorrei che tu fossi qui" - pensò malinconica - "Vieni a salvarmi da queto incubo, ti prego".

Le lacrime cominciarono a scendere, rigandole il volto.

Cosa avrebbe dovuto fare?

Tentò molte volte di aprire quella dannata porta, senza, però, riuscirci.

Doveva uscire di lì, il prima possibile.

Tutto ciò che voleva era tornare a casa.



                                        * * *


Dopo tanti ma futili tentativi, Lorenzo capì che Sarah non gli avrebbe risposto.

La sera precedente la ragazza non si era presentata e lui l'aveva aspettata sotto casa fino a notte fonda, finchè non si decise a chiamare sua madre, la quale gli disse che Sarah ancora non era rincasata e che non l'aveva sentita.

Gli bastò un attimo per comprendere: qualcosa doveva esserle accaduto.

Senza dire ulteriori parole per non far preoccupare la madre di Sarah, Lorenzo prese la sua auto e si avviò a cercarla.

L'avrebbe trovata.

Promise a se stesso che mai e poi mai avrebbe permesso a nessuno di farle del male.

Per quanto complicata potesse essere la loro relazione, Lorenzo teneva a Sarah pià che alla sua stessa vita.

Chiunque l'avesse presa, lui l'avrebbe trovato e gliel'avrebbe fatta pagare.

Guidò per ore ed ore, squadrò ogni angolo della città più di una volta.

Poco importava se non aveva rispettato né i semafori né il limite di velocità.

Neanche lo notò quel vigile visibilmente adirato che continuava ad intimargli di accostare.

Ciò che importava in quel momento al ragazzo era salvarla, a tutti i costi.

Dovunque lei fosse, lui l'avrebbe trovata e riportata a casa.

Lorenzo sapeva che sarebbe stato solo questione di tempo.

Lui ce l'avrebbe fatta.

Dopo un'intera giornata di vana ricerca,tornò a casa, deciso a chiedere aiuto.

Non riusciva a pensare neanche un secondo alla sua ragazza finità chissà dove, con chissà chi.

No, non avrebbe permesso che succedesse. Non di nuovo.

Nessuno doveva più essergli strappato via.

Preso il coraggio necessario, compose un numero di telefono e schiacciò il testo di chiamata.

-"Pronto? Lorenzo?"- disse una voce maschile dall'altro lato del telefono - "Che succede?".

Lorenzo ebbe un attimo di esitazione ma infine riuscì a pronunciare quelle parole.

- "Si tratta di Sarah. L'hanno presa. Mi hanno trovato, Caleb".

- "Cerca di calmarti, penseremo ad una soluzione. Troveremo la tua ragazza, insieme".

- "L'ho cercata tutto il giorno, sono persino andato a controllare negli ospedali, nel caso che...Oh, dio! No, non ci voglio neanche pensare!".

Lorenzo era fuori di sé. Non si sarebbe calmato fino a che non fosse stato completamente sicuro che la sua ragazza stesse bene.

- "Non ti muovere, sto arrivando" - disse l'altro, preoccupato.

Caleb conosceva bene Lorenzo e sapeva di cosa fosse capace.


                              * * *

Sarah era ancora seduta su quella panca fredda, aspettando il momento in cui qualcuno si fosse presentato.

Le aveva provate tutte, ma ogni suo tentativo fu, purtroppo, inutile.

La porta era chiusa dall'esterno e la stanza era priva di finestre.

Non c'era alcuna via di fuga.

Infine, dopo ore di tentativi, Sarah si era arresa.

Ancora assorta nei suoi pensieri, la ragazza non sentì il chiavistello della porta che lentamente si stava aprendo.

Realizzò solamente quando una figura scura, decisamente un uomo, entrò nella stanza con un vassoio in mano.

- "Ma guarda! La principessina si è svegliata! Hai fame, immagino" - le disse con un ghigno stampato sul volto.

Sarah sussultò: quell'uomo incuteva paura come pochi.

- "Perchè sono qui?" - chiese debolmente - " Chi sei?"

- " Ragazzina, tu fai troppe domande, te l'hanno mai detto? " - rispose questi, ridendo.

Ma Sarah aveva bisogno di risposte.

- "Dimmelo, ti prego! Perchè diamine sono qui? Cosa ti ho fatto?"

"Bellezza, tu non hai fatto nulla, a noi. Hai solo qualcosa che vogliamo!"

A quelle parole, Sarah lo guardò esterrefatta.

Lei aveva qualcosa che apparteneva a loro, com'era possibile?

Di cosa si trattava?

- "Non capisco di cosa parli, io non ho niente" - ribattè.

- "Come ho già detto, tu fai troppe domande. Mi dispiace, ma non posso aiutarti! " - disse con voce fin troppo calma - "Adesso mangia, non vorrai mica morire di fame?" -concluse, sorridendo.

Dopo che se ne fu andato, Sarah rimase nuovamente sola, rinchiusa in quella stanza, ancora senza risposte.

Perchè Lorenzo ancora non era venuto a salvarla?

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