La nuova vita.

di Ale HP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei vecchio. ***
Capitolo 2: *** Un piccolo bambino idiota. ***
Capitolo 3: *** Una serata diversa. ***



Capitolo 1
*** Sei vecchio. ***


Questo è il seguito di 'Una nuova vita?' quindi vi consiglio di leggere prima quella, per chi non l'avesse già fatto!

Capitolo I - Sei vecchio!

George rigirava il negozio come al solito, prima di chiudere. Non era mai sicuro ad Hogsmead, con i vandali, in senso buono, ovviamente, di Hogwarts.
Si smaterializzò direttamente a casa, più precisamente sulla sedia accanto al tavolo apparecchiato.
-George!- esclamò Angelina quando lo vide sbucare all’improvviso. -Sei peggio di un bambino piccolo! Quando imparerai a non farmi prendere un colpo ogni volta che torni?
-Grazie, Angie, per avermelo chiesto: è stata un splendida giornata.- disse ironico.
-Fai meno lo spiritoso e aiutami a prendere la roba da mangiare!- esclamò.
-Stai diventando come mia mamma!- disse l’altro, seccato.
-Forse è una cosa che hanno in comune le  mamme.- Angelina sussurrò quella frase talmente a bassa voce, che George riuscì a sentirla proprio per poco.
-Puoi ripetere?- chiese.
Angelina fece un grosso respiro poi disse tutto d’un fiato:
-George, aspetto un bambino!
George restò qualche attimo fermo, come impietrito, poi scoppiò di gioia.
-Ma è una notizia stupenda!- urlò. -Quando l’hai scoperto?
-Solo stamattina, ma era da giorni che avevo il presentimento.
-Allora dobbiamo correre a dirlo a tutti!- esclamò.
-George, non penso sia il caso.
-Io invece sì! Quindi: si va alla tana!- esclamò eccitato il futuro papà.
I due si presero per mano e si smaterializzarono a pochi passi dalla porta della Tana.
George entrò buttando la porta per l’aria, senza nemmeno bussare, ed urlò:
-Ascoltate gente! Tra poco arriverà un altro marmocchio!
Alla signora Weasley caddero i bicchieri che aveva nelle due paffute mani, e rimase immobile, come a concretizzare la cosa.
-Ho sentito bene?- chiese il signor Weasley, entrando nella cucina.
-Sì, papà, hai sentito bene! Angelina è incinta!- rispose Goegre.
La Tanafu travolta da un urlo talmente forte, che George avrebbe girato che una trave di legno si fosse mossa.
Molly chiamò tutta la compagnia Weasley, che si precipitò lì all’istante, e festeggiarono tutti assieme nel giardino di casa Weasley.
-Zio!- lo chiamò Victory.
George si girò di scatto, e si mise la sua nipotina preferita, anche perché l’unica, sulle gambe.
-Ma ora che nasce il piccolo te, mi dimenticherai?- chiese triste.
-No di certo, piccola.- la rassicurò.
-Ti voglio bene zio George!- esclamò. -però lo sai una cosa? Ti stai facendo propri vecchio! Non sei bello come prima!
-Ah? Io non sarei bello come prima?- chiese, in tono di sfida.
La bambina annuì, compiaciuta.
George la prese, mentre lei rideva e si scalmanava per sfilarsi dalla presa dello zio, e la buttò di peso nel laghetto accanto alla casa.
-Allora, sono vecchio?- chiese di nuovo.
-Sì!- riconfermò annuendo la bambina.



So perfettamente che questo capitolo è corto, ma come inizio lo trovavo perfetto, per rivalutare un po' la situzione!
Grazie a tutti coloro hanno recensito Una nuova vita? e chi recensirà questo!
Alla prossima,
Ale HP

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Capitolo 2
*** Un piccolo bambino idiota. ***


Questo capitolo lo dedico a chia, che recensisce sempre e mi aiuta a migliorare. Grazie!
 

Capitolo II - Un piccolo bambino idiota.
 

«George.» sussurrò Ron, entrando nel negozio.
Il fratello gli corse incontro, preoccupato.
Non aveva quella faccia dalla guerra.
«Che è successo?» chiese.
Lui scosse la testa, poi disse:
«L’ha perso.»
George cadde a terra, in ginocchio, con le mani fra i capelli.
Erano giorni che Angelina avvertiva forti dolori alla pancia, e giramenti di testa.
Quando il giorno prima era caduta George si era visto il mondo crollare addosso.
I guaritori avevano detto che lei sarebbe stata bene, ma che forse il bambino no.
E avevano ragione.
«Dovevo starle accanto…» disse, scuotendo la testa.
«George, non è colpa tua. Sono cose che succedono.» disse Ron per consolarlo.
«Sì, ma tra i babbani! Queste cose tra i maghi non sono mai accadute! Non in questo secolo, almeno!» urlò. «Perché? Perché non possiamo stare in pace, una volta per tutte? Perché dobbiamo sempre soffrire? Perché?»  
«Non lo so, George.» sussurrò semplicemente Ron.
George abbassò la testa, era finita.
Aveva perso la possibilità di avere un piccolo Fred come figlio.
«Vado da lei.» disse. «Bada al negozio.»  
George si smaterializzò all'istante.
Arrivato al San Mungo, e scoperto in che stanza stava Angelina, corse da lei.
La trovò nel letto, a piangere.
George si fece forza: non poteva abbattersi ora.
«Ehi.» mormorò sedendosi accanto a lei.
Angelina non si mosse di un millimetro; continuava a piangere, senza tregua.
«Ti prego, non fare così.» George iniziò a supplicarla. «So che è doloroso, ma non dobbiamo stare così, non di nuovo.» concluse, calcando la voce su quell’ultima piccola frase.
Angelina alzò lo sguardo su di lui, e sorrise. Aveva pienamente ragione. Perché piangersi addosso? Perché? Fred non lo avrebbe mai voluto.
Già, sempre questo si ripeteva: “Fred non lo avrebbe mai voluto”. Era quasi una frase fatta, per lei, un concetto che non poteva cambiare. Proprio come l’odio incondizionato tra Serpeverde e Grifondoro.
George le venne incontro, e l’abbracciò.
Poi accadde quello che non avrebbe nemmeno potuto immaginare: sentì la pancia di Angelina muoversi, sotto il suo caldo abbraccio.
«Per caso devi andare in bagno?» chiese.
«In bagno?» domandò lei, a sua volta.
Poi capì da sola, e sorrise.
«Mi sa che si erano sbagliati, questi stupidi Guaritori.» disse George, e in quello stesso istante entrò un Guaritore.
«Scusate,» iniziò. «Non so proprio come sia potuto succedere, ma abbiamo scambiato delle cartelle cliniche. Mi sa che voi due siete predestinati ad essere protagonisti di eventi da babbani!»
«Hai capito, Angie?» chiese George. «Avremo un figlio Magonò!» esclamò poi, entusiasta.
Angelina scosse la testa sorridendo: non aveva un uomo come marito, ma un piccolo bambino idiota.
 
 
I mesi passarono, e finalmente arrivò il tanto agognato nono mese.
George e Angelina, fin dal primo giorno in cui avevano saputo della gravidanza di quest’ultima avevano deciso di scoprire il sesso del bambino solo il giorno in cui sarebbe nato, ma entrambi sapevano che sarebbe stato un maschio, se lo sentivano.
Ed era proprio qui che si sbagliavano.
George era eccitato, quel giorno. Quando aveva saputo che la moglie stava per partorire si era fiondato al San Mungo.
Aspettò fuori alla stanza, finché un Guaritore non lo venne a chiamare.
«Entri, la stanno aspettando.»
George obbedì all’istante: non aspettava altro!
«George, ci sbagliavamo: è una bambina!» esclamò sorridente, e allo stesso tempo stremata, Angelina.
«Una bambina?» chiese divertito.
Stette un po’ di tempo a formulare la cosa, poi corse incontro alle sue donne.
«Roxanne» sussurrò, poi, deciso.
Angelina annuì.
Sapevano, entrambi, che Fred aveva sempre desiderato una marmocchia col nome Roxanne, in onore della più grande inventrice di scherzi donna: Roxanne Giffelon.
Sorrisero guardando la loro piccola dormire tra le braccia della madre.
Non era mai stato felice quanto quel giorno.
Avevano una bellissima figlia.
Una figlia che sarebbe diventata degna di suo padre. Pensò il neopadre.
 


No, non sono morta. Ho solo attraversato un momento della mio vita in cui scrivere mi risultava troppo difficile.
Comunque... questo capitolo può sembrare leggermente superficiale, scritto alla bella e meglio, e in questo caso avete perfettament ragione.
Questa è la migliore cosa che sia riuscita a mettere in piedi.
L'ho scritta nell'arco di queste due settiman circa.
La parte inizale è più triste, perchè io ero più triste, e la parte successiva è meno triste, anzi, forse non lo è proprio, perchè io, mi smbra ovvio, ero meno triste.
Inizialmente avevo avuto l'idea di farlo proprio perdere il bambino ad Angelian, ma poi ho pensato: Perchè mai? Perchè fargli passare altri guai a 'sti poveretti?
Ora penso di aver parlato fin troppo, quindi:
Alla prossima,
Ale HP

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Capitolo 3
*** Una serata diversa. ***


Ok, vi chiedo umilmente perdono.
So che è da Pasqua che non aggiorno, ma avevo perso l'ispirazione.
Comunque, sono tornata!
Ed ecco questo capitolo, che, anche se non è un granché, è il migliore che sono riuscita a metter su.
Buona lettura! ^^
Ale HP


C
apitolo III
Una serata diversa.


George, seduto sulla sua poltrona preferita, giocava allegramente con Roxanne, che rideva, anche se era poco più di una neonata.
«George, smettila, deve dormire!» esclamò Angelina, che cercava inutilmente di dare un contegno alla casa, anche se sapeva che George l’avrebbe combinata un macello con le sue nuove invenzioni, giustificandosi che le voleva far vedere alla bambina.
Era davvero un bambinone, un piccolo e testardo bambinone intrappolato nel corpo di un bellissimo ragazzo di un metro e novanta.
«Io e Fred non dormivamo mai!» esclamò ridendo.
Ormai pronunciava quel nome senza più soffrire, ci aveva fatto l’abitudine, anche se, ovviamente, gli mancava come non mai.
«Avanti, George, metti la bambina nella culla e aiutami!» lo pregò la moglie, ormai disperata.
«Arrivo!» esclamò George, che sapeva che quello era il momento di darsi da fare, se non voleva assistere ad una sfuriata.
Dopo il parto Angelina era diventata abbastanza isterica, cosa non da lei, forse perché le Harpies le avevano dato il ben servito dicendo che se non sarebbe tornata entro due giorni, dopo il parto, non se ne sarebbe fatto nulla.
Erano stati davvero senza cuore, ma erano andati comunque avanti.
Così, Angelina aveva iniziato ad aiutare George con il negozio, che, da quando Ron l’aveva piantato per fare l’Auror, era rimasto solo ad occuparsi dei Tiri Vispi Weasley.
Però, come notava in continuazione George, la ragazza non si calmava, e, probabilmente, non voleva neppure calmarsi.
«Angie?» le chiese George, mentre ripuliva goffamente un ripiano in cucina.
George non era in grado di pulire con la magia, era una cosa che non sapeva proprio usare, così aveva deciso di fare “alla maniera Babbana”, anche se implicava più fatica e più tempo.
Ma, d'altronde, un ex-battitore esperto come lui poteva mai stancarsi per della polvere?
«Che c’è, George?» domandò lei, dall’altro lato della stanza, mentre, con un tocco di bacchetta, era intenta a riordinare i libri da cucina in ordine alfabetico.
Stava diventato una piccola Molly Weasley, non lavorando più.
«Stasera ti porto a cena» disse deciso.
La ragazza scoppiò a ridere, e gli lanciò un libro addosso.
«Come sarebbe?» chiese, ancora ridendo. «E Roxanne? Avanti, George, ormai siamo genitori, non possiamo permetterci lussi del genere, dobbiamo badare a lei».
«A cosa servono le nonne?» chiese sorridente, avvicinandosi verso la moglie, per cingerle i fianchi da dietro.
Le diede un sonoro bacio sulla guancia, e, prima che Angelina potesse dire qualcosa, la prese per le mani e la portò nella loro camera da letto.
«George, no» protestò Angelina, mentre, dolcemente, il ragazzo la invitava a stendersi sul letto.
«Oh, Angie, non sto per fare quello che credi tu» sussurrò.
Il ragazzo si sedette al suo fianco, e, col suo solito sorriso maligno, le augurò un dolce riposo.
«Che stai dicendo, George?» protestò ancora, alzandosi.
«No, no, no! Vedi, Angelina, ora tu ti riposerai, non vorrai mica venire alla nostra cenetta romantica con le borse sotto gli occhi? Il proprietario del locale mi prenderebbe per sconsiderato!» esclamò George, ridendo.
Poi, si alzò, e chiuse la porta dietro sé, sbattendola e, così, facendo, svegliando la piccola Roxanne che aveva appena chiuso occhio.
Angelina, al di là della porta, sospirò, e si coprì la faccia con un cuscino, per non sentire i pianti della figlia e precipitarsi da lei.
 
 
* * *
 
Angelina era eccitata, quella sera, si sentiva come una ragazzina al suo primo appuntamento.
Si vestì, però, con molta calma, come era solito fare.
Prese un vestito argento, senza spalline, che arrivava alle ginocchia, stretto sotto al seno e a palloncino sotto: perfetto per non far notare la ciccia post-parto.
Lo accompagnò con una piccola pochette, anch’essa argentata, e le solite ballerine basse.
In fondo era rimasta la stessa Angelina Jonhson, che non avrebbe mai indossato dei tacchi a spillo in vita sua.
Arrivò in cucina velocemente, dove George l’aspettava, seduto su una sedia con in braccio Roxanne, che sorrideva alle smorfie buffe fatte dal papà.
George se la cavava benissimo come padre, anche se - spesso e volentieri -  era lui il bambino della casa.
«Sei bellissima» sussurrò, quando alzò gli occhi verso la moglie.
«Anche tu» disse lei, guardando George nel suo smoking blu: non aveva mai amato le cose classiche. «Andiamo?» aggiunse poi.
Lui annuì, così portarono prima Roxanne alla Tana, dove la signora Weasley fu felicissima di tenere con sé la nipotina per tutta una sera.
«Sapete, dovete portarmela più spesso!» esclamò, rivolta ai due genitori. «Ha mangiato vero, Angelina? La vedo un po’ troppo magra!» aggiunse poi, alla madre, che annuì, sorridendo.
Molly Weasley non sarebbe cambiata mai, e a provarlo fu anche che i due dovettero faticare per riuscire ad andare al ristorante in orario: la donna continuava a dire che mangiavano poco, che la bambina dormiva troppo, e che erano due genitori irresponsabili perché facevano dormire la piccola Weasley in una camera separata alla loro.
«Sì, mamma, hai ragione. Ora, se non ti dispiace, vorremo arrivare al ristorante prima che chiuda!» disse George, per salutarla.
«A dopo, Molly» la salutò allegramente Angelina.
George non poté non notare l’ampio sorriso sul volto della moglie.
I due arrivarono al ristorante quasi subito, e Angelina non si stupì di non conoscere il posto: George la portava sempre in posti strani, e sempre diversi!
La serata passò velocemente tra risate e portate più strane che mai, ordinate da George.
«Sai, Angelina, sono contento di risentire la tua risata» le disse il ragazzo, a fine serata, quando mano nella mano, si stavano per smaterializzare alla tana.
Lei si limitò ad abbassare lo sguardo, ed arrossire come una ragazzina.

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