L'odore del sesso

di Muffins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'odore del sesso ***
Capitolo 2: *** eri bellissima ***
Capitolo 3: *** siamo soli e tu ci sei sempre stata ***
Capitolo 4: *** il giorno di dolore che uno ha ***
Capitolo 5: *** ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 6: *** il peso della valigia ***
Capitolo 7: *** tendomi, tenendoci. ***
Capitolo 8: *** Mi manchi ***
Capitolo 9: *** Ho bisogno d'amore ***
Capitolo 10: *** Ho perso le parole ***
Capitolo 11: *** una canzone d'Amore ***
Capitolo 12: *** non è tempo per noi ***
Capitolo 13: *** ricordati di me ***
Capitolo 14: *** lacrime di pioggia ***
Capitolo 15: *** Libera uscita ***
Capitolo 16: *** Per L'ennesima volta ***



Capitolo 1
*** l'odore del sesso ***


Si fa presto
a cantare
che il tempo
sistema le cose
si fa un po'
meno presto                                                   
a convincersi
che sia cosi'
io non so
se e' proprio amore
faccio ancora confusione
so che sei
la piu' brava
a non andarsene via                                      
a convincersi
che sia cosi'
io non so
se e' proprio amore
faccio ancora confusione
so che sei
la piu' brava    
a non andarsene via
forse ti ricordi
ero roba tua
non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che posso
che io posso
e ci siamo mischiati
la pelle le anime
le ossa
ed appena finito ognuno
ha ripreso le sue
tu che dentro
sei perfetta
mentre io mi vado stretto
tu che sei la piu' brava
a rimanere mania
forse ti ricordi
sono roba tua
Non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che posso
che io posso
Non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che posso
che io posso
ti dico solo
non va piu' via davvero
non va piu' vianemmeno se non va piu' via




salve a tutti! eccomi di nuovo qua! comincio subito a dire che questa era nata come one-shot  e poi è diventato qualcosa di piu lungo =) non so piu o meno quanti capitoli prenderà ma spero comunque che vi possa piacere, vi faccio un po un resoconto..
siamo durante la registrazione di Elcipse ma mi ero stancata di vedere sempre Jackson a soffrire perchè Ashley è fidanzata o non se lo fila, inizialmente, ho deciso che questa volta Jackson sarà un po il bastardo di turno, spero che vi possa piacere perchè subito dal primo capitolo si capisce cosa prova lei per lui ma cosa non prova lui per lei ma un ultra.
si è un po un casino ma leggete  e sarà tutto chiaro spero!
la stronza di turno si chiama Jennifer sta volta =)  a presto, aspetto un vostro commento con consigli o solo per dire che fa schifo! grazie per avermi sopportato, ecco il capitolo!



ero euforica, le riprese per Elipse stavano per ricominciare e avrei potuto finalmente rivedere Jackson. al solo


pensiero il mio cuore fece ua capriola e nel mio stomaco si levò un volo libero di farfalle, era chiaro che mi piaceva e


forse provavo qualcosa di piu che un semplice amore, ero innamorata persa di lui, fin dal primo giorno che entrò in


quel capannone arredato alla meno peggio per fare il provino, mi ricordo ancora la sua prima frase, la prima che ci


scambiammo piu di tre anni fa - che parte provi? - la sua voce era pura musica nelle mie orecchie, ricordo che rimasi a


fissarlo per qualche secondo prima di rispondergli.


l'idea che domani sarei tornata sul seti del terzo film non mi faceva dormire, continuavo a rigirarmi nel letto


matrimoniale mentre sognavo che al mio fianco ci fosse lui.


mi alzai incapace di chiudere occhio, mi buttai sotto la doccia e di nuovo immaginai che ci fosse lui con me, magari ad


insaponarmi la schiena.


dovetti uscire dalla doccia se non volevo impazzire, mi vestì e mi misi in viaggio verso l'aereo porto, la avrei incontrato


tutti gli altri, le mie migliori amiche e lui, quel biondo che mi fa impazzire da morire.


parcheggia la macchina nel garage dell'aereo porto quando sentì qualcuno chiamarmi, Kellan.


mi sbracciai per salutarlo e quando fu abbastanza vicino lo salutai come si fa con le persone civili. insieme ci


dirigemmo all'entrata dove gli altri ci aspettavano - allora con Jack? - avrei voluto dirgli bene, lo sogno tutte le notti ma


dovetti ripensare un attimo alla domanda che mi era stata fatta - Jack cosa? - domandai stizzita, mi prese a braccetto


come fanno le vecchie comare di un paesino e cominciò a gallinare

- ma come, non ti sei ancora dichiarata Ley?- lo


guardai strabuzzando gli occhi e arrendendomi all'evidenza, sbuffai mesta e ammisi la verità - si vede tanto? -


domandai sconsolata levandomi gli occhiali dalla faccia mentre si entrava in aereo porto - allora era vero - gongolò


felice.



- in aereo mi racconti tutto - disse posando la sua valigia al metal detector - e se non siamo accanto ?- domandai


distratta facendo lo stesso, mi venne accanto alzando le sopracciglia - è chiaro che ancora non mi conosci -continuo a


fare su è guiu con le sopracciglia irritando l'agente di sicurezza.



- lo ammetto, mi piace e non poco - confessai, mi ero liberata del bagaglio che adesso giaceva nella stiva dell'aereo,


di nuovo Kellan assottigliò lo sguardo e comincio a fare su e giu con le sopracciglia calandosi nella parte di Sherlock

Holmes


- bene Watson - disse imitando l'accento inglese - abbiamo un problema - disse.


cominciai a raccontargli come mi era presa la cotta per lui e da come cotta era divenuta, amore platonico era diventato.


- hai mai provato a dirglielo - mi domandò sempre imitando l'accento inglese, scossi la testa diventando triste, lui non


ricambiava i miei sentimenti, mi vedeva come una collega, forse come un amica massimo - elementare Watson - urlò


saltando per aria e schioccando le dita - lascia fare a me - disse, nono, no gli avrei fatto fare nulla a lui, avrebbe solo


peggiorato le cose, di nuovo si calò in u altra parte, abbandonando il ruolo di detective e diventando Kellan-cupido,


roteo su se stesso facendo finta di scagliare frecce mentre correva per la sala di attesa del Gate - che sta facendo


adesso lo scimmione? - la voce di Nikky, esasperata, vedendo Kellan non cambiare mai mi fece spostare lo sguardo


da Kellan-cupido - Nikky -, la abbracciai forte e le chiesi come stava - io bene, lui mi sembra piu stupido del solito -


disse ridendo mentre finiva il suo caffè starbucks - e tu, tesoro come stai? - ci sedemmo sulle seggioline, Kellan era


sparito -bene - mentì, chissà se anche lei aveva notato come guardavo Jackson ultimamente - e con Jackson? -


diventai granitica, anche lei, ma era così palese? - Ash, riprenditi tesoro - mi sfregò il braccio per darmi conforto


mentre mi abbandonai sulla seggiolina blu - non glie l'hai detto? - disse sconvolta, in risposta mugolai scuotendo la


testa - Ashley, forse non ti sei accorta come ti guarda - alzai un sopracciglio poco convinta - non mi guardare con


quegli occhioni - disse abbandonando la scatola del caffè vuota - alla fine delle riprese gli confessi il tuo amore, vi


sposate e fate tanti bambini - la guardai ancora peggio mentre lei rideva come una matta.


piano piano arrivarono anche gli altri quindi abbandonammo l'argomento Jackson.


mancava solo Jackson, non era da lui tardare specialmente a lavoro , anche se per noi quello non era piu un lavoro ma


un semplice motivo per stare insieme, quando finalmente si decise ad arrivare tutto il mio entusiasmo si spense, era


accompagnato da una ragazza.


entrò tutto sorridente salutandoci con una mano, sia Nikky che Kellan, tutte e due al mio fianco pronti a spingermi verso


di lui non appena avesse fatto il suo ingresso ma tutto andò a monte per quella ragazza bellissima e bionda, ma


sopratutto alta.


e già, era alta quanto lui senza tacchi, - non oso immaginare quanto sia alta con i trampoli? - pensò a voce alta Kellan


facendomi stare ancora peggio, Nikky invece vedendo il mio umore scendere sotto i piedi tirò una patta nella nuca


ordinandogli di stare zitto.


non dovevo essere invidiosa di lei o semplicemente gelosa, Jackson era felice ed era questo che doveva essere


importante per me ma non ci riuscivo ad essere felice anche io, proprio no.


ci venne vicino per salutarci e presentarci la bionda che lo accompagnavi - ciao ragazzi - disse alzando una mano, il


quadretto sembrava piu quello di un funerale, Nikky con le braccia incrociate e gli occhi verdi ridotte a fessure, Kellan


con le mani in tasca e lo sguardo basso ed io, ed io? che cosa avrei fatto? mi veniva da piangere, mi limitai a


sorridergli prima di afferrare il cellulare e simulare una chiamata da parte della mia agente.


mentre facevo finta di parlare guardavo lei stringersi al suo fianco e mi sarebbe venuta la voglia di staccargli la mano a


morsi - io sono Jennifer - disse con voce da bambina, mi morsi le mani, sembrava la barbie e lui era il suo Ken.



chiusi la finta conversazione e fui costretta a subire la presentazione - Ash - no, Ash no ti prego pensai, mi voltai e


mettendo su una maschera che nemmeno credevo e gli sorrisi - voglio presentarti, Jennifer - la biondona mi porse la


mano, ben curata, il french rosa orrore pensai, ma come faceva a stare con quella barbie? - Jennifer lei è la mia


mogliettina - disse felice sorridendomi, gli sorrisi di rimando mentre la ragazza, Jennifer aprì la bocca in modo


decisamente stupida pronta a piantare una scenata - come tua moglie? - domandò stizzita, mi affrettai a rimediare il


danno di Jackson come al solito- nel film Jennifer - sembrò capire e far tornare in quel viso tondo e vuoto, dove non


c'era niente di vero l'espressione da bambina stupidina.


era piu finta di una marca tarocca e con piu gomme a dosso lei di un canotto, ad occhio avrà avuto una quinta, il seno


prosperoso che stentava a stare nella maglietta super attillatta, le gambe snelle e il sedere sodo faceva girare la testa


a tutti gli uomini che passavano da li nell'aereo porto, mentre io che cosa ero in confronto a lei?, io ero bassa, avevo una


seconda scarsa e il mio sedere era tutto tranne che paragonabile al suo.


chiamarono il nostro volo e noi tutti ci avviammo verso l'imbarco, mi fermai ad aspettarlo ma lo trovai in tento a salutare


la sua ragazza - mi mancherai piccola - disse sulle sue labbra, cercando di fare l'indifferente davanti agli altri presi e


braccetto Nikky e ci imbarcammo.


lo evitai per tutto il viaggio in aereo e per tutto il tragitto fino all'albergo dove cercai in tutti i modi che qualcuno


intrapendesse una discussione con me.


un po di pace la trovai entrando nella mia stanza d'albergo, buia e terribilmente vuota, accesi la luce all'ingresso e


posai la valigia ai piedi del letto, mi sfilai gli Ugg e mi buttai sul letto tappandomi gli occhi con il dorso della mano


sperando che le immagini di quel bacio tra Jackson e Jennifer svanisse dalla mia memoria ma non ci riuscivo a


metterlo via, mi misi a sedere sul letto e presi l'iphone, feci scorrere il dito verso destra per sbloccare lo schermo,


Screensaver, io sulla sua schiena durante una premier in italia, trattenere una lacrima fu impossibile anche perchè la


mia mente tornò a quella sera quando ubriachi persi, tutte e due ci baciammo e finimmo a letto.


respirai profondamente e presi una decisione, no non buttare l'iphone, aprì la cartella immagini e cercai una foto che


non riguardasse lui o noi o qualcosa che mi riconducesse comunque a lui.


- Ashley ci sei? - spaventata alzai la testa dal cellulare, era Nikky, lo misi da parte e andai ad aprire, dalla faccia che


fece si capiva che aveva capito che non stavo bene - vuoi parlarne? - mi domandò comprensiva, scossi la testa, non


volevo già essere un peso ad inizio riprese, mi domandò se fossi sicura, le sorrisi incoraggiante e sembro convinta


- non vieni a cena? - mi domandò cambiando completamente argomento - non ho fame - incrociarlo dopo non averlo


considerato per tutto il giorno e vederlo a cena, dove sicuramente la sua donna l'avrebbe chiamato? no grazie - non


puoi morire di fame per.. - si zittì improvvisamente, Jackson apparve dalle scale e venne verso di noi - Nikky - salutò, lo


folgorò con lo sguardo ma non se ne andò - Ash, scusa se oggi ti ho considerato poco - disse passandosi una mano


sui capelli - ma i ragazzi mi hanno tartassato con mille domande e..- i miei occhi tornarono rossi – ma sarò tutto per te a


cena - disse sorridendo - buonanotte - dissi bruscamente e chiusi la porta in faccia a tutte e due.


rimasi con la fronte contro il legno ghiaccio della porta, fuori li sentivo parlare, o meglio, sentivo Jackson domandare a


Nikky che cosa avessi - ha litigato con il fidanzato- rispose fredda, sentì che si stava allontanando dal rumore dei tacchi


mentre Jackson rimase li, bussò alla porta, ma perché doveva complicare le cose -Ashley apri - mi girai con la schiena


contro la porta, perché non capiva che così facendo mi faceva stare male - scusa ho da fare - dissi, mi diressi verso il


bagno e aprì l'acqua della doccia e cominciai a spogliarmi, sapevo che era rimasto la fuori, continuò a bussare un paio


di volte, al terzo rifiuto se ne andò.


dopo la doccia mi addormentai subito senza nemmeno mangiare, il giorno seguente avevamo il meeting con il resto


della troup, mi decisi che almeno a colazione mi sarei dovuta presentare altrimenti avrei fatto una pessima figura.


mi sarei dovuta mettere il cuore in pace, oramai.


in corridoio una volta fuori dalla mia stanza incontrai Kellan

- buongiorno Ley - disse tutto contento - abbiamo detto a


Jackson che avevi litigato con il tuo attuale fidanzato e che non avevi voglia di vedere nessuno - lo ringraziai ed


entrando in ascensore trovammo Jackson.


mi dette il buongiorno sorridendomi mentre capivo che cercava di capire il mio umore giornaliero


- e così sei fidanzata - affermò rompendo il silenzio nervoso e imbarazzante che si era creato, Kellan lo guardò come


se volesse ucciderlo - già - risposi, la scusa funzionava a meraviglia - non vi ho mai visti assieme - disse di nuovo, fu il


turno di Kellan di parlare, anche se a sproposito - spero ci siano le uova, adoro le uova. voi no?- nella mia mente non


potevo che ringraziarlo, stava facendo tutto questo per me,era come una specie di fratello maggiore.


- nemmeno io vi ho mai visti insieme - risposi sarcastica ignorando il discorso sulle uova di Kellan - anche il becon -


aggiunse, stava per cominciare una lite tremenda, e l'ascensore era anche piccola - come si chiama? - mi domandò,


pensai rapidamente a un nome di una persona non famosa e mentre mi spremevo le meningi pensai al Ben che usavo


con la mia migliore amica quando alle medie fantasticavamo sul ragazzo ideale - Ben, fa il chitarrista in un gruppo -


dissi tutta contenta - e la tua ragazza dove lavora? - ero diventata acida di punto in bianco, ero gelosa come un cane a


cui hanno sottratto l'osso. ero gelosa del mio osso si - in un bar - fece spallucce - nightclub? - azzardò Kellan, dalla


faccia sembrò colpire e affondare, decisi di sferrare il mio attacco finale - e dove vi siete conosciuti alle risorse


umane?- ok forse questa era troppo cattiva - nel suo locale - disse incattivendosi, questo voleva dire che a lei ci teneva


e la cosa mi rese di nuovo triste - e voi? - domandò Kellan rivolgendosi a me, sperava in una battuta ad effetto ma non


mi venne in mente niente così sparai la prima cavolata che mi passava per la testa - in palestra - Kellan sorrise a


Jackson mentre mi indicava come a dire vedi lei frequenta brava gente ma lui sapeva, Jackson sapeva che io no


frequentavo palestre infatti alzò un sopracciglio dubbioso. il viaggio in ascensore fini grazie al cielo e uscimmo, per un


fortuito caso del destino il mio cellulare squillo, risposi fingendomi euforica, ebbene si avevo deciso di farlo soffrire, di


farlo stare male come aveva fatto stare male me per tutto questo tempo e specialmente per il giorno prima, - pronto


Ben - cinguettai allontanandomi, dall'altra parte Nikky cercò di capire che stessi dicendo - amore mi sei mancato - dissi


facendo la vocina da gattina mentre Nikky perdeva la pazienza - ma dove sei amore - domandai mettendo il broncio, ero


proprio una brava attrice - come al bar - urlai, sarebbe stato un disastro, Nikky venne a passo spedito verso di noi


chiudendo la conversazione ma io finì la mia recita - senti amore, devo andare, ti amo - riposi l'iphone e mi dedicai a


Nikky - ma sei impazzita? - disse sbraitando? Jackson ci guardava sospetto mentre Kellan si metteva le mani nei


capelli - Nikky su via non mi sono presentata a cena ma sono viva - risi nervosamente, il mio piano perfetto stava per


essere mandato a l'aria per colpa sua, la girai di spalle e la diressi verso la sala da pranzo - andiamo muoio di fame-


dissi spingendola verso la sala.


sperai con tutto il cuore che Jackson cominciasse a credere a queste sceneggiate, quando lo spiegai a Nikky sembrò


ben felice di partecipare.


i giorni cominciarono a susseguirsi tutti uguali, la mattina colazione e poi subito riprese, pranzo di nuovo riprese, cena e


poi tempo libero se non dovevamo girai scene di notte.


dissi a Nikky di passare se ne aveva voglia, il giorno dopo lo avremmo avuto libero quindi potevamo andare a letto


tardi, nessun set ci aspettava il giorno dopo.


sedute sul letto a guardare un film romantico cademmo nel discorso " Jackson" - sembra proprio innamorato - dissi


mangiando un biscotto al cioccolato, sullo schermo la donna stava piangendo l'amore che se ne era andato - già, però


stanno male insieme - rispose Nikky passandomi il gelato - non è vero - dissi non troppo sicura - ma tu da che parte


stai - si alzo mi guardò negli occhi diventati maliziosi, troppo maliziosi.


spense la televisione e mi levò il gelato dalle mani - allora Ash - disse sedendosi a gambe incrociate, aveva qualcosa


in mente glie lo leggevo negli occhi - è mai successo qualcosa tra voi? - spalancai gli occhi, non era successo niente.


- Nikky - dissi scandalizzata - Ashley - mi fece il verso prima di riprendere - non ci credo, siete sempre insieme anche i


giornali pensano che voi stiate insieme e mi dici che non è mia successo niente? - non ci credeva nemmeno lei,


sospirai e mi decisi a confessare - ok qualcosa è successo - presi un boccone di gelato, al cioccolato ovviamente.


- allora? - mi incalzò allora cominciai a spiegare.


una volta alla festa di capodanno di Kellan forse un po sulla scia degli eventi ci siamo baciati ma niente di piu, e Nikky


non sembrava troppo dispiaciuta - c'é dell'altro?- annuì con il capo, presi un altro boccone e ripresi il racconto, dopo la


festa della premiere di Twilight l'autista portò per ultimi noi due e prima che scendessi mi ha acchiappata e mi ha


baciata - e siamo a due. qualcosa mi dice che c'è anche un tre - ripresi di nuovo, ad una festa ci siamo trovati, non


conoscevamo nessuno degli invitati così siamo stati tutta la serata insieme, si era offerto di accompagnarmi a casa e


niente di piu, come al solito prima di scendere ci siamo baciati, ululò come un cane - niente sesso? - disse super


eccitata - Nikky! - la ripresi imbarazzata ma aveva colto di nuovo nel segno.


- a casa sua - ammisi rossa in viso, urlò di nuovo - la mia tesora, e poi solo quella volta? - sembrava convinta ma non


era così , scossi la testa e lei spalancò gli occhi - quante? - fece delle ipotesi di numero e tutte le bocciavo, arrivate

a quattro feci si con la testa mentre lei mi guardava basita - eravamo tutte le volte ubriachi - cercai di discolparmi - e lei


lo sa? - lei chi? a gia Jennifer - voglio sperare di no -.


così anche le sapeva, adesso, che per ben quattro volte siamo stati a letto insieme - e così siete stati addirittura a letto


insieme - disse sfregandosi il mento con la mano - e come è stato? - ma che razza di domande, tornai di nuovo rossa


in viso e cercando di sviare il discorso mi aggrappai ad una su recente presunta relazione - non cambiare discorsi


carina - il ghigno vittorioso mi fece capire che dalla mi espressione si leggeva la risposta, è vero l'ammetto mi era


piaciuto e non poco ma non avevamo mai affrontato il discorso seriamente, subito appena faceva mattina, raccattavo


la mia roba e sgombravo - quindi era solo sesso- era solo sesso, dopo non ne parlavamo mai - solo sesso - ripetei



con meno entusiasmo, a me sarebbe piaciuto ci fosse stato qualcosa di piu ma..ormai era troppo tardi.


passarono altri giorni, le riprese continuavano senza nessun' intoppo, se continuavamo così il film sarebbe uscito


puntuale come promesso, io e Nikky non eravamo piu tornate sull'argomento "Jackson ed il sesso".


fummo lasciati liberi per l'intero week-end, questo si sarebbe prospettato divertente, una serata tra di noi, un salto a


ballare infatti Kellan stava già organizzando tutto - perchè no - sentì dire da Jackson alle mie spalle - ottimo allora,


prenoto per sei? - domandò contandoci mentre prendeva il cellulare dalla tasca dei jeans - meglio per sette, viene


Jennifer per il week- end - il mio entusiasmo andò in mille pezzi come la mia autostima, me la sarei, me li sarei dovuti


subire per tutta la serata , le loro occhiatine, baci e carezze - allora una bella pizza per tutti - esclamò chiamando, mi


sarebbe sicuramente andata di traverso.


mi infilai nell'ascensore insieme a Nikky che non perse attimo per escogitare un piano - l'operazione conquista


Jackson è appena iniziata - trillò alzando le braccia al cielo stile "alto la al sudore" le rivolsi un occhiataccia - no?- disse


abbassando le braccia, uscimmo dall'ascensore e ci avviammo verso le nostre camere - non capisco perchè devo farli


lasciare - dissi estraendo dalla borsa la chiave magnetica - semplice Ash, sei innamorata - cosa? ma che diceva?


scossi la testa - non voglio che si lascino a causa mia - entrai in camera e Nikky mi segui, si sedette sul letto mentre mi


guardava aprire la valigia e prendere qualcosa di carino - e allora perchè ti metti il vestito che ti ha regalato lui? - mi


guardai allo specchio, cavolo era vero, avevo il vestito che mi aveva regalato per il compleanno di due anni fa, lo riposi


in valigia e ne presi un altro in questo modo mi guadagnai un occhiataccia da nikky che si alzò e lo riprese - Ashley, fai


le cose per bene - mi porse di nuovo il vestito - dammi retta - lo presi e inviperita mi infilai nel bagno - andiamo a


mangiare una pizza - protestai - passami i tacchi - dissi sempre dal bagno - allora perchè la regina delle ballerine si


mette i tacchi per mangiare una pizza? - mi porse i tacchi e senza ascoltarla me li infilai e uscì dal bagno, con i tacchi


ero alta quanto lei, senza però.


mi feci largo tra borse e valige e raggiunsi quella dei trucchi e accessori - e adesso che fai? - mi domandò


seguendomi con lo sguardo - se lo devo fare - dissi, presi degli orecchini lunghi di brillanti e me li infilai, presi poi la


trousse e tornai nel bagno, passai un po di Fard sulle guancie e per finire un bel rossetto rosso, mi voltai una volta a


lavoro finito verso Nikky che mi sorrise raggiante.


presi la pochette e mi avviai con lei verso la sua stanza per permetterle di prepararsi anche a lei mentre già


pregustavo la seratina, molto interessante.


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Capitolo 2
*** eri bellissima ***


ciao!!! me contentissimississima!  non pensavo piacesse così tanto, anzi non ci speravo nemmeno
ecco il secondo capitolo, ad un certo punto sono sicura che vi piacerà, e se non vi piace sono pronta a ricevere pomodori pechè sono sicura di riceverli, mai pomodori fanno male insieme alla coca-cola!
il pomodoro e coca.cola fanno male specilamente se lanciati nelle scatole ahah
ok sto zitta, vi lascio al capitolo, ah dimenticavo un cosa che non ho detto nel primo:
per ogni capitolo ci sarà una canzone che si ricollega agli eventi, saranno, spero tutte di LIGABUE che io adoro ma anche se non vi piace spero che seguirete la storia uguale
penso di avere detto tutto!
buona lettura!







Eri bellissima lasciatelo dire
E anche stavolta so che non mi crederai
Eri davanti a me davanti agli occhi del bambino
E gli occhi del bambino quelli non li danno proprio indietro mai
Credimi: mai
Ti dico. Mai

Eri sanissima ostrica e lampone
Sulle mie dita c’eri sempre e solo te
Ti davi un attimo e poi ti nascondevi bene
Io l’ho capito che sei sempre stata grande pi? di me
Ma adesso dimmi

Com’? andata?
Com’? stato
Il viaggio di una vita l? con te?
Io spero solo tutto bene
Tutto come
Progettavate voi da piccole
Stai bene l? con te

Fragile e piccola con le tue paure
Mi costringevi a nasconderti le mie
Sapevi ridere sapevi il tuo sapore
Te la godevi ad occupare tutte le mie fantasie
Ma adesso dimmi

Com’? andata?
Com’? stato
Il viaggio di un vita l? con te?
Io spero solo tutto bene
Tutto come
Progettavate voi da piccole
Stai bene l? con te?

Eri bellissima lasciatelo dire
Eri di tutti ma non lo sapevano
E tu lo sapevi che facevi gola e soggezione
Siamo stai insieme e comunque non mi hai conosciuto mai
Ma adesso dimmi

Com’? andata?
Com’? stato
Il viaggio di una vita l? con te?
Io spero solo tutto bene
Tutto come
Progettavate voi da piccole
Stai bene l? con te?












mentre aspettavo che Jennifer fosse pronta per uscire, seduto sul letto, ripensavo allo strano comportamento di


Ashley, non era da lei essere così fredda, nei confronti di nessuno ma specialmente nei miei. fin dall'arrivo mi è


sembrata diversa, come se fosse gelosa di me, ma anche lei era fidanzata ed io invece non ero geloso, lo ero? -


JayJay? - mi sveglia dal trans in qui ero caduto, Jennifer era sulla soglia del bagno che mi guardava, aveva a dosso un


paio di jeans aderenti, tacchi vertiginosi che riuscivano a farla diventare anche piu alta di me e una magliettina rosa


smoking davvero brutta, come si veste Ashley non si veste nessuno pensai, scossi la testa, basta Jackson, basta


pensare a lei, basta pensare a quel corpo minuto che sembrava avere un costante bisogno di protezione, a quel suo


viso da bambina capace di smontare ogni mia difesa anche con un solo sguardo, basta ricordare il suo corpo


schiacciato sul mio.



- si amore mio? - le risposi alzandomi dal letto sempre con Ashley nella mente - andiamo allora? - cinguettò


prendendomi sotto braccio, uscimmo dalla stanza e ci incamminammo verso l'ascensore, non si staccava da me


neanche di un centimetro, Dio quanto era appiccicosa e la sua voce poi, non ne parliamo proprio, con la mano dalle


unghie curate schiacciò il pulsante della chiamata dell'ascensore, una volta dentro mi assalì, cercai di fermarla - ma


amore non ti sono mancata? - quella sua voce, ma come fa una persona ad avere una vocina tanto stridula e da oca? -


si amore mio..ma ci aspettano - dissi continuando ad all'allontanarla

- lo so che lo vuoi - disse cambiando


improvvisamente espressione, il suo sguardo si fece famelico,la sua mano sul mio petto dove era appoggiata scese


fino al cavallo -.-"( niente spiega meglio di quella faccina ) -dovrei offendermi? - domandò tremante dalla rabbia, le


porte si aprirono, per mia fortuna, e ondeggiando la chioma bionda insieme ai fianchi uscì dall'ascensore lasciandomi


indietro.



nella Hall dell'albergo c'erano già tutti, mancavamo solo noi, come al solito, scendemmo la gradinata e li


raggiungemmo ma non appena apparve Ashley dal bar insieme a Nikky mi bloccai, parlava con Nikky e adesso


sembrava felice, come non mai, che avesse fatto pace con il suo ragazzo o peggio che ci fosse stato anche lui sta


sera? - amore ti senti bene?- mi domandò Jennifer, mi si strinse al braccio e raggiungemmo gli altri ma il mio


pensiero era tornato fisso su di lei, Ashley, parlava con Nikky e Kristen, inutile dire che era la piu bella della serata, mi


sarei voluto allontanare da quell'arpia per andare da lei e dirle che era bellissima, come al solito, cercai di allontanarmi


di qualche passo da Jennifer per poterle salutare e magari rimanere da solo con Ashley ma l'autista della macchina ci


informò che eravamo pronti, così anche questa votla dovetti rinunciare.



uscimmo dalla Hall e salimmo sulla limousine, come a farmi impazzire si sedette davanti a me accavallando le gambe


e lasciando il vestito "vedononvedo" leggermente arricciolato in fondo, era davanti a me ma non mi guardava mai, non


incrociava mai i miei occhi, seduta in mezzo tra Nikky e Kristen ridevano di qualcosa a me sconosciuto, sembravano


delle bambine, lei sicuramente, la mia bambina che non potrò mai piu riavere indietro.



scendemmo davanti al locale prenotato da Kellan, Jennifer si appropriò del mio braccio, di nuovo e anche adesso


seduti a tavola non mi mollava un attimo, spostai lo sguardo su quelle tre che non avevano smesso di ridere un


secondo e per una frazione di secondo mi parve di incrociare i suoi occhi verdi, splendidi, quelle occhiate che riservavi


solo a me quando facevamo l'amore, quando sulle mie dita c'eri solo e sempre te anche se non capirò mai perchè la


mattina dopo, tutto svaniva, ti concedevi e poi la mattina come se fosse stato solo un sogno ti nascondevi per magari


farti sentire solo qualche giorno dopo, non sai la dipendenza che mi hai creato, la dipendenza che ancora sento


quando sei davanti a me - JayJay, la pizza -quella voce da oca starnazzante mi riportò alla realtà , aprì diverse volte la


bocca senza dire nulla, mi alzai di scatto e me ne andai in bagno, una volta dentro mi appoggiai al lavabo, mi sciacquai


la faccia e quando fui certo che i bollori fossero passati mi decisi a tornare al tavolo. presi di nuovo posto la davanti a


lei, che mi guardò per un altra frazione di secondo prima di tornare a ridere con Nikky e Kristen e Kellan? la cosa


diventava sospetta, Kellan fosse diventato Gay?.


di nuovo mi guardo con gli occhioni verdi leggermente lucidi per il troppo ridere, se la godeva ad occupare tutte le mie


fantasie.



uscimmo in fretta da quel locale troppo caldo, Kellan ci rinchiuse in una discoteca dove nel privè, sempre prenotato da


lui bevevamo tutto quello che ci portavano - ce ne porti altre di queste? - urlarono Kris e Nikky, in un secondo


arrivarono altre provette e ricominciarono a bere, erano decisamente alticce mentre Ashley, strano, mi sembrava


sobria - allora Ash, brindiamo - disse Nikky avvicinandosi a lei , le porse una di quelle provette che stavano bevendo,


chissà che cosa era, la tentazione di strappargliela di mano mi sarebbe venuta - si brindiamo - rispose Ashley con la


voce impastata, ok era brilla anche lei, - brindiamo ai fidanzati indesiderati - sbatterono le provette e bevvero tutto alla


goccia, chissà se da piccole progettavate di diventare tutto ciò, ricche e famose - brindiamo anche noi JayJay - disse


Jennifer mentre si impossessava delle mie labbra, possibile che tutte era brille, il tempo di spostarla da sopra di me


che la vidi, la vidi davanti a me, davanti ai miei occhi che perdevano di valore in confronto ai suoi, fragile e piccola,


scappò via con le lacrime agli occhi, la vidi scendere le scale del nostro privè e correre in bagno - secondo me è


arrabbiata - disse Nikky con il bicchiere in mano al mio orecchio, mi alzai spostando di peso Jennifer, brilla anche lei


tanto che non si accorse di nulla - lo sapete che cosa le fa l'alcool - dissi leggermente arrabbiato, scesi le scale


incrociando Kellan - dove vai? - mi domandò, forse l'unico oltre me che era lucido - da Ashley - risposi cercando di


passare, posò i bicchieri e si mise in mezzo alle scale formando una specie di transenna umana - Che stai facendo? -


gli domandai irritato - non ti dimentichi qualcuno ?- disse ironico, lo spinsi e passai ma mi prese per la camicia e mi


sbatte sulla ringhiera delle scale - ha sofferto troppo Jackson, un altra volta e ti riduco in briciole - disse furioso, lo so


che aveva sofferto, lo avevo capito che da quando aveva visto Jennifer al mio fianco all'aereo porto di Los Angeles non


era piu la stessa - non ero io che scappavo tutte le mattine - dissi freddo, non dovevo certo rendere conto a lui, mi


lasciò andare e corsi nel bagno delle ragazze ignorando gli strilli isterici delle altre ragazze.



era seduta per terra, sulle mattonelle nere di quel bagno - Ashley - la chiamai,alzò il suo viso bagnato dalle lacrime



si alzò di scatto e ciò mi lasciò sorpreso - che ci fai qua? - mi domandò stizzita, non mi voleva qui, ci rimasi male ma lo


sapevo che era sempre stata piu brava di me a nascondere il dolore, lei è sempre stata grande piu di me, e lei lo


sapeva ma adesso sembrava così fragile e piccola con le lacrime agli occhi e la paura che io potessi uscire da quel


bagno, era combattuta tra il tirarmi un pungo o saltarmi a dosso - sei l'ultimo che mi devi correre dietro quando sto


male - disse, la sua voce rotta dal pianto, che cosa avrei risposto? aveva ragione, avevano tutti ragione ma non l'avevo


scelta io Jennifer, lei aveva scelto me - Kellan, Nikky o..o persino Roberto ma tu no - disse mosse impercettibilmente


qualche passo verso di me - tu non puoi - disse avvicinandosi ancora a me - vai dalla tua cocorita di sopra - disse


allontanandosi di nuovo - Ash - la chiamai avvicinandomi a lei, si spinse contro le mattonelle nere di una cabina-


gabinetto, li sarei saltato a dosso, mi faceva gola e soggezione, appoggiai le mani alle mattonelle per impedirle di


allontanarsi - ascoltami io - ma non mi voleva ascoltare, non resistetti e appoggiai le mie labbra sulle sue, inizialmente


protestò cercando di scappare dalla mia presa ma la sentì arrendersi dopo pochi secondi, quanto mi erano mancate le


sue labbra perfette, quel suo sapore splendido, la sua lingua che giocava con la mia mi avvicinai di piu schiacciando il


mio corpo su suo, perfetto così come è, piccolo.



continuavo a baciarla mentre con la mano percorrevo la sua schiena fino al fondo schiena ma improvvisamente mi



spinse via e mi lanciò la borsetta - non voglio fare la stronza di turno - disse riprendendo a piangere mentre la


guardavo - esci dal bagno - urlò - Ashley fammi..- - JayJay ti sta aspettando - disse facendo il verso a Jennifer, capì


che ormai era troppo tardi per recuperare il nostro rapporto - Ashley - uscì dalla cabina riprendendo la borsetta da


terra e si girò verso di me - siamo stati insieme è vero, ma non mi hai conosciuta mai - disse salendo le due scale che


la portavano fuori - abbastanza per capire che mi ami ancora - dissi alla porta chiusa.




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Capitolo 3
*** siamo soli e tu ci sei sempre stata ***


ah non ci posso credere
sei nervosa e e non sai perche'
e non e' mica facile
fai l'amore e e non pensi me
e cosa vuoi rispondere
siamo qui non mi senti
e noi parliamo spesso si
ma cosi' siamo soli
e tu non puoi pretendere
siamo qui e siamo vivi
e tutto puo' succedere
ora qui siamo soli
siamo soli siamo soli
siamo soli
vivere sieme me
hai ragione ragione te
non e' mica semplice
non lo stato mai per me
io che ci credevo piu' di te
che fosse possibile
e smettila di piangere
e tu non puoi rispondermi
sono qui e non mi ascolti
e tutto puo' succedere
ora qui siamo vivi
siamo vivi siamo vivi
vivere insieme me
hai ragione ragione te
non e' mica semplice
non lo stato mai per me
io che ci credevo piu' di te
che fosse possibile
e smettila di piangere
siamo soli siamo soli
siamo soli

Quanto mi era mancato, per un primo momento lo avrei voluto


staccare da me, avrei voluto lanciarlo contro il muro e scappare da


quel bagno, il mio cervello mi diceva di scappare che ci sarei cascata


come tutte le altre volte, mi gridava di smettere perché se entrava


Jennifer sarebbero stati cazzi, ma il cuore mi impediva di pensare, mi


impediva di andare via, mi spinse sulle sue labbra per ritrovare


quelle sensazioni che aspettava da tempo che sperava che un


giorno avesse rivolto solo a lui.



Sentì le sue mani scorrermi sulla schiena e soffermarsi sul fondo


schiena, cercai di riprendere il controllo, non volevo passare per la


solita puttana che si fa i ragazzi nel bagno, no, non volevo e


ricominciando a piangere lo spinsi via e gli lanciai la borsetta contro



- non voglio fare la stronza di turno - dissi riprendendo a piangere mentre mi



guardava senza capire il perché della mia reazione - esci dal


bagno - urlai - Ashley fammi..- - JayJay ti sta aspettando - dissi


facendo il verso a Jennifer,


era troppo tardi per recuperare il nostro rapporto e questo mi


faceva stare troppo male perché io lo amavo, lo amavo piu di


quell'oca giuliva che lo aspettava di sopra - Ashley – mi avvicinai a


lui e raccattai la borsetta, sempre con le lacrime agli occhi e mi


girai verso di lui - siamo stati insieme è vero, ma non mi hai


conosciuta mai – dissi risalendo le scale per tornare di sopra,


chiusi la porta e rimasi li appoggiata per qualche secondo, speravo


mi seguisse ma non lo fece, me ne andai e tornai da i ragazzi.



Le mie amiche erano ubriache perse, quindi decidemmo di tornare


in albergo.


La serata si era rivelata un vero fallimento, stanca non per il sonno


ma stanca di piangere mi sfilai il vestito e lo riposi in valigia, misi


una felpa e mi raggomitolai nel letto provai a chiudere gli occhi,


1..2..3


le immagini cominciarono come un film nella mia mente, il suo


corpo contro il mio la sia mano su di me, le nostre lingue che


giocano a rimpiattino nelle nostre bocche, la sua voce..basta!



Mi alzai sperando che la sua voce uscisse dalla mia testa, non ci


potevo credere avevo perso il controllo per così poco, mi sedetti sul


letto, non pensare a lui voleva dire non respirare, mi alzai di nuovo


dal letto e corsi in bagno, mi guardai allo specchio, i capelli bagnati


dalla doccia e il volto struccato, che cosa non avevo io che lei


aveva? Io volevo solo vivere con lui, amarlo e sposarlo come fanno


tutte le persone normali e invece mi ritrovo la notte come un anima


in pena a pensare a lui, uscì dalla stanza e presi a camminare per i


corridoi dell'albergo, arrivai alla Hall dove c'era il bar , a dosso


avevo solo una felpa e le culottes non c'era nessuno, tutto era


deserto, su di uno sgabello del bar però c'era ancora una persona,


a grandi passi mi avviai verso la porta ma una volta la davanti mi


bloccai, rimasi la a guardarlo, l'unica cosa che ormai potevo fare


come una voce dentro di me giunse alle mie orecchie guardare ma


non toccare Ashley, una lacrima cominciò a rigare di nuovo il mio


volto, avrei voluto gridare il suo nome, chiamarlo e fargli sentire



quanto avevo bisogno di lui, ora qui che siamo soli.



Tra noi perché non poteva funzionare subito? Non è niente


semplice - smettila di piangere – alzai il viso, era li davanti a me,


come imbambolata rimasi li a guardarlo, mi sentì attirare contro di


lui come un magnete, sentivo il suo cuore battere come il mio


mentre come una bambina mordevo la manica della felpa per


trattenere le lacrime poi improvvisamente mi allontanò di qualche


centimetro da lui, mi guardò negli occhi e mi sentì tremendamente


indifesa davanti a lui, sapevo cosa stava per dire “devo andare”


abbassai lo sguardo pronta per ricevere l'ennesimo rifiuto ma


quando sentì le sue labbra sulle mie non resistetti e con tutta la


forza che avevo passai le braccia intorno al suo collo per avvinarlo


sempre di piu a me, misi in punta di piedi per raggiungere le sue


labbra.



Sembrava che la stanza stesse girando intorno a noi mentre invece


eravamo noi che giravamo intorno alla stanza, cademmo su uno di


quei divanetti messi sembra proprio li a posta, mi guardò pieno di


eccitazione e il fatto di trasgredire le regole rendeva tutto piu


eccitante lo baciai ancora ma poi mi fermai mentre lo sentivo


arrivare al gancetto del reggiseno, lo fermai – Jackson aspetta –


dissi tirandomi su e facendolo alzare, i suoi occhi vagavano su di


me cercando di capire il perché del mie rifiuto – non posso – dissi


di nuovo, lo guardai con fermezza negli occhi – Jennifer ti ama –


dissi prendendogli la mano, mi pesava dire quelle parole ma mi


pesava ancora di piu la convinzione che lo facesse perché odiava


vedermi triste e non perché ricambiava quei sentimenti.



- Ashley io..- gli tappai la bocca con un ultimo bacio, non volevo


che dicesse niente, ormai avevo deciso se non potevo averlo come



ragazzo almeno lo avrei avuto come amico.


Più ti guardo e meno lo capisco
da che posto vieni
forse sono stati tanti posti
tutti da straniera

chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene

quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata

quando si allungava l'ombra
sopra tutta la giornata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata

più ti guardo e più mi meraviglio
e più ti lascio fare
che ti guardo e anche se mi sbaglio
almeno sbaglio bene

il futuro è tutto da vedere
tu lo vedi prima
me lo dici vuoi che mi prepari
e sorridi ancora...

quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata

e anche quando si gelava
con la luna già cambiata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata

nemmeno un bacio
che sia stato mai sprecato
nemmeno un gesto così…
nemmeno un bacio
che sia stato regalato
nemmeno un gesto
tanto per
così

Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto

quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata

quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata


Mi alzai con il cuore piu leggero rispetto a come ero scesa, mi ero


levata un peso dal cuore e piu leggera mi avviai verso gli ascensori


ma mi sentì trattenere – non andare via – disse stringendosi a me,


intrappolata con la schiena contro il suo petto -solo per parlare –


aggiunse per paura che controbattesi – va bene – risposi


girandomi.


Mi sorrise, il sorriso che riservava solo a me e a quella, si allontanò


da me e si avvicinò al bar dell'albergo, lo seguì cercando di capire


che cosa avesse in mente – hai una forcina? - glie ne passai una e


in un paio di secondi aprì la porta del bar, scossi la testa e feci per andare via, non mi sarei presa una denuncia per effrazione in un


bar alle quattro di notte ma mi afferrò per la mano e mi trascinò


dentro mi fece sedere su di uno sgabello mentre lui con un salto


scavalcò il balcone – cosa desidera signorina? - mi domandò, non


riuscì a trattenere una risata e decisi di stare al gioco – che cosa mi


offre signore – mi passai una mano davanti alla bocca per


trattenere una risata isterica che avrebbe vegliato l'intero albergo,


prese diverse bottiglie cercando quella gia aperte -allora un bell'


Absolut per la signora -mi passò un bicchiere con del liquido simile


ad acqua con una ciliegina sopra – e per me una bella birra –


disse.


- non sapevo sapessi fare il barista – ammisi sorseggiando il mio


drink – ho fatto il barista al liceo -



parlammo per quasi tutta la notte, di cavolate e di cose serie ma


sopratutto di una cosa che premeva a tutti e due – finalmente quel


tonto di Jasper la bacia Alice – dissi prima di entrare in camera –


già era proprio..- non finì la frase che gli stampai un bacio sulle


labbra prima di entrare in camera e chiudere la porta.


Finalmente stanca mi misi a letto e mi addormentai subito, un po


ero triste, quella sarebbe stata l'ultima notte passata insieme a


Jackson e quello che gli avevo dato prima di andare via sarebbe


stato l'ultimo, ma lo avrei tenuto per sempre, perché nonostante


non lo volessi ammettere davanti a lui io lo amavo davvero.







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Capitolo 4
*** il giorno di dolore che uno ha ***




Quando tutte le parole
Sai che non ti servon più
Quando sudi il tuo coraggio
Per non startene laggiù


Quando tiri in mezzo Dio
O il destino o chissa che
E nessuno se lo spiega
Perché sia successo a te
Quando Tira un po' di vento
Che ci si alza un po'
E la vita è un po' più forte
Del tue dirle grazie no
Quando sembra tutto fermo
La tua ruota girerà
Sopra il giorno di dolore
che uno ha
Tu ruru tu ruru tu rurururu
Tu ruru tu ruru tu rururu
quando indietro non si torna
Quando l'hai capito che
Che la vita non è giusta
Come la vorresti te
Quando farsi una ragione
Vorrà dire vivere
Me l'han detto tutti quanti
Che per loro è facile
Quando batte un po' di sole
Dove ci contavi un po'
e la vita è un po' più forte
del tuo dirle ancora no
quando la ferita brucia
la tua pelle si farà
Sopra il giorno di dolore che uno ha











tornai in camera mia dopo aver lasciato Ashley davanti a camera sua dopo l'ultimo suo bacio come si era ripromessa.


in camera non mi aspettava nessuno che si meritasse il mio mio amore, quella pazza isterica e nevrotica di Jennifer


dormiva come un ghiro in pieno letargo e non si accorse di me rientrato così tardi, mi buttai sul letto e cercai di dormire


- ei dove eri ?- allora era sveglia, no avrei potuto sopportare tutte le sue sguerguenze - in bagno - mentì per evitare che


rompesse, alle cinque di mattina non mi andava di sentire le sue inutili congetture, mi girai e le diedi le spalle sperando


che avesse finito con le sue stupide domande - sei stato da lei vero? - disse alzando la voce e alzandosi dal letto


incrociò le braccia al petto - no amore, ero in bagno - dissi senza voltarmi, ero un attore no? tanto vale improvvisarmi


tale anche adesso ma lei non sembrava soddisfatta così mi alzai e la guardai - amore io amo solo te- le dissi


guardandola negli diritto negli occhi sperando che cedesse come tutte le volte - amore - funzionò, si tuffò tra le mie


braccia come una bambina, una bambina di 70 chili che piombarono sulla mia cassa toracica - scusa se ho dubitato di


te ma con quella la che ti ronza attorno tutto il giorno non posso non essere un po gelosa - si strusciò come una gatta


sul mio braccio e tornò a dormire.



rimasi a guardare il soffitto immaginando che quella che dormiva al mio fianco fosse Ashley, quella piccola creatura dal


corpo snello e minuto e non questo pachiderma che di notte russava.



ebbene si, Jennifer poteva sembrare una ragazza aggraziata e bella ma nell'intimo era un uomo, dormiva come un


uomo, cioè russava ,era grassa quando si levava la panciera e le puzzava persino il fiato, niente era come Ashley, lei


invece era delicata, tenera come un gattino e anche al mattino aveva sempre un ottimo odore, mi mancava Ashley, mi


mancava non solo il suo corpo sotto il mio e le sue carezze insieme ai suoi baci, mi mancava come amica dopo che


non sentirci piu fu una pena così amara.



fosse stato per me avrei lasciato questo pachiderma ma cause di forza maggiore me lo impedivano.



il mattino arrivò se Dio voleva e appena la sveglia segnò le sette mi alzai sgusciando via dalla sua presa e mi infilai in


bagno, mi accorsi solo con la luce del giorno che Ashley mi aveva lasciato un segno di rossetto sul collo, mi sbrigai a


levarlo o sennò sarebbero stati guai seri ma mentre lo levavo non riuscivo a non ridere mentre ripensavo a quella sera,


prima nel bagno e poi nel bar - perchè ridi? - la voce stridula di Jennifer impastata al sonno mi sconvolse, strofinai piu


forte finché non sparì del tutto - faccio una doccia e dopo andiamo a fare colazione - le dissi sorridendo ed entrai nella


doccia, chiusi la porta e aprì il getto d'acqua calda, meglio fredda per calmare i miei bollori - fammi spazio - Jennifer


entrò prepotentemente nella doccia pretendendo di farla con me -perchè non mi insaponi la schiena? - mi domandò


mentre si girava, certo non era una brutta donna ma non era il mio tipo, le manette e le fruste non fanno per me,


cominciai insaponarle la schiena mentre cominciava a mugolare, odiavo quando faceva così, non le stavo ancora


facendo niente, la feci girare e cominciai a baciarla con forza e troppa passione mentre la feci scontrare contro le


mattonelle della doccia, cominciò a sospirare mentre si strusciava su di me in cerca di quello che stava per ricevere



- JayJay - mi chiamò in preda agli spasmi - fallo adesso - disse sempre con la voce rotta e gli occhi chiusi, in un unico


gesto molto meccani entrai dentro di lei, un paio di spinte e venni, subito dopo uscì ed uscì dalla doccia per vestirmi e


raggiungere gli altri a colazione.



era sempre così con lei, mai un minimo di passione solo sesso in se e per se, non sarebbe la stessa cosa con Ashley


per esempio.



mi avviai lasciandola in camera ancora da prepararsi, a passo svelto mi infilai dentro l'ascensore e schiacciai il pulsante


"t".



una volta arrivato incontrai Kellan - ei amico - ci salutammo e ci dirigemmo insieme al bar per la colazione - scusami


per ieri sera ero un po come dire- avevo capito, gli dissi di non preoccuparsi che avrei fatto sicuramente lo stesso, anzi


sarei giunto anche a le mani per lei, quella donna meravigliosa che però non posso avere - non preoccuparti amico - gli


risposi, prendemmo posto aspettando il resto della gente - allora le cose con Jennifer vanno alla grande? - disse,


addentò un cornetto mentre io abbandonai il mio, Kellan mi lanciò un occhiataccia - notte in bianco è? - altro che notte


in bianco, forse anche troppo spinta, certo Ashley non l'avevo sfiorata, solo col pensiero mai i miei problemi erano ben


altri e forse mi sarei dovuto confidare con lui del resto era il mio migliore amico - devo parlarti di una cosa - il mio tono


era cambiato improvvisamente, si era fatto serio e la mia espressione dura - wowowo amico così mi spaventi - forse è



così, spaventavo anche me, il fatto che non avessi ricordi di ciò che successe quella notte mi faceva uscire di testa.



ma dovemmo rimandare la conversazione perchè le ragazze arrivarono, erano tutte e tre distrutte, tutte tranne Jennifer


fresca come una rosa con il suo toppino rosa, i Jeans attillati e gli stivali con il tacco, dall'altra parte c'erano Nikky che


sembrava avesse dormito solo poche ore, aveva una camicia bianca i jeans e un paio di stivali neri, Kris aveva una tuta



e poi c'era Ashley, i capelli mossi arruffati come se non avesse avuto tempo di pettinarsi un trucco quasi assente e gli


occhi semi socchiusi ma nonostante era bellissima, a dosso aveva solo un paio di jeans degli Ugg marroni insieme ad



una maglia bianca con dei disegni sopra e un golfino marrone, era la semplicità in persona ma era bellissima.





raggiunsero il nostro tavolo sbadigliando mentre Jennifer si sedette accanto a me guardandole male - buongiorno - ci


salutarono, ricambiammo il saluto e dopo baciai velocemente la mia ragazza - certo che sei stato sbrigativo sotto la


doccia - disse, prese il cornetto che avevo lasciato e lo addentò, feci finta di non aver sentito niente mentre con la


coda dell'occhio vidi Nikky portare vi Ashley per evitare che sentisse altre cazzate.



Jennifer si decise a lasciare soli me e Kellan mentre andava a prendere dell'altro cibo - allora che mi dovevi dire? -


domandò, da dove avrei cominciato? non era facile e sopratutto come spiegavo il fatto che non avevo ricordo di quella


sera? - ecco vedi non so come dirtelo ma ..- le ragazze tornarono ancora piu imbronciate di prima, non contenta


Jennifer lanciò un altra frecciatina ad Ashley - visto a fare i bagordi la sera prima?- vidi Ashley tossire per non strozzare


con il cornetto, mi sa che aveva interpretato male la sua frase - mi sembra che ci fossi anche tu in discoteca - Nikky


posò il vassoio rumorosamente, però, Nikky avrebbe potuto fare la guardia del corpo di Ashley, le voleva bene si


vedeva e la cosa non mi poteva rendere piu felice, vedere che c'è qualcuno che la difende o la consola quando non



posso farlo io - io non mi sono scolata tutto quell'alcool - disse acida puntando lo sguardo su Ashley che tossì di nuovo


rumorosamente - tutto bene Ley? - le domandò Kellan - tu non puoi bere alcool - le feci notare ma così facendo mi


condannai a morte. mi prese la mano e mi sorrise - è vero, mi fa male - disse euforica, le sorrisi di rimando mentre


Nikky la scarnì di nuovo - si al cervello - Jennifer la folgorò con lo sguardo ma per fortuna mia e di Kellan arrivò il


cameriere che ci chiese che cosa volevamo bere - io prendo..- Jennifer ci penso per un paio di minuti buoni mentre


vedevo Nikky dire ad Ashley - perchè non prende un biberon - sussurrò ad Ashley - biberon..biberon - le guardai male,


insomma almeno non in mia presenza, non appena si accorsero di me che le guardavo si zittirono in mediatamente ma


non era ancora finita qui, Nikky non si arrende mai sembrava dire la sua faccia - ei dolcezza, ci sono altre cinque


persone che vogliono ordinare - Ashley rise cercando di camuffare la sua risata con la mano mai suoi occhi non



mentivano, luccicavano ancora di piu quando rideva e le lampade al neo del locale risaltavano il verde cristallino dei



suoi occhi, Jennifer la guardò male, afferrò la mia mano - il caffè farà male al bambino? - guardò Ashley mentre


diceva la frase che temevo di piu, i suoi occhi si fecero vittoriosi e si accesero di una nuova luce, una luce che non


avevo mai visto quando Ashley si alzò da tavola scusandosi - scusatemi, devo andare a vomitare - si alzò e lasciò tutti


al tavolo - Ash tesoro - Nikky si alzò e la seguì, mi alzai anche io mentre Kellan e Kristen,troppo stanca per seguire a


corsa le due sue amiche, mi guardavano schifati, mi alzai dalla sedia ma venni rispedito a sedere da lei - se la segui sai


cosa faccio - disse a denti stretti, respirai profondamente e cercai di mantenere il controllo.



con lo sguardo cercai Kellan ma quello che ebbi fu un no con il capo e uno sguardo disgustato, si alzò portando via


anche Kristen.



dopo colazione mi sedetti fuori nel grande giardino per fumare una sigaretta - Jackson - Kellan mi chiamò con voce


furiosa, era arrabbiato e lo potevo immaginar, Ashley era la sua migliore amica, quasi una sorella per lui ed io mi ero


comportato come uno stronzo.



si avvicinò a me a passo svelto e mi tirò un cazzotto facendomi cadere la sigaretta - non chiedermi perchè Jackson,



sei solo uno stronzo - disse, aveva ragione ma doveva farmi spiegare - non è come credi - dissi accendendone un



altra - io non volevo, non so nemmeno..- cominciai a spiegare la situazione a Kellan all'inizio non mi credette


ma poi si ricredette - come pensi di spiegarlo ad Ashley, dopo questa non vorrà piu parlarti - sintetizzò lui, aveva


ragione Ashley non mi avrebbe piu parlato, proprio ieri notte ci eravamo ritrovati e adesso, rischiavo di perderla



davvero e questa volta per sempre.


salì al suo piano deciso a parlare con lei e spiegarle perchè le stavo facendo tutto questo, da dentro mi giunsero le


voci di Nikky e Kris e la sua rotta dal pianto, no, una cosa che non sopportavo era vederla piangere. bussai alla porta,


venne Kristen ad aprirmi - si?- mi guardò malissimo ma non mi lasciò entrare - posso parlare con Ashley? - domandai


misi un piede tra la porta e lo stipite, se avrebbe chiuso la porta avrebbe fatto resistenza, Kris chiamò Nikky che arrivò


subito - Nikky fammi parlare con lei - dissi implorante, ne avevo bisogno, avevo bisogno di vederla di sentirla vicina - no


Jackson no, l'hai fatta soffrire per l'ennesima volta e io non voglio dover sentire ancora quanto ti ama e perchè non è


lei quella incinta di te -disse furiosa, avrei voluto anche io dirle che l'amavo e sopratutto dirle che anche io avrei


preferito un figlio da lei, ma non l'avevo deciso io - ti prego Nikky, fammi spiegare - implorai di nuovo.



lo spiegai prima a lei e quando capì mi chiese scusa - io..Jackson ..perdonami - disse mi fece passare mentre richiamo


Kristen, speravo solo che anche lei mi capisse, capisse a cosa stavo rinunciando per una mia stupidaggine per un mio


increscioso errore a cosa avrei perso per sempre.



entrai nella sua stanza e la trovai sul letto, appena mi vide si alzò, aveva gli occhi rossi dalle lacrime - Ash ti prego non


fare così - le dissi avvicinandomi - vattene Jackson, non voglio piu vederti - stava urlando queste parole mentre in piedi


con il braccio teso mi indicava la porta - Ashley, fammi spiegare - cercai di dirle, afferrò il cellulare e me lo lanciò, sentì


lo schermo andare in mille pezzi, mi avvicinai di qualche passo e mi tirò la trousse con i trucchi dentro, la presi al volo


evitando che spaccasse lo specchio - amore.- mi scappò dalle labbra senza nemmeno che ci facessi caso e questo la


fece arrabbiare ancora di piu - amore ci chiami quella stronza - mi tirò altri oggetti che era meglio scansare - quella


puttana - continuavo ad avvicinarmi imperterrito mentre ne fregavo degli oggetti che lanciava o degli insulti che


mandava a Jennifer, non mi importava niente di lei, io non l'amavo - Fammi spiegare ti prego- sembrò placarsi una


volta finiti gli oggetti da scagliarmi contro, la spinsi con le spalle al muro - che cosa non ho Jay? dimmelo - il suo tono si


era abbassato e adesso guardava per terra, i capelli mossi le ricadevano sul volto - che cosa ti ha fatto innamorare di


lei? - la sua era piu una supplica che una domanda vera e propria, mi avvicinai ancora di piu a lei con la mano la


costrinsi a sollevare il viso e guardarmi negli occhi - tu sei bellissima così Ash- le dissi dolcemente - allora perchè non


hai mai capito cosa provavo per te? - disse ancora, ma io mi ero accorto benissimo cosa provava per me e lo provavo


anche io - Ashley, io ti amo - mi guardò negli occhi stupita - lo so sono stato uno stupido, avrei dovuto dirtelo subito ma


poi è spuntata Jennifer dicendo di aspettare un figlio da me..- bloccai il suo tentativo di fuga e la costrinsi ad ascoltarmi



- io non la amo Ashley - dissi ancora - allora lasciala, ti è tanto difficile? - - non posso - dissi a malincuore, scosse la


testa mentre stava per andare via di nuovo cercando di sfuggire alla mia presa - lasciami finire - dissi - lei mi tiene in pugno Ashley, suo padre è il


presidente della Fox, ha i meglio avvocati, se io non rimango con lei e con il bambino -dissi -mi denunciano per


violenza - cedetti anche io, mi accasciai sul suo corpo nascondendo il volto nell'incavo del suo corpo, sentì le sue


braccia cingermi le spalle mentre la spinsi verso il letto e lentamente la feci sdraiare - io non lo voglio questo bambino -


dissi, non lo volevo perchè io non amavo Jennifer - Jackson troveremo una soluzione - disse facendomi scontrare


contro il suo petto - non c'è una soluzione - risposi, dovevo tenerla lontana da quei due -una ci sarebbe- disse


- dimostrare che non è incinta - la cosa avrebbe anche potuto funzionare, mi accarezzò i capelli mentre ancora avevo le


testa appoggiata contro il suo ventre, non mi sarei voluto alzare mai ma il mio cellulare squillò, mi alzai lo presi dalla


tasca dei pantaloni e mi sdraiai accanto a lei - Jackson dove sei? - era lei, la sua voce ben definita al telefono metteva


in risalto le sue emozioni e le sue intenzioni, ma adesso mi avrebbe sentito, non sarei rimasto un minuto di piu con lei,


non mi importava, che mi denunciasse pure per violenza, io volevo rimanere con Ashley e ci sarei rimasto, la guardai


sollevarsi al mio fianco tappandosi il seno nudo con il lenzuolo bianco ma dal suo sguardo e dal cenno che mi fece


con il capo decisi di non dire niente e di continuare con la messa in scena -sono in città, avevo bisogno di scaricarmi


un po - dissi mentre vidi Ashley rilassarsi di nuovo - ah, dove sei? ti raggiungo - disse furba, poteva sembrare un cretina


ma aveva studiate legge alla stanford e non era una che si faceva prendere in giro facilmente - amore guarda sto


prendendo un taxi e sto tornando, una ventina di minuti e ci sono, senti ceniamo insieme? - gli domandai per tenerla


buona , avrebbe detto di no sicuramente, c'era il suo amato McGiver su FoxRetrò - lo sai amore che c'è McGiver,


mangia pure con i tuoi amici, io ti aspetto -mi salutò e chiuse la conversazione, buttai il telefono da una parte e


tornai a concentrarmi solo su Ashley - ho venti minuti - dissi baciandola e facendola stendere sopra di me, quanto ho sognato di poterla


stringere a me senza paura di dirle ciò che provo e di capire le sensazioni che stavo provando anzi che essere


annebbiate dall'alcool. sorrise mentre lasciavo scie di baci lungo il collo e il corpo lasciato scoperto dal lenzuolo dove si era avvolta


- Jack - mi chiamò con voce languida e leggermente roca ma ero deciso a non fermarmi, l'avevo desiderata troppo per smettere


adesso - Jackson - mi chiamò di nuovo mentre rispondeva ai miei baci e posava le mani sulle mie spalle , mugugnai qualcosa in


risposta ma non mi staccai dalle sue labbra così perfette e naturali ma lei si staccò dalle mie bramose delle sue guardandomi di nuovo con quegli


occhioni ,di nuovo spauriti davanti a me, mi fermai e mi alzai leggermente, appoggiai la schiena alla testa del letto e me la portai sulle


gambe fino a falla scontrare con il mio petto, giocherellò con la mia catenina prima di venire al dunque - Jackson, hai mai pensato di


sposarla? - il suo sguardo era tornato triste, terribilmente triste mentre roteava sulle dita il ciondolo della catenina, una lettera cinese.


non avevo mai pensato di chiedere a Jennifer di sposarmi, non ero uno che credeva molto nel matrimonio, preferivo un interminabile


convivenza ai legami del matrimonio, le baciai la tempia per rassicurarla - no, non ho intenzione di sposarla - le risposi sincero mentre


ancora la osservavo giocare con quel ciondolo, lo faceva per non incrociare il mio sguardo - e cosa farai adesso? - mi domandò di


nuovo - intendo con Jennifer e..il bambino - ebbe una titubanza nel pronunciare la parola bambino, le faceva ancora male ammettere


che ero stato di qualche d'un altra oltre che suo - non lo so Ash - la spinsi con la testa contro la mia spalla e rimanemmo in silenzio, dopo vari


minuti cambiammo argomento - che cosa è? - mi domandò riferendosi al ciondolo, lo presi e lo guardai - è una lettera cinese - dissi,


lo staccai dal collo e mi impossessai della piccola mano di Ashley abbandonata sul ventre e ci nascosi dentro il ciondolo, mi guardò


con quei suoi occhioni verdi che mi avevano fatto innamorare al primo colpo - ma Jack..non - le chiusi la bocca con un bacio

- penso che la lettera A si addica piu a te - dissi.



l'avevo comprata a Singapore, non mi ricordo che ci facevo la ma mi ricordo che appena vidi quella collana me ne innamorai subito e


non appena seppi di che lettera si trattava non ebbi piu dubbi.



non me ne separavo mai, era mia da donare a colei che amavo.



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Capitolo 5
*** ascolta il tuo cuore ***





So che c'é qualcosa nel risveglio del tuo sorriso
ho un idea del tuo sguardo, yeah
Hai costruito un amore ma questo amore é finito
il tuo piccolo pezzo di paradiso si é trasformato in oscurità 


Ascolta il tuo cuore
quando ti sta chiamando
ascolta il tuo cuore
non c'é nient'altro che puoi fare
non so dove stai andando
e non so perché
ma ascolta il tuo cuore
prima di dirgli addio 


A volte ti chiedi se questa lotta é utile
I momenti preziosi sono tutti persi nella marea
Sono stati spazzati via e niente é come sembra
il sentimento di appartenenza ai tuoi sogni

E ci sono voci
che vogliono essere ascoltate 

Cosi tanto da dire
ma non riesci a trovare le parole
L'odore di magico
La bellezza che é stata
quando l'amore era selvaggio come il vento






Mi assopì abbracciata lui contro il suo petto, il suo cuore che batteva


regolare e mi faceva da ninna nanna, non mi sarei mai spostata e non mi


sarei mai voluta spostare da quella posizione, sentivo le dita di Jackson


risalire lungo la schiena e ad ogni passaggio un brivido le inseguiva


creandomi dei brividi nello stomaco.



Il sole stava calando all'orizzonte e la nostra camera si tinse di arancione ma


ero troppo distratta a dormire per guardare quello spettacolo quando mi sentì


spostare dolcemente sul lato inutilizzato del letto e coprire dolcemente ma

ero troppo stanca per svegliarmi.



Quando lo feci lui non c'era piu, se ne era andato. Nella stanza non c'era


niente che facesse pensare che lui fosse stato li, mi alzai coprendomi con il


lenzuolo e guardando la stanza vuota sospirai triste, speravo di trovarlo qua


il mio risveglio ma non c'era.



Sarà dovuto tornare da Jennifer, lui è suo non mio e per quanto si faccia


l'amore occasionalmente Jennifer ha il diritto di averlo accanto.



Era quasi l'ora di cena così mi alzai e mi diressi verso la doccia,sotto il getto


caldo le emozioni e le sensazioni riaffiorarono, inavvertitamente sfiorai il


ciondolo, ecco ciò che mi faceva sperare che tutto quello che era successo


non fosse stato solo un sogno.



Me la presi comoda e dopo essere uscita dalla doccia mi asciugai per bene e


presi dei vestiti dalla valigia ormai pronta, una volta pronta



Lasciai i capelli sciolti e prendendo il cellulare mi decisi a lasciare la


stanza per scendere la piano di sotto nella sala da pranzo/cena.



Entrai in ascensore e schiacciai il tasto per il piano terra, le porte si


chiusero e cominciò a scendere, al terzo piano di fermò ed entro una


ragazza poco posata, bionda e super prosperosa, Jennifer.



Non appena mi vide mi saltò a dosso abbracciandomi – Ashley –


squittì, mi stringeva le braccia al collo come se fossimo amiche da


una vita, fu proprio in quel momento mi sentì malissimo, avevo


passato il pomeriggio a fare l'amore con Jackson, il padre del suo


bambino e lei mi salutava così calorosamente, mi sentivo in


imbarazzo e che cosa avrei potuto fare? Non potevo scappare, non in


questo modo almeno, non arei dovuto, non avremmo dovuto fare


quello che avevamo fatto – sono così eccitata – disse saltellando


spostando il peso da un piede all'altro -tra una settimana ho la prima


ecografia – disse, e io l'avevo appena cornificata, mio Dio ero orribile.



Appena le porte dell'ascensore si aprirono uscì scusandomi e corsi


fuori a prendere una boccata d'aria e mentre mi appoggiai alla



balaustra del balcone mi sentì chiamare dolcemente – Ashley – mi


voltai per trovarmi il volto di Jackson a pochi centimetri dal mio che


mi guardava leggermente preoccupato, mi voltai completamente


verso di lui per guardarlo meglio negli occhi, presi un profondo


respiro, sentì la sua mano calda sul mio fianco mentre aspettava che


parlassi, quel contatto, quel contrasto tra il calore delle nostre pelli mi


stava per far perdere quel poco raziocinio che avevo e che mi era


rimasto in corpo – Jackson – cominciai, si avvicinò pericolosamente


alle mie labbra, riuscì a fermarlo in tempo posando due dita sulle sue


labbra così invitanti a soli pochi centimetri dalle mie – fammi finire –


era meglio smettere ciò che ancora non avevamo cominciato, mi


guardò e nei suoi occhi verdi sembrarono come velati da una leggera


pellicola lucida -tra due settimane finiamo le riprese e ..e torneremo a


Los Angeles e tu avrai il bambino – dissi mentre la voce cominciava


a tremarmi – Ashley che stai..?-, anche la sua voce cominciava a


incrinarsi – io ho finito le riprese, parto domani – dissi allontanandomi


da lui e tornando dentro ma catturò la mano libera e mi girò verso di


lui – è quello che è successo oggi pomeriggio? -, i suoi occhi erano


rossi, non ce la facevo piu a vederlo così ridotto, - è stato solo un errore, non ce la faccio


Jackson, non ce la faccio a vederti con lei mentre pensi a me – lo


bloccai di nuovo prima che potesse dire altro – non è giusto, nei


confronti del bambino Jackson – dissi, - mi dispiace – soffiai sulle sue

labbra, gli posai l'ultimo bacio sulle labbra, un bacio casto dato come


il primo, solo che quello era l'ultimo, gli sorrisi debolmente prima di



voltarmi e andare via, incrociai Nikky che sorridente mi veniva


incontro ma scusandomi la superai e tornai in camera, chiusi la porta


e mi buttai sul letto.



-perché non posso mai essere felice io? -.


mi feci chiamare un taxi per il giorno dopo e prenotai un aereo per


tornare a casa mia, le riprese per Alice erano finite come per quasi


tutto il cast.


Il giorno dopo la reception mi avvertì che il mio taxi era arrivato e senza


salutare nessuno me ne andai.



mi dispiaceva ma era meglio così, Jackson se glie lo avessi chiesto sarebbe


partito con me lasciando anche le riprese del film e tutto il resto ma ero stata


la prima a dirgli di no, a cacciarlo da me, aveva un responsabilità adesso e


non potevo essere io quella stronza che avrebbe fatto crescere un figlio senza


il padre.



salì sull'aereo sperando che quella sera Nikky mi chiamasse in modo da


potermi scusare con loro e per farsi che gli dicesse addio da parte mia, visto


che io non avevo il coraggio di farlo.


vi domando perdono per la graifca orribile ma non capisco cosa stia succedendo al mio portatile T____________T spero che non influisca su il risultato della storia grazie della pazienza ^^

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Capitolo 6
*** il peso della valigia ***








comincio con il chiedere scusa a tutti per l'enorme ritardo ma adesso eccomi qua!

diciamo che il ritardo è stato dovuto anche ad un piccolo calo di ispirazione ma per fortuna ce l'ho fatta e per farmi perdonare ho deciso di rendere il capitolo un po meno tragico via xD

spero che vi piaccia ma non illudetevi, le cose non saranno ancora lisce per i nostri Ashley e Jackson, ad ogni sosta c'è sempre qualcuno che cerca di mettere i bastoni tra le ruote..

voglio ringraziare alicecullen19 che mi sostiene insieme ad alice90cullen!

grazie di tutto ragazze, ovviamente anche a chi legge e basta sia chiaro!! e non temete arriveranno anche gli atri capitolo di Twilight, sono gia pronti mancano solo di revisione!




Il peso della valigia.


pensavo fosse facile vivere senza Ashley, senza averla intorno, senza vederla nemmeno di sfuggita, era uno strazio.


Jennifer non faceva che assillarmi, per ogni cosa non faceva che tirare fuori il bambino quando facevo qualcosa che non


andava secondo i suoi piani.


il bambino, io neanche lo volevo, come non ero nemmeno sicuro che fosse mio o peggio, che esistesse.


avevo perso Ashley di vista. seppi solo dopo molto


tempo che aveva lasciato Los Angeles per trasferirsi a New York, avevo provato anche a chiamarla ma il


suo cellulare era sempre spento o non raggiungibile, ma perchè se ne era andata via ancora non l'avevo


capito.


avevo incontrato Nikky qualche volta all'agenzia ma non voleva parlare di Ashley come se fosse solo lei a


stare male per la sua partenza.


l'unica che era contenta per la sua improvvisa partenza, direi quasi scomparsa era Jennifer.


dovevo cercarla, dovevo trovarla e riportarla a casa, a casa con me perchè era con lei che io volevo


stare.


- amore a che pensi?- mi domandò durante la cena Jennifer distraendomi dai miei pensieri su Ashley. alzai


lo sguardo dal piatto e guardai quel suo sorriso smorto, il suo viso gonfio di silicone non mi trasmetteva


niente, aspettai qualche secondo prima di risponderle - no niente, amore - mi riluttava chiamarla "amore"


perchè io non l'amavo, la vedo alzare tutta sorridente e sparire per qualche minuto, quando torna mi mette


sotto gli occhi una fotografia in bianco e nero - che cosa è? - le domando anche se conosco gia la


risposta - è nostro figlio - dice sedendosi su di me, non provo niente, ne emozione, ne gioia, ne tristezza o


amarezza, niente - perchè non mi hai detto che avevi la visita? - le domandai facendola alzare


bruscamente, mi guardava senza capire mentre adirato mi diressi verso la cucina.


- non pensavo fosse importante - disse correndomi dietro, le davo le spalle nella cucina appoggiato al


lavandino in tento a guardare scorrere l'acqua del rubinetto, mugugnai qualcosa e alzai le spalle ridendo


amaramente - non pensavi fosse importate - risi ancora senza gioia, chiusi l'acqua ed uscì dalla cucina


continuando a ridere, la superai ed andai in sala dove afferrai la giacca e le chiavi della moto - dove vai? -


mi domandò stizzita seguendomi in sala e poi alla porta - a fare un giro - dissi scocciato, aprì la porta - vai


da lei vero ?- il suo tono era cambiato, era rabbiosa, furiosa ma dentro di me pensavo che era meglio se


andassi da lei ma non sapevo dove fosse ne dove abitasse - no, credimi - dissi, uscì sul vialino e mi seguì


pure li - ma Jajay, pensa a nostro figlio - disse al limite delle lacrime - basta adesso - mi girai di scatto


verso di lei - basta tirare questa povera creatura sempre in ballo - dissi stanco di sentirmi sempre dire :


fallo per tuo figlio, nostro figlio, il piccolo Jay. lui povera creatura non ne aveva colpa.



mi allontanai di nuovo da lei e salì sulla moto - Jackson se te ne vai ti renderò la vita un inferno - mi


minacciò mettendosi davanti alla moto, mi misi il casso - fallo se ci riesci- chiusi la visiera e scansata


partì a tutta velocità nella notte.



non mi fermai neanche a guardarla per un ultimo secondo, dovevo trovare Ashley e l'unica che lo sapeva


dove fosse sparita era Nikky.


percorsi la statale deserta e uscì imboccando la strada per casa sua. mi fermai davanti al suo vialino e


sfilatomi il casco controllai l'ora, le undici di sera, so che non si piomba in casa della gente a quest'ora ma


devo sapere,scesi dalla moto e con il casco in mano suonai al campanello, appena aprì la porta mi vide e



la richiuse subito - Nikky - mi attaccai al campanello finchè stufa non aprì di nuovo - ho dei vicini - disse


scocciata - e io devo sapere dove è Ashley - disse spazientito, sospirò e mi fece accomodare in casa.


mi scortò fino al salotto dove si sedette su un divano, mi invitò a sedermi ma proferì rimanere in piedi.


- allora dove è? - le domandai saltando i convenevoli


- Jack, mi ha fatto promettere di..- disse cercando di non urlare


- non mi interessa, Nikky ti prego - le dissi


- non ti conviene andarci - mi disse sistemandosi sul divano


-perchè? -


- non in questo periodo almeno - disse guardandosi le unghie, ma di che parlava?


- Nikky, Cazzo parla - dissi in maniera anche troppo sgarbata, mi scusai subito.


- è tornata a Jackson, sta dai suoi adesso..- disse sconfitta, si alzò e su un foglietto mi scrisse l'indirizzo


- Jackson io ti avverto, lasciala in pace, non ha piu voglia di essere presa per il culo - disse e mi buttò poi


fuori di casa.


decisi come al mio solito di non ascoltarla, di fare di testa mia. dovevo parlare con Ashley e dirle che avevo lasciato


definitivamente Jennifer, che lei era l'unica che volevo.


Salì di nuovo in sella alla mia moto e partì verso casa di Ashley, non sapevo quanto tempo ci avrei impiegato ma


dovevo farlo e così partì.


mi fermavo solo per prendere un caffè e poi ripartivo, all'alba del quinto giorno arrivai a Jacksonville, mi fermai ad una


stazione di servizio e mentre sorseggiavo l'ennesimo caffè lessi l'indirizzo sul foglietto che mi aveva dato avevo perso


Ashley di vista. seppi solo dopo molto


tempo che aveva lasciato Los Angeles per trasferirsi a New york, avevo provato anche a chiamarla ma il


suo cellulare era sempre spento o non raggiungibile, ma perchè se ne era andata via ancora non l'avevo


capito.


avevo incontrato Nikky qualche volta all'agenzia ma non voleva parlare di Ashley come se fosse solo lei a


stare male per la sua partenza.


l'unica che era contenta per la sua improvvisa partenza, direi quasi scomparsa era Jennifer.


dovevo cercarla, dovevo trovarla e riportarla a casa, a casa con me perchè era con lei che io volevo


stare.


- amore a che pensi?- mi domandò durante la cena Jennifer distraendomi dai miei pensieri su Ashley. alzai


lo sguardo dal piatto e guardai quel suo sorriso smorto, il suo viso gonfio di silicone non mi trasmetteva


niente, aspettai qualche secondo prima di risponderle - no niente, amore - mi riluttava chiamarla "amore"


perchè io non l'amavo, la vedo alzare tutta sorridente e sparire per qualche minuto, quando torna mi mette


sotto gli occhi una fotografia in bianco e nero - che cosa è? - le domando anche se conosco gia la


risposta - è nostro figlio - dice sedendosi su di me, non provo niente, ne emezione, ne gioia, ne tristezza o


amarezza, niente - perchè non mi hai detto che avevi la visita? - le domandai facendola alzare


bruscamente, mi guardava senza capire mentre adirato mi diressi verso la cucina.


- non pensavo fosse importante - disse correndomi dietro, le davo le spalle nella cucina appoggiato al


lavandino in tento a guardare scorrere l'acqua del rubinetto, mugugnai qualcosa e alzai le spalle ridendo


amaramente - non pensavi fosse importate - risi ancora senza gioia, chiusi l'acqua ed uscì dalla cucina


continuando a ridere, la superai ed andai in sala dove afferrai la giacca e le chiavi della moto - dove vai? -


mi domandò stizzita seguendomi in sala e poi alla porta - a fare un giro - dissi scocciato, aprì la porta - vai


da lei vero ?- il suo tono era cambiato, era rabbiosa, furiosa ma dentro di me pensavo che era meglio se


andassi da lei ma non sapevo dove fosse ne dove abitasse - no, credimi - dissi, uscì sul vialino e mi seguì


pure li - ma Jajay, pensa a nostro figlio - disse al limite delle lacrime - basta adesso - mi girai di scatto


verso di lei - basta tirare questa povera creatura sempre in ballo - dissi stanco di sentirmi sempre dire :


fallo per tuo figlio, nostro figlio, il piccolo Jay. lui povera creatura non ne aveva colpa.



mi allontanai di nuovo da lei e salì sulla moto - Jackson se te ne vai ti renderò la vita un inferno - mi


minacciò mettendosi davanti alla moto, mi misi il casso - fallo se ci riesci- chiusi la visiera e scansata


partì a tutta velocità nella notte.



non mi fermai neanche a guardarla per un ultimo secondo, dovevo trovare Ashley e l'unica che lo sapeva


dove fosse sparita era Nikky.


percorsi la statale deserta e uscì imboccando la strada per casa sua. mi fermai davanti al suo vialino e


sfilatomi il casco controllai l'ora, le undici di sera, so che non si piomba in casa della gente a quest'ora ma


devo sapere,scesi dalla moto e con il casco in mano suonai al campanello, appena aprì la porta mi vide e



la richiuse subito - Nikky - mi attaccai al campanello finchè stufa non aprì di nuovo - ho dei vicini - disse


scocciata - e io devo sapere dove è Ashley - disse spazientito, sospirò e mi fece accomodare in casa.


mi scortò fino al salotto dove si sedette su un divano, mi invitò a sedermi ma preferì rimanere in piedi.


- allora dove è? - le domandai saltando i convenevoli


- Jack, mi ha fatto promettere di..- disse cercando di non urlare


- non mi interessa, Nikky ti prego - le dissi


- non ti conviene andarci - mi disse sistemandosi sul divano


-perchè? -


- non in questo periodo almeno - disse guardandosi le unghie, ma di che parlava?


- Nikky, Cazzo parla - dissi in maniera anche troppo sgarbata, mi scusai subito.


- è tornata a Jackson, sta dai suoi adesso..- disse sconfitta, si alzò e su un foglietto mi scrisse l'indirizzo


- Jackson io ti avverto, lasciala in pace, non ha piu voglia di essere presa per il culo - disse e mi buttò poi


fuori di casa.


decisi come al mio solito di non ascoltarla, di fare di testa mia. dovevo parlare con Ashley e dirle che avevo lasciato


definitivamente Jennifer, che lei era l'unica che volevo.


Salì di nuovo in sella alla mia moto e parì verso casa di Ashley, non sapevo quanto tempo ci avrei impiegato ma


dovevo farlo e così partì.


mi fermavo solo per prendere un caffè e poi ripartivo, all'alba del quinto giorno arrivai a Jacksonville, mi fermai in un


area di servizio e li sorseggiai il mio ennesimo caffè e mentre lo facevo lessi l'indirizzo sul foglietto che mi aveva


scritto Nikky.


finì il caffè e mi misi di nuovo in sella, non ero piu tanto sicuro di volere arrivare fino in fondo, magari non mi avrebbe


nemmeno voluto parlare - che situazione di merda - dissi dentro al casco.


ci siamo pensai, eccomi qua.


guardai la villetta bianca e anche se era ancora presto, dentro sembrava esserci vita, presi coraggio e scesi dalla moto


e con il casco in mano scesi e mi avviai alla porta, tentennai incerto se suonare o meno ma la porta si aprì comunque e


rivelò una bambina mora con i boccoli lunghi fino alla vita e gli occhioni verdi che mi guardavano interrogativi.



rimasi leggermente spiazzato, e spaventato, era la copia di Ashley in miniatura anche se non poteva essere sua figlia,


sperai - ci..ciao - dissi alla bambina che mi guardava ancora interrogativamente - c'è la tua mamma..- mi corressi


- Ashley - rimase guardandomi senza sembrare di avere capito bene poi finalmente aprì bocca rivelando una vocina


alcuna anche troppo fastidiosa -insomma vuoi mia madre o no? - disse, era decisamente antipatica come bambina ma a


me non colpì quello, girai i tacchi ormai sicuro che sua madre fossi Ashley, saltai gli scalini e mi diressi alla moto - è


andato via senza dire nulla - sentì parlare la bimba ma non mi voltai - Jackson? -, questa volta a parlare fu Ashley, mi


girai verso di lei, vederla qui adesso, con i suoi occhi verdi che scrutavano i miei in cerca di risposte mi fecero


dimenticare tutto.


si avvicinò lentamente e quando fu abbastanza vicina mi sfiorò la mano e fu come una scossa elettrica che mi


percorse tutto il corpo fermandosi nello stomaco - che ci fai qui? - mi domandò avvicinandosi ancora di piu


appoggiandosi quasi alla moto -io..- balbettai qualcosa senza riuscire a dare spiegazioni per il motivo della mia


presenza la, a Jacksonville - io.. ho.. lasciato Jennifer - dissi posando il casco sul manubrio e guardandolo fisso senza


sapere cosa altro dire - cosa? - fu la sua unica risposta, la guardai negli occhi - Jackson e tuo figlio? - disse con gli


occhi lucidi, le strinsi la mano che si era posata inconsapevolmente sulla mia - non mi interessa - dissi, mi guardo


spalancando gli occhi lucidi - non se tu non ci sei - dissi chiaramente, non mi importava niente e di nessuno, volevo


solo che capisse quanto l'amavo e quanto ero stato stupido a non accorgermene prima.



mi feci piu audace e la baciai avvicinandola a me, non mi interessava se non avrebbe ricambiato ma non fu così, la


sentì schiudere le labbra accorciare quelle poche distanze che erano rimaste tra noi, sentì le sue braccia intorno al mio


collo mentre approfondiva il bacio - questo è un si? - domandai chiudendo il bacio e appoggiando la fronte alla sua


- a cosa? - disse guardandomi con una nuova luce negli occhi ancora avvinghiata a me - torna con me a Los Angeles -


la pregai stringendola ancora a me, sorrise contro le mie labbra tornando a baciarmi - allora è un si? - domandai di


nuovo anche se ormai sapevo la risposta.


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Capitolo 7
*** tendomi, tenendoci. ***






Quell'apatia di chi si è già
buttato via nell’anima
gettandosi in storie sterili
l’hai spinta via
mi hai detto credici

Solo tenendomi.

La forza che hai fatto crescere
quando io ormai stavo per cedere
la volontà di non arrendersi
la dignità e il rispetto che sai rendermi

Tenendomi.

E non capiterà mai, non capiterà a noi
se mi vorrai accanto a te.
La passione brucia presto però tu lo sai
che la stima tra noi, lei può resistere.

Le paranoie che a volte ho
che accanto a te poi passano,
la tua allegria, come sai ridere
la tua lealtà, il tuo non chiedere
e non pretendere.

La forza che hai fatto crescere
quando io ormai stavo per cedere
la volontà di non arrendersi
la dignità il rispetto che sai rendermi


Tenendomi
Tenendoci.


883



il chiarore del mattino mi costrinse ad aprire gli occhi e a rendermi conto di dove ero ma sopratutto con chi.


cercai per quanto possibile di alzarmi, Ashley si era addormentata sul mio petto, e guardarmi un po in


torno, il sole non era ancora alto nel cielo quindi non era tardi, sulla spiaggia dove ci eravamo poi


addormentati non c'era ancora nessuno, solo qualche gabbiano che si stagliava nel cielo ancora opaco e


che cercava di svegliare la mia Ashley.


mi ritrovai a sorridere mentre la guardavo dormire ancora tranquilla ma dopo qualche minuto cominciò ad


agitarsi disturbata da qualcosa, cominciò a girarsi tra le mie braccia e non riuscì a trattenere una risata


che la fece svegliare completamente.


si stiracchio sbadigliando per poi mettersi seduta, come me cominciò a guardarsi intorno - Buongiorno - le


dissi catturando la sua attenzione - buongiorno. sei sveglio da tanto? - mi domandò poco prima di


baciarmi - diciamo abbastanza da capire che non sopporti essere svegliata - le risposi baciandola di


nuovo si accigliò leggermente mettendo su un broncio adorabil che non fece altro che farmi sorridere


mentre lei si arrabbiava di più, si alzò minacciosa mettendosi le mani sui fianchi mentre io non riuscivo a


smettere ridere per quelle sue facce e sguerguenze ma poi mi balenò un'idea in mente e cominciai a


guardarla famelico - Ashley - la chiamai facendola zittire, mi guardò per qualche secondo poi capendo,


forse, le mie intenzioni cominciò ad allontanarsi da me allungando le braccia per allontanarmi ma non ce la


fece, la presi in braccio come si fa con le spose e cominciai ad avvicinarmi alla riva mentre lei gridava in


preda alle risa - Jackson, non ci provare - urlava mentre cercava di sfuggire dalla mia presa troppo salda


- è inutile - dissi fermandomi sulla riva della spiaggia con Ashley ancora stretta me - no, ti prego i vestiti -


disse cercando di convincermi ma scossi la testa e mossi un altro passo - i capelli - provò ancora


piagnucolando ma anche questo non mi convinse e feci un altro passo arrivando all'acqua - puoi fare di


meglio - dissi entrando con i piedi in acqua - ho le mie cose - urlò come ultima speranza - ti prego Jay -


disse facendomi gli occhi dolci e non seppi resistere sospirai e la rimisi a terra - ma come fai a vincere


sempre? - gli domandai avvicinandola a me per la vita, mi sorrise mentre si avvicinava alle mie labbra


per baciarmi - così- disse maliziosa spingendomi poi in acqua e scappando via


- Ashley - urlai rialzandomi tutto bagnato mentre lei se la rideva sulla spiaggia - adesso sono guai - dissi


cominciando a rincorrerla e quando la presi mi buttai a dosso a lei bagnandola e cadendo a terra ci


riempimmo di sabbia.


- adesso ti tocca - la presi nuovamente in braccio e ignorando i suoi capricci mi buttai in acqua con lei in


braccio


- l'hai fatta grossa stavolta - disse poi uscendo dall'acqua tutta bagna - ma dove vai? - dissi, la presi per


una braccio e la ributtai in acqua stringendola a me - sei odioso quando fai così! - strillò - dai piccola era


solo per scherzare un po - cercai di discolparmi un po

- innocentino, ti suona il cellulare - disse


prendendomi in giro ma il cellulare suonava davvero, uscì dall'acqua raggiungendo le nostre giacche lo


presi e sullo schermo lessi "Ashley ", scossi la testa passandoglielo - santa è per te - prese il cellulare


-che ne sai che è per me? - mi domandò legandosi i capelli

- perchè qualcuno mi sta chiamando dal tuo


cellulare - risposi passandoglielo di nuovo, scosse la testa anche lei e rispose - pronto - dalla faccia capì


di chi si doveva trattare - ok, torniamo subito - chiuse la telefonata e si rivolse di nuovo a me - meglio


rientrare - disse, le passai il giacchetto e tornammo alla moto.


- sei fortunato se non ti ammazzeranno - entrammo in casa e trovammo i coniugi Greene davanti alle


scale, proprio davanti alla porta - Ashley Greene tuonò sua madre tantè che si strinse piu a me - ci hai


fatto prendere un infarto - esplose suo padre - dormire fuori senza dire niente - aggiunse sua madre - e


con certi soggetti - rimasi in silenzio per non peggiorare le cose ma se non ci fosse stata Ashley gli avrei


staccato la testa - papà!, ho 23 anni non pensi che forse sono abbastanza grande per decidere della mia


vita? - gridò Ashley contro suo padre senza lasciare la mia mano, sembrava come volesse picchiarlo e mi


ritrovai a tirarla indietro per evitare che lo facesse - non finchè sei in casa mia - disse suo padre - bene,


me ne vado - disse in tono di sfida, mi trascinò sulle scale fino in camera sua e una volta dentro chiuse la


porta a chiave.


- tutto bene Ashley? - le domandai vedendo che non aveva piu aperto bocca - posso stare da te finchè


non sistemo le cose con Nikky? - si sedette stancamente su letto passandosi una mano sul volto - certo


ma, sei sicura di volere andare via? - le domandai sedendomi accanto a lei sul letto e passandole un


braccio sulle spalle, annuì con un cenno impercettibile del capo e poi scoppiò in lacrime.



l'attirai a me e nascose il viso contro il mio petto, era difficile anche per me vederla in quello stato, ho


sempre odiato vedere le persone piangere ma vedere Ashley, la donna che amo, piangere mi distruggeva


dentro e se mi diceva di andare via da quel posto l'avrei fatto anche subito.



si calmò solo nel tardo pomeriggio quando ci sdraiammo sul materasso ad una piazza e mezza e si


accoccolò con la schiena contro il mio petto e le dita intrecciate sul cuscino.


era ora di cena e la madre di Ashley era salita per avvertirci che la cena era pronta se volevamo cenare


ma Ashley dormiva ancora.



- Ashley - la chiamai dolcemente sperando che si svegliasse, si mosse nel sonno ma non si svegliò, le


baciai il collo - svegliati su - brontolò qualcosa ma alla fine si svegliò - ma tu sei qui per svegliarmi? - mi


domandò sorridendomi - tua madre ha detto che è pronta la cena- le spigai spostando una ciocca dei


capelli dal viso a dietro l'orecchio. rimanemmo a in silenzio guardandoci negli occhi - sei un tesoro - mi


disse infine baciandomi di nuovo - però non ho voglia di cenare, non coloro almeno - disse alzandosi per


andare in bagno - piccola, lo fanno perchè ti vogliono bene - dissi seguendola e appoggiandomi allo stipite


della porta - lo so, però non è quello che m ha dato noia Jackson - sapevo a cosa si riferiva, a quello che


aveva detto suo padre quando eravamo rientrati ma non mi importava e non volevo nemmeno che Ashley


si arrabbiasse con i suoi genitori per colpa mia, - e per come ti hanno trattato - disse accanendosi sullo


spazzolino - bè mi sono presentato qua senza nemmeno avvertire - cercai di sdrammatizzare - non è


questo, se lo avessero fatto con qualcun' altro ok, ma con te è diverso - disse abbassando lo sguardo , mi


avvicinai a lei e l'attirai a me prendendola per mano - e perchè con me è diverso? - domandai diverto dal


suo improvviso imbarazzo, alzò lo sguardo fino ad incontrare i miei occhi che la guardavano come se


fosse qualcosa di incredibilmente prezioso - perchè..- avvicinò le labbra alle mie ma improvvisamente si


allontanò da me guardandomi un po rossa in viso e scoppiai a ridere - ok andiamo a cena - uscimmo dal


bagno e poi dalla camera senza smettere di ridere - noi andiamo a cena fuori - disse affacciandosi alla


cucina guadagnandosi così un occhiataccia di sua madre e un grugnito di suo padre - non fate tardi


almeno - disse poi sua madre mentre stavamo uscendo.


fuori faceva piu freddo dell'altra sera e c'erano anche meno stelle, guardai il cielo scettico mentre Ashley


mi guardava interrogativa - hai la macchina? - le domandai chiudendo la sella della moto - perchè?- mi


domandò prendendo le chiavi dalla borsa - promette pioggia - dissi senza smettere di guardare il cielo


farsi sempre piu nuvoloso - dici? - mi domandò scrutando il cielo come me - dico - dissi riponendo i caschi,


Ashley mi diede le chiavi della macchina e si sedette al posto del passeggero - dove mi porti a cena?- mi


domandò maliziosamente mentre aspettavamo che la porta del garage si aprisse - pensavo che tu mi portassi


a cena - dissi sconvolto guardandola aprendo la bocca basito mentre lei cominciò a ridere su sedile - io? -


disse in preda alle risate - sbaglio o sei tu che hai insistito per uscire? - le feci notare accigliandomi


mentre continuava a ridere - quindi vorresti fare la donna? - domandò asciugandosi le lacrime per il troppo


ridere e in tono effeminato le risposi - si, dopo cara prestami la borsetta che devo rifarmi il trucco- dissi


uscendo dal garage - scemo - protestò sempre ridendo - sai cara - continuai con la stessa voce - con tutti


quei maschioni che ti guardano mi sento un po esclusa - non smise un attimo di ridere ma che gli altri non


facevano che guardarla era vero - dici che forse dovrei farmi la barba - dissi guardandomi nello


specchietto retrovisore della mini - smettila di ridere- mi scappò con la vocina da effeminato, - sono


cose serie - dissi sempre - forse dovrei farmi anche i peli della gambe - Ashley era in preda alle risate,


aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a stare ferma sul sedile da quanto era scossa da quella serie di


risa - ok, dove andiamo a cena? - domandai tornando al mio solito tono virile - c'è un ristorantino carino da


queste parti - mi rispose ricomponendosi – e i camerieri come sono, bellini? - domandai tornando al tono


effeminato mentre tornò a ridere - eccolo la - disse, parcheggiai la macchina nell'ampio parcheggio ed


entrammo nel ristorante, non c'era molta gente, meglio così, il cameriere che ci accolse, ero sicuro che ci


avesse riconosciuto ma non disse nulla ci lasciò ad un tavolo isolato dagli altri e scomparse per poi


tornare qualche minuto dopo con il menu.



mentre aspettavamo parlammo del piu e del meno - cosi hai litigato con Nikky - dissi bevendo un sorso di


vini, la vidi rattristarsi a quella domanda, non volevo certo e credevo anche di sapere il motivo - non


voleva che lasciassi L.A - disse - se è per questo nemmeno io - le feci notare - è diverso, tu perchè mi


vuoi bene - disse fissando il bicchiere davanti a le - e Nikky no? - Nikky le voleva bene, la considerava


come una sorella, me lo aveva detto tante volte che quando si arrabbiava con me perchè facevo stare


male Ashley - non so che pensare Jay - continuai a guardarla addolcendo lo sguardo per il soprannome



- sembra quasi gelosa - ci fu un periodo, all'inizio delle riprese di New Moon che Nikky non faceva che


tartassarmi, non c'era posto in cui non c'era anche lei, una volta, da ubriachi ci eravamo anche baciati ma


non mi sembrava il caso che Ashley lo sapesse, soprattutto adesso - Ashley, le ti considera una sorella -


dissi prendendole la mano mentre mi guardò con occhi tristi


- non sai cosa ho dovuto fare per farmi dire


dove eri finita, ci siamo quasi picchiati - dissi e riuscì a farla ridere di nuovo - le ti vuole bene, fidati. si è


solo sentita ferita da come sei andata via -.


dopo cena facemmo qualche passo lungo la strada piena di negozi e quando salimmo in macchina


cominciò a piovere a dirotto - ti avevo detto che prometteva pioggia - dissi sarcastico.


la pioggia veniva giu a scrosci incredibili e la visibilità era ridotta al minimo, accesi la radio per sentire le


previsioni meteo ed il traffico - fantastico, ci vorranno secoli per tornare - dissi spegnendo la radio levando


le mani dal volante di sottecchi guardai Ashley assorta a guardare fuori dal finestrino - Ashley? - la chiamai


leggermente preoccupato, si voltò verso di me e guardandomi si sporse verso di me - visto che dobbiamo


rimanere qua per un po, tanto vale sfruttare bene il tempo - disse avvicinandosi alle mie labbra - mi piace


questa idea - dissi impossessandomi delle sue labbra, allungai la mano e stesi il mio sedile completamente


portandola sopra di me senza smettere di baciare le sue labbra, incatenai gli occhi ai suoi in un gesto


meccanico prima di tornare a baciarla, scesi ad accarezzarle la schiena mentre lei immerse le dita tra i


miei capelli.



mi insinuai sotto la maglia bianca che aveva indosso per sentire le sensazioni che provava al passaggio


delle mie dita sulla pelle che si increspò come la superficie del mare con un po di vento e sotto quella


sensazione raggiunsi il gancetto del reggiseno, si tirò a sedere lasciando le mie labbra e con un unico


gesto si sfilò la maglietta, cominciò a strofinarsi contro la mia eccitazione sempre piu grossa e


iniziai a baciarle il collo e man mano scesi con le labbra umide verso i seni, la strinsi a me per sentire la


sua pelle sulla mia bocca mentre mi sfilò la maglietta cominciai a baciare quel corpo perfetto e profumato


- Jack - mi chiamò ansimando e obbligandomi a guardarla negli occhi, le sue mani incominciarono a


sondare il mio corpo mentre ripresi a baciarla e sdraiandomi di nuovo sul sedile tornai a concentrarmi sul


gancio del reggiseno, con un solo gesto riuscì a slacciarlo e a liberare il suo seno che tanto amavo.



mentre continuavo a baciarla cercavo di sfilarle i jeans e con un po di difficoltà dato il poco spazio della


macchina riuscì a sfilarglieli e a farla rimanere solo in intimo, mi sfilò i pantaloni mentre ancora si


strusciava su di me e sempre piu eccitati non riuscivamo a trattenere i gemiti e i sospiri, ci sfilammo anche


gli ultimi indumenti che dividevano i nostri corpi e con estrema lentezza cominciai ad entrare in lei, Ashley


era anche nota per la sua poca pazienza dopo solo qualche spinta mi chiamò rabbiosa stufa di essere


torturata - Jackson - disse graffiandomi con le unghie la schiena, sorrisi davanti alla sua faccia arrossata


e gli occhi lucidi e con un colpo di reni invertì le posizioni leggendo il disappunto nei suoi occhi ma non


l'assecondai, con un solo movimento entrai in lei togliendole il respiro beccandomi così uno schiaffo a


cose finite.


- sei solo un bastardo - soffiò sulle mie labbra ancora sotto di me, le baciai il collo strappandole una risata


- lo so - dissi ridendo beffardo - gnegne - mi prese in giro baciandomi e allacciando le braccia dietro al mio


collo,scossi la testa e alzandomi tenendomi in equilibrio sui gomiti sopra di lei le domandai - dove saresti


adesso se io non ci fossi? - la vidi arricciare le labbra pensandoci su - sicuramente a casa a dormire in un


letto soffice e non su un sedile posteriore di una macchina - mi finsi basito, mi alzai e mi staccai da lei


mentre cominciò a guardarmi preoccupata - ok, se è questo che vuoi ..- mi allungai davanti afferrando i


miei vestiti ma mi ributtò giu su di lei e ricominciammo tutto da capo.


quando smise di piovere e le nubi lasciarono spazio al poco sole ci svegliammo leggermente indolenziti


- buongiorno - mi disse Ashley tutta scarruffata - sei qui per svegliarmi? - domandai ironico ricordando quello


che mi aveva detto la sera prima, le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi fece la linguaccia


mettendosi a sedere - buongiorno anche a te - dissi infine baciandola su una guancia, aveva gia


incominciato a rivestirsi mentre io avrei ripreso volentieri da ieri notte - Jay hai visto la mia maglia? - mi


domandò ormai con gia i jeans indosso - non mi guardare così dai! - mi disse continuando a cercare la


maglia, mi rivestì anche io e trovai la sua maglia sotto al mio sedile insieme alla mia - Ash- glie la porsi e


se la infilò.



scendemmo e ci rimettemmo davanti tirando su i sedili, misi in moto la macchina e partì - questa volta mi


ammazzano sul serio - ironizzai guardandola per un secondo

- che hai?- le domandai vedendola inquieta sul


sedile accanto a me - dieci chiamate perse - disse portandosi l'iphone coperto di rosa all'orecchio - non


risponde nessuno - disse sbuffando lanciando il cellulare sulla cappelliera davanti a noi - calmati, staranno


ancora dormendo - ipotizzai, si rannicchiò sul sedile portandosi le gambe al petto come faceva sempre


quando era nervosa - alle nove di mattina, non credo proprio -, si mise le mani nei capelli e non smise di


sbuffare fin che non raggiungemmo casa dei suoi.



entrammo in casa dei suoi che stavano facendo colazione

- avete avuto la decenza di presentarvi - fu la


risposta acida di suo padre - o smettila adesso, ti dobbiamo chiedere scusa per come ci siamo


comportati ieri Jackson - disse sua madre, guardai Ashley tirare un sospiro di sollievo al mio fianco


-perchè non fate colazione - ci sedemmo con loro e facemmo colazione.



- allora quando vuoi partire? - domandai ad Ashley nel primo pomeriggio mentre stava facendo le valigie



- non lo so, quando vuoi te - mi rispose sorridente, le sorrisi di rimando quando sentimmo bussare alla porta



andai ad aprire, era sua madre - scusate, Jackson il telefono - la ringraziai e aspettai che se ne andasse


prima di parlare - o cristo - dissi buttando il cellulare sul letto e sedendomici di botto facendolo ondeggiare,


mi passai una mano sul volto - che c'è? mi domandò sedendosi accanto a me, prese il cellulare e lesse il


nome sullo schermo - Jackson devi parlare con un avvocato - disse posandolo e prendendomi la mano -


- non puoi continuare così, non possiamo - disse guardandomi.



quel non possiamo mi risollevò momentaneamente il morale e mi fece sperare in qualcosa -non sei il primo


e non sarai nemmeno l'ultimo Jay - disse alzandosi mentre mi guardava seria mentre io tenevo lo sguardo


basso - e se poi mi costringessero a stare con lei, dovendo rinunciare a te? - dissi infine alzandomi e


aumentando il tono della voce - o se quella pazza venisse a cercare anche te? - non potevo,non dovevo


far si che Jennifer arrivasse ad Ashley , con gli occhi lucidi mi prese il volto tra le mani costringendomi a


guardarla negli occhi - Jackson io..- il suo cellulare squillo distraendoci, entrambi lo fissammo per qualche


secondo prima che Ashley lo prendesse e leggesse il nome - chi è? - le domandai abbracciandola, avevo


bisogno di sentirla vicino - non lo so - rispose, dall'altro capo c'era sentivo una voce femminile, troppo


familiare e capì di chi si trattava quando Ashley mi guardò impaurita..

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Capitolo 8
*** Mi manchi ***


salve mie adorate, contente? questa volta ho aggiornato presto e con un capitolo abbastanza lungo? così siete a posto per un po xD

ma cosa vedo! un calo di "ascolti", non va bene questo! ma vi sto annoiando?? T_T non ditemi così!

mi sorrise quando lo baciai in segno di assenso mi strinsi piu forte a lui rischiando quasi di farci cadere per terra.


nascose il viso tra i miei capelli mentre io non riuscivo a non ridere ne piangere, facevo le due cose insieme, ero


impazzita di botto, ridevo mentre le lacrime sgorgavano da sopra la sua spalla, mi accarezzava la schiena come solo


lui sapeva fare e nello stomaco avevo come mille farfalle che giovano a rimpiattino, mi erano mancate troppo quelle


attenzioni che riusciva a dedicare solo a me, ancora abbracciati fummo interrotti da mia madre - Ashley, oh! - mi girai


verso di lei che si era portata una mano davanti alla bocca sempre tra le braccia di Jackson che mi guardava senza


sapere esattamente che fare - Mamma?! - sbottai guardandola male, si avvicinò con il mestolo in mano, si comportava


come se avessi ancora quindici anni quando si arrabbiava quando mi vedeva rientrare in moto con qualche ragazzo.


venne verso di noi scuotendo il mestolo e quando fu abbastanza vicina cominciò a rimproverarmi - Ashley è questo il


modo - disse alludendo a Jackson che non era ancora sceso dalla moto, non mi fece aprire bocca che riprese


- insomma che diamine , Ashley lo so che sei una bella ragazza, anche troppo forse, ma non mi sembra il caso adesso


di lasciarsi andare ad effusioni così in pubblico, in mezzo alla via che diamine potevi farlo anche entrare - in quel


momento pensai di essermi persa qualcosa, quindi non era, diciamo "alterata" per come ho lasciato gli ospiti in casa


per correre da lui o perchè stavamo dando spettacolo in giardino ma perchè non l'avevo invitato ad entrare, mia madre


era strana e continuava a guardare, troppo insistentemente Jackson ancora dietro di me che osservava la scena


senza dire nulla, solo qualche flebile sorriso quando veniva menzionato nella nostra discussione.


mia madre finalmente si decise a tornare dentro e io potei tornare a concentrarmi su di lui che mi attirò verso di lui


spingendomi per i fianchi .


- Vuoi entrare? - gli domandai da sotto il suo mento mentre lo guardavo negli occhi appoggiata completamente a


lui,inclinò leggermente il capo mentre mi osservava a sua volta - è il compleanno di mia nipote, Chealsy - spiegai


sollevandomi leggermente - è pieno di bambini insopportabili che si annoiano con i giochi che ha preparato


mia madre - dissi, ricomponendomi per rientrare, mi aveva lasciata parlare senza che avessi una risposta in cambio,


dedussi che non aveva voglia - io ho un idea - disse scendendo dalla moto e raggiungendomi sulle scaline del portico


- che cosa? - gli domandai guardandolo mentre aspettavo che qualcuno ci aprisse - vedrai - mi disse sorridente


- e poi Ash, sono solo bambini - disse sicuro di se, in quel momento però tutta la sua sicurezza svanì quando mio


padre ci aprì la porta, lo presi per mano ed entrammo in casa, passai alle presentazioni - Jackson papà,


papà Jackson - dissi accompagnando il tutto con dei gesti, i due si strinsero la mano - piacere di conoscerla -


mormorò Jackson cercando di rimanere tranquillo, chissà perchè mio padre incuteva terrore a tutti - vorrei poter dire lo


stesso - mormorò sconsolato allontanandosi e sparendo in cucina.


Jackson si rivolse a me con faccia stupita e colpevole - ho detto o fatto qualcosa di male? - risi mentre lo prendevo


per mano e lo portavo in sala dove gli invitati di mia nipote ci aspettavano - vedrai, me la so cavare con i bambini.. -


disse ma appena entrò e vide 17 bambine scatenate correre intorno al povero palla di neve, il gatto, rimase a bocca


aperta - tutto bene? - gli domandai vedendo la sua espressione cresciutagli sul viso in pochi secondi - forse no..-


disse guardando quel povero gatto - ma come, ti facevo un baby-sitter nato - dissi ridendo e prendendolo in giro.


presi in braccio il gatto terrorizzato scatenando una reazione semi-violenta di 17figliole - Zia Ashley - brontolò Chealsy


tendendo le braccia per riavere il povero gatto - Tesoro ha 16 anni questo gatto, non vorrei vederlo stecchito sul


pavimento - dissi non mollando la preso sul povero palla di neve - ma noi ci annoiamo - protestò una sua amichetta


vestita con un tutù verde - è vero - si unì un altra con il tutù giallo - si Zia, noi ci annoiamo - protestò infine anche la


festeggiata mettendosi le mani sui fianchi e cominciando a battere un piede a terra.


che avrei potuto fare? - la nonna aveva promesso che ci sarebbe stato un pony !- disse con voce acida, quella


bambina era un cumulo di cattiveria e perfidia, tutta sua madre,che non potevo sopportare per giunta - un pony?-


ripetei sgomenta, ma che razza di promesse faceva mia madre - si un pony, hai presente, un cavallo - scosse la testa


e sollevo le braccia per aria in un gesto secco come per dire "non hai ancora capito alla tua età?" - però piu basso - le


fece eco un altra - e piu grasso - si aggiunse un altra - magari rosa - azzardai sempre piu disperata - si!! - ci fu un


boato generale da far scappare il povero micio che scappò sulle scale per le camere, - prendiamolo!- urlò Chealsy mi


buttarono quasi a terra per rincorrere il mio gatto ma furono per fortuna fermate da Jackson che bloccò l'uscita


beccandosi così tutta l'attenzione indesiderata delle 17 scatenate - e tu che vuoi?- le domandò la mia "adorata"nipote


- solo che non uccidiate quel povero gatto - disse chiudendo la porta della sala - allora sei tu la festeggiata vero? -


domandò chinandosi su Chealsy - ovvio - gli rispose mia nipote scuotendo la chioma bruna - allora hai il privilegio di


salire per prima - disse prendendola per mano mentre io cominciai a guardarlo e avvicinandomi gli sussurrai


all'orecchio - non vorrai mica portartele sulla schiena tutte e 17? - gli domandai cominciando a temere il peggio, rise


- fossi matto - - e allora che fai? - gli domandai - forza venite con me - tutte lo seguirono in giardino - la nonna vi ha


promesso un cavallo? - domandò davanti alla porta chiusa mentre le bambine persero di nuovo la pazienza - un Pony -


disse altezzosa mia nipote, io guardavo Jackson pronta a vedere cosa pensava nella sua testa per intrattenere quelle


pesti - spiacente, al mercato erano finiti ma posso offrirvi comunque qualcosa - disse


- e cosa? - chiese un amica di mia nipote, - posso offrirvi ben 250 cavalli - spalancai gli occhi mentre lui spalancava la


porta e le bambine uscivano in giardino andai da lui - che cosa hai in mente? - gli domandai, mi baciò a stampo sulle


labbra ed uscì di nuovo in giardino - non preoccuparti - disse, ma qualcosa mi diceva che facevo bene a farlo.


- dove sono i 250 cavalli - domandò scorbuticamente la festeggiata - eccoli qua - Jackson cominciò ad accarezzare la


sella della moto - mi dispiace per il colore, anche io l'avrei preferita nera, ma c'era solo rossa - disse spiegando - e


corre veloce? - domandò una sua amica - velocissimo se la spingo al massimo, allora chi vuole provare? - domandò


- posso guidarla? - domandò mia nipote - temo non sia possibile - le rispose prendendo un casco dal sotto sella



-allora chi viene per prima?- domandò sorridente indicando il casco.


le bambine cominciarono a gridare saltellando per salire per prime, tutte meno mia nipote che si sedette sull'ultimo


gradino dei tre e guardava imbronciata le sue amichette - tu non ci vuoi salire sulla moto di Jackson? - gli domandai


sedendomi accanto a lei - come se mi importasse, io sono una signorina - disse cono non chalance - e allora? -


domandai - non posso salirci sopra, verrei presa per una ragazzaccia - disse sconvolta come se fosse ovvio


- allora mettiti il casco, così. allaccialo stretto e tieniti forte - guardammo Jackson dare gas e partire con la bambina


dietro - è divertente, fidati - le raccomandai, ci ero salita tante di quelle volte che ormai avevo perso il conto ma


ricordavo con piacere che andare in moto con Jackson non era come andarci con altri - dì ma, voi due state insieme? -


mi domandò mia nipote cambiando espressione e diventando estremamente curiosa.


persi qualche battito cardiaco mentre credetti di diventare tutta rossa - ma che dici! - dissi sorridendo facendo finta di


niente, anche le altre bambine si avvicinarono interessate alla conversazione - dai Zia! mica ci scandalizziamo - disse e


tutte le sue amiche cominciarono ad insistere - siamo solo amici - spiegai, si amici di letto sarebbe piu proprio dire ma


vallo a spiegare a delle bimbette di otto anni, così mi limitai a dire che c'era stato un tempo in cui ci si piaceva a


vicenda ma che quel tempo era passato e che adesso eravamo solo amici ma Chealsy non era una persona che si


convinceva facilmente - e allora perchè prima vi siete baciati? - domandò provocando le grida delle sue amiche,


arrossì di nuovo mentre cominciai a guardarmi i piedi cercando di fare l'indifferente - allora? - ma che impertinente,


ero così anche io alla mia età?, no.


- ma no ti devi essere sbagliata. allora a chi tocca adesso? - decisi di troncare li il discorso visto che non sapevo


esattamente come dovevo comportarmi, rimasi sola sugli scalini ad osservarlo mentre faceva salire le bambine sulla


moto, partiva e tornava indietro.


alle sette aveva finito e fortunatamente i genitori stavano tornando a prendersi i figli e finalmente portarono via anche


mia nipote e rimanemmo soli.


ero di nuovo seduta sui gradini delle scale e a guardare le prime stelle che spuntavano nel cielo quando sentì


qualcuno che si sedeva al mio fianco - uhf, finalmente è finita - disse al mio fianco - sarai a secco adesso - scherzai


alludendo alla moto che aveva usato tutto il pomeriggio come "pony" - c'è ancora rimasta un po di benzina per andare


a fare un giro io e te - disse assorto guardando le stelle, lo guardai.


era bellissimo al chiarore della stelle, un po scompigliato e trasandato,mi trovò a fissarlo con la bavetta alla bocca -


che c'è?- mi domandò passando in rassegna il mio volto che diventava rosso mentre abbassavo lo sguardo ma mi


sollevò il volto con le dita fino a fare aderire le sue alle mie labbra schiudendosi sulle sue.



ci allontanammo per prendere aria e in quel momento lo vidi alzarsi e dirigersi verso la moto e un moto di paura mi


pervase, avevo paura che volesse andare di nuovo via e senza accorgermene avevo cominciato a tremare mentre


ancora lo osservavo tornare da me con un casco - ti senti bene? - mi domandò vedendo che ero rimasta immobile e


che tremavo leggermente, gli sorrisi e presi il casco che mi stava porgendo e lo seguì fino alla moto dove lui salì per


primo e poi salì io.



mi allacciai stretta a lui prima che partisse sparato per le vie di Jackson, non sapevo dove mi stesse portando ma


poco mi importava, chiusi gli occhi per bearmi di quella sensazione stupenda che quasi mi addormentai - Ashley -


sentì la voce di Jackson richiamarmi e svegliarmi dal torpore che mi era preso e un po imbarazzata scesi di moto e mi


guardai a torno -certo che sei originale - dissi scherzando rivolgendomi a Jackson che nel frattempo era sceso di moto


- vero? - mi prese per mano e mi lasciai trascinare lungo la spiaggia, dopo una lunga passeggiata ci sdraiammo sulla


sabbia a guardare le stelle.


- prima a casa - dissi girandomi verso di lui - ho avuto paura che tu andassi via, di nuovo - ammisi vergognandomi di


avere così poca fiducia in lui, ma non se ne preoccupò prese il mio volto tra le sue mani e lo avvicinò al suo - in


passato l'ho fato troppe volta ed ho sbagliato, perdonami - disse.


ci sdraiammo sulla sabbia senza smettere di rimanere abbracciati alternando lo sguardo tra i nostri occhi e le stelle.



- è stata lunga oggi - disse rinnovando la sua presa su di me, sorrisi - io te lo avevo detto - risposi sarcastica mentre


sotto di me lo sentivo ridere - giuro che la prossima volta scappo via in piu fretta possibile - disse sempre ridendo e


posandomi un bacio tra i capelli - e tu vieni via con me -aggiunse serio, mi voltai nel suo abbraccio e guardandolo negli


occhi lo ringraziai - per cosa? - - per avermi aiutato con quelle pesti, per essere tornato e per ora - sorrise ancora di


piu prima di baciarmi e farmi rotolare al suo fianco - avrei dovuto capirlo subito che il mio posto era con te - disse


appoggiando la fronte contro la mia -l'importante è che tu sia qui ora - risposi avvicinandomi di piu stringendomi nel suo


abbraccio e contro il suo petto in poco tempo mi addormentai nel suo abbraccio, troppo stanca per dire o fare altro ma


con il cuore piu leggero e con una piccola vittoria personale da mettere sull'altarino.

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Capitolo 9
*** Ho bisogno d'amore ***


quel "non possiamo" sembrò risollevargli momentaneamente il morale e lo fece sperare in qualcosa -non


sei il primo e non sarai nemmeno l'ultimo Jay - dissi alzandomi mentre lo guardavo seria mentre teneva


lo sguardo


basso - e se poi mi costringessero a stare con lei, dovendo rinunciare a te? - disse alzandosi e


aumentando il tono della voce - o se quella pazza venisse a cercare anche te? - non avevo paura di


quella stronza che si nascondeva dietro ad un bambino per stare con lui, avrei lottato con i denti e le


unghie, magari anche tirandole i capelli per stare con Jackson con gli occhi lucidi gli presi il volto tra le


mani costringendolo a guardarmi negli occhi - Jackson io..- il mio cellulare squillo distraendoci, entrambi


lo fissammo per qualche secondo prima che lo prendessi e leggessi il nome ma nessun nome, solo una


serie di cifre che non avevo mai visto - chi è? - mi domandò abbracciandomi e facendomi scontrare


contro di lui - non lo so - gli risposi, pigiai il tasto verde e accostai l'iphone all'orecchio, dall'altra parte


c'era una voce di una donna, non appena disse il mio nome non ebbi dubbi su chi si trattasse, cercai lo


sguardo di Jackson che sembrava aver intuito anche lui di chi si trattasse, mi levò il cellulare dalla mano e


si stacco furioso da me e voltandomi le spalle cominciò a parlare - Jennifer- urlò pieno di rabbia dall'altro


capo del telefono la sentì ridere - no, non sono felice di sentirti, come fai ad avere il numero di Ashley? -


domandò ancora piu furioso mentre io rimasi ferma a guardarlo mentre tremavo senza motivo - ti ho


avvertito Jennifer, stai lontana da lei - chiuse la telefonata e si voltò verso di me rimasta in silenzio


tremante, mi avvicinai a lui e mi buttai nelle sue braccia


- che ti ha detto? - gli domandai nascondendo il volto sotto il suo braccio - le solite cose - cominciò ad


accarezzarmi la schiena ma mi scostai da lui cercando il suo sguardo - Jay forse è meglio se torni da lei -


dissi un po a malincuore, questo voleva dire stare lontano da Jackson, non vederlo mai piu, non sentire


piu la sua pelle sulla mia e il suo respiro sul mio collo la notte - che stai dicendo? - mi domandò incredulo


scrutandomi come se fossi diventata pazza - è tuo figlio - dissi sull'orlo delle lacrime - Ashley..- mi ricacciò


nel suo abbraccio e non riuscì piu a trattenermi, nascosi il volto di nuovo sotto il suo braccio - non me ne


vado - mi sussurò all'orecchio - ho fatto la mia scelta - disse ancora - non voglio che tu vada via - dissi


lasciandomi andare - non dovrei dirti di restare ma ti prego non mi lasciare - dissi ancora in preda ad una


crisi di pianto, mi strinse nel suo abbraccio - non mi lasciare - ripetei aggrappata a lui


- non vado da nessuna parte senza te - disse al mio orecchio - perchè continua a tormentarti? -


domandai chiudendo gli occhi lasciandomi cullare da lui - piccola, non lo so. ma se si avvicina a te non


rispondo piu di me - disse stringendomi ancora di piu - ho paura che ti convinca a tornare con lei - dissi


nuovamente, avevo paura di perderlo, avevo paura di rimanere sola, di vivere la mia vita senza di lui.



mi erano bastati solo due giorni per farmi diventare completamente dipendente da lui, dal suo viso, dai suoi


occhi, dal suo corpo.



avevo paura, non servivano parole tra noi per capirci e tutto adesso era su ghiaccio incrinato per colpa di


quella stronza che si era fatta mettere incinta a posta in modo da costringerlo a farlo stare con lei anche


se non l'amava.


rimanemmo in silenzio rotto solo dai miei singhiozzi e dalle gocce d'acqua che picchiettavano sulla finestra


- Ashley - mi prese il volto tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi mentre ancora tremavo


- adesso basta piangere - disse asciugandomi gli occhi con il pollice della mano - se c'è una cosa che non


sopporto è vederti piangere, sopratutto a causa mia - aggiunse, mi convinsi che piangere non serviva a


nulla, mi staccai da lui e in bagno mi sciacquai il viso, tornata in camera lo trovai al telefono con qualcuno,


gli domandai chi fosse ma non mi rispose, mi sedetti aspettando che terminasse e quando lo fece si voltò


verso di me dicendo che domani saremmo partiti e che sarei rimasta con lui.


questo mi fece sentire meglio anche se voleva dire trovarsi Jennifer tra i piedi da un momento all'altro.


- vado a fare benzina alla macchina - disse prendendo le chiavi della mia macchina - e la moto? - gli


domandai risvegliandomi dai miei pensieri - me la faccio spedire, non preoccuparti - mi rispose prima di


baciarmi sulla fronte ed uscire dalla stanza.


rimasi sola e la cosa non mi piacque per nulla, fuori impazzava il temporale, spensi la luce e accesi la radio


sul comodino rannicchiandomi contro la testata del letto e da sola con me mi misi a guardare nel buio.


cominciai a fare i conti della mia vita dicendomi adesso o mai piu avrei avuto l'occasione di vivere


qualcosa di simile che stavo vivendo con Jackson e mentre piangevo tutti i miei errori capì che forse


avevo solo bisogno di amore, perchè nella vita, negli amori, ero sempre stata sfortunata e anche se non


sembrava con Jackson ci stavo andando piano, non mi ero ancora sbilanciata, avevo paura di riaprire il


mio cuore, avevo paura che fosse infranto di nuovo e non sopporterei di perdere Jackson.


tutto quello che mi serviva era solo lui, avevo bisogno solo d'amore, non di sentirmi adorata come una dea


ma soltanto di svegliarmi con qualcuno accanto, non che mi dicesse bellissima ogni mattina ma che mi


dicesse solo buongiorno dopo aver fatto l'amore tutta la notte ma era difficile riaprire il mio cuore in questo


tempo che correva piu veloce di me.


mi guardai nello specchio davanti al letto dove ero seduta e mentre osservavo il mio riflesso mi


domandavo se questa storia sarebbe durata o se quell'arpia sarebbe riuscita a rovinarla, forse questa era


la mia favola che sognano tutte le bambina da piccole e lei era solo la strega cattiva che ostacolava la


strada al principe e alla principessa ma se avesse vinto la strega? la principessa come avrebbe reagito?.



la stanza fu illuminata dai fanali della macchina che rientrava nel vialino, - Jay - mormorai guardando fuori


e aspettai che rientrasse per saltargli a dosso ecosì fu, non appena apri la porta gli saltai a dosso


lasciandolo spiazzato ma mi abbracciò lo stesso - che ti prende? - mi domandò entrando nella stanza


ancora al buio, raggiunsi il letto e mi ci abbandonai sospirando prima poi di scuotere la testa e sorridergli.


- meglio andare a dormire, dobbiamo partire presto domani - disse sedendosi accanto a me -quanto ci


metteremo? - gli domandai cominciando a spogliarmi - un po -.


stesi nel letto nessuno dei due riusciva a prendere sonno mentre ancora continuava a il temporale - Ho


sentito mio padre - disse interrompendo il silenzio che si era creato nella stanza, mi voltai verso di lui per


ascoltare meglio -tuo padre?- gli domandai chiedendomi cosa potesse fare per noi - è un avvocato -


spiego - siamo rimasti che lo chiamo quando torniamo a Los Angeles - disse, mi rigirai al suo fianco


guardando il soffitto di della stanza trovandolo improvvisamente interessante - Jay.. - lo chiamai


continuando a guardare il soffitto , - mmm - lo sentì posare una mano sul basso ventre e solo questo


contatto mi mandò il cervello alle stelle - ci sei andato davvero a letto con Jennifer? - dovevo saperlo, non


potevo continuare a rodermi e a vivere con quel dubbio che mi pesava sul cuore - cosa? - si mise a


sedere costringendo ad alzarmi pure a me, lo guardai diritto negli occhi e ripetei la domanda - sei andato


veramente a letto con Jennifer? - ripetei aspettando una risposta ma invece di rispondermi si limitò a


cominciare a ridere e questo mi fece imbestialire, spalancai la bocca - Jackson - lo ripresi - sei gelosa -


disse ridendo - io cosa?, no - dissi cominciando a guardare la stanza evitando i suoi occhi, io mio dio, ero


gelosa davvero - si invece - mi costrinse a guardarlo portandomi su di lui e bloccandomi con le braccia



- lasciami - lo implorai ma in realtà volevo che non mi lasciasse mai, che non smettesse di stringermi


contro di lui - solo se ammetti di essere gelosa - continuò ridendo - mai - dissi baciandolo e abbandonando


tutti i miei propositi di non correre con lui per non rovinare le cose - mm, cerchi di corrompermi. questo ti


costerà caro - cominciò a farmi il solletico costringendomi a contorcermi su di lui cominciando a lacrimare


per il troppo ridere, dopo dieci minuti buoni di tortura non ce la feci e dovetti cedere – ok ok, mi arrendo. si


sono gelosa - dissi al limite della sopportazione abbandonandomi su di lui e questa volta fu lui a baciarmi e


a trattenermi ancora su di lui e diventando serio finalmente mi rispose - no, io nemmeno ero la sera che


dice di essere stata con me - disse - ma allora come può - domandai sistemandomi meglio - non lo so, è


quello che dobbiamo scoprire - gli sorrisi debolmente ma di una cosa ero sicura, lui non c'era andato a


letto e il figlio, se mai lo aspettava, non era di Jasper, questo mi fece stare piu tranquilla.


momentaneamente



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Capitolo 10
*** Ho perso le parole ***


Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei.
Ho perso le parole
può darsi che abbia perso solo le mie bugie,
si son nascoste bene
forse però,
semplicemente
non eran mie.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
e vorrei che ti bastasse solo quello che ho,
io mi farò capire
anche da te,
se ascolti ben se ascolti un po'.
Sei bella che fai male
sei bella che si balla solo come vuoi tu
non servono parole
so che lo sai
le mie parole non servon più.

Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me,
io so che dovrei dire
cose che SAI,
che ti dovevo, che ti dovrei.
Ma ho perso le parole
VORREI CHE MI bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero

- ho perso le parole - Ligabue

la pioggia picchiettava ancora sul vetro della camera e faceva da sottofondo a tutto il resto, al cielo grigio che non


invitava ad alzarsi, alla moto rimasta davanti casa in balia della tempesta ma soprattutto ad Ashley che dormiva nel letto


a pancia in giu mentre il lenzuolo le lasciava scoperta la schiena nuda, i capelli ricadevano sparsi sul cuscino dove sotto


aveva nascosto le mani. rimasi come incantato da quella vista e rimasi a guardarla per non so quanto tempo per paura


che tutto quello non fosse reale, che fosse solo frutto della mia mente perversa, no invece, lei era la, sentivo il calore


del suo corpo a pochi centimetri dal mio e il respiro regolare soffiare sul mio petto, si era tutto reale. mi avvicinai a lei


con l'intento di stringerla a me e stando attento a non svegliara, in due giorni l'avevo fatto ben due volte, posai un


braccio sopra al suo fianco sfiorandole il ventre e abbandonandolo accanto a lei sul materasso tornai a dormire adesso


che mi ero accertato che non potesse piu volare via come un angelo dalla finestra.


a svegliarmi quella volta fu un intenso odore di caffè che sentivo venire dalla cucina proprio sotto di noi, mi colpì come


un pugno all'improvviso e mi costrinse ad aprire gli occhi e ancora assonnato tastai il fianco del letto dove giaceva


Ashley - Ashley - la mia voce era ancora roca e impastata dal sonno e i miei occhi ancora socchiusi, sentii poi qualcuno


annusarmi la faccia e solleticarmi il viso con dei baffetti lunghi - gatto, smamma - il gatto di Ashley si era appollaiato


sulla mia faccia e lo stavo addirittura disturbando svegliandomi, lo spostai e lo misi sulla parte libera del letto, ma


evidentemente non gradiva si gonfiò e cominciò a soffiare - povero gatto - scossi la testa guardandolo male lasciandolo


solo mi vestì e scesi in cucina.



In cucina c'era solo Ashley che beveva il suo caffè mentre ascoltava le news, era seduta con i piedi sulla sedia, il


giornale in mano e la tv accesa, mi chiesi che cosa stava capendo di tutto


ciò, mi avvicinai in silenzio e quando meno se lo aspettava li levai la tazza di caffè - ei quella è mia - disse scantandosi e


guardandomi arrabbiata, mi sedetti al tavolo ridendo, Ashley invece si alzò per prepararsene un altra - comunque


buongiorno - mi disse sedendosi e cominciando a guardarmi - dormito bene? - le domandai afferrando il giornale e


cominciando a sfogliarlo, annuì sorseggiando ancora il caffè, prese il telecomando e cambiò canale cercando qualcosa,


finì su un canale che stava trasmettendo i Simpson, alzai la testa e la guardai scioccato - che c'è? mi piacciono - disse in


risposta alla mia domanda inespressa, sentendo nominare palla di neve mi venne in mente il gatto di prima, chissà se era


ancora la sul letto a fare la lana - mi sono svegliato con il tuo gatto sulla faccia - le dissi leggendo lo sport -dai,


poverino - disse guardandomi triste posando la tazza - non è successo niente - dissi per rassicurarla, non avevo capito


che si riferiva al gatto - pensa che spavento svegliarsi con la tua faccia sul sedere - la guardai male , chiusi il giornale


e mi concentrai su di lei - e così avrei una brutta faccia, eh - incrocia le dita sul tavolo aspettando una sua risposta -


orrenda - mi rispose, cercava in tutte le maniere per non ridere si vedeva lontano un miglio, stetti al suo gioco e


cominciai a guardarla male - spaventosa - disse ancora nascondendo il viso nella tazza, mi alzai e mi avvicinai a lei con


un sorriso maligno e senza preavviso mi sedetti sopra di lei costringendola ad implorarmi perchè mi alzassi.


dopo qualche richiesta decisi di accontentarla e la liberai del mio peso concedendole di alzarsi e andare al lavandino per


sparecchiare ma non ero ancora contento la strinsi a me una volta avvicinatomi a lei che ignara sciacquava i piatti


- Jackson - urlò scocciata abbandonando il piatto che stava sciacquando mentre io risi da sopra i suoi capelli - dai,


Jackson - disse ancora cercando di liberarsi dal mio abbraccio - lasciami - piagnucolò rimanendo stretta a me, la voltai


verso di me e la guardai serio, pensai che ero uno sciocco a non dirgli cosa provavo per lei, a non dirgli quelle due


parole magiche che fanno brillare gli occhi di tutte le ragazze , l'avevo detto a tante, anche a Jennifer, ma con Ashley, la


mia Ashley non ci riuscivo, forse perchè oggi giorno quelle due parole hanno perso di significato e di valore e ognuno


lo dice senza apparente motivo, qualcuno diceva che "le cose che si dicono non si amano" ma io non penso, se io dico


di amare una persona sono sicura di amarla.


nel vedere la mia espressione divenne seria anche lei, quasi preoccupata e adesso mi guardava con gli occhioni lucidi


spaventati, le sorrisi dolcemente sfiorandole una guancia

- Ashley..- diglielo idiota, mi ripetevo ma non riuscivo, non


riuscivo a dire quelle due dannatissime e fottutissime parole, ancora guardavo i suoi occhi smarriti che cercavano i miei


in cerca di sostegno - lascia stare - dissi infine sconfitto da quelle due parole, lasciai la sua guancia e uscì in giardino


per prendere una boccata d'aria.


in giardino cominciai a camminare avanti e indietro mentre mentalmente mi davo dell'idiota, pensavo ed elaboravo il


tutto con passi e lunghi e stanchi, come potevo dirglielo, come avrei trovato il modo e il momento adatto per dirgli ciò


che provo?, sentivo il bisogno e la necessita di dirglielo.


i suoi tornarono dal centro commerciale e cominciarono a preparare il pranzo mentre io discutevo con il padre di


Ashley su come mi avrebbe potuto far spedire la moto a Los Angeles, seduti in salotto valutavamo tutte le ipotesi, ogni


tanto passava Ashley, entrava e usciva senza prestarci troppa attenzione mentre io non riuscivo a staccargli gli occhi di


dosso, ci morirei, su quel suo corpo bianco e bello e lei lo sa per questo spinge tanto da sfondare.


dopo pranzo cominciammo a prepararci a partire, cominciammo a mettere le valigie nel bagagliaio per poi salutare.


- fate buon viaggio - ci augurarono e dopo i soliti baci di addio salimmo in macchina e cominciammo il viaggio, in


macchina ci voleva esattamente un giorno e tredici ore per un totale di duemilaquattrocentodiciassette virgole tre miglia


e di tempo quindi ne avevo anche abbastanza per riuscire a dirglielo ma Ashley non sembrava molto partecipe, se ne


stava in silenzio, il che non era da lei, stava in silenzio a guardare il paesaggio assorta nei suoi pensieri, la guardai per


qualche secondo prima di tornare a guardare la strada. dille qualcosa mi ripetevo mentre guardavo la strada diritta


davanti a noi, eppure ce le avevo qua un attimo fa, continuavo ad alternare lo sguardo tra la strada e lei che a me invece


di attenzione ne prestava ben poca, ma che diavolo mi prendeva, - Ashley - si voltò immediatamente verso di me con


speranza che le dicessi qualcosa e di nuovo le parole mi mancarono, avevo perso di nuovo le parole, eppure ce le avevo


qua un attimo fa - niente - dissi lasciandola a bocca aperta di nuovo mentre abbassava lo sguardo e tornava a guardare


fuori, strinsi il volante tra le dita continuando a maledirmi.


nessuno parlò piu in macchina fino a quando non chiese se ci potevamo fermare alla prima area di sosta che incontravamo.



quando ci fermammo si diresse verso il bagno mentre io l'aspettavo in macchina, seduto sul sedile con le gambe fuori


dalla portiera aperta, mi presi la testa tra le mani, si erano nascoste bene o forse però, non erano mie.



ho perso le parole, o forse sono loro ad avere perso me - Jackson? - la sua voce dolce e con una nota di preoccupazione


mi giunse alle orecchie in quel mare silenzioso come un ancora, la guardai rimanendo in silenzio, era bella che faceva


male solo a guardarla - ti senti bene?- mi domandò sedendosi sulle mie ginocchia - è da stamattina che sei strano -


disse guardandomi negli occhi e posando un braccio sulle mie spalle che avrei potuto risponderle, che avevo perso le


parole che so che dovrei dire, cose che sai e che ti vorrei dire ma non riesco - si, sto benissimo - mentì - sicuro? -


domandò di nuovo scettica, annuì facendola alzare e invitandola a ripartire che il viaggio era lungo.


in macchina fu come prima, il silenzio regnava sovrano e quando entrammo in California ne fui sollevato, avevamo


passato un giorno in silenzio praticamente, anche quando ci eravamo fermati alle altre aree di sosta eravamo rimasti in


silenzio.


alle otto eravamo entrati in California quindi a casa prima di mezzanotte non ci saremmo stati a casa, a mezzanotte e


cinque fummo sotto casa mia, Ashley si era addormentata, era così tenera tutta arrotolata sul sedile che quasi mi


dispiaceva svegliarla, scesi dalla macchina e la raggiunsi alla sua portiera e aprendola la chiamai dolcemente - Ashley , ci


siamo - aprì gli occhi stiracchiandosi e cominciando a guardarsi intorno, presi le sue valigie e ci apprestammo ad


entrare nel grosso edificio, io abitavo al decimo piano in un, abbastanza grande, mono- appartamento con una camera,


un bagno una sala e una cucina dove tutto era collegato alla sala, dalla sala andavi in camera, bagno che comunicava


con la camera e la cucina, il centro di tutto era sala, ok era al quanto stretto come appartamento ma per uno era grande e


per due a malapena stretto, diciamo vivibile.


prendemmo l'ascensore che ci portò diretti al davanti alla mia porta e appoggiando le valigie per terra cercai di aprire la


porta, come al solito difettosa e rumorosa e nel farlo svegliai la mia poco amabile vicina, una vedova di guerra che dal


primo giorno che mi aveva visto si era messa in testa di farmi da guardia del corpo - signor Jackson è lei - disse


uscendo


con il suo solito mascherone di cetriolo sulla faccia e la vestaglia viola in tinta con i bigodini che aveva sui capelli


mori, la signora Manson, o la vedova allegra, come la si chiamava noi era una donna non grassa ma ben piazzata sempre


pronta allo scherzo e alla battuta unico problema era una pettegola, passava le sue giornate a spiare la gente dallo


spioncino della sua porta - si sono io, scusi se l'ho disturbata - le risposi garbatamente sfilando le chiavi dalla toppa


della porta, il suo sguardo saltò presto da me ad Ashley che si era incantata a fissare il vuoto - signor Jackson ieri notte,


mi sono permessa di vegliare sul vostro appartamento e ho notato dei movimenti sospetti - disse avvicinandosi e


abbassando la voce - in che senso? - le domandò improvvisamente Ashley risvegliandosi per avvicinarsi a me - una


signora bionda, alta, della vostra età piu o meno, ha suonato un paio di volte prima di mettersi a gridare davanti alla


porta, se ne è andata solo una mezzora dopo - raccontò orgogliosamente ma la mia mente stava elaborando altre cose,


altre ipotesi su chi poteva essere, cercai Ashley con lo sguardo e lo trovai che cercava il mio, entrambi avevamo avuto


la stessa idea, la presi per mano e ringraziando la vedova Manson entrammo in casa augurandole la buonanotte e


scusandomi ancora per l'ora, la ringrazia anche della soffiata.


una volta dentro chiusi la porta e accesi le luci della sala mentre Ashley cominciò a guardarsi intorno curiosa io


pensavo che Jennifer avesse perso il senno, adesso si metteva a gridare nel corridoio, e chissà cosa aveva gridato?


seguì Ashley nell'esplorazione della piccola casa mostrandole le stanze e infine la nostra camera da letto, abbandonate la


valigie mi buttai sul letto seguito da lei che si accoccolò contro di me. - Jay dobbiamo parlare - disse in tono grave


alzandosi e guardandomi in attesa di una risposta, già, mi sembrava inevitabile, dovevamo parlare di Jennifer adesso


che mi veniva anche a cercare a casa mia.

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Capitolo 11
*** una canzone d'Amore ***


una volta dentro Jackson si chiuse la porta alle spalle e accese la luce che illuminò la sala, lentamente cominciai a


guardarmi intorno e scortata da Jackson visitai ogni stanza della casa, era carina ma ero troppo stanca e depressa per


fare qualche altro apprezzamento cosi c buttammo sul letto e rimanemmo in silenzio per qualche minuto ma nella mia


testa c'era tutto tranne silenzio, negli ultimi due giorni Jackson era diverso, piu scontroso e silenzioso e questo mi


faceva stare male, anche perchè ero convinta che fosse colpa mia, evitava ogni mio sguardo come se gli desse noia


essere guardato da me.


preso coraggio e mi misi a sedere sul letto interrompendo il silenzio e guardandolo negli occhi gli dissi che dovevamo


parlare, sospiro anche lui prima di mettersi a sedere e guardandomi aspettò che parlassi, presi una boccata d'aria e


cominciai a parlare - che ti succede? - gli domandai guardandolo negli occhi che riuscivo a scorgere perfettamente


anche nella stanza immersa nel buio, aggrottò la fronte come se non capisse che cosa intendessi dire perciò continuai


-sono due giorni che non apri bocca - dissi cominciando ad alterarmi mentre lui si mise a ridere sempre piu


fragorosamente facendo solo aumentare la mia rabbia tanto che avrei voluto tirargli uno schiaffo - e io che pensavo


peggio - disse sempre ridendo rilassandosi e mettendosi comodo sul letto mentre io sempre piu arrabbiata mi alzai dal


letto - Ashley - Ashley niente, io ci stavo male per quel suo comportamento mentre lui se ne stava seduto a guardarmi e


a ridere - sei solo uno stronzo - dissi afferrando la borsa e uscì dalla stanza mentre a passo svelto percorsi la sala


illuminata dalla poco luce che filtrava dalle tende tirare male - Ashley - sentì i passi di Jackson seguirmi e afferrarmi


poco prima che potessi aprire la porta.


mi afferrò per un braccio tirandomi indietro verso di se mentre con l'altra mano chiuse la porta, lo guardai allucinata


pronta a saltargli agli occhi - lasciami andare - dissi arrabbiata cercando di liberarmi dalla sua presa ma mi costrinse


con la schiena contro la porta chiusa e guardandomi finalmente serio cominciò a parlare - Ashley scherzavo - disse


innocentemente - non ti prenderei mai in giro lo sai - disse in tono dolce mentre continuavo a guardarlo arrabbiata

- dai piccola - mi lasciò andare ma non si spostò per paura che scappassi di nuovo - bel modo di scherzare - gli risposi senza


sarcasmo ma con freddezza, abbassò lo sguardo intristito - io non capisco che ti è preso da due giorni, sembri diverso


- mi avvicinai a lui posando una mano sulla guancia prima di abbracciarlo - Ashley mi dispiace - disse, e in quel


momento mi sentì morire dentro, quel mi dispiace detto con quel tono, il suo abbraccio non ricambiato mi fece crollare


un mondo, un mondo che stavo cercando di ricostruire dopo le innumerevoli batoste, un mondo fragile che solo


Jackson riusciva a tenere insieme ed ecco che una ruspa passa e lo riporta via in frantumi, spalancai gli occhi spaventata


da tutto quello che stava succedendo e lentamente mi allontanai da lui facendo qualche passo indietro - mi dispiace di


averti fatto stare male - si avvicinò di nuovo a me bloccandomi di nuovo con la schiena contro la porta - io devo dirti


una cosa, ma non trovo le parole - disse avvicinandosi - provaci.- lo incoraggiai a bassa a voce - se solo avessi le


parole, te lo direi - fece un passo verso di me -se lo potessi immaginare lo dipingerei o se si potessero suonare le


inciderei e poi te le farei ascoltare, sei sapessi come fare, te lo direi - disse avvicinandosi ancora di piu, il cuore mi


batteva a mille e avevo capito cosa non riusciva a dirmi, rimasi in silenzio ad aspettare che riuscisse a trovare le parole


e poi anche se non le trovava non era il sentirmelo dire che mi faceva capire che mi amava, perchè lo sapevo che lui mi


amava - cosa? - domandai facendo finta di non avere capito cosa mi volesse dire di tanto importante, si avvicinò di


ancora e ormai schiacciati contro la porta ad pochi soffi dal mio viso si decise a parlare - Ashley io.. - - si..- sussurrai


avvicinando il suo volto al mio prendendolo tra le mani - ti amo - disse senza prendere fiato attaccando le sue labbra


alle mie mentre sorridevo felice contro le sue labbra mi aggrappavo a lui , alle sue spalle e in quel momento mi sentì


sollevare di peso e portare via da dove ero per sentirmi adagiare sul letto - Jay, ci voleva tanto? - gli domandai tra un


bacio e l'altro portandolo sopra di me tirandolo per la maglia, sorrise lievemente - mi scusi - rispose anche lui tra un


bacio e l'altro fermandosi poi a guardarmi negli occhi puntellandosi sui gomiti, gli accarezzai una guancia mentre


sorridevo beata - ti amo anche io - gli dissi catturando nuovamente le sue labbra sentendo come una fiammella che si


accese al basso ventre , lo guardai carica di desiderio costringendolo ad invertire le posizioni, mi sdraiai su di lui


tornando a baciare le sue labbra mentre sentivo le sue mani intrufolarsi sotto la maglietta e arrivare a massaggiare le


spalle per poi scendere di nuovo suo fianchi, mille sensazioni e mille emozioni mi arrivavano al cervello annebbiando il


poco raziocinio che mi era rimasto, sentì le sue mani scendere fino ai bordi della mia maglia e mi sollevai per lasciare


che me la sfilasse e tornai a baciarlo mentre riprese ad accarezzarmi la schiena si sollevò cominciando a baciarmi il


ventre e ne approfittai per sfilargli la maglia e spedirla insieme alla mia.


lo ributtai sul letto catturando le sue labbra - Ashley, basta giocare - disse a bassa voce prima di sfilarmi il reggiseno


alternandosi tra il mio seno e le mie labbra riuscì a portarmi di nuovo sotto di lui e facendo scorrere le mani lungo i


miei fianchi raggiunse i bottoni dei mie jeans, tornò a baciarmi quando sentì il primo bottone slacciarsi e cominciare a


sentire scivolare via i jens fino sentire il freddo delle lenzuola sotto di noi, feci lo stesso con il suo paio e rimasto solo


in box sentì la sua erezione premere contro di me e senza smettere di baciarmi sentì per l'ennesima volta la sua mano


giocare con il bordo dello slip fino a farlo scivolare e rimanere nuda difronte a lui, mi decisi a liberarlo dell'ultimo


ostacolo che ci divideva dal piacere una volta fatto lo sentì scivolare dentro di me, ormai abituata anche se ogni volta


era come la prima.


cominciò a muoversi dolcemente mentre lo seguivo nei suoi movimenti, i sospiri si mischiarono nel silenzio della


stanza.


quella notte non andava piu via l'odore del sesso che avevamo addosso, si era attaccato qui, all'amore che potevamo.


ci siamo mischiati la pelle le anime le ossa quella notte ma anche dopo finito nessuno si era ripreso le sue, eravamo


rimasti abbracciati per paura che la luce del giorno facesse svenire tutto e quando arrivò non si portò via niente


non andava via davvero, non andava piu via nemmeno se Dio ci avesse separati.


mi svegliai con gli occhi di Jackson puntati su di me, gli sorrisi avvicinandomi di nuovo a lui che ben accetto mi


accolse contro il suo petto - dormito bene? - mi domando da sopra i miei capelli posandoci un bacio sopra.


chiusi gli occhi e annuì semplicemente stringendomi di piu a lui -e tu? - gli domandai sempre ad occhi chiusi, lo senti


ridere e baciarmi di nuovo sulla testa - non è che si sia dormito molto - ammise, in effetti si sarà dormito si e no


quattro ore, fu il mio turno di ridere e voltarmi verso di lui per baciare le sue labbra perfette.


- che cosa è? - domandai poi improvvisamente sentendo dei rumori provenire dalle altre stanze - cosa?, io non..- gli


tappai la bocca indicando le altre stanze, li senti anche lui adesso e scostandomi da lui si alzò e infilandosi jeans lo vidi


cercare qualcosa per la stanza -che fai? - gli domandai sollevandomi sul letto coprendomi sul lenzuolo, mi fece cenno


di tacere e brandendo una mazza da baseball uscì dalla camera, pochi minuti dopo sentì urlare e preoccupata uscì dalla


stanza


- Jay, che..- mossa sbagliata pensai trovandomi davanti i suoi amici comodamente appollaiati in cucina intenti a fare


colazione - e bravo Jackson - disse uno indicandomi - niente male - disse un altro, io avvampai mentre vidi Jackson


sbiancare e mettendosi davanti a me tappandomi per nascondermi alla vista dei suoi amici - forza andiamo, fuori - disse


poi sollevandoli uno ad uno - mai dai Jackson, dove andiamo? - domandò un altro - ma proprio tu lo dici, forza


fuori- disse portandoli alla porta


- stai violando la regola numero uno - dissero - quale regola? - domandò Jackson riprendendosi le chiavi di casa - gli


amici


prima delle donne - dissero ancora - scordatevelo, fuori. e restateci - disse chiudendo la porta a chiave e infilando il


paletto e girandosi verso di me deglutì - tutto bene? - gli domandai avvicinandomi a lui, - si, scusali sono solo idioti,


non fanno male a nessuno - disse sedendosi sul divano - tranquillo - gli risposi sedendomi sul bracciolo del divano


accanto a lui ancora avvolta nel lenzuolo, lasciai lo sguardo vagare libero per la stanza e vidi una mazza da baseball


familiare - Jay è quella mazza? - gli domandai alzandomi per andarla a prendere, la raccolsi e la guardai attentamente,


si era proprio lei, quella delle riprese di Twilight - si è quella mazza - mi rispose venendomi accanto e abbracciandomi


da dietro mentre armeggiavo con quel bastone di legno - ti ricordi quando provavi? - annui, lo sentì appoggiare il


mento sulla mia spalla mentre continuavo ad armeggiare con la mazza - scommetto che non ti riesce piu - lo presi in


giro voltandomi nel suo abbraccio rischiando di far cadere il lenzuolo, mi guardò storto allacciando le braccia alla mia


schiena - mmm, dici di no è? - disse minaccioso, mi avvicinai alle sue labbra e le baciai prima di tornare a stuzzicarlo


- ah donna di poca fede - disse allontanandomi da lui, prese la mazza - stai bene a guardare - cominciò a rotearla


e fin li tutto bene - visto - disse vantandosi e sollevando la mazza in aria finì per sbatterla sul lampadario che venne giu


distruggendosi al suolo - merda! - esclamò guardando il lampadario distrutto per terra, lo guardava affranto mentre


non riuscivo a non trattenere una risata - un ottimo lavoro - dissi cercando di trattenere una risata e alzandomi dal


divano lo raggiunsi allacciando le braccia alle sue spalle, lui ancora guardava il lampadario senza sapere


esattamente cosa fare - proprio un ottima prova - dissi andando in cucina per prendere degli stracci per raccogliere i


vetri - grazie. se non mi provocavi a quest'ora avevo ancora un lampadario - si chinò per raccattare i vetri e una volta


fatto torno in cucina per buttare tutto nell'immondizia - dai Amore, è solo un lampadario - dissi senza rendermi conto


di come lo


avevo chiamato, da dentro la cucina lo sentì buttare in terra qualcos'altro, cominciai a preoccuparmi - Jay, tutto bene? -


gli domandai entrando in cucina, lo trovai con il frigo aperto e il cartoccio del latte che giaceva ai suoi piedi sul


pavimento aperto anch'esso e ancora gocciolante mi appoggiai al tavolo.


- cosa hai detto? - mi domandò superando il cartoccio del latte e venendo da me - se ti senti bene, insomma nel giro di


due minuti hai distrutto un lampadario e fatto cadere un cartoccio del latte - dissi gesticolando facendo la facci


preoccupata come se questo non fosse possibile - no, prima che..facessi cadere il latte - disse spingendomi contro il


tavolo della cucina, sorrisi guardandolo e capendo a cosa alludessi ma decisi di farlo patire un altro po, corrugai la


fronte assumendo un aria pensosa e lo vidi perdere ogni barlume di speranza - ah si, ho detto che era solo un lampadario


- dissi avvicinandolo a me intrecciando le dita ai suoi capelli -Ashley..- ma lo zitti baciandolo - hai capito benissimo


cosa ho detto - dissi appoggiando la mia fronte contro la sua - ma volevo sentirtelo dire - sorrisi di nuovo tornando a


baciare le sue labbra perfette che scesero a baciarmi il collo mentre le mani scesero lungo il mio corpo facendomi


rabbrividire , mi sollevò di peso e mi portò in camera buttandoci sul letto, mi guardo carico di desiderio mentre gli


accarezzavo il volto, spostò un ciuffo ribelle dal mio viso portandolo dietro l'orecchio - ti amo Ashley - disse


soffiandolo sulle mie labbra - ti amo anche io -.


- ah, vento alle vele, vento alle vele - mi voltai spaventata da quella voce tanto innaturale e sulla finestra vidi un


pappagallino verde che ci guardava - ahh - ricadde sul letto sbuffando, mi concentrai su quel pappagallino che


sembrava anche fin troppo curioso - ah vento alle vele, vento alle vele - ripetee - non pensavo avessi un pappagallo -


gli dissi accarezzandogli il petto ancora coperto dalla maglia, si tirò a sedere e guardandolo anche lui mi spiegò che era


della sua vicina, la vedova Manson e che veniva tutte le mattine a reclamare il biscottino - è così carino - dissi


alternando lo sguardo tra Jackson e il pappagalino che volo sulla spalla di Jackson - Biscotto, biscotto - risi


avvicinandomi ai due, sembravano proprio una coppia affiatata - perchè?. perchè veniamo sempre interrotti da


qualcosa, quando Cotton, fiocco di neve, - contò esasperato

- palla di neve - lo corressi quando menzionò il


mio adorato gattino- palla di neve, si - -e così ti chiami cotton, ma sei proprio un bel pappagallino - mi misi sulle


gambe di Jackson e cominciai a parlare al pappagalino facendo scattare il nervosismo di Jay che cominciò a sbuffare


- Amore che c'è ?- gli domandai esasperata dal suo eterno sbuffare, alzò la mano cominciando a contare, al tre suonò il


campanello - vieni cottono, é ora di tornare dalla mamma - mi spostò e andò ad aprire la porta portandosi via il


piccolo pappagallo - ahh, ciaociao - . rimasi sola nella stanza a sentire le voci che provenivano dal salotto, guardando


l'ora capi che non era presto, le nove di mattina e cominciavo ad avere anche fame così mi vestì dandomi una sistemata


ai capelli e truccandomi, quando fui pronta sentì anche chiudersi la porta e i passi stanchi di Jackson entrare in camera e


sbuffare di nuovo - e anche quella se ne andata, Ashley? - spuntai dal bagno tutta vestita e truccata e nel suo viso si


dipinse la delusione, intenerita da quel suo sguardo da cucciolo disperso mi sedetti accanto a lui e lo baciai - dai


Jackson ho fame - dissi facendo gli occhi dolci, cominciò a ridere e alzandosi dal letto cominciò a vestirsi anche lui per


uscire e andare a fare colazione. quando fummo pronti uscimmo di casa scendendo nel parcheggio sotterraneo arrivando


ad un auto sportiva nera, incredibilmente bassa - madame -disse aprendomi la portiera e poi andò a sedersi al posto del


guidatore, diede vita al motore che con un sonoro rombo si animò mettendo la retro uscì a velocità sostenuta dal


parcheggio. in centro ci fermammo a fare colazione da Starbucks e poi a fare una passeggiata nel parco, camminavamo


nel parco, aveva un braccio sopra le mie spalle e ogni tanto mi baciava sulla tempia e io mi sentivo felice come non


mai, ma ovviamente la felicità uno stato d'animo passeggero, mentre camminavamo Jackson si fermò alla vista di


qualcuno seduto sulla panchina - andiamocene via - disse cambiando tono trascinandomi via tornando indietro


- Jackson? - una voce femminile ci chiamò da lontano, guardai il volto di Jackson farsi scuro e teso, lasciando la presa


delle mie spalle ma no della mia mano ci voltammo verso di lei - Jennifer - disse a denti stretti.


Oggi mi sono svegliata bene e quindi ho pensato di mettere lo Spoiler:


- non fare così - provai a dire, a mezz'aria riuscì


a bloccare la sua mano che si stava gia levando per tirarmi un altro schiaffo - stronzo, non ti presentare mai piu -. si


liberò di me e voltandosi se ne andò via lasciandomi solo, mi misi le mani nei capelli maledicendomi in tutte le lingue



- adesso nessuno può piu intromettersi tra noi - Jennifer si legò al mio busto abbracciandomi da dietro mentre


guardavo ancora Ashley andare via, per sempre dalla mia vita.



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Capitolo 12
*** non è tempo per noi ***


Jennifer mi chiese di poter parlare con lei in privato e senza sapere esattamente cosa fare mi ritrovai da solo con lei.


camminammo per un po in silenzio, sembrava come cercasse di prendere tempo ma io non volevo passare piu di dieci


minuti con lei perciò mi decisi a parlare, senza troppo entusiasmo le domandai che cosa voleva e perchè mi seguiva,


rise debolmente poi apri la borsetta e prese un foglio piegato con cura e me lo porse, pensavo fosse qualche analisi ma


era molto peggio, lanciai uno sguardo prima di leggere a lei che sorrise maliziosa e mi fece cenno di leggere, chinai lo


sguardo sulle lettere stampate e cominciai a leggere velocemente.


non era il risultato di un esame ma un ordinanza restrittiva del giudice, lessi meglio, la restrittiva mi impediva di vedere


Ashley. furibondo alzai lo sguardo su di lei chiedendo spiegazioni - è semplice mio caro, devi tornare con me -


furibondo strappai il foglio e girandomi feci per andare via ma mi chiamò di nuovo - ne ho altri a casa, cosa credi? -


accecato dalla rabbia mi volatai verso di lei nuovamente e avanzando verso di lei minacciosamente le domandai perchè


stesse facendo tutto questo - è semplice, tu sei mio - mi tirò per il colletto della maglia e mi obbligò a baciarla, cercai


di respingerla ma fu tutto vano a interrompere quel bacio forzato ci pensò Ashley che con le lacrime agli occhi ci


fissava, guardava me delusa e ferita ancora intrappolato tra le braccia di Jennifer, e poi guardava lei come se l'avesse


voluta incenerire - Ashley - mi liberai dalla sua presa e raggiunsi Ashley, la bloccai prendendola per la mano e con


forza la voltai verso di me beccandomi uno schiaffo - lasciami, torna da quella puttana - stava urlando e sul sentiero


principale del parco molta gente adesso ci stava guardando sconvolta - non fare così - provai a dire, a mezz'aria riuscì


a bloccare la sua mano che si stava gia levando per tirarmi un altro schiaffo - stronzo, non ti presentare mai piu -. si


liberò di me e voltandosi se ne andò via lasciandomi solo, mi misi le mani nei capelli maledicendomi in tutte le lingue



- adesso nessuno può piu intromettersi tra noi - Jennifer si legò al mio busto abbracciandomi da dietro mentre


guardavo ancora Ashley andare via, per sempre dalla mia vita.




Perdonatemi per il ritardo della pubblicazioni e sopratutto per la lunghezza del capitolo ma come si suol dire non tutte le ciambelle vengono con il buco xD

cmq spero di rimediare aggiornando anche Twilight e pubblicando il prologo di una nuova FF

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Capitolo 13
*** ricordati di me ***


Ricordati di me..

tratta dal testo di antonello venditti.



http://www.youtube.com/watch?v=Eo2Lb5d2dRc  ricordati di me canzone su YTube


una settimana fa ho visto Ashley scappare via dalla mia vita, delusa ancora una volta dall'uomo che aveva promesso di amarla e proteggerla per sempre, Dio come è vero che le promesse sono difficili da mantenere e io

di promesse ne avevo fatte tante ma nemmeno una mantenuta.

quando l'ho vista andare via speravo di ritrovarla a casa e invece aveva fatto le valigie e se ne era andata via,

per sempre.

una settimana fa ha cominciato a piovere sulla mia vita ormai priva di significato, giorno e notte senza interruzioni

senza alternare sprazzi di sole a nuvole cariche di pioggia, solo lampi che mi riportano alla mente il ricordo di Ashley e tuoni che mi rimbombano nella testa portandomi alla mente le sue parole.

in una settimana ci fu solo una notte silenziosa, dove il tempo era scandito dal leggero battito della pioggia che picchiettava sulla finestra, sul tetto, sulla città che adesso non è piu la tua.

tutta la città è allagata dal temporale, ricordi quando ci amavamo quando il temporale non ci faceva dormire e adesso non c'e sesso e non c'e amore adesso che sei in un altra città dove gli uomini hanno gia imparato a volare.

chissà cosa fai in queta notte che non hai da fare.

sarà quel che sarà, questa vita è solo una autostrada che mi porta fino a e, che sei il mio rimpiato e il mio dolore

che come il tempo mi consuma e sono niente senza amore.

Lo sai che per me sei sempre stata la sola, chiamami se vuoi a me basta un gesto una parola per capire che mi hai perdonato.

Dio solo sa quanto odiavo la notte, con quel silenzio irreale, il silenzio è piu spaventoso anche della solitudine stessa, che entra nelle orecchie e che affolla il brullicare delle idee e dei ricordi che di notte vengono ad affolare

il cervello e lo martellano lasciandoti sveglio in balia di cose che vorresti solo dimenticare ma come faccio a dimenticarmi di Ashley, - stupido - sono stato uno stupido, un coglione. mi ero fatto fregare e

adesso ho perso tutto.

- adesso basta - mi alzai dal letto e afferrai l'ennesimo pacchetto di sigarette, lo scartai con foga buttando per

terra la cartina senza curarmi di dove cadesse, l'accendo e accostandomi alla finestra aspiro senza preoccuparmi che in una settimana ho perso il conto di quante ne ho fumate.

Ashley diceva sempre che se non avessi smesso mi avrebbe lasciato ma le piaceva quando la baciavo con ancora il fumo in bocca e poi mi ha lasciato davvero, per un altro motivo, ancora piu stupido.

- idiota- ho cominciato anche a parlare da solo, Dio sto impazzendo, forse dovrei farmi vedere da uno bravo.

sono passate due settimane e non ho avuto piu notizie di Ashley, non so nemmeno piu dove sia finita, ho smesso

di cercarla, so solo quello che leggo sui giornali di Gossip, adesso sta con quello dei Jonas, bah, perchè non si mette con Justin biber dico io..ma chi volevo prendere in giro, ero furioso, incazzato nero, ero geloso di vedere la

mia Ashley con quell'idiota, adesso capisco cosa provava nel vedermi con Jennifer.

ancora un alba che rischiara la notte stava sorgendo e io non avevo chiuso occhio, di nuovo.

i miei amici dicevano che mi stavo uccidendo, non dormivo e a malapena mangiavo, si chiedevano se Ashley stesse facendo lo stesso.

- Jack, ravvediti - continuavano a ripetermi - non ha senso tormentarsi in questa maniera - dicevano - ne troverai un altra, anche meglio - ma non li ascoltavo, abbassavo la testa e pensavo che senza di lei sarebbe stato tutto vano,anche il solo vivere, mi sentivo un prigioniero dentro un carcere infinito e nella mia mente avevo solo lei, sentivo solo lei che viveva lontano da me.

- Jack - rialzai il volto sperando di trovarla davanti a me - o, ci sei?. questo sta male sul serio - scossi la testa mentre mi alzavo dalla sedia - mi spiegate che cazzo volete? - urlai senza motivo facendo voltare i miei amici allarmati, - Jack siamo preoccupati per te - dissero calmi e pacati - in realtà ci stai facendo paura - dissero - siamo tuoi amici Jack e capiamo tutto ma sono due settimane cazzo, esci vedi gente - risposero alzando la voce anche loro - sorrisi amaramente - voi non capite - dissi uscendo di casa - aiutaci a capi..- ma ero gia per le scale con le chiavi della moto in mano e una sigaretta, l'ennesima tra le labbra.

scesi nel garage e montai in sella alla moto - vedo gente - mi infilai il casco e uscì dal garage.



Ok, sto diventando patetica, MOLTO patetica e molto priva di fantasia, spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto nonostante si sia fatto attendere parecchio..voglio ringraziare alicecullen19 che mi ha consolato in questo brutto periodo..grazie Ciccia, posso chiamarti Ciccia??

Ciccia e Tata.. mi piace =) ok basta..

se piangete o se vi fa schifo date colpa ad Antonello Venditti, non a me, io non ho scritto ricordati di me xD..

spero a presto T_T

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Capitolo 14
*** lacrime di pioggia ***


non ha mai smesso di piovere, ogni singolo giorno da quando Ashley è andata via.

ieri ho mandato a fare in culo anche i miei amici, che stronzo che sono, si sono solo uno stronzo egoista e mi sta bene se sono rimasto solo, non avrei dovuto far scappare Ashley e allontanare i miei amici.


sembra che il tempo rispecchi il mio stato d'animo, lacrime di pioggia, o piu semplicemente voglia di farmela pagare, per tutto.

sospirai e mi passai una mano sul volto stanco, posai l'ennesima birra accompagnata da una sigaretta sul tavolino e mi alzai per sgranchirmi le gambe e facendo due passi per la cucina.


inconsapevolmente arrivai alla finestra della cucina che da sulla strada trafficate, macchine, camion, taxi e persone passano inconsapevoli del mio dolore.

il mondo sfugge alla mia tristezza. Alzai lo sguardo al cielo grigio, forse era l'unico che mi capiva veramente.


qui i giorni passavano ma ogni giorno lei c'era, metaforicamente parlando ovviamente, c'era in ogni minuto, in ogni mia azione c'era qualcosa che me la riportava alla mente, ogni passo della mia vita era accompagnato dal suo ricordo.

ma erano solo lacrime che nella pioggia passavano inosservate.


e adesso che cosa farà?. quale strada sceglierai? e io che direzione prenderò senza il suo consiglio?, mi mancava in ogni singolo passo della vita.

camminavo nel parco dove l'ho vista perl l'ultima volta e la vedevo scappare via da me - sei solo un ombra - continuavo a ripetermi , sentivo la sua voce parlarmi, stavo impazzendo.


io che ho creduto e che in te, tutto l'amore che hai avuto per me è stato immeritato.

è bastata una tempesta a cancellare il grande sogno e trasformarlo in nulla, ma molto presto capirò che tutti gli anni che vivrai cancelleranno i peccati suoi, nei tuoi pensieri io vivrò, con le tue mani ti accarezzerò ad ogni passo della vita, ti stringerò forte quando avrai paura perchè c è il mio amore che non l'abbandona ad ogni passo della vita.


-Jackson - qualcuno da fuori mi stava chiamando ma non era Lei, mi girai e vidi Ben - speravi fosse Ashley - mi disse sapendo gia quale era la risposta, mi girai di nuovo verso la finestra bagnata dalla pioggia - il suo ricordo mi parla - lacrime di pioggia - Jack stai diventando patetico - disse aprendosi una birra e sedendosi sulla sedia cominciò a giocherellare con il tappo - è l'unica che abbia mai amato - gli risposi voltandomi - diglielo- mi rispose, come se fosse facile, avevo fatto il cretino con Jennifer e adesso ne pagavo le conseguenze.


ormai passavano i giorni e anche se mi risvegliavo in lacrime riuscivo ad andare avanti, ora era solo un sogno di cristallo che pian piano si distrugge.

asciugai le mie lacrime, spesso pensavo di raggiungerla e discutere di questo amore inutile anche se gia sapevo che mi avrebbe guardato male perchè il primo a tradirla ero stato io, ero vulnerabile ma schiavo di lei non lo sarò mai ma appena la vedo mi innamoro di lei.

in quel giorno in cui sei sparita hai lasciato dietro di te un oceano di nuvole senza che tu mi lasciassi la possibilità di spiegare.


alle tre di notte decisi che dovevo tornare da lei e spiegarle tutti, così alle tre uscì sotto la pioggia e in moto cominciai a percorrere le strade ancora trafficate di LA.

mentre sfrecciavo pensavo a tutte le parole che mi potevo inventare ma erano tutte come le stelle nel cielo di quella notte, vuote, in questa notte piena di nuvole.


volevo solo smetterla con quella situazione assurda, volevo abbracciarla, stringerla, volevo farla mia e con quei pensieri arrivai sotto casa sua immersa nel buio, guardai verso camera sua mentre mi sfilavo il casco. scesi e raggiunsi la porta chiusa a chiave, per qualche momento pensai di rimandare tutto a domani o chissà quando ma un ora piu tardi ero seduto sulle scalette sotto casa sua mentre pensavo a un modo per entrare - coraggio Jackson - mi dissi e mi alzai e tornai sotto la sua finestra e poi mi venne finalmente un colpo di genio, mi arrampicai sulla staccionata per le piante rampicanti e mi arrampicai fino alla sua finestra e cercai poi di attirare la sua attenzione.

- Jackson? - si alzò dal letto e venne ad aprire la finestra - che ci fai qui? - mi domandò aprendo la finestra - volevo parlarti - dissi e la fermai prima che potesse chiudere la finestra - ti giuro Jennifer non l ho piu vista - dissi tutto d'un fiato per paura che non mi ascoltasse - e l'altro giorno nel parco?- mi domandò gelosamente - non pensavo che ci stesse seguendo - dissi urlando ma nel farlo mi staccai dalla balaustra della sua camera e mi sbilanciai all'indietro,persi l'equilibrio e cascai dal tetto - Jackson - Ashley urlò - toccai terra con un sonoro crac della schiena - ai - - jay, stai bene? - mi domandò correndomi accanto - o mai stato meglio - dissi sollevandomi leggermente ma un dolore lancinante alla schiena mi impedì di alzarmi oltre - Jackson ma perchè sei così stupido?- mi domandò preoccupata - le persone fanno sempre cose stupide quando sono innamorate - le risposi felice che si preoccupasse per me ma un po meno felice per il dolore che stavo provando - devi andare all'ospedale - disse aiutandomi ad alzarmi e portandomi alla sua macchina.


corremmo all'ospedale dove i dottori una volta informati mi fecero un mucchio di ecografie e lastre per accettarsi che non ci fosse nulla di rotto - Jay, come ti senti? - mi domandò Ashley venendo al mio fianco - ho avuto giorni migliori - le risposi sorridendole - dai non è successo niente - aggiunsi vedendo che si rattristava - se ti avessi fatto entrare dalla porta..- - se mi avessi fatto entrare dalla porta a quest'ora non sarei con te - - in questo splendido posto - aggiunse rivolta ad un barbone puzzolente accanto a noi, lo guardai meglio, piu che un barbone sembrava un assatanato e non mi piaceva per niente il modo in cui guardava Ashley, mi sporsi per guardare quell'uomo e lo folgorai con lo sguardo ma sembrava non voler capire così con tutta la forza che avevo feci leva sulle gambe e cambiai posto con Ashley.

- Signor Rathbone? - un medico uscì dallo studio con i risultati e venne verso di noi ci alzammo per sapere i risultati - i suoi risultati. è fortunato, con una caduta come quella poteva rimetterci le gambe ma se la è cavata con una semplice incrinazione - disse leggendo la cartella medica - è grave? - gli domandò Ashley - nono, è solo fastidiosa per il dolore ma basta un semplice cura a base di anti- dolorofico per un mese e tutto si sistemerà- spiegò il medico e poi si congedò lasciandoci soli, piu o meno visto che il barbone non aveva smesso di osservarci.


uscimmo dall'ospedale e raggiungemmo la macchina - sicuro di stare bene? - mi domandò prendendomi la mano fermandosi davanti a me - sto bene piccola - le dissi avvicinandola a me - per un po non farò babbo natale e non mi calerò dal camino ma sto bene - le dissi rassicurandola - vedi di riuscirci entro nove mesi - mi disse poi allontanandosi da me e avvicinandosi alla macchina.

inizialmente non capì ma poi quelle parole mi colpirono piu della botta che presi cadendo dal tetto - nove mesi?, ei aspetta un attimo Ashley -. cercai di rincorrerla per quanto mi fu possibile, stava dicendo che sarei diventato padre? non ero emotivamente pronto, ma chi mai lo era pronto.


Salve a tutti, be diciamo che ho deciso di cambiare il finale del capitolo e mettere questo anche se adesso sono in un vicolo cieco..

pazienza.. spero che questo cambiamento sia gradito da alicecullen19 e Sara Hale Whitlock Cullen che mi hanno minacciato di morte xP ( non mi troverete mai, non sto mai per piu di una notte allo stesso computer, in realtà io vado all' itnternetpoint xD) basta scherzi passiamo alle cose seria..

aspetto suggerimenti per il prossimo capitolo e molto presto ritornano i miei sondaggioni, contenti??


a presto gente!

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Capitolo 15
*** Libera uscita ***


Libera Uscita

dormivo già da un po quando sentì qualcosa picchiare contro la finestra, inizialmente pensai fosse la pioggia e lo


ignorai però era fastidioso così mi girai per capire se fosse la pioggia o il vento.


mi voltai verso la finestra e quel che vidi mi lasciò a bocca aperta. Sulla mia finestra, arrampicato sul tetto c'era


Jackson.


- Jackson?- mi alzai dal letto senza preoccuparmi di coprirmi, mi aveva visto nuda un sacco di volte vedermi in pigiama


non era di certo un problema.


aprì la finestra e gli domandai che cosa ci facesse la sopra - volevo parlarti - dice con tono supplichevole ma non


volevo stare ad ascoltare altre sue balle così cercai di chiudere la finestra ma mi bloccò prima che ci riusci - ti giuro


Jennifer non l'ho piu vista - disse tutto d'un fiato per paura che non mi ascoltassi ma ero stanca di perdonarlo ogni


volta - e quella volta nel parco?- domandai con una nota di gelosia nella voce - non lo sapevo che ci stava seguendo,


lo giuro - lo guardai diritta negli occhi e mi sembrava sincero -Jay io..- - ti giuro Ash, non l'ho piu vista - disse


sbracciando ma nel farlo perse l'equilibrio e cadde giu dal tetto cadendo rovinosamente a terra - Jackson - urlai


preoccupata.


mi allontanai dalla finestra e corsi giu in giardino dove era disteso a terra.


corsi al suo fianco - o mio di Jay come ti senti? - gli domandai aiutandolo ad alzarsi - sono stato meglio - disse


massaggiandosi la schiena - perchè sei così stupido - gli domandai arrabbiata e spaventata, sarebbe potuto morire.


- le persone fanno sempre cose stupide - mi guardò - quando sono innamorate- mi sentì terribilmente in colpa e gli


accarezzai una guancia - allora ci tieni a me - disse stringendo la mia mano son la sua trattenendo il contatto con la


guancia.


la sfilai via lasciandolo male - non montarti la testa - dissi acida, ero stufa di essere presa in giro da lui - Jay - urlai ad


una sua smorfia di dolore, era inutile continuare a mentire però, ci tenevo a lui e lo sapeva.


- devi andare all'ospedale- dissi vedendo che a stento sopportava il dolore - forse è meglio - disse cercando di


alzarsi, lo aiuto e lo porto alla macchina parcheggiata la davanti - rimani qua - lo lasciai e tornai in casa per mettermi


qualcosa a dosso e per prendere le chiavi della macchina, in cinque minuti fui di nuovo da lui.


lo aiutai a salire in macchina e misi in moto, durante il tragitto non riuscì a trattenermi dal chiedergli se veramente non


aveva piu visto Jennifer.


mi guardò rimanendo in silenzio per qualche minuto prima di parlare - te lo giuro Ashley - volevo credergli.


arrivammo all'ospedale dove chiamai i medici che lo portarono dentro con una sedia a rotelle e sparirono per qualche


ora.


rimasi da sola fino alle prime ore della mattina, alle cinque di mattina uscì il dottore -può entrare ora - disse


indicandomi la stanza.


lo ringraziai ed entrai - Jay come ti senti?- gli domandai sedendomi accanto a lui - ho avuto giorni migliori - mi rispose


sorridendomi ma mi rattristai, se ci pensavo bene era qua dentro grazie a me - dai non è successo niente - - se ti


avessi fatto entrare dalla porta..- - se mi avessi fatto entrare dalla porta a quest'ora non sarei con te - - in questo


splendido posto - aggiunsi rivolta ad un barbone seduto accanto a noi. ci guardava o meglio mi guardava con


insistenza e la cosa mi fece rabbrividire e anche a Jackson sembrava non piacere la cosa, piu volte lo guardò


sperando che capisse di smettere di fissare, arrivò persino a folgorarlo con lo sguardo ma continuava a guardarmi


assatanato fino a quando non vidi Jackson fare appello a tutte le sue forze e venire nell'altra poltroncina


oscurandomi alla vista del barbone.


- Signor Rathbone? - un medico uscì dallo studio con i risultati e venne verso di noi ci alzammo per sapere i risultati


- i suoi risultati. è fortunato, con una caduta come quella poteva rimetterci le gambe ma se la è cavata con una


semplice incrinazione - disse leggendo la cartella medica - è grave? - gli domandai preoccupata - nono, è solo


fastidiosa per il dolore ma basta un semplice cura a base di anti-dolorofico per un mese e tutto si sistemerà- spiegò


il medico e poi si congedò lasciandoci soli, piu o meno visto che il barbone non aveva smesso di osservarci.


mi girai io stavolta sperando che capisse che non era gradito ma invece otteni un invito a limonare, che schifo


pensai.


-andiamo via è meglio - disse e insieme uscimmo dall'ospedale dirigendoci alla macchina. mi sentivo


tremendamente in colpa - sicuro di stare bene? - gli domandai prendendogli la mano e fermandomi davanti a lui


- sto bene piccola -mi rispose facendomi scontrare contro il suo petto - per un po non farò babbo natale e non


mi calerò dal camino ma sto bene -disse sorridendomi per rassicurarmi e poi mi venne in mente che forse quello era


il momento miglio per confessare quel grande segreto che da quasi un mese ormai mi stavo trascinando dietro,


sospirai e presi coraggio, gli sorrisi - vedi di riuscirci entro nove mesi -


allontanai da lui e avvicinai alla macchina lasciandolo ponderare su quelle parole.


mi sentì chiamare piu di una volta -nove mesi? - cominciai a ridere sotto i baffi - Ashley?-.


un ora piu tardi eravamo sdraiati nel mio letto a coccolarci, Jackson si era ripreso dallo shock iniziale e adesso


sembrava contento ma anche preoccupato.


mi accarezzava la schiena nuda assente -Jay - lo chiamai preoccupata che avesse cambiato idea, abbassò lo


sguardo e mi guardò negli occhi - ho paura - disse continuando ad accarezzarmi la schiena -ho paura che Jennifer


riesca a rovinare tutto - Jay - mi allungai fino ad appoggiare la testa sulla sua spalla -non ci voglio pensare - dissi


guardando la sua mano sul mio ventre ancora piatto -da quanto tempo lo sai? - mi domandò sdraiandosi accanto a


me e appoggiando la fronte alla mia - non da molto, da quando sono venuta a vivere qua piu o meno - spiegai


alzando le spalle.


cominciò ad accarezzarmi il braccio - potevi chiamarmi - disse un po triste - ero arrabbiata con te - dissi


vergognandomene -capisco, me lo merito - abbassò lo sguardo allora gli passai una mano sul volto e avvicinandomi a


lui lo baciai dolcemente per fargli capire che era tutto passato.


-è carina la casa - disse per smorzare la tensione che si era creata prima, risi appoggiando la fronte contro il suo


petto - che c'è? - cominciò a ridere senza capire bene perchè stessi ridendo - è la stessa casa di prima - feci


notare - solo senza Nikky - continuai guardandolo e ridendo, si guardò in torno - è gia, è vero - finì di accertarsi che


fosse la stessa casa di prima - e Nikky dove l'hai spedita? - - ha incontrato l'amore e si sono trasferiti da lui - risposi


mentre sbadigliavo -è meglio se dormi - mi disse guardando fuori, il sole stava sorgendo e noi dovevamo ancora


dormire.


mi accoccolai contro di lui e chiusi gli occhi sperando che questa volta durasse quella sensazione di casa che


provavo quando ero con lui.

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Capitolo 16
*** Per L'ennesima volta ***


Continuai a guardarla dormire prima di riuscire ad addormentarmi anche se il dolore non mi fece dormire


bene.


mi svegliai solo due ore piu tardi, quando la sveglia segnava le dieci.


mi abbandonai sul cuscino stufo di quel dolore, per quanto sarebbe durato?, il medico aveva detto per un


mese, un mese in queste condizioni?, e se poi non fosse servito a nulla?.


- non hai dormito? - la voce assonata di Ashley mi riportò alla realtà. La bacia sulle labbra prima di


rispondere - la schiena?- domandò ancora e ancora una volta fece centro. si sollevò e si sedette


accanto a me prendendomi la mano


- il dottore ha detto che sarebbe stato fastidioso - -speravo meno fastidioso - dissi intrecciando le dite


alle sue.


- tu come stai? - le chiesi pensando solo allora che era incinta - io sto bene - rispose guardandosi la


pancia ancora piatta


- che ore sono? - cercai il cellulare sul comodino - le dieci - le risposi, sul display c'erano dieci chiamate


perse, tutte o quasi di Ben. aprì i messaggi e risposi che ero vivo piu o meno e che se non fosse uscito


da casa mia l'avrei buttato fuori a calci. L' altre due chiamate invece erano di Jennifer e mi sentì gelare il


sangue.


Ashley mi chiamò intuendo che c'era qualcosa che non andava, spensi il cellulare e lo lasciai in camera


mentre noi scendemmo in cucina.


- era Jennifer, non è vero? - mi domandò sedendosi, annuì semplicemente mentre perdevo quella poca


fame che avevo. abbandonai il toast con la marmellata nel piatto sbuffando - ma questa volta si sbaglia -dissi alzandomi di scatto tornai in camera a prendere il cellulare sotto lo sguardo di Ashley.


tornai in cucina e composi un numero - che vuoi fare adesso? - nella sua voce c'era preoccupazione e


paura.


uno, due, squilli al terzo rispose - smettila di perseguitarmi - urlai alzandomi furioso - questa è l'ultima volta


che ti rispondo. se ti fai vedere ancora una volta giuro che ti porto davanti ad un giudice - fino a ieri non


avrei detto nulla ma adesso che so che Ashley aspetta un bambino voglio sistemare le cose e levarmela


di torno per sempre.


chiusi la conversazione, non avevo piu niente da dirle.


abbandonai il cellulare sul tavolo e passai una mano sul viso - Jay - alzai lo sguardo e la vidi alzarsi e


venirsi a sedere sulle mie gambe - mi ecciti quando fai così - si morse il labbro maliziosa prima di baciarmi


sensualmente, allacciò le braccia dietro il mio collo mentre io le cinsi la vita ma poi si staccò


improvvisamente - Ash..- la guardai preoccupato, si alzò di scatto e corse di sopra, non capivo che cosa


le fosse preso così le corsi dietro per quanto il mio handicap me lo permettesse - Amore - la chiamai,


entrai in camera ma non c'era, la vidi uscire dal bagno bianca in viso e un po scarruffata venirmi


incontro - tutto bene? - le domandai prendendole la mano, scosse la testa -stanno cominciando le


nausee - disse sedendosi poi sul letto un po abbattuta, mi sedetti accanto a lei - magari è femmina - le


faccio notare cercando di distrarla -mi guardò negli occhi come se avessi detto la cosa piu bella del


mondo mai si fece di nuovo seria - e come lo sai? - - beh ho due sorelle e mia madre ha avuto la nausea


con tutte e due - non so se fosse davvero così ma almeno ero riuscita a farla sorridere - smettila - disse


ridendo e dandomi un leggero pugno sulla spalla - è vero - continuai insistendo sulla mia piccola teoria.


ridemmo ancora un po ma entrambi eravamo pieni di impegni - che impegni hai oggi? - mi domandò


guardandomi con gli occhi lucidi dalle risate - prova di un vestito, tu ?- le chiesi alzandomi -sabato sera


sono al corny calling show - disse tristemente - prova abito pure io-aggiunse.



si alzò e aprì l'armadio e rimase di sasso - amore che hai?- le domandai leggermente preoccupato - non


entrerò in nemmeno mezzo di questi tra qualche mese - disse triste - ma non ho intenzione di finire come Jennifer


Gardner,hai visto in che modo si concia, è rimasta obesa dalla gravidanza e. e, amore e se poi rimango anche io


obesa? guardami, sono alta quando una mela se poi in grasso fanno prima a saltarmi che a girarmi in torno - disse


tutto senza fare una pausa, prese dall'armadio e li buttò sul letto - speriamo che mi entrino - era meglio intervenire -


amore, non se aumentata nemmeno di un centimetro, se non me lo dicevi tu non ci sarei mai arrivato - le dissi


sperando che capisse che ancora era piatta come prima.


mi guardò poco convinta ma una volta pronta si rese conto che era vero - visto sei bellissima - la baciai.


scendemmo di nuovo in cucina e poi uscimmo di casa - dove vai tu?- mi domandò vedendomi salire sulla moto - a


casa,a cambiarmi e poi alla prova - risposi - stai attento - mi urlò salendo in macchina - anche tu piccola - ci congedammo.


tornai a casa dove ad aspettarmi c'era Ben - letto vuoto nessun biglietto, vuoi farmi morire - urlò - sembri mia madre -


dissi superandolo per entrare in camera mia. chiusi la porta e da fuori lo sentivo ancora imprecare, quando fui pronto


uscì di nuovo - pensavo ti fossi suicidato - disse inseguendomi. Ben era il mio migliore amico, quasi come un fratello


ma a volte sembrava quasi mia madre -Ben sono vivo - mi indicai -vedi, adesso devo andare o faccio tardi - presi le


chiavi della macchina - posso sapere dove sei stato?- continua ad urlare - da Ashley posso andare mamma - dissi


prendendolo in giro.


chiusi la porta di casa mentre continuava a mandare a quel paese.


feci la prova in un paio di orette o anche meno me la cavai, decisi allora di andare da Ashley però lei era dalla parte


opposta della città, sperai di arrivare in tempo e quando fui la vidi una piccola macchina bianca sportiva, mi gelò il


sangue, ragionandoci poteva essere di chiunque ma qualcosa mi fece preoccupare e corsi subito all' interno del


palazzo dove speravo di trovare solo Ashley e non spiacevoli sorprese.

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