L'odore del sesso di Muffins (/viewuser.php?uid=79611)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'odore del sesso ***
Capitolo 2: *** eri bellissima ***
Capitolo 3: *** siamo soli e tu ci sei sempre stata ***
Capitolo 4: *** il giorno di dolore che uno ha ***
Capitolo 5: *** ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 6: *** il peso della valigia ***
Capitolo 7: *** tendomi, tenendoci. ***
Capitolo 8: *** Mi manchi ***
Capitolo 9: *** Ho bisogno d'amore ***
Capitolo 10: *** Ho perso le parole ***
Capitolo 11: *** una canzone d'Amore ***
Capitolo 12: *** non è tempo per noi ***
Capitolo 13: *** ricordati di me ***
Capitolo 14: *** lacrime di pioggia ***
Capitolo 15: *** Libera uscita ***
Capitolo 16: *** Per L'ennesima volta ***
Capitolo 1 *** l'odore del sesso ***
Si
fa presto
a cantare
che il tempo
sistema le cose
si fa un po'
meno presto
a convincersi
che sia cosi'
io non so
se e' proprio amore
faccio ancora confusione
so che sei
la piu' brava
a non andarsene via
a convincersi
che sia cosi'
io non so
se e' proprio amore
faccio ancora confusione
so che sei
la piu' brava
a non andarsene via
forse ti ricordi
ero roba tua
non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che posso
che io posso
e ci siamo mischiati
la pelle le anime
le ossa
ed appena finito ognuno
ha ripreso le sue
tu che dentro
sei perfetta
mentre io mi vado stretto
tu che sei la piu' brava
a rimanere mania
forse ti ricordi
sono roba tua
Non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che posso
che io posso
Non va piu' via
l'odore del sesso
che hai addosso
si attacca qui
all'amore che
posso
che io posso
ti dico solo
non va piu' via davvero
non va piu' vianemmeno se non va piu' via
salve a tutti!
eccomi di nuovo qua! comincio subito a dire che questa era nata come
one-shot e poi è diventato qualcosa di piu lungo
=) non so piu o meno quanti capitoli prenderà ma spero
comunque che vi possa piacere, vi faccio un po un resoconto..
siamo durante la
registrazione di Elcipse ma mi ero stancata di vedere sempre Jackson a
soffrire perchè Ashley è fidanzata o non se lo
fila, inizialmente, ho deciso che questa volta Jackson sarà
un po il bastardo di turno, spero che vi possa piacere
perchè subito dal primo capitolo si capisce cosa prova lei
per lui ma cosa non prova lui per lei ma un ultra.
si è un
po un casino ma leggete e sarà tutto chiaro spero!
la stronza di
turno si chiama Jennifer sta volta =) a presto, aspetto un
vostro commento con consigli o solo per dire che fa schifo! grazie per
avermi sopportato, ecco il capitolo!
ero
euforica, le riprese
per Elipse stavano per ricominciare e avrei potuto finalmente
rivedere Jackson. al solo
pensiero
il mio cuore fece
ua capriola e nel mio stomaco si levò un volo libero di
farfalle,
era chiaro che mi piaceva e
forse
provavo qualcosa di
piu che un semplice amore, ero innamorata persa di lui, fin dal primo
giorno che entrò in
quel
capannone arredato
alla meno peggio per fare il provino, mi ricordo ancora la sua prima
frase, la prima che ci
scambiammo
piu di tre anni
fa - che parte provi? - la sua voce era pura musica nelle mie
orecchie, ricordo che rimasi a
fissarlo
per qualche
secondo prima di rispondergli.
l'idea
che domani sarei
tornata sul seti del terzo film non mi faceva dormire, continuavo a
rigirarmi nel letto
matrimoniale
mentre
sognavo che al mio fianco ci fosse lui.
mi
alzai incapace di
chiudere occhio, mi buttai sotto la doccia e di nuovo immaginai che
ci fosse lui con me, magari ad
insaponarmi
la schiena.
dovetti
uscire dalla
doccia se non volevo impazzire, mi vestì e mi misi in
viaggio verso
l'aereo porto, la avrei incontrato
tutti
gli altri, le mie
migliori amiche e lui, quel biondo che mi fa impazzire da morire.
parcheggia
la macchina nel
garage dell'aereo porto quando sentì qualcuno chiamarmi,
Kellan.
mi
sbracciai per salutarlo
e quando fu abbastanza vicino lo salutai come si fa con le persone
civili. insieme ci
dirigemmo
all'entrata dove
gli altri ci aspettavano - allora con Jack? - avrei voluto dirgli
bene, lo sogno tutte le notti ma
dovetti
ripensare un
attimo alla domanda che mi era stata fatta - Jack cosa? - domandai
stizzita, mi prese a braccetto
come
fanno le vecchie
comare di un paesino e cominciò a gallinare
-
ma come, non ti sei
ancora dichiarata Ley?- lo
guardai
strabuzzando gli
occhi e arrendendomi all'evidenza, sbuffai mesta e ammisi la
verità
- si vede tanto? -
domandai
sconsolata
levandomi gli occhiali dalla faccia mentre si entrava in aereo porto
- allora era vero - gongolò
felice.
-
in aereo mi racconti
tutto - disse posando la sua valigia al metal detector - e se non
siamo accanto ?- domandai
distratta
facendo lo
stesso, mi venne accanto alzando le sopracciglia - è chiaro
che
ancora non mi conosci -continuo a
fare
su è guiu con le
sopracciglia irritando l'agente di sicurezza.
-
lo ammetto, mi piace e
non poco - confessai, mi ero liberata del bagaglio che adesso giaceva
nella stiva dell'aereo,
di
nuovo Kellan
assottigliò lo sguardo e comincio a fare su e giu con le
sopracciglia calandosi nella parte di Sherlock
Holmes
-
bene Watson - disse
imitando l'accento inglese - abbiamo un problema - disse.
cominciai
a raccontargli
come mi era presa la cotta per lui e da come cotta era divenuta,
amore platonico era diventato.
-
hai mai provato a
dirglielo - mi domandò sempre imitando l'accento inglese,
scossi la
testa diventando triste, lui non
ricambiava
i miei
sentimenti, mi vedeva come una collega, forse come un amica massimo -
elementare Watson - urlò
saltando
per aria e
schioccando le dita - lascia fare a me - disse, nono, no gli avrei
fatto fare nulla a lui, avrebbe solo
peggiorato
le cose, di
nuovo si calò in u altra parte, abbandonando il ruolo di
detective e
diventando Kellan-cupido,
roteo
su se stesso facendo
finta di scagliare frecce mentre correva per la sala di attesa del
Gate - che sta facendo
adesso
lo scimmione? - la
voce di Nikky, esasperata, vedendo Kellan non cambiare mai mi fece
spostare lo sguardo
da
Kellan-cupido - Nikky
-, la abbracciai forte e le chiesi come stava - io bene, lui mi
sembra piu stupido del solito -
disse
ridendo mentre
finiva il suo caffè starbucks - e tu, tesoro come stai? - ci
sedemmo
sulle seggioline, Kellan era
sparito
-bene - mentì,
chissà se anche lei aveva notato come guardavo Jackson
ultimamente -
e con Jackson? -
diventai
granitica, anche
lei, ma era così palese? - Ash, riprenditi tesoro - mi
sfregò il
braccio per darmi conforto
mentre
mi abbandonai sulla
seggiolina blu - non glie l'hai detto? - disse sconvolta, in risposta
mugolai scuotendo la
testa
- Ashley, forse non
ti sei accorta come ti guarda - alzai un sopracciglio poco convinta -
non mi guardare con
quegli
occhioni - disse
abbandonando la scatola del caffè vuota - alla fine delle
riprese gli confessi il tuo amore, vi
sposate
e fate tanti
bambini - la guardai ancora peggio mentre lei rideva come una matta.
piano
piano arrivarono
anche gli altri quindi abbandonammo l'argomento Jackson.
mancava
solo Jackson, non
era da lui tardare specialmente a lavoro , anche se per noi quello
non era piu un lavoro ma
un
semplice motivo per
stare insieme, quando finalmente si decise ad arrivare tutto il mio
entusiasmo si spense, era
accompagnato
da una
ragazza.
entrò
tutto sorridente
salutandoci con una mano, sia Nikky che Kellan, tutte e due al mio
fianco pronti a spingermi verso
di
lui non appena avesse
fatto il suo ingresso ma tutto andò a monte per quella
ragazza
bellissima e bionda, ma
sopratutto
alta.
e
già, era alta quanto
lui senza tacchi, - non oso immaginare quanto sia alta con i
trampoli? - pensò a voce alta Kellan
facendomi
stare ancora
peggio, Nikky invece vedendo il mio umore scendere sotto i piedi
tirò una patta nella nuca
ordinandogli
di stare
zitto.
non
dovevo essere
invidiosa di lei o semplicemente gelosa, Jackson era felice ed era
questo che doveva essere
importante
per me ma non
ci riuscivo ad essere felice anche io, proprio no.
ci
venne vicino per
salutarci e presentarci la bionda che lo accompagnavi - ciao ragazzi
- disse alzando una mano, il
quadretto
sembrava piu
quello di un funerale, Nikky con le braccia incrociate e gli occhi
verdi ridotte a fessure, Kellan
con
le mani in tasca e lo
sguardo basso ed io, ed io? che cosa avrei fatto? mi veniva da
piangere, mi limitai a
sorridergli
prima di
afferrare il cellulare e simulare una chiamata da parte della mia
agente.
mentre
facevo finta di
parlare guardavo lei stringersi al suo fianco e mi sarebbe venuta la
voglia di staccargli la mano a
morsi
- io sono Jennifer -
disse con voce da bambina, mi morsi le mani, sembrava la barbie e lui
era il suo Ken.
chiusi
la finta
conversazione e fui costretta a subire la presentazione - Ash - no,
Ash no ti prego pensai, mi voltai e
mettendo
su una maschera
che nemmeno credevo e gli sorrisi - voglio presentarti, Jennifer - la
biondona mi porse la
mano,
ben curata, il
french rosa orrore pensai, ma come faceva a stare con quella barbie?
- Jennifer lei è la mia
mogliettina
- disse felice
sorridendomi, gli sorrisi di rimando mentre la ragazza, Jennifer
aprì
la bocca in modo
decisamente
stupida pronta
a piantare una scenata - come tua moglie? - domandò
stizzita, mi
affrettai a rimediare il
danno
di Jackson come al
solito- nel film Jennifer - sembrò capire e far tornare in
quel viso
tondo e vuoto, dove non
c'era
niente di vero
l'espressione da bambina stupidina.
era
piu finta di una marca
tarocca e con piu gomme a dosso lei di un canotto, ad occhio
avrà
avuto una quinta, il seno
prosperoso
che stentava a
stare nella maglietta super attillatta, le gambe snelle e il sedere
sodo faceva girare la testa
a
tutti gli uomini che
passavano da li nell'aereo porto, mentre io che cosa ero in confronto
a lei?, io ero bassa, avevo una
seconda
scarsa e il mio
sedere era tutto tranne che paragonabile al suo.
chiamarono
il nostro volo
e noi tutti ci avviammo verso l'imbarco, mi fermai ad aspettarlo ma
lo trovai in tento a salutare
la
sua ragazza - mi
mancherai piccola - disse sulle sue labbra, cercando di fare
l'indifferente davanti agli altri presi e
braccetto
Nikky e ci
imbarcammo.
lo
evitai per tutto il
viaggio in aereo e per tutto il tragitto fino all'albergo dove cercai
in tutti i modi che qualcuno
intrapendesse
una
discussione con me.
un
po di pace la trovai
entrando nella mia stanza d'albergo, buia e terribilmente vuota,
accesi la luce all'ingresso e
posai
la valigia ai piedi
del letto, mi sfilai gli Ugg e mi buttai sul letto tappandomi gli
occhi con il dorso della mano
sperando
che le immagini
di quel bacio tra Jackson e Jennifer svanisse dalla mia memoria ma
non ci riuscivo a
metterlo
via, mi misi a
sedere sul letto e presi l'iphone, feci scorrere il dito verso
destra per sbloccare lo schermo,
Screensaver,
io sulla sua
schiena durante una premier in italia, trattenere una lacrima fu
impossibile anche perchè la
mia
mente tornò a quella
sera quando ubriachi persi, tutte e due ci baciammo e finimmo a
letto.
respirai
profondamente e
presi una decisione, no non buttare l'iphone, aprì la
cartella
immagini e cercai una foto che
non
riguardasse lui o noi
o qualcosa che mi riconducesse comunque a lui.
-
Ashley ci sei? - spaventata alzai la testa dal cellulare, era Nikky, lo
misi da parte
e andai ad aprire, dalla faccia che
fece
si capiva che aveva
capito che non stavo bene - vuoi parlarne? - mi domandò
comprensiva,
scossi la testa, non
volevo
già essere un peso
ad inizio riprese, mi domandò se fossi sicura, le sorrisi
incoraggiante e sembro convinta
-
non vieni a cena? - mi
domandò cambiando completamente argomento - non ho fame -
incrociarlo dopo non averlo
considerato
per tutto il
giorno e vederlo a cena, dove sicuramente la sua donna l'avrebbe
chiamato? no grazie - non
puoi
morire di fame per..
- si zittì improvvisamente, Jackson apparve dalle scale e
venne
verso di noi - Nikky - salutò, lo
folgorò
con lo sguardo ma
non se ne andò - Ash, scusa se oggi ti ho considerato poco -
disse
passandosi una mano
sui
capelli - ma i ragazzi
mi hanno tartassato con mille domande e..- i miei occhi tornarono
rossi – ma sarò tutto per te a
cena
- disse sorridendo -
buonanotte - dissi bruscamente e chiusi la porta in faccia a tutte e
due.
rimasi
con la fronte
contro il legno ghiaccio della porta, fuori li sentivo parlare, o
meglio, sentivo Jackson domandare a
Nikky
che cosa avessi - ha
litigato con il fidanzato- rispose fredda, sentì che si
stava
allontanando dal rumore dei tacchi
mentre
Jackson rimase li,
bussò alla porta, ma perché doveva complicare le
cose -Ashley apri
- mi girai con la schiena
contro
la porta, perché
non capiva che così facendo mi faceva stare male - scusa ho
da fare
- dissi, mi diressi verso il
bagno
e aprì l'acqua
della doccia e cominciai a spogliarmi, sapevo che era rimasto la
fuori, continuò a bussare un paio
di
volte, al terzo rifiuto
se ne andò.
dopo
la doccia mi
addormentai subito senza nemmeno mangiare, il giorno seguente avevamo
il meeting con il resto
della
troup, mi decisi che
almeno a colazione mi sarei dovuta presentare altrimenti avrei fatto
una pessima figura.
mi
sarei dovuta mettere il
cuore in pace, oramai.
in
corridoio una volta
fuori dalla mia stanza incontrai Kellan
-
buongiorno Ley - disse
tutto contento - abbiamo detto a
Jackson
che avevi litigato
con il tuo attuale fidanzato e che non avevi voglia di vedere nessuno
- lo ringraziai ed
entrando
in ascensore
trovammo Jackson.
mi
dette il buongiorno
sorridendomi mentre capivo che cercava di capire il mio umore
giornaliero
-
e così sei fidanzata -
affermò rompendo il silenzio nervoso e imbarazzante che si
era
creato, Kellan lo guardò come
se
volesse ucciderlo - già
- risposi, la scusa funzionava a meraviglia - non vi ho mai visti
assieme - disse di nuovo, fu il
turno
di Kellan di
parlare, anche se a sproposito - spero ci siano le uova, adoro le
uova. voi no?- nella mia mente non
potevo
che ringraziarlo,
stava facendo tutto questo per me,era come una specie di fratello
maggiore.
-
nemmeno io vi ho mai
visti insieme - risposi sarcastica ignorando il discorso sulle uova
di Kellan - anche il becon -
aggiunse,
stava per
cominciare una lite tremenda, e l'ascensore era anche piccola - come
si chiama? - mi domandò,
pensai
rapidamente a un
nome di una persona non famosa e mentre mi spremevo le meningi pensai
al Ben che usavo
con
la mia migliore amica
quando alle medie fantasticavamo sul ragazzo ideale - Ben, fa il
chitarrista in un gruppo -
dissi
tutta contenta - e
la tua ragazza dove lavora? - ero diventata acida di punto in bianco,
ero gelosa come un cane a
cui
hanno sottratto
l'osso. ero gelosa del mio osso si - in un bar - fece spallucce -
nightclub? - azzardò Kellan, dalla
faccia
sembrò colpire e
affondare, decisi di sferrare il mio attacco finale - e dove vi siete
conosciuti alle risorse
umane?-
ok forse questa
era troppo cattiva - nel suo locale - disse incattivendosi, questo
voleva dire che a lei ci teneva
e
la cosa mi rese di nuovo
triste - e voi? - domandò Kellan rivolgendosi a me, sperava
in una
battuta ad effetto ma non
mi
venne in mente niente
così sparai la prima cavolata che mi passava per la testa -
in
palestra - Kellan sorrise a
Jackson
mentre mi indicava
come a dire vedi lei frequenta brava gente ma lui sapeva, Jackson
sapeva che io no
frequentavo
palestre
infatti alzò un sopracciglio dubbioso. il viaggio in
ascensore fini
grazie al cielo e uscimmo, per un
fortuito
caso del destino
il mio cellulare squillo, risposi fingendomi euforica, ebbene si
avevo deciso di farlo soffrire, di
farlo
stare male come
aveva fatto stare male me per tutto questo tempo e specialmente per
il giorno prima, - pronto
Ben
- cinguettai
allontanandomi, dall'altra parte Nikky cercò di capire che
stessi
dicendo - amore mi sei mancato - dissi
facendo
la vocina da
gattina mentre Nikky perdeva la pazienza - ma dove sei amore -
domandai mettendo il broncio, ero
proprio
una brava attrice
- come al bar - urlai, sarebbe stato un disastro, Nikky venne a passo
spedito verso di noi
chiudendo
la conversazione
ma io finì la mia recita - senti amore, devo andare, ti amo
- riposi
l'iphone e mi dedicai a
Nikky
- ma sei impazzita?
- disse sbraitando? Jackson ci guardava sospetto mentre Kellan si
metteva le mani nei
capelli
- Nikky su via non
mi sono presentata a cena ma sono viva - risi nervosamente, il mio
piano perfetto stava per
essere
mandato a l'aria
per colpa sua, la girai di spalle e la diressi verso la sala da
pranzo - andiamo muoio di fame-
dissi
spingendola verso la
sala.
sperai
con tutto il cuore
che Jackson cominciasse a credere a queste sceneggiate, quando lo
spiegai a Nikky sembrò
ben
felice di partecipare.
i
giorni cominciarono a
susseguirsi tutti uguali, la mattina colazione e poi subito riprese,
pranzo di nuovo riprese, cena e
poi
tempo libero se non
dovevamo girai scene di notte.
dissi
a Nikky di passare
se ne aveva voglia, il giorno dopo lo avremmo avuto libero quindi
potevamo andare a letto
tardi,
nessun set ci
aspettava il giorno dopo.
sedute
sul letto a
guardare un film romantico cademmo nel discorso " Jackson"
- sembra proprio innamorato - dissi
mangiando
un biscotto al
cioccolato, sullo schermo la donna stava piangendo l'amore che se ne
era andato - già, però
stanno
male insieme -
rispose Nikky passandomi il gelato - non è vero - dissi non
troppo
sicura - ma tu da che parte
stai
- si alzo mi guardò
negli occhi diventati maliziosi, troppo maliziosi.
spense
la televisione e mi
levò il gelato dalle mani - allora Ash - disse sedendosi a
gambe
incrociate, aveva qualcosa
in
mente glie lo leggevo
negli occhi - è mai successo qualcosa tra voi? - spalancai
gli
occhi, non era successo niente.
-
Nikky - dissi
scandalizzata - Ashley - mi fece il verso prima di riprendere - non
ci credo, siete sempre insieme anche i
giornali
pensano che voi
stiate insieme e mi dici che non è mia successo niente? -
non ci
credeva nemmeno lei,
sospirai
e mi decisi a
confessare - ok qualcosa è successo - presi un boccone di
gelato, al
cioccolato ovviamente.
-
allora? - mi incalzò
allora cominciai a spiegare.
una
volta alla festa di
capodanno di Kellan forse un po sulla scia degli eventi ci siamo
baciati ma niente di piu, e Nikky
non
sembrava troppo
dispiaciuta - c'é dell'altro?- annuì con il capo,
presi un altro
boccone e ripresi il racconto, dopo la
festa
della premiere di
Twilight l'autista portò per ultimi noi due e prima che
scendessi mi
ha acchiappata e mi ha
baciata
- e siamo a due.
qualcosa mi dice che c'è anche un tre - ripresi di nuovo, ad
una
festa ci siamo trovati, non
conoscevamo
nessuno degli
invitati così siamo stati tutta la serata insieme, si era
offerto di
accompagnarmi a casa e
niente
di piu, come al
solito prima di scendere ci siamo baciati, ululò come un
cane -
niente sesso? - disse super
eccitata
- Nikky! - la
ripresi imbarazzata ma aveva colto di nuovo nel segno.
-
a casa sua - ammisi
rossa in viso, urlò di nuovo - la mia tesora, e poi solo
quella
volta? - sembrava convinta ma non
era
così , scossi la
testa e lei spalancò gli occhi - quante? - fece delle
ipotesi di
numero e tutte le bocciavo, arrivate
a
quattro feci si con la
testa mentre lei mi guardava basita - eravamo tutte le volte ubriachi
- cercai di discolparmi - e lei
lo
sa? - lei chi? a gia
Jennifer - voglio sperare di no -.
così
anche le sapeva,
adesso, che per ben quattro volte siamo stati a letto insieme - e
così siete stati addirittura a letto
insieme
- disse
sfregandosi il mento con la mano - e come è stato? - ma che
razza di
domande, tornai di nuovo rossa
in
viso e cercando di
sviare il discorso mi aggrappai ad una su recente presunta relazione
- non cambiare discorsi
carina
- il ghigno
vittorioso mi fece capire che dalla mi espressione si leggeva la
risposta, è vero l'ammetto mi era
piaciuto
e non poco ma non
avevamo mai affrontato il discorso seriamente, subito appena faceva
mattina, raccattavo
la
mia roba e sgombravo -
quindi era solo sesso- era solo sesso, dopo non ne parlavamo mai -
solo sesso - ripetei
con
meno entusiasmo, a me
sarebbe piaciuto ci fosse stato qualcosa di piu ma..ormai era troppo
tardi.
passarono
altri giorni, le
riprese continuavano senza nessun' intoppo, se continuavamo
così il
film sarebbe uscito
puntuale
come promesso, io
e Nikky non eravamo piu tornate sull'argomento "Jackson ed il
sesso".
fummo
lasciati liberi per
l'intero week-end, questo si sarebbe prospettato divertente, una
serata tra di noi, un salto a
ballare
infatti Kellan
stava già organizzando tutto - perchè no -
sentì dire da Jackson alle mie spalle - ottimo allora,
prenoto
per sei? - domandò
contandoci mentre prendeva il cellulare dalla tasca dei jeans -
meglio per sette, viene
Jennifer
per il week- end
- il mio entusiasmo andò in mille pezzi come la mia
autostima, me
la sarei, me li sarei dovuti
subire
per tutta la serata
, le loro occhiatine, baci e carezze - allora una bella pizza per
tutti - esclamò chiamando, mi
sarebbe
sicuramente andata
di traverso.
mi
infilai nell'ascensore
insieme a Nikky che non perse attimo per escogitare un piano -
l'operazione conquista
Jackson
è appena iniziata
- trillò alzando le braccia al cielo stile "alto la al
sudore"
le rivolsi un occhiataccia - no?- disse
abbassando
le braccia,
uscimmo dall'ascensore e ci avviammo verso le nostre camere - non
capisco perchè devo farli
lasciare
- dissi estraendo
dalla borsa la chiave magnetica - semplice Ash, sei innamorata -
cosa? ma che diceva?
scossi
la testa - non
voglio che si lascino a causa mia - entrai in camera e Nikky mi
segui, si sedette sul letto mentre mi
guardava
aprire la valigia
e prendere qualcosa di carino - e allora perchè ti metti il
vestito
che ti ha regalato lui? - mi
guardai
allo specchio,
cavolo era vero, avevo il vestito che mi aveva regalato per il
compleanno di due anni fa, lo riposi
in
valigia e ne presi un
altro in questo modo mi guadagnai un occhiataccia da nikky che si
alzò e lo riprese - Ashley, fai
le
cose per bene - mi
porse di nuovo il vestito - dammi retta - lo presi e inviperita mi
infilai nel bagno - andiamo a
mangiare
una pizza -
protestai - passami i tacchi - dissi sempre dal bagno - allora
perchè
la regina delle ballerine si
mette
i tacchi per
mangiare una pizza? - mi porse i tacchi e senza ascoltarla me li
infilai e uscì dal bagno, con i tacchi
ero
alta quanto lei, senza
però.
mi
feci largo tra borse e
valige e raggiunsi quella dei trucchi e accessori - e adesso che fai?
- mi domandò
seguendomi
con lo sguardo
- se lo devo fare - dissi, presi degli orecchini lunghi di brillanti
e me li infilai, presi poi la
trousse
e tornai nel
bagno, passai un po di Fard sulle guancie e per finire un bel
rossetto rosso, mi voltai una volta a
lavoro
finito verso Nikky che mi sorrise raggiante.
presi
la pochette e mi
avviai con lei verso la sua stanza per permetterle di prepararsi
anche a lei mentre già
pregustavo
la seratina,
molto interessante.
|
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Capitolo 2 *** eri bellissima ***
ciao!!! me
contentissimississima! non pensavo piacesse così
tanto, anzi non ci speravo nemmeno
ecco il secondo
capitolo, ad un certo punto sono sicura che vi piacerà, e se
non vi piace sono pronta a ricevere pomodori pechè sono
sicura di riceverli, mai pomodori fanno male insieme alla coca-cola!
il pomodoro e
coca.cola fanno male specilamente se lanciati nelle scatole ahah
ok sto zitta, vi
lascio al capitolo, ah dimenticavo un cosa che non ho detto nel primo:
per ogni capitolo
ci sarà una canzone che si ricollega agli eventi, saranno,
spero tutte di LIGABUE che io adoro ma anche se non vi piace spero che
seguirete la storia uguale
penso di avere
detto tutto!
buona lettura!
Eri bellissima
lasciatelo dire
E anche stavolta
so che non mi crederai
Eri davanti a me
davanti agli occhi del bambino
E gli occhi del
bambino quelli non li danno proprio indietro mai
Credimi: mai
Ti dico. Mai
Eri sanissima
ostrica e lampone
Sulle mie dita
c’eri sempre e solo te
Ti davi un attimo
e poi ti nascondevi bene
Io l’ho
capito che sei sempre stata grande pi? di me
Ma adesso dimmi
Com’?
andata?
Com’?
stato
Il viaggio di una
vita l? con te?
Io spero solo
tutto bene
Tutto come
Progettavate voi
da piccole
Stai bene l? con
te
Fragile e piccola
con le tue paure
Mi costringevi a
nasconderti le mie
Sapevi ridere
sapevi il tuo sapore
Te la godevi ad
occupare tutte le mie fantasie
Ma adesso dimmi
Com’?
andata?
Com’?
stato
Il viaggio di un
vita l? con te?
Io spero solo
tutto bene
Tutto come
Progettavate voi
da piccole
Stai bene l? con
te?
Eri bellissima
lasciatelo dire
Eri di tutti ma
non lo sapevano
E tu lo sapevi che
facevi gola e soggezione
Siamo stai insieme
e comunque non mi hai conosciuto mai
Ma adesso dimmi
Com’?
andata?
Com’?
stato
Il viaggio di una
vita l? con te?
Io spero solo
tutto bene
Tutto come
Progettavate voi
da piccole
Stai bene l? con
te?
mentre
aspettavo che
Jennifer fosse pronta per uscire, seduto sul letto, ripensavo allo
strano comportamento di
Ashley,
non era da lei
essere così fredda, nei confronti di nessuno ma specialmente
nei
miei. fin dall'arrivo mi è
sembrata
diversa, come se
fosse gelosa di me, ma anche lei era fidanzata ed io invece non ero
geloso, lo ero? -
JayJay?
- mi sveglia dal
trans in qui ero caduto, Jennifer era sulla soglia del bagno che mi
guardava, aveva a dosso un
paio
di jeans aderenti,
tacchi vertiginosi che riuscivano a farla diventare anche piu alta di
me e una magliettina rosa
smoking
davvero brutta,
come si veste Ashley non si veste nessuno pensai, scossi la testa,
basta Jackson, basta
pensare
a lei, basta
pensare a quel corpo minuto che sembrava avere un costante bisogno di
protezione, a quel suo
viso
da bambina capace di
smontare ogni mia difesa anche con un solo sguardo, basta ricordare
il suo corpo
schiacciato
sul mio.
-
si amore mio? - le
risposi alzandomi dal letto sempre con Ashley nella mente - andiamo
allora? - cinguettò
prendendomi
sotto braccio,
uscimmo dalla stanza e ci incamminammo verso l'ascensore, non si
staccava da me
neanche
di un centimetro,
Dio quanto era appiccicosa e la sua voce poi, non ne parliamo
proprio, con la mano dalle
unghie
curate schiacciò
il pulsante della chiamata dell'ascensore, una volta dentro mi
assalì, cercai di fermarla - ma
amore
non ti sono mancata?
- quella sua voce, ma come fa una persona ad avere una vocina tanto
stridula e da oca? -
si
amore mio..ma ci
aspettano - dissi continuando ad all'allontanarla
-
lo so che lo vuoi -
disse cambiando
improvvisamente
espressione, il suo sguardo si fece famelico,la sua mano sul mio
petto dove era appoggiata scese
fino
al cavallo -.-"(
niente spiega meglio di quella faccina ) -dovrei offendermi? -
domandò tremante dalla rabbia, le
porte
si aprirono, per mia
fortuna, e ondeggiando la chioma bionda insieme ai fianchi
uscì
dall'ascensore lasciandomi
indietro.
nella
Hall dell'albergo
c'erano già tutti, mancavamo solo noi, come al solito,
scendemmo la
gradinata e li
raggiungemmo
ma non appena
apparve Ashley dal bar insieme a Nikky mi bloccai, parlava con Nikky
e adesso
sembrava
felice, come non
mai, che avesse fatto pace con il suo ragazzo o peggio che ci fosse
stato anche lui sta
sera?
- amore ti senti
bene?- mi domandò Jennifer, mi si strinse al braccio e
raggiungemmo
gli altri ma il mio
pensiero
era tornato fisso
su di lei, Ashley, parlava con Nikky e Kristen, inutile dire che era
la piu bella della serata, mi
sarei
voluto allontanare
da quell'arpia per andare da lei e dirle che era bellissima, come al
solito, cercai di allontanarmi
di
qualche passo da
Jennifer per poterle salutare e magari rimanere da solo con Ashley ma
l'autista della macchina ci
informò
che eravamo
pronti, così anche questa votla dovetti rinunciare.
uscimmo
dalla Hall e
salimmo sulla limousine, come a farmi impazzire si sedette davanti a
me accavallando le gambe
e
lasciando il vestito
"vedononvedo" leggermente arricciolato in fondo, era
davanti a me ma non mi guardava mai, non
incrociava
mai i miei
occhi, seduta in mezzo tra Nikky e Kristen ridevano di qualcosa a me
sconosciuto, sembravano
delle
bambine, lei
sicuramente, la mia bambina che non potrò mai piu riavere
indietro.
scendemmo
davanti al
locale prenotato da Kellan, Jennifer si appropriò del mio
braccio,
di nuovo e anche adesso
seduti
a tavola non mi
mollava un attimo, spostai lo sguardo su quelle tre che non avevano
smesso di ridere un
secondo
e per una frazione
di secondo mi parve di incrociare i suoi occhi verdi, splendidi,
quelle occhiate che riservavi
solo
a me quando facevamo
l'amore, quando sulle mie dita c'eri solo e sempre te anche se non
capirò mai perchè la
mattina
dopo, tutto
svaniva, ti concedevi e poi la mattina come se fosse stato solo un
sogno ti nascondevi per magari
farti
sentire solo qualche
giorno dopo, non sai la dipendenza che mi hai creato, la dipendenza
che ancora sento
quando
sei davanti a me -
JayJay, la pizza -quella voce da oca starnazzante mi riportò
alla
realtà , aprì diverse volte la
bocca
senza dire nulla, mi
alzai di scatto e me ne andai in bagno, una volta dentro mi appoggiai
al lavabo, mi sciacquai
la
faccia e quando fui
certo che i bollori fossero passati mi decisi a tornare al tavolo.
presi di nuovo posto la davanti a
lei,
che mi guardò per un
altra frazione di secondo prima di tornare a ridere con Nikky e
Kristen e Kellan? la cosa
diventava
sospetta, Kellan
fosse diventato Gay?.
di
nuovo mi guardo con gli
occhioni verdi leggermente lucidi per il troppo ridere, se la godeva
ad occupare tutte le mie
fantasie.
uscimmo
in fretta da quel
locale troppo caldo, Kellan ci rinchiuse in una discoteca dove nel
privè, sempre prenotato da
lui
bevevamo tutto quello
che ci portavano - ce ne porti altre di queste? - urlarono Kris e
Nikky, in un secondo
arrivarono
altre provette
e ricominciarono a bere, erano decisamente alticce mentre Ashley,
strano, mi sembrava
sobria
- allora Ash,
brindiamo - disse Nikky avvicinandosi a lei , le porse una di quelle
provette che stavano bevendo,
chissà
che cosa era, la
tentazione di strappargliela di mano mi sarebbe venuta - si brindiamo
- rispose Ashley con la
voce
impastata, ok era
brilla anche lei, - brindiamo ai fidanzati indesiderati - sbatterono
le provette e bevvero tutto alla
goccia,
chissà se da
piccole progettavate di diventare tutto ciò, ricche e famose
-
brindiamo anche noi JayJay - disse
Jennifer
mentre si
impossessava delle mie labbra, possibile che tutte era brille, il
tempo di spostarla da sopra di me
che
la vidi, la vidi
davanti a me, davanti ai miei occhi che perdevano di valore in
confronto ai suoi, fragile e piccola,
scappò
via con le lacrime
agli occhi, la vidi scendere le scale del nostro privè e
correre in
bagno - secondo me è
arrabbiata
- disse Nikky
con il bicchiere in mano al mio orecchio, mi alzai spostando di peso
Jennifer, brilla anche lei
tanto
che non si accorse
di nulla - lo sapete che cosa le fa l'alcool - dissi leggermente
arrabbiato, scesi le scale
incrociando
Kellan - dove
vai? - mi domandò, forse l'unico oltre me che era lucido -
da Ashley
- risposi cercando di
passare,
posò i bicchieri
e si mise in mezzo alle scale formando una specie di transenna umana
- Che stai facendo? -
gli
domandai irritato -
non ti dimentichi qualcuno ?- disse ironico, lo spinsi e passai ma
mi prese per la camicia e mi
sbatte
sulla ringhiera
delle scale - ha sofferto troppo Jackson, un altra volta e ti riduco
in briciole - disse furioso, lo so
che
aveva sofferto, lo
avevo capito che da quando aveva visto Jennifer al mio fianco
all'aereo porto di Los Angeles non
era
piu la stessa - non
ero io che scappavo tutte le mattine - dissi freddo, non dovevo
certo rendere conto a lui, mi
lasciò
andare e corsi nel
bagno delle ragazze ignorando gli strilli isterici delle altre
ragazze.
era
seduta per terra,
sulle mattonelle nere di quel bagno - Ashley - la
chiamai,alzò il
suo viso bagnato dalle lacrime
si
alzò di scatto e ciò
mi lasciò sorpreso - che ci fai qua? - mi domandò
stizzita, non mi
voleva qui, ci rimasi male ma lo
sapevo
che era sempre
stata piu brava di me a nascondere il dolore, lei è sempre
stata
grande piu di me, e lei lo
sapeva
ma adesso sembrava
così fragile e piccola con le lacrime agli occhi e la paura
che io
potessi uscire da quel
bagno,
era combattuta tra
il tirarmi un pungo o saltarmi a dosso - sei l'ultimo che mi devi
correre dietro quando sto
male
- disse, la sua voce
rotta dal pianto, che cosa avrei risposto? aveva ragione, avevano
tutti ragione ma non l'avevo
scelta
io Jennifer, lei
aveva scelto me - Kellan, Nikky o..o persino Roberto ma tu no -
disse mosse impercettibilmente
qualche
passo verso di me
- tu non puoi - disse avvicinandosi ancora a me - vai dalla tua
cocorita di sopra - disse
allontanandosi
di nuovo -
Ash - la chiamai avvicinandomi a lei, si spinse contro le mattonelle
nere di una cabina-
gabinetto,
li sarei
saltato a dosso, mi faceva gola e soggezione, appoggiai le mani alle
mattonelle per impedirle di
allontanarsi
- ascoltami
io - ma non mi voleva ascoltare, non resistetti e appoggiai le mie
labbra sulle sue, inizialmente
protestò
cercando di
scappare dalla mia presa ma la sentì arrendersi dopo pochi
secondi,
quanto mi erano mancate le
sue
labbra perfette, quel
suo sapore splendido, la sua lingua che giocava con la mia mi
avvicinai di piu schiacciando il
mio
corpo su suo, perfetto
così come è, piccolo.
continuavo
a baciarla
mentre con la mano percorrevo la sua schiena fino al fondo schiena ma
improvvisamente mi
spinse
via e mi lanciò la
borsetta - non voglio fare la stronza di turno - disse riprendendo a
piangere mentre la
guardavo
- esci dal bagno
- urlò - Ashley fammi..- - JayJay ti sta aspettando - disse
facendo
il verso a Jennifer, capì
che
ormai era troppo tardi
per recuperare il nostro rapporto - Ashley - uscì dalla
cabina
riprendendo la borsetta da
terra
e si girò verso di
me - siamo stati insieme è vero, ma non mi hai conosciuta
mai -
disse salendo le due scale che
la
portavano fuori -
abbastanza per capire che mi ami ancora - dissi alla porta chiusa.
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Capitolo 3 *** siamo soli e tu ci sei sempre stata ***
ah
non ci posso credere
sei nervosa e e non sai perche'
e non e'
mica facile
fai l'amore e e non pensi me
e cosa vuoi
rispondere
siamo qui non mi senti
e noi parliamo spesso si
ma
cosi' siamo soli
e tu non puoi pretendere
siamo qui e siamo
vivi
e tutto puo' succedere
ora qui siamo soli
siamo soli
siamo soli
siamo soli
vivere sieme me
hai ragione ragione
te
non e' mica semplice
non lo stato mai per me
io che ci
credevo piu' di te
che fosse possibile
e smettila di piangere
e
tu non puoi rispondermi
sono qui e non mi ascolti
e tutto puo'
succedere
ora qui siamo vivi
siamo vivi siamo vivi
vivere
insieme me
hai ragione ragione te
non e' mica semplice
non
lo stato mai per me
io che ci credevo piu' di te
che fosse
possibile
e smettila di piangere
siamo soli siamo soli
siamo
soli
Quanto mi era mancato,
per un primo momento lo avrei voluto
staccare da me, avrei
voluto lanciarlo contro il muro e scappare da
quel bagno, il mio
cervello mi diceva di scappare che ci sarei cascata
come tutte le altre volte,
mi gridava di smettere perché se entrava
Jennifer sarebbero stati
cazzi, ma il cuore mi impediva di pensare, mi
impediva di andare via, mi
spinse sulle sue labbra per ritrovare
quelle sensazioni che aspettava da tempo che
sperava che un
giorno avesse rivolto solo
a lui.
Sentì le sue mani
scorrermi sulla schiena e soffermarsi sul fondo
schiena, cercai di
riprendere il controllo, non volevo passare per la
solita puttana che si fa i
ragazzi nel bagno, no, non volevo e
ricominciando a piangere
lo spinsi via e gli lanciai la borsetta contro
- non voglio fare la stronza di turno - dissi
riprendendo a piangere mentre mi
guardava senza capire il perché della
mia reazione - esci dal
bagno - urlai - Ashley fammi..- - JayJay ti sta
aspettando - dissi
facendo il verso a Jennifer,
era troppo tardi per recuperare
il nostro rapporto e questo mi
faceva stare troppo male perché io lo
amavo, lo amavo piu di
quell'oca giuliva che lo aspettava di sopra -
Ashley – mi avvicinai a
lui e raccattai la borsetta, sempre con le lacrime
agli occhi e mi
girai verso di lui - siamo stati insieme
è vero, ma non mi hai
conosciuta mai – dissi risalendo le scale
per tornare di sopra,
chiusi la porta e rimasi li appoggiata per qualche
secondo, speravo
mi seguisse ma non lo fece, me ne andai e tornai da
i ragazzi.
Le mie amiche erano ubriache perse, quindi
decidemmo di tornare
in albergo.
La serata si era rivelata un vero fallimento,
stanca non per il sonno
ma stanca di piangere mi sfilai il vestito e lo
riposi in valigia, misi
una felpa e mi raggomitolai nel letto provai a
chiudere gli occhi,
1..2..3
le immagini cominciarono come un film nella mia
mente, il suo
corpo contro il mio la sia mano su di me, le nostre
lingue che
giocano a rimpiattino nelle nostre bocche, la sua
voce..basta!
Mi alzai sperando che la sua voce uscisse dalla mia
testa, non ci
potevo credere avevo perso il controllo per
così poco, mi sedetti sul
letto, non pensare a lui voleva dire non respirare,
mi alzai di nuovo
dal letto e corsi in bagno, mi guardai allo
specchio, i capelli bagnati
dalla doccia e il volto struccato, che cosa non
avevo io che lei
aveva? Io volevo solo vivere con lui, amarlo e
sposarlo come fanno
tutte le persone normali e invece mi ritrovo la
notte come un anima
in pena a pensare a lui, uscì dalla
stanza e presi a camminare per i
corridoi dell'albergo, arrivai alla Hall dove c'era
il bar , a dosso
avevo solo una felpa e le culottes non c'era
nessuno, tutto era
deserto, su di uno sgabello del bar però
c'era ancora una persona,
a grandi passi mi avviai verso la porta ma una
volta la davanti mi
bloccai, rimasi la a guardarlo, l'unica cosa che
ormai potevo fare
come una voce dentro di me giunse alle mie orecchie
guardare ma
non toccare Ashley, una lacrima cominciò
a rigare di nuovo il mio
volto, avrei voluto gridare il suo nome, chiamarlo
e fargli sentire
quanto avevo bisogno di lui, ora qui che siamo soli.
Tra noi perché non poteva funzionare
subito? Non è niente
semplice - smettila di piangere – alzai
il viso, era li davanti a me,
come imbambolata rimasi li a guardarlo, mi
sentì attirare contro di
lui come un magnete, sentivo il suo cuore battere
come il mio
mentre come una bambina mordevo la manica della
felpa per
trattenere le lacrime poi improvvisamente mi
allontanò di qualche
centimetro da lui, mi guardò negli occhi
e mi sentì tremendamente
indifesa davanti a lui, sapevo cosa stava per dire
“devo andare”
abbassai lo sguardo pronta per ricevere l'ennesimo
rifiuto ma
quando sentì le sue labbra sulle mie non
resistetti e con tutta la
forza che avevo passai le braccia intorno al suo
collo per avvinarlo
sempre di piu a me, misi in punta di piedi per
raggiungere le sue
labbra.
Sembrava che la stanza stesse girando intorno a noi
mentre invece
eravamo noi che giravamo intorno alla stanza,
cademmo su uno di
quei divanetti messi sembra proprio li a posta, mi
guardò pieno di
eccitazione e il fatto di trasgredire le regole
rendeva tutto piu
eccitante lo baciai ancora ma poi mi fermai mentre
lo sentivo
arrivare al gancetto del reggiseno, lo fermai
– Jackson aspetta –
dissi tirandomi su e facendolo alzare, i suoi occhi
vagavano su di
me cercando di capire il perché del mie
rifiuto – non posso – dissi
di nuovo, lo guardai con fermezza negli occhi
– Jennifer ti ama –
dissi prendendogli la mano, mi pesava dire quelle
parole ma mi
pesava ancora di piu la convinzione che lo facesse
perché odiava
vedermi triste e non perché ricambiava
quei sentimenti.
- Ashley io..- gli tappai la bocca con un ultimo
bacio, non volevo
che dicesse niente, ormai avevo deciso se non
potevo averlo come
ragazzo almeno lo avrei avuto come amico.
Più ti
guardo e meno lo capisco
da che posto vieni
forse sono stati tanti posti
tutti da straniera
chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando si allungava l'ombra
sopra tutta la giornata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
più ti guardo e più mi meraviglio
e più ti lascio fare
che ti guardo e anche se mi sbaglio
almeno sbaglio bene
il futuro è tutto da vedere
tu lo vedi prima
me lo dici vuoi che mi prepari
e sorridi ancora...
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
e anche quando si gelava
con la luna già cambiata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
nemmeno un bacio
che sia stato mai sprecato
nemmeno un gesto così…
nemmeno un bacio
che sia stato regalato
nemmeno un gesto
tanto per
così
Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto
quando il cielo non bastava
non bastava la brigata
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata
quando il tempo non passava
non passava la nottata
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata
Mi alzai con il cuore piu leggero rispetto a come
ero scesa, mi ero
levata un peso dal cuore e piu leggera mi avviai
verso gli ascensori
ma mi sentì trattenere – non
andare via – disse stringendosi a me,
intrappolata con la schiena contro il suo petto
-solo per parlare –
aggiunse per paura che controbattesi – va
bene – risposi
girandomi.
Mi sorrise, il sorriso che riservava solo a me e a
quella, si allontanò
da me e si avvicinò al bar dell'albergo,
lo seguì cercando di capire
che cosa avesse in mente – hai una
forcina? - glie ne passai una e
in un paio di secondi aprì la porta del
bar, scossi la testa e feci per andare via, non mi sarei presa una
denuncia per effrazione in un
bar alle quattro di notte ma mi afferrò
per la mano e mi trascinò
dentro mi fece sedere su di uno sgabello mentre lui
con un salto
scavalcò il balcone – cosa
desidera signorina? - mi domandò, non
riuscì a trattenere una risata e decisi
di stare al gioco – che cosa mi
offre signore – mi passai una mano
davanti alla bocca per
trattenere una risata isterica che avrebbe vegliato
l'intero albergo,
prese diverse bottiglie cercando quella gia aperte
-allora un bell'
Absolut per la signora -mi passò un
bicchiere con del liquido simile
ad acqua con una ciliegina sopra – e per
me una bella birra –
disse.
- non sapevo sapessi fare il barista –
ammisi sorseggiando il mio
drink – ho fatto il barista al liceo -
parlammo per quasi tutta la notte, di cavolate e di
cose serie ma
sopratutto di una cosa che premeva a tutti e due
– finalmente quel
tonto di Jasper la bacia Alice – dissi
prima di entrare in camera –
già era proprio..- non finì
la frase che gli stampai un bacio sulle
labbra prima di entrare in camera e chiudere la
porta.
Finalmente stanca mi misi a letto e mi addormentai
subito, un po
ero triste, quella sarebbe stata l'ultima notte
passata insieme a
Jackson e quello che gli avevo dato prima di andare
via sarebbe
stato l'ultimo, ma lo avrei tenuto per sempre,
perché nonostante
non lo volessi ammettere davanti a lui io lo amavo
davvero.
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Capitolo 4 *** il giorno di dolore che uno ha ***
Quando
tutte le parole
Sai
che non ti servon più
Quando
sudi il tuo coraggio
Per
non startene laggiù
Quando
tiri in mezzo Dio
O
il destino o chissa che
E
nessuno se lo spiega
Perché
sia successo a te
Quando
Tira un po' di vento
Che
ci si alza un po'
E
la vita è un po' più forte
Del
tue dirle grazie no
Quando
sembra tutto fermo
La
tua ruota girerà
Sopra
il giorno di dolore
che
uno ha
Tu
ruru tu ruru tu rurururu
Tu
ruru tu ruru tu rururu
quando
indietro non si torna
Quando
l'hai capito che
Che
la vita non è giusta
Come
la vorresti te
Quando
farsi una ragione
Vorrà
dire vivere
Me
l'han detto tutti quanti
Che
per loro è facile
Quando
batte un po' di sole
Dove
ci contavi un po'
e
la vita è un po' più forte
del
tuo dirle ancora no
quando
la ferita brucia
la
tua pelle si farà
Sopra
il giorno di dolore che uno ha
tornai
in camera mia dopo aver lasciato Ashley davanti a camera sua dopo
l'ultimo suo bacio come si era ripromessa.
in
camera non mi aspettava nessuno che si meritasse il mio mio amore,
quella pazza isterica e nevrotica di Jennifer
dormiva
come un ghiro in pieno letargo e non si accorse di me rientrato
così
tardi, mi buttai sul letto e cercai di dormire
-
ei dove eri ?- allora era sveglia, no avrei potuto sopportare tutte
le sue sguerguenze - in bagno - mentì per evitare che
rompesse,
alle cinque di mattina non mi andava di sentire le sue inutili
congetture, mi girai e le diedi le spalle sperando
che
avesse finito con le sue stupide domande - sei stato da lei vero? -
disse alzando la voce e alzandosi dal letto
incrociò
le braccia al petto - no amore, ero in bagno - dissi senza voltarmi,
ero un attore no? tanto vale improvvisarmi
tale
anche adesso ma lei non sembrava soddisfatta così mi alzai e
la
guardai - amore io amo solo te- le dissi
guardandola
negli diritto negli occhi sperando che cedesse come tutte le volte -
amore - funzionò, si tuffò tra le mie
braccia
come una bambina, una bambina di 70 chili che piombarono sulla mia
cassa toracica - scusa se ho dubitato di
te
ma con quella la che ti ronza attorno tutto il giorno non posso non
essere un po gelosa - si strusciò come una gatta
sul
mio braccio e tornò a dormire.
rimasi
a guardare il soffitto immaginando che quella che dormiva al mio
fianco fosse Ashley, quella piccola creatura dal
corpo
snello e minuto e non questo pachiderma che di notte russava.
ebbene
si, Jennifer poteva sembrare una ragazza aggraziata e bella ma
nell'intimo era un uomo, dormiva come un
uomo,
cioè russava ,era grassa quando si levava la panciera e le
puzzava
persino il fiato, niente era come Ashley, lei
invece era delicata, tenera come un gattino e anche
al mattino aveva sempre
un ottimo odore, mi mancava Ashley, mi
mancava
non solo il suo corpo sotto il mio e le sue carezze insieme ai suoi
baci, mi mancava come amica dopo che
non
sentirci piu fu una pena così amara.
fosse
stato per me avrei lasciato questo pachiderma ma cause di forza
maggiore me lo impedivano.
il
mattino arrivò se Dio voleva e appena la sveglia
segnò le sette mi
alzai sgusciando via dalla sua presa e mi infilai in
bagno,
mi accorsi solo con la luce del giorno che Ashley mi aveva lasciato
un segno di rossetto sul collo, mi sbrigai a
levarlo
o sennò sarebbero stati guai seri ma mentre lo levavo non
riuscivo a
non ridere mentre ripensavo a quella sera,
prima
nel bagno e poi nel bar - perchè ridi? - la voce stridula di
Jennifer impastata al sonno mi sconvolse, strofinai piu
forte
finché non sparì del tutto - faccio una doccia e
dopo andiamo a
fare colazione - le dissi sorridendo ed entrai nella
doccia,
chiusi la porta e aprì il getto d'acqua calda, meglio fredda
per
calmare i miei bollori - fammi spazio - Jennifer
entrò
prepotentemente nella doccia pretendendo di farla con me
-perchè non
mi insaponi la schiena? - mi domandò
mentre
si girava, certo non era una brutta donna ma non era il mio tipo, le
manette e le fruste non fanno per me,
cominciai
insaponarle la schiena mentre cominciava a mugolare, odiavo quando
faceva così, non le stavo ancora
facendo
niente, la feci girare e cominciai a baciarla con forza e troppa
passione mentre la feci scontrare contro le
mattonelle
della doccia, cominciò a sospirare mentre si strusciava su
di me in
cerca di quello che stava per ricevere
-
JayJay - mi chiamò in preda agli spasmi - fallo adesso -
disse
sempre con la voce rotta e gli occhi chiusi, in un unico
gesto
molto meccani entrai dentro di lei, un paio di spinte e venni, subito
dopo uscì ed uscì dalla doccia per vestirmi e
raggiungere
gli altri a colazione.
era
sempre così con lei, mai un minimo di passione solo sesso in
se e
per se, non sarebbe la stessa cosa con Ashley
per
esempio.
mi
avviai lasciandola in camera ancora da prepararsi, a passo svelto mi
infilai dentro l'ascensore e schiacciai il pulsante
"t".
una
volta arrivato incontrai Kellan - ei amico - ci salutammo e ci
dirigemmo insieme al bar per la colazione - scusami
per
ieri sera ero un po come dire- avevo capito, gli dissi di non
preoccuparsi che avrei fatto sicuramente lo stesso, anzi
sarei
giunto anche a le mani per lei, quella donna meravigliosa che
però
non posso avere - non preoccuparti amico - gli
risposi,
prendemmo posto aspettando il resto della gente - allora le cose con
Jennifer vanno alla grande? - disse,
addentò
un cornetto mentre io abbandonai il mio, Kellan mi lanciò un
occhiataccia - notte in bianco è? - altro che notte
in
bianco, forse anche troppo spinta, certo Ashley non l'avevo sfiorata,
solo col pensiero mai i miei problemi erano ben
altri
e forse mi sarei dovuto confidare con lui del resto era il mio
migliore amico - devo parlarti di una cosa - il mio tono
era
cambiato improvvisamente, si era fatto serio e la mia espressione
dura - wowowo amico così mi spaventi - forse è
così,
spaventavo anche me, il fatto che non avessi ricordi di ciò
che
successe quella notte mi faceva uscire di testa.
ma
dovemmo rimandare la conversazione perchè le ragazze
arrivarono,
erano tutte e tre distrutte, tutte tranne Jennifer
fresca
come una rosa con il suo toppino rosa, i Jeans attillati e gli
stivali con il tacco, dall'altra parte c'erano Nikky che
sembrava
avesse dormito solo poche ore, aveva una camicia bianca i jeans e un
paio di stivali neri, Kris aveva una tuta
e
poi c'era Ashley, i capelli mossi arruffati come se non avesse avuto
tempo di pettinarsi un trucco quasi assente e gli
occhi
semi socchiusi ma nonostante era bellissima, a dosso aveva solo un
paio di jeans degli Ugg marroni insieme ad
una
maglia bianca con dei disegni sopra e un golfino marrone, era la
semplicità in persona ma era bellissima.
raggiunsero
il nostro tavolo sbadigliando mentre Jennifer si sedette accanto a me
guardandole male - buongiorno - ci
salutarono,
ricambiammo il saluto e dopo baciai velocemente la mia ragazza -
certo che sei stato sbrigativo sotto la
doccia
- disse, prese il cornetto che avevo lasciato e lo addentò,
feci
finta di non aver sentito niente mentre con la
coda
dell'occhio vidi Nikky portare vi Ashley per evitare che sentisse
altre cazzate.
Jennifer
si decise a lasciare soli me e Kellan mentre andava a prendere
dell'altro cibo - allora che mi dovevi dire? -
domandò,
da dove avrei cominciato? non era facile e sopratutto come spiegavo
il fatto che non avevo ricordo di quella
sera?
- ecco vedi non so come dirtelo ma ..- le ragazze tornarono ancora
piu imbronciate di prima, non contenta
Jennifer
lanciò un altra frecciatina ad Ashley - visto a fare i
bagordi la
sera prima?- vidi Ashley tossire per non strozzare
con
il cornetto, mi sa che aveva interpretato male la sua frase - mi
sembra che ci fossi anche tu in discoteca - Nikky
posò
il vassoio rumorosamente, però, Nikky avrebbe potuto fare la
guardia
del corpo di Ashley, le voleva bene si
vedeva
e la cosa non mi poteva rendere piu felice, vedere che c'è
qualcuno
che la difende o la consola quando non
posso
farlo io - io non mi sono scolata tutto quell'alcool - disse acida
puntando lo sguardo su Ashley che tossì di nuovo
rumorosamente
- tutto bene Ley? - le domandò Kellan - tu non puoi bere
alcool - le
feci notare ma così facendo mi
condannai
a morte. mi prese la mano e mi sorrise - è vero, mi fa male
- disse
euforica, le sorrisi di rimando mentre
Nikky
la scarnì di nuovo - si al cervello - Jennifer la
folgorò con lo
sguardo ma per fortuna mia e di Kellan arrivò il
cameriere
che ci chiese che cosa volevamo bere - io prendo..- Jennifer ci
penso per un paio di minuti buoni mentre
vedevo
Nikky dire ad Ashley - perchè non prende un biberon -
sussurrò ad
Ashley - biberon..biberon - le guardai male,
insomma
almeno non in mia presenza, non appena si accorsero di me che le
guardavo si zittirono in mediatamente ma
non
era ancora finita qui, Nikky non si arrende mai sembrava dire la sua
faccia - ei dolcezza, ci sono altre cinque
persone
che vogliono ordinare - Ashley rise cercando di camuffare la sua
risata con la mano mai suoi occhi non
mentivano,
luccicavano ancora di piu quando rideva e le lampade al neo del
locale risaltavano il verde cristallino dei
suoi
occhi, Jennifer la guardò male, afferrò la mia
mano - il caffè
farà male al bambino? - guardò Ashley mentre
diceva
la frase che temevo di piu, i suoi occhi si fecero vittoriosi e si
accesero di una nuova luce, una luce che non
avevo
mai visto quando Ashley si alzò da tavola scusandosi -
scusatemi,
devo andare a vomitare - si alzò e lasciò tutti
al
tavolo - Ash tesoro - Nikky si alzò e la seguì,
mi alzai anche io
mentre Kellan e Kristen,troppo stanca per seguire a
corsa
le due sue amiche, mi guardavano schifati, mi alzai dalla sedia ma
venni rispedito a sedere da lei - se la segui sai
cosa
faccio - disse a denti stretti, respirai profondamente e cercai di
mantenere il controllo.
con
lo sguardo cercai Kellan ma quello che ebbi fu un no con il capo e
uno sguardo disgustato, si alzò portando via
anche
Kristen.
dopo
colazione mi sedetti fuori nel grande giardino per fumare una
sigaretta - Jackson - Kellan mi chiamò con voce
furiosa,
era arrabbiato e lo potevo immaginar, Ashley era la sua migliore
amica, quasi una sorella per lui ed io mi ero
comportato
come uno stronzo.
si
avvicinò a me a passo svelto e mi tirò un
cazzotto facendomi cadere
la sigaretta - non chiedermi perchè Jackson,
sei
solo uno stronzo - disse, aveva ragione ma doveva farmi spiegare -
non è come credi - dissi accendendone un
altra - io non volevo, non so nemmeno..- cominciai
a spiegare la
situazione a Kellan all'inizio non mi credette
ma
poi si ricredette - come pensi di spiegarlo ad Ashley, dopo questa
non vorrà piu parlarti - sintetizzò lui, aveva
ragione
Ashley non mi avrebbe piu parlato, proprio ieri notte ci eravamo
ritrovati e adesso, rischiavo di perderla
davvero
e questa volta per sempre.
salì
al suo piano deciso a parlare con lei e spiegarle perchè le
stavo
facendo tutto questo, da dentro mi giunsero le
voci
di Nikky e Kris e la sua rotta dal pianto, no, una cosa che non
sopportavo era vederla piangere. bussai alla porta,
venne
Kristen ad aprirmi - si?- mi guardò malissimo ma non mi
lasciò
entrare - posso parlare con Ashley? - domandai
misi
un piede tra la porta e lo stipite, se avrebbe chiuso la porta
avrebbe fatto resistenza, Kris chiamò Nikky che
arrivò
subito
- Nikky fammi parlare con lei - dissi implorante, ne avevo bisogno,
avevo bisogno di vederla di sentirla vicina - no
Jackson
no, l'hai fatta soffrire per l'ennesima volta e io non voglio dover
sentire ancora quanto ti ama e perchè non è
lei
quella incinta di te -disse furiosa, avrei voluto anche io dirle che
l'amavo e sopratutto dirle che anche io avrei
preferito
un figlio da lei, ma non l'avevo deciso io - ti prego Nikky, fammi
spiegare - implorai di nuovo.
lo
spiegai prima a lei e quando capì mi chiese scusa -
io..Jackson
..perdonami - disse mi fece passare mentre richiamo
Kristen,
speravo solo che anche lei mi capisse, capisse a cosa stavo
rinunciando per una mia stupidaggine per un mio
increscioso
errore a cosa avrei perso per sempre.
entrai
nella sua stanza e la trovai sul letto, appena mi vide si
alzò,
aveva gli occhi rossi dalle lacrime - Ash ti prego non
fare
così - le dissi avvicinandomi - vattene Jackson, non voglio
piu
vederti - stava urlando queste parole mentre in piedi
con
il braccio teso mi indicava la porta - Ashley, fammi spiegare -
cercai di dirle, afferrò il cellulare e me lo
lanciò, sentì
lo
schermo andare in mille pezzi, mi avvicinai di qualche passo e mi
tirò la trousse con i trucchi dentro, la presi al volo
evitando
che spaccasse lo specchio - amore.- mi scappò dalle labbra
senza
nemmeno che ci facessi caso e questo la
fece
arrabbiare ancora di piu - amore ci chiami quella stronza - mi
tirò
altri oggetti che era meglio scansare - quella
puttana
- continuavo ad avvicinarmi imperterrito mentre ne fregavo degli
oggetti che lanciava o degli insulti che
mandava
a Jennifer, non mi importava niente di lei, io non l'amavo - Fammi
spiegare ti prego- sembrò placarsi una
volta
finiti gli oggetti da scagliarmi contro, la spinsi con le spalle al
muro - che cosa non ho Jay? dimmelo - il suo tono si
era
abbassato e adesso guardava per terra, i capelli mossi le ricadevano
sul volto - che cosa ti ha fatto innamorare di
lei?
- la sua era piu una supplica che una domanda vera e propria, mi
avvicinai ancora di piu a lei con la mano la
costrinsi
a sollevare il viso e guardarmi negli occhi - tu sei bellissima
così
Ash- le dissi dolcemente - allora perchè non
hai
mai capito cosa provavo per te? - disse ancora, ma io mi ero accorto
benissimo cosa provava per me e lo provavo
anche
io - Ashley, io ti amo - mi guardò negli occhi stupita - lo
so sono
stato uno stupido, avrei dovuto dirtelo subito ma
poi
è spuntata Jennifer dicendo di aspettare un figlio da me..-
bloccai
il suo tentativo di fuga e la costrinsi ad ascoltarmi
-
io non la amo Ashley - dissi ancora - allora lasciala, ti è
tanto
difficile? - - non posso - dissi a malincuore, scosse la
testa
mentre stava per andare via di nuovo cercando di sfuggire alla mia
presa - lasciami finire - dissi - lei mi tiene in pugno Ashley, suo
padre è il
presidente
della Fox, ha i meglio avvocati, se io non rimango con lei e con il
bambino -dissi -mi denunciano per
violenza
- cedetti anche io, mi accasciai sul suo corpo nascondendo il volto
nell'incavo del suo corpo, sentì le sue
braccia
cingermi le spalle mentre la spinsi verso il letto e lentamente la
feci sdraiare - io non lo voglio questo bambino -
dissi,
non lo volevo perchè io non amavo Jennifer - Jackson
troveremo una
soluzione - disse facendomi scontrare
contro
il suo petto - non c'è una soluzione - risposi, dovevo
tenerla
lontana da quei due -una ci sarebbe- disse
-
dimostrare che non è incinta - la cosa avrebbe anche potuto
funzionare, mi accarezzò i capelli mentre ancora avevo le
testa
appoggiata contro il suo ventre, non mi sarei voluto alzare mai ma il
mio cellulare squillò, mi alzai lo presi dalla
tasca
dei pantaloni e mi sdraiai accanto a lei - Jackson dove sei? - era
lei, la sua voce ben definita al telefono metteva
in
risalto le sue emozioni e le sue intenzioni, ma adesso mi avrebbe
sentito, non sarei rimasto un minuto di piu con lei,
non
mi importava, che mi denunciasse pure per violenza, io volevo
rimanere con Ashley e ci sarei rimasto, la guardai
sollevarsi
al mio fianco tappandosi il seno nudo con il lenzuolo bianco ma dal
suo sguardo e dal cenno che mi fece
con
il capo decisi di non dire niente e di continuare con la messa in
scena -sono in città, avevo bisogno di scaricarmi
un
po - dissi mentre vidi Ashley rilassarsi di nuovo - ah, dove sei? ti
raggiungo - disse furba, poteva sembrare un cretina
ma
aveva studiate legge alla stanford e non era una che si faceva
prendere in giro facilmente - amore guarda sto
prendendo
un taxi e sto tornando, una ventina di minuti e ci sono, senti
ceniamo insieme? - gli domandai per tenerla
buona
, avrebbe detto di no sicuramente, c'era il suo amato McGiver su
FoxRetrò - lo sai amore che c'è McGiver,
mangia
pure con i tuoi amici, io ti aspetto -mi salutò e chiuse la
conversazione, buttai il telefono da una parte e
tornai
a concentrarmi solo su Ashley - ho venti minuti - dissi baciandola e
facendola stendere sopra di me, quanto ho sognato di poterla
stringere
a me senza paura di dirle ciò che provo e di capire le
sensazioni
che stavo provando anzi che essere
annebbiate
dall'alcool. sorrise mentre lasciavo scie di baci lungo il collo e
il corpo lasciato scoperto dal lenzuolo dove si era avvolta
-
Jack - mi chiamò con voce languida e leggermente roca ma ero
deciso
a non fermarmi, l'avevo desiderata troppo per smettere
adesso
- Jackson - mi chiamò di nuovo mentre rispondeva ai miei
baci e
posava le mani sulle mie spalle , mugugnai qualcosa in
risposta
ma non mi staccai dalle sue labbra così perfette e naturali
ma lei
si staccò dalle mie bramose delle sue guardandomi di nuovo
con
quegli
occhioni
,di nuovo spauriti davanti a me, mi fermai e mi alzai leggermente,
appoggiai la schiena alla testa del letto e me la portai sulle
gambe
fino a falla scontrare con il mio petto, giocherellò con la
mia
catenina prima di venire al dunque - Jackson, hai mai pensato di
sposarla?
- il suo sguardo era tornato triste, terribilmente triste mentre
roteava sulle dita il ciondolo della catenina, una lettera cinese.
non
avevo mai pensato di chiedere a Jennifer di sposarmi, non ero uno che
credeva molto nel matrimonio, preferivo un interminabile
convivenza
ai legami del matrimonio, le baciai la tempia per rassicurarla - no,
non ho intenzione di sposarla - le risposi sincero mentre
ancora
la osservavo giocare con quel ciondolo, lo faceva per non incrociare
il mio sguardo - e cosa farai adesso? - mi domandò di
nuovo
- intendo con Jennifer e..il bambino - ebbe una titubanza nel
pronunciare la parola bambino, le faceva ancora male ammettere
che
ero stato di qualche d'un altra oltre che suo - non lo so Ash - la
spinsi con la testa contro la mia spalla e rimanemmo in silenzio,
dopo vari
minuti
cambiammo argomento - che cosa è? - mi domandò
riferendosi al
ciondolo, lo presi e lo guardai - è una lettera cinese -
dissi,
lo
staccai dal collo e mi impossessai della piccola mano di Ashley
abbandonata sul ventre e ci nascosi dentro il ciondolo, mi
guardò
con
quei suoi occhioni verdi che mi avevano fatto innamorare al primo
colpo - ma Jack..non - le chiusi la bocca con un bacio
-
penso che la lettera A si addica piu a te - dissi.
l'avevo
comprata a Singapore, non mi ricordo che ci facevo la ma mi ricordo
che appena vidi quella collana me ne innamorai subito e
non
appena seppi di che lettera si trattava non ebbi piu dubbi.
non
me ne separavo mai, era mia da donare a colei che amavo.
|
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Capitolo 5 *** ascolta il tuo cuore ***
So che c'é qualcosa nel risveglio del
tuo sorriso
ho un idea del tuo sguardo, yeah
Hai costruito un amore ma questo amore é finito
il tuo piccolo pezzo di paradiso si é trasformato in
oscurità
Ascolta il tuo cuore
quando ti sta chiamando
ascolta il tuo cuore
non c'é nient'altro che puoi fare
non so dove stai andando
e non so perché
ma ascolta il tuo cuore
prima di dirgli addio
A volte ti chiedi se questa lotta é utile
I momenti preziosi sono tutti persi nella marea
Sono stati spazzati via e niente é come sembra
il sentimento di appartenenza ai tuoi sogni
E ci sono voci
che vogliono essere ascoltate
Cosi tanto da dire
ma non riesci a trovare le parole
L'odore di magico
La bellezza che é stata
quando l'amore era selvaggio come il vento
Mi
assopì abbracciata lui contro il suo petto, il suo cuore che
batteva
regolare
e mi faceva
da ninna nanna, non mi sarei mai spostata e non mi
sarei
mai voluta
spostare da quella posizione, sentivo le dita di Jackson
risalire
lungo la
schiena e ad ogni passaggio un brivido le inseguiva
creandomi
dei
brividi nello stomaco.
Il
sole stava calando all'orizzonte e la nostra camera si tinse di
arancione ma
ero
troppo distratta a dormire per guardare quello spettacolo quando mi
sentì
spostare
dolcemente sul lato inutilizzato del letto e coprire dolcemente ma
ero
troppo stanca per svegliarmi.
Quando
lo feci lui non c'era piu, se ne era andato. Nella stanza non c'era
niente
che facesse pensare che lui fosse stato li, mi alzai coprendomi con
il
lenzuolo
e guardando la stanza vuota sospirai triste, speravo di trovarlo qua
il
mio risveglio ma non c'era.
Sarà
dovuto tornare da Jennifer, lui è suo non mio e per quanto
si faccia
l'amore
occasionalmente Jennifer ha il diritto di averlo accanto.
Era
quasi l'ora di cena così mi alzai e mi diressi verso la
doccia,sotto
il getto
caldo
le emozioni e le sensazioni riaffiorarono, inavvertitamente sfiorai
il
ciondolo,
ecco ciò che mi faceva sperare che tutto quello che era
successo
non
fosse stato solo un sogno.
Me
la presi comoda e dopo essere uscita dalla doccia mi asciugai per
bene e
presi
dei vestiti dalla valigia ormai pronta, una volta pronta
Lasciai
i capelli sciolti e prendendo il cellulare mi decisi a lasciare la
stanza
per scendere la piano di sotto nella sala da pranzo/cena.
Entrai
in ascensore e schiacciai il tasto per il piano terra, le porte si
chiusero
e cominciò a scendere, al terzo piano di fermò ed
entro una
ragazza
poco posata, bionda e super prosperosa, Jennifer.
Non
appena mi vide mi saltò a dosso abbracciandomi –
Ashley –
squittì,
mi stringeva le braccia al collo come se fossimo amiche da
una
vita, fu proprio in quel momento mi sentì malissimo, avevo
passato
il pomeriggio a fare l'amore con Jackson, il padre del suo
bambino
e lei mi salutava così calorosamente, mi sentivo in
imbarazzo
e che cosa avrei potuto fare? Non potevo scappare, non in
questo
modo almeno, non arei dovuto, non avremmo dovuto fare
quello
che avevamo fatto – sono così eccitata
– disse
saltellando
spostando
il peso da un piede all'altro -tra una settimana ho la prima
ecografia
– disse, e io l'avevo appena cornificata, mio Dio
ero orribile.
Appena
le porte dell'ascensore si aprirono uscì scusandomi e corsi
fuori
a prendere una boccata d'aria e mentre mi appoggiai alla
balaustra
del balcone mi sentì chiamare dolcemente –
Ashley – mi
voltai
per trovarmi il volto di Jackson a pochi centimetri dal mio che
mi
guardava leggermente preoccupato, mi voltai completamente
verso
di lui per guardarlo meglio negli occhi, presi un profondo
respiro,
sentì la sua mano calda sul mio fianco mentre aspettava che
parlassi,
quel contatto, quel contrasto tra il calore delle nostre pelli mi
stava
per far perdere quel poco raziocinio che avevo e che mi era
rimasto
in corpo – Jackson – cominciai,
si avvicinò
pericolosamente
alle
mie labbra, riuscì a fermarlo in tempo posando due dita
sulle sue
labbra
così invitanti a soli pochi centimetri dalle mie –
fammi finire
–
era
meglio smettere ciò che ancora non avevamo cominciato, mi
guardò
e nei suoi occhi verdi sembrarono come velati da una leggera
pellicola
lucida -tra due settimane finiamo le riprese e ..e torneremo
a
Los
Angeles e tu avrai il bambino – dissi mentre la
voce
cominciava
a
tremarmi – Ashley che stai..?-, anche la
sua voce cominciava
a
incrinarsi
– io ho finito le riprese, parto domani – dissi
allontanandomi
da
lui e tornando dentro ma catturò la mano libera e mi
girò verso di
lui
– è quello che è successo oggi
pomeriggio? -, i suoi occhi
erano
rossi,
non ce la facevo piu a vederlo così ridotto, -
è stato solo un
errore, non ce la faccio
Jackson,
non ce la faccio a vederti con lei mentre pensi a me –
lo
bloccai
di nuovo prima che potesse dire altro – non
è giusto, nei
confronti
del bambino Jackson – dissi, - mi
dispiace – soffiai
sulle sue
labbra,
gli posai l'ultimo bacio sulle labbra, un bacio casto dato come
il
primo, solo che quello era l'ultimo, gli sorrisi debolmente prima di
voltarmi
e andare via, incrociai Nikky che sorridente mi veniva
incontro
ma scusandomi la superai e tornai in camera, chiusi la porta
e
mi buttai sul letto.
-perché
non posso mai essere felice io? -.
mi
feci chiamare un taxi per il giorno dopo e prenotai un aereo per
tornare
a casa mia, le riprese per Alice erano finite come per quasi
tutto
il cast.
Il
giorno dopo la reception mi avvertì che il mio
taxi era arrivato e senza
salutare
nessuno me ne andai.
mi
dispiaceva ma era meglio così, Jackson se glie lo avessi
chiesto
sarebbe
partito
con me lasciando anche le riprese del film e tutto il resto ma ero
stata
la
prima a dirgli di no, a cacciarlo da me, aveva un
responsabilità
adesso e
non
potevo essere io quella stronza che avrebbe fatto crescere un figlio
senza
il
padre.
salì
sull'aereo sperando che quella sera Nikky mi chiamasse in modo da
potermi
scusare con loro e per farsi che gli dicesse addio da parte mia,
visto
che
io non avevo il coraggio di farlo.
vi domando perdono per la graifca orribile ma non capisco cosa stia succedendo al mio portatile T____________T spero che non influisca su il risultato della storia
grazie della pazienza ^^ |
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Capitolo 6 *** il peso della valigia ***
comincio con il chiedere
scusa a tutti per l'enorme ritardo ma adesso eccomi qua!
diciamo che il ritardo è
stato dovuto anche ad un piccolo calo di ispirazione ma per fortuna
ce l'ho fatta e per farmi perdonare ho deciso di rendere il capitolo
un po meno tragico via xD
spero che vi piaccia ma
non illudetevi, le cose non saranno ancora lisce per i nostri Ashley
e Jackson, ad ogni sosta c'è sempre qualcuno che cerca di
mettere i
bastoni tra le ruote..
voglio ringraziare
alicecullen19 che mi sostiene insieme ad alice90cullen!
grazie di tutto ragazze,
ovviamente anche a chi legge e basta sia chiaro!! e non temete
arriveranno anche gli atri capitolo di Twilight, sono gia pronti
mancano solo di revisione!
Il peso della valigia.
pensavo fosse facile
vivere senza Ashley, senza averla intorno, senza vederla nemmeno di
sfuggita, era uno strazio.
Jennifer non faceva che
assillarmi, per ogni cosa non faceva che tirare fuori il bambino
quando facevo qualcosa che non
andava secondo i suoi
piani.
il bambino, io neanche lo
volevo, come non ero nemmeno sicuro che fosse mio o peggio, che
esistesse.
avevo perso Ashley di
vista. seppi solo dopo molto
tempo che aveva lasciato
Los Angeles per trasferirsi a New York, avevo provato anche a
chiamarla ma il
suo cellulare era sempre
spento o non raggiungibile, ma perchè se ne era andata via
ancora
non l'avevo
capito.
avevo incontrato Nikky
qualche volta all'agenzia ma non voleva parlare di Ashley come se
fosse solo lei a
stare male per la sua
partenza.
l'unica che era contenta
per la sua improvvisa partenza, direi quasi scomparsa era Jennifer.
dovevo cercarla, dovevo
trovarla e riportarla a casa, a casa con me perchè era con
lei che
io volevo
stare.
- amore a che pensi?- mi
domandò durante la cena Jennifer distraendomi dai miei
pensieri su
Ashley. alzai
lo sguardo dal piatto e
guardai quel suo sorriso smorto, il suo viso gonfio di silicone non
mi trasmetteva
niente, aspettai qualche
secondo prima di risponderle - no niente, amore - mi riluttava
chiamarla "amore"
perchè io non l'amavo, la
vedo alzare tutta sorridente e sparire per qualche minuto, quando
torna mi mette
sotto gli occhi una
fotografia in bianco e nero - che cosa è? - le domando anche
se
conosco gia la
risposta - è nostro
figlio - dice sedendosi su di me, non provo niente, ne emozione, ne
gioia, ne tristezza o
amarezza, niente - perchè
non mi hai detto che avevi la visita? - le domandai facendola alzare
bruscamente, mi guardava senza capire mentre
adirato mi diressi verso la cucina.
- non pensavo fosse
importante - disse correndomi dietro, le davo le spalle nella cucina
appoggiato al
lavandino in tento a
guardare scorrere l'acqua del rubinetto, mugugnai qualcosa e alzai
le spalle ridendo
amaramente - non pensavi
fosse importate - risi ancora senza gioia, chiusi l'acqua ed
uscì
dalla cucina
continuando a ridere, la
superai ed andai in sala dove afferrai la giacca e le chiavi della
moto - dove vai? -
mi domandò stizzita
seguendomi in sala e poi alla porta - a fare un giro - dissi
scocciato, aprì la porta - vai
da lei vero ?- il suo tono
era cambiato, era rabbiosa, furiosa ma dentro di me pensavo che era
meglio se
andassi da lei ma non
sapevo dove fosse ne dove abitasse - no, credimi - dissi,
uscì sul
vialino e mi seguì
pure li - ma Jajay, pensa
a nostro figlio - disse al limite delle lacrime - basta adesso - mi
girai di scatto
verso di lei - basta
tirare questa povera creatura sempre in ballo - dissi stanco di
sentirmi sempre dire :
fallo per tuo figlio,
nostro figlio, il piccolo Jay. lui povera creatura non ne aveva
colpa.
mi allontanai di nuovo da
lei e salì sulla moto - Jackson se te ne vai ti
renderò la vita un
inferno - mi
minacciò mettendosi
davanti alla moto, mi misi il casso - fallo se ci riesci- chiusi la
visiera e scansata
partì a tutta velocità
nella notte.
non mi fermai neanche a
guardarla per un ultimo secondo, dovevo trovare Ashley e l'unica che
lo sapeva
dove fosse sparita era
Nikky.
percorsi la statale
deserta e uscì imboccando la strada per casa sua. mi fermai
davanti
al suo vialino e
sfilatomi il casco
controllai l'ora, le undici di sera, so che non si piomba in casa
della gente a quest'ora ma
devo sapere,scesi dalla
moto e con il casco in mano suonai al campanello, appena
aprì la
porta mi vide e
la richiuse subito - Nikky
- mi attaccai al campanello finchè stufa non aprì
di nuovo - ho dei
vicini - disse
scocciata - e io devo
sapere dove è Ashley - disse spazientito, sospirò
e mi fece
accomodare in casa.
mi scortò fino al salotto
dove si sedette su un divano, mi invitò a sedermi ma
proferì
rimanere in piedi.
- allora dove è? - le
domandai saltando i convenevoli
- Jack, mi ha fatto
promettere di..- disse cercando di non urlare
- non mi interessa, Nikky
ti prego - le dissi
- non ti conviene andarci
- mi disse sistemandosi sul divano
-perchè? -
- non in questo periodo
almeno - disse guardandosi le unghie, ma di che parlava?
- Nikky, Cazzo parla -
dissi in maniera anche troppo sgarbata, mi scusai subito.
- è tornata a Jackson,
sta dai suoi adesso..- disse sconfitta, si alzò e su un
foglietto mi
scrisse l'indirizzo
- Jackson io ti avverto,
lasciala in pace, non ha piu voglia di essere presa per il culo -
disse e mi buttò poi
fuori di casa.
decisi come al mio solito
di non ascoltarla, di fare di testa mia. dovevo parlare con Ashley e
dirle che avevo lasciato
definitivamente Jennifer,
che lei era l'unica che volevo.
Salì di nuovo in sella
alla mia moto e partì verso casa di Ashley, non sapevo
quanto tempo
ci avrei impiegato ma
dovevo farlo e così
partì.
mi fermavo solo per
prendere un caffè e poi ripartivo, all'alba del quinto
giorno
arrivai a Jacksonville, mi fermai ad una
stazione di servizio e
mentre sorseggiavo l'ennesimo caffè lessi l'indirizzo sul
foglietto
che mi aveva dato avevo perso
Ashley di vista. seppi
solo dopo molto
tempo che aveva lasciato
Los Angeles per trasferirsi a New york, avevo provato anche a
chiamarla ma il
suo cellulare era sempre
spento o non raggiungibile, ma perchè se ne era andata via
ancora
non l'avevo
capito.
avevo incontrato Nikky
qualche volta all'agenzia ma non voleva parlare di Ashley come se
fosse solo lei a
stare male per la sua
partenza.
l'unica che era contenta
per la sua improvvisa partenza, direi quasi scomparsa era Jennifer.
dovevo cercarla, dovevo
trovarla e riportarla a casa, a casa con me perchè era con
lei che
io volevo
stare.
- amore a che pensi?- mi
domandò durante la cena Jennifer distraendomi dai miei
pensieri su
Ashley. alzai
lo sguardo dal piatto e
guardai quel suo sorriso smorto, il suo viso gonfio di silicone non
mi trasmetteva
niente, aspettai qualche
secondo prima di risponderle - no niente, amore - mi riluttava
chiamarla "amore"
perchè io non l'amavo, la
vedo alzare tutta sorridente e sparire per qualche minuto, quando
torna mi mette
sotto gli occhi una
fotografia in bianco e nero - che cosa è? - le domando anche
se
conosco gia la
risposta - è nostro
figlio - dice sedendosi su di me, non provo niente, ne emezione, ne
gioia, ne tristezza o
amarezza, niente - perchè
non mi hai detto che avevi la visita? - le domandai facendola alzare
bruscamente, mi guardava senza capire mentre
adirato mi diressi verso la cucina.
- non pensavo fosse
importante - disse correndomi dietro, le davo le spalle nella cucina
appoggiato al
lavandino in tento a
guardare scorrere l'acqua del rubinetto, mugugnai qualcosa e alzai
le spalle ridendo
amaramente - non pensavi
fosse importate - risi ancora senza gioia, chiusi l'acqua ed
uscì
dalla cucina
continuando a ridere, la
superai ed andai in sala dove afferrai la giacca e le chiavi della
moto - dove vai? -
mi domandò stizzita
seguendomi in sala e poi alla porta - a fare un giro - dissi
scocciato, aprì la porta - vai
da lei vero ?- il suo tono
era cambiato, era rabbiosa, furiosa ma dentro di me pensavo che era
meglio se
andassi da lei ma non
sapevo dove fosse ne dove abitasse - no, credimi - dissi,
uscì sul
vialino e mi seguì
pure li - ma Jajay, pensa
a nostro figlio - disse al limite delle lacrime - basta adesso - mi
girai di scatto
verso di lei - basta
tirare questa povera creatura sempre in ballo - dissi stanco di
sentirmi sempre dire :
fallo per tuo figlio,
nostro figlio, il piccolo Jay. lui povera creatura non ne aveva
colpa.
mi allontanai di nuovo da
lei e salì sulla moto - Jackson se te ne vai ti
renderò la vita un
inferno - mi
minacciò mettendosi
davanti alla moto, mi misi il casso - fallo se ci riesci- chiusi la
visiera e scansata
partì a tutta velocità
nella notte.
non mi fermai neanche a
guardarla per un ultimo secondo, dovevo trovare Ashley e l'unica che
lo sapeva
dove fosse sparita era
Nikky.
percorsi la statale
deserta e uscì imboccando la strada per casa sua. mi fermai
davanti
al suo vialino e
sfilatomi il casco
controllai l'ora, le undici di sera, so che non si piomba in casa
della gente a quest'ora ma
devo sapere,scesi dalla
moto e con il casco in mano suonai al campanello, appena
aprì la
porta mi vide e
la richiuse subito - Nikky
- mi attaccai al campanello finchè stufa non aprì
di nuovo - ho dei
vicini - disse
scocciata - e io devo
sapere dove è Ashley - disse spazientito, sospirò
e mi fece
accomodare in casa.
mi scortò fino al salotto
dove si sedette su un divano, mi invitò a sedermi ma
preferì
rimanere in piedi.
- allora dove è? - le
domandai saltando i convenevoli
- Jack, mi ha fatto
promettere di..- disse cercando di non urlare
- non mi interessa, Nikky
ti prego - le dissi
- non ti conviene andarci
- mi disse sistemandosi sul divano
-perchè? -
- non in questo periodo
almeno - disse guardandosi le unghie, ma di che parlava?
- Nikky, Cazzo parla -
dissi in maniera anche troppo sgarbata, mi scusai subito.
- è tornata a Jackson,
sta dai suoi adesso..- disse sconfitta, si alzò e su un
foglietto mi
scrisse l'indirizzo
- Jackson io ti avverto,
lasciala in pace, non ha piu voglia di essere presa per il culo -
disse e mi buttò poi
fuori di casa.
decisi come al mio solito
di non ascoltarla, di fare di testa mia. dovevo parlare con Ashley e
dirle che avevo lasciato
definitivamente Jennifer,
che lei era l'unica che volevo.
Salì di nuovo in sella
alla mia moto e parì verso casa di Ashley, non sapevo quanto
tempo
ci avrei impiegato ma
dovevo farlo e così
partì.
mi fermavo solo per
prendere un caffè e poi ripartivo, all'alba del quinto
giorno
arrivai a Jacksonville, mi fermai in un
area di servizio e li
sorseggiai il mio ennesimo caffè e mentre lo facevo lessi
l'indirizzo sul foglietto che mi aveva
scritto Nikky.
finì il caffè e mi misi
di nuovo in sella, non ero piu tanto sicuro di volere arrivare fino
in fondo, magari non mi avrebbe
nemmeno voluto parlare -
che situazione di merda - dissi dentro al casco.
ci siamo pensai, eccomi
qua.
guardai la villetta bianca
e anche se era ancora presto, dentro sembrava esserci vita, presi
coraggio e scesi dalla moto
e con il casco in mano
scesi e mi avviai alla porta, tentennai incerto se suonare o meno ma
la porta si aprì comunque e
rivelò una bambina mora
con i boccoli lunghi fino alla vita e gli occhioni verdi che mi
guardavano interrogativi.
rimasi leggermente
spiazzato, e spaventato, era la copia di Ashley in miniatura anche se
non poteva essere sua figlia,
sperai - ci..ciao - dissi
alla bambina che mi guardava ancora interrogativamente - c'è
la tua
mamma..- mi corressi
- Ashley - rimase
guardandomi senza sembrare di avere capito bene poi finalmente
aprì
bocca rivelando una vocina
alcuna anche troppo
fastidiosa -insomma vuoi mia madre o no? - disse, era decisamente
antipatica come bambina ma a
me non colpì quello,
girai i tacchi ormai sicuro che sua madre fossi Ashley, saltai gli
scalini e mi diressi alla moto - è
andato via senza dire
nulla - sentì parlare la bimba ma non mi voltai - Jackson?
-, questa
volta a parlare fu Ashley, mi
girai verso di lei,
vederla qui adesso, con i suoi occhi verdi che scrutavano i miei in
cerca di risposte mi fecero
dimenticare tutto.
si avvicinò lentamente e
quando fu abbastanza vicina mi sfiorò la mano e fu come una
scossa
elettrica che mi
percorse tutto il corpo fermandosi nello stomaco -
che ci fai qui? - mi domandò
avvicinandosi ancora di piu
appoggiandosi quasi alla
moto -io..- balbettai qualcosa senza riuscire a dare spiegazioni per
il motivo della mia
presenza la, a
Jacksonville - io.. ho.. lasciato Jennifer - dissi posando il casco
sul manubrio e guardandolo fisso senza
sapere cosa altro dire -
cosa? - fu la sua unica risposta, la guardai negli occhi - Jackson e
tuo figlio? - disse con gli
occhi lucidi, le strinsi
la mano che si era posata inconsapevolmente sulla mia - non mi
interessa - dissi, mi guardo
spalancando gli occhi
lucidi - non se tu non ci sei - dissi chiaramente, non mi importava
niente e di nessuno, volevo
solo che capisse quanto
l'amavo e quanto ero stato stupido a non accorgermene prima.
mi feci piu audace e la
baciai avvicinandola a me, non mi interessava se non avrebbe
ricambiato ma non fu così, la
sentì schiudere le labbra
accorciare quelle poche distanze che erano rimaste tra noi,
sentì le
sue braccia intorno al mio
collo mentre approfondiva
il bacio - questo è un si? - domandai chiudendo il bacio e
appoggiando la fronte alla sua
- a cosa? - disse
guardandomi con una nuova luce negli occhi ancora avvinghiata a me -
torna con me a Los Angeles -
la pregai stringendola
ancora a me, sorrise contro le mie labbra tornando a baciarmi -
allora è un si? - domandai di
nuovo anche se ormai
sapevo la risposta.
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Capitolo 7 *** tendomi, tenendoci. ***
Quell'apatia di chi si è già
buttato via nell’anima
gettandosi in storie sterili
l’hai spinta via
mi hai detto credici
Solo tenendomi.
La forza che hai fatto crescere
quando io ormai stavo per cedere
la volontà di non arrendersi
la dignità e il rispetto che sai rendermi
Tenendomi.
E non capiterà mai, non capiterà a noi
se mi vorrai accanto a te.
La passione brucia presto però tu lo sai
che la stima tra noi, lei può resistere.
Le paranoie che a volte ho
che accanto a te poi passano,
la tua allegria, come sai ridere
la tua lealtà, il tuo non chiedere
e non pretendere.
La forza che hai fatto crescere
quando io ormai stavo per cedere
la volontà di non arrendersi
la dignità il rispetto che sai rendermi
Tenendomi
Tenendoci.
883
il
chiarore del mattino mi costrinse ad aprire gli occhi e a rendermi
conto di dove ero ma sopratutto con chi.
cercai
per quanto possibile di alzarmi, Ashley si era addormentata sul mio
petto, e guardarmi un po in
torno,
il sole non era ancora alto nel cielo quindi non era tardi, sulla
spiaggia dove ci eravamo poi
addormentati
non c'era ancora nessuno, solo qualche gabbiano che si stagliava nel
cielo ancora opaco e
che
cercava di svegliare la mia Ashley.
mi
ritrovai a sorridere mentre la guardavo dormire ancora tranquilla ma
dopo qualche minuto cominciò ad
agitarsi
disturbata da qualcosa, cominciò a girarsi tra le mie
braccia e non
riuscì a trattenere una risata
che
la fece svegliare completamente.
si
stiracchio sbadigliando per poi mettersi seduta, come me
cominciò a
guardarsi intorno - Buongiorno - le
dissi
catturando la sua attenzione - buongiorno. sei sveglio da
tanto? -
mi domandò poco prima di
baciarmi
- diciamo abbastanza da capire che non sopporti essere
svegliata -
le risposi baciandola di
nuovo
si accigliò leggermente mettendo su un broncio adorabil che
non fece
altro che farmi sorridere
mentre
lei si arrabbiava di più, si alzò minacciosa
mettendosi le mani sui
fianchi mentre io non riuscivo a
smettere
ridere per quelle sue facce e sguerguenze ma poi mi balenò
un'idea
in mente e cominciai a
guardarla
famelico - Ashley - la chiamai facendola zittire,
mi guardò
per qualche secondo poi capendo,
forse,
le mie intenzioni cominciò ad allontanarsi da me allungando
le
braccia per allontanarmi ma non ce la
fece,
la presi in braccio come si fa con le spose e cominciai ad
avvicinarmi alla riva mentre lei gridava in
preda
alle risa - Jackson, non ci provare - urlava mentre
cercava
di sfuggire dalla mia presa troppo salda
-
è inutile - dissi fermandomi sulla riva della
spiaggia con
Ashley ancora stretta me - no, ti prego i vestiti -
disse
cercando di convincermi ma scossi la testa e mossi un altro passo -
i capelli - provò ancora
piagnucolando
ma anche questo non mi convinse e feci un altro passo arrivando
all'acqua - puoi fare di
meglio
- dissi entrando con i piedi in acqua - ho le mie
cose -
urlò come ultima speranza - ti prego Jay -
disse
facendomi gli occhi dolci e non seppi resistere sospirai e la rimisi
a terra - ma come fai a vincere
sempre?
- gli domandai avvicinandola a me per la vita, mi sorrise
mentre
si avvicinava alle mie labbra
per
baciarmi - così- disse maliziosa
spingendomi poi in acqua e
scappando via
-
Ashley - urlai rialzandomi tutto bagnato mentre lei se la
rideva
sulla spiaggia - adesso sono guai - dissi
cominciando
a rincorrerla e quando la presi mi buttai a dosso a lei bagnandola e
cadendo a terra ci
riempimmo
di sabbia.
-
adesso ti tocca - la presi nuovamente in braccio e ignorando
i
suoi capricci mi buttai in acqua con lei in
braccio
-
l'hai fatta grossa stavolta - disse poi uscendo dall'acqua
tutta
bagna - ma dove vai? - dissi, la presi per
una
braccio e la ributtai in acqua stringendola a me - sei odioso
quando fai così! - strillò -
dai piccola era
solo
per scherzare un po - cercai di discolparmi un po
-
innocentino, ti suona il cellulare - disse
prendendomi
in giro ma il cellulare suonava davvero, uscì dall'acqua
raggiungendo le nostre giacche lo
presi
e sullo schermo lessi "Ashley ", scossi la testa
passandoglielo - santa è per te - prese
il cellulare
-che
ne sai che è per me? - mi domandò
legandosi i capelli
-
perchè qualcuno mi sta chiamando dal tuo
cellulare
- risposi passandoglielo di nuovo, scosse la testa anche lei
e
rispose - pronto - dalla faccia capì
di
chi si doveva trattare - ok, torniamo subito -
chiuse la
telefonata e si rivolse di nuovo a me - meglio
rientrare
- disse, le passai il giacchetto e tornammo alla moto.
-
sei fortunato se non ti ammazzeranno - entrammo in
casa e
trovammo i coniugi Greene davanti alle
scale,
proprio davanti alla porta - Ashley Greene tuonò
sua madre tantè
che si strinse piu a me - ci hai
fatto
prendere un infarto - esplose suo padre - dormire fuori senza dire
niente - aggiunse sua madre - e
con
certi soggetti - rimasi in silenzio per non peggiorare le cose ma se
non ci fosse stata Ashley gli avrei
staccato
la testa - papà!, ho 23 anni non pensi che forse
sono abbastanza
grande per decidere della mia
vita?
- gridò Ashley contro suo padre senza lasciare la
mia mano,
sembrava come volesse picchiarlo e mi
ritrovai
a tirarla indietro per evitare che lo facesse - non
finchè sei in
casa mia - disse suo padre - bene,
me
ne vado - disse in tono di sfida, mi trascinò
sulle scale fino
in camera sua e una volta dentro chiuse la
porta
a chiave.
-
tutto bene Ashley? - le domandai vedendo che non aveva piu
aperto
bocca - posso stare da te finchè
non
sistemo le cose con Nikky? - si sedette stancamente su letto
passandosi una mano sul volto - certo
ma,
sei sicura di volere andare via? - le domandai sedendomi
accanto
a lei sul letto e passandole un
braccio
sulle spalle, annuì con un cenno impercettibile del capo e
poi
scoppiò in lacrime.
l'attirai
a me e nascose il viso contro il mio petto, era difficile anche per
me vederla in quello stato, ho
sempre
odiato vedere le persone piangere ma vedere Ashley, la donna che amo,
piangere mi distruggeva
dentro
e se mi diceva di andare via da quel posto l'avrei fatto anche
subito.
si
calmò solo nel tardo pomeriggio quando ci sdraiammo sul
materasso ad
una piazza e mezza e si
accoccolò
con la schiena contro il mio petto e le dita intrecciate sul cuscino.
era
ora di cena e la madre di Ashley era salita per avvertirci che la
cena era pronta se volevamo cenare
ma
Ashley dormiva ancora.
-
Ashley - la chiamai dolcemente sperando che si svegliasse,
si
mosse nel sonno ma non si svegliò, le
baciai
il collo - svegliati su - brontolò
qualcosa ma alla fine si
svegliò - ma tu sei qui per svegliarmi? - mi
domandò
sorridendomi - tua madre ha detto che è pronta la
cena- le
spigai spostando una ciocca dei
capelli
dal viso a dietro l'orecchio. rimanemmo a in silenzio guardandoci
negli occhi - sei un tesoro - mi
disse
infine baciandomi di nuovo - però non ho voglia di
cenare, non
coloro almeno - disse alzandosi per
andare
in bagno - piccola, lo fanno perchè ti vogliono bene - dissi
seguendola e appoggiandomi allo stipite
della
porta - lo so, però non è quello che m
ha dato noia Jackson -
sapevo a cosa si riferiva, a quello che
aveva
detto suo padre quando eravamo rientrati ma non mi importava e non
volevo nemmeno che Ashley
si
arrabbiasse con i suoi genitori per colpa mia, - e per come
ti
hanno trattato - disse accanendosi sullo
spazzolino
- bè mi sono presentato qua senza nemmeno avvertire
- cercai
di sdrammatizzare - non è
questo,
se lo avessero fatto con qualcun' altro ok, ma con te è
diverso -
disse abbassando lo sguardo , mi
avvicinai
a lei e l'attirai a me prendendola per mano - e
perchè con me è
diverso? - domandai diverto dal
suo
improvviso imbarazzo, alzò lo sguardo fino ad incontrare i
miei
occhi che la guardavano come se
fosse
qualcosa di incredibilmente prezioso - perchè..-
avvicinò le
labbra alle mie ma improvvisamente si
allontanò
da me guardandomi un po rossa in viso e scoppiai a ridere -
ok
andiamo a cena - uscimmo dal
bagno
e poi dalla camera senza smettere di ridere - noi andiamo a
cena
fuori - disse affacciandosi alla
cucina
guadagnandosi così un occhiataccia di sua madre e un
grugnito di suo
padre - non fate tardi
almeno
- disse poi sua madre mentre stavamo uscendo.
fuori
faceva piu freddo dell'altra sera e c'erano anche meno stelle,
guardai il cielo scettico mentre Ashley
mi
guardava interrogativa - hai la macchina? - le
domandai chiudendo la sella della moto - perchè?-
mi
domandò
prendendo le chiavi dalla borsa - promette pioggia -
dissi
senza smettere di guardare il cielo
farsi
sempre piu nuvoloso - dici? - mi domandò
scrutando il cielo
come me - dico - dissi riponendo i caschi,
Ashley
mi diede le chiavi della macchina e si sedette al posto del
passeggero - dove mi porti a cena?- mi
domandò
maliziosamente mentre aspettavamo che la porta del garage si aprisse
- pensavo che tu mi portassi
a
cena - dissi sconvolto guardandola aprendo la bocca basito
mentre
lei cominciò a ridere su sedile - io? -
disse
in preda alle risate -
sbaglio
o sei tu che hai insistito per uscire? - le feci
notare
accigliandomi
mentre
continuava a ridere - quindi vorresti fare la donna? -
domandò
asciugandosi le lacrime per il troppo
ridere
e in tono effeminato le risposi - si, dopo cara prestami la
borsetta che devo rifarmi il trucco- dissi
uscendo
dal garage - scemo - protestò sempre
ridendo - sai cara
- continuai con la stessa voce - con tutti
quei
maschioni che ti guardano mi sento un po esclusa - non smise
un
attimo di ridere ma che gli altri non
facevano
che guardarla era vero - dici che forse dovrei farmi la barba
-
dissi guardandomi nello
specchietto
retrovisore della mini - smettila di ridere- mi
scappò con
la vocina da effeminato, - sono
cose
serie - dissi sempre - forse dovrei farmi anche i
peli della
gambe - Ashley era in preda alle risate,
aveva
le lacrime agli occhi e non riusciva a stare ferma sul sedile da
quanto era scossa da quella serie di
risa
- ok, dove andiamo a cena? - domandai tornando al
mio solito
tono virile - c'è un ristorantino carino da
queste
parti - mi rispose ricomponendosi – e i
camerieri come sono,
bellini? - domandai tornando al tono
effeminato
mentre tornò a ridere - eccolo la -
disse, parcheggiai la
macchina nell'ampio parcheggio ed
entrammo
nel ristorante, non c'era molta gente, meglio così, il
cameriere che
ci accolse, ero sicuro che ci
avesse
riconosciuto ma non disse nulla ci lasciò ad un tavolo
isolato dagli
altri e scomparse per poi
tornare
qualche minuto dopo con il menu.
mentre
aspettavamo parlammo del piu e del meno - cosi hai litigato
con
Nikky - dissi bevendo un sorso di
vini,
la vidi rattristarsi a quella domanda, non volevo certo e credevo
anche di sapere il motivo - non
voleva
che lasciassi L.A - disse - se è per
questo nemmeno io -
le feci notare - è diverso, tu perchè
mi
vuoi
bene - disse fissando il bicchiere davanti a le - e
Nikky no?
- Nikky le voleva bene, la considerava
come
una sorella, me lo aveva detto tante volte che quando si arrabbiava
con me perchè facevo stare
male
Ashley - non so che pensare Jay - continuai a
guardarla
addolcendo lo sguardo per il soprannome
-
sembra quasi gelosa - ci fu un periodo, all'inizio delle
riprese
di New Moon che Nikky non faceva che
tartassarmi,
non c'era posto in cui non c'era anche lei, una volta, da ubriachi ci
eravamo anche baciati ma
non
mi sembrava il caso che Ashley lo sapesse, soprattutto adesso -
Ashley, le ti considera una sorella -
dissi
prendendole la mano mentre mi guardò con occhi tristi
-
non sai cosa ho dovuto fare per farmi dire
dove
eri finita, ci siamo quasi picchiati - dissi e
riuscì a farla
ridere di nuovo - le ti vuole bene, fidati. si è
solo
sentita ferita da come sei andata via -.
dopo
cena facemmo qualche passo lungo la strada piena di negozi e quando
salimmo in macchina
cominciò
a piovere a dirotto - ti avevo detto che prometteva
pioggia
- dissi sarcastico.
la
pioggia veniva giu a scrosci incredibili e la visibilità era
ridotta
al minimo, accesi la radio per sentire le
previsioni
meteo ed il traffico - fantastico, ci vorranno secoli per
tornare
- dissi spegnendo la radio levando
le
mani dal volante di sottecchi guardai Ashley assorta a guardare fuori
dal finestrino - Ashley? - la chiamai
leggermente
preoccupato, si voltò verso di me e guardandomi si sporse
verso di
me - visto che dobbiamo
rimanere
qua per un po, tanto vale sfruttare bene il tempo - disse
avvicinandosi alle mie labbra - mi piace
questa
idea - dissi impossessandomi delle sue labbra, allungai la
mano e
stesi il mio sedile completamente
portandola
sopra di me senza smettere di baciare le sue labbra, incatenai gli
occhi ai suoi in un gesto
meccanico prima di
tornare a baciarla, scesi ad accarezzarle la schiena mentre
lei immerse le dita tra i
miei
capelli.
mi
insinuai sotto la maglia bianca che aveva indosso per sentire le
sensazioni che provava al passaggio
delle
mie dita sulla pelle che si increspò come la superficie del
mare con
un po di vento e sotto quella
sensazione
raggiunsi il gancetto del reggiseno, si tirò a sedere
lasciando le
mie labbra e con un unico
gesto
si sfilò la maglietta, cominciò a strofinarsi
contro la mia
eccitazione sempre piu grossa e
iniziai
a baciarle il collo e man mano scesi con le labbra umide verso i
seni, la strinsi a me per sentire la
sua
pelle sulla mia bocca mentre mi sfilò la maglietta cominciai
a
baciare quel corpo perfetto e profumato
-
Jack - mi chiamò ansimando e obbligandomi a
guardarla negli
occhi, le sue mani incominciarono a
sondare
il mio corpo mentre ripresi a baciarla e sdraiandomi di nuovo sul
sedile tornai a concentrarmi sul
gancio
del reggiseno, con un solo gesto riuscì a slacciarlo e a
liberare il
suo seno che tanto amavo.
mentre
continuavo a baciarla cercavo di sfilarle i jeans e con un po di
difficoltà dato il poco spazio della
macchina
riuscì a sfilarglieli e a farla rimanere solo in intimo, mi
sfilò
i pantaloni mentre ancora si
strusciava
su di me e sempre piu eccitati non riuscivamo a trattenere i gemiti e
i sospiri, ci sfilammo anche
gli
ultimi indumenti che dividevano i nostri corpi e con estrema lentezza
cominciai ad entrare in lei, Ashley
era
anche nota per la sua poca pazienza dopo solo qualche spinta mi
chiamò rabbiosa stufa di essere
torturata
- Jackson - disse graffiandomi con le unghie la
schiena,
sorrisi davanti alla sua faccia arrossata
e
gli occhi lucidi e con un colpo di reni invertì le posizioni
leggendo il disappunto nei suoi occhi ma non
l'assecondai,
con un solo movimento entrai in lei togliendole il respiro
beccandomi così uno schiaffo a
cose
finite.
-
sei solo un bastardo - soffiò sulle mie labbra
ancora sotto di
me, le baciai il collo strappandole una risata
-
lo so - dissi ridendo beffardo - gnegne -
mi prese in giro
baciandomi e allacciando le braccia dietro al mio
collo,scossi
la testa e alzandomi tenendomi in equilibrio sui gomiti sopra di lei
le domandai - dove saresti
adesso
se io non ci fossi? - la vidi arricciare le labbra pensandoci
su
- sicuramente a casa a dormire in un
letto
soffice e non su un sedile posteriore di una macchina - mi
finsi
basito, mi alzai e mi staccai da lei
mentre
cominciò a guardarmi preoccupata - ok, se
è questo che vuoi ..-
mi allungai davanti afferrando i
miei
vestiti ma mi ributtò giu su di lei e ricominciammo tutto da
capo.
quando
smise di piovere e le nubi lasciarono spazio al poco sole ci
svegliammo leggermente indolenziti
-
buongiorno - mi disse Ashley tutta scarruffata -
sei qui per
svegliarmi? - domandai ironico ricordando quello
che
mi aveva detto la sera prima, le spostai una ciocca di capelli dietro
l'orecchio e mi fece la linguaccia
mettendosi
a sedere - buongiorno anche a te - dissi infine
baciandola su
una guancia, aveva gia
incominciato
a rivestirsi mentre io avrei ripreso volentieri da ieri notte -
Jay hai visto la mia maglia? - mi
domandò
ormai con gia i jeans indosso - non mi guardare
così dai! - mi
disse continuando a cercare la
maglia,
mi rivestì anche io e trovai la sua maglia sotto al mio
sedile
insieme alla mia - Ash- glie la porsi e
se
la infilò.
scendemmo
e ci rimettemmo davanti tirando su i sedili, misi in moto la macchina
e partì - questa volta mi
ammazzano
sul serio - ironizzai guardandola per un secondo
-
che hai?- le domandai vedendola inquieta sul
sedile
accanto a me - dieci chiamate perse - disse
portandosi
l'iphone coperto di rosa all'orecchio - non
risponde
nessuno - disse sbuffando lanciando il cellulare sulla
cappelliera davanti a noi - calmati, staranno
ancora
dormendo - ipotizzai, si rannicchiò sul sedile
portandosi le
gambe al petto come faceva sempre
quando
era nervosa - alle nove di mattina, non credo proprio -,
si
mise le mani nei capelli e non smise di
sbuffare
fin che non raggiungemmo casa dei suoi.
entrammo
in casa dei suoi che stavano facendo colazione
-
avete avuto la decenza di presentarvi - fu la
risposta
acida di suo padre - o smettila adesso, ti dobbiamo chiedere
scusa per come ci siamo
comportati
ieri Jackson - disse sua madre, guardai Ashley tirare un
sospiro
di sollievo al mio fianco
-perchè
non fate colazione - ci sedemmo con loro e facemmo colazione.
-
allora quando vuoi partire? - domandai ad Ashley nel primo
pomeriggio mentre stava facendo le valigie
-
non lo so, quando vuoi te - mi rispose sorridente, le sorrisi
di
rimando quando sentimmo bussare alla porta
andai
ad aprire, era sua madre - scusate, Jackson il telefono -
la
ringraziai e aspettai che se ne andasse
prima
di parlare - o cristo - dissi buttando il cellulare
sul letto
e sedendomici di botto facendolo ondeggiare,
mi
passai una mano sul volto - che c'è? mi
domandò sedendosi
accanto a me, prese il cellulare e lesse il
nome
sullo schermo - Jackson devi parlare con un avvocato - disse
posandolo e prendendomi la mano -
-
non puoi continuare così, non possiamo - disse
guardandomi.
quel
non possiamo mi risollevò momentaneamente
il morale e mi fece
sperare in qualcosa -non sei il primo
e
non sarai nemmeno l'ultimo Jay - disse alzandosi mentre mi
guardava seria mentre io tenevo lo sguardo
basso
- e se poi mi costringessero a stare con lei, dovendo
rinunciare a
te? - dissi infine alzandomi e
aumentando
il tono della voce - o se quella pazza venisse a cercare
anche te?
- non potevo,non dovevo
far
si che Jennifer arrivasse ad Ashley , con gli occhi lucidi mi prese
il volto tra le mani costringendomi a
guardarla
negli occhi - Jackson io..- il suo cellulare squillo
distraendoci, entrambi lo fissammo per qualche
secondo
prima che Ashley lo prendesse e leggesse il nome - chi
è? - le
domandai abbracciandola, avevo
bisogno
di sentirla vicino - non lo so - rispose,
dall'altro capo
c'era sentivo una voce femminile, troppo
familiare
e capì di chi si trattava quando Ashley mi guardò
impaurita..
|
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Capitolo 8 *** Mi manchi ***
salve
mie adorate, contente? questa volta ho aggiornato presto e con un
capitolo abbastanza lungo? così siete a posto per un po xD
ma cosa
vedo! un calo di "ascolti", non va bene questo! ma vi sto annoiando??
T_T non ditemi così!
mi
sorrise quando lo baciai in segno di assenso mi strinsi piu forte a
lui rischiando quasi di farci cadere per terra.
nascose
il viso tra i miei capelli mentre io non riuscivo a non ridere ne
piangere, facevo le due cose insieme, ero
impazzita
di botto, ridevo mentre le lacrime sgorgavano da sopra la sua spalla,
mi accarezzava la schiena come solo
lui
sapeva fare e nello stomaco avevo come mille farfalle che giovano a
rimpiattino, mi erano mancate troppo quelle
attenzioni
che riusciva a dedicare solo a me, ancora abbracciati fummo
interrotti da mia madre - Ashley, oh! - mi girai
verso
di lei che si era portata una mano davanti alla bocca sempre tra le
braccia di Jackson che mi guardava senza
sapere
esattamente che fare - Mamma?! - sbottai guardandola male, si
avvicinò con il mestolo in mano, si comportava
come
se avessi ancora quindici anni quando si arrabbiava quando mi vedeva
rientrare in moto con qualche ragazzo.
venne
verso di noi scuotendo il mestolo e quando fu abbastanza vicina
cominciò a rimproverarmi - Ashley è questo il
modo
- disse alludendo a Jackson che non era ancora sceso dalla moto, non
mi fece aprire bocca che riprese
-
insomma che diamine , Ashley lo so che sei una bella ragazza, anche
troppo forse, ma non mi sembra il caso adesso
di
lasciarsi andare ad effusioni così in pubblico, in mezzo
alla via
che diamine potevi farlo anche entrare - in quel
momento
pensai di essermi persa qualcosa, quindi non era, diciamo "alterata"
per come ho lasciato gli ospiti in casa
per
correre da lui o perchè stavamo dando spettacolo in giardino
ma
perchè non l'avevo invitato ad entrare, mia madre
era
strana e continuava a guardare, troppo insistentemente Jackson ancora
dietro di me che osservava la scena
senza
dire nulla, solo qualche flebile sorriso quando veniva menzionato
nella nostra discussione.
mia
madre finalmente si decise a tornare dentro e io potei tornare a
concentrarmi su di lui che mi attirò verso di lui
spingendomi
per i fianchi .
-
Vuoi entrare? - gli domandai da sotto il suo mento mentre lo guardavo
negli occhi appoggiata completamente a
lui,inclinò
leggermente il capo mentre mi osservava a sua volta - è il
compleanno di mia nipote, Chealsy - spiegai
sollevandomi
leggermente - è pieno di bambini insopportabili che si
annoiano con
i giochi che ha preparato
mia
madre - dissi, ricomponendomi per rientrare, mi aveva lasciata
parlare senza che avessi una risposta in cambio,
dedussi
che non aveva voglia - io ho un idea - disse scendendo dalla moto e
raggiungendomi sulle scaline del portico
-
che cosa? - gli domandai guardandolo mentre aspettavo che qualcuno ci
aprisse - vedrai - mi disse sorridente
-
e poi Ash, sono solo bambini - disse sicuro di se, in quel momento
però tutta la sua sicurezza svanì quando mio
padre
ci aprì la porta, lo presi per mano ed entrammo in casa,
passai alle
presentazioni - Jackson papà,
papà
Jackson - dissi accompagnando il tutto con dei gesti, i due si
strinsero la mano - piacere di conoscerla -
mormorò
Jackson cercando di rimanere tranquillo, chissà
perchè mio padre
incuteva terrore a tutti - vorrei poter dire lo
stesso
- mormorò sconsolato allontanandosi e sparendo in cucina.
Jackson
si rivolse a me con faccia stupita e colpevole - ho detto o fatto
qualcosa di male? - risi mentre lo prendevo
per
mano e lo portavo in sala dove gli invitati di mia nipote ci
aspettavano - vedrai, me la so cavare con i bambini.. -
disse
ma appena entrò e vide 17 bambine scatenate correre intorno
al
povero palla di neve, il gatto, rimase a bocca
aperta
- tutto bene? - gli domandai vedendo la sua espressione cresciutagli
sul viso in pochi secondi - forse no..-
disse
guardando quel povero gatto - ma come, ti facevo un baby-sitter nato
- dissi ridendo e prendendolo in giro.
presi
in braccio il gatto terrorizzato scatenando una reazione
semi-violenta di 17figliole - Zia Ashley - brontolò Chealsy
tendendo
le braccia per riavere il povero gatto - Tesoro ha 16 anni questo
gatto, non vorrei vederlo stecchito sul
pavimento
- dissi non mollando la preso sul povero palla di neve - ma noi ci
annoiamo - protestò una sua amichetta
vestita
con un tutù verde - è vero - si unì un
altra con il tutù giallo -
si Zia, noi ci annoiamo - protestò infine anche la
festeggiata
mettendosi le mani sui fianchi e cominciando a battere un piede a
terra.
che
avrei potuto fare? - la nonna aveva promesso che ci sarebbe stato un
pony !- disse con voce acida, quella
bambina
era un cumulo di cattiveria e perfidia, tutta sua madre,che non
potevo sopportare per giunta - un pony?-
ripetei
sgomenta, ma che razza di promesse faceva mia madre - si un pony, hai
presente, un cavallo - scosse la testa
e
sollevo le braccia per aria in un gesto secco come per dire "non
hai ancora capito alla tua età?" - però piu basso
- le
fece
eco un altra - e piu grasso - si aggiunse un altra - magari rosa -
azzardai sempre piu disperata - si!! - ci fu un
boato
generale da far scappare il povero micio che scappò sulle
scale per
le camere, - prendiamolo!- urlò Chealsy mi
buttarono
quasi a terra per rincorrere il mio gatto ma furono per fortuna
fermate da Jackson che bloccò l'uscita
beccandosi
così tutta l'attenzione indesiderata delle 17 scatenate - e
tu che
vuoi?- le domandò la mia "adorata"nipote
-
solo che non uccidiate quel povero gatto - disse chiudendo la porta
della sala - allora sei tu la festeggiata vero? -
domandò
chinandosi su Chealsy - ovvio - gli rispose mia nipote scuotendo la
chioma bruna - allora hai il privilegio di
salire
per prima - disse prendendola per mano mentre io cominciai a
guardarlo e avvicinandomi gli sussurrai
all'orecchio
- non vorrai mica portartele sulla schiena tutte e 17? - gli domandai
cominciando a temere il peggio, rise
-
fossi matto - - e allora che fai? - gli domandai - forza venite con
me - tutte lo seguirono in giardino - la nonna vi ha
promesso
un cavallo? - domandò davanti alla porta chiusa mentre le
bambine
persero di nuovo la pazienza - un Pony -
disse
altezzosa mia nipote, io guardavo Jackson pronta a vedere cosa
pensava nella sua testa per intrattenere quelle
pesti
- spiacente, al mercato erano finiti ma posso offrirvi comunque
qualcosa - disse
-
e cosa? - chiese un amica di mia nipote, - posso offrirvi ben 250
cavalli - spalancai gli occhi mentre lui spalancava la
porta
e le bambine uscivano in giardino andai da lui - che cosa hai in
mente? - gli domandai, mi baciò a stampo sulle
labbra
ed uscì di nuovo in giardino - non preoccuparti - disse, ma
qualcosa mi diceva che facevo bene a farlo.
-
dove sono i 250 cavalli - domandò scorbuticamente la
festeggiata -
eccoli qua - Jackson cominciò ad accarezzare la
sella
della moto - mi dispiace per il colore, anche io l'avrei preferita
nera, ma c'era solo rossa - disse spiegando - e
corre
veloce? - domandò una sua amica - velocissimo se la spingo
al
massimo, allora chi vuole provare? - domandò
-
posso guidarla? - domandò mia nipote - temo non sia
possibile - le
rispose prendendo un casco dal sotto sella
-allora
chi viene per prima?- domandò sorridente indicando il casco.
le
bambine cominciarono a gridare saltellando per salire per prime,
tutte meno mia nipote che si sedette sull'ultimo
gradino
dei tre e guardava imbronciata le sue amichette - tu non ci vuoi
salire sulla moto di Jackson? - gli domandai
sedendomi
accanto a lei - come se mi importasse, io sono una signorina - disse
cono non chalance - e allora? -
domandai
- non posso salirci sopra, verrei presa per una ragazzaccia - disse
sconvolta come se fosse ovvio
-
allora mettiti il casco, così. allaccialo stretto e tieniti
forte -
guardammo Jackson dare gas e partire con la bambina
dietro
- è divertente, fidati - le raccomandai, ci ero salita tante
di
quelle volte che ormai avevo perso il conto ma
ricordavo
con piacere che andare in moto con Jackson non era come andarci con
altri - dì ma, voi due state insieme? -
mi
domandò mia nipote cambiando espressione e diventando
estremamente
curiosa.
persi
qualche battito cardiaco mentre credetti di diventare tutta rossa -
ma che dici! - dissi sorridendo facendo finta di
niente,
anche le altre bambine si avvicinarono interessate alla conversazione
- dai Zia! mica ci scandalizziamo - disse e
tutte
le sue amiche cominciarono ad insistere - siamo solo amici - spiegai,
si amici di letto sarebbe piu proprio dire ma
vallo
a spiegare a delle bimbette di otto anni, così mi limitai a
dire che
c'era stato un tempo in cui ci si piaceva a
vicenda
ma che quel tempo era passato e che adesso eravamo solo amici ma
Chealsy non era una persona che si
convinceva
facilmente - e allora perchè prima vi siete baciati? -
domandò
provocando le grida delle sue amiche,
arrossì
di nuovo mentre cominciai a guardarmi i piedi cercando di fare
l'indifferente - allora? - ma che impertinente,
ero
così anche io alla mia età?, no.
-
ma no ti devi essere sbagliata. allora a chi tocca adesso? - decisi
di troncare li il discorso visto che non sapevo
esattamente
come dovevo comportarmi, rimasi sola sugli scalini ad osservarlo
mentre faceva salire le bambine sulla
moto,
partiva e tornava indietro.
alle
sette aveva finito e fortunatamente i genitori stavano tornando a
prendersi i figli e finalmente portarono via anche
mia
nipote e rimanemmo soli.
ero
di nuovo seduta sui gradini delle scale e a guardare le prime stelle
che spuntavano nel cielo quando sentì
qualcuno
che si sedeva al mio fianco - uhf, finalmente è finita -
disse al
mio fianco - sarai a secco adesso - scherzai
alludendo
alla moto che aveva usato tutto il pomeriggio come "pony" -
c'è ancora rimasta un po di benzina per andare
a
fare un giro io e te - disse assorto guardando le stelle, lo guardai.
era
bellissimo al chiarore della stelle, un po scompigliato e
trasandato,mi trovò a fissarlo con la bavetta alla bocca -
che
c'è?- mi domandò passando in rassegna il mio
volto che diventava
rosso mentre abbassavo lo sguardo ma mi
sollevò
il volto con le dita fino a fare aderire le sue alle mie labbra
schiudendosi sulle sue.
ci
allontanammo per prendere aria e in quel momento lo vidi alzarsi e
dirigersi verso la moto e un moto di paura mi
pervase,
avevo paura che volesse andare di nuovo via e senza accorgermene
avevo cominciato a tremare mentre
ancora
lo osservavo tornare da me con un casco - ti senti bene? - mi
domandò
vedendo che ero rimasta immobile e
che
tremavo leggermente, gli sorrisi e presi il casco che mi stava
porgendo e lo seguì fino alla moto dove lui salì
per
primo
e poi salì io.
mi
allacciai stretta a lui prima che partisse sparato per le vie di
Jackson, non sapevo dove mi stesse portando ma
poco
mi importava, chiusi gli occhi per bearmi di quella sensazione
stupenda che quasi mi addormentai - Ashley -
sentì
la voce di Jackson richiamarmi e svegliarmi dal torpore che mi era
preso e un po imbarazzata scesi di moto e mi
guardai
a torno -certo che sei originale - dissi scherzando rivolgendomi a
Jackson che nel frattempo era sceso di moto
-
vero? - mi prese per mano e mi lasciai trascinare lungo la spiaggia,
dopo una lunga passeggiata ci sdraiammo sulla
sabbia
a guardare le stelle.
-
prima a casa - dissi girandomi verso di lui - ho avuto paura che tu
andassi via, di nuovo - ammisi vergognandomi di
avere
così poca fiducia in lui, ma non se ne preoccupò
prese il mio volto
tra le sue mani e lo avvicinò al suo - in
passato
l'ho fato troppe volta ed ho sbagliato, perdonami - disse.
ci
sdraiammo sulla sabbia senza smettere di rimanere abbracciati
alternando lo sguardo tra i nostri occhi e le stelle.
-
è stata lunga oggi - disse rinnovando la sua presa su di me,
sorrisi
- io te lo avevo detto - risposi sarcastica mentre
sotto
di me lo sentivo ridere - giuro che la prossima volta scappo via in
piu fretta possibile - disse sempre ridendo e
posandomi
un bacio tra i capelli - e tu vieni via con me -aggiunse serio, mi
voltai nel suo abbraccio e guardandolo negli
occhi
lo ringraziai - per cosa? - - per avermi aiutato con quelle pesti,
per essere tornato e per ora - sorrise ancora di
piu
prima di baciarmi e farmi rotolare al suo fianco - avrei dovuto
capirlo subito che il mio posto era con te - disse
appoggiando
la fronte contro la mia -l'importante è che tu sia qui ora -
risposi
avvicinandomi di piu stringendomi nel suo
abbraccio
e contro il suo petto in poco tempo mi addormentai nel suo abbraccio,
troppo stanca per dire o fare altro ma
con
il cuore piu leggero e con una piccola vittoria personale da mettere
sull'altarino.
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Capitolo 9 *** Ho bisogno d'amore ***
quel
"non possiamo" sembrò risollevargli momentaneamente il
morale e lo fece sperare in qualcosa -non
sei
il primo e non sarai nemmeno l'ultimo Jay
- dissi alzandomi mentre lo guardavo seria mentre teneva
lo
sguardo
basso
-
e se poi mi
costringessero a stare con lei, dovendo rinunciare a te? - disse
alzandosi e
aumentando
il tono della voce - o
se quella pazza venisse a cercare anche te? - non
avevo paura di
quella
stronza che si nascondeva dietro ad un bambino per stare con lui,
avrei lottato con i denti e le
unghie,
magari anche tirandole i capelli per stare con Jackson con gli occhi
lucidi gli presi il volto tra le
mani
costringendolo a guardarmi negli occhi -
Jackson io..- il mio
cellulare squillo distraendoci, entrambi
lo
fissammo per qualche secondo prima che lo prendessi e leggessi il
nome ma nessun nome, solo una
serie
di cifre che non avevo mai visto -
chi è? - mi
domandò
abbracciandomi e facendomi scontrare
contro
di lui -
non lo so -
gli risposi, pigiai il tasto verde e accostai l'iphone all'orecchio,
dall'altra parte
c'era
una voce di una donna, non appena disse il mio nome non ebbi dubbi su
chi si trattasse, cercai lo
sguardo
di Jackson che sembrava aver intuito anche lui di chi si trattasse,
mi levò il cellulare dalla mano e
si
stacco furioso da me e voltandomi le spalle cominciò a
parlare -
Jennifer- urlò pieno di rabbia dall'altro
capo
del telefono la sentì ridere - no,
non sono felice di sentirti, come fai ad avere il numero di Ashley? -
domandò
ancora piu furioso mentre io rimasi ferma a guardarlo mentre tremavo
senza motivo - ti ho
avvertito
Jennifer, stai lontana da lei - chiuse la telefonata e si
voltò
verso di me rimasta in silenzio
tremante,
mi avvicinai a lui e mi buttai nelle sue braccia
-
che ti ha detto? - gli domandai nascondendo il volto sotto il suo
braccio - le solite cose - cominciò ad
accarezzarmi
la schiena ma mi scostai da lui cercando il suo sguardo - Jay forse
è
meglio se torni da lei -
dissi
un po a malincuore, questo voleva dire stare lontano da Jackson, non
vederlo mai piu, non sentire
piu
la sua pelle sulla mia e il suo respiro sul mio collo la notte - che
stai dicendo? - mi domandò incredulo
scrutandomi
come se fossi diventata pazza - è tuo figlio - dissi
sull'orlo delle
lacrime - Ashley..- mi ricacciò
nel
suo abbraccio e non riuscì piu a trattenermi, nascosi il
volto di
nuovo sotto il suo braccio - non me ne
vado
- mi sussurò all'orecchio - ho fatto la mia scelta - disse
ancora -
non voglio che tu vada via - dissi
lasciandomi
andare - non dovrei dirti di restare ma ti prego non mi lasciare -
dissi ancora in preda ad una
crisi
di pianto, mi strinse nel suo abbraccio
- non mi lasciare - ripetei
aggrappata a lui
-
non vado da nessuna parte senza te -
disse al mio orecchio -
perchè continua a tormentarti? -
domandai
chiudendo gli occhi lasciandomi cullare da lui - piccola,
non lo so. ma se si avvicina a te non
rispondo
piu di me - disse
stringendomi ancora di piu
- ho paura che ti convinca a tornare con lei -
dissi
nuovamente,
avevo paura di perderlo, avevo paura di rimanere sola, di vivere la
mia vita senza di lui.
mi
erano bastati solo due giorni per farmi diventare completamente
dipendente da lui, dal suo viso, dai suoi
occhi,
dal suo corpo.
avevo
paura, non servivano parole tra noi per capirci e tutto adesso era su
ghiaccio incrinato per colpa di
quella
stronza che si era fatta mettere incinta a posta in modo da
costringerlo a farlo stare con lei anche
se
non l'amava.
rimanemmo
in silenzio rotto solo dai miei singhiozzi e dalle gocce d'acqua che
picchiettavano sulla finestra
-
Ashley - mi prese il
volto tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi mentre
ancora tremavo
-
adesso basta piangere - disse asciugandomi gli occhi con il pollice
della mano
- se c'è
una cosa che non
sopporto
è vederti piangere, sopratutto a causa mia - aggiunse,
mi convinsi che piangere non serviva a
nulla,
mi staccai da lui e in bagno mi sciacquai il viso, tornata in camera
lo trovai al telefono con qualcuno,
gli
domandai chi fosse ma non mi rispose, mi sedetti aspettando che
terminasse e quando lo fece si voltò
verso
di me dicendo che domani saremmo partiti e che sarei rimasta con lui.
questo
mi fece sentire meglio anche se voleva dire trovarsi Jennifer tra i
piedi da un momento all'altro.
-
vado a fare benzina alla macchina -
disse prendendo le chiavi della mia macchina -
e la moto? - gli
domandai
risvegliandomi dai miei pensieri -
me la faccio spedire, non preoccuparti - mi
rispose prima di
baciarmi
sulla fronte ed uscire dalla stanza.
rimasi
sola e la cosa non mi piacque per nulla, fuori impazzava il
temporale, spensi la luce e accesi la radio
sul
comodino rannicchiandomi contro la testata del letto e da sola con
me mi misi a guardare nel buio.
cominciai
a fare i conti della mia vita dicendomi adesso o mai piu avrei avuto
l'occasione di vivere
qualcosa
di simile che stavo vivendo con Jackson e mentre piangevo tutti i
miei errori capì che forse
avevo
solo bisogno di amore, perchè nella vita, negli amori, ero
sempre
stata sfortunata e anche se non
sembrava
con Jackson ci stavo andando piano, non mi ero ancora sbilanciata,
avevo paura di riaprire il
mio
cuore, avevo paura che fosse infranto di nuovo e non sopporterei di
perdere Jackson.
tutto
quello che mi serviva era solo lui, avevo bisogno solo d'amore, non
di sentirmi adorata come una dea
ma
soltanto di svegliarmi con qualcuno accanto, non che mi dicesse
bellissima ogni mattina ma che mi
dicesse
solo buongiorno dopo aver fatto l'amore tutta la notte ma era
difficile riaprire il mio cuore in questo
tempo
che correva piu veloce di me.
mi
guardai nello specchio davanti al letto dove ero seduta e mentre
osservavo il mio riflesso mi
domandavo
se questa storia sarebbe durata o se quell'arpia sarebbe riuscita a
rovinarla, forse questa era
la
mia favola che sognano tutte le bambina da piccole e lei era solo la
strega cattiva che ostacolava la
strada
al principe e alla principessa ma se avesse vinto la strega? la
principessa come avrebbe reagito?.
la
stanza fu illuminata dai fanali della macchina che rientrava nel
vialino,
- Jay -
mormorai
guardando
fuori
e
aspettai che rientrasse per saltargli a dosso ecosì fu, non
appena
apri la porta gli saltai a dosso
lasciandolo
spiazzato ma mi abbracciò lo stesso - che ti prende? - mi
domandò entrando nella stanza
ancora
al buio, raggiunsi il letto e mi ci abbandonai sospirando prima poi
di scuotere la testa e sorridergli.
-
meglio andare a dormire, dobbiamo partire presto domani - disse
sedendosi accanto a me -quanto ci
metteremo?
- gli domandai cominciando a spogliarmi - un po -.
stesi
nel letto nessuno dei due riusciva a prendere sonno mentre ancora
continuava a il temporale - Ho
sentito
mio padre - disse interrompendo il silenzio che si era creato nella
stanza, mi voltai verso di lui per
ascoltare
meglio -tuo padre?- gli domandai chiedendomi cosa potesse fare per
noi - è un avvocato -
spiego
- siamo rimasti che lo chiamo quando torniamo a Los Angeles - disse, mi
rigirai al suo fianco
guardando
il soffitto di della stanza trovandolo improvvisamente interessante -
Jay.. - lo chiamai
continuando
a guardare il soffitto , - mmm - lo sentì posare una mano
sul basso
ventre e solo questo
contatto
mi mandò il cervello alle stelle - ci sei andato davvero a
letto con
Jennifer? - dovevo saperlo, non
potevo
continuare a rodermi e a vivere con quel dubbio che mi pesava sul
cuore - cosa? - si mise a
sedere
costringendo ad alzarmi pure a me, lo guardai diritto negli occhi e
ripetei la domanda - sei andato
veramente
a letto con Jennifer? - ripetei aspettando una risposta ma invece di
rispondermi si limitò a
cominciare
a ridere e questo mi fece imbestialire, spalancai la bocca - Jackson
- lo ripresi - sei gelosa -
disse
ridendo - io cosa?, no - dissi cominciando a guardare la stanza
evitando i suoi occhi, io mio dio, ero
gelosa
davvero - si invece - mi costrinse a guardarlo portandomi su di lui e
bloccandomi con le braccia
-
lasciami - lo implorai ma in realtà volevo che non mi
lasciasse mai,
che non smettesse di stringermi
contro
di lui - solo se ammetti di essere gelosa - continuò ridendo
- mai -
dissi baciandolo e abbandonando
tutti
i miei propositi di non correre con lui per non rovinare le cose -
mm, cerchi di corrompermi. questo ti
costerà
caro - cominciò a farmi il solletico costringendomi a
contorcermi su
di lui cominciando a lacrimare
per
il troppo ridere, dopo dieci minuti buoni di tortura non ce la feci e
dovetti cedere – ok ok, mi arrendo. si
sono
gelosa - dissi al limite della sopportazione abbandonandomi su di lui
e questa volta fu lui a baciarmi e
a
trattenermi ancora su di lui e diventando serio finalmente mi rispose
- no, io nemmeno ero la sera che
dice
di essere stata con me - disse - ma allora come può -
domandai
sistemandomi meglio - non lo so, è
quello
che dobbiamo scoprire - gli sorrisi debolmente ma di una cosa ero
sicura, lui non c'era andato a
letto
e il figlio, se mai lo aspettava, non era di Jasper, questo mi fece
stare piu tranquilla.
momentaneamente
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Capitolo 10 *** Ho perso le parole ***
Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei.
Ho perso le parole
può darsi che abbia perso solo le mie bugie,
si son nascoste bene
forse però,
semplicemente
non eran mie.
Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Ho perso le parole
e vorrei che ti bastasse solo quello che ho,
io mi farò capire
anche da te,
se ascolti ben se ascolti un po'.
Sei bella che fai male
sei bella che si balla solo come vuoi tu
non servono parole
so che lo sai
le mie parole non servon più.
Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me,
io so che dovrei dire
cose che SAI,
che ti dovevo, che ti dovrei.
Ma ho perso le parole
VORREI CHE MI bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'.
Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero
- ho perso le parole -
Ligabue
la
pioggia picchiettava ancora sul vetro della camera e faceva da
sottofondo a tutto il resto, al cielo grigio che non
invitava
ad alzarsi, alla moto rimasta davanti casa in balia della tempesta ma
soprattutto ad Ashley che dormiva nel letto
a
pancia in giu mentre il lenzuolo le lasciava scoperta la schiena
nuda, i capelli ricadevano sparsi sul cuscino dove sotto
aveva
nascosto le mani. rimasi come incantato da quella vista e rimasi a
guardarla per non so quanto tempo per paura
che
tutto quello non fosse reale, che fosse solo frutto della mia mente
perversa, no invece, lei era la, sentivo il calore
del
suo corpo a pochi centimetri dal mio e il respiro regolare soffiare
sul mio petto, si era tutto reale. mi avvicinai a lei
con
l'intento di stringerla a me e stando attento a non svegliara, in due
giorni l'avevo fatto ben due volte, posai un
braccio
sopra al suo fianco sfiorandole il ventre e abbandonandolo accanto a
lei sul materasso tornai a dormire adesso
che
mi ero accertato che non potesse piu volare via come un angelo dalla
finestra.
a
svegliarmi quella volta fu un intenso odore di caffè che
sentivo
venire dalla cucina proprio sotto di noi, mi colpì come
un
pugno all'improvviso e mi costrinse ad aprire gli occhi e ancora
assonnato tastai il fianco del letto dove giaceva
Ashley
-
Ashley - la
mia voce era ancora roca e impastata dal sonno e i miei occhi ancora
socchiusi, sentii poi qualcuno
annusarmi
la faccia e solleticarmi il viso con dei baffetti lunghi -
gatto, smamma - il
gatto di Ashley si era appollaiato
sulla
mia faccia e lo stavo addirittura disturbando svegliandomi, lo
spostai e lo misi sulla parte libera del letto, ma
evidentemente
non gradiva si gonfiò e cominciò a soffiare -
povero gatto - scossi
la testa guardandolo male lasciandolo
solo
mi vestì e scesi in cucina.
In
cucina c'era solo Ashley che beveva il suo caffè mentre
ascoltava
le news, era seduta con i piedi sulla sedia, il
giornale
in mano e la tv accesa, mi chiesi che cosa stava capendo di tutto
ciò,
mi avvicinai in silenzio e quando meno se lo aspettava li levai la
tazza di caffè - ei quella è mia - disse
scantandosi e
guardandomi
arrabbiata, mi sedetti al tavolo ridendo, Ashley invece si
alzò per
prepararsene un altra - comunque
buongiorno
-
mi disse sedendosi
e cominciando a guardarmi -
dormito bene? - le
domandai afferrando il giornale e
cominciando
a sfogliarlo, annuì sorseggiando ancora il caffè,
prese il
telecomando e cambiò canale cercando qualcosa,
finì
su un canale che stava trasmettendo i Simpson, alzai la testa e la
guardai scioccato - che c'è? mi piacciono - disse in
risposta
alla mia domanda inespressa, sentendo nominare palla di neve mi venne
in mente il gatto di prima, chissà se era
ancora
la sul letto a fare la lana -
mi sono svegliato con il tuo gatto sulla faccia - le
dissi leggendo lo sport -dai,
poverino
-
disse guardandomi
triste posando la tazza -
non è successo niente -
dissi per rassicurarla, non avevo capito
che
si riferiva al gatto -
pensa che spavento svegliarsi con la tua faccia sul sedere - la
guardai male , chiusi il giornale
e
mi concentrai su di lei -
e così avrei una brutta faccia, eh - incrocia
le dita sul tavolo aspettando una sua risposta -
orrenda
-
mi rispose, cercava
in tutte le maniere per non ridere si vedeva lontano un miglio,
stetti al suo gioco e
cominciai
a guardarla male -
spaventosa - disse
ancora nascondendo il viso nella tazza, mi alzai e mi avvicinai a lei
con
un
sorriso maligno e senza preavviso mi sedetti sopra di lei
costringendola ad implorarmi perchè mi alzassi.
dopo
qualche richiesta decisi di accontentarla e la liberai del mio peso
concedendole di alzarsi e andare al lavandino per
sparecchiare
ma non ero ancora contento la strinsi a me una volta avvicinatomi a
lei che ignara sciacquava i piatti
-
Jackson - urlò
scocciata abbandonando il piatto che stava sciacquando mentre io risi
da sopra i suoi capelli -
dai,
Jackson
- disse ancora
cercando di liberarsi dal mio abbraccio -
lasciami - piagnucolò
rimanendo stretta a me, la voltai
verso
di me e la guardai serio, pensai che ero uno sciocco a non dirgli
cosa provavo per lei, a non dirgli quelle due
parole
magiche che fanno brillare gli occhi di tutte le ragazze , l'avevo
detto a tante, anche a Jennifer, ma con Ashley, la
mia
Ashley non ci riuscivo, forse perchè oggi giorno quelle due
parole
hanno perso di significato e di valore e ognuno
lo
dice senza apparente motivo, qualcuno diceva che "le
cose che si dicono non si amano" ma io non penso,
se io dico
di
amare una persona sono sicura di amarla.
nel
vedere la mia espressione divenne seria anche lei, quasi preoccupata
e adesso mi guardava con gli occhioni lucidi
spaventati,
le sorrisi dolcemente sfiorandole una guancia
-
Ashley..- diglielo
idiota, mi ripetevo ma non riuscivo, non
riuscivo
a dire quelle due dannatissime e fottutissime parole, ancora guardavo
i suoi occhi smarriti che cercavano i miei
in
cerca di sostegno -
lascia stare - dissi
infine sconfitto da quelle due parole, lasciai la sua guancia e
uscì
in giardino
per
prendere una boccata d'aria.
in
giardino cominciai a camminare avanti e indietro mentre mentalmente
mi davo dell'idiota, pensavo ed elaboravo il
tutto
con passi e lunghi e stanchi, come potevo dirglielo, come avrei
trovato il modo e il momento adatto per dirgli ciò
che
provo?, sentivo il bisogno e la necessita di dirglielo.
i
suoi tornarono dal centro commerciale e cominciarono a preparare il
pranzo mentre io discutevo con il padre di
Ashley
su come mi avrebbe potuto far spedire la moto a Los Angeles, seduti
in salotto valutavamo tutte le ipotesi, ogni
tanto
passava Ashley, entrava e usciva senza prestarci troppa attenzione
mentre io non riuscivo a staccargli gli occhi di
dosso,
ci morirei, su quel suo corpo bianco e bello e lei lo sa per questo
spinge tanto da sfondare.
dopo
pranzo cominciammo a prepararci a partire, cominciammo a mettere le
valigie nel bagagliaio per poi salutare.
-
fate buon viaggio -
ci augurarono e dopo i soliti baci di addio salimmo in macchina e
cominciammo il viaggio, in
macchina
ci voleva esattamente un giorno e tredici ore per un totale di
duemilaquattrocentodiciassette virgole tre miglia
e
di tempo quindi ne avevo anche abbastanza per riuscire a dirglielo ma
Ashley non sembrava molto partecipe, se ne
stava
in silenzio, il che non era da lei, stava in silenzio a guardare il
paesaggio assorta nei suoi pensieri, la guardai per
qualche
secondo prima di tornare a guardare la strada. dille qualcosa mi
ripetevo mentre guardavo la strada diritta
davanti
a noi, eppure ce le avevo qua un attimo fa, continuavo ad alternare
lo sguardo tra la strada e lei che a me invece
di
attenzione ne prestava ben poca, ma che diavolo mi prendeva, -
Ashley - si voltò immediatamente verso di me con
speranza
che le dicessi qualcosa e di nuovo le parole mi mancarono, avevo
perso di nuovo le parole, eppure ce le avevo
qua
un attimo fa - niente - dissi lasciandola a bocca aperta di nuovo
mentre abbassava lo sguardo e tornava a guardare
fuori,
strinsi il volante tra le dita continuando a maledirmi.
nessuno
parlò piu in macchina fino a quando non chiese se ci
potevamo
fermare alla prima area di sosta che incontravamo.
quando
ci fermammo si diresse verso il bagno mentre io l'aspettavo in
macchina, seduto sul sedile con le gambe fuori
dalla
portiera aperta, mi presi la testa tra le mani, si erano nascoste
bene o forse però, non erano mie.
ho
perso le parole, o forse sono loro ad avere perso me -
Jackson? - la sua
voce dolce e con una nota di preoccupazione
mi
giunse alle orecchie in quel mare silenzioso come un ancora, la
guardai rimanendo in silenzio, era bella che faceva
male
solo a guardarla - ti
senti bene?- mi
domandò sedendosi sulle mie ginocchia -
è da stamattina che sei strano -
disse
guardandomi negli occhi e posando un braccio sulle mie spalle che
avrei potuto risponderle, che avevo perso le
parole
che so che dovrei dire, cose che sai e che ti vorrei dire ma non
riesco - si, sto benissimo - mentì - sicuro? -
domandò
di nuovo scettica, annuì facendola alzare e invitandola a
ripartire
che il viaggio era lungo.
in
macchina fu come prima, il silenzio regnava sovrano e quando entrammo
in California ne fui sollevato, avevamo
passato
un giorno in silenzio praticamente, anche quando ci eravamo fermati
alle altre aree di sosta eravamo rimasti in
silenzio.
alle otto eravamo
entrati in California quindi a casa prima di mezzanotte
non ci saremmo stati a casa, a mezzanotte e
cinque
fummo sotto casa mia, Ashley si era addormentata, era così
tenera
tutta arrotolata sul sedile che quasi mi
dispiaceva
svegliarla, scesi dalla macchina e la raggiunsi alla sua portiera e
aprendola la chiamai dolcemente -
Ashley , ci
siamo
-
aprì gli occhi
stiracchiandosi e cominciando a guardarsi intorno, presi le sue
valigie e ci apprestammo ad
entrare
nel grosso edificio, io abitavo al decimo piano in un, abbastanza
grande, mono- appartamento con una camera,
un
bagno una sala e una cucina dove tutto era collegato alla sala, dalla
sala andavi in camera, bagno che comunicava
con
la camera e la cucina, il centro di tutto era sala, ok era al quanto
stretto come appartamento ma per uno era grande e
per
due a malapena stretto, diciamo vivibile.
prendemmo
l'ascensore che ci portò diretti al davanti alla mia porta e
appoggiando le valigie per terra cercai di aprire la
porta,
come al solito difettosa e rumorosa e nel farlo svegliai la mia poco
amabile vicina, una vedova di guerra che dal
primo
giorno che mi aveva visto si era messa in testa di farmi da guardia
del corpo - signor
Jackson è lei -
disse
uscendo
con
il suo solito mascherone di cetriolo sulla faccia e la vestaglia
viola in tinta con i bigodini che aveva sui capelli
mori,
la signora Manson, o la vedova allegra, come la si chiamava noi era
una donna non grassa ma ben piazzata sempre
pronta
allo scherzo e alla battuta unico problema era una pettegola, passava
le sue giornate a spiare la gente dallo
spioncino
della sua porta - si sono io, scusi se l'ho disturbata - le risposi
garbatamente sfilando le chiavi dalla toppa
della
porta, il suo sguardo saltò presto da me ad Ashley che si
era
incantata a fissare il vuoto
- signor Jackson ieri notte,
mi
sono permessa di vegliare sul vostro appartamento e ho notato dei
movimenti sospetti - disse
avvicinandosi e
abbassando
la voce -
in che
senso? - le domandò
improvvisamente Ashley risvegliandosi per avvicinarsi a me -
una
signora
bionda, alta, della vostra età piu o meno, ha suonato un
paio di
volte prima di mettersi a gridare davanti alla
porta,
se ne è andata solo una mezzora dopo -
raccontò orgogliosamente ma la mia mente stava elaborando
altre
cose,
altre
ipotesi su chi poteva essere, cercai Ashley con lo sguardo e lo
trovai che cercava il mio, entrambi avevamo avuto
la
stessa idea, la presi per mano e ringraziando la vedova Manson
entrammo in casa augurandole la buonanotte e
scusandomi
ancora per l'ora, la ringrazia anche della soffiata.
una
volta dentro chiusi la porta e accesi le luci della sala mentre
Ashley cominciò a guardarsi intorno curiosa io
pensavo
che Jennifer avesse perso il senno, adesso si metteva a gridare nel
corridoio, e chissà cosa aveva gridato?
seguì
Ashley nell'esplorazione della piccola casa mostrandole le stanze e
infine la nostra camera da letto, abbandonate la
valigie
mi buttai sul letto seguito da lei che si accoccolò contro
di me. -
Jay dobbiamo parlare - disse
in tono grave
alzandosi
e guardandomi in attesa di una risposta, già, mi sembrava
inevitabile, dovevamo parlare di Jennifer adesso
che
mi veniva anche a cercare a casa mia.
|
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Capitolo 11 *** una canzone d'Amore ***
una
volta dentro Jackson si chiuse la porta alle spalle e accese la luce
che illuminò la sala, lentamente cominciai a
guardarmi
intorno e scortata da Jackson visitai ogni stanza della casa, era
carina ma ero troppo stanca e depressa per
fare
qualche altro apprezzamento cosi c buttammo sul letto e rimanemmo in
silenzio per qualche minuto ma nella mia
testa
c'era tutto tranne silenzio, negli ultimi due giorni Jackson era
diverso, piu scontroso e silenzioso e questo mi
faceva
stare male, anche perchè ero convinta che fosse colpa mia,
evitava
ogni mio sguardo come se gli desse noia
essere
guardato da me.
preso
coraggio e mi misi a sedere sul letto interrompendo il silenzio e
guardandolo negli occhi gli dissi che dovevamo
parlare,
sospiro anche lui prima di mettersi a sedere e guardandomi
aspettò
che parlassi, presi una boccata d'aria e
cominciai
a parlare - che ti
succede? - gli
domandai guardandolo negli occhi che riuscivo a scorgere
perfettamente
anche
nella stanza immersa nel buio, aggrottò la fronte come se
non
capisse che cosa intendessi dire perciò continuai
-sono
due giorni che non apri bocca
- dissi cominciando ad alterarmi mentre lui si mise a ridere sempre
piu
fragorosamente
facendo solo aumentare la mia rabbia tanto che avrei voluto tirargli
uno schiaffo - e io
che pensavo
peggio
-
disse sempre
ridendo rilassandosi e mettendosi comodo sul letto mentre io sempre
piu arrabbiata mi alzai dal
letto
-
Ashley - Ashley
niente, io ci stavo male per quel suo comportamento mentre lui se ne
stava seduto a guardarmi e
a
ridere -
sei solo uno
stronzo - dissi
afferrando la borsa e uscì dalla stanza mentre a passo
svelto
percorsi la sala
illuminata
dalla poco luce che filtrava dalle tende tirare male -
Ashley - sentì i
passi di Jackson seguirmi e afferrarmi
poco
prima che potessi aprire la porta.
mi
afferrò per un braccio tirandomi indietro verso di se mentre
con
l'altra mano chiuse la porta, lo guardai allucinata
pronta
a saltargli agli occhi - lasciami
andare - dissi
arrabbiata cercando di liberarmi dalla sua presa ma mi costrinse
con
la schiena contro la porta chiusa e guardandomi finalmente serio
cominciò a parlare - Ashley scherzavo - disse
innocentemente
-
non ti prenderei mai
in giro lo sai -
disse in tono dolce mentre continuavo a guardarlo arrabbiata
-
dai piccola - mi
lasciò andare ma non si spostò per paura che
scappassi di nuovo -
bel modo di scherzare
- gli risposi senza
sarcasmo
ma con freddezza, abbassò lo sguardo intristito - io
non capisco che ti è preso da due giorni, sembri diverso
-
mi
avvicinai a lui
posando una mano sulla guancia prima di abbracciarlo -
Ashley mi dispiace - disse,
e in quel
momento
mi sentì morire dentro, quel mi dispiace detto con quel
tono, il suo
abbraccio non ricambiato mi fece crollare
un
mondo, un mondo che stavo cercando di ricostruire dopo le
innumerevoli batoste, un mondo fragile che solo
Jackson
riusciva a tenere insieme ed ecco che una ruspa passa e lo riporta
via in frantumi, spalancai gli occhi spaventata
da
tutto quello che stava succedendo e lentamente mi allontanai da lui
facendo qualche passo indietro -
mi dispiace di
averti
fatto stare male - si
avvicinò di nuovo a me bloccandomi di nuovo con la schiena
contro la
porta -
io devo dirti
una
cosa, ma non trovo le parole -
disse avvicinandosi -
provaci.- lo
incoraggiai a bassa a voce -
se solo avessi le
parole,
te lo direi - fece un
passo verso di me -se
lo potessi immaginare lo dipingerei o se si potessero suonare le
inciderei
e poi te le farei ascoltare, sei sapessi come fare, te lo direi -
disse avvicinandosi ancora di piu, il cuore mi
batteva
a mille e avevo capito cosa non riusciva a dirmi, rimasi in silenzio
ad aspettare che riuscisse a trovare le parole
e
poi anche se non le trovava non era il sentirmelo dire che mi faceva
capire che mi amava, perchè lo sapevo che lui mi
amava - cosa? -
domandai facendo finta di non avere capito cosa mi volesse dire di
tanto importante, si avvicinò di
ancora
e ormai schiacciati contro la porta ad pochi soffi dal mio viso si
decise a parlare -
Ashley io.. - - si..- sussurrai
avvicinando
il suo volto al mio prendendolo tra le mani -
ti amo - disse senza
prendere fiato attaccando le sue labbra
alle
mie mentre sorridevo felice contro le sue labbra mi aggrappavo a lui
, alle sue spalle e in quel momento mi sentì
sollevare
di peso e portare via da dove ero per sentirmi adagiare sul letto -
Jay, ci voleva tanto? -
gli domandai tra un
bacio
e l'altro portandolo sopra di me tirandolo per la maglia, sorrise
lievemente - mi scusi
- rispose anche lui
tra un
bacio
e l'altro fermandosi poi a guardarmi negli occhi puntellandosi sui
gomiti, gli accarezzai una guancia mentre
sorridevo
beata -
ti amo anche
io - gli dissi
catturando nuovamente le sue labbra sentendo come una fiammella che
si
accese
al basso ventre , lo guardai carica di desiderio costringendolo ad
invertire le posizioni, mi sdraiai su di lui
tornando
a baciare le sue labbra mentre sentivo le sue mani intrufolarsi sotto
la maglietta e arrivare a massaggiare le
spalle
per poi scendere di nuovo suo fianchi, mille sensazioni e mille
emozioni mi arrivavano al cervello annebbiando il
poco
raziocinio che mi era rimasto, sentì le sue mani scendere
fino ai
bordi della mia maglia e mi sollevai per lasciare
che
me la sfilasse e tornai a baciarlo mentre riprese ad accarezzarmi la
schiena si sollevò cominciando a baciarmi il
ventre
e ne approfittai per sfilargli la maglia e spedirla insieme alla mia.
lo
ributtai sul letto catturando le sue labbra -
Ashley, basta giocare - disse
a bassa voce prima di sfilarmi il reggiseno
alternandosi
tra il mio seno e le mie labbra riuscì a portarmi di nuovo
sotto di
lui e facendo scorrere le mani lungo i
miei
fianchi raggiunse i bottoni dei mie jeans, tornò a baciarmi
quando
sentì il primo bottone slacciarsi e cominciare a
sentire
scivolare via i jens fino sentire il freddo delle lenzuola sotto di
noi, feci lo stesso con il suo paio e rimasto solo
in
box sentì la sua erezione premere contro di me e senza
smettere di
baciarmi sentì per l'ennesima volta la sua mano
giocare
con il bordo dello slip fino a farlo scivolare e rimanere nuda
difronte a lui, mi decisi a liberarlo dell'ultimo
ostacolo
che ci divideva dal piacere una volta fatto lo sentì
scivolare
dentro di me, ormai abituata anche se ogni volta
era
come la prima.
cominciò
a muoversi dolcemente mentre lo seguivo nei suoi movimenti, i
sospiri si mischiarono nel silenzio della
stanza.
quella
notte non andava piu via l'odore del sesso che avevamo addosso, si
era attaccato qui, all'amore che potevamo.
ci
siamo mischiati la pelle le anime le ossa quella notte ma anche dopo
finito nessuno si era ripreso le sue, eravamo
rimasti
abbracciati per paura che la luce del giorno facesse svenire tutto e
quando arrivò non si portò via niente
non
andava via davvero, non andava piu via nemmeno se Dio ci avesse
separati.
mi
svegliai con gli occhi di Jackson puntati su di me, gli sorrisi
avvicinandomi di nuovo a lui che ben accetto mi
accolse
contro il suo petto -
dormito bene? - mi
domando da sopra i miei capelli posandoci un bacio sopra.
chiusi
gli occhi e annuì semplicemente stringendomi di piu a lui -e
tu? - gli domandai
sempre ad occhi chiusi, lo senti
ridere
e baciarmi di nuovo sulla testa -
non è che si sia dormito molto -
ammise, in effetti si sarà dormito si e no
quattro
ore, fu il mio turno di ridere e voltarmi verso di lui per baciare
le sue labbra perfette.
-
che cosa è? -
domandai poi improvvisamente sentendo dei rumori provenire dalle
altre stanze - cosa?,
io non..- gli
tappai
la bocca indicando le altre stanze, li senti anche lui adesso e
scostandomi da lui si alzò e infilandosi jeans lo vidi
cercare qualcosa
per la stanza -che
fai? - gli domandai
sollevandomi sul letto coprendomi sul lenzuolo, mi fece cenno
di
tacere e brandendo una mazza da baseball uscì dalla camera,
pochi
minuti dopo sentì urlare e preoccupata uscì dalla
stanza
-
Jay, che..- mossa
sbagliata pensai trovandomi davanti i suoi amici comodamente
appollaiati in cucina intenti a fare
colazione
-
e bravo Jackson -
disse uno indicandomi - niente
male - disse un
altro, io avvampai mentre vidi Jackson
sbiancare
e mettendosi davanti a me tappandomi per nascondermi alla vista dei
suoi amici - forza
andiamo, fuori -
disse
poi
sollevandoli uno ad uno -
mai dai Jackson, dove andiamo? -
domandò un altro - ma
proprio tu lo dici, forza
fuori-
disse
portandoli alla
porta
-
stai violando la regola numero uno -
dissero - quale
regola? - domandò
Jackson riprendendosi le chiavi di casa -
gli
amici
prima
delle donne - dissero
ancora -
scordatevelo,
fuori. e restateci - disse
chiudendo la porta a chiave e infilando il
paletto
e girandosi verso di me deglutì -
tutto bene? - gli
domandai avvicinandomi a lui, -
si, scusali sono solo idioti,
non
fanno male a nessuno - disse
sedendosi sul divano -
tranquillo - gli
risposi sedendomi sul bracciolo del divano
accanto
a lui ancora avvolta nel lenzuolo, lasciai lo sguardo vagare libero
per la stanza e vidi una mazza da baseball
familiare
-
Jay è quella mazza?
- gli domandai
alzandomi per andarla a prendere, la raccolsi e la guardai
attentamente,
si
era proprio lei, quella delle riprese di Twilight - si
è quella mazza - mi
rispose venendomi accanto e abbracciandomi
da
dietro mentre armeggiavo con quel bastone di legno -
ti ricordi quando provavi? -
annui, lo sentì appoggiare il
mento
sulla mia spalla mentre continuavo ad armeggiare con la mazza -
scommetto che non ti riesce piu - lo
presi in
giro
voltandomi nel suo abbraccio rischiando di far cadere il lenzuolo,
mi guardò storto allacciando le braccia alla mia
schiena
-
mmm, dici di no è?
- disse minaccioso,
mi avvicinai alle sue labbra e le baciai prima di tornare a
stuzzicarlo
-
ah donna di poca fede -
disse allontanandomi da lui, prese la mazza - stai bene a guardare -
cominciò a rotearla
e
fin li tutto bene -
visto - disse
vantandosi e sollevando la mazza in aria finì per sbatterla
sul
lampadario che venne giu
distruggendosi
al suolo -
merda! -
esclamò guardando il lampadario distrutto per terra, lo
guardava
affranto mentre
non
riuscivo a non trattenere una risata - un
ottimo lavoro - dissi
cercando di trattenere una risata e alzandomi dal
divano
lo raggiunsi allacciando le braccia alle sue spalle, lui ancora
guardava il lampadario senza sapere
esattamente
cosa fare - proprio un
ottima prova - dissi
andando in cucina per prendere degli stracci per raccogliere i
vetri
- grazie.
se non mi
provocavi a quest'ora avevo ancora un lampadario -
si chinò per raccattare i vetri e una volta
fatto
torno in cucina per buttare tutto nell'immondizia - dai
Amore, è solo un lampadario -
dissi senza rendermi conto
di
come lo
avevo
chiamato, da dentro la cucina lo sentì buttare in terra
qualcos'altro, cominciai a preoccuparmi -
Jay, tutto bene? -
gli
domandai entrando in cucina, lo trovai con il frigo aperto e il
cartoccio del latte che giaceva ai suoi piedi sul
pavimento
aperto anch'esso e ancora gocciolante mi appoggiai al tavolo.
-
cosa hai detto? - mi domandò superando il cartoccio del
latte e venendo da me - se ti
senti bene, insomma nel giro di
due
minuti hai distrutto un lampadario e fatto cadere un cartoccio del
latte - dissi
gesticolando facendo la facci
preoccupata
come se questo non fosse possibile
- no, prima che..facessi cadere il latte -
disse spingendomi contro il
tavolo
della cucina, sorrisi guardandolo e capendo a cosa alludessi ma
decisi di farlo patire un altro po, corrugai la
fronte
assumendo un aria pensosa e lo vidi perdere ogni barlume di speranza
- ah si, ho detto che era solo un lampadario
-
dissi avvicinandolo a me intrecciando le dita ai suoi capelli -Ashley..- ma lo zitti
baciandolo
- hai capito benissimo
cosa
ho detto - dissi
appoggiando la mia fronte contro la sua -
ma volevo sentirtelo dire - sorrisi
di nuovo tornando a
baciare
le sue labbra perfette che scesero a baciarmi il collo mentre le mani
scesero lungo il mio corpo facendomi
rabbrividire
, mi sollevò di peso e mi portò in camera
buttandoci sul letto, mi
guardo carico di desiderio mentre gli
accarezzavo
il volto, spostò un ciuffo ribelle dal mio viso portandolo
dietro
l'orecchio - ti amo
Ashley - disse
soffiandolo
sulle mie labbra - ti
amo anche io -.
-
ah, vento alle vele, vento alle vele - mi voltai
spaventata da quella voce tanto innaturale e sulla
finestra vidi un
pappagallino
verde che ci guardava -
ahh - ricadde sul
letto sbuffando, mi concentrai su quel pappagallino che
sembrava
anche fin troppo curioso -
ah vento alle vele, vento alle vele - ripetee
-
non pensavo avessi
un pappagallo -
gli dissi
accarezzandogli il petto ancora coperto dalla maglia, si
tirò
a sedere e guardandolo anche lui mi spiegò che era
della
sua vicina, la vedova Manson e che veniva tutte le mattine a
reclamare il biscottino -
è così carino -
dissi
alternando
lo sguardo tra Jackson e il pappagalino che volo sulla spalla di
Jackson -
Biscotto,
biscotto - risi
avvicinandomi
ai due, sembravano proprio una coppia affiatata - perchè?.
perchè veniamo sempre interrotti da
qualcosa,
quando Cotton, fiocco di neve, -
contò esasperato
-
palla
di neve
- lo corressi quando menzionò il
mio
adorato gattino-
palla di neve, si -
-e
così ti chiami
cotton, ma sei proprio un bel pappagallino -
mi misi sulle
gambe
di Jackson e cominciai a parlare al pappagalino facendo scattare il
nervosismo di Jay che cominciò a sbuffare
-
Amore che c'è ?- gli
domandai esasperata dal suo eterno sbuffare, alzò la mano
cominciando a contare, al tre suonò il
campanello
- vieni cottono, é ora di tornare dalla mamma - mi
spostò e andò ad aprire la porta portandosi via
il
piccolo
pappagallo - ahh,
ciaociao - . rimasi
sola nella stanza a sentire le voci che provenivano dal salotto,
guardando
l'ora
capi che non era presto, le nove di mattina e cominciavo ad avere
anche fame così mi vestì dandomi una sistemata
ai
capelli e truccandomi, quando fui pronta sentì anche
chiudersi la
porta e i passi stanchi di Jackson entrare in camera e
sbuffare
di nuovo - e anche
quella se ne andata, Ashley? -
spuntai dal bagno tutta vestita e truccata e nel suo viso si
dipinse
la delusione, intenerita da quel suo sguardo da cucciolo disperso mi
sedetti accanto a lui e lo baciai - dai
Jackson
ho fame - dissi
facendo gli occhi dolci, cominciò a ridere e alzandosi dal
letto
cominciò a vestirsi anche lui per
uscire
e andare a fare colazione. quando fummo pronti uscimmo di casa
scendendo nel parcheggio sotterraneo arrivando
ad
un auto sportiva nera, incredibilmente bassa -
madame -disse
aprendomi la portiera e poi andò a sedersi al posto del
guidatore,
diede vita al motore che con un sonoro rombo si animò
mettendo la
retro uscì a velocità sostenuta dal
parcheggio.
in centro ci fermammo a fare colazione da Starbucks e poi a fare una
passeggiata nel parco, camminavamo
nel
parco, aveva un braccio sopra le mie spalle e ogni tanto mi baciava
sulla tempia e io mi sentivo felice come non
mai,
ma ovviamente la felicità uno stato d'animo passeggero,
mentre
camminavamo Jackson si fermò alla vista di
qualcuno
seduto sulla panchina -
andiamocene via - disse
cambiando tono trascinandomi via tornando indietro
-
Jackson? - una voce
femminile ci chiamò da lontano, guardai il volto di Jackson
farsi
scuro e teso, lasciando la presa
delle
mie spalle ma no della mia mano ci voltammo verso di lei -
Jennifer - disse a
denti stretti.
Oggi
mi sono svegliata bene e quindi ho pensato di mettere lo Spoiler:
-
non fare così - provai a dire, a mezz'aria riuscì
a
bloccare la sua mano che si stava gia levando per tirarmi un altro
schiaffo - stronzo, non ti presentare mai piu -. si
liberò
di me e voltandosi se ne andò via lasciandomi solo, mi misi
le mani
nei capelli maledicendomi in tutte le lingue
-
adesso nessuno può piu intromettersi tra noi - Jennifer si
legò al
mio busto abbracciandomi da dietro mentre
guardavo
ancora Ashley andare via, per sempre dalla mia vita.
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Capitolo 12 *** non è tempo per noi ***
Jennifer
mi chiese di
poter parlare con lei in privato e senza sapere esattamente cosa fare
mi ritrovai da solo con lei.
camminammo
per un po in
silenzio, sembrava come cercasse di prendere tempo ma io non volevo
passare piu di dieci
minuti
con lei perciò mi
decisi a parlare, senza troppo entusiasmo le domandai che cosa voleva
e perchè mi seguiva,
rise
debolmente poi apri
la borsetta e prese un foglio piegato con cura e me lo porse, pensavo
fosse qualche analisi ma
era
molto peggio, lanciai
uno sguardo prima di leggere a lei che sorrise maliziosa e mi fece
cenno di leggere, chinai lo
sguardo
sulle lettere
stampate e cominciai a leggere velocemente.
non
era il risultato di un
esame ma un ordinanza restrittiva del giudice, lessi meglio, la
restrittiva mi impediva di vedere
Ashley.
furibondo alzai lo
sguardo su di lei chiedendo spiegazioni - è semplice mio
caro, devi
tornare con me -
furibondo
strappai il
foglio e girandomi feci per andare via ma mi chiamò di nuovo
- ne ho
altri a casa, cosa credi? -
accecato
dalla rabbia mi
volatai verso di lei nuovamente e avanzando verso di lei
minacciosamente le domandai perchè
stesse
facendo tutto
questo - è semplice, tu sei mio - mi tirò per il
colletto della
maglia e mi obbligò a baciarla, cercai
di
respingerla ma fu tutto
vano a interrompere quel bacio forzato ci pensò Ashley che
con le
lacrime agli occhi ci
fissava,
guardava me
delusa e ferita ancora intrappolato tra le braccia di Jennifer, e poi
guardava lei come se l'avesse
voluta
incenerire - Ashley
- mi liberai dalla sua presa e raggiunsi Ashley, la bloccai
prendendola per la mano e con
forza
la voltai verso di
me beccandomi uno schiaffo - lasciami, torna da quella puttana -
stava urlando e sul sentiero
principale
del parco molta
gente adesso ci stava guardando sconvolta - non fare così -
provai a
dire, a mezz'aria riuscì
a
bloccare la sua mano che
si stava gia levando per tirarmi un altro schiaffo - stronzo, non ti
presentare mai piu -. si
liberò
di me e voltandosi
se ne andò via lasciandomi solo, mi misi le mani nei capelli
maledicendomi in tutte le lingue
-
adesso nessuno può piu
intromettersi tra noi - Jennifer si legò al mio busto
abbracciandomi
da dietro mentre
guardavo
ancora Ashley
andare via, per sempre dalla mia vita.
Perdonatemi
per il ritardo della pubblicazioni e sopratutto per la lunghezza del
capitolo ma come si suol dire non tutte le ciambelle vengono con il
buco xD
cmq
spero di rimediare aggiornando anche Twilight e pubblicando il
prologo di una nuova FF
|
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Capitolo 13 *** ricordati di me ***
Ricordati
di me..
tratta
dal testo di antonello venditti.
http://www.youtube.com/watch?v=Eo2Lb5d2dRc
ricordati di me canzone su YTube
una
settimana fa ho visto Ashley scappare via dalla mia vita, delusa
ancora una volta dall'uomo che aveva promesso di amarla e proteggerla
per sempre, Dio come è vero che le promesse sono difficili
da
mantenere e io
di
promesse ne avevo fatte tante ma nemmeno una mantenuta.
quando
l'ho vista andare via speravo di ritrovarla a casa e invece aveva
fatto le valigie e se ne era andata via,
per
sempre.
una
settimana fa ha cominciato a piovere sulla mia vita ormai priva di
significato, giorno e notte senza interruzioni
senza
alternare sprazzi di sole a nuvole cariche di pioggia, solo lampi che
mi riportano alla mente il ricordo di Ashley e tuoni che mi
rimbombano nella testa portandomi alla mente le sue parole.
in
una settimana ci fu solo una notte silenziosa, dove il tempo era
scandito dal leggero battito della pioggia che picchiettava sulla
finestra, sul tetto, sulla città che adesso non è
piu la tua.
tutta
la città è allagata dal temporale, ricordi quando
ci amavamo quando
il temporale non ci faceva dormire e adesso non c'e sesso e non c'e
amore adesso che sei in un altra città dove gli uomini hanno
gia
imparato a volare.
chissà
cosa fai in queta notte che non hai da fare.
sarà
quel che sarà, questa vita è solo una autostrada
che mi porta fino
a e, che sei il mio rimpiato e il mio dolore
che
come il tempo mi consuma e sono niente senza amore.
Lo
sai che per me sei sempre stata la sola, chiamami se vuoi a me basta
un gesto una parola per capire che mi hai perdonato.
Dio
solo sa quanto odiavo la notte, con quel silenzio irreale, il
silenzio è piu spaventoso anche della solitudine stessa, che
entra
nelle orecchie e che affolla il brullicare delle idee e dei ricordi
che di notte vengono ad affolare
il
cervello e lo martellano lasciandoti sveglio in balia di cose che
vorresti solo dimenticare ma come faccio a dimenticarmi di Ashley, -
stupido - sono stato uno stupido, un coglione. mi ero fatto fregare e
adesso
ho perso tutto.
-
adesso basta - mi alzai dal letto e afferrai l'ennesimo pacchetto di
sigarette, lo scartai con foga buttando per
terra
la cartina senza curarmi di dove cadesse, l'accendo e accostandomi
alla finestra aspiro senza preoccuparmi che in una settimana ho perso
il conto di quante ne ho fumate.
Ashley
diceva sempre che se non avessi smesso mi avrebbe lasciato ma le
piaceva quando la baciavo con ancora il fumo in bocca e poi mi ha
lasciato davvero, per un altro motivo, ancora piu stupido.
-
idiota- ho cominciato anche a parlare da solo, Dio sto impazzendo,
forse dovrei farmi vedere da uno bravo.
sono
passate due settimane e non ho avuto piu notizie di Ashley, non so
nemmeno piu dove sia finita, ho smesso
di
cercarla, so solo quello che leggo sui giornali di Gossip, adesso sta
con quello dei Jonas, bah, perchè non si mette con Justin
biber dico
io..ma chi volevo prendere in giro, ero furioso, incazzato nero, ero
geloso di vedere la
mia
Ashley con quell'idiota, adesso capisco cosa provava nel vedermi con
Jennifer.
ancora
un alba che rischiara la notte stava sorgendo e io non avevo chiuso
occhio, di nuovo.
i
miei amici dicevano che mi stavo uccidendo, non dormivo e a malapena
mangiavo, si chiedevano se Ashley stesse facendo lo stesso.
-
Jack, ravvediti - continuavano a ripetermi - non ha senso tormentarsi
in questa maniera - dicevano - ne troverai un altra, anche meglio -
ma non li ascoltavo, abbassavo la testa e pensavo che senza di lei
sarebbe stato tutto vano,anche il solo vivere, mi sentivo un
prigioniero dentro un carcere infinito e nella mia mente avevo solo
lei, sentivo solo lei che viveva lontano da me.
-
Jack - rialzai il volto sperando di trovarla davanti a me - o, ci
sei?. questo sta male sul serio - scossi la testa mentre mi alzavo
dalla sedia - mi spiegate che cazzo volete? - urlai senza motivo
facendo voltare i miei amici allarmati, - Jack siamo preoccupati per
te - dissero calmi e pacati - in realtà ci stai facendo
paura -
dissero - siamo tuoi amici Jack e capiamo tutto ma sono due settimane
cazzo, esci vedi gente - risposero alzando la voce anche loro -
sorrisi amaramente - voi non capite - dissi uscendo di casa - aiutaci
a capi..- ma ero gia per le scale con le chiavi della moto in mano e
una sigaretta, l'ennesima tra le labbra.
scesi
nel garage e montai in sella alla moto - vedo gente - mi infilai il
casco e uscì dal garage.
Ok,
sto diventando patetica, MOLTO patetica e molto priva di fantasia,
spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto nonostante si sia
fatto attendere parecchio..voglio ringraziare alicecullen19 che mi ha
consolato in questo brutto periodo..grazie Ciccia, posso chiamarti
Ciccia??
Ciccia
e Tata.. mi piace =) ok basta..
se
piangete o se vi fa schifo date colpa ad Antonello Venditti, non a
me, io non ho scritto ricordati di me xD..
spero
a presto T_T
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Capitolo 14 *** lacrime di pioggia ***
non ha mai smesso di piovere, ogni singolo giorno
da
quando Ashley è andata via.
ieri ho mandato a fare in
culo anche i miei amici, che stronzo che sono, si sono solo uno
stronzo egoista e mi sta bene se sono rimasto solo, non avrei dovuto
far scappare Ashley e allontanare i miei amici.
sembra che il tempo
rispecchi il mio stato d'animo, lacrime di pioggia, o piu
semplicemente voglia di farmela pagare, per tutto.
sospirai e mi passai una
mano sul volto stanco, posai l'ennesima birra accompagnata da una
sigaretta sul tavolino e mi alzai per sgranchirmi le gambe e facendo
due passi per la cucina.
inconsapevolmente arrivai
alla finestra della cucina che da sulla strada trafficate, macchine,
camion, taxi e persone passano inconsapevoli del mio dolore.
il mondo sfugge alla mia
tristezza. Alzai lo sguardo al cielo grigio, forse era l'unico che mi
capiva veramente.
qui i giorni passavano ma
ogni giorno lei c'era, metaforicamente parlando ovviamente, c'era in
ogni minuto, in ogni mia azione c'era qualcosa che me la riportava
alla mente, ogni passo della mia vita era accompagnato dal suo
ricordo.
ma erano solo lacrime che
nella pioggia passavano inosservate.
e adesso che cosa farà?.
quale strada sceglierai? e io che direzione prenderò senza
il suo
consiglio?, mi mancava in ogni singolo passo della vita.
camminavo nel parco dove
l'ho vista perl l'ultima volta e la vedevo scappare via da me - sei
solo un ombra - continuavo a ripetermi , sentivo la sua voce
parlarmi, stavo impazzendo.
io che ho creduto e che in
te, tutto l'amore che hai avuto per me è stato immeritato.
è bastata una tempesta a
cancellare il grande sogno e trasformarlo in nulla, ma molto presto
capirò che tutti gli anni che vivrai cancelleranno i peccati
suoi,
nei tuoi pensieri io vivrò, con le tue mani ti
accarezzerò ad ogni
passo della vita, ti stringerò forte quando avrai paura
perchè c è
il mio amore che non l'abbandona ad ogni passo della vita.
-Jackson - qualcuno da
fuori mi stava chiamando ma non era Lei, mi girai e vidi Ben -
speravi fosse Ashley - mi disse sapendo gia quale era la risposta, mi
girai di nuovo verso la finestra bagnata dalla pioggia - il suo
ricordo mi parla - lacrime di pioggia - Jack stai diventando patetico
- disse aprendosi una birra e sedendosi sulla sedia cominciò
a
giocherellare con il tappo - è l'unica che abbia mai amato -
gli
risposi voltandomi - diglielo- mi rispose, come se fosse facile,
avevo fatto il cretino con Jennifer e adesso ne pagavo le
conseguenze.
ormai passavano i giorni e
anche se mi risvegliavo in lacrime riuscivo ad andare avanti, ora era
solo un sogno di cristallo che pian piano si distrugge.
asciugai le mie lacrime,
spesso pensavo di raggiungerla e discutere di questo amore inutile
anche se gia sapevo che mi avrebbe guardato male perchè il
primo a
tradirla ero stato io, ero vulnerabile ma schiavo di lei non lo
sarò
mai ma appena la vedo mi innamoro di lei.
in quel giorno in cui sei
sparita hai lasciato dietro di te un oceano di nuvole senza che tu mi
lasciassi la possibilità di spiegare.
alle tre di notte decisi
che dovevo tornare da lei e spiegarle tutti, così alle tre
uscì
sotto la pioggia e in moto cominciai a percorrere le strade ancora
trafficate di LA.
mentre sfrecciavo pensavo
a tutte le parole che mi potevo inventare ma erano tutte come le
stelle nel cielo di quella notte, vuote, in questa notte piena di
nuvole.
volevo solo smetterla con
quella situazione assurda, volevo abbracciarla, stringerla, volevo
farla mia e con quei pensieri arrivai sotto casa sua immersa nel
buio, guardai verso camera sua mentre mi sfilavo il casco. scesi e
raggiunsi la porta chiusa a chiave, per qualche momento pensai di
rimandare tutto a domani o chissà quando ma un ora piu tardi
ero
seduto sulle scalette sotto casa sua mentre pensavo a un modo per
entrare - coraggio Jackson - mi dissi e mi alzai e tornai sotto la
sua finestra e poi mi venne finalmente un colpo di genio, mi
arrampicai sulla staccionata per le piante rampicanti e mi arrampicai
fino alla sua finestra e cercai poi di attirare la sua attenzione.
- Jackson? - si alzò dal
letto e venne ad aprire la finestra - che ci fai qui? - mi
domandò
aprendo la finestra - volevo parlarti - dissi e la fermai prima che
potesse chiudere la finestra - ti giuro Jennifer non l ho piu vista -
dissi tutto d'un fiato per paura che non mi ascoltasse - e l'altro
giorno nel parco?- mi domandò gelosamente - non pensavo che
ci
stesse seguendo - dissi urlando ma nel farlo mi staccai dalla
balaustra della sua camera e mi sbilanciai all'indietro,persi
l'equilibrio e cascai dal tetto - Jackson - Ashley urlò -
toccai
terra con un sonoro crac della schiena - ai - - jay, stai bene? - mi
domandò correndomi accanto - o mai stato meglio - dissi
sollevandomi
leggermente ma un dolore lancinante alla schiena mi impedì
di
alzarmi oltre - Jackson ma perchè sei così
stupido?- mi domandò
preoccupata - le persone fanno sempre cose stupide quando sono
innamorate - le risposi felice che si preoccupasse per me ma un po
meno felice per il dolore che stavo provando - devi andare
all'ospedale - disse aiutandomi ad alzarmi e portandomi alla sua
macchina.
corremmo all'ospedale dove
i dottori una volta informati mi fecero un mucchio di ecografie e
lastre per accettarsi che non ci fosse nulla di rotto - Jay, come ti
senti? - mi domandò Ashley venendo al mio fianco - ho avuto
giorni
migliori - le risposi sorridendole - dai non è successo
niente -
aggiunsi vedendo che si rattristava - se ti avessi fatto entrare
dalla porta..- - se mi avessi fatto entrare dalla porta a quest'ora
non sarei con te - - in questo splendido posto - aggiunse rivolta ad
un barbone puzzolente accanto a noi, lo guardai meglio, piu che un
barbone sembrava un assatanato e non mi piaceva per niente il modo in
cui guardava Ashley, mi sporsi per guardare quell'uomo e lo folgorai
con lo sguardo ma sembrava non voler capire così con tutta
la forza
che avevo feci leva sulle gambe e cambiai posto con Ashley.
- Signor Rathbone? - un
medico uscì dallo studio con i risultati e venne verso di
noi ci
alzammo per sapere i risultati - i suoi risultati. è
fortunato, con
una caduta come quella poteva rimetterci le gambe ma se la è
cavata
con una semplice incrinazione - disse leggendo la cartella medica -
è
grave? - gli domandò Ashley - nono, è solo
fastidiosa per il dolore
ma basta un semplice cura a base di anti- dolorofico per un mese e
tutto si sistemerà- spiegò il medico e poi si
congedò lasciandoci
soli, piu o meno visto che il barbone non aveva smesso di osservarci.
uscimmo dall'ospedale e
raggiungemmo la macchina - sicuro di stare bene? - mi
domandò
prendendomi la mano fermandosi davanti a me - sto bene piccola - le
dissi avvicinandola a me - per un po non farò babbo natale e
non mi
calerò dal camino ma sto bene - le dissi rassicurandola -
vedi di
riuscirci entro nove mesi - mi disse poi allontanandosi da me e
avvicinandosi alla macchina.
inizialmente non capì ma
poi quelle parole mi colpirono piu della botta che presi cadendo dal
tetto - nove mesi?, ei aspetta un attimo Ashley -. cercai di
rincorrerla per quanto mi fu possibile, stava dicendo che sarei
diventato padre? non ero emotivamente pronto, ma chi mai lo era
pronto.
Salve
a tutti, be diciamo che ho deciso di cambiare il finale del capitolo
e mettere questo anche se adesso sono in un vicolo cieco..
pazienza..
spero che questo cambiamento sia gradito da alicecullen19 e Sara Hale
Whitlock Cullen che mi hanno minacciato di morte xP ( non mi
troverete mai, non sto mai per piu di una notte allo stesso computer,
in realtà io vado all' itnternetpoint xD) basta scherzi
passiamo
alle cose seria..
aspetto
suggerimenti per il prossimo capitolo e molto presto ritornano i miei
sondaggioni, contenti??
a
presto gente!
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Capitolo 15 *** Libera uscita ***
Libera
Uscita
dormivo già da un po
quando sentì qualcosa picchiare contro la finestra,
inizialmente
pensai fosse la pioggia e lo
ignorai però era
fastidioso così mi girai per capire se fosse la pioggia o il
vento.
mi voltai verso la
finestra e quel che vidi mi lasciò a bocca aperta. Sulla mia
finestra, arrampicato sul tetto c'era
Jackson.
- Jackson?- mi alzai dal
letto senza preoccuparmi di coprirmi, mi aveva visto nuda un sacco di
volte vedermi in pigiama
non era di certo un
problema.
aprì la finestra e gli
domandai che cosa ci facesse la sopra - volevo parlarti - dice con
tono supplichevole ma non
volevo stare ad ascoltare
altre sue balle così cercai di chiudere la finestra ma mi
bloccò
prima che ci riusci - ti giuro
Jennifer non l'ho piu
vista - disse tutto d'un fiato per paura che non mi ascoltassi ma ero
stanca di perdonarlo ogni
volta - e quella volta nel
parco?- domandai con una nota di gelosia nella voce - non lo sapevo
che ci stava seguendo,
lo giuro - lo guardai
diritta negli occhi e mi sembrava sincero -Jay io..- - ti giuro Ash,
non l'ho piu vista - disse
sbracciando ma nel farlo
perse l'equilibrio e cadde giu dal tetto cadendo rovinosamente a
terra - Jackson - urlai
preoccupata.
mi allontanai dalla
finestra e corsi giu in giardino dove era disteso a terra.
corsi al suo fianco - o
mio di Jay come ti senti? - gli domandai aiutandolo ad alzarsi - sono
stato meglio - disse
massaggiandosi la schiena
- perchè sei così stupido - gli domandai
arrabbiata e spaventata,
sarebbe potuto morire.
- le persone fanno sempre
cose stupide - mi guardò - quando sono innamorate- mi
sentì
terribilmente in colpa e gli
accarezzai una guancia -
allora ci tieni a me - disse stringendo la mia mano son la sua
trattenendo il contatto con la
guancia.
la sfilai via lasciandolo
male - non montarti la testa - dissi acida, ero stufa di essere presa
in giro da lui - Jay - urlai ad
una sua smorfia di dolore,
era inutile continuare a mentire però, ci tenevo a lui e lo
sapeva.
- devi andare
all'ospedale- dissi vedendo che a stento sopportava il dolore - forse
è meglio - disse cercando di
alzarsi, lo aiuto e lo
porto alla macchina parcheggiata la davanti - rimani qua - lo lasciai
e tornai in casa per mettermi
qualcosa a dosso e per
prendere le chiavi della macchina, in cinque minuti fui di nuovo da
lui.
lo aiutai a salire in
macchina e misi in moto, durante il tragitto non riuscì a
trattenermi dal chiedergli se veramente non
aveva piu visto Jennifer.
mi guardò rimanendo in
silenzio per qualche minuto prima di parlare - te lo giuro Ashley -
volevo credergli.
arrivammo all'ospedale
dove chiamai i medici che lo portarono dentro con una sedia a rotelle
e sparirono per qualche
ora.
rimasi da sola fino alle
prime ore della mattina, alle cinque di mattina uscì il
dottore -può
entrare ora - disse
indicandomi la stanza.
lo ringraziai ed entrai -
Jay come ti senti?- gli domandai sedendomi accanto a lui - ho avuto
giorni migliori - mi rispose
sorridendomi ma mi
rattristai, se ci pensavo bene era qua dentro grazie a me -
dai non è successo niente - - se ti
avessi
fatto entrare dalla porta..- - se mi avessi fatto entrare dalla porta
a quest'ora non sarei con te - - in questo
splendido
posto - aggiunsi rivolta ad un barbone seduto accanto a noi. ci
guardava o meglio mi guardava con
insistenza
e la cosa mi fece rabbrividire e anche a Jackson sembrava non piacere
la cosa, piu volte lo guardò
sperando
che capisse di smettere di fissare, arrivò persino a
folgorarlo con
lo sguardo ma continuava a guardarmi
assatanato
fino a quando non vidi Jackson fare appello a tutte le sue forze e
venire nell'altra poltroncina
oscurandomi
alla vista del barbone.
-
Signor Rathbone? - un medico uscì dallo studio con i
risultati e
venne verso di noi ci alzammo per sapere i risultati
-
i suoi risultati. è fortunato, con una caduta come quella
poteva
rimetterci le gambe ma se la è cavata con una
semplice
incrinazione - disse leggendo la cartella medica - è grave?
- gli
domandai preoccupata - nono, è solo
fastidiosa
per il dolore ma basta un semplice cura a base di anti-dolorofico per
un mese e tutto si sistemerà- spiegò
il
medico e poi si congedò lasciandoci soli, piu o meno visto
che il
barbone non aveva smesso di osservarci.
mi
girai io stavolta sperando che capisse che non era gradito ma invece
otteni un invito a limonare, che schifo
pensai.
-andiamo
via è meglio - disse e insieme uscimmo dall'ospedale
dirigendoci
alla macchina. mi sentivo
tremendamente
in colpa - sicuro di stare bene? - gli domandai prendendogli la
mano e fermandomi davanti a lui
-
sto bene piccola -mi rispose facendomi scontrare contro il suo petto
- per un po non farò babbo natale e non
mi
calerò dal camino ma sto bene -disse sorridendomi per
rassicurarmi e
poi mi venne in mente che forse quello era
il
momento miglio per confessare quel grande segreto che da quasi un
mese ormai mi stavo trascinando dietro,
sospirai
e presi coraggio, gli sorrisi - vedi di riuscirci entro nove mesi -
allontanai
da lui e avvicinai alla macchina lasciandolo ponderare su quelle
parole.
mi
sentì chiamare piu di una volta -nove mesi? - cominciai a
ridere
sotto i baffi - Ashley?-.
un
ora piu tardi eravamo sdraiati nel mio letto a coccolarci, Jackson si
era ripreso dallo shock iniziale e adesso
sembrava
contento ma anche preoccupato.
mi
accarezzava la schiena nuda assente -Jay - lo chiamai preoccupata che
avesse cambiato idea, abbassò lo
sguardo
e mi guardò negli occhi - ho paura - disse continuando ad
accarezzarmi la schiena -ho paura che Jennifer
riesca
a rovinare tutto - Jay - mi allungai fino ad appoggiare la testa
sulla sua spalla -non ci voglio pensare - dissi
guardando
la sua mano sul mio ventre ancora piatto -da quanto tempo lo sai? -
mi domandò sdraiandosi accanto a
me
e appoggiando la fronte alla mia - non da molto, da quando sono
venuta a vivere qua piu o meno - spiegai
alzando
le spalle.
cominciò
ad accarezzarmi il braccio - potevi chiamarmi - disse un po triste -
ero arrabbiata con te - dissi
vergognandomene
-capisco, me lo merito - abbassò lo sguardo allora gli
passai una
mano sul volto e avvicinandomi a
lui
lo baciai dolcemente per fargli capire che era tutto passato.
-è
carina la casa - disse per smorzare la tensione che si era creata
prima, risi appoggiando la fronte contro il suo
petto
- che c'è? - cominciò a ridere senza capire bene
perchè stessi
ridendo - è la stessa casa di prima - feci
notare
- solo senza Nikky - continuai guardandolo e ridendo, si
guardò in
torno - è gia, è vero - finì di
accertarsi che
fosse
la stessa casa di prima - e Nikky dove l'hai spedita? - - ha
incontrato l'amore e si sono trasferiti da lui - risposi
mentre
sbadigliavo -è meglio se dormi - mi disse guardando fuori,
il sole
stava sorgendo e noi dovevamo ancora
dormire.
mi
accoccolai contro di lui e chiusi gli occhi sperando che questa volta
durasse quella sensazione di casa che
provavo
quando ero con lui.
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Capitolo 16 *** Per L'ennesima volta ***
Continuai a guardarla
dormire prima di riuscire ad addormentarmi anche se il dolore non mi
fece dormire
bene.
mi svegliai solo due ore
piu tardi, quando la sveglia segnava le dieci.
mi abbandonai sul cuscino
stufo di quel dolore, per quanto sarebbe durato?, il medico aveva
detto per un
mese, un mese in queste
condizioni?, e se poi non fosse servito a nulla?.
- non hai dormito? - la
voce assonata di Ashley mi riportò alla realtà.
La bacia sulle
labbra prima di
rispondere - la schiena?-
domandò ancora e ancora una volta fece centro. si
sollevò e si
sedette
accanto a me prendendomi
la mano
- il dottore ha detto che
sarebbe stato fastidioso - -speravo meno fastidioso - dissi
intrecciando le dite
alle sue.
- tu come stai? - le
chiesi pensando solo allora che era incinta - io sto bene - rispose
guardandosi la
pancia ancora piatta
- che ore sono? - cercai
il cellulare sul comodino - le dieci - le risposi, sul display
c'erano dieci chiamate
perse, tutte o quasi di
Ben. aprì i messaggi e risposi che ero vivo piu o meno e che
se non
fosse uscito
da casa mia l'avrei
buttato fuori a calci. L' altre due chiamate invece erano di Jennifer
e mi sentì gelare il
sangue.
Ashley mi chiamò intuendo
che c'era qualcosa che non andava, spensi il cellulare e lo lasciai
in camera
mentre noi scendemmo in
cucina.
- era Jennifer, non è
vero? - mi domandò sedendosi, annuì semplicemente
mentre perdevo
quella poca
fame che avevo. abbandonai
il toast con la marmellata nel piatto sbuffando - ma questa volta si
sbaglia -dissi alzandomi di scatto tornai in camera a prendere il
cellulare sotto lo sguardo di Ashley.
tornai in cucina e composi
un numero - che vuoi fare adesso? - nella sua voce c'era
preoccupazione e
paura.
uno, due, squilli al terzo
rispose - smettila di perseguitarmi - urlai alzandomi furioso -
questa è l'ultima volta
che ti rispondo. se ti fai
vedere ancora una volta giuro che ti porto davanti ad un giudice -
fino a ieri non
avrei detto nulla ma
adesso che so che Ashley aspetta un bambino voglio sistemare le cose
e levarmela
di torno per sempre.
chiusi la conversazione,
non avevo piu niente da dirle.
abbandonai il cellulare
sul tavolo e passai una mano sul viso - Jay - alzai lo sguardo e la
vidi alzarsi e
venirsi a sedere sulle mie
gambe - mi ecciti quando fai così - si morse il labbro
maliziosa
prima di baciarmi
sensualmente, allacciò le
braccia dietro il mio collo mentre io le cinsi la vita ma poi si
staccò
improvvisamente - Ash..-
la guardai preoccupato, si alzò di scatto e corse di sopra,
non
capivo che cosa
le fosse preso così le
corsi dietro per quanto il mio handicap me lo permettesse - Amore -
la chiamai,
entrai in camera ma non
c'era, la vidi uscire dal bagno bianca in viso e un po scarruffata
venirmi
incontro - tutto bene? -
le domandai prendendole la mano, scosse la testa -stanno cominciando
le
nausee - disse sedendosi
poi sul letto un po abbattuta, mi sedetti accanto a lei - magari
è
femmina - le
faccio notare cercando di
distrarla -mi guardò negli occhi come se avessi detto la
cosa piu
bella del
mondo mai si fece di nuovo
seria - e come lo sai? - - beh ho due sorelle e mia madre ha avuto la
nausea
con tutte e due - non so
se fosse davvero così ma almeno ero riuscita a farla
sorridere -
smettila - disse
ridendo e dandomi un
leggero pugno sulla spalla - è vero - continuai insistendo
sulla mia
piccola teoria.
ridemmo ancora un po ma
entrambi eravamo pieni di impegni - che impegni hai oggi? - mi
domandò
guardandomi con gli occhi
lucidi dalle risate - prova di un vestito, tu ?- le chiesi alzandomi
-sabato sera
sono al corny calling show
- disse tristemente - prova abito pure io-aggiunse.
si alzò e aprì
l'armadio
e rimase di sasso - amore che hai?- le domandai leggermente
preoccupato - non
entrerò in nemmeno mezzo
di questi tra qualche mese - disse triste - ma non ho intenzione di
finire come Jennifer
Gardner,hai visto in che
modo si concia, è rimasta obesa dalla gravidanza e. e, amore
e se
poi rimango anche io
obesa? guardami, sono alta
quando una mela se poi in grasso fanno prima a saltarmi che a girarmi
in torno - disse
tutto senza fare una
pausa, prese dall'armadio e li buttò sul letto - speriamo
che mi
entrino - era meglio intervenire -
amore, non se aumentata
nemmeno di un centimetro, se non me lo dicevi tu non ci sarei mai
arrivato - le dissi
sperando che capisse che
ancora era piatta come prima.
mi guardò poco convinta
ma una volta pronta si rese conto che era vero - visto sei bellissima
- la baciai.
scendemmo di nuovo in
cucina e poi uscimmo di casa - dove vai tu?- mi domandò
vedendomi
salire sulla moto - a
casa,a cambiarmi e poi
alla prova - risposi - stai attento - mi urlò salendo in
macchina -
anche tu piccola - ci congedammo.
tornai a casa dove ad
aspettarmi c'era Ben - letto vuoto nessun biglietto, vuoi farmi
morire - urlò - sembri mia madre -
dissi superandolo per
entrare in camera mia. chiusi la porta e da fuori lo sentivo ancora
imprecare, quando fui pronto
uscì di nuovo - pensavo
ti fossi suicidato - disse inseguendomi. Ben era il mio migliore
amico, quasi come un fratello
ma a volte sembrava quasi
mia madre -Ben sono vivo - mi indicai -vedi, adesso devo andare o
faccio tardi - presi le
chiavi della macchina -
posso sapere dove sei stato?- continua ad urlare - da Ashley posso
andare mamma - dissi
prendendolo in giro.
chiusi la porta di casa
mentre continuava a mandare a quel paese.
feci la prova in un paio
di orette o anche meno me la cavai, decisi allora di andare da Ashley
però lei era dalla parte
opposta della città,
sperai di arrivare in tempo e quando fui la vidi una piccola macchina
bianca sportiva, mi gelò il
sangue, ragionandoci
poteva essere di chiunque ma qualcosa mi fece preoccupare e corsi
subito all' interno del
palazzo dove speravo di
trovare solo Ashley e non spiacevoli sorprese.
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