Patricia e l'eleganza dei dandies

di Night Julia Holly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


 -Che cos’ è la vita?- chiese il giovane professore ai suoi allievi,mentre loro lo ascoltavano attentamente.
-La vita è un arco di tempo troppo breve- rispose un ragazzo biondo,alzando la mano.
-La vita non è altro che un susseguirsi di esperienze…- aggiunse un altro,con lo sguardo pensieroso.
-…che non sono altro che i nostri errori. Non è vero,signor Wilde?- disse un ragazzo castano,mentre aggiungeva qualche parere sulla affermazione precedente del suo collega di studi.

Le labbra del lettore Wilde si marcarono con un lieve sorriso. -Ottima affermazione,Ross. L’esperienza non ha alcun valore etico: è semplicemente il nome che gli uomini danno ai propri errori. È proprio con questa discussione che vi volevo introdurre il Carpe Diem di Orazio…

Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te
quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
se molti inverni Giove ancor ti conceda
o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino
– breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo
e fugge il tempo geloso: carpe diem, non pensare a domani.
 
Le parole del professore inondavano l’aula,fuoriuscendo addirittura dalla finestra aperta. Le parole scorrevano fluide come il tempo. Un tempo di Primavera,un tempo ancora solare e spensierato: un tempo di innocenza e di speranze. Così erano pure i pensieri del giovane Robert Ross: pensieri che volavano più in alto delle nere rondini cinguettanti.
Robert aveva solo 22 anni,e il suo sogno era quello di diventare giornalista. Due persone amava solamente: il suo professore,Oscar Wilde,l’esteta conosciuto persino negli Stati Uniti,che era all’apice del successo,grazie alla recente pubblicazione in romanzo del feuilleton “Il ritratto di Dorian Gray”,e sua sorella adottiva: Patricia Butler Ross. Patricia era l’unica persona della famiglia che sostenne la sua omosessualità,e l’unica donna che amava. Aveva sempre desiderato assaporare la dolcezza che emanavano le sue labbra. Ma le condizioni di parentela lo costringevano a non dichiarare il suo amore segreto.
Patricia non aveva legami di sangue con lui: era figlia di Gregor Butler,un amico di infanzia di John Ross,il padre di Robert. Gregor morì giovanissimo,assieme a sua moglie,in un terribile incendio,quando Robert aveva solo tre anni.
Patricia non ricordava i  suoi genitori,quando morirono aveva solo un anno.Lei fortunatamente scampò dall’incendio poiché quella mattina la tata l’aveva portata in carrozzina al parco. Da diciannove anni si pensava che fu una mano criminale ad uccidere il famoso politico Butler e sua moglie.
 
Mentre Robert venne chiamato per sostenere un esame del professore Wilde,Patricia studiava anche lei il Carpe Diem,con la tata Margaret Parker,una vecchia e robusta insegnante delle elementari in pensione.Specializzata in lingue neolatine,sapeva istruire anche a giovani adulti.
Quando Margaret se ne andò via da casa Ross, Patricia si sedette su un divanetto in vimini nel giardino. Con gli occhi chiusi,cercava di capire da dove proveniva il fresco vento primaverile.
La casa era così vuota senza Robert. Forse perchè era popolata solamente da lei,suo fratello e il maggiordomo Fred.Per spiacevoli motivi di famiglia Robert decise di trasferirsi in una casa modesta,lontano dai genitori,supportato solo dall’amorevole sorella.
 
Un tintinnio di cucchiaini e tazzine e un rumore di passi si sentiva per tutto il giardino.
-Thè?- disse il giovane Ross,appena tornato dalla Facoltà,fresco di un voto degno di un bacio accademico,un bacio però dato segretamente sulle labbra da un professore del tutto compiaciuto del lavoro del suo allievo.
-No Fred,grazie lo stesso-
-Non sono il maggiordomo Fred,non mi riconosci? Apri gli occhi,sono Robbie!-
-Robbie!- disse la ragazza,urlando di gioia.
Robert per salutarla,le diede un bacio appassionato sul collo.
-Forza,Pattie,alzati,andiamo a pranzo,ho da raccontarti alcune cose sul professore Wilde-
-Che ha scritto di nuovo,il divino lettore?Qualcosa di estetico sul rapporto dell’arte giapponese e l’aristocrazia inglese,fedele ormai alla tradizione celtica?-
-No,nonostante tu debba già sapere che le “giapponeserie” siano entrate in un batter d’occhio in tutti i salotti londinesi-
-Rispondi,allora- disse,guardandolo fisso negli occhi.
-Casa Clark,4 e mezzo di domani pomeriggio: discussione sul ruolo dell’artista e dell’opera d’arte-
-Dunque l’oggetto della discussione sarà l’ Estetismo Wildiano! Ispirato Pater,Ruskin e…Keats-
-La bellezza è verità, la verità bellezza, questo è tutto ciò che tu sai sul la terra, e tutto ciò che tu hai bisogno di sapere…ottimo,hai inventato un aggettivo giocando sul cognome del mio professore! Appena posso gli riferirò la tua invenzione-
La sorella sorrise.
-Ho finito di leggere l’altro ieri per l’ennesima volta il romanzo del tuo professore.Sarà alquanto incantevole vederlo per la prima volta.Mi fa molto piacere che questa volta ci sia posto anche per i parenti dei suoi allievi-
-Già,ottima cosa. Ti prego,non tardare a vestirti,sei bella anche di soli stracci.Dobbiamo essere lì alle 4 in punto-
-Tranquillo,arriveremo prima delle 4 e mezzo,ma penso più tardi delle 4. Anche io sono sempre in ritardo. D’altronde,il tuo professore dice : la puntualità è la ladra del tempo,non è vero?-
I due giovani si misero a ridere mentre Fred versava il pranzo sui candidi piatti in ceramica dei due commensali.
 
Note dell'autrice: non sapevo in che sezione inserire questa storia,poichè non vi è la sezione dedicata alla vita del grande scrittore,ma solo sui suoi capolavori. Il personaggio di Patricia non è reale. Spero di piacervi con questo racconto,il mio primo racconto sul divino scrittore. P.s. prima di leggere la storia,notate gli avvertimenti. Potrebbere non piacere a chi non apprezza il rating rosso e le crude sfaccettature della società inglese dell'800.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


 Caro Robert,come ti avevo promesso ho riservato un posto anche per il tuo ospite. Sono alquanto curioso di conoscerlo,sicuramente è un piacevole ed abile interlocutore come te.

Ricordati di venire prima delle 4 e 30,ho bisogno di te,di averti vicino prima della conferenza.
A stasera.
                                                                                                                                        O.F.F.W. Wilde
 

Robert leggiucchiava il biglietto del suo amante appena arrivatogli,mentre sorseggiava del vino a fine pranzo.

Sua sorella invece chiacchierava con il maggiordomo Frederick,o Fred,come erano soliti chiamarlo.

Fred stava vivendo dei tristi momenti in famiglia. Suo suocero stava male,e sua moglie era andato a trovarlo,decidendo dunque di assentarsi dai Ross per qualche giorno. Fred,con le lacrime agli occhi,ringraziava i due ragazzi per il fatto che ebbero regalato dei soldi per portare il vecchio malato all’ospedale. Robert abbandonò la lettera per consolare il caro e vecchio Fred assieme a Patricia. A Fred tornò il sorriso,la carica giusta per continuare la giornata.

-Io vado a leggere in giardino- disse Robert,alzandosi dalla sedia.

-Io corro a farmi un bel bagno-

Un brivido scese sulla schiena di Robert.

-Sbrigati,altrimenti alla conferenza non ti porto!-

La ragazza rise,mentre saliva le scale.

Per il bene di Robert,Patricia non fece ritardo,e arrivarono alla casa alle 4 e 5.

Mentre passeggiavano,Robert rivelò l’oggetto della conferenza: -Il ruolo dell’artista nel Ritratto di Dorian Gray-

-Ottimo,sapremo già di che parla!- rispose.

Casa Clark era una piccola casa situata a due passi dall’ Hyde Park. All’entrata,le persone venivano accolte in un ampio atrio che si prolungava verso la destra,con un magnificente salotto. Alle pareti,si riconoscevano appesi con cornici di legno dorate ed intarsiate a motivi floreali,dei quadri di Constable e Corot.

Dei divani e delle sedie,poste a ferro di cavallo,venivano popolati da aristocratici di ogni età.

Robert aveva un posto riservato al centro e alla sua destra,si sedette Patricia.

Nello stesso momento,un giovane biondo si avvicinò a Robert.

-Scusami Robert,posso scalare di posto?-

-Ma John,è riservato ad Arthie-

Appena Patricia sentì il nome di Arthur,iniziò ad arrosire.

-Alfie è ammalato-

-Per Giove! Ha di nuovo corso sotto la pioggia?!-

-Sì,è un dandy malato. Da Oscar ha preso solo influenze negative!-

Patricia e Robert risero di gusto.

-Bene,ti presento mia sorella Patricia-

Patricia rimase incantata nel vedere quel magnifico ragazzo biondo con gli occhi azzurri che le stringeva la mano e le sorrideva.

-Patricia Butler Ross-

-John Gray-

-Gray?- disse,incredula.

-Sì,Gray. Sono un collega di studi di Robert,come Arthur,ad esempio.Ci conosci tutti,vero?-

-Conosce solamente i più cari. Ragazzi,io mi alzo un momento-

-Dove vai?- chiese la sorella.

-Dal professore- disse,mentre il celebre Oscar Wilde era appena entrato nella sala.

-Salutacelo,allora-

Mentre Robert si allontanò,John continuò a chiacchierare con  Patricia.

-Non vedo l’ora di ascoltare il professore: di ascoltare quel che ci dirà di Dorian Gray!-

John disse con enfasi il cognome del bellissimo personaggio del romanzo. Patricia lo guardò pensierosa. John era così bello,da ricordarle Dorian,ed addirittura,John aveva lo stesso cognome: Gray.

Sino alle 4 e mezza,John e Patricia chiacchierarono sulla loro vita. Patricia scoprì che John scriveva poesie,e John scoprì che Patricia la domenica pomeriggio andava sempre a passeggiare al parco,nello stesso punto dove John era solito leggere poesie classiche. Domenica scorsa stava leggendo le Bucoliche di Virgilio.

Robert si risedette,mentre il signor Clark presentava ai vecchi e ai fanciulli,Oscar Wilde.

-Sono molto incantato dal fatto che oggi io ascolterò voi,e io non farò altro che rispondervi. È questa,la vostra conferenza.Non la mia-

Tutti si guardarono attorno,tranne appunto chi,come i suoi allievi,aveva già “metabolizzato” quella “parlantina paradossale” tipica di Wilde.

-Dunque,signor Wilde,io avrei una domanda da farvi: con la prefazione di Dorian Gray lei ha completamente devastato l’ordine naturale dell’arte.Perchè?- disse un uomo notabile,ma che non era affatto noto per lui il concetto di arte.

-Non l’ho devastata. L’ho resa reale. Perchè noi allora dobbiamo devastare la soggettività dell’artista?-

-Ma noi l’artista lo dobbiamo comprendere. è logico che noi,che non siamo artisti,possiamo capire male il  messaggio dell’artista- disse una Lady molto amica dei Clark.

-Ma non è questione di capire il messaggio,è questione di capire l’arte. L’arte non è l’artista,è solamente arte. Questo è tutto-

-Ma se un artista firma l’arte,e conosciamo l’artista,è logico che noi capiamo dalla sua opera d’arte la sua soggettività-

I tre ragazzi sollevarono un sopracciglio.

-Ma che cosa vuol dire?!- disse Patricia.

-Niente,ma secondo te Lady Ray ne sa di arte?Ne sa solo di salotti e basta- rispose Robert.

-Signori,questo è il problema. La soggettività. La soggettività dell’artista deve essere nascosta. Sta a noi  a capirla attraverso l’arte. Sta a noi a studiarla. L’artista non deve mettere in bella mostra il suo messaggio-

-Mostrare il messaggio significa essere morali- aggiunse il signor Clark, il padrone di casa, un caro amico di Oscar Wilde,uno dei pochi della conferenza che riusciva a capirlo.

-Non esiste la moralità,né l’immoralità. L’arte è fine a se stessa-

Patricia e gli allievi di Oscar si alzarono,battendo forte le mani.

La conferenza ormai era giunta al termine.

-
Note: ho suddisivo il capitolo in due parti perchè non volevo farlo troppo lungo,e poi la seconda parte è ancora in "allestimento"! Ringrazio di cuore Zaz e Thief per i complimenti,e spero che vi piaccia anche questo capitolo!
P.s. : per chi non lo sapesse,John Gray è realmente esistito. Ecco una fotografia di lui:


E poi eccone una di Robert,dato che nel capitolo scorso non l'ho messa:


and "the last,but not the least" ,Oscar Wilde  (nonostante la notorietà,volevo lo stesso pubblicare una sua fotografia) :


 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


 

Nonostante la conferenza fosse finita,una folta schiera di donnicciole notabili accerchiò il giovane professore,come un branco di avvoltoi si accinge a cibarsi della loro preda.

Il povero Wilde,non poteva  dileguarsi fisicamente. Sperava di scappare da loro,poco dopo aver detto qualche frase sgradevole,che non erano difficili a dire,dato che quelle donne non erano affatto brillanti.

Tra di loro vi era Lady Ray,la signora che ingenuamente si mise a contraddirlo nel bel mezzo della conferenza. In vita sua,non l’aveva mai sopportata.

Poi vi era Lady Martin,la quale cercava di fare amicizie con gente celebre attraverso regali.

E Lady Clark. L’opposto di suo marito,il brillante Jacob. Se Jack era intelligentissimo,lei era ignorantissima.   

 Quest’ultima chiese ad Oscar di raccontare alle sue amiche l’episodio della dogana americana,del lontano 1882.

-….e alla fine mi chiese: “Qualcosa da dichiarare?” Io gli risposi “Non ho nulla da dichiarare,a parte il mio genio”. Ma questo ormai,signore,è un mio vecchio aneddoto -

-La sua vita è così ricca di aneddoti! Ma come fa?- chiese Lady Clark.

-Semplice: vivo-

-Ma anche io vivo!-

-Intensamente?-

-Certo che sì!- rispose,alquanto infastidita da quella domanda.

-Allora,forse è troppo legata alle apparenze-

Le donne aprirono la bocca,emettendo un grido sconcertato,mentre Oscar fece spallucce.

-Non si riesce mai a capirla- controbatté Lady Ray.

Oscar volle sbuffare,ma si trattenne,dicendo: -Suvvia,signore,un po’ di sforzo: dite sempre che la logica di un uomo è pari a zero,e poi non capite quando vi parla apertamente?-

-Ma lei è un uomo che sorprende: che ha di diverso dagli altri?- chiese Lady Martin,con un tono alquanto sensuale,ma poco attraente.

Oscar sorrise,mentre si accese una sigaretta.

-Molti dicono che ho dello “spirito”,altri perché sono laureato ad Oxford-

La folta schiera si espresse con una sonora risata.

-Dunque,signor Wilde…gli aneddoti non sono altro che stralci di vita vissuti intensamente?- chiese la signora Ray,cercando di trattenere l’uomo ancora un po’,mentre lui voleva invece uscire all’aria aperta per assaporare da solo e al sole la Pall Mall appena accesa.

-Sì,ma a volte gli aneddoti sono così banali che vengono denominati pettegolezzi!-

-Un buon sano pettegolezzo non fa mai male,però!-

-A volte mi chiedo se le donne,oltre ad essere definite dai maschilisti “il sesso debole”,siano differenti dagli uomini non soltanto per la corporatura,ma anche per la lingua più lunga-

-Alle donne piace parlare-

Oscar guardò di sfida Lady Ray.

-C’è differenza tra il parlare senza intrattenimento e l’intrattenimento attraverso le parole-

E fu così che Oscar riuscì ad evadere dalla mediocrità delle donne.

-Oh,che scandalo- disse Lady Ray,mentre vide Oscar allontanarsi ed avvicinarsi ad un giovane.

-Mio marito non avrebbe mai detto queste cose,neanche davanti a me!- aggiunse Lady Martin.

-Sarà per questo che ti vediamo sempre sola?- disse Lady Clark.

Oscar sorrise a Robert,mentre gli diede una dolce pacca sulle spalle.

-Robert,mia salvezza!- disse a voce bassa.

-A volte il più esperto interlocutore incappa in un branco di inesperti!- disse Robert,ridendo.

-Gli inesperti hanno una virtù: sanno rendere più forti gli esperti-

-Che altruismo amorevole!-

Oscar si fece più serio: -Dov’è il tuo ospite?-

-no,è una donna,Oscar- lo corresse,con un tono dolce.

-Allora non ho da preoccuparmi!- disse,sospirando.

Ma Oscar non sapeva il segreto di Robert: quello di amare la sua ospite,nonostante fosse una donna.

Patricia si era allontanata da Robert per chiacchierare con John,il quale si faceva sempre più interessante.

Si erano avvicinati al buffet,allestito a fine conferenza. Tutti e due si accorsero di avere una cosa in comune: preferire a volte più i rinfreschi che le conferenze.

Robert accompagnò Oscar verso Patricia,che sorseggiava del vino bianco assieme a John.

-Oscar,lei è la mia ospite: mia sorella Patricia-

-Incantato-

Oscar prese la piccola,pallida e fredda mano della ragazza,cercando di sfiorarla con le labbra. Mentre la baciava,cercò di sentire il dolce profumo che proveniva dal polso.

La mano della ragazza iniziò a tremare. Nessuno prima d’ora le aveva fatto un baciamano così dolce e piacevole.

-Per me è un onore incontrare il lettore di mio fratello. Lei è l’esempio di una corretta educazione alla difficile arte della dialettica-

-Apprezzo i complimenti,dolce signorina,ma sappiate una cosa: non ho mai sognato di essere ideale. Prima,ho sognato di essere me stesso-

-è dalle piccole cose che si diventa grandi-

-Sì,bisogna sempre partire dalle piccole cose,ma bisogna tendere verso qualcosa di immenso-

-Evadere,dunque,come ha fatto prima?- disse la signora Ray,ridacchiando assieme alle sue allegre comari.
Nuovamente le donnicciole assediarono il giovane lettore.
-Evadere è divino- disse Patricia,cercando di dare una buona risposta alla cattiva domanda.
-Oggi giorno solo i peccatori vogliono tendere verso Dio-
-D’altronde,signor Wilde,chi è puro,oggigiorno?-

Oscar si voltò nuovamente verso la giovane ragazza. La guardò dritta in quegli occhi castani,i quali persino un uomo che odiava le donne poteva perdersi dentro.
Si riaccese una Pall Mall,e la aspirò lievemente,come se stesse assaporando la pelle del suo amante.
-Sai  qual è la cosa per cui vale la pena vivere?-
-La purezza?-
-Sì,ma non intesa come pudicizia,ma come bellezza-
-Io la cerco da sempre-
-Anche io-
-La cerchiamo tutti forse.Magari anche in un fiore-
-Ottima risposta,signora Ray!Lei mi pare più brillante,rispetto a poco fa-
Oscar osservò il mazzo di fiori variopinti che portava la donna,prendendone alcuni ed annusandoli.
Osservò il garofano rosso che aveva in mano. Sfiorò i petali. Petali che ben presto si sarebbero staccati dalla corolla. In pochi giorni la bellezza sarebbe svanita,come la giovinezza. Come la sua giovinezza,che poco a poco lo stava abbandonando. Un uomo di 37 anni poteva ancora essere ritenuto giovane,ma non ragazzo,bensì adulto. Oscar pose il fiore rosso sull’occhiello del passionale John. Le labbra carnose del ragazzo parevano due rossi petali. John sentì il profumo dell’uomo,un profumo che aveva già percepito in precedenza. Un profumo che,per sinestesia,poteva essere percepito in tutti sensi.
Robert osservò la scena con uno sguardo attonito,uno sguardo che nascondeva un’amara gelosia.
Patricia seguiva con gli occhi tutti gli sguardi degli astanti presenti,e sentiva le voci gioiose delle donne,che facevano complimenti a John. Nonostante la gioia,l’aria le diventò sempre più pesante,dopo che vide lo sguardo del fratello e lo sguardo di intesa degli altri due uomini. Capì che c’era qualcosa che non andava.
-Robert,andiamo.Penso che Fred oramai ci stia aspettando. Tra poco servirà la cena. A presto,signor Wilde,a presto,signor Gray. Signore- e fece un inchino.
-Pattie,non stai bene?- chiese Robert.
-è meglio che ce ne andiamo,Robbie-
-Va bene,vorrei andarmene anche io- disse Robert,iniziando a sospirare e ad innervosirsi.
-Avrò l’onore di rivedervi un’altra volta,signorina?- chiese Oscar.
-Presto…sì-  disse con un’aria malinconica.
-Ricordati di domenica- aggiunse John.
-Non mancherò al nostro appuntamento al parco-
Dopo un ennesimo saluto,i due fratelli abbandonarono la casa,e si diressero a casa loro a piedi.
-Sai,ho visto che non stavi bene. E così,senza capirlo,sono stata male anche io. Spero di rimettermi al più presto-
-Patricia,tu non devi mai stare male per me- disse,cingendo il braccio attorno alla sua spalla .
-Sì invece. Perchè sei la persona più importante della mia vita-
Patricia osservò gli occhi di  Robert,che divennero più luminosi che mai.
-Anche tu,Pattie- disse,cercando di sforzarsi per sorridere.
E dopo essersi abbracciati intensamente,continuarono la loro strada,mentre Robert sperava con tutto il cuore che quello che aveva visto fosse stato solo un malinteso.

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Note: bene,finalmente sono riuscita a pubblicare la seconda parte in meno di due giorni! Ottimo,così non dimenticavo nessuno minimo particolare che ho "scolpito" all'interno della mia mente! Mi sono accorta che questo capitolo non è molto ricco di azione,però sicuramente vi sarete accorti che ho cercato di puntare più sul dialogo,soprattutto per presentare al meglio la personalità di Oscar. Presto ho intenzione di scrivere capitoli con più azione!
Grazie mille alle mie due care amiche,Zaz e Thieffina,che mi recensiscono sempre! :) ps: il personaggio del dandy malato non si chiama più Alfred,ma Arthur. Mea culpa,quando ho trascritto il capitolo secondo sicuramente ero fuori dalle nuvole (dato che da quanto è stato concepito si chiamava Arthur,non so perchè mi sia "uscito" Alfred -.-" !)
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


La gelosia è una brutta cosa: è sempre stata concepita da una mente malata con dei sani pregiudizi.
Robert non era né malato,né aveva pregiudizi. L’amore non lo aveva mai fatto diventare geloso.
Ma quello sguardo di intesa,lo aveva fatto diventare furibondo. Si era impigliato in un groviglio di rovi che solo attraverso l’amore di Oscar poteva essere sciolto.
Innamorato. Lo era davvero?
Era davvero amore quel sentimento che provava,mentre,scoperto da veli,era abbracciato attorno a lui?
Che cos’era quella sensazione che provava,mentre diventava un tutt’uno con lui? Amore anche quello,o solo piacere?
O sicurezza?
Robert si sentiva sicuro,mentre Oscar lo abbracciava,mentre si sdraiava sulle sue spalle.
-Ti prego,non abbandonarmi- disse Robert ingenuamente,sopraffatto dal piacere.
“In questo momento ho la sensazione
Come di  dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te”.
Pensò Robert,riflettendo sul pensiero del poeta John Keats,il poeta tanto amato dal suo amore.
Oscar si scostò da Robert lentamente,adagiandosi supino in silenzio.
Robert disse,guardando il vuoto,dal lato sinistro del letto: -Oscar…tu e John…-
-…Non c’è nulla che ti possa interessare,Robert- lo interruppe Oscar,amaramente. Poi si volse,guardandolo intensamente negli occhi:  -A volte mi chiedo perché ti poni tanti problemi. Se ora io sto qua a guardarti negli occhi,ci sarà un motivo-
Robert sorrise. In effetti,aveva fatto troppo l’ingenuo. La sua dolce felicità lo spinse a dare un appassionato bacio sulle labbra di Oscar.
Patricia aspettava con ansia il fratello in giardino. Aveva le occhiaie sugli occhi, poiché non aveva dormito bene. Era da giorni che soffriva di insonnia,e poi  era in pensiero per suo fratello. Erano le nove del mattino,e lui non si era ancora fatto vedere. La sera prima era uscito di casa alle nove e mezzo di sera,dicendole solamente che usciva a prendere una boccata d’aria. Cosa alquanto strana,dato che Robert si giustificava sempre,ed ogni volta che tornava a casa a notte inoltrata,era perché si era trattenuto ad una interessantissima conferenza.
Mentre lo aspettava,fumava una sigaretta. Alla donne non era permesso fumare in pubblico,poiché era poco consono. Soltanto in giardino fumava,alla presenza di Robert o di qualche intimo amico.
La Pall Mall le faceva ricordare Robert,quando d’Estate, mentre lei fumava, lui le raccoglieva i capelli e teneramente la baciava sul collo,le metteva tra i capelli le piccole rose rosse del giardino,e sorrideva,ridendo gaiamente.
Le mancava il sorriso di suo fratello. Da tre giorni il suo volto si era sempre più imbronciato,il suo spirito era così malinconico. Inoltre,era da tre giorni che Patricia non vedeva Oscar Wilde,né tantomeno Robert lo aveva citato,come faceva sempre,mentre aveva uno sguardo luminoso. Patricia subitamente pensò che la causa della malinconia del suo fratello probabilmente era proprio quell'affascinante e misterioso professore.
Ma le sue supposizioni vennero subito interrotte dal maggiordomo Fred.
-Signorina,il signor Arthur Morris -
La ragazza ebbe un sussulto,mentre il suo maggiordomo pronunciò quel nome.
Patricia si chiedeva ancora quale era stato il motivo per il quale si era innamorata perdutamente di Arthur.
Arthur era un amico di vecchia data di Robert. Era un piccolo tipetto energico di 21 anni,e come Robert,sognava di diventare prima o poi un giornalista. Amava vestirsi elegante e sempre portava all'occhiello orchidee di sgargianti colori e mocassini neri con la punta lucida. Chiunque a Londra avrebbe riconosciuto Arthur Morris come allievo di Oscar Wilde. Aveva i capelli castani ricci e non troppo lunghi,e aveva degli occhi castani che sorridevano sempre,anche quando la sua bocca si corrucciava lievemente.
Nonostante la sua eleganza, a volte si lasciava crescere una barbetta incolta,tipica da giovane adulto (d'altronde lo era) ,come segno di sbadataggine, poiché l'eleganza di una persona stava anche nel lasciare alla vista altrui qualcosa di imperfetto,e nel capire che l'uomo avrà in tutti i modi un segno incancellabile di imperfezione,nonostante si accinga ad essere perfetto.
Seduta sul divano,Patricia osservava Arthur entrare a casa sua di primo mattino. Fred porse una bianca sedia da esterno al ragazzo.
-Buongiorno,signorina Ross- disse,mentre si sedette.
-Buongiorno Arthur.Gradisci fare la colazione con me?-
-Sarei stato molto lieto a farla con te,se non fosse il fatto che devo andare a farla da Clara. Oh! Ma per Diana!- urlò il giovane,mentre vide la ragazza fumare -Ma cosa vedono i miei occhi?Quante volte ti ho detto che una donna interessante come te non deve fumare? Solo agli uomini e alle donne noiose è permesso!-
-Ero un po' nervosa- disse la ragazza,con la voce bassa,mentre vedeva consumarsi dal venticello fresco di Primavera  quel fine bastoncino di carta farcito di tabacco.
-Beh- disse il giovane a voce alta,mentre alzava le spalle -per cosa gli hanno inventati gli amici,gli amanti,i fratelli?A proposito...dov'è Robert? Ho un'inesauribile bisogno di lui,oltre di Clara,ovviamente!-
Patricia iniziò a tremare lievemente dal nervoso. Avvicinò alle labbra la sigaretta.
-Dai qua!-
Urlò il giovane,strappando dalle mani della ragazza la Pall Mall. Inspirò lievemente la sigaretta,mentre la guardava fissa negli occhi.
La ragazza tremò ancora di più. Non ne poteva più di sentire da Arthur il nome di Clara.
Clara sarebbe stata una ragazza di 21 anni alquanto graziosa,se non fosse il fatto che dopo aver rotto una breve relazione con un giovanotto di un anno in meno di lei,si sia legata sempre più al suo vecchio amico Arthur. Arthur l'aveva sempre adorata,aveva sempre peso dalle sue labbra. Patricia era amica di Clara,e lo era rimasta ancora. Solo che dal fatidico giorno del "fidanzamento",guardava sempre i due ragazzi con occhi diversi:  occhi più malinconici. Clara fu il motivo per il quale Patricia decise di smettere di amare segretamente Arthur.
Mentre il giovane terminò la Pall Mall,arrivò Robert,dopo la dolce notte d'amore trascorsa con Oscar in un bell'albergo del centro. Aveva l'aria un po' stanca,forse per il fatto che ebbe avuto poco tempo per dormire.
-Buongiorno- disse,mentre si avvicinò per dare un bacio sulla guancia a sua sorella.
-Giorno Robbie!Ho quello che mi avevi chiesto!- disse Arthur.
-Ah,gli articoli di cronaca rosa!- disse,sospirando.
-Eggià,un po' di frivolezza serve,in questa società seria!-
Arthur rise di gusto,mentre Robert gli diede una pacca sulle spalle.
-Sai benissimo,mio vecchio amico,che stai dicendo un paradosso!-
-Sapete benissimo che state battibeccando con frasi tipiche del vostro professore- disse a voce bassa la ragazza,a mo' di rimprovero scherzoso verso i due giovani.
-Ma ha ragione il professore. Io sono serio. La società è frivola. Scrivo solo articoli realistici-
-Oramai la cronaca mondana serve come elemento ammortizzatore della cronaca nera e bianca- aggiunse Robert.
-Noi scriviamo anche articoli seri,ma la gente apprezza di più quelli frivoli...e non è questione di saper scrivere o no!-
-Ti capisco Arthur.La nostra società è come un vortice che segue il tempo antiorario-
Gli occhi di Arthur si illuminarono.
-Giusto Pattie! Ora vado,la mia amata Clara mi aspetta ansiosamente. Arrivederci!-
Il giovane dandy venne accompagnato da Fred all'uscio,mentre Robert si diresse verso il suo studio,per raccogliere tutti gli articoli dei suoi colleghi in un fascicolo,da consegnare all’ufficio stampa della rivista. Patricia lo seguì.
-Dunque,tu ed Arthur avete ottenuto il lavoro- disse la ragazza.
Robert  scrisse sulla copertina del fascicolo “CRONACA MONDANA”.
-No,stiamo solo facendo della gavetta. La rivista ha proposto al nostro gruppo di studi di pubblicare alcuni nostri articoli-
Mentre Robert si prestò ad uscire nello studio,Patricia si mise sulla soglia,impedendogli di uscire.
Robert la guardò sorpreso. -Che fai,piccola Pattie?- le chiese dolcemente -Fammi uscire,sono dannatamente  in ritardo!-
-Che importa farti uscire prima,se sei già da un bel po’ in ritardo?Ho bisogno di parlarti-
-Non ora Patricia,sono molto impegnato. Tornerò a casa tra un’ora. Non far preparare a Fred la colazione per me,l’ho fatta stamane ad un Caffè -
-Come mai sei tornato tardi?- chiese insistentemente e tagliando corto,Patricia.
Robert alzò gli occhi al cielo : -Contrattempo,cara-
-Dov’eri?-
-Chiedi troppo-
I due fratelli si guardarono amaramente negli occhi.
-Perdonami se ti chiedo troppo! D’altronde,sono tua sorella-
Robert cercò di scostare Patricia : -Ci sono cose che neanche i fratelli non devono sapere-
-Ti ho forse irritato?-
La ragazza lasciò libero il passaggio al fratello.
-Ma no,mia bella Pattie - rispose, tranquillamente - Io ti adoro. A presto-
In lontananza,si sentì il rumore della chiusura della porta. Patricia chiuse gli occhi,mentre sprofondò sulla poltrona dello studio.
Rifletté sul comportamento di Robert,che stava sempre più peggiorando. Il solo pensiero di come si era comportato poco prima,faceva venire le lacrime agli occhi a Patricia. Non era nella indole di Robert comportarsi male con sua sorella. Lui era sempre stato buono con lei. Diceva che senza di lei,sarebbe morto.
Patricia sperò di potergli parlare meglio quando sarebbe tornato. Voleva davvero sapere quale fosse la causa del malessere di Robert.Voleva sapere se era lei il problema,oppure il bel professore Wilde.
-Thè,signorina?-  urlò Fred,nella stanza accanto.
-Sì Fred…portalo in giardino-
La ragazza si alzò lievemente,diretta verso il giardino,mentre pensava a quello che avrebbe detto a Robert,quando sarebbe tornato.

---

Menlove Ave.,ovvero il mio "angolo delle annotazioni".
Eccovi,a inizio capitolo,il mio primo testo slash che ho scritto nella mia vita *ridacchia come una pazza* ! è alquanto corto,lo so,ma ho cercato di fare del mio meglio. In questo capitolo,inoltre,c'è un nuovo personaggio,già citato in precedenza: Arthie,o Arthur. Nome alquanto ispirato ad Arthur Goring,il dandy di "Un marito ideale",ma anche al poeta maledetto Rimbaud. Chissà,magari in seguito scriverò in questa storia anche qualche stralcio di poesie di Rimbaud. Anche questa volta,è toccata a Keats.Non ho mai studiato Keats,è stato un gran peccato per me. Ho iniziato ad adorarlo segretamente da sola,mentre la professoressa spiegava la seconda generazione dei poeti romantici inglesi.Bene,spero di aver scritto un bel capitolo,spero davvero che vi piaccia! Un bacione grande,a presto. Night Julia Holly


 

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


La Signora Margaret era la moglie di un noto professore universitario di lingue germaniche,Samuel Parker.
Era diventata la precettrice di Patricia da quando la giovane aveva 16 anni.
Ogni mattina,dal lunedì al venerdì ,la signora Parker suonava il campanello dei Ross alle 8 e 30 in punto,per essere poi accolta da Fred,per entrare prorompente a suon di tacchi (che vagamente facevano ricordare il ticchettio dell’orologio)  e per appoggiare,muovendo vigorosamente le sue grosse braccia,la sua valigetta nera da lavoro,colma di libri di lingue e di compiti di Patricia (talvolta puliti,talvolta segnati di un rosso sangue).
-Si accomodi,signora Margaret-
La donna scostò lievemente la sedia di tessuto arabescato,per poi sprofondare,come un nero peso di piombo.
Si tolse dalla testa il suo bianco cappello a fiori e controllò se il suo vestito nero non si fosse impigliato nelle gambe della sedia.
Risistemò la sua spilla rossa decorata da un cammeo bianco e disse:
-Ti vedo un po’ assonnata. Destati,oggi dobbiamo fare il bellissimo ma il tuo tanto odiato Latino-
La signora Margaret aveva un pregiudizio nei confronti della giovane. Siccome Patricia non amava tradurre il latino,Margaret la considerava poco spigliata,soprattutto in confronto a suo fratello Robert,il quale amava alla follia i testi classici e filosofici. Per quel motivo,Margaret si comportava severamente con Patricia e cordialmente con Robert. Con i suoi 4 anni di esperienza a casa Ross, la donna aveva ritenuto che sarebbe stato meglio che la ragazza dovesse imparare ad emulare suo fratello,un ragazzo molto brillante e maturo e abile nel parlare.
Ma a volte,ci si inganna dalle apparenze.
Perché,proprio il tanto osannato Robert ,era il primo che ogni giorno imparava qualcosa di importante da quella ragazza,così tanto speciale per lui. Così tanto amata.
La signora Parker appoggiò rumorosamente un libro di testi di Seneca.
La maggior parte dei mortali, Paolino, si lamenta dell’avarizia della natura, del fatto
che siamo generati a vivere per qualche istante, del fatto che, si dice, questi spazi del tempo
concesso ci scorrono con velocità talmente violenta nel trascinarci via, che eccettuati
pochissimi, tutti gli altri sono lasciati in asso dalla vita proprio mentre si preparano a vivere.”
Robert osservò la bellezza del segretario dell’addetto stampa,mordendosi il labbro inferiore.
-Grazie!- Urlò il ragazzo,sorridente.
Un brivido di piacere scorse sulla schiena di Robert,mentre gioioso disse : -Si Figuri! Arrivederci!-
Appena Robert si voltò per uscire dalla stanza,i suoi occhi si incontrarono con quelli di John Gray.
John Gray. Quel venticinquenne e biondo poeta che da poco era entrato a far parte del suo gruppo di studi,si stava lentamente avvicinando  sempre più non solo ad Oscar,il grande amore della vita di Robert,ma anche a Patricia,una ragazza tanto bella e tanto sensibile.
-John- disse Robert con tutta la serietà possibile - Che ci fai qui?-
-Sono venuto per consegnare un articolo di cronaca locale. Trattasi di un noto criminale,che sta per essere scarcerato ingiustamente-
-Ah- disse,senza un minimo interesse verso l’articolo del ragazzo - Io ho consegnato la cronaca mondana. Ma ora mi devi perdonare,devo tornare a casa da Patricia. Poiché io sono l’unica persona di cui lei ha bisogno. Arrivederci-
-Arrivederci Robert-
E John fece spallucce, mentre vide l’amico allontanarsi.
“In verità non è che noi abbiamo poco tempo,è che ne perdiamo molto. La vita sarebbe abbastanza lunga , e ci è stata data in abbondanza per il compimento delle più grandi imprese; bisognerebbe che fosse tutta ben spesa; ma quando è svanita tra il lusso e la trascuratezza,quando non è impiegata per nessuna azione che valga qualcosa,quando infine il destino estremo incombe,allora noi, che non l’abbiamo sentita passare,ci accorgiamo che è già passata.”
La lezione venne interrotta da Robert,che salutò le due donne. La signora Margaret si alzò,abbracciando il giovane,baciandolo e facendogli il ganascino sulla guancia destra. Il ragazzo rimase sbigottito.
-Giovanotto! Oggi vostra sorella,nonostante fosse assonnata,ha seguito correttamente la lezione. Inoltre,poco fa le ho parlato del signor Thompson,l’insegnante che vi ho consigliato giorni fa-
Il signor Thompson doveva istruire Patricia sul diritto ed economia, due materie che secondo Margaret erano fondamentali per una giovane donna che stava per maturare,e anche imminente al matrimonio (la donna doveva sempre controllare le "entrate" e le "uscite" del marito). Giorni prima,la signora Margaret aveva assillato Robert per fare in modo che sua sorella avesse Thompson come secondo precettore. E Robert cedette,decidendo quindi di retribuire Thompson quando egli si fosse presentato a casa sua e avesse completato le lezioni.
Patricia non amava la matematica e le leggi. Non si sentiva portata per quelle due materie. Anche i politici coevi,d’altronde,non erano portati a far politica. Ma nonostante tutto,ogni giorno occupavano le postazioni delle due camere,e annuivano attonitamente a  tutto quello che dicevano Robert Gascoyne-Cecil,il primo ministro, e Victoria,la regina. E anche lei doveva rispettare la decisione di Robert,occupando in futuro una postazione posta di fronte al signor Thompson,e annuire ogni volta che lui parlava di numeri o di articoli legislativi.
Margaret si alzò rumorosamente dalla sedia,e con un gesto poco femmineo,raccolse tutti i materiali scolastici e uscì dalla casa,urlando : -Arrivederci!-
Mentre si udì sbattere la porta da Fred,Robert si prestò a salire le scale,mentre Patricia lo seguì, chiedendogli dove andasse.
Robert alzò gli occhi al cielo,nel bel mezzo delle scale.
-Oh cara,oggi sei davvero amorevole ma insistente al tempo stesso! Comunque,sto andando a darmi una rinfrescata-
-Ah. Comunque,complimenti: non mi avevi ancora parlato del signor Thompson- disse la ragazza sbuffante,salendo  le scale lentamente poiché il suo vestito era molto lungo.
-Perdonami,mi è sfuggito dalla mente-
-Beh,ultimamente ti dimentichi pure di rientrare a casa-
Robert si fermò sulla balaustra. Guardò amaramente la sorella.
-Sono fatti miei,non ti pare?Ora lasciami in pace,sei così noiosa e pedante stamattina-
Patricia iniziò ad innervosirsi. L'atteggiamento di Robert stava diventando sempre più odioso.
Patricia alzò la gonna di quel vestito lungo e insopportabile,e salì in fretta le scale.
Chiunque l’avrebbe vista,l’avrebbe considerata una sciacquetta. La società inglese proibiva che le donne avessero vestiti più corti della caviglia. Le gambe erano considerate come una sorta di sessualità esplicita.
Gli occhi della ragazza si precipitarono fissi in quelli di suo fratello. Ma suo fratello abbassò subitamente lo sguardo,verso quelle gambe scoperte da calze.
-Ricordi Patricia,quante volte te le ho sfiorate?- disse maliziosamente,mentre le osservava mordendosi le labbra inferiori.
A Patricia sovvenne un ricordo poco gaio ma stranamente molto piacevole ed incestuoso per suo fratello. Una volta,mentre era solita a sdraiarsi nel letto con Robert per chiacchierare del più e del meno,lui senza nessun motivo e senza nessun permesso,iniziò a sfiorare lentamente le gambe di lei.
Le mani del ragazzo si posarono e incominciarono ad accarezzare longitudinalmente e sgraziatamente gli arti inferiori,soffermandosi più volte nell’interno coscia.
Voleva che anche lei con quel gesto provasse pura libidine,ma invece Patricia non provò altro che una forza interiore di disprezzo,che fece muovere rapidamente la mano destra,trasformandosi  in un sonoro schiaffo,che li portò a non scambiarsi parola per alcuni giorni. Soltanto l'amore familiare,più forte di ogni odio banale,li ricondusse assieme.
Ma,per la fortuna di Robert,la ragazza non ripeté quello schiaffo una seconda volta. Si limitò a precipitarsi furiosa sul letto,senza proferire parola,e cacciando il volto sul cuscino. Robert la seguì,tenendo le mani in tasca.
-Lo ammetto -disse il ragazzo -Il terrore degli uomini è quello di trovare donne che li ricordano sempre i loro punti deboli-
Patricia si volse verso il fratello,seduto sul letto,mentre accarezzava le sue spalle.
-Il terrore delle donne invece è quello di avere a che fare con uomini che esaltano i propri errori-
-So di essere stato brusco,quella sera. Dev' essere stato il fatto che avevo bevuto un bicchiere di Gin di troppo-
-Eri amareggiato come oggi-
Sulle labbra di Robert si accennò un sorriso.
-Ma ora,è acqua passata. Temo che c'è stato un equivoco,poco fa,poiché il sottoscritto da iersera è tornato felice. Ha finalmente ritrovato il suo equilibrio interiore-
-Presumo che ieri notte non sei tornato a casa perché ti sei divertito,e immagino che non ti sei divertito da solo...- disse la ragazza,con un'aria investigativa.
Robert diventò rosso. Sospirò.
-Non c’è cosa più bella che vederti felice,fratello mio-
La ragazza lo abbracciò appassionatamente.
- Suvvia,Robert,riposati: noto la tua stanchezza. Più tardi ho intenzione di condurti a teatro,per festeggiare la tua "rinascita"!-
-Ottima cosa,però promettimi che non andremo a vedere una tragedia-
-L’ideale sarebbe una bella commedia seicentesca-
-Non male,però non vorrei andare in un teatro di periferia-
-Non brontolare. Poco importa l’ubicazione del teatro,l’importante è divertirsi. Ora riposati,più tardi decideremo che commedia guardare. Ti voglio bene-
La ragazza si alzò dal suo letto,abbandonando da solo il ragazzo,avvolto dalle coperte,mentre chiudeva dolcemente gli occhi.
Robert sorrise,e nel bel mezzo dello stato di dormiveglia disse:  -Ti amo,Patricia. Non c’è donna speciale come te. Sei così dolce che apprezzi anche i torti degli uomini-
 
Menlove Ave.
Con tanto sforzo,finalmente ho partorito questo capitolo quinto. Per l'ennesima volta,ho approfondito il rapporto tra Robert e Patricia. Ho avuto alcuni problemi,perché in principio volevo che Pattie desse nuovamente a Robert uno schiaffo,ma poi ho trovato paradossale il fatto che due ragazzi litigano per un fatto piuttosto "pesante",e poi dopo un minuto fanno la pace. E quindi ho scelto l'opzione "Patricia si rifugia nel suo lettuccio",ovvero questa!  xD
Spero che vi sia piaciuta questa versione,temo di essere stata pedante con le parole e le descrizioni dell'ultima parte. Della prima,devo essere sincera,ma la apprezzo,forse perchè sono riuscita a descrivere Margaret come volevo.
Notate bene,lettori: vi chiedo di memorizzare il signor Thompson e l'articolo di giornale di John: presto riparlerò di loro.
E Oscar? Tranquilli,non l'ho dimenticato! :D Mi sa proprio che nel prossimo capitolo accennerò qualcosa su di lui!
A presto!
Night
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Due corpi,dopo essersi raggomitolati come due fili di lana,si accasciarono,srotolati lievemente e dolcemente.

Fu il ragazzo biondo il primo ad alzarsi dal letto. Cercò di orientarsi attraverso la luce flebile che entrava dalla finestra socchiusa.
Il ragazzo moro osservò,disteso,la nuda e candida bellezza del suo compagno,così bello da poter sembrare Apollo,il dio dell'Arte. John Gray era Arte. Un'Arte che poteva senza alcun indugio essere plasmata in tutte le forme esistenti.
Il ragazzo biondo fece due boccate dalla sigaretta appena accesa.
-Devo andare- disse amareggiato,mentre si vestiva rapidamente. Lasciò sul tavolinetto un pacchettino di carta con degli spiccioli,un piccolo pegno per il suo sensuale amante.
 
"Laggiù, tutto non è che ordine e bellezza, 
 lusso, calma e voluttà."
 
-Oh,già rientrato?-
-Lo credo. è da ieri notte che sono in piedi. Che stanco- disse l'uomo,sprofondando nella sedia.
-Riposati,su-
-Sia ringraziato il cielo che non frequento tutti i giorni la facoltà-
-The?-
L'uomo annuì,mentre la moglie gli versò il The caldo sulla tazzina bianca,decorata con fiori blu.
-A volte mi chiedo se è più stressante essere lettore o scrittore-
-I lettori vengono acclamati,gli scrittori talvolta mal giudicati-
L'uomo smise di sciogliere lo zucchero nella tazzina con il cucchiaino.
-Questo avviene quando gli artisti vogliono fare i moralisti,Constance. I lettori non sono altro che mediatori di pensieri altrui. Gli scrittori sono "gli altrui"-
La donna sospirò.
-Dove sono i bambini?- chiese l'uomo.
-Al parco a giocare con la nonna-
-Ottimo. Così giocheranno agli esploratori. Bisogna iniziare a conoscere il mondo attraverso l'ebbrezza di un gioco innocente-
-Ah,dimenticavo: John Gray e Robert Baldwin Ross stamane sono passati per consegnarti le bozze degli articoli,dato che oggi non ti hanno incontrato in Facoltà-
-Bene:leggiamo che ha scritto Gray,sai,è un articolo di cronaca locale,è meglio iniziare sempre con articoli seri e finire con quelli frivoli. Mandiamo giù il boccone amaro dell'assasino Mason dei Butler...Oh,Santi Numi! Ma sono i Butler uccisi 19 anni fa?-
-Non lo so,Oscàr - disse la moglie,chiamandolo come era solita con un accento francese - Credo di sì. Vuoi che chiedo a mamma?-
-Non importa,grazie. Ho appena letto che lo sono. Perdonami,ma devo andare a fare una telefonata-  
Oscar Wilde si precipitò,con un'aria terrorizzata,al telefono.
 
“Brulicante città,città piena di incubi,
dove lo spettro in pieno giorno aggancia il passante!
I misteri dovunque scorrono come linfe per gli stretti canali del colosso possente”
 
La ragazza si vestì e si truccò elegantemente,e si diresse nella sua stanza per svegliare il fratello,stretto ancora tra le calde braccia di Morfeo,il Dio del sonno.
-Robbie- lo chiamò,lievemente,senza ottenere alcuna risposta.
Le sue labbra carnose non emettevano alcun movimento. Respirava lievemente,alzando ed abbassando la cassa toracica. Le ciglia nere che adornavano le palpebre,chiudevano gli occhi,come una cerniera.
Era di una bellezza unica,suo fratello.
-Robert Baldwin Ross!-
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi.
-Tesoro...eccomi- disse sorridente e con lo sguardo sognante,tipico di un uomo che credeva  di essere ancora nel bel mezzo di un sogno,o nell’Eden,con la presenza di Eva,la prima femme fatale di tutti i tempi.
Ma le tende filtranti di luce pomeridiana,appena aperte da Particia,fecero riportare il giovane Robert sul pianeta Terra.
Il ragazzo si preparò rapidamente per la rappresentazione. Furono in orario,e decisero di proseguire a piedi per alcune apparenti tranquille vie di periferia,dopo un breve tratto di carrozza. Patricia decise di andare a vedere “Le preziose ridicole”,una commedia del francese Molière.
La porta venne chiusa dai giovani,poiché Fred era andato a prendere sua moglie alla stazione. Il padre della donna era stato dimesso dall’ospedale,era fortunatamente migliorato.
-Oh,per Diana!- urlò Wilde,mentre nessuno rispondeva al telefono,a casa Ross.

“E colui che possiede desideri
Che hanno forma di nuvole,e chi sogna
-come coscritto il suo cannone- immense e ignote e varie voluttà,il cui nome
Non ha mai saputo l’umano spirito.”
 
John si vestì frettolosamente,gettando la sigaretta nel posacenere. Sì avvicinò all’uscio,ma venne interrotto dall’amante.
-La cartellina-
-Oh,gli articoli!Che sbadato-
-Che scrivi,di solito?- chiese il giovane moro interessato.
-Mah,di tutto. Oggi ho consegnato un articolo di cronaca locale. Si intitola "Mason presto scarcerato". Che ingiustizia!Meritava l'ergastolo-
Appena sentì quel maledetto nome,il ragazzo scoppiò di rabbia,stringendosi le orecchie,sperando di non aver sentito quel nome. Fece una smorfia di dolore,come se avesse voluto emettere un grido,ma non ebbe la voce per farlo. I suoi occhi truccati di kajal si riempirono di lacrime.
-Meritava la morte- disse,digrignando i denti.
John comprese la rabbia dell’amico,forse c’era qualcosa che non andava. Ma non si incuriosì troppo,infatti decise di uscire in fretta,per non compromettergli l’animo.
-Che tardi. Scappo- disse,avvicinandosi a lui per dargli un passionale bacio.
-Mi ha fatto molto piacere conoscerti. Come ti chiami?-
-Anche a me,giovane amico. Comunque io mi chiamo John. Spero di ritornare a salutarti,Patricia Desirèe Baudelaire…come il grande poeta-
-Finalmente qualcuno che capisca il puro piacere della Poesia. In tutta la mia vita passata in questo casino,non ho mai visto un ragazzo così bello- disse,sorridendo.
-Grazie. Sei dolcissimo-
Patricia rise sguaiatamente.
-Dolcissima. Sono una donna,ricordatelo: nonostante abbia un organo simile al tuo-
John arrossì,e sorrise,uscendo dalla porta sgangherata della stanza del giovane.
Il ragazzo uscì dal postribolo,gettandosi nella folla di gente di periferia.
 
"Peccati ostinati,pentimenti vigliacchi;
le nostre confessioni esigono lauti compensi,
e sulla via melmosa rientriamo contenti,
con vili lacrime illusi di lavare ogni macchia."
 
-Oh,guarda! Lo vedi?- Disse Patricia,mentre cingeva il braccio del fratello,tutta saltellante.
-Chi?- si voltò il ragazzo,da tutte le parti.
-C’è John!Chiediamogli se vuol venire con noi a teatro. Sai,è una persona molto piacevole. Mi piace,sì- disse soddisfatta,con un ampio sorriso.
Robert Baldwin Ross aggrottò le sopracciglia: -Sì,credo che John sia un buon interlocutore-  
-Oltre ad essere un tuo grande amico- aggiunse Patricia,mentre cercò di avvicinarsi a John,il quale camminava non troppo speditamente.
-John!- urlò la ragazza.
Il giovane Gray si voltò. Rise quando vide la fonte della voce che lo chiamava.
-Patricia! Quale onore! Come state?- disse,facendo un inchino.
-Molto bene,e lei?-
-In perfetta forma!-  disse,alzando le braccia al cielo,mentre il pomo del bastone da passeggio,tenuto nella mano destra,brillava al sole.
La ragazza indicò il giovane Ross che lentamente camminava,incantandosi a guardare vecchi aristocratici entrare spediti in viuzze buie,e faceva smorfie di disgusto.
-Io e Robbie stiamo andando a teatro,a vedere “Le preziose ridicole”-
-Ovvero una parodia della nostra società,scritta 200 anni fa- aggiunse Robbie,che aveva appena raggiunto la coppia.
-Mi chiedo se Molière fosse un veggente!- aggiunse Gray.
I ragazzi risero.
Robert cercò di dimenticare le sue paranoie sulla presunta relazione tra Oscar e John,invitando l’amico a teatro : - Allora,mio caro amico. Vieni?-
-Con piacere-
I teatri di periferia non erano mai affollati,e il prezzo dei biglietti era sempre economico. Cosa alquanto strana,dato che molte performance degli attori degli sgangherati teatri di periferia  erano da paragonare a quelle dei teatri in sedie di velluto e palcoscenici di legno colorati d’oro.
Come Sybil Vane del “Ritratto di Dorian Gray” : un divino angelo posto nel maledetto Inferno.
Dopo una divertente rappresentazione,i tre rincasarono.
La ragazza,stanchissima,si congedò,salendo le scale,abbandonando i due amici che bevevano del cognac.
-Davvero bella la commedia,Patricia ha fatto un’ottima scelta- disse John.
-Sì,davvero-
Robert mosse con movimenti concentrici il bicchiere,in modo tale da girare il cognac.
-Ho bisogno di parlare con te- disse,fissando il bicchiere.
John sbarrò gli occhi,e lentamente annuì.
-Dimmi- disse,guardando ancora il bicchiere -Tu ed Oscar-
-Che?- lo interruppe subitamente John,incredulo,e con gli occhi ancora più sbarrati di prima,fece un balzo dalla poltrona.
-Insomma,John: tu e lui…?-
I due si guardarono negli occhi.
-Guarda,non lo vedo da quattro giorni- disse,tutto serio,cercando di togliere via ogni sospetto di storia d’amore clandestina  -Quando ci sarà una prossima conferenza?-
Robbie non tollerò lo stato di incomprensione dell’amico,e quindi decise di deviare un poco il discorso:
-Cambiamo domanda. Sei omosessuale?-
John iniziò a tremare: mai il suo amico lo aveva sconvolto così tanto. Robert gli posò una mano sulla spalla.
-John è da più di un anno che ti conosco: non negare l’evidenza-
John annuì,bevendo frettolosamente tutto il cognac. Cercò di alzarsi per fuggire ad ulteriori domande,ma la mano di Robert sulla sua spalla si strinse ancora di più.
-Ecco,come pensavo!- Sorrise,facendo una smorfia di disgusto.
-Cosa c’entra tutto ciò con Oscar Wilde?-
-Perchè secondo me…-
John lo interruppe:  -Non credo che ti possa importare. Dato che non importa a me-
Robert si sedette,dopo essersi versato altro liquore.
-Posso farti una domanda?-
-Sì-
-Quanto lo ami?-
Per Robert era giunto il momento della verità:  John si confidò,fluidamente,con lo sguardo perso nel vuoto. John disse all’amico di amare Oscar Wilde più della sua vita,e Robert affermò lo stesso. Inoltre,Ross aggiunse che non gli dispiaceva condividere con il suo caro amico lo stesso amante. Anzi,lo riteneva alquanto delizioso.
-Non credo che a questi tempi la gelosia serva a qualcosa- aggiunse Ross.
I due risero.
-A presto,Robert. Io devo rincasare,c’è la carrozza che mi aspetta da un po’-
John abbracciò l’amico,e venne accompagnato da Fred all’uscio.


 
                                                                                                   Menlove ave.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                               28-6-11
Senza dubbio,avete notato uno dei temi del capitolo sia Baudelaire.Ho collegato il ragazzo Patricia alle poesie del grande Charles che ho messo,a cavallo di ogni “sezione”: eggià,perché questo capitolo è suddiviso in parti,perché non avevo intenzione di trascurare nessuno dei protagonisti. Dopo una giornata stressante,ho deciso di continuare a scrivere su questo capitolo,iniziato tanto tempo fa. Ho fatto poche modifiche,devo ammettere che era già completo,non ricordavo di averlo abbandonato in una fase avanzata!Un ringraziamento a tutti quelli che leggono questa storia,e a Zaz e a Thief che come sempre,mi recensiscono.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                               11-7-11
Rieccomi qui…perdonatemi se questo capitolo non è esteticamente degno di entrare a far parte di una fiction sull’eleganza,ma non vedevo l’ora di pubblicarlo,è da mesi che ho digitato le prime parole. Perdonatemi per gli errori,nel prossimo capitolo farò di meglio.
A presto,e godetevi le poesie di Baudelaire…almeno quelle sono sublimi agli occhi!
Night Julia Holly.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


 -Buongiorno, signorina Ross-
Patricia sorrise nel ritrovare la moglie di Fred a casa sua. La ragazza fece un piccolo balzo sulla donna per abbracciarla. La donna stava meglio,poiché suo padre era discretamente migliorato.
Mentre la giovane Ross sorseggiava del The in giardino,un Fred amareggiato le rivolse la parola,con il capo chino:
 -Perdonatemi se non le abbiamo consegnato la lettera appena lei è rientrata a casa,è stato suo fratello che me lo ha proibito,poiché mentre il signor Gray è andato via,lei stava già dormendo -
-Non ti preoccupare Fred- disse la ragazza,intenta ad aprire la busta -Chi è il mittente?-
-mi rincresce dirle che il mittente è ignoto-
La ragazza guardò il vuoto con un fare sospetto. Fissò la bianca carta,solcata da tratti neri di stilografica.

Gentile Miss Butler,
Mi chiamo Thomas Fielding e ho lavorato a lungo presso i suoi genitori. Ho appreso la notizia che l'assassino dei vostri genitori sta per essere scarcerato. La prego di recarsi domani alle cinque del pomeriggio al Pub "Swallow’s nest" di Soho. Ho bisogno di mettermi d'accordo con lei sul fatto che dovremo fare causa a lui,una volta che egli verrà scarcerato.
Cordiali saluti
                                                                                                                                                                                                                            Thomas Fielding
 
La ragazza iniziò a tremare.
-Thomas Fielding...è uno scherzo,Fred? - disse,innervosita.
Ma Fred,sorpreso quanto lei del mittente della lettera,disse che non lo conosceva e non sapeva se quel Thomas fosse un birbante che faceva scherzi a famiglie oneste come i Ross o un uomo onesto che cercava di rassicurare l'animo di miss Butler.
Ma,mentre i due discutevano della poco lieta sorpresa,la moglie di Fred annunciò l'arrivo del signor Wilde.
-Buongiorno- disse l'uomo,sedendosi nella sedia in vimini. -Non vorrei essere scortese,ma ho dimenticato i fiammiferi a casa. Me ne potrebbe dare uno?- La ragazza rispose all'uomo con un cenno,poiché il dolore e l'ansia le impedirono di parlare. Offrì il fiammifero a Wilde,il quale si accese una sigaretta e scostò la sedia più vicino a lei.
-Cercava mio fratello?- disse,con un filo di voce.
-Beh,se suo fratello si chiama Patricia Butler Ross...sì-
Patricia rimase meravigliata : non se lo aspettava che un uomo distinto come Wilde venisse a trovarla.
-Avete letto il giornale?- disse l’uomo,mostrandoglielo.
-Qual 'è il motivo della sua visita?-
-Temo per la sua incolumità-
Patricia lesse l’articolo di giornale che trattava Thomas Fielding nella lettera.
-Come fa a sapere che rischio di morire,tra un giorno all'altro?- disse,accendendosi una sigaretta,con una lieve veemenza.
-Signorina Ross,si calmi. John Gray ha scritto un articolo su Mason-
-John? Perchè non me lo ha detto?L'ho visto anche ieri!-
-Ma John non è conscio del passato di lei. Non conosce bene Londra quanto me-
Wilde prese gentilmente la lettera dalle mani di Patricia. Leggendone il contenuto,chiese alla ragazza chi fosse Thomas Fielding,poiché era la prima volta che ne sentiva nominare.
-Le consiglio di andarci con qualcuno. Vada pure con il suo amato Gray,Robert non tornerà a casa a quell’ora-
-Rimango alquanto sbalordita quando sento che lei conosce più di me le abitudini di mio fratello-
-Frequento molto spesso suo fratello. Più di una volta mi ha invitato a pranzo…e lei non c’era-
-Eppure lei ha sostenuto di conoscere il mio passato- disse sorridendo, la ragazza.
Wilde la osservò compiaciuto : -Conosco il suo passato,ma non il suo presente. Vorrei tanto sapere perché non vi ho conosciuta prima!-
Le parole che emanava la voce di Oscar avevano una grande forza attrattiva su Patricia. E fu per quel motivo che la ragazza si spinse a raccontare un poco la sua vita.
-Ogni tanto vado a soggiornare a Brighton,perché rispetto a Londra,nessuno mi conosce. Quando i miei genitori morirono,mamma Baldwin acquistò una casa a Brighton con i soldi dei Butler. All’età di otto anni,mia madre Baldwin voleva che crescessi con nonna Butler, ma era così forte l’amore che provavo per i miei fratelli,soprattutto per Robert,che decise di farmi vivere ancora un poco con loro. E questo poco è diventato una decina d’anni. Io e Robert siamo inseparabili da quando eravamo piccoli. Robert era l’unico della famiglia che è sempre stato vicino a me. Era l’unico che trascorreva quasi tutta l’Estate a Brighton con la nonna. E io ho sempre sostenuto i valori in cui crede. È per quello che quando ha deciso di andare a vivere da solo,io l’ho seguito. Mia nonna oramai è morta e io a Brighton abito da sola. Mi fanno compagnia Anne,la moglie del maggiordomo, e la signora Margaret,la mia tutrice-
Oscar ascoltava attentamente la storia della ragazza,quasi come fosse un prete rinchiuso nel confessionale. Sorseggiava del gin preparatogli da Anne,e terminava di fumare la sua Pall Mall. Quando la ragazza ebbe finito di parlare,Oscar le consigliò vivamente di partire al più presto.
-Alle cause penali ci penso io. Conosco un buon poliziotto che farebbe a caso nostro! Richard Thompson,dello Scotland Yard-
Nello stesso momento,l'orologio suonò le nove in punto.
-Per Diana,devo rincasare. Si rimetta in sesto,poi venga da me o mi mandi una lettera,scrivendomi tutto sul futuro incontro con Fielding. E soprattutto,sia prudente- . Poi rise : - Ma questo,credo che lei lo sappia già!-
-Farò di tutto per non andare incontro alla morte,glielo prometto,signor Wilde!- disse la ragazza,scherzosamente.
Oscar,con un inchino,salutò la ragazza,facendole il baciamano.
-Oscar....chiamatemi Oscar- disse,con un tono alquanto sensuale,per poi allontanarsi con lenti passi da lei.
-Beh,che visita!- disse la ragazza tra se,tuffandosi nella poltrona del giardino.
Ma la malinconia la assalì di nuovo,prendendole il sopravvento,stringendola con i suoi artigli,come fa un rapace con la sua preda.
-Non voglio più uscire con John - piagnucolò come una bambina -Non me la sento che lui mi veda in questo stato d’animo. Ma non mi sento in grado di andare da sola da Fielding. E se fosse amico di Mason? Ahimè,destino crudele!-

"Ding ! Dong ! Dang ! Dong!"

Il campanile suonava le quattro del pomeriggio.
Un ragazzo,che teneva fra le mani gli Epigrammi,alzò i suoi occhi azzurri al cielo,con le labbra che esprimevano un esile sorriso e con le guance un poco arrossite.
Nonostante i capricci del mattino precedente,Patricia non si preparò di controvoglia all'appuntamento con l'affascinante poeta.
Alla ragazza interessava davvero tanto la persona di John Gray, e non vedeva l'ora di discutere con lui di letteratura e sperava di trovare rassicurazioni da parte del giovane. Prese il giornale con l'articolo di John,se lo mise sottobraccio e partì alla volta dell'Hyde Park,a bordo di una carrozza.
Patricia accelerò il passo quando sentì lo scoccare delle quattro dal campanile vicino ad Hyde Park. Ad un certo punto,si mise a correre,sconcertando alcune coppie borghesi di mezza età che camminavano lentamente lungo il parco.
-Perdonatemi per il ritardo,immagino che sarete amareggiato- disse,affannando per lo sforzo della corsa.
Patricia incontrò John immerso nella lettura, con il naso in mezzo alle pagine degli Epigrammi di Marziale e con le gambe leggermente divaricate. Con quella ambigua posizione, rischiava di scivolare sempre più nella panchina,e di cadere per terra con il sedere. Più che amareggiato,sembrava estasiato,grazie a quel libriccino. Alzò lo sguardo,sorridente,e salutò la sua amica. Con un balzo,John si mise in piedi,e regalò alla ragazza una rosa rossa,che aveva nascosto dietro la schiena. Patricia rise di gioia: non si aspettava così tale galanteria da parte sua.
Nel frattempo che la ragazza si sedette vicino a lui nella panchina, John accarezzava il suo libro,e leggeva emozionato alcuni versi,incantando le orecchie di Patricia.
-Che bel libro che ho portato!- disse,sospirante.
-E io,che bel giornale che ho portato- disse la ragazza,con l’amaro in bocca -Me lo ha regalato il signor Wilde -
-Il mio articolo! Vi è piaciuto?- disse,pieno di meraviglia,saltellando dalla panchina.
Patricia sospirò,cercando di tranquillizzarsi.
-Dovete sapete - disse,con il cuore in gola - Che avete scritto sopra l’assassino dei miei genitori-
La meraviglia di John si trasformò in mestizia. Il ragazzo spalancò gli occhi tremante e istintivamente,abbracciò la ragazza,e la pregò di essere indulgente con lei,poiché non era altro che un disgraziato,e maledisse la sua mano che scrisse quell’articolo.
-Non arrabbiatevi con voi stesso,signor Gray. Ora ascoltatemi bene,vi racconterò delle cose molto importanti,e ho bisogno della vostra amichevole fedeltà-
Patricia prese dalle mani dell’amico il libro degli epigrammi,e lo posò in un canto della panchina assieme al giornale. La ragazza raccontò il tragico episodio della morte dei suoi genitori.
All’ora prevista per l’appuntamento,Patricia e John si trovarono davanti al pub. Quando vi entrarono,rimasero disgustati nel vedere vecchi ubriaconi che brindavano con bicchieri traboccanti di vino,fumavano sigarette e sputavano per terra,mentre delle prostitute ballavano allegramente intorno a loro,avide di danaro e di qualche goccia di birra,rimasta nei fondi dei boccali di qualche beone addormentato sul bancone scuro ed unto,dopo una lunga bevuta. Altri uomini giocavano a carte,puntando le loro giocate con qualche misero scellino. Il padrone del pub era un grassone vestito di cenci che appena vide Patricia,le fece un sorriso malizioso. John riconobbe Thomas Fielding,solamente per il fatto che appena lo vide,l’uomo gli urlò : -Venite ragazzi,venite!-
-Thomas Fielding?- chiese Patricia.
-Sì,parlo con Patricia Butler Ross,immagino-
-Sì,molto piacere - disse la ragazza,stringendogli la mano -Le presento John Gray,mio fedele amico e scrittore dell’articolo sopra Mason-
John e Thomas si salutarono anche loro con una stretta di mano. Dopo aver fatto accomodare i giovani nel suo tavolino,Thomas disse,rivolgendosi a Patricia:
-Ha fatto bene a venire accompagnata,sa,non è un posto piacevole per una fanciulla come lei-
E poi,a John disse :
-E lei,signor giornalista,immagino che sappia qualcosa sopra Mason-
-Sì. Quel poco che so l’ho appena riferito a Patricia,mentre ci stavamo avviando verso questo pub. Deve sapere che l’assassino dovrà essere liberato il mese prossimo. Come sapete,Mason dovrebbe uscire tra sei anni,ma qualcuno ha pagato una lauta somma per scontagli la pena. Ovviamente,la persona che ha pagato è sicuramente un uomo alquanto notabile in città. Indubbiamente, questa persona è anche il celebre complice che ha fatto ammazzare,per via dei sicari,un certo Yeats,una decina di anni fa-
-Ecco,mi chiedevo chi fosse questo Yeats- chiese Patricia a Fielding.
-Yeats era l’unico che sapeva il nome del complice di Mason. Ora si presume che l’unico che lo sappia sia suo figlio Philip. Ma Phil non ne ha mai parlato,è sempre stato un giovane riservato. Ora,se Mason sa dell’esistenza vostra,signorina Patricia,e del signor Yeats,rischierete grosso. A Phil ho già detto di denunciare Mason,ma sta aspettando un vostro incontro,per discuterne un poco su quale giorno vi sia adatto per andare insieme a lui alla polizia-
Appena Fielding pronunciò il nome di Philip Yeats,Patricia si sentì come se avesse già conosciuto quel ragazzo,nonostante fosse la prima volta che sentiva il suo nome. Sicuramente anch’egli sentiva i suoi stessi dolori : quello della perdita del genitore,colui che li ha messi al mondo,colui che li ha gettati nel brivido più grande: la vita stessa. Patricia non vedeva l’ora di incontrare quel ragazzo,aveva bisogno di sentire i suoi sentimenti,di confidarsi con lui. Sicuramente l’avrebbe capita senza indugi.
-La prego,mi dia l’indirizzo di Yeats- disse a Fielding,con un tono simile ad una supplica. Fielding le diede l’indirizzo del suo luogo di lavoro : -Lo cerchi con il nome di Patricia Desirèe Baudelaire,sa,diciamo che lavora in incognito!- disse,ridacchiando e fumando un lungo sigaro.
Dalla sorpresa per aver scoperto che la vittima di Mason e futuro amico di Patricia fosse il suo stesso amante,John sobbalzò dalla sedia così forte,che rischiò di perdere l’equilibrio.
-Tutto a posto! - disse,facendo una smorfia -Bene,Patricia,non c’è tempo da perdere,muoviamoci ad incontrare questo Philip Yeats!Arrivederci,signor Fielding! A sentirci! A proposito. Qual è il suo indirizzo?-
Dopo che Thomas diede anche il suo indirizzo,John si alzò rumorosamente dalla sedia,trascinando sottobraccio Patricia all’uscio del lurido pub,correndo per le orride vie dei bassifondi londinesi,mentre la sua amica gli scongiurava di rallentare il passo.
-Andiamo,andiamo. Vuole incontrare Philip Yeats oppure no?-
-Le sto semplicemente chiedendo di rallentare il passo,mio caro John-
-Oh sì,mi scusi. Ma non so,siccome odiavo quel posto e non vedevo l’ora di andarmene,appena me ne sono andato,mi è venuta così tanta gioia che mi è venuta voglia di correre come un forsennato. Ahahahah!-
La risata acuta ed isterica di John Gray si sentì per tutte le strettoie di Soho.
 


Menlove Ave.
Ed eccomi qua con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia,non sapete quanto ho “sognato” nell’immaginare il bellissimo John Gray! Ho cercato di renderlo un poco esilarante, in questo capitolo.
Ditemi che siete rimasti sorpresi,quando vi ho svelato l’identità del misterioso travestito! E non è ancora tutto finito : nel prossimo capitolo,scriverò su Philip,quindi,siate pronti! :)
Ringrazio con tutto il cuore la mia cara Zazar Ramone per la sua bellissima recensione che mi ha fatto arrossire davvero tanto,e a tutti i lettori che seguono la storia.
Un caloroso saluto e al prossimo capitolo dalla vostra Night Julia Holly :) 
ps: ho un piccolo "pegno" per voi : una foto di John mentre legge!Molto estasiato,vero? XD




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