Vita da mercenari

di visbs88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** La prima missione ***
Capitolo 3: *** Banchetto & Battaglia ***
Capitolo 4: *** Addio, Jakotsu ***
Capitolo 5: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 6: *** Morte ***
Capitolo 7: *** Risveglio ***
Capitolo 8: *** Lettera di minaccia ***
Capitolo 9: *** Vendetta ***
Capitolo 10: *** Vorrei che tu fossi qui con me, Oaniki ***
Capitolo 11: *** Agghiaccianti scoperte ***
Capitolo 12: *** Il traditore ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Inaspettatamente, visbs88 ritorna!!!
Mi è venuta in mente una piccola ff di tre/massimo quattro capitoli…
Finalmente, qualcosina sulla mia amatissima Squadra dei Sette!
Degli spaccati sulla vita di questi mercenari: l’incontro tra Jakotsu e Bankotsu, la prima missione dei Sette, un’avventura e, infine, come m’immagino la loro “prima morte”.
Dedico questa storia a chi ha recensito “Un ghiacciolo in smoking” (Lulosky, mokomoko, Miss Adler, ale_chan88, serin88, lovlygirl, Mei91, Alys93, fmr18_onepiece), a chi l’ha messa nelle preferite (Alys93, Lucy94, Mei91, Michiyo_Asuka), a chi l’ha messa nelle ricordate (ale_chan88, Alys93, Michiyo_Asuka), a chi l’ha messa nella seguite (Alys93, angelika4ever, liliana87, Lulosky, Mei91, Miss Adler, mokomoko_sama, RapeChan, sharingan_92, shiroganegirl, VaMpIra89) e a chi l’ha letta!!! Grazie mille!
Cominciamo con il primo capitolo!
Buona lettura!
 
Bankotsu vagava per quel bosco sconosciuto, alla ricerca di un avversario.
Era così che viveva ormai da anni: si spostava per combattere, viveva per combattere.
Gli era giunta voce che nei dintorni di quel bosco vivesse uno strano individuo… uno strano individuo incredibilmente forte. Era tutto quello che voleva: qualcuno di potente con cui lottare, da uccidere.
Era quasi sera, il sole stava tramontando, quindi il futuro mercenario decise di accamparsi, essendo anche piuttosto stanco per il lungo viaggio che aveva appena compiuto. Una delle seccature di essere un umano.
Accese il fuoco in una piccola radura, si sedette su una roccia, posò accanto a sé la Banryu, la sua enorme spada, e tirò fuori da una piccola sacca alcune provviste. Si stava accingendo a mangiare, quando notò con la coda dell’occhio un luccichio. Fece appena in tempo a scansarsi, che una strana lama colpì il masso dove prima era seduto.
Bankotsu prese in mano la Banryu, pronto ad affrontare chiunque avesse osato cercare di colpirlo. Dalla penombra del bosco, emerse lentamente una figura abbastanza alta e sottile. A prima vista sembrava una donna… Portava sulle spalle una spada dalla lama curva.
- Maledetta, come hai osato?! – gridò Bankotsu, già pronto a uccidere quella stolta.
- Maledetta? – ripeté lei. La sua voce era roca, abbastanza femminile certo, ma una certa nota faceva pensare… - Penso che tu ti stia sbagliando…
Il ragazzo sgranò gli occhi. Quello era un MASCHIO?!?!?! Non aveva mai incontrato un uomo così, questo era poco ma sicuro. Gli occhi dello sconosciuto erano neri e scintillanti e sovrastavano due segni azzurri simili a lacrime, mentre i capelli castani erano raccolti in uno strano chignon. No, proprio non ne aveva mai visti di tipi così.
L’individuo osservava Bankotsu con altrettanta curiosità. Si vedeva però qualcosa di diverso… Improvvisamente ridacchiò in modo idiota.
- Lo sai… - sussurrò piano – sei davvero bello, ragazzino!
“Ma chi diavolo è questo?!” pensò allarmato Bankotsu. Indietreggiò di qualche passo. Lo sconosciuto l’aveva allarmato più con quella frase che con la spada.
- Che fai, scappi? – lo schernì l’altro. Poi mosse rapidamente il braccio destro, con cui teneva la propria arma. Subito, sembrò che la lama si allungasse, o meglio, si moltiplicasse, formando un lungo serpente affilato. La cosa peggiore, però, era che si piegava. Bankotsu schivò il colpo con un paio di balzi, ma fu costretto a indietreggiare. Cominciava ad arrabbiarsi.
- Vuoi davvero misurarti con me? – urlò.
- Sei uno straniero, vero? – chiese l’altro – E’ evidente… se fossi di qui sapresti chi hai di fronte.
Bankotsu sgranò gli occhi. Quel tizio voleva forse insinuare di essere l’avversario che stava cercando?
- Uhm, dalla tua espressione si direbbe che qualcosina su di me l’hai sentita, vero? – sogghignò l’individuo – Stai combattendo con Jakotsu.
Jakotsu… sì, l’aveva già sentito questo nome, proprio associato a quell’avversario che era andato a sfidare. A Bankotsu venne quasi da ridere. Quello era il potente Jakotsu? Una donnicciola, che forse aveva anche qualche problema con le relazioni con l’altro sesso? L’avrebbe ucciso in un batter d’occhio.
- Bene, Jakotsu – pronunciò con aria di scherno – Ero venuto qui proprio per combattere con te.
- Davvero ardito – commentò l’altro – Sei venuto ad abbracciare la morte, allora. Lei ha così voglia di abbracciare te – e così dicendo lanciò uno sguardo di desiderio al povero mercenario, che rabbrividì sentendo il tono di voce.
- Basta, mi hai stancato! – gridò Bankotsu. Poi si scagliò rapidamente contro l’avversario.
Dovette retrocedere, per via della spada. Dannazione, questa sì che era una situazione complicata. La sua Banryu era fatta per il corpo a corpo, non era in grado di lanciare attacchi a distanza. L’arma di Jakotsu, invece, teneva l’avversario lontano, e inoltre non era possibile prevedere i colpi. Beh, allora bisognava fare sul serio.
Bankotsu balzò nuovamente in avanti, schivò le lame serpeggianti con salti incredibili e si avvicinò all’altro, che però balzò all’indietro. Il futuro capo della Squadra dei Sette però era più veloce. Fece roteare la Banryu e la abbatté su Jakotsu, che sollevò la Jakotsu-to (quello era il nome della sua spada) appena in tempo per parare il colpo. I due si guardarono in faccia.
- Sì, sei davvero bellissimo – mormorò il ragazzo dagli occhi neri, leccandosi le labbra rosse – Voglio bere il sangue che uscirà dalle tue ferite…
Bankotsu menò un altro fendente. Ormai era furibondo.
- … voglio vederti soffrire ed implorarmi…
I futuri mercenari continuavano a combattere, il ragazzo con la treccia avanzando, l’altro retrocedendo, cercando lo spazio per poter usare la sua spada.
- … voglio baciare le labbra fredde del tuo cadavere…
- BASTA!
L’urlo carico di rabbia di Bankotsu spaventò, suo malgrado, Jakotsu, che approfittò di quell’attimo per allontanarsi e menare un colpo. La lama pieghevole colpì Bankotsu alla spalla destra, strappandogli un gemito di dolore mal represso.
L’altro gioì, l’espressione sofferente che per un attimo era comparsa sul volto del giovane dagli occhi blu era meravigliosa… voleva vederla ancora!
Tentò di dare un altro colpo. Bankotsu schivò.
Continuò così a lungo, per parecchi minuti. Jakotsu credeva di avere la partita in pugno. Peccato però che il suo giudizio fosse un po’ troppo affrettato.
Il giovane con la treccia scattò, ad una velocità mai vista, con un paio di balzi, vicino all’altro, cogliendolo totalmente di sorpresa. Reso furioso dalla ferita e dalle parole di Jakotsu, con la Banryu lo disarmò. La Jakotsu-to si conficcò su un albero lontano. Il suo proprietario cadde per terra, ancora confuso. Si vide l’arma di Bankotsu puntata alla gola.
- Uccidimi – disse tranquillamente – Mi hai sconfitto, sei stato il primo a farlo. Forza, uccidimi. Ne hai il diritto.
L’altro, tuttavia, esitava. Quella totale assenza di paura nell’altro lo disorientava. Inoltre, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Jakotsu era stato davvero in grado di ostacolarlo, molto più di quanto avesse previsto… dannazione, era pure riuscito a ferirlo! Fissò negli occhi lo sconfitto, lo guardò in quegli occhi neri così tranquilli… per un motivo sconosciuto, per la prima volta in vita sua, gli mancò la forza di dare il colpo di grazia. Jakotsu era stato forte, era coraggioso… era un valoroso, per dirla con una parola. Bankotsu non amava molto uccidere i valorosi.
Lo sconfitto sgranò gli occhi quando vide il ragazzo voltargli le spalle e caricarsi la Banryu in spalla, dicendogli:
- Vattene. Non ti voglio più vedere in vita mia. La prossima volta non sarò così clemente.
Jakotsu si alzò a sedere, mentre guardava Bankotsu allontanarsi.
- Aspetta!
Il futuro capo della Sette si voltò infastidito. Cos’altro voleva, quello scocciatore?
- Permettimi di seguirti.
Questa poi… Il ragazzo non si diede nemmeno la pena di rispondere. Sbuffò, poi riprese a camminare.
- Ehi, sto parlando con te! – gridò ancora Jakotsu.
- Lasciami in pace – borbottò il giovane. Proprio non aveva voglia di portarsi dietro uno così: donnicciola e gay.
- Non lo farò.
- Ti serve un’altra lezione, per imparare? – sbottò scocciato Bankotsu. Si voltò nuovamente: l’altro era pochi passi dietro di lui. Non aveva con sé la spada.
- Dico sul serio, voglio seguirti – lo sguardo scintillante di quel tizio lo impressionò: maledizione, faceva davvero sul serio… Bankotsu pensò al suo desiderio, diventare celebre, potente, incutere paura… forse, con un alleato sarebbe stato più facile… e Jakotsu non era certo debole… NO! Che diavolo stava pensando?!?!
- Anche io dico sul serio: SPARISCI – sibilò.
L’altro alzò le spalle, poi si girò e si allontanò. Bankotsu sospirò di sollievo: finalmente era riuscito a liberarsi di quello strambo.
Troppo bello per essere vero.
Ed infatti non lo era.
Jakotsu era andato solo a riprendersi l’arma, prima di mettersi a seguire convinto l’altro ragazzo, che frenava il nervosismo a malapena. Continuava a camminare, sentendo il gay (ormai l’aveva battezzato così) seguirlo a breve distanza. Cercò disperatamente di ignorarlo, senza però riuscirci pienamente. Forse, pensava, si sarebbe scoraggiato, se non gli avesse dato retta.
 
Il giorno dopo, quando Bankotsu si fermò circa a mezzogiorno per mangiare, Jakotsu lo seguiva ancora. La pazienza del futuro capo dei Sette era agli sgoccioli. Aveva camminato tutta la notte per cercare di seminarlo ed ora aveva un sonno tremendo, ma non poteva certo dormire tranquillo con quello strampalato vicino! C’era il rischio… brr, gli vennero i brividi solo a pensarlo!
Sospirò, voltandosi verso il gay che lo fissava tranquillamente.
- Avanti, dimmi quando vuoi continuare ancora questo stupido gioco – disse rassegnato.
- Questo stupido gioco non avrà mai fine, perché ti seguirò sempre – rispose deciso Jakotsu.
“Bella prospettiva” pensò inorridendo il ragazzino.
- Ammettilo, anche tu vuoi che io ti segua – proseguì la “donnicciola” – avresti potuto uccidermi quando mi hai sconfitto e non l’hai fatto. Avresti potuto liberarti in qualsiasi momenti di me e non l’hai fatto. Perché? Se ci pensi, potremo diventare grandi insieme. Siamo forti. Tu sei forte. Diventeremo temuti.
Bankotsu si girò, non voleva che l’altro vedesse quanto i suoi occhi blu scintillassero  alla prospettiva di poter essere temuto, di uccidere, di mostrare la sua forza al mondo. “Dagli una possibilità” gli sussurrò una voce nel cervello “Provaci, almeno”.
- Va bene.
- EH? – chiese Jakotsu. Era bastato poco per far cambiare idea al bel ragazzino!
- Ti ho detto che va bene, potrai seguirmi. Ma fai solo un passo falso, e non la passerai liscia – rispose Bankotsu, cercando di fare il duro. Impresa difficile, con uno così.
- Grazie mille, fratellone! – gridò Jakotsu, in preda all’euforia. Il giovane con la treccia si sottrasse per un pelo all’abbraccio dell’altro.
- Questo in futuro varrà come passo falso, ti avverto – ringhiò – E perché mi hai chiamato fratello?
- Beh, potremmo iniziare a considerarci tali, no? – sorrise il gay, tutto contento.
“Se non altro, se mi considera un fratello non ci proverà…” pensò Bankotsu.
 
To Be Continued…

 
Uff, che faticaccia ^.^ però l’ho finito!!!!
Mi sembra che faccia mooolto più schifo di ciò che ho pubblicato in precedenza, recensite anche per dirmi che ho ragione please!
Per quanto riguarda Bankotsu… che ci volete fare, io lo vedo come un super figo *.* con gli occhioni blu e la treccia *.* e spero di aver mantenuto bene il personaggio di Jakotsu, mi sembra di aver fatto meglio con lui che con Ban…
Mi scuso per eventuali ripetizioni, ma i sinonimi sono stati ardui da trovare…
Bene, ditemi che ne pensate di quest’ultima ff!!!!
Grazie mille di già!!!
Visbs88
P.S.: non so quanto velocemente riuscirò ad aggiornare, sono impegnata anche con un’altra ff, quindi mi sa che dovrete aspettarmi un po’… sorry!

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Capitolo 2
*** La prima missione ***


Eccomi qui di nuovo, con il 2° capitolo!!!
Chiedo scusa per il ritardo, ma lo sport mi demolisce (letteralmente, ho una caviglia mezza distrutta), il raffreddore non mi fa concentrare e ho un’altra ff da scrivere…
Vabbè, la smetto di lamentarmi: in questo capitolo facciamo un bel salto avanti. Siamo alla prima missione dei Sette! Non chiedetemi quanto tempo dopo, perché non ne ho idea XD
Vi avviso che la ff potrebbe essere un po’ più lunga del previsto…
Buona lettura!
 
Bankotsu e Jakotsu guardavano loro cinque compagni.
I due, per chissà quale miracolo, avevano continuato a viaggiare insieme, e malgrado i loro battibecchi si erano affezionati davvero molto l’uno all’altro. Insieme avevano raccolto altri guerrieri, in modo da formare una squadra. Ora erano sette: loro due, Renkotsu, un uomo molto intelligente, esperto di meccanica e che sapeva sputare fuoco, Ginkotsu, un umanoide con varie parti meccaniche, continuamente perfezionato da Renkotsu, Suikotsu, che avevano trovato sotto forma di medico misericordioso e che ora invece si serviva di artigli per uccidere quante più persone poteva, Mukotsu, il Mago dei Veleni, ed infine Kyokotsu, dalla forza e dalle dimensioni immense. Per uno strano caso, questi sette avevano nomi molto simili.
Un motivo in più per considerarsi fratelli. La convinzione di Jakotsu non era sparita: chiamava Bankotsu “primo fratello” e così tutti gli altri. Nessuno aveva avuto obiezioni: era lui il capo. Il più forte. Poi c’era Jakotsu. Tuttavia, il secondo in comando era Renkotsu.
Erano sette. Quale nome sarebbe stato meglio di Squadra dei Sette? Perfetto per un gruppo di sanguinari mercenari, tutti umani, ma talmente potenti da sembrare quasi demoni.
Sì, avevano deciso di diventare combattenti al servizio dei signori in guerra. Tutti loro si divertivano a uccidere: tanto valeva farlo a pagamento. Era un lavoro piacevole, quello che sapevano tutti fare meglio di qualsiasi altro.
In quel momento, i Sette si stavano dirigendo verso il palazzo di un ricchissimo signore feudale, che, a quanto avevano sentito, stava per muovere guerra contro un altro principe. Ormai erano giunti in vista del castello.
- Renkotsu – chiamò Bankotsu – Parlerai tu. Non sono mai stato bravo in questo genere di cose… tu invece sei perfettamente adatto.
- Lo farò, primo fratello – rispose l’altro, mettendosi alla destra del capo. Dall’altro lato c’era Jakotsu. Il mercenario dagli occhi neri, essendo stato il primo ad unirsi a Bankotsu, aveva sempre avuto un ruolo privilegiato. Spesso, per via delle “avance” del… gay, come lo definiva ancora a volte il capo dei Sette, i due litigavano, ma tutto finiva sempre per il meglio.
 
Intanto i mercenari erano arrivati nel borgo del palazzo. Le guardie li arrestarono, sospettose. Quegli individui erano davvero stravaganti.
- Vorremmo parlare con il signore di questo castello – esordì Renkotsu, ad un cenno di Bankotsu.
- A quale scopo? – chiese uno dei soldati.
- Siamo mercenari. Vogliamo offrirgli il nostro aiuto in battaglia – spiegò il mercenario. Bankotsu aggrottò leggermente la fronte. Non gli piaceva molto la questione messa così… tuttavia dovette ricredersi, perché le guardie, dopo essersi consultate e averli guardati per un po’, decisero di farli entrare. Era stata una buona idea far parlare Renkotsu.
La Squadra dei Sette entrò a passo deciso nel castello. Tutti li guardavano con curiosità, a volte segnandoli a dito. Loro però non erano certo persone che si facevano intimorire così facilmente.
Poco dopo, il signore del castello, un uomo sulla quarantina alto e abbastanza robusto, li ricevette in un’ampia sala, affiancato da consiglieri e guardie.
Squadrò quegli individui attentamente, molto diffidente. Bankotsu diede un colpetto sulla spalla a Renkotsu, per invitarlo a parlare. L’altro si fece avanti.
- Così voi sareste mercenari, venuti ad offrirmi il vostro aiuto? – lo anticipò il principe, scettico.
- Esatto, mio signore – rispose tranquillo il pelato (ahahaha, beccati questa, bastardo XD nd me). Il capo dei Sette gli lanciò uno sguardo ammirato: fosse stato lui al suo posto, si sarebbe sicuramente scaldato per il tono di quell’antipatico signore.
- Avete avuto altre esperienze? – domandò il nobile.
- No, signore. Questo sarebbe il nostro… esordio.
Lo sguardo del principe si fece ancora più corrucciato.
- Quindi mi state chiedendo di accettare l’aiuto di perfetti sconosciuti, senza un briciolo di esperienza, tra i quali ci sono un gigante, un nano, un macchinario, una donna e un ragazzino? – disse strafottente il signore, guardando a turno Kyokotsu, Mukotsu, Ginkotsu, Jakotsu e Bankotsu. Gli ultimi due si irritarono molto.
- Chi sarebbe la donna? – sibilò il mercenario con gli occhi neri, mentre stringeva l’elsa della Jakotsu-to, nascosta nel fodero.
- Il ragazzino è il capo di questa squadra – ringhiò a sua volta il giovane con la treccia, frenando a stento la rabbia.
- Loro due sono tra noi i più valenti, signore – intervenne Renkotsu, lanciando un’occhiata di avvertimento ai due amici.
- Ne dubito molto – sogghignò il feudatario. Poi tornò improvvisamente serio, anzi, quasi arrabbiato:
- Andatevene subito dal mio palazzo. Mi avete già stancato. Non ci si burla di me tanto facilmente.
- Ma, signore – tentò di ribattere Renkotsu, ma Bankotsu venne avanti, bloccandolo.
- Taci, Renkotsu. Mio signore – continuò con aria di scherno – sono ben lieto di lasciare la vostra abitazione. Ma che non pensiate di liberarvi davvero di me, anzi di noi, così facilmente. Ci rivedremo.
Il capo dei mercenari era stato parecchio minaccioso. Il principe si sentì leggermente a disagio, ma mantenne il suo contegno e fece loro cenno di andarsene con la mano.
Bankotsu si girò di scatto facendo ondeggiare la lunghissima treccia, con un rapido movimento del capo ordinò agli altri di seguirlo, quindi uscì dalla stanza e poi dal palazzo.
- Primo fratello, che intenzioni hai? – domandò Suikotsu.
- Andiamo dall’altro signore, l’avversario di questo qui. Se si rifiuterà anche lui di assumerci, domani andremo sul campo di battaglia e stermineremo entrambi gli eserciti, tanto per dare un assaggio di ciò che sappiamo fare – rispose freddamente Bankotsu. Era davvero furioso. Una simile umiliazione non la sopportava proprio.
Senza avere il coraggio di contraddirlo, i suoi compagni lo seguirono verso il castello dell’altro feudatario.
 
Durante il tragitto, Bankotsu si affiancò a Renkotsu, dicendogli:
- Tu pensa a farti ricevere. Al signore parlerò io.
Il pelato (muahahahaha quanto mi diverto a chiamarlo così XD nd me) avrebbe avuto qualcosa da ridere, ma gli occhi blu del giovane capitano scintillavano di una collera mal repressa, così preferì rimanere in silenzio. Sperò soltanto che Bankotsu non commettesse follie.
L’accoglienza nel nuovo palazzo fu pressoché la stessa, ma il signore li guardava certamente in modo meno fastidioso.
- Signore – cominciò senza troppi preamboli Bankotsu, con aria decisa – In precedenza eravamo andati dal vostro avversario, che ci ha rifiutati. Se voi lo farete, ne subirete pesanti contusioni…
- Ritorsioni – lo corresse a mezza voce Renkotsu.
- Sì, ritorsioni, certo – borbottò sbrigativo il giovane con la treccia – Insomma, quello che è.
Il principe li guardò incuriosito. Certo erano un gruppo stravagante.
- Devo chiedere il parere dei miei consiglieri – proclamò. Bankotsu aggrottò la fronte: pur essendo feudatario, quel tipo non doveva essere molto sveglio. Il capo dei Sette non era certo colto, ma sapeva perfettamente prendere da sé le decisioni.
Il principe era un tipo molto insicuro, e questo aveva influito sulla qualità dell’esercito, molto meno organizzato di quello dell’avversario. Sapeva che avrebbe perso la guerra, se non avesse trovato aiuti.
- Signore, io ritengo di dover provare – gli disse un consigliere.
- Uhm, io ho qualche dubbio, in fondo sono solo sette! – fece un altro.
- Li hai visti? Sembrano quasi demoni! – mormorò un terzo.
- Per non parlare delle spade che portano il ragazzo e quello che sembra una donna! – aggiunse un altro ancora.
- Abbiamo bisogno di aiuto – disse nuovamente il primo – Tanto vale provare. Sono mercenari, non saranno una gran perdita se moriranno nello scontro.
Il principe si decise.
- Accettiamo. Domani combattere sotto la nostra bandiera. Pernotterete qui – annunciò.
- Un momento, signore – intervenne Suikotsu – non abbiamo parlato del compenso…
- Giusto – asserì Bankotsu, sogghignando – Per un buon lavoro ci vuole una buona paga.
- Avrete quanto richiederete. Il pagamento avverrà dopo la guerra, se avrete svolto un buon lavoro – disse il primo consigliere.
Il capo dei Sette si sarebbe davvero volentieri opposto, ma per fortuna Renkotsu lo bloccò:
- Certo, mio signore. Noi ci ritiriamo allora – disse velocemente, mentre il ragazzo dagli occhi blu lo fulminava.
Il principe fece cenno ad un servo di mostrare ai mercenari le camere a loro destinate.
Tutti e sette furono piacevolmente sorpresi: quel principe era insicuro ed aveva un esercito debole, ma viveva certamente nel lusso più sfrenato.
- Stasera daremo un banchetto in vostro onore – disse umilmente il servo, tenendo il capo chino.
A Bankotsu l’idea non piaceva moltissimo, ma Jakotsu e gli altri si mostrarono contenti, quindi era inutile opporsi.
 
To Be Continued…

 
Ecco qua ^.^ questo capitolo è un po’ più breve del primo, spero non sia un problema!!!
Nel prossimo ci sarà una prima parte leggera (il banchetto), poi finalmente vedremo i nostri eroi in azioneeee!!!!!!!!
 
RECENSIONI
 
lovlygirl: mamma mia, quando ho visto per la prima volta la tua recensione, sono stata mezza abbagliata dall’azzurro!!! ^.^ comunque, purtroppo sulla Squadra dei Sette non ci sono molte storie ed è veramente un peccato -.- sono felice di non aver fatto ripetizioni ^.^ ehhh sì, Bankotsu è davvero un figone *.* ti ringrazio tantissimo dei complimenti!!!
 
DivinaKagome: ciao ^.^ sono felice che la mia storia ti piaccia!!! Anche io adoro la Squadra dei Sette *.* amo molto Bankotsu, è il mio preferito di loro e secondo personaggio preferito generale, però anche Jakotsu è davvero un grandissimo mi fa morir dal ridere ^.^ in questo capitolo non è stato molto presente, ma nel prossimo… XD sono felice di aver mantenuto IC i due!!!!! Grazie mille dei complimenti ^.^ eccoti qui il seguito!
 
Miss Adler: ciao carissima!!! Sono davvero felice di trovarti anche su questa storia! Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti!!! Ahaha, magari esistessero le flebo di talento ^.^ sono contenta di aver mantenuto bene i personaggi, che adoro ^.^ è vero, Jakotsu è proprio esilarante e Bankotsu è un gran figo XD grazie mille ancora una volta!!! P.S.: grazie per la recensione a “Quando perdo il mio io”, ti ho inviato una mail con la risposta ^.^ P.S.2: grazie mille per le immy che mi hai inviato *.*
 
Dunque, questo è un capitolo per lo più di transizione… spero non faccia totalmente schifo -.-
Grazie anche a chi ha letto!
Visbs88
 
P.S.: faccio un appello: chi mi sa dire come si fanno a modificare le note dell’autore? (nel senso: colorarle, ingrandire le lettere, cambiare i caratteri ecc.) grazie di già!

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Capitolo 3
*** Banchetto & Battaglia ***


Ecco a voi il 3° capitolo!!!
Spero che sia venuto meglio del precedente!!! ^.^
Speriamo di tirarmi su con questo capitolo, non mi pare che la storia abbia molto successo (ci credo, con tutte le altre bellissime che ci sono in giro ^.^)!!!!!!!!!!
Vi lascio alla storia!!!
Buona lettura!!!
 
- Accidenti, che banchetto coi fiocchi! – esclamò Mukotsu – Kyokotsu, come diavolo fai a mangiare ancora?
Il gigante sghignazzò, mentre si riempiva nuovamente la bocca di riso.
Jakotsu, Renkotsu e Suikotsu erano seduti su ricchi cuscini a gambe incrociate, mentre la servitù li guardava con un certo sospetto.
- Sembrano davvero demoni – sussurrò con aria terrorizzata un giovane ragazzo.
- Già… l’unico che sembra davvero umano è quello lì – asserì un altro, mentre con la testa indicava un punto un po’ lontano dagli altri mercenari.
Bankotsu, visibilmente contento ed a suo agio, stava in mezzo ad un cinguettante gruppo di giovani fanciulle che gli versavano il sakè, accarezzandogli la lunga treccia e ridendo.
- Eh sì, quello è visibilmente umano… - sbuffò una vecchia servitrice – Ricordo i tempi in cui potevo anch’io corteggiare bei giovanotti come quello…
Jakotsu fulminò con lo sguardo, nell’ordine, l’anziana e Bankotsu. Ginkotsu scoppiò in una risata metallica, seguito da Renkotsu.
- Jakotsu! – esclamò il pelato (abituatevi, adoro chiamarlo così) – Non sarai mica geloso?
L’altro scrollò le spalle.
- Di che dovrei essere geloso? Quelle sgualdrine non me lo porteranno mai via. È solo mio.
 
Bankotsu chiuse gli occhi, alzò un sopracciglio e chinò la testa.
 
- Non lo ammetterebbe mai – continuò Jakotsu, senza guardare il giovane dagli occhi blu – ma prima o poi cederà. Si vede che siamo fatti l’uno per l’altro.
 
- Bankotsu-kun – disse dolcemente una fanciulla, inginocchiata vicino a lui – C’è qualcosa che non va?
Il ragazzo stringeva pericolosamente i denti. Le afferrò di scatto una gamba. Sembrava che stesse cercando malamente di reprimere una gran collera.
- Pensi davvero… - sibilò piano. La ragazza, stupita, sbarrò gli occhi, pensando che ce l’avesse con lei.
- Pensi davvero… CHE IO NON TI SENTA, RAZZA DI IDIOTA?!?!
Si scagliò, furibondo, verso Jakotsu, che si alzò in tempo per evitare un gran pugno.
- Ammettilo! – urlò di rimando il mercenario dagli occhi neri – Sei mio!
- SEI SOLO UNA DONNICCIOLA CRETINA! – sbraitò Bankotsu.
- STUPIDO RAGAZZINO! – strillò Jakotsu.
Gli occhi dei due mandavano scintille.
“Ma poco prima il signore dell’altro castello non aveva detto le stesse cose?” pensò sconsolato Renkotsu.
I visi dei due erano vicini e si guardavano quasi ringhiando. Improvvisamente, Jakotsu tornò serio.
- Ti ho mai detto che quando ti arrabbi diventi ancora più bello?
- EH?
Bankotsu cadde all’indietro.
- Sei riuscito a farlo svenire… - disse stupefatto Suikotsu.
- Ehi, fratellino, è un invito questo? – chiese malizioso Jakotsu, inginocchiando vicino al compagno.
In una frazione di secondo Bankotsu fu in piedi. Senza più degnarsi di guardare l’altro, si diresse nuovamente verso le ragazze, che aveva assistito sbalordite alla scena.
- Non badateci, mie fanciulle – disse con aria da eroe – Forza, ora andiamo nelle mie stanze! Naturalmente, potete venire tutte… se siete vere donne.
Lanciò uno sguardo sospettoso a Jakotsu, che incrociò le braccia e si girò, offeso.
Un solo pensiero attraversò la mente di Suikotsu, Renkotsu, Mukotsu, Ginkotsu e Kyokotsu:
“Stava pensando davvero di andare anche lui…”
 
La mattina dopo, la tensione era palpabile. Non per i battibecchi della sera prima. Ma per la guerra imminente.
I mercenari mangiarono appena. Non era il caso di appesantirsi troppo. Tutti insieme uscirono. Finalmente avrebbero fatto conoscere al mondo la forza della Squadra dei Sette.
Bankotsu e Jakotsu marciavano davanti agli altri, fianco a fianco. Non c’era stata nemmeno una parola di chiarimento tra loro, ma erano come se non ce ne fosse stato bisogno.
Il signore col suo esercito seguiva a distanza i Sette, nel caso avessero avuto bisogno di aiuto. Nel vedere quei due, che la sera prima avevano litigato così violentemente, camminare fianco a fianco, rimase sbalordito.
Gli altri della Squadra, invece, non sembravano per nulla sorpresi. Ero troppo abituati alle liti loro liti, e sapevano come bastasse una sola notte per far dimenticare ogni cosa. Erano troppo legati… da amicizia, naturalmente.
I Sette raggiunsero il campo di battaglia.
Il signore avversario fu palesemente stupito nel vedere quegli stessi mercenari che si volevano mettere al suo servizio schierati col nemico. Si rimise prontamente. Non sarebbero stati certo un problema.
- Fermi – ordinò Bankotsu – Andiamo io e Jakotsu per primi. Attaccate quando ve lo dirò io.
Senza aggiungere altro, i due si incamminarono verso il nemico, con un vago sorrisetto sulle labbra.
- Ecco qui… i due tra voi più valenti, eh? – rise beffardo il feudatario, citando Renkotsu.
- Spero che capirai l’errore che hai commesso, mettendoti contro di noi – disse Bankotsu, con gli occhi scintillanti. Finalmente, poteva uccidere.
- Fatti avanti, allora, ragazzino – lo derise il principe.
Bankotsu sogghignò.
- Con piacere.
Scattò in avanti e saltò, mirando ad aggredire il nobile con gli uomini che gli erano accanto.
- Stolto! – urlò il signore, trionfante – Arcieri, scagliare!
Una pioggia di frecce volò verso Bankotsu.
Jakotsu sorrise beffardamente.
Con un movimento brusco, diede un colpo di Jakotsu-to. La lama non si diresse verso i nemici, bensì verso Bankotsu, senza ferirlo. Tutte le frecce si infransero sulla spada.
- L’ha protetto! Gli ha fatto da scudo! – esclamò il signore che aveva ingaggiato la Squadra.
I cinque mercenari rimasti indietro sorrisero. Quella complicità in battaglia dei due era sempre meravigliosa.
Bankotsu, con un sorriso cinico sulle labbra, calò la Banryu sul signore e sugli uomini vicini.
Spruzzi di sangue si levarono in alto, mentre i soldati guardavano la scena inorriditi.
- Adesso potete venire, ragazzi – sogghignò il ragazzo – Mandate all’altro mondo questi vermi!
Seguì un orrendo massacro.
Il veleno di Mukotsu scioglieva gli uomini, Kyokotsu li schiacciava e divorava, Renkotsu li faceva morire tra le fiamme, mentre la Banryu, la Jakotsu-to, i congegni di Ginkotsu e gli artigli di Suikotsu erano completamente ricoperti di sangue.
L’esercito nemico veniva decimato a vista d’occhio, mentre l’altro guardava inorridito quelle scene di violenza inaudita.
Fu questione di un’ora. Gli uomini erano troppo terrorizzati, troppo spaesati per opporre anche la minima resistenza. Ben presto, non ne rimase che uno vivo.
Bankotsu troneggiava su di lui, la Banryu in mano, pronto al colpire.
- Ti prego risparmiami!!! – urlò disperato l’uomo.
- Non posso – disse freddamente il ragazzo, uccidendolo.
Quello era Bankotsu in battaglia. Non più un ragazzino irascibile, amante delle ragazze graziose e del sakè, ma un uomo freddo e spietato, che donava il cuore, invece, al sangue e all’atto di uccidere.
 
Il compenso, molto generoso, fu pagato ai mercenari dal signore ancora inorridito, poi i Sette partirono nuovamente. La guerra li attendeva.
 
To Be Continued…
 

Un’ultima parte un po’ cruenta, ma in fondo i Sette non sono mica angeli ^.^
Spero, invece, di avervi fatto sorridere con il banchetto ^.^
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille a Miss Adler per aver messo la storia nelle seguite ^.^ grazie davvero!
 
RECENSIONI
 
Miss Adler: brava, ti sei aggiudicata il primo posto!!! ^.^ la Squadra al completo io la adoro, anche perché nel manga non c’è mai, quindi è bello potersela immaginare ^.^ chiamare Renkotsu “pelato” non ha prezzo! “Testa di pomodoro” geniale! Spero che pubblicherai presto questa ff! La caviglia sta discretamente bene, ma mi si era praticamente slogata >.< vabbè insomma, grazie mille ancora di tutto!!!
 
lovlygirl: sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto, spero che gradirai anche questo! Ti dirò, sto riflettendo se sia il caso o meno di inserire anche il risveglio di Bankotsu con Naraku… e magari anche la seconda morte! Devo pensarci, ma mi sa che ci proverò! Niente mi può fermare, nemmeno se mi rompessi tutte e due le braccia! Oddio, facciamo le corna… ma mi sa che qualche problemino ce l’avrei XD grazie davvero!!!!!
 
Bene ragazze, spero che la storia piaccia di più in seguito ^.^
Ho anche inviato una mail ad Erika, l’amministratrice del sito, per chiederle di inserire nella lista dei personaggi di Inuyasha “Squadra dei Sette” mantenendone i personaggi singoli… vedremo se la mia richiesta verrà accettata!!!
Grazie ancora a tutte!
Visbs88

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Capitolo 4
*** Addio, Jakotsu ***


Ebbene sì, 4° capitolo!!!
È abbastanza inutile, ma… beh, le spiegazioni alla fine!!!!
Dico solo che siamo nel “periodo d’oro” della Squadra dei Sette!
Buona lettura!
 
- Stammi lontano, Jakotsu – sbottò Bankotsu, dando uno spintone all’altro, che aveva appena cercato di abbracciarlo… sicuramente una scusa per cercare di toccargli il sedere.
- Cominci a seccarmi davvero! Non ne posso più! – continuò il ragazzo dagli occhi blu, che stava perdendo seriamente la pazienza.
Ultimamene le avance di Jakotsu si erano fatte sempre più insistenti. Bankotsu in precedenza credeva che l’altro scherzasse, invece in quei giorni sembrava fare davvero sul serio.
Jakotsu era parecchio amareggiato. Aveva sperato che il bel giovane cedesse, anzi, ne era stato sicuro. Era palese che Bankotsu tenesse molto a lui. Perché quella maledetta amicizia non si trasformava in altro di più forte? Amicizia… quasi lo disgustava quella parola, se associata a loro due.
Si stavano dirigendo, come al solito, ad un ricco castello; erano stati chiamati per i loro servigi. La Squadra dei Sette era diventata celebre, ormai. E temuta. Molto temuta. Come desideravano.
Jakotsu si mise a camminare a fianco di Bankotsu, piuttosto vicino. Il ragazzo con la treccia non lo cacciò, ma l’altro aveva imparato a non illudersi troppo. Era solo per amicizia… purtroppo.
Al palazzo furono ricevuti come dei nobili. Entrarono nel salone principale, mentre la servitù si inchinava umilmente al loro passaggio.
Furono loro assegnate stanze spaziose e lussuose, tutte comunicanti.
 
Era notte fonda quando una figura sottile si intrufolò nella camera di Bankotsu, profondamente e tranquillamente addormentato.
Jakotsu appoggiò la spada, che portava ovunque con sé, ad un parete e si inginocchiò accanto al ragazzo. Uno sguardo quasi dolce gli sfuggì. Bankotsu addormentato sembrava divino, tanto era bello. Era pure a torso nudo, così l’altro poté ammirare estasiato il bellissimo fisico scolpito.
La tentazione era troppo forte…
Jakotsu tese una mano, gli accarezzò lievemente la fronte, spostando i ciuffetti di capelli che coprivano il segno viola. Poi si chinò. Sentì l’eccitazione crescere, poi lo baciò, sicuro che l’altro avrebbe ceduto.
Bankotsu aprì leggermente gli occhi. Li spalancò. Li sbatté un paio di volte.
 
Sembrò che una bomba avesse colpito il palazzo. Un urlo furibondo si ripercosse tra le mura del castello come la detonazione di un cannone.
I membri della Squadra dei Sette, prima placidamente addormentati, si svegliarono di colpo, riconoscendo la voce.
- Bankotsu! – esclamarono, temendo che gli stesse succedendo qualcosa di male. Un tradimento, forse?
Anche i castellani si svegliarono e corsero verso gli appartamenti dei mercenari.
Renkotsu e gli altri entrarono nella camera di Bankotsu. Videro Jakotsu per terra contro il muro, come se qualcuno ce lo avesse lanciato, e il ragazzo con la treccia slanciarsi verso la Banryu, gli occhi scintillanti di una collera mai vista prima, i denti stretti in una smorfia terribile.
- Bankotsu! Jakotsu! Che diavolo è successo? – urlò Renkotsu.
- Quel verme è strisciato nella mia stanza e mi ha baciato mentre dormivo! Basta! Questo è oltrepassare ogni limite! Io ti uccido! – Bankotsu era davvero fuori di sé. Anche Jakotsu sembrava arrabbiato, il luccichio irato dei suoi occhi neri lo tradiva.
Prima che nessuno potesse fare nulla, il ragazzo dagli occhi blu si lanciò verso l’altro, che riuscì a malapena ad evitare la Banryu.
- Bastardo! Ma allora fai sul serio! – urlò Jakotsu. Afferrò rapidamente la Jakotsu-to e, prima che l’altro anche solo capisse cosa stesse succedendo, la lama serpeggiante lo colpì profondamente alla spalla destra, come quando si erano scontrati per la prima volta. Una ferita terribile, fisica per Bankotsu, mentale per entrambi. Dopo essersi tanto affezionati, erano regrediti così? Erano tornati nemici, come all’inizio?
Renkotsu, Kyokotsu e Mukotsu si lanciarono sul ragazzo con la treccia, mentre Ginkotsu e Suikotsu trattenevano Jakotsu. Dovevano evitare che quei due si ammazzassero.
Intanto era giunto il signore del castello, visibilmente contrariato anche lui.
- Basta! Che diavolo state combinando qui? Non vi ho ingaggiati per fare baccano a vostro piacimento! Se continuate così, dovrete andarvene!
- Va bene! – urlò esasperato Bankotsu, tentando di liberarsi con sforzi disperati dei compagni. Poi si fermò – Jakotsu! Goditi la battaglia di domani, perché sarà l’ultima che farai insieme a noi!
L’altro si bloccò. Che cosa intendeva?
- Sì, hai capito bene! Combatteremo insieme, poi tu te ne andrai, e non ti farai più vedere! Non voglio più avere niente a che fare con te! – continuò ad urlare Bankotsu, che non aveva ancora sbollito l’ira. Ferì l’altro in modo molto peggiore di quanto avesse fatto Jakotsu con la spada. Il mercenario dagli occhi neri lo guardò un’ultima volta furibondo, poi di scattò si liberò dei compagni e tornò alla sua stanza. A poco a poco, tutti tornarono a dormire. Gli altri componenti della Squadra dei Sette si augurarono che anche questa volta tutto si risolvesse per il meglio.
Bankotsu rimase solo, in silenzio, a gattoni per terra, con la spalla sanguinante. Gli venne quasi voglia di piangere, dalla rabbia e dal dolore. Stupido Jakotsu, idiota, maledetto, stupido
All’improvviso urlò, dando un pugno terribile al pavimento:
- MALEDIZIONE!
Un ultimo grido, che si spense nella notte.
 
L’atmosfera, la mattina dopo, era tesissima. Bankotsu si era fasciato la spalla strettamente, ma sembrava una dura a guarire. Le speranze della Squadra non si avverarono. Jakotsu e Bankotsu nemmeno si guardavano, mentre camminavano verso l’esercito nemico. Non avevano ancora detto una parola, né tra loro, né agli altri.
Lo scontro cominciò. Come al solito, il sangue scorreva abbondante. I nemici però erano davvero tanti, così Bankotsu doveva, oltre a pensare a combattere per sé, anche a proteggere i compagni, per evitare di perderli inutilmente.
Con la coda dell’occhio guardò Jakotsu, circondato. Non sarebbe mai riuscito, anche con la Jakotsu-to, a fare un circolo completo per eliminare tutti quei nemici. Con un balzo, lo raggiunse e lo prese con un braccio per la vita, saltando ed uccidendo i soldati che gli si pararono davanti. Riatterrarono poco distante, mentre Jakotsu guardava sbalordito l’altro.
- Gra… - provò a dire, ma Bankotsu era già al fianco di Mukotsu.
Il mercenario con la Jakotsu-to si sentì invadere dalla rabbia. Quel maledetto…  l’aveva salvato, senza guardarlo nemmeno per un istante negli occhi, senza sincerarsi che stesse davvero bene, senza ascoltare i ringraziamenti! L’aveva fatto per dovere, solo per dovere. Idea dolorosa, ma reale.
 
Il momento più temuto da tutti arrivò. La battaglia finì, tutti i soldati erano stati sterminati.
Per la prima volta in quel giorno, Bankotsu guardò Jakotsu e gli disse:
- Cosa aspetti ad andartene?
Un colpo al cuore, per tutti quanti. La Squadra dei Sette non si sarebbe più dovuta chiamare così. Squadra dei Sei… davvero triste. Jakotsu non disse nulla, non fece nemmeno un cenno di saluto. Voltò le spalle a tutti e si allontanò.
- Bankotsu – provò a dire Renkotsu.
- Taci – lo zittì lui.
- Dagli un’altra possibilità…
- NO!
Il mercenario calvo si zittì. Non c’era proprio verso.
Bankotsu non guardò Jakotsu andarsene, gli voltò le spalle. Pregava di sentirlo tornare indietro, chiedergli scusa… le avrebbe accettate, le scuse.
Jakotsu sperava di sentire la voce del ragazzo richiamarlo, chiedergli di tornare indietro… si sarebbe fatto perdonare…
Nessuno dei due esaudì le preghiere dell’altro.
 
To Be Continued…

 
Ecco qua! Momento drammatico!!!
Dico solo che questi capitoli mi servono per spiegare come Jakotsu abbia smesso di provarci con Ban…
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille a lovlygirl per avermi messa tra gli autori preferiti! Sono onorata!
 
RECENSIONI
 
fmr18_onepiece: non ci credo, l’hai fatto sul serio! Ahaha, già adori Jakotsu? Bene ^.^ grazie Fra!
 
lovlygirl: sono felice che la prima parte dell’altro capitolo ti abbia divertita ^.^ le apparenze ingannano… dietro una bellezza d’angelo come quella di Bankotsu si nasconde a volte gente davvero temibile! L’ha dimostrato in questo capitolo ^.^ sì, comunque ho deciso, proverò ad affrontare anche quei momenti ^.^ eh già, direi che l’aerobica è più pericolosa del basket (che io faccio) per gambe e braccia! ^.^ quindi attenta! ^.^ grazie mille!
 
Miss Adler: ma noooo, mi fa tantissimo piacere vederti recensire le mie storie ^.^ wow, che bello, speravo proprio che il battibecco fosse divertente! Bankotsu secondo me è il personaggio col il SORRISO bastardo migliore, davvero ^.^ grazie tantissimo!!!
 
Ecco qui! Per scoprire come faranno i due a riappacificarsi, leggete il seguito!
Grazie a chi legge!!!!
Visbs88

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Capitolo 5
*** Di nuovo insieme ***


Uff, scusate il ritardo!!! Ho avuto qualche piccolo contrattempo, ma ecco a voi il 5° capitolo, scritto dopo una massacrante partita, quindi se farà schifo sapete perché (per poco non trovavate i miei pezzi sparsi per il campo, mi hanno smontata, ho male dappertutto)!!
Vi avviso che aggiornerò un pochino più lentamente, perché ora ho una storia in più da gestire, ed è tutto molto difficile… farò del mio meglio!!!
Va bene, basta annoiarvi!
Buona lettura!
 
- Andiamo, Bankotsu! – esclamò Renkotsu, esasperato – Vallo a chiamare! Perché gli hai salvato la vita, se poi l’hai cacciato?
- Lasciami in pace! Ho deciso, e ora basta! Non ci ripenserò! – urlò Bankotsu – L’ho salvato perché non lo voglio morto, non lo posso semplicemente più vedere!
Stavano tornando al palazzo. Jakotsu se n’era appena andato e loro andavano a riscuotere il compenso. Bankotsu e Renkotsu stavano litigando. Il mercenario calvo cercava disperatamente di convincere il ragazzino a cambiare idea, ma non c’era nulla da fare.
- Ti ha fatto male guardarlo andare via, ammettilo! – gridò Renkotsu.
- Smettila! Se non vuoi accettare la situazione, vattene pure tu! – Bankotsu era distrutto, non ne poteva più. Renkotsu peggiorava orribilmente tutti i dubbi che gli vorticavano nella testa. Aveva voglia di urlare, di uccidere, di distruggere, di piangere magari, qualsiasi cosa che l’avesse aiutato a sfogarsi. Era ancora arrabbiato per gli avvenimenti della notte, ma in cuor suo sapeva di soffrire terribilmente per la separazione da Jakotsu. Ma l’orgoglio non gli permetteva di andare a chiamarlo. Con quel bacio aveva oltrepassato ogni limite immaginabile. Finché erano state parole le aveva sopportate, ci aveva anche riso sopra, ma il troppo era troppo.
- Non me ne andrò, Bankotsu – disse Renkotsu, riacquistando la calma – Cercavo solo di farti comprendere ciò che stai facendo…
- Lo comprendo benissimo, ora piantala! – forse il ragazzo con la treccia avrebbe voluto continuare a litigare, malgrado le sue parole, solo per sbollire tutte le emozioni che lo torturavano.
Il principe pagò il compenso, quindi i sei si avviarono verso una meta non precisa.
 
Passarono due giorni. Bankotsu era totalmente intrattabile, sempre di cattivo umore, non c’era verso di farlo sorridere. Non che gli altri ci provassero: era Jakotsu l’addetto a far ridere, tormentando il povero primo fratello.
Senza di lui, tutto era tremendamente triste.
 
Vagavano in un bosco, dirigendosi verso un territorio che sapevano essere in guerra, sperando di venire ingaggiati.
Era un foresta fitta e oscura.
Per questo Bankotsu si accorse solo all’ultimo momento del demone.
- Spostatevi! – urlò, parandosi davanti agli altri.
Fortunatamente, tutti riuscirono ad evitare l’attacco fulmineo del mostro.
- Maledetto lucertolone troppo cresciuto! – sibilò Bankotsu, sfoderando la Banryu.
Era una definizione perfetta. Il demone sembrava davvero una lucertola enorme, con zampe artigliate e denti affilati.
- Ma che bei bocconcini che ho trovato – sussurrò, con una voce terribilmente fastidiosa – Con un pasto del genere, sarò a posto per una settimana!
I mercenari non si presero nemmeno la briga di rispondere. Renkotsu bevve dalla sua borraccia, poi sputò una terribile fiammata verso la lucertola, appoggiato da una cannonata di Ginkotsu.
Il demone evitò il colpo ed estinse le fiamme sputando miasma.
- Allora vuoi la guerra! – urlò Mukotsu. Prontamente, liberò il suo veleno migliore, apposta per i demoni. Si rivelò inefficacie.
“Maledizione!” imprecò mentalmente Bankotsu. Quel lucertolone si stava dimostrando molto più potente del previsto.
Con un salto, si lanciò verso il nemico, facendo roteare la Banryu. Tentò di colpirlo più volte, ma era davvero gigantesco e si sapeva difendere bene dalla spada.
La lucertola diede un colpo di coda potentissimo. Bankotsu lo vide arrivare con la coda dell’occhio e provò a scansarsi. Tuttavia, fu colpito violentemente alla spalla destra.
Cadde a terra terribilmente dolorante. La ferita di Jakotsu si era riaperta. Il sangue cominciò a scorrere in abbondanza.
- Primo fratello! Allontanati! – urlò Kyokotsu.
Suikotsu, i cui artigli erano praticamente inutili in quella battaglia, si incaricò di portarlo fuori dalla portata del mostro.
Bankotsu rimase seduto contro un albero, la vista annebbiata dal dolore.
Privati del primo fratello, gli altri cinque non riuscivano a venirne fuori.
-Uhm, siete tosti, eh? – li schernì il demone.
- Stai affrontando la Squadra dei Sette, dannato! – urlò Renkotsu.
Ebbero un tuffo al cuore. Che menzogna… Squadra dei Sette… no, Jakotsu non era più con loro. Anche il mostro lo notò.
- Io ne conto sei – sogghignò – Non ditemi che il settimo era quello lì… era strambo come voi…
Tutti sobbalzarono.
- Quello lì? Di chi parli, maledetto? – urlò Suikotsu.
- Mah, di una donnicciola che ho incontrato per caso. L’ho usata come antipasto… era il vostro compagno mancante? Non siete riusciti a difenderlo, immagino… quindi morirete con questa disperazione.
Inorridirono.
Un lampo attraversò la mente di Bankotsu.
Jakotsu
Ricordò i loro momenti insieme. Quando avevano deciso di raccogliere altri compagni, dopo aver incontrato quello strano individuo, Naraku, quando avevano riso insieme, i loro battibecchi…
Jakotsu
“E’ tutta colpa mia!” pensò disperato Bankotsu.
L’aveva mandato a morire.
Era tutta colpa sua… l’aveva condannato… non sarebbe mai riuscito a perdonarsi…
Jakotsu… il suo più grande amico.
Per una questione stupida come l’orgoglio, l’aveva ucciso.
Di scatto, si alzò in piedi.
- No, Bankotsu, la ferita… - tentò di bloccarlo Renkotsu.
- NON ME NE IMPORTA!
L’urlo rabbioso si levò al cielo. Con una furia incredibile, spiccò un balzo, tenendo la Banryu in alto. Piombò sulla lucertola.
Nel farlo, piangeva. Lacrime amare scendevano sul suo bel viso, mentre aveva un solo nome per la testa: Jakotsu
Con una violenza inaudita, abbatté colpi su colpi contro il demone, travolto da tanta furia. Continuò ad infierire sul corpo, anche quando l’ebbe ucciso.
Ad un certo punto, cadde a terra, totalmente senza forze. Si mise a gattoni, senza che le lacrime smettessero di scendere.
Perché la vendetta non l’aveva soddisfatto? C’era un tale vuoto nel suo cuore?
Il suo amico, il migliore amico, il primo amico… quando gli dispiaceva, ora, di non poter stare con lui. Jakotsu pretendeva troppo. A Bankotsu piacevano le belle ragazze, come nella norma. Tuttavia, potevano essere amici. I migliori amici. Fantastici amici. Perché, perché avevano rovinato tutto così? Perché…
- Ehi, che diavolo state facendo qui?
Bankotsu ebbe la sensazione che il cuore gli si fosse fermato.
- JAKOTSU!
L’urlo dei compagni lo riscosse. Non si girò, rimase così, fermo, lo sguardo fisso a terra.
I cinque non credevano ai loro occhi. Jakotsu era lì, di fronte a loro, VIVO, con la Jakotsu-to sulle spalle e uno sguardo stranamente freddo.
- Ci aveva detto di averti ucciso! – esclamò Suikotsu, mentre tutti, tranne Bankotsu, si raccoglievano attorno al mercenario che credevano di aver perso.
- Chi, quello? – chiese Jakotsu, insofferente, indicando il mostro morto – L’ho incontrato poco fa. Sono dovuto fuggire, era davvero forte. Probabilmente, voleva farvi soffrire per poi uccidervi. Tentativo inutile – aggiunse a bassa voce.
- Chi l’ha ucciso? – continuò.
Ci fu un secondo di silenzio, poi Mukotsu balbettò:
- B… Ban… Bankotsu.
Il ragazzino si stava alzando in quel momento, sempre senza guardarli.
Jakotsu lo guardò.
- E perché il primo fratello si è preso il disturbo di “vendicarmi”? – chiese gelido.
- Basta, non vi sopporto più! Siete… - provò a dire Renkotsu, esasperato.
- Perché ho sofferto, credendo di averti perso.
La bocca di tutti si spalancò. Bankotsu, sempre di spalle, aveva pronunciato quelle parole tentando di non spezzarle coi singhiozzi.
Jakotsu si fece largo tra gli altri e gli si avvicinò piano.
- Potevi non cacciarmi – disse, meno duro però di prima.
- Lo so.
Di scatto, Bankotsu si girò e gli gettò le braccia attorno alla vita, stringendosi a lui.
Jakotsu dapprima lo guardò stupito, poi lo abbracciò di rimando.
Rimasti così qualche secondo, si divisero. Bankotsu si asciugò le lacrime.
- Andiamo. Ci sono battaglie che ci attendono – disse il ragazzino dagli occhi blu.
- E devi curarti quella ferita – aggiunse l’altro, con un sorriso colpevole.
Fianco a fianco, i due si incamminarono insieme, precedendo gli altri, che sorridevano.
 
To Be Continued…

 
Ed eccoli così riuniti! Amici per sempre!
Contente?????
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille a lovlygirl per aver messo la ff nelle preferite!!!
E grazie anche a Blu Notte e sesshoyue per averla messa nelle seguite!!! Grazie davvero a tutti!
 
RECENSIONI
 
lovlygirl: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto ^.^ ti dirò, ero tentata di far cedere il nostro bel Bankotsu, però… come dici tu, non sarebbe stato più lui! Eh già, povero Jako… però adesso sono di nuovo insieme!!! Sì, i maschi sono troppo orgogliosi >.< il basket è un carnefice… testimonio io!!! Grazie mille ^.^
 
Blu Notte: ciao! Sono felice di trovarti a recensire la mia storiella ^.^ wow, davvero ti ho fatto venire voglia di guardare gli episodi? Che onore, è quasi un traguardo per me! In effetti, a tutti verrebbe un po’ da pensare il perché i due non siano più che amici (data la natura di Jakotsu… a proposito, anche a me fa morir dal ridere ^.^) e così ci ho pensato io!!! XD il PELATO è un maledetto, malgrado io sia particolarmente buona con lui nella mia ff… Grazie davvero!!
 
Miss Adler: ciao carissima! Figurati, non preoccuparti dei ritardi ^.^ mah, chiedi agli dei greci di darti qualche oretta in più… poi non so cosa consigliarti! XD ahaha, sai che l’ho pensato anche io? Spero che tu non ti offenda… Ma qui i due continuano ad essere amici e basta ^.^ eh sì, il povero Jako ci era rimasto male, ma ora tutto è sistemato!! Chiunque morirebbe dietro a Bankotsu *.* spero che anche questo cappy ti sia piaciuto!!! Aggiorna presto sfb, mi raccomando!! Grazie ancora!
 
Bene ragazze… quando posterò il prossimo capitolo, aggiungerò il genere “Triste”… potete immaginare perché ù.ù
Sì, tratterò proprio della prima morte dei Sette ù.ù
Spero che la storia continuerà a piacervi!!!
Visbs88

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Capitolo 6
*** Morte ***


Il fatidico 6° capitolo sulla prima morte dei Sette è arrivato!!!
Vi avviso già da subito, la mia è una versione MOOOLTO personale…
Insomma, non vi tengo sulle spine!
Buona lettura!
 
Ridevano.
Erano lì a chiacchierare, come semplici umani, pur non essendolo. Perché erano la Squadra dei Sette. Il gruppo più temuto in circolazione.
Ridevano, e non sapevano del destino che li attendeva.
All’improvviso, un gruppo di soldati sbucò dal bosco.
Bankotsu si voltò, scocciato: ancora non ne avevano abbastanza, quei seccatori? Avevano già affrontato quell’esercito, e molti uomini codardamente se l’erano data a gambe. Tornavano a sfidarli? Benissimo, le avrebbero prese.
Ginkotsu si fece avanti per eliminarli.
Prima però che potesse agire, quello strano comandante con la maschera, colui che li aveva ingaggiati, spuntò in cima alla rupe sotto la quale si erano fermati i Sette.
Bankotsu capì che qualcosa non quadrava. La Squadra doveva essere l’avanguardia dell’esercito… perché quell’uomo era lì?
- Ne state uccidendo troppi. I signori hanno cominciato ad avere paura di voi, che siate alleati o nemici.
Il capo dei Sette si sentì invadere da un brivido gelido. Non si scompose. Anzi, rispose all’uomo:
- Che illusi… e voi pensate di poterci eliminare in questo modo?
Non era però il caso di fare troppo gli spacconi. Avevano tutti i signori contro.
Bankotsu sentì l’agitazione crescere, insieme ad un funesto presentimento, mentre fredda neve cominciava a cadere.
Si girò verso destra, e vide nuovi uomini armati. Si voltò poi verso sinistra, e ce n’erano altri ancora. Cominciò a perdere il sangue freddo. Mai avevano avuto così tanti nemici.
- Primo fratello – lo chiamò Renkotsu, avvicinandoglisi.
- Correte – disse Bankotsu, cercando di non mostrare la propria preoccupazione.
Ad un cenno del comandante, una pioggia di frecce cadde sui mercenari, che avevano iniziato a correre per uscire da quella trappola.
I soldati, però, li inseguirono.
“Non moriremo così” pensò Bankotsu, stringendo i denti “Ce possiamo fare. Ce la faremo!”.
- Renkotsu, Mukotsu, Ginkotsu! Copriteci! – gridò poi.
Sempre correndo, i tre eseguirono l’ordine.
Fiamme, veleno e lame volanti si diramarono in diverse direzioni, mentre il giovane con la treccia, Suikotsu, Jakotsu e Kyokotsu, che non potevano colpire da lontano, andavano avanti.
Corsero così per ore, fino ad arrivare a bianche montagne innevate. Che presto si sarebbero tinte di rosso. I Sette cominciavano ad affaticarsi. Erano forti, forti come demoni, ma umani. Specialmente Bankotsu sembrava affannato. Spesso i soldati erano riusciti ad avvicinarsi al gruppo, e lui aveva dovuto, oltre che a proteggere la propria vita, aiutare gli altri.
- Puntate in particolare quello che sembra una donna – ordinò ai suoi uomini il comandante. Tutti lo guardarono un po’ stupiti, ma obbedirono.
Il generale, infatti, aveva notato qualcosa di strano. Il capo della Squadra dei Sette difendeva tutti i suoi uomini, ma in particolare stava vicino a Jakotsu, sembrava più preoccupato per la sua vita che per quella degli altri, lo difendeva con più foga. C’era un attaccamento maggiore, bastava poco per notarlo. Se mentre combatteva per sé sembrava più stanco, quando si trattava di salvare quella “donnicciola” tirava fuori un’energia incredibile anche per uno come lui.
Il comandante sapeva fare due più due. Uccidendo Jakotsu, forse avrebbe fatto infuriare il capitano dei Sette, ma l’avrebbe anche privato della sua maggior fonte di forza.
 
“Se superiamo le montagne, forse saremo in salvo” pensò disperato Bankotsu. Bisognava raggiungerle, però.
Quello era probabilmente il momento peggiore. Si trovavano in una larga valle ai piedi dei monti, vicino ad un villaggio. Camminavano ormai, spossati. Erano riusciti a distanziare i nemici, ma ciò non sarebbe durato per molto. I soldati avevano cavalli, loro solo le proprie forze. Ed infatti, poco dopo sopraggiunsero i nemici. Non sembravano nemmeno diminuiti, malgrado le perdite incredibilmente crudeli inflitte loro dai Sette.
La Squadra fu circondata.
Cominciava il combattimento finale.
Continuarono per ore. Fino a che, sotto gli occhi inorriditi di tutti, Mukotsu non fu catturato e decapitato.
Il primo di loro ad andarsene. Bankotsu sentì il sangue gelarsi nelle vene, e non certo per il clima montano. Sarebbe stata quella la loro fine? Guardò Jakotsu. Sembrava totalmente terrorizzato. No, non l’avrebbe permesso.
Dopo quel colpo così duro, la Squadra cominciò inesorabilmente a cedere. La paura li invadeva, sbagliavano i colpi nell’agitazione, le energie mancavano.
Il secondo fu Kyokotsu. E poi Suikotsu, Ginkotsu.
Schiena contro schiena, i tre rimanenti tentavano di fronteggiare i nemici. Ma erano troppi. Bankotsu sentì di perdere il contatto con Renkotsu.
- NO! – gridò, guardando gli uomini che lo portavano via.
Si fece largo, con la forza della disperazione, e riuscì ad uccidere il boia. Troppo tardi, però. L’ascia era già stata calata. Ed ora rimanevano solamente in due.
Con un balzo immenso, Bankotsu raggiunse Jakotsu, che teneva disperatamente i nemici a distanza grazie alla spada. I suoi movimenti, però, non erano più quelli controllati ed abili di quando combatteva di solito, ma sembravano menati a caso, senz’ordine.
Se avesse continuato così, sarebbe stato di sicuro preso.
Un pensiero che Bankotsu non poteva sopportare.
Gli si avventò contro, lo prese per la vita e se lo caricò in spalla, senza che l’altro osasse opporre resistenza, poi con uno scatto incredibilmente rapido avanzò facendo roteare la Banryu per aprirsi un varco. I soldati, stupiti da tanta vitalità in un avversario che credevano ormai già vinto, non riuscirono a chiudergli il passo.
Bankotsu continuò a correre senza voltarsi dietro, senza sapere dove stesse andando. In quel momento di disperazione, riuscì a distanziare tutti i soldati di parecchie centinaia di metri.
Era vicino alle montagne, le vedeva, erano poco distanti.
Il peso di Jakotsu, la neve, la Banryu e la paura lo fecero però cadere a terra, con uno schianto sordo, e trascinò con sé l’amico. Tutta la forza che era riuscito ad attingere svanì come nel nulla in seguito a quel doloroso colpo. Aveva le guance rosse come il fuoco per via del gelo, la testa gli girava, forse aveva la febbre. Si voltò a guardare Jakotsu. Lo vide lì, in ginocchio, il viso trasformato in una maschera di dolore e paura.
- Jakotsu… ce… ce la possiamo fare – tentò di dire, strisciando verso di lui.
L’altro aveva le lacrime agli occhi.
- Sono morti tutti – disse, con una sofferenza ed un terrore inimmaginabili nella voce – Moriremo…
- No… no, non dire così – ringhiò Bankotsu, afferrandolo per le spalle e tentando di alzarsi in piedi e di sorreggerlo. Sforzi vani. Caddero di nuovo tutti e due nella neve.
Il ragazzo con la treccia, tremante, si rimise in ginocchio. Jakotsu, in uno scatto di disperazione, lo afferrò per il kimono e si strinse al suo petto.
- Ho paura, Oaniki – sussurrò a denti stretti, gli occhi sbarrati.
- Ce la faremo – ripeté quasi meccanicamente Bankotsu, senza nemmeno accorgersi di star stringendo a sé con tutta la forza possibile l’amico.
- No… sono felice di averti incontrato…
- Smettila!
- Ti voglio bene…
- STAI ZITTO!!! – urlò Bankotsu. Non voleva scoppiare in lacrime, non ora che sapeva di dover morire.
- Sopravvivremo! Sopravvivrai! – disse ancora, mentre con uno scatto si alzò in piedi. Era pronto a dare la vita per Jakotsu. Strinse debolmente la pesante Banryu, mentre guardava i nemici che accorrevano farsi sempre più vicini. Non riusciva quasi più a sollevarla.
Tremando in modo quasi convulso, anche Jakotsu si rialzò barcollando.
Provarono a correre, ma era chiedere troppo. Si trascinarono qualche decina di metri più in là, prima di venire raggiunti.
Una marea umana li travolse.
Bankotsu stringeva la mano di Jakotsu. Un dolore acuto gli trafisse il cuore, quando non la sentì più.
Gli sembrò che cento, mille uomini si insinuassero in quel minuscolo varco tra loro.
Con una fitta ancor più lacerante al muscolo vitale, sentì la voce di Jakotsu urlare il suo nome, urlare Aiutami
Non poteva, non ci sarebbe riuscito. Si divincolava, si dimenava, tenendo lo sguardo fissò su Jakotsu, steso a terra, troppo terrorizzato per potersi anche solo muovere. Fissò con un orrore impossibile a descriversi la lama tagliente alzarsi…
Quindi il mondo di Bankotsu crollò.
La Banryu gli sfuggì di mano e gli fu portata via, quasi dovesse venire uccisa anche lei. Cento mani lo afferrarono per le braccia e lo costrinsero in ginocchio. Urlò per un’ultima volta il nome di Jakotsu, della persona più importante della sua vita, che aveva visto morire, senza poter fare nulla.
Che senso avrebbe avuto, ora, vivere?
Le forze gli dissero addio, si accasciò su sé stesso.
Era un debole umano. Gli umani non riescono a proteggere ciò che hanno di più caro. Non ce l’aveva fatta nemmeno lui, Bankotsu, che sperava di stravolgere questa teoria, di dimostrarsi forte.
Sentì una risata alle sue spalle, e poi una voce, distante ma vicina:
- Forse, saresti riuscito a scappare, se non avessi aiutato i tuoi compagni così, fino all’ultimo. Hai dato la vita per loro. Che gesto nobile… tranne per il fatto che non sei riuscito a salvarne nessuno.
La vista gli si annebbiò, il dolore era troppo intenso. Quasi non notò l’ascia incombente su di lui.
Un lampo, e la candida neve si tinse di rosso.
 
To Be Continued…

 
Noooo Bankotsu! Sigh, non avete idea di quanto mi sia dispiaciuto farlo morire… ma sappiamo che tornerà! *.*
La prima parte è presa dall’anime, per il resto mi sono inventata quasi tutto di sana pianta…
Speriamo che mi sia venuto bene!
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille ad harua_96 per aver messo la ff nelle preferite!!! ^.^
E grazie anche a Katy93 che mi ha messa negli autori preferiti!!!
 
RECENSIONI
 
Come avrete notato, ho già risposto grazie alla novità introdotta da Erika… tuttavia, ringrazio lovlygirl, Miss Adler, Blu Notte ed harua_96 per le recensioni! Spero che quest’altro capitolo vi piaccia!
 
Dunque dunque, il momento tanto temuto è passato!
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!
Grazie mille a tutte!
Visbs88

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Capitolo 7
*** Risveglio ***


Eccomi quiiiii!!!! Capitolo 7!!!
Sarà un po’ più allegro dell’ultimo, per fortuna ^.^
Bankotsu tornaaa!!! ^.^ ecco a voi il risveglio dei Sette! (beh, in particolare di Ban e Jako)
Buona lettura!!
 
- Svegliati, Bankotsu… svegliati.
La voce profonda di un uomo lo chiamava.
Ma com’era possibile? Lui era morto. Sia fisicamente, che emotivamente, nel momento stesso in cui aveva visto decapitare Jakotsu.
E allora, perché sentiva?
Stava… stava respirando?
Sentiva il cuore battere, dopo aver avuto l’impressione che gli si fosse spezzato in due?
Che cosa significava?
Lentamente, spalancò gli occhi blu.
Una strana nebbia surreale biancastra lo circondava. Era in un ambiente piuttosto oscuro.
Un uomo lo sovrastava. Aveva lunghissimi e mossi capelli castani e due occhi rossi dalla pupilla bianca, vagamente inquietanti.
Chi era? Un Kami, forse? O il Diavolo?
Era all’Inferno, per via della vita che aveva scelto?
Senza saperlo, non sbagliava totalmente.
Perché sì, aveva l’Inferno davanti.
Ma chi era quell’uomo?
- Non avrei mai immaginato che fossi tu il famigerato Bankotsu della Squadra dei Sette, di cui avevo tanto sentito parlare…
Quella voce… aveva un che di familiare…
Mentre si alzava a sedere, Bankotsu lo riconobbe. Era quel tizio che aveva incontrato nella foresta, quando viaggiava ancora solo con Jakotsu, prima di comporre la sua Squadra…
- Sì, esatto. Il mio nome è Naraku.
Naraku?
Beh, in quel momento poco gli importava del nome di quel tizio. Non capiva nulla di quella situazione.
Lo stavano decapitando, avevano ucciso i suoi compagni… perché ora si trovava in quel luogo sconosciuto, vivo?
Naraku gli disse che aveva “dormito” per dieci anni. Dieci anni erano trascorsi da quel giorno maledetto?
Bankotsu si girò. Vide dietro di sé altri scheletri. Non gli ci volle molto per riconoscerli per quelli degli altri membri della Squadra dei Sette.
Dunque, era vivo grazie al frammento della Sfera dei Quattro Spiriti che Naraku aveva incastonato nel suo corpo.
Improvvisamente, si sentì entusiasta. Comprese di essere veramente di nuovo nel mondo. Forse, con il potere di quella Sfera, anche Jakotsu sarebbe potuto tornare…
- Diventa il mio mercenario, Bankotsu…
L’avrebbe fatto. Avrebbe ucciso i nemici di Naraku. Gli era stata data una seconda possibilità. Non l’avrebbe sprecata.
L’uomo aprì una mano e lasciò cadere a terra sei frammenti scintillanti. Bankotsu li raccolse quasi avidamente.
Guardò Naraku sparire nella nebbia.
 
Era vivo.
Era di nuovo vivo.
Ed ora, non rimaneva altro che riprendersi i suoi compagni.
Jakotsu era stato il suo primo pensiero, sin da quando aveva potuto ricominciare a pensare. Guardò di nuovo gli scheletri.
Ce n’era uno enorme, e riconobbe Kyokotsu. Uno piccolo, Mukotsu. Un mucchio di ferraglia, Ginkotsu. E poi tre piuttosto alti, Renkotsu, Suikotsu e Jakotsu.
Vicino ad uno di essi, Bankotsu vide la Jakotsu-to infissa nel terreno. Non c’erano dubbi: quello era il suo amico.
Tuttavia, esitò un istante.
Si guardò, facendo per la prima volta caso al fatto di essere nudo.
“Forse, prima di rianimare Jakotsu, sarebbe meglio trovare dei vestiti… altrimenti…” pensò dubbioso.
E poi gli venne da ridere.
Che sensazione meravigliosa, essere vivi, dopo aver assaggiato la morte.
Si sentiva benissimo, e ancor meglio al pensiero che fra poco avrebbe avuto il suo migliore amico al proprio fianco.
“Oh, al diavolo” pensò divertito.
Senza più preoccuparsi, gattonò fino allo scheletro di Jakotsu e infilò uno dei sei frammenti dove avrebbe dovuto trovarsi la gola.
Lentamente, il corpo del mercenario si riformò.
Tuttavia, anche dopo completato, Jakotsu non apriva gli occhi.
Bankotsu, ora in ansia, lo scosse leggermente.
Nulla.
Strinse i denti, cominciando ad infuriarsi.
Naraku l’aveva forse ingannato, illudendolo, solo per farlo accettare?
Sentì rabbia e nuovo dolore emergere. Quindi strattonò con violenza Jakotsu e gridò:
- Svegliati, maledizione!
Improvvisamente, gli sembrò di aver visto il petto dell’amico alzarsi. Si bloccò, guardandolo speranzoso.
Una gioia immensa lo travolse, quando Jakotsu aprì i suoi scintillanti occhi neri.
Si spaventò, però, nel vedere come fossero pieni di dolore, in quel momento.
Forse, era ciò che aveva provato quando era stato decapitato…
Il mercenario sbatté ancora gli occhi un paio di volte, e ad ogni battito lo sguardo sembrava più vivo e, anche, meno addolorato.
Jakotsu mise a fuoco il viso della persona che aveva accanto. Bankotsu. Com’era possibile? Era forse riuscito a salvarlo? Era strano, però… era sicuro di essere morto…
- B… Bankotsu? – disse in un soffio, con aria confusa.
Sentire la voce roca ed impastata di Jakotsu fece venire al giovane dagli occhi blu una voglia irrefrenabile di ridere e piangere insieme.
- Jakotsu, fratello mio! – gridò.
L’altro si alzò a sedere, e lo guardò ancora un po’ spaesato, ma senza dubbio felice.
- Bankotsu!
I due si abbracciarono con frenesia, con un sorriso enorme sulle labbra.
- Bankotsu! – disse ancora Jakotsu, quasi urlando dalla gioia.
Si staccò da lui, e poi si guardò intorno.
- Fratello mio, mi hai salvato? – chiese, con gli occhi brillanti più che mai – Dove siamo? Come hai fatto?
- N… no – balbettò Bankotsu – Io… io non ti ho… salvato… io…
Sotto lo sguardo stranito dell’amico, il capo dei Sette spiegò tutta la situazione, di Naraku e del modo in cui erano stati riportati in vita.
- Ma… ma Bankotsu, sei sicuro di poterti fidare di questo individuo? – domandò un po’ dubbioso Jakotsu.
- No – confessò il ragazzo – Ha qualcosa di strano… ma cosa importa? Siamo vivi, no? – continuò con un sorriso – Siamo vivi e lui ci ha ingaggiati come mercenari. Dobbiamo compiere il nostro dovere.
Jakotsu avrebbe avuto ancora qualche dubbio, ma non era mai stato un gran pensatore. Piuttosto, c’era una cosa più interessante…
Lo sguardo del mercenario dagli occhi neri scivolò in basso.
Arrossirono entrambi furiosamente.
- Ehi, dove diavolo guardi, maledetto? – gridò Bankotsu, coprendosi.
- Ops… scusa… la tentazione era troppo forte… - si giustificò l’altro, con un’occhiata che avrebbe dovuto essere innocente.
Passò qualche secondo di silenzio.
Poi i due scoppiarono a ridere insieme. Risero talmente tanto da avere le lacrime agli occhi.
Perché erano vivi. Perché erano insieme. E perché Jakotsu non cambiava mai, in nessuna situazione.
- Va bene, ora basta così – disse Bankotsu, cercando di tornare serio – Dobbiamo svegliare gli altri.
- Ah, sì – annuì Jakotsu.
- Dammi una mano – ordinò il ragazzo dagli occhi blu, consegnando due schegge all’altro.
- Certo, primo fratello – fu la risposta.
Si scambiarono un’occhiata divertita, poi si misero al lavoro. Uno dopo l’altro, tutti gli scheletri ripresero vita. Renkotsu, Suikotsu, Ginkotsu, Mukotsu e Kyokotsu, che assunse dimensioni spaventose, erano di nuovo con loro.
Ci volle un po’ per spiegare a tutti la situazione con chiarezza.
Nessuno obiettò nulla. Solo Renkotsu corrugò leggermente la fronte, ma al momento preferiva non pensare troppo ai problemi.
Presto sarebbero tornati nel mondo. E si sarebbero anche vendicati.
Avrebbero ucciso, non per Naraku, ma per loro stessi.
 
To Be Continued…
 

Che ne dite, più simpatico no? ^.^
Non potevo non immaginarmeli pieni di vita fin da subito ^.^
Per chi non lo sapesse, Naraku in giapponese significa Inferno, e così si spiega la frase “Perché sì, aveva l’Inferno davanti” ^.^
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille a Miss Adler, Blu Notte, lovlygirl e harua_96 per aver recensito! Spero tanto che gradirete anche questo cappy!
 
Non so dirvi di preciso cosa tratterò nel prossimo capitolo… non so se passare subito alla seconda morte di Ban e Jako oppure mettere anche il primo incontro con Inu e la vendetta dei Sette… più che altro perché ho paura che mi verrebbe troppo corto…
Ci penserò!
Intanto, vi ringrazio nuovamente!
Visbs88

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Capitolo 8
*** Lettera di minaccia ***


Oh Kami-sama, sono terribilmente in ritardo *.* perdono!!!
Per di più, ho tanta paura che questo cappy mi venga uno schifo…
Alla fine, ho deciso di trattare anche la vendetta degli Shicinintai, con il relativo primo incontro con Inu & Co.!!!
D’accordo, vi lascio alla storia!
Buona lettura!
 
- Eccolo là. L’ho trovato, finalmente.
Sogghignò crudelmente.
Bankotsu era tornato. La lunghissima treccia ondeggiava al vento, mentre osservava trionfante quel palazzo maledetto. Ondate di ricordi lo travolsero. Non certo ricordi piacevoli.
Bene, per il momento avrebbe accantonato Naraku e la missione che il demone gli aveva affidato. Ora aveva una sola parola nella testa: vendetta. Non avrebbe mai perdonato, mai. Il dolore e la paura provati erano rimasti impressi nel suo cuore, come marchiati a fuoco. Sensazioni troppo orribili per venire dimenticate. Mai avrebbe scordato il volto di Jakotsu in quei momenti. E già questo bastava da solo. Poi c’era tutto il resto: il tradimento, l’uccisione degli altri compagni, la propria morte… ogni cosa.
Li avrebbe uccisi tutti, tutti, dal primo all’ultimo. Vendetta. Doveva anche riprendersi la sua amata compagna, la sua Banryu. Vendetta.
Voleva, però, che prima conoscessero personalmente l’orrore e l’angoscia che la sua Squadra aveva provato a sua volta.
“Ma certo!” pensò, sussultando “Una lettera!”.
Subito dopo, si rese conto di cosa significasse.
Una lettera. Dannazione. Lui sapeva scrivere a malapena, figuriamoci comporre un testo! Con un gesto di stizza, chiamò Kohaku. Il ragazzino l’aveva aiutato a trovare il palazzo, ed ora era nel bosco ad osservarlo. Accorse alla chiamata.
- Sì, potente Bankotsu? – domandò con rispetto.
- Portami dei fogli. Ah, e anche un pennello con l’inchiostro.
Il giovane sterminatore s’inchinò e corse via rapidamente. Poco dopo, era di ritorno col materiale richiesto.
- Bene. Va’ a chiamare i miei fratelli. Di’ loro che sono arrivato – ordinò nuovamente. Aveva preferito lasciarsi precedere dai compagni, ma ora desiderava davvero rivederli. Purtroppo, aveva saputo che Mukotsu e Kyokotsu erano stati uccisi, quest’ultimo da Koga, uno dei nemici di Naraku. Scrollò le spalle. Non era certo un bel pensiero, lo sapeva, ma l’importante era che Jakotsu fosse vivo. Teneva anche agli altri compagni, naturalmente, ma non c’era confronto con lui.
 
Era sull’orlo di una crisi di nervi. Non ci riusciva, maledizione! Possibile che scrivere una lettera di minaccia fosse così dannatamente complicato?!
- Preparatevi alla sedizione… No, non è così, accidenti!! – gridò, accartocciando l’ennesimo foglio.
Gemette, coprendosi il bel volto con una mano, quando Kohaku lo chiamò.
- Potente Bankotsu.
Il ragazzo grugnì in risposta.
- Vi ho portato i vostri compagni.
Un ottimo modo per sollevargli il morale, senza dubbio.
- Fratellone, siamo noi! – la voce di Jakotsu. Il sorriso gli spuntò sulle labbra.
- Ehilà!!!
Jakotsu. Gli pareva che non si vedessero da qualche secolo. Ora, però, c’erano i compagni con loro. Non poteva mostrarsi troppo aperto nei suoi confronti.
Non gli piacque molto il fatto che si fosse inginocchiato davanti a lui. Troppo formale. L’avevano fatto tutti, in realtà. Poteva passarci sopra.
Tagliò corto sul discorso Mukotsu-Kyokotsu. C’era una questione più urgente. Quella dannatissima lettera. Per fortuna, Renkotsu sapeva scrivere e anche esprimersi bene. Preferì, per questo, non iniziare con le problematiche. Certo, non se lo sarebbe aspettato da Renkotsu. I Saymiosho, gli insetti di Naraku, l’avevano informato su ogni cosa successa. Anche del fatto che il pelato (XD) si fosse appropriato dei frammenti della compagna di Inuyasha, l’altro nemico da eliminare. Sperò soltanto che Renkotsu comprendesse i suoi sbagli. Ancora non sapeva come sarebbero andati a finire.
Dettò la lettera al mercenario, mentre Jakotsu chiedeva entusiasta:
- Faremo una spedizione punitiva?!
Sicuramente, anche lui non poteva scordare. Era sempre stato un tipo allegro, tuttavia questo non cancellava il fatto che avesse sofferto. Tanto. Troppo.
- Sì, in quel castello – rispose deciso.
- Ah… vuoi dire… - la voce di Jakotsu si affievolì. Eccoli, i ricordi. Vivi come non mai, anche per lui.
- Esatto. Proprio il castello del signore che ci fece tagliare la testa dieci anni fa.
Si erano recati da lui così fiduciosi, certi di divertirsi.
 E si erano divertiti davvero un mondo, pensò Bankotsu con sarcasmo. Mai esperienza era stata più meravigliosa. Che piacere, vedere i propri compagni crollare uno dopo l’altro, senza poterli difendere… Dovette sforzarsi per non mostrare la rabbia.
Jakotsu gli si era avvicinato, era dietro di lui. Già, l’amico aveva ragione… potevano vendicarsi sullo stesso nemico di dieci anni prima. Quello sì, che sarebbe stato divertente… Prima, però, doveva riappropriarsi della sua Banryu. Senza di lei si sentiva incompleto, non poteva combattere.
- Ci fecero un bello scherzo, vero? – disse con amarezza, un sorriso forzato sul viso. Per fortuna, intervenne Renkotsu. Gli mostrò la lettera.
Bankotsu dovette riconoscere che il compagno era davvero utile. La lettera era perfetta. Chiamò Kohaku e gli ordinò di portarla al signore. Tanto, era un ninja… No? E allora cosa? Beh, faceva lo stesso.
Guardò il ragazzino andarsene con rapidi balzi, quindi notò una bella farfalla bianca volare. Vide lo sguardo di Ginkotsu rivolto ad essa. Renkotsu aveva reso il mercenario ancora più meccanico… non aveva nemmeno le braccia. Bankotsu provò un po’ di pena e anche un po’ di pentimento per i pensieri di prima. Non doveva sottovalutare gli altri compagni solo perché Jakotsu era al primo posto. Con uno scatto, prese la farfalla e la portò a Ginkotsu, sorridendogli.
- Tieni. Non volevi mangiarla? – chiese, affabile.
La solita risata metallica echeggiò. Uhm, forse aveva capito male.
Guardò la bella farfallina. La lasciò libera. Era uno spietato mercenario, ma non ancora fino al punto di prendersela con gli insetti. Almeno non per il momento.
Tutti guardarono in silenzio la creatura alzarsi in volo e andarsene, finché Renkotsu non domandò:
- Primo fratello… Non dovremmo preparare l’attacco?
Ah, dannazione a Renkotsu e alle sue tecniche di battaglia. Una lettera bastava, no? E poi, che preparativi occorrevano? Cosa c’era di più bello di vedere la gente terrorizzata? Un sorriso beffardo apparve sul suo bel viso, rendendolo affascinante più che mai (*.* nd me). Finalmente. Mancava poco, molto poco. E poi avrebbe avuto di nuovo la Banryu tra le mani, per uccidere, a fianco dei suoi compagni. Per quanti soldati avesse potuto radunare, il castellano non sarebbe riuscito a fermarli. Ah, sì… doveva anche ritrovare quel dannato comandante con la maschera. Pregò ardentemente che fosse ancora vivo. Era curioso di vedere che viso c’era dietro quella copertura. Gliel’avrebbe strappata, per godersi il suo volto sconvolto dal terrore…
 
“Forse, saresti riuscito a scappare, se non avessi aiutato i tuoi compagni così, fino all’ultimo. Hai dato la vita per loro. Che gesto nobile… tranne per il fatto che non sei riuscito a salvarne nessuno.”
 
Dannato… Quanto avrebbe dato, pur di poterlo uccidere con le proprie mani! Quella frase era stata orribile da sentire in quel momento. Se anche fosse stata quella la sua unica colpa, sarebbe bastata. Ma non era l’unica. Bankotsu aveva notato l’incremento di forze contro Jakotsu, durante quella battaglia infernale. Quel dannato comandante doveva aver dato l’ordine di uccidere proprio lui. Fece una smorfia. Era così palese che fosse il suo migliore amico? A quanto pareva…
Alzò gli occhi verso il palazzo. Mancava poco.
Gli incubi dei paesani si sarebbero avverati.
Avrebbero pensato che gli spiriti adirati dei Sette fossero tornati in vita per distruggere. Tecnicamente, era vero. Se non per il fatto che era risorti anche in corpo, non solo in anima.
Quegli stolti… avevano pure innalzato una lapide in loro onore, con la speranza di placarli. Come se bastasse una pietra sotto la quale essere seppelliti per far perdonare tanta sofferenza.
Si sarebbe goduto ogni grido, ogni richiesta d’aiuto… anche loro, avrebbero chiesto aiuto, se ci fosse stata anche solo una persona disposta ad aiutarli.
Sette contro migliaia… che lealtà. Non che il numero avesse mai contato per loro. Non c’era stato nemmeno un signore che avesse capito che non avrebbero mai tradito chi avesse richiesto i loro servigi. E da solo, lui, Bankotsu, aveva pure dovuto difendere gli altri… Aiutami… quell’urlo di Jakotsu gli rimbombava ancora in testa, facendolo rabbrividire. Nemmeno lui era riuscito ad aiutarli
Ma mancava poco. L’idea del sangue e della vendetta lo eccitava.
Mancava poco, e l’avrebbero pagata tutti, uomini, donne e bambini.
Mancava poco, e tutti avrebbero scontato il loro debito con loro, la Squadra dei Sette… tornata per conto dell’Inferno. Dall’Inferno.
 
To Be Continued…
 

Oddio, sono caduta un po’ nel dramma alla fine XD
Piccola nota: la scena della farfallina l’adoro, per questo l’ho riportata! *.* Ban lì è così… così… così… assolutamente dolcissimo *.*
E poi, adoro il suo sorriso bastardo *.*
Ok, la smetto di vaneggiare…
 
RINGRAZIAMENTI
 
Innanzitutto, grazie a ryanforever, lovlygirl, Hartee e Miss Adler per aver recensito “Perché ho pensato a lui”, e grazie a lovlygirl per averla messa nelle preferite ^.^
Riguardo alla nostra storia, grazie mille ad Hartee per averla messa nelle preferite ^.^
Grazie davvero anche a Piccola_Lady per averla messa nelle seguite ^.^
Ringrazio anche LittleSango e Hartee per avermi messa tra gli autori preferiti *.*
Inoltre, grazie a Hartee, fmr18_onepiece, Miss Adler, Blu Notte, lovlygirl e harua_96 per aver recensito gli scorsi capitoli!
 
Dunque, so che questo capitolo è piuttosto breve… però mi sembra abbastanza pieno di riflessioni, quindi spero che lo gradirete comunque *.*
Mi raccomando, fatemi sapere!!
Visbs88

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Capitolo 9
*** Vendetta ***


Io… io… io…
IO NON SO COME SCUSARMI!
Sono in ritardo spaventoso! Davvero… chiedo VENIAAAAAAAAAAAAAA!
E per di più, questa sarà sicuramente un capitolo del cacchio… Sono andata in una zona wi-fi (sono in montagna, mi sono dimenticata di avvisare) a riguardarmi la puntata e a tirarmi giù tutte le battute… Bene, vediamo quindi la vendetta del nostro Ban!!!!!!
Buona lettura!
 
Aprì tranquillamente la porta scorrevole della stanza.
Il suo cuore minacciò di fare una capriola all’indietro dalla gioia.
Il signore. Vecchio, ma vivo. Il signore del castello. Il signore che li aveva fatti decapitare. Pronto per essere ucciso, servito su un piatto d’argento, anzi, d’oro.
Vendetta. VENDETTA!
Aveva atteso troppo quel momento.
Dovette utilizzare tutto il suo autocontrollo per non mettersi a gridare dalla felicità, che però traspariva dallo scintillio nei suoi occhi blu.
- Dove sono le guardie?
Le guardie? Ah sì, le guardie… beh, potevano provare a chiamarle se preferivano, ma dubitava che fossero in grado di accorrere. Se ne era sbarazzato senza nemmeno accorgersene. Che razza di stolto era quel feudatario… fosse stato in lui, avrebbe sicuramente assoldato più uomini per proteggersi. L’aveva pure avvisato, accidenti! Forse non sapeva leggere… insomma, più di una lettera, cos’altro poteva volere ancora dalla vita? (un Lucano XD scusate, non ho resistito nd me)
Si girò un secondo a guardare i soldati e gli scappò quasi da ridere. Con la testa infilata nel soffitto, erano davvero ridicoli. Non amava uccidere in quel modo. Preferiva mille volte lo scorrere copioso del sangue, gli alti spruzzi rossi… Per vederli, però, aveva bisogno della sua Banryu, la sua adorata Banryu. E per poter ancora maneggiare la Banryu… beh… bastava poco.
Fece crocchiare minacciosamente le nocche delle dita.
- Aspetta, ciò che vuoi è questa alabarda, vero?
Di sicuro, il signore aveva intuito. La vide, dietro di lui, che le si era piazzato davanti, forse nel vano tentativo di proteggerla. Infilata nel suo fodero viola, enorme. La sua Banryu.
- Te la restituisco. Te la restituisco!
“Come se avessi altra scelta” pensò sarcastico Bankotsu, passandogli davanti, ignorandolo. Quell’idiota credeva davvero che se la sarebbe presa solo con il consenso? Quella era la sua spada, la sua arma, che gli era stata portata via, approfittando della sua disperazione… No, non doveva pensare a quel momento… altrimenti avrebbe ucciso il signore all’istante. Voleva godersi la sua espressione terrorizzata per un po’.
- Com’è lucida! L’avete lucidata voi?
Il ragazzo sgranò gli occhi. Certamente non poteva lamentarsi per come l’avevano trattata. Mai l’aveva vista tanto bella. Era splendida e lucente. La osservò bene, mentre l’alzava con una sola mano, sorprendendo il feudatario. Gli occhi di Bankotsu scintillavano di gioia.
- Senti, non m’importa se tu sei uno spettro… vorresti metterti al mio servizio? Posso investirti mio vassallo, così faremo la guerra insieme!
Il ragazzino si ritrovò indeciso: meglio scoppiare a ridere, ucciderlo all’istante cedendo alla furia o trattenersi ancora per qualche secondo? Scelse la terza opzione, saggiamente. Maledetto vecchiaccio… dopo ciò che gli aveva fatto, aveva pure il coraggio di domandargli di mettersi al suo servizio? Era bastata una volta, grazie.
- Stammi a sentire, amico… Hai letto bene la lettera?
Ormai, rimaneva soltanto la possibilità che non l’avesse preso sul serio… credeva forse che scherzasse? Che non volesse realmente decapitarli?
- Ho scritto di preparare il vostro collo.
Che meraviglia, che assoluta gioia vedere il lampo di consapevolezza sui loro volti! Che splendore, sapere che li avrebbe uccisi! Sì, erano disperati, avevano capito, finalmente! Non aspettava altro che vederli sprofondare nel terrore, prima di spedirli direttamente all’Inferno.
Rise. Finalmente, rise. Quella risata se la teneva dentro da parecchio, ormai. Una risatina breve, crudele, beffarda. Agghiacciante.
- Tu sarai… il MILLESIMO!
Aveva ucciso novecentonovantanove uomini, quel giorno maledetto. Aveva tenuto bene a mente il conto, anche mentre tentava di difendere Jakotsu. Perché metà del suo voto sarebbe stato completo. E, forse, già si sarebbero potute vedere le prime avvisaglie dell’enorme forza che avrebbe acquisito, e avrebbe potuto salvare i suoi compagni, o almeno, salvare il suo migliore amico. Non ci era riuscito. Poco importava: ora erano vivi e stava per vendicarsi.
Colpì il feudatario alla spalla. Oh, naturalmente avrebbe potuto ucciderlo direttamente. Ma… no… voleva ripagare con la stessa moneta.
Allontanò con un pugno terribile il consigliere che tentava di difendere il signore, scagliandolo lontano. Alzò la Banryu. In un istante, la testa del vecchio si staccò. Ecco fatto. Vendetta. Certo, il principe non aveva ben preparato il collo, ma andava benissimo lo stesso. Quell’uomo maledetto aveva compreso l’orrore di venire decapitati… beh, forse non se ne sarebbe ricordato nell’aldilà, ma a Bankotsu bastava averlo visto crepare ed averlo ucciso con le proprie mani. Senza nemmeno guardarlo, il ragazzo trucidò anche il consigliere, prima di uscire. Gli veniva voglia di correre e gridare come un bimbo. Mancava solo un elemento alla sua vendetta. Uscito dal palazzo, vide arrivare proprio quell’elemento, con un impeto di gioia irrefrenabile.
- Spostatevi voi! – apostrofò così i suoi compagni. Li avrebbe vendicati tutti lui.
- Ah, te la sei ripresa, fratello? – domandò gaio Jakotsu.
“Per vendicarti, amico mio. Per vendicarci” pensò Bankotsu, guardandolo appena mentre avanzava trionfante.
Si fermò con calma, guardando l’esercito a cavallo che arrivava. In testa… Lui.
Il volto sempre coperto dalla maschera. Lui.
L’uomo che più aveva odiato in vita sua. Che aveva anche più colpe del feudatario.
L’uomo che aveva ucciso i suoi compagni. L’uomo che aveva ucciso Jakotsu.
Il comandante. Sempre uguale. Il comandante.
- E’ un bel pezzo che non ci vedevamo… - disse affabile, quando l’uomo fu a portata d’orecchio. “E sarà anche l’ultima volta in cui mi incontrerai” aggiunse a mente. Non l’avrebbe risparmiato, lui e nessuno dei suoi stupidi soldatini.
- Dannato, che cosa hai fatto al signore?
“Uhm, credo che faresti meglio a preoccuparti della tua vita, anziché di quella del vecchio. Quella ormai non c’è più” pensò trionfante Bankotsu. Stolto generale, ancora non capiva che la sua ora era suonata?
- Collo – disse quella parola candidamente, un sorrisino quasi innocente sulle labbra. Un’unica parolina pronunciata dolcemente, che sgomentò tutti i soldati.
 -Certo, lui ci ha fatto decapitare, e io non ho fatto altro che vendicarmi. E tu, ti sei lavato il collo? – spiegò poi, mentre lo sguardo e il tono si facevano via via più minacciosi. Fu però distratto da una farfallina bianca che gli svolazzò davanti, forse la stessa di prima.
- All’attacco!
Idioti.
Menò tre fendenti in aria, apparentemente a caso. La farfalla si polverizzò.
Basta. La pietà non esisteva più per lui. Voleva distruggere ogni cosa, anche quel misero insetto. Si sentiva anche meglio di quando era veramente vivo, e non un cadavere resuscitato. Era stato dolce, aveva riso con Jakotsu, aveva aiutato Ginkotsu, aveva chiuso un occhio con Renkotsu? In quel momento, non gliene importava nulla. Nemmeno le graziose farfalle meritavano di vivere.
Saltò in aria. Roteò in alto la Banryu.
Sentì il comandante urlare. Lo vide… vide l’orrore nei suoi occhi, anche se non poteva scorgere il volto. Vide la paura. Vide l’orrore, e provò euforia. Prima di calare l’arma, con un pugno sgretolò la maschera. Finalmente, il suo viso… Che meraviglia… era… sconvolto. Nel modo più terribile.
 
“Forse, saresti riuscito a scappare, se non avessi aiutato i tuoi compagni così, fino all’ultimo. Hai dato la vita per loro. Che gesto nobile… tranne per il fatto che non sei riuscito a salvarne nessuno.”
 
Una smorfia furibonda apparve sul volto di Bankotsu. Calò il colpo.
Vendetta.
 
- Avete ucciso proprio tutti… siete incorreggibili. Sei stato tu, vero Jakotsu? Potevi lasciare viva almeno una bella ragazza per versarmi il sakè.
Tutti gli abitanti del palazzo e del suo borgo erano stati sterminati. Non che Bankotsu provasse pietà, naturalmente. Solo, era fastidioso servirsi da solo da bere. Chissà, forse Jakotsu era ancora geloso… tendeva ad ammazzare tutte le belle fanciulle che incontrava.
- Fratello, non credo che dovremmo restare a bere sakè…  piuttosto, faremmo meglio a muoverci… non vedo l’ora di vedere il mio amato Inuyasha.
Oh, una nuova fiamma di Jakotsu? Gran bella novità. Allora non era più geloso di lui. Si era invaghito di questo Inuyasha, che peraltro era colui che principalmente dovevano eliminare? Di sicuro, non invidiava il mezzo demone. Ne sapeva qualcosa delle avance di Jakotsu. L’amico era seduto accanto a lui. Che bellezza… vendicati, di nuovo insieme e per di più Jakotsu non lo avrebbe più tormentato. Certo, aveva smesso già dal drammatico bacio che Bankotsu ricordava ancora con un misto di disgusto, fastidio e un pizzico di ironia, ma questa era la conferma che finalmente il ragazzo dagli occhi neri si era rassegnato definitivamente.
- Non ci seccare Jakotsu, Inuyasha ha un buon naso, ci troverà – disse Renkotsu.
- Infatti. Se lo aspettiamo qui sono sicuro che verrà da noi di sua iniziativa seguendo l’odore del sangue – aggiunse il ragazzo con la treccia, bevendo altro sakè.
- Dici? Allora posso aspettare con fiducia – disse allora Jakotsu.
Oh, ecco che Renkotsu cominciava. Se l’era aspettato. Non poteva essere certo l’unico ad avere dubbi su Naraku.
- Perché ci ha fatto tornare in vita?
Questa era facile da liquidare… per che altro, se non per sbarazzarsi dei suoi nemici?
Ed ora, il mercenario calvo voleva che Bankotsu parlasse loro di Naraku. Il ragazzo non ne aveva proprio voglia. Era inutile farsi venire rimorsi o dubbi a quel punto.
- Stammi a sentire, Renkotsu… noi siamo tornati in vita e possiamo uccidere quanto ci pare come facevamo un tempo. A me va bene così, ti assicuro!
Bankotsu notò lo sguardo del compagno. Capì cosa stesse pensando. Lo credeva forse uno stupido? Pensava che non avesse anche lui delle incertezze? Avrebbero chiarito. Dopo. Perché in quel momento, Suikotsu notò un turbine di vento avvicinarsi a gran velocità.
- Ciao, Kogaccino! – ah, quindi era Koga. Tipico di Jakotsu, dare sciocchi soprannomi sdolcinati… che avesse puntato anche quel povero demone? Ricordava con orrore il periodo in cui era chiamato dall’amico “Bankuccio”…
- Che combinazione, aspettavamo un cane ed è arrivato un lupo!
- Finitela con queste smancerie, so benissimo che voi siete in rapporti con Naraku! Ditemi dove si nasconde!
Certo che era difficile sdrammatizzare con uno così.
- Che cosa strana, pare che Naraku sia odiato da molta gente, tu che ne pensi fratello? – domandò a Jakotsu, prima che Koga potesse sbraitare ancora “Ditemi dov’è!”.  Anche volendo, Bankotsu non era sicuro della dimora di Naraku. Probabilmente il monte Hakurei. Molto probabilmente. Sospirò. C’era un’altra questione che lo tormentava… come mai tutte quelle persone davano la caccia a Naraku? Inuyasha, Koga, la sacerdotessa non morta… sembrava addirittura che fosse arrivato il fratello del mezzo demone, un certo Sesshomaru…
- Questa cosa mi preoccupa un po’…  pensate davvero che possiamo fidarci di lui? – ci teneva ad avere il parere di Jakotsu. Era l’unica persona al mondo di cui si fidasse veramente… certo, sembrava strano, ma era così.
- Non chiedere a me. Sei tu l’unico che l’ha incontrato, fratello.
Anche se non era molto d’aiuto.
Koga, furibondo, si lanciò verso di loro. Jakotsu scattò in piedi, menando un colpo con la spada.
- In effetti io e te abbiamo ancora un duello in sospeso…
- Sei molto agile per via dei frammenti di sfera che hai nelle gambe, non è vero? Mi dispiace per te, ma Naraku mi ha chiesto di prendere anche quelli!
Quel lupo non era semplicemente molto agile… era davvero veloce. Bah, nessun problema per lui. Gli sarebbero bastati pochi colpi.
Tentando di fermarlo, tagliò di netto una staccionata. Vide Koga inorridire. Aveva forse compreso chi aveva di fronte? Lui era Bankotsu. Lui era molto più forte di tutti gli altri. Solo Jakotsu poteva pensare di potergli tenere testa per un po’. Non a caso era il capitano della Squadra dei Sette. Era il migliore. Sorrise.
- Ehi, ragazzi, non fatelo scappare!
Uno alla volta, tutti i membri del gruppo provarono ad attaccarlo. Lui, Bankotsu, ce l’aveva in pugno. Stava per ucciderlo, quando una lama bloccò la sua Banryu, seguita da una voce:
- Spostati, lupo rognoso!
Guardò accigliato la presa sulla Banryu tremare. Uhm, a prima vista, quello era Inuyasha. Si staccarono, balzando all’indietro.
- Finalmente vi ho trovati, maledetti bastardi!
Cortese come il lupo, senza dubbio.
- Oh! Inuyasha sei bellissimo!
Sì, era Inuyasha. Francamente, Bankotsu non capiva tutto quell’entusiasmo in Jakotsu. Certo, quel mezzo demone non era mostruoso, ma… Chissà, forse era solo un’avversione verso il nemico.
- E così tu saresti il famoso Inuyasha… sembri piuttosto forte.
- E tu sei l’ultimo membro della Squadra dei Sette, non è così?
- Hai indovinato. Io sono Bankotsu, il primo dei Sette.
Lui era Bankotsu. Non si sarebbe fatto uccidere. Era un mercenario e doveva compiere il proprio dovere. Inuyasha, Koga e Sesshomaru sarebbero morti, tutti, con il rispettivo seguito. La ragazzina, reincarnazione della sacerdotessa non morta, che sapeva individuare i frammenti della Sfera, la sterminatrice, il bonzo, i compagni del lupo sarebbero tutti stati uccisi. Sperava solo il primo possibile.
Il duello iniziò. Lui, Bankotsu, avrebbe adempito al suo compito.
 
To Be Continued…

 
Ditemi se non è schifoso…
Vabbè, insomma… Mi scuso se questo capitolo vi sembra troppo uguale all’anime, ma non è stato per nulla facile scriverlo… mi rifarò con il prossimo…
Ah, approfitto per dirvi una cosa: avrete notato che è la seconda volta che in un capitolo riporto la stessa identica frase del cappy 6 (Morte), quella del comandante prima di uccidere Bankotsu. Bene, sappiate che questo è il mio modo per rievocare flash e ricordi: prendere le stesse identiche frasi, per dare l’idea, come nei film o nei cartoni, di rivedere la stessa scena. Lo farò spesso in future ff ^.^
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie ad Alys93, Blu Notte, Hartee, Miss Adler e lovlygirl per le recensioni ^.^
 
Vi avviso subito: non ci sarà il duello ^.^ perché già è stata una faticaccia espandere queste scene, in un duello non saprei proprio che pensieri inserire… Insomma, faremo un passo avanti: la morte del povero Jakotsu ç.ç
Grazie mille anche a chi continua a seguirmi e a leggere!
Visbs88

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Capitolo 10
*** Vorrei che tu fossi qui con me, Oaniki ***


Ehilà gente! Mancata? Figuriamoci… quando mai si sente la mia mancanza?
Mi scuso per il ritardo, ma detta francamente, oltre ad aver avuto un bel po’ di problemi anche personali, l’ispirazione non era granché presente nella mia testolina ^.^
 
Ora, voglio fare una dedica speciale a Benedetta. Non so come esprimerti il mio dolore per te, Benny. Ti voglio tanto bene. Ti sono vicina. Mi dispiace da morire.
 
Con quest’atmosfera, preparatevi a leggere la morte di Jakotsu… che spero di rendere al meglio!
Buona lettura!
 
Tossì fra le macerie.
- Dannazione, non sei ancora schiattato?
Jakotsu era ridotto malissimo. Era riuscito, per chissà quale miracolo, a sopravvivere  alla Cicatrice del Vento di Inuyasha… Inuyasha…
Com’era bello quel ragazzo. Assolutamente stupendo.
Non sarebbe stato poi così male essere ammazzato da lui. Gli disse di dargli il colpo di grazia. Non aveva paura di morire, in un duello leale. Se veniva sconfitto, era giusto che pagasse. Ricordò, con una fitta al cuore, Bankotsu, mentre Inuyasha correva via, dicendo che sarebbe riuscito a sconfiggerlo di nuovo, nel caso Jakotsu l’avesse sfidato nuovamente. Anche il suo amico l’aveva risparmiato, dopo averlo sconfitto.
Quanta fiducia avevano in sé stessi, entrambi…
Bankotsu. Sarebbe riuscito a dirgli addio? Quella volta, si vedeva male, eccome se si vedeva male. Non riusciva ad alzarsi, anzi, a malapena a muoversi.
Si era divertito molto a vivere. Una seconda vita fantastica. Quanti bei ragazzi… Inuyasha, primo fra tutti, sia in versione umana, sia con le sue adorabili orecchie, quelle dolci orecchie da cucciolo che avrebbe tanto voluto tenersi per ricordo. Poi, quel gran bel fusto di Sesshomaru… anche lui era riuscito a tenergli testa, anzi! Non fosse stato per la barriera del monte Hakurei e per la bambina, quell’affascinante demone l’avrebbe probabilmente ucciso. Koga, sensuale anche lui.
Un volto primeggiava fra tutti, però. E non era una persona che doveva uccidere, non lo desiderava come agognava Inuyasha… Per quella persona, il sentimento era vero.
Bankotsu. Il suo primo fratello.
Aveva riso tanto insieme, si fidavano ciecamente l’uno dell’altro.
Quel suo sorriso, quel suo viso a volte dolce a volte crudele… in ogni caso, sempre affascinante. Mai aveva smesso di volerlo, mai. Aveva cessato di manifestarlo, quello sì. Entrambi erano rimasti profondamente scossi dall’episodio del bacio, e aveva preferito non ripetere l’esperienza. Ma niente avrebbe mai distrutto quell’affetto incredibile che lo legava a lui.
Bankotsu, i suoi occhi blu, la sua risata… lo ricordava con rimpianto. Non doveva smettere totalmente di sperare, però. Era messo davvero male, ma non era ancora morto. Forse, se Bankotsu lo fosse andato a cercare (e non ne dubitava, lo avrebbe cercato) avrebbe potuto salvarsi. Il suo Oaniki…
Sentì dei passi avvicinarsi, con un tuffo al cuore.
“Bankotsu…” pensò all’istante.
Quanto sbagliava, quanto.
Aprendo gli occhi, vide sopra di sé Renkotsu. Lo vide, e comprese tutto.
Era stato proprio il compagno a spingerlo ad andare a cercare Inuyasha. Capì ogni cosa, e si sorprese incredibilmente stupido. Che inganno sottile… ma d’altronde, era risaputo, che Renkotsu fosse il più astuto tra loro.
- Mi spiace, Jakotsu, perdonami.
Non una singola nota di vero pentimento nella voce, non un solo grammo di dolore.
Jakotsu abbozzò un sorriso, per quanto le sue condizioni lo permettessero.
Quanto era caduto in basso, quel Renkotsu. Quanto lo disprezzava.
Stava per ucciderlo, per la sete di potere. Jakotsu non avrebbe mai capito. I frammenti di Sfera… conferivano una grande forza, certo, ma a lui non erano mai interessati. A Bankotsu e Renkotsu sì. Ma il suo migliore amico non uccideva i propri compagni per ottenerli. Non uccideva uno dei compagni più vicini a lui.
Perché sì, Jakotsu e Renkotsu erano legati. Certo, mai nessuno per il primo avrebbe eguagliato Bankotsu, ma il mercenario calvo era stato un amico.
Era stato. Ora non più.
Jakotsu non aveva molti rimpianti. Solo uno. Uno, ma immenso.
La prima volta che era morto, seppur lontano, seppur impotente, seppur disperato, con lui c’era Bankotsu.
Bankotsu.
“Bankotsu!” pensò, mentre la mano di Renkotsu calava su di lui, verso la gola.
“Perché non sei con me?”.
Un pensiero che gli fece stringere il cuore in una morsa orribilmente dolorosa.
Avrebbe voluto che Bankotsu fosse accanto a lui, quando sarebbe morto per la seconda volta. Perché non c’era?! Perché l’aveva abbandonato?!
Gli istanti per lui parvero essere ore, mentre il volto del suo migliore amico sorridente galleggiava davanti ai suoi occhi, nella sua mente, offuscava il suo cuore.
Bankotsu… Bankotsu!
Per la seconda volta, stava morendo in un modo orribile.
Non ucciso da un bel ragazzo. Perché Renkotsu era tutto fuorché bello, calvo com’era. Quella era la fine che avrebbe accettato.
Ma ce n’era un’altra, che desiderava più ardentemente. Avrebbe voluto morire, se proprio doveva, fra le braccia di Bankotsu. Fra quelle braccia che avrebbe voluto sentire sempre strette attorno a sé, in un abbraccio forte e dolce, come il suo amico.
Bankotsu.
“Vorrei che tu fossi qui con me, Oaniki”.
Oh, quanto lo avrebbe voluto. Il suo volto angelico a sovrastarlo, non quello di quel dannato bastardo di Renkotsu. Quando era stupido quel mercenario, malgrado si credesse tanto intelligente.
Con un’enorme soddisfazione, pensò a come avrebbe reagito Bankotsu, il suo Bankotsu. Renkotsu, uccidendo Jakotsu, avrebbe firmato la propria condanna. Perché il primo fratello si sarebbe infuriato e avrebbe ucciso il traditore. L’unica certezza di Jakotsu.
Bankotsu l’avrebbe vendicato, sicuramente. Aveva fiducia in lui.
Sperava di valere ai suoi occhi quanto il ragazzo con la treccia valesse per il mercenario dagli occhi neri. Anzi, sarebbe bastata la metà di quel sentimento, tanto questo era forte.
Bankotsu. Quel nome non voleva abbandonarlo, restava nella sua mente come un chiodo fisso, anche nell’istante in cui sentì le dita di Renkotsu sulla sua gola. In quel momento, nell’attimo estremo, una verità si fece strada nel suo cuore.
“Bankotsu! Sei qui con me, vero?”.
Se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe pianto. Lo sentiva, Bankotsu era lontano, ma nel suo cuore. Per un istante, credette di non poter morire mentre pensava a lui, che l’amico lo tenesse in vita quanto la scheggia di Sfera. Era vicino a lui. Non l’aveva abbandonato, affatto.
Bankotsu era la sua vita.
Mentre moriva, l’ultima immagine fu del suo volto. La sua vita. La vedeva davanti a sé, mentre l’abbandonava.
“Addio, Oaniki. Addio, Bankotsu”.
Poi tutto fu di nuovo nero. Un nero che avvolgeva tutto, che portava via quei sentimenti come l’amicizia e la lealtà che erano insediati nel cuore di Jakotsu, lasciando spazio al solo odio.
 
To Be Continued…
 

Corto, scarno e orribile… oddio, mi è venuto un disastro questo cappy… mi dispiace molto ç.ç
Personalmente, non mi piace… mah…
 
RINGRAZIAMENTI
 
Grazie mille a Blu Notte per aver messo la ff nelle preferite! ^.^
Thank you anche a eien91 per averla messa nelle ricordate!
Grazie tantissimo anche a Alys93 per averla messa nelle seguite!
Un grazie super speciale a fmr18_onepiece e ZoeyeJames per avermi messa fra gli autori preferiti! *.*
Infine, grazie ad Alys93, Blu Notte, Miss Adler, Hartee, lovlygirl e DivinaKagome per aver recensito!
 
Ora, devo chiedervi una cosa, gentili lettrici: volete un “Vita da mercenari 2”? E magari, anche un 3, 4, 5, 6? Sarebbero vari POV, a partire da quello di Jakotsu… in pratica, la stessa ff vista da tutti i punti di vista (oh, naturalmente ci saranno aggiunte varie, differenze, ecc.)… e poi… se l’ispirazione mi assiste, potrei fare una raccolta con delle ff sull’infanzia dei Sette! Insomma, verrebbe fuori una serie bella consistente… voi che mi dite?
 
So benissimo che questo cappy mi è venuto uno schifo -.-
Spero solo di rifarmi con il prossimo, nel quale vedremo un Bankotsu-chan un pochino incazzato… solo un pochino eh!
Bacioni!
Visbs88

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Capitolo 11
*** Agghiaccianti scoperte ***


(visbs88 si prepara a venire lapidata mentre tutte le lettrici la aspettano con i forconi e le torce)
Pietà!!!!! Oddio, non sapete quanto mi dispiaccia di aver aggiornato così in ritardo ç.ç potrete mai perdonarmi? ç.ç
Spero almeno che il cappy vi piaccia!
Buona lettura!
 
Bankotsu camminava senza alcuna fretta. Era all’interno della barriera del monte Hakurei, e si preparava ad entrare nei suoi meandri. Sapeva che Inuyasha si trovava lì.
Sentiva uno strano peso sul cuore, come se qualcosa di grave fosse appena successo. Per quanto cercasse di ignorarlo, restava lì. Probabilmente, si disse per tranquillizzarsi, era la barriera sacra la causa, malgrado fino a quel momento non gli avesse procurato altro che nausea.
Improvvisamente, nella nebbia vide una sagoma volante avvicinarsi. La riconobbe subito come un Saymiosho, un insetto di Naraku. Notò che trasportava qualcosa di piuttosto grosso. Non era certo un frammento della Sfera.
Man mano che l’ape demoniaca si avvicinava, riusciva a distinguere quella strana cosa sempre più chiaramente, finché l’insetto non fu vicino a lui.
Bankotsu divenne pallidissimo, mentre il cuore cominciava a battere all’impazzata. Tese una mano col palmo verso l’altro, e il Saymiosho vi lasciò cadere l’oggetto.
Il respiro del ragazzo si fece affannoso. Quello era…
Il fermaglio di Jakotsu.
Quell’aggeggio che aveva sempre nei capelli, che gli serviva per mantenere intatta la sua acconciatura. L’aveva visto migliaia e migliaia di volte, non poteva sbagliarsi. Era così particolare, e poi l’avrebbe riconosciuto tra milioni. Che cosa significava?
Il cuore non accennava a rallentare, mentre la mente di Bankotsu sembrava bloccata. Era forse successo qualcosa a Jakotsu?
- Jakotsu… - mormorò il ragazzo.
No… no, non poteva essere…
- Lui è… - non riuscì a concludere la domanda all’insetto, interrotto dal suo ronzio.
E l’insetto diceva… .
Era morto.
Bankotsu respirava a fatica. Fissava con uno sguardo attonito il fermaglio.
- No… - sussurrò. Strinse convulsamente quella specie di spillone, mentre quella verità atroce cominciava a divorarlo.
Gli occhi blu si accesero di una collera mai vista prima, una collera dettata dal dolore.
- INUYASHA! – urlò – MALEDETTO!
Chi altri poteva averlo ucciso? Inuyasha era l’unico all’interno del monte Hakurei in grado di poter sconfiggere Jakotsu. Lui era troppo forte…
Il mezzo demone l’avrebbe pagata, l’avrebbe ucciso, come aveva potuto ammazzare il suo migliore amico?!
Il ronzio continuo del Saymiosho lo distrasse momentaneamente dei suoi pensieri. Si mise ad ascoltarlo. E quand’ebbe finito, cadde in ginocchio.
Finì gattoni, lo sguardo quasi folle di dolore fisso sul terreno sotto di sé, boccheggiante, schiacciato dal peso… del tradimento.
Renkotsu.
Renkotsu aveva ucciso Jakotsu.
Renkotsu li aveva traditi.
Non poteva crederci, no, non era possibile, non lui, maledizione!
Come aveva potuto farlo?! Perché?! Come aveva potuto tradirlo… e tradire Jakotsu?! Come aveva potuto finire così schiavo della propria ambizione, arrivare a un tal punto pur di conquistare frammenti della Sfera?!
Renkotsu… Jakotsu…
 
Jakotsu si sedette di fianco a lui.
- Gli insetti mi hanno detto anche Suikotsu è morto… è così? – chiese Bankotsu, con aria triste.
- Sì, ed è stata una fine davvero miserabile – rispose l’altro, sconsolato. Poi continuò, illuminandosi:
- Ah, quasi dimenticavo… ho una cosa per te, primo fratello.
Il ragazzo con gli occhi blu si voltò a guardarlo, mentre Jakotsu tirava fuori dalla sua veste una scheggia scintillante.
- Ecco, un frammento di Sfera in ricordo di Suikotsu. Tieni – disse, facendo cadere il gioiello nella mano dell’amico.
- Ma tu… lo stai dando a me? – chiese incredulo Bankotsu, sgranando gli occhi.
- Beh, perché ti stupisci? Sei stato tu a dirci dovevamo consegnarteli, no?
Sì, l’aveva detto, ma… non aveva mai pensato che qualcuno l’avrebbe fatto. Credeva che tutti, per il potere, lo avrebbero tradito. Chinò la testa, mentre stringeva in mano la scheggia rosa.
Jakotsu lo guardava senza capire. Il giovane con la treccia si risollevò un poco. Il mercenario dagli occhi neri vide uno scintillio sul suo viso… quindi Bankotsu rialzò il capo. Con grande sorpresa del compagno, aveva le lacrime agli occhi.
- Oh, Jakotsu, fratello mio…
Di scatto, il ragazzino mise un braccio attorno alle spalle dell’amico, sentendosi invaso da una gioia incredibile.
- Tu sei veramente una brava persona! – disse poi, gioioso. Poi continuò sorridendo a trentadue denti, dandogli delle pacche sulla spalla:
- Per quanto strano tu possa sembrarmi sei l’unico di cui mi fidi a questo mondo! E’ davvero così, credimi! – gridò, al colmo della contentezza.
- Dici sul serio? – domandò Jakotsu, felice.
Bankotsu annuì.
I due scoppiarono a ridere, mentre sentivano le catene della loro amicizia farsi più che mai strette…
 
Perché Renkotsu l’aveva tradito? Jakotsu gli aveva consegnato il frammento! Perché, perché, perché Renkotsu aveva commesso un atto così orribile?
 
- Ti ho detto che va bene, potrai seguirmi. Ma fai solo un passo falso, e non la passerai liscia – rispose Bankotsu, cercando di fare il duro. Impresa difficile, con uno così.
- Grazie mille, fratellone! – gridò Jakotsu, in preda all’euforia. Il giovane con la treccia si sottrasse per un pelo all’abbraccio dell’altro.
- Questo in futuro varrà come passo falso, ti avverto – ringhiò – E perché mi hai chiamato fratello?
- Beh, potremmo iniziare a considerarci tali, no? – sorrise il gay, tutto contento.
 
I volti dei due erano vicini e si guardavano quasi ringhiando. Improvvisamente, Jakotsu tornò serio.
- Ti ho mai detto che quando ti arrabbi diventi ancora più bello?
- EH?
Bankotsu cadde all’indietro.
 
Jakotsu tese una mano, gli accarezzò lievemente la fronte, spostando i ciuffetti di capelli che coprivano il segno viola. Poi si chinò. Sentì l’eccitazione crescere, poi lo baciò, sicuro che l’altro avrebbe ceduto.
Bankotsu aprì leggermente gli occhi. Li spalancò. Li sbatté un paio di volte…
 
Di scatto, si alzò in piedi.
- No, Bankotsu, la ferita… - tentò di bloccarlo Renkotsu.
- NON ME NE IMPORTA!
L’urlo rabbioso si levò al cielo. Con una furia incredibile, spiccò un balzo, tenendo la Banryu in alto. Piombò sulla lucertola.
Nel farlo, piangeva. Lacrime amare scendevano sul suo bel viso, mentre aveva un solo nome per la testa: Jakotsu…
 
Jakotsu lo guardò.
- E perché il primo fratello si è preso il disturbo di “vendicarmi”? – chiese gelido.
- Basta, non vi sopporto più! Siete… - provò a dire Renkotsu, esasperato.
- Perché ho sofferto, credendo di averti perso.
 
Bankotsu sentì di perdere il contatto con Renkotsu.
- NO! – gridò, guardando gli uomini che lo portavano via.
Si fece largo, con la forza della disperazione, e riuscì ad uccidere il boia. Troppo tardi, però. L’ascia era già stata calata. Ed ora rimanevano solamente in due.
 
- Ho paura, Oaniki – sussurrò a denti stretti Jakotsu, gli occhi sbarrati.
- Ce la faremo – ripeté quasi meccanicamente Bankotsu, senza nemmeno accorgersi di star stringendo a sé con tutta la forza possibile l’amico.
- No… sono felice di averti incontrato…
- Smettila!
- Ti voglio bene…
- STAI ZITTO!!! – urlò Bankotsu. Non voleva scoppiare in lacrime, non ora che sapeva di dover morire.
 
Lo sguardo del mercenario dagli occhi neri scivolò in basso.
Arrossirono entrambi furiosamente.
- Ehi, dove diavolo guardi, maledetto? – gridò Bankotsu, coprendosi.
- Ops… scusa… la tentazione era troppo forte… - si giustificò l’altro, con un’occhiata che avrebbe dovuto essere innocente.
Passò qualche secondo di silenzio.
Poi i due scoppiarono a ridere insieme. Risero talmente tanto da avere le lacrime agli occhi.
 
Jakotsu. Jakotsu. Jakotsu!
Non poteva ancora credere che fosse morto… non ucciso da Renkotsu! No!
 
Bankotsu, Jakotsu e Renkotsu risero insieme.
 
Aveva passato dei bei momenti anche col mercenario calvo. Gli si era così affezionato, anche a lui…
Non era stato Renkotsu, a cercare di spingerlo a richiamare Jakotsu, dopo che il ragazzo l’aveva cacciato?
Jakotsu…
Renkotsu…
La testa girava, troppi ricordi dolorosi gli si affacciavano alla mente. Non poteva sopportarlo…
Scattò in piedi, di colpo.
Avrebbero pagato. Renkotsu ed Inuyasha. Il mezzo demone per aver servito Jakotsu su un piatto d’argento al mercenario, quest’ultimo per il tradimento. Tutti e due erano colpevoli. Li avrebbe uccisi. Renkotsu per primo.
Non avrebbe mai dovuto voltargli le spalle così.
Condivideva il suo volersi staccare da Naraku. Sapeva che il mercenario calvo aveva paura che quell’individuo così sfuggevole li avesse ingannati. Non lo biasimava per questo.
Perché non ne aveva parlato con lui?! Una volta uccisi tutti, avrebbero abbandonato Naraku insieme, loro e Jakotsu…
Cosa avrebbe potuto fare Renkotsu da solo, contro un demone tanto potente? Il suo voler uccidere i suoi compagni, era totalmente illogico.
Bankotsu fece una smorfia irata, mentre continuava a stringere in modo convulso il fermaglio di Jakotsu.
Stupido Renkotsu…
Pensare a lui gli faceva girare la testa. In ogni caso, però, un volto primeggiava e si sovrapponeva insistente a quello del traditore.
Bankotsu era precipitato in quel vortice di rabbia, accantonando il dolore. Ora, però, quest’ultimo tornava ad imporsi.
Jakotsu… perché l’aveva lasciato solo? Non era riuscito a proteggerlo, ancora una volta. Mentre realizzava questi pensieri, gli vennero le lacrime agli occhi. Se solo fosse stato al suo fianco… Chissà quanto aveva sofferto il suo amico, a morire senza di lui. Jakotsu se n’era andato… di nuovo. Era insopportabile. Si rese conto che probabilmente nemmeno la vendetta avrebbe colmato quel vuoto nel suo cuore. Come avrebbe fatto ad andare avanti? La sua vita non aveva un senso, senza di lui. Non riusciva ad immaginarsi senza Jakotsu al proprio fianco, senza il suo migliore amico. Come avrebbe potuto dimenticarlo? La sua voce, i loro momenti insieme, il suo viso l’avrebbero tormentato fino alla morte.
Si asciugò il volto bagnato da innumerevoli lacrime, scese senza il suo consenso, sistemò la Banryu sulla spalla e s’incamminò. Le gambe lo reggevano a fatica, ma andava avanti. Sapeva che Jakotsu avrebbe voluto questo.
Andava avanti, verso la vendetta… e senza saperlo, verso la morte.
 
To Be Continued…

 
Lo dico con sincerità? Scrivere di un Bankotsu così distrutto mi stava per far piangere ç.ç spero di aver trasmesso il suo immenso dolore…
Avrete notato gli innumerevoli flash che ho rievocato (le parti in corsivo): il primo non l’ho mai trattato nella mia ff, ma quella scena (quella del frammento di Suikotsu) semplicemente io la VENERO, mi piace troppo, dovevo assolutamente inserirla; il secondo è tratto dal primo capitolo, il terzo dal… terzo cappy (^.^), il quarto dal quarto, il quinto e il sesto dal quinto, il settimo e l’ottavo dal sesto e l’ultimo dal settimo. Spero di non avervi annoiato troppo, ma volevo rendere l’idea di un vorticare di ricordi nella testa di Bankotsu. La frase “Bankotsu, Jakotsu e Renkotsu risero insieme” non la colloco da nessuna parte, è un flash immaginario, che Bankotsu ricorda pensando al fatto che Renkotsu era stato un loro grande amico.
Mi sembra di aver spiegato tutto…
 
RINGRAZIAMENTI
 
Parto con il ringraziare le persone che hanno recensito “Hai sempre frainteso” (lovlygirl, eien91, LittleSango, Harte [è il mio computer che è stupido, oppure hai cambiato nick?], Katy93, RikaRed, Alys93, DivinaKagome, ZoeyeJames e Yangrine) e chi l’ha messa nelle seguite (Harte).
Tornando alla nostra ff, ringrazio tantissimo Blind_Death_89 per averla messa nelle preferite!
Grazie anche a DivinaKagome per le seguite!
Inoltre, un super grazione a La morte fidanzata (che bel nick ^.^ sul serio) per avermi messa negli autori preferiti!
Infine, grazie a Miss Adler, Harte, DivinaKagome, Blu Notte, Alys93, Blind_Death_89, harua_96, lovlygirl e eien91 per le recensioni! Grazie davvero!
 
Un’altra cosa, mie care: la mia testolina ha elaborato meglio il seguito ;) credo che comincerò dall’infanzia, quella che mi sembra abbia più successo, poi penso che farò i “primi incontri” (nei quali vedremo nel dettaglio come si è formata la Squadra dei Sette e ci sarà pure l’incontro tra Jako e Ban, dal punto di vista del primo), quindi una “special”, con momenti vari presi dalla vita di tutti e la storia finale, con tutte le morti (dico io, una più drammatica non ci poteva essere XD). Chissà, in mezzo ci potrebbero essere delle sorprese… ;)
 
D’accordo ragazze! Spero che questo cappy vi sia piaciuto! Nel prossimo, Bankotsu ucciderà il bastardo ù.ù non perdetelo! XD
Grazie anche ai lettori!
Visbs88

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Capitolo 12
*** Il traditore ***


Sono indecisa: meglio descrivere la scena di lettrici infuriate che cercano di linciarmi con tanto di forconi e torce, oppure un tripudio di fuochi d’artificio e felicità? A voi la scelta…
DAL 3 GENNAIO! VI RENDETE CONTO? DAL 3 GENNAIO CHE NON AGGIORNO! ORRORE!
Mio Dio, per favore, per favore, PER FAVORE PERDONATEMIIIIII! *.*
Consoliamoci: il nuovo cappy è arrivato! *.* Vendetta!
La smetto di tormentarvi!
Buona lettura!
 
Aspettava. Perché affannarsi? Sarebbe arrivato, doveva pur uscire ad affrontarlo. Non poteva scappare. La cieca rabbia di Bankotsu aveva lasciato posto ad una gelida furia interiore, forse ben peggiore dell’ira sfrenata. Non avrebbe avuto senso uccidere Renkotsu cedendo a quell’istinto che gli urlava di farlo a pezzi, di trovarlo, di mutilarlo. Non era quella la punizione che gli spettava. Al primo dei Sette piaceva far provare terrore alle proprie vittime. E non c’era niente di meglio che fingersi indifferenti. Sorridere prima di uccidere, arricciare le labbra in un ghigno insensato, beffardo, che sul suo viso in altre situazioni sarebbe sembrato solo una smorfia divertita, ma che diventava molto di più. Che spaventava più di un ringhio da belva feroce.
Aspettava. Jakotsu era morto, non aveva tutta questa fretta di concludere la propria missione per ritrovarsi per sempre solo, senza uno scopo, senza un compagno che malgrado fosse più debole di lui era qualcuno con cui condividere la vita, a cui appoggiarsi, se necessario. Renkotsu l’aveva privato di quell’unica persona che avrebbe potuto sorreggerlo. Seduto su un masso, la Banryu al suo fianco, attendeva semplicemente che il traditore arrivasse, perché sapeva sarebbe arrivato. Non solo grazie ai Saymiosho, che lo avvisavano dei suoi spostamenti. Anche senza gli insetti demoniaci, l’avrebbe avvertito per istinto. E difatti non gli servì il ronzio delle api di Naraku per capire che era uscito dal Monte Hakurei. Che era dietro di lui.
Che alla fine era arrivato, come aveva previsto.
Si voltò. Lo vide nella nebbia, inconfondibile. La sua figura alta ma non troppo sottile, il cannone sotto il braccio, lo zaino sulle spalle.
Renkotsu.
Il volto di Bankotsu rimase perfettamente impassibile. Una coltre gelida l’aveva offuscato, e stava senza troppo sforzo soffocando l’impulso di urlare contro a traditore.
Traditore.
Di urlare contro a colui che aveva ucciso Jakotsu.
Jakotsu.
Di scagliarsi contro di lui senza perdere nemmeno un istante, di ucciderlo prima di fargli comprendere i propri errori. E questa sarebbe stato sbagliato. Renkotsu doveva capire. Capire che era stupido. Capire che non avrebbe mai dovuto tradirlo.
- Guarda chi c’è. Continui a salvarti la pelle, eh, Renkotsu?
Il suo tono era affabile. La perfetta imitazione di come l’avrebbe salutato normalmente. Un’imitazione, nulla più. Bankotsu non era più un semplice capitano che salutava un suo soldato. Era un vendicatore, che sapeva però recitare la sua parte. Inuyasha non aveva ucciso Renkotsu. Quel tizio era particolarmente in gamba. I suoi compagni morivano per lui, debole ed incapace, senza che provasse a muovere un dito per difenderli o fermarli. Era successo così anche a Ginkotsu, no?
- Già…
Aveva il coraggio di rispondere. Lodevole, senza alcun dubbio. Aveva il coraggio di avvicinarsi a lui, di parlare, di ammettere di essere sopravvissuto sul sangue di Jakotsu.
Era precisamente alle sue spalle. Bankotsu non si sprecò nemmeno di lanciargli un’altra occhiata. Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, il volto privo di espressione, gli occhi blu che non esprimevano nulla. Solo qualcosa di forse simile a noia. E sempre senza nemmeno voltare il capo, strinse nella mano sinistra il fermaglio di Jakotsu.
La parola rimbombò nella sua mente, improvvisamente urlata.
Vendetta.
Quanti traditori aveva incontrato nella sua vita. I primi erano stati bravi, erano riusciti ad ucciderlo. Renkotsu non sarebbe stato capace di fare altrettanto. Poco importava. La vendetta era arrivata per il signore e il generale. Era incombente per quello che aveva creduto fosse suo amico.
Il braccio destro di Bankotsu scattò.
Dritto verso la gola del traditore, che non riuscì nemmeno a muoversi. Sentì sotto le proprie dita il sangue caldo di Renkotsu, e il freddo cristallo dei frammenti di Sfera. Ne aveva due nel collo. Li strappò.
- Bene, e con questi ci sono quasi tutti e sette. Ah no, giusto, ne rimane ancora uno. Mi stavo quasi dimenticando del tuo.
Gli venne una voglia irrefrenabile di ridere, e non poté lasciarsi sfuggire un risolino mentre pronunciava quelle parole con un tono spaventosamente beffardo e calmo. Tutto sommato era tranquillo. Per ora. I frammenti avevano un valore del tutto secondario. Gli servivano a ben poco per potenziarsi, lui era già forte. Molto più forte. Li fissò appena per un istante. Qual era quello di Jakotsu? Avrebbe voluto saperlo, ma non gli era concesso. L’avrebbe messo vicino al proprio, potendo. Oh, ma ci avrebbe pensato più tardi. Rimaneva ancora quello di Renkotsu.
Aveva ancora una vendetta da compiere.
- Ma-maledetto…
“Cominci  a capire?” non poté evitare di pensare. Lui era il maledetto? Lui, che altro non aveva fatto che chiedere che i frammenti gli venissero consegnati? Se non ricordava male, era Renkotsu quello che aveva ucciso appositamente un compagno pur di impossessarsene. Mah, forse il traditore non aveva memoria lunga. Stava diventando troppo cinico, se ne rendeva conto e ne era felice. Perché il traditore doveva avere paura, prima di morire.
- Non è incredibile? Più uno è intelligente, più agisce da stupido. Per pensare alle tue strategie hai perso il momento giusto per attaccare.
Oh, quanto ci teneva a rinfacciarglielo. A dirgli come ogni suo atto fosse così dannatamente sciocco, come la sua genialità fosse in realtà soltanto un inutile pretesto per venire considerato migliore, perché chi era Bankotsu? Bankotsu era stupido, no? Non era che uno stupido ragazzino impulsivo, vero? Desideroso solo di uccidere, incapace di ragionare e provare sentimenti, non in grado di capire il pericolo che si celasse dietro Naraku. Chissà quante volte Renkotsu l’aveva pensato, e si era sentito superiore, l’unico vero degno di essere il capitano della Squadra dei Sette. Ma quanto sbagliava, quanto.
- Che intenzioni hai? Mi vuoi uccidere?
No, voleva solo fare quattro amabili chiacchiere. Quella non era altro che un’ulteriore dimostrazione della stupidità di quel mercenario. Cos’altro avrebbe dovuto fare?
Perdonare, forse?
Non era nel suo stile.
Sarebbe stato però arrogante passare avanti senza chiedere l’altissima opinione del genio dei Sette.
- Tu che dici? Non dovrei farlo forse? – disse con un vago sorriso, che si spense in poco più di un secondo mentre gli mostrava un piccolo oggetto così insignificante che forse Renkotsu, da schifoso ipocrita qual’era, non aveva mai notato. Gli era mai importato qualcosa, dei suoi compagni? Avrebbe riconosciuto fra milioni il fermaglio fra i capelli di Jakotsu, come lui? Aveva imparato ogni espressione di quel viso effeminato, dalla più infuriata alla più idiota?
- Tu però Jakotsu l’hai ucciso per avere il suo frammento, non è così?
Sputò quelle parole come veleno. Nominare il suo amico perduto gli faceva male. Dannatamente male. La furia cominciava a ritornare, celata dietro quello sguardo blu così tranquillo nell’osservare Renkotsu, che sembrò arrabbiarsi. Strano.
- Avresti fatto lo stesso anche tu, ammettilo!
Una vampata di rabbia invase il suo corpo. Avresti fatto lo stesso anche tu. Tremò impercettibilmente, serrò il pugno destro tentando di contenersi, mentre nei suoi occhi passava un lampo irato che il traditore non notò.
Lui non avrebbe MAI ucciso Jakotsu per una questione del genere!
LUI NON AVREBBE MAI UCCISO IL SUO MIGLIORE AMICO!
La voce dentro di lui urlava, gridava furibonda di fare a pezzi quell’uomo così rivoltante…
- Alla fine l’unica cosa che conta è la forza!
L’aveva ammesso. Era la forza ciò che gli importava. Non i propri compagni, non la libertà da Naraku, non l’essere giusto o meno. La forza. Non gli amici. La forza.
- E la forza dipende dal numero di frammenti che si possiedono!
Bankotsu rise. Rise beffandosi della rabbia insensata del’uomo che aveva davanti. Rise perché era così debole, colui che aveva di fronte. La forza non dipendeva dai frammenti. Poteva essere migliorata, ma poco. La forza era qualcosa di innato, qualcosa che Renkotsu, di suo, non possedeva. Uccidere un compagno inerme, sfruttando un nemico, non era forza, era vigliaccheria. Non aveva nemmeno affrontato Jakotsu, consapevole della propria inferiorità. Jakotsu era forte. Era.
- Beh, che cos’hai da ridere? Non ti sei forse impiantato frammenti in tutto il corpo per diventare più forte, e non ci hai forse ingannati tutti facendoteli consegnare?
Ma Bankotsu era già forte. In effetti, non aveva notato particolari differenze in base al numero di frammenti. E sarebbe stato bello ingannare tutti facendoseli consegnare, se tutti glieli avessero consegnati. Ma ricordava solo una persona che l’avesse fatto. E il ricordo era doloroso.
 
- Per quanto strano tu possa sembrarmi sei l’unico di cui mi fidi a questo mondo! E’ davvero così, credimi! – gridò, al colmo della contentezza.
- Dici sul serio? – domandò Jakotsu, felice.
Bankotsu annuì.
I due scoppiarono a ridere, mentre sentivano le catene della loro amicizia farsi più che mai strette…
 
Non vedeva che razza di inganno fosse chiedere la fedeltà dei suoi uomini. Spingere un compagno fra le braccia di un nemico, con la speranza che questo lo uccida per approfittarne, quello era un inganno. Forse Renkotsu aveva un concetto diverso della parola. Altra dimostrazione di stupidità.
- D’accordo, hai ragione. Proviamo allora.
Tanto valeva assecondarlo. Sarebbe stato divertente godersi i suoi sforzi disperati per rimanere in vita, combattere contro qualcuno di immensamente più debole. Non solo per la forza fisica, ma anche per il cuore. Cedere al desiderio di potere non era forza.
- Che stai dicendo?!
Parve stupito della scelta di Bankotsu. Non era poi così strano. Il primo dei Sette gli stava dando la possibilità di provare a difendersi. Jakotsu non aveva avuto quella possibilità.
Lanciò al traditore i frammenti che gli aveva strappato dalla gola, e lui fu lesto ad afferrarli.
- Tieni. Avanti, usali, non fare complimenti.
Sapeva essere gentile, se voleva. Renkotsu lo riteneva rozzo, stupido e ignorante, ma alla fine sapeva usarle, le buone maniere.
Vide gli occhi del traditore scattare verso la Banryu.
- Oh, no, sta’ tranquillo, non intendo servirmi di Banryu.
Un tale spreco non poteva essere tollerato. Bastava Bankotsu da solo senza la sua alabarda per eliminarlo, ne era più che certo. Se avesse usato Banryu, non ci sarebbe stato nessun divertimento, l’avrebbe ucciso troppo in fretta per godersi il suo terrore. Perché già Renkotsu gli pareva spaventato, anche mentre rimetteva al loro posto – pur non essendo quello il loro vero posto – le schegge di Sfera.
- Voglio uno scontro alla pari. Ti farò capire la differenza fra me e te.
Era una differenza enorme. Ma Renkotsu era troppo stupido per capirla. Eppure era così semplice.
- Allora, che aspetti? Fatti sotto, coraggio.
Forse era pretendere troppo, da un codardo simile. Aveva ucciso Jakotsu per avere la forza necessaria per battersi contro Bankotsu, e ora esitava. No, non avrebbe lasciato che quel sacrificio fosse così vano.
- Guarda che se non lo fai tu, lo farò io per te!
Così dicendo, scattò. Ne aveva abbastanza. Iniziava il combattimento, ma non aveva il benché minimo dubbio su come si sarebbe concluso.
Con un grido, Renkotsu sparò con il suo cannone. Esplosione potente, nulla da dire. Di certo sarebbe stata micidiale, se non fosse stata lenta, troppo lenta. Bankotsu fece in tempo ad atterrare a pochi metri dal traditore, prima che esplodesse.
Debole, Renkotsu era debole.
E pensare che Inuyasha si era fatto mettere in difficoltà da lui. Da uno che stava iniziando a tremare semplicemente vedendo Bankotsu davanti a sé. Il traditore era terrorizzato, lo si capiva dal suo sguardo, dalle sue esclamazioni, dal suo modo di muoversi, decisamente meno austero della sua solita camminata.
Non era affatto superiore solo perché più intelligente.
Uno, due, tre, quattro colpi di cannone, in rapida sequenza. Evitati senza nessuno sforzo.
- MUORI!
“Non sono io che devo morire” pensò il ragazzo con la treccia. “Non sono io che ti ho tradito, Renkotsu. Sei tu che hai ucciso Jakotsu”.
Bankotsu balzò direttamente davanti all’altro mercenario. Lo fronteggiò qualche istante. Non riusciva nemmeno più a muoversi.
Patetico. Insulso.
Il primo dei Sette appoggiò una mano sul cannone, abbassandolo.
- Allora, Renkotsu? È tutto qui?
Dovette ammettere di essere deluso. Sperava che almeno in minima parte Renkotsu si sarebbe fatto valere. Invece era soltanto uno stolto incapace. Il sangue ribollì nelle vene di Bankotsu. Se solo Inuyasha non avesse steso Jakotsu… il mercenario dagli occhi neri non sarebbe mai morto, o almeno non ucciso da uno come Renkotsu. Sarebbe bastato un colpo di Jakotsu-to per tagliarlo il due. Al massimo un paio. Un movimento deciso del polso, il serpeggiare della lama, il sangue che zampillava. Sarebbe andata così. Inuyasha avrebbe pagato.
Tornò a dedicare la propria attenzione al traditore, che cadde per terra tentando di indietreggiare. Che goffaggine. I movimenti di Jakotsu avevano sempre un che di aggraziato, sinuoso come il serpente di cui portava il nome. No, non c’era nessun confronto, nessuno.
“Proviamo a incoraggiarlo ancora un po’” si disse Bankotsu, quasi stupendosi della propria benevolenza. Forse Renkotsu era solo timido, quando si trattava di combattere apertamente.
Però non esitava ad uccidere qualcuno di inerme.
- Ma che ti prende adesso? Rimettiti in piedi. Se non ti decidi a muoverti, prenderò di nuovo io l’iniziativa.
Vide un lampo passare nei suoi occhi. Forse aveva capito. Forse aveva deciso di provare a combattere. Forse aveva solo più paura.
- DANNAZIONE!
Cominci a capire?” si domandò di nuovo il primo dei Sette, distraendosi qualche istante. Renkotsu balzò all’indietro, tirando fuori quel briciolo di agilità che possedeva. Quindi, prima che Bankotsu potesse seguirlo di nuovo, bevve dalla sua borraccia e sputò una fiammata dritta contro il suo capitano, che ne fu travolto.
Dopo un primo momento di sgomento, il ragazzo con la treccia rimase immobile, in mezzo al fuoco. Quando era semplicemente umano, il calore lo irritava notevolmente, pur non bruciandolo. Ma ora che era un non-morto, le fiamme non gli provocavano altro che solletico. Fastidioso a dir poco, ma non nocivo.
Lo sentì ridere.
- Non posso crederci, ce l’ho fatta!
Illuso, dannatamente illuso.
Non bastava un mangiafuoco a sconfiggere il primo dei Sette. In mezzo alle fiamme, Bankotsu guardò il fermaglio di Jakotsu nella sua mano destra per attimi che gli parvero quasi infiniti.
Jakotsu.
“Amico mio… conoscendoti, ti piace farti vendetta da solo, uccidere tu stesso le tue prede. Posso aiutarti, fratello”.
Gli occhi neri, le labbra rosse, i segni azzurri sotto agli occhi, i capelli castani, quel fermaglio. Quei dettagli invasero la sua mente, nitidi. Jakotsu sorrideva. Ma la luce nelle sue pupille si spense, il suo volto iniziò a disintegrarsi, a tornare polvere.
Era rimasto solo quel fermaglio di lui, del suo migliore amico.
Era l’unico modo per vendicarlo a dovere.
- Fai bene a non crederci.
 
- Oh, Jakotsu, fratello mio…
Di scatto, il ragazzino mise un braccio attorno alle spalle dell’amico, sentendosi invaso da una gioia incredibile.
- Tu sei veramente una brava persona! – disse poi, gioioso. Poi continuò sorridendo a trentadue denti, dandogli delle pacche sulla spalla:
- Per quanto strano tu possa sembrarmi sei l’unico di cui mi fidi a questo mondo! E’ davvero così, credimi! – gridò, al colmo della contentezza.
- Dici sul serio? – domandò Jakotsu, felice.
Bankotsu annuì.
I due scoppiarono a ridere, mentre sentivano le catene della loro amicizia farsi più che mai strette…
 
VENDETTA.
La spilla volò nell’aria, come una piccola freccia. Bankotsu la scagliò con rabbia, un gesto furioso che finalmente sfogava tutta la sua collera.
Centrò Renkotsu in pieno petto. Un frammento della Sfera si staccò dal corpo del traditore, per poi cadere per terra mentre questo si accasciava.
Il primo dei Sette uscì dalla fiamme. Era l’ora di ucciderlo.
Di ucciderlo per Jakotsu.
Arrivò davanti a lui. Si fermò. Gli occhi blu illuminati dalla luce del fuoco fissi e duri come gelidi zaffiri.
- Spiegami qual è la differenza fra noi!
Con un gemito di dolore, Renkotsu afferrò la spilla incastrata nel suo petto.
Un pensiero attraversò la mente di Bankotsu.
Tu non meriti di toccare quel fermaglio.
Avrebbe voluto urlarlo, se il traditore avesse smesso di parlare.
- Cos’è che ti rende tanto diverso, cosa cambia tra quel che faccio io e quel che fai tu, DIMMELO!
E Bankotsu decise che non l’avrebbe mai saputo.
Mai.
Non l’aveva capito, e sarebbe morto senza conoscere quella differenza.
Prima che il traditore potesse aggiungere altro, il braccio di Bankotsu scattò verso la sua gola, piantandoci le dita.
Lo guardò per quella che sapeva sarebbe stata l’ultima volta negli occhi.
 
- Andiamo, Bankotsu! – esclamò Renkotsu, esasperato – Vallo a chiamare! Perché gli hai salvato la vita, se poi l’hai cacciato?
- Lasciami in pace! Ho deciso, e ora basta! Non ci ripenserò! – urlò Bankotsu – L’ho salvato perché non lo voglio morto, non lo posso semplicemente più vedere!
Stavano tornando al palazzo. Jakotsu se n’era appena andato e loro andavano a riscuotere il compenso. Bankotsu e Renkotsu stavano litigando. Il mercenario calvo cercava disperatamente di convincere il ragazzino a cambiare idea, ma non c’era nulla da fare.
- Ti ha fatto male guardarlo andare via, ammettilo! – gridò Renkotsu.
- Smettila! Se non vuoi accettare la situazione, vattene pure tu!
 
Bankotsu sentì di perdere il contatto con Renkotsu.
- NO! – gridò, guardando gli uomini che lo portavano via.
Si fece largo, con la forza della disperazione, e riuscì ad uccidere il boia. Troppo tardi, però. L’ascia era già stata calata. Ed ora rimanevano solamente in due.
 
No. Renkotsu non era più un suo compagno.
Renkotsu non era più un suo amico.
Renkotsu aveva ucciso Jakotsu.
Con un gesto deciso, tolse i frammenti dalla gola del traditore.
Il volto di Renkotsu iniziò a disintegrarsi come aveva fatto quello di Jakotsu nella sua mente. E mentre lo guardava tornare ad essere uno scheletro, ricadere sulle proprie ginocchia facendo scricchiolare le grigie ossa per poi accasciarsi, decise di svelargli la verità. Era così semplice. Chissà se l’avrebbe sentita, nell’oltretomba.
- Cambia tutto, Renkotsu. Perché io non tradisco mai i miei compagni.
Era tutto finito. Il traditore era morto, Jakotsu era stato vendicato. Perfino le fiamme si diradarono, per tornare a lasciare il posto alla nebbia surreale del monte Hakurei.
Respirò.
Era tutto finito.
- Che tristezza. Alla fine, di tutti sono rimasto soltanto io.
Era solo. Il vuoto cominciò ad allargarsi dentro di lui, facendogli in parte comprendere di aver appena eliminato l’ultima persona cara che aveva al mondo. In parte, solo in parte. Perché avrebbe voluto avere Jakotsu al proprio fianco, non Renkotsu, sentirlo di nuovo ridere e arrabbiarsi quando gli diceva che era un bel ragazzo. Combattere insieme a lui contro i nemici, guardarlo ingelosirsi e fulminare con lo sguardo le ragazze che provavano a toccarlo, litigare e poi sorridergli e mettergli un braccio attorno alle spalle, bloccando intanto la sua mano che voleva tastargli il fondoschiena.
Semplicemente, voleva il suo migliore amico con sé. Non era possibile.
Il ronzio di un Saymiosho lo riscosse.
- Sì, sì, lo so, devo comunque finire il lavoro.
Non era altro che un mercenario, in fondo. Non giurava fedeltà a nessuno, e soltanto una persona aveva giurato vera fedeltà verso di lui. E anche per questo Jakotsu era stato speciale.
Tese una mano, e l’insetto di Naraku vi depositò il frammento di Renkotsu caduto per terra. Lo infilò insieme agli altri due nel proprio braccio sinistro. Quantomeno sapeva che uno di essi era quello di Jakotsu, e che era lì. Prese la Banryu e se la caricò in spalla.
I volti dei suoi compagni riaffiorarono nella sua mente. Gli… gli sarebbe mancati. Di nuovo sentì la solitudine crescere dentro di sé. Gli era sempre importato poco di Mukotsu e Kyokotsu. Ginkotsu era stato più che altro legato a Renkotsu. Suikotsu era stato un compagno tutto sommato leale, pronto ad aiutarlo. Ma erano gli ultimi due quelli che veramente avevano trovato posto nel suo cuore. Uno l’aveva distrutto, tradendolo. Proprio Renkotsu doveva scegliere di voltargli le spalle, tra tutti. Certo, il peggio sarebbe stato Jakotsu, ma il suo migliore amico mai avrebbe fatto qualcosa di simile, l’aveva sempre saputo, perfino quando avevano passato la prima notte insieme. Bankotsu si era addormentato con fatica, temendo qualche brutto scherzo da parte di quel pazzo che aveva deciso di seguirlo, ma al suo risveglio l’altro era tranquillamente disteso al suo fianco. Piuttosto vicino sì, ma senza aver fatto nulla.
Tutta quella realtà non esisteva più.
Si voltò a guardare il monte Hakurei e i fulmini che lo circondavano.
Mancava solo Inuyasha, e poi Jakotsu sarebbe stato del tutto vendicato.
- Sia questa l’ultima battaglia della Squadra dei Sette!
 
To Be Continued…
 

L’ho… finito… *.*
Non ci posso credere, l’ho davvero scritto tutto! *.*
Allora, prima che mi metta a sclerare, scrivo le note ^^ intanto, scrivere questo capitolo dopo essermi dedicata a tutte quelle Bankotsu x Jakotsu (a proposito, ho mollato i pronti) è stata una tortura xD pensate soltanto che volevo far pentire Bankotsu di aver rifiutato il bacio di Jakotsu xD scrivere “Amico mio” mi è costato uno sforzo estremo xD dico sul serio, mi sono troppo abituata a scrivere “amore” e “tesoro”… xD poooi… sigh, Renkotsu T.T io che me ne sto innamorando lo faccio crepare T.T nelle mie prossime ff sarà molto migliore! *.* qui però è stato davvero un bastardo. Poi… flashback 2, la vendetta xD siccome non erano stati del tutto odiati nello scorso capitolo, ho deciso di riproporli, un po’ qui e un po’ lì. Ah, e per chi non lo sapesse, Jakotsu significa “Osso di serpente”. Potrei tradurvi tutti i nomi dei Sette, ma al momento non è importante ^^ D’accordo, mi pare non ci sia altro…
 
RINGRAZIAMENTI
 
Innanzitutto, grazie a eien91yurei, My Pride, Hana Angel, Ivanoe e Alys93 per aver recensito “Unico”, e all’ultima per averla messa nelle preferite ^^
Poi… voglio farmi perdonare e quindi ringraziamenti generali! *.*
 
GRAZIE A:
ANNA_ROXY_3, Blind_Death_89, Blu Notte, Hana Angel, Harte, harua_96, Lily_chan98 e VaniaMajor che hanno messo la ff nelle preferite!
Eien91yurei e Lily_chan98 per le ricordate!
Alys93, DivinaKagome, Hana Angel, legy925, Miss Adler, Piccola_Lady, RikaRed, sesshoyue e VaniaMajor per le seguite!
 
Quindi, grazie SPECIALISSIMO a:
 
ale_chan19, Alys93, ANNA_ROXY_3, Deliranza, eien91yurei, Ellis_chan, fmr18_onepiece, Ginny2301, Hana Angel, Harte, iron_misi, Ivanoe, Katy93, Lorenz_123, mokomoko, mokomoko_sama, My Pride, Piccola_Lady, Sanguccia, Sosy_chan, Vale_Veronicas e ZoeyeJames
 
per avermi messa tra gli autori preferiti! *.*
 
Infine, grazie mille a eien91yurei, Alys93, Harte, DivinaKagome, Blu Notte, Lorenz_123, ANNA_ROXY_3, Lily_chan98, RikaRed, harua_96, VaniaMajor, Hana Angel e Matiux per le recensioni allo scorso capitolo!
 
Allora. Nel prossimo cappy… sigh, probabile morte di Bankotsu T.T sì, decisamente. Non so di preciso come mi muoverò, devo rifletterci un pochettino.
Infine, mie care… mi avete stressato l’anima per un bel pezzo, chiedendomi aggiornamenti… ora non deludetemi, se non ho deluso voi ;-) spero che vi sia piaciuto il capitolo, e che vogliate lasciare un commentino! *.*
Visbs88

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