Il ritorno delle Nuove Direzioni

di CharlieU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un fantastico premio ***
Capitolo 2: *** Celebrare un ritorno come si deve! ***
Capitolo 3: *** Perdite e ritorni ***
Capitolo 4: *** In preparazione al party ***
Capitolo 5: *** Il party ***
Capitolo 6: *** Malinconia ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti ***
Capitolo 8: *** Vecchi intrecci ***
Capitolo 9: *** Meritare una punizione ***
Capitolo 10: *** Perdono ***
Capitolo 11: *** Hai creduto ciecamente in noi ***
Capitolo 12: *** L'amore della vita ***
Capitolo 13: *** Champagne ***
Capitolo 14: *** Senso di appartenenza ***
Capitolo 15: *** Tra noi è finita ***
Capitolo 16: *** Infondo siamo così simili ***
Capitolo 17: *** Una nuova amicizia ***
Capitolo 18: *** Amori passati ***
Capitolo 19: *** Attimi d'amore ***
Capitolo 20: *** Perchè scappi? ***
Capitolo 21: *** La festa di Kurt - Parte I ***
Capitolo 22: *** La festa di Kurt - Parte II ***
Capitolo 23: *** E' un tradimento ***
Capitolo 24: *** Sempre e solo lei ***
Capitolo 25: *** Il ritorno delle Nuove Direzioni - Parte I ***
Capitolo 26: *** Il ritorno delle Nuove Direzioni - Parte II ***



Capitolo 1
*** Un fantastico premio ***


“Buongiorno a tutti ragazzi!” esclamò il professor Schuester entrando nella classe di canto, allegro come al solito e ancora eccitatissimo per la vittoria appena ottenuta dalle Nuove Direzioni alle Regionali.
I ragazzi del Glee Club erano riusciti a conquistarsi un posto per le Nazionali di New York vincendo la gara di canto coreografato contro gli Aural Intensity guidati dalla coach Sylvester, in cerca di vendetta dopo la sconfitta delle sue Cheerios avvenuta a causa della dissertazione delle star della squadra, Quinn, Santana e Brittany a favore del Glee. Nonostante tutti i sotterfugi e gli imbrogli della Sylvester, le Nuove Direzioni erano riuscite a vincere la loro sfida, anche personale, sia contro gli Aural Intensity, sia contro I Fringuelli guidati da Blaine e Kurt. Grazie all’ottima idea della solita Rachel, i ragazzi del Glee si erano impegnati nel creare delle canzoni originali per la gara, scritte apposta da loro e su di loro. Quindi, mentre Rachel esprimeva tutti i suoi sentimenti con la bellissima ‘Get it right’, gli altri componenti del coro, con la collaborazione del signor Schue, avevano dato vita a ‘Loser like me’, ispirata ai trattamenti che ultimamente erano stati riservati loro dalla Sylvester.
Dopo la vittoria, i ragazzi erano sì dispiaciuti per gli amici Blaine e soprattutto Kurt, ma anche fieri di essere riusciti finalmente a conquistare quell’importante competizione.


Dopo il brusio di saluto dei ragazzi si sedettero, in attesa che il professore facesse uscire qualche parola dalla bocca semi aperta. Mr Schuester si girò di scatto sentendo i passi della professoressa Holliday alla porta, poi, sempre sorridendo, si voltò nuovamente verso i ragazzi.
“Siete pronti per la bellissima sorpresa che vi stiamo per annunciare?” chiese mettendo un braccio attorno alle spalle della Holliday, anche lei con un largo sorriso stampato in viso.
“Come sempre!” rispose subito Rachel ovviamente.
Il sorriso del professore si fece ancora più largo.
“Allora” si schiarì la voce “Grazie alla vostra superlativa esibizione alle Regionali, siamo stati notati da un’importante direttore di un teatro…indovinate” risprese fiato visibilmente emozionato “di Cleveland!”
Il silenzio si diffuse nella stanza. Durò almeno cinque secondi, dopodiché l’urlo di gioia dei ragazzi costrinse i due professori a portarsi le mani alle orecchie. Tutti si alzarono felici e si abbracciarono, continuando ad esternare urla di gioia.
“Incredibile, un teatro di Cleveland, siamo arrivati alla capitale dell’Ohio!” esclamò Rachel.
“Certo, ragazzi sono davvero felice per voi, ve lo meritate!” rispose Mr Schue.
“Complimenti ragazzi!” incalzò la signorina Holliday.
“E quando ci andiamo?” domandò Mercedes.
“Venerdì prossimo! Viaggio pagato dal direttore del teatro, il signor Cohen!” sorrise il professor Schuester.
“Incredibile, ragazzi, quest’anno non ci fermeranno più!” esclamò Finn, battendo il pugno a Puck.
Quel pomeriggio le Nuove Direzioni si riesibirono in ‘Loser like me’, felici di aver già cominciato a vivere il futuro che si prospettavano in quella canzone.


“Professor Schue?” esclamò Mercedes entrando nell’aula di canto sperando di non disturbare Mr Schuester seduto al pianoforte.
“Mercedes, ciao! Cercavi me?” rispose Schuester voltandosi verso di lei.
“In effetti si” cominciò la ragazza avvicinandosi al professore “Volevo chiederle una cosa. Un favore che sono sicura farebbe piacere a tutti, lei compreso. Parlo di un piccolo rimpatrio.” continuò Mercedes con un tono invitante.
“Spiegami” disse Schuester invitandola a sedersi.
“Ecco…pensavo che…sarebbe veramente una cosa splendida invitare Kurt ad unirsi a noi a Cleveland.” concluse Mercedes tutto d’un fiato. Aspettò per qualche secondo la risposta dal professore, la cui espressione era completamente neutra.
“Allora? Che ne dice?” lo incitò lei.
“Penso…” cominciò Schuester “…che sia una splendida idea!” esclamò il professore. Sul viso di entrambi si aprì un largo sorriso.
“Anzi sai cosa ti dico? Dato che siete in buoni rapporti anche con Blaine Anderson, invitate pure anche lui! Sarebbe fantastico, un’esibizione leggendaria!” continuò Schuester eccitato all’idea. Mercedes se uscì contenta dall’aula, informando della notizia ogni componente del coro che incontrava nei corridoi della McKinley.


Rachel era rimasta molto soddisfatta dalla sorpresa del professor Schuester, non aspettava altro che potersi esibire nuovamente in un vero teatro, ed era particolarmente contenta di farlo con le Nuove Direzioni.
Scrisse la notizia sull’elenco delle sue migliori e future performances e richiuse l’armadietto, il sorriso stampato in viso. Solo il passaggio di Finn riuscì a toglierglielo dal viso, per lasciare spazio ad un’espressione dubbiosa.
“Ciao Rachel” la salutò Finn fermandosi di fronte a lei. Le rivolse un sorriso timido.
“Ciao Finn” rispose lei con tono di sfida.
“Volevo…farti i complimenti, seriamente. Come sempre, è grazie a te se abbiamo brillato sul palco alle Regionali. Sei stata veramente…grande.” esclamò il ragazzo, continuando a sorridere cercando di buttare giù il muro che si era formato tra loro dopo che Rachel aveva scoperto il nuovo flirt tra lui e Quinn.
Rachel si voltò verso l’armadietto che conteneva ancora il suo trofeo di MVP, eletta ad unanimità di voto da tutto il Glee.
“Grazie Finn. Ma naturalmente, ha vinto la squadra. Da sola non avrei potuto fare molto, no?” replicò la ragazza, mantenendo lo stesso tono di voce piatto.
Lui sorrise, sinceramente. “Tu puoi fare qualsiasi cosa. Sei davvero… soprendente. Proprio così.” concluse Finn. Le regalò un ultimo sorriso e si allontanò.
Rachel lo seguì con lo sguardo finchè non sparì in fondo al corridoio, il cuore che batteva all’impazzata.


Il giorno successivo, Mercedes e Rachel si presentarono nell’aula di canto annunciando che sia Kurt, sia Blaine avevano accettato l’invito con vero piacere, e si sarebbero presentati l’indomani al McKinley per ringraziare e per cominciare le prove per le esibizioni.
Dopo di loro, entrò Artie spinto da Brittany dietro di lui. Il ragazzo si diresse accanto a Sam, mentre gli occhi di Brittany cercarono quasi involontariamente Santana, seduta tra Mercedes e Quinn. Appena vide l’amica il suo viso si illuminò in un sincero sorriso, che però sparì appena vide che Santana, dopo averla notata, si era voltata dall’altra parte, ignorandola. Brittany andò quindi a sedersi accanto al suo ragazzo, cominciando a pensare a qualcosa da dire a Santana. Aveva una gran voglia di parlarci almeno.
Santana, dal canto suo, era ancora offesa dal comportamento della sua migliore amica. Inoltre, ora era anche arrabbiata con sé stessa per aver abbassato le difese, confessando a Brittany il suo amore per lei. La sera stessa, dopo la dichiarazione, seduta nel suo letto, dove tante volte aveva passato il tempo con Brittany, tra carezze, coccole, baci e anche di più, si era ripromessa di non lasciarsi mai più andare in quella maniera. Infatti, il risultato era che ora prima di avere il coraggio di tornare dalla sua amica, sarebbe probabilmente dovuto passare un bel po’ di tempo. L’unica cosa positiva era che, anche se non era pronta a lasciare Artie, Brittany le aveva comunque assicurato di amarla. Ma all’orgogliosa e altezzosa Santana non bastava. Era troppo abituata ad ottenere tutto ciò che voleva, e a prendersela altrimenti con la forza, ma con Brittany era diverso. Non le avrebbe mai fatto del male. Ma una Santana arrabbiata e vendicativa era particolarmente pericolosa.


Quel pomeriggio il professor Schuester illustrò ai ragazzi il viaggio che li aspettava. Sarebbero partiti il venerdì mattina, molto presto, per arrivare ad un’ora decente. Si sarebbero esibiti al Cleveland Golden Theathre alla sera, con altri tre cori di professionisti.
Sarebbero poi ripartiti alla fine dello spettacolo, per arrivare a Lima nel primo pomeriggio.
L’eccitazione dei ragazzi era ormai alle stelle, mancava poco più di una settimana al grande momento.
Quel giorno iniziò la caccia alle tre canzoni perfette per creare un medley vincente da presentare a Cleveland.
Cominciò praticamente all’istante lo scontro tra dive targato Rachel e Mercedes, che alla fine decisero saggiamente di unire i loro talenti andando a formare uno spettacolo fenomenale. Così venne deciso che un pezzo sarebbe stato assegnato di certo alle due star, probabilmente attorniate dai migliori ballerini del Glee, quindi Brittany, Mike e Santana.
Rimandarono il resto all’indomani, potendo così usufruire della fantasia creativa di Kurt e Blaine.


Santana fu una delle ultime persone ad uscire dalla scuola quel giorno. Sarebbe tornata a casa con il padre e conoscendo il suo regolare ritardo se l’era presa con comodo. Si sedette su una delle panchine del viale all’interno del recinto scolastico, incrociò le gambe e le braccia e raccolse tutta la sua pazienza.
Era assorta nei suoi pensieri da più o meno cinque minuti, quando sentì la presenza di una persona accanto a lei.
“Ciao” le sorrise Brittany sedendosi alla sua destra. Santana la squadrò per due secondi, poi le accennò un saluto. Brittany era visibilmente a disagio, cosa che la rendeva ancora più tenera. Rimase a guardare l’amica, finchè la ragazza si voltò nuovamente verso la sua parte.
“Ma cosa stai facendo qui?” domandò Santana con tono aggressivo. Brittany sussultò appena. “Non lo so.” Rispose semplicemente, con la sua solita buffa espressione persa.
“E allora perché non te ne vai a casa?” continuò Santana scuotendo la testa.
“Perché voglio stare qui con te” replicò la bionda “Come sempre.”
“Vai a cercare il tuo ragazzo Britt” disse seccamente Santana.
La delusione disegno un broncio triste sul viso di Brittany, che si alzò lentamente, diede un’ultima occhiata alla sua amica, sussurrò un debole ‘ciao’ e se ne andò.


Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Un saluto veloce, questa è la mia prima fanfiction.
Parla in generale di tutto il Glee Club, partendo da dopo l'ultima puntata andata in onda in America, la 2x16. In particolare tratterò di Finchel, un po' di Klaine e soprattutto tanto tanto Brittana! Spero di leggere tante recensioni!

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Capitolo 2
*** Celebrare un ritorno come si deve! ***


Quella sera Santana decise di dare un taglio alla relazione con Sam. L’unico modo per dimenticare il dolore era, a suo dire, divertirsi e certo non rischiare di far nascere altri sentimenti simili a quelli che erano nati nei confronti di Brittany. Anche se la bocca da pesce di Sam la attraeva e incuriosiva sempre, era ferma sulla sua intenzione.
Sam la raggiunse ben presto a casa sua, speranzoso di passare una serata folle tipica della sua attuale ragazza.
“Ciao bellissima” la salutò lui con un bacio appena lei le aprì la porta di casa sua.
“Ciao Sam” rispose lei. La serietà dello sguardo di Santana – e soprattutto il fatto che lo avesse chiamato per nome – lo preoccuparono subito.
Santana afferrò il braccio del ragazzo e lo spinse fuori, verso il parco che si trovava di fronte alla sua casa.
“Dove stiamo andando?” domandò Sam accigliato. Santana non rispose nemmeno. Continuando a stringerlo, lo condusse verso la prima panchina appena all’interno del giardino.
“Siediti” ordinò la ragazza. Lui non esitò ed entrambi presero posto l’uno accanto all’altro.
“Allora” cominciò Santana, mantenendo con facilità un’espressione neutra “Come posso dirtelo…E’ finita.”
Sam rimase paralizzato dalla sorpresa. “Cosa?” riuscì a rispondere.
“Quello che ho detto. Non stiamo più insieme. Credimi, non è molto difficile da capire, labbroni.”
“Ho capito quello che vuoi dire” replicò Sam, appena riavuto dallo stupore “Ma…perché?”
“Cercherò di non farla troppo lunga. Non sono innamorata di te ok? Ammetto che l’idea di padroneggiare quell’enorme bocca mi eccitava parecchio, ma mi stufo particolarmente presto anche di cose fuori dal comune come quel buco nero che ti trovi in faccia.” Spiegò Santana.
L’espressione di Sam era indecifrabile, l’incredulità lasciava spazio alla delusione che lasciava spazio al dubbio. Ma dalla sua bocca non uscì una sola parola.
Allora Santana riprese in mano la situazione.
“Non ci crederai, ma a volte anche io ho dei momenti di umanità, e non voglio…ecco…si, illuderti.” continuò la ragazza. “Nonostante la tua evidente ingenuità, sono certa che non puoi non esserti accorto di essere ancora innamorato di Quinn. E ovviamente non puoi non sapere che a me non sfugge nulla” sorrise orgogliosa di sé stessa.
“Ma…io…” incalzò Sam.
“Tranquillo, mica te ne faccio una questione. E’ solo che, visto che posso risparmiare un’autostima, penso che per una volta lo farò. Ecco, puoi ritenerti fortunato di essere il prescelto.”
Sam annuì stranito.
Santana tornò seria per un momento. “Ti avrei tradito. Lo so io e lo sai tu. Almeno così non ci sarà rancore, d’accordo? Rimaniamo amici?”
Il biondino ci pensò su per qualche secondo, poi si aprì in un debole sorriso. “D’accordo.”


Il giorno successivo fu caratterizzato dall’eccitazione per il ritorno di Kurt tra le Nuove Direzioni. Mercedes sperava di riuscire a convincere l’amico a tornare al McKinley, certa che dopo la collaborazione con la squadra di football nell’esibizione di ‘Thriller’, Karofsky non avrebbe più importunato il ragazzo.
L’ingresso di Kurt e Blaine nell’aula di canto fu trionfale. Appena il novello Usignolo mise piede nella stanza, i ragazzi scoppiarono in un applauso, anzi in una vera standing ovation. Il sorriso di Kurt nel tornare a casa portò una palpabile felicità nelle Nuove Direzioni.
Non si contarono gli abbracci e le risate. Per festeggiare il rimpatrio, Kurt, Mercedes e Rachel si esibirono insieme in ‘Home’ di Michael Bublè, commuovendo tutti i ragazzi e Mr Schue.
“Forza, forza ragazzi, direi che è ora di mettersi al lavoro!” esclamò Rachel interrompendo il quadretto felice.
“Non aspettavamo altro” esclamò Mercedes, sorridente. Rachel le sorrise di rimando.
Kurt prese subito parola. Si schiarì la voce. “Allora amici, sono veramente molto felice di potermi esibire con due parti fondamentali del mio cuore. Il mio presente” esclamò voltandosi verso Blaine sorridendogli “e il mio passato. E perché no, futuro!” aggiunse scatenando due reazioni completamente diverse nei presenti. Le Nuove Direzioni applaudirono ancora sentendo quell’affermazione, mentre nel viso di Blaine si stampò un’espressione scioccata.
“Quindi, riguardo la nostra reunion ” ricominciò sfregandosi le mani “ho subito un…paio di proposte da sottoporvi!”
Lo sguardo di Kurt attraversò l’intera aula. “Ragazzi, sarebbe strepitoso riproporre un provocante classico! Uma Thurman…John Travolta! Pulp Fiction! E…Chuck Berry in ‘You never can tell’!”
L’idea entusiasmò molto le Nuove Direzioni, che tra grida di felicità aggettivarono l’idea di Kurt con qualche ‘Fantastico!’, ‘Grandioso’ eccetera.
Subito Kurt schiacciò il tasto play sullo stereo che aveva portato con sé, e le note della canzone designata innondarono la stanza. Tutti i ragazzi si alzarono e cominciarono a ballare accompagnando la voce di Kurt.


“Ehi, angelo” sussurrò Puck all’orecchio di Rachel.
Rachel richiuse l’anta dell’armadietto e si girò verso il ragazzo con aria da saputella.
“Che vuoi Puckerman? Cosa ti serve questa volta?”
Puck liberò un sorriso impertinente.
“Mi piace quando mi capisci al volo.”
“Mmm…ormai sei un programma, Noah!” replicò la ragazza.
“In cui tutti vorrebbero sincronizzarsi!” ribattè Puck ridendo.
“Avanti, non farmi perdere altro tempo. Parla!” lo interruppe Rachel.
“Allora, Berry, ricordi l’ultima assemblea scolastica? E’ stata decisamente un successone!”
“Si, certo che ricordo! Non mi scorderò mai il vomito di Brittany in faccia!”
Puck scoppiò a ridere di nuovo e Rachel si imbronciò.
“Dai, Rachel, non fare così! E’ stata una scena epica!”
“Per te forse!”
Il ragazzo cercò di trattenere le risate. “Allora, che ne dici di ripetere il party pre-assemblea?”
Rachel lo squadrò. “Mi prendi in giro? Non ci ridurremo di nuovo così! E poi, ti sei già dimenticato della promessa fatta al professor Schuester?”
“Ma certo che me ne ricordo, infatti è per questo che sono venuto subito a dirlo a te, lui non deve venirlo a sapere! E senza la tua approvazione, andresti dritta a dirglielo, ti conosco Berry!”
“Esclusivamente per il bene della squadra!”
“Si certo. Comunque, non serve che ci riduciamo come l’ultima volta, ormai hai imparato pure tu come si organizza un party coi fiocchi! Avanti, l’ultima volta ci ha portato fortuna e poi ho la casa libera questo week-end! Penso a tutto io!”
“Non lo so, Puck, ho un brutto presentimento…”
“Avanti, Rachel, non essere sempre così lagnosa, goditi la vita!” esclamò Puck.
“Credi che gli altri saranno d’accordo?” domandò allora la ragazza.
“Scherzi? Di sicuro! Ci divertiremo un sacco, e ci rilasseremo per una serata! Forza, dobbiamo festeggiare! Stiamo per esibirci a Cleveland! E’ un evento!”
Rachel sorrise. “Devo ammettere che hai ragione. D’accordo, io ci sto!”
Puck alzò le braccia al cielo. “Grande!” esclamò e se ne andò.


Dopo mezz’ora tutti i componenti delle Nuove Direzioni, compresi Kurt e Blaine, sapevano della festa che si sarebbe tenuta a casa di Puck il sabato sera e tutti erano entusiasti ed eccitati all’idea. Un party da Puck significava divertimento assicurato. Blaine e Kurt ebbero il permesso di invitare alcuni componenti degli Usignoli, e tutti ragazzi del Glee si auto-promisero di contenersi nel bere, mettendo così a dura prova il loro autocontrollo.


Angolo dell'autrice
Ecco, anche il secondo capitolo è andato. Ringrazio innanzitutto chi ha recensito il primo capitolo, e spero di riuscire a continuare questa storia come Glee merita!
Vi anticipo che sta per tornare la solita Santana stronzetta, e che ci sarà da divertirsi al party!

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Capitolo 3
*** Perdite e ritorni ***


“Ehi Puck!” esclamò Santana entrando nell’aula di canto vuota. Puck era seduto su una sedia e strimpellava la chitarra.
“Santana!” rispose Puck alzando la testa con la sua aria da bulletto.
Santana sorrise maliziosa. “Dove hai lasciato il pachiderma?” domandò con tono intrigante.
“Non dovresti chiamarla così” disse il ragazzo girandosi verso di lei, che nel frattempo le si era seduta accanto “Rischi di farti pestare di nuovo” continuò con tono da ammaliatore.
“Mmm…Se avessi paura di quelle come lei me ne starei zitta” ribattè Santana.
“Non tirare troppo la corda, fidati. Non sei indistruttibile” suggerì Puck.
La ragazza alzò le spalle. “Lo so” rispose. Dopodiché assunse un’aria indagatrice, mantenendo quella base di malizia che la contraddistingueva. “Posso farti una domanda?” cominciò.
“Certo” acconsentì Puck appoggiando la chitarra sulla sedia accanto.
“Non sarai mica innamorato di lei vero? Di Lauren.” Chiese spalancando gli occhi Santana.
Puck rise. “Innamorato? Non sono sicuro di sapere cosa significa…comunque, certo che no, mi piace però. E’…una novità!”
“Novità? E che cosa ti piace di lei scusa?”
“Beh…è diversa! E’ difficile da raggiungere…è una caccia aperta, ecco!” rispose il ragazzo strabuzzando gli occhi.
Santana alzò un sopracciglio, ma non rispose.
“Avanti, è inutile che vada in cerca di un’altra come te, di quel genere ormai le ho passate tutte! E sinceramente, penso che meglio di te non ce ne siano quindi…”
Santana storse il naso. “Meglio in che senso? Di che genere parli Puckerman?”
Puck sorrise come per farla calmare. “Intendo il genere bellissima, popolare…e stronza! E tu sicuramente sei la miglior rappresentante di tutte le categorie”
Santana scrollò i capelli. “Ok Puck. Divertiti fin che vuoi con la tua nuova giostra” esclamò alzandosi in piedi. Poi avvicinò la testa a quella del ragazzo. “Tanto lo so che presto tornerai indietro” sorrise se ne andò.
Lo sguardo sognante di Puck la seguì fino alla porta.


Era almeno da un’ora che Kurt e Blaine si esibivano in ‘You never can tell’ nella stanza di Kurt. Cantano a squarciagola e ballavano sul letto. Alla fine si gettarono sul materasso ridendo come matti.
“Questa canzone è fantastica! Sarà divertentissimo eseguirla!” esclamò Blaine continuando a ridere.
Kurt si girò sulla pancia e guardò l’altro. “Come ti trovi con gli altri?” chiese sorridendo.
La faccia di Blaine si fece improvvisamente seria. “Li trovo veramente fantastici. Con loro sto bene, sono simpatici e talentuosi, ma non ti ho compreso bene quando hai detto che probabilmente sarebbero stati anche il tuo futuro.” rispose il ragazzo.
Nell’espressione di Kurt apparve un velo di imbarazzo e il ragazzo si sentì subito in soggezione.
“Non intendevo niente, ecco, solo…magari un giorno…che ne so, potrei anche tornare al McKinley se le cose procedono…ecco…bene” si difese.
“Tornare al McKinley? Vuoi lasciare gli Usignoli?” esclamò stupito Blaine. La sua voce cominciò a farsi aggressiva e Kurt si chiuse ancora di più.
“Non lo so Blaine, non so risponderti. Tutto è possibile!”
“Ti sbagli. Non è possibile che vuoi già abbandonarci. Kurt ci siamo…ci siamo appena messi insieme, e tu già stai preferendo loro…a me!” lo attaccò Blaine.
“Non è vero, te lo giuro, tu sei sempre la cosa più importante Blaine, e il mio primo pensiero, ogni giorno! Ma loro…sono la mia casa, capisci? Io…ho cominciato con loro…sono i miei amici!”
“E io cosa sono?” chiese allora Blaine, il volto segnato dalla delusione.
“Blaine! Ma…io sono…sono innamorato di te dal primo momento in cui ti ho visto, ti rendi conto? Non puoi dubitare di quello che provo per te, credimi” rispose Kurt, ormai rosso in viso.
Blaine annuì, non del tutto convinto e ancora un po’ triste.
“D’accordo. Non ho nessuna voglia di litigare con te. Vedremo come andranno le cose” concluse il ragazzo.
“Blaine” lo richiamò Kurt. Blaine si voltò a guardarlo. “Io ti amo” disse annuendo convinto.
Questa volta un sorriso sincero illuminò il viso di Blaine. “Anche io”.


“Ti amo Finn” esclamò Quinn staccandosi dalla bocca del ragazzo per un attimo. Erano le sei di sera ormai e i due erano stesi nel letto di Quinn, le labbra appiccicate.
Finn ci pensò su un attimo. Da quando aveva ascoltato Rachel cantare alle Regionali, non riusciva a togliersela dalla testa. Pensava sempre a quanto potesse soffrire in quel momento Rachel e quanto questa cosa facesse soffrire lui di rimando. Finn era sempre stato definito un bravo ragazzo, ma quello che stava facendo ora forse non era veramente giusto. Era convinto di essere ancora innamorato di Quinn. Lei era perfetta, bellissima, biondissima e anche se ormai non era più capo cheerleader, rimaneva il fatto che era popolare. Cosa poteva chiedere di più. Quando stava con lei, riusciva perfino a dimenticarsi le bugie che gli aveva raccontato l’anno precedente, la gravidanza e il tradimento con Puck.
Ma Rachel…quella piccola stella che brillava anche nei momenti peggiori, quella che riusciva sempre a metterlo di buon umore. Quella che ancora non riusciva a dimenticare.
Quinn lo riscosse dai suoi pensieri. “Ehi Finn? Che c’è?” sorrise “A che pensi?”
“Niente…Ti amo anch’io” rispose il ragazzo sorridendole di rimando.
“Non vedo l’ora di cominciare la campagna elettorale per il Re e la Regina del Ballo, sarà un successone! Siamo perfetti insieme” esclamò la ragazza sognante.
Finn sorrise debolmente. “Già. Non ti sembra di prendere troppo sul serio questa storia? E’…solo un titolo! Che centra con noi due?”
“Finn, siamo sempre stati in cima, è quello il nostro posto! Io adoro il Glee, non lo lascerei per nulla al mondo, ma…non voglio essere invisibile. Non ci sono abituata” spiegò Quinn.
“Allora tutto questo è solo per il tuo ego” ribattè Finn.
“Ma che dici? Ti ho appena detto che ti amo, siamo fatti per stare insieme, non ti basta?”
“Mmm… sai Quinn, no n sempre le cose vanno come si programmano” concluse il ragazzo.


Sam cercava Brittany da almeno mezz’ora. Aveva cercato in aula di canto, in palestra, negli spogliatoi, in ogni aula possibile e finalmente l’aveva trovata seduta davanti all’acquario dei pesci nell’aula di scienze.
“Brittany! Ti cerco da una vita!” esclamò il ragazzo avvicinandosi a lei.
Brittany voltò lentamente la testa, mantenendo lo sguardo fisso sull’acquario.
“Sono qui” rispose la bionda.
“Lo so. Che stai facendo scusa?” chiese Sam guardandola incuriosito.
“Il professore degli animali ci ha incaricato di osservare le fasi della nascita dei piccoli del pesce. E così le sto controllando” rispose seriosa Brittany.
“Quindi rimarrai qui seduta finchè non si schiudono le uova?” continuò il ragazzo.
Lo sguardo di lei rimase serio. “ Non posso fare altro. Il professore mi ha detto di guardare il libro, ma io penso che l’età gli stia dando alla testa.” poi rise “da quando i pesci fanno le uova nei libri?” domandò girando gli occhi verso Sam.
Sam sorrise “Non posso darti torto effettivamente.” Brittany ridacchiò compiaciuta.
“Stavo contando le uova nella vaschetta” proseguì la ragazza.
“E come va?” si informò Sam.
“Andava tutto bene” rispose la bionda concentrandosi “Poi dei ragazzi che correvano per i corridoi mi hanno distratta…e mi sono bloccata. Aspettavo che mi tornasse in mente a che numero ero arrivata” concluse appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Beh, buona fortuna allora. Mentre aspetti di ricordarti il numero, potrei chiederti una cosa?” disse Sam stringendo le labbra.
“Certo” sorrise Brittany.
“Penso che tu sappia il vero motivo per cui Santana mi ha lasciato” cominciò il ragazzo.
La sorpresa trasparì sul viso ingenuo di Brittany. “Ti ha lasciato? Davvero?” domandò.
L’espressione di Sam diventò ancora più sorpresa di quella di Brittany. “Scherzi? Non te l’ha detto?” chiese incredulo.
“Veramente no” ammise la ragazza. Ora si era fatta triste. Incredibile che Santana non le avesse detto una cosa del genere.
“Ah…speravo che tu potessi darmene una ragione vera” disse Sam alzando le spalle.
“Lei cosa ti ha detto?” gli chiese Brittany.
“Beh, mi ha detto che sono ancora innamorato di Quinn, che non voleva illudermi e che comunque mi avrebbe comunque tradito. E ha aggiunto che aveva deciso di lasciarmi un po’ di autostima e che ero fortunato.” Raccontò Sam.
“In effetti sei fortunato” sorrise tristemente Brittany.
“E ha detto che potevamo rimanere amici.” aggiunse il ragazzo. Un leggero velo di gelosia apparve sul viso di Brittany. “Beato te” disse la bionda.
“M a che cosa è successo tra voi? Non avrete mica litigato spero…potrei aspettarmi di tutto dalla vita ma non questo!” esclamò Sam, cercando di consolare Brittany.
“Non lo so veramente. E’ troppo difficile, non riesco a capire perché ma non mi calcola più.” rispose la ragazza, le lacrime agli occhi.
Sam non sapeva più che dire. La notizia lo aveva lasciato a bocca aperta. Senza parole, abbracciò la ragazza che scoppiò in un pianto liberatorio.


Rachel nell’Auditorium, provava una nuova canzone per il Glee Club. Come sempre, durante una prova era concentratissima e non ammetteva distrazioni. La sua voce meravigliosa riempiva la grandissima stanza vuota, accompagnata dalle note del pianoforte che emetteva un suono dolce e delicato sotto le dita della ragazza.
Stava cantando per Finn. Come sempre, d’altro canto. E soprattutto, come alle Regionali. Oramai non era più in grado di definire il loro rapporto, non sapeva dire se Finn era un amico, qualcosa di più o proprio nulla.
Sapeva solo di amarlo. La sicurezza che trovava in lui, il calore che le avvolgeva il cuore quando lui le sorrideva, quando la abbracciava, quando cantavano insieme. E ogni volta, immancabilmente, scoppiava in lacrime.
Anche quel giorno, le lacrime scendevano lente, allo stesso ritmo delle note del pianoforte. Cosa sarebbe successo ora? Non riusciva a non domandarselo.
La ragazza decise allora di scacciare quei pensieri e concentrarsi solamente sulla canzone. Intonò ‘My heart’ dei Paramore e, giunta al primo ritornello, sentì una voce familiare unirsi alla sua.
Incredula, si voltò ad osservare il nuovo arrivato, senza smettere di cantare. Le loro voci si univano splendidamente, come l’ultima volta.
Non poteva non essere ancora furiosa, ma rivederlo costò a Rachel una bella fitta allo stomaco.
La canzone finì dolcemente e Rachel si alzò in piedi, faccia a faccia con il suo partner a sorpresa.
“Che ci fai qui, Jesse?”.


Angolo dell'autrice
Colpo di scena! Ha stupito perfino me XD
Ho deciso di far dannare un po' Finn, infondo se lo merita. Come potete vedere, sto seguendo un po' lo stile degli episodi, evitando lunghissime riflessioni personali. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e conto di inserire il quarto il più presto possibile.
Baci!

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Capitolo 4
*** In preparazione al party ***


“Che ci fai qui?” esclamò Rachel. Non si sarebbe mai aspettata il ritorno di Jesse.
Jesse le sorrise, con un espressione stranamente timida e colpevole. “Ciao Rachel. Come stai?”
Rachel assunse un’espressione altezzosa. “Non penso ti interessi” rispose con il suo solito tono da saputella.
“Mi interessa invece. O non sarei qui!”esclamò il ragazzo.
Rachel decise di lasciarlo parlare. Era troppo curiosa di sentire qual’era il motivo per cui tra loro era andata così male.
“D’accordo. Dimmi, sul serio, che ci fai qui?” domandò la ragazza.
Jesse sorrise di nuovo. “Sono qui perché mi manchi. Mi machi veramente. Te l’avevo detto ti amavo davvero.”
L’espressione di Rachel si fece dubbiosa. “Ah. Quindi hai cercato di dimostrarmelo ritornando con i Vocal Adrenaline e tirandomi uova in faccia. Romantico, davvero!”
Jesse si rattristò. “Mi dispiace Rachel. Ma credimi…ci sono state mille ragioni per giustificare il mio gesto. Però sono venuto a chiederti scusa, sinceramente. Non voglio perderti Rachel.” Spiegò Jesse.
Rachel era ancora molto scettica, ma rivedere Jesse le aveva fatto battere il cuore.
“Concedimi solo un po’ di tempo. Ti dimostrerò che puoi fidarti di me. Anche come amico.” continuò il ragazzo prendendole la mano.
Rachel la ritrasse subito. Esitò un secondo e poi esclamò “D’accordo. Voglio fidarmi. Tanto non ho nulla da perdere.”
Jesse era visibilmente felice della risposta della ragazza. Cercò nuovamente la sua mano e questa volta Rachel gliela concesse.
“Non ti deluderò di nuovo. Te lo prometto.” La rassicurò sorridente.
Rachel annuì nervosamente. Il ritorno di Jesse sconvolgeva tutti i suoi piani.


Brittany e Artie si stavano preparando per il party di Puck nella camera della ragazza. Mentre Artie si faceva il nodo alla cravatta bianca che indossava sopra alla camicia hawaiana, Brittany si metteva il lucida-labbra rosso, seduta davanti allo specchio.
Ad un certo punto, Artie si voltò verso di lei. “Sei piuttosto silenziosa oggi!” esclamò.
“Dici?” domandò la ragazza.
“E’ forse successo qualcosa?” continuò lui.
Brittany abbassò gli occhi con un’espressione triste in volto.
Artie capì. “Su raccontami! Puoi dirmi tutto, lo sai”
“No, non è successo nulla”
Lo sguardo di Artie si fece scettico.
“Mmm…non me la racconti giusta. Avanti, non ti fidi di me?”
“Certo che mi fido di te. Ma questa cosa non posso proprio dirtela, mi dispiace.”
“Riguarda noi due?”
Brittany sentì subitò la pressione, ma non avrebbe mai rivelato i segreti suoi e di Santana, neanche sotto tortura. Si girò quindi dall’altra parte e diede le spalle ad Artie.
Artie odiava essere escluso dalle faccende della sua ragazza ma sapeva che grazie alle poco sviluppate capacità intellettive di Brittany sarebbe riuscito ad estorcerle quello che voleva con pochi giri di parole che l’avrebbero mandata totalmente in confusione.
“D’accordo. Come vuoi tu. Allora, ti va di raccontarmi come è andata la giornata?” disse con tono vago il ragazzo.
“Si certo! Oggi ho osservato per cinque ore le uova di pesce!” rispose eccitata lei.
Artie spalancò gli occhi. “Mi prendi in giro?” chiese.
“Certo che no” replicò la ragazza.
“Quindi sei rimasta cinque ore…”
“Nell’aula di scienze. Interessante.” concluse lei.
Non ci si abituava mai abbastanza alle stupidaggini confuse di Brittany. Un giorno ad Artie sarebbe piaciuto far studiare il suo cervello agli scienziati. Magari valeva milioni di dollari.
“Non mi guardare così! Me l’ha chiesto il professore” si giustificò la ragazza, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Artie non si era accorto di essersi incantato a fissarla. In fondo non era una cosa rara, gli succedeva spesso e non solo a lui.
Il ragazzo decise di lasciar perdere.
“Quindi sei rimasta lì sola per cinque ore. Potevi chiamarmi, ti avrei fatto compagnia!”
Brittany sorrise. “ No, non sola, con Sam!”
“Sam? Ti ha aiutata?”
“Mmm…no. Abbiamo parlato.” cercò di ricordare la ragazza. Nonostante fosse successo solo poche ore prima, i ricordi di Brittany erano molto vaghi e lontani.
“Ah…di cosa?” domandò Artie.
Brittany si sentì stretta all’angolo. Cercò quindi un diversivo, alla velocità che il suo cervello le permetteva. Rimase quindi in silenzio per almeno mezzo minuto.
Artie rimase in attesa, non preoccupandosi della stranezza del fatto, perché per lei era normale.
Ad un certo punto Brittany esclamò “Ventinove uova”, lo sguardo fisso nel vuoto.
Artie la guardò incuriosito. La ragazza era ancora tutta rossa e il suo viso era ancora in tensione per lo sforzo di pensare.
“Ventinove? Wow!” rispose Artie fingendosi interessato.
“Mi ci è voluto un po’ per contarle tutte” ammise Brittany.
“Si beh…l’importante è che ci sei riuscita!” la rassicurò.
Brittany sorrise soddisfatta. Artie era abituato a questo tipo di discussioni con Brittany e cercava sempre di elogiarla anche per cose stupide come contare le uova di pesce. Però non era ancora riuscito a scoprire che cosa le passasse per la testa.
Dal canto suo, Brittany era fiera di sé stessa. Era riuscita a tacere sugli affari di Santana e suoi senza insospettare Artie – almeno così credeva – cosa che la faceva sentire piena di sé.
Così mentre Artie continuava a rimuginarci su, Brittany tornò a pensare ai ventinove piccoli ovetti di pesce e sentì un po’ in colpa per averli abbandonati per una festa. Poi si ricordò che alla festa ci sarebbe stata anche Santana, in viso le si aprì un sorriso e improvvisamente delle uova non le importò più un bel niente.


Anche Kurt e Mercedes si trovavano a casa di Kurt per addobbarsi a festa. Nella camera del ragazzo era possibile trovare un beauty centre in piena regola, di cui Mercedes poteva servirsi regolarmente, abusando a volte dei mille consigli di Kurt.
Il ragazzo aveva preparato sul letto i vestiti scelti per il party: un paio di pantaloni neri stretti, una t-shirt bianca con il viso di Audrey Hepburn stampato sopra e un gilet per lui e leggins scuri e maglietta larga scollata con gli strass per Mercedes.
Kurt lanciò un’occhiata compiaciuta verso il letto. “Saremo una favola stasera!” esclamò eccitato.
Mercedes sorrise. “Non vedo l’ora, sarà una festa epica!” replicò la ragazza.
“Ci sarà da divertirsi. Che bello, passerò tutta la serata con Blaine, sono così eccitato!” disse Kurt.
“E io sono così felice di vedere che non ti senti più solo, anche se in realtà non lo sei mai stato” rispose Mercedes.
Il ragazzo sorrise e prese la mano dell’amica.
“Sei la migliore Mercedes. Ti voglio davvero bene e sai una cosa? Cantando con voi ieri, ho sentito davvero la voglia di tornare…”
“Scherzi?!” lo interruppe lei “E’ una notizia meravigliosa! Non ci posso credere., tornerai davvero??”
Kurt sorrise. “Calma, calma, non ho ancora deciso niente! Anche perché c’è la questione con Blaine”
L’espressione di Mercedes cambiò subito in delusione.
“Ah già…non sarebbe facile per lui accettarlo, lo capisco” disse la ragazza.
“Già. Ne abbiamo anche discusso, lui sembrava parecchio innervosito all’idea.” raccontò Kurt.
“Spero non abbiate litigato!” si preoccupò lei.
“No, non direi, ma la situazione non è comunque chiara. L’idea di tornare resta, anche se sarà dura convincerlo.”
“Sono sicura che andrà tutto bene. Tu sei troppo fantastico perché lui possa pensare di perderti solo per questo. Se ce ne sarà bisogno gli parlerò anch’io, magari anche Rachel, d’accordo?” lo rassicurò Mercedes.
Kurt sorrise grato. “Quella veramente fantastica qui sei tu” esclamò il ragazzo e abbracciò la sua migliore amica.


Angolo dell'autrice
Ci siamo quasi! Il prossimo capitolo tratterà del party e sarà lungo e difficile, quindi penso che mi ci vorrà qualche giorno, ma farò del mio meglio.
Comunque vi anticipo che ne succederanno delle belle!
Vorrei anche scusarmi con i fans di Klaine perchè probabilmente non sarò in grado di rendere la loro storia, poichè non ho idea di come esporre i sentimenti di un uomo per un altro uomo, anche se adoro sia Blaine sia Kurt e devono assolutamente stare insieme per me, ma non rientrano nelle mie coppie preferite in assoluto, cioè Finn e Rachel e Santana e Brittany.
Comunque farò del mio meglio! Aspetto tante recensioni (se avrete voglia di recensire!)
Baci!!

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Capitolo 5
*** Il party ***


Rachel arrivò con il tipico quarto d’ora di ritardo delle star, accompagnata da Jesse. “Sei sicura che ai tuoi amici andrà di vedermi?” chiese Jesse per l’ennesima volta.
Rachel sospirò. “Fidati, non possono fare altro” rispose.
Jesse annuì. La porta si aprì subito, e svelò dietro di se le sagome di Puck e di Finn.
“Ehi Rachel!” esclamò il primo. Finn le sorrise.
“Ciao ragazzi! Ho una…piccola sorpresa per voi!” salutò la ragazza.
“Alcol?” domandò subito Puck eccitato.
“Non direi…” disse Rachel appena Jesse si fece vedere.
I ragazzi rimasero a bocca aperta. Appena Jesse alzò la mano in segno di saluto, Finn scattò verso la porta ma Puck lo bloccò.
“Che ci fa lui qui?” chiese Puck.
“Tranquilli ragazzi” esclamò calma Rachel mettendosi tra di loro “Ho invitato io Jesse. Sono sicura che per voi non c’è problema, non è vero Noah?” continuò lanciando un’occhiata significativa verso l’ebreo, che abbassò la testa.
“Certo. Ci fa piacere, anzi” rispose marcando bene l’ultima parola.
Rachel mostrò il suo sorriso tipico di quando aveva ragione ed entrò in casa.
Gli altri ragazzi erano già tutti lì. Kurt ballava con Tina, Mercedes, Mike e Quinn vicino al divano, Sam era seduto accanto ad Artie e Brittany e scherzavano tra loro – probabilmente Brittany stava spiegando una delle sue svariate teorie, dato che i ragazzi la guardavano e ridevano mentre lei si guardava intorno spaesata.
Santana ci stava già provando con i quattro ragazzi della Dalton che erano venuti con Kurt e Blaine, e proprio quest’ultimo glieli stava presentando. A quanto pare, dovevano essere tutti e quattro etero perché sembravano molto interessanti a conoscerla, anche se Santana scatenava questa reazione sia a ragazzi che ragazze, sia etero sia omossessuali.
Lo stereo di Puck mandava ‘When I grow up’ delle Pussycat Dolls a tutto volume e le luci stroboscopiche istallate dal ragazzo innondavano la stanza di bagliori travolgenti.
“Ehi ragazzi!” esclamò Puck entrando nel salotto dietro Rachel, Finn e Jesse. “Guardate chi c’è!” continuò indicando quest’ultimo. Rachel gli lanciò un’occhiataccia.
Tutti gli altri si voltarono verso Jesse che li salutò. I ragazzi alzarono la mano in saluto e Rachel lo afferrò per un braccio e lo trascinò fino al gruppetto dei ragazzi della Dalton per presentargli Blaine e i suoi amici. Santana riservò a Jesse un sorrisetto malizioso.


La festa procedeva al meglio. Tutti si stavano divertendo, la casa di Puck era proprio il posto ideale per dare un party. Inoltre il ragazzo aveva fornito alcol a sufficienza per divertirsi – birra, un po’ di vodka, ecc – e creava dei cocktail pazzeschi.
La musica era eccellente e tutti i ragazzi ballavano e si scatenavano. Da ‘Back it up’ di Caro Emerald a ‘Club can’t handle me’ di David Guetta e ‘Waiting for the end of time’ dei Linkin Park, passando per classici come ‘Dancing Queen’ degli Abba. Mentre suonava ‘If we ever meet again’ di Timbaland, Puck si avvicinò a Santana, seduta sul divano accanto a Mercedes, approfittando del momento in cui quest’ultima si alzò per raggiungere Kurt e Blaine che si sbizzarrivano con giochi strani in mezzo al salotto.
“Ehi bellezza” la salutò il ragazzo.
“Puck. Devo ammettere che ci sai proprio fare con le feste!” sorrise provocante lei.
Puck rise. “Sono contento di averla soddisfatta” replicò. Poi le appoggiò una mano sul ginocchio.
“Sei veramente stupenda stasera” continuò il ragazzo “Come sempre”.
Santana gli sorrise altezzosa. “Dove hai lasciato l’ippopotamo?” domandò.
“Come sei stronza!” rise lui. “Mi pare si stia divertendo” esclamò indicando Lauren che ballava scatenata con gli altri.
A Santana uscì una risata cattivella. “E tu? Non hai voglia di divertirti?” lo provocò.
Puck alzò un sopracciglio, il sorriso ammaliatore stampato in viso. “Tu sei il mio divertimento migliore” esclamò.
Per sua fortuna, anche lui per Santana rappresentava principalmente un divertimento e un modo per svagarsi.
“Divertiti ad aspettare Puckerman!” esclamò sorridendo maliziosa, si alzò e si diresse verso gli altri. Appena la vide arrivare, Brittany le corse incontro, la prese per una mano e la portò a ballare ridendo. Santana la seguì tranquillamente, ridendo anche lei.


“Ehi!” esclamò Quinn spaventata.
“Oh, scusami! Non volevo spaventarti!” rispose Sam afferrandole le braccia, per poi lasciarla subito, imbarazzato.
“Oh, sei tu!” ansimò Quinn accennando un sorriso.
“Già” sorrise Sam.
Quinn si era recata in cucina per recuperare altri bicchieri, mentre Sam era entrato per altre bottiglie di birra. Nessuno dei due si era preoccupato di accendere la luce.
La tapparella abbassata lasciava filtrare un raggio di luna che illuminava stupendamente il bellissimo viso di Quinn e Sam rimase incantato a guardarla.
“Sam?” sorrise Quinn, sussurrando dolcemente il nome del suo ex ragazzo.
“Scusa” riuscì a rispondere Sam continuando a fissarla.
“Ancora?”
“Cosa?”
“Mi hai chiesto scusa di nuovo, quando l’unica che dovrebbe scusarsi qui sono io” continuò la ragazza, abbassando la testa.
Sam non poté fare altro che sorriderle di nuovo. Come al solito Santana aveva visto giusto. Non poteva non ammetterlo, era ancora innamorato pazzo di lei. I suoi capelli, il suo viso, il suo corpo, perfino il suo nome…e i suoi occhi. Quelle due stelle meravigliose a cui non riusciva a resistere, non ne era mai stato all’altezza.
Dal canto suo, non era solo il suo viso a sorridere, ma anche il cuore di Quinn in quel momento sorrideva. Lo sguardo adorante di Sam fisso su di lei la faceva sentire al sicuro e le faceva battere il cuore in un modo che non si aspettava più. Inoltre, per un attimo dimenticò tutti i suoi propositi di diventare reginetta del ballo, perché gli occhi di Sam la facevano sentire già una regina.
“Meglio andare” mormorò Quinn. Poi si diresse verso la porta e passando in fianco a Sam, gli sfiorò la mano con le dita.


Immancabilmente, Rachel si era assicurata che Puck procurasse un karaoke. La ragazza afferrò uno dei due microfoni e si esibì in ‘Human’ dei The Killers, estasiando gli altri con la sua meravigliosa voce, sia chi lo ametteva volentieri, sia chi meno. Verso la fine della canzone, Mercedes prese l’altro microfono e regalò ai presenti un finale infuocato.
Scoppiò l’applauso e Rachel lasciò il microfono e si sedette su un divano per riprendere fiato.
Finn le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
“Sei stata bravissima” le sorrise. Rachel gli sorrise di rimando.
“Grazie Finn. Non vedo Quinn” disse lei.
“Neanche io se è per quello.” replicò lui indifferente.
Rachel non rispose, quindi Finn ci riprovò. “Allora, che ci fa qui Jesse?” domandò.
“Si è ripresentato in Auditorium e mi ha chiesto scusa. Ha detto che posso fidarmi di lui. Ha sorpreso anche me!” esclamò Rachel alzando le spalle.
“E tu gli credi?” chiese ancora lui incredulo.
Rachel alzò nuovamente le spalle. “Che cosa ho da perdere tanto?” replicò semplicemente.
Finn guardò dritto davanti a se nel vuoto.
“Spero che tu non lo faccia per me…per farmi ingelosire” accennò.
“No!” esclamò subito lei. “No.”
“Ah, ok” la calmò lui. “E’ solo che non voglio che tu soffra ancora…soprattutto se per colpa mia. Anzi vorrei che tu non soffrissi mai” concluse guardandola di nuovo.


Nel frattempo Blaine aveva teso il microfono a Kurt e insieme si erano esibiti romanticamente in ‘The Flood’ dei Take That.
Puck sparì per qualche minuto in garage con Finn e ne uscirono pieni di bottiglie di vodka alla menta e tequila, con cui riempirono parecchi bicchieri. Dopo quel servizio, tutti i ragazzi erano particolarmente brilli.
Finn a quel punto afferrò i microfoni.
“Ehi Jesse!” urlò per attirare la sua attenzione, oltre che quella di Rachel.
Jesse si voltò quasi subito, quanto il tasso alcolico gli permetteva e si avvicinò a Finn, che gli porse uno dei due microfoni.
“Avanti! Che ne dici di un bel duetto?” esclamò ridendo e scatenando anche le risate dei presenti – per lo più causate dall’alcol. Rachel spalancò gli occhi.
“Certo!” rispose Jesse, con sguardo di sfida.
Finn lo fissò con la stessa espressione.
Partì la base di ‘Thinking of me’ di Olly Murs, e Finn e Jesse si esibirono lasciando tutti estasiati e regalarono entrambi molti sguardi a Rachel, che li fissava impietrita.
Alla fine della canzone entrambi scoppiarono a ridere, seguiti dagli altri ragazzi e si strinsero la mano, mentre tutti si complimentavano.


A quel punto, la festa cominciò a farsi scatenata. Puck si esibì in ‘Shut it down’ di Pitbull e quando cominciò ‘Womanizer’ di Britney Spears, Brittany si sentì presa in causa tanto che salì sul tavolino concedendo uno spettacolo provocante, circondata dai ragazzi che le ballavano intorno.
Ormai erano tutti sbronzi, eccezion fatta per gli autisti, cioè Blaine e Mike, anche se nemmeno loro si erano negati le gioie dell’alcol.
Ad un certo punto Artie, in un momento di lucidità notò il lucidalabbra sbavato sul volto di Brittany – chissà dove era andata a ficcare la bocca.
Sapendo quanto ci teneva, decise di rivolgersi a Santana per prendere il lucidalabbra della ragazza, in quanto le borse erano appese troppo in alto per lui.
“Ehi Santana” la chiamò battendole sul braccio.
Appena la ragazza mise a fuoco, gli rivolse un sorriso sprezzante. “Che vuoi?” gli domandò.
Artie sospirò. “Mi aiuteresti a prendere il lucidalabbra di Brittany?” chiese gentilmente il ragazzo.
Santana sbuffò. “Che c’è, ti manca la scala?”
Artie rise ironicamente. “D’accordo” acconsentì Santana sospirando nuovamente.
La ragazza seguì Artie in camera di Puck, dove erano appesi borse e giubbotti. Individuò presto la borsa di Brittany, la afferò, si sedette sul letto di fronte al ragazzo e cominciò a rovistare in mezzo alla confusione – creata da oggetti incredibili che solo Brittany poteva portare ad una festa – per trovare il lucidalabbra rosso.
“Allora? Come sta andando con Britt?” domandò Santana ad un certo punto.
Artie alzò lo sguardo, stranito dalla domanda, o meglio dal fatto che Santana gli avesse rivolto la parola senza estrema urgenza.
“Beh…direi bene. Lei è fantastica!” rispose con un attimo di esitazione.
Santana sorrise stuzzicante. “Bene. E al letto?” continuò.
Artie rimase a bocca aperta e balbettò “Beh…non…ma che razza di domande fai?”
Santana alzò un sopracciglio. “Ti sembrano strane? Ti ricordo che stai con la mia migliore amica” lo informò.
“Beh…tutto ok direi” disse allora Artie.
“Mmm…ti senti fortunato? Eri curioso di sapere com’era stare con una cheerleader?” continuò Santana.
Artie era sempre più stranito. “Beh…può darsi” rispose evasivo.
La ragazza si avvicinò di più, abbandonando la borsetta sul letto.
“E Brittany corrisponde alle tue fantasie?” lo provocò ancora.
Nonostante tutto l’alcol bevuto, Artie vedeva lucidamente l’avvenente volto di Santana davanti a lui.
“Beh…si…” strascicò.
Ormai i loro visi erano a pochi centimetri. Santana fece scorrere il suo dito sul petto di Artie, che sentì un brivido percorrergli la schiena.
Non poteva crederci. Stava con una delle ragazze più belle della scuola e ora Santana Lopez gli faceva delle avances. Santana Lopez! Incredibile. Non voleva affatto ferire Brittany però…non gli sarebbe mai ricapitata un’occasione simile. E poi Santana era…assurdamente sexy.
“Ti interessa un piccolo…confronto?” lo stuzzicò la ragazza.
Artie non rispose nemmeno. Le labbra di Santana gli avevano già tappato la bocca. La ragazza si alzò dal letto e senza staccarsi da Artie gli si sedette in braccio. Il ragazzo allungò le mani sul suo corpo, toccandole la pelle bollente, mentre lei cominciò a toccargli ritmicamente la lingua con la sua.
Se Brittany lo faceva eccitare incredibilmente, con Santana uscì letteralmente di testa.
Santana sentiva le mani di Artie dappertutto ma non le importava di niente. L’unica idea che le passava per la mente era far soffrire quanto aveva sofferto lei. Non sapeva se voleva che a provare dolore fosse Brittany oppure Artie o chissà chi altro. Ma così si comportava Santana Lopez. Non certo come aveva agito con Brittany, anche perché, a cosa era servito? Solo a stare male. Effettivamente, era molto meglio far soffrire gli altri.
“Santana!”
Sia lei che Artie si voltarono subito verso la porta.
Brittany era in piedi all’ingresso e li fissava a bocca aperta.
“Brittany!” esclamò allarmato Artie. Santana non la guardò nemmeno. Abbassò lo sguardo, a metà tra la soddisfazione e lo sconforto.
“Santana” ripetè Brittany, stavolta con tono sconsolato, quasi a supplicare l’amica di svegliarla da un brutto incubo.
Santana si alzò e si girò dall’altra parte. Dopo questo gesto, Brittany fissò per un secondo il pavimento e poi se ne andò con passo veloce in lacrime, accompagnata da ‘Stars are blind’ di Paris Hilton che risuonava in sottofondo.


Angolo dell'autrice
Eccoci qui, con la festa! Spero di aver fatto un buon lavoro, pensavo che sarebbe stato più difficile e invece mi è uscita abbastanza facilmente. Inoltre sono piuttosto contenta della parte Sam/Quinn e anche di come mi è uscito il tradimento Santana/Artie/Brittany. Spero siano piaciute anche a voi, e spero anche di leggere tante recensioni! Il prossimo capitolo sarà duro, perchè tratterà tanto le riflessioni post-festa!
Baci!!

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Capitolo 6
*** Malinconia ***


Brittany era scappata fuori dalla casa di Puck di corsa. Gli altri erano troppo ubriachi ed esaltati per rendersi conto delle lacrime che rigavano il volto della ragazza. Artie cercò di seguirla, ma non riuscì a tenere la velocità delle lunghe gambe di Brittany.
La bionda corse a perdifiato fino a casa sua, accompagnata solo dalle luci fievoli dei lampioni e bagnata dalla pioggerellina che scendeva dolcemente.
Era devastata. Sicuramente non aveva mai sofferto tanto in vita sua. In un momento aveva visto scomparire tutta la felicità innocente che l’aveva sempre contraddistinta.
Aprì la porta di casa e la sbatté dietro di sé, rifugiandosi subito nella sua camera. Appena fu lì, si gettò sul letto e si lasciò andare ad un pianto infinito.
I sentimenti la sovrastavano. La gelosia, nel vedere le due persone più importanti per lei stare insieme così. L’invidia verso le mani di Artie che toccavano con veemenza la pelle di Santana. Tristezza, nel notare con quanta facilità la stavano facendo soffrire. Rabbia, nel sentirsi presa in giro e trattata ancora una volta da stupida. Solitudine, nell’avvertire Santana così lontana dal suo cuore come mai prima di allora. Infine paura, nell’immaginare come sarebbe stato il giorno dopo, quello dopo ancora e i successivi senza di lei.
Immancabilmente, tutta la sofferenza, tutte le emozioni vedevano protagonista Santana, lasciandone solo una piccola parte per Artie.
Tutta la fiducia, tutte le risate, tutti gli abbracci, i baci, i segreti, tutto quello che avevano fatto insieme finora. Brittany sentiva solo un grosso buco nero nel cuore, quello che da sempre batteva per Santana.
Non riusciva a crederci, non voleva farlo. Non poteva nemmeno chiudere gli occhi, perché non appena ci provava, rivedeva lo sguardo di Santana velato dalla cattiveria.
Forse allora lo era davvero. Forse Santana era veramente una persona cattiva. Una stronza, come dicevano tutti. Senza cuore.
Quella notte Brittany si addormentò singhiozzando e si svegliò più volte in preda agli incubi.


Santana aveva aspettato che Artie uscisse dalla stanza, senza rivolgergli uno sguardo o una parola. Senza cercare di raggiungere Brittany.
Incredibile. Era riuscita a ferire l’unica persona che avesse mai amato. Ma non stava male. Non ancora per lo meno. Rigraziando il Cielo per questo, uscì dalla stanza e tornò in salotto. Buttò giù un altro po’ di vodka, raggiunse Puck – il quale la accolse con un sorriso – si avvinghiò a lui e si scatenarono insieme, cercando di lasciar andare i pensieri.
Dopo poco più di un’ora, tutti i ragazzi erano esausti. C’era chi si trascinava a terra, chi si accasciava sul divano. Era il momento di chiudere il sipario.
Santana ritornò a casa con Mike, rimasto abbastanza sobrio da guidare.
Quella serata era stata alquanto proficua per lei. Puck non vedeva di ritornare alle origini e aveva avuto la sua vedetta su Due Ruote e su Brittany.
Su Brittany? Santana cercò di mettere a fuoco la cosa. Aveva fatto piangere Brittany. Ma non di felicità, per una volta. L’aveva proprio fatta soffrire.
Beh, se lo meritava, altrimenti lei non l’avrebbe ferita. Ma da quando Santana mortificava solo chi lo meritava?
Stavolta l’aveva combinata grossa. A Brittany, l’ingenua innocenza fatta persona, che aveva la sola colpa di essere stata così buona da non avere il cuore di lasciare Artie.
“Complimenti Santana” esclamò la ragazza al suo riflesso sullo specchio della sua stanza.
Poi si sedette sul suo letto e abbandono la testa tra le mani. “Che cosa ho fatto” mormorò.
Chissà dov’era ora Brittany, si chiese. Chissà se stava piangendo. Chissà quanto stava male. Sperava almeno che fosse al sicuro a casa sua.
Avrebbe dovuto esserci lei con Brittany in quel momento. E invece era lì, a chiedersi perché avesse spezzato il cuore della persona che amava, senza un motivo.


Angolo dell'autrice
Mi scuso innanzitutto per la breve durata del capitolo. Purtroppo non sono molto brava a raccontare le sensazioni, vado meglio a descrivere gli avvenimenti. Comunque ci ho provato. Il prossimo capitolo sarà certamente più lungo, così come i successivi!
Baci!

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Capitolo 7
*** Chiarimenti ***


La campanella suonò ed improvvisamente era lunedì. Forse era arrivato un po’ troppo presto per i reduci dell’incredibile party di Puck.
Al contrario dell’ultima volta, avevano smaltito abbastanza bene la sbronza, ma le conseguenze della festa si sentivano eccome.
Artie si avvicinò a Brittany che era in piedi di fronte al suo armadietto chiuso e lo fissava.
“Brittany!” la chiamò lui. Lei si girò e lo fissò con il suo solito sguardo perso, senza dire una parola.
“Che fai qui in piedi?” domandò allora lui.
“Niente. Proprio niente. Non so che cosa fare” rispose lei voltando di nuovo la testa verso l’armadietto. Si sentiva totalmente persa senza Santana.
“Senti io…vorrei parlarti” cominciò Artie, abbassando la voce imbarazzato.
Brittany non rispose ancora.
“Per favore” aggiunse lui.
“Io non ho niente da dirti” replicò lei.
“Ti prego Brittany, voglio chiederti scusa. Lasciami almeno spiegare!” riprovò il ragazzo.
Brittany sbuffò. “Non mi interessa Artie, davvero. Lascia perdere, è finita”.
“Così?”
“E’ finita sabato sera. Forse possiamo tornare amici. Non subito, quando mi passerà” spiegò lei. Chiuse gli occhi e se ne andò, lasciando Artie a bocca aperta in mezzo al corridoio.
Non le aveva fatto così male lasciarlo definitivamente. In fondo non era certo colpa sua, anzi. Se l’era cercata. Ora si sentiva stranamente sollevata. Purtroppo però, doveva ancora sistemare la situazione peggiore e più difficile: Santana.


Sam era ancora confuso dall’incontro con Quinn al party. Ci aveva pensato per tutto il week-end, aveva sognato i suoi occhi luminosi e i ricordi di quando stavano insieme gli avevano pervaso la mente.
Ora aspettava solo di incontrarla, per vedere la reazione di lei.
Individuò il momento ideale alla fine della terza ora, quando la vide entrare in Auditorium.
La seguì da dietro fino al palco. A quel punto Quinn si accorse di non essere sola.
“Sam!” esclamò sorridendo “Allora ci hai proprio preso gusto a spaventarmi!”
Lui sorrise di rimando. “No, ancora una volta non era questo il mio scopo” rispose.
“Quindi stavolta sei qui con un obbiettivo?” domandò lei. Il suo sorriso era diventato quasi malizioso.
“Solo vederti” disse Sam “Parlarti”.
Quinn afferrò la mano del ragazzo e lo condusse sul bordo del palco, dove si sedettero.
“Posso farti una domanda?” cominciò lei.
“Certo”
“Rispondi solo se vuoi, ok?” sorrise leggermente imbarazzata. “Perché sabato sera, nella cucina di Puck, non ti muovevi più? Sembravi impietrito!”
Sam rise. “Beh, come al solito è colpa dei tuoi occhi!” affermò sincero.
Quinn fu molto felice di quella risposta. E ancora una volta, Sam non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
“Sam, sai che cosa vorrei tanto fare in questo momento?” chiese ancora la ragazza.
“Che cosa?”
“Dirti che mi dispiace tanto per aver rovinato tutto. Davvero. Con te era tutto così…perfetto.”
Sam sentì un tuffo al cuore e la voglia di stringerla forte e baciarla avvolgerlo.
“Forse essere la più popolare della scuola non è così…importante. Con te anche dieci granite in faccia al giorno andavano bene. Non mi importava di nient’altro, tu eri…sei meraviglioso. Ma Finn mi ha mandata in confusione e improvvisamente…non ci ho capito più niente. Non riuscivo a rendermi conto di chi fossi innamorata, che cosa volessi veramente. E quando l’ho capito, era troppo tardi” spiegò abbassando gli occhi.
Sam avrebbe voluto fare il duro, ma anche l’orgoglio aveva una fine e finiva proprio negli occhi ora tristi di Quinn. La rabbia e la gelosia, di fronte al viso della ragazza che amava, non esistevano più.
“Forse non lo è” la rassicurò il ragazzo.
Quinn alzò la testa, l’espressione speranzosa e il sorriso appena accennato in volto.
“Sam io…” non fece in tempo a finire la frase. Sam le aveva afferrato il volto dolcemente e aveva appoggiato le sue labbra su quelle della ragazza, che rispose al bacio con trasporto.
Lei lo abbracciò con forza, passandogli una mano sui capelli dorati e stringendoli tra le dita.
Ora che era lì non lo avrebbe voluto lasciare mai più. Si sentiva finalmente di nuovo completa, senza stupide corone da reginetta che ora le sembravano inutili.
Il modo in cui Sam l’abbracciava, la baciava con impeto e dolcezza allo stesso tempo, la faceva sentire al sicuro, da qualsiasi insulto, qualsiasi presa in giro. Non era invisibile, perché lui la vedeva. Lui la amava.
Sam le accarezzò delicatamente la schiena e le passò piano le dita sotto la maglietta, provocandole dei brividi di piacere lungo tutto il corpo. Poi la baciò dolcemente un’altra volta, poi ancora una e infine le posò le labbra sulla fronte e la strinse forte a sé.
“Dicevi?” chiese il ragazzo sorridendo felice.
“Se fai così quando ho qualcosa da dirti, rischi di rimanere nel dubbio, perché potrei dimenticarmi completamente di qualsiasi cosa” lo avvertì lei, lo sguardo ancora sognante.
Sam rise. “E te ne sei dimenticata stavolta?”
“Per tua fortuna, è una cosa che non posso scordarmi, perché è impressa nella mia testa e nel mio cuore” lo rassicurò.
Poi avvicinò la bocca all’orecchio di Sam, tenendosi con la mano al suo fianco.
“Sam io…” riprese “Ti amo” sussurrò semplicemente.


Nell’aula di canto i ragazzi provavano la canzone prescelta per lo spettacolo a Cleveland. Kurt, arrivato con Blaine dopo la fine delle lezioni alla Dalton, aveva imparato la canzone alla perfezione e Mike e Brittany eseguivano i passi di danza alla perfezione, seguiti da Santana, Puck, Tina e Sam, mentre Finn, Artie e lo stesso Blaine accompagnavano Kurt nel canto.
Rachel, Mercedes e Quinn erano sedute in un angolo stavano studiando uno spartito. Lauren invece era impegnata in una gara di wrestling per il team scolastico.
Il professor Schuester arrivò con qualche minuto di ritardo, ma fu piuttosto felice di trovare il ragazzi stranamente già impegnati nelle prove.
“Ragazzi!” esclamò “ Mi fa piacere vedere quanto seriamente avete preso la faccenda di Cleveland! Sono fiero di voi!”
Tutti i ragazzi si fermarono per salutare il professore.
“Professore!” intervenne subito Rachel alzandosi in piedi e sventolando uno spartito. “Mercedes, Quinn e la sottoscritta sono pronte per mostrare a voi amici e colleghi il risultato di lunghe ricerche!” esclamò talmente esaltata da parlare in terza persona.
“Rachel!” rispose Mr Schuester sorridendo. “D’accordo, che cosa ci proponete?” domandò.
“Una canzone perfetta da contrasto con ‘You never can tell’ che le qui presenti” e indicò sé stessa e le amiche accanto a lei “eseguiranno insieme per una performance indimenticabile!” annunciò Mercedes.
“Maestro” disse Rachel sorridendo a Kurt seduto al pianoforte.
Le tre ragazze eseguirono sublimemente ‘No more tears’ di Barbra Streisand e Donna Summer, puntando sulla voce dolce di Rachel e Quinn e sugli acuti black di Mercedes.
Alla fine della performance, tutti scoppiarono in un applauso.
“Incredibile ragazze!” esclamò Schuester “Sono…estasiato! Siete state…superbe!”
Le tre sorrisero soddisfatte.
Avevano trovato il secondo numero per la serata. Mancava solo il numero finale.
“Ragazzi, ci siamo quasi! Ora siamo ad un livello altissimo, voglio che arriviamo in cima! Per domani, cercate una canzone che canteremo in coro, qualcosa che lasci a bocca aperta – e sarà difficile superare quelle già scelte!” disse riferendosi alle due canzoni già scelte.
“D’accordo professor Schue, troveremo qualcosa di fantasmagorico!” rispose eccitato Finn.


“Ehi Berry!” esclamò Puck appoggiandosi all’armadietto di Rachel.
“Puck” lo salutò lei.
“Allora, che ne dici? La festa è andata piuttosto bene, no?” le chiese il ragazzo.
“Mmm…certo, come no. Avevi detto che non ci saremmo sballati, invece…ma va bene lo stesso, in fondo non è andata male” giudicò Rachel.
“Oh avanti, cosa pensavi di bere ad un party di Noah Puckerman, succo di frutta?” la provocò lui.
“Almeno nessuno ha rischiato il coma etilico!” replicò lei, con tono da saputella.
Puck rise. “D’accordo, ho capito, la festa ti è piaciuta ma non lo vuoi ammettere. Soprattutto quando Finn ha sfidato Jesse, confessa!”
Rachel alzò gli occhi al cielo e non rispose.
“A proposito, come mai hai portato quel traditore?” domandò allora il ragazzo.
“Ti interessa?” replicò lei sgarbamente.
“Oh, avanti Rachel. Non fare così. E’ certo che mi interessa, non voglio interferenze come l’anno scorso!” rispose lui.
“Beh, è venuto a chiedermi scusa. E io penso che lo perdonerò. Tutto qua.” tagliò corto lei.
Puck emise un verso di disapprovazione. “Mi raccomando, tieni gli occhi aperti”.


Santana stava attraversando il campo da football per tornare all’interno della scuola.
Ad un certo punto sentì una voce chiamarla. “Ehi Santana!” riconobbe la voce di Artie.
Dapprima decise di non fermarsi nemmeno e continuò imperterrita il suo cammino. Ma lui non si voleva arrendere.
“Santana, fermati! Santana!” continuava ad urlare il ragazzo.
Lei si fermò di colpo e si girò, incrociando le braccia al petto. “Che vuoi Due Ruote ?!”
Artie la guardò male. “Voglio parlare con te. Di sabato sera.”
“Ascolta, già non ho nulla da dirti in generale, figurati se dobbiamo parlare di sabato sera” rispose lei scortesemente.
“Per favore! E’ importante, sto rischiando di perdere Brittany, e stai rischiando anche tu!” la avvertì.
“Mi stai forse minacciando? Io non sto rischiando un bel niente. E per quanto riguarda te…non sono affari miei” concluse e fece per andarsene.
“Santana!” la richiamò Artie.
“Ancora!” esclamò lei girandosi nuovamente. “Mi vuoi lasciare in pace?!”
“Perché mi hai baciato?” domandò lui.
“Io ti ho baciato?” ripeté lei come fosse impossibile.
“Santana, non prenderti gioco di me” disse il ragazzo cominciando ad irritarsi.
“Questa discussione sta cominciando a stufarmi” cominciò Santana “E soprattutto non arriveremo da nessuna parte. Io non ti ho baciato. L’ho fatto? Non c’era motivo. Non mi interessa. Punto.”
“E’ facile per te. Intanto io ho perso la mia ragazza!” la accusò ancora Artie.
“Ti sei forse tirato indietro? No. Ora ne pagherai le conseguenze.” concluse Santana e se ne andò, senza più voltarsi, lasciando Artie imbambolato in mezzo al campo.
Nel frattempo, seduta nelle gradinate, Brittany aveva assistito a tutta la scena, senza capire una parola. L’unica conclusione che trasse la ragazza, fu che Santana aveva lasciato trascorrere l’intera giornata senza cercare di chiarire quello che era successo. Non ci aveva nemmeno provato.
L’ennesima lacrima rigò le guance rosee della biondina.


Angolo dell'autrice
Ancora una volta mi è piaciuta come è uscita la parte Quinn/Sam (oppure fa schifo e mi sto gasando da sola per niente XD).
Questo capitolo è un po' più lungo, come promesso. L'orgoglio di Santana è duro da vincere! XD
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Vecchi intrecci ***


Quinn e Finn erano usciti per una cena romantica al ‘Bel Grissino’. Quinn aveva chiesto al ragazzo una serata per parlare.
“Allora, che cosa mi dovevi dire di così importante?” chiese Finn quando la cameriera portò loro i dessert.
Quinn arrossì leggermente e si schiarì la voce.
“Volevo parlarti di noi due” cominciò alzando la testa e guardandolo dritto negli occhi.
Finn si sentì subito sotto pressione. “D’accordo” rispose guardandosi intorno.
“Senti Finn, io…mi sento confusa. E un po’ oppressa” spiegò la ragazza.
“Oppressa?” ripetè lui spalancando gli occhi spaesato.
“Si. Non è colpa tua, tu sei…un bravo ragazzo Finn, davvero. Però…non sei l’unico. Io…”
“Sei ancora innamorata di Sam” la interruppe Finn.
Quinn lo guardò stranita. “Come fai a saperlo?” domandò.
“Ah, allora ho ragione. Beh, veramente era solo una suppostizione.” rispose lui.
“Supposizione” lo corresse la ragazza.
“Scusa”
Quinn accennò un sorriso triste, come per scusarsi.
Il ragazzo cercò di rassicurarla. “Quinn, io…forse sono proprio come te. Sono confuso. E’ un momento…come dire…”
“Transitorio?” suggerì lei.
“Già! Proprio così…sinceramente…”
“Rachel?” cercò di indovinare Quinn.
Finn sorrise abbassando lo sguardo. “Ormai ci leggiamo nel pensiero.” Quinn sorrise con lui.
“Sono felice che tu non l’abbia presa così male. E soprattutto spero che tu possa essere felice, Finn. Ti voglio davvero tanto bene, te lo giuro, ma…”
“Lui ti fa battere il cuore” concluse il ragazzo.
“Come lei lo fa battere a te” disse Quinn.


“Vuoi da bere? Una birra?” chiese Puck.
“No, grazie” rispose Santana.
“Ti dispiace se vado un attimo a prendermene una giù in frigorifero?”
“Mmm…no.”
Puck sorrise, le stampò un bacio in bocca e corse giù in cucina.
Santana si tirò su e si mise seduta sul letto del ragazzo. Si guardò intorno. Era un po’ ormai che non passava un po’ di tempo a casa di Puck. Lei si era messa con Sam, lui si era fissato con Lauren e la loro storia – se così si poteva chiamare – era rimasta in stand-by.
Santana si leccò le labbra soddisfatta. Stare con Puck la aiutava a liberarsi dei pensieri e soprattutto delle lacrime di Brittany impresse nella sua mente. “Vedo che hai ancora la forza di rialzarti” osservò.
“Per favore Puckerman, sai che sono piuttosto resistente. E poi te so come prenderti.” sorrise maliziosa.
Puck non aveva voglia di perdere altro tempo. Bevve un sorso di birra, poi appoggiò la lattina; si avvicinò alla ragazza, la prese sotto le braccia e la stese con impeto sul letto.
Le passò la lingua lungo il collo, mentre lei gli teneva le mani ben salde sulla schiena.
Poi Puck alzò il busto e si tolse la maglietta, scoprendo gli addominali che facevano sempre impazzire qualsiasi ragazza. Ma Santana li conosceva a memoria ormai.
Anche lei si alzò, lo prese sotto la nuca e gli premette le labbra sulle sue. Il ragazzo appoggiò entrambe le mani sul materasso, poi spinse la spinse di nuovo giù, decidendo che il tempo per i preliminari era già finito.


Il giorno successivo, le Nuove Direzioni rimasero almeno due ore in Auditorium a provare canzoni e coreografie.
Puck e Finn avevano trovato una canzone bellissima e soprattutto perfetta per chiudere il loro medley: ‘Hold my hand’ di Akon e Michael Jackson. Puck aveva afferrato la chitarra e insieme a Finn avevano quasi fatto commuovere i compagni, per la dolcezza della canzone.
Tutti i ragazzi, Mr Schuester compreso erano entusiasti dell’ultima canzone scelta. Il professore decise di riarrangiarla in modo da renderla compatibile con la voce di Rachel, che avrebbe affiancato Finn nell’esecuzione.
Alla fine delle prove, mentre tutti se ne andavamo, Quinn afferrò Sam per un braccio e lo trascino dietro il sipario. Non appena furono lontani da occhi indiscreti, la ragazza lo strinse e lo baciò con veemenza.
Appena si staccarono, Sam si aprì in un sorriso luminoso.
“Avevo una gran voglia di stare sola con te!” esclamò Quinn abbracciandolo.
“Figurati io” rispose lui godendosi la sensazione che gli provocavano le braccia della bionda strette attorno ai suoi fianchi.
Quinn rise. Ormai traboccava di felicità. “Ho una notizia per te” esclamò.
Sam aggrottò la fronte. “Dimmi”.
“Io e Finn ci siamo lasciati. Sono libera” disse la ragazza.
Gli occhi di Sam brillarono esultanti. “Sul serio?!” quasi urlò.
“Sssh” lo calmò Quinn sorridendo “Certo che è sul serio, scemo! Adesso penso che mi godrò qualche settimana, o magari qualche mese da single”.
Sam spalancò gli occhi allarmato.
“Ehm…anche questo sul serio?” chiese abbassando gli occhi per un attimo.
Quinn gli diede un colpetto sotto il mento. “Scherzi? Pensi che ti lascerò scappare un’altra volta?” rise.
Sam fu subito sollevato. “Ti prego, questi colpi non me li devi far prendere!” e scoppiò a ridere anche lui.
Quinn lo baciò ancora con trasporto. “Sul serio sono tutta tua” gli sussurrò accostando le labbra al suo orecchio “Solo tua”.


Santana si diresse seccata verso l’ufficio della coach Sylvester. Becky Johnson le aveva recapitato il messaggio appena fuori dall’aula di spagnolo.
Non appena bussò alla porta, sentì la voce della Sylvester “Avanti!”
La ragazza entrò e rimase per un momento impalata sulla porta. Brittany era seduta in una delle due sedie posizionate di fronte alla scrivania della coach e ora la guardava con un’espressione sorpresa almeno quanto la sua.
“Coach” salutò Santana.
“Siediti, Santana” ordinò la Sylvester. Il fatto che non l’avesse chiamata con strani nomignoli l’aveva subito insospettita. La ragazza prese posto accanto a Brittany, cercando di non guardarla in faccia.
“Ragazze, vi ho convocate qui perché voglio concedervi la possibilità di rimediare al vostro colossale errore di lasciare le Cheerios per quel raduno di adolescenti canterini. Come saprete, le Nazionali sono state un disastro, mi servono i miei membri migliori, ciò significa voi due. Quinn Fabray ha già fatto l’immaginabile. Ha rifiutato la mia seconda chance preferendo il Glee Club. Ma voi ragazze, sono sicura che vi renderete conto di quanto importanti siano le Cheerios nel vostro futuro, diventerete delle star, perché vinceremo sicuramente le prossime Nazionali!” disse la coach, mantenendo il suo tono solenne, ma stranamente quasi gentile. Aveva proprio bisogno che Santana e Brittany almeno tornassero in squadra.
Le due ragazze la ascoltarono in religioso silenzio fissandola negli occhi.
“Allora, ragazze? Che mi dite, tornate nella Sue-per armata delle Cheerios?” domandò con tono accattivante la Sylvester.
“Tornare nelle Cheerios significherebbe lasciare il Glee Club?” chiese diffidente Santana.
“Ovviamente! Non voglio nemmeno un briciolo di quel club di sfigati in mezzo alle cheerleader di Sue Sylvester! Ho intenzione di vincerle quelle benedette Nazionali!” “Anche con il Glee Club andremo alle Nazionali” ricordò Brittany.
“Brittany. Mia cara, dolce, ingenua Brittany. Sai che cosa significa Nazionali di cheerleading?” domandò la Sylvester fissando la bionda con sguardo interrogativo.
Brittany esitò. “Vuol dire record americano per Sue Sylvester” rispose la ragazza come un automa, ricordando ormai a memoria le frasi che Sue voleva sentirsi dire.
La coach sorrise compiaciuta.
“Brava, Brittany. Vedo con piacere che la tua memoria fa progressi. Ricorderai allora che quei cannoncini devono ancora essere sfamati, vero?” esclamò Sue riferendosi al semplice trucco che aveva attuato per convincere Brittany a fare il numero con il cannone.
Brittany deglutì. Santana notò la sua preoccupazione e disse “Non esiste. Non lasceremo il Glee e lei non disintegrerà Brittany per una stupida gara.” Si alzò in piedi, prese l’amica per un braccio e la trascinò fuori.
Per quanto fosse stato difficile per Santana rinunciare nuovamente alla sicurezza della divisa delle Cheerios, oramai il Glee Club era diventato più importante. Per non parlare della sicurezza di Brittany.
Appena fuori dall’ufficio della Sylvester, la bionda tirò un sospiro di sollievo. Non avrebbe potuto privare quelle povere creature del loro cibo.
“Grazie” disse rivolgendosi a Santana.
Forse era il momento ideale. Non poteva andare avanti così per sempre, prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento party, o per lo meno rivolgersi la parola. Santana decise che era giunta l’ora.
“Britt, ti va di parlare?” domandò alla bionda.
L’attimo di gratitudine verso l’amica era già passato. Brittany era tornata nel mondo reale, il mondo in cui Santana aveva tradito la sua fiducia e la sua amicizia.
“Adesso vuoi parlare?” rispose seccamente.
Santana prese un respiro. Non era facile per lei ammettere i propri errori. Ma per la persona che amava, poteva farlo.
“Brittany, ti prego. Ho bisogno che mi ascolti. Dobbiamo chiarire questa situazione una volta per tutte, non credi?”
Brittany non voleva cedere. Non ancora almeno, tanto già sapeva che non sarebbe potuta stare più di tanto senza la sua Santana. Ma era stufa di essere trattata come una stupida, non era giusto che si prendesse gioco di lei.
“No, non lo credo. Ieri non mi sembrava che avessi tanto bisogno di me e nemmeno il giorno prima. Questa volta hai esagerato Santana.” concluse con uno sguardo triste. Poi si voltò e si diresse verso l’uscita della scuola.


Angolo dell'autrice
Ecco qui l'ottavo capitolo. Brittany deve tirare fuori le palle poverina! Spero che apprezzerete e di poter leggere tante recensioni!
Baci!

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Capitolo 9
*** Meritare una punizione ***


“Ehi Brittany! Che ci fai qui da sola?” esclamò sorpresa Mercedes entrando nell’aula di canto.
Brittany era seduta su una sedia, lo sguardo fisso a terra, immobile.
Appena si rese conto della presenza di Mercedes, alzò la testa, cosicché l’altra vide che aveva il volto rosso, segnato dalle lacrime.
“Che cos’è successo?” domandò la ragazza preoccupata sedendosi accanto a lei.
“Niente” rispose Brittany, ancora scossa dai singhiozzi.
“Avanti, puoi dirmelo sai? Siamo amiche no?” sorrise rassicurante l’altra.
La bionda la guardò stranita, ma poi si lasciò andare. “Sono stanca” disse semplicemente.
“Stanca? Strano, ora che non sei più nelle Cheerios dovresti avere più tempo per riposarti” replicò Mercedes.
“Non stanca stanca, solo stanca…qui” e indicò il cuore, non trovando un modo migliore per spiegarsi.
L’altra cercò di sforzarsi di capirla. “Vuoi raccontarmi?”
Brittany fece segnò di si con la testa e tirò su col naso.
“Artie mi ha tradito” spiegò.
Mercedes spalancò gli occhi incredula. Artie aveva tradito Brittany? No, non poteva essere stato così idiota. Stava con una delle ragazze più carine della scuola, aveva avuto la fortuna più incredibile. E aveva gettato tutto al vento così?
“Con chi?” chiese la ragazza.
Brittany mormorò “Santana”.
Mercedes scoppiò quasi a ridere. “Santana?!” la notizia la sorprendeva ancora di più, sembrava piuttosto uno scherzo.
Santana con Artie? Ma soprattutto, Santana con il ragazzo di Brittany? No, non era verosimile.
“Perché ridi?” domandò la bionda imbronciandosi.
“Perché dai, non è possibile! Santana non ti farebbe una cosa del genere! Cioè, lo farebbe a tutti, ma non a te!” spiegò sorridendo nervosa. Poi notò che l’espressione di Brittany era già tornata desolata. “O sbaglio?”
“Sbagli” rispose l’altra.


“Voglio presentarti ufficialmente a mio padre” disse improvvisamente Kurt, tirando su la testa.
Lui e Blaine erano stesi sul letto in camera di Blaine, approfittando dell’assenza dei genitori di quest’ultimo.
Blaine sorrise. “Sul serio?” domandò posando nuovamente le sue labbra su quelle dell’altro.
Kurt fu felice della reazione del ragazzo. “Certo!” sorrise “Posso fidarmi di mio padre, lui…mi capisce. O almeno, fa il possibile per farlo e io voglio dirgli tutto”.
Blaine lo abbracciò. “Sono contento. E’ davvero bello che tu abbia questo rapporto con tuo padre”.
“E’ davvero bello che io abbia questo rapporto con te” precisò Kurt baciandolo ancora.
Rimasero così per qualche minuto. In quegli istanti, l’uno trovava la sua completezza nell’altro.
“E che mi dici del McKinley? Pensi ancora di tornare?” chiese improvvisamente Blaine, accarezzandogli i capelli.
“Non lo so, davvero. Adoro gli Usignoli, adoro stare con te tutto il giorno. Però loro sono…la mia casa.”
“E io non lo sono?”
“Tu sei con me ovunque io sia. Io…ti sento vicino, sempre. Davvero”
Blaine sorrise tranquillizzato.


“Puckerman! Vuoi spiegarmi cosa sono questi?!” esclamò Lauren, il volto rosso di rabbia a due centimetri da quello di Puck. Nella mano destra stringeva il cellulare del ragazzo, con un messaggio abbastanza privato di Santana.
Puck chiuse gli occhi e strinse i denti. Non c’era scusa che tenesse, la verità era evidente.
“Lauren, mi dispiace!” rispose riaprendo piano gli occhi e guardandola come un cane bastonato.
“Ti dispiace?!” tuonò lei.
“Calmati Lauren! Si, mi dispiace! Sono fatto così, sbaglio! Non volevo farti del male!” si difese il ragazzo.
“Hai fatto del male a te stesso, mio caro!” ribattè Lauren minacciosa.
“Scusami, ti prego. Riuscirò a cambiare, te lo prometto.” la pregò lui.
“Mmm...sistemerò la cosa con te più tardi, se ne avrò voglia!” concluse Lauren voltandosi e se ne andò.
Puck si passò una mano sulla testa e sospirò.


“Santana?” chiamò Lauren raggiungendo l’ispanica davanti al suo armadietto.
Appena la vide, Santana sghignazzò divertita.
“Lauren! Come va?” domandò, il sorriso provocatorio stampato in volto.
“Non prendermi in giro, grissino! Sei andata con il mio uomo!” esclamò la ragazza.
“Oh! Ci hai messo poco a scoprirlo” constatò Santana.
“Come hai osato!?”
La mora rise. “Ok, non è colpa mia se Puck si sente impotente con te! Probabilmente si rende conto che per quanto lui sia fantastico, servirebbe un’esercito per soddisfare tutta questa…roba!” esclamò Santana squadrandola con disgusto. Sapeva che rischiava di prendersi un’altra marea di botte, ma non le importava niente. Doveva solo distrarsi dopo l’orribile quanto breve conversazione con Brittany.
Lauren aveva praticamente cambiato colore. Il suo sguardo non era mai stato tanto cattivo. Ancora una volta Santana stava esagerando.
“Questa me la paghi. Questa volta ti lascio i segni, Lopez!” minacciò la lottatrice di wrestling.
Santana spalancò gli occhi. Lauren la prese per il collo e la sbattè sull’armadietto, facendole battere la testa sull’anta ancora aperta.
Tutti i presenti si voltarono verso di loro, ma nessuno ebbe il coraggio di intervenire, intimoriti dalla mole e dalla fama di Lauren.
Santana rimase in piedi e nonstante la testa le pulsasse fortemente, sfoderò ancora il sorrisetto da stronza che fece imbestialire ancora di più l’altra. Non contenta, Santana, senza emettere suoni, scandì la parola “pachiderma” e alzò il sopracciglio.
Lauren lanciò un urlo spaventoso, afferrò la ragazza per le spalle e la sbattè nuovamente sugli armadietti.
“Sei una sgualdrina!” gridò, poi caricò il destro e colpì Santana direttamente sul viso, la quale si accasciò a terra tramortita.
Lauren le lanciò l’ultimo sguardo di sfida e se ne andò.


Angolo dell'autrice
Ecco che si ripete la fantastica scena in cui Santana le prende da Lauren! Me gusta XD
baci!

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Capitolo 10
*** Perdono ***


“Ragazzi, avete provato la scaletta?” esclamò il professor Schuester entrando nell’aula di canto.
“Certo professore! Anzi, siamo prontissimi a farla assistere all’anteprima dello spettacolo più incredibile della storia!” rispose Rachel alzandosi in piedi.
“Perfetto! Forza, sono proprio…Santana? Che hai fatto?” domandò fissando Santana che teneva la testa bassa.
La ragazza sollevò lentamente lo sguardo, tutti gli occhi puntati su di lei, compresi quelli di Brittany che la guardava con gli occhi spalancati dalla paura. Il volto dell’amica era gonfio, il naso livido e aveva un occhio nero.
“Sono caduta dalle scale della cantina di casa mia” rispose Santana con superiorità.
Mr. Schuester la osservò preoccupato. “Sei stata da un dottore?”
“Mio padre è un dottore” lo informò Santana “Comunque è tutto ok” tagliò corto la ragazza.
I ragazzi provarono con successo il medley scelto per lo spettacolo a Cleveland. Kurt brillò sul palco e la coreografia di ‘You never can tell’ era incredibile. Rachel, Quinn e Mercedes interpretarono ‘No more tears’ sublimemente. ‘Hold my hand’ fu semplicemente perfetta. I ragazzi erano particolarmente dentro il pezzo e come al solito le voci di Finn e Rachel si completavano meravigliosamente.
“Fantastici ragazzi, f-a-n-t-a-s-t-i-c-i!” si complimentò Mr. Schuester alla fine del numero.
“Grazie, professor Schue” sorrise Finn. Poi strinse la mano a Rachel, felice. Lei lo guardò, tra il sorpreso e l’imbarazzato e gli sorrise di rimando.


“Santana?”
La ragazza stava sistemando gli ultimi spartiti del Glee Club, quando si sentì chiamare dalla voce più inconfondibile per lei.
Brittany era entrata nell’aula, l’espressione ancora preoccupata da quando aveva visto come era ridotto il volto dell’amica.
“Brittany?” esclamò sorpresa l’ispanica.
“Che cosa hai combinato?” domandò la bionda avvicinandosi.
“Come ho detto, sono caduta dalle scale della cantina” ripetè Santana.
“Tu in cantina non ci vai. Io lo so” le ricordò l’amica.
Santana rimase in silenzio per un po’ e Brittany rimase li ferma ad aspettare una risposta.
“Sono stata con Puck, Lauren l’ha scoperto e questo è il risultato” disse Santana voltandosi finalmente verso l’amica, mostrando i segni della lite.
Brittany fu nuovamente scossa da un brivido quando vide il viso malconcio della mora.
“Santana” mormorò dolcemente Brittany.
Santana la guardò con sguardo quasi supplichevole. La bionda si sciolse a vederla così.
“Stai oltrepassando i limiti, Santana”
“Sei davvero venuta a farmi la predica?” domandò seccata l’ispanica.
“Sono venuta a comportarmi da amica” spiegò semplicemente Brittany.
Santana sospirò tristemente. “Brittany…io…” cominciò.
Brittany le prese una mano e la portò fuori. “Forse hai ragione, dobbiamo parlare”.


Kurt condusse Blaine nel suo salotto tenendolo per mano. Burt Hummel era stravaccato sul divano e guardava un documentario sulla pesca.
“Ehi ragazzi!” salutò appena li sentì entrare, senza voltarsi.
“Salve signor Hummel!” rispose Blaine educatamente.
“Ciao papà” disse Kurt “Devo parlarti”
Burt si girò dalla loro parte e appena li vide mano nella mano sussultò appena.
“Dimmi” lo invitò cercando di mantenere fermo il tono della voce.
I due ragazzi si avvicinarono e si sedettero nel divano di fronte a Burt.
Kurt si schiarì la voce e Blaine gli strinse ancora di più la mano. “Voglio presentarti Blaine. Ufficialmente” aggiunse il ragazzo.
Burt non era sicuro di aver capito e aggrottò le sopracciglia. Kurt lo fissava leggermente intimorito, sperando che il padre avrebbe accettato Blaine.
“Ufficialmente…significa?” domandò Burt.
“Significa che lui è il mio ragazzo” spiegò il figlio tutto d’un fiato.
Il signor Hummel inspirò. Se lo aspettava da un momento all’altro. Non poteva deludere Kurt, sarebbe stato forte ed avrebbe accolto Blaine.
“E’ un piacere conoscerti…ufficialmente, Blaine” disse piano, tendendo la mano verso il ragazzo. Blaine la strinse volentieri sorridendo. “Anche per me, signor Hummel”.
Kurt non riuscì a trattenere una risata e si buttò al collo del padre, che lo strinse contento di vedere il figlio così felice.
Quando si sedette di nuovo esclamò “Ho un’altra notizia per voi!”
Gli altri due lo fissarono curiosi.
“Papà, Blaine…voglio tornare al McKinley.” disse sicuro di sé.
Sia Burt, sia Blaine erano rimasti a bocca aperta dalla sorpresa. Burt sorrise comprensivo, mentre Blaine era immobile.
“Sei sicuro Kurt? E se quel ragazzo…”
“Karofsky”
“Giusto, Karofksy. Se ti infastidisse ancora?” lo avvertì il padre.
“Non mi fa più paura. Perché ora sono sicuro di non essere più solo.” rispose riafferrando la mano di Blaine e sorridendogli. Ma l’altro fissava ancora il vuoto.
“Beh…credo allora che andrò a parlare con il preside Figgins” pensò Burt.
“Si.” sorrise ancora Kurt.


“Ehi Rachel!” esclamò Finn fermandola in mezzo al corridoio.
“Finn! Ti serve qualcosa?” domandò Rachel guardandolo curiosa.
“Si, tu!” sorrise il ragazzo. “Pensavo che potremmo provare insieme la canzone finale. Mi hai sempre dato consigli utili prima delle esibizioni importanti e sinceramente non me la sento di salire sul palco senza aver mai provato da solo con te” ammise.
Rachel gli sorrise tranquilla. “Ti capisco. Spesso mi capita di dover dare consigli perfino a me stessa, anche se in realtà non penso di averne veramente bisogno”
“Ti va se passo da te domani sera?” chiese Finn, ignorando le sue manie di protagonismo.
“Ehm, domani sera non posso, ho un impegno” esclamò la ragazza. Poi pensò di farlo ingelosire un po’. “Jesse mi porta al Bel Grissino” aggiunse con tono neutro.
Finn si innervosì subito. “Ti vedi ancora con lui quindi?” domandò irritato.
“Come amici” precisò Rachel.
“Ma hai già dimenticato quello che ti ha fatto, Rachel?” la gelosia lo stava assalendo visibilmente.
Rachel lo notò. “Conosci il significato della parola ‘perdono’, Finn?” lo provocò riferendosi al motivo per cui loro due si erano lasciati.
“E’ diverso” disse semplicemente Finn.
“E’ sempre diverso” concluse Rachel. “Ci vediamo dopodomani, se per te va bene”
“Perfetto” accennò Finn. Rachel accennò un sorriso e se ne andò.


Angolo dell'autrice
Ecco che l'amicizia trionfa XD Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito questa storia e spero che continueranno a farlo perché mi fanno venire ancora più voglia di scrivere! Grazie a tutti!!
Baci al prossimo capitolo!

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Capitolo 11
*** Hai creduto ciecamente in noi ***


Brittany aveva finalmente deciso di affrontare l’argomento ‘party’ con Santana. Inoltre, dopo aver saputo quello che era successo con Lauren, era sicura di dover fare un discorsetto all’amica, che si stava spingendo troppo oltre.
Per parlare in tranquillità, avevano deciso di andare a casa di Santana, approfittando dell’assenza dei suoi genitori.
Le due ragazze entrarono in camera di Santana e posarono cappotti e borse sulla sedia.
Poi Santana prese per il braccio l’amica e la fece sedere sul letto accanto a lei, le spalle appoggiate al cuscino.
Rimasero così ferme per mezzo minuto, gli occhi chiusi a respirare profondamente. La situazione era strana e difficile, ma attesa da entrambe. Aspettavano di avere quella conversazione da quando avevano cantantato ‘Landslide’ insieme e dopo che si erano dichiarate amore.
Ad un certo punto Brittany appoggiò la sua mano su quella dell’amica.
“Santana, perché ti stai comportando così?” le chiese, tenendo il tono di voce basso.
L’espressione dell’ispanica era illeggibile. Girò piano la mano in modo da stringere quella della bionda.
“Come? Non vedo niente di nuovo nel mio comportamento” replicò.
“Io si, invece. Lo so che non sei cattiva” spiegò l’altra. Santana alzò le spalle.
“Guarda come ti ha ridotta” disse Brittany riferendosi a Lauren. “E guarda come tu hai ridotto me” aggiunse.
Santana la guardò e per la prima volta la sua espressione diventò triste. Sentiva il dolore di Brittany sulla sua pelle.
“Brittany…” cercò di scusarsi, ma non riuscì a dire altro.
La bionda capì. “Mi volevi far sentire in colpa. Io ti conosco Santana, lo so come ti comporti e so perché lo fai. Mi hai detto che mi amavi. Non ci si comporta così con la persona che si ama. Io non penso di dover essere punita. Sembra che ti abbia detto chissà cosa, invece ti ho detto che ti amavo. Te l’ho detto, ed è la verità. Artie merita di essere amato quanto te. E’ questo il tuo problema. Tu sei meravigliosa Santana, sei fantastica. Mi piace tutto di te, ti ho sempre adorata. Ma anche Artie era fantastico.” spiegò Brittany. Il dolore che stava provando nel far uscire tutto ciò che aveva dentro le stava facendo dimenticare tutte le sue strane teorie, i suoi bislacchi mondi magici; l’unica cosa che sentiva era la vicinanza di Santana e il cuore a pezzi che nonostante tutto batteva ancora per lei. Debolmente, ma batteva.
Santana non riusciva ancora a dire niente. Tratteneva a stento le lacrime e in quel momento si odiava tanto quanto amava Brittany.
“So che effetto fai ai ragazzi, quindi non posso neanche incolpare troppo Artie. E’ un maschio, non ci posso fare niente. Ma tu. Tu, che pochi giorni prima mi avevi detto che mi amavi, che volevi stare con me. Mi hai fatto sentire la persona più sola del mondo” continuò la bionda.
Dirle quelle cose era una tortura per lei. Vedeva chiaramente quanto stava soffrendo Santana, per quanto la mora cercasse di nasconderlo. Ma Brittany riconosceva il suo stato d’animo da ogni piccolo movimento, ogni gesto.
Non poteva starsene zitta, però. Sarebbe stato peggio, perché Santana non avrebbe mai capito. Non avrebbe mai imparato. E lei voleva dirle tutta la verità, come sempre, perché era giusto così.
Brittany strinse ancora più forte la mano di Santana. La sentì fremere, poi si sollevò dal cuscino e si sedette a gambe incrociate di fronte all’amica. La mora abbassò lo sguardo.
Brittany allora allungò la mano sulla guancia dell’amica e le accarezzò con dolcezza il viso livido.
In quel momento Santana, sorpresa, alzò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli di Brittany, che le sorrise.
La mora non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere, disperata. Brittany si sporse verso di lei e l’abbracciò forte, senza dire niente.
I singhiozzi insistenti di Santana la facevano morire dal dolore, ma cercò di essere forte per lei. Si appoggiò nuovamente al cuscino senza mollare la presa sull’amica, che si appoggiò su di lei lasciandosi andare ancora di più.
Rimasero così per almeno cinque minuti. Santana piangeva ininterrottamente, la testa posata tra la spalla e il petto di Brittany, che le accarezzava dolcemente i capelli scuri, posandole di tanto in tanto dei teneri baci sul capo.
“Britt, mi dispiace tanto, sono stata cattiva con te, ho sbagliato, sbagliato, sbagliato tutto!” disse Santana tra i singhiozzi quando finalmente era riuscita a calmarsi un po’.
“Lo so” sussurrò Brittany.
“Ero arrabbiata, pensavo chissà cosa, io non mi aspettavo che tu…amassi davvero Artie, non lo pensavo e quando me l’hai detto ho perso la testa” continuò la mora disperata. “Hai ragione, questa volta ho esagerato davvero, non merito che tu mi perdoni. Ho sempre fatto la stronza con tutti, ma con te non dovevo, non dovevo!” scoppiò di nuovo a piangere.
Brittany la strinse più forte. “Ti amo Santana. Ti amo tanto. Quando ti ho detto che non potevo lasciare Artie, era perché pensavo che lasciandolo lo avrei perso del tutto. Mentre tu…credevo che tra noi due non potesse finire, mai. Pensavo che io e te saremmo state insieme per sempre, in qualsiasi modo, l’importante era che fossimo insieme.”
“Pensavi giusto, Brittany. Io invece non ho proprio pensato, non ho usato la testa neanche un attimo! Sono stata un’idiota. Mi sento morire per quello che ti ho fatto, vorrei tanto poter tornare indietro e cambiare tutto. Ho pensato solo a me stessa, credendo che invece l’avessi fatto tu. E invece tu hai solo creduto ciecamente in noi due. E io ti ho fatto soffrire per questo. Sono una stupida, Brittany, mi dispiace così tanto!” spiegò Santana.
“Dimmi di nuovo che mi ami. Dimmi solo questo” disse la bionda.
“Ti amo Britt” rispose subito Santana.
Brittany sorrise felice, la strinse ancora di più a sé e le due rimasero così, nel paradiso che erano l’una per l’altra.


“Blaine, è tutto il pomeriggio che sei strano, che cos’hai?” domandò Kurt preoccupato al suo ragazzo mentre provavano in Auditorium.
“Strano?” ripetè fingendo sorpresa Blaine “Non capisco”. In realtà capiva benissimo.
“Avanti parla, è inutile che mi menti e soprattutto è stupido che ti tieni qualcosa dentro.” lo incitò Kurt.
Blaine si arrese ben presto. “Perché non mi hai detto che saresti tornato qui al McKinley?”
“Veramente te l’ho detto.” lo corresse l’altro.
“Pensavo che mi avresti chiesto un consiglio prima di decidere definitivamente”
“Io…volevo solo che fosse una sorpresa” si difese Kurt.
“Ma che sorpresa è? Nemmeno nelle uova di pasqua trovi sorprese peggiori”
Kurt abbassò lo sguardo. “Mi dispiace, se pensi che abbia sbagliato”
“Lo penso. E mi dispiace davvero che te ne vai.” disse Blaine.
L’altro rimase in silenzio, fissando ancora il pavimento.
“Comunque ha ragione tuo padre, come farai con quel Karofsky? Pensi che ti lascerà in pace così, da un momento all’altro?” chiese allora Blaine.
“Ci sono i ragazzi del Glee con me, non ho paura di lui, non voglio averne. C’è Finn…” rispose Kurt.
“Non riesco ad essere sicuro di questa cosa. Sono contento che tu stia con loro, davvero, però…”
“Capisco, Blaine, ti capisco perfettamente e la penserei allo stesso modo se dovessi mettermi nei tuoi panni, ma facciamoci una domanda. Che cosa può farmi davvero? Non succederà niente. Sai, aver conosciuto te e gli altri ragazzi alla Dalton, mi ha dato più forza, ora mi sento davvero più sicuro. Non ho più paura.”
“Allora cercherò di essere felice per te.” rispose Blaine sorridendogli forzatamente.


Angolo dell'autrice
Ringrazio ancora, ancora e ancora chi legge e chi commenta questa storia! Sono particolarmente fiera della scena Brittana di questo capitolo, mi stavo emozionando anche io a scriverla ♥
Spero piaccia anche a voi!
Baci!

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Capitolo 12
*** L'amore della vita ***


“Che ora è?” esclamò Brittany alzandosi di scatto. Si rese conto che fuori era buio, perché la finestra era rimasta aperta.
“Britt” disse Santana aprendo gli occhi stranita “ Che cos’è successo? Perché hai urlato?” domandò cercando di mettere a fuoco.
Entrambe si resero subito conto di essersi addormentate insieme sul letto di Santana, ancora vestite.
“Scusa, non volevo svegliarti” rispose la bionda sorridendo.
Santana le sorrise di rimando. “Tranquilla, non c’è problema” replicò accarezzandole la mano. Poi si alzò e andò a tirare la tenda della finestra.
Si fermò per un attimo a osservare l’amica seduta sul letto. Sembrava si fosse improvvisamente persa nei suoi pensieri. “Penso che in questo momento le scimmie e i leoni stiano pranzando” affermò controllando l’ora sulla sveglia appoggiata sul comodino.
Santana la guardò interessata, ridendo sotto i baffi. “Come fai a saperlo tu?” chiese trattenendo una risata.
“Sappi che l’ora in Africa è diversa da qui” spiegò con superiorità la bionda.
Santana sbadigliò e tornò a distendersi sul letto. “Ma va?” replicò fingendo stupore. “Comunque se pranzano le scimmie e i leoni, lo faranno anche le giraffe e gli elefanti” aggiunse.
Brittany ci pensò su per un po’. “Credevo che in Africa vivessero solo le scimmie e i leoni nella savana” disse stendendosi accanto all’amica che scoppiò a ridere.
“Ma Britt, tutte quelle persone che muoiono di fame, dove pensi che vivano? I tuoi genitori non te ne hanno mai parlato?”
“Mi deludi Santana. Se muoiono di fame certamente non stanno pranzando. Vedi che ho ragione io?” la corresse la bionda.
“Ma…” cominciò l’altra, poi però si arrese. La guardò, sorrise e scosse la testa. “Va bene” rispose soltanto.
Brittany sorrise e le montò sopra a cavalcioni. “E’ la natura San, non te la prendere” esclamò e le posò un bacio sulla fronte.
Santana la afferrò dolcemente per i fianchi, si sporse verso di lei e la baciò con tenerezza sulle labbra.
La bionda rimase immobile per un attimo. Poi la guardò negli occhi e incapace di trattenersi rispose al bacio con passione, accarezzando il braccio della mora, che le mise una mano dietro la testa, per attirarla ancora di più a lei.
Non riuscivano ad averne abbastanza. Il bacio continuava, nessuna delle due era intenzionata a staccarsi dall’altra.
Solo la stanchezza le vinse. Brittany si accasciò accanto a Santana, afferrandole stretta la mano. Poi le diede un ultimo bacio sulla guancia.
“Buonanotte San” esclamò, cercando di avvicinare il suo corpo il più possibile a quello dell’amica.
“Buonanotte Britt” rispose Santana spegnendo la luce.
Il silenzio durò per mezzo minuto.
“San!” esclamò ad un tratto Brittany, quasi allarmata.
“Brittany, che c’è?!” replicò spaventata Santana.
“Mi sono dimenticata di dirti…” cominciò la bionda. “Cosa?” la interruppe l’altra spazientita.
“Che ti amo” concluse Brittany sorridendo nel buio.
Santana si strinse a lei e anche sul suo viso si aprì un grande sorriso.


Mercedes e Kurt erano rintanati nella stanza della ragazza da un’ora, tra trucchi, creme e riviste di moda.
Ad un certo punto sentirono bussare alla porta e l’inconfondibile voce di Rachel esclamare “Ragazzi sono io, aprite!”.
Mercedes rise, mentre Kurt andò ad aprire la porta. “Miss Berry, ci degna finalmente della sua presenza?” esclamò facendo entrare Rachel.
“Un’ora di ritardo, tesoro!” aggiunse Mercedes battendo due dita sull’orologio.
“Ok, ragazzi,scusatemi, ma mi farò perdonare! Ho un sacco di cose da raccontarvi!” replicò la ragazza sorridendo.
“Uuhuu forza forza, vogliamo sapere tutto!” esclamò Kurt richiudendo la porta e fiondandosi sul letto.
I tre si sedettero in cerchio e Rachel cominciò a raccontare della sua serata al Bel Grissino con Jesse.
I due avevano parlato per tutta la sera e Jesse, nonostante un paio di sorrisi esagerati, non ci aveva provato spudoratamente.
“E questo è un bene?” domandò Mercedes.
“No! No, Mercedes e no, Rachel! Fallo strisciare ai tuoi piedi, se lo merita!” si intromise Kurt.
“Oh, non sono sicura di volergliela far pagare” spiegò Rachel.
Kurt spalancò gli occhi. “Scherzi? Ti prego, non mi dire che sei ancora innamorata di lui, non ci credo!”
Rachel scoppiò in una risata ironica. “Innamorata? Se riuscissi finalmente a togliermi Finn dalla testa, forse!”
Kurt le sorrise. “Non lo sai che Finn e Quinn si sono lasciati?” le domandò.
Rachel rimase a bocca aperta. Non riuscì a trattenere la felicità. “Stai scherzando?! Come? Perché? Quando?”
“Qualche giorno fa. Sai, potermi fare i suoi affari è un bel vantaggio della fratellanza!” rise il ragazzo.
“Kurt grazie!” esclamò Rachel gettandosi al collo di Kurt.
Il ragazzo rise ancora. “A quanto pare non erano davvero innamorati l’uno dell’altro. Finn pensa che Quinn puntasse solo al titolo di Reginetta del Ballo” confidò alle amiche.
“Quinn non è così subdola” intervenne Mercedes per difendere l’amica.
Kurt alzò le spalle. “Comunque sia, non stanno più insieme” concluse il ragazzo.
Il buonumore avvolse Rachel per tutto il resto della giornata.


Nel frattempo, Quinn si trovava a casa di Sam, con quest’ultimo. I due cercavano di recuperare il tempo perso.
I baci non si contavano più ed era impossibile per entrambi staccarsi l’uno dall’altra, anche solo per respirare.
“Sei bellissima” disse teneramente Sam ad un tratto.
Quinn sorrise. “Come fai ad essere sempre così dolce?” domandò guardandolo negli occhi, i volti divisi da un paio di centimetri.
“Con te mi esce tutto così semplice” rispose il ragazzo, e la baciò nuovamente.
Quinn gli accarezzò i capelli, serena. Poi si appoggiò al divano sul quale erano seduti e gli afferrò la mano.
“Ti amo Sam” ammise.
Il cuore del biondino cominciò a battere a mille. Non riuscì più a sostenere lo sguardo di Quinn, i suoi occhi meravigliosi fissi su di lui.
Lei se ne accorse e gli sorrise dolcemente. “Sei arrossito?” gli chiese prendendolo in giro affettuosamente.
Sam non riuscì a trattenere un sorriso imbarazzato. Lei gli mise una mano sulla guancia e gli sollevò la testa.
“Sei adorabile” bisbigliò.
Sam decise che l’unico modo per non farsi venire un attacco di cuore era baciarla, così almeno avrebbe chiuso quei due stupendi occhi.
Lei rispose al bacio con passione, stringendolo forte a sé.
“Posso dirti una cosa?” le domandò lui staccandosi per un attimo.
“Si” rispose lei posandogli delicati baci sul collo e sul viso.
Lui sorrise. “Lo so che è da idiota, però…” sussurrò e poi aggiunse qualche strana parola incomprensibile.
Lei lo guardò un attimo poi scoppiò a ridere. “E’ ancora Nav’i?” domandò divertita.
Lui sorrise. “Si” ammise.
Quinn lo guardò con occhi sognanti e innamorati. “E che significa?”
Lui le strinse le mani e gliele baciò. “Significa ‘sei l’amore della mia vita’”.


Angolo dell'autrice Ciao a tutti e grazie a chi segue e commenta questa storia! Un saluto in particolare a PrincessLuthien e al suo Puck personale XD

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Capitolo 13
*** Champagne ***


“Ragazzi, mancano quattro giorni al grande evento, come vi sentite?” domandò il professor Schuester dopo una prova della scaletta per il concerto a Cleveland.
“Agitati!” esclamò Rachel sventolando la mano.
“Eccitati!” aggiunse Mercedes raggiante.
“Faremo un figurone professore, promesso!” intervenne Finn con un sorriso promettente.
Tutti, Rachel per prima, si girarono verso di lui sorridendo orgogliosi.
“E’ la vostra grande occasione. Mi raccomando, sono sicuro che sarete fantastici. Ma prima di tutto, ricordatevi che andate lì per fare quello che vi piace, non è una gara né un lavoro. Vi divertirete!” li rassicurò Mr. Schuester.
I ragazzi erano particolarmente frenetici quel giorno, poiché la notizia del possibile ritorno al McKinley di Kurt li aveva molto entusiasmati. Non vedevano l’ora di riabbracciare l’amico come uno di loro.
“Ehi, Rachel” la chiamò Finn alla fine della lezione, mentre tutti se ne andavano.
Rachel si voltò verso di lui e sorrise.
“Sei felice oggi?” domandò il ragazzo incuriosito dal suo sorriso.
“Si, molto felice. Perché, tu no?” replicò Rachel.
“Si, certo. E’ fantastico che Kurt torni qui.” rispose lui prontamente. “Comunque, volevo chiederti se ti va ancora di vederci stasera”.
Rachel aggrottò la fronte. “Direi di si, si”.
Un gran sorriso si aprì sul viso di Finn. “Perfetto! Allora passo alle otto, d’accordo?”
“Perfetto” ripetè la ragazza e tornò a raccogliere i suoi spartiti. Finn le rivolse un’ultima occhiata e poi se ne andò con gli altri.


Blaine uscì dall’auto, prese un respiro e si diresse verso l’ingresso del liceo McKinley. Era arrivato fin lì non per le prove con le Nuove Direzioni, bensì per compiere il suo dovere di fidanzato.
Entrò dentro la scuola con gli occhi bene aperti, alla ricerca di una persona in particolare. Cercò nelle prime aule, poi si diresse verso gli spogliatoi della squadra di football. Era certo che lì avrebbe trovato la persona che cercava, o per lo meno qualcuno gli avrebbe detto dove trovarlo.
Aprì la porta dello spogliatoio con sicurezza, la mano ben ferma sulla maniglia. Un paio di ragazzi gli vennero incontro, per uscire.
“Scusate, sapete dove posso trovare Dave Karofksy?” gli domandò Blaine.
Gli altri due lo squadrarono dalla testa ai piedi, poi uno dei due indicò le file di armadietti.
“E’ lì dietro, ma se ne sta andando” lo avvertì.
“Grazie” rispose semplicemente il ragazzo e mentre gli altri chiudevano la porta dietro di loro, si diresse verso il ragazzone che stava chiudendo il suo armadietto.
“Dave?” salutò educatamente Blaine.
Karofsky si girò sospettoso. “Ti ho già visto da qualche parte” esclamò osservandolo altezzoso.
“Sono un amico di Kurt Hummel” lo informò.
Karofsky scoppiò a ridere, una risata di dispregio. “Del finocchio? Ora ricordo, sei venuto qui a scuola un giorno, con Hummel”.
“Già” rispose Blaine.
“Che cosa sei, la sua fidanzatina?” chiese il giocatore di football scoppiando nuovamente a ridere.
“Non sono qui per scherzare, amico” lo interruppe Blaine. “Non sono tuo amico!” ribattè Karofksy irritandosi.
Blaine arretrò di un centimetro. “Voglio parlarti di Kurt”.
“Pensi che io abbia tempo da perdere a parlare di quella femminuccia?”
“Ti ruberò un momento soltanto. Volevo informarti che Kurt farà ritorno in questa scuola. Quindi ti chiedo, per favore, di lasciarlo in pace” spiegò semplicemente il ragazzo.
“Hummel torna qui? Impossibile, non ha le palle per farlo. Non ce le ha proprio” esclamò il bestione ridendo ancora alla sua stessa battuta.
“Dave, sul serio. Ti consiglio di lasciarlo in pace. Anzi, te lo sto chiedendo per favore”
“Non mi importa di cosa mi chiedi e non devi permetterti di darmi consigli” lo minacciò l’altro puntandogli un dito contro.
Blaine abbassò gli occhi per un momento, poi si avvicinò a Karofsky e lo avvertì “Ascolta, non mi importa se poi tu e i tuoi amici scimmioni mi sfonderete la faccia: se oserai rendere ancora la vita a Kurt un inferno, te lo giuro, dovrai vedertela con me”.
Karofksy lo guardò con gli occhi spalancati, trasudando rabbia da tutti i pori. Blaine alzò una mano come in saluto, poi si girò e se ne andò, lasciando l’altro impalato come una statua di cera.


La mattina successiva al Liceo McKinley si aggirava una vecchia conoscenza. Kurt era finalmente tornato e vagava per i corridoi rilassato, senza paura di incontrare molesti giocatori di football intenzionati a tirargli una bella granita in faccia come benvenuto. Le uniche persone a cui pensava erano i compagni del Glee e – con un filo di nostalgia prematura, ma già abbastanza grande – Blaine.
Quando arrivò al suo vecchio armadietto, c’erano Mercedes, Rachel, Finn e Artie ad aspettarlo.
“Kurt!” esclamò Finn appena lo vide arrivare, venendogli incontro “Ehi fratello, come va? Sei pronto?” domandò battendogli la mano sulle spalle.
Kurt sorrise. “Prontissimo”.
“Gli altri ci aspettano in aula di canto, andiamo!” intervenne Rachel con un sorriso a trentadue denti. Prese il ragazzo per la mano e lo trascinò in aula, senza permettergli nemmeno di posare la borsa.
Appena i cinque ragazzi entrarono in aula, vi trovarono tutto il resto delle Nuove Direzioni, il professor Schuester compreso. Tutti si alzarono in piedi appena videro Kurt e gli corsero incontro, abbracciandolo e urlando di gioia.
“Bentornato Kurt!” esclamò Sam battendogli il cinque – Kurt non afferrò subito il significato della mano alzata del biondino, ma dopo qualche secondo gliela colpì contento.
Quinn, Santana, Brittany e Tina lo abbracciarono e Puck gli scompigliò i capelli.
“Kurt! Non so nemmeno descrivere la felicità nel riaverti qui! E’ ancora più grande del dolore di quando te ne sei andato” cominciò sorridendo Mr. Schuester.
“Grazie, signor Schue” rispose Kurt, abbracciando anche il professore.
“Va bene ragazzi, ora tornate di corsa in classe! Ci vediamo fra quattro ore, e vi voglio belli carichi, mi raccomando!” concluse Schuester.
I ragazzi uscirono brontolando dall’aula di canto.


Al termine delle lezioni, si ritrovarono tutti in Auditorium, dove il professor Schuester li aspettava con una bottiglia di champagne in mano e un tavolino con quattordici bicchieri di cristallo sopra.
Le luci erano soffuse e si sentiva in sottofondo una musica leggera.
“Professor Schue, che cos’è questa roba?” esclamò Puck con il suo solito tatto.
“Dobbiamo festeggiare. Non una ma ben due cose fantastiche che ci sono successe da quando abbiamo vinto le Regionali. L’esibizione che faremo al Cleveland Golden Theathre e il ritorno di Kurt.” spiegò il professore. Tutti batterono le mani all’idea del professore, soddisfatti.
“Kurt vuoi dire qualcosa prima?” domandò Mr. Shuester.
“Sì, professore” rispose Kurt con tono solenne. Poi si portò dalla parte dell’insegnante e guardò i suoi amici.
“Ragazzi” cominciò “Professor Schuester. Volevo dirvi che sono onorato…felice di essere qui con voi. Essere di nuovo uno di voi. La Dalton era una scuola fantastica, gli Usignoli erano incredibili, però…mi siete mancati!” esclamò usando finalmente un tono informale. Tutti scoppiarono a ridere felici e lo andarono ad abbracciare nuovamente.
Poi il professor Schuester stappò la bottiglia con un colpo secco che fece partire il tappo di almeno sei metri. I ragazzi applaudirono e il professore cominciò a riempire i bicchieri con lo champagne fumante.
Quando tutti reggevano un bicchiere il professore alzò il suo, seguito dagli altri. “Ragazzi, brindiamo a noi, al nostro primo vero concerto e al ritorno di Kurt…Al ritorno delle Nuove Direzioni!” esclamò.
Ci fu un grido di approvazione generale e tutti brindarono insieme e si scolarono lo champagne in pochi minuti.


Scusate il ritardo, ho avuto due giorni di calo di idee. So che in America l'uso dell'alcool è più restrittivo, ma questi si ubriacano lo stesso, quindi anche le ND possono! XD
Baci!

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Capitolo 14
*** Senso di appartenenza ***


“Ehi Brittany!” esclamò Mercedes avvicinandosi alla bionda che stava posando i libri nel suo armadietto.
Brittany alzò gli occhi verso l’alto e cominciò a guardarsi intorno.
Mercedes le battè la mano sulla spalla, incuriosita dalla reazione della bionda.
“Ehi! Pianeta Terra chiama Brittany! Che combini?”
Finalmente Brittany abbassò lo sguardo. “Mercedes. Ciao” rispose con aria sorpresa.
L’altra decise di evitare di chiederle perché si guardava intorno, tanto sarebbe stato inutile.
“Allora, tu e Santana vi siete chiarite eh?” cominciò Mercedes. Era rimasta piuttosto sorpresa nel vedere i loro mignoli uniti durante i festeggiamenti per il ritorno di Kurt. Brittany annuì.
“L’hai perdonata?”
“Certo!” esclamò allegra la bionda.
“Come mai?”. Dopo aver visto le lacrime di Brittany, Mercedes si era realmente interessata alla felicità della ragazza. Vederla stare male le era particolarmente dispiaciuto, a conferma dell’amicizia che il Glee Club infondeva tra quei ragazzi.
“Mi ha chiesto scusa” rispose semplicemente Brittany, per evitare di dire troppo.
“E tu l’hai perdonata così” continuò l’altra.
“Certo” ripetè la bionda. “Le voglio troppo bene” aggiuse sognante.
Mercedes non poté trattenere un sorriso vedendo l’espressione di Brittany.
“Beh, se sei contenta tu. Ma non ti pare di avergliela data vinta troppo presto? Voglio dire, l’ha combinata grossa no?”
“Si, però…non voglio che le succeda qualcosa” spiegò Brittany appoggiando la schiena all’armadietto. Ripensò al viso sfregiato di Santana. “Lei è fatta così, ma io le devo stare vicino”
“E’ bello quello che dici. Ci tieni davvero a lei eh?” sorrise Mercedes. “Spero per entrambe che Santana sarà capace di trattarti come meriti”
Anche Brittany le sorrise. “Grazie Mercedes”.


Dopo aver parlato con Mercedes, a Brittany venne subito voglia di andare da Santana.
La cercò per i corridoi e finalmente la trovò dentro la mensa. Ebbe un leggero sussulto di sorpresa quando la vide parlare con Lauren.
Rimase ferma sulla porta della mensa, ad osservare l’animata discussione fra le due. Santana era piuttosto calma, anzi, la sua espressione sembrava quasi pentita. La prima volta che aveva visto quello sguardo negli occhi di Santana era stato due sere prima, quando aveva chiesto scusa a lei. La sofferenza questa volta non c’era però.
Lauren era molto nervosa invece, squadrava Santana dall’alto al basso in continuazione.
Brittany rimase ferma sulla porta ad osservarle, aspettando che Santana finisse di parlare. Invece, appena la mora la vide le fece segno di avvicinarsi.
Sorpresa e contenta allo stesso tempo, la bionda si avvicinò con discrezione alle due ragazze.
Lauren le concesse appena uno sguardo poi tornò ad attaccare Santana. “Non mi va per niente il tuo atteggiamento da superiore!” esclamò con aria minacciosa.
L’ispanica rimase immobile, gli occhi fissi sulla lottatrice.
“Non serve che la fai troppo lunga. Ti ho chiesto scusa, punto” rispose.
“La fai franca troppe volte” continuò Lauren.
Santana cominciò a scaldarsi. “Ascolta non mi importa proprio niente se…” venne interrotta da Brittany che le prese una mano e la strinse forte. La mora si girò verso di lei incuriosita e l’amica le rivolse uno sguardo severo. Intuì quindi che stava cercando di farle capire di rimanere calma.
Fece un mezzo sorriso alla bionda, poi si voltò nuovamente verso Lauren.
“D’accordo. Posso capire che le parole non siano abbastanza in questo caso, ma…mi farò perdonare. Mi credi?” provò la ragazza.
Lauren la guardò con aria indagatrice. Poi guardò Brittany che alzò entrambe le sopracciglia stupita che la ragazza si ricordasse che c’era anche lei.
La lottatrice tornò a fissare Santana. “D’accordo Lopez. Ti concedo l’ultima possibilità. Ma fai attenzione, perché la prossima volta ti spezzo le ossa” minacciò. Poi la squadrò nuovamente. “E non ci metto tanto, stuzzicadenti”.
Brittany rabbrividì.


Finn arrivò perfino in anticipo all’appuntamento a casa di Rachel. Aspettò una decina di minuti in macchina, non voleva sembrare troppo impaziente di passare una serata solo con lei.
L’attesa fu particolarmente stressante e le otto sembravano non voler mai arrivare. Le lancette scorrevano lentamente sul suo orologio e più le fissava più la voglia di vederla gli attanagliava lo stomaco.
Alle otto in punto scese dalla macchina e si avvicinò alla porta della casa di Rachel. Suonò il campanello e fu proprio la ragazza ad aprirgli.
“Finn!” lo salutò con un gran sorriso in volto. Vedere la sua espressione lo rilassò parecchio.
“Ciao Rachel. Tutto ok?” rispose al sorriso.
“Certo” replicò lei facendolo entrare e chiudendo la porta dietro di loro. Poi lo prese per un braccio e se lo trascinò nella sua camera.
“Sei pronto?” domandò Rachel chiudendo anche la porta della camera e facendolo accomodare sul letto.
“Si. Scaldiamo la voce?” chiese lui conoscendo ormai a memoria le prove con lei.
Rachel sorrise e annuì. Cominciarono con un paio di scale, lei agitava la mano e lui seguiva gli alti e bassi imposti.
“Molto bravo!” si complimentò la ragazza. “Proviamo la canzone?”
Finn annuì e lei accese lo stereo. Partì la base di ‘Hold my hand’ e Rachel cominciò a cantare seguita da Finn.
Ad ogni parola e ad ogni nota il loro cuore batteva sempre più forte, le mani erano sempre più vicine, finchè Finn afferrò quella di Rachel e la attirò a sé.
Rachel lo guardò negli occhi smettendo di cantare. Finn avvicinò il suo viso a quello della ragazza che non oppose resistenza.
Nel momento in cui le loro labbra si stavano per incontrare, sentirono bussare alla porta. Si allontanarono l’una dall’altro con espressione imbarazzata e irritata.
Rachel andò ad aprire la porta e rimase stupita.
“Jesse! Che ci fai qui?” esclamò.
“Ciao Rachel” sorrise lui. Poi si accorse della presenza di Finn. “Oh, mi dispiace, non pensavo avessi ospiti”
“L’unico ospite qui sei tu!” replicò il quoterback alzandosi in piedi nervoso.
“Finn!” lo riprese Rachel. Poi sorrise a Jesse. “Tranquillo, non c’è problema. Ma come hai fatto ad entrare?”
Mentre Finn si risedette sul letto in preda ai nervi, Rachel fece entrare Jesse nella sua camera.
“I tuoi genitori sono appena tornati” la informò. “Mi hanno aperto loro”.
“E…per quale motivo sei venuto qui a quest’ora?”
“Beh…volevo…lascia stare, è meglio che ripassi domani” disse il ragazzo facendole l’occhiolino.
Finn alzò la testa verso di lui, lo sguardo pieno di rabbia e di gelosia.
“D’accordo” rispose Rachel “Allora ci vediamo domani?”
“Certo” affermò Jesse.
“Ti accompagno”
“Tranquilla, non serve. Buonanotte” concluse lui posandole un bacio leggero sulla guancia.
Rachel rimase piacevolmente sorpresa da quel gesto e lo salutò con un gran sorriso.
Quando si voltò verso Finn, vide che lui teneva la testa bassa.
“Non serviva che fossi così scortese” lo rimproverò.
“Ma come fai a essere ancora così ingenua da fidarti di lui?” esclamò il ragazzo alzandosi in piedi di nuovo. La gelosia gli stava ormai dando alla testa.
“Ne abbiamo già discusso. E comunque io faccio quello che mi pare” replicò lei.
Finn non rispose.
“Riprendiamo?” domandò allora Rachel. Lui annuì.
Cantando tornò rilassato, ma riuscì a fatica a dimenticare le labbra di Jesse sulla pelle di Rachel. Avrebbe voluto prenderlo a pugni come minimo. E inoltre si sarebbero visti anche l’indomani, cosa che dava alla testa a Finn. Si trovò a pensare a quello che sarebbe successo se l’altro non li avesse interrotti. La voglia di stare con Rachel dopo quella sera crebbe ancora di più.
Dal canto suo, a Rachel aveva fatto piacere vedere il nervosismo e la gelosia di Finn nei suoi confronti, ma aveva deciso di tenerlo sulle spine, dato che il suo comportamento nelle ultime settimane non le era particolarmente piaciuto.
Nonostante tutto, la serata finì bene ed entrambi andarono a letto quella notte pensando a quando stavano insieme e a quanto mancavano l’una all’altro.


Angolo dell'autrice Ciao a tutti! Ringrazio ancora chi segue la storia. Questo è l'ennesimo capitolo di congiunzione, spero di arrivare presto a un capitolo più importante. Spero vi piaccia comunque.
Baci e grazie ancora!

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Capitolo 15
*** Tra noi è finita ***


L’indomani Jesse raggiunse Rachel all’Auditorium prima delle lezioni. La ragazza lo stava aspettando seduta al pianoforte.
“Ciao bellissima” la salutò lui entrando nel teatro.
Rachel si voltò verso di lui e gli sorrise. “Ciao Jesse” disse e poi tornò a concentrarsi sui tasti dello strumento.
“Che fai?” domandò lui avvicinandosi e sedendosi al suo fianco.
“Te la ricordi?” chiese lei suonando le prime note di una canzone.
Jesse sorrise. Si trattava di ‘Hello’ di Lionel Richie, la canzone che avevano cantato insieme nel negozio di dischi quando si erano conosciuti.
Jesse prese la mano di Rachel e la indirizzò sui tasti per continuare a suonare la canzone, poi cominciò a cantare. Rachel lo guardò e la sua voce cominciò a seguire quella del ragazzo.
Nella mente della ragazza scorrevano mille ricordi. La sofferenza nel vedere Finn con Quinn quando si conobbero, nel sentirsi rifiutata quando Finn aveva scoperto che la bambina di Quinn non era sua. Si ricordò poi della felicità che gli aveva regalato Jesse, facendole dimenticare quasi completamente il suo partner nelle Nuove Direzioni.
And tell you time and time again
How much I care
Sometimes I feel my heart will overflow

Appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, Rachel si ritrovò con la testa completamente altrove. Nei suoi pensieri era tornata ad un anno prima, quando, prima di entrare in scena alle Regionali, in quel corridoio isolato dell’immenso teatro, Finn le aveva dichiarato amore.
I'm still yours
I'm forever yours
Ever yours
Faithfully

Le note di ‘Faithfully’ le invasero la mente. E il cuore. L’immagine di lei e Finn, mano nella mano, con dietro tutti i loro amici che si cantavano amore fedele, le fece venire da piangere.
Proprio in quel momento Jesse aveva smesso di suonare. I loro volti si avvicinarono e le labbra del ragazzo toccarono quelle di Rachel, dopo tanto tempo.
La ragazza rimase immobile, il cuore che batteva forte, la testa altrove. Appena sentì la mano di Jesse percorrerle la schiena, si staccò da lui e si alzò in piedi.
“No, non…non posso” esclamò raccogliendo le sue cose.
L’espressione di Jesse era stranita, la sorpresa del rifiuto lo aveva fatto leggermente innervosire.
“Che c’è che non va?” domandò cercando di controllarsi.
Rachel non rispose, era ancora impegnata a scuotere la testa con foga.
Jesse la fermò afferrandole il braccio, costringendola a guardarlo negli occhi. “Pensi ancora a lui?”
“Mi dispiace Jesse, ma tra noi è finita. Un anno fa. Non penso sia il caso che continuiamo a frequentarci.” riprese fiato. “Torna dai tuoi amici. Io torno dai miei.”
Rachel si svincolò dalla presa ed uscì dall’Auditorium, lasciando Jesse impietrito.


Mercedes era seduta alla scrivania della sua camera, impegnata nei compiti di matematica, quando sentì squillare il telefono. Pensò subito a Kurt o a Rachel, ma la voce – seppur familiare – che sentì all’altro capo dell’apparecchio la sorprese.
“Pronto Mercedes?” disse Blaine.
“Blaine! Che sorpresa! E’ successo qualcosa?” pensò poi preoccupandosi.
“No, no, tranquilla, al contrario!” la rassicurò lui “Ti ho chiamato per parlarti del compleanno di Kurt”
Il compleanno di Kurt sarebbe stato tra due giorni. Mercedes non se ne era certo dimenticata, ed era sicura che Blaine gli avrebbe organizzato una festa, ma non credeva che sarebbe stata presa così in causa.
“Certo!” rispose motivata “Hai intenzione di fare qualcosa?”
“Ovvio! Pensavo di organizzare una festa a casa mia, sai, ho un grande giardino e dato che le serate si fanno sempre più calde ho pensato che sarebbe fantastico farla qui!”
“Una festa all’aperto, grande!” replicò la ragazza entusiasta all’idea.
“Ti andrebbe di passare un giorno, per dare un’occhiata? Sai, vorrei che tu e Rachel mi aiutaste” la informò.
“Volentieri! Come mai noi due?”
“Beh, siete le migliori amiche di Kurt, no? Avrei chiamato anche Finn, ma…sinceramente penso che l’unico aiuto che potrà darci sarà sollevare i pesi!” esclamò Blaine.
Mercedes scoppiò a ridere. “Già, hai ragione. Poco male, ci tornerà utile quando prepareremo tutto!”
Blaine rise in risposta. “Perfetto. Allora avverti tu Rachel?”
“Certo”
“Passo a prendervi domani dopo la scuola. Servirà qualcuno che intrattenga Kurt”
“Lascia fare a me. Ho ben dieci sodali pronti ad aiutarci!”


Santana e Brittany camminavano fianco a fianco per i corridoi del McKinley, verso l’aula di spagnolo.
Erano particolarmente tranquille, ogni lezione con il professor Schuester era un divertimento – in particolare per Santana, che lo spagnolo già lo sapeva.
Le loro chiacchiere – Brittany era proprio in vena di storie strane quella mattina – le facevano quasi entrare in un'altra dimensione, sembrava fossero da sole e non nell’affollato liceo.
Ad un certo punto la bionda cercò la mano dell’amica con la sua. Santana sussultò al contatto – un po’ per la paura che gli altri le guardassero, un po’ per il sempre piacevole contatto con la pelle di Brittany – e le concesse solo il mignolo.
Brittany incurvò la bocca all’in giù.
“Brittany, no” disse soltanto Santana per giustificarsi.
L’altra sembrò imbronciarsi.
“Ma…” cercò di difendersi la mora, ma l’amica la interruppe subito “San, scherzavo!”
Santana tirò un sospiro di sollievo tra sé e sé. Il sorriso tornò sul volto della bionda.
“Qui comandi tu, però allora a casa comando io!” disse.
Santana la guardò con aria indagatrice, poi sorrise e strinse ancora di più il mignolo.
“Ahi!” esclamò all’improvviso Brittany, e si portò la mano al collo, sotto la coda di cavallo che reggeva i suoi capelli dorati.
“Che c’è?” le domandò subito preoccupata Santana.
“Qualcosa mi ha colpito!” rispose la bionda massaggiandosi il collo.
Santana si guardò intorno e vide Sue Sylvester in piedi dietro di loro con una canna beige in mano.
“Ma che sta facendo?” esclamò irritata. Anche Brittany si voltò e rimase sorpresa della presenza della coach dietro di loro.
“Che state facendo voi, piuttosto!” replicò la Sylvester avvicinandosi.
Lo sguardo di Santana diventò interrogativo.
“Se vi piace tanto la discesa, datevi allo sci!” continuò riferendosi alla discesa delle tre ex cheerleaders nella piramide gerarchica della scuola.
Santana sospirò, mentre Brittany sembrava non avere idea di cosa intendesse la coach.
“Non lo ripeterò più, tornate al posto a cui appartenete, ragazze!” le invitò Sue.
“Non lasceremo il Glee Club, quindi se ci rivuole deve accettare che facciamo entrambe le cose!” rispose Santana. Brittany annuì.
La Sylvester sghignazzò. “O siete vincenti o siete perdenti. Non esiste una mezza via. Io e la mia cerbottana vi seguiremo. Guardatevi le spalle!” intimò la coach indicando la canna che teneva in mano.
Mentre Sue si allontanava, Brittany fissò Santana che scuoteva la testa.
“Andiamo in classe” disse la mora afferrando l’amica per un braccio.


“Finn?”
Rachel era entrata nello spogliatoio di football, cercando il ragazzo.
“Rachel! Che ci fai qui?”. Finn indossava ancora la divisa della squadra ed era tutto sudato, per l’allenamento appena finito. Era stato il primo a raggiungere lo spogliatoio. Gli altri erano ancora in campo, ma lui aveva sentito un lieve dolore alla caviglia e la coach Beiste gli aveva consigliato di non affaticarla troppo – anche in vista del concerto a Cleveland.
Al contrario di Ken Tanaka, la Beiste teneva particolarmente al Glee Club, vista l’amicizia che era nata con il professor Schuester.
Vedere Rachel fece sentire Finn molto più rilassato. Magari aveva già incontrato Jesse e se era lì non poteva essere andata troppo bene.
“Ti cercavo. Dobbiamo parlare” lo informò.
“Ehm…è una cosa lunga? Perché gli altri arriveranno a momenti”
“Dipende. Forse è meglio che mi raggiungi in Auditorium, d’accordo?”
“Ok, dammi venti minuti” rispose lui annuendo con la testa.
Rachel si girò dall’altra parte e lasciò la stanza, gli occhi di Finn che la seguivano finchè sparì alla sua vista.


Angolo dell'autrice Tanto Finchel in questo capitolo! Devo dire che mi manca questa coppia, non perdonerò mai Santana per averli fatti lasciare...ma sono sicura che presto torneranno insieme anche nel telefilm, almeno spero...
Stavo scrivendo la prima parte tra Rachel e Jesse e intanto ascoltavo Faithfully, quindi mi è uscito da solo il resto...
Spero vi piaccia!
Per quanto riguarda il compleanno di Kurt, non ho idea di quanti anni abbia...non ho mai pensato che i ragazzi avessero età differenti, anche se effettivamente è improbabile che abbiano la stessa età tutti quanti. Comunque, non mi sento in grado di affibbiare strane età in giro, quindi partendo dal fatto che Finn ha 16 anni nella prima serie (mi ricordo che lo dice a Terri quando lui e Puck vanno a lavorare a Lenzuolandia) penso che Kurt potrebbe compierne 17, cosa che farebbero anche tutti gli altri. Per me.
Se qualcuno conosce l'età effettiva dei ragazzi, accetto voletieri retifiche!!
Baci e grazie a chi segue la storia!! Buona Pasqua, tra l'altro.

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Capitolo 16
*** Infondo siamo così simili ***


Vi anticipo che questo capitolo contiene un mezzo spoiler della puntata 2x17. Spero che tutti l’abbiate già vista (e se non l’avete fatto vi consiglio di andarla a vedere, è fantastica come tutte le altre naturalmente).
Comunque se non l’avete vista, decidete voi se leggere comunque, ripeto che è un mezzo spoiler, c’è una scena della 2x17 che però modificherò leggermente.
Buona lettura!



“Ehi Rachel!” chiamò Finn entrando in Auditorium, i capelli ancora umidi dopo la doccia.
Rachel si voltò subito verso di lui e i due si vennero incontro, raggiungendosi a metà del palco.
“Volevo parlarti di un paio di cose” cominciò subito lei. “Di Jesse, di quello che è successo ieri sera…di noi”
Finn aprì la bocca ma non disse nulla. Poi annuì semplicemente, mostrandole attenzione, cosa alquanto strana per chi ascoltava Rachel, quindi tutti – volenti o nolenti. Infondo lei aveva sempre qualcosa da dire a chiunque le passasse sotto tiro.
“Ho detto a Jesse di andarsene e…dimenticarmi”
Finn spalancò gli occhi e si aprì in un gran sorriso.
“Come mai?”
Rachel alzò le spalle. “Beh...non sento più quello che…sentivo una volta”
Finn tornò serio. “E quindi che farai?”
Rachel aggrottò le sopracciglia. “In che senso? Finn, che cosa stava per succedere ieri sera prima che Jesse arrivasse?”
Finn aprì di nuovo la bocca inutilmente. Non gli era facile rispondere a quella domanda, come al solito l’orgoglio lo fermò. L’immagine di Puck e Rachel insieme gli innondava ancora i pensieri.
“Non lo so…la canzone era…non ricordo bene. Mi ricordo solo che non mi è piaciuto per niente vederlo lì!”
Rachel sospirò e scosse leggermente la testa. “Finn…che ti importa di Jesse? Ti ho detto che è finita con lui, non devi preoccupartene!”
Finn distolse lo sguardo dalla ragazza e fissò il pavimento.
“Finn…” lo pregò ancora lei.
“Che vuoi che dica?” domandò lui fissando ancora il pavimento.
Rachel scosse la testa con più forza e lasciò l’Auditorium senza dire altro.


Kurt stava mettendo a posto i libri nel suo armadietto quando sentì una presenza dietro di lui. Chiuse l’armadietto e si voltò per vedere chi fosse.
Dietro di lui c’era Dave Karofsky, che lo guardava con aria vagamente minacciosa.
Kurt impallidì. Nonostante tutto, la forma imponente di Karofsky e il fatto che nel corridoio non ci fosse praticamente più nessuno, lo fecero rabbrividire.
“Hummel! Perdonerai la mia maleducazione, non ti ho ancora dato il bentornato!” esclamò il bestione.
“Stammi lontano Karofsky!” replicò Kurt.
Sul volto di Karofsky comparve un ghigno. “Sai che il tuo amichetto è venuto a minacciarmi? Ha detto che se non ti avessi lasciato in pace me la sarei vista con lui!” rise di gusto.
Dopo aver sentito quelle parole, Kurt si dimenticò per un momento del bullo che lo intimoriva. Blaine era andato da Karofsky per difenderlo.
Pensando al suo ragazzo, Kurt non si era accorto che accanto a loro era apparsa un’altra persona. La sua presenza lo sorprese.
“Karofsky, vai a farti un giro. Possibilmente alla larga da Kurt!” disse Santana affiancandosi all’amico.
Kurt fu piuttosto incuriosito nel vedere Santana difenderlo.
Karosfky fu meravigliato quanto lui. Quando lo stupore passò, cominciò a ridere. “E’ arrivata la tua guardia del corpo Hummel? Bene, bellezza, allora non sai fare solo quello eh?” la provocò con sguardo ironico.
“Non ti permettere!” esclamò Kurt alzando la voce e scaraventandosi verso il giocatore di football.
Santana lo trattenne per un braccio.
“Oh oh, Hummel, ti sei ricordato di essere un uomo per caso?” continuò Karofsky ridendo ancora di gusto.
“Taci scimmione! Ci metto un istante a prenderti a calci, inutile essere!” ribattè Santana.
Kurt era tutto rosso in volto e ansimava. Karofsky non seppe più come controbattere. Santana era la metà di lui eppure quando era arrabbiata faceva paura sul serio.
Senza parlare, il giocatore di football si voltò e se ne andò.
Quando il ragazzo fu lontano, Kurt espirò e sorrise a Santana, che rispose al sorriso.
“Grazie Santana. Non me lo aspettavo da te, sinceramente.” mormorò lui.
“Siamo una squadra no?” rispose la ragazza. Il sorriso del ragazzo si allargò e prese la mano di Santana. I due si abbracciarono forte. Santana in quel momento si sentì molto più vicina a Kurt. Il bisogno di proteggerlo era stato più forte di lei.


I due ragazzi raggiunsero insieme l’aula di canto giusto in tempo per l’inizio delle prove del Glee Club.
Brittany spalancò gli occhi come un bambino sotto l’albero la mattina di Natale appena vide arrivare Santana. Non notò nemmeno la stranezza del fatto che arrivasse con Kurt, cosa che invece gli occhi vigili di Rachel colsero subito. Con uno sguardo d’intesa a Mercedes, decise che avrebbe chiesto il perché di quell’arrivo a Santana e, se la risposta sarebbe stata quella che sperava, avrebbero chiesto a lei aiuto per distrarre Kurt quel pomeriggio, per poter andare a casa di Blaine.
Approfittarono dell’ora per provare per l’ennesima volta la scaletta per Cleveland. A metà dell’ora, Rachel e Mercedes sfruttarono una pausa per andare a parlare con Santana. Appena le vide avvicinarsi, Santana rivolse loro il suo solito sguardo superiore – ormai le usciva automaticamente, infatti le altre due non ci fecero caso.
“Ehi Santana!” la chiamò Mercedes.
“Che volete?” domandò sospettosa l’altra.
“Tranquilla, vogliamo solo farti una domanda. Come mai sei arrivata con Kurt prima?” intervenne Rachel centrando subito il punto.
Stava già per dire loro di farsi gli affari propri, ma poi l’occhio le cadde su Brittany, che rideva e scherzava con Mike, Kurt e Finn. Pensò che se fosse stata gentile, la bionda lo avrebbe apprezzato.
“Aveva bisogno di una mano con Karofsky. Voi chissà dove eravate, quindi ho dovuto pensarci io” rispose senza evitare uno dei suoi sorrisetti.
Rachel e Mercedes si irritarono. “Karofsky osa ancora torturare Kurt?!” esclamò incredula e arrabbiata Mercedes.
Santana alzò le spalle. “Spero non più”.
“Sei stata grande Santana!” si complimentò Rachel.
“Che novità” commentò l’ispanica con tono annoiato.
“Santana, ascolta, stiamo organizzando la festa di compleanno di Kurt” cominciò Rachel, poi si interruppe vedendo l’espressione interrogativa di Santana. “E’ mercoledì” la informò.
Santana aprì solo la bocca per fare segno di aver capito.
“Abbiamo bisogno che qualcuno lo tenga impegnato questo pomeriggio, mentre io, Mercedes e Finn andiamo a casa di Blaine. La festa si svolgerà lì”.
“Interessante” disse soltanto Santana. L’idea di farsi quattro chiacchiere con Kurt non le dispiaceva affatto. Infondo erano così simili…
“Ci sto. Tranquille ci penso io” affermò con malizia.
“Grande, grazie Santana!” esclamò Mercedes e sia lei che Rachel le dedicarono un gran sorriso.
“Si, ok , non dilunghiamoci, ora smammate!” replicò l’ispanica ridendo sotto i baffi.


La lezione si prolungò di un’ulteriore quarto d’ora, perché improvvisamente il professor Schuester aveva lanciato due cappelli ‘stile Michael Jackson’ a Brittany e a Mike e aveva fatto partire lo stereo con ‘Don’t stop ‘til you get enough’ dello stesso cantante. I due ballerini si erano subito lanciati nell’esecuzione dei passi più famosi di Jacko , subito seguiti da urla e applausi scatenati. Passò poco tempo prima che i loro compagni li raggiungessero. Persino Finn imparò a fare il Moonwalk.
Dopo aver raggiunto questo risultato, tutti si ritennero soddisfatti e si diressero ridendo verso l’uscita dell’aula, seguiti dal saluto di Mr. Schuester.
Santana raggiunse Kurt appena fuori dalla porta. “Ehi Kurt!” esclamò.
Kurt si voltò e appena vide l’ispanica gli si stampò un sorriso luminoso in viso.
“Ehi Santana!”
Santana gli sorrise in risposta. “Ascolta, mi domandavo se…ti va di fare quattro chiacchiere. Andiamo a prenderci un caffè?” lo invitò.
Per quanto sorpreso, Kurt fu molto contento della proposta. “Volentieri!” esclamò il ragazzo. Aveva sempre sognato l’amicizia di una stronza popolare come Santana, proprio il tipo di persona con cui tutti vorrebbero stare ed esserne il braccio destro.
Santana sorrise. “Ci vediamo alla tua macchina fra dieci minuti, d’accordo?”
“Favoloso”.


Santana raggiunse in fretta Brittany davanti al suo armadietto. “Ehi Bri Bri! Non posso tornare con te oggi, ho un impegno” la avvisò.
A sentire quelle parole, il sorriso che era apparso sul volto della bionda sentendo la voce dell’amica diventò un broncio. “Che cosa devi fare?” domandò con tono d’accusa.
Santana alzò le sopracciglia, poi sorrise dolcemente. “Tranquilla, non sto via molto. Vado a prendere un caffè con Kurt” spiegò.
L’espressione di Brittany diventò interrogativa. “Kurt?” non se lo spiegava.
“Ti racconto più tardi d’accordo? Passo da te dopo cena” la rassicurò Santana.
A quelle parole, Brittany si tranquillizzò e alzò le spalle in segno di resa. Avrebbe dovuto aspettare qualche ora per godersi la compagnia della sua migliore amica, ma in fondo se per Natale aspettava un anno intero…


Angolo dell'autrice
Come chi ha visto la 2x17 sicuramente avrà capito, lo spoiler è il momento (fantastico) in cui Santana difende Kurt. Sul telefilm l'ho adorata e non potevo non riportare questa scena anche qui. Ne ho approfittato per discostarmi il meno possibile dalla serie. In più un'amicizia Kurt-Santana secondo me sarebbe favolosa!
Comunque, spero apprezziate questo capitolo...mi dispiace per Finchel, dovrete aspettare ancora un po', ma prometto che il momento della riunione della coppia sarà perfetto, almeno spero piaccia a voi quanto l'idea che ho avuto piace a me...però bisogna aspettare ancora un po'.
Vi saluto, aspettando l'episodio 2x18 che esce domani in Americaaaa!!! Non vedo l'ora di vederlo! 90 minuti di Glee, estasi!!
Ciao ciao, baci!!

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Capitolo 17
*** Una nuova amicizia ***


Santana raggiunse in breve Kurt che l’aspettava appoggiato alla sua auto. Da gentiluomo, le aprì la portiera e lei lo ringraziò con un sorriso che sapeva tanto da presa in giro, ma comunque ben accetto dal ragazzo.
Kurt la portò al bar che frequentava di solito con Blaine, il ‘The Lima Bean’. Lì ordinarono un capuccino e si sedettero l’uno di fronte all’altra.
Kurt continuava ad essere abbastanza stranito dalla situazione, nonostante da più di un anno passavano insieme molte ore a scuola, non erano mai stati così in confidenza. Tuttavia quella situazione gli faceva particolarmente piacere.
Dal canto suo, Santana era tranquillissima e rilassata. Aveva sempre visto Kurt come un bersaglio dei bulli e un buon ragazzetto canterino, ma dopo quello che le era successo con Brittany, vedeva il ragazzo che le sedeva di fronte da un punto di vista completamente diverso. Sentiva che con lui avrebbe potuto parlare dei sentimenti che provava verso l’amica, della loro relazione e – non meno importante – della paura che aveva di farla vedere al mondo. Di certo lei e Brittany non potevano vivere quella situazione da sole, anche perché avevano molti amici nel Glee Club che gli sarebbero stati vicini ben volentieri. E sicuramente Kurt sarebbe stato il meglio indicato per capirle veramente.
“Non farti spaventare da Karofsky, è tutto fumo e niente arrosto” lo rassicurò Santana.
Kurt le sorrise. “E’ che non so mai che cosa aspettarmi”. Il problema che affliggeva Dave, sia Kurt sia Blaine lo conoscevano bene. E la paura che questa omosessualità nascosta causasse gesti irresponsabili in Karofsky non aveva mai abbandonato l’ex Usignolo.
“Tranquillo, semmai la cosa dovesse degenerare ci penseranno i ragazzi” rispose lei. Si sentiva quasi in dovere di tranquillizzarlo e di proteggerlo.
“E’ molto bello quello che hai fatto oggi per me, Santana, davvero. E…ammetto che non me lo sarei mai aspettato”
“Che cosa credevi che avrei fatto? C’eravamo solo noi tre li e non potevo certo fare finta di niente. E ancora meno stare dalla parte di Karofsky!”
Kurt sorrise timidamente. “Allora il professor Schue ha ragione, il Glee ci sta facendo diventare davvero una famiglia”
Santana rise. “Sarà” accennò.
“Però fino a poco tempo fa mi avresti preso in giro con Karofsky” continuò lui. Voleva proprio tirare fuori quello che la ragazza pensava e il motivo del suo comportamento. “E di certo non mi avresti mai invitato a prendere un caffè insieme!” aggiunse.
“Beh…diciamo che il lavoro di stronza è un po’ stancante” spiegò la ragazza. “Penso di aver imparato la lezione” disse indicandosi il volto in cui si potevano ancora vedere chiaramente i lividi causati dai pugni di Lauren.
“La lezione? Ma non eri caduta dalle scale?” domandò lui incuriosito.
Santana si lasciò sfuggire una risatina sarcastica. “Sono capace di scendere una rampa di scale senza rischiare di diventare la gemella di Due Facce!” esclamò.
“E allora che è successo?”
“Beh…a farla breve, sono stata con Puck e Lauren l’ha scoperto” replicò la ragazza lasciando Kurt leggermente sorpreso dalla notizia.
“Invece di chiedere scusa ho continuato ad infierire, ed ecco il risultato” aggiunse con tono ironico.
“Ti ha sistemato per bene. Certo che anche tu, vai a istigare una lottatrice di wrestling che è il triplo di te!”
Santana ci pensò su per un momento e poi rispose “Furba eh?”
Kurt rise. “E come va ora?”
“Passa” disse semplicemente la ragazza.
“Quindi il pugno di Lauren ti ha fatto mettere la testa a posto?”
“Non solo quello effettivamente” replicò lei.
“Ah…beh, se ti va di raccontarmi” la invitò Kurt sorridendo amichevolmente.
“Posso stare sicura che terrai la bocca ben chiusa?”
Kurt spalancò gli occhi con innocenza. “Ma certo!”
Santana fece un mezzo sorrisetto e girò gli occhi. “Il motivo più grande è…Brittany” disse semplicemente.
Kurt aggrottò la fronte. “E’ successo qualcosa tra voi?”
Santana ispirò profondamente. “Beh…diciamo di si. Qualcosa che direi che tu più di tutti puoi capire”
Kurt rimase spiazzato. “Scherzi?” esclamò. Il suo intuito aveva colpito ancora. “Non ci posso credere” affermò senza nemmeno dire cosa aveva capito.
Santana alzò le spalle.
“Ma come…come è successo?” riuscì a chiederle Kurt.
“Beh…è successo e basta. Io e lei abbiamo sempre avuto un rapporto così…ecco…strano”. Santana non aveva mai avuto problemi a parlare di queste cose, anche se quello che succedeva tra lei e Brittany era sempre rimasto tra loro, ma non certo per timidezza nel raccontarlo.
Kurt alzò le sopracciglia incredulo. “Beh, diciamo che ho sempre avuto qualche dubbio riguardo la vostra…relazione. Però siete sempre state piuttosto…leggere, senza offesa.” aggiunse quando Santana lo fulminò con lo sguardo. “Ma pensavo solo con…gli uomini”.
“Beh…diciamo che all’inizio era solo una specie di divertimento, non lo mai presa sul serio. Ma poi…lei ha cominciato a farsi domande sul nostro rapporto. E alla fine abbiamo cantato una canzone al Glee Club. Hai presente ‘Landslide’ di Stevie Nicks?”. Kurt annuì attento.
“Ci ho pensato un po’ e…ho capito che c’era qualcosa di più, diciamo. Abbiamo parlato, ma inizialmente lei non ha avuto il coraggio di lasciare Artie e ci siamo un po’…allontanate.”
Kurt ascoltava attento. Santana quel giorno sembrava così…umana. Ed era così strano che dicesse tutte queste cose a lui. Ma se poteva aiutarla, lo avrebbe fatto più che volentieri. Infondo le doveva anche un favore.
“Poi sono successe tante cose…comunque ora lei non sta più con Artie e tra noi è tornato tutto come prima. Salvo il fatto che ora sappiamo di essere…innamorate l’una dell’altra” concluse Santana.
Kurt aprì la bocca ma non seppe che dire. Poi Santana lo guardò negli occhi, con un’espressione indecifrabile.
“Non c’è niente di male.” rise per rilassare l’atmosfera. “Hai ragione, io vi capisco benissimo”
Santana annuì.
“Beh, semmai volessi parlarne…io sono qui”.


Blaine era arrivato davanti al liceo McKinley con un quarto d’ora d’anticipo e aspettò pazientemente l’arrivo di Mercedes, Rachel e Finn. I tre ragazzi salutarono Blaine e salirono nella sua auto. Finn si sistemò accanto al guidatore, battendogli il cinque in saluto. Blaine fu piuttosto divertito dal gesto dello spilungone.
“Sono proprio curiosa di vedere com’è casa tua!” esclamò Rachel eccitata. Mercedes emise un verso in accordo con l’amica.
Blaine sorrise. “E’ piuttosto grande, l’ideale per una festa direi. Soprattutto il genere di festa che piace a Kurt!”
Le ragazze risero. “Superchic” disse solamente Finn.
In dieci minuti furono fuori dalla villa di Blaine. La casa era enorme ed elegante, il giardino era ampio con una bellissima fontana al centro e un’enorme gazebo che ospitava un lungo tavolo contornato da magnifiche poltroncine ricamate. Il verde disperdeva lo sguardo, cespugli e alberi da frutto pieni di foglie erano sparsi per il cortile. Tra il gazebo e la casa, stava una splendida piscina pulitissima. L’acqua luccicava sotto il riflesso del sole.
I tre rimasero a bocca aperta dalla bellezza della costruzione.
“E’ veramente fantastica!” esclamò Finn.
Blaine sorrise “Grazie ragazzi” rispose aspettando che si aprisse il grande cancello nero e seguendo il vialetto con l’auto fino ad arrivare al garage, dove lasciò il mezzo.
I ragazzi abbandonarono le borse in auto. “Venite, vi faccio fare un giro” li invitò Blaine.
L’Usignolo li accompagnò all’interno della villa. Sembrava che in casa non ci fosse nessuno. “I miei non hanno mai voluto assumere domestici” spiegò il ragazzo. “Sapete…paura di furti o peggio” aggiunse alzando le spalle.
Gli altri lo ascoltarono appena, abbagliati dallo splendore degli interni della casa.
Blaine mostrò loro il salotto, la cucina e la sua stanza. Erano immensi e molto lussosi. Sopra il suo letto, il ragazzo teneva appeso lo stendardo della Dalton e su una sedia notarono la giacca della divisa scolastica.
Sul comodino, lui e Kurt sorridevano da una cornice. Quando Finn notò la fotografia, sorrise all’idea della felicità che dimostrava il fratello.
Finita la visita, Blaine li accompagnò nel giardino. “Allora, che ne dite?” domandò.
“E’ perfetta, Blaine! Sarà una festa coi fiocchi!” esclamò eccitata Mercedes.


Santana cenò in fretta e da sola. Come al solito il padre era ancora in ospedale, mentre la madre si stava preparando per uscire.
Quando ebbe finito abbandonò la tavola alla domestica e si diresse in camera. Si sistemò il trucco e afferrò la borsa e la giacca. Poi scese in fretta le scale e si diresse verso la porta.
“Dove vai?” le domandò la madre impegnata a passarsi il mascara sulle ciglia, mentre la ragazza le passava davanti.
Santana alzò un sopracciglio e si fermò sorpresa. Da quando la madre si faceva i suoi affari? In genere aveva sempre evitato domande, sperando che le evitasse anche la figlia. La comunicazione non era proprio la base della famiglia Lopez, anche perché né il padre, né la madre, né tanto meno la figlia volevano che gli altri due sapessero i loro affari. Quel genere di affari era meglio tenerlo nascosto, in particolare alla moglie, al marito e alla figlia.
Santana aveva sempre sofferto per questa situazione familiare confusa, che durava da quando era bambina.
Crescendo, aveva capito che avrebbe dovuto imparare a badare a sé stessa. Poi, per quanto poteva approfittare dei genitori, lo faceva. Infondo, il padre guadagnava un sacco di soldi, le faceva avere tutto quello che lei desiderava ed era quasi sempre fuori casa, la madre le faceva fare tutto quello che voleva. Meglio di così. Ovviamente, finché era giovane.
“Da Brittany” rispose semplicemente.
“Praticamente vivi lì” commentò la madre.
“Praticamente qui non c’è mai nessuno” ribattè Santana.
La madre alzò le spalle e Santana né approfittò per andarsene.
“Ciao tesoro!” la sentì dire chiudendo la porta.
“Ciao mamma” salutò la ragazza, sperando che la sentisse. Poi salì nella sua auto e prese la strada verso la casa di Brittany.


Arrivata davanti alla porta di casa dell’amica, l’ispanica bussò.
Aprì la madre di Brittany. “Santana!” esclamò sorridendo appena vide la ragazza. Anche Santana le sorrise. Era identica a Brittany, quindi era quasi un riflesso automatico.
“Buonasera signora Pierce” la salutò.
“Santana, che hai fatto alla faccia?!” domandò sconvolta appena intravide le contusioni sul volto della ragazza.
“No comment” accennò lei scuotendo la testa.
La signora Pierce la guardò con sguardo materno – per lei era ormai quasi una figlia. “Vieni”. La fece entrare e poi le indicò le scale “Brittany è in camera sua” la informò. Santana annuì sorridendo e la madre di Brittany se ne tornò in salotto. Ormai la ragazza era di casa, lì.
Santana salì le scale e si avvicinò alla porta della stanza di Brittany.
La spalancò di colpo ed entrò gridando “Occhio all’orso, Britt, l’orso!”.
La bionda, che era seduta sul bordo del suo letto con in mano un quaderno e un evidenziatore, lanciò un urlo di spavento e cadde a terra, finendo dietro il letto, fuori dal campo visivo di Santana, la quale scoppiò a ridere. Tutti i fogli volanti caddero dal quaderno e l’evidenziatore finì dritto in testa alla ballerina che esclamò “Ahi!”, scatenando risate ancora più forti in Santana.
Brittany si rialzò confusa dall’accaduto, con un’espressione buffa stampata in volto. Santana richiuse la porta dietro di lei, ancora ridendo.
“San! Ma che è successo!?” domandò la bionda preoccupata.
“Tranquilla Britt, è tutto ok!” rispose l’ispanica.
Il viso di Brittany si distese. “San, non si scherza su queste cose!” la rimproverò.
Santana aggrottò le sopracciglia, l’espressione ancora divertita. Alzò le spalle e si avvicinò all’amica e le stampò un bacio nella guancia.
Brittany sorrise. Aveva già dimenticato l’orso, il volo che aveva fatto e l’evidenziatore che le era planato in testa.
Santana raccolse i fogli e li osservò. “Studiavi?” le chiese ironicamente.
Brittany la guardò persa. “Si, mi sono già dimenticata che materia è!” esclamò desolata.
Santana rise. “Dai vieni qua, ti aiuto io” le disse sedendosi sul letto.
Brittany non si fece pregare. Raggiunse l’amica di corsa e le gettò le braccia al collo, cogliendo Santana di sorpresa.
“Allora…è spagnolo, scema!” esclamò la mora guardando la copertina del quaderno.
Brittany sorrise, persa nei suoi pensieri. Santana aprì la bocca con l’intenzione di dire una frase in spagnolo, ma fu subito zittita dalle labbra della bionda che si impadronirono delle sue. Il bacio durò per qualche secondo, poi Brittany si allontanò di poco dal volto dell’amica.
“Cavolo, San, non sei ancora abbastanza brava ad tenere l’attenzione. Continuo a vedere solo quanto sei bella!” esclamò la ragazza. Poi scosse la testa. “Non sei portata per insegnare”.
Santana sorrise. “Parla, parla, intanto l’orso è ancora qui nei dintorni” l’avvertì scherzando.
Brittany sbiancò. “Britt scherzavo!” si corresse l’ispanica preoccupata dal fatto che la bionda l’avesse presa così sul serio. La sua fobia per gli orsi l’aveva sempre divertita. Qualsiasi genere di animale suscitava la curiosità di Brittany. Stranamente, gli orsi ne suscitavano solo la paura. Forse era rimasta scioccata da qualche documentario, pensava Santana.
“San adesso basta, ti prego!” la implorò l’amica con espressione angosciata.
“Ok, ok…tranquilla non c’è nessun orso” la calmò. Poi si appoggiò alla testiera del letto e Brittany si rannicchiò su di lei. Santana le passò una mano sui capelli dorati e ne respirò il profumo dolce.
“Non mi hai ancora detto come mai sei stata con Kurt dopo la scuola” disse ad un certo punto Brittany.
“Prima di andare al Glee, Karofsky lo ha provocato e io l’ho difeso” raccontò Santana. Brittany sorrise e le prese la mano orgogliosa.
“Quindi siamo andati a prendere un caffè insieme e abbiamo parlato” concluse l’ispanica.
“Di cosa?” domandò ancora la bionda.
“Di te” ammise Santana. Brittany spalancò gli occhi. Non se lo aspettava; sapeva che Santana pensava a lei anche quando non erano insieme – d’altro canto lei stessa non pensava quasi ad altro – ma sentirlo dire da lei era bellissimo. Alzò la testa e guardò l’amica negli occhi, un bel sorriso stampato in faccia.
“Santana, ora io e te siamo una coppia?” le chiese fissandola con uno sguardo tenero.
Quelle parole colpirono la mora come uno spillo infilzato sul braccio. Aprì la bocca senza nulla da dire.
Erano una coppia? Non voleva dire di no, ma non riusciva a dire nemmeno di si.
Brittany comprese subito l’indugio dell’amica e si tirò su, appoggiando la schiena alla testiera anche lei, a fianco di Santana, senza toglierle gli occhi di dosso.
“Beh…è così strano da dire” confessò la mora.
“Strano? A me non è sembrato strano, e neanche difficile” constatò l’altra.
Santana chiuse gli occhi. Li riaprì dopo mezzo minuto. Brittany aspettava ancora una risposta. L’ispanica girò la testa un paio di volte cercando le parole giuste.
“Brittany, se dicessi che lo siamo poi dovremmo cominciare di nuovo a parlare di etichette. E non mi va per niente”
Brittany sospirò. “Santana, non mi importa di questo, voglio solo sapere se le cose sono cambiate. Come posso non sapere se sono single o impegnata?” chiese quasi tra sé e sé.
“Britt, ti fai troppe domande” concluse Santana sviandola.


Angolo dell'autrice Ciao! Sempre in attesa di Born this way, ecco l'ultimo capitolo. A quanto pare Kurt e Santana avevano tante cose da dirsi, infatti è uscito abbastanza lungo, ma non mi dispiace.
Spero vi piaccia e spero di leggere tante recensioni!
Baci e buona visione della 2x18!

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Capitolo 18
*** Amori passati ***


Santana si era alzata particolarmente presto quella mattina. Aveva passato tutta la serata da Brittany ed era tornata a casa più sveglia di quando era partita.
Per di più, odiava restare in quella casa enorme da sola, cosa che succedeva minimo quattro giorni a settimana.
Scese le scale e salutò con la mano la domestica, che le aveva già preparato il caffè in tavola. Lo bevve con tranquillità, poi tornò in camera sua e si preparò per andare a scuola.
Indossò una maglietta bianca, una camicia a quadri rossa e bianca e un paio di jeans. Si guardò per un attimo allo specchio e si lasciò trasportare dai suoi pensieri.
Di nuovo non era riuscita a dire a Brittany quello che lei voleva sentirsi dire. Non sapeva nemmeno se era quello che voleva. Una coppia? Era così strano dirlo. E non le piaceva.
Non voleva farla soffrire, ma nemmeno mentirle, almeno riguardo una cosa così importante. D’altro canto, Brittany aveva ragione. La cosa cominciava a farsi complicata. Santana non aveva la minima intenzione di dividere la bionda con altri, ma non era mai stata per i rapporti esclusivi.
Non poteva certo negare che con Brittany era diverso, lei era speciale. Ma non sarebbe riuscita a fare un cambiamento del genere così in fretta, nemmeno per lei.
Si ritrovò così a pensare a come era sempre stata lei con gli altri, in particolare pensò ai ragazzi del Glee e a come l’aveva cambiata la scoperta di provare dei sentimenti veri.
Ripensò all’amicizia appena nata con Kurt, ai momenti in cui cantava e si divertiva con Mercedes. Riesaminò la sua vecchia amicizia con Quinn. Se ne erano fatte di tutti i colori ultimamente e forse si sentiva anche un po’ in colpa. Beh, forse non così tanto, ma magari avrebbe potuto fare uno sforzo, la sua Brittany l’avrebbe apprezzato.
Ridendo tra sé e sé si ricordò di tutte le prese in giro con cui aveva torturato Finn. Era stata davvero stronza con lui. Decise che si sarebbe scusata, se le fosse capitata l’occasione.
Improvvisamente il suo pensiero si soffermò su Puck. Tanti ricordi riaffiorarono. A volte le mancava il suo rapporto con Puck, quando entrambi si facevano trovare in qualsiasi momento, o addirittura quando stavano insieme. Infondo erano ancora particolarmente legati. Ok, Lauren era sotto controllo.


“Ehi Finn!” esclamò Puck correndo in contro all’amico che si teneva la caviglia con la mano. “Tutto ok fratello?”
I Titans si stavano allenando da circa un’ora quando Finn cominciò a sentire di nuovo un piccolo dolore sopra la base del piede. Si era quindi subito fermato per evitare di affaticarla e ora seguiva l’allenamento dalla panchina.
La coach Beiste aveva concesso loro una pausa, quindi Puck aveva deciso di andare a sincerarsi delle condizioni dell’amico.
“Tutto bene, spero” rispose Finn. Puck si sedette accanto a lui e si tolse il casco.
“Lo stesso fastidio di ieri?” domandò ancora Noah.
“Già. Accidenti, spero davvero che non sia nulla” disse il quarterback vedendo già messi in discussione il suo posto nel Glee Club, nella squadra di football e quindi nella piramide gerarchica della scuola.
Puck annuì. “Alla fine come è andata con Rachel?” domandò il ragazzo ad un certo punto.
Finn sospirò con delusione. “Da schifo. Sono stato un idiota!” si lamentò.
“Ah, che hai combinato stavolta?” chiese Puck scuotendo la testa.
“Avevo la possibilità di dirle…quello che provo, e l’ho sprecata!” rispose Finn irritato da sé stesso. “E’ che…nonostante tutto mi fa ancora male” aggiunse.
“La caviglia?”
“Quando te la stavi per portare a letto, genio!” replicò lo spilungone.
Puck guardò a terra. “Ah, già…beh mi dispiace, te lo detto. Comunque è tutto un giro, se ci pensi bene”
Finn lo guardò con sguardo interrogativo per un momento, poi capì. “Già, alla fine le nostre ragazze sono sempre quelle…Quinn, Rachel, Santana…” intuì.
“Già. Le migliori” sorrise Noah.
“Aspetta un secondo. Non è la stessa cosa, quando tu sei andato con Quinn e Rachel, loro erano le mie ragazze! Santana non era la tua ragazza quando siamo stati insieme!” lo attaccò Finn.
“Ehi amico, lo sai che tra me e Santana è sempre andata avanti comunque!” si difese l’altro.
Il quarterback ci ripensò. “Ti piace davvero così tanto Lauren?” domandò con espressione stranita.
Puck ridacchiò. “Strano eh? Comunque si, mi piace! E’…l’unica ragazza con cui mi sono dovuto dannare! Le altre le posso avere quando voglio” spiegò il ragazzo.
“E ti piace solo per questo?”
“Beh, mi fa uno strano effetto, non lo so spiegare, sai, succede! E’ l’amore, fratello”
Finn lo guardò poco convinto. “Maddai” rise.
Puck gli diede una piccola spinta e rise con lui. “Avanti, non sfottere! L’adoro!”
Finn smise di ridere. “E se andassi di nuovo a letto con Santana?” lo provocò.
Puck si bloccò. “Vacci” rispose guardando dritto davanti a sé.
Il quarterback alzò una sopracciglia. “Puoi essere sincero con me amico” sorrise.
Noah sospirò. “D’accordo, non mi va molto, però io sto con Lauren, non mi dovrebbe interessare con chi va Santana”
“Non dovrebbe. Ma ti interessa, eh?”
“Diciamo che preferisco starci io che ci stiano gli altri” replicò Puck con fare possessivo.
Finn sorrise di nuovo.


Rachel, Mercedes e Finn arrivarono a casa di Blaine verso le quattro del pomeriggio, dopo aver arruolato anche Puck e Sam per i lavori pesanti.
Avevano deciso di preparare la festa il pomeriggio prima per evitare di perdere la scuola il giorno dopo.
Blaine li accolse con un gran sorriso stampato in volto, soprattutto Sam e Puck che prospettavano una fatica minore per gli altri.
I ragazzi avevano tra le braccia scatoloni pieni di luci e festoni. Blaine li aiutò a sistemarli nel garage, dopodiché offrì loro da bere e si accomodarono fuori sotto il gazebo. Sam e Puck erano ancora abbagliati dalla bellezza della villa dell’Usignolo e soprattutto dal bellissimo e ampio giardino.
Blaine li portò a fare una passeggiata fino alla fine dell’immenso parco, mostrandogli quanto si estendeva dietro i cespugli e tra gli alberi.
I preparativi per la festa procedettero con intensità finchè fece buio. Alla fine il giardino risplendeva, le luci erano fantastiche e per la festa di compleanno di Kurt si prevedeva un successone.
Finn era particolarmente contento perché non aveva sentito più fastidio alla caviglia. D’altro canto, aveva passato tutto il pomeriggio fissando Rachel che si dava da fare tra luci e festoni.
Il ragazzo passò tutta la serata a cercare un modo per farsi perdonare, passando quasi tutta la notte in bianco.
Naturalmente, a Rachel non era sfuggito nulla. Si era accorta di come il ragazzo l’aveva guardata per tutto il tempo, ma non aveva la minima intenzione di fargliela passare così liscia. Infondo lei era Rachel Berry e una star deve saper farsi desiderare.


Angolo dell'autrice Innanzi tutto mi scuso per il ritardo, ho avuto parecchio da fare, tanto da studiare e poche idee.
Ho visto un paio di video di Naya Rivera e Mark Salling e questo è l'effetto, infatti sono sempre stata abbastanza combattuta tra nel triangolo Puck/Santana/Brittany, anche se mi piacerebbe che Puck e Santana avessero un rapporto più unito, ma vabbè, sempre Brittana è la cosa più importante!
Beh, qualche parte Finchel di dovere e spero che mi tornino un po' di idee per la festa di Kurt, spero di farne un bel capitolo :)
Per questo qui perdonatemi vi prego =)
Ciao ciao e sempre grazie a chi legge e a chi lascia recensioni!!

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Capitolo 19
*** Attimi d'amore ***


Brittany si strinse di più a Santana, che camminava al suo fianco, mano nella mano. Era una serata tiepida, una brezza fresca le faceva venire i brividi.
Erano le sette di sera e Santana stava riaccompagnando a casa Brittany, dove aveva anche lasciato l’auto.
Entrarono nel parco cittadino che era di strada, con un bellissimo tramonto alle loro spalle.
Quando passarono davanti al lago, qualche uccello delle varie specie che lo abitavano spiccò il volo. Brittany si voltò ad osservarlo e si lasciò scappare un sorriso.
Il fruscio delle ali degli uccelli e l’improvviso rallentare della bionda fecero girare anche Santana ad osservare quel bellissimo momento.
Improvvisamente Brittany si bloccò del tutto, trattenendo anche l’amica stringendole ancora di più la mano.
“Che…” tentò di chiedere stupita Santana, ma fu interrotta dall’abbraccio stritolante della bionda.
L’ispanica non riuscì a trattenere un sorriso. Poi la allontanò di poco, per riuscire a respirare.
“Che bello che è stare qui” disse allora Brittany. “Con te” aggiunse appoggiando la testa sulla spalla di Santana. La mora si guardò in giro, stringendo l’amica. Non poteva non essere d’accordo. Il parco era bellissimo, deserto, il lago luccicava ancora sotto i deboli raggi di sole che ormai stavano per sparire e gli uccelli continuavano a volare avanti e indietro, lasciando in sottofondo il loro dolce battito d’ali.
Le sorrise e le stampò un bacio in fronte, poi le riprese la mano e ricominciò a camminare, uscendo dal parco.
Arrivarono ben presto a casa della bionda, che appena vide l’auto di Santana storse la bocca.
“Che hai?” domandò Santana aggrottando le sopracciglia con un sorriso divertito. Adorava quando Brittany se ne usciva con quelle espressioni.
“Stupida auto” commentò la ballerina.
Santana spalancò gli occhi. “Che ti ha fatto scusa?”
Brittany le gettò nuovamente le braccia al collo. “Ti porta via da me!” esclamò stringendo forte l’amica, come per non farla andare via.
La mora rise sciogliendo l’abbraccio, cosa che fece mettere ancora di più il broncio all’altra.
“Sali” ordinò dolcemente Santana all’orecchio di Brittany, che prima la guardò stranita, poi quando vide l’ispanica salire sui sedili posteriori dell’auto non se lo fece ripetere due volte.
La bionda chiuse lo sportello dietro di sé e si avvicinò il più possibile all’altra, sorridendo allegra.
“Hai già cambiato espressione, vedo” notò Santana.
Brittany rise e l’abbracciò. Stavolta la mora si lasciò andare tra le braccia dell’amica, poi le accarezzò la guancia e le scostò la frangetta bionda dal viso.
Brittany smise di ridere e avvicinò il volto a quello di Santana, finchè le loro labbra si incontrarono. Sembrava non si baciassero da giorni, la smania di avere le labbra l’una dell’altra occupò loro tutti i pensieri per un momento, dimenticando il mondo esterno.
Quando stavano così, c’erano solo loro due, non esisteva altro, nulla di abbastanza importante da far deviare le loro menti altrove.
Più il bacio continuava, più le loro lingue si incontravano, tanto più sapevano che dividersi sarebbe stata un’impresa dolorosa. Ma a loro non importava. L’unica cosa che contava era quel momento e la persona che tenevano tra le braccia.
Santana rabbrividì quando sentì la mano fredda di Brittany accarezzarle la pelle sotto la maglietta. Per quanto le piacesse quel contatto, le prese il polso e le allontanò la mano quando sentì che stava scendendo sulla minigonna scozzese che indossava.
Ad un certo punto Santana si staccò dall’intreccio dei loro volti e ricominciò ad accarezzare il viso di Brittany, che aveva accolto quel gesto con un po’ di dissenso.
“Devo andare” sussurrò l’ispanica.
Brittany sospirò forte e lasciò andare la schiena sul sedile, spalancando le braccia.
“No, dai!” si lamentò facendo sorridere l’amica.
“Su, è tardi” cercò di convincerla Santana.
“E allora? Tanto non ci sarà nessuno da te, che ti importa?” chiese stizzita Brittany. Santana si incupì leggermente e la bionda si portò una mano sulla bocca, cambiando espressione.
“Scusa” si corresse. “Non intendevo…” cercò di scusarsi, prendendo la mano della mora, la quale le sorrise per tranquillizzarla.
“Tanto è così, non ti preoccupare” disse baciandole la fronte.
“Allora rimani” la invitò la bionda speranzosa.
Santana sorrise teneramente alla vista dell’espressione supplichevole dell’amica.
“D’accordo” acconsentì. Impossibile dirle di no.
Brittany battè le mani contenta e si avventò su Santana facendole prendere un colpo.
“Ehi, buono cucciolo” scherzò la mora. Brittany sorrise allegra e le stampò l’ennesimo bacio sulle labbra.


Quinn si stese di peso sul suo letto e tirò un sospiro di stanchezza. Rimase lì a fissare il soffitto sognante.
Ultimamente si soffermava spesso a pensare alla sua bambina. A volte si chiedeva dove fosse, se stava bene, se sarebbe cresciuta felice. Poi si ricordava che non erano più affari suoi. Ma ogni volta si riprometteva che mai avrebbe lasciato quella bambina da sola, anche se la riteneva in buone mani. Ma d’altro canto Shelby Corcoran, la madre adottiva della sua piccola Beth, aveva già lasciato una figlia. Rachel.
Che strano. Infondo Rachel aveva ragione. Loro erano in qualche modo legate. Tutto d’un tratto si ricordò di quanto aveva penato Rachel l’anno precedente per trovare sua madre e dell’effetto che le aveva fatto conoscerla.
Il senso di colpa l’avvolse improvvisamente. Continuò a pensare al fatto di aver abbandonato una figlia quando sentì bussare alla porta.
“Ehi” la salutò Sam sorridente facendo capolino dalla porta.
Vedendo il viso del ragazzo, Quinn dimenticò i pensieri tristi e si aprì in un enorme sorriso.
“Sam!” esclamò gettando le braccia al collo del ragazzo. “Sei in ritardo!” lo accusò corrucciata.
“Scusa tesoro mio” rispose lui baciandole le labbra dolcemente. “Non volevo farti aspettare”.
Il sorriso di Quinn si allargò ancora di più. Chiuse la porta, prese il ragazzo per la mano e lo trascinò sul letto.
“Avevo tanta voglia di stare con te” disse la bionda abbracciandolo.
Sam sorrise e cominciò ad accarezzarle i capelli dorati. “Figurati io” le sussurrò all’orecchio.
Quinn lo guardò. “Sai, pensavo a Beth” lo informò.
Sam aggrottò le sopracciglia, con preoccupazione. “Tutto ok?” le domandò.
“Credi che potrò essere una brava madre in futuro se ho abbandonato una figlia?” replicò lei con tono sconsolato.
“Tu sarai una madre fantastica” rispose il ragazzo stringendola di più. “E poi non l’hai abbandonata. Hai fatto quello che ritenevi migliore per lei.”
“Ho fatto quello che ritenevo migliore per me” lo corresse Quinn.
Sam la guardò negli occhi, serio. “Quinn, in un modo o nell’altro, anche senza accorgerti, tu hai pensato a lei, non solo a te stessa. E’ inevitabile. Credo che non l’avresti lasciata andare se non ti fidassi ciecamente della persona a cui l’hai lasciata. Era la madre di Rachel, no?”
“Che l’ha abbandonata” aggiunse Quinn.
“Vedi? Tu sarai un’ottima madre in futuro, anche se non hai potuto tenere Beth, come la madre di Rachel ha dovuto lasciare andare lei, ma renderà Beth felice. Sai, potresti parlarne con Rachel. Penso che ti farebbe bene.” la tranquillizzò Sam.
Quinn sorrise e appoggiò le sue labbra su quelle del suo ragazzo. “Sei meraviglioso Sam. Con poche parole mi hai già fatto passare tutte le preoccupazioni.” lo ringraziò baciandolo nuovamente.
“Sono qui per te” rispose lui. “Ti amo” aggiunse rispondendo al bacio.
I due si lasciarono trasportare dai sentimenti che provavano in quel momento, le loro labbra continuavano ad incontrarsi. Quinn morse il labbro inferiore di Sam, che sentì un brivido percorrergli la schiena. Tolse la maglietta della ragazza che si lasciò fare, il sorriso ancora stampato in volto.
Sam osservò per un attimo il corpo scolpito della bionda. Ormai era tornata completamente in forma dopo il parto, ed era bellissima come sempre, perfetta.
Sam appoggiò le labbra sotto il seno di lei, che lo strinse ancora di più, respirando profondamente. Non lo aveva mai desiderato tanto come in quel momento e tutti i suoi propositi di castità stavano piano piano crollando sotto i baci dolci del biondino.
“Dimmi se vuoi che mi fermi” gli sussurrò il ragazzo all’orecchio.
Quinn lo guardò sorridente. Poi prese il bordo della sua maglietta e gliela sfilò, scoprendo i suoi addominali perfetti. Lo ammirò adorante, con il suo fisico perfetto era ancora più bello.
La ragazza gli passò la mano sulla guancia e poi riavvicinò il volto al suo, riunendo nuovamente le loro labbra e le loro lingue.
Sam le accarezzò la schiena nuda e Quinn sentì sempre più forte il bisogno di lui. Lo distese sul letto e gli montò sopra a cavalcioni, passandogli le labbra sul collo. Ormai la passione aveva preso il sopravvento su entrambi, i loro corpi e i loro cuori erano troppo vicini, ormai inseparabili.


Angolo dell'autrice
Eccomi qua! Ho cercato di fare presto, spero che questo capitolo vi piaccia. Penso che un parco al tramonto sia veramente molto romantico e ho voluto metterlo in sfondo a un momento Brittana :)
Poi mancava un po' di Quam, allora ne ho approfittato per cercare di inserire un po' di Faberry, che svilupperò nei prossimi capitoli.
Ok, adesso aspettiamo di vedere "Rumors", sperando in tanti bei momenti Brittana!!
Ciao a tutti, grazie a chi segue e recensisce e buona visione della 2x19!

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Capitolo 20
*** Perchè scappi? ***


Il pomeriggio del giorno successivo ci fu un via vai continuo a casa di Blaine.
I preparativi per la festa che si sarebbe tenuta quella sera giungevano al termine, e tutti i ragazzi delle Nuove Direzioni si stavano dando da fare.
Kurt stranamente non aveva dato particolare importanza al fatto che quel giorno fosse il suo compleanno e quando il professor Schuester e i ragazzi del Glee gli avevano fatto gli auguri e gli avevano intonato ‘Happy Birthday to you’ li ringraziò felice delle loro attenzioni, ma non aspettandosi altro di importante.
Mercedes passò presto a prendere Kurt per un pomeriggio di shopping che fungesse da diversivo per distrarlo mentre gli altri si impegnavano nei preparativi.
Finn, Rachel, Puck e Artie arrivarono molto presto a casa di Blaine e cominciarono a preparare tramezzini e panini vari.
Verso le tre del pomeriggio furono raggiunti da Sam, Quinn, Mike, Tina e Lauren che portarono le casse e lo stereo per la musica, assieme al mixer e a vassoi pieni di pizzette e altre cibarie. Brittany e Santana arrivarono dopo mezz’ora con la torta di compleanno.
Blaine li informò che aveva provveduto ad ingaggiare un dj professionista, un amico di Wes Adler, uno degli Usignoli.
“Fico” commentò Sam dopo aver appreso la notizia. “E gli altri invitati?”
“Tutto a posto” rispose Blaine. “Verranno tutti gli Usignoli, più qualche altro compagno di scuola e una dozzina di nostre amiche della Crowford Country Day.” Quinn tirò una gomitata a Sam quando lui sorrise all’annuncio dell’Usignolo. Lui le soffiò un bacio sorridendo, cosicché nemmeno lei riuscì a trattenere una risatina divertita. Blaine non ci mise molto a capire quello che c’era tra loro.
“Ho contattato anche altri vecchi amici di Kurt, suo padre mi ha aiutato a trovarli.” continuò Blaine.
“Ottimo” constatò Finn con un vassoio pieno di tramezzini in mano.
“E…Alcuni ragazzi della vostra squadra di football” concluse guardandoli con discrezione.
Tutti si bloccarono, fissando Blaine increduli.
“Chi?” domandò Rachel alzando le sopracciglia.
“Beh…Cinque o sei ragazzi, tra cui…Karofsky e il suo amico, quello grosso” spiegò il ragazzo.
“Azimio” borbottò Puck.
“Karofsky stava infastidendo di nuovo Kurt l’altro giorno” li informò tranquilla Santana.
Blaine la guardò annuendo. “Mercedes me l’ha raccontato. E’ stato molto difficile guardarlo in faccia senza cercare di prenderlo a pugni, ma…ci sono riuscito” disse sorridendo.
Santana incrociò le braccia e lo guardò.
“Non mi piace molto questa storia” commentò Puck.
“Davvero, ci ha riprovato, quell’idiota? Non so se riuscirò ad stare calmo quanto te, Blaine” esclamò nervoso Finn.
“Siamo con te amico” intervenne Sam annuendo.
“Tranquilli, ragazzi. Non serve. Ci ho parlato, di nuovo, ed è stata dura ma alla fine mi ha ascoltato. E, beh, a loro penso basti divertirsi infondo, una festa vale l’altra. Ho pensato che magari, avrebbe aiutato ad…aprirgli gli orizzonti” sorrise l’Usignolo.
“Se prova ad avvicinarsi a Kurt da solo lo prendo a calci” concluse Finn alzando il sopracciglio con convinzione.
Rachel lo guardò e sorrise tra sé e sé. Era così dolce quando difendeva il fratello.


Alle sei si ritrovarono tutti davanti insieme davanti al gazebo ad ammirare la loro opera.
Il giardino era ufficialmente perfetto. Il party era pronto.
“Ok, ragazzi” esclamò Blaine soddisfatto. “Vi aspetto qui per le otto e mezza. Mercedes porterà qui Kurt alle otto e quaranta. Puntuali!”


“Ehi San, vuoi un passaggio?” chiese Puck alla ragazza avvicinandosi da dietro e avvolgendole le spalle con il braccio.
Santana lo guardò interessata. “Mmm…e la tua ragazza, la smontiamo e la spediamo direttamente a casa?” sorrise ironica.
Puck scosse la testa sorridendo sotto i baffi. “Smettila con questa storia, ormai i lividi non si vedono praticamente più, potrebbe pensare di ripassarli un po’” l’avvertì.
Santana alzò le spalle. “Comunque torna a casa con i suoi, passano di qua dopo il lavoro” la informò il ragazzo.
Santana si morse il labbro soddisfatta. Cercò Brittany con lo sguardo. La vide ridere e scherzare con Mike, Tina e Finn. Bene, sarebbe potuta benissimo tornare a casa con Mike. Era sicura che l’asiatico con sarebbe stato così pazzo da lasciarla guidare.
“Ok” disse solamente. Puck sorrise, le afferrò il polso e la condusse verso la sua auto.
Santana lanciò un ultimo sguardo verso la biondina, poi entrò nell’auto di Puck, che mise in moto.
“E così hai difeso Kurt con Karofsky eh?” le domandò Puck dopo essersi infilato in strada.
“Sorpreso?” ribattè lei.
“Ovviamente”
Santana ridacchiò. “Perché mai? Non sono il diavolo in persona, che credete?”
“Ah no, Satana?” rise il ragazzo.
“Scemo” commentò lei tirandogli una pacca sul braccio. Puck continuò a ridere.
“Cambiamo discorso, che è meglio. Ti stai ancora dannando dietro alla montagna coi piedi?” chiese lei sarcastica.
“Diciamo di si” rispose lui distrattamente. “Gelosa?” aggiunse poi lanciandole un’occhiata.
Santana alzò le spalle. “E perché mai? Ormai sei storia vecchia per me” replicò.
Questa risposta infastidì parecchio Puck. Non gli piaceva pensare di non essere più neanche un po’ nel cuore di Santana. Anche lasciando da parte i record personali, questa situazione gli aprì gli occhi ulteriormente sul fatto di non essere più il Puck di prima. No, non gli andava di essere dimenticato da lei, di non avere più quel punto fermo su cui fare affidamento.
“Ah è così?” commentò quindi Noah.
“Perché, non è così anche per te?” esclamò Santana scuotendo la testa.
Puck fece una pausa prima di parlare, poi le lanciò un’altra occhiata, questa volta soffermandosi sul corpo perfetto della ragazza, sulla sua pelle leggermente scura, sul suo viso latino così attraente. Sospirò.
“Non ho ancora trovato un motivo per dimenticarti, sinceramente. Cioè, non l’ho nemmeno mai cercato”.
Santana spalancò gli occhi, alquanto incredula. Strano che Puck le dicesse così facilmente quello che gli passava per la testa.
“Insomma, a parte il fatto che sei la cattiveria fatta persona…” continuò il ragazzo, sorridendo quando la vide incrociare le braccia al petto e imbronciarsi. “Scherzo. Ok, non sei comunque un angelo, però sei…insomma, sei…tu. Sei così…sexy” disse il ragazzo continuando a girare gli occhi tra lei e la strada.
Santana rise ancora. “Beh, pensavo ti fossi convertito al culto della quantità…più che della qualità” rispose maliziosamente.
“Diciamo di si” ripetè lui cercando di non prestare più attenzione alle gambe perfette della mora che si intravvedevano sotto la minigonna.
Dopo pochi minuti furono davanti a casa di Santana.
“Grazie Noah” disse lei afferrando la maniglia dello sportello dell’auto. Si bloccò subito sentendo la mano di Puck stringere il suo polso.
“Aspetta” la invitò lui.
Lei lo guardò con sguardo interrogativo. In un attimo, Noah si dimenticò di Lauren, di quanto quella meraviglia che aveva davanti potesse essere stronza. La prese dietro la nuca con l’altra mano, avvicinò i loro volti e spinse le sue labbra su quelle della ragazza.
Santana rimase sorpresa dal gesto di Puck e ci mise qualche secondo per realizzare.
“Noah!” esclamò cercando di allontanarlo. “Che fai?!” gli domandò incredula.
Il ragazzo era ancora più scioccato di lei. Lo aveva respinto. Perché lo aveva fatto? Non si sarebbe mai aspettato di essere rifiutato da lei. Ora le cose si facevano serie. Non si spiegava se fosse il fatto di essere stato respinto o se fosse a causa della bellezza incredibile di Santana, ma ora, anche per una questione personale, voleva arrivare fino in fondo. Voleva di nuovo lei, per l’ennesima volta, voleva solo lei.


Santana rientrò in casa ancora leggermente frastornata, più dalla sorpresa che dal bacio – conosceva la bocca di Puck anche meglio della sua.
Non pensava assolutamente che Puck avrebbe rischiato di far arrabbiare di nuovo Lauren. Si ripromise che non l’avrebbe più istigata – i lividi non andavano di moda quella stagione.
Però non le era dispiaciuto. Infondo Puck era sempre Puck e allontanarlo non era stato molto facile. Semplicemente non ne aveva voglia. Ma allora perché l’aveva fatto? Non è che ci avesse pensato molto, lo aveva fatto quasi automaticamente. Probabilmente si era resa conto che non era la cosa giusta da fare. Ma da quando Santana Lopez si preoccupava di fare la cosa giusta?
Mentre ci rifletteva su, squillò il cellulare. Controllò il display. Era Brittany.
“Ehi Britt” rispose con voce piatta.
“Santana! Ma dove sei finita?” esclamò Brittany dall’altra parte della cornetta, con tono molto preoccupato.
“Tranquilla, sono a casa, dove dovrei essere?” la calmò la mora.
“Non ti ho più vista da Blaine, pensavo che saremmo tornate a casa insieme!”
“Ti ha accompagnata a casa Mike?” chiese Santana.
“Si” rispose l’altra con tono un po’ triste.
“E allora? E’ tutto ok, no?” ribatté l’ispanica.
“Beh…pensavo che mi avresti aspettata…ma te ne sei andata da sola?” domandò ancora la bionda sconsolata.
“Sono tornata con Puck” disse semplicemente Santana.
Brittany non rispose subito. “Puck?” ripeté dopo qualche secondo.
“Si, perché?”
“No, niente…ok, mi vieni a prendere stasera?”
“Certo Bri Bri, alle otto e un quarto sono da te”
“Ciao” sorrise tristemente Brittany. Sapere che Santana era rimasta da sola con Puck non le piaceva neanche un po’, visti i recenti avvenimenti. Chiudendo il telefono, sentì la gelosia invaderle il petto e le immagini di Santana e Puck insieme riempirle la testa.
La biondina sospirò e salì in camera sua per prepararsi per la festa.


Angolo dell'autrice
Ecco ci sono ricascata! Scusatemi tanto per il ritardo (ieri è stata una giornata micidiale) e mi scusi chi ama il Brittana (quindi mi devo scusare anche con me stessa) ma Santana è troppo fantastica e la vedrei troppo anche con Puck :( ok dividiamola col mondo intero ;)
Comunque dopo essermi accorta che in "Duets" quando fanno le votazioni nella gara dei duetti Mercedes scrive sul foglietto "Mercedes + Satan" non ho potuto non farci un piccolo riferimento!!
Grazie a tutti quelli che seguono e recensiscono la storia, come sempre!! Spero che vi piaccia :)
Baci!!

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Capitolo 21
*** La festa di Kurt - Parte I ***


“Kuuuurt! Muoviti!” esclamò Mercedes dalla sua camera. Kurt era chiuso nel bagno, impegnato tra creme e lacca.
“Non mi dici nemmeno dove andiamo, non posso rischiare di essere fuori luogo” rispose lui al di là della porta.
Mercedes sorrise. Dopo qualche minuto Kurt uscì dal bagno, con un sorriso splendente.
“Wow, Kurt, stai proprio bene!” esclamò Mercedes. Kurt indossava una bellissima camicia bianca con un paio di bretelle nere sopra un paio di pantaloni dello stesso colore.
“Anche tu” disse lui stampandole un tenero bacio sulla guancia, facendola arrossire.
“Avanti, andiamo!” esclamò la ragazza prendendolo per la mano. Lui la seguì verso l’uscita della sua casa.
“Almeno dimmi dove andiamo, la macchina mica si guida da sola!” rise Kurt.
“Ok, passiamo a prendere Blaine a casa sua” lo informò Mercedes.
Il ragazzo ci pensò su per un attimo, poi lo invase la felicità di aver anche solo sentito il suo nome.


Kurt e Mercedes parcheggiarono leggermente lontano dalla casa di Blaine. Al ragazzo sembrò alquanto strana quella scelta, ma con qualche astuto giro di parole, Mercedes lo convinse che il suo unico scopo era sgranchirsi un po’ le gambe. Poco convinto, Kurt accettò di fare quattro passi.
Arrivarono davanti casa Anderson in breve tempo. Stranamente il giardino era completamente al buio, si intravvedeva solo una luce provenire dalla finestra della cucina della villa.
Kurt si guardò intorno stranito. I due attraversarono il grande cancello nero e si ritrovarono all’interno dell’enorme giardino. Le uniche cose che Kurt scorse furono naturalmente il grande gazebo bianco e la piscina buia.
Fu un attimo. Tutte le luci si accesero improvvisamente. Dal gazebo partivano delle file di lampadine colorate che raggiungevano gli alberi. I fari interni della piscina illuminarono l’acqua cristallina di diversi colori, creando uno spettacolo mozzafiato.
Kurt fece appena in tempo a notare il giardino addobbato a regola d’arte, perché una trentina di persone saltarono fuori da dietro gli alberi gridando “BUON COMPLEANNO KURT!”.
Kurt rimase impietrito per la sorpresa. Gli uscì un sorriso imbarazzato e diventò tutto rosso.
“Sei adorabile quando arrossisci” gli sussurrò in un orecchio Blaine abbracciandolo.
Kurt sorrise. Si guardò in giro, tenendo la mano di Mercedes che gli sorrideva accanto.
Il giardino era stato preparato splendidamente. Il gazebo era addobbato alla perfezione, il tavolo piene di cibarie disposte con un’eleganza indicibile, perfino un piccolo palco in cui avevano montato un fantastico mixer dove stava prendendo posto un ragazzo che non conosceva.
Guardò tra la folla di persone che c’erano lì per lui e individuò tutti i ragazzi delle Nuove Direzioni che gli sorridevano.
Vide Rachel, bellissima in un elegante vestito azzurro. Accanto a lei Finn e Puck, entrambi in camicia, il primo blu e l’altro nera.
Poi notò Tina accanto a Mike, Sam e Quinn, le due ragazze splendide, una in nero, l’altra in rosso, poco più in là vide Lauren e Artie, anche loro fantasticamente addobbati a festa. Accanto a Mike c’erano Brittany, meravigliosa nel suo vestito bianco che le arrivava al ginocchio e accompagnato ai suo capelli dorati la faceva sembrare un angelo e Santana che gli sorrideva, bella da mozzare il fiato, indossava un vestito lungo quanto quello di Brittany, rosso.
Erano tutti fantastici, notò poi i suoi ex compagni della Dalton – in borghese, anche l’eleganza della giacca e cravatta non mancava – e alcune conoscenti della Crowford Country Day.
Riconobbe poi tanti vecchi amici, che andarono a salutarlo con affetto.
Quando tutti ebbero salutato e fatto gli auguri a Kurt, lui rimase con i ragazzi del Glee, mentre il dj cominciava a suonare.
“Ragazzi…è…fantastico” riuscì a dire emozionato. Tutti gli amici gli sorrisero. “Siete incredibili” aggiunse.
“No, lo sei tu, per questo queste persone sono qui” rispose Rachel abbracciandolo. Lui ricambiò felice.
“Vero” intervenne Finn. “Divertiti fratello, questa sera sei tu la star!”. Tutti gli altri risero.
“Non so come ringraziarvi ragazzi!” esclamò Kurt.
“Boh, firmarci un assegno a ciascuno” rispose Santana. “Oppure basta un grazie!” aggiunse sorridendo.
Gli altri scoppiarono in una gran risata. La festa si prospettava un successone.


I membri della squadra di football arrivarono dopo mezz’ora.
Blaine andò ad accoglierli con Kurt attaccato al suo braccio.
Gli fecero gli auguri con una stretta di mano, che Kurt ricambiò senza lasciare Blaine un attimo.
Karofsky entrò per ultimo. Proprio in quel momento si avvicinarono Finn e Puck – che incontrando lo sguardo di Santana, le fece cenno di seguirli – che avevano notato l’arrivo dei Titans e volevano sincerarsi della situazione.
I tre si affiancarono a Blaine e Kurt e fissarono Karofsky.
“Auguri Hummel” disse il ragazzo tendendo la mano verso Kurt. L’altro esitò ad afferrarla.
“Avanti Kurt” lo incitò Blaine tranquillo. “Dave non farà l’idiota stasera” aggiunse beccandosi un’occhiataccia di Karofsky, mentre gli occhi degli altri tre erano ancora puntati su di lui.
Kurt gli strinse la mano. “Grazie” accennò.
“Fai attenzione Karofsky, ti teniamo d’occhio” lo avvertì Puck. Finn annuì.
“Non sono qui per fare casino, sono stato invitato” si difese il Titan.
“Certo. Basta che non ci costringi a metterti le mani addosso e vedrai, sarà una bellissima festa” concluse Finn.


La festa fu effettivamente perfetta. Tutti si stavano divertendo, ballavano, parlavano e scherzavano.
Alle undici Blaine e Finn portarono la torta in tavola, con diciassette candeline accese.
Il sorriso di Kurt arrivava da un’orecchio all’altro. Spense le candeline con un soffio e tutti i presenti applaudirono e urlarono.
Mentre Blaine tagliava la torta, Rachel e Mercedes salirono sul palco e afferrarono un microfono.
“Kurt questa è per te!” esclamò Mercedes e il dj fece partire la base di ‘Happy Birthday’ di Stevie Wonder. Le due ragazze cominciarono a cantare, seguite dal coro dei presenti. Kurt le guardava contento e commosso.
L’esecuzione fu fantastica, come ci si poteva aspettare dalle due dive del Glee Club.
Quando la canzone finì, Rachel si schiarì la voce. “Vorrei dire due parole su Kurt. Vi prometto che sarò breve!” aggiunse scatenando sguardi poco convinti e risatine tra i presenti. “Svegliami quando ha finito” sussurrò Santana all’orecchio di Brittany facendola ridere.
“Kurt…due anni fa ti ho conosciuto per la prima volta. Non sono mai riuscita a capirti, l’anno scorso, perché non sono mai andata oltre l’apparenza. Ti ho sempre visto come un rivale, invece…sei un amico. Da quella volta in cui mi hai chiesto di aiutarti a preparare l’assolo per un’audizione, mi hai aperto gli occhi. Mi hai chiesto aiuto e io…sono stata così felice di poterti aiutare. Davvero. E lo farei ancora, qualsiasi cosa tu abbia o avrai bisogno. E non solo io. Siamo tutti qui per te questa sera, Kurt, per una semplice ragione.” disse Rachel. Kurt la guardò con le lacrime agli occhi. “Perché ti vogliamo bene” concluse con un enorme sorriso. Poi corse giù dal palco e lo strinse forte, seguita a ruota dalle Nuove Direzioni e da tutti gli amici di Kurt, che ormai non riuscì più a trattenersi.
In quel momento salì anche Blaine sul palco. “Io sarò ancora più breve” annunciò afferrando il microfono. Kurt lo fissò con gli occhi spalancati, appena offuscati dalle lacrime, in preda all’emozione. “Kurt. Non lo so come hai fatto, ma in pochi mesi mi sei entrato nel cuore così…profondamente…io non so come, davvero. Non sono mai stato così vulnerabile e così forte allo stesso tempo. C’è poco da aggiungere e non ci sono parole per esprimere il bene che ti vogliamo, tutti noi. Ma abbiamo un regalo per te” disse Blaine, scatenando ancora di più la commozione di Kurt che salì sul palchetto e gettò le braccia al collo del ragazzo.
Mercedes portò una piccola scatola chiusa da un fiocco rosso a Kurt, che la prese schioccando un gran bacio sulla guancia all’amica, che lo abbracciò.
Poi il festeggiato prese il microfono, cercando di asciugarsi le lacrime. “Ci sono ancora meno parole per ringraziarvi, tutti quanti. Vi voglio bene anche io. E voi” aggiunse guardando le Nuove Direzioni, che gli sorrisero. “Siete i perdenti più fantastici del mondo!” esclamò scatenando le risate dei ragazzi del Glee Club.
Kurt tolse il fiocco rosso e aprì la scatola. Guardò dentro e ne tirò fuori due biglietti fissandoli a bocca aperta, il fiato mozzato.
Erano due biglietti per la prima del rifacimento di ‘My Fair Lady’ a Broadway, che si sarebbe tenuto quell’estate.
“B-B-Broadway?” balbettò incredulo il ragazzo. Tutti risero.
“Mi sono ricordato bene quando hai mi hai detto che ‘My Fair Lady’ era uno dei tuoi musical preferiti. Dopo aver saputo che c’era la prima a Broadway, abbiamo deciso di farti questo regalo. Sei felice?” chiese conoscendo già la risposta.
Kurt lo abbracciò forte, poi abbracciò anche Mercedes al suo fianco.
“E’ favoloso, davvero, io…adoro questo musical! La prima! A…Broadway! I-incredibile, ragazzi grazie mille vi adoro!!” esclamò felice Kurt.
“Bene, ora ci sta un bel brindisi a Kurt!” intervenne Finn, dirigendosi verso il tavolo in cui erano posate alcune bottiglie di champagne.
Lui, Puck, Sam e Mike ne afferrarono una a ciascuno, porgendone una anche a Blaine.
Le stapparono facendo partire i tappi in aria, scatenando le grida di approvazione e gli applausi dei presenti. La musica ripartì e i ragazzi riempirono i bicchieri di champagne.
“A Kurt!” esclamò Rachel alzando il bicchiere, seguita dagli altri. “A KURT!” gridarono tutti.
Ormai il sorriso era stampato fisso nel viso di Kurt, che sentiva la felicità di quel momento attraversargli le vene, ricevendo pacche e abbracci ogni volta che si girava.


“Ehi Rachel!” la chiamò Finn avvicinandosi a lei. Rachel si voltò e gli sorrise.
“Finn!” esclamò.
“Che ne dici? Sta andando alla grande!” si rallegrò lui.
“Ma certo” annuì lei. “Avevi dubbi?” chiese poi fingendo stupore.
Finn sorrise. “Certo che no. Comunque volevo dirti che…sei stata fantastica, prima, con Kurt. Hai detto delle cose bellissime.”
“Beh, mi sono dovuta impegnare per cercare di tenere testa al discorso che hai fatto tu al matrimonio dei vostri genitori!” scherzò la ragazza. Finn rise. “Già”.
Si voltarono entrambi verso l’improvvisata pista da ballo. “Ti va di ballare?” domandò lui. Rachel ridacchiò.
“Con te?” rispose.
Finn rimase di stucco e accennò a diventare rosso. “Beh…si” mormorò il ragazzo.
Lei si alzò dalla sedia con eleganza e gli afferrò una mano. “Con te ci ballerei sempre!” esclamò ridendo allegra.
Anche Finn sorrise. “Per farti quattro risate eh?” disse quasi tra sé e sé, senza ricevere risposta da Rachel che stava ancora ridendo.
Si diressero verso la pista di ballo. Finn le mise un braccio sulla schiena e le afferrò la mano con la sua.
Rachel smise di ridere e gli fece un gran sorriso, subito ricambiato da lui.
Cominciarono a ballare un lento sotto le romantiche note di ‘You’re beautiful’ di James Blunt.
Per un momento Rachel si dimenticò di tutte le persone che aveva intorno. Vedeva solo il bellissimo ragazzo che la stringeva tra le braccia, il suo primo e unico amore. Quanto aveva sofferto per lui, sempre messa in secondo piano rispetto a Quinn. Quanto aveva pianto per aver mandato all’aria quella favola che stavano vivendo fin qualche mese prima. Quanto si era sentita stupida e inutile. Aveva cercato di dimenticare tutto, di dimenticare lui, cercando di sentirsi di nuovo la star che era sempre stata e invece non era riuscita a uscire da quel tunnel di sofferenza, né a tornare a brillare, perché la sua luce era Finn. Non riusciva a descrivere la sicurezza che le davano quelle braccia forti che a stringevano, nemmeno a sé stessa. Inutile mentire a tutti, inutile mentire a sé stessa. Lo amava, come lo aveva sempre amato. Sicuramente non meno, molto probabilmente di più.
Finn abbassò di più la testa e sentì il dolce profumo dei capelli di Rachel invadergli il volto. Sospirò piano perdendosi in quell’incantesimo che solo la sua vicinanza gli regalava. Quasi senza rendersene conto, la strinse più forte.
“Finn non esagerare” sussurrò Rachel cercando di allentare la presa del ragazzo – con più difficoltà nel trovare la volontà di allontanarlo che nell’atto stesso. “Non è il caso”.
“Scusa” rispose lui rilassando le braccia.
Rachel gli sorrise, per fargli capire che aveva apprezzato il gesto.
“Finn posso farti una domanda?” chiese la ragazza guardandolo in viso.
“Certo” rispose lui con tono indagatorio.
“Tu e Quinn non state più insieme, vero?”
Finn non rispose subito. “No, effettivamente” disse dopo qualche secondo. “Ci siamo lasciati qualche giorno fa”.
Rachel annuì in segno di aver capito. “E…posso chiederti perché?” domandò ancora, diretta come al solito.
Finn si sentì in difficoltà. Aveva così tante cose da dirle, e non aveva idea di come. “A-avevo voglia di…staccare. Di stare un po’ da solo” rispose allora, pentendosene subito. Rachel abbassò lo sguardo per non fargli notare l’evidente delusione che le si era stampata in volto.
L’unica cosa a cui pensò Finn per il resto della canzone fu a quanto era stato stupido. Finn Hudson, che idiota.


Angolo dell'autrice
Saluti a tutti! Ci ho messo più di un weekend e me ne vergogno, non potevo finire tutto il capitolo della festa in poco tempo quindi ho deciso di dividerlo per non farvi aspettare troppo :)
Per me My fair lady è perfetto per Kurt (mi ricorda quando doveva far diventare attraente Rachel!)
Spero vi piaccia, arriverò al più presto con la seconda parte!!
Spero di leggere tante recensioni :) saluti!!

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Capitolo 22
*** La festa di Kurt - Parte II ***


“Santana, tu che ne dici?” domandò Mercedes. “Santana!!”.
“Rosse” rispose l’ispanica senza voltarsi. Erano dieci minuti che Brittany ballava come una scatenata con Mike e lo stesso tempo che Santana la fissava incantata senza distogliere mai lo sguardo.
“Santana, del colore delle bretelle sui pantaloni bianchi ne parlavamo almeno cinque domande fa!” la informò Kurt.
La mora si voltò finalmente verso di loro e alzò le sopracciglia. “Ok, fammi un breve riassunto”.
Kurt rise. “Siamo arrivati al colore del cucciolo di chihuahua! Andresti davvero in giro con un chihuahua rosso San?”. Tutti gli altri risero.
Santana lo guardò storto. “Quelli che girano con i chihuahua sareste voi!” esclamò indicando Kurt e Mercedes, e giù altre risate. Kurt e Mercedes si diedero il cinque con malizia.
Santana tornò al suo spettacolo preferito. Brittany e Mike stavano ancora ballando – quanto fiato avessero nei polmoni non era dato sapere – sotto le note di ‘Blame it on the girl’ di Mika.
Lo sguardo di Santana scese sulle gambe della bionda, che si muovevano sinuose in perfetto tempo con la musica, guidate da Mike che la faceva volteggiare come fosse una piuma. Il vestito corto lasciava poco all’immaginazione e per Santana non fu facile rimanere seduta e non prenderla e strascinarsela via.
Dal canto suo, Brittany si sentiva lo sguardo di Santana addosso, cosa che la compiaceva e la agitava parecchio. Sapere che l’amica la guardava la faceva sentire speciale, ma aveva sempre il timore di fare qualcosa di sbagliato, che facesse ricredere Santana su di lei.
“Ehi ragazzi, voi non ce la raccontate giusta comunque!” esclamò ad un certo punto Mercedes indicando Quinn e Sam, ridestando anche Santana dai suoi pensieri.
“A cosa ti riferisci?” rispose Quinn vaga.
“Avanti, non siamo mica stupidi…si vede lontano un miglio che…” cominciò per poi fermarsi, preoccupata dell’effetto che avrebbe fatto su Santana la novità che sia lei, sia Kurt avevano intuito.
Santana li fissò per un momento. “Siete tornati insieme!” esclamò poi, spalancando gli occhi, la bocca leggermente tirata di un sorriso di superiorità.
“Già” rispose Quinn con lo stesso sorriso in volto.
Santana annuì soddisfatta.
“Non l’ho fatto per…vendetta, vorrei che lo sapessi” spiegò Sam preoccupato.
“Scherzi? Lo so che le sbavi dietro da sempre, te l’ho detto io!” ribattè Santana allegra.
Sam sorrise timidamente. Quinn la guardò con sguardo investigativo, mentre la mora tornò a godersi la sua Brittany che continuava imperterrita a ballare con Mike, facendo facce buffe e divertite.
Ad un certo punto, Santana vide la bionda voltarsi per un secondo verso di lei. La guardò negli occhi e le sorrise, interruppe il ballo per un secondo, mandandole un bacio con la mano.


La festa ormai era ben avviata. Lo champagne stava cominciando a mostrare i primi effetti e tutti si stavano divertendo.
Santana stava per raggiungere Brittany che si era finalmente seduta per riprendere fiato, quando vide Puck che le sorrideva in lontananza. Era vicino gli alberi, parlava con Lauren.
In quel momento, vide Lauren allontanarsi. Puck le fece segno di avvicinarsi, con il suo solito sorrisetto ancora stampato in volto. Santana si guardò in giro e poi lo raggiunse.
“Sei incantevole stasera” commentò il ragazzo squadrandola.
“Mmm…dove l’hai mandata?” domandò Santana maliziosamente, indicando Lauren.
“E’ andata a prendere da bere” spiegò Puck. “Facciamo quattro passi?” chiese poi offrendole il braccio.
“Ok” rispose solamente Santana afferrandolo.
I due ragazzi si allontanarono sempre di più, inoltrandosi tra gli alberi del cortile di casa Anderson, parlottando del più e del meno, senza tralasciare battute cattivelle.
“Allora, ti interessa davvero di Kurt eh?” chiese all’improvviso Puck, fermandola.
“Beh…ma sì, non mi farebbe piacere se soffrisse ancora” rispose lei pensandoci.
“Mi sorprendi ogni giorno di più ultimamente” la informò il ragazzo.
Santana alzò le spalle. “A volte sorprendo anche me stessa” disse quasi tra sé e sé.
Puck rise e bevve altro champagne dal bicchiere che teneva in mano. Ormai erano entrambi abbastanza brilli. Dal giardino si sentivano in sottofondo le note di ‘Dice’ di Finley Quaye. Puck prese per mano Santana e le fece fare un giro di danza. Entrambi risero piano e cominciarono a ballare guidati dall’alcol che gli scorreva in corpo.
Ma più Santana cercava di concentrarsi sulle parole della canzone, più i suoi pensieri correvano verso Brittany.

Nothing can compare
To when you roll the dice and you swear your love’s for me


Quante volte Brittany le aveva detto che l’amava? E quante volte lei non l’aveva ascoltata, badando solo ai propri, di sentimenti? Che stupida era stata. Cosa stava facendo lì, abbracciata ad un ragazzo, che per quanto importante per lei, mai e poi mai avrebbe potuto paragonare al bisogno che aveva di quella, svampita e buffa biondina.
“Scusa Noah” esclamò ad un tratto l’ispanica staccandosi dal ragazzo. “Non dovrei essere qui” aggiunse scuotendo la testa.
Puck la guardò con espressione interrogativa. “C’è qualcosa che non va?” le chiese.
“No, no. Non è per te…è un discorso…complicato” cercò di spiegare la ragazza.
Puck guardò a terra. “Allora è davvero proprio finita tra di noi eh?” le domandò con una punta di delusione nella voce.
Santana sorrise. “Le cose importanti non finiscono mai davvero. Siamo solo cambiati, non…siamo più come prima. Indifferenti ed egocentrici. Ora…c’è qualcuno a cui teniamo. E qualcosa…il Glee. E’ stata veramente la cosa più incredibile dentro di noi” spiegò la ragazza sforzandosi di trovare le parole giuste.
Puck sorrise sincero. “Io tengo a te” disse prendendole la mano. Santana gliela strinse.
“Anche io. Ma come amici. Siamo amici.”
Puck la guardò investigativo. “C’è qualcosa che non mi hai detto. Ti piace per caso qualcun altro?”
Santana sorrise ironica. “Forse un giorno riuscirò a spiegarti.” concluse abbracciandolo. Puck la stinse forte, sentendola forse più vicina che mai.


“Hummel” chiamò Dave Karosfky avvicinandosi a Kurt.
“Karofsky” ribattè Kurt incerto.
“Bella festa” constatò Dave dopo una breve pausa.
“Grazie. Ma hanno fatto tutto Blaine e i ragazzi, è merito loro”
“Si vede che…ecco, ci tengono” arrancò il giocatore di football.
“Già” rispose Kurt, ancora troppo stupito di non aver sentito ancora un’offesa uscire dalla bocca di Karofsky.
“Beh, penso di…doverti delle scuse” balbettò Dave.
Kurt spalancò gli occhi. “Scuse?”
“Si, ecco…lo so che mi sono comportato da…idiota” concluse.
“E come mai ora chiedi scusa?”
“Stai cominciando a fare troppe domande Hummel!” esclamò Dave innervosendosi.
“Ehi, tutto ok qui?” intervenne Santana che si era appena avvicinata vedendo i due ragazzi discutere abbastanza animatamente.
“Penso di si” affermò Kurt.
Santana li guardò con sguardo indagatorio. “Sicuro?” chiese poi all’amico.
Kurt le sorrise. “Tranquilla, è a posto” rispose, poi girò i tacchi e se ne tornò da Blaine e Mercedes.
Santana lo guardò allontanarsi, dopodiché tornò a rivolgersi verso Karofsky.
“Ascolta Karofsky, vedi di fare attenzione a quello che fai, perché ti tengo d’occhio!” lo minacciò Santana seria, piuttosto lucida nonostante lo champagne. “Se vuoi avvicinarti a Kurt, lo devi fare con le migliori intenzioni, e mantenerle anche!”.
“Perché non ti fai gli affari tuoi J.Lo?” la provocò Dave.
“I miei amici sono affare mio” replicò l’ispanica. “Quindi tieni gli occhi aperti, perché i miei sono spalancati. E sono puntati su di te!” continuò con espressione intimidatoria.
Karofsky arretrò. “D’accordo, stai pure tranquilla. Non ho intenzione di infastidire ancora Hummel, non mi interessa più” la tranquillizzò.
“Sarà. Nel frattempo gira al largo” concluse Santana.


La festa era ormai agli sgoccioli. Tutti si erano divertiti e si complimentavano con Blaine per l’organizzazione della festa e facevano nuovamente gli auguri a Kurt.
Quando tutti se ne furono andati, Kurt si diresse verso Blaine e lo abbracciò forte.
“Non so come ringraziarti”.
Blaine sorrise. “Invece penso che lo sai”.
Kurt gli stampò un dolce ma passionale bacio sulle labbra, desiderato per tutta la serata.
“Visto, che lo sapevi?”. Kurt rise e lo baciò nuovamente.


Angolo dell'autrice
Ciao a tutti!
Dopo aver visto il bellissimo episodio del Prom, sono riuscita a finire anche la seconda parte della festa.
Ho "sfruttato" una battuta di Karofsky - quella di J.Lo - perchè ci stava troppo bene secondo me! XD
Spero di aver fatto un buon lavoro. E' stata dura far separare Puck e Santana, ma nel prossimo capitolo vi prometto una bella scena Brittana!
Come speriamo ci regalino Ryan Murphy e compagnia bella!
Tanti saluti e grazie a chi segue e recensisce!!

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Capitolo 23
*** E' un tradimento ***


Quella notte Brittany rimase a dormire a casa di Santana. I genitori di quest’ultima non c’erano come al solito e le due ragazze volevano approfittarne.
Entrarono in casa ridendo, soprattutto a causa dell’effetto dello champagne, che comunque stava via via diminuendo.
Santana fece un salto in cucina per controllare che la domestica se ne fosse già andata e infatti così era.
Raggiunse Brittany strascinando i piedi per le scale dalla stanchezza.
Appena entrò nella stanza, il viso della bionda si aprì in un sorriso. L’ispanica la raggiunse e si sedettero sul letto, la schiena appoggiata alla testiera, una accanto all’altra, ancora con i vestiti della festa addosso.
Brittany appoggiò la testa alla spalla di Santana e chiuse gli occhi. “Dove sei stata tutta la sera?” le domandò con tono sognante.
“Dove eri tu” rispose piano la mora appoggiando a sua volta la testa su quella di Brittany.
“Io non ti ho quasi mai vista però” si lamentò la bionda.
“Ci credo, non ti staccavi da Mike neanche un secondo” commentò Santana.
“Oh, si, abbiamo ballato tutta la sera! E’ stato fantastico!” esclamò Brittany eccitata, cambiando subito discorso.
Santana sorrise. “Eri bellissima” sussurrò.
Brittany si illuminò. “Ho visto che mi guardavi” disse maliziosamente, tirando su la testa e avvicinando il viso a quello di Santana.
Nel silenzio l’ispanica sentì entrambi i loro cuori battere forte. Santana sorridendo si avvicinò ancora di più e appoggiò il suo naso su quello della bionda, che rise dolcemente.
Santana divertita e intenerita dalla risata dell’amica, la prese per i fianchi e la attirò verso di sé, per poi premere le sue labbra su quelle di Brittany, che rispose al bacio con foga, divertendo ancora di più Santana.
“Mi sei mancata, prima” mormorò la bionda staccandosi per un’istante dalla bocca dell’altra, per poi rifiondarsi su di essa. Santana le accarezzò i capelli e con l’altra mano le percorse tutta la schiena più volte.
“Meglio, se ti fa questo effetto quando siamo sole…” rispose l’ispanica mordendole piano il labbro inferiore, facendola ridere ancora.
La sua risata era proprio una delle cose che Santana adorava di più in Brittany. Era così innocente e sincera, limpida e dolce che ogni volta la faceva impazzire.
“Sai che non è solo la mancanza a farmi questo effetto? Comunque la festa è finita” le sussurrò improvvisamente all’orecchio Brittany.
“Quale festa?” domandò sarcastica Santana.
“Quella per cui indossiamo questi vestiti” rispose la bionda baciandole il collo più volte.
“Mmm…peccato che sia finita” la provocò l’ispanica.
“Possiamo festeggiare qualcos’altro, io e te” rispose Brittany.
“Spero che servano ancora questi vestiti” affermò Santana fingendosi speranzosa.
Brittany la guardò contrariata. “Come no” rispose togliendole il vestito rosso e invitando la mora a fare lo stesso, avvicinandosi di più.
Santana eseguì ben volentieri, tirandosi su e avvicinandosi al torace nudo della bionda baciandolo dolcemente. Brittany rabbrividì di piacere e quasi involontariamente allungò le mani sulla schiena di Santana per attirarla di più a sé.
“San…” mormorò Brittany sorridendo, quasi a volersi assicurare che l’amica fosse davvero lì con lei, che non fosse tutto un bellissimo sogno.
“Mmmm…” rispose Santana assaporando ogni momento e ogni centimetro della pelle della bionda.
“Ti am…” cerco di dirle Brittany, ma Santana le tappò la bocca con la sua.


“Ragazzi! Pronti per la prova generale?” domandò il professor Schuester accogliendoli in Auditorium. “Dopo la prova di questa mattina, ne faremo una lì nel teatro, che sarà l’ultima, quindi dateci dentro!” continuò eccitato.
I ragazzi si disposero dietro il sipario. Le note di ‘No more tears’ invaserò il teatro.
L’ingresso in scena di Mercedes dalla sinistra e quello di Quinn dalla destra accompagnarono Rachel che entrò dal centro.
La tre ragazze si esibirono alla perfezione, quasi commuovendo Mr. Schuester, che le guardava orgoglioso.
Quando la canzone finì le tre ragazze rientrarono dietro le quinte.
Nell’Auditorium risuonarono le prime note di ‘You never can tell’. Kurt entrò in scena, seguito da Brittany e Mike.
Kurt cominciò a cantare, mentre Mike e Brittany si esibirono nel ballo di Pulp Fiction.
Successivamente entrarono in scena il resto delle Nuove Direzioni e Blaine, che cantò una strofa della canzone, la quale si sviluppò in duetto tra i due ragazzi.
Il professore trattenne con difficoltà un applauso. I ragazzi si prepararono per eseguire l’ultima canzone. L’attacco di ‘Hold my hand’ partì e i ragazzi cominciarono a ballare, mentre Rachel e Finn si esibirono in numero denso di sguardi profondi e sentimento.
“Ragazzi, non so che dire! Faremo un figurone! Se vi esibirete così domani, li stenderemo!” esclamò felice Schuester.
Tutti i ragazzi lanciarono gridolini di gioia e soddisfazione.


Le Nuove Direzioni si fermarono per sistemare i vestiti di scena, scherzando e ridendo.
Quando finirono, Santana cercò Brittany con lo sguardo. La vide dirigersi verso l’uscita e cercò di raggiungerla.
“Ehi Britt!” la chiamò cercando di attirare la sua attenzione.
La bionda si voltò verso di lei, scura in volto. La lanciò un’occhiataccia e poi uscì dall’Auditorium lasciando Santana impietrita.
Ma che le era successo? Solo quella mattina si erano svegliate felici e innamorate, e adesso? Perché non l’aveva ignorata? Anzi, peggio, l’aveva persino fulminata con lo sguardo.
Ora avrebbe dovuto capire cosa era successo. Si diresse anche lei verso l’uscita, cominciando a cercare Brittany in giro per la scuola.
Dopo un’interminabile ricerca, riuscì ad intercettare Brittany in bagno.
“Ehi Britt!” la chiamò avvicinandosi, approfittando dell’assenza di possibili curiosi.
“Ehi” rispose Brittany senza voltarsi, intenta a lavarsi le mani.
“C’è qualcosa che non va?” le domandò Santana andando dritta al punto. Quando la bionda aveva qualcosa era evidentissimo, figurarsi per Santana che la conosceva come le sue tasche.
Brittany scosse la testa, scura in volto.
“Avanti, non tenerti le cose dentro, dimmi che cos’è successo…così magari posso rimediare” aggiunse alzando le spalle.
“Chi te lo dice che hai fatto qualcosa tu?” ribattè Brittany girandosi finalmente verso di lei e guardandola negli occhi con sguardo accusatorio.
“Beh, prima mi hai completamente ignorata! Comunque, posso mettere le cose a posto anche se non centro sai…” spiegò allungando una mano verso i capelli della bionda, la quale si scostò visibilmente.
Santana la guardò stranita. “Mi vuoi dire cos’è successo?” domandò ancora l’ispanica, questa volta infastidita dal gesto dell’amica.
“Niente, basta che mi avverti quando avrai finito di prendermi in giro, grazie” disse Brittany risentita, evitando la mora e dirigendosi verso la porta.
“Ehi, dove credi di andare?” esclamò la mora voltandosi e afferrandola per un braccio. Brittany cercò di divincolarsi, ma Santana irrobustì la presa e a fatica la attirò verso di sé. “Non puoi trattarmi così senza darmi una spiegazione!”.
“Ah, mentre tu puoi invece! Ti rendi conto che non sono un cagnolino o una bambola, non puoi tenermi con te fin che ti fa comodo e poi andare a spassartela col primo che capita quando sei stufa!” ribattè Brittany alzando il tono di voce. Santana non si ricordava di averla mai vista così alterata, ma sapeva di non aver problemi a tenere testa alle persone.
Cercando di mantenere la calma, fissò Brittany. “Per l’ultima volta, dimmi-cosa-ho-fatto!” esclamò scandendo per bene ogni parola.
“Sei stata con Puck!” quasi gridò la bionda scoppiando a piangere.
Santana rimase impietrita e la testa le si svuotò improvvisamente.
“E tu come faresti a saperlo?” domandò cercando di nascondere lo sgomento.
“E’ questo che ti interessa?!” replicò Brittany cercando inutilmente di trattenere le lacrime.
Santana non sapeva più che dire. Da una parte era spiazzata dal fatto che Brittany fosse venuta a sapere di lei e Puck, dall’altra era sconvolta nel vederla in quello stato.
“Britt non…è…non è successo…niente di che, davvero” cercò di spiegare la mora, incapace di trovare parole convincenti.
Brittany fece un sorriso, a metà tra il triste e il sarcastico.
“Come no” mormorò. Si asciugò gli occhi per l’ultima volta con la mano, poi si voltò e uscì dal bagno, senza che Santana realizzasse del tutto quello che era successo.


“PUCK!” gridò Santana nel bel mezzo del corridoio appena si ritrovò davanti il ragazzo. Svariati ragazzi si voltarono a guardarli curiosi.
“Ehi bellezza! Come va?” rispose scherzoso lui, per nulla preoccupato dal tono assunto dalla ragazza e dal suo sguardo minaccioso.
“C’è poco da ridere, idiota! Come ti è saltato in mente di dire a Brittany di noi due!” replicò lei abbassando il tono della voce, ma senza cambiare espressione.
Puck la guardò interrogativo. Santana sbuffò, lo afferrò per il polso e lo trascinò nella prima aula vuota.
“Quando? Quando glielo hai detto?” gli chiese la ragazza afferrandolo per il colletto.
“Santana, calmati!” esclamò lui cercando di tranquillizzarla, afferrandole le mani. “Gliel’ho detto prima, mentre sistemavamo i costumi di scena. Perché ti preoccupi tanto? Anzi, pensavo che lo sapesse già!”
“No, non lo sapeva! E non doveva saperlo!” gridò la mora sedendosi su un banco e portando le mani alla testa, chiudendo gli occhi.
Puck la raggiunse e si sedette al suo fianco. “Spiegami” disse solamente.
Santana sollevò la testa. “Teoricamente, quello che è successo nella tua auto è stato un…tradimento”.
Puck sorrise. “Oh, d’accordo, ma non è poi così grave. L’importante è che Lauren non lo sappia, no?”.
Santana scosse la testa. “Non tuo, mio!”
“Perché? Non sei single?” domandò Puck curioso.
“Non del tutto” rispose Santana dopo qualche secondo.
“Beh, continuo a non capire che problema c’è se Brittany lo sa. E’ la tua migliore amica no?”
Santana sospirò. “Di più”
“Non essere così misteriosa, sai che non sono molto deduttivo”
“E’ di più Puck! Più di un’amica!”
Puck rimase a bocca aperta. “Oh mio Dio. Non ci posso credere! Sei lesbica?!” esclamò subito il ragazzo.
“Tu e il tuo tatto!” ribattè irritata Santana.
“Ma…ma…come fai a essere lesbica!? Ti sei portata a letto mezza scuola!”
“Vuoi startene zitto? Così non faciliti le cose!”
“Scusa…è che è…assurdo! Ma allora è per questo che mi hai respinto!”
“Beh, non proprio per questo. Non lo so se…se sono…lesbica, d’accordo? So che…amo Brittany. Punto.”
“Ah” riuscì soltanto a dire Puck.
“Ti prego non lo dire a nessuno.” lo supplicò Santana.
“Certo. Ora capisco, ho combinato un casino. Perdonami, non…non lo immaginavo” si scusò Puck.
Santana lo abbracciò e lui la strinse forte a sé.


Angolo dell'autrice Ciao a tutti!
Questo capitolo è completamente incentrato su Santana (e Brittany) come avrete notato. Spero vi piaccia, ormai siamo agli sgoccioli...spero di leggere tante recensioni e grazie a chiunque legga la storia!
Baci!

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Capitolo 24
*** Sempre e solo lei ***


Le Nuove Direzioni si ritrovarono al gran completo davanti alla scuola alle sei di mattina, con il numero per la serata pronto, ma il cuore e la testa altrove.
Finn osservava ogni movimento di Rachel, quasi imbambolato, pensando al loro duetto, al loro ballo alla festa di Kurt, ad ogni singola parola che lei gli aveva detto.
Santana non toglieva gli occhi di dosso a Brittany, che le lanciava occhiatacce a ripetizione, mentre Puck le fissava stranito.
Brittany aveva pianto per tutto il pomeriggio del giorno precedente. Ancora una volta, Santana non si sarebbe accontentata di lei. Era così difficile dividerla con altri. Ma cosa poteva fare? Artie aveva occhi solo per lei, quando stava con lui non doveva preoccuparsi degli altri. Finché…Santana non glielo aveva portato via.
Nel bene e nel male, sempre e solo Santana. Non poteva fare a meno di lei, quello che provava era troppo forte. Ma Santana poteva fare a meno di lei? Dalle sue parole, no. Dalle sue azioni, anche troppo.


Il viaggio fu stressante e lungo. Arrivarono a Cleveland nel tardo pomeriggio. Appena scesero dall’autobus, rimasero estasiati dall’imponenza del teatro. Sentirono l’ansia crescere minuto dopo minuto.
Incantata davanti all’enorme struttura in marmo del teatro, Brittany cercò quasi automaticamente la mano di Santana al suo fianco. Ma la sua mano accarezzò l’aria. Con la coda dell’occhio cercò l’amica e vide che anche lei osservava l’edificio soddisfatta. La bionda sentì vivo il legame che c’era tra loro e si voltò nuovamente verso il teatro, come se lo stesse guardando con gli occhi della mora.
“Ok ragazzi, non fatevi spaventare! Questa sera lo abbatteremo a suon di applausi!” esclamò ad un tratto il professor Schuester, scatenando grida di soddisfazione.
Il professore li portò subito al bar del teatro, per farli riprendere dal viaggio con qualche caffè.
I ragazzi erano abbastanza allegri, ma nell’aria si sentiva chiaramente qualcosa che non andava, qualcosa di incompleto.
Dopo mezz’ora, il professor Schuester li richiamò a rapporto. “Bene ragazzi, siete pronti? E’ giunta l’ora della prova generale!” disse teso quasi quanto i ragazzi. Poi indicò una signora che era apparsa al suo fianco. “La signora Wilson vi indicherà il camerino delle Nuove Direzioni. Seguitela, troverete già lì i costumi di scena”
La signora Wilson sorrise amichevole, cercando di tranquillizzarli. “Venite ragazzi” disse soltanto, poi si voltò e tutti la seguirono a ruota, quasi scioccati dall’emozione.
La donna li condusse all’interno del teatro, un’enorme salone fornito di lunghe file di poltroncine rosse voltate verso un grande palco nero, chiuso da un sipario di tessuto rosso con decorazioni dorate.
La sala era incredibile e imponente, tanto che lasciò i ragazzi del Glee per l’ennesima volta a bocca aperta.
“Q-quante persone ci stanno qui dentro?” balbettò Finn guardandosi intorno.
“Meno di quanto sembri” cominciò la signora Wilson guardandoli tirare un sospiro di sollievo. “Tremila teste, posto in più, posto in meno”.
“Tremila!” esclamò Puck incredulo.


Dopo aver fatto visitare brevemente l’edificio, la signora Wilson li condusse in un lungo corridoio bordato di rosso, su cui davano molte porte.
Li accompagnò fino ad una porta munita di un cartello che diceva ‘Nuove Direzioni’, che li fece sentire particolarmente importanti.
Mentre Rachel sognava ad occhi aperti il suo nome sulla porta di un camerino di Broadway, la donna aprì la porta, mostrando loro un’enorme stanza, divisa a sua volta da parecchie colonne e muri sospensori.
“Wow” esclamò Kurt. “E’ magnifico”.
Era un vero e proprio camerino, con gli specchi e i tavoli da trucco, parecchi divani e poltroncine dorate e rosse e una bella moquette distesa sul pavimento.
A tutte le ragazze brillarono gli occhi.


Dopo mezz’ora, erano tutti pronti per entrare in scena. I vestiti di scena erano bellissimi. Le ragazze indossavano un vestito bordò dal ginocchio, con sfumature bianche e una cintura a fascia blu. Avevano piastrato i capelli e truccato gli occhi con sfumature di blu.
I ragazzi indossavano pantaloni neri e una camicia nera, con una cravatta bordò e bianca.


Prima della prova generale, il professor Schuester entrò nel camerino accompagnato da un uomo elegante. Era il direttore del teatro che era venuto a conoscerli e a complimentarsi con loro per le loro performance.
Rachel parlò a nome di tutti i ragazzi del Glee per ringraziarlo, dimostrando l’emozione che provavano tutti loro.


Durante la prova generale, tutto funzionò alla perfezione. Le coreografie erano a posto, il sonoro era ottimo.
I ragazzi delle Nuove Direzioni assistettero anche alle prove degli altri gruppi partecipanti alla serata.
Erano tutti eccellenti, ma il Glee Club del McKinley non aveva nulla da invidiare.
Alla fine delle prove, si avvicinarono un gruppo di ragazze seguite da quattro o cinque ragazzi.
“Ciao. Noi facciamo parte dei Red Diablos, da Cincinnati. Voi venite da Lima vero?” disse la ragazza mora che guidava il gruppetto, tendendo la mano a Rachel che si era alzata in piedi.
“Nuove Direzioni. Già, veniamo da Lima” li informò stringendole la mano. Finn, Puck e Mercedes la affiancarono subito, mentre Kurt e Quinn controllavano la situazione da seduti.
“Abbiamo visto il vostro numero. Tra voi due” esclamò indicando Rachel e Finn “c’è molta chimica”.
Rachel sorrise e Finn si guardò i piedi imbarazzato. “Siamo una coppia collaudata. Comunque, è un piacere esibirci con voi. In bocca al lupo”
L’altra ragazza sorrise. “Crepi. Buona fortuna” detto questo, il gruppetto girò i tacchi e se ne andò.
Finn puntò gli occhi su Rachel, ancora persa nelle parole della ragazza dei Red Diablos.


Le Nuove Direzioni rientrarono in camerino, l’agitazione alle stelle, seguiti dal professor Schuester che richiuse la porta quando tutti furono dentro.
“Bene ragazzi, è arrivato il momento. Tra un’ora saliremo su quel palco e mostreremo chi sono le Nuove Direzioni. Vi sentite pronti a farlo?” domandò il professore cercando di caricare i ragazzi.
“Sempre pronti signor Schue!” esclamò Finn saltando su.
“Si professore, ce la possiamo fare. Anzi, ce la faremo” continuò Sam. Gli altri annuirono.


Da quando erano rientrati nel camerino, Santana non aveva fatto altro che fissare Brittany. La bionda era visibilmente spaesata, continuava a guardarsi intorno, ignorando gli altri. Si vedeva lontano mille miglia che era pensierosa. Santana avrebbe dato chissà cosa per poter entrare in quella testolina.
Senza pensarci due volte, si alzò e si avvicinò all’amica, che era seduta accanto a Mike.
Appena la vide avvicinarsi, Brittany sentì il cuore pulsarle forte nel petto, ma cercò di fare finta di niente.
“Ehi Britt” bisbigliò Santana chinandosi al suo fianco. Brittany fece un verso per farle capire che la ascoltava.
“Ho bisogno di parlarti, prima di andare in scena” la informò Santana.
Brittany incrociò le braccia al petto e mise sui il broncio.
“Avanti, fammi questo piacere, ti prego” la implorò sottovoce l’ispanica.
Brittany sbuffò, consapevole di non essere capace di resistere alle sue suppliche. Senza parlare si alzò dal divano e la fissò. Santana accennò un sorriso soddisfatto, la prese per mano e la condusse fuori dal camerino.
Attraversarono il corridoio fino ad arrivare dietro il sipario, in un angolo nascosto dietro la lunga tenda rossa.
“Vieni” le disse Santana, conducendola verso i divanetti che erano posti lì. La bionda la seguì senza parlare, quasi in stato di trance.
Si sedettero una accanto all’altra. Brittany fissava il pavimento in silenzio, mentre Santana cercava le parole adatte.
“Senti, Brittany io…non so da dove cominciare” disse Santana senza riuscire a guardarla in viso.
Brittany continuava a sentire il cuore battere a mille, le mani sudate e le gambe che le tremavano. La bionda decise di farsi forza e facilitare il compito di Santana, odiando vederla così in difficoltà.
“Dall’inizio, Santana” mormorò Brittany, facendo sussultare l’altra nel sentire la sua voce.
“Io non volevo farti soffrire, davvero. E’…l’ultima cosa che…” cercò di spiegare l’ispanica, ma venne subito interrotta.
“Smettila di dire sempre le stesse cose. Tu non vuoi mai farmi soffrire, eppure com’è che ci riesci sempre?”
Santana rimase impietrita a quelle parole. Sempre?
Le poche certezze di Santana caddero all’istante. Pensava di essere la cosa migliore per Brittany, pensava di farla star bene. Invece? Era tutta un’illusione? Forse si era sbagliata, fin dall’inizio. Ma come era possibile?
Brittany si pentì subito di quella frase. A giudicare dall’espressione sconvolta di Santana, doveva averla interpretata male.
“San, io…non intendevo…” cercò di dire la bionda.
“No, forse hai ragione” la interruppe Santana riprendendosi. “Infondo sei tu quella che dice sempre quello che pensa, quindi in ogni caso è questo che provi per colpa mia. Dolore…e io non voglio essere causa di tutto questo, non lo voglio affatto. Una volta mi divertivo a far soffrire gli altri…forse ancora oggi. Ma non te, assolutamente no. Io…pensavo di essere la persona che ti proteggeva dal dolore e invece…ne sono la causa.” Man mano che le parole le uscivano, come un fiume in piena, Santana sentiva il dolore di cui stava parlando invaderle ogni fibra del corpo. Tratteneva le lacrime, di tristezza, di rabbia, di sofferenza.
“No, Santana, non…non è così che stanno le cose. Non v-volevo dire questo!” balbettò Brittany agitata. Non voleva che Santana si facesse strane idee.
“E allora come stanno?” le domandò la mora sconfortata.
“Io pensavo di essere abbastanza importante per te, pensavo di…di bastarti. Probabilmente non ti posso dare quello che ti da Puck.” mormorò la bionda tornando a fissare il pavimento.
“Ma per favore. Puck pensa alla montagna con le gambe ventiquattro ore su ventiquattro.” Sospirò l’ispanica scuotendo la testa.
“A parte il tempo di tradirla con te” aggiunse la bionda frustrata.
“Britt, ma cosa ti ha raccontato Puck?” domandò investigativa Santana.
Brittany si soffermò tra i suoi pensieri per un attimo. “Beh, mi ha detto che…ti ha riportata a casa. E davanti a casa tua vi siete baciati. Punto” raccontò la bionda.
“Bene, ma senza i dettagli non puoi capire quello che è successo”.
“Non mi importa di sapere cosa avete fatto tu e lui veramente” la informò contrariata Brittany.
“Sai cosa intendo! Tu pensi che sia successo chissà cosa, ma è durato cinque secondi al massimo! L’ho allontanato subito!” spiegò Santana scaldandosi.
Brittany rimase in silenzio.
“Brittany, mi hai capito o no? Che cosa potevo fare di più? Non te la devi prendere con me!” esclamò Santana alzando sempre di più il tono della voce.
“Come faccio a crederti?” disse improvvisamente Brittany. “Potrebbe essere successo ben altro, certo tu non me lo diresti.”
Santana rimase per un secondo senza parole. “Chiedilo a Puck allora!” si difese poi.
Brittany fece un verso di sarcasmo. “Ti coprirebbe.”
Santana non rispose. In passato le aveva sempre dato ascolto, era la persona più ingenua del mondo. Santana le raccontava di quelle storie incredibili quanto impossibili, e lei credeva ciecamente ad ogni parola dell’ispanica. Pendeva sempre dalle sue labbra.
“Perché non ti fidi di me?” le chiese quindi Santana.
“E’ una domanda retorica?” replicò spaesata la bionda. Santana la guardò male.
“Meno male, non so come si risponde alle domande retoriche” borbottò l’altra quasi tra sé e sé. L’ispanica sorrise divertita.
Brittany tornò a guardarla in viso, tralasciando però i suoi occhi neri. “Perché ti sei sempre approfittata di me” disse automaticamente Brittany, ripetendo le parole che Artie usava quando la bionda dava più importanza all’amica che a lui, infastidendolo parecchio.
“Queste non sono parole tue.” mormorò Santana che la conosceva meglio di quanto conoscesse sé stessa. “Lo pensi davvero?”
Brittany la guardò negli occhi. All’istante tutto quello che avevano fatto insieme, tutto quello che erano le attraversò la testa.
“Lo so che me lo meriterei, per tutto quello che ho fatto, in passato, a volte anche ora, però…non devi avere dubbi su di me. Tu non devi, perché d’accordo, forse i…metodi sono discutibili, ma io ho sempre pensato a te, mi sono sempre presa cura di te, non ti ho mai abbandonata. Ho fatto i miei errori certo, ma…ci tengo davvero tanto a te. E tu devi avere fiducia in me.”
“Ho la testa che mi scoppia” si lamentò Brittany tenendosi il capo tra le mani, appoggiando i gomiti alle gambe.
“Lascia che vada come deve andare allora” mormorò Santana prendendole la mano.
Brittany si voltò verso di lei, trattenendo a stento le lacrime. Santana se ne accorse.
“Non piangere, piccola, guardami e basta. Credimi, tutti i miei errori messi insieme non sono paragonabili a quanto…ti amo” disse la mora.
Un sorriso si aprì sul volto di Brittany.
“San…” mormorò quasi supplichevole la bionda, senza sapere se fare quello che avrebbe voluto fare e dire quello che avrebbe voluto dire.
Santana allora senza dire nulla si avvicinò di più. Le accarezzò il viso, poi spinse la testa della bionda verso la sua e le posò un dolce bacio sulle labbra.
Ormai il cuore di Brittany era impazzito, seguito a ruota da quello di Santana. Nemmeno con tutti i buoni propositi del mondo sarebbero riuscite a resistere l’una all’altra e la bionda lo capì subito.
Si lasciò andare alle labbra di Santana, intensificando la passione di quel bacio. Brittany la strinse forte a sé, come se le fosse mancata da una vita. Santana sorridente per quel contatto che cresceva, rispose all’abbraccio, facendola sentire al sicuro da ogni menzogna e ogni sofferenza.
Ormai capirono totalmente di essersi ritrovate, senza alcun dubbio a logorare il loro amore.
Brittany si dimenticò completamente di Puck, di ogni possibile tradimento. L’unica cosa che le importava era che adesso Santana era li con lei, aveva bisogno di lei. E si sentì subito di nuovo importante, non nulla e vuota come da quando aveva saputo di Puck fino a quel momento.
Quando le loro labbra si staccarono, Santana continuò ad accarezzare la bionda con dolcezza, mentre l’altra si godeva ogni singolo tocco della mano del suo angelo.
Brittany abbandonò la testa sulla spalla di Santana, che le posò vari baci sui capelli profumati.
“Mi sei mancata tanto, San” mormorò la bionda.
Santana sorrise. “Per un giorno?” ridacchiò soddisfatta.
Brittany sospirò. “Un giorno? Mi è sembrato almeno un anno”
Santana voltò la testa e la abbassò fino alla sua, per poi posarle un leggero bacio sulle labbra.
“Ti amo tanto, San” sussurrò beata Brittany.
“Anche io”.


Angolo dell'autrice
Ciao a tutti e scusate tanto il ritardo, ma come al solito...scuola! :(
Questo è il penultimo capitolo, spero l'ultimo vi piacerà, e soprattutto spero di riuscire a farlo presto XD
Sarei veramente curiosa di sapere cosa ne pensate :) comunque grazie naturalmente a tutti quelli che leggono e seguono la storia e soprattutto a chi recensisce!
Baci!

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Capitolo 25
*** Il ritorno delle Nuove Direzioni - Parte I ***


Era finalmente arrivato il momento di dimostrare a tutti chi erano le Nuove Direzioni.
Mancavano venti minuti all’esibizione del Glee Club del McKinley e la tensione tra i ragazzi si poteva tagliare a fette.
Tutti si guardavano nervosi ed eccitati.
Mike sorrideva a Tina per incoraggiarla. Mercedes, Kurt e Artie in un angolo scaldavano la voce e Blaine li guardava divertito, mentre Quinn e Sam si tenevano per mano e si sorridevano l’uno all’altra, scambiandosi qualche bacio ogni tanto.
Puck agitava le mani come prima di una rissa, mentre Lauren faceva flessioni.
Brittany era seduta accanto a Santana. Improvvisamente le afferrò la mano e la strinse forte. Santana le diede un bacio sulla tempia e le fece l’occhiolino, tranquillizzandola all’istante.
Rachel sedeva su una sedia a occhi chiusi e sembrava fosse in contatto con qualche mondo parallelo, mentre Finn era seduto su un divano e si batteva nervosamente la mano sul ginocchio.


“Ehi ragazzi! In posizione fra dieci minuti!” esclamò il professor Schuester facendo capolino dalla porta.
I ragazzi annuirono.
Ad un tratto Finn prese un gran respiro, si alzò e si avvicinò a Rachel.
“Rachel” la chiamò chinandosi davanti a lei. La ragazza aprì gli occhi e lo guardò. “Andiamo?”
Rachel annuì e afferrò la mano che lui le offriva, alzandosi.
“Vuoi venire con me un attimo?” le chiese il ragazzo fissandola negli occhi sorridendo.
“D’accordo” rispose Rachel confusa.
Finn la accompagnò fuori dalla porta del camerino, seguiti dallo sguardo dei compagni.
I due percorsero mano nella mano il lungo corridoio fino a raggiungere delle scale dietro a una porta di sicurezza.
“Sicuro che possiamo venire di qua?” chiese Rachel incerta.
“Certo, me l’ha mostrato prima la signora Wilson” sorrise lui tranquillizzandola.
“La signora Wilson?” ribattè lei poco convinta.
“Si, quando abbiamo finito le prove, non sono tornato subito in camerino, non l’hai notato?”
“N-no” balbettò lei mentendo spudoratamente.
“Strano, di solito ti accorgi di tutto” commentò lui assorto nel percorso da seguire.
Proseguirono ancora lungo le scale fino ad arrivare ad una grande porta grigia.
Finn spinse la porta che si aprì lasciando intravvedere uno spettacolo meraviglioso.
Dava su una grande terrazza bianca e grigia, da cui si poteva vedere un bellissimo tramonto colorato di rosa e azzurro scendere su Cleveland.
Rachel era rimasta a bocca aperta dalla bellezza di quel cielo. Finn la guardò e sorrise.
“Ti piace?” le chiese il ragazzo stringendole la mano.
“E’…bellissimo” mormorò lei stupefatta.
“Già…quasi quanto te. Ho bisogno di dirti tante cose Rachel ma…non ho idea di come fare. Però tu mi hai insegnato ad esprimere i miei sentimenti attraverso il canto. Allora ho pensato che…era l’unico modo per dirti tutto quello che dovevo…che sentivo.”
Rachel continuava a fissarlo incantata. Il cuore le stava scappando dal petto per quanto batteva. Riuscì ad accennare un sorriso.
Finn intonò ‘Make it right’ dei Jonas Brothers, a cappella.

You say you'll know
When you really find the one
But it's hard to tell
With the damage that's been done
But id like to say that it's your fault
But I know better
Cuz' I'm a fool to think you'll wait around forever


Mentre cantava lasciò la mano di Rachel e si allontanò rendendo la scena ancora più malinconica. Rachel aveva ormai le lacrime agli occhi.

Maybe I Could have loved you
Maybe I could have shown
That I still do care about you
More than you could know
Don't say it's to late to try
To make it right

I didn’t know
How good you were for me
Now is clear
I see another we could be
And I know it is my fault
But I’m gonna treat you better
‘Cuz if I have a wish
You’ll be with me forever

Maybe I Could have loved you
Maybe I could have shown
That I still do care about you
More than you could know
Don't say it's to late to try
To make it right

Is this something I can say
Show me how to break it down
So before you walk away
Save the time to turn around
Listen to me now


Finn si riavvicinò, si inginocchiò davanti a Rachel e le prese le mani, fissandola negli occhi.

Maybe I Could have loved you
Maybe I could have shown
That I still do care about you
More than you could know
Don't say it's to late to try
To make it right


Sul viso di Rachel scese una lacrima che attraversò l’enorme sorriso che la illuminava.
“Finn…” mormorò la ragazza incredula.
Il quarterback si rialzò in piedi.
“Ti ricordi le Regionali dell’anno scorso? E’ stata la prima volta che ti ho detto che ti amavo. E l’ho fatto perché mi sentivo libero, tu eri come una boccata d’aria fresca ogni volta, quando stavamo insieme per me era…il paradiso. Mi svuotavi la testa da tutti i pensieri, esistevamo soltanto io e te. Ed era fantastico.”
Rachel lo fissava ancora commossa.
“Alle Regionali di quest’anno, le cose erano un po’ diverse. Ho sofferto tanto per…per quello che è successo tra di noi. Mi hai ferito nel cuore e nell’orgoglio. Però…il tempo guarisce davvero le ferite a volte. E…stare senza di te mi ha aperto una ferita ancora più profonda. Io…ho capito. Con un po’ di tempo posso accettare qualsiasi cosa, tranne una…tranne perderti” fece una pausa e si avvicinò ancora di più al volto di Rachel. “Tu sei…la cosa più bella che mi sia mai successa. Mi hai dato un motivo per lottare, per dare sempre il meglio di me stesso. E io ho lottato, come mi hai insegnato tu per riuscire a trovare il coraggio di abbassare le barriere e lasciarti tornare nel mio cuore. E alla fine è stato…più facile del previsto, perché non te ne eri mai andata. Alle ultime Regionali non te l’ho detto, è vero. Ma, se vuoi ancora sentirlo…ti amo, Rachel.”
Rachel era quasi in stato di trance. Erano di nuovo loro due, di nuovo il loro amore a vincere.
“Mi dispiace tanto Finn, per tutto quello…che ti ho fatto passare, per Puck, per…” balbettò abbassando la testa.
“Ssh” la interruppe lui appoggiandole un dito sulle labbra. Poi le alzò il mento dolcemente.
“Servono solo due parole” sussurrò il ragazzo.
Rachel sorrise. “Ti amo” mormorò.
Finn, estasiato, la strinse a sé e la baciò, dopo averlo sognato per tanto tempo. Finalmente sentiva le labbra di Rachel sulle sue, godendosi quel momento magico, contornato dallo spettacolo straordinario del tramonto di Cleveland.
Fu il bacio più dolce e importante che si fossero mai dati. I loro cuori battevano insieme, le loro labbra si muovevano come se si conoscessero da sempre. Rachel sentiva le mani di Finn sulla pelle crearle piccoli brividi.
Quando si divisero, Finn la strinse nuovamente a sé, affondando la testa sui suoi capelli assaporandone il profumo di rose.
Dopo qualche secondo si staccarono continuando a fissarsi negli occhi, felici.
“Sei pronta?” le domandò lui sorridendo.
“Ora si” sorrise lei di rimando.
Dopo averle dato un altro bacio sulla fronte, Finn la prese per mano e insieme raggiunsero i compagni delle Nuove Direzioni, pronti per entrare in scena.


“Ed ora, sono qui per voi da Lima le Nuove Direzioni!” esclamò il presentatore della serata.
Dopo un respiro profondo generale, partirono le note di ‘No more tears’.
Il professor Schuester dalle tribune si sfregò le mani nervoso e sul palco buio si accesero tre fari, uno puntato su Mercedes, uno su Quinn e uno su Rachel che entravano in scena in quel momento.
Rachel si portò il microfono alla bocca.

It's raining, it's pouring
My lovelife is boring me to tears, after all these years


Quinn sorridendo continuo.

No sunshine, no moonlight, no stardust, no sign of romance
We don't stand a chance


Mercedes si portò al centro del palco e intonò il resto della strofa.

I've always dreamed I found the perfect lover
But he turned out to be like every other man
Our love, our love


Le tre ragazze si avvicinarono l’una all’altra e cantarono il ritornello.

Raining (raining)
Pouring (pouring)
There's nothing left for us here
And we won't waist another tear


A quel punto entrò in scena tutto il resto del gruppo, esibendosi in una fantastica coreografia che rispecchiava l’andamento più movimentato della canzone.

If you've had enough, don't put up with his stuff, don't you do it
If you've had your fill, get the check pay the bill, you can do it
Tell him to just get out,
Nothing left to talk about
Pack his raincoat show him out

Just look him in the eye and simply shout:
Enough is enough
I can't go on, I can't go on no more no
Enough is enough
I want him out, I want him out that door now

Enough is enough
Enough is enough
That's enough


All’improvviso la musica finì e si spensero le luci.
Le Nuove Direzioni rientrarono dietro il sipario. Un piccolo faro si accese al centro del palco.
Kurt entrò in scena con un cappello calato sul volto e un sorrisetto stampato in faccia.
Appena la musica di ‘You never can tell’ partì, il ragazzo cominciò a muoversi a ritmo della musica, subito raggiunto da Brittany e da Mike.

It was a teenage wedding, and the old folks wished them well
You could see that Pierre did truly love the madamoiselle
And now the young monsieur and madame have rung the chapel bell,
"C'est la vie", say the old folks, it goes to show you never can tell


Il resto delle Nuove Direzioni salì sul palco muovendosi a ritmo perfetto.

They furnished off an apartment with a two room Roebuck sale
The coolerator was crammed with TV dinners and ginger ale,
But when Pierre found work, the little money comin' worked out well
"C'est la vie", say the old folks, it goes to show you never can tell

They had a hi-fi phono, boy, did they let it blast
Seven hundred little records, all rock, rhythm and jazz
But when the sun went down, the rapid tempo of the music fell
"C'est la vie", say the old folks, it goes to show you never can tell

They bought a souped-up jitney, 'twas a cherry red '53,
They drove it down to Orleans to celebrate the anniversary
It was there that Pierre was married to the lovely madamoiselle
"C'est la vie", say the old folks, it goes to show you never can tell


Kurt concluse con un inchino.


Angolo dell'autrice L'ultimo capitolo va per le lunghe! Mi dispiace ma ho 1000 cose da fare, quindi ho deciso di dividerlo anche perchè si stava allungando troppo...spero che la prima parte vi piaccia :)

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Capitolo 26
*** Il ritorno delle Nuove Direzioni - Parte II ***


Finn si diresse al centro del palco, riunendosi a Rachel. Le tese una mano che lei strinse forte.
La ragazza si portò il microfono alla bocca.

This life don't last forever
So tell me what we're waitin for


Finn le sorrise e intonò le strofe successive.

Better off being together
Than being miserable alone


Tutto il resto del gruppo si aggiunse ai due solisti, tenendosi per mano.

Cause I've been there before
And you've been there before
But together we can be alright.
Cause when it gets dark and when it gets cold
We can just hold each other till we see the sunlight


Quindi Finn si voltò verso Rachel e cantò – accompagnato dai compagni come coro secondario - fissandola dritta negli occhi.

So if you just hold my hand
Baby I promise that I'll do all I can
Things will get better if you just hold my hand
Nothing can come in between us if you just hold, hold my, hold my, hold my hand.


Santana avanzò sul palco e canto la strofa successiva.

The nights are getting darker
And there's no peace inside


La ragazza si voltò verso Brittany, che le sorrise orgogliosa.

So why make our lives harder
By fighting love, tonight.


Nuovamente tutto il coro intonò la canzone.

Cause I've been there before
And you've been there before
But together we can be alright.
Cause when it gets dark and when it gets cold
We can just hold each other till we see the sunlight


Alternando le loro voci i ragazzi cantarono il ritornello.

So if you just hold my hand
Baby I promise that I'll do all I can
Things will get better if you just hold my hand
Nothing can come in between us if you just hold my hand


Puck e Sam – che non perdeva di vista Quinn - si portarono al centro e cantarono la strofa eseguendo dei passi di danza.

I can tell you're tired of being lonely (yeahhh)
Take my hand don't let go baby hold me (hold mee)
Come to me and let me be your one and only (hold my haand)
So I can make it alright til' the morning (hold my hand)


Finn e Rachel si riportarono insieme al centro del palco e seguiti dal resto delle Nuove Direzioni conclusero la canzone.

Hold my hand
Baby I promise that I'll do
All I can
Things will get better if you just hold my hand
Nothing can come between us if you just hold,
hold my, hold, hold my, hold, hold my hand.


La folla cominciò ad applaudire calorosamente e ad urlare.
I ragazzi del Glee Club e il professor Schuester – da dietro le quinte – erano in estasi.
Avevano decisamente buttato giù il teatro. I ragazzi si abbracciarono e si sorrisero soddisfatti e felici.
Finn afferrò Rachel tra le braccia e la strinse forte.
Brittany corse e praticamente in braccio a Santana che le sorrise divertita. Tutti i ragazzi gioirono insieme.
Si presero per mano e concessero un lungo inchino al pubblico che li acclamò a gran voce.
Compiaciuti, tornarono dietro le quinte dove il professor Schuester li accolse abbracciandoli e complimentandosi a gran voce con loro.
“Ragazzi, sono senza parole! Siete stati magnifici, stupendi, incredibili! Accidenti, guardate quanta strada abbiamo fatto da quando vi ritrovavate senza speranza a rischiare la chiusura del Glee Club un giorno si e uno no!”
“Professore, è tutto merito suo!” esclamò Rachel raggiungendolo avanti al gruppetto. “Lei ci ha insegnato ad essere dei vincenti” aggiunse ottenendo il consenso dei compagni.
“E’ vero professore. E soprattutto ci ha insegnato ad essere uniti” aggiunse Finn.
“Ragazzi, è questa la vera forza. E’ questa la vera vittoria. Ieri vi colpivano con le granite, oggi il pubblico di Cleveland vi acclama. E questo perché siete ancora voi, tutti insieme. Siete un gruppo così unito, così bello. E non sarete mai soli” concluse sorridendo il professore.


Dopo aver sistemato il materiale scenico, aver ricevuto i complimenti e i ringraziamenti del direttore del teatro e aver salutato gli altri gruppi, le Nuove Direzioni si rimisero in viaggio verso Lima.
Ormai era notte fonda e i ragazzi erano stanchissimi.
Il professor Schuester sonnecchiava seduto nel sedile davanti, dopo aver passato mezz’ora buona al microfono facendo cantare i ragazzi.
Kurt, Blaine, Mercedes, Puck e Lauren sedevano dietro, scherzando, facendo giochetti scemi e tirandosi gomitate con Artie che sedeva nella sua sedia a rotelle nello spazio apposito per disabili, posizionato proprio in fondo.
Tina e Mike sedevano nei sedili proprio davanti a loro coccolandosi amorevolmente e ogni tanto si giravano a scherzare con gli altri.
Sam e Quinn sedevano nel posto più avanti. Quinn aveva la testa appoggiata alla spalla di Sam che le accarezzava la mano dolcemente. E le sussurrava frasi romantiche alternandole a teneri baci sulla fronte e sulle labbra, facendo sorridere la bionda. Ogni tanto si giravano a rispondere con linguacce e sorrisetti alle battute di Mercedes e Puck.


Finn e Rachel si stringevano ancora forte, il ragazzo appoggiato metà al sedile, metà al finestrino e le completamente stravaccata su di lui.
“Sei stata meravigliosa questa sera” le sussurrò lui all’orecchio. Poi ridacchiò.
“Perché ridi?” sorrise lei.
“Perchè farei più bella figura a ricordare all’acqua di essere bagnata, che a dire a te che sei stata meravigliosa!” esclamò lui continuando a ridere imbarazzato.
“Che scemo che sei” rispose lei sorridente, tirandogli una pacca sulla spalla.
“Ehi” mormorò lui bloccandole la mano.
Lei lo fissò per un attimo. “Ehi” sussurrò poi.
“Ma come fai ad essere così…speciale?” le domandò lui.
Rachel sorrise. “Mi alleno da quando sono nata per esserlo” rise.
Finn la guardò dolcemente negli occhi, incantato. “Sei la cosa più bella della mia vita” mormorò lui, afferrandole piano il volto e baciandole le labbra.
“Ti amo Finn” disse lei staccandosi per un solo attimo dalle labbra dell’amore della sua vita.
“Ti amo anche io. Forse un giorno riuscirò a dimostrarti quanto.”


Brittany aveva appoggiato la testa sulla spalla di Santana e aveva chiuso gli occhi, pensando solo al profumo di Santana.
Ogni tanto le soffiava sul collo facendo ridere l’ispanica, cosa che la divertiva molto. Adorava sentire Santana ridere.
Le due erano sedute nei sedili paralleli a Sam e Quinn.
“L’avrai anche finita?” chiese ridendo all’ennesimo soffio.
Brittany ridacchiò e le stampo un bacino sul collo in risposta.
La mora le sorrise.
“San ti ricordi il giorno che ci siamo conosciute?” le chiese Brittany persa nei suoi pensieri, gli occhi ancora chiusi.
Santana le prese la mano. “Certo. Sono passati più di dieci anni.” mormorò. “E’ stato il giorno più fortunato della mia vita”
Brittany sorrise. “E ti ricordi il giorno che abbiamo parlato la prima volta?”
“Ovvio. E’ stato il giorno più divertente della mia vita.” ridacchiò la mora rivedendo nella sua mente una Brittany ancora bambina, i capelli biondi raccolti in due codini, sporca di terra dalla testa ai piedi dopo aver rincorso un ranocchio lungo tutto il parco di Lima, dopo una lunga pioggia. Santana non l’aveva mai presa tanto in giro, dal basso dei suoi sette anni.
“Ti ricordo quando le hai prese da quelle due bambine enormi che mi prendevano in giro perché non mi ricordavo che lettera venisse dopo la L?”
“Sicuro. Erano spaventose! Ma non dovevano permettersi di prenderti in giro. Solo io posso” rise dolcemente Santana. Brittany si strinse forte a lei. “Il giorno più lungo della mia vita” aggiunse l’ispanica ricordando le ore passate nel pronto soccorso di Lima dopo le spinte e le cadute provocate da quelle due due bambine sproporzionate.
“E ti ricordi la prima volta che ci siamo baciate?” le domandò ancora la bionda.
“Scherzi? L’esperimento meglio riuscito della mia vita” sorrise la mora, baciandole la guancia, soffermandosi per qualche secondo sulla pelle dell’amica, che sospirò di piacere.
“Ricordati un’altra cosa” sussurrò Brittany. Santana la guardò curiosa.
“Ti amo Santana” mormorò la bionda guardandola negli occhi, a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
Santana sorrise. Finalmente aveva trovato la pace che aveva cercato per tutto quel tempo, l’inizio e la fine della sua esistenza. Ed era proprio lì davanti a lei, invitandola a ricordarsi che sarebbe stata lì per sempre.
“Ti amo anche io, Brittany”


Angolo dell'autrice Ecco la fine! Spero vi piaccia. Ho voluto finire con il Brittana, dato che alla fine sono loro le protagoniste principali della storia, e poi il meglio alla fine :)
Brittany mi ha fatto morire quando ha detto che Schuester le aveva insegnato la fine dell'alfabeto perchè la M e la N erano troppo simili e lei si era scoraggiata, allora l'ho messa dentro :)
Ringrazio tanto chi ha letto, seguito e soprattutto recensito questa storia, grazie mille davvero.
A presto!!

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