Tears of a Broken Heart

di Fly12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Tears of a Broken Heart

Cap. 1

 

Dicono che la vita sa essere crudele e dolce allo stesso tempo, dicono che bisogna vivere pensando al proprio futuro, dicono che la vita è bella, dicono tante cose, ma a volte nessuna di queste cose è vera, a volte nessuna di queste cose serve, a volte ci si sente soli, a volte ci si sente persi, a volte si rinnega il passato, a volte si vorrebbe solo sparire, ma non è così semplice, la vita va affrontata, la vita va vissuta girono dopo giorno, nella vita non bisogna arrendersi…Mai!

E in quella giornata d’autunno Naruto se ne sta sul tetto della Konoha School, il vento gli muove lievemente i dorati capelli, gli occhi puntati al cielo perso tra i pensieri, perso tra i ricordi, perso a cercare il sostegno di chi ormai non c’è più.

Sono quei momenti di pace in cui Naruto si sente veramente bene, si sente libero, senza pensieri, ma purtroppo deve sempre ogni giorno tornare alla realtà, ogni giorno può concedersi solo qualche attimo di pace, solo qualche attimo, che lui non si vuole perdere, quegli attimi in cui tutto si ferma, quegli attimi come quando si guarda l’alba o il tramonto.

Una volta il suo padrino Jiraya gli disse che guardare il tramonto equivaleva a guardare la fine di una vita, mentre l’alba era l’inizio della vita, per Jiraya lui era come un sole che svogliatamente si attardava a sorgere, Naruto non era molto convinto di quello, ma gli aveva promesso che non si sarebbe mai arreso, così andava avanti giorno per giorno sorridendo alla vita.

Venne così la fine del suo attimo di pace, entro pochi minuti sarebbero iniziate le lezioni ed era ora di raggiungere la classe, così dopo aver respirato profondamente quell’aria fresca d’autunno, si era diretto verso la porta, per poi scendere le scale con un sorriso, quel sorriso che lo contraddistingueva da tutti gli altri.

Lungo il corridoio incrociò numerose persone che conosceva e non, Shikamaru un suo caro amico lo aveva visto appoggiato al suo armadietto mentre chiacchierava con Choji, ai tempi delle elementari formavano una specie di gruppo anti lezione, quelli erano davvero bei tempi, tempi in cui non si avevano pensieri.

Come ogni giorno da una settimana a quella parte, Naruto aveva raggiunto il suo armadietto per poter prendere i libri del girono, che mai si ricordava quali materie avesse, per quello Hinata aveva preparato per lui e altri ragazzi distratti, delle tabelle da attaccare alla portella dell’armadietto, in questo modo potevano controllare giorno per giorno quali materie avessero.

Quella mattina come sempre, Naruto stava chiudendo l’armadietto dopo aver preso i libri che servivamo e in quel momento arrivarono Sasuke e il suo gruppetto composto da Suigetsu, Juugo, Karin e ultimo acquisto nonché ragazza dell’Uchiha, Sakura, la quale l’anno precedente era una sua cara amica, ma da quando si era innamorata di Sasuke era cambiata, soggiogata del tenebroso Uchiha, come lo chiamavano molti, si era dimenticata della sua amicizia con lui e con altri.

Naruto fece finta di non vederli neppure, ma questo suo ignorarli irritava molto il moro, così si avvicinò al biondo e lo strattonò facendolo girare così da avercelo faccia a faccia – ma guarda, oggi hai lasciato il tuo fidanzato a casa? – il sorriso malignò di Sasuke era la cosa che quasi nessuno ci teneva a vedere, quasi tutti in quella scuola lo temevano, Naruto non era tra quelli anche se molti dicevano il contrario – non mi rompere di prima mattina Uchiha – il biondo non aveva voglia di discutere, per una mattina avrebbe voluto starsene tranquillo, così si voltò per tornare a fare quello che stava facendo, ovvero entrare in classe, ma l’Uchiha non gradì  il suo atteggiamento, così tirò un pugno all’armadietto del biondo facendolo voltare, ora si guardavano male, Sasuke odiava essere ignorato – rispondimi, non hai la tua guardia del corpo oggi? – ora l’Uchiha aveva una voce minacciosa, attorno a loro, tutti rimanevano a debita distanza, qualcuno esitava ad intervenire.

Il biondo guardava il moro mentre il battito del suo cuore accelerava dalla rabbia, Sasuke ci godeva a vederlo fermo senza reagire, prendeva sempre quel suo comportamento come paura  e sorrideva soddisfatto, ma poi qualcuno gli poggio una mano sulla spalla, l’Uchiha voltò appena lo sguardo, tanto sapeva bene chi era, castano, con due segni rossi sul volto, occhi selvaggi, lui era Kiba che non temeva mai niente – Sasukkia pensa a guardare il tuo di corpo…cos’è ti sei dimenticato di prendere il testosterone questa mattina? – la battuta del castano fece irritare ulteriormente il moro che ora aveva uno sguardo che sembrava omicida, alle sue spalle Suigetsu tratteneva a stento una risatina.

Il castano sorpasso l’Uchiha – ah Sasukkia? – il castano sorrideva  e non appena lo sguardo del moro fu su di lui mostro i denti, che sembravano quelli di un animale – fai come la neve al sole…evapora – detto ciò l’Uchiha se ne andò, con il suo solito modo da tenebroso, come se le parole del castano non lo avessero nemmeno raggiunto.

Kiba si sentiva come sempre soddisfatto di prendere in giro L’Uchiha, si credeva di essere sempre chissà chi, quando si voltò verso il biondo lo vide appoggiato agli armadietti di spalle.

Il biondo sentì una mano sulla spalla, poi si voltò e vide Kiba sorridere e porgere il braccio al biondo – andiamo mia dolce metà – il biondo sorrise e diede una pacca sulla spalla del castano e poi si mette a ridere mentre lo sorpassa – però a letto con te non ci vengo.

Così i due ragazzi raggiungono la classe, dove Sasuke si è già seduto con le gambe sul banco, ma nessuno dei due ci fa caso, Naruto raggiunge il suo banco l’ultimo in fondo accanto alla finestra, si perde spesso a guardare il cielo fuori, Kiba è seduto nel banco davanti a lui, entrambi adorano perdere tempo, le lezioni non le seguono mai, fin da piccoli erano sempre stati molti attivi ed energici, ma le cose con il tempo erano un po’ cambiate, specie per il biondo, che dopo aver perso il padre e il padrino aveva subito un duro colpo all’anima, certo la sua allegria era rimasta, ma non era più quello di un tempo, ora si prendeva dei momenti per pensare, dei momenti per ricordare.

Seduto al suo posto Naruto si guardava attorno annoiato ancora prima dell’inizio delle lezioni, Kiba davanti a lui litigava con l’astuccio, evidentemente gli si era incastrata la zip che lo apriva e di li a poco gli sarebbero volete fuori tutte le penne, accanto a lui c’era Shikamaru, che beatamente se ne stava con la testa appoggiata al banco, adorava proprio dormire, nonostante la sua pigrizia era il più intelligente della classe, altri in classe parlavano, come la bionda Ino che chiacchierava con Sakura e Karin, Suigetsu era intento a bersi una lattina di gassosa, Choji si finiva il sacchetto di patatine, mentre altri sbuffavano.

Non appena la professoressa Anko entrò in classe la lezione iniziò, furono 3 lunghe ore prima dell’intervallo.

Appena suonò la campanella quasi tutti si precipitarono fuori, Naruto rimase in classe e si assicurò di non essere visto per poter estrarre dallo zaino una flacone arancione.

Kiba intanto era andato a comprare dei panini per merenda, in compagnia di Hinata faceva la fila alla bancarella dei panini.

La corvina se ne stava in silenzio, puntando di tanto in tanto lo sguardo alle loro spalle da dove erano venuti, i suoi pensieri indirizzati a Naruto, che da anni se ne era innamorata, ma mai aveva avuto il coraggio di confessargli i suoi sentimenti.

Kiba accanto a lei la guardava, sapendo benissimo a cosa pensava, la conosceva come le sue tasche, era facile leggerle dentro, era come un libro aperto, così con le mani in tasca e lo sguardo davanti a se, cercò di sollevare il morale all’amica – Hinata se non gliel’ho dici, non saprà mai quello che provi per lui – la corvina si girò di scatto, completamente rossa – K-Kiba-kun i-io – il castano sorrise divertito, adorava farla andare nel pallone, quando balbettava era divertente – quante volte ti devo dire di chiamarmi solo Kiba? – la corvina abbassò la testa in segno di scuse e Kiba sospirò, lei era troppo timida per andare da Naruto e lui beh sembrava non vedere i sentimenti di lei per lui – dai su, non ti abbattere, prima o poi si accorgerà di te, ma tu dovresti dirglielo.

Hinata rimase in silenzio per il resto del tempo che aspettarono in coda, poi una volta rientrati in classe Naruto non c’era, Kiba si grattò la testa pensando a come avrebbe fatto a mantenere la promessa fatta se Naruto spariva così.

La Hyuuga si accorse dello sguardo esasperato del castano e gli si rivolse con tutte le buone intenzioni per aiutarlo – tutto bene K-Kiba? – il ragazzo la guardò e sorrise – si tranquilla, mi chiedo dove sia andato quel baka di Naruto.

A rispondere alla sua domanda fu Shikamaru che era rimasto in classe a poltrire sul banco – credo sia andato come sempre sul tetto – Kiba alzò un sopracciglio, non sapeva andasse sul tetto, poi con il freschino che faceva fuori – ma che ci è andato a fare sul tetto? – il Nara aprì un occhio – ci va tutti i giorni sul tetto, non lo sapevi? – il castano si grato la testa, non si era mai accorto che andasse sul tetto, almeno ora sapeva dove spariva sempre.

Senza nemmeno dare una risposta al Nara, uscì dalla classe e raggiunse le scale che lo avrebbero portato sul tetto, lentamente raggiunse la porta che conduceva fuori, la porta era socchiusa e si intravedeva l’esterno, appoggiò la mano per aprire ma quando vide Naruto si bloccò, rimase a guardare cosa faceva.

Naruto era appoggiato ad un muro, fissava il flacone arancione tra le mani, il vento fresco non gli dava alcun fastidio, i suoi occhi erano quasi spenti, nella sua testa solo il ricordo di un giorno di anni prima.

=Flashback=

Naruto ha 12 anni, si trova in una stanza bianca, seduto su un lettino osserva sua madre parlare con Tsunade, il primario dell’ospedale più prestigioso del paese, le gambe a penzoloni dondolano avanti e indietro.

Poi finalmente sua madre Kushina entra insieme Tsunade e sorride amaramente, ci stava provando ad essere serena, ma è difficile in una situazione come quella.

Naruto non dice nulla, soltanto aspetta che qualcuno dica qualcosa, è poi Tsunade a parlare – Naruto mi dispiace – non serve che dica altro, il biondo abbassa lo sguardo per un momento, sua madre gli si è seduta accanto, una mano a cingergli le spalle e la testa sulla sua spalla, poi poche semplici parole che sua madre dice a se stessa e al figlio – ci saranno giorno migliori vedrai.

=Fine FlshBack=

Naruto stringe il flacone cercando di trattenere le lacrime che da anni si tiene dentro al cuore, non vuole piangere, non vuole essere debole, non può essere debole, per calmarsi porta la testa indietro sbattendola appena contro il muro.

Kiba stringe la maniglia della porta, non può fare niente per aiutare il suo migliore amico, non sa nemmeno cosa dire, senza farsi notare se ne va scendendo le scale con quel senso di impotenza che lo perseguita da tutta la vita, fin da bambino, si sente inutile, non può fare mai niente, nemmeno da bambino contro quell’ombra che lo sovrastava.

Poco dopo il suono della campanella segna la ripresa delle lezioni, gli studenti si apprestano a rientrare nelle loro aule, Naruto sembra il solito stupido che fa casino insieme al suo amico Kiba, più volte vengono ripresi dal professore, ma nessuno dei due ci ha mai dato peso.

Dopo altre tre ore finalmente possono andare a casa, Naruto e Kiba come tutti i giorno accompagnano a casa Hinata, il cugino si trattiene sempre con TenTen e Lee a fare delle chiacchiere.

I tre camminano uno accanto all’altro, Hinata al centro dei due ragazzi, che sembrano farle da scudo contro sguardi indiscreti, Lai balbetta ogni volta che deve parlare, colpa della presenza di Naruto alla sua destra, Kiba cerca di aiutarla a stare rilassata, ma con scarso successo, d’altro canto il biondo chiacchiera tranquillo senza notare nemmeno il balbettare della corvina, il castano battibecca in continuazione con l’Uzumaki, si stuzzicano sempre e Hinata sorride e ride appena quando lo fanno.

Poi appena arrivano di fronte alla grande villa Hyuuga, i due salutano la corvina e mentre lei corre in casa, i due attendo di vederla sparire oltre la porta per poter ripartire.

Il biondo osserva la porta chiudersi alle spalle della ragazza, poi si volta verso l’amico che si è distratto a guardare il volantino di una mostra per cani e inevitabilmente sospira, Kiba è irrecuperabile, la sua passione per i cani è senza fine.

Dopo che Kiba ha strappato letteralmente il volantino dal palo su cui era attaccato, i due si rincamminano, questa volta verso casa di Naruto, per un attimo il biondo si ritrova a chiedersi come mai Kiba va tutti i giorni a trovare sua nonna – Kiba senti ma…come mai vai tutti i giorni da tua nonna? – il castano si volta verso l’amico, prima o poi gliel’avrebbe fatta quella domanda – ti sembra che lascio mia nonna da sola tutto il giorno? – il biondo ci pensa un attimo, non aveva torto, eppure qualcosa non tornava – si, ma perché non sta a casa con voi? Sarebbe più comodo no? –Kiba per un momento si chiede da quando Naruto è diventato così perspicace – perché… -per fortuna di Kiba erano arrivata davanti a casa di Naruto e Kushina la madre del biondo stava prendendo la posta dalla buchetta, così avendoli visti li avevi salutati allegramente – siete già a casa! – i due ragazzi raggiunsero la donna, poi Naruto si ritrovò esaminato dalla madre, gli diede poi un bacio sulla guancia e dopo si rivolse al castano – resti a pranzo da noi? – il castano ci pensò su un attimo, ma ricordandosi di una torta che Kushina aveva provato a fare gli venne il voltastomaco – no grazie, ma mia nonna mi aspetta per pranzo -  in quel momento ci fu uno scambio di sguardi tra Kushina e Kiba e Naruto che li osservava iniziò a farsi strani pensieri.

Kushina poi sorrise e cercò di convincere Kiba a restare, nel mentre Naruto li osservava e un pensiero assurdo gli balenò nella testa “sembra quasi che mia mamma si sia innamorata di Kiba” rendendosi poi conto dei suoi pensieri scrollò la testa e intervenne in mezzo ai due – mamma se non vuole restare non insistere, ora siccome avrei fame, entriamo? – Kushina e Kiba osservarono Naruto e lui per tutta risposta sorrise e poi si incamminò verso casa.

Kiba allora guardò Kushina  - ci vediamo domani – poi fece per voltarsi quando Kushina sorridendo lo guardò – Grazie Kiba – poi seguì il figlio che era ormai entrato in casa.

A Kiba non restava che tornare a casa, la scusa della nonna era davvero patetica, nemmeno l’aveva più la nonna, ma l’aveva promesso a Kushina, avrebbe accompagnato Naruto fino a casa tutti i giorni, nonostante abitasse dalla parte opposta della città, ogni giorno si faceva sempre 20 minuti di strada in più.

Naruto si era seduto a tavola, mentre sua madre gli serviva una ciotola di ramen, entrambi sorridevano, perché si erano promessi di sorridere sempre alla vita, si erano promessi di godersi quegli attimi che valevano la pena essere vissuti, anche se significava sedersi a mangiare una ciotola di ramen, anche se significava pitturare un muro di casa, anche se significava guardarsi una partita di calcio, erano piccole cose, che però in quella casa, per quella famiglia valevano più dell’oro.

Quando Naruto era piccolo suo padre era morto in un incidente stradale, la perdita era stata dura per tutti in quella famiglia, ma Kushina si era fatta forza ed era andata avanti, per lei e Naruto, poi era stato il turno di Jiraya, il quale era morto in un altro incidente stradale. Per loro essere perseguitati dalle disgrazie e dalla sfortuna era normale, ma mai una volta si erano scoraggiato, dopo i primi tempi di lutto, si erano fatti forza, madre e figlio ed erano andati avanti senza mai arrendersi.

La rossa tra un boccone e l’altro guardava il figlio, poi sorrise – com’è andata oggi a scuola? – il biondo di fronte a lei ingurgitò l’ultimo boccone del suo ramen e guardò la madre – ho passato giorni migliori – la donna sorrise poi si alzò per sparecchiare, quando fu accanto al figlio per prendere via la sua ciotola si chinò e regalò al figlio un bacio sulla guancia – andrà bene, te lo prometto – detto ciò si allontanò con un sorriso, mentre Naruto sorridendo si era alzato e aveva raggiunto la sua camera per riposarsi un po’.

Appoggiò lo zaino sul letto, poi si avvicinò alla scrivania e aprì il suo computer portatile, lo accese, poi mentre aspettava che si caricasse tutto, si cambiò, si mise una maglietta arancione con una spirale al centro e un paio di pantaloni da tuta neri.

Si sedette poi alla scrivania, guardò il computer, dove come sfondo stava una vecchia foto della sua famiglia al completo, Suo padre Minato che lo teneva sulle spalle, Kushina accanto  e Jiraya dietro, sorridevano tutti, un sorriso comparve spontaneo sul suo volto, poi prese in mano il mouse e cliccò per accedere a Msn, il suo nicname era Kyuubi, Kiba si faceva chiamare The Wolf, i nicname era di tutti i tipi, ma uno che spiccava tra tanti era quello che più di tutti attirava Naruto, quello che apparteneva all’unica persona che fosse mai entrata nel suo cuore anche contro la sua volontà, quel nome “Little princess”, lei che voleva non amare, lei che tutti i giorni la vedeva e che mai avrebbe voluto provare un così forte sentimento, lei che era Hinata Hyuuga, lei che mai guardava troppo a lungo per non cedere a quel sentimento, lei che era un angelo ai suoi occhi.

Senza nemmeno rendersi visibile si alzò dalla scrivania, chiuse un secondo gli occhi e poi lentamente abbassò lo schermo del computer e allontanò ancora una volta una parte del suo cuore dalla realtà.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Cap. 2

 

Ci sono dei momenti in cui ti senti strano, in cui pensi a tutto e a niente, ci sono dei momenti che ti metti a pensare a cosa sarà della tua vita. Ed è proprio in quei momenti che ti senti l’angoscia addosso e la paura tenta di prendere il sopravvento su di te, in quei momenti si vorrebbe non esistere, ma poi la vedi, una luce in lontananza e quella luce, quella flebile luce è l’unica cosa che ancora ti tiene a galla, l’unica cosa per cui vale la pena continuare a lottare.

E come ogni giorno ci si alza, ci si guarda allo specchio e si monta su una maschera, un maschera per nascondere tutte le paure, una maschera per proteggere le persone che si ama dall’oscurità, una maschera che giorno dopo giorno diventa sempre più pesante da indossare.

Naruto è davanti allo specchio e si guarda, le occhiaie sotto gli occhi, quante notti insonni, quante notti passate ad avere incubi, quante notti in cui sua madre correva da lui preoccupata, quante notti in cui rimaneva sul letto a pensare, quante notti passate a restare sveglio per fare dormire serena sua madre, quante notti, quante lunghe notti che aveva passato, quella notte era una delle tante.

Cercando di non pensare in negativo come a volte gli capitava, si allontanò dallo specchio, si sciacquò la faccia con l’acqua cercando di rilassarsi il più possibile, poi dopo essersi vestito raggiunse la cucina dove sua madre stava mettendo sui piatti le frittelle appena fatte, il sorriso gli tornò sul volto, un sorriso sincero, in quel mondo, nella sua vita sua madre era una delle poche persone che lo facesse sentire bene, sempre sorridente, determinata e testarda come lui, si sostenevano a vicenda.

Kushina non appena si accorse del figlio che la guardava dalla porta sorrise e nel muoversi a momenti non faceva volare per aria la frittella – Naruto!! Vieni siediti, mangia le frittelle finchè sono calde – il biondo non se lo fece ripetere e si sedette, divorandosi le frittelle.

La rossa osservava il figlio, sorrideva proprio come faceva lui e sapeva bene che a volte quei sorrisi erano fatti solo per il bene dell’altro, la verità però era indelebile, era immutabile, era dolorosa e se ne stava sempre li dietro l’angolo pronta ad avventarsi su di loro.

Suo figlio era sempre stato forte, fin da bambino aveva sempre sorriso, nonostante le lacrime che aveva versato, nonostante la solitudine che lo aveva circondato, lui si era sempre rialzato, forse per le promesse fatte a suo padre, forse per quelle fatte al suo padrino, ma si alzava sempre, combatteva contro tutto e tutti e cercava sempre di far sorridere gli altri, proprio come suo padre e forse era vero che quando una persona se ne va, continuava a vivere dentro le persone care, sicuramente una parte di Minato era rimasta li con loro a proteggerli, li con loro a sorridere.

Poi Naruto si era alzato da tavola, era ora di andare a scuola e in quel momento alzandosi aveva visto sua madre che mal celava una lacrima, così preso dall’istinto le si avvicinò e l’abbracciò – ti voglio bene…mamma – Kushina lascia che il figlio si aggrappi a lei, forse per disperazione, forse per paura o forse per affetto, ma lui ha bisogno di lei, come lei di lui e alla fine, non importa come, dove, quando, l'essere umano vive alla ricerca di una cosa solamente: della felicità.

La felicità data dalle piccole cose, da una carezza, da un abbraccio, da un "ti voglio bene", dal sentirsi apprezzato, dal sapere che contiamo per qualcuno e quella felicità la si ottiene soltanto aprendo il proprio cuore.

Dopo pochi minuti i due sono in macchina, Kushina come ogni mattina accompagna il figlio a scuola prima di andare al lavoro, Naruto guarda fuori dal finestrino, sempre le stesse case, tutti i giorni, le stesse persone che camminano per strada poi Kushina mentre è ferma ad un semaforo vede camminare Sakura in lontananza e le viene spontanea una domanda –Naruto non c’è nessuna ragazza che ti piace? – il biondo si volta verso la madre sorpreso, ma poi dopo aver assimilato bene la domanda gli compare davanti agli occhi il timido sorriso di Hinata e subito abbassa lo sguardo e si volta a guardare fuori – no – la donna lo osserva e intuisce di aver toccato un tasto dolente.

Giunti a scuola Naruto saluta la madre e scende dalla macchina, osserva poi la macchina scomparire in fondo alla strada e si volta verso la scuola, fissa a lungo l’intero edificio e con calma si incammina all’interno del cortile.

Davanti al suo armadietto Hinata fissa una busta viola pastello, sopra solo due parole “per Naruto”, i suoi occhi la fissano, le sue mani la tengono quasi tremando, mentre il suo cuore batte forte, cerca dentro di lei le parole e la forza per dargliela.

La corvina rammenta le parole che quando era piccola le disse sua madre “sentilo nel tuo cuore che batte, senti tutto il sentimento che provi, usa quel sentimento e lascia che ti avvolga e si espanda in te”  Hinata fa un profondo respiro, poi si porta la busta, in cui è custodita la lettera con racchiusi i suoi sentimenti, sul petto dove il suo cuore batte forte, continua a respirare, le sue guance si tingono di rosso solo a pensarlo, poi la senti, la sua voce allegra che si diffonde lungo i corridoi, starà scherzando con Shikamaru, tutte le mattina arrivano alla stessa ora, il Nara sbadiglia mentre il biondo parla di cose che alle volte sembrano non avere alcun senso, ma per lei basta sentire la sua voce per sorridere, niente è insignificante in lui, tutto è così luminoso, anche se delle volte è sicura che ci sia qualcosa di spento in lui, delle volte lo vede perso, delle volte vede un filo di tristezza nei suoi occhi, ma si è sempre detta che era normale, perché tutti hanno i loro problemi, che siano grandi o piccoli, i problemi ci sono e ti fanno pensare e soffrire alle volte.

Naruto cammina tranquillo accanto a Shikamaru, se non fosse per le lamentele di sua madre tutte le mattine non sarebbe già a scuola a quell’ora, il biondo si è messo a parlare di calcio, quella sera ci sarebbe stata la partita dei Konoha contro i Suna e a lui piaceva guardare le partite i compagnia con gli amici, quella sera non sarebbe potuto andare a casa di Shikamaru a vederla, preferiva starsene a casa a guardarla con sua madre, grande tifosa anche lei.

Naruto come di consuetudine si sarebbe diretto sul tetto a godersi quindici minuti di pace, Shikamaru avrebbe sonnecchiato sul banco e Kiba sarebbe arrivato a mala pena 5 minuti prima del suono della campana.

Mentre l’Uzumaki procedeva lungo il corridoi scorse Hinata, lo guardava sorridendo con il suo solito colore rosso sulle guance, la vide raggiungerlo e per un momento, per un piccolissimo momento avvertì una scossa al cuore, non era stata una cosa fastidiosa, al contrario era stato piacevole e questa sensazione ogni volta lui la temeva, così la ricacciava dentro, la rinchiudeva nel suo cuore e in ogni modo possibile la assopiva o almeno ci provava.

La corvina era davanti a lui, Shikamaru si era accorto di essere decisamente il terzo incomodo, così con un cenno della mano si allontanò dicendo che avrebbe fatto un riposino, ora erano soli in quel pezzo di corridoio, solo lui e lei.

Hinata si blocco, cercava di dire qualcosa, ma sentiva solo il suo cuore battere forte, le parole le morivano in gola e lui li davanti a lei che la guardava, lui sentiva qualcosa spezzarsi mentre ostinatamente sopprimeva i suoi sentimenti perché è facile sembrare forte quando sei in mezzo alla gente, è facile sorridere come se niente fosse, come se quella cosa non avesse alcuna importanza, è facile distrarsi quando si hanno mille persone attorno. Ma è meno facile scacciare quel sentimento dal cuore, quell’emozione che vorrebbe darle ma che non vuole, si sente come in una gabbia, intrappolato e senza via d’uscita, così prima che succeda qualcosa, prima che ceda, prima che il suo sguardo si posi ancora su di lei interrompe quel momento.

Hinata si sforza di parlare, la lettera stretta in una mano – i-io…e-ecco..volevo… - ma prima che riesca a finire la frase lui le sorride e si avvicina al suo viso – sei tutta rossa, sei sicura di non avere la febbre? – quella frase ogni volta la blocca, lei lo guarda sconvolta, poi lui le poggia una mano sulla fronte e lei si sente andare a fuoco, quel contatto per lei è acqua di vita, per lui invece è la cosa più difficile che debba fare, perché toccandola ha sempre una voglia disumana di abbracciarla.

Poi come se niente fosse si volta e punta al primo che vede, in questo caso vede Gaara e dopo aver sorriso ancora alla corvina, si allontana sventolando una mano in direzione del rosso, Hinata rimane li immobile, persa, un po’ affranta, ma con il batticuore, perché lui le ha toccato la fronte, non lo aveva mai fatto prima.

In seguito arriva anche Kiba e al suono della campana tutti entrano nelle rispettive classi, Naruto sembra più distratto del solito, Kiba lo nota e cercando di non farsi vedere dalla professoressa Anko si sporge indietro verso l’amico – ehi Naruto, che hai oggi? – il biondo fissa fuori dalla finestra e risponde atono, troppo poco convincente – niente – il castano assottiglia gli occhi e si volta per guardalo – raccontalo a qualcun altro – Naruto guarda il castano e non risponde, l’Inuzuka non molla e riprende la parola – non è che… -  ma prima che possa finire la frase si blocca, ha come la sensazione che ci sia qualcuno davanti a lui, così deglutisce e si volta ritrovandosi la professoressa Anko con le braccia incrociate – allora, vuoi rendere partecipe anche al resto della classe riguardo a quello di cui stai parlando con il signor Uzumaki? – Kiba sorride forzato – ehm… - la professoressa lo guarda penetrante – fa in modo che non si ricapiti o dovrò darti una nota – il castano annuisce e poi rimette composto al suo posto, poi sente alle sue spalle la voce di Naruto – certe volte non posso mentire, nemmeno a me stesso – il castano si ritrovò stranito da quelle parole, cosa voleva dire? Fece per voltarsi, ma il colpo di tosse della professoressa lo fece tornare sull’attenti e le parole dell’amico rimasero li sospese in un qualcosa che lui stentava a capire.

Le ore passarono stranamente lente, dopo due ore di Storia con la professoressa Anko erano iniziate le  quattro lunghe ora di Letteratura con il professore Kakashi, Kiba sbuffò sonoramente, seguito da un lungo sbadiglio del Nara, mentre Naruto se ne stava pensieroso.

L’Inuzuka deciso a capire cos’avesse quel giorno l’amico si voltò e ne approfittò del ritardo del professore – senti Naruto che ne dici di andare alla sala gioco oggi pomeriggio? – il biondo avrebbe preferito accettare l’invito, ma purtroppo non poteva – non posso, oggi ho un impegno – non era servito aggiungere altro per far capire a Kiba quale fosse l’impegno del biondo e forse era anche la causa del suo strano comportamento di quel giorno – sarà per un altro giorno allora – detto ciò il castano scrollò le spalle, nel modo più normale possibile.

Poco dopo entrò il professore, si sedette alla cattedra e firmò il registro, poi alzò lo sguardo sui suoi studenti e da sotto la mascherina, che portava sempre, sorrise – bene oggi vorrei parlare di un autore molto particolare, John Smitter – le facce di molti si fecero stranite e dubbiose, così Kakashi si affrettò a continuare la spiegazione – John Smitter è un autore meno conosciuto rispetto ad altri…la sua particolarità sta nel suo stile di scrittura, vedete John era malato gravemente e sapeva di dover morire, ma nonostante tutto i suoi libri erano ottimisti, pieni di speranze e di vita, cosa che molti altri autori non facevano – la spiegazione attirò molto l’attenzione della classe, così per circa un mezzora Kakashi continuò a spiegare senza interruzioni, aveva parlato di un testo scritto quando la sua vita volgeva al termine, poi era passato con il raccontare di come molti non approvavano questo suo stile di scrittura.

Ad un certo punto il professore si interrompe e alzando lo sguardo scorge la mano alzata di Sakura, decisamente la persona che si aspettava facesse una domanda prima o poi.

La rosa guarda interessata e bramosa di sapere il suo professore – mi scusi, avrei una domanda – l’uomo dai capelli argentei appoggia il libro che tiene in mano fa cenno alla ragazza di parlare, così la rosa porge la fatidica domanda – c’è una cosa che non capisco…come può John Smitter scrivere testi positivi essendo malato? Molti altri autori malati scrivevano cose molto tetre e tristi – Kakashi chiuse l’unico occhio che era in mostra, poi si allontanò dalla cattedra e iniziò a girare tra i banchi mentre cercava di spiegare con le giuste parole il concetto – vedi Sakura ci sono casi particolari in cui le persone non sono disposte a comportarsi come gli altri  e si oppongono al fato -  la rosa controbatté – si ma, se sapeva di morire, mi chiedo come potesse avere la forza di essere positivo nella vita – quella frase toccò particolarmente Kiba, che si inserì nella discussione – e secondo te cosa doveva fare scusa? – la rosa si voltò ora verso il compagno di classe pronta a difendere il suo pensiero – quello che voglio dire è che se sapeva di morire… - la frase dell’Haruno venne interrotta da Naruto che con occhi quasi spenti, con occhi che non sembravano suoi la guardava – se fossi tu ad essere malata e sapere che morirai, che faresti? Ti lasceresti morire senza lottare? – la rosa rimase in silenzio non sapendo come rispondere, il professore osservava la scena pronto a riprendere in mano la situazione, ma prima che potesse parlare saltò su Sasuke – forse sarebbe meglio se morisse, così non sarebbe più un peso per il mondo – le parole di Sasuke erano state più taglienti di un coltello affilato, ma per lui nessuno doveva azzardarsi a zittire così la sua ragazza, la situazione rischiava di prendere una brutta piega e Kakashi stava tornando alla cattedra – bene direi che… - questa volta fu Kiba a saltare su, era evidentemente irritato – perché non muori tu Uchiha! – il moro ora aveva assunto uno sguardo tagliente e si era voltato verso l’Inuzuka – hai qualche problema di autocontrollo cagnaccio pulcioso? Ho solo espresso la mia opinione, non mi sembra di averti rivolto la parola – a quelle parole il castano era scattato in piedi – tu non sai niente della morte…se Naruto doves… - la frase del castano venne interrotto dal biondo che ora con sguardo arrabbiato lo guardava – Kiba! – ci fu un lungo scambio di sguardi tra i due, poi Kiba ringhiando si sedette pesantemente sulla sedia, incrociando le braccia, la discussione sembrava essere finta li, ma l’Uchiha era stato punto nell’orgoglio e non aveva intenzione di passarci sopra – Se Naruto cosa?  Cos’è il cane si mette a cuccia non appena il padrone lo chiama? – il castano cercò di trattenersi, la rabbia ribolliva nelle sue vene, quel maledetto Uchiha era solo un bullo che si pavoneggiava davanti a tutti, nemmeno fosse un boss della mafia – ti avverto, mi sto arrabbiando ed è meglio per te chiudere quella maledetta boccaccia! – Kiba era ancora seduto e ringhiava, alle sue spalle Naruto fissava l’amico, gli doveva tanto, era sempre li, pronto a dargli il suo sostegno, non per nulla erano migliori amici, si conoscevano da quattro anni ormai e si capivano sempre, anche se c’era qualcosa che a volte li portava a nascondere certe verità.

Sasuke aveva ora lo sguardo oscurato, forse si era sentito offeso, forse il fatto di essere zittito davanti ai compagni non gli andava a genio, fu così che si voltò e assunse la sua solita aria da strafottente – sei solo un codardo – e dopo quelle parole ci furono pochi attimi di silenzio, Kakashi si stava spostando dalla cattedra, c’era troppa tensione, infatti in un istante, si vide Kiba digrignare i denti e scattare dal suo banco a quello dell’Uchiha situato nell’angolo in fondo opposto a Naruto – maledetto Uchiha – Naruto non era riuscito a fermare l’amico in tempo, ora Kiba stava sopra a Sasuke che era caduto a terra, Kiba gli aveva sganciato un pugno in pieno volto e questo fece infuriare il moro, che dopo aver spintonato l’Inuzuka, si era alzato e aveva tirato una ginocchiata in faccia al castano che crollò indietro, poi prima che l’Uchiha infierisse ancora e l’Inuzuka si rialsazze, intervennero Kakashi, Naruto e altri a fermarli.

Naruto si era avvicinato al castano e lo teneva per le spalle – adesso smettila Kiba! – Sasuke al contrario era fermo, con Suigetsu che gli teneva un braccio, in mezzo ai due Kakashi che aveva le braccia allargate per tenerli lontani, poi si mise a guardare uno e l’altro con sguardo furente – non ammetto risse nella mia classe, per cui prenderò i giusti provvedimenti e parlerò con il preside, consideratevi Sospesi a tempo da definirsi e ora andate in infermeria e farvi dare una controllata, nel frattempo chiamerò i vostri genitori – detto ciò fece cenno ai due e Kiba accompagnato da Naruto si allontanò dall’aula, Sasuke invece fu affiancato da Sakura che aveva iniziato a tamponargli il labbro da cui usciva del sangue – non ti muovere, non è niente di grave – cos’ì l’Uchiha rimase seduto in classe sotto le cure della sua ragazza.

Kiba e Naruto stavano raggiungendo l’infermeria, il sopracciglio spaccato da cui scendeva un rivolo di sangue, il castano non ci dava nemmeno importanza, non gli faceva nemmeno male, ne aveva subite di peggiori di botte, ancora irritato a causa dell’Uchiha ringhiava e guardava dritto davanti a lui, il suo passo spedito, il suo cuore accelerato, il sangue che ancora ribolliva, proprio non lo sopportava quel maledetto Uchiha -  maledetto bastardo, prima o poi gli spacco quella faccia da Emo – mentre esprimeva i suoi pensieri si era voltato verso l’amico, solo allora si rese conto che era stranamente silenzioso, poi capì, era arrabbiato e come biasimarlo, stava per dire tutto e sapeva bene che lui non voleva che nessuno sapesse - Ti prende mai quella voglia pazzesca di prendere a pugni il muro? – a quella domanda il biondo aveva alzato lo sguardo sul castano, che continuò – Sai quando sei talmente arrabbiato che riesci solo a piangere e nemmeno il dolore fa poi così male e allora te la prendi con il muro – il biondo spostò lo sguardo davanti a se e con oggi persi fissava il corridoio – fa più male il cuore – il castano aveva abbassato di poco gli occhi, consapevole del significato delle parole del biondo e subito gli vennero in mente parole che una volta gli aveva detto Naruto “odio sentirmi così, sono così stanco di cercare di combatterlo, ma non posso mollare per questo devo combattere anche oggi per vivere un altro giorno”.

Kiba rimase in silenzio per qualche minuto, ormai erano giunti davanti alla porta dell’infermeria e il castano prima di entrare si fermò, Naruto alle sue spalle, poi senza voltarsi disse soltanto una cosa  - non devi essere solo con ciò che stai passando, se mi dai una possibilità, ti aiuterò a non mollare – detto ciò il castano varcò la porta lasciando il biondo fuori sorpreso, poi un sorriso amaro comparve sul volto del biondo - a volte non nego, che tutto è sbagliato, a volte preferirei morire – una mano portata al collo, cercando quella collana lasciatagli dal padre – ma voi non me lo permettereste  – nella sua mente comparvero i volti di suo padre e del suo padrino, in quel momento Naruto si sentì meglio - in fondo dentro questo cuore, c'è ancora il segno di te, papà – parole sussurrate a se stesso, parole per continuare a lottare, parole che gli davano forza.

Le lezioni erano ormai finite, Naruto se ne stava appoggiato al muretto fuori dalla scuola, aspettava Hinata che avrebbe dovuto accompagnare, Kiba era stato trattenuto per via della rissa, così lui quel giorno sarebbe tornato a casa da solo, probabilmente non avrebbe detto nulla a sua madre che altrimenti si sarebbe preoccupata troppo.

Lungo il corridoi Hinata stava riponendo alcuni libri dentro l’armadietto, poi si ricordò della lettera e la estrasse da un libro in cui l’aveva infilata, la fissò e ricordo quella mattina, lui le aveva toccato la fronte, però lei non era riuscita a dargli la lettera, il suo sguardo si rattristò. Una voce attirò poi la sua attenzione, così la corvina si affrettò a riporre la lettera nell’armadietto dove sarebbe rimasta per tutto l’anno scolastico, si voltò chiudendo l’armadietto, non accorgendosi che la lettera era scivolata fuori, in fondo al corridoio intanto era comparsa TenTen che sorridente la chiamava – Hinata!!! – la Hyuuga la guardò sorridendo e serenamente la raggiunse, scomparendo oltre l’angolo del corridoio.

Poco dopo qualcuno si fermò a pochi centimetri  dalla lettera che giaceva a terra, la scritta evidente “per Naruto” attirò la sua attenzione, così la raccolse e la aprì leggendone il contenuto.

“Ho una strana voglia di scriverti che non passa da un po’.
So che non mi risponderai e che non leggerai nemmeno quello che ti ho scritto. Però vorrei tanto cambiare giusto un paio di cose tra noi. Il fatto è che ti amo e non troverò mai il coraggio di dirtelo. Per sempre, la tua invisibile Hinata”

Poche righe, ma piene di significato e sentimento, con cura la lettera venne girata per non tralasciare eventuali aggiunte sul retro, ma non c’era altro.

Nemmeno un istante dopo Suigetsu comparve nel corridoio con una lattina di gassosa in mano – ehi Sasuke! Ci sei questo pomeriggio al Konoha Planet? – il moro si mise tranquillamente la lettera in tasca e si voltò verso l’Hozuki rispondendo pacatamente come solito – si – così le parole scritte dal cuore di Hinata finirono tra le oscure mani dell’Uchiha le cui intenzioni era ignote a tutti, ma una cosa certa era che si sarebbe vendicato per quello che aveva detto Kiba e poi avrebbe avuto un motivo divertente per provocare Naruto.

 

 

Angolo dell'Autrice:

Sarhita: Mi ha fatto piacere che ti sia piaciuta ^^ direi che tendo a dare un tocco malinconico in tutte le mie storie ^^' comunque un motivo c'è per cui Kiba accompagna sempre Naruto, già da questo capitolo dovrebbe intuirsi U.U ma nel caso non si capisca, nel prossimo svelerò il mistero celato di Naruto.

Giuly95: tranquilla, se c'è una cosa che so fare sono le NaruHina ^^ per cui, si è una NaruHina ^^ e sarà una storia abbastanza travagliata la loro ^^'

Lotti: grazie mille, mi piace lasciare la gente con le domande U.U in questo cap, come avrai notato molte cose dovrebbero sembrare più chiare e nel prossimo tolgo definitamente il dubbio su Naruto ^^ per quanto riguarda Kiba, beh mi piace come personaggio, è allegro quanto Naruto e poi volevo fare qualcosa di diverso dal solito sasuke e Naruto best friend U.U per tanto abbi paziensa che aggiornerò il prima possibile ^^

Kira Uchiha 87: direi che un pò di merito lo hai anche te mia Nee-chan ^^

Saku88s: beh per quanto adori sasuke, qui sarà il cattivo della storia che ti piaccia o meno U.U per cui prendere o lasciare XD

NicoRin: vedo che ti ho commossa ^^ non può che farmi piacere, Minato ahimè è morto e più avanti si scoprirà come U.U

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Cap. 3

 

Il giorno in cui ti rendi conto che il tempo non basta è il giorno in cui vorresti vivere per sempre, ma il tempo non può guarire ferite profonde impresse nel cuore, il tempo non può cambiare cose perse nel passato, il tempo perso non può essere restituito, il tempo che alle volte non si ha, perché quel tempo che vorresti avere ti viene sottratto lentamente, giorno dopo giorno quel tempo si accorcia.

Così vai avanti e piangi, grida, vai avanti a credere che avevi ragione, per tenere lontano quell'oscurità  che pian paino ti avvolge.

Quel pomeriggio Naruto cammina lento verso l’ospedale, sa già quello che gli diranno, lo sente, tutti i giorni lo sente, è come se ad ogni minuto che passa qualcuno risucchiasse da lui un frammento di vita, quella vita che lui porta avanti con tutte le sue forze, nonostante ci fossero tante cose che volesse fare, tante cose che avrebbe voluto dire, tante cose che avrebbe voluto sentire e vedere.

Alzi lo sguardo verso quell’enorme edificio, lo fissi a lungo, poi fai un passo verso l’entrata e li sulla soglia, la vedi, la tua luce, che fino a quel momento ti ha tenuto vivo, lei, Kushina Uzumaki.

Un sorriso sul suo volto, la sua divisa da infermiera, perché lei lavora li e a Naruto è sempre piaciuto vederla occuparsi degli altri, proprio come faceva con lui.

Appena Naruto le arriva di fronte, lei gli prende la mano – sei pronto? – una sensazione di sicurezza lo invade, è sempre stato così quando gli prendeva la mano, si sentiva bene, al sicuro, come se in un qualche modo ci fosse anche suo padre li a tenere unite quelle due mani. Il biondo annuisce e al fianco della madre entra nell’ospedale, alle sue spalle la porta scorrevole si chiude, lasciando fuori un altro frammento della sua vita, che silenziosamente è scivolato via dal suo cuore.

Hinata è alla sala giochi con Kiba, Konoha Planet si chiama, la più famosa sala giochi della città, il castano sta litigando con il flipper, sembra nervoso, quasi irritato, probabilmente è a causa della rissa di quella mattina a scuola, non chiede niente all’amico, lo lascia sfogare.

Così mentre Kiba insulta il flipper, Hinata si appoggia alla parete li vicino e inizia a guardarsi attorno, c’è tanta gente, molti sono ragazzi della scuola, alcuni li conosce, altri fanno parte di altre classi, poi in lontananza vede una chioma bionda e per un attimo crede che fosse Naruto, perde un battito, ma poi si rende conto che non è lui, è un ragazzo più grande, è in compagnia di un ragazzo dai capelli rossi, probabilmente sono ragazzi che vanno all’università.

E poi guardandoli ridere e scherzare si ricorda di quando anni prima aveva conosciuto Naruto per la prima volta e lui l’aveva guardata sorridendo pronunciando poche e semplici parole “ciao, io sono Naruto” poi i suoi occhi azzurri erano rimasti a fissarla per interminabili minuti e sembrava quasi che la scrutassero a fondo e lei si era sentita spogliata, come se lui le avesse letto dentro, ma poi si era voltato verso Kiba e aveva sorriso, come se lo ringraziasse per qualcosa, ma lei non riusciva a capire i loro scambi di sguardi, era rimasta persa a guardare i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi, sembrava il sole fatta persona.

Hinata sorrise inconsciamente e si ritrovò a pensare che un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può essere eterno e per lei, il sorriso di Naruto era eterno, perché se chiudeva gli occhi lo vedeva, era li davanti a lei che sorrideva.

D’un tratto la mani di Kiba la riportò alla realtà e sussultò appena, il castano sorrise divertito – ancora a pensare a lui? – gli occhi del castano la scrutavano, riusciva a leggere i suoi pensieri, come se fosse un libro aperto – ma non gli avevi scritto una lettera? – la corvina arrossì, poi abbassò lo sguardo e ripensò al momento in cui stava per dargliela, ma lui non gli aveva lasciato il tempo di dire niente e le aveva toccato la fronte per poi andarsene.

Il castano sospira e lascia cadere il discorso, quel giorno di certo non era il caso di dare all’amica troppe speranze, non che non volesse, solo che visto che di certo quel giorno Naruto non era dell’umore giusto, spronare Hinata a dichiararsi era decisamente una pessima idea. Del resto però, non poteva di certo stare a guardare mentre lei lo guardava con occhi persi d’amore per lui, mentre lui invece sembrava non accorgersene nemmeno, quanto era difficile fare l’amico di entrambi.

Kiba sorrise cercando almeno di rincuorare la sua migliore amica – dai Hina, fammi un bel sorriso – la ragazza voltandosi verso l’amico sorrise, gli fu davvero grata per il suo sostegno – v-vado a prendere qualcosa da bere – il ragazzo annuì per poi voltarsi e ricominciare a giocare con il flipper.

La corvina allora si avviò verso il bancone del bar, era abbastanza distante da dove stava Kiba, mentre si infilava in mezzo a tutta la gente, si guardò attorno, guardando la gente che rideva, le coppie che si tenevano per mano e i gruppi di ragazze che ridevano mentre facevano commenti sui ragazzi. Ad un certo punto la sua attenzione venne attirata da un angolo della sala, dove seduti attorno ad un tavolo c’erano due ragazzi, uno era Sasuke, istintivamente si ritrovò a fissarlo, il suo solito sguardo di ghiaccio, a volte sembrava avercela con il mondo, ma lei aveva come la sensazione che ci fosse un motivo ben preciso per quel suo comportamento, mai aveva capito perché se la prendesse tanto con Naruto, non gli aveva mai fatto nulla, eppure lo stuzzicava in continuazione, forse era perché fino ad ora era stato l’unico a non reagire alle sue provocazioni.

Improvvisamente il volto del moro si voltò e per un istante incrociò il suo sguardo, imbarazzata dal fatto di essere stata vista, voltò velocemente lo sguardo, raggiungendo a grandi passi il bancone del bar, forse avrebbe dovuto aspettare ancora qualche istante prima di voltarsi, così ora forse avrebbe visto quel sorriso che era comparso sul volto dell’Uchiha.

Come se niente fosse ordinò una bottiglietta d’acqua e una lattina di coca cola per Kiba, poi si accinse a pagare, quando una mano allungò sul bancone alcune monete, la corvina si voltò a vedere chi era, forse Kiba che l’aveva raggiunta al bancone, si sorprese nel trovarsi accanto proprio Sasuke, i suoi occhi puntati sul barista – una gassosa – in quel momento si voltò verso la corvina, senza sorrisi, solo la sua solita espressione da tenebroso, poi fece qualcosa che sorprese la ragazza – offro io – la corvina cercò di rispondere, ma il moro la zittì con uno sguardo, poi le prese una ciocca di capelli tra le dita – ci vediamo Occhi Chiari – e senza aggiungere altro si allontanò, lasciando Hinata leggermente rossa in volto e sorpresa da quello strano comportamento, per un attimo le era sembrato che Sasuke fosse stato gentile con lei.

Dopo essersi ripresa, prese le due bibite e si ridiresse verso Kiba, che sicuramente la stava aspettando, non appena scomparve tra la folla, alle sue spalle , poco lontano dal bagno, c’erano Karin e Sakura, le quali avevano assistito a tutta la scena e la rosa sembrava quasi sconvolta, la rossa subito le poggiò una mano sulla spalla, mentre con l’altra mano si sistemava gli occhiali sul naso – questo potrebbe essere un grosso problema... – la ragazza si voltò verso la rosa e sorrise – qui bisogna fare qualcosa, non trovi? -  Sakura strinse i pugni, era gelosa, aveva penato non poco per farsi vedere dall’Uchiha, lo amava con tutta la sua anima, per cui ora non avrebbe permesso a nessuna di avvicinarsi a lui – si, hai ragione.

All’ospedale, Naruto se ne stava sdraiato su un lettino, alcuni elettrodi attaccati al petto, il macchinario che emetteva continuamente dei ”Bip”, i battiti del suo cuore per la precisione, ma quel suono era così nullo alle sue orecchie, quel suono era così irreale, così meccanico, avrebbe dato qualunque cosa per sentire un semplice “Thump!”, il suo cuore ormai quel suono non lo emetteva più, il suo cuore ormai emetteva solo suoni spezzati, suoni che diventavano sempre più flebili.

Al fianco del biondo c’era Tsunade, era il capo dell’intero ospedale e nonché una cara amica di famiglia, Kushina se ne stava seduta accanto al figlio, gli teneva la mano, i suoi occhi saltavano dal monitor al viso del figlio, temeva l’esito di quella visita.

Tsunade intanto analizzava attentamente ogni più piccolo particolare, ogni singolo battito, ogni respiro, poi prese in mano una siringa, doveva fare un prelievo per verificare i valori del sangue, il biondo scostò lo sguardo, se c’era una cosa che non sopportava erano gli aghi, la donna bionda inserì l’ago e mentre il sangue riempiva la fiala fissò Naruto e Kushina è capì che la cosa più brutta al mondo non era vivere la sofferenza ma vederla negli occhi di altri e non poter far nulla, finito di fare il prelievo, estrasse lentamente l’ago dal braccio del ragazzo, poi si allontanò per raggiungere il tavolo e analizzare subito la provetta, intanto Naruto si alzava e sua madre gli toglieva con cura tutti gli elettrodi che aveva attaccati al petto.

Nella stanza uno strano silenzio, interrotto solo dalla voce di Tsunade che borbottava qualcosa, Kushina attendeva impaziente gli esiti, il sorriso sul volto, quel sorriso che con tutte le sue forze trasmetteva forza e coraggio per il figlio, quel sorriso che aveva promesso di mantenere sempre, perché Minato avrebbe voluto così, perché Minato avrebbe sorriso e non si sarebbe arreso, proprio come Naruto.

Poi lentamente Tsunade si voltò, facendo roteare lo sgabello sul quale era seduta, si alzò in piedi e guardo prima Naruto e poi Kushina – posso parlarti un momento da sola Kushina? – la rossa rimase sorpresa, poi prima di alzarsi guardò il figlio che annuì, così si alzò e seguì la bionda fuori dalla stanza.

Naruto seduto sul lettino poteva vedere le sagome delle due donne oltre il vetro opaco della porta, qualunque cosa stesse dicendo Tsunade, era come se lui già sapesse cosa fosse, lentamente si portò una mano al cuore e chiuse gli occhi, cercando di sentire il suono del suo cuore, “thump”, lo aveva sentito, lento, stanco, ma ancora li che batteva, poi avvertì un brivido seguito da una sensazione di calore, il biondo sorrise appena – papà – fu spontaneo e forse poteva anche sembrare assurdo, eppure lui era convinto che una parte di suo padre, fosse li dentro quel suo cuore che batteva a stento. Istintivamente strinse la mano sul petto, non sopportava quel dolore, non sopportava di essere malato di cuore, non sopportava di dover vedere la preoccupazione negli occhi degli altri, eppure non riusciva a fare andare via quel dolore, le lacrime, si costringeva a mandarle indietro, si era ripromesso che non avrebbe pianto, in quel momento avrebbe voluto che suo padre fosse li, si domandava sempre se suo padre ci sarebbe stato quando il suo cuore sarebbe stato debole, lui lo avrebbe soccorso? quando il suo cuore avrebbe avuto freddo, lui lo avrebbe scaldato? Lui ci sarebbe stato? Anche se era morto da molti anni, lui aveva ancora bisogno di lui.

La porta si riaprì lentamente, troppo lentamente e Naruto alzò lo sguardo, sua madre sorrideva, ma era evidente che volesse solo piangere, Tsunade si avvicinò e si mise ai piedi del letto, la sua cartella clinica in mano, sembrava che cercasse le giuste parole per spiegare la situazione,  Naruto la anticipò – lo dica e basta – la bionda appoggiò la cartella e si spostò accanto al letto – Naruto il tuo cuore sta peggiorando – il ragazzo si aspettava di sentire quelle parole, poi la donna continuò – però vedi, stando alle analisi, il tuo cuore… - esitò a parlare, quasi temesse che a dirlo tutto finisse li e Naruto crollasse – il tuo cuore…avrebbe dovuto cedere ormai da tempo… - il biondo rimase sorpreso, Kushina prese la mano del figlio e mentre una lacrima le scendeva dal viso sorrise – tuo padre è qui – dolcemente aveva portato la sua mano, insieme a quella di Naruto, sul petto di lui, in quel momento il cuore di Naruto battè forte “tu Thump”, dagli occhi di Naruto iniziarono a scendere alcune lacrime, poi strinse forte la mano della madre - qui, proprio adesso, terrò duro e non cederò mai…sono sveglio e sono vivo.

Tsunade sorrise, era incredibile come Naruto riuscisse a combattere contro la malattia che lo aveva preso al cuore, quella stessa malattia che aveva ucciso Minato, se ripensava al giorno in cui aveva scoperto che Naruto aveva gli stessi sintomi del padre, gli era sembrato che le parole fossero pesanti come macigni, quel giorno di anni prima, quel giorno in cui Naruto non aveva pianto, invece che delle lacrime, aveva sorriso e con una forza che non si poteva nemmeno immaginare potesse avere, aveva detto soltanto una  frase “non mi arrenderò, vivrò fino alla fine combattendo”, sorrise nel notare come nonostante le cose si facessero più pesanti, più dolorose, Naruto ancora non si era arreso.

Fu difficile per Tsunade interrompere quel momento, ma doveva ancora finire di parlare – Naruto… - lo sguardo del biondo si spostò alla bionda e in  silenzio la lasciò parlare, la donna chiuse per un momento gli occhi, poi prese un respiro e cercò di essere il più chiara possibile – d’ora in poi dovrai fare più attenzione, il tuo cuore potrebbe cedere in un qualsiasi momento, per cui evita di fare sforzi, non saltare i pasti e vedi di non agitarti troppo o rischi di avere un attacco cardiaco – il biondo annuì, anche se continuare a rinunciare a molte cose era difficile, probabilmente ora avrebbe dovuto astenersi dalle ore di educazione motoria, una mano gli si posò sulla spalla, era Tsunade che gli sorrideva – vedrai, andrà tutto bene.

Kiba camminava lento verso casa, la testa immersa nei pensieri, pensava, pensare lo aiutava, anche se a volte poteva  far male pensare per troppo tempo, pensare lo rendeva libero di immaginare ogni cosa, di realizzare qualsiasi situazione, da quella mattina, ancora non aveva saputo niente di Naruto, se la visita fosse andata bene, avrebbe dovuto festeggiare con l’amico, ma se fosse andata male? Cosa avrebbe dovuto fare? Nemmeno lui sapeva cosa fare, voleva essere di sostegno per l’amico, ma era davvero difficile affrontare quello che aveva, una malattia al cuore non era una cosa qualunque sulla quale ci si poteva semplicemente passare sopra.

Stufo di aspettare un messaggio dall’amico, prese il cellulare e gli mandò un messaggio prima lui, forse il biondo avrebbe potuto pensare che fosse in ansia, ed in effetti un po’ lo era, iniziò a digitare i primi tasti, poi si bloccò, sul display c’era scritto solo “Ehi Naruto”, si rese conto di non sapere esattamente cosa scrivere, chiederli come fosse andata era semplice, però non voleva far credere all’amico che era molto preoccupato, forse un “come stai?” era meglio? Eppure nemmeno quella domanda riusciva a scriverla, così si ritrovò a fissare il display a lungo, poi sospirò, la soluzione migliore era chiamarlo o aspettare che fosse lui a farsi sentire, in tutti i modi gli avrebbe parlato il giorno dopo, anche avrebbe dovuto aspettare che uscisse da scuola.

Alzando gli occhi si rese conto di essere arrivato davanti a casa, sua madre doveva essere in casa, quella mattina a scuola quando lo era andato a prendere lo aveva spaventato a morte, la sua sospensione non era il massimo, considerando che a scuola non era mai stato una cima, sua madre gli aveva tirato un pugno in testa come rimprovera, gli era andata bene che lo avesse lasciato uscire quel pomeriggio.

Il castano aprì il cancello di casa, poi con la coda dell’occhio scorse nella buchetta della posta delle lettere, così le prese e si avviò verso la porta, tranquillamente passo lettera dopo lettera, bollette per lo più, poi una lettera attirò la sua attenzione, non vi era scritto il mittente, solo il destinatario, a grandi caratteri c’era scritto “per Kiba Inuzuka”, dubbioso la aprì, era ancora nel mezzo del vialetto tra il cancello e la porta, all’interno c’era un foglio con una sola scritta “ciao ragazzo”, i suoi occhi si spalancarono, le mani iniziarono a tremare, la lettera cadde al suolo e nella sua mente riaffiorarono ricordi e paure che avrebbe non rivivere più perché ci sono ricordi che non possono essere cancellati, nella mente del castano comparve un volto, una cintura e lacrime, molte lacrime miste a dolore, sofferenza e incubi – non può essere lui.

 

 

 

Angolo dell'Autrice:

luminum10 : una storia NaruHina motlo travagliata direi ^^' (quanto sono sadica) comunque sasuke, mi duole dirlo, ma qui è un gran batsardo U.U non so se si intuisce quello che vuole fare, ma si capirà presto e ahimè provocherà molti problemi U.U

Vaius : beh la mia mente ha pensato a una cosa più cattiva, Hinata povera, si ritroverà in mezzo a una situazione brutta ^^' naruto ovviamente non se resterà con le mani e in mano e ti lascio scoprire cosa succederà nei prossimi capitoli ^^

Sarhita : grazie, mi piace l'idea di un Kiba molto legato a Naruto ^^ e sasuke beh. lo confermi io, è un bastardo U.U (almeno in questa storia) U.U l'idea dell'autore, mi è venuta così dal caso, mi piaceva e poi è modo originale di fare capire che Naruto ha qualcosa che non va ^^ Sasuke, Sasuke...è proprio un gran batsardo, se penso a cosa gli faccio fare, lo prenderei a pugni io stessa XD

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Cap. 4

 

A volte il cielo si oscura, copre la luce del sole, tutto attorno si fa buio, tutto perde colore, tutto torna grigio e l’unica cosa che provi è terrore e inquietudine. E  quando vedi  le gocce di pioggia cadere una dopo l’altra al suolo ti rendi conto, che non sono semplici gocce di pioggia, in realtà quelle gocce sono pezzi di ricordi che cadono rumorosamente al suolo e ti riportano nel passato che si vorrebbe dimenticare, perché alcune ferite non guariscono mai.

Kiba è ancora fermo, tra il cancello e la porta, la lettera a terra davanti ai suoi piedi, il cielo intanto si era annuvolato e le prime gocce di pioggia avevano incominciato a scendere dal cielo.

Nella mente del castano incominciarono a susseguirsi parole e frasi appartenenti a un uomo che sperava di non riavere più a che fare nella sua vita, ora invece, “cos’hai fatto?”, la sua voce era li nella sua testa, “ora pagherai per questo”, insistente, “sta fermo”, pungente, “smettila di piangere”, dura, “sei patetico”, furiosa, “mi domando perché sei dovuto nascere”, poi come un flash il volto di sua madre gli appare nella testa, il suo cuore perde un battito, senza badare alla lettera che ancora a terra iniziava a bagnarsi, corre verso la porta e con l’ansia apre la porta, con difficoltà, non riesce a tenere le chiavi senza che le sue mani tremino, si sente improvvisamente senza forze, poi insistendo violentemente riesce finalmente ad aprire la porta, si fionda dentro e l’unica cosa che riesce a fare è chiamare a gran voce sua madre –mamma! – non gli risponde, la sua angoscia sale – mamma dove sei? – ancora nessuna risposta, mentre percorre casa spalanca tutte le porte sperando di trovarvi sua madre dentro una  qualche stanza – mamma! – poi dal retro, compare finalmente sua madre, in mano il cesto con i panni, che probabilmente aveva appena tirato su, vista la pioggia che si apprestava a cadere con più insistenza – Kiba! Sono qui! Che succede? – il ragazzo raggiunge la madre, la quale preoccupata della faccia sudata del figlio, appoggia il cesto e appoggia la sua mano sulla sua fronte, la febbre non c’è l’ha – ma si può sapere cosa… -  non riesce a finire la frase che inaspettatamente il figlio la abbraccia, non è da lui fare una cosa simile, eppure in quel momento lui sente il bisogno di sentire la presenza vera di sua madre, è li e sta bene.

La donna non capisce il motivo di tale gesto, ma non lo interrompe, godendosi quell’abbraccio, che mai avrebbe ammesso fargli piacere ricevere, poi quando lui si allontana , lei lo guarda con le mani sui fianchi – beh? – il castano non sa cosa dire, non vuole turbare sua madre, no vuole che il passato rovini la sua vita ancora, così inghiottisce tutto, la lettera, il mittente, tutto e cerca di sviare il discorso, inventando una scusa qualunque – volevo… - peccato che non gli venga in mente nessuna buona scusa, ma poi sua madre gli appoggia una mano sulla spalla e un po’ tristemente prova ad intuire il motivo del gesto del figlio – è forse per Naruto? – Kiba sgrana gli occhi, in tutto quel turbinio di ricordi si era scordato di Naruto e la sua visita, in quel momento riuscì solo ad annuire, non era corretto sfruttare le condizioni del’amico per coprire la verità, ma non voleva nemmeno riaprire il capitolo del loro peggior passato.

La donna sorride cercando di rincuorare il figlio, Kushina le ha parlato delle condizioni di suo figlio, sa che Kiba è molto legato al biondino e sa che deve essere difficile stargli vicino senza poter fare niente per aiutarlo, Kiba sorride, sembra essere convincente per sua madre, così subito dopo si allontana, ritorna fuori prende la lettera che umida giace a terra e la straccia in mille pezzi, poi ritorna in casa, mentre osserva la sua ombra davanti, sembra tanto più grande di lui, quell’ombra che riporta al passato, a lui, quella maledetta persona che aveva rovinato la sua infanzia.

Il mattino seguente Naruto era in macchina con sua madre, silenzioso, guardava come sempre fuori, la mente persa in pensieri lontani, pensieri che avrebbe voluto esprimere, ma che continuava tenere per se stesso, sua madre forse lo notava, ma lui non voleva preoccuparla più di quanto non fosse già, poi istintivamente si era voltato per porre a sua madre una domanda, una domanda che gli balenava nella testa e a cui non trovava una risposta – mamma…tu credi che la nostra vita, sia già stata scritta da qualcuno? – la donna si voltò appena, gli occhi puntati sulla strada, l’aveva sorpresa la domanda del figlio, ma poi si ricordò una frase che gli disse Minato quando era ancora in vita – non dovresti farti questa domanda… - il biondo non capiva, ma lasciò che sua madre finisse di parlare – la tua vita te la costruisci tu…nessun’altro può farlo – il biondo rimase sorpreso dalle parole della madre e prima di dire qualcos’altro, Kushina continuò – quindi, sfrutta al massimo ogni momento, smetti di tenere il meglio per ultimo…ti meriti di vivere appieno la vita, figlio mio – sul volto della rossa comparve un sorriso, Naruto rimase per diversi istanti imbambolato, come se le parole della madre lo avessero in qualche modo colpito, poi la macchina si fermò, erano arrivati davanti alla scuola, Kushina si voltò allora verso il figlio, sempre sorridendo, mise  una mano sul braccio in segno di determinazione e disse le stesse parole che gli disse Minato – se qualcuno ti domanda “perché vivere?” tu rispondi semplicemente “perché no?” – il biondo sgranò gli occhi, ma poi sorrise, a volte dimenticava che nonostante tutto lui era ancora vivo e sua madre era li con lui pronta a sorridere ancora, prima di scendere dalla macchina Naruto disse soltanto – grazie, mamma.

Dopo diversi minuti Kushina se ne era andata, Naruto si era diretto in classe, quella mattina non sarebbe andato sul tetto, non ne sentiva il bisogno, quando varcò la porta della classe, si stupì non poco di trovarvi Kiba, accanto al suo banco che guardava fuori dalla finestra, Naruto pensò per un attimo che avesse capito che il messaggio del giorno prima non era del tutto vero, gli aveva scritto soltanto che era andato tutto bene e che non doveva preoccuparsi, ma poi avvicinandosi lo vide stranamente perso nei pensieri, chissà forse anche lui aveva la stessa espressione quando era pensieroso.

L’Inuzuka si accorse della presenza dell’amico solo quando gli fu accanto, seduto al suo posto, non diceva niente, ma doveva essersi accorto del suo strano umore, così prima di ricevere domande si apprestò a parlare per primo – Naruto senti… - ma il biondo lo interruppe – Kiba, va bene, non dire nulla, non è necessario – il castano fissò l’amico interrogativo, non capiva cosa intendesse o forse non voleva capirlo, quel giorno, aveva la mente troppo annebbiata dalla lettera del giorno prima per capire che cosa pensasse l’amico, nemmeno il biondo aveva capito il vero motivo del comportamento del castano, così finì tutto li.

Poco dopo in classe iniziarono ad entrare tutti, tutti diretti più o meno ai propri posti, quando entrò Hinata, il biondo si voltò a guardarla, splendida come sempre, quel giorno aveva i capelli raccolti in una treccia morbida che le cadeva di lato, rimase fermo a guardarla per interminabili istanti, mentre nella sua testa riecheggiavano prepotenti le parole di sua madre “smetti di tenere il meglio per ultimo”, sembrava così semplice, bastava andare da lei e sorridere, magari dicendole “ciao come stai?”, eppure non ci riusciva, la consapevolezza di non avere il tempo sufficiente per viverla appieno lo faceva stare male, però quanto la desiderava, ostinatamente cercava di ignorare quel sentimento così forte, quel sentimento così caldo che gli saliva al cuore ogni volta che la guardava.

In quel momento entrò in classe Sasuke Uchiha, solita espressione fredda, alzò lo sguardo sulla classe, è la prima cosa che notò fu proprio Naruto e Kiba, mentre il castano sembrava stranamente silenzioso, il biondo guardava da qualche parte nella classe, non ci volle molto a capire chi o dove guardasse, così sorrise divertito e si inoltrò tra i banchi.

Hinata stava tranquillamente estraendo dallo zaino l’astuccio e il quaderno, nella mente aveva ancora il ricordo di Naruto che le tocca la fronte, poi si aggiunse quello di Sasuke, il giorno prima era stato strano, lui era stato gentile, sospirò amareggiata, in tutta la sua vita non le era mai capito che qualche ragazzo le concedesse attenzioni, forse quello di Sasuke non era stata una cosa da considerare troppo, ma le sarebbe piaciuto ricevere qualche complimento, nemmeno Kiba si era mai spinto troppo oltre con i complimenti, Naruto era stato molto ambiguo, col tempo aveva iniziato a credere che come ragazza non fosse niente, del resto c’era Ino, corpo sinuoso, perfetta con i suoi lunghi capelli biondi, Sakura aveva dei bellissimi occhi verdi e un carattere deciso, TenTen era allegra, chiunque la trovava simpatica, Karin invece aveva un fascino strano, ma non passava inosservato e lei invece? Lei non era niente di tutto ciò, era timida, riservata e preferiva starsene per conto suo a volte, non amava stare al centro dell’attenzione, l’unica cosa che avrebbe voluto era essere tra i pensieri di Naruto.

D’un tratto qualcuno le fece ombra sul banco, così alzò lo sguardo per trovarsi davanti Sasuke, fu sorpresa, poi vide che aveva un mezzo sorriso, cosa che la turbò un po’, in seguito lui si piagò verso di lei e la guardò dritto negli occhi – sei molto più bella con i capelli sciolti, occhi di panna – la corvina avvampò, non era abituata a quel genere di complimenti, in più molti nella classe si erano voltati a guardare la scena, poi con una mano lui le prese il nastro che legava i suoi capelli e li sciolse, sorrise ancora e Hinata rimase spiazzata – questo me lo terrò come ricordo – dopo di che la superò e si andò a sedere al suo banco, lasciando Hinata confusa più che mai.

Istintivamente la corvina si volta, cerca lui, Naruto, che si è voltato verso Kiba, davanti a lui, abbassa gli occhi consapevole che sicuramente avrà assistito a tutta la scena.

Di li a poco entra il professore Asuma e la lezione di matematica ha inizio.

Per tutta la lezione il biondo lancia furtivamente delle occhiate alla corvina che sembra essere così concentrata sulla lezione, gli è costato non poco restare calmo, mentre l’Uchiha le si avvicinava così tanto da averla a un respiro di distanza, stringe la penna con forza cercando di calmarsi, la gelosia è fatale quando ti prende, lui la sente anche troppo bene, ma continua a mandare giù senza reagire.

Poi alza nuovamente lo sguardo e la vede, lo sta guardando e in quel momento Naruto non sa che fare, così prende un profondo respiro e simula un sorriso, al quale sa che lei arrossirà e poi si volta e il biondo sorride davvero, perché è stupenda quando lo fa, anche se fa male non poterle stare accanto come vorrebbe.

Finite le lezioni, Naruto e Kiba si ritrovano nel cortile, aspettano Hinata, entrambi sono avvolti da uno strano silenzio, nessuno dei due sembra volerlo spezzare così rimangono fermi, il biondo seduto su una panchina e il castano appoggiato ad essa alle spalle del biondo.

Hinata è nei bagni a lavarsi le mani, è tranquilla, sa che il giorno dopo tutto sarà come sempre, tutto sarà nuovamente come tutti gli altri giorni, Naruto la guarderà come se non la vedesse oltre che un semplice amica, Kiba le farà un sorriso per confortarla dalle sue pene d’amore e per tutti gli altri, tornerà invisibile.

Persa tra i suoi pensieri non fa casa alle due ragazze che entrano nel bagno, solo quando si volta per uscire, si trova davanti Sakura e Karin, la rossa si assicura che dalla porta non entri nessuno, mentre la rosa invece le si avvicina sempre di più, passo dopo passo , poi quando le è a meno di mezzo metro la guarda furente – cosa c’è tra te e Sasuke? – la corvina sobbalza, tra lei e Sasuke? – io non… - la rosa si innervosisce e la prende per un braccio stringendolo forte – allora? – la corvina fa una smorfia di dolore, la stretta è molto forte, poi alza gli occhi sulla rosa – n-non c’è niente… - la rosa la guarda penetrante, poi alle sue spalle si avvicina Karin, che prendendo la mano della rosa le mette in mano un paio di forbici – lo sai che non sei ben vista nel nostro gruppo? – la corvina inizia a tremare, ma non dice niente, allora la rosa impugna le forbici – se a Sasuke piacciono tanto i tuoi capelli lunghi, dopo questo non gli piaceranno più – la Hyuuga cerca di allontanarsi, ma la rossa la prende per l’altro braccio per poi bloccarla  da dietro – non ti preoccupare dopo questo sarai orrenda – dagli occhi di Hinata iniziarono a scendere delle lacrime, la rosa si avvicinò. Prese tra le mani una ciocca di capelli neri della ragazza e si apprestò a tagliare.

All’improvviso nel bagno entrò TenTen – accidenti devo fare prest… - si bloccò alla vista di Hinata tra le grinfie delle due ragazze, poi notò le forbici tra le mani della rosa e scattò – che state facendo a Hina? – la rosa si allontanò e la rossa le si affiancò, mentre Hinata finalmente libera indietreggiò andando a sbattere contro il muro alle sue spalle, Karin si sistemò gli occhiali sul naso – ti conviene far finta di non aver visto niente, se non vuoi finire nei guai – la castana piegò la testa di lato e sorrise – aveva proprio voglia di sgranchirmi un po’ – iniziò a scaldarsi stendendo un braccio, poi Sakura si voltò verso Karin e la guardò consapevole di quanto fosse brava la castana nelle arti marziali – Karin andiamocene – la rossa ringhiò, ma seguì l’amica e così uscirono.

TenTen dopo essersi assicurata che se ne fossero andate, si avvicinò alla corvina che era seduta sul pavimento, mentre cercava di asciugarsi le lacrime, le appoggiò una mano sulla spalla sentendola sobbalzare, le sorrise dolce – tranquilla è tutto a posto ora  - la corvina alzò lo sguardo e si calmò, poi la castana le prese una mano, aiutandola ad alzarsi – dai vieni ti accompagno a casa  - e sorrise, mentre la corvina si lasciava condurre dall’amica.

Intanto fuori Naruto e Kiba, videro uscire di corsa Sakura e Karin, ci fu un breve scambio di sguardi tra il biondo e la rosa, poi Naruto si alzò e voltò lo sguardo altrove – ma dov’è finita Hinata? – il castano voltò soltanto la testa verso l’entrata della scuola, da dove si  vide Hinata uscire in compagnia di TenTen, le due si avvicinarono ai due ragazzi e la castana parlò – oggi la accompagno io a casa…abbiamo delle cose da donne da dirci – dopo aver fatto l’occhiolino ai due, si allontanò, lasciando i due ragazzi confusi.

Quel pomeriggio Naruto era a casa, stava guardando la tv, non c’era niente di interessate, ma non sapeva cosa fuori, fuori aveva iniziato a piovere, era tranquillo, sua madre era andata a fare la spesa, sarebbe tornata di li a poco, era uscita ormai da più di due ore.

Fissava lo schermo della tv, pensava a Hinata, pensava a Kiba, pensava a sua madre, come si sarebbero sentiti se lui non fosse riuscito a sconfiggere quella maledetta malattia che lo aveva colpito, una malattia rara gli avevano detto, una malattia che non si poteva curare, solo rallentare a meno che non si facesse un trapianto di cuore, peccato che la lista per i trapianti era lunga e lui era molto in basso in quella lista, sospirò amareggiato, cambiò ancora canale, sarebbe stato bello riavvolgere ogni istante della vita andato male, ricominciare da capo, evitare gli errori. Ma non si può fare.

Tranquillo si era alzato dal divano, raggiunse il frigorifero, prese una lattina di aranciata, la aprì, ne bevve un sorso, poi all’improvviso avvertì una fitta al cuore, una battito mancato, si fermò, barcollò appena, ma si aggrappò al tavolo, respirò affannosamente, gli occhi sgranati, la lattina cadde dalla mano andando a riversarne tutto il contenuto sul pavimento, istintivamente portò la mano al cuore, la strinse sulla maglietta, poi sentì le gambe cedergli e scivolò a terra, ancora aggrappato al tavolo, l’aria gli veniva a mancare, il cuore rallentava, lui strinse la presa al tavolo, non voleva mollare, non doveva mollare, cercò di fare lunghi e profondi respiri, ma fu inutile, la vista si fece offuscata, e in un  attimo tutto divenne buio.

Non riuscire a respirare, sentirsi intrappolati in un incubi senza fine, le ombre che ti avvolgono e ti stringono con forza e dentro ti senti come se fossi perso, il panico, la paura, i sogni che si spezzano, cadi nella profondità del nero, non c’è niente attorno, nessuna luce, niente.

Solo un passo in la, solo un respiro in la, solo a pochi passi dal precipizio e mentre tutto si spegne si vorrebbe solo urlare “aiutami!”.

 

 

Angolo dell'Autrice:

Sarhita : oddeo grazie, non credevo di essere così brava a descrivere le cose O.o grazie mille davvero O.o comunque Sasuke beh il suo pianio sarà lento e crudele U.U e beh la povera Hinata ma succederà qualcosa che risolverà le cose, peggioranedole da un'altra parte ^^' quanto sono drammatica XD baci

Vaius : Naruto che? O.o muore? O.o veramente non ho intenzione di farlo morire O.o certo all'ultimo posso cambiare idea (sono pazza) ma oddeo mi metterei a piangere mentre scrivo O.o già che lo faccio anche ora T.T la malattia, boh, una sconosciuta, rara (non ci ho proprio pensato ^^') ehm...me adora le storie dramma U.U Sasuke beh è prprio un bastardo U.U no spera spera ^^ il finale sarà una sorpresa *O*

Lotti : beh è comunque malato U.U eheh sai la gelosia di sakura sarà tremenda U.U sasuke lo vedrai sempre più perfido é.é

luminum10 : eheh ^^' (spero di farti piangere) XD sarà tristissima la loro storia T.T

ecila94hina : grazie ^^ contenta che ti piaccia la fic ^^ sasuke si è un bastardo U.U e sakura è gelosa U.U ne combineranno anche troppe ^^'

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Cap. 5

 

E quando pensi di sapere tutte le risposte, la vita ti cambia le domande, così alla fine raccoglierai i cocci di quella che è la tua intera esistenza.

Perché la vita non appare che come un sogno offuscato, che nel frattempo, non riuscendo ad afferrarlo e trattenerlo tra le mani, sfugge via.

Il destino lo crei tu, dicono. Eppure sembra che il tuo destino vada nella direzione opposta a quella che vorresti e per quanto lotti, non riesci a cambiare quel percorso.

Il tempo sembra andare al rallentatore, i tuoi occhi vagano attorno a te, ma riesci soltanto a scorgere figure opache, ma tra di esse sei certo di scorgere la chioma rossa di tua madre, la vedi stringerti la mano, mentre sopra la sua testa scorrono veloci le luci dei neon attaccati alla parete.

Le voci ti arrivano contorte e confuse, non riesci a capire e pian piano si fanno sempre più basse e inesistenti come le figure e i colori che lentamente sbiadiscono, l’ultima cosa che riesci ad udire sono poche parole pronunciate da tua madre “non mi lasciare Naruto, non mollare” poi tutto diventa nuovamente nero.

Quella mattina Kiba arriva a scuola, al suo solito orario, la sera prima aveva preso la decisione di dimenticarsi della lettera, in fondo non doveva preoccuparsi, quella persona era rinchiusa in carcere, non c’era nessuna possibilità che potesse tornare a tormentare lui e sua madre.

Abbastanza tranquillo entrò in classe, mancavano come sempre pochi minuti al suono della campana, si stupì nel constatare che Naruto non era in classe, si voltò istintivamente verso Hinata, la quale capendo cosa volesse chiederle, si limitò e scuotere la testa negativamente, il castano alzò un sopracciglio pensoso, che fosse ancora sul tetto della scuola? Decise di andare a verificare, ma il suono della campana seguito dall’immediato entrare del professore Kabuto gli impedì di uscire.

Costretto a sedersi al suo posto, sperò che Naruto entrasse in classe da un momento all’altro, non era la prima volta che entrava all’ultimo, ma di solito era abbastanza preciso nel farsi trovare già in classe.

Kabuto, professore di latino, iniziò a fare l’appello, segnando accuratamente i presenti e i non, Kiba per ogni nome pronunciato lanciava occhiate alla porta, una strana ansia lo invase e guardando Hinata, notava la preoccupazione nei suoi occhi, se solo avesse saputo che era malato di certo si sarebbe fatta prendere dal panico, ma era anche vero che poteva essere che era ad una visita di cui lui non era a conoscenza, erano tante le possibilità.

Il professore arrivò al nome di Naruto, notando la sua assenza, l’uomo lo segno assente, l’Inuzuka osservava la penna scrivere sul registro, aveva persino l’impressione di sentirne il rumore, un peso gli si posò sullo stomaco, aveva quasi un senso di nausea, ma non ne capiva il motivo.

Naruto apre gli occhi, una luce bianca lo abbaglia costringendolo a stringere gli occhi, un suono riecheggia insistente nelle sue orecchie, mette lentamente a fuoco e si accorge di essere in ospedale,  la macchina al suo fianco segnala i battiti del suo cuore, è quello il suono che sentiva, quel “bip” incessante che quasi odia sentirlo.

Cerca di ricordare cosa fosse successo, ma a parte il buio fatica a ricordare, sente poi qualcosa tenergli la mano, si volta e vede sua madre seduta accanto a lui, con la testa appoggiata al letto addormentata, poi ricorda, il malore della sera prima e le luci dell’ospedale, la testa è pesante e dolorante, cercando di far passare il dolore si porta una mano sulla testa chiudendo gli occhi, mentre per la prima volta la paura di morire si fa opprimente, le lacrime premono per uscire, ma lui ostinatamente cerca di ricacciarle indietro, la frase che ricorda aver sentito da sua madre riecheggia insistente “non mi lasciare Naruto, non mollare”, una lacrima scende dai suoi occhi, il suo corpo inizia a tremare e in un istante si sente debole, sente che non c’è la fa ad andare avanti, è così difficile sorridere ogni giorno, è difficile mostrare a tutti che sta bene, vorrebbe sfogarsi con sua madre, ma non vuole gravarla di altre preoccupazioni.

Il macchinario al suo fianco inizia a suonare più forte e più veloce, Naruto si volta appena, vede che il suo cuore sta accelerando troppo, il respiro si fa irregolare, le emozioni stanno forzando troppo il cuore, ancora una volta deve soffocare le sue emozioni, anche quelle gli fanno male.

Il biondo prende un profondo respiro, la mano ancora sulla testa che preme sulla tempia, cerca di calmarsi, la vista inizia ad offuscarsi, improvvisamente la porta si spalanca, Tsunade entra di corsa, svegliando così Kushina, la quale prima guarda Tsunade e notando lo sguardo allarmato, si volta verso il figlio e lo vede  respirare affannosamente, istintivamente stringe la mano del figlio – Naruto! – la rossa si volta a guardare Tsunade, che si  è portata accanto a Naruto, rapidamente prende una siringa con un ago molto lungo, poi alza la maglia del ragazzo e si rivolge a Kushina – questo lo aiuterà a respirare, ma brucerà un po’ – la rossa guarda il figlio e prima che Tsunade faccia quello che deve, si avvicina al figlio che con le lacrime agli occhi e il fiato corto fatica a guardarla –non lascerò che tu mi dica addio – la rossa sorride – per cui io sarò la tua ragione di vita…perché io ti amo figlio mio – a quelle parole, Naruto stringe la mano della madre, poi con un segno della testa Kushina da in permesso a Tsunade di procedere.

La donna impugna bene la siringa e con un colpo secco la fa entrare in un polmone del ragazzo, estraendone un liquido, poi velocemente estrae la siringa e la appoggia su un carrellino alle sue spalle, Naruto si calma e ritorna a respirare, poi una smorfia compare sul suo volto e l’unica cosa che riesce a dire è una parola – brucia – la bionda sorride e rimette a posto la maglia del ragazzo, per poi controllare il monitor dei battiti cardiaci e cambiare la flebo – ora riposati, ne hai bisogno – detto ciò la donna esce dalla stanza.

Naruto guarda la madre che a stento trattiene le lacrime, fa per dire qualcosa, ma Kushina lo precede – ora dormi – il biondo non dice più nulla e si lascia cullare dalle carezze sulla testa di sua madre.

Nel frattempo a scuola le ore erano passate, così era giunto l’intervallo, Kiba si era recato sul tetto dove non c’era casino, così prese il cellulare e compose il numero di Naruto.

Suonava, ma nessuno rispondeva, quando subentrò la segreteria il castano chiuse la chiamata, poi compose un altro numero e attese.

Dopo un po’, ricevette finalmente risposta e senza dare il tempo all’altra persona di dire qualcosa parlò lui per primo – è successo qualcosa? – dall’altro capo c’era Kushina che non rispose subito – non ti devi preoccupare, sta bene ora – il castano rimase spiazzato -  come sarebbe a dire “ora”? che è successo? Naruto sta male? – la donna respirò a fondo, cercando le parole giuste – ieri sera ha avuto un collasso, il suo cuore sta lentamente cedendo e… - le parole della donna vennero interrotte dal castano che ora la sua agitazione era palpabile – mi stai dicendo che Naruto sta… -  non riuscì a finire la frase, troppa era la rabbia, troppo era il dolore se solo ci pensava, nella sua mente riaffiorarono vecchi ricordi, ricordi i cui rideva con Naruto, ricordi in cui combinavano casini, ricordi in cui loro erano spensierati e si godevano giorno per giorno, ricordi che forse in parte erano stati una maschera che nascondeva la dura verità, si sentì mancare l’aria e l’unica cosa che fu in grado di fare, fu colpire il muro con un pugno, un ringhio fuoriuscì dalle sue bocca e senza nemmeno pensarci troppo, si voltò e iniziò a dirigersi verso la porta, dal cellulare si sentiva a mala pena la voce di Kushina che chiamava Kiba.

I passi di Kiba, diventarono più ampi, più veloci, sempre più veloci, finchè non si ritrovò a correre, nella sua testa scorrevano frasi e parole di Naruto “credimi, è tutto a posto”, frasi che celavano l’amara verità “sento, che domani andrà tutto bene”, il castano ringhiò ancora e strinse i pugni – brutto cretino, perché sorridi sempre, anche quando le cose non vanno bene? – con quelle parole Kiba si promise che ne avrebbe dette quattro all’amico.

Stava ormai per uscire da scuola, sapeva bene che sarebbe finito nei guai, ma non gli importava niente, così svoltò un angolo e andò a sbattere contro qualcuno, facendo cadere l’altra persona rovinosamente a terra – mi dispiace -  e senza nemmeno fare troppo caso a chi fosse, continuò a correre, mentre si allontanava sentì chiaramente alle sue spalle una serie di insulti non molto aggraziati.

Kiba si era ritrovato nel cortile della scuola e li si guardò attorno, gli occorreva un mezzo per andare più veloce, poi scorse delle bici e senza pensare troppo si fiondo sulla prima che trovò, per sua fortuna non aveva la catena, evidentemente nessuno avrebbe mai pensato che in una scuola qualcuno rubasse una bici, ma per Kiba era più un prestito, l’avrebbe riportata al suo posto appena possibile. Così salì in sella è sfrecciò via, mentre dall’entrata della scuola una ragazza lo guardava furiosa.

Non ci volle molto per arrivare all’ospedale, nemmeno quindici minuti, senza badare troppo a cosa e chi c’era intorno, abbandonò la bici a lato della porta d’entrata e si fiondò dentro, percorse l’atrio, si infilò lungo un lungo corridoio fino ad arrivare alle scale e salirle fino al secondo piano, aveva il fiato corto ma non gli importava, prese una boccata d’aria e ricominciò a correre, superò abilmente alcune infermiere che c’erano lungo il corridoio, poi svoltato un angolo la vide, Kushina in piedi davanti ad una stanza che parlava con Tsunade.

In un attimo tutto rallenta, solo il rumore del respiro affannato che pian piano torna regolare, passo dopo passo ci si avvicina a quella che potrebbe essere una realtà che non si vorrebbe vedere ne sapere, eppure qualcosa ti spinge ad andare avanti e guardare con i tuoi occhi la cruda realtà e cerchi di autoconvincerti che tutto può tornare come prima, che tutto si può aggiustare ma poi ti ritrovi a pensare che è facile parlare e giudicare, ma bisogna trovarsi nella situazioni per poter capire veramente.

Kiba è ormai a pochi metri dalle due donne, le quali voltandosi vedono Kiba, sembra quasi perso, Kushina lo chiama e il castano le rivolge uno sguardo – io voglio solo sapere… - e le parole gli muoiono in gola mentre il suo sguardo è volato al vetro della porta da cui può vedere chiaramente il letto, Naruto addormentato, il monitor della macchina segnare i battiti del cuore, la flebo attaccata al suo braccio e quel piccolo tubo nasale che lo aiuta a respirare.

Era bastata quella visione per lasciarlo sconcertato, senza parole, mai aveva visto l’amico ridotto in quello stato, non era mai venuto in ospedale, forse perché mai aveva avuto crisi così gravi da dover correre in ospedale o forse si era sempre lasciato convincere dalle parole che l’amico gli diceva “sto bene”, bugie “non è niente”, tutte bugie, per tutti quegli anni lo aveva tenuto lontano dalla verità, lontano dalle reali condizioni in cui stava, ora per la prima volta si sentiva in colpa per non averlo mai capito prima, strinse i denti e fece per aprire la porta, ma la mano di Kushina lo fermò – non entrare – Kiba si voltò verso la donna, non capiva – perché? – la rossa tolse la mano del ragazzo dalla maniglia – lui non vorrebbe che lo vedessi in questo stato – l’Inuzuka lascio cadere la mano lungo il fianco e rivolse un ultimo sguardo verso l’amico – posso fare qualcosa? – la rossa chiuse gli occhi per un momento – torna a scuola, tra qualche giorno Naruto sarà quello di sempre – Kushina sorrise – restagli vicino, forse non lo dirà mai, ma ha bisogno di qualcuno che gli dia la forza di andare avanti – il castano annuì senza dire niente e si allontanò.

Tsunade guardò prima il ragazzo che si allontanava, poi spostò lo sguardo su Kushina – perché gli hai mentito? – la rossa abbassò lo sguardo e lo rialzò sulla bionda – non volevo dargli altri pensieri – la bionda a quel punto estrasse da una tasca un blocchetto e vi scrisse sopra qualcosa – prima o poi capirà che a Naruto non resta più molto tempo – poi allungò il foglio alla rossa – le nuove medicine, sono più forti delle altre -  Kushina lesse il nome delle medicine e Tsunade continuo a parlare – deve prenderne una al giorno – la rossa annuì  per poi voltarsi e aprire la porta della stanza di Naruto – grazie per quello che fai – detto ciò entrò e si chiuse la porta alle spalle, Tsunade la guardò dal vetro raggiungere la sedia accanto al letto e prendere la mano del figlio – vorrei poter fare di più.

E alla fine si può solo sperare che tutto non finisca in pezzi come uno specchio che in frantumi giace al suolo e si può solo sperare che le persone che amiamo restino al nostro fianco, magari non per sempre, perché il “per sempre” delle volte sembra impossibile da avere, ma fin quando si può, fin quando uno se la sente, fin quando uno vuole, fino a quel momento perché non restare e vivere?

 

 

 

Angolo Dell'autrice:

Questo cap mi è venuto un pò più corto ^^' rimedierò nel prossimo ^^'

Vaius: si Sasuke è un bastardo nato dentro U.U almeno in questa fic U.U è difficile non poco fare morire naruto ^^' mi metterei a piangere al solo pensiero ^^' ma aspetta e vedrai, ne succederanno ti tutti i colori, tra litigi, baci e vendette XD sono più che contenta di sapere che sei un tipo tragico XD non mi devo preoccupare di quello che scrivo allora XD

ecila94hina: allora XD no Sasuke non lo sa U.U troppo crudele U.U direi che i sentimenti di Naruto, per un buon osservatore siano evidenti ^^ anche Kiba non lo ha capito XD Comunque prende di mira Hinata anche perchè se non fosse che Naruto ne è innamorato, sarebbe counque una sua cara amica XD infine, Sasuke sai com'è fatto, non dice mai niente dei suoi loschi piani XD ma Sasuke non molla di certo Sakura XD è proprio un insensibile Sasuke XD ah fai pure tutte le domande che vuoi (pra ne vengo sommersa come minimo XD)

Sarhita: eheh Naruto povero, mi sento in colpa per come lo faccio stare male T.T Kiba mi piace come amico di Naruto e presto si scopre il suo passato ^^ così ti tolgo la curiosità ^^ Sasuke è un bastardo vero e proprio, non c'è niente da fare U.U mi serviva una cattivone e lui calzava a pennello XD oddeo Fantastica O_o così arrossisco O///o non esageriamo, cmq grazie per i complimenti ^^

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Cap. 6

 

Ci sono alcune cose che nel corso della vita che per potere andare avanti, bisogna avere la forza e il coraggio di lasciare andare, anche se fa male, anche se fa soffrire, anche se ti lacera dentro.

Così chiudi gli occhi e immagini per una volta, un giorno perfetto, un giorno in cui tutto ciò che vuoi è a portata di mano, un giorno i cui puoi sorridere e ridere di cuore, ma appena riapri gli occhi ti accorgi che quel tuo sogno non potrà essere mai realtà, non può esserlo e con l’amaro nell’anima ti domandi perché non ti è concesso essere felice.

Con occhi spenti Naruto si guarda allo specchio, dopo quasi una settimana passata in ospedale ora può tornare a casa e a scuola, la consapevolezza che presto tutto sarebbe potuto finire, non poter rivedere più i suoi amici, non poter rivedere lei, non poter stare accanto a sua madre, tutto quello che aveva di più speciale nella sua vita sarebbe finito, lasciandosi dietro soltanto lacrime e buio.

La voce di Kushina ridesta il biondo dai suoi pensieri, così dopo essersi sciacquato il volto, prende un profondo respiro e sorride uscendo dal bagno, mentre riflesso nello specchio è rimasta la traccia delle lacrime del suo cuore rotto.

Non è vero che è facile dimenticare. Non si scorda mai nulla. I ricordi restano lì, in angoli asciutti e scuri, Kiba se ne sta appoggiato alla’armadietto accanto a quello di Hinata, la quale sta sistemando alcuni libri.

Il castano fissa il soffitto del corridoio, era da qualche giorno che sentiva Naruto solo via sms, sembrava stare bene, ma ora sapeva che non era affatto così, forse avrebbe dovuto andarlo a trovare e fingere di ridere, ma per quanto sembrasse facile a dirlo, farlo non lo sarebbe affatto stato, per cui si era ritrovato spesso a fissare il display del cellulare indeciso se chiamare l’amico o meno e alla fine aveva sempre rinunciato.

Al suo fianco Hinata aveva notato lo sguardo sempre perso del castano, aveva intuito che c’era qualcosa che non andava, ma continuava a non volergliene parlare, la prolungata assenza di Naruto sembrava essere la causa di questo, ma lei non ne era del tutto certa, come sempre si sentiva inutile, debole e non riusciva mai a fare niente, era invisibile anche per i suoi due migliori amici.

Una mano sulla sua spalla la prese alla sprovvista, voltandosi vide Kiba che sorrideva, che si fosse accorto del suo stato d’animo? – K-Kiba? – il castano le appoggio poi la mano sulla testa amichevolmente – cos’è quella faccia? – come sempre Kiba era pronto a risollevare il morale della corvina, così fragile all’apparenza, ma dentro aveva una forza che nessuna ragazza della scuola poteva immaginare – fammi un sorriso – la Hyuuga non potè non accennare ad un sorriso – grazie.

Con cura Hinata richiuse l’armadietto e si volto pronta a raggiungere la loro classe, Kiba si scostò dall’armadietto e insieme ad Hinata si incamminarono verso l’aula, lungo il corridoio i due incrociarono Sasuke e il suo gruppo, ci fu uno scambio di sguardi tra il castano e il moro, pure Sakura guardò furente la corvina, cosa che non sfuggì all’Inuzuka, così una volta superati si voltò verso l’amica che teneva lo sguardo basso, quasi a volersi nascondere – Hinata ma cos… - non finì la frase perché aveva chiaramente sentito una voce familiare, istintivamente si voltò e in fondo al corridoio vide chiaramente Naruto con sua madre.

Il suo sguardo si bloccò su Naruto e per la prima volta riuscì a scorgere nei suoi occhi quel peso che da sempre si portava dentro, quella sofferenza, quella solitudine, quel dolore che non lo lasciavano mai.

Quando il biondo si voltò i loro sguardi si incrociarono, pochi ma lunghi istanti, come un flash l’immagine del biondo sul letto d’ospedale si materializzò davanti a lui, cosa avrebbe dovuto fare ora? Come avrebbe dovuto comportarsi? Nonostante sapesse già della sua malattia, mai si era sentito così a disagio, cosa avrebbe dovuto dirgli? L’unica cosa che poteva fare era quella di prendere un profondo respiro e simulare un sorriso.

Gli occhi del biondo si chiusero per un attimo, cosciente che Kiba tentava inutilmente di comportarsi come sempre, ma del resto era normale che dopo un’assenza di quasi una settimana avesse intuito che non andava tutto bene, cosa gli avrebbe detto non lo sapeva, ma forse le parole non sarebbero servite.

Riaprendo gli occhi si ritrovò a guardare Hinata, una mano sul cuore, strano come potesse essere sicuro di sentire il suo cuore battere così forte al contrario del suo che pian piano si spegneva.

Sentì la mano della madre prendere la sua che lo risvegliò dal trans in cui era caduto, con un sorriso la donna lo condusse verso l’ufficio del preside.

Kiba e Hinata erano rimasti fermi ancora qualche minuto ad osservare il punto in cui Naruto era scomparso, poi fu Kiba a voltarsi per primo e a fare il primo passo verso la classe, Hinata al suo seguito.

Passò mezzora prima che si sentì bussare alla porta, il professor Kakashi interruppe la lettura di un testo – avanti – dalla porta entrò Naruto, un foglio in mano, il sorriso sulle labbra, sembrava il solito sbruffone di sempre, solo Kiba non si fece ingannare da quel sorriso e nuovamente l’immagine dell’amico sul letto d’ospedale si fece viva nella sua mente, sarebbe diventato difficile fare finta di niente.

Il biondo si grattò la testa come suo solito e poi a passi lenti si diresse al suo posto.

Quante volte ci si ritrova a cercare una risposta, che dia la forza di andare avanti. La si cerca nei discorsi degli altri, tra le pagine di un libro, nelle battute di un film, tra gli sguardi della gente, poi in un momento che non ci si aspetta, in un gesto che non si riconosce o in una parola che non si è chiesta, ecco comparire quella risposta tanto attesa.

Naruto si siede al suo posto, davanti a lui un foglietto lilla, lo apre e lo legge “Sono felice che sei tornato e che stai bene” per un attimo il tempo si ferma, quella farse scritta sul foglietto, aveva lasciato un segno indelebile in Naruto, per un attimo si sentì felice, ma poi quella felicità si tramutò in tristezza, il suo sguardo vagò tra i banchi fino ad arrivare a lei, Hinata, sembrava così sbagliato lasciare che lei si legasse a lui così tanto, eppure era proprio lui ad avere bisogno di averla accanto.

Il suo sguardo ritornò sul foglio che ripiegò e infilò in tasca, stava diventando difficile non ascoltare il suo cuore, farlo tacere era difficile, alle volte sembrava volesse esplodere e prendere il soppravvento su di lui.

Le ore passarono veloci, durante l’intervallo Naruto si era diretto sul tetto e appoggiato alla ringhiera si mise a fissare il cielo, il pensiero rivolto al padre e al suo padrino, “Sarò li per te qualsiasi cosa accada” indelebili le parole di Jiraya riecheggiavano nella sua testa, “non è mai troppo tardi” il sorriso del padre che lo rassicura, lo sguardo del biondo è perso nel cielo semi nuvolo, il sole era ormai diventando pallido, non aveva più quella luminosità del’estate – sta diventando così difficile restare sveglio – ora il suo sguardo si era abbassato sulla sue mani, tra le quali stringeva quel flacone arancione contenente medicine che non gli avrebbero impedito di sparire – la mia forza sta svanendo – con sguardo vuoto, il biondo apre il flacone e ne estrae una pillola rossa, la fissa per interminabili secondi poi in un colpo solo la manda giù, “dimmi soltanto che ci credi ancora” la voce di Jiraya nella sua testa lo porta ad appoggiarsi contro il muro – in cosa dovrei credere ormai.

Dalla porta che da alle scale, Kiba osserva in silenzio l’amico, vorrebbe oltrepassare quella porta, ma qualcosa dentro di lui gli impedisce di varcare quel confine, così sottile, così fragile, sente come la sensazione che tutto possa finire in un secondo, come se quella porta dovesse restare chiusa per impedire a Naruto di scomparire.

E come ogni volta rinuncia a fare un passo verso l’amico, si volta di spalle e scende le scale, ma ad ogni passo la sensazione di impotenza si fa più opprimente, si sente mancare l’aria nei polmoni e sa bene che non può farci niente, ormai rimanevano soltanto sorrisi finti, fatti per celare la realtà.

Troppo preso dai suoi pensieri non si era accorto che una ragazza gli stava venendo incontro, a passi lenti Kiba procedeva verso la classe, ma poi si senti fermare da una mano poggiata sul petto che con forza lo bloccava - tu – la voce della ragazza era furente, Kiba la guardo, c’era qualcosa di familiare in lei – tu sei? – la ragazza mise le mani sui fianchi  e fissò Kiba negli occhi – tu mi hai rubato la bici! – il castano ci pensò un momento, poi si ricordò di quando aveva preso una bici dal cortile della scuola ed era corso all’ospedale, poi la voce alle sue spalle che gridava, la bici che poi non aveva più ritrovato all’uscita dell’ospedale – ah! – la ragazza ancora più irritata prende per la maglia Kiba e lo avvicina al suo volto – senti un po’, rivoglio la mia bici e la rivoglio entro domani – detto ciò la ragazza se ne va borbottando qualcosa simile a “la bici me l’aveva regalata il nii-san” e poi altre parole che non riuscì a capire.

Poco interessato alla questione si rincamminò e dopo aver voltato un angolo, vide Hinata appoggiata ad un muro bloccata da Sasuke che le stava dicendo qualcosa all’orecchio.

La scena agli occhi del castano risultò irritante ogni oltre modo, così a passo spedito si diresse verso i due, quando fu a pochi passi da loro, l’Uchiha si scostò dalla corvina e voltandosi guardò l’Inuzuka sprezzante – a presto occhi di panna – dopo di che si allontanò, scomparendo oltre la porta della classe.

Il castano rimase diversi istanti a guardare la porta, voleva accertarsi che non uscisse, poi si voltò verso l’amica e la vide tremare, la cosa lo fece infuriare ancora di più, ma lasciò da parte la rabbia per tranquillizzare l’amica – Hinata che cosa ti ha detto? – la corvina rimase immobile, “lui non ti ama”, le parole del moro risuonavano nella sua testa, “a lui non piacciono le persone timide come te”, il cuore era appeso ad un filo sottile in procinto di spezzarsi, “per questo tu sarai mia”, una lacrima le scese dal viso e istintivamente la corvina si buttò tra le braccia del castano, il quale la lasciò fare e teneramente le accarezzava i capelli, dentro di lui la rabbia cresceva, forse non poteva fare niente con le sofferenze di Naruto, ma almeno poteva alleviare quella di Hinata.

Era giunto il momento di aprire gli occhi all’amico sui sentimenti di Hinata.

A fine mattinata, come solito Kiba, Naruto e Hinata stavano uscendo da scuola, lungo il tragitto Hinata se ne era rimasta in silenzio, Kiba le stava vicino, Naruto invece osservava di sottecchi la ragazza, nella tasca ancora il foglietto che lei gli aveva lasciato sul banco, con una mano lo andò a stringere, il suo istinto continuava a gridargli di prenderla e stringerla forte, ma la sua testa ostinatamente diceva che era meglio continuare a mentire e fare finta di non provare niente per lei.

Una volta giunti a villa Hyuuga, la corvina sorrise velocemente e forzatamente e corse subito in casa, probabilmente voleva lasciarsi alle spalle quella giornata.

Kiba rimase a fissare l’amica correre in casa, mentre Naruto aveva già iniziato ad andare avanti, quando il castano si voltò si stupì, come poteva Naruto non aver notato lo stato d’animo di Hinata? O forse stava facendo finta di niente? La cosa lo irritò, poteva capire che i suoi problemi di cuore gli pesavano, ma il Naruto che lui conosceva non metteva mai da parte gli amici per i suoi problemi personali.

Kiba velocemente raggiunse l’amico e prendendolo per una spalla, lo fermò, poi con un leggerò strattone lo fece voltare – sentì un po’… - si bloccò di colpo, nuovamente l’immagine dell’amico sul letto d’ospedale a tormentarlo, Naruto lo guardava, sperava non facesse domande sul suo comportamento, sarebbe stato difficile dirgli che voleva allontanare lui e Hinata per evitare che soffrissero quando la malattia avesse preso il sopravvento su di lui – cosa? – il castano scosse appena la testa per riprendersi, doveva concentrarsi su Hinata – possibile che non ti sia accorto di quello che Hinata prova per te? - la foga di Kiba era talmente tanta che stava stringendo la spalla dell’amico, il biondo non si scompose – non posso – Kiba rimase turbato, che prendeva a Naruto? – come sarebbe a dire “non posso”? non dirmi che non ti importa più niente di Hinata? Perché se fosse così non terresti ancora quel foglietto in tasca – la voce rotta del castano non fece effetto sul biondo – perché? – ora Kiba aveva abbassato lo sguardo, la mano ancora stretta sulla spalla dell’amico – perché ti comporti così? – ormai aveva rinunciato a ricevere una risposta da Naruto, ma inaspettatamente si sentì il prendere il polso e poi sentì appena la voce del biondo – odio gli addii…ne ho già vissuti fin troppi – quando il castano rialzò lo sguardo Naruto si stava già allontanando, nella sua mente risuonava la parola “addio”, come poteva pensare quello stupido che lui volesse permettergli di andarsene, preso da un misto di rabbia e angoscia raggiunse l’amico e una volta affiancato gli diede una pacca sulla spalla - insieme abbiamo affrontato tutto, ricordi quando siamo rimasti svegli fino a notte tarda a giocare alla play? – il biondo sorrise, come dimenticare - in una stanza buia illuminata dalla luce della televisione – il castano passo dopo passo continuava a parlare, se Naruto voleva allontanarlo, lui avrebbe fatto l’esatto opposto, gli sarebbe stato ancora più vicino – con le patatine sparse sul tappeto e le lattine di coca cola vuote ammucchiate in un angolo – entrambi i ragazzi risero al ricordo, l’Uzumaki alzò poi gli occhi al cielo - quelle notti mi hanno tenuto vivo.

L’Inuzuka si appoggiò allora sulla spalla dell’amico e lo guardò con un sorriso – che ne dici di una partita alla play? Un po’ come ai vecchi tempi – il biondo si voltò e per un momento gli parve che tutto fosse migliore, per un momento l’angoscia, la paura, il dolore scomparvero, soltanto il ricordo di notti passate a ridere, notti in cui i problemi sparivano, notti in cui non c’erano nient’altro che due ragazzini spensierati con la voglia di vivere – certo.

Anche se cerchiamo di evitare il dolore, a volte purtroppo è inevitabile. A volte, l'unica cosa che ci resta è il ricordo di un incubo. A volte veniamo messi di fronte al passato, di fronte a ciò che vorremmo aver dimenticato.

Quella sera Naruto era andato a casa dell’Inuzuka, il ricordo delle notti passate a ridere ora potevano rivivere ancora una volta, forse l’ultima, ma era un ricordo che Naruto era sicuro avrebbe portato con se fino alla fine.

Io due ragazzi erano seduti in salotto, sul tavolino una ciotola di patatine e due lattine di coca cola, Naruto era seduto sulla destra rispetto al tavolino, Kiba invece sulla sinistra, in casa non c’era nessun’altro oltre loro.

Non era passata nemmeno mezzora, la porta si aprì emettendo un cigolio appena accennato, poi dei passi che pesanti si avvicinavano al salotto, Kiba nemmeno si voltò – mamma sei tu? – alle sue spalle si udì soltanto una voce – sei cresciuto, ragazzo.

E poi arriva il momento in cui le ombre ritornano dal passato per riaprire ferite indelebili, lasciate nell’anima e sulla pelle.

 

 

Angolo dell'autrice:

ecila25hina: il mio obiettiva è fare piangere tutti (muhahaha) e poi piango pure io quando rileggo XD devo dire che mi viene spontaneo fare soffrire Naruto, per poi dargli qualche momenti di sana felicità ^^ Sasuke è il cattivo perfetto per questa mia fic XD e poi non è ancora finita, il bastardo diventa sempre più bastardo XD su una cosa puoi stare tranquilla, Hinata avrà il suo momento, anche se veramente è Naruto che...mi cucio la boccia che sto parlando troppo U.U Grazie, io faccio del mio meglio per andare avnti nel migliore dei modi, a volte mi perdo e devo rileggere 500 volte come minimo ^^' kissoni

Vaius: eheh l'ho pensata bene XD ma vedrai XD due ora di vita? O__o orko Beh dai qualche bel momento lo avrai pur passato no? io sono tragica solo nelle fic, nella vita cerco ci essere positiva per quanto posso U.U magari appena trovo due secondi per respirare la leggo volentieri la tua Fic ^^ non dispiacerti, ognuno è fatto a modo suo ^^ vedrai che succede ad Hinta U.U e qualcuno farà l'eroe impavido *__* ok meglio se mi controllo o come solito parlo troppo U.U uhuhuh spero di sorprenderti XD

Kira Uchiha 87: eccola, beh dai magari mi vengono scene più sanguinose U.U forse, dipende dall'ispirazione che ho XD ahah Kiba come farà poi con questa misteriosa ragazza XD kissoni grandi grandi

tay13: O_________O mica vorrai usare il mio di cuore per darlo a Naru-chan? O__________o e poi come faccio a continuare la fic? mitica *__* NaruHina for Life *W* Kiba ha una parte importante nella storia U.u ma penso si sia capito U.U

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Cap. 7

 

Spesso e volentieri ci nascondiamo dietro alle nostre paure, semplicemente per non affrontarle. Temiamo le conseguenze, e per paura di soffrire continuiamo ad evitarle, credendo di non saper reagire, di fronte alla realtà. Ma non serve a niente. Perchè prima o poi nella vita ci troviamo in un punto in cui non si possono più evitare. La paura paralizza, blocca, distrugge.

La figura di un uomo si staglia davanti ai due ragazzi, la sua voce profonda ancora riecheggia nella testa del castano “sei cresciuto ragazzo”.

Per questo bisogna superare la paura, bisogna trovare il coraggio per affrontarla.

Naruto guarda confuso l’uomo e poi l’amico, sembra sorpreso, sembra quasi impietrito, terrorizzato da quella figura.

Lo sguardo dell’uomo è fisso su Kiba, lo sonda, lo penetra così profondamente che sembra quasi evidente, il castano sembra non riuscire a parlare, come se le parole gli morissero in gola, il biondo non sa che fare, dire qualcosa o rimanere in silenzio aspettando una qualche reazione da parte dell’amico.

Il silenzio è palpabile, sul volto dell’uomo un sorriso, i suo capelli castani e gli occhi così simili a quelli di Kiba rendono quella figura imponente, quasi spaventosa come una belva affamata.

Istintivamente il castano si alza in piedi, spinto più da un senso di protezione verso se stesso, ora la presenza dell’amico è passata involontariamente in secondo piano, come una figura opaca che lentamente sbiadisce.

Gli occhi di Kiba fissi, puntati in quelli dell’uomo, il cui nome è stato prepontemente cancellato dalla memoria e poi tutto diventa opprimente come se i ricordi si attaccassero al corpo.

Come se delle corde ti tengono intrappolato nel tuo incubo. E pian piano vieni sommerso da quella montagna di ricordi e alla fine non rimane altro che una gran confusione.

Una passo in avanti dell’uomo “basta!”, la mano che si alza “mamma, ho paura”, vecchie cicatrici ricominciano a bruciare “fa male”, quella opprimenti sensazione di impotenza “smettila, ti prego”, quelle emozioni celate per così tanto tempo, quelle emozioni così nauseanti che ritornano a farsi sentire e lo stomaco si rivolta ribelle, la testa gira vorticosamente.

Urla, lacrime, pianti, questo è ormai tutto ciò che è rimasto del passato, ricordi che indelebili non potranno mai essere cancellati, forse solo nascosti, accantonati in un angolo scuro dell’anima, ricordi pronti a riaffiorare, ricordi impressi sulla pelle.

L’uomo si toglie la giacca, il suo atteggiamento è naturale, sembra che niente è cambiato, il tempo sembra essere tornato indietro.

Una mano che colpisce il volto di una ragazzina, un bambino in lacrime che stringe al petto un cucciolo di cane, poi con violenza la grande mano prende con forza il braccio del bambino e lo strattona, il cane scappa via, nascondendosi sotto ad una mobile, una cintura nelle’altra mano e in un attimo, con un colpo secco, la cintura schiocca sulla pelle, il bambino inerme piange. Poi una porta spalancata con forza, le urla di una donna, il suono di uno schiaffo e le urla non cessano, il bambino giace a terra con il fiato corto, la ragazzina gli si avvicina e lo trascina sotto il tavolo, lo stringe forte in un abbraccio, come a volerlo proteggere, incessanti le lacrime sul suo volto e gli occhi del bambino assistono impotenti alla vista di quello che dovrebbe essere suo padre picchiare sua madre che con forza respinge l’uomo e poi lentamente tutto diventa offuscato e nero.

Kiba immobile chiude gli occhi, quello che ha davanti non è suo padre, quello che ha davanti non può essere quel mostro che ha distrutto la sua famiglia, non può essere lui.

Naruto si volta verso l’amico, è confuso, esitante però cerca di dire qualcosa, anche se la sensazione di angoscia ormai a invano pure lui – Kiba, ma cosa… - non finisce la frase il castano sta scuotendo la testa, sembra cercare di negare qualcosa, forse la presenza del’uomo che il biondo ancora non ha capito chi fosse.

L’uomo poi si avvicina ancora di qualche passo a Kiba, ma questa volta il castano reagisce, indietreggia – no, non ti avvicinare! – tutto si ferma, Kiba osserva l’uomo, rabbia, paura, dolore, non riesce capire cosa sta provando, stringe i pugni con forza – tu…tu non dovresti essere qui! – la voce è rotta, Naruto si è zittito, osserva in silenzio, l’uomo invece sorride – ma come, non sei felice di rivedere tuo padre? – parole taglienti e senza esitare Kiba risponde – no, mio padre è morto, tu …tu – le parole gli muoiono in gola, il rumore della cintura usata con forza sulla pelle lo fa tremare ancora – vattene – l’uomo allunga una mano, tutto va al rallentatore, l’aria si fa densa, non si riesce quasi a respirare, una goccia di sudore scende dalla fronte di Naruto, appena la mano si posa sulla spalla del ragazzo, un brivido percorre il corpo dell’Inuzuka, la nausea invade i suoi sensi e istintivamente prende il polso di quell’uomo ormai rinnegato come padre e in un gesto sprezzante lo allontana, scosta via la sua mano, il suo braccio, la rabbia inizia a ribollire nelle sue vene, l’immagine della sorella in lacrime che tenta di fermare il padre dal picchiarlo, i lividi sulle braccia e sul viso della madre, quelle immagini si susseguono violente nella mente.

Il respiro di Kiba si fa pesante, Naruto si sta alzando, lentamente, intuisce la tensione, l’uomo è invece rimasto fermo a fissare il ragazzo – ora ti ribelli a me?

Kiba respirava con affanno, tremando – vattene ti ho detto! – Naruto osservava cercando ancora di capire, invano, però aveva la strana sensazione che qualcosa non andava, non era tranquillo, per niente, vide poi l’uomo spostare lo sguardo verso di lui, poi si voltò dando le spalle ai due – se la metti così... – aveva incominciato a dirigersi verso la porta – non ho altra scelta – le ultime parole erano state più un sussurro.

Non appena la figura dell’uomo svoltò l’angolo, Kiba si spostò quasi barcollando, andando poi ad appoggiarsi al muro, si passo una mano sulla faccia, chiuse gli occhi e respirò profondamente, Naruto si avvicinava lentamente, l’amico era agitato, era più che evidente, non voleva turbarlo – Kiba – la sua voce bassa – Kiba – continuava a chiamarlo, voleva solo sapere se era tutto a posto, poi gli avrebbe chiesto cosa era successo – Kiba – Naruto ora di fronte all’amico, lo guardava, aspettava una sua risposta, ma quando il castano aprì gli occhi gli mancò un battito, scostò senza pensare l’amico e in un attimo ricevette un colpo in pieno stomaco da una mazza da baseball, Naruto barcollò contro il muro, aprì gli occhi quando sentì un tonfo seguito da colpi continui di tosse, rimase sconvolto nel vedere Kiba a terra sputare sangue, una mano a tenersi lo stomaco e davanti a lui l’uomo di prima che con uno sguardo furioso faceva volteggiare una mazza da baseball.

La scena sembrava surreale, mai Naruto avrebbe pensato di ritrovarsi in una situazione del genere.

L’uomo a quel punto iniziò a ridere  - ora imparerai a non ribellarti a tuo padre – l’uomo impugno saldamente la mazza e si apprestò a colpire nuovamente Kiba che ancora giaceva a terra, ma prima che potesse muoversi, Naruto lo bloccò prendendolo per un braccio e stringendo con forza cerco di fargli mollare la mazza, a quel punto l’uomo si voltò verso il biondo con una mano prese per il collo il ragazzo che continuava a stringere il suo braccio, nel tentativo di far cadere la mazza Naruto resisteva, ma incominciava a venirgli meno l’aria e il cuore aveva aumentato il battito accelerando vertiginosamente.

Una fitta al petto fece allentare la presa del biondo sul braccio dell’uomo, il quale se ne approfittò e sbatté violentemente il ragazzo contro una vetrina, l’Uzumaki accusò il colpo, ancora l’uomo lo teneva stretto per il collo togliendogli l’aria, Naruto lanciò un’occhiata all’amico che tentava di alzarsi, così deciso a non arrendersi, prese alle sue spalle un pezzo di vetro e colpì alla spalla l’uomo che mollo la presa.

Naruto scivolò a terra, i respiri affannati e irregolari, colpi continui di tosse che gli procuravano fitte continue al cuore, con uno sforzo alzò lo sguardo per ritrovarsi davanti l’uomo che con la mazza si preparava a colpirlo, una fitta più forte al cuore lo costrinse a chiudere gli occhi, in quel momento l’uomo partì con il colpo, ma quando riaprì gli occhi, Kiba si era parato davanti prendendosi il colpo, poi cadde a terra in ginocchio, Naruto tento di alzarsi, ma non riusciva a farlo.

Kiba tratteneva le urla di dolore, ora aveva un braccio fuori uso, ma non si sarebbe arreso, non gli avrebbe permesso di rovinare nuovamente la sua vita.

L’uomo si innervosì – non metterti in mezzo – con una mano prese per i capelli il figlio e lo alzò, puntò poi i suoi occhi in quelli del ragazzo – hai osato ribellarti a me – un sorriso comparve sul suo volto – ora ne pagherai le conseguenze.

L’uomo si apprestò a colpire in pieno volto il castano ma un’improvvisa fitta alla gamba lo costrinse a mollare la presa su Kiba, abbassando lo sguardo capì che l’Uzumaki gli aveva assestato un calcio con un piede alla gamba.

Ancora più irritato , l’uomo, spostò Kiba e tirò su il biondo prendendolo per la felpa – come hai osato! – con forza sbattè il ragazzo contro il muro.

L’Inuzuka alzò lo sguardo e vide l’amico a terra che faticava a respirare, per colpa sua stava sforzando il suo cuore, altra rabbia si impossessò di lui, quell’uomo aveva già distrutto una volta la sua famiglia, ora non gli avrebbe più permesso di farlo così facendo leva su un braccio, si alzò.

L’uomo stava per colpire ancora il biondo con la mazza, ma prima che potesse sferrare il colpo Kiba gli saltò addosso, facendolo cadere a terra, con le lacrime agli occhi l’Inuzuka iniziò a colpire con rabbia il volto dell’uomo, colpiva senza sosta, non si era nemmeno reso conto che ormai suo padre aveva perso i sensi.

Diversi minuti dopo Kiba giaceva immobile a cavalcioni sul padre, pronto a colpirlo ancora se si fosse mosso, le lacrime che scendevano sai suoi occhi esternando la sua rabbia e la sua paura, la sua mente completamente svuotata, non riusciva a spostarsi da li, poco distante Naruto restava ancora a terra, i respiro irregolare, invano tentava di riprendersi, ma sentiva le forze abbandonarlo lentamente, attorno a loro riecheggiava solo il rumore delle lancette dell’orologio.

Naruto incominciava a vedere offuscato, l’immagine di Kiba lentamente scompariva, poi udì la voce allarmata della madre dell’amico e tutto scomparve in un vortice nero in cui immagini e suoni smettono di esistere.

Anche se cerchiamo di evitare il dolore, a volte purtroppo è inevitabile.

A volte, l'unica cosa che ci resta, è ascoltare.

Un prato, un cielo opaco, un’altalena, non c’è nient’altro attorno, solo un bambino biondo seduto sull’altalena che si dondola, i suoi occhi tristi, non c’è nessuno, lacrime rosse scendono dai suoi occhi, dietro di lui un’ombra lo sovrasta, si avvicina al bambino, sta per inghiottirlo, ma una voce attira l’attenzione del bambino, davanti a lui in piedi c’è una bambina, i suoi occhi candidi come la neve piangono incessanti, la mano del bambino si allunga verso quella della bambina, ma l’ombra alle sue spalle lo inghiotte e prima di sparire dentro essa riesce solo ad udire poche parole appena sussurrate “non mi lasciare”.

Naruto apre gli occhi, una luce  lo costringe e stringere gli occhi, tenta poi di muoversi, ma una fitta al petto lo blocca, l’odore nell’aria così inconfondibile e nauseante, è all’ospedale, volta la testa, accanto un letto vuoto, non c’è nessuno nella stanza e per un attimo, per un interminabile attimo crede di essere morto, è tutto così vuoto attorno a lui, le tende bianche, le pareti bianche, tutto è così bianco, mai gli era sembrato che una stanza fosse così senza colore.

A far ricredere il biondo è l’improvvisa porta spalancata, con forza, quasi violenza, avrebbe potuto essere sua madre, del resto era sempre al suo fianco in quei momenti, eppure non si meravigliò quando vide il so migliore amico Kiba entrare.

Con il braccio fasciato, il castano aveva varcato la porta che per ore aveva fissato senza mai avere il coraggio di aprire, ma ora c’è l’aveva fatta, era entrato e ora si ritrovava gli occhi dell’amico che con delle leggere occhiaie lo guardava per nulla sorpreso.

Naruto si alzò un po’ per poter avere una visuale migliore, Kiba vedendo le varie smorfie di dolore dell’amico si avvicinò a grandi passi – non dovresti muoverti – il biondo si sistemò meglio e poi si lasciò ricadere sui comodi cuscini – non ti preoccupare, sto bene – ora i suoi occhi guardano quelli dell’Inuzuka , non può fare a meno di notare come sia dispiaciuto e amareggiato – smettila – il castano guarda l’amico confuso, lo sguardo del biondo si sposta verso la finestra dove fuori sta piovendo – non guardarmi così – Kiba abbassa lo sguardo e fissa il suo braccio fasciato – dimentica tutto – il biondo si volta – cosa? – il castano si alza dalla sedia su cui si era seduto – dimenticati di mio padre, dimenticati di quello che ha fatto -  detto ciò il castano se ne va, lasciando Naruto solo in quella stanza confuso.

Kiba cammina a passi lenti lungo quel corridoio, passo dopo passo più lontano dalla camera dove un amico giace su un letto sempre più vicino alla morte, i sensi di colpa famelici lo divorano dentro, perché è colpa sua se Naruto ha compiuto un passo in più verso la sua fine, voleva essere forte, voleva credere di poter salvare l’amico dalla sua malattia, voleva credere di poter davvero fare qualcosa, ma quel giorno, dopo che tutte le sue paure sono riaffiorate violentemente, Kiba si appoggia al muro e tutto intorno a lui è diventa più nero.

Il controllo. Non puoi permetterti di perdere il controllo.

Trattieni te stesso, ciò che ti circonda, i tuoi pensieri, e prima o poi cedi, stremato. Ti odi per la tua debolezza, ma alla fine tutto ciò che ti resta è solo un ricordo che non può essere cancellato.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Kira Uchiha 87: ahah come prevedevo vai pazza con KIba XD e questo cap sarà tutto incentrato su di lui U.U ti prego non piangere troppo per quello che ho fatto a Kiba U.U kissoni

Vaius: con un ritardo mostruoso sono tornata, cmq U.U quanti problemi che adoro fare, Sasuke sarà ancora più bastardo e ancora non credo a quello che sono stata convinta a fare da una subdola mente quanto la mia (Kira-chan è tutta colpa tua), ma vedrai più avanti quello che combinerà Sasukkia U.U Naruto avrà presto un periodo ancora più nero e cederà a qualche tentazione sopita U.U Kiba farà qualcosa, almeno ci proverà, ma vedrai ^^  certo se vuoi mandarmi la tua storia, sarò felice di leggerla ^^ Layout? me baka, illuminami, cosa intendi? me aperta a consigli ^^ kissoni

ecila94hina: oh sono contenta di risollevarti il morale, devi perdonare il mio immenso ritardo nell'aggiornare, non riesco più a scrivere come prima, sono molto impegnata ultimamente e ho rallentato con tutto ^^' spero che ti piaceranno anche i prossimi capitoli, la ragazza con la bici premetto che è un personaggio inventato in onore di una mia cara amica, ma è un personaggio molto in secondo piano ^^

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Cap. 8

 

Ci si può impiegare mesi, anni per costruire un qualcosa di veramente stabile ma a volte per quanto esso lo sia... basta un gesto, un azione o peggio ancora una semplice frase o un battito di un cuore non ascoltato per distruggere tutto.

Perché niente dura in eterno e quando le lancette del tuo tempo sembrano fermarsi ti rendi conto che forse hai sbagliato in tutto, ma è tardi per rimediare e allora fai una scelta, una scelta che ti lascerà completamente solo in balia delle ombre più buie.

Naruto osserva dal finestrino della macchina le case e i palazzi scorrere, le gocce di pioggia scendono lungo il vetro, i rumori si ovattano e tutto passa inesorabilmente e sa che tutto ormai non è più come prima, niente più risate, niente più sorrisi, niente più vita.

La pioggia cade dal cielo lenta, le nuvole grigie rendono la giornata più fredda e incolore, in quel giorno tutto era sbagliato, tutto era cambiato, tutto tranne quel senso di colpa e impotenza che Kiba provava.

Lungo i corridoi niente era mai sembrato così vuoto, ma nonostante quello che era successo poco più di una settimana prima, Kiba aveva finto che andasse tutto bene, sorrideva e cercava di comportarsi come sempre, da quando era uscito dall’ospedale lui non aveva più avuto notizie di Naruto, solo quello che sua madre aveva saputo dalla madre dell’amico “si rimetterà presto”, lo sguardo di sua madre gli era sembrato così triste mentre lo diceva, che fosse stato senso di colpa per la ricomparsa del marito o forse era per qualcos’altro che non aveva avuto il cuore di dirgli, ma in fondo poteva benissimo capire cosa non avesse voluto dirgli.

Appoggiato contro un armadietto aspettava che Hinata prendesse tutte le sue cose, sapeva che nessuno più di lei era in pensiero per lui e Naruto, erano stati assenti per giorni e quando era tornato a scuola aveva un braccio fasciato e indubbiamente la corvina si era allarmata, mai avrebbe pensato di doverle mentire ancora, ogni volta che si trattava di qualcosa sul suo passato o su Naruto le aveva mentito, forse avrebbe dovuto raccontarle tutto, raccontarle la verità, raccontarle di Naruto e della sua malattia, raccontarle di suo padre, raccontarle ogni cosa e basta, però quanto ne avrebbe sofferto? Sarebbe stata in grado di portare quel peso, quella sofferenza? No forse non era poi una buona idea dirle la verità, non ancora.

La corvina chiuse l’armadietto senza fare quasi rumore, poi si voltò verso Kiba e notò chiaramente quanto fosse pensieroso, cosa rara da vedere, la sua preoccupazione era tanta, non sapeva che gli era successo veramente, lui le aveva detto che era caduto dalle scale per colpa del suo cane, ma non ci credeva, sapeva che era una menzogna.

Il castano sorrise all’amica e si scostò dagli armadietti su cui era appoggiato e si indirizzò verso la loro classe, la corvina si affiancò al ragazzo e insieme si incamminarono, giunti davanti alla porta della classe udirono una voce, fin troppo famigliare, sia Hinata che Kiba si bloccarono, poi Hinata varcò lentamente la porta e le mancò il fiato quando vide Naruto che parlava con il professore Kakashi, il biondo aveva un’espressione rassegnata, i suoi occhi da azzurri che erano ora sembravano quasi grigiastri, la mano del professore si poso sulla spalla del ragazzo per poi andarsene lasciando Naruto in balia delle ultime parole del professore – non voglio che tu ti arrenda – le sue parole erano risuonate in Naruto più e più volte, ma qualcosa in lui si stava spezzando e le parole ormai risultavano sempre più futili viste le sue condizioni.

Solo quando il professore si avvicinò alla porta il biondo notò la corvina e dietro di lei Kiba che lo guardava, con una leggera spinta il castano fece entrare l’amica e la indirizzò verso Naruto, perché se c’era una cosa che poteva fare ora, era stare vicino ad Hinata ed aiutarla almeno a esternare i suoi sentimenti prima che fosse troppo tardi per farlo.

Il cuore a volte sembra voler esplodere, sembra che non riesca a contenere quello che porta con se. A volte ci chiama, ci urla contro per farsi sentire, ponendoci le sue ragioni, i suoi perché. Cerchiamo di non ascoltarlo, di lasciarlo perdere, perché sappiamo già dove ci porterà e che cerca in tutti i modi di prevalere. Ma fino a quando si può resistere?

Naruto guarda Kiba vorrebbe parlargli, perché ci sono delle cose che sono da chiarire, ma non è quello il momento, così sposta il suo sguardo su Hinata, inevitabilmente si ritrova a perdersi nei suoi occhi candidi e sente come sempre quella voglia di prenderla e abbracciarla invadergli i sensi, le sue labbra si muovono, l’Uzumaki sa che tenterà di dire qualcosa senza balbettare, sorride appena quando la vede arrossire, non dice niente, aspetta che lei pronunci qualcosa, non importa cosa, gli basta sentire la sua voce per rendere quella giornata più un po’ migliore – N-Naruto – kun…h-ho saputo che avevi l-l’influenza… - le sue labbra si muovevano incerte e impaurite, Naruto nemmeno seguiva il senso delle parole che diceva, semplicemente la osservava perdendosi nei suoi desideri tenuti reclusi nel petto, poi improvvisamente distoglie lo sguardo, qualcosa dentro di lui lo sta uccidendo, nemmeno lui riesce a capire cosa sia o forse non vuole ammettere una semplice verità. Ha paura. Paura di perderla. Paura di amarla. Paura di mandarla via da te. Paura di sbagliare. Paura di essere felice. Paura di perdere quella felicità. Ha solo paura di se stesso, tutto qua.

Hinata si blocca e Naruto avverte di averla ferita, ma non può tirarsi indietro, è meglio se lei si allontani da lui, che lo dimentichi – sto bene – la sua voce più fredda di quanto avrebbe voluto, si sente addosso lo sguardo arrabbiato della ‘amico, poi la esile voce di Hinata poco prima di allontanarsi – s-sono contenta che tu stai bene – e la sua presenza svanisce in un istante, il biondo non osa voltarsi, sarebbe troppo doloroso vederla triste per colpa sua.

Davanti a lui Kiba si siede e mentre è di spalle all’amico dice poche parole – dobbiamo parlare – e tutto cala nel silenzio.

Così come tutto comincia senza preavviso, così nello stesso modo tutto ha un fine, ed ha volte è necessario dare un fine prima che il dolore ti inghiotta.

Kiba e Naruto sono sul tetto della scuola, hanno quindici minuti di tempo prima che le lezioni riprendano, il castano è in piedi mentre il biondo si è appoggiato alla ringhiera con gli occhi rivolti al cielo, la pioggia ora si è ridotta a poche fini gocce.

Il castano prende un profondo respiro, non può tollerare il comportamento dell’amico, non poteva arrendersi così ed era ora che aprisse gli occhi e parlasse chiaramente con Hinata, si meritava la verità, così forse non avrebbe sofferto troppo, sarebbe stata pronta, ma era una cosa che doveva fare Naruto e poi lei aveva il diritto di confessargli i suoi sentimenti.

L’Inuzuka cercò di stare calmo, era arrabbiato, arrabbiato per tante cose – senti si può sapere che ti prende oggi? – la sua voce era un misto tra rabbia e frustrazione, il biondo non si mosse, continuava ad osservare il cielo come se sperasse di trovare le sue risposte scritte tra le nuvole – non so proprio come spiegarti quello che sento – a seguire diversi attimi di silenzio, Kiba a volte non capiva le risposte che l’amico gli dava e questo lo faceva ancora più arrabbiare, così gli si avvicinò di un passo, cercando lo sguardo dell’amico – non puoi arrenderti, tu devi…tu devi … - per quante cose volesse dirgli, tutte le parole gli morirono in gola, parlare della sua morte era difficile ma necessario ma Naruto non gli aveva mai dato modo di farlo – tutti sono capaci di dire, non arrenderti mai. Ma è inutile lottare per qualcosa che non posso avere – quella frase lasciò il castano senza parole, si stava arrendendo? No, forse lo aveva già fatto – che stai dicendo? Non puoi dire sul serio, ti rendi conto che ci sono delle persone che contano su di te? – l’Uzumaki abbassò la testa, ora guardava l’amico dritto negli occhi – tu non sai com’è quando niente va bene, tu non sai com’è essere come me e soffrire, sentirsi persi, sperduti nel buio, tu non lo sai – il castano raggiunse l’amico e fece per tirargli un pugno in faccia, ma si fermò a pochi centimetri dall’amico respirando affannosamente, come erano arrivati a questo? Come era possibile che Naruto si fosse arreso? Perché tutto andava così da schifo? Perché faceva così dannatamente male?

Ora lo sguardo del biondo era arrabbiato, ma sotto a quell’espressione si nascondeva solo un profondo dolore – non hai nemmeno il coraggio di darmi un pugno, cosa ne vuoi sapere tu? Cosa pensi di sapere? Credi che basti un sorriso per fare finta di niente? Credi che io voglia arrendermi così? – Naruto continuava a non muoversi, sentiva il suo cuore cadere lentamente a pezzi, il castano lasciò cadere il braccio lungo il suo fianco – io non posso farti del male, tu…io devo coprirti le spalle – l’Uzumaki fece qualche passo fino a ritrovarsi spalla contro spalla dell’amico – mi credi davvero così debole? – un altro passo oltre il castano, qualcosa tra i due si era appena spezzato, ma non doveva finire così, Kiba si voltò e fermò l’amico per una spalla – perché ti comporti così? è forse a causa di mio padre? Per quello che è successo? – il biondo si voltò appena – non ti sei fidato di me – l’Inuzuka lasciò lascò la presa dalla spalla del biondo – io…non volevo coinvolgerti nel mio passato – tra i due calò un profondo silenzio spezzato solo dalle gocce di pioggia che pian piano andavano aumentando, stava per ricominciare a piovere.

Dopo qualche altro minuto di silenzio, Kiba decise di parlare, perché per quanto stesse soffrendo l’amico, anche lui stava portando una parte del peso di quella sofferenza – mi accusi di non avere fiducia in te, ma tu… - sentiva un peso opprimergli lo stomaco, parole segregate con forza spingevano per uscire e lui le lasciò fluire fuori – perché non mi hai detto che non ti resta più molto da vivere? Perché hai continuato a fingere che tutto andava bene? Cosa credi che non me accorgessi, perché mi hai mentito? Tu stai morendo, maledizione! – Naruto ebbe un sussulto, nessuno gli aveva mai detto così chiaramente che stava morendo, tutti fino a quel momento ci avevano sempre girato attorno usando false speranze, parole vane e vuote, ma lui lo aveva capito da solo quel’era la realtà, lo sentiva dentro ma cercava di nasconderlo agli altri, così come anche ora avrebbe fatto, avrebbe nascosto la realtà, avrebbe mentito ancora, perché non voleva vedere i suoi amici straziati dal dolore – quando mento non cerco di farti stare meglio… - in fondo aveva sempre mentito cercando disperatamente di convincersi che andava bene, era più per se stesso che mentiva.

Kiba strinse i pugni con rabbia – in questo modo non  fai altro che far soffrire di più quelli che ti sono vicino, ma cos’hai nel cuore? – detto questo il castano se ne era andato sbattendo la porta delle scale.

E poi ti ritrovi a ringraziare la pioggia perché è l’unico momento in cui puoi piangere a testa alta senza che nessuno se ne accorga.

Naruto fa qualche passo, la pioggia ha iniziato a cadere più forte, raggiunge la porta ma nel suo petto il suo cuore piange e grida, non era questo che volevi, le sue gambe si fanno pesanti e crolla, scivola a terra aggrappandosi alla maniglia della porta, il respiro sembra venirgli a mancare, dai suoi occhi scendono lacrime di dolore, la pioggia nasconde le sue lacrime per questo si lascia andare, le lascia uscire, poi l’unica cosa che Naruto è in grado di fare prima di cedere al male che lo sta divorando dentro è dare una risposta all’ultima domanda di Kiba – il mio cuore è morto da tempo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

NicoRin: oddio mica Kiba commetteva omicidio O_o comunque adoro il dramma e quibndi ci voleva un bel passato tragico x KIba U.U kiss kiss

Vaius: vedrò cosa posso fare per il Layout, non sono molto pratica di queste cose ^^' passero a leggere tua storia appena trovo due minuti per stare buona a leggere in santa pace U.U kissoni

Kira_Uchiha_87: ora viene il peggio U.U comunque tranquilla che a KIba ora non succederà niente di male ^^ kissoni

ecila94hina: ecco e pensa me che ha scritto <.< lo avrei picchiato mentre scrivevo kiba che veniva piacchiato XD Hinata, arriverà la sua parte ^^ e sarà difficile per me scriverla ^^' se ci penso ç.ç scusa il mio disastroso ritardo, tra feste e robe varie non ho più avuto modo di scrivere U.U kissoni a presto spero

ari_sun: benvenuta nella storia più drammatica del mondo, no scherzo XD grazie, cerco di fare del mio meglio, ma ne esco ogni volta rinco, devo rileggere 500 volte quello che scrivo o mi perdo e non ricordo se ho già scritto una cosa o meno @.@ Hinata diciamo non ha un super passato come Naruto e Kiba, mi inventerò qualcosa per renderla più partecipe, ma comunque ha la sua parte nella storia ^^ kissoni a presto ^^

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


Cap. 9

 

È strano come il mondo a volte sembri cambiato. Come le strade che conosci benissimo all'improvviso ti sembrino più scure, più fredde. Come il silenzio diventi estremamente inquietante. Come tutti gli occhi sembrino scrutare soltanto te.

Vorresti essere invisibile, vorresti scomparire dentro quella nebbia che ti circonda, eppure ti ritrovi ad essere al centro di tutto, troppi sguardi si posano su di te, sguardi inquieti, sguardi che fanno paura, alzare lo sguardo è ormai diventato una sofferenza, così rimani a testa china e speri che tutto svanisca nella nebbia insieme a te.

Hinata cammina silenziosa lungo il marciapiede, accanto il cugino Neji, ogni mattina arrivano insieme a scuola dove poi si dividono, prendono direzioni diverse, lei entra come sempre a scuola e lui si dirige verso la palestra dove sicuramente vi troverà i suoi amici.

Cammina lenta Hinata, si sente irrequieta quel giorno, troppi pensieri per la testa e nel cuore, c’è qualcosa di sbagliato, il giorno prima era tornata a casa solo con Kiba, di Naruto non si era più vista l’ombra dalla pausa di metà mattina, Kiba non aveva proferito parola eppure lei era certa che qualcosa tra loro fosse successo, qualcosa che ormai nessuno dei due riusciva più a nascondere.

Era ormai arrivata al suo armadietto quando qualcuno le si parò davanti, alzò lo sguardo e si pentì di averlo fatto, davanti a lei c’era Sakura, accanto a lei Karin, gli occhi verdi di Sakura erano puntati in quelli della corvina che titubante guardava le due ragazze sapendo che non l’avrebbero lasciata andare fino a che non avesseroro ottenuto quello che volevano, la rosa incrociò le braccia al petto – Sasuke è mio chiaro? – la corvina riuscì a mala pena a sussurrare – s-si – la rossa si portò ora al fianco della corvina e le si avvicinò all’orecchio parlando con voce acida e maligna – non ti abbiamo sentito, ripetilo più forte – Hinata cercò sostegno contro gli armadietti, il suo corpo stava leggermente tremando, la sua volontà di parlare era come sparita, svanita nell’aria.

Un colpo violento contro l’armadietto accanto a Hinata la fece sobbalzare, Sakura era furiosa – allora? Sto aspettando! – in quel momento Hinata avrebbe voluto scappare, ma le gambe si facevano pesanti come macigni, non riusciva a farle muovere, l’aria stessa si era fatta più densa e pesante, i rumori divennero ovattati, i passi della gente che passava sembravano dei tonfi.

Trattieni le lacrime, stringi i denti e vai avanti.

Hinata diede fondo a tutte le sue forze e guardò negli occhi la rosa e fu in quel momento che notò l’arrivo di una ragazza mora che con un gesto improvviso strattonò Karin tanto da farla voltare su se stessa – brutta oca a quattrocchi, ridammi la mia maglietta dei Linkin Park! – la rossa sbuffò e scacciò la mano della mora dal suo braccio – senti tappetta, io non ho idea di che stai parlando! – in seguito a quelle parole la mora reagì senza pensare, si avventò sulla rossa e la prese per i capelli, gli occhiali di Karin caddero a terra e Sakura si infilò in mezzo alle due cercando di separarle, in quel momento Hinata si allontanò correndo via, lontano, voleva andare lontano da li, lontano da quella situazione in cui era finita e da cui non riusciva ad uscire.

E quando non riesci a respirare, quando non riesci a svegliarti dall’incubo in cui ti trovi, in quel momento vorresti solo continuare a correre, a scappare.

Hinata stava ancora correndo, aveva il cuore a mille, la tensione di poco prima le girava ancora vorticosamente nelle vene, aveva voglia di piangere, ma non lo avrebbe fatto, non voleva essere debole. Senza guardare dove andava svoltò un angolo andando così a sbattere contro qualcuno, istintivamente alzò lo sguardo scusandosi mortificata – m-mi d-dispiace – rimase bloccata quando si rese conto di aver sbattuto contro Naruto che l’aveva istintivamente presa per le braccia per non farla cadere a terra, ci furono diversi attimi di silenzio finchè il biondo non lasciò la presa dalle braccia di lei e Hinata giurò di averlo sentito tremare, lui oscurò gli occhi e si rivolse alla corvina- stai più attenta – la sua voce fredda, distaccata quasi pungente aveva lacerato il cuore della Hyuuga che immobile rimase li, ferma, mentre l’Uzumaki la superava per poi scomparire oltre l’angolo del corridoio.

La corvina si sentì mancare l’aria, era come se le avessero strappato i polmoni dal petto, ancora una volta trattenne le lacrime, così si incamminò verso la sua classe.

Le prime ora della mattina passarono più lentamente del solito, e quel giorno per la prima volta in vita sua, Hinata non riusciva a seguire le lezioni, la sua mente ferma nel vuoto, le parole di Naruto, il tono della sua voce, poi la voce di Sakura mischiata a quella di Karin, la matita tenuta tra le dita trema, attorno a lei le sagome dei suoi compagni diventano sbiadite, solo i loro occhi rimangono visibili, quegli occhi che sembrano fissarla, Hinata chiude con forza gli occhi e quando li riapre si stanno tutti alzando dai loro posti, era appena suonata la campanella e non se ne era accorta.

Così fa per alzarsi e in quel momento Naruto esce dall’aula, i suoi occhi indugiano sulla sua figura e tra le mani del biondo intravede qualcosa di arancione, non fa in tempo a guardare con più attenzione poiché una mano le si era appoggiata sulla spalla, quasi spaventata la corvina si volta e si ritrova lo sguardo di Kiba ad indagare il suo – ti è successo qualcosa? – velocemente Hinata si allontana di un po’ e poi sorride appena forzatamente – n-no – gli occhi di Kiba la scrutano, istintivamente Hinata cambia discorso, non vuole mettere Kiba in ulteriori guai, specialmente a causa sua – che cos’è successo tra te e Naruto? – gli occhi della Hyuuga ora mettono a disagio il castano, il ricordo della litigata riaffiora e Kiba stringe un pungo e poi sposta lo sguardo verso la cattedra a lato – niente – il suo tono freddo come quello di Naruto di quella mattina , Hinata riceve un altro colpo al cuore, cosa gli stanno nascondendo? È forse colpa sua? Forse si sono stancati del suo essere così timida, il suo sguardo si abbassa e Kiba esce dall’aula senza dire niente.

Anche le successive ore passano come le precedenti, il suono della campanella sembra appena un sibilo, lentamente si alza, mentre ormai tutta la classe è uscita, solo Kiba e Naruto sono ancora in quell’aula con lei, ma poi Naruto a passi lenti passa accanto al castano e in quel momento tutto attorno a loro diventa bianco, come se una fitta nebbia li avesse avvolti e lei li guarda scomparite, chiude gli occhi e dopo che il biondo ha oltrepassato la porta anche Kiba esce, sembra non essersi accorto di lei, così senza dire nulla, Hinata si alza si dirige al suo armadietto e lo apre, osserva le varie foto attaccate sul portellino, in una lei con Kiba e Akamaru il cane di Kiba quando però era ancora piccolo, in un’altra lei insieme a Kiba e Naruto, tristemente chiude l’armadietto, sembra che non ci sia più nessun legame tra loro e lei non riesce a capirne il motivo.

Hinata si volta per incamminarsi verso casa, ma alle sue spalle qualcuno la prende per i polsi, la sbatte contro gli armadietti, il corpo duro e freddo di qualcuno si preme addosso a lei, quando Hinata apre gli occhi rimane paralizzata e impietrita, quello che le sta di fronte è Sasuke Uchiha, inutilmente protesta, lui la tiene saldamente per i polsi, poi lo vede avvicinarsi al suo collo, ne annusa il profumo e con la lingua percorre un tratto di pelle fino all’orecchio dove le sussurra poche parole – sei mia – in quel momento le lascia un polso e porta velocemente la mano sul seno di lei e ne accarezza vorace la forma, subito dopo si allontana con un sorriso compiaciuto,

La corvina si accascia a terra, le lacrime iniziano a rigarle il volto, il suo cuore ora è completamente a pezzi, la sua anima risucchiata nell’oblio, inerme non si muove, giace a terra senza le forze di reagire, ma il suono di passi che si avvicinano costringe la corvina ad alzarsi, con un enorme sforzo raggiunge il bagno.

Si guarda allo specchio ma non si sente più lei, si sente sporca, vorrebbe togliersi di dosso quella sensazione, ma è come impressa a fuoco su di lei, disperata apre l’acqua e si lava il viso e il collo, poi si fissa ancora allo specchio e ora le lacrime non scendono più, ancora una volta le ha ricacciate indietro, non può permettersi di farsi vedere in quello stato da qualcuno.

Quando dopo diversi minuti esce dal bagno, si dirige verso l’uscita della scuola, ormai non dovrebbe esserci più nessuno, però fuori nel cortile Kiba aspetta appoggiato al muro, non appena la vede le va incontro e a testa bassa le appoggia una mano sulla testa – scusami – la sua voce dispiaciuta risolleva appena il morale della corvina che però non sorride – non fa nulla – così il castano si incammina silenziosamente insieme all’amica, dopotutto le voleva bene e non l’avrebbe lasciata andare a casa da sola.

E quando il coraggio per combattere viene a mancare è perché hai perso i motivi per farlo.

 

Angolo dell’autrice:

Kira_Uchiha_87: Bene e va di male in peggio la storia non credi U.U tra Naruto e Kiba le cose non miglioreranno, non ancora almeno T.T quanto mi sento crudele T.T

Vaius: Beh sai Hinata doveva avere la sua parte drammatica, anche se devo dire l’ho messa in una situazione assurda O_o sono la crudeltà in persona U.U ma non preoccuparti si sistemerà tutto, spero, incomincio a dubitarne XD no comunque arriveranno delle scene che miglioreranno la situazione ^^

pinkpunk: beh che diamine, mica può sempre morire Kushina U.U mi sta tanto simpatica, anche se non si vede molto, non negli ultimi capitoli U.U devo rimediare U.U grazie per seguire questa mia storia ^^

NicoRin: Grazie my person ^^oddio no se Sasuke sentiva e vedeva tutta la lite allora non potrebbe fare altre cose spregevoli U.U quale mente maleta se la prende con un malato di cuore se lo sa? O_o 

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Cap. 10

 

E poi ci sono quei giorni in cui il dolore ti colpisce in tutte le sue forme: una fitta leggera, un po’ di amarezza, la solitudine che ti avvolge. Ma c’è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare. Una sofferenza così grande, così profonda, che cancella ogni altro pensiero.

Come affrontare il dolore, dipende solo da noi, possiamo accettarlo, elaborarlo o ignorarlo, ma per alcuni l’unico modo per affrontarlo è convivere con il dolore.

La pioggia cade lenta dal cielo, sagome di persone camminano lungo le strade, i passi si accavallano gli uni agli altri, il suono di un cuore che batte si fa strada all’interno di quel momento così vuoto. E tutto attorno non si sente nient’altro che il lento battito di quel cuore, stanco, rassegnato, solo, che per una qualche ragione continua a battere rincorrendo quella speranza di vita che in fondo alla strada lo aspetta.

A pochi passi dal grande cancello in ferro, Naruto si ferma, alza lo sguardo sulla scuola e poi più su, verso il cielo, nuvole grigie coprono il sole, quel sole che in quel momento vorrebbe poter vedere, quel sole che anche se solo per un istante gli darà un po’ di calore in corpo. Ma quel sole tanto bramato non si mostra, rimane nascosto.

Il suono del suo cellulare lo riporta ad abbassare lo sguardo, ormai perso da tempo, sa bene chi lo sta chiamando – pronto – c’è poca vita nella sua voce, ogni sua parola ormai ha perso il suo colore, ora tutto è grigio in lui, niente più arancione, niente più azzurro.

Una voce dolce, combattiva si fa strada dal cellulare alle orecchie del biondo – Naruto stai bene? – sua madre, quella mattina non aveva avuto modo di salutarla, aveva avuto il turno di notte e sicuramente stava rincasando in quel momento – sei a casa? – la rossa intuì subito che la mancata risposta del figlio equivaleva a dire che non stava bene, ma non per via della sua malattia – Naruto…non è mai troppo tardi – gli occhi del biondo si abbassarono, accanto a lui le sagome di ragazzi passavano, ma per lui sembravano più delle ombre sfocate che andavano e venivano -  io…io non… - Kushina era entrata nella camera del figlio, aveva sollevato lo schermo del suo computer e aveva sorriso, la foto della loro famiglia al completo, Naruto non si era arreso, solo che aveva dentro troppo dolore e paura – puoi essere ancora felice, se solo lo vuoi – l’Uzumaki ora aveva lo sguardo perso nel vuoto e l’unica cosa a cui pensava era che avrebbe voluto dire a sua madre tutto, tutto quello aveva dentro voleva dirle che non riusciva più a sopportare quel dolore, si sentiva schiacciato, senza aria, voleva solo che il dolore scomparisse.

La rossa percorse con le dita i contorni del volto di Minato, sorrise mentre una lacrima le solcava il volto – tu sei la forza della mia vita – il biondo rimase in silenzio per diversi minuti, la consapevolezza che per sua madre era tutto ciò che le restava, la consapevolezza che lui era ciò che in una piccola parte rappresentava suo padre, la consapevolezza di aver fatto una promessa al suo padrino e scoprire di non riuscire più a mantenerla.

Perché distruggere delle promesse? Non se ne conosce il motivo, eppure succede.

I corridoi quella mattina sembravano più freddi del solito, era come se il freddo fosse riuscito ad entrare dall’esterno fin dentro alle mura solide della scuola, Kiba cammina con le mani in tasca verso le scale che portano al tetto, era arrivato presto quel giorno, ma era meglio così, aveva bisogno di pensare, troppe erano le cose successe in quelle ultime settimane, la ricomparsa di suo padre, ora nuovamente in carcere, la sua amicizia con Naruto spezzata, così difficile da accettare e il continuo mentire alla sua migliore amica. Tutto era sbagliato.

Così sovrappensiero, il castano, non si era accorto di essere arrivato in cima alle scale, davanti a lui quella porta che lo separava da quel posto dove qualcosa era crollato a pezzi, quel posto dove molti pensieri erano stati raccolti, quel posto dove un cuore si rinchiudeva in solitudine, quel posto che avrebbe voluto saper leggere per poter mettere insieme tutti i pezzi del puzzle del suo legame con Naruto.

La mano appoggiata sulla maniglia, non riusciva ad aprirla, la sua mano aveva iniziato a tremare e le forze sembravano scomparire, quella sicurezza che aveva sempre avuto, quella spavalderia che si spingeva ad avere erano come cadute in un profondo pozzo.

Alla fine veniamo tutti feriti, veniamo tutti presi dal dolore e alcuni di noi più di altri. Ci portiamo dentro tutto il peso di quelle ferite, di quel dolore, ma poi in qualche modo, cerchiamo di rimediare. Per quanto possiamo.

La campanella era appena suonata, Hinata si stava sedendo al suo banco, lo sguardo basso, attorno a lei il vociare dei suoi compagni, quando entra Naruto, per un attimo, un piccolissimo attimo è certa di avvertire su di lei il suo sguardo, ma poi alzando gli occhi lo vede dargli ormai le spalle e dirigersi al suo posto, così ritorna ad abbassare lo sguardo, poco dopo fa la sua entrata Sasuke e questa volta è sicura che se alza lo sguardo lui la sta fissando, le sue mani iniziano a tremare, l’angoscia prende il controllo del suo cuore.

A occhi chiusi attende che lui vada oltre, che smetta di fissarla e questo avviene non appena la voce di Kiba si fa sentire – non sopporto le persone che si divertono a tenere il piede in due scarpe – la corvina è certa che quelle parole sono indirizzate all’Uchiha, infatti lo sguardo del castano è puntato in quello del moro e si guardano malevoli.

Un passo del moro verso l’Inuzuka, sembrano sul punto di saltarsi addosso, ma l’arrivo del professore Kakashi calma la situazione – ragazzi sedetevi ai vostri posti – tutti si andarono a sedere ai propri posti, lo sguardo di Kakashi si posò sulla figura di Naruto che se ne stava assorto a guardare fuori dalla finestra, il ricordo delle parole di Kushina riaffiorarono vivide nella mente “ti chiedo solo di vegliare su di lui”.

Il professore si guardò velocemente attorno, quel giorno non fece l’appello, era evidente che molti dei suoi studenti pensavano ad altro, così decise di fare qualcosa di diverso, qualcosa che magari avrebbe potuto aiutarli – oggi discuteremo di un argomento su cui poi vi affiderò una relazione scritta – molti occhi si puntarono sul professore, nessuno diceva niente, così riprese la parola – l’argomento è “la nostra storia”.

Qualche minuto dopo, Kakashi si accingeva a scrivere sulla lavagna “la nostra storia”, le facce di molti erano perplesse, così Kakashi si apprestò a rendere più chiaro cosa intendesse con “la nostra storia” – Cos’è la prima cosa a cui pensate quando si parla della storia? – subito Sakura alzò la mano pronta come sempre a fare bella figura e dire la sua – agli avvenimenti passati, a ciò che è successo nel corso degli anni dell’umanità – il professore appuntò alla lavagna la parola “passato” – molto bene, ma ora provate a pensare alla vostra storia, la vostra storia – dopo quelle parole fu Sasuke a dire la sua – a che serve questo compito? Ognuno di noi conosce la propria storia – Kakashi si avvicinò al banco dell’Uchiha – vedi, alcune persone pensano che senza una storia, le persone non varrebbero nulla – il moro non rispose e se ne uscì con il suo solito sprezzante “tsk”.

Il professore continuò a parlare del significato della storia che ogni individuo poteva dare alla propria, fino a quando non puntò l’attenzione verso Naruto – Ad un certo punto però…dobbiamo scegliere. – gli occhi di Naruto si alzarono sul professore intuendo in parte che ora quello che stava dicendo era indirizzato a lui – dobbiamo affidarci a ciò che conosciamo o proseguire verso qualcosa di nuovo? – un’improvvisa fitta colpì il biondo, istintivamente si portò una mano al petto e respirò a fondo cercando di non darlo a vedere, il professore però lo notò e fece un passo verso di lui –Naruto... -  ma prima che potesse dire qualcosa il biondo lo interruppe – come si può andare avanti? Il passato non si può evitare – il professore rimase per qualche istante in silenzio, poi riprese la parola – La nostra storia è ciò che ci forma, che ci giuda. La nostra storia passata torna sempre a galla. Bisogna solo saper accettare ciò che è stato – lentamente l’Hatake si allontanò per ritornare alla cattedra – qualche volta però…la storia più importante è quella che stiamo costruendo oggi.

Appena giunta la pausa di metà mattina Kiba si alzò e si diresse verso il banco di Hinata, mentre Naruto usciva dall’aula, diretto probabilmente sul tetto.

Il castano si appoggiò al banco e con le braccia incrociate si era fermato a guardare Naruto sparire oltre la porta e nonostante avessero litigato, riusciva benissimo a capire che c’era qualcosa che non andava in Naruto quel giorno, il tocco leggero di Hinata lo riportò alla realtà  voltandosi vide lo sguardo preoccupato dell’amica – Kiba…cosa sta succedendo? – quella semplice domanda lasciò Kiba in panico, ma poi per cosa? Avrebbe benissimo potuto dirle la verità, eppure il timore di ferirla, il timore di vederla in lacrime lo frenava da qualunque tentativo di parlare – io… -  le parole non volevano uscire, così si morse un labbro e usci dalla classe, sperando che Hinata non ci rimanesse male per quel suo gesto.

Velocemente il castano svoltò l’angolo del corridoio e poi si fermò di colpo e incominciò a domandarsi cosa gli fosse preso, perché se ne era andato così?

Quando si voltò per tornare indietro vide Hinata che si guardava attorno, che lo stesse cercando? Probabilmente si e del resto ne aveva tutto il diritto, specialmente dopo che si era comportato in quel modo con lei, però, quando la vide accingersi a voltare lo sguardo verso la sua direzione, gli ritornò il panico, aveva paura, paura di affrontala, paura di dirle la verità, paura di aumentare soltanto il dolore che ormai stavano portando tutti inconsciamente.

Senza pensare troppo, fermò la prima ragazza che stava passando, non badò molto a chi fosse, semplicemente la prese per un braccio, la tirò a se e la baciò girandosi appena, in modo che quel bacio fosse ben visibile agli occhi dell’amica e che quindi rinunciasse a seguirlo.

L’Inuzuka prolungò il bacio il tempo necessario a far allontanare Hinata, non ci volle molto, quando la corvina vide la scena, non solo arrossì di botto, ma se ne andò velocemente, così dopo un altro istante passato a controllare che non ricomparisse, si staccò dalle labbra della ragazza, il suo sguardo ancora fisso verso il fondo del corridoio, davanti a lui uno strano mugolio – si scusami tanto – non stava nemmeno guardando chi era la ragazza che aveva fermato e questo gli impedì di evitare la reazione della ragazza.

“Sbam” Kiba si ritrovò a massaggiarsi la guancia e sorpreso quanto shoccato – ma che ti è preso? – solo a quel punto guardò la ragazza che aveva davanti e ci rimase di sasso quando riconobbe la ragazza a cui aveva preso la bici tempo prima – oh…sei tu – la mora era rossa in volto, ma la sua rabbia nascondeva l’imbarazzo – razza di lupo arrapato…mi hai baciata! – Kiba fece un passo indietro, pronto ad evitare un altro schiaffo, la ragazza si avvicinò di un passo rendendo vano il tentativo del ragazzo di allontanarsi – e pure con la lingua! – la ragazza era furiosa e Kiba non sapeva cosa fare per uscire da quella situazione – m-mi dispiace, davvero – la mora a quel punto puntò un dito sul petto del ragazzo e iniziò a spingerlo indietro – tu…non solo mi hai rubato la bici…ma mi hai anche rubato il mio primo bacio! – l’Inuzuka rimase basito, ma poi gli venne da ridere, ma cerca di trattenersi – oh… - la ragazza perde le staffe e tenta di colpire il castano con un altro schiaffo, ma questa volta Kiba la blocca per i polsi e la spinge contro il muro – cerca di calmarti…mi dispiace per la bici ok?

Delle volte quando il puzzle della tua vita perde un pezzo, un altro pezzo si mette a posto e allora capisci che forse il dolore e la sofferenza possono essere tramutati in qualcos’altro.

Il suono della campana costringe tutti gli studenti a rientrare in classe, Naruto è l’ultimo, non guarda nessuno, non dice niente e tutti in classe incominciano a notare il suo strano comportamento, passo dopo passo si dirige al suo posto, ma qualcuno gli blocca la strada, Il biondo non guarda nemmeno chi è – levati Sasuke, devo passare – quel tono freddo lascia molti basiti, l’Uchiha al contrario si sente provocato – Cos’è questo tono? Credi di essere superiore a me? – Naruto continua a restare immobile, fermo senza dire niente e il moro è sempre più irritato – avanti, chiama il fedele cagnolino a difenderti – a quelle parole Naruto alzò lo sguardo e Sasuke rimase un po’ sorpreso, gli occhi del biondo erano glaciali, erano vuoti , non c’era niente all’apparenza dentro di essi.

L’Uchiha decise così di lasciarlo passare, ma non si sarebbe fermato, lo avrebbe fatto crollare, nessuno si sarebbe comportato in modo così arrogante con lui, nessuno poteva stare sopra alla sua presenza, così mentre si dirigeva al suo posto, passò accanto a Hinata e sotto lo sguardo del biondo le prese una ciocca di capelli e ne annusò il profumo, Naruto strinse i pugni provocandone il divertimento del moro.

Il cuore di Naruto ebbe un’altra fitta e l’aria sembrava diventare pesante, ma ostinatamente si costrinse a rimanere concentrato sul resto delle lezioni, le parole del professore sembravano un aggroviglio di suoni, tutto stava cadendo, tutto si stava rompendo, tutto, le sue paure, le sue speranze, i suoi sogni, i suoi ricordi, i suoi respiri e il suo cuore.

Quando le lezioni finirono, Naruto prese il suo tempo per raccogliere il suo zaino, sentiva le gambe cedergli, sentiva il sangue rallentargli nelle vene, ogni sua parte del copro avvertiva l’inevitabile crollo che presto o tardi lo avrebbe fatto scivolare nel buio.

In classe non c’era ormai più nessuno, Naruto estrasse dalla tasca il flacone arancione contenente le sue medicine, le fisso a lungo, poi aprì il flacone e prese una compressa tra le mani, la fissò, il silenzio attorno a lui gli permetteva si sentire il lento battere del suo cuore e contro tutte le promesse, contro tutte le speranze di sua mare decise di non prendere la medicina e rimise la pastiglia nel flacone.

E anche quando si è circondati dal buio, l’unica cosa che ci rende vivi, l’unica cosa che ci rende vivi d’avvero, è un cuore che batte.

Davanti al suo armadietto l’Uzumaki mette via alcuni libri, non gli era mai importato sistemare il suo armadietto, mettere a posto i libri dopo le lezioni, non gli era mai importato, no, non fino a quel giorno, in cui gli sembrava la cosa più sensata da fare, sembrava essere l’unica cosa buona che potesse fare, l’unica cosa.

Dopo aver chiuso l’armadietto, il biondo, si voltò e si ritrovò a pochi metri davanti a lui, Hinata, con una mano si teneva un braccio,  la tristezza e la preoccupazione si alternavano sul suo volto, Naruto non avrebbe mai voluto che lei lo cercasse, non avrebbe mai voluto che lei venisse da lui, perché lei è l’unica che potrebbe far crollare quel muro che lo reclude lontano da tutti, lei è l’unica che può far crollare la sua maschera che da tempo si è fissato sul viso, lei è l’unica a fargli battere il cuore così forte da fargli male.

Non si muove, lei respira profondamente e Naruto tenta di dire alle sue gambe di muoversi, ma non ci riesce, il suo corpo e il suo cuore vogliono restare li, così non appena la corvina fa il prima passo verso di lui, il suo cuore inizia a battere più forte, un altro passo, un altro battito.

La corvina si avvicina ha bisogno di sapere cosa succede, ne ha bisogno perché vuole fare qualcosa e vuole sentirsi di nuovo al sicuro, vuole riavere quelle che c’era prima tra lei, Naruto e Kiba, vuole riavere l’unica cosa che la faceva andare avanti giorno per giorno.

Hinata si ferma a meno di un metro di fronte al biondo, vorrebbe toccarlo, ma non lo fa, lo guarda ma lui tiene lo sguardo oscurato – N-Naruto… - da lui nessuna parola, lei si sente crollare, sta per mettere in gioco tutto – c-cosa sta succedendo? – occhi imploranti quella della corvina, Naruto si sente morire all’idea di ferirla, dentro di lui il suo cuore lotta per far fluire fuori i suoi sentimenti, le sue labbra tentano di muoversi, ma nessun suono ne esce, così fa l’unica cosa che non vorrebbe, si volta per andarsene e dentro di lui il suo cuore urla.

Inaspettatamente Hinata prende il biondo per un braccio, lui si blocca come se quel contatto avesse creato uno squarcio nella sua corazza, la Hyuuga inizia a tremare e tutto quello che per tempo è rimasto nel suo cuore esce – perché?...perchè mi fate questo? Io ho bisogno di voi, io ho bisogno di te – il biondo continua a non dire niente, non vuole dire niente, non vuole ferirla più di quanto non sia già, la corvina però sta crollando e tutto per colpa sua – i-io ti amo…io – a quelle parole Naruto decide di voltarsi, ma quando lo fa rimane bloccato e il suo cuore perde un battito “non mi lasciare”, l’immagine della bambina in lacrime che aveva sognato tempo prima si era sovrapposta a Hinata, e spinto da qualcosa dentro di lui la tirò a se baciandola.

Hinata spalancò gli occhi, le lacrime che ancora scendevano dai suoi occhi e altre lacrime che invece scendevano dagli occhi di Naruto, era tutto così assurdo, ma allo stesso tempo era tutto così chiaro, i sentimenti del biondo fluivano in Hinata e le lacrime di Hinata continuavano a scendere come se riuscisse a sentire tutto il dolore che il biondo portava dentro.

Il bacio duro diversi minuti, fu difficile per Naruto spezzare quel bacio, il suo cuore era come lacerato – dimenticami – dopo quelle parole l’Uzumaki se ne andò, mentre Hinata giaceva immobile, con le lacrime che cadevano a terra.

Dietro un angolo poco lontano, Kiba se ne stava appoggiato con le spalle al muro e sbatteva appena la testa contro di esso, aveva appena assistito a tutta la scena, come aveva fatto a non capire? Come aveva potuto non capire prima?

Sotto alla pioggia battente Naruto correva, il suo cuore batteva forte, il respiro accelerato, aveva ceduto, aveva ceduto ai suoi sentimenti e ora lei avrebbe sofferto e questo non poteva sopportarlo, lei lo amava e questo non avrebbe voluto saperlo, gli aveva detto “ti amo” e in quel momento tutto era crollato, tutte le sue convinzioni, seppur finte, erano svanite, ora non restava altro che la cruda realtà, lui era malato di cuore e lei lo amava, un’improvvisa fitta al cuore lo fece inciampare, cadde a terra sull’asfalto bagnato, l’aria gli venne a mancare, il cuore per qualche istante smise di battere e una luce bianca lo avvolse, “non mi lasciare” quelle parole che aveva sentito in quel sogno, “io ti amo” quelle parole che aveva sentito da lei, quelle parole gli fecero scendere una lacrima, che seppur mischiata alla pioggia, percorse la sua guancia fino a cadere a terra.

Il dolore, devi sperare che se ne vada, che scompaia da solo. Non ci sono soluzioni ne risposte semplici. E se nella maggior parte delle volte il dolore può essere sopportato, a volte quando meno te lo aspetti, ti afferra e ti colpisce così forte da toglierti il respiro. Il dolore, bisogna solo conviverci, perché la verità è che non si può evitare.

 

 

 

Angolo dell'Autrice:

Kira Uchiha 87:che ci vuoi fare sono nata con la vena drammatica e scriverò sempre dei drammi nelle mie fic, che poi finiscano in un lieto fine non lo so, ma sicuro si deve piangere nelle mie fic U.U kiss My Alien

Vaius: Me è stata sull'orlo di una crisi (con tanta di schiuma alla bocca) mentre scrivevo sasuke fare quella cosa @.@ ma mi serviva per la storia, devo fare Sasuke perfido fino al midollo e comunque non è che è interessato ad Hinata, semplicemente vuole separarle dagli altri due, vuole semplicemente spargere lacrime e dolore ovunque passi lui U.U bastardo U.U comuqneue ti assicuro che succederà qualcosa a sasuke U.U abbi fede e pazienza e vedrai ç.ç già mi metto a piangere ç.ç kiss

brody87: vedrai come finisce ^^ continua seguirmi ^^ non mancherò di fare qualche colpo di scena e ci saranno molte altre lacrime ç.ç kiss

pinkpunk: me ti passa lancia fiamme da usare su sasuke U.U tocchare HInata ma come si può scrivere una cosa del genere (oh ahem ^^' l'ho scritto io) comuque non  lòa passerà liscia U.U kiss

ecila94hina: ehm non credo sai, la storia si incentra su Naruto, Hinata e KIba, quello che fa o vede Sakura non si vedrà e sinceramente non me ne frega poi molto (in questa storia) U.U perxò sasuke avrà quel che si merita U.U e no, sasuke è solo un maniaco bastardo che si diverte a far star male la gente U.U kiss

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


Cap. 11

 

C'è solo una cosa nella vita che si ha il bisogno di dire, una sola cosa che si vuole sentire, provare, vedere. Una sola cosa prima di chiudere gli occhi e andar via: non essere dimenticati.

Ricordi e sogni spesso si mescolano, si fondono insieme in un turbinio di colori ed emozioni, i ricordi assomigliano più ad un insieme di immagini pieni di risate e sorrisi, i ricordi sono nitidi, ben delineati e vivi mentre i sogni no, i sogni compaiono come immagini offuscate, non ci sono risate ne sorrisi, solo occhi, suoni e ombre.

Un cielo arancione opaco, un'altalena che dondola in un prato vuoto, l'ombra di un muro avvolge la sagoma di un bambino dai biondi capelli, seduto a terra nasconde la testa tra le ginocchia, le braccia tenute sulla testa come a volersi proteggere da qualcosa.Un lieve vento gli muove i capelli e davanti a lui compare la figura sfuocata di una bambina dagli occhi candidi come la neve, lacrime bianche solcano il suo pallido viso fino a cadere al suolo.Alle spalle del bambino l'ombra prende forma, si allunga come due grandi mani e prendono per le spalle il bambino lo trascina lentamente dentro al buio; un'altra lacrima e una flebile voce che riecheggia nell'aria "non mi lasciare".

Quando si sogna, si vorrebbe sognare solo cose belle, cose che un giorno si vorrebbero rendere reali. Ci sono però dei sogni che fanno paura, dei sogni che racchiudono i nostri dubbi, le nostre incertezze, le nostre delusioni e alle volte i nostri sentimenti.

E alla fine di tutto, quando il sogno non è più un bel sogno, quando il sogno diventa un incubo vorresti solo sentirti dire "non ti ho dimenticato".

Il bambino alza la testa, la bambina davanti a lui è avvolta da una leggera nebbia che la rende così opaca e sbiadita. Istintivamente il bambino allunga la mano mentre l'ombra oscura la sua vista e lacrime rosse scendono dalla sua guancia "non voglio scomparire", parole dette troppo tardi, parole piene di paura.La mano del bambino sta per scomparire dentro all'oscurità, tutto sembra essere finito, ma proprio quando sembra essere tutto perduto, quando tutto sembra dissolversi nel buio, un improvviso calore si espande, una luce e la presa salda di una mano fa riaffiorare tutto, tutto riprende vita, tutto riprende colore.Il bambino si ritrova a terra in ginocchio, le lacrime sono ancora visibili sul suo viso, ma qualcuno davanti a lui gli sta tendendo una mano, il bambino alza lo sguardo e davanti a lui c'è un bambino castano, con due buffi segni rossi sulle guance e sorride "dammi la mano".

E poi ti svegli dal sogno e ti rendi conto che in qualche modo qualcosa è cambiato, qualcosa ti ha riportato a galla, il buio intorno a te non sembra più così vuoto. Apri gli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo lo senti, così vivo, così inconfondibile, così tuo: il suono del tuo cuore che batte.

Naruto è steso sul letto, è ancora buio, ma ormai l'alba è prossima, la sera prima era tornato a casa annaspando, senza dire una parola si era rinchiuso in camera e sua madre non era riuscita a farlo magiare, l'unica cosa che aveva fatto era lasciarlo solo con i suoi pensieri. Quel giorno però Naruto si era svegliato è fissando il soffitto si era ritrovato a pensare, i volti di tutte le persone a cui era legato si susseguivano e le loro voci si facevano strada nella sua mente, voci che per lungo tempo aveva fatto finta di non sentire "non devi essere solo con ciò che stai passando", rendersi conto di avere sbagliato, "se mi dai una possibilità" capire di essere stato così cieco davanti a parole pronunciate con affetto quasi fraterno, "ti aiuterò a non mollare" gli avevano detto in mille modi ciò che voleva sentirsi dire eppure "andrà tutto bene", non si era mai fermato a sufficienza ad ascoltare "sarò la tua ragione di vita", cieco era andato avanti lasciandosi indietro pezzi importanti della sua vita "io ti amo", e alla fine arrivare alla conclusione di aver sbagliato tutto quanto.

Quando riusciamo a capire che tutto ciò che abbiamo sta scivolando via, allora è tempo di reagire, tempo di riprendere in mano la nostra vita, è tempo di ricominciare a respirare.

Naruto si alza dal letto, apre le tende della finestra, osserva il cielo e man mano che il sole sorge si tinge di rosso, arancione e lilla. 

"C'è vento, gli alberi sono un misto tra arancione e marrone, l'autunno è visibile a occhio nudo, le foglie lente cadono al suolo. Ad una finestra un ragazzino dai  capelli biondi  osserva il giardino, al suo fianco compare un uomo dai lunghi capelli bianchi, con un sorriso l'uomo appoggia la mano sulla spalla del ragazzino - lo sai Naruto... - il biondo si volta verso il padrino catturato dalle parole dell'uomo - se guardi un tramonto puoi vedere la fine di una vita - il ragazzino sposta lo sguardo verso il cielo dove all'orizzonte il sole sta tramontando - ma come fai a dirlo...da cosa lo si capisce? - Jiraya ride e allunga una mano verso il sole facendo si che sembrasse che lo stesse tenendo in mano - lo capisci dai colori che il cielo assume - Naruto non è convinto e inizia a fissare il sole senza però comprendere le parole del padrino - se invece guardi il sole sorgere, scorgerai una vita avere inizio - il biondo si appoggia con i gomiti al bordo della finestra aperta - io non riesco a vedere proprio niente -  Jiraya sorride e poi puntò il suo sguardo verso il tramonto e il sole che lento scende e scompare oltre l'orizzonte - un giorno lo capirai. "

Quel giorno, guardando quel sole sorgere, Naruto aveva visto qualcosa, in mezzo a quei colori che andavano sfumandosi nel cielo, quel giorno lui aveva visto senza saperlo, l'inizio della sua vita "Sarò li per te qualsiasi cosa accada", un sorriso increspò le labbra del biondo - ora ho bisogno di te Ero-sennin.

Prima di uscire di casa Naruto aveva sorriso a sua madre che sorpresa ma felice lo aveva abbracciato, era come se avesse percepito nel figlio quel qualcosa che aveva perduto da tempo, la speranza e il coraggio di continuare a combattere. Passo dopo passo il biondo si dirigeva a scuola, quel giorno era intenzionato a fare qualcosa, cosa ancora non lo sapeva, ma qualcosa avrebbe fatto, certo doveva chiarire con l'amico Kiba e parlare con Hinata, ma non era sicuro di essere pronto a farlo, appena il giorno prima lei si era dichiarata e lui l'aveva baciata dicendogli poi di dimenticarlo, forse sarebbe stato meglio se lo avesse fatto, del resto non era certo che sarebbe riuscito a dirle della sua malattia, sapeva che ci sarebbe stata male e di vederla triste e a pezzi era l'ultima cosa che voleva.

Senza rendersene conto era arrivato davanti a scuola, alzò lo sguardo e in mezzo alle nuvole si intravedeva un pallido sole, l'Uzumaki sperò per un istante che dietro quel velo di nuvole, dietro quel grigio ci fossero suo padre e il suo padrino, quando riabbassò lo sguardo, in lontananza scorse Shikamaru che sbadigliando si apprestava ad entrare, sorrise e gli andò dietro, due chiacchiere con un amico gli mancavano e forse quello poteva essere il primo passo per non abbandonarsi alla sua malattia.

Quali erano i sogni fantastici della vostra vita? Il principe azzurro che vi portava in un castello incantato? La notte di solito chiudevate gli occhi e nutrivate una cieca e assoluta speranza in quel sogno. Quei sogni che erano così reali che potevi quasi toccarli, ma poi si cresce e un bel giorno apri gli occhi e la favola è sparita.

Hinata entra in classe, la sua mente e il suo cuore sono ancora rimasti al giorno prima, il bacio di Naruto l’aveva segnata così profondamente che ora non riusciva più a capire cosa attorno a lei fosse vero oppure un’immagine della sua fantasia, quel bacio era stato così strano, quasi umido, forse per via delle lacrime che entrambi avevano versato, eppure c’era molto di più in quel bacio, qualcosa di più profondo, qualcosa che lei non capiva ma che però le era entrato dentro lasciandole addosso quell’agonia, quella sensazione di paura e tristezza che era certa non appartenessero a lei, ma bensì a Naruto. Quando la corvina alzò gli occhi rimase bloccata, completamente spiazzata, seduto davanti a Shikamaru stava lui, Naruto che si era voltato e la stava guardando “dimenticami”, come un macigno l’unica parola che lui le aveva detto le piombò addosso schiacciandola.

E quando il sogno diventa qualcosa di diverso da ciò in cui credevi, allora ti rendi conto che il problema è che è troppo difficile abbandonare il mondo fatato dei tuoi sogni, perché in fondo tutti abbiamo ancora quel piccolissimo pezzetto di speranza e speriamo che un bel giorno aprendo gli occhi riusciremo a vedere il sogno trasformato in realtà.

Lo sguardo di Naruto si abbassò, la consapevolezza di non meritarla, non dopo quello che le aveva fatto, però in fondo, quel bacio, quel sentimento che provava per lei era una delle poche certezze che aveva nella sua vita, forse l’aveva sempre tenuta lontano, ma pensava di farlo per il suo bene, ora capiva di aver sbagliato, ma ormai era tardi per rimediare, per cui ora sarebbe stato lui a guardarla da lontano come aveva sempre fatto lei con lui.

Quando pochi minuti prima del suono della campana arrivò Kiba, Naruto si ritrovò a guardarlo, come scusarsi? Sorrise amaramente, forse ormai era tardi anche per scusarsi con lui. Quando l’Inuzuka si sedette al suo posto, davanti all’Uzumaki, lui lo guardò e poi postò lo sguardo verso Hinata, era assurdo eppure guardando la maglia rossa che il castano indossava quel giorno e la sciarpa lilla che invece si stava togliendo Hinata, a Naruto gli parve di rivedere in parte l’alba di quella mattina, era strano eppure gli fece piacere pensare che loro due avessero un legame con quei colori.

L’entrata del professore Kakashi ridestò il biondo dai suoi pensieri, quel giorno Kakashi ricordò alla classe che nel pomeriggio si sarebbero tenute delle lezioni supplementari in vista alla preparazione di un importante test, alcuni non furono molto felici ma nessuno aveva scelta.

Le ore passarono veloci, l’intervallo giunse così in fretta che Naruto stesso si meravigliò, quel giorno c’era qualcosa di diverso, quel giorno aveva un colore più vivo degli altri, quel giorno era il giorno in cui sarebbe successo qualcosa e lui lo sentiva.

Il cellulare iniziò a vibrare, qualcuno lo stava chiamando, senza uscire dalla classe rispose – pronto – dall’altro capo si fece strada la voce quasi felice di sua madre – Naruto…forse hanno trovato un cuore – tra una parola e l’altra la donna piangeva e Naruto rimase sorpreso quanto senza parole – cosa? – non servirono altre parole, la notizia non poteva essere migliore, la speranza c’era ancora, anche se non era certo che il cuore andasse a lui, la speranza c’era e questo bastava.

Quando le lezioni ricominciarono, Naruto rimase perso nei suoi pensieri, non sapeva se era il caso di essere felice, se poi il cuore non gli fosse stato dato sarebbe ripiombato tutto nuovamente nella disperazione e la speranza che aveva acceso sua madre sarebbe svanita lasciandosi dietro soltanto una scia di lacrime e dolore, doveva dirlo a Kiba subito, ma appena lo guardò, non c’e la fece e si rassegnò al silenzio che ormai da giorni si era messo tra loro due.

Il Coraggio è una cosa misteriosa. Appare improvvisamente quando meno te lo aspetti. E un giorno ti accorgi che la favola è leggermente diversa da come l’avevi sognata.

Poi giunse il suono della campanella e tutti gli studenti che avevano le lezioni pomeridiane si diressero verso la sala mensa, in massa si erano buttati in fila con i loro vassoi in mano, pronti a prendersi per primi le cose più buone del menu.

Kiba era uscito dalla classe poco dopo Hinata, voleva sedersi con l’amica a mangiare e magari parlare un po’, non appena però uscì dalla porta della sua classe, qualcuno lo fermò, lo prese per un polso e lo tirò fino all’interno di un’aula vuota. Il castano si dimenò andando a finire contro un banco, poi irritato si voltò e se fino ad un attimo prima era pronto a fare a botte o insultare chiunque lo avesse strattonato così, ora davanti a quei due occhi che erano evidentemente sull’orlo di una crisi di pianto non era più in grado di fare niente, era evidente che stesse cercando di trattenere le lacrime con tutte le sue forze, il perché non lo sapeva, ma poteva solo ipotizzare che forse era colpa sua, del resto quella che aveva davanti era la ragazza che aveva baciato e forse era stata rifiutata dal ragazzo che le piaceva perché lui le aveva rubato il suo primo bacio o forse peggio ancora aveva visto che lui la baciava, doveva decisamente farsi perdonare – ehm senti io…cioè…posso fare… -non riuscì a finire la frase che lei lo aveva interrotto – si puoi fare qualcosa… - la mora guardò Kiba negli occhi e trattenendo appena un singhiozzo lo prese per la maglietta – ridammi la mia bici! – cera una nota di disperazione nella voce della ragazza e Kiba si ritrovò spiazzato, non capiva perché ci tenesse tanto a quella bici – la bici? Io vedi… - la mora iniziò a tremare, forse un misto tra rabbia e qualcos’altro, Kiba non riuscì a capirlo, l’unica cosa che fece fu rimanere in silenzio mentre la ragazza continuava a tremare.

Hinata cammina lungo il corridoio, lo sguardo triste e basso, i pensieri si sovrappongono gli uni agli altri, il bacio di Naruto, la freddezza nel comportamento delle due persone più importanti della sua vita, Kiba che continua ad evitare di dirle cosa sta succedendo e lei si sente inevitabilmente abbandonata e messa da parte, non può davvero fare niente?

Varcata la porta della sala mensa Hinata si dirige automaticamente verso la coda di ragazzi che si stanno prendendo il pranzo, mentre la coda avanza lentamente, gli occhi di Hinata si guardano attorno e inevitabilmente il suo sguardo si posa su Naruto, che seduto al tavolo con Shikamaru e Choji parla tranquillo, era strano eppure era sempre più convinta che ci fosse qualcosa dietro a quel suo sguardo apparentemente sorridente. La corvina rimase a fissarlo fino a che gli occhi turchesi del biondo non si alzarono su di lei, subito spostò lo sguardo e face un passo avanti dietro la fila, per tutta la durata della fila, la Hyuuga avvertì su di se lo sguardo del biondo e quando si volto con il vassoio tra le mani, l’Uzumaki non la guardava più, si sentì triste, forse perché in fondo sapere che lui la guardava le dava una sorta di speranza che forse un giorno si sarebbe potuta riavvicinare a lui.

Con la sua solita calma si inoltrò tra i tavoli, allungò lo sguardo e scorse TenTen che con una mano le faceva segno di sedersi con lei e Lee, suo cugino quel giorno non era potuto venire a scuola a causa dell’influenza, rimpianse l’assenza di Neji quando scorse nel tavolo prima di quello della castana, Sasuke Uchiha che la guardava, si era dimenticata che l’Uchiha l’aveva presa di mira, forse troppo presa dal bacio che le aveva dato Naruto, quella mattina il moro era anche arrivato a scuola con due ore di ritardo e sembrava decisamente di pessimo umore, quasi come se c’è l’avesse con il mondo intero. A passi lenti si avvicinava al tavolo dell’amica, ma quando giunse accanto al tavolo dell’Uchiha si sentì prendere per un polso, si bloccò impaurita, sentiva le forze mancagli e il ricordo di ciò che le aveva fatto tempo prima la assalì.

Sasuke si non si voltò nemmeno e con voce pungente si rivolse alla ragazza – siediti qui – la corvina non disse ne fece niente, nel tavolo accanto Tenten cercava di farle segno di proseguire e sedersi con lei, un disperato tentativo di rassicurare Hinata, la stretta del ragazzo si fece più insistente e quasi la tirò facendola arretrare di qualche passo – ti ho detto di sederti – lo sguardo di Sasuke faceva paura e Hinata non riusciva a reagire – ti devo ricordare che sei di mia proprietà – a quelle parole si udì il rumore di un bicchiere appoggiato con forza su un tavolo, nessuno in quella sala osava dire o fare niente, semplicemente si limitavano ad assistere alla scena.

Hinata si sentiva crollare e quando si accorse dello sguardo tagliente di Sakura e Karin si sentì quasi mancare – i-io… - spazientito l’Uchiha si alzò da sedere e dopo aver preso dalle mani della corvina il suo vassoio lo allungò a Suigetsu – perché lo dai a me? – il moro non ascoltò l’Hozuki e guardò negli occhi la corvina che era come impietrita e tremava – t-ti prego… - Sasuke non lasciò finire di parlare la corvina che la baciò con forza.

Davanti a quella scena si udirono numerosi “oh” e “non ci credo” , Sakura si alzò di botto ma prima che potesse fare o dire qualcosa si udì il rumore di una sedia cadere e poi dei veloci e lunghi passi avvicinarsi e ciò che accadde dopo fu l’inevitabile conseguenza del gesto dell’Uchiha nei confronti della corvina, “crash”  il moro si era ritrovato sbattuto contro il tavolo, bicchieri, piatti e vari altri oggetti erano finiti a terra.

Hinata era come paralizzata, non riusciva a muoversi, stava tremando appena, ma le si bloccò il fiato quando aprendo gli occhi vide chi era intervenuto a dividerla dall’Uchiha - Naruto

Alla fine non è importante che la felicità sia eterna, è importante che si possa essere felici anche solo per un singolo momento. Perché una volta ogni tanto può capitare che le persone ti sorprendano. Una volta ogni tanto le persone possono toglierti il fiato.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Kira Uchiha 87: scoprirai chi ha baciato Kiba, si scoprirà prometto U.U Naruto, si essere baka alla decima U.U kissoni My Alien

NicoRin: grazie My Person ^^ anche io ritengo questa fic una delle più belle che ho scritto *O* continua a seguire la fic e so che ci srarà uancosa su cui o mi uccidi o comunque piangerai T_T forse è meglio se mi vado a nascondere per tempo >.< kissoni

Vaius: suvvia Narutoha ceduto ai suoi sentimenti, di certo non vuole fare del male a Hinata, anche se la fa soffrire ^^' ma si sistemerà tutto, o almeno ci saranno dei cambiamenti drastici che risolveranno, per così dire, i problemi di Hinata U.U ma credo che dopo il cap 11 tu possa intuire qualcosa ^^' Ti ringrazie per i suggerimenti, ma ho ancora molto da migliorare nello scrivere e la struttura delle frasi è ancora una mia pecca U.U vedrò se riesco a migliorare, ma ci vorrà del tempo ^^ Ti ringrazio davvero per i tuoi complimenti, non so davvero come faccio, ma se devo scrivere dei drammi mi viene  così facil e e spontaneo, non che io sia una depressa (anzi sono completamente pazza) ma adoro scrivere la disperazione e la tristezza, che ci posso fare sono fatta così XD Kissoni

Hinata Uzumaki: ma grazie carissima ^^ solo felice di sapere che ti piace la mia fic ^^ e si lo ammetto sono una DrammaWriter (sono pazza non farci caso) XD Naruto U.U beh segui la storia e lo scoprirai T_T Kissoni (me si nasonde da Gai e Lee...non voglio dover fare il giro di Konoha 500 volte su un pollice O.o)

ecila94hina: grazie ^^ aspettavo questo cap da tempo, ma ora vine il bello (o peggio) U.U kissoni

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


Cap. 12

 

E dopo l’ennesima domanda che ci si pone sul perché ci si ritrova sempre nella stessa situazione, arriva il coraggio di voler cambiare qualcosa e di ribaltare la propria vita. Voler cambiare significa cambiare la rotta della propria vita, significa dimostrare a se stessi di non avere nessuna paura di vivere. Trovare il coraggio di rimettersi in gioco, cedendo agli altri qualcosa di tuo, senza temere nulla e nessuno. La vita la facciamo vita solo se lo vogliamo noi.

Sasuke è fermo son la testa rivolta di lato, dal labbro scende appena un po’ di sangue, lentamente si tira su dalla scomoda posizione in cui era finito, sul volto un sorriso quasi compiaciuto, con una mano si pulisce il labbro e poi punta gli occhi in quelli dell’Uzumaki che di fronte a lui respira quasi affannosamente, sembra che dargli un pugno gli abbia tolto un grosso peso, tanto da farlo respirare quasi come se fosse la prima volta.

Il biondo tiene lo sguardo oscurato, la mano ancora stretta a pugno, rabbia, dolore e sollievo si mischiano dentro di lui, troppo a lungo aveva lasciato che Sasuke gli girasse intorno, troppo a lungo gli aveva permesso di avvicinarsi alle persone a cui teneva di più, troppo a lungo aveva ignorato i sentimenti del suo cuore, la libertà, la semplice voglia di essere al pari degli altri, il desiderio di vivere normalmente senza temere di farsi del male, senza temere di affaticarsi, senza temere niente. Ma ora, davanti a quella scena, davanti a quel bacio, davanti a quel gesto qualcosa in lui era scattato, qualcosa lo aveva spinto a reagire, quel qualcosa che da tempo aveva rinchiuso dietro sbarre nere, ora quel qualcosa si era liberato: il coraggio di non arrendersi mai.

L’Uchiha rideva quasi fosse impazzito, tutti in quella sala si erano zittiti, alcuni se ne erano andati per la paura di essere coinvolti, con una mano sulla faccia Sasuke rideva ancora e quando smise cambiò quasi espressione, ora sembrava che volesse uccidere Naruto con lo sguardo – aspettavo questo giorno da tanto tempo – a quelle parole il biondo ringhia, la rabbia ribolle, ora non intende più trattenersi, non può sopportare che Hinata venga usata per arrivare a lui – non azzardarti mai più a toccarla! – Hinata immobile si sente senza aria, le gambe le tremano, si sente cadere a terra, due mani la prendono per le braccia e quasi sussulta al loro contatto, ma la voce bassa di TenTen la rassicura – Hinata allontanati – senza protestare la corvina si lascia guidare dall’amica che la porta a qualche metro di distanza.

Sasuke sorride e fa un passo avanti in modo da avvicinarsi di più al biondo – basta questo per farti arrabbiare? – ci sono lunghi attimi di silenzio, preso dalla rabbia Naruto ha esposto il suo punto debole, lei non doveva essere coinvolta, lei alla quale Naruto voleva dare il suo cuore, lei che lui amava, lei rappresentava tutta la sua forza e al contempo tutte le sue debolezze. Il moro osserva il biondo con superiorità poi estrae da una tasca una busta piegata, la apre e poi butta un occhio verso la corvina che crolla in ginocchio non appena si rende conto che quella che l’Uchiha tiene tra le mani è la lettera che aveva scritto per Naruto, lacrime iniziano a scenderle dagli occhi, TenTen si china accanto a lei stringendola per le spalle.

Il moro sorrise – Ho una strana voglia di scriverti che non passa da un po’. So che non mi risponderai e che non leggerai nemmeno quello che ti ho scritto. Però vorrei tanto cambiare giusto un paio di cose tra noi. Il fatto è che ti amo e non troverò mai il coraggio di dirtelo. Per sempre, la tua invisibile Hinata – ad ogni parola pronunciata dal moro, Hinata versava lacrime su lacrime e in Naruto cresceva sempre più rabbia, il suo cuore iniziò a battere così veloce da procurargli fitte continue a cui lui non dava retta, non gli avrebbe dato retta, non più.

Senza più darsi freni, Naruto si avventò sul moro, ma questa volta Sasuke fu più veloce egli blocco il pugno con una mano, con la mano liberà assestò al biondo un pungo in pieno stomaco. Naruto si piegò per il dolore, ma le fitte al cuore erano ben più dolorose dei pugni del moro – sei un bastardo – subito il moro gli diede una ginocchiata in faccia facendolo barcollare indietro, alcune gocce di sangue caddero a terra, Naruto si portò una mano sulla faccia, aveva un labbro spaccato e perdeva sangue, si guardò la mano per un istante e nonostante si rese conto che stava oltrepassando i suoi limiti, non si sarebbe fermato. Davanti a lui l’Uchiha si scaldava il braccio pronto a dare al biondo un altro pungo – ti fa paura un po’ di sangue? – il biondo strinse la mano e guardò poco distante Hinata che in ginocchio piangeva, chiuse un istante gli occhi “la tua vita te la costruisci tu”, il suo cuore mancò di un battito “sfrutta al massimo ogni momento”, l’aria si fece più pesante “smetti di tenere il meglio per ultimo”, quando riaprì gli occhi il biondo si avventò sul moro prendendolo alla sprovvista, con un pungo lo colpì nuovamente in faccia facendolo cadere a terra insieme a lui – se è me che vuoi, bene! sono qui…ma non prendertela con lei o giuro che ti perseguiterò fino all’oltretomba!

Naruto continua a colpire Sasuke ripetutamente, rabbia, frustrazione, dolore, amore, amicizia, coraggio, è questo quello che il biondo sta provando, così tanti sentimenti che gli stanno esplodendo nel petto, le lacrime vorrebbero uscire ma con forza le trattiene, sarebbe uno stimolo in più per il moro di perseguitarlo ancora. Sasuke tenta di togliersi di dosso Naruto, ma con scarso successo, così allunga una mano per prendere uno dei vassoi caduti a terra durante la colluttazione, appena lo prende saldamente in mano, colpisce il biondo che cade al suo fianco. L’Uchiha si alza e poi prende per il colletto Naruto, alzandolo fino ad averlo faccia a faccia, a quel punto pieno di rabbia il moro colpisce al fianco l’Uzumaki che impotente subisce il colpo.

Sasuke lascia la presa sul colletto, Naruto arretra tenendosi il fianco, il colpo gli è arrivato così forte e proprio appena sotto le costole, da togliergli il respiro, con una mano si tiene il fianco dolorante, ma una fitta lo attraversa per tutto il corpo concentrandosi al petto, gli manca l’aria e il cuore salta da mancati battiti a battiti accelerati. Inevitabilmente crolla in ginocchio tenendosi una mano sul petto, la vista inizia a farsi offuscata, i colori sbiadiscono e alla prima boccata d’aria che gli arriva, Sasuke gli si avvicina e gli prende i capelli in modo da alzargli la testa – sei una nullità – il moro sputa a terra, un misto tra saliva e sangue – senza il tuo cane da guardia non sai fare niente – dopo quelle parole l’Uchiha colpisce Naruto con un calcio nello stomaco.

Una macchia di sangue colore il pavimento davanti a Naruto, una mano sul petto stringe la maglia con forza, rivoli di sangue scendono dalla bocca del biondo, gli occhi sono diventati quasi grigi e i rumori attorno stanno diventando nulli. Naruto non capisce cosa attorno a lui sta succedendo, sente solo il suo cuore fargli dannatamente male e questo gli fa paura, ma non vuole cedere, non può cedere, non ora che ha ritrovato il coraggio di combattere per vivere.

E poi il desiderio che ti aveva invaso scompare lasciandoti cadere nell’oscurità, ma per una volta che hai combattuto, per quella volta in cui hai cambiato rotta, non importa dove stai andando, quello che importa è che non ti sei arreso.

Kiba era rimasto in silenzio per tutto il tempo in cui la ragazza lo aveva preso a pugni sul petto, non sapeva perché, ma sentiva che era meglio lasciarla sfogare, evidentemente quella bici aveva un valore importante  per la ragazza, chissà se sarebbe riuscito a ritrovare la bici della ragazza. Stranamente si ritrovò a pensare che non sapeva niente della ragazza tanto meno il suo nome – senti…ti farò riavere la bici – la mora smise di dare i pugni al castano, il quale la prese per le spalle – mi diresti il tuo nome…così so a chi ridare la bici – la ragazza alzò lo sguardo ma quando fece per parlare una voce dal corridoio distrasse entrambi – hai sentito...c’è una rissa in sala mensa e Sasuke è coinvolto! – un’altra voce meno udibile seguì l’altra – si e sembra che Nar… - non fu possibile udire bene il discorso, ma sia Kiba che la ragazza si precipitarono fuori e poi di corsa verso la sala mensa. L’Inuzuka aveva una strana sensazione, se Sasuke era coinvolto poteva esserci in mezzo Hinata, se le era successo qualcosa Sasuke l’avrebbe pagata cara.

Pioggia. Naruto era certo che fuori stesse piovendo, aveva l’impressione di sentirne l’odore, era assurdo eppure Naruto per un attimo non sentì più male, era come se tutto fosse momentaneamente diventato bianco, poi tutto era ritornato reale, con uno sforzo si alzò in piedi, barcollava e a stento si reggeva in piedi, negli occhi di Hinata poteva chiaramente leggerci ansia e preoccupazione, forse anche paura.

Con una mano sempre stretta al petto, il biondo sorrise mentre alzava gli occhi sul moro che rimase quasi sorpreso e senza parole quando lo vide così coperto di sangue e con quegli occhi così spenti e morti come quelli che poche ore prima aveva visto su quella strada tra le fiamme. L’Uzumaki fece un passo avanti – non mi arrenderò mai – con un ultimo sforzo il biondo si lanciò contro l’Uchiha per dargli un pungo, ma prima di riuscire a toccarlo si bloccò, un improvvisa e forte fitta lo costrinse a barcollare, tremante si reggeva in piedi, le gambe avrebbero ceduto da un momento all’altro, l’aria gli venne a mancare tutta in una volta e i suoi polmoni lo costrinsero a tossire in cerca di aria, istintivamente si porto una mano alla bocca e tra un colpo di tosse e l’altro del sangue gli macchiava la mano, tanto che le forze gli vennero a mancare e tutto divenne buio.

E poi arriva il momento della verità e la verità molto spesso fa male. Non sempre siamo pronti a sapere la verità, non sempre la vogliamo sapere ma quando arriva la fine, quando tutto crolla come un castello di carte, allora la verità ci colpisce così duramente da lasciarci a terra sanguinanti.

Naruto apre gli occhi, le immagini e i colori sono ancora sbiaditi, ma nonostante tutto riesce a riconoscere il calore della mano di Hinata, la sente piangere, le sue lacrime cadono sulla mano del biondo, vorrebbe dirle qualcosa, vorrebbe dirle che la ama, vorrebbe dirle che va tutto bene, ma l’unica cosa che riesce a dire sono poche parole appena sussurrate – mi dispiace.

Kiba si fa strada tra l’ammucchiata di gente sconvolta e curiosa che ha accerchiato la rissa che dal vociare è finita, il nervosismo e l’irritazione rendono Kiba quasi manesco mentre a spintoni si fa strada – e spostatevi maledizione! – finchè non giunge davanti a tutta la folla, si blocca e quasi si sente male quando si ritrova davanti un Sasuke in piedi che fissa perso ai suoi piedi dove Hinata tiene la mano di Naruto che tossisce sangue tenendosi una mano sul petto, dai suoi occhi scendono lacrime, sicuramente di dolore.

Attorno a lui le voci iniziano a irritarlo “oddio ma sta male!”, altra gente si allunga per vedere “quanto sangue!”, qualcuno spintona Kiba per potersi sporgere “ma sta bene?”, preso da un’improvvisa rabbia, Kiba si precipita accanto all’amico, gli appoggia una mano sul petto e lo sente tremare, quasi avesse le convulsioni – cosa cazzo credevi di fare? Non avresti dovuto sforzare il tuo cuore! – a quelle parole Hinata e quasi tutti sussultarono, gli occhi di Hinata raggiunsero il viso di Naruto e si sentì mancare, la sua freddezza nei suoi confronti, il litigio di lui e Kiba, il suo sguardo perso e quella sensazione di tristezza quando l’aveva baciata, era questo che si teneva dentro, Naruto era malato di cuore. Come un’onda di emozioni, Hinata iniziò a singhiozzare, Kiba la guardò capendo quello che provava, ad un tratto Naruto iniziò a dimenarsi, un po’ per il dolore un po’ perché non riusciva a respirare, Kiba non sapeva cosa fare, il vociare attorno a loro lo stava facendo agitare, c’era chi si copriva gli occhi, chi piangeva, irritato e in preda alla paura per le condizioni dell’amico il castano si voltò verso Sasuke che ancora immobile guardava i piedi di Naruto quasi temesse di guardarlo in viso, vicino a lui la ragazza mora lo strattonava e gli urlava qualcosa mentre piangeva. Quando l’Inuzuka udì qualcuno dire “mi sento male” perse la testa – state tutti zitti! Siete tutti degli idioti! Siete rimasti imbambolati senza intervenire! Ora non avete altro da fare che stare qui a guardare! – tutti si zittirono, ma nessuno si mosse.

Poi alle spalle di un gruppo di ragazzi si udì la voce dei professori – che sta succedendo qui! – subito i professori si fecero strada trai ragazzi che si spostavano per farli passare, appena videro la scena si allarmarono, il professore Kakashi si avvicinò a Naruto e gli girò la testa di lato in modo che no  soffocasse, poi alzò la testa verso gli altri professori – chiamate un’ambulanza e chiedete di Tsunade.

Alla fine arriva il momento in cui non riesci più a respirare, il mondo diventa bianco, e ti perdi a pensare a ciò che sei stato, alle scelte che hai preso a quelle che avresti voluto prendere e in quel turbinio di pensieri ti rendi conto che l’unica cosa che vorresti fare è sorridere ancora. Ma ora sembra essere giunto il tempo di dire addio.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Kira Uchiha 87: grazie My Alien ^^ mi fa piangere pure a me che la scrivo T_T come sono crudele T_T

brando: grazie ^^ se Kiba assisteva sarebbe intervenuto e Naruto non avrebbe fatto niente, per cui mi serviva Kiba da qualche altra parte U.U p.s: HT2 la continuerò presto, appena finisco questa che mi mancano pochi cap, così poi mi concentro su HT2 che ho da afre anche HT3 U.U ah quante fic ancora che vojo scrivere ^^

Vaius: lasio a te giudicare l'evolversi delle cose U.U decisamente io sono nata per scrivere drammi e cose crudeli verso i miei adorati personaggi T_T spero di non averti deluso con questo cap ^^ sai con me niente è mai come sembra e non c'è mai da pensare a cose ovvie, troppo facile U.U

NicoRin: colpo di genio certe frasi, anche se ringrazio Grey's Anatomy per la mia ispirazione, è dannatamente ispiratorio quel telefilme poi i drammi cavolo c'è ne sono a volontà *O*

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


Cap. 13

 

Per tutta la vita ci nascondiamo dietro a futili bugie, e a causa di queste piccole ma numerose bugie non siamo capaci di amare e di vivere la nostra vita. E poi ci porgiamo mille domande. Ti ho ferito? Ti ho fatto del male? Però alla fine tutto ciò che resta  è solo un grande dubbio. “Cosa c’è dentro il mio cuore?”, questo ci chiediamo.

E nell’ora più buia chiediamo perdono, chiediamo solo di poter andare avanti, di poter cancellare tutti gli errori e le bugie dette. Perché alla fine, tutte quelle piccole e futili bugie ci hanno permesso di dare a qualcuno qualche momento di gioia. E per quanto questi momenti fossero durati poco più che un istante, poco più che un minuto, quei momenti valevano la pena di essere regalati.

Naruto apre gli occhi, cerca di vedere cosa lo circonda, ma una luce bianca lo acceca, muove una mano e sente il suo intero corpo intorpidito e debole, qualcosa nella sua gola gli inietta aria nei polmoni. Una lacrima scende solitaria dei suoi occhi turchesi, accanto a lui una macchina segna i suoi battiti, nel suo braccio sinistro una flebo, fuori è buio, ma una luce bianca illumina la stanza, non riesce a respirare da solo e questo gli fa più male del suo cuore malato.

Il biondo non ricorda come, non ricorda perché quella notte giace li in ospedale.

E se guardiamo fuori dalla finestra non possiamo immaginare ciò che ci possiamo scorgere, forse un giardino lussureggiante, forse una massa di persone che vanno e vengono lungo la strada, forse il sole che illumina tutto con i colori più vivi, ma tra tutte le cose che ci possiamo scorgere la cosa che ci fa più paura, quella cosa che non vorremmo mai vedere, quella cosa sarà l’unica cosa che potremmo scorgerci.

Gli occhi di Naruto vagano in tutta la stanza, cerca di ricordare cosa è successo, e poi vede la sagoma di una persona davanti al vetro accanto alla porta, non riesce a mettere a fuoco ma riesce a distinguere i rossi capelli che sicuramente appartengono a sua madre.

Chiude gli occhi per un momento e quando li riapre sua madre è li accanto a lui e gli stringe la mano, lacrime scendono dai suoi occhi e per Naruto è la cosa più difficile da affrontare, perché quelle lacrime lui non può fermarle, quelle lacrime sono per lui e lui non vuole far soffrire sua madre.

Kushina porta una mano tra i capelli del figlio, gli accarezza e poi scende sulla sua guancia, cerca disperatamente di passargli tutto il suo amore e il suo coraggio – tienimi la mano stanotte – gli occhi di Naruto guardano quelli della madre – ti prometto che staremo bene – lacrime scendono dagli occhi del ragazzo e la rossa si porge verso la fronte del figlio donandogli un bacio, la sua mano ancora stretta a quella del figlio.

Improvvisamente il suono della macchina smette e Kushina alza gli occhi scorgendo quella linea piatta sul monitor, la mano di Naruto cade senza forze sul lettino, la donna tempestiva schiaccia il bottone d’emergenza mentre altre lacrime solcano il suo viso – no – i ricordi scorrono veloci negli occhi della rossa – no – Naruto appena nato piange tra le sue braccia – no – Naruto che la chiama mamma per la prima volta – non te lo permetto – Naruto, Minato, Jiraya insieme a lei che fanno la foto di famiglia – non te andrai – la perdita di Minato – non mi puoi lasciare anche te – la morte di Jiraya – lotta – la donna prende tra le mani quella del figlio – non ti arrendere.

Le ore erano passate così veloci e lente allo stesso tempo, tutto era successo così in fretta e con così profonda intensità che in quella sala d’attesa il tempo sembrava essersi fermato.

Kiba se ne stava seduto con la testa appoggiata al muro, accanto a lui Hinata che con le lacrime agli occhi aveva appoggiato la testa sulla spalla dell’amico, per loro dormire era impossibile, da quando Naruto era stato portato all’ospedale con urgenza tutto era crollato, i sorrisi che il biondo aveva sempre mostrato sembravano così lontani, i loro vestiti erano ancora macchiati di sangue, il suo sangue.

Il castano non avrebbe mai creduto di poter avere così tanta paura e di sentire così tanto dolore, credeva di conoscere la sofferenza, ma in confronto al suo passato, la perdita di un amico era una cosa insopportabile e se Kiba pensava a come doveva sentirsi Hinata, che era innamorata del biondo, si sentiva anche peggio.

La corvina non aveva voluto sapere perché non gli avessero mai detto niente, non aveva più detto ne chiesto niente da quando avevano portato via Naruto in ambulanza, e per Kiba quel suo silenzio era una tortura, avrebbe preferito che gli urlasse contro, ma forse era meglio quel silenzio, così confortante in quel momento, un silenzio che entrambi stavano condividendo.

Dalla porta della sala d’attesa si vedeva chiaramente il professore Kakashi, un amico di Kushina, osservava il corridoio aspettando la donna per darle un po’ di sostegno, però poi il rumore di veloci passi, attirò l’attenzione di tutti, accanto al professore si vide Tsunade quasi di corsa seguita da alcune infermiere.

Kiba rimase con lo sguardo puntato sulla porta fino a che dopo poco non si sentì la voce di Kushina quasi urlare – Non mi lasciare! – Kakashi si mosse per andare dalla rossa, Kiba e Hinata si alzarono e andarono lungo il corridoio, davanti a loro a una decina di metri Kakashi teneva Kushina che si dimenava – Naruto non mi lasciare! continua a lottare, ti prego! – Hinata cadde a terra piangendo copiosamente, Kiba si chinò e le strinse tra le braccia,  cercando di non ascoltare la sua mente che urlava e che si dimenava.

Il tempo è una cosa preziosa, il tempo è una cosa che non si può calcolare, nessuno sa quanto tempo ci viene concesso nella vita. Per questo bisogna prendere il nostro tempo e viverlo fino all’ultimo minuto.

Kiba aveva lasciato Hinata in sala d’attesa, non riusciva a reggere quell’attesa, non riusciva a pensare nemmeno lontanamente di restare fermo ad aspettare, dentro di lui si agitavano sentimenti che tormentati lo facevano star male.

Non sapeva bene dove fosse finito, ma Kiba si era fermato lungo un corridoio e accanto ad una finestra osservava fuori, stava piovendo, le luci dei lampioni erano arancioni e in quel momento gli sembravano la cosa più sensata da guardare, quella luce arancione, arancione come il colore che caratterizzava Naruto, il suo colore preferito.

Con forza il castano diede un pugno al muro, del sangue gli usci dalle nocche, ma non gli faceva poi così male, non poteva fargli più male di quello che sentiva dentro, quel dolore che lo attanagliava e nemmeno dare pugni al muro gli impediva di piangere ormai, le lacrime avevano iniziato a scendere, il suo corpo iniziò a tremare, era tutto così assurdo, tutto così sbagliato, “noi siamo amici” il ricordo del giorno in cui conobbe Naruto riaffiorò in Kiba – maledizione! – quasi disperato e con l’anima lacerata dal dolore, il castano diede un altro pugno al muro e poi un altro e un altro, finchè una mano non lo prese per un braccio.

L’Inuzuka si voltò e si ritrovò davanti la ragazza mora della bici – basta – il castano non disse nulla, lasciò che la ragazza prendesse la sua mano e con un fazzoletto gli fascio come poteva la mano – cos.. – invano tentò di dire qualcosa, ma il castano la bloccò prima – ti riporterò la bici ok? – detto ciò fece per andarsene, ma la mora lo trattenne – è per il tuo amico? – Kiba si fermò ma senza voltarsi e la ragazza allentò la presa sul suo braccio – stai male per il tuo amico? – Kiba alzò lo sguardo al soffitto – il mio migliore amico – la mora a qual punto si avvicinò di qualche passo – mi dispiace – il castano reagì, non voleva sentirsi dire mi dispiace, era come se per Naruto fosse troppo tardi, come se fosse già morto – no! – si voltò e lasciò che il suo dolore esplodesse – non dire che ti dispiace! Cosa vuoi saperne te! – la ragazza abbassò lo sguardo come se al contrario di ciò che dicesse Kiba, lei sapesse cosa provasse – il mio migliore amico sta morendo! Lui sta… - in preda ai suoi sentimenti l’Inuzuka si portò una mano sulla faccia cercando di calmarsi – lui morirà senza un cuore… - dopo quelle parole Kiba si allontanò lentamente, il suo sguardo perso.

Alle sue spalle la mora voltò la testa per fermarsi a guardare il corpo inerme di suo fratello maggiore.

Tutto era bianco, tutto era calmo, tutto era vuoto, tutto era così luminoso, tutto tranne lui. Naruto si trova in mezzo ad un campo immenso di luce, il suo sguardo rivolto in basso, i suoi occhi turchesi sono intrisi di tristezza, lungo una guancia una lacrima rossa scende fino a toccare il suolo riproducendo quell’effetto di cerchi nell’acqua – lacrime di un cuore rotto – gli occhi di Naruto si alzarono di scatto e davanti a lui c’era Jiraya – sarebbe il titolo ideale per questa storia – un sorriso increspava le sue labbra – ma sarebbe una storia davvero molto triste, non trovi anche tu? – il biondo era rimasto imbambolato a fissare il suo padrino, era stato il suo mentore di vita dopo la morte del padre, ritrovarselo li davanti, così vivido nella sua immagine e così vero che stentava a credere che fosse davvero lui.

Jiraya si avvicinò al ragazzo e gli poggiò una mano sulla testa facendolo barcollare – che cos’è questa faccia? – l’Uzumaki reagì quasi istintivamente – cosa significa tutto questo?! – l’uomo sorrise e un’altra voce rispose alla domanda del ragazzo – ti sei forse arreso? – Naruto spalancò gli occhi – papà… - da dietro Jiraya comparve Minato, il sorriso sul volto e proprio come se lo ricordava Naruto, suo padre sembrava emanare un’aura luminosa che scaldava il cuore solo a starci vicino – non dovresti essere qui…ma sono felice di poterti vedere ancora una volta – il biondo si riscosse dalla sorpresa della visione del padre – cosa sta succedendo? – il Namikaze si avvicinò al figlio e gli poso una mano sulla spalla – il tuo cuore Naruto…è arrivato al suo limite – il ragazzo abbassò lo sguardo ripensando alle mancate medicine prese – eh si, non è stata una buona mossa – alle parole di Jiraya il biondo alzò lo sguardo sorpreso – credi che non ti abbiamo mai tenuto d’occhio? – improvvisamente tutte le parole che Naruto aveva detto al cielo sembravano non essere state dette invano, loro lo avevano davvero sentito – Naruto, il tuo posto non è qui – l’Uzumaki non ebbe modo di dire qualcosa che dal suo petto qualcosa lo fece sussultare, era come se il suo cuore avesse ostentato un battito – ti stanno aspettando – i volti di sua madre, Hinata, Kiba e di tutti i suoi amici gli comparvero nella mente – non arrenderti Naruto – le figure di Jiraya e Minato iniziarono a sbiadire lentamente – di a tua madre che l’amo – e tutto sparì e il bianco divenne nero.

Tutti erano in sala d’attesa, Kushina accanto ad Hinata che le parlava di Naruto, le diceva di quanto fosse un ragazzo forte, di quanto fosse un ragazzo solare e di quanto fosse altruista, metteva gli altri sempre prima di se stesso.

Kiba fissava fuori dalla finestra, ma era più il suo riflesso che fissava che il paesaggio fuori, Kakashi era appoggiato al muro vicino alla porta, pronto a sentire e vedere eventuali movimenti, fu il primo infatti a vedere Tsunade uscire dalla stanza di Naruto, la vide arrivare e continuò a non muoversi, poi entrò e tutti si alzarono in piedi, Kushina si mise davanti alla bionda, sperava con tutta se stessa che suo figlio c’è l’avesse fatta – il suo cuore è collassato – Hinata si sedette a causa delle gambe che si fecero pesanti. Kushina cercò di trattenersi dal piangere – ma... – Kiba inizò a stringere i pugni pronto a ricevere qualunque cosa – siamo riusciti a collegarlo ad una macchina, che per ora lo tiene ancora tra noi – la rossa fece un passo avanti – grazie – la bionda però sorrise amaramente – non durerà molto, se non troviamo un cuore…morirà in poche ore.

Qualcuno correva lungo il corridoio, nessuno ci fece troppo caso, finchè una donna mora ansimando entrò nella sala d’attesa – signorina Tsunade – la donna annaspava aria, Tsunade si voltò – cosa c’è Shizune? – la donna alzò la tesa mentre allungava una cartella alla sua superiore – abbiamo un cuore…abbiamo un cuore compatibile.

E proprio alla fine, quando meno te lo aspetti, il tempo ti viene restituito.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Kira Uchiha 87: me felice di farti piangere T_T piango anche io ç_ç

brando: chiarissimo e beh è il mio personaggio preferito, già in un’altra fic lo fatto morire ç_ç comunque siamo ormai ai capitoli finali, ma attenzione niente è come sembra, me può rigirare il finale in ongi momento, se ora Naru è vivo, al prossimo cap potrebbe non esserlo U.U

giusygiu: me ha proprio pianto mentre la scrivevo, se poi immagini tutto sotto una prospettiva alla grey’s anatomy farà ancora più piangere ç_ç  sono davvero contenta che ti sia piaciuta così tanto, devo dire che ci ho messo del mio meglio per renderla drammatica fino alla fine, più triste di così non posso farla U.U

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


Cap. 14

 

Siediti e inizia ad ascoltarti un po’. Cerca di sentire ogni tuo respiro, cerca di ascoltare i battiti del tuo cuore. Vedi se riesci ancora a riconoscerli. E dopo concentrati. Riviviti, rivivi ogni ricordo. Ogni momento, profumo, colore, sorriso, lacrima, parola. Tutto. C’è un momento in cui bisogna farlo. Un momento in cui bisogna allontanare l’idea del “ricordare fa male, meglio dimenticare”. Ogni tanto prendete la vostra vita e sfogliatela come se fosse un libro. La prima caduta dalla bici, il primo giorno di scuola, quello in cui hai conosciuto il tuo migliore amico, il primo bacio, il primo amore, quel giorno in cui pensavi che tutto fosse perduto e il giorno in cui hai recuperato il sorriso. Guarda quanti attimi potresti perdere. Siediti e ricorda. E tieniti stretto la tua vita.

Era come se tutto fosse immerso in uno strato di nebbia, tutto attorno era opaco, niente si poteva mettere a fuoco. I sensi erano più fini. Il rumore di un cuore che batte. Il suono di un respiro. La sensazione di avvertire la presenza di qualcuno lì, proprio dietro allo strato di nebbia. Gli occhi di Naruto si aprono appena, gli bruciano gli occhi,  fatica a tenerli aperti, è ancora vivo. Guarda davanti a se e per un istante, per un breve ma concreto istante, ne è certo, ha visto le labbra rosee di un angelo, i suoi capelli corvini ai lati del viso. Invano cerca di vederne gli occhi, la nebbia attorno è troppi fitta per permettergli di vedere meglio, alza la mano per raggiungerla, toccarla – a-aspetta – dal mezzo volto della fanciulla scendono lacrime cristalline “Naruto”, non l’ha vista muovere le labbra, ma è certo di averla udita pronunciare il suo nome e mentre le ombre tornano a prenderlo con un ultimo filo di voce pronuncia il nome di quell’angelo che lo è venuto a trovare – Hinata.

Tutti erano ancora fermi, quelle parole appena pronunciate da Shizune avevano lasciato tutti con il fiato sospeso nell’aria. Kushina quasi pianse – è vero? – davanti alla donna, Tsunade leggeva la cartella che gli era appena stata data, alzò lo sguardo sulla rossa – si – sorrise rincuorata di poter dare finalmente una buona notizia – Kushina mi occorre una tua firma, poi potremmo operare – la rossa annuì e seguì la bionda fuori dalla sala.

Naruto giaceva ancora incosciente sul lettino, i macchinari al suo fianco lo facevano respirare e ne seguivano i battiti lenti del cuore. Una ragazza mora si era avvicinata al biondo, lo guardava con occhi arrossati da un recente pianto, avrebbe voluto toccarlo ma non ci riuscì, l’immagine del fratello si sovrappose a quella del biondo, passarono diversi attimi, poi la mora guardò il volto dell’Uzumaki – è di mio fratello il cuore che riceverai – una lacrime scese lungo una guancia della ragazza – abbine cura – detto ciò aspettò qualche istante poi si voltò e usci dalla stanza, prese un profondo respiro mentre nella sua mente risuonava incessante il suono continuo del monitor che aveva segnato la morte del fratello – nii-san – un singhiozzo uscì dalla bocca della ragazza, avrebbe voluto accasciarsi a terra e lasciasi andare al dolore ma l’improvviso arrivo di Kiba la costrinse a voltare le spalle e incamminarsi finchè non venne fermata dal castano – cosa stavi facendo? – la ragazza si voltò verso l’Inuzuka e con sguardo vuoto e spento lo fissò – auguravo al tuo amico una buona guarigione – detto ciò si allontanò mentre Kiba rimaneva fermo, quasi impietrito di fronte a quello sguardo che già aveva visto in Naruto, uno sguardo di chi aveva perso qualcuno di importante.

E poi si ha paura. Paura di cadere. Paura di vivere. Paura di non poter vivere. Paura di dormire. Paura di sognare. Non si vuole più sognare perché i sogni potrebbero non essere più sogni, ma incubi da cui non riuscire più a svegliarsi.

Naruto era sveglio, il corpo indolenzito, la mente intontita, ma era sveglio, sentiva e vedeva, ma non riusciva parlare, il tubo in gola gliel’ho impediva. Tsunade gli si avvicinò e sorrise – Naruto ora ti addormenterò e devi promettermi che non mollerai – il biondo annuì appena e l’ultima cosa che vide fu il sorriso di Tsunade, poi tutto divenne buio.

Era tutto confuso, non c’era nessun colore, tutto era grigio, non bianco e nemmeno nero, solo grigio, un colore così atono e spento che dava a Naruto una sensazione di inquietudine. Stava sognando? Era morto? No, forse era solo l’effetto dell’anestesia.

Aveva la nausea e attorno a lui tutto vorticava in maniera spaventosa, non poteva fare nient’altro che chiudere gli occhi tenendosi la testa tra le mani e  sperare che tutto finisse in fretta, si sentiva male e voleva solo non sentire più niente.

Naruto apre gli occhi, ma nulla, nulla è cambiato. Una macchia rossa davanti ai suoi piedi si ingrandisce, si guarda le mani e sono intinte di quel rosso, sembra sangue, forse il suo. Si guarda il petto, uno squarcio mostra il suo cuore avvizzito che non batte più, sangue scorre copiosamente giù dal suo petto fino al suolo e i suoi occhi si spalancano presi da un’improvvisa paura e un forte dolore lo invade.

Urla con tutto il fiato che ha in corpo. Nessuno però lo può sentire. In preda alla paura e al dolore si accascia a terra. Il suo corpo trema e il suolo è come acqua rossa che riflette qualcosa. Qualcuno. Dagli occhi di Naruto scendono lacrime rosse. Il suo corpo non affonda in quella che sembra acqua, rimane a galla come se fosse disteso su una superficie solida.

Il riflesso nell’acqua prende forma, una figura, un volto. Occhi neri, capelli neri e due segni sotto gli occhi, un’espressione pacata e tranquilla, il biondo lo fissa senza capire. La figura sorride – Naruto – nessuna reazione da parte del biondo che ancora giace inerme – avrai il mio cuore – Naruto muove la sua mano sulla superficie, l’acqua si increspa, ma la figura ritorna nitida come prima – perché? – il moro chiude gli occhi – perché è giusto così – in quelle parole il biondo intuisce quasi delle scuse, come se quel ragazzo si stesse sdebitando per errori e torti commessi – ringrazia mia sorella per me – l’Uzumaki continuava a fissare la figura di quel ragazzo che gli ricordava tanto Sasuke – cosa? – il moro aprì gli occhi, ora rossi – e anche mio fratello – Naruto tentò di dire qualcosa, voleva chiedere a qual ragazzo chi fosse e perché gli stesse dicendo tutte quelle cose. Ma la mano del moro attraversò la superficie dell’acqua, prese il polso del biondo e lo tirò giù.

Naruto sprofondò e quando l’acqua gli entrò nei polmoni, iniziò a dimenarsi, tentò invano di ritornare in superficie. Si sentiva tirare giù, sempre più giù, finchè l’oscurità dell’acqua non lo inghiottì e tutto scompare in un turbinio di suoni sbiaditi.

“Tu Tump”

E quando perdi te stesso. Quando non riesci più a capire chi sei. Dove sei. Non ti resta altro che desiderare di tornare al luogo a cui appartieni. Desiderare di tornare a casa.

Kiba cammina avanti e indietro, l’attesa è snervante, ormai sono passate ore, l’intervento sembra durare un’eternità e i nervi del castano sono al limite. Se non fosse per l’evidente ansia e preoccupazione di Kushina, si sarebbe precipitato in sala operatoria per sapere qualcosa. Il rumore delle lancette dell’orologio appeso sopra la porta, rendono Kiba ancora più nervoso, si sente terribilmente frustrato. “tic” le lancette scorrono come al rallentatore “tac”, l’aria si fa densa e  Kiba esplode in un impeto di rabbia, con un calcio ribalta il cestino accanto alla porta. Tutti i presenti si voltano a guardarlo, Kushina si alza e raggiunge il ragazzo – Kiba…vieni siediti – la rossa appoggia le mani sulle spalle del ragazzo e lo conduce ad una sedia accanto ad un tavolino. Il castano si siede e respira mentre i suoi occhi vagano in diverse direzioni. Poi il suo sguardo si sofferma sul tavolino dove una cartellina arancione vi giace appoggiata, sull’etichetta a lato c’è scritto chiaramente “Uzumaki Naruto”, i suoi occhi indugiano a lungo su quel nome, poi la voce di Kushina lo richiama dal trans – puoi leggere se vuoi – il castano ritornò a fissare la cartella e poi un po’ timoroso la prese tra le mani. Le sue dita si apprestarono numerose volte per aprire la cartella, ma qualcosa lo bloccava, una strana sensazione, quasi come se aprire la cartella fosse sbagliato, che dentro vi fossero cose oscure, pericolose e dolorose. Aveva forse paura di conoscere le reali condizioni dell’amico? Del resto non aveva mai saputo esattamente cosa avesse l’amico.

Dopo aver preso un profondo respiro, il castano, aprì la cartellina, al suo interno numerosi fogli, lesse velocemente il primo foglio dove c’era scritto “malattia ereditaria di livello 1” , gli occhi del castano scorrevano veloci, saltando pezzi in cui venivano usate parole troppo complicate, arrivò poi ad un punto in cui veniva menzionato il nome del padre di Naruto e quasi si sentì male quando lesse che anche il padre aveva avuto la stessa malattia e la sua morte in un incidente era collegata ad un attacco cardiaco. Non avrebbe mai pensato che Naruto e sua madre avessero già passato momenti così difficili.

Chiuse gli occhi per un momento e poi riprese a leggere, si sentiva in dovere di portare una parte di quell’enorme sofferenza che la famiglia di Naruto aveva sempre portato, prese il foglio sotto, lesse le prime righe “consenso di donazione organi” proseguì in cerca del nome della persona a cui apparteneva il cuore che avrebbe salvato, forse, la vita del suo migliore amico, si bloccò quando scorse tra le righe “Uchiha Itachi”. Senza dire niente, chiuse la cartella e la appoggiò sul tavolo, si alzò ed uscì dalla sala d’attesa.

A volte le proprie convinzioni crollano. Vengono sostituite da false bugie. Sei costretto ad aprire gli occhi e renderti conto che tutto non è come sembra. Tutto assume un senso contorto che per quanto ti sforzi non riesci a capire.  E alla fine ti convinci che una falsa bugia è meglio che una falsa verità.

Kiba aveva camminato lungo i corridoio dell’ospedale, con una precisa destinazione. Gli occhi del castano vagavano di porta in porta, fino a trovare ciò che cercava. Si fermò e meno di un metro dalla porta, respirò a fondo, poi si avvicinò alla porta su cui stava ancora scritto “Uchiha Itachi”, non oltrepassò la soglia, guardò dentro e accanto alla finestra c’era lui, Sasuke Uchiha che fissava un punto indefinito fuori dal vetro.

Per diversi istanti Kiba non disse niente, fissò il letto, ora vuoto, in cui giaceva Itachi, alzò poi lo sguardo e quasi gli parve di vedere l’immagine di Sasuke, riflessa, che piangeva, ma si convinse che fosse l’effetto delle gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro.

 Gli occhi del moro guardarono Kiba attraverso il riflesso e il castano si voltò per andarsene, ma prima chiuse gli occhi – Grazie -  e se ne andò a passo lento, mentre Sasuke lo guardava andarsene senza dire niente.

Poi ripensi al giorno in cui ti eri chiesto “che senso ha questa vita?”. E per la prima volta conosci la risposta.

Erano passate diverse ore, Naruto si accingeva a svegliarsi, le dita della sua mano si mossero e subito sentirono il contatto con qualcosa di caldo, un’altra mano. Si costrinse ad aprire gli occhi, la luce della stanza  gli dava tremendamente fastidio, gli ci volle qualche minuto per abituarsi. Appena riuscì a mettere a fuoco, vide la chioma rossa della madre, si era addormentata sulla sedia.

Istintivamente aprì la bocca per parlare, solo allora si rese conto di non essere più intubato, riusciva a respirare, ma la voce non gli usciva, la gola era secca e gli bruciava. Voltò allora la testa e guardò fuori, era mattina, il sole tingeva di arancione il cielo e subito gli venne in mente Jiraya “tump”, fu allora che portandosi la mano al petto lo sentì “tu tump”, il chiaro battere del suo nuovo cuore “tump”, si sentì in dovere di ringraziare mentalmente la persona che gli aveva dato il cuore “tu tump”, la figura che aveva visto in quel limbo tra sogno e incubo gli apparve, ma era opaca e non riusciva a metterla a fuoco. Una lacrima scese dai suoi occhi, si sentiva dispiaciuto, qualcuno stava sicuramente soffrendo per lui.

Quando sentì la mano di sua madre muoversi, il biondo si voltò, la vide tirare su la testa e aprire lentamente gli occhi, Naruto sorrise – m-mamma – la rossa spalancò gli occhi e guardò suo figlio, sveglio che sorrideva – Naruto! – con gli occhi lucidi, la donna strinse la mano del figlio – c’è l’hai fatta…sei rimasto con me – con una mano cercò di asciugarsi le lacrime che iniziavano a scenderle dagli occhi. Naruto allungò una mano verso sua madre – ti prego…non piangere – la donna si asciugò le lacrime – non sto piangendo – il biondo sorrise per il tentativo della madre di mostrasi  forte.

Nelle successive ore Naruto era rimasto sveglio, sua madre lo riempiva di attenzioni, Tsunade aveva chiaramente detto a Kushina che Naruto necessitava di assoluto riposo, così il biondo non poteva fare altro che rimanere fermo in quel letto a guardare sua madre che spostava le tende, apriva appena una finestra per far entrare dell’aria che Naruto si ritrovò a respirare a pieni polmoni, come se fosse la prima volta che respirava davvero.

Poi mentre sua madre gli controllava la flebo e i valori del cuore, Naruto notò qualcuno fuori dalla porta, che velocemente si era nascosto per non farsi vedere. Kushina si voltò verso il figlio e lo vide intento a fissare la porta, puntò allora lo sguardo in quella direzione e sorrise quando vide appena accanto al vetro una chioma corvina – sei molto importante per lei – il biondo si voltò verso la madre, stupito e imbarazzato, per uno strano motivo gli era venuto in mente la confessione della corvina “ti amo”. La rossa sorrise – è una brava ragazza, non ti ha mai lasciato da quando sei qui – Naruto abbassò gli occhi sul suo petto dove una grossa garza copriva la zona in cui gli avevano portato via il suo cuore e sostituito con un altro. La madre si allontanò dicendo – anche con un altro cuore, nessuno potrà cambiare ciò che sei – poi la donna aprì la porta sorprendendo la corvina, poi le sorrise e la fece entrare con insistenza, probabilmente da sola non ci sarebbe riuscita.

Naruto e Hinata sono soli in quella stanza, il silenzio tra loro è spezzato dal suono continuo del monitor del cuore di Naruto. Gli occhi di Hinata indugiano ad alzarsi su Naruto, teme di ciò che potrà vedere, teme ciò che potrà dire, teme di avvicinarsi, teme ma non sa più bene perché ha questo timore. Forse gli occhi turchesi del biondo che la fissano, la scrutano, la attraversano e le entrano dentro, la leggono come un libro.

Naruto avverte che tra di loro ci sia come una specie di illusione, un riflesso di luci che si mescolano. Vede Hinata con il fiato in gola, sembrava che temesse di respirare, che non volesse togliere l’aria a lui, istintivamente cercò di tirarsi su a sedere. Le sue smorfie di dolore costrinsero Hinata ad raggiungerlo, accorciando le distanze e prendendolo per un braccio per non farlo muovere – non dovresti… - si bloccò quando si accorse di cosa stava facendo, ritrasse il braccio che prontamente il biondo prese con la mano – aspetta – a Hinata parve mancargli il respiro, il biondo non aveva abbastanza forze per tirarla più vicino, ma non lasciò la presa – io…perdonami – la corvina alzò gli occhi, era confusa e agitata in quel momento – n-non serve – ma lui abbassò gli occhi –io…volevo solo evitarti tutto questo – i loro occhi si incontrarono per la prima volta – n-non importa – una lacrima scese dal viso della ragazza, Naruto si sentì mancare l’aria, le lacrime di Hinata gli facevano molto più male delle lacrime della madre.

Dal monitor il suono dei battiti del cuore di Naruto aumentavano – Hinata – la Hyuuga si portò una mano sul viso, coprendosi le lacrime – Hinata, ti prego…guardami – la corvina non smetteva di piangere – i-io… - il biondo allungò una mano verso il volto della ragazza e le prese la mano spostandola in basso, così da scoprirne il viso, la corvina iniziò a singhiozzare, tutto quello che aveva passato in quei giorni stava uscendo con un fiume in piena, i sentimenti, l’ansia, la paura – i-io ho a-avuto…paura di p-perderti.

Naruto cercò di tirare Hinata più vicino, avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto baciarla, avrebbe voluto fare tante cose con lei, per lei, ma l’unica cosa che ora poteva fare era aprirle il suo cuore – Hinata…non potresti mai perdermi. Il mio cuore non è quello che batte qui dentro – lentamente aveva appoggiato la sua mano insieme a quella di Hinata sul suo petto, lei sentiva lo sentiva battere forte – questo è solo un organo che mi permette di essere qui ora… e dirti queste parole – le lacrime si erano fermate, Naruto lasciò la mano della ragazza che ancora era ferma sul petto di lui – il mio cuore Hinata – la mano si era alzata in aria e Naruto la porto sul petto di lei – è qui – la corvina sentì il suo cuore battere forte.

Hinata e Naruto si guardano, “tump” – Hinata – “tu tump” – io… - “tump” – io ti a… - “tu tump tu tump”  improvvisamente il cuore inizia a battere troppo veloce, una fitta e poi Naruto urla dal dolore, il suo corpo inizia a tremare in maniera quasi compulsiva. Hinata arretra spaventata, Naruto porta un mano sul petto e la garza si macchia di sangue, il monitor suona senza sosta, il bip è diventato continuo e Hinata si precipita fuori in cerca di aiuto, le lacrime corrono giù dai suoi occhi e una mano resta stretta al petto, li dove Naruto l’aveva toccata.

E poi cadi e cadi ancora. “aspettando” . Tutto crolla in frantumi. “di svanire”. E non riesci a capire. “stringi”. La fine sta cominciando. “quelle lacrime”. Ma tu non vuoi questo. “e urli”. Vuoi tornare a casa dal tuo Cuore.

Una luce invade gli occhi di Naruto, una luce diversa, una luce così intensa che gli brucia il petto. Si sente spaesato, impaurito e il suo cuore piange, non è questo che Naruto vuole, aveva lottato, non si era arreso,  eppure ora sembrava che tutto stesse finendo. L’aria attorno si faceva fredda, lo sentiva questa volta non ci sarebbe stato ritorno “non avere paura”, l’anima del biondo era come risucchiata, le sue forze svanite “io credo in te”, l’ultima cosa che Naruto vide fu il volto sorridente del padre che gli tendeva una mano.

Urla. Non smettere. Urla finchè hai fiato. Urla fino alla fine. Urla e aspetta. Mentre ai tuoi piedi le lacrime del tuo cuore si rompono come cristallo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

NicoRin: ^^' oh beh sai, adoro i drammi e uccidere sasuke x il suo cuore era banale e poi nn contamino Naruto con un Cuore carico di vendetta e odio U.U anche me piange con te T_T

Vaius: Tranquillo, nn pretendo ke nessuno sia sempre qui incollato a recensire (anke se mi fa solo piacere) ^^ Ahem, meglio dici? io aspetteri a dirlo ^^' lo so sono sadica XD Sasuke purtroppo nn fa nessuna fine U.U La ragzza di Kiba lo scoprira nel prossimo e ultimo capitolo di questa fic ç.ç è già siamo alla fine U.U

Kira Uchiha 87: T_T mi unisco alla tua trittezza T_T e popo quetto cap sto piangendo come una fontana ç______ç

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


 

 

Cap. 15

 

Tutti noi sogniamo. Chi può negarlo. I sogni sono parte di noi. I sogni sono quella parte di noi che ancora spera. Sognare è l'unico modo per vivere. Perchè tra la verità e la bugia preferiamo rimanere nel dubbio di un qualcosa di meglio e per questo sogniamo.

Il lento cigolio di un'altalena riecheggia in un piccolo pezzo di prato verde. Un albero giace incurvato sotto un cielo opaco. Le foglie sono di un colore arancione quasi marrone e lente cadono a terra.”

Non possiamo mai smettere di credere. Perchè dobbiamo tentare. Possiamo andare oltre la verità e le bugie. Possiamo raggiungere quel sogno.

Il vento soffia leggero su quel pezzo di prato. Le foglie danzano. La sagoma di una persona compare poco lontano.”

E respiriamo. Apriamo i nostri polmoni e facciamo entrare quella fresca brezza che ci solletica la pelle. Ci domandiamo se il nostro cuore è ancora in grado di battere. Ci domandiamo se esiste ancora un posto per il nostro cuore. Ci domandiamo tante cose, ma non cerchiamo nessuna risposta. Non la vogliamo veramente.

A passi lenti la figura si avvicina all'albero. Con una mano afferra la corda dell'altalena. Ora non cigola più.”

Abbiamo creduto di essere al limite. Abbiamo creduto di cadere. E abbiamo desiderato di poter mollare. Ma appena ad un passo dal burrone, qualcosa ci ha trattenuto.

Un sorriso compare sul volto di quella figura. Il vento gli muove i neri capelli. I suoi occhi, neri, si alzano verso il cielo – ora è questo il mio posto.”

Alla fine quello che vogliamo è solo poter credere in qualcosa. Credere in qualcuno. Credere di poter amare di nuovo.

Il tempo è passato velocemente, i mesi sono volati, ma le emozioni sono rimaste nitide come quel giorno di pioggia.

Camminando per la strada la gente non fa caso a quel ragazzo castano che mentre porta una bici, guarda il cielo, anche lui in cerca di quelle risposte che spesso il suo migliore amico aveva cercato tra le nuvole. Un respiro. Le sue labbra si schiudono pronte a dire parole mai dette, parole che forse nemmeno in quel momento avrebbe detto.

A passi lenti, il castano, si dirigeva verso la scuola, l'aria tiepida di primavera si faceva sentire, ma i pensieri del ragazzo erano indirizzati altrove – un nuovo inizio – un sorriso un po' amaro compare sul volto di Kiba – è questo che cercavi oltre le nuvole – lo sguardo ora cade sulla bici accanto a lui – ora l'hai trovata la strada per arrivarci – risate di ragazzi riecheggiarono nelle orecchie dell'Inuzuka che svoltando un angolo si ritrovò a pochi metri dal grande cancello della scuola.

Sul tetto della scuola Hinata se ne stava appoggiata alla ringhiera, l'aria le scompigliava i capelli, ma non le importava, i suoi occhi puntati verso il sole semi nascosto nel cielo. Era impossibile per lei non pensare quanto il sole assomigliasse al suo amore. Chiuse gli occhi e si lascio scaldare dai raggi che le sfioravano la pelle – se te lo dico – la corvina porta una mano sul petto, all'altezza del cuore – ascolterai? - riapre gli occhi e guarda verso l'orizzonte – rimarrai? - in mezzo al via vai di ragazzi, Hinata, scorge Kiba entrare nel cortile della scuola – sarai qui per sempre? - i suoi occhi si abbassano appena – non te ne andrai mai? - un respiro e improvvisamente una sensazione di calore la circonda – ti amo.

Kiba sistema la bici poco distante dall'entrata, mette il catenaccio e infila in tasca la chiave. Con calma si dirige poi verso l'entrata, sulla porta trova Neji che cercava di far ragionare il suo amico Lee che sembrava più che convinto di quello che diceva, insieme a loro TenTen li osservava, o almeno osservava Neji, con un sorriso. Superato il trio entra a scuola e mentre raggiunge il corridoio principale ripensa a quante volte lungo quei corridoi aveva riso, aveva scherzato e corso per non arrivare in ritardo. Quante cose che aveva fatto e ora? Ora sembrava che le cose fossero cambiate, non sapeva nemmeno lui come, ma qualcosa era diverso. Voltando lo sguardo si ritrovò ad osservare la sua compagna di classe Ino che ferma vicino ad una finestra chiacchierava con alcune ragazze, poco lontano Sai era intento a disegnare qualcosa e da come buttava fugacemente lo sguardo verso la bionda, stava sicuramente disegnando lei.

Andò oltre e raggiunto il piano delle aule si infilò nel corridoio degli armadietti, li appoggiato contro uno di essi, Suigestu battibeccava con Karin, poteva sembrare che stessero litigando, ma guardandoli bene pareva di più che si divertissero e che fossero ad un passo dal saltarsi addosso.

Era quasi assurdo per Kiba pensare a come non avesse mai notato tutti quegli scambi di sguardi, quei gesti, quelle parole appena sussurrate nell'orecchio di qualcuno. Era assurdo ma gli venne da sorridere ripensando a come anche Naruto avesse fatto piccoli e sfuggenti gesti che lui non aveva mai notato e che ora ripensandoci parevano così chiari.

Passo dopo passo Kiba proseguiva lungo il corridoio. Raggiunse la sua classe, ci guardò dentro e ci vide Shikamaru addormentato sul banco, mentre davanti a lui, una ragazza bionda con quattro codini appoggiava un pacchettino, e nonostante tutto lui l'aveva sicuramente sentita.

L'Inuzuka proseguì, oltrepassò il suo armadietto e si fermò un momento accanto a quello di Naruto. Si voltò, lo guardò. Il lucchetto arancione. Una leggera ammaccatura e un foglio che sbucava da un lato. Il disordine e il caos era normale attorno al biondo. Kiba appoggiò una mano sull'armadietto sentendo il leggero affossamento dell'ammaccatura.

Proprio in quel momento qualcuno gli passava accanto. Il castano voltò la testa e fissò negli occhi Sasuke che con la sua solita aria da tenebroso lasciava dietro di se una scia fredda, al suo fianco Sakura, che si teneva stretta al suo braccio. I due si scambiarono un veloce sguardo e in quell'attimo si scambiarono una tacita resa o forse era un'apparente tregua.

Il castano ricominciò a camminare, il suo sguardo vagava tra il soffitto e fuori dalla finestra, così come un flash, il ricordo di quel giorno riaffiorò così vivido, come se fosse tornato a quel giorno.

Lacrime tra la pioggia. Una voce in un mare di dolore. Kiba accanto a Hinata che tra i singhiozzi ripete ostinatamente il nome del biondo. La pioggia li bagna, ma a nessuno dei due sembra importare. Kiba alza poi lo sguardo al cielo e si domanda se oltre quelle nuvole ci siano le stelle e se quelle stelle fossero in grado si sentire il suono di quel cuore spezzato. Una domanda stupida, eppure in quel momento sembrava che solo il cielo possedesse le risposte a tutto quel dolore.”

Senza rendersene conto Kiba era giunto davanti alle scale dove appoggiata al muro con le braccia incrociate c'era una ragazza mora. La ragazza della bici. Il suo sguardo era un misto tra felice e irritata, forse per l'attesa. Si staccò dal muro per protestare ma il castano gli impedì di aprire bocca, chiudendogliela con le sue. La mora si lascio catturare dal quelle labbra, quel gusto intenso e quel brivido selvaggio che lui le procurava. Quando il castano si staccò da lei, contrariata, la guardò e senza darle modo di dire o fare niente, la prese per mano e iniziò a salire le scale – Kira andiamo – lei venne trascinata mentre inciampava tra gli scalini e i suoi passi.

Hinata si era voltata, ora la sua schiena riceveva il calore del sole. Le sue labbra erano piegate in un sorriso, gli occhi chiusi si aprirono e il suo cuore iniziò a battere prepotente. Un brivido seguito da una sensazione di calore la invase fin nelle ossa.

Kiba saliva le scale due scalini per volta, Kira invano tentava di frenare l'avanzata del castano – aspetta Kiba.

E poi capiamo. Capiamo che le fotografie non sostituiscono le persone. Capiamo che gli addii fanno sempre troppo male. Capiamo che i ricordi belli o brutti, fanno sempre piangere. E capiamo che le parole non potranno mai sostituire un'emozione. La vita non è altri che un millesimo di un secondo. Un secondo in cui prima cadi poi ti rialzi.

Ecco la vita. Un attimo prima. Un attimo dopo.

Kiba stringe la maniglia della porta. Quella porta che lo aveva sempre separato dal suo migliore amico. Quella porta che non era mai riuscito ad aprire. Quella porta, che ora non lo avrebbe più fermato.

Poi all'improvviso ci rendiamo conto che quel giorno di pioggia, quel giorno in cui tutto era crollato. Quel giorno non era nient'altro che un attimo.

Senza esitazioni Kiba gira la maniglia e apre la porta.

L'impatto con la luce costringe il castano a chiudere gli occhi, una leggera brezza d'aria si infila tra i suoi castani capelli. Istintivamente si porta una mano tra i capelli, frenando l'aria.

Un attimo dopo Kiba apre gli occhi e tenta di parlare, ma Kira riesce fermarlo in tempo, facendogli capire finalmente la situazione. Con le mani la mora volta la testa del castano leggermente a sinistra verso la ringhiera e li c'è Hinata immersa nel calore del suo sole.

Gli occhi candidi di Hinata sono chiusi, un dolce sapore accarezza le sue labbra, il ricordo di lacrime, il ricordo di parole, il ricordo di un attimo. Ora quell'attimo è li, proprio li davanti a lei, quell'attimo in cui aveva aperto il suo cuore, quell'attimo in cui Naruto le era entrato dentro facendola innamorare. La corvina sente la sua guancia quasi bruciare al contatto con quel calore così confortante e rassicurante. Il suo cuore batte. Forte. Gli occhi di Hinata si schiudono, si aprono lentamente. Una chioma bionda illumina quel viso che mai si sarebbe stancata di guardare. Gli occhi turchesi incrociano i suoi e insieme si mescolano.

Il sole sorge una volta sola per le persone. Ma quando lo fa, lascia aperta una porta. Bisogna varcare quella porta finchè resta aperta. E Naruto lo ha fatto.

Le labbra dei due si staccano ma restano ad un respiro di distanza l'uno dall'altra. Il biondo guarda la corvina e sorride – voglio solo che tu sappia – la mano del biondo prende tra le dita una ciocca dei capelli di lei – che non ti lascerò mai andare – lentamente appoggia la sua fronte su quella di lei – ti amo – i due restano a guardarsi per interminabili istanti finchè un leggero colpo di tosse non li costringe a voltarsi verso la porta – scusate... - Kiba fa un passo avanti e subito una gomitata lo raggiunge al fianco e la voce bassa di Kira lo rimprovera per averli interrotti. Ma niente vale più di quel giorno, di quel momento. Perchè Naruto è con loro è non è un sogno.

Hinata è arrossita mentre Naruto inizia a grattarsi la testa – ragazzi... - il castano si avvicina all'amico, felice di vederlo finalmente sorridere veramente, un sorriso vero. Il biondo allunga il braccio verso l'amico e in sincronia si scambiano un saluto, il loro saluto, due pugni che si incontrano. Un gesto che racchiude quella loro complicità che da sempre avevano avuto. Un gesto che li univa quasi come fratelli.

Ora sono di nuovo tutti insieme.

E non serve parlare. Camminiamo in mezzo ai ricordi in uno stato di dormiveglia. Immagini confuse si susseguono. Immagini di ricordi.

C'era stato un pomeriggio in cui due mani si erano intrecciate in un ballo improvvisato. Un giorno in cui le labbra avevano sussurrato piano parole che non sono state udite. Un giorno in cui pioveva e il cielo era grigio e tetro. Un giorno in cui si correva per poter vedere per pochi secondi il sorriso di una persona. E un giorno di primavera passato su una panchina a chiacchierare e ridere. Un altro giorno in cui una lacrima scendeva dagli occhi. Così tanti giorni. Così tanti ricordi.

E ora lo senti? Li senti? Senti i nostri cuori che battono all'unisono? Ricorda. Ricorda tutto. Non dimenticare.

Ora trattieni il respiro. Apri gli occhi e sussurra piano: immensamente amo, immensamente vivo.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'Autrice:

Bene siamo giunti finalmente alla fine della fic. Storia che mi è stata ispirata dalla canzone Broken dei Lifehouse.

Kira Uchiha 87: Grazie My Alien ^^

Vaius: Oh beh spero di non averti deluso con il finale ^^ ma sai sono sadica e crudele e mi diverto a fare questi finali a sorpresa XD aspetto con impazienza un tuo giudizio finale sulla mia contorta fic XD

Ringraziamenti:

per prima cosa ringrazio la “My Alien” Kira Uchiha 87 a cui ho in parte dedicato la fic (da notare la famosa ragazza della bici) e devo dire che senza di lei molte scene non sarebbero state così corntortamente drammatiche XD grazie mille anche per la tua santa pazienza nel correggermi tutti i cap dai miei obsoleti errori di ortografia XD

poi ringrazio tutti coloro che hanno seguito e recensito la mia storia ^^

un ringraziamento anche a chi a messo la mia fic tra i preferiti e chi l'ha seguita fino alla fine ^^

 

 

 

 

 

 

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