Half Smile

di Delena33233
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tell me something scary ***
Capitolo 2: *** Clearer of sky, deeper of ice. ***
Capitolo 3: *** Unreason ***
Capitolo 4: *** Vipers and rays of sun ***
Capitolo 5: *** Life: madness and unexpected saviors ***
Capitolo 6: *** Sometimes happen to make mistakes. Sometimes happen to fall into chaos. ***
Capitolo 7: *** Walls of ice. ***
Capitolo 8: *** Promise me will never happen ***
Capitolo 9: *** Nothing can be so bad after all. ***
Capitolo 10: *** The end of everything, the end of me. ***
Capitolo 11: *** There is still something? Give it to me. ***



Capitolo 1
*** Tell me something scary ***


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Tell me something scary

“ Mia madre cantava sempre per me. Penso di non averlo mai detto a nessuno prima d'ora. Era un po' il nostro piccolo segreto, ma, ogni sera lei entrava a rimboccarmi le coperte e mi cantava qualcosa tipo delle ninna nanne o roba da qualche album rock.
E poi, dopo che se n'è andata, mi ricordo che ero sdraiata a letto per la prima volta e sentivo solo il silenzio, capisci? Ed è così che ho capito che, per il resto della mia vita, era finita. Tutte le sue canzoni erano scomparse e la sua voce e il modo in cui mi calmava. Tutto quanto.
Quindi immagino di aver cercato di trovare delle nuove canzoni per riempire quella quiete, ma nessuna di esse lo ha mai fatto veramente, sai?
E ora, lei se n'è andata....
C'è soltanto silenzio.
C'è solo silenzio”
[Oth]

 

Passo un dito sull’inchiostro che segna da anni le pagine del mio diario, sfoglio ancora qualche pagina provando a immaginarla. Non l’ho dimenticata. Il suo sorriso sempre presente a illuminarle il viso, i suoi lunghi capelli che le ricadevano leggeri sulle spalle e i suoi occhi, i suoi meravigliosi occhi, incredibilmente dolci.
Sospiro e catturo con il dorso della mano quell’unica lacrima che era riuscita a fuggire, chiudo il diario, rimetto a posto la biro che anche quella sera non avevo usato, apro l’armadio e nascondo il mio dolore sotto una pila di vestiti, nell’ultimo ripiano, in un angolo in fondo.
-
È mattina e non ho chiuso occhio tutta la notte, so che me ne devo andare da questa casa, dalla mia casa. Sento dei rumori provenire dal piano di sotto e mi alzo sbuffando, scendo le scale ancora in pigiama e vedo mio padre intento a mettere in uno scatolone le ultime cose rimaste, mi guardo intorno, non c’è più niente. Il salone è vuoto.
<< Buon giorno tesoro! >> mio padre sorride venendomi incontro << dormito bene? >>  -Mi sta prendendo in giro vero?-
<< Ciao pà >> lo saluto abbracciandolo  << è già tutto pronto? >> chiedo con una punta di sarcasmo << Mi preparo e porto giù le ultime cose >> concludo prima di girare i tacchi e salire le scale.
Vado in bagno a lavarmi i denti, afferro i vestiti sul bordo della vasca e mi preparo alla veloce. Entro in camera, svuoto l’armadio e “incastro” tutto in valigia. Controllo per l’ultima volta i cassetti guardando bene che non sia rimasto più nulla .
Pronta.
-
Sono in treno, destinazione: Mystic Falls. Cittadina per me ignota. È li che andremo, mio padre ha trovato un lavoro migliore e quindi eccomi sballottata in quel rottame che chiamano treno. Non si è preoccupato di chiedermi se mi stesse bene abbandonare la mia scuola, i miei amici, la mia vita. Guardo i paesaggi scorrere fuori dal finestrino, uno dopo l’altro, si rincorrono senza fermarsi mai.
<< Sophia?? >> Mi stanno chiamando << Sophia?? >> Apro gli occhi e incontro quelli di mio padre che leggermente mi tocca un braccio cercando di svegliarmi << Siamo arrivati >> Mi sistemo meglio, giusto in tempo per  vedere il paesaggio fermarsi  e sentire una voce annunciare l’arrivo. Sbadiglio stiracchiandomi e rivolgo un sorriso sincero a mio padre << Andiamo >> lo incito muovendo un poco le mani, non voglio che mi veda triste.
Prendiamo un taxi  che ci porta fin davanti una piccola casa, bianca e azzurra con un discreto giardino. Scendiamo e mi guardo intorno, una casa a pochi metri dalla nostra nuova abitazione e nel vialetto di fronte un garage con a fianco dei bidoni dell’immondizia. Fine del vicinato.
Chiavi in mano, forza e coraggio.
<< Oh!Siete arrivati finalmente! Sono qui da ieri, il weekend in Italia è andato una meraviglia, il mare era bellissimo!!  Com’è andato il viaggio ??? >> Eccola li, il mio fiume di parole personale  << Ciao papino! Ciao Soph !!!! >> Mi abbraccia saltellando tutta felice. Sorrido << Ciao Nich >>
Nichole, mia sorella, per la precisione la mia gemella. Non ci assomigliamo per niente, dico davvero.
Io ho i capelli castano-ramati  lunghi fin sotto le spalle e gli occhi verde chiaro. Lei ha i capelli neri come la pece, lunghi come i miei e gli occhi blu,scurissimi. Insomma, siamo gemelle solo per nascita. –Grazie al cielo
<< Ahh!!  Sono già stata a scuola, mi sono iscritta a tutti gli effetti, ricordati di passare a firmare prima di sera! >> -Oddio, la scuola-
  -
Sono di fronte ad una signora con una permanente bionda, grossi occhiali rotondi e un rossetto rosso fuoco, più sui denti che sulle labbra, accanto a me mio padre sorride tutto pomposo. Sto firmando  carte da 10, dico 10 minuti!!
<< Una firma qui, un’altra qui,un’ultima firma qui. Ecco fatto signorina Ellen, lei è ufficialmente un’alunna di questa scuola adesso! >> -Oooh. Che bello schifo-
-
Spalanco gli occhi, la mia stanza è invasa dal sole, guardo la sveglia sul comodino:  le 7:35
<< Oddio!!! >> mi alzo di scatto e mi fiondo in bagno, mentre mi lavo i denti vago per la stanza in cerca di vestiti decenti da poter indossare, mi guardo allo specchio – una pazza- i capelli sono in uno stato pietoso, come del resto anche la mia faccia, afferro la spazzola e cerco di domare la mia chioma ramata, con l’altra mano metto un po’ di matita nera e un filo di lucidalabbra.
Corro in camera di mia sorella << Nich è tardissimo, dobbiamo correre, tra 2 minuti ti voglio in macchina! >> la sbrando lanciandole il lenzuolo e aprendo le tende.
Alle 7:54 faccio i gradini che portano in giardino saltellando su un piede mentre cerco di indossare l’altra scarpa, una brioche in bocca e le chiavi nella mano libera.
Nich è appoggiata all’auto con la portiera aperta e la sigaretta in bocca. La guardo e scuoto la testa. << Andiamo >>
8.00 esco dalla macchina e mi chino a guardarmi nello specchietto, i capelli finalmente ricadono sulle spalle in piccolissimi boccoli e il mio viso ha preso un po’ di colore.
La scuola di Mystic Falls si è popolata di auto dalle quali escono ragazzi e ragazze, qualcuno sorride all’amico, un altro invece sbadiglia assonnato. Eccoli: La mia nuova scuola, i miei potenziali nuovi amici.
Prima ora: Storia.  -Non c’è niente di più noioso di storia
Prendo un bel respiro ed entro in classe, trovo posto nell’ultimo banco rimasto in fondo all’aula, a fianco a me una ragazza bionda, perfettamente vestita mi guarda appena e poi torna alle sue lunghissime unghie. La ragazza davanti a me sembra essere un po’ più socievole, si volta e mi sorride << Ciao! Io sono Elena, sei nuova vero? >> la guardo e le sorrido a mia volta << Si, piacere Sophia >>Lei mi guarda ancora un pò restando in silenzio,  poi si volta iniziando a seguire la lezione. Cerco di concentrarmi sulle parole del prof ma mi è davvero impossibile. La mia testa è da tutt’altra parte.  La mattinata passa così, lezioni, professori, ragazzi e parole, un fiume di parole.
-
<< Sophia!!  Eih, sono qua! >>è la pausa pranzo è sto andando verso un tavolo rimasto vuoto. Mi volto per cercare di capire chi mi sta chiamando e vedo Elena, la ragazza del corso di Storia, si sta sbracciando. Le rispondo muovendo a mia volta una mano << Eih! >> << Ciao, vieni siediti con noi! >> L’ho ormai raggiunta e mi siedo accanto a lei.Saluto timidamente gli altri ragazzi seduti attorno al tavolo << Ciao >> << Ragazzi lei è Sophia, è nuova.  Loro sono i miei amici, Caroline, Bonnie, Matt, Tyler e Stefan >> Caroline la riconosco, è la ragazza bionda che era seduta accanto a me a storia.
-
<< Ciao pà >> Saluto entrando in casa. La voce di mio padre mi raggiunge dalla cucina << Com’è andata? >> << Bene.. >> Non faccio in tempo a finire di parlare che il campanello di casa suona, apro la porta  e mi trovo davanti  Elena, poco distante da lei c’è Stefan appoggiato al palo della luce, alza una mano in segno di saluto. Sorrido confusa << Ciao! Sono tornata a casa e mia zia ha detto che erano arrivati nuovi vicini, così mi è venuto un dubbio e sono venuta a controllare, siamo vicine di casa! >> Alzo lo sguardo da quella ragazza dalla pelle olivastra e dai profondi occhi marroni per posarlo sulla casa a  fianco alla mia, poi torno a Elena che ancora mi stava sorridendo << Ci stavamo chiedendo, io e Stefan, se ti andrebbe di venire da me, dopo cena, mia zia parte e noi facciamo una serata horror..così ho pensato.. >> << Oh, si perché no! >> Lei è entusiasta << Perfetto! Allora ci vediamo dopo!! >>  Si volta e raggiunge Stefan che accenna un altro saluto prima di circondare Elena con un braccio e avviarsi con lei verso casa. Resto ferma a guardarli andare via e mi chiedo se potrò mai ricominciare davvero in questa città.
La voce di mia sorella mi risveglia dai miei pensieri << Primo giorno già un’uscita! >> Mi volto verso di lei << Già. Non sembrano così male >> << Vado a prepararmi >> aggiungo poi, chiudendo la porta di casa. Nichole batte le mani << Anche io >> la guardo sorpresa. Sorride facendo l’occhiolino  << Ho conosciuto una ragazza, Caroline, mi ha invitato a questa serata horror  e..mi sa che è la stessa a cui vai anche tu! >> 
-
<< Ma dai Matt! Questo non farebbe spaventare neanche un bambino! >>Eravamo a casa di Elena ormai da un’ora e stavamo ancora scegliendo il film da guardare, Caroline discuteva con Matt su quale DVD era meglio, Bonnie era andata a chiamare il fratello di Elena, Jeremy che era in camera sua e Tyler accendeva delle piccole candele agli angoli del salotto. Io ero seduta sul divano accanto a Elena che rideva divertita guardando Matt sbuffare e rassegnarsi alla furia di Caroline.
La voce di Stefan giunse dalla cucina  << Eih! Nich e io avremmo un idea!! >>Alzai lo sguardo stupita e guardai  mia sorella entrare in salotto ridendo << Si , invece di guardare un film potremmo raccontarci qualcosa.. >><< Come una storia di paura!! >>completò Stefan.
 Caroline intervenne << Ragazzi! Ragazzi! Basta con le solite storielle, se Soph è nuova  allora avrà qualcosa di spaventoso da raccontare no?? >> La guardai come se fosse impazzita –Cosa stai dicendo?-<< Ehm..Beh..Allora.. >> Mi guardai attorno in cerca di aiuto –che cosa potevo raccontare?- 
Nichole  mi incitò, venendo in mio aiuto << Ma si Soph! Quella del nonno sui spaventosi  mostri delle tenebre.. >>. Elena prese parola<< I mostri delle tenebre? >>. Le risposi sbrigativa  << Si, raccontano di demoni spaventosi che vagano di notte rubando l’anima agli uomini. >>  << Non li avevo mai sentiti >>Disse Jeremy. Lo guardai sorpresa << Ma dai, le conoscono tutti, sono quelle sui.. >>
 << Vampiri.>> concluse  Nichole per me

 
 NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao!!
Questa è la mia prima FF e vorrei iniziare chiedendovi di recensire e farmi sapere cosa ne pensate.
Sono aperta a suggerimenti e critiche. Devo imparare!
Passiamo alla storia: Inizialmente volevo scrivere una FF Delena  poi mi è venuta l’illuminazione e ho deciso di scrivere questa follia!!
Ho pensato di creare questi nuovi personaggi che entreranno nelle vite degli abitanti di Mystic Fall, segnandole  in maniera irreversibile.
Non ho citato Damon in questo capitolo, per il semplice fatto che sarà uno dei personaggi principali e, come tutti i protagonisti che si rispettino sarà, nel prossimo capitolo, al centro della scena con tutta la sua bellezza  xD
Proseguendo con la storia ci sarà qualche spoiler riguardante la seconda stagione, in quanto la FF tratterà anche di Katherine, Elijah e annessa maledizione.
Ho deciso di iniziare con una citazione di One Tree Hill, telefilm che mi accompagna fin da quando ero bambina. Cercherò di farlo per tutti i capitoli a venire.
Devo la realizzazione di questo primo capitolo ad alcune persone veramente importanti nella mia vita.
Il mio sostenitore morale, l’unica persona da cui ho ricevuto delle critiche e che mi ha spinto a modificare alcune cose del testo. L’uomo che in primis mi aiuta a migliorare, e poi mi sostiene. Ma so che mi ama xD. Non avrei postato nulla senza il suo consenso.
La mia nerd preferita. Compagna di sventure e follie. Che mi ha chiesto, prima ancora di leggere la storia, di inserirla tra i personaggi. Prometto che lo farò.
E infine la donna che nulla sa di The Vampire Diaries ma che legge imperterrita ciò che scrivo durante le lezioni.
Mi scuso per le mie prime recensitrici CioccolatinoAlLatte e Stella94 e per tutti coloro che avevano messo la storia tra le seguite ricordate o preferite, ho avuto un piccolo problema, ma per farmi perdonare posterò subito anche l'altro capitolo :)
Grazie!!

Je♥                                                                

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Capitolo 2
*** Clearer of sky, deeper of ice. ***


Clearer of sky, deeper of ice

La maggior parte della nostra vita è una serie d’immagini. La vita ci passa davanti come le città in un'autostrada. Ma a volte, un momento si ferma, e succede qualcosa. E noi sappiamo che questo istante è più di un’immagine. Sappiamo che questo momento, e tutte le sue parti... vivranno per sempre.
                                                                                                                                                [Oth]

 
Ero nel mio letto, persa a guardare il soffitto di quella stanza che non sentivo ancora mia. Pensavo agli avvenimenti delle ultime ore: Elena e gli altri erano simpatici, si erano subito dimostrati disposti a passare del tempo con delle persone che non conoscevano, io e mia sorella ci eravamo trovate subito bene con loro. Era presto per poter dire di sentirmi a casa , decisamente troppo presto, ma non potevo lamentarmi, avrebbe potuto capitarmi di peggio. Mystic Falls non era così male in fondo.
La sveglia suonò interrompendo i miei pensieri. Questa volta però, non mi colse impreparata.
-
Ero nel bagno delle ragazze che mi guardavo allo specchio  – Niente male Soph, sei addirittura arrivata in anticipo stamattina - mi complimentavo con il mio riflesso. Di colpo la porta si aprì e un gruppo di ragazze in minigonna armate di lucidalabbra presero posto davanti agli specchi, decisi che era arrivato il momento di andarsene e cercai di raggiungere la porta sperando di non morire soffocata dall’orda di profumo che invase il bagno. La scuola si era animata e anche Elena stava arrivando al fianco del suo impeccabile Stefan, quel ragazzo dal fisico perfetto, gli occhi verdi e i capelli castano chiaro. Era davvero un bel ragazzo, nessuno avrebbe potuto affermare il contrario, ma quell’espressione corrucciata, le sopracciglia sempre aggrottate e quell’aria da bravo ragazzo lo sminuivano parecchio. Bonnie invece arrivò qualche minuto dopo, mano nella mano con Jeremy, il fratello minore di Elena. Sorrisi << Ciao ragazzi >>.  Stava per iniziare un’altra giornata di scuola, un’altra giornata di noia infinita. Mentre raggiungevo l’aula di biologia Bonnie mi invitò a uscire quel pomeriggio << Elena oggi va da Stefan, e Caroline è impegnata con Tyler, così mi chiedevo se ti andasse di venire a fare shopping con me >> Un’altra uscita in così poco tempo. Poteva diventare un record. La guardai per un secondo prima di accettare l’invito.
-
Eravamo in giro per negozi dalle 3 del pomeriggio e Bonnie aveva provato qualunque cosa << Anche Elena resta fuori dal camerino ad aspettarmi, Car invece prova tutto quello che trova, un po’ come me >> parlava da dietro la tendina rossa e io non potei fare a meno di pensare a Caroline << Già, Car sembra proprio una da shopping >> sorrisi . << Andiamo a prenderci un caffè, ti va? >> mi prese sottobraccio uscendo dal camerino e posando il vestito che aveva appena provato << Troppo scollato! >> disse ridendo.
Fuori dal negozio c’era un piccolo bar, per raggiungerlo dovevamo solo attraversare la strada, arrivai al marciapiede opposto facendo lo slalom nel traffico e mi voltai ad aspettare Bonnie che invece attendeva il semaforo.
Fu proprio in quel momento che lo vidi. Appoggiato ad un palo, dall’altra parte della strada, c’era una figura vestita di nero, era un ragazzo. Fissava Bonnie senza che lei se ne accorgesse. Lo guardai, forse un po’ insistentemente perché se ne accorse ed i suoi occhi si posarono su di me, feci un passo indietro senza alcuna apparente ragione. Il brivido che mi pervase quando i suoi occhi sfiorarono il mio corpo era puro terrore. Scossi la testa per liberarmi da quella sensazione. Nel frattempo Bonnie mi aveva raggiunta << Andiamo? >> Mi prese per un braccio ma non mi mossi. Le auto sfrecciavano sull’asfalto e facevano appena intravedere il ragazzo misterioso. << Che guardi? >> Cercava con gli occhi ciò che guardavo io ma non c’era più niente da vedere, quel ragazzo non c’era più. << Oh scusami, mi ero incantata! >> Alzai le spalle e sorrisi lasciandomi trascinare verso il bar, entrammo e mi girai a chiudere la porta del locale, appena in tempo per vedere un auto azzurra decappottata passare a pochi metri da me, a guidare era il ragazzo di poco prima, voltò la testa e mi fece un mezzo sorriso. Non sapevo con precisione come intendere ciò che avevo visto ma ero più che sicura che quel ragazzo mi avesse appena sorriso.  Lo giuro. Restai impalata ancora per qualche secondo fissando la strada ormai vuota, poi raggiunsi Bonnie ad un tavolo facendo finta di niente.
-
Tornata a casa trovai mio padre addormentato sul divano e in silenzio andai in cucina a sistemare le ultime cose. La porta sul retro era aperta e un grosso corvo nero fissava all’interno comodamente “seduto”  sul primo gradino. Lo guardai inclinando la testa di lato e lui mi imitò. Spalancai gli occhi sorpresa. La voce di mia sorella mi spaventò << Sciò!vattene uccellaccio! >> era dietro di me e agitava le mani << Uhh..i corvi sono davvero paurosi, mi viene in mente quel film, quello di Hitchcock! >> si chiuse la porta alle spalle dispiaciuta per avermi spaventata, poi si diresse in salotto a svegliare nostro padre.
Fu quella l’unica volta in cui ripensai al ragazzo misterioso, non sapevo perché ma c’era qualcosa di strano nel modo in cui guardava Bonnie, era insistente e.. cattivo. E quel corvo nero, con quegli enormi occhi neri, profondi, quasi umani..me l’aveva fatto ricordare. Anche se da lontano, il suo sguardo penetrante mi aveva colpito, aveva indugiato su di me quasi a voler capire chi fossi. Conosceva Bonnie, ne ero sicura.

Era venerdì pomeriggio e il cielo si era fatto grigio, una grossa nube faceva da scudo al sole, formando una cupola di tristezza. Io, Nich, Elena, Bonnie e Caroline eravamo all’ingresso del Mystic Grill, il pub, minuscolo, di Mystic Falls, aspettavamo Stefan che era in ritardo di qualche minuto.  Poco dopo arrivò, ma non era solo, un altro ragazzo, alto e moro lo accompagnava.  << Eccoli. >> Disse Caroline. Bonnie alzò gli occhi al cielo, come se si fosse accorta adesso che il tempo si stava facendo brutto << Io me ne vado ragazze, ci vediamo più tardi >> Ne Car ne Elena sembravano sorprese e tutte noi la salutammo senza aggiungere altro.
<< Buon giorno ragazze, Elena >> Stefan era  arrivato accanto a noi e stava salutando la sua dolce metà. Nichole bofonchiava qualcosa con Caroline alle mie spalle e io ero ferma, immobile, non vi so dire se respirassi ancora o meno.  Di fronte a me c’era un ragazzo moro, con una giacca di pelle nera e un paio di pantaloni, neri. Lo squadrai per bene, prima di ritornare al suo volto. Il nuovo arrivato arricciò la bocca assumendo un’espressione sorpresa e allo stesso tempo curiosa << Buon giorno bellezze. >> La sua voce era un colpo allo stomaco. Era decisa e morbida al contempo, dura e sensuale all’unisono. I capelli neri coronavano il suo viso dividendosi in corte ciocche disordinate. Tutto in quel ragazzo gridava quanto fosse sexy.  Stefan interruppe il silenzio che si era creato << Sophia, Nichole, lui è Damon, mio fratello >>  Mia sorella si fece avanti << Non mi avevi detto di avere un fratello >> Poi senza attendere risposta si presentò << Io sono Nichole, piacere >> Il ragazzo la fissò per un lungo istante alzando le sopracciglia con fare malizioso << Damon Salvatore,  piacere mio >>  - Sveglia, tocca a te!-  Non potevo restare in silenzio, dovevo presentarmi << Sophia >> I suoi occhi azzurri come ghiaccio si posarono su di me e fu un altro pugno allo stomaco,  prese la mia mano nella sua appoggiando le sue labbra sulla mia pelle << Lieto di conoscerti, Sophia >> si chinò leggermente facendo un mezzo sorriso, QUEL mezzo sorriso. Era lui, non c’era alcun dubbio. Era lui. il ragazzo misterioso. Era lui. Quello che guardava Bonnie. Era lui. Quello della macchina azzurra. Era lui. Quello del mezzo sorriso.
-
Ero a casa da un’ora e non mi ero ancora ripresa. Fissavo il soffitto azzurro della mia camera che ricordava insistentemente il colore dei suoi occhi.  << Quel ragazzo, Damon, oltre ad essere tremendamente sexy ed avere un fisico tremendamente perfetto è anche tremendamente sfacciato: ci ha invitato a cena a casa sua, beh ci saranno anche Stefan, Elena e Caroline. Ha chiesto anche di noi. >> Guardai Nichole appoggiata alla porta di camera mia, pantaloncini viola e maglietta a maniche corte.  – Ma da dove diavolo è spuntata?-  << E tu sei tremendamente nuda, ma dove sei stata? >> Alzò le spalle  << Oh ero a correre.. Comunque, ha chiamato Caroline e mi ha detto dell’invito, che fai, vieni? >> La guardai << E tu? >> sorrise << Ovvio, credi possa perdermi un’occasione del genere? >> si voltò lasciando dondolare i capelli color pece mentre si allontanava nel corridoio, raggiungendo la sua stanza.
Guardai l’ora, 19:30. Mi alzai dal letto  –Mi devo sbrigare-, Aprii l’armadio  e frugai alla ricerca di qualcosa di decente, “inforcai” le ciabatte e andai a farmi la doccia. Alle 8:00 ero pronta, o quasi, avevo optato per una maglietta a maniche corte, rossa , dei pantaloni attillati neri e le mie fedelissime scarpe da ginnastica. Mancava solo un po’ di trucco: ombretto sul rosso,  matita nera e mascara. Infilai la giacca e afferrai la borsa.
<< Nich, io ci sono! >> Entrai in camera sua << Wei! >> indossava una maglia grigia scollata, dei pantaloncini neri e le paperine, rigorosamente grigie.Il trucco era molto vistoso, ma stava davvero bene. Era davanti allo specchio e si stava mettendo un po’ di rossetto color carne << Ecco, metti >>  Me lo lanciò e lo presi per un pelo, ne passai un po’ sulle labbra. Mi sorrise << Ti sta bene >>. Aspettai ancora un attimo che finisse di prepararsi << Andiamo, sei bellissima ma non possiamo fare tardi! >> Scesi le scale e lei mi raggiunse dopo poco, le passai la sua giacca << Non avrai freddo? >> Lei si strinse nelle spalle << Nah, staremo in casa >> annuii poco convinta, presi le chiavi e uscimmo.
-
<< Il pensionato dei  Salvatore, eccoci >> Dissi chiudendo la portiera. << U-a-o >> scandì mia sorella prendendomi sottobraccio. Ci avvicinammo alla porta e lei fece per bussare. La porta si aprì e comparve un Damon perfettamente vestito, jeans scuri, camicia nera sbottonata sul petto, capelli in ordine e un sorriso sulle labbra da fermare i battiti del mio cuore –Ma che dico?-. << Buona sera signorine. >> Disse spostandosi per farci passare. Mi guardai attorno battendo le palpebre << Uao >> sussurrai, o almeno credevo di aver sussurrato, perché Damon si voltò a guardarmi sorridendo sfacciato. La casa era enorme, un corridoio portava ad un salone immenso, un divano di pelle regnava al centro della stanza,vari mobili antichi erano disposti ordinatamente per la sala, un camino spento  e un grosso tavolo di legno, anch’esso probabilmente antico, completavano la stanza. Una scala, sempre in legno, portava al piano superiore. Dietro di me una grande porta dava alla cucina.
Sedute sul divano di fronte a me c’erano Caroline ed Elena che parlavano tranquille tra loro.  Elena  ci salutò  sorridente << Ciao ragazze!Siete arrivate!Non me n’ero accorta >>. Stefan comparve dalla cucina << Ciao, Nichole, Sophia >> salutò l’ultimo arrivato toccandomi appena la spalla. Mi accorsi che mancava qualcuno << Bonnie non c’è? >>. Fu Damon a rispondermi << Nophh >> era sbrigativo e sembrava anche..scocciato. Elena si alzò << Mangiamo? Ho una fame.. >> cercava evidentemente di cambiare discorso e Caroline la seguì  << A chi lo dici.. >> guardò Stefan e sorrisero di una battuta che non avevo colto.
La serata passò tranquilla, scherzammo per tutta la cena. Nichole posò la forchetta a fine pasto << Chi è che è così bravo a cucinare? >> chiese. Stefan alzò lo sguardo dal piatto << Oh.. >>  << Già, bravissimo >> convenni io. Damon sbuffò << Non è un granchè alla fine, io cucino meglio >> Caroline a fianco a lui gli diede una leggera gomitata << Oh si, Damon, tu si che sei un grande chef >> Lui alzò gli occhi al cielo << Le bionde.. >> Sorrise più a mia sorella che agli altri. Lei non si fece sfuggire l’occasione <> Si sporse un poco verso Damon che alzò un sopracciglio e fece un sorriso soriano, i suoi occhi si illuminarono. << Oh, ehm, vado un attimo in bagno >> Mi scusai alzandomi da tavola. -È che schifo- Tornando in salone mi accorsiche c’era un’altra stanza, di cui non mi ero accorta andando in bagno, era immensa, come la sala, ma al posto di un divano c’era un’enorme libreria, stracolma di libri e un grosso tavolo un po’ rovinato si trovava al centro della camera. Adoravo leggere, fin da bambina giravo per casa con il naso tuffato in un libro.. << Eih >> Una voce mi riscosse, Damon era dietro di me, appoggiato alla porta con le mani in tasca. Arrossii appena  << Oh scusami, io.. c’era la porta aperta e non ho potuto fare a meno di entrare >>.  Lui ignorò le mie parole << Ti piacciono i libri? >> Chiese. Sorrisi << Da morire, non c’è niente di meglio che leggere >> Puntò  i suoi occhi nei miei, come aveva fatto quel giorno, per strada. Feci un passo indietro involontariamente –Perché ho paura di lui?-  << Anche a me piace, sai, leggere. I libri non ti giudicano. >> Che cosa strana da dire << E chi lo fa? >> Domandai senza pensare.  Era colpa sua, sua e del suo sguardo insistente << Nessuno, alcuni, tutti >> Rispose spostando, finalmente, gli occhi da me e concentrandosi apparentemente su qualcosa fuori dalla finestra . –Ma che dice?-  Stavo per chiedere una spiegazione ma fortunatamente qualcuno mi impedì di essere invadente e fuori luogo  << Eccovi, siete qui allora! >> La voce di mia sorella ruppe il silenzio che si era creato, Damon la guardò languido << Eccoti finalmente. >>  sorrise di un sorriso che si spense prima di arrivare agli occhi. Si avvicinò a lei, le passò accanto ma non si fermò. Nichole mi guardò corrucciando la fronte con aria interrogativa << Bah >> alzai  le mani scuotendo la testa.
<< è stata una bella serata ragazzi, grazie di tutto, ci vediamo domani >> Salutai Elena << Buona notte >> Disse Nichole << Ciao cara >> Sorrise Caroline a mia sorella.  << Buona notte >> Ripetè Stefan.
Eravamo arrivate alla macchina << Eih! >> Damon ci stava raggiungendo << Non vi ho salutato, che maleducato >> Sorrise, aveva in mano una chiave << Posso farmi perdonare accompagnandoti a casa? >> Chiese a mia sorella << Oh..Io, Se.. >> disse lei, presa alla sprovvista.  Mi intromisi << Vai >>  alzai le mani in segno di resa << Non mi perdo per tornare a casa >> Sorrisi a mia sorella << Vai.. >> Le ripetei ancora per convincerla. L’espressione di Damon cambiò, sembrava offeso –offeso?-  << Bene, allora.. >> acconsentì Nich.  Damon mosse appena le sopracciglia  << Perfetto >> sorrise a mia sorella, passandole una mano dietro alla schiena. Si voltò verso di me << Buona notte, Soph. >> Mi sussurrò a un millimetro dal mio volto, prima di tornare da dov’era arrivato, questa volta, però, in dolce compagnia.
-Respira- Aprii la porta e salii in macchina di getto. Appoggiai la fronte sul volante e presi un altro respiro –Respira- mi ripetei ancora. Perché quel ragazzo faceva questo strano effetto su di me? Okey era sexy, mia sorella non sbagliava. Lo ammetto. Ma Damon era molto più che affascinante, bello o misterioso, non si rendeva conto di quanto ogni suo movimento coinvolgesse le persone che lo circondavano, io conoscevo bene Nichole, a lei piaceva giocare, farsi desiderare, con Damon era cascata come una pera, pendeva dalle sue labbra, ed erano bastati due sorrisini per non farle capire più nulla. A me non aveva fatto lo stesso effetto, era bello, si, magnifico, il ragazzo più bello che avessi mai visto in tutta la mia vita, ma con lui mi sentivo in costante pericolo. In strada quel pomeriggio e anche quella sera avevo avuto la stessa sensazione. Pericolo. E i suoi occhi, di quel colore più chiaro del cielo ma più intenso del ghiaccio nascondevano qualcosa. Qualcosa, che sentivo, non mi sarebbe piaciuto. Quei pensieri mi divoravano dentro. Mi attanagliavano le viscere. Erano taglienti come lame e non mi lasciavano respirare. – Ti stai montando la testa senza alcun motivo. L’hai incontrato, l’hai conosciuto, vi ha invitato a casa sua a cena e adesso è la fuori con tua sorella. Fine- Non ero arrabbiata con Nichole, non lo ero affatto, ero, anzi, felice per lei. –E allora cos’è che ti sconvolge tanto?- basta stupida vocina. Non intendo ascoltarti un attimo di più. Misi in moto l’auto e mi diressi verso casa.
Alle 3.30 del mattino di Nich ancora nessuna traccia, mi stavo preoccupando, non un messaggio, non una chiamata. Era strano. Ero passata dalla fase tremendamente arrabbiata a quella tremendamente preoccupata e ora l’ansia stava crescendo sempre di più. Sentii la porta aprirsi e corsi giù dalle scale. La trovai intenta a levarsi le scarpe senza fare il minimo rumore  << Ti sembra l’ora questa? >> La guardai in cagnesco ma lei non rispose, fissava il vuoto, non mi ascoltava.  << Nichole! >>  La raggiunsi, afferrandola prima che cadesse. Il suo sguardo vitreo mi terrorizzò. << D..Dam..on >>  balbettò confusa prima di chiudere gli occhi.


 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ciao!
Altro capitolo folle: Ecco Damon, non potevo aspettare ancora, non c’è storia senza di lui! :)
Piccole spiegazioni: Bonnie e Damon: così come nel telefilm, non si sopportano, ecco perché lei va via quando lui arriva e non viene invitata a cena.
Caroline e Damon: hanno, invece, un bel rapporto, non mi sono mai piaciuti come coppia, però mi piacerebbe che fossero amici..quindi nella mia FF lo saranno! xD
Stefan e Damon: non si odiano, niente litigate! Vanno avanti, tra alti e bassi, con le loro vite, così come stava accadendo nelle ultime puntate di TVD.
Stefan e Elena ovviamente stanno insieme, non ho voluto stravolgere la realtà.
Ho iniziato il nuovo capitolo con un'altra citazione di One Tree Hill, ho scelto questa perchè, anche se Sophia ancora non lo sa, la sua vita diventerà molto più di una serie d'immagini, quello che scoprirà entrerà nella sua vita e vivrà con lei, per sempre.
Mi scuso per non aver postato ieri ma ho avuto un piccolo problema con la storia e ho ripubblicato i capitoli oggi.
È Mooolto importante, per me, conoscere le vostre opinioni, quindi recensite, commentate, criticate! Vorrei sapere cosa ne pensate! xD
Gli ultimi ringraziamenti vanno al mio tesoro d’uomo che, anche se considera la mia FF folle e sconsiderata, mi appoggia e mi aiuta! xD
La mia nerd che adesso si è iscritta e non potrebbe sostenermi più di così! :)
La lettrice di capitoli sparsi^^

Je♥

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Capitolo 3
*** Unreason ***


Unreason

“ Ralph Waldo Emerson scrisse: Non c'è riservatezza che non possa essere penetrata. Nessun segreto può essere mantenuto nel mondo civilizzato. La società è un ballo in maschera dove ognuno nasconde il proprio carattere... e lo rivela nascondendosi. ”
[Oth]

Non posso ancora credere alle parole di Nichole:  “Damon è un mostro. È stato terribile, mi stava accompagnando a casa, era tranquillo, mi sorrideva. Poi si è fermato improvvisamente e ha detto che aveva troppa fame, io l’ho guardato come se fosse impazzito, mi si è scaraventato addosso, e il suo volto, oh, è stato terribile, mi ha morso e.. e poi mi ha guardata negli occhi e mi ha detto che non dovevo dire niente a nessuno, che non era successo niente, che dovevo dimenticarmi tutto. Mi ha buttato giù dalla macchina ed è andato via, sono arrivata a casa a piedi e.. io.. un mostro, un mostro” . Non aveva finito di parlare, continuava a ripetere “un mostro, è un mostro”. Fissava il vuoto, terrorizzata. Ero rimasta accanto a lei tutta la notte e la mattina seguente aveva farfugliato confusamente quelle parole. La ascoltavo allibita, assimilando quanto più possibile.
Non potevo crederci. Damon. Come?Cosa?.. Poi mi tornò alla mente:  qualche settimana prima, a casa di Elena, la storia del nonno sui mostri delle tenebre, sui demoni che vagano di notte succhiando l’anima agli uomini. Succhiando sangue. Vampiri.
Non potevo crederci. Non volevo crederci. Quel ragazzo meraviglioso, quello sguardo intrigante, le sue parole misurate. Cos’era in realtà?
-
Lunedì mattina ero seduta nel mio banco, guardavo il prof di storia muovere le labbra ma non produceva alcun suono, non per me. Nella mia testa mille pensieri si affollavano, cercavo una risposta alle mie domande. Cos’era successo?  Chi era Damon? Perché lei? Perché non io? Perché non.. Elena? Loro erano come lui? Loro sapevano? E Stefan? Erano fratelli, quante probabilità c’erano che non fossero entrambi dei.. mostri? E Bonnie? O Caroline?
La mia testa stava letteralmente scoppiando, non potevo più stare zitta, non potevo tenermi quel peso per me. Dovevo sapere. E subito.
-
Appena suonò la campanella d’inizio pranzo mi alzai di getto dal banco e mi diressi  in giardino, dove sapevo avrei trovato gli altri. Li vidi, c’erano Elena, Bonnie, Caroline e Stefan , marciai verso di loro con fare deciso. Elena accennò un sorriso << Eih >> prima di vedere il mio viso e cambiare espressione << Che...? >>. La interruppi << Dovrei parlarvi >> restai in piedi di fronte a loro. Feci un bel respiro, non sapevo nemmeno io cos’avrei dovuto dire. Poi mi ricordai di Nichole, del suo viso sconvolto e mi feci coraggio << Cosa siete voi? >> Chiesi rivolta più a Stefan che agli altri. Non mi guardò come se fossi impazzita, sembrava solo sorpreso, scoraggiato << Come, cosa siamo? >> Aggrottò le sopracciglia. Strinsi le labbra << Mia sorella è tornata a casa sconvolta, terrorizzata, Damon le ha fatto qualcosa.. >>. Bonnie sussultò << Damon.. >>. La sfiorai appena con lo sguardo << Si, e Nichole non fa altro che parlare di ..Vampiri. >> Sputai tra i denti.  Elena si alzò e mi venne incontro << Come? >>. Feci un passo indietro << Stammi lontana, tutti voi. Voglio sapere che succede >> La guardai e poi mi rivolsi a Stefan << Voglio sapere che cos’è tuo fratello e cos’ha fatto a mia sorella. >>. Lui tuffò le mani nei capelli, sembrava sconvolto quanto me << Va bene >> disse infine << Ti dirò la verità >>
-.
Siamo seduti in un bar, di fronte a me Elena mi guarda tristemente, Stefan a fianco a lei poggia i gomiti sul tavolino << Va bene Sophia >> Iniziò guardandomi accigliato << Damon ed io .. >> Lo guardai senza alcuna espressione sul viso, volevo solo sapere la verità . Lui continuò << Siamo vampiri, lo siamo da quando una donna, Katherine, ci trasformò nel 1864 >> Lasciò cadere le sue parole velocemente e aspettò una mia reazione. Che però tardò ad arrivare, stavo digerendo le sue parole una ad una. Elena iniziò a parlare << Damon aveva smesso.. >> La interruppi << Di far cosa? >> Stefan sospirò << Di nutrirsi direttamente dagli esseri umani >> Lo fissai a bocca aperta << E con mia sorella? >>Scosse la testa confuso << Non so cosa sia successo, lui non..perde il controllo..io, non so cosa sia successo >> poi continuò << La vera domanda è, perché tua sorella ricorda?Avete della verbena addosso.. >> -Cosa?- << Verbena? >> Chiesi. Elena parlò lentamente << Si è un’erba particolare, ecco, annulla il controllo mentale dei vampiri.. >> mi guardò mentre spalancavo gli occhi << Quindi Damon ha cercato di controllare la mente di mia sorella ma non c’è riuscito? >> Chiesi come se avessi capito di che diamine stessero parlando. Lei mi sorrise appena << Esattamente >> Annuii distratta << E questo perchè lei aveva della verbena, giusto? >> chiesi ancora un po’ più convinta.  Stefan fece un sospiro << Giusto >> Elena mi guardò sinceramente colpita << Mi dispiace Sophia, noi, io, volevo solo esserti amica e lasciarti fuori da tutto questo..mi dispiace >>. E io avevo davvero creduto che quella cittadina potesse diventare la mia nuova casa? Che avrei trovato degli amici? Che sarebbe stato tutto normale? << Anche a me >> Dissi alzandomi  << Non dirò niente a nessuno, davvero, ma non posso stare con voi..io.. >> Non potevo restare oltre , ero troppo sconvolta per quello che avevo sentito, dovevo andarmene. Presi la borsa dalla sedia e mi allontanai il più in fretta possibile.
Non era possibile. La strada sotto di me scorreva imperterrita, i paesaggi si susseguivano instancabili. Guidavo come un automa, facevo correre la mia auto sull’asfalto mentre ricordavo le parole di Stefan: “Siamo vampiri..dal 1864”. Non era possibile. La gente nasce, invecchia e poi muore. È così che va il mondo. La gente dovrebbe essere quello che dice di essere, non mentire o nascondere la sua vera identità. Non è possibile. Eppure era ciò che mi avevano appena detto: vampiri, sangue, immortalità, verbena, controllo mentale..
<< Come stai? >>Chiesi entrando in casa. Nichole mi guardava seduta sul divano con un bicchiere d’acqua in mano << Bene, non sono malata, sto bene >>Feci una smorfia e mi sedetti accanto a lei << Ho parlato con Stefan e Elena oggi >> Inclinò la testa per guardarmi meglio << So quello che ti han detto, le stesse cose che ti ho detto io. Sono vampiri. >> La fissai a lungo prima di rispondere << Si. >> poi continuai << Hanno parlato del controllo mentale e di un’erba, la verbena.. >> Lei mi guardava senza capire. Cercai di spiegarmi << Dovresti averne addosso, è per questo che ti ricordi cos’è successo.. >> Lei si illuminò << Il ciondolo della mamma >> Esclamò tirando fuori, da sotto la maglia che indossava, un ciondolo d’oro << Può darsi >> Dissi tirando a mia volta fuori il mio, che però era in argento << Potrebbe essere >> Lei sorrise e aspettò a lungo prima di parlare << Sono salva Soph, sono viva, basta preoccuparsi >> mi abbracciò << Ti voglio bene >> Ricambiai l’abbraccio << Anch’io >> Risposi.
Ero davanti casa Salvatore da 10 minuti, non mi decidevo ad aprire la portiera e scendere. Dovevo parlare con Stefan, dovevo capire di più. Presi un bel respiro e scesi dall’auto. Un altro respiro profondo e bussai alla porta del pensionato. Da incosciente qual’ero non avevo pensato al fatto che Damon abitasse li e che c’erano alte probabilità d’incontrarlo, per questo quando ad aprirmi fu proprio lui rimasi interdetta qualche secondo. Appoggiò una mano alla porta, nell’altra teneva un bicchiere di cristallo con dentro del liquido giallognolo. Respirai a fondo << è qui Stefan? >> chiesi.  Si fece da parte per farmi passare << No >> rispose brevemente.  Strinsi le labbra << E dov’è? >> Provai ancora, dovevo cavargli le parole di bocca e la cosa mi irritava. Sbattè le palpebre una o due volte con fare teatrale << E buon giorno anche a te, dolcezza >> era leggermente scocciato perché avevo deliberatamente evitato di salutarlo. La sua espressione sfacciata mi diede il sangue al cervello e non riuscii a trattenermi << Come fai a essere così arrogante e sfrontato dopo tutto quello che hai fatto? >> Gli puntai un dito contro. Lui alzò le sopracciglia sorpreso << E tu come fai a essere così coraggiosa e stupida da chiamare un vampiro arrogante e sfrontato? >> Puntò i suoi occhi cristallini nei miei e la risposta sagace che avevo in mente fuggì via. Damon si avvicinò con fare minaccioso e il suo sguardo non mi sembrava più così meraviglioso << Non ho paura di te >> dissi, ma la mia voce mi tradì. Soffiò ironicamente << Ah no? >> Si avvicinò ancora, pericolosamente, lo spazio che mi separava dal muro era davvero ridotto << No >> stavolta la mia voce non tremò. La mia schiena toccò la parete nello stesso istante in cui lui chiuse la sua mano in un pugno e lo alzò verso di me << Dovresti andartene >> I suoi occhi erano diventati neri, colpì il muro a qualche centimetro da me << Vattene! >>Gridò in preda all’ira. Non sarei sopravvissuta un attimo di più se fossi rimasta in quella casa. Mi liberai facilmente da lui e raggiunta la porta cercai di aprirla ma Damon era dietro di me e la teneva ferma con una mano. Mi voltai, eravamo di nuovo vicinissimi, non capivo perché mi tenesse ancora li << Tu.. >> provai a parlare ma la voce mi abbandonò. Lui strinse le labbra e il suo respiro rallentò << Come fa a ricordare? >> mi schiacciava contro la porta, facevo fatica a parlare << Verbena >> sussurrai.  Mi guardò stranito per qualche minuto senza accennare a lasciarmi andare. Alzò appena la testa << Anche tu? >> mi chiese. Deglutii rumorosamente << Si >> -Stupida, cretina!  Racconta pure la verità ad un vampiro che ti sta tenendo intrappolata in casa sua!-  Serrai gli occhi aspettandomi il peggio. Dopo qualche attimo di silenzio mi costrinsi a riaprirli, sprofondando inevitabilmente nei suoi. Erano tornati del loro solito colore, Ghiaccio. Il terrore che mi attanagliava le viscere allentò la presa. Anche Damon si spostò un poco ma non distolse i suoi occhi dai miei << Perché?… >> Non terminò la domanda. Scosse la testa e mi fece cenno di andare.  Abbassò lentamente le mani. – Scappa!!- mi voltai, pronta alla fuga, ma un ondata d’aria fredda mi travolse, tremando mi girai. Damon era sparito, scomparso nel nulla. Afferrai la maniglia e tirai, la luce del sole mi travolse in pieno viso. Arrancai, impaurita, fino all’auto, cercando affannosamente le chiavi che, una volta trovate, infilai nella toppa, non senza fatica. La serratura scattò e mi precipitai dentro, piangendo.  Mi guardai allo specchietto retrovisore. Cos’era successo? Qualunque cosa fosse capitata li dentro, era davvero finita?  Scossi la testa e misi in moto, ancora tremante.
La casa era deserta, di Nichole nessuna traccia, sospirai sollevata raggiungendo velocemente la mia stanza.
Mi buttai sul letto affondando la testa nel cuscino, i singhiozzi ricominciarono, più forti di prima. Altre domande picchiavano nella mia testa, insistenti, desiderose di trovare risposta. Non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita, la consapevolezza d’aver sfiorato la morte mi travolse come una doccia fredda. Feci grossi respiri, uno dietro l’altro, e il terrore che ancora mi attanagliava le viscere lentamente scemò. Mi volsi a guardare il soffitto, riflettendo su ciò che era appena accaduto. Potevo pensare razionalmente ora che mi stavo tranquillizzando. Damon era un vampiro, mi sembrava molto più reale ora, riuscivo a crederci. Quel ragazzo meraviglioso che dimostrava appena 20 anni era in realtà un vampiro lunatico, prepotente, arrogante, viziato ed egoista! Non avevo che aggettivi negativi per descriverlo. Aveva quasi ucciso mia sorella e mi aveva fatto temere il peggio. – è colpa tua, incosciente!- La mia vocina non aveva tutti i torti: Cosa mi era passato per l’anticamera del cervello? Per quale motivo ero andata nella “tana del lupo”? Con tutte le città minuscole e tranquille che c’erano, ero capitata in quella che nascondeva vampiri, che sfiga. Socchiusi gli occhi, temendo di rivedere il volto di Damon, divorato dalla rabbia, invece quello che vidi fu un ragazzo, con brillanti occhi azzurri che sorrideva soriano baciandomi la mano. Li riaprii di scatto e arrivò allora, sferzando l’aria: un enorme vortice di emozioni mi venne incontro incollandomi alle lenzuola. Non era tristezza, paura, dolore, vendetta o qualunque altro sentimento che mi sarebbe stato lecito provare in quel momento, no, in quell’istante realizzai che sarei riuscita a perdonare. Si, proprio così. Ricordai lo sguardo di Damon, risentii la sua voce, il suono delicato del suo respiro mentre si calmava, ritrovai sulla mia pelle il tocco delle sue mani. Tutto ciò che avevo provato a casa Salvatore, quel giorno, l’avevo sentito nel modo sbagliato, spiazzata dalla rabbia e dalle parole dure di Damon, non avevo prestato attenzione alla profondità nel suo sguardo, alle verità negli abissi dei suoi occhi. Non mi voleva fare del male, non sapevo perché, capii che non lo sapeva nemmeno lui. Aveva fatto del male a Nichole però, e io non potevo dimenticarlo, non avrei mai potuto dimenticare la descrizione del “mostro” che lei mi aveva fatto. Tutto ciò che mi aveva raccontato sarebbe rimasto impresso nella mia mente, non si poteva cancellare il passato. Ma compresi che l’avrei perdonato. Avrei perdonato il suo gesto, le sue parole, il dolore che aveva fatto provare a mia sorella e il terrore che aveva fatto vivere a me. Ci sarebbe voluto del tempo, certo, ma era ormai stampato, irrazionalmente, a chiare lettere nella mia testa e nel mio cuore: Avrei perdonato Damon.


NOTE DELL’AUTRICE:
Eccomi!!
Ho fatto prestissimo stavolta, avevo il capitolo pronto e quindi l’ho pubblicato xD.
Chi si ricorda ogni battuta di TVD avrà sicuramente notato che ho utilizzato le stesse parole di Elena quando scopre la verità su Stefan "La gente nasce, invecchia e muore.." e anche lo scambio di battute tra Sophia e Damon è preso dal telefilm "Stefan è qui? No. E dov'è?.." Mi piacevano troppo e non c'erano altre frasi che potessero cadere più a pennello di queste per la FF.
Volevo soffermarmi un po’ di più sulla citazione che ho scelto questa volta: Ho trovato che andasse a braccetto con gli avvenimenti narrati perché adesso la verità viene a galla, non si possono mantenere a lungo i segreti, non nel mondo reale. Nella vita di tutti i giorni ci si scontra con fatti e persone che nascondono qualcosa ma quel qualcosa, prima o poi, viene svelato. Sophia ha scoperto la verità, o almeno una parte di essa.  Stefan ha levato la sua maschera, Damon è stato costretto a farlo. Non importa cosa ti spinge a voler sapere la verità e non importa cosa ti spinge a dire la verità. Ciò che importa è che è stata svelata.  One Tree Hill, anche stavolta, mi ha dato qualcosa su cui lavorare un po’^^
Ma basta annoiarvi!! Passiamo ai ringraziamenti :)
Ringrazio GLObulesROUGE per la sua recensione, sono felice che la FF ti piaccia, grazie per ciò che hai scritto xD
Grazie anche a chi ha messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Grazie davvero!!
Come sempre ringrazio le mie “persone speciali” :
L’uomo con una sopportazione infinita.
La mia nerdolina  mOny_Damon23 
La compagna intrepida.
Rinnovo il mio invito a recensire. Se leggete la storia, fatemi sapere cosa ne pensate! Ripeto, è importantissimo per me :)
 Ho appena finito di vedere la 2x17 dopo più di un mese di trepidante attesa. Sono riuscita anche a mettermi a piangere come una bambina u.u
Dedico questo cap. a tutti coloro che guarderanno la puntata e a chi, come me,  l’ha già vista. xD
Infine ringrazio Ian Somerhalder per aver deciso di donarci un Damon così meravigliosamente sexy**
Grazie.

Je♥

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Capitolo 4
*** Vipers and rays of sun ***


Vipers and rays of sun

B: Peyton apri!
P: Sennò? Soffierai e butterai giù la mia casa?!
[Oth]

Ascoltavo Nichole di fronte a me parlare ininterrottamente. Mi stava scoppiando la testa. La sua voce iniziava a sfumare e a mischiarsi con quella degli altri 200 ragazzi seduti ai tavoli.
Alzavo lo sguardo ogni tanto e lo lasciavo vagare in cerca di un viso famigliare.
<< Nich, che fine hai fatto? Sei sparita! >> Caroline si era avvicinata, telefonino in mano
- Ma con chi messaggiava sempre?- .
Mia sorella sorrideva << Ciao Car! >>
<< Ho saputo di Damon, è proprio uno stronzo! >>  continuò la bionda
-Cosa? L’ha quasi uccisa, maledizione!-
Ma Nichole non si scompose << Già >>.
Caroline battè le mani, come una bimba  << Va beh..oggi ti va di uscire? Prometto che non ci sarà nemmeno un Salvatore! >>
Nich sorrise entusiasta << Certo! >>
Lei alzò le sopracciglia allargandosi in un sorriso splendente << Perfetto! >> tintinnò.
L’ultima cosa che vidi fu la chioma bionda di Caroline dondolare ritmicamente mentre si allontanava.
Borbottai << Oh, è così mielosa, fa venire il diabete.. >>
 Nichole mi diede una gomitata << Non è così male! >>.
–Diabete- sbuffai
-
Ero seduta in un bar, Elena dall’altro lato del tavolino mi guardava << Non speravo più in una tua telefonata, sono passati mesi >>
Avevo preso una decisione, erano passati 2 mesi dall’aggressione e dalla mia non-chiacchierata con Damon. Ora avevo bisogno di parlare con Elena, mi sentivo pronta a parlare con lei.
Cercai di sorridere << Se Nichole l’ha superato posso riuscirci anch’io, o almeno provarci >>
La guardai dritta negli occhi e continuai << Ad una condizione: ditemi la verità, sempre, per quanto spaventosa possa essere. Voglio potermi fidare di voi. >>
Lei sospirò << Mettiti comoda allora.. >>
 La guardai senza capire e lei mi spiegò << Stefan e Damon non sono gli unici vampiri in città, anche Caroline lo è. >>
Strabuzzai gli occhi ma lei continuò imperterrita << E Bonnie è una strega. >>
Stavolta scoppiai a ridere << Non è possibile, ma dove sono finita? >> Ero incredula << Si, e adesso mi dirai che il mio vicino di casa è un licantropo e che Edward Cullen è il tuo giardiniere!? >>
 Lei mi fissò << Non ho un giardiniere.. >> Le sue parole lasciavano intendere troppo.
Arricciai le labbra  << E il lupo cattivo? >> Ribattei.
Lei mi sorrise << Quello c’è, ma non è poi così cattivo >>.
<< Dove sono finita? >> Appoggiai la testa sul tavolino << Dove sono finita? >> Ripetei scoraggiata.
-
Tornai a casa non del tutto consapevole di ciò che stavo facendo. Ero leggermente sconvolta dalle rivelazioni di Elena. Una volta entrata in casa cercai riparo nella mia stanza, buttandomi sul letto, cercando invano di riordinare le idee: Stefan, Caroline e Damon vampiri. Bonnie una strega. Tyler un licantropo. Era davvero tutto così ridicolo. E la verbena? Che ci faceva nel ciondolo mio e di mia sorella? C’erano due possibilità, entrambe rasentavano l’impossibile: quell’erba era finita per caso nelle nostre collane, oppure.. Mia madre sapeva dell’esistenza dei vampiri.
-
Il campanello mi distolse da quei pensieri sconclusionati.
Mi ritrovai davanti Elena e Stefan con un vassoio a testa in mano. << Ciao >> Dissero all’unisono << Pensavamo a te e ci siamo ricordati che tuo padre è fuori città per lavoro e allora.. >>
 Sorrisi facendomi da parte per farli entrare << E allora eccovi qui! >>  conclusi la frase della mora.
Elena entrò in casa << Permesso >>
Guardai Stefan immobile fuori dalla porta << Oh, io devo essere invitato.. >> Rispose al mio sguardo indagatore.
Balbettai presa alla sprovvista << Oh, io.. >>
Lui sorrise comprensivo << Non sei obbligata, un vampiro a piede libero in casa tua..capisco.. >>
 Lo guardai ancora, attentamente << Ti va di entrare? >> chiesi infine facendogli cenno con le mani.
Avanzò di un passo << Con molto piacere! >>
Elena fece un grosso sospiro ringraziandomi silenziosamente, ben conscia che il mio invito era un chiaro segno di accettazione nei confronti del suo ragazzo e della sua natura.
-
Eravamo al caffè quando il campanello suonò di nuovo.
Aprii la porta imbattendomi in un sorriso soriano << Non c’è caffè senza dolce >> L’ospite inatteso mi porse una scatola impacchettata.
Strinsi le labbra sorpresa << Damon >> sussurrai.
Lui, per tutta risposta, alzò lo sguardo allargandosi in un sorriso, che di vero aveva molto poco << Elena, fratellino >>.
Richiamai la sua attenzione << Non ti inviterò in casa mia >> ero seria, non avevo alcuna intenzione di permettere ad un essere come Damon di vagare indisturbato a casa mia.
Lui fissò i suoi occhi nei miei << Perché non esci a ripeterlo? >> chiese in un sussurro.
Eccola di nuovo: la paura, il pericolo, la morsa allo stomaco
<< Vattene, Damon >> Dissi di getto, imitando le sue parole di qualche tempo prima.
 Chiusi la porta e poi, di scatto, la riaprii. Presi la scatola dalle mani del vampiro che passò da un’espressione vittoriosa a pura sorpresa.
Feci una smorfia << Questa la prendo >>.
Richiusi la porta appoggiandomi al legno freddo con ancora in mente l’immagine di Damon. Avrei potuto giurare che dal suo viso trasparisse divertimento. Damon era divertito.
Alzai le spalle passando accanto a Stefan e Elena ancora scioccati. Con un sorriso soddisfatto e anche un po’ infantile, dipinto sulle labbra, mi diressi in cucina.
-
Caroline si stava lavando i denti nel mio bagno – Caroline, bagno, casa mia? Niente di buono – La bionda farfugliò un saluto con lo spazzolino in bocca.
Scossi la testa << Ciao >> risposi poco convinta prima di richiudere la porta.
<< Nichole!? Che ci fa Caroline nel mio bagno? >>
Entrai in camera di mia sorella e la trovai sommersa dai vestiti, le antine dell’armadio rivelavano i ripiani che erano appena stati rovesciati sul pavimento della stanza. Nichole frugava impaziente nel mucchio di indumenti
<< Oh, buon giorno anche a te, tesoro! >> mi guardò distrattamente prima di tornare alla sua ricerca << Car ha dormito qui stanotte.. Ma dove cavolo è finita la maglia che ho comprato ieri!? >> si voltò a guardare sulla scrivania, sperando di trovare l’acquisto recente.
Sospirai << Oh, ovvio..Non fare tardi! >> Le raccomandai abbassandomi a raccogliere una maglietta rossa, che non le avevo mai visto addosso.
Lei scavalcò il mucchietto di vestiti afferrandola << Grazie! >> Esclamò sorridente.
-
Stavo chiudendo la portiera della mia auto quando Damon mi si affiancò << Buon giorno vipera! >>
Cercai di liberarmi di lui con un << Uhm >> striminzito, allungando il passo.
Lui non demorse << Eih, ti sei alzata col piede sbagliato? >> sghignazzò accompagnandomi, senza che nessuno gliel’avesse chiesto, fin davanti l’entrata della scuola.
 Sbuffai irritata << No, con Caroline nel bagno! >> Esclamai guardandolo per la prima volta.
Lui sorrise << Dai, Soph, non te la prendere tanto, è solo Caroline! >>
Lo fissai sperando di poterlo incenerire con lo sguardo << Oh, era buona la torta.. >> Dissi prendendolo in giro.
Lui strinse le labbra in un espressione che lo rese davvero buffo ed ignorò le mie parole << E così Car può entrare in casa tua eh?! >>
Lo fissai irritata, capendo dove voleva andare a parare: Caroline e Stefan si, lui no.
<< Già, genio. >>
Eravamo arrivati alla porta della mia aula, Damon sorrise come niente fosse << Buona scuola, Raggio di sole.. >> Mi aprì la porta e mi sfiorò il naso con un dito. Socchiusi gli occhi al suo tocco
– Vorrei che il mio cuore smettesse di battere in questo momento- pensai – Credo possa uscirmi dal petto-
<< Ciao Damon >> Entrai in classe facendo finta di niente.
Non sarei mai riuscita a star dietro ai suoi cambiamenti d’umore così rapidi e contorti, non riuscivo a controllare nemmeno i miei, figurarsi quelli di un vampiro ultracentenario, arrogante e presuntuoso.
Raggiunsi quello che era ormai diventato il mio banco, sedendomi sulla sedia ghiacciata, in fondo all’aula.
 – E anche maledettamente bello- aggiunsi mentalmente.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Eccomi!!
Inizio subito con i miei sproloqui:
Questo, per quanto possa sembrare un capitolo di passaggio, è in realtà un punto importante per l’inizio di un rapporto che andrà via via solidificandosi tra Sophia, Elena e Stefan.
Altro rapporto è quello che sta nascendo tra Nichole e Caroline, non ho voluto soffermarmi molto ma diventerà un amicizia non del tutto irrilevante.
Ho lasciato nell’ombra Bonnie perché non è un personaggio che amo particolarmente, anche se lei e Sophia inizieranno a uscire insieme. Non me la sentivo, però, di scrivere di lei in questo cap.
E infine Damon, il vampiro cinico e sfrontato :).. è chiaro che Sophia non sa bene come comportarsi con lui, per quanto cerchi di prenderne le distanze, finisce sempre  per ritrovarsi spiazzata dagli atteggiamenti del  vampiro, questo la mette in difficoltà e la farà riflettere molto. Il suo interesse per Damon crescerà ad ogni capitolo fino a portarla a fare un grosso lavoro su se stessa. Il loro rapporto nemici-amici è una cosa su cui punterò molto all’interno della FF, per questo sto cercando di non ridicolizzare la storia mettendo fretta agli avvenimenti :) Anche se mi sarà difficile, considerando che scrivere di loro mi piace un sacco^^
Piccolissimo appunto lo faccio sulla parola accettazione:  Sophia accetta la natura di Stefan e Damon, il loro essere vampiri. Accoglie Stefan in casa sua. Dopo il rifiuto iniziale smette di cercare qualcosa di razionale in tutto quello che vede e inizia ad accettare le cose così come vengono. Passo difficile ma necessario.
Per quanto riguarda la scelta della “citazione”, questa volta ho scelto qualcosa di leggero e poco impegnativo. Brooke che implora Peyton di aprirle la porta e Peyton che le lancia battutine da dentro la casa. Qualcosa di buffo, che facesse sorridere, esattamente la mia intenzione quando ho scritto la parte riguardante Damon e Sophia sulla soglia di casa.
E adesso, come sempre, ci tengo a ringraziare  GLObulesROUGE che ha recensito anche lo scorso capitolo, non ci crederai ma ho gongolato mezz’ora davanti al computer, mi rende felice leggere ciò che pensi :) perché vuol dire che hai perso un po’ del tuo tempo per la mia FF da imbranata cronica xD. Grazie!
Non credevo di riuscire a postare questo capitolo in tempo, mi mancavano alcuni pezzi e mi ero bloccata. Poi ho chiamato la mia nerd che mi ha aiutato moltissimo, lo fa sempre, anche se non se ne rende conto, per questo voglio ringraziarla, ancora una volta. Il gruppo di studio meglio riuscito xD (che poi siamo solo in due e quindi non siamo affatto un gruppo :).
Questo capitolo va al mio ometto che cresce a vista d’occhio. E ormai è diventato grande.
A lui, in questo giorno speciale, che nella sua inconsapevolezza mi rende la persona più felice dell’universo.
E a voi che seguite la storia e anche a chi la legge in silenzio.
Giusto per non smentirmi, concludo chiedendovi di recensire e di dirmi cosa ne pensate, è difficile migliorare da soli. Mi servite xD
Grazie.

Je♥

 
 
 

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Capitolo 5
*** Life: madness and unexpected saviors ***


Life: madness and unexpected saviors

È inutile che programmi la tua vita, tanto va sempre al contario di come avevi previsto
[Oth]

 
Un’altra settimana stava ormai giungendo al termine. I giorni erano passati monotoni, spenti. Come al solito Mystic Falls nascondeva sotto la sua coltre di mistero ogni avvenimento non propriamente umano.
Quel sabato mi alzai molto prima del suono della sveglia e mi diressi verso il bagno, decisa, più che mai, a restare sotto la doccia un bel po’.
La casa silenziosa non dava segni di vita e sarebbe rimasta addormentata ancora per un’ora abbondante.
Passai davanti alla camera da letto di Nichole, dalla porta socchiusa notai la sua figura aggrovigliata nel lenzuolo, con la testa sotto al cusino.
Nella sua stanza spadroneggiava il caos. Faceva da padrone assoluto comandando il suo esercito di magliette appallottolate e scarpe spaiate. Sulla scrivania una pila di libri semidistrutti si ergeva a torre di vedetta.
Sembrava che si fosse appena conclusa una feroce battaglia contro uno dei più sanguinari nemici di mia sorella : L’ordine.
Sorrisi a quello scenario, chiedendomi come fosse possibile che quella figura esile dai lunghi capelli corvini, potesse essere mia sorella, la mia gemella! Eravamo diverse esteriormente e caratterialmente, ma avevamo entrambe sofferto della medesima sofferenza. Condiviso lo stesso dolore e riso delle gioie dell’altra, come un’unica persona.
Scossi silenziosamente la testa e procedetti lungo il corridoio, fino al bagno.
I miei passi erano accompagnati dal leggero russare di mio padre, proveniente da dietro la porta della sua stanza.
Sorrisi ancora
– Eccola qui, la mia famiglia-
-
Uscii di casa molto prima di mia sorella
– Si farà accompagnare a scuola da papà- decisi.
Volevo stare tranquilla, per i fatti miei, ancora per un po’.
Scesi con calma i pochi gradini che portavano al vialetto. Sentii uno scricchiolio alla mia destra e mi voltai di scatto, scrutando nella penombra
- Nessuno -.
Con un alzata di spalle ripresi a camminare ma a metà vialetto fui costretta a voltarmi di nuovo perché un rumore, più forte di quello precedente, mi aveva fatta sobbalzare. Scossi la testa ripercorrendo con lo sguardo la strada fino alla mia abitazione che giaceva tranquilla sullo sfondo, nessuno nei paraggi
–Sento anche i rumori adesso. Mi ricovereranno alla Neuro –
La mia autoironia fu bruscamente interrotta dal fragoroso schianto dei cassonetti dell’immondizia a qualche passo da me. Li guardai cadere rovinosamente per terra. Con il cuore in gola raggiunsi la macchina e vi entrai assalita dall’ansia. Non appena chiusi la portiera mi lasciai andare in un grosso sospiro. Misi in moto e mi allontanai velocemente, immettendomi nel corto pezzo di strada costeggiato dal bosco, che dovevo percorrere per raggiungere il liceo.
Accesi la radio e cercai una stazione che prendesse. Mentre trafficavo con la musica, la mia auto sbandò pericolosamente finendo sull’altra corsia.
Mi riappropriai del volante in tempo per vedere arrivare un enorme camion, ad alta velocità. Sbarrai gli occhi terrorizzata, sterzando bruscamente per evitarlo. Lo schianto fu inevitabile, la mia auto distrusse il guard rail, provai a frenare ma fu un terribile errore: la macchina slittò sulla ghiaietta a bordo strada,sbandando ancora iniziò a scendere incontrollata per la collina.
Vedevo solo il verde dei prati sfrecciare attorno a me. Mentre cercavo di riprendere il controllo dell’auto vidi di fronte a me un’enorme albero. Stavo per schiantarmi contro una pianta secolare, indistruttibile. Stavo per morire.
La paura rallentò ogni mio movimento e quando gridai, con tutto il fiato che avevo in gola, non fu solo per la morte certa che mi aspettava da li a poco, ma anche per la figura maschile che era comparsa accanto al tronco.
Mentre cercavo di fermare quella irrefrenabile discesa, cercai di capire chi fosse quell’uomo e da dove fosse spuntato. L’unica idea che mi venne in mente fu che quella persona fosse un vampiro.  Non ebbi il tempo di riflettere molto perché presi una buca e le mie gomme decisero di cambiare traiettoria: la mia auto si capovolse bruscamente e iniziò a rotolare sempre più giù, distruggendo tutto ciò che incontrava.
Sbattei la testa sul volante così violentemente da procurarmi un grosso taglio. Il sangue colò sul mio viso, annebbiandomi la vista. Sentii il suo sapore metallico in bocca e gridai ancora.
La macchina si schiantò contro un albero, fermando la sua folle corsa.Il vetro del parabrezza distrutto, lasciava intravedere solo il legno scuro della pianta.
Ora che la macchina si era fermata, potevo sentire più chiaramente ogni parte del mio corpo: il dolore lancinante che provavo alla spalla era dovuto al cambio dell’auto premuto sulla mia pelle. Non riuscivo a muovermi de tanto meno a chiedere aiuto, la cintura ancora allacciata mi rendeva difficile anche solo respirare.
Un rumore mi atterrì, il parabrezza si stava disintegrando, portai di getto le mani al viso per ripararmi dai vetri che presto caddero tagliandomi la carne. I tagli erano profondi, il dolore insopportabile e la mia testa pulsava insistentemente.
Stavo per perdere conoscenza quando la portiera si aprì << Maledizione! >>.
Tremai al suono di quella voce e chiusi gli occhi. Quella voce..
<< D.. Damon.. >> balbettai in un soffio avvertendo le mani del vampiro liberarmi dalla cintura.
Sentii il mio corpo leggero mentre Damon mi solevava dal sedile.
- Sono salva - pensai prima di svenire tra le braccia del mio salvatore.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Eccomi :)
Capitolo scritto di getto, dopo un pomeriggio di full immersion xD.
Capitolo particolare per la quasi totale assenza di dialoghi e per l'inevitabile riferimento al telefilm, nella puntata dell'incidente di Elena. Perdonatemi ma non ho saputo resistere^^
Capitolo transitorio, che porterà ad uno degli avvenimenti che più mi è piaciuto scrivere.
Non era previsto questo passaggio ma ho voluto seguire un prezioso consiglio che mi è arrivato da sonia22, hai ragione, meglio mantenere Damon com’è realmente ancora per un pò^^. Grazie infinite! Per aver recensito e per avermi aiutato xD

Ecco perché vi chiedo di recensire, vorrei ricevere consigli e/o critiche da voi che leggete. Vorrei conoscere le vostre opinioni e capire se continuare la storia o meno!! Recensite!! :)

La parola "salvatore"  mi ha fatto ridere di me stessa, non mi ero resa conto del gioco di parole che stavo creando, ma meglio così, mi piace xD
Piccola parentesi sulla citazione: una cosa molto semplice, la vita di Sophia le sfugge di mano. Nei suoi programmi non c’era certo quello di schiantarsi contro il tronco di un albero e di venir salvata da Damon (per quanto la cosa non credo possa dispiacere a qualcuno :). La vita fugge, si ribella, segue una strada a volte improvvisata, a volte già decisa da altri. La vita di Sophia ha scelto una strada che poteva portarla alla morte e che invece l’ha condotta tra le braccia di Damon, per puro caso. Per pura fortuna. Per pura vita^^
Parentesi fin troppo grande :)
Ultima cosa e poi sparisco^^
La “diade di studio” oggi ha colpito ancora e quindi rinnovo il mio ringraziamento alla mia nerd..credo non finirò mai di ringraziarla xD
Ho voluto postare subito il cap. perché mi è piaciuto molto scriverlo e volevo vederlo pubblicato xD
Spero piaccia altrettanto a voi leggerlo^^
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o ripetizioni, sono particolarmente cotta questa sera e qualcosa mi è scappato di sicuro^^
Bene! Ho finito di dire spropositi! xD

Je♥

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Capitolo 6
*** Sometimes happen to make mistakes. Sometimes happen to fall into chaos. ***


Sometimes happen to make mistakes. Sometimes happen to fall into chaos.

“ Katherine Anne Porter una volta disse: Sembra che nell'universo ci sia un ordine preciso, nel movimento delle stelle, nel girare della Terra e nello scorrere delle stagioni. Ma la vita umana è quasi sempre puro caos, ognuno prende la propria posizione. Afferma i suoi diritti e sentimenti, fraintendendo i motivi degli altri e i propri. “
[Oth]

Damon

<< Maledizione! >> Sganciai la cintura con facilità e la sollevai dal sedile, svenne tra le mie braccia, rendendosi conto di essere salva.
Guardai la macchina, era ridotta davvero male: il parabrezza era crollato all’interno dell’auto e per quanto riguardava la carrozzeria, rimaneva ben poco di intatto.
Scossi la testa – Come aveva fatto a finire laggiù? -.
La coricai per terra, indeciso sul da farsi, non potevo lasciarla li. Mentre la vettura scendeva folle lungo la collina avevo visto un uomo appoggiato ad un albero, aspettava tranquillo che l’auto lo raggiungesse. Non sapevo chi fosse ne cosa volesse, ma ero certo della sua natura, un vampiro.
Non potevo lasciarla li.
Mi convinsi dei miei stessi pensieri. Dovevo prenderla e portarla con me, d’altronde non era finita per caso sulla mia strada, era stata opera del destino, per quanto poco ci credessi. Se fosse stata un’altra persona, l’avrei portata all’ospedale, ma non potevo perdere quell’occasione..
Decisi di dar retta alla mia mente sconclusionata e presi la mia decisione.
Strinsi le labbra, contrariato dai miei stessi pensieri. Le sollevai la testa, inginocchiandomi vicino a lei << Maledizione! >> imprecai ancora, mordendomi, con decisione, il polso. Allungai il braccio sanguinante verso le sue labbra. Lei aprì lentamente gli occhi, semi-cosciente, ma non parlò. Bevve appena qualche goccia del mio sangue prima di svenire di nuovo.
La presi in braccio, avviandomi alla mia auto.
– Non è giusto quello che stai facendo!-
Non mi era mai importato un accidente di cosa fosse giusto e cosa no, ma in quel momento sentivo che il mio atteggiamento era sbagliato, non dovevo comportarmi così, non dovevo portarla con me.
La guardai accigliato: i suoi occhi,di quel colore verde chiarissimo, ora erano chiusi, la sua bocca leggermente sporca di sangue era socchiusa, in un’espressione pacifica. Era svenuta dopo aver sussurrato il mio nome, mettendo in quelle poche parole tutta la riconoscenza e il sollievo che una persona potesse provare.
 Mi sentii tremendamente in colpa.
Non era un sentimento che mi apparteneva, o meglio, non era un sentimento a cui avevo mai dato importanza. Eppure non ero riuscito ad evitare la morsa avvilente che ora mi intrappolava nel mio stesso corpo. Combattei più volte con l’impulso di tornare indietro e rimetterla dove l’avevo trovata: presto si sarebbe svegliata e probabilmente non si sarebbe ricordata di me, dovevo riportarla accanto all’auto e salvarle la vita, per davvero. Dovevo farlo finchè ero in tempo.  
Invece continuai a camminare, aprii la porta della mia macchina, abbassai il sedile il più possibile e la misi semi-coricata. Feci velocemente il giro e mi infilai in fretta accanto a lei. Accesi il motore e la guardai ancora: la testa inclinata leggermente su un lato faceva ricadere i capelli incrostati di sangue sul suo viso.
La rabbia ribolliva dentro di me, impedendomi di ragionare come avrei dovuto.
Sbagliavo.
Stavo sbagliando ancora.
Avrei continuato a sbagliare per l’eternità.
Nessuno sarebbe stato contento della mia mossa: Stefan mi avrebbe guardato colmo di rammarico, con quelle sue sopracciglia aggrottate. Bonnie mi avrebbe insultato, e probabilmente avrebbe cercato di uccidermi.
E poi Elena, lei mi avrebbe fatto pentire di ogni mia azione, avrebbe puntato i suoi profondi occhi color cioccolato nei miei, mi avrebbe fatto sentire il nulla.
Il suo sguardo da ”Non si fa Damon. Quello no! Che azione sconsiderata!”  mi faceva sempre salire il sangue al cervello.
Mi sentii impotente e stupido.
Eccolo li, il mio lato umano, la mia anima, il mio cuore: Elena.
Aveva iniziato ad apparire poco alla volta, all’inizio mi preoccupavo di quello che avrebbe potuto pensare Elena, dopo una mia azione sconsiderata.
Poi questo mio lato debole era cresciuto fino a diventare paura di deluderla. Adesso, ogni volta che qualcosa mi passava per la mente, ogni volta che stavo per fare qualcosa, pensavo al suo viso affranto, alla delusione dipinta sul suo dolce viso.
Era una situazione invivibile, ogni respiro, ogni battito di ciglia, ogni sorriso, era ben calcolato, per non rischiare di farle del male. Per non fare del male a Elena.
E poi c’era il lato più conosciuto: il mostro, il vampiro crudele e senza cuore, quello che ero prima di conoscerla.
Quella che avrei voluto continuare a essere, contro ogni logica.
La parte che non voleva compiacere nessuno, tanto meno la donna di suo fratello, la copia esatta della donna che lo aveva reso quell’essere mostruoso.
Elena era la donna che odiavo con tutto me stesso e che desideravo con tutta l’anima.
Strinsi i denti decidendo cosa fare: misi la 1° e ripresi la mia strada, con quella ragazza, tanto bella quanto inconsapevole del mondo che la circondava, a fianco a me.
Osservai le sue ferite rimarginarsi lentamente mentre uscivamo da Mystic Falls.
Quella ragazza era l’esatto opposto di Elena: non si aspettava mai niente da me. Non mi conosceva e non dava giudizi, nonostante non mi fossi mai comportato bene con lei, ne tanto meno con sua sorella. Sophia non tradiva emozioni, non era delusa o affranta ad ogni azione che gli altri commettevano intorno a lei. Sophia non era la donna di mio fratello, non era la fotocopia di Katherine, non era un vampiro, non era una strega o un licantropo. Era una ragazza normale, o quasi.
Ed era per quel “quasi” che si trovava nel sedile della sua auto, accanto a lui. Non potevo affezionarmi, non dovevo continuare a pensare a quelle, purtroppo, ovvietà. Dovevo fare ciò che andava fatto.
L’avrei portata con me. Doveva andare così. E anche se gli altri non sarebbero stati contenti, nemmeno questa volta, sapevo di star prendendo la decisione giusta, per quanto sbagliata potesse essere.
E anche se Elena non sarebbe stata contenta, sapevo di doverlo fare.
Per quanto mi rendessi conto dei miei sentimenti, non potevo restare fermo a guardare, non potevo assistere ai margini, impotente.
Non potevo nemmeno preoccuparmi della vita degli altri.
 L’unica cosa che contava era Elena.
E se avessi continuato a comportarmi così, a celare ogni mio sentimento, sarebbe continuata ad esserci solo Elena.
E soffrire per lei era più che sufficiente.
- Damon! – Scossi la testa sbuffando, per liberarmi da quei pensieri. Presi il cellulare dalla tasca destra dei miei jeans e composi in fretta qualche frase.

 - MYSTIC FALLS –

<< Chi è? >> Stefan entrò nel grosso salone di casa sua << Guardi tu, per favore? >> Chiese gentilmente alla sua ragazza.
Elena, seduta sulla poltrona di pelle marrone, prese il telefonino che si era appena illuminato << è un messaggio, di Damon >> Rispose guardando il display.
<< Oh.. Che dice? >> Stefan si avvicinò facendo cenno alla mora di leggerlo tranquillamente.
<< Sta andando ad Atlanta..è con Sophia.. >> Disse, stranita,riferendo  il testo del messaggio << Che vuol dire? >> Chiese guardando Stefan.
Il vampiro le strappò il telefono dalle mani << Cosa? >> Domandò retoricamente, rileggendo il messaggio del fratello.
<< Che succede? >> Elena si alzò, preoccupata dalla reazione inaspettata di Stefan.
<< Non è possibile.. >> Mormorò stringendo il telefonino in mano.
<< Non capisco.. Stefan? >> Elena si avvicinò con sguardo interrogativo.
Cosa stava succedendo? Va bene, era un po’ strano che Damon fosse in viaggio, con Sophia..ma.. non capiva cosa preoccupasse tanto il suo ragazzo.
<< La sta portando allo scoperto.. Lo farà sapere..>> Stefan mormorò, esterrefatto, quelle parole che alle orecchie di Elena risultavano senza senso.
Il vampiro, in uno scatto d’ira, lanciò il telefono all’altro capo della stanza, il cellulare sbattè violentemente contro il muro e cadde per terra rompendosi in molti pezzi.
Elena lo guardò spaventata. Non si aspettava una tale reazione per un semplice messaggio. Non comprendeva il significato delle parole di Stefan. Si sentiva disorientata e voleva saperne di più.
Si avvicinò, al suo ragazzo, con passo incerto, e gli toccò delicatamente una spalla << Puoi spiegarmi? >> Sussurrò dolcemente.
Stefan abbassò lo sguardo, scuotendo la testa, avvilito. Si sedette sul divano e affondò il viso nelle mani. Sotto lo sguardo sbalordito e preoccupato di Elena.


NOTE DELL'AUTRICE: 
Eccola!!^^
Capitolo..strano!
Ho voluto scrivere di Damon questa volta, non credo succederà spesso, ma in questo caso era necessario per la storia. Volevo sottolineare il fatto che, il nostro bel vampiro, è perfettamente consapevole di se stesso, dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e anche (non troppo) delle sue azioni.
Non sa però, a cosa lo porterà tutto ciò.
Ma “tutto ciò” cosa??
Molto bene: qui sta il bello della storia. Cosa nasconde Damon? Cosa c’entra Sophia? Dove la sta portando? Cosa vogliono dire le parole di Stefan?
Dovevo inventarmi qualcosa per arricchire la trama, ed ecco spuntare l’idea del secolo!!xD
Dopo un pomeriggio speso a spremerci le meningi e a pensare a come un vampiro millenario potesse procreare (sclero a parte) io e la mia nerd abbiamo trovato la soluzione a tutti i miei problemi^^
Scrivere questo capitolo è stato difficilissimo. È stata la cosa più impegnativa che abbia mai scritto. Damon è un essere complicato, anzi complicato è dir poco, è stato difficile e snervante immedesimarsi in lui. È stato, però, altrettanto soddisfacente e realizzante scrivere d lui xD
Da vera Delena sfegatata, quale sono, non ho potuto non lasciare un po’ di spazio al suo amore per la bella mora. Ma, per quanto desideri vederli insieme, non succederà in questa FF, perchè..è tutta un’altra storia xD
Citazione, citazione: una di quelle che più mi piacciono^^
Ma non è forse così?? Nelle occasioni in cui la mia visione della vita tende un pochino al pessimismo, mi rendo conto che vivo nel caos più assoluto. Nessuno sa bene quello che fa e quando prende una decisione non si preoccupa delle persone che lo circondano. La gente afferma e fraintende, in un circolo vizioso che credo, davvero, non possa avere mai fine.
Damon, invece, non ha bisogno degli altri per cadere in questo circolo, bastano solo i suoi pensieri xD
Soggetto interessante no?? :)
Spero vivamente che il capitolo vi piaccia, per quel poco che si capisce.. Prometto che le spiegazioni arriveranno, anche se non subito :)
Per quanto possa sembrare strano e improbabile, sono riuscita a terminare questo cap. grazie a due occhi azzurri che oggi ho incontrato per caso. Due occhi tremendamente azzurri^^
Mi hanno dato un’ispirazione infinita xD
Ringrazio il proprietario di cotanta magnificenza perché è stata una visione sublime xD
Ringrazio, Of course, la mia nerd per ovvi motivi!!
E infine non posso non ringraziare DI CUORE  GLObulesROUGE e sonia22 per le loro recensioni. Sono le loro magnifiche parole e i loro utili consigli a mandare avanti questa mia follia! Grazie!!^^
Il prossimo capitolo è quasi pronto e dovrei riuscire a postarlo a breve. Abbiate pazienza, galleggio nell’improvvisazione -.-
Uuuuultimissima cosa: RECENSITE. Ho bisogno di voi!! Ma quanto ancora devo ripeterlo?? xD
Me ne vado :)

Je♥

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Capitolo 7
*** Walls of ice. ***


 

Walls of ice

La vita è breve e le opportunità sono rare, e dobbiamo essere pronti ad afferrarle. Non solo le opportunità di affermarsi, ma anche quelle di vedere le meraviglie del mondo, di ridere, di vivere. Perché la vita non ci deve nulla. In realtà credo che noi dobbiamo qualcosa alla vita...

[Oth]

 

-Sophia-

Aprii gli occhi lentamente, una forte luce mi infastidiva. Ero in macchina.
-in macchina?-
Mi voltai, con un leggero cerchio alla testa, cercando di capire cosa stesse succedendo, la persona che vidi intenta a guidare scatenò in me un mare di emozioni contrastanti tra loro.
<< Pensavo non ti saresti più svegliata! >> Il tono ironico di Damon non mi irritò com’era già successo in passato, anzi, mi rassicurò, in un certo senso.
Lo guardai un attimo confusa. Poi ricordai cos’era successo: l’incidente, l’auto distrutta, il vampiro che sembrava aspettarmi, e poi.. Damon.
Ero stata salvata dalla morte certa che mi avrebbe strappata alla mia famiglia, ai miei amici.
Tratta in salvo dalla persona più improbabile, dall’uomo che mi faceva perdere il controllo, che mi irritava solo a vederlo, che mi mozzava il respiro ad ogni suo sguardo.
Il mostro che aveva aggredito mia sorella, colui che avrei dovuto odiare di più al mondo. L’essere immortale, contro natura.
Il vampiro dagli occhi cristallini.
<< Dove stiamo andando? >> Interruppi bruscamente i miei stessi pensieri. Non conoscevo quella strada, mi misi seduta e tirai su il sedile che era stato abbassato.
Damon alzò le spalle << Dobbiamo fare una cosa.. >> mi rispose, continuando a guardare la strada.
Alzai le sopracciglia << Dobbiamo? >> Domandai, scettica.
Sorrise, ma i suoi occhi furono attraversati da un lampo di..qualcosa di sorprendente : insicurezza.
Damon era insicuro? Da quando?
La sua espressione divertita rimpiazzò quella precedente, in meno di un secondo << No, hai ragione. Devo. Sei con me? >>
Scossi la testa << Ho forse altra scelta? >> mi rassegnai cacciando una ciocca, ribelle, di capelli, dietro l’orecchio.
Sentii sotto le dita le incrostazioni del sangue e mi guardai subito le mani, ricordandomi di essermele tagliate quando il parabrezza era crollato: le ferite erano scomparse.
Allibita, mi toccai la testa, li dove avevo sbattuto nell’incidente: niente.
Damon mi venne in aiuto, comprensivo << Ti ho dato un po’ di sangue, per farle rimarginare >> spiegò arricciando le labbra.
Strabuzzai gli occhi << Come? Ho bevuto il tuo sangue? >> Ero inorridita ma lui non se ne preoccupò << Scusa tanto, ma non avevo tempo di portarti in ospedale, e di sicuro non ti avrei permesso di sporcarmi l’auto con il tuo prezioso sangue! >> sbuffò, cercando di sdrammatizzare la situazione.
Per tutta risposta, incrociai le braccia al petto, guardando fuori dal finestrino.
Sempre evitando di guardarlo, domandai ancora << Non posso proprio sapere dove stiamo andando? >>.
Soffiò ironico << Uhm.. ad Atlanta.. >> mi concesse quella piccola grazia.
Inarcai le sopracciglia << Atlanta..mi sembra giusto. E..per quale motivo ci stiamo andando? >>
Damon aprì la bocca, probabilmente per darmi una risposta, ma poi la richiuse di scatto. Lo vidi combattere per sbarazzarsi di un vortice di emozioni che lo aveva assalito nel profondo. I suoi occhi diventarono neri, cupi.
Mi stava sorprendendo davvero, non era mai stato così facile leggere la sua anima, carpire i suoi sentimenti, entrare nella sua testa. Salvandomi aveva abbassato la guardia e eliminato le barriere che egli stesso aveva creato. Adesso si doveva impegnare per  rialzare i suoi muri. Lo sforzo era immane per un essere come lui, e quando perdeva il controllo, come già gli avevo visto fare a casa sua, quel giorno, si infuriava con se stesso e scuoteva la testa, digrignando i denti.
Era visibile la lotta infuriare nella sua testa, combatteva contro se stesso per rimarginare le ferite che si erano riaperte nel suo cuore, combatteva per se stesso, contro se stesso. Contro di me.
Quando tieni tutto sotto controllo, per tanto tempo, rischi, poi, al minimo soffio di vento, di far crollare tutto e lasciare che gli altri si accorgano di cosa hai nascosto così a lungo.
Damon era stato ferito. Deluso. Illuso. Usato. Sfruttato. Rifiutato. Gettato. Dimenticato. Odiato.
Da chi? Perché?
Avevo visto questo nei suoi occhi, ma non riuscivo ad andare oltre. Perché gli era stato fatto tutto quel male? Da chi?
Lo guardai ancora, ripetendomi le stesse domande, ma era troppo tardi, non avrei trovato alcuna risposta, non quel giorno. Al posto del vortice di emozioni, trovai il silenzio. Nei suoi occhi, che stavano tornando del loro solito colore, non c’era più nulla da vedere.
Il suo viso si rilassò, le sue sopracciglia contratte si separarono e le sue labbra si distesero in un misero mezzo sorriso.
<< Devo incontrare una persona..è una cosa complicata >> Mi rispose infine, con voce dura. Capii che era inutile continuare a chiedere spiegazioni, dovevo solo mettermi seduta e godermi il viaggio.
Ogni tanto lanciavo un’occhiata verso di lui, a volte lo vedevo immerso in qualche suo pensiero indecifrabile, altre volte semplicemente guardava la strada.
-
<< Non ti ho perdonato. >> Eravamo in viaggio da un’oretta e mi ero decisa a parlare di nuovo.
<< Tua sorella l’ha fatto.. >> Damon non si scompose alla mia affermazione.
I capelli mi schiaffeggiavano il viso, fuori controllo << No, lei ti ha rimosso, cancellato. Sei morto >> Lo fulminai, amara, per poi tornare al paesaggio.
<< Tecnicamente sono morto da 150 anni.. >> La sua frase non cadde nel vuoto.
<< Cento, cento.. cinquanta? >> Tornai a guardarlo, scioccata.
<< Anno più, anno meno.. >> Strinse le labbra trattenendo un ghigno soddisfatto.
<< Siamo arrivati >> fermò l’auto e scese. Non feci in tempo a slacciarmi la cintura che la portiera si aprì << Prego >> Damon accennò un mezzo inchino.
<< Ma come..?? >> Chiesi esterrefatta.
Lui sogghignò << Vampiro, ricordi? >> Si finse scocciato e io, in risposta, sospirai, scendendo dalla vettura << Dove siamo? >> Mi guardai attorno: davanti a noi solo un locale << In un bar? Tutta questa strada per un bar? >> Chiesi sospettosa.
Lui alzò gli occhi al cielo, divertito << Oooh.. Speravi in qualcosa di più..emozionante? >> con un sorriso accattivante si avvicinò a me. Indietreggiai, finendo contro la carrozzeria della macchina.
Portò il suo viso vicinissimo al mio, mantenendo il suo ghigno divertito, appoggiò le mani sull’auto, le sue braccia non mi lasciavano via di scampo.
Sentii il suo respiro caldo sulla pelle, mentre mi spostava una ciocca di capelli << Avrei parecchie idee emozionanti.. >> Sussurrò malizioso. Risalì lentamente il profilo del mio collo, fino a fermarsi vicinissimo alle mie labbra, puntò i suoi occhi nei miei, sorridevano anche le sue iridi azzurre. Tanto per cambiare, qualcosa dentro di me si mosse, il mio cuore smise, per un secondo di battere, e poi riprese, più forte che mai.
Damon se ne accorse, perché ghignò compiaciuto e non si fece scappare quell’occasione. Soddisfatto, si avvicinò ancora, le nostre bocche si sfiorarono. Non staccava gli occhi dai miei.
Dischiuse appena le labbra, che continuarono a mantenere il loro sorriso.
Vedevo, in ogni suo gesto, arroganza e sicurezza. Si stava divertendo a smorzarmi il respiro. La mia reazione era esattamente quella che voleva ottenere.
- Maledetto vampiro sfrontato! –
<< Damon??  >> Una voce mi strappò da quel momento terribilmente imbarazzante.
Damon fece schioccare la lingua, scocciato.
Si allontanò appena e volse la testa in direzione della voce. Lo imitai. Avevo ripreso contatto con la realtà e, mentre tentavo di mettere più distanza tra noi, misi a fuoco una donna: alta, riccia, capelli castani, pelle olivastra.
<< Liz! >> Esclamò il vampiro allontanandosi definitivamente dal mio corpo.
<< Damon! >> Ripetè la donna, Liz.
Lui si diresse verso di lei e l’abbracciò.
- Damon abbracciare qualcuno? –
<< Ti presento Sophia >> Disse indicandomi. Le andai incontro e le porsi la mano destra.
Lei mi guardò. Mi studiò, quasi, prima di allargarsi in un grosso sorriso << Piacere, Liz >> strinse la mia mano con forza.
Damon aveva ripreso posto accanto a me, Liz ci guardava battendo le palpebre.
Posò varie vote i suoi occhi su di me, con aria incerta e infine, quando non sapevo più dove ascondermi, parlò << Vi va di etrare? >> Chiese indicando il bar alle sue spalle.
<< Siamo qui per questo! >> Sorrise enigmatico Damon, obbligandomi a restargli accanto nel breve tragitto.
“LIZ’S BAR” diceva l’insegna luminosa a cui andavo incontro.

-MYSTIC FALLS-

<< Ciao! Che succede? >> Nichole si fece da parte per far entrare Elena e Stefan.
<< Scusaci, siamo piombati qui senza preavviso.. >> l’espressione preoccupata della nuova arrivata non faceva prevedere nulla di bello.
<< Non dire sciocchezze! Cosa sono quelle facce? Mi devo preoccupare? >> Chiese la padrona di casa, sedendosi sulla poltrona blu notte, di fronte al divano, dove si erano accomodati i due ospiti.
<< No..cioè..no. Dobbiamo dirti una cosa.. >> Elena balbettò, tormentandosi le mani.
<< Avete visto Sophia? Non c’era a scuola, e non è ancora.. Le è successo qualcosa? È per questo che siete qui? >> Nichole si agitò, aspettandosi il peggio da quella visita.
<< Calma, Nichole. Noi non l’abbiamo vista, ma sappiamo dov’è.. sta bene, comunque. >> Stefan intervenne per tranquillizzara, ma Elena non lo appoggiò << Sta bene, per ora. >> mormorò guardando torva il suo ragazzo.
Nichole li fissò confusa << Dov’è? Con chi? Sta bene o no? >> Chiese sporgendosi verso di loro.
<< E’ con Damon, ad Atlanta >> Disse truce Elena.
<< e sta bene.. Non serve che la chiami! >> Esclamò prontamente Stefan bloccando il braccio di Nichole, che stava per prendere il cellulare sul tavolino di vetro, in mezzo a loro.
Lei lo guardò irritata, e il ragazzo lasciò la presa, in un gesto di scuse << Ascolta cosa abbiamo da dirti e poi.. deciderai se è meglio chiamarla o no.. >> Proseguì il vampiro guardandola intensamente.

-ATLANTA-

<< Ancora questa storia! >> Esclamò Liz, buttando la testa indietro. Era seduta dietro al bancone, in compagnia di Damon.
Dovevo essermi persa qualcosa perché non capivo di che storia stessero parlando. Colpa del troppo alcool che mi circolava nelle vene.
<< Sicuro che la tua ragazza stia bene? >> Liz mi lanciò un’occhiata preoccupata.
Damon la corresse prontamente << Non è la mia ragazza, non dirlo. Potrebbe offendersi! >>
 Lei portò le mani al viso, fingendo orrore << Chi mai potrebbe ritenersi offeso ad avere te, Damon Salvatore? >>
Lui scosse la testa divertito dall’espressione della donna.
Presto il sorriso si spense, così com’era apparso << Comunque, Liz, non l’ho portata qui perché tu potessi lanciarti in considerazioni, scontate, sul mio fascino ineguagliabile..>> Le fece l’occhiolino, trangugiando l’ennesimo bicchiere di whiskey che teneva in mano.
Liz sorrise, anche se la sua espressione tradiva scetticismo . Lui finì di bere e poi parlò ancora << Non è per questo, Liz. >> Disse, improvvisamente serio. Abbassò un poco la voce e continuò << Ma l’hai guardata bene? Dio! Quando l’ho vista la prima volta non riuscivo a crederci.. >>
Liz mosse lentamente la testa in segno d’assenso << E’ uguale a lei, credi sia.. >>
Lui la zittì rendendosi conto che li stavo ancora ascoltando.
- Ma di cosa diavolo stanno parlando?-
L’alcool aveva indebolito anche il mio udito e non ero riuscita a capire cosa stessero complottando i due.
Avevo afferrato solo alcune delle loro parole, parlavano di me, di sicuro, e del fatto che fossi uguale a qualcuno o a qualcosa.
Per quanto credevo improbabile che Damon conoscesse la mia famiglia, c’era una sola persona a cui assomigliavo, mia madre.
Sinceramente non capivo cosa c’entrasse lei, ne tanto meno cosa sapesse Damon sul suo conto. La cosa mi irritava, perché mia madre era morta 6 anni fa, e nessuno si era mai permesso di parlare di lei in mia presenza. Tutti sapevano quanto fossi stata male per la sua perdita, era stato difficile riuscire a comprendere che non sarebbe tornata mai più, e vedere il mio riflesso allo specchio tutte le mattine, non aiutava di certo. E adesso Damon, la persona che, meno di tutte, provava sentimenti, andava in giro a parlare con gente che non conoscevo, di una somiglianza tra me e qualcuno.
Era surreale.
-
Damon e Liz parlarono per altre due ore.
Stavo bevendo l’ultimo goccio di Bourbon rimasto nel mio bicchiere, quando il telefono squillò.
Passai la stecca da biliardo all’uomo che mi stava sfidando: un tipo enorme, pieno di tatuaggi, che era arrivato a bordo di un’enorme motocicletta.
Giocavamo da un bel po’, sotto le occhiate truci che Damon mi lanciava di tanto in tanto.
Guardai lo schermo del mio cellulare – Mio padre! – Mi allontanai, uscendo dal bar
– Che freddo.. – L’aria primaverile, arrivata con il calare del sole, mi accarezzava le braccia nude.
<< Pà? Scusami, non ti ho avvisato, sono con un’amica..stiamo studiando.. >> Quanto potevo osare? Quanto sapeva mio padre? Avevano già trovato l’auto distrutta?
La voce dall’altra parte mi rispose << Okey, non fare tardi! >> Attaccai la chiamata, sospirando sollevata.
Feci per rientrare nel locale ma un braccio possente mi circondò la vita. Una mano fredda mi tappò la bocca, impedendomi di urlare.
Mi sentii sollevare da terra e mi dimenai, scalpitando per liberarmi.
Fu tutto inutile. Non feci in tempo a pensare a nulla, fui portata via, lo sconosciuto si mosse più veloce della luce. Per la seconda volta in un giorno mi ritrovai a fare i conti con un vampiro.
Il mio corpo tremante fu sbattuto con forza sovraumana per terra.
Aprii gli occhi, piangendo per il dolore: era buio, non vedevo niente attorno a me.
Il freddo aumentava sempre di più, e l’aria  ghiacciata passava nelle fessure di quello che, ormai capii, doveva essere un garage, o qualcosa di simile.
-Dove sei Damon?- pensai intensamente, nel silenzio assoluto.

-LIZ’S BAR-

<< E quindi adesso vorresti che si sapesse..insomma: è uscita allo scoperto! >> Liz passò un dito sul bordo del bicchiere vuoto, dinnanzi a lei.
Damon la guardò irritato << E’ per questo che l’ho portata qui da te, fai quello che devi fare. >> Disse serio, osservando l’amica.
<< Non ti fa bene tutto questo, Damon. Elena non ti fa bene. E’ uguale a Kat.. >> Provò a dire la donna, scuotendo la testa.
<< Ma lei non è Katherine! >> Affermò convinto Damon, interrompendola.
<< No, ma ha scelto Stefan. Per quanto la storia si dovrà ripetere? >> Chiese lei, amara << Questa ragazza, invece.. Damon, sei sicuro di quello che mi stai chiedendo? >>
<< Si >> La sua voce tremò appena.
<< Elena.. >> mormorò Liz distratta
<< Non ho niente da perdere con lei: non mi vorrà mai.. >> Guardò la donna di fronte a lui, non c’erano segreti fra loro << Non voglio rischiare, non voglio amare, Liz.. Con Elena vado sul sicuro: non posso soffrire più di così con lei. >> Concluse sincero.
Liz lo capiva sempre, per quanto lui cercasse di nascondere i suoi sentimenti, lei li intuiva lo stesso.
E adesso era li, davanti a lei, per chiederle di fare una cosa di cui, sapeva, si sarebbe pentito. E sapeva anche, che Liz l’aveva capito solo guardandolo.
<< Vuoi aiutarmi o no? Se non vuoi, non importa, farò arrivare io la notizia.. >> Disse il vampiro, dopo qualche secondo di silenzio.
<< No, No! Ci penso io >> Si affrettò Liz  << Credi che sia destino il fatto che quella ragazza, Sophia, sia piombata nella tua vita? No, no che non lo credi.. Ma se vuoi davvero quello che mi stai chiedendo, allora ti aiuterò. Contro ogni logica Damon, ma con te non è forse sempre così? >> Sorrise all’amico e poi riprese << Sarà sempre Elena eh? >> Alzò le spalle sconfitta e si alzò << Porta a casa la ragazza.. >> Liz si guardò intorno << Damon! Lei, lei.. la ragazza: Dov’è? >> Chiese agitata rendendosi finalmente conto della scomparsa di Sophia.

-Sophia-

Erano passati minuti interminabili, forse ore. Non saprei dire.
Un rumore violentissimo mi riscosse: fuori qualcuno combatteva. Non riuscivo a muovermi, ero terrorizzata e credevo sarei morta se fossi rimasta ancora a lungo il quel luogo gelido.
Un colpo potentissimo fece tremare la stanza
<< Lei dov’è? >> La voce vicinissima di Damon mi fece sobbalzare. Era li fuori, era arrivato.
<< Tu, tu me l’hai uccisa! >> Una voce di un uomo, il mio rapitore.
Il combattimento riprese, sentivo rumori assordanti, e riconoscevo lo schianto sordo di un corpo duro, gettato contro qualcosa di altrettanto resistente.
Poi il silenzio.
- Damon!-  << Damon!!? >> Gridai il suo nome, con tutto il fiato che avevo in gola.
Ero ferita alle gambe, ma non mi interessava. Strisciai fino a dove credevo si trovasse la porta, trovai la maniglia e tirai.
Il freddo entrò prepotente e mi travolse: non mi fermai.
In lontananza un uomo era chino su qualcosa << Damon! >> urlai, la voce rotta dal pianto irrefrenabile che si era impadronito di me.
Arrancai fino ai due uomini. Lo sconosciuto si voltò trafiggendomi con lo sguardo.
<< Va.. vattene..v..vai..vi..a >> Damon sussurrava appena. La visione del suo corpo, trafitto da alcuni paletti di legno, obbligato a terra, mi fece mancare il respiro.
Lo sconosciuto mi si avvicinò << Scappa, non ti farò del male. Volevo lui >> Indicò Damon, steso per terra.
Scossi la testa << Perché? >> Chiesi.
<< Me l’ha uccisa, capisci? E’ morta! La mia vita immortale senza di lei.. >> Guardai il volto dell’uomo: soffriva << Che senso ha!?! >> Urlò rivolto verso il cielo.
Restai in silenzio, sconvolta dal dolore che vedevo riflesso nei suoi occh.i
<< Credi che gliene importi qualcosa di te? Di chiunque? Credi che ti ami? Credi che possa provare anche un solo misero sentimento? No.. >> Rise amaro << No, tu gli servi. Ti userà e poi ti ucciderà, come ha fatto con lei. >> ancora una volta non parlai, ascoltai le sue parole, così vere.
 << Vattene, scappa finchè sei in tempo, o finirai col farti ammazzare! >> Abbassò la voce guardandomi serio.
<< Non ucciderlo >> sussurrai << Ti prego >>
Il mio rapitore scosse la testa << Come puoi rischiare la tua vita per un mostro? >> Chiese confuso.
Respirai appena << Se ucciderlo ti farà stare meglio, fallo. Fallo. Ma uccidi anche me dopo. >>
Capii cosa dovevo fare. Capii cosa contava di più in quel momento. Dovevo restare, dovevo salvarlo.
Lo sconosciuto si avvicinò ancora.
 Restai immobile << Per favore >> Supplicai.
Per un attimo interminabile mi fissò. Scosse la testa e alzò il paletto che teneva in mano.
Tremai. L’avrebbe ucciso.
Con uno scatto fulmineo perforò il petto di Damon.
<< Noooooo! >> Boccheggiai.
L’uomo sparì.
Caddi in ginocchio, accanto al corpo immobile di Damon.
<< Soph.. >> Sussurrò lui, mentre sfilavo il paletto, vicinissimo al cuore, che l’aveva appena trafitto.
Con le mani tremanti, passai anche agli altri.
Damon si alzò a fatica, tossendo.
Prese le mie mani nelle sue.
C’erano così tante cose che avrei voluto chiedergli.
Ma mi limitai ad appoggiarmi al suo petto, scoppiando a piangere.
<< Grazie >> Sussurrò lui, tra i miei capelli.

 
NOTE DELL’AUTRICE:
Sono tornata!
Ho fatto un po’ più in fretta perché avevo il capitolo semi-pronto, mancava giusto qualcosina.
Alur: Capitolo difficile e probabilmente ancora più misterioso di quello precedente. Non ho alcuna intenzione di far sapere le cose adesso, terrò il mistero per me ancora per un po’.
Devo far accadere ancora un paio di cosucce fondamentali per la storia e poi, prometto, che chiarirò ogni dubbio, o almeno spero di riuscirci xD
Sophia inizia a sospettare qualcosa, ma, fidatevi, è ancora lontana anni luce dallo scoprire la verità.
Nel frattempo si diletta salvando la vita a vampiri che pestano i piedi ad altri vampiri xD
Mi sono ispirata moltissimo al viaggio ad Atlanta di Damon e Elena: Liz non è altro che Bree, e il vampiro che vuole uccidere Damon è il compagno della povera Lexi.
Con una differenza sostanziale però: Non è stata Liz ad avvisare dell’arrivo di Damon, anzi, lei e Damon sono molto amici, per questo lui chiede aiuto a lei per questa cosa misteriosa^^
La scena-salvataggio l’ho messa solo perchè scriverla mi ricordava quel momento Delena nel telefilm, e non ho potuto farne a meno :)
Sophia ha preso coscienza di se stessa e delle sue emozioni. I suoi sentimenti non sono ancora ben definiti ma riuscirà a fare il quadro della situazione, prima o poi.
Non si può vivere nell’incoscienza emotiva fino all’ultimo, sono mica tutti come me^^
La frase che dice Liz “ Sarà sempre Elena eh?” mi è venuta in mente dopo la 2x18, in quel magnifico momento in cui Damon dice a Elena “sceglierò sempre te” v.v. Visto che Elena dice che sarà sempre Stefan e Katherine “è sempre stato Stefan” ho pensato che per Damon potesse essere “sempre Elena” e lo spero fermamente^^
Citazione: potrebbe sembrare poco attinente, ma quando l’ho letta ho pensato a questo capitolo. Insomma è vero che la vita è breve e le opportunità sono rare, e credo che sia una cosa ben chiara a chi, come Sophia, sta rischiando la vita. Per Sophia è davvero così, la sua esistenza è breve, molto più breve rispetto a quella di Damon, che potrebbe non terminare mai.
Eppure lei sceglie lo stesso di rischiare, di restare, di assaporare anche quel momento della sua vita. Il più spaventoso e il più crudo.
Accetta l’idea di poter morire, non accettando, però, l’idea che a morire possa essere Damon.
Credo che le opportunità che dobbiamo essere pronti ad afferrare non siano solo quelle di affermarsi, di ridere, di vedere le meraviglie del mondo e di vivere. Credo che ci siano anche quelle di accettare le sconfitte, di piangere e di morire. Perché sono opportunità anche queste.
Le scelte si chiamano così perché l’essere umano può decidere quale opportunità afferrare.
Oh, troppi pensieri nella mia testolina^^
Il titolo l’ho scelto dopo aver scritto la parte riguardante la lotta interiore di Damon, i suoi “muri di ghiaccio” che costruisce attorno a se per mascherare i suoi veri sentimenti, le sue emozioni o semplicementi i suoi pensieri.

Chiedo perdoooono per gli errori dello scorso capitolo, adesso le cose si stanno calmando un po’ e dovrei riuscire a scrivere delle cose decenti, almeno dal punto di vista grammaticale! :)
Vorrei riuscire a scrivere sempre capitoli almeno di questa lunghezza, invece sono sempre di corsa e non faccio mai in tempo.
Spero di riuscirci in queste settimane^^
Chiedo comunque scusa per eventuali errori in questo capitolo xD
Ma passiamo ai ringraziamenti, importantissimi^^
Ringrazio sonia22 per la sua recensione^^ Come sempre mi fa piacere leggere le tue parole. E devo dirti che un po’ ci hai azzeccato, Sophia rischia di diventare davvero una pedina nelle mani di Damon^^
Ringrazio anche le_montagnine che ha lasciato una recensione magnifica. Sono onorata di essere la prima a ricevere una tua recensione in questo fandom :)
Brooke di One Tree Hill è stato il personaggio a cui mi sono ispirata per creare Sophia, che non a caso ha il nome dell’attrice: Sophia Bush^^
Portare Sophia ad Atlanta è così sbagliato perché..sono cattiva e non ve lo dico xD..ma si capirà prima o poi^^
Ancora una volta ringrazio la mia nerd, che è l’unica persona al mondo che riesce a leggere strafatto al posto di esterrefatto^^ Ma va bene così..xD
Ringrazio tutti coloro che leggono, che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate: GRAZIE!
Anche se, devo dire, mi farebbe piacere leggere anche un vostro parere sulla FF.
Spero davvero che prima o poi possa avere l’onore di leggere una vostra recensione, la speranza è l’ultima a morire :)
Grazie a tutti.

Je

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Capitolo 8
*** Promise me will never happen ***


Promise me will never happen.

Whitey: "Perdere qualcuno è veramente dura, ho passato molto tempo a cercare delle ragioni, delle risposte... ma non si può trovare quello che non c'è... succede e basta."
[Oth]

 
Spalancai gli occhi di colpo, portando istintivamente le mani al collo: il ciondolo era sparito.
Voltai la testa, Damon guidava a fianco a me, sorrise << Ben tornata! >> mi guardò cercando di capire cosa non andasse.
<< Il mio ciondolo.. >> spiegai << è sparito. Devo averlo perso quando.. >> mi bloccai.
Damon mi guardò come se potessi mettermi a piangere da un momento all’altro.
<< Non piangerò >> Lo rassicurai << Adesso puoi dirmi cosa sei andato a fare fin da Liz? >> Chiesi, cambiando del tutto discorso.
<< Dovevamo discutere di una cosa >> Sospirò lui, monotono.
<< Avanti Damon! Dopo tutto quello che è successo non mi merito una spiegazione? >> Dissi, arrogante e sfrontata, esattamente com’era sempre lui con me.
<< Per Elena >> Rispose a mezza bocca.
- Elena-  la ragazza di Stefan, di suo fratello. Damon si era fatto tutto quel viaggio, con me in mezzo alle scatole, per parlare con una donna.. di Elena?
Era assurdo.
<< Cosa c’entra Elena? >> Chiesi speranzosa di ricevere delle spiegazioni.
<< Quanto sei curiosa! >> Esclamò lui
Sorrisi del suo tono scocciato << Racconta.. >> lo incitai
<< E va bene! >> acconsentì sconfitto << Come ben sai io e Stefan siamo vampiri, siamo stati..trasformati da una donna.. >> Iniziò, poco convinto << Katherine >> Si fermò, cercando di mantenere il controllo della sua voce << Eravamo.. ero.. innamorato di questa donna, ma lei era bugiarda, insolente, viziata, infantile, si prese gioco di noi, ci usò, ci voleva entrambi >> Si fermò ancora, vidi i suoi occhi brillare e poi infiammarsi d’ira e disprezzo << Ma era anche un vampiro >> Aggiunse poco dopo, come se gli aggettivi che aveva usato per descriverla, tutto sommato, non fossero così negativi << Ci fece uccidere per salvarsi la pelle e poi sparì >> Chiuse gli occhi << Credevo fosse morta >> sussurrò pieno di rammarico << Ma ho scoperto che non era così: se n’era semplicemente andata. >> Lo guardai stringere i denti, visibilmente combattuto e.. ferito << Katherine ed Elena sono.. uguali, esteticamente intendo. Elena è una discendente di Katherine, e.. sono identiche. >> Ero incredula, lo fissai sbalordita, credevo mi prendesse in giro, ma era serio << Ora, esiste una maledizione, molto antica, che impedisce a noi vampiri di camminare alla luce del sole >> mosse la mano sinistra, facendo brillare l’anello blu che portava, con fare vittorioso << Anche se non per tutti la cosa è un problema >> Aggiunse sarcastico, poi continuò << Questa maledizione obbliga, anche, i licantropi a trasformarsi con la luna piena >> Ghignò <<  Esiste però un modo per spezzare questa maledizione, basterebbe che a farlo  fosse un vampiro per poter camminare liberamente di giorno, senza aver bisogno di anelli o altri oggetti. Se a romperla fosse invece un licantropo, potrebbe trasformarsi in lupacchiotto tutte le volte che vuole >>
Inarcai le sopracciglia << Insomma, se una delle due “razze” >> mimai le virgolette con le dita << Rompesse la maledizione, costringerebbe l’altra, per sempre?? >> Chiesi poco convinta, Damon annuì, allora ripresi << Ma cosa c’entra questo con Elena? >> Volevo arrivare al dunque, anche se, sentivo, non mi sarebbe piaciuto ciò che stavo per scoprire.
<< Elena è la chiave per rompere questa maledizione. O meglio, il suo sacrificio lo è >>Terminò Damon, stringendo le labbra.
 Sbattei le palpebre, attonita << Come sarebbe? Perché Elena? >> Domandai incredula.
Damon scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste per farmi capire << Esistono..particolari vampiri: gli Antichi, sono vampiri che hanno migliaia d’anni e sono immuni ad un paletto nel cuore. >> disse sbigativo << Uno di loro conobbe Katherine, prima che lei diventasse un vampiro, e la.. scelse per rompere la maledizione, ma Katherine fuggì, uccidendosi, o meglio: trasformandosi >> Storse il naso << E adesso ecco Elena, la copia vivente di Katherine, la doppelganger. Chi meglio di lei per spezzare, finalmente, la maledizione? >> Disse, alzando entrambe le sopracciglia.
 << E tu, noi.. siamo andati ad Atlanta per impedire che Elena venga.. sacrificata? >> Chiesi, cercando di non sembrare terrorizzata dalla notizia. A quanto pareva Damon si era fatto tutta quella strada per trovare una soluzione, per impedire che Elena morisse.
Damon rimase in silenzio per qualche secondo, poi tornò a concentrarsi sulla strada, come infastidito dalle mie parole << Più o meno >> Rispose sbrigativo.
<< E hai trovato il modo per salvarla? >> Chiesi imperterrita.
Lui mi guardò, truce << Non lo so ancora >>
Ricambiai il suo sguardo irritato << E il vampiro che vuole rompere la maledizione? Chi è? >> Domandai, volevo saperne di più
<< Si chiama Klaus >> Rispose, socchiudendo gli occhi.
Quante cose c’erano che non sapevo? Antichi e maledizioni, qualcosa mi diceva che non erano che l’inizio.
<< E prima che tu me lo chieda, no, non sappiamo dove sia Klaus, sappiamo solo che sa dell’esistenza di Elena, che vuole ucciderla a tutti i costi. >> Anticipò la mia domanda, sogghignando << E no, non sappiamo nemmeno dove sia Katherine, ed e meglio così, per lei >> Terminò, tornando serio.
Sbuffai << Klaus non può morire.. >> mormorai << E sta venendo per Elena.. >> continuai, a bassa voce. Damon mosse la testa, infastidito.
Lo guardai un secondo soltanto, e capii qual’era il succo della storia << Ma voi non glielo permetterete vero? Non lascerete che si prenda Elena. >> Dissi, sicura di conoscere la risposta che avrei ricevuto.
<< No. >> Rispose convinto.
Annuii, capendo che era il massimo della spiegazione che mi era concessa quel giorno.
<< Siamo arrivati >> Cambiò discorso, vedendo spuntare, sul ciglio destro della strada, il cartello “MYSTIC FALLS”
<< Che ore sono? >> mi agitai, rendendomi conto, solo in quel momento, del sole che stava sorgendo sulla città.
Lui ci pensò su un attimo << E’ l’alba >> rispose tranquillo, con un’alzata di spalle.
Sbarrai gli occhi << Come l’alba? Mio dio! Mio padre sarà preoccupatissimo! >> Cercai il cellulare nella tasca dei jeans, ma non lo trovai.
Damon scosse la testa << Non preoccuparti, inventeremo qualcosa >> Sapevo che avrebbe potuto soggiogare mio padre e far passare nell’ombra tutto l’accaduto, ma non si era offerto, perché sapeva che non avrei mai accettato.
Apprezzai il suo buon senso << Puoi portarmi all’ospedale? >> Chiesi, illuminata da un’idea geniale.
<< Si.. >> Rispose poco convinto.
Non mi ero lasciata “curare” da Damon, dopo lo scontro. Le mie gambe erano ancora ferite e quindi potevo inventarmi qualche bugia per spiegare la macchina distrutta. E poi non volevo che Damon faticasse troppo, era già abbastanza provato.
Ci dirigemmo all’ospedale della città e mentre i medici si prendevano cura di me, incaricai Damon di avvisare mio padre e raccontargli che ero uscita di strada mentre tornavo a casa.
Speravo vivamente che la storia reggesse.
Appoggiai la testa al lettino che mi era stato assegnato, chiudendo gli occhi.
Se quello che mi aveva detto Damon era vero, Elena era in pericolo.
C’era un vampiro millenario che voleva ucciderla per poter camminare liberamente alla luce del sole.
C’erano schiere di vampiri disposti a portare Elena dal suo carnefice, pur di rompere la maledizione.
C’erano licantropi e vampiri in guerra per la vita di Elena.
C’erano Bonnie, Caroline, Stefan e Damon pronti a tutto pur di salvarle la vita.
C’era Damon disposto a morire per lei.
-

-PENSIONATO SALVATORE-

<< Avevi promesso! >> Stefan battè un pugno sul tavolo di legno, accanto a lui.
<< Da quanto lo sapete? >> Chiese Elena
<< L’ho capito la prima volta che l’ho vista >> Damon li guardò con aria di sfida.
<< Dov’è lei adesso? >> Bonnie si alzò dal divano, avvicinandosi all’amica.
<< L’ho riportata a casa, non sa nulla. >> Rispose Damon, infilandosi le mani in tasca.
<< Non c’e niente che lei debba sapere! L’avete già detto a Nichole: è terrorizzata, è più che sufficiente! >> Caroline esplose, dispiaciuta e arrabbiata per quella situazione.
<< Non potevamo non dirle niente. >> Stefan guardò accigliato la bionda e poi riprese << Ma adesso abbiamo un altro problema, grazie a Damon >> scosse la testa, visibilmente contrariato
<< Avanti, Stefan! Cosa ti aspettavi che avrei fatto eh? >> Damon alzò le mani, stizzito << Credevi che sarei rimasto qui seduto ad aspettare l’arrivo di Klaus? Qui ad aspettare che Elena morisse?? >> Chiese il vampiro moro avvicinandosi al fratello, con aria di sfida << Basti già tu per questo >> Strinse i denti, evitando lo sguardo di Elena, poco distante da lui << Ho semplicemente avuto un’idea migliore >> concluse alzando le sopracciglia.
<< Un’idea migliore? Un’idea migliore Damon? E questa sarebbe la tua soluzione? >> Elena intervenne, guardandolo torva. Fece qualche passo verso di lui ma Damon voleva evitare qualunque contatto con lei.
<< Esatto. >> Damon si voltò, guardandola solo un secondo. L’aria di sfida e la sfrontatezza con cui lo aveva attaccato. L’espressione contrariata e dispiaciuta, gli occhi sofferenti e le mani strette a pugno. Sapeva di dover distogliere lo sguardo dal viso leggermente arrossato di lei, sapeva che se l’avrebbe guardata ancora, ogni sua certezza sarebbe crollata.
Arricciò il naso e si avviò verso l’uscita.
Elena lo inseguì, afferrandolo per un braccio e costringendolo a guardarla << Non te lo permetterò, Damon. >> Disse, puntando, in una morsa di ferro,  i suoi occhi nocciola in quelli ghiaccio di lui << Non succederà, mai. >>.

-ITALIA- ( Nello stesso momento)

<< Ti servivo per arrivare a lei!?! >> Una donna, dai lunghi capelli castano- ramati, gli occhi verdi e lo sguardo accusatore, digrignava i denti, visibilmente sconvolta << Sono venuta via con te! Per tutto questo tempo sono stata con te! Mi sono fidata.. >> La sua voce si affievolì, mentre puntava i suoi occhi in quelli neri e profondi dell’uomo che le era di fronte e sul quale riversava tutta la sua ira e il suo tormento.
L’uomo posò le mani sulle spalle di lei, cercando di calmarla << No, no. Loro sono venuti prima da me, posso tenere la cosa nascosta! Non era così che doveva andare.. >> Farfugliò, per niente rassicurante.
La donna lo fissò a lungo << Puoi tenere la cosa nascosta.. Esattamente come hai fatto con me?! >> Rise amara << Avevi detto che ero io quella che voleva! Non hai mai detto che avrebbe cercato anche lei! >> In uno scatto d’ira afferrò l’uomo per le spalle, spingendolo con forza contro la parete all’altro lato della stanza.
Il corpo dell’uomo vibrò in aria, per qualche secondo, prima di sbattere contro il muro.
La donna  lo osservò rialzarsi rapidamente e in breve lui le fu di nuovo di fronte
<< Ti ho mentito.>> L’uomo la guardò dritta negli occhi << Solo per farti restare, perché tu non ti preoccupassi! Ho tenuto per me alcune informazioni, ma non credevo che l’avrebbero trovata! >> Provò a scusarsi lui.
<< E’ invece non è stato così, Elijah.>> Affermò la donna << Sanno dov’è, e presto lo saprà anche lui. >> continuò scuotendo la testa.
Elijah le si avvicinò ancora di qualche passo << Allora arriveremo prima di lui: Partiamo subito. >> Era serio. Prese, tra le sue, le mani della donna << Andrà tutto bene. >> Disse abbracciandola.
La donna appoggiò la testa sul suo petto, lasciandosi andare. << Promettimelo. Promettimi che non gli permetterai di portala via.. >> Sussurrò nell’abbraccio del suo uomo, calmandosi.
<< Te lo prometto >> Annuii Elijah, stringendola di più a se << Klaus non l’avrà, mai. >>.


 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ci sono anch’ioooo^^
Bene, sono tornata: insultatemi pure.
Tutti i miei buoni propositi per la pubblicazione di capitoli più lunghi e più..succosi, sono falliti miseramente e, come se non bastasse, sono in ritardo, in ritardissimo, in strasupermegaiper ritardo.
Perdonatemi .-.
Il mio picci, che è una catapecchia, ha fatto i capricci e mi ha dato qualche problemino, indi per cui non sono riuscita a pubblicare in tempo.
Mi farò perdonare, ho già scritto il prossimo capitolo, mancano solo due cosine, quindi, salvo imprevisti (scongiuro, scongiuro, scongiuro v.v ), dovrei pubblicare anche il prossimo tra pocherrimo xD
Passo al capitolo che è meglio u.u
Finalmente la maledizione è saltata fuori, non mi sono dilungata troppo sulla spiegazione, ho detto giusto le cose più importanti, per non annoiarvi^^
Non è nei miei piani trattare la “vera” maledizione: Klaus un ibrido ecc.. Potrei sempre cambiare idea, in base anche a come evolverà la storia, ma per adesso mantengo quella che c’hanno menato x 19 puntate :)
Sophia intuisce qualcosa riguardo Katherine.
Sophia capisce che Damon è disposto a morire per Elena.
Sophia ce ne ha messo di tempo ma c’è arrivata xD
Ho una piccolissima spiegazione da dare: Caroline è stata trasformata da Katherine, Katherine però, invece di restare a Mystic Falls, è scappata e adesso non si sa più dove sia. Ma tornerà^^
Per quanto riguarda Elijah la cosa è un po’ strana, diciamo che nei prossimi capitoli si capirà dov’è e che rapporti ha con Elena e gli altri. Posso dirvi però che lui e Damon si conoscono già u.u
Non vi dirò chi è la donna misteriosa con cui Elijah discute, ma presto arriverà anche lei :)
Sono stata brava e ho dato delle mezze non-spiegazioni, per oggi può bastare xD
Citazione: oh.. quanta tristezza nella scorsa puntata. Sob :(
Perdere qualcuno è veramente dura: Ricordate Damon che scopre che Katherine è “morta”? Quando si sveglia e Stefan gli dice che lei è morta dopo averli trasformati? In uno dei flashback.. fate mente locale e ve lo ricorderete di sicuro^^
Cosa pensate abbia provato Damon in quegli attimi? La donna che ha amato è morta, la donna con cui voleva vivere la sua intera vita, e anche di più, è morta. Morta. Morta.
Dolore, rabbia, paura.. chissà?
Sappiamo però che è stata dura per lui: guardate cos’ è diventato.^^
E quali spiegazioni ti dai in quei momenti?  Il modo migliore è prendersela con qualcuno, incolpare qualcuno, ma la verità è che non ci sono spiegazioni, non ci sono ragioni: non potrai mai trovare un senso nel dolore per la morte di qualcuno che ami.
Ma cosa fai quando scopri che l’unico colpevole li è la persona che hai perso?
Damon ha scoperto che la donna che amava con tutto se stesso era viva e vegeta (più o meno), ha scoperto che non era morta affatto, che era sempre stata in giro, a divertirsi, da qualche parte.
Ha scoperto che, semplicemente, non aveva più voluto vederlo.
Aveva preferito farsi credere morta, farlo soffrire, piuttosto che rivelarsi.
E allora, in quel momento, quali sono le spiegazioni che cerchi di trovare??
Dov’è il senso?
Non c’è.
Ed è dura, è veramente dura.
Ogni volta che leggo questa citazione ripenso a Damon e al suo amore per Katherine, al suo dolore e alle sue sofferenze, per questo ho deciso di inserirla in questo capitolo, visto che lui parla di lei per la prima volta.
Non mi sono mai meravigliata del comportamento di Damon, credo abbia tutte le ragioni del mondo per odiare e comportarsi da stronzo insensibile. E ha anche tutto il diritto di innamorarsi follemente della donna di suo fratello. Maledizione, gliela concediamo un po’ di felicità a quest’uomo?
Penso che Damon abbia perso solo se stesso, per questo mi sembrava giusto cercare qualcosa che facesse capire cosa credo di lui e del suo dolore per la Petrova u.u
In ogni caso Damon ha perso, e credo fermamente che sia veramente dura.
Baaasta così xD
Volevo parlare un attimino della 2x19.. mi sono proprio cascate le braccia, ma non per la sorpresa.
Ma insomma, erano settimane che lo dicevo io che quei due erano fratelli!! Ma suvvia, e questi sarebbero colpi di scena?? Mah..
Comunque hanno cercato di rimediare, con la storia della maledizione, è stata una notizia interessante sapere che Klaus è un pippato che si inventa le maledizioni^^
Mamma mia TVD che mi combini??
 Ma va beh io sono critica xD
Tutto sommato non è stata una brutta puntata, certo, a parer mio, nemmeno una delle migliori..
La 2x20…
Poor Jenna v.v
Ma passiamo oltre :)

Ringraziamentiiii

sonia22 Grazie mille, ancora una volta, per le tue parole!! Quando Sophia scoprirà cos’ha mosso Damon..sarà un bel.. casino^^
Sono felice di leggere la tua intenzione a continuare la lettura della mia storia!! Hip- Hip urrà xD

 ashnessa97 Rapida e concisa xD.. No, seriamente, sono contenta per la tua recensione, vuol dire che hai letto e hai creduto meritassi di conoscere la tua opinione, ne sono onorata!! Grazie xD

le_montagnineSono brava a lasciare tutti col fiato sospeso??
Sono brava in qualcosa!Sono brava in qualcosa! Sono brava in qualcosa!! Olèè.
Grazie mille per la tua recensione xD

GLObulesROUGE: Inizio subito col ringraziarti per aver messo la FF nelle seguite, forse è un po’ sciocco ma mi da la carica sapere che c’è qualcuno in più a cui interessa sapere come andrà avanti la storia^^
Ho provato a immaginarmi Damon che esprime le sue emozioni, il suo dolore, non è stato facile perché nel telefilm non esterna mai nulla, ma c’ho provato^^ e sono felicissima di esserci riuscita! xD
Sophia è particolare, non ero sicura di riuscire a farla coesistere con i veri personaggi, ma leggere commenti positivi su di lei, da parte tua, mi fa sentire davvero realizzata xD
I nuovi personaggi sono un lavoraccio, ma la cosa positiva è che si può scrivere di loro ciò che si vuole^^
Ancora Grazie per la tua recensione!! :)

Queste si che sono soddisfazioni.. e voi me ne date tante^^
Grazie!!

Oh, un ultima cosa, lo giuro:
Sono qui da un po’ e ho letto già diverse FF e vorrei segnalarne qualcuna, a chi ama leggere Delena, o a chi semplicemente ama leggere^^
Alcune mi hanno lasciato davvero sbalordita
You're Losing your Memory
Altre sono ormai alla fine, ma non smettono di farmi emozionare  
Undisclosed Desires
Una, in paricolare, è conclusa, ma è stata un’esperienza meravigliosa, per questo non posso che invitarvi a leggerla e a sorprendervi :) Undeniable Attraction
Infine, ultima, ma non meno importante. Mistero e passione sono solo 2 delle caratteristiche di questa incantevole FF
Erase and Rewind

Adesso scappo, ma poi torno^^
Ci vediamo :)

Je♥

 

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Capitolo 9
*** Nothing can be so bad after all. ***


Nothing can be so bad after all

Se cerchi sempre un motivo per non stare con qualcuno, alla fine lo troverai sempre. Forse ad un certo punto bisogna lasciarsi andare e seguire quello che dice il cuore
[Oth]

 
<< C’è aria! Non ci riuscirò mai!! >> Esclamai sorridendo a Nichole.
Eravamo in uno spiazzo erboso poco lontano da casa nostra, erano le 6 del pomeriggio ed eravamo uscite a berci una coca-cola. Adesso giocavamo con le lattine vuote, tentando, girate di schiena, di far canestro in un cestino poco distante.
<< Si, solo scuse, ci provo io! Guarda qua! >> Mia sorella si pavoneggiò, affiancandomi. Lanciò la lattina che cadde, come le altre 10 volte, accanto al bidone.
<< Olè! Che bel tiro, campionessa! >> La presi in giro andando a raccogliere la sua coca.
<< E così è questo che si fa a Mystic Falls quando si ha del tempo da perdere?! >> La voce sottile e canzonatoria di Damon arrivò alle mie orecchie qualche secondo prima che i miei occhi incontrassero il suo corpo perfetto.
Jeans e maglietta nera a maniche corte esaltavano i suoi lineamenti, i muscoli scolpiti che si intravedevano da tessuto, i capelli corvini mossi dall’aria primaverile e gli occhi azzurro cielo sorridenti.
Rimasi inebetita a fissarlo, centimetro per centimetro.
<< Già, nessuno ti ha mai invitato al lancio della lattina? >> Chiese Nichole, pungente, smettendo di sorridere.
Mi risvegliai dal mio coma giusto in tempo per sentire la risposta pronta di Damon << Naah, preferisco passare il mio tempo divertendomi! >> Sottolineò l’ultima parola, stizzito.
Sbuffai << Non cominciate, per favore! >> Interruppi il loro battibecco, prima che degenerasse.
Nichole alzò le spalle, indispettita << Io torno a casa, ho freddo >> lanciò a Damon la lattina che le avevo appena passato, lui l’afferrò fulmineo, lei arricciò il naso << Divertitevi >> disse sprezzante passandogli accanto.
Scossi la testa, dispiaciuta per la reazione di mia sorella. Aveva tutto il diritto di odiare Damon, la capivo, ma speravo lo stesso che prima o poi sarebbero riusciti almeno a stare nello stesso luogo senza stuzzicarsi e guardarsi in cagnesco.
Mi rigirai la lattina tra le mani e mi andai a sedere sulla rampa di scalini che portavano ad una grande statua rappresentante i fondatori di Mystic Falls.
<< Io non ho fatto niente! >> Esclamò Damon alzando le mani per discolparsi, sfoderando, però, un ghigno soddisfatto.
Alzai lo sguardo su di lui, e decisi di ignorare il suo sorrisino << Aveva freddo.. >> dissi a mezza voce, assecondandolo.
Lui si sedette vicino a me, staccando la linguetta della lattina << Come mai eravate qui, solo voi due? >> Chiese lanciandosi la linguetta alle spalle.
Scrollai le spalle << Elena e Stefan erano ancora al lago e Caroline e Bonnie dovevano finire di studiare, quindi.. >>
<< Stefan se la porta sempre in giro, nonostante Klaus la stia cercando.. >> Sbuffò lui irritato.
Gli lanciai un’altra occhiata << Già, la maledizione.. come pensate di impedire che venga spezzata? >> Domandai ficcandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Damon strinse le labbra << Uccidendo Klaus, semplice! >> Spiegò risoluto.
<< Semplice! >> Dissi scettica.
<< Oooh, andiamo! Non morirà con un paletto.. ma esiste anche il fuoco e.. >> Fece un gesto ampio con la mano, come ad indicare le molteplici alternative, che in realtà non esistevano.
<< E.. quante possibilità, reali, ci sono che ci riusciate? >> Lo incalzai, pessimistica.
Rimase in silenzio per un attimo << Poche >> Mormorò infine, sincero.
<< Non voglio che succeda qualcosa a Elena.. >>
Damon mi interruppe << Nessuno vuole questo >> Affermò sicuro.
<< Ma.. non voglio nemmeno che succeda qualcosa a voi.. >> Lo guardai accigliata << Non potrei sopportare che qualcuno faccia del male a Caroline, Bonnie, Stefan.. >> Dissi tristemente.
<< O a te. >> Conclusi fissandomi le scarpe.
Ma cosa stavo dicendo? Non mi ero mai aperta con lui, ma adesso era troppo tardi per rimangiarmi quelle parole così stupide.
Ero davvero a disagio, non credevo che mi sarei mai potuta preoccupare di Damon, non prima del viaggio ad Atlanta. Ora le cose erano cambiate: lui mi aveva salvata.
Non contava il fatto che avessi impedito a mia volta che morisse, non volevo la sua riconoscenza, ma io gli ero grata per il suo gesto e per il fatto che fosse seduto li, accanto a me, in quel momento.
Nonostante sapessi che era un vampiro assetato di sangue e per di più con un caratteraccio, mi sentivo al sicuro insieme a lui. Come al solito ragionavo al contrario, proprio perché era.. beh, quello che era, non avrei dovuto stargli così vicino. Sentivo che mi sarei ficcata in altri pasticci, ma Damon era anche così.. rassicurante.
Sentii i suoi occhi puntati su di me, ma non parlai, ne tanto meno lo guardai.
Fu lui a rompere il silenzio << Troveremo un modo: Elena sarà salva, così come tutti gli altri >> Disse sicuro di se << E anche io starò bene. >> si sentiva che era in difficoltà.
Trovai il coraggio di guardarlo, ma lui fissava il cielo azzurro sopra di noi.
I suoi occhi brillavano cristallini e le sue labbra erano curve nel loro solito mezzo sorriso.
Quel mezzo sorriso che mi smorzava il fiato.
<< Ti va di venire con me? >> Chiese improvvisamente, sempre rivolto al cielo.
Lo fissai senza capire << Scusa? >>
Abbassò lo sguardo su di me << Ti va di venire con me? >> Domandò di nuovo, sorridente.
Aggrottai le sopracciglia << E dove? >> Chiesi sbigottita.
<< Pensi davvero che te lo dirò? >> Increspò le labbra con superiorità.
<< Un altro viaggio che finirà in tragedia? >> Mi pentii subito delle mie parole, ma era così difficile mantenere il controllo con lui, era tremendamente irritante quando voleva mantenermi all’oscuro di ogni cosa.
<< Non era prevista la tragedia! >> Rispose acido.
Lo fissai dispiaciuta << Accetto >>, mi guardò ad occhi sbarrati, sorpreso.
Sorrisi << Se… riesci a fare canestro! >> conclusi indicando la lattina che teneva in mano.
Rise, malizioso << Oh! Che sfida! Ci sto! >> Si alzò avvicinandosi al cestino.
Lo guardai voltarsi di spalle e alzare il braccio.
Mentre la lattina volava in aria mi ritrovai a sperare con tutte le mie forze che facesse centro.
Con un rumore metallico la lattina entrò << Facile! >> Esclamò lanciandomi uno sguardo presuntuoso.
Scossi la testa divertita.
<< Ora tocca a te! >> Mi invitò ad alzarmi, porgendomi la mano.
L’afferrai << Non ci riuscirò mai! >> Esclamai mettendomi in posizione.
<< Tu prova! >>
Puntai i miei occhi nei suoi, mentre lanciavo la lattina.
Aspettai trattenendo il respiro.
Tuc.
<< Evvai! >> Saltellai sul posto, come un idiota.
Damon battè le mani << Non era così difficile, visto? >> Sorrise.
Io, immancabilmente, arrossii, sorridendo felice.
Rimasi a guardarlo un attimo, era tremendamente bello: ormai il sole stava calando e il suo corpo era illuminato dalla luce rosea del tramonto.
Un venticello leggero gli scompigliava i capelli corvini, donandogli un’aria sbarazzina, in netto contrasto con la sua cupa personalità.
Ricambiò il sorriso mostrando i suoi denti perfetti, una piccola fossetta si formò all’angolo delle sue labbra, rendendo il suo sorriso gentile e sincero. I suoi occhi, di quella tonalità non ancora inventata nella scala dei colori, brillarono sotto le ciglia scure, a coronare quella visione incantevole.
Abbassai lo sguardo, avvampando, non volevo assolutamente che si accorgesse delle mille emozioni che mi stavano attraversando in quel momento. Quando rialzai la testa incontrai gli occhi di Damon a qualche centimetro da me, mi scrutavano intensamente.
Boccheggiai sorpresa.
Lui inclinò la testa di lato, curvando appena le sopracciglia << Vengo a prenderti domani, dopo il ballo >> parlò, e la sua voce uscì delicata e leggera.
- Il ballo? – strabuzzai gli occhi, mi ero completamente dimenticata del ballo a casa di Tyler << Oh! Il ballo! >> Esclamai allontanandomi di un passo.
Damon non ruppe il contatto che si era creato tra noi e continuò a puntare i suoi occhi nei miei << Non ci vai? >> Chiese curioso.
Mi passai una mano sulla fronte, distrattamente << Si, si , ci vado! >> farfugliai, il suo sguardo insistente mi metteva in difficoltà, ma lui non se ne preoccupò << E con chi ci vai? >> Domandò ancora, accorciando la distanza, già ridotta, tra noi.
Arricciai le labbra << Con gli altri.. >>,  lui inarcò un sopracciglio.
 << Tu verrai? >> Continuai io, sperando, da sciocca, in un si.
<< Nah! Non sono da feste.. >>
Trattenni a stento una risata e lui se ne accorse << Perché quella faccia Soph? Io non dico bugie.. >> Stavolta non riuscii a trattenermi << Va beh.. come vuoi! >> Ridevo. Se c’era qualcuno da feste, quello era Damon.
Lui alzò gli occhi al cielo, divertito << Bene, allora ci vediamo domani! >> tracciò velocemente il profilo del mio naso con un dito.
Deglutii rumorosamente << A domani >> sussurrai, sorprendendomi a sperare che rimanesse ancora un po’ con me.
Ma Damon era già sparito in mezzo al bosco.

-Pensionato Salvatore-

La grossa porta di legno si chiuse alle mie spalle in un lugubre cigolio.
Buttai le chiavi sul divano, sbuffando.
<< Damon? >> Mio fratello entrò in sala mentre mi avvicinavo al tavolino di cristallo, dove tenevo il mio whiskey preferito.
<< Dove sei stato? >> Mi chiese, osservandomi versare il liquido ambrato nel bicchiere di vetro, alzai le spalle << In giro.. >> Risposi voltandomi verso di lui.
Stefan era appoggiato allo stipite della porta, mani in tasca e mono espressione stampata in viso << Eri di nuovo da lei? >>.
Trangugiai il Bourbon, che bruciò nella mia gola, come fuoco ardente. Non avevo nessuna intenzione di rispondere alla sua domanda.
Alzai entrambe le sopracciglia e mi limitai a versarmi ancora dell’alcool.
<< Non dovresti.. Starle così vicino, non dopo quello che hai fatto, le fai solo del male! >>
Mi dava i nervi sentirlo parlare in quel modo, quel suo tono tranquillo, impegnato a dare raccomandazioni di cui potevo benissimo fare a meno.
Stizzito, gli rivolsi una rapida occhiata << I tuoi consigli arrivano tardi, fratellino. >>.
Corrucciò le labbra, non del tutto sorpreso << Perché lo fai? >> Si avvicinò a me e mi tolse il bicchiere dalle mani, posandolo sul tavolino.
Strinsi gli occhi, ma non mi opposi. - Perché lo faccio.. non lo so nemmeno io! -  Avrei voluto rispondergli così, sincero per una volta. Invece mi rivolsi a lui strafottente e infantile << Dimmi cosa vorresti sentirti dire, così la facciamo finita con questa sceneggiata dei fratelli che si confidano i loro sentimenti.. >> mossi la testa, cercando di sembrare ironico, in realtà mi stavo solo arrampicando sugli specchi, e non trovavo nessun appiglio.
Stefan sorrise << Vorrei che mi dicessi la verità, Damon >> Mi fissò sicuro di se << Che ti sei pentito, che ti dispiace! >> Esclamò alzando le braccia << E’ così difficile per te? >> Domandò dispiaciuto.
Ora non era più l’alcool a bruciarmi la gola, ma l’idea che fosse così facile intuire i miei sentimenti, sapere che mio fratello, Elena e tutti gli altri avrebbero presto capito quanto mi pentivo di ciò che avevo fatto.
Non era giusto che a rinfacciarmelo fosse proprio lui, non era giusto che ancora una volta avesse ragione. 
<< Smettila Stefan! >> Gridai fuori controllo, lui non si scompose.
Inspirai a fondo, rendendomi conto che stavo esagerando, non dovevo reagire così, ma la mia maschera si stava sgretolando velocemente, ormai non restava che la verità lampante nei miei occhi << Non posso più tornare indietro >> mormorai abbassando la testa, mi stavo arrendendo, non riuscivo a combattere.
Mio fratello udì le mie parole e un sorriso vittorioso spuntò sulle sue labbra << Non è mai troppo tardi, Damon. >>
Lo guardai intensamente. Non capiva, era così facile per lui. Lui aveva tutto, era quello buono, non sbagliava mai. Aveva Elena, che lo amava più di ogni altra cosa al mondo. Certo che lui non capiva, per lui era tutto così semplice.
<< Lascia perdere.. >> Recuperai il bicchiere e mi diressi verso l’uscita, lui non cercò di fermarmi.
Aprii la porta, ritrovandomi di fronte a Elena.
<< Ci sei anche tu! >> dissi sprezzante, lei aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo a parlare che Stefan spuntò dietro le mie spalle. Sbuffai, l’ultima cosa che volevo era restare intrappolato in discussioni di famiglia << Permesso >>, ma Elena continuava a guardarmi curiosa << Cosa sta succedendo qui? >> Chiese osservandoci entrambi.
Io feci un passo indietro, per farla passare << Non succede niente, Elena. >> ero più scontroso del solito e sapevo che lei se n’era accorta perché entrò in casa mantenendo le sopracciglia alzate, scettica.
Stefan le sorrise, abbracciandola << Niente, Damon ha qualche problema ad accettare la verità.. >> ironico, sottile, fastidioso.
Strinsi i denti << Non è una novità. >> gliela stavo dando vinta, ma non avevo la forza di oppormi, non in quel momento.
Elena ci studiò ancora un attimo, senza capire << Bene, non ci capisco niente! >> lo sguardo dubbioso, ma il tono di voce solare << Devo chiamare Caroline, per il ballo… >> Aveva capito che non era una vera discussione, ma solo un battibecco. << Non uccidetevi nel frattempo >> Mi guardò gentile e capii che non ce l’aveva con me. Mi sforzai di curvare all’insù gli angoli della bocca, ma quello che ne uscì fu un sorriso acido.
Elena alzò le spalle << Stef, mi presti il tuo telefono? Il mio l’ho lasciato a casa, se non chiamo Car entro stasera mi uccide, domani tutto deve essere pronto! >> Esclamò sorridente.
Stavo per voltarmi e andarmene, ma quelle parole mi immobilizzarono sulla soglia di casa.
Quel pomeriggio, quando avevo chiesto a Sophia di venire con me dopo il ballo, non avevo realizzato che mancasse così poco e non credevo affatto che lei mi avrebbe risposto di si.
Adesso che Elena aveva fatto presente quanto poco mancasse.. 
Era così frustante quella ragazza,Sophia. Da quando era entrata nella mia vita qualcosa era cambiato. Ricordai la prima volta che la vidi, non riuscivo a capacitarmi di quanto si assomigliassero.. L’idea mi era venuta subito, lampante e chiara. Non potevo perdere quell’occasione. Dovevo scegliere chi salvare, in fin dei conti chi era quella mostriciattola dai capelli ramati? Nessuno. Non mi sarei sentito in colpa. Ma poi eccola li, in casa mia, a mangiare e scherzare con gli altri, un’incosciente ragazzina che non si rendeva conto del pericolo che correva. Eppure quella stessa sera mi ero esposto, aggredendo sua sorella, avevo rovinato il mio piano perfetto, senza neppure rendermene conto. Quando ero certo di poter recuperare ciò che avevo perso, me la ritrovo sulla mia strada, mezza morta, se non era destino quello, cos’era? E anche quella volta lei fece qualcosa che mi sbalordì, mi salvò la vita. Aveva salvato me. Una sola persona prima di allora mi aveva salvato: Elena. Lei mi aveva tenuto la mano, affinchè non mi perdessi in quel buio che mi stava avvolgendo, quel buio di nome Katherine. Mi ero aggrappato a lei con tutte le mie forze, ed ero risalito. Si, ma a quale prezzo però? Mi ero innamorato ancora. E anche quella volta, quell’amore non avrebbe portato nulla di nuovo, e infatti ecco come mi ero ridotto. E adesso Sophia, un’altra persona che aveva rischiato per me, facendomi credere di non essere così inutile, dopotutto. Mi metteva perennemente in crisi quella ragazza. Mi faceva lavorare su me stesso, mi complicava la vita e me la rendeva migliore,allo stesso tempo.  Nello stesso istante in cui parlava, o sorrideva, mi faceva vergognare di me stesso, di quanto ero meschino.
Dovevo tenerla lontana da me. Volevo che mi restasse vicino.
E poi ecco l’ulteriore prova di quanto fossi stupido: invitarla a passare ancora del tempo con me.
 Anche se da un lato sapevo quanto potesse essere pericoloso portarla con me, dall’altro speravo di proteggerla, non potevo sopportare l’idea che lei rimanesse qui, mentre io ero a km di distanza. Se fosse successo qualcosa mentre ero via.. Mi sentivo sempre in dovere di assicurarmi che lei stesse bene, dopo la mia bravata ad Atlanta, stavo combattendo per proteggerla dal pericolo che avevo creato io stesso.
Era assurdo, avevo preso io quella decisione, avevo scelto io di trovare un altro modo.. Ma adesso che c’ero riuscito, non facevo altro che sentirmi in colpa.
E anche portarla con me era un errore.. ma cosa potevo fare? Era in pericolo ovunque, qualunque cosa decidessi di fare, tanto valeva poterla tenere d’occhio.
Stefan si accorse della mia espressione frustata. Quel minuto di intenso silenzio gli aveva fatto intuire più di quanto desiderassi sapesse. Mi guardò di sottecchi, lanciandomi un altro sorrisino fugace.
Alzai gli occhi al cielo, stufo di essere un libro aperto.
Quella giornata già era cominciata male, sapevo che sarebbe finita anche peggio.
Sbuffai di nuovo, voltandogli le spalle, prima di uscire, però, posai il bicchiere, ancora colmo di whiskey, sul tavolino affianco alla porta.
Sentii il risolino soddisfatto di Stefan dietro di me, ma stavolta non gliela diedi vinta, lo ignorai, uscendo di casa.
Appena fuori dal pensionato presi un grosso respiro, finalmente la tortura era finita.
Mentre l’arietta leggera che si era alzata mi sfiorava la pelle senza scalfirmi minimamente, pensai di nuovo a Sophia e a ciò che avrebbe trovato non appena fosse entrata in camera sua, un sorriso si fece strada sul mio viso, senza che potessi impedirlo.
Scossi la testa, recuperando il controllo di me stesso e eliminando dalla faccia quel sorrisino ebete che mi era spuntato. Scesi i gradini e raggiunsi la mia auto parcheggiata alla fine del vialetto.
Sospirai, in fondo non poteva essere così sbagliato voler passare altro tempo con lei, Stefan poteva anche sbagliarsi, una volta tanto.
                                                                                                                                                                                                                    

-Casa Ellen-

Entrai in camera, buttai la giacca sul letto e tolsi le scarpe lanciandole per la stanza.
Avevo appena accettato di trascorrere altre ore con Damon, come aveva fatto a convincermi? Risi di me stessa, consapevole che ero stata io ad accettare, senza che nessuno mi obbligasse.
Poteva essere un bene passare ancora del tempo con lui, magari avrei scoperto qualcosa in più su chi era veramente.
Non doveva essere poi così male, in fin dei conti quel pomeriggio era stato piacevole in sua compagnia, era stato un pomeriggio da persone normali, da.. umani.
Immersa nei miei pensieri riuscii comunque a notare, sulla mia scrivania, una scatolina blu con un fiocco bianco. La guardai sorpresa: non era mia.
La presi in mano e la rigirai. Mi accorsi che c’era anche una busta, la aprii e ne tirai fuori un foglietto, diceva  “ Questo è per te , a me non serve”.
Rimasi di sasso scoprendo il contenuto della scatola << Il mio ciondolo..! >> esclamai commossa. Raccolsi la collana tra le dita e la indossai guardandomi allo specchio.
Non me lo sarei mai immaginata.. erano passate settimane da quando l’avevo perso.
Sapevo chi era stato a trovarlo, ma come aveva fatto ad arrivare in camera mia? Damon non poteva entrare, chi altro...
 Una voce squillante invase i miei pensieri
 –Caroline-
La bionda scendeva le scale ridendo per una battuta di Nichole. Sorrisi, capendo com’era arrivato il ciondolo sulla mia scrivania.
Toccai distrattamente la collana con un dito, sorridendo: Damon non era affatto così male.
 -
La mattina dopo mi alzai con il piede sbagliato, non avevo trascorso una notte piacevole, i miei sogni erano stati invasi da incubi di ogni genere: lupi, vampiri, guerre e magia.
 Non una bella esperienza.
Era assurdo come in otto ore le cose potessero cambiare, la sera prima ero tranquilla, felice, rilassata.
La mattina dopo avevo i nervi a fior di pelle ed ero agitatissima.
Volevo distrarmi un po’, essere normale almeno fino a quella sera:  Damon e io saremmo partiti per non so dove e volevo godermi quella giornata , visto e considerato che non avevo idea di cosa mi aspettasse dopo il ballo.
Ero leggermente nel panico.
Fu per questo che quando Bonnie mi si avvicinò, appena terminarono le lezioni, per chiedermi di accompagnarla a comprare il vestito per la festa, che le risposi subito di si << Uscire un po’ mi farà bene >> Le dissi << E poi devo comprarne uno anche io! >>
Ovviamente quando accettai non ero assolutamente consapevole di cosa avevo appena accettato di fare.
Fare shopping è una cosa, fare shopping con Bonnie quando deve assolutamente comprare qualcosa è un altro paio di maniche
Non credevo che potesse esistere qualcosa di più stressante, era un’impresa riuscire a stare al passo con lei: avevamo girato almeno una ventina di negozi e provato molti più vestiti.
Ammetto d’essermi persa qualche passaggio dei suoi discorsi, di tanto in tanto, questo perché ogni volta che uscivo da un negozio  lasciavo vagare lo sguardo, quasi mi aspettassi di veder comparire  qualcosa o qualcuno dall’altro lato della strada. Mi sentivo una bambina travolta da mille emozioni diverse, tutte più grandi di lei.
Passavo dall’entusiasmo alla frustrazione senza che potessi oppormi alle mie stesse emozioni.
A volte mi fermavo a raccogliere i pensieri, altrimenti, credevo, la testa mi sarebbe scoppiata.
Non mi stavo godendo granchè quella giornata, ma era soprattutto colpa mia. Doveva essere rilassante, un momento di pausa, un modo per non pensare a quello che era successo da quando ero arrivata a Mystic Falls e invece non era così: tutto mi tornava in mente con nitidezza, il viaggio in treno verso questa città, Elena, Stefan e gli altri, l’attacco a Nichole da parte di Damon. Damon, il vampiro ultracentenario che cambiava umore in un battito di ciglia, cupo e misterioso ma bello come un dio greco, anzi più bello. Il “rapimento”, e un altro Damon:  fragile, indifeso, disposto a ringraziare un’insulsa umana. Era come stare su uno di quei cavalli delle giostre, rincorrevo in un circolo vizioso il Damon buono, pronta a credere che potesse esserci effettivamente qualcosa di buono in lui. E poi c’era quell’uomo, lo sconosciuto, il “rapitore” e le sue parole “Lui me l’ha uccisa”, Damon cattivo, il mostro. Damon non era “l’altro cavallo”, non era “l’altro” di niente e di nessuno. Lui era da solo in mezzo agli altri, non aveva niente a completarlo e non ci voleva certo un genio a capirlo. Ma Damon non era neppure “il premio”, quello che tutte cercavano di accaparrarsi per prime, certo a lui piaceva essere oggetto indiscusso del desiderio, ma non era un premio. Non era la vittoria da intascare. Damon: il cuore del tornado, la catastrofe fatta persona, il disastro imminente. Il ghiaccio più duro. Il cielo più azzurro.
Era difficile da credere che fosse la stessa persona che soltanto il giorno prima era rimasta con me a parlare, la stessa persona che aveva ritrovato il mio ciondolo.
La cosa più strana di tutte fu che quando ritornai a casa, stanchissima, non ero per niente preoccupata del fatto che quella sera sarei andata via con Damon, di nuovo.
Anzi, tutte le ansie di quel pomeriggio erano scomparse, portate via dal vento.
Ero semplicemente la ragazza più felice del pianeta, e questo era un disastro.
-
Indossai il mio abito nuovo, senza spalline: il bordo superiore era color oro mentre il resto del vestito era blu chiaro, cadeva leggero sopra il ginocchio allargandosi leggermente. Optai per un paio di decolté  dal tacco vertiginoso, anch’esse blu.
Andai allo specchio –sembro un puffo- mi  rimirai perplessa. Non potevo uscire senza trucco, almeno quella sera era d’obbligo, quindi, dopo uno strato di blush, misi dell’ombretto oro, la matita nera e il mascara, Scelsi una pochette oro, proprio per non sembrare un gigantesco puffo.
<< Nichole sei pronta? >> Bussai alla porta  della sua stanza prima di entrare
<< Eccomi, ci sono quasi >> Mia sorella era magnifica, dico sul serio, indossava un abito nero, stretto da un corpetto, la gonna a palloncino completava l’abito senza spalline, come il mio. In vita c’era un fiocco rosso, non tanto grande, abbinate al fiocco un paio di scarpe alte e una pochette. Misi una mano davanti alla bocca << Sei uno schianto >>
Lei mi sorrise, apprezzando il complimento  << Sei meravigliosa anche tu, tesoro!! >>
Prese qualcosa dal comodino  << Mettiti il rossetto.. >> mi lanciò, di nuovo, il suo rossetto << Non si sa mai, potresti dover dispensare baci stasera, le tue labbra devono essere perfette >> disse scherzosa.
Si chinò allo specchio per sistemarsi il trucco e stavolta mi guardò intensamente << Mi fido di te >> Disse, non le risposi. Alzò le spalle, sapeva che l’avevo sentita.  Un’ultima occhiata allo specchio ed era pronta << Andiamo? >>
-
La casa di Tyler era stupenda, oltre che enorme. Entrammo sorridendo e guardandoci intorno: festoni e luci bianche, musica, dj, gente che ballava. Mille abiti volteggiavano formando un arcobaleno di gonne colorate. Uno splendore.
<< Per cosa la danno questa festa? >> Bisbigliai all’orecchio di mia sorella, lei rispose chinandosi verso di me << Il Sindaco Lockwood ci tiene alle tradizioni, questo è il ballo dei fondatori.. solo più moderno! >>.
Sbattei le palpebre rimirando la sala.
<< Siete arrivate! >> Bonnie ed Elena ci venivano incontro.
 << Siete stupende >> Esclamai guardandole: Elena indossava un abito lungo fin sotto al ginocchio, con uno spacco laterale, verde chiaro. Bonnie luccicava nel suo vestito argento, corto come il mio.
<< Lo siete anche voi >> sorrisero felici.
<< Stefan non c’è? >> Chiese mia sorella notando la mancanza del ragazzo.
Elena le rispose indicando un punto indefinito della sala  << Oh, si è con Damon al tavolo >>.
Buio totale. Fermi tutti. Damon è qui? E perchè mai dovrebbe interessarmi la cosa? Alt, alt. Aveva detto che non sarebbe venuto..  Perché è qui?.
Panico.
<< Eih Soph, tutto a posto? >> mi stavano guardando dubbiose, ero rimasta inebetita di nuovo, a fissare il vuoto.
Mi riscossi << Una meraviglia! >> feci del mio meglio per non sembrare turbata dalla notizia << Andiamo? >> Domandai fingendo entusiasmo. Mia sorella mi guardò di sottecchi ma io distolsi lo sguardo.
 Bonnie faceva strada in mezzo alla folla, le persi di vista una o due volte, finchè qualcuno non afferrò la mia mano << Sei  splendida, raggio di sole! >> Il sangue mi si raggelò nelle vene. Il cuore smise di pomparne dell’altro. Mi voltai  << Damon >> dissi in un sussurro, eccolo li, la bellezza nella sua forma migliore. Indossava una camicia, rigorosamente nera, per la prima volta tutta abbottonata, ma fuori dai pantaloni, anch’essi neri. I capelli erano i soliti ciuffi scomposti che gli davano quell’aria..- sexy da morire-  e fu proprio quello che pensai quando lo vidi. 
Le luci colorate illuminavano a tratti il viso di Damon, che mi costrinse ad avvicinarmi a lui << Balliamo? >> bisbigliò al mio orecchio, con la voce più calda e suadente che gli avessi mai sentito.
Sbuffai, fingendomi scocciata, per non rispondere, in quanto non potevo controllare la mia voce in quel momento.
Lui lo prese come un si, mi cinse la vita con le braccia, facendo pressione con le mani sulla mia schiena, per farmi avvicinare a lui. I nostri corpi si toccarono, il mio viso avvampò, andavo a fuoco.
Appoggiai le mie mani sul suo petto, per creare un po’ di distanza tra noi. Quella vicinanza mi agitava.
Lui non disse nulle, si limitò a sorridere, malizioso.
Stavamo ondeggiando lentamente, non ero ancora inciampata nei miei stessi piedi, era un record.
Rimanemmo li, a ciondolare per un po’, ero immersa nei miei pensieri, non riuscivo a credere a ciò che stava accadendo, e non riuscivo neppure a staccare i miei occhi da quelli di Damon
Erano passati almeno 20 minuti quando lui sorrise di nuovo << Ci stanno guardando.. >>.
Mi voltai in direzione del suo sguardo: Bonnie stringeva gli occhi, dall’altro lato del salone, e ci scrutava incredula.
Caroline, accanto a lei, batteva le mani entusiasta.
<< Apprezzamenti e critiche >> Fece Damon ghignando.
Arricciai le labbra << Damon Salvatore divide gli animi e frantuma cuori >> dissi prendendolo un po’ in giro –il mio si sta frantumando in mille minuscole schegge rosso sangue- pensai infastidita dai miei stessi pensieri .
Sbuffò divertito << Nessuna è mai tornata a lamentarsi >>
<< Chissà perché.. >> lo stuzzicai.
Lui sorrise << Sono tremendamente irresistibile, il fascino del vampiro! Le convinco a fare tutto ciò che voglio. Le porto dove voglio, e a loro non dispiace..E se non vogliono lo fanno lo stesso, non accetto dei no come risposta..  >>  voleva essere una provocazione, ma le sue parole mi fecero riflettere.
Corrucciai la fronte << E’ quello che hai fatto con me? Quando mi hai portato ad Atlanta.. perché non credo che sia stato il tuo fascino irresistibile a convincermi, considerando che ero svenuta.. >> inclinai la testa aspettando una risposta.
<< Beh, eri svenuta.. no? Non potevi dirmi di no >> Ghignò << Ma cos’è che ti ha spinto a dirmi di si oggi pomeriggio? Eri perfettamente sveglia, se ben ricordo.. >> Alzò le sopracciglia fiero di essere riuscito a mettermi in difficoltà.
Cercai in fretta le parole giuste << Non ti ho detto di si, ti ho sfidato e.. hai vinto >> Precisai, sperando di cambiare discorso.
Ma lui continuò << Nah, non si sfida un vampiro, sai già in partenza che perderai, e lo sapevi anche tu! >> Mi guardò intensamente, cercando la vera risposta nei miei occhi. Per un attimo desiderai avere la sua capacità di nascondere ogni sentimento. Poi sospirai << Non sei la peggior compagnia del mondo >> Era vero, in parte.
Sorrise, non del tutto convinto << Grazie.. >> mormorò.
Improvvisamente si irrigidì, ogni suo muscolo si tese, potevo sentirlo sotto la mia pelle.
<< Damon? >> Chiesi confusa, ma lui alzò un dito, intimandomi di stare zitta << Andiamo, vieni con me. >> Non era una richiesta.
<< Ma cosa.. >> provai a parlare ma la sua espressione dura mi fece ammutolire, avevamo smesso di ballare, eravamo fermi, in mezzo alle coppie che volteggiavano senza preoccuparsi di noi.
<< Sophia, ti prego >> Prese il mio viso tra le mani, incontrò i miei occhi e fu come se mi scrutasse nel profondo. Caddi nell’immensità del suo sguardo. Le sue parole gentili ma velate dalla preoccupazione mi colpirono << Ti prego >> supplicò << Ho bisogno che tu venga con me, adesso >>.
Annuii lentamente, lo presi per mano e lui iniziò a farsi spazio tra la gente, raggiungendo in fretta l’entrata principale.
Vidi Stefan poco lontano da noi, parlava fitto con un Elena sempre più spaventata. Iniziai a preoccuparmi anch’io e mi rivolsi a Damon << Cosa succede? >> Chiesi senza capire.
Damon passò un dito sotto il mio mento e mi costrinse ad incontrare i suoi occhi, di nuovo. Parlò in fretta << Ascoltami, voglio che tu esca da qua più veloce che puoi, allontanati, prendi l’auto e vai via con lei >> fece un cenno in direzione di Elena, io scossi la testa impaurita, la sua espressione si addolcì << Ti fidi di me? >> chiese lentamente.
<< Si.. >> sussurrai.
Lui mi guardò un secondo soltanto, sembrava dispiaciuto, come se non fosse quella la risposta che voleva ricevere. Non aveva senso.
 Poi riprese << Allora ascoltami, dovete andare, adesso! >> ripetè, alzando un poco la voce. 
La paura mi invase, era serio. Nel suo sguardo non c’era ombra di preoccupazione ma Damon era così, nessun pensiero negativo traspariva mai dal suo viso.
Elena si avvicinò << Andiamo, Soph. >> disse gentile.
Io annuii, fissando ancora gli occhi di Damon << Stai attento.. >> mormorai. Il bisogno di fargli sentire quanto tenessi a lui bruciava come un fuoco dentro di me.
Elena mi prese per mano, e insieme raggiungemmo l’uscita. Mi voltai ancora, sperando di incontrare un ultima volta il viso di Damon, ma lui era sparito, insieme al fratello.
Elena si mise a correre, obbligandomi a seguirla. << Andiamo, ti spiegherò in macchina! >> il suo sorriso era tirato, cercava di nascondere la sua preoccupazione.
-
Guidavo verso casa mia, Elena guardava fuori dal finestrino, senza aprir bocca.
D’altro canto neanch’io avevo voglia di parlare, ero troppo in ansia per ciò che era successo, volevo saperne di più, certo, ma allo stesso tempo non volevo sapere cos’era successo, non volevo preoccuparmi ulteriormente.
Ma l’ansia cresceva, nel silenzio assoluto che si era creato e lasciava libero arbitrio al mio pensiero fisso, che martellava insistente.
- Damon, Damon -
<< Ele, siamo arrivate >> Le toccai un braccio per risvegliarla dai suoi pensieri. Scesi dall’auto e raggiunsi la porta di casa, cercando le chiavi dentro la pochette.
<< Entra in casa! Entra in casa! >> Elena gridava correndo verso di me.
Mi voltai cercando di capire perchè si agitasse tanto. Ma la risposta arrivò lampante: un uomo vestito di nero camminava nella nostra direzione.
 - Vampiro - Ebbi appena il tempo di pensare.
<< Maledizione! >> Esclamai frustrata: le chiavi non c’erano. Elena era ormai a fianco a me. Tremava.
Il vampiro non aveva fretta, faceva girare un mazzo di chiavi attorno al dito, ridendo soddisfatto. – Le mie chiavi! -. Eravamo spacciate. Appoggiai la schiena alla porta di casa e chiusi gli occhi terrorizzata – Non di nuovo – pensai supplichevole.


NOTE DELL’AUTRICE
Eccola! xD
Alla fine ho scritto un capitolo in più, non era previsto, ma l’idea mi è arrivata dopo una cena un po’ particolare con il mio ragazzo: finito di mangiare ci siamo messi a lanciare lattine vuote in un cestino, come due cretini, ovviamente io ho vinto xD. Comunque, quando sono tornata a casa, ho pensato di scrivere un pezzettino in più e di far passare un pomeriggio di svago ai personaggi, un momento non tanto lungo, sia chiaro^^ Infatti alla fine arriva sempre il cattivo, e stavolta chi sarà?
Mah u.u
Citazione: questa volta vien da se xD, potevo forse tenere lontani per sempre Damon e Sophia?? Ma no, certo che non potevo! :)
Sophia si sta lasciando andare, Damon sembra essere un po’ più..umano e tutto sembra procedere per il meglio… Nessuno dei due parla ancora di sentimenti veri e propri, ma sono entrambi sul filo del rasoio, questo perchè non credo che con un personaggio come Damon tra le mani si possa far nascere l'amore da un momento all'altro, bisogna andare per gradi u.u

Non dimentichiamoci però del fitto mistero che aleggia sulla testolina della nostra cara Sophia…. Mistero che presto verrà svelato, abbiate fede xD
“Non sei la peggiore compagnia del mondo” vi ricorda qualcosa? Insomma non potevo non riportare un momento Delena, quando ne ho la possibilità lo faccio^^
Prima di passare ai ringraziamenti vorrei chiedervi un minuto di silenzio per la scena finale della puntata di The Vampire Diaries, la 2x21, l’inquadratura su Damon che se ne va… Mamma mia mi rimetto a piangere.
A proposito di piangere, ma ho frignato come una bambina solo io o anche voi non avete fatto altro che singhiozzare per tutta la puntata? xD
Ma qua muoiono tutti! Non è giusto! Con tutti i personaggi inutili che potrebbero far fuori.. Uffa :(
Devo dire che Elijah mi ha un pochino delusa, giusto un pochino, perché a tanto fascino si può anche perdonare la furbata^^ Però poteva proprio evitarsela (Non che volessi Klaus fuori dalle scatole eh! ).. comunque è andata così, e credo ci terremo questi fratelli biricchini anche per la prossima stagione J
Però lo dico: Se succede qualcosa a Damon io smetto di guardare TVD.
E giuro che lo faccio v.v
Beh, non c’è un reale pericolo che accada qualcosa, però non si sa mai^^
Comunque, se riguardo il promo ancora una volta rischio di venire assalita da un attacco d’ansia, quindi meglio se non ci penso^^
Devo dire che mi aspetto molti momenti Delena da ciò che ho visto. Ci ricordiamo tutti com’è finita la stagione scorsa, spero che finisca con un bacio anche questa, solo che stavolta non DEVE essere Katherine u.u
Ecco, adesso ringrazio xD
GLObulesROUGE: Grazie infinite per la tua recensione!! E’ bello vedere che la FF continua a piacerti^^
Ma no, povera Sophia xD Non era così antipatica nello scorso capitolo^^
Beh, però non posso nemmeno esaltare troppo Elena, per quanto sia difficile scrivere di lei con Stefan, non posso fare altrimenti, non in questa FF xD
Ma se questa storia andrà a buon fine ne scriverò sicuramente un’altra interamente Delena u.u
ashnessa97 Grazie mille anche a te, di nuovo, per esserti fatta sentire ancora, sono felicissima!! xD
Comunque, tranquilla, il mistero verrà svelato, già a partire dal prossimo capitolo avverrà qualcosa di sorprendente u.u
sonia22: Mamma mia!! “Tutto così perfetto”? Dai che mi commuovo xD
Che bello sapere che Sophia piace, è sempre una soddisfazione riuscire a creare qualcosa e vederlo andare in porto :)
Grazie! Grazie! Grazie!
A tutti^^
 
Prima di andarmene faccio un po’ di pubblicità :)
I Can't Loose You
OS che a me ha fatto piangere dall’inizio alla fine (tanto per cambiare)
The Secrets of the Shadows
FF con i controfiocchi^^ che ultimamente ho perso un po’ di vista, per via delle mille cose che ho da fare, però resta sempre una storia magnifica, e spero presto di poterne riprendere la lettura da dove l’ho interrotta.

A proposito di storie, mi scuso con gli autori delle FF che seguo, non sono riuscita a leggere un bel niente, ne tanto a meno a recensire.
Ho avuto un attimo di tempo e ho recensito una delle FF che ho tra le preferite, non sono riuscita a fare niente di più.
Sono imperdonabile, lo so, ma prometto che mi farò sentire!!
Chiudo lasciandovi con una delle frasi (secondo me) più belle che Damon abbia mai detto nel corso di questa 2° stagione : “I know I don’t deserve your forgiveness, but I need it.” ** Credo proprio che la utilizzerò prima o poi u.u
Magnifique^^
Benissimo, ora levo le tende xD

Je♥

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Capitolo 10
*** The end of everything, the end of me. ***


the end of everything, the end of me

Tennessee Williams scrisse: "Viviamo tutti in una casa che brucia. Nessun vigile del fuoco da chiamare. Nessuna via d'uscita. Solo la finestra del piano di sopra da cui guardare fuori mentre il fuoco divora la casa con noi intrappolati, chiusi dentro."
[Oth]

 

Chiusi gli occhi ricordando la paura che avevo provato ad Atlanta, non volevo morire, non volevo vedere la mia amica venir portata via da un vampiro. Volevo che quell’essere se ne andasse. Ma la figura continuava a camminare a passo lento verso di noi, la luce del lampione illuminava il viso di un ragazzo giovane, con un ghigno malefico e divertito stampato sulle labbra. Allargò il sorriso facendo intravedere i denti bianchissimi e affilati, che brillarono nella notte buia e silenziosa.
Quella notte sarebbe stata la fine di tutto.
Nessuno mi avrebbe aiutato questa volta, ma almeno non dovevo preoccuparmi per Nichole, non le sarebbe successo nulla.
Quella sera toccava a me.
 Mentre la rassegnazione si faceva largo tra la paura, il vampiro parlò << E’ così assurdo, i vostri “vampiri” sono davvero così stupidi? >> mimò le virgolette con le dita, per marcare il fatto che ci avevano lasciato li da sole.
Era un ragazzo, avrà avuto qualche anno in più di me, 2 o 3 forse, non di più. La cosa mi fece rabbrividire.
Anche Elena ebbe un fremito, probabilmente stava pensando ciò che pensavo io, Klaus si sarebbe servito di chiunque pur di vincere quella battaglia.
<< No, non tutti almeno. >> La voce cristallina di Caroline mi spaventò, lei sorrise dal fondo del vialetto.
Il vampiro non ebbe il tempo di reagire, un vortice d’aria si scagliò su di lui buttandolo a terra.
Sbarrai gli occhi e mi portai una mano alla bocca, la vampira bionda attaccò di nuovo, scaraventando il vampiro dall’altra parte della strada.
I due emettevano ringhi soffocati mentre cercavano di prevalere uno sull’altra, in meno di un secondo il vampiro sconosciuto riuscì a liberarsi di Caroline, lanciandola oltre la carreggiata. Si voltò verso di noi e fulmineo si avvicinò, distava meno di un metro da i nostri corpi immobili e terrorizzati.
Guardò Elena, per un attimo interminabile, sfiorando con gli occhi ogni centimetro del suo viso << La doppelganger! Klaus sarà contento >> La osservava mantenendo il suo ghigno.
Sentire il nome di Klaus pronunciato da quella voce stridente e velata d’ironia mi fece rabbrividire di nuovo. Il vampiro voltò di scatto la testa verso di me, il suo sguardo insistente mi scosse ancora.
Il suo sorriso si allargò << E… tu! >> con un passo spazzò via la distanza tra noi.
Non potevo muovermi, non potevo scappare.
<< Ero venuto qui per una.. >> Alzò la mano e passò un dito freddo sulla guancia di Elena che tremava terrorizzata.  
<< Ma adesso che vi ho tutte e due.. >> i suoi occhi iniettati di sangue brillavano famelici nel buio.
Mi avrebbe uccisa, quella consapevolezza fu uno schiaffo violento sul viso. Strinsi i denti e non battei ciglio quando la mano ghiacciata del ragazzo mi tirò su il mento con fare deciso << Non credo che gli dispiacerà.. >> mormorò osservandomi, rapito dai suoi pensieri.
Provai l’impulso irrazionale di mollargli un bel calcio alla caviglia, ma probabilmente mi sarei fatta del male solo io.
Mentre guardavo la morte dritta negli occhi udii la voce di Elena, ferma, decisa e pungente, come non mi sarei mai aspettata in un momento come quello
<< Lei deve restarne fuori!  >> ordinò al vampiro, che si scostò da me, sorpreso.
Poi un sorriso divertito comparve sul suo viso asciutto << Riferirò il messaggio >>
<< Non credo ne avrai occasione! >> la furia di Caroline dissolse quel sorrisetto impertinente e malvagio, la vampira travolse lo sconosciuto, cogliendolo di sorpresa e trascinandolo sulla strada. La lotta riprese, poco lontano da noi.
Era tutto confuso e indistinto, ma quando Caroline mi lanciò le chiavi di casa, che era riuscita a strappare di mano al vampiro, le presi al volo e, con mano tremante, mi affrettai ad aprire la porta. Elena la chiuse dietro di se, accasciandosi per terra.
<< Tutto bene? >> Le chiesi sedendomi accanto a lei.
<< Si >> fece un grosso respiro << Caroline se la sa cavare >>
Cercava di tranquillizzarmi, ma ero così scioccata che nulla avrebbe potuto calmarmi. Tremavo di paura, Caroline era li fuori a combattere contro un vampiro che aveva appena cercato di ucciderci. Un pazzo che diceva cose prive di senso.
Non c’era molto per cui essere tranquilli.
Avvicinai le ginocchia al petto e vi appoggiai la testa, il mio cuore batteva furioso, senza accennare a smettere, ogni battito era un colpo duro e deciso che vanificava ogni mio sforzo di pensare con chiarezza e ricostruire gli avvenimenti di quella serata. Ben presto smisi di dare un senso a ciò che avevo appena vissuto e mi concentrai su ciò che più mi interessava: Damon.
Per tutto il viaggio in auto non avevo fatto altro che pensare a lui, e anche davanti alla morte che avevo appena scampato, non ero riuscita a non volare a lui con la mente.
Mi aveva fatta allontanare dal ballo, preoccupato per qualcosa, e fuori da casa mia ad aspettarci c’era un vampiro intrepido che non sembrava sorpreso nel vederci senza protezione.
Voleva dire che ce n’era più di uno, un vampiro era al ballo e uno davanti casa, almeno. Voleva dire che Damon era da qualche parte a combattere, a rischiare la vita. Caroline, Stefan e Damon avrebbero mantenuto la loro promessa inespressa: avrebbero salvato Elena anche a costo della vita.
Damon rischiava la vita e io ero li seduta a tremare senza poter muovere nemmeno un misero dito. Ero inutile, non avrei potuto proteggere Elena, ma solo essere d’intralcio.
Non avrei mai potuto aiutare Damon, ma solo essere un peso per lui.
Era lampante, il mio ragionamento non faceva una piega, e portava ad un'unica conclusione: se le cose fossero andate avanti così, se Klaus avesse continuato a dare la caccia a Elena, e l’avrebbe fatto di sicuro, tutti coloro a cui volevo bene sarebbero morti, e io sarei rimasta inerme a guardarli morire.
Damon sarebbe morto, e io sarei rimasta immobile a osservarlo svanire dalla mia vita, con la stessa velocità con cui vi era comparso.
Scossi la testa e trattenni le lacrime rabbiose che cercavano di uscire, continuai a pensare a Damon e a dove potesse essere in quel momento, a cosa stesse facendo, sperando vivamente che tutto andasse bene.
Il suono del campanello mi ridestò dallo stato di trance in cui ero caduta e durante il quale mi ero trascinata fino al divano della sala. Scattai in piedi, imitata da Elena, e corsi alla porta, aprendola con il cuole in gola.
Stefan.
<< Oh mio dio! >> Elena si gettò tra le braccia del suo ragazzo, che la avvolse silenzioso, posandole dolcemente la bocca sulla testa.
<< Stai bene? >> fu la prima cosa che chiese alla mia amica, in un bisbiglio tra le ciocche nere di lei.
Elena annuì sciogliendo l’abbraccio << Si, va tutto  bene, adesso.  Stiamo tutti bene. >> rispose scambiando uno sguardo intenso con il compagno.
Il vampiro castano mi sorrise gentile, assicurandosi anche del mio stato di salute, poi tornò al viso di Elena << Caroline? >> domandò.
<< Vieni.. >> gli porse una mano e lui la strinse affettuosamente.
Mi mancò il respiro, sentii l’ansia ricominciare a crescere e ostruirmi la gola.
Stefan si accorse della mia espressione e prima di seguire Elena mi fissò intensamente, si avvicinò sciogliendo la stretta che lo legava alla mia amica.
<< Arriverà >> mi sussurrò.
<< Non eri con lui? >>  Ebbi la sensazione che ci fosse qualcosa che non andasse.
<< No, noi ci siamo divisi, ne abbiamo preso uno a testa >> Spiegò, aumentando i battiti del mio cuore.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non emisi alcun suono.
<< Erano in due? >> chiese Elena avvicinandosi a noi.
<< In tre, uno è riuscito a scappare e.. >> Strinse forte la mano in un pugno.
<< Ed è venuto qui.. >>
<< Si.. >> Rispose lui tormentato.
Non riuscivo a pensare a niente se non al fatto che Damon era ancora la fuori, probabilmente stava lottando e.. scossi la testa trattenendo le lacrime.
<< Soph.. >> Stefan richiamò la mia attenzione << Arriverà >> ripetè con più convinzione.
<< Si.. >> annuii flebilmente cercando di convincere me stessa << Si.. >>
<< Non ho idea di chi fosse!  Sai, non ho avuto il tempo per le presentazioni! >> Caroline stizzita rispose alla domanda di Stefan, che si era seduto sul divano e abbracciava Elena come volesse proteggerla dal mondo intero.
<< Hai ragione, mi dispiace.. >>  Scosse leggermente la testa << Alla festa c’era qualcosa che non andava. Io e Damon ce ne siamo accorti >> Sospirò << Avremmo dovuto capirlo, era un depistaggio.. >> mormorò a mezza voce, furioso.
<< Stef >> sussurrò Elena, ma non ascoltai il seguito di quel sussurro.
Il campanello suonò di nuovo, e poi ancora.
 Mi precipitai alla porta aprendola con veemenza.
Damon.
Smisi di respirare
Uno,due,tre.
I batti cessarono.
Respirai.
E poi ripresero.
<< ’Sera >> Sorrise tranquillo, appoggiato allo stipite.
La camicia nera leggermente strappata e i pantaloni sporchi di terra.
Niente ferite, graffi o morsi.
Niente sangue.
Mi resi conto che non avevo ancora parlato e mi resi conto di ciò che desideravo fare solo quando ormai mi stavo già muovendo.
Feci un passo avanti, uscendo di casa.
Si scostò dal legno della porta e mi guardò incuriosito.
Con un sospiro mi gettai sul suo petto, abbracciandolo.
Rimase impietrito, non si aspettava certo una mossa del genere.
Per un attimo ebbi paura di aver commesso un errore.
Ma poi ogni preoccupazione venne spazzata via quando sentii le sue mani premere sulla mia schiena, mentre mi stringeva a se, ricambiando l’abbraccio.
Sprofondai nel suo profumo, i suoi vestiti ghiacciati non mi davano fastidio.
Chiusi gli occhi assaporando ogni istante interminabile di quel contatto che forse non mi sarei mai più potuta permettere.
La mia ansia fluì via dal mio corpo disintegrandosi in piccoli frammenti silenziosi che si sparsero nell’aria.
Era li, era vivo.
<< Oh, scusa >> Farfugliai staccandomi da lui.
<< Tranquilla, raggio di sole. So che non puoi vivere senza di me! >> Strinse le labbra malizioso, il sangue mi ribollì nelle vene e la delusione mi sfiorò un secondo soltanto, poi lasciò il posto alla vergogna.
Deglutii << Ehm.. sono tutti dentro.. >> Cercai di riprendere il controllo delle mie azioni e feci un passo indietro, rientrando in casa.
La sua espressione si rabbuiò << Si, l’avevo immaginato. >> Fece per andarsene, e il mio corpo, per la seconda volta in pochi secondi, decise al posto mio.
La mia bocca parlò animata da parole proprie e indipendenti da me.
<< Entra.. >> Dissi in un sussurro. La voce mi tremò e credetti che Damon non avesse sentito.
Lui si voltò con un sopracciglio alzato e un’espressione a metà tra il sorpreso e l’inebetito.
Finalmente si allargò in uno dei suoi soliti mezzi sorrisi e io non potei fare a meno di osservare le sue labbra curvarsi e la sua fossetta apparire puntuale e perfetta.
Annuì facendo scricchiolare le assi di legno sotto i piedi, mentre entrava nella mia casa.
Non appena si richiuse la porta alle spalle, fu come se qualcosa di molto pesante, che mi opprimeva lo stomaco fino a poco prima, si volatizzasse allo scatto della serratura.
Era nella mia casa, da quel momento avrebbe avuto libero accesso alla mia famiglia, a me.
E non era come lasciar entrare Stefan o Caroline.
No, era molto più pericoloso, perché si trattava di un vampiro irascibile e irriverente.
Eppure non mi pentivo della mia decisione, affatto.
Mi diressi in sala e Damon mi seguì, notai i suoi occhi vagare un secondo soltanto per la stanza, come alla ricerca di qualcosa, di qualcuno.
Elena.
La mascella del vampiro moro si rilassò d’un tratto, il suo sguardo profondo, rivolto alla mia amica, mi fece sentire piccola e insignificante.
Come potevo credere di riuscire a competere con quell’amore così perverso e così tremendamente vero?
Come si poteva amare qualcuno così intensamente, nonostante le ripetute delusioni che lo stesso oggetto del suo amore gli aveva procurato?
Come poteva Damon raccogliere ogni volta i frammenti del suo cuore, distrutti da Elena, e ricominciare ad amarla come se nulla fosse successo?
Come riuscì a non morire sovrastato da tutto il sollievo che provò visibilmente quando entrò nel mio salotto?
Elena gli sorrise flebilmente, tra le braccia del suo amato e Damon socchiuse gli occhi e chinò la testa.
Guardai Caroline e Stefan, possibile che nessuno si fosse accorto di quello scambio di sguardi? Dell’agitazione di Damon e dell’immensa liberazione che aveva provato constatando che Elena era salva?
Della semplice espressione di Elena, bastata a rassicurarlo e farlo tornare a respirare normalmente?
Non potevo crederci, eppure nessuno diede segno di essersi accorto di nulla
Il silenzio che si era creato fu bruscamente interrotto dal suono di un cellulare.
<< E’ Nich >>Caroline rispose veloce al messaggio,  guadagnandosi la mia più completa attenzione << Lei, Tyler e Jeremy sono da Bonnie >>
Sospirai sollevata, Nichole stava bene, e anche tutti gli altri miei amici.
<< Vado da loro >> proseguì la bionda.
<< Si, puoi dire a Jer di raggiungermi  a casa prima che Jenna si accorga della sua assenza? >> Chiese dolcemente Elena, alzandosi dal divano.
<< Certo! Buona notte ragazzi! >> Augurò poi, prima di sparire in uno sbuffo d’aria.
<< Andiamo? >> Stefan invitò Elena, che sospirò, finalmente tranquilla
<< Soph.. >> Mi stampò un leggero bacio sulla guancia e io le sorrisi.
<< ‘Notte >> mormorai.
<< Buona notte >> Mi rispose, accompagnata dall’espressione stanca di Stefan, che si congedò dando una leggera pacca sulla spalla del fratello.
Una volta rimasti soli, mi voltai verso Damon, in piedi accanto a me.
Mi guardava intensamente, gli occhi fissi sul mio viso << Stai bene? >> chiese corrucciando la fronte.
Davvero me lo stava chiedendo? Davvero si stava interessando a me?
No! No! Non sto affatto bene Damon, perché ti vedo chinato a raccogliere pezzi della tua anima e a ricomporli per lei! Ti vedo distrutto e calpestato. Ti vedo forte ma incapace di difenderti. Ti vedo nascosto dietro la tua maschera, impotente e ferito. E non mi piace. Non mi piace.
Sciocco e stupido vampiro!
Non mi piace per niente.
Come puoi chiedermi se sto bene?
<< Si >> mormorai semplicemente.
 Lui annuì e si avviò verso la porta e io gli andai dietro, le mie mani tremavano, avrei voluto che restasse ancora con me, avrei voluto poterlo avere sotto gli occhi per poter controllare ogni sua mossa, per assicurarmi che non si mettesse in pericolo, ancora.
Ma a cosa sarebbe servito?
Non ero nessuno per impedirgli di farsi del male.
Non ero Elena.
E probabilmente non ci sarebbe riuscita neanche lei.
Lui era Damon, in fin dei conti.
<< Non fare entrare nessuno che non conosci, chiaro? >> il suo tono deciso mi sorprese
Annuii.
Mi prese per le spalle, costringendomi, per la prima volta da quando era arrivato, a guardarlo dritto negli occhi. Si avvicinò spingendomi lentamente con la schiena contro la porta.
<< Chiaro? >> Ripetè con voce più bassa.
<< Chiaro >> puntai i miei occhi verdi nei suoi, cristallini.
E provai con tutte le mie forze a non annegare in quell’oceano di ghiaccio.
Improvvisamente passò una mano sul mio viso, spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte. Percorse con un dito il profilo del mio naso, lentamente.
 Il mio cuore prese a battere velocissimo, impazzito, irrequieto.
 Ma questa volta Damon non sorrise compiaciuto, si chinò verso di me.
Non sapevo come comportarmi. Cosa stava facendo?
Sapevo solo che le nostre bocche erano tremendamente vicine e sentivo il suo fiato fresco pungermi il viso.
Le sue mani risalirono il mio corpo, alzando appena il fondo del vestito, che ricadde al suo posto non appena le dita fredde di Damon arrivarono alla mia schiena.
Mi spinse verso di lui, delicatamente.
Il tempo si fermò, i secondi interruppero bruscamente la loro corsa al minuto.
Portò la sua mano dietro la mia testa. Affondando le dita nei miei capelli.
 Decisi che cercare di capire dove volesse arrivare era da sciocchi, in quel momento.
Mi abbandonai e lui capì che stavo cedendo.
 Le sue mani lo seguirono in movimenti più veloci. Frenetico raggiunse il mio viso. Dischiuse la bocca e la sua lingua percorse il profilo delle mie labbra.
Non potevo credere a ciò che stava accadendo. Non esistono parole, stupide, monotone e inutili parole, per descrivere quell’attimo.
Damon era li, appoggiato al mio corpo, pelle contro pelle.
Le sue mani salivano e poi correvano in tutte le direzioni senza fermarsi mai.
Mani arrabbiate, stizzite, ferite, orgogliose, desiderose.
Mani non mie, non per me.
Fu come risvegliarsi da un sogno magnifico e aprire gli occhi sulla realtà.
Non mi apparteneva, nulla di lui era mio, e mai lo sarebbe stato.
Era lei che voleva. Lei.
E non sarebbe cambiato nulla dopo quello stupido bacio che tanto desideravo.
<< D..Damon >> mi costrinsi a parlare, a interrompere quel dannato sogno.
Lui non si scompose, non si mosse di un misero millimetro.
Però capii.
Elena non sarebbe stata mai sua, così come io non potevo allungare le mani e prendermi lui.
<< ’Notte >> Sussurrò sulle mie labbra prima di scomparire nel nulla.
Sospirai.
Ero riuscita a fermarmi in tempo, prima di cadere nello stesso vuoto che avvolgeva lui ormai da anni?
Chiusi gli occhi.
Quella notte era davvero la fine di tutto.
O almeno era la fine di me stessa.
Ero riuscita a fermarmi in tempo? Ero riuscita a sfuggire all’amore? A Quel maledetto amore non corrisposto?
Spalancai gli occhi di colpo.
No, assolutamente no.


NOTE DELL’AUTRICE:
Impalettatemi.
Visto che già mi odierete tremendamente, almeno fatemi decidere come voglio morire.
Torno pregandovi di uccidermi, che bel ritorno, non trovate?
Okey, che faccio.. Parto con le scuse?
Sono stata letteralmente sommersa dallo studio, fino a estate inoltrata non sono riuscita a scollarmelo di dosso.
Poi sono partita.
E mi sono maledettamente goduta la vacanza.
Chiedo umilmente perdono alle meravigliose lettrici che mi seguono, a quelle che recensiscono e a tutte le autrici delle storie che seguo.
Sono proprio da impalettare. Lo so.
Ma sono tornata, non so quale riscontro potrò mai ottenere, ma eccomi qui.
Parlo del cap. perché è decisamente meglio:
Pericolo scampato, per l’ennesima volta.
Meno male che esiste Caroline!!^^
Il bad-vampire era un soggetto curioso, parlava a vanvera o sapeva ciò che diceva?
Ed Elena! Tira fuori i cosiddetti e difende Sophia! Che Donna! :D
Ma si sa com’è, una che adora Elena tanto quanto l’adoro io è difficile trovarla^^
E vi posso assicurare che scrivere le riflessioni di Soph riguardo l’amore sconsiderato di Damon per la mora è stato difficile. Insomma far passare Elena per la struggi cuore non è proprio carino, ma credo che sia anche un po’ la verità, no? Non lo farà apposta povera.. però intanto Damon si consuma nel dolore u.u
Sophia comprende fino in fondo i sentimenti di Damon e prende atto anche dei suoi verso il vampiro, per questo interrompe quell’attimo di pazzia, perché crede di potersi salvare.
Ma ormai è già troppo tardi, capire di essere innamorati nello stesso istante in cui si capisce di non essere corrisposti, non potrà che farla precipitare nello stesso turbine di emozioni di Damon.
Citazione: Il fuoco? L’amore.
La casa che brucia? Il nostro cuore, la nostra anima.
Il cuore di Damon divorato dalle fiamme del suo amore per Elena.
Sophia, che corre incontro allo stesso destino di Damon, che corre incontro a Damon.
L’amore che vivono loro, quello che provano loro, va oltre ogni tipo di legame che si può instaurare tra due persone, oltre ogni tipo di sentimento che può nascere in una relazione.
Le fiamme di quell’amore sono alimentate dalla tristezza, dalla delusione, dalla disperazione, dalla rassegnazione, dalla rabbia, dallo sconforto, dal dolore.
Damon e Sophia non possono far altro che restare fermi, immobili, a guardare il loro cuore bruciare di quell’amore maledetto.
Non possono far altro che bruciare insieme ad esso.
Oh! Come sono poetica a volte v.v
Mi concedete due paroline sull’ultima puntata di TVD? (Che tra poco ricominiciaaaaaaaa Yeah!)
Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa******
La Delena grandissima che è in me non ha potuto far altro che cantare e ballare (tra le lacrime) per tutta la stanza e per almeno una settimana :D
Sono da ricovero lo so, ma cosa posso farci?
*_*
Visto che sono di nuovo di corsa, tanto per cambiare (ma le vacanze non erano fatte per rilassarsi?) non posso soffermarmi sulle meravigliose recensioni che ho ricevuto lo scorso capitolo, ma ringrazio di cuore, e dico davvero:

sonia22
GLObulesROUGE
EleanorMair

ashnessa97
Per aver recensito e per aver aspettato e per esserci sempre e per… E per essere così assolutamente fantastiche! :D
Ringrazio, di nuovo, infinitamente tutti miei lettori e prometto che riprenderò la lettura delle varie FF.
Non do indicazioni precise su quando pubblicherò il prossimo capitolo, che è ancora da scrivere, ma credo proprio che non vi farò aspettare di nuovo un eternità.
Se ci siete battete un colpo, mi raccomando! :D
Per l’ultima volta, perdono**
Grazie^^

Je♥

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Capitolo 11
*** There is still something? Give it to me. ***


Whitey: "Peyton, perdere qualcuno è veramente dura. Ho passato molto tempo a cercare delle ragioni, delle risposte. Ma non si può trovare quello che non c'è..succede e basta."
[Oth]

There is still something? Give it to me.

 
Amore.
Che perverso gioco indomato. Indomabile.
Che perverso gioco perfido.
Che perfido atto devastatore.
Che sorridente giocoliere di sentimenti.
Che sentimento irrequieto, lacerante, distruttivo.
Che cieco caos opprimente.
 Dolore.
-
Con gli occhiali da sole calati sugli occhi, a nascondere le occhiaie dovute alla notte trascorsa insonne, scesi dall’auto che avevo appena parcheggiato nel cortile della scuola.
Bonnie mi venne incontro  << Giorno >>
Alzai la mano in risposta, troppo stanca per dire qualcosa di più.
<< Oh, non hai un bell’aspetto >> Mi informò lei
<< Grazie tesoro >> farfugliai  leggermente stizzita. La superai cercando di raggiungere, senza addormentarmi per strada, l’ingresso. Volevo solo appoggiare la testa sul banco, in ultima fila, e dormire.
-
<< Ti sei ripresa? >> Bonnie ed Elena erano sedute di fronte a me. Eravamo in giardino, con le belle giornate che c’erano  era uno spreco stare rinchiuse tra le mura  di scuola durante il pranzo.
Mi ero ripresa un po’ rispetto a quella mattina << Ho passato una notte tremenda >> Borbottai  addentando un pezzo di torta al cioccolato.
<< Da sola o in compagnia? >> La voce melliflua di Damon mi giunse all’orecchio
<< Ma ti piace così tanto questa scuola? >> Domandai continuando a masticare
 << Nah.. >> Apostrofò lui infilandosi le mani in tasca << Passavo di qui e sono venuto a vedere come stavano le mie donne preferite.. >> Prese posto accanto a me, sprofondando nella panchina
<< Che pensiero gentile >> Bonnie era seccata dall’arrivo del vampiro.
Damon le lanciò un occhiata di poco conto e si rivolse a me << Pensavo.. >> iniziò
 << Ci risiamo.. >> Sbuffai raccogliendo le mie cose dal tavolo. Mi alzai con il vassoio in mano e Damon mi imitò << Pensavo di partire oggi.. >>Riprese lui  allontanandosi con me dal tavolo dove Elena e Bonnie ridevano della mia espressione scoraggiata
<< Co.. Oh! Già.. >> Buttai il contenuto del vassoio nel cestino prima di appoggiarlo insieme agli altri in uno scaffale. Mi aveva chiesto di andare con lui non so dove, il giorno precedente, prima del ballo e l’attacco del vampiro. << Credevo che il viaggio fosse rimandato.. >> Continuai.
Lui alzò le spalle << E perché mai? >> Domandò retorico.
<< Ma..? >> Cercai di farmi le mie ragioni ma Damon si stava già allontanando. Alzò una mano in segno di saluto, dandomi le spalle.
 << Prima o poi ti uccido! >> Borbottai tornando in classe, ben consapevole che il vampiro mi aveva sentito.
L’auto di Damon era parcheggiata nel vialetto di casa mia da qualche minuto. –Che aspetti- mi dissi –Non morirà- aggiunsi sarcastica. Mi infilai i pantaloncini di jeans, sistemai la maglia e passai un filo di matita nera attorno agli occhi. Avevo legato i capelli in una coda di cavallo e le punte mi toccavano il collo finendo in boccoli fini. Scesi le scale frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa. Afferrai gli occhiali da sole rimasti sul mobile dell’ingresso e presi un grosso respiro prima di aprire la porta di casa. Damon era appoggiato alla sua decappottabile azzurra. Mani in tasca, gambe incrociate.
Dio greco.
Lo raggiunsi e lui sorrise divertito aprendomi la portiera. Feci una smorfia mentre mi sedevo. Lui fece il giro dell’auto ad una velocità sovrumana, si accomodò accanto a me mentre accendevo la radio.
<< Allora, dove andiamo? >> Ormai era diventata una domanda di routine
<< è ovvio, non te lo dirò >> Ghignò soddisfatto delle sue stesse parole.
Era davvero impossibile. << Sono le 4 del pomeriggio e sto partendo con un vampiro eccentrico per..non si sa dove. Non ho idea di quando tornerò a casa, sempre che ci tornerò integra..ho fatto un’affare >> Esclamai stizzita.
<< Allacciati! >> Consigliò indicando la cintura.
<< Un bell’affare, si >> Aggiunse sorridendo prima di partire a una velocità..non moderata.
Durante il viaggio nessuno dei due parlò, io impegnata a tenere il broncio, braccia incrociate e sguardo fisso fuori dal finestrino. Volete la verità? Stavo evitando a tutti i costi di incontrare i suoi occhi meravigliosi e lasciarmi andare ai ricordi imbarazzanti e dolorosi della sera precedente.
-
Dopo circa una mezz’oretta eravamo arrivati.
<< Un’aereoporto? >> Chiesi scioccata.
<< Paura di volare? >> Damon mi diede una gomitata scherzosa scendendo dall’auto.
<< No. Damon. Sul serio, dove stiamo andando? >>
Lo raggiunsi svelta all’entrata dell’aereoporto.
Lui, per tutta risposta, tirò fuori dalla tasca della giacca 2 biglietti aerei.
Li afferrai  << Italia?? >> Sbottai leggendo la destinazione << Damon, sul serio >> implorai per la seconda volta << Cosa devi andare a fare fino in Italia? >> Stavo rischiando una crisi di nervi.
<< Andiamo, Soph! Tuo padre non è a casa, nessuno si preoccuperà >> Ghignò.
<< Nichole! >> Esclamai irritata nell’istante esatto in cui Damon mi passò il suo telefono.
Lo afferrai sbuffando.
<< Prendo i bagagli, non ti fare rapire da nessuno. >> Mi disse, dirigendosi molto probabilmente alla macchina.
<< Bagagli? >> Non ci potevo credere – Ma chi me l’ha fatto fare? -
Composi il numero di mia sorella << Nich, sono io. Non mi aspettare stasera e neanche domani e.. >> Sospirai << Sono con Damon. >>
<< Damon? E’ tranquillizzante! >>
<< Lo so >>
<< Stai attenta. >>
<< Ti voglio bene >> Attaccai.
<< Su! Perderemo il volo! >> Damon si riprese il telefono.
<< Sarebbe un peccato. >> Borbottai rassegnata.
-
Era mattina quando una voce meccanica mi svegliò. Sbarrai gli occhi << Dove? Oh.. fantastico! >> Farfugliai ricordando gli avvenimenti del giorno prima.
<< Buon giorno >> Damon, al mio fianco, sorrideva sveglissimo << Siamo arrivati. >> Aggiunse mentre l’aereo atterrava.
<< Sicilia? >> Chiesi allibita.
<< Palermo! >>. Fuori dall’aereoporto, Damon chiamò un taxi e disse qualcosa all’autista in italiano.
Lo guardai esterrefatta << Parli Italiano? >>
<< Salvatore ti dice niente? >> Ghignò.
<< Oh! È vero! >> Non ci avevo mai pensato.
Aveva origini italiane, era un vampiro multi centenario e probabilmente aveva girato il mondo intero. Ovvio.
Guardavo il paesaggio scorrere fuori dal finestrino << Che mare splendido.. >> Sussurrai rapita.
Eravamo arrivati.
Un Hotel imponente di fronte a noi. Alla reception un signore distinto ci accolse cortese e ci fece accompagnare alla nostra stanza. – La nostra stanza?-
<< Damon? >> Lo chiamai irrigidendomi.
<< Oh! Tranquilla, ci aggiusteremo! >> Altro ghigno.
Al centro della stanza troneggiava un grosso letto matrimoniale rosso e oro. – Ci aggiusteremo..-
I mobili riprendevano i colori delle lenzuola così come le pareti della camera.
Una porta faceva accedere ad un bagno enorme, una vasca bianca regnava sovrana nella stanza blu notte.
Dal balcone si vedeva chiaramente il mare cristallino che si perdeva nell’abbraccio col cielo siciliano.
Un rumore mi riscosse dalla mia contemplazione: Damon aveva appoggiato 2 borse sul letto.
<< Io devo uscire un attimo. Torno per pranzo, ci vediamo sotto >>  mi informò un attimo prima di sparire.
-Cosa diavolo c’è in quelle borse?- Mi avvicinai sbirciando curiosa, in una c’erano indumenti maschili, neri, di Damon senza alcun dubbio.
Dall’altra tirai fuori una maglia rossa a maniche corte, un paio di pantaloncini di Jeans, simili a quelli che indossavo, un vestito corto con le spalline sottili, azzurro, semplice.
Un coprispalle bianco abbinato ad un paio di decollette altissime.
Un pigiama composto di pantaloncini di tessuto rosa e una canotta dello stesso colore.
Infine delle ciabatte da mare.
C’era un’altra sacca, più piccola. Dentro, due spazzolini e i miei trucchi.
- i miei trucchi? . Mi ero seduta, incredula. Tutti quei vestiti nuovi,, Damon aveva superato se stesso.
Notai un cassetto socchiuso, mi avvicinai al mobile: biancheria intima succinta.
Tipico di Damon – altro che superare se stesso!-
Messo da parte l’orgoglio, andai a farmi una doccia, per liberarmi dello stress del viaggio.
Cosa ci facevo in Sicilia con Damon? Cosa stava combinando in quel momento?
Mi ero fatta trascinare in quel viaggio senza capo ne coda. Non avevo idea del perché. Damon, tutta colpa sua. Tutta colpa della mia “razionalità zero con un bel vampiro di fronte”
Finita la doccia, stavo per indossare, sconsolata, quella che doveva essere una mutanda, in realtà un piccolo elastico di pizzo nero, quando vidi sul letto un costume blu, era piegato sopra alle lenzuola. Lo indossai, presi il pantaloncino che avevo trovato nella borsa e frugando meglio trovai anche una canotta nera, infilai le mie inseparabili scarpe da ginnastica e sciolsi i capelli, che ricaddero sulle spalle, vi passai in mezzo le dita, dividendo le ciocche per cercare di dare un senso a quell’ammasso ondulato. – Già che c’era poteva portare una spazzola!-  bofonchiai.
L’orologio appeso al muro segnava le 13.00.
- Meglio che scenda- Mi dissi, uscendo dalla stanza.
In sala pranzo non c’era nessuno, un cameriere mi invitò a seguirlo ad un tavolo con sopra il numero della nostra stanza “27”.
Dopo qualche minuto che ero seduta, Damon arrivò. Si era cambiato, indossava un paio di jeans e una maglietta azzurra che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi color del ghiaccio e segnava il profilo del suo corpo perfetto.
Lo guardai avvicinarsi al tavolo. Era bellissimo.
<< Dove sei stato? >> Chiesi subito con sguardo indagatore.
<< Oh! Hai trovato i vestiti! >> Ignorò la mia domanda.
<< Quando sei stato a casa mia? >> Chiesi assecondandolo.
<< Per i trucchi dici? Mentre perdevi tempo sperando che me ne andassi dal tuo vialetto >> sorrise della mia espressione allibita.
Il cameriere interruppe il nostro discorso.
Ordinai un’insalata mista e Damon prese un misto di mare da dividere in due.
LO guardai ghignare mentre ordinava.
Alla domanda “ Cosa vi porto da bere?” Damon mi lanciò un’occhiata divertita, della serie “Qualche ragazza innocente?”
<< Non mangerò tutto quel pesce che hai ordinato! >> lo rimproverai non appena il cameriere si allontanò.
<< Farò uno sforzo, allora! >> Sorrise, scherzoso.
L’aria di mare lo metteva di buon umore?
Lo guardai masticare con mal celato disgusto, lentamente, svogliatamente.
<< A casa tua, quella sera, non facevi tutte ‘ste storie! >>
<< Perché non sapevi cos’ero. Adesso non devo far finta che mi piaccia il cibo. >>Sottolineò l’ultima parola con voce perentoria.
<< Cosa facciamo? >> Chiesi a fine pasto.
<< Andiamo a prendere il sole! >> Era serio.
<< Mi sorprende, Signor salvatore >>
Guardò distrattamente l’anello che portava al dito << I cimeli di famiglia servono a qualcosa, ogni tanto >>
<< Già.. >>
-
Era una spiaggia tranquilla, non c’era molta gente. Pochi ombrelloni, giallo canarino, erano aperti.
Ero sdraiata sotto il sole da un’oretta. Damon, sotto l’ombrellone, leggeva un libro, anzi, faceva finta di leggere. Perché canticchiava a mezza voce ormai da 20 minuti.
<< sotto questo sole.. >>
<< Che coerenza Damon, davvero! Sei all’ombra da un’ora! >> Esclamai dopo l’ennesimo giro di strofa, portandomi una mano sugli occhi, a far da scudo al sole.
<< Beh il sole c’è! Non sono così incoerente.. >> Si giustificò, soddisfatto d’avermi infastidito << Come fai a conoscerla? >> Chiese.
<< La conoscono tutti Damon! >> Mi sdraiai di nuovo.
<< Non è vero! Non ho mai conosciuto qualcuno che sapesse canzoni Italiane.. a parte un Italiano, si intende! >>  Era curioso o voleva solo darmi il tormento?.
Tornai a guardarlo, mettendomi seduta.
<< Mi ricordo che un giorno mio padre la canticchiava e mia madre lo fece cantare per impararla! >> Soddisfatto?
Puntai lo sguardo verso il cielo azzurro, sospirando.
Mi ricordavo vagamente quel giorno, io e Nichole eravamo sedute attorno al tavolo e mia madre cucinava, mio padre entrò in sala canticchiando e mia madre lo pregò finchè non lo convinse a cantarla tutta ad alta voce. Le piaceva.
<< Com’era? >> Damon si sedette accanto a me
<< Bellissima >> sussurrai appena.
<< Non so neppure come si chiama.. >> Era davvero interessato?
<< Hilarie >> mormorai, lui trattenne il fiato, o almeno così mi sembrò.
<< Te la ricordi? >>
Annuii << A volte però ho paura di poterla dimenticare, di non ricordare più il suono della sua voce o il suo sorriso gentile.. >> Chiusi gli occhi, immaginandola.
<< Non succederà.. >> Damon non rideva, non scherzava. Mi aveva presa sul serio e le sue parole erano sincere. Rassicuranti.
Mi voltai sorridendo. Non dissi nulla. Mi guardò, anche lui senza parlare.
Restammo così, uno accanto all’altro, ad ascoltare il rumore soffocato delle onde del mare, che si infrangevano sulle rocce. Il suono sottile che producevano mentre arrivavano a riva. Imperterrite, indomabili.
-
Il sole era ormai calato e iniziava a farsi buio, avevo indossato il vestito azzurro che Damon aveva preso per me. Le decollette bianche e il coprispalle si abbinavano al mio trucco, ombretto bianco e un tocco di colore solo alle guance. Il mascara e la matita completavano il tutto.
I capelli ramati si riflettevano, a tratti, sul ciondolo argento che avevo lasciato visibile, appena sopra il vestito.
Damon era tornato al suo solito abbigliamento, pantaloni neri, camicia a maniche corte, nera e rigorosamente sbottonata per i primi bottoni.
Andammo in centro città, tutti i negozi erano aperti e un gruppo cantava nella piazza principale.
Erano divertenti, i siciliani, sempre sorridenti e amichevoli.
Una bella serata.

Invece di tornare in albergo, Damon mi portò in spiaggia, era notte inoltrata, vedevo poco, se non ciò che restava illuminato dalle luci della città.
<< Che facciamo qui? >> Chiesi togliendomi le scarpe, il cui tacco vertiginoso sprofondava nella sabbia ad ogni passo.
Non rispose subito, ma lo sguardo malizioso che mi lanciò bastò a farmi capire.
<< Oh no Damon! Non farò il bagno! >>
Sorrise avvicinandosi << Non mi costringere.. >>
Sapevo che mi avrebbe sollevato senza batter ciglio e buttato in mare come fossi un sacco di patate. Qualunque cosa avessi decido di fare, sarei finita in acqua.
<< Dannazione! >> Sibilai.
Con molta calma, mi tolsi il coprispalle e lo appoggiai accanto alle scarpe.
Damon, pienamente soddisfatto, iniziò a spogliarsi a sua volta.
Distolsi lo sguardo da lui, non volevo togliermi il vestito, ma era l’unica cosa asciutta che mi sarei potuta mettere  una volta uscita dall’acqua.
Guardai il mio accompagnatore, portava solo un paio di boxer, neri.  Rapida tornai al mio vestito, non potevo permettermi il lusso di osservare il suo corpo nudo. Non senza rischiare una decina di attacchi di cuore.
Riluttante, sfilai l’abito, lasciandolo sulla sabbia.
Ero in mutande e reggiseno, davanti a un vampiro ultracentenario, tremendamente stupendo, e ringraziai mentalmente me stessa, per essere sempre stata una che badava alla linea, o ameno a ciò che mangiava e in quali quantità.
Sulle labbra di Damon ricomparve il sorriso malizioso di poco prima << Pronta? >> Era un chiaro invito sarcastico a chiedermi se volessi togliermi dell’altro. Provocazione alla quale non abboccai.
Come poteva fare del sarcasmo davanti ad una ragazza in intimo di pizzo bianco semi trasparente? Era Damon, ecco come poteva.
Si avvicinò alla riva e mise un piede nell’acqua << E’ calda, forza! Non morirai! >> Sogghignò.
Lo guardai di traverso << Tu no di certo! >>
Mi ritrovai a pensare che tutto sommato quella situazione era buffa. Qualcun altro avrebbe detto imbarazzante o ridicola. Certamente qualcuna delle sue spasimanti spasmodiche avrebbe ucciso per essere al posto mio. E io la trovavo buffa.
Damon era ormai immerso fino alla vita. Il suo corpo brillava alla luce della luna. Sembrava quasi che la natura si prendesse gioco dell’essere umano, dell’universo stesso :  Permetteva alla luna di riflettere, silenziosa, sul corpo di un vampiro. Un essere diverso da tutto ciò che lei stessa aveva creato. Qualcosa che andava contro natura senza alcun dubbio. Qualcosa, nonostante tutto, tremendamente affascinante e degno di ammirazione.
Damon surclassava la natura e tutto ciò che esisteva al mondo, in quanto a bellezza ed eleganza.
Quel ragazzo a pochi passi da me era stupendo.
Terrificante e meraviglioso.
Connubio tra vita e morte, pace e terrore.
Lo raggiunsi, l’acqua era calda davvero.
Mi tuffai nell’immensità del mare. Se la natura voleva giocare, avrei giocato con lei.
Damon mi seguì sott’acqua, ci rincorremmo tra le onde nere.
Mi afferrò, tirandomi a se e mi portò in superficie.
Non mi preoccupai dei miei capelli o del trucco, che ormai doveva aver combinato un disastro sul mio viso.
Damon era di fronte a me e il suo volto immerso nella luce, i suoi capelli zuppi, in ciocche ribelli ed i suoi occhi penetranti, di quel colore indescrivibile, mi fecero realizzare che non avrei potuto fare niente per reggere il confronto con tale perfezione.
Senz’alcun apparente motivo, aveva scelto me per quel viaggio ancora incomprensibile, aveva scelto me per quella notte di follia. E a me bastava questo.
Sapevo che le sue vere intenzioni sarebbero venute a galla da li a poco, ma per un attimo mi lasciai travolgere dalle mie stesse emozioni. Non mi ero mai concessa nulla in 17 anni. Avevo comandato me stessa in ogni situazione, negandomi qualunque atto di follia, e ora volevo vivermi quel momento.
Respirai a fondo, ad occhi chiusi. Volevo che quella giornata restasse impressa nella mia mente, perfettamente.
Ero libera da me stessa.
Guardai Damon, sorridendo << Grazie.. >> sussurrai.
Lui fece una smorfia incomprensibile << Aspetta a ringraziarmi.. >>
Lo guardai senza capire, con uno scatto andò sparì nell’acqua << Dam .. >> Provai a parlare, ma lui mi afferrò le gambe e mi tirò giù.
Annaspando tornai a galla, lui mi guardava sorridente.
<< Brutto.. >> Mi gettai su di lui, lo afferrai per le spalle e spinsi, con scarsi risultati.
Per tutta risposta, mi trascinò di nuovo sott’acqua e cominciammo una danza frenetica di movimenti confusi.
Cercai di scappare dalla sua presa, nuotando verso riva, lui capii le mie intenzioni e nuotò più veloce, cercando di raggiungermi.
<< Ahah.. >> Risi uscendo dall’acqua. Damon, dietro di me, arrivò di gran carriera e mi gettò nella sabbia, schiacciandomi col suo corpo.
<< Ridi ancora adesso? >> Disse scherzoso.
La mia risata si smorzò, realizzando cosa stava per accadere, di nuovo.
Lo vidi distendere le labbra in un sorriso e avvicinarsi al mio viso..
<< Non vorrei interrompere un grande momento, ma credevo fossi venuto qui per parlare con me. >> Una voce maschile riscosse entrambi, strappandoci via da quell’ attimo.
<< Elijah >> Damon riprese possesso delle sue azioni, alzandosi fulmineo da me e parandosi di fronte al nuovo arrivato.
Mi alzai anch’io, cercando, invano, di liberarmi dai mille granelli di sabbia che mi si erano appiccicati addosso.
Guardai lo sconosciuto, era vestito scuro, aveva i capelli castani, corti. I suoi occhi erano neri, vuoti.
<< Ho pensato potessero servirvi >> Disse porgendo a Damon 2 asciugamani bianchi.
<< Gentile >> mugugnò scontroso il vampiro moro.
Doveva essere quasi l’alba, perché iniziavo a vedere più chiaramente.
<< Non mi presenti la signorina? >> Chiese Elijah, guardandomi per la prima volta.
Damon fece un passo indietro, mettendosi accanto a me << Sophia >> mormorò appena.
Cosa stava succedendo?
<< Incantato, Sophia. Mai vista tanta bellezza in un unico essere >> Ma come parlava? Era terrificante il modo che aveva di marcare ogni singola parola. Prese la mia mano e la baciò, senza che potessi reagire.
Le sue labbra erano fredde come il ghiaccio, anzi, di più. Un brivido mi scosse.
<< Tremi, dovresti coprirti >> Disse ancora il nuovo arrivato, allungando di nuovo gli asciugamani.
Damon, accanto a me, si irrigidì.
Accettai il telo bianco e me lo avvolsi attorno al corpo, anche Damon si arrese e ne prese uno, asciugandosi il viso.
Elijah ci osservò compiaciuto << Bene, non rimane molto tempo, hai detto di avere un’offerta interessante. >>
Di cosa parlava?
<< Si, credo tu abbia capito cosa intendevo.. >> Disse a mezza voce il più grande dei Salvatore, sembrava contrario a quell’incontro che, a quanto pareva, aveva richiesto lui stesso.
Elijah scosse la testa << La doppelganger >> sentenziò << Niente scorciatoie >>
Vidi Damon strabuzzare gli occhi, incredulo << La mia offerta è migliore >>
Il vampiro castano si avvicinò, d’un tratto minaccioso << Non mi interessa la tua offerta, Salvatore >> sibilò.
Arretrai d’un passo, d’istinto. La situazione si stava mettendo male, ormai riconoscevo i segnali.
Damon emise un soffio acuto e fece vedere i denti, Elijah non si scompose.
Trattenni il respiro aspettando l’inizio della lotta.
Improvvisamente una figura incappucciata si materializzò accanto a Elijah, alzando dietro di se soltanto qualche chicco di sabbia.
<< Elijah, dobbiamo andare, presto sarà giorno. >> Era una donna, la sua voce mi procurò un brivido.
Il vampiro più vecchio si rilasso, le sorrise << Ben arrivata Hilarie >>
- Hilarie- il mio cuore saltò un battito.
La donna portò le mani al cappuccio e lo abbassò.
Smisi di respirare. La terra sotto ai miei piedi tremò, stavo sprofondando nel nulla.
Si voltò per la prima volta verso di me, e i suoi occhi verde smeraldo mi colpirono dritta al cuore.
Si scostò una ciocca di capelli castano ramati dalla pronte.
Si avvicinò a me, aprendo un poco la bocca, visibilmente sorpresa.
Arretrai sconvolta.
Vidi Damon, con la coda dell’occhio, sbattere le palpebre continuando a fissare prima me e poi la nuova arrivata, sconvolto.
La donna dai lunghi capelli ricci m scrutò attentamente << Sophia? >> Sussurrò.
Puntai i miei occhi nei suoi, identici ai miei.
Un nodo mi strinse la gola, le lacrime uscirono copiose dai miei occhi, senza che potessi trattenerle.
Era li, di fronte a me. Non era cambiata affatto, era come la ricordavo, come quando se n’era andata.
Non era vero. Non poteva essere vero.
Lei era morta.
Chiusi gli occhi, doveva essere un sogno, ora mi sarei svegliata.
Quando li riaprii, la donna non c’era più, e nemmeno Elijah.
Il sole cominciava a vedersi tra le nubi rosee.
Damon si avvicinò a me << Soph.. >>
Scossi la testa, incapace di parlare.
Caddi in ginocchio sulla sabbia, le mani sul viso, a nascondere le lacrime irrefrenabili.
Damon si inginocchiò accanto a me e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Sembrava spaventato dalla mia reazione.
Quella donna era identica a me, stesso colore dei capelli, stessi occhi verdi, stessi lineamenti, stessa altezza, stessa fisionomia.
Due gocce d’acqua.
Pensai un secondo a Elena, era così anche per lei, era anche lei identica a Katherine tanto quanto io assomigliavo a quella donna?
Sapevo che Damon stava pensando le stesse cose, non riusciva a dare una spiegazione a ciò che aveva appena visto.
Io invece avevo imparato a convivere con quella realtà appena compiuti i 15 anni.

<< Chi era? >> Chiese, aspettando fremente la mia risposta.
<< Mia madre >>

 NOTE DELL’AUTRICE:
Eccola quiiiiiii.
Come chi?!
Io! :D
Lo so che non vi ricordate assolutamente più nulla di me, della FF e che mi odiate e desiderate vedermi morta.
Ma non ho scuse da offrirvi, potete prendervi me se volete, ma poi chi pubblicherà “HS”?
Dai che ogni tanto ritornano :D Ho pubblicato, non so quando ripubblicherò, però adesso l’ho fatto u.u
Perdonatemi se potete xD
Passo al cap. perché se no mi infogno con le mie stesse mani :D
Allora: Damon tenta di baciare Soph, nello scorso capitolo, lei si toglie, perché comprende le profondità dell’animo di Damon e il suo amore perenne e immutabile per Miss Elena :D
Tra le altre cose.. Ma quanto sono teneri? Cioè sta 3° stagione mi sta facendo morire, lentamente u.u
Comunque! Ritornando alla storia :D
Soph e Dam ( :D ) partono, fanno i piccioncini per un giorno (u.u) e poi…
Booooooom: Elijah e Hilarie!
Tada da daaaaaan -.-
Hilarie è la mamma di Sophia, quella che dovrebbe esser morta >.<.
Elijah che ci fa con lei?
Ma soprattutto! Damon cosa voleva “barattare” al posto di Elena??

Lo scopriremo solo nel prossimo capitolo (che non si sa quando arriverà T.T).
La frase presa da “One Tree Hill”, riguarda la puntata in cui Whitey (Il mio caro vecchio) parla con Peyton, riguardo la perdita di sua moglie e della mamma della bella bionda :D
In questo cappy. Arriva la mia nerd preferita : Ebbene si :D Quindi un ringraziamento particolare va a lei, che mi ha fracassato le “cosiddette” finchè non ho pubblicato.
Il titolo si riferisce al fatto che Soph ha perso davvero tutto, ora che sa anche che sua madre è viva.
Le rimane ancora qualcosa?
Le rimaneva il ricordo integro della madre. Ma lei stessa gliel’ha portato via.

Quanta tristezza :(

E grazie infinitissime a chi ha recensito lo scorso cap.
_Globulesrouge_
Sonia22
Elaine_Queen
Itsmartyx
Per la loro costanza, il loro impegno e le loro recensioni meravigliouuuuuussss :D
Grazie davvero gioie**

Aaaalla prossima (Y)
Je♥

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