Non morire, Mendekouse

di Good Old Charlie Brown
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Non morire, Mendekouse ***
Capitolo 2: *** Una giornata tranquilla. ***
Capitolo 3: *** Missione! ***
Capitolo 4: *** Il Team Shikamaru in azione. ***
Capitolo 5: *** Salvare un compagno. ***
Capitolo 6: *** La persona più importante. ***



Capitolo 1
*** Prologo:Non morire, Mendekouse ***


Non morire mendkouse

Non morire, Mendekouse….


 PROLOGO.

«NON MORIRE, “MENDEKOUSE”»
    
    Il Ninja nemico cadde al suolo morto e macchiò la terra del suo sangue, il volto ancora atteggiato a stupore per il fatto di essere stato beffato e ucciso così rapidamente da quel “pivellino”.  

   Ma Shikamaru già non gli prestava più attenzione: si stava già lentamente voltando verso ciò che lo aveva condotto lì. E si voltava lentamente perché temeva quello che stava per vedere. Infine dopo quella che gli sembrò un’eternità il suo sguardo si poso sul corpo esamine della Kunoichi: a quella vista si sentì improvvisamente vuoto, vuoto e disperato.

    Sentiva la stessa disperazione di quando vide Asuma, il suo maestro, cadere davanti ai suoi occhi ucciso da quella tecnica codarda, da quella maledizione. La stessa disperazione che provò quando lo vide morire mentre gli diceva che sarebbe potuto diventare Hokage, e che rimpiangeva di non essere mai riuscito a batterlo a shogi. La stessa disperazione che aveva letto negli occhi di Kurenai quando le aveva riferito ciò che era successo.
    Ma se quella volta prendersi la propria vendetta contro quel bastardo di Hidan lo aveva soddisfatto, aveva calmato se non cancellato quella sensazione orribile, ora invece si sentiva più che mai un fallito: non era arrivato in tempo e l’aveva lasciata sola circondata da molti nemici, e così lei aveva dovuto soccombere benché fosse una Ninja straordinaria.
    A cosa serviva essere considerato il Ninja più intelligente del villaggio, a cosa era servito tutto il suo ingegnoso piano, a cosa era servito portare a termine con successo quella missione, se questo era il prezzo che doveva pagare? Shikamaru si avvicinò a quel corpo e si chinò verso di esso mentre gli occhi gli si imperlavano di lacrime.
    Improvvisamente si rese conto di quanto tenesse a quella ragazza così problematica. Fissò i suoi capelli biondi slegati e sparsi per terra tutt’intorno al capo, fissò il suo corpo atletico che sarebbe potuto sembrare semplicemente immerso in un sonno profondo se non fosse stato per le ferite e per il sangue che sporcava i suoi vestiti,  fissò gli occhi che erano chiusi e desiderò intensamente poterli rivedere.
«Mendekouse» mormorò «ti prego! Non puoi essere morta.»

    Già. “Mendekouse”-Seccatura quante volte l’aveva chiamata con quello stupido nomignolo. Lo divertiva immensamente farla arrabbiare, ne valeva la pena anche se rischiava di passare diversi giorni all’ospedale della foglia. Di solito, per fortuna, finivano per sorriderne entrambi.
    Improvvisamente, come senza motivo, gli tornò in mente una conversazione fatta con suo padre molti anni prima: gli aveva chiesto perché avesse sposato sua madre anche se era una donna così dispotica e violenta lui gli aveva risposto in un modo che allora aveva giudicato assurdo
«Anche lei a volte sorride in modo gentile. Deve essere per quello».
    Allora quella risposta gli era sembrata molto stupida, tipica di suo padre, ora gli pareva quasi di capire: anche quel dannato sorriso ironico che tante volte lo aveva irritato, ora avrebbe desiderato vederlo più di ogni altra cosa. Erano passati solo pochi secondi, ma a Shikamaru erano parse ore, si chinò sul corpo, senza speranza, quasi svogliatamente, come se stesse per compiere un’azione totalmente inutile. Le prese il polso e appoggiò dolcemente il capo sul suo petto. Respirava! E il cuore batteva!
«Dei della Foglia! Grazie!»
    Ma era debole. Così debole che quasi sembrava un’illusione dettata dal suo desiderio. La kunoichi aveva ferite in diversi punti vitali e Shikamaru non era un Ninja medico e non poteva curarle o avrebbe peggiorato le cose; le conoscenze di farmacologia che aveva appreso dai manuali del suo clan erano poco utili in quel momento. Gli altri Ninja della missione, stavano già tornando alla base. Non c’era che una cosa da fare. Era rischioso, certo! Poteva morire durante il tragitto. Ma non poteva certo aspettare che venissero i rinforzi inviando un Kaghe Bushin. L’avrebbe portata lui stesso a Konoha, che non era in fondo molto distante.
    Le fasciò meglio che poté le ferite più gravi, quel poco che aveva voluto imparare sull’arte medica gli tornò utile, e la prese delicatamente tra le braccia. Si levò in piedi e volgendosi intorno vide i cadaveri dei Ninja che lei prima di cadere aveva sconfitto. Partì correndo più veloce che poteva.
    Mentre era a metà strada improvvisamente si fermò, aveva sentito quel corpo, inerte e svenuto, divenire come più leggero. La kunoichi si riprese per qualche istante. Shikamaru fece appena in tempo a fissarla negli occhi per una frazione di secondo. Poi subito si richiusero. Le sue parole risuonarono nell’orecchio del ninja per tutto il tragitto fino all’ospedale.
«Shikamaru, aiutami!»
«Resisti Mendekouse!» disse «resisti! Senza di te…chi prenderò in giro?»
Finalmente giunse in vista del villaggio, sospirò di sollievo. Mancava poco alla meta. Giunse davanti alle guardie del villaggio: due Chunin, Izumo e Iwashi. I due fecero per fermarlo.
«Shikamaru!» dissero «Dove vai?»
Shikamaru si fermò solo per un attimo, esasperato da quell’inattesa fermata.
«Non è evidente, cazzo?! All’ospedale! È ferita in modo grave, ma sono certo che i Ninja medici possono ancora salvarla. Vi prego !» aggiunse disperato
«Scusa. Lo sai è nostro dovere interrogare chiunque entra nel villaggio e…
«Non importa, non importa!» rispose lui bruscamente «Piuttosto, inviate qualcuno a recuperare dieci cadaveri a settecento metri in quella direzione. Si tratta di Ninja nemici» aggiunse

    Riprese la sua corsa angosciosa e forse senza speranza, cercando di muoversi in modo da non peggiorare condizioni della ferita. Finalmente giunse in vista dell’ospedale. Entrò di corsa ignorando i Ninja posti all’entrata.
     «C’è bisogno di un medico» urlò. «presto, sta per morire».
«Shikamaru! Ti sembra il caso di urlare in questo modo! Sei in un ospedale non nella piazza centrale di Konoha! Che diamine ti prende…».
    Shikamaru si girò verso colei che aveva parlato, una Ninja poco un poco più bassa di lui, con il completo d’ordinanza per tutti i medici dell’ospedale di Konoha, i lunghi capelli rosa raccolti in una coda elegante dietro la testa perché non la intralciassero nelle cure. Si trattava di Sakura Haruno, il migliore Ninja medico del paese, la migliore allieva della defunta Quinta Hokage, Tsunade delle Lumache.
    Non appena si accorse del fardello che Shikamaru portava con sé, Sakura interruppe la sua requisitoria [che altrimenti sarebbe durata un’altra mezz’ora]. Mormorando un affrettato «Scusa, Shika, non me n’ero accorta», Sakura diede una rapida al corpo che nel frattempo Shikamaru aveva delicatamente posato su una barella. «Spiega»
    «L’ho portata qui dalla foresta» spiegò calmò come sempre, ma tradendo un poco di agitazione «è stata ridotta così affrontando da sola una decina di Ninja della Roccia, li ha sconfitti quasi tutti ma, poi ha dovuto soccombere. Io sono arrivato troppo tardi. Ho capito subito quanto fosse grave e ho deciso di portarla qui da solo. Non c’era altra soluzione. Si salverà vero?».
    «È  davvero molto grave» sentenziò Sakura mentre gli esaminava le ferite «e di certo quest’ultimo trasporto non ha giovato alle sue condizioni» continuò «ma immagino che tu abbia fatto comunque la cosa giusta, non c’erano altre possibilità» aggiunse, vedendo l’espressione sul volto di Shikamaru. Si rivolse alle infermiere presenti: «preparate la sala 5 per le operazioni e attendete il mio arrivo».
    Si sedette accanto a Shikamaru che nel frattempo era crollato su una sedia della sala all’ingresso, sfinito dalla missione, dalla fatica di aver portato fino a lì quel corpo, dalla preoccupazione per la sorte della Kunoichi. «Ce la farà» disse Sakura toccandogli la spalla «è una Ninja forte e le nostre cure saranno efficaci. Hai anche fatto una buona fasciatura, bravo». Shikamaru si limitò ad annuire con aria stanca. Poi trovò la forza di dire
    «Non sopporto di perdere qualcuno in una missione. Vorrei restare ad aspettare fuori dalla sala. Andrò dopo a fare rapporto dall’Hokage, sono certo che non farà obiezioni, vista la situazione».
    «Certo che puoi restare! Seguimi! E se quell’eterno ritardatario di Kakashi-sensei si permette di muoverti una critica per il tuo ritardo, giuro che gli spacco il muso» mormorò Sakura. Shikamaru sorrise. «Andiamo» disse Sakura.
    Camminando si diressero insieme verso la sala operatoria numero 5. Shikamaru si fermò nell’anticamera sedendosi su una delle scomode sedie appoggiate alla parete, era la stessa sala in cui, anni prima, aveva atteso che Tsunade-Sama salvasse Choji Akimichi.  Sakura si diresse verso la sala, prima di entrare si girò un’ultima volta verso Shikamaru. «Andrà tutto bene. Ti avvertirò non appena l’operazione sarà finita». Il giovane Jonin annuì. «Grazie Sakura». Lei si limitò a sorridere e ad entrare.

    Dopo qualche minuto, all’improvviso entrò Choji Akimichi. A malapena trattenuto dai Ninja medici che protestavano dicendo. «Akimichi-san! Insomma! C’è un’operazione in corso!».
    Improvvisamente Choji si bloccò, incontrando lo sguardo di Shikamaru. «Amico mio! Sei vivo, stai bene!» gridò prima di avventarsi contro di lui stritolandolo in un abbraccio spaccaossa.
    «Choji» balbettò Shikamaru non appena quella stretta si sciolse «ma che diamine ci fai qui?»
    «Ero preoccupato per te! Cavoli non sei tornato dalla missione con gli altri, nessuno mi sapeva dire dove fossi, poi vengo a sapere che sei in ospedale».
    «Sei un vero amico Choji! Ma non devi preoccuparti per me in questo modo, sono discretamente bravo ad evitare le difficoltà!».
    «Scusa Shika. Mi sono solo fatto prendere la mano quando mi hanno detto che eri in sala operatoria».
    «Hahaha un increscioso malinteso!».
    «Ma allora perché sei qui, Shika? Chi c’è in sala operatoria?»
    Invece di rispondere Shikamaru, sprofondò la testa fra le mani. Rivedere Choji gli aveva permesso di staccare un poco dal corso dei suoi pensieri e gli aveva dato una ventata di allegria. Ora quella domanda lo riportava al presente, alle sue responsabilità. Anche a quelle passate. «Sai Choji, qualche anno fa tu eri in quella stessa sala e io ero qui fuori ad aspettarti» disse.
    «Si devo ancora ringraziare le conoscenze farmacologiche del tuo clan! Me la sono vista davvero brutta! Però non capisco cosa c’entri questo con la mia domanda!»
    Di nuovo Shikamaru non rispose. Si limitò a fissare con aria assente il posto proprio di fronte a lui, accanto a quello che ora occupava Choji. Poi si alzò, mettendosi le mani in tasca si diresse verso la porta, si appoggiò ad uno dei battenti e disse.
    «Vuoi sapere chi c’è in quella sala? Semplicemente la mia compagna dell’ultima missione. Ho fallito Choji. Di nuovo. Lei rischia di morire per mia incapacità e per la mia stupidità. Sono solo un fallito, nient’altro» parlava con la sua consueta voce calma e tranquilla, ma la sua rabbia e frustrazione trasparivano chiaramente dal suo volto e dal suo corpo. Pestò con rabbia una manata sulla porta
    «Ma non ti devi trattare in questo modo. So che fai sempre il possibile perché non muoia nessuno disse Choji. «Tieni molto a lei vero Shikamaru?» aggiunse.
    «Che dici Choji! È solo la mia compagna di missione, nient’altro.». Choji conosceva bene Shikamaru e capiva che quella era solo una bugia. Ma capiva anche che non la diceva per ingannare il lui, ma per ingannare se stesso.


Bene bene. Ed ecco la mia storia. Forse qualcuno se la ricorderà. Non so nemmeno bene perchè l'avevo tolta, ma ora la rimetto perchè ho deciso di scrivere un seguito. La storia è già completa quindi la potrò aggiornare regolarmente e spesso. Se avete qualche osservazione, fatela e, ovviamente, sono gradite recensioni.
Spero di avervi incuriosito: avete capito chi è la ragazza?

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Capitolo 2
*** Una giornata tranquilla. ***


Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….


CAPITOLO PRIMO

UNA TRANQUILLA GIORNATA.
     
    Shikamaru, come al solito quando non era coinvolto in qualche missione, o non era impegnato ad affrontare suo padre a Shogi e a Go,  era beatamente sdraiato a guardare le nuvole nel suo “posto speciale”, lo stesso della sua infanzia, quando bigiava allegramente le lezioni dell’accademia ninja, sfidando persino l’ira funesta della madre Yoshino e del maestro Iruka. Era una calda e tranquilla giornata di primavera, il sole splendeva sul ridente paesaggio di Konoha e i ciliegi in fiore erano al massimo della loro bellezza. Solo qualche sparuta nube copriva la vista del cielo terso e azzurro come il lapislazzulo. Shikamaru sembrava osservare con il massimo impegno una formazione un poco a destra del sole la cui forma ricordava vagamente quella di un cervo. Il giovane Jonin sbuffò levandosi a sedere. In quel momento giunse la voce amica di Choji, il cui volto, come sempre sorridente, sbucò dalla tromba delle scale.
        «Ciao Shika! Sapevo che ti avrei trovato qui!» disse salendo.
      «Beh. Mi conosci davvero bene Choji, amico mio.» rispose il Jonin, ormai in piedi mentre si rassettava la giubba. Poi continuò «Ti prego, non dirmi che si tratta di un'altra missione! Accidenti al Sesto Hokage ho passato tre mesi, tre mesi! Passando da una missione all’altra, senza un giorno di riposo. Naturalmente tutte missioni di livello A o addirittura S. Se devo ancora sentire “Qui è necessaria tutta l’intelligenza e la sagacia del Clan Nara” giuro che mi metto ad urlare».
      «Sei sempre lo stesso eh?» rispose Choji, soffocando una risata «e io che mi ero illuso che con la promozione a Jonin e tutte l missioni assegnate da Kakashi-sensei ti fosse venuta un po’ di voglia di lavorare». Rise di nuovo e Shikamaru si unì a lui. «Comunque non ti preoccupare!» continuò «sono qui per conto mio. Per uno strano miracolo siamo entrambi liberi, perciò volevo proporti di andare insieme a mangiare qualcosa. Io crepo di fame»
    «Certo che anche sei sempre lo stesso, non è vero, Choji? Preferisci sempre una bella mangiata a qualunque altra cosa! Peccato che non ci sia più Asuma-sensei ad offrirci il pranzo dopo che io lo stracciavo a Shogi. Forse dovremo cercare qualche altro pollo»
    «Ho saputo che il buon vecchio Naruto, l’eremita dei rospi, è qui a Konoha» disse, come casualmente, Choji. Subito i due giovani si scambiarono uno sguardo di intesa: avevano trovato il pollo da spennare.
    Come Shikamaru e Choji si aspettavano, Naruto si trovava nei pressi di “Ramen Ichiraku”. Teuchi, il proprietario, pareva la felicità fatta persona nel rivedere il suo miglior cliente di sempre (nonché fonte di buona parte dei suoi profitti) finalmente tornato a Konoha. Salutò con gioia Shikamaru e Choji (che dalla partenza di Naruto, quattro anni prima, era divenuto il suo nuovo cliente preferito).
    «Shikamaru-kun! Choji-kun! Qual buon vento vi porta qui?». Prima che potessero rispondere i due Ninja furono quasi travolti da Naruto che, sputacchiando spaghetti e brodo su di loro urlò. «Shikamaru! Choji! è una vita che non ci si vede!»

    «Certo questi anni non ti hanno cambiato, Naruto!» esclamò ridendo Teuchi, non sei proprio capace di parlare solo dopo avere deglutito.
      «Dove andate?» disse Naruto dopo che ebbe terminato la sua porzione di Ramen.
   «Pensavamo di sfruttare questo, rarissimo momento di libertà per farci un pranzetto di carne grigliata. Sai Naruto da quando Kakashi-sensei è diventato Hokage si è trasformato in una vera seccatura. Giuro che qualche volta mi sembra di rimpiangere la Quinta Hokage» rispose Shikamaru. 
      «Anche tu non sei affatto cambiato eh Shika? Sempre il solito svogliato. Mi sorprende che tu sia diventato Jonin. Comunque è un’idea bellissima. Anzi posso venire anche io? Vi offro il pranzo! Che ne dite?». Shikamaru e Choji si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere. «Grazie Naruto! Sei davvero generoso! Accettiamo volentieri!».

   Circa un’ora dopo erano seduti all’ottimo ristorante di Aoikiji, il migliore dell’intero paese del fuoco, Naruto sembrava molto pensieroso tanto che nemmeno si accorse del fatto che Choji aveva appena ordinato la terza porzione grande di carne e che il conto, com’era prevedibile, sarebbe lievitato ad una cifra considerevole.
     «Sapete» disse all’improvviso «credo che dovrò passare qui a Konoha più tempo più del previsto. Mi è successa una cosa davvero bellissima!». Choji interruppe per un attimo il suo attacco frontale ad una grossa costina di maiale dicendo «Che bello Naruto! Cosa è successo di tanto bello?». Shikamaru invece ribatté: «Come sta Hinata? Di quanti mesi è il bambino?».
    «Oh Hinata sta benissimo ed è felicissima!» rispose subito Naruto «Il Bambino è di quasi cinque mesi e la pancia comincia a gonfiarsi e….Aspetta! Ma chi ti ha detto che aspettiamo un bambino? Non l’ho detto a nessuno!».
    «Nessuno me lo ha detto.» disse Shikamaru, sempre sorridendo  «L’ho capito da solo. Il fatto è che hai la stessa espressione di Asuma quando mi parlò di suo figlio mentre stava morendo. Malgrado la sua situazione sembrava ineffabilmente felice. Tutto qui. Scusa se lo consideravi un segreto. Comunque sono felice per te!» continuò battendogli una mano sula spalla. «sono contento che anche tu abbia la gioia di veder sorgere il Re»
    «Il Re?» disse Naruto confuso «Cosa c’entra il “re” stavamo parlando di mio figlio…»
   «Nulla scusa. Pensavo a voce alta» disse Shikamaru. Choji, invece disse. «Bene! Naruto, per il tuo lieto evento ho deciso di farti un regalo speciale»

    «Pagherai tu il conto?» rispose Naruto, ridendo, ma non troppo visto l’appetito del suo vecchio amico.
    «Certo che no! Hai promesso e una promessa, come tu mi insegni va mantenuta! Ma ti lascerò, in via del tutto eccezionale, l’ultimo boccone il migliore».
    Naruto sbuffò, divertito «Non ti facevo così generoso Choji. Lasciare ad altri il tuo ultimo boccone non è proprio da te.». I tre amici risero di nuovo.
    All’uscita dal locale Naruto si separò da loro sostenendo di voler dare la bella notizia anche a Sakura-chan e al suo vecchio maestro Kakashi. Choji e Shikamaru si incamminarono invece verso la zona nord di Konoha in cui viveva il Clan Akimichi. Mentre parlavano tranquillamente tra di loro furono interrotti da un urlo acutissimo proveniente da un piccolo parco giochi sulla destra. «Zio Shikamaru!!!.»
    Shikamaru fece appena in tempo a voltarsi, prima di vedersi assalito da un bambino che non poteva avere più di cinque anni che si lanciava verso di lui come se lo volesse attaccare.  Era ormai abituato a queste piccole, periodiche aggressioni, per questo bloccò pigramente la corsa del bambino, lo sollevò, lo portò sopra la propria testa e lo pose a cavalcioni sopra le sue spalle ridendo allegramente.
    «Ehi, Shikamaru-san! Non fare così! Non sono più un poppante da portare in braccio! Ho quasi cinque anni ormai!» disse Hiruzen  Sarutobi, il figlio di Asuma, il primo Sensei di Shikamaru.   
    «Ma certo!» esclamò ridendo Shikamaru «Hai proprio ragione! Uno a cinque anni è già troppo grande per stare sulle spalle di un’altra persona, anche se si tratta del proprio “zio”» detto questo lo mise a terra. Aveva gli stessi occhi, della madre Kurenai, di quello straordinario rosso che pareva quasi uno do-jutsu, ma la piega degli occhi e l’incarnato erano quelli del padre, Asuma
 . In quel momento giunse correndo Kurenai, da qualche anno, pur partecipando a qualche missione ogni tanto, si era defilata dall’attività di Ninja, per poter badare al meglio il suo bambino
    «Hiru! -Disse,- santo cielo lascia in pace il povero Shikamaru! Sono mesi che è continuamente in missione e non ha certo bisogno che tu gli salti addosso ogni volta che lo vedi! Sei proprio impossibile».
    «Oh, dai mamma! È solo uno scherzo sono certo che zio Shikamaru non se l’è presa! Vero?». Shikamaru sorrise scompigliando i capelli di Hiruzen che tentava, invano di impedirglielo
    «Non fa niente Kurenai-san! Lo sai quanto mi fa piacere vedere il piccolo Hiruzen! Non è certo un disturbo per me!.
    «Anzi, Kurenai, cosa ne dici se io e Choji portiamo Hiruzen a fare un giretto? Stiamo insieme per qualche ora e poi te lo riportiamo a casa a metà del pomeriggio. Così potrai riposare un po’!»
    Subito Hiruzen batté le mani «Oh possiamo mamma? Possiamo?» disse evidentemente felice alla prospettiva guardando la madre con sguardo supplichevole. L’espressione austera di Kurenai si addolcì mentre si chinava a baciare il figlio sulla fronte dicendo «ma certo che potete Hiru, solo, mi raccomando, non fare impazzire Choji e Shikamaru e comportati bene!».

    «Oh mamma! Non mi dare baci quando siamo in pubblico, non sono più un bambino, sai?» disse Hiruzen ma subito si alzò in punta di piedi e abbracciò la madre mormorandole all’orecchio. «Grazie mamma!».
    «Allora Hiru!» disse Choji «che ne dici di andare a mangiare un po’ di dolci, te li offro io»
    «Certo Choji-san».
    Mangiarono insieme del Natto e dei dolcetti poi Choji disse di avere un altro impegno urgente, salutò Hiruzen e Shikamaru e si diresse verso casa. Hiruzen e Shikamaru, invece si diressero insieme verso nord, dove si trovava il palazzo dell’Hokage, per poter godere di una vista privilegiata sul villaggio in un posto tranquillo e isolato. Ad un certo punto Shikamaru si sentì tirare per la giubba.
    «Shikamaru!» disse Hiruzen guardandolo, «mi prendesti sulle spalle?».
    Sorrisero entrambi mentre Shikamaru lo prendeva in braccio e lo sollevava «Ma non era una cosa da poppanti, Hiru?» «Oh dai, falla finita!» borbottò il bambino.
    Proseguirono insieme verso nord e salirono sopra il tetto del grande palazzo, poi si fermarono sopra una panchina, posta esattamente di fronte alla parete con i volti scolpiti degli Hokage della foglia, Da qualche anno ormai era comparso un sesto volto, l’ultimo a destra che rappresentava un giovane Ninja nel cui occhio sinistro si potevano vedere, in modo inequivocabile i segni dello Sharingan.
    «Quello è il volto del Sesto Hokage!» schiamazzò Hiruzen indicandolo «Ma, Shikamaru, che cos’ha nell’occhio sinistro? Non l’avevo mai visto scoperto!»
    «Quello» rispose Shikamaru facendosi serio «è lo Sharingan, il potere che ha reso famoso in tutto il mondo il nostro Hokage! Qualche anno fa proprio a causa di quel potere scoppiò una terribile guerra. Ma ora che il Clan Uchiha è estinto, si tratta di una prerogativa unica di Kakashi!» «Il Clan Uchiha?» disse Hiruzen «E che cosa è successo?».
    Shikamaru sospirò, ritornando con la mente ai crudeli avvenimenti di cinque anni prima, quando Hiruzen non era ancora nato. «Fu un Clan glorioso e Maledetto, Hiruzen, uno dei più forti del villaggio, ma il suo ultimo discendente, che era un mio compagno, si consegnò all’odio e al desiderio di vendetta, e ne fu consumato».

    Stettero per qualche momento ad osservare in silenzio i sei venerabili volti. Poi Hiruzen chiese «Shikamaru, parlami ancora di mio padre».  Shikamaru sorrise, ne aveva già parlato tante volte a Hiruzen, che pareva non stancarsi mai di sentir parlare del padre che non aveva mai conosciuto. «Era il migliore dei maestri e il più grande dei Ninja che abbia mai conosciuto. Mi ha insegnato tante cose e mi ha reso molto migliore. Ti ha desiderato e ti ha amato più di se stesso anche se non ti ha mai conosciuto. Per lui…tu eri il Re»
    «Il Re?» disse Hiruzen con aria stupita «Che c’entra il Re? Credevo che l’Hokage fosse il re, o il Daimyo!»
    «Anch’io lo credevo Hiru, ma non è così! Un giorno capirai chi è davvero il Re! Me l’ha insegnato proprio tuo padre e lui lo ha imparato dal suo, tuo nonno, il terzo Hokage, di cui tu porti il nome!».  Hiruzen era un bambino e non poteva capire queste parole, guardò verso l’alto e si mise ad osservare le nuvole. «Credo che sia ora di andare, Hiru» disse Shikamaru «tua madre ti sta aspettando».

  Infine Shikamaru riportò a casa Hiruzen, consegnandolo alla madre che lo invitò a bere del te. «Ti ringrazio Shikamaru! Devo dire che Hiruzen ti è proprio affezionato. Ti vuole proprio bene»
    «Assomiglia molto a suo padre, almeno fisicamente!» rispose Shikamaru «Oh, Anche come carattere se è per questo! Lo ricordo ancora quando aveva circa quell’età!»

    «Tra poco entrerà nell’accademia. Spero che voglia diventare un Ninja! Sai quanto vorrei essere il suo maestro Jonin. In fondo è anche per questo che ho accettato la promozione»
    «Si» disse Kurenai «Ci vorranno ancora un paio di anni, anche se Hiru è impaziente, io vorrei che aspettasse.»
    «Certo capisco.» disse Shikamaru «Non ti devi preoccupare Kurenai-san! Il maestro Hiruka e gli altri sono ottimi insegnanti, e farò sempre il possibile per proteggerlo!». Shikamaru terminò il suo tè, poi si alzò dicendo «Beh, Kurenai-san, io devo andare ora. Salutami Hiruzen.»
  Uscì dalla casa di Kurenai mentre ad ovest il sole tramontava e stette qualche istante a contemplare le sue amate nuvole dipingersi di rosso alla luce del sole morente. Si diresse verso casa, nel quartiere del Clan Nara. Era stata una giornata tranquilla.

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  L’attesa, nella sala fredda su una scomoda panchina, pareva infinita. Shikamaru diede solo una rapida occhiata all’orologio poi sospirò. «è passata solo una mezz’ora, Shika» gli disse Choji cercando di tranquillizzarlo. «Sono certo che sta andando tutto bene!». Annuendo Shikamaru rivolse all’amico un sorriso insieme nervoso e grato. Poi ricominciò a tormentarsi le mani sempre più nervoso. Choji fissò l’amico per qualche istante, ripensando a tutte le volte che Shikamaru si era dimostrato forte e deciso. Ma il corso dei suoi pensieri fu interrotto da una voce forte e autoritaria, ma insieme evidentemente preoccupata.
    «Dov’è dove si trova! Dobbiamo vederla!»
    «Pare che in questo ospedale nessuno riesca a tenere un tono di voce adatto al luogo» mormorò Shikamaru in un timido tentativo di sdrammatizzare la situazione.
    All’improvviso le porte si spalancarono con fragore e comparve all’ingresso Kankuro, che non appena vide Shikamaru lo prese con rabbia per la casacca urlandogli in faccia.
    «Cosa è successo a nostra sorella, Nara? Era affidata a te! Era una tua responsabilità! Se le succede qualcosa giuro che ti uccido, Nara, hai capito? Ti uccido». Shikamaru si lasciò sballottare da Kankuro senza reagire, ma continuando a fissare nel vuoto con aria depressa. La stretta di Kankuro non si allentò fin che una certa quantità di sabbia, lo spinse via dolcemente ma in modo deciso.
«Ora basta Kankuro! Ricordati che tu qui sei solo un ospite e che non devi urlare in ospedale» Gaara del deserto, il Kazegake, era comparso sulla soglia, con la sua consueta voce calda e decisa. «Come sta nostra sorella Temari Shikamaru-san?»
    «Kazekage-sama Kankuro-san, vostra sorella è stata gravemente ferita in uno scontro con Ninja nemici, ma ora si trova affidata alle cure si Sakura-san della quale conoscete la fama» intervenne Choji per il suo amico.
    Shikamaru invece si inchinò profondamente dicendo «Vi chiedo perdono, Kankuro-san e Gaara-san, è solo colpa mia se Temari è in pericolo di vita, spero di poter meritare il vostro perdono»

    «Su, alzati Shikamaru!» disse Gaara toccandogli leggermente le spalle. «So che hai fatto il possibile per salvarla. Se tu non l’avessi portata qui sarebbe morta di certo». Poi con grande sorpresa di Shikamaru gli diede un leggero abbraccio. «Sono certo che tieni molto a lei, lo capisco dal tuo sguardo». Gli sussurrò. Questa volta Shikamaru non ebbe la forza di negare. «Anche lei tiene molto a te» Aggiunse sorridendo il Kazekage.



Eccoci qui con il secondo capitolo. Come ormai saprete la ragazza misteriosa è Temari, avevo lasciato in giro qualche indizio: complimenti a  DirtyCharity che ha scoperto quello più significativo (lo sguardo di Shikamaru al posto di fronte a lui dove qualche anno prima c'era Temari).

La prima parte del capitolo ha un tono un po' diverso. Potete pensarlo come un Flashback di Shikamaru. Spero vi abbia divertito come a me ha divertito scriverla.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite o le ricordate.


Prossimo capitolo:   Missione!

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Capitolo 3
*** Missione! ***


Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….

CAPITOLO  SECONDO

MISSIONE!
   
 
  Quel giorno Shikamaru venne svegliato o meglio, come sarebbe più esatto dire, scaraventato giù dal letto dalla madre Yoshino. «Shikamaru!» urlò la donna. «Scendi subito a fare colazione! E fai in fretta l’Hokage ti ha appena inviato una lettera in cui ti assegna una nuova missione».
Shikamaru, grugnì borbottando «Che seccatura…Un solo giorno di riposo ed ecco subito un’altra missione. Credo che l’Hokage ce l’abbia con me». Scese a fare colazione cercando ignorare la madre che lo inseguiva brandendo minacciosamente una scopa lamentandosi dalla sua mancanza di rispetto e della sua svogliatezza
«Sei tutto tuo padre! Mai che tu abbia voglia di fare qualcosa! Dovresti sentirti onorato di essere preso tanto in considerazione. Hai capito?»
«Si, si!» rispose Shikamaru sperando di riuscire a far cessare la giaculatoria.
«Si risponde con un solo Si! Maleducato!» disse Yoshino Nara, ottenendo, come sempre, l’ultima parola.
   Shikamaru entrò in cucina e si sedette a tavola dove suo padre, visibilmente divertito dalla sgridata che il figlio stava subendo dalla moglie. «Ti è arrivata una missiva dall’Hokage» disse Shikaku. «Si» rispose Shikamaru «Mamma me l’ha detto. In questo periodo sono pieno di missioni» aggiunse con uno sbadiglio. «Una vera seccatura». Shikaku non rispose perché conosceva bene il figlio, e sapeva che malgrado tutte le sue lamentele e i suoi «Che seccatura!» avrebbe completato alla perfezione tutte le missioni che gli avessero assegnato. Conclusa la rapida, ma sostanziosa colazione, Shikamaru, prese la missiva dell’Hokage. Non si trattava certo di una missione particolarmente faticosa o difficile, perché altrimenti sarebbe stato semplicemente convocato nell’ufficio di Rokudaime, ma Shikamaru ne fu lo stesso terrorizzato.

«Shikamaru.
Sono certo che ti farà un immenso piacere il fatto che io abbia scelto te per accogliere il Quinto Kazekage, in visita non ufficiale a Konoha. Sarà certamente accompagnato dai suoi onorevoli fratelli e da qualche altro Ninja. Credo che tu sia il più adatto a questa missione. La delegazione dovrebbe giungere intorno alle 10 di mattina alla porta ovest»
Kakashi Hatake, Sesto Hokage.

    «Allora, cosa vuole da te l’Hokage?» chiese Shikaku Nara.
    «Sembrerebbe una missione diplomatica. Devo accogliere il Quinto Kazekage che sta per arrivare a Konoha. Kakashi-san riesce a crearmi delle gigantesche seccature anche con missioni di livello basso!»
    «Dovresti sentirti orgoglioso, scansafatiche!» urlò Yoshino Nara tirando un sonoro scapaccione al figlio e incenerendo con lo sguardo Shikaku che sembrava voler protestare «Se Rokudaime-sama ti ha scelto vuol dire che servi proprio tu! Voi Nara siete proprio incorreggibili! Più crescete e più diventate indolenti». Shikaku, al quale era rivolta, indirettamente, la coda della sfuriata, non mostrò nemmeno di avere sentito, limitandosi a terminare il suo tè caldo.
    «Peccato!» disse rivolto a Shikamaru «Avrei voluto sfidarti un’altra volta a Shogi questa mattina, ma pare che non sia possibile. Devo ancora vendicare la mia ultima sconfitta»
    «Sarà per un’altra volta, papà!» rispose Shikamaru «Sai quanto mi fa piacere batterti»
    «Questi figli!» borbottò Shikaku sbuffando divertito «Non appena riescono a superarti iniziano subito ad essere superbi. Credo sia meglio che tu vada!».
Shikamaru si alzò, mormorò un rapido saluto al padre e alla madre e si diresse verso la porta ad ovest, per aspettare la delegazione della Sabbia. Giunto lì vide che oltre ai Ninja guardiani Izumo e Iwashi, stava anche Sai.
      «Ciao Sai! Che cosa ci fai qui di prima mattina?In cerca di ispirazione per i tuoi disegni?»
    «Oh, ciao Shikamaru! No, niente disegni questa mattina! L’Hokage mi ha assegnato una missione. Devo accogliere la delegazione della sabbia. Tu?»
    «Stessa cosa» rispose sbadigliando Shikamaru «Una noia mortale! Come va con Shiho?»
    «Bene. È stata la tua ragazza vero? Non ti dispiace?»
    «No, suppongo che non fosse destino. Spero che non abbia sofferto quando l’ho lasciata»
    «Spesso non ci accorgiamo di ciò a cui teniamo davvero finché non rischiamo di perderlo» sentenziò Sai con il suo consueto tono neutro.
    Poco dopo arrivò la delegazione della Sabbia. In testa c’era Kankuro che indossava il suo consueto lungo abito nero e portava dei nuovi disegni di guerra sul viso. Dietro di lui venivano tre Ninja della Sabbia in tenuta da Chunin ed infine il Quinto Kazegake in persona, Gaara del Deserto, uno degli eroi della Quarta Guerra Mondiale dei Ninja. «Benvenuto onorevole Kazegake» dissero Sai e Shikamaru inchinandosi. Shikamaru tuttavia dava come l’impressione di  aspettare un’altra persona sforzandosi di vedere se non stesse per caso arrivando qualcun altro della delegazione.
    «Mia sorella Temari» gli disse Gaara che pareva visibilmente divertito «arriverà tra poco. È rimasta un poco indietro perché doveva sbrigare alcune faccende a Suna. Vorrei che voi la aspettaste qui Shikamaru-san, e le faceste fare un giro per il villaggio. Vi chiedo di raggiungerci entrambi per questo pomeriggio alle due alla residenza dell’Hokage» Poi si rivolse a Sai dicendo «Sai-san potreste gentilmente accompagnarci dall’Hokage?».
    Il gruppo si allontanò preceduto dal silenzioso Sai e Shikamaru stette una mezzora ad aspettare nei pressi della porta, maledicendo tra sé tutti i Kage delle grandi terre, anche quelli che non c’entravano nulla. Finalmente Temari giunse in vista della porta, indossava uno splendido Kimono da viaggio viola, elegantemente legato in vita da un nastro rosso, i suoi capelli biondi erano, come di consueto, legati in quattro codini. Non appena fu entrata, Shikamaru la salutò.

    «Buongiorno “Mendekouse”! Qual buon vento ti porta qui a Konoha?»
    «Shikamaru!» gli rispose lei visibilmente infastidita da quell’appellativo «Dovresti imparare a portarmi più rispetto! Sono una principessa di Suna!»
    «Hai ragione scusa, sono imperdonabile» rispose lui, apparentemente per nulla turbato dal suo atteggiamento «Rifacciamo. Buongiorno Mendekouse-kun!, o preferiresti Medekouse-sama?». Temari lo fulminò con lo sguardo e mise minacciosamente mano al suo ventaglio.
    «Dai! Scusa Temari-san! Ti prego non mi ammazzare! Creeresti un brutto incidente diplomatico tra Suna e Konoha!». Disse Shikamaru che, conoscendo bene la ragazza, sapeva che era capacissima di rompergli le ossa per molto meno.
    «D’accordo, caro il mio “Cry-baby” non ti ammazzerò! Ma cerca di badare a come parli o credo che passerai dei grossi guai»
    «Uffa! Ma non la smetterai mai di chiamarmi “Cry-baby”?»
    «E tu non la smetterai mai di chiamarmi “Mendekouse”?»
    «Facciamo così» propose Shikamaru «Ognuno continua ad usare il suo nomignolo preferito e l’altro promette di non prendersela e di non tentare un omicidio»
    «Bella proposta “Cry-baby”, mi piace!». Subito scoppiarono a ridere insieme di gusto, come due amici di vecchia data che si ritrovano dopo molto tempo. Temari però si interruppe quasi di botto, abbassando lo sguardo dopo aver incontrato gli occhi di lui. Presto, tuttavia ritrovò la sua consueta baldanza. Sorrise ironicamente e disse «Forza “piagnucolone”!  Smettila di ridere come uno stupido e di fare battute cretine! Accompagnami subito dall’Hokage. Ho fretta.»
    «Uffa! Non cambi proprio mai vero? La tua gentilezza straordinaria non è mai diminuita! Comunque c’è ancora un sacco di tempo. L’incontro con l’Hokage è fissato per le due. Nel frattempo tuo fratello mi ha gentilmente chiesto di tenerti compagnia. È una vera seccatura. Ma lui è pur sempre il Kazekage!» rispose Shikamaru sbadigliando vistosamente.
    «Ah, il mio caro fratello ha chiesto a TE di tenere compagnia a ME! Ma che grande gioia» esclamò Temari in tono chiaramente ironico «Beh, visto che per te è una tale “Seccatura” dovresti proprio dire a mio fratello che lui…»
    «Glielo dirai TU, se vuoi! Non ho certo intenzione di finire stritolato da una morsa di sabbia per il divertimento della bella principessa di Suna!»
    A questa uscita Temari parve calmarsi. «E va bene. Pare che dovrò sopportare la tua compagnia! In fondo Konoha è proprio un bel posto. Vale persino la pena di passare qualche ora con te!». Sorrise sarcastica a Shikamaru.
    «Queste donne» ribatté il Jonin «mai che riescano ad essere un poco gentili»
    «Finiscila con queste considerazioni misogine sulle donne, Nara! Sei sempre il solito maschilista bastardo!» esclamò Temari, arrabbiata.
    «E tu sei la solita donna, simpatica, gentile e beneducata che fa di tutto per far sentire a proprio agio gli uomini che hanno il piacere di avere a che fare con lei!»
    Ancora una volta Temari rise alla battuta del ragazzo e gli diede una botta sulla spalla piuttosto forte . «Oggi non riesco proprio a restare arrabbiata con te, Nara-chan» disse, calcando esplicitamente il tono sul “chan”. Shikamaru sospirò esasperato strofinandosi la spalla indolenzita. «Sei impossibile davvero, Temari-san, solo i Kami sanno come possono sopportarti i tuoi fratelli».
    Mentre discutevano tra loro in questo modo, camminavano per le strade del Villaggio, persi nel loro litigio però, non badavano troppo alla direzione che stavano seguendo e si ritrovarono nei pressi della casa di Shikamaru. In quel momento Shikaku Nara uscì di casa insieme alla moglie Yoshino, i due stettero qualche tempo ad osservare Shikamaru e Temari litigare, Shikaku disse «Quel ragazzo è davvero incredibile! Non posso credere che non abbia ancora imparato a come trattare con le ragazze».
    «Beh mi ricorda un certo giovane ed indolente Jonin di tanti anni fa…». Ribattè sorridendo la moglie.
    «Allora, cosa ne dici se ti offro il pranzo, Temari-san» disse Shikamaru dopo qualche secondo di silenzio. Temari gli mise una mano sulla fronte e stette per qualche secondo ferma finché Shikamaru le disse. «Scusa ma cosa stai facendo?!»
    «Beh, ma ti sento la febbre Cry-baby. Insomma tu che ti offri di pagare il pranzo ad una ragazza, devi stare davvero male! Hai certamente la febbre» rispose Temari spostando rapidamente la mano. A Shikamaru sembrò, con sua grande sorpresa, che la Kunoichi fosse arrossita, tuttavia scacciò quell’assurdo pensiero e le rispose. «Mendekouse, sei proprio impossibile, insomma, sei capace di lamentarti anche se, con un incredibile sforzo di volontà, mi comporto in modo carino con te!».
    «In un certo senso hai ragione tu Shikamaru!».
    «Dai forza, Temari-san, seguimi, ti porto a mangiare della zuppa di Tofu, non è il tuo piatto preferito?» «Beh, in effetti sì, ma come lo sai?»
    «Hai visto, Shikaku, malgrado la tua influenza non è poi così male» sussurrò Yoshino, che aveva sentito tutto, poggiando la testa sulla spalla del marito.
    Sedettero all’interno del ristorante e ordinarono da mangiare, naturalmente continuarono a punzecchiarsi per tutto il pranzo, in una sorta di battaglia di motteggi e prese in giro. Il pranzo fu piacevole e abbondante. Terminato il pranzo si accorsero che mancava ancora più di un’ora all’incontro alla magione dell’Hokage. Per questo motivo Temari chiese. «Che ne dici di farmi vedere il tuo “posto speciale”?».
    «Il mio posto speciale? Perché lo vuoi vedere non capisco.» rispose Shikamaru, visibilmente confuso.
    «Si, insomma quello dal quale ami guardare le nuvole. Me ne hai parlato così tanto che mi hai incuriosito. Dai portami lì subito!». Naturalmente Shikamaru recepì subito che non si trattava di una proposta, ma di un ordine, perciò borbottando tra se sulla capacità di tutte le donne di seccare e manipolare l’intera schiatta degli uomini la portò dove era solito guardare le nuvole.
    Stettero in quel luogo per circa una mezz’ora, in totale silenzio, Shikamaru si sorprese spesso a fissare, anziché le nuvole, la giovane ragazza che aveva approfittato per farsi un breve sonnellino.  Dopo questa breve e piacevole pausa, i due Shinobi si recarono dall’Hokage, entrati nella stanza videro Kakashi  seduto alla sua scrivania e Gaara e Kankuro di fronte a lui.
    «Finalmente siete qui. Avete avuto una piacevole mattinata spero» disse Gaara, la bocca atteggiata in un sorrisetto ironico che irritò profondamente Shikamaru. Sembrava che Gaara si divertisse immensamente all’idea di saperlo insieme a sua sorella; Kankuro, invece pareva piuttosto contrariato grugnì un saluto affrettato a sua sorella e fissò Shikamaru con un certo astio.
    «Non male, in fondo, anche se sono stato costretta a passare più di tre ore con il Ninja più maschilista e seccante dell’intera Konoha» rispose Temari.
    «Temari-san, Shikamaru-san!» li interruppe Kakashi e anche sul suo viso apparve l'ombra di un ghigno divertito. «Vi abbiamo chiamato qui, interrompendo la vostra piacevole giornata, perché crediamo sia necessario il vostro aiuto per una missione molto complicata. Una missione che richiede tutta l’intelligenza e la sagacia del Clan Nara!».

********************************************* *****

        Nella fredda sala l’attesa continuava spasmodica: Shikamaru seduto sulla sinistra fissava senza apparente interesse il pavimento, tormentandosi nervosamente le mani; Kankuro  continuava a guardarlo torvo, come se solo la presenza di Gaara lo trattenesse dallo spaccargli il muso. Di tutti, il Kazekage pareva il più tranquillo: stava semplicemente seduto accanto a Shikamaru, le braccia incrociate sul petto e gli occhi azzurri che fissavano dritto di fronte a lui.
    Improvvisamente si senti una porta che cigolava nell’aprirsi, i tre Ninja balzarono in piedi quasi contemporaneamente. Ma non si trattava della porta della sala operatoria. Era quella della sala d’attesa dalla quale stava entrando l’Hokage in persona. I tre si voltarono verso di lui con un certo stupore.
    «Kazekage-sama e Kankuro-sama. Mi dispiace disturbarvi in un momento così grave per voi. Ma è appena giunto un messaggio dal Villaggio della Sabbia, attraverso il falco Takamaru. Credo che sia necessaria la vostra presenza.»
    Gaara prese il biglietto dalle mani di Kakashi. E lo lesse con attenzione. Poi lo passò a Kankuro. «Temari, è in pericolo di vita!» esclamò Kankuro concitato dopo aver letto il messaggio «Non possiamo partire così, senza sapere che ne è di lei! Dobbiamo aspettare Gaara! Dobbiamo!».
    «Kankuro. Io sono il Kazekage. Non posso comportarmi come desidero. Il consiglio ha richiesto la mia presenza immediata. Mi fido dei Ninja della Foglia e in particolare di Sakura. Vieni prepariamoci per la partenza». Kankuro tentò di protestare     «Ma Gaara! Nostra sorella! Non possiamo andarcene così. Lasciarla sola!».
    «Credi che io lo desideri?!» ribatté Gaara che per la prima volta sembrava irritato e insieme preoccupato. «Credi che non vorrei restare qui? Ma ho delle responsabilità Kankuro. Sono responsabile di tutto il villaggio e non posso fare quello che desidera il mio cuore».
    Intervenne Kakashi. «Non appena Temari starà meglio vi invieremo un messaggio, Kankuro-san, se non sarete ancora partiti potrete vederla». Finalmente Kankuro parve calmarsi e accettò di seguire Gaara fuori dalla stanza lanciando un’ultima occhiata alla porta della sala.
    Non appena furono usciti, Kakashi si sedette accanto a Shikamaru.
    «Complimenti per l’ottimo esito della missione, Shikamaru.»
    Shikamaru scosse la mano, come a voler respingere quel complimento. «La missione non è ancora finita, Hokage-sama. Fino a che tutti i miei compagni non saranno in salvo, non posso considerare la missione conclusa, tantomeno riuscita.»
    Kakashi si toccò la benda che copriva l’occhio sinistro, come per un impulso improvviso. Sospirò e sorrise. «Hai ragione Shikamaru! Ma non ti devi preoccupare così! Sakura la salverà».
    «Una missione non è come una partita a Shogi. In una partita non è importante quante volte il re è sotto attacco, quello che conta è che alla fine non venga ucciso. Ma in una missione non è così: se il re è sotto attacco ed è in pericolo è come aver perso tutto». Rispose Shikamaru.
    «Shikamaru, tu sei un grande Ninja! E dico davvero. Che in una missione i tuoi compagni siano in pericolo è assolutamente normale». Gli disse Kakashi. «Ma riesco a capire cosa provi. Quando stai per perdere la persona che ti è cara, è tutto molto più difficile!».
    «Grazie Hokage-sama! Le dispiace se le faccio adesso il mio rapporto per la missione?»
    «Certo comincia pure!»


E siamo a tre. Ne mancano altrettanti alla fine della storia. Finalmente fa la sua comparsa Temari in un capitolo dal tono ancora molto leggero, quasi romantico per gli standard di questi due bei tipi.
Ho qualche dubbio sull'IC di Temari, ditemi voi cosa vi sembra.
Spero che questi salti temporali non creino confusione. Nella mia idea rendono la storia più interessante.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite o le ricordate.


Prossimo capitolo:   Il Team Shikamaru in azione

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Capitolo 4
*** Il Team Shikamaru in azione. ***


Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….

CAPITOLO  TERZO

IL TEAM SHIKAMARU IN AZIONE!
   
 
  
    «Una missione che richiede tutta l’intelligenza e la sagacia del clan Nara» borbottò Shikamaru irritato mentre usciva dall’ufficio dell’Hokage, dopo essere stato informato sulle caratteristiche della nuova missione. «Un solo giorno di riposo ed ecco subito un’altra missione! Che seccatura!»
    Temari alzò gli occhi al cielo, irritata dalle continue lamentele del ragazzo oltre che dall’atteggiamento irriverente nei confronti del Kage. «Ti saresti potuto rifiutare! Se per te è una tale seccatura.» gli disse.
    «Si ma sarebbe stata una seccatura anche maggiore, perché mia madre lo sarebbe venuto a sapere».
    «Oh il piccolo genio ha paura della sua mammina?». Lo punzecchiò Temari sarcastica imitando una voce infantile.
    «Ti assicuro, Temari, che nessun uomo dotato di un minimo di cervello potrebbe non aver paura di mia madre quando è arrabbiata!. Comunque ormai è fatta! Andiamo ad incontrare i nostri compagni di missione.» rispose Shikamaru.
    Il luogo previsto per l’incontro era nei pressi dell’accademia Ninja. Quando vi giunsero trovarono Shino Aburame, Neji Hyuga e i tre Chunin della sabbia che avevano accompagnato Gaara. Dopo essersi scambiati qualche saluto. Neji, prese la parola.
    «Bene, Shikamaru. Credo che sia giunto il momento che tu ci esponga la missione che dobbiamo affrontare.»
    «Bene. Certamente avrete sentito di quel gruppo di Nukenin criminali che da molti mesi, ormai minaccia diverse città dei paesi del Fuoco e del Vento. Da qualche tempo i ninja di Suna e di Konoha sono impegnati a respingere o catturare questi briganti ma, fino ad ora senza molto successo. Si sono sempre dileguati prima che potessimo intervenire. La nostra missione consiste nell’affrontarli e nel fare di tutto per catturarli, badate bene. Dobbiamo catturarli, se possibile, non ucciderli. Almeno questi tre che sembrano essere i capi». Disse allungando ai nuovi compagni qualche foglio.
    «Dunque ora dovremmo catturarli noi? E perché noi dovremmo riuscire dove tanti hanno fallito?» Intervenne Shino.
   «Perché a quanto dicono le nostre spie, questo gruppo di ribelli si sta avvicinando al Villaggio della Foglia. L’Hokage crede che sia l’occasione buona per porre fine al problema una volta per tutte. Avremo anche la collaborazione di alcuni Ninja della sabbia: il Kazekage ha molto insistito perché partecipasse anche Temari-san. In ogni caso il loro arrivo non è previsto che prima di domani. Quindi direi che la riunione può definirsi aggiornata.»
    «Prendete questi rapporti e analizzateli bene.» aggiunse consegnando loro degli altri fogli che aveva ricevuto da Kakashi «Contengono tutte le informazione che si sono potute ottenere in questi mesi di ricerche».

    «Però. Devo dire che Mi sembra strano che si espongano in questo modo. È piuttosto pericoloso avvicinarsi in questo modo ad un villaggio Ninja che ti sta cercando»
    «Hai ragione, Shino, in effetti ci ho pensato anche io. Devono avere per forza un loro piano, ma non riesco ancora a capire quale possa essere. Comunque, è meglio non badare troppo a ciò che loro vogliono fare, per ora. Ci penseremo quando riusciremo a catturarli».
    «A questo punto credo che ci possiamo davvero lasciare per qualche tempo. Ci ritroveremo questa sera due ore dopo il tramonto appena fuori dal villaggio».
    Shino, Neji e i tre Chunin della Sabbia si allontanarono così Temari e Shikamaru rimasero di nuovo soli. Grattandosi la nuca Shikamaru gli disse «Beh Mendekouse, non te ne vai a fare un giro per Konoha? Credevo che ti seccasse passare il tempo con me!»
    «Si, è vero. Ma so che disturba molto di più te. E ammetto che la gioia di poterti disturbare per bene, supera grandemente il dispiacere di stare con te!»
    «Uffa! Perché mi tratti così! Guarda che a me, in fondo, non dispiace passare del tempo con te. Insomma, sei sempre una seccatura, come tutte le donne di questa terra, ma in fondo mi stai simpatica: se non altro non cerchi continuamente di manipolarmi e sfruttarmi. Che ne dici di passare da casa mia? Così ti faccio conoscere i miei genitori e mangiamo ancora qualcosa insieme!»
    «Vuoi farmi conoscere ai tuoi, Nara? Mi hai forse preso per la tua ragazza?»
    Shikamaru la osservò con attenzione per qualche istante, anche se la sua espressione era arrabbiata, sembrava che nel profondo fosse stranamente compiaciuta. «Ma no, dai! Non sei ancora la mia ragazza, e solo che mi fa piacere che tu conosca i miei vecchi: mia madre ti assomiglia molto: ha il tuo stesso carattere impossibile; però mio padre ti piacerà anche di più: è ancora più pigro e intelligente di me».
    Lei rispose. «Quando alla seconda non ho alcun dubbio, Shika-chan!».

    La cena, presso la casa dei Nara, fu piuttosto piacevole, Yoshino e Temari andarono subito molto d’accordo, unite, a loro dire, dalla sventura di dover sopportare quel “disgraziato scansafatiche” che rispondeva al nome di Shikamaru. Anche Shikaku cercò di mettere a sua agio la Kunoichi della sabbia (e a disagio il figlio) raccontandole alcuni tra i più divertenti ed umilianti aneddoti dell’infanzia di Shikamaru che, costretto a subire tutto ciò, cominciò a pentirsi seriamente della sua gentilezza nei confronti della ragazza. Naturalmente la cena fu piuttosto leggera dato che dovevano affrontare una missione, ma la cucina di Yoshino era davvero ottima. Dopo cena Shikamaru e Temari si congedarono, la Jonin della Sabbia ringraziò i suoi anfitrioni ed in particolare la “povera” Yoshino, che era costretta a sopportare quella “piaga del figlio”.
    Mentre i due si allontanavano Yoshino disse al marito. «Una ragazza davvero straordinaria: è l’unica che sembra smuovere quello scansafatiche di TUO figlio».
    «Certo» rispose Shikaku ridendo «mio figlio è lo scansafatiche che guarda le nuvole; tuo figlio è il genio con il più alto Q.I. del paese del fuoco. Comunque hai ragione. Una ragazza straordinaria, e ti somiglia molto!».
    «Ma che dici, Shikaku, lei è bionda e io sono bruna, siamo diversissime!».
    «Voglio dire che avete lo stesso terribile carattere….E lo stesso splendido sorriso!».
    Un’ora dopo cena Shikamaru, Temari e gli altri  quattro Ninja della squadra si ritrovarono nei pressi della porta a Nord del Villaggio. Shikamaru prese la parola e disse: «Allora, vi ho già informato sulle caratteristiche della missione. È inutile che vi ricordi la sua importanza per la sicurezza di questi territori, in particolare della gente delle città vicine. Quello che vi voglio dire e che sono io il capitano di questa missione. Dunque voi dovete obbedire a miei ordini». «Anche se siete più forti e più abili di me.» aggiunse con un cenno a Neji. «O se venite da altri villaggi! Ora cominciamo. Neji, per favore cerca di individuare la direzione in cui si trovano i nostri nemici.».
    Grazie al Byakugan fu facile per lo Hyuga individuare gli avversari. «Sono a circa 3km in direzione Nord-Nord-Ovest. Pazzi! Ma cosa credono di fare venendo così vicino a Konoha? Sembra che ci siano dieci Ninja che fanno la guardia lungo il perimetro esterno e altri sei Ninja più all’interno. Dobbiamo chiedere rinforzi?».
    «No, non possiamo!» rispose Shikamaru «e in ogni caso bastiamo noi. Shino, puoi mandare i tuoi insetti a spiare i nostri nemici e a raccogliere qualche informazione su di loro?».
    «Certo!» rispose Shino Aburame. Dopo circa mezz’ora Shino annunciò: «I dieci Ninja esterni sembrano essere poco più guardie, non sono particolarmente forti. Su di loro non abbiamo quasi informazioni. I sei Ninja più all’interno dovrebbero essere più forti. Tre in particolare sembrano essere i capi del gruppo dei Nukenin. Saranno loro quelli che dobbiamo catturare?».

    «Credo di sì, in effetti. Direi che gli altri possono essere eliminati se non è possibile evitarlo». rispose Shikamaru. «E dobbiamo stare attenti alle possibili trappole. Certamente ne avranno messa molte».
    «Ne ho già individuate diverse» interloquì Neji.
    «Molto bene: cercheremo di disattivarle mentre ci avvicineremo. Anche se questo ci rallenterà. Ora lasciatemi pensare un attimo.» dopo qualche secondo di riflessione riprese:  «Bene. Ho elaborato un piano di attacco. Ora ve lo spiegherò ma è inutile metterlo in azione adesso che è notte. Potrebbero sfuggirci.
».
    Dopo aver illustrato, in modo conciso ma molto efficace, il suo piano d'azione, Shikamaru aggiunse
«Domani mattina all’alba attaccheremo! Rammentatevi il piano! Ora possiamo riposare. Per sicurezza faremo dei turni di guardia. Io starò sveglio per primo. Se succede qualcosa svegliate tutti gli altri».

 All’alba si svegliarono tutti  Si avvicinarono lentamente alla radura in cui si erano riuniti i Ninja traditori, come avevano appreso la sera precedente c’erano una decina di guardie all’esterno e tre più interne che sembravano proteggere i tre uomini che erano chiaramente i capi. Quasi tutti i Ninja indossavano un coprifronte della Roccia, ma c’erano anche un paio di Ninja della Cascata e uno del Villaggio dell’erba. «Cominciamo con il nostro piano!» disse Shikamaru. Poco dopo alcune carte bomba esplosero a oriente. I banditi si riscossero all’improvviso e uno dei capi ordinò: «Voi tre! Andate a vedere cosa è successo.» tre delle guardie si allontanarono di corsa. Poco dopo, ad un gesto di Shikamaru, Temari e i suoi tre Chunin balzarono all’attacco. «Grandi Lame di Vento!». L’attacco non andò pienamente a buon fine a alcune delle Guardie balzarono verso gli attaccanti. Temari fuggì via proprio nella direzione in cui erano andate le prime tre guardie. Ma il capo ordinò di nuovo. «Inseguitela forza! Non deve fuggire!». Con sorpresa di Shikamaru tutte e sette le guardie rimaste si gettarono all’inseguimento dei Ninja della sabbia.
    Era Giunto il momento della Terza Fase dell’attacco: Shikamaru, Neji e Shino balzarono in avanti, pronti ad affrontare i nemici rimasti. Ma si ritrovarono bloccati!
    «Bene, miei piccoli, stupidi, Ninja di Konoha! Volevate sconfiggerci? Bah siete caduti nella nostra trappola come pivelli!» li irrise uno dei capi. «Abbiamo messo questa speciale trappola bloccante per evitare di essere disturbati e a quanto pare abbiamo avuto ragione!». Un altro Nukenin, ridendo sguaiatamente ordinò. «Forza voi tre! Uccideteli, tagliate loro la testa!». Tre Nukenin si avvicinarono lentamente ai giovani Ninja della Foglia, brandendo minacciosamente delle lunghe Katane. E li calarono su Neji, Shikamaru e Shino!
    Ma il colpo andò a vuoto! Non appena i tre colpirono si videro aggrediti da uno sciame di insetti devastatori! Questi li invasero completamente e succhiarono loro il Chakra fino a ridurli in fin di vita. Si trattava solo di cloni di insetti creati da Shino e mandati intenzionalmente in avanti a cadere nella trappola messa dai nemici. Finalmente Shikamaru, Neji e Shino si fecero avanti per affrontare i tre Shinobi nemici rimasti. «Complimenti! Siete caduti intenzionalmente nella trappola con quegli strani cloni! Ma ora è finita. Noi siamo immensamente più forti di quelle nullità!».
    Shikamaru restò solo con il capo dei Nukenin, mentre Shino e Neji conducevano abilmente lontano gli altri due Ninja per poterli affrontare separatamente. Il capo era un Ninja piuttosto alto e muscoloso, portava un coprifronte della Roccia, spezzato alla maniera dei vecchi membri di Akatsuki, indossava una casacca bruna, coperta da un’armatura nera. La parte inferiore del suo volto era coperta da una maschera.
      «Tu devi essere il capo, vero? Secondo le mie informazioni il tuo nome è Karuru e sei un Nukenin della Roccia. Il tuo villaggio ha dato a tutti l’autorizzazione ad ucciderti. Devi averne combinate di grosse! Qual è il vostro intento?» «Anche se te lo volessi dire, non ti servirebbe, visto che morirai proprio adesso!»
    Improvvisamente Karuru iniziò il suo attacco: Tecnica del Palmo Sismico. Shikamaru riuscì ad evitare, con un salto, la frattura che minacciava di inghiottirlo. Atterrando notò che essa era giunta fino all’albero vicino che venne sradicato dalla forza della tecnica e minacciò di cadergli addosso. Riuscì a spostarsi in tempo, ma Karuru rinnovò l’attacco, ripetendo la tecnica già usata e urla dogli. «Smettila di giocare, Ninja della foglia e affrontami se non vuoi essere schiacciato!». Un altro albero ne fu colpito e restò quasi del tutto sradicato.
    Shikamaru usò la tecnica del controllo dell’ombra: inutilmente. Il Ninja nemico fuggì, saltando  lontano, fuori portata dal suo attacco, e continuando a canzonarlo. «La tecnica del controllo dell’ombra! Ne ho sentito parlare! Credi davvero di potermi sconfiggere con questa tecnica ridicola, ragazzino? Anche uno sciocco capire come annullarla!». Di nuovo Karuro attaccò con la sua tecnica, più e più volte mentre Shikamaru balzava da una parta all’altra cercando di evitare i suoi attacchi oltre ai tronchi che a causa di questi crollavano sulla radura.
    «Complimenti, sei bravo a fuggire!» gli urlò il Nukenin. «Ma non sarà certo fuggendo che riuscirai a battermi!». Shikamaru si fermò e utilizzò di nuovo la Tecnica del controllo dell’ombra. «Ancora questa tecnica?» lo irrise il suo avversario. «Ma non capisci che non funziona?!..Oh no! Accidenti». L’ombra di Shikamaru uscì improvvisamente balzando a pochi centimetri da Karuru che però balzò via appena in tempo, riuscendo appena in tempo ad evitare di essere intrappolato. Shikamaru interruppe nuovamente il suo tentativo e fissò il suo avversario.
    «Sei più abile di quanto pensassi! Hai sfruttato le ombre degli alberi che ho abbattuto con la mia tecnica per poterti avvicinare e catturarmi. Bravo!».  Shikamaru sorrise e tentò un nuovo attacco. Ma il suo avversario sembrava molto abile e riuscì anche a lanciargli alcuni pericolosi Shuriken di Roccia che il Jonin respinse grazie alle Lame di Chakra che erano appartenute ad Asuma.
    «Ora basta con gli scherzi! Arte della Terra: Tecnica della Talpa!» Si tuffò nel terreno erboso come se fosse acqua ed iniziò a muoversi sotto terra. In questo modo non poteva essere raggiunto dalle ombre! Shikamaru iniziò a muoversi continuamente nella radura cercando di scoprire dove si trovasse il Ninja nemico usando l’udito.
    Ma all’improvviso questi sbucò dalla terra alle sue spalle cercando di catturarlo, Shikamaru però se ne era accorto in tempo ed era riuscito ad evitarlo. «Niente tecniche d’ombra vero, Ninja di Konoha?» ridacchiò il suo nemico prima di sparire di nuovo. La situazione era in effetti critica, fino a che  il nemico non fosse uscito allo scoperto di nuovo non era possibile usare le tecniche d’ombra ma c’era anche la possibilità di essere preso. Shikamaru si fermò nei pressi del limitare della radura (ormai coperta di molti tronchi) dove si svolgeva il combattimento. Ma non appena ebbe superato tronco Karuro uscì all'improvviso da sotto terra, prendendolo alle spalle e cominciò a stringere urlando nello stesso tempo esultante: «Preso! Ti ho preso piccolo Ninja! È finita ho vinto. Ho..»
    Il grido gli si smorzò in gola: era stato fregato. Da uno degli alberi più vicini si udì la voce di Shikamaru  che diceva: «Mi dispiace amico: scaccomatto! Sei tu che sei stato preso! Ti piace la mia nuova tecnica speciale? Si chiama Tecnica del clone d’ombra bloccante. Ritieniti fortunato sei tra i primi a vederla in azione». Il giovane scese dall’albero, mentre il clone che il Nukenin aveva creduto di attaccare si trasformava in un ombra e iniziava a stringere.
    «Tecnica dello strangolamento dell’ombra!». Ma il suo avversario sembrava molto forte e benché Shikamaru stesse a solo pochi passi da lui la tecnica sembrava non fare effetto.
    «Allora!» lo irrise nuovamente Kakuro, ritrovando la sua baldanza, benché fosse ancora bloccato. «Che c’è non riesci a finirmi? La tua tecnica ha un limite e allora ti ammazzerò!».

    «Zitto!» gli urlò di rimando Shikamaru che pure temeva questa eventualità. «Ora vedrai. Tecnica della cucitura d’ombra!». Fili di ombra solidificata come lunghi aghi neri si sollevarono dal terreno e puntarono dritto verso il corpo dell’avversario, mirando direttamente ai punti vitali. Ma non riuscirono a penetrare. «Accidenti. Hai un potere invidiabile!».
    «Si chiama Armatura della Terra. Mi protegge da tutti gli attacchi penetranti.». La tecnica della cucitura si ritirò, ma Shikamaru sorrise.
    «E' finita ragazzino! Hai perso!».
    «Si, è finita! Ma ti sbagli! Sei tu che hai perso!» gli rispose Shikamaru con un ghigno. «Devi capire che la prima mossa, è sempre anche una finta. È con la seconda che bisogna colpire!» Detto questo compose un sigillo e si sentì una serie di esplosioni. Gli alberi che già erano stati duramente colpiti dalle tecniche sismiche di Karuru si abbatterono quasi simultaneamente rovinando direttamente sul Nukenin e mettendolo finalmente fuori gioco, bloccato dal peso dei tronchi oltre che seriamente ferito. Con un filo di voce, tuttavia Karuru riuscì a trovare la forza di chiedergli come diavolo avesse fatto a riuscire a sconfiggerlo in quel modo.
    Shikamaru decise di soddisfare la sua curiosità anche se, per sicurezza continuava a tenerlo bloccato anche con il controllo dell’ombra. Disse che aveva fatto intenzionalmente in modo che la sua tecnica sradicasse quasi del tutto determinati alberi e che aveva cercato di attirarlo in un punto preciso dove, grazie alle carte-bomba messe dal suo clone tutti i tronchi sarebbero caduti. Gli altri attacchi erano solo delle finte, anche se avrebbero potuto comunque essere efficaci.     «Maledetto!» mormorò il Nukenin prima di perdere del tutto conoscenza.
    Qualche minuto dopo giunsero Shino e Nejj, recando con se i corpi privi di coscienza degli altri due Ninja nemici, strettamente legati «Siete riusciti a catturarli senza ucciderli, allora?».
    «Si, certo!Per chi mi hai preso?» rispose Neji, mentre Shino si limitò ad abbassare il capo in segno affermativo. «Certo che ci sei andato giù pesante, eh Shikamaru-kun?».
    «Bah, sapete com’è. A volte si perde un po’ la misura quando si attacca. Neji, di dispiacerebbe dargli un’occhiata, giusto per sicurezza.».
    Neji attivò il Byakugan e fissato il Ninja svenuto disse «Ha entrambe le braccia rotte e diverse costole fratturate. Certo non sta bene. Ma non è in pericolo immediato.»
«Bene.» rispose Shikamaru «Aspettiamo gli altri e poi torniamo al Villaggio a riportare questi idioti. Incredibile che non siano ancora riusciti a catturarli.». Non passò molto tempo che Neji, con il Byakugan sempre attivato per prevenire l’eventuale arrivo di nemici., esclamasse:
    «Arrivano!»
    «Nemici?» chiese Shino.
    «No, sono chiaramente tre Ninja della sabbia, sono i tre Chunin che dovevano supportare Temari. Ma lei…non la vedo».      Shikamaru si morse le labbra cercando di non tradire il suo nervosismo.
  «Non possiamo far altro che aspettare. Ci sapranno dire qualcosa». Poco dopo i tre Chunin atterrarono quasi contemporaneamente nei pressi della radura, proprio di fronte a Shikamaru che subito li aggredì. «Dove diamine è finta Temari?»
*********************************************************************

    Shikamaru terminò la sua relazione all’Hokage riguardo alla missione appena svolta, promettendo di passare la più presto per sbrigare le ultime faccende burocratiche. Poi tornò a fissare la porta, in attesa.
«In quel momento, hai temuta di averla persa?» chiese improvvisamente Kakashi. «Intendo dire, quando Temari non è tornata».
    Il Jonin lo fissò, interdetto: L’Hokage sorrideva gentilmente ma il suo sguardo era come segnato da un’infinita tristezza e una grande malinconia. Sembrava ritornare con la mente a tristi eventi del suo passato.
    Shikamaru annuì stancamente, per poi sollevare lo sguardo al soffitto. «Non so, Hokage-sama. In quel momento sentivo solo che uno dei miei compagni era in grave pericolo e che dovevo fare di tutto per salvarlo. Soprattutto sentivo di dover essere io a farlo. Non avevo ancora compreso davvero quanto lei contasse per me. Forse qualcosa nel mio profondo lo avvertiva. Ma non l’avrei mai ammesso».
    «Ti auguro di non perdere mai le persone a cui tieni, Shikamaru. Io ho sempre fallito nel proteggerle.». disse Kakashi alzandosi e dirigendosi verso l’uscita. «Ora devo tornare nel mio ufficio: certo che essere Hokage è una vera seccatura!».
Shikamaru stette ancora seduto in attesa, sperando di potere porre fine al più presto a quella lenta e dolorosa sofferenza.   
    All’improvviso dalla sala operatoria uscì un Ninja medico. Shikamaru si volse verso di lui, fissandolo. «Shikamaru-kun, Sakura mi manda a dire che ci sono delle complicazioni.»

  Shikamaru atterrì, sentendosi venire meno. «Com..complicazioni?» balbettò con un filo di voce. «Che tipo di complicazioni?»
   «Sembra che alcune ferite fossero avvelenate. Le forti emorragie hanno dapprima fermato in parte il veleno ma ora è entrato del tutto in circolo.»
    «Si salverà?» chiese Shikamaru con un filo di voce.
    «Sakura-san ha estratto parte del veleno e ora sta lavorando all’antidoto. Ma non sembra un veleno molto complesso. Ma in queste situazioni non si può mai dire, quindi non è ancora del tutto fuori pericolo. Non posso dire altro. Mi dispiace.».    
    Mentre il ninja medico rientrava in sala, Shikamaru sprofondava nuovamente sulla sedia. Sentiva profondamente che quello che era successo era colpa sua, della sua incapacità e stupidità. Non aveva capito qual’era il vero intento dei Nukenin e l’aveva spedita incontro ad un grande pericolo. Ripensò a qual momento, quando per la prima volta sentì che poteva perderla e che questo gli avrebbe fatto male.




N.d.A.

Bene finalmente un po' d'azione. Non sono bravissimo in queste cose e perdipiù far combattere Shikamaru significa elaborare un piano più o meno intelligente. Non che ci sia riuscito perfettamente, ma qualcosa ho fatto.
Beh dai ditemi un po' cosa ne pensate.
Pochi secondi per una recensione, per far felice un povero autore....
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito. Vaius che ha recensito tutti i capitoli. E Telesette per avermi convinto a pubblicare.
Alla prossima con...
Prossimo capitolo:  Salvare un compagno,.
Atanvarno....

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Capitolo 5
*** Salvare un compagno. ***


Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….

CAPITOLO  QUARTO

SALVARE UN COMPAGNO
   
 
      «Forza rispondete!» Shikamaru era chiaramente preoccupato e si tormentava nervosamente le mani, una cosa molto insolita per lui, apprezzato come leader proprio per la sua capacità di non perdere mai la calma, in qualunque situazione si trovasse. Sembrava anche molto arrabbiato con i tre Chunin, quasi sul punto di aggredirli. Fu anche per questa ragione che Shino intervenne: «Calma, Shikamaru. Non è gentile aggredire in questo modo le persone».
    I tre Chunin risposero. «Temari-san è rimasta indietro ad affrontare i Ninja avversari».
«Vi avevo ordinato di supportarla, credevo di essere stato chiaro. Dovevate obbedire ai miei ordini.». Rispose Shikamaru, sempre più infuriato.
    «Lo avremmo fatto» rispose uno dei tre «infatti ad un certo punto ci siamo divisi per cercare di separare i nostri inseguitori. Ma sembra che quelli abbiano inseguito solo lei».
    Shikamaru si fece improvvisamente attento «Dici che hanno inseguito solo lei? È strano…». Poi si rivolse a Shino, Neji e gli altri. «Portate questi idioti al villaggio presso la sede della squadra speciale. Loro sapranno come agire. Io vado a cercare Temari.»
    «Shikamaru, non essere sciocco» intervenne Neji mettendogli una mano sulla spalla come per trattenerlo. «Non puoi andare da solo. È troppo pericoloso».
    «No, Neji. Capisco cosa vuoi dire, ma la missione è prioritaria.  Dovete portare questi ribelli a Konoha. Di questa faccenda mi occuperò io., in qualità di caposquadra. Piuttosto cerca di scoprire in che direzione si trovano Temari e i suoi avversari».
    «Va bene» rispose Neji, riattivando il Byakugan e controllando la zona intorno a lui. «Li ho trovati! Almeno credo. Riesco a scorgere poco a questa distanza ma mi pare che a circa tre chilometri in quella direzione ci sia qualcuno che sta combattendo. Direi non più di tre persone. Ce la dovresti fare anche da solo allora».
    «Allora io vado!» esclamò Shikamaru «voi fate ciò che vi ho detto e poi riferite all’Hokage che la missione è finita e che io lo raggiungerò presto per fare rapporto». Gli altri membri del gruppo annuirono e, presi i corpi inerti dei tre Ninja catturati si diressero nuovamente verso Konoha.. Subito Shikamaru partì balzando da un ramo all’alto della fitta foresta, correndo più veloce che poteva per arrivare in tempo: aveva il presentimento che doveva sbrigarsi o sarebbe successo qualcosa di terribile. Ripensò alla sera prima: l’ultima volta che si erano parlati.

***
    Temari era seduta sulla cima della collina e guardava davanti a se con grande attenzione, il suo turno di guardia quella notte stava per terminare e presto qualcuno sarebbe giunto a sostituirla. Benché fosse primavera quella notte era piuttosto umida e fredda: non vedeva l’ora di potersi coricare. Pochi secondi dopo era giunto Shikamaru: «Allora, Medekouse. Fredda la notte nella foresta vero?. Sono venuto a sostituirti».
Temari l’aveva ringraziato, ma ancora non si era mossa mentre lui le si era seduto accanto, iniziando il suo turno. Era restata lì per qualche minuto prima di parlargli: «Shikamaru-kun…come va?».
Shikamaru la guardò sorpreso. «Shikamaru-kun? Da quando mi chiami in questo modo? Comunque tutto bene, a parte questa seccatura di missione».
    «Ma esiste qualcosa che tu non consideri una seccatura? Qualcosa che ti piaccia davvero?» gli disse Temari «A parte lo shogi e guardare le nuvole» aggiunse precedendo la sua possibile risposta.
    «Potrei dire “il Go” ma tu mi uccideresti…Devo dire che non mi dispiace essere in missione con te. Abbiamo sempre collaborato bene. E sei sempre meglio di Kankuro che, per qualche assurdo motivo, sembra mi odi profondamente».
    «Anche a me piace stare con te, Shikamaru-kun». Aveva risposto Temari mentre, alzatasi, si allontanava per andarsi a coricare. Shikamaru era rimasto seduto a lungo a riflettere sul quel mistero straordinario che le donne continuavano a essere per lui.
    «Temari, vorrei poter stare con te più a lungo con te». Disse. Ma era solo un sussurro e il vento portò via le parole, nessuno le avrebbe potute udire.

***
    Poco più lontano, nella foresta, Temari combatteva da sola contro diversi nemici. Sembrava proprio che quelli volessero lei, visto che nessuno di loro si era preso la briga di inseguire i suoi compagni e che nessuno di loro era tornato indietro alla base. Ma l’avevano decisamente sottovalutata: anche in dieci contro uno si poteva notare la superiore abilità combattiva della Kunoichi di Suna. Già sette nemici che avevano tentato di attaccarla erano caduti sotto i suoi colpi spietati e precisi. Ma la stanchezza cominciava a farsi sentire e Temari era già stata colpita diverse volte: ferite ancora piuttosto lievi, a volte poco più che graffi, ma dolorose e piuttosto fastidiose quando dovevano compiere movimenti improvvisi e rapidi. All’improvviso uno dei Nukenin dai cui attacchi si stava difendendo riuscì a infliggerle un colpo di Katana e a ferirla in modo piuttosto grave nei pressi della spalla. La Jonin cadde al suolo stremata, gridando di dolore, mentre uno dei Ninja nemici si avvicinava trionfante, forse sperando di poterle infliggerle il colpo di grazia. Ma aveva fatto male i suoi conti perché Temari non era una combattente che si potesse arrendere ad una simile difficoltà. Impugnò il suo Ventaglio il nemico subì in pieno la sua tecnica più devastante. La tecnica della Grandi lame di Vento.
    Un altro Ninja era stato sconfitto ma ne mancavano ancora due e la ferita sanguinante l’avrebbe presto indebolita; cercò di utilizzare di nuovo il ventaglio, ma questa volta un colpo piuttosto forte glielo strappò di mano.
    «Sei finita ragazza…» urlò quello, «non hai più la tua arma…» ma il grido gli morì in gola. Temari era riuscita, con la forza della disperazione, a trafiggerlo al cuore con un Kunai. Ne era rimasto soltanto uno. Un solo nemico da sconfiggere. Ma era debole troppo debole, anche se lo avesse ucciso non avrebbe mai trovato la forza di tornare dai suoi compagni o a Konoha. Temari si sentì perduta. Poteva solo sperare che qualcuno venisse a salvarla perché, anche se avesse vinto, niente le assicurava la sopravvivenza. A questo punto non poteva che limitarsi a cercare di evitare gli attacchi del suo nemico e, nel contempo cercare di scovare un punto debole e finirlo. La lotta durò a lungo tra gli alberi della foresta, e Temari era sempre più sfinita, era stata ferita altre volte anche in modo grave e aveva perso troppo sangue. Aveva anche perso il copri fronte.  Fu colpita da un forte pugno in pieno viso e ricadde nuovamente a terra, stremata, in attesa della fine. Il Nukenin le si avvicinò lentamente, sorrideva spietato pregustando la sua vittoria. Brandiva una lunga Katana ma mentre si apprestava a vibrare il colpo fatale, un corto pugnale vibrato da una mano misteriosa bloccò il colpo. Il Nukenin si allontanò con un salto dal corpo di Temari mentre questa, quasi sul punto di perdere conoscenza sentiva una voce nota esclamare. «Ti sembra il modo di combattere contro una donna indifesa, non è affatto gentile, sai?». «Shikamaru…sei venuto a salvarmi» mormorò prima di perdere conoscenza.
****
    Shikamaru era giunto al luogo del combattimento appena in tempo. Proprio quando Temari, ormai sopraffatta stava per ricevere il colpo mortale ed era riuscita a fermarlo.
    «Ma guarda! Un altro Ninja che muore dalla voglia di essere ucciso!»
    «Che cosa volevi fare a Temari, maledetto?!»
    «Che ti importa? È forse la tua fidanzata? Beh non ti devi preoccupare allora. Tra poco ti ammazzo, così ti potrai riunire a lei, sei contento?» rispose il Ninja nemico, beffardo.
    «Lo vedremo» ribatté Shikamaru, sorridendo. «Non dovete essere poi eccezionali visto che ne ha ammazzati nove su dieci prima di cadere».
    «Ammetto che ci sapeva davvero fare, la ragazza. Ma tu con me non hai alcuna possibilità. Sei un Nara, vero? Conosco le vostre ridicole tecniche, non ce la farai mai?»
    «Sei sicuro di te, Nukenin, attento non è intelligente dare l’avversario per battuto prima del tempo. Comunque, prima di ammazzarmi, dimmi perché volevate catturarla? A cosa vi sarebbe servito?»
    «Noi siamo Ninja traditori. Abbiamo vissuto come dei volgari banditi, ma non abbiamo dimenticato il nostro passato. Siamo dei combattenti. Vogliamo e dobbiamo combattere è la nostra natura. La guerra è il nostro ambiente naturale»
    «Capisco, rapendo la sorella del Kazekage speravate di indurlo a dichiarare guerra al Villaggio della Roccia, o di rompere l’alleanza tra Suna e Konoha. Un piano audace, ma molto pericoloso.»
    «L’una o l’altra, sì. I ninja sono strumenti per combattere, la pace non è adatta al nostro mondo. Ma dalla Quarta Guerra Mondiale i nostri stupidi Kage hanno voluto evitare altri conflitti; ma ora basta parlare, pivello, adesso ti ammazzo».
    Shikamaru sorrise. «Mi dispiace, amico, troppo tardi sei già caduto vittima della mia tecnica. Hai perso tempo a parlare con me e ti sei distratto come uno stupido.»
    «Cosa?! Ma la tua ombra. Dov’è la tua ombra?»
    «Ma non vedi? Sei in una foresta, idiota! E comincia ad essere tardi. Qui è pieno di ombre ed io le posso usare per allungare la mia! Ora scusami, vorrei tanto divertirmi con te, ma ti devo ammazzare in fretta. Ho un compagno da portare in salvo!»
    Immediatamente un gran numero di lunghi fili di ombra sorsero dal terreno, come evocati, alcuni colpirono crudelmente il nemico in vari punti del suo corpo bloccandolo totalmente mentre altri raccoglievano vari Kunai e Shuriken che erano stati lanciati durante il combattimento tra Temari e i suoi avversari. I Kunai, lanciati con precisione trafissero più e più volte il nemico al cuore. «Dovresti stare più attento quando combatti» disse Shikamaru, mentre il Ninja nemico cadeva al suolo, morto.



        E con questo ne manca solo uno. Scusate se è un po' più breve (in compenso l'altro era più lungo) ma dovevo circoscrivere l'episodio. Ci siamo ricollegati al prologo e con il prossimo concluderemo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti quelli che mi leggono
Atanvarno


Prossimo capitolo:   La persona più importante

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Capitolo 6
*** La persona più importante. ***


Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….

CAPITOLO SESTO.

LA PERSONA PIù IMPORTANTE

   
 
    Nella sala d’attesa Shikamaru era di nuovo solo: da tre lunghe ore stava in quel luogo, aspettando che qualcuno uscisse dalla sala operatoria. Era stanco e preoccupato. La lunga attesa lo aveva completamente snervato, continuava a fissare il muro di fronte a se ripercorrendo nella mente gli avvenimenti delle ore precedenti. E dentro di lui il vuoto cresceva.
    Finalmente si senti il cigolio delle porte che si aprivano, Shikamaru balzò immediatamente in piedi e si voltò verso Sakura Haruno che usciva dalla sala. Sembrava molto provata dalla fatica del lungo intervento, ma non preoccupata o triste, Shikamaru sentì come se un grosso peso che gli opprimeva il cuore fosse stato rimosso quando udì le parole del Ninja medico
    «È salva!» aveva detto. Poi continuò «L’intervento è stato incredibilmente complicato è ha avuto bisogno di molte trasfusioni, ma ora è del tutto fuori pericolo. Le abbiamo anche somministrato l’antidoto per il veleno. Ora avrà bisogno di qualche giorno di riposo a letto e di un po’ di convalescenza lontana dalle missioni. Ma tornerà la Ninja di prima»
    «Grazie Sakura! Non so davvero cosa avrei fatto se lei…» Sakura lo interrupe abbracciandolo all’improvviso e scoppiando in lacrime.
    «Sakura…insomma…non è proprio il caso di abbracciarmi in questo modo!» le disse Shikamaru piuttosto imbarazzato da quell’inatteso gesto di affetto. «E poi, se Lee ci vedesse abbracciati diventerebbe geloso e cercherebbe di ammazzarmi e questo sarebbe una vera seccatura».
    Sakura, sorridendo gentilmente e asciugandosi le lacrime gli rispose «Scusa Shikamaru-kun. Volevo solo dirti che prima di addormentarsi ha chiesto di te»
    «Dove si trova ora?»
    «Ha bisogno di riposare. L’abbiamo portata in una stanza e le abbiamo dato qualcosa per farla dormire».
    «Vorrei vederla, Sakura-kun ti prego.»
    «Ma certo, seguimi»
    Lo condusse nella corsia di degenza e aprì la porta della stanza in cui si trovava Temari. La stanza era spaziosa e ben illuminata, c’erano due letti dei quali solo uno dei quali era occupato, da Temari, naturalmente. Appoggiato sulla parete di fianco al letto c’era il suo Ventaglio: evidentemente qualcuno lo aveva già recuperato dalla radura in cui era stato lasciato. .Shikamaru entrò e presa una sedia si sedette accanto al suo letto tutta la stanchezza, la preoccupazione e la paura che aveva provato quel giorno scomparvero quando vide il viso di lei tranquillo e rilassato, immerso in un sonno ristoratore. Il sole era ormai tramontato da un pezzo su Konoha la notte con il suo manto di stelle era calata sul villaggio.
    «Mendekouse, mi hai fatto preoccupare!» le sussurrò Shikamaru benché fosse conscio che lei non poteva sentirlo. O forse proprio per questo. «Come ti è venuto in mente di affrontare da sola dieci Ninja?» Tacque, non trovava le parole per esprimersi, come se qualcosa gli bloccasse il cervello e gli impedisse di pensare. Stette lì, seduto a fissare il suo viso i capelli ancora insolitamente sparsi e non legati, come di consueto in quattro trecce, le palpebre chiuse a coprire quegli straordinari occhi verdi che poche ore prima aveva desiderato rivedere e che ancora gli erano negati, la bocca chiusa sulla quale avrebbe voluto vedere un sorriso; la fronte spaziosa, libera dal copri fronte della sabbia che era stato perso nella foga del combattimento.
    «Ricordi, Mendekouse, quanto tu mi salvasti da quel demonio del suono, tanti anni fa? Allora tu arrivasti in tempo. E me la cavai con un dito rotto. Questa volta tu hai rischiato la vita sul serio».
    Improvvisamente Temari mormorò qualcosa nel sonno. «Shikamaru…aiutami».
    «Sono qui, Temari, sono qui. Non devi temere!». Le sussurrò il ragazzo. Poco dopo si alzò e, fissatala un’ultima volta uscì dalla stanza. Incontrando Sakura le disse   «Credo che sia ora che vada. Ormai non c’è che da aspettare che si svegli. E anche io ho bisogno di riposare.».
    «Fai bene, Shikamaru, è stata una giornata dura anche per te. Comunque, quando si sveglierà le dirò che sei stato qui».
    «Grazie Sakura»
    Uscì  dall’ospedale, la notte era ormai scesa da un pezzo. Guardò in alto e osservò le stelle per qualche istante: il cielo terso risplendeva della loro luce, dolce e soffusa, solo nel deserto di Suna aveva visto un tale numero di stelle. Proseguì verso casa, camminando lentamente e fermandosi spesso, forse in qualche posto particolare, a lui molto caro. Quando entrò i suoi genitori erano già andati a dormire da un pezzo. Shikamaru tuttavia non riuscì ad addormentarsi. Passò la notte a fissare il soffitto mentre il buio della notte invadeva totalmente la stanza. E lo lasciava solo con i suoi pensieri. Ciò che era successo lo aveva messo di fronte a qualcosa che aveva sempre cercato di respingere e di negare: il fatto che teneva immensamente a Temari, più che ad ogni altra persona che avesse mai conosciuto. Rifletté a lungo su ciò che avrebbe potuto fare, poi prese la sua decisione. Nei giorni successivi non andò a trovarla che una sola volta, la mattina seguente, non appena si era svegliata. Poterono parlare solo per qualche minuto durante l’orario delle visite, prima che l’infermiera li separasse.
****
    Sei giorni dopo, Shikamaru uscì di casa all’alba, senza nemmeno fare colazione. Uscì dal villaggio dirigendosi verso il cimitero fermandosi davanti ad una tomba semplice, un cippo di pietra posto nel prato verde, qualche fiore davanti ad esso. Sul cippo solo un nome Asuma Sarutobi. Shikamaru si fermò, stando in piedi di fronte alla tomba del suo maestro, da qualche tempo ormai veniva a trovarlo almeno una volta a settimana, e anche ogni volta che terminava una missione importante: si sedeva di fronte a lui, come quando giocavano insieme a Shogi; a volte gli parlava della sua missione o della sua vita, altre volte stava semplicemente in silenzio per qualche minuto, prima di tornare nel villaggio.
    Dopo qualche istante di silenzio, Shikamaru parlò: «Salve Asuma-sensei! Qualche giorno fa ho svolto un’altra missione.     Durante la missione una persona a cui tengo molto è stata in pericolo mortale.». Si fermò un attimo, sospirò e poi continuò. «Ricordo ancora quando mi hai parlato per la prima volta di te e di Kurenai. Sono stato molto felice per te quel giorno; ora sono io ad essere innamorato, proprio io che ritenevo tutte le donne delle seccature»
    «Però, maestro, non so cosa fare. Lei è di Suna, è di un altro villaggio e questo rende il tutto troppo difficile. Ho paura, maestro. Penserai che è stupido. Mio padre dice sempre che un uomo non è nulla senza una donna al suo fianco. Ora capisco che ha ragione. Però…se succedesse qualcosa. Se scoppiasse una guerra. Che cosa potremmo fare? In questo momento vorrei averti al mio fianco, Asuma. So che mi daresti il consiglio giusto.» aveva parlato lentamente, con lunghe pause di silenzio tra una frase e l’altra ed era passato un po’ di tempo da quando era giunto lì.
    Improvvisamente una voce interruppe le riflessioni di Shikamaru: «Non devi avere paura di amare, Shikamaru.» disse Kurenai che era venuta a sua volta a trovare il suo vecchio fidanzato. «Non esistono difficoltà che non si possono superare. Perdonami non ho potuto fare a meno di sentire. ».
    «Oh, salve Kurenai-san. Non ti devi scusare stavo qui a parlare con Asuma. È come se fosse ancora qui, in fondo» le rispose Shikamaru, voltandosi verso di lei.
    «La ragazza…è Temari della Sabbia, vero?»
    «Si, proprio lei. Vorrei che non fossimo di due villaggi diversi, sarebbe più facile»
    «Noi e la Sabbia, siamo alleati» osservò Kurenai
    «Lo so bene anche io, Kurenai» le rispose Shikamaru con un sospiro. «Ma le alleanze e i trattati tra villaggi Ninja sono sempre relativi: eravamo alleati della Sabbia anche quando il Terzo morì, durante l’attacco di Orochimaru. Suna era stata ingannata, certo, ma lo aveva sostenuto. Non voglio dover combattere contro la mia gente. O costringere lei a fare altrettanto».
    «Shikamaru.» gli disse Kurenai, mettendogli una mano sulla spalla. «So che ti piace prevedere tutto e avere tutto sotto controllo. È la tua grande forza e il tuo modo di agire. Ma ci sono casi in cui bisogna solo affidarsi al proprio cuore. Dille ciò che provi, punto. Il resto lo affronterete insieme. Se lei vorrà».
    «Grazie, Kurenai. Proverò a seguire il tuo consiglio. Salutami tanto Hiru e ricordati che non lo lascerò mai solo. Qualunque cosa succeda. Ho fatto una promessa»
    Shikamaru si allontanò dalla tomba di Asuma, rendendosi conto che Kurenai aveva bisogno di stare sola con lui. Aveva preso la sua decisione.
***************
    Temari era seduta nella sua stanza,  erano quasi sei giorni che stava in convalescenza a Konoha, ma presto quel periodo sarebbe finito e sarebbe potuta tornare al suo villaggio, rivedere la sua gente, come desiderava. Uscì dalla stanza per respirare un po’ di aria fresca nel parco vicino all’ospedale: la primavera a Konoha era sempre meravigliosa, ma quella giornata, soleggiata, ma non troppo calda era la migliore per trascorrere una convalescenza. Mentre stava seduta su una panchina le si avvicinò Sakura.
    «Ciao, Temari-chan, stai bene?»
    «Oh, si. Non ti ho ancora ringraziato abbastanza per avermi curato. Senza di te sarei morta di certo. Sakura».
    «Dovresti ringraziare Shikamaru. È lui che ti ha portato qui.» rispose modestamente Sakura. Poi, appena esitante aggiunse. «A proposito come va tra voi due? Non si è visto molto in questi giorni»
    «Come dovrebbe andare? Non c’è niente tra me e Nara. Niente. E non ci può essere niente, siamo troppo diversi. Apparteniamo a due mondi diversi»
    «Eppure…sono certa che tu gli sei molto cara, Temari: Era sconvolto all’idea che tu morissi. Ha aspettato per ore l’esito dell’operazione».
    «Non so cosa fare, Sakura. Sai com’è lui. Non è il tipo di persona che si espone in queste cose. E io non ho la minima intenzione di pregarlo in ginocchio o robe simili».
    «Io credo che gli dovresti dare un’opportunità Temari. Vi dovreste parlare. Scusa so che non mi dovrei impicciare tanto ma… credo che siate fatti l’uno per l’altra».
    «Non lo so, Sakura-chan, vedremo»

**************************

    Quello stesso giorno Shikamaru, dopo essere tornato a casa e avere fatto colazione si recò, come di consueto al suo posto speciale, approfittando degli ultimi spazi della settimana di riposo che Rokudaime gli aveva concesso. Quando salì le scale, scoprì con un certo stupore che il posto non era vuoto come si aspettava.
    Seduti sulla panchina, l’uno accanto all’altro in atteggiamenti intimi stavano Choji e Ino. Da un paio di anni i due si erano fidanzati, ma non era mai capitato che venissero a coccolarsi proprio lì, anche perché la cosa metteva in imbarazzo Shikamaru, che si sentiva un terzo incomodo e quindi il più delle volte si allontanava con qualche scusa, per lasciare soli i “piccioncini”.
    «Ciao Shikamaru!» dissero quasi all’unisono Choji e Ino. «Ti stavamo aspettando!».
    «Ciao Ino! Ciao Choji! Stavate aspettando me? È forse successo qualcosa di grave?». Ma la risposta divenne chiara, agli occhi di Shikamaru, non appena osservò con più attenzione il viso degli amici. Ino pareva il ritratto stesso della felicità: i suoi occhi azzurri risplendevano quasi di luce propria ed un immenso sorriso le illuminava il volto. Choji era, se possibile, ancora più felice: guardava la sua Ino con un sorriso appena accennato, ma tenero e affettuoso, con un braccio le circondava le spalle, come per proteggerla. Aveva già visto quei sintomi qualche giorno prima, in Naruto, ma questa volta decise di non anticipare niente e di lasciare che fossero loro a dare la lieta notizia.
    «Volevamo che tu fossi il primo a saperlo Shikamaru-kun!» rispose Choji. «Ci è successa una cosa bellissima»
Tacque, alzandosi in piedi, sempre reggendo la sua ragazza. Dopo qualche istante di silenzio. «Sono incinta!» esclamò Ino, con un sorriso felicissimo. «L’ho scoperto proprio oggi!» e saltò al collo di Shikamaru, abbracciandolo.

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Temari uscì dall’ospedale, decisa ad incontrarlo. Non sapeva ancora che cosa gli avrebbe detto o fatto e questo la disturbava. Ma era ora di prendere una decisione o lo avrebbe rimpianto per tutta la vita. Decise di cercarlo, prima di tutto, nel suo famoso “posto speciale” che aveva visitato con lui prima della missione. Salì le scale velocemente, con il cuore in gola per l’emozione.
 Giunta sul terrazzo vide Shikamaru e di fronte a lei, la sua compagna Ino. Udì questa esclamare «Sono incinta». La vide
abbracciare Shikamaru. Si sentì improvvisamente persa.

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    Shikamaru si sciolse dall’abbraccio di Ino sorridendo. Ma dietro di lei vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere. Temari lo aveva visto abbracciato a Ino e sembrava sconvolta, la vide mentre con rabbia gli lanciava uno Shuriken che lo mancò di parecchi centimetri, ma fu come se lo avesse preso in pieno. La vide fuggire senza dire una parola.
    Allora scese le scale di corsa, a rotta di collo, inseguendo la ragazza che correva sempre più lontano. Sempre inseguendola si ritrovò nella piazza maggiore del villaggio. Temari si era fermata e lo guardava: sembrava che stesse piangendo. Mentre si stava voltando Shikamaru prese una decisione improvvisa: compose i sigilli e mise in azione la sua tecnica preferita: Kagemane no Jutsu (Tecnica del controllo dell’ombra). L’ombra di Shikamaru si strinse e balzando da un luogo all’altro, sfruttando le ombre dei passanti e degli edifici raggiunse la ragazza bloccandone i movimenti. Temari si accorse di non potersi più muovere, ancora mezza girata verso di lui.
    «Lasciami andare subito, Nara! Lasciami, maledetto str…! Giuro che quando mi libero ti ammazzo, brutto…» gli urlò Temari.
    «No.» rispose semplicemente Shikamaru e iniziò ad avvicinarsi obbligando anche la ragazza a fare lo stesso. «Prima ci sono delle cose che ti devo dire, poi mi ammazzerai!». Giunsero a poco più di un metro l’uno dall’altra. Shikamaru la fissò negli occhi senza parlare, assaporando la gioia di annegare finalmente in quel verde meraviglioso.
    Temari cercò il suo sguardo e lo ricambiò e non si accorse nemmeno che da tempo Shikamaru aveva sciolto la tecnica e che nulla ormai la poteva trattenere dallo scappare o dall’ammazzarlo di botte. Invece continuarono a fissarsi. E quei secondi parvero loro lunghi come ere, come se fossero vittime di una dolce illusione che balzava dagli occhi dell’una a quelli dell’altro. Dopo un tempo che parve infinito, finalmente Shikamaru parlò.
    «Temari» le disse in tono basso, dimesso ed insieme dolce che gli era così estraneo. «In questi giorni ho compreso quanto tengo a te, quanto tu sei importante. Ho rischiato di perderti Temari-chan. Ho rischiato di perderti e non l’avrei potuto sopportare. Quando ti ho visto a terra, ferita, in punto di morte, mi sono sentito morire dentro. Temari io non sono bravo in queste cose. Tutta la mia intelligenza non serve a trovare le parole che vorrei dirti. Io ho sempre pensato alle donne come seccature, come fastidi da evitare. Ma se proprio devo dividere con una seccatura la mia vita, vorrei davvero che quella seccatura fossi tu. Io Ti amo, Temari. Ti amo con tutti i tuoi dannati difetti, ti amo perché sei la seccatura più grande e più bella che mi sia capitata. Amo i tuoi occhi verdi come l’erba delle radure nella foresta del mio Clan, e i tuoi capelli biondi, con quei quattro buffi codini. Amo il tuo caratteraccio e la tua prepotenza. Ti amo così come sei.» Tacque di nuovo.
    Infine Shikamaru si chinò accarezzandola e le diede un bacio, leggero, come il tocco di un petalo sulla pelle. Si staccò subito. Sorridendo le disse «Ecco, ora mi puoi ammazzare se vuoi, giuro che non farò resistenza.»
    «Ammazzarti?» disse Temari sorridendo dolcemente e cingendogli la testa con le braccia, «E se ti ammazzo, dove lo trovo un altro cretino che si prende una seccatura come me?».
    Allora si baciarono di nuovo, un bacio lungo e appassionato, nel mezzo della piazza assolata, incuranti degli sguardi della gente che da tempo ormai li guardava incuriosita. Dopo molto tempo si staccarono e tornarono a guardarsi negli occhi. Fino a che una voce petulante interruppe l’incantesimo.
    «Zio Shikamaru! Ma stai baciando una ragazza!!!! Che schifo!!» strillò Hiruzen Sarutobi, che pareva sul punto di scoppiare a ridere. E non era il solo. Sembrava che tutti i membri delle vecchie squadre di tanti anni prima si fossero dati appuntamento in quella piazza apposta per vedere Shikamaru in quella situazione.
    «Hiruzen insomma! Ti sembra il modo di comportarti?» Kurenai era intervenuta a bloccare il figlio, sorrideva anche lei contenta. Shikamaru e Temari risero.
    «Beh, sorellina. Sembra che tu finalmente abbia trovato un pazzo disposto a prenderti». Gaara e Kankuro erano appena giunti a Konoha. «Siamo venuti appena abbiamo potuto per vedere se nostra sorella sta bene. Ma a quanto pare non dovevamo preoccuparci» spiegò Gaara che aveva parlato anche prima.
    Kankuro, invece, si rivolse direttamente a Shikamaru dicendogli «Beh, Nara, sembra che mia sorella ti voglia proprio bene. Anche se non capisco cosa ci trovi in te. Ma sappi che se la farai soffrire te la vedrai direttamente con me!»
    «Non ho bisogno della tua protezione, Kankuro!» intervenne Temari, seccata «se mi tradisce io lo ammazzo con le mie mani!»
    «Che seccatura» borbottò Shikamaru «Comunque il figlio è di Ino e di Choji. Credevo di averti detto che stavano insieme».
    Sorrisero entrambi e si allontanarono dalla piazza cercando di liberarsi dalla folla di importuni curiosi che si era assiepata. Invano. Non poterono fare a meno di dare retta a tutti i vecchi compagni di Konoha: Naruto (con al seguito un’Hinata più bella che mai) e Choji (con Ino, ovviamente), che reclamavano al più presto un altro Nara, per fare compagnia ai loro piccoli; Kiba, come sempre un po’ troppo espansivo nel complimentarsi con Shikamaru per la bellezza della sua ragazza; Sai, che insisteva nel dire che non capiva come esprimere le sue emozioni a Shiho; Shino, come al solito burbero e silenzioso, che non sopportava di essere ignorato; Ten Ten che consigliava a Temari come smuovere un po “quel poltrone di Shikamaru”; Lee urlava frasi sconnesse sull’importanza della giovinezza per l'amore, persino Neji si ritenne in dovere di complimentarsi con Shikamaru.
    Finalmente dopo molta, molta fatica e grazie al decisivo intervento di Choji e Gaara, i due si ritrovarono soli. Camminavano insieme per un sentiero quasi deserto, l’uno accanto all’altra, in quasi totale silenzio. Ad un certo punto Temari disse.
    «Ci sono ancora un sacco di problemi da affrontare, Shikamaru. Non sarà facile.»
    «Hai ragione! È vero!» rispose lui «Ma ora li affronteremo insieme, noi due, ed è tutta un’altra storia.»
    .Il sole stava tramontando su Konoha e le loro ombre si allungavano e si fondevano in un’unica ombra.

FINE…


Finalmente abbiamo finito. Come avete visto non  ho ucciso Temari. Non ne ho mai avuto l'intenzione in effetti, questa era una storia romantica non poteva mica finire male.  Forse alla fine mi è uscita un po' banale. Vi chiedo scusa ma in queste cose romantiche non sono proprio bravo. Mi vergogno, diciamo.... Comunque quel che è fatto è fatto.

A questo punto andiamo con i ringraziamenti.

1) A Telesette. di nuovo. per avermi convinto a Pubblicare.
2) Al mio amico "Dreamer" che mi aveva assistito nella scrittura.
3) A chi ha messo la mia storia tra le preferite e cioè
1 - Dolly_97 2 - Ramiza 3 - Sumire 90  4 - _aprilfly_ 
4) A chi l'ha messa tra le storie da ricordare.
1 - Amy Uzumaki 2 - Hinata_sama 3 - Lambo566 
5) A chi l'ha messa tra le seguite.
1 - cat009 2 - DirtyCharity  3 - Dolly_97 4 - Lilla95 5 - Scemafranci 
6) A chi ha semplicemente recensito in particolare a Vaius e a tutti quelli che hanno letto e apprezzato.


Spero che tutti voi vorrete seguire il "seguito" di questa storia ossia,

La volontà ardente

prossimamente...su EFP...


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