Non morire, Mendekouse di Good Old Charlie Brown (/viewuser.php?uid=97316)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Non morire, Mendekouse ***
Capitolo 2: *** Una giornata tranquilla. ***
Capitolo 3: *** Missione! ***
Capitolo 4: *** Il Team Shikamaru in azione. ***
Capitolo 5: *** Salvare un compagno. ***
Capitolo 6: *** La persona più importante. ***
Capitolo 1 *** Prologo:Non morire, Mendekouse ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
PROLOGO.
«NON MORIRE, “MENDEKOUSE”»
Il Ninja nemico cadde al suolo morto e
macchiò la terra del suo sangue, il volto ancora atteggiato a
stupore per il fatto di essere stato beffato e ucciso così
rapidamente da quel “pivellino”.
Ma Shikamaru già non gli prestava più
attenzione: si stava già lentamente voltando verso ciò
che lo aveva condotto lì. E si voltava lentamente perché
temeva quello che stava per vedere. Infine dopo quella che gli
sembrò un’eternità il suo sguardo si poso sul corpo
esamine della Kunoichi: a quella vista si sentì improvvisamente
vuoto, vuoto e disperato.
Sentiva la
stessa disperazione di quando vide Asuma, il suo maestro, cadere
davanti ai suoi occhi ucciso da quella tecnica codarda, da quella
maledizione. La stessa disperazione che provò quando lo vide
morire mentre gli diceva che sarebbe potuto diventare Hokage, e che
rimpiangeva di non essere mai riuscito a batterlo a shogi. La stessa
disperazione che aveva letto negli occhi di Kurenai quando le aveva
riferito ciò che era successo.
Ma se
quella volta prendersi la propria vendetta contro quel bastardo di
Hidan lo aveva soddisfatto, aveva calmato se non cancellato quella
sensazione orribile, ora invece si sentiva più che mai un
fallito: non era arrivato in tempo e l’aveva lasciata sola
circondata da molti nemici, e così lei aveva dovuto soccombere
benché fosse una Ninja straordinaria.
A cosa
serviva essere considerato il Ninja più intelligente del
villaggio, a cosa era servito tutto il suo ingegnoso piano, a cosa era
servito portare a termine con successo quella missione, se questo era
il prezzo che doveva pagare? Shikamaru si avvicinò a quel corpo
e si chinò verso di esso mentre gli occhi gli si imperlavano di
lacrime.
Improvvisamente si rese conto di quanto tenesse a quella ragazza
così problematica. Fissò i suoi capelli biondi slegati e
sparsi per terra tutt’intorno al capo, fissò il suo corpo
atletico che sarebbe potuto sembrare semplicemente immerso in un sonno
profondo se non fosse stato per le ferite e per il sangue che sporcava
i suoi vestiti, fissò gli occhi che erano chiusi e
desiderò intensamente poterli rivedere.
«Mendekouse» mormorò «ti prego! Non puoi essere morta.»
Già.
“Mendekouse”-Seccatura quante volte l’aveva chiamata
con quello stupido nomignolo. Lo divertiva immensamente farla
arrabbiare, ne valeva la pena anche se rischiava di passare diversi
giorni all’ospedale della foglia. Di solito, per fortuna,
finivano per sorriderne entrambi.
Improvvisamente, come senza motivo, gli tornò in mente una
conversazione fatta con suo padre molti anni prima: gli aveva chiesto
perché avesse sposato sua madre anche se era una donna
così dispotica e violenta lui gli aveva risposto in un modo che
allora aveva giudicato assurdo
«Anche lei a volte sorride in modo gentile. Deve essere per quello».
Allora
quella risposta gli era sembrata molto stupida, tipica di suo padre,
ora gli pareva quasi di capire: anche quel dannato sorriso ironico che
tante volte lo aveva irritato, ora avrebbe desiderato vederlo
più di ogni altra cosa. Erano passati solo pochi secondi, ma a
Shikamaru erano parse ore, si chinò sul corpo, senza speranza,
quasi svogliatamente, come se stesse per compiere un’azione
totalmente inutile. Le prese il polso e appoggiò dolcemente il
capo sul suo petto. Respirava! E il cuore batteva!
«Dei della Foglia! Grazie!»
Ma era
debole. Così debole che quasi sembrava un’illusione
dettata dal suo desiderio. La kunoichi aveva ferite in diversi punti
vitali e Shikamaru non era un Ninja medico e non poteva curarle o
avrebbe peggiorato le cose; le conoscenze di farmacologia che aveva
appreso dai manuali del suo clan erano poco utili in quel momento. Gli
altri Ninja della missione, stavano già tornando alla base. Non
c’era che una cosa da fare. Era rischioso, certo! Poteva morire
durante il tragitto. Ma non poteva certo aspettare che venissero i
rinforzi inviando un Kaghe Bushin. L’avrebbe portata lui stesso a
Konoha, che non era in fondo molto distante.
Le
fasciò meglio che poté le ferite più gravi, quel
poco che aveva voluto imparare sull’arte medica gli tornò
utile, e la prese delicatamente tra le braccia. Si levò in piedi
e volgendosi intorno vide i cadaveri dei Ninja che lei prima di cadere
aveva sconfitto. Partì correndo più veloce che poteva.
Mentre era
a metà strada improvvisamente si fermò, aveva sentito
quel corpo, inerte e svenuto, divenire come più leggero. La
kunoichi si riprese per qualche istante. Shikamaru fece appena in tempo
a fissarla negli occhi per una frazione di secondo. Poi subito si
richiusero. Le sue parole risuonarono nell’orecchio del ninja per
tutto il tragitto fino all’ospedale.
«Shikamaru, aiutami!»
«Resisti Mendekouse!» disse «resisti! Senza di te…chi prenderò in giro?»
Finalmente giunse in vista del
villaggio, sospirò di sollievo. Mancava poco alla meta. Giunse
davanti alle guardie del villaggio: due Chunin, Izumo e Iwashi. I due
fecero per fermarlo.
«Shikamaru!» dissero «Dove vai?»
Shikamaru si fermò solo per un attimo, esasperato da quell’inattesa fermata.
«Non è evidente,
cazzo?! All’ospedale! È ferita in modo grave, ma sono
certo che i Ninja medici possono ancora salvarla. Vi prego !»
aggiunse disperato
«Scusa. Lo sai è nostro dovere interrogare chiunque entra nel villaggio e…
«Non importa, non
importa!» rispose lui bruscamente «Piuttosto, inviate
qualcuno a recuperare dieci cadaveri a settecento metri in quella
direzione. Si tratta di Ninja nemici» aggiunse
Riprese la
sua corsa angosciosa e forse senza speranza, cercando di muoversi in
modo da non peggiorare condizioni della ferita. Finalmente giunse in
vista dell’ospedale. Entrò di corsa ignorando i Ninja
posti all’entrata.
«C’è bisogno di un medico» urlò. «presto, sta per morire».
«Shikamaru! Ti sembra il
caso di urlare in questo modo! Sei in un ospedale non nella piazza
centrale di Konoha! Che diamine ti prende…».
Shikamaru
si girò verso colei che aveva parlato, una Ninja poco un poco
più bassa di lui, con il completo d’ordinanza per tutti i
medici dell’ospedale di Konoha, i lunghi capelli rosa raccolti in
una coda elegante dietro la testa perché non la intralciassero
nelle cure. Si trattava di Sakura Haruno, il migliore Ninja medico del
paese, la migliore allieva della defunta Quinta Hokage, Tsunade delle
Lumache.
Non appena
si accorse del fardello che Shikamaru portava con sé, Sakura
interruppe la sua requisitoria [che altrimenti sarebbe durata
un’altra mezz’ora]. Mormorando un affrettato «Scusa,
Shika, non me n’ero accorta», Sakura diede una rapida al
corpo che nel frattempo Shikamaru aveva delicatamente posato su una
barella. «Spiega»
«L’ho portata qui dalla foresta» spiegò
calmò come sempre, ma tradendo un poco di agitazione
«è stata ridotta così affrontando da sola una
decina di Ninja della Roccia, li ha sconfitti quasi tutti ma, poi ha
dovuto soccombere. Io sono arrivato troppo tardi. Ho capito subito
quanto fosse grave e ho deciso di portarla qui da solo. Non c’era
altra soluzione. Si salverà vero?».
«È davvero molto grave» sentenziò
Sakura mentre gli esaminava le ferite «e di certo
quest’ultimo trasporto non ha giovato alle sue condizioni»
continuò «ma immagino che tu abbia fatto comunque la cosa
giusta, non c’erano altre possibilità» aggiunse,
vedendo l’espressione sul volto di Shikamaru. Si rivolse alle
infermiere presenti: «preparate la sala 5 per le operazioni e
attendete il mio arrivo».
Si sedette
accanto a Shikamaru che nel frattempo era crollato su una sedia della
sala all’ingresso, sfinito dalla missione, dalla fatica di aver
portato fino a lì quel corpo, dalla preoccupazione per la sorte
della Kunoichi. «Ce la farà» disse Sakura
toccandogli la spalla «è una Ninja forte e le nostre cure
saranno efficaci. Hai anche fatto una buona fasciatura, bravo».
Shikamaru si limitò ad annuire con aria stanca. Poi trovò
la forza di dire
«Non
sopporto di perdere qualcuno in una missione. Vorrei restare ad
aspettare fuori dalla sala. Andrò dopo a fare rapporto
dall’Hokage, sono certo che non farà obiezioni, vista la
situazione».
«Certo che puoi restare! Seguimi! E se quell’eterno
ritardatario di Kakashi-sensei si permette di muoverti una critica per
il tuo ritardo, giuro che gli spacco il muso» mormorò
Sakura. Shikamaru sorrise. «Andiamo» disse Sakura.
Camminando
si diressero insieme verso la sala operatoria numero 5. Shikamaru si
fermò nell’anticamera sedendosi su una delle scomode sedie
appoggiate alla parete, era la stessa sala in cui, anni prima, aveva
atteso che Tsunade-Sama salvasse Choji Akimichi. Sakura si
diresse verso la sala, prima di entrare si girò un’ultima
volta verso Shikamaru. «Andrà tutto bene. Ti
avvertirò non appena l’operazione sarà
finita». Il giovane Jonin annuì. «Grazie
Sakura». Lei si limitò a sorridere e ad entrare.
Dopo
qualche minuto, all’improvviso entrò Choji Akimichi. A
malapena trattenuto dai Ninja medici che protestavano dicendo.
«Akimichi-san! Insomma! C’è un’operazione in
corso!».
Improvvisamente Choji si bloccò, incontrando lo sguardo di
Shikamaru. «Amico mio! Sei vivo, stai bene!» gridò
prima di avventarsi contro di lui stritolandolo in un abbraccio
spaccaossa.
«Choji» balbettò Shikamaru non appena quella
stretta si sciolse «ma che diamine ci fai qui?»
«Ero
preoccupato per te! Cavoli non sei tornato dalla missione con gli
altri, nessuno mi sapeva dire dove fossi, poi vengo a sapere che sei in
ospedale».
«Sei
un vero amico Choji! Ma non devi preoccuparti per me in questo modo,
sono discretamente bravo ad evitare le difficoltà!».
«Scusa Shika. Mi sono solo fatto prendere la mano quando mi
hanno detto che eri in sala operatoria».
«Hahaha un increscioso malinteso!».
«Ma allora perché sei qui, Shika? Chi c’è in sala operatoria?»
Invece di
rispondere Shikamaru, sprofondò la testa fra le mani. Rivedere
Choji gli aveva permesso di staccare un poco dal corso dei suoi
pensieri e gli aveva dato una ventata di allegria. Ora quella domanda
lo riportava al presente, alle sue responsabilità. Anche a
quelle passate. «Sai Choji, qualche anno fa tu eri in quella
stessa sala e io ero qui fuori ad aspettarti» disse.
«Si
devo ancora ringraziare le conoscenze farmacologiche del tuo clan! Me
la sono vista davvero brutta! Però non capisco cosa
c’entri questo con la mia domanda!»
Di nuovo
Shikamaru non rispose. Si limitò a fissare con aria assente il
posto proprio di fronte a lui, accanto a quello che ora occupava Choji.
Poi si alzò, mettendosi le mani in tasca si diresse verso la
porta, si appoggiò ad uno dei battenti e disse.
«Vuoi
sapere chi c’è in quella sala? Semplicemente la mia
compagna dell’ultima missione. Ho fallito Choji. Di nuovo. Lei
rischia di morire per mia incapacità e per la mia
stupidità. Sono solo un fallito, nient’altro»
parlava con la sua consueta voce calma e tranquilla, ma la sua rabbia e
frustrazione trasparivano chiaramente dal suo volto e dal suo corpo.
Pestò con rabbia una manata sulla porta
«Ma
non ti devi trattare in questo modo. So che fai sempre il possibile
perché non muoia nessuno disse Choji. «Tieni molto a lei
vero Shikamaru?» aggiunse.
«Che
dici Choji! È solo la mia compagna di missione,
nient’altro.». Choji conosceva bene Shikamaru e capiva che
quella era solo una bugia. Ma capiva anche che non la diceva per
ingannare il lui, ma per ingannare se stesso.
Bene bene. Ed ecco la mia
storia. Forse qualcuno se la ricorderà. Non so nemmeno bene
perchè l'avevo tolta, ma ora la rimetto perchè ho deciso
di scrivere un seguito. La storia è già completa quindi
la potrò aggiornare regolarmente e spesso. Se avete qualche
osservazione, fatela e, ovviamente, sono gradite recensioni.
Spero di avervi incuriosito: avete capito chi è la ragazza?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Una giornata tranquilla. ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO PRIMO
UNA TRANQUILLA GIORNATA.
Shikamaru, come al solito quando non era coinvolto in qualche missione,
o non era impegnato ad affrontare suo padre a Shogi e a Go, era
beatamente sdraiato a guardare le nuvole nel suo “posto
speciale”, lo stesso della sua infanzia, quando bigiava
allegramente le lezioni dell’accademia ninja, sfidando persino
l’ira funesta della madre Yoshino e del maestro Iruka. Era una
calda e tranquilla giornata di primavera, il sole splendeva sul ridente
paesaggio di Konoha e i ciliegi in fiore erano al massimo della loro
bellezza. Solo qualche sparuta nube copriva la vista del cielo terso e
azzurro come il lapislazzulo. Shikamaru sembrava osservare con il
massimo impegno una formazione un poco a destra del sole la cui forma
ricordava vagamente quella di un cervo. Il giovane Jonin sbuffò
levandosi a sedere. In quel momento giunse la voce amica di Choji, il
cui volto, come sempre sorridente, sbucò dalla tromba delle
scale.
«Ciao Shika! Sapevo che ti avrei trovato qui!» disse salendo.
«Beh. Mi conosci davvero bene Choji, amico mio.» rispose il
Jonin, ormai in piedi mentre si rassettava la giubba. Poi
continuò «Ti prego, non dirmi che si tratta di un'altra
missione! Accidenti al Sesto Hokage ho passato tre mesi, tre mesi!
Passando da una missione all’altra, senza un giorno di riposo.
Naturalmente tutte missioni di livello A o addirittura S. Se devo
ancora sentire “Qui è necessaria tutta
l’intelligenza e la sagacia del Clan Nara” giuro che mi
metto ad urlare».
«Sei sempre lo stesso eh?» rispose Choji, soffocando una
risata «e io che mi ero illuso che con la promozione a Jonin e
tutte l missioni assegnate da Kakashi-sensei ti fosse venuta un
po’ di voglia di lavorare». Rise di nuovo e Shikamaru si
unì a lui. «Comunque non ti preoccupare!»
continuò «sono qui per conto mio. Per uno strano miracolo
siamo entrambi liberi, perciò volevo proporti di andare insieme
a mangiare qualcosa. Io crepo di fame»
«Certo che anche sei sempre lo stesso, non è vero, Choji?
Preferisci sempre una bella mangiata a qualunque altra cosa! Peccato
che non ci sia più Asuma-sensei ad offrirci il pranzo dopo che
io lo stracciavo a Shogi. Forse dovremo cercare qualche altro
pollo»
«Ho saputo che il buon vecchio Naruto, l’eremita dei rospi,
è qui a Konoha» disse, come casualmente, Choji. Subito i
due giovani si scambiarono uno sguardo di intesa: avevano trovato il
pollo da spennare.
Come Shikamaru e Choji si aspettavano, Naruto si trovava nei pressi di
“Ramen Ichiraku”. Teuchi, il proprietario, pareva la
felicità fatta persona nel rivedere il suo miglior cliente di
sempre (nonché fonte di buona parte dei suoi profitti)
finalmente tornato a Konoha. Salutò con gioia Shikamaru e Choji
(che dalla partenza di Naruto, quattro anni prima, era divenuto il suo
nuovo cliente preferito).
«Shikamaru-kun! Choji-kun! Qual buon
vento vi porta qui?». Prima che potessero rispondere i due Ninja
furono quasi travolti da Naruto che, sputacchiando spaghetti e brodo su
di loro urlò. «Shikamaru! Choji! è una vita che non
ci si vede!»
«Certo questi anni non ti hanno cambiato, Naruto!»
esclamò ridendo Teuchi, non sei proprio capace di parlare solo
dopo avere deglutito.
«Dove andate?» disse Naruto dopo che ebbe terminato la sua
porzione di Ramen.
«Pensavamo di sfruttare questo, rarissimo
momento di libertà per farci un pranzetto di carne grigliata.
Sai Naruto da quando Kakashi-sensei è diventato Hokage si
è trasformato in una vera seccatura. Giuro che qualche volta mi
sembra di rimpiangere la Quinta Hokage» rispose Shikamaru.
«Anche tu non sei affatto cambiato eh Shika? Sempre il solito
svogliato. Mi sorprende che tu sia diventato Jonin. Comunque è
un’idea bellissima. Anzi posso venire anche io? Vi offro il
pranzo! Che ne dite?». Shikamaru e Choji si scambiarono uno
sguardo e scoppiarono a ridere. «Grazie Naruto! Sei davvero
generoso! Accettiamo volentieri!».
Circa un’ora dopo erano seduti all’ottimo
ristorante di Aoikiji, il migliore dell’intero paese del fuoco,
Naruto sembrava molto pensieroso tanto che nemmeno si accorse del fatto
che Choji aveva appena ordinato la terza porzione grande di carne e che
il conto, com’era prevedibile, sarebbe lievitato ad una cifra
considerevole.
«Sapete» disse
all’improvviso «credo che dovrò passare qui a Konoha
più tempo più del previsto. Mi è successa una cosa
davvero bellissima!». Choji interruppe per un attimo il suo
attacco frontale ad una grossa costina di maiale dicendo «Che
bello Naruto! Cosa è successo di tanto bello?». Shikamaru
invece ribatté: «Come sta Hinata? Di quanti mesi è
il bambino?».
«Oh Hinata sta benissimo ed è felicissima!» rispose
subito Naruto «Il Bambino è di quasi cinque mesi e la
pancia comincia a gonfiarsi e….Aspetta! Ma chi ti ha detto che
aspettiamo un bambino? Non l’ho detto a nessuno!».
«Nessuno me lo ha detto.» disse Shikamaru, sempre
sorridendo «L’ho capito da solo. Il fatto è
che hai la stessa espressione di Asuma quando mi parlò di suo
figlio mentre stava morendo. Malgrado la sua situazione sembrava
ineffabilmente felice. Tutto qui. Scusa se lo consideravi un segreto.
Comunque sono felice per te!» continuò battendogli una
mano sula spalla. «sono contento che anche tu abbia la gioia di
veder sorgere il Re»
«Il Re?» disse Naruto confuso «Cosa c’entra il
“re” stavamo parlando di mio figlio…»
«Nulla scusa. Pensavo a voce alta» disse Shikamaru. Choji,
invece disse. «Bene! Naruto, per il tuo lieto evento ho deciso di
farti un regalo speciale»
«Pagherai tu il conto?» rispose Naruto, ridendo, ma non
troppo visto l’appetito del suo vecchio amico.
«Certo che no! Hai promesso e una promessa, come tu mi insegni va
mantenuta! Ma ti lascerò, in via del tutto eccezionale,
l’ultimo boccone il migliore».
Naruto sbuffò, divertito «Non ti facevo così
generoso Choji. Lasciare ad altri il tuo ultimo boccone non è
proprio da te.». I tre amici risero di nuovo.
All’uscita dal locale Naruto si separò
da loro sostenendo di voler dare la bella notizia anche a Sakura-chan e
al suo vecchio maestro Kakashi. Choji e Shikamaru si incamminarono
invece verso la zona nord di Konoha in cui viveva il Clan Akimichi.
Mentre parlavano tranquillamente tra di loro furono interrotti da un
urlo acutissimo proveniente da un piccolo parco giochi sulla destra.
«Zio Shikamaru!!!.»
Shikamaru fece appena in tempo a voltarsi, prima di vedersi assalito da
un bambino che non poteva avere più di cinque anni che si
lanciava verso di lui come se lo volesse attaccare. Era ormai
abituato a queste piccole, periodiche aggressioni, per questo
bloccò pigramente la corsa del bambino, lo sollevò, lo
portò sopra la propria testa e lo pose a cavalcioni sopra le sue
spalle ridendo allegramente.
«Ehi, Shikamaru-san! Non fare così! Non
sono più un poppante da portare in braccio! Ho quasi cinque anni
ormai!» disse Hiruzen Sarutobi, il figlio di Asuma, il
primo Sensei di Shikamaru.
«Ma certo!» esclamò
ridendo Shikamaru «Hai proprio ragione! Uno a cinque anni
è già troppo grande per stare sulle spalle di
un’altra persona, anche se si tratta del proprio
“zio”» detto questo lo mise a terra. Aveva gli stessi
occhi, della madre Kurenai, di quello straordinario rosso che pareva
quasi uno do-jutsu, ma la piega degli occhi e l’incarnato erano
quelli del padre, Asuma
. In quel momento giunse correndo Kurenai, da qualche anno, pur partecipando a qualche missione ogni tanto, si era
defilata dall’attività di Ninja, per poter badare al
meglio il suo bambino
«Hiru! -Disse,- santo cielo lascia in pace il povero Shikamaru!
Sono mesi che è continuamente in missione e non ha certo bisogno
che tu gli salti addosso ogni volta che lo vedi! Sei proprio
impossibile».
«Oh, dai mamma! È solo uno scherzo sono certo che zio
Shikamaru non se l’è presa! Vero?». Shikamaru
sorrise scompigliando i capelli di Hiruzen che tentava, invano di
impedirglielo
«Non fa niente Kurenai-san! Lo sai quanto mi fa piacere vedere il
piccolo Hiruzen! Non è certo un disturbo per me!.
«Anzi, Kurenai, cosa ne dici se io e Choji
portiamo Hiruzen a fare un giretto? Stiamo insieme per qualche ora e
poi te lo riportiamo a casa a metà del pomeriggio. Così
potrai riposare un po’!»
Subito Hiruzen batté le
mani «Oh possiamo mamma? Possiamo?» disse evidentemente
felice alla prospettiva guardando la madre con sguardo supplichevole.
L’espressione austera di Kurenai si addolcì mentre si
chinava a baciare il figlio sulla fronte dicendo «ma certo che
potete Hiru, solo, mi raccomando, non fare impazzire Choji e Shikamaru
e comportati bene!».
«Oh mamma! Non mi dare baci quando siamo in pubblico, non sono
più un bambino, sai?» disse Hiruzen ma subito si
alzò in punta di piedi e abbracciò la madre mormorandole
all’orecchio. «Grazie mamma!».
«Allora Hiru!» disse Choji «che ne dici di andare a
mangiare un po’ di dolci, te li offro io»
«Certo Choji-san».
Mangiarono insieme del Natto e dei dolcetti poi Choji disse di avere un
altro impegno urgente, salutò Hiruzen e Shikamaru e si diresse
verso casa. Hiruzen e Shikamaru, invece si diressero insieme verso
nord, dove si trovava il palazzo dell’Hokage, per poter godere di
una vista privilegiata sul villaggio in un posto tranquillo e isolato.
Ad un certo punto Shikamaru si sentì tirare per la giubba.
«Shikamaru!» disse Hiruzen guardandolo, «mi prendesti sulle spalle?».
Sorrisero entrambi mentre Shikamaru lo prendeva in braccio e lo
sollevava «Ma non era una cosa da poppanti, Hiru?»
«Oh dai, falla finita!» borbottò il bambino.
Proseguirono insieme verso nord e salirono sopra il
tetto del grande palazzo, poi si fermarono sopra una panchina, posta
esattamente di fronte alla parete con i volti scolpiti degli Hokage
della foglia, Da qualche anno ormai era comparso un sesto volto,
l’ultimo a destra che rappresentava un giovane Ninja nel cui
occhio sinistro si potevano vedere, in modo inequivocabile i segni
dello Sharingan.
«Quello è il volto del Sesto Hokage!»
schiamazzò Hiruzen indicandolo «Ma, Shikamaru, che
cos’ha nell’occhio sinistro? Non l’avevo mai visto
scoperto!»
«Quello» rispose Shikamaru facendosi
serio «è lo Sharingan, il potere che ha reso famoso in
tutto il mondo il nostro Hokage! Qualche anno fa proprio a causa di
quel potere scoppiò una terribile guerra. Ma ora che il Clan
Uchiha è estinto, si tratta di una prerogativa unica di
Kakashi!» «Il Clan Uchiha?» disse Hiruzen «E
che cosa è successo?».
Shikamaru sospirò,
ritornando con la mente ai crudeli avvenimenti di cinque anni prima,
quando Hiruzen non era ancora nato. «Fu un Clan glorioso e
Maledetto, Hiruzen, uno dei più forti del villaggio, ma il suo
ultimo discendente, che era un mio compagno, si consegnò
all’odio e al desiderio di vendetta, e ne fu consumato».
Stettero per qualche momento ad osservare in
silenzio i sei venerabili volti. Poi Hiruzen chiese «Shikamaru,
parlami ancora di mio padre». Shikamaru sorrise, ne aveva
già parlato tante volte a Hiruzen, che pareva non stancarsi mai
di sentir parlare del padre che non aveva mai conosciuto. «Era il
migliore dei maestri e il più grande dei Ninja che abbia mai
conosciuto. Mi ha insegnato tante cose e mi ha reso molto migliore. Ti
ha desiderato e ti ha amato più di se stesso anche se non ti ha
mai conosciuto. Per lui…tu eri il Re»
«Il Re?» disse Hiruzen con aria stupita «Che
c’entra il Re? Credevo che l’Hokage fosse il re, o il
Daimyo!»
«Anch’io lo credevo Hiru, ma non è
così! Un giorno capirai chi è davvero il Re! Me l’ha
insegnato proprio tuo padre e lui lo ha imparato dal suo, tuo nonno, il
terzo Hokage, di cui tu porti il nome!». Hiruzen era un
bambino e non poteva capire queste parole, guardò verso
l’alto e si mise ad osservare le nuvole. «Credo che sia ora
di andare, Hiru» disse Shikamaru «tua madre ti sta
aspettando».
Infine Shikamaru riportò a casa Hiruzen, consegnandolo
alla madre che lo invitò a bere del te. «Ti ringrazio
Shikamaru! Devo dire che Hiruzen ti è proprio affezionato. Ti
vuole proprio bene»
«Assomiglia molto a suo padre, almeno
fisicamente!» rispose Shikamaru «Oh, Anche come carattere
se è per questo! Lo ricordo ancora quando aveva circa
quell’età!»
«Tra poco entrerà nell’accademia. Spero che voglia
diventare un Ninja! Sai quanto vorrei essere il suo maestro Jonin. In
fondo è anche per questo che ho accettato la promozione»
«Si» disse Kurenai «Ci vorranno ancora un paio di
anni, anche se Hiru è impaziente, io vorrei che
aspettasse.»
«Certo capisco.» disse Shikamaru «Non ti devi
preoccupare Kurenai-san! Il maestro Hiruka e gli altri sono ottimi
insegnanti, e farò sempre il possibile per proteggerlo!».
Shikamaru terminò il suo tè, poi si alzò dicendo
«Beh, Kurenai-san, io devo andare ora. Salutami Hiruzen.»
Uscì dalla casa di Kurenai mentre ad ovest il sole
tramontava e stette qualche istante a contemplare le sue amate nuvole
dipingersi di rosso alla luce del sole morente. Si diresse verso casa,
nel quartiere del Clan Nara. Era stata una giornata tranquilla.
************************************************************************************************
L’attesa, nella sala fredda su una scomoda panchina,
pareva infinita. Shikamaru diede solo una rapida occhiata
all’orologio poi sospirò. «è passata solo una
mezz’ora, Shika» gli disse Choji cercando di
tranquillizzarlo. «Sono certo che sta andando tutto bene!».
Annuendo Shikamaru rivolse all’amico un sorriso insieme nervoso e
grato. Poi ricominciò a tormentarsi le mani sempre più
nervoso. Choji fissò l’amico per qualche istante,
ripensando a tutte le volte che Shikamaru si era dimostrato forte e
deciso. Ma il corso dei suoi pensieri fu interrotto da una voce forte e
autoritaria, ma insieme evidentemente preoccupata.
«Dov’è dove si trova! Dobbiamo vederla!»
«Pare che in questo ospedale nessuno riesca a
tenere un tono di voce adatto al luogo» mormorò Shikamaru
in un timido tentativo di sdrammatizzare la situazione.
All’improvviso le porte si spalancarono con
fragore e comparve all’ingresso Kankuro, che non appena vide
Shikamaru lo prese con rabbia per la casacca urlandogli in faccia.
«Cosa è successo a nostra sorella,
Nara? Era affidata a te! Era una tua responsabilità! Se le
succede qualcosa giuro che ti uccido, Nara, hai capito? Ti
uccido». Shikamaru si lasciò sballottare da Kankuro senza
reagire, ma continuando a fissare nel vuoto con aria depressa. La
stretta di Kankuro non si allentò fin che una certa
quantità di sabbia, lo spinse via dolcemente ma in modo deciso.
«Ora basta Kankuro! Ricordati che tu qui sei solo un ospite e che
non devi urlare in ospedale» Gaara del deserto, il Kazegake, era
comparso sulla soglia, con la sua consueta voce calda e decisa.
«Come sta nostra sorella Temari Shikamaru-san?»
«Kazekage-sama Kankuro-san, vostra sorella è stata
gravemente ferita in uno scontro con Ninja nemici, ma ora si trova
affidata alle cure si Sakura-san della quale conoscete la fama»
intervenne Choji per il suo amico.
Shikamaru invece si inchinò
profondamente dicendo «Vi chiedo perdono, Kankuro-san e
Gaara-san, è solo colpa mia se Temari è in pericolo di
vita, spero di poter meritare il vostro perdono»
«Su, alzati Shikamaru!» disse Gaara toccandogli leggermente
le spalle. «So che hai fatto il possibile per salvarla. Se tu non
l’avessi portata qui sarebbe morta di certo». Poi con
grande sorpresa di Shikamaru gli diede un leggero abbraccio.
«Sono certo che tieni molto a lei, lo capisco dal tuo
sguardo». Gli sussurrò. Questa volta Shikamaru non ebbe la
forza di negare. «Anche lei tiene molto a te» Aggiunse
sorridendo il Kazekage.
Eccoci qui
con il secondo capitolo. Come ormai saprete la ragazza misteriosa
è Temari, avevo lasciato in giro qualche indizio: complimenti a
DirtyCharity che ha scoperto quello più significativo (lo
sguardo di Shikamaru al posto di fronte a lui dove qualche anno prima
c'era Temari).
La prima parte del capitolo ha un tono un po' diverso. Potete pensarlo
come un Flashback di Shikamaru. Spero vi abbia divertito come a me ha
divertito scriverla.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite o le ricordate.
Prossimo capitolo: Missione!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Missione! ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO SECONDO
MISSIONE!
Quel giorno Shikamaru venne svegliato o meglio, come sarebbe più
esatto dire, scaraventato giù dal letto dalla madre Yoshino.
«Shikamaru!» urlò la donna. «Scendi subito a
fare colazione! E fai in fretta l’Hokage ti ha appena inviato una
lettera in cui ti assegna una nuova missione».
Shikamaru,
grugnì borbottando «Che seccatura…Un solo giorno di
riposo ed ecco subito un’altra missione. Credo che l’Hokage
ce l’abbia con me». Scese a fare colazione cercando
ignorare la madre che lo inseguiva brandendo minacciosamente una scopa
lamentandosi dalla sua mancanza di rispetto e della sua svogliatezza
«Sei
tutto tuo padre! Mai che tu abbia voglia di fare qualcosa! Dovresti
sentirti onorato di essere preso tanto in considerazione. Hai
capito?»
«Si, si!» rispose Shikamaru sperando di riuscire a far cessare la giaculatoria.
«Si risponde con un solo Si! Maleducato!» disse Yoshino Nara, ottenendo, come sempre, l’ultima parola.
Shikamaru entrò in cucina e si sedette a tavola dove suo padre,
visibilmente divertito dalla sgridata che il figlio stava subendo dalla
moglie. «Ti è arrivata una missiva
dall’Hokage» disse Shikaku. «Si» rispose
Shikamaru «Mamma me l’ha detto. In questo periodo sono
pieno di missioni» aggiunse con uno sbadiglio. «Una vera
seccatura». Shikaku non rispose perché conosceva bene il
figlio, e sapeva che malgrado tutte le sue lamentele e i suoi
«Che seccatura!» avrebbe completato alla perfezione tutte
le missioni che gli avessero assegnato. Conclusa la rapida, ma
sostanziosa colazione, Shikamaru, prese la missiva dell’Hokage.
Non si trattava certo di una missione particolarmente faticosa o
difficile, perché altrimenti sarebbe stato semplicemente
convocato nell’ufficio di Rokudaime, ma Shikamaru ne fu lo stesso
terrorizzato.
«Shikamaru.
Sono
certo che ti farà un immenso piacere il fatto che io abbia
scelto te per accogliere il Quinto Kazekage, in visita non ufficiale a
Konoha. Sarà certamente accompagnato dai suoi onorevoli fratelli
e da qualche altro Ninja. Credo che tu sia il più adatto a
questa missione. La delegazione dovrebbe giungere intorno alle 10 di
mattina alla porta ovest»
Kakashi Hatake, Sesto Hokage.
«Allora, cosa vuole da te l’Hokage?» chiese Shikaku Nara.
«Sembrerebbe
una missione diplomatica. Devo accogliere il Quinto Kazekage che sta
per arrivare a Konoha. Kakashi-san riesce a crearmi delle gigantesche
seccature anche con missioni di livello basso!»
«Dovresti
sentirti orgoglioso, scansafatiche!» urlò Yoshino Nara
tirando un sonoro scapaccione al figlio e incenerendo con lo sguardo
Shikaku che sembrava voler protestare «Se Rokudaime-sama ti ha
scelto vuol dire che servi proprio tu! Voi Nara siete proprio
incorreggibili! Più crescete e più diventate
indolenti». Shikaku, al quale era rivolta, indirettamente, la
coda della sfuriata, non mostrò nemmeno di avere sentito,
limitandosi a terminare il suo tè caldo.
«Peccato!»
disse rivolto a Shikamaru «Avrei voluto sfidarti un’altra
volta a Shogi questa mattina, ma pare che non sia possibile. Devo
ancora vendicare la mia ultima sconfitta»
«Sarà
per un’altra volta, papà!» rispose Shikamaru
«Sai quanto mi fa piacere batterti»
«Questi
figli!» borbottò Shikaku sbuffando divertito «Non
appena riescono a superarti iniziano subito ad essere superbi. Credo
sia meglio che tu vada!».
Shikamaru
si alzò, mormorò un rapido saluto al padre e alla madre e
si diresse verso la porta ad ovest, per aspettare la delegazione della
Sabbia. Giunto lì vide che oltre ai Ninja guardiani Izumo e
Iwashi, stava anche Sai.
«Ciao Sai! Che cosa ci fai qui di prima
mattina?In cerca di ispirazione per i tuoi disegni?»
«Oh,
ciao Shikamaru! No, niente disegni questa mattina! L’Hokage mi ha
assegnato una missione. Devo accogliere la delegazione della sabbia.
Tu?»
«Stessa cosa» rispose sbadigliando Shikamaru «Una noia mortale! Come va con Shiho?»
«Bene. È stata la tua ragazza vero? Non ti dispiace?»
«No, suppongo che non fosse destino. Spero che non abbia sofferto quando l’ho lasciata»
«Spesso
non ci accorgiamo di ciò a cui teniamo davvero finché non
rischiamo di perderlo» sentenziò Sai con il suo consueto
tono neutro.
Poco
dopo arrivò la delegazione della Sabbia. In testa c’era
Kankuro che indossava il suo consueto lungo abito nero e portava dei
nuovi disegni di guerra sul viso. Dietro di lui venivano tre Ninja
della Sabbia in tenuta da Chunin ed infine il Quinto Kazegake in
persona, Gaara del Deserto, uno degli eroi della Quarta Guerra Mondiale
dei Ninja. «Benvenuto onorevole Kazegake» dissero Sai e
Shikamaru inchinandosi. Shikamaru tuttavia dava come
l’impressione di aspettare un’altra persona
sforzandosi di vedere se non stesse per caso arrivando qualcun altro
della delegazione.
«Mia
sorella Temari» gli disse Gaara che pareva visibilmente divertito
«arriverà tra poco. È rimasta un poco indietro
perché doveva sbrigare alcune faccende a Suna. Vorrei che voi la
aspettaste qui Shikamaru-san, e le faceste fare un giro per il
villaggio. Vi chiedo di raggiungerci entrambi per questo pomeriggio
alle due alla residenza dell’Hokage» Poi si rivolse a Sai
dicendo «Sai-san potreste gentilmente accompagnarci
dall’Hokage?».
Il gruppo si allontanò preceduto dal
silenzioso Sai e Shikamaru stette una mezzora ad aspettare nei pressi
della porta, maledicendo tra sé tutti i Kage delle grandi terre,
anche quelli che non c’entravano nulla. Finalmente Temari giunse
in vista della porta, indossava uno splendido Kimono da viaggio viola,
elegantemente legato in vita da un nastro rosso, i suoi capelli biondi
erano, come di consueto, legati in quattro codini. Non appena fu
entrata, Shikamaru la salutò.
«Buongiorno “Mendekouse”! Qual buon vento ti porta qui a Konoha?»
«Shikamaru!»
gli rispose lei visibilmente infastidita da quell’appellativo
«Dovresti imparare a portarmi più rispetto! Sono una
principessa di Suna!»
«Hai
ragione scusa, sono imperdonabile» rispose lui, apparentemente
per nulla turbato dal suo atteggiamento «Rifacciamo. Buongiorno
Mendekouse-kun!, o preferiresti Medekouse-sama?». Temari lo
fulminò con lo sguardo e mise minacciosamente mano al suo
ventaglio.
«Dai!
Scusa Temari-san! Ti prego non mi ammazzare! Creeresti un brutto
incidente diplomatico tra Suna e Konoha!». Disse Shikamaru che,
conoscendo bene la ragazza, sapeva che era capacissima di rompergli le
ossa per molto meno.
«D’accordo,
caro il mio “Cry-baby” non ti ammazzerò! Ma cerca di
badare a come parli o credo che passerai dei grossi guai»
«Uffa! Ma non la smetterai mai di chiamarmi “Cry-baby”?»
«E tu non la smetterai mai di chiamarmi “Mendekouse”?»
«Facciamo
così» propose Shikamaru «Ognuno continua ad usare il
suo nomignolo preferito e l’altro promette di non prendersela e
di non tentare un omicidio»
«Bella
proposta “Cry-baby”, mi piace!». Subito scoppiarono a
ridere insieme di gusto, come due amici di vecchia data che si
ritrovano dopo molto tempo. Temari però si interruppe quasi di
botto, abbassando lo sguardo dopo aver incontrato gli occhi di lui.
Presto, tuttavia ritrovò la sua consueta baldanza. Sorrise
ironicamente e disse «Forza “piagnucolone”!
Smettila di ridere come uno stupido e di fare battute cretine!
Accompagnami subito dall’Hokage. Ho fretta.»
«Uffa!
Non cambi proprio mai vero? La tua gentilezza straordinaria non
è mai diminuita! Comunque c’è ancora un sacco di
tempo. L’incontro con l’Hokage è fissato per le due.
Nel frattempo tuo fratello mi ha gentilmente chiesto di tenerti
compagnia. È una vera seccatura. Ma lui è pur sempre il
Kazekage!» rispose Shikamaru sbadigliando vistosamente.
«Ah,
il mio caro fratello ha chiesto a TE di tenere compagnia a ME! Ma che
grande gioia» esclamò Temari in tono chiaramente ironico
«Beh, visto che per te è una tale “Seccatura”
dovresti proprio dire a mio fratello che lui…»
«Glielo
dirai TU, se vuoi! Non ho certo intenzione di finire stritolato da una
morsa di sabbia per il divertimento della bella principessa di
Suna!»
A
questa uscita Temari parve calmarsi. «E va bene. Pare che
dovrò sopportare la tua compagnia! In fondo Konoha è
proprio un bel posto. Vale persino la pena di passare qualche ora con
te!». Sorrise sarcastica a Shikamaru.
«Queste donne» ribatté il Jonin «mai che riescano ad essere un poco gentili»
«Finiscila
con queste considerazioni misogine sulle donne, Nara! Sei sempre il
solito maschilista bastardo!» esclamò Temari, arrabbiata.
«E
tu sei la solita donna, simpatica, gentile e beneducata che fa di tutto
per far sentire a proprio agio gli uomini che hanno il piacere di avere
a che fare con lei!»
Ancora
una volta Temari rise alla battuta del ragazzo e gli diede una botta
sulla spalla piuttosto forte . «Oggi non riesco proprio a restare
arrabbiata con te, Nara-chan» disse, calcando esplicitamente il
tono sul “chan”. Shikamaru sospirò esasperato
strofinandosi la spalla indolenzita. «Sei impossibile davvero,
Temari-san, solo i Kami sanno come possono sopportarti i tuoi
fratelli».
Mentre
discutevano tra loro in questo modo, camminavano per le strade del
Villaggio, persi nel loro litigio però, non badavano troppo alla
direzione che stavano seguendo e si ritrovarono nei pressi della casa
di Shikamaru. In quel momento Shikaku Nara uscì di casa insieme
alla moglie Yoshino, i due stettero qualche tempo ad osservare
Shikamaru e Temari litigare, Shikaku disse «Quel ragazzo è
davvero incredibile! Non posso credere che non abbia ancora imparato a
come trattare con le ragazze».
«Beh mi ricorda un certo giovane ed indolente Jonin di tanti anni
fa…». Ribattè sorridendo la moglie.
«Allora,
cosa ne dici se ti offro il pranzo, Temari-san» disse Shikamaru
dopo qualche secondo di silenzio. Temari gli mise una mano sulla fronte
e stette per qualche secondo ferma finché Shikamaru le disse.
«Scusa ma cosa stai facendo?!»
«Beh,
ma ti sento la febbre Cry-baby. Insomma tu che ti offri di pagare il
pranzo ad una ragazza, devi stare davvero male! Hai certamente la
febbre» rispose Temari spostando rapidamente la mano. A Shikamaru
sembrò, con sua grande sorpresa, che la Kunoichi fosse
arrossita, tuttavia scacciò quell’assurdo pensiero e le
rispose. «Mendekouse, sei proprio impossibile, insomma, sei
capace di lamentarti anche se, con un incredibile sforzo di
volontà, mi comporto in modo carino con te!».
«In un certo senso hai ragione tu Shikamaru!».
«Dai
forza, Temari-san, seguimi, ti porto a mangiare della zuppa di Tofu,
non è il tuo piatto preferito?» «Beh, in effetti
sì, ma come lo sai?»
«Hai
visto, Shikaku, malgrado la tua influenza non è poi così
male» sussurrò Yoshino, che aveva sentito tutto, poggiando
la testa sulla spalla del marito.
Sedettero
all’interno del ristorante e ordinarono da mangiare, naturalmente
continuarono a punzecchiarsi per tutto il pranzo, in una sorta di
battaglia di motteggi e prese in giro. Il pranzo fu piacevole e
abbondante. Terminato il pranzo si accorsero che mancava ancora
più di un’ora all’incontro alla magione
dell’Hokage. Per questo motivo Temari chiese. «Che ne dici
di farmi vedere il tuo “posto speciale”?».
«Il mio posto speciale? Perché lo vuoi vedere non
capisco.» rispose Shikamaru, visibilmente confuso.
«Si,
insomma quello dal quale ami guardare le nuvole. Me ne hai parlato
così tanto che mi hai incuriosito. Dai portami lì
subito!». Naturalmente Shikamaru recepì subito che non si
trattava di una proposta, ma di un ordine, perciò borbottando
tra se sulla capacità di tutte le donne di seccare e manipolare
l’intera schiatta degli uomini la portò dove era solito
guardare le nuvole.
Stettero
in quel luogo per circa una mezz’ora, in totale silenzio,
Shikamaru si sorprese spesso a fissare, anziché le nuvole, la
giovane ragazza che aveva approfittato per farsi un breve
sonnellino. Dopo questa breve e piacevole pausa, i due Shinobi si
recarono dall’Hokage, entrati nella stanza videro Kakashi
seduto alla sua scrivania e Gaara e Kankuro di fronte a lui.
«Finalmente
siete qui. Avete avuto una piacevole mattinata spero» disse
Gaara, la bocca atteggiata in un sorrisetto ironico che irritò
profondamente Shikamaru. Sembrava che Gaara si divertisse immensamente
all’idea di saperlo insieme a sua sorella; Kankuro, invece pareva
piuttosto contrariato grugnì un saluto affrettato a sua sorella
e fissò Shikamaru con un certo astio.
«Non
male, in fondo, anche se sono stato costretta a passare più di
tre ore con il Ninja più maschilista e seccante
dell’intera Konoha» rispose Temari.
«Temari-san,
Shikamaru-san!» li interruppe Kakashi e anche sul suo viso
apparve l'ombra di un ghigno divertito. «Vi abbiamo chiamato
qui, interrompendo la vostra piacevole giornata, perché crediamo
sia necessario il vostro aiuto per una missione molto complicata. Una
missione che richiede tutta l’intelligenza e la sagacia del Clan
Nara!».
********************************************* *****
Nella fredda sala l’attesa continuava
spasmodica: Shikamaru seduto sulla sinistra fissava senza apparente
interesse il pavimento, tormentandosi nervosamente le mani;
Kankuro continuava a guardarlo torvo, come se solo la presenza di
Gaara lo trattenesse dallo spaccargli il muso. Di tutti, il Kazekage
pareva il più tranquillo: stava semplicemente seduto accanto a
Shikamaru, le braccia incrociate sul petto e gli occhi azzurri che
fissavano dritto di fronte a lui.
Improvvisamente
si senti una porta che cigolava nell’aprirsi, i tre Ninja
balzarono in piedi quasi contemporaneamente. Ma non si trattava della
porta della sala operatoria. Era quella della sala d’attesa dalla
quale stava entrando l’Hokage in persona. I tre si voltarono
verso di lui con un certo stupore.
«Kazekage-sama e Kankuro-sama. Mi dispiace disturbarvi in un
momento così grave per voi. Ma è appena giunto un
messaggio dal Villaggio della Sabbia, attraverso il falco Takamaru.
Credo che sia necessaria la vostra presenza.»
Gaara prese il biglietto dalle mani di Kakashi. E lo lesse con
attenzione. Poi lo passò a Kankuro. «Temari, è in
pericolo di vita!» esclamò Kankuro concitato dopo aver
letto il messaggio «Non possiamo partire così, senza
sapere che ne è di lei! Dobbiamo aspettare Gaara!
Dobbiamo!».
«Kankuro. Io sono il Kazekage. Non posso comportarmi come
desidero. Il consiglio ha richiesto la mia presenza immediata. Mi fido
dei Ninja della Foglia e in particolare di Sakura. Vieni prepariamoci
per la partenza». Kankuro tentò di protestare
«Ma Gaara! Nostra sorella! Non possiamo
andarcene così. Lasciarla sola!».
«Credi che io lo desideri?!» ribatté Gaara che per
la prima volta sembrava irritato e insieme preoccupato. «Credi
che non vorrei restare qui? Ma ho delle responsabilità Kankuro.
Sono responsabile di tutto il villaggio e non posso fare quello che
desidera il mio cuore».
Intervenne Kakashi. «Non appena Temari starà meglio vi
invieremo un messaggio, Kankuro-san, se non sarete ancora partiti
potrete vederla». Finalmente Kankuro parve calmarsi e
accettò di seguire Gaara fuori dalla stanza lanciando
un’ultima occhiata alla porta della sala.
Non appena furono usciti, Kakashi si sedette accanto a Shikamaru.
«Complimenti per l’ottimo esito della missione, Shikamaru.»
Shikamaru scosse la mano, come a voler respingere quel complimento.
«La missione non è ancora finita, Hokage-sama. Fino a che
tutti i miei compagni non saranno in salvo, non posso considerare la
missione conclusa, tantomeno riuscita.»
Kakashi si toccò la benda che copriva l’occhio sinistro,
come per un impulso improvviso. Sospirò e sorrise. «Hai
ragione Shikamaru! Ma non ti devi preoccupare così! Sakura la
salverà».
«Una missione non è come una partita a Shogi. In una
partita non è importante quante volte il re è sotto
attacco, quello che conta è che alla fine non venga ucciso. Ma
in una missione non è così: se il re è sotto
attacco ed è in pericolo è come aver perso tutto».
Rispose Shikamaru.
«Shikamaru, tu sei un grande Ninja! E dico davvero. Che in una
missione i tuoi compagni siano in pericolo è assolutamente
normale». Gli disse Kakashi. «Ma riesco a capire cosa
provi. Quando stai per perdere la persona che ti è cara,
è tutto molto più difficile!».
«Grazie Hokage-sama! Le dispiace se le faccio adesso il mio rapporto per la missione?»
«Certo comincia pure!»
E siamo a
tre. Ne mancano altrettanti alla fine della storia. Finalmente fa la
sua comparsa Temari in un capitolo dal tono ancora molto leggero, quasi
romantico per gli standard di questi due bei tipi.
Ho qualche dubbio sull'IC di Temari, ditemi voi cosa vi sembra.
Spero che questi salti temporali non creino confusione. Nella mia idea rendono la storia più interessante.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite o le ricordate.
Prossimo capitolo: Il Team Shikamaru in azione
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Il Team Shikamaru in azione. ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO TERZO
IL TEAM SHIKAMARU IN AZIONE!
«Una missione che richiede tutta l’intelligenza e la
sagacia del clan Nara» borbottò Shikamaru irritato mentre
usciva dall’ufficio dell’Hokage, dopo essere stato
informato sulle caratteristiche della nuova missione. «Un solo
giorno di riposo ed ecco subito un’altra missione! Che
seccatura!»
Temari
alzò gli occhi al cielo, irritata dalle continue lamentele del
ragazzo oltre che dall’atteggiamento irriverente nei confronti
del Kage. «Ti saresti potuto rifiutare! Se per te è una
tale seccatura.» gli disse.
«Si ma
sarebbe stata una seccatura anche maggiore, perché mia madre lo
sarebbe venuto a sapere».
«Oh il
piccolo genio ha paura della sua mammina?». Lo punzecchiò
Temari sarcastica imitando una voce infantile.
«Ti
assicuro, Temari, che nessun uomo dotato di un minimo di cervello
potrebbe non aver paura di mia madre quando è arrabbiata!.
Comunque ormai è fatta! Andiamo ad incontrare i nostri compagni
di missione.» rispose Shikamaru.
Il luogo
previsto per l’incontro era nei pressi dell’accademia
Ninja. Quando vi giunsero trovarono Shino Aburame, Neji Hyuga e i tre
Chunin della sabbia che avevano accompagnato Gaara. Dopo essersi
scambiati qualche saluto. Neji, prese la parola.
«Bene,
Shikamaru. Credo che sia giunto il momento che tu ci esponga la
missione che dobbiamo affrontare.»
«Bene.
Certamente avrete sentito di quel gruppo di Nukenin criminali che da
molti mesi, ormai minaccia diverse città dei paesi del Fuoco e
del Vento. Da qualche tempo i ninja di Suna e di Konoha sono impegnati
a respingere o catturare questi briganti ma, fino ad ora senza molto
successo. Si sono sempre dileguati prima che potessimo intervenire. La
nostra missione consiste nell’affrontarli e nel fare di tutto per
catturarli, badate bene. Dobbiamo catturarli, se possibile, non
ucciderli. Almeno questi tre che sembrano essere i capi». Disse
allungando ai nuovi compagni qualche foglio.
«Dunque
ora dovremmo catturarli noi? E perché noi dovremmo riuscire dove
tanti hanno fallito?» Intervenne Shino.
«Perché
a quanto dicono le nostre spie, questo gruppo di ribelli si sta
avvicinando al Villaggio della Foglia. L’Hokage crede che sia
l’occasione buona per porre fine al problema una volta per tutte.
Avremo anche la collaborazione di alcuni Ninja della sabbia: il
Kazekage ha molto insistito perché partecipasse anche
Temari-san. In ogni caso il loro arrivo non è previsto che prima
di domani. Quindi direi che la riunione può definirsi
aggiornata.»
«Prendete questi rapporti e analizzateli
bene.» aggiunse consegnando loro degli altri fogli che aveva
ricevuto da Kakashi «Contengono tutte le informazione che si sono
potute ottenere in questi mesi di ricerche».
«Però. Devo dire che Mi sembra strano che si espongano in
questo modo. È piuttosto pericoloso avvicinarsi in questo modo
ad un villaggio Ninja che ti sta cercando»
«Hai
ragione, Shino, in effetti ci ho pensato anche io. Devono avere per
forza un loro piano, ma non riesco ancora a capire quale possa essere.
Comunque, è meglio non badare troppo a ciò che loro
vogliono fare, per ora. Ci penseremo quando riusciremo a
catturarli».
«A questo
punto credo che ci possiamo davvero lasciare per qualche tempo. Ci
ritroveremo questa sera due ore dopo il tramonto appena fuori dal
villaggio».
Shino, Neji e i
tre Chunin della Sabbia si allontanarono così Temari e Shikamaru
rimasero di nuovo soli. Grattandosi la nuca Shikamaru gli disse
«Beh Mendekouse, non te ne vai a fare un giro per Konoha? Credevo
che ti seccasse passare il tempo con me!»
«Si,
è vero. Ma so che disturba molto di più te. E ammetto che
la gioia di poterti disturbare per bene, supera grandemente il
dispiacere di stare con te!»
«Uffa!
Perché mi tratti così! Guarda che a me, in fondo, non
dispiace passare del tempo con te. Insomma, sei sempre una seccatura,
come tutte le donne di questa terra, ma in fondo mi stai simpatica: se
non altro non cerchi continuamente di manipolarmi e sfruttarmi. Che ne
dici di passare da casa mia? Così ti faccio conoscere i miei
genitori e mangiamo ancora qualcosa insieme!»
«Vuoi farmi conoscere ai tuoi, Nara? Mi hai forse preso per la tua ragazza?»
Shikamaru la
osservò con attenzione per qualche istante, anche se la sua
espressione era arrabbiata, sembrava che nel profondo fosse stranamente
compiaciuta. «Ma no, dai! Non sei ancora la mia ragazza, e solo
che mi fa piacere che tu conosca i miei vecchi: mia madre ti assomiglia
molto: ha il tuo stesso carattere impossibile; però mio padre ti
piacerà anche di più: è ancora più pigro e
intelligente di me».
Lei rispose. «Quando alla seconda non ho alcun dubbio, Shika-chan!».
La cena, presso
la casa dei Nara, fu piuttosto piacevole, Yoshino e Temari andarono
subito molto d’accordo, unite, a loro dire, dalla sventura di
dover sopportare quel “disgraziato scansafatiche” che
rispondeva al nome di Shikamaru. Anche Shikaku cercò di mettere
a sua agio la Kunoichi della sabbia (e a disagio il figlio)
raccontandole alcuni tra i più divertenti ed umilianti aneddoti
dell’infanzia di Shikamaru che, costretto a subire tutto
ciò, cominciò a pentirsi seriamente della sua gentilezza
nei confronti della ragazza. Naturalmente la cena fu piuttosto leggera
dato che dovevano affrontare una missione, ma la cucina di Yoshino era
davvero ottima. Dopo cena Shikamaru e Temari si congedarono, la Jonin
della Sabbia ringraziò i suoi anfitrioni ed in particolare la
“povera” Yoshino, che era costretta a sopportare quella
“piaga del figlio”.
Mentre i due si
allontanavano Yoshino disse al marito. «Una ragazza davvero
straordinaria: è l’unica che sembra smuovere quello
scansafatiche di TUO figlio».
«Certo» rispose Shikaku ridendo «mio figlio è
lo scansafatiche che guarda le nuvole; tuo figlio è il genio con
il più alto Q.I. del paese del fuoco. Comunque hai ragione. Una
ragazza straordinaria, e ti somiglia molto!».
«Ma che dici, Shikaku, lei è bionda e io sono bruna, siamo diversissime!».
«Voglio dire che avete lo stesso terribile carattere….E lo stesso splendido sorriso!».
Un’ora
dopo cena Shikamaru, Temari e gli altri quattro Ninja della
squadra si ritrovarono nei pressi della porta a Nord del Villaggio.
Shikamaru prese la parola e disse: «Allora, vi ho già
informato sulle caratteristiche della missione. È inutile che vi
ricordi la sua importanza per la sicurezza di questi territori, in
particolare della gente delle città vicine. Quello che vi voglio
dire e che sono io il capitano di questa missione. Dunque voi dovete
obbedire a miei ordini». «Anche se siete più forti e
più abili di me.» aggiunse con un cenno a Neji. «O
se venite da altri villaggi! Ora cominciamo. Neji, per favore cerca di
individuare la direzione in cui si trovano i nostri nemici.».
Grazie al
Byakugan fu facile per lo Hyuga individuare gli avversari. «Sono
a circa 3km in direzione Nord-Nord-Ovest. Pazzi! Ma cosa credono di
fare venendo così vicino a Konoha? Sembra che ci siano dieci
Ninja che fanno la guardia lungo il perimetro esterno e altri sei Ninja
più all’interno. Dobbiamo chiedere rinforzi?».
«No, non
possiamo!» rispose Shikamaru «e in ogni caso bastiamo noi.
Shino, puoi mandare i tuoi insetti a spiare i nostri nemici e a
raccogliere qualche informazione su di loro?».
«Certo!» rispose Shino Aburame. Dopo
circa mezz’ora Shino annunciò: «I dieci Ninja
esterni sembrano essere poco più guardie, non sono
particolarmente forti. Su di loro non abbiamo quasi informazioni. I sei
Ninja più all’interno dovrebbero essere più forti.
Tre in particolare sembrano essere i capi del gruppo dei Nukenin.
Saranno loro quelli che dobbiamo catturare?».
«Credo di
sì, in effetti. Direi che gli altri possono essere eliminati se
non è possibile evitarlo». rispose Shikamaru. «E
dobbiamo stare attenti alle possibili trappole. Certamente ne avranno
messa molte».
«Ne ho già individuate diverse» interloquì Neji.
«Molto
bene: cercheremo di disattivarle mentre ci avvicineremo. Anche se
questo ci rallenterà. Ora lasciatemi pensare un attimo.»
dopo qualche secondo di riflessione riprese: «Bene. Ho
elaborato un piano di attacco. Ora ve lo spiegherò ma è
inutile metterlo in azione adesso che è notte. Potrebbero
sfuggirci.».
Dopo aver illustrato, in modo conciso ma molto efficace, il suo piano d'azione, Shikamaru aggiunse «Domani
mattina all’alba attaccheremo! Rammentatevi il piano! Ora
possiamo riposare. Per sicurezza faremo dei turni di guardia. Io
starò sveglio per primo. Se succede qualcosa svegliate tutti gli
altri».
All’alba si
svegliarono tutti Si avvicinarono lentamente alla radura in cui
si erano riuniti i Ninja traditori, come avevano appreso la sera
precedente c’erano una decina di guardie all’esterno e tre
più interne che sembravano proteggere i tre uomini che erano
chiaramente i capi. Quasi tutti i Ninja indossavano un coprifronte
della Roccia, ma c’erano anche un paio di Ninja della Cascata e
uno del Villaggio dell’erba. «Cominciamo con il nostro
piano!» disse Shikamaru. Poco dopo alcune carte bomba esplosero a
oriente. I banditi si riscossero all’improvviso e uno dei capi
ordinò: «Voi tre! Andate a vedere cosa è
successo.» tre delle guardie si allontanarono di corsa. Poco
dopo, ad un gesto di Shikamaru, Temari e i suoi tre Chunin balzarono
all’attacco. «Grandi Lame di Vento!». L’attacco
non andò pienamente a buon fine a alcune delle Guardie balzarono
verso gli attaccanti. Temari fuggì via proprio nella direzione
in cui erano andate le prime tre guardie. Ma il capo ordinò di
nuovo. «Inseguitela forza! Non deve fuggire!». Con sorpresa
di Shikamaru tutte e sette le guardie rimaste si gettarono
all’inseguimento dei Ninja della sabbia.
Era Giunto il
momento della Terza Fase dell’attacco: Shikamaru, Neji e Shino
balzarono in avanti, pronti ad affrontare i nemici rimasti. Ma si
ritrovarono bloccati!
«Bene,
miei piccoli, stupidi, Ninja di Konoha! Volevate sconfiggerci? Bah
siete caduti nella nostra trappola come pivelli!» li irrise uno
dei capi. «Abbiamo messo questa speciale trappola bloccante per
evitare di essere disturbati e a quanto pare abbiamo avuto
ragione!». Un altro Nukenin, ridendo sguaiatamente ordinò.
«Forza voi tre! Uccideteli, tagliate loro la testa!». Tre
Nukenin si avvicinarono lentamente ai giovani Ninja della Foglia,
brandendo minacciosamente delle lunghe Katane. E li calarono su Neji,
Shikamaru e Shino!
Ma il colpo
andò a vuoto! Non appena i tre colpirono si videro aggrediti da
uno sciame di insetti devastatori! Questi li invasero completamente e
succhiarono loro il Chakra fino a ridurli in fin di vita. Si trattava
solo di cloni di insetti creati da Shino e mandati intenzionalmente in
avanti a cadere nella trappola messa dai nemici. Finalmente Shikamaru,
Neji e Shino si fecero avanti per affrontare i tre Shinobi nemici
rimasti. «Complimenti! Siete caduti intenzionalmente nella
trappola con quegli strani cloni! Ma ora è finita. Noi siamo
immensamente più forti di quelle nullità!».
Shikamaru
restò solo con il capo dei Nukenin, mentre Shino e Neji
conducevano abilmente lontano gli altri due Ninja per poterli
affrontare separatamente. Il capo era un Ninja piuttosto alto e
muscoloso, portava un coprifronte della Roccia, spezzato alla maniera
dei vecchi membri di Akatsuki, indossava una casacca bruna, coperta da
un’armatura nera. La parte inferiore del suo volto era coperta da
una maschera.
«Tu devi essere il capo, vero? Secondo le mie
informazioni il tuo nome è Karuru e sei un Nukenin della Roccia.
Il tuo villaggio ha dato a tutti l’autorizzazione ad ucciderti.
Devi averne combinate di grosse! Qual è il vostro
intento?» «Anche se te lo volessi dire, non ti servirebbe,
visto che morirai proprio adesso!»
Improvvisamente Karuru iniziò il suo attacco: Tecnica del Palmo Sismico.
Shikamaru riuscì ad evitare, con un salto, la frattura che
minacciava di inghiottirlo. Atterrando notò che essa era giunta
fino all’albero vicino che venne sradicato dalla forza della
tecnica e minacciò di cadergli addosso. Riuscì a
spostarsi in tempo, ma Karuru rinnovò l’attacco, ripetendo
la tecnica già usata e urla dogli. «Smettila di giocare,
Ninja della foglia e affrontami se non vuoi essere schiacciato!».
Un altro albero ne fu colpito e restò quasi del tutto sradicato.
Shikamaru
usò la tecnica del controllo dell’ombra: inutilmente. Il
Ninja nemico fuggì, saltando lontano, fuori portata dal
suo attacco, e continuando a canzonarlo. «La tecnica del
controllo dell’ombra! Ne ho sentito parlare! Credi davvero di
potermi sconfiggere con questa tecnica ridicola, ragazzino? Anche uno
sciocco capire come annullarla!». Di nuovo Karuro attaccò
con la sua tecnica, più e più volte mentre Shikamaru
balzava da una parta all’altra cercando di evitare i suoi
attacchi oltre ai tronchi che a causa di questi crollavano sulla radura.
«Complimenti, sei bravo a fuggire!» gli urlò il
Nukenin. «Ma non sarà certo fuggendo che riuscirai a
battermi!». Shikamaru si fermò e utilizzò di nuovo
la Tecnica del controllo dell’ombra. «Ancora questa
tecnica?» lo irrise il suo avversario. «Ma non capisci che
non funziona?!..Oh no! Accidenti». L’ombra di Shikamaru
uscì improvvisamente balzando a pochi centimetri da Karuru che
però balzò via appena in tempo, riuscendo appena in tempo
ad evitare di essere intrappolato. Shikamaru interruppe nuovamente il
suo tentativo e fissò il suo avversario.
«Sei
più abile di quanto pensassi! Hai sfruttato le ombre degli
alberi che ho abbattuto con la mia tecnica per poterti avvicinare e
catturarmi. Bravo!». Shikamaru sorrise e tentò un
nuovo attacco. Ma il suo avversario sembrava molto abile e
riuscì anche a lanciargli alcuni pericolosi Shuriken di Roccia
che il Jonin respinse grazie alle Lame di Chakra che erano appartenute
ad Asuma.
«Ora basta
con gli scherzi! Arte della Terra: Tecnica della Talpa!» Si
tuffò nel terreno erboso come se fosse acqua ed iniziò a
muoversi sotto terra. In questo modo non poteva essere raggiunto dalle
ombre! Shikamaru iniziò a muoversi continuamente nella radura
cercando di scoprire dove si trovasse il Ninja nemico usando
l’udito.
Ma
all’improvviso questi sbucò dalla terra alle sue spalle
cercando di catturarlo, Shikamaru però se ne era accorto in
tempo ed era riuscito ad evitarlo. «Niente tecniche d’ombra
vero, Ninja di Konoha?» ridacchiò il suo nemico prima di
sparire di nuovo. La situazione era in effetti critica, fino a
che il nemico non fosse uscito allo scoperto di nuovo non era
possibile usare le tecniche d’ombra ma c’era anche la
possibilità di essere preso. Shikamaru si fermò nei
pressi del limitare della radura (ormai coperta di molti tronchi) dove
si svolgeva il combattimento. Ma non appena ebbe superato tronco Karuro
uscì all'improvviso da sotto terra, prendendolo alle spalle e
cominciò a stringere urlando nello stesso tempo esultante:
«Preso! Ti ho preso piccolo Ninja! È finita ho vinto.
Ho..»
Il grido gli si
smorzò in gola: era stato fregato. Da uno degli alberi
più vicini si udì la voce di Shikamaru che diceva:
«Mi dispiace amico: scaccomatto! Sei tu che sei stato preso! Ti
piace la mia nuova tecnica speciale? Si chiama Tecnica del clone
d’ombra bloccante. Ritieniti fortunato sei tra i primi a vederla
in azione». Il giovane scese dall’albero, mentre il clone
che il Nukenin aveva creduto di attaccare si trasformava in un ombra e
iniziava a stringere.
«Tecnica dello strangolamento
dell’ombra!». Ma il suo avversario sembrava molto forte e
benché Shikamaru stesse a solo pochi passi da lui la tecnica
sembrava non fare effetto.
«Allora!» lo irrise nuovamente Kakuro,
ritrovando la sua baldanza, benché fosse ancora bloccato.
«Che c’è non riesci a finirmi? La tua tecnica ha un
limite e allora ti ammazzerò!».
«Zitto!» gli urlò di rimando Shikamaru che pure
temeva questa eventualità. «Ora vedrai. Tecnica della
cucitura d’ombra!». Fili di ombra solidificata come lunghi
aghi neri si sollevarono dal terreno e puntarono dritto verso il corpo
dell’avversario, mirando direttamente ai punti vitali. Ma non
riuscirono a penetrare. «Accidenti. Hai un potere
invidiabile!».
«Si chiama
Armatura della Terra. Mi protegge da tutti gli attacchi
penetranti.». La tecnica della cucitura si ritirò, ma
Shikamaru sorrise.
«E' finita ragazzino! Hai perso!».
«Si,
è finita! Ma ti sbagli! Sei tu che hai perso!» gli rispose
Shikamaru con un ghigno. «Devi capire che la prima mossa,
è sempre anche una finta. È con la seconda che bisogna
colpire!» Detto questo compose un sigillo e si sentì una
serie di esplosioni. Gli alberi che già erano stati duramente
colpiti dalle tecniche sismiche di Karuru si abbatterono quasi
simultaneamente rovinando direttamente sul Nukenin e mettendolo
finalmente fuori gioco, bloccato dal peso dei tronchi oltre che
seriamente ferito. Con un filo di voce, tuttavia Karuru riuscì a
trovare la forza di chiedergli come diavolo avesse fatto a riuscire a
sconfiggerlo in quel modo.
Shikamaru decise
di soddisfare la sua curiosità anche se, per sicurezza
continuava a tenerlo bloccato anche con il controllo dell’ombra.
Disse che aveva fatto intenzionalmente in modo che la sua tecnica
sradicasse quasi del tutto determinati alberi e che aveva cercato di
attirarlo in un punto preciso dove, grazie alle carte-bomba messe dal
suo clone tutti i tronchi sarebbero caduti. Gli altri attacchi erano
solo delle finte, anche se avrebbero potuto comunque essere efficaci.
«Maledetto!» mormorò il Nukenin
prima di perdere del tutto conoscenza.
Qualche minuto
dopo giunsero Shino e Nejj, recando con se i corpi privi di coscienza
degli altri due Ninja nemici, strettamente legati «Siete riusciti
a catturarli senza ucciderli, allora?».
«Si,
certo!Per chi mi hai preso?» rispose Neji, mentre Shino si
limitò ad abbassare il capo in segno affermativo. «Certo
che ci sei andato giù pesante, eh Shikamaru-kun?».
«Bah,
sapete com’è. A volte si perde un po’ la misura
quando si attacca. Neji, di dispiacerebbe dargli un’occhiata,
giusto per sicurezza.».
Neji
attivò il Byakugan e fissato il Ninja svenuto disse «Ha
entrambe le braccia rotte e diverse costole fratturate. Certo non sta
bene. Ma non è in pericolo immediato.»
«Bene.» rispose
Shikamaru «Aspettiamo gli altri e poi torniamo al Villaggio a
riportare questi idioti. Incredibile che non siano ancora riusciti a
catturarli.». Non passò molto tempo che Neji, con il
Byakugan sempre attivato per prevenire l’eventuale arrivo di
nemici., esclamasse:
«Arrivano!»
«Nemici?» chiese Shino.
«No, sono
chiaramente tre Ninja della sabbia, sono i tre Chunin che dovevano
supportare Temari. Ma lei…non la vedo».
Shikamaru si morse le labbra cercando di non tradire il suo
nervosismo.
«Non possiamo far
altro che aspettare. Ci sapranno dire qualcosa». Poco dopo i tre
Chunin atterrarono quasi contemporaneamente nei pressi della radura,
proprio di fronte a Shikamaru che subito li aggredì. «Dove
diamine è finta Temari?»
*********************************************************************
Shikamaru
terminò la sua relazione all’Hokage riguardo alla missione
appena svolta, promettendo di passare la più presto per sbrigare
le ultime faccende burocratiche. Poi tornò a fissare la porta,
in attesa.
«In quel momento, hai temuta
di averla persa?» chiese improvvisamente Kakashi. «Intendo
dire, quando Temari non è tornata».
Il Jonin lo
fissò, interdetto: L’Hokage sorrideva gentilmente ma il
suo sguardo era come segnato da un’infinita tristezza e una
grande malinconia. Sembrava ritornare con la mente a tristi eventi del
suo passato.
Shikamaru
annuì stancamente, per poi sollevare lo sguardo al soffitto.
«Non so, Hokage-sama. In quel momento sentivo solo che uno dei
miei compagni era in grave pericolo e che dovevo fare di tutto per
salvarlo. Soprattutto sentivo di dover essere io a farlo. Non avevo
ancora compreso davvero quanto lei contasse per me. Forse qualcosa nel
mio profondo lo avvertiva. Ma non l’avrei mai ammesso».
«Ti auguro
di non perdere mai le persone a cui tieni, Shikamaru. Io ho sempre
fallito nel proteggerle.». disse Kakashi alzandosi e dirigendosi
verso l’uscita. «Ora devo tornare nel mio ufficio: certo
che essere Hokage è una vera seccatura!».
Shikamaru stette ancora seduto in
attesa, sperando di potere porre fine al più presto a quella
lenta e dolorosa sofferenza.
All’improvviso dalla sala operatoria
uscì un Ninja medico. Shikamaru si volse verso di lui,
fissandolo. «Shikamaru-kun, Sakura mi manda a dire che ci sono
delle complicazioni.»
Shikamaru
atterrì, sentendosi venire meno.
«Com..complicazioni?» balbettò con un filo di voce.
«Che tipo di complicazioni?»
«Sembra che
alcune ferite fossero avvelenate. Le forti emorragie hanno dapprima
fermato in parte il veleno ma ora è entrato del tutto in
circolo.»
«Si salverà?» chiese Shikamaru con un filo di voce.
«Sakura-san ha estratto parte del veleno e ora sta lavorando
all’antidoto. Ma non sembra un veleno molto complesso. Ma in
queste situazioni non si può mai dire, quindi non è
ancora del tutto fuori pericolo. Non posso dire altro. Mi
dispiace.».
Mentre il ninja
medico rientrava in sala, Shikamaru sprofondava nuovamente sulla sedia.
Sentiva profondamente che quello che era successo era colpa sua, della
sua incapacità e stupidità. Non aveva capito
qual’era il vero intento dei Nukenin e l’aveva spedita
incontro ad un grande pericolo. Ripensò a qual momento, quando
per la prima volta sentì che poteva perderla e che questo gli
avrebbe fatto male.
N.d.A.
Bene finalmente un po' d'azione. Non sono bravissimo in queste cose e
perdipiù far combattere Shikamaru significa elaborare un piano
più o meno intelligente. Non che ci sia riuscito perfettamente,
ma qualcosa ho fatto.
Beh dai ditemi un po' cosa ne pensate.
Pochi secondi per una recensione, per far felice un povero autore....
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito. Vaius che ha recensito
tutti i capitoli. E Telesette per avermi convinto a pubblicare.
Alla prossima con...
Prossimo capitolo: Salvare un compagno,.
Atanvarno....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Salvare un compagno. ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO QUARTO
SALVARE UN COMPAGNO
«Forza rispondete!» Shikamaru era
chiaramente preoccupato e si tormentava nervosamente le mani, una cosa
molto insolita per lui, apprezzato come leader proprio per la sua
capacità di non perdere mai la calma, in qualunque situazione si
trovasse. Sembrava anche molto arrabbiato con i tre Chunin, quasi sul
punto di aggredirli. Fu anche per questa ragione che Shino intervenne:
«Calma, Shikamaru. Non è gentile aggredire in questo modo
le persone».
I tre Chunin risposero. «Temari-san è rimasta indietro ad affrontare i Ninja avversari».
«Vi avevo ordinato di supportarla, credevo di essere stato
chiaro. Dovevate obbedire ai miei ordini.». Rispose Shikamaru,
sempre più infuriato.
«Lo avremmo fatto» rispose uno dei tre
«infatti ad un certo punto ci siamo divisi per cercare di
separare i nostri inseguitori. Ma sembra che quelli abbiano inseguito
solo lei».
Shikamaru si fece improvvisamente attento
«Dici che hanno inseguito solo lei? È
strano…». Poi si rivolse a Shino, Neji e gli altri.
«Portate questi idioti al villaggio presso la sede della squadra
speciale. Loro sapranno come agire. Io vado a cercare Temari.»
«Shikamaru, non essere sciocco»
intervenne Neji mettendogli una mano sulla spalla come per trattenerlo.
«Non puoi andare da solo. È troppo pericoloso».
«No, Neji. Capisco cosa vuoi dire, ma la
missione è prioritaria. Dovete portare questi ribelli a
Konoha. Di questa faccenda mi occuperò io., in qualità di
caposquadra. Piuttosto cerca di scoprire in che direzione si trovano
Temari e i suoi avversari».
«Va bene» rispose Neji, riattivando il
Byakugan e controllando la zona intorno a lui. «Li ho trovati!
Almeno credo. Riesco a scorgere poco a questa distanza ma mi pare che a
circa tre chilometri in quella direzione ci sia qualcuno che sta
combattendo. Direi non più di tre persone. Ce la dovresti fare
anche da solo allora».
«Allora io vado!» esclamò
Shikamaru «voi fate ciò che vi ho detto e poi riferite
all’Hokage che la missione è finita e che io lo
raggiungerò presto per fare rapporto». Gli altri membri
del gruppo annuirono e, presi i corpi inerti dei tre Ninja catturati si
diressero nuovamente verso Konoha.. Subito Shikamaru partì
balzando da un ramo all’alto della fitta foresta, correndo
più veloce che poteva per arrivare in tempo: aveva il
presentimento che doveva sbrigarsi o sarebbe successo qualcosa di
terribile. Ripensò alla sera prima: l’ultima volta che si
erano parlati.
***
Temari era seduta sulla cima della collina e guardava davanti a se con
grande attenzione, il suo turno di guardia quella notte stava per
terminare e presto qualcuno sarebbe giunto a sostituirla. Benché
fosse primavera quella notte era piuttosto umida e fredda: non vedeva
l’ora di potersi coricare. Pochi secondi dopo era giunto
Shikamaru: «Allora, Medekouse. Fredda la notte nella foresta
vero?. Sono venuto a sostituirti».
Temari l’aveva ringraziato, ma
ancora non si era mossa mentre lui le si era seduto accanto, iniziando
il suo turno. Era restata lì per qualche minuto prima di
parlargli: «Shikamaru-kun…come va?».
Shikamaru la guardò sorpreso.
«Shikamaru-kun? Da quando mi chiami in questo modo? Comunque
tutto bene, a parte questa seccatura di missione».
«Ma esiste
qualcosa che tu non consideri una seccatura? Qualcosa che ti piaccia
davvero?» gli disse Temari «A parte lo shogi e guardare le
nuvole» aggiunse precedendo la sua possibile risposta.
«Potrei dire
“il Go” ma tu mi uccideresti…Devo dire che non mi
dispiace essere in missione con te. Abbiamo sempre collaborato bene. E
sei sempre meglio di Kankuro che, per qualche assurdo motivo, sembra mi
odi profondamente».
«Anche a me
piace stare con te, Shikamaru-kun». Aveva risposto Temari mentre,
alzatasi, si allontanava per andarsi a coricare. Shikamaru era rimasto
seduto a lungo a riflettere sul quel mistero straordinario che le donne
continuavano a essere per lui.
«Temari,
vorrei poter stare con te più a lungo con te». Disse. Ma
era solo un sussurro e il vento portò via le parole, nessuno le
avrebbe potute udire.
***
Poco più lontano, nella foresta, Temari combatteva da sola
contro diversi nemici. Sembrava proprio che quelli volessero lei, visto
che nessuno di loro si era preso la briga di inseguire i suoi compagni
e che nessuno di loro era tornato indietro alla base. Ma
l’avevano decisamente sottovalutata: anche in dieci contro uno si
poteva notare la superiore abilità combattiva della Kunoichi di
Suna. Già sette nemici che avevano tentato di attaccarla erano
caduti sotto i suoi colpi spietati e precisi. Ma la stanchezza
cominciava a farsi sentire e Temari era già stata colpita
diverse volte: ferite ancora piuttosto lievi, a volte poco più
che graffi, ma dolorose e piuttosto fastidiose quando dovevano compiere
movimenti improvvisi e rapidi. All’improvviso uno dei Nukenin dai
cui attacchi si stava difendendo riuscì a infliggerle un colpo
di Katana e a ferirla in modo piuttosto grave nei pressi della spalla.
La Jonin cadde al suolo stremata, gridando di dolore, mentre uno dei
Ninja nemici si avvicinava trionfante, forse sperando di poterle
infliggerle il colpo di grazia. Ma aveva fatto male i suoi conti
perché Temari non era una combattente che si potesse arrendere
ad una simile difficoltà. Impugnò il suo Ventaglio il
nemico subì in pieno la sua tecnica più devastante. La
tecnica della Grandi lame di Vento.
Un altro Ninja era stato sconfitto ma ne mancavano
ancora due e la ferita sanguinante l’avrebbe presto indebolita;
cercò di utilizzare di nuovo il ventaglio, ma questa volta un
colpo piuttosto forte glielo strappò di mano.
«Sei finita ragazza…» urlò
quello, «non hai più la tua arma…» ma il
grido gli morì in gola. Temari era riuscita, con la forza della
disperazione, a trafiggerlo al cuore con un Kunai. Ne era rimasto
soltanto uno. Un solo nemico da sconfiggere. Ma era debole troppo
debole, anche se lo avesse ucciso non avrebbe mai trovato la forza di
tornare dai suoi compagni o a Konoha. Temari si sentì perduta.
Poteva solo sperare che qualcuno venisse a salvarla perché,
anche se avesse vinto, niente le assicurava la sopravvivenza. A questo
punto non poteva che limitarsi a cercare di evitare gli attacchi del
suo nemico e, nel contempo cercare di scovare un punto debole e
finirlo. La lotta durò a lungo tra gli alberi della foresta, e
Temari era sempre più sfinita, era stata ferita altre volte
anche in modo grave e aveva perso troppo sangue. Aveva anche perso il
copri fronte. Fu colpita da un forte pugno in pieno viso e
ricadde nuovamente a terra, stremata, in attesa della fine. Il Nukenin
le si avvicinò lentamente, sorrideva spietato pregustando la sua
vittoria. Brandiva una lunga Katana ma mentre si apprestava a vibrare
il colpo fatale, un corto pugnale vibrato da una mano misteriosa
bloccò il colpo. Il Nukenin si allontanò con un salto dal
corpo di Temari mentre questa, quasi sul punto di perdere conoscenza
sentiva una voce nota esclamare. «Ti sembra il modo di combattere
contro una donna indifesa, non è affatto gentile, sai?».
«Shikamaru…sei venuto a salvarmi» mormorò
prima di perdere conoscenza.
****
Shikamaru era giunto al luogo del combattimento
appena in tempo. Proprio quando Temari, ormai sopraffatta stava per
ricevere il colpo mortale ed era riuscita a fermarlo.
«Ma guarda! Un altro Ninja che muore dalla voglia di essere ucciso!»
«Che cosa volevi fare a Temari, maledetto?!»
«Che ti importa? È forse la tua
fidanzata? Beh non ti devi preoccupare allora. Tra poco ti ammazzo,
così ti potrai riunire a lei, sei contento?» rispose il
Ninja nemico, beffardo.
«Lo vedremo» ribatté Shikamaru,
sorridendo. «Non dovete essere poi eccezionali visto che ne ha
ammazzati nove su dieci prima di cadere».
«Ammetto che ci sapeva davvero fare, la
ragazza. Ma tu con me non hai alcuna possibilità. Sei un Nara,
vero? Conosco le vostre ridicole tecniche, non ce la farai mai?»
«Sei sicuro di te, Nukenin, attento non
è intelligente dare l’avversario per battuto prima del
tempo. Comunque, prima di ammazzarmi, dimmi perché volevate
catturarla? A cosa vi sarebbe servito?»
«Noi siamo Ninja traditori. Abbiamo vissuto
come dei volgari banditi, ma non abbiamo dimenticato il nostro passato.
Siamo dei combattenti. Vogliamo e dobbiamo combattere è la
nostra natura. La guerra è il nostro ambiente naturale»
«Capisco, rapendo la sorella del Kazekage
speravate di indurlo a dichiarare guerra al Villaggio della Roccia, o
di rompere l’alleanza tra Suna e Konoha. Un piano audace, ma
molto pericoloso.»
«L’una o l’altra, sì. I
ninja sono strumenti per combattere, la pace non è adatta al
nostro mondo. Ma dalla Quarta Guerra Mondiale i nostri stupidi Kage
hanno voluto evitare altri conflitti; ma ora basta parlare, pivello,
adesso ti ammazzo».
Shikamaru sorrise. «Mi dispiace, amico, troppo
tardi sei già caduto vittima della mia tecnica. Hai perso tempo
a parlare con me e ti sei distratto come uno stupido.»
«Cosa?! Ma la tua ombra. Dov’è la tua ombra?»
«Ma non vedi? Sei in una foresta, idiota! E
comincia ad essere tardi. Qui è pieno di ombre ed io le posso
usare per allungare la mia! Ora scusami, vorrei tanto divertirmi con
te, ma ti devo ammazzare in fretta. Ho un compagno da portare in
salvo!»
Immediatamente un gran numero di lunghi fili di
ombra sorsero dal terreno, come evocati, alcuni colpirono crudelmente
il nemico in vari punti del suo corpo bloccandolo totalmente mentre
altri raccoglievano vari Kunai e Shuriken che erano stati lanciati
durante il combattimento tra Temari e i suoi avversari. I Kunai,
lanciati con precisione trafissero più e più volte il
nemico al cuore. «Dovresti stare più attento quando
combatti» disse Shikamaru, mentre il Ninja nemico cadeva al
suolo, morto.
E con questo ne manca solo uno. Scusate se è
un po' più breve (in compenso l'altro era più lungo) ma
dovevo circoscrivere l'episodio. Ci siamo ricollegati al prologo e con
il prossimo concluderemo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti quelli che mi leggono
Atanvarno
Prossimo capitolo: La persona più importante
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** La persona più importante. ***
Non morire mendkouse
Non morire, Mendekouse….
CAPITOLO SESTO.
LA PERSONA PIù
IMPORTANTE
Nella
sala d’attesa Shikamaru era di nuovo solo: da tre lunghe ore
stava in quel luogo, aspettando che qualcuno uscisse dalla sala
operatoria. Era stanco e preoccupato. La lunga attesa lo aveva
completamente snervato, continuava a fissare il muro di fronte a se
ripercorrendo nella mente gli avvenimenti delle ore precedenti. E
dentro di lui il vuoto cresceva.
Finalmente si senti il cigolio delle porte che si aprivano, Shikamaru
balzò immediatamente in piedi e si voltò verso Sakura
Haruno che usciva dalla sala. Sembrava molto provata dalla fatica del
lungo intervento, ma non preoccupata o triste, Shikamaru sentì
come se un grosso peso che gli opprimeva il cuore fosse stato rimosso
quando udì le parole del Ninja medico
«È salva!» aveva detto. Poi continuò
«L’intervento è stato incredibilmente complicato
è ha avuto bisogno di molte trasfusioni, ma ora è del
tutto fuori pericolo. Le abbiamo anche somministrato l’antidoto
per il veleno. Ora avrà bisogno di qualche giorno di riposo a
letto e di un po’ di convalescenza lontana dalle missioni. Ma
tornerà la Ninja di prima»
«Grazie Sakura! Non so davvero cosa avrei fatto se
lei…» Sakura lo interrupe abbracciandolo
all’improvviso e scoppiando in lacrime.
«Sakura…insomma…non è proprio il caso di
abbracciarmi in questo modo!» le disse Shikamaru piuttosto
imbarazzato da quell’inatteso gesto di affetto. «E poi, se
Lee ci vedesse abbracciati diventerebbe geloso e cercherebbe di
ammazzarmi e questo sarebbe una vera seccatura».
Sakura, sorridendo gentilmente e asciugandosi le lacrime gli rispose
«Scusa Shikamaru-kun. Volevo solo dirti che prima di
addormentarsi ha chiesto di te»
«Dove si trova ora?»
«Ha bisogno di riposare. L’abbiamo
portata in una stanza e le abbiamo dato qualcosa per farla
dormire».
«Vorrei vederla, Sakura-kun ti prego.»
«Ma certo, seguimi»
Lo condusse nella corsia di degenza e aprì la porta della stanza
in cui si trovava Temari. La stanza era spaziosa e ben illuminata,
c’erano due letti dei quali solo uno dei quali era occupato, da
Temari, naturalmente. Appoggiato sulla parete di fianco al letto
c’era il suo Ventaglio: evidentemente qualcuno lo aveva
già recuperato dalla radura in cui era stato lasciato.
.Shikamaru entrò e presa una sedia si sedette accanto al suo
letto tutta la stanchezza, la preoccupazione e la paura che aveva
provato quel giorno scomparvero quando vide il viso di lei tranquillo e
rilassato, immerso in un sonno ristoratore. Il sole era ormai
tramontato da un pezzo su Konoha la notte con il suo manto di stelle
era calata sul villaggio.
«Mendekouse, mi hai fatto preoccupare!» le sussurrò
Shikamaru benché fosse conscio che lei non poteva sentirlo. O
forse proprio per questo. «Come ti è venuto in mente di
affrontare da sola dieci Ninja?» Tacque, non trovava le parole
per esprimersi, come se qualcosa gli bloccasse il cervello e gli
impedisse di pensare. Stette lì, seduto a fissare il suo viso i
capelli ancora insolitamente sparsi e non legati, come di consueto in
quattro trecce, le palpebre chiuse a coprire quegli straordinari occhi
verdi che poche ore prima aveva desiderato rivedere e che ancora gli
erano negati, la bocca chiusa sulla quale avrebbe voluto vedere un
sorriso; la fronte spaziosa, libera dal copri fronte della sabbia che
era stato perso nella foga del combattimento.
«Ricordi, Mendekouse, quanto tu mi salvasti da quel demonio del
suono, tanti anni fa? Allora tu arrivasti in tempo. E me la cavai con
un dito rotto. Questa volta tu hai rischiato la vita sul serio».
Improvvisamente Temari mormorò qualcosa nel sonno. «Shikamaru…aiutami».
«Sono qui, Temari, sono qui. Non devi temere!». Le
sussurrò il ragazzo. Poco dopo si alzò e, fissatala
un’ultima volta uscì dalla stanza. Incontrando Sakura le
disse «Credo che sia ora che vada. Ormai non
c’è che da aspettare che si svegli. E anche io ho bisogno
di riposare.».
«Fai bene, Shikamaru, è stata una giornata dura anche per
te. Comunque, quando si sveglierà le dirò che sei stato
qui».
«Grazie Sakura»
Uscì dall’ospedale, la notte era ormai scesa da un
pezzo. Guardò in alto e osservò le stelle per qualche
istante: il cielo terso risplendeva della loro luce, dolce e soffusa,
solo nel deserto di Suna aveva visto un tale numero di stelle.
Proseguì verso casa, camminando lentamente e fermandosi spesso,
forse in qualche posto particolare, a lui molto caro. Quando
entrò i suoi genitori erano già andati a dormire da un
pezzo. Shikamaru tuttavia non riuscì ad addormentarsi.
Passò la notte a fissare il soffitto mentre il buio della notte
invadeva totalmente la stanza. E lo lasciava solo con i suoi pensieri.
Ciò che era successo lo aveva messo di fronte a qualcosa che
aveva sempre cercato di respingere e di negare: il fatto che teneva
immensamente a Temari, più che ad ogni altra persona che avesse
mai conosciuto. Rifletté a lungo su ciò che avrebbe
potuto fare, poi prese la sua decisione. Nei giorni successivi non
andò a trovarla che una sola volta, la mattina seguente, non
appena si era svegliata. Poterono parlare solo per qualche minuto
durante l’orario delle visite, prima che l’infermiera li
separasse.
****
Sei giorni dopo, Shikamaru uscì di casa all’alba, senza
nemmeno fare colazione. Uscì dal villaggio dirigendosi verso il
cimitero fermandosi davanti ad una tomba semplice, un cippo di pietra
posto nel prato verde, qualche fiore davanti ad esso. Sul cippo solo un
nome Asuma Sarutobi. Shikamaru si fermò, stando in piedi di
fronte alla tomba del suo maestro, da qualche tempo ormai veniva a
trovarlo almeno una volta a settimana, e anche ogni volta che terminava
una missione importante: si sedeva di fronte a lui, come quando
giocavano insieme a Shogi; a volte gli parlava della sua missione o
della sua vita, altre volte stava semplicemente in silenzio per qualche
minuto, prima di tornare nel villaggio.
Dopo qualche istante di silenzio, Shikamaru parlò: «Salve
Asuma-sensei! Qualche giorno fa ho svolto un’altra missione.
Durante la missione una persona a cui tengo molto è stata in
pericolo mortale.». Si fermò un attimo, sospirò e
poi continuò. «Ricordo ancora quando mi hai parlato per la
prima volta di te e di Kurenai. Sono stato molto felice per te quel
giorno; ora sono io ad essere innamorato, proprio io che ritenevo tutte
le donne delle seccature»
«Però, maestro, non so cosa fare. Lei è di Suna,
è di un altro villaggio e questo rende il tutto troppo
difficile. Ho paura, maestro. Penserai che è stupido. Mio padre
dice sempre che un uomo non è nulla senza una donna al suo
fianco. Ora capisco che ha ragione. Però…se succedesse
qualcosa. Se scoppiasse una guerra. Che cosa potremmo fare? In questo
momento vorrei averti al mio fianco, Asuma. So che mi daresti il
consiglio giusto.» aveva parlato lentamente, con lunghe pause di
silenzio tra una frase e l’altra ed era passato un po’ di
tempo da quando era giunto lì.
Improvvisamente una voce interruppe le riflessioni di Shikamaru:
«Non devi avere paura di amare, Shikamaru.» disse Kurenai
che era venuta a sua volta a trovare il suo vecchio fidanzato.
«Non esistono difficoltà che non si possono superare.
Perdonami non ho potuto fare a meno di sentire. ».
«Oh, salve Kurenai-san. Non ti devi scusare stavo qui a parlare
con Asuma. È come se fosse ancora qui, in fondo» le
rispose Shikamaru, voltandosi verso di lei.
«La ragazza…è Temari della Sabbia, vero?»
«Si, proprio lei. Vorrei che non fossimo di due villaggi diversi, sarebbe più facile»
«Noi e la Sabbia, siamo alleati» osservò Kurenai
«Lo so bene anche io, Kurenai» le rispose Shikamaru con un
sospiro. «Ma le alleanze e i trattati tra villaggi Ninja sono
sempre relativi: eravamo alleati della Sabbia anche quando il Terzo
morì, durante l’attacco di Orochimaru. Suna era stata
ingannata, certo, ma lo aveva sostenuto. Non voglio dover combattere
contro la mia gente. O costringere lei a fare altrettanto».
«Shikamaru.» gli disse Kurenai, mettendogli una mano sulla
spalla. «So che ti piace prevedere tutto e avere tutto sotto
controllo. È la tua grande forza e il tuo modo di agire. Ma ci
sono casi in cui bisogna solo affidarsi al proprio cuore. Dille
ciò che provi, punto. Il resto lo affronterete insieme. Se lei
vorrà».
«Grazie, Kurenai. Proverò a seguire il tuo consiglio.
Salutami tanto Hiru e ricordati che non lo lascerò mai solo.
Qualunque cosa succeda. Ho fatto una promessa»
Shikamaru si allontanò dalla tomba di Asuma, rendendosi conto
che Kurenai aveva bisogno di stare sola con lui. Aveva preso la sua
decisione.
***************
Temari era seduta nella sua stanza, erano quasi sei giorni che
stava in convalescenza a Konoha, ma presto quel periodo sarebbe finito
e sarebbe potuta tornare al suo villaggio, rivedere la sua gente, come
desiderava. Uscì dalla stanza per respirare un po’ di aria
fresca nel parco vicino all’ospedale: la primavera a Konoha era
sempre meravigliosa, ma quella giornata, soleggiata, ma non troppo
calda era la migliore per trascorrere una convalescenza. Mentre stava
seduta su una panchina le si avvicinò Sakura.
«Ciao, Temari-chan, stai bene?»
«Oh, si. Non ti ho ancora ringraziato
abbastanza per avermi curato. Senza di te sarei morta di certo.
Sakura».
«Dovresti ringraziare Shikamaru. È lui che ti ha portato
qui.» rispose modestamente Sakura. Poi, appena esitante aggiunse.
«A proposito come va tra voi due? Non si è visto molto in
questi giorni»
«Come dovrebbe andare? Non c’è niente tra me e Nara.
Niente. E non ci può essere niente, siamo troppo diversi.
Apparteniamo a due mondi diversi»
«Eppure…sono certa che tu gli sei molto cara, Temari: Era
sconvolto all’idea che tu morissi. Ha aspettato per ore
l’esito dell’operazione».
«Non so cosa fare, Sakura. Sai com’è lui. Non
è il tipo di persona che si espone in queste cose. E io non ho
la minima intenzione di pregarlo in ginocchio o robe simili».
«Io credo che gli dovresti dare un’opportunità
Temari. Vi dovreste parlare. Scusa so che non mi dovrei impicciare
tanto ma… credo che siate fatti l’uno per
l’altra».
«Non lo so, Sakura-chan, vedremo»
**************************
Quello stesso giorno Shikamaru, dopo essere tornato a casa e avere
fatto colazione si recò, come di consueto al suo posto speciale,
approfittando degli ultimi spazi della settimana di riposo che
Rokudaime gli aveva concesso. Quando salì le scale,
scoprì con un certo stupore che il posto non era vuoto come si
aspettava.
Seduti sulla panchina, l’uno accanto all’altro in
atteggiamenti intimi stavano Choji e Ino. Da un paio di anni i due si
erano fidanzati, ma non era mai capitato che venissero a coccolarsi
proprio lì, anche perché la cosa metteva in imbarazzo
Shikamaru, che si sentiva un terzo incomodo e quindi il più
delle volte si allontanava con qualche scusa, per lasciare soli i
“piccioncini”.
«Ciao Shikamaru!» dissero quasi
all’unisono Choji e Ino. «Ti stavamo aspettando!».
«Ciao Ino! Ciao Choji! Stavate aspettando me? È forse
successo qualcosa di grave?». Ma la risposta divenne chiara, agli
occhi di Shikamaru, non appena osservò con più attenzione
il viso degli amici. Ino pareva il ritratto stesso della
felicità: i suoi occhi azzurri risplendevano quasi di luce
propria ed un immenso sorriso le illuminava il volto. Choji era, se
possibile, ancora più felice: guardava la sua Ino con un sorriso
appena accennato, ma tenero e affettuoso, con un braccio le circondava
le spalle, come per proteggerla. Aveva già visto quei sintomi
qualche giorno prima, in Naruto, ma questa volta decise di non
anticipare niente e di lasciare che fossero loro a dare la lieta
notizia.
«Volevamo che tu fossi il primo a saperlo Shikamaru-kun!»
rispose Choji. «Ci è successa una cosa bellissima»
Tacque, alzandosi in piedi, sempre reggendo la sua ragazza. Dopo
qualche istante di silenzio. «Sono incinta!» esclamò
Ino, con un sorriso felicissimo. «L’ho scoperto proprio
oggi!» e saltò al collo di Shikamaru, abbracciandolo.
Temari uscì dall’ospedale, decisa ad incontrarlo. Non
sapeva ancora che cosa gli avrebbe detto o fatto e questo la
disturbava. Ma era ora di prendere una decisione o lo avrebbe rimpianto
per tutta la vita. Decise di cercarlo, prima di tutto, nel suo famoso
“posto speciale” che aveva visitato con lui prima della
missione. Salì le scale velocemente, con il cuore in gola per
l’emozione.
Giunta sul terrazzo vide Shikamaru e di fronte a lei, la sua
compagna Ino. Udì questa esclamare «Sono incinta».
La vide
abbracciare Shikamaru. Si sentì improvvisamente persa.
*******************
Shikamaru si sciolse dall’abbraccio di Ino sorridendo. Ma dietro
di lei vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere. Temari lo aveva
visto abbracciato a Ino e sembrava sconvolta, la vide mentre con rabbia
gli lanciava uno Shuriken che lo mancò di parecchi centimetri,
ma fu come se lo avesse preso in pieno. La vide fuggire senza dire una
parola.
Allora scese le scale di corsa, a rotta di collo, inseguendo la
ragazza che correva sempre più lontano. Sempre inseguendola si
ritrovò nella piazza maggiore del villaggio. Temari si era
fermata e lo guardava: sembrava che stesse piangendo. Mentre si stava
voltando Shikamaru prese una decisione improvvisa: compose i sigilli e
mise in azione la sua tecnica preferita: Kagemane no Jutsu (Tecnica del
controllo dell’ombra). L’ombra di Shikamaru si strinse e
balzando da un luogo all’altro, sfruttando le ombre dei passanti
e degli edifici raggiunse la ragazza bloccandone i movimenti. Temari si
accorse di non potersi più muovere, ancora mezza girata verso di
lui.
«Lasciami andare subito, Nara! Lasciami, maledetto str…!
Giuro che quando mi libero ti ammazzo, brutto…» gli
urlò Temari.
«No.» rispose semplicemente Shikamaru e iniziò ad
avvicinarsi obbligando anche la ragazza a fare lo stesso. «Prima
ci sono delle cose che ti devo dire, poi mi ammazzerai!».
Giunsero a poco più di un metro l’uno dall’altra.
Shikamaru la fissò negli occhi senza parlare, assaporando la
gioia di annegare finalmente in quel verde meraviglioso.
Temari cercò il suo sguardo e lo ricambiò e non si
accorse nemmeno che da tempo Shikamaru aveva sciolto la tecnica e che
nulla ormai la poteva trattenere dallo scappare o dall’ammazzarlo
di botte. Invece continuarono a fissarsi. E quei secondi parvero loro
lunghi come ere, come se fossero vittime di una dolce illusione che
balzava dagli occhi dell’una a quelli dell’altro. Dopo un
tempo che parve infinito, finalmente Shikamaru parlò.
«Temari» le disse in tono basso, dimesso ed insieme dolce
che gli era così estraneo. «In questi giorni ho compreso
quanto tengo a te, quanto tu sei importante. Ho rischiato di perderti
Temari-chan. Ho rischiato di perderti e non l’avrei potuto
sopportare. Quando ti ho visto a terra, ferita, in punto di morte, mi
sono sentito morire dentro. Temari io non sono bravo in queste cose.
Tutta la mia intelligenza non serve a trovare le parole che vorrei
dirti. Io ho sempre pensato alle donne come seccature, come fastidi da
evitare. Ma se proprio devo dividere con una seccatura la mia vita,
vorrei davvero che quella seccatura fossi tu. Io Ti amo, Temari. Ti amo
con tutti i tuoi dannati difetti, ti amo perché sei la seccatura
più grande e più bella che mi sia capitata. Amo i tuoi
occhi verdi come l’erba delle radure nella foresta del mio Clan,
e i tuoi capelli biondi, con quei quattro buffi codini. Amo il tuo
caratteraccio e la tua prepotenza. Ti amo così come sei.»
Tacque di nuovo.
Infine Shikamaru si chinò accarezzandola e le diede un bacio,
leggero, come il tocco di un petalo sulla pelle. Si staccò
subito. Sorridendo le disse «Ecco, ora mi puoi ammazzare se vuoi,
giuro che non farò resistenza.»
«Ammazzarti?» disse Temari sorridendo dolcemente e
cingendogli la testa con le braccia, «E se ti ammazzo, dove lo
trovo un altro cretino che si prende una seccatura come me?».
Allora si baciarono di nuovo, un bacio lungo e appassionato, nel mezzo
della piazza assolata, incuranti degli sguardi della gente che da tempo
ormai li guardava incuriosita. Dopo molto tempo si staccarono e
tornarono a guardarsi negli occhi. Fino a che una voce petulante
interruppe l’incantesimo.
«Zio Shikamaru! Ma stai baciando una ragazza!!!! Che
schifo!!» strillò Hiruzen Sarutobi, che pareva sul punto
di scoppiare a ridere. E non era il solo. Sembrava che tutti i membri
delle vecchie squadre di tanti anni prima si fossero dati appuntamento
in quella piazza apposta per vedere Shikamaru in quella situazione.
«Hiruzen insomma! Ti sembra il modo di comportarti?»
Kurenai era intervenuta a bloccare il figlio, sorrideva anche lei
contenta. Shikamaru e Temari risero.
«Beh, sorellina. Sembra che tu finalmente abbia trovato un pazzo
disposto a prenderti». Gaara e Kankuro erano appena giunti a
Konoha. «Siamo venuti appena abbiamo potuto per vedere se nostra
sorella sta bene. Ma a quanto pare non dovevamo preoccuparci»
spiegò Gaara che aveva parlato anche prima.
Kankuro, invece, si rivolse direttamente a Shikamaru dicendogli
«Beh, Nara, sembra che mia sorella ti voglia proprio bene. Anche
se non capisco cosa ci trovi in te. Ma sappi che se la farai soffrire
te la vedrai direttamente con me!»
«Non ho bisogno della tua protezione, Kankuro!» intervenne
Temari, seccata «se mi tradisce io lo ammazzo con le mie
mani!»
«Che seccatura» borbottò Shikamaru «Comunque
il figlio è di Ino e di Choji. Credevo di averti detto che
stavano insieme».
Sorrisero entrambi e si allontanarono dalla piazza cercando di
liberarsi dalla folla di importuni curiosi che si era assiepata.
Invano. Non poterono fare a meno di dare retta a tutti i vecchi
compagni di Konoha: Naruto (con al seguito un’Hinata più
bella che mai) e Choji (con Ino, ovviamente), che reclamavano al più presto un altro
Nara, per fare compagnia ai loro piccoli; Kiba, come sempre un
po’ troppo espansivo nel complimentarsi con Shikamaru per la
bellezza della sua ragazza; Sai, che insisteva nel dire che non capiva
come esprimere le sue emozioni a Shiho; Shino, come al solito burbero e
silenzioso, che non sopportava di essere ignorato; Ten Ten che consigliava
a Temari come smuovere un po “quel poltrone di Shikamaru”;
Lee urlava frasi sconnesse sull’importanza della giovinezza
per l'amore, persino Neji si ritenne in
dovere di complimentarsi con Shikamaru.
Finalmente dopo molta, molta fatica e grazie al decisivo intervento di
Choji e Gaara, i due si ritrovarono soli. Camminavano insieme per un
sentiero quasi deserto, l’uno accanto all’altra, in quasi
totale silenzio. Ad un certo punto Temari disse.
«Ci sono ancora un sacco di problemi da affrontare, Shikamaru. Non sarà facile.»
«Hai ragione! È vero!» rispose lui «Ma ora li
affronteremo insieme, noi due, ed è tutta un’altra
storia.»
.Il sole stava tramontando su Konoha e le loro ombre si allungavano e si fondevano in un’unica ombra.
FINE…
Finalmente
abbiamo finito. Come avete visto non ho ucciso Temari. Non ne ho
mai avuto l'intenzione in effetti, questa era una storia romantica non
poteva mica finire male. Forse alla fine mi è uscita un
po' banale. Vi chiedo scusa ma in queste cose romantiche non sono
proprio bravo. Mi vergogno, diciamo.... Comunque quel che è
fatto è fatto.
A questo punto andiamo con i ringraziamenti.
1) A Telesette. di nuovo. per avermi convinto a Pubblicare.
2) Al mio amico "Dreamer" che mi aveva assistito nella scrittura.
3) A chi ha messo la mia storia tra le preferite e cioè
1 - Dolly_97 2 - Ramiza 3 - Sumire 90 4 - _aprilfly_
4) A chi l'ha messa tra le storie da ricordare.
1 - Amy Uzumaki 2 - Hinata_sama 3 - Lambo566
5) A chi l'ha messa tra le seguite.
1 - cat009 2 - DirtyCharity 3 - Dolly_97 4 - Lilla95 5 - Scemafranci
6) A chi ha semplicemente recensito in particolare a Vaius e a tutti quelli che hanno letto e apprezzato.
Spero che tutti voi vorrete seguire il "seguito" di questa storia ossia,
La volontà ardente
prossimamente...su EFP...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=683452
|