Nothing like you and I

di Fiorels
(/viewuser.php?uid=78393)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inspiegabile attrazione ***
Capitolo 2: *** ...e sono un imbranato! ***
Capitolo 3: *** Telefonata ***
Capitolo 4: *** Find the way ***
Capitolo 5: *** Buoni propositi ***
Capitolo 6: *** Missing you ***
Capitolo 7: *** Tonight's gonna be a good night ***
Capitolo 8: *** Ti presento i miei ***
Capitolo 9: *** Contatto ***
Capitolo 10: *** Lunga salita ***
Capitolo 11: *** Contro vento ***
Capitolo 12: *** Qualcosa di grande ***
Capitolo 13: *** Giochi a incastro ***
Capitolo 14: *** Terzo incomodo ***
Capitolo 15: *** Sorpresa ***
Capitolo 16: *** Never think ***
Capitolo 17: *** Complicazioni ***
Capitolo 18: *** La verità fa male ***
Capitolo 19: *** Mentire per amore ***
Capitolo 20: *** In trappola ***
Capitolo 21: *** In guerra e in amore... ***
Capitolo 22: *** ...tutto è concesso! ***
Capitolo 23: *** Amici... ***
Capitolo 24: *** ...o forse no? ***
Capitolo 25: *** Solo lei ha quel che voglio... ***
Capitolo 26: *** ...e sono io ciò che sta cercando ***
Capitolo 27: *** Impasse ***
Capitolo 28: *** Are you there? ***
Capitolo 29: *** I'm sorry ***
Capitolo 30: *** Almeno credo ***
Capitolo 31: *** Rivelazioni ***
Capitolo 32: *** Doppio gioco ***
Capitolo 33: *** Bivio ***
Capitolo 34: *** In questo immenso... ***
Capitolo 35: *** Dalla pelle al cuore ***
Capitolo 36: *** Bleeding love ***
Capitolo 37: *** Here without you ***
Capitolo 38: *** Your Song ***
Capitolo 39: *** Irraggiungibili ***
Capitolo 40: *** I'm Yours ***
Capitolo 41: *** Love is pain ***
Capitolo 42: *** Via ***
Capitolo 43: *** Just look at You ***
Capitolo 44: *** Vuoi vedere che ti amo ***
Capitolo 45: *** I found I could fly ***
Capitolo 46: *** Nothing like you and I ***



Capitolo 1
*** Inspiegabile attrazione ***


Grande

Capitolo 1

 

Inspiegabile attrazione

 

POV Kristen

 

Come on, here’s your chance
Don’t let it slip right through your hands
Are you ready for the ride of your life?

 

Grande! Sono già abbastanza distrutta…questa non ci voleva proprio!

Questo fu tutto quello che riuscii a pensare quando Catherine mi chiamò per comunicarmi che il casting per un “Edward” perfetto andava di male in peggio. Ormai erano giorni che ci provavamo. Lo cercavamo disperatamente, ma niente. Mancava poco che ci venisse una crisi isterica e che abbandonassimo tutto.

“Mi dispiace tantissimo! So che sei esausta…ma mi faresti un gran favore se potessi venire a casa per provare delle scene con alcuni possibili Edward…ti scongiuro! Sono disperata!”

Beh, minimo! Cosa si poteva pretendere? Dove si poteva trovare un ragazzo alto, bello, gentile e tenebroso allo stesso tempo e con discrete qualità recitative..? era un vero e proprio suicido! Troppo perfetto! Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.

“Non c’è problema. Il tempo di venire e sono da te”.

Mi vestii svogliatamente, con le prime cose che trovai. Un jeans blu scuro e una maglietta un po’ punk. Inutile agghindarsi, tanto sapevo che sarebbe stato un altro buco nell’acqua.

Arrivata da Catherine c’erano già un paio di ragazzi. Mi presentai gentilmente e già dal modo in cui mi strinsero la mano capii che erano tutto fumo e niente arrosto. Non facevano altro che toccarsi i capelli come a voler attirare l’attenzione, cercavano disperatamente pose adatte per apparire più belli mentre si vedeva che nelle loro teste non circolava un solo neurone che li aiutasse a uscire dalla situazione in cui si erano messi. Parlavano con un forte accento inglese facendo attenzione ad ogni minima parola, si capiva perfettamente che cercavano disperatamente di apparire per quello che non erano. Non potei fare altro che pensare “Come si può essere così sfacciati ed egocentrici?”; nonostante raramente mi sbagli nel giudicare le persone a prima vista decisi comunque di concedergli il beneficio del dubbio. GRANDE ERRORE! Le mie supposizioni si rivelarono più che giuste. Ancora non riesco a concepire una tale violenza recitativa, come se per dare enfasi alla scena basti urlare o far volare cuscini per tutta la stanza come se caricarsi di energia inutile avrebbe aiutato. Fuori il primo! (troppo irruente). Fuori il secondo! (non abbastanza tenebroso). Fuori il terzo! (troppo “non-bello”). E così dopo 4 ore non avevamo trovato nessuno! Continuavano a chiedermi cosa ne pensavo. “Non saprei…” era tutto quello che riuscivo a dire, ma in realtà pensavo che sarei stata davvero terribile in questo film se non avessimo trovato qualcuno che mi leggesse negli occhi e che capisse la profondità del personaggio.

Proprio quando, distrutta, sprofondai sul divano, persa nei miei pensieri una voce mi richiamò alla realtà.

Era Catherine: “Kristen, ci sarebbe ancora un altro ragazzo, ce la fai a fare un’ultima prova?”

Cosa potevo dire?  “Certo, non c’è problema!”. Anche se sapevo già come sarebbe andata a finire, che differenza poteva fare quest’ultimo ragazzo? Si presenterà sfacciato come tutti gli altri e staremo al punto di partenza.

Mi preparai ad affrontare questo nuovo pretendente con un po’ di sconforto, sicura di ciò che mi aspettava da lì a 30 secondi, ma dovetti cambiare atteggiamento. Entrò con la testa bassa, in punta di piedi, quasi non volesse farsi sentire e dare fastidio, come se gli servisse una spinta per fare l’estremo passo dentro la stanza, verso di me. D’un tratto alzò il viso e si presentò incerto e con evidente soggezione.

 “Ciao, ehm..io sono…ehm…” sembrava non ricordare il suo nome. “Robert, piacere di conoscerti!” disse alla fine.

“Kristen, piacere mio” fu tutto ciò che riuscii a dire stringendogli la mano che aveva allungato con titubanza. Dovetti ammettere che era davvero bello, non si poteva negare. Era diverso dagli altri: non sembrava affatto preoccupato di sembrare “perfetto”, sembrava terrorizzato, in preda a una perfetta miscela di eccitazione e timore. I capelli gli coprivano il volto abbassato e fui quasi costretta ad abbassarmi per guardarlo negli occhi. Catherine ci guardava sospettosa, pensierosa, mi fece cenno di dire qualcosa. Perfetto! Proprio quello che volevo evitare.

“C’è qualcosa che non va?” chiesi  esitante.

Mi guardò sconcertato. “Devi scusarmi. È solo che è strano. È imbarazzante anche solo essere qui”.

Non capivo cosa intendesse. “Ti metto in imbarazzo?”

“No no, non tu. Non fraintendere. È che, sai, la parte richiede un ragazzo bellissimo e perfetto, e non è che puoi presentarti qui e dire..Hey! eccomi qua’…”. Sfoderò un sorriso imbarazzato, timido ed allora capii che era il ragazzo perfetto. La sua perfezione stava proprio nel non ritenersi perfetto e nel non pretendere di esserlo. Inevitabilmente mi uscì un risolino.

Cosa c’è? Che ho detto?” chiese in modo interrogativo.

“Niente, davvero!” certo non potevo dirgli che secondo me era il ragazzo perfetto! Almeno non prima di aver visto come recitava e di aver avuto l’approvazione di Catherine.

“Bene, terminati i convenevoli, proviamo la scena della foresta” si intromise Catherine.

Non riesco nemmeno a descrivere l’alchimia che subito avvertii con questo ragazzo mentre iniziammo a provare. Eravamo con i copioni in mano, eppure mi sembrava di conoscere le battute a memoria, come se non ci fosse bisogno di recitarle, come se la sua voce le facesse uscire dalla mia bocca spontaneamente. Era incredibilmente facile perdersi nei suoi occhi: un’attrazione inspiegabile ma completamente normale allo stesso tempo: naturale, priva  di alcuna forzatura, totalmente indipendente.

“Non ho mai desiderato così tanto del sangue umano in tutta la mia vita” continuava a leggere le battute con una tale naturalezza che fu semplicissimo per me immedesimarmi nella parte.

“Mi fido di te…” dissi automaticamente.

Prendendomi alla sprovvista, alzò lentamente una mano e con sguardo tormentato mi accarezzò il viso..

“Non devi”

Rimasi spiazzata mentre guardavo il mio stesso riflesso nei suoi occhi. Avevo perso il filo. Non era possibile. Non mi era mai successo. Per quanto cercassi di non darlo a vedere, mi consideravo  molto seria nel mio lavoro, agendo ogni volta nel modo più professionale possibile… “PERFETTA!!!” le grida entusiaste di Catherine mi fecero sobbalzare, sollevandomi dai miei pensieri e tirandomi fuori da quella che sarebbe presto diventata una situazione molto scomoda.

 “Sicura che vada bene?” iniziò a dire lui quasi in preda al panico “posso provare ancora”. Sembrava non volesse andar via.

“No no. Questa era perfetta!” sembrava davvero convinta. “Però vorrei provare anche la scena del bacio”

Accidenti. Lo sapevo. E ora? Ero riuscita a malapena a ricordare le battute prima, adesso sarei morta. Non sapevo che mi stava succedendo. Era lavoro, come sempre. Non avevo mai reagito così.

“Spostiamoci in camera da letto” disse Catherine. “Sicuramente l’atmosfera sarà più suggestiva del garage” continuò con un piccolo risolino. Di bene in meglio..

Ancora non mi guardava. Sembrava ancora terrorizzato. Dovevo proprio avere l’aspetto di un mostro. Se l’avessi saputo mi sarei truccata un po’ meglio.

Uscimmo dal garage e camminammo a testa bassa senza dire niente fino alla camera e ci posizionammo sul letto. Fu allora che i suoi occhi incontrarono i miei e recitai le battute senza nemmeno accorgermene -proprio come poco fa-  finché si chinò lentamente, in tensione.

Riuscivo a malapena a sentire la voce di Catherine. “Bene, anche più lenta…” disse sottovoce.

Sembrava non arrivare mai. “Non ti muovere” lo sentii sussurrare. Era a un centimetro da me e restammo così per qualche secondo interminabile. Forse credeva che mi sarei fatta avanti io? Stavo quasi per prendere l’iniziativa quando spezzò l’attesa e unì le nostre labbra in uno dei baci più dolci che avessi mai dato. Nella mia carriera avevo baciato parecchi ragazzi, ma mai così. Ogni movimento sembrava calcolato. Ogni casella al suo posto. Fu tutto spontaneo, delicato, come se l’avessimo provato centinaia di volte.

E senza accorgermene, così come si era avvicinato, si allontanò di scatto colto dalla urla di Catherine.

“MAGNIFICA! SIETE STATI DAVVERO GRANDI!”

Non ci voleva un granché per entusiasmare Catherine, in genere era su di giri per tutto! Ma questa volta superava davvero ogni limite, e sapevo che ne aveva motivo. Si dimenava saltando per tutta la stanza urlando cose che non riuscivo nemmeno ad ascoltare. Ogni tanto qualche parola mi giungeva all’orecchio: grandi, intenso, alchimia, bacio, perfetta…

Andò avanti per un po’ interrompendosi per qualche breve telefonata.

E noi nel frattempo eravamo ancora lì a fissarci. Non potevo farne a meno, come un’inspiegabile attrazione.  

“Non avete idea della vostra alchimia! Mai visto niente del genere!” Catherine mi salvò di nuovo!

Aveva ragione! Eccome se aveva ragione! Me ne ero resa conto anche io. C’era qualcosa in quel ragazzo che mi aveva attratta da subito. Sentivo che, sentivo che riusciva a capire. Mi guardava e capiva. E quell’atteggiamento era perfetto per la parte. Sarebbe stata sua. Ne ero certa. Improvvisamente abbassò di nuovo lo sguardo come se fosse nuovamente entrato in quello stato di imbarazzo e soggezione. Ma perché si comportava così? Quanto avrei voluto capire meglio il suo comportamento.

Sentii improvvisamente il bisogno di baciarlo di nuovo, di averlo di nuovo vicino. Ma non potevo certo sporgermi e avvicinarlo come se niente fosse, così pensai di…

“Potremmo farne un’altra” cercai di apparire più disinvolta possibile. “Non ero concentrata..come potevo esserlo?

Catherine sembrò sconcertata. “Kris era perfetta, davvero, non ce n’è bisogno..”

Perché era sempre così entusiasta di tutto? “Solo che.. credo di poter fare molto meglio..” la buttai lì seria, sperando di sembrare più professionale possibile ed evitando il suo sguardo ancora fisso su di me.

“Beh, se serve a farti sentire più sicura..acconsentì infine.

Mi girai verso di lui senza dire una parola e notai che si stava mordendo le labbra, come per trattenersi dal sorridere. Mi resi conto di non avergli nemmeno chiesto se per lui fosse un problema e iniziai a porgli la domanda lentamente sperando che mi capisse al volo “Ti dispiace se..?”

“Nessun problema!” mi interruppe veloce e trepidante. Proprio come speravo.

Ripetemmo la scena di prima, stesse battuta che uscivano spontaneamente.

“Come sei entrato?”

“Dalla finestra”

“L’hai fatto molte volte?”

“Solo nell’ultimo paio di mesi..

Attesi che si avvicinasse ma mi prese alla sprovvista aggiungendo una battuta che prima non c’era.

“Mi piace guardarti mentre dormi…”

Sembrava così sincero mentre pronunciava quella parole che aveva inventato di sua iniziativa.

A quel punto iniziai ad avvicinarmi un po’ e il tutto prese una piega diversa rispetto alla prima prova.

Nuovamente si avvicinò piano e posò delicatamente le sue labbra sulle mie, ma quel bacio dolce si trasformò presto in un bacio più desideroso, più assetato, quasi violento. Spontaneamente mi spostai verso di lui e continuando a baciarmi mi adagiò lentamente sul letto. A quel punto non so bene cosa successe, ricordo solo che si spostò di un centimetro e poi…un tonfo sul pavimento.

Era finito a terra! Ma come aveva fatto?

Incredula alzai lo sguardo per guardarlo dall’alto del letto e non potei soffocare la risata!

“Beh, forse un po’ troppo passionale…ma molto divertente” Catherine si unì a me e fu difficile riuscire a smettere. Quando ci calmammo lo vidi molto più rilassato. “Mi sono lasciato prendere la mano..era leggermente in imbarazzo per la sua ultima performance ma stranamente sorridente e raggiante. Proprio quando sembrava iniziare a sciogliersi un po’, tornò in sé, e riprese quell’aria insicura e sottomessa. Ci risiamo.

“Possiamo riprovare..azzardai di nuovo voltandomi verso Catherine che ancora soffocava qualche risolino

“Nono! Va benissimo!” disse convinta tra un risolino e un altro “Grazie mille! Ti faremo sapere al più presto” disse la regista cercando di liquidarlo gentilmente forse per parlare con me e per chiedere che ne pensavo.

“Beh, grazie a voi! È stato un vero piacere!” disse mesto lanciandomi un’occhiatina veloce.

Lo accompagnò alla porta dopo quel rapido saluto a cui risposi con un debole ”A presto!” sperando che fosse davvero così.

Catherine era su di giri ma cercò di non darlo a vedere. “Allora? Che ne pensi?”

Era perfetto! Tenebroso, sguardo agghiacciante, bello. C’era qualcosa in lui che sembrava turbarlo. Il modo in cui si muoveva, incapace di mentire. Fu questo che mi convinse della sua perfezione. Era proprio quel turbamento che avevamo cercato per tanto tempo. Ed era lì! Ce l’avevamo fatta! L’avevamo trovato!

Catherine non mi permise di aprir bocca e cominciò ancora “Ne abbiamo visti così tanti! Dimmi pure la tua opinione! So che è una scelta difficile…”

“Stai scherzano?!” la interruppi  “Voglio dire, è così ovvio!” aggiunsi incredula.

“Già, l’ultimo era perfetto! Tu che dici?” impossibile non notarlo.

“Beh, se ti può servire, diciamo che hai la mia approvazione” dissi infine, consapevole di aver praticamente assunto quel ragazzo col quale mi ero sentita subito a mio agio. Cosa che tuttavia non si poteva certo dire di lui. Sembrava davvero che lo mettessi in imbarazzo nonostante avesse affermato il contrario ma mi convinsi che doveva essere stato il nervosismo e che si sarebbe sciolto dopo esserci conosciuti meglio. Doveva essere così. Quale altro motivo poteva averlo spinto a comportarsi in quel modo?

 

You come crash
Into me, baby
And I come into you

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ...e sono un imbranato! ***


Grazie a tutte per l’appoggio

Grazie a tutte per l’appoggio! Ecco il secondo capitolo! BACI! ^_^

Capitolo 2

Capitolo 2

 

…e sono un imbranato!

 

POV Robert

 

Poteva essere il tuo corpo a scaldarmi,

le tue labbra ad eccitarmi,
il tuo sguardo a stregarmi,

invece quattro parole da cui non riesco a liberarmi. . .
"ORMAI E' TROPPO TARDI"

 

Fu allora che mi resi conto di essere davvero un idiota! Era lì, finalmente la vedevo, dal vivo, in persona, davanti ai miei occhi…e tutto quello che mi uscì dalla bocca fu un confuso bisbiglio che doveva essere il mio nome. Avrà certamente creduto che fossi matto! Non riuscivo a crederci! Era proprio lei. La stessa che mi aveva affascinato quel venerdì sera mentre guardavo “Into the wild” nella solitudine del mio salotto. Ero con lei, nella stessa stanza, a fare un’audizione per un film insieme…un film romantico tra l’altro, almeno per quel che avevo sentito. Dovevo ammettere che non sapevo nemmeno su cosa esattamente fosse il film. Sapevo che era sui vampiri e che era con Kristen Stewart. Era lei il motivo per cui avevo fatto l’audizione. Non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello altrimenti. Presentarsi a un provino per interpretare un “semi-dio” non giova alla proprio modestia; mi sentivo in imbarazzo solo al pensiero. Insomma, non ci si può presentare per una parte del genere e dire: “Hey! Eccomi qui! Sono quello che fa per voi!”. È assurdo. Non era da me. Eppure l’avevo fatto, solo ed esclusivamente per lei, per quella stupenda ragazza che dal vivo era ancora più bella, semplice, alla mano. Eppure avevo rovinato tutto. Chi è capace di andare tanto in ansia da non ricordare il proprio nome? Beh, io…a quanto pare. Ma fu più forte di me. Appena la vidi non capii più niente, mi girava tutto, andai in iper-ventilazione, sentivo il sangue deviare il suo corso normale, determinato più che mai a scorrere dappertutto tranne che nel mio cervello, impedendomi di dare una risposta veloce alla domanda più semplice che possa essere fatta a un essere umano. Stupido! Stupido! Stupido!

Per non parlare della caduta! Come avevo potuto essere così scemo? Mi sembrò che tutta la mia capacità di essere inadeguato e imbranato si fosse accumulata negli anni per esplodere in quell’istante, nel momento meno opportuno! Che figura di niente!

Non ricordavo nemmeno come era andato il provino. Leggevo le battute, si. Ma ero preso da tutt’altro. Chissà se le avevo dette bene. Chissà che idea si era fatta di me: insicuro? Sbruffone? Timido? Ritardato?....tutte ottime possibilità.

Eppure la sentivo vicino. Come se mi avesse capito al volo. Come se fosse davvero lì con me, come se non avesse bisogno del copione. Era stato tutto molto naturale. Sarà per questo che non ricordavo niente. Era tutto passato in un attimo. Le avevo accarezzato il viso istintivamente. Non potevo proprio farne a meno, tanto valeva rischiare tutto.

E poi “Vorrei provare anche la scena del bacio”

Sia lodata Catherine Hardwicke!

Quel bacio…che bacio! Ormai avevo completamente abbandonato il copione e mi ero lasciato andare all’istinto. Non potevo chiedere di meglio. Baciare lei! La donna dei miei sogni, letteralmente.

Avrei tanto voluto ricordare se ci fosse una qualche tecnica per un bacio mozzafiato, e cercavo di prendere tempo indugiando a due centimetri da quelle labbra così rosa e carnose, finché non potei più resistere e mi lasciai trasportare, su quelle labbra morbide e asciutte. Continuai a segnare le sue labbra con le mie con molta delicatezza, con molta lentezza, cercando di prolungare quella dolce unione, quando le grida della regista mi fecero sobbalzare costringendomi a ritirarmi.

Da quel momento in poi fu tutto confuso. Avrei tanto voluto che quell’istante durasse per sempre, io e lei a fissarci intensamente in quella piccola camera da letto, ma le mie insicurezze mi fecero distogliere lo sguardo e le grida della regista mi riportarono alla triste realtà. Non volevo andare via. Continuavo a fissarla tra le urla di Catherine, e notai con estremo piacere che anche lei mi fissava, con lo sguardo tra il perso e confuso, indugiando nei miei occhi qualche secondo prima di chiedere se si poteva ripetere. Non potevo crederci.

“Nessun problema” avevo detto pronto, interrompendo la sua domanda alquanto prevedibile, ma inutile e superflua. E fu in quel momento che persi ogni controllo del mio corpo e mi abbandonai a lei…o meglio al pavimento. Che figura! Ridevano di me. Lei, rideva di me. Però aveva una risata così genuina che sarei stato ad ascoltarla per ore e il solo pensiero mi provocò un sorrisino che non potei trattenere; ma tornai subito alla realtà, e la realtà era che ero caduto per terra e avevo fatto una grande figura di m***a.

 “Potremmo provare ancora” aveva detto anticipando inaspettatamente i miei tentativi di guadagnare tempo ma Catherine sembrava già abbastanza convinta.

Così la mia brillante chance era volata via e non ricordavo nemmeno come era andata, ma poco importava.

Almeno avevo avuto la possibilità non solo di vederla di persona, ma di baciarla! Cosa potevo chiedere di più?! Cercavo di consolarmi inutilmente.

La mia mente era tutta un miscuglio di idee. Mille speranze mi avevano occupato la testa dal momento in cui ero entrato in quella stanza e mille dubbi mi invasero quando ne uscii per prendere un taxi e tornare in albergo. Idiota!

Non c’era una sola parte di me che non si rimproverasse per aver sciupato una tale occasione. Eppure le cose erano andate così. Evidentemente non era destino.

Continuando a condannarmi e a incolpare la mia assurda mente malata non mi accorsi che ero già in albergo. Restai ancora qualche istante in macchina, a fissare il vuoto davanti a me, perso nelle mie congetture e nei miei rimpianti. Basta! Era ora di smetterla! ‘Ti servirà da lezione per la prossima volta’ pensavo cercando inutilmente di convincermi che non era poi la fine del mondo. Ma invece lo era!

Probabilmente non l’avrei più rivista. Ormai era troppo tardi. Avevo perso la mia occasione ed ora tutto quello a cui potevo aggrapparmi era un bacio probabilmente già dimenticato e un film che già era pronto nel lettore DVD della mia discreta camera d’albergo.. Non ci pensai due volte a premere PLAY e mandare avanti fino alla mia parte preferita: quella della canzone. Sapeva anche cantare!

Beato lui, Emile Hirsch: non solo aveva lavorato con lei, ma avevano cantato insieme. Avrei dato qualsiasi cosa per essere al suo posto. Quanto mi piaceva! Sensuale e ingenua allo stesso tempo. Così…così…non riuscivo nemmeno a trovare le parole per descrivere quello che suscitava in me.. Che bella voce che aveva! Semplicemente indescrivibile. Avrei tanto voluto rivederla, ma ormai era tardi. Così dovetti accontentarmi di mandare indietro quella scena un migliaio di volte, finché mi addormentai cullato dalla melodia della sua voce e dal ricordo di quel bacio.

 

Che c'è di male?
sognandoti mi sono perso dietro inutili parole
che non lasciano nulla, che non diano nostalgia
e adesso resto senza più parole sai,
cala la notte come un velo chiaro su di noi,
comunque vada io mai mi scorderò di te.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Telefonata ***


News

Capitolo 3

 

Telefonata

 

POV Robert

 

E chissà se vale la pena di passare la vita a correre

o se invece la migliore mossa non sia di starmene immobile…

 

Così come mi ero addormentato mi risvegliai col suono della sua voce, la voce di quella magnifica ragazza che avevo sognato e sognato per tutta la notte…e per le notti successive.

Di solito mi limitavo a sognare la sua immagine, come se fosse sbiadita, lontana e irraggiungibile, immaginando un nostro eventuale incontro.. Questa volta era stato diverso. Era chiara, presente, delineata in ogni suo particolare, perfetta. Non ricordavo nemmeno cosa sognavo; ormai sognavo solo lei ed era difficile ricordare ogni singolo sogno. Ciò che ricordavo era lei. L’immagine della bellezza.

Così, andai avanti per una settimana, accontentandomi di sognare quella creatura la notte e pregando di ricevere una miracolosa e attesa telefonata di giorno.

Ero tornato a Londra. Era inutile restare lì: non solo ero convinto che non mi avrebbero chiamato, ma anche se lo avessero fatto sarebbero passati giorni.

E infatti i giorni passavano e la sua immagine cominciava a sbiadire nuovamente.

Avevo quasi perso le speranze quando il 17 gennaio, esattamente dieci giorni, 2 ore e 27 minuti da quel pomeriggio della mia audizione, squillò il cellulare.

Numero sconosciuto.

Iniziai ad agitarmi e a fissare il cellulare come un ebete. Perché non rispondevo? Perché me ne stavo lì impalato? Stupido, rispondi!

Rimasi impassibile fino al quarto squillo. Quando mi convinsi che il cellulare non avrebbe risposto da solo e realizzai che se non mi muovevo avrebbe smesso di squillare, risposi.

Catherine. Avevo ottenuto la parte! Non potevo crederci! Come poteva essere?!

“La tua performance è stata molto intensa, è abbiamo scelto te” disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Certo non potevo negare che l’audizione era stata intensa. C’era stata sicuramente una specie di connessione a prima vista, ma credevo che fosse stata troppo intensa e che avesse sfociato nel ridicolo. Non che ricordassi molto; era stato tutto così naturale che non ricordavo nemmeno di aver recitato. Forse era quello il motivo per cui ero tanto sbalordito.

Uscii in terrazza a prendere una boccata d’aria e realizzare quello che avevo appena saputo. Finalmente lo shock passò e tutto fu chiaro. A quel punto esplosi in una fragorosa risata e non potei fare a meno di urlare: “CE L’HO FATTAAAAAAAAAAA” fu un urlo disumano, ma non riuscii proprio a contenermi! Notai allora che il mio vicino mi fissava come se fossi un pazzo, ma non me ne fregava per niente! Ero al massimo della felicità! Che strana cosa la vita! Mi ero presentato a un provino, senza sapere bene di cosa trattasse il film, senza aver studiato il libro o il copione – che avevo letto un paio di volte - e tutto per una ragazza, e per uno strano scherzo del destino, ero stato preso! Finalmente la fortuna si era accorta di me, e sperai che non mi lasciasse per almeno un paio di giorni. Catherine era stata chiara e veloce, immagino perché fosse molto impegnata. L’indomani avrei preso un aereo che era già stato prenotato per me, e un taxi mi avrebbe portato al Grand Hotel di Los Angeles dove avrei incontrato gli altri, il resto del cast, e avrei rivisto lei; e il giorno dopo sarebbero già iniziate le prove. Le riprese erano già state rimandate di un paio di settimane a causa del casting del protagonista – parte che avevo ottenuto io J - e non si poteva più aspettare; perciò avremmo dovuto concentrare le prove in tre giorni.

“So che è tutto molto affrettato, ma il budget non è altissimo e dobbiamo muoverci. Tre giorni basteranno! E comunque sono sicura che ti troverai bene con Kristen.” mi aveva spiegato Catherine.

“E poi faremo due chiacchiere a proposito..aveva continuato con tono un po’ preoccupato - ma lì per lì non ci badai - per poi darmi gli ultimi dettagli sul viaggio e lasciandomi subito dopo a decifrare quello che voleva dire; ma non ci pensai più di tanto. Ciò che ora mi preoccupava era altro.

TRE GIORNI DI PROVE!!!

Era una follia, ma al momento non ero capace di pensare in modo obiettivo: ogni follia era ben accolta, se c’era lei.

Anzi, non vedevo l’ora di iniziare e vederla di nuovo. Mi sembrava ancora strano a pensarci, come se non stesse accadendo veramente.

In quel momento un altro atroce problema mi assalì.

TRE GIORNI DI PROVE!!! Pensai questa volta in preda al panico.

Non ero pronto. Mi avevano scelto ma non avevo idea di cosa avrei dovuto fare. Non conoscevo il mio personaggio, sapevo solo che era bellissimo, tenebroso e tormentato, e di nuovo mi chiesi per quale assurdo motivo avevano scelto me. Avrei fatto una pessima figura, e non potevo - non volevo - permettermelo davanti a lei così brava e professionale. Accidenti a me!

Però, riflettendo, mi resi conto che non era troppo tardi e potevo sempre rifarmi. Avevo portato il libro con me e decisi di iniziare da quello, dal punto principale. Così iniziai ad avventurarmi in “Twilight” cercando di capire la profondità del personaggio attraverso le parole di Bella, che narra in prima persona, da un punto di vista strettamente personale. Inaspettatamente il libro mi prese più di quanto immaginassi, dovuto probabilmente alla mia testa che vagava immaginando quali scene avrei girato con lei.  Feci una pausa solo per mangiare e ripresi subito, così per il tardo pomeriggio avevo finito. Ne ero orgoglioso e già sentivo di aver raggiunto un traguardo. Ora il copione! Ma sapevo che sarebbe stato più fluido e semplice. Ero certo che nel giro di un paio d’ore avrei finito anche quello…e non mi sbagliavo.

Erano le 9 e avevo il cervello fuso: vampiri, sangue, James, ballo, alberi, ninna nanna, biologia, profumo, pianoforte, radura, sole, diamanti, furgone, incidente, ospedale…

Avevo le idee un po’ confuse e un leggero mal di testa, ma mi bastò richiamare alla memoria la sua immagine, la sua figura e la sua voce per sentirmi subito meglio.

Feci i bagagli e dopo una estenuante e lunghissima telefonata ai miei genitori decisi di andare a dormire per cancellare le occhiaie e le borse sotto gli occhi. Va bene che il mio personaggio era tecnicamente morto, ma meglio aspettare almeno un giorno per calarmi direttamente nella parte. Con quell’aspetto mi avrebbero spedito indietro da dove ero venuto e non avrei certo potuto impedirlo. Mi stesi sul letto distrutto e mi addormentai poco dopo con un pensiero fisso in testa: di lì a due giorni dovevo dimostrare quanto valevo, dovevo cambiare.

Avrei smesso di balbettare e di sentirmi insicuro. Avrei cambiato atteggiamento, avrei stretto amicizia con tutti e sarei stato affabile e alla mano. Dovevo dare del mio meglio per non deludere nessuno, per non deludere lei.

 

e tanto

se l’onda arriva, arriva e basta!

Non serve perderci la testa.

E allora tanto vale sorridere.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Find the way ***


POV Kristen

Capitolo 4

 

Find a way

 

POV Kristen

 

First time I saw you
I felt it in my bones
So badly it shows

But you got something on me
Something I need
‘Cos I find that I am falling deep

 

“Kris tutto bene?” una voce mi richiamò alla realtà, a quella realtà da cui ormai mi estraniavo troppo spesso.

“Si Nikki, tutto bene” risposi automaticamente continuando a fissare il tappeto su cui avevo puntato gli occhi da quando eravamo arrivati in albergo.

“Sicura? Sembri un po’ distratta…” continuò notando evidentemente la mia reazione minima.

Ero ancora in trance. Già non ricordavo cosa avesse chiesto. “Sisi, tutto apposto. Sono solo un po’ distratta..la buttai lì sperando che fosse una risposta sensata alla sua domanda.

“E’ quello che ho appena detto” disse leggermente offesa.

“Ah si?” risposi con tono fermo, come se non la stessi ascoltando per niente.

“Ora basta!” scoppiò e mi strattonò il braccio passandomi una mano davanti agli occhi. Tornai alla realtà.

“Oddio, scusami..sbattei le palpebre più volte “mi ero incantata..” cercai di rimediare strofinandomi gli occhi.

Mi fissò in modo confuso e scrutatore. “Si, l’avevo capito. Vorrei solo sapere perché?”

“Come?” chiesi di getto.

Arrivò subito al punto. “A cosa pensavi?”

“Ehm…io…non…solo…” iniziai a balbettare e a scuotere la testa presa alla sprovvista e cercando di perdere tempo.

Nikki sembrava davvero una brava persona. Era sempre gentile e divertente, tuttavia ancora non la conoscevo bene, non abbastanza per confessarle che pensavo a lui. Avrebbe frainteso certamente pensando che fossi cotta di lui. Non lo pensavo in quel modo, assolutamente. Pensavo ancora al suo comportamento, non in modo equivoco, solo curioso. Ormai era un pensiero fisso, lo era stato tutta la settimana dopo quella famosa audizione, dal momento in cui avevo incrociato il suo sguardo e avevo letto l’imbarazzo e il tormento nei suoi occhi, dal momento in cui l’avevo praticamente scritturato.

“Allora sei sicura?” mi aveva chiesto Catherine per tutta la settimana successiva all’audizione “Sai che la tua opinione è fondamentale”

Ero quasi stufa di rispondere a quella domanda, tanto che iniziai a chiedermi se fosse lei a non essere convinta della scelta. “Non è che per caso sei tu a non essere sicura?” le avevo chiesto un giorno in preda al dubbio.

“NONO!” aveva quasi urlato “Io sono sicura, però, anche se sono io la regista, credo che spetti a te la vera decisione”. Era davvero una persona favolosa. Sempre pronta a chiedere e ascoltare il parere degli altri, ma in questo caso stava davvero rompendo per avere il mio.

“Cath” eravamo subito entrate in confidenza, nonostante ci conoscessimo da poco e non avevo alcuna remora a chiamarla così. “Te l’ho già detto! Davvero non potrebbe essere altrimenti!” le confermai la decisione per l’ennesima volta. Come cavolo potevo farle capire che ero convinta?? Inaspettatamente quella fu l’ultima volta che affrontammo la conversazione e tirai un sospiro di sollievo quando mi comunicò che lo aveva chiamato per confermare. Era ora!

Così stavamo tutti a Los Angeles, in un albergo a 4 stelle di cui non ricordavo nemmeno il nome, dove avrebbero alloggiato –in attesa delle riprese- quelli del cast che non avevano casa a LA come me, e aspettavamo lui. Lo avevamo incontrato solo io e Catherine ma gli altri - anzi le altre - Ashley, Nikki ed Elizabeth, avevano subito fatto ricerche su internet; tuttavia le uniche foto che avevano trovato risalivano ad Harry Potter – altra cosa che scoprii su di lui in quella settimana – e non rendevano esattamente l’idea.

Nikki mi sollevò nuovamente dai miei pensieri “Dici la verità..ti manca Michael, eh?” disse ammiccando con intenzione.

Certo che mi mancava. Da morire anche. E il pensiero che non l’avrei visto per minimo un mese mi scavò un bucò nello stomaco. Sarebbe stato tutto più semplice se non fosse stato impegnato anche lui in un film, ma aveva una parte minore, rispetto a un ruolo da protagonista come il mio, e mi aveva promesso che sarebbe venuto presto a trovarmi, ma già mi mancava. Senza contare che io ero ancora minorenne, per cui non potevo giare per più di un tot di ore al giorno (di solito otto) e dovevo andare a scuola; o almeno scuola per modo di dire. Ormai l’avevo lasciata per gli impegni da quando avevo quattordici anni e studiavo a casa con mia madre. Mi piaceva e mi trovavo bene, considerando che non è che avessi poi tanti amici a scuola. Così me ne stavo a casa a leggere testi e fare quegli odiosi calcoli di matematica. Se fosse stato per me l’avrei abolita! Che gran seccatura. Non avevo avuto grossi problemi fino ad allora, ricoprendo sempre ruoli non eccessivamente impegnativi in fattori di tempo, e riuscivo perciò a giostrare tutto senza diventare matta. Ma sentivo che quella volta sarebbe stata diversa. Ero protagonista, di un film di minimo due ore in cui sarei dovuta essere in quasi tutte le scene ed era “l’ultimo anno di scuola” o di studio per meglio dire e avrei comunque dovuto dare degli esami. Sarebbe stato un incubo. Me lo sentivo.

Nikki mi strattonò di nuovo vedendo che ancora non rispondevo alle sue domande. “Ci ho azzeccato?! Ti manca eh?” continuò non cambiando il suo tono provocatorio.

Non potevo negare che mi mancasse ma non potevo ammettere che in realtà non stavo pensando a lui. Ero alle strette. Iniziai a blaterare di nuovo qualcosa di incomprensibile finché la provvidenza –o meglio, i miei nuovi colleghi- vennero in mio aiuto e mi soccorsero inconsapevolmente.

“Hey, guarda!” dissi alzando la voce in modo eccessivo cercando di distogliere l’attenzione da me “Ecco gli altri!”

Mentre parlavo entrarono Kellan, Ashley e Jackson, seguiti a ruota da Peter, Elizabeth e Catherine che si allontanarono dal bar per unirsi a loro, e poi raggiungere noi.

Nikki si distrasse come speravo e ci dedicammo ai saluti. Eravamo un cast giovane, era facile fare amicizia, e approfittavamo di ogni occasione per entrare un po’ più in confidenza.

“Allora Kris? Com’è questo Pattinson?” mi chiese Ashley anticipando di poco Elizabeth.

Ancora quella domanda?? Ma che pretendevano? A saperlo avrei registrato un video.

Cercai di rispondere paziente. “Bè, lo vedrete tra poco voi stes..

Non riuscii nemmeno a finire la frase che le urla di Catherine invasero la hall dell’albergo.

“ECCOTIIIIIII!” gli corse incontro mentre lui mesto e gentile  aiutava il tassista a scaricare i bagagli. Osservo la scena dall’angolino della sala, sprofondata nel divano.

“Spero non ci siano stati problemi!” continuò Catherine ormai in preda all’euforia.

“Oh, no! Per niente!” si affrettò a rassicurarla “Certo a parte il film REC che davano sull’aereo..sorrise sperando probabilmente di non aver fatto una gaff.

Conoscevo quel film. Gli spagnoli non avevano proprio idea di come girare un film. L’avevo visto e mi era venuto un gran mal di testa a vedere quello schermo che non si fermava mai. Inconsciamente sorrisi alla battuta. Vidi tutti alzarsi e li seguii adeguandomi a loro.

“Wau! È lui?” mi sussurrò Nikki all’orecchio mentre ci avvicinavamo all’ingresso per accoglierlo.

“Già” risposi noncurante.

“Beata te!” sospirò. “E’ un schianto!” commentò a quasi due passi da lui. Le lanciai uno sguardo eloquente e le pestai scherzosamente un piede.

“AHI!”. L’urlo attirò inevitabilmente la sua attenzione e Catherine passò subito alle presentazioni; ma mi accorsi dal suo tono che in realtà le presentazioni erano finite. Dovevo essermele perse troppo impegnata a evitare brutte figure.

“…e lei è Nikki” concluse.

Si strinsero la mano. “Questa è la squadra!” terminò per poi ricordarsi di me un secondo dopo. “Oh, ovviamente già conosci Kris..disse liquidandomi in un secondo.

I nostri occhi si incrociarono di nuovo e sentii di nuovo quel feeling, quella connessione di una settimana prima, come se i giorni non fossero per niente passati. Come se fosse la prima volta che ci eravamo visti.

“Si, certo! sono felice di rivederti” disse convinto.

Rimasi sbalordita! Dov’era finito quel ragazzo timido e introverso che avevo conosciuto sette giorni prima??

Rimasi così impalata per un po’mentre gli altri prendevano posto al tavolo. Un pranzo era l’ideale per fare conoscenza e persa nei miei pensieri raggiunsi gli altri accorgendomi che l’unico posto libero era di fronte a lui mentre Catherine e Nikki occupavano i posto ai lati. Presi posto rapidamente cercando di non dare nell’occhio, ma evitare il suo sguardo fu impossibile e i nostri occhi si incontrarono imbarazzati per un millesimo di secondo.

Perché mi metteva in imbarazzo quel ragazzo? Ero convinta che fosse il contrario, invece ero lì a fare congetture e a cercare di capire il mio e il suo comportamento, mentre ci lanciavamo sguardi furtivi tra una portata e l’altra.

“Com’è silenziosa la nostra Kris oggi…” disse Kellan.

Sentii sette sguardi puntarmi con aria interrogativa ma uno pesava più degli altri.

“Oh, bè, sono in tipo di poche parole” dissi a testa bassa cercando di liquidarli per tornare alle mie supposizioni mentre sempre più incerta lo guardavo chiacchierare allegramente col resto del cast.

Eravamo al dolce e non avevo spiccicato una parola, troppo intenta com’ero a fissare la sua spontanea propensione a fare amicizia con tutti. Sembrava che si fossero invertiti i ruoli e mi sentii improvvisamente stupida al pensiero che mi ero anche preoccupata di trovare un modo per farlo sentire a suo agio mentre invece se la cavava benissimo, con gli altri almeno. Non era stato certo così una settimana prima. Che cavolo gli era successo? Aveva avuto una rivelazione improvvisa oppure ero davvero io a renderlo nervoso come avevo pensato inizialmente? Chissà se e quando avrei trovato risposta ai miei futili dubbi.

Quel ragazzo era davvero particolare. Non riuscivo ancora a capirlo. Magari col tempo…

“…sempre se per Kristen va bene” una voce ancora poco familiare aveva interrotto i miei pensieri e non avevo nemmeno capito cosa volesse. Mi ero destata semplicemente perché avevo sentito il mio nome.

Cosa?” chiesi ritornando alla realtà e guardandolo negli occhi sospettosi. “Ehm, scusami, ero distratta..” cercai di rimediare scuotendo la testa.

Catherine si intromise ancora. Ormai era la mia eroina personale, pronta a salvarmi in ogni momento di possibile imbarazzo o goffaggine.

“Stavo dicendo a Rob che i tempi stringono e avendo massimo quattro giorni a disposizione per le prove forse conviene che vi incontriate per dare una lettura al copione, almeno voi due che avete le parti principali..”.

Rimasi senza parole, non perché credevo fosse una cattiva idea –anzi, tutt’altro- ma il pensiero di stare sola con quel ragazzo strano e a mio parere lunatico, mi innervosiva un po’. Per un momento mi sfiorò anche la possibilità di aver fatto la scelta sbagliata. Avevo visto un’altra persona alle audizioni e temevo che l’avessimo persa. Tuttavia, indulgente e alla mano come sempre, decisi di non giudicare a fondo finché non l’avessi conosciuto meglio, così annuii decisa.

“Prima è meglio è” incalzò Catherine.

Ho capito!!! “Possiamo fare anche stasera” azzardai mentre gli scrivevo il mio indirizzo su un tovagliolo. “Vieni quando vuoi” dissi sorridendo cercando di apparire sicura.

“8?” chiese semplicemente prendendo il tovagliolo.

Esitai per un istante. “Ehm, va bene..risposi infine sconcertata ancora da quell’improvvisa sicurezza. C’era ancora qualcosa che non tornava. Magari quella sera avrei capito, e forse avrei finalmente trovato un vicolo che mi conducesse alla sua mente e ai suoi pensieri ancora incomprensibili.

 

I’ve been trying to think of ways
to make it through the haste
Cos in my head I need to make the space
Then maybe I’ll find a way
To find a way to you

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Buoni propositi ***


Capitolo 4

Capitolo 5

 

Buoni propositi

 

POV Robert

 

Tu che sei la perfezione

per fortuna che ci sei
apro le mie braccia al cielo

e penso…

 

Mamma mia bella! Come avevo fatto?!

Era incredibile che fossi riuscito a portare a termine uno degli obiettivi che mi ero prefissato.

Cerca di apparire sciolto e disinvolto! Sciolto e disinvolto, disinvolto! mi ero detto e ripetuto fino alla nausea nelle ultime 24 ore prima di rivederla, e ci ero riuscito. Chissà dove avevo trovato la forza per non urlarle che era stupenda e che sarei stato ore a fissarla mentre incerta scrutava il mio assurdo comportamento e quei miei cambiamenti d’umore talmente percettibili e reali da poterli toccare con un dito. Li avrebbe notati anche un cieco..o un sordo..o chiunque avesse uno o due sensi mancanti.

Ero riuscito a ignorarla gentilmente e quanto meglio fosse possibile e poteva essere solo una mia modesta impressione ma mi sembrava alquanto – e giustamente oserei dire - turbata dal mio atteggiamento lunatico; era stata silenziosa tutto il pranzo. Ogni tanto buttavo un occhio per osservarla persa nei suoi pensieri e non potei fare a meno di incrociare i suoi occhi un paio di volte. Chissà a cosa stava pensando? Forse stava valutando le sue scelte, forse mi aveva preso per un pazzo lunatico, forse aveva anche pensato che non sarei stato buono per la parte.

Comunque non potei concentrarmi completamente su di lei. Non me lo potevo permettere. C’erano altre sei persone che volevano sapere di me e non potevo ignorarli per pensare ai fatti miei, o meglio ai fatti suoi…dovevo tener fede al mio obiettivo e fare buona impressione su tutti. Avrebbe giovato certamente. Così mi ero impegnato a rispondere a una serie di domande di circostanza, alquanto noiose in verità, ma dovute.

Dove sei nato? Quanti anni hai? Hai sempre vissuto in Inghilterra?

Poi domande un po’ più personali…

Sport, hobby, famiglia, animali…un po’ di tutto.

Continuavano a farmi domande e continuavo a rispondere paziente.

“Allora Rob, sei fidanzato?” mi chiese la ragazza con i capelli lunghi scuri alla mia destra che se ricordavo bene doveva essere Nikki. Da lì il discorso si spostò subito sull’amore in generale.

Credi all’amore? Al colpo di fulmine? Mai stato innamorato?

Una serie di domande un po’ sfacciate le cui risposte modeste tutti ascoltavano interessati, eppure l’unica persona che volevo ascoltasse sembrava essere totalmente assente. Probabilmente non aveva sentito una sola parola da quando eravamo seduti a tavola. Se ne stava lì, di fronte a me, bellissima nella sua semplicità, a fissare il piatto, a giocare col cibo e a torturare i filini di un braccialetto che aveva al polso; uno di quei semplici braccialetti finissimi che vendono dappertutto, di colori diversa a seconda del significato: amore, amicizia, soldi, fortuna…

Il suo era rosso. Non ricordavo bene i significati dei colori ma non ci voleva un genio per capire. Il rosso era senz’altro amore. Brutto segno. Allora era fidanzata? O comunque era impegnata con qualcuno?

D’un tratto piombai in un silenzio improvviso che avevano dovuto percepire tutti.

“Hey, tutto bene?”, “Cosa è successo?”, “Che c’è che non va?”

Sentivo le voci nella mia testa ma non era difficile ignorarle perso com’ero nell’improvvisa e sconcertante possibilità che si era appena presentata ai miei occhi. 

Le voci continuavano e iniziai a sforzarmi per ignorarle quando decisi di non lasciarmi scoraggiare. Quello che avevo avuto già era tanto. Non potevo certo pretendere tutto subito; in fondo non potevo aspettarmi che una ragazza così fosse single, senza contare che non avevo ancora nessuna prova: per quel che ne sapevo poteva anche essere un semplice braccialetto senza importanza, magari il rosso era il suo colore preferito, magari glielo aveva regalato la migliore amica, o forse….il suo ragazzo. Non riuscivo ad abbandonare quella possibilità, ovvia come si presentava ai miei occhi. Ma, non sapendo cosa avrei trovato, mi ero ripromesso di non abbattermi. Così tornai alla realtà scherzando come se niente fosse successo e scusandomi con gli altri per la mia momentanea assenza.

Erano davvero tutti simpatici, eravamo un cast giovanissimo e ampio – a quanto mi avevano detto eravamo solo la metà degli attori al pranzo – e mi risultò facile fare amicizia, o almeno conversazione. Tutti ridevano alle mie battute, che uscivano spontanee, senza bisogno di forzarle. Mi sentivo bene, anche se avvertivo che sarei potuto stare meglio se solo lei…

Se solo avesse alzato gli occhi, se mi avesse guardato, se avesse parlato un pò… E invece continuava a fissare il vuoto…

Intanto le portate iniziavano a rallentare e sentivo che eravamo quasi alla fine. Non volevo andare via. Non le avevo detto più di due parole e invece avrei voluto parlare con lei tutto il giorno. Non ero pronto ad andare. Volevo stare ancora lì a contemplarla. Tuttavia il destino, che ultimamente per me aveva nome Catherine, avanzò un piacevole imprevisto.

“Robert, se per te va bene, credo sia l’ideale che tu e Kristen iniziate a provare…sai com’è? Il tempo scorre e il budget è limitato..

Inaspettatamente saltò fuori che l’avrei rivista prima di quanto immaginassi, e in circostanze del tutto favorevoli.

Afferrai la palla al balzo. “Certo!” mi affrettai a dire cercando di apparire disinvolto. “Sempre se per Kristen va bene”.

Non so se fosse stato il suono del suo nome, fatto sta che tornò alla realtà come risvegliata da un sonno profondo, disorientata e ancora incosciente. Era evidente che non aveva seguito una virgola del nostro discorso e non potei fare a meno di chiedermi nuovamente a cosa stesse pensando. Avrei tanto voluto esplorare quella graziosa testolina per scavare nei suoi pensieri, nelle sue preoccupazioni e per avere informazioni; quelle informazioni che Catherine non tardò a darmi poco dopo.

Catherine le espose la sua idea e con disinvoltura chiesi l’indirizzo, ma nel prendere il tovagliolo su cui l’aveva scritto le nostre dita si sfiorarono e a quel semplice contatto non potei non avere un fremito di piacere. Sperai tanto che nessuno se ne fosse accorto. Cercando di tornare al presente, ci mettemmo d’accordo per l’ora pacatamente, mentre invece dentro me urlavo di gioia.

Stavamo per andare via, quando inaspettatamente Catherine mi chiamò e mi fece segno di seguirla per mettermi al corrente di quella realtà che avevo cercato di negare ed evitare disperatamente.

“Senti Robert. Credo che tu sia perfetto per la parte. Non posso pensare a nessuno meglio di te…”

Sentivo che stava per arrivare…

“E a questo punto ci deve essere un ma…” dissi con l’aria di chi ha voglia di scherzare cercando di prendere alla leggere quel ma sconosciuto che stava per arrivare.

Ma…” continuò lei mostrandomi uno sguardo eloquente. Si bloccò per un secondo e poi “…promettimi che non ci proverai con Kristen!” disse tutto d’un fiato.

Rimasi senza parole, non sapevo proprio cosa dire. Avrei dovuto sbrigarmi a inventare qualcosa o avrebbe scambiato il mio silenzio per un tacito assenso oppure avrebbe capito le mie iniziali intenzioni. Non potevo lasciare che capisse o l’una o l’altra cosa, così decisi che avrei mentito spudoratamente e l’avrei presa sullo scherzo fingendo di non sapere di cosa stesse parlando, cercando di rassicurarla, ma le sue parole continuarono a scorrere e interruppero i miei propositi di frenare le sue fantasie fondate e penetrarono nel mio petto come schegge di vetro, pronte a rivelarmi la verità che volevo aggirare.

“Poi il suo ragazzo è un mio grande amico…” Ed eccola lì. Sentivo che stava per arrivare…ed ecco la botta che stavo aspettando colpirmi in pieno sbattendomi in faccia la cruda realtà.

Continuavo a rimanere in silenzio mentre la voce di Catherine continuava imperterrita, questa volta scherzandoci su…”Senza contare che ha 17 anni, quindi potresti finire in galera” si mise a ridere e la seguii con un sorrisino forzato che mascherava il mio dolore e il mio stupore.

“Non preoccuparti..dissi alla fine un po’ deluso ma consapevole che quell’impegno era troppo importante per lasciarmelo sfuggire.

Solo quando mi trovai solo nella mia stanza inizia a riflettere e a rimuginare sulle sue parole. In particolare una frase mi rimbombava nelle orecchie: poi il suo ragazzo è un mio grande amico…il suo ragazzo…ragazzo

Così le mie supposizioni erano fondate. Aveva un ragazzo. Come avevo potuto metterlo in dubbio anche per un secondo?! Normale che avesse un ragazzo! Che idiota che ero!

Poi un altro pensiero si fece largo tra i miei pensieri.

17 anni! Wow! Sembrava molto più grande, almeno fisicamente; ancora non la conoscevo bene per dire altrettanto riguardo la sua maturità, ma il desiderio di conoscerla e parlarle crebbe smisuratamente in me.

“Che disdetta!” Pensai come un vecchio che ha appena perso una partita a carte. Avevo già fatto progetti ma non avevo tenuto in conto il mazziere, colui che conduce il gioco, a cui spetta l’ultima mossa e che ha tutti i vantaggi del leader. Nel giro di una settimana avevo toccato il paradiso ed ero sprofondato all’inferno in un istante. Improvvisamente una serie di immagini e pensieri negativi invasero la mia mente stravolta dallo sconforto e dalla delusione. Forse era meglio abbandonare tutto, forse avrei dovuto abbandonare la recitazione, forse l’amore non era cosa per me, forse avrei dovuto annullare il contratto e continuare la mia vita a Londra, suonando musica sul mio tetto tra piccoli ingaggi in bar e pub, nell’ignoto più totale, nella pace dei sensi, forse sarebbe stato meglio allontanarmi, lasciare quel sogno dov’era e tornare alla vita di sempre come se nulla fosse successo, forse era meglio dimenticarla…

Ma davanti quell’ultima opzione un varco si aprì tra quei pensieri lugubri e macabri rivelando una specie di epifania: io non volevo dimenticarla e non l’avrei fatto. Cavolo! Mi stavo già rimproverando per cose che non avevo fatto! Ma quanto ero stupido? Non avevo ancora fatto niente. Avevo scambiato a malapena due parole con quella ragazza e già pianificavo di lasciare il paese per una piccola delusione che, stupidamente, avevo dimenticato di calcolare. Ma al diavolo le delusioni! Non avrei fatto proprio niente, proprio come Catherine aveva chiesto. Sarei stato al mio posto, buono e tranquillo a fissarla e a celarle la mia ammirazione finché non fosse stato il momento giusto, perché se ci fosse stato un momento giusto l’avrei colto, l’avrei preso al volo; perché se ci fosse stato quel momento significava che era destino che ci fosse. Non avrei forzato la mano, mi sarei comportato a seconda delle situazioni, facendo e dicendo quello che sentivo con moderazione. Avrei cercato di aprirmi un piccolo varco verso di lei, ma non l’avrei mai forzata a fare niente che non volesse.

Questa fu la mia rivelazione: volevo parlarle e volevo conoscerla.

Era tutta la vita che aspettavo un momento simile. Tutta la vita che aspettavo lei.

Il destino era stato tanto gentile da offrirmi una tale possibilità su un piatto d’argento e non me la sarei lasciato sfuggire; non avrei permesso alle mie paure di farmi fuggire, l’avevo fatto già troppe volte. Ora basta. Era il momento di affrontare la vita e quello che mi offriva. E quello che mi offriva ora era una serata con la ragazza dei miei sogni…e un ritardo pazzesco!!!

Mi accorsi che mancava un quarto alle otto e io ero ancora a rimuginare! Scattai dal letto e corsi sotto la doccia cercando di fare il punto della situazione e sperando di non aver preso decisioni sbagliate.

Più tardi, quando la vidi, mi fu tutto inspiegabilmente più chiaro.

“Hey!” disse semplicemente aprendomi la porta.

Allora capii di aver fatto la scelta giusta.

 

..sei la più bella del mondo
ed era tutta la vita che
non aspettavo che te.

Sei la più bella del mondo
religione
per me
mi piaci da impazzire
mi piaci come sei.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Missing you ***


Capitolo 5

Grazie mille a tutti per l’appoggio e a coloro che mi seguono nonostante sia una principiante!

Ecco un altro capitoletto…ma potrebbe non piacervi… :P

 

Capitolo 6

 

Missing you

 

POV Kristen

 

Senza averti qui
senza problemi,

senza limiti
non è così bello
come dicono

 

Il pomeriggio passò lento, mentre vinta dalla noia e dall’insopportabile peso del tempo che non decideva a passare decisi di dare uno sguardo al copione, rivedendo un po’ i passi che mi erano più difficili da memorizzare, ma tenere la mente impegnata era una bella impresa.

“Domani ci racconterai tutto!” aveva detto Nikki. Ma cosa c’era da raccontare? Cosa pensava avremmo fatto?

Tuttavia, il suo interesse per lui era così evidente e irrefrenabile che dovetti annuire e risposi con un debole sorriso incerto. Sicuramente nel giro di poco tempo si sarebbe fatta avanti. Era bella è affascinante, proprio come lui. Non sarebbe stato difficile per lei trovare un approccio deciso e non avrebbe certo esitato a chiedergli di uscire - magari a prendere un caffè o bere qualcosa – se se ne fosse presentata l’occasione. Non era difficile immaginarli insieme. Ce li vedevo.

Decisi di non preoccuparmi di ciò al momento e mi concentrai sul copione notando che ero ferma da almeno un’ora a pagina 69 e solo allora, rileggendola per la quattordicesima volta, mi accorsi che era la scena della radura. Tornai con la mente all’audizione e inevitabilmente  a pensare al comportamento di quel ragazzo, al suo sguardo timido la prima volta che l’avevo visto e al suo fare sicuro di quella mattina. Non riuscivo ancora a trovare una spiegazione, così nella delusione avevo deciso di lasciar perdere le supposizioni e affrontare la situazione chiedendogli spiegazioni direttamente. Quella sera. Quella sera avrei scoperto la verità, o almeno ci avrei provato. Doveva darmi delle spiegazioni per il suo comportamento. Volente o nolente avremmo dovuto lavorare insieme ed era indispensabile che ci fosse sintonia e  per avere sintonia era indispensabile chiarire quella situazione.

Lo squillo del cellulare interruppe i miei pensieri. sapevo che era Mike: mi telefonava sempre verso quell’ora. Sapeva che di mattina ero impegnata con le prove così ormai chiamava sempre il pomeriggio, appena aveva un po’ di spacco dalle riprese. Per il resto ci sentivamo per messaggi per lo più. Quanto mi mancava. Al terzo squillo risposi. Mi piaceva farlo aspettare un , lo mandava in ansia, ma sapevo che sapeva che lo facevo di proposito. Tuttavia non mi diceva mai niente e  continuavamo a prenderci in giro a vicenda.

Hey!” risposi sorridendo.

“Stai sorridendo” non era una domanda.

“Come fai a saperlo?” chiesi curiosa.

“Kris, io so tutto di te. Capisco quando sei triste, quando sei preoccupata, quando sei allegra e quando sorridi da sola come un’ebete..”

Il lieve sorriso che avevo in faccia scomparve e lasciò spazio a un’espressione di disappunto.

“HEY!” dissi scherzosamente offesa.

Non ci mise molto a rimediare. “Si però, un’ebete molto attraente…”. A qual punto non potei soffocare una risatina.

“Allora come vanno le prove?” riprese.

“Bè, normale. Come sempre”.

Iniziai a prendere in considerazione la possibilità che mi avrebbe chiesto cosa avrei fatto quella sera, e non sapevo bene cosa rispondergli. Non che avessi problemi a dirgli la verità, temevo solo che avrebbe travisato le cose e si sarebbe preoccupato inutilmente, anche se ormai col nostro lavoro eravamo abituati a quel genere di cose. Bisognava accettare i pro e i contro di essere un attore e di stare con un attore: lontananza, baci di scena e prove con le co-star…

Avevamo già parlato di questo diverse volte, soprattutto perché con i miei diversi lavori ci scappava sempre un bacio o qualcosa di più.

“Sai che non devi preoccuparti, vero?” gli dicevo ogni volta cercando di rassicurarlo, anche se non ce n’era bisogno. Sapeva che era l’unico per me e fino ad allora non si era mai mostrato geloso. Questa volta invece era diverso. Avevo notato una nota di disappunto e allerta nella sua voce quando gli avevo parlato del ragazzo che avrebbe interpretato Edward, ma immagino che fosse anche colpa mia. Per non tenerlo allo scuro gli avevo raccontato dell’audizione evitando che venisse a sapere i particolare in una qualsiasi intervista in cui se ne parlava.

“E’ stato davvero incredibile! Credevamo che fosse finita invece si presenta questo tizio, questo certo Robert Pattinson, e ci capiamo al volo! Catherine era molto soddisfatta. Credo proprio che non ci sia altra scelta possibile” gli avevo detto. Ripensando a quelle parole mi resi conto che avevo davvero esagerato: normale che avesse risposto con un freddo ‘mmm’, eppure avevo deciso di mettere da parte i dettagli sul bacio e sulla mia momentanea, improvvisa, nonché del tutto inaspettata amnesia. L’avevo fatto per evitare liti, ma ora rimpiangevo di non avergli raccontato tutto. Forse avrei dovuto farlo adesso, ma non trovai il coraggio. Avrebbe certamente frainteso e l’ultima cosa che avrei voluto era litigare con lui.

Ed ecco che quando ancora non avevo deciso cosa dire arrivò la domanda che avevo già programmato.

“Allora che fai stasera? Esci un po’ con le altre?” chiese riferendosi probabilmente a Nikki ed Ashley.

Esitai un istante.

“Ehm..non proprio” risposi cercando di scegliere tra le varie possibilità in due secondi. Alla fine optai istintivamente per la verità, la migliore opzione per un rapporto genuino. Avrebbe capito.

“In realtà devo provare con Robert”. Calò il silenzio. “Sai, il ragazzo che ha avuto la parte di Edward…te ne ho parlato” continuai esitante cercando di riempire i vuoti che sentivo dalla cornetta.

“Ah si…” disse infine.

Mi affrettai a giustificarmi, anche se in realtà non avrei dovuto.

“Scusa se non te l’ho detto prima, ma anche noi l’abbiamo programmato solo oggi a pranzo. È stata un’idea di Catherine. Sai, il tempo scorre e abbiamo pochissimi giorni di prove”, non riuscivo più a fermarmi, “allora visto che abbiamo le parti principali sarebbe stato stupido rimandare, così dovrebbe arrivare tra poco e proveremo un po’ma…”.

“KRIS!” mi interruppe. “Calmati amore! Non preoccuparti! Va tutto bene! Non me la sono presa” disse tranquillo.

Tirai un sospiro di sollievo. “Ah ok, solo che non volevo che ti preoccupassi o cose del genere..

“Non sono preoccupato o cose del genere. Abbiamo già parlato di questo ed eravamo d’accordo di non dover dare spiegazioni. Sappiamo come vanno queste cose”.

Tirai un secondo sospiro di sollievo. “Si, hai ragione! Scusa..”

“Non scusarti amore…non ce n’è bisogno. Sai che ti amo, no?”

Quando mi parlava così mi era incredibilmente facile rendermi conto della fortuna che avevo avuto.

Mike era il mio primo e unico ragazzo. L’avevo conosciuto sul set di Speak uno di quei tanti film indipendenti che adoravo fare. All’ora aveva 16 anni e io 13, e quando hai 13 anni certi pensieri non ti sfiorano nemmeno e quel che hai è solo una bella amicizia, che diventa sempre più forte finchè alla fine, crescendo, diventai abbastanza grande e pensi ‘Al diavolo! Posso averti!’  Era stato così per noi. Da semplice amicizia eravamo passati alla tenera complicità per poi arrivare in modo naturale all’amore. Davvero non riuscivo a vedermi con nessun altro se non con lui, nonostante fosse l’unico ragazzo che avessi avuto.

“Kris, tutto bene?” chiese evidentemente preoccupato dal mio silenzio.

Sisi” mi affrettai a rispondere. “Stavo solo pensando a quanto ti amo” dissi sincera.

“Amore, mi manchi!” rispose “Ma prometto che sarò presto a trovarti”.

“Non vedo l’ora” riuscii a dire e trattenendo una lacrimuccia sentii bussare il campanello. Doveva essere lui.

Hey devo andare..dissi piano.

“Vai! E fai la brava” disse con un sorriso che potevo facilmente immaginare.

“Come sempre” risposi terminando la telefonata e andai ad aprire la porta per incontrare finalmente il suo sguardo e fare un po’ di chiarezza.

“Ciao” dissi semplicemente.

L’ora della verità era arrivata!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tonight's gonna be a good night ***


Capitolo 7

Capitolo 7

 

Tonight’s gonna be a good night

 

POV Kristen

 

Ma so che la sera tutto funziona

e che se cerchi una risposta forse ti arriva,
è l'atmosfera che ti trasporta.
Meglio la sera fuori dal mondo
mentre il mondo mi gira tutto intorno
tra me e me che penso a quello che mi aspetta in questa sera

che mi gusto senza fretta.

 

“Ciao” dissi sapendo già chi avrei trovato dietro la porta.

“Scusa il ritardo” rispose con un respiro un po’ affannato.

“Oh non preoccuparti”.

Restai a fissarlo per qualche istante, chiedendomi con quale delle sue tante personalità avrei avuto a che fare quella sera e augurandomi di trovare il coraggio di chiedergli spiegazioni.

“Allora, mi fai entrare o no?”.

Che stupida. Mi ero impalata a fissarlo lì sulla porta.

“Oh, scusa. Certo certo. Vieni pure!” lo incoraggiai facendo strada e chiudendo la porta dietro di me. Proprio in quel momento mia madre scendeva le scale e non potei sottrarmi agli onori di casa e alle presentazioni.

“Ah, mamma, questo è Robert. Ti ho detto che sarebbe venuto. Robert, lei è mia madre”.

“Piacere Robert, sono Jules” disse mia madre allungando una mano e sussurrando - tutt’altro che a bassa voce - “Non avevi detto che era così carino..”

Alzai gli occhi al cielo. “mamma…” riuscii a mormorare mentre lui si presentava educatamente.

“Il piacere è mio, signora Stewart. Ha davvero una bella casa” disse gentilmente.

“Oh, è anche un gentiluomo” continuò lei imperterrita.

Decisi di rompere quell’idillio prima che riuscisse a fare danni.

“Bene!” dissi modellando la voce in modo che mia madre potesse capire la mia irritazione. “Sarebbe meglio metterci al lavoro” dissi in fretta liquidando mia madre e incitandola ad andare in cucina.

Mi voltai a guardarlo stranamente imbarazzata e agitata. “Beh, la casa non è grandissima. Preferisci il salotto o la sala da pranzo?”

“Ehm, è indifferente..” sembrava nervoso.

“Ok, allora forse meglio la sala da pranzo. Andremo più comodi col tavolo” terminai incerta facendo strada.

“Ti spiace se fumo?” disse agitato prendendo una sigaretta.

“No no. Fai pure” lo rassicurai sperando che si calmasse un po’.

“Tu fumi?” chiese curioso.

“Di tanto in tanto. I miei non vogliono, ma li ho convinti che col lavoro che faccio ogni tanto ci vuole. E poi sarebbe stato impossibile nasconderlo.” Risposi svelta e continuai. “E tu? Fumi?” chiesi accorgendomi poi della stupidità della mia domanda. Ovvio che fumava!

Difatti inarcò un sopracciglio e mi guardò incuriosito.

 “Intendo, fumi abitudinariamente?” mi corressi.

“Ehm, non proprio” disse insicuro. “Solo quando sono nervoso”.

“Vedo” dissi accorgendomi che il ragazzo insicuro che avevo conosciuto stava tornando a galla.

Abbassò il volto e come una settimana prima fui costretta ad abbassarmi altrettanto per guardarlo negli occhi.

Mi trovai a consolarlo di nuovo. “Va tutto bene?”

“Certo!” rispose subito evitando il mio sguardo.

“Ok” sospirai.

Mi misi a sedere abbattuta sulla sedia mentre lo guardavo fumare nervosamente, un tiro dietro l’altro, nuvole di fumo sempre più piccole e prepotenti si affollavano una sopra l’altra creando una cappa pronta a disciogliersi dopo qualche secondo. Davvero non sopportavo quel suo atteggiamento. Forse non mi sopportava. Forse si aspettava qualcun altro, forse mi odiava. Tutto era possibile. Ma cosa gli avevo fatto? In fondo non ci conoscevamo per niente. Non sapevo niente di lui, e lui non sapeva niente di me.

“Iniziamo” dissi con tono duro quando ebbe finito di fumare, ed aprii il copione. Spense subito il mozzone nel posacenere e si venne a sedere, di fronte a me. Sempre insicuro, quasi tremante. Possibile che gli facevo questo effetto?

Iniziammo a leggere dalla scena di biologia, ma c’era qualcosa che non andava. Lo sentivo diverso. Non c’era più quella connessione. Tutto sparito. Come se non fosse mai esistito niente. A quel punto esplosi. Dovevo sapere.

“Ok, ora basta!” scattai in piedi. “Che c’è che non va?” chiesi stufa.

Mi guardava sconcertato. “Non capisco” sussurrò incerto.

Non riuscii a trattenermi e senza nemmeno una pausa cacciai fuori tutto quello che mi era passato in mente in una settimana.

“Beh, è evidente che qualcosa non va. Ora, o io sto diventando matta, oppure tu sei affetto da disturbi di personalità multipla. Ma cosa ti ho fatto? Forse ti aspettavi qualcun altro? Forse ti metto soggezione? Perché ho l’impressione che con gli altri vai piuttosto d’accordo. E poi non mi hai rivolto la parola oggi, per non parlare dell’audizione. Sembrava che avessi visto un mostro. So di non essere una grande bellezza ma che cavolo, non penso di essere ripugnante. E poi stasera vieni qui, tutto nervoso, non dici più di quattro sillabe e ti metti a fumare. Insomma, se non vuoi la parte sei ancora in tempo.” Terminai la mia sfuriata con gran soddisfazione anche se ero consapevole che esporre le mie supposizioni in quel modo non avrebbe aiutato per niente: quasi sicuramente metà delle cose che avevo detto non avevano senso, soprattutto per lui. Comunque lo guardai seria per un istante interminabile in attesa di una sua risposta. Ma niente. Continuava a scrutarmi e pensai che come previsto non aveva capito niente. Sospirai abbattuta e alquanto in imbarazzo ma proprio quando mi misi a sedere, scoppiò a ridere facendomi saltare sul posto. Sgranai gli occhi mentre lo vedevo sbellicarsi dalle risate, del tutto incurante del mio sguardo incredulo. Ero ancora a bocca aperta, letteralmente, quando dopo 3 minuti buoni – che sono interminabili, e anche piuttosto irritanti, se stai fissando uno che si piega in due dalle risate -  si accorse di me e cercò di tornare serio, aiutandosi con una mano davanti alla bocca e tentando di soffocare un ghigno.

Avrei tanto voluto chiedergli spiegazioni, ma ero ancora immobile, troppo scioccata per elaborare un pensiero coerente. Così aspettai che parlasse lui.

Quando sembrò calmarsi del tutto finalmente aprì bocca.

“Scusami” disse ancora con il sorriso sulle labbra e tornò a concentrarsi sul copione.

COSA?!?! Tutto lì?! Quelle erano le sue spiegazioni? Mi stava facendo andare fuori di testa e proprio non riuscivo a sopportarlo.

“Tutto qui?” chiesi aspettandomi una risposta che non arrivò. Si limitò a scrollare le spalle. Ormai sembrava totalmente tranquillo, come se la mia sfuriata gli avesse tolto un pesante macigno dalle spalle, come se il mio imbarazzo avesse ripagato il suo ed ora non ce ne fosse più bisogno. Così continuai.

“Insomma, io mi metto in ridicolo esponendo le mie preoccupazioni,  alquanto sciocche aggiungerei, tu mi scoppi a ridere in faccia e tutto quello che sai dire è ‘Scusami’?”. La situazione mi sembrava ancora più assurda mentre la esponevo ad alta voce.

Fece di nuovo spallucce. “Beh, devi ammettere che era una scenata piuttosto comica” disse ridendo fra se e se.

Non potevo crederci! Si stava prendendo gioco di me! Non era possibile. Non ero diventata pazza. Quello che avevo notato era vero. Non avevo immaginato tutto. Non mi ero fatta i film in testa. Qualcosa che non andava c’era, e me l’avrebbe detto!

Così mi feci forza cercando di non sprofondare nell’imbarazzo.

“Vuoi dire che non c’era niente di vero in quello che ho detto?” chiesi sfrontata e a testa alta.

Improvvisamente cambiò espressione e soffocò una risata che stava per nascere. Dovevo averlo preso alla sprovvista, perché non rispose subito, si limitava a fissare il tavolo pensando probabilmente alle parole giuste con cui affrontare l’argomento.

Alla fine parlò. “Beh, non esattamente” Ammise.

“AH AH! Lo sapevo” pensai trionfante, ma dal suo sguardo capii che probabilmente avevo pensato ad alta voce…

“Cosa?” chiese subito.

“Cosa cosa?” ribattei io.

“Cosa sapevi?” chiese confuso da quello strano diverbio.

Si! Avevo pensato ad alta voce. Che idiota! Iniziai a rimediare..

”Beh, sapevo che c’era qualcosa che non andava” risposi sincera e vedendolo annuire continuai “Solo che ancora non so cosa…” conclusi sperando di ottenere le risposte che cercavo.

Finalmente iniziò a spiegarmi lasciandomi senza parole.

“Beh, tanto per iniziare, per il ruolo di Edward pensavo fosse imbarazzante anche solo presentarsi ai provini. Quando leggi la sua descrizione, cadi a terra. Nel senso che Edward è troppo bello per essere vero. Voglio dire, ti presenti alle audizioni e dici: "Hey! Penso di essere perfetto per questo ruolo!” disse tra lo sconforto e l’ironia.

“Non credi di esserti meritato il ruolo?” chiesi confusa.

“Non so se sono quello giusto”

“Questo lascialo decidere a Catherine” dissi cercando di consolarlo “…e a me” aggiunsi sperando che quel particolare lo avrebbe aiutato ad acquistare un po’ di fiducia.

“Che vuoi dire?” chiese alzando gli occhi.

“Beh, prima di te quel giorno e molti altri giorni prima avevo fatto audizioni con un mucchio di ragazzi, ma quando sei entrato tu ho capito subito che eri quello che stavamo cercando”. Mi sorrise e continuai.

“Non so se fosse perché eri nervoso ma avevi un modo di parlare, molto dolce e gentile, come se provenissi da un’altra epoca” non si perse il mio riferimento al copione e mi sorrise. Ricambiai e continuai. Sentivo che ero sulla strada giusta.

“E poi sembravi così…intimidito. Ed è davvero un’ottima sensazione. Prima di iniziare un film, bisogna essere intimiditi, impauriti. Credimi, io lo so.” Finii così il mio monologo e inaspettatamente alzò il viso e i suoi occhi incontrarono i miei, sinceri come la prima volta che li avevo visti.

“E poi c’eri tu…” disse sottovoce.

Non sapevo trovare un senso a quello parole, ma non ce ne fu bisogno. Mi chiarì tutto subito dopo.

“Sapevo che l’audizione era con te, ma non sapevo cosa aspettarmi” confessò. “Leggendo il copione pensavo che io avrei dovuto essere una roccia e tu estremamente vulnerabile, mentre invece, è stato il contrario.

Tu eri quella forte e io l’idiota che non sapeva che fare” sospirò affranto. Come poteva dubitare di se stesso così? Sentirlo parlare in quel modo insicuro e vederlo così vulnerabile mi chiarì le idee e non potei essere più felice di constatare che avevo fatto la scelta giusta e che tutte le preoccupazioni erano infondate.

“È questo che mi ha attratto di te” dissi fissandolo dritto negli occhi, sperando che dal mio sguardo carpisse tutta la sincerità con cui avevo detto quelle parole. Quando mi accorsi che ormai ci stavamo fissando già da qualche secondo, abbassai il viso e sciolsi il ghiaccio.

“Quindi tutto sommato, il tuo problema è solo un po’ di insicurezza…” dissi cercando di sdrammatizzare il tutto, ma la sua risposta mi prese alla sprovvista.

“Oh, è molto di più di questo” disse serio, con gli occhi ancora fissi sul mio viso.

Distolsi lo sguardo decisa a non cercare un senso a quelle parole e vedendo il copione ancora aperto a pagina 37 lo presi e gli diedi un colpetto in testa. “Bene!” dissi felice. “Ora che è tutto chiarito, possiamo cominciare”. Sorrise e scuotendo la testa divertito dal mio umore si concentrò sul copione e riprendemmo da dove avevamo lasciato.

La tranquillità che aveva raggiunto dopo quella strana chiacchierata era piacevole e fu estremamente facile concentrarsi sulle battute. Tutto era di nuovo naturale. Tutto era di nuovo semplice. Leggemmo il copione un paio di volte, senza interruzioni, concentrandoci sui personaggi, aggiungendo qualche battuta, improvvisando qualcosa. Procedevamo sulla stessa lunghezza d’onda, con una tale complicità da fare invidia a Stanlio e Olio, o Regis e Kelly o qualsiasi coppia con un buon affiatamento. L’unica differenza era che noi ci conoscevamo da due ore scarse. Mi sentivo bene.

Verso le undici, dopo aver letto il copione per la terza volta, guardammo entrambi l’orologio.

“Pausa?” chiedemmo all’unisono e scoppiammo a ridere.

“Vado a preparare un po’ di caffè” dissi stiracchiandomi per sgranchire un po’ i muscoli.

“Già fatto” disse mia madre trionfante entrando in salone e venendomi incontro con una teiera e due tazze. La adoravo.

“Wow! Che efficienza!” dissi aiutandola.

“E poi non dire che sono una palla” disse facendomi l’occhiolino.

Ma perché usava quel linguaggio? Voleva sembrare alla moda?

“Mamma” la interruppi strizzando gli occhi “Ti prego” feci una pausa “Quando fai così mi spaventi” conclusi alzando gli occhi al cielo mentre lo sentivo soffocare quella risata ormai anche fin troppo familiare. Mia madre mi guardò in cagnesco e con un risolino se ne andò.

Gli versai un po’ di caffè nella tazza.

“Grazie”.

Scossi la testa. “Continuiamo?” chiesi, ma sembrava distratto e di tutta risposta arricciò il naso e si concentrò su qualcosa che stava al mio polso.

“Questo cos’è?” chiese indicando il braccialetto rosso che avevo al polso.

“Oh, niente. Solo un regalo…” dissi pensando a Michael.

Annuì leggermente e con estrema lentezza. “Un pegno d’amore?” stuzzicò.

 “Qualcosa del genere”. Ma non si dava per vinto.

“Allora, lui dov’è?”

 “Beh, ora è a New Orleans, a girare un film”.

Sembrava sorpreso. “Ah, è un attore anche lui?”

“Già” annuii. “In realtà è così che ci siamo conosciuti, sul set di un film…” e così mi trovai a raccontargli la nostra storia, come ci eravamo conosciuti e come eravamo cresciuti insieme per poi innamorarci.

“Quindi è l’unico ragazzo che hai avuto?” chiese dopo il mio racconto in modo leggermente sfacciato.

Rimasi un po’ disorientata e alla fine risposi: “Beh, si…”

Mi sembrò tirare un sospiro di sollievo e notando che l’avevo visto cambiò subito argomento.

“Ah, ehm, così…tu reciti già da molto” non sembrava proprio una domanda ma risposi lo stesso.

“Si, beh, non è stato molto semplice”.

“Che vuoi dire?”

Iniziai a frugare nel passato mettendo un po’ di ordine.

“Come hai iniziato?” chiese incuriosito.

“Beh, in realtà la mia è una tipica storia hollywoodiana. Mi ha notata un talent scout durante una recita scolastica e ho fatto qualche piccola comparsa in un paio di film”.

“Primo lavoro?”

Mi misi a ridere a quella domanda. “Ehm, beh, per il mio primo lavoro ho fatto una ragazza che lancia un anello in Flinstones viva Rock Vegas” pensando alle mie parole scoppiai a ridere e lui con me.

“Ma dai!!” disse incredulo.

“Già..” confermai scuotendo la testa.

“E poi?”

“Ho iniziato a fare molti provini, tante audizioni, ma ero sempre scartata per il film da bambini perché…” feci una pausa “…beh, perché a quanto pare..ero troppo seria e per niente divertente” risi di nuovo e con un accenno mi esortò a continuare. “Proprio quando stavo per rinunciare, feci un ultimo provino. Non volevo nemmeno farlo in realtà, ero troppo scoraggiata. Ma mia madre insistette dicendo che sarebbe stato l’ultimo. Così mi presero per una piccola parte e, guarda caso, avrei dovuto interpretare un maschiaccio.

“Il mio primo grande lavoro è stato Panic Room. Da lì in poi le cose sono andate meglio. Ottenevo ruoli sempre un po’ più importanti. Il primo ruolo da protagonista l’ho avuto in Speak, poi ho fatto un horror e poi,beh, per lo più piccole parti. Mi piace fare film indipendenti. Sai, quel genere di film con una trama strana, un po’ criptici, che nessuno va a vedere…” accennai una risata.

Annuì divertito.

“Poi ho avuto una parte in Into the wild”. A quel punto alzò il busto di scatto e come incantato disse: “Si, ti ho vista in quel film! Sei stata grande!” lo fissai con gratitudine “E poi, hai una bellissima voce”. disse e capii dal suo tono di voce che era sincero.

“Ehm…grazie..” fu tutto ciò che riuscii a dire.

“Allora ti piace la musica?” chiese.

“Oh si! Non riuscirei a vivere senza”

“Che genere ti piace?”

“Beh, un po’ di tutto ma soprattutto genere tra il punk e il rock”.

“Gruppo preferito?”

Sbuffai pensando alla risposta “beh è difficile da dire. Sono cresciuta coi Beatles, i Queens, quindi…”.

“Ascoltiamo praticamente la stessa musica” disse sorridendo

“E tu?”

“Oh, io sono un fan ossessionato di Van Morrison”.

Annuii.

“Ti piace?” continuò.

“Mmm, non sono una fan sfegatata, ma non mi dispiace” dissi sincera.

“Forse perché non hai ascoltato i suoi pezzi migliori. Un giorno ti porterò uno dei suoi album. Cambierai idea”.

“Ok” dissi.

“Suoni?” continuò con le sue domande. Mi sentivo una cavia da laboratorio, ma era piacevole parlare con lui e conoscerlo un po’ meglio, anche se fino ad allora non avevamo fatto altro che parlare di me.

“Beh, si, più o meno, ma solo per conto mio”.

“Cosa suoni?”

“Un pò la chitarra” dissi cercando di sembrare modesta. “E tu?” chiesi subito per evitare una nuova domanda che mi riguardasse.

“Anche io un po’”.

“Chitarra?”

“…e pianoforte”.

“Sei bravo?” chiesi cercando di spostare l’attenzione su di lui, ma fu inutile.

“Me la cavo” rispose e subito continuò. “Libro preferito?”

Sbuffai un po’. “East of eden” risposi pronta.

“Perchè?”

Per quanti sforzi facessi non riuscivo a fermare quel fiume di domande e tanto meno a non rispondere. Era più forte di me.

“Beh, è essenziale. Ci sono quattro generazioni e tu vedi crescerle, vedi i figli e poi i figli dei figli in un intreccio così…epico”. Notai che mi fissava con uno sguardo un po’ interrogativo. “Non so perché, ma è il mio libro preferito” dissi quasi per giustificarmi.

“Quando sei nata?” chiese subito.

Iniziavo un po’ a stancarmi della sua capacità di monopolizzare il discorso.

“Perché tutte queste domande?” chiesi infine.

“Credevo che lo scopo della serata fosse conoscerci meglio” rispose come se la mia domanda fosse stupida.

“In realtà lo scopo della serata era provare il copione…” gli ricordai.

“L’abbiamo fatto” disse subito soddisfatto.

“E quando abbiamo deciso che lo scopo fosse conoscerci meglio…?”

“Era sottinteso, Kris!”. Era la prima volta che mi chiamava così e non so perché ma sentirlo abbreviare il mio nome come due vecchi amici mi fece piacere.

“Ma in ogni caso stai monopolizzando il discorso, Rob!” risposi a tono e ridemmo insieme.

“Sul serio” continuai “Stiamo parlando solo di me. Già sai più di quanto sia lecito su di me e io non so ancora niente su di te”.

“Questo non è vero..” disse cercando di eludere i miei tentativi di ribellione.

“Il fatto che fumi non c’entra” risposi acida.

“Oh” soffocò una risata. Sospirai ancora incredula del rapporto che si stava pian piano instaurando tra noi. Era stato incredibilmente semplice iniziare a conversare, così naturale che non mi ero nemmeno accorta di essermi sposata sulla sedia accanto a lui. Quando l’avevo fatto? Forse dopo avergli versato il caffè? Forse durante una delle sue tante domande? Non riuscivo a ricordare, ma non importava.

“Avrai tempo per le tue domande” disse infine. “Ora rispondi”.

Era una guerra persa in partenza. Inutile cercare di ribellarsi.

“9 Aprile 1990” sospirai.

Sentii il suo respiro diventare incredulo. “Ancora non posso crederci che tu abbia solo 17 anni”.

“In che senso?” chiesi anche se sapevo di che parlava.

“Sembri molto più grande” semplificò le cose.

Quello che mi aspettavo. “Si, me lo dicono in molti”.

“E non solo fisicamente” continuò. “ora che ti conosco meglio…” notai come sottolineò la parola conosco per darle più enfasi.. “devo dire che sei molto più matura di molte ragazze della tua età”.

“Ho già sentito anche questa..” dissi un po’ seccata.

“Ti scoccia che sia così?” chiese probabilmente notando il mio umore.

“No, non proprio. è solo che...ho sempre l’impressione che la gente mi veda per quella che non sono” tirai un sospiro e abbassai il viso “è stupido, lo so”

“No” disse portando un dito sotto il mento per alzarmi il viso. “Non lo è..”. i miei occhi si persero nei suoi e in quel momento ero in un altro posto. Lontano da tutti. Il mondo girava intorno e non mi sfiorava. Niente poteva toccarmi. Ero persa in quegli occhi così limpidi e sinceri, catturata da quel dito che mi sfiorava, quando sembrò rendersi conto del suo gesto e si ritrasse improvvisamente.

Lo vidi passarsi una mano tra i capelli un po’ frustrato e con grande sorpresa mi accorsi che stavo facendo lo stesso.

“Prossima domanda!” dissi cercando di sciogliere la tensione.

Così andammo avanti per un bel po’, forse un’oretta o due: lui chiedeva e io rispondevo.

“Allora…spese di natale: organizzati o all’ultimo momento?”

“All’ultimo momento!”

“Regali di compleanno: sorpresa o devi saperlo?”

“Ehm, sorpresa”

“Cibo in scatola o torta di zucca?”

“Ma che razza di domanda è?” dissi con la voce un ottava sopra.

“Rispondi” canticchiò.

“Cibo in scatola” sbuffai rispondendo a quell’assurda domanda.

“Insalata o big mac?”

“Big mac! Decisamente!”

“Cioccolato o vaniglia?”

“Cioccolato”

“Latte o panna?”

“Panna”

“Zucchero o miele?”

“Zucchero”

“Natale o Halloween?”

“Natale”

Domande di ogni genere. Allergie, primo bacio, animali preferiti, libri, serie televisive, colore, cibo, taglio di capelli…non ne potevo più! Probabilmente rispondevo a caso. Avevo il cervello fuso e non potei controllare uno sbadiglio.

“Sarà meglio che ti lasci dormire. Chiamo il taxi.” disse  lasciando a metà una domanda che non avevo sentito.

“No davvero, non importa!” ero stanca, si, ma non volevo che andasse via. Era stranamente piacevole rispondere a quelle domande stupide e veloci.

“Kristen” disse il mio nome intero stavolta. “Sono le tre di notte” aggiunse calmo, prima di attaccare il telefono.

“Cosa?!?!?!” strillai e mi tappò subito la bocca con una mano.

“Sssssh! Non vorrai svegliare tutti!” bisbigliò togliendo la mano dalle labbra. Rimasi un po’ interdetta, ma ero troppo stanca per dire qualcosa che avesse senso.

“Ora va a dormire. Ci vediamo domani?” chiese speranzoso.

“Stesso posto stessa ora?” chiesi in risposta.

Annuì sorridendo e l’accompagnai alla porta.

“Beh allora a domani Kris” disse uscendo dalla porta.

“Notte!” risposi semplicemente mentre gli diedi una pacca amichevole sulla spalla e si allontanò.

“E domani sarà il mio turno!” gli dissi cercando di urlare abbastanza per farmi sentire da lui ma non troppo da svegliare tutto il vicinato.

Mi fissò, non capendo. “Per cosa?”

Ovvio! “Le domande” dissi trionfante e con “Notte” chiusi la porta dietro di me, mi buttai sul divano del salotto e pensando alla serata capii che quello era l’inizio di una bella amicizia, ne ero certa, e desiderai che la notte dopo sarebbe stata altrettanto piacevole. Alla fine mi abbandonai alle braccia di Morfeo.

 

So che prima o poi passerà stasera

e che tutto ritornerà com'era.

Sarebbe bello…

durasse almeno mezz'ora

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ti presento i miei ***


Capitolo 8

Salve a tutte! Questo capitolo è proprio inutile...non mi piace per niente, però ho perso alcuni capitoli che avevo scritto... ( :wtf:... :sad:) quindi nel frattempo che li riscrivo ve lo lascio lo stesso prima di andare all'uni. a dopo! Baci a tutte!

 

Capitolo 8

 

Ti presento i miei

 

POV Robert

 

Finalmente dopo tanto tempo, mi sentivo bene. Ma non superficialmente soddisfatto della mia salute. Mi sentivo bene, in pace, come non mi sentivo da non so quanto. E tutto grazie a lei. Che splendida notte. Non avevamo fatto altro che parlare. Beh, dovevo ammettere che in realtà avevo parlato solo io, ma volevo sapere tutto quello che potevo su di lei. Avevo avuto l’opportunità di stare una notte solo con lei e non me la sarei lasciato scappare, non sapendo che si sarebbe ripetuta di lì a poco. Quella sera avremmo replicato. Il solo pensiero mi offuscava il cervello e sentivo il cuore battere più forte, il respiro aumentare e diminuire in modo irregolare, perdendo il suo costante ritmo, fino a dimenticare di respirare. L’avevo davvero bombardata di domande, ma stranamente aveva risposto. Non esattamente di buon grado – ma aveva risposto. Se fosse stato possibile credo che le sarebbe uscito il fumo dalle orecchie, furiosa per il mio monopolio sulla conversazione, ma tanto era già stabilito che avrebbe avuto la sua parte.

“Domani toccherà a me fare le domande” aveva detto.

Si sarebbe presa la sua rivincita e arricciai la bocca al pensiero di quello che avrebbe potuto chiedere e quello che avrebbe voluto sapere. Forse era il caso di fare ipotesi sulle domande che mi avrebbe fatto e prepararmi delle risposte. Ma abbandonai presto quel pensiero. Non avevo la minima idea di cosa le potesse passare per la testa; tolti i convenevoli – nascita, infanzia, hobby ecc…- c’erano un miliardo di domande possibili e decisi che sarei stato semplicemente me stesso. In fondo io l’avevo presa alla sprovvista con il mio interrogatorio e con la sua semplicità, inconsapevole, non aveva fatto altro che attrarmi ancora di più, perciò optai per la naturalezza, l’arma migliore per un qualsiasi rapporto, di amicizia e d’amore.

I ricordi di quella serata mi accompagnarono come un dolce sogno per il resto della notte e non mi abbandonarono al mio risveglio.

Continuavo a sognare ad occhi aperti e le immagini di quell’incontro scorrevano felici sotto i miei occhi, finchè la mia euforia fu placata da una cruda realtà. Era fidanzata. Quando mi sarei deciso a mettermelo in testa?

Stranamente, senza che glielo chiedessi esplicitamente, mi aveva raccontato la loro storia. Fortunato lui. Michael Mandarino…o come diavolo si chiamava?!

Cercai di ricordare la nostra conversazione parole per parola, e non fu affatto difficile. Non sapevo se sentirmi sollevato o affranto dal fatto che fosse un attore. Era un dettaglio ignoto. Un’arma a doppio taglio. Da un lato c’erano maggiori possibilità che il lavoro li costringesse a vedersi poco, dall’altro questa piccola sfumatura non faceva che aumentare le cose in comune. Chissà com’era.

Pensai che se era un attore probabilmente doveva un certo fascino, ma mi accorsi della mia osservazione stupida e cercai di pensare ad altro.

La giornata passò più lenta del previsto.

Tentai in tutti i modi di ingannare il tempo ma era inutile. Le lancette delle ore sembravano irremovibili e persino quelle dei secondi sembravano terribilmente pesanti. Per la prima volta mi resi conto che un minuto è davvero lungo. Sessanta secondi sono un’eternità se ti metti a fissare l’orologio e io non avevo fatto altro tutto il pomeriggio.

Cercavo di distrarmi ma, tra il copione, la televisione e la radio, l’occhio continuava a cadere su quelle odiose e lentissime lancette.

Infine trovai qualcosa che mi avrebbe fatto dimenticare tutto: la musica. Avrei tanto voluto suonare un po’ il piano ma la camera d’albergo ne era ovviamente sprovvista e non volevo dare spettacolo nella sala comune, così presi la chitarra, ma non feci in tempo a suonare due accordi che il telefonò squillò.

Dopo una breve conversazione con Catherine tornai alla mia chitarra e mi abbandonai alle note veloci, perdendomi nella melodia che le mie dita creavano scorrendo sui fili della chitarra.

In un batter d’occhio si fece sera e aprendo gli occhi notai che era tutto scuro. Guardai allarmato l’orologio pregando che non fossero passate le otto. Ancora le sette. Giusto il tempo per farmi una bella doccia ed arrivare in un aspetto decente.

Presi un taxi e in venti minuti fui di nuovo lì. In quel cortile, davanti la porta di casa di quella ragazza che forse già amavo un po’. Bussai sperando mi accogliesse come la sera precedente, ma le mie aspettativa furono tradite.

“Rob!” esclamò la madre di Kristen del tutto sorpresa che fossi lì.

“Buonasera signora Stewart” dissi gentilmente.

“Jules” mi corresse.

“Giusto. Jules” ripetei.

“Ma che bella sorpresa!” esclamò.

Come che bella sorpresa? Forse Kristen non aveva avvertito la madre dei nostri programmi.

“Vieni vieni, entra” disse invitandomi a seguirla in camera da pranzo.

“Guardate chi c’è?” mi presentò entrando in sala.

Mi trovai davanti a un tavolo imbandito per la cena.

Avevo forse sbagliato a capire? Forse non era oggi il giorno delle prove? Forse avevo sognato?

Un uomo sulla quarantina che supposi dovesse essere il padre, era seduto a capotavola e accanto a lei un ragazzo…

Il cuore mi balzò in gola e mi irrigidì. Quello doveva essere Michael senza dubbio.

Cercai il suo sguardo per avere spiegazioni, ma non ce ne fu bisogno.

“Oh mio dio!” esclamò, quasi urlando e battendosi la testa con la mano. “Rob scusami! Mi sono totalmente dimenticata! Come cavolo ho fatto?! Dovevamo vederci per provare!”. Balzò in piedi e venne verso di me.

“E’ che abbiamo avuto una visita inaspettata” spiegò indicando il ragazzo seduto al posto accanto al suo.

Già. Una visita inaspettata. E così, quel piccolo particolare che avevo cercato di ignorare e di tralasciare il più possibile, si era presentato prima di quanto mi aspettassi, facendomi piombare nell’affranto più totale.

“Rob perché non resti a cena con noi?” disse Jules.

Come rifiutare in modo gentile? Non me la sentivo proprio di stare lì, come il terzo incomodo.

“Grazie mille Jules, ma non si deve disturbare” cercai di essere il più gentile possibile.

“Ma non sei di alcun disturbo. E devo pur riparare la sbadataggine di mia figlia” la ammonì.

Accidenti! “Davvero, non importa” cercai di essere persuasivo.

Volevo solo andare via da lì. Mi sentivo come una cavia da laboratorio maltrattata.

“Oh che idiota!” disse Kristen rispondendo appunto all’ammonizione della madre.

“Non vi ho nemmeno presentati!”.

Mi spinse per le spalle e mi condusse accanto all’uomo a capotavola.

“Papà, lui è Robert! Rob, mio padre, John”.

“Piacere di conoscerti Rob”.

“Piacere mio, signor Stewart” gli risposi stringendogli la mano e preparandomi al supplizio successivo.

Sapevo già chi era. Non c’era bisogno di presentarsi. Avrei tanto voluto evitare ed andare subito via da lì, ma sarebbe stato troppo scortese, così mi voltai verso quel ragazzo, pronto – anche se pronto è una parola grossa – a salutarlo, ma Kristen mi interruppe.

“E lui è Cameron!”

Cameron? Ero più che sicuro che si chiamasse Michael.

“Mio fratello” concluse la frase.

Ero di stucco. Di marmo. Di pietra. Di un qualsiasi materiale immobile e rigido.

Improvvisamente un senso di sollievo e gioia mi invase e riuscii a rilassare finalmente ogni fibra del mio corpo. Il fratello!

“Ehm, piacere! Io sono Robert, ma puoi chiamarmi Rob!” dissi pronto allungando una mano e sfoderando un sorriso a 64 denti, manco dovessi far colpo sul quel ragazzo.

“Non mi avevi detto di avere un fratello” sussurrai indisposto a Kristen. Ero sicuro di sapere molte cose su di lei dopo la prima sera, ma mi resi conto che mi sbagliavo.

“Non me l’hai chiesto” rispose a tono e continuò.

“Cameron è stato via per un viaggetto con la ragazza, ma si sono lasciati ed eccolo qui!” disse con estrema leggerezza scrollando le spalle.

“Oh mi dispiace” dissi rivolgendomi a lui, ma scosse il capo e Kristen parlò di nuovo per lui.

“Oh non preoccuparti, fanno questo tutte le volte. Ormai è un’abitudine”.

“Grazie mille per la privacy sorellina…”. La fulminò Cameron e lei ricambiò con una linguaccia.

“Sai, mi sarò anche lasciato con Rachel, ma ho ancora la lingua…non c’è bisogno che mi fai da interlocutore”. Disse scocciato mentre Kristen alzò gli occhi al cielo.

Mi sentii un po’ a disagio e in colpa. In fondo l’argomento si era aperto per colpa mia.

“Mi dispiace” ripetei. “Non volevo creare problemi..” dissi sincero e a bassa voce scrutando gli sguardi di tutti.

Pausa.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Un interminabile silenzio.

Poi…

“MA NON PREOCCUPARTI” la voce squillante di Cameron uscì fuori tutta insieme, improvvisamente, come un urlo assordante durante una messa e mi fece sobbalzare su me stesso.

“Non farci caso”. Kristen si lasciò sfuggire un risolino. “In realtà apparteneva alle scimmie e i miei l’hanno adottato..”.

“Simpatica, come un sassolino nella scarpa..” rispose il fratello e poi si alzò da tavola e venne verso di me.

“Comunque, caro Rob! Posso chiamarti Rob vero?”. Stavo per confermare ma mi interruppe prima che potessi rispondere.

“Perfetto! Allora tu puoi chiamarmi Cam! Sento che saremo grandi amici!” disse dandomi una pacca sulla spalla.

Non riuscivo a rispondere a uno che subito qualcun altro mi interrompeva con un’altra affermazione.

“Bene” esclamò Jules. “Visto che le presentazioni sono state fatte…sei sicuro di non voler restare per cena?” mi chiese.

A quel punto avrei tanto voluto restare, ma dopo i due rifiuti precedenti sarebbe stato sfrontato.

“Davvero non è un problema! Cam mangia come un elefante e c’è cibo a sufficienza per un esercito!” disse trionfante.

“Bè..” indugiai.

“Insisto”.

“Si, anche io!”. Mi sussurrò all’orecchio Kristen sporgendo verso di me. “E poi dopo dobbiamo provare” cercò di essere più convincente.

Non potei resisterle, e non volevo.

“Se proprio insisti..” dissi sorridendole. Ricambiò e prendendomi la mano mi mise a sedere dall’altra parte del tavolo. Un contatto semplice e minimo, ma estremamente eccitante. Avrei voluto tenerla per mano per sempre.

“Allora Rob” iniziò il padre di Kristen. “Cosa fai per vivere?”

“Papà!” esclamò lei.

“Cosa?”

“Bè, non solo è una domanda sfrontata, ma anche stupida. Rob è in Twilight con me”. Disse acida. La adoravo.

“Oh giusto. E come ti trovi?”

Ecco. Iniziava l’interrogatorio.

“Bè, ho conosciuto solo parte del cast per ora. Però mi sono trovato subito molto a mio agio..”. sentivo gli occhi di Kristen puntati su di me, mentre dicevo quella sottospecie di bugia. Doveva aver colto sicuramente il mio cambio di comportamento e tutto si poteva dire, tranne che fossi stato a mio agio da subito, almeno con lei.

“Vivi qui a Los Angeles?”

“No. Veramente abito a Londra. Ma immagino che debba trasferirmi qui per un po’..”

“Wow! E ti manca casa tua?” chiese Cam.

“Londra mi manca…ma non mi dispiace stare qui” ammisi lanciando un sorriso a Kristen.

“Hai sempre voluto recitare?” si intromise Jules.

“Ehm, veramente no. È una cosa nata un po’ per caso”.

“Racconta” incitò Cameron.

Kristen non parlava. Stava zitta e ascoltava interessata. Sapevo che stava aspettando il suo momento per le domande. Se avesse lasciato fare a loro la parte iniziale, avrebbe avuto più domande a disposizione.

“Bè, ho fatto il modello per un po’..”.

La sentii trattenere un risolino e tossire dopo aver bevuto. La guardai interdetto e ricambiò lo sguardo.

Mmm…scusa…continua” disse soffocando una risata.

“Dicevo…ho lavorato un po’ come modello quando ero più piccolo. Poi ho iniziato a interessarmi al teatro, ma cinema e tv non mi avevano mai sfiorato…” mi resi conto delle mie parole e mi corressi. “In effetti mi hanno appena sfiorato”.

“La nostra Kris ha già fatto una ventina di film” disse Jules fiera.

“Si beh, sono stata facilitata dal vostro lavoro…” la liquidò lei.

“Io sono sceneggiatrice e mio marito lavora come tecnico. Lei però è stata notata ad una recita scolastica..”

“Si, mi ha raccontato la sua tipica storia hollywoodiana!” la interruppi sorridendo.

“Già…nel giro di qualche anno ha interpretato un maschiaccio, una ragazzina con problemi respiratori, una ragazza violentata, una con un disturbo muscolare, una teen-ager degli anni 80, una..”

“Mamma…” la interruppe Kristen borbottando.

“Cosa?”

Mi guardò un secondo, scosse la testa, corrugò la fronte e abbassò il viso portandosi le mani ai capelli ovviamente intimidita da quelle attenzioni.

Aveva davvero molta esperienza. Mi sentivo davvero un pivellino accanto a lei. chissà se sarei stato all’altezza.

“Scusa tesoro, è che siamo molto orgogliosi di te”. John troncò il discorso.

“In realtà mi interessava” dissi subito e alzò lo sguardo per guardarmi.

“Cos’è quella storia del disturbo muscolare?”. Finsi di non sapere nulla. Ma in realtà mi ero già informato sulla sua filmografia. Avevo già deciso che avrei visto tutti i suoi film non appena avessi avuto un po’ di tempo.

“Ehm…è un film su cui abbiamo lavorato un paio d’anni…ma…non è ancora andato davvero in porto…” disse un po’ dispiaciuta.

“E tu Rob? Che parti hai fatto?” chiese Cameron.

Bene! Come competere con lei?!

Semplice. Non era una competizione.

“Bè ho interpretato un mago che alla fine muore e un pittore spagnolo gay” dissi cercando di metterla sullo scherzo.

Kristen si riprese alla grande e scoppiò in una risata alquanto rumorosa.

“Scusami. Non ho niente contro i gay…” cerco di giustificarsi.

“Mi piacerebbe vedere qualche tuo film” le dissi cercando di riportare l’attenzione su di lei.

Continuava a ridere. “Adesso anche io!” disse tra una risata e un’altra.

“Dico sul serio!”

cambiò subito espressione. Mi guardò in cagnesco. “Certo, come no! Dopo dovrei ucciderti”.

“Perché?”

“Bè…ero un po’ un maschiaccio da piccola. Non che adesso sia molto meglio…” ironizzò prendendosi gioco di se stessa.

“Andiamo!” cercai di convincerla. “Non puoi essere così male!” dissi e poi la parole uscirono da sole.

“Sono sicuro che eri bellissima anche allora”.

Mi gelai.

Cavolo! L’avevo davvero detto ad alta voce?!

Il suo viso scattò su e mi guardò dritto negli occhi per un istante interminabile finché John ci salvò da quella situazione imbarazzante con una sonora risata.

“Mi piace questo ragazzo!” disse ridendo. “Ha buon gusto!” aggiunse.

“Potresti fargli vedere Into the wild” suggerì Cameron.

“No, quel film lo conosco a memoria!” mi lascia sfuggire di nuovo.

Ma allora ero proprio scemo!

Kristen mi guardò di nuovo, sconcertata e inarcando le sopracciglia mi sorrise gentile.

“Potreste vedere Speak!” esclamò Jules. “Così vedrai anche il ragazzo di Kristen”.

Che palle! Sempre in mezzo questo! Ma dovevo ammettere che ero alquanto curioso di vedere che aspetto avesse.

“Io invece penso che non vedremo proprio niente” disse lei rossa di imbarazzo.

“Perché?” chiesi curioso.

“Perché abbiamo poco tempo e tanto da fare”. Si alzò e prendendomi per il braccio mi costrinse ad alzarmi da tavola e a seguirla.

“Era tutto buonissimo Jules! Grazie!” riuscii a mormorare mentre mi spingeva di là.

“Noi siamo in salotto!” urlò chiudendo le porte della stanza dietro di se.

“Prometti che un giorno mi farai vedere i tuoi film?” chiesi speranzoso.

Mi guardò in cagnesco.

“Forse…un giorno…se avremo tempo…”

“D’accordo! Mi accontento!” dissi sollevato dal suono delle parole “un giorno e avremo” nella stessa frase.

Ci sedemmo sul divano e presi il copione.

“Non provarci nemmeno” disse togliendomelo da mano. La guardai sbigottito.

“Inutile che fai il finto tonto” disse cogliendo il mio doppio gioco. “Stasera tocca a me!”.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Contatto ***


Capitolo 9

Capitolo 9

 

Contatto

 

POV Robert

 

Basterebbe un briciolo,

solamente un pizzico di splendida follia

per rotolare via…

Fosse anche per poco, amarsi per gioco.

 

 

“Ma ho già detto tutto prima”. Tentai di tirarmi indietro.

“Neanche per idea! Spiacente!” disse sicura.

Mi rassegnai. In fondo era giusto che avesse la sua parte.

“Cosa vuoi sapere?”

Ci pensò un secondo.

“Mmm”. Indugiò. Chissà cosa mi avrebbe chiesto. Avevo paura di dare una risposta errata, come se fossi a un quiz televisivo. Era assurdo che la sua vicinanza mi facesse questo effetto. Già mi vedevo cercare di prendere tempo per rispondere a quella domanda. Possibile che mi facessi così tanti problemi? Andiamo Rob, è solo una domanda, cercai di convincermi. Ma fu inutile. Sudavo letteralmente freddo, mentre la mia ora si avvicinava sempre più. Ok, forse stavo diventando un po’ melodrammatico ma le sua espressione pensierosa e concentrata mi mandava in iper-ventilazione, il respiro si affannava, la mani sudavano. Eccola, era pronta. Schiuse leggermente le labbra e…

“I tuoi cereali preferiti?”

Rimasi a bocca aperta, rigido come un tronco.

“Che c’è?” chiese preoccupata.

“Tutto qua?” riuscii a dire.

“oh, non ti preoccupare..è solo l’inizio!”. Strizzò l’occhio.

Bene!

“Allora?”

Ci pensai su. “Bè, in Inghilterra c’era una marca che si chiama Start, ma penso che ormai non esiste nemmeno più.

Qui in america mi piacciono i Crunch” conclusi disorientato da quella domanda.

“libro che porteresti su un’isola deserta?”

inizia a sciogliermi un po’. In fondo non era tanto male, e l’idea che volesse conoscermi meglio mi faceva alquanto piacere.

“Ehm…forse..”. Non sapevo davvero cosa rispondere.

“Forse..Ulisse” la buttai lì.

Sgranò gli occhi stupita. “Ulisse?”

“Si bè, mi piacerebbe leggerlo ma non lo inizio mai, quindi forse se avessi solo quello su un’isola deserta…”.

Si mise a ridere. “Ok..Allora Ulisse”. Ripetè e pensò alla prossima domanda.

“Miglior programma tv?

“Ehm..forse The office”.

Mi guardò accigliata.

“Ok, forse non è il migliore..però il più recente” mi giustificai.

“La versione americana o quella inglese?” chiese.

Facile. “Quella inglese..”

“Ovviamente” dicemmo all’unisono e ridemmo.

“Voi inglesi..” scosse la testa ridendo. “Siete così patriottici!”.

“Cosa? Noi?!?! Che coraggio!”

“Che vuoi dire?”

“Bè, non siamo stati noi a massacrare i pellegrini americani!”

“Giusto! Te la concedo” disse annuendo. “però noi non abbiamo scatenato una guerra per qualche bustina di thè finita a mare” rispose a tono.

Volevo rispondere, ma quella suo adorabile viso non me lo permise. Rimasi lì a fissarla imbambolato, sorridendo come un ebete.

Inizialmente sembrò ricambiare, poi iniziò a sbattere le palpebre ripetutamente e abbassò lo sguardo. Mi parve di vedere le sue gote tingersi di rosso.

Non so se le parole uscirono da sole o se stavo pensando ad alta voce eppure le dissi esattamente quello che volevo dirle in quel momento.

“Sei molto tenera quando arrossisci”

Alzò lo sguardo e per un millesimo di secondo i suoi occhi incontrarono i miei, per poi abbassarsi nuovamente.

“ehm..grazie” sussurrò imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli. Avevo notato che lo faceva spesso, proprio come me. Doveva essere una fissa comune.

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso esplorando ogni centimetro del suo viso con i miei occhi, finché riemerse da quel profondo imbarazzo e un po’ esitante passò subito alla prossima domanda.

“Materia preferita?”

Aja! Che botta in fronte quella domanda!

“Ehm, nessuna?!”

mi guardò seccata, chiedendo una risposta migliore.

“Ehm..forse..astronomia?” suonò più come una domanda. “Non lo so..non ero bravo in niente..” dissi ridendo e lei si unì a me eliminando quel poco di imbarazzo ancora vivo.

“E tu?” le chiesi.

“Io cosa?”

“Materia preferita?”

“Non provarci. Oggi toccava a me!” ribatté.

AH! Era davvero incredibile.

“Andiamo Kris! Ieri ho risposto anche io a delle domande”.

Sbuffò. “Sicuramente letteratura. La matematica è arabo per me..non riesco a mettere insieme 2+2..” ammise sorridendo.

“Torniamo a te!” riprese subito prima che il discorso potesse spostarsi su di lei.

“Canzone preferita?”

Improvvisamente ricordai. Come avevo potuto dimenticarlo.

“AH!” esclamai. “Ti ho portato una cosa”.

“Una cosa?”

“Un regalo”

“Un regalo?”

“Per te!”

“Per me?”.

“Kris sei diventata un pappagallo?” scherzai prendendo il regalo dalla tasca del giubbino.

“Tieni!” glielo porsi.

Era incredula davanti a quell’oggetto. Come se non lo riconoscesse.

“Cos’è?” chiese prendendolo con molta lentezza.

“E’ un CD Kris” risposi ovviamente.

Alzò gli occhi al cielo e si tirò i capelli dietro l’orecchio. L’adoravo quando lo faceva. Sembrava così indifesa.

“L’avevo capito..solo che..”

“E’ un album di Van Morrison, e c’è la mia canzone preferita, Beside you” dissi rispondendo alla sua domanda.

Mi guardò esterrefatta. “Non so che dire…”.

“Potresti dire ‘grazie Rob’” le suggerii con un sorriso.

“Grazie…Rob”. Pronunciò il mio nome con una tale dolce enfasi che fui costretto a cambiare argomento, per non piombare di nuovo nell’imbarazzo totale.

“Finito l’interrogatorio?”

“Non ti libererai di me così presto”. Gioii della sua risposta.

“Allora andiamo avanti” la incitai.

“Mmm. Se potessi interpretare una parte qualsiasi, quale interpreteresti?”

“E’ buffo che tu me lo chieda. Forse Giacobbe”

“Il personaggio biblico?” chiese sconcertata.

“Già”

“Ok, non voglio sapere il perché…” chiese distogliendo lo sguardo.

“Solo per sfizio” risposi ridendo della sua reazione.

“A proposito di film…vogliamo parlare un po’ del tuo lato omosessuale..?” chiese divertita.

“No comment” risposi acido. Rise.

“Ok, allora dimmi qualcosa che ti imbarazza?”

“Che genere di cosa?”

“Non so, qualsiasi cosa”.

Ci pensai un momento valutando se dire o meno la verità. Mi avrebbe preso per pazzo, ma escludendo la possibilità di dirle che ero cotto di lei, non avevo grossa scelta. Al diavolo!

“Bè, ogni tanto scrivo”. Ammisi.

Mi guardò stupita. “E questo ti imbarazza?”

“Bè un po’..”.

“Non dovrebbe” disse di tutta risposta. “Ogni tanto scrivo anche io” ammise infine.

Non potevo crederci. “Davvero?”

“Già. Se non fossi diventata attrice avrei voluto essere giornalista o meglio scrittrice” ammise con un po’ di imbarazzo. “Anche sceneggiatrice non mi sarebbe dispiaciuto”. Concluse un po’ giù.

“Parli come se avessi quarant’anni. Kris…” trovai il suo sguardo.

“Hai solo 17 anni! Non è detto che tu non possa ancora farlo” cercai di darle delle speranze.

“Già.. Non è detto!”. Mi sciolsi al suo sorriso.

“E tu che scrivi?” tornò a concentrarsi su di me.

“Bè, copioni e qualche sceneggiatura”. Ormai la fase imbarazzante era passata.

“Ma dai!” esclamò lei.

“Già. Sembra che abbiamo più cose in comune di quanto sappiamo”. Dissi.

“Tu credi?”. Mi sfidò.

Anuii. E poi partì in quarta.

“Vediamo.

Cioccolato o vaniglia?”

“Vaniglia”

“Zucchero o miele?”

“Miele”

“Latte o panna?”

“Latte”

Notai che stava ripescando le stesse domande che le avevo posto la sera prima. Furba.

“Natale o Halloween?”

“Halloween”

“BurgerKing o Mc’Donalds?”

“Mc’Donalds”

Sbuffò.

“Visto? non abbiamo niente in comune”.

“Abbiamo sempre la musica” le ricordai.

“Sai ti ci vedo proprio come uno che suona il pianoforte”.

“Che vuoi dire?”

“Bè..sei un tipo calmo, per niente lunatico, vai d’accordo con tutti…” disse con una punta di ironia riferendosi all’affermazione che avevo fatto a cena.

“Si bè..ognuno ha i proprio pregi e i propri difetti”.

“…tranquillo, per niente nervoso..” continuò.

“Ho dovuto prendere un quarto di pasticca di Valium prima di venire al provino” la zittii.

Si mise a ridere. “Ok, la smetto”.

Pensai che intendesse dire che l’interrogatorio fosse finalmente finito, non osavo immaginare quali altre cose avrebbe potuto chiedermi, ma invece il mio peggior incubo era appena iniziato.

“Passiamo alle domande serie” riprese.

Domande serie? Questa la vedevo brutta. Cosa voleva sapere.

“Cosa mi dici dell’amore?”

Proprio quello che temevo. “Wow, questa non è una domanda seria. È una domanda complicata”.

“Cosa c’è di complicato nell’amore?”

“Bè, dipende. Tutto e niente”.

Mi guradò in cerca di risposte.

“Sai, stare con una persona può essere la cosa più complicata del mondo, o anche la più semplice”.

“Ma tu credi nell’amore?”.

Annuii deciso. Come potevo non credere nell’amore dopo averla conosciuta. D’accordo forse amore era ancora una parola grossa per qualcuno che conoscevo da una settimana scarsa eppure in quel momento non riuscivo ad esprimere i miei sentimenti in altro modo.

“Non nell’amore ossessivo e possessivo come quello di questi due” risi indicando il copione. “però si, ci credo” confermai.

Sorrise. “E credi nell’amore a prima vista?”

Quella domanda sembrava un fulmine a ciel sereno, una specie di invito a nozze, una occasione portata su un vassoio d’argento proprio sotto i miei occhi.

“Ora che ti ho incontrata si!” dissi. La vidi sgranare gli occhi, sbattere le palpebre diverse volte e alzarsi di scatto per venire da me velocemente e sedersi sulle mie ginocchia. In un attimo le mie labbra e le sue divennero una cosa sola e mentre entravo in quel fantastico mondo una ovce mi riportò alla realtà.

“Rob…”. Mi agitò una mano davanti il viso per farmi rinvenire. “Ti senti bene?”

Scossi il viso, ancora preda della mia allettante visione e incredibile immaginazione. Quanto avrei voluto che fosse vero. Quanto avrei voluto prenderla in quel momento e farla mia, ma non potevo.

“Prima no, adesso si”. Risposi infine omettendo quel particolare che magari avrebbe cambiato tutto. Ma non l’avrei mai saputo.

Kris mi guardava curiosa, un po’ interdetta.

”E la tua ragazza la pensa come te?” chiese a un certo punto ma non capii nemmeno a cosa si riferisse.

Non sapevo se quello fosse un modo gentile per chiedermi se avessi una ragazza ma colsi la palla al balzo, lieto del suo interessamento per l’argomento. Scossi la testa per farle intendere la mia condizione di single.

“Avrai avuto delle ragazze!” disse incredula.

“In realtà al liceo non riuscivo a rimorchiare nessuna..” confessai un ò imbarazzata.

“Ma non posso credere che tu non abbia mai avuto qualcuna..”

“Una” la interruppi. “C’è stata una ragazza a cui tenevo davvero”. Parlare di quella storia non sempre mi faceva bene. Cero io e Nina eravamo rimasti buoni amici, ma lei in qualche modo aveva significato molto per me e il suo ricordo ancora mi creava una leggera scossa di tensione

La vidi scrutare il mio viso, in cerca di segnali.

“E…?”

“Diciamo che io e l’amore non andiamo molto d’accordo” sentenziai.

“Oh…capisco” disse con un filo di voce abbassando la testa come se stesse riflettendo su un milione di cose in un momento solo. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso ma fui costretto quando riprendendosi all’improvviso passò subito a un’altra domanda, eliminando lì imbarazzo imminente.

“Dì un po’…cosa facevi in Inghilterra? Dove vivevi?”

Questo argomento era certamente più accessibile e fui ben lieto di cambiare discorso e felice che anche lei lo avesse notato.

Iniziai a raccontarle del mio mini appartamento che avevo a Soho, un sobborgo di Londra, di come in realtà passavo le giornate a suonare e comporre musica sul tetto di casa o nei pub di Londra, quando ancora ero uno sconosciuto. Ascoltava attenta ogni minimo dettaglio che le rifilavo, de tutto presa dalla storia.

“Ascolterò mai qualcosa di tuo?” sorrise.

“Bè, dopo dovrei ucciderti” citai le sue parole.

“Ti pregoooo” cantilenò.

“Mettiamola così: ascolterai qualcosa di mio quando io vedrò qualcosa di tuo!”. I patti mi sembravano più che giusti.

“Ancora con questa storia?” si lamentò.

“Bè, mi sembra un accordo ragionevole”

Mi guardò in cagnesco, sibilando qualcosa tra i denti e alla fine allungò una mano come si fa in ogni patto che si rispetti.

Esitai un momento prima di stringere quella mano soffice e delicata. Avrei voluto tenerla per molto tempo, e infatti non la lasciavo andare, finchè non la sentii tossire.

“Ehm..posso riavere la mia mano?”

La lasciai immediatamente. “Scusami, mi ero incantato”.

Passò sopra la mia “apparente sbadataggine” senza commenti.

“Allora, Londra deve mancarti parecchio”

Era vero, Londra mi mancava. L’Inghilterra era casa mia, il mio nido, la mia protezione dal mondo esterno, ma se il mondo esterno era lei ero pronto a rischiare di ferirmi. Avrei voluto dirle quello che provavo, avrei voluto farle capire che non mi mancava niente se c’era lei, che nessun posto avrebbe avuto significato se lei non era lì, ma impedito com’ero mi limitai a scuotere leggermente la testa.

“Mi adatto velocemente” dissi sincero ma sentivo che mancava qualcosa, un minimo segnale delle mie più profonde e nascoste riflessioni. “E tu rendi tutto molto più facile”. Le parole uscirono dalla mia bocca come spinte da un onda prepotente e desiderosa di infrangersi sulla riva.

Per quanto fosse minimo il cambiamento, vidi il suo viso alzarsi di scatto e tingersi di rosa, le sue gote arrossarsi sempre di più e le sue mani nervose portarono i suoi capelli dietro l’orecchio.

Abbassò lo sguardo. “E tu, fai sempre così?” parlò a bassa voce.

“Così come?”. Mi avvicinai per sentire la sua risposta.

“Dici sempre quello che pensi?” sussurrò.

“No, non del tutto”. Ah! Se avesse saputo che quello non era che una minima parte di quello che mi passava per la testa e che avrei voluto dirle. Ma come potevo spingermi così oltre?

Eppure spinto da un bisogno impellente e irreprimibile mi avvicinai ancora di più, lentamente, quasi con grazia.

“E….fai sempre quello che senti?” la sua voce era un mormorio confuso e bassissimo.

Mi avvicinai ancora più cauto adeguandomi al suo parlare lieve.

“No, non sempre”.

In quel momento, del tutto inaspettatamente fu lei ad avvicinarsi a me, un movimento minimo e appena percettibile, ma ai miei occhi sembrava che si fosse avvicinata di molto.

“E ora…fai quello che vuoi?”.

Dovetti accostarmi maggiormente alle sue labbra per capire le sue parole e con un gesto ancora inaspettato si adattò presto ai miei singoli movimenti accompagnandoli come in un dolce lento.

Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, se ci fosse qualche assurda forza che ci portasse a gravitare l’uno verso l’altra in quel modo, ma in una frazione di secondo ci trovammo  cinque centimetri.

Ricordai stupidamente quella regola che avevo sentito diverse volte dai miei amici alle superiori quando scommetevamo su chi riuscisse a baciare più ragazze. “A 10 cm scatta il bacio”

Quella stupida nozione rimbombava nella mia testa mentre ingenuamente cercavo di calcolare la distanza che c’era tra noi.

Non riuscivo a fare mente locale. Quanto erano 10 cm? Erano molto o poco in relazione alla nostra distanza. Quanto mancava a un contatto?

I miei frivoli dubbi furono interrotti da quel contatto che non tardò ad arrivare. I nostri nasi si sfiorarono per un millesimo di secondo che mi era sembrata un’eternità.

Non se se fosse stata quel impercettibile contatto a darmi la forza ma sentii una forte scarica di adrenalina scorrermi nel corpo come un fiume in piena, avvertivo il sangue scorrere prepotentemente nelle vene e preso da quella corrente mi lascia andare.

“Ora si!” risposi alla sua domanda e mi avvicinai per chiudere quel legame, per accorciare ed eliminare i due centimetri di distanza che separavano le mie labbra da quelle sue morbide e carnose.

Ero lì. C’ero quasi. Stavo per concludere il mio fuggevole attimo odi coraggio quando un suonò annullò tutto, tutta la magia e tutta la suspence.

Aprii leggermente gli occhi - non ricordavo nemmeno di averli chiusi – e la vidi sbarrare i suoi, sbattere le palpebre diverse volte e violentemente, mordersi le labbra e alzarsi di scatto in cerca di quel suono, la cui provenienza era ancora ignota.

Camminava nervosamente per la stanza frugando dappertutto, nel disperato tentativo di tenere le mani occupate.

Nemmeno quando tornò verso il divano per scavare tra i cuscini mi guardò in faccia.

Alla fine la sua caccia disperata ebbe pace quando trovò il cellulare ancora squillante nella tasca del golfino appeso alla sedia.

“Pronto?” rispose con voce affannata.

Cercai di fare mente locale di quello che era successo, di quello che stava ancora succedendo, ma la sua voce riecheggiava nella mia testa e mi rendeva impossibile ogni pensiero.

“Si è…qui…”. Non mi degnò di uno sguardo.

“Non preoccuparti glielo dico io. A domani Cath”. Riagganciò.

“Era Catherine..voleva farci sapere che domani ci vediamo tutti lì direttamente” mentre parlava non stava ferma un momento, impegnata ad aggiustare il centro-tavola, o i libri sugli scaffali nel disperato tentativo di non incontrare il mio sguardo.

Di cosa aveva paura?

Mi alzai dal divano e le andai in contro. Riuscii a catturare i suoi occhi per un millesimo di secondo. “Kristen..”. ma mi sfuggì subito.

“Non so tu m io sono davvero stanca e domani sarà una giornata piuttosto dura quindi…sarà meglio che tu te ne vada. Ti chiamo un taxi”.

In poco mi trovai con il cappotto addosso, il copione in mano e sulla soglia di casa.

“Allora a domani!” squillò e chiuse subito la porta dietro di se senza permettermi di aggiungere niente.

Che cavolo avevo combinato?

Ero stato capace di rovinare tutto! Ma come avevo potuto?

Restai in quel vialetto e poi per tutto il percorso in taxi a darmi dell’idiota e a cercare di convincermi che forse era meglio abbandonare tutto, quando improvvisamente mi resi conto che non dovevo fare proprio niente.

Analizzai il suo comportamento rivedendo ogni suo singolo movimento e giunsi alla conclusione che non era colpa mia.

Non avevo certo fatto tutto da solo e sicuramente non avevo lavorato solo di immaginazione.

Avevo sentito il suo respiro caldo sulle mie labbra, la sua ansia crescere a dismisura e le sue mani fremere di aspettativa.

Non poteva essere solo fantasia. Lei c’era. Era stata lì con me. L’avevo sentita, e non poteva negarlo.

Avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni.

 

 

Ci basterebbe un minimo,

solo un contatto fisico di splendida follia,

per diventare tua.

Fosse anche per poco,

amarsi per gioco.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Lunga salita ***


Vorrei ringraziare tutti colore che mi hanno aggiunto tra i preferiti o le storie seguite! E grazie a chi mi segue e commenta assiduamente! ^_^

 

Capitolo 10

 

Lunga salita

 

POV Kristen

 

E quando pensi che sia finita

È proprio allora che comincia la salita.

Che fantastica storia è la vita.

 

Salii in camera mia e mi buttai sul letto sbattendo la porta alle spalle. Sprofondai la testa nel cuscino del tutto incurante della mia reazione e del mio comportamento. Certo avrebbe voluto delle spiegazioni. Ma come potevo fare chiarezza a lui se non sapevo nemmeno io che diavolo era successo.

Come avevo potuto fare una cosa del genere? Come era potuto accadere?

In un secondo mi ero trovata accanto a lui, a un centimetro dalle sue labbra, a un millimetro dal suo respiro freddo. Potevo sentirlo ansimare sulle mie guance.

Perché cavolo mi ero avvicinata in quel modo?

Era stato tutto involontario, spontaneo, naturale e senza che me ne rendessi conto ero lì, a un passo dal rovinare tutto. O forse era troppo tardi ed era già tutto rovinato.

Cosa sarebbe successo se il telefono non ci avesse interrotti? Probabilmente mi sarei scostata un secondo prima o forse avrei continuato ad accorciare la distanza tra noi e unito le nostre labbra. Preferii codardamente non pensarci provando a renderlo colpevole di tutto.

Che sfrontato che era stato. Come aveva potuto farmi un tale affronto? Come aveva potuto crede che..? cercavo disperatamente di buttare la colpa su di lui, di alleviare la mia frustrazione e redimermi dai sensi di colpa. Ma era inutile.

La verità era che avevo colpa quanto e più di lui.

Mi ero avvicinata. Avevo sentito il suo respiro infrangersi contro il mio, non potevo negarlo.

L’avevo assecondato, mi ero lasciata trasportare. La domanda a cui non riuscivo a dare risposta era, perché?

Cosa avrei fatto? Come avrei dovuto comportarmi? Cosa avrei detto?

Cercando una risposta a quelle domande non potei fare a meno di pensare a Michael. Avevo cercato di porlo in coda ai miei problemi e sperato che non vi rientrasse per niente.

Non si arrabbierà, pensavo. Ma ingannavo me stessa.

In realtà non avevo ancora considerato l’ipotesi di raccontargli tutto.

Non sapevo cosa avrei dovuto dirgli. Non sapevo come avrebbe reagito.

Mi logorai per non so quanto tempo, rigirandomi nel letto, cercando di prendere sonno, ma non riuscivo proprio a chiudere occhio.

Qual era la cosa giusta da fare? Mi stesi a pancia in su e fissando il soffitto elaborai le possibilità, che in realtà erano poche: verità o bugia.

Avrei voluto davvero raccontargli la verità, avrei voluto dirgli che non c’era stato niente, avrei voluto dirgli di non preoccuparsi, ma ero troppo terrorizzata dalla sua reazione.

Nel timore che cresceva in me e nel dubbio che si divideva tra un assurdo perdono e una giusta condanna, non riuscii ad essere onesta nemmeno con me stessa.

Ero innamorata di Mike. Lo ero sempre stata. Eppure perché tutti questi dubbi?

Per cosa poi…per uno che conoscevo appena da una settimana.

Mike era troppo importante per me; era il mio punto fermo, l’appiglio a cui aggrapparmi in caso di bisogno, una boa in un mare in tempesta. La sola idea che mi lasciasse mi creava un nodo in gola.

Non potevo permettere che tutto fosse mandato all’aria da una stupida sbandata insensata.

Inizialmente optai per la verità, per l’onestà. In fondo davvero non c’era stato niente, dal punto di vista fisico almeno, però “Sai amore, ero a un millimetro dalle sue labbra ma non le ho toccate” non sembrava una giustificazione convincente. Finii quindi per scegliere di non dire niente. In fondo se non aveva significato niente, inutile parlarne. Omettere quel particolare non avrebbe fatto male a nessuno.

Tuttavia i miei problemi non finivano lì. Restava il cruccio principale che ancora tormentava la mia mente. Cosa avrei detto a lui? come avrei giustificato il mio comportamento? Avrei potuto dirgli che mi ero lasciata trasportare dalla parte e dal personaggio, ma dubitavo che l’avrebbe bevuta. Forse era meglio dire la verità. Si, ma come potevo dirgli una verità che nemmeno io conoscevo?

Un semplice impulso, un inaspettato e passeggero impulso. Ecco cosa gli avrei detto. Avrei chiarito il giorno dopo. Dovevo farlo.

Cercai più volte di addormentarmi, ma avevo troppa paura di quello che avrei potuto sognare. Chiudendo gli occhi l’unica immagine che mi saltava alla mente era quella imbarazzante e imprevista scena. Se fosse dipeso da me sarei stata tutta la notte sveglia per evitare di vederla ripetersi migliaia di volte, ma la stanchezza ebbe la meglio e fui costretta ad addormentarmi accompagnata dal ricordo di quel bacio mancato.

Fortunatamente la notte passò tranquilla, senza brutti scherzi o sogni, tuttavia non potei dire lo stesso della giornata.

Mi svegliai con più dubbi e domande della sera prima, senza contare l’ansia che già mi assaliva per la serata.

Una festa non era certo l’ideale per rilassarmi, non in quella situazione almeno.

Eppure era quello che mi aspettava e l’idea non mi allettava per niente, ma non c’era modo per me di rifiutarmi.

La scrittrice, Stephenie, era stata così gentile da organizzare un party per conoscere tutto il cast, per conoscere i suoi Edward e Bella e per dare occasione a noi di conoscerci, che sarebbe stato del tutto impossibile tirarmi indietro. Ero la protagonista. Qualsiasi scusa non sarebbe bastata.

Così, ebbi la luna storta per tutta la mattinata. Cercai di concentrarmi sui compiti, sullo studio, ma niente. , certo, avendo lasciato la scuola al 7° grado ero avvantaggiata. Niente lezioni da seguire, niente assenze da giustificare, ma dovevo comunque studiare da casa per poi dare degli esami che mi convalidassero il diploma.

Quando mi resi conto di stare da tre ore, letteralmente, sullo stesso problema di algebra, rinuncia definitivamente. Già odiavo di mio quella materia, e sperare di riuscire a capirla con i pensieri che mi ronzavano in testa sarebbe stata una mera illusione, nonché perdita di tempo. Così passai presto al copione, decisamente più allettante, e al quale dedicai tutto il pomeriggio. Dovevo ammettere di sentirmi un po’ insicura. In due sere avevamo combinato poco e niente – a livello professionale almeno – e mi chiesi se quel poco che avevamo fatto sarebbe bastato. Non potevo fare brutta figura. Non era da me dimenticare la parte come mi era successo al provino. Lo ripassai diverse volte, studiando bene le parti che ancora non avevo ben memorizzate fino ad averle stampate nella mia memoria. Nonostante questo continuai a leggerlo diverse volte.

6:30. È presto. Lo leggo ancora.

7:05. Ma si! C’è ancora tempo.

7:35. Magari un’ultima volta.

Cercai di convincermi della mia professionalità nel voler studiare tutto nei minimi dettagli, ma la verità era che stavo solo rimandando l’inevitabile.

Inoltre, come se non bastasse, un’ulteriore nube nera si condensò sulla mia testa: cosa avrei messo?

Ah! Che problema ogni volta!

Avrei tanto voluto andare in giro sempre in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, ma per le premiere, feste o occasioni del genere, un tale abbigliamento sarebbe stato decisamente poco consono. Sempre la stessa storia: poco femminile. Ecco cosa dicevano i miei di me.

“Tesoro, sei così bella! perché non vuoi farlo vedere?”. Tipica frase da circostanza per ogni evento particolare.

Così puntualmente mia madre se ne usciva con qualche nuovo acquisto comprato per l’occasione, sempre vestiti, si intende. Alcuni li avevo posti nell’armadio e mai messi. Erano o troppo corti, o troppo sontuosi: decisamente non il mio genere di cose. Se proprio dovevo farlo preferivo qualcosa di semplice e particolare al punto giusto. Niente di troppo appariscente.

Tuttavia quella sera sentivo il bisogno di agghindarmi, di sembrare bella e attraente. Ma per chi poi?

Cercai di rimuovere presto questo strano impulso e di trovare la me stessa di sempre, ma non mi abbandonò e nel frattempo il tempo passava.

“KRIS!” un urlo quasi disumano mi destò dai miei pensieri. “MA COSA FAI ANCORA IN PIGIAMA! NON SAI CHE ORE SONO?”.

Certo che lo sapevo. Quel tic-tac non aveva fatto altro che suonare imperterrito nella mia testa.

“TI VUOI MUOVERE?!” urlò ancora mia madre.

“Mamma..stavo pensando di non andare..” le dissi sorprendendo anche me stessa per quella uscita. Non andare era impossibile…anche se molto allettante.

“COSA?! Non se ne parla nemmeno! Tu sei la protagonista e devi andare! Sarebbe una grave mancanza di rispetto non presentarti”.

Aveva ragione. “Ma non so cosa mettere..” mi lamentai.

Un sorriso a 364 denti si aprì sul suo viso mentre prendeva un sacco dall’appendiabiti dietro la porta. “E io che ci sto a fare?!”. L’emozione era leggibile dalla sua voce, un’ottava superiore alla norma.

Era davvero incredibile.

Mamma…” mormorai mentre scorreva lentamente la cerniera. Non potevo guardare. Chissà che cosa mi avrebbe rifilato questa volta. Già mi vedevo vestita come un fenomeno da baraccone, con un nastro indecente tra i capelli oppure una gonna a palloncino tanto larga e alta da farmi sembrare una mongolfiera. Increspai la fronte e strinsi le labbra in attesa di quello scempio finchè non si rivelò davanti ai miei occhi, del tutto sorpresi.

Wow. Non potevo credere ai miei occhi. ero del tutto sorpresa da quello che vedevo. Niente cinghie, niente cinture larghe quanto il continente USA, niente nastrini penzolanti dappertutto.

Era un semplicissimo vestitino nero a giro-maniche, con una specie di ricamo sulla spalla destra, una molla a stringere leggermente la vita e  di lunghezza media e decente. Sembrava arrivasse alle ginocchia, mentre il lato sinistro scendeva leggermente più lungo.

“Wow..mamma..è…perfetto..” mormorai silenziosa ma sincera.

Mi sorrise compiaciuta. “Bene! Problema risolto! Or vai a prepararti o farai tardi! Ah e tieni anche queste!”.

Ovviamente! Tacchi! Con un vestito non potevano mancare i tacchi! Che cosa assurda e crudele. Non so se fosse il lato femminista in me a parlare ma sentivo che fosse del tutto ingiusto che dovesse essere sempre la donna a soffrire. Insomma: ciclo, ceretta, tacchi…per non parlare del parto!

Malvolentieri accettai le scarpe sbuffando consapevole che per quanto potessi battermi, la mia condizione di donna non sarebbe cambiata e mi toccava quella tortura.

Cercai di fare tutto in fretta, per non arrivare in ritardo, ma curando comunque i particolari. Lasciai i capelli sciolti e mi truccai in modo leggero: un po’ di fard, ombretto e matita.

Ero pronta. Mi preparai ad affrontare la serata.

Scesi le scale e trovai tutti lì. I miei genitori e mio fratello ad aspettarmi e sorridermi come un branco di scemi imbambolati.

“Che c’è? Perché state tutti qui?”

Di tutta risposta mio padre si limitò a sorridere e mi cinse leggermente le spalle. “Sei bellissima” mi sussurrò all’orecchio.

“Siamo molto orgogliosi di te” aggiunse mia madre.

Non era la prima votla che mi trovavo in una situazione del genere, eppure ogni volta non mancavano di darmi il loro appoggio. Inizialmente non erano od’accordo per le mie scelte, ma non mi avevano mai impedito niente. Forse per una figlia adolescente la prospettiva di un incerto futuro da attrice, in un mondo complicato e ingrato, non era certo quello che desideravano, però col tempo avevano accettato i pregi e i difetti del mio lavoro e alla fine si erano completamente lasciati andare all’entusiasmo, con cui ormai mi coinvolgevano sempre.

“Sicura che non vuoi che ti accompagni tuo padre?”

Ecco. Ritiro tutto.

“Sono abbastanza grande da prendere un taxi mamma…”.

“L’ho già chiamato!” mi soccorse Cam e gli mimai un grazie silenzioso.

Il cellulare iniziò a vibrarmi in mano e di nuovo le mie incertezze si impossessarono di me. Era Mike.

“Non rispondi?”.

“Ehm..no…lo chiamerò più tardi”. Ancora non ero pronta per parlargli. Avevo deciso di non dirgli niente convincendomi che non ci fosse niente da dire, eppure mi sentivo in colpa anche solo a leggere il suo nome sul display.

Provò di nuovo a chiamare mentre ero nel taxi e ancora non risposi.

Due volte. Tre volte. Cinque volte. Alla sesta volta, staccai il telefono e lo spensi. Vederlo squillare ogni volta incerta se rispondere o no mi mandava troppo in ansia, e non potevo esserlo in quel momento.

Quando scesi dal taxi, mi trovavo in un affascinante sobborgo di Los Angeles, grattacieli dappertutto, ma molta calma intorno.

Mi diressi al “palazzo” indicato dall’indirizzo. Da quel che sapevo e che avevo letto dietro la copertina del libro, la scrittrice viveva in Arizona con la famiglia. Mi chiesi se avesse affittato un attico o un appartamento in quel sontuoso grattacielo che mi trovai davanti, oppure se lo avesse direttamente comprato, possibilità da considerare da quando i suoi tre libri erano entrati nelle classifiche dei bestseller internazionali e aspettavano tutti con ansia il quarto.  Mi sentivo leggermente in colpa nel pensare che io mi ero fermata al primo libro ma davvero non avevo avuto il tempo per concentrarmi su altro.

Solo quando fui davanti l’ascensore mi resi conto di non sapere dove andare. Quel grattacielo era come un labirinto che si estendeva in lunghezza. Esclusi subito la possibilità di fermarmi ad ogni piano e mi diressi di nuovo all’uscita sperando di trovare indicazione sui citofoni.

Camminai guardandomi in giro in cerca di indizi e per la fretta non feci attenzione a uno scalino. Persi subito l’equilibrio. Stavo per finire a faccia a terra ma qualcosa mi bloccò e attutì il colpo.

“Oh, mi scusi” mormorai alzando la testa.

“Di niente”.

Rob…” mormorai.

“Kris..”

Scusami….”

“Quando vuoi. Stai solo più attenta..”. mi persi nei suoi occhi. “Che fai? Scappi?”

Allora mi resi conto di essere tra le sue braccia. Mi sorreggeva stringendomi i fianchi e sostenendomi con un po’ di forza.

Preda dell’imbarazzo mi misi in piedi e mi ritirai subito.

Mi guardò quasi rassegnato. “Credo che la festa sia di là..” indicò l’ascensore.

Ritrovai le parole. “Si…ehm…non c’è scritto il piano…e..p-pensavo che forse..sui citofoni..”. il mio balbettare era indecente e imbarazzante e gli fui grata di interrompermi presto.

“Si, mi ha chiamato Cath. Troveremo  indicazioni nell’ascensore. Dice di aver provato a chiamarti ma non eri raggiungibile”.

“Oh..” mormorai distogliendo lo sguardo e pensando a Mike mentre tornavo all’ascensore.

Sperai solo che la festa non fosse ai piani alti. Non avrei saputo come ingannare il tempo. Presto detto. Entrando in ascensore un post-it tutt’altro che piccolo riportava la scritta “TWILIGHT PARTY ALL’ULTIMO PIANO”. Ovviamente. Un attico non poteva che stare all’ultimo piano. Certo il destino non era in vena di collaborare con me quella sera, ma ancora peggio, scorrendo man mano i numeri..mi resi conto che il grattacielo era più altro di quanto non sembrasse all’esterno: 132 piani!!!

Da brava attrice cercai di mantenere la calma e di fingere totale indifferenza mentre con totale non-chalance premeva quel dannato pulsante, ma dentro fremevo di agitazione.

Tutti i buoni propositi di parlargli erano svaniti nel nulla e le mie buone intenzioni crollate nel vuoto. Non sapevo cosa dire.

Rob..” iniziai.

“Si?” si voltò.

Lo fissai per un secondo. “niente..” mormorai nervosa.

Accidenti a te Kris! Parla! Dannazione!

“E’ che io..” tentai di nuovo.

“Tu?”

Persi ancora le parole. “niente…”.

Avrei tanto voluto che fosse lui a tirare in ballo l’argomento, ma invece sembrava del tutto calmo, tranquillo, come se niente fosse successo. Ma infatti niente era successo! Mi ripetevo, eppure non riuscivo proprio a convincermi.

Non avrebbe mai parlato per primo, non mi avrebbe mai alleggerito il compito.

Tirai un sospiro e mi feci forza. “Senti Rob, per ieri sera..”.

“Ah si..” mi interruppe. “Mi dispiace, mi sono lasciato trascinare dall’atmosfera. Non capiterà mai più”.

Le sue parole mi presero completamente alla sprovvista. Tutti i film che mi ero fatta in testa erano stati completamente inutile. Che stupida a pensare che davvero fosse stato lì con me, che stupida a sentirmi in colpa e a farmi tanti problemi, che stupida a crocifiggermi su come dare spiegazioni. Non era successo niente per lui. arei dovuto sentirmi sollevata, era quello che volevoo in fondo. Eppure mi sentii presa in giro, quasi tradita, stupida.

“Oh..” sussurrai. “Bene..”

“Allora amici come prima?” chiese allungando una mano come a stringere un patto.

Amici. Era quello che voleva. E quello che doveva essere. “Amici” confermai stringendogli la mano e cercando di non pensare alla scossa che quel contatto mi procurò.

La ritirai quasi subito e inizia a scrocchiarmi le dita per ammazzare il tempo.

“Qualcosa non va?” chiese a un certo punto rompendo l’assurdo silenzio.

Mamma! Quell’ascensore sembrava non arrivare più!

“Cosa?”

Con un semplice movimento della testa indicò le mie mani. solo allora mi resi conto che mi stavo mangiando le unghie, torturano le pellicina delle dita.

“Oh!” le ritrassi subito ponendole nelle tasche del cappotto. “No niente! Tutto apposto” dissi sperando di apparire sicura.

Accidenti! Facevo sempre così! Quando ero nervosa mi mordevo le unghie inconsapevolmente. Ma perché ero così nervosa?

Tenevo la testa bassa e non lo guardavo negli occhi.

Mi girai sul fianco appoggiandomi al lato dell’ascensore e mi trovai a lanciare l’occhio allo specchio per vedere cosa stesse facendo, ma lui era sempre voltato.

Ecco, di nuovo quel comportamento freddo. Sapevo che avevo rovinato tutto. Con quelle premesse, la serata non prometteva nulla di buono.

Stavo seriamente pensando di scendere subito non appena arrivati quando  finalmente le porte si aprirono davanti a noi.

“Pronta?” mi chiese con un lieve sorriso che mi calmò un po’.

“Ho scelta?” risposi con una domanda.

Non rispose e abbandonando finalmente quell’estenuante e interminabile salita mi preparai ad affrontare quella serata d’inferno.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Contro vento ***


Capitolo 11

 

Contro vento

 

POV Kristen

 

Cambierà,
Questa notte è per te
Tra le dita solo tu passerai
Cambierà,

verrà un fulmine
e accenderà aria e vento
E si vedrà, schiarirà
intorno a te.

 

Cath ci venne ad aprire.

“Eccoviiiiiiii” esultò. “mancavate solo voi!” ci abbracciò entrambi e ci fece entrare. L’attico era davvero grande, e molto ben arredato.

Le pareti e l’arredamento erano per lo più bianco, - immaginai che di giorno dovesse entrare una gran luce - ma molto particolare, con lampade che creavano una certa atmosfera tenue e confortevole, sedie e poltroncine dappertutto e un grande manifesto con la scritta “Benvenuti” era appeso da un lato all’altro della sala, in modo che chiunque entrasse potesse averlo di faccia. Era un’idea molto carina.

“Ragazzi!” urlò per attirare l’attenzione. “Ecco i nostri Edward e Bella!” gridò in modo che potessero sentire tutti, anche quelli del grattacielo accanto. Aveva una tale energia quella donna da riuscire a spostare un macigno con un dito.

Urla di gioia e allegria si alzarono per tutta la sala e partì un applauso.

Bene... stare al centro dell’attenzione era proprio quello che più adoravo.

Mentre l’applauso scemava pian piano una donna ci venne vicino e la riconobbi subito. Era la scrittrice, Stephenie.

“Salve ragazzi” ci disse gentilmente. “Non state sulla soglia. Datemi pure i vostri cappotti” ci invitò ad entrare e mi aiutò a sfilare il lungo cappotto, lasciando così che facessi la mia bella figura con il nuovo vestito.

Mi voltai a guardare Rob un secondo, quel poco che bastava per notare che mi stava guardando e per fargli voltare lo sguardo di scatto.

“Oh mio dio..sei uno schianto!” esclamò Nikki venendomi incontro e trascinandomi via.

“Grazie”

“Allora” iniziò prendendomi sotto il braccio. “Racconta!” mi esortò.

“Racconta cosa?”

“Come cosa? Che avete fatto queste due notti?”

Esitai. “Nikki che vuoi che abbiamo fatto?! Abbiamo provato” le rifilai una mezza verità.

“Andiamo, non posso credere che abbiate solo provato. Avete parlato?”

“Un po’” ammisi infine.

“Ti ha detto qualcosa di me?”

Ehm…” cercai di prendere tempo, ma non servì. Come potevo dubitate che la mia salvatrice venisse in mio aiuto?! Cath sembrava sapere inconsciamente quando avevo bisogno di essere tirata fuori da situazioni imbarazzanti ed in un batter d’occhio si materializzava.

“Kris, vieni! Vogliono conoscerti tutti gli altri!” esclamò prendendo me e Nikki sotto il braccio.

In salotto incontrai e conobbi il resto del cast, gli umani e i vampiri che non avevo ancora incontrato. Sarebbe stato facile andare d’accordo con un cast così giovane, almeno speravo.

Mi intrattenevo a parlare un po’ con tutti ma ogni tanto non potevo fare a meno di guardare in giro per vedere lui che fine avesse fatto.

Hey Kristen, Catherine ti stava cercando” Ashley interruppe la mia ricerca.

“Oh davvero?”

“Si, ti aspetta in sala da pranzo. Penso voglia parlare con te e Rob

“Grazie”. Sospirai.

Mi passai una mano tra i capelli e mi misi in cerca della sala da pranzo.

Li trovai già lì seduti a chiacchierare con Stephenie, la quale mi accolse subito appena mi vide arrivare. Mi mise a sedere su un divanetto proprio accanto a lui. Lo guardai e gli sorrisi. Ricambiò.

“Stavo parlando a Stephenie della vostra alchimia”. Cath partì in quarta.

“Oh Steph!” già la chiamava con abbreviativo, proprio tipico di Catherine. “Avresti dovuto vederli! Sono fantastici! Si sente l’elettricità a un miglio di distanza! E la scena del bacio!! Aaaaaaaaah! Avrebbe potuto incendiare l’oceano Atlantico!” esclamò soddisfatta, mentre morivo di imbarazzo ripensando a quel bacio, anzi quel non-bacio di cui nessuno era a conoscenza. E le cose dovevano restare così. Si era tutto risolto e non c’era motivo di preoccuparsi ulteriormente.

“Sono sicura che sarai orgogliosa di loro, come me!” concluse infine la nostra sempre super-energetica regista.

“Volete dare una dimostrazione?” chiese all’improvviso.

“COSA?” urlammo praticamente all’unisono.

Catherine scoppiò a ridere. “Stavo scherzando ragazzi!” disse tra una risata e un’altra.

“Non sarebbe il caso, si perderebbe tutta la magia con questo rumore!” e continuò a ridere.

A quel punto Stephenie prese la parola.

ragazzi. Che dire? Certo non posso dire che siete come mi aspettavo” disse gentilmente. “ma semplicemente perché ho vissuto per cinque anni con delle immagini ben fisse nella mente, però sono sicura che farete un ottimo lavoro”. Sorrise soddisfatta. “E poi state benissimo insieme. Sembrate così carini.” aggiunse e automaticamente mi voltai per guardare la sua reazione. Sorrideva sotto i baffi.

“Grazie” disse lui come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Io non capisco niente di recitazione, perciò l’unico aiuto che posso darvi è quello che viene dal mio punto di vista. Quindi se avete delle domande o dei dubbi, dite pure”.

In effetti avevo dei dubbi sul mio personaggio. Perché si innamora di questo tipo a prima vista? Cos’è che realmente lo attrae a parte la bellezza? E lui perché non riesce a sentire i suoi pensieri? E perché il suo sangue è così potente? Perché, per quante volte lui dica di amarla, non se ne convince e non si crede all’altezza? Insomma, questa ragazza si fa troppi problemi.

, in realtà avrei qualche domanda da farle” dissi in piena sincerità.

Il suo viso si illuminò. “Grandioso” esultò raggiante, come se fosse davvero felice di far parte della cosa. “Però dammi del tu, ti prego!”

Cath aveva ragione. Era una persona davvero accomodante e disponibile.

“Bene, visto che sapete cosa fare, io vi lascio” Si defilò Catherine.

“Anche io avrei delle cose da chiedere” aggiunse Rob. Forse erano i miei stessi dubbi.

“Ah, per te ho una cosa che forse potrebbe servirti. So che sarà difficile per te immedesimarti nel personaggio essendo il racconto interamente dal punto di vista di Bella…” si alzò e andò dall’altra parte della stanza a prendere qualcosa sullo scaffale. Sembrava un manoscritto o un copione.

…perciò ti affido in anteprima assoluta e in via del tutto eccezionale Midnight sun!” disse trionfante porgendogli quel blocco di fogli rilegati.

Midnight sun?” disse e mi guardò curioso, come se io sapessi di cosa si trattava.

“Già. È Twilight dal punto di vista di Edward. Non è del tutto completo e avrebbe bisogno di una bella revisione, ma Catherine mi ha parlato dei tempi ristretti in cui vi trovate, perciò ho pensato che a questo punto qualsiasi cosa potesse essere utile”.

Rob non sapeva evidentemente cosa dire e infatti “Non so proprio cosa dire” mormorò. “Grazie” disse infine.

“Dovere!” disse lei di tutta risposta. “Ora se avete cose da chiedermi, fate pure”.

Fu davvero gentile. Stette lì ad ascoltare tutti i nostri dubbi e a rispondere alle nostre domande. Fummo costretti ad ammettere entrambi di aver letto solo il primo libro, visto che evidentemente molte cose, molti dei nostri dubbi trovavano risposta nel seguito, come la frenesia di Edward per il sangue di Bella.

Avrei voluto lanciargli qualche occhiata per vedere la sua reazione, ma avevo paura di rovinare quello che si era sistemato tra noi. Era assurdo per me pensare che conoscevo quel ragazzo da meno di una settimana e già c’era un “noi” di cui preoccuparsi. E infatti non doveva essere così. Le cose si erano chiarite e sarebbero rimaste così. Ma allora perché non mi sentivo a mio agio? Avevo forse il timore che le sue giustificazioni fossero reali? Ma in fondo perché dispiacersi? Era quello che volevo: un chiarimento. Volevo solo che le cose tornassero come erano la prima sera. Semplici e prive di complicazioni. Amicizia. Volevo quello.

La serata sembrava non finire più. Quei tacchi mi stavano uccidendo! Perché cavolo mi ero convinta a metterli?! Ah già…per sembrare più femminile. Arricciai il naso immaginando i miei poveri pollicioni torturati dal dolore.

E come se non bastasse si era unita Nikki a darmi il tormento per tuta la serata. Non facevo in tempo a spiccicare una parola con qualcuno che me la trovavo davanti, dietro, di lato, dappertutto, in preda alla curiosità e piena di domande.

Continuavo a mentirle, a dirle che non era successo niente, il che era tecnicamente vero.

Insomma, quello non era stato un bacio. Era stato un momento di vera e pura debolezza in cui trascinata dall’atmosfera e dal personaggio mi ero lasciata coinvolgere tanto da sporgermi e arrivare a un millimetro dalle sue labbra. Niente di più. Sembrava facile pensarla così. Eppure per quanto mi sforzassi di pensare ad altro e andare oltre, continuavo a tornare sempre allo stesso punto. Non potevo dirlo a Nikki, non potevo dirlo a Michael ovviamente, non potevo dirlo a nessuno. Sperai solo che anche lui avrebbe fatto lo stesso.

“Senti Nikki, se davvero ti piace, perché non gli chiedi di uscire?”

Magari avrebbe risolto anche i miei problemi.

“Oh Kris, come faccio?”. Mi sembrava assurdo che una persona come lei potesse avere dei dubbi.

“Inizia a vedere se è disponibile per un caffè!” dissi automaticamente ma la sua risposta mi prese alla sprovvista.

“Andiamo Kris, ho visto come ti guarda!”.

Rimasi a fissarla disorientata. “Che vuoi dire?”

“Non dirmi che non l’hai notato!?”

“Notato cosa?”

“Quel ragazzo ti mangia con gli occhi!” disse come se la cosa fosse scontata.

Scossi il capo con cenno di dissenso. “Nikki, sta solo entrando nella parte” dissi cercando di ironizzare sulla cosa.

“Sarà” mi arronzò. “Però vedo che stai entrando nella parte anche tu” mi mandò una frecciatina.

Rimasi di nuovo disorientata dalle sue affermazioni. Notò la mia esitazione. “Kris non dirmi che quel ragazzo non ti piace?” disse alzando un sopracciglio.

, certo brutto non è…” cercai di chiudere l’argomento.

“Certo brutto non è?!?! È semplicemente stupendo!”

“D’accordo, è stupendo” l’assecondai. “Ma questo che c’entra?”

“Fammi capire: ti sto dicendo che un ragazzo divino non ha occhi che per te e tu non hai intenzione di fare niente?”.

“Nikki io sono fidanzata!” esclamai colpita dalle sue parole.

“E allora?”

Rimasi allibita. “E allora?!” ripetei.

, qui non lo vedo..” ammiccò.

“E questo mi darebbe carta bianca per tradirlo?”. Mi buttai la zappa sui piedi.

“E chi ha parlato di tradirlo. Io ho solo fatto una constatazione Kris. Stai facendo tutto tu”.

Quella ragazza mi stava mandando in confusione, più di quanto già non fossi.

Rimasi a bocca aperta, letteralmente.

“Sei sicura che tra te e Rob non ci sia niente?” mi chiese.

Solo una riposta potevo dare a quella domanda. L’unica che doveva essere possibile. “Certo” dissi sicura.

Sorrise. “Bene…allora non ti dispiacerà se ci provo io…” disse e si allontanò lasciandomi imbambolata come un’idiota.

Certo che non mi dispiaceva, perché mai avrebbe dovuto dispiacermi? Certo forse non era una cosa molto professionale, ma in fondo al diavolo. Per me poteva farci tutto quello che voleva. Anzi, mi avrebbe fatto un piacere.

Uscii dallo stato di incanto in cui ero caduta e mi girai per vedere che fine avesse fatto. Eccola lì, proprio vicino a lui. Già pronta all’attacco. Ridevano di buon gusto, come due vecchi amici. Per quanto la situazione dovesse farmi piacere e per quanto dovessi sentirmi sollevata non potevo non pensare che con me non rideva mai in quel modo. Quando era con me aveva sempre una risata contenuta, come se temesse di far troppo rumore. Eppure era dolcissima e spontanea allo stesso tempo.

Continuai a fissarli per un po’ finché mi accorsi che stavo stringendo i pugni talmente forte che le unghie mi avrebbero lacerato le mani se non avessi avvertito il dolore. Sentii l’improvviso bisogno di fare qualcosa.

D’istinto mi diressi in terrazza col cellulare tra le mani. Lo accesi e trovai i 12 messaggi di Mike in segreteria. Non riuscii a capire da quale angolo del mio corpo nascesse, ma sentii l’indomabile necessità di sentirlo. Ovviamente il destino non era dalla mia parte. Non raggiungibile.

“Dannazione!” imprecai sbattendo il cellulare sul davanzale di marmo e lasciandolo lì.  “Eh, ti pareva!” continuai a prendermela con l’aggeggio. “Naturale, quando servi non funzioni! Dannata tecnologia!”. Non sapevo da dove venisse tutta la rabbia che avevo dentro ma avevo solo bisogno di sfogare. “E quell’altro poi! Prima chiama e poi quando ne ho bisogno non c’è mai!” sbottai ancora contro quell’essere inanimato da cui ovviamente non avrei mai avuto una risposta. Dovevo essere impazzita…pensai scuotendo la testa.

“Tutto bene?” una voce si intromise nelle mie girate d’umore.

Alzai la testa di scatto e trovai lui. Ovviamente.

“Ehm..si..perchè?” borbottai.

“Stai parlando con un cellulare…” mi fece notare ovvio.

Giusta osservazione. Perspicace il ragazzo.

“La tecnologia mi innervosisce..” mi giustificai.

“Chi è che non c’è mai?”

Fin troppo perspicace.

Non mi andava proprio di parlare con lui e rossa come un peperone sbottai nella più completa maleducazione.

“Non sono affari tuoi!” risposi acida e mi voltai di nuovo appoggiandomi alla ringhiera.

“Nervosetta stasera eh?” continuò a stuzzicarmi.

“Per niente!” urlai di nuovo passandomi nervosamente una mano tra i capelli.

Lo sentii ridere e avvicinandosi piano si appoggiò alla ringhiera affianco a me.

“Che hai da ridere?” chiesi irritata.

Soffocò un’altra risata.

, con questi capelli sembri un gallo svizzero..” scoppiò.

Un gallo svizzero? E questa da dove gli era uscita?

Spalancando gli occhi appoggiai lentamente le mani in testa e tutto ciò che sentii fu un groviglio di capelli arruffati e spettinati.

“Oh che disastro” mi lamentai. “Ma che è successo?”

“Sarà stato il vento”. Spiegò e allungando le mani mosse le dita tra i miei capelli pettinandoli dolcemente per poi aggiustarli dietro le orecchie. “Ecco così va meglio” concluse mentre sentivo le gote dipingersi di rosso. “Evidentemente ti stavi talmente scaldando da non notare che qui fuori si gela!” notò e proprio in quel momento un alito gelido ci investì e iniziai a tremare percossa da un brivido improvviso. Faceva davvero freddo! Come avevo fatto a non sentirlo prima? Forse davvero sbraitare in quel modo come una dannata mi aveva riscaldato, o semplicemente ero talmente arrabbiata da non notare la differenza di temperatura.

Involontariamente iniziai a sbattere i denti e incrocia le braccia d’istinto.

Sospirò sorridendo e, alzando gli occhi al cielo, si sfilò la giacca del completo e cingendomi me la pose sulle spalle.

Rob! Sei pazzo! Si gela!” ansimai incredula.

“Non preoccuparti. Soffro il caldo, così immagazzino tutto il freddo durante l’inverno..” disse sorridendo sfregandomi le braccia per farmi calore.

“Oh..bè…grazie” mormorai abbassando la testa.

Sorrise ancora. Certo era un ragazzo davvero dolce. Mi sentii improvvisamente in colpa. L’avevo trattato in modo pessimo pochi minuti prima, ci sarebbe stato da prendermi a schiaffi e invece lui era lì a cercare di riscaldarmi.

E…scusa per prima”.

Sorrise ancora.

Il suo contatto, i suoi occhi, quel dolce sorriso mi fecero anche dimenticare per quale assurdo motivo ero turbata. Perché mai mi ero comportata come un’impossessata? Perché me l’ero presa con lui? Perché ero uscita in terrazza quasi correndo?

“E comunque cos’ha il gallo svizzero di diverso dagli altri galli?”

Scoppiò a ridere, proprio come l’avevo visto ridere prima con Nikki e mi sentii subito meglio.

“Che ci fai qui?” gli chiesi sorridendo.

“La festa è un po’ noiosa” rispose corrugando le labbra.

“Credevo ti stessi divertendo..” risposi ripensando a lui e Nikki.

“Non senza di te..”. un sussurro.

I miei occhi rimasero incollati ai suoi per qualche secondo finché percepii infine il senso di quelle parole e distolsi lo sguardo imbarazzata.

“Oddio..guarda che ora è! È quasi mezzanotte! Sarà meglio che vada. Voglio essere in forma per domani” cercai di deviare il suo sguardo e a testa bassa mi tolsi la giacca.

“Grazie ancora..” dissi porgendogliela.

“Di niente..”.

Quasi correndo entrai in casa e attraversai la sala salutando tutti con un cenno veloce e un po’ svogliato a Cath e Stephenie ringraziandola per la sua ospitalità e disponibilità e fui fuori in un baleno.

Un taxi mi aspettava già giù e in poco fui a casa sotto le coperte.

Non so se fosse la stanchezza o l’ansia per il giorno dopo, ma riuscii ad isolarmi dai miei pensieri e dalle sue parole che ancora rimbombavano nella mia testa e mi addormentai pensando che avrei parlato con Michael il giorno dopo. Ero troppo stanca per farlo adesso.

La giornata iniziò più storta del previsto quando, appena sveglia, allungando una mano per prendere il cellulare e vedere l’ora come mio solito, incontrai il vuoto. Era davvero strano che non fosse al suo posto come sempre. Era talmente un’abitudine per me poggiarlo sul comodino che pur sforzandomi non riuscii a focalizzare il momento in cui l’avevo fatto la sera prima. Strizzai gli occhi disturbati dalla poca luce che entrava dalla finestra e cercai di ricordare quello che avevo fatto la sera prima, ma non trovavo nessun momento in cui ricordassi di aver usato il cellulare. In taxi non l’avevo usato. Avevo pensato di chiamare Mike ma poi avevo rinunciato per via dell’ora. Arrivata a casa ero andata dritta a letto passando solo dal bagno, ma non l’avevo preso nemmeno lì. L’ultima volta che ricordavo di averlo avuto in mano era quando ero uscita in terrazza, quando Rob mi aveva trovata a sbraitare come una matta, quando…quando l’avevo sbattuto sul davanzale lasciandolo lì!

Che idiota! Avevo dimenticato di prenderlo, ma ero stata leggermente distratta. Cercai di non prendermela tanto. Dovevo essere in forma quel giorno e non volevo che una cosa del genere mi rovinasse la giornata. È un cellulare, pensavo. Puoi comprarne un altro. Non è la fine del mondo, stai tranquilla e non innervosirti, mi ripetevo, ma puntualmente mi trovavo col viso imbronciato.

Arrivai sul set di buon ora.

Primo giorno di riprese. Cellulare perso. Scena complicatissima da girare. Poteva andare peggio di così?

Salutai Cath che subito mi  indicò la mia roulotte.

“Mi raccomando! Oggi ti voglio al massimo! Questa scena è fondamentale!”. Già! La scena della scuola di danza. Davvero ottimo come inizio.

“Certo” risposi cercando di essere altrettanto entusiasta, ma sembrava invece che una nuvola nera si fosse accumulata sulla mia testa, pronta a esplodere. Mi diressi alla mia roulotte cercando di abbandonare il cattivo umore e concentrandomi per entrare nella parte.

Mi misi a sedere al piccolo tavolino con il copione in mano rivedendo le ultime cose quando il mio sguardo si posò su un angolo del divanetto. Sgranai gli occhi pensando di avere le allucinazione ma invece il mio cellulare era proprio lì. Qualcuno doveva averlo trovato, forse Stephenie l’aveva dato a Cath. Mi alzai ancora confusa e lo presi in mano, intenzionata a chiamare subito Mike.

1 Nuovo Messaggio.

Doveva essere lui. Sicuramente si era preoccupato. Ma quando aprii il messaggio un numero sconosciuto e un messaggio inizialmente indecifrabile apparvero sul display.

 

Di solito Cenerentola perde la scarpetta, ma di che mi meraviglio? Tu sei speciale. E stasera eri molto carina.

 Tranquilla. Nessun impegno. J

 

Un “amico”

 

Non mi ci vollero più di due secondi per capire da chi provenisse il messaggio e per quanto sapevo che avrei dovuto cancellarlo, non ci riuscivo. E seguendo l’istinto come sempre decisi di salvarlo nell’archivio. Mike non ci avrebbe mai guardato. Il nostro rapporto si basava sulla fiducia. Non avevamo mai avuto bisogno di controllare il cellulare dell’altro come quelle coppie piene di dubbi e timori e di certo non avremmo iniziato adesso.

Così, con un leggero ma amaro sorriso stampato sul volto, mi preparai ad affrontare quella nuova giornata che aveva improvvisamente preso una piega positiva e salvai quel numero nella rubrica: Rob.

 

 

 

Visto che siete tutti così gentili…ho deciso di inserire anche io un angolo per rispondere personalmente alle vostre recensioni…perciò eccolo qui! :D

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: hihi grazie luce! Ti fidi troppo di me se commenti prima di leggere… J

lindathedancer: ti ringrazio molto! In effetti è facile immedesimarsi in Kris, è sempre confusa! :P

ale03: grazie mille! Eh si! Ancora siamo un po’ lontani però arriverà il momento!

signora degli anelli: grazie grazie grazie! :D

Imaginary82: grazie mille! Il tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere! perché infatti anche io ho letto molte ff in cui i due subito arrivano al sodo ma la mia intenzione è di attenermi per quanto possibile alla realtà, o almeno a quella conosciuta attraverso gossip, interviste e voci di corridoio. Quindi questi due dovranno patire ancora un po’, per me almeno… grazie mille! Sono felice che qualcuna la pensi proprio come me!

mokky: grazie! Sei gentilissima! Purtroppo con gli studi e i vari impegni scrivo poco…però scrivo! E ho delle idee carine in testa!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Qualcosa di grande ***


Capitolo 12

 

Qualcosa di grande

 

POV Robert

 

C’è qualcosa di grande tra di noi,

che non potrai cambiare mai

nemmeno se lo vuoi.

 

Erano passati ormai quarantatre giorni da quella festa, eppure mi sembrava già un’eternità. Sarà che il tempo sembra non passare mai quando continui a desiderare quello che non puoi avere e per quanto vorresti dimenticare non puoi, soprattutto se l’oggetto dei tuoi desideri è perennemente presente davanti ai tuoi occhi.

Evitarla era ovviamente impossibile e fuori discussione. Non si può ignorare chi ha un ruolo fondamentale nella tua vita, o in almeno un pezzo di vita. Non potevo dimenticare Kristen, non era tecnicamente e fisicamente possibile. Eravamo sempre insieme, in un modo o nell’altro. Il giorno sul set e la sera a cena.

Quanto avrei voluto aggiungere anche la notte a questa lista.

Quanto avrei voluto trovare il coraggio di confessarle i miei sentimenti.

Quanto avrei voluto sapere cosa sarebbe successo se lo avessi fatto.

Eppure non potevo. Non era il caso. Lascia stare Rob! Mi ripetevo. Così crogiolandomi nel mio dolore e nel mio masochismo avevo mandato quel primo e ultimo messaggio cercando di metterci una pietra sopra. Ma la faccenda si complica notevolmente quando non c’è nulla su cui mettere una pietra, niente era successo e niente doveva succedere.

I miei tentativi di auto-convincimento invadevano sempre più spesso la mia coscienza, ma sempre più spesso finivano nel dimenticatoio. Ma era forse colpa mia se quella ragazza mi attraeva ogni giorno di più?

A volte cercavo di convincermi che era una ragazza come tutte le altre, che forse ce ne erano anche di più carine, più curate, ma ovviamente prendevo solo in giro me stesso.

Era proprio la semplicità di Kristen che mi attraeva così tanto. Lei non era un’oca qualunque costantemente preoccupata del trucco, dei vestiti, della moda. Anche in jeans e T-shirt era semplicemente meravigliosa, unica nel suo stile trasandato. Un giorno mi aveva confessato di non avere un vero stile personale, per lo più adorava mettere le vecchie maglie del fratello, il che non fece altro che aumentare la mia adorazione per lei.

Mi ero ritrovato un paio di volte a chiederle di sposarmi. Il solo pensiero era assurdo ma vi erano momenti in cui c’era un vera e propria lotta di potere tra il mio cuore e il mio cervello e le parole uscivano senza nessuna connessione logica o razionale.

“Kris, vuoi sposarmi?” le avevo chiesto una volta quando mi aveva confessato di aver ascoltato il CD che le avevo regalato quella famosa sera di un mese prima e di essere sempre più appassionata di Van Morrison.

“Sposami!” le avevo detto un’altra volta quando parlando di film avevamo scoperto di avere una passione comune per Marlon Brando.

Rideva imbarazzata di quelle miei improvvise uscite che cercavo di tenere sempre sullo scherzo anche se in una piccola parte di me, per quanto fossi giovane ed economicamente instabile, desiderava quasi sentirle pronunciare un fatidico si. Ma come sempre mi trovavo a fantasticare come un’idiota.

Però una volta mi sorprese. “A quando il matrimonio?” le dissi scherzando su quello che ormai era diventato il tormentone del set. Inizialmente tutti ci ridevano su ma dopo un po’ iniziarono a non farci più caso. Certo, il nostro rapporto era davvero incredibile. Era impossibile non andare d’accordo con Kristen, per me almeno. Ci trovavamo sempre d’accordo su tutto e nel giro di poco tempo entrammo in una strana forma di intima amicizia. Era risaputo sul set o anche fuori che la nostra alchimia era innegabile, che mai avrebbero potuto trovare due attori migliore per le parti, che c’era una strana forma di fascino e tensione sessuale avvertibile a un miglio di distanza, come sentivo spesso dire da Catherine. Non sapevo se sentirmi sollevato o abbattuto dalle opinioni degli altri. A volte pensavo che se questo era quello che arrivava e quello che sentivo, forse lei sentiva lo stesso, ma poi ricordavo di tornare alla realtà e abbandonavo i dubbi per continuare ad esserle amico.

“Che ne dici di un film invece?” mi spiazzò. Era la prima volta che si concedeva – che mi concedeva così tanto. Di solito non si lasciava andare a proposte così esplicite, probabilmente per placare le voci che già iniziavano a girare su di noi. Un giorno avevamo addirittura scovato i tecnici a scommettere su di noi. Stavamo passeggiando con i copioni, che non usammo per niente dal momento che lei mi stava raccontando della sua prima, unica e ultima sbronza, quando rientrando in casa – sul set della casa ovviamente – vedemmo Paul, Max e Jerry accorgersi di noi e affrettarsi a togliere di mezzo due scatoline di cartone sui non prima però di riuscire a leggere “SI, STANNO INSI…”. Ci guardarono per un secondo cercando di nascondere l’imbarazzo e tornarono al lavoro facendo finta di niente. Io e Kris ci scambiammo un’occhiata eloquente e scuotendo la testa scoppiammo a ridere.

Ehm…hai qualcosa in mente?” chiesi ancora spiazzato da quella generosa offerta del tutto inaspettata.

“Vengo da te alle 8” disse di tutta risposta, mi sorrise e se ne andò.

Mi faceva impazzire quando faceva così.

Perciò ci trovammo la sera a guardare Ultimo Tango a Parigi. Incredibile che fosse per entrambi il film preferito.

Adoravo quel film, lo avrei rivisto migliaia di volte, eppure quella sera ero tutt’altro che attento, troppo concentrato sui suoi minimi movimenti, sul suono della sua voce che commentava alcune parti del film, sul suo assurdo silenzio nelle scene più belle e sul suo petto che dolcemente si alzava e si abbassava al ritmo dei suoi deboli respiri.

Mi rendevo conto sempre più che era impossibile trovare qualcun altro che le si avvicinasse minimamente, non avevo parole per descrivere il mistero che la circondava come una nebbia dolce e pacata. La voglia di attraversare quella nube di fumo e di arrivare a lei mi attraeva quanto e più del desiderio di farla mia.

Vicino a lei mi trovavo spesso a stringere i pugni o i denti, ormai erano diventati gesti quasi automatici. Starle accanto, se non sul set, mi costava una certa forza d’animo eppure da bravo masochista non riuscivo a stargli lontana e approfittavo di ogni minimo momento per toccarla e starle vicino.

A volte avrei tanto voluto sapere cosa diavolo pensasse di me. Soprattutto dopo alcune mie uscite non sempre del tutto mascoline. Ricordo ancora bene il primo giorno di riprese. Scena della scuola di danza. Kristen era stata fantastica, come sempre del resto, nonostante la festa della sera prima. Era venuta sul set e si era catapultata improvvisamente in questa realtà parallela perfettamente. Tutto quello che avrei dovuto fare io era prenderla in braccio s sussultarle che mi dispiaceva, il che è una cosa abbastanza semplice e demenziale, ma non se lo si fa ripetutamente diverse volte una dopo l’altra. Tutto procedeva benissimo quando andandola a sollevare per la decima volta, perdo l’equilibrio e cado all’indietro con le gambe all’insù.

Ovviamente tutti si erano fatti una bella risata, me compreso e cercai per un po’ di nascondere il dolore che provavo all’inguine, probabilmente dovuto a uno strappo, ma poi dovetti confessare e facemmo una pausa.

Lei si avvicinò sorridendo e io iniziai a sentirmi già molto meglio.

“Come va?” chiese ridendo sotto i baffi.

“Non prendermi  in giro!” esclamai.

“Non lo sto facendo!” rispose. “Però mi sono divertita..” ammise.

Le sorrisi.

Hey, riguardo ieri sera…” esitò e per quel piccolo istante sperai che stesse per dire quello che più di ogni altra cosa mi avrebbe fatto toccare il cielo con un dito, sperai di sentirle dire che era stata bene, che avrebbe voluto passare del tempo con me, e anche che avrebbe voluto approfondire il nostro rapporto, ma ormai ero proprio partito e le sue parole mi richiamarono indietro dal viaggio della fantasia che avevo intrapreso.

“Volevo chiederti scusa per come sono andata via..” continuò.

Che stupido che ero! Dovevo imparare una buona volta a non pensare.

“E, grazie per il cellulare e…per il resto…”. Sapevo che alludeva al mio messaggio e alle mie parole. Non preoccuparti. Nessun impegno avevo scritto. E così doveva essere. Così voleva che fosse e non potevo far niente per cambiare le cose. Lei era fidanzata, da quattro anni per giunta. Come potevo anche solo pensare di fare capolinea nella sua vita e cambiare le sue carte in tavola? Era assurdo.

Così, accumulando tutta la forza che avevo dentro e cercando di andare avanti, mi ero sforzato di esserle amico. Non solo perché glielo avevo assicurato, ma perché fondamentalmente il dolore di starle vicino in quel modo era più sopportabile dell’agonia di non vederla, di non sapere dove fosse o cosa stessa facendo.

Per il resto, le riprese procedevano. Non sempre perfettamente, ma procedevano. Il tempo era davvero una seccatura non indifferente. Sembrava prendersi costantemente gioco di noi: pioveva continuamente, il che è perfetto per un film sui vampiri, ma anche molto scocciante in alcune scene. A volte dovevamo approfittare di dieci minuti di luce e sole per girare una scena e altre volte ci trovavamo a fare la danza delle nuvole (come era stata ribattezzata) per coprire gli spiragli del sole.

Senza contare il vento e il freddo. In modo particolare la scena del ballo era stata micidiale. Erano le due di notte e dovevamo ancora finire di girare. Faceva un freddo cane. Avevano messe delle stufette per cercare di riscaldare l’ambiente e io e Kris indossavamo dei pesantissimi cappotti per tenerci al caldo. Tra un ciak e l’altro chiacchieravamo e ricordo perfettamente il modo in cui mi si era avvicinata e afferrando i lembi del cappotto li aveva sfregati per cercare di fare calore, e quel sui debole contatto in effetti mi aveva aiutato parecchio. Tuttavia durante le riprese dovevamo entrambi sforzarci di non battere i denti per far capire la battute.

Ma avrei fatto quello e altro per continuare a tenerla in braccio. La reggevo sui miei piedi la stringevo a me con un braccio attorno alla sua vita. Poco importasse che mi trovai la mattina dopo con pollici dei piedi viola perché dimenticava di scendere. Anche dopo lo STOP di Cath, continuava a rimanere sui miei piedi, il che non mi dava per nulla fastidio visto che peserà massimo 50 kg, e parlavamo un po’ fino al prossimo ciak, mentre sorridevo beato di quella dolce dimenticanza.

Passavamo insieme i pomeriggi sul set e le sere (avevamo tutti stretto abbastanza da decidere di cenare quasi sempre tutti insieme) e se non fosse stato per i suoi impegni scolastici, avremmo trascorso insieme anche la mattina. C’erano giorni in cui la vedevo parecchio stressata e mi si stringeva il cuore a vederla stanca e afflitta. Tuttavia lei non dava mai cenni di cedimento. Certo non sempre era al pieno delle forze e delle energie eppure riusciva sempre a dare il meglio do se stessa. Era davvero fenomenale. Era unica. La migliore attrice della nostra generazione come io stesso avevo detto a un’intervista un pomeriggio di freddo costante e vento stranamente decente, un paio di giorni prima.

Larry Carrol di Mtv era venuto a visitare il set, con nostra grande sorpresa. Sapevamo che Twilight era seguito da un discreto numero di fan ma non ci aspettavamo certo visite e interviste da Mtv.

Quindi quella era stata la mia risposta quando chiese di rivelargli cosa ci aveva impressionati dell’altro.

“Kristen è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore di ogni altra” avevo risposto sincero e vedendola un po’ spiazzata le avevo dato una leggera gomitata in faccia a cui aveva gentilmente risposto con un Vaffanculo che sperai venisse censurato.

“Quello che penso io è che è molto bello”. Lì per lì scoppiai a ridere mentre invece mi chiedevo se essere lusingato per il complimento o preoccupato del fatto che in me vedesse solo un bel ragazzo e niente di più.

Credo che non dimenticherò mai quella intervista, non solo perché era la prima, ma perché mi aveva semplicemente sconvolto il suo comportamento, le sue risposte. A un certo punto, mentre parlavo aveva inaspettatamente avvicinato un dito alle mie labbra liberandomi di un qualche piccolo residuo di non so cosa per poi lasciarlo sul mio giubbino. La situazione mi fece ridere ma in realtà pensavo al calore di quel legger contatto, e tutto quel parlare sui baci non fece che aumentare la mio ipoglicemia, finchè la botta finale stava per farmi svenire completamente.

“C’è una domanda che ricorre spesso su internet..?” iniziò a chiedere il giornalista.

“Se i vampiri fanno sesso??”

Rimasi di pietra cercando di non focalizzarmi su quelle parole ma le immagini  circolarono così veloci da farmi quasi girare la testa e non potei fermarle:

…il suo corpo sul mio…

Pensa a qualcos’altro Rob

 …le mie dita che si intrecciavano con le sue…

Pensa a qualcos’altro..

 …le sue mani tra i miei capelli…

Cazzo! Vuoi pensare a qualcos’altro?!

 …le nostre lingue conoscersi piano piano…

Non riuscivo a fermarmi! Aiutooooooo!

Abilmente evitò di rispondere quando il giornalista le chiese se volesse effettivamente rispondere a quella stessa domanda e passò al vero quesito.

“Com’è stato baciare lui?”

Wow! Quante avrei voluto saperlo, quante volte avrei voluto chiederglielo! Ma purtroppo non c’era modo per farlo e non apparire sfacciato ed egocentrico per cui avevo sempre desistito ed ora avevo l’opportunità di sentirglielo dire. Ovviamente Larry non sapeva che avevamo girato solo  il bacio finale e non ancora la scena del bacio vera e propria – tremavo al solo pensiero - tuttavia noi la sapevamo lunga sulla nostra audizione, e tirarsi indietro a quella domanda non avrebbe avuto senso. L’ora della verità era arrivata.

Blaterò prima qualcosa che non capii e poi “…è stato grandioso, mi è piaciuto molto..” disse semplicemente.

Ok! Ero ufficialmente morto!

Da quel momento non avevo fatto altro che domandarmi se l’avesse detto per cortesia o se davvero lo credesse. Non poche volte mi trovavo sovrappensiero e non era sfuggito quasi a nessuno.

Rob?”. Una voce mi portò alla realtà. Era Nikki.

Sperai che non volesse chiedere di uscire come temevo ogni volta che mi si avvicinava. In realtà aveva avanzato la proposta solo una volta, chiedendo di andare a prendere un caffè, ma avevo gentilmente rifiutato perché ero troppo stanco, ed era vero. Nikki era davvero una ragazza simpatica, stare con lei era rilassante e prima o poi non le avrei negato un caffè, tuttavia il pensiero di un possibile fraintendimento da parte di Kristen mi bloccava anche sulle cose più stupide.

“Dimmi Nikki”.

“Volevo solo dirti che dopo cena ci riuniamo tutti a vedere un film, e ovviamente sei dei nostri…se ti va…”.

“Chi ci sarà?”

“I soliti: io, tu, Ashley, Kristen..”

“Perfetto” la interruppi bruscamente, tanto già avevo sentito quello che volevo sentire.

 

Da quanto tempo stavamo lì? Avevo perso la cognizione del tempo e distogliendo il mio sguardo da lei lancia un’occhiata al display del lettore DVD. Oddio! Solo 40 minuti? Non potevo crederci! Sembrava passata un’eternità. Quel film era davvero pessimo. Non che lo stessi seguendo molto; steso sul letto della camera che l’albergo aveva messo a disposizione per la “visione” non avevo fatto altro che stare a fissare lei, approfittando del buio per non distogliere gli occhi dai suoi capelli e dal suo viso se non per prendere i pop-corn e cercare di sembrare apparentemente interessato al film.

Se ne stava lì, sdraiata di lato sulla poltrona con le gambe a cavalcioni sulla manica passandosi svogliatamente la mano tra i capelli. Sembrava del tutto stufa e per niente interessata al film. D’un tratto si bloccò e fulmineamente guardò nella mia direzione e incontrò i miei occhi che la fissavano. Alzai gli occhi al cielo e sorrise. Era evidente che avevamo avuto la stessa impressione di quella proiezione tutt’altro che piacevole.

“Credevo fosse un film di paura..” disse Kellan interrompendo quell’assurdo silenzio che maggiormente rendeva il film decisamente di serie B.

“Doveva esserlo” piagnucolò Ashley.

“Ma chi l’ha scelto?” chiese Jackson.

“Nikki” sbuffò Kellan.

“L’avevo detto io che era una pessima idea” disse Kristen.

“L’AVEVI GIA’ VISTO?” quattro voci si sovrapposero l’una sull’altra.

Kristen annuì imbarazzata  e divertita.”State scherzando? REC è stato il incubo peggiore per molto tempo. Volevo condividerlo con voi”.

Ci volle poco prima che quattro cuscini le piombarono in faccia.

Hey!” si lamentò cercando di controbattere, ma inutilmente. “Però seguite. Tra un po’ si fa più interessante!” stuzzicò.

Era difficile capire da quel tono se stesse scherzando o se dicesse sul serio. Tuttavia passarono pochi minuti prima che Jackson si alzasse tutt’altro che calmo per spegnere tutto. “Basta così! Mi gira la testa!”

Un sospiro di sollievo si alzò in tutta la stanza e tutti insieme ci stiracchiammo sollevati dalla fine di quella tortura.

“Mi dispiace ragazzi” si scusò Nikki. “Se avessi saputo..”.

“Ma dai non preoccuparti” rispose divertita Kristen. “E ringraziate di non aver visto fino alla fine..” incrociò gli occhi.

“Però ora che si fa?” chiese Ashley.

Ci guardammo un po’ in giro, chi in cerca di qualcosa da fare, chi per esplorare la stanza e chi, come me, per ammirare qualcosa o qualcuno.

“UH! Che idea!” esclamò Jackson. “Facciamo un gioco! Conoscete Obbligo, verità o paragone?” l’entusiasmo con cui lo proponeva era contagioso ma avvertii uno strano presentimento, non prometteva niente di buono.

Annuimmo tutti disorientati.

“Che diavolo è?” chiese Kellan scendendo dalle nuvole.

“E’ molto semplice” iniziò a spiegare Ashley. “A turno si chiede a una persona cosa sceglie tra obbligo, verità o paragone e la persona è costretta a rispondere o a fare la determinata cosa che gli viene chiesta”.

“Uh! Mi piace questo gioco!”.

“Perfetto! Allora iniziamo subito!” esclamò Jackson.

Ci guardammo tutti stupiti dall’eccessiva allegria di quei due per un gioco così stupido, tuttavia fummo costretti a cedere.

“Bene, inizio io!” partì Nikki.

Nonostante le aspettative, il gioco si rivelò più divertente del previsto.

Quante ragazze hai baciato?

Dove l’hai fatto la prima volta?

Chi è più sexy tra Catherine Hardwicke e Melissa Rosenberg?

Quante volte al giorno ti lavi sotto le braccia?

Tra Kellan che aveva dovuto girare in mutande per il corridoio per dieci minuti e Jackson che aveva dovuto abbracciare il water canticchiando “Non son degno di te…tu sei meglio di me…” non riuscivo più a controllare le risate.

 

Ma avevo ben poco da ridere. Prima o poi sarebbe toccata a me, sperai solo che quei due pervertiti non pensassero a niente troppo fuori dalla mia portata.

Nel frattempo gli obblighi e i pegni per chi decideva di non rispondere alle Verità continuavano. Nikki aveva dovuto spalmarsi del dentifricio tra i capelli, Ashley aveva dovuto fare una serenata a un vicino di stanza e anche Kristen si beccò un pegno rifiutando di rispondere alla domanda “A quanti anni hai perso la verginità?”.

Abbassò lo sguardo imbarazzata sussurrando “Preferisco il pegno”.

L’immagine di lei con quel macaco del suo fidanzato, che tra l’altro ancora non conoscevo ma già immaginavo perfettamente, mi fulminò in testa come una scossa elettrica e dovetti concentrarmi per non esplodere di rabbia.

Vedendola in difficoltà mi chiesi per quale motivo si fosse tirata indietro. Riflettendo sul dato di fatto che stavano insieme da quattro anni, tutto ciò che mi venne in mente era che probabilmente avesse vergogna ad ammettere di averlo fatto molto giovane temendo un nostro eventuale giudizio.

Non sapeva forse che mai l’avrei giudicata per le sue scelte. Per quel che ne sapevo e mi riguardava nessuno mi toglieva di testa l’idea che la sua maturità andasse ben oltre la sua età e che ogni cosa che faceva era fatta con principio e ragione. Perciò ero convinto che il suo rifiuto fosse dettato da motivi sensati.

Come ben sapevo arrivò anche il mio turno.

“Bene bene Rob..” sghignazzò Kellan. “Obbligo, verità o paragone?”

La mente malata di quel ragazzo mi faceva paura. Temevo che si sarebbe vendicato per lo scherzetto del giro in mutande in corridoio, perciò optai inizialmente per la scelta meno dannosa, il paragone, ma infine decisi per la verità, che decisamente aveva un raggio di azione più vasto del paragone: se mi avesse chiesto di scegliere tra le tre presenti in stanza non sapevo come avrei fatto per sbrogliare la situazione e non sembrare scortese. Pensai che la verità fosse un campo più vasto in cui poter spaziare, ma invece riuscì a incastrarmi con una domanda tutt’altro che stupida.

“Sei innamorato?”

“Cosa?” sussurrai.

“Sei innamorato?” ripetè. “Insomma, c’è qualcuno che ti piace?”.

Sarebbe stato semplicissimo dire semplicemente No, eppure non ci riuscii. Mentire quella volta mi costava più di quanto fossi stato capce di celare i miei sentimenti nell’ultimo mese e passa.

Kellan, passo tutto il tempo con voi” cercai di cavarmi fuori da quella situazione mettendoo in mezzo la scusa della mancanza di tempo materiale per conoscere qualcuno e innamorarmene.

Rob, amico mio, so che sono molto attraente, ma…devo dirti di no…” scherzò Kellan. “E comunque non hai risposto alla domanda” insistette.

Ero alle strette. Non sapevo che fare.

Dici di no Rob! Tanto semplice, ed efficace soprattutto! Menti!

Mi ripetevo ma il tempo passava e non riuscivo a spiccicare una parola, nemmeno quel No che sarebbe stato la liberazione da tutti i miei guai. Mi voltai a guardare Kristen, ancora impegnata a bere i due litri d’acqua che le erano stati assegnati come pegno. Mi guardò curiosa per un secondo e riprese a bere.

Non potevo mentire. Non più. Non a me stesso almeno. Scelsi un’altra via.

“Pegno!” sospirai.

Oh-oh! Pare che il nostro Rob sia innamorato..” cantilenò Nikki e mi parve di vederla lanciare uno sguardo a Kristen.

…ed è pure un gran cacasotto..” continuò Jackson.

Alzai gli occhi al cielo, aspettando la mia punizione.

Kellan sembrava indeciso, ci volle qualche secondo prima che si decidesse. Alzai le sopracciglia in attesa.

“Allora?” chiesi spazientito.

“Ci sono” un sorriso gli illuminò il volto. “Voglio che baci Kristen!”.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Imaginary82: ancora grazie! Che dire!? Sono felice anche io che ci sia qualcuno che la pensi come me….e ti quoto appieno sull’attesa…quella è fondamentale!

signora degli anelli: grazie! Eh già! Almeno questo è come io immagino le cose…davvero peccato che non sapremi mai la verità…però in fondo…mai dire mai… ^_^

Emmettina90: Lu! Grazie mille! Il messaggio mi è venuto così…anche io la trovo una cosa molto tenera! J

simo1726: wow! Quanti complimenti! Grazie mille! Eh…magari avessi parlato con Rob e Kris…sarebbe troppo bello per essere vero. Sono felice che ti piaccia la storia!

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Giochi a incastro ***


Capitolo 13

 

Giochi a incastro

 

POV Kristen

 

Per quanto mi sforzassi di non pensarci, la mia mente vagava sempre lì. Anche dopo due settimane  i ricordi tornavano sempre a quella sera e ogni volta mi trovavo a rievocare ogni singolo gesto, ogni minimo movimento, ogni alterazione della sua voce, per cercare di capire il motivo del mio nervosismo.

 

Alzai la testa di scatto.

“Cosa?” mormorò Rob.

Spilati le orecchie la mattina” sbuffò Kellan. “Voglio che baci Kristen” ripeté.

Rimasi a bocca aperta per un secondo non sapendo cosa fare o cosa dire. Lanciai un’occhiata a Rob per vedere la sua reazione, ma non c’era reazione. Era rimasto imbambolato e immobile pure lui. Difficile dire se fosse perché stesse ancora elaborando la domanda, se stesse cercando un modo per tirarsi indietro o se stesse fingendo di non capire. Vedendolo in difficoltà tanto quanto me cercai di rimediare.

“..ehm..scusate..ma i pegni non dovrebbero riguardare solo le persone interessate?..io che c’entro?” tentai anche se sapevo che le regole non erano quelle.

“Non è assolutamente vero! Non iniziare ad inventarti le regole!” rispose Jackson.

“E poi quello che è giusto è giusto…un pegno è sempre un pegno!” si aggiunse Kellan con tono vendicativo e con le stesse parole che Rob aveva usato per costringerlo ad andare in giro in mutande.

“Andiamo ragazzi” finalmente sembrava essersi ripreso. “Che senso ha? Non è che non ci siamo mai baciati..” osservò.

In effetti aveva ragione. Era quasi stupido farsi tanti problemi per uno stupido bacio, eppure la situazione mi rendeva nervosa.

“A maggior ragione, non vedo il problema..” continuò imperterrito Kellan. Era irremovibile.

“Nessun problema!” rispose veloce Rob. “Ma non vedo il senso della cosa..”.

“Ah perché invece chiudermi fuori la stanza in mutande per un quarto d’ora ha senso!”.

Accidenti. 1 a 0 per lui. Bè, dovevo ammettere che aveva ragione dopo tutto. I pegni non hanno un significato o un senso se non quello di mettere in imbarazzo o costringere a fare cose che non faresti mai.

Nemmeno lui poté infatti controbattere mentre Kellan continuava imperterrito a girare il coltello nella piaga.

Anzi…” continuò con tono di rimprovero “dovresti ringraziarmi. In fondo è un pegno piacevole..” disse guardandomi sorridendo.

Gli risposi con una smorfia indecifrabile e mi voltai a guardare Rob con aria rassegnata.

Iniziò a parlare con fare dolce e afflitto. “Kristen non ci sono problemi se non vuoi..”

“Cha cavolo ragazzi! Ma come siete melodrammatici! Mai viste tante storie per un bacio!” esplose Jackson.

“..a meno che..” Nikki si intromise nel discorso. “..non c’è qualcosa che non sappiamo…” mi punzecchiò e capii perfettamente il riferimento alle tante chiacchierate che ci eravamo fatte sull’argomento. Bè, in realtà parlava solo lei, io mi limitavo a sbuffare e scuotere la testa ogni volta che cercava di convincermi che Rob avesse un interesse per me.

 

Tante volte mi ero avvicinata a quell’idea, tante volte quel pensiero mi aveva sfiorato, e tante volte Nikki aveva cercato di inculcarmi quella sua convinzione, ma ero abbastanza abile da sviare tutte le sue e le mie stesse supposizioni e rimanere con i piedi per terra.

“Nikki, ti prego smettila con questa storia! Io e Rob siamo solo amici!” ripetevo ogni volta, rendendomi conto della monotonia delle mie risposte, ma era proprio un osso duro. Nessuno l’avrebbe rimossa dalle sue posizioni.

“Kris, io non cambio idea finché non ammetterai che anche tu provi qualcosa per quel ragazzo” mi rispose un giorno convinta.

Iniziai a pensare – in modo quasi meschino – che la sua fosse tutta una tattica per giustificare il rifiuto di Rob nei suoi confronti e non apparire ferita.

“Lo dici solo perché ti ha detto di no” ribattei acida ma me ne pentii subito. “Scusami Nikki…non intendevo..mi dispiace” cercai di rimediare. Sapevo l’interesse che provava nei suoi confronti, nonostante cercasse di nasconderlo.

Hey! Va tutto bene! Non preoccuparti! So accettare un rifiuto”. Sorrise e ricambiai il sorriso.

“Ma ciò non toglie che Rob muore per te” continuò imperterrita.

mmm..” mormorai sbuffando. “Insisti??”

“Kris, un giorno, non molto lontano, verrai da me e mi dirai ‘Nikki! Avevi ragione!’”.

“Ne dubito fortemente..”

“Allora scommettiamo!”

Adesso ci si metteva pure lei, non bastavano i tecnici con le loro stupide scatoline PRO e CONTRO.  Non ne potevo più di quella storia.

“OH! Ti prego Nikki! Non iniziare anche tu!” esclamai.

Scoppiò in una sonora risata. “Hai saputo di Jerry e delle sue scommesse” riuscì a dire tra una risata e l’altra.

“Li abbiamo colti sul fatto” risposi secca.

“Vedi? Se lo pensano anche loro vuol dire che è vero!”

No…” ribattei calma prendendo tempo. “Vuol dire che qualcuno ha un’immaginazione molto fertile…e che gli altri sono bravi a specularci sopra!” risposi soddisfatta.

“Sarà, ma comunque se sei davvero così sicura, non puoi che vincere da una scommessa”.

“Bene..” sbuffai. “Cosa scommettiamo?”

“Niente! Già te che mi vieni vicino a dirmi che avevo ragione è un premio soddisfacente” disse stringendomi la mano per sigillare quel patto.

“Sento già il profumo della vittoria…” cantilenò infine e se ne andò.

Era davvero una strana ragazza, però stavo davvero iniziando ad affezionar mici. Nonostante ai suoi occhi dovessi apparire come una specie di rivale per i suoi scopi – secondo le sue convinzioni ovviamente – negli ultimi due mesi mi era stata molto vicina, il che non era sempre semplice.

Tra gli impegni scolastici e il lavoro mi trovavo seme a fare le corse da un posto all’altro, a girare scene impegnative con i problemi di geometria in testa – il che, dati i miei scontrosi rapporti con la matematica, è tutto dire -   e a volte arrivare sul set era disorientante. Certo non potevano aspettare me per girare tutte le scene, così esaurite le poche in cui non ero presente, Catherine aveva iniziato a girare i miei fuori campo e i campi lunghi mettendo qualcuno al mio posto per risparmiare tempo per poi rifare la scena inquadrando solo me. Dire che ero stressata era poco.

L’unica magra consolazione era il cast. Erano tutti bravissimi, il che rendeva tutto più fluido e facile. In particolar modo, ringraziavo ogni giorno il cielo di averci mandato Rob. Con lui era un discorso a parte. Recitare con lui non era solo semplice o veloce, era naturale. A volte ripensavo alle audizioni e a tutti i ragazzi che avevano sostenuto il provino. Per quanto cercassi di forzare la mia immaginazione, non riuscivo a figurarmi con nessun altro se non con lui.  Davvero sentivo che non ci sarebbe stato nessuno con cui avrei potuto sentirmi più in sintonia. Era tecnicamente impossibile. Non esisteva sintonia o alchimia migliore della nostra. Eravamo come due tessere di un puzzle con un’unica combinazione: combaciavamo perfettamente. Era tutto molto palpabile, soprattutto sullo schermo. Non era solo finzione. Cioè, lo era, ma in modo naturale. Era l’unica persona, in tutti i miei anni di film e lavoro, con cui davvero non sentivo di recitare. Ogni volta, era lì con me. Reagiva alle mie reazioni, appoggiava le mie battute, come se ci stessimo continuamente rispondendo a vicenda. Anche improvvisare con lui era del tutto normale, come quella volta in cui gli avevo ficcato un dito in bocca dicendogli “Vuoi assaggiare?”. Sentivo ancora la sua lingua muoversi attorno ai contorni del mio dito per poi farsi indietro e permettergli di mordermi leggermente. Inconsciamente avevo ritratto il dito e l’avevo messo in bocca assaporando quel poco della sua saliva che ancora risiedeva sulla pelle. Chissà perché l’avevo fatto. In quei momenti era difficile dare risposta alle mie domande. Le mie azioni non erano più spinte da un vero e proprio ragionamento, entravo completamente nel personaggio e improvvisavo letteralmente. Erano le scene che preferivo, forse perché le sentivo più reali delle altre.

Era difficile descrivere il rapporto che si era creato con lui: tra la complicità, l’amicizia, e l’imbarazzo che qualche momento di intimità aveva creato. In seguito alle sue inaspettate proposte di matrimonio – a cui non sapevo dare un senso logico o una risposta che non fosse scortese – avevano tutti iniziato a chiamarci marito e moglie.

“Dove sono i due sposini?” diceva qualcuno riferendosi a noi.

 Un’abitudine talmente radicata da colpire anche noi.

Hey moglie!” mi salutò una volta Rob scherzando.

“Ehilà marito!” risposi allo scherzo.

Da quel momento ci salutavamo quasi sempre così.

Insomma, Rob riusciva ad alleviare il mio stress rendendo tutto più semplice. Con lui anche la pressione di girare una scena in dieci minuti svaniva. A volte riuscivamo a girare una scena fondamentale in cinque minuti: un solo ciak. Catherine era sempre più soddisfatta, non faceva che complimentarsi con noi e con se stessa. La sua soddisfazione raggiungeva gli apici di una scala da uno a mille, tanto quanto la mia stanchezza. Amavo il mio lavoro, sapevo a quello a cui ero andata incontro avviandomi per quella strada e mai e poi mai l’avrei lasciata. Recitare era l’unica cosa che davvero riusciva a farmi sentire viva, me stessa, e riuscivo quasi sempre a sopportare lo stress. Tuttavia c’erano giorni in cui ero talmente stanca, nel senso fisico della parola, da non riuscire a nasconderlo del tutto. Tra un ciak e l’altro mi appoggiavo sul divano appisolandomi un po’. Rob veniva quasi sempre in mio soccorso.

Hey..” diceva dolcemente accovacciandosi per arrivare alla mia altezza e guardarmi negli occhi.

Hey..” sbadigliavo.

“Stanca?”

“Un po’..” ammettevo.

Mi intratteneva per un po’ per tenermi sveglia finché non giungeva il richiamo di Cath: ”Ragazzi pronti! Si gira!”.

Alzavo gli occhi sorridendo, lui allungava una mano e afferrandola mi alzavo più veloce che potevo.

Un girono però mi prese alla sprovvista.

“Andiamo Bella Addormentata!” esclamò e dopo aver afferrato la mia mano, vedendomi barcollare mi bloccò e mi prese in braccio, portandomi con non-chalance sulla location.

Abbassai lo sguardo imbarazzata. “Vedo che hai imparato” lo punzecchiai divertita. Colse il mio riferimento alla sua spiacevole caduta il primo giorno di riprese e mi fulminò con lo sguardo.

Nikki dal canto suo cercava di darmi una mano aggiornandomi costantemente sulle riprese in modo da non perdere tempo sul set e portandomi bacinelle di caffè. Non so se fosse perché ero la più piccola, Taylor a parte – ma lui aveva poche scene – ma Nikki si comportava sempre in modo premuroso nei miei confronti, come una sorella maggiore. All’inizio avevo crudelmente pensato che avesse un doppio fine, che mi stesse usando per arrivare a Rob, ma capii presto che mi sbagliavo e mi pentii anche solo di averlo pensato e di aver dubitato della sua buona fede. Il nostro rapporto diventava sempre più solido e ci volle poco perché diventassimo amiche, nel vero senso della parola e non semplici conoscenti o compagne di cast.

Il loro aiuto era fondamentale, soprattutto quando la pressione si faceva sentire in modo particolare, come quando Stephenie era venuta sul set per le riprese. Nonostante fossimo tutti molto agitati dal suo giudizio, riuscimmo a mantenere la calma e con la sua impeccabile accomodanza mostrò un coinvolgente entusiasmo.

Altre volte era il tempo a causare problemi, altre ancora ero semplicemente scostante e nervosa di mio. Senza nessun particolare motivo. Ricordavo bene il girono in cui avremmo dovuto girare la scena del ballo. Ero su di giri, nervosissima, stanca da morire. Avrei voluto dormire, riposarmi, ma i tempi stringevano. Ero nella mia camera in hotel con il copione in mano ma non riuscivo a ricordare le battute. Le avevo ripetute il giorno prima alla perfezione e d’un tratto non riuscivo a ricordare niente. Completo black-out. Mi assalì la rabbia e lasciandomi divorare dalla frustrazione, scoppiai a piangere. Non riuscivo proprio a calmarmi quando bussarono alla porta.

“Kristen tutto bene?”

Riconobbi subito la voce. Tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime con le mani.

“Si..tutto bene” risposi con la voce rotta dai singhiozzi.

“Sei sicura? Posso entrare?”. La porta si aprì leggermente.

“NO!” urlai.

Non volevo che mi vedesse in quello stato, a piangere senza motivo come una bambina di cinque anni che si è rotta un’unghia. Non mi diede ascolto ed entrò lo stesso.

“Oddio Kristen, sati bene?” disse preoccupato correndo a sedersi sul letto accanto a me.

“Ti avevo detto di non entrare” mi lamentai.

“Kristen che è successo?”. Si capiva dalla voce che non avrebbe accettato un silenzio come risposta.

“Non lo so” scoppiai. “Sono stanca, non mi ricordo le battute…e si muore dal freddo! È tutto uno schifo!” sbottai.

Intravidi un lieve sorriso sul suo volto prima di accogliermi tra le sue braccia. Piansi ancora più forte.

“Sono un disastro” mormorai contro il suo petto.

“Non sei un disastro..” sospirò leggermente.

“Si invece! Guardami!”

Mi alzò il mento con un dito e mi fissò dritto negli occhi. “Ti guardo” bisbigliò. “E sai cosa vedo?”.

Non risposi.

“Vedo una ragazza meravigliosa, cresciuta troppo in fretta, e un po’ insicura. Vedo una ragazza forte, che non si lascia abbattere dalle difficoltà. Vedo una ragazza con esperienza, piena di talento e capacità. Vedo una ragazza che ama il suo lavoro e che lotta contro lo stress. Io ti guardo..e vedo una donna”.

Abbassai lo sguardo. “Ho solo diciassette anni..” mormorai. “Non voglio essere una donna..”.

Scrollò le spalle. “Bè, nemmeno io ho chiesto di essere così bello e simpatico..ognuno ha la sua croce”.

Riuscì a farmi ridere. Il peggio era passato, grazie a lui, e mi sentii una perfetta idiota.

“Sono proprio una stupida..” dissi con un sorriso scuotendo il capo.

“Niente che ti fa star male è stupido” disse asciugandomi le lacrime che ancora erano sulle mie guance. “Poi andiamo, che sarà mai un po’ di freddo?!” scherzò.

Tirai su con il naso un’ultima volta.

Si alzò. “Pronta?”. Mi offrì la mano e l’accettai volentieri.

“Grazie” sussurrai.

Sorrise. “Quando vuoi!”.

La mia mente ormai vagava da un pensiero all’altro incontrollabile e senza che nemmeno me ne accorgessi tornai al ricordo di quella sera.

 

“..a meno che non ci sia qualcosa che non sappiamo..”. la frecciatina di Nikki giunse perfetta e indisturbata.

“Nikki” la fulminai con lo sguardo. Sperai intuisse che era un’intimazione a farla finita, ma invece continuò imperterrita.

“Andiamo Kris, dagli questo bacio e non se ne parla più!”

Dove voleva arrivare?

“C’è forse qualche problema?” mi chiese con aria innocente.

“Certo che no!”. Era ora di farla finita con quella storia, prima che diventassi del tutto insofferente.

“Avanti Rob…ehm..vieni qui!” gli feci spazio sul divano a due posti su cui ero stesa.

Esitò un secondo prima di alzarsi e venire con calma a sedersi accanto a me. Alzai lo sguardo sperando di non essere diventata rossa e incontrai i suoi occhi. Erano verdi quella sera. Avevo notato che cambiavano colore. Dal celeste, al blu, al verde. Mi inchiodò con lo sguardo. Come faceva? Come riusciva ad attirare i miei occhi ai suoi in quel modo?

“Facciamo per almeno sette secondi…” sentii la voce di qualcuno, probabilmente Kellan, ma ero già persa in un altro mondo.

Vedendo che non si spostava di un millimetro immaginai che volesse che fossi io a fare la prima mossa per assicurarsi che fossi sicura di volerlo fare davvero. Mi avvicinai lentamente fino ad avere i suoi occhi a due centimetri dai miei. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra, le sue mani tremare, e il suo corpo fremere, proprio come quella sera a casa mia. Abbassai lo sguardo prima di guardarlo un’ultima volta. Chiusi gli occhi e mi buttai, eliminando quei pochi centimetri che dividevano le nostre labbra. Ricambiò subito. Fu un bacio diverso da quelli a cui ero abituata. Non solo dolce, ma lento. Molto lento, come se avesse paura che schiudendo le labbra sarei scivolata via. Mi teneva incollata a se finchè non fui io a schiudere le labbra e cambiare lato.

Non sentivo altro rumore se non quello delle nostre bocche che si conoscevano forse per la prima volta dopo tanti contatti; ma non sapevo se in effetti ci fosse silenzio oppure se ero completamente catapultata in un altro universo.

Non so quanto tempo passò, finchè non sentii qualcuno che esclamava qualcosa.

“Cavolo ragazzi!” una voce.

“Dodici!” un’altra voce.

Un fischio, una risata, un ululo – non so cosa fosse – ci riportò alla realtà e separammo quella unione. Ancora con la labbra socchiuse abbassai gli occhi per un secondo e poi lo guardai. Di nuovo il suo sguardo s’impadronì del mio ma sbattendo le palpebre più volte riuscii a non farmi sottomettere.

“Bè, avete una strana idea di sette secondi..” parlò Ashley.

“Strana idea è dire poco! Sono stati diciotto secondi!” ribatté Kellan.

Davvero era passato così poco tempo? Pensai mentalmente a quanto tempo sono diciotto secondi. Diciotto secondi sono pochissimi. Si contano due volte sulle dita, eppure a me era sembrata un’eternità, mentre mi beavo in quello spazio evidentemente atemporale.

Mi schiarii la gola imbarazzata cercando di accantonare l’argomento, ma era difficile ignorare le occhiate di Nikki.

Allora…tocca a me!” esclamai chiudendo la faccenda.

 

 

Tuttavia la faccenda era tutt’altro che chiusa. Dopo due settimane ancora ci pensavo. Perché mi aveva innervosito quella situazione? Perché mi aveva mandato in ansia? Perché non avevo sentito che sette secondi erano passati?

Domande irrisolte ovviamente. Pur volendo trovare una risposta, la mia mente era troppo impegnata a saltare da un ricordo all’altro.

La prima volta che lo avevo sentito suonare. Me la presi a morte con lui.

“Sei un grande bugiardo!” gli dissi dopo le due ore che aveva passato a improvvisare al pianoforte.

“Cosa ho fatto?” chiese innocente.

“Cosa non hai fatto!” lo corressi. “Non mi avevi detto che eri così bravo!” dissi offesa.

“Non volevo sembrare presuntuoso..si chiama modestia Kristen”. Sorrise e se ne andò liquidandomi con quelle quattro parole. Se le sue mani sembravano volare sul piano, non osai immaginare come suonava la chitarra.

Kristen è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore di ogni altra.

Un altro ricordo.

Per molti giorni dopo quell’intervista ero stata a interrogarmi sul senso delle sue parole. Chissà se diceva davvero.

…è il motivo per cui ho voluto fare questo film…

Mi sentivo terribilmente confusa, e il fatto che Mike ci fosse poco non aiutava. Sarebbe dovuto venire per il mio compleanno, ma mi aveva chiamato la sera prima per scusarsi e avvisarmi che non ce l’avrebbe fatta per impegni imprevisti. Così noi ci vedevamo sempre meno e invece aumentavano le cose che avevo deciso di tenergli nascoste per evitare storie inutili.

Cercai di non farmi rovinare l’umore da quella notizia. Quella giornata era speciale, particolare. Non potevo lasciare che l’assenza di Michael la rovinasse.

Era il mio compleanno. Finalmente avrei compiuto diciotto anni e addio corse avanti e indietro tra compiti e lavoro, addio stupide clausole delle sette ore massime di lavoro per i minorenni, finalmente avrei vissuto a pieno il mio lavoro, e se pure avessi dovuto fare i turni di notte, sarebbe stato sicuramente meno stressante di fare avanti e indietro e su e giù.

O forse no.

Come regalo per il mio compleanno Cath aveva pensato bene di regalarmi una giornata di quasi venti ore di lavoro. Ma non mi lasciai scoraggiare. Ero troppo su di giri ed emozionata per lasciarmi abbattere. Iniziammo presto a girare, riempiendo finalmente le lacune della mia assenza.

E mentre la mia mente vagava tra un ciak e l’altro, rispondevo entusiasta a tutti gli auguri di compleanno.

Hey diciottenne!” bisbigliò Rob abbassandosi alla sedia da regista su cui ero seduta e portandomi alla realtà. “Ti va un caffè? Pare che sarà una lunga giornata..”

Sospirai. “Certo”.

Camminavamo fianco a fianco con i bicchieri pieni di caffè forte e sentii l’impellente bisogni di parlare, di chiedere spiegazioni, di sapere.

Hey Rob..” esitai.

mmm?” mormorò sorseggiando il caffè fumante.

“..ehm…tu…dicevi sul serio..l’altro giorno, durante l’intervista?”

“A che proposito?”

“Bè..riguardo il fatto che hai voluto fare questo film…solo per me…”. Mi sentivo stupida a chiederglielo.

“Certo” rispose sicuro. “Credevi che mentissi?”

Spalancai gli occhi. “No no…mi sembrava solo…strano..” dissi lusingata.

“Kristen” fece una pausa “davvero credo che tu sia un’ottima attrice e quando ho saputo che l’audizione era con te…non ci ho pensato due volte ad afferrare l’occasione per conoscerti”.

Sorrisi e abbassai lo sguardo cercando di non sembrare imbarazzata.

“E tu?” mi prese alla sprovvista.

“Io cosa?”

“Dicevi sul serio?”

“Riguardo cosa?”

“Riguardo la mia bellezza..” alzò diverse volta le sopracciglia per farmi capire che scherzava, eppure mi sembrava che aspettasse davvero una risposta.

“Ah a proposito, ricordami di darti un cosa” continuò.

“Una cosa?” mi incuriosii.

“Una cosa” confermò.

“Un regalo?” chiesi lasciandomi sfiorare da quell’idea.

“Lo scoprirai stasera..”

“Che succede stasera?”

Bè…” iniziò a parlare ma si bloccò immediatamente e il sorriso che aveva sul volto sparì da un istante all’altro.

Improvvisamente sentii due mani da dietro coprirmi gli occhi e una voce del tutto familiari e inaspettata.

“Buon compleanno!”

 

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: tesorooooooo!!! Sapevo che Kellan in mutande ti avrebbe gustato mucho! :P e comunque non ti preoccupare per il servizio fotografico…vabbè…ti ho già detto troppo oggi! ^_^

Imaginary82: ti ringrazio! WOW! La tua storia è incredibile! Che cosa carina! Mi sa che siete proprio destinati a stare insieme!

lindathedancer: grazie mille! E non preoccuparti per il ritardo! Per me è già tanto che mi recensite… :p comunque…come ho detto…il capitolo su vanity fair ci sarà! ^_^ l’avevo in programma da quando ho iniziato… J

simo1726: grazie grazie grazie! Bè che dire….dei complimenti non mi stanco mai…hehe…fanno sempre piacere! J

signora degli anelli: grazie! ^_^ bè…l’attesa è finita! :P grazie ancora! J

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Terzo incomodo ***


Ecco un altro capitoletto! Vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono e che mi hanno aggiunto tra i preferiti e le storie seguite! E tutti coloro che mi commentano sempre! Vi adoro! J

 

P.S. Domani è il grande giornooooooooooooo!!!! Tutti al cinemaaaaaaa!!! Ancora non ci credo che sia passato finalmente un anno!!! O.o

A me mancano esattamente 24 ore al grande momento! A voi?! J

 

Capitolo 14

 

Terzo incomodo

 

POV Kristen

 

Wish I had what I needed to be on my own

‘cause I feel so defeated and I’m feeling alone.

And it all seems so helpless and I have no plans

I’m a plane in the sunset with nowhere to land.

 

Non poteva essere. Non potevo credere alle mie orecchie e cercai di  liberarmi dalla presa che mi rendeva cieca per vedere. Ai miei occhi non potevo non credere. Portando le mie mani agli occhi afferrai le sue, quelle mani che ormai conoscevo fin troppo bene e un altro indizio mi diceva che non mi ero sbagliata. Mi voltai lentamente, finalmente padrona della mia vista, e rimasi a bocca aperta.

“Oh mio dio!” esclamai. “Mike!” mi gettai fra le sue braccia.

Non potevo credere che fosse davvero lì. Da quanto non ci vedevamo? Un mese forse? In un modo o nell’altro c’era sempre stato un qualche imprevisto che aveva rovinato i piani.

“Auguri amore mio..” mi sussurrò all’orecchio prima di baciarmi.

“Che ci fai qui?!” esclamai ancora sbalordita quando mi fui ripresa dal lungo bacio. “Credevo avessi detto di non poter venire..”.

“Sorpresa!” mi interruppe con un sorriso.

Ricambiai. “Oddio! Ancora non posso crederci!”. mi attirò a lui e mi abbracciò forte. Stava per darmi un altro bacio quando improvvisamente ricordai che non eravamo soli.

Mi voltai di scatto e vidi Rob immobile, esattamente dove si trovava prima di quell’imprevista interruzione, nella stessa identica posizione, non si era spostato di un millimetro, eppure il suo corpo sembrava fremere, tremare. Mi sembrò di vederlo stringere denti e pugni per un secondo prima di passare a scrutare il suo viso. Era…deluso. Contratto da una sottile smorfia che non riuscii a decifrare. Cos’era quella ruga che scavava il suo volto? Rabbia, delusione, frustrazione, incomprensione, curiosità?

Improvvisamente il suo viso, che da molto tempo era diventato come un libro aperto per me si chiuse, trasformandosi in un assurdo codice criptato di cui non trovavo la soluzione.

L’unica spiegazione che potessi darmi a riguardo era che se l’era presa per la mia maleducazione, per averlo tenuto fuori dalle presentazioni e cercai di rimediare subito.

Oh…ehm…scusami Rob. Mike, lui è Rob” non c’era bisogno di spiegargli chi era. Gliene avevo parlato un paio di volte e immaginai si ricordasse che era la mia co-star.

Rob…Mike, il mio ragazzo..”.

Mi morsi le labbra pensierosa mentre Mike allungava una mano per stringergliela. “Piacere Rob”

“Piacere mio..” mugugnò accettando la mano per pochi secondi.

Mike continuò a parlare. “Allora come procedono le riprese?”

“Perfettamente”. La sua voce giunse secca e pungente, quasi con una vena di sfida.

Non capivo davvero quell’atteggiamento. Rob era sempre molto socievole con tutti, era un tipo alla mano, divertente, spiritoso, andava d’accordo con tutti e riusciva ad ambientarsi in ogni situazione in pochissimo tempo, eppure in quell’istante sembrava essersi completamente trasformato. Aveva abbandonato la sua naturale spigliatezza e uno strano e fino ad allora sconosciuto velo di acidità si era impossessato della sua simpatia. In quell’occasione, con un simile atteggiamento, avrebbe senza dubbio fatto una cattiva impressione a chiunque, ma io lo conoscevo troppo bene. C’era qualcosa sotto, solo che ancora non riuscivo a capire cosa.

Mike dal canto suo era del tutto tranquillo. Mi cingeva i fianchi da dietro tenendo le braccia incrociate sulla mia vita e il mento appoggiato sulla mia spalla.

Bene…d’altronde non poteva essere altrimenti con la mia Kris” disse orgoglioso e mi diede un bacio sulla guancia.

Rob aveva ancora il viso rigido e potevo chiaramente vederlo sbattere le palpebre lentamente.

Si…è una ragazza …piena di risorse…non c’è che dire!”.

Mike sorriso soddisfatto e mi strinse più forte. Abbozzai un sorriso ma concentrata com’ero a carpire il senso delle parole di Rob, tutto ciò che mi uscì fu una smorfia indecifrabile.

“Sei molto fortunato..” sussurrò infine per poi stringersi nelle spalle.

“Lo so” esclamò Mike e subito cambiò posizione per potermi baciare di nuovo, ma istintivamente voltai il viso per porgergli la guancia.

Mi guardò curioso ma ci passò subito sopra.

“Allora! Cosa vuoi fare oggi?” chiese entusiasta. “E’ un giorno speciale! Bisogna festeggiare!”.

Mike…oggi devo lavorare tutto il giorno”.

“Cosa?”

“Bè, è il minimo. Mancano ancora molte scene e siamo indietro, e non voglio rallentare tutto ora che posso fare di più”.

“Ma Kris..” iniziò a lamentarsi ma la voce di Catherine lo interruppe.

“Mike!” esclamò. “Che ci fai qui?” si abbracciarono. Mike e Cath si conoscevano da tempo, mi aveva raccontato una volta di come si erano conosciuti, ma in quel momento non riuscii a ricordarlo. In fondo il nostro era uno strano giro di amicizie e conoscenze. Bene o male ci conoscevamo o avevamo sentito parlare degli altri attraverso diverse persone o amici comuni.

“Sono venuto a trovare Kristen” rispose Michael.

“Oh, che carino! Però oggi la tua donzella sarà impegnata tutto il giorno!”

Già…me lo stava giusto dicendo..” sbuffò rassegnato.

…però se vuoi sei benvenuto ad assistere alle riprese!”

Pensai inizialmente che fosse una buona idea, in tal modo non avrebbe tenuto il broncio fino a sera, ma mi ci volle un secondo per cambiare idea. Non potevo sopportare l’atteggiamento di Rob e per quanto cercassi di convincermi che non c’entrasse nulla con l’arrivo improvviso del mio ragazzo, mi sembrava l’unico evento accaduto prima del cambiamento. Recitare in quelle condizioni sarebbe stato un disastro assicurato. Cercai di non pensarci troppo e sperai solo che almeno come Edward si sarebbe attenuto al personaggio.

“Certo! Mi farebbe piacere!” esclamò infine sorridente. “Se per voi non è un problema ovviamente” disse rivolto a me e Rob.

Io mi limitai a scuotere il capo mentre Rob stava in silenzio. Perfetto. Se quello era il clima in cui avrei dovuto lavorare forse sarebbe stato meglio evitare.

“Perfetto!” esultò Cath per poi rivolgersi a noi. “Ragazzi allora si inizia tra dieci minuti”.

“Bene” risposi automaticamente prima di rendermi conto che ancora non sapevamo su quale set saremmo dovuti andare e quale scena avremmo dovuto girare. Ma non ci fu bisogno di chiedere. Cath, quasi come se mi avesse letto nel pensiero, chiarì tutto.

“Oggi giriamo la scena del bacio” disse tranquilla e andò via, lasciandomi di pietra.

Quelle sei paroline bastarono a farmi irrigidire, improvvisamente tutto quello che avevo cercato di evitare e che era naturalmente sparito rivedendo Mike, mi piombò addosso tornando a opprimermi. Quel contatto a casa mia, quel messaggio, quel bacio… tutto quello che avevo deciso di tenergli nascosto e che abilmente avevo riposto in una scatola sigillata e dimenticata tornò a galla.

Ora era il momento della verità. Per tanto tempo avevo evitato di pensarci logorandomi nelle possibilità, cercando di scegliere tra verità o bugia. Ed ora non avevo tempo. Ogni secondo che passava era un passo verso la bugia e ogni sospiro era un tentativo di fare la cosa giusta. Ma qual era la cosa giusta? Forse avrei dovuto dirgli tutto semplicemente, in fondo non era successo niente. Però proprio perché non era successo niente sarebbe stato inutile parlarne, avrebbe potuto fraintendere. Ero così confusa da non riuscire a valutare le cose dal punto di vista più obiettivo, e la prospettiva di avere Mike a fissarci durante quella scena non alleggeriva per niente la cosa.

Basta Kris. Mi dissi. Smettila di farti le pippe mentali e affronta la situazione! Digli la verità e quel che succede, succede.

Sì! Decisi. La verità era sicuramente la strada più salutare da seguire, essere sinceri non avrebbe portato altro che bene. Ne ero sicura. Dovevo esserlo.

La voce di Mike mi riportò alla realtà. “Kris stai bene?”

“Si” mentii.

“Dobbiamo andare” si intromise Rob d’un tratto di buon umore e con voce pronta e squillante. Mike scattò voltandosi a guardarlo e fulminandolo con lo sguardo.

“Vi raggiungo” disse lasciandomi la mano e poi si rivolse a Rob. “Mi raccomando, trattamela bene” disse d’un tratto con diffidenza.

“Non preoccuparti. È in buone mani!” rispose a tono Rob.

“E chi si preoccupa?!” mi riprese per mano e attirandomi per i fianchi mi baciò prendendomi alla sprovvista.

Mi ci volle un secondo per rendermi conto della situazione.  

Quei due si stavano sfidando, e anche in modo piuttosto sfacciato. Quando mi resi conto di quella assurda intuizione, mi scostai brusca da Mike e mi liberai dalle sue mani e dalla sua bocca.

“Devo andare” dissi con voce confusa e incerta.

“A tra poco” rispose lui e mi diede un altro veloce bacio non prima però che mi accorgessi che nel farlo aveva gli occhi puntato verso Rob.

Risposi in fretta al bacio e mi defilai via con Rob.

Non potevo credere a quella situazione. Era assurdo che Mike fosse geloso. Oddio, non era assurdo, date le circostanze, però non si era mai comportato così. Sapevamo che i baci di scena facevano parte del lavoro, come sapevamo che lavoro e vita privata procedevano in direzioni del tutto diverse. Non potevamo essere gelosi di ogni partner di lavoro che avremmo avuto. Io non ero gelosa delle sue e lui non lo era dei miei. Fino a quel momento almeno. Cosa poteva avergli fatto cambiare idea? Cosa c’era di diverso questa volta?

Per non parlare di quell’altro idiota. Che cavolo gli era saltato in mente? Perché assumere quell’atteggiamento? Perché provocare Mike in quel modo? Forse non gli andava a genio, eppure nemmeno lo conosceva e giudicare le persone a prima vista non era affatto tipico di Rob. Lui rifletteva un’intera settimana per inquadrare una persona appena conosciuta, ero io quella che aveva un’ottima e rapida capacità di giudizio. Riuscivo subito a capire il carattere di una persona dopo averla vista una sola volta, Rob escluso. Lui era stato un caso a parte. Si presentava sempre con mille facce diverse, ai miei occhi perlomeno.

“Non vi sembra un tipo lunatico?” avevo chiesto a Nikki e Ashley uno dei primi giorni di prove.

Entrambe avevano negato asserendo che vedevo cose che non c’erano: Rob era un tipo tranquillo, socievole, simpatico, alla mano.

Solo con me l’inizio era stato drammatico.

Con lui avevo dovuto faticare per capire la sua personalità. Mi era apparso inizialmente criptica e impossibile da decifrare, eppure a distanza di due mesi dal nostro primo incontro tutto era talmente semplice che mi sembrava assurdo ripensare ai primi giorni e immaginare un periodo in cui non riuscissi a capirlo.

Allora…cos’era quello?” chiesi curiosa.

“Quello cosa?”

“Quell’atteggiamento…

Rise sotto i baffi ma non rispose. Avrei voluto chiedergli ancora spiegazioni, ma invece rimasi in silenzio.

Tu…sei sicura di conoscerlo bene?” chiese esitante a un certo punto.

Rimasi basita. “C-certo..” borbottai. “Siamo praticamente cresciuti insieme..”.

“Ecco appunto..”

“Che vorresti dire?”

“No niente…solo… viva le possibilità!” disse ironico.

“Scusa..?”. Non riuscivo a capire il senso di quell’affermazione. Voleva forse dire che stando col mio primo e unico ragazzo da oltre due anni mi ero preclusa ogni altra strada?

Mi sembrava assurdo pensarci dato che in fondo avevo solo diciotto anni, eppure Rob era capace di mandarmi in confusione anche con le affermazioni più stupide. Mi sentii un’idiota a preoccuparmi di quello che poteva pensare lui. In fondo non erano affari suoi con chi stavo e da quanto tempo, e non erano problemi miei se la cosa gli dava fastidio.

“Lascia stare..” mormorò quando già avevo deciso di lasciar passare il tutto. Proprio non mi andava di mettermi a discutere in quel momento, giusto prima della scena fondamentale.

Con tanti giorni in cui avremmo potuto girare la scena del bacio, proprio quello. Non poteva esserci momento peggiore. Ero nervosa. Non riuscivo a concentrarmi. Ma ciò che più mi preoccupava e sorprendeva era il fatto che non riuscissi a entrare in sintonia con Rob. Era la prima volta che mi capitava dopo due mesi di lavoro, e proprio nell’attimo della scena più importante, avevamo perso l’alchimia.

Catherine interruppe la scena per la centesima volta quando dimenticai di dire la battuta.

“Kristen c’è qualcosa che non va?” chiese gentile.

“Scusa Cath, ero distratta…”.

Avevamo già girato la scena diverse volte, ma non ricordavo nemmeno di aver parlato. Le battute mi uscivano dalla bocca per un riflesso incondizionato, abituate a venire fuori da sole per tutte le volte che le avevo ripetute. Potevo esserci con il corpo, ma con la mente ero da tutt’altra parte. Ricordavo appena di aver incontrato le sue labbra. Possibile che fossi così distratta? 

 

Come se non bastasse si aggiunse Michael, che ci osservava. Un ciak dopo l’altro, ogni angolazione, ogni primo piano. Non riuscivo a sopportare i suoi occhi su di noi, in una scena così delicata.

Rob divenne improvvisamente più concentrato e…impetuoso. Potevo sentire il suo desiderio mentre si avvicinava lentamente a me, le sue mani accarezzarmi il viso e le sue labbra premere contro le mie lentamente, molto lentamente, come se le stesse assaporando, come se provasse piacere a rendere lunghissimo quel momento. Eppure era diverso. Non era un bacio dolce e soffiato, era un bacio carico di sfida e pregno di vittoria. Non potei fare a meno di pensare che lo stesse facendo per provocare ancora Michael. E ci stava riuscendo bene. Anche dall’altra parte della stanza riuscivo a sentire il respiro di Mike farsi sempre più pesante e rumoroso.

Era impossibile lavorare in quelle condizioni. Non ne potevo più. Mike doveva andarsene.

Dopo l’ultima scena, l’unica che sembrava più decente, Catherine diede una breve pausa e ne approfittai.

“Quel presuntuoso mi sta provocando!” sbottò prima che potessi parlare.

Hey!” cercai di calmarlo. “Smettila…sai che non devi preoccuparti vero?”

Mi strinse i fianchi. “Si, lo so” sospirò alzando gli occhi al cielo.

“Bene, allora devo chiederti un favore…” dissi già immaginando la sua sfuriata.

“Dimmi”.

Devo…chiederti di andartene”.

“Cosa?” la sua voce era a metà tra sorpresa e incredulità. Si mise a ridere e capii che forse immaginava che stessi scherzando.

“Scusa amore, è che così non riesco a lavorare” continuai mesta.

“Kris fai sul serio?”

Mi strinsi nelle spalle accennando col capo leggermente.

Sbuffò rumorosamente.

“Ti prego non essere arrabbiato” lo supplicai. “Sai quanto è importante tutto questo per me, potrebbe essere una buona occasione e…non voglio rovinare tutto. Ti prego”.

Probabilmente catturato dalle mie preghiere sbuffò e annuì evidentemente infastidito.

“Bene..allora..ti vengo a prendere stasera..”

Improvvisamente mi venne in mente la chiacchierata con Rob poco prima del suo arrivo. Lo scoprirai stasera aveva detto.

Ecco che mi trovavo a un bel bivio.

Sapevo che la cosa giusta sarebbe stato accettare l’invito del mio ragazzo, ma la curiosità si impossessò di me e in un secondo mi trovai a pensare a una qualche sciocchezza per dargli buca.

“Amore, stasera finiremo tardissimo..sarò a pezzi” gli rifilai una mezza verità. Era vero che avremmo finito tardi, avevo solo omesso qualche particolare. Ormai la lista delle cose che gli tenevo nascoste diventava sempre più lunga. Alla faccia dei miei buoni propositi di essere sincera.

“Facciamo domani?” cercai di recuperare la situazione, ma non ci riuscii.

“Eh no Kris! Così non va!” urlò lasciandomi i fianchi. “Insomma mi faccio quattro ore di macchina per essere qui oggi e tu non sei disponibile, ma va bene, è il tuo lavoro. Poi mi dici di andarmene perché non riesci a lavorare e per te lo faccio, ma questo è troppo!”.

Mi resi conto che tutti si erano girati a fissarci. Rob incluso.

“Michael, possiamo parlarne fuori per favore..”.

“Col cavolo Kristen!”

“Vuoi smetterla per cortesia! Stai esagerando!”

“Io esagerando??!! E il tuo amichetto lì!? Lui non esagera?!”

“Questo è troppo!” sbottai.

“Si! Infatti! È troppo!” gridò.

“Vuoi smetterla di urlare?” urlai anche io.

“Sai che c’è di nuovo Kristen? Vuoi che me ne vada? Bene. Addio!”

Mi ci volle qualche minuto per riprendermi, e non perché fossi distrutta dal dolore della sua assenza, ero semplicemente infastidita e incavolata per quel comportamento, il che influì non poco sul lavoro. Era ormai l’una passata quando finimmo di girare e come primo giorno da diciottenne mi sentivo una completa fallita. Dire che le riprese erano andate da schifo era poco. Catherine si era accontentata di alcune scene, ma sapevo che in realtà erano lontane da quello che desiderava.

Non riuscivo a guardare nessuno in faccia, mi sentivo troppo male. Anche Rob aveva cercato di consolarmi.

“Mi dispiace…”.

“Non è colpa tua” lo interruppi prima che potesse arrivare a dire qualcosa di imbarazzante.

“Bè, comunque il tuo ragazzo è un vero idiota..”.

Lo interruppi di nuovo. “Rob, concentriamoci sulle scene per favore”.

Tuttavia le mie erano solo parole. Ormai la giornata era andata e ne avevo ricavato solo frustrazione, e stanchezza.

Presi la borsa con le mie cose e uscii dalla roulotte. Avrei tanto voluto tornare in camera a riposare, ma Catherine aveva detto di volermi parlare prima di andar via e mi incamminai verso la sala ristorante dell’albergo – dove avrei dovuto incontrarla - iniziando a pensare a qualche valido motivo che giustificasse la mia distrazione per tutto il giorno. Chissà cosa mi avrebbe detto, forse si sarebbe pentita della sua scelta. Preferii non pensarci mentre mi dirigevo nella sala.

Ero ancora nervosa per Michael. Non aveva mai reagito così, non ero un comportamento solito. Tutt’altro. Non alzava mai la voce con me. Mi chiesi dove fosse in quel momento. Forse era già ripartito, forse non mi avrebbe voluta più vedere, forse mi aveva davvero detto Addio.

Decisi di abbandonare anche quei pensieri per evitare di scoppiare in lacrima davanti a Cath e nello stesso istante in cui aprii la porta della sala un nuovo pensiero mi giunse in mente, lo stesso che mi aveva portato a mentire a Michael, il motivo per cui, tra l’altro, ero così nervosa.

Lo scoprirai stasera.

Bè, era sera e ancora non avevo scoperto niente. Iniziai a chiedermi se avesse scherzato, ma non potei rifletterci su a molto; un grido carico di voci irruppe tutta la stanza.

“AUGURIIIIIIIIIIIIIIII!”

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: lu…a te non so proprio che dire…visto che già sai anche troppo…

Imaginary82: J potresti provarci! A farne una ff intendo! Chissà… J se dovessi farci un pensierino fammelo sapere! ^_^

Erika1975: ehm…leggi e vedrai! :P

signora degli anelli: grazie! Avrei voluto parlare di quella sera in effetti…ma ho paura che poi diventi tutto troppo lungo e pesante…quindi ho preferito lasciare solo gli accenni!

simo1726: grazie davvero molto! Sei sempre gentilissima! J ..se non mi fermassi sul più bello non ci sarebbe gusto ad aspettare no?  ;P

 

lindathedancer: grazie linda! ^^ sisi! Il capitolo su vanity fair era stabilito da tempo…e non ci vorrà molto…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sorpresa ***


Bene…ecco il capitolo 15. È un po’ più corto rispetto agli altri, perché inizialmente doveva essere diviso in due POV, ma poi sarebbe venuto troppo lungo e non vorrei che diventasse stancante, perciò ho preferito dividerlo in due capitoletti, così è anche più comodo per i punti di vista! Spero vi piaccia!

 

Capitolo 15

 

Sorpresa

 

POV Kristen

 

Rimasi a bocca aperta mentre con lo sguardo scorrevo i visi di tutti i presenti in sala. C’erano proprio tutti. Tutto il cast, ovviamente Catherine, parte della produzione e anche alcuni tecnici.

Auguriiii” ripeté qualcuno.

“Ma..io…credevo che volessi parlarmi di oggi…che ce l’avessi con me” balbettai a Catherine quando mi si avvicinò.

“E perché mai dovrei avercela con te?”.

“Sono stata un disastro” mi lamentai.

Catherine rise leggermente. “Tesoro, tu sei una fantastica attrice e una persona meravigliosa! Una giornata no può capitare a tutti” disse piena di comprensione.

Mi resi conto in quel momento di essere davvero fortunata.

Mi aspettavo una sfuriata, un rimprovero e invece mi trovavo una festa per il mio compleanno

Erano tutti lì a festeggiare me. Bè, festeggiare era una parola grossa. Non c’era roba da mangiare: all’una e mezza di notte qualunque cosa sarebbe stata difficile da digerire, però c’era sul tavolo un’enorme torta rotonda a forma di orologio “BENVENUTA NELLE NOTTURNE” c’era scritto a caratteri cubitali, con un chiaro velo di ironia e sadismo.

“Ora anche tu puoi fare le ore piccole” scherzò Nikki.

“Apri i regali!” esclamò Ashley mesta.

C-ci sono dei regali?” chiesi incredula.

Non potevo crederci. Quello era già tanto per me.

“Certo!” si aggiunse Kellan e me ne passò uno.

Solo in quel momento mi accorsi dei diversi pacchi che si trovavano su un tavolo più in là. Alcuni portavano bigliettini con su scritto “Dal tuo adorato cast” altri erano anonimi.

Erano per lo più DVD e album musicali.

Ero rimasta davvero di stucco. Tutto era davvero troppo.

“Ragazzi, non so come ringraziarvi! Non merito tanto”. Ripetei diverse volte, ma tutti mi intimavano a non preoccuparmi.

Tutti tranne Rob. Stranamente non mi si sera avvicinato per niente. Certo gli auguri me li aveva già fatti però non era da lui essere freddo nei miei confronti. Improvvisamente ripensai a Mike. Forse era ancora nervoso per tutto quello che era successo con lui. Trovai ironico che mi venisse da pensare a lui perché ero preoccupata dal comportamento di Rob. Cercai di non pensarci troppo e di godermi la serata, ma era difficile. Non ero abituata al suo comportamento distaccato nei mie confronti, parlava con tutti tranne me, la festeggiata. Mi sembrava di esser tornata a tre mesi prima, quando ci eravamo conosciuti. Eppure non aveva nessun motivo valido per avercela con me. Se stava aspettando che facessi il primo passo poteva benissimo aspettare a lungo. Non toccava a me fare la prima mossa. Ma prima mossa per cosa, poi? Non è che gli dovessi spiegazioni o dovessi giustificarmi. Quella che doveva essere nervosa e distaccata dovevo essere io. Insomma io ero stata lasciata. Riflettendo tra una chiacchiera e un’altra mentre lo osservavo evitarmi abilmente, mi sentii persa. Come se avessi sbagliato tutto. Forse avevo davvero sbagliato tutto. Avevo esagerato con Mike, in fondo voleva solo passare un po’ di tempo con me, era comprensibile visto che ultimamente ci vedevamo poco. Eppure per quanto cercassi di giustificare il suo comportamento non trovavo spiegazione se non quella della gelosia. Forse non voleva lasciarmi, forse aveva solo reagito di conseguenza, d’istinto. Nonostante non avessi del tutto torto, mi sentii improvvisamente in colpa per il modo in cui lo avevo trattato e sentii il dovere di chiamarlo, per avvisarlo almeno della festa improvvisata. Magari avrebbe fatto un salto. Tuttavia il suo Addio mi rimbombava nella testa ogni volta che prendevo il telefono intenzionata a chiamarlo.

Vittima del terrore di un rifiuto e del mio orgoglio ferito, feci diversi tentativi, tutti a vuoto. Scrissi anche un messaggio ma non lo inviai. Iniziai a pensare di rinunciare, in fondo era tardi, avremmo potuto parlare il giorno dopo, ma d’un tratto incontrai gli occhi di Rob. Non mi degnò nemmeno di un sorriso e subito distolse lo sguardo. Quel piccolo gesto bastò a farmi scattare e farmi cambiare idea. Presi il cellulare e composi subito il numero ma un secondo prima di spingere il pulsantino verde una voce mi bloccò.

“Kristen! Vieni a spegnere le candeline!” gridò Nikki prendendomi per il braccio a trasportandomi al tavolo senza darmi nemmeno il tempo di replicare.

Mi trovai in un secondo davanti quella torta rotonda, diciotto candeline  sparse qua e là e tutti intorno a cantare Tanti Auguri.

“Non dimenticare di esprimere un desiderio..” Rob mi rivolse finalmente la parola e sorpresa sbuffai lentamente fuori tutto il fiato che avevo accumulato. Lo guardai sconcertata.

Un desiderio. I desideri sono una cosa strana: ogni volta che si desidera qualcosa non ci sono candeline e stelle cadenti a disposizione e quando invece te le trovi davanti, non sai cosa esprimere. Il tempo è sempre troppo poco, una frazione di secondo che illumina il cielo o un minuto per prendere fiato non sono mai abbastanza e invece di pensare a quello che vorresti davvero, in quel momento, in quell’attimo, ti trovi a frugare tra i desideri migliori per cercare quello perfetto, ma ormai è tardi. La stella è passata, il cielo è di nuovo blu scuro e la candelina è bruciata.

Eppure sapevo benissimo cosa volevo in quel momento. Non sapevo se fosse per l’enorme fastidio che mi procurava o solo perché volessi un po’ di ordine nella mia vita, ma tutto quello che desideravo era capire Rob. Volevo che mi parlasse, che mi stesse vicino quando ne avevo bisogno, che mi capisse. Forse era chiedere troppo, ma decisi di afferrare quel momento prima che fuggisse via e con un soffio veloce spensi le candeline.

La festa non durò molto, il giorno dopo avremmo dovuto lavorare e Catherine era già stata clemente a slittare le riprese di due ore, in modo da averci tutti in forma.

Erano ormai le due quando ci separammo per andare a dormire.

Tra gli ultimi saluti, avevo perso di vista Rob da un pezzo. Chissà che fine aveva fatto? Non potevo credere che non mi avesse nemmeno augurato la buona notte. Davvero non era da lui. Spesse volte, quando non capitava che ci vedessimo la sera, mi mandava un messaggio “Notte Bella. Sogni d’oro!”. Un piccolo gioco di parole per augurarmi una notte bella e che mi avrebbe permesso di capire chi fosse anche senza vedere il mittente. Era sempre uguale, tutte le sere, eppure mi ero abituata, come una ninna nanna che mi accompagnava nei sogni. Forse avrei dovuto parlargli, chiarire la situazione, anche se non sapevo cosa c’era da chiarire. Si, decisi. Gli avrei parlato il giorno dopo. Non avrei potuto sopportare quel distacco ancora per molto, ma ero troppo distrutta per una conversazione. Desideravo solo buttarmi sul letto e dormire, ma entrando in camera notai con estrema sorpresa che i miei piani erano saltati. Un’enorme scatola rettangolare confezionata con carta regalo e un fiocco gigante occupava metà del letto a due piazze. Mi immobilizzai, guardandomi intorno e chiedendomi se non si trattasse di uno scherzo. Mi avvicinai con cautela e ancora incredula mi sedetti sul letto accanto il lungo pacco ispezionando i lati per trovare indizi del mittente, ma niente. D’un tratto capii. Doveva essere per forza suo. Di chi altri se no? Era evidente. Nonostante fosse furioso con me, avevo ragione. Evidentemente Mike voleva farsi perdonare quell’addio. Istintivamente presi il cellulare senza pensarci su e gli mandai un messaggio.

“Scusami per oggi! Sono stata un’idiota. Grazie, amore mio!”

Decisi inizialmente che non avrei aperto il regalo senza di lui. Non avevo bisogno di sapere cos’era per perdonarlo, ma la curiosità prese il sopravvento. Insomma: era il mio compleanno, un pacco enorme si trovava sul mio letto, e d’un tratto mi era passato il sonno. Come potevo non aprirlo? Sarei stata una stupida.

Senza pensarci due volte mi fiondai sulla scatola, staccando il fiocco e passando poi alla carta esterna quando vidi qualcosa volare, un bigliettino. Lo afferrai al volo e il cuore mi si fermò in gola quando lo lessi.

“Notte Bella. Sogni d’oro!”

Non mi ci volle nemmeno un secondo per comprendere quelle quattro parole e capire da chi provenissero.

Avevo sbagliato tutto, di nuovo. Non avevo capito niente. Ma come era possibile?

Non potevo credere che lo stesso ragazzo che mi aveva ignorato tutta la serata si fosse intrufolato in camera mia per lasciarmi un regalo enorme sul letto. Non aveva alcun senso. Perché lo avrebbe fatto?

A quel punto l’ansia di sapere e la curiosità erano irrefrenabili e prima che potessero assalirmi del tutto ero già fiondata di nuovo sul pacco. Scartai quel poco di carta ancora rimasta, aprii la scatola anonima di cartone marrone e rimasi sopraffatta dallo stupore.

L’ottava meraviglia del mondo era lì, sotto i miei occhi. Restai a fissarla per un minuto interminabile prima di allungare le braccia ed estrarla dalla scatola come la spada dalla roccia. Non potevo crederci.

Una Gibson Les Paul Custom! Tra le mie mani!

Non riuscivo a credere ai miei occhi mentre lentamente iniziai ad accarezzare quella meraviglia. Avevo quasi paura che si sbriciolasse sotto le mani.

Fantastica! Nera, meccaniche dorate, tastiera in ebano, segnatasti in madreperla bianchi e lucenti, body in vernice bianca. Era perfetta. Non avevo mai visto niente di simile. Avevo paura di maneggiarla troppo, non volevo che si rovinasse e con cura la riposi dolcemente nello scatolo. Mi alzai dal letto passandomi le mani tra i capelli diverse volte. Avevo davvero bisogno di una sigaretta. Ne accesi una affacciandomi al balcone e cercando di riordinare i pensieri. Ma era tutto inutile. Cercavo di sforzarmi, ma non riuscivo a capire. Perché?

Altro che desiderio! Più cercavo di capire quel ragazzo più mi allontanavo dalla verità. Proprio quando pensavo di essermi avvicinata a lui eccolo che faceva qualcosa di assolutamente imprevisto e sconcertante che mi metteva completamente fuori strada lasciandomi senza parole. E adesso? Cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto comportarmi normalmente. In fondo non era niente, era solo un regalo. Già, un regalo da più di 2000 dollari. Ancora non riuscivo a credere che quella cosa si trovasse nella mia stanza, sul mio letto, a 10 metri da me.

Avrei dovuto ringraziarlo. Era il minimo che potessi fare.

Rimasi ancora un po’ a pensare se aspettare il mattino dopo o se fargli una telefonata, finché il nauseante sapore del filtro mi impregnò la bocca portandomi alla realtà. Gettai la cicca tossendo, presi carta e penna e senza pensarci due volte uscii dalla stanza.

Un messaggio stile lettera era la scelta migliore: non troppo freddo e non avrei rischiato di svegliarlo nel caso stesse dormendo.

Pensare a cosa scrivere invece era una tragedia non indifferente. Mi logorai tra decine di frasi d’occasione.

“Grazie per il pensiero”

“Non avresti dovuto. Ti ringrazio!”

“Grazie! Sei stato gentilissimo”

Ma ogni frase mi sembrava sbagliata, non da me. Decisi di abbandonare le frasi di circostanza e lasciare che esprimessi quello che sentivo. Il problema era che davvero non sapevo cosa dire. Così, mi ritrovai a scrivere un semplice e misero “Grazie” sperando che capisse.

L’avrei ringraziato il giorno dopo, quando a mente lucida sarei stata certa di non aver sognato tutto.

Piegai il foglio in due, lo infilai dolcemente sotto la porta e tornai in camera.

Mi chiusi la porta alle spalle, mi ci appoggiai con la schiena, chiudendo gli occhi e pensai alle candeline, alle stelle cadenti, ai desideri. Al mio desiderio.

Chissà se…

Toc-toc-toc

Saltai sul posto aprendo gli occhi di scatto. Per quanto non me l’aspettassi, sapevo benissimo chi era. Mi passai una mano tra i capelli tirando un sospiro e aprendo la porta me lo trovai davanti.

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Erika1975: xD abbasso i macachiii! :P

simo1726: hihi! Mi spiace di farti aspettare sempre molto…però con l’università e altri impegni riesco a scrivere poco. Grazie per il consiglio, e non preoccuparti! Avevo già in mente di scrivere anche dal punto di vista di Rob. Infatti, come ho detto sopra, questo capitolo doveva essere diviso tra il Pov di Kristen e quello di Rob, ma poi sarebbe venuto troppo lungo

Però ti posso dire il prossimo sarà dal suo punto di vista! J

lindathedancer: grazie mille!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Never think ***


Ecco il capitolo 16…come ho detto..è un po’ lungo…spero vi piaccia! Purtroppo tra due settimane ho una prova intercorso all’università…perciò dovrei studiare e non so quanto riuscirò a scrivere…con un po’ di fortuna avrete comunquea il capitolo la settimana prossima! Lo spero davvero! J

 

Capitolo 16

 

Never think

 

POV Robert

 

se ci penso ora...

se ci penso adesso...
non so ancora che cosa ne sarà...
perché mi manca il fiato...
perché ti cerco ancora...

non so dove, che cosa ci sarà...

 

“Rob” sussurrò aprendo la porta. Non sembrava per niente sorpresa di vedermi e ne aveva ben motivo. Pensava forse che sarei rimasto in camera a rimuginare su quello che sarebbe potuto succedere se fossi andato da lei?

Hey” risposi dolce.

Nonostante la luce fioca del corridoio riuscii a notare ogni minima espressione del suo volto, mentre muta, con le labbra leggermente schiuse, continuava a fissarmi senza dire una parola.

Iniziai a pentirmi di essere andato. Forse non era il caso.

Ah! Non ci capivo più niente! Ormai la mia vita era diventata una specie di terno al lotto. Non riuscivo più ad avere il controllo sui miei istinti, sulle mie emozioni e per quanto mi riempissi la testa di buoni propositi, non riuscivo a seguirli.

“E’ fidanzata Rob! Lascia stare! Dimenticatela!” ormai la canzone iniziava a diventare vecchia. Non riuscivo più a trovare motivi e scuse per auto-convincermi a lasciar perdere, probabilmente perché non volevo lasciar perdere.

“Non ne vale la pena! Ne soffrirai solo!” mi ripetevo di tanto in tanto sperando che la prospettiva di soffrire come mi era accaduto in passato mi portasse sulla ritta via convincendomi a desistere. Eppure nemmeno quella tattica aveva dato frutti. Nonostante quel pomeriggio d’inferno, ero lì. Davanti la sua porta, del tutto ignaro di quello che sarebbe successo, di quello che voleva, di come le cose erano cambiate.

Erano cambiate?

Non lo sapevo.

Il mio più grande timore si era avverato. Avevo sempre rimandato il possibile incontro con quello che consideravo il mio nemico, quando non ne avevo nemmeno il diritto, credendo forse che non pensandoci non sarebbe mai tornato, che forse un giorno mi sarei svegliato e lui non sarebbe esistito. Ma illudevo solo me stesso, come sempre ultimamente. Anzi! Tutto era accaduto prima del previsto, prima che potessi “prepararmi”, nonché in un momento del tutto inadeguato.

Avevo odiato quel ragazzo già dalla prima volta in cui l’avevo sentito nominare, ma averlo di faccia era tutt’altra cosa. Non era solo odio, era profonda avversione, quasi ripugnanza. Avevo dovuto stringere i pugni per resistere alla tentazione di indirizzarli verso la sua faccia mentre la baciava sotto i miei occhi.

Mi rendevo conto dell’atteggiamento scorbutico e maleducato che avevo assunto nei suoi confronti, ma non potevo farci nulla. Anzi, ci provavo gusto, in un certo senso era tutto intenzionale. Lo facevo di proposito. Il brivido di piacere che provai quando Catherine ci avvisò che avremmo dovuto provare la scena del bacio mi percosse facendomi tremare di vittoria come un bambino di due anni. Ero davvero un’idiota a provocarlo quando lui poteva averla tutte le volte che voleva. Era sua.

Quel pensiero non riusciva proprio a entrarmi in testa! Non riuscivo proprio a farmene una ragione. Non volevo accettarlo, non potevo accettarlo. Era davvero troppo inconcepibile per me che una ragazza come lei potesse stare con uno come lui. E non sapevo se il fatto che lo avessi giudicato in quel modo senza conoscerlo fosse una reazione normale, date le circostanze, o se invece provasse ulteriormente che stavo andando fuori di testa. Come se non bastassero i continui cambiamenti d’umore. Da quel bacio ero riuscito a mantenere sempre un basso profilo, ero riuscito a nascondere, anche se ogni particella del mio corpo mi portava ad uscire allo scoperto. Per quanto mi costasse un certa fatica, mi ero sforzato di combattere gli impulsi che facevano di tutto per portare a galla i miei sentimenti ma a volte era impossibile fare finta di niente. E quel pomeriggio era stato una di quelle volte. Non potevo farci niente, era più forte di me.

Kristen aveva notato subito il mio cambiamento, ormai mi conosceva abbastanza bene da percepire i miei repentini cambiamenti d’umore, anche perché erano rari. Con lei non potevo essere mai arrabbiato, freddo o distante. Non ce la facevo. Tutto di lei mi attirava, come una calamita, pronta ad unirsi con la sua metà perfetta; con la sola differenza che la sua metà non ero io. Lo sapevo, me lo ripetevo anche se era difficile convincermi. Nonostante tutto, nonostante sapessi di farmi del male, non riuscivo a stare lontano da lei, non riuscivo ad essere distaccato o indifferente ad ogni suo movimento, non potevo non consolarla se la vedevo piangere, non potevo non chiederle come procedeva con la scuola, non potevo fingere disinteresse. Non ci riuscivo.

Era una ragazza forte, determinata, eppure ai miei occhi appariva sempre fragile e dolce, una delicata corda di violino pronta a spezzarsi da un momento all’altro. Non sopportavo vederla piangere o star male, al solo pensiero mi si chiudeva lo stomaco e mi si stringeva il cuore. E l’immagine di quel vile che le urlava contro davanti a tutti non mi aveva abbandonato per tutto il giorno. Avrei voluto ammazzarlo ancora di più, ma una scenata sarebbe stata la cosa meno opportuna per Kristen e prima di tutto dovevo pensare a lei. Quel pensiero era l’unico che fosse riuscito a trattenermi. Fosse stato per me gli avrei spaccato volentieri il naso.

Eppure, per quanto mi dispiacesse vederla in quello stato, così inerme e indifesa, non potevo non sentirmi sollevato e felice, ma la parte peggiore era che non riuscivo a nasconderlo. Ogni tanto mi trovavo a sorridere come uno scemo da solo, per cui avevo preferito cercare di evitarla il più possibile: non volevo che pensasse che la situazione mi divertisse o che gioissi delle sue sventure.

Chissà cos’era cambiato da quel pomeriggio? Chissà se avevo fatto bene ad andare o se avrei continuato ad allargare quel buco nero che prima o poi mi avrebbe inghiottito..

C’era solo un modo per scoprirlo

Allora… ehm.. posso entrare?” chiesi rompendo quel silenzio che ci bloccava sulla soglia della porta.

Sbatté le palpebre diverse volte, come faceva sempre quando era sorpresa o disorientata. “Oh..si…certo” esitò  spostandosi sul lato per lasciarmi passare e chiudendo la porta dietro di sé.

Bene! A quel punto non sapevo più cosa dire.

Guardai la scatola che ancora si trovava sul letto, era evidente che era rimasta alquanto sconcertata da quel regalo per non aver nemmeno avuto il tempo di rimuoverlo.

“Bè..” presi tempo “Ti piace?” chiesi indicando la chitarra.

Mi guardò sbigottita. “Scherzi?! È…bellissima”.

“Già” sussurrai avvicinandomi goffo al letto. “Posso?” chiesi prima di prenderla tra le mani.

“Ci mancherebbe!”

 Iniziai a maneggiarla mentre parlavo. “Sai, ero un po’ indeciso tra una Gibson e una Fender del ’79… ma poi ho visto questa e…”.

…Non hai resistito” terminò la mia frase e venne a sedersi accanto a me sul letto.

“Già..” annuii lasciando scorrere la mia mano veloce sulle corde. Un suono armonioso invase la stanza. “Senti che suono..”

Per un po’ parlammo solo di chitarre. Nonostante volessi che la discussione si spostasse su altri argomenti, mi sentivo al sicuro: finché avremmo parlato di musica sentivo che saremmo potuti andare avanti anche tutta la notte, senza temere silenzi imbarazzanti.

“E’ davvero fantastica” disse ammirandola un’altra volta. “Peccato sia uno spreco per me..” sospirò a un certo punto.

“Che vuoi dire?”

“Che non sono per niente brava” ammise ma non sapevo fino a che punto crederle. Conoscendo la sua umiltà avrebbe potuto essere un mostro della musica eppure considerarsi una nullità.

“Non ti credo!” dissi.

“Come sarebbe a dire?”

“Non ti credo” ripetei.

Bè… come vuoi. Eppure è così..”

“Perché non lasci decidere a me?” chiesi porgendole lo strumento.

“Non se ne parla!”

“Ti conosco bene Kristen. Non ammetti mai di essere brava in niente, eppure sei fantastica in tutto quello che fai”.

Spalancò la bocca. “Sentii chi parla! Il signor “si, al pianoforte me la cavo”…”

Sorrisi e abbassai il capo. “Non avevo mai detto di non essere bravo..”

“Ma nemmeno di essere così bravo!” mi interruppe. “Anzi” continuò “ora che ci penso… non ti ho mai sentito suonare la chitarra..”

“Eh no! Così non vale! Non pensare di spostare l’argomento su di me!”

“Io non sposto proprio niente…

“Mi spiace, ma hai già sentito come suono il piano, ora tocca a te!”

“Andiamo, in fondo mi hai già sentita suonare e cantare” disse riferendosi al film “Into the wild”

“Vero..il che conferma la mia teoria…però…dal vivo sarebbe un’altra cosa..potrei giudicare meglio..” cercai di convincerla.

Giusto…però io non ho niente di cui farmi perdonare, a differenza tua..”

“Ma davvero te la sei presa per la storia del piano?” chiesi incredulo.

Annuiì ad occhi chiusi fingendo di essere offesa. “Certo! Insomma, se avevi detto che al piano te la cavavi, e invece sei bravissimo…, non voglio nemmeno pensare cosa tu sia capace di fare con una chitarra..”

Stavo perdendo colpi. Stava per convincermi, anche se la prospettiva di suonare lì, davanti a lei, mi preoccupava, mi spaventava.

“Senza contare che non mi farò giudicare da chi non conosco. Come posso fidarmi di una tua critica se non so nemmeno come suoni tu?” continuò.

Accidenti. Era davvero brava. Se non fosse stata un’attrice avrebbe potuto essere un avvocato.

“Quindi, l’unico modo per cui posso sentirti suonare è che sia io a suonare per primo?” chiesi incredulo.

“Esattamente!”

“Sei incredibile” bisbigliai scuotendo la testa divertito.

Mi rispose con un sorriso e un cenno del capo per invogliarmi a proseguire.

“Bene” sbuffai. “Allora se mi giudicherai capace potrò avere l’onore di sentire te!” pretesi allungando una mano per sigillare il patto.

“Mi sembra ragionevole” disse annuendo leggermente e stringendomi la mano. Non la lasciai.

“Però, aspetta un secondo. Potrei fare lo stesso ragionamento. In base a cosa giudicherai se sono in grado o meno di giudicarti?” chiesi tenendole ancora la mano.

Alzò gli occhi al cielo. “Bè..” parlò lentamente, gli occhi rivolti verso il basso.. “Io…giudicherò in base a quello che proverò..” si strinse nelle spalle e ritirò la mano. “Avanti” mi invogliò.

Rimasi affascinato dal suo viso per un momento interminabile, tale da eliminare tutte le mie paure.

 

http://www.youtube.com/watch?v=tauBmyRyHNo

 

Iniziai a far scorrere le mie dita sulle corde della chitarra, dolcemente, con delicatezza, per far si che il suono avvolgesse tutta la stanza. Sempre più sicura e determinata la mia mano si spostava velocemente su è giù per la tastiera e, nonostante avessi deciso di suonare solo ed evitare di cantare, le parole uscirono istintivamente e spontanee dalla mia bocca e la mia voce inondò la camera.

 

I should never think
What's in your heart
What's in our home
But it's all i want

You'll learn to hate me
But still call me baby
Oh, love
So call me by my name

 

Mi lasciai trascinare dalla melodia precipitando in quel mondo in cui tutto era possibile, in cui non avrei mai dovuto preoccuparmi di niente, il mondo in cui esistevamo solo io e la musica.

 

And save your soul
Save your soul
Before you're too far gone
Before nothing can be done

I've tried deciding when
She'll lie in the end
I ain't got no fight in me
In this whole damn world
Tell you to hold off
You choose to hold on
It's the one thing that I've known

 

Eppure, stavolta c’era qualcun altro con noi. Qualcuno di familiare e sconosciuto allo stesso tempo. Qualcuno di speciale. Sentivo la sua essenza attraversare le note e il suono della mi voce, giungere fino al centro del mio cuore.

 

Once I put my coat on
I'm coming out in this all wrong
She's standing outside holding me
Saying, 'Oh, please
I'm in love
I'm in love'

Girl save your soul
Oh save your soul
Before you're too far gone
Before nothing can be done

 

Era lei. Era lì. Con me. Riuscivo a sentire il suo respiro leggero, le sue mani trepidanti, i suoi occhi limpidi su di me. Avrei voluto guardarla ma il timore di rovinare tutto serrava i miei occhi chiusi. Mi sentivo troppo bene.  Lì, in quel mondo. Sentivo tutto quello di cui avevo bisogno. Avevo la musica, e avevo lei.

 

'Cause without me
You got it all
So hold on
Without me you got it all
So hold on
Without me you got it all
Without me you got it all
So hold on

 

Suonai l’ultima nota e aprii gli occhi.

Esitai un minuto prima di dirigere il mio sguardo verso di lei, infine alzai gli occhi e rimasero sconcertai quando incontrarono i suoi.

Lucidi, una lacrima le rigava il viso. Stava piangendo.

“Kristen..” sussurrai.

“E’… bellissima…” disse con un sussurro.

“Si..” sussurrai io ammirando la sua bellezza. La luce tenue dei lumini sui comodini creava leggere ombre sul suo viso, mettendone in risalto i lineamenti lievi e dolci, il nasino all’insù, gli occhi verde smeraldo. “Bellissima…” sospirai ancora affascinato da quella creatura che si trovava davanti ai miei occhi, bella come mai.

Tirò su con il naso. “Scusami..” disse asciugandosi le lacrime. “E’ che..” non terminò la frase e scosse velocemente la testa come a darsi della stupida.

Hey…” le poggiai un dito sotto il mento per alzarle il viso “Guarda che se mi reagisci così…sarà meglio che la smetta”.

Si mise a ridere. “E’ che sei…molto bravo”

Le sorrisi. Come potevo non sorriderle davanti tutta quella dolcezza e fragilità. “Guarda che se stai cercando un modo per tirarti indietro…perdi il tuo tempo” dissi ridendo.

Sorrise. “No no… anzi” fece una pausa. “Vorrei…imparare”.

Rimasi sconcertato. “Come?”

“Mi insegni?” chiese scandendo bene le parole.

“Oh” sussurrai. Non sapevo cosa dire. Tutto mi aspettavo tranne che mi facesse una richiesta del genere.

“Se ti va..” si affrettò a dire notando probabilmente la mia sorpresa. “Altrimenti non importa..”

“No no! Assolutamente! Mi fa piacere!” la interruppi prima che potesse cambiare idea. Non potevo sfidare la mia buona sorte, una volta che il destino si era stranamente deciso ad essere magnanimo con me.

Un sorriso le illuminò il volto.

“Bene..” le passai la chitarra. “Prima inizi con un giro di Do, poi passi al Fa e poi al Mi” le spiegai, ma non sapevo a che livello di conoscenza fosse. In fondo, dopo tutto, non aveva mantenuto la parola ed io ero caduto ai suoi piedi come una pera cotta.

Annuì e subito le sue mani calcarono la tastiera con fare esperto suonando quello che le avevo detto.

“Benissimo!” esclamai stupito. “Vedi? Sei brava!” ma non avevo dubbi a riguardo.

Alzò gli occhi al cielo e ripeté le note ancora un paio di volte. “Poi?”

Era davvero in gamba. In pochi minuti imparò l’intro della canzone. Le sue mani scorrevano veloci dettate dalle mie parole finché non arrivammo al ritornello.

“Bè, qui per lo più improvviso, mi lascio trascinare dal ritmo…non so se sarei capace di spiegartelo..”

“Oh..” abbassò lo sguardo fissando la chitarra, triste.

“Potrei mostrarti però” dissi d’istinto per tirarla su e lentamente mi spostai al centro del letto, annusando il sapore dolce dei suoi capelli mentre con cautela mi posizionavo dietro di lei. Affacciai la testa sul suo collo poggiando il mento sulla spalla sinistra, la circondai con il braccio destro per arrivare alla cassa della chitarra.

“Questa va qui” posai dolcemente la mano sinistra sulla sua ancora aggrappata alla tastiera e con le sue dita tra le mie la indirizzai sugli accordi giusti. “Bene, dopo, la sposti qui” dissi portando le sue dita su un altro accordo. “E suoni queste tre..” le mostrai intrappolando l’indice della sua mano destra e muovendolo leggermente sulle tre note.

Mi sembrava di sentire il suo respiro affannato, ansioso. Il ritmo del suo cuore farsi sempre più veloce.

Si girò di colpo verso di me e il mio cuore cessò di battere. Il suo sguardo languido, i miei occhi desiderosi, le nostre labbra a un centimetro l’une dall’altre. Spinto da una forza incontrollabile feci un leggerissimo movimento in avanti, ma mi ritirai subito. Non era il momento. Non potevo rischiare di rovinare tutto, non di nuovo.

Anche lei indietreggiò impercettibilmente. “Hey, ti va qualcosa da bere?” disse smuovendo la chitarra e sciogliendo le nostre mani, fece per alzarsi dal letto.

“Lascia, vado io!” dissi senza guardarla in faccia e allontanandomi dal letto.

Ok…vedi il frigo è..”

Sisi, lo so” dissi arrozzandola un po’. Le camere erano tutte uguali. Le nostre almeno. C’era un specie di separé che divideva la camera da letto dal bagno e da un piccolo vano non adibito propriamente a cucina, ma provvisto di credenza e frigo. Appena girai l’angolo della camera da letto mi passai la mano tra i capelli.

“Idiota, scemo, imbecille” bisbigliavo a me stesso mentre prendevo a testate il muro, leggermente per non farmi sentire.

Mi ci volle un po’ per riprendermi. Avevo le mani sudate, gli occhi frenetici non stavano fermi un secondo. Aprii lo sportello della credenza tre volte prima di rendermi conto che non era il frigorifero.

Mi sentivo troppo nervoso. Mi accesi una sigaretta sperando di calmarmi ma la spensi prima ancora di fare il secondo tiro. Mi affacciai alla finestra per prendere una boccata d’aria.

Basta Rob! Stai esagerando! Ora ti calmi, ti fai una bella lavata di faccia e vai di là” pensai.

Mi diressi subito nel bagno che si trovavo accanto al vano-cucina e lasciai scorrere l’acqua per qualche minuto mentre mi fissavo allo specchio chiedendomi cosa fare.

Cosa dovevo fare? Potevo mai perdere un’occasione del genere? Quando sarebbe capitato di nuovo di trovarci da soli in una camera d’albergo? Non potevo aspettare. L’ansia mi stava uccidendo e per quanto sapessi che non provava nemmeno una minima parte di quello che sentivo io per lei, dovevo almeno provarci. Dovevo rivelarle i miei sentimenti. Non avrei potuto vivere con l’ombra dei rimpianti.

Si, decisi. Sarei andato di là e le avrei confessato tutto.

“O la va o la spacca” pensai e finalmente lasciai che l’acqua mi rinfrescasse il viso.

Tornai al frigo, presi due bibite e mi diressi di là. Mi fermai di nuovo davanti lo specchio del bagno per dare un’ultima aggiustata ai capelli, esaminai i denti, mi alitai sulla mano, e mi sentii un perfetto idiota.

“Sei senza speranze” dissi a quell’imbranato che allo specchio mi fissava afflitto.

Bene. Il momento della verità era arrivato. Tirai un sospiro e voltai l’angolo.

“Non sapevo cosa volessi allora ti ho preso una…” irruppi nella stanza, e solo allora mi accorsi del silenzio e di quanto tempo avevo passato a farmi le pippe mentali.

Quanto l’avevo fatta aspettare per prendere due cose dal frigo?

Doveva essere passato un bel , visto che si era addormentata. La testa dolcemente appoggiata al cuscino, gli occhi chiusi e una mano ancora sulla chitarra.

Rimasi estasiato da tanta dolcezza e non potei fare a meno di sorridere, nonostante il mio piano fosse saltato. Da un lato ne ero sollevato. Forse era un segno del destino che mi diceva che non era ancora il momento.

Mi rimproverai di averla lasciata sola per chissà quanto tempo. Poverina. Doveva essere distrutta. Mi avvicinai e cercando di non svegliarla le tolsi le scarpe. Presi la coperta che si trovava ai piedi del letto e la poggiai delicatamente sul suo corpo minuto e perfetto. Non potei fare a meno di soffermarmi sul suo viso. Così puro, limpido, pulito. Lasciai che la mia mano inconsapevole sfiorasse leggermente quella superficie angelica e perfetta, mentre i miei occhi scrutavano ogni minimo particolare.

In quel momento capii di essere innamorato di lei. Non era solo una sbandata, una cotta o un capriccio.

Capisci di amare davvero una persona quando puoi passare tutta la notte a guardarla mentre dorme, e io sarei potuto rimanere ore, in bilico sul suo corpo, a vegliare su di lei, a contare i battiti del suo cuore e osservare il suo petto alzarsi leggermente ad ogni respiro.

L’amavo. Come forse non avevo mai amato nessuno in vita mia, ed era un bel guaio. Mi stavo cacciando in un brutto affare. Non ne sarei uscito illeso, in un modo o nell’altro, mi sarei fatto del male.

Per quanto ogni fibra del mio corpo desiderasse rimanere lì, a fissarla tutta la notte, dovevo andare via. Tutto ciò non avrebbe condotto a niente. Dovevo cercare di salvare il salvabile, e salvare me stesso e sapevo che quello che in quel momento mi faceva stare bene, mi avrebbe ucciso il giorno dopo. Le sfiorai i capelli un’ultima volta e con tutta la forza che avevo in corpo mi costrinsi a muovere i piedi verso la porta, quando..

“Rob”.

Mi voltai di scatto, pensando si fosse svegliata, ma i suoi occhi erano ancora chiusi. Avevo forse immaginato?

Eppure mi sembrava davvero di aver sentito..

“Rob, resta qui”.

Mi immobilizzai.

Mi stava sognando.

Non potevo credere alle mie orecchie. Eppure stavolta non avevo immaginato. Stava davvero sognando me, e voleva che restassi. Accidenti! Cosa dovevo fare?

Angelo e diavolo apparsero sulle mie spalle come nei cartoni animati.

“Non lasciarti ingannare da quelle dolci parole. È solo un sogno.” Bisbigliò l’angioletto al mio orecchio. Sapevo che era la mia coscienza a parlare. La parte ancora ragionevole di me che mi diceva di andarmene prima di restare davvero ferito.

“Andiamo, sai che i sogni riflettono quello che si desidera..” ecco il diavoletto, l’istinto, il desiderio che mi spingeva verso di lei.

“Domani non ricorderà niente e tu resterai a bocca asciutta”.

Aveva ragione. Come potevo non ascoltare l’angelo? Era lui il buono no?

“Ma lei ti vuole, ti cerca, ti chiama. Chiede di te. Come puoi negare l’evidenza.”

E anche questo era vero. Mi stava scoppiando la testa.

“E davvero sei disposto a rovinare tutto e soffrire? Sai che non ti porterà da nessuna parte..”.Non sopportavo più quelle vocine nella mia testa.

“Non lo saprai mai se non provi! Vivrai sempre con il rimpianto!”

Ero sempre più confuso. Le voci continuavano a battersi per avere la meglio e io ero sempre più combattuto. A chi dare ascolto? Ero davvero pronto a perdermi e rischiare di soffrire?

“Non te ne andare..” la sentii dire ancora.

Quell’ultimo sussurro rispose alle mie domande, le voci sparirono e in un secondo mi trovai a stendermi dolcemente sul letto accanto a lei. E non mi importava quello che sarebbe successo il mattino dopo, non m’importava quanti pezzi di me stesso stessi spargendo in quella stanza e quanto di me stesso avrei lasciato lì quella sera. Volevo vivere quell’attimo. Senza pensarci due volte.

“Rob..” sussurrò di nuovo e il mio cuore si sciolse.

“Sono qui..” sussurrai lieve accarezzandole una ciocca di capelli. Come se avesse sentito le mie parole, si girò sul lato, le sue mani incontrarono il mio petto e ci si accoccolò dolcemente.

Mi sentivo in paradiso. Anzi, di più. Non c’era Eden che potesse reggere il confronto. Mi sentivo completo, come se una parte di me si fosse persa e ritrovata nella stessa sera, proprio come una calamita. E questa volta, almeno questa volta, la sua metà ero io. Gravitava verso di me, e poco importava che fosse solo per una notte. Sarebbe stata la migliore notte della mia vita.

Poggiai il mento sulla sua fronte accarezzandole i capelli con un dolce movimento della mano. Avrei voluto restare sveglio per godere ogni secondo di quel contatto, ma la stanchezza prese il sopravvento e mi addormentai godendo della compagnia di quell’angelo tra le mie braccia, finché un rumore assordante e improvviso, qualcosa che si rompeva, mi destò da quel sogno.

 

la voglia di non ragionare ma vivere

sempre disposto a rischiare e ridere...
riderne..

la gioia di quest’attimo

senza pensarci troppo, solo gustandolo...

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

simo1726: davvero non so come ringraziarti! Sei sempre gentilissima!! E mi riempi di complimenti! Sono felice che la mia FF ti piaccia così tanto! J e mi spiace farti sempre aspettare troppo! Spero che tu sia ancora viva! xD

erika1975: eh beh! Purtroppo la scimmia fa parte della storia…anzi…è anche utile ai fini della storia in un certo senso…quindi…dovrete sopportarlo un po’! xD

Emmettina90: Grazie lu!! Ti voglio benissimo!!!! J

Sognatricecoipiediperterra: ti ringrazio! ^^

lindathedancer: Wow! Grazie mille! Forse l’ho già detto..ma sono felice che qualcun altro condivida la mia visione delle cose, cioè come penso che siano andate le cose…e sono felice che condividi il mio punto di vista! Grazie! ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Complicazioni ***


Eccovi il capitolo 17, (la disgrazia.. O.o ). Hihi! Spero vi piaccia…e…non odiatemi troppo, please! J

Il mio esame si avvicina, quindi non so se riuscirò a finire il prossimo capitolo. Spero di si! ^^ ovviamente appena sarà pronto ve lo posterò! ^^

Grazie mille a tutti coloro che mi seguono e mi recensiscono, ma anche a coloro che non hanno il tempo per farlo e mi leggono comunquea, grazie a tutti coloro che mi hanno aggiunto tra preferiti e storie seguite, e grazie per il vostro sostegno!

Vi adoro! ^_^

 

Ah…la canzone che ha ispirato questo capitolo si chiama Shattered dei Trading Yesterday, se non avete da fare, consiglio di ascoltarla, magari leggendo il capitolo!

Ora vi lascio! Buona lettura! ^^

 

Capitolo 17

 

Complicazioni

 

POV Kristen

 

Let me know that you hear me

Let me know your touch

Let me know that you

Let that be enough

 

Stavo dormendo, eppure mi sembrava di essere pienamente cosciente dei miei pensieri e delle mie emozioni, mentre la sua voce dolce e il suo canto allietavano ancora alle mie orecchie. Non ero riuscita a rimuoverle e come una ninna nanna mi avevano accompagnato nel mondo dei sogni. Quei sogni che non riuscivo a spiegarmi, non riuscivo a capire da dove provenissero, non capivo quale parte del mio subconscio potesse produrli e renderli così reali. Sentii qualcosa muoversi vicino ai miei piedi e un lieve calore avvolgermi poco dopo. Era una sensazione piacevole, per quanto non capissi da dove provenisse. Continuavo a sognare, niente di preciso. Solo lui. Il suo viso, le sue mani, la sua essenza. Mi appariva come una sagoma sfumata, una fantasma della notte pronto a scomparire da un momento all’altro. Solo io e lui. Il vuoto intorno.

Si voltò dandomi le spalle.

“Non andare!” gli urlai.

Si voltò incerto. Il suo viso contorto dal dolore e dall’insicurezza.

“Ti prego Rob. Resta” lo supplicai allungando una mano.

Rimase fermo per molto tempo, immobile, indeciso. Fece un passo avanti, verso il niente e cominciai a sentirmi persa. Non potevo rischiare di restare da sola. Non avrei sopportato tutto quell’incertezza, quel nero che avvolgeva lo spazio inafferrabile attorno a me.

“Rob..” quell’ultima supplica rotta dal terrore bastò per fargli cambiare idea repentinamente. Con pochi passi svelti e veloci venne verso di me stringendomi in un abbraccio e sussurrandomi all’orecchio.

“Sono qui”.

 

Un rumore assordante ruppe quell’idillio facendomi svegliare di scatto con un urlo, tremante, terrorizzata.

Hey! Va tutto bene! È stato solo un tuono.”

Mi ci volle un po’ per rendermi conto che non ero più sul cuscino ma sul suo petto. Tremavo, ma non sapevo se fosse per il freddo o per la sorpresa del risveglio.

Mi accarezzò dolcemente i capelli mentre cercavo di calmarmi affondando istintivamente la testa nel suo petto. “Hai freddo”

Non era una domanda. Non mi lasciò rispondere e subito con mano rapida si privò di parte della sua coperta per coprirmi meglio.

Non sapevo cosa dire. Grazie sarebbe stato troppo scontato e non volevo sprecare quel momento con chiacchiere inutili, così, da perfetta idiota, mi ritrovai a chiedergli del tempo.

Sta…piovendo?” chiesi incerta. Grande Kris. Pensai. A questo punto era meglio il “grazie”.

“Sta diluviando” mi corresse accennando uno sguardo fuori dalla finestra.

Il tempo era pessimo. Nuvoloni grigi e furiosi sovrastavano il cielo e la pioggia forte scendeva prepotente creando una patina talmente compatta e uniforme da non permettere di riconoscere le forme della città.

Un altro tuono percosse la stanza facendomi tremare.

Mi strinse forte.

“Hai avuto…un incubo?”

“No” risposi subito ma mi resi conto che non era del tutto vero. “Bè, all’inizio lo era, ma poi…

“Sono rimasto..” terminò la mia frase.

Strabuzzai gli occhi e alzai leggermente la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. “Ma come… fai a saperlo?” chiesi sconcertata.

Mi rispose con un sorriso. Un dolce, perfetto e sincero sorriso. Mi sciolsi come neve al sole a continuai a godere di quel cuscino duro ma accogliente.

Per quanto avessi voluto che quel momento durasse in eterno, non poteva piovere per sempre. Avevo bisogno di risposte.

“Rob..”

Mmm?”

Esitai per un minuto e presi un profondo respiro. “Perché sei rimasto?”

“Perché me l’hai chiesto” rispose subito senza esitazioni.

Non la smetteva di carezzarmi i capelli e ogni tanto le punta delle dita arrivavano a sfiorarmi la guancia provocandomi leggeri brividi di piacere, come piccole scosse improvvise e piacevoli.

Immaginai che dovevo aver parlato nel sonno. Era mia abitudine, almeno a detta di Cameron che si trovava spesso a colazione a commentare sui miei sogni più imbarazzanti fino alla pubertà, quando i miei mi ritennero abbastanza grande e “impegnata” da avere una camera tutta per me.

“Parli nel sonno, sai?” disse con un sorriso.

Abbassai lo sguardo imbarazzata. Non volevo sapere se e cosa altro avevo potuto dire oltre a chiamare il suo nome.

Tuttavia non era quello che volevo sapere.

“Si ma..perché sei rimasto? Perché non mi hai semplicemente ignorata?”

Esitò prima di rispondere prendendo dei lunghi respiri un paio di volte.

Perché… non posso” sospirò infine.

Non riuscivo a capire il senso delle sue parole. C’era forse una qualche forza mistica che gli impediva di uscire da quella stanza? Forse la forza di gravità lo teneva incollato a quel letto? Forse il freddo gli impediva di abbandonare quel piacevole calore?

O forse…

Una folle idea mi passò per la testa, così repentina che fu impossibile fermarla, o negarla.

Forse…provava qualcosa per me.

Mi sentii una stupida anche solo a pensarci, eppure non volevo escludere quella possibilità.

“Spiegati” parlai ancora con la voce tremante sperando finalmente di avere le risposte che cercavo, le risposte che avrebbero cambiato la mia vita.

Per la prima volta da quando mi ero svegliata e avevo preso coscienza dei miei sensi, le sue mani si fermarono.

La mancanza di quel contatto si fece sentire immediatamente, mi mancava la dolce sensazione di piacere e sicurezza che le sue dita procuravano tra i miei capelli, avrei voluto che riprendesse ad accarezzarmi e nonostante avessi deciso di non dirgli niente mi lasciai andare.

Non…fermarti” allungai lentamente un braccio e afferrai la sua mano per riporla gentilmente sul mio viso. Sentivo il sangue circolare nel mio corpo frenetico come un treno in corsa per concentrarsi poi sulle guance.

Lo sentii sorridere e riprese da dove aveva interrotto.

“Cos’è che non puoi fare?”. La mia voce era un sussurro. Non potevo fare di meglio al momento.

Tornò serio. Avevo ancora la testa appoggiata sul suo petto e non avevo la forza di guardarlo negli occhi ma riuscivo perfettamente a intuire ogni suo minimo cambiamento d’umore dal respiro, dal petto che si alzava ad intervalli regolari portando il mio viso con sé.

“Io.. non posso.. fare finta di niente” disse infine con la voce segnata dalla rassegnazione.

“Non posso fingere che tu non mi piaccia, non posso negare quello che provo, non posso evitare di tremare ad ogni minimo contatto, non posso pensare a qualcuno che non sia tu, non posso rimpiangere di essere rimasto, non posso essere arrabbiato con te, non posso rimanere impassibile quando stai male, non posso distrarmi da te…”.

Rimasi in ascolto, silenziosa, mentre quelle parole danzavano nella mia testa. Non avevo ancora capito se stessi dormendo, se stessi sognando, se mi stesse prendendo in giro, se stesse recitando una parte del copione che non ricordavo.

Io…” fece una pausa. “…non..” un respiro profondo. “Non posso fare a meno di te!” disse infine.

Quelle parole, quelle poche sillabe bastarono a farmi perdere il senso della ragione, o forse a farmelo recuperare dopo tanto tempo.

Mossa dal desiderio, dal respiro affannoso che non riuscivo a calmare e dalla voglia insaziabile che avevo di lui, alzai lentamente il capo incontrando i suoi occhi. Erano verdi quella mattina.

Mi avvicinai con cautela e gentilmente posai le mie labbra sulle sue. Mi feci indietro per vedere la sua reazione. I suoi occhi quasi lucidi, sorpresi e speranzosi. Prima che quell’attimo perfetto potesse sfuggire eliminò la breve distanza tra noi e unì le nostre labbra di nuovo, per un bacio non del tutto casto questa volta. Le mie mani iniziarono a muoversi ansiose sul suo viso, sul suo corpo, finché non arrivarono a toccare il suo petto nudo sotto la maglietta.

“Kristen aspetta…” disse bloccandomi la mano fremente.

Serrò le labbra mentre sempre più desiderosa di lui non riuscivo a dare un ritmo giusto al mio cuore e respirare in una maniera che non fosse troppo imbarazzante. Ma non me ne importava nulla.

“Cosa?” chiesi preoccupata da quella reazione.

“Non stai dimenticando qualcuno?” chiese in modo ovvio, ma in quel momento la mia mente era in completo black-out. Non riuscivo a pensare a nessun altro se non a lui. Lo guardai curiosa e sconcertata chiedendo una spiegazione che non tardò ad arrivare.

Un tuono percosse la stanza facendo tremare i vetri nello stesso momento in cui pronunciò la parola che mi portò alla realtà.

“Michael”.

 

Le figure iniziavano a svanire, le voci si affievolivano, il suo corpo si sbriciolò sotto le mie mani. No. Non poteva essere. Non volevo che finisse.

Mi voltai agitata ma le mie mani incontrarono qualcosa di duro. Decisamente non era un cuscino. Eppure mi sembrava di conoscere quella forma perfettamente. L’avevo esplorata fino a un minuto fa. Indugiai nel dormiveglia stringendo in un pugno lo strato di stoffa che avrebbe dovuto essere il cuscino. Ma da quando i cuscini erano così duri?

Affondai la testa in quel cuscino di marmo mentre cercavo disperatamente di dare un senso a quello che stava accadendo. Ma nel limbo in cui mi trovavo, in bilico tra sogni e realtà, era impossibile dare spiegazione a quello che sentivo e non riuscivo a capire se stessi sognando, immaginando o se sogni e realtà si fossero fusi impercettibilmente. Non riuscivo più a distinguerli. Erano i miei sogni ad essere diventati così reali, o era la realtà ad essersi riflessa nei miei sogni?

Strizzai gli occhi ancora chiusi, indisposti ad aprirsi. Era ancora troppo presto. Stavo per svegliarmi. Lo sentivo, ma non volevo. Affondai ancora di più il capo su quel petto caldo, avvolgendomi nella coperta sperando che il calore e l’agio mi avrebbero ricondotta in quel posto magico, in quel momento che si era affievolito in un secondo.

E d’un tratto, lo vidi di nuovo. Così come era svanito, il suo volto si ricompose sotto le mie labbra ancora tese verso di lui.

Indietreggiai per guardarlo negli occhi. “Siamo solo noi due adesso” gli sussurrai e allungai lentamente una mano per farla passare tranquilla tra i suoi capelli.

Successe tutto in un attimo. Un rumore brusco e improvviso lo fece rompere in mille pezzi prima che la mia mano potesse giungere al suo viso e mi svegliai.

Subito i miei occhi spaventati incontrarono i suoi. Sentii le guance infuocate, ma non ebbi nemmeno il tempo di sentirmi in imbarazzo per quel sogno che avevo creduto reale fino a un secondo prima.

Una terza voce giunse dai piedi del letto prima che potessi accorgermi della sua presenza. “Oh mio dio..”

Mi alzai di scatto. “Michael!”

“Oddio..” ripetè. Gli occhi sbarrati dal disgusto.

“Michael non è come pensi!” mi affrettai a dire. Solo allora notai il vassoio rovesciato per terra, le tazze rotte e i petali staccati da una rosa che giaceva sul pavimento.

“Non posso crederci. Lo sapevo!”

Mi alzai dal letto e andai verso di lui, ma non sapevo come muovermi, come prenderlo. Rimasi su me stessa con le mani tra i capelli, sbuffando fuori forti sospiri.

“Mike ti ho detto che non è come sembra..” dissi tranquilla sperando che il mio tono cauto lo convincesse della verità delle mie parole, ma la sua reazione fu più violenta del previsto.

“AH NO?! E ALLORA COM’E’ KRISTEN! Illuminami! Perché davvero non riesco a vederla diversamente!”

“Abbiamo solo dormito!” cercai di discolparmi. Sarebbe stata difficile.

“E TI ASPETTI CHE IO TI CREDA?”

“Bè..SI!” dissi indignata dalla sua mancanza di fiducia in me.

“A CHI VUOI DARLA A BERE KRIS!”

Mi stava davvero facendo innervosire. Non la smetteva di urlare. Mi scoppiava la testa.

“MICHAEL SMETTILA DI URLARE!” dissi urlando altrettanto.

“Sai una cosa Kris? Provo pena per te. Questa sarà solo una sbandata e tu rimarrai sola”.

Quelle parole mi ferirono più di quanto mi aspettassi.

“Ti ho detto che non è successo niente!” bisbigliai in lacrime.

“IO NON TI CREDO!” mi urlò in faccia facendomi saltare di paura e procurandomi singhiozzi ancora più forti. Lo fissavo sbalordita in lacrime.

Con la coda dell’occhio vidi Rob alzarsi da letto, mettersi le scarpe in modo del tutto pacato e rassegnato.

“Senti amico..” disse a Michael.

“Non chiamarmi amico..” ruggì.

“Come ti pare..in effetti non ci tengo per niente ad esserti amico. Ti conosco da nemmeno 24 ore ed è già la seconda volta che la vedo ridotta in questo stato per te”. La sua voce era dura, fredda come il ghiaccio, ma allo stesso tempo sincera e tranquilla mentre prendeva le mie difese.

“Non ti rendi nemmeno conto di quello che hai..” continuò mentre Michael lo guardava con aria di sfida. “Kristen è una ragazza eccezionale e tu la tratti in questo modo..Sei davvero un ingrato.

Abbiamo davvero solo dormito, quindi invece di avere dubbi su di lei rifletti sulla fortuna che hai..” con aria di superiorità si avviò verso la porta con passo sicuro. “… e pensa a trattare meglio la tua ragazza”.

Un’altra lacrima scese sul mio viso, ma sapevo che non era per Michael o per la rabbia che man mano sbolliva dentro me.

“A dopo Kris”. Disse infine e se ne andò.

Abbassai lo sguardo mentre le ultime lacrime si seccavano lentamente sulle guance.

Quindi…davvero non è successo niente?”

Per quanto la risposto fosse ovvia, mi trovai a valutare bene quella domanda prima di rispondere.

Certo, non era successo niente. Non nella realtà, almeno. Era indubbiamente fuori discussione raccontargli del sogno, così con la sera a casa mia, il messaggio dopo la festa e il bacio “obbligato”, le cose che gli nascondevo aumentavano sempre di più. Ma non potevo farci niente. Certo avevo deciso di raccontargli tutto, ma a quel punto, confessare tutte quelle cose in quel momento sarebbe stato come un tradimento. Se prima pensavo che avrebbe capito, ora ero sicura che se gli avessi detto tutto, avrebbe frainteso.

Presi un respiro prima di rispondere. “No, non è successo niente” mentii per l’ennesima volta. Mi spaventava quasi il modo semplice e spudorato con cui gli mentivo sempre più facilmente, e ancora di più mi preoccupava il senso di sollievo che ne derivava. Ma ormai era tardi per rimediare o comunque per mettere tutte le carte in tavola. Ormai avevo preso la mia decisione. Da quel momento in poi, non gli avrei mentito più, soprattutto perché non ce ne sarebbe stata occasione. Avrei evitato qualsiasi situazione imbarazzante, contraddittoria o ambigua.

“D’accordo..” disse calmandosi. “Mi dispiace amore..anche per ieri” continuò avvicinandosi a me e poggiando le mani sui fianchi. “Non volevo mettermi ad urlare in quel modo ma…”.

“Non importa” lo interruppi. “E’ comprensibile che tu abbia pensato male vedendoci così, ma ti giuro che ci siamo addormentati. Eravamo distrutti”.

“Come mai?”

“Oh....mi hanno improvvisato una festa a sorpresa…ho provato a chiamarti però…” scossi la testa lasciando la frase a metà.

“Oh.., non importa” disse tutto a un tratto comprensivo. “Posso chiedere almeno cosa ci faceva in camera tua?”

Accidenti! Così rischiavo di andare al manicomio. Come facevo a essere sincera evitando scenate?

Cercai velocemente una frase che potesse riassumere i punti fondamentali escludendo i dettagli, omettendo il regalo, le lacrime che erano scese sul mio viso al suono della sua voce, per non parlare del sogno. Eppure nel millesimo di secondo che avevo a disposizione per rispondere era umanamente impossibile trovare una scusa che facesse al caso mio.

“Oh..ehm..noi..” cercai di prendere tempo, ma non ne avevo. Se avessi indugiato ancora avrebbe certamente intuito che nascondevo qualcosa. “Dovevamo leggere un po’ il copione..” fu la prima cosa stupida a cui pensai.

“Ma scusa, le riprese non sono quasi finite? Come fate a stare ancora con il copione in mano?”

Merda!

Cercai di apparire rilassata. “Si …ma… sono stati fatti dei cambiamenti all’ultimo momento e Cath vuole rifare alcune scene “inventai e cambiai subito argomento. “E comunque, tu che ci fai qui?” chiesi sviando il discorso. “Non che non mi faccia piacere ovviamente, però..”

Mi guardò stupito. “..ho letto il messaggio solo stamattina…e sono venuto. Pensavo di farti una sorpresa..”

Il messaggio! Me ne ero proprio dimenticata! Cazzo! Le cose si mettevano di male in peggio. Non sapevo più come uscire da quella situazione sgradevole se non con altre bugie. Pinocchio mi faceva un baffo. Sentivo il mio naso crescere a dismisura.

“Oh..” dissi semplicemente sperando non chiedesse spiegazioni.

“Allora, cosa ho fatto?” chiese.

“Come?” non capivo o forse non volevo capire quello che voleva dire.

“Il messaggio…mi hai ringraziato, ma non so per cosa..anzi pensavo che dopo quello che ti avevo detto il pomeriggio avrei dovuto mettermi in ginocchio per farmi perdonare..un grazie era l’ultima cosa che mi aspettavo..”

“E perché mai? Non posso solo ringraziarti d’esistere?” mi avvicinai e lo baciai. Sapevo che in quel modo la faccenda sarebbe passata insospettata e sarebbe stata presto accantonata.

Cercò di tenermi a se quanto più possibile e prolungare quel bacio, ma mi scostai istintivamente cercando di non essere brusca. Non so per quale motivo, forse mi sentivo male a stargli vicino dopo tutto quello che gli stavo tenendo nascosto. E il peggio era che non era finita lì.

“Wow” esclamò a un certo punto. “E questa cos’è?” chiese afferrando lo strumento che si trovava sul comò.

Merda!

“Un regalo..” dissi scuotendo la testa.

“Da parte di?”

Valutai ancora se dirgli la verità o meno. “Ehm..Rob…” azzardai ma notai subito il suo cambio di espressione e mi corressi. “…e il resto del cast” aggiunsi svelta.

Sbuffò rumorosamente e mi si avvicinò di nuovo. “Sta sempre in mezzo quello!” si lamentò.

Mi sentivo malissimo. Mi ero riproposta di non dirgli più bugie e nel giro di cinque minuti erano già aumentate da quattro a sette. Ma in fondo forse ormai era inutile. Insomma, a che pro raccontare la verità.

“Non ricominciare. Non è mica solo da parte sua” mentii spudoratamente.

“Lo so, scusa..so di essere un po’ suscettibile con questo tipo. È solo che credo che tu gli piaccia un po’ troppo..”

“Ma che dici?!” lo interruppi prima che potesse aggiungere altre assurdità che contribuissero a farmi sentire peggio di come stavo.

“Ma tanto, non devo preoccuparmi vero?” chiese ironico citando tutti i nostri discorsi sulla gelosia.

“Certo che no..” dissi dandogli un pizzico sulla guancia.

Ancora una volta mi ritirai prima che potesse trattenermi a sé.

“Senti, io ho davvero bisogno di una doccia..che ne dici se ci vediamo giù?” gli chiesi sperando di rimanere un po’ sola.

“Certo” disse con un sorriso. “Ti aspetto giù. Fai con calma” si avvicinò per baciarmi ma d’istinto voltai la faccia e gli porsi la guancia. Per fortuna sembrò non farci troppo caso.

Finalmente restai sola. Avevo tanto desiderato allontanarmi da tutte quelle menzogne e quella difficile situazione eppure ora che ero effettivamente sola mi resi conto che non era del tutto una grande idea. Mille dubbi e pensieri iniziarono ad assalirmi mentre l’acqua scorreva sul mio corpo, bollente. Ma ero troppo presa per accorgermene.

Troppo presa dal ricordo della sera prima. La mia sorpresa nel trovare quel pacco sul letto, la sua voce dolce e piena di dolore che mi infondeva il cuore di lacrime, le sue mani sulle mie.

Smettila Kris! Non puoi pensare a queste cose. Basta!

Eppure era più forte di me. Come sempre, quanto più cerchi di non pensare a una cosa, quanto più cerchi di vietartelo, tanto più i ricordi si insinuano nella mente, come a voler fare un dispetto.

Come avrei dovuto comportarmi ora?

Quella domanda mi rimbombò in testa mentre come un automa mi vestivo e mi preparavo a scendere.

Non sapevo ancora cosa fare quando uscii dalla stanza. Ero confusa, sottosopra come un dipinto di Picasso e il pensiero che prima o poi l’avrei rivisto non fu per niente d’aiuto. Non potevo evitarlo.

Era tardissimo. Mi incamminai per il corridoio a passo svelto, quasi correndo, ma mi inchiodai sul posto quando scorsi l’ascensore da lontano.

La mia giornata non faceva che peggiorare. A quanto pare il poi era arrivato prima del previsto. Eccolo lì. Ad aspettare. A due passi da me, e io ancora non avevo idea di come comportarmi.

Valutai la possibilità di tornare indietro e aspettare il prossimo giro, ma mi resi conto della follia e della mia stupidaggine.

Bene. Forza e coraggio. Era meglio levarsi il sassolino dalla scarpa.

Tirai un forte sospiro e andai verso di lui.

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Sognatricecoipiediperterra: grazie mille! ^^

Imaginary82: Grazie mille! Anche io ho adorato quella frase nel telefilm, poi in quel contesto era proprio perfetta! Che dolce che sei a concentrarti su minimi particolari come lui che le toglie le scarpe… ^^

erika1975: eh già…anche io lo considero un terzo incomodo..ma purtroppo…attenendomi hai fatti…non posso fare a meno di lui e della sua presenza.. -.-“

signora degli anelli: Grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuto! ^^

simo1726: oddio! I tuoi commenti mi fanno sempre riempire il cuore di gioia! xD sei davvero gentilissima! E sono felice che tu sia ancora viva… J Magri Rob stesse dietro le mie orecchie a suggerirmi cosa scrivere..hehe..Diciamo che riesco bene a immaginarmi in lui perchè da parte sue l’interesse era evidente fin da subito, quindi non so, questo mi rende le cose più facili. J per quanto riguarda l’intervista, non ne parliamo proprio! Nell’ultimo mese questi due hanno dato tante prove da poter convincere anche i cechi e i sordi. Ci manca solo la conferma ufficiale.. -.-“

chissà quando arriverà?! Speriamo a breve! ^^

Grazie mille simo!!! Sei sempre troppo buona! ^^

 

iosi: che bello! Una nuove lettrice! ^^ grazie mille! Sono felice che anche tu la pensi come me e come molte di noi. Come ho detto già altre volte, sto sviluppando questa FF cercando di attenermi alla realtà, per questo molte cose sono vere e per questo non si arriva subito al sodo! Hehe… grazie mille! J

Emmettina90: Grazie lu!! A te che dire? Noi ci sentiamo ogni giorno! :P comunque non preoccuparti… io appunto tutto! ^^

Ps. Non posso crederci che ti sei messa a piangere!! O.o

Sono commossa!! T.T

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La verità fa male ***


Pensavo di non farcela e invece eccomi qui. Bè, diciamo che in realtà non ho studiato molto…però…pazienza! xD Fortunatamente dopo martedì avrò più tempo da dedicare alla scrittura, almeno durante le feste di Natale, perciò cercherò di avvantaggiarmi un po’. ^_^

Volevo dedicare questo capitolo a simo1726 e a emmettina90 che con il loro sostegno mi spronano sempre a continuare. Grazie tesore! Non sapete quanto mi siete d’aiuto!

Spero solo che continuerete a seguirmi nonostante la presenza del macaco. Purtroppo decidendo di raccontare quanto più vero possibile, ho fatto una scelta e devo accettarne i pregi e i difetti, perciò non posso proprio evitarlo.

Detto questo vi lascio al capitolo. Buona lettura. Spero vi piaccia! ^^

 

Capitolo 18

 

La verità fa male

 

POV Robert

 

Era troppo bello per essere vero. Come avevo potuto credere che quella notte potesse durare per sempre? Come avevo potuto illudermi in quel modo? Come avevo potuto sperare che mi stesse cercando?

E ancora una volta ero rimasto a bocca asciutta. Avrei dovuto ascoltare l’angioletto, avrei dovuto andarmene. Proprio come aveva detto lui, non aveva portato a niente. Niente. Ecco cosa mi era rimasto.

Lui lì, con lei, a godere della sua compagnia, e io sotto un getto d’acqua gelido nella speranza che almeno il freddo sulla pelle mi scuotesse dallo stato depressivo in cui ero piombato, anzi, in cui mi ero cacciato.

L’hai voluto Rob. Questa volta te la sei proprio cercata. Non puoi che incolpare te stesso.

È la legge del contrappasso. Non desiderare troppo se non vuoi che la tua superbia ti si rivolti contro. Iniziai a pensare a quale fosse la punizione che il destino aveva in serbo per me, quale fosse la pena che avrei dovuto scontare per quella notte.

Forse aver osato sognare di lei in quel modo mi avrebbe condannato a una vita piena di incubi.

Ma quale incubo peggiore di quello che si era presentato lì quella mattina?

Proprio come un fulmine a ciel sereno si era presentato nel momento meno opportuno e del tutto indesiderato, come una medusa in un mare limpido.

Era la metafora meno offensiva a cui riuscivo a pensare in quel momento, la mia mente era totalmente andata. Non riuscivo nemmeno a elaborare pensieri di senso compiuto.

Le mani contro la parete della doccia, gli occhi aperti sotto l’acqua, e la mente altrove.

Tutto quello che avrei voluto in quel momento non potevo averlo. Avrei voluto una macchina del tempo per tornare indietro e rivivere quella notte fantastica, avrei voluto che le mura di quella stanza potessero parlarmi per dirmi che non avevo solo immaginato, avrei voluto che il mondo fosse finito quella notte, quella notte che eravamo solo noi. Avrei voluto qualche certezza. Ma ovviamente le mie richieste erano sempre troppo estranee al normale o al possibile. L’unica cosa che potevo avere era la faccia di quell’essere davanti a me, ma anche in quel caso i miei desideri di pestarlo a morte sarebbero rimasti inesauditi. Se non fosse stato per Kristen avrei già preso quella testa e sbattuta contro ogni muro dell’hotel. Ma non potevo farle questo. Non potevo ferirla, non come stava facendo lui. L’immagine di lei, così indifesa e colpevole di fronte a quel mostro senza cuore mi piombava continuamente nei ricordi più vividi. Mi trovai a stringere i pugni. Come si poteva essere così egocentrici? Sentivo la rabbia nascere pian piano e bollire lentamente. Come poteva la vita essere così ingiusta e dare il pane a chi non ha denti? Quel ragazzo era così fortunato. Aveva Kristen. Aveva tutto, e non se ne rendeva nemmeno conto. Serrai i denti al pensiero di tanta ingratitudine.

Mi trovai davanti l’ascensore, in attesa. Ero talmente preso dai miei pensieri da non ricordare nemmeno quando ci fossi arrivato. Come un’idiota mi guardai le gambe per accertarmi di aver messo i pantaloni e guardare con quali cavolo di vestiti ero uscito. Non ricordavo nemmeno di essermi vestito, avevo completamente rimosso tutto. Chissà quale grazia mi era stata concessa per avermi fatto indossare un paio di jeans e una maglietta decenti. Non ricordavo di averli presi dalla valigia o dall’armadio. Forse erano sulla sedia. Non lo sapevo.

“Ehilà Rob!” mi salutò un voce.

“Ciao” risposi automaticamente con voce statica.

“Wow, sembri uno zombie stamattina!”

Mmm

“Che ne dici di un bel caffè?”

“Certo..”

“Perfetto allora facciamo dopo le riprese!” disse con voce squillante e scese giù per le scale.

Iniziai a pensare alle sue parole. Non aveva senso prendere un caffè dopo le riprese. Avrei dovuto svegliarmi adesso. Avrei dovuto risalire dall’abisso in cui ero precipitato, e avrei dovuto farlo in fretta.

Ma come potevo? C’era una sola cosa, una sola persona che potesse farmi venire a galla, e non era mia.

Eppure la sua essenza era tanto intrisa in me che mi sembrava di potere sentire il suo respiro, il suo profumo, i suoi capelli ondeggiare leggermente. Chiusi gli occhi godendo di quella dolce e fittizia fragranza.

Hey!”

Wow. Adesso mi sembrava di sentire anche la sua voce. Non potei fare a meno di sorridere.

“Rob!”

Cavolo! Sembrava sempre più reale. Come se fosse proprio dietro di me.

“ROB!” urlò.

Aprii gli occhi e me la trovai davanti. Vera come mai. Mi gelai.

“Ma..che stai facendo?” chiese aggrottando la fronte.

Aprii la bocca ma non vi uscì nessun suono. Doveva avermi preso per pazzo e ne aveva tutte le ragioni. In fondo mi aveva trovato a occhi chiusi a sorridere alle porte chiuse di un ascensore. Che figura di merda!

“Ehm..stavo..pensando..” balbettai.

“Pensando? Pensando a cosa? Avevi un’aria così beata..”

“STAVO PREGANDO!” mi corressi subito urlando.

Alzò un sopracciglio. “Stavi..pregando?” chiese senza parole.

Ma che cazzo stavo dicendo! “Si..ehm…io..” non sapevo che scusa inventarmi. “..io…pregavo..che arrivasse questo benedetto ascensore..” dissi con un sorriso a 364 denti.

Perfetto! Grandioso Rob. Ora puoi dire di essere un perfetto imbecille. Se prima poteva solo aver pensato che sei scemo, adesso ne ha avuta la certezza.

“Ah..ok..allora..” esitò. “Posso parlarti o sei ancora..in meditazione?”

“Nono!” dissi prima che potesse andar via. “Tanto prima o poi arriverà anche senza le mie…ehm..preghiere”.

“Sicuro?”

“Certo! Dimmi tutto!”

In un secondo avevo dimenticato tutto. Eravamo tornati ad essere solo io e lei. Il ricordo di quella notte si fece sempre più vivo in me e nonostante la pessima figura, nonostante la rabbia che ancora infuriava dentro, nonostante la delusione del risveglio, non potevo trattenermi dal regalarle un sorriso. Non ci riuscivo. Ancora una volta restai ammaliato dalla sua bellezza e caddi come una pera ai suoi piedi.

“Io, volevo chiederti scusa, per Michael..”

Quelle parole bastarono a farmi rinsavire. I sogni erano finiti, non potevo più vivere solo di illusioni.

“Spero sia tutto risolto” dissi con voce fredda.

Mi fissò dritto negli occhi, ma non rispose. Chissà a cosa stava pensando. Mi resi conto in quel momento che quella era la nostra prima conversazione indisturbata dopo quella notte del tutto innocente e innocua, ma profonda. Sapevo che se non avessi ottenuto risposte adesso, non ne avrei ottenute mai. Dovevo buttarmi.

“Senti, riguardo la scorsa notte io volevo sap..”

“Rob non preoccuparti!” mi interruppe prima che potessi arrivare al punto. “Non è successo niente di grave, ci siamo solo addormentati.. Va tutto bene!”.

Quanto avrei voluto dirle che non andava per niente bene, che non ci eravamo semplicemente addormentati, che non avevo smesso di guardarla finché il sonno non mi aveva colto.

“Era..questo che volevi sapere vero?” chiese come se non potesse esserci altra risposta a quella domanda se non si.

“Certo..” risposi abbassando la testa.

“Bene, allora è tutto sistemato?”

Sospirai. “Certo” ripetei con lo stesso tono.

“Perfetto! Comunque penso sia guasto! Io prendo le scale” fece per andarsene ma quel poco di istinto che ancora era rimasto in me prese il sopravvento.

“Kristen!” la chiamai e bloccandosi di scatto si voltò verso di me. “Tu..hai sognato stanotte?” chiesi curioso. Non potevo credere di aver solo immaginato. Doveva essere reale.

“Ehm..” iniziò balbettare insicura. “non so..forse..credo di no..” disse esitante. “Perché?”

Risposi con un’altra domanda. “Quindi non ricordi proprio niente?” chiesi a voce bassa.

Indugiò qualche secondo serrando le labbra, prima di stringersi nelle spalle e sussurrare quella sillaba che avrebbe smontato tutte le mie ipotesi e distrutte le mie speranze.

“No” disse semplicemente, con tono fermo. “Scusami, devo scappare. Michael mi aspetta giù per la colazione. Ci vediamo sul set!”.

E io rimasi lì, a fissare quelle porte che non si aprivano e non si sarebbero mai aperte.

Il solo pensiero della colazione mi mise di cattivo umore, e vederli ridere seduti a un tavolo non migliorò il mio stato d’animo. Presi un vassoio e iniziai a riempirlo con tutto ciò che trovavo sul bancone girevole che si trovava al centro della sala: cornetti, marmellata, toast, latte, succo, crepes. Non pensavo minimamente di mangiare tutta quella roba, anzi, lo stomaco ormai era chiuso, serrato, ma era l’unico modo per tenermi occupato e trovare un pretesto per non sedermi. Il vassoio fu presto pieno, il diversivo era durato poco. E ora che facevo? Non potevo certo mettermi a riempire un altro vassoio. Avanzai lentamente verso i tavoli considerando le varie possibilità, ma erano davvero poche. Cath era a un tavolo con Paul e gli assistenti alla regia. E tutti gli altri erano seduti a un paio di tavoli uniti. Tutti includeva anche lui, ovviamente. Scrutai la sala da cima a fondo e tutti quei bei tavolini isolati sembravano parlarmi e invitarmi a sedere, ma non potevo escludermi dal gruppo in quel modo senza dare nell’occhio.

Hey Rob! Siamo qui!” mi chiamò Nikki a gran voce indicandomi il posto accanto a lei, e di fronte la “coppia felice”.

Ah! Destino crudele!

Mi sedetti lentamente. Kristen fece finta di niente parlando con Ashley al suo fianco, ma non potei evitare lo sguardo inceneritore di quell’essere che era accanto a lei. Ah! Se gli sguardi potessero uccidere, sarei già morto. Ah no…sarebbe morto prima lui.

“Cavolo Rob! Mangi tutta quella roba?” chiese Kellan notando il mio vassoio strapieno.

“No! In realtà non ho fame. Non so perché ho preso tanta roba. Prendete se volte!” dissi ridendo.

Volevo cercare di apparire più normale possibile, ma era difficile. Ogni tanto lanciavo un’occhiata a Kristen che ora se ne stava seduta senza dire una parola, con gli occhi vuoti fissi sul piatto, e con un cucchiaino tormentava il budino al cioccolato che le stava davanti. Non potevo fare a meno di rabbuiarmi insieme a lei vedendola così. Chissà che diamine stava pensando!

“Certo avete due facce voi due stamattina!” la voce ormai più che familiare di Nikki mi suonò squillante nelle orecchie. “Avete dormito bene?”.

Non potei fare a meno di guardarla sentendo quella domanda e i nostri occhi, sincronizzati, si alzarono lentamente incontrandosi nello stesso momento in cui un colpo di tosse percosse il tavolo.

“Io ho dormito benissimo” sospirai. “Non so Kristen..”.

Mi sembrò di sentire un ringhio, ma non mi curai di guardare da chi provenisse, anche se avevo delle idee ben chiare a riguardo.

Puntai lei invece, aspettando una risposta ma distolse subito lo sguardo e si liquidò con la più banale delle scuse.

“Accidenti com’è tardi! Dovremmo già stare sul set!”

In effetti era vero. Catherine e gli altri avevo già lasciato il tavolo da un pezzo, ma restava comunque una scusa banale.

“Giusto! Meglio andare!” concordò Nikki. “Rob allora come restiamo per stasera?”

Cosa? Stasera? Ma che diavolo..

Non feci in tempo a mettere in ordine della testa che Kristen mi interruppe salvandomi da una situazione imbarazzante.

Si bloccò di scatto mentre si alzava. “Uscite?” chiese con aria di indifferenza ma allo stesso tempo sorpresa.

“Pensavamo di andare a bere qualcosa dopo le riprese..” confermò Nikki.

Certo! Ora ricordavo. Vicino l’ascensore. Mi aveva chiesto se volevo prendere un caffè. Bè, sarebbe più appropriato dire che mi aveva incastrato. Non potevo certo immaginare che intendesse uscire la sera e che volesse passare dal caffè a “qualcosa da bere”. Certo il caffè si beve, ma c’è una bella differenza tra le due cose. A prendere un caffè ci vanno due amici, a prendere qualcosa da bere ci va chi vuole conoscersi più a fondo. Comunque, avevo detto di si, e non potevo tirarmi indietro senza apparire maleducato. Poi in fondo, un caffè non avrebbe fatto male a nessuno, era il “qualcosa da bere” che mi preoccupava.

“Oh..” la voce di Kristen giunse come un sussurro, mi sembrò di cogliere un punta di delusione in quel mormorio. “Bè divertitevi allora..”

Hey ma perché non vi unite a noi?”

“COSA?” le nostre voci parlarono all’unisono e sarei stato quasi felice di quella sincronia se non fosse che a rovinarla si era unito anche l’essere al coro.

Nikki si strinse nelle spalle, presa alla sprovvista. “Era..solo una proposta..”

Restammo tutti e tre in silenzio.

“C’è forse qualche problema?” continuò Nikki.

Questa volta fui pronto. “Assolutamente no. Per me va bene. Chiedi a loro?” dissi indicando Kristen con un cenno del capo.

Nikki si voltò verso di lei aspettando una risposta.

“Veramente noi pensavamo di guardare un film..”

“Oh andiamo! Non vorrete mica starvene tutto il tempo chiusi in albergo giusto oggi che finiamo un po’ prima?”

Catherine aveva una riunione con la Summit per decidere di non so quali scadenze o per parlare dei primi trailer, qualcosa del genere, quindi a noi era concessa la serata libera.

Nikki continuò l’opera di persuasione. “Poi un caffè non ha mai fatto male a nessuno!”

Ecco che era passata di nuovo al caffè.

Kristen prese un lungo sospiro. “Va bene” sospirò infine un po’ stufa. “Perché non chiediamo agli altri se vogliono venire?” continuò.

“Già fatto” disse pronta Nikki. “Ma Ashley, Kellan e Jackson tornano a casa per il week-end visto che non devono girare”.

“Fantastico” mormorò Kristen ironica pensando forse che non la sentissi.

“Fantastico” replicò Nikki con la solita voce squillante. “Allora ci vediamo alle 7 alla location!” e detto questo si dileguò.

 

Le riprese procedettero tranquille. Ormai eravamo agli sgoccioli. Mancavano due o tre settimane alla fine. Erano le ultime scene, gli ultimi ritocchi, alcune scene già fatte, alcune inquadrature diverse. Tra un ciak e l’altro e la pausa pranzo io e Kristen non avevamo parlato per niente. Se non fosse stato per le battute che eravamo obbligati a dire, probabilmente non avremmo aperto bocca. Tuttavia le 7 arrivarono prima del previsto. Non sapevo ancora cosa aspettarmi da quell’uscita. Ma non volevo saperlo. Per una volta volevo cercare di agire seguendo l’istinto e non i mille problemi che mi affollavano la testa. Voltai l’angolo dietro la location, dove avevamo appuntamento, e mi trovai l’essere davanti.

Ormai per me era l’essere. Non riuscivo davvero a pensare a lui con il suo nome e non mi veniva da considerarlo in nessun altro modo se non un qualunque essere di questa terra. Uno dei tanti esseri che avrebbero dovuto essermi indifferenti ma che invece mi disgustava. Era un essere, un essere spregevole.

Feci per tornare indietro appena lo vidi ma mi bloccò con la voce.

Hey tu!”

Wow. Certo il dizionario non era il suo migliore amico.

Mi voltai lentamente pronto ad affrontarlo, per quanto non ne avessi la minima voglia.

“Tu non mi piaci, nemmeno un ” continuò. “Eppure Kristen sembra avere una buona opinione su di te, perciò mi tocca sopportarti”.

“Ti spiace arrivare al punto?” dissi io quasi sbadigliando.

“Il punto è…se ci provi con la mia ragazza, ti spacco la faccia”.

Hey, io non ho fatto proprio niente. Se hai dei dubbi chiedilo a lei. Non ti fidi di lei, forse?” azzardai.

“Di lei mi fido, è di te che non mi fido”.

“Non si può avere tutto dalla vita..” dissi con un sorriso ironico sul volto.

“Fai poco lo spiritoso” grugnì.

Cambiai subito tono. “Di cosa hai paura?” gli chiesi serio e sfrontato  prendendolo alla sprovvista.

“Tu stalle alla larga e basta” disse a bassa voce, meno ferma. Evidentemente l’avevo fatto vacillare.

Non potei fare a meno di ridergli in faccia. “Mi spiace deluderti, ma la vedo una cosa un po’ difficile. Insomma, stiamo girando un film insieme, e abbiamo già un paio di eventi a cui dobbiamo partecipare, e se tutto va bene andremo in giro per il mondo a promuovere il film..quindi..credo che la cosa sia fisicamente impossibile”.

“Bè allora facciamo mentalmente!” sbottò.

“Certo certo, chi te la tocca… mentalmente..”. era davvero una liberazione provocare quel tizio. Mi serviva tutto quello di cui avevo bisogno su un vassoio d’argento e non potevo proprio farne a meno.

“Però dimmi una cosa. Tu sei così preoccupato per me ma…” presi una pausa per creare la suspense necessaria a rendere la prossima una frase a effetto. “Se fosse lei a non voler stare alla larga da me?” terminai la frase cercando quanto più possibile di indurlo al dubbio. Sapevo che quello che avevo appena detto non aveva fondamenta. Ormai avevo quasi rinunciato a qualsiasi speranza che includesse un suo interesse nei miei confronti, tuttavia mi concessi di esprimere quell’ultimo desiderio. Provocarlo in quel modo era quasi una scarica di adrenalina.

Non ebbe il tempo di rispondere, ma probabilmente non l’avrebbe fatto comunque. L’avevo lasciato totalmente interdetto.

“Eccoci, scusate il ritardo!” disse Nikki venendo verso di noi sottobraccio con Kristen. “Non ci siamo perse niente vero?”

“Certo che no!” rispose subito lui prendendo Kris per mano e dandole un bacio sulle labbra. Ma bravo Rob. E ora come la metti nome? Non si sfida chi ha il coltello dalla parte del manico. E quel bacio fu una vera coltellata nello stomaco. Sapeva usare le sue armi l’essere, ma il suo evidente vantaggio non mi impediva certo di divertirmi un po’. Credeva forse di avermi fermato con quella sottospecie di avvertimento? Povero illuso, non aveva fatto altro che rendermi quella serata più movimentata.

Ci sedemmo a un cafè a pochi isolati dal set. Portland era davvero una bella città. Non c’era il rumore assordante del traffico tipico delle grandi metropoli, l’aria limpida e pulita riempiva piacevolmente i polmoni e la luce fioca del tramonto unita alla leggera brezza d’aprile creava suggestivi giochi di luce con i viali alberati.

L’aria si stava notevolmente riscaldando, tuttavia c’era ancora quel fresco che rendeva piacevole una cioccolata calda.

Nessuno parlava. Persino Nikki, che di solito era sempre la più vitale e naturale, sembrava aver perso la lingua. Possibile che nessuno avesse nulla da dire?

Quel silenzio assordante rischiava di farmi impazzire. Mi sembrava quasi di sentire le lancette dell’orologio rimbombare nelle orecchie ad ogni secondo. Iniziavo a sentirmi nervoso. Senza spunti non avevo possibilità di riscatto.

“Sai amore…” ecco che una vocina fastidiosa interrompeva quella pace fin ad allora indisturbata. Avrei preferito di gran lunga le lancette dell’orologio. “…prima stavo parlando con Rob..” sottolineò il mio nome con enfasi, come se si riferisse ad un amico di vecchia data, capii subito che in realtà era un altro nuovo modo per sfidarmi. “…e mi stava dicendo delle possibili premiere. Sapete già quando e dove si terranno?”.

Ma che gran figlio di…

“Non ancora…perché?”

“Perché pensavo che se non ho impegni o progetti potrei venire con te, cioè, con voi” si corresse lanciandomi un’occhiata intenditrice.

Accidenti! Aveva aperto bocca da appena due minuti e già iniziava a darmi sui nervi.

“Bè, non è ancora sicuro nulla. È troppo presto..dobbiamo ancora finire di girare”

“Già” intervenni subito io prendendo la palla al balzo. “A proposito, hai sentito Cath? Pare che voglia rifare la scena del bacio, visto che l’ultima volta fu..interrotta” lo fulminai con gli occhi.

Kristen non si lasciò sfuggire quegli scambi di sguardi e schiarendo la voce cercò di liquidare subito la faccenda. “Si me l’ha accennato..” si schiarì di nuovo la voce “ ma non parliamo di lavoro..”.

“Infatti!” anche Nikki si fece largo nel discorso. “Allora Kris, com’è stato il tuo primo giorno effettivo da diciottenne?”

Scrollò le spalle. “Normale” disse sorridendo. “Ancora non mi sembra cambiato niente..a parte le ore di lavoro in più ovviamente..”

Nikki non la fece finire di parlare. “E si è avverato il tuo desiderio?”

Rimase a bocca aperta, senza dire una parola. I suoi occhi si mossero lentamente verso di me prima di rispondere. “Più o meno..”

“Cosa hai desiderato?”. Ma quell’essere davvero non voleva stare zitto!?

Però… chissà che aveva desiderato. Cosa avrei dato per saperlo!

Scrollò di nuovo le spalle. “Una sciocchezza..” arronzò. “E poi se lo dico non si avvererà..” disse dandogli una leggera pacca sulla guancia.

Mmm, e dimmi un po’ il regalo che hai preferito?” Nikki continuò l’interrogatorio.

Ero davvero curioso di sapere la risposta a quella domanda. Data la sua reazione potevo immaginare la risposta. Certo non me la sarei presa se non fosse stata quella che mi aspettavo, tuttavia ero ansioso di sentirglielo dire. Chissà come aveva reagito l’essere quando aveva visto quel regalo?

Pensandoci in quel momento, era strano che non l’avesse accennato nel suo inutile e patetico tentativo di intimorirmi.

Kristen esitò parecchio prima di rispondere. “Ehm..mi è piaciuta molto la… discografia dei Coldplay” disse tutto d’un fiato. “Però, fa freschetto eh?” disse cercando di deviare il discorso. Ma per quale motivo? Cosa aveva da temere? Che la sua dolce metà si sentisse defraudato dalla sua posizione o messo in imbarazzo dal mio regalo? Chissà lui cosa le aveva regalato..

“Però anche la chitarra è fantastica” aggiunse lui stesso. “Chi l’ha scelta?”

“Chitarra? Quale chitarra?” chiese Nikki sorpresa.

“Quella che le ho regalato io..” risposi istintivamente.

Vidi Kristen sgranare gli occhi, quasi terrorizzata.

“Wow, non sapevo le avessi regalato una chitarra..” disse Nikki sorpresa. “Ti è piaciuta Kris?” continuò.

Non rispose e nello stesso momento in cui vidi la faccia dell’essere sbiancare e dipingersi di tutte le tonalità di rosso, schiattò in una fragorosa risata.

Hahaha, che divertente! Vi piace scherzare!” disse tra una risata e l’altra. Lanciai un’occhiata a Nikki sperando che lei fosse riuscita a spiegare quella follia.

“Kris tutto bene?” chiese l’amica.

“Certo!” disse infine quando si fu ripresa. “Nikki sei uno spasso!” sorrise ancora.

Ma aveva forse una crisi isterica?

“Come quale chitarra? Quella che tu, Rob e gli altri mi avete regalato, no?”

“Ah, si?” rispose Nikki incredula grattandosi la fronte. Immaginai stesse capendo quanto me, forse anche di meno.

Un rumore improvviso giunse da sotto al tavolo e la tovaglia tremò.

“Ahi” si lamentò Nikki. “Aaaaaaaaaaa…. Si!” disse infine come colta da una specie di epifania. “La chitarra, certo! Quella che…ti abbiamo regalato io, Rob..e..gli altri”. Non sembrava per niente convinta di quello che stava dicendo e accennando con il capo chiese conferma a Kristen che acconsentì sorridendo di nuovo.

Improvvisamente tutto mi fu chiaro. Gli aveva mentito. Doveva avergli detto che il regalo era da parte di tutti. Gran bel modo di affrontare i problemi. Quella rivelazione mi fece perdere il controllo.

“Già Kris! Allora ti è piaciuta?” dissi con un filo di cattiveria e delusione.

“Si” deglutì. “Molto”.

“E a te Nikki?” continuai stringendo i pugni. “Cioè l’ho scelta io, ma tu l’hai vista! Che ne pensi?”

Nikki mi lanciò uno sguardo, evidentemente terrorizzata da quello che poteva uscire dalla sua bocca.

“Oh..bè…che dire…mi fido dei tuoi gusti musicali”

“Tu dici?” continuai acido mentre Kristen mi guardava con lo sguardo basso. “Non so, ero molto indeciso. Che ne dici del modello classico?” dissi ancora rivolto a Nikki.

“Rob, sai che non ci capisco niente di chitarre..però, il classico era perfetto, hai fatto bene a prendere quello!” parlò piano.

“Si lo credevo anche io..poi però ho pensato fosse meglio l’acustico”.

“Oh si, l’acustico è decisamente meglio” deglutì Nikki in evidente difficoltà.

“Il colore invece è stata un vero problema. Prima ho pensato al beige, poi al rosso e alla fine il bianco” la stuzzicai ancora mentre Kristen mi inceneriva con gli occhi.

“Il bianco…ehm..è il colore della pace..perfetto!” azzardò Nikki.

“Si però non ero convinto, che ne dici di quello definitivo?” chiesi sempre più maligno. Quasi non mi riconoscevo.

“Il nero è perfetto!” intervenne subito Kristen prima che potessi combinare qualche guaio.

Mi voltai di scatto. Se avesse potuto, mi avrebbe ucciso con le sue mani. Glielo leggevo dagli occhi. Non mi aveva mai guardato in quel modo. I suoi occhi erano accesi, carichi di rabbia, stanchezza, frustrazione e forse…forse anche delusione.

Ma ormai avevo iniziato. Non mi avrebbe fermato più nessuno. In fondo ero io quello che avrebbe dovuto essere deluso. Ci avevo messo l’anima a scegliere un regalo perfetto, quello che forse mi avrebbe reso diverso ai suoi occhi, e quello che ottenevo era solo irriconoscenza. Certo ora ero diverso ai suoi occhi, ora mi vedeva come un mostro senza cuore.

“Sai che non ricordo il nome del negozio dove l’abbiamo comprato.. tu eri con me..” continuai imperterrito a tormentare la povera Nikki. “Ti ricordi come si chiamava?”

“Bene!” Kristen scattò in piedi venendo verso di me. “Volete scusarci un attimo” disse con sorriso eccessivo prendendomi per il braccio.

“Che succede?” chiesi con tono evidentemente falso.

“Ti devo parlare” sibilò tra i denti e con uno strattone mi fece alzare.

“Ma mi si fredda la cioccolata..” mi lamentai facendo il broncio come un bambino di quattro anni.

Sopravviverai” tagliò corto con un ultimo sguardo assassino.

“Con permesso” sorrisi beffardo e lasciai che mi conducesse fuori.

 

***********************************************************

 

Risposte alle vostre recensioni:

 

simo1726: , io a te non so più come ringraziarti! ^^ anche i capitoli un po’ più mosci sembrano piacerti e mi rincuora molto! Purtroppo si! Era tutto un sogno! Non potevo farli cedere così presto però non potevo nemmeno non sfruttare quella situazione per farli sognare un po’. ^^ Martedì finalmente l’università chiude i battenti per le vacanze e posso dedicarmi di più alla scrittura. E comunque, MEDICINA?! Non sia mai! Ero orientata per Lettere, ma poi ho scelto Scienze Politiche, con lo scopo di provare a diventare giornalista. Il mio sogno sarebbe reporter in realtà, però ce ne vuole di strada. Intanto ci provo. Poi si vede. Grazie mille ancora per i tuoi costanti commenti e complimenti! AdoroTi! ^^

 

 

erika1975: xD dai, non siamo crudeli con la Kris, tutti posso commettere qualche errore in vita! xD

 

lindathedancer: ciao anche a te! Aggiungo i ringraziamenti anche a te! ^^ , in realtà non posso dirti altro che grazie! Grazie grazie grazie mille! Fino alla nausea! ^^

sono felice che ti sia piaciuta l’idea dei sogni! E poi non potevo certo lasciare Rob lì a guardare senza dire niente! ^^

grazie ancora!

p.s: CREPI! :S

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Mentire per amore ***


Salve! ^_^ finalmente ho finito con l’università. Grazie mille per gli in bocca al lupo. L’esame è andato benissimo!

Detto questo vi lascio il capitolo. Per problemi “tecnici” l’ho diviso in due parti, quindi è un po’ più corto però avrete la seconda parte lunedì. ^_^

Almeno spero…

Sto lavorando ad un altro paio di progetti tra cui una One-Shot su RobSten…quindi spero di riuscire a postare capitolo e One-Shot presto! ^_^

Grazie mille a tutti coloro che mi hanno aggiunto tra preferiti e seguite! Vi adoro! E grazie a tutti coloro che mi leggono e mi recensiscono. Non so cosa farei senza di voi! Siete straordinari!

 

Capitolo 19

 

Mentire per amore

 

POV Kristen

 

Avevo il presentimento che quella serata sarebbe stata un disastro, eppure era andata anche peggio delle mie previsioni.

Non sapevo se la rabbia che sentivo dentro fosse perché mi sentivo tradita o perché in realtà non ne avevo diritto. Forse nasceva tutto dal senso di colpa che mi aveva portato a mentire, a tutti.

Quasi non mi riconoscevo più. Odiavo mentire, odiavo la falsità, odiavo l’ipocrisia, ed ora che cosa ero diventata? Una falsa ipocrita pronta a mentire con facilità.

Cercavo di convincermi che non fosse colpa mia, che ero costretta ad aggirare la verità, e aggiustarla a mio piacimento per evitare scenate e discussioni inutili. La verità era che ero davvero una codarda, e non era da me.

Da quando mi ero trasformata in una bugiarda ipocrita incapace di affrontare i problemi?

Ma certo! Da quando era arrivato lui, da quando lo avevo conosciuto. Ero cambiata, non mi sentivo più la stessa e tutto per colpa sua. Perché quel ragazzo aveva quell’effetto su di me? Perché con lui non riuscivo mai a essere me stessa e al tempo stesso essere quello che volevo?

Non so se fosse la mancanza di risposte alle mie domande o solo la consapevolezza che fossi nel torto marcio, ma ce l’avevo a morte con lui. Certo, ero stata io a mentire, ma avrebbe anche potuto starsi zitto. Se voleva gli avrei potuto spiegare la situazione in seguito invece di continuare a punzecchiare Michael in quel modo e mettermi in difficoltà.

Dovevo fare qualcosa. Vedevo lo sguardo di Michael diventare sempre più concentrato e insicuro a ogni illazione di quell’idiota, gli occhi spostarsi velocemente da lui a me in cerca di risposte, le labbra serrate mentre inceneriva Rob con lo sguardo. Tuttavia lui impavido continuava con le sue provocazioni.

Ne avevo abbastanza.

“Bene” lo interruppi prima che la situazione potesse sfuggire completamente al mio controllo e strattonandolo per un braccio lo portai fuori.

Non gli diedi nemmeno il tempo di girarsi a guardarmi che subito partii con le accuse.

“Si può sapere cosa ti prende?” dissi cercando di moderare il tono della voce. Fortunatamente la strada era vuota, ma tanto nessuno si sarebbe curato di noi in ogni caso.

Si girò a guardarmi alzando gli occhi al cielo e parlò con voce piatta, priva di vitalità.

“Qual è il problema Kris?”.

Kris. Non mi chiamava mai così. Sempre Kristen.

Certo, capitavano volte in cui usava chiamarmi con quel diminutivo, ma erano talmente poche che non ero abituata a sentirmi chiamare in quel modo. Per quanto potesse essere una sciocchezza, quella piccolezza si insinuò in me come una spina nel fianco. Che fosse un indizio? Aveva forse voluto farmi notare in quel modo che mi stava arronzando, che volesse subito farla finita, che non gli importasse di quello che avevo da dire?

“Qual è il problema?!” esclamai con sdegno. “Il problema è che non hai smesso di provocare per tutta la sera!”.

“E perché sarebbe un problema?” mi sfidò.

Rimasi a bocca aperta. Senza parole. Presi un respiro e provai a controbattere, ma non sapevo cosa dire. Incontrai i suoi occhi gelidi per un istante e dovetti sbattere le palpebre diverse volte per evitare quello sguardo agghiacciante.

Io…non…è…” balbettai diverse parole sconnesse e insensate ma  tuttavia non riuscii ad elaborare un pensiero di senso compiuto.

“Vedi Kris? Non sai nemmeno tu cosa dire..” disse con voce sempre più piatta, mandandomi in bestia.

Presi un profondo respiro prima di rispondere con la prima cosa stupida che mi passò per la testa. “Il problema sei tu! Non devi intrometterti tra me e Michael!” dissi urlando, quasi avessi paura che non capisse quello che dicevo.

Spalancò gli occhi, incredulo. Fece un sorriso ironico. “Questa è bella..” il suo tono di voce si abbassò. “Ora il problema sarei io..” non era una domanda, ma abbassai lo stesso gli occhi per conferma.

A quel puntò cambiò totalmente temperamento. “Ma guarda cosa mi tocca sentire?!” scoppiò. “Ho accettato io l’invito a questa stupida uscita? Sono stato io a mentire? Kris! Sarà meglio che ti chiarisca meglio le idee e riveda le tue posizioni, perché i bastoni tra le ruote te li metti da sola! Sia chiaro che io non ho nessuno scopo nel mettermi tra di voi, perché mai dovrei farlo? E mi dispiace se stasera mi sono comportato in questo modo, ma sai com’è, sono un essere umano anche io e…”.

Lo fissavo con aria colpevole mentre mi sbatteva quella maledetta verità in faccia. Sebbene avesse mantenuto un tono di voce accettabile, aveva gli occhi praticamente fuori dalle orbite, le braccia tese e il respiro affannato. “…e certe cose possono ferire” sussurrò infine calmandosi.

Mi sentii un verme. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione e io non potevo trovare parole per discolparmi, non c’erano. E come una sciocca avevo anche preteso di essere dalla parte del giusto. Ma sapevo che non era così. Abbassai lo sguardo.

Insomma…” riprese mantenendo quel tono di voce talmente basso da farmi quasi preoccupare. Quegli sbalzi d’umore mi spaventavano. “..se la chitarra non ti piace potevi anche dirmelo..”. Fu un sussurro pieno di tristezza che andò affievolendosi verso il nulla. Alzai subito lo sguardo e incontrai i suoi occhi intrisi di delusione. Furono un pugno nello stomaco.

“Ma che dici?!” esclamai strabuzzando gli occhi. “Certo che mi piace!” dissi sperando che l’enfasi delle mie parole lo convincessero della loro verità. “Davvero!”. Come poteva pensare il contrario?

“Allora perché mentire?”. La sua domanda rispose alla mia e ne creò una nuova. Già. Perché mentire? Era la domanda che ormai mi affliggeva da giorni, settimane.

Io…” balbettai scuotendo la testa..” io non lo so..” sospirai infine passandomi una mano tra i capelli e spostandomi per poggiarmi a un muretto che fiancheggiava il locale. Lui restò lontano, fermo per qualche secondo. Poi si avvicinò e si appoggiò al muretto accanto a me. Avevo la testa bassa ma riuscivo a sentire il suo sguardo su di me, scrutatore, in cerca di risposte.

Presi un lungo respiro. Gli dovevo una spiegazione. Mai quanto questa volta ne aveva diritto.

“E’ che…non lo so… Michael è un po’ suscettibile, quando si tratta di te..” dissi semplicemente chiudendomi nelle spalle.

“Perché mai?” chiese. “Non si fida di te?” disse distratto, come se conoscesse già la risposta.

Continuai a tenere lo sguardo basso, fisso sull’asfalto. “No no, si fida. Cioè, voglio sperarlo almeno. Non è questo..” indugiai. Mi sentivo stupida anche solo ad ammettere quell’ipotesi assurda. “E’ che lui pensa…” presi un’altra pausa.

“Pensa?” mi spronò curioso abbassandosi alla mia altezza per guardarmi in volto. Cercai di riflettere, ma era difficile persa com’ero nei suoi occhi blu.

“Ma no niente” dissi quando riuscii a distogliere finalmente lo sguardo. “E’ una stupidaggine..” aggiunsi sperando che lasciasse perdere, ma ovviamente non fu così.

“No dimmi! Se crea tutti questi problemi, non è una stupidaggine..” notò. Era impossibile evitare una risposta.

Bè…” abbassai di nuovo lo sguardo. Proprio non ce la facevo a guardarlo in faccia. Infine presi coraggio e buttai tutto fuori. “Lui pensa che io ti piaccio” dissi finalmente sentendomi una completa idiota ma anche stranamente sollevata. Alzai lentamente il capo sollevando le sopracciglia in cerca della sua reazione. Tuttavia sembrava calmissimo, come se quelle parole non l’avessero proprio toccato.

“Oh!” sussurrò infine stranulato fissando il  cemento.

Possibile che quello fosse tutto quello che aveva da dire?

“’Oh’ cosa?” chiesi sconcertata.

Si voltò a guardarmi. “Bè, ma tu mi piaci” disse con nonchalance. “Non è mica un segreto…insomma..sei il motivo per cui ho fatto tutto questo”. Rimasi di pietra. Dovevo aver sbagliato a capire. Ma cosa stava dicendo esattamente?

“E..tu..me lo dici così?” chiesi strabuzzando gli occhi.

Sorrise. “E come dovrei dirtelo? Tra l’altro dovresti saperlo”. Mille immagini mi passarono davanti agli occhi, ma non riuscii a focalizzarne nessuna, se non il sogno della notte precedente. Era mai possibile che quell’assurda ipotesi fosse reale? In un secondo mi trovai a valutare la possibilità che anche lui potesse piacermi. Certo, non si poteva dire che non fosse attraente, ma passare dall’attrazione ai sentimenti era un altro paio di maniche.

La sua voce d’un tratto melodiosa interruppe le mie fantasie proibite “Insomma te l’ho detto tantissime volte che ti stimo come attrice..”  e mi riportò al presente. Ecco svelato l’arcano, ecco che ogni casella tornava al suo posto. Attrice. Ero questo per lui. Solo una brava attrice. Sebbene avessi dovuto sentirmi sollevata mi sentii stranamente delusa.

“Ah..” sospirai. “Giusto..”.

“Puoi dire al tuo ragazzo di stare rilassato. La sua tranquillità dipende solo da te” disse con uno strano velo di intesa.

“E questo che vorrebbe dire?” chiesi spaesata cercando di capire quel tono leggermente accusatorio.

“Che se fossi in te mi porrei qualche domanda” disse normalmente.

“Che significa?” chiesi leggermente indignata da quella che sentivo già come un’accusa.

“Bè, quanto può essere forte il vostro rapporto se sei pronta a mentirgli così facilmente?”. Trovai ironico il fatto che lo dicesse con l’aria di chi la sapeva lunga quando invece aveva solo una minima idea delle bugie che avevo raccontato. In un modo o nell’altro quel ragazzo riusciva sempre a scovarmi. Era impossibile mentire a lui.

“Ma..io..non..” cercai di discolparmi ma era inutile, il senso di colpa era davvero troppo forte.

“Lascia stare” disse con un leggero sorriso e alzandosi dal muretto si diresse verso la strada.

Hey! Ma dove vai?” dissi spalancando gli occhi per la sorpresa.

“Non so tu, ma io sono distrutto.. Torno in albergo” disse calmo.

“Ma come?! Stavamo parlando..non puoi andartene nel bel mezzo della conversazione!” lo accusai sbalordita.

“Io non ho nient’altro da dire…e mi sembra di averti lasciato molto a cui pensare” disse sorridendo vincitore.

Non potevo credere che se ne stesse davvero andando. Era forse una specie di punizione? Snobbarmi per il modo in cui l’avevo trattato a inizio serata?

“Ma..ma..è maleducazione” mi aggrappai alla più stupida cosa per farlo restare, ma non sapevo nemmeno il perché. In fondo, avevo davvero altro per la testa in quel momento. “C’è Nikki di là” dissi infine.

Si allontanò di qualche passo da me. “Dille che non mi sono sentito bene” disse dandomi le spalle.

Non potevo sopportare quell’atteggiamento. Dovevo sapere se fosse a causa mia.

“E’..colpa mia? Ce l’hai con me per prima?” dissi alzando la voce per farmi sentire. Si bloccò e si voltò lentamente. Tornò indietro di qualche passo.

“Kristen” un brivido di piacere mi percosse il corpo sentendolo chiamarmi di nuovo così. “Non ce l’ho con te! Non potrei mai avercela con te, neppure se volessi”. Mi sorrise e ricambiai. Notai che aveva le mani in tasca. E io presi a torturare le mie. Non sapevo dove metterle.

“Davvero, sono solo stanco. Nient’altro.” sorrise di nuovo. “Ok?” chiese dolcemente avvicinandosi ancora un po’.

Rimasi un po’ senza rispondere. “Ok..” annuii infine tirando su con il naso.

“Bene..” sorrise soddisfatto. “Allora ci vediamo domani”. Si avvicinò sicuro e mi diede un bacio sulla guancia. “Dolce notte” disse e riprese il suo cammino. Non potevo lasciarlo andare via così. In fondo, dopo tutto quello che era successo, non mi ero nemmeno scusata.

Hey Rob!” lo chiamai prima che fosse troppo lontano. Si voltò. “Mi dispiace…per tutto…”.

“Tranquilla”. Sussurrò. Riuscii a sentirlo e di nuovo prese a camminare, ma ricordai ancora un’altra cosa.

Hey Rob!” chiamai di nuovo e come prima si voltò a guardarmi paziente. “Grazie, per il regalo…io…non te l’avevo ancora detto..”.

Sorrise dolcemente. “Figurati!” rispose gentile e riprese a camminare.

Ma c’era ancora un’altra cosa. Una cosa che mi aveva assillato dalla mattina al pomeriggio fino a quel momento. Chissà, magari se avessi chiesto.. Presi a camminare veloce dietro di lui per raggiungerlo.

“Rob!” lo chiamai un’ultima volta quando fui abbastanza vicina. Si voltò e si trovò sconcertato a pochi passi da me.

“Kristen” disse sorpreso.

Non esitai un minuto. “Cosa dovrei ricordare?” chiesi.

Il ricordo di quel sogno si insinuò nella mente mentre elaboravo le diverse risposte che potevo ottenere da lui. Sebbene con lui fosse impossibile mentire, l’avevo fatto, e per una volta, forse l’unica in cui avrei voluto che intuisse che stessi mentendo, non l’aveva capito. Come faceva a sapere che avevo sognato? Come faceva a sapere cosa avevo sognato? Perché quella domanda la mattina? Perché tanto interesse ai miei sogni?

“Cosa??” chiese non riuscendo a capire di cosa stessi parlando.

“Stamattina, mi hai chiesto se ricordassi di aver sognato. Cosa dovrei ricordare?” chiesi speranzosa. Chissà che quella risposta non avrebbe cambiato molto di quello che c’era o non c’era tra di noi.

Mi fissò per un minuto interminabile senza darmi una risposta serrando le labbra.

“Niente..” disse a volto basso con un sorriso malinconico sul viso. Prese un lungo respiro e lo cacciò fuori dopo un po’, mente io, davanti a lui, mi aspettavo qualcos’altro. Qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.

“Niente..” ripetè scuotendo la testa e riprese il cammino.

E io rimasi lì. A guardarlo andare via fino a scomparire alla linea dell’orizzonte mentre un nuovo dubbio mi martellava la testa: perché quel sorriso malinconico?

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Deniroose: Tesoro! Sono felice che la storia ti piaccia! E grazie per i complimenti! Ma sono io a dover ringraziare te! ^_^ so che sei sempre impegnata con la scuola e con l’esame e quindi non hai mai tempo di entrare sul forum…comunque sappi che dovunque posso ti ringrazio perché senza di te non lo avrei mai scoperto! Grazie mille! ^_^

 

simo1726: simo dai tuoi commenti non so mai cosa aspettarmi! Comunque capisco benissimo cosa intendi quando parli del comportamento di Kristen. Devi sapere che io sono prima di tutto una sua grande fan, la venero più di rob e so tutto di lei…quindi conosco bene i suoi atteggiamenti…ovviamente quelli che appaiono dallo schermo. Però devo dire che quest’anno mi sembra molto cambiata. L’anno scorso era sempre sicura e impacciata. Ora invece prende tutto alla leggera. J chissà…magari è rob che l’ha cambiata! xD …wow…non immaginavo che fossi sposata! ^_^ e comunque, ovvio che ti ho dedicato un capitolo. Sei una delle miei più grandi lettrici e i tuoi commenti mi spronano sempre ad andare avanti…quelle volte che penso di non scrivere più. So che se anche dovesse diventare una schifezza…forse tu la leggeresti comunque! xD Eh…diventare una scrittrice non sarebbe certo male come prospettiva… ma è una strada davvero difficile! Se mai dovessi riuscirci ti farò sapere e avrai una copia del libro! ^_^ sisi… come no.. -.-“ hihi. Sono proprio curiosa di sapere la tua teoria sull’uomo perfetto-imperfetto…anche se mi sono fatta un’idea: diciamo l’uomo perfetto nella sua imperfezione! xD ormai i nostri commenti/risposta stanno diventando lunghi come capitoli...! :P detto questo…che altro? Ah si! GRAZIE MILLE! ^_^

 

Imaginary82: ciao! Grazie mille e non preoccuparti per non aver recensito! Mi basta sapere che vi piace quello che scrivo!

Sai…anche a me a volte mi fa un po’ pena Michael..in fondo la vittima della storia è lui…porello! xD se lo descrivo in questo modo è perché in un’intervista Kristen ha affermato di non sapersi relazionare del tutto a Bella perché ovviamente non hai mai sperimentato una rottura che equivale alla morte interiore…però sa cosa vuol dire avere un’idea su qualcuno o essere convinta di qualcosa e poi scoprire che in realtà era tutto falso! (e l’argomento era l’amore…infatti la giornalista le chiese di rivelare il nome di questo ragazzo…ma lei non ha voluto aggiungendo che LUI lo sa…quindi non c’era bisogno di dire chi fosse). Ora…con quanti ragazzi è stata la Stewart? Solo uno! (E Robert ovviamente, per chi ci crede ^_^).  Perciò mi baserò su questa dichiarazione per sviluppare il personaggio di Michael. Scusami se mi sono dilungata molto e grazie ancora.

 

erika1975: eh…l’amore è proprio cieco… xD

 

Emmettina90: Grazie lu!! Vabbè a te davvero non so cosa rispondere! xD messaggiamo tutto il giorno! xD sono felice che ti sia piaciuta…però davvero non posso credere che tu abbia pianto! O.o cioè… sei proprio una pappa-molle! :P piangi per tutto! xD

MA TI VOGLIO TANTO BENE! ^_^

Ps. Scordati di dare un’occhiata ai fogli con la trama! U.U ^_^

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** In trappola ***


Ebbene si! Dopo due settimane sono finalmente riuscita ascrivere e non avete idea di come ne sia felice! J grazie a tutti per avermi sostenuto e spronato a non abbandonare questa FF, chiedo scusa per questo periodo di “pausa” ma avevo un po’ bisogno di chiarire le idee. J

Detto questo vi lascio al capitolo (Quanto mi mancava dirlo…) che non è niente di che…però come ri-inizio posso anche accontentarmi. Spero vi piaccia!

Grazie mille ancora! Risponderò ai commenti del capitolo 19 quando risponderò ad eventuali recensioni per questo! J

 

Capitolo 20

 

In trappola

 

POV Kristen

 

Mike partì il giorno dopo e per la prima volta mi trovai ad esserne completamente sollevata, certo se non fosse stato per la promessa di venire presto a trovami di nuovo sul set. Il solo pensiero mi dava ai nervi, tuttavia cercavo di non pensarci troppo e di concentrarmi sulla recitazione.

Da canto suo, Rob continuava a comportarsi come suo solito, facendo finta che non fosse successo niente. E infatti era così, non era successo niente: solo il ricordo di un sogno inconfessato e un sorriso malinconico di cui non avrei mai capito il significato.

Eppure lui sembrava tranquillo, sembrava che la situazione non lo toccasse per niente. Ma in fondo di che mi meravigliavo? Perché avrebbe dovuto toccarlo in qualche modo? Lui mi vedeva solo come un’attrice, una brava attrice. Ero quello per lui. E quello doveva essere lui per me. Ma allora perché mi trovavo sempre a farmi di questi problemi? Più cercavo di risolvere la situazione e di evitare di pensarci, più la mia mente associava immagini ai fatti e la sua persona mi si trovava sempre davanti.

Lui tra l’altro non migliorava per niente la situazione. Da un po’ di tempo aveva iniziato a presentarmi come la sua fidanzata. La prima volta che gliel’avevo sentito dire rimasi spiazzata. Mi guardò con aria sorpresa e si mise a ridere mettendola sullo scherzo.

“Scusa, è la forza dell’abitudine!” aveva detto ridendo. “Non ti da fastidio vero?”. Cosa diavolo potevo rispondere a una domanda del genere.

“No figurati..se ti serve ad entrare nel personaggio..” gli avevo risposto rossa d’imbarazzo.

E da allora avevano preso a chiamarci “fidanzatini” come se fossimo due bambini di otto anni, e intanto i suoi giochetti mentali mi mandavano al manicomio.

Ma come era possibile? Si era ribaltata la situazione! Di solito sono le donne ad essere difficili da comprendere, invece quel ragazzo diventava sempre più un mistero. Sentivo di essere tornata a quattro mesi prima, quando la sua persona era tutto un arcano da svelare. Quando era tutto così semplice e invece mi sembrava difficile. Credevo di essere riuscita a capirlo fino in fondo, credevo che quella fase fosse finalmente superata, ma mi resi conto che in realtà non sapevo molte cose di lui. Chissà quante cose non mi aveva detto, quante scusa aveva usato, quanto frasi aveva lasciato a metà, quanti pensieri non aveva espresso. Ero davvero curiosa di sapere quello che gli passava per la testa, ma quello era davvero il momento meno opportuno. Avevo l’impressione di aver fatto un passo avanti in tre mesi e tre passi indietro in una sola notte. Tutto per uno stupido sogno, per una stupida cioccolata calda.

E cosa ne avevo ricavato?

Un bel niente. ma brava Kristen. Ottimo lavoro.

C’erano giorni in cui era semplice parlare con lui, in cui era tutto come sempre, eravamo i due buoni amici che eravamo stati. Altre volte invece mi sembrava distratto, assente, avrei dato qualsiasi cosa per sapere quello che gli passava per la testa.

A peggiorare la situazione si aggiunsero le successive visite di Michael. Ma non poteva starsene a casa? Mi innervosivo terribilmente quando mi trovavo con lui in presenza di Rob, che al contrario faceva di tutto per apparire calmo e rilassato. E non sapevo se fosse perché l’ostilità ce provava nei confronti del mio ragazzo fosse cessata o perché non gli importasse più niente, ma in ogni caso, ci riusciva bene. Un paio di volte si erano anche trovati a parlare come due vecchi amici. Ma poteva esistere più ipocrisia di questa? Per quanto entrambi non lo dessero a vedere, sapevo che si detestavano. Era così. Lo sentivo, dal modo in cui si rispondevano, dal velo di leggerissima acidità che accarezzava le loro voci, ironiche. Di conseguenza, le visite di Mike erano sempre una specie di pugno nello stomaco, ma chiedergli di non venire sarebbe stato un affronto, a lui e al nostro rapporto.

E io continuavo a tenermi tutto dentro. Con chi avrei potuto parlare di tutto? Di certo non con mia madre o con la mia famiglia, di amici non è che ne avessi poi così tanti e non conoscevo bene gli altri membri del cast. L’unica persona con cui cercai di confidarmi di tanto in tanto era Nikki, tuttavia anche con lei mi tirai indietro, soprattutto quando lei e Rob presero a uscire abitualmente. Non capitava tutte le sere, ma molto spesso dopo le riprese li vedevo allontanarsi insieme o mettersi d’accordo per prendere un caffè o un aperitivo e le uscite diventavano sempre più frequenti nei giorni in cui Michael era qui. A volte chiedevano se volevamo unirci a loro, ma il ricordo dell’ultima volta era tanto intriso in noi da non rendere la prospettiva piacevole a nessuna, perciò ci limitavamo semplicemente a rifiuta l’invito mentre invece i pensieri mi assalivano e l’immagine di loro due insieme e i dubbi su quello che facevano mi mangiava da dentro. Mi bruciava e non sapevo nemmeno il perché.

Il comportamento di Nikki mi sconcertava. A volte era estremamente materna nei miei confronti, l’avevo considerata un’amica eppure perché si comportava in quel modo? Ah si. Perché lei e Rob erano entrambi, belli, spigliati, naturalie… single, e io no. In fondo che diritto avevo io di stabilire con chi potessero uscire e con chi no?

Per quel che mi riguardava io avevo il mio ragazzo e dovevo pensare a lui, non avrebbe dovuto importarmi niente di loro o di quello che facevano, eppure il dubbio e la curiosità continuavano a divorarmi sempre più avidi della mia rabbia.

Ma che diritti credeva di avere Nikki su di lui? In fondo lui era la mia co-star. MIA. Eravamo noi i protagonisti, noi i due dall’alchimia innegabile. Insomma, Robert e Nikki, non suonava proprio bene insieme, non come Robert e Kristen almeno.

Perfetto! Ora mi mettevo anche a fare stupide supposizioni da sola.

Kristen! ma che diavolo ti prendere? Smettila di fare questi discorsi da terza elementare!

Non potevo crederci! A cosa mi ero ridotta per giustificare quel piccolo verme che scavava con avidità dentro di me ogni volta che li vedevo insieme. Mi trovavo spesso a serrare i denti o stringere i pugni.

“Va tutto bene?”. Quella voce ormai totalmente familiare mi riportò alla realtà.

Sbattei le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco la situazione attorno a me. “Certo!”. Gli sorrisi. Quel solito sorriso che era diventato onnipresente sul mio viso e nascondeva perfettamente il mio stato interiore.

“Sicura? Sembravi in trance..” scherzò mostrando i suoi denti perfetti.

“Sicura” risposi semplicemente serrando le labbra e continuando a torturare l’insalata nel mio piatto.

Se un colore avesse potuto descrivere il mio umore sarebbe stato sicuramente il nero, o almeno un bel marrone scuro.

Era l’ultimo giorno di riprese e non sapevo se a contribuire al mio umore tetro fosse più il ben noto cameratismo che si era instaurato tra Rob e Nikki o il non sapere quello che mi aspettava dal giorno dopo. Le riprese erano quasi finite, e poi? Cosa sarebbe successo? Quando e quanto l’avrei rivisto? La possibilità di lasciare le cose come stavano, con quello strano rapporto di freddezza e reciproca indifferenza, mi procurava dispiacere e… tristezza. Quanto avrei voluto che le cose fossero state più semplici.

Se non altro il mio umore nero fu utile ai fini del film. Il pomeriggio passò più veloce del previsto e in un secondo si fece sera e col buio potemmo girare l’ultimissima scena: eravamo in macchina e dovevo praticamente gridare e supplicarlo di riportarmi a casa.

Fu facilissimo per me improvvisare le battute come Catherine ci aveva chiesto per rendere il tutto più movimentato e più reale.

“TORNIAMO INDIETRO!”

“DEVI PORTARMI A CASA”

“SMETTILA”

Era tutto molto spontaneo mentre ripetevamo la scena diverse volte. D’un tratto divenni ansiosa di arrivare alla fine, avida di sapere quello che sarebbe successo dopo, desiderosa di chiudere il prima possibile quella storia. Iniziammo ad urlare isterici entrambi.

“Dici la tua battuta e finiamola, ti prego!” urlai a un certo punto come se fossi impossessata. Scoppiammo a ridere per un secondo, quel tanto che bastava per riscaldarmi il cuore almeno un po’ e poi tornammo nei personaggi continuando a urlare come due pazzi isterici.

“E’ mio padre! Non posso lasciarlo! Mentre torniamo pensiamo a un modo per fargli perdere le nostre tracce!”. E con quell’ultima battuta, fu tutto finito.

e…STOP!” gridò Catherine e d’improvviso, ci rilassammo, tutti e scendemmo lentamente dalla macchina.

“Congratulazioni ragazzi! Abbiamo finito!” esultò mentre partì un applauso e tutta la produzione, cast e tecnici si riunivano attorno alle bottiglie di champagne che venivano stappate.

“Un hip-hip hurrà a Rob e Kristen, senza la cui alchimia questo film non sarebbe stato lo stesso” urlò euforica la osta carissima registra mentre arrossivo di vergogna.

“Congratulazioni..” mi sussurrò Rob chinandosi verso di me e avanzando il bicchiere.

“Anche a te..” bisbigliai altrettanto e sfiorai il mio bicchiere col suo, sorridendo leggermente. Tutto svanì troppo presto.

Auguriiiiii” disse Nikki scansandomi e buttandosi fra le braccia di Rob. Feci giusto in tempo a notare il suo sguardo afflitto, tuttavia per quanto potesse essere infastidito da tutta quella invadenza non si fece scrupolo di stringerle le braccia alla vita.

Abbassai lo sguardo. “Scusatemi..” dissi semplicemente congedandomi e lasciando il bicchiere pieno sul tavolo mi diressi a passo svelto verso la mia roulotte. Non vedevo l’ora di isolarmi da tutto e tutti, allontanarmi da quella spina nel fianco, da loro due, tuttavia girando la maniglia, la porta rimase chiusa. Strano, era sempre aperta. Non avevo nulla da nascondere e poche volte lasciavo che la chiudessero a chiave.

Hey Cath!” la chiamai vedendola venire verso la mia direzione. “Come mai è chiusa?” chiesi indicando la cuccetta.

“Oh tesoro, non funzionano le luci. E visto che era l’ultimo giorno era inutile farle aggiustare..” mi spiegò.

Oh…allora..dov’è tutta la mia roba?” chiesi sconcertata.

“L’ho fatta spostare…credo l’abbiano appoggiata in magazzino”.

“Ok, grazie”.

Si avvicinò a me. “Hey, volevo dirti che sei stata bravissima. Non so come avrei fatto senza di te”.

Rimasi senza parole. “Grazie Cath…ma ho fatto solo il mio lavoro”.

“No, non è vero. Tu non fai solo il tuo lavoro. Tu, ci metti il cuore in quello che fai. È questo che rende tutto diverso”. per quanto potesse essere una persona carica di entusiasmo, quando voleva riusciva anche a dire le cose con estrema calma e la sua gratitudine mi lasciò basita.

“..ehm…grazie mille…grazie a te per avermi dato una seconda possibilità..” dissi sincera ripensando alla prima volta in cui mi fu proposto la sinopsi della storia. Mi sembrava strano pensare che inizialmente avevo deciso di rifiutare. Avevo trovato la trama un po’ troppo scontata e banale: un vampiro super-bello che si innamora di un’umana ma vuole ucciderla, però nonostante tutto, lui è perfetto e lei invece no. La trovavo una strana forma di classismo misogino, e invece leggendo il copione dovetti ricredermi e supplicai per farmi fare l’audizione. Con Catherine fu subito intesa. Venne a trovarmi a Portland dove stavo girando un altro film e passammo quattro ore in una stanza chiusa, solo a parlare, a leggere il copione o improvvisare, e chissà per quale assurdo motivo, tanto bastò per farle fare la sua scelta. E non potevo che dirle grazie di quella grande opportunità che avevo inizialmente rifiutato.

Chissà cosa sarebbe successo se non avessi accettato la parte? Chissà che ne sarebbe stato del film, chissà se avrebbero scelto Rob ugualmente. Ma forse, senza di me lui non avrebbe mai fatto l’audizione. Mi sentivo un po’ sfrontata a pensarlo, eppure era così. Aveva esplicitamente detto di aver fatto l’audizione perché sapeva che io ero la protagonista… Dovevo per forza credergli quando diceva di stimarmi molto come attrice.

…grazie davvero Cath…io non so che dire..”

“Non devi dire niente!” disse sorridendo e lasciandomi un amorevole pizzicotto sulla guancia. “Ci sentiamo in questi giorni per le date..”

“Che date?”

“Come che date? Gli eventi..gli MTV movie awards e poi è possibile che siamo stati invitati a qualcosa di molto grosso, ma ancora niente di certo.Vi farò sapere nei prossimi giorni”.

Wow! Avevo completamente dimenticato gli “eventi”. Improvvisamente mi sentii meglio, la debole prospettiva di vederlo prima di quanto pensassi e sperassi mi procurò uno strano piacere e mi sciolsi come neve al sole.

“Ci sentiamo tesoro” disse infine Catherine abbracciandomi dolcemente. “Riposati”. E con quell’ultima parola andò via.

Sorridendo tra me e me mi diressi in magazzino, una specie di piccola capanna sperduta nel bel mezzo del set, circondata dal nulla. Non ci ero mai entrata e sapevo solo che ci tenevano pellicole e roba per gli stunt. Perché mai, con tutti i posti possibili, avevano spostato le mie cose proprio lì?

“Kristen!” disse un uomo sorpreso uscendo dalla porticina del magazzino. “Congratulazioni!”

Hey Phil!” esclamai. “Grazie..”

“Ti serviva qualcosa?”

“Veramente si… mi ha detto Catherine che hanno spostato la mia roba in magazzino..” spiegai indicando la porta.

“Oh si..deve essere su quegli scatoli. Scusami, è che il set era talmente pieno di roba..”

“Tranquillo..va bene così” dissi dandogli una pacca sulla spalla.

“Senti io vado a posare questi scatoli di là e poi stacco. Tu entra pure.. fa attenzione però, la porta si apre solo da fuori, ci vuole una chiave per aprirla da dentro”. Mi spiegò cauto. “Non chiedermi per quale assurdo motivo hanno inventato una cosa del genere..” disse alzando gli occhi al cielo e sorrisi.

“Comunque ti metto uno di questi qui..” disse trascinando uno scatolo davanti la porta in modo da non farla chiudere. “Fai con comodo, tanto da solo non si sposta” sorrise di nuovo.

“Grazie mille Phil”

“Di niente..” rispose. “Bè ci vediamo..” e se ne andò.

Entrai lentamente facendo attenzione a non muovere lo scatolone. La prospettiva di restare chiusa là dentro di notte, non mi allettava per niente. mi misi alla ricerca delle mi cose, tra i vari scatoloni quando a un certo punto sentii dei passi dietro di me e una voce.

“Kristen..”

Non avevo bisogno di voltarmi per sapere chi era e non avevo nessuna intenzione di guardarlo in faccia. L’immagine di Nikki che gli correva in braccio tornò a insinuarsi nella mia mente come un flashback improvviso appena lo sentii pronunciare il mio nome.

“Che c’è?” dissi con voce fredda bloccandomi di colpo e continuando a fissare gli scatoloni.

“Va tutto bene..? ” lo sentii sussurrare alle mi spalle, ma non mi voltai.

Continuai a rovistare in cerca delle mie cose. “Certo” risposi impassibile.

“Vorrei parlarti..”. la sua voce era appena percettibile tuttavia riuscii a capire ogni minima sillaba di quelle due parole.

“Dimmi” continuai gelida fredda ancora di spalle.

“Kristen puoi guardarmi, per favore?” supplicò e fui costretta a voltarmi lentamente.

“Cosa vuoi, Rob?” chiesi con un velo di acidità sulla punta della lingua.

“Vorrei parlarti..” ripeté con sguardo concentrato e incerto.

“Di cosa?” chiesi sospirando.

“Sembravi strana stasera..” disse corrugando la fronte ma feci finta di niente.

“Non so di che parli..” dissi disinvolta facendo spallucce.

“Sei scappata via” notò prendendomi alla sprovvista.

“Io, non sono scappata via!” cercai di difendermi ma la verità forse era troppo evidente.

“Si invece! Sei scomparsa appena è arrivata Nikki..”

Lo interruppi prima che potesse finire. “Che c’entra Nikki?” sentivo il sangue ribollire solo a sentire il suo nome.

“Non lo so, dimmelo tu!” rispose pronto.

Rimasi a bocca aperta, senza parole. Serrai le labbra, strinsi i pugni e mi voltai di nuovo. “Senti Rob, se devi arrivare a un punto fallo e basta” dissi mentre infilavo nella borsa la roba che avevo finalmente trovato.

“Bene..” disse deciso. Poi sentii un fruscio sul pavimento e una botta improvvisa. Mi ci volle un secondo per capire cosa aveva fatto e cosa era stato quel rumore. Presi un forte respiro e mi voltai lentamente sperando che non fosse come pensavo, ma invece era proprio come pensavo. La porta era chiusa. Aveva chiuso la porta! Aveva spostato quel dannato scatolone!

Sbarrai gli occhi mentre lui mi guardava interdetto. Iniziai a respirare lentamente e a prendere dei grossi respiri per evitare di scoppiare, ma era troppo difficile.

Non potevo crederci. Eravamo in trappola.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** In guerra e in amore... ***


Bene! Ecco qui il capitolo 21 J

È solo la prima parte perché scrivendo mi sono venute 20 pagine…perciò ho pensato di dividerlo per renderlo più leggero e anche perché mi piace farvi soffrire! Muahmuah. Comunque posterò la seconda parte a breve. So che l’ultima volta che l‘ho detto non ho scritto per due settimane…ma state tranquille perché la seconda parte è quasi pronta quindi l’avrete tra poco!

Detto questo vi lascio al capitolo! Spero vi piaccia!

 

Ah! A proposito! 10 recensioni l’ultima volta…grazie mille! So che è stupido…però mi ha fatto molto piacere che abbiate trovato il tempo di recensire! Vi adoro!

Comunque ringrazio tutti coloro che mi seguono ugualmente senza recensire, chi mi ha aggiunto tra le seguite e le preferite e tutti coloro che mi hanno sostenuto e non mi hanno abbandonata! GRAZIE!

 

Capitolo 21

(prima parte)

 

In guerra e in amore…

 

POV Robert

 

La vidi sbarrare gli occhi e guardarmi perplessa. Era difficile decifrare il suo sguardo. Non riuscivo a capire se fosse più sorpresa o incredula o…infuriata. Le tonalità della sua pelle cambiarono colore così rapidamente da non darmi il tempo di registrarle, passavano dal bianco al rosso con uno scatto repentino ma decisamente percettibile. Che si stesse sentendo male?

Mi avvicinai lentamente per cercare di capire la sua reazione ed eventualmente calmarla, ma una parte del mio subconscio mi consigliò di fermarmi prima di scoprire cosa avessi detto o fatto per farla reagire in quel modo.

La vidi stringere i pugni e prendere un lungo respiro.

Rob…” disse socchiudendo gli occhi. “Dimmi che non hai chiuso la porta…” ringhiò a bassa voce.

Nonostante non avessi bisogno di pensare per rispondere a quella domanda, mi voltai comunque a guardare la porta, chiusa.

“Bè..si..” azzardai temendo la sua reazione, anche se non ne conoscevo il motivo.

Una risata amara le uscì di bocca mentre pronunciavo quelle parole e riprese a fare enormi e lunghissimi sospiri.

“Stai calma Kristen, va tutto bene. Non ti arrabbiare..” iniziò a parlare a se stessa cercando di calmarsi mentre io invece mi chiedevo se stesse avendo una crisi isterica.

“Va tutto bene…” continuava a ripetere. Era preoccupante il fatto che stare da sola con me le mettesse una tale ansia, in fondo se davvero non voleva avrebbe semplicemente potuto andarsene. Ormai ero abituato alle sue girate d’umore. Ero sicuro che niente mi avrebbe più scalfito. Sperai che i suoi tentativi di autocontrollo funzionassero ed avevo davvero l’impressione che si stesse calmando quando…

“MA PERCHE’ DIAVOLO L’HAI FATTO!?” scoppiò improvvisamente facendomi saltare sul posto e scansandomi per dirigersi verso la porta chiusa.

“Che ho fatto di male?” chiesi sconcertato e un po’ stufo del suo atteggiamento. Non mi rispose.

Prese a dare forti pugni alla porta e a buttarvisi contro con il corpo.

“Kristen ti senti bene?”

Non rispose e continuò a prendere la porta a pugni e calci. Si sarebbe uccisa se avesse continuato così.

Rimasi scioccato dal suo comportamento tuttavia riuscii a fermarla in tempo vedendola allontanarsi per prendere una rincorsa e schiantarsi contro la porta. Mi ci misi davanti appena in tempo e me la trovai tra le braccia.

“Rob, spostati!” disse brusca scostandosi dal mio abbraccio per tornare a quella maledetta porta chiusa. Ma che problema aveva con le porte?

“Mi dici che ti prende??” chiesi sbuffando per l’ennesima volta e ripetendomi di stare calmo e rilassato. Se avessimo perso il controllo in due sarebbe stata la fine.

Calmo e rilassato Rob.

Ovviamente, come mi aspettavo, non mi rispose. Anzi, sembrò che la mia domanda avesse peggiorato la situazione.

“AIUTO! MI SENTITE? C’E’ QUALCUNO?! PHIL CI SEI?! QUALCUNO!”.

Bene. Se prima ero scioccato ora ero letteralmente interdetto. Aveva preso a gridare come una dannata arrivando a toccare note della sua voce che non avevo mai sentito. Ero letteralmente senza parole. Ma che diavolo aveva quella sera? Non potevo credere che fosse per colpa mia. Insomma, mi ero comportato in modo impeccabile nell’ultimo mese. Avevo addirittura fatto il buon amico con quella sottospecie di scimmia che si trovava per ragazzo, avevo mantenuto i suoi segreti, avevo retto le sue bugie, senza dire mai una parola a nessuno. Avevo continuato a comportarmi in modo normale con lei.

D’accordo, dovevo ammettere che forse mi ero ritirato un po’, ma era comprensibile, ero giustificato. Chi non l’avrebbe fatto? Dopotutto restavo pur sempre un essere umano e le soglie di sopportazione erano state superate da un pezzo. Ma cosa potevo fare di più?

In un modo o nell’altro, non l’avevo mai vinta. Cercando di avvicinarmi avevo finito per allontanarla di più, e allontanandomi e comportandomi in modo più distaccato mi ritrovavo con una pazza isterica intenta a sbraitare contro una porta d’acciaio.

Ma ora ne avevo abbastanza.

Stavo iniziando ad innervosirmi.

“Kris!” esclamai prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi verso di me. “Mi dici per favore che cavolo hai?! Qual è il problema?” chiesi cercando di essere il più cauto possibile ma la mia pazienza era inevitabilmente degenerata e suonai più scostumato di quanto volessi.

Cacciò fuori rumorosamente un breve sospiro che aveva preso. “E’ chiusa!” esclamò infine indicando la porta.

Rimasi perplesso e quasi deluso dal motivo della sua furia.

“Tutto qui?! Cioè, se il problema è una porta chiusa hai dei seri problemi, fatti controllare..”. non mi resi nemmeno conto delle parole che uscirono dalla mia bocca. Me ne pentii ma non le avrei tirate indietro. In fondo aveva davvero esagerato. Tutto quel casino per una porta chiusa!

“E’ solo una porta Kris..” continuai ironico mentre lei mi fissava con l’aria di chi la sapeva lunga, come se io fossi un cretino. Mi avvicinai lentamente alla porta. “Non so se lo sai…forse le porte funzionano in modo troppo complicato per te…ma basta girare la maniglia e…”. Le parole si bloccarono insieme alla mia mano. Mi resi conto solo allora che stavo spingendo da un pezzo, ma la maniglia andava a vuoto.

Avrei tanto voluto cospargermi di fango e sprofondare in un abisso di sabbie mobili. Mi schiarii leggermente la gola ma non avevo il coraggio di girarmi. Alzai leggermente gli occhi e la vidi alzare un sopracciglio con fare ironico. Sì, avrei decisamente voluto scomparire.

“Quando dico chiusa, intendo chiusa..” sottolineò ogni sillaba per mettere in luce la figura di merda che avevo appena fatto.

“Si..ora l’ho capito..” sussurrai con lo sguardo basso.

“E comunque grazie mille per avermi dato della pazza!”

“Io non ho detto che sei pazza!”

“No, infatti. Hai solo detto che ho dei seri problemi e che dovrei farmi controllare..”.

Oh-oh. Il peggio doveva ancora venire.

“Non so se lo sai…forse il tuo vocabolario è evidentemente limitato…ma questa per me è la descrizione di pazza”.

Touchè!

Certo, aveva ragione, ma ciò non toglieva che la sua reazione fosse stata esagerata. Pensai subito di scusarmi, in fondo avevo dubitato della sua salute mentale, ma dovetti ricredermi subito.

Proprio quando pensavo che si fosse calmata scattò contro il muro più determinata di prima.

“Kris ti farai male così!”.

Ovviamente non rispose e iniziò a urlare di nuovo.

“QUALCUNO MI SENTEEEE! AIUTOO! SIAMO CHIUSI DENTROOOO! MI SENTITEEE?”.

Aaaaa! Avrei voluto urlare anche io, ma dalla rabbia e dal nervosismo che mi creavano le sue grida, come un martello pneumatico in testa.

“La vuoi smettere di gridare?!” urlai anche io cercando di trattenere la voce il più possibile. “Vedi che ho ragione a dire che sei pazza!”.

Ah-ah! Allora l’ammetti! Credi che sia pazza!”. Non era una domanda.

“Bè, prima scherzavo ma ora credo che tu lo sia davvero..” dissi accettando la sua sfida.

“Almeno non sono l’idiota che ci ha chiusi qui dentro!” scoppiò.

“Come potevo immaginare che la porta si aprisse solo da fuori?” ribattei.

“MA SECONDO TE LO SCATOLONE STAVA LI’ PER BELLEZZA?!” sarebbe stato impossibile riuscire a calmarla ormai. Era letteralmente andata.

“Era uno scatolone Kris! Non un cartello luminoso con sopra scritto NON MUOVERMI.”. Ormai eravamo faccia a faccia. Uno scontro a tu per tu. Mi stavo quasi divertendo.

“Potevi immaginarlo!”

“La mia fantasia non arriva a tanto..”

“E nemmeno il tuo cervello a quanto pare!”

“Kris, non lo potevo sapere!”

“E avresti potuto pensarci invece!”

“E invece non ci ho pensato!”

“Perché pensi sempre a te stesso!”. Quella frase mi spiazzò e un nodo mi bloccò la voce in gola.

“Che vuoi dire con questo..?” chiesi esitante con un tono di voce dieci volte più basso di quello precedente.

Lei invece non cambiò per niente espressione e tonalità. “Voglio dire che, non so se te ne sei accorto, ma sei un tantino egoista!”. Sputò fuori quelle ultime parole e si allontanò lentamente da me, che ero rimasto senza parole. Davvero pensava questo di me?

Avrei voluto non essere tanto sorpreso da quella rivelazione, avrei voluto accantonare quelle parole ma non ci riuscivo. Dopo tutti i miei sforzi, ecco cosa ne ricavavo.

“Perché non mi dai una mano invece di stare lì a fissare il pavimento?” disse con quel tanto di acidità che bastò per farmi riprendere. Non avrei sopportato oltre, tuttavia cercai di restare tranquillo.

“Ah, io non mi metto a urlare contro una porta chiusa come un indemoniato…” risposi pacato appoggiandomi con le spalle al muro.

Prese un lungo respiro e capii che stava per mettersi a urlare di nuovo. La fermai prima che potesse spaccarmi i timpani.

“Kristen! ti prego! Non ricominciare! Tanto se ne saranno andati via tutti e in ogni caso non ci sentirebbero…”.

Mi guardò col viso contorto dalla frustrazione, poi come se avesse avuto un’illuminazione si diresse verso la sua borsa e tornò a chinarsi sulla porta con una forcina per capelli.

“Oh, per favore! Non ci riuscirai mai!”.

“Nei film funziona…” disse ancora china nel suo intento.

“Ed è per questo che si chiamano film..”.

“Perché non stai un po’ zitto?” ringhiò.

“Come vuoi..”

Passarono diversi minuti. Minuti di silenzio assordante. L’unico rumore era il suo respiro leggermente affannato in quell’inutile impresa.

Finalmente, dopo un buon quarto d’ora si rese conto della follia, buttò la forcina per terra e prese a camminare avanti e indietro nervosamente passandosi continuamente le mani tra i capelli. Dal mio posto, appoggiato al muro accanto alla porta la osservavo mentre cercava evidentemente di ingegnare nuovi metodi di fuga. D’un tratto si fermò per un minuto interminabile e improvvisamente diede un forte calcio disperato contro la porta. Sbuffando mi avvicinai a lei tenendo le mani in tasca. Meno male che avevo le tasche!

“Non ricominciare! Sai che ti dico? Dobbiamo ragionare..” dissi sperando che non riprendesse a comportarsi come una scimmia in gabbia.

“Ah si? Bè questa è chiusa!” disse ironica come se non lo sapessi già. “Ci sono! Vado a vedere se ci sono altre porte!”

Stava davvero dando i numeri.

“Kristen, siamo in un magazzino di 40mq..” lasciai la frase in sospeso sperando che capisse che le possibilità che ci fosse più di una porta erano assai remote.

“Chissà grazie a chi…” disse di tutta risposta.

Hey! Ti ho già chiesto scusa”.

“In realtà no. non l’hai fatto. Hai detto che non lo sapevi, che non potevi immaginarlo, ma non mi hai chiesto scusa..”.

Era vero. “Bè allora scusa..” l’arronzai.

“Grazie mille per l’intenzione e la sincerità..” ironizzò cogliendo il mio tono stufo.

“Senti, mi dispiace davvero, ma oltre chiedere scusa che altro posso fare?”

Aveva subito la risposta pronta. “Tanto per cominciare potresti renderti utile e pensare a un modo per tirarci fuori di qui invece di startene lì seduto a criticare ogni cosa che faccio!”.

Ovvio e prevedibile, ma anche io avevo la risposta pronta. “Infatti ci stavo giusto pensando..”

“Ah si? Allora illuminami signorino chiudo-le-gente-nei-magazzini-e-poi-non-faccio-niente-per-tirarli-fuori”.

Per quanto la situazione mi stesse seccando parecchio, dovevo ammettere che era adorabile quando faceva così. Per uno strano scherzo del destino, più faceva così più mi attraeva a sé, più la mia voglia di uscire da quel capanno diminuiva. Ma non potevo far finta di niente.

“Il tuo cellulare” esclamai vittorioso.

In fondo quella era una battaglia. E in guerra e in amore tutto è concesso.

Suo malgrado il suo viso si illumino ammettendo la mia vittoria. Fu sulla sua borsa in un secondo.

“1-0 per me!” esclamai di nuovo come un bambino di quattro anni che ha appena trovato un sacchetto di caramelle.

“Aspetta a cantare vittoria..” sospirò stringendo il cellulare tra le mani. “Non c’è campo” si lamentò.

Cercai di nascondere il sorriso che si faceva spazio sul mio volto e divenni subito serio quando la vidi voltarsi di me.

“Accidenti!” imprecava di tanto in tanto mentre camminava tra gli scatoloni elemosinando al cielo una stupida tacchetta. “Ti prego Signore! Solo una tacchetta chiedo!” pregava.

“Kristen non credi di stare esagerando?” chiesi vedendola estremamente disperata.

“No, gli ho chiesto solo una tacca, mica tutte e cinque..” bisbigliava andando avanti e dietro e ballando sul posto. “Eccola!” esclamò di botto bloccandosi sul posto terrorizzata evidentemente di lasciarsi sfuggire quel puntino nero sul telefono. Bene. La pacchia era finita. Si torna a casa Rob.

Feci per alzarmi ma un nuovo urlo mi fece piombare di nuovo per terra, schiena contro uno scatolone.

“NO! NON CI CREDO!”. La sua voce era carica di sorpresa e odio.

“Che è successo?”

Ci mise un minuto per rispondere mentre ancora immobile fissava lo schermo del cellulare. “E’ morto..” bisbigliò. “Si è spento!” disse ancora incredula.

Wow! Da quando il destino aveva deciso di voltare un po’ e spalle e accorgersi di me?

“Ma vaffanculo!” gridò con tutto lo sdegno di cui era capace. Per quanto potesse farmi piacere trovarmi in una situazione simile con lei, se avesse continuato così, sarei morto prima di rivedere la luce del sole.

“Kris sei proprio una piattola” dissi di getto non controllando le mie parole.

Mi fissò incredula con le sopracciglia alzate e gli occhi sbarrati. “Scusami?” disse infine.

Non la feci aspettare molto. “Sei una palla, una seccatura”. Volevo trattenermi ma non ce l’avevo fatta. Chissà, magari in quel modo si sarebbe calmata un po’.

Continuò a fissarmi per un po’ poi sbatté diverse volta le sopracciglia. “Bè scusami tanto se non faccio i salti di gioia a stare chiusa qua dentro, ma non era così che pensavo di passare la serata!”

Hey, che ti credi. Non è che io l’avessi programmato, eppure pare che siamo condannati a restare qui..” dissi enfatizzando il tutto. “..Perciò fattene una ragione” terminai.

“Come mai sembra che la cosa non ti scombussoli tanto?” chiese curiosa calmandosi finalmente un po’ e sedendosi di fronte a me con le spalle appoggiate a un armadio.

“Ci sono tragedie peggiori…

Rifletté un po’ prima di rispondere. “Si ma…tu non sei preoccupato per niente…”. era una constatazione, non una domanda.

“Te l’ho detto. C’è di peggio. Il peggio che può succedere a noi è essere invasi dalla polvere. Male che vada ci troveranno domattina, ma certo non moriremo se stiamo qui…”. Ci fissammo per alcuni istanti interminabili eppure troppo brevi. Infine lei abbassò il viso allontanando i suoi occhi dai miei.

“Come sapevi dov’ero?” chiese a un certo punto con un tono di voce che era finalmente tornato normale.

Esitai un secondo. “Ehm..me l’ha detto Catherine..” risposi.

Annuì leggermente con la testa ancora bassa. Io la guardavo ma lei non alzava lo sguardo. “E perché sei venuto a cercarmi?”

“Cosa..?” borbottai sperando di eludere la domanda.

Alzò la testa di scatto e vidi i suoi occhi verdi. “Perché sei venuto a cercarmi?” scandì bene ogni parola.

“Oh..non è niente..”

“No! tu volevi parlarmi. Dimmi”.

Mi feci forza per andare avanti senza balbettare e affrontare la questione. In fondo, avevamo tutta una notte davanti, avremmo dovuto passarla in qualche modo.

“Io, ho visto che correvi via ed ero preoccupato..” ammisi.

Diversamente dalla prima volta in cui gliel’avevo detto, non negò. Ma non parlò e sentii di dover andare avanti.

…e volevo dirti che..se è per Nikki…”.

Mi interruppe prima che potessi continuare. “Ancora con questa storia?! Rob lasciala fuori, non sono mica gelosa di lei” disse d’un fiato e poi sembrò subito pentirsi.

“Allora è questo?” chiesi sorpreso tuttavia felice di averci visto giusto. “Sei gelosa di Nikki?”

“Sei sordo? Ti ho appena detto che non sono gelosa di lei..”

“Ma allora perché hai messo in mezzo questa storia?”

Mi fissò perplessa. “IO?! Sei tu che hai iniziato con Nikki..”

“Io non ho iniziato niente con Nikki..”. avevo capito che intendeva che fossi stato io a iniziare a parlare di Nikki ma sperai che quella mia frase le facesse capire che non doveva certo preoccuparsi di noi due. “..e comunque intendevo, perché hai messo in mezzo la storia della gelosia?” chiesi sperando di ottenere una risposta, ma ovviamente mi sbagliavo.

Da brava attrice quale era non lasciò trasparire la difficoltà in cui si trovava ed eludendo la domanda rispose solo in parte.

“Rob, non mi importa! Capito? Puoi farci tutto quello che vuoi con Nikki”.

“Ma io non voglio farci niente con Nikki!”. Meglio andare dritto al punto.

Aspettò un po’ prima di rispondere. “Bè, lei non sembra pensarla allo stesso modo..” disse scrollando le spalle e fingendo indifferenza.

“In che senso?” chiesi preoccupato.

Sospirò. “Nel senso che si sta facendo avanti ed è convinta che tu ci stai..”

“E cosa glielo fa pensare?”

Mi diede un’occhiata eloquente alzando un sopracciglio.

Non c’era bisogno di rispondere a quella domanda. In effetti io e Nikki avevamo passato del tempo insieme, ma io l’avevo fatto esclusivamente per evitare di vedere Kristen insieme all’essere e forse anche per cercare di ingelosirla un po’. E in effetti c’ero riuscito. Non lo dava a vedere e negava tutto, eppure sapevo che un po’ le dava fastidio.

Cercai di rimediare prima che fosse troppo tardi. “Comunque non mi interessa quello che pensa lei. Ha preso un abbaglio. Anzi se ti trovi a parlarle dille che si sbaglia e che non ci sono speranze”.

Sembrò sorpresa dalla mia affermazione. “Ah no no, caro mio! io non lascio le ragazze al posto tuo. Se sei un maschio, caccia le palle e diglielo tu!”.

“Io non lascio nessuno perché non sto con nessuno, e questa è la prima cosa sbagliata che hai detto..”

“E l’altra quel è? Che sei un maschio?” sghignazzò e notai con piacere un sorriso apparirle sul volto.

Ha-ha, divertente” cantilenai.

“Comunque perché no?” chiese scavando ancora in cerca di risposte.

“Perché no, cosa?” chiesi non avendo capito la sua domanda.

“Perché non vuoi provarci con Nikki?”

Non parlai e aspettai che continuasse.

“E’ intelligente e molto bella..” sussurrò come se sentisse di essere in minoranza.

“Conosco ragazze più belle..” risposi sicuro.

“Ah si? Un giorno me le presenterai..”

“La prima è proprio sotto i miei occhi”

Mi lasciai andare mentre il suo respiro si bloccò, mi guardò negli occhi per un po’, poi le guance iniziarono a dipingersi di rosso e abbassò lo sguardo.

“Dico sul serio Rob”

“Anche io” risposi subito. “Kristen, credo che tu ti sottovaluti troppo. Davvero non hai idea della tua bellezza?”. Chiesi ma non mi aspettavo una risposta che invece arrivò. Ecco uno dei motivi per cui amavo quella ragazza. In un modo o nell’altro riusciva sempre a sorprendermi.

“Ammetto che non sono brutta” disse con disinvoltura. “Ma non sono nemmeno chissà che”.

Ed ecco un altro motivo per cui l’amavo. La sua umiltà, il suo dubitare di se stessa e mettersi sempre in discussione, al di sotto degli altri e mai al di sopra.

“Ti sbagli” dissi semplicemente sperando che quel commento lasciasse intendere tutto. “Io credo che tu sia molto più bella di Nikki” continuai infine tanto per rendere le cose più chiare.

“Sono punti di vista..” disse lei.

“Sei incredibile..” dissi scuotendo la testa. Come poteva dubitare di se stessa in quel modo.

“Grazie!” disse con un sorriso.

“Ah se dico in modo ironico che sei incredibile mi ringrazi ma se invece ti dico che sei bella non mi credi?”

“Era ironico?” chiese sconcertata e divertita allo stesso tempo.

“Si” dissi ovvio. “Però no. io credo davvero che tu sia incredibile. Ma tanto lo sai…”.

“Grazie Rob..” disse infine timida. “E comunque ancora non hai risposto alla domanda”.

“Nikki non è il mio tipo” risposi subito sperando di accantonare l’argomento.

“Ma dai! E qual è il tuo tipo?”

Eccola. La domanda da un milione di dollari.

Qual è il tuo tipo Rob?

Conoscevo così bene la risposta a quella domanda. Il mio tipo? Alta ma non troppo, capelli castani, occhi verdi, semplice, umile, intelligente, in gamba…

Una descrizione del genere avrebbe destato troppi sospetti.

Cercai di aggiustare un po’ la verità. “Mmm…mi piacciono le ragazze un po’ pazze. Complicate ma non troppo e…enigmatiche. Odio le oche che non hanno niente che circola nel cervello..”.

Sorrise leggermente. “Buona fortuna allora! È difficile trovare una ragazza così oggi..”.

Ma io l’ho trovata, ed è qui. Davanti a me.

“Però hai una vasta scelta, tra tutte le tue fan..”

“Ma che dici? Se non gli piaccio nemmeno!”. Avevo letto alcuni commenti negativi riguardo la scelta del casting di Edward.

Robert Pattinson? Ma chi cazzo è?

Non può essere! Cedric Diggory?!

Avevo cercato di non farci troppo caso prendendola sullo scherzo.

“Sai che hanno cambiato idea..” disse lei con uno sguardo d’intesa.

“Davvero?” chiesi fingendomi sorpreso.

“Non fare il finto tonto! Guarda che lo so che ti cerchi su Google e che ogni volta che mi avvicino fai finta di guardare il cellulare..”. la sapeva lunga, ma anche io. Risi a quel pensiero.

“Ma senti chi parla! Tu fai la stessa cosa! Non negarlo che ti ho beccato un sacco di volte!” la sfidai.

Restò a bocca aperta per un istante. “D’accordo lo ammetto se lo ammetti anche tu” disse infine scrollando le spalle.

“D’accordo allora ammettilo e io lo ammetto” risposi a tono.

“Ma così non vale, l’ho detto prima io, devi ammetterlo prima tu!”

“Ma poi cosa mi garantisce che tu lo ammetta dopo?”. Mi sentivo come un bambino di due anni a litigare per un cioccolatino, eppure mi sentivo bene.

“Ammettiamolo insieme, al tre!” propose lei e accettai di buon grado.

“Uno..” iniziai.

“Due..” continuò.

“Tre!” esclamammo entrambi.

“Ma non l’hai ammesso!” si lamentò.

“nemmeno tu!” ribattei fingendomi offeso.

“Ma io ho detto tre, non potevo fare due cose contemporaneamente”.

“Ma ho detto tre anche io..”.

Scoppiammo entrambi a ridere. Ora sì che stavo davvero bene. Di cos’altro avevo bisogno in quella piccola stanza se non di lei e della sua risata, di saperla felice, anche lì con me.

Finalmente riuscimmo a fermarci e questa volta fu lei a riproporre l’argomento.  “..quindi.. con Nikki..?”

Evitai di parlare di nuovo della gelosia. Non sapevo se fosse gelosa o se la sua fosse solo curiosità,  ma sentii di dover chiarire una volta per tutte. “Tra me e Nikki non c’è niente!” dissi sicuro.

“D’accordo” rispose e restammo in silenzio per un po’ a godere della nostra compagnia.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

bbird: grazie mille! Sono felice che ti piaccia! J

Emmettina90: Luuuuuuuuuuuuuuuu!! Hauahua grazie mille! *_*

Spera spera! E aspetta la seconda partte! ^^ ti voglio bene! Grazie di tutto! E grazie per seguire la mia ff con tanto “ardore”. hauahua

Aryanna 13: grazie mille! ^^ Sono felice di aver ripreso anche io!

gamolina: Grazie! Si, credo che tu abbia ragione. Per quanto un lavoro possa piacere e possa esserne soddisfatta, penso sempre che avrei potuto fare meglio! xP però va bene così! ^^ anche a me piace che Rob ogni tanto si ricordi di non farsi mettere i piedi in testa infatti adesso è molto più determinato, però non è tanto bastardo da architettare una cosa simile! xP

signora degli anelli: Grazieeeee! Non sai quanto sia contenta anche io di aver ritrovato l’ispirazione. Vabbè questi momenti possono capitare. Comunque, devo dire che per quante volte abbia visto il commento audio di Twilight, non ricordo la partre in cui parlano del capannone.. O.o

quando lo dicono?

 

simo1726: Simooooooooooooooo!!! SIIII! SONO TORNATAAAAAA!

Da quanto tempoooooooo!! Devo dire che mi mancavano le tue recensioni! Hihi. Che dire? Ancora grazie grazie grazie!

Questi due sembra che lo facciano proprio apposta a non trovarsi con i tempi…ma che posso farci! Mi piacciono le storie complicate. Come diceva Flaubert “L’attesa è tra le più belle forme di piacere..” senza attesa non c’è gusto! xD

E rispondendo alla tua precedente recensione… HAI DUE BAMBINIII?!?!

Wow! Che bello! ^^ sono sorpresa ma non scioccata… non l’avrei immaginato xD

Io ho appena 19 anni! Hehe..

 

kiki1988: chiaraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! T.T Oddiooooo!! Da quanto tempooooo!! La mia latitante preferita! *_* tesoro fatti viva più spesso magari eh! :P

Grazie mille tesoro! Ti voglio beneeee!

E ho visto che hai iniziato una FF anche tuuu! O.O

Ora corro subito a leggerla!!!

 

ledyang: Toh! Chi si rivede! La Leti! xD grazie tesoro e tranky, non hai fatto danni…avevo solo bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto! Sono io a dover ringraziare te…sai bene il perché!!! Hihihi

 

demycullen: ciauu! E grazie milleeeee! :D

 

lindathedancer: ciau lindaaaa! Grazie milleeee! ^^ si sono tornata! Per fortuna la crisi è durata poco! Oddio…per me sono state due settimane “pesanti e stressanti” però ce l’ho fatta! ^^

eh si! Era ora che Kris iniziasse ad avere qualche dubbio…e prossimamente inizierà ad aprire un po’ di più gli occhi! ^^

sono contenta che ti sia piaciuto!

Ti adoro anche iooooo! <3<3<3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** ...tutto è concesso! ***


Salve...scusatemi ma oggi vado proprio di fretta... quindi vi lascio questo capitolo subito subito e me ne vo! a prestoooo ^^

Capitolo 21

(seconda parte)

 

…tutto è concesso!

 

POV Robert

 

 

Allora…vado alle Hawaii e nella valigia ci metto: uno spazzolino, una lampadina incandescente da 1000 W, un costume, un porta ombrelli decorato a mano, una crema doposole, una TV 50 pollici con schermo a cristalli liquidi, un pacco di assorbenti, anche se non mi servirebbero.., un pianoforte nero a coda, occhiali da sole,  un tavolo da biliardo con palle e stecche, il trucco, altra cosa che non mi servirebbe.., e…mmm…e,e,e…una tenda color pistacchio!”

“Ok! Ora basta! Questo è il colmo!”

“Che ho detto di male?”

“Rob! Che te ne fai di una tenda alle Hawaii?! E poi perché color pistacchio?”.

“Perché è meglio del verde pisello..”

Un riso a metà tra il divertito e il frustrato uscì dalle sue labbra leggermente dischiuse. “Resta il fatto che è una cosa inutile..” disse con un sorriso ancora stampato sul volto.

“Le cose utili sono noiose..” risposi beffardo.

“Rob..ma tu ti sei portato appresso mezza casa, senza contare che metà delle cose che hai detto non entrerebbero in valigia!” disse esasperata ma allo stesso tempo calma e rilassata.

Mi divertiva prenderla in giro. “Scusa ma allora che sfizio c’è? Qual è lo scopo del gioco?”

Sbuffò rumorosamente. “E’ un gioco di memoria..” spiegò per l’ennesima volta. Chissà se si era accorta che facevo volontariamente finta di non capire. “E se si sceglie qualcosa di utile e che entri davvero in una valigia allora tanto meglio..” continuò. “E poi dovrebbe servire a passare il tempo non a farmi venire il mal di testa a ricordare tutte le cose assurde che ti porteresti in un posto dove non ti servirebbero a nulla..”.

Sospirai divertito. “D’accordo..” mi rassegnai. “Allora cambio la tenda con un pacco di preservativi”. Ero davvero curioso di vedere la sua reazione.

Mi fissò per un secondo e subito il suo viso divenne una maschera di ironia.

Rob…” disse secca.

“Che c’è?! È una cosa utile..non è questo lo scopo del gioco?” scherzai.

“Possibile che voi ragazzi pensiate sempre e solo a una cosa..?”

“Ci pensano anche le ragazze..” ribattei.

“Non tutte le ragazze hanno quel chiodo fisso in testa” rispose cercando di liquidare l’argomento.

“Allora chi non ci pensa non è normale..” affermai mettendola alla prova.

Alzò gli occhi e incontrò i miei per un breve istante per poi abbassare di nuovo lo sguardo evidentemente intimidita. “Come ti pare…comunque mi sono scocciata..cambiamo gioco” disse svelta.

L’assecondai. “Come vuoi…che ne dici di Obbligo, Verità e Paragone?” proposi ma subito scosse la testa.

“No ti prego, non di nuovo!” disse allarmata.

“Perché no?”

“Bè prima di tutto non si può giocare in due e poi mi sembra che abbiamo già dato la volta precedente..”.

Richiamare alla memoria quel ricordo fu del tutto semplice e spontaneo e l’istantanea del nostro bacio si incise a fuoco nella mia memoria. Mi trovai a sorridere da solo.

“Perché ridi?” sentii la sua voce bassa.

Scossi leggermente la testa ancora bassa. “Niente..pensavo all’ultima volta…è stato divertente e produttivo..” scherzai annuendo col capo.

“Non del tutto..” disse pronta. “Tu, per esempio, non rispondesti a una domanda..”. ovvio che non le era sfuggito.

“Sei innamorato?” chiese curiosa ripescando nella memoria la stessa domanda di tre mesi prima.

Quanto avrei voluto dirle di si. Quanto avrei voluto confessarle i miei sentimenti. Ma a che pro? A cosa sarebbe servito? Avrebbe solo reso le cose più complicate di quello che erano.

“Io..non..ma non sono affari tuoi”. E invece lo erano eccome.

“Uh! Allora sei innamorato!” esordì trionfante. “Me la farai conoscere un giorno?” chiese fingendosi disinvolta.

Le sue parole, le sue frecciatine erano una continua tentazione a rivelarle tutto ma non so quale grazia scese dal cielo aiutandomi a nasconderle la verità per l’ennesima volta e uscire da quella situazione.

“Andiamo Kristen! non ho un minuto libero..di chi vuoi che mi sia innamorato?! La maggior parte del tempo lo passo con te..” ed era vero. Nonostante quel periodo di freddure inevitabilmente mi trovavo a passare la maggior parte del tempo con lei. In fondo, eravamo pur sempre i protagonisti di un film. Sperai tuttavia che non intendesse quelle parole come una specie di insulto e che il suo inconscio non vi cogliesse l’assurda possibilità che innamorarsi di lei era impossibile. Tutt’altro.

Oh…” sussurrò semplicemente un po’ delusa.

Cercai di cambiare argomento spostandolo su qualcosa che mi interessava di gran lunga di più. “E comunque anche tu non hai risposto a una domanda?”.

Deglutì leggermente al suono delle mia parole e il suo viso divenne contorto dalla preoccupazione e dall’ansia. Evidentemente aveva capito a cosa mi riferivo.

“A quanti anni hai perso la verginità?” chiesi a tono riproponendo la domanda di quella sera.

Iniziò  schiarirsi la gola e scuotere la testa nervosamente. “non sono affari tuoi..” disse infine come aspettavo.

“Era solo per curiosità…ma perché non vuoi dirlo?” cercai di essere gentile e di non sembrare arrogante. Cercavo di metterla a suo agio per farle capire che non l’avrei mai giudicata, qualunque fosse la risposta a quella domanda.

“Perché la mia vita sessuale non è affare di nessuno..” rispose seccata dalla situazione. Non dissi più niente. Accettai di malgrado quella risposta ma non volevo infierire e opprimerla con cose che avrebbero rovinato l’aria confortevole che eravamo riusciti a creare.

Non aspettò molto a sviare il tutto e cambiare quella situazione ormai pesante. “Sai che ti dico…non so tu, ma io ho fame” annunciò alzandosi da terra e mettendosi a frugare in giro.

“Kris dubito seriamente che ci sia qualcosa di commestibile qui dentro..”. mi alzai lo stesso e inizia a guardarmi intorno, ma sapevo che non avremmo mai trovato niente che potesse chiamarsi cibo.

“C’è qualcosa lì dietro!” esclamò speranzosa indicando l’ultima mensola di un specie di libreria in alluminio. Prima che potessi fermarla si era già arrampicata e con diversi sforzi cercava di arrivare al punto estremo del mobile. Successe tutto in un attimo.

Senza rendermi conto di quello che stava accadendo vidi la libreria traballare, Kristen in bilico e sentii i suoi improvvisi richiami di terrore. Per fortuna i miei riflessi furono più veloci di me stesso, in un secondo fu sotto di lei, riuscii a prenderle giusto in tempo e me la trovai tra le braccia.

Le sue mani furono subito attorno al mio collo, il suo respiro affannato, i suoi occhi languidi e lucidi. Non potei controllare l’istinto e prima che la ragione intervenisse a farmi rinvenire, la baciai.

Le mie labbra si muovevano audaci, inizialmente sole, poi un nuovo contatto iniziò a farsi spazio e finalmente incontrarono l’altra metà di quella perfezione. Tante volte l’avevo baciata, ma mai le sue labbra erano state così dolci e morbide, mai si erano mosse in modo così sinuoso con le mie. Possibile che mi stesse rispondendo? Avrei tanto voluto crederlo, ma le sue labbra mi dicevano una cosa e le sue mani ferme e immobili me ne dicevano un’altra. Non sapevo a cosa credere.

Avrei voluto stare lì, con le nostre labbra a contatto per il resto della mia vita. Ma dovevo sapere, non potevo rischiare di perdere altri brandelli di me stesso. Se davvero mi voleva, allora perché quell’esitazione, perché la freddezza del suo corpo? In fondo cosa avevo da perdere?

Lentamente dischiusi le labbra un ultima volta e allontanai il viso fermando a pochi centimetri dal suo. Con le labbra ancora leggermente aperte, schiuse pian piano gli occhi. Era l’ora della verità.

In trepidante attesa continuavo a fissarla, ancora stretta a me.

Si voltò a fissarmi per un istante appena percettibile, abbassò lo sguardo e serrò le labbra.

Un attimo dopo iniziò a dimenarsi tra le mie braccia e la feci scendere.

“MA CHE DIAVOLO TI E’ SALTATO IN TESTA!” urlò d’un tratto prendendomi a strattonate. “SI PUO’ SAPERE PERCHE’ L’HAI FATTO? CHE TI E’ PRESO?!” continuò iniziando a prendermi a pugni sul petto e costringendomi ad indietreggiare.

“ALLORA? RISPONDI!”

Un scatolone mi bloccò. “Kris ti prego smettila di urlare!” fu tutto quello che riuscii a dire.

“IO URLO ECCOME! POSSO SAPERE CHE CAVOLO TI E’ PASSATO PER LA MENTE?!”

Grandioso. E ora?

MI RISPONDI??!”

Ero davvero alle strette. “E’…è stato..un impulso..” balbettai cercando di giustificarmi. Ma sapevo che non sarebbe bastata come scusa.

“UN IMPULSO?!”

Annuii leggermente col capo senza parlare.

“Bè, vedi di fartelo passare in fretta!” urlò moderando leggermente il tono.

“Dio, quante storie per un bacio!” scoppiai scrollando gli occhi. “Qual è il problema Kris?”

Stava per dire qualcosa ma si bloccò di botto e prese fiato. “Il problema…è che mi hai preso di sorpresa…”.

“che vuoi dire? Se ti avessi avvisata sarebbe stato diverso?”.

“Certo, ti avrei fermato!”.

Quello era davvero il colmo. Forse avevo anche sbagliato ma non poteva venirmi a dire di non aver ricambiato il bacio. Che cazzo! Sapevo riconoscere un bacio!

“Ti prego Kristen non accantonare la cosa buttando tutta la colpa su di me..e sai perché? Tu mi hai baciato! Che ti piaccia o no..quindi veditela con la tua coscienza e non prendertela con la mia”.

Mi sentivo fiero della mia risposta, in fondo per quanto potessi amarla, non mi sarei lasciato mettere i piedi in testa in quel modo. Non era giusto.

“Tu..io…tu mi hai costretta..” balbettò insicura.

“Non mi sembra che tu ti sia tirata indietro!” le feci notare. “E comunque non capisco perché te la prendi tanto..in fondo un bacio è solo un bacio..”.

Mi fissava perplessa. “Si è vero! Un bacio non è che un bacio, ma tu resti comunque uno scostumato!”.

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere davanti tanta evidenza. “Grazie..” dissi beffardo tra una risata e un’altra.

“Ridi anche?! Tu non sei normale..”

“Rido perché sei assurda” la buttai lì, ma non sembrava essere totalmente d’accordo.

Tu…sei una cosa incredibile. Non ti sopporto! Sai, sto iniziando a pensare che hai architettato tutto tu..” ammise con un filo di voce che però lasciava ancora trasparire la sua rabbia.

Ora stava davvero esagerando. Addirittura pensava che sarei stato capace di metterla di mia volontà in una situazione simile?

“Quindi secondo te io avrei manomesso le luci nella tua roulotte, avrei spostato le tue cose per chiuderti qui dentro, e tutto questo solo per poterti baciare?”. Ormai stavamo rasentando l’inverosimile.

Mmm-mmm!” annuì mugugnando.

“Kris! Ci siamo baciati decine di volte!” le ricordai. “Secondo te che cavolo di scopo potevo avere in tutto questo?! Mi spiace deluderti, ma non  arrivo a tanto..”

“E come facevi a sapere che le luci non funzionavano?”. Stava forse cercando dei modi per incastrarmi?

“Me l’ha detto Catherine..e poi se non sbaglio qui non sono io quello che si diverte a giocare con gli altri e dire bugie!” risposi ovvio e seccato sperando che cogliesse il riferimento.

Finse di non farci caso. “Oh.., comunque pretendo le tue scuse..”

“Per cosa?”

“Per tutto..”

“Non mi scuserò per qualcosa che hai fatto anche tu..”.

“Pensala come vuoi..”.

Iniziavo a perdere il filo del discorso. Sentivo che le nostre risposte perdevano il senso della ragione diventando pure espressioni del nostro inconscio.

“Se però può farti sentire meglio…scusa per averti salvato la vita, scusa per non averti avvisato, scusa se sto cercando di aprirti gli occhi..”. Le scuse le avevo fatte, a modo mio.

“Ti odio!” disse furiosa di tutta risposta.

“L’odio è un bel sentimento, è forte!” continuai io stuzzicandola.

“Oh puoi scommetterci!” disse infine e si ritirò a sedersi su uno scatolone sfoderando il libro dalla borsa e chinandosi attente sulle pagine di “La valle dell’Eden” il suo libro preferito.

Anche io tornai al mio solito posto, per terra. Quel comodo posticino da cui non mi sarei mai dovuto alzare. Sarebbe stato molto meglio se l’avessi lasciata cadere. Magari la botta le avrebbe schiarito un po’ le idee.

“Ho l’impressione che non mi parlerai per un bel po’..” dissi cercando di rompere il silenzio.

“Esatto!” confermò alzando il capo per qualche secondo.

“Bene, per quanto tempo andremo avanti così?”

“Che ne dici a tempo indeterminato?” sputò fuori.

Mi sa che non avevo scelta. “Bene” concordai.

“Bene” disse lei più feroce.

“Bene” ripetei io per assecondarla.

“BENE!” ringhiò infine e capii che doveva avere l’ultima parola.

 

Perfetto. Quella notte sembrava non passare più. Sembrava che il tempo si fosse fermato e avesse ripreso a scorrere al contrario. Dal mio posticino la osservavo ancora assorta nella sua lettura. I suoi occhi erano sulle pagine ma la sua mente sembrava altrove. Aveva le labbra serrate, le sopracciglia corrugate e gli occhi concentrati. Chissà se stava davvero pensando al libro..

Io intanto, non avendo altro da fare, mi ero lasciato andare alle congetture e a valutare le possibilità.

Perché aveva reagito così? In fondo se davvero non le importava, un bacio non avrebbe dovuto fare tutta quella differenza. Con la mente ripercorrevo gli ultimi momenti passati rivivendo quel bacio e persino il ricordo delle sue labbra sulle mie era talmente forte da non farmi credere che non stesse ricambiando, almeno un po’.

Non sapevo se pentirmi o meno di quello che avevo fatto. Ah, ma tanto ormai che importanza aveva?! Ormai quello che era fatto, era fatto. Inutile starmi a piangere addosso. Avrei affrontato la cosa così come mi si presentava senza pensarci troppo.

Decisi di rompere quel fastidioso silenzio che inavadeva la stanza insopportabilmente.

S-sai, se io avessi u-un cappotto l-lo dividere c-con te..” dissi balbettando per il freddo che iniziava a farsi sentire in quel luogo isolato.

Dall’alto del giubbino imbottito che aveva preso dalla sua roba, mi fissò con indifferenza e ancora un po’ di ostilità.

“E se io fossi in te mi starei zitto!” disse superba e si accoccolò nel caldo di quel soprabito imbottito di piume d’oca.

Io invece continuavo a tremare. “G-grazie mille. Ge-ge-getilissima” riuscii a dire sperando che cogliesse l’ironia nonostante il balbettio e mi chiusi le gambe al petto poggiando la testa sulle ginocchia per cercare di farmi calore.

Dopo un po’ la sentii muoversi, alzai leggermente il capo e la vidi avvicinarsi ciondolando. Si accasciò e prendendo posto accanto a me aprì il giubbino per lasciarmi un po’ di spazio e fare in modo che coprisse entrambi.

“grazie..” sussurrai semplicemente.

Scrollò le spalle con sguardo rassegnato. “Non farti venire strane idee però”.

Sorrisi e affondai il capo dentro il cappotto, fino al naso.

“Kristen?” la chiamai quando ebbi preso calore.

Mmm?”

Tu…pensi davvero che sia egoista?”.

All’inizio alzò un po’ le sopracciglia sorpresa come se stesse rielaborando la risposta a quella domanda. “No” ammise infine trascinando un po’ la voce.

“Sai, forse hai ragione, forse penso solo a me stesso..”. scossi leggermente il capo.

“Rob, una persona che pensa solo a se stessa non mi avrebbe mai regalato una chitarra e coperto le spalle per tutto questo tempo”.

Credevo che avesse dimenticato quello che avevo fatto e facevo per lei, ma invece non era così. Lo sapeva. Quel pensiero mi riscaldò il cuore.

“Grazie..” risposi con un sorriso.

“Però un tantino egocentrico si..” sorrise anche lei ridendo leggermente.

“Questo lo ammetto” risi insieme a lei pensando alle tante volte che mi guardavo allo specchio.

“E tu…pensi davvero che io sia una piattola?” disse con un fil di voce.

Risi di cuore dentro di me a quella domanda. Mi ero divertito con le parole prima, ma ridevo al pensiero che avesse davvero preso per vero quello che avevo detto.

“Certo che no..” la rassicurai.

“Invece a volte sento di avere davvero un caratteraccio..”.

Accidenti! Avevo fatto un guaio. Avrei dovuto aspettarmelo da lei. “Kristen, una piattola non mi avrebbe mai perdonato per quello che ho fatto..” dissi cercando di tirarle su il morale, anche se in effetti non sentivo esattamente di dover esser perdonato.

“Infatti non ti ho mica perdonato! Però volendo o non, siamo chiusi qui, quindi tanto vale passarci sopra..”. uno sbadiglio coprì leggermente la sua voce.

“Sei distrutta..” notai.

“Si, e ho ancora fame..” si lamentò mentre i nostri stomaci brontolavano all’unisono.

Mi unii a lei. “A chi lo dici.. Ora però dormi, domattina ci rifaremo con la colazione..”.

E come cullata da quelle parole chinò leggermente il capo sulla mia spalla chiudendo gli occhi. “Notte Rob” sussurrò.

“Notte Kristen” risposi dolcemente poggiano il mio capo sul suo. E ci abbandonammo alle braccia di Morfeo.

 

Mmm-mmm”. Sentii qualcuno schiarirsi la voce e strinsi gli occhi per il raggio di luce che entrava leggero.

Quando riuscii ad aprire gli occhi vidi diverse sagome davanti a me. Mi ci volle un minuto prima di fare mente locale, ricordare dove fossi e riconoscere le persone.

“Kristen..” bisbigliai dandole un colpetto sulla gamba.

Mugugnò ancora in dormiveglia. “Che..c’è?” si lamentò ancora con gli occhi chiusi.

“Kristen svegliati..” la pregai e infine aprì gli occhi.

Quando si accorse degli altri si mise subito a sedere dritta.

“E’ troppo chiedere che ci fate qui?” chiese Catherine mentre Phil e gli altri sorridevano maliziosi.

“Siamo rimasti chiusi dentro..” dissi con la voce ancora assonnata alzandomi e offrendo a Kristen la mia mano per aiutarla ad alzarsi. Non sapevo se fosse perché stava ancora dormendo, però l’accettò volentieri.

“Ma, come avete fatto a chiudervi dentro??” continuò Cath ancora incredula e desiderosa di risposte.

“Stendiamo un velo pietoso..” sospirai mentre Kristen si limitava ad annuire.

“Voi due non me la contate giusta…che è successo qui ieri sera?”. Catherine era davvero un pezzo duro. Non  le sfuggiva niente.

“Sto morendo di fame..” disse Kristen di tutta risposta e ricordai anche io del mio stomaco che non aveva smesso di tormentarmi per tutta la notte.

“Andiamo a fare colazione..” sussurrai e incuranti degli altri, con gli occhi ancora offuscati dal sonno ci dirigemmo all’uscita e il sole ci svegliò definitivamente.

Camminando lentamente arrivammo all’hotel senza dire una parola finché non ci trovammo nella hall.

“Vado a farmi una doccia..” annunciai io dirigendomi in camera ma la sua voce mi bloccò.

Hey Rob!”. Mi voltai per guardarla in volto.

“Si?”

“Io vorrei solo che..insomma..so di chiederti molto..so che fai già tanto per me..ma..ma..sarei molto grata se tu non dicessi niente a Michael..è già abbastanza suscettibile quando si parla di te e io non vorrei..”.

“Tranquilla” la bloccai prima che le sue parole potessero ferirmi  ulteriormente.

“Grazie mille e volevo anche..chiederti scusa..per ieri sera. In fondo ho davvero esagerato. Tutto quel casino..e poi tante storie..cioè, se non ha significato niente, inutile preoccuparsi, no?”

Ecco. Ovviamente. Il povero Rob ne usciva sempre a mani vuote. L’unica cosa di cui potessi consolarmi era che almeno aveva abbandonato l’astio nei miei confronti. Era l’unica magra consolazione che potevo ricavarne.

“Esatto..” sussurrai. “Se..se non ha..significato niente..perchè preoccuparsi..” dissi deluso citando le sue parole.

“Già!” Esclamò soddisfatta. “Quindi è tutto apposto vero? Tra noi intendo. Amici?” chiese allungando una mano.

Sospirai rumorosamente. “Certo, amici” confermai stringendole la mano un istante prima che la ritirasse.

“Perfetto, allora mi butto sotto la doccia. A dopo!” esclamò tutto d’un fiato e senza darmi il tempo di rispondere era già su per le scale.

Ed io ero lì.

“Già..amici…” sussurrai tra me e me. “Come sempre..”.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: Grazie Lu! ^^ ah..se non rispondo ai messaggi è perché mia madre mi sta stressando a morte! :@

simo1726: Siiiiiiiiiiiiii!!!  Suspence a meeee! Hauhaua! Allora se sentirò di recenti infarti per telegiornale saprò a chi dare la colpa! :P

Sii! Ho visto che hanno passato il capodanno insieme! Che carucci! Ho gli occhi a cuoricino! Chissà quanto tempo ci metterò io per arrivare a quel punto! Di questo passo ci vorranno minimo altri 20 capitoli.. -.-

Forse sbaglio a soffermarmi su troppo particolari…boh..

Comunque anche se hai il doppio dei miei anni ti ammiro lo stesso perché a maggior ragione, con tutti gli impegni che devi avere, trovi il tempo di dedicarti un po’ a te stessa! ^^

Crazy_La: grazie mille! Sono felice che ti piaccia! Ehm…scusa se lo chiedo..ma come ti chiami? :p penso di aver capito che sei del forum..ma non ho individuato bene la persona…hihi…scusami…e grazie ancoraaaa!

lindathedancer:eh già…quando mi metto a scrivere e ho la buona musica e la giusta ispirazione non la smetto più..hauaha. Se ti va di leggerla ho scritto una one-shot su RobSten…però è un po’ lunghetta.. (32 pagine..haha). Grazie mille! Sono davvero felice di aver reso bene la scena dell’auforia di Kristen! XD

 

Aryanna 13: grazie mille! ^^ a prestoooo

ariel7: Grazie mille letizia! ^^ sono felice che ti piaccia!

Eh si! Devo ammettere che è un po’ difficile mettere tutto insieme…tutti gli eventi, i particolari…ecc… ma ci provo! Tentar non nuoce! XD.

Mi fa piacere che ti piacciano le caratterizzazioni! ^^

Grazie!

signora degli anelli: Grazie sabri! ^^ sono felice che ti sia “divertita”. Speravo davvero che quella parte venisse fuori così! ^^ è un po’ come mi immagino Kris… XD

kiki1988: grazie mille tesoro! E scusa per l’ulcera! Hihi. Ti ho appena recensito anche lì! non vedo l’ora che aggiorni! Adoroti! Mi manchiiiiiii ^^

Imaginary82: grazie mille! Anche io sono felicissima di essere “tornata”. Tantissimi auguri di un buon 2010 anche a te! E a tutti gli altri ovviamente! A presto ^^

ledyang: grazie Leti! ^^

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Amici... ***


Buongiornoooooooooooo!! ^^

Eccomi qui con un nuovo capitolo. Anche questo era un po’ lunghetto ed è stato diviso in due parti, ma le posterò a breve distanza come la volta precedente! ^^

Purtroppo sono solo capitoli di passaggio, devo far passare sta benedetta estate e raccontare un po’ gli eventi, ma tenetevi pronti perché dopo agosto viene Settembre, e con  Settembre arrivano i servizi fotografici! Olèèèèè!

Hauhauhau! Grazie mille a tutti coloro che mi seguono assiduamente e mi recensiscono e a chi mi segue e non ha il tempo di commentare!

Vi adoro tutti!

Baci!

 

Capitolo 22

(prima parte)

 

Amici…

 

POV Kristen

 

Mi trovai tra le sue braccia, mi persi nei suoi occhi, in quel blu così cristallino e intenso e prima che potessi rendermene conto le sua labbra furono sulle mie. Sentivo il freddo che emanavano, ruvide e sinuose riuscivano ugualmente a muoversi morbide sulle mie, in cerca di una risposta. Rimasi lì   a lasciarle fare per un po’, aspettando che terminassero la loro caccia, ma non si fermarono. Andarono avanti avide e disperate. Tanto valeva accontentarle. Prima che potessi accorgermene e fermarle, le mie labbra iniziarono spontaneamente a muoversi con le sue, naturalmente, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Tante volte si erano incontrate, ma non si erano mai conosciute bene, non si erano mai esplorate come quella sera.

 

Accidenti! Perché non l’avevo fermato!? O forse… perché l’avevo fermato?

E perché continuavo a pensarci dopo ben due settimane?!

Ero davvero stufa di tutto. Stufa di lui che mi aveva messo in quella situazione, stufa di me che non sapevo come uscirne, stufa di Michael che continuava ad assillarmi sul mio cattivo umore, stufa di tutto e tutti.

Perché la mia vita doveva sempre essere così complicata?

Avrei tanto voluto che qualcuno mi suggerisse come comportarmi dicendomi cosa è giusto e cose è sbagliato. Cosa conviene o non conviene fare. E se tutto questo mi avrebbe portato a qualcosa.

Ma a cosa avrebbe dovuto portarmi?

È lui! era sempre stato lui! era tutta colpa sua.

Un secondo vivevo la mia vita normalmente, la mia solita routine, il mio piccolo mondo antico, e un secondo dopo arriva lui sconvolgendo totalmente il mio essere ed ecco che mi trovo ad essere una grande bugiarda ipocrita circondata per giunta da migliaia di dubbi e domande irrisolte. Come sempre del resto. E da quando andava avanti così?

Dall’inizio… da quattro mesi ormai.

Kristen, devi davvero darti una regolata!

Smettila di pensare a sto cazzo di Robert Pattinson!

Ma chi cazzo è?

Nessuno! Non è nessuno!

E non deve essere nessuno.

È meglio così. Per tutti.

Ma allora perché invece mi sentivo così combattuta?

Quel bacio. Perché? Perché l’aveva fatto?

Che fosse stato davvero un impulso? Uno scatto incontrollato dei suoi ormoni? Un semplice attimo fuggevole?

Doveva essere così. In fondo l’aveva detto lui.

“E’ stato un impulso..” aveva detto.

Certo, avrebbe potuto anche essere un modo di tirarsi dietro e giustificarsi per la mia reazione isterica, ma a quel punto, perché mentire?

Se davvero avesse significato qualcosa, arrivato fin lì, avrebbe anche potuto dirmelo. Tanto…peggio di così non poteva andare. Perché non rischiare il tutto per tutto?

La risposta a questa domanda era semplice: perché non c’era niente da rischiare.

E lo aveva confermato. Non aveva significato niente, per lui.

Avrei dovuto preoccuparmi di me. Potevo mentire a lui, ma non a me stessa.

Gli avevo risposto, eccome. Non potevo negarlo. Non potevo.

Ma…se per lui era stato un impulso..cos’era stato per me?

Perché quella reazione. Non riuscivo a darmi una risposta e quella più sensata, non riuscivo ad accettarla.

Possibile che provassi…attrazione per quel ragazzo?

Bè, si. Questo era ovvio. Lo era sempre stato, dal primo giorno in cui lo vidi, ma mai mi aveva sfiorato il pensiero che tutto ciò implicasse qualcosa di più. Mai! mai mi ero lasciata coinvolgere così tanto da qualcuno e mai avevo fuso lavoro e vita privata.

Ma quale vita privata poi? Tra noi non c’era niente. Niente. non aveva significato niente. Quindi perché darci tutto questo peso.

Doveva essere stata l’atmosfera. Il nostro continuo battibeccare, la nostra, o per meglio dire, la mia euforia. Doveva essere stato il clima confortevole che si era creato quando avevo finalmente smesso di urlare come una pazza scatenata.

Mi sentivo ancora a disagio al pensiero. Doveva avermi preso per un’ottima candidata al manicomio. Ma per quanto potessi sentirmi in imbarazzo al pensiero, non intendevo certo scusarmi o giustificarmi. Quella ero io. Agire d’istinto. E ultimamente mi ero lasciata andare anche troppo. Avevo davvero bisogno di una regolata.

Basta Kristen! non pensarci più!

Eppure mi tremavano le mani sudate che continuavo a torturare nella speranza di sfogare il mio nervosismo. Non lo vedevo da due settimane, non lo vedevo da quella famosa mattina. E non sapevo cosa aspettarmi.

Cosa mi avrebbe detto? Cosa gli avrei risposto? Come sarebbe cambiato il rapporto tra noi? Certo, mi aveva confermato la sua amicizia, ma…

Si poteva essere più confusa di me?! La mia vita sembrava un enorme labirinto senza via d’uscita e più mi affannavo a cercare la via giusta, più si infittiva nascondendo il passaggio che mi avrebbe condotto alla luce.

“Tutto bene Kris?” chiese Michael notando evidentemente il mio nervosismo.

“Certo..” risposi sperando che gli bastasse e pensasse che il mio stato d’animo fosse dovuto alla prima apparizione pubblica.

Gli MTV movie awards.

Perfetto! Ci mancava solo quella! Non poteva esserci occasione migliore per rivederlo. Il pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco mi mandava in ansia e sapere che ci sarebbero state telecamere fisse su di noi e Michael ad osservare la dinamica non aiutava certo le cose.

“Andrà tutto bene” mi sussurrò all’orecchio.

Avrei tanto voluto rispondere. Avrei voluto dirgli che ne ero certa, magari anche ringraziarlo per l’appoggio, ma una nuova macchina dai vetri oscurati si fermò proprio davanti a noi e le parole mi si fermarono in gola.

Scrocchiai le dita delle mani, mi passai una mano tra i capelli e tirai su la testa sperando di passare inosservata e di assumere un’aria disinvolta.

Eccolo. Scese con calma dalla macchina con la sua giacca grigia e gli occhiali da sole. I soliti Rayban che ormai usavo anche io. Incredibile quanto quel ragazzo avesse influenzato il mio stile e i miei gusti, soprattutto in fatto di musica. Non riuscivo ancora a capacitarmi di come avesse fatto, eppure mi aveva praticamente trasmesso la sua passione per Van Morrison e da un po’ di tempo non ascoltavo altro.

Con passo sicuro e timido allo stesso tempo si avvicinò a noi.

“Salve ragazzi!” esclamò nascondendo il suo sguardo sotto gli occhiali. “Michael, Kristen!” ci salutò, del tutto tranquillo.

Michael accennò un mezzo saluto col viso e tornò a guardarsi intorno.

Hey..” sussurrai io ancora scioccata dal suo comportamento così spigliato e naturale. Non una parola, non un gesto, niente che lasciasse intendere qualcosa. Nessuna occhiata, nessuna frecciatina, nessun riferimento. Niente di niente.

Non sopportavo non capire quel ragazzo. Sarebbe stato sempre un mistero per me. Chissà se l’avrei mai svelato…

Non sapevo se sentirmi ferita o sollevata dalla sua capacità di rimozione.

Per un secondo mi sentii quasi offesa, come se dopo aver aspettato tanto, dopo essermi fatta venire l’ulcera al pensiero di quell’incontro, non fosse servito a niente. Insomma, le mani sudate, il cuore a mille, le labbra morse senza tregua. Tante preoccupazioni per nulla. Lui aveva già dimenticato tutto. Ma in fondo, non aveva significato niente, era normale. Mi sentii quasi una stupida ad aver avuto tanta “paura” ma la sensazione di sollievo giunse subito, come quella speciale catarsi di cui si parla nelle tragedie greche. La suspense migliora il sollievo finale. Era così per me.

“Allora..che si dice? È un po’ che non ci vediamo..” continuò Rob cercando di instaurare una normalissima conversazione, ma le sue parole mi riportarono ovviamente al nostro ultimo “incontro”. Chissà cosa aveva fatto lui in quelle due settimane. Me l’ero chiesto così spesso. Tante volte sapevo da Nikki che uscivano a prendersi qualcosa e mi bruciava dentro. Ero gelosa di Nikki. Questo lo sapevo. A lui non l’avevo ammesso, ma per il momento era l’unica cosa di cui ero sicura. Nikki era mia amica, mi fidavo di lei, eppure continuava ad avere i suoi occhi puntati su di lui e mi dava fastidio. Perché credeva di avere quelle strane pretese?

Eppure lui mi aveva giurato che non c’era niente, che non ci sarebbe stato. Avrei voluto rivelare a Nikki ciò che mi aveva detto quella notte, ma non ci sarebbe stato modo di affrontare l’argomento senza entrare nei dettagli e inevitabilmente sarei arrivata anche alla parte che doveva restare tra noi. Così, non ne parlai con nessuno. Certo, si era sparsa la voce che eravamo rimasti chiusi sul set, ma non avevo ammesso niente, e doveva aver fatto lo stesso anche lui. Sarebbe rimasto il nostro piccolo segreto, insieme a molti altri. Era come se vivessimo in un’enorme bolla segreta. Come se tutto quello che ci accadeva non dovesse essere di nessun altro se non nostra, solo tra di noi.

Accidenti! Dannazione Kris! Ancora con questi pensieri! Non c’è nessun noi.

“Da quand’è che non vi vedete?” chiese a un tratto Michael, forse cercando di rompere il ghiaccio e penetrare la bolla che ci invadeva. Chissà, forse interessandosi a “noi” si sentiva più protetto e cercava di nascondere la sua evidente gelosia. Nessuno rispose.

“Quando vi siete visti l’ultima volta?” chiese di nuovo modificando leggermente la domanda. Ancora una volta non risposi e Rob fece il lavoro sporco per me.

“Ehm..un paio di settimane fa..credo.. dico bene Kris?”.

Mi limitai ad alzare leggermente gli occhi e sapevo che anche se non riuscivo a vederli anche i suoi mi guardavano. Li sentivo fissi su di me e scambiarsi uno sguardo d’intesa.

“Ragazzi siete pronti per l’intervista?” chiese d’un tratto una delle organizzatrici venendoci incontro.

“Certo! prontissimi!” confermò Rob.

Gli lanciai un’ultima occhiata prima di mettere gli occhiali e avviarmi con lui verso nuove domande.

 

“Ma davvero hai detto di volerti chiamare Spunk-Ransom?” chiesi incredula dopo l’intervista, quando fummo da soli per qualche minuto.

“Ma l’ho detto per scherzo! Non potevo immaginare che mi prendessero sul serio!” si giustificò.

Era così normale per me stare con lui, era come se fosse la cosa più semplice e complicata del mondo allo stesso tempo. Era impossibile definire il nostro rapporto. Eravamo amici, si. Ma c’era qualcosa. Non potevo negarlo. C’era sempre stato, dall’audizione, dal giorno in cui lo vidi entrare a testa bassa, lo sentii rispondermi, percepii che mi aveva compresa, che era lì con me. Era stata l’unica volta nella mia vita in cui avevo davvero avuto l’impressione di non recitare.

E anche adesso, nonostante tutto quello che era successo, stare con lui, stargli vicino, mi metteva di buon umore. Era lui ad avere questo effetto su di me. Per quanto potessi sentirmi nervosa, frustrata, ansiosa e per quanto il suo comportamento potesse darmi a pensare, non riuscivo a essere triste quando c’era lui. Gli bastava dire due parole, anche le più stupide, e mi spuntava un sorriso sul volto. Era tutto molto naturale, troppo naturale. Come se non dovessero esserci spiegazioni a quello che dicevamo o facevamo. Era tutto implicito, tutto tra di noi.

“Sai che ora ti sfotterò a vita, Spunk!” lo presi in giro enfatizzando il nuovo nomignolo.

“Si, immaginavo..” sospirò sorridendo leggermente.

Era così semplice rilasciare interviste con lui. Per quel poco che avevamo detto fino ad allora almeno.

“Ragazzi una foto per favore!”

Senza nemmeno pensarci mi chinai leggermente verso di lui, spontaneamente, e con la mano chiusa a pugno mi circondò le spalle con un braccio, facendo ben attenzione a sfiorarmi il meno possibile, come se temesse il contatto. Come se quel pugno chiuso servisse a evitare di toccarmi. O forse semplicemente perché Mike era proprio dietro di noi.

Era una mattina frenetica, un caldo 1° Giugno. E io avevo pensato bene di vestirmi di nero. Morivo di caldo e i tacchi Gucci su cui malvolentieri ero costretta ad alzarmi, non miglioravano le cose. E a peggiorare il tutto, la sua vicinanza.

Cercavo di prestare attenzione alle nuove domande che mi venivano poste, sperando di poter dare la parola a lui, ma era difficile e mi trovavo a rispondere un po’ a casaccio e svogliatamente, quando una domanda inevitabilmente carpì la mia attenzione.

…visto che avete una bella alchimia sullo schermo, c’è qualcos’altro tra voi due?”

Wow! E quella da dove veniva fuori? Cosa..come..quando..

Poche volte mi ero curata di cercarmi su internet, preferivo non guardare i commenti, preferivo non farmi influenzare dall’opinione che la gente aveva di me, ma com’era possibile che quelle poche volte che avevo ceduto alla tentazione non avessi trovato nulla di simile?

Era davvero possibile che già girassero voci su di noi? Ma come? Voci.

Basate su cosa poi?

Rimasi sconcertata dalla domanda e scossi leggermente la testa pensando a una risposta decente mentre potevo sentire l’ombra di Michael alitarmi dietro come un cacciatore in cerca della sua preda.

Fu Rob a intervenire. Pronto come sempre.

“Si, come no. Cioè io le ho chiesto di sposarmi tipo quattro volte…ma…non abbiamo mai concluso”.

Inevitabilmente sorrisi. Un sorriso sorto dal dolce ricordo di quei giorni che quella frase mi aveva riportato alla memoria e dalla consapevolezza che l’avesse detto davvero. Ma era scemo? Con Michael dietro?!

Ovviamente le continue proposte erano state bandite dalle nostre conversazioni e non gliene avevo mai parlato. Adesso come avrei fatto a giustificarmi. Subito una nuova domanda non mi diede il tempo di pensare.

“Che peccato, magari ci ripensi..” disse la giornalista.

Risposi di getto, con le prime cose che mi passarono per la testa, “Oh no, ho acquistato un buon amico e va bene così..”.

Cos’altro avrei potuto rispondere?

Ma che bravo! Lui faceva i guai e a me toccava riparare. Tuttavia avercela con lui era impossibile. In fondo, l’ironia e l’umorismo erano un lato del suo carattere che avevo imparato ad accettare; pur volendo non avrei potuto farne a meno.

“Cos’era quella storia del matrimonio?” chiese irritato Michael in macchina.

Non gli risposi. Ero tropo assorta nei miei pensieri.

“Ci vediamo Kristen” aveva detto Rob entrando in quella macchina dai vetri oscurati.

“Si, ci vediamo..” avevo sussurrato.

Ma quando? Quando l’avrei rivisto? Ormai le riprese erano ultimate. Eravamo in “vacanza” e ancora non sapevamo le date del tour. Come avrei resistito alla tentazione di chiamarlo per sentire la sua risata? Come avrei fatto a meno delle sue battute?

Più dell’attesa, ad uccidermi era il tempo. Il tempo indeterminato. Il non sapere.

“Kris..” sbuffò stufo Michael mentre io, distante, guardavo fuori dal finestrino.

Mmm?”

“Allora?” chiese di nuovo insistente.

Ricordai la domanda di poco prima. “Cosa? Ah, oh…ehm..ma non è niente..solo uno scherzo”. Sperai che non andasse oltre, anche perché non ero davvero in vena di dare spiegazioni. Per fortuna chiuse l’argomento e rimanemmo in silenzio, senza dire una sola parola mentre io continuavo a guardare fuori chiedendomi quando lo avrei rivisto.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Emmettina90: hauahu Lu! Stai calma! Non mi morire! *angioletto* hihi. Hai visto? Ho postato oggi! :P

sinfony90:  grazie mille!!! Siiiii! Speravo che si cogliesse un po’ il riferimento!!! :P questi due all’inizio li immagino un po’ come Pacey e Joey! Heheh

kiki1988: grazie mille tesoro! E non ringraziarmi per l’appoggio! Per me è un piacere! e please!!! Entra un po’ che la gente si chiede che fine hai fatto! xD

Crazy_La: aaaaaaaaaaaaaaaaaa! Laraaaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Hai visto che alla fine ci sono arrivata da sola a capire chi eri!! Muahmuahmuah! Hihi Vabbè comunque grazie mille! Sei un tresor! :P

signora degli anelli: grazie grazie grazie! ^^ eh già..è vero la Kris è un po’ difficile come carattere…però vedrete che presto inizierà a sciogliersi anche lei… :P

simo1726: hauahua Simo! Mi hai fatto morì! Eh, magari avessi uno dei due vicino a suggerirmi…sarebbe un sogno! *_* ancora di più se fosse Kris. La stimo davvero troppo! Quanto mi piacerebbe incontrarla! Vabbè in effetti l’ho anche vista…però il mio sogno sarebbe scambiarci una sola piccola insignificante paroluccia! *_*

Vabbè pazienza! T.T grazie mille come sempre!!!

lindathedancer:wow! Ciau Linda! Grazie mille! E grazie per la “fiducia”. Hehe state tranquille che già da questo capitolo vedrete la Kris con un mare di dubbi. Sta iniziando a cedere..

Comunque la one-shot che ho scritto si chiama “Eppure mi hai cambiato la vita”…la trovi tra le mie storie… fammi sapere che ne pensi se ti va! ^^

Imaginary82: hauahu mente perversaaa! xD a me piace immaginarli ancora un po’ “timidi”, ancora nella fase “ti amo ma non te lo dico” xD. E altro che gongolare… *_* ero proprio morta quando ho visto le foto! Che teneri che sono! Non voglio immaginare la mia reazione se e quando verranno allo scoperto! ___________________________________

Comunque grazie mille! Come sempre! ^^

Nak: Ciau! *_* che bello una nuova lettrice! Parlo al femminile perché sono sicura al 90 % che tu sia femmina…ma nella remota possibilità che non sia così, scusami! :P sono felice che la storia ti piaccia, ma la cosa che mi fa più piacere è sapere che vi sembra abbastanza reale e che i personaggi sono caratterizzati bene! Grazie mille!!!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** ...o forse no? ***


Arieccome! Spero non vi stiate stancando di me…

Ecco la seconda parte del capitolo. Bè…su questo capitolo..non ho nulla da dire. Come ho detto prima è un capitolo di passaggio quindi un po’ moscio. Non vedo l’ora che Kristen si levi sto cavolo di prosciutto davanti agli occhi e capisca tutto. Vi adoro! Grazie mille a tutti! Come sempre!

Ho pensato di rendere il tutto un po’ più reale mettendo delle immagini degli eventi che ho descritto…perciò, anche se probabilmente lei non lo leggerà mai qui, grazie mille alla mia Sis Nu per il collage (che tra l’altro non so se riuscirete a vedere…perché non so bene come si usa l’HTML) e per la pazienza! Ti voglio bene..assai assai! xD

Alla prossima…che spero sarà presto…perché da domani si ricomincia l’uni e devo studiare per una prova intercorso…ma spero di trovare sempre un po’ di tempo per scrivere…lo farò anche di notte se necessario..hehe.

Adorovi!

 

Capitolo 22

(seconda parte)

 

…o forse no?

 

POV Kristen

 

Mi sembrava passata un’eternità. Eppure quei maledetti giorni, quegli stessi giorni che sembravano non finire mai, erano giunti al termine e la mia agonia andava finalmente placandosi.

Ed ora, eccoci di nuovo lì insieme, dopo un mese e mezzo. Incredibile il tempo. Sembrava che quelle settimane, quei giorni, quelle ore si divertissero a giocare con me e procedere lente, ed ora, lì con lui, sentivo che non aveva importanza. Il tempo, lo spazio. Non mi importava. Finalmente lo rivedevo.

E ancora una volta, ci trovammo nella nostra bolla. Chissà, forse era il comune timore di quello che avremmo trovato girando l’angolo, il non sapere quello che ci aspettava, il trovarsi a vivere entrambi la stessa situazione…

Qualunque cosa fosse a creare quella bolla, non m’importava. C’era e basta. E mi piaceva.

Il comic-con!

Quando Catherine me l’aveva detto, non volevo crederci. Non potevo crederci. Era un evento troppo grande per un film ancora così poco conosciuto. Come poteva essere che avessero tanto insistito per la nostra partecipazione?

Bè, ebbi le risposte a quelle domande appena sentii il mio nome e fui invitata a salire sul palco. Nonostante l’abbigliamento che mi stava molto a mio agio, jeans, maglietta e sandali aperti, ero terribilmente in ansia. Salii le scale cercando di apparire sicura e voltando l’angolo, trovai la sala gremita, piena. Salutai gentilmente con la mano fingendo di non essere stupita da quell’inaspettata moltitudine di persone, ma dentro scoppiavo di incredulità e sorpresa. Un forte applauso partì quando salii sul palco e presi posto, ma fu niente paragonato al boato che si alzò in sala quando fu annunciato Robert.

Istintivamente mi alzai per “accoglierlo” applaudendo insieme alla folla mentre entrava timido per poi prendere posto accanto a me.

Fu davvero una giornata folle e io stessa mi sorpresi del mio comportamento.

Quasi come se il non vederci avesse aumentato la tensione tra noi, non potevo evitare di guardarlo o chinarmi verso di lui per sussurrargli qualcosa, evitando tuttavia di farlo all’orecchio per non far nascere ulteriori voci infondate. Il mio corpo reagiva in maniera del tutto nuova alla parole che mi uscivano di bocca. Andava per fatti suoi, portandomi ad ondeggiare e sporgermi verso di lui senza che me ne accorgessi nemmeno.

Quante volte avevo incontrato i suoi occhi? quante volte avevo riso a qualcosa che mi aveva sussurrato a bassa voce, nella nostra bolla privata?

Quante domande, quante risposte. Cercai di essere il più naturale e tranquilla possibile pensando alle parole che Rob mi aveva detto prima di salire.

“Fai come me, immagina che siano tutti nudi!”.

“Lo sai che questa è una grande cazzata?” gli avevo risposto secca e ancora nervosissima.

Sorrise. “Lo so, però lo dicono sempre nei film in queste situazioni, magari funziona”.

“Ma che schifo! Grazie tante! Adesso avrò in testa l’immagine della platea nuda per tutta la conferenza” avevo ribadito nervosa passandomi una mano tra i capelli agitata.

Hey, basta!” la sua voce era così dolce mentre lentamente mi prendeva le mani tra le sue per calmarmi. “E’ solo una conferenza Kristen, andrà tutto bene! Sei tu che comandi e vedrai che impazziranno tutti per te!”

“Come fai a esserne tanto sicuro?”. Sentivo le sue dita carezzarmi i dorsi delle mani e iniziai a respirare in modo più regolare.

“Perché non si può non impazzire per te..”. Avevo alzato leggermente lo sguardo per perdermi nei suoi occhi.

“Grazie..” ero riuscita a farfugliare stringendogli le mani istintivamente.

Ed ora ero lì e ovviamente l’immagine sfocata di quella schiera di gente nuda mi passò per la testa come un flash improvviso che riuscii per fortuna a rimuovere subito per concentrarmi sulle domande.

Ovviamente i più interpellati eravamo noi insieme a Cath e Stephanie, ognuno diceva la sua, eppure ogni volta che veniva nominato Robert e raccontato una qualsiasi cosa che gli riguardasse le urla delle ragazzine impazzite invadevano la sala.

E meno male che all’inizio non lo volevano come Edward Cullen!

Mah!

Ovviamente il tempo passò troppo in fretta e in un batter d’occhio fu tutto finito e mi trovai sola davanti i flash delle macchine fotografiche. Non dovetti attendere molto prima che il mio salvatore venisse in mio soccorso. Sapeva bene quanto mi trovavo a disagio a mettermi in posa per le foto e ancora una volta non si era lasciato sfuggire quel particolare sottoponendosi alla tortura insieme a me.

Nonostante Taylor si fosse unito presto a noi, il mio corpo gravitava instancabilmente verso il suo e mi trovai a chinare la testa contro il suo petto e a stringere la sua camicia col braccio destro che avevo abilmente nascosto dietro la schiena.

“Grazie..” sussurrai prima di scendere finalmente da quel palco e sentii la sua mano carezzarmi velocemente la schiena per tranquillizzarmi.

Ancora una volta era tutto finito e non sapevo quando l’avrei rivisto.

Ma stavolta, prima che il vuoto mi prendesse lo stomaco, Catherine venne a darci una notizia.

“Ragazzi!” esclamò per fermarci prima che andassimo via. “Ho pensato di rifare un paio di scene, tanto per essere sicuri!”. Si vedeva che quella donna era iperattiva, non stava ferma un secondo. Era evidentemente in piena frenesia, dopo l’uscita del primo trailer. Doveva essere tutto perfetto, non avrebbe lasciato nulla al caso e se questo comportava rifare delle scene, tanto meglio.

Così verso la fine d’agosto, dopo un altro mese passato in modo lentissimo, ci trovammo di nuovo su quel set, lo stesso che mi mancava e che rimpiangevo ogni giorno e trovarmi di nuovo lì con lui fu come riniziare tutto, con la differenza che stavolta, davvero eravamo solo io e lui. Niente cast, niente Michael. Io, lui e ovviamente una schiera di tecnici e telecamere puntate su di noi, ma mi andava bene. In fondo, stavo pur sempre facendo un film.

Furono giorni divertenti. Girammo per lo più la maggior parte delle scene della radura, ma sapevo dove voleva andare a parare Cath e quando vidi i vestiti di scena non ebbi più dubbi: una sua magliettina attillata blu e un paio di shorts cortissimi. Lo sapevo! voleva rifare il bacio!

E non potevo essere più d’accordo. Ancora il ricordo di quella giornata aleggiava come una nuvola nera sopra la mia testa e a pensarci mi saltavano i nervi: Mike a fissarci, le continue provocazioni di Rob, il mio nervosismo. Non ricordavo nemmeno di averlo baciato.

Ma ora, sarebbe stato tutto diverso. Non c’era Michael, quindi non c’erano le provocazioni e le frecciatine di Rob, di conseguenza non c’era il mio nervosismo. Era perfetto!

“Voglio solo provare a fare una cosa..però non ti devi muovere”.

Sentivo il respiro affannato ma non tanto da essere imbarazzante, la mani sudate, le labbra secche, avide delle sue. Come una calamita che ha appena trovato la sua metà feci un impercettibile movimento in avanti, ma lui lo percepii, per quanto debole potesse essere.

“Non ti muovere..” sussurrò.

Rimasi immobile, come mi disse, in attesa. Con gli occhi chiusi, sentivo pian piano il suo respiro freddo avvicinarsi sempre più, le sue labbra morbide indugiare sulle mie secondi che mi parvero interminabili, finchè non eliminò la brevissima distanza che ci separava poggiando le sue labbra sulle mie con un debole bacio. Risposi, lentamente. Piano. Mi avvicinai leggermente e lo baciai io, una volta, un’altra, e poi un’altra ancora finché mi trovai cavalcioni su di lui. nemmeno il tempo di assaporare il suo collo che fummo stesi sul letto e lui prudente e desideroso sopra di me. Continuai a viaggiare sulle sue labbra, come se le stessi leggermente assaporando. Una mano fu subito sul suo volto a stringere le sue labbra per farle aderire meglio alle mie e l’altre era tra i suoi capelli.

Avrei voluto indugiare su quelle labbra ancora, ma prima che me ne accorgessi fu tutto finito.

“Basta!” gridò tirandosi indietro seguito dallo “STOP!” entusiasta di Cath.

“Perfetta! Semplicemente perfetta!”

“Sicura?” chiesi esitante “Non vuoi farne un’altra per sicurezza”. Evitai di incrociare lo sguardo di Rob mentre dicevo quelle parole sperando che trasparisse semplicemente la mia professionalità.

Tesoro…ho tutto quello che mi serve..e credo che meglio di così non possa andare! Dio mio! mi avete fatto venire caldo!” e dicendo questo si allontanò per prendere qualcosa da bere.

“Allora come stai?” chiese Rob avvicinandosi e sedendosi su quel letto accanto a me.

Bene…perché?”

“Bè, non parliamo da tanto io e te..”

“Già..” sussurrai debole. Già. Da quanto tempo non parlavamo? Da quanto tempo non scherzavamo insieme? Da quanto tempo non eravamo semplicemente noi?

Da troppo ormai, da quella sera, da quella notte, da quel bacio.

“Allora..” riprese piano facendo una breve pausa. “Come va con..Michael?”.

Scrollai le spalle un po’ sorpresa dalla sua domanda. “Diciamo che va..e te invece?” chiesi subito per sviare la domanda. “Con Nikki?”.

Alzò gli occhi al cielo stufo e seccato. “Ancora con questa storia? Kristen ti ho detto che tra me e Nikki non c’è assolutamente niente..”.

Eppure, sapevo che uscivano abbastanza spesso insieme.

“Vi ho visti a diversi concerti e club insieme però..” dissi ripensando alle foto che avevo trovato un girono vagando in giro per internet. Avevo notato che in alcune Rob sembrava arrabbiato, come se stesse discutendo con lei, ma quando chiesi spiegazioni a Nikki mi disse che stavano semplicemente scherzando. Ma, quanto potevo davvero fidarmi di una ragazza infatuata?

“Nikki..sembra non capire..o forse fa solo finta di non capire..” bofonchiò evidentemente annoiato da quella situazione. “Non accetta un rifiuto facilmente” continuò mentre io ascoltavo e riflettevo in silenzio.

“Kristen” sussurrò il mio nome attirando la mia attenzione. “Stai attenta alle persone di cui ti fidi, apri gli occhi e guardati intorno. Le cose non sono sempre quello che sembrano..”.

Lo ascoltai con gli occhi fissi sul suo viso, attenta, cercando di capire il significato delle sue parole che però mi restava nascosto, nonostante i miei sforzi. Corrugai la fronte e mi morsi leggermente le labbra.

Trovandomi in difficoltà, decisi di cambiare argomento.

“Hai visto che casino al comic-con?” dissi di getto, sentendomi  una stupida a ripescare gli eventi del mese precedente.

“Si, da pazzi proprio! E hai visto che su internet girano voci su noi due?”.

Fui investita da quella domanda che mi aveva colta all’improvviso e completamente impreparata, o forse non del tutto. Dopo quella famosa domanda agli Mtv movie awards ero stata presa dalla curiosità morbosa e un pomeriggio mi ero messa su internet. Sarebbe stato meglio se non l’avessi mai fatto. Trovai un casino di siti con sezioni dedicati a noi due o addirittura forum e blog nati esclusivamente per quello scopo ed era incredibile quanto ogni nostro piccolo movimento fosse scrutinato ed analizzato con lenti di ingrandimento per capire se ci fosse qualcosa di più. Alcuni ipotizzavano che stessimo insieme dalla prima volta che ci eravamo visti, altri erano più propensi a credere che fossimo ancora nella fase dell’amicizia, ma tutti si trovavano d’accordo in un modo o nell’altro.

Come si fa a negare?!

Tra quei due c’è sicuramente qualcosa.

Guardate come si guardano.

Lei se lo mangia con gli occhi e il ragazzo sta lì a guardare. Haha, poverino!

Andiamo! Si vede lontano un miglio che lui è stracotto. Ha fatto l’audizione solo per lei.

Wow! Non avrei mai immaginato che qualcuno notasse tutti quei particolari.

Davvero lo guardavo in quel modo? Non ci facevo nemmeno caso. Non potevo controllare l’espressione del mio viso. Quando lo guardavo, lo guardavo e basta.

Rimasi tutto il pomeriggio incollata allo schermo a leggere le cose più assurde e strane, le supposizioni più remote, e vedere video su youtube.

Rimasi senza parole e del tutto interdetta quando continuando a navigare sul web scoprii che la maggior parte dei fan aveva preso la mano a chiamarci con un acronimo. RobSten: ecco come ci chiamavano. Arricciai bocca e naso un po’ seccata da quella scoperta. Quello che non volevo era proprio finire come quei due di High school musical, però dovevo ammettere che Robsten suonava molto meglio di Zanessa.

Bè, per me in realtà suonavano orribili entrambi, ma sempre meglio di Kristert. Ci misi un po’ ad abituarmici. Tuttavia avrei dovuto prevedere che cose del genere sarebbero accadute perciò cercai di passarci sopra e inevitabilmente ci feci subito la mano incontrando quella sigla dovunque.

Era evidente che il comic-con aveva indubbiamente ingigantito la cosa contribuendo alle voci e rendendole più vere di quello che non fossero.

Ehm…no…non ci vado su internet..perchè? che dicono?” chiesi tornando alla realtà, falsamente stupita e fingendo di non sapere nulla.

Si fece una bella risata mentre iniziò a parlare. “Dovresti davvero leggere certe cose. Stanno fuori. Un sacco di gente pensa che stiamo insieme…sai come ci chiamano?”

“Come..?” farfugliai nervosa conoscendo già la risposta a quella domanda.

Robsten!” esclamò scoppiando in una forte risata.

“Ah..” sospirai io con un leggero sorriso cercando di sembrare sorpresa e divertita da quella non-scoperta.

Scosse un po’ la testa con uno strano sorriso sul volto. “Non è assurdo?!” continuò quando si fu ripreso.

“Già..assurdo” concordai debole io non del tutto convinta delle mie parole.

Come potevo lasciarmi influenzare da quelle voci?

Eppure se giravano, forse qualcosa di vero doveva esserci.

Che stupida che ero! Adesso mi lasciavo condizionare anche dalle voci di corridoio.

Kristen! qui si parla di te! Sei tu che devi sapere queste cose!

Ma come poteva sapersi la verità se lo stesso oggetto delle chiacchiere faceva supposizioni sull’argomento?

“Comunque Kris..” riprese dolcemente. Mi piaceva quando sussurrava il mio nome così. Erano due i casi in cui mi chiamava in quel modo: quando voleva essere molto dolce, e quando invece era arrabbiato e voleva fare lo sfacciato.

Non era difficile notare la differenza e capire in quale situazione mi trovassi.

Mi staccai dai mie pensieri per ascoltare quello che aveva da dirmi.

“Sappi che…qualunque cosa accada, io sono qui, puoi contare su di me”.

Sapevo che lui più di chiunque altro mi capiva. Solo lui sapeva quello che stavamo passando, solo lui poteva capire cosa voleva dire essere piombati al centro del mondo senza essere avvisati, e nonostante per lui fosse anche peggio, era lì, a confortare me.

“Grazie Rob” risposi dolcemente passandomi le dita sugli occhi per evitare che scendessero le lacrime.

“Kris, ma che fai? Piangi?”. Sorrise e lo ricambiai.

“Ormai dovresti saperlo che io piango un po’ per tutto..” risposi con un forte sospiro.

“Sei proprio un caso perso” disse muovendo leggermente la testa. “Che ne dici di un film per riprenderci un po’?”.

Alzai la testa di scatto delusa da me stessa e da quello che stavo per dire. “Uff, mi piacerebbe ma…ehm..” mi passai una mano tra i capelli scuotendo la testa. “Stasera torna Michael..” dissi infine.

Accidenti! Ma come era possibile sbagliare i tempi in quel modo?

Era stato via tutta l’estate e proprio ora…

Il tempo era davvero contro di me. In un modo o nell’altro trovava il modo per incastrarmi. Avrei voluto dirgli di si, avrei voluto passare il resto della giornata con lui a guardare film e chiacchierare un po’ come facevamo un tempo, ma non potevo dare buca a Michael. Non potevo. Era anche invitato a cena.

“Oh” sussurrò deluso.

“Mi spiace!” dissi subito sincera. “E’ che non lo vedo da qualche settimana..”

“Non preoccuparti. Tu, devi stare col tuo ragazzo. Ti sarà mancato molto… Sarà per un’altra volta.” bisbigliò alzandosi e lasciandomi sola su quel letto, piena di domande.

…ti sarà mancato molto…

Mi era mancato?

 

Entrai in camera e lo trovai lì.

“Mike! Che ci fai qui?” esclamai.

“Ma come! Lo sapevi che sarei tornato oggi..” disse attraversando la stanza e prendendomi il viso tra le mani per baciarmi. “Mi sei mancata” sussurrava tra un bacio e un altro. Ero talmente abituata a quei baci che ormai erano tutti uguali per me.

“No intendo..che ci fai in camera mia?” chiesi sorpresa quando si staccò.

Sbuffò rumorosamente. “Ma ciao amore! Mi sei mancato anche tu! Che bello rivederti! Non vedevo l’ora..” disse imitando la mia voce seccato dalla mia mancanza di entusiasmo.

Mi schiarii la voce. “Hai ragione scusami. Sono solo..sorpresa..”

“Ma sapevi che venivo..”

“Si però…” esitai prima di continuare la frase e dire qualcosa di cui mi sarei pentita. “Niente..” dissi infine.

“Comunque tua madre ha detto che potevo aspettarti qui. Lei aveva delle cose da fare..” bisbigliò all’orecchio avvicinando il mio corpo al suo e iniziandomi a baciare il collo. Senza che me ne accorgessi fummo stesi sul letto mentre lui continuava imperterrito la sua opera.

Lo lasciai fare finché non mi sbottonò due bottoni della camicetta.

Mi staccai dalla sua bocca per parlare. “No Mike..” dissi bloccando le sue mani.

Non mi ascoltò e riprese a baciarmi sbottonando altri due bottoni.

Lo allontanai di nuovo. “Mike non adesso..” dissi tirandomi su e abbottonando di nuovo i bottoni.

“Ma perché no?”

“Bè, tanto per cominciare ci sono i miei di sotto, e poi…non ne ho voglia..” ammisi infine un po’ irritata.

Sbuffò. “Come vuoi..”. si alzò dal letto senza guardarmi. “Meglio scendere per la cena..” disse dandomi le spalle e sentii i suoi passi veloci e nervosi sulle scale.

 

Il tempo. quanto volte ci avevo pensato in quella lunghissima estate. Il tempo è davvero una cosa strana. Un anno fa ero a Portland quando una donna si presentò sul set per darmi l’occasione di fare parte del suo progetto, ed ora, era tutto già finito. Quanto cose succedono in un anno, quante cose cambiano. Ero così certa di sapere tutto, così sicura delle mie decisioni e ora invece mi trovavo ogni giorno con più dubbi di quello precedente.

Michael mi teneva per mano mentre gli scatti dei flash riprendevano quel momento che forse avrebbe messo a tacere tutte le voci che giravano su internet.

Ero davvero curiosa di sapere cosa avrebbero avuto da dire dopo quelle manifestazioni di affetto. Insomma, più che tenersi mano nella mano cosa deve fare una coppia?

Eppure sembrava che niente riuscisse a scalfire coloro che erano convinti di una relazione segreta tra me e Rob e anche i Video Music Award e la mia performance col mio ragazzo, non erano serviti a niente. Anzi, avevano accresciuto la cosa. A quanto pare, un nostro sguardo, il modo in cui io e Rob ci guardavamo, significava molto di più del mio svogliato tentativo di apparire felice col mio ragazzo.

Ecco cosa leggevo ogni volta. Ma allora era tutto inutile.

Non riuscivo a capacitarmi di questa cosa. Non mi rendevo conto del modo in cui guardavo Rob, lo guardavo e basta. Ma cosa c’era di male nel modo in cui ci guardavamo?

Niente. semplicemente era troppo evidente l’alchimia.

Ed era una brutta cosa?

Quell’estate lunghissima era finalmente giunta al termine e con quell’evento si apriva una serie di date di cui eravamo stati informati da poco. Mancavano due mesi all’uscita del film ma già era stato organizzato il tour promozionale e già sentivo a volte parlare del secondo film.

Avremmo dovuto aspettare la conferma dopo la prima visione di Twilight, eppure se la frenesia non fosse diminuita e si fosse mantenuta su quel piano, il seguito era più che assicurato.

Michael cercava di non badare troppo a Rob o alle voci che giravano su di noi e ogni tanto facevo finta di riderci sopra, e da canto suo Rob ne parlava poco, con me almeno.

Ormai tra noi era diventato tutto implicito. Non potevamo parlare apertamente timorosi di quello che la stampa avrebbe preso dalla nostre dichiarazioni perciò ci limitavamo a tenerci tutto dentro, vivendo nella nostra bolla privata e parlando attraverso gli sguardi.

Era l’unico modo per far scemare le voci che giravano su di noi. Ma come avremmo potuto, con tutto quello che ci aspettava?

Tour, interviste e servizi fotografici.

Soprattutto i servizi fotografici.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

ledyang: haha tranquilla Leti! Mica devi recensire tutti i capitoli xD Comunquea spero di fare il possibile. muahmuah…

Emmettina90: hauahu in un modo o nell’altro dovevi mettere in mezzo Kellan! haha

signora degli anelli: grazie ^^ tranquilla..settembre arriva mooooolto presto! :P

simo1726: ^_^ grazie Simo! Tranquilla! Nessuna crisi da pagina bianca..hihi…solo che da ora avrò un po’ di tempo in meno…ricominciano i corsi e ho una prova intercorso tra 20 giorni e non ho ancora aperto il libro -.-“. Però dovrei riuscire a postare almeno un capitolo a settimana. Mi spiace davverod i non poter fare di più!

lindathedancer: hihi grazie mille tesoro! Ti adoro anche io! E grazie per aver letto anche l’altra…sono felice che ti sia piaciuta! *_*

Sabella: ciau Sabella! Grazie mille anche a te! Mi fanno davvero piacere le tue parole, davvero non ne hai idea! e sono felice che tu abbia trovato un momento per commentare! Grazie milleee!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Solo lei ha quel che voglio... ***


Salveeeeeeeee! ^^

Eccomi qui con un altro capitoletto!

Avrei tanto voluto renderlo più ricco con immagini e gif…ma io e l’html non andiamo proprio d’accordo L e ancora non ho capito come fare…ma le immagini non mi si vedono mai L

Vabbè pazienza. Tanto se siete fan accaniti come me conoscerete bene ogni singolo movimento di questo servizio.

Per il momento è dal punto di vista del nostro povero inglesuccio tormentato, ma non mancherà anche il POV di Kristen.

Spero vi piaccia!

Ho cercato di attenermi quanto più possibile ai video scrutando ogni loro movimento…ovviamente non posso descrivere ogni particolare, perché sono umana e imperfetta.. :P però… spero possa piacervi lo stesso!

Grazie mille a chi mi ha aggiunto tra preferiti, seguite, ecc.

E Grazie mille a chi trova un momenti per commentare. Le recensioni danno sempre la spinta per andare avanti e non nego che mi farebbe piacere vederle crescere un po’ :P

Ma grazie innanzitutto per leggermi! Vi adoro!

 

Ah, ho anche cambiato un po’ colori e caratteri…

Mi ero scocciata di quel nero pesante! xD

 

Capitolo 23

 

Solo lei ha quel che voglio…

 

POV Robert

 

So di esser pronto ed è già da un che ci penso

ma tutto quel che so è che sto bene con lei

ma non capisco cosa intende fare, dove vorrà arrivare.

 

Quanto mi era mancata. Tutto. Mi era mancato tutto di lei. Dio solo sapeva come avevo fatto a passare quell’estate senza andare al manicomio.

Via. Via dal set, via dal film, via da lei.

Avevo davvero sperato che funzionasse, che servisse a qualcosa, che la lontananza sarebbe servita.

Sarebbe stato meglio per tutti, cioè…sarebbe stato meglio per me.

Ma che senso aveva esserle lontano se continuava ad occupare i miei pensieri un giorno noioso dopo l’altro. Ogni minuto, ogni secondo, lei era lì. i suoi capelli, le sue mani, la sua risata, il suo profumo. Tutto di lei era impresso nella mia memoria e distrarmi era impossibile. Ogni cosa mi ricordava lei. Una rivista, una canzone, un anello. Non c’era via di fuga.

Mi abituai a vivere con la sua immagine che mi aleggiava intorno, senza sosta, vivendo nell’ansia di vederla di nuovo.

I giorni passavano, lenti ma passavano.

Nikki non rendeva per niente le cose più semplici. Continuava a chiedere di uscire.

“Andiamo, solo un caffè..”

“Andiamo, solo un aperitivo..”

“Andiamo, solo quattro passi..”

E andando andando, non riuscivo mai a mettere le cose in chiaro. Mi tenevo distante, cercando di toccarla il meno possibile, ma lei sembrava non notarlo nemmeno. Non sapevo se ignorasse volontariamente la mia freddezza o se davvero non capisse che non sarebbe mai stato possibile niente tra di noi, che semplicemente non mi attraeva, che il mio cuore l’aveva già rubato un’altra persona.

“ROB! Svegliati!” sbottò di botto una delle tante sere che eravamo a fare un giro in un club. “Devi smetterla di pensare a lei! lei non lo fa, non ti pensa, quindi perché continui a torturarti in questo modo?”.

“Non so di che parli..” mormorai freddo cercando di apparire distaccato dalla situazione.

“Certo, come no! Bè, io te l’ho detto! Fatto sta che lei ora è da qualche parte col suo ragazzo e tu sei qui con me, anche se è come se fossi sola”. Era odiosa quando stuzzicava in quel modo.

“Come fai a sapere con chi è?”. Inevitabilmente fu la prima cosa che mi venne in mente da chiedere.

“Si dia il caso che Kris e io siamo amiche…mi racconta quello che fa con lui..”. sembrava godesse a dirmi quelle cose.

“Bene, basta così..non voglio sapere”

“Fa male la verità eh?”

“Nikki ti ho detto di smetterla!” dissi con la voce leggermente alterata sperando di non dare troppo nell’occhio.

La cosa finì lì. non parlammo più di Kristen né di niente che la riguardasse. Quelle poche volte che mi ci trovai ad uscire in seguito, si comportava come se non fosse successo nulla, come se vivesse in un mondo a parte. Eppure avevo uno strano presentimento su quella ragazza.

A che gioco stava giocando? Qual era il suo scopo? Perché se il suo obiettivo ero io, aveva davvero sbagliato a fare i conti.

Tutto sembrava andare per il meglio: le riprese erano finite, il mio agente continuava a cercare nuovi ingaggi, avrei anche avuto l’onore di avere due mie canzoni nella colonna sonora del film. Sarebbe stato tutto perfetto, se non fosse stato che il bisogno di Kristen era troppo forte e si faceva sentire fin troppo spesso.

Vedere Kristen, anche solo per quegli eventi “mondani” non riusciva per niente a placare quella necessità che anzi cresceva in me ogni giorno più avida e prepotente. Cercavo di essere indifferente, ma non potevo fare a meno di pensare che magari anche lei mi pensasse in un certo modo, magari anche io per lei ero un mistero da scoprire, magari gli sguardi che ci scambiavamo a intervalli regolari facendo finta di niente, significavano qualcosa di più. Era più forte di me, non potevo averla sotto gli occhi senza posare lo sguardo su di lei per quel millesimo di secondo che bastava a catturare la mia adorazione in una foto che puntualmente faceva il giro dei siti di gossip creando le più variegate supposizione su noi, su RobSten, o come diavolo ci chiamavano.

Vedevo quelle foto, vedevo i commenti e vedevo il modo in cui a volte i suoi occhi si posavano sul mio viso mentre facevo finta di non accorgermene, e a volte davvero mi sfiorava la possibilità che quegli sguardi significassero qualcosa, poi ricordavo che era fidanzata. Era una tentazione non indifferente provocare quel tizio ogni volta che si presentava a un evento insieme a lei, mano nella mano. Con assurda sfacciataggine cercavo di essere amichevole e di godere dei pochi momenti in cui ero solo con Kristen. Si. Solo. Potevamo essere circondati da decine di persone, eppure riuscivo a sentirla. Non so se fosse solo masochismo o se il desiderio che mi appartenesse era così forte da scaturire la mia fervida immaginazione, eppure la sentivo vicina, il suo corpo gravitava verso il mio, adattandosi a ogni mia posizione o movimento. Era tutto così implicito tra noi, come se fossimo in una specie di bolla privata, come se avessimo potuto stare zitti per ore e parlare all’infinito solo guardandoci negli occhi.

Dovevo essere proprio stupido a pensare cose del genere, a illudermi in quel modo. Sarebbe stato meglio semplicemente comportarmi da buona co-star, posando per le foto guardando nell’obiettivo della macchina fotografica invece di fissare lei, ma era più forte di me. Irrefrenabile. Avrei dovuto bearmi di quei momenti, ma anche quegli istanti erano una dannazione per me.

 Non mi bastava. Non mi bastava parlarle, posare per una foto insieme, sorriderle.

Avevo bisogno di lei, volevo toccarle la mano, volevo sfiorarle i capelli, volevo le sue labbra.

Non avrei mai immaginato che i miei desideri sarebbero stati avverati.

Il destino era ancora indeciso se stare dalla mia parte o no, eppure ogni tanto si decideva a offrirmi qualcosa. Che fossero tutte occasioni che stavo perdendo?

Catherine sembrava davvero entusiasta del risultato. Quelle ultime riprese di fine agosto erano state una specie di fulmine a ciel sereno, o forse una nuova occasione che stavo perdendo.

Forse avrei dovuto rivelarle i miei sentimenti. Avrei dovuto dirle che l’amavo, perché era così. Io l’amavo.

Non potevo più negarlo, ma… che senso avrebbe avuto dirlo a lei? cosa avrei risolto? Cosa sarebbe cambiato?

Lei era sempre fidanzata. non potevo farci niente. Per quanto quel ragazzo non mi piacesse, non potevo dividerla da lui se era quello che lei voleva. Non avrei mai fatto niente per ferirla e se questo significava tenermi tutto dentro e continuare a mentire, a fingere la parte dell’amico, allora l’avrei fatto.

Avevo finalmente assaporato le sue labbra, questa volta l’avevo fatto davvero. Ricordai con un sorriso l’ultima volte che l’avevo baciata. Sarebbe stato bello pensare che quel bacio fosse stato ricambiato, avevo cercato di convincermi, ma gli insulti e le spinte avevano dovuto farmi ricredere e ritirarmi ancora.

Ma, in quel momento, su quel set tanto familiare, su quel letto così comodo, c’eravamo solo noi due, e l’avevo sentita, vicina a me.

Non so dove avevo trovato la forza dopo quel bacio, dopo quel dolce, sensuale e perfetto bacio, di alzarmi e andar via. Forse era stata la realtà a piombarmi addosso. Lei era fidanzata.

O forse ero stato semplicemente codardo e avevo cercato di tirarmi fuori dalla situazione nel modo più semplice possibile. Chissà se un giorno o l’altro avrei smesso di fuggire da me stesso, dai mie sentimenti, da lei.

E così un’altra occasione scivolava via insieme a me mentre lasciavo quella stanza e lei sarebbe tornata da lui, dal suo ragazzo.

 

13 Settembre 2008.

Era una tiepida giornata di settembre. Il sole batteva debole sui campi di grano e riusciva a riscaldarmi le ossa.

Vanity Fair. Sapevo già da qualche tempo che quel momento sarebbe arrivato, ma non sapevo bene cosa aspettarmi. Ci erano stati dati dei vestiti ed eravamo stati condotti in un pezzo di terra, ampio, circondato da qualche albero qua e là e tappezzato di fili di grano dappertutto. Era un luogo dolce, quasi malinconico, un posto perfetto per pensare, per rilassarsi, ovviamente in condizioni che non prevedessero una stuolo di tecnici, macchinari a fotografi nonché il cast al completo.

Kristen…

Lei…era…semplicemente fantastica. Aveva un vestitino nero senza bretelle che le arrivava di qualche centimetro sopra le ginocchia mettendo in risalto le sue gambe magre e perfette e la sua schiena perfettamente liscia e pulita, converse ai piedi e capelli sciolti sulle spalle e mossi dal vento. Non avevo mai visto niente di più bello. E i suoi occhi. Erano stupendi. Il suo viso. Una visione. Non riuscivo nemmeno a trovare le parole per descriverla.

E io, estasiato, ondeggiavo avanti e indietro con le braccia al petto cercando di tenere la mente occupata e sperando ingenuamente di non pensare a lei in un modo che potesse considerarsi sconvenevole.

“Come sto?” chiese avvicinandosi a me e facendo una smorfia con la bocca mentre indicava il suo vestito. La conoscevo abbastanza bene da sapere che quello non era certo un abito in cui si trovava a proprio agio e con cui sarebbe uscita per strada, ma la sua femminilità non aveva paragoni, nemmeno mentre masticava una gomma svogliatamente. Era uno schianto.

“Wow..sei..stai…benissimo”. chissà se dalla mia voce si cogliesse più il nervosismo o l’adorazione che avevo per quella ragazza.

Mi regalò un sorriso a cui non feci in tempo a rispondere.

“Bene ragazzi! Iniziamo!” esclamò Peggy Sirota, la fotografa incaricata del servizio.

Mi resi conto solo allora che eravamo solo io e Kristen.

“Voglio sfruttare la luce migliore per voi due, dopo faremo gli scatti con gli altri” ci informò.

Cercando di mantenere l’attenzione viva ascoltai quello che diceva ma ero molto più concentrato su Kristen. Non la guardavo, ma era accanto a me e mi era troppo difficile concentrarmi su altro al momento.

Quanto avrei voluto che le mani a toccare ed aggiustare i suoi capelli continuamente fossero state le mie e per qualche strano presentimento, sentii che presto i miei desideri sarebbero stati esauditi.

Chiese alcune spiegazioni e poi iniziammo.

La vidi prepararsi muovendo nervosamente gambe e braccia e non potei fare a meno di scoppiare a ridere quando salò in aria mandando le gambe indietro. Era davvero buffissima. E sapevo che anche lei si sentiva una perfetta idiota. Mi fulminò con gli occhi, sorridendo.

L’avevo davanti a me, a pochi centimetri di distanza e la osservai ondeggiare lentamente al ritmo della musica che avevano messo per creare un’atmosfera confortevole, mentre continuavano instancabilmente a pettinarle i capelli.

Dio, quanto era bella quando sorrideva! Il suo viso si illuminava, come se avesse appena assistito a un miracolo, come una donna che scopre l’amore per la prima volta. I trovai a sorriderle come uno scemo.

“Smetti di prendermi in giro” disse avvicina nodi un po’ dopo che ci fu spiegato il prossimo shoot.

“Scusami..” mi ripresi. “E’ solo che sei troppo buffa..”.

Riportata all’attenzione della fotografa, appoggiò delicatamente il braccio sinistro sul mio petto facendovi leggermente peso col corpo.

Mio dio, era a due centimetri da me. Perché anche solo la sua vicinanza mi faceva quell’effetto?

“Rob, guarda nell’obiettivo” mi ricordarono e subito distolsi lo sguardo, prima che si accorgesse che la stavo fissando incantato.

Rimanemmo in quella posizione per un po’ di tempo, diversi scatti finchè non passammo a un nuovo fotogramma.

Questa volta, ero io a dover poggiarmi di peso sulle sue braccia che dovevano sostenermi con forza contro il mio petto, molto stile Titanic, soprattutto con il ventilatore che avevamo puntato addosso.

Mi lasciò andare di botto portando quasi a perdere l’equilibrio. Riuscii a salvarmi in tempo evitando brutte figure.

“Così t’impari!” trillo ridendo e saltellando di entusiasmo.

Non potevo crederci. Sembrava davvero felice. Ed ero felice anche io. Vederla così rilassata, tranquilla, naturale, mi creava un piacere non indifferente, mi scaldava il cuore.

Nemmeno il tempo di controbattere che di nuovo le sua braccia furono tese e le sue mani aperte sul mio petto a sostenere la spinta.

Già ridevo di imbarazzo pensando al prossimo momento. Mi voltai malvolentieri…pronto al calcio che avrei presto perso nel sedere, ma era niente paragonato al pensiero di come potesse sentirsi imbarazzata temendo che alzando troppo la gamba forse si sarebbe visto troppo.

Peggy venne in suo soccorso divaricando la gamba per mostrarle la posa giusta. Era facile per lei parlare, aveva i pantaloni!

Ancora voltato di spalle sentivo il piede di Kristen sul mio sedere e sorridevo immaginandola dietro di me a saltellare sull’altro piede per trovare l’equilibrio giusto.

Non potei fare a meno di chinarmi e voltarmi un secondo. La tentazione era troppo forte. Girai lentamente il viso e la vidi finalmente ferma e in equilibrio, mentre la gamba alzata mostrava quel po’ di pelle che nascondeva sempre con jeans. Perché nascondere un fisico così..

Aaaa” abbaiò quasi di disperazione incontrando il mio viso e scoppiai a ridere passandomi una mano tra i capelli.

La prendeva sul ridere anche lei ma immaginavo bene che quella posizione dovesse essere abbastanza scomoda, nonché imbarazzante.

Fu un sollievo per entrambi quando ci diedero il permesso di lasciare quelle posizioni.

“Rob prendila in braccio..” disse a un certo punto Peggy con nonchalance. Lì per lì non capii ma Kristen fu subito reattiva.

“Su?” chiese indicandomi e fu tutto veloce.

Si allontanò di un passo e poggiando le mani sulle mie spalle prese slancio con un piccolo salto facendosi forza su di me e in un secondo me la trovai tra le braccia, le sue gambe intrecciate al mio torace e le mie mani a sostenerla da sotto. Volevo morire.

Le sue braccia furono subito attorno al mio collo per darsi equilibrio.

Si tirò su il vestito dopo che l’avevo fatta saltare tra le mie braccia per sostenerla meglio e poi mettendosi una mano tra i capelli tornò a poggiare l’altra sul mio petto.

Fatemi morire in questo istante, vi prego!

Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo viso a pochi centimetri dal mio. Ondeggiai un po’ continuando a tenerla stretta a me. Era così leggera, e aderiva così bene al mio corpo che avrei voluto tenerla così per sempre. Le mie braccia non si sarebbero mai stancate, la mia schiena non avrebbe mai sofferto e le mie mani avrebbero sempre goduto di quella meraviglia che potevano finalmente toccare.

I miei occhi erano biglie impazzite che passavano velocemente da lei all’obiettivo senza sapere dove fermarsi, il mio intero sistema nervoso era completamente partito, se avessi potuto mi sarei messo a urlare per tutto il campo.

D’un tratto intrecciò le sue mani dietro il collo stendendo le braccia e allontanandosi leggermente.

Oh mio dio! Ma allora voleva proprio vedermi morto!

Certo non poteva immaginare quello che mi stava facendo e l’effetto che ogni suo movimento aveva su di me.

“Ti senti bene Rob?” disse ridendo e pensando che forse il mio comportamento fosse dovuto allo sforzo che facevo nel tenerla in braccio. Ma altro che sforzo, quello era una goduriosa dannazione. La vera tentazione era non urlarle quanto l’amavo.

Si strinse dolcemente nelle spalle e senza aspettare una mia risposta tornò a fissare la macchina mentre il mio corpo, in completa estasi, continuava ad ondeggiare lentamente senza sosta, godendo di quel contatto.

Infine tornò verso di me, più vicina di prima. I suoi capelli mi sfioravano il viso creandomi un piacevole solletichio, la sua mano strinse la mia spalla e il suo viso di profilo sfiorava il mio. e io nel frattempo ero sempre più in adorazione.

“Dalle un bacio, Rob” sentii una voce che mi richiamò alla realtà.

C-cosa?”

“Dalle un bacio, un bacio sulla guancia”

Non me lo feci ripetere ancora e riportando il mio sguardo sul suo volto, immobile come una statua, chiusi gli occhi e le sfiorai la guancia con le labbra. La sentii rabbrividire e una scossa di piacere mi elettrizzò il corpo.

Ma, possibile che dopo tutti quei mesi, dopo tutto quello che avevamo passato, anche un piccolo contatto del genere mi procurasse sollievo e piacere?

Deve essere così quando si ama qualcuno, soprattutto qualcuno che non puoi avere.

È tutto così complicato, così riservato e doloroso che anche un po’ di pelle crea brividi di gioia.

Tornai ad abbassare il viso. Quanto avrei voluto incontrare i suoi occhi per provare a leggerci dentro. Ma niente. lei era impassibile. Come una statua aveva una mano ancorata al mio collo, una alla mia spalla e lo sguardo puntato verso la telecamera, ma sentivo il suo respiro più irregolare mentre sopra il suo petto mi perdevo nei meandri del dolce profumo del suo collo.

Infine, così come si erano uniti, con uno scatto improvviso i nostri corpi si divisero e mi sentii più pesante di prima.

Cam fu chiamato ad aggiungersi a noi per altri scatti. Cercavo di non pensare a niente, di eseguire alla lettera quello che mi dicevano ma continuavo a ripensare a lei tra le mie braccia. Quando avrei potuto averla di nuovo in quel modo? Quando avrei avuto un altro contatto?

Ne avevo bisogno, ne ero dipendente come da una droga.

Ma quello che riuscivo ad avere ora erano solo i suoi capelli mossi dal vento, che mi sfioravano il collo e non potevo fare a meno di sentirmi invidioso di Cam che era con la testa appoggiata alle sua gambe e aveva le sue mani sul petto.

Tra uno scatto e un altro continuavano a pettinarle i capelli mentre io in disparte, per quanto potessi esserlo, studiavo i perfetti lineamenti della sue pelle, della sua schiena scoperta e non potei fare a meno di preoccuparmi per il troppo sole che avrebbe potuto prendere. Era settembre, ma batteva lo stesso e per giunta con il vento del ventilatore sempre puntato addosso era difficile sentire una possibile scottatura.

Mentre pensavo tra me e me vidi Kristen sedersi con delicatezza sulle spalle di Cam che era accucciato per terra. Cosa avrei dato per essere lui.

Mmm, forse è meglio se.. Rob vieni qui al posto di Cam”.

Oddio! Doveva essere un sogno. Possibile che i miei desideri si avverassero così spontaneamente e senza difficoltà? Adoravo quella donna, doveva avere una bacchetta magica al posto della macchina fotografica.

Senza farmelo ripetere due volte mi sedei a terra con disinvoltura aspettando di sentire di nuovo il suo corpo a contatto col mio, e poco importava che si trattasse del suo di dietro.

“No, non mi piace..” disse Peggy. “Proviamo così” continuò appoggiandosi a me per mostrare a Kris come fare.

Sarei arrivato preso in paradiso, ormai avevo i secondi contati.

Passò pochissimo prima di sentirla accovacciarsi nella mia stessa posizione dietro di me, prima di percepire il leggero brivido che il contatto col suo corpo mi creava, prima di avere le sua mani di nuovo sicure sulle mie braccia.

Appoggiò la guancia sulla mia spalla e circondandomi il petto col braccio destro lo allungò per scostare una ciocca di capelli che le dava fastidio abbracciandomi il collo.

Ogni tanto sentivo le sue mani muoversi sui miei capelli o sfregare le dita contro la mia maglietta.

Dio! Potevo anche morire in quel momento! Almeno sarei morto con il ricordo di quel momento e forse la mia nuova vita avrebbe preso una piega diversa.

Anche nei momenti in cui si decidevano le angolazioni e la giusta luce continuavamo a restare accucciati in quel modo, vicini con il suo mente appoggiato alla mia schiena. Avrei potuto rimanere così per sempre.

“Abbassa un po’ il viso verso di lui..”

Quanto amavo quella donna!

Non pensavo che fosse possibile sentirla ancora più vicina eppure era come se fossimo una cosa sola.

Cercavo di distrarmi passandomi una mano tra i capelli e andando a ritmo con la musica, ma nemmeno Diana Ross riusciva a farmi concentrare.

Non pensavo ad altro che a lei. come avrei potuto pensare ad altro avendola lì, dietro di me, a contatto con me.

Sarebbe stata un’impresa inutile.

Giocherellavo con le dita delle mani cercando di tenerle impegnate, ma avevo ancora le sue braccia che da sotto alle mie mi accerchiavano gentilmente la vita.

Si appoggiò col mento alla mia spalla per aggiustarsi nella sua posizione e fu il colpo di grazia. Le nostre guance si sfiorarono impercettibilmente e se fosse stato possibile sarei arrossito come un peperone per il calore che provavo dentro.

Pensa a qualcos’altro Rob!

Le sue mani…

Pensa a qualcos’altro!

Le sue gambe..

Qualsiasi cosa!

I suoi capelli..

Ma porca puttana!

Niente da fare. Più cercavo di non pensarci più invece mi concentravo sui particolari del suo corpo.

Presi una spiga di grano da terra e iniziai a torturare il povero Taylor che si era appena steso davanti a noi mentre Cam e Kristen ridevano divertiti.

Ma nemmeno quello aiutava a distrarmi, anzi. Se possibile peggiorava ancora di più le cose. Il mio braccio nell’andare verso Taylor non poteva evitare le sue gambe.

Dio! Che tentazione!

Nei brevi momento in cui si staccava un po’ per riprendere il giusto equilibro sulle gambe avrei voluto voltarmi e guardarla, ma puntualmente mi bloccavo a metà strada e riuscivo solo con la coda dell’occhio ad osservare il su sguardo attento.

Dovevo smetterla o sarei morto ustionato!

“Ok ragazzi potete alzarvi”.

E così fui d’improvviso cacciato fuori dal paradiso.

Ma mi sbagliavo! Eccome se mi sbagliavo, doveva ancora arrivare la parte migliore e nemmeno potevo immaginarlo.

 

Solo lei ha quel che voglio…

Ma sono io ciò che sta cercando?

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

kiki1988: grazie mille tesoro! Spero davvero di essere riuscita a emozionarti con questo capitolo…il servizio fotografico per eccellenza, come hai detto tu! AdoroTi!

edwardina twalentina: ciao! Prima di tutto grazie mille per aver trovato il tempo di recensire. Purtroppo Michael lo dobbiamo sopportare ancora un po’…ma Kris è sempre più piena di dubbi! ^^

Emmettina90: ciau Lu! ^^ mi spiace che l’immagine non si veda..peccato L ma non so come si faaaaa! T.T Comunque se può farti piacere… stavo pensando di dare qualche battuta al nostro Kellan nel prossimo capitolo, solo per te..hauhauah

simo1726: ciau simo! ^^ è sempre bello sentirti e parlare con te anche se solo per recensioni xD grazie per i complimenti come sempre e passando ai fatti: del nome RobSten lo sanno sicuro. Non so quando l’hanno saputo con precisione perciò io ho immaginato che lo scoprissero facendo ricerche su internet. Loro non ne hanno mai parlato in nessuna intervista, però quando vennero in Italia fu chiesto loro di salutare il RobSten forum. La loro reazione è esilarante! Haha. Prima non capiscono, poi fanno “Hello Robsten forum..” e poi capiscono e si tappano la bocca come a dire “Oddio, l’ho detto davvero!?” hauahau. Fortissimi!

Poooooooooi! Sì! Hanno davvero rigirato delle scene ad Agosto. Sicuramente la scena del bacio e forse anche qualche scena della radura.

Il collage non so perché non si vede.. L come ho detto, io e l’html non andiamo proprio d’accordo e non ho capito come si usa o perché mi da questi problemi. L

E infine! Sì! La Fiorels90 di Youtube sono io…hehe. Non posso credere che mi hai scovato anche lì! hauhaua.

Artista però è una parola grossa. Me lo dicono in molti…e mi piace l’arte. Oltre a scrivere, suono il piano (ma intendiamoci, solo da autodidatta, non ho mai preso lezioni e non so leggere le note, però me la cavo bene) e disegno (ma anche in questo caso, più che disegnare si tratta di copiare. Riesco a copiare le cose se le ho davanti agli occhi ma non so costruirmi un’immagine in testa e metterla su carta). Hehe. Diciamo che me la cavo un po’ in tutto ma non eccello in niente! xD hauhaua..ma va bene così! ^^

Bene…ho appena fatto caso che con questo commento ho scritto un altro capitolo.. O.o ma dovevo pur rispondere alle tue domande no?! xD

 

Imaginary82: grazie! ^^ già..peccato L e dire che volevo metterle anche in questo capitolo..sarebbe stato carino arricchirlo con le immagini dei momenti descritti…ma…sono un’incapace.. -.-“

ledyang: haha tranquilla Leti! Mica devi recensire tutti i capitoli xD Comunquea spero di fare il possibile. muahmuah…

lindathedancer: tesoro! Grazie mille! Non sai quanto mi fanno piacere le parole che hai detto! ^^ quando scrivo cerco sempre di scavare nel profondo dei personaggi e di non essere troppo superficiale…e mi fa piacere di riuscirci almeno un po’! grazie!

ariel7: Letiiii! Muahmuah! Grazie mille di nuovo! Attenermi agli eventi è bello…anche se a volte da ai nervi! Quel makako del BEEP! Aaaaaaaaaaaaaaah! Grazieee! ^^ bacioniiii

cloe cullen: clooooooooooooooooe! ^^ hauhau ma che sorpresaa! Non mi aspettavo di vederti qui! Hauhau..scherzo ovviamente! Hihi! Aaaaaaaaaaaaa! Non mi far pensare al Giapponeeee! Non vedo l’ora di arrivarciii! Anche ieri ci pensavo continuamente…insomma…come si fa a studiare e a non pensare a questi due se anche sul libro di diritto mi trovo ogni due pagine le parole Parigi e Giappone?! E allora tanti saluti allo studio! xD hauahua. Grazie mille! Sono felice che ti piaccia! ^^

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** ...e sono io ciò che sta cercando ***


Salve a tutti!

Ecco un altro capitolo! Spero vi piaccia! Come prima…ho cercato di descrivere tutti i particolari! E questa volta alternando i punti di vista!

Buona lettura!

A presto ! ^_^

Luceeeeeeeee *angioletto* muhamuha leggi!

 

Capitolo 24

 

…e sono io ciò che sta cercando

 

POV Robert

 

Mi avvicinai sotto un enorme albero e la vidi trafficare con una specie di altalena. Bè, chiamarla altalena era un’offesa per le altalene. Era un  semplice pezzo di legno rotondo attaccato a una corda che pendeva da chissà quale robusto ramo dell’albero. Ci si sedette sopra e in un secondo fui accanto a lei. Vedendomi arrivare allungò la mano per appoggiarsi alla mia tasca e crearsi l’equilibro che non riusciva ad avere.

“Rob..prova un po’ a metterti a terra e portala giù con te”.

Cavoli! Il mio corpo si mosse da solo del tutto scollegato dal mio cervello, eseguendo quello che gli era stato comandato. Mi allontanai leggermente per prendere spazio ma il suo braccio si allungò subito in cerca del mio e mi avvicinai per darle sicurezza. Non sapevo bene come muovermi e lasciai che fosse l’istinto del momento a stabilire tutto.

Portai le mie braccia sotto le sue e un secondo dopo le nostre mani erano intrecciate. Le nostre dita presero subito confidenza. Era stato un gesto talmente naturale e spontaneo che non me ne ero nemmeno accorto, come se fosse del tutto scontato.

Avrei voluto vedere la sua espressione per quella posizione così insolita e scomoda, ma il mio corpo continuò dolcemente la sue discesa finché le ginocchia non incontrarono il suolo.

Dolcemente schiuse la presa delle nostre mani e con estrema lentezza e un che di sensualità allungò piano le bracca sfregandole dolcemente contro le mie.

Non poteva davvero avere idea dell’effetto che aveva su di me! O forse… ce l’aveva e si divertiva a rendermi tutto più difficile.

“Perfetti così”. Disse la fotografa e malvolentieri aiutai Kristen a tirarsi su e liberarsi di quello strumento di tortura che a me invece sembrava così divertente.

Ci salii sopra con i piedi e iniziai leggermente a dondolare quando Kristen venne da dietro iniziando a spingere con tutta la forza che aveva mentre cercavo di aggrapparmi forte alla corda. D’un tratto persi l’equilibrio e mi trovai seduto su quella tavolozza di legno.

“Paura?” chiese Kristen minacciosa avvicinandosi di nuovo e iniziando a spingere facendo forza sulle spalle e sulla schiena.

Non avevo nemmeno il tempo di rispondere che subito era pronta ad accogliermi per spingermi di nuovo. Mi sentivo come un bambino di quattro anni al parco con la madre.

“Perfetto ragazzi!” esclamò entusiasta Peggy che continuava a scattarci foto una dietro l’altra.

“Kristen spingilo e poi vieni verso la macchina!”

Ormai ci avevo preso gusto. Ondeggiavo come uno stupido passandole davanti al viso e mostrandole ogni volta una faccia diversa. Le feci la lingua, la pernacchia, strabuzzai gli occhi, contorsi naso e bocca e ogni volta le sue labbra si schiudevano sempre di più in un sorriso divertito. Finché non mi fermai e tornai ad alzarmi in piedi su quell’affare.

“Gran bella idea Rob!” sorrise Peggy estasiata ed entusiasta. “Kristen perché non lo raggiungi?”

Dall’alto vidi il viso di Kristen contorcersi in un’espressione preoccupata e mi fulminò con gli occhi, ma non sarebbe stato accettato un no come risposta.

 

Il mio intuito mi ha spinto

e solo ora capisco perchè come un druido

 ho il fluido che fa per lei

Non conta quanto sia durato

ma che sia stato qualcosa per cui vale la pena d'aver vissuto

e quindi lascio che la storia abbia il suo corso naturale

ma ti prego fammi capire

perchè sto male

perchè so che domani io mi sveglierò

e sarò ancor del suo profumo intriso

dal suo sorriso ucciso

 

Sorrisi beffardo e allungai una mano per aiutarla a salire, nonostante il mio già precario equilibro. L’accettò volentieri con un sospiro stufo che riuscii a sentire solo io e con l’aiuto dei tecnici si aggrappò alla corda e me la trovai a due centimetri da me, a ondeggiare su uno scadente pezzo di legno.

“Ricordami di ucciderti..” ghignò tra i denti sorridendo.

Scoppiai a ridere. Quanto era bella quando faceva così. “Perché? È tanto brutto stare qui sopra con me?”

La percepivo di nuovo. La bolla, la nostra bolla. Lì su eravamo soli. Potevano vederci, ma nessuno poteva sentirci. Soli. Occhi negli occhi.

Rimase sorpresa dalla mia risposta. “No..” scrollò le spalle. “Anzi..”.

Anzi…

Che voleva dire quell’”Anzi…” ?

Strabuzzai gli occhi. “Vedrai che dopo un po’ non è così mal..” non riuscii nemmeno a finire la frase che persi l’equilibrio rischiando di cadere e di portarmi lei appresso ma si salvai in calcio d’angolo.

Mi guardò divertita. “Dicevi?”

“Hehe..dicevo..che è tutta questione di equilibrio!” risposi con aria di sfida e iniziando a muovere il corpo per ondeggiare più forte.

“Rob smettila!” gridava ridendo.

“Vedi che è divertente?”

Non riusciva a smettere di ridere se non per lanciare un urlo quando credeva di cadere. Si aggrappò forte alla corda ma feci pressione in senso contrario e inevitabilmente cadde.

E io vittorioso le feci la lingua ancora dall’arto del piedistallo che segnava la mia vittoria.

“Idiota..” disse sorridendo e dandomi un’ennesima spinta.

 

Pov Kristen

 

Calmati Kris. È solo un servizio fotografico.

Ripeterlo non rendeva le cose più facili e convincermi era impossibile. Mi sudavano le mani, ma sapevo che non era per il caldo. Col ventilatore puntato addosso, non lo sentivo nemmeno battere sulla schiena.

Seduta su uno sgabello e con le braccia aperte continuavano a farmi scatti, uno dopo l’altro. Lo sguardo all’obiettivo e la mente altrove a chiedersi dove fosse lui in quel momento. Non potevo voltarmi a cercarlo ma ogni tanto i miei occhi si guardavano intorno furtivi sperando di riconoscere la sua sagoma da qualche parte, di vedere i colori sfumati dei suoi vestiti, ma non facevo in tempo a cercarlo che ero subito richiamata all’attenzione della macchina fotografica.

Concentrazione Kris! È solo un servizio fotografico.

Detto così sembrava semplice: un servizio fotografico e niente più.

Ma che cazzo cercavo di mettermi intesta. Altro che niente più.

I miei ormoni ormai erano completamente partiti, dal primo momento in cui l’avevo visto venirmi incontro e sussurrarmi che ero bellissima. E lui. Lui era così semplicemente bello. Con quella maglietta nera su pantaloni beige, gli occhi debolmente socchiusi dai raggi del sole e quel filo di barba che gli stava alla perfezione.

Come potevo concentrarmi quando non facevo che pensare a lui.

Accidenti!

Era così semplice per me essere con lui, come se ci appartenessimo, come se stare insieme fosse la cosa più naturale del mondo. Eppure era tutto così complicato.

Uff! perché dovevo avere tutti quei dubbi? Perché semplicemente non potevo stare con lui senza sentirmi in qualche modo in colpa, verso Mike, verso me stessa.

Pensa a qualcos’altro Kris.

I suoi occhi…

Pensa a qualcos’altro..

Le sue mani…

Cazzo! Pensa ad altro!

La sua bocca…

Cristo! Era più difficile di quanto immaginassi. Non riuscivo proprio a distrarmi. Ma in fondo è così che funziona. Quanto più cerchi di non pensare a una cosa tanto più ti trovi a pensarci ancora più intensamente.

Le sue mani sulle mie, il mio corpo a contatto col suo.

Era naturalissimo per me poggiare le mani dove l’istinto le conduceva. Su una spalla, sui suoi morbidi capelli, sul suo petto.

Aaaaaaa! Così rischiavo di impazzire. Dovevo vederlo, di nuovo! Ma..dov’era?

Continuavo ad avere quel fastidioso ventilatore puntato in faccia e a far ondeggiare la testa a ritmo di una dolce melodia. L’avevo già sentita altre volte,  Breathe me.

Oh si! Respirami! Il suo profumo! Dio! Che bel profumo che aveva.

Continuavano a toccarmi i capelli e le parole della fotografa erano le uniche cose che ascoltavo.

“Perfetto! Puoi alzarti abbiamo finito”.

Mi alzai lentamente felice di poter finalmente guardare in giro in cerca di lui.

“Cerchi qualcuno?”. La sua voce alle spalle mi fece saltare sul posto e mi sentii subito sollevata.

“Te”. Mi pentii subito di quella risposta affrettata che lì per lì non avrei saputo come giustificare.

“Uh che onore…e come mai?”

Ecco appunto. E ora?

Fortunatamente non ebbi bisogno di prendere troppo tempo visto che Peggy si era avvicinata per istruirci su qualche altro scatto. Rimasi ad ascoltarla distrattamente cercando di capire però quello che avremmo dovuto fare. Per quel che mi riguardava, mi bastava averlo vicino. Mi faceva sentire bene.

Prendendo le posizioni che ci erano state indicate ci trovammo faccia a faccia, occhi negli occhi, leggermente piegati in avanti sulle ginocchia, a un metro di distanza.

“Mmm, mantenete le posizioni ma avvicinatevi..”

Facemmo entrambi un passo in avanti.

“Ancora..”

Altro passo.

“Ancora..”

Solo pochissimi centimetri di distanza a separarci.

“Ancora..”

Un altro piccolo movimento e le nostri fronti arrivarono al contatto e le nostre guance si sfioravano e non potei fare a meno di avere un brivido.

“Perfetto!”

Sentivo anche il suo respiro sulle mie labbra, i suoi occhi ad appena un centimetro dai miei. Se mi fossi voltata la mia bocca avrebbe inevitabilmente incontrato la sua.

Durò tutto troppo poco e dovetti allontanarmi di nuovo. Mi misi nella posizione precedente e di nuovo mi persi nei suoi occhi. Cosa, cosa stava pensando? Sembrava così…concentrato e rilassato allo stesso tempo. Cosa pensava? Cosa gli stava passando nella testa? Mi accorsi di aver corrugato la fronte ma non sapevo se fosse per il sole o per la frustrazione di non poter aver rivelati i suoi pensieri.

“Perché mi guardi così?” disse serio in un sussurro.

Presi una breve pausa prima di rispondere. “Niente..” scossi la testa e abbozzai una mezza risata. Alzai leggermente il busto mentre gli veniva detto di avvicinarsi a me.

Sentivo i capelli al vento e anche la mia concentrazione era andata a farsi benedire insieme a loro.

“Guardala Rob!”

Mi trovai i suoi occhi limpidi e concentrati puntati addosso, così pensierosi, come se nascondessero il segreto del mondo.

A che diavolo stava pensando?

“Perché non hai chiamato?” mormorò d’un tratto.

“Che vuol dire non ho chiamato?!”

“Durante l’estate..” spiegò.

Rimasi interdetta per qualche secondo prima di rispondere a quella domanda inaspettata. Quante volte me l’ero chiesto anche io!

“Bè, non mi risulta che tu ti sia fatto sentire..” gli feci notare.

Non rispose, abbassò leggermente lo sguardo mordendosi le labbra che si erano aperte in un mezzo sorriso malinconico.

“Però mi sei mancata..”

Quelle parole sussurrate così d’un botto avrebbero dovuto assalirmi come una doccia gelida, prendermi di sorpresa, eppure, non so. Quasi me le aspettavo. Anche lui mi era mancato. Era un di quelle tante cose che non dicevamo mai apertamente ma che rimanevano implicite nella nostra bolla.

Le mie labbra si aprirono spontaneamente in un sorriso…e lui sorrise con me.

Per volontà di Peggy ci voltammo contemporaneamente verso la macchina fotografica e non ebbi nemmeno occasione di dirgli che era mancato anche a me. Ma, se pure avessi avuto il tempo, era il caso di farlo? Avrebbe cambiato qualcosa? E poi, avrebbe dovuto saperlo? Perché? credeva che le cose potessero essere diverse per me?

Immobile nella mia posizione, in piedi con le gambe leggermente divaricate e la testa un po’ bassa, ripensavo alle sue parole mentre avevo la sua testa letteralmente contro il mio ventre.

Avrei dovuto dirglielo? Almeno quello? O bastava semplicemente un mio sorriso?

 

Era così difficile far finta di niente durante un servizio fotografico, ma quando mi trovavo a guardarlo dritto in faccia, o sorridevo o ero concentrata a scrutare il suo viso. Lui, invece era totalmente rilassato, come se si fosse preparato a tutto quello da una vita. Continuava a fare battute stupide e io ridevo, non potevo farne a meno. Mi sentivo bene, nonostante il vestito corto e scollato che metteva in evidenza la povertà del mio seno. Mi accontentavo di avere almeno le converse ai piedi. Le mie adorate converse.

Scherzavamo uno di fianco all’altro quando d’un tratto mi prese la mano. Rimasi sorpresa per un momento poi capii che gli era stato detto di farlo. Dovevamo tenerci per mano e saltare. Semplicemente saltare, così, per aria, come due perfetti idioti. Ma con la mia mano nella sua, non mi importava, anzi era divertente e dovetti ricorrere a molta forza di volontà per fare alcuni scatti seria. Ma era più forte di me.

“Ora!” Dicevo improvvisamente, saltavamo guardandoci in faccia e ridevamo di quella cosa assurda, ma divertente.

Ondeggiavo sui piedi al ritmo della musica cercando di tenermi il vestito su con la mano libera.

Chissà come sarebbero venute quelle foto. Era il primo servizio fotografico in cui eravamo tutti belli agghindati ed ero davvero curiosa di vederne gli scatti. Chissà come stavamo io e lui insieme. Insomma, come Edward e Bella eravamo perfetti, almeno secondo quanto dicevano tutti. Ma come Robert e Kristen? Come eravamo? Come saremmo apparsi agli occhi degli altri in quel servizio?

C’era stato così tanto in quegli scatti…così…tanto.

Noi mano nella mano, io accucciata su di lui, il suo tenero bacio sulla mia guancia. Quanto avrebbe influenzato tutto ciò sulle voci che ormai giravano libere su di noi? Quanto avrebbe influenzato il mio rapporto con Mike?

Era stupido pensarci, sapeva che non doveva essere geloso, ma… era davvero così? Faceva bene a essere geloso?

Tutti gli sguardi che avevo scambiato con Rob, tutti gli scatti mi passarono sotto agli occhi e mi chiesi quanto di quel servizio sarebbe uscito, e quanto di “noi” ne sarebbe stato ricavato.

Tra un salto e un altro stringevo sempre di più la sua mano istintivamente e nemmeno quando si avvicinavano ad aggiustarmi i capelli mi lasciava andare. E andava bene così.

Andava benissimo finché non fu davvero tutto finito. La sua mano lasciò la mia e piano ci incamminammo verso gli altri per gli scatti di gruppo.

“Tutto bene?”. Era evidentemente preoccupato della mia strana espressione.

“Si, certo” mentii. “E’ solo questo sole fastidioso..”

“Dovresti metterti un po’ all’ombra…mica ti senti male?”.

Che dolce. Era preoccupato che mi prendessi un’insolazione. Persa nei miei pensieri scossi solo leggermente la testa mentre mi grattavo la fronte con un sorriso, quando una scia nel cielo distolse la mia attenzione.

“Uh! mi ama!” esclamai scherzosamente indicando la striscia bianca da poco abbandonata lì da un aereo in movimento.

Continuando a guardare il cielo azzurro sentivo i suoi occhi fissi su di me ma facevo finta di non accorgermene mentre aspettavo la sua risposta.

Mi pensa. Mi sogna. Mi desidera.

Ma invece…

“Mi..fa..impazzire..”

 

Pov Robert

 

“Uh! Mi ama!” disse d’un tratto puntando un dito al cielo.

Si. Ti amo Kristen. Quanto vorrei dirtelo, quanto vorrei trovare il coraggio per farlo, quanto vorrei trovare la forza per rispondere a quello stupido gioco con una delle solite frasi, ma le parole mi percossero il corpo uscendo incontrollate dalla mia bocca.

“Mi..fa..impazzire..”.

Ed era così. Stavo impazzendo, per colpa sua. Lei. Tutto di lei mi faceva impazzire, anche il modo in cui continuava ad osservare quel pezzo di cielo fingendo di non accorgersi dei miei occhi puntati su di lei.

Finalmente come risvegliata da quella stupida farsa tornò a voltarsi verso di me. “C-cosa?”

Sorrisi abbassando il capo. “Niente..” mormorai scuotendo la testa.

“Chi è che ti fa impazzire?” riprese curiosa.

Feci finta di non sentire, in fondo, anche io godevo della mia parte di menzogna, anche io ne avevo il diritto quanto lei. “Andiamo dagli altri” dissi semplicemente liquidando la faccenda e allungando il passo per evitare la sua presa.

 

Una pacca sulla spalla mi destò dai miei pensieri. “Rob tutto bene?”

Possibile che Kellan si accorgesse che c’era qualcosa che non andava anche quando sorridevo a 364 denti?!

Era davvero un ragazzo in gamba, anche a torso nudo era completamente a suo agio. Con un fisico come il suo lo sarei stato anche io. Non potevo fare a meno di esserne invidioso a volte quando osservavo allo specchio il mio fisicaccio da femminuccia promettendomi ogni volta di fare più palestra.

“Si tutto bene!” mentii degenerando in un sorriso assurdo che non lasciasse trasparire il mio cruccio. In realtà ero preoccupato, per Kristen.

Nikki aveva subito preso possesso di lei quando ci eravamo uniti agli altri e non l’aveva lasciata sola un secondo.

Da una parte avrebbe dovuto farmi piacere che lei, la mia fragile Kristen, la piccolina del gruppo avesse qualcuno, un’amica su cui poter contare, ma vederle insieme mi infastidiva e non perché ne fossi geloso o cosa. Non consideravo Nikki una minaccia per me più di quanto ero convinto lo fosse per Kristen. Non mi fidavo. Nessuno mi toglieva dalla testa l’idea che avesse qualche fine secondo e che stesse giocando sporco per raggiungere chissà quale scopo.

E anche in mezzo a tutto quel casino non riuscivo a fermare i miei pensieri.

Lasciai scorrere lo sguardo verso tutti per cercare di distrarmi.

Eravamo un bel gruppo.

Jackson, Edi e Taylor chiacchieravano tra di loro mentre gli veniva fatto qualche scatto, Rachelle si faceva aggiustare i capelli, Peter abbracciava dolcemente Ashley che era a piedi nudi sull’erba secca, Cam meditava da solo accucciato per terra, Kellan si era allontanato da me per mettere in vista il suo corpo davanti la macchina fotografica, e in un angolo Nikki e Kristen.

Non potevo fare a meno di fissarle.

“Sai, non piace nemmeno a me”. Non mi ero nemmeno accorto che Elizabeth si era avvicinata a me. Restai sorpreso dalle sue parole e iniziai a balbettare qualcosa di incomprensibile.

“Ehm..ma..cosa…inten..che..”

“Nikki” mi interruppe semplicemente confermando i miei dubbi. “La vedo..fin troppo buona. Sono preoccupata per Kristen”. I suoi occhi si spostarono da me a loro e insieme le guardavamo parlarsi sottovoce.

Wow. Sapere che non ero l’unico era davvero un sollievo per i complessi e le paranoie che credevo di avere.

“Anche io” ammisi.

“Lo so” rispose subito ammiccando.

Alzai gli occhi al cielo imbarazzato. “E’…tanto evidente?”. Tanto valeva confessare un po’ dei miei pesi a qualcuno.

Corrugò la fronte. “Si” rispose rassegnata.

Cavoli! Perfetto! Allora tutti sapevano o immaginavano e nessuno diceva niente.

“Purtroppo non abbastanza da farle aprire gli occhi”. Sospirò e io insieme a lei. “Non aspettare troppo a dirglielo” assunse un’aria materna.

“Dirle cosa?”

“Ah, questo lo devi sapere tu..ma qualunque cosa sia, digliela prima che sia troppo tardi”.

Non riuscii a rispondere colpito e affondato da quelle parole.

Aveva ragione.

Un giorno, glielo avrei detto. Le avrei confessato tutto, le avrei detto che tutto quello a cui pensavo era lei, le avrei detto che l’amavo. Ma non oggi. Oggi non sapevo cosa aspettarmi e non potevo rischiare. Oggi no.

Mi posò una mano sulla spalla con comprensione e la seguii mentre si avvicinava agli altri per mettersi in posa.

Non dovevo pensarci, non volevo pensarci, non ora. Ma non c’era modo di evitare l’intimità di Nikki e Kristen.

“Dai Rob! Non ci pensare! Male che vada, il mondo è pieno di pesci!” disse Elizabeth cercando di farmi spuntare un sorriso. E sorrisi. Per lei. per lei che mi aveva capito, per lei che era dalla mia parte e anche perché non potevo apparire imbronciato a un servizio fotografico. Mi lasciai scivolare i pensieri addosso cercando di evitare di guardare Nikki che continuava a scherzare con Kris facendola rotare su se stessa, a mezzo metro da me.

Calma Rob!

Peter si avvicinò a me, gli misi un braccio attorno alle spalle per distrarmi ma sentivo comunque le grida di quelle due che roteavano a mani unite come due fuori di testa. Accidenti a Nikki! Ogni sua idea, ogni suo movimento attorno a Kristen mi dava fastidio. Non sembravano i comuni gesti di un’amica, ma sguardi rapaci di un avvoltoio uniti alle tattiche astute di una volpe e all’istinto predatore della pantera che vuole abbattere la sua preda. Era un miscuglio di animali. Come facevo a fidarmi di una creatura simile?!

Chissà, magari mi sbagliavo pure, magari la stavo accusando ingiustamente, ma non potevo togliermi quella idea dalla testa.

Kellan tornò di nuovo verso di me mettendo le braccia sotto le ascelle a mo di gallina e ballando come un pollo a ritmo di musica. Sia io che Elizabeth scoppiammo a ridere e ci appoggiammo scherzosamente al suo petto fingendo di sedurlo per poi continuare a ridere e poggiare le braccia sulle spalle dell’altro per formare una catena umana. E ridendo con loro, con le uniche persone che mi avevano mostrato interesse, riuscii a smettere di pensare e a divertirmi. In fondo ne avevo diritto anche io, cazzo! Al diavolo Nikki che ora aveva preso a ballare con Kris al ritmo di Rehab.

E che cazzo!

Odiavo il modo in cui Kris era così a suo agio con lei. Perché non poteva esserlo anche con me?

Era stupido essere geloso di un rapporto tra “amiche” ma non potevo farne a meno. Più che vera amicizia sembrava che Nikki stesse cercando di accattivarsi astutamente Kristen e l’idea che lo facesse per me e per guadagnarsi il mio interesse mi sfiorò per un secondo.

Non potevo starmene con le mani in mano. Tra le poche possibilità che avevo decisi almeno di mettere in guardia Kristen. Tentare non avrebbe fatto male a nessuno.

Così mentre stavamo sgomberando il campo la chiamai chiedendole di avvicinarsi un secondo.

“Dimmi Rob”

Decisi di dire tutto d’un fiato. “Senti, non so come dirtelo senza farti arrabbiare o senza sembrare paranoico ma… attenta alle persone di cui ti fidi”.

Mi guardò perplessa. Di certo non si sarebbe mai aspettata quella parole da me. Non aveva capito, ovviamente.

“Attenta a Nikki” chiarii scandendo bene le parole e assicurandomi che fossero tutti lontani.

Continuò a fissarmi ma il suo sguardo divenne più attento e…preoccupato.

“Cos’hai contro Nikki?”

Presi un lungo sospiro. E adesso? Come spiegarlo in poche parole senza sembrare presuntuoso. “Io..niente..è solo che…non mi piace” riuscii a dire. “Sono solo preoccupato per te…”

Mi aspettavo una lite, urla, una sfuriata del genere “Non ti azzardare più a dire una cosa del genere sulla mia amica” ma invece…

Invece mi sorrise, dolcemente.

“Rob, so badare a me stessa… ma..grazie…”. parlò dolcemente come se quello che le avevo appena detto fosse entrato da un orecchio e uscito dall’altro.

“Per.. per cosa?” chiesi sconcertato.

“Per preoccuparti per me…non lo fa nessuno, non veramente almeno”.

Prese una pausa. “Grazie..” sussurrò sincera. Poi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.

Si staccò dolcemente, mi fissò negli occhi per un istante interminabile, mi carezzò la guancia ancora in fiamme e mi diede le spalle avviandosi alle macchine.

Sentivo quel lembo di pelle ancora bollente, ancora cercavo di focalizzare la situazione, ancora cercavo di capire come potesse quella ragazza elettrizzare ogni particella del mio corpo quando d’un tratto, ancora abbastanza vicina a me da poterla sentire senza il bisogno di alzare la voce, si voltò per un breve istante. “Ah, mi sei mancato anche tu..”.

E quello fu il colpo di grazia.

 

…e il mondo gira solo perchè ora c'è lei

solo per il suo sguardo che mi fa prendere il volo,

muoio,

vivo per ogni suo respiro

e mentre l'ammiro mi accorgo quanto sia stupenda

e hai sbagliato se pensi che m'arrenda...

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

signora degli anelli: Grazie mille Sabry! ^^ eh..anche io preferisco i POV di Rob…però la storia deve essere raccontata da entrambi i punti di vista xD

Emmettina90: ciau Lu! ^^ hauhaua…hai visto! Ho fatto parlare Kellan! ^^

simo1726: hauahu Grazie mille come sempre Simo! Sei super gentile! Hauhau mi piace il piano che hai ideato per me! Scrittrice, artista, ambasciatrice! Haha…bel film! xD chissà se riuscirò a fare qualcuna di queste cose davvero..

cloe cullen: ahuahau quoto! Vogliamo mettere Robsten col diritto pubblico?! Bleah! La giornata dovrebbe essere di 48 ore…di cui 24 solo per RobSten! Hauahua

Imaginary82: grazie mille! Mi fa piacere che sia arrivato qualcosa anche senza immagini..peròò mi sarebbe piaciuto molto postarle! xD e la penso come te…se non c’era ancora niente..lì è cambiato qualcosa! ^^

E grazie anche per aver visto i video su youtube.. sono commossa.. T.T hihi

Ora però mi assale un dubbio… come ti chiami? xD

ledyang: haha Leti mi fai murì! xD grazie!

lindathedancer: tesoro! Grazie mille! Davvero! Con l’università tutto bene! ^^ solo che tra 10 giorni ho questa benedetta prova intercorso..però spero di aggiornare almeno una volta a settimana…il prima possibile! Anche io mi sono guardata i video 200000 volte per descrivere questi momenti…eheh! Adoro questo servizio! È il servizio per eccellenza! Se ci fossero i video anche di Harper Bazar! Aaaaaa! Ti adoro! <3

kiki1988: hihi grazie tesoro! ^^ mi manchi tantissimooooo! <3<3<3

Sabella: wow! Sono lusingata! Hehe grazie mille! Sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere! ^^ Tu ti occupi di arte? O…di cosa esattamente? ^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Impasse ***


Buon pomeriggioooooo!

Scusate vado di frettaaaa quindi vi lascio subito il capitoletto che non è niente di che..ma serve solo per capire un po’ la confusione di Kristen. Spero vi piaccia lo stesso anche se non  niente di speciale!

Lo dedico alla mia Lucetta..che oggi aveva un esame e stava con l’ansia all’ennesima potenza. Passo sopra al fatto che non hai risposto ai messaggi.. -.-“ ma almeno famme sapè come è andataaaaaa! :0

Comunque magari sto capitolo ti farà rilassare un po’! ^_^

Grazie mille a tutti coloro che mi hanno aggiunto tra preferite, seguite..ecc.. a chi commenta soprattutto..ma anche a chi mi legge. È già tanto per me! Adoroviii!

 

Capitolo 25

 

Impasse

 

POV Kristen

 

“Kris? Tesoro? Ma mi senti?”

Una mano si muoveva ansiosa davanti i miei occhi ancora incantati. Sbattei le palpebre diverse volte facendo scendere una piccola lacrima che si era inconsciamente accumulata sulla palpebra durante il breve stato di trance.

“Tesoro stai bene? Ma…stai piangendo?”

Mi asciugai la guancia e tornai alla realtà ridendo un po’.

“Oh, no Nikki, tutto bene! Mi ero solo…incantata

“Si..l’ho notato..ma è tutta la sera che stai così. È forse successo qualcosa?”

Eh già. Cosa rispondere a quella domanda?

Niente. In fondo era la verità, non era successo niente, ed era questo che mi dava fastidio, che mi faceva saltare i nervi. Il nulla. Assolutamente niente.

Non una chiamata, non un messaggio, nessun minimo cenno di interesse.

Insomma, credevo di aver capito che anche a lui avesse dato fastidio l’assenza di contatto durante l’estate, ma allora perché non aveva chiamato? Perché non si era fatto sentire?

Certo, aveva fatto il primo passo, ma io avevo risposto. Alla fine, gliel’avevo detto. Gli avevo detto che mi era mancato, ed era la verità, ma pensavo sarebbe servito a fare un passo in avanti, pensavo che quelle parole gli sarebbero state utili per farsi sentire ogni tanto, invece niente. Forse mi sbagliavo, forse non voleva farsi sentire, forse non gliene importava nulla.

Forse l’avevo solo detto per mandarmi ancora più in confusione e farmi andare al manicomio.

O forse…non gliene avevo dato per niente il tempo. In fondo, erano passati solo cinque giorni. Cinque giorni dal servizio e ancora mi trovavo a tremare un po’ quando lo vedevo.

Lo osservavo da lontano, e lui non si avvicinava.

“No Nikki. Non è successo niente, solo un po’ di mal di testa..” mentii.

“Vuoi che andiamo via?”

Ah! Quanto mi sarebbe piaciuto. Quell’offerta era davvero allettante soprattutto data la piega che avevano preso le cose, ma non potevo abbandonare una festa, soprattutto una festa organizzata da Teen Vogue a cui eravamo stati gentilmente invitati. Per quanto la prospettiva di tornarmene a casa era decisamente invitante, non potevo. Sarebbe stato troppo maleducato. E poi, volevo restare. Non potevo andare via senza sapere cosa stessa facendo. Almeno stando lì, avrei saputo le sue mosse, anche se a distanza. Ancora non riuscivo a crederci.

Appena cinque giorni prima il paradiso, ed ora l’inferno. Anzi, inferno non descriveva appropriatamente la situazione. L’inferno è caldo, lui invece era gelido. Nemmeno una foto insieme. Solo un freddo e distaccato “Ciao” e poi mi aveva lasciata con Nikki per tutta la serata.

Ripensavo alle sue parole, ai suoi avvertimenti su Nikki. Davvero non riuscivo a capire cosa avesse contro di lei. Nikki si era sempre dimostrata una buona amica, nei miei confronti almeno e il fatto che non parlasse più di Rob e sembrava non provarci più mi rendeva tutto più facile. Perché invece Rob aveva brutti presentimenti su di lei? che sapesse qualcosa che mi era ignoto? Perché avvertirmi? Perché preoccuparsi per me?

L’idea che Nikki mi stesse manipolando per arrivare a Rob mi sfiorò per un millesimo di secondo ma l’abbandonai subito. Non poteva essere, non sarebbe mai arrivata a tanto. Oppure..oppure era Rob che si stava inventando tutto diffamandola ai miei occhi per… per cosa?

Ah! Che gran casino. Non sapevo a cosa, a chi credere.

Ma forse era stato tutto un malinteso, uno stupido malinteso.

Insomma, se Nikki voleva Rob, poteva benissimo prenderselo, glielo avrei lasciato.

Oddio! Ma cosa mi trovavo a pensare! Non si può lasciare qualcosa che non si ha. Eppure pensare in quel modo mi veniva così spontaneo.

Nonostante Mike avesse passato gli ultimi giorni con me, a volte dimenticavo che ero fidanzata, come se lo accantonassi semplicemente, come se Mike fosse…un ricordo che ogni tanto veniva a trovarmi.

Mi aveva chiesto del servizio, di come era andato.

“Bene..” avevo risposto semplicemente evitando i particolari. Ovviamente non gli bastava. Voleva sapere, voleva vedere le foto. Avevo sviato l’argomento dicendo che non le avevo viste nemmeno io. Dio! Quante bugie! Una dietro l’altra, una catena interminabile.

Chissà se prima o poi sarei uscita allo scoperto.

Le avevo viste quelle foto, eccome se le avevo viste! Anche troppo bene..e il solo pensiero che nel giro di un paio di mesi sarebbero uscite su tutti i siti internet e apparse agli occhi di Mike, mi mandava in ansia. Chissà quali avrebbero scelto. C’erano così tanti scatti, centinaia di scatti. Piccoli momenti catturati da un semplice Click, quando non pensavo nemmeno che stessero scattando. Pensai a quello che avevo letto tra le speculazioni.

Guardate come lo guarda…

Lui se la mangia con gli occhi…

Era vero. Lo guardavo. Lo osservavo, mi perdevo nei suoi occhi. e per lui? era vero anche per lui? anche lui mi mangiava con gli occhi? che fossi io la ragazza che lo faceva impazzire, come aveva detto lui?

Evidentemente no, per evitarmi tutta la serata senza neanche degnarmi di uno sguardo.

Eppure..

Ah! Ma al diavolo! Non sapevo più cosa pensare. Quello che sapevo era che qualcosa stava cambiando, qualcosa doveva cambiare e qualcosa sarebbe cambiato. Non sapevo come, né quando né perché, ma ne sentivo il bisogno. Non ero più…intera. Non ero più rilassata, tranquilla, sciolta.

Avevo bisogno di un cambiamento. Forse avrei potuto tagliare i capelli, o cambiare il colore o pettinatura.

Ma che stronzate. Come poteva una nuova pettinatura mettere in ordine il casino che avevo in testa. Non sapevo nemmeno io da dove iniziare, figuriamoci un parrucchiere.

Sentivo solo la necessità di parlare, confidarmi con qualcuno, liberarmi. E Nikki era lì.

“Kris! Vuoi che andiamo via?”. Mi accorsi allora di non aver nemmeno risposto alla domanda che mi aveva fatto tre ore prima. Dovevo essermi incantata di nuovo.

“No no tranquilla..” dissi distratta vagando con lo sguardo per la stanza in cerca di lui.

“Chi cerchi?”. Nikki non si lasciava sfuggire niente e mi rivolse uno sguardo di intesa.

“Nessuno..”

Non era per niente convinta della mia risposta ma scrollò le spalle con l’aria di chi la sapeva lunga.

Potevo fidarmi di lei? decisi di sì. In fondo non le avrei detto niente di più di quello che sapevo anche io. E io stessa sapevo molto poco, quindi…

“Nikki..senti..” esitai prima di avere la sua attenzione. “Mettiamo caso che ci sono due persone che sono amiche…

“Due persone che conosco?”

Ehm…non potremmo restare sul vago?”

“D’accordo..” sorrise.

“Bene..quindi..c’è..questo ragazzo...chiamiamolo..Tony..e una ragazza che chiamiamo Gina..”

“Tesoro non ti offendere ma la tua fantasia zoppica un po’..che nomi orrendi..”

“Non è questo il punto, Nikki!”

“D’accordo, scusami..vai avanti..”

Ok…”. Era davvero difficile trovare le parole adatte quando nemmeno io sapevo come spiegare quella situazione. “Bè..diciamo che questi due si piacciono..cioè no, non si piacciono, cioè si forse si piacciono però non lo sanno di piacersi..o forse lo sanno ma non lo dicono, perché..Tony si comporta in modo strano..e Gina..ha un ragazzo che non è Tony..ma che non la fa sentire come lui..” Dio che confusione che avevo in testa! Il discorso non aveva un filo logico, o forse lo aveva solo per me.

“..però…nessuno dei due fa niente…bè si…tu…tu che faresti?”

Nikki mi guardò perplessa. “Ma..se fossi..Tony o se fossi Gina..?”

Sapevo che non avrebbe capito, ma non mi aspettavo che lo facesse dopo quel monologo contorto. “Sai una cosa? Lascia stare..non importa..è una cazzata..”

Kris…è una cazzata solo se la rendi così. Toglimi una curiosità.. Per caso questo Tony è un ragazzo alto, coi capelli biondi, bello da morire…che ha evitato Gina tutta la serata?”

N-no..”. dissi insicura.

“Questo No tra le righe è scritto Si?”

Io stessa avrei capito dal tono della mia voce che stavo mentendo.

Non dissi niente, sospirai forte e abbassai lo sguardo sconfitta. Annuii.

“Tesoro..ti sei innamorata di Rob!?” urlò sorpresa.

“Nikki! Abbassa la voce!”. Fortuna che la musica aveva coperto la sua voce. “E poi sei matta?! Ma che innamorata! Non ho mai detto una cosa simile..”. Non ero innamorata di Rob, non potevo esserlo, non dopo qualche mese che lo conoscevo. Non ero innamorata di lui.

Nikki mi guardò ammiccante chiedendo qualcosa di più.

Hey! Non guardarmi così! Non ho mai detto di essere innamorata di Rob! Forse..e dico forse…c’è una piccolissima attrazione..ma niente di più”. Mi pentii subito di averne parlato con Nikki o di averne parlato in generale. Tenermi tutto dentro era un conto, ma dirlo ad alta voce era un’altra cosa. Era come ammettere tutto, come se fosse tutto davvero reale.

Nikki continuava a fissarmi con un’aria strana sul volto, difficile dire se fosse più sorpresa o preoccupata o…stufa?

“Nikki! Smettila di guardarmi così! È solo una stronzata e poi io sono fidanzata..”. Sentivo che quella scusa, o meglio quella realtà, avrebbe retto ancora per poco. Per quanto ancora avrei potuto continuare a tirarla in ballo ogni volta che mi trovavo in difficoltà.

“Esatto Kris! Tu sei fidanzata! come fai a dimenticarlo?” mi assalì d’un tratto.

“Io..non lo dimentico..”

“Credevo che tu amassi Mike..”

“Lo amo..” le parole erano uscite da sole dalla mia bocca, ennesima giustificazione.

“Allora perché questi dubbi? Perché questi problemi?”

Che palle! Non avrei mai dovuto parlargliene. Non c’era modo di spiegare a parole quello che provavo. “Nessun problema Nikki. Volevo solo sfogarmi un po’. Tutto qui. E ti ripeto, non ho mai detto di essere innamorata di Rob e infatti non lo sono.”

“E’ un bel guaio..”

Adesso iniziava a darmi sui nervi. “Ma che guaio?! Era solo per parlare..e comunque se anche fosse il problema sarebbe mio..quindi lascia stare..”

“Kris..”

“Nikki davvero..insomma..non so nemmeno lui cosa pensa. Guardalo..non mi ha parlato tutta la sera e si diverte come un matto..quindi davvero…dimentica tutto..”. ormai ero scoppiata, dentro ero scoppiata. E fuori invece facevo la bella faccia, la Kris rilassata.

“Bè il mio parere però lo hai chiesto quindi te lo do lo stesso”.

Rimasi in attesa senza parlare.

“Per quello che può contare..credo che dovresti dimenticare anche tu. Insomma..Rob..non è nulla di che, è un ubriacone che si diverte a prendere in giro le ragazze..”

“Credevo ti piacesse..”

Scoppiò in una fragorosa risata. “Ma scherzi? Era solo per gioco..insomma guardalo lì”.

Mi voltai e lo vidi a ridere e scherzare con una ragazza di cui non ricordavo nemmeno il nome. Sentii la gola bruciare.

“Tu sei qui a roderti per lui, e lui invece se la spassa con la prima che capita. Dai retta a me Kris. Tu meriti di meglio…meglio di un inglese qualunque che si ubriaca alla prima occasione”.

Le sue parole mi penetrarono dritto nel petto colpendomi il cuore con una fitta improvvisa.

“Fatti passare questa sbandata, non pensarci e torna da Michael. Lui è il tuo ragazzo, lui è quello giusto per te..Fidati”

Si fermò, con le mani sulle mie spalle e mi abbracciò lentamente mentre io con lo sguardo ancora corrugato, non sapevo cosa dire, cosa rispondere. Non avrei risposto.

“D’accordo..?” chiese continuando a tenermi per le spalle.

Forse avrei dovuto ascoltarla..chi meglio di lei, meglio della mia migliore amica poteva consigliarmi su una situazione così…assurda?

Annuii debolmente.

“Brava” sussurrò come una madre che ha insegnato alla figlia a mangiare col cucchiaino senza sporcarsi tutta.

“Grazie..”. Le mie labbra si mossero impercettibilmente emettendo un suono debole e decisamente poco convinto.

“Di niente tesoro. Sono felice di averti fatta ragionare”

Tornai con lo sguardo fisso su di lui. per la prima volta in tutta la serata si voltò e i suoi occhi incontrarono i miei, per un istante, un brevissimo istante prima che il fuoco che mi bruciava dentro mi costringesse a voltare lo sguardo. Avevo davvero bisogno di una sigaretta.

 

La notte si deve dormire
ed ogni pensiero chiarire
se la tua vita ti appare diversa
magari sei tu che non sei più la stessa
Il cielo col buio è uno specchio
le case diventano lucciole
ed io che non riesco a mostrare emozioni
ed io che non riesco più a vivere

 

Forse Nikki aveva ragione, forse avrei dovuto abbandonare tutto, non pensare a niente, non pensare a lui. Ma provare a non pensarci mi portava inevitabilmente a pensarci. Era un circolo vizioso senza via d’uscita. Impasse.

Le parole di Nikki mi rimbombavano nelle orecchie come un martello pneumatico ansioso di scavare nella mia coscienza.

Uff! e ora? Che facevo? A chi davo ascolto?

Rob mi diceva di non fidarmi di Nikki, Nikki diceva di non fidarmi di Rob. Più semplice di così.

Mia madre entrò nella stanza senza bussare interrompendo i miei pensieri.

“Kris tesoro, vuoi qualcosa?”

“No, mamma…non voglio niente..”

“Ma è tutto il girono che sei chiusa qui dentro..”

Eh già. Un altro giorno senza sentirlo, senza un messaggio, senza notizie. E senza Mike per giunta.

“Potrò stare ogni tanto in camera mia senza pensare a nulla?!”

Buttai subito la scusa del troppo lavoro, per non parlare della scuola che avrei dovuto ricominciare a breve. Un’altra grande rottura di palle. Proprio ora che avrei dovuto girare un altro film.

“Bè..ti ho portato dei biscotti..”

“Mamma ti ho detto che non mi serve niente!”. bene, ed ecco il mio caratteraccio spuntare subito fuori. Cazzo! Ora anche con mia madre me la prendevo, proprio lei che era sempre lì ad aiutarmi. Che stupida! “Scusami mamma…” dissi subito pentita tirandomi a sedere sul letto.

Mi sorrise. Quanto l’amavo.

“Sono al cioccolato?” chiesi d’un tratto affamata. In fondo non avevo mangiato niente tutto il giorno.

Annuendo compiaciuta si mise a sedere sul letto guardandomi divorare un biscotto dietro l’altro.

“Amore..lo so che..che a volte è difficile..che hai solo 18 anni e può essere stressante..ma sappi..che nessuno ti costringe a fare niente..puoi sempre abbandonare se vuoi..”.

Mia madre. All’inizio non le era andata a genio l’idea che volessi far parte di questo mondo, di quel mondo che era un po’ anche suo. Sapeva bene cosa voleva dire. Sacrifici, sacrifici e sacrifici. Nemmeno io avrei voluto una cosa del genere per mia figlia, ma se quello fosse stato il suo sogno, non glielo avrei mai impedito. E così era lei. sapeva che lo volevo, eppure ogni tanto si sentiva in dovere di ricordarmi che dopo tutto, ero solo una ragazza normale, una ragazza come tante, ero sempre la sua bambina.

“Lo so mamma, ma io lo voglio fare. Questa ormai è la mia vita, recitare è…è tutto per me. Non potrei allontanarmene nemmeno volendo. È l’unico momento in cui riesco a sentirmi me stessa pur essendo qualcuno completamente diverso..è difficile da spiegare..”.

Non avrei mai potuto abbandonare. Essere attrice era parte di me, e i sacrifici che facevo non facevano che rendere il mio lavoro più soddisfacente.

“Lo sapevo..” disse mia madre sorridendo. “Ma allora..perchè oggi questo umore tetro? Quando ti chiudi in camera…due sono le cose. O non è andata bene a lavoro o hai litigato con Mike. A lavorare per ora non stai lavorando…quindi…hai litigato con Michael? Dov’è?”

Accidenti, che volpe che era. Non immaginavo che notasse tutti quei particolari. “No, con Michael tutto bene..”. Relativamente, avrei dovuto aggiungere. “E’ fuori città per lavoro..”

“Allora cosa è successo? Qual è il problema?”

“Sono solo..un po’..confusa”.

Mia madre mi guardò meravigliata. “Bè…questa mi giunge nuova. Ti conosco come le mie tasche e sentirti dire che sei confusa è una novità. Insomma ti ho vista in imbarazzo, timida, in difficoltà eppure sempre determinata e con le idee chiare. Tu li affronti i problemi. Non scappi”.

Dio! Quanto aveva ragione! Quella ero! Ero sempre stata così. E ora cosa mi era successo? Mi lasciavo abbattere dai passa parola, dalle voci e dai dubbi. Dalle bugie.

Basta. Doveva finire. Volevo la vecchia Kristen indietro.

“Sai una cosa? Hai proprio ragione mamma!” mi alzai dal letto di fretta e furia mettendo le prime cose decenti che mi capitarono sotto mano.

Bè…e ora che fai?”

“Esco! Vado ad affrontare i miei problemi. Prendo la macchina. Non aspettatemi per cena”. Feci per scendere dalle scale poi tornai indietro nella mia stanza dove mia mamma ancora interdetta era seduta sul letto.

“Grazie!” le dissi riconoscente stampandole un bacio sulla guancia.

“Di niente tesoro..”

 

Senza andata né ritorno…
sto sprecando un'altro giorno in più
per vivere e ricominciare
per sognare un cielo azzurro all'orizzonte senza nuvole

 

Bene Rob! Volevi che chiamassi durante l’estate, volevi che mi facessi sentire? Eccoti il ben servito, sto arrivando. Così al diavolo i doppi giochi e le mezze verità. mi dirai che cavolo ti passa per la testa e per quale assurdo motivo ti comporti come un affetto da personalità multipla.

Il cielo iniziava a scurire ma conoscevo la strada bene e puntai la Mini Cooper dritta all’albergo dove alloggiava.

Misi la macchina nel parcheggio e a passo svelto mi diressi all’entrata.

Era il momento della verità.

“Mi scusi..il signor Pattinson..?” chiesi all’addetto.

“Mi spiace signorina, il signore non c’è in questo momento”.

Rimasi a bocca asciutta. “Come non c’è? E dov’è?”

“Questo non lo so. È uscito un paio d’ore fa”

Perfetto. Chissà dov’era andato. Ancora una volta io a farmi mille problemi e lui a spassarsela da qualche parte.

Mi sedetti sulla poltroncina della hall decisa ad aspettarlo. Ormai ero lì, tanto valeva arrivare fino in fondo.

Non dovetti aspettare molto, dopo appena un quarto d’ora lo vidi entrare, ma..rimasi scioccata da quello che vidi.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

ledyan: ma che mostro numero 2! Non posso togliere questo privilegio alla sere! Muhamuha! “Farfallina bella bianca, vola vola e mai si stanca. Vola qua, vola là, va a posarsi proprio qua..” huahauhau.

edwardina twalentina: Grazie mille! ^^ ..il motivo per cui sarebbe meglio che non si fidasse di Nikki…lo scoprirai col tempo. Per il momento nessun motivo particolare..solo il sesto senso di Rob! ^^

erika1975: hehe..lo so che sto andando un po’ per le lunghe..ma quando inizio a scrivere mi sembra tutto importante e non riesco a tralasciare niente!

signora degli anelli: Grazie mille Sabry! Bè..non so se Nikki abbia incantato Rob o no. A mio modesto parere..manco morta.. -.-“ Roma…ehm..ci vuole ancora un po’! XD

simo1726: Simo! ^^ grazie come sempree! ^^ e grazie per il messaggio! Hehe. Anche secondo me il Giappone è stata la prova decisiva..lì si mangiavano proprio con gli occhi! non vedo l’ora di arrivarci! Hehe. Scusa..vorrei scrivere altre cose ma oggi sono di frettaaa :S grazie milleeee

cloe cullen: hauhau grazie mille Cloe! ^^ muhamuhaß risata diabolica ß capisci a meee! xD muhamuha

Emmettina90: hauhaua scusa ma Kellan mi viene spontaneo immaginarlo un po’ così. Sarà che non so niente di lui e che tutti lo associano a Emmett xD Perché non rispondi ai messaggiiiiiiiiiii?! :@ come è andato l’esameeee?

Imaginary82: hihi! Il dubbio che mi assaliva era come ti chiamavi xD Mi fa piacere conoscere i nomi di chi mi commenta così assiduamente! *_* vi adoro! E grazie milleeee! *_*

ariel7: Grazie mille Letiii! *_* spero di non impazzire e di riuscire a costruire tutto in modo decente! :S

lindathedancer: ciau tesoro! Sto bene! Grazie mille! ^^ e tu?

Grazie mille per i complimenti! *me commossa* T.T hehe. Adorotiii!

Peccato davvero che non ci sia il servizio.. L

Sabella: Ciaooo! Wow! Che bel lavoro..io adoro l’arteeee! *_*  Grazie mille per i complimentiii! Scusate se queste risposte non sono molto esaustive ma come ho detto vado un po’ di fretta xD

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Are you there? ***


Salve. Vado un po’ di fretta (chiedo scusa per rispondere alle recensioni in modo affrettato)  quindi vi lascio questo capitoletto! Spero vi piaccia. La canzone che mi ha ispirato e da cui infatti ho tratto alcune parole si chiama Are you there degli Anathema. Mi piace moltissimo. Ascoltatela se vi va.

Bene…ora mi dovrei mettere a studiare che domani ho un test e non so una minchia! XD muhamuha..meno male che non è valutativo se no stavo fresca.. mi sa che domani sul foglio al posto del diritto ci scrivo la storia di RobSten xD haha..

 

Bene…alla prossimaaaaaaaaaaaa!

Adorovi! Grazie a tutti, tutti tuttiiii! ^_^

Capitolo 26

 

Are you there?

 

POV Robert

 

“Un’altra per favore”.

“Rob, ne hai già prese quattro, non credi di stare esagerando un po’?”. Perfetto. Solo quello ci mancava, giusto la predica della cara Nikki a ricordarmi quanto la mia vita facesse schifo.

Ma stasera non ero proprio dell’umore per sorbirmi le sue lamentele.

“Nikki, non è serata”

“Rob, non è mai serata per te..”

“Saranno pure cavoli miei o no?!”. Presi l’altra birra che mi era stata allungata e mi ci attaccai.

“Bravo, è così che risolvi i problemi? Ubriacandoti?”

Ma che cazzo voleva quella stasera?

“Senti, numero uno..io non ho nessun tipo di problema…e lettera B non sono per niente ubriaco..”. Non ero ubriaco, solo un po’ brillo.

“Ah certo..infatti parli proprio come una persona lucida..”.

“Lasciami in pace..” biascicai attaccandomi ancora alla bottiglia.

“Non puoi annegare i problemi con l’alcol!”.

“Ma io non li annego, li annaffio..”

“Rob!! Apri gli occhi! Lei non ti vuole!”

“E perché cazzo credi che stia bevendo!?”. Ero esploso eppure ero stranamente calmo. L’alcol mi faceva quell’effetto. Mi faceva essere molto esplicito e rassegnato. Forse era per questo che mi piaceva bere ogni tanto, per dimenticare, per smettere di soffrire. Anche se il mio stomaco iniziava già a pensarla diversamente.

“Sei davvero un’idiota. Cerchi quello che non hai senza vedere nemmeno quello che hai”.

D’accordo, forse ero un po’ brillo, ma non mi ci voleva una laurea per capire a cosa si riferisse. Ero stufo di tutti quei giri di parole.

“Parli di te Nikki?”  iniziai allungando una mano per sfiorarle il viso. “Mi vuoi? Eccomi! Sono tuo”. Feci per avvicinarmi ma si scansò disgustata.

“Sei ubriaco Rob”.

Sbuffai rumorosamente. “Io..non..sono..ubriaco..”. Anche se la mia voce diceva tutto il contrario.

“Ti chiamo un taxi”.

Mi accasciai con la testa sul bancone, godendo del freddo del marmo di quel night club. Non  volevo pensare a niente, ma chiudendo gli occhi il suo viso mi apparì automaticamente, e con l’alcol che mi circolava in corpo era anche più difficile controllare e reprimere i miei pensieri.

Ah…mi sei mancato anche tu.

Eh già. Si era visto come gli ero mancato. Dovevo essergli mancato avvero tanto per consolarsi col suo ragazzo il giorno dopo. E io da vero idiota ci avevo pure sperato. Solo uno stupido patentato come me poteva credere che stesse dicendo sul serio. Che gran figlia di puttana. Ce l’avevo a morte con lei. La verità mi avrebbe ferito certamente ma quella bugia, non riuscivo a digerirla. Perché? Non una chiamata. Non un messaggio. Ero davvero stufo di farmi mille problemi per niente. Pensavo di riuscirci, di riuscire a resistere, ma le delusioni, scottanti, una dopo l’altra, erano troppo forti. Quante altre botte poteva accusare il mio cuore.

Non lo sapevo, per il momento galleggiava nella birra, e andava bene così.

Due braccia mi presero e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai in un taxi. Grandioso. Perfetto per alleviare il voltastomaco. Senza nemmeno pensarci mi stesi sul sedile sperando di non vomitare.

“Siamo arrivati. Vuole una mano a scendere?”

Aprii leggermente gli occhi e vidi la strana figura da cui provenivano quelle parole. Era tutto offuscato.

“Mmm..uhmm..n-no..grazie..faccio da solo”.

Il breve pisolino che mi ero concesso mi diede la forza di tirarmi su e di scendere dalla vettura senza crollare a terra. Trascinando i piedi mi appoggiai alla ringhiera per salire gli scalini ed entrando le forti luci gialle della sala mi diedero un capogiro. Iniziai a barcollare spasmodicamente. Sarei finito a faccia per terra, lo sentivo, ma proprio nel momento in cui le mie ginocchia crollarono qualcosa mi afferrò.

 

Are you there?        / Ci sei?
is it wonderful to know /         E’ davvero meraviglioso saperlo
all the ghosts... / tutti i fantasmi…
all the ghosts... / tutti i fantasmi…
freak my selfish out / Il mio egoismo esce fuori…
my mind is happy / la mia mente è felice…
need to learn to let it go / ho bisogno di imparare a lasciar perdere…
I know you'd do no harm to me / so che non mi faresti alcun male.

 

POV Kristen

 

Lo vidi avvicinarsi lentamente, con gli occhi socchiusi e ondeggiare sui piedi come una molla rotta. Non potevo credere ai miei occhi. Non poteva essere lui. Ma..che cavolo aveva combinato? Rimasi con la bocca spalancata a fissarlo dalla vetrata mentre trascinando il corpo riusciva a stento a salire le scale. Sembrava non riuscire a reggersi in piedi e quando entrò nella hall le poche forze che aveva lo abbandonarono improvvisamente. Corrugò il viso in una smorfia di fastidio e vidi le sue ginocchia tremare e iniziare a cedere.

Non sapevo che diavolo aveva passato, ma non potevo lasciarlo cadere sul pavimento. Senza pensarci due volte corsi verso di lui nello stesso istante in cui lo vidi accasciarsi per terra riuscii ad afferralo giusto in tempo, trovando chissà come l’equilibrio giusto nonostante il peso del suo corpo sul mio spingesse entrambi per terra.

Subito due facchini corsero in mio aiuto e li seguii mentre lo portavano in camera. Li liquidai con qualche banconota pregandoli di non spargere la voce e assicurandoli che sarei rimasta io.

Chiusi la porta dietro di me sospirando ed andai verso il letto, dove l’avevano steso.

Mi inginocchiai all’altezza dei suoi occhi chiusi scostandogli i capelli dal viso pallido.

“Rob..ma che hai fatto?” sussurrai credendo di parlare da sola.

Invece improvvisamente aprì gli occhi facendomi saltare e con un scatto afferrò la mia mano.

“Kristen..sei..qui?”

Sospirai di spavento. “Si..sono qui..”

Strinse più forte la mia mano. “Aah, sto sognando..”. Mi bastò quella ventata del suo alito per rendermi conto di quanto aveva bevuto.

“No Rob, non stai sognando..”.

“Sei qui..” ripeté ancora mentre si contorceva su se stesso. Lasciai la sua mano e spostandomi verso il basso iniziai a slacciargli le scarpe.

“Che ci fai qui?” disse trascinando le parole.

“No, la domanda giusta è ‘Che diavolo hai fatto?’ Rob, che ti è passato per la testa? Perché hai bevuto?”. Riuscii finalmente a sfilare le scarpe.

“Aaaah, perché ti amo Kris. Lo vuoi capire che ti amo? Perché non mi credi? Perché non lo vedi?”.

Buttai le scarpe sul pavimento. Unico modo per sfogare la mia reazione a quelle parole assurde.

“Sei ubriaco Rob” dissi prendendo una salvietta dal comodino e passandogliela dolcemente sul viso. “E sei tutto sudato”

Iniziò a ridere. “E’ vvvverooooo…soooono uuubbbriacooo”.

“Ecco appunto..”

“Ma è vero che ti amo. Ti amo davvero..”.

“Se…poi ne riparliamo eh? Magari quando sei lucido..”

Allungò un braccio e con la mano gelida mi accarezzò il viso. Rabbrividii.

“Rob..sei..ghiacciato..”

“Ho..f-freddo..”. iniziò a tremare.

Mi allungai e afferrai il pleid piegato ai piedi del letto, ma nel tornare indietro la sua mano forte e sicura catturò il mio braccio e mi trovai stesa accanto a lui con la coperta su di noi.

Stavo per esplodere, quando vidi i suoi occhi lucidi e una lacrima scendere piano sul cuscino.

Iniziò a tremare più forte e nonostante sapessi che gli improvvisi cambiamenti d’umore sono i tipici sintomi di una sbronza non potei fare a meno di preoccuparmi.

“Rob..” bisbigliai stranamente terrorizzata.

“Kristen..resta qui. Ti prego! Non mi lasciare!”. Detto questo scoppiò in lacrime e stringendosi a me chinò il viso sul mio petto.

Non..non riuscivo a spiegarmi una situazione simile. Vederlo così fragile era inconcepibile, impensabile per me. Cosa era successo di tanto grave da farlo agire così?

È vero, una sbronza non è che una sbronza e l’avevo sperimentato anche io ma, ma quelle lacrime. Piene di sofferenza, piene di dolore. Cosa gli stava passando per la testa? Cosa gli era successo?

Era il momento meno opportuno per porsi domande, avrei avuto le risposte il giorno dopo. Per ora, dovevo, volevo solo stargli vicina.

Sistemandomi meglio, aprii le braccia in modo da accoglierlo verso di me, circondandogli le spalle quel poco che potevo e carezzandogli dolcemente i capelli. Pianse più forte.

“Ssssh, va tutto bene.. Sono qui..” sussurrai cullandolo.

E finalmente sembrò calmarsi, il suo respiro si fece più regolare mentre beato si lasciava andare alle braccia di Morfeo…o meglio..alle mie.

 

Il profumo dei suoi capelli mi stuzzicava le narici portandomi ad affondare il viso sul suo. Si mosse impercettibilmente e nello stesso istante aprimmo gli occhi. Solo allora mi resi conto che il mo viso era a due centimetri dal suo, le nostre labbra quasi sfioravano e sentivo il calore avvampare dalle sue gote ancora rosse fuoco.

Presi un lungo respiro, restando immobile. Stranamente, non mi dispiaceva quel contatto, non me ne sarei allontanata. Non c’era nulla di male.

“Kristen..” sussurrò contro le mie labbra.

“Come ti senti?” chiesi sincera passandogli una mano tra i capelli. Era più forte di me. Non riuscivo proprio a controllare i miei movimenti quando ero con lui.

“Ora, benissimo..”. Quelle parole mi scaldarono il cuore, come se le avesse dette pensando a me. Gli sorrisi e ricambiò.

Poi improvvisamente la sua bocca tornò ad essere una linea dritta e scostandosi quasi impaurito si mise velocemente in piedi con le forze che aveva recuperato durante la notte ma che evidentemente gli davano ancora il mal di testa.

Rimasi qualche secondo ancora stesa e solo quando ebbi realizzato i suoi movimenti, mi misi a sedere sul letto prendendo da terra le scarpe che mi ero inconsciamente sfilata durante la notte.

“Kristen..cosa..cosa ci fai qui?”

Mi guardò perplesso mentre con tutta la calma di questo mondo mi annodavo i lacci.

Mi alzai lentamente stiracchiandomi un po’ e lasciando scricchiolare collo e schiena.

“Eri ubriaco..ieri sera..e..”

“Si ricordo che ero ubriaco, ma che ci fai qui?” il suo tono divenne improvvisamente duro, come se fosse arrabbiato per qualcosa.

“Ehm..tu..mi hai chiesto di restare..”

“E tu sei rimasta..perchè?”

“Perché..perchè tu..me l’hai chiesto?”. Arrancavo in quelle risposte sconclusionate, ma solo perchè le sue domande erano inconcludenti. Dove voleva andare a parare?

“Si ma perché?”

“Rob stiamo giocando al gioco dei perché?”. Improvvisamente iniziai a essere infastidita da tutta la situazione.

“Voglio solo sapere perché sei rimasta quando ti ho chiesto di farlo”.

Già? Perché ero rimasta? Perché mi dispiaceva vederlo soffrire, forse? O perché volevo davvero restare con lui?

“Bè..perchè sei mio amico..e..”

“Già..amico. Sai una cosa Kristen? Sono proprio stufo!” scoppiò improvvisamente alzando il tono di voce come se dovesse farsi sentire a km di distanza. “Sono stufo di tutta questa situazione. Sei tu! È colpa tua..è sempre colpa tua! Mi hai davvero rotto! Non ce la faccio più con te!”

Mi sbatté quelle parole in faccia con tutto il disprezzo di cui era capace, mentre io, immobile, ero pietrificata. Non potevo credere a quello che gli stava uscendo di bocca. Non volevo crederci. Da dove veniva tutto quell’odio? Ricacciare dentro le lacrime fu difficilissimo, ma era nulla in confronto al dolore che quella parole mi provocarono al petto. Lui. proprio lui, che mi aveva lodato così tanto, che mi aveva consolato nei momenti di sconforto, che mi era stato vicino quando ne avevo bisogno, che una settimana prima mi dava elettricità al solo contatto, mi stava dicendo quelle cose. Non poteva essere vero. Doveva essere un incubo.

Avrei voluto sbraitare, urlare, prenderlo a pugni ma invece mi limitai solo a dire: “Buono a sapersi..” con la voce che tremante si bloccò in gola portandomi a tossire.

“E il tuo ragazzo Kris?!”

Ecco che di nuovo mi chiamava in quel modo. Non lo sopportavo. Sembrava che la mia breve affermazione non l’avesse scolpito per niente. Continuava a guardarmi con lo sguardo duro e gli occhi scintillanti per la rabbia.

“Stai ancora con lui, no? Dove l’hai lasciato eh? Ve la siete spassata questa settimana?!”

Come si permetteva di dirmi quelle cose. Finalmente riuscii a farmi forza dentro e a urlargli le parole in faccia come stava facendo lui con me.

“Questi non sono affari che ti riguardano!” urlai.

“Già Kris! Non mi riguardano! Non mi riguarderà mai!”.

Di nuovo incontrai i suoi occhi gelidi.

“Vai via Kris! Devo farmi una doccia!”

D’un tratto sparì tutto. La rabbia, il dolore, la confusione e tutto ciò che rimase a infuocarmi il corpo fu la delusione. Mi morsi le labbra sperando di riuscire a parlare.

“Non posso crederci..e io che sono anche rimasta tutta la notte mentre piangevi e tremavi per il freddo! Ma a che diavolo pensavo? Sei un’idiota Rob! Anzi, no! L’idiota sono io! Avrei dovuto dare retta a Nikki. Non dovevo venire!”

“Che c’entra Nikki?”

“Niente..”

“Perché sai venuta Kris?” continuò a gridare. Non capiva che più urlava più avevo voglia di scappare da quella gabbia che cominciava a chiudersi su di me facendomi mancare l’aria. Volevo solo correre via.

“Non ha più importanza!” sussurrai. “Che stupida sono stata..e dire che ti ho anche creduto per un istante..che idiota!”. Presto detto. La rabbia tornò nuovamente in superficie riuscendo, grazie a dio, a bloccare le lacrime che di nuovo tornarono ad addensarsi negli occhi.

“Che vuol dire, mi hai creduto?”

Incredibile! Non muoveva un muscolo.

“Niente, evidentemente non era importante, altrimenti te ne saresti ricordato. Dimentica tutto!” iniziai ad afferrare le mie cose per sparire da quella stanza il più presto possibile. Ma mi afferrò per il braccio strattonandomi verso di lui.

“Mi fai male Rob!”

“No, invece ora parli..”. strinse di più la presa.

“Rob! Mi stai facendo male!” urlai più per la rabbia che per il dolore.

“Che cazzo ti ha detto Nikki?”

“Lasciami andare Rob” ringhiai esausta cercando di liberarmi.

“Perché sei venuta qui cazzo!?”

Tirai indietro il braccio libero e con tutta la forza che avevo lo portai in avanti colpendo con prepotenza il suo viso. Gli tirai uno schiaffo.

Finalmente mi lasciò andare portandosi una mano sulla guancia. Sorpreso. Finalmente i suoi occhi cambiarono espressione, finalmente sembrava aver capito, ma ormai era troppo tardi.

Non potei più trattenere le lacrime che presero a scorrere sulle mie guance mentre lui continuava a fissarmi con gli occhi sbarrati dal terrore, dal disgusto per quello che aveva appena fatto.

No. Ormai era tardi per le scuse. Troppe lacrime avrei versato. Troppe lacrime stavo già versando per qualcuno che non le meritava. Come avevo fatto a sbagliarmi così tanto su una persona? Su di lui! Lui che era stata sempre una certezza, una insicurissima certezza.  Come avevo fatto?

“Kristen..” sussurrò mortificato con un flebilissimo filo di voce.

“Sei uno stronzo Robert! Ti odio!” dissi calma e senza aspettare la sua reazione corsi via da quella stanza. Che stupida ero stata.

 

But what can I say now? / Ma adesso cosa posso dire?
it couldn't be more wrong / non potrebbe essere più sbagliato
cos there's no one there / perchè non c’è nessuno qui..
unmistakably lost and without a care / persa e senza protezione…
did we lose all the love / abbiamo perso tutto l’amore

that we could have shared / che avremmo potuto condividere?
and its wearing me down / Mi sta consumando…
and its turning me round / Mi fa impazzire..
and I can't find a way / E non riesco a trovare un modo
now to find it out / per scoprirlo.
where are you when I need you... / Dove sei quando ho bisogno di te..?

 

Are you there? / Ci sei?

 

POV Robert

 

Che ho fatto? Che cazzo ho fatto?

 

…since you've been gone I've been lost inside

…da quando te ne sei andata…sono perso dentro..

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

iosi: ^^ grazie milleeeeeeeeeeee! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Kris non si fa mettere i piedi in testa! E la penso come te circa i tempi…

ledyang: ma ciau zoccola! :D muhamuha…grazie…visto che di parole dolci da te posso aspettarmele solo qui sopra.. -.-“

crazyfred: grazie mille! Non eri l’unica a pensare che fosse con Nikki… xD ma come hai visto non era così. Hihi. Spero il capitolo ti sia piaciuto! Grazie per aver commentato!

emmettina90: hauhaua.. grazie Lu per avermi suggerito che Kris picchiasse Rob! xD ti adoro!

Roxisnotdied: hauhaua! Grazie mille per le minacce Rox! xD

bbird: grazie mille! Spero questo ti sia piaciuto! ^^

crista: sisi…si sono chiariti eccome! xD hihi! Grazie per aver recensito!

ariel7: Grazie mille Letiii! Mi fa piacere sentire da te che le cose in questa FF hanno un senso! xD anche se penso che andrò comunque al manicomio! @_@ a morte la befanaaaaaaaaaaa

signora degli anelli: Grazie mille Sabry! Si, ovviamente prima o poi succederà qualcosa..e tra non moltissimo! xD So che sto andando un po’ a rilento ma voglio prendermela calma con questa ff e raccontare tutto! ^^

simo1726: Simo! ^^ grazie come sempree! Hihi quanto posto delle “citazioni” sono sempre frasi di canzoni…di solito quelle che mi ispirano per i capitoli. Hehe. Quelle del capitolo scorso erano da una canzone dei Sottotono. ^^ scusa se sono molto sbrigativa ma sono davvero di fretta…Devo studiareeeeeeeeeeeee T.T

Nak: ciauu! Grazie mille per le tue parole! Sapere che i personaggi si avvicinano alla realtà come vorrei e che questa ff non è scontata è una delle cose che mi fa più piacere! grazie mille per leggermi e commentare! ^^

SeaOfLove: hauhauaua. Chi adora Nikki Reed alzi la mano!!! Ops…tutte mani basse! xD hauhaua inutile dire che la detesto anche io! xD grazie mille oriiiiiiiii! ^_^

cloe cullen: hauhaua Cloe ti pregooo! Dobbiamo finirla altrimenti invece di scrivere le forme di stato scrivo sui danni che fanno i pescioliniiiii! Muhamuha..immagina! xD sai..pensavo..visto che io e te siamo telepatiche..perchè domani non mi suggerisci le risposte? :D …uff.. T.T *depression mode on* Come se non bastasse non ci sono neeeeeeeeeeews! T.T vabbè..basta.. grazie milleeeeeeeeeeee! Ti adorooooooo

yesido: hihi! Te l’ho già detto..ma lo ripeto! Grazie mille Mel..per essere una che non aveva tempo ti sei rimessa in pari alla svelta! xD hihih. Adorotiii!



Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** I'm sorry ***


Eccomiiiiiiiiiii con un nuovo capitolo. Ma.. avete notato che sto postando ogni 5 giorni? :D *me buonaaa*. Hihi..no vabbè..scherzi a parte.. sto scrivendo altre cose.. però spero di riuscire a mantenere questo ritmo! ^.^ So che forse è un po’ difficile capire sti due personaggi. Insomma.. si pigliano, si lasciano, si litigano, fanno pace. Sono un po’ contorti.. ma nelle migliori storie d’amore è sempre così! xD Spero questo capitolo vi piaccia!

Grazie mille a chi mi segue..chi mi ha aggiunto tra le preferite..le seguite.. vi adoro tutti! E grazie mille a chi recensisce! Mi fa piacere che troviate un minuto per farlo e anche se non sono moltissimissime.. mi fanno davvero piacere! <3<3<3 e troverò sempre il tempo per rispondervi! ^^

Un bacio a tuttiiiiii! J

Capitolo 27

 

I’m sorry

 

POV Robert

 

Kristen ti prego rispondimi.

Avevo perso il conto dei messaggi che le avevo mandato. Era inutile. Non rispondeva.  Non che ci fosse molto da rispondere. Le avevo chiesto scusa, imploravo il suo perdono, avevo anche provato a chiamarla, ma niente. non rispondeva ai miei messaggi né tanto meno alle mie telefonate. E ne aveva ben motivo, non potevo biasimare che me stesso. Se ripensavo a quella sera o meglio a quella mattina, mi mettevo le mani nei capelli automaticamente. Come avevo fatto ad essere così stronzo? Come avevo potuto metterle le mani addosso?

Dire che mi sentivo una merda sarebbe stato un eufemismo.

Come se non bastasse, c’era quella grandissima figlia di buona donna a rompermi le palle. Nikki mi sembrava una cagna in calore, e decisamente disposta a tutto. Quando credevo di essere riuscito a trovare un momento per me, me l’ero trovata nel bar tutta allegra e spensierata nonché emozionata per la mia prossima performance.

Insomma, ma cosa doveva fare un povero cristo per stare un po’ in pace con se stesso?

Gli “ingaggi” nei bar mi mancavano da morire. La musica era l’unica cosa che riusciva a trasportarmi via, lontano da tutto, e quella che sarebbe stata probabilmente la mia ultima occasione si era trasformata in un incubo.

Bè, da canto mio le parlavo il meno possibile. Avrei anche potuto sopportarla, ma non in quel periodo, non ora che Kristen ancora non mi parlava, non ora che avevo rovinato tutto. ora sarei stato troppo irascibile e l’avrei mandata a fanculo in mezzo secondo. Doveva aver notato il mio umore tetro e si era astenuta dal farmi qualsiasi domanda a riguardo limitandosi a sogghignare. Ma come cazzo aveva fatto a sapere della serata?

“In bocca al lupo” mi disse prima che salissi sul palco. E io non potei fare a meno di immaginare Kristen al posto suo. Se solo fosse stata lei lì, se fosse stata lei al posto di Nikki tutte le volte, forse tutti questi casini non sarebbero successi.

Presi la chitarra e accomodandomi allo sgabello mi lasciai trasportare dalla musica. Come sempre.

Ma stavolta era più difficile del solito. Ero stato troppo uno stronzo per dimenticare tutto, anche solo per pochi minuti.

Kristen. Kristen. Kristen. vedevo il suo nome scritto da tutte le parti.

Nelle parole che mi uscivano di bocca, nelle luci soffuse del pub, nei pochi accendini alzati al ritmo cadenzato e lento della mia canzone.

Kristen. Kristen. Kristen.

Dio! Quanto l’amavo. E glielo avevo anche detto. Ovviamente non mi aveva creduto. Chi avrebbe creduto a un ubriaco fradicio delirante e sudato da far vomitare?

Avevo persino vergogna anche solo a pensare di amarla dopo il modo in cui le avevo parlato, ma era così. Io l’amavo, e un giorno o l’altro glielo avrei detto. Doveva credermi e dopo avrebbe fatto la sua scelta, a conoscenza di tutto. Ormai, cosa avevo da perdere?

L’unica cosa che sapevo di aver perso era la sua fiducia, ed era la prima cosa che avrei dovuto riprendermi. Ad ogni costo.

“Bravissimo Rob!” esclamò Nikki entusiasta quando scesi dal palco.

Non mi ero reso nemmeno conto di come avevo cantato, lasciandomi trasportare dalla mia musa.

Basta! Non ne potevo più. Mi mancava terribilmente. Dovevo chiarire quella faccenda una volta per tutte.

Mandai un ultimo messaggio.

“Che ne dici di fare un giro?” azzardò Nikki per l’ennesima volta. Ma come cazzo dovevo farle capire che non c’era speranza?!

Afferrai il giubbino dalla sedia e la liquidai con cinque semplici parole.

“Scusa Nikki, ho da fare..”.

 

Come up to meet you, / Sono venuto per vederti

tell you I'm sorry / Dirti che mi dispiace
You don't know how lovely you are / Non sai quanto sei bella.

I had to find you / Dovevo trovarti
Tell you I need you / Dirti che ho bisogno di te
Tell you I've set you apart / Dirti che ti ho tenuta troppo lontana.

Tell me your secrets / Raccontami i tuoi segreti
And ask me your questions / Chiedimi quello che vuoi
Oh, let's go back to the start / Oh, ricominciamo dall’inizio.

 

POV Kristen

 

Kristen ti prego rispondimi.

Fissai per un secondo quelle parole che ormai erano così familiari. Scontate ed aspettate. Le fissai per qualche minuto indecisa se ascoltarle o no, se fare quello che mi dicevano, se rispondere. Chiusi il cellulare di botto.

Non mi sentivo ancora pronta. Non dopo quello che aveva fatto. Volevo davvero perdonarlo, in fondo non ce l’avevo nemmeno tanto con lui. Non ero arrabbiata, ero delusa. Mi ero davvero sbagliata su di lui. Come avevo potuto sbagliarmi tanto?

Sei davvero una stupida Kristen.

Eh già. Ero una stupida. Quante volte me lo ero ripetuta negli ultimi dieci giorni. Tante almeno quante aveva suonato il mio cellulare. Ormai non avevo nemmeno bisogno di sapere chi era. Quanti messaggi mi aveva mandato? Avevo perso il conto. Tutti uguali o diversi per poche parole. Chiedeva scusa. E io avrei proprio voluto lasciare stare tutto. Ma non ci riuscivo. Non riuscivo a scrivere un messaggio o anche a rispondere alle sue telefonate.

Ero troppo ferita. Le sue parole mi rimbombavano ancora nella testa. Le sue mani, le sentivo ancora stringere forte il mio braccio e non perché il mio dolore derivasse dalla stretta, ma dal gesto in sé.

Ma cosa gli aveva preso?

Avevo anche cercato di giustificarlo pensando che potessero essere i postumi della sbornia, ma non funzionava. Troppa rabbia c’era in quelle parole, troppo rimorso. Come se ogni momento passato con me non fosse stato altro che un errore o una seccatura.

Incredibile. La sera prima mi diceva che mi amava, e la mattina dopo che non mi sopportava. Non potevo fare a meno di pensare alle sue parole, nonostante sapessi che era stato l’alcool a farlo parlare. E infatti, da sobrio si era dimostrato per quello che era. Si, come no. Mi amava proprio. Che stronzo.

Ecco, per l’ennesima volta quei pensieri non mi portavano a niente. A niente di concreto almeno. Più cercavo scorciatoie per perdonarlo, più mi convincevo che non ne valeva la pena. Insomma, perché avrei dovuto farlo? Cos’ero io per lui? e più importante, cos’era lui per me? Nient’altro che un collega. Un amico perduto. Ed ecco che il mio lato melodrammatico si faceva strada tra i pensieri, ma non potevo farci niente. Non mi andava proprio di parlargli e fare finta che niente fosse successo, non mi andava di ascoltare le sue scuse, di sentire le sue spiegazioni e sorbirmi le sue lagne. Gli stava bene. Se aveva le palle poteva anche venire a casa ad affrontarmi di faccia. L’indirizzo lo conosceva. Evidente segno che in fondo poco gli importava di chiarire, e poco importava a me.

Eppure io ero lì sul divano a chiedermi ancora una volta se perdonarlo o no, e lui se la spassava per i locali.

Nikki mi aveva chiesto se volevo unirmi a loro. Quella sera avrebbe cantato in un pub o bar o qualcosa del genere ma avevo gentilmente rifiutato. Non le avevo raccontato niente, mi ero limitata a dirle che aveva ragione. Ragione su tutto. Lei non fece domande e io non le diedi risposte. Si limitò semplicemente ad annuire e a stringermi la mano.

Si, ero proprio una stupida, avrei dovuto ascoltarla. Se l’avessi fatto a quest’ora non sarei qui a piangermi addosso come una deficiente.

Mi passai le mani tra i capelli buttando il cellulare accanto a me sul divano. Non volevo vederlo, non volevo sentirlo.

Mi trovai qualcosa sotto gli occhi.

“No grazie..” dissi a Mike che mi aveva passato una canna.

Mi guardò stranito. “Questa è nuova..”

Iniziai ad innervosirmi subito. “Cosa? È tanto strano che non mi vada una canna?”

“Bè..si”

Ignorai la sua risposta. “Potresti almeno fumare fuori? Se i miei sentono la puzza mi ammazzano…già è tanto che accettino che fumo sigarette..”.

Sbuffò rumorosamente ma non si mosse di un millimetro mentre io scuotevo la testa distrutta. Ero stanca, stanca di tutto. Stanca di Mike, stanca del lavoro e stanca di quell’altro bastardo che continuava ad assillarmi.

“Cos’hai amore?”

“Niente..” risposi fredda automaticamente stendendo le gambe sul divano. Dovette capire male le mie intenzioni perché in un secondo fu sopra di me iniziando a baciarmi il collo. Cavoli! Come cazzo facevo a dirgli che non ero proprio in vena? Lo lasciai fare impassibile per un po’ finchè non divenne più esigente richiedendo attenzione da parte mia.

Me lo scrollai di dosso usando la banale scusa di un mal di testa, ma non se la bevve.

“Ma che palle Kris, stai sempre in un modo..”

“Perché non te ne vai allora?”. Stava davvero iniziando ad opprimere.

“Non me ne vado finchè non mi dici che hai..”

“Te l’ho detto, non ho niente..solo mal di testa..”

“A chi vuoi darla a bere Kris? È una settimana che ti vedo così, da quando sono tornato. Cosa è successo mentre ero via?” chiese con fare indagatore e sospettoso.

La situazione rischiava di farsi davvero pesante. “Non è successo niente..” sbuffai.

“Ti conviene dirmelo Kristen, prima che lo scopri da solo..”

“Michael, non c’è proprio niente da scoprire..”

“Tanto lo scoprirò..”

Decisi semplicemente di ignorarlo. Non avrebbe mai immaginato quello che era successo. Nessuno sapeva niente oltre me e Rob e nessuno dei due avrebbe parlato.

“Fa come vuoi, tanto non ho nulla da nascondere..” mentii.

Nello stesso istante il telefono vibrò un’altra volta. Lo guardai esitante un secondo prima di vedere Mike piombarsi sopra il cellulare.

“Mike non ti permettere..” dissi fulminandolo con gli occhi mentre aveva già il cellulare in mano.

“Michael..ridammi il cellulare..” ringhiai alzandomi di fronte a lui.

Continuò a fissarmi con aria di sfida.

“Michael, non ti azzardare..ridammi il cellulare..” lo avvertii un’ultima volta.

Abbassò lo sguardo un secondo e pensai stesse iniziando a cedere. Ma mi sbagliavo.

“Se non hai nulla da nascondere dov’è il problema?” e nello stesso istante in cui disse quelle parole aprì il cellulare.

“MIKE!” urlai cercando di recuperare il cellulare ma riuscì a divincolarsi facilmente dalle mie prese iniziando a leggere ad alta voce.

“Kristen…mi dispiace tanto...l’altra sera è stato tutto un errore…ti prego perdonami..”.

Perfetto! Ora avrei dovuto anche sorbirmi la gelosia del mio ragazzo che avrebbe travisato tutto. Mollai la presa restando immobile sul posto, cercando di capire la sua espressione.

Chiuse il cellulare, continuando a tenere lo sguardo basso, fisso sullo schermo ormai spento. Passarono diversi minuti prima che parlasse.

“Cosa è successo l’altra notte?” chiese marcando ogni parole con eccessiva enfasi.

“Niente Mike, non è come pensi..” cercai di restare calma per fargli capire la verità delle mie parole.

Iniziò a respirare affannosamente. “Certo Kris..non è mai come penso vero? C’è sempre qualche spiegazione..qualcosa che mi sono perso. CHE CAZZO E’ SUCCESSO KRISTEN?”

“Mike..non urlare per favore” ringhiai.

“Ci sei andata a letto?”

“Oddio! NO! come fai a pensare una cosa così?”

“Semplice Kris! Io non so più cosa pensare! Dio! Quel ragazzo ti ha cambiata..tu non sei più tu. Non mi tocchi, non ti avvicini, sei sempre nervosa. Se c’entra lui dimmelo ora..”

Scossi il capo per evitare di scontrarmi con quelle parole. “Sei assurdo..” sussurrai.

“NO! No, sono i tuoi dubbi che sono assurdi! Cazzo Kristen! stiamo insieme da due anni! Abbi il coraggio di dirmi la verità!”

Non avevo idea di cosa stesse parlando. “Non ti seguo Mike! Che verità? sto con te e basta..”

“Andiamo Kris, non prendermi in giro..è una settimana che sei distante.. ti prego, non trattarmi con superficialità, non me lo merito..”

Aveva ragione. Non se lo meritava. Ma cosa potevo dirgli? Ero nervosa, ero confusa, ma come potevo spiegare il motivo a lui se non lo sapevo nemmeno io.

“Ci sei andata a letto?” ripetè.

Ma come poteva credere una cosa del genere? “NO!” sbuffai di nuovo sdegnata.

“Vi siete baciati?”.

Cazzo! E ora?

“Mike..certo che ci siamo baciati..lo sai..c’eri anche tu..credevo avessimo superato questa cosa..”

“Non intendevo sul set” aggiunse freddo.

Bene. Kristen, dici addio al mondo.

Rimasi con la bocca semi-aperta e la fronte aggrottata cercando di prendere tempo, quando il campanello mi salvò giusto in tempo dalla mia prossima morte.

“Scusa..” sussurrai evitando il suo sguardo e andai ad aprire la porta.

“Kristen..”.

Perfetto! Tempismo davvero perfetto!

“Rob..?” sussurrai stranita.

“Devo parlarti..”

Scossi leggermente il capo prima di sentire i passi di Michael che mi fu subito dietro chiedendo ad alta voce chi fosse alla porta.

Lo sguardo di Rob divenne subito freddo e cercò di darsi un tono impostando la schiena.

“Ah, ma allora vuoi prendermi in giro?” mi disse Michael quando notò Rob. “Che ci fa lui qui?”

“Ti giuro che non lo so..” risposi cercando di calmarlo.

“Devo parlare con Kristen..” disse Rob deciso.

“Mio dio, deve essere un incubo..” ribattè Mike.

“L’unico incubo qui sei tu..”. Rob.

“Modera i termini..”. Mike.

“Io parlo come mi pare..”. Rob.

“Te ne pentirai..”. Mike.

“Non vedo l’ora”. Rob.

Dio, mi girava la testa, non sapevo chi guardare prima e non avevo nemmeno il tempo di fermarli e ribattere.

“Bè, comunque Kristen ora è con me, non è disponibile..” disse Mike col sapore della vittoria già in bocca.

“Perché non fai parlare lei?!”

“ORA BASTA!” esplosi. “Ecco, cane e gatto! Voi due non fate che ferirmi!” Non ne potevo più. “Sapete che vi dico, mi avete rotto tutti e due. Fuori di qui”. Spinsi Mike fuori la porta accanto a quello che doveva essere il suo nemico più temuto.

“Ma Kris..”

“Voglio stare sola” dissi veloce e chiudendo la porta mi ci appoggiai con le spalle cercando di sentire le loro reazioni.

“Complimenti..”. era la voce di Rob.

“Senti, non so che cazzo vuoi, ma ti avverto, stai alla larga dalla mia ragazza..”

“Altrimenti..?”

“Altrimenti te ne pentirai..”.

Michael era decisamente furioso, si evinceva chiaramente dalla sua voce. Rob, da canto suo era totalmente tranquillo.

“Uuuuh, che paura..”.

Ma che grande idiota! Si divertiva anche a prenderlo in giro.

“Tu stalle alla larga e basta..”

Basta! Non volevo sentire più una parola da quei due. Ma cosa credevano? Che fossi una specie di trofeo da conquistare? Che fossi la damigella in pericolo in attesa del principe azzurro?

“Vieni qui Jella…solo tu mi capisci..”. Mi rinchiusi in camera tuffandomi sul letto mi misi ad accarezzare la mia miciona, stesa accanto a me. Mi rilassava passare la mano sul suo pelo morbido e liscio, era una specie di anti-stress per me. Non so cosa avrei fatto senza di lei.

“Cosa devo fare? Eh? Tu lo sai?”. Di tutta risposta continuò a farmi le fusa.

Non potevo fare a meno di invidiare Bella in momenti come quello. Lei aveva davvero tutto, tutto quello di cui aveva bisogno. Amore. E io? L’avevo? Avevo un ragazzo, si, ma avevo l’amore? Credevo di si, ma ora non ne ero più così convinta. Chissà se un giorno avrei incontrato anche io il mio Edward, se avrei incontrato il vero amore. Forse esisteva già da qualche parte nel mondo e io ero troppo cieca per vederlo, ma sapevo che non era Michael. Io..lo amavo, ma come si può amare a sedici anni, quell’amore infantile nato dal bisogno di sentire qualcuno vicino e non dall’elettricità di avere quella persona vicino. Era una convenzione, qualcosa che avevo semplicemente accettato, che avevo accolto, senza averlo chiesto. Era nato tutto così per caso, in modo così scontato. Sul set di un film. E io, ero così piccola e ancora oggi mi sentivo così. Dopo due anni mi sentivo ancora la bambina che ero quando ne avevo cinque e la ragazzina che ne aveva sedici e si era buttata in qualcosa troppo velocemente. Incredibile che avessi tutti quei dubbi solo ora, dopo due anni. Come avevo fatto a non rendermene conto prima?

Forse Mike aveva ragione. Io ero cambiata, mi sentivo diversa, soprattutto quando ero vicina a lui. Non sentivo più la scintilla, non sentivo il bisogno dei suoi baci, della sua vicinanza, non ne avevo più voglia.

Non era più la stessa cosa. Era tutto scomparso, tutto..trasferito.

Possibile che Mike aveva davvero ragione? Che fosse stato Rob a cambiarmi in quel modo?

Ma era assurdo. Come poteva aver influenzato tanto di me in quei pochi mesi, soprattutto tra gli alti e bassi che avevamo avuto. Eppure, quando ero con lui..

Fermai i pensieri prima che mi conducessero ad altre lacrime. Era così facile stare con lui ed era stato così facile rovinare tutto.

Sentii improvvisamente degli strani rumori, come gocce di pioggia che si infrangevano contro il vetro e il fruscio delle foglie. Solo allora mi resi conto che aveva iniziato a piovere. Le gocce leggere si posavano sulla tettoia e dalla finestra aperta entrava un leggero venticello, ma non potevano creare tutto quel rumore che sentivo.

Guardinga afferrai dalla mensola il trofeo di pallavolo e mi avvicinai cautamente mentre il rumore di qualcuno che si arrampicava si faceva sempre più forte. Accostandomi alla finestra, con l’adrenalina a mille, alzai la mia arma sopra la testa pronta a sferrare l’attacco. Dando un urlo disumano mi fermai giusto in tempo quando capii di chi si trattava.

“ROBERT!” urlai.

“Ciao..” disse con voce sofferente affacciandosi alla finestra da fuori.

“Ma sei deficiente!!! Mi hai fatto morire di pauraaa!!!!”

“Scusami..”

“Posso sapere che diavolo ci fai sul cornicione di casa mia?!”

“Devo parlarti..posso entrare?”. Era appoggiato ormai completamente alla finestra sforzandosi di non perdere l’equilibrio.

“No” dissi decisa.

“T-ti prego K-Kristen..fa f-freddo..e non so quanto ancora riuscirò a resistere”.

Sospirai. “Solo perché non voglio averti sulla coscienza..” dissi afferrandolo per la camicia e portandolo dentro casa finì per terra con un tonfo secco bagnando il pavimento.

“Sei fradicio..” notai incrociando le braccia al petto per evitare il contatto.

“Però..che occhio..” disse sarcastico mettendosi in piedi.

“Sei impazzito?” chiesi evitando la sua ironia.

“Non ancora..non del tutto almeno”. Si aggiustò i capelli bagnati e il suo tentativo di asciugarsi la faccia con le maniche della camicia fu del tutto inutile.

Ah, ma come facevo a mettermi sempre in quelle situazioni? Lo odiavo, lo odiavo ancora, ero ancora delusa da lui, ma non riuscivo a starmene lì a vederlo morire di freddo.

“Togliti i vestiti” dissi lanciandogli un asciugamano dal mio armadio.

“C-cosa?”

“Togliteli e asciugati” dissi infine sospirando e lasciandolo in camera. Dopo aver valutato bene quale dei miei tre fratelli potesse adattarsi meglio alla stazza di Rob, optai per Cameron e tornai in camera con una delle sue tute.

Cazzo. Mi ero dimenticata il particolare che sarebbe stato in mutande. Lo osservai per un secondo, giusto il tempo che i miei occhi cadessero inevitabilmente sul suo pacco, e distolsi subito lo sguardo imbarazzata.

“Ehm..”. mi schiarii la voce. “Tieni..metti questi..” gli dissi porgendogli i vestiti e  facendo in modo che i miei occhi si muovessero solo suo viso e non sul suo corpo. Porca puttana! Ma in che situazione mi andavo a mettere!

Grande Kris, ottimo lavoro!

Anche se dovevo ammettere che era davvero un bello spettacolo, per quello che ero riuscita a vedere ovviamente.

“Grazie..” disse sorpreso.

“Uhm..dammi i vestiti..li metto nell’asciugatrice”. Ottimo diversivo per scappare da quella situazione prima che fosse chiaro che le mi guance andavano a fuoco.

Contai fino a 100 prima di rientrare in stanza. Sarebbero bastati per infilare un pantalone e una maglietta.

“Così..questa è la tua stanza..” commentò guardandosi in giro.

“Già..”

“Molto spartana..”

“Si bè..non mi piace attaccarmi troppo alle cose..”.

Continuò a guardarsi in giro ancora per un po’ finchè Jella non scese dal letto per fargli le fusa strisciandogli tra le gambe.

“Wow..” sussurrai incredula.

“Cosa?” disse Rob chinandosi per prenderla in braccio.

“E’ strano..non da mai confidenza a chi non conosce..”

“Evidentemente gli piaccio..” disse accarezzandola. “Cosa che non posso certo dire della padrona ora come ora, vero?”

Già. Vero! “Cosa vuoi Rob?” sospirai abbassando lo sguardo.

“Voglio chiederti scusa..”

“Lo hai già fatto..”

“Tu però non hai risposto..”

“Non mi andava..”

Si fermò per un po’ prima di parlare di nuovo. Infine Jella scese con un balzo dalle sue braccia e lui fu libero di avvicinarsi a me, ma indietreggiai istintivamente. Non volevo.

“Kris..” sussurrò. “Ti giuro, non so cosa mi sia preso. Non ero in me. Ho detto cose senza senso..e fatto cose..che…” incontrai i suoi occhi sinceri. Era impossibile non fidarsi di quegli occhi.

“Ti prego, devi perdonarmi..devi..tornare a fidarti di me..” avanzò cautamente temendo forse che mi allontanassi di nuovo. Ma stavolta restai ferma aspettando che si avvicinasse. Come facevo ad essere arrabbiata con lui se nonostante la rabbia e la delusione mi era mancato così tanto?

“D’accordo..” sussurrai abbassando il capo.

“Mi..mi perdoni?”

Annuii col capo senza guardarlo negli occhi. non potevo permettermi di piangere di nuovo davanti a lui.

“Kristen..” sussurrò posando un dito sotto il mento per alzarmi il capo. Riuscii a stento a trattenere le lacrime. “Kris..” ripetè dolcissimo.

“E’ che tu devi smetterla di fare così Rob!” confessai sull’orlo del pianto. “Devi..smetterla di cambiare atteggiamento così tante volte, non mi fai capire più niente e ci sto male!”. Wow. L’avevo detto davvero. Avevo detto a lui quello che non volevo ammettere nemmeno a me stessa.

In un secondo mi attirò a se e mi trovai tra le sue braccia. Incredibile il modo in cui riusciva a sciogliermi. Nonostante tutto, tra le sue braccia mi sentivo ancora al sicuro. Incredibile quando forte fosse il potere che aveva di farmi dimenticare tutto.

Gli strinsi le braccia al petto e lasciai che mi abbracciasse.

“Grazie..” sussurrò all’orecchio riscaldato dal mio gesto.

Sperai solo che non me ne sarei pentita.

“Cercherò di limitare i danni..” sorrise. “E’ solo che..mi è difficile starti accanto..”

“Perché?” chiesi subito ancora contro il suo petto.

“Ah, Kristen, Kristen. ma come devo fare con te?” disse carezzandomi i capelli e capii che era un modo per eludere la mia domanda. Non feci forza. Non quella sera che ero così fragile e potevo rischiare di peggiorare le cose. Ma una cosa la dovevo sapere.

“Rob.. cosa ricordi di quella sera..?”

Indugiò un po’ prima di rispondere. “Bè, ricordo che qualcuno mi ha messo sul letto, ricordo che eri lì e che mi sei stata vicina..”

“E di quello che hai detto..? non ricordi niente?” chiesi quasi speranzosa.

Ma il suo “No..” appena accennato stroncò le mie ipotesi. “Perché?”

“Niente..” dissi prima che l’emozione potesse tradirmi.

DRIIIIIIIIIN!

Il suono dell’asciugatrice mi salvò in calcio d’angolo. “I tuoi vestiti sono pronti” feci per staccarmi da lui ma non me lo permise.

“Lasciali asciugare ancora un po’” disse e continuò a stringermi a sé.

 

Nobody said it was easy, / Nessuno ha detto che sarebbe stato facile
oh its such a shame for us to part / E’ una vergogna stare lontani..
Nobody said it was easy, / Nessuno ha detto che sarebbe stato facile
No-one ever said it would be so hard / Ma nessuno ha mai detto che sarebbe stato così difficile.

 

Im going back to the start…

Sto tornando all’inizio…

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

yesido: Grazie mile Mel! Spero che questo ti sia piaciuto! ^.^

signora degli anelli: Grazie mille Sabry! Eh si..povero Rob. A un certo punto anche lui è scoppiato. Va bene che è inglese..però..c’è un limite a tutto. Anche se devo dire che secondo me nella realtà.. non so..non lo vedo un tipo molto irascibile nei confronti di Kris.. però.. quando ce vò, ce vò! xD

ledyang: U.U scrivi quello che ti pare.. tanto.. tseè! xD Grazie Queen. Mi inchino al tuo cospetto! .. bleah.. :@ ovviamente scherzo..  muhamuha. Tranquilla per il contest! Muhamuha… eh.. sta farfallina.. quando spiccherà il volo?! Muhamuha

Roxisnotdied: hauhaua! Grazie Rox! xD eh seeee… sono sadicaaaaa! Muhamuha.. mi diverto! xD le tue minacce mi fanno morì xD

crazyfred: credo di averti già spiegato tutto per messaggio. Hehe. Grazie per seguirmi.. mi fa piacere che le cose siano chiare e che non ti abbia dato fastidio. Però.. devo chiederti una cosa.. O.o ma per caso sei RosalieFCullen di Twilight Italia?

emmettina90: haha tesò.. don’t worry.. la mia testolina ha già elaborato tutto. la risolvo..la risolvo! xD

cloe cullen: hauhaua oddeo! Ma tu mi fai morì a me! Haha.. povero Roooob! Davvero non ne fa MAI una buona! Haha oddeo! Per quanto lo desideri anche io.. Kristen ancora non si decide ad andare a pesca.. muhamuha.. ma faccio passare in fretta sti mesi.. così la farfallina spicca il voloooooo! Oooooooooh yeaaaa! Ti adoro.. Terry! xD

iosi: ^^ grazieeeee! Tantissimo! Mi fa piacere che la ff ti piaccia molto! *.* Hai ragione.. povero Rob.. L deve aver sofferto come un cane per avere la sua Kris.. però ne è valsa la pena. C’è voluto un po’.. però..come si dice.. “Vissero tutti felici e contenti..senza macachi tra i piedi..” xD ops.. l’ultima parte l’ho aggiunta io xD

simo1726: Simo! Augurissimiiiiiiiiii! Anche se con un po’ di ritardo.. xD Spero questo capitolo di riappacificazione ti sia piaciuto ^.^ La verifica è andata una bellezza.. soprattutto perché.. non l’ho fatta xD Huahau.. sono una vigliacca..ma appena ho scoperto che era col voto (cosa che ho scoperto la mattina stessa) non me la sono sentita e so fuggita via xD Che codardaaaa che sonoo! Però ho pensato fosse meglio non farla proprio che rovinarmi la media xD. Grazie mille! Come sempre!

Ah! Grazie per il commento anche all’altra One-Shot! ^.^

Imaginary82: Grazie mille! Quella Nikki è una grande Zoccola.. con la z maiuscola! Grrrr. Che nervi! Però.. prometto che presto Rob le dirà cosa prova J

SeaOfLove: oriiii! Grazie mille! Eh si.. sti due so proprio imbranati.. se si fossero gardati meglio le spalle.. avrebbero risolto le cose molto pima! Vabbè.. meglio tardi che mai! Baciiii

ariel7: Grazie Leti! Come sempre sei dolcissima! *.* Non vedo l’ora di passare sti periodi morti e arrivare al fulcro della storia xD Sono felice che rispecchi un po’ una possibile realtà J

Crazy_La: Lara.. -.-“ ma tu non dovresti stare a studiare? Eh? Muhamuha.. ma fai bene a concederti un po’ di svago! Muhamuha.. basta che non è troppo se no poi ci manchi! Grazie mille! Sese.. l’odio.. l’adoro come sentimento.. è forte almeno quanto l’amore.. soprattutto se quando si dice “Ti odio..” in realtà e per nascondere un “Ti amo..” hehe. Baci!

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Almeno credo ***


Salve, salvino! ^.^

Oddio.. o.O così sembro Flander..  hauhaua.. comunque.. eccovi il nuovo capitolo! J Spero vi piaccia.. forse è un po’ confusionario ma è un po’ difficile mettere tutti i pezzi insieme. Per questo capitolo, come anche per il prossimo, ho rivisto appositamente i video di Roma e le conferenze, perciò le loro dichiarazioni e affermazioni sono vere. Per quanto riguarda il finale… mi sono basata sui commento trovati su youtube.

Ed ora.. triste notizia.. L ho il pc pieno di virus.. perciò non so se riuscirò ad aggiornare in tempo.. quindi se notate un po’ di ritardo, chiedo solo pazienza! Grazie mille!

Ringrazio come sempre tutti! ^.^ Vi adoro! <3<3<3

Ah.. scusate.. il pc mi da problemi e non ho potuto rileggere.. perciò perdonate gli errori.

Baci a tuttiiiiiiiiiiii!

 

Capitolo 28

 

Almeno credo

 

POV Robert

 

credo proprio che non sia già tutto qui..e certi giorni invece
credo sia così...
credo al tuo odore e al modo in cui mi fai sentire,
a questo credo...

 

Finalmente quel dannato mese era passato! Non ci vedevo più, ero in profonda crisi di astinenza. La desideravo con tutto me stesso e non potevo averla. Che gran masochista che ero. Ma era più forte di me. Avevo provato a dimenticarla, ma era stato inutile. Avevo provato a combattere per lei, ma era stato inutile. Avevo provato ad ubriacarmi e confessarle i miei sentimenti, ma non mi aveva creduto. Se solo quella sera mi avesse creduto! Incredibile. L’unica e sola volta che avevo trovato il coraggio di rivelarle i miei sentimenti, non mi aveva preso sul serio. Certo forse era stato più l’alcol a farmi parlare, forse quella botta di spontaneità non era del tutto destata dalla mia grande schiettezza, però glielo avevo detto.

Perché non mi aveva creduto, cazzo? Forse, perché ero sbronzo..

Bè, non potevo biasimare che me stesso.

Tutta colpa tua Rob.

Ero riuscito a cacciarmi in un casino dietro l’altro e poi a dover trovare mille modi per rimediare. Perché non potevo semplicemente ammettere i miei sentimenti? Perché non trovavo la forza per dirglielo apertamente?

Avrei voluto così tanto dirle che mi ricordavo tutto, che quello che avevo detto era vero, che io la amavo, ma non potevo rischiare di rovinare ancora tutto. Non era il momento. Ero appena riuscito a convincerla a perdonarmi, non potevo sapere quale sarebbe stata la sua reazione a una mia rivelazione. Avrebbe potuto cacciarmi fuori di casa, o avrebbe potuto sbattermi sul letto. Non lo avrei mai saputo, ma non me la sentivo di rischiare. Certo, non avevo nulla da perdere. Nulla, eccetto lei; e la possibilità che i miei sentimenti l’avrebbero fatta scappare mi paralizzava. Non potevo perderla, non ancora. Sarei rimasto ancora un po’ nel mio nascondiglio per godere di lei, anche se per come si erano messe le cose, forse avrei fatto meglio a chiudere la faccenda una volta per tutte. Ottobre era stato un mese totalmente morto e il servizio di Empire a inizio mese non era bastato a tenermi calmo gli altri lunghissimi venti giorni.

Dio, lei era così.. bella. Semplice, pulita, con quel vestitino nero che le calzava alla perfezione. Avrebbe potuto farmi prendere un infarto da un momento a un altro. E la parte migliore era che lei non se ne rendeva conto. Insomma, stava diventando il centro del mio mondo e lei non ne aveva idea. Non capiva l’effetto che aveva su di me, o forse lo sapeva e si divertiva a prendermi in giro e farmi crepare di piacere. Piacere platonico, ma sempre piacere. Dovetti contenermi e ricorrere a tutti i miei sforzi per distogliere i pensieri da lei se non volevo che fosse la mia erezione ad apparire sui giornali. Cazzo, quanto mi eccitava!

E le cose andavano così bene tra noi. Forse perché ci vedevamo quel poco che bastava per farci andare d’accordo e non farmi morire dall’ansia continua nel non sapere quello che mi aspettava quando mi sarei deciso a rivelarle i miei sentimenti.

 

credo nel rumore di chi sa tacere,
che quando smetti di sperare inizi un po' a morire...
credo al tuo amore e a quello che mi tira fuori..o almeno credo..
credo che ci sia qualcosa chiuso a chiave
e che ogni verità può fare bene o fare male..
credo che adesso mi devi far sentir le mani che a quelle credo...

 

Pur volendo, sarebbe stato impossibile. Lei era sempre così impegnata nelle riprese di uno dei suoi film indipendenti, gli stessi che mi avevano fatto innamorare di lei. Era impossibile parlarle. Avrei dovuto trovare il momento adatto, il tempo giusto, l’occasione perfetta. Quando sarebbe arrivato l’avrei sentito e glielo avrei detto. Nel frattempo potevo solo cercare di distrarmi in vista di quel momento. Nikki aveva finalmente smesso di pedinarmi ma saperla con Kristen sul set mi dava un fastidio enorme. Avevo cercato di avvertire Kristen su quella che doveva essere la sua migliore amica, ma ovviamente l’argomento era stato accantonato. Tra me e lei ovviamente era Nikki a godere di più fiducia. Io me l’ero giocata tutta e mentre si ricuciva pian piano, potevo solo sperare che Kristen non si lasciasse abbindolare dalle parole di quella ragazza.

Altro problema fondamentale era quella specie di scimmia che si ritrovava per ragazzo. Non ero il tipo da vantarsi del proprio aspetto, ma non potevo non ritenermi migliore di quel coso. E la parte peggiore era che aveva stranamente deciso di seguire la sua adorata ragazza in tour. Grandioso. Meglio di così, si muore.

Cosa avrei dovuto fare? Continuare a provocarlo e combattere per lei o ignorarlo e sperare che Kristen in qualche modo si accorgesse di me?

Era tutto troppo complicato, e il fatto che il mio nome fosse su tutti i giornali legato a ogni singola attrice con cui mi trovavo a fare due chiacchiere non aiutava per niente. Non potevo andare in un pub, a un concerto, o in un ristorante senza creare nuovi pettegolezzi.

Mi trovavo inevitabilmente a chiedermi cosa potesse pensare Kristen di tutte quelle voci. Magari le davano fastidio, o magari non le ascoltava minimamente.

Credevo fermamente che le cose tra di noi fossero apposto, fino al Roma Film Festival. Ero così ansioso di stare con lei, di passare del tempo insieme. Anche rispondere alle stupide domande dei fan sembrava una prospettiva allettante se lei era con me, ma quando finalmente mi trovai in quella situazione, fu tutto diverso. Kristen era nervosissima, non la smetteva di gesticolare agitata. Avevo cercato di calmarla sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, ma si limitava a semplici occhiate annuendo con la testa. Teneva le mani in tasca e io non sapevo dove mettere le mie. Mi si stringeva in cuore a vederla così, ma non poteva essere colpa mia. Non questa volta. Fortuna che c’era Catherine lì con noi. Era davvero la nostra salvezza. Ero sicuro che sapesse più di quanto lasciasse intendere. Lei ci aveva sempre visti come qualcosa di più, non poteva esistere solo amicizia con la chimica che avevamo. Non poteva essere. Riuscì ad allentare un po’ la situazione con il suo entusiasmo e affrontammo la conferenza. Nonostante lo spacco del vestitino grigio di Kristen mi rendesse difficile concentrarmi sulle domande e coordinare pensieri e sentimenti, riuscii stranamente a cavarmela arrancando in qualche risposta. Alcune domande erano così contorte che mi rendevo conto di rispondere qualcosa che non aveva assolutamente niente a che fare con quello che mi era stato chiesto. Cercai di fare il simpatico per quanto mi fosse possibile nella speranza di strappare un sorriso a Kristen e rassicurarla e con grande piacere ci riuscii. Anzi, rimasi sorpreso quando scrollando il volto per la risposta contorta che ero appena riuscito ad arrancare, allungò il braccio per sfiorarmi il gomito. Un gesto rapido, appena percettibile che mi procurò scosse per tutto il corpo. Era il suo modo per tranquillizzarmi, per dirmi che era lì. Notai con piacere che aveva iniziato a sciogliersi. Non era la tranquillità fatta persona, però almeno aveva smesso di scrocchiarsi le mani e torturarsi i capelli. Sentivo il suo sguardo sul mio viso quando parlavo e la sentivo sorridere, lì, accanto a me e scusarsi imbarazzata quando aveva scioccamente dimenticato di mettere le cuffie per ascoltare la traduzione della domanda. Era davvero unica nel suo genere.

“Bella..è una ragazza normale.. Dire che non ci ho messo un po’ di me stessa sarebbe una bugia.. Ci sono tante cose mie in lei..”

“I sentimenti di questo film sono molto passionali.. la difficoltà è riuscire a esporsi in questo modo.. Trovo difficile riuscire a esporsi così..”

“Sono rimasta molto coinvolta dalla lavorazione del film.. in pratica non puoi pensare ad altro”.

Come poteva la mia mente continuare a ragionare dopo dichiarazioni del genere? Vagava inesorabilmente sulle ali della fantasia, immaginando quanto di lei ci avesse messo, quanto di lei c’era in quel film, che dopo tutto era un film d’amore. Perché era difficile esporsi per lei? in fondo aveva un ragazzo, che per giunta era lì con lei. Quale esposizione avrebbe dovuto temere?

Dovevo smetterla di farmi le pippe mentali su quello che potevano significare le sue dichiarazioni cercando di leggere tra le righe delle sue risposte. Avrei dovuto semplicemente chiederglielo. Magari.. se le cose fossero migliorate.

Sì! Se fossero migliorate glielo avrei detto. Decisi.

Mi ritrovai subito a pentirmi di quella scommessa fatta con me stesso. La conferenza divenne sempre più tranquilla, Kristen sembrò acquistare più fiducia e riprese la sua calma quando ci trovammo soli, a tu per tu con il giornalista. Niente pubblico, niente schiera di persone con domande assurde, nessun apparecchio fastidioso nelle orecchie. Solo io e lei. A mia sorpresa aveva preso la parola per prima. Certo, arrancava nella risposta, personalmente non seguivo per niente il filo delle sue parole e la nostra completa sintonia venne fuori presto.

“… non so se ha senso quello che sto dicendo ma ci sto davvero provando..”. Il fatto che lei stessa fosse consapevole della sua contorta risposta mi fece ridere inevitabilmente.

“Hai capito che voglio dire? Mi aiuti?”

“Ehm..”

Uh! Cazzo! Non avevo sentito una parola di quello che aveva detto, troppo impegnato a studiare la sua ritrovata naturalità.

“NO!” dicemmo all’unisono, scoppiando a ridere entrambi.

“Non sa mai quello che voglio dire..” disse passandosi una mano tra i capelli.

Ma quanto era dolce. Ormai mi conosceva. Conosceva le espressioni del mio viso, sapeva quando ero tra le nuvole, capiva dal mio viso quando le stavo mentendo e forse.. anche quando le nascondevo qualcosa.

Era innegabile il legame che ci univa. Insomma, cosa eravamo? Amici, colleghi o.. o due anime ancora in cerca del proprio destino?

Avevo perso la scommessa.

Bene Rob, voglio proprio vedere ora come la metti nome.

 

Credo che ci voglia un dio ed anche un bar..
credo che stanotte ti verrò a trovare per dirci tutto quello
che dobbiamo dire... o almeno credo...

 

POV Kristen

 

Il vetro continuava ad appannarsi per il mio respiro nervoso, le strade diventavano sempre più affollate e non volevo nemmeno immaginare quello che avrei trovato scendendo dalla macchina, ma qualunque aria avrei trovato fuori sarebbe stata sicuramente migliore di quella che c’era dentro. Silenzio assoluto. Nessuno dei due parlava e mi andava bene così. Continuavo a fissare fuori tenendo la testa incollata al finestrino e pensavo, a lui, come sempre nell’ultimo mese. Era lì, ogni giorno nei miei pensieri, ogni notte nei miei sogni. Era sempre lì, io lo portavo sempre con me, ovunque andassi, qualunque cosa facessi, e il senso di colpa mi divorava. Possibile non aver fatto niente e sentirsi in colpa in quel modo?

Avrei voluto avercela con lui, per un qualsiasi motivo, avrei voluto non perdonarlo quella sera, sarebbe stato tutto più facile se non mi fossi lasciata trasportare dalla sua dolcezza. Avrei voluto che non mi mancasse. Avrei voluto che la lontananza avesse facilitato le cose, che mi avesse fatto dimenticare di quella sbandata, ma prendevo in giro me stessa. Lui mi mancava, ogni giorno avrei voluto averlo vicino anche solo per parlare. E più mi mancava, più i giorni sembravano non passare mai. Fortuna che avevo altri progetti a tenermi occupata. Tra le riprese di Welcome to the Rileys, film che avrebbe difficilmente trovata casa di distribuzione, e continui incontri con Cath per avvertirci delle date della premiere, ottobre era finalmente passato. Non potevo crederci. Finalmente! Lo rivedevo.

Dopo quella notte, era diventato tutto così caotico che vedersi era quasi impossibile, se non fosse stato per qualche riunione col cast alle quali però tenevamo un basso profilo, complice Nikki che continuava a dirmi di stargli alla larga e di non fidarmi troppo di lui, ma non le davo ascolto. Non ci riuscivo, e Rob da canto suo non aveva fatto più niente che potesse farmi dubitare della fiducia che stavo ricostruendo pian piano.

Ricordavo ancora il modo in cui mi aveva cinto le spalle con un braccio durante quel servizio, sussurrandomi un debolissimo “Va tutto bene?”

La semplicità con cui si preoccupava di me mi portò inevitabilmente a sorridere. Doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava. Le cose con Michael erano..quasi precipitate. Non riuscivo a trovare un motivo per stare con lui ancora. 

E io.. io ero più confusa che mai.

 

Qua nessuno c'ha il libretto d'istruzioni,
credo che ognuno si faccia il giro come viene,

a suo modo…

 

Non ero riuscita a capire quello che provava Rob e non sapevo quello che provavo io. Cercavo di guardarmi dentro ma trovavo solo un labirinto complesso e più scavavo più la strada ritornava su se stessa, senza uscita. Forse non era ancora tempo, forse avevo bisogno di una mappa, una bussola, un qualsiasi indizio che mi conducesse alla verità, che mi chiarisse i miei sentimenti. Forse avevo solo bisogno di tempo per elaborare pensieri ed emozioni.

Bè, il tempo passava e io nel frattempo continuavo a pensare a lui contro quel finestrino oscurato godendomi lo spettacolo che Roma mi presentava agli occhi.

Pensavo al nervosismo di qualche ora prima e al suo impercettibile modo di calmarmi e farmi sentire che andava tutto bene. Come potevo non essergli grata per quello che mi dimostrava?

Avrei voluto essere più calma, apparire disinvolta come lui; ma non potevo farci niente. Le folle mi spaventavano. Solo quando ero sola con lui riuscivo ad essere tranquilla, nonostante le mie frasi fossero comunque sconnesse. Adoravo quando era perso nei suoi pensieri, quando con tutta onestà diceva che non aveva capito una mazza di quello che avevo detto, come poco prima. Sapevo che era altrove, e mi piaceva conoscerlo così bene da anticipare le sue risposte.

Dovevo distrarmi. Pensare a qualcosa che non fosse lui, pensare a qualcosa che non fosse l’emozione di sapere che tra poco saremmo stati insieme. Certo, di fronte a migliaia di persone, però insieme. Era il nostro prima Red Carpet ufficiale nel tour delle premiere e già mi tremavano le gambe. Non sarei arrivata a Gennaio intera. Per quanto mi facesse piacere e fossi orgogliosa di tutto quello che ero riuscita a costruire, tutta quella tensione era davvero insopportabile. Avrei dovuto affrontare schiere di fan senza sapere cosa aspettarmi, consapevole di chi mi amava e di chi mi odiava. Per quel che mi riguardava, cercavo di evitare i commenti su di me su internet.

Che pensassero quello che vogliono. Mi dicevo. Ma in realtà avevo una paura assurda di essere.. respinta. Avevo paura che il mio rapporto con Rob, o meglio il rapporto che ormai tutti davano per scontato, influenzasse troppo la mia personalità. E non andava bene. Non andava per niente bene. Non potevo lasciargli fare quello che voleva di me, non potevo lasciare che le reazioni negative alla nostra alchimia influenzassero il mio modo di essere. Quella non ero io.

Che pensassero quello che vogliono. Mi ripetei.

Tanto la verità non sarebbe mai salita a galla, nessuno avrebbe mai saputo una verità che non conoscevo nemmeno io. Quindi perché preoccuparsi?

Ah si, perché avevo una cotta per la mia co-star che si divertiva a farmi andare di matto con i suoi cambi di personalità e un ragazzo (perché avevo ancora un ragazzo..) che non era del tutto felice della situazione.

Lo sentivo sospirare pesantemente o sbuffare di tanto in tanto e mi chiedevo perché diavolo fosse venuto se quella situazione gli pesava così tanto.

Ed era solo l’inizio. Quella giornata sembrava non finire più. Conferenze di qua, interviste di là, cambio di vestiti, Red Carpet, impegno in una libreria di cui non ricordavo il nome per stare tutto il pomeriggio a firmare autografi. Non potevamo chiedere di meglio. il film non era nemmeno uscito e già i fan mostravano tutto quell’affetto nei nostri confronti e sapevo che probabilmente la metà dei meriti andava a Rob. Come avrei fatto senza di lui?

Mike sbuffò di nuovo ridestandomi dai miei pensieri.

Spinta da chissà quale ipocrita istinto, allungai una mano per afferrare la sua, ma la ritirò senza guardarmi in faccia.

“Che hai?” chiesi un po’ offesa, con un filo di voce.

“Kristen.. chi ti ha regalato quella chitarra?”

Mi pietrificai. Oddio.. e quella da dove usciva adesso?

C-cosa?” farfugliai facendo finta di niente.

“Chi ti ha regalato quella chitarra?” ripeté.

Rimasi muta un secondo, in bilico tra realtà ed ennesima bugia. Ma perché era andato a ripescare quella storia?

“Lo sai chi me l’ha regalata..” dissi con nonchalance.

Mi sfidò con lo sguardo. “E’ diventato così facile per te mentirmi..” disse mentre il respiro iniziava a farsi irregolare e la voce diventava più acuta. “Quante altre cose mi nascondi? Eh Kris?”

Non riuscivo  capire di cosa stesse parlando. Come faceva a sospettare di qualcosa?

“Ma cosa..?”. mentre farfugliavo quelle parole lo sguardo cadde sul cellulare aperto poggiato sul sedile. Non potevo credere ai miei occhi! “Tu.. Tu hai letto i miei messaggi??”. Doveva essere l’unica spiegazione, doveva aver letto i messaggi di Rob e Nikki. “COME TI SEI PERMESSO!?” urlai riprendendo subito il cellulare e mettendolo nella tasca del giubbino.

“Come mi sono permesso io? Che coraggio Kris! Tu mi menti da più di sei mesi!!!”

“Credevo ne avessimo già parlato Mike!” urlai in preda all’ira. Avevamo archiviato quella faccenda. Mi aveva assicurato che non avrebbe più aperto il mio cellulare senza permesso, sapeva quanto ci tenevo alla mia privacy. Già avevo i paparazzi tra i piedi, dovermi preoccupare anche della gelosia del mio ragazzo era inconcepibile. Lo avevo perdonato per aver letto il messaggio quella sera, lui aveva perdonato il mio malumore e avevo accantonato la faccenda di Rob con un semplice “Non hai niente di cui preoccuparsi..”. Ovviamente avevo omesso la visita di Rob. Ci mancava solo quella per complicare le cose.

“NO KRIS! Non ne abbiamo parlato per niente! ogni volta che tocco l’argomento, tu mi dici che non c’è niente di cui preoccuparmi!”

“Perché è così infatti!”

“Allora perché quei messaggi?

Notte Bella, Sei speciale, Mi dispiace, Rispondimi..”

Cosa mi nascondi Kris?”

“Uno, non avevi il diritto di leggere i miei messaggi! Due, Non ti nascondo niente!” urlai sperando scioccamente che la conversazione non fosse udibile anche attraverso il vetro che ci separava dall’autista. L’ultima cosa che volevo era dare spettacolo.

“Allora non è un problema dirmi chi ti ha regalato quella cazzo di chitarra?”

Esplosi. “D’accordo! Me l’ha regalata lui! va bene? Sei contento ora?!”

Mi fissò impietrito per qualche minuto interminabile poi scosse il capo abbassando lo sguardo deluso e scocciato.

Non parlò più e sbuffando cercai di calmarmi. Eravamo arrivati e non potevo permettermi di apparire sconvolta o furiosa.

Le urla si facevano sempre più vicine e l’euforia era talmente elevata da poter essere palpabile anche attraverso i vetri della macchina. Sbuffando un’ultima volta, mi passai le mani in faccia facendo attenzione a non rovinare il trucco e mi preparai a scendere, sperando di riuscire a mantenere l’equilibrio sui tacchi.

La macchina si fermò, la portiera mi fu aperta e mi trovai tra le urla entusiaste di migliaia di ragazze. Notai Michael sgusciare via velocemente senza preoccuparsi di starmi accanto e fu meglio così. Per entrambi. O meglio, per tutti e tre. Non sarei riuscita a controllare le mie espressioni avendoli accanto entrambi.

Bene Kristen! E’ ora di sfoderare le tua abilità di attrice.

Feci qualche passo con le mani in tasca, sforzandomi di mostrare un sorriso sincero che non lasciasse trapelare il mio stato d’animo. Fortuna che Cath era lì. Mi avvicinai a lei nervosa e senza che dicessi una parola, mi abbracciò. Doveva aver capito la situazione. Cath era una delle persone a cui non la davo a bere. Non aveva creduto alla nostra amicizia dal giorno del provino e non ci credeva tutt’ora. Troppa tensione, troppa elettricità, troppo tutto. Così la pensava lei: due che si guardano in quel modo non potevano essere solo amici. Lei lo sapeva, ma non diceva niente. Si limitava a mandarci qualche occhiata ogni tanto indagando sui nostri movimenti e facendo mille supposizioni. Dopo tutto era pur sempre una regista. La vita era tutto un film per lei.  

Stringendo la mano a un paio di persone che mi furono presentate, cercavo di guardarmi intorno il meno possibile e di tenere la testa bassa concentrandomi sull’equilibrio, quando vidi arrivare la sua macchina.

Iniziai a sentire lo stomaco in subbuglio e dovetti ricordarmi di respirare regolarmente. Dio! Perché anche solo il saperlo vicino mi procurava quell’effetto?

Uscì dalla macchina passandosi una mano tra i capelli. Adoravo quando faceva lo sbruffone. Diceva che non gliene importava niente, ma sapevo che un po’ gli piaceva guardarsi allo specchio e pensare alla stima che aveva guadagnato dall’essere un maghetto che fa una brutta fine in Harry Potter all’essere il vampiro più sexy del mondo. Odiavo quando lo definivano il vampiro più sexy del mondo. Sveglia! I vampiri non esistono! Bastava dire che era sexy e basta… ma non era certo tutta quella bellezza da star male. O forse.. si?

“Robert! Robert! Robert!”

Rimasi in disparte lasciando che si godesse il suo momento di gloria un po’ gelosa delle urla che si erano create alla sua apparizione. Ma in fondo avrei dovuto farci l’abitudine, perciò meglio iniziare da subito.

Cercavo di guardarlo il meno possibile. Chissà quale macchina fotografica avrebbe ripreso un improvviso scatto di me che lo fissavo, aumentando le voci che giravano su di noi. D’un tratto sembrò ricordarsi di me e si voltò per sorridermi. Fui spinta verso di lui e in un secondo ci trovammo fianco a fianco e la sua mano sulla mia schiena. Mi sentii improvvisamente bene. Che bella sensazione stargli vicino, come se tutti i problemi fossero spartiti, come se non importasse altro. Sarebbe potuto accadere di tutto in quel momento, forse di lì a qualche mese sarebbe successo qualcosa che ci avrebbe nuovamente divisi, forse non era la cosa giusta da fare, ma in quel momento, non importava niente più. Lo sentivo vicino a me e volevo solo sentire un contatto con lui.

“Hey, come va?” sussurrò  senza guardarmi negli occhi e continuando a guardare nella telecamera.

“Bè, lite furibonda con Michael a parte, tutto bene, tu?”

Esitò un secondo prima di rispondere mentre le urla delle ragazzine che gridavano il suo nome mi invadevano le orecchie furiosamente. Infine lo sentii prendere un respiro.

“Ti amo”.

 

qua non c'è mai stato solo un mondo solo..
credo a quel tale che dice in giro

che l'amore porta amore,

credo...

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

ledyang: U.U cessa! Tsè. Muhamuha.. nonostante l’odio non puoi fare a meno di commentareee! Muhamuha…awwwwww! Ma quando viene sabatoooo?! Muhamuhahauhau

bbird: grazie cara! ^^ eh si.. mi spiace.. ma con gli “impegni” che “dovrei avere” ogni cinque giorni è il meglio che posso fare xD

emmettina90: ^.^ awwww! Grazie mille tesò! Hauhaua.. chissà che penserai di questo! Hauhau e non dire che adori tutto quello che scrivo.. hehe. Ti adoro!

crazyfred: hehe.. sono una buona osservatrice xD hihi.. .. di cose ne devono succedere prima che sti due abbiano un po’ di pace.. Grazie mille! ^.^

Roxisnotdied: hihi! Grazie Rox! xD fosse stato per me.. mi sarei inventata tante di quelle cose per far continuare la notte.. ma devo andare avanti se no qui non arrivo mai a niente! così ho fatto volare sto mese! Hauhau xD spero il capitolo ti piaccia.

simo1726: hauahau! Eh… si.. il maiale diventa sempre più piccolo xD hauahau e Kris capirà sempre più cose.. pian piano. Ehm.. studiare? Cosa vuol dire?! xD Grazie Simo! Sempre super-gentileeee!

ariel7: hauahu volevi che le dicesse che la ama? Eccoti accontentata! xD hauhau Grazie mille Leti! Adoro anche io quella canzoneeee! *.*

cloe cullen: hauhaua! Cloe.. mi fai morì ogni volta! Hauhaua.. direi che la nemica è già crepata! Ahuahua e io che mi preoccupavo xD Grazie milleeeee gemellinaaaa! Ti adorooooo! <3<3<3

Sabella: hauahu! Oddio! Mi hai fatto morire! Mi ti immagino (ovviamente immaginazione sfocata) che corri in bagno a leggere! Hauhau oddio! Sono lusingata xD Grazie milleee! E la penso come te.. momenti del genere sono i migliori in una storia d’amore.. creano il preludio perfetto! *.*

SeaOfLove: Grazie mille Ori! Sono felice che ti sia piaciuto! ^^ Awwww oh my Rob *.* ne voglio uno pure ioooo *.* hihi. Baciii

yesido: hihi! Bè.. che dire? Grazie infinite Mel!!!! *.*

signora degli anelli: Sabry J grazie davvero! ^^  Eh.. me lo chiedo anche io come ha fatto a metterci tanto! Fossi stata io.. ehm.. meglio evitare va xD Huahua.. sfido chiunque a non aver guardato.. lì.. di fronte a lui.. ehm.. xD

iosi: xD hauhaua.. si.. anche io ho riso xD haha Grazie milleeee! Felice che ti sia piaciuto! ^.^ mi sa che con questo faccio fiasco xD

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Rivelazioni ***


Bene..vi scrivo dall’aldilà. Sono passata a miglior vita dopo aver visto le nuove still di Eclipse.. ________________________

Mi credete se vi dico che ci ho messo due ore a rispondere alle recensioni?!

Cioè.. no.. ma non si può! Io al 30 Giugno non ci arrivo viva.. e sei arrivo.. sicuro muoio nel cinema. Ma li avete vistiiiiiiiiiiiiii?!?!?! Awwwwwwwwww stupendiiiiiiiiiiii! <3<3<3

Sono morta tipo sei o sette volte nel giro di due ore.. infatti mi scuso per aver risposto alla recensioni in modo affrettato ma non ci sto tanto con la testa.. già è tanto che stia scrivendo qualcosa di sensato..

 

Il mio PC si è magicamente rianimato.. ha fatto tutto da solo e ora funziona quindi.. eccovi il capitolo! Non potevo scegliere giorno migliore per postare un po’ di RobSten! <3<3<3

 

Vorrei chiarire alcuni punti ^.^

1) Sorry se la prima parte del capitolo, ovvero il POV Kristen, può essere un confusionaria.. ma credetemi.. è difficilissimo entrare nella testa di quella ragazza.. @.@
2) Come per il precedente capitolo le affermazioni che sono in grassetto sono vere.. quindi ho cercato di basarmi su quelle..
3) Su suggerimento di Michela (alis Imaginary82) ho fatto un video per riassumere un questi due capitoli..(grazie tesoro
J)

Purtroppo.. come sapete.. io e l’HTML non andiamo d’accordo.. -.-perciò non so come si faccia a mettere il collegamento. Comunque vi lascio il link e se volete potete copiarlo e vederlo J

 

Link: à http://www.youtube.com/watch?v=YZm92J6vlm4

 

L’ho montato dalle due alle quattro di stanotte.. quindi non aspettatevi molto.. E’ solo per riassumente un po’ le cose ^.^


4) mmm.. credo basta. Ah si.. Ringraziate Emmettina90 (che mi ha dato il tormento ieri.. -.-“ )…se ho postato oggi xD. Grazie per tutto l’appoggio Luce! Ti voglio benissimo!

Spero che il capitolo vi piaccia... non uccidetemi.. e non prendetevela con Kristen

Alzi la mano chi vuole un Rob?
*.*

PS: Song: "Che male c'è" di Pino Daniele..
Non potevo non mettercela.. è semplicemente stupenda..

 

Grazie mille a chi mi segue..chi recensisce..chi ha aggiunto tra preferiti e seguite! Grazie a tutti!

E BUON SAN VALENTINO!!! <3<3<3

 

Ok! Ultima cosa.. poi vi lascio stare!

Volevo “annunciare” che sto scrivendo una nuova FF su RobSten con una mia amica. Si tratta di una FF scritta a 4 mani.. per gli amanti di questa coppia e per chi vorrebbe vederli con un bel bebè tra le braccia xD

Se non passate a vedere non posto più! U.U

Huahauhau.. scherzo ovviamente.. xD

 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=466213

 

Ecco il link! J fateci un salto se vi va! J

 

Capitolo 29

 

Rivelazioni

 

POV Kristen

 

Prendimi, prendimi
lanciami un segnale
in un giorno di sole con il diluvio universale
lanciami uno sguardo per farmi capire
se devo stare zitto

oppure lo posso dire
Che il potere vero è solo
solo il sentimento
e noi ci siamo fino al collo
ci siamo dentro
che bella confusione che c'è nella mia mente
e come è bello stare con te in mezzo alla gente.

 

Ti amo. Ti amo. Ti amo.

Sentivo lo stomaco in subbuglio solo a ricordare quelle parole. Stavolta aveva davvero esagerato. Come gli era saltato in mente di dirmi quelle cose proprio lì, davanti a tutti! Era vero che nessuno poteva sentirci, ma avrebbero ricorso ai migliori linguisti per capire quello che aveva detto.

“Ti amo”

Inizialmente non ci avevo nemmeno fatto caso, solo un minuto dopo ero riuscita a realizzare quello che mi aveva detto.

Continuando ad evitare il suo sguardo avevo semplicemente sgranato gli occhi colpita dalle parole che erano uscite dalla sua bocca.

“Ti senti male per caso?”

Lo sentii sorridere. “Si, credo di si..”

Nonostante fossi scioccata da quelle parole, nonostante la possibilità che potessero essere vere mi avesse sfiorato per un secondo, alzai il viso e incontrai il suo. Sorrisi. Era così facile sorridere quando ero vicino a lui.

Ero distrutta. Mi buttai sul letto ripensando a quella giornata infinita. Quante piccole cose erano successe. Quante piccole cose ora mi mandavano ancora più in confusione. Incredibile quanto le domande dei fan o dei giornalisti avessero un effetto sulla mia vita.

Hai mai provato un amore così vero nella vita reale?”.

Fino a un paio di mesi prima avrei saputo rispondere a quella domanda, ma ora… ora non più e infatti me ne ero uscita con un veloce “Ehm.. non lo so..”. e infondo era vero. Non lo sapevo, non più almeno. Chissà se a Rob avevano fatto la stessa domanda, chissà cosa aveva risposto. Pensandoci bene, non sapevo poi molto dei suoi amori. Mi aveva raccontato della sua ex, una certa Nina non-so-che. Erano rimasti amici, ma non era stata davvero importante. Sorrisi ricordando di quando mi aveva raccontato di aver dimenticato il suo compleanno e di essersene uscito con un laccio di scarpa. Se lo avesse fatto a me, come minimo gli avrei tirato una scarpa in faccia. È vero che è il pensiero che conta, però, che cavolo! Un laccio di scarpa?!

Nello stesso momento non potei fare a meno di pensare a quella sera, in hotel, quando avevo trovato il suo regalo. Quando aveva cantato per me. Quando mi ero addormentata e mi ero svegliata tra le sue braccia. Mi trovai a sorridere a quel pensiero, e mi sentii terribilmente in colpa.

Avevo cercato di evitare i pensieri tutto il giorno, ma era stato inutile. Più cercavo di convincermi che avesse solo voluto scherzare, più i suoi movimenti mi portavano a sfiorare la possibilità che in fondo l’avesse detto davvero. Non avevo mai notato quanto in realtà fossimo orientati l’uno verso l’altra, ma doveva essere così per chi ci guardava dall’esterno.

Avevamo percorso il Red Carpet separatamente quando girandomi fui spinta verso lui e Catherine e lo vidi aprire la braccia come a volermi accogliere. Per poco non colpiva Cath giusto in faccia.

Mi sentivo una stupida a fissarmi su questi minimi particolari, ma non potevo farci niente. Dovevo provare ad essere sincera, almeno con me stessa.

Sentii Michael entrare sotto la doccia. Avremmo dovuto prendere camere separate ma lui aveva insistito tanto che era stato impossibile tirarmi indietro senza farlo sembrare un rifiuto. Sicuramente se avesse saputo come sarebbero andate le cose, non avrebbe insistito tanto.

Dio! Mi scoppiava la testa! Con uno sforzo mi alzai dal letto tamponandomi il viso con le mani per tenerlo fermo mentre mi muovevo e andai in cerca di un’aspirina. Pensando al mio dolore non potei fare a meno di ripensare alla conferenza di quel pomeriggio.

Le parole di Rob avevano continuato a rimbombarmi nella testa fino a quella sera e non avevo potuto fare a meno di nascondere il mio umore incerto. Aggiungiamo quel presentatore odioso e un pomeriggio a firmare autografi senza sosta, e si ottiene una ricetta perfetta per un’emicrania insopportabile.

Dio! Quanto era stato insopportabile quel tizio! Continuava a rivolgersi a Rob chiamandolo IDWARD e aveva ripetuto che ero bellissima fino alla nausea; non avevo potuto non pensare che ci stesse provando. Mi ero sentita terribilmente in imbarazzo. Meglio non dire niente.

Non avevo prestato molta attenzione alle domande, cercando di cavarmela con qualche frase buttata qua e là, come quando mi era stato chiesto cosa si provasse a recitare.

E’ come respirare.. e… a volte fa anche male..”.

Come mi erano uscite quella parole?

Guardavo Rob disperata e lo notai chinare la testa con sguardo afflitto, come se le mie parole lo avessero affondato. Ma cosa si aspettava, dopo tutto quello che aveva detto.

La tranquillità che aveva avuto durante tutta la conferenza sembrò abbandonarlo e affliggerlo.  

Io ero stata tutto il tempo a balbettare frasi senza senso e lui se l’era cavata alla grande, con quelle affermazioni che mi lasciavano senza parole, senza pensieri.

Non credo che la diversità debba essere normalizzata.. credo che le persone dovrebbero essere quello che vogliono.. quello che sono.. e se ti piacciono..

Quanto lo adoravo! Non poteva esserci risposta migliore di quella e lui.. se ne era uscito alla grande. Ma cosa voleva dire? Ormai non riuscivo ad ascoltarlo parlare senza ricercare un doppio significato nelle sue parole. E ogni dichiarazione era un colpo più a fondo nella mia confusione.

Si cercano dei punti in comune con il personaggio che interpreti.. e anche io ho trovato delle parti in comune. Cioè, non sono così romantico, non con tutti almeno, ma l’atteggiamento di Edward è che.. se devi fare uno sforzo per avere qualcuno allora deve esistere quella persona e basta! Sono simile a lui un po’ da questo punto di vista..

Sentii lo stomaco vuoto al ricordo di quelle parole e tornarono a galla le emozioni che mi avevano trafitto in quel momento. Delusione, rabbia, comprensione… confusione.

E mi sento molto in colpa per questo..

Come?” avevo chiesto ancora scossa dalle sue parole.

Niente..

Già, niente. Con lui era un niente continuo. Niente certezze, niente sicurezze, niente di concreto. Lo stesso niente che mi stava facendo scoppiare la testa. Buttai giù l’aspirina e tornai a stendermi sul letto.

Robsten. Robsten. Robsten.

Anche quel nome rimbombava continuamente in testa senza pausa dall’istante in cui mi avevano chiesto di salutare il Robsten Forum. Avevo realizzato solo un secondo dopo che quello era lo stesso acronimo in cui mi ero imbattuta qualche volta in passato.

Dio! Che idiozia. Certo, capivo che la gente potesse fissarsi, capivo che la gente volesse sapere, ma mi saltavano i nervi. Nessuno sapeva niente, io stessa non sapevo niente, eppure si sentivano in diritto di speculare sulla mia vita in quel modo.

Ero stufa di tutto. Ero stufa di non sapere niente della mia stessa vita, volevo sapere qualcosa di certo. Volevo sapere che cazzo passava nella testa di quell’idiota. Volevo sapere che significato c’era dietro tutto quello che diceva, cosa pensava quando mi diceva certe cose, e perché lo faceva.

Perché? A quale scopo?

Certo non per provocare Mike. Lui non c’era. Ma allora perché?

Ti amo. Ti amo. Ti amo.

Dovevo sapere, una volta per tutte.

Feci per alzarmi dal letto ma un capogiro mi ributtò sui cuscini nello stesso momento in cui sentii Mike uscire dal bagno.

Mi portai le mani agli occhi facendo finta di non essermi accorta di lui. Non avevamo parlato da quel pomeriggio. Non una parola, nemmeno all’imbarazzantissima cena che avevo dovuto sorbirmi e che era stato il colpo finale per il mio mal di testa. Mike era muto. Io ero muta con la testa tra le mani.

“Kristen non ti senti bene?” mi aveva chiesto Rob preoccupato non facendosi problema di carezzarmi la nuca. Rabbrividii godendo di quel contatto. Mi sentivo male. Potevo permettermelo.

“Solo un po’ di mal di testa” avevo risposto scrocchiando il collo.

Mike sbuffò pesantemente e Rob ritrasse la mano.

Ti amo. Ti amo. Ti amo.

Che mal di testa!

Continuando a tenere gli occhi chiusi sentii una voce giungermi un po’ lontana.

“Credo che dovremmo parlare”

Oh no! ti prego, non adesso. Avevo la testa in fiamme. Feci finta di niente.

“Kristen rispondimi almeno!”

“Michael ti prego! Non adesso!” mugugnai.

“E allora quando?”

“Non è il momento..”

“NON E’ MAI IL MOMENTO KRIS! CAZZO!”

Scattai in piedi chiudendo gli occhi e aggrappandomi al comò per non cadere.

“Michael! Ma che vuoi da me?!” urlai improvvisamente fuori di me.

“Voglio sapere che cazzo hai fatto con quello!”

“Prima di tutto quello ha un nome, e secondo ti ho detto che non ci ho fatto niente! Smettila! Cazzo!” cercai di calmarmi ma fu inutile. Lui continuava a urlare, la mia testa era completamente a fuoco.

“Non ti credo Kristen! Dimmi la verità! ci sei andata a letto?”

“Ti ho già detto di no!!”

“Allora cosa?”

“NIENTE!”

“Vi siete baciati?”

“NO!”

“Dimmi la verità!”

“Ti ho detto di no..”

“Kristen..” ringhiò.

“E va bene! Si! Ci siamo baciati! Contento! Ma non è come pensi tu..”

Vidi i suoi occhi muoversi furiosi sul mio viso, cercando di capire se avessi detto la verità o no.

“Lo sapevo..” sussurrò.

“Tu non sai niente..” risposi. Doveva essere quel dannato mal di testa a farmi parlare perché mai gli avrei detto cose simili.

“Infatti Kristen! quante cose mi tieni nascoste?”

“Sai una cosa..? mi sono davvero.. scocciata.. di tutti i tuoi dubbi. Vai al diavolo e pensa quello che cazzo vuoi..”

Mandai giù un’altra aspirina.

“Io me ne vado..” disse ma lo fermai subito.

“No resta. Me ne vado io!” sbottai andando verso la porta.

“Si brava! Vai da lui!” mi accusò. “Credi che sia meglio così?”

“Bè almeno non mi farà venire più mal di testa di come stai facendo tu!” urlai infine sbattendo la porta dietro di me.

Chiudendo gli occhi presi un profondo respiro e avanzai lungo il corridoio sorreggendomi al muro per non cadere. Mi sentivo morire. Non era solo la testa a girare, girava tutto. Chissà quale forza divina mi fece ricordare il numero di stanza di Rob e mi ci accompagnò. Bussai un paio di volte chiamando il suo nome, ma non ebbi risposta. Con gli occhi socchiusi e il respiro pesante mi guardai attorno in cerca di una qualsiasi cosa per aprire la porta, ma ovviamente non trovai niente. Stavo in un corridoio di un albergo! Mi appesi alla porta chiamandolo ancora una volta e bussando più forte contro la porta. Ancora niente.

Non sentivo più gli occhi, non riuscivo a tenerli aperti e lasciando che le gambe cedessero sotto di me, mi accasciai sul pavimento accanto alla porta godendo della moquette soffice e portando le mani alla testa.

Ti amo. Ti amo. Ti amo.

Basta! Non volevo più pensare a niente. Volevo solo sapere, ma lui non c’era e io non ebbi la forza di rialzarmi. E lì, stesa per terra davanti la sua camera, sembrai trovare un po’ di pace.

 

POV Robert

 

Credimi averti incontrata
è stata una fortuna
perché stare da soli a volte
sì a volte fa paura
e tu mi hai messo le manette
poggio la testa sulle gambe strette
mi sveglio in mezzo a quel sorriso gridando
questo è il Paradiso.

 

Wow! Ancora non riuscivo a credere di averlo detto davvero. Le avevo finalmente detto quello che mi tenevo dentro da mesi, le avevo detto che l’amavo e nello stesso momento, fu come togliersi un grosso macigno dalle spalle, come se quella rivelazione potesse risolvere tutto. Ovviamente non era così. Ovviamente non mi aveva creduto; aveva creduto che non mi sentissi bene, il che era anche vero. Dovevo essere impazzito. Mai mi sarei sognato di confessarle i miei sentimenti in un’occasione simile, ma ormai la scommessa era stata fatta e avendola vicina non ero riuscito più a trattenermi. Forse ci avevo pensato così intensamente quella mattina che le parole erano uscite da sole, ancora sotto l’influsso dei pensieri. Come se avessi pensato ad alta voce, come se non avessi potuto fare altrimenti, come se quelle fossero le uniche parole di cui era dotato il mio vocabolario, le uniche che la mia mente riusciva ad elaborare.

E quando finalmente gliele avevo dette, non mi aveva creduto. Incredibile. Ah, ma non sarebbe finita lì. Ormai tanto valeva arrivare fino in fondo. Non sapevo se e quando avrei trovato il coraggio di dirlo di nuovo. Dovevo battere il ferro finché fosse stato caldo, approfittare della strana euforia che mi aveva percorso il corpo quel pomeriggio sul Red Carpet.

La sola cosa che mi frenava erano i suoi comportamenti. Certo, era convinta che stessi scherzando, ma era cambiata. Non più la Kristen che ero riuscito a sciogliere quella stessa mattina, ma la Kristen nervosa e balbettante, sempre impegnata a passarsi le mani tra i capelli per tenersi impegnata. Per quanto potesse dispiacermi vederla così, ne ero quasi fiero in parte. Era evidente che la mia rivelazione non era stato un completo buco nell’acqua per farla agire in quel modo. E dovevo continuare. Solo andando fino in fondo avrei scoperto qualcosa.

Dietro questa scusa nascosi le mie affermazioni e dichiarazioni alla conferenza del pomeriggio. Vere e mirate. Speravo vivamente che cogliesse una frecciatina in quello che dicevo, un minimo segno che le mie parole nascondessero un significato che andava oltre il libro, oltre il film, oltre il personaggio e che rappresentassero me.

Non potei fare a meno di sentirmi colpito dalle sue parole quando chiesero cosa provasse a recitare.

“E’ come respirare.. e fa male a volte”.

Quale ragazza di diciotto anni da una risposta del genere?

Forse avevo davvero esagerato, forse l’avevo mandata in paranoia, forse lo spazio attorno a lei si stava stringendo, forse le mancava il respiro.

Rimasi sconfitto da quelle parole, come se mi avessero afferrato in pieno e scaraventato contro una strana realtà che non capivo, ma fu niente in confronto alla sua espressione quando parlai del vero amore e degli sforzi che bisogna affrontare per la persona giusta.

Sentivo il suo sguardo incerto e colpito sul mio viso, e la vidi abbassare il capo quando con un “Niente..” liquidai il suo tentativo di capire cosa stessi dicendo. Con la coda dell’occhio la vidi con la fronte appoggiata a una mano e lo sguardo basso, immobile. Che avesse funzionato? Che avesse capito che le mie parole erano rivolte a lei? Ormai non avevo nulla da perdere, valeva rischiare il tutto per tutto. In fondo a un rifiuto ero già preparato e la possibilità che le mie parole avessero un effetto diverso su di lei.. Magari!

Eppure le mie non erano solo frecciatine, erano la verità.

Non avevo fatto che pensarci tutto il resto di quella interminabile giornata:

sul Red Carpet, quando mi chiesero se avessi mai provato un amore così vero e reale. Cosa potevo rispondere? “Si, ed è a due passi da me?”. Fosse stato per me l’avrei anche fatto, ma non prima di essere stato chiaro con Kristen, non prima che capisse che le mie parole erano sincere, così me ne uscii con un semplice “Ne sono alla ricerca” chiedendomi se avessero fatto a Kristen la stessa domanda e cosa aveva risposto. Ci avevo pensato durante la conferenza, e durante tutto il pomeriggio a firmare autografi quando mi si erano avvicinati con una telecamera chiedendomi di salutare il RobSten forum. Ci avevo pensato durante quella inevitabile cena a cui aveva partecipato anche l’essere, mentre vedevo Kristen reggersi il capo come se non riuscisse a sostenere il peso della testa. Ci avevo pensato il resto della serata, quando quel presentatore di cui non ricordavo nemmeno il nome non aveva fatto altro che ripetermi quanto Kristen fosse stupenda, come se non lo sapessi già di mio. E ci pensavo ora, nell’ascensore dell’albergo, di ritorno dalla serata fuori con quel tizio che aveva tanto insistito per andare a bere qualcosa.

Cosa dovevo fare adesso?

Forse sarei dovuto andare da Kristen, in fondo era appena mezzanotte, ma non sapevo quello che avrei trovato. Magari era con quella specie di scimmia. L’immagine di lei che mi veniva ad aprire la porta mezza nuda mi mandò nello sconforto più totale. Ci avrei pensato su. E poi l’ascensore aveva già passato il suo piano. Percorsi il corridoio che avrebbe condotto alla mia stanza a testa bassa cacciando di tasca la chiave magnetica ma quando fui a qualche passo dalla porta, con la coda dell’occhio vidi una macchia scura, qualcosa, qualcuno per terra.

Mi ci vollero due secondo per riconoscerla e piombarmi su di lei.

“Kristen! Kristen!” urlai terrorizzato cercando di sollevarle il corpo. Non rispondeva. Ma che diavolo ci faceva lì per terra, fuori la mia camera. Possibile che nessuno l’avesse vista! Eravamo in un hotel, che cazzo!

Ma che le era successo? Che cosa le aveva fatto quello stronzo? Perché era ridotta così?!

“Kristen! mi senti?” provai ancora colpendole dolcemente il viso.

Mmm” mugugnò in risposta reagendo ai deboli colpetti che le davo. “Rob..” bisbigliò ma aveva ancora gli occhi chiusi. Sospirai di sollievo.

“Ma che diavolo..”.

Lasciai la frase incompiuta mentre ponendo un braccio dietro la sua schiena e uno dietro le ginocchia mi alzai in piedi prendendola tra le braccia. Si adattò presto al mio corpo, stringendomi le braccia al collo e appoggiando la testa sul mio petto. Era così tenera e indifesa. Con qualche sforzo riuscii ad aprire la porta e richiuderla con un calcio dietro di me. Con estrema delicatezza posai Kristen sul letto e le tolsi le scarpe. Mi sedetti sul letto accanto a lei e tornai ad ammirare il suo viso. Era rossa. Carezzandole i capelli la mia mano si fermò sulla fronte, e allora mi accorsi che stava bruciando. Senza pensarci due volte la presi di nuovo tra le braccia per poi adagiarla di nuovo sotto le coperte e le posi sulla fronte una piccola asciugamano bagnata.

“Quanto sei bella, amore mio..” sussurrai baciandole la mano che avevo tra le mie e rimasi a contemplarla per un po’. Povero amore mio. Lo sapevo che non si sentiva bene. Aveva detto che non era niente, ma era davvero stanca e non me l’aveva data a bere. Chissà cosa era successo. Chissà perché era venuta fuori la mia camera.

Tutto sommato..non mi importava sapere il perché al momento. Ora era lì, accanto a me, e questo era tutto quello che mi interessava.

“Rob..” bisbigliò dopo un po’ aprendo leggermente gli occhi.

“Hey..”

Sgranò meglio gli occhi e sembrò riprendersi. “Che è successo?” disse tirandosi su di botto, ma la fermai prima che facesse movimenti troppo improvvisi.

Ssssh, va tutto bene” la rassicurai riportandola giù con una mano sulla spalla. “Hai qualche decimo di febbre.. credo. Come ti senti?”

La vidi confusa mentre mi rispondeva. “Ehm.. meglio. Solo un po’ di mal di testa, ma sta passando..”

“Bene..”

Nello stesso momento mi accorsi di stare ancora stringendo la sua mano e notai l’espressione imbarazzata sul suo viso quando se ne rese conto. Iniziò a fissare la mia mano che dolcemente teneva la sua e cercò di dire qualcosa, senza molto risultato.

“Oh, ti da fastidio?” dissi guardando le nostre mani. “Vuoi che te la lasci?”

“No no! Non mi da fastidio!” disse subito mettendosi più comoda nel letto e alzandosi leggermente in modo da potermi vedere meglio negli occhi.

“Bene..” ripetei stringendo più forte la sua mano.

“Rob..” iniziò a parlare con lo sguardo basso e la voce sotto terra.

“Si?”. Chissà perché, ma sentivo che la fatale ora della verità stava per arrivare.

“Io.. volevo chiederti una cosa.. riguardo oggi..”. Non parlai, e lasciai che continuasse da sola. “Bè..ecco.. riguardo quello che hai detto.. io so che stavi scherzando.. però, non so, volevo sapere se per caso..”

“Ti amo Kristen” sussurrai interrompendola. Ormai era andata. Ormai avrebbe dovuto credermi. Niente fraintendimenti. Alzò il viso lentamente e i miei occhi sinceri incontrarono i suoi, lucidi per la febbre o forse per qualcos’altro.

C-come?”

“Io.. ti amo” ripetei abbassando gli occhi. Sentivo il suo sguardo su di me, ma non me ne importava. Le avrei detto tutto, finalmente. “Ti amo dalla prima volta che ti ho vista, forse anche da prima. Amo il tuo nervosismo, amo la tua goffaggine, come ti mordi le labbra per concentrarti, come ti passi la mano tra i capelli, amo quando balbetti perché sei in difficoltà. E amo.. amo quando dici che mi odi ma so che non è vero. Amo la tua semplicità, i tuoi vestiti e il modo in cui li porti. Amo i tuoi capelli, le tue labbra, i tuoi occhi. Credo.. di amare tutto di te..”. Solo allora mi resi conto che era davvero così. Amavo tutto di lei. Non c’era una cellula di quella ragazza che non mi avesse rubato il cuore, l’anima, il respiro. Tutto.

Avevo ancora il viso chino, gli occhi fissi sui ricami delle coperte. Mi decisi finalmente ad alzare il viso e aprendomi in un sorriso cercai di sdrammatizzare. “Odio solo quando non credi mai a quello che dico..” risi sperando che cogliesse finalmente la verità di tutto quello che avevo detto. Doveva credermi questa volta. Avevo aperto il mio cuore nonostante conoscessi il rischio che non fosse tornato integro. Mi ero esposto. Non era questo quello di cui aveva parlato quel giorno? La difficoltà e il rischio di esporsi così tanto verso qualcun altro. Bè, io l’avevo fatto.

La sua espressione era indecifrabile, come se non fosse sorpresa dalle mia parole. Corrugò la fronte e si morse le labbra mentre i suoi occhi erano biglie impazzite.

“Ecco.. ora .. lo sai..” sussurrai abbassando di nuovo il viso.

Si alzò definitivamente e mentre si toglieva l’asciugamano dalla fronte, si sporse verso di me. Lasciò la mia mano portando la sua sul mio viso. Mi fece voltare verso di lei e avvicinando il suo viso al mio mi baciò.

Non riuscivo a descrivere i miei sentimenti nel momento in cui le sue labbra si posarono dolci sulle mie. Non mi mossi, non feci niente, lasciai che fosse lei a decidere. Si staccò qualche secondo lasciando le labbra dischiuse e guardandomi negli occhi per avere conferma di quello che stava facendo. La guardai giusto quel secondo che mi bastava per sapere che non avrei fatto nulla di male e mi avvicinai per baciarla di nuovo. Schiusi le labbra e in meno di un secondo incontrarono le sue e iniziarono a muoversi insieme. Sperando di non fare un azzardo spinsi la lingua contro le sue labbra che mi lasciarono passare senza sforzi e allora le nostre lingue iniziarono a danzare insieme assaporandosi come se si conoscessero da tempo. Tante volte l’avevo baciata, ma mai così. Sentii il cuore sciogliersi nel momento in cui si stese sul letto portandosi sotto di me e stringendomi la nuca. Non potevo crederci. Ero in paradiso. Da quanto tempo aspettavo questo momento! Quanto tempo avevo sprecato! Quanto ero stato stupido. Tutte quelle paure inutili..

Mi adagia su di lei cercando di non pesare sul suo corpo ancora nascosto dalle coperte. Avrei resistito ancora per poco, e sentivo già premere nei pantaloni. Passai a baciarle il collo mentre le mie mani prendevano confidenza con i suoi fianchi e con i lembi di pelle che riuscivo a trovare.

Mmm, Rob, Rob aspetta..” ansimò a un tratto tra un respiro e un altro,

“Ho aspettato tanto..”. Tornai sulle sue labbra, quelle labbra che finalmente erano mie e non di Edward. Ricambiò il bacio un po’ meno sicura.

“Ti prego.. aspetta” disse spingendomi via e passandosi diverse volte le mani tra i capelli mentre si metteva a sedere.

“Cosa?” chiesi sconcertato accucciandomi accanto a lei.

Mi guardò mortificata, scuotendo il capo. “Io.. non lo so..scusami. Non.. non è il momento adatto ora..”

Ecco le parole che avevo tentato di tenere lontane ma che invece erano giunte per farmi affondare. Non riuscii a dire niente evitando il suo sguardo.

“Ma.. non sei tu.. davvero. Sono io” sospirò con le lacrime agli occhi. “E’ che la mia vita è un gran casino, è tutto così complicato. Il lavoro, la scuola, Michael.. e ora.. ora tu.” Fece una pausa mentre io la guardavo sconcertato e deluso. “Io non so bene quello che voglio.. e voglio solo essere sicura di non fare qualcosa di cui potrei pentirmi..” disse sincera e non potei non crederle.

Avrei dovuto sentirmi respinto, confuso, deluso, arrabbiato, ma non lo ero. Ero felice. Nonostante tutto, ero felice. Avevo ottenuto dalla serata più di quanto mi sarei mai aspettato e se aveva bisogno di mettere ordine nella sua vita prima di farmi spazio, l’avrei accettato. Dopo tutto, avevo aspettato dieci mesi. Non sarebbe cambiato niente. Ma sapere che aspettare ancora sarebbe valso a qualcosa mi dava un senso di certezza e di tranquillità. Avrei potuto farlo. E poi.. non sopportavo vederla piangere.

“Tranquilla..” le dissi asciugandole con un dito una lacrima che le era scesa sulla guancia. “Continuerò ad aspettarti..” sussurrai sincero.

Un sorriso commosso le si aprì sul viso e mi sentii l’uomo più felice della terra.

Abbassò il viso imbarazzata e un po’ timida chiese: “Ti andrebbe di abbracciarmi?”

 

Abbracciami perché mentre parlavi
ti guardavo le mani
abbracciami perché sono sicuro
che in un altra vita mi amavi
abbracciami anima sincera
abbracciami questa sera
per questo strano bisogno
anch'io mi vergogno.

 

Come si poteva essere così? Come poteva essere la donna perfetta in quel modo, come poteva farmi sciogliere con quattro parole, con un sorriso, con un gesto?

“Potrei mischiarti qualcosa” mi avvertì sottovoce.

Le sorrisi circondandola con un braccio e portandola sul mio petto ci stendemmo sul letto coprendoci con le coperte.

“Correrò il rischio..”

Si accoccolò su di me intrecciando le nostre dita.

“Grazie..” bisbigliò affondando il viso sul mio petto e respirando il mio profumo.

Le baciai dolce i capelli. “Tutto il tempo che vuoi”.

E così mi addormentai, col mio angelo tra le braccia. E per la prima volta, era tutto perfetto. Tutto voluto. Non ci sarebbe stato nessun vassoio rotto la mattina dopo, nessuna troupe sghignazzante, nessuno. Solo noi.

 

Che male c'è
che c'è di male
se la mia vita ti appartiene
ed è normale.
Che male c'è
che c'è di male
se chiudo gli occhi
ed insieme a te
sto così bene.

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

yesido: Grazie infinite Mel!!!! *.* Viva i tour! Muhamuha.. il PC funziona di nuovo.. anche se non gli ho fatto niente! xD ha fatto tutto da solo.. O.o

iosi: wow.. cioè.. sono lusingata.. Grazie mille, davvero! Non hai idea quanto mi facciano piacere le tue parole! Sono felice che la storia piaccia così tanto! Dai.. scusa per il capitolo scorso.. scommetto che dopo questo sono perdonata! xD Grazie ancora!

Ah.. grazie per il consiglio.. ovviamente da brava Robstenina.. già lo sapevo.. infatti.. non vedo l’ora di arrivare al Giappone! *.*

Crazy_La: grazie mille Laretta! *_*

cloe cullen: Gemeeeeeeeeeeeeeee! Huahua.. madò.. cma il “Salve Salvino” non si può credere.. cioè quando ci penso sto ancora scioccata! Hahaha.. I virus li avevo davvero xD haha.. però c’è anche un virus di nome Joy ora che ci penso hahaha

crazyfred: uh cavolo! Mi dispiace per la sincope.. spero vada tutto bene! xD hauhaua.. i tuoi desideri si sono avverati e ho postato anche prima del previsto xD

Roxisnotdied: hauhaua.. non uccidermi please! xD Grazie mille! E ora.. -.-“ ho voglia di Goccioleeee xD

Imaginary82: ^.^ sono felice che ti sia piaciuto.. sono curiosa di sapere che ne pensate di questo.. E soprattutto del video! Grazie mille per il consiglio! ^.^

emmettina90: razie mille Luce! Scusa.. sono riassuntiva.. ma come ben sai.. sto per sentirmi male…

SeaOfLove: hihi! Grazie Ori! Davvero molto! Se quello di prima non era confuso..questo lo è di sicuro xD Grazie per commentare sempre ^.^

signora degli anelli: Sabry J visto? Ce l’ho fatta in 4 giorni! Chissà se arriverò a posre ogni giorno? xD hauhua.. no.. non credo proprio! Grazie mille! Anche io adoro Roma.. *.* ma penso che si capisce da questo capitolo..muhamuhah

ledyang: grazie zoccola.. non ce la faccio a dire altro! Sono in autocombustione ora come ora.. ___________________________________-

simo1726: hauhaua! Simo.. m0hai fatto morì! xD madò.. scusa.. ti dico solo grazie.. ma ho appena visto le nuove still di Eclipse.. e non ragiono molto.. cercherò di rifarmi la prossima volta! O.O Grazieeee! Ti adorooo!

lindathedancer: Tesorooooo! *.* sei qui! Cominciavo a preoccuparmi.. credevo non mi seguissi più xD hauhau.. scherzo ovviamente.. se non hai il tempo di recensire non importa! Grazie mille per tutti i tuoi complimenti! Non sai quanto mi senta lusingata! Grazie mille davvero!

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Doppio gioco ***


Sonnooooooo!

Salve a tutti.. vi lascio il capitolo velocemente che è l’una di notte, e visto che avevo promesso di postare ogni 5 giorni.. ve lo dovevo.. vabbè.. ho sgarrato solo di un’ora, ma questo capitolo è stato un vero parto! +.+

Come noterete c’è un salto temporale.. non so se ho fatto bene a sintetizzare tutto novembre in un unico capitolo, ma la disperazione è troppa! Sto messa peggio di voi! Mi sono rotta le palline… voglio questi due insieme e li voglio subitoooooo! T.T

Mi consolo perché presto li vedremo ai BAFTA! Muhamuha.. speriamo in qualcosa.. hehe..

Vabbè.. vi lascio al capitolo! Recensite, mi raccomando, e fatemi sapere che ne pensate.. perché a me non è che convince molto.. mah..

Lascio decidere a voi! Me ne vo a nanna che sto morendooo! Notte a tuttiiiiii! O buongiorno xD alla prossima! ^.^

Ah.. ultima cosa. Una mia amica sta scrivendo una nuova FF su Robsten.. molto carina e particolare.. fateci un saltooo! J

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=469037&i=1

 

Capitolo 30

 

Doppio gioco

 

POV Kristen

 

Le mie mani percorrevano indisturbate il suo petto nudo, le dita gli carezzavano il collo, la mia lingua gli setacciava le labbra in cerca della sua e quando la trovò, non capii più niente. Come sempre del resto. Ogni volta mi mandava sempre più al manicomio, ogni volta ogni suo tocco era un botta che il mio cuore non avrebbe retto, troppa bellezza. Non avrei mai immaginato di fare quella fine; contemplare l’assurda bellezza del mio ragazzo.

Cazzo! Ma che pensavo. Lui non era il mio ragazzo, non era.. niente. non ancora almeno. Era solo mio. Lo sentivo e volevo che fosse così. Doveva essere solo mio e di nessun’altra.

Passai con la bocca a baciargli il petto nudo, il massimo che ci concedevamo in sere come quelle, quando un minimo rumore avrebbe destato sospetti nelle camere accanto. Non credevo potessi essere capace di farlo ansimare di eccitazione anche solo con qualche bacio, eppure lo sentivo fremere sotto il mio corpo. D’un tratto però divenne più titubante, più insicuro. Le sue mani si fermarono sulla mia schiena e tirandomi su insieme a lui mi staccò.

“Kristen aspetta..”

“C’è.. qualcosa che non va..? Ho fatto qualcosa di male..?” chiesi timida pensando di aver osato troppo.

“No, non hai fato niente. E’ questo il punto..”

Capii subito dove voleva arrivare. Avevo tanto sperato che quel momento non arrivasse mai, o che almeno arrivasse il più tardi possibile, ma non potevo illudermi oltre. Sapevo che prima o poi non avrebbe retto tutta quella situazione.

“Io.. non ce la faccio più. Non sopporto più tutto questo..”.

Sebbene conoscessi il significato di quelle parole e il dolore che gli causava pronunciarle non potei fare a meno di sentirmi respinta. Chinai il viso tirando su con il naso e sospirando dispiaciuta da tutto.

“Hey..” sussurrò portandomi un dito sotto il mento per permettermi di guardarlo negli occhi. “Tu lo sai quanto ti voglio.. e sai anche da quanto ti voglio.. ma.. non così..”

Chinai di nuovo lo sguardo. Non potevo sopportare tanta sincerità nei suoi occhi. “Mi dispiace..” sussurrai.

“Non sentirti in colpa.. Ti ho messo io in questa situazione. Forse avrei dovuto stare zitto quella sera a Ro..”

“No!” dissi subito prima che finisse la frase.

Quella sera.. era stata una delle sere migliori di tutta la mia vita e il solo pensiero che potesse essere andata diversamente mi divorava. Sorrise per la mia sicurezza poi tornò ad assumere quello sguardo triste e tormentato.

“Ma.. mettiti nei miei panni Kris. Io ti amo.. e ti desidero.. ma ti voglio solo per me. Non voglio doverti dividere con nessuno..”

Quelle parole mi colpirono più di quanto potesse essere lecito. Ma di cosa mi meravigliavo? Non avremmo potuto andare avanti così ancora per molto, sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Rimandarlo non avrebbe portato a niente.

“Devi scegliere Kristen” sussurrò comprensivo e mi diede un bacio sulla fronte. Restai immobile sul letto mentre lo sentivo alzarsi e uscire dalla stanza chiudendo la porta dietro di se. Avrei voluto fermarlo, corrergli incontro, dirgli che lo volevo. Ma le gambe non si muovevano.

Alzai il viso lasciando che una lacrima scendesse sul viso e buttando l’occhio alla finestra ammirai il panorama di luci che Londra mi offriva. Avrei voluto affacciarmi alla finestra e non pensare a nulla. Avrei voluto non pensare a quella giornata, ai suoi sguardi che mi spogliavano con gli occhi, ai suoi amici, ai suoi genitori.

Rob aveva approfittato della premiere londinese per ripescare i legami della sua città natale e presentare tutti alla cena di qualche ora prima. I suoi amici erano davvero come li aveva sempre descritti: alla mano, semplici, naturali. Un po’ come lui insomma. Rivangavano i vecchi ricordi di quando insieme a Bobby passavano le serate a suonare la chitarra sul tetto dell’appartamento di Soho mentre le sorelle di Rob parlavano con me come se ci conoscessimo da tanto.

Erano davvero carine. Lizzie era una musicista pop, mentre Victoria era nel campo del management o qualcosa del genere. Ma quello che mi aveva preoccupato maggiormente erano i genitori, l’impressione che avrei fatto e l’opinione che avrebbero avuto su di me. E se non gli fossi piaciuta?

Rimasi quasi delusa quando Rob non mi presentò come la sua ragazza, ma ovviamente non lo pretendevo, semplicemente perché non lo ero. Eppure dentro di me avrei voluto che lo facesse.

Insomma, dopo Twilight ci aveva messo due mesi per smetterla di parlare di me come la sua fidanzata, e ora che sarebbe stato quasi lecito, ora che avrebbe avuto un fondo di verità, non lo faceva.

Dovevo cercare di non prendermela, in fondo era scelta mia. Sapevo che se fosse stato per lui avrebbe gridato al mondo intero quanto mi amava, ma invece io non glielo permettevo. Era tutto così assurdo e complicato.

Le mie paure sui suoi genitori si rivelarono presto infondate. Furono estremamente carini e dolci con me, riempiendomi di complimenti. Nonostante la moltitudine di gente presente a tavola, non la smettevano di darmi attenzione. Ebbi la sensazione che sapessero qualcosa. Bè, non che ci volesse molto. Ormai mezzo mondo sospettava qualcosa, ma quelli erano i suoi genitori e la cosa rischiava di assumere una piega imbarazzante. Tuttavia andò tutto liscio come l’olio e ringraziai che Michael si fosse ritirato nella sua stanza con la scusa del mal di testa. Sapevo che era una scusa, che aveva preferito evitarsi quella che sarebbe stata una tortura per lui, ma non me ne importava.

Se Claire e Richard potevano non sapere niente, Tom sapeva di sicuro qualcosa, ma non me la presi. Insomma, era il suo migliore amico. Non era assurdo che gli avesse raccontato tutto e confessato i suoi sentimenti per me, tenendo soprattutto conto di quanto avesse sofferto nel tenerli nascosti.

“Così tu sei la famosa Kristen..” aveva detto stringendomi la mano. “Rob parla spesso di te.. ti adora sai?”. Non potei fare a meno di arrossire e scambiare un’occhiata con lui.

Non avrei potuto stare meglio di così. Rob si era seduto accanto a me e la mano sotto al tavolo ogni tanto mi carezzava la gamba per tranquillizzarmi, ma invece mi mandava ancora di più fuori di testa.

Mi risultava difficile credere che avesse voluto presentarmi i suoi genitori e “lasciarmi” nello stesso giorno. Anche se non si può lasciare quello che non si ha. Non ufficialmente almeno.

Senza rendermene conto mi trovai in terrazza, appoggiata alla ringhiera lasciando che il pungente venticello londinese di dicembre mi colpisse il viso e lasciasse che la mia mente vagasse a ripercorrere tutto quello che era successo nell’ultimo mese.

 

***

 

Con la testa ancora appoggiata al suo petto, le sue braccia assonnate che debolmente mi stringevano a lui, la sua mano tra i miei capelli, respiravo il dolce profumo della sua maglietta. Forse non aveva nemmeno odore, forse aveva acquistato il tipico odore che si ha la mattina appena svegli, quell’odore difficile da definire, così diverso per ogni persona, eppure io ne ero completamente assuefatta come da una fragranza appena conosciuta ma già familiare. Il dolce respiro che gli faceva muovere il petto mi cullava dolcemente ed era come una tentazione ad abbandonare quel dormiveglia e ritornare nel mondo dei sogni, l’unico mondo dove non avrei mai avuto paura di esprimere me stessa.

Eppure, già tutto quello era un sogno. I ricordi, le immagini della sera prima si stagliavano nella mia mente come un film perfetto, portandomi quasi a chiedere se forse non avessi solo sognato. Forse era stato tutto un sogno, forse solo il frutto della mia immaginazione, uno scherzo del mio inconscio. Nello stesso momento in cui i dubbi mi attanagliarono la testa, sentii le sue dita muoversi tra i miei capelli e scendere di lato fino a carezzarmi dolcemente il viso, e capii che era tutto reale. Tutto.

D’un tratto mi sentii avvolta da una strana emozione di calore e istintivamente sprofondai più il viso sul suo petto sorridendo come una scema mentre la sua mano passò sulla mia schiena per stringermi più forte e carezzarmi il braccio. Non volevo svegliarmi, e non perché avessi paura che fosse tutto un sogno, ma perché avevo paura che fosse tutto vero.

Lui mi amava.

Per quante volte mi ero detta che non era possibile, non mi ero trovata del tutto sorpresa davanti alla sua rivelazione. Forse, dentro di me, lo avevo sempre immaginato, forse ero semplicemente troppo sfacciata da dare per vera una cosa simile, eppure, dentro di me lo sapevo. Tutto mi fu subito chiaro: lui, il modo in cui mi parlava, i litigi, i suoi abbracci quando cercava di consolarmi, le sue dichiarazioni…i suoi baci. Mille forme sfocate si aprirono nella mia mente come un quadro astratto e divennero pian piano qualcosa di concreto e reale. La verità.

E io avevo rovinato tutto, come sempre del resto. Ma per quanto lo volessi, non avrei potuto affrontare anche questo nella mia vita. Non ancora almeno. Avrei dovuto parlare con Mike, fare le cose in modo sistemato, venire alla luce del sole. Avevo solo bisogno di un po’ di tempo. Il problema era se ce l’avrei fatta a resistere.

Inevitabilmente aprii gli occhi ancora assonnati.

“Buongiorno”. La sua voce mi giunse come una dolce melodia.

“Buongiorno..” sussurrai cercando di aprire meglio gli occhi e incontrai i suoi per un momento prima di abbassare di nuovo lo sguardo imbarazzata. Eravamo così.. intimi, ancora abbracciati l’uno all’altra.

Ripensandoci, ci era capitato in passato, ma non in quel modo. Non dopo tutto quello che era successo la sera prima.

“Come ti senti stamattina?” riprese premuroso. Solo allora mi ricordai del mal di testa, che era magicamente scomparso.

“Bene.. grazie..”. Chissà se leggeva l’imbarazzo nelle mie parole.

Poggiò la sua guancia contro la mia fronte. “Anche la febbre sembra scesa..”.

Se non ero rossa per la febbre, sicuramente ora ero avvampata per quel contatto. Ero davvero assurda. La sera prima avevamo avuto molto più di un semplice contatto eppure ogni suo movimento mi faceva avvampare di calore e imbarazzo.

“Forse.. io dovrei.. andare” sussurrai un po’ intimorita ma la sua voce calda mi ghiacciò.

“Non c’è fretta..”

“Che ore sono?”

“E’ ancora presto.. Però.. non voglio trattenerti. Se vuoi, vai..”

Quelle parole mi fecero quasi paura. Non volevo andare via. Si stava così bene lì con lui. In fondo, se era presto, un altro po’ di riposo non avrebbe fatto male. E poi, non ero stata bene la sera prima, avevo davvero bisogno di riposare, no?

“Posso restare?” chiesi quasi implorante.

“Certo piccola.. tutto il tempo che vuoi..” sussurrò e mi diede un bacio sui capelli.

Questa volta furono le sue parole a farmi rabbrividire. Il modo in cui mi aveva chiamata, la forza che aveva di rassicurarmi..

Tutto il tempo che vuoi.

Riconobbi le parole della sera precedente in quel contesto leggermente diverso e capii fino in fondo quanto dovesse amarmi. Lui era disposto ad aspettare, mi avrebbe aspettata se avessi deciso di stare con lui, mi avrebbe aspettata anche se non fossi stata sicura della mia incertezza, mi avrebbe aspettata sempre. O Almeno così mi faceva credere. Con quella piccola fonte di speranza che mi riscaldava il petto sussurrai un debole “grazie” e mi riaddormentai cullata dalle sue mani che mi carezzavano i capelli.

 

Novembre fu un mese talmente lungo, tante cose accaddero e io non mi rendevo più nemmeno conto delle mie azioni. Le cose iniziarono pian piano a sfuggirmi di mano e tutti i miei propositi andarono presto a farsi benedire. Dopo il ritorno da Roma non ci eravamo visti per una settimana, fino all’evento organizzato da MTV. Lui era così pacato e tranquillo, mi parlava premuroso, come se niente fosse, come se davvero fosse sicuro di riuscire ad aspettarmi. Fu una bella serata. Scherzammo con tutti e non mi sentii nemmeno in imbarazzo a poggiare la mano sulla spalla di Rob per fare qualche foto insieme. In effetti era quasi assurdo che dovessi farmi problemi per essere così aperta verso di lui. Non ero mai stato il tipo da rimuginare sulle cose all’infinito.

Faccio quello che mi pare, questa sono io.

Purtroppo però stavolta, c’erano di mezzo altre persone. C’era Mike. E io ancora non gli avevo parlato, ma solo perché ero ancora confusa, non sapevo cosa dirgli e a lungo andare le cose tra noi si fecero sempre più fredde.

Tuttavia, il mio unico problema e grande punto interrogativo continuava ad essere Rob. Cosa dovevo fare con lui? Sentivo che non avrei resistito ancora molto a stargli lontana, e infatti il Canada me ne diede la conferma.

Il Much Music fu davvero un evento folle. Migliaia di persone erano lì solo per noi, a urlare e quasi strapparsi i capelli. Mi resi conto di quanto facesse effetto quella storia, di quanto Twilight potesse davvero diventare qualcosa di importante e decisivo.

Rob fu così carino, rispose alle mie domande quando impacciata non sapevo che dire e io non potevo davvero fare a meno di sorridere quando ero con lui.

Lo sapevo, ormai me ne rendevo conto, ormai anche io  ero consapevole del modo in cui lo guardavo. Avevano tutti ragione, l’avevano avuta fin dall’inizio. C’era qualcosa tra di noi, c’era sempre stato. Un gioco di sguardi, una battuta, un contatto. Eppure io avevo sempre cercato di evitare la verità.

Una domanda mi bloccò riportandomi a uno dei nostri tanti giochi di parole.

“Cosa aveva lui più degli altri?”

Cazzo. E ora? Nemmeno io sapevo bene cosa mi avesse spinto a scegliere lui. Ancora allora non riuscivo a spiegarmi bene cosa fosse successo il giorno di quel provino. Forse fu subito alchimia, scattò qualcosa. Ma se avessi detto così l’intero mondo avrebbe iniziato a speculare più di quanto non si facesse già.

“Ehm.. non sembrava preoccuparsi tanto del suo aspetto.. sembravi.. terrorizzato.. ?”  azzardai ridendo insieme a lui al ricordo di quel giorno, quando mi chiesi scioccamente cosa potevo mai aver fatto a quel ragazzo per farlo comportare in quel modo. Che stupida ero stata.

“Sembrava anche incapace di mentire.. cosa che a volte può essere un vantaggio, a volte no. Ma in quel caso lo fu..”. Forse stavo dicendo troppo, ma non sapevo come uscire dalla situazione.

“Quand’è che è un vantaggio?” chiese Rob curioso.

“Ehm.. il corpo..”

Coooosa?”

“Si.. insomma.. nessuno vuole vedere un attore mentire sullo schermo.. non è una buona..”

“A quando ti riferisci?”

“Ok! Ora mi stai facendo pentire di aver messo in mezzo l’argomento..” dissi ridendo infine e la questione sembrò chiusa, ma me l’ero vista quasi brutta.

Insomma, non sapevo spiegare nemmeno io quello che avrei voluto dire. Intendevo semplicemente che nel caso di Rob non aveva avuto bisogno di mentire per lasciarsi andare, ma forse non aveva colto il riferimento, o forse aveva fatto finta di non coglierlo perché adorava mettermi in difficoltà. L’avrei scoperto presto.

Mike non c’era, Nikki e Rachelle erano fuori e io ero in camera mia. Mi ci vollero due minuti per realizzare che volevo vederlo. Senza pensarci due volte uscii dalla mia camera e bussai alla sua non sapendo bene cosa dire appena avrebbe aperto.

Non apriva. Bussai di nuovo, ma niente. Non volevo proprio mettermi ad urlare il suo nome in mezzo al corridoio.

“Rob..” urlai sottovoce sperando mi sentisse. Ancora niente.

Stavo per bussare una terza volta quando mi aprì la porta e me lo trovai davanti.

“Kristen..” sussurrò sorpreso di vedermi lì.

“Posso entrare?”

Annuendo vistosamente si fece da parte per farmi entrare. Mi accomodai dentro poco distante da lui mentre chiudeva la porta.

“A cosa devo l’onore?”

Senza nemmeno pensarci mi voltai e buttandogli le mani al viso lo afferrai e lo baciai. Le mie labbra si muovevano ansiose sulle sue dapprima sorprese e insicure poi smaniose e cariche di passione. Fu uno dei baci più belli che ci eravamo mai scambiati. La mia lingua si fece subito spazio tra le sue labbra per incontrare la sua. Aveva un sapore così delizioso. Come avevo anche potuto immaginare di stargli lontana per più di due settimane? Ero arrivata al culmine della sopportazione. Le mie dita intrecciavano i suoi capelli mentre una delle sue mani fu subito dietro la schiena per attirarmi e stringermi a sé ancora più forte. I nostri corpi erano totalmente a contatto, non c’era una parte di lui che non sentissi. Aggrappandomi alle sue spalle lasciai che mi tirasse su e intrecciai le gambe contro il suo corpo mentre le nostre bocce continuavano ad esplorarsi l’un l’altra. Senza nemmeno accorgermene mi trovai stesa sul letto e lui sopra di me, con la sua eccitazione che mi premeva contro la coscia. Sospirai mentre passava a baciarmi il collo per scendere sulla mandibola e sulle scapole creandomi un piacere non indifferente. Strinsi le ginocchia contro il suo bacino e le mani dietro il suo collo per avvicinarlo di nuovo al mio viso.

“Kristen..”

Sssssh” gli tappai la bocca premendo con le mie labbra sulle sue che accettarono di buon grado.

“Sei sicura?” sussurrò sulla mia pelle.

Mi ci volle un po’ per rispondere. “Non stiamo facendo niente di male, Rob”. Sapevo la falsità di quelle parole e che stessi in realtà cercando di convincere più me stessa che lui. Ma cosa potevo farci? Lo volevo, come forse non avevo mai voluto nessuno in tutta la mia vita, e lui era lì. Che potevo fare?

Mi avvinghiai stretta a lui che mi passò una mano sotto la maglia dietro la schiena facendomi venire i brividi.

Dovetti ricordare di respirare. “E poi si sa.. quello che succede a Toronto, resta a Toronto..” bisbigliai contro la sua guancia. Non ci fu bisogno di dire altro. Le sue labbra furono di nuovo sulle mie e ci lasciammo trasportare da quel momento.

 

Ci avevo davvero creduto. Avevo davvero pensato che dopo quella volta le cose sarebbero andate diversamente, avevo davvero creduto che si fosse solo trattato di un momento di puro desiderio, ma non era così. Più passavano i giorni più mi rendevo conto che di lui non volevo solo il corpo, ma tutto. Volevo tutto di lui.

Volevo le sue mani che stringevano le mie, volevo le attenzioni che mi riservava, volevo le frecciatine sempre dirette a me, volevo i suoi sguardi, soprattutto quello che ci scambiammo quella sera del 17 Novembre. Ormai le cose erano totalmente implicite per noi e la nostra bolla cresceva a dismisura. Riuscivo quasi a sentirla avvolgerci. Rob stava davvero benissimo quella sera, non potevo fare a meno di guardarlo ogni tanto e sentivo a ogni suo sguardo che avrebbe voluto spogliarmi con gli occhi. Era come una specie di mania, un’ennesima cosa implicita che non avevamo bisogno di rivelarci. Io guardavo lui e lui sembrava distratto, lui guardava me e io facevo finta di non vedere, come se giocassimo a rincorrerci con gli occhi. Mi voltai per l’ennesima volta aspettando di trovarlo intento a guardare da qualche parte e invece i miei occhi si riflessero nei suoi cogliendomi di sorpresa. Sorrisi. E quella fu una delle più belle foto di noi che avessi mai visto.

“Com’è stato baciare lui?”

“Oddio, bellissimo”.

Potevo mai rispondere altro a quella domanda? Insomma, nessuno avrebbe sospettato niente e avrebbero sempre potuto pensare che l’avevo detto per cortesia visto che lui era a fianco a me e rideva divertito dalla mia risposta.

Foto, autografi, flash, domande, interviste, complimenti. Mi girava quasi la testa per l’euforia. Andò tutto liscio come l’olio finché durante la proiezioni non vidi Rob sgattaiolare via. Lo seguii con gli occhi uscire da quella piccola tenda scura. Nessuno si era accorto di lui e cercando di non farmi notare, passai davanti Catherine che mi guardò con sguardo interrogativo a cui risposi con un debole “Torno subito”.

In fondo il film lo conoscevo a memoria ed erano tutti così presi da non accorgersi fortunatamente di me.

Mi feci spazio attraverso quella tenda e mi trovai in un piccolo vicolo retrostante l’edificio. Notai Rob appoggiato con le braccia a un muretto poco più in là. Non si era accorto di me e cercando di fare quanto meno rumore possibile con i tacchi mi avvicinai.

“Hey” sussurrai poggiandomi al muretto accanto a lui e guardando il cielo stellato.

“Hey.. che ci fai qui?”

“Sai, stavo per farti la stessa domanda..”

Sorrise. “Sono solo un po’ nervoso..”

“Ti capisco..”.

Davvero lo capivo. Quella era una specie di prova del nove. Il risultato del nostro lavoro avrebbe raccolto i suoi frutti dopo quella promozione, la critica avrebbe dato le prime recensioni, i giornalisti le loro opinioni. Ormai ci ero quasi abituata, non per un fenomeno tanto grande, però sapevo come funzionavano queste cose. Per lui doveva essere un po’ diverso. Era il suo primo vero, grande lavoro. Potevo capire il suo nervosismo.

“Sai.. basta non pensare che sullo schermo ci sei tu.. O anche non pensare e basta. Di solito io mi trovo a pensare completamente ad altro..”.

“Pensavo ad altro anche io..” sussurrò sfiorandomi il braccio. Per la prima volta colsi subito il senso delle sue parole e arrossii incontrando il suo sguardo. “E non so per cosa sono più nervoso..” disse infine sorridendo.

Sorrisi anche io portando di nuovo gli occhi al cielo. In effetti le stelle erano poche, merito delle forti illuminazioni di Los Angeles, ma era comunque un bello spettacolo.

“E’ bellissimo..” bisbigliai.

“Non come te..”

Quasi mi aspettavo la sua risposta, infatti non ne rimasi per niente sorpresa.

“Facciamo i galanti stasera?”

“Bè.. stasera non te lo avevo ancora detto..”.

Quanto era dolce. Non credevo quasi possibile che esistessero ragazzi capaci di farmi sciogliere con quelle parole. Istintivamente abbassai il braccio e gli presi la mano.

Avevo quasi paura a dire quello che mi passava per la testa. “Ti va di restare ancora un po’ qua fuori?”

Come non detto. Il suo sorriso sincero allontanò tutte le mie paure. “Certo” disse e strinse più forte la mia mano.

 

Ovviamente la “pacchia” non poteva durare in eterno. Il resto del mese trascorse in modo davvero strano.

Michael partì con noi per New York. Non avevo proprio potuto evitarlo né tanto meno trovavo il coraggio di parlargli. Anzi, se possibile avevo anche peggiorato la situazione, quel dannato pomeriggio quando per rassicurarlo gli avevo lasciato un bacio sulla guancia, a due centimetri dalla bocca.

Ma come mi era saltato in mente?! Sapevo di non amare più Mike, forse non lo avevo mai amato, eppure, avevo comunque avuto un legame con lui. L’argomento Roma non era stato più trattato. Lui non mi aveva chiesto dove avessi infine passato la notte né tanto meno io accennavo a dirglielo, eppure c’erano momenti in cui avevo quasi pena per lui, ed era orribile.

Mi chiedevo se Rob avesse visto le foto. Incredibile. Non potevo stare in pace nemmeno sulla veranda di casa mia a fumarmi una sigaretta.

La situazione stava pian piano degenerando e le cose iniziarono a scivolarmi di mano.

New York fu una vera palla. Interviste a parte, non trovavo un minuto per stare sola con Rob. Mike mi era appiccicato come una zecca e l’unico modo per evitare il minimo contatto con lui era fingere stanchezza. Non avrei potuto lasciarlo di nuovo lì in camera da solo e andare da Rob, per quanto avessi voluto. Non era davvero giusto per lui. Anzi, per entrambi. Dovevo smetterla di essere così egoista e decidermi a parlare, ma ogni volta che provavo ad aprire bocca, le parole mi si bloccavano in gola.

Rob, nonostante tutto, sembrava totalmente tranquillo e non si faceva problemi a rivelare di aver fatto il film solo per me. Forse era sapere che in qualche modo anche io lo volevo a dargli tanta sicurezza. Ma se prima la sua sembrava solo sfacciataggine, ora erano vere e proprie dichiarazioni non ben comprese dal pubblico che si scervellava per capire le sue parole. Da una parte quel gioco di sguardi e di parole mi lusingava, mi eccitava, ma dall’altra sapevo che in questo modo non avrebbe fatto altro che aumentare le voci su di noi. E ce n’erano già abbastanza.

 

“Vuoi?” chiese Mike passandomi una canna, che accettai volentieri. Ne avevo davvero bisogno, incasinata com’ero. Di nuovo su quella veranda, ero con lui. Che idiota. Avrei dovuto imparare dalla volta precedente, invece come una vera stupida accettai quella maledetta canna ripensando al giorno prima, quando mi ero ritrovata con Rob e Cath per la registrazione del commento di Twilight.

Cath era su una poltrona, mentre noi due su un divano abbastanza grande per tre persone, eppure rannicchiati in un angolo. La camera era insonorizzata così da acchiappare ogni nostra parola.

Fui davvero grata che i commenti non prevedessero le immagini: Rob non la smetteva di sfiorarmi e toccarmi e a un certo punto posò la sua mano sul mio ginocchio. Non parlammo per un po’ finché non ricordammo che era un commento a un film e che DOVEVAMO parlare.

Catherine sembrava fare finta di niente, ma sapevo che ci osservava con la coda dell’occhio.

Dio! Perché doveva essere tutto così complicato?! Forse ero io che rendevo le cose così complicate. Forse avrei soltanto dovuto scegliere una dannata volta. Eppure continuavo ad evitare il tutto. Magari dopo il tour promozionale in Europa. Lo stesso tour a cui Michael si era gentilmente auto-invitato e a cui non potevo assolutamente mancare. Sarebbe stato un inferno.

 

***

 

Non si poteva davvero negare che Novembre fosse stato un mese interessante. Erano cambiate così tante cose, eppure erano rimaste sempre le stesse. Mutate in profondità e identiche in superficie. Quella superficie che avrei dovuto eliminare, quella superficie che mi mostrava follemente innamorata del mio ragazzo e che piazzava il nome di Rob accanto a quello di altre donne. Ricordavo bene l’ultimo giorno di Novembre, quando facendo le valigie mi era per caso caduto l’occhio sul PC e in prima pagina c’erano le foto di Rob a pranzo con una certa Camilla Belle. Mi fiondai sul portatile come un razzo e prima che potessi impedirlo il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene mentre una strana sensazione di rabbia e delusione mi saliva dallo stomaco alla gola.

Fu più forte di me. Afferrai il cellulare e scrissi.

Così, ti diverti? Mi fa piacere.

Aspettai con ansia la risposta mentre navigavo tra i vari articoli che riportavano la notizia e che smentivano una presunta relazione con me. Ma come si permettevano?! Insomma, mesi interi di speculazioni erano stati distrutti da qualche foto sempliciotta di due amici – perché quello dovevano essere - fuori a pranzo?

Mi sentii quasi tradita.

Non so di che stai parlando.

Ah, voleva fare il furbo. Non avrebbe attaccato con me.

Lo sai benissimo. Inutile fare il finto tonto. Non prendermi in giro per favore.

Ero proprio curiosa di sapere cosa avrebbe risposto.

Mi incantai a fissare lo schermo del cellulare mentre muovevo agitatamente il piede.

Che c’è? Sei gelosa?

Cooooosa? Ma come si permetteva?! Gelosa io? Ma per chi mi aveva preso?

Non ero gelosa.

D’accordo, sì, forse lo ero, ma non potevo permettergli di scoprirlo, non potevo dargliela vinta.

Gelosa io? Per chi mi hai preso!? Non mi conosci così bene. E poi, perché dovrei essere gelosa?

Sperai davvero che le parole lo convincessero. Se avesse capito che mi dava fastidio, sarebbe stata la fine. Ci mise pochissimo a rispondere.

Infatti! Perché dovresti? Non sei mica la mia ragazza…

Wow. Tutto mi aspettavo tranne una risposta del genere. Avrei dovuto sentirmi male, avrei dovuto prendermela, ma non potevo perché aveva ragione. Io non ero la sua ragazza, ero io che ancora restavo in bilico, io che aveva giocato con i sentimenti degli altri, io che non facevo altro che mentire. Aveva ragione. Era tutta colpa mia. Non potevo obiettare niente a quel messaggio, e infatti, senza rispondere, chiusi il cellulare.

 

Anche quell’ultimo ricordo mi abbandonò e mi trovai seduta sulla sdraio del piccolo balcone con la testa tra le mani.

Quella grandissima cessa! Non riuscivo a non pensarci anche se sapevo che non avrei dovuto preoccuparmi, in fondo poco prima Rob mi aveva detto che non c’era niente. Sapevo che di lui e dei suoi sentimenti potevo fidarmi, anche se il dubbio permaneva. Ma era di me che non mi fidavo più. Solo fino a qualche mese fa, ero così sicura di sapere tutto, e invece non sapevo un cazzo.

Tutto quello che sapevo era Rob. Lui occupava sempre i miei pensieri, le mie paure, i miei dubbi, le mie emozioni, i miei sogni, i miei desideri, le mie incertezze e le mie poche sicurezze. Lui, era una sicurezza per me. L’unica cosa che avrebbe continuato ad aspettarmi. Non potevo lasciarla scivolare via in quel modo. Avevo già fatto tanto errori, non potevo continuare a comportarmi come una falsa egoista. Dovevo cacciare le palle e affrontare la realtà. Prima che quella spinta di sconosciuto coraggio mi abbandonasse, mi alzai determinata dalla sdraio prendendo un forte sospiro. Dovevo parlare con Mike. Basta così.

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

emmettina90: haha! Grazie mille lucetta! Sai che pensare che mi leggi a volte mi fa strano? O.o bo.. è strano che una persona che conosco dal liceo mi legga.. haha.. cmq ti voglio troppo bene! xD  

yesido: haha tranquilla Mel! Era comprensibile dopo quelle foto! Io sto ancora così.. ___/\___/____\________________

Grazie milleeeeeeeeee! *_*

crazyfred: Grazie mille! ^^ scusa se ancora non ho letto la tua FF ma non hai idea.. non ho un secondo libero.. appena possibile mi metto in pari ^.^

ariel7: Letiiii *.* grazie mlle davveroooooo! Adorotiii!

lindathedancer: Grazie mille tesoro! Davvero! Sono felice che ti sia piaciuto il video e tutto il resto! Baciiii

Roxisnotdied: hauhaua.. cess #2.. grazie mille! xD ora andiamoci a prendere Kris dal cess #3.. u.u hauahau xD adoroti! <3

signora degli anelli: Graaaaaaaaaaaaaaaazie milleeee! xD mi fa davvero piacere che on odi Kris.. chissà se in questo capitolo l’hai odiata?! xD Grazie milleeee!

Nak: Grazie mille per seguirmi! Sono lusingata! *.* Spero questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie per seguire anche l’altra storia *.* Ed è ovvio che parlerò di queste still! Muhamuha.. mi spiace che probabilmente per quando parlerò di Eclipse il film non sarà ancora uscito (forse…) quindi non saprò bene i dettagli.. ma ciò non toglie che potrei fare un capitolo extra o infilarli da qualche parte! xD

ledyang: -.-“ wow.. che bel commento! -.-“ haha scherzo zoccolina! xD grazie! *.*

edwardina twalentina: Wow! Grazie mille davvero per i complimenti! Io continuo a postare.. e tu continua a seguirmi! ;)

SeaOfLove: Ori! *.* Grazie milel a te per seguirmi! Sei dolcissima! Adorotiiii! <3<3<3

simo1726: hauhaua! Simo.. ODDEOOOOOOOOOO!!! M’hai fatt murì! xD Tranquilla.. hai tutta la mia comprensione.. quelle foto hanno fatto fuori un po’ di gente U.U non si fa così! … (non è veroooo! Si faaaaaaaaaa muahmuhamua) Grazie milel come sempre per i tuoi infiniti e decisamente esagerati complimenti! Ma mi fanno piacere lo stesso *alza gli occhi al cielo* ehm ehm.. xD

Muhamua.. scommetto che non ti aspettavi un capitolo del genere eh? Visto.. niente colpi di scena finali.. solo un po’ in sospeso xD e finalmente la Kris si sta decidendo.. muhamuha

Grazie per seguire anche l’altra storia ^.^

Imaginary82: Grazie! Sono felice che il video ti sia piaciuto e che rispecchi un po’ la realtà! Hauhua.. visto.. alla fine tra le braccia di Rob kris ci è finita! xD

cloe cullen: uahuaa tesorooo! Haha.. grazie mille! Awwww tra pocooo awwww! Sadica io? Ehm.. ma quando mai.. Bè..vero che mi posso sfogare sull’altra.. ma anche questa ne vedrà delle belle tra un po’ T.T Non parliamo di Flanders che sto ancora sconvolta! O.O dire che a Paranormal Activity ci facciamo un baffo! xD

iosi: hihi.. ti confesso un segreto.. in realtà sono una mosca.. >.< haha magari! xD Scherzi a parte.. grazie mille davvero! ^^

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Bivio ***


Bene..bene.. bene..

Ecco il prossimo capitolo.. spero vi piaccia e scommetto che non è quello che vi aspettavate.. ma abbiate pietà xD Dopotutto.. ci doveva pur essere un pov Rob in tutta sta faccenda, no?

Poverino.. vediamo un po’ come l’ha presa il nostro inglesino..

Spero sia chiara la struttura del capitolo.. nel caso.. diciamo che avanziamo con la Premiere e ora ci siamo spostati da Londra a Munich.. e Rob ricorda un po’ anche lui tutto quello che è successo.. hehe..

Mi spiace comunicarvi che, visto che non ho fatto un kaiser per ben due mesi, devo davvero iniziare a studiare e non so se riuscirò ad aggiornare ogni 5 giorni.. però tranquille.. perché mica vi abbandono.. soprattutto ora che la faccenda si fa interessante! Muahmuha..

Non perdetevi il prossimo capitolo! Baci a tutti!

E grazie a chi mi segue, mi ha tra i preferiti, seguite, o chi mi legge solo!

Recensite please.. perché sono anche i commenti che spingono ad andare avanti.. senza quelli mi sarei bloccata di sicuro! xD

Vi lascio il chappy! ^^

 

Capitolo 31

 

Bivio

 

POV Robert

 

Sapeva essere proprio testarda a volte, ma arrivare a negare l’evidenza non era da lei, il che mi convinceva ancora di più della mia teoria.

“Inutile che lo neghi.. sei gelosa..” le sussurrai all’orecchio facendola rabbrividire sotto di me. Non avrei mai dimenticato quell’acidissimo scambio di messaggi. Per quanto non potessi conoscere le donne e quello che passava nelle loro teste, non mi era sfuggita l’irritazione che traspariva in modo evidente da quei messaggi quando aveva scovato le foto di me con quella tizia.

Mmm.. ti ho detto di no..”.

Malvolentieri allontanai le mie labbra dalle sue per guardarla meglio negli occhi con sguardo eloquente.

Sembrò non gradire molto la cosa. “Non guardarmi così..” disse cingendomi il collo con le mani per alzarsi leggermente e venire di nuovo in cerca di un mio bacio. Non potei non accontentarla. Insomma, era impossibile per me dirle di no. Lei era tutto quello che avevo sempre voluto, tutto quello che avevo sempre desiderato. Ed era lì, con me. Sospirando di desiderio cinsi le mie mani sui suoi fianchi portandola di nuovo giù. Passai a baciarle dolcemente il collo mentre le sue mani esploravano i miei capelli e le sue gambe cingevano il mio bacino. Dio! Quanto mi eccitava. Non avrei resistito ancora per molto.

Continuavo la mia opera baciandole le spalle e carezzandole la schiena mentre i suoi sospiri invadevano la stanza.

“E poi..” boccheggiò. “Perché dovrei essere gelosa? Tanto io non sono la tua ragazza, no?”. Forse credeva che usando quel tono sensuale non avrei notato la punta di amarezza nella sua voce. Non potevo crederci. Lei, proprio lei, mi stava facendo la ramanzina.

“Non per colpa mia..” sospirai staccandomi e stendendomi sul letto accanto a lei.

“Rob ne abbiamo già parlato..” sbuffò d’un tratto nervosa e seccata.

“No Kris, non ne abbiamo parlato, altrimenti a quest’ora non ci starebbe anche il tuo ragazzo..”. Sottolineai bene quelle parole, sperando che cogliesse l’enfasi della frase. Lei aveva un ragazzo, io ero solo un passatempo, forse un capriccio.

La sua voce divenne evidentemente offesa. “Non credevo ti dispiacesse..”

“Non mi dispiace infatti..” la rassicurai sistemandomi di fianco in modo che potessi vederla in viso. Era triste mentre le sfioravo il braccio e le davo brividi che non sapevo se fossero dettati dalle mie mani che la carezzavano dolcemente o dall’aria pesante che era calata nella stanza. Era la prima volta che vivevo un momento simile con lei, fino ad allora avevo potuto accettare, l’avevo presa così, come mi veniva, accettando almeno quella piccola parte di lei che mi concedeva, ma non sopportavo più di avere solo una parte di lei, non sopportavo di doverla dividere con qualcuno. Avrebbe dovuto scegliere prima o poi.

“E’ per i tuoi, vero? Non gli sono piaciuta..”

Mi ci volle qualche secondo per capire quella che non mi era affatto sembrata una domanda ma un’esplicita e sbagliata constatazione. Che sciocca che era, davvero credeva..?

Non potei fare a meno di sorridere per la sua dolce insicurezza. “Ma che dici? I miei ti adorano..”.

Sperai davvero che mi credesse perché era la pura verità. Non che fosse difficile essere colpiti da Kristen.

“E’ davvero una ragazza in gamba..” avevano detto mentre io annuivo consapevole guardandola da lontano scherzare imbarazzata con le mie sorelle e mandarmi ogni tanto qualche occhiatina fuggevole.

“E’ unica, Rob. Non lasciartela scappare”. Tom.

“Fosse per me..”

Avevo approfittato della premiere di Londra per presentare i miei genitori e i miei amici a Kristen e Catherine ad una cena informale a cui non avevo potuto fare a meno di invitare quella specie di scimmia che per fortuna si era ritirato con la scusa del mal di testa.

Quasi mi faceva pena..

No, non è vero.

Provavo un po’ di compassione per lui immaginandomi nella sua situazione ma non potevo essere dispiaciuto per lui. Era sempre un gradino sopra di me. Poteva tenere Kristen per mano, poteva baciarla in pubblico, poteva vedere sui giornali il suo nome scritto accanto a Kristen Stewart e ragazzo. Lo invidiavo per quello. Lui poteva. Io invece dovevo nascondermi. A me non restava che qualche bacio, qualche serata rubata nelle camere degli alberghi che ci ospitavano, qualche sguardo furtivo, qualche piccolo sfioramento che nessuno avrebbe avvertito tranne noi. Non sapevo se essere felice di quella bolla che ormai avvolgeva solo noi ed escludeva il mondo esterno, o abbattuto dalla possibilità che quella stessa bolla fosse sempre così vicina a rompersi.

“Davvero?” chiese e tornai alla realtà.

“Ma certo, sciocca ragazza gelosa..” la presi in giro avvicinandomi. Non ce la facevo proprio a vederla triste. Allungai la mano e poggiandola dietro la sua schiena la spinsi verso di me e la bacia dolcemente, senza fretta, lasciando che fossero le sue labbra ad approfondire quell’incontro.

La sentii sorridere sotto le mie labbra e non dovetti aspettare molto per riprendere conoscenza col suo corpo.

“E non sono gelosa..”

“Si lo sei!”

“Ti dico di no..” aveva abbassato il tono della voce così tanto da farmi capire che stava inutilmente cercando di auto convincersi.

“E io ti dico di si..”

“No..”

“Si..”

Noooo…

Siiiiii…

“NO!”

“NO!”

“SI!”

Haha! Gliel’avevo fatta. Vecchio trucchetto. Funzionava sempre. La vidi tapparsi la bocca immediatamente come se avesse appena bestemmiato

“Ah ah! Visto?” esclamai vittorioso.

“Ma mi hai fatto confondere! Non è giusto!” si lamentò ma la zittii con un bacio, dapprima dolce e lento poi sempre più passionale e profondo.

Prima che me ne accorgessi fu di nuovo sopra di me e con tutta la calma di questo mondo iniziò a sbottonare i bottoni della mia camicia.

Uno.

Due.

Tre.

Sembravano non finire mai mentre si accomodava sempre meglio sopra di me e sentivo di nuovo quel bisogno che si faceva tanto sentire nei pantaloni. Si abbassò su di me baciandomi il petto lentamente.

Cazzo! Aveva il potere di farmi sospirare anche con qualche bacio sul petto. Affondai le mie mani sotto la sua maglietta assaporando il contatto con la sua pelle liscia. Forse stavolta sarebbe andata oltre.

Rimasi alquanto sorpreso della sua audacia. Di solito non si lasciava andare in quel modo, non con me almeno. Prima che potessi impedirmelo presi a domandarmi fino a che punto osasse ancora spingersi con quell’essere che quasi mi faceva pena. Ci andava ancora a letto con lui, nonostante passasse le serate con me? E quando lo baciava.. cosa provava? Era come baciare me?

I dubbi mi attanagliarono la mente e ricorrendo a tutta la forza che avevo la fermai bloccando le sue mani e mettendomi seduto con lei ancora a cavalcioni su di me.

Se voleva stare con me, doveva stare con me e basta. Avrei davvero voluto che mi appartenesse, ma in tutti i sensi, sotto ogni punto di vista e non solo un puro desiderio fisico da soddisfare.

Credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma non capiva che di sbagliato non aveva fatto niente. l’avevo messa io in quella situazione. Pensai davvero che forse non avrei mai dovuto rivelarle i miei sentimenti se quello che avevo ottenuto era solo una ragazza che cercava di placare gli ormoni. Non volevo essere solo questo per lei. Non più almeno.

“Ma.. mettiti nei miei panni Kris. Io ti amo.. e ti desidero.. ma ti voglio solo per me. Non voglio doverti dividere con nessuno..”

Era la pura e semplice verità. Non avrei potuto dirglielo in modo migliore.

Per quanto mi ferisse vederla col viso triste e sconfortato, non potevo rischiare di perdere ancora me stesso. Avevo già aspettato per undici mesi.. non ce la facevo più.

“Devi scegliere Kristen..”, le baciai la fronte e uscii da quella stanza.

L’ultima cosa che volevo era darle un ultimatum, ma la mia richiesta era decisamente comprensibile. In fondo non le avevo dato limiti di tempo o condizioni particolari. Io sarei stato ad aspettarla, tutto quello che le chiedevo era una semplice scelta. Non mi sembrava di chiedere tanto no?

Percorsi quel corridoio fino alla mia camera con la speranza di vederla corrermi dietro e dirmi che mi amava. Non me lo aveva mai detto e io ogni giorno, stupidamente, mi illudevo che sarebbe venuta da me a sussurrarmi quelle due parole che mi avrebbero tolto tutti i dubbi.

Ma forse non sarebbe mai successo.

Mi affacciai alla terrazza, pensando a quanto fossi stupido. Innamorato di una ragazza che non faceva che mandarmi in confusione.. e io l’avevo appena rifiutata.

Certo, lei era quello che avevo sempre voluto, ma quella situazione non era sempre sostenibile quanto il desiderio che avevo di lei. ed era già un mese che andavamo avanti così. Ancora non potevo credere che Kristen si fosse lasciata andare così tanto. Credevo davvero che dirle che l’amavo non avrebbe cambiato le cose, ed infatti era stato così.. per una settimana.

Quando quella mattina a Roma le avevo assicurato che l’avrei aspettata non avrei mai immaginato che si trattasse di aspettarla solo per quindici giorni.

Canada. Come potevo dimenticarlo?

Era praticamente piombata in camera mia e prima che me ne potessi accorgere eravamo sul letto.

Mi sentii in paradiso, in un delicato oblio, ancora indeciso se stessi sognando o se tutto stesse accadendo davvero.

Il resto di Novembre era passato in modo davvero lentissimo, come se ogni giorno mi pesasse, come se avessi quasi paura di quello che mi aspettava. Solo il pensiero di vedere lei, di poterla toccare, mi dava un po’ di sollievo.

Lei era lì. la sentivo accanto a me nonostante non sapessi quello che ci avrebbe riservato il futuro. Eravamo destinati a stare insieme? Stavamo facendo una stronzata? Eravamo solo preda degli istinti?

Non sapevo nulla, sapevo solo che l’amavo e la volevo per me, non solo fisicamente. Volevo sentirla accanto come la sera della premiere, quando girandomi per guardarla avevo incontrato i suoi occhi e avevamo sorriso riflettendoci nel volto dell’altro, quando ero uscito fuori durante la proiezione e me l’ero trovata accanto cinque minuti dopo, pronta a darmi conforto e a stringermi la mano. Era davvero un incanto quella sera. La ricordavo come se fosse stato solo il giorno precedente. Le forme del suo corpo perfettamente calzanti in quel vestito che le stava da dio, i capelli raccolti all’insù le liberavano il viso luminoso e il trucco sugli occhi metteva in risalto quel verde che tanto amavo con tutte le sue sfumature.

Era davvero impossibile descrivere il nostro rapporto.

Ricordavo ancora bene quel giorno in cui lasciandomi completamente andare in un’intervista, ammisi praticamente di avere una cotta per lei snobbando il suo ragazzo con un gesto della mano.

“Chi se ne frega..” avevo detto con aria da sbruffone, come se davvero fossi io quello avvantaggiato tra me e lui.

Non avevo fatto in tempo ad uscire dalla sala che mi ero ritrovata Kristen con le braccia conserte e lo sguardo decisamente infuriato.

“Che succede amore?” chiesi ironico immaginando che avesse sentito tutto. Quel giorno ero davvero in vena di fare lo spavaldo.

Senza rispondere mi stritolò il braccio trascinandomi con lei nel bagno delle ragazze. Fortuna che non c’era nessuno o mi avrebbero preso per un pervertito.

“Mi spieghi che succede?”

“E te lo chiedi?! Ma ti ha dato di volta il cervello per caso?! Ti rendi conto delle storie che dovrò sorbirmi quando Mike lo verrà a sapere?”

Ah.. allora era quello il problema. Niente che non potessi risolvere con un po’ del mio fascino.

“Cosa dovrei dirgli secondo te?”

“Puoi anche dirgli che la verità..”

Alzando le braccia all’altezza delle spalle mi avvicinai a lei e poggiando le mani alle pareti la misi spalle al muro, in trappola tra le mia braccia. “Digli che ti amo, che ti voglio, che sei qui con me..” sussurrai avvicinandomi al suo collo e respirando il suo profumo. Le sentii ispirare profondamente.

“Non.. credo che la prenderebbe bene..” boccheggiò mentre poggiava le sue mani insicure sul mio petto.

Risalii il suo collo sfiorandole il viso col naso e fermandomi a un centimetro dalle sue labbra.

“Rob.. smettila..” sospirò ma sapevo che era in attesa.

“Vuoi davvero che la smetta..?”

Rimasi in bilico sulle sue labbra senza muovermi in attesa di quella risposta che già conoscevo mentre i nostri respiri ritmici e calmi invadevano la stanza.

“No..” e fu lei stessa ad eliminare la brevissima distanza tra di noi.

Era davvero una ragazza assurda e a volte ero convinto di non conoscere moltissimi lati di lei. Ancora mi ribolliva il sangue nelle vene al pensiero di saperla con quell’idiota. Chissà.. forse era anche un bravo ragazzo, magari l’amava davvero, ma io di più. Non riuscivo proprio a non avercela con lui, soprattutto dal momento in cui aveva deciso di starle addosso come una zecca impedendoci di avere quei piccoli e brevi momenti di cui nessuno era a conoscenza.

E io dovevo sopportare.. accettare.

E riuscii a tenermi tutto dentro, finchè quelle foto non mi fecero scattare. Lei che fumava una canna sulla veranda di casa sua.. e parte peggiore.. con il suo adorato ragazzo. Fu una specie di pugnalata agli occhi.. e al cuore.

Era solo la realtà eppure perché mi sembrava talmente distorta.? Quando guardavo quelle foto o leggevo sui giornali di quanto lei e il suo ragazzo fossero uniti e scherzassero sulle voci che giravano su me e lei, non potevo fare a meno di sentirmi una merda. Insomma.. era l’altra faccia della medaglia, una specie di prezzo da pagare, ma fino a quanto ne sarebbe valsa la pena? Quanto avrei potuto sopportare tutta quella situazione?

Non mi feci sentire per tre giorni finché non ricevetti quei messaggi evidente manifestazione di un altro lato del suo carattere che non le avrei mai attribuito: la gelosia.

Avevo davvero sperato che vedermi in giro con un’altra ragazza le avrebbe dato fastidio ma non credevo che avrei avuto ragione. Ma in fondo cosa si aspettava? Non era la mia ragazza. Perché essere gelosa?

La situazione era quasi degenerata. Avevo creduto che quella fosse stata una specie di pausa. Ma invece.. con l’inizio del tour e con Londra.. eravamo tornati al punto di partenza. Lei era semplicemente bellissima, come sempre del resto. Non potevo proprio fare a meno di guardarla e avere pensieri impuri su di lei. in fondo ero pur sempre un ragazzo.

La volevo, con tutto me stesso, ma quanto avrei potuto ancora sopportare di doverla dividere con qualcuno e vivere col dubbio che mi desiderasse meno di quanto la desiderassi io?

Andare via da quella stanza era stata la cosa giusta da fare.

Ma allora perché, dopo due giorni, ancora non mi sentivo in pace con me stesso? Perché avrei voluto non essere mai andato via? Perché continuavo a pensare alle parole di quel pomeriggio?

Come sempre eravamo accecati dai flash dei fotografi sul Red Carpet, mentre io incantato come sempre avevo quasi dimenticato tutto quello che era successo per ammirarla nel suo vestito bianco.

“Dove hai lasciato il tuo ragazzo?” le avevo chiesto non avendolo visto in giro. Mi sembrava davvero strano che si fosse lasciato sfuggire la possibilità di farsi vedere con la sua ragazza anche in Germania.

“Non c’è..”.

Che idiota. Lui che poteva, si lasciava sfuggire l’occasione di stare con la sua ragazza. Peggio per lui, meglio per me. Nonostante tutto Kristen sembrava quasi eccitata, sempre timida e riservata, ma più emozionata, come se non vedesse l’ora di fare qualcosa e si sporgeva per parlarmi come se nulla fosse. E io.. non potevo davvero trattenermi dal sorriderle. In fondo le avevo assicurato che sarei stato ad aspettarla, che avrei aspettato che scegliesse.. e poi non ce la facevo proprio a non starle vicino.

E così.. non facevo che farmi del male da solo. Che masochista.

Sospirai profondamente mentre riponevo in valigia quelle poche cose che avevo cacciato durante il breve soggiorno. Prossima meta: Parigi. La città dell’amore.. che ironia.

Sospirai probabilmente per l’ennesima volta, pensando a lei, a quello che stava facendo, a quello che mi aveva detto, quando fui interrotto dal suono di qualcuno che bussava alla porta.

Erano le undici e decisamente non aspettavo nessuno. Fui invaso per un secondo dalla piccolissima speranza che potesse essere lei, ma il non sapere quello che mi aspettava e che avrebbe potuto dirmi mi rese improvvisamente nervoso. Quelle sere erano sempre una giocata al lotto. Non sapevo mai cosa aspettarmi.

Cercando di non pensarci troppo andai ad aprire, dandomi una veloce occhiata allo specchio e scompigliandomi i capelli con le mani per cercare di dargli un verso. Che idiota che ero. Bussarono di nuovo.

“Arrivo!”

Prima che le illusioni e le speranze mi mangiassero da dentro girai quella maledetta maniglia e.. e le mie speranze divennero certezze.

“Kristen..”

 

Huahau.. mi sento in vena di lasciare un commento post capitolo stile Cloe.. xD (i tuoi mi fanno morire sempre.. xD).

Huahua.. se volete ammazzarmi per come finisce questo capitolo.. non fatelo! *.*  altrimenti non saprete il continuo! xD

Io vi voglio bene.. solo che mi piace vedervi soffrire.. muhamuha..

Cosa vorrà la nostra Kris?..

Lo scoprirete nella prossima puntata! Baci a tuttiiiiiiiiii!

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

ledyang: coglia! Piaciuto questo capitolo che non avevi letto!? xD haha..

simo1726: hauahua! Simo i tuoi commenti mi fanno morì! xD.. ovvio che ho sentito la voce di Rob.. *sbavo mode on* per non parlare delle scene.. *sbavo mode on* mi chiedo che pensieri avrà avuto Kristen vedendo il film.. hauhaua.. 

Mi piacerebbe fare un video di riepilogo per tutto.. ma davvero non ho tempo.. trovo a stento quello per scrivere xD

PS: Visti i BAFTA? *.* Madò.. ma quanto l’adoro Kris?! Awwww e il suo sorrisinooo! Awwww!

PS2: lo so.. :@ che palleeee! T.T deve andarci anche Rob agli oscar.. sto cane deve togliersi dalle scatole.. T.T

 

Kiki_88: moree T.T tu mi vizi troppo! Anche qui mi commenti?! Ma quanto ti adoro io?!?! E adoro i tuoi commenti e la faccina.. già la immagino.. sarebbe questaà :mha: hauhaua XD

Ti adorooooO!

emmettina90: hauhaua.. .. visto che sto Macaco mi ha rotto i maroni.. ho deciso di non mettercela proprio la discussione con Kris xD Tanto chi se ne frega! Muhamuha. Grazie tesoroooo *.*

Roxisnotdied: hauhaua.. oddio co tutte ste cess non ci capisco più niente! xD Ma noi restiamo sempre le number one e two! Muhamuha! Ti adoro Rooox! ^.^

yesido: hauhaua.. guarda che poi la statua la voglio vedè! xD io non ho fatto niente.. solo raggruppato gli eventi. Grazie Mel! ^^

 

bbird: Grazie mille! ^^

signora degli anelli: hauha.. .. mi sa che la storia tra il macaco e Kris è stata un po’ complicata.. ma tanto noi sappiamo come va a finire no? quindi.. tra.ky! xD e grazie mille! ^^

iosi: non mi annoio mai a leggere i commenti! Sono questi che mi spingono ad andare avanti! Grazie mille per trovare il tempo di commentare! *.*

lindathedancer: hauahu.. wow.. voglie vederle tutte ste statue! xD proprio per i motivi che hai elencato tu ho deciso di riassumerlo in un unico capitolo.. se no qui non arrivo mai al punto! xD Grazie mille!

ariel7: Letiiii *.* hai ragione! Pensare a quei mesi fa uno strano effetto.. ma sono stati proprio quelli il preludio di tutto! *.* ti adoro tantissimoooo!

postare.. e tu continua a seguirmi! ;)

cloe cullen: hauahau cloe xD mah.. non saprei chi può avere scritto una introduzione simile alla mia.. xD non ho idee.. haha.. Ma cara.. non sono io che ti copio.. tse! u.u hauahau.. lol e non fare troppo la sadica.. T.T

Imaginary82: sese.. finalmente ha capito! xD mi fa piacere che il capitolo ti è piaciuto.. spero anche questo!.. sai tengo molto al tuo giudizio perché ti vedo sempre molto parziale ^^

SeaOfLove: Grazie come sempre Ori! Hauhau se.. finalmente Kris caccia le palle.. o forse le caccerà Rob.. ehm.. *tossisce nervosamente* hauah! Ti adoro *.*

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** In questo immenso... ***


Eccomiiii! Aggiorno in tempo!! Dite la verità? quanto sono brava da 1 a 10? 100000 hauhaua.. lo so, lo so.. viva la modestia xD

E stamattina ho anche aperto il libro di macro.. O.o Inizio a pensare che qualcuno si sia impossessato del mio corpo! Che palle questa uni.. fosse per me starei sempre a scrivere di questi due! Se solo ci fossa una laurea in Robstenologia! xD

Huahua.. vabbè basta.. poche chiacchiere.. vi lascio il capitolo e ci sentiamo in basso per alcune cose che non posso specificare adesso.. altrimenti vi tolgo il divertimento! xD

Volevo dedicare questo capitolo a Letizia (alias ledyang) per tutto quello che fai e perché non ti rendi conto di quello che sei. Sappi che ti capisco e che in ogni caso avrai il mio appoggio.. Vabbè.. per il momento venerdì ci rifacciamo al Mc Donald’s xD ma sai che se hai bisogno per qualsiasi cosa.. sono qui e anche se non te lo dico molto spesso.. ti voglio bene! *_*  Statt’ tranquilla e nun t’esaurì xD

Tanto .. “Love is in the air..” tralala.. hauhau..

Grazie mille tesoro.. per tutto e per i “consigli”.. perché senza di te..  questi due non avrebbero concluso così presto e io sarei andata al manicomio xD quindi.. ringraziate lei! xD

D’accordo.. basta parlare! Spero vi piaccia! E per favore.. commentate.. che voglio davvero sapere cosa ne pensate di questo capitolo fondamentale e anche perché sono le vostre recensioni che mi spingono ad andare avanti.. e l’ansia di sapere che ne pensate!

Song:  “Questo immenso” (Pino Daniele)

 

Capitolo 32

 

In questo immenso…

 

POV Kristen

 

“Kristen..”

“Ciao..”. la mia voce era un sussurro appena percettibile. Di cosa avevo paura?

Rimase sulla porta a fissarmi per alcuni secondi che mi parvero davvero interminabili. Una mano sulla porta, l’altra che gli scendeva sul corpo fino a finire nella tasca dei jeans e lo sguardo incredulo, fisso su di me, senza dire una parola. Volevo morire di imbarazzo. Perché mi fissava in quel modo?

Mi schiarii la gola. “Ehm.. posso entrare?”

Finalmente sembrò riprendersi e sbattendo le ciglia scrollò il capo e mormorando un flebile “Certo..” si fece da parte per farmi passare.

Avanzai lentamente, un passo dopo l’altro dentro la stanza senza una meta precisa. Non mi ero mai sentita così tanto in difficoltà in vita mia. Sapevo perché ero andata lì. Per la prima volta in vita mia sapevo qualcosa, ma ora che mi trovavo lì non sapevo come comportarmi, cosa dire, cosa fare. Continuavo semplicemente a torturarmi le mani. Mi avvicinai al comò e pesi a tamburellare sul legno mentre l’altra mano sfogliava un blocco di fogli che erano lì sopra. Quando terminarono gli oggetti possibili che potevo toccare e prendere in mano lì sopra, mi decisi a voltarmi. Lui era avanzato di qualche passo ma continuava a fissarmi con sguardo accigliato, senza aprire bocca. Capii che dopotutto dovevo essere io quella a parlare e che se non l’avessi fatto saremmo andati avanti a fissarci per molto tempo. Lui non aveva niente da dire, e infatti non doveva dire niente.

“Tutto.. bene?”. Ecco un mio assurdo tentativo di sciogliere il ghiaccio. Come se fosse davvero bastato. Annuì scrollando le spalle e in risposta mi morsi le labbra mentre il nervosismo mi divorava dall’interno. Sarei dovuta arrivare al punto prima che mettesse lui un punto a tutto.

“Michael se n’è andato” dissi tutto d’un fiato incerta se guardare lui o il pavimento. Decisi per lui. Dovevo vedere la sua reazione, il suo sguardo, ma era impossibile capire quello che stesse pensando. La sua espressione non era cambiata di una virgola. Ora aveva un braccio alto, appoggiato alla trave che separava l’ingresso dal resto della stanza e l’altra mano ancora in tasca, in una posizione che avrebbe fatto morire persino una suora.

Dovetti ricordarmi di respirare e abbassai lo sguardo per cercare di dire qualcos’altro di sensato.

Sperai non notasse che la mia voce stava tremando. “Ieri sera.. ci ho.. parlato.. e lui è andato via..”.

Bè.. dire che avevamo parlato era anche troppo. In realtà lo avevo trovato in camera già con la valigia pronta. Gli avevo chiesto dove stesse andando e lui senza batter ciglio aveva risposto che tornava a casa. “Mi sono scocciato di fare il terzo incomodo!” aveva detto con voce fredda e impassibile e mi aveva lasciato sola in quella stanza. Credeva forse che lo avrei rincorso, che lo avrei fermato e gli avrei detto che si sbagliava, ma non avrei mai potuto visto che ero andata lì per lo stesso motivo. Non sapevo bene cosa fosse successo, non sapevo se fosse finita, se mi avesse lasciata, se non mi volesse più sentire, ma ora non mi importava di niente. Lui era andato via, come avevo segretamente desiderato da più di un mese e io ero lì, per la prima volta senza sentirmi in colpa.

Mi schiarii di nuovo la gola sperando di avere una sua reazione, ma niente.

“Così.. Non hai niente da dire..?” portai le braccia al petto chiudendomi su me stessa.

“Wow..” disse con una voce assurda. Bassa, ironica e forse incredula.

Ma che voleva dire? “Wow? È tutto quello che hai da dire?”

Alzò le spalle con un mezzo sorriso contorto. “Che altro dovrei dire?”

Rimasi senza parole. Presi un respiro per parlare ma le parole mi si bloccarono in gola. Deglutii rumorosamente. “Non lo so.. qualcosa. Qualsiasi cosa.”

Si passò una mano tra i capelli grattandosi la fronte e sforzandosi di trovare qualche parola da dirmi, ma scrollò il capo e tornando nella posizione di prima non disse niente.

Incredibile! Non potevo crederci! Quando finalmente mi ero decisa a fare una mossa lui mi guardava senza parole.

Improvvisamente sentii il vuoto nello stomaco, l’amaro in bocca e l’impellente bisogno di uscire da quella stanza.

“Sai una cosa? Dimentica tutto.. ho sbagliato.. non dovevo venire..” mi diressi velocemente verso la porta ma appena gli passai davanti lo sentii afferrarmi per un braccio e voltarmi verso di lui. Trovai i miei occhi nei suoi e mi sciolsi completamente. Quello sguardo.. aveva il potere di uccidermi e incatenarmi, era una dolce prigione da cui non sarei mai voluta fuggire.

“Kristen..” sussurrò. “Qual è il punto?”

Già! Il punto! Avevo girato attorno alle parole ma non ci ero arrivata ed ora che lui mi fissava in quel modo sarebbe stato ancora più difficile confessare a parole quello che avevo cercato di nascondere a me stessa da mesi.

“Io voglio provarci. Voglio provare.. con te. Voglio te.”. Sentii gli occhi lucidi mentre pronunciavo quelle parole ma il suo sguardo dolce e tormentato allo stesso tempo mi calmò subito.

“Sei sicura Kristen? Non si torna indietro..”. Inchiodò di nuovo il mio sguardo al suo rendendomi impossibile staccarmi o pronunciare una qualsiasi parola.

 

I miei occhi su di te
stanno scivolando e quanto, quanto..
quanto manca per l'alba?

Annuii debolmente aspettando che fosse lui a fare la prossima mossa e infatti, con un sorriso che gli si era appena stampato in faccia mi prese il volto tra le mani e con tutta la calma di questo mondo mi baciò le labbra, senza esigenze. Passò a baciarmi ogni parte del mio viso per poi tornare di nuovo alla bocca. Mi abbandonai completamente a lui mentre mi trascinava dolcemente all’interno della stanza, verso il letto. Improvvisamente mi sentii persa, spaventata e una lacrima mi scese sul viso che mi stava baciando. Incontrò la dolce goccia salata e me l’asciugò con un bacio.

“Che succede?” disse preoccupato. “Non vuoi..?”

Lo interruppi scrollando debolmente il capo e non parlò. “Devo dirti una cosa..”.

Era arrivato il momento. Avrei anche potuto tenerglielo nascosto, ma non volevo. Volevo che sapesse. Abbassai lo sguardo imbarazzata ma lui si portò alla mia altezza e venne in cerca dei miei occhi per rassicurarmi e farmi capire che, qualunque cosa fosse, sarebbe andato tutto bene.

Non potevo non credere a quegli occhi che mi guardavano così comprensivi e carichi di calma e amore. Prima di poterci davvero pensare, mi affidai a loro.

“Io.. non l’ho mai fatto prima..” sussurrai infine riuscendo finalmente ad abbassare lo sguardo imbarazzata. Avrei voluto sprofondare in quello stesso istante, avrei voluto scomparire dalla faccia della terra, o almeno da quella stanza. Capii che era rimasto senza parole, letteralmente. Era evidente che non si sarebbe mai aspettato una confessione del genere proprio da me che ero stata con un ragazzo per più di due anni. Aveva alluso alla cosa tante di quelle volte che avevo creduto che lo avesse capito da solo, ma invece la notizia lo aveva lasciato completamente spiazzato. Continuai a tenere gli occhi bassi, fissi sul suo petto mentre un nuovo sentimento di disagio già iniziava a farsi spazio dentro di me. Tuttavia, prima che potesse crescere e farmi scoppiare a piangere, lo sentii mettermi un dito sotto il mento e alzarmi il viso per permettermi di guardarlo negli occhi.

“Lo faresti con me?”. I suoi occhi. Così belli, così sinceri e comprensivi. Mi venne tanta voglia di piangere per la dolcezza con cui aveva sussurrato quelle parole.

“Sì..”

Mi sorrise. “E’ la cosa più bella che potessi dirmi..”

 

In questo immenso che dura
tutta una vita o un minuto così
e non riesco più a parlare
in questo immenso che c'è fra le tue mani.

Aspettò un mio sorriso prima di baciarmi di nuovo mentre lo sentivo sbottonarsi la camicia che si tolse appena gli diedi un secondo per respirare. Gli fui grata di avermi tolto dall’imbarazzo di farlo fare a me. Mi vergognavo quasi di essere in una situazione così intima con lui e non sapere che fare ma cercai di non pensarci lasciando che fosse lui a guidarmi. Mi posò le mani sui fianchi penetrando sotto la maglietta per entrare in contatto con la mia pelle. I suoi occhi passarono dalle sue mani al mio viso mentre dolcemente mi alzava la maglia che finì presto sul pavimento. Ci fermammo entrambi immobili per guardarci negli occhi e capii che stavo facendo la cosa giusta. Forse non sapevo nient’altro nella mia vita, ma sapevo che non avrei fatto niente di sbagliato quella sera. Non c’era niente di sbagliato se volevamo appartenerci. Rincuorata da quel pensiero che i suoi occhi limpidi mi avevano trasmesso, presi un respiro ammirando il suo petto nudo, mi feci coraggio e portai le mani sul bordo dei suoi jeans. Esitai un secondo prima di sbottonarglieli. Sostituì le mie mani con le sue abbassandosi i pantaloni per toglierli definitivamente e ne approfittai per fare lo stesso con i miei. Sorrisi d’imbarazzo quando mi attirò di nuovo a lui. Sentivo i nostri corpi a contatto, la nostra pelle si sfiorava e le gambe si sfregavano dandomi uno strano piacere, ma cercai di non pensarci e concentrarmi sulle sue mani che mi cingevano la schiena sfiorando il reggiseno. Iniziai a sentire il desiderio crescere sempre di più e mi avvicinai per baciarlo mentre le sue braccia mi tiravano leggermente su e mi stendevano sul letto e lui si aggiustava dolcemente sopra di me non lasciando le mie labbra nemmeno per un secondo. Giocava con le mie labbra dolcemente, come se volesse assaporarle e la sua lingua sulla mia mi mandava in estasi. Portò la mano dietro la mia schiena e con un gesto velocissimo mi sbottonò il reggiseno e ne fui subito libera. Vidi i suoi occhi fermarsi sul mio petto che si alzava e si abbassava al ritmo del mio respiro affannato. Fui percossa da una leggera ondata di imbarazzo ma mi abbandonò subito quando si avvicinò per baciarmi la punta del naso.

Mi guardò negli occhi e mi sorrise.

“Andrà tutto bene..” disse carezzandomi il viso e prima che potessi anche solo annuire si mosse su di me per baciarmi il collo mentre sentivo il corpo fremere sotto di lui. Scese precorrendo tutta la mia giugulare con le labbra, passò alle spalle e infine arrivò al seno. Lasciai che fosse lui a fare tutto, non solo perché io stessa non sapevo che fare ma perché mi stava eccitando a morte. Sentii il mio stesso respiro farsi più affannato e irregolare mentre scendeva a baciarmi la pancia piatta. Con gli occhi che mi giravano fissavo il soffitto mentre il mio corpo si eccitava sempre di più. Istintivamente aprii le braccia e strinsi le lenzuola in un pugno.

Dio! Cos’era! Era.. assurdo!

D’un tratto non lo sentii più. Chiusi gli occhi e aspettai. Poco dopo sentii le sue mani che dolcemente mi sfilavano gli slip liberandomi dall’ultimo indumento che avevo addosso. Iniziai a tremare, ma non più di paura o di imbarazzo. Tremavo di piacere e di desiderio e senza nemmeno pensarci portai le mie mani ai suoi capelli mentre lui scendeva sempre più in basso. Risalì le mie gambe piegate e sotto i suoi baci le stesi lasciando che si occupasse di me. Ero in completa adorazione di quello che stava facendo quando lo sentii ripercorrere le mie gambe lasciandomi baci dalla punta dei piedi fino ad arrivare all’interno coscia. Non potei trattenere un gemito di piacere. Il mio corpo si inarcava sul letto ad ogni bacio che lasciava sulla mia pelle. Non ce la facevo più. D’un tratto preoccupazione e timore sparirono e sentivo solo il bisogno di sentirlo vicino, dentro di me. Lo volevo dannatamente ma lì ero io quella che non sapeva bene cosa fare, perciò lasciai che continuasse la sua opera e che risalisse verso di me. Giocò ancora un po’ con i miei seni, baciandomeli dolcemente e facendomi rabbrividire. Mi stava davvero torturando, se avesse continuato così sarei andata a fuoco prima ancora di arrivare al punto. Tremai ancora di più al pensiero di quello che mi aspettava. Se aveva il potere di eccitarmi e darmi piacere in quel modo non potevo immaginare cosa avrei provato quando..

D’un tratto sentii qualcosa premere contro le mie gambe, all’altezza del bacino. Non mi ero nemmeno resa conto che si fosse tolto i boxer.

Dovette accorgersi che stavo tremando perché si avvicinò al mio viso carezzandomi i capelli.

“Stai tranquilla.. Farò piano..”

Mi persi in quelle parole tremendamente dolci. Non avevo paura, non più. Sapevo che con lui sarebbe andato tutto bene.

“E se non vuoi.. o se ti faccio male.. devi solo dirmelo..”.

Sembrava così preoccupato, ma non sapevo come fargli capire che non ce n’era bisogno, che anche in quel momento mi sentivo in paradiso. Gli sorrisi annuendo e affondai le mani nella sua schiena nuda per permettergli di unirsi meglio a me.

Con la lingua mi sfiorò le labbra finché non gli feci spazio. Prese ancora un po’ di tempo setacciando con la sua lingua ogni centimetro del mio collo mentre io gemevo di piacere, finché allargai leggermente le gambe per permettergli di aderire meglio al mio corpo.

Tornò con i suoi occhi nei miei e cercò l’assenso per quello che stava per fare. Annuii impercettibilmente e gli sorrisi per tranquillizzarlo.

 

I tuoi occhi su di me
dimmi dove stiamo andando…

 

Affondò il viso sul mio collo mentre le mie braccia erano totalmente incollate al suo corpo e infine entrò, dolcissimo. Inizialmente non sentii quasi niente, solo un piccolissimo fastidio, come un solletichio. Capii che stava cercando di non farmi sentire dolore e che si stava trattenendo allora intrecciai le mie mani nei suoi capelli e mossi il bacino per sentirlo ancora di più. Fremetti per quel mio stesso gesto e non potei davvero trattenere un piccolo urlo di piacere sentendolo dentro di me.

Lui però continuò a muoversi molto piano, dolcissimo.

“Rob..” ansimai. “Ti prego..”.

Lo sentii scivolare via quando sentì quelle parole e mi resi conto che aveva capito male. Mi avvinghiai più forte a lui stringendo le mie gambe contro il suo bacino.

“No!”. Non volevo perderlo adesso che l’avevo sentito così vicino a me. “Non.. trattenerti..” riuscii a dire tra un gemito e un altro.

Non finii nemmeno di dire quelle parole che lo sentii di nuovo dentro e questa volta fui io a muovermi. Non sapevo nemmeno come, ma il bisogno di lui era così forte che non mi sarei accontentata di un assaggio. Lo volevo, fino in fondo.

Spinsi leggermente il bacino all’insù e allora una scossa di dolore mi percosse. Ma era un dolore così.. piacevole. Una tortura sublime e appagante. Solo allora mi resi conto di quanto si fosse trattenuto prima.

“Kristen..” ansimò baciandomi le labbra e affondò totalmente in me facendomi ansimare abbastanza rumorosamente.

Piccoli gridolini mi uscirono dalla bocca prima che potessi trattenerli e senza nemmeno rendermene conto mi trovai ad assecondare i suoi movimenti, adattandomi al ritmo dei suoi gesti.

Affondai le unghie nella sua schiena mentre mi muovevo insieme a lui e ansimavo in modo imbarazzante, ma non me ne curai nemmeno. Ci stavamo appartenendo, in  quello stesso istante e niente avrebbe potuto rovinare quel momento.

Non avrei mai creduto che fosse possibile provare un piacere simile. Certo, non avevo termini di paragone, ma Rob.. mi stava mandando in paradiso. Ogni spinta era un passo verso una morte certa, un piacere maggiore di quella precedente e sembrava davvero non stancarsi mai.

Chiamai il suo nome un paio di volte, ansimando tra un respiro e un altro e lui chiamava il mio dicendomi che mi amava.

Mi aggrappai ai suoi capelli quando lo sentii afferrarmi una gamba per dare un ultimo affondo a cui risposi con un sonoro gemito..e poi sgusciò via respirando affannosamente sul mio collo.

Io.. ero.. senza fiato. Dovetti davvero ricordarmi di respirare per riprendere il ritmo ed evitare di avere un arresto cardiaco. I nostri respiri irregolari riempivano ancora l’aria attorno a noi e il mio petto si alzava a si abbassava senza sosta.

“Oddio..” sussurrai quando riuscii a prendere un minimo di fiato.

Rob si adagiò su di me poggiando le mani sul letto per non pesarmi troppo.

Incontrai i suoi occhi quando alzò il viso per guardarmi.

“Tutto bene?” chiese col respiro affannto asciugandomi la fronte imperlata di sudore.

Annuii in modo davvero impercettibile e sorridendo gli strinsi le braccia al collo per avvicinare le mie labbra alle sue.

Le sue mani furono subito dietro la mia schiena e con un rapido movimento si girò portandomi sopra di lui.

Con un ultimo sospiro mi abbandonai sul suo petto.

Per la prima volta in vita mia, mi sentii davvero completa. Il mondo fuori non mi importava, non mi interessava di niente e di nessuno. Il mio mondo era in quella stanza.

 

In questo immenso che dura
tuffa una vita o un minuto così
e non riesco più a parlare
in questo immenso che c'è fra le tue mani.

Rob mi carezzava i capelli e ogni tanto mi baciava la fronte mentre l’altra mano mi stringeva la vita in modo che i nostri corpi fossero totalmente a contatto.

Mi sentivo bene. Davvero bene, anche se stanca.

Svuotai la mente, lasciai che ogni pensiero e ogni preoccupazione mi abbandonasse almeno per quella notte perfetta. Avrei affrontato i problemi la mattina dopo. Adesso volevo solo starmene stesa, abbracciata a lui, con la testa sul suo petto ad ascoltare il ritmo cadenzato del suo cuore mentre mi cullava con le sue mani.

“Kristen?” sussurrò a un certo punto.

Aprii gli occhi anche se continuavo a tenere la testa bassa su di lui. “Mmm?”

“Va tutto bene davvero?”

“Più che bene..” dissi sicura lasciandogli un bacio sul petto.

Lo sentii sorridere.

“Ti amo..” disse e mi strinse ancora di più a se.

Non risposi. Non avevo mai risposto ogni volta che me l’aveva detto e non sapevo se ero pronta a farlo.

“Io.. io..” parlai contro il suo petto per evitare il suo sguardo ma lui mi portò subito un dito sotto il mento alzandomi il capo per costringermi a guardarlo.

“Non devi dirlo per forza. Aspetterò anche per questo..”.

Prima che potessi anche solo accorgermene una lacrima mi rigò il viso. “Grazie..” dissi con voce tremante e lui mi sorrise baciandomi la fronte.

Mi sentivo una vera stupida a negargli quelle parole.. ma la mia vita stava finalmente prendendo una piega e non volevo rovinare tutto con i miei dubbi. Per questo non mi sentivo di dirgli quelle tre paroline. E se poi fossero state vere? E se poi avessi sofferto di più a dirle? E se fosse andato storto qualcosa? In fondo avevo creduto di amare Mike ma non era così.. Come facevo a sapere che questa volta sarebbe stato diverso?

Volevo aspettare.. volevo essere sicura di sentire davvero quelle parole quando gliele avrei dette, perché sapevo che prima o poi lo avrei fatto.

Lui però non le pretendeva. O meglio.. non le aveva mai pretese fino ad allora. Cosa avrebbe cambiato tra di noi quella notte? Forse tutto.. e forse niente. Forse avrebbe voluto più certezze da parte mia, o forse avrebbe continuato ad aspettarmi finchè non mi sentissi pronta anche per quello.

Cercai di togliermi quei pensieri dalla testa.

“A che pensi?” mi chiese all’orecchio.

“A te.. a .. noi.” Era la verità dopotutto. Che ne sarebbe stato di noi?

“Non pensare a niente..”. Sembrava che mi avesse letto nel pensiero. “Ci penserò io per entrambi.” disse infine e riprese a carezzarmi i capelli e giocare dolcemente con il lobo del mio orecchio.

Decisi di dargli retta e chiusi gli occhi.

“Ora dormi..” mi diede un ultimo bacio sulla fronte e mi strinse le braccia dietro la schiena. Affondai il viso nel suo collo e abbandonando ogni pensiero, mi lasciai trasportare dal dolce ricordo della notte appena passata. Gli baciai il collo prima di chiudere definitivamente gli occhi.

“Non voglio dormire..” biascicai con gli occhi chiusi consapevole che non sarei mai riuscita a restare sveglia tutta la notte. “Non voglio lasciarti”. Mi meraviglia io stessa del modo in cui ero riuscita ad esternare quelle parole senza difficoltà. Quante cose erano cambiate in un’ora.

“Dormi pure.. mi troverai nei tuoi sogni..”. Sorrisi stringendomi forte al suo petto e affondando il viso nell’incavo del suo collo.

Non avrei voluto addormentarmi, avrei voluto restare sveglia a godere di ogni secondo che quella sera ci aveva regalato ma la stanchezza era più forte e rincuorata da quella promessa, col sorriso stampato sul volto sprofondai nel mondo dei sogni, sicura che tanto lo avrei trovato anche lì, ad aspettarmi.

 

Eccoci di nuovo qui.. allora? Com’è? Siete vive? Fa schifo? Non so.. ditemi voi.. era la prima volta che scrivevo una cosa del genere e ci ho provato.. a voi il giudizio..

Io vi lascio solo un paio di appunti a riguardo.

1.   Perdonate il momento alla “3MSC”. Premetto che io Moccia non lo sopporto.. ma quando vidi il film.. quella scena era così dolce che non ho proprio potuto resistere dal riportarne un po’ qui.

2.   Sapete che io scrivo basandomi per quanto possibile sulla realtà.. tuttavia stavolta ho fatto di testa mia. Cioè.. io non so se la piccola Kris non avesse concluso con il macaco.. tanto può essere di si, tanto può essere di no.. perciò.. nell’incertezza e visto che è una di quelle cose che non sapremo mai.. mi sono concessa questa piccola licenza! J

Spero davvero che vi sia piaciuto.. e al prossimo aggiornamento.. che davvero non so quando sarà perché DEVO davvero studiare ora!

Un bacione a tutti! E grazie mille a chi mi ha aggiunto tra preferiti, seguite, chi recensisce, chi legge.. tutti insomma! Vi adoro!

Sicuramente avrò dimenticato di dire qualcosa xD hauhau.. ma fa niente! xD

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

ledyang: muhamuha.. “Vola.. vola.. vola..”. è volata xD finalmente.. hauah come se non lo sapessi! xD Awwwww “love is in the air!”. Grazie tesoro! ^^

cate1991: grazie mille! Sono felice che ti piaccia! Continua a dirmi che ne pensi! ^^

Roxisnotdied: hauhaua.. *fa finta di niente mentre le goccioline di sudore le scendono sulla fronte come la scimmietta di msn*.. huahua.. ma cessa adorata.. certo che lo faccio apposta! xD mi diverto troppo a lasciare i capitoli così! xD ma dai.. che tanto di questo non ti puoi proprio lamentare u.u Grazieeee cess *_*

simo1726: haha e meno male che doveva essere piccola la recensione! xD brava tesoro u.u così mi piaci! Haua.. wow.. faccio i miracoli e manco lo sapevo! xD Ecco a voi.. Gesuina! Hihi. Per i BAFTA ti do proprio ragione! Kris era troppo *_* quando rivedo quel momento mi metto  piangere! La amo troppo! Non quanto Rob ovviamente xD E hai visto la premiere di RM? *_* Queste era una conferma bella e buona! Grazie come sempre tesoro!

iosi: hehe.. anche io non vedo l’ora di far passare sto periodo e arrivare un po’ più ai giorni nostri. Per il momento però.. abbiamo un po’ di complicità anche ora! Huahua.. mi hai fatto morì con il “brava brava bravaxD Huahua ma secondo te potevo mai fare andare kris fino là per dire che sceglieva la scimmia?! U.U non sono mica tanto scema! Haha! Grazie mille! ^^

cloe cullen: haha.. non so che rating è questo?! xD Forse un arancione acceso.. decisamente non come le tue cose hard e i tuoi calippi! Haha! Spero di essere stata all’altezza nel descrivere la prima volta di Kris.. dimmi un po’ tu che ne pensi.. xD

yesido: Grazie mille mel! Haua.. scommetto che su questo non hai nulla da ridire! U.u sono stata brava no?! niente colpi di scena, niente finale carico di suspence.. hauahu… che brava ragazza che sono.. ancora per poco.. ehm.. haha

 

signora degli anelli: grazie come sempre! Spero questo capitolo ti sia piaciuto! ^^

Imaginary82: Grazie per l’opinione.. anche se non me la meritavo xD Grazie davvero per la parole che hai detto. Ho notato anche io che sono migliorata.. ma in fondo è così.. per tutto. Più si fa pratica, più si migliora.. infatti credo che non abbandonerò mai la scrittura. Voglio migliorare sempre di più! J Sai che ci penso spesso anche io.. cioè.. questa FF non avrà fine. Mi sono messa davvero in un bel guaio.. cioè.. se e quando riuscirò a raggiungere i giorni nostri.. quando dovrò fermarmi?! O.o Forse a un certo punto dovrei terminare questa FF e magari farne un continuo.. altrimenti.. non so come fare.. boh.. xD vabbè.. ci penso! Grazie mille! E scommetto che dopo questo capitolo mi vuoi più bene! xD

emmettina90: hello? Pronto? Tutto bene? Sei viva? Hauaha… Lucetta… fatti sentire ogni tanto! xD spero ti sia piaciuto sto capitolo ^^

SeaOfLove: hauhau calippo? Cosìè.. io non so di cosa parli! .. ma Kris si! xD hauhaua Grazie mille tesoro! ^^

lindathedancer: o malefica? T.T  non è vero.. sono stata buona buona e ho anche aggiornato in tempo! J xD hihi.. siete voi che mi date la spinta! Fammi sapere che ne pensi di questo! Muhamuha e grazie mille!

Kiki_88: moree grazie milleeee! Sei un tesoro a commentare anche quiii! T.T hauhaua.. vabbè.. già so quello che pensi del capitolo.. quindi dico solo che TI ADOROOOO! E grazie a te per seguire tutto quello che faccio! ^^

ariel7: haha.. sorpresa? Come mai credevi che non avesse niente di buono da dirgli? Io direi che la notizia della sparizione del macaco è più che buona! xD hahaha.. Ti adoro! E grazie mille!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Dalla pelle al cuore ***


E dopo giorni di assenza.. giungo a voi col capo chinato! T.T

Avete ragione.. scusate.. sono imperdonabile! 10 giorni senza postare non sono proprio da me.. ma oltre che dalla macroeconomia sono stata travolta da una strana ondata di mancata ispirazione.. O.o

Bè.. comunque eccomi qui con questo capitolo. Spero vi piaccia.. e spero si capisca tutto.. nel caso abbiate dubbi o domande non esitate a chiedere ^.^

Vi metto il link della canzone che mi ha ispirata.. e del video soprattutto che mi ha ispirata e ringrazio una mia amica per avermelo fatto vedere.. e vi consiglio di vederlo perché io mi sono commossa *.*

Eccolo: http://www.youtube.com/watch?v=DPVUsjSy8a4

 

Bè.. non so più cosa dire xD se non grazie mille a tutti come sempre! Un bacione! ^.^

Premetto che il capitolo è un po’ lungo.. ehm..

Ma almeno mi faccio perdonare! xD spero non vi annoi! ^^

 

Capitolo 33

 

Dalla pelle al cuore

 

POV Robert

 

Non riuscivo proprio a distogliere lo sguardo, non riuscivo a guardare altro se non lei che giaceva accanto a me e il suo corpo esile che affiorava debolmente sotto le lenzuola. Anche allora mi sembrava così fragile. Avrei voluto circondarla tra le mie braccia e proteggerla, da tutto, ma avevo paura di svegliarla. Aveva uno sguardo così sereno che evitavo anche di fare un minimo movimento per timore di riportarla alla realtà. Chissà se stava sognando.. chissà cosa stava sognando?

Sorrisi quando la possibilità che stesse sognando me mi affiorò agli occhi. Non sarebbe stato da escludere considerando la notte appena passata e la promessa che le avevo fatto, di essere sempre presente nei suoi sogni.

Era una tortura anche solo averla di spalle. Mi allungai dolcemente e mi affacciai su di lei per vedere di nuovo il suo viso. Non potevo proprio farne a meno e sapevo che non avrei potuto farne a meno mai più. Spinto da una forza involontaria le sfiorai il braccio e sentii la sua pelle rabbrividire a contatto con le mie dita che dolcemente andavano su e giù. Prese un lungo respiro stiracchiando la schiena e già credevo di averla svegliata ma invece si voltò col corpo e continuando a dormire si accoccolò sul mio petto stringendo un braccio alla mia vita e uno contro di sé. Ringraziai il cielo di non averla svegliata e le circondai le mani in vita per farla aderire meglio a me. Avrei potuto restare così per sempre. Con lei tra le mie braccia e il dolce ricordo della notte passata che mi riscaldava il cuore. Era stata così.. non riuscivo nemmeno a definirla. Così umile in un momento così intimo e delicato. Mi aveva intenerito tremendamente vederla così imbarazzata evitare il mio sguardo mentre le sfilavo dolcemente la maglietta e le baciavo i lembi di pelle che piano piano lasciava scoperti.

Avevo quasi paura di spaventarla, temevo di metterle fretta e me l’ero presa con estrema calma in modo che se avesse voluto fermarmi avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento anche se solo la possibilità mi uccideva. Sorrisi tra me e me. Non l’aveva fatto, non mi aveva fermato, mi voleva. Forse non quanto io volevo lei, ma sentivo che mi voleva.

E poi quella rivelazione..

Ero rimasto senza parole. Non lo avrei mai immaginato, avevo dato per scontato che la sua titubanza sull’argomento fosse dettata semplicemente dal voler mantenere la sua privacy. Mi sentii quasi in colpa per non aver considerato anche quella possibilità, come se avessi dubitato di lei.

Ancora non riuscivo a crederci.. mi sembrava assurdo ma allo stesso tempo perfetto. Ogni tessera combaciava alla perfezione come se mi stesse aspettando.

Era stata così tenera nel rivelarmi quell’intimo particolare della sua vita. Non aveva proprio potuto farne a meno e mi chiesi se fosse solo perché aveva paura o perché voleva davvero che lo sapessi.

Certo.. io avevo avuto altre esperienze.. ma con lei era stato tutto diverso. Avevo cercato di toglierla dall’imbarazzo della situazione cercando di prendere il controllo di tutto, con molta calma, ma anche le sue mani inesperte sul mio corpo mi facevano rabbrividire di piacere.

Cercai di mantenermi il più possibile prendendo tempo baciandole il corpo che avevo lasciato nudo, ma a un certo punto divenne impossibile trattenermi ulteriormente. Le carezzai il viso guardandola negli occhi per cercare il suo assenso e infine l’avevo sentita davvero con me.

Quanto avevo sognato quel momento nella mia testa, quante volte in passato ero impazzito alla sola idea di poter vivere un momento simile con lei, quanto avevo immaginato di vivere quell’istante. Forse stavo ancora sognando, forse era come una di quelle tante volte in cui credevo di essere sveglio ma in realtà era tutto frutto della mia immaginazione, del mio subconscio.. eppure.. eppure no. Stavolta no. Stavolta ero sveglio. La strinsi più forte a me e poggiai il capo sul suo per bearmi di quella realtà. Questa volta era vero, era tutto vero. Nessun sogno, nessuno ad interromperci, nessun magazzino. Niente. Solo noi due.

Presi a carezzarle i capelli, non potevo proprio farne a meno. Adoravo i suoi capelli, adoravo la sua pelle, il suo profumo, il suo nome, il suo respiro, adoravo tutto di lei. L’amavo come non avevo mai amato nessun’altra in vita mia. Non che avessi avuto molte ragazze.. ma avevo avuto molte cotte e lei.. lei era unica, era la sola che mi avesse davvero rapito il cuore. Ripensai alle sere nel mio appartamento di Soho a vedere “Into the wild” e sognare ad occhi aperti di quella ragazza, la stessa ragazza che ora era lì con me tra le mie braccia. Doveva essere destino, non avevo altra spiegazione per giustificare quell’assurda coincidenza. Bè.. chiamarla coincidenza era un po’ azzardato visto che andando a fare quel provino sapevo bene a cosa andavo incontro.. eppure non sapevo a chi andavo incontro. Credevo davvero di trovarmi davanti una ragazzina ingenua, timida e indecisa e invece.. mi ero trovato una donna. Una ragazza di diciassette anni che col suo modo di parlare, di esprimersi e dire quello che pensava mi faceva sentire uno stupido bambino immaturo di quindici anni. La sua maturità raggiungeva livelli che io a ventidue anni non avevo mai nemmeno sfiorato. La sua determinazione, la sua serietà, l’intelligenza, l’intuito.. ogni minima cosa di lei, oltre la particolare bellezza, mi aveva attratto in quella camera da letto come una calamita. Eravamo due magneti incapaci di respingersi. Forse era tutto sbagliato, forse non avremmo dovuto, sicuramente ci stavamo cacciando in qualche grosso guaio, ma non potevamo respingersi. Lei era il polo positivo che mi influenzava inevitabilmente e mi attirava a sé e io il polo negativo che si lasciava trasportare da quella corrente elettromagnetica. Non si possono separare due calamite, per quanto possano stare lontane, torneranno sempre ad unirsi e io non avrei mai potuto diventare un polo positivo. Non avrei mai potuto fare a meno di quell’attrazione, non avrei mai potuto fare a meno di lei.

Senza nemmeno accorgermene presi un respiro colmo di tranquillità e gioia e lei si mosse sfregando la fronte contro il mio petto. Mi bloccai sperando di non averla svegliata ma era tardi. Iniziò a strizzare gli occhi e quando capii che ormai era sveglia le baciai i capelli per farle capire che lo ero anche io. Piano alzò lo sguardo e incontrai di nuovo quegli occhi stupendi che la sera prima non avevamo avuto modo di osservare bene e che invece ora mi si rivelavano pieni di vita alla luce che entrava dalla finestra.

“Hey..” sussurrò con voce roca, la tipica voce di chi si è appena svegliato.

Sorrisi. Quanto l’amavo. Era impossibile descrivere il modo in cui potesse farmi sorridere anche solo schiarendosi la voce.

“Buongiorno..” sussurrai baciandole la fronte.

Mi fissò per qualche secondo mantenendo il contatto con i miei occhi poi si morse le labbra e abbassò lo sguardo.

“Hey.. tutto bene?”

Mmm? Oh si.. tutto bene..”

Sembrava davvero poco convincente. “Sicura?” le chiesi di nuovo andando in cerca dei suoi occhi.

Annuì di nuovo velocemente evitando il mio sguardo. Non era per niente un buon segno.

“Che ore sono?” chiese d’un tratto in ansia.

Allungai lo sguardo per vedere la sveglia sul comodino.

“Le sei e un quarto..”

“E’ tardissimo..” disse staccandosi da me e poggiandosi sui gomiti agitata.

“Kristen abbiamo ancora due ore prima di partire..”.

“Lo so però.. devo.. preparare le cose.. e poi guardami.. sono un disastro.. i capelli..”

Mi alzai anche io e mi portai subito sul suo viso. “Sei perfetta” sussurrai prima di baciarla. Sembrò calmarsi un po’ mentre indugiavo con le mie labbra sulle sue. Fu un bacio molto dolce, molto tranquillo. Solo le nostre labbra a contatto.

La sentii sorridere e strusciarsi col viso contro la mia guancia. “Tu sei di parte..”.

Era assurda.. non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse bella anche appena svegliata, senza trucco e col viso pulito che metteva in risalto i suoi occhi verdi e le sue lentiggini.

“Dico solo la verità, sei bellissima”. Forse ero davvero di parte, ma se lo ero non me ne rendevo conto. Per me era così e basta. Non riuscivo a immaginare qualcuno che non potesse notare la sua bellezza.

“D’accordo..” sospirò. “Però ho davvero bisogno di andare in bagno. Com’era? Ho bisogno di un minuto da umana?”. Per quanto potesse essermi vicina fisicamente sentivo che era distante, come se stesse pensando ad altro. Cercai di ignorare quella sensazione.

Le baciai il collo e la sentii sospirare. “Io però non sono un vampiro..”

“Bè.. hai sedotto un’innocente e pura ragazza.. le affinità ci sono. E io resto comunque un’umana..quindi..”

Capii che era meglio non insistere. “Capito.. ti aspetto qui..”. Le diedi un rapido bacio prima che scivolasse via e si infilasse rapidamente la mia camicia, la prima cosa che aveva trovato.

Non ebbi nemmeno il tempo di ammirare il suo corpo ancora una volta ma ormai conoscevo ogni centimetro della sua pelle. Le sue braccia, il suo ventre, le sue gambe, il suo viso. Poteva esistere tanta perfezione?

Non si voltò nemmeno a guardarmi e sparì dietro la porta del bagno mentre io mi crogiolavo nei dubbi che il suo comportamento mi scaturiva.

Che avessi fatto qualcosa di male? Forse si era pentita di qualcosa.. forse avrebbe voluto dimenticare tutto..

Cercai di non pensare a quella possibilità eppure il suo comportamento mi creava dubbi enormi.. Era sgusciata via, come se non vedesse l’ora di alzarsi da quel letto. Perché?

Sentii improvvisamente il vuoto nello stomaco, la strana sensazione di disagio, un brutto presentimento che mi mangiava lentamente da dentro.

Possibile che non ci potesse essere mai una sicurezza per me o per noi?

Sprofondai il viso nelle mani e rimasi in quella posizione per non so quanto tempo, finché non intravidi i raggi di sole entrare sottili attraverso la finestra.

Lanciai una fuggevole occhiata all’orologio. Le sette meno un quarto.

Ormai erano venti minuti che era chiusa in bagno e io non sapevo che fare. Dovevo andare da lei? Dovevo preoccuparmi? Doveva fare qualcosa?

Sì.. dovevo decisamente fare qualcosa perché starmene immobile su quel letto iniziava a mandarmi fuori di testa. Mi infilai i boxer velocemente e incapace di fare altro presi a gironzolare nella stanza, senza un obiettivo preciso, toccando ogni cosa che mi venisse sotto mano proprio come lei aveva fatto la sera prima. Guardai la valigia aperta e presi a raccogliere i panni sparsi per la stanza e buttarli dentro il bagaglio. Almeno avrei fatto qualcosa di produttivo e utile. Ma nemmeno quello bastò. Stavo impazzendo. Mi avvicinai alla porta del bagno poggiandomi con l’orecchio per avvertire almeno la sua presenza, ma niente.

Ok.. ora iniziavo a preoccuparmi davvero.

“Kristen, va tutto bene?” chiesi in ansia sperando di ottenere una risposta che per fortuna non tardò ad arrivare.

“Si, tutto bene..” la sentii dire con un filo di voce da dentro il bagno.

“Sicura? Sei lì da mezz’ora..”

“Esco subito..” alzò finalmente il tono di voce e non dovetti sforzarmi per capire. Non risposi e mi appoggiai alla parete aspettando che uscisse. Ci mise un po’ prima di uscire ma finalmente girò quella dannata maniglia e mi misi dritto per trovarmi di fronte a lei. Era esattamente come l’avevo lasciata. La camicia che le scendeva fin sopra le ginocchia, i capelli scompigliati con un evidente tentativo di essere messi a posto con le mani e il viso ansioso.

Saltò sul posto quando mi parai davanti a lei.

“Che ci fai qui?”

La guardai accigliato. “E’.. la mia camera..” risposi non riuscendo a capire le sue affermazioni.

“No.. intendo.. fuori la porta del bagno..”

“Oh.. ti stavo aspettando..” risposi poggiando le mani sui suoi piccoli fianchi e avvicinandola a me. “Ti dispiace?”

Ancora evitava il mio sguardo sebbene le mani fossero sul mio petto. “No.. certo che no..”

C’era qualcosa che non andava. Lo avvertivo dal suo tocco leggero, e dalle sue parole caute e meditate. “Kristen.. cosa c’è?”

“Cosa? Niente.. perché?”

“Non lo so.. sei strana..”

“Non è niente Rob..” ripeté sbuffando un po’ prima ancora che potessi finire la frase. E in quel momento mi sfiorò di nuovo la possibilità che temevo.

“E’ colpa mia? O.. sei pentita? Avresti preferito che..”

“Cosa?!” Mi interruppe facendo salire le sue mani dal petto al mio viso. “No, no! non sei tu. Non sono pentita di niente..”.

Mi sentii subito meglio e strinsi più forte le mie braccia attorno alla sua vita. “Allora cosa?”

Abbassò lo sguardo e si staccò da me cercando di farsi spazio imbarazzata. “Niente, davvero.. è una cosa stupida..” sussurrò allontanandosi da me e camminando fino alla scrivania dandomi le spalle.

Non potei fare a meno di sorridere. Perché doveva essere così insicura su tutto? La raggiunsi senza nemmeno accorgermene e da dietro circondai la sua pancia con le mia braccia affondando il viso nel suo collo.

“Non è una cosa stupida se ti fa stare così..” le sussurrai all’orecchio. “Con me puoi parlare di tutto..” continuai ma non aveva alcuna reazione. “Ti prego Kristen dimmi che succede se no rischio di impazzire..”.

Spinta probabilmente da quell’ultima preghiera si voltò finalmente verso di me e i nostri corpi aderirono di nuovo alla perfezione. Continuava a tenere lo sguardo basso mentre parlava lentamente.. imbarazzata, proprio come la sera prima quando mi aveva confessato quel particolare della sua vita.

“Io.. io..volevo..” prese un lungo respiro prima di terminare la frase. “Volevo sapere com’è stato..” disse tutto d’un fiato. “.. per te..” aggiunse infine.

Mi ci volle qualche secondo prima di capire dove volesse arrivare, ma quando tutto mi fu chiaro non potei trattenere un sorriso. Dio, quanto era dolce.. così insicura.

Portai un dito sotto il suo mento e le alzai dolcemente il viso. “Tu credi che non mi sia piaciuto?”

Non mi aspettavo una risposta visto che i suoi occhi erano così concentrati a cercare di evitare i miei, senza ottimi risultati. “Bè.. tu.. hai avuto altre esperienze.. e io.. invece..”

Le tappai la bocca con un dito e inchiodai il suo sguardo al mio. “Kristen.. tu non sai quanto ti ho aspettata, non sai da quanto ti ho voluta, quanto ti ho desiderata..”

Nonostante le mie parole continuava ad essere insicura e imbarazzata. Non era convinta di quello che le stavo dicendo.

“Stanotte.. è stata la notte più bella della mia vita e tu.. Tu sei stata fantastica..”. Sperai davvero che mi credesse perché le stavo dicendo la verità.

Assunse l’aria di una bambina di quattro anni che ha capito di aver fatto qualcosa di sbagliato. “Davvero?” sussurrò.

“Si” dissi semplicemente e quando la vidi finalmente sorridere mi avvicinai per baciarla.

“E per te invece?” azzardai esitante. “Com’è stato.. per te?”.

Ecco la domanda che mi aveva tormentato da quando si era addormentata tra le mie braccia e la risposta avrebbe anche potuto uccidermi.

Abbassò lo sguardo un secondo prima di incontrare di nuovo i miei occhi.

“Io.. non so come definirlo. E’ tutto così diverso.. io sono diversa.. Sono cambiata..” sussurrò. “Tu mi hai cambiata..e io mi sento felice.. Era tutto così nuovo ma tu.. mi hai fatto sentire come se non lo fosse.. come se non ci fosse niente di cui preoccuparsi.. perché era naturale. Ed è così.. è normale.. è naturale.. quando sono con te tutto funziona bene..”.

Il mio cuore perse un battito al suono di quelle parole e un secondo dopo prese a battere mille volte più forte di prima.

“Ti amo Kristen..” Dissi semplicemente prendendole il viso tra le mani e baciandole ripetutamente la fronte, le guance, le labbra e ogni parte che mi venisse sotto mano, o meglio.. sotto labbra.

“Però ora ho io una domanda..” dissi prendendola in contro piede. Assunse un’aria curiosa ma non disse niente aspettando che parlassi io.

“Come mai tu.. insomma.. io credevo che tu.. avessi…” non terminai la frase per timore di metterla ancora in imbarazzo, tanto ero sicuro che aveva capito.

“Non lo so” disse subito scuotendo il capo. “Io.. non me la sono mai sentita”. Scrollò le spalle mentre mi confessava quelle cose sempre meno imbarazzata. Infine alzò gli occhi e mi fissò. “Forse stavo aspettando te..”.

Quell’ultima dichiarazione fu il colpo di grazia che mi fece perdere la ragione e sentii improvvisamente uno strano calore riempirmi il petto.

Abbassai un secondo il capo sul suo seno e poi incapace di resisterle ancora presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio.

Il bacio dapprima dolce e tenero si trasformò presto in un bacio passionale e prepotente e alzandola dolcemente la misi a sedere sulla scrivania dietro di lei che intrecciava stranamente sicura le sue gambe contro il mio bacino. Baciai con foga quelle labbra che avevo desiderato per così tanto tempo e la sua lingua scivolava con la mia con un trasporto perfetto.

“Rob.. è tardi..devo andare..” sospirò stringendo i miei capelli.

“Non posso farci niente.. non posso fare a meno di te..”

“Ma.. è tardi..” sospirò di nuovo mentre la sentivo eccitarsi a ogni tocco della mia lingua sulle spalle che scoprivo piano piano.

“Altri due minuti” e con quelle parole crollò sotto di me.

 

Era stato terribilmente frustrante passare le ore seguenti senza di lei. continuavamo a viaggiare su jet diversi nonostante la meta fosse la stessa, e sapevo che non l’avrei rivista fino alla premiere, quando le urla e l’eccitazione dei fan avrebbero iniziato a mandarla un po’ in agitazione come sempre.

Eppure, non era stato così. Io avevo passato tutto il primo pomeriggio nella mia nuova camera d’albergo a sognare il momento in cui l’avrei rivista di nuovo. Fui quasi tentato di andare da lei,  ma sapevo che non era il caso. Di sicuro aveva i nervi a pezzi come sempre prima di “andare in scena” e una mia visita non l’avrebbe certo aiutata a rilassarsi, non per quello che avevo in mente e che avrei sicuramente voluto mettere in atto vedendola.

E poi, in un certo senso, mi piaceva quasi avere la sorpresa di vederla in seguito, con uno di quei vestiti che le stavano alla perfezione. Ero alquanto curioso di vedere le sue reazioni questa volta. Insomma, ora era tutto diverso, lo aveva detto anche lei. Ma quanto era diverso?

Io di sicuro non ero cambiato.

Quando la vidi assunsi lo stesso sguardo esterrefatto e ammaliato che avevo sempre sentito quando la guardavo, sin dalla prima volta che avevo messo piede nella stanza di Cath. Lei era sempre stato quello per me. Una piccola donna, determinata, intelligente, bella. Forte e allo stesso tempo tanto debole e fragile da potersi rompere sotto il tocco delle mie dita.

“Sei bellissima..” le sussurrai quando si avvicinò a me e senza nemmeno accorgermene portai una mano dietro la sua schiena per avvicinarla a me ignorando i presenti nella sala.

Non disse niente ma abbassò semplicemente il capo timida mentre eravamo invitati ad affacciarci al balcone per salutare almeno quella moltitudine di gente che era lì per noi. Se mi fermavo a riflettere sul fatto che migliaia di persone fossero lì anche solo per vederci agitare stupidamente la mano mi rendevo conto che era tutto assurdo.

La mia vita era cambiata così tanto. Solo un anno prima ero a suonare la chitarra con Bobby sul tetto del nostro appartamento.

Non ero nessuno.. solo un ragazzo che amava la musica e si era ritrovato coinvolto un po’ nella moda (periodo che avrei accantonato volentieri..) e nella recitazione. Ed ora ero lì, a salutare migliaia di fan da un balcone di Parigi, con la donna che amavo. Era davvero assurdo.

Comportarsi in maniera “civile” con Kristen quando non eravamo soli era davvero un’impresa ardua. Non riuscivo a guardarla un secondo senza avere pensieri impuri su di lei e non potevo fare a meno di notare che nemmeno lei riusciva a distogliere lo sguardo da me. Lo sentivo addosso e mi piaceva, era alquanto eccitante anche solo sentire i suoi occhi su di me, che facevo finta di niente.

Ma Kristen.. era davvero unica. Credo che non stesse nemmeno ascoltando le domande che ci venivano poste.

Diceva il minimo indispensabile e quando a un certo punto mi voltai per attendere la sua risposta si guardò attorno lanciandomi uno sguardo che diceva Ti prego parla tu che non ho ascoltato una parola di quello che hanno detto...

E così mi ero ritrovato a parlare per la maggior parte del tempo, ma per lei lo avrei fatto per sempre. Sarei sempre stato pronto a correrle incontro. A salvarla quando non sapeva cosa dire o cosa fare. Era forte, sicuramente, ma era sempre così timida e insicura davanti agli altri. In fondo aveva solo 18 anni. A volte lo dimenticavo quasi, ma solo perché quando era con me, era tutto diverso. Era come se si spogliasse e mi lasciasse vedere la sua anima. Forse per questo non riuscivo a vederla come una ragazzina, ma come una donna. Capivo che le bastava stare sola con me per essere a suo agio e rendermene conto e averne la prova mi riempiva di gioia.

Ripensai con un larghissimo sorriso all’intervista di qualche ora prima. Ci avevano rinchiuso in una specie di scatola, e la cosa mi avrebbe fatto enormemente piacere se non avessi saputo che c’erano telecamere puntate su di noi e uno schermo che ci proponeva una domanda dopo l’altra.

Potreste innamorarvi nella vita reale?

Però.. che ironia della sorte. Bè.. forse non era nemmeno ironia visto che le voci su di noi non si erano affievolite per niente e, data la piega che aveva preso la storia, ne avevano ben motivo.

Domanda troppo semplice e allo stesso tempo troppo impegnativa per poter rispondere.

Un avrebbe scaturito il pandemonio, un No sarebbe stata una bugia che non avrei mai voluto dire.. perciò mi limitai a passare alla domanda successiva anche perché amavo il suono di quell’aggeggio, quella specie di ululato che Kristen aveva imitato quando aveva indugiato sul confronto tra me e Zac Efron.

Mamma.. che risate! Ci ripensavo e ridevo da solo sul letto.

Come sempre.. dopo una giornata del genere ero esausto, ma il pensiero che l’avrei presto rivista mi tirava su il morale.. e non solo quello.

Avremmo cenato con Cath. Solo noi tre.. per parlare un . Ormai era stato stabilito che lei non avrebbe diretto New Moon. Diceva di non riuscire a rispettare i termini di scadenza e non voleva rischiare di fare un lavoro affrettato di cui non sarebbe stata soddisfatta. Mi sarebbe mancata terribilmente, in fondo, dovevo tutto a lei.

Il flusso dei miei pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Sorrisi subito immaginando chi potesse trovarsi dietro e senza pensarci due volte andai ad aprire cercando di sembrare il più tranquillo possibile e di non lasciare trasparire la voglia che avevo di lei, almeno per un po’.

Aprii la porta e come mi aspettavo era lei che mi guardava sorridente.

“Toh.. guarda chi si vede..” dissi con nonchalance.

“Posso entrare?”

“Sai.. non lo so. Devo rifletterci un po’..”

“Rob.. potrebbero vedermi..”

“Però sai.. se non sopporti il mio odore.. non penso che ti convenga entrare..” dissi prendendola in giro per la risposta che aveva dato quel pomeriggio.

Mi guardò e si morse le labbra con aria colpevole. “Idiota.. fammi passare!” esclamò e si infilò sotto il mio braccio per entrare. Chiusi la porta sorridendo e quando mi voltai le sue labbra furono subito sulle mie, avide di un bacio che non ci scambiavamo da già troppe ore ormai.

Si aggrappò alle mie spalle mentre continuando a baciarci camminavamo lentamente verso il letto. Si sedette sul bordo togliendosi le scarpe velocemente per poi scivolare più in dentro mentre io prendevo forma sopra di lei adattandomi al suo corpo.

“E comunque.. l’ho detto solo perché tu hai detto che non sopporti la mia personalità..” disse d’un tratto staccandosi per farmi notare il suo sguardo accigliato e un po’ contrariato.

Scoppiai a ridere. “Ma io l’ho detto perché tu avevi detto che ti piacciono i miei piedi..” risposi a tono.

“Bè? E allora? Era un complimento eh..”

“Si ma posso capire perché tra tante cose che potevi dire.. i piedi?!”

Scoppiò a ridere pure lei. “Erano la prima cosa che ho visto e che mi è venuto in mente..” disse continuando a ridere. “E poi già avevi detto che ti piacciono i miei capelli.. non potevo dire la stessa cosa..” sussurrò avvicinandosi sensuale al mio orecchio e baciandomi il collo.

“Davvero ti piacciono i miei capelli?” chiesi con un sorriso ebete sul viso mentre lei continuava a strusciare la bocca sulla mia giugulare.

“Li adoro..” sospirò baciandomi il mento. “Prometti che non li taglierai mai..”

Non avrei mai pensato che davvero potessero piacerle tanto quei miei capelli lunghi e spesso spettinati che mi davano l’aria di un barbone. Sapevo che le ragazzine ci andavano pazze (per non so quale assurdo motivo..), ma non avrei mai creduto che lei appartenesse alla schiera. Quante cose ancore non sapevo di lei.

“Se non vuoi.. non li taglierò..” le promisi e la sentii sorridere mentre stringeva i miei capelli tra le sue mani e avvicinava la mia bocca alla sua.

La sua lingua percorreva i limiti delle mie labbra e le schiusi per lasciarla passare. Mi faceva impazzire quando faceva così. Sembrava già una Kristen diversa da quella della sera precedente, più sicura, come se la chiacchierata di quella mattina le avesse dato la spinta per prendere l’iniziativa.

“Così.. sarebbe questa la tecnica per un buon bacio cinematografico?” chiese con aria di sfida. Non aveva idea cosa avrei potuto farle se non avessi avuto paura di metterle fretta e di essere respinto per la mia troppa audacia.

“Non esattamente..”. E iniziai a baciarla con foga, con quella passione che avevo tenuto sotto controllo la sera prima. Iniziai a muovermi sulle sue labbra con ansia, con estrema avidità non lasciandole nemmeno il tempo per respirare. Ricambiò quel bacio finché il fiato glielo permise e infine si staccò per prendere aria e iniziò ad ansimare rumorosamente.

“Vorrei tanto poter stare di più qui..” sussurrò triste al pensiero di dover presto abbandonare quel posto. Non avevamo visto molto di Parigi, anzi, non avevamo visto praticamente niente se non le nostre camere d’albergo, ma se ero con lei avrei anche solo potuto vedere i muri del bagno e mi sarebbe bastato.

“Anche io..” risposi con la stessa voce amara. “Però potresti sempre darmi il numero di qualche tu amica..” continuai cercando di alleggerire la situazione. Mi piaceva molto prenderla in giro, soprattutto da quel punto di vista.

“Ah si? Bè.. mi dispiace deluderti ma il tuo numero non l’ho dato a nessuno. Sono molto gelosa delle mie cose..” disse d’un fiato e poi si bloccò probabilmente accorgendosi dell’azzardo delle sue parole.

“Le.. tue cose?”

Abbassò gli occhi e sussurrò un debole “Si..” scrollando le spalle.

Non poteva avere idea di quanto potessero farmi piacere quelle parole. Forse per lei erano stato uno sforzo ma ne era valsa la pena. Io ero suo.

“E fai bene ad esserlo.. Perché io sono solo tuo.. E per me esisti solo tu..”. Sussurrai quelle parole mentre le carezzavo il viso. Lei mi guardava negli occhi, prese la mia mano e baciò il palmo per poi stringerla tra le sue. Mi appoggiai su un lato per evitare di pesarle troppo e la strinsi a me.

Restammo così per un po’. Lei che respirava a ritmo del mio cuore e io che mi beavo del profumo di quei capelli che amavo.

“Forse dovremmo andare.. Cath ci aspetta..” sussurrai malvolentieri notando l’orario.

“Ok..” disse alzandosi.

“E comunque io sto ancora aspettando..”

“Cosa?”

“Chi è il più sexy tra me e Zac Efron?” chiesi sfacciato.

Il suo viso si aprì in un sorriso divertito e quasi estasiato. “Hai davvero bisogno che te lo dica?”

“Ammetto di essere alquanto curioso..” ammisi, ed era vero. Insomma.. sapevo la sua risposta, potevo immaginarla, ma sentirla da lei sarebbe stato diverso.

“Bè.. Zac è Zac..” disse scuotendo la testa ironica. “Ma tu sei tu..”

“Wow.. grazie per avermelo chiarito. Non ci sarei mai arrivato da solo..” le risposi sarcastico.

“Dai scemo! Che domande sono? Ovvio che trovo te più sexy..” ammise infine lasciandomi un rapido bacio sulle labbra che si erano aperte in un sorriso vittorioso. Fece per andare via ma stringendole le mani ai fianchi la trattenni ancora per prolungare quel bacio.

Quando finalmente la lasciai andare si sedette sul bordo de letto e si mise le scarpe. Aveva i tacchi e un vestitino nero che le stringeva in petto per poi allargarsi fino alle ginocchia. Era stupenda, come sempre, ma non potevo non trovare strano che avesse scelto volontariamente quell’abbigliamento considerando che era solo una cena intima tra noi tre. Mi sarei aspettato di vederla in jeans e maglietta, ma ovviamente quella ragazza non finiva mai di stupirmi.

“Via libera?” mi chiese da dietro appoggiandosi con le mani ai miei fianchi. Allungai ancora di più il collo fuori dalla porta e quando fui certo che non ci fosse nessuno la presi per mano e chiudendo velocemente la porta dietro di noi corremmo velocemente verso le scale mentre cercava di trattenere le risate.

Abbandonai malvolentieri la sua mano un secondo prima di scendere l’ultimo gradino, non abbastanza in fretta però da impedire a Cath di vederci. Ce la trovammo davanti inaspettatamente e i suoi occhi caddero subito sulle nostre mani intrecciati che sciolsi subito.

“Cath! Che ci fai qui!?” esclamò Kristen ricomponendosi.

“Stavo venendo a cercarvi.. sono venti minuti che aspetto. Voi.. che fate piuttosto?”.

Non era certo il tipo di donna da nascondere quello che pensava, ma si divertiva molto a lanciare frecciatine con toni ammiccanti. E quella volta non si smentì per niente.

“Venivamo a cena..” risposi subito.

“E prima?”

Accidenti non si lasciava sfuggire niente.

“Io ho fame! Voi?” urlò Kristen sviando il discorso.

“Si.. sto morendo!” l’appoggiai e ci avviammo in sala sotto lo sguardo furtivo di Catherine che osservava ogni nostro movimento.

 

“Voi non me la contate giusta..”

Non aveva fatto altro che ripetere quella frase per tutta la serata.

Strinsi la gamba di Kristen ancora una volta, sotto il tavolo e la sentii saltare per l’ennesima volta.

“Ti assicuro che va tutto bene..” disse Kristen con una voce che lasciava trasparire anche troppo l’eccitazione che le stavo dando con quel tocco.

“Questo lo vedo.. e ne sono felice.. davvero” disse infine e sembrò chiudere l’argomento, finalmente. Non c’era bisogno per lei di sapere altro. Aveva sempre saputo, forse anche prima di noi, che c’era qualcosa. Lo aveva detto da subito. Troppa elettricità, troppa tensione sessuale, troppo magnetismo. Era semplicemente troppo perché non accadesse nulla.

Parlammo ancora un po’, del più e del meno, della sua scelta di non dirigere il secondo film, di quanto ci dispiacesse e di altre cose che non ascoltai più perché ero troppo concentrato su Kristen.

Tornai alla realtà solo quando Catherine si allontanò per rispondere a una chiamata.

“Robert, smettila!” urlò Kristen sottovoce.

“Di fare cosa?” dissi con aria innocente.

“Questo!” esclamò e velocemente portò la sua mano sulla mia gamba stringendo all’altezza dell’inguine. Fermai il respiro per qualche secondo cercando di mantenermi calmo mentre un sorriso vittorioso si stampava sul suo viso.

Lasciai la sua gamba e lei lasciò la mia ma continuai comunque a carezzarle dolcemente un braccio.

“Non hai neanche fatto caso a come sono vestita stasera..” disse sottotono e un po’ .. delusa?

“In realtà.. l’ho notato appena hai messo piede in camera.. Sei bellissima..” risposi sincero. “Ma.. non dovevi farlo per me. Insomma.. non ho bisogno di un vestitino e un paio di tacchi per rendermi conto di quanto sei stupenda. Tu mi piaci sempre.. anche in jeans e maglietta ed è uno dei motivi che mi ha fatto innamorare di te..”.

La guardai negli occhi mentre le dicevo quelle parole che erano tremendamente vere. Non erano frasi di circostanza. Era quello che sentivo. Abbassò il viso prima di iniziare a parlare dolcemente, con la stessa insicurezza di quella mattina.

“Rob.. io..”

Stava davvero per dire quelle parole? Quelle che aspettavo da tanto tempo? quelle che mi avrebbero reso il ragazzo più felice della terra? Avrei quasi voluto fermarla per non farle dire qualcosa di cui si sarebbe pentita. Ma ormai la conoscevo. Aveva i suoi tempi e io avevo aspettato anche troppo a lungo. Volevo che lo dicesse.

“Io.. ti..”

“Kristen!” la voce di Cath la interruppe e subito alzò il viso fino a un secondo prima troppo chinato verso di me.

Strinsi i denti cercando di non bestemmiare e mi voltai a guardare Catherine insieme a Kristen.  

Era seria, davanti a noi. Aveva cambiato totalmente espressione.

“Kristen.. dovrei parlarti un attimo..” disse e si allontanò di nuovo lasciandoci interdetti.

Ci scambiammo una strana occhiata ma scoppiammo a ridere quando ci passammo contemporaneamente una mano tra i capelli. Ancora non ero riuscito a capire se uno dei due avesse preso quella strana abitudine dall’altro o se fossimo semplicemente coordinati. Era come se fosse già stato tutto stabilito tra di noi.

“Che stavi dicendo?” chiesi stringendole la mano.

“Bè..” sbuffò lei alzandosi. “Torno subito.. e poi finiamo il discorso..” disse con un ultimo sorriso prima di sparire dietro la porta.

 

Eccoci alla fine..

Spero non vi siate annoiate..

Ovviamente i riferimenti sono a un’intervista che immagino molti di voi conosciate! xD è una delle mie preferite e questi due li adoro! xD

Per chi non la conoscesse posto il link ^.^

http://www.youtube.com/watch?v=gs1VLDoXcTY

 

bene.. ora vi lascio..

Davvero non so quando potrò aggiornare.. ma state tranquille perché se vedete che ritardo è solo per mancanza di tempo.. xD

Un bacio! ^.^

Ah.. ricordo l’altra FF che scrivo con Cloe ^^

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=466213

 

Aggiorniamo tra poco.. siamo brave eh? Hauahua..

Alla prossimaaaaaaaaaaa! ^^

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Roxisnotdied: u.u si dia il caso che io sono una ragazza diligente.. quindi studio davvero! U.u se.. come no.. due capitoli in 10 giorni xD hauahau.. grazie Ross cess.. scusa il ritardo xD

yesido: Grazie mille mel! È tutta colpa tua se ci ho messo tanto! Tu dici vai avanti in fretta.. e invece ci ho messo 10 giorni! xD hauha.. scherzo ovviamente! Scrivi anche tu che sono curiosaaaaaaaaaa

erika1975: grazie mille! Sono felice che ti sia piaciuto ^^ Kris capirà presto tutto.. peccato che.. ehm.. ok.. sto zitta xD

signora degli anelli: grazie come sempre! Ecco il POV di Rob.. spero ti sia piaciuto.. ^^

frate87: grazie mille! Sono felice che la storia ti piaccia e che tu abbia trovato il tempo di recensire.. Però non canterei vittoria troppo presto! Muhamuha.. ok.. dopo questa vado a sotterrarmi xD

ledyang: sai che in effetti mi chiedo anche io come faccio a non mandarti a fanculo? O.o inizio a pensare di avere qualcosa che non va.. O.o

hauhaua! Scherzo ovviamente! Grazie mille a te! Ed è vero che io ti sopporto.. ma tu mi supporti sempre *.* e ti ringrazio per questo! Ti piace proprio la parole equilibrio eh? -.-“ hauhaua.. dammi il tempo xD

 

simo1726: haha e come volevi ecco il POV Rob xD Scusa Simo.. credo di essermi appena ricordata di non aver risposto alla tua ultima mail.. O.o sono pessima.. L ma la vidi la sera tardi e me ne sono appena ricordata.. perdonami!

Grazie mille come sempre.. e scusa se non sono più precisa nella risposta ma vado di fretta xD Sono felice che ti piaccia anche l’altra FF e hai ragione.. questi due insieme.. sono una cosa di indescrivibile *.*

Imaginary82: hihi.. e certo che c’è il POV Rob.. un po’ in ritardo ma c’è xD Sono felicissima che il chappy ti sia piaciuto! *.*

emmettina90: hauhaua.. oddio davvero ti piace? O.O non l’avevo capito.. O.o hauhauah ovviamente scherzo! xD grazie mille tesò.. per tutto! *.* mi manchi! *.*

kiki1988: grazie mille tesoro! *.* sempre troppo gentile tu con me! *.* mi manchi tantissimo!

SeaOfLove: *.* davvero Ori? *.* grazie mille.. non so cosa dire! Grazie per leggermi! *.* baciiii!

ariel7: e io non smetterò mai didire a te Grazie per leggermi! T.T e per darmi tutto il tuo supporto! Sei un tesoro! Ti adoro! *.*

cate1991: grazie mille a te per leggermi e commentare! ^^ bacio! ^^

iosi: hauahu mi hai fatto morì! xD quante volte l’hai letto prima di recensire?! O.o sono davvero felice e lusingata! Sei un tesoro! Grazie mille..e scusa il ritardo T.T

cloe cullen: hauahau grazie cloe xD ero certa di non averti sconvolta.. cioè.. una che legge calippo invece di capo.. -.-“ ha un solo pensiero fisso in testa.. -.-“ hauahua scherzo! xD Volevi entrare nella testolina di Rob? Eccoti accontentata xD muhamuha.. sese.. fai la finta tonta xD Grazie mille tesoro *.* ti adoro e ti stimo.. ma già lo sai *.*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Bleeding love ***


Salveeeeeeeeeeeeeeee!!!

Muhamuha! Rieccomi qui xD Pensavate che fossi morta o che mi fossi dimenticata di voi?! xD maaaaai!

Solo ho avuto un po’ da fare ultimamente… xD tra cui studiare.. -.-“ però ho appena scoperto di aver passato sta benedetta macro quindi almeno non è stato tempo perduto xD hauhaua

E’ passato così tanto tempo che forse manco vi ricordate dove eravamo rimasti xD Nel caso.. vi rinfresco la memoria..Avevamo lasciato Kris che interrompe quello che voleva dire a causa di cath..

Cosa vorrà la nostra Cath?!?!

Lo scoprirete solo leggendoooooo! Muhamuha

Questo chappy è un po’ particolare.. all’inizio sembra strano ma capirete man mano..

Scusate.. ma vado di fretta come sempre @.@ perciò vi lascio subito il chappy e oggi proprio non ho il tempo di rispondere alle recensioni.. L

comunque vi ringrazio tutte! E grazie a chi segue, a chi ha aggiunto tra preferiti e seguiti.. Vi adoro!

Recensite se vi va! ^^

 

 

Capitolo 34

 

Bleeding love

 

POV Robert

 

Troppo tempo era passato, per troppo avevo stretto quel foglietto tra le mani. Ormai era diventato poco più di un pezzo di carta. L’avevo letto tante di quelle volte da aver consumato le parole, come se si fossero disintegrate sotto i miei occhi, sempre più piccole, sempre senza senso. Ogni volta le rileggevo cercando di convincermi. Non potevano essere vere. Doveva esserci una spiegazione, un qualche motivo, qualsiasi cosa. Eppure ogni volta ogni mio tentativo finiva inevitabilmente nel vuoto, ogni chiamata era un monologo con la segreteria telefonica e la sua voce che gentilmente diceva “Sono Kristen, lasciate un messaggio.. oppure no” mi mandava sempre più in bestia. Erano passati due giorni. Due maledetti giorni, eppure mi sembrava un’eternità. Credevo che avesse avuto bisogno per pensare, credevo che fosse tutto un dannato scherzo ma poi ripensavo al suo comportamento. E più ci ripensavo, più andavo al manicomio.

Quel discorso.. non l’avevamo mai finito. Io ero rimasto in bilico sulle sue parole, su quelle parole che avrei tanto voluto sentire e che ora invece lampeggiavano senza sosta su quel foglietto stropicciato. Era davvero questo quello che voleva dirmi?

Non poteva essere. Eppure era così. Non avevamo mai finito il discorso. Un mal di testa, una scusa, un aereo diverso, e alla fine mi ero ritrovato con quel cazzo di biglietto nella tasca del giubbino.

Non sapevo come e quando era riuscita a farmelo avere, eppure lo avevo trovato lì e se anche potevo pensare che qualcuno si fosse firmato al posto suo, conoscevo la sua scrittura. E quella era la sua.

C’erano dubbi a riguardo? Cos’era vero e cosa non lo era? Come facevo a scoprire la verità?

Forse la verità era sotto i miei occhi e io ero semplicemente troppo ingenuo per vederla e accettarla. La verità era su quel foglio ormai sgualcito. Ma se non fosse stata la verità? se ci fosse stato un motivo per quelle quattro parole che mi avevano ucciso il cuore?

Il dubbio mi uccideva e non avrei mai potuto vivere in pace se non le avessi sentite uscire dalla sua bocca.

Ormai ero lì, non avevo più nulla da perdere.

Suonai il campanello.

“Robert”. Jules venne ad aprire e non trattenne la sorpresa che aveva avuto nel vedermi lì.

“Buonasera. Avrei bisogno di parlare con Kristen”.

La vidi fissarmi da cima a fondo, notando probabilmente il mio look trasandato e trascurato negli ultimi due giorni in cui non avevo nemmeno disfatto i bagagli e sistemato le cose in albergo.

“Ecco.. lei non.. Non è in casa..”. Non fu difficile notare che si stava arrampicando sugli specchi, stava mentendo e il fatto che Kristen affiorasse dietro di lei un secondo dopo ne fu la conferma.

“Chi è mamm..?” Si bloccò appena mi vide lasciando i suoi occhi vagare sulla mia figura. “Che ci fai qui?” disse con tono duro.

Perché? Perché quel tono duro? Che cazzo era successo?

“Dobbiamo parlare” risposi cercando di usare lo stesso tono, con pochi risultati.

“Non ho niente da dirti”. Continuava a stare dietro la madre che teneva il capo basso e tracciava la linea di confine tra di noi, ma non me ne poteva fregare minimamente. Avevo stabilito che a quel punto avrei dato il tutto per tutto, avevo bisogno di sapere.

“Bè io si. E non puoi non ascoltarmi. Me lo devi”

Mi fissò per qualche secondo interminabile. Cercavo di decifrare il suo sguardo, di capire cosa potesse esserci dietro quella storia, ma era impossibile. Fece un cenno d’assenso alla madre che si spostò facendomi entrare e la seguii mentre attraversavamo il salone per raggiungere la veranda posteriore. Mi fece passare per primo per poi chiudere la porta-finestra dietro di se e voltarsi a guardarmi, dura come sempre.

“Allora che vuoi?”

Cosa volevo? Volevo la verità! “Voglio che mi spieghi questo!” sbottai alzando la mano per far notare quel foglietto che da due giorni mi torturava senza sosta.

La vidi prendere un lungo sospiro mentre fissava il biglietto. “Non c’è niente da spiegare”.

“E invece si, cazzo Kristen! Ma che cazzo vuol dire?!” cercavo con tutte le forze di non mettermi ad urlare.

“Mi dispiace Robert..”

“Mi dispiace Robert? Tutto qui? È tutto quello che riesci a dirmi?”

In risposta scrollò le spalle e abbassò il capo.

“Eh no Kristen! non funziona così! Sai che ti dico? Forse mi ero sbagliato su di te.. credevo fossi diversa, credevo li affrontassi i problemi. Invece sei come tutte la altre, ti nascondi, hai paura..”

Non alzò il viso mentre le dicevo quelle parole. Non sapevo nemmeno se fossero vere, forse era solo la rabbia a farmi parlare ma se fosse servito per ottenere delle risposte, l’avrei fatto.

“Infatti.. sono una stronza. Come tutte le altre.. inutile che perdi tempo con me..”

Questo era davvero troppo. Non capivo più niente, l’intero universo girava in modo sbagliato, niente aveva più senso.

“Kristen ma che cazzo stai dicendo?! Ma ti rendi conto delle parole che ti escono da quella bocca?”

Buttò fuori un respiro esausto. “Non so che dirti. Sono così. Hai sbagliato con me. Cosa.. posso dire? Dimmelo tu.. cosa vuoi sentirti dire?”

“Voglio che mi dici la verità!”

“E’ questa la verità..”

“Allora voglio che me lo dici ad alta voce, ora. Dimmelo in faccia Kristen! Dimmelo che non mi ami!”

Finalmente alzò il capo e i suoi occhi incontrarono i miei. Era strano eppure mi sembrava quasi di vederli luccicare un po’, solo per un secondo, quel poco che le bastò per passarsi una mano sugli occhi e riprendere il tono duro. “Servirà davvero a farti stare meglio? Ti metterai l’anima in pace se lo dico ad alta voce?”

Non risposi. La sua sicurezza fu il colpo di grazia. L’avrebbe detto.. e io.. avrei perso tutto.

Avrei voluto scuotere il capo. D’un tratto non volevo sapere perché la verità che avevo cercato di negare fino ad allora era vera e solo allora mi resi conto che non volevo sentirla uscire dalle sue labbra, ma era troppo tardi.

“Non ti amo, Robert”.

Era troppo tardi. Era quello che volevo dopotutto, volevo la verità e l’avevo avuta. Ma la verità era che avevo sperato fino all’ultimo che mi dicesse il contrario, che non riuscisse a dire quelle parole ad alta voce.. e invece.. Invece mi sbagliavo, come sempre. Mi sbagliavo su tutto, non avevo capito un cazzo. Non avevo mai capito un cazzo in vita mia!

“Wow..” non mi ero nemmeno accorto di aver aperto bocca.

“Mi dispiace.. Io.. non volevo che andasse così..”

“Ah no?! E allora perché è andata così Kris, eh? Perché? A che gioco stai giocando? Che c’era sotto? Cos’era? Solo un modo per farti portare a letto? Dio, quanto sono stato stupido!”

Non parlò per un po’ finché non ripeté “Mi dispiace..”.

“Smettila Kris! Smettila! Non me ne faccio niente delle tue scuse! Sai una cosa? Non è nemmeno colpa tua.. è tutta colpa mia! Sono stato un idiota! Come ho fatto ad essere così cieco?! Avrei dovuto capirlo..” feci una pausa per valutare se quelle parole fossero troppo dure ma poi cacciai tutto fuori senza nemmeno pensarci. Non me ne fotteva! “Tu mi hai usato! Mi hai solo usato! Bè, complimenti! Hai avuto quello che volevi! Portati pure il trofeo a casa! Io e te abbiamo chiuso!”.

Non restai nemmeno a vedere la sua espressione o ad aspettare una sua reazione. Attraversai la veranda con due grandi falcate e passandole davanti entrai in salotto per uscire da quella casa il prima possibile.

Ringraziai il cielo che al piano terra non ci fosse nessuno, fui libero di dirigermi direttamente alla porta e uscire da quell’incubo. Volevo solo andarmene. Non volevo sentire più niente, avevo già ascoltato troppo. Troppe parole mi avevano distrutto e ora volevo solo andare via. Percorsi il viale della casa velocemente e prima che me ne rendessi conti ero per strada, a camminare, a correre, a.. piangere.

Stavo davvero piangendo?

Si.

Sentivo le lacrime scendermi sul viso e.. e non sapevo se fossero lacrime di rabbia o di delusione. Forse erano semplicemente lacrime di dolore, non lo sapevo. Sapevo solo che mi ero ripromesso di non stare male per una ragazza e invece ero lì a camminare per quelle deserte stradine scure di Los Angeles con le lacrime che mi bagnavano la faccia.

Perché? Perché doveva andare così? Perché per me le cose non potevano mai prendere una piega giusta?

Ma perché? Perché non mi amava? E perché io, nonostante tutto, l’amavo più di prima?

Avrei voluto vederla corrermi dietro, avrei voluto tornare indietro. Ma a che scopo? Per sentirmi dire ancora una volta che non mi amava?

Perché dovevo essere così masochista?

Basta! Non volevo soffrire in quel modo. Non volevo.

Perché aveva il potere di farmi soffrire in quel modo.

La odiavo.

E l’amavo.

L’amavo, perché non potevo proprio farne a meno, perché ne ero innamorato, perché qualunque cosa facessi lei ne era la causa, perché ormai il mio mondo aveva preso a girare attorno al suo, perché mi ero orientato attorno a lei come un’orbita che ha finalmente trovato il suo spazio nell’universo.

E la odiavo. L’odiavo perché non mi amava, perché non era lo stesso per lei.

Ma perché non era lo stesso per lei? Perché aveva dovuto prendermi in giro in quel modo?

Io avevo davvero creduto che avesse fatto posto per me dentro di lei, avevo davvero creduto che mi voleva, avevo davvero creduto alle sue parole quando mi aveva detto di volerci provare, di volere stare con me. Ci avevo creduto e invece era stata tutta una bugia. Era tutto falso. E la odiavo.

Odio e amore. Sono lo stesso sentimento dopo tutto. Operano con la stessa potenza, nello stesso mondo e su due vie parallele. Non c’è odio senza amore e non c’è amore senza odio. Ma cosa sono? In realtà nessuno lo sa.. nessuno li può definire eppure tutti ci sentiamo in diritto di dire “Ti odio” o “Ti amo” senza nemmeno pensarci sopra.

Ed io ero stato così. Ero stato così stupido da lasciarmi andare in quel modo. E ora cosa mi restava? Niente. Né odio né amore. Nessuno dei due. Credevo di aver perso tutto e invece non avevo tenuto conto della possibilità che quei due sentimenti si battessero dentro di me per torturarmi l’anima e farmi perdere gli ultimi brandelli di me stesso.

Ma era davvero possibile soffrire così tanto per amore? E per lei?

Non avrei mai trovato pace. Non avrei mai vissuto con uno solo di quei sentimenti. Avrei dovuto scegliere forse, ma non volevo. Volevo amarla perché ne avevo bisogno e volevo odiarla perché mi serviva a stare meglio.

E ora? Cosa mi rimaneva? Niente. Anche la mia anima era partita e io.. non avevo più alcun motivo per stare lì. Sarei rimasto solo per lei, ma ora lei non c’era. Non ci sarebbe stata mai. Volevo andare via. Da quel posto, da quel paese, da lei. Volevo tornare a casa mia. Volevo vivere in casa mia. Mi ero rotto di vivere in alberghi. Avrei potuto farlo, per lei. Ma ora non più.

Non avevo più motivi che mi tenessero lì. Sarei tornato a casa mia. Prima però.. dovevo fare una cosa. Abbandonare quello che mi teneva legato lì, abbandonare i segni di lei sul mio corpo, abbandonare i ricordi. E l’odio era forte almeno quanto l’amore. Non avrebbe vinto nessuno, sarebbe sempre stata una battaglia infinita e sentivo il bisogno di mandarle un segnale, di farmi del bene, di mandare tutto a fanculo. Lei, me stesso, Edward Cullen. Vaffanculo! Da oggi faccio quello che cazzo mi pare!

 

POV Kristen

 

Fissavo quelle foto. Un pugno in un occhio. Un segnale. Una rivincita.

Eppure.. di cosa mi meravigliavo? Dopo tutto quello che gli avevo detto la sera prima..

Ma lui aveva.. Non riuscivo a vederlo. Più guardavo quelle foto più capivo di quanto lo stessi facendo soffrire.

Se solo avessi potuto scegliere, se solo avessi potuto fargli capire che non volevo, se solo fosse riuscito in qualche modo a capire tutto da solo. Ma non avrebbe dovuto capire niente altrimenti non sarebbe servito a nulla. Lui doveva farsi la sua vita, io la mia. Così dovevano andare le cose. Non avremmo mai dovuto innamorarci. Perché? Perché mi ero innamorata di lui?

Cosa di quel ragazzo mi aveva attratto così tanto da farmi cadere ai suoi piedi e da farmi soffrire in questo modo? Forse la sua risata, la sua mania di passarsi la mano tra i capelli così simile alla mia, forse il suo riuscire a farmi ridere e tirarmi su quando ne avessi avuto bisogno. Forse era stata solo la sua tenacia, il modo in cui aveva dimostrato di amarmi. Forse erano stati quegli occhi, quelli che avevano avuto paura di guardarmi un anno prima e quegli stessi che la sera prima avevo visto inumiditi mentre gli dicevo quelle parole che mi avevano devastata. Scriverle mi aveva uccisa ma dirle ad alta voce..

Non sapevo nemmeno dove ero riuscita a trovare la forza per parlare, forse dalla consapevolezza che se non l’avessi fatto non mi avrebbe mai creduta. E lui doveva credermi.

Voleva la verità, voleva sentirmela dire ad alta voce e non potevo negargliela. Quanto avrei davvero voluto dirgli la verità, ma non potevo.  Quella doveva essere la verità ormai, la nuova realtà.

La vecchia non esisteva più.

 

***

 

Avevo una voglia tremenda di terminare quel discorso. Avevo un pressante bisogno di dirgli che lo amavo, che nonostante tutto, qualcosa dentro di me era cambiato. Nonostante una parte di me temesse quasi la sua reazione, nonostante sentissi una fitta di vergogna, non vedevo l’ora di dirgli tutto, ma non volevo nemmeno fare le cose affrettate. Non volevo sussurrargli un “Ti amo” sbrigativo. Volevo che sentisse davvero le mie parole e che leggesse nei miei occhi quanto fossero vere.

“Torno subito.. e poi finiamo il discorso..” dissi lasciandolo evidentemente con l’ansia a mille mentre raggiungevo Catherine fuori dalla sala da pranzo. Presa com’ero da Rob e da quello che dovevo dirgli non mi fermai nemmeno a pensare cosa poteva volere Catherine di così urgente da richiedere la mia presenza così all’improvviso.

Solo ora che camminavo dietro di lei, mi sentivo il cuore mancare. Una brutta sensazione si impossessò di me, come se non ricordassi più come respirare, come se mi mancasse l’aria. Avevo uno strano presentimento e non mi piaceva per niente. Stava per accadere qualcosa.. cosa voleva dirmi?

Mi ritrovai in un angolo della hall dell’albergo, lontana dalla sala da pranzo, lontana da Rob e con quell’orrenda sensazione che mi divorava sempre di più ad ogni respiro.

Solo allora mi accorsi di Stephanie nervosamente seduta sul divano. Cosa.. cosa ci faceva lei lì?

Non avevo mai avuto grande rapporto con gli agenti di Rob. Non avevamo mai parlato se non per poco e la sua presenza lì.. era snervante. Cosa voleva? Certo non parlarmi della mia carriera.. non spettava a lei.

Cercai di evitare le soluzioni che mi ronzavano nella testa ma erano più forti di me. Avevo troppo intuito per queste cose, e quella sensazione non si decideva ad abbandonarmi nemmeno per un momento e prima anche che parlasse capii.

Rob. Voleva parlarmi di lui.

“Tesoro siediti..” sussurrò Catherine.

“Che succede?”

“Siediti”

“Voglio stare in piedi!” sbottai. Lo sapevo! lo sapevo! Stava succedendo qualcosa. “Che sta succedendo?” chiesi nervosa incrociando le braccia al petto.

Stephanie si alzò per mettersi alla mia altezza mentre invece Cath si appoggiava al muro abbassando il capo.

“Kristen.. io sono l’agente di Rob..”

“Si lo so..”

“E.. ho il dovere di preservare la sua persona e la sua carriera..”

Non risposi. Non sapevo cosa rispondere. Non volevo arrivare al punto.

“Questa cosa.. tra te e Rob.. non può andare avanti..”

C-cosa?”

“Non piace. Non potete continuare. Tu sei già avanti, ma Rob ha appena iniziato e.. e sai meglio di me quanto piaccia. Rob deve continuare a essere single.. Deve essere il suo status. Una relazione non sarebbe vista di buon occhio, soprattutto una relazione con te”.

Io ero lì, ad ascoltare le sue parole che facevano tutto tranne avere un senso logico. No! non poteva essere. Non doveva essere così.

“Ma.. no!  Io.. non.. lui… Non è possibile..”

“Mi dispiace tesoro. Non sai quanto vorrei poter fare qualcosa..”

Non ero ancora riuscita a capire bene la situazione. Parlavo, ma non avevo riflettuto su niente. Tutto mi scivolava addosso come se non fosse reale. “Non possono farci questo..”

“In realtà possono..” s’intromise Cath.

“Rob può avere una buona carriera, ci sono già delle nuove proposte per lui, ma non è difficile sbarrargli la strada se si vuole..”

D’un tratto tutto iniziò a prendere forma, tutto iniziò ad essere vero. Era così e allora sentii il groppo in gola che non accennava a scendere. Le labbra mi tremavano, i pugni stringevano la maglietta, le gambe erano rigide. “M-ma.. io.. Ma io lo amo..” sussurrai più a me stessa che a loro mentre una lacrima mi scendeva sulla guancia.

“Allora devi lasciarlo andare” rispose Stephanie con un velo di compassione sfregandomi dolcemente le mani sulle braccia. “Oh tesoro, mi dispiace così tanto..” disse e mi abbracciò mentre scoppiavo in lacrime.

Doveva essere tutto un incubo, un orrendo sogno. Perché?!

Non era possibile! Perché?!

Mi trovai sul letto e non sapevo nemmeno come e quando ci fossi arrivata. Da quanto tempo stavo fissando il soffitto?

Da quanto tempo i miei occhi vagavano nel vuoto?

Da quanto tempo il mio corpo era fermo nella stessa posizione?

Dov’era Rob?

Lo volevo, lo volevo così disperatamente vicino a me, volevo così tanto dirgli che lo amavo, che avevo bisogno di lui. Ma lui non c’era e non doveva esserci. Dovevo allontanarlo da me, dovevo stargli lontana.. ma come avrei fatto? Dove avrei trovato la forza di parlargli? Cosa gli avrei detto?

“Kristen sei in camera?”

La sua voce. Bussò alla porta subito dopo aver detto quelle parole e mi sentii morire. Lui era lì fuori, a un passo da me e io non potevo fare assolutamente nulla. Non risposi e lentamente trovai la forza per alzarmi dal letto, mi avvicinai alla porta e portandovi entrambe le mie mani, chinai la fronte e poggiai la testa contro la porta. Forse in quel modo sarei riuscita a sentirlo più vicino.

“Kristen so che sei dentro. Dimmi almeno se stai bene..”

No Rob. Non sto bene. Mi sento morire. Ti prego, vattene.

Sentii una lacrima tornare a rigarmi la guancia mentre le parole cercavano di salire a galla.

Fallo Kris. Fallo per lui! Devi farlo, perché lo ami.

“Sto.. sto bene. Ho solo.. mal di testa..”

“Posso entrare?” sussurrò dall’altra parte.

Si Rob! Ti prego! Vieni dentro, abbracciami, dimmi che mi ami e che andrà tutto bene.

“No.. Non preoccuparti. Va .. va tutto bene. Sono stanca. Prendo un’aspirina e vado a letto”.

Anche da dietro la porta potevo sentirlo preoccupato. Quanto avrebbe voluto essere dentro, quanto lo avrei voluto dentro.

“D’accordo allora.. buonanotte. Prima però.. guarda a terra”

Feci come mi disse e nello stesso istante un foglio piegato passò sotto la porta. Sarebbe stato meglio non aprirlo. Non avrebbe cambiato niente. Ma non potevo starmene lì a fissarlo senza fare niente.

Notte amore mio, a domani. Ti amo.

Ecco un’altra lacrima.

“Kristen?”

Oh Robert! Ti amo anche io! Ti amo! Ti amo!

“A domani..” sussurrai debolmente portandomi una mano alla bocca per non fargli capire che stavo piangendo. Non poteva il destino essere così crudele con noi.

Mi buttai sul letto e piansi tutte le lacrime che avevo in corpo, piansi anche la mia anima, piansi tutto, finché non fui talmente vuota da cadere nel sonno e continuare a vivere quell’incubo.

Prima o poi avrei dovuto affrontarlo, e allora non avrei trovato le parole.

Eppure lui stesso mi aveva aiutata. Un foglio di carta. Continuavo a fissare quelle poche parole che mi aveva scritto e cercavo di trovare la forza per rispondere. Ma la mano non andava. Poggiavo la punta della penna sul foglio e.. niente. Immobile.

Fallo Kristen dannazione! Fallo!

Robert, mi spiace ma è inutile andare avanti così.

Io devo capire ancora molte cose nella mia vita ma ora come ora so che non ti amo.

Perdonami.

Kristen

E così.. quando lo vidi, senza nemmeno permettergli di salutarmi mi avvicinai a lui. Mi chiese come stavo. Non risposi. Mi abbracciò.

Nello stesso istante notai lo sguardo preoccupato e triste di Stephanie che ci osservava con timore. Abbassai lo sguardo.

Ringraziai il cielo che non mi avesse baciata. Se lo avesse fatto non avrei mai trovato il coraggio di infilare quel pezzo di carta nella tasca del giubbino.

“Ci vediamo all’atterraggio” disse carezzandomi il viso.

Ancora non risposi. Non ce la facevo. Mi mancava il respiro. Presi un lungo sospiro e dopo averlo guardato un’ultima volta negli occhi mi allontanai velocemente per salire sul mio aereo consapevole che non l’avrei rivisto una volta atterrati.

Lacrime. Lacrime. Altre lacrime.

 

***

 

Ed ora.. cosa mi era rimasto? Solo altre lacrime.

Avevo pianto così tanto in quei due giorni che non avrei creduto possibile di avere altre lacrime in corpo da poter piangere. E invece era così.

Cosa avevo ora? Proprio niente. Vuota.

Io ero vuota, e lui era vuoto.

Ce l’avevo con tutti. Ce l’avevo con me stessa per essere stata capace di mentirgli in quel modo, ce l’avevo con lui per avermi creduto così facilmente, ce l’avevo con quel cazzo di film che ci aveva fatto innamorare e che non ci permetteva di stare insieme, ce l’avevo con le sue fan, ce l’avevo con Edward Cullen, ce l’avevo con Stephanie Meyer, ce l’avevo con la sua bellezza, ce l’avevo con tutto il mondo. Ce l’avevo con tutti.

E ce l’avevo col destino per averci fatto incontrare.

Perché? Quale era lo scopo se non potevamo stare insieme? Perché? Perché farci essere così vicini e poi così lontani?

E più ripensavo a lui, a quella notte, alla sua dolcezza, più mi sentivo male e sentivo il bisogno di averlo vicino.

Perché proprio quando ero riuscita ad aprirmi, ero stata costretta a chiudermi?

Perché proprio quando eravamo così vicini, dovevamo stare così lontani?

Perché proprio quando avevo capito di amarlo dovevo dirgli il contrario?

Perché?!

Non mi era dato avere quello che volevo. Non potevo averlo. Dovevo farmene una ragione. E ora quello che mi restava era il niente.

Solo il ricordo di una notte perfetta rovinata dall’incubo della realtà.

Solo una dolce malinconia al pensiero di quello che saremmo potuti essere.

Solo il suo odio e il mio amore.

E quelle foto che ancora guardavo e ancora mi pugnalavano il cuore.

Dovevo aspettarmelo. Aveva tagliato i capelli come io avevo tagliato la nostra relazione.

 “Davvero ti piacciono i miei capelli?”

“Li adoro.. Prometti che non li taglierai mai..”

“Se non vuoi.. non li taglierò..”

Era il suo modo per farmi capire che aveva tagliato ogni ponte, aveva tagliato ogni contatto con me, aveva iniziato a dimenticare.

Era troppo. Non potevo sopportare oltre. Mi faceva troppo male vederlo. Mi aveva fatto male vederlo la sera prima, mi aveva uccisa dirgli quelle parole ma ora.. ora mi sentivo morire. E sapevo che era solo l’inizio. Il peggio doveva ancora arrivare.

Lacrime. Lacrime. Altre lacrime.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Here without you ***


Salve a tutte ^^

Eccomi con un altro chappy! ^^ Non è molto lungo e potrebbe non piacervi perché non succede praticamente niente.. -.-“ diciamo che è molto introspettivo.. ma non ci posso fare niente.. quando inizio a scrivere i pensieri delle persone.. non riesco a fermarmi.. quindi se non vi piace.. ehm.. pazienza xD nhauhau

Ho cercato di riassumere al meglio i mesi da metà dicembre e metà febbraio così poi si vola direttamente in Giappone! Muhamuha

Non avete idea quante canzoni sono state utili per questo capitolo.. Quelle che mi hanno aiutato di più sono Sempre di Lisa e Il linguaggio della resa di Tony Maiello.. quindi se vi va ascoltatele ^^

Vi lascio al chappy! Grazie mille a tutteeee!

A chi segue, chi recensisce.. e chi segue in silenzio xD fatevi sentire ogni tanto >.<

E fatemi sapere che ne pensate *_*

 

Capitolo 35

 

Here without you

 

POV Kristen

 

Da qui 
sento che la nostra lontananza
è una domanda senza risposta
come la tua pelle sempre pura
fresca come l'aria
ma c'è un deserto troppo arido di silenzio
che ha preso il posto al sentimento
sono gli errori che ti ho nascosto
credo…

 

20 Febbraio 2009

6:47 pm

Sono qui.. a scrivere.. non so nemmeno cosa.

Forse sento solo il bisogno di sfogarmi, di piangere le mie lacrime amare senza essere vista da nessuno, solo dalle onde che mi accarezzano col loro suono dolce. E’ tardi, il sole sta tramontando e si nasconde pian piano dietro le nuvole. Forse anche lui come me sente il bisogno di doversi celare dietro qualcosa ma qui sento di poter essere me stessa.

Tenerezza, nostalgia, rimpianto, poesia. Sei così tante cose tu, sei tutto stasera. Sei tutto per me e mi odio per questo. Tu sei lontano e  probabilmente non mi pensi nemmeno più e io invece sono qui a pensare a te ancora una volta. Sono malata ormai, lo so, ma non mi importa di guarire. E’ il dolore più sublime quello che mi fa soffrire.

Sempre, mi avvicino al niente ogni secondo. Ogni piccolo momento della mia vita mi avvicino al niente illudendomi di scegliere parole diverse, di vivere una scena diversa che invece è sempre la stessa.

Possibile che sia questo l’amore? Questo buio a cui non riesco ad abituarmi? Questa luce che ho nell’anima e che pulsa per venire fuori…

Faccio una foto al mare. Non so perché. Prendo la macchina fotografica e scatto.

L’immenso e il vuoto.

Due contrari che ormai sono diventati luoghi del mio cuore da cui non posso scappare. Vedo le onde e penso che vorrei che tu fossi il mare. Vorrei che tu fossi quel mare che mi accarezza, vorrei così tanto lasciarmi trasportare da te…

Ma invece continuo a illudermi.. a cercare parole nuove.. e mi avvicino inevitabilmente al nulla.

 

Da qui sento che non c'è niente
che mi possa consolare
almeno per finta
che l'amore poi vince sai
con tutti i brividi e l'emozioni
che l'amore poi vince

 

* * *

 

“Io sono dovuto diventare un vampiro per trovare la donna della mia vita”

 

ma dove sei?
e con chi stai?
ci pensi mai?

Ebbi una fitta al petto. Una strana sensazione di inadeguatezza, la sensazione di aver sbagliato tutto, di aver perso la sola cosa positiva della mia vita. Perché lo stavo guardando? Perché ero tanto stupida da volermi fare del male da sola?

Per quanto fossi sicura che la battuta era da copione, non potei provare un senso di vuoto e amarezza nel sentirgliela pronunciare.

Avrei dovuto spegnere la televisione, avrei dovuto smetterla di pensare a lui, ma non ci riuscivo. Era più forte di me. Una strana forza mi conduceva sempre allo stesso punto, il punto in cui cercavo di convincermi di aver fatto la cosa giusta e invece finivo inevitabilmente in lacrime.

E’ assurdo come la gente potesse dimenticare che dopo tutto ero una ragazza come tutte le altre. Anche io soffro, anche io piango, anche io vivo. Ma allora perché non potevo avere gli stessi problemi della gente normale?

Forse non ero normale?

Forse non mi era dato di avere una vita normale. Non potevo semplicemente e avrei dovuto accettarlo. Ma più passava il tempo più maledicevo la mia vita. Non era questo quello che volevo. Non volevo vivere il mio sogno rinunciando a una parte di me, non volevo realizzare i miei progetti sentendomi vuota nel farlo. Avrei voluto condividere i miei desideri con la persona che amavo e invece quegli stessi desideri mi avevano costretta ad allontanarla da me.

Perché doveva essere tutto così complicato? Perché non potevo semplicemente mettermi in macchina, salire su quel palco e urlargli che lo amavo?

Proprio perché lo amavo, non potevo farlo. Avrebbe rovinato tutto, lo avrei rovinato e non potevo.

Dopotutto lui era riuscito ad andare avanti, in un modo o nell’altro.

Aveva tagliato i capelli, era tornato a Londra, aveva ripreso la sua vita. E io invece non ci riuscivo. Mi alzavo ogni giorno pensando a lui, mi addormentavo pensando a lui, vivevo pensando a lui. Lo odiavo.. per avermi fatto innamorare di lui così facilmente. Era bastato così poco per farmi crollare ai suoi piedi e io c’ero cascata, alla fine ero finita nel suo vortice. Non ricordavo nemmeno la prima volta in cui avevo capito di provare qualcosa per lui. Quando era stato? Quando avevo capito di amare quel ragazzo? Forse.. forse l’avevo capito fin da subito e avevo solo cercato di negarlo a me stessa. Forse era sempre stato lì, dall’inizio aspettando di salire a galla. E ora.. era tardi. Per me almeno.

Ogni giorno speravo di dimenticare, di fare un passo avanti, e invece mi trovavo nella stessa situazione di due mesi prima. Sempre allo stesso punto, se non peggio.

Evitavo di parlare con Nikki, per quanto mi fosse possibile almeno. Non sapevo mai cosa aspettarmi dalle chiacchierate con lei, non sapevo quanto le sue parole mi avrebbero ferita. Era in contatto con Rob e il solo pensiero mi faceva stare male, mi stringeva il petto. Era stata lei ad aiutarlo con il trasloco, era stata lei a dirmi che era andato avanti e che si sarebbe rifatto una vita.

 

da qui sento che emozioni non ne ho
come in una strada senza uscita
io che sono pratica sempre meno
sempre più lunatica
ma c'è una casa troppo vuota di parole
che ancora il centro del sentimento
sono le cose che ti ho nascosto
credo…

 

Rifarsi un vita..

Avrei dovuto farlo anche io, ma per qualche motivo lo stesso concetto mi bloccava. Possibile che un film avesse avuto il potere di cambiarmi la vita così tanto da costringermi ad abbandonarla per una nuova?

Perché facciamo queste cose? Perché ci buttiamo in queste situazioni se poi andranno male? Che senso ha scegliere una strada diversa se porta sempre allo stesso punto?

Non c’è via di scampo…

Non c’è mai stata via di scampo. Non c’è per me.

Ora come ora non riuscivo a trovare strade che portassero altrove, ogni via del mio cuore era orientata verso di lui e tutti i miei sforzi erano vani, o forse lo erano perché in realtà non mi stavo sforzando per nulla.

Due mesi, ed ero sempre lì. Su un divano con le lacrime che mi scendevano lente sul viso.

Poteva essere un divano, un letto, una sedia o anche la sabbia. Ero vuota. Dovunque.

Niente era riuscito a farmi tornare me stessa. Ogni cosa mi scivolava addosso e anzi, se possibile, alcune cose si divertivano a giocare con la mia ferita aprendola ancora di più.

Non abbiamo vergogna di dire cos’è il dolore, di dire che l’amore è dolore.

Mi era bastato leggere queste due righe sul copione per cadere nello sconforto più totale e per quanto assurdo potesse essere, erano state quelle parole a darmi la forza di accettare la parte. Ero stata un’idiota. Mi ero buttata a capofitto in un progetto di cui conoscevo pochissimo solo per poter dimenticare, solo per svagarmi. Avrei dovuto pensare meglio, avrei dovuto darmi del tempo e invece avevo firmato senza pensarci troppo, immergendomi nell’idea di fare qualcosa di avventato, di dare una svolta a me stessa. Era stato l’unico modo per sentirmi viva, per sentire di fare qualcosa e non solo vivere passivamente.

Forse me ne sarei anche pentita…

Forse avrei passato un’estate d’inferno..

Ma la recitazione era tutto quello che mi rimaneva, non potevo abbandonare anche quella. Era il mio mondo, l’unico modo che avevo per stare in pace. Ma chissà se lo sarei stata davvero..

Non conoscevo la storia delle Runaways. Avrei dovuto informarmi, avrei dovuto impegnarmi e speravo solo di non aver fatto una grossa cazzata.

Incontrare Joan Jett dal vivo, per la prima volta, con la consapevolezza che sarei stata sotto il suo giudizio da quel momento in poi nei mesi a venire fu.. abbastanza traumatico.

Non sapevo nemmeno cosa dirle e lei non fu da meno.

“Ti taglierai i capelli vero?” aveva detto fredda mentre mi presentavo stringendole la mano.

Non avevo nemmeno pensato alla possibilità di dover tagliare i miei capelli per quel ruolo, ma se fosse servito.. lo avrei fatto.

Dopotutto, lui aveva tagliato i suoi, perché non avrei potuto fare lo stesso?

Fu un capodanno alquanto strano. Pesante. Per quanto ammirassi quella donna, mi faceva paura e il mio blocco non aiutò per niente. Avevamo parlato un po’, per lo più a monosillabi e avevo lasciato il concerto convinta che mi avrebbe licenziato di tronco e invece per qualche ragione che ancora dovevo capire, non l’aveva fatto. Era decisamente folle quella donna. Chissà cosa mi avrebbe aspettato di lì a qualche mese.

Chissà quante cose sarebbero cambiate.

Quante cose erano cambiate. Solo un anno prima avevo passato il capodanno in montagna con Michael, quest’anno a un concerto di una donna che ero sicura mi odiasse.

Cosa avrei dovuto aspettarmi dal prossimo capodanno? Con chi lo avrei passato?

Se avessi continuato su quella strada, probabilmente con i miei animali.

Eppure chissà.. magari si sarebbe risolto tutto. In fondo erano cambiate così tante cose in un anno. Cosa poteva vietarmi di immaginarmi su un’isola tranquilla con lui?

Il dolore. Ecco cosa doveva impedirmelo. Mi faceva male pensare a lui o anche solo immaginarmi con lui. Faceva troppo male e ogni giorno era peggio dell’altro.

“Kristen.. te lo avevo detto. Avresti dovuto darmi ascolto prima. Ora non fare cazzate e torna con Michael. Lui non ti pensa più.. è andato avanti..”.

Ripensavo sempre alle parole di Nikki. Erano vere?

Perché non avrebbero dovuto esserlo?

Dopotutto lei parlava con lui. Lui era andato via, era lontano. Era riuscito a dimenticare. Ma allora perché io non potevo fare lo stesso?

Fu proprio il bisogno di sentirmi libera dalla prigione del suo ricordo a farmi accettare le scuse di Michael. Si era presentato una sera di Gennaio, dopo il Sundance a cui mi aveva accompagnato papà, chiedendomi scusa. Non sapevo nemmeno per cosa si scusasse e mi sfiorò anche l’idea che fosse stata Nikki a chiamarlo. Chissà cosa gli aveva raccontato. Chissà cosa si aspettava da me. Io non volevo niente. Non parlammo di quello che era successo, non gli chiesi dove era stato e lui non chiese nulla a me.

“Dimentichiamo tutto..” dissi semplicemente e lo lasciai entrare in casa.

Ed era così. Volevo semplicemente dimenticare tutto. Avrei voluto vivere nell’ignoranza, nella convinzione di amare Michael e di avere un ragazzo che mi amasse accanto. Ma era troppo difficile.

Non riuscivo nemmeno a toccarlo e quelle volte in cui tentava di avvicinarsi e andare oltre.. mi scostavo il più gentilmente possibile.

Non potevo sentirlo vicino senza pensare a lui, a quella notte, alla mia prima volta. Lo sapeva solo lui. Non l’avevo detto a nessuno, non alla mia famiglia né a Nikki, né tanto meno a Mike. Lui era il solo che avesse mai conosciuto quella parte di me.

Ero una vera stronza. Cos’ero diventata?! Ero arrivata al punto di odiare me stessa, ma poco mi importava. Non mi importava di nulla.

Non mi importava dei paparazzi, non mi importava delle foto in cui sembravo uno zombie, non mi importava di apparire male. Stavo male e volevo essere me stessa. Non riuscivo ad essere altrimenti. Ero riuscita a mascherare al meglio al Sundance. Adoravo quell’evento e papà mi era stato di grande aiuto. Avevo raccontato tutto alla mia famiglia. Non avrei mai potuto tenerlo per me, non date le mie condizioni. Nonostante rassicurassi mia madre, notavo io stessa quanto fossi dimagrita. Avevo perso l’appetito, mangiavo quel poco che bastava per non sentirmi mamma nelle orecchie, ma lo stomaco rigettava tutto, in meno di due mesi avevo perso cinque chili e scavato due fosse sotto gli occhi che mi davano l’immagine di una drogata. Cercavano tutti di starmi vicino, ma nessuno poteva davvero fare niente. Avevo sfoderato le mie abilità di attrice al Sundance ma non potevo fingere ovunque e a comando. A volte la rabbia, il dolore, erano semplicemente troppo forti e nemmeno una festa poteva tirarmi su.

A ciò si aggiunse agli inizi di Febbraio un’imprevista visita dal veterinario per Jack. Attacco di gastroenterite. Fortunatamente eravamo riusciti a prenderla in tempo e con una cura di siringhe avremmo superato la cosa.

Potevano le cose andare peggio di così?

Il mio cucciolo stava male, rischiava di morire e la sola cosa che riuscivo a chiedermi era se lui avesse visto le foto di quella uscita imprevista a cui mi aveva gentilmente accompagnato Mike.

Mi facevo schifo. Non ero così. Non ero mai stata così! Perché quel ragazzo aveva avuto il potere di trasformarmi in uno zombie?

Inutile cercare di concentrarmi sui libri. Non ne avevo aperto uno in quei due mesi.. e il solo pensiero che avrei dovuto diplomarmi entro agosto mi mandava nello sconforto più totale.

Agosto.. Eclipse..

Come sarei andata avanti con lui al mio fianco.. in quei panni?

Come?

 

da qui sento che non c'è niente
che ci faccia ritrovare almeno per finta
ma la vita va avanti sai
e sono utili anche gli errori
ma la vita va avanti…

 

Leggere New Moon proprio in quel periodo si rivelò uno dei più grandi errori che avessi mai fatto. Ne avevo sentito parlare e avevo quasi cercato di rimandare la lettura ma avevo pensato che in fondo era solo un libro.

E invece.. ero proprio io.

Per la prima volta sentivo davvero Bella addosso. Non ero io ad essere lei, era lei ad essere me. Era un’assurda descrizione della mia vita, del mio dolore. Con la sola differenza che per me non c’era nessun sole privato. Ero stata io quella a mentire, ero stata io ad andare via. Ero Edward ed ero Bella. Li capivo entrambi e niente fu più devastante. Forse.. forse con un gesto eclatante anche lui sarebbe tornato da me. Forse avrebbe corso contro il tempo e mi avrebbe accolto tra le sue braccia, mi avrebbe detto che mi perdonava e io gli avrei detto che lo amavo.

Forse..

Rivedere Moulin Rouge fu la botta finale che mi mise a terra. Possibile che la nostra storia fosse così simile a un libro o a un film? O forse ero solo io che vedevo il mio dolore ovunque. In Bella e Edward, in Romeo e Giulietta, in Satine e Christian. Eppure loro si erano riscattati. Nella morte erano almeno riusciti a sapere la verità. Dopotutto il lieto fine c’era per tutti. Sapere di essere amati.. di andare via con quella consapevolezza.

E io? Dov’era il mio lieto fine?

Non poteva esserci anche per noi una canzone che ci aiutasse a capire che ci saremmo amati nonostante tutto?

Ovviamente no. Era chiedere troppo. Il duca è sempre in agguato e non avevo via di scampo.

“Non lo so John. Fissa il televisore.. ma ha lo sguardo perso nel vuoto..”

Sentivo mia madre che dalla cucina parlava al telefono con mio padre. Lui era lì, con Rob. Assurdo.

“Lo so.. ma abbiamo le mani legate..”

Credeva probabilmente che non la sentissi, ma tante volte li avevo sentiti parlare di me. Ormai ci ero abituata. Sempre le solite cose.

“Sto rivedendo le clausole, ancora una volta, ma non c’è niente.. nemmeno una postilla..”

Decisi di non ascoltare più. Non serviva a niente. Non sarebbe cambiato niente.

Tornai a fissare il televisore senza nemmeno vedere, finché gli occhi iniziarono a fare tanto male da farmi scendere una lacrima. Solo allora mi svegliai dallo stato di trance in cui ero. Strinsi le braccia al petto e di nuovo il nulla.

 

Da qui 
sento che la nostra lontananza
è una domanda senza risposta

come la tua pelle sempre pura
fresca come l'aria
da qui sento che emozioni non ne ho
come in una strada senza uscita…

 

Pov Robert

 

16 Febbraio 2009

1:54 am

Prendo questo foglio in mano e scrivo. Scrivo perché sono sveglio da più di un’ora a fissare questa stanza, vuota. Ci sono così tante cose ma tutto mi sembra inutile se non ci sei tu, se so che non mi vuoi. Sento la tua assenza, la sento dentro di me. Più ricordo, più mi manchi e vorrei averti qui. Penso a te, a noi, a quel poco di noi che c’è stato e mi chiedo perché. Perché le cose sono andate così? Perché hai voluto illudermi in questo modo? Eppure.. più ci penso più cerco di convincermi che non ha senso, che deve esserci una spiegazione a tutto questo.

L’orologio non gira, lo stereo non suona. Tutto riposa. Niente mi aiuta, nemmeno la musica, nemmeno i miei amici. Niente.

Solo il tempo sembra avere un effetto su di m, ma non in meglio. Lo sento addosso, lo sento frantumarmi le ossa e giocare con le mie ferite. Solo il tempo ha questa capacità, la capacità di legarti a qualcuno, ti cambiarti e spezzarti in due. E farti arrendere…

Ormai è così.. Mi sono arreso. Non posso fare altro. E’ inutile stare ad aspettare qualcosa che non verrà mai, l’attesa è inutile. Il mio cuore ormai non spera più, tanto già sa che non ritornerà e sognare non aiuta, anzi, mi provoca solo altro dolore. Lei non cambierà. Perché dovrebbe?

Mi perdo nei miei desideri mentre penso a te, ricordi di ieri, di quei giorni che sembrano un’eternità, di quella notte in cui ti ho sentita così vicina. Non riesco a stare fermo. Tremo. Vorrei dare un senso a tutto, vorrei dare un senso al tempo.

Ma è inutile. La mia anima è spenta. Inutile sperare. Queste parole non fanno rumore, non servono a niente. Nessuno le leggerà mai, lei non le leggerà mai. E allora perché scrivo?

Ho un aereo tra dieci ore. Un aereo che mi porterà di nuovo lì, da te. Il mio tormento, la mia salvezza. E non so cosa fare.

E scrivo.

 

* * *

 

“Io sono dovuto diventare un vampiro per trovare la donna della mia vita”

 

Dio! Quanto erano vere quelle parole! Ancora una volta il destino si divertiva a giocare con me.

Ero lì su quel palco e tutto quello a cui riuscivo a pensare mentre pronunciavo quelle parole era lei. Chissà se mi stava guardando, chissà cosa stava pensando..

Ma ero uno stupido, come sempre. Perché avrebbe dovuto guardarmi? Era andata avanti, o meglio, era tornata indietro. Nikki me lo aveva detto, mi aveva avvertita che sarebbe tornata con quel suo ragazzo e io non le avevo nemmeno creduto finché non avevo visto le foto.

Furono una pugnalata al cuore. Lei sembrava.. distrutta. Era dimagrita, era sciupata, era pallida. Stava male. Lo vedevo chiaramente. Avrei quasi voluto chiamarla per chiederle del suo cane. Avrei voluto dirle che le ero vicina per qualsiasi cosa, banale o seria che fosse, ma non avevo mai trovato il coraggio di comporre l’ultima cifra di quel numero. E poi a cosa sarebbe servito? A farmi ancora di più del male? Lei aveva il suo ragazzo, aveva Nikki, e io.. ero solo un ricordo.

Avevo creduto che tornare a Londra sarebbe stata la cura perfetta, avevo creduto che davvero mi avrebbe aiutato a dimenticare e andare avanti, ma invece non era stato così. Ogni cosa mi ricordava lei.

Stare in famiglia e con gli amici dopo molto tempo riusciva a tirarmi un po’ su di morale, ma non era lo stesso.

Fu un Natale alquanto triste. Patty ci aveva lasciato e fu davvero il colpo di grazia per me. Adoravo quel Westy con tutto me stesso, la consideravo parte della famiglia, la sorellina minore che non avevo mai avuto.. e anche lei ci aveva lasciato.

Poteva andare peggio di così?

Decisamente no. Avevo bisogno d’amore. Per quanto potesse essere stupido, avevo bisogno di lei. E stavo male. Avevo paura.

Paura di quello che sarebbe successo, paura di perdermi completamente, di non uscirne più. Avevo paura di quello che mi aspettava di lì a cinque giorni quando l’avrei rivista in Giappone.

Due mesi.

Era passato davvero così tanto e ora il solo pensiero di rivederla mi mandava in ansia. Come mi sarei comportato? Cosa sarebbe successo? Come l’avrei trovata? E avrebbe portato anche il suo ragazzo?

Morivo dentro di me. Ero riuscito a sopportarlo nei limiti del possibile in passato, ma dopo tutto quello che avevo passato con Kristen, non ce l’avrei fatta. Sarebbe riuscita a guardarmi facendo finta di niente? Con che coraggio mi avrebbe guardato in faccia?

E io avrei incontrato i suoi occhi e avrei mostrato il mio amore ancora una volta. Ero un libro aperto e non volevo esserlo ma sapevo che ci sarei cascato ancora e il pensiero di stare peggio di ora mi spaventava.

Il tempo era davvero una cosa assurda. Un anno aveva avuto il potere di bloccarmi in quel mondo, di farmi innamorare di lei ancora di più, di rendere vero il sogno di conoscere quella ragazza che avevo visto ripetutamente sul televisore del mio appartamento. Assurdo. Era davvero successo tutto questo?

A volte mi sembrava quasi di vivere un sogno, come se tutto quello che era successo in quell’anno fosse stato solo frutto della mia immaginazione. Troppe cose erano successe e la mia mente non riusciva nemmeno e metabolizzarle tutte. Le uniche cose che rivivevo senza dimenticare erano gli ultimi due mesi e il dolore che ne derivava.

Niente era servito. I capelli, Londra, tornare a casa. Niente.

Non c’era giorno che non mi svegliassi senza pensare alle sue parole e ogni giorno era peggio dell’altro.

Senza nemmeno accorgermene scesi dal palco e mi trovai dietro le quinte, spostai leggermente la tenda e sentii la voce di John che parlava al telefono.

Ironia della sorte voleva che proprio suo padre collaborasse all’organizzazione degli Oscar.

Era un tipo davvero in gamba, non lo avrei mai detto. Ricordavo la prima volte che lo avevo incontrato, quando mi trovai a cena a casa di Kristen. Sembrava fosse stato un secolo fa e ancora una volta mi trovai a pensare al tempo.

John era stato molto gentile con me, estremamente gentile. Come se sentisse di essere in debito per qualcosa, come se volesse mostrarmi il suo supporto, come se volesse farmi capire che mi era vicino. Apprezzai molto il suo aiuto e avrei dovuto tornare in sala e ignorare quella telefonata per rispetto, ma quando lo sentii chiedere “Lei come sta?” non potei fare a meno di bloccarmi e schiacciarmi contro il muro. Era più forte di me.

Parlava di Kristen, sicuramente.

Come stava la mia Kristen? Quanto avrei voluto saperlo anche io, quanto avrei voluto chiederglielo direttamente, quanto avrei voluto sentire la risposta dall’altro lato della cornetta.

“Povera bambina mia. Non posso vederla così...”

Ma cos’era successo a Kristen? Perché stava male? Che le fosse successo qualcosa di grave? Se quell’essere aveva osato metterle le mani addosso…

“Ci deve essere qualcosa che possiamo fare! Non possono disporre della sua vita in questo modo! Non possono impedirle di vederlo..”

Le parole diventavano sempre più confuse e iniziavo a perdere il filo del discorso. Certo, sapere le risposte dall’altro lato del telefono mi avrebbe aiutato molto a capire la situazione. Ora come ora avevo mille possibilità che mi giravano in testa, una più plausibile dell’altra ma avevo bisogno di sapere cosa stava succedendo e se potevo entrarci in qualche modo.

“Controlla ancora.. Troveremo un modo. Se si amano staranno insieme. Anche Robert è distrutto. Non lo da a vedere ma sento che soffre. Risolveremo questa cosa e lei gli dirà la verità..”

Verità? Che verità?

D’un tratto mi gelai, rimasi immobile, lo sguardo fisso, gli occhi concentrati, il respiro appena percettibile. E se..

No.. non poteva essere. Non.. era possibile.

La possibilità che Kristen mi avesse mentito mi sfiorò appena, quel poco che bastava per farmela considerare appieno. E se davvero mi avesse mentito? E se lo avesse fatto per me? E se fosse stata in qualche modo costretta?

Dopotutto non era una possibilità tanto assurda. Lei era cambiata, da un momento all’altro. Era bastata una chiamata di Cath a farla scappare via nella sua stanza con la scusa di un mal di testa. Era cambiato tutto da lì.

Quel discorso.. quelle parole che aveva iniziato a sussurrarmi ma che non aveva mai detto. Non aveva senso che fosse bastata una notte a convincerla del contrario.

Il mio cuore iniziava a sperare sempre di più, si riaccendeva la scintilla, la speranza che forse non era tutto perduto, forse non era come sembrava. Forse c’era qualcosa sotto, qualcosa che non sapevo e che mi aveva tenuto nascosto. Ma cosa?

Mille ipotesi si fecero spazio nella mia testa, ma non potevo sapere, non potevo restare lì a fare mille congetture senza sapere quale seguire. Ero stanco delle ipotesi, volevo la verità e solo una persona poteva darmela. La stessa persona che aveva cercato di consolarmi, la stessa che mi aveva detto che era stata la cosa migliore per me e per la mia carriera.

La stessa che da due mesi mi guardava con compassione cercando di non parlare di lei.

Ma ora ero io ad aver bisogno di parlare di lei. Dovevo sapere!

E solo lei poteva darmi le risposte, solo lei poteva confermare le mie paure. Dovevo parlare con Stephanie. Subito.

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

yesido: hauahua xD grazie mille mel ^^ sono felice che ti sia piaciuto u.u Dai che tra poco si arriva al giapponeeeeee

Roxisnotdied: eccoti il capitolo cess *_*  dimmi che ne pensi.. anche se non si sono parlati.. ehm… Ti voglio bene ^^

ledyang: grazie mille coglia u.u Si bè.. sti due mi fanno deprimere anche a me… T.T però che amma fa.. grazie ancora per il supporto! J Tvb! *alza gli occhi al cielo* hauhaua xD

SeaOfLove: oddio.. T.T si bè.. la score di RM uccide già di suo.. spero tu non abbia letto anche questo ascoltandola.. T.T grazie mille tesoro *_*

lindathedancer: wow! Scusami tesoro.. *_* davvero hai pianto? Non volevo.. spero di non aver fatto troppi danni con questo xD però dai.. alla fine mi riprendo un po’ xD Grazie mille *_*

frate87: hauhaua ma certo che tutto si sistemerà u.u Noi sembriamo due sadiche ma in realtà abbiamo il cuore tenero tenero xD hauahua.. xD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto J

cloe cullen: ehm… muhamuha.. dai claudiuzza! Stai su :D che si vola in Japaaaaan

erika1975: hehe.. purtroppo Kris ha un po’ le mani legate.. ma tranquilla.. tanto tutti i nodi vengono al pettine J  

iosi: grazie millissimeeeee *_* Non preoccuparti per il macaco.. sarà presente ma entro certi limiti.. anche perché mi si rivolta lo stomaco a scrivere di lui quindi preferisco non scrivere proprio! Hauahau xD E hai ragione.. questi due insieme sono qualcosa di indescrivibile! *_* spero ti sia piaciuto questo chappy ^^

simo1726: simoooo :D visto? ho aggiornato presto! Sono brava no?! xD hauahau grazie mille come sempre per i complimenti.. Sia serpe che scimmia purtroppo ritornano.. ma sempre nei limiti della sopportazione u.u muhamuha spero che questo capitolo ti sia piaciuto *_* Mi spiace averti fatta piangere.. T.T  e non mi nominare RM se no inizio pure io T.T alla prossima tesoro *.*

Imaginary82: perché dici tu? Perché purtroppo i fatti parlano chiaro T.T e quel periodo è stato proprio brutto per i due L vabbè.. meno male che è passato J Ed è infatti dopo questo che mi sono convinta che questi due possono affrontare tutto J Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille! Fammi sapere che ne pensi.. la tua opinione mi interessa sempre molto xD

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Your Song ***


Salveeee!

Scusate il ritardo.. ma ultimamente mi sarà un po’ difficile postare in tempo.. ho un po’ di cose da fare.. Oggi ho scoperto di essere nella merda fino al collo.. Ho 5 esami tra giugno e luglio di cui vorrei darne ALMENO 3.. perciò diciamo che se non mi metto a studiare.. non avrete più notizie di me perché mia madre mi rinchiuderà in qualche convento.. No vabbè.. non è tanto severa xD però davvero devo mettermi a studiare.. perciò posterò un po’ più lentamente del solito L Scusate..

Vabbè.. detto questo vi lascio al chappy.. che spero vi piaccia! Il titolo diciamo che parla da se.. hehe..

Finalmente siamo al Giappone perciò esultate pureee! Muhamuha

Piccola precisazione di carattere tecnico: Per chi non lo sapesse Kristen ha un fratello di nome Taylor quindi all’inizio è lui e dopo viene anche il Taylor/cane. Spero di non aver fatto troppa confusione e che si capisca.. hehe..

 

E Kristen esporrà la mia teoria sulle anime gemelle che però questi due (e Rob in questo caso..) stroncano subito.. -.-“ hauhaua

Non c’è niente da fare.. questi due sono fatti per stare insieme *.*

 

Vi lascio al capitolo! Recensite se avete un minutino ^.^

Rzie a tutti! Chi segue, chi recensisce, chi ha tra i preferiti e via dicendo.. haha.. vi adoro! Baci ^.^

 

 

Capitolo 36

 

Your song

 

POV Kristen

 

“Kris va tutto bene?”

La voce di mio fratello mi ridestò dai miei pensieri. Doveva aver notato che ero alquanto strana. A volte mi trovavo a sorridere da sola come un’idiota, altre volte invece mi rabbuiavo e mi torturavo le mani.

“Va tutto bene” risposi cercando di convincermi di quelle parole. L’aereo era quasi atterrato. Ancora poche ore e l’avrei visto di nuovo. Lui era già lì. Era lì e presto l’avrei avuto di nuovo di fronte a me. Sentivo le farfalle nello stomaco al solo pensiero. Paura e desiderio abitavano il mio corpo e non mi lasciavano tranquilla. Da una parte ero terrorizzata, non sapevo cosa aspettarmi. Come mi sarei comportata? Ero una brava attrice eppure sapevo che non sarei riuscita a mascherare la gioia che avrei provato nel rivederlo.

Ridevo da sola a quel pensiero e dopo un secondo ricordavo tutto quello che era successo. Tutto quello che non sapeva, tutto quello che avrei voluto dirgli. Mi sentivo male sapendo che l’avrei avuto di nuovo con me  e ancora una volta avrei dovuto mentirgli. Avrei dovuto guardarlo negli occhi e nascondere il mio amore. Ma potevo farcela davvero? Avevo resistito due mesi senza di lui, ero sopravvissuta, ma non ce la facevo più. Sentivo il cuore sprofondare schiacciato dal peso di quel segreto che mi torturava. E lui? Come si sarebbe comportato? Mi avrebbe ignorata? Mi avrebbe rivolto lo sguardo? Oppure forse il suo odio verso di me era così tanto da togliermi anche il saluto?

Persa nei miei pensieri mi trovai ad aspettare le valigie. Non ricordavo nemmeno se avessi finito la conversazione con Tay. Forse mi aveva chiesto qualcos’altro e forse avevo anche risposto. Non lo sapevo. Mi muovevo come una specie di automa, non mi rendevo conto di quello che facevo e mi trovai ad uscire dal terminal di quell’aeroporto giapponese con lo zaino in spalla e un sorriso smagliante.

Perché stavo sorridendo?  Possibile che il pensiero anche solo di vederlo fosse più forte del terrore e della sicurezza che mi avrebbe respinto?

Forse si.. Dopotutto ero pur sempre una ragazza innamorata. Avevo sofferto per due mesi, ancora soffrivo ma volevo vederlo. Forse sarebbe stato peggio, forse avrei scalfito il mio cuore ancora di più ma non mi importava. Taylor mi guardava stranito e anche un po’ preoccupato. Forse si stava chiedendo cosa diavolo passasse per la testa di sua sorella e in effetti me lo stavo chiedendo anche io. La mia famiglia mi era stata molto vicina in quel periodo, nonostante nessuno potesse realmente fare niente. Non ero riuscita a nascondere il mio dolore e avevo raccontato tutto e papà aveva avuto la brillante idea che Taylor mi facesse da chaperon visto che Mike era fuori discussione, non solo perché avevamo litigato, ma perche io stessa non lo volevo lì. Ero stata un’idiota a riammetterlo nella mia vita. Lo stavo solo illudendo e lo sapevo bene, eppure non riuscivo a smettere di sorridere.

Robert. Era tutto quello a cui riuscivo a pensare. Nella mia immaginazione quasi pensavo che mi avrebbe abbracciata, mi avrebbe baciata, come se nulla fosse successo. Sarebbe davvero riuscito a fare finta di niente dopo tutto quello che era successo?

Stavo ancora col viso appoggiato al finestrino della macchina quando mi aprirono la porta e tornai alla realtà. Scesi dalla macchina e sentii il vuoto nello stomaco vedendo l’immensa struttura che si ergeva davanti a noi. Mi sentii incredibilmente piccola e insignificante. D’un tratto la strana e inaspettata allegria che mi aveva pervaso scomparve così com’era arrivata e iniziai ad avere davvero paura di mettere piede in quell’albergo. I fattorini ci vennero incontro prendendo le valigie più pesanti mentre io mi caricavo di nuovo lo zaino in spalla. Avevo ancora il passaporto in mano, i capelli alzati in un coda, e un semplice giubbino di jeans. Chissà se stavo bene..

Che gran codarda che ero. Fino ad allora non avevo fatto altro che aspettare quel momento e ora avevo paura di fare un solo passo.

Taylor era già sulle scale che portavano all’entrata e io invece ero incantata ancora accanto alla macchina.

“Kris andiamo!” mi chiamò mio fratello.

Presi un lungo respiro e lo raggiunsi. Mi fece l’occhiolino incoraggiandomi ad entrare per prima. La hall era immensa, c’erano strani paraventi ovunque dipinti con disegni e scritte giapponesi, un lampadario rettangolare che scendeva lungo creando una soffusa luce arancione e dei divanetti rossi in ogni angolo della sala. Camminavo lentamente guardandomi in giro pensando fosse un ottimo metodo per smorzare la tensione. Ero di spalle alla reception quando urtai contro qualcosa.. o qualcuno. Mi voltai di scatto e ovviamente vidi lui. Chi altri?

Quante possibilità ci fossero che camminando all’indietro nella hall dell’albergo andassi a sbattere casualmente contro di lui?

La mia solita fortuna. Lui mi guardava, sorpreso quanto me. Immobile.

C-ciao Robert..” bisbigliai con la voce carica di emozione e un sorriso pacato.

Mi fissò negli occhi per un secondo che mi parve interminabile. Poi abbassò lo sguardo e freddo disse: “Ciao Kristen..”. La sua voce era gelida, così distante che fu come una pugnalata alle spalle. Continuai a fissarlo mentre lui distolse lo sguardo.

“Ehm.. ciao. Io sono Taylor, il fratello di Kristen. Piacere di conoscerti..”.

Tenevo lo sguardo basso quando lo vidi sparire dalla mia visuale per andare incontro probabilmente a mio fratello.

“Piacere mio..”.

Era calda. Era un voce cordiale, totalmente diversa da quella che aveva riservato a me. Io ero pietrificata, non sbattevo nemmeno le ciglia. Gli occhi fissavano un punto preciso del marmo del bancone della reception. Una sfumatura color avorio. Ero concentrata. Gli occhi fissi e la mente altrove. Solo quando sentii gli occhi pungere e una lacrima bagnarmi il viso ritornai in me. Mi asciugai velocemente con la manica della maglia e mi voltai pronta ad affrontarlo ma lui non c’era più.

Al suo posto due fattorini che avevano preso le nostre valigie e un addetto che ci invitava a seguirlo per arrivare alle nostre camere. Camminai per inerzia, avevo ancora lo sguardo perso nel vuoto. Riconoscevo solo i suoni attorno a me. Il rumore delle porte dell’ascensore che si aprivano, la voce di quell’uomo che ci indicava le nostre stanze, il rumore della chiave magnetica nella serratura, e infine la porta che sbatteva dietro di me.

Ero sola. Forse Taylor aveva detto qualcosa, forse mi aveva chiesto se stavo bene o se volessi compagnia ma non ricordavo nemmeno di aver risposto.

Non ricordavo nulla dell’ultima mezz’ora. Solo la sua voce mi rimbombava nella testa, il suo saluto freddo. Solo quello.

Ma cosa mi aspettavo del resto?

Che mi venisse incontro e mi salutasse con allegria come se non fosse successo niente?!

Non potevo essermi illusa tanto, eppure ora il dolore era anche più forte. Mi trovai con la testa china e le mani appoggiate al comò, cercando di reggermi in piedi, ma non ce la facevo. Mi lasciai andare e trascinando i piedi arrivai al letto. Come se avessi paura di rompermi al contatto, mi ci stesi con molta delicatezza. Sentendo il soffice piumino sotto le mani. Era così morbido eppure mi sembrava di sprofondare in quel letto.

Non riuscii più a controllarmi. Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero caduta e portando le ginocchia al petto mi raggomitolai su me stessa e iniziai a piangere.

E piansi finché non mi addormentai.

Sono sola, cammino da sola sui binari di un treno. Attorno a me è tutto tranquillo, tutto accompagna il mio strano umore. Sono felice e rilassata eppure una strana ansia mi invade il petto come se sapessi che da un momento all’altro debba succedere qualcosa. Alzo lo sguardo al cielo, ed è limpido. Nessuna nuvola, solo l’azzurro sopra di me e attorno vedo solo quel dolcissimo colore marrone che caratterizza le foglie autunnali. Che stagione è? Non lo so. Non mi importa. Sembra che tutto vada bene.

Continuo a camminare su quei binari con l’ansia che sale sempre di più. Potrebbe passare un treno da un momento all’altro ma non è quel pensiero che mi fa star male. Cammino in bilico su un solo binario, cercando di perdere tempo e mantenere l’equilibrio. Mi sento una bambina di cinque anni che ha bisogno della manina per non cadere. Cammino ancora un po’ riuscendo a stare in piedi ma dopo qualche passo scivolo e prendo una storta. Mi ritrovo per terra a reggermi la caviglia. Mi fa male. Ora sono al centro dei binari. Se passasse un treno sarebbe la fine. Ma ancora non è quello che mi importa. Chinata su me stessa vedo con la coda dell’occhio due scarpe che si avvicinano e si fermano proprio a due centimetri da me. Alzo lo sguardo lentamente e vedo lui. E’ proprio lui, nessun sosia, nessuna visione. E’ lui. Però è così diverso.. Mi guarda. Mi osserva mentre seduta per terra premo le mani contro la caviglia per cercare di bloccare il dolore. Non riesco ad alzarmi. Vorrei, ma mi fa troppo male. Allungo una mano verso di lui. Sicuramente mi darà la sua e mi aiuterà ad alzarmi come ha sempre fatto ma invece non si muove di un centimetro. Senza muovere la testa sposta lo sguardo verso la mia mano e poi di nuovo verso di me. Non riesco a capire quello che sta pensando, il suo sguardo è freddo, triste, crudele, forse deluso. Come quello di un soldato che ha visto la guerra e la morte e non riesce a trovare gioia dalla vita. E’ spento.

“Rob..aiutami..” sussurro. Ma niente. Lui è ancora immobile.

“Ti prego..” lo supplico allungando ancora di più la mano in cerca della sua ma ora è più distante. Non riesco a toccarlo. Lo guardo con le lacrime agli occhi ma è impassibile. Resta a fissarmi per qualche altro secondo e come un automa gira le spalle e cammina su quei binari, in direzione opposta alla mia.

“Rob.. ti prego.. non lasciarmi!” urlo ma non so se mi sente. Inizio a piangere e sento il cuore sprofondare. I suoi passi sono fortissimi. Un rimbombo senza fine. Ogni passo è peggiore di quello precedente e mi martella le orecchie. Vorrei alzarmi, corrergli incontro, ma non riesco a muovere un muscolo, sono incollata a terra. Alzo gli occhi al cielo sperando in un aiuto ma l’azzurro è andato via lasciando posto solo al grigio scuro e minaccioso, gli alberi attorno a me sono secchi, tutte le foglie sono cadute, tutto tace. La natura non parla più. E’ morta. Come me in questo momento. Guardo di nuovo davanti a me verso di lui urlando disperata, ma un nuovo suono mi blocca le parole in gola. Il suono di un treno in arrivo. Prima lontano, poi vicino. Vicinissimo. Ho paura di voltarmi. Sta per finire tutto? Cosa dovrò aspettarmi?

Il suono è sempre più vicino e ormai non mi sforzo più nemmeno di alzarmi. Il respiro è stranamente calmo come se il mio corpo non aspettasse altro. Lentamente volto il capo e vedo solo un flash venirmi incontro a enorme velocità e un secondo dopo..

Toc Toc Toc!

Aprii gli occhi di scatto e mi resi conto che stavo trattenendo il respiro. Lo lasciai andare sospirando pesantemente in modo affannato. Sbattei diverse volte le palpebre e mettendomi seduta sul letto mi passai una mano tra i capelli e poi sprofondai la testa tra le mani quando mi resi conto che era stato solo un sogno. Forse l‘avevo sempre saputo, l’atmosfera era troppo onirica per poter essere realtà, la sensazione che provavo era assurda. Sentivo addosso un’ansia tremenda incredibilmente simile a quella che avevo appena provato nel sogno.

Passai una mano sul piumino e notai che era leggermente umido nel punto in cui avevo poggiato la testa, Forse avevo pianto anche nel sonno.

Toc Toc Toc

Di nuovo la porta. Me n’ero già dimenticata. Credevo di aver sognato quel suono. Quei passi. I suoi passi che si allontanavano sempre di più. Mi faceva male.

Toc Toc Toc

Mi alzai subito. Non volevo più sentire quel suono. Senza nemmeno chiedere o chiedermi chi potesse essere andai ad aprire la porta.

“Kristen! Ciao!”

Wow. “Taylor..” esclamai poco convinta. “Ciao.. che ci fai qui?” dissi avvicinandomi per salutarlo con due baci. Da quanto tempo non lo vedevo. Troppo impegnata a pensare a Rob avevo quasi dimenticato che anche lui stava lì con noi.

“Bussavo da mezz’ora..”

“Si scusa.. stavo.. dormendo..”. Chissà che aspetto avevo. Sperai davvero di non avere le occhiaie.

“Perfetto! Quindi sei già riposata.. pensavamo di andare a fare un giro. Ti va?”

Oddio. Proprio l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento. Eppure l’idea di respirare un po’ d’aria fresca e uscire da quella stanza non mi dispiaceva poi così tanto.

Mmm. Non lo so..” dissi insicura.

“Dai! Datti una rinfrescata. Sto con mio padre.. ti aspettiamo giù!”

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che si era già dileguato. Rientrai in camera sospirando. Uscire o non uscire?

Ma si.. in fondo perché avrei dovuto starmene rintanata in quelle quattro fredde mura di un albergo in una sera come quella?

Sarebbe stato uno spreco e l’idea di continuare a piangere su un letto sconosciuto non mi allettava per niente. Tanto valeva uscire e stare quanto più possibile lontana dallo stesso posto in cui era lui. Uscire sarebbe stato certamente meglio. In un modo o nell’altro non sapevo cosa aspettarmi uscendo dalla stanza che invece mi riservava solo autocommiserazione. Mi diedi una rinfrescata veloce. Cambiai solo la maglia preferendone una leggermente più pesante. Sciolsi i capelli, presi qualcosa di soldi che infilai nella tasca dei jeans e uscii. Evitando di aspettare l’ascensore con la paura di incontrarlo feci le scale velocemente e mi trovai nella hall dell’albergo. Taylor e suo padre parlavano tra di loro e mi salutarono con la mano vedendomi arrivare. Buttai un occhio in giro sperando di non vederlo da nessuna parte e poi mi diressi verso di loro.

Solo allora mi resi conto di non aver nemmeno avvisato mio fratello tanto ero stata presa dal desiderio di uscire di lì al più presto ma Taylor mi tranquillizzò subito spiegandomi di averlo incontrato in sala pranzo e che aveva espresso il desiderio di stare in albergo a gustarsi qualche piatto tipico. Lui eri così. Dovunque andava doveva assaggiare tutto. Mi affacciai un secondo alla sala giusto il tempo per farmi notare. Lo salutai da lontano facendogli segno con la mano per fargli capire che uscivo a fare un giro e poi uscii finalmente da quel posto. Non potei fare a meno di chiedermi lui dove fosse. Insomma, non era in sala pranzo, non era in giro, non era con noi fortunatamente.. perciò.. che fosse rimasto in camera da solo?

Mi dispiaceva immaginarlo così ma non potevo farci niente. Dovevo pensare un po’ a me stessa altrimenti non ce l’avrei mai fatta ad affrontare la giornata seguente.

La prima cosa che guardai fu il cielo. Era di un rosa scuro, tipico del tramonto e si poteva vedere nonostante gli alberghi e i grattacieli circondassero quel posto. Iniziando a camminare presi Taylor sotto braccio mentre parlavamo col padre della giornata seguente, dell’ansia, del posto, dell’albergo e del più e del meno. Fui lieta di non aver messo il giubbino così da poter essere carezzata dal tiepido venticello che ogni tanto soffiava lasciandomi una piacevole sulla pelle.

Dopo nemmeno cinque minuti ci fermammo.

Eravamo davanti una specie di bar, o pub, o comunque un locale.

“Siamo già arrivati?” dissi io un po’ sconcertata.

“Si.. lo so è vicino ma abbiamo appuntamento qui..” rispose Taylor al che iniziai a preoccuparmi.

“Appuntamento? Con chi?” chiesi inevitabilmente in ansia.

“Con Rob.”

Il mio cuore perse un battito quando sentii il suo nome. No, non poteva essere. Non poteva perseguitarmi ovunque.

“Come con Rob?! Taylor non mi avevi detto che c’era anche lui! Io torno in albergo..” feci per tornare indietro ma mi bloccò per un braccio.

“Kristen dai non fare così. Non serve a niente scappare..”.

Però.. per avere diciassette anni era abbastanza perspicace. Ma io non volevo scappare. Volevo solo evitare un incontro che mi avrebbe decisamente rovinato l’umore, se fosse stato possibile rovinarlo ancora di più.

“Taylor.. io.. Non mi va ok?”

Fui lieta che almeno il padre fosse troppo impegnato a studiare l’insegna per ascoltare la nostra conversazione.

“No, niente ok Kristen. Se davvero non ci sono problemi, entra in quel bar, siediti e comportati come se niente fosse..”

Già. Era facile per lui parlare. I problemi c’erano. C’erano eccome, ma non volevo farli pesare sugli altri, soprattutto considerando il fatto che di lì a un mese avremmo dovuto essere di nuovo sul set insieme e il giorno dopo sempre insieme sotto i flash delle macchine fotografiche.

Prima o poi avrei dovuto affrontarlo e visto che non avevo tanto tempo, tanto valeva iniziare da subito. A conti fatti Taylor aveva ragione. Non potevo scappare in eterno.

Sospirando pesantemente tornai indietro e col viso basso entrai in quel dannato bar.

Cercai di non guardarmi in giro e continuavo a tenere il volto basso seguendo i movimenti di Taylor e spostandomi di conseguenza.

“Oh ce l’avete fatta!”

Eccolo. La sua voce.

Avanti Kristen. Alza questo cazzo di sguardo e affrontalo!

Stranamente per la prima volta feci come la testa mi suggeriva. Alzai lo sguardo e lui mi lanciò una rapida occhiata.

“Kristen..” disse a mo’ di saluto.

“Robert..” ricambiai con lo stesso tono per poi voltare lo sguardo. Solo allora mi resi conto di chi stava seduto a tavolo con lui. Hugh Jackman e.. no. Non poteva essere. Baz Luhrman?!

Avevo le allucinazioni o era davvero lui?!

Sbattei le palpebre un paio di volte quando loro stessi si alzarono per presentarsi e stringerci cordialmente la mano.

Wow! Li fissavo incredula mentre scherzavano insieme a Rob sulle nostre facce alquanto sorprese.

Non potevo crederci. Ero allo stesso tavolo con il regista di Moulin Rouge,  un film che mi aveva toccato il cuore e mandato nella depressione più totale soprattutto negli ultimi due mesi.

Dopo qualche minuto e i convenevoli Taylor e il padre si sedettero prendendo posto accanto a lui e lasciando come unico posto libero quello accanto a Rob.

Idiota che sei Kristen!

Mai lasciar sedere prima gli altri se hai paura di finire vicino a qualcuno.

Mi morsi le labbra incerta.

“Kristen non ti siedi?”

Abbassai lo sguardo verso di lui che aveva parlato.

“E’ maleducato stare in piedi..”

Ma come.. come poteva comportarsi così dopo tutto quello che c’era stato tra noi? Come faceva ad essere così calmo e pacato?

Non me lo feci ripetere due volte e mi sedetti accanto a lui evitando però accuratamente di guardarlo negli occhi o di guardarlo in generale. Non gli avrei dato questa soddisfazione.

Mi concentravo per evitare di lanciargli anche una semplice occhiata ma a volte era impossibile e notai con la coda dell’occhio che faceva lo stesso anche lui. Perché?

Mah.. capivo quel ragazzo sempre di meno eppure ormai mi sembrava di conoscerlo davvero.

Mi sforzi di sembrare alla mano ed entrare nella conversazione che aveva assunto una piega piuttosto interessante.

L’anima gemella: esiste o no?

“Io non so se esiste l’anima gemella” disse Rob ad un certo punto. “Però so che magari ti capita di incontrare qualcuno e sai che sarai con lei per il resto della vita..”.

Quelle parole mi ferirono e allo stesso tempo mi mandarono in confusione. Avrei tanto voluto scappare da quel posto, ma mi ero imposta di stare seduta su quella sedia.

“Quindi tu non ci credi..” dissi io senza nemmeno accorgermene. Lui mi guardò quasi deluso.

“Non ho detto questo.. Ho detto che non sempre amore e anima gemella coincidono..”

“Allora come fai a scegliere? Come fai a sapere? Come fai a sapere che quell’amore è vero? Magari la tua vera anima gemella è da qualche parte lì fuori e invece ti stai solo accontentando di quello che ti sei trovato davanti..”

Si bloccò, abbassò il viso e poi parlò con un filo di voce. “Perché quando ami qualcuno, non ti interessa dell’anima gemella, non ti interessa degli altri, non esiste nessun’altro. C’è solo lei e l’amore non vuol dire accontentarsi, ma sapere che non vorrai mai qualcuna che non sia lei…

Rimasi senza parole mentre lui alzava gli occhi per incontrare il mio sguardo e mandarmi un’occhiata che la diceva lunga. Non capivo il suo comportamento, le sue affermazioni. Perché aveva deciso di farmi impazzire in quel modo? Perché si stava comportando così se era questo quello che pensava?!

Scossi leggermente la testa distrutta da tutti quei perché e abbassai il viso mentre gli altri che avevano ascoltato il nostro dibattito in silenzio, riprendevano a parlare per coprire quella pausa imbarazzante e.. dolorosa. 

Da quel momento mi estraniai dalla conversazione. Non riuscivo a seguire il filo, pensavo solo alle sue parole e a quello che avevano voluto dire. Non riuscivo a capire se stesse soffrendo, se fosse un modo per punirmi o solo il modo di affrontarmi per andare avanti.

Tornai alla realtà solo quando il presentatore diede inizio alla serata e appresi la peggiore notizia che potessi avere: serata karaoke.

No.. doveva essere un incubo. Ci mancava solo quello..

Bè.. pazienza. Bastava che me ne stessi seduta senza farmi troppo notare sperando che nessuno mi venisse a prendere fino al posto per farmi salire sulla piccola piattaforma e mettermi un microfono in mano.

Gli altri al contrario, sembravano alquanto entusiasti della cosa e anche Rob sembrò riprendersi dal silenzio in cui era piombato insieme a me e riprese a sorridere e scherzare. Beato lui. Chissà che cavolo gli passava per la testa..

Quella serata sembrava non finire più, erano passati tre quarti d’ora e Rob si era già cimentato in un paio di canzoni con quei due uomini con cui aveva subito legato. Ma lui era così..

Era solare, semplice, spontaneo, simpatico. Era davvero difficile trovare qualcuno a cui avesse fatto una cattiva impressione. Lui era capace di andare d’accordo con tutti. Non giudicava a prima vista, non aveva pregiudizi, non si credeva superiore agli altri. Aveva sempre un sorriso pronto e la parola giusta da dire al momento giusto. Era perfetto. Era così diverso da me. Come avrebbe potuto innamorarsi di una come me? Se era stato vero.. come aveva potuto?

Io.. che ero sempre stata l’indecisa, la codarda, che non avevo fatto altro che farlo soffrire..

Mi trovai a pensare che dopotutto il suo comportamento distaccato non era poi tanto ingiustificato. Anzi.. avevo già avuto troppo.

Con il mento tra le mani ero rimasta ad ascoltarlo cantare finché non era tornato di nuovo al suo posto per lasciare spazio a Hugh e Baz che si cimentarono in una canzone di Ronan Keating.

Erano davvero bravi e mi incantai a sentirli cantare, soprattutto “When you say nothing at all”. Mi aveva trasmesso una strana malinconia ma anche senso di tranquillità che però fu presto rovinato dagli applausi e da quello che stava per seguire.

Ringraziarono e mentre Baz tornava al suo posto Hugh non perse occasione per chiamare nuovamente Rob sul palco.

“Non può mancare un omaggio al nostro caro amico..” disse dal palco indicando col braccio Baz che si risedeva al nostro tavolo. “Perciò Rob, mi permetto di chiamarti così, sali qui sopra e facci sentire una bella canzone..”

Mi voltai a guardare Rob che scuoteva la testa imbarazzato. Non sarebbe mai salito là sopra da solo. Certo di serate ne aveva fatte, ma quando era uno sconosciuto, quando poteva sedersi su uno sgabello con la chitarra e lasciarsi trasportare dalla sua musica. Ora era tutto diverso.

“Dai Rob!” incitò Taylor seguito dal padre.

“No, davvero. Non è il caso..” disse subito lui cercando di tirarsi fuori dalla situazione.

“Avanti ragazzo.. fammi vedere che sai fare..” disse il regista con tono calmo e pacato.

A quel punto mi aggiunsi anche io. “Avanti Rob. Non puoi tirarti indietro, è da maleducati. Che ti costa?!” dissi con un filo di sfida in voce.

Feci il più grande errore che potessi commettere. Mi guardò per un secondo, alzò le sopracciglia e ricambiai lo sguardo sorridendo un po’ malignamente.

Lui sbuffò e lentamente si alzò mentre il pubblico applaudiva. Girò lentamente dietro di me, poi si chinò.

“Tu vieni con me però!” esclamò e afferrandomi per il polso iniziò a trascinarmi costringendomi ad alzarmi.

“Rob!” urlai sottovoce. “Smettila subito! Non se ne parla! Lasciamo andare!” cercai di liberarmi ma fu inutile. Lui si mise dietro di me trascinandomi per i fianchi e con Hugh che incitava il pubblico ad applaudire non potei più tirarmi indietro.

Ma che gran bastardo! Mi aveva incastrata!

Arrivammo sul palco e dovetti impegnarmi per non mostrare un muso che arrivava fino a terra. Mi morsi le labbra per nascondere la rabbia e cercare di sorridere. Ci passarono i microfoni, Hugh ci diede una pacca sulla spalla e scese a gustarsi lo spettacolo. Lanciai un’occhiata a Rob fulminandolo con gli occhi.

Ah! Se gli sguardi potessero uccidere!

“Questa me la paghi..” mimai con le labbra e lui di tutta risposta sorrise divertito.

Io odiavo il karaoke. Anche solo stare in piedi davanti a molte persone mi mandava in ansia. Figuriamoci cantare..

Sospirai profondamente. Rob si avvicino e sussurrò un debolissimo “Andrà tutto bene” mentre aspettavamo di sentire la musica e le parole apparire sullo schermo in basso.

Gli lanciai un’ultima occhiata e poi sentii le note di “Your Song” invadere la sala.

 

Your Song Elton John

 

Mi pietrificai. Adoravo quella canzone, ma non sarei mai riuscita a cantare. Non sarei riuscita a muovere le labbra. Lo sapevo già. Ero bloccata.

It's a little bit funny this feeling inside, I'm not one of those, who can easily hide. I don't have much money, but boy if I did I'd buy a big house where we both could live..”.

Iniziò lui, così sicuro di se. Così convinto di quelle parole che mi rispecchiavano un po’. Era davvero troppo strano quello che provavo dentro, quello che avevo sempre provato, dal momento in cui l’avevo visto. E lui.. lui non aveva più potuto nascondersi, non facilmente, non senza mettersi in gioco.

If I was a sculptor, but then again no, Or a man who makes potions in a travelling show. I know it's not much, but it's the best I can do.. My gift is my song and this one's for you.

Fosse stato per lui, mi avrebbe dato anche la luna. Bastava un mio si e io avevo rovinato tutto. Perché ero stata tanto stupida? Perché non gli avevo detto la verità? Perché non avevo lasciato che fosse lui a decidere? Magari per lui potevo essere più importante della sua carriera, magari mi avrebbe regalato tutto quello che aveva. Avrebbe comprato una casa, avrebbe trovato un modo per dimostrare quello che provava. Sarebbe diventato uno scultore, un alchimista, uno scrittore. Ma stasera era un cantante, un ragazzo che mi stava regalando una canzone col cuore in mano.

And you can tell everybody this is your song. It may be quite simple but now that it's done.. I hope you don't mind, I hope you don't mind  that I put down in words how wonderful life is while you're in the world.

E lui era lì, di fronte a me, di fronte a quelle persone. A cantare, per me. Quella era la mia canzone. Non avrei mai avuto paura di dire a nessuno che quella canzone era per me, avrei voluto urlare a tutti quanto amassi quel ragazzo. Avrei voluto aprirgli il mio cuore mentre lui cantava per farmi capire che il suo mi apparteneva ancora. E mai, mai mi sarei dispiaciuta per quel momento. Mai avrei avuto rimpianti. Mai gli avrei dato la colpa per avermi fatto capire quello che sentiva, per farmi sentire così importante da rendergli il mondo meraviglioso.

Avrei voluto parlare, avrei voluto unirmi a lui. Avrei voluto che anche per me fosse così facile semplicemente aprire la bocca e lasciare che quelle parole mi scivolassero dalle labbra, ma invece ero immobile. Non perché non volessi ma perché ero troppo emozionata. Lui mi stava dedicando quella canzone. Lo sentivo, era così. La bolla, la nostra bolla. Potevo sentirla crescere di nuovo e avvolgerci come quei tempi in cui ci scambiavamo sguardi o baci furtivi. Quando tutto era implicito, quando negavo a me stessa quello che provavo per lui.

I sat on the roof and kicked off the moss. Well a few of the verses, well they've got me quite cross, but the sun's been quite kind while I wrote this song, It's for people like you, that keep it turned on.

Li sentiva anche lui. Quei versi, quelle parole. Non erano solo i versi di una canzone. Erano i suoi sentimenti, i miei sentimenti. Era tutto quello che avevo cercato di nascondergli. Tutto quello che avrei voluto dirgli io.

Non riuscivo a muovermi.

So excuse me forgetting, but these things I do.. You see I've forgotten if they're green or they're blue. Anyway, the thing is, what I really mean yours are the sweetest eyes I've ever seen..”

Si voltò verso di me. I suoi occhi incontrarono i miei e li sentii lucidi. Potevano essere blu, potevano essere verdi, non mi importava. Erano gli occhi più dolci che avessi mai visto.

Mi trovai a sorridere emozionata, il nodo in gola si sciolse, dimenticai tutto e tutti mentre mi perdevo nei suoi occhi e mi avvicinavo a lui.

E le parole, quelle che volevo dirgli, uscirono senza che me ne accorgessi nemmeno.

And you can tell everybody, this is your song.. It may be quite simple but now that it's done, I hope you don't mind, I hope you don't mind .. That I put down in words how wonderful life is while you're in the world.”
All’inizio rimase sconcertato e sorpreso nel sentirmi lì con lui. Mentre cantavo con lui mi guardava sorridendo e si avvicinò piano a me. Finalmente anche io gli dicevo quello che era per me. Finalmente anche io gli chiedevo di accettare quella canzone, di non dispiacersi per avergli detto quello che provavo, anche io gli rivelavo quanto la vita fosse meravigliosa ora che lui era con me.

Arrivammo a guardarci negli occhi, quegli occhi così dolci, i più dolci che avessi mai visto. Ero a due centimetri da lui e lasciai che la mia mano andasse incontro alla sua per sfiorarsi. Era un contatto troppo riservato. Nessuno poteva immaginare quanto ci fosse dietro quel contatto. Nessuno poteva immaginare quanto quei versi fossero veri e quanto quella canzone fosse reale.

I hope you don't mind, I hope you don't mind ..

That I put down in words.. how wonderful life is while you're in the world.”

Spinta da uno strano impulso gli strinsi la mano e lui ricambiò e mi sorrise mentre cantavamo quegli ultimi versi che concludevano quella.. non sapevo come definirla.

Cos’era stata? Una serenata, una rivelazione, un’epifania?

Nessuna di queste cose. Eravamo stati semplicemente noi. Quello che provavamo. Continuammo a sorridere e guardarci negli occhi finchè la musica andò scemando e le urla e gli applauso interruppero il nostro momento. Ridemmo entrambi e continuando a tenermi per mano mi trascinò giù dal palco e tra le urla tornammo ai nostri posti.

Lui si sedette senza lasciarmi la mano che ogni tanto stringeva sotto il tavolo. Mi mancava il respiro e sentivo il cuore scoppiarmi in gola e il sangue pulsare prepotentemente.

Mente gli altri si congratulavano noi due non facevamo altro che scambiarci qualche sguardo e sorridere imbarazzati ed.. emozionati. Mi sentivo una bambina di cinque anni.

Per il resto della serata non facemmo altro che stringerci la mano sotto il tavolo facendo finta di niente e cercando ogni tanto di interessarci agli altri evitando di guardarci.

Dopo un altro po’ di tempo che non riuscii a definire visto che ogni mia cellula era letteralmente partita, decidemmo, o meglio decisero, di tornare in albergo. Mi sentii quasi persa. Ora cosa sarebbe successo?

Per la prima volta da quando l’aveva presa Rob mi lasciò la mano e si alzò per mettere il giubbino. Strinsi la mano in un pugno sentendola così vuota e di nuovo l’ansia mi invase.

Uscimmo tutti insieme dal bar e dopo aver salutato Baz e Hugh ci incamminammo verso l’hotel.

Il cielo chiaro e rossiccio del tramonto aveva lasciato posto a una notte scura priva di stelle che potessero essere viste con tutte le luci della città. Se prima ero stata felice di non aver portato il giubbino, ora me ne pentivo. Il venticello tiepido di un paio di ora prima ora era diventato molto più freddo, mi faceva tremare e mi portava ad aumentare leggermente il passo per cercare di riscaldarmi. Mi fermai al semaforo aspettando che diventasse verde quando sentii qualcosa. Mi voltai e vidi lui che mi poggiava delicatamente il suo giubbino sulle spalle. Lo guardai imbambolata, incapace di dire qualsiasi cosa, anche solo un semplice grazie. Continuavo a fissarlo e mi sciolsi quando mi sorrise. Ricambiai e un secondo prima di attraversare mi prese di nuovo la mano.

Le nostre dita non erano intrecciate, mi teneva con delicatezza, mi teneva la mano quel poco che bastava a farmi capire che non voleva lasciarmi andare. Ero senza parole. Cosa era cambiato? Cosa era successo da fargli cambiare atteggiamento così repentinamente? Senza nessuna spiegazione plausibile..

E invece, si era alzato e mi aveva cantato quella canzone. Poteva essere stato un caso, poteva essere stata solo una situazione, eppure avevo sentito che quelle parole me le stava dicendo davvero. Sentivo che quella canzone era un regalo, era il suo modo per dirmi qualcosa. Ma cosa?

Cosa voleva dirmi? Che quella era la mia canzone? Che avevo gli occhi più dolci che avesse mai visto? Che la vita era meravigliosa perché nonostante tutto ero lì con lui?

Mi sembrava tutto così assurdo. Avrei dovuto rinunciare a tutte quelle parole, mi avrebbero causato solo altro dolore e invece mi ero trovata a cantargliele anche io. Non riuscivo proprio a ritirare la mano. Non volevo e non riuscivo a farlo, non ora che mi sentivo veramente bene dopo due mesi. Non sapevo se Taylor ci avesse notati, camminava accanto a noi ridendo e scherzando sulle nostre performance. Rob rideva con lui mentre io mi ponevo migliaia di domande come sempre. D’un tratto Rob mi strinse forte la mano prendendola bene nella sua, si voltò e soffermandosi sul mio viso, mi sorrise. Un sorriso dolcissimo che non riuscivo a spiegare. Ricordavo il tono freddo della sua voce e ora invece fremevo al tocco caldo delle nostre mani in contatto, l’una nell’altra e il suo sorriso sincero mi scaldava il cuore.

Rob, perché mi fai questo? Perché sei capace di farmi impazzire in questo modo? Come puoi distruggere ogni mio equilibrio?

Sapevo che non avrei dovuto ma sorrisi anche io, stavo troppo bene per riuscire a fingere. Nonostante camminassimo a passo molto lento l’hotel era troppo vicino e ci trovammo a due passi dalle scalinate dell’entrata. Prima che potessi soffermarmi a pensare cosa sarebbe successo, Rob mi strinse la mano e con un movimento pacato si avvicino al mio viso e mi sussurrò un numero all’orecchio. Poi mi lasciò la mano e guardando dritto davanti a se salì le scale e si dileguò dentro l’ascensore.

Rimasi pietrificata. E ora? Ora cosa facevo?

621. 621. 621.

Quel numero mi si era stampato in testa e non riuscivo a pensare ad altro.

621. 621. 621.

Cazzo! Avrei voluto dimenticare quel numero. Avrei dovuto.. ma come potevo?!

Avevo capito cosa aveva voluto dire, avevo capito qual era il messaggio che aveva voluto mandarmi. La scelta spettava a me questa volta. Era sempre stato lui dei due a venire fuori, a mettersi in gioco e ora toccava a me fare il prossimo passo, se volevo. E io volevo.

Lo volevo così dannatamente ma non volevo andare da lui e mentirgli di nuovo.

621.

Ora quel numero era davanti a me. Ma.. come? Quando ero arrivata alla sua porta? Solo ora che mi soffermavo a pensare ricordavo di aver salutato Taylor e suo padre e di aver premuto il pulsante dell’ascensore che mi aveva condotta due piani più sopra.

E ora ero lì, a fissare quel numero dorato che già da mezz’ora mi tormentava. Cosa dovevo fare? Bussare a quella dannata porta e lasciarmi andare a lui consapevole che avremmo sofferto entrambi ancora di più?

Avrei potuto farlo ma era qualcosa che non potevo semplicemente decidere. Non ero nelle facoltà mentali adatte per ragionare. Perché lo amavo e l’amore è irrazionale, ti fa perdere il senso delle cose e sapevo che dal momento in cui avrebbe aperto quella porta sarebbe cambiato tutto. Forse in bene, forse in male. Magari avrei trovato i coraggio di dirgli la verità, magari mi avrebbe spiegato il suo comportamento o forse ci saremmo solo abbandonati a noi stessi dimenticando ogni dubbio e ogni perché. Non lo sapevo, non sapevo più niente e niente avrei saputo se non avessi bussato.

Bussai. Una sola volta. Se non avesse sentito era destino che andasse così. Quasi sperai che fosse così, che fosse il destino a togliermi dai guai e fare le scelte per me ma poi lo sentii sussurrare “Chi è?” e ogni mia speranza cadde, il respiro mi si bloccò in gola, il cuore iniziò a saltarmi dal petto.

“Io..” sussurrai stupidamente con un tono tanto flebile che mi chiesi se avesse capito.

Aprì la porta.

“Speravo davvero che fossi tu..”

 

Ok.. non ammazzatemi.. anche perché se no non avrete il continuo..hahaha..

Io vi voglio bene.. pensate che ho già il continuo di questo pezzo ma il chappy era già lunghetto perciò ho pensato che poteste stancarvi quindi meglio posticiparlo! xD

Hauhauahu la verità è che adoro lasciare i finali così xD hauahua

Allora.. sto karaoke.. ci sarà stato o non ci sarà stato?!

Mi sa che non lo sapremo mai xD hauhau.. ma nell’incertezza.. io dico di si xD hauahua

Alla prossimaaaaa!!!

 

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

Roxisnotdied: hauhau grazie mille ross cess *__* ok.. scusa ma per postare prima rispondo in modo affrettato.. tutto per il tuo bene xD u.u a dopooo!!!

simo1726: Simooo! Gae mille come sempre! Guarda.. ma magari avessi un filo diretto co sti due (preferibilmente Kristen che adoro *_*) ma purtroppo devo scervelarmi per mettermi nelle loro testoline.. hehe.. spero questo capitolo ti sia piaciuto! Scusa tesoro.. vado di fretta x

frate87: Le cose già iniziano a prendere una piega diversa.. muhamuha.. tu che dici? xD

Luna Renesmee Lilian Cullen: Ciao Luna J grazie per aver recensito! Ecco il cpitolo.. spero ti sia piaciuto! E grazie ancora! *_*

yesido: Grazie mille a te Mel! Sei sempre gentilissima! Smettila di minacciare però u.u non ne hai più il diritto! Muhamuha xD baci ^^

 

kiki_88: more anche qui?! ç_ç mi vizi troppo! Madò moreee mi manchiiiiiii!!! T.T

grazie mille! Abbracciarti è stato troppo bello!!! ç_ç

Imaginary82: grazie mille! *_* scusa se ci ho messo un po’ a postare ma come ho detto sto un po’ incasinata.. hehe.. spero questo capitolo ti sia piaciuto! ^^

cate1991: grazie mille! Gentilissima! Tranquilla che nemmeno io ce la faccio a vederli separati! Hehe ^^

iosi: hahah mi fai troppo ridere xD e sei gentilissima come sempre! *me commossa* sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Eh si..il macaco non c’è.. muhamuha via liberaaaa! Ahahaha a prestoo ^^

ledyang: hahaha vabbè a te che posso dire? xD sai sempre tutto in anteprima xD Grazie mille tesoro! Sono avvero contenta che ti piace come racconto sti due.. ma è anche merito tuo.. hehehe.. tvb.. baciiii

 

signora degli anelli: grazie mille! Tu volevi il karaoke? Eccoti servita! Hauahu chissà se è successo veramente.. e chissà se lo scopriremo mai.. vabbè.. Spero ti sia piaciuto! *_*

 

ariel7: leti tesoro! Grazie mille! *_* sei dolcissima! Ti adoro! Hehe.. shiariranno.. tranky.. xD

lindathedancer: oddio! Grazie mille tesoro! Non so come ringraziarti se non dirti un enorme GRAZIE!!! Sei sempre gentilissima! Ti adoro! Mi spiace se hai pianto.. T.T

cloe cullen: hahah e fai bene a sperare.. muhamuha.. Si cmq ne parlammo quando ero in crisi e non sapevo come cazzo far capire a Rob che lei stava mentendo! Hauhau XD sono felice che ti sia piaciuto! :ueue:

Anto_Pattz: oddio Socia.. e ate ora come rispondo?! O.o tutto quello che posso dire è che sono commossa e tanto felice che la storia ti piaccia e ti sei messa con impegno per recuperarla tutta! Non c’è niente da fare.. sei la migliore sociuzza del mondo e ti adoro ogni giorno di più!!! GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Irraggiungibili ***


Salve *fa ciao con la manina con aria triste*. Ok.. me la potevo risparmiare XD hauhau.. però.. da quanto tempo eh?

Ahahahah.. Avete ragione.. sono imperdonabile.. avevo una parte del capitolo pronta.. ma scrivere il resto è stato un vero travaglio @.@ infatti non è che a me convinca moltissimo.. però magari a voi piace. Non so.. ditemi voi xD

Scusate.. non rispondo alle recensioni perché mi girano gli occhi e non ho proprio tempo! Volevo solo dire a Simo: hahaha.. visto? Le tue preghiere vengono sempre esaudite xD Non sono chiusa in convento ma poco ci manca xD credo che mia madre non si sia accorta che non ho ancora aperto un libro.. ehm.. vabbè.. ma questa è un’altra storia! Hahahaha

Grazie millissime a tutti!! Davvero! Continuate a recensire se vi va ^^

Vabbè vi lascio al chappy (che in compenso è abbastanza lunghetto xD) e godetevelo perché da lunedì…s..st..stu.. No! non riesco a dirlo.. *depression mode on*

Vabbè.. sto a dì un sacco di ca***te.

Un bacio particolare alle mie sorelline senza il cui appoggio sto capitolo avrebbe fatto ancora più cacare.. -.-“ Vi voglio beneeeeee!!!

Ultima cosa.. adoro sta canzoneeeee *_*

Winter Song - Sara Bareilles/Ingrid Michaelson- Music Video

 

Capitolo 37

 

Irraggiungibili

 

POV Kristen

 

Bussai. Una sola volta. Se non avesse sentito era destino che andasse così. Quasi sperai che fosse così, che fosse il destino a togliermi dai guai e fare le scelte per me ma poi lo sentii sussurrare “Chi è?” e ogni mia speranza cadde, il respiro mi si bloccò in gola, il cuore iniziò a saltarmi dal petto.

“Io..” sussurrai stupidamente con un tono tanto flebile che mi chiesi se avesse capito.

Aprì la porta.

“Speravo davvero che fossi tu..” disse sorridendo.

Restai senza parole per qualche secondo finché non si fece da parte lasciandomi entrare. Feci due passi nella stanza fermandomi a pochi centimetri da lui. Sentii la porta chiudersi con uno scatto debolissimo e poi le sue braccia cingermi la vita da dietro. Scivolarono leggere fino ad avvicinare il mio corpo al suo. Affondò il viso nel mio collo e mi diede un bacio.

Perché? Perché ero andata? Sentivo già il respiro farsi irregolare, le labbra avvampare desiderose della sua bocca e le mie mani raggiunsero le sue.

Intrecciai le nostre dita. “Robert.. non possiamo..” sussurrai con un nodo in gola.

Posò le sue labbra sulla mia spalla e risalendo piano lungo tutto il collo arrivò a sfiorare il mio orecchio. “Perché..?” disse con un sussurro debolissimo.

Non poteva farmi questo.. Come potevo mentirgli adesso? Come potevo tirarmi di nuovo indietro ora che avevo permesso che mi facesse di nuovo sua?

Continuando a baciarmi il collo mi fece voltare e mi trovai col corpo in trappola tra la parete e il suo che premeva contro il mio.

“Dimmi perché..” soffiò con un filo di voce.

“Non.. non posso” fu tutto quello che riuscii a dire mentre ancora gli lasciavo fare tutto quello che voleva.

“Perché..?” chiese di nuovo risalendo con la bocca. Le sue labbra mi sfioravano il mento, le guance, ma non le labbra. Le sue mani mi tenevano per i fianchi.

“Non..non può funzionare.. tra di noi..”. Cosa altro potevo dirgli? Ormai ero in trappola. C’ero caduta di nuovo e mi sentii una perfetta idiota.

Perché avevo accettato quella canzone? Perché non gli avevo lasciato la mano? Perché avevo bussato a quella porta?

Sapevo dove saremmo andati a finire, ma la mattina dopo cosa ci sarebbe stato? Altre lacrime e bugie?

“Rob.. ti prego.. se mi ami.. devi smetterla..”

Iniziavo a perdere la ragione e quelle furono senza dubbio le uniche parole che sarei riuscita a dire.

“Ti prego..” lo pregai mentre una lacrima involontaria mi scendeva sulla guancia incontrando le sue labbra.

Le sue mani lasciarono i miei fianchi per prendermi il viso e incollare i miei occhi ai suoi.

“Amore non piangere..” disse mentre sfiorandomi con i pollici mi asciugava le lacrime che invece di diminuire presero a scorrere più copiose a quelle parole. “Ti prego, non piangere..” disse di nuovo e infine sussurrò: “Io so tutto..”

Sentii il respiro bloccarsi, ogni fibra del mio corpo lasciarsi cullare dal barlume di speranza che spirava da quelle parole.

C-cosa..?”

“So tutto” ripeté dolcissimo guardandomi negli occhi. “So delle condizioni, delle bugie, tutto..”

Non.. poteva essere. Come faceva a saperlo? Avrei voluto chiederglielo ma invece non ne avevo la forza e continuavo a fissarlo con gli occhi che iniziavano a riempirsi di nuovo.

M-ma.. c-come..?”

“Non importa ora. Non più.” Mi interruppe e iniziai a sentire una strana sensazione. Non era disagio, non era gioia, non era sollievo o ansia. Era.. leggerezza. La stessa sensazione che accompagna un dolce sogno che vorresti non finisse mai.

“Ma.. se lo sapevi.. perché.. Perché non me lo hai detto subito?” riuscii a dire non potendo nascondere tuttavia il tono tremante della mia voce.

Mi sorrise. “Io.. volevo essere sicuro di te. Dovevo sapere se davvero mi vuoi..”

Finalmente il groppo in gola si sciolse permettendomi di parlare senza tremare. “Ma certo che ti voglio!” le lacrime ripresero a scendere. “Ti voglio, ti voglio sempre” dissi mentre anche io prendevo il suo viso tra le mani.

Entrambi sorridemmo mentre io ancora piangevo. Avvicinò il mio viso al suo e le nostre fronti a contatto.

“Era tutto quello che volevo sentire”.

In un secondo le sue labbra furono sulle mie e mi sentii di nuovo a casa. Ogni cosa tornò al suo posto, ogni cosa ebbe senso di nuovo e ritrovai finalmente me stessa, strinsi il suo viso tra le mani e le portai ai capelli. Mi era mancato così tanto poterli toccare.

Le nostre lingue si incontrarono con ansia, come se si conoscessero per la prima volta o come se assaporassero il piacere di ritrovarsi dopo un lungo periodo di tempo lontane.

Non mi sembrava ancora vero, credevo ancora di vivere un sogno ma le sue mani sul mio corpo erano troppo reali per farmi credere che si trattasse di un sogno o della mia immaginazione. Ansiose le sue dita scorrevano sul mio corpo aderendo alla mia schiena. D’un tratto passarono sui miei fianchi e poi sulle mie gambe e mi tirarono su.

Intrecciai le mie gambe al suo bacino per farlo aderire perfettamente al mio e in un secondo mi trovai sul letto. Lui sopra di me.

Senza perdere tempo gli sfilai la maglietta e lui fece lo stesso con la mia.

Finirono entrambe da qualche parte sul pavimento mentre lui si chinava a baciarmi il collo per scendere pian piano sul petto. Mi baciò il seno dolcemente facendomi inarcare la schiena, poi continuò a scendere lungo la pancia finché non incontrò l’ostacolo dei jeans. Mi aiutò a sfilarmeli e in meno di due minuti anche quelli erano finiti a terra insieme ai suoi. Era tutto così diverso dalla prima volta. Non c’era paura, non c’era imbarazzo o calma; c’era desiderio, urgenza e bisogno. Avevo bisogno di lui, di sentirlo dentro di me. Ogni cellula del mio corpo chiedeva quel contatto. Ogni parte di me lo desiderava. Subito.

Ci liberammo finalmente degli ultimi indumenti che ci erano rimasti e mentre faceva quello che doveva io gli baciavo il petto impaziente. Le mie mani erano così desiderose del suo corpo e si muovevano su di lui senza sosta finché non affondarono nella sua schiena.

Era tutto così strano, così diverso. Ero nuda sotto di lui ma non ero imbarazzata. Non c’era niente di male, non c’era vergogna. Lo volevo e basta.

E sentivo che lui aveva lo stesso bisogno di me. Le sue labbra dapprima calme iniziarono a muoversi agitate e ansiose, frementi di contatto con le mie, con ogni parte della mia pelle.

“Rob.. basta ti prego..” ansimai. Per un secondo lo sentii allontanarsi da me ma gli strinsi le gambe al bacino e le mani nella schiena e lo avvicinai di nuovo a me.

“Ti prego..” ripetei tra un respiro e l’altro. “Non ce la faccio più..”

Ed era vero. Non ce la facevo più. Non mi importava di niente se non di lui e di sentirlo di nuovo.

Accogliendo quella mia preghiera, fu dentro di me, in un istante. Non potei fare a meno di gemere di piacere. Era stato inaspettato. Lo avevo pregato ma il suo bisogno era così urgente da farlo spingere pressantemente. Era qualcosa che non avevo mai provato. Non era come la prima volta. Era vero e puro desiderio di appartenersi. Di sentirci.

Ansimando in modo vergognoso presi a muovere il bacino automaticamente facendolo affondare ancora di più in meno e andando incontro ai suoi movimenti. Era.. era una sensazione afrodisiaca. Nessun aggettivo avrebbe potuto spiegare quello che stavo provando. Era piacere, vero piacere.

E ne volevo sempre di più.

“Kristen..” ansimava lui ogni tanto mentre io avevo del tutto perso le parole per lasciarmi andare solo a gemiti.

Lo afferrai per i capelli e avvicinai la sua bocca alla mia mentre ci muovevamo insieme. Le nostre lingue erano un tutt’uno, i nostri corpi erano una cosa sola e il desiderio cresceva in modo assurdo.

Poggiando il capo sulla mia fronte e le mani sul letto affondò ancora di più in me e raggiunsi l’apice del piacere. In quel momento di piacevolissimo dolore mi resi conto di quanto si era trattenuto la prima volta. Ma non potei pensare a nient’altro se non a lui che con ultime spinte mi portava a livelli che il mio corpo non aveva mai nemmeno immaginato.

Ansimai forte e lui con me e poi sgusciò via lentamente cadendo sul letto accanto a me.

Wow.. ero.. senza parole. Senza forze.

“Wow..” fu tutto quello che riuscii a sussurrare.

“Già..” disse lui col fiato in gola.

Eravamo uno accanto all’altra a fissare il soffitto mentre i nostri respiri irregolari riempivano la stanza illuminata dalle luci soffuse dei lumini sul comodino.

“Tutto bene?”. Allungò lentamente la mano e mi accarezzò il viso.

Mi voltai a fissarlo e sorrisi. “Ora si..”

Ricambiò il sorriso con uno dei più sinceri e dolci che gli avessi mai visto in volto e allargò le braccia per accogliermi. Mi spostai e con un minimo movimento mi accoccolai sul suo petto. Mi strinse le braccia attorno e portò le lenzuola sopra di noi.

Mi baciò i capelli e prese a carezzarmi la schiena. Mi sentii così completa.. e allo stesso tempo avevo una paura enorme. Cosa sarebbe successo adesso?

“Rob?”

Mmm?”

“Ma ora.. che succede..? Come.. facciamo? Cosa..?”

Sssh” mi interruppe cullandomi dolcemente. “Non pensiamoci ora..” sussurrò contro i miei capelli. “Ora dormi amore mio..”.

Quelle poche parole, quell’amore mio, bastarono a calmarmi, almeno per stasera. Non volevo sapere niente, non volevo preoccuparmi, non volevo affrontare i problemi, volevo solo stare lì tra le sue braccia, tra le braccia dell’uomo che amavo e che mi amava. C’era qualcosa di male in questo?

Volevo solo stare con lui..

“Ti amo…” sussurrai.

La sua mano sulla mia schiena si bloccò. “C-cosa?”.

Ma ormai la sua voce era lontana, ero già in un altro mondo, un mondo in cui non avrei dovuto preoccuparmi di niente. Riuscii solo a sentire la sua mano riprendere il suo corso sulla mia schiena, il mio respiro tranquillizzarsi e poi un suo bacio tra i miei capelli.

“Dormi piccola mia..” sussurrò e sfinita sprofondai nel sonno.

 

Quando aprii gli occhi la prima cosa che vidi fu il muro della parete di fronte a me. Ero raggomitolata su me stessa, girata di lato dando le spalle a.. lui. Per un secondo mi sentii in difficoltà, persa. E se fosse stato tutto un sogno? Non riuscivo ancora a definire bene la stanza, gli occhi iniziavano appena ad abituarsi alla luce, e completamente in ansia mi voltai di scatto sull’altro lato e lo trovai lì. Un gomito sul cuscino, la testa appoggiata alla mano e mi guardava.

“Buongiorno” sussurrò aggrottando la fronte.

“Buongiorno” risposi rilassandomi istantaneamente.

Mi guardò preoccupato. “Tutto bene?”

“Si..” lo rassicurai mettendomi nella sua stessa posizione in modo da poterci vedere bene negli occhi.

“Sembri agitata..” notò.

“Avevo solo.. paura di non trovarti..” confessai.

La sua fronte si rilassò e le sue labbra si aprirono in un sorriso dolcissimo. “Perché non dovresti trovarmi?”

“Non lo so. Magari eri scappato dalla finestra.. e.. per un secondo ho avuto paura di aver sognato..”. Era la prima volta che riuscivo a parlare così apertamente con lui.

“Kristen.. sorvolando il fatto che se scappassi dalla finestra non sarebbe un volo piacevole dal quattordicesimo piano..

Io..non scapperei mai da te..” sussurrò allungando la sua mano libera e lasciando il palmo su. Istintivamente allungai la mia e la poggiai sulla sua. Dolcemente intrecciò le nostre dita e una scossa di pace mi pervase il corpo. Bastava un semplice contatto per farmi perdere i sensi.

“.. cosa che non si può certo dire di te” disse e per un momento ebbi paura che volesse rinfacciarmi i comportamenti che avevo avuto negli ultimi due mesi ma poi rise serenamente e mi tranquillizzai. “Avrei voluto tenerti tutta la notte ma a un certo punto ti sei allontanata..”

Davvero? Perché lo avevo fatto? Di certo non me n’ero accorta.

“Scusami.. non sono abituata a.. dormire con qualcuno..”

“Si vede.. Sai che russi?”

Spalancai la bocca. “Io non russo!” risposi subito indignata.

“Oh altroché! E scalci anche!”

Ok.. i calci li potevo accettare. Ma io davvero non russavo.

“.. e parli nel sonno” disse prima che potessi rispondere e mi gelai.

Cazzo. E ora? Che avevo detto? Bè.. qualsiasi cosa fosse.. non poteva essere troppo male. Non avevo sognato niente quella notte. Niente che ricordassi almeno. Fino al risveglio ero stata cullata da una sensazione di calma e pace ma niente più.

Spalancai gli occhi preoccupata ma lui mi guardava divertito.

“Non è la prima volta, sai?”

Cazzo! Ma cosa? come? quando?

Dovette notare il mio viso sicuramente pallido e sconvolto. Scossi leggermente la testa cercando di dire qualcosa ma non riuscii a dire niente e strabuzzai un po’ gli occhi cercando di ricordare quando avrei potuto dire qualcosa.

“Il 9 Aprile dell’anno scorso. Io sono venuto in camera tua e tu nel sonno.. mi hai pregato di restare.. E io, anche se sapevo che mi avrebbe fatto solo più male, sono restato. Per te.”

Rimasi a bocca aperta a riflettere sulle sue parole e collegare i tempi e iniziai a ricordare. Il mio compleanno, la chitarra sul letto, lui che cantava per me. E poi la mattina dopo Michael ci aveva visti.. e.. e lui mi aveva chiesto se avessi sognato. Quante cose venivano a galla ora.

“E io.. ti stavo sognando.. “ sussurrai ridendo ora a quel pensiero. “Volevo che restassi con me. Lo ricordo..”

Mi strinse la mano. “Perché non me l’hai detto? Quando te l’ho chiesto.. perché non l’hai detto?”. Cercò il mio sguardo e alzai leggermente il viso per venirgli incontro.

Scrollai le spalle. “Non lo so.. Ero stupida. Era tutto così complicato. E penso che allora non volessi ammettere nemmeno a me stessa quello che provavo..”

“Provavi?”

“Provo” mi corressi subito.

“E cosa provi?” chiese speranzoso carezzandomi la mano col pollice. Avanti e indietro.

Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. “Io credo di essermi innamorata di te..”

“Lo credi o lo sai?”

Presi un respiro. “Lo so” risposi dopo qualche secondo. “Tu hai.. sconvolto ogni mio equilibrio, hai stravolto la mia vita, tutto quello in cui credevo.. e io ti amo”. Inarcai le labbra in un sorriso incerto ma sincero in attesa della sua risposta che non fu esattamente quella che mi aspettavo.

“Certo ci hai messo un po’ a capirlo!”

Rimasi a bocca aperta. Non potevo dargli torto ma non potevo negare. Scrollai un po’ le spalle e storsi la bocca fingendo indifferenza. Lui si mise a ridere.

“Dai.. vieni qui..” sussurrò e con un gesto veloce ma dolce mi portò al suo petto stringendomi le braccia attorno alla schiena e baciandomi la fronte.

Avevo un braccio incastrato dal suo corpo ma l’altro era ormai libero e lo portai dietro la sua schiena e strinsi. Premevo la mano contro il suo corpo e lo stringevo forte a me chiudendo gli occhi contro il suo petto.

Mi veniva quasi da piangere pensando di poter finalmente stare tra le sue braccia. Mi sembrava ancora un sogno, ma invece era tutto reale.

“Ti amo Kristen” e sapevo che era vero. L’avevo sempre saputo.

“E tu da quando lo sai?” chiesi ugualmente, sebbene pensavo di conoscere la risposta.

“Praticamente da sempre. Forse anche da prima di incontrarti, quando ti vedevo sullo schermo di casa mia.. e tutto quello a cui riuscivo a pensare era ‘Devo conoscere quella ragazza’. E poi quel provino. E tu eri lì e hai scelto me.. Perché hai scelto me Kristen?”

Mi stava prendendo in contropiede con quella domanda.

“Tu.. eri l’unico.. che mi guardava davvero. L’unico che sembrava provare qualcosa.. e ora capisco il perché..” dissi sorridendo e lo sentii sorridere insieme a me.

“Ora non montarti la testa” rise. Poi con un dito mi alzò il mento e portò i miei occhi ai suoi. “Kristen io ero serio quando dicevo di amarti. Lo sono sempre stato, ma tu non mi hai mai creduto. Ogni volta che ti baciavo, credevi scherzassi invece lo volevo davvero. Quando abbiamo giocato a quel gioco idiota di Kellan, quando siamo rimasti chiusi nel magazzino, quando ti tenevo la mano durante le riprese. Era tutto vero per me.. Ma tu prendevi sempre tutto come uno scherzo, come un gioco..”

“Rob mi hai anche chiesto di sposarti se vogliamo dirla tutta..”

“Bè. Se sposandoti ti avrei avuta l’avrei fatto”

Mi gelai.

“E comunque.. mi hai rovinato il momento. Ero nel mezzo di una dichiarazione romantica e tu te ne esci con ‘Rob mi hai anche chiesto di sposarti..’” disse imitando la mia voce. “E meno male che sono le donne ad essere più romantiche..”

Sorrisi e quella frase mi ricordò quello che lui aveva detto a Roma. “Ma tu.. non sei romantico con tutte, no?” dissi usando le sue stesse parole.

Sembrò capire subito il mio gioco. “Solo con le persone per cui vale la pena. Non ho fatto tutti questi sforzi per nulla..”

In un secondo mi rabbuiai quasi al pensiero di quante cose aveva dovuto passare a causa mia.

“Che c’è?” sussurrò carezzandomi la guancia.

“Scusa”

Aggrottò la fronte. “Per cosa ti stai scusando?”

“Per.. averti fatto passare tutto questo.. e per averci messo così tanto a capire..”

“Hey..” si avvicinò e mi diede un leggerissimo bacio a fior di labbra. “Meglio tardi che mai. Ora basta col passato.. Siamo solo noi due”

E sapevo che non era così, sapevo che fuori da quella stanza ci sarebbero stati mille ostacoli da affrontare e lo sapeva anche lui ma gli fui grata per riuscire a calmarmi.

“Grazie..” sussurrò dopo un po’ contro i miei capelli.

“Per cosa?”

“Per aver capito..”

Sorrisi e mi avvicinai per baciarlo.

“E a te.. per avermi aspettato..”

“E’ stato un piacere..” scherzò ma sapevo che in realtà doveva aver sofferto parecchio.

“Non deve essere stato facile per te..” sussurrai.

Si irrigidì un po’ pensando a chissà cosa ma poi tornò rilassato. “Bè.. no. Vederti con.. con quel tizio.. E non poterti toccare.. e non poterti baciare.. e sentirmi dire quelle cose..”

“Mi dispiace..” sussurrai sincera prima ancora che finisse. Volevo dirglielo da così tanto tempo, volevo dirgli quanto mi avesse fatto male mentirgli in quel modo.

“Non è colpa tua.. Non è colpa nostra..”

Restammo in silenzio per qualche minuto probabilmente pensando a entrambi a quanto la vita dovesse essere così ingiusta da metterci davanti così tanti ostacoli proprio quando ci eravamo trovati.

Decisi di rompere il silenzio. “A proposito.. non mi hai detto tu come hai fatto a sapere tutto?”

E lui mi raccontò tutto.. mentre l’ansia per quello che avremmo dovuto affrontare cresceva sempre di più.

Istintivamente gli presi la mano e la portai al petto baciando le nocche delle dita. Non volevo sentire niente di tutto questo. Volevo solo stare bene con lui. Ma presto o tardi avremmo comunque dovuto affrontare la situazione.

“Hey” sussurrò alzandomi il mento con le nostre mani intrecciate. “Facciamo un patto?”

Annuii.

“Mentre siamo qui.. in Giappone, siamo solo io e te. Niente preoccupazioni almeno per due giorni. Quando torneremo alla realtà.. ci penseremo. Ci stai?”

Era davvero così male? Due giorni senza pensare a niente? Avremmo dovuto preoccuparci, ma l’alternativa di stare rilassata per qualche ora non mi dispiaceva per niente e poi lo volevo anche io.

Annuii di nuovo un po’ insicura.

“Bene.. ora vieni qui..” e posò le sue labbra sulle mie.

 

POV Robert

 

Ovunque, cercavo lei ovunque. Non trovavo pace e sapevo che non l’avrei trovata finché non l’avessi vista di nuovo. Incredibile, ci eravamo lasciati da appena tre ore e già mi mancava in modo assurdo. Ma forse in realtà era normale. Dopo tutto quello che avevo passato per averla, ora era mia e il solo pensiero di non averla accanto mi mandava in ansia.

Agitavo la mano sotto il freddo pungente ma la mia testa era da tutt’altra parte. Era con lei, in quel pub, su quel palco, in quella stanza. Era con lei ovunque e ora la voleva vicino a me. Cosa avevo fatto per essere così fortunato? Quella ragazza, quella donna, mi amava. Nonostante tutto mi amava e io ancora non riuscivo a crederci.

Taylor si aggiunse a me e finalmente i miei occhi si posarono su di lei. Una visione, una dea in bianco scendeva da una macchina nera che si era appena fermata. Era assurdamente bella, il vestito bianco che lungo le copriva tutto il corpo mettendo in risalto le sue forme perfette, i capelli sciolti al vento e quegli occhi che anche da lontano brillavano come biglie.

Era davvero una dea scesa in terra, ed era mia.

Salutò i fan e poco dopo ci raggiunse mentre io cercavo con tutte le forze di non guardarla troppo per non dare nell’occhio, ma i risultato erano alquanto scarsi.

“Cos’hai Rob?” chiese ammiccante e io non risposi. Come potevo elaborare un pensiero di senso compiuto?

“Hai perso la lingua?” disse di nuovo ridendo continuando ad agitare la mano per salutare.

Seguendo Kris e Taylor che camminavano ci trovammo su un piano rialzato.

Qualcuno da dietro ci copriva costantemente con gli ombrelli per non farci bagnare. Pioveva. L’aria era gelida e il vento freddo e potente ci invadeva, scompigliando i capelli di Kristen e portandomi quell’odore che mi stava facendo impazzire.

Continuavo a buttare l’occhio verso di lei, che era tra me e Taylor e nonostante i brividi di freddo, la vedevo sorridere. No.. non solo sorridere. Rideva, era felice e il pensiero mi riempì di gioia. Da quanto tempo non la vedevo così? Così spensierata, sorridente, felice. Sapevo che tutto sarebbe durato poco, prima o poi avremmo dovuto lasciare quel posto e tutta la pace che ci aveva portato ma finché saremmo rimasti lì volevo solo stare bene con lei.

Di nuovo scendemmo e percorremmo il tappeto e forse fu un bene per me distrarmi firmando gli autografi, altrimenti le sarei saltato addosso in quell’istante esatto. Ma la tregua durava sempre troppo poco e subito ci trovammo di nuovo a camminare per raggiungere una specie di balconcino rialzato e di nuovo mi sentii morire solo a guardarla. Salutammo i fan dicendo qualche parola di circostanza, ma lei si girava, e mi guardava. E sentivo il respiro mancarmi. Non riuscivo a pensare ad altro se non a lei e a quanto la volessi. Quando finalmente potemmo entrare mi bastò distrarmi un secondo per non vederla più.

Ma cosa..? Dove era andata? Dov’era finita?

Improvvisamente in ansia presi a guardarmi attorno mentre decine di persone che non conoscevo ci invitavano ad aspettare mentre si organizzava tutto per la conferenza stampa. Non li stavo nemmeno a sentire, continuavo a girarmi su me stesso in cerca di Kristen, ma ovunque mi voltassi vedevo solo giapponesi, facce tutte uguali.

Mi affacciai ad un piccolo corridoio alla mia sinistra e in fondo vidi una luce gialla e soffusa spirare dalla porta semichiusa.

Con nonchalance, fingendo di camminare per smorzare la tensione mi avvicinai a quella porta e dando una piccola sbirciata dallo spiraglio la vidi di spalle. Aveva cambiato vestito, ora indossava un vestitino nero che le arrivava un po’ più sopra alle ginocchia lasciando scoperte le sue gambe perfette e quelle spalle così lisce.

Senza farmi sentire entrai in punta di piedi. Teneva il viso basso impegnata a fare chissà cosa, non si era accorta della mia presenza. Lentamente mi avvicinai, chinai il viso e posai un bacio sulla sua spalla. Si irrigidì di colpo. Le spostai i capelli morbidi su un lato in modo da poterle baciare anche il collo. Inarcò la schiena e strofinò la guancia contro il mio viso mentre una sua mano ansiosa cercava la mia per intrecciarla alla sua vita.

Si appoggiò totalmente al mio corpo, portò la mano libera sulla mia nuca, nei miei capelli mentre la mia lingua esplorava ogni centimetro del suo collo.

La sentivo fremere sotto ogni mio tocco, il respiro farsi sempre più ansioso. Si voltò di scatto e incollò le sue labbra alle mie. Non dovette forzare molto e subito permisi alla sua lingua di incontrare la mia.

“Rob..” ansimò quando riuscì a prendere fiato, ma le sue mani continuavano a muoversi tra i miei capelli avvicinando la mia bocca al suo collo. “Potrebbe entrare qualcuno..”

La porta era anche socchiusa, ma stranamente in quel momento era il mio ultimo problema. “Vorrà dire che faremo presto” dissi e con un solo movimento alzai il suo bacino poggiandola seduta sul mobile. Intrecciò le gambe alla mia vita e presi a carezzarle lentamente raggiungendo il suo interno coscia. Sotto il mio tocco irrigidì e chiuse leggermente le gambe ma la sua bocca continuava indisturbata la sua opera mentre si stringeva alle mie spalle.

Strinsi le sue cosce con le mano e con un improvviso movimento di bacino si avvicinò ancora di più a me e i nostri corpi ormai erano completamente a contatto e proprio quando sentii la mia erezione premere contro il pantalone.. delle voci dal corridoio.

“Cazzo!” esclamammo insieme.

Kristen subito mi spinse via e si mise in piedi abbassandosi il vestito e passandosi una mano tra i capelli mentre io cercavo di reprimere i miei bisogni. Porca puttana!

Fortuna che avevo una giacca abbastanza lunga.

“Kristen sei pronta per il trucco?” disse una donna aprendo la porta e trovando Kris  che cercava di aggiustarsi i capelli e io che macchinavo con la giacca che mi ero tolto per tenerla appositamente in mano e nascondere, almeno finché non mi fossi un po’.. calmato.

Sia io che Kris ci voltammo a vedere quella che doveva essere la truccatrice, che ci guardava un po’ accigliata.

“Scusate.. ehm.. posso tornare dopo..”

“No!” dissi subito io cercando qualche parola per giustificarmi, ma fu inutile. “Stavamo solo.. ripetendo.. ehm.. provando.. la stavo aiutando a…”.

Oh ma insomma! Perché avrei dovuto giustificarmi con quell’estranea?!

Lanciai un’occhiata furtiva a Kris si mordeva le labbra nell’intento di trattenere un sorriso. Tornai a fissare la donna che ci guardava accigliata.

“Bene.. a dopo..”. E con quelle due paroline mi dileguai fuori dalla stanza e rimasi in corridoio ancora un po’. Non mi resi conto di quanto tempo ci fossi restato a vedere la gente che andava e veniva finché non uscì Kristen.

Con i capelli decisamente più in ordine e quel filo di trucco che la rendevano perfetta, mi guardò e scoppiò a ridere.

“Ma che ti ridi?” sussurrai mentre si avvicinava verso di me.

“Scusa.. ma avresti davvero dovuto vedere la tua faccia!” continuò imperterrita a ridere.

“Non è stato divertente..” risposi ironico.

“Per me lo è stato. E poi scusa.. te la sei cercata”

“E’ colpa tua!”

Spalancò gli occhi e mi guardò perplessa. “Scusa.. e per quale assurdo motivo ora la colpa sarebbe mia?”

Allungai un po’ il braccio, quel poco che mi bastava a sfiorarle un po’ la vita senza dare troppo nell’occhio. “Sei troppo bella.. Sei troppo sexy.. Sei troppo..”

Mi guardava negli occhi mentre le dicevo quelle cose e per un istante vidi le sue gote dipingersi di rosa acceso e abbassò lo sguardo imbarazzata.

“Ma.. che dici..?”

“Solo la verità..” le sfiorai la guancia. Era più forte di me, non potevo trattenermi.

I suoi occhi imbarazzati erano biglie impazzite che non sapevano che direzione prendere per evitare quei complimenti. La mia Kristen. Sempre a sottovalutarsi. Quando avrebbe accettato un complimento senza stupirsi?

“Bè.. stavo per dire lo stesso di te.. Vuoi smetterla di tentarmi in questo modo, per cortesia?”

“Io ti starei tentando? Kristen.. Tu mi stai facendo impazzire..”

Si avvicinò a me, a due centimetri dalle mie labbra.

Ma c’era qualcuno? Potevano vederci? Non lo sapevo e non mi importava.

“Davvero? E come?” soffiò sulle mie labbra reclinando un po’ il collo ed esponendolo proprio sotto la mia bocca.

Che brava! Sapeva bene come fare il suo gioco..

“Ti odio..” dissi in un ghigno e lei sorrise. Sapeva che in realtà quelle parole nascondevano un Ti amo, ma se continui così ti sbatto contro la parete.

“Però! Ieri sera mi amavi e oggi mi odi. Abbiamo le idee un po’ confuse eh?”

“Non giocare con me..”

“Non lo faccio..” sussurrò all’orecchio poggiandosi al mio corpo.

Mi stava davvero facendo impazzire.. proprio ora che mi ero calmato per giunta.

“Ragazzi dobbiamo andare!”. Era la voce di Taylor che si affacciava al corridoio. E lei mi stava praticamente addosso. Cazzo!

Tuttavia non sembrò scomodarsi per niente. Con tutta la calma di questo mondo si allontanò e continuando a guardarmi disse: “Veniamo”.

Io la fissavo e lei mi sorrideva.

“Risparmia le energie per stasera Pattinson” disse e con un movimento fluido andò verso Taylor che, ora che potevo vederlo, era privo di espressione.

E io restai immobile, con lo sguardo fisso sulle sue gambe  che si muovevano ritmicamente sempre più lontane da me.

Perfetto.. ora avevo ancora meno voglia di fare quelle dannate interviste. Ma a che cazzo servono le conferenze stampa?

 

A farmi impazzire ancora di più. Ecco a cosa servivano.

Credevo che durante le interviste Kristen si sarebbe trattenuta, e invece, con mia grande sorpresa non aveva fatto altro che lanciarmi occhiate e girarsi verso di me. Non sapevo se lo faceva di proposito o inconsciamente, ma la capivo perfettamente. Anche io gravitavo verso di lei come un’orbita che non trova pace nell’universo, sempre in movimento. Io la mia pace l’avevo trovata, peccato che non potessi approfittarne e lei non faceva niente per rendermi tutto più facile. In realtà non faceva niente e basta, ma mi bastava guardarla per perdere il senso delle parole che volevo dire. Le sue gambe, i suoi capelli, i suoi sorrisi spontanei. Il suo tocco. Non riuscivo a tenere gli occhi lontani dalla sua perfezione e ridevo da solo senza motivo.

Perché ridevo? Non lo sapevo ma anche ora che ero steso sul letto della mia camera d’albergo mi resi conto di avere un enorme sorriso stampato in faccia.

Forse ero semplicemente felice. Felice e basta.

Non c’era altro motivo. La mia felicità racchiudeva tutto quello che avevo sempre voluto. Lei era tutto quello che avevo sempre voluto ed ora era mia.

Wow. Lo era davvero.

Ecco perché sorridevo. Pensare a lei mi faceva stare bene, e immaginarla con me mi scaldava il cuore.

Certo, sarebbe stato meglio se non me l’avessero portata via subito dopo le interviste. Eravamo a malapena riusciti a scambiarci due parole e scappando via col fratello mi aveva fatto segno di aspettare.

Ma cosa voleva dire? Cosa dovevo aspettare? Dove dovevo aspettare? Ed era già un’ora che stavo in camera senza fare niente, solo ad aspettare. Non ce la facevo più.

Mi alzai di scatto dal letto e senza preoccuparmi di prendere niente mi diressi alla porta, l’aprii di scatto e.. lei era lì, con la mano alzata in un pugno.

“Ciao..”

“Dove stai andando?” chiese abbassando la mano.

“Io.. stavo venendo da te..”

“Ti avevo detto di aspettare”

“Lo so.. ma stavo morendo..”

Sospirò felice. Accertandomi che non ci fosse nessuno nel corridoio allungai una mano e afferrai la sua invitandola ad entrare. Chiusi la porta alle mie spalle e circondandola con le mie braccia, l’abbracciai e affondai il viso nel suo collo.

“Mi sei mancata..” sussurrai.

Si strinse a me. “Non avevo dubbi. Mi stavi mangiando con gli occhi prima”

“Si è notato tanto?”

Rise. “Se non sei stupido o cieco.. si..”

Non potei fare a meno di sorridere sul suo collo beandomi del suo profumo. Quanto amavo quella ragazza.

“Mi sei mancato anche tu..” sospirò e in un attimo le sue mani furono subito nei miei capelli mentre baciava ripetutamente la mia guancia. Mi voltai e incontrai le sue labbra finalmente.

Ormai mi sembrava di conoscerle così bene da sentirmi a casa quando la baciavo. Era una sensazione che non avevo mai provato con nessuna. Con lei era tutto diverso, come se sentissi di dover stare con lei, come se tutto fosse stato scritto. Quello era il mio destino.

“Dove sei stata?”

Affondò il viso nel mio petto circondandomi la schiena e io la strinsi ancora di più a me.

“Interviste.. doccia..”

“Potevi farla qui..”

Le sentii sorridere e guardarmi maliziosa. “Mio fratello voleva parlarmi..”

“Davvero?”

“Voleva sapere come stessi. Sai che ho raccontato tutto alla mia famiglia. Non ce la facevo a tenermi tutto dentro..”

Povero amore mio. Ripensando a quanto avessi sofferto io negli ultimi due mesi non mi ero mai soffermato a pensare a quanto avesse potuto stare male lei, e saperlo in un certo senso mi faceva piacere.

Le baciai i capelli cercando di rassicurarla e di non pensare al passato.

“Ehm.. ma hai raccontato tutto tutto ai tuoi?”

“Bè no.. Non ho detto che mi hai.. ehm.. deflorata.” Disse ridendo. “Ma credo che l’abbiano capito. Queste sono cose che una madre vuole intuire e non sentirsi dire.. Almeno per me sarebbe così..”.

Si alzò sulle punte dei piedi e avvinghiandosi alle mie spalle mi baciò. Senza fretta.

“Mi manchi così tanto” sussurrò con un filo di tristezza nella sua voce.

“Ma.. sono qui..” la rassicurai carezzandole i capelli.

“Lo so.. Ma domani andiamo via.. e..e.. Già mi manchi se ci penso..”

Mi si strinse il cuore a sentirle dire quelle parole, così sofferte.

Le presi il viso tra le mani e avvicinai le nostre fronti.

“Hey.. che abbiamo detto?”

Con gli occhi inchiodati ai miei si morse le labbra e socchiudendo gli occhi annuì. “Scusami..”

“Non scusarti” dissi baciandole la fronte. “Pensa a noi come qualcosa di.. irraggiungibile. Per stasera.. siamo irraggiungibili..”

Sospirò forte e finalmente riuscii a vedere di nuovo quel sorriso che tanto amavo.

“Irraggiungibili..” annuì.

“Si..” confermai e la strinsi forte a me.

“Sai.. stavo pensando.. manca ancora un’ora alla cena..”

“Avevi qualcosa in mente?” dissi scrutando il suo sguardo.

Scrollò le spalle. “Spero che tu abbia conservato le energie..”

“Non sono mai a corto di energie io.. E poi.. se ho capito bene.. dopo un mio bacio.. ti senti molto meglio..” dissi usando le stesse parole che aveva usato lei durante il fan Event.

“Oh si.. e poi si sa.. la terza volta è la migliore..” soffiò al mio orecchio.

“Senza dubbio..” sussurrai e incollai le mie labbra alle sue facendola mia ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** I'm Yours ***


Salve! Buona Domenica a tutti! ^^

Se ve lo state chiedendo.. non sono ne morta ne sparita.. ho solo un po’ da fare.. però appena posso scrivo qualcosa e aggiorno. Questo capitolo.. non so.. mi è uscito così. Ogni tanto mi va di raccontare qualche piccolo aspetto di vita quotidiana.. che poi sono anche i momenti migliori.. perché è quello che rende una coppia simile ma diversa da ogni altra.. è quello che da equilibrio. Vabbè.. prima di iniziare uno sproloquio filosofico mi fermo se no vado a vanti per ore.. e vi lascio il chappy. Grazie mille a tutti! ^^ Vi voglio bene! Un bacio!

 

Capitolo 38

 

I’m yours

 

POV Kristen

 

 “Ok.. devo dire che quando ti ho invitato qui non era così che mi ero immaginata la serata..”

“Studia”

Sbuffai rumorosamente. “Cos’è questa fissa per la mia istruzione stasera?” chiesi leggermente irritata dall’alto della scrivania. Lo fissai. Lui era lì, steso sul mio letto. Era assurdo. Come pretendeva che riuscissi anche solo a concentrarmi con lui a qualche centimetro da me?!

“L’istruzione è importante..”

“Ma per telefono avevi detto che sarebbe stata una serata produttiva..” dissi un po’ ammiccante sottolineando la parola produttiva.

“Infatti..”

“Allora devo essermi persa la parte produttiva..”. Sperai capisse dal mio tono quanto ero seccata. Insomma, ero riuscita a farmi coraggio e invitarlo a casa, uno dei pochi posti in cui non avremmo avuto problemi e cosa avevo ottenuto? Una domenica sera sui libri. Potevo cadere più in basso di così?

“Kristen.. è troppo chiederti di concentrarti per più di due minuti consecutivi?”

“Si! Soprattutto se tu stai lì a fissarmi..”

Rise, una risata leggera e spontanea e agitò leggermente la rivista che aveva in mano per farmi capire che era impegnato a fare altro e che non passava tutto il tempo a fissarmi.

“Fa lo stesso. Tu sei lì.. come pretendi che mi concentri? Sto sulla stessa pagina da tre ore..”

“Ho notato..” disse ridendo.

“Ah ah! Allora è vero che mi fissi!”

Mi guardò con l’aria colpevole di chi è appena stato sgamato e poi si rilassò in un sorriso sincero. “Ogni tanto sbircio”

“E non ti innervosisci a stare lì senza fare niente mentre io..ehm.. studio..” dissi quell’ultima parola facendo le virgolette con le dita. Cioè.. come potevo anche solo leggere una frase di senso compiuto con lui nella mia stanza? Ogni parola mi faceva avere pensieri del tutto impuri e incoerenti con la storia.

Attacco... Espugnazione… Vendetta… Rivincita… Conquista...

Presa da quei pensieri mi alzai dalla mia sedia e sinuosamente mi mossi verso il letto. Poggiai un ginocchio, poi l’altro, un mano, un braccio e gattonando sul letto arrivai a lui. Mi leccai le labbra mentre lui mi guardava senza fiato. Non riuscivo a sentire il suo respiro e immaginai che gli si fosse bloccato in petto. Con un movimento veloce gli tolsi la rivista dalle mani lanciandola dall’altra parte del letto e mi allungai su di lui.

Mi avvicinai piano. Se avesse voluto fermarmi l’avrebbe fatto ma come immaginavo, non lo fece. Lo baciai. Poggiai le mie labbra delicatamente sulle sue aspettando che fosse lui ad approfondire il bacio e a schiudere le mie.

Non dovetti aspettare molto. In un secondo le sue mani furono alla mia vita e le mie sul suo petto e nei suoi capelli mentre mi adagiavo comodamente mettendomi a cavalcioni su di lui.

Mi strusciai piano su di lui ringraziando di aver chiuso la porta a chiave.

“Kris.. i tuoi..”

“Ho chiuso a chiave” bisbigliai sulle sue labbra mentre prendevo il suo viso tra le mani per avvicinarlo al mio. Mi strinse a lui per qualche secondo e poi mi lasciò andare facendomi rotolare al suo fianco.

“Non mi provochi signorina Stewart..”

Mi puntellai sui gomiti guardandolo senza parole.

E che cazzo!

“Prima il dovere e poi il piacere” riprese a sfogliare la sua rivista.

“Dio, ma quanti anni hai? 80?”

“Almeno ad 80 anni ci arriverò con un diploma”

Bè. Questo era un colpo basso. Stava decisamente giocando duro. Far leva sul mio senso di responsabilità quando tutto quello che volevo era lui.

“Stai dicendo che sono troppo stupida per prendermi uno straccio di diploma?” lo provocai.

“Al contrario.. credo che tu sia troppo intelligente per lasciarti andare. Non voglio essere una distrazione per te”

“Rob.. se non volevi essere una distrazione per me non dovevi venire! Mi stai deliberatamente provocando!”

“Kristen, non girare la frittata. Devi studiare. Sei indietro”

Mi misi subito sulla difensiva. “Cosa te lo fa pensare?”

Mi guardò alzando un sopracciglio. “Non sapevi nemmeno dove fossero i libri..”

Cazzo. Altro colpo basso. Mi aveva presa alla sprovvista. Se avessi saputo che la serata sarebbe andata in quel modo avrei cercato i libri per casa invece di fare la figura dell’idiota che non studiava da così tanto da non ricordare nemmeno dove li avesse messi l’ultima volta.

Mi schiarii la gola. “E’ solo.. perché.. mia madre sposta sempre tutto..”

“Erano quasi pieni di polvere..”

“Se vabbè, ora non esageriamo..”

“Kris”

“D’accordo” mi arresi. “Ammetto di non aver studiato molto negli ultimi due mesi ma recupererò..”

“Kris partiamo tra due giorni..”

“.. e tutto quello a cui riesci a pensare è il mio studio? Ma stai dicendo seriamente?”

Scrollò leggermente le spalle.

Wow. Ma che gran faccia tosta. Non potevo crederci. Improvvisamente sentii una strana sensazione nello stomaco e l’urgente bisogno di allontanarmi da lui. Solo quando fui di nuovo alla scrivania con la testa china su quel dannato libro mi resi conto che mi ero sentita respinta.

Cercando di nascondere il viso chinai il capo in modo da non poter rendere visibile nessuna sfumatura. Non volevo che mi vedesse così, non per colpa sua. Eppure quella sensazione non si decideva ad abbandonarmi e ogni secondo sentivo il peso sullo stomaco farsi sempre più gravoso e insopportabile.

Lo sentii muoversi, il rumore del materasso che si alleggeriva dal suo peso e poi i suoi passi. Cercai di respirare regolarmente finché non lo sentii dietro di me.

Si chinò al mio orecchio. “Che succede?” bisbigliò.

Aggrottai la fronte cercando di evitare la strana sensazione nel mio stomaco.

“Sto studiando” riuscii a dire con voce fredda.

Si chinò sulle ginocchia e arrivò al mio livello.

“Ti sei offesa?”

“No..” dissi con un filo di voce.

“Credi che non ti voglia?”. Trascinò il suo naso lungo il mio collo e mi fece rabbrividire.

Non risposi. Non riuscivo a rispondere.

“Kristen.. non sai quanto mi stia trattenendo dal saltarti addosso..” sussurrò.

“Amore sono solo preoccupato..”

Mi gelai, immobile più di quanto non fossi già. Amore. Mi aveva davvero chiamata amore?

In un secondo dimenticai tutto quello che stavamo dicendo, dimenticai di essere irritata e di volergli sbattere quel libro in testa e mi sciolsi come neve al sole.

“Che c’è?”. Doveva aver notato che lo stavo fissando con lo sguardo da pesce lessa.

Scossi leggermente. “N-no niente.. è che mi hai chiamata amore..”. abbassai il viso imbarazzata.

Anche lui chinò il viso per incontrare i miei occhi. “Non è la prima volta” mi fece notare.

“Si lo so.. però.. tutte le altre volte eravamo sempre in qualche situazione melodrammatica.. e ora invece.. Non lo so.. mi è sembrato più normale. Come se mi chiamassi così per la prima volta..”

Oddio. Ma gli stavo davvero dicendo quelle cose? Che cavolo mi aveva fatto quel ragazzo?! Io. Io che non ero mai stata così aperta con nessuno, nemmeno con Mike che conoscevo da più di quattro anni.

Cazzo. Mike. Altra questione che avrei dovuto affrontare prima o poi.

“Scusa è una cosa stupida..” sussurrai scuotendo il capo.

Lui mi prese il viso tra le mani e guardandomi negli occhi, lasciandomi sprofondare in quel blu, mi sorrise. “No, non lo è”

E poggiò le sue labbra sulle mie. Un bacio così dolce, come non ne avevo mai dati in tutta la mia vita. Era un bacio carico di.. amore.

Era questo quello che si provava quando si amava qualcuno? La sensazione che qualunque cosa accada andrà tutto bene, che non importa nulla se non c’è quella persona accanto a te, che basta anche solo un contatto per farti rabbrividire, che sogni quel contatto e sospiri quando finalmente lo ricevi.

Ero stata così ingenua.. avevo creduto di sapere così tanto sull’amore e solo adesso mi rendevo conto di non aver capito mai nulla. E forse nemmeno adesso lo sapevo. Non sapevo quali e quanti livelli di amore esistessero, sapevo solo che stavo provando qualcosa che non avevo mai provato in vita mia, qualcosa di completamente diverso a quello a cui ero abituata.

Abituata.

Ecco! Mi ero accontentata. Avevo lasciato che mi abituassi e ora invece era tutto nuovo e tutto.. diverso.

“Ora che ne dici di studiare un po’? Sei su quella pagina da quando hai iniziato..”

Sorrisi. “D’accordo”

“Brava”. Mi carezzò i capelli e mi diede un altro rapido bacio.

“Però.. posso venire a studiare sul letto?”

“Mi stai chiedendo il permesso di metterti sul tuo letto nella tua stanza?” chiese divertito.

“Bè.. a quanto pare stasera sei tu che decidi..”

Sorrise. “Certo che puoi” con una mano prese il libro e con l’altra afferrò la mia tirandomi su e portandomi al suo petto.

Mi baciò la fronte e poi mi trascinò sul letto.

Mi misi a gambe incrociate col libro davanti cercando davvero di concentrarmi ma lui continuava a carezzarmi i capelli con una mano e non aiutava per niente.

Uff” sbottai all’improvviso cercando di distrarmi. “Questa storia è una palla. Puntualmente la iniziamo daccapo ogni anno e non arriviamo mai ai giorni nostri.. ma che senso ha?”

Si mise a ridere. “Si chiama storia perché riguarda il passato..”

“Si ma.. che me ne frega a me del passato..” ammiccai. “Soprattutto se ho il presente davanti a me..”

Mi voltai e incontrai subito il suo viso appoggiato sulla mia spalla.

“Kris..”

Mmm..?”

Strusciò la sua guancia contro la mia portando da dietro una mano al mio petto e stringendomi a se. Ok. Ora potevo anche morire in pace.

“Perché devi sempre rendere tutto più difficile?”

Una risata diabolica quasi mi nacque da dentro al pensiero che stava cedendo alle mie provocazioni.

“Non credere che non sappia quello che stai facendo” mi punzecchiò mordendomi il lobo dell’orecchio destro.

Oh cielo.

Lo lasciai fare appoggiandomi totalmente al suo petto e reclinando indietro il capo. Portai una mano al suo viso e lo voltai verso di me per baciarlo.

Presto detto. In un secondo mi trovai di nuovo sul letto, stesa su di lui. Mmm.. forse non era stata una buona idea studiare sul letto. Insomma.. non lo sarebbe stata se l’intenzione fosse stata quella di studiare.

“Lo sai.. che sei.. impossibile?” sussurrò sulle mie labbra tra un bacio e un altro. Di tutta risposta approfondii il bacio lasciando passare la mia lingua nella sua bocca.

Lo sentii mugolare, ansioso. Le sue mani sui miei fianchi, tra i miei capelli. Non sapevano dove muoversi e io mi abbandonai completamente a lui e al suo respiro.

Proprio quando stava per cedere feci l’errore di spostarmi sul suo collo.

“Ma non ti illudere.. Non approfitterò di te nella tua stanza.. Non con i tuoi di sotto” disse trionfante appena fu libero di parlare.

Mi alzai subito su di lui, incontrando il suo sguardo vittorioso.

“Mi stai dicendo che una ragazza ti sta offrendo il suo corpo per farci quello che vuoi e tu rifiuti perché i suoi genitori sono al piano di sotto?”.

Doveva essere uno scherzo. Insomma.. che palle!

Annuì energicamente e sbuffando rumorosamente mi arresi del tutto e mi misi sul fianco.

“Però.. devo farti i complimenti. Non ho mai conosciuto qualcuno più pudico di te..”

Sorrise. “Tua madre è stata molto gentile.. non vorrei che cambiasse idea su di me”

“Mia madre ti adora” risposi senza nemmeno pensarci perché era semplicemente la verità. Lo aveva sempre adorato, dalla prima sera in cui aveva messo piede in casa e si era casualmente trovato a cena con noi.

Wow. Sembrava passato un secolo.

E ora.. quello stesso ragazzo che un anno prima era nella mia camera da pranzo, ora era nella mia camera da letto. Con me. Assurda la vita.

“Davvero?”

“Robert.. quando lo imparerai? Tutti ti adorano.. dalle fan più scatenate alle formiche che schiacci quando cammini”

“Ma solo una persona mi ama, vero?”

Sorrisi e annui lieve. “Lo spero per te…

Sorridendo abbassò la testa sul cuscino, proprio a qualche centimetro dalla mia, e continuando a fissarmi negli occhi iniziò a carezzarmi i capelli.

“Hai parlato con Michael?”

Wow. Mi prese totalmente alla sprovvista. Una domanda così all’improvviso. Quella domanda. Era la prima volte che chiamava Michael per nome. Non si era mai rivolto a lui in quel modo né tanto meno ne parlava con me.

Strabuzzai gli occhi e poi abbassai il capo scuotendolo piano. “Non dopo il Giappone. Avevamo litigato..”

Sperai che non ce l’avesse con me. sapevo quanto gli desse fastidio che facesse ancora parte della mia vita, ma era stato lui a mettere in mezzo l’argomento.

“E lui non ti cerca?” chiese corrugando la fronte.

Perché tutto questo interesse? “Chiama, ma non rispondo. Gli avevo detto che mi sarei fatta sentire io”

“E perché non lo chiami?”

“Vuoi davvero che lo chiami?”

“Non ho detto questo.. ti ho chiesto perché non lo fai”

Rimasi con gli occhi incatenati ai suoi per qualche secondo. Pensando.

“Non lo so” sussurrai infine. “Non.. non saprei cosa dirgli. Non è facile per me, Rob..”

“Non credo che lo sia” bisbigliò comprensivo. Continuava a carezzarmi i capelli e sapevo che era un buon segno. Stavamo solo parlando e le sue mani tra i miei capelli mi tranquillizzavano.

“Per quanto pensi di evitarlo?”

Di certo il suo interesse non era dettato da un’improvvisa simpatia per Michael. Immaginai che volesse assicurarsi che mettessi le cose in chiaro quanto prima.

“Non lo so” sospirai confusa al massimo. Dio, che complicazioni!

“Ma non verrà a Vancouver, vero?”

“Credo proprio di no” lo rassicurai dicendogli quell’unica cosa che forse sapevo. Avere Mike a Vancouver sarebbe stato un suicidio. Non avrebbe avuto senso. Avrei dovuto mettere le cose in chiaro prima della partenza. Ma come? Quando? Dovevo chiamarlo?

Per dirgli cosa poi? Mike sai com’è, mi sono innamorata di Rob, lo so da sempre ma solo adesso l’ho capito, scusa per averti preso per il culo per più di un anno?

Odiavo quella situazione. Avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa fare. Non potevo evitarlo per sempre. Mi stavo comportando da codarda e io odiavo i codardi.

Mi sentivo in colpa per come mi stavo comportando con Mike ma dentro di me ero al settimo cielo per quello che avevo trovato con Rob. Potevano due sensazioni così contrastanti dibattersi la mia coscienza senza lasciarle un attimo di respiro?

La voce di Rob interruppe il flusso dei miei pensieri riportandomi alla realtà. Dovevo essermi incantata.

“Kris, mettiti le scarpe. Usciamo”

“Cosa?”

“Usciamo. Andiamo fuori. Via di casa. Per strada”  ribadì il concetto mentre velocemente si metteva le scarpe.

Bene. Era assodato. Quel ragazzo non smetteva mai di sorprendermi. “Ma che fine ha fatto la serata studio?” chiesi ironica e leggermente scioccata.

“Al diavolo lo studio. Tanto non assimili più niente ora. Dai”

Capii d’un tratto quello che stava facendo: distrarmi, non farmi pensare a niente, ancora una volta. Avremmo dovuto pensarci, lo sapevo, lo sapevamo entrambi, ma stare insieme era fondamentale per noi in quel momento. Mordendomi le labbra non me lo feci ripetere due volte e velocemente infilai le scarpe e un maglioncino con cappuccio e mi misi in piedi.

“Pronta?”

“Sì” acconsentii e mi diede un rapido bacio per poi trascinarmi fuori la stanza e giù per le scale dove incontrammo mia madre.

“Mamma, noi usciamo”

“Grazie mille per tutto signora Stewart” sussurrò Rob con tono riconoscente.

“Oh ti prego Rob, chiamami Jules. Non me lo far ripetere”

“D’accordo allora, grazie infinite Jules. Davvero”

“Divertitevi ragazzi” rispose mia madre con un sorriso per poi sparire dietro la porta del salone.

Quanto adoravo mia madre.

“Andiamo” sussurrò Rob e prendendomi per mano mi portò fuori casa.

 

Mi guardai in giro esplorando con lo sguardo il luogo attorno a me. sembrava tutto così familiare, eppure ero sicura di non essere mai stata in quel posto. Il locale era tutto di legno scuro, luci soffuse pendevano dal soffitto ma erano le lampade rosse in ogni angolo a creare un alone di tranquillità e.. familiarità.

Solo quando la cameriera ci indirizzò in un posto più appartato, sotto richiesta di Rob, mi accorsi di essere praticamente appesa alla sua giacca.

Sembravo un pesce fuor d’acqua e non riuscivo nemmeno a capire perché.

Entrammo in una stanza completamente deserta nonostante fosse abbastanza ampia. Riflettei che nemmeno nella sala principale c’era molta gente e poi chi avrebbe avuto ragione di richiedere uno spazio più appartato se non noi due?

“Volete già ordinare?” chiese la cameriera rivolgendosi a me quando mi fui seduta.

“Ehm..io.. Prendo quello che prende lui..” la buttai lì, tanto non avevo nemmeno molta fame.

Rob mi fece uno strano sorriso come a chiedermi se fossi sicura e subito si rivolse alla cameriera.

“Prendiamo due porzioni di sushi, una di ramen e poi due porzioni di Onigiri

“Da bere?”

Rob si voltò verso di me. “Ehm.. una birra piccola”

“Una media per me” disse lui e sorridendo la cameriera sparì dietro il separé che ci divideva dal resto della sala.

Lo fissavo senza dire una parola, a bocca aperta, come una perfetta idiota.

“Cosa?” chiese quando si accorse del mio sguardo da ebete.

“Dove siamo?” dissi con una leggera risatina.

“Non ti piace?”

Scossi subito il capo riprendendomi dallo stato di trance in cui ero caduta. “Nono, anzi.. è che non c’ero mai stata..”

“Fanno dell’ottima cucina giapponese ma non ci viene quasi mai nessuno.. è molto indiscreto come posto”

Ecco. Ora capivo. Quel posto. Il Giappone. Mi ricordava il Giappone. Le luci soffuse, le candele, le tende, l’atmosfera calda e avvolgente.

A rompere il mio sguardo perso nel suo fu la cameriera che ci portò le nostre birre.

“A te piace il cibo giapponese, vero?”

Scrollai un po’ le spalle per rispondere alla sua domanda. Mi piaceva il cibo Giapponese? Non lo sapevo, non ricordavo nemmeno di averne mai mangiato. Sicuramente avevo mangiato il sushi ma in quel momento non riuscivo a ricordare niente.

“Kristen stai bene? Sembri.. scioccata..”

“Lo sono” le parole uscirono subito dalla mia bocca senza alcuna spinta da parte mia. “Questo posto è.. è..”

“Ti piace?”

Mi fermai un secondo prima di rispondere. “Molto..” sospirai sincera. “E’ come il ricordo di un sogno..”

Sorrise. “Non l’ho scelto a caso..” sussurrò mentre posava la sua mano alla mia che avevo poggiata sul ginocchio.

“Ma forse.. forse non saremmo dovuti uscire.. Se ci vede qualcuno?”

“Te l’ho detto.. non viene mai nessuno. Si sta tranquilli..”

Non ebbe nemmeno finito di parlare ed una vocina squillante lo interruppe.

“Scusate!”

Subito allontanammo le mani ci voltammo entrambi a guardare la ragazza che era appena entrata.

Si avvicinò a noi e con voce calmissima ci chiese se poteva avere una foto.

Lanciai un’occhiata a Rob alzando un sopracciglio e lui di rimando fece finta di niente.

“Certo..” sussurrò insicuro lasciando che quella ragazza si facesse qualche foto con noi e non potei non pensare alle nostre mani che si sfioravano.

Se fossero uscite quelle foto.. porca puttana!

Ma come avremmo potuto dire di no senza sembrare scortesi o arroganti?

“Grazie mille!” sussurrò la ragazzina emozionata e la salutammo mentre andava via dalla sala.

Mordendomi le labbra mi voltai a fissare Rob che con gli occhi bassi sorseggiava la sua birra. Alzò lo sguardo quel poco che gli bastava per incontrare i miei occhi scrutinatori.

“Non ci viene mai nessuno eh?”. Alzai le sopracciglia.

Mmm” si schiarì la gola. “Evidentemente fai più colpo di me”

Gli lanciai un’occhiataccia conscia di quanto quell’affermazione fosse falsa, ma non volevo innervosirmi né preoccuparmi quella sera.

“Speriamo solo che la ragazzina le tenga per se..”

Quand’ero con Rob il tempo sembrava non importare. Prima delle portate avevo già finito la mia birra e ordinata un’altra sotto lo sguardo preoccupato di Rob.

“Che c’è?” gli chiesi sorseggiando la mia seconda birra.

“Non esageri?”

Inevitabilmente scoppiai a ridere nel bicchiere sputando quel poco che avevo bevuto.

“Carissimo.. io lo reggo l’alcool, non come certa gente che va al pub e si ubriaca con qualche birra, e poi ho diciotto anni..”

“.. e visto che in America è legale bere dai 21 anni in poi, stai infrangendo la legge”

Posai il boccale. “Denunciami” dissi con sfida.

Mosse le labbra, sinuosamente, in quel modo che mi faceva impazzire. Solo lui muoveva le labbra in quel modo, come se anche la sua lingua stesse pensando. Senza nemmeno accorgermene presi a fissarlo, concentrata. I miei occhi persi su quelle labbra.

Con un movimento fluido si spostò lentamente accanto a me e una mano sulla panca e l’altra raggiunse la mia mano sul tavolo e prese a carezzarmi le dita.

“Mi sa che devo proprio riportarla sulla retta via Signorina Stewart” disse continuando a muovere le labbra. Cosa gli avrei fatto in quel momento!

Un esile sospiro mi uscì. “Ho perso la retta via quando ho incontrato te” sussurrai guardando la sua mano che piano intrecciava la mia mentre il senso di benessere cresceva sempre di più.

Possibile che bastasse così poco per sentirmi bene?

“Ed è una brutta cosa?” sibilò avvicinandosi al mio orecchio.

Inclinai istintivamente il capo per avvicinare le sue labbra al mio orecchio.

N-no..” riuscii a dire chiudendo gli occhi mentre lui saliva e scendeva sul mio collo e respirava tra i miei capelli.

Si allontanò repentinamente quando sentì la cameriera avvicinarsi.

Un po’ scombussolata mi schiarii la gola e mi passai una mano tra i capelli mentre ci veniva servita la cena.

“Wow! Credevo che questi cosi esistessero solo nei cartoni animati!” esclamai prendendo da un piatto un.. non sapevo come si chiamasse, ma immaginai fosse un pasticcio di riso, di quelli a forma triangolare che si vedevano nei cartoni giapponesi.

Rob scoppiò a ridere e sentivo il suo sguardo estasiato su di me mentre esaminavo quella curiosa specie di arancino.

Me lo prese dalle mani e ne tagliò un pezzo.

“Devi assaggiarlo con questa salsa” disse immergendolo in un piattino con una strana salsa color panna.

“Assaggia” ripeté mentre le sue dita si avvicinavano alla mia bocca.

Allontanai un po’ il capo per esaminare quello che mi stava per mettere in bocca.

“Fidati” sussurrò e aprii la bocca.

Subito sentii un dolce sapore scendermi giù per la gola. Il riso sembrava liquido ma era la salsa che gli permetteva di scendere così facilmente. Dio, era ottimo.

Ma il sapore migliore era quello che avevano le sue dita sporche di salsa. Prima che potesse ritrarle afferrai il suo polso lasciandomele ancora in bocca. Per qualche secondo, il tempo di gustare il sapore della sua pelle, lasciando che la mia lingua assaporasse ogni goccia di quell’aroma assurdamente buono. Infine lo lasciai andare.

Lui mi guardava. Il suo sguardo era incomprensibile. Che stava pensando?

Strinse le labbra e lentamente le avvicinò alle mie e mi baciò.

Un bacio veloce, semplice.

“Sai.. è bellissimo poterti baciare così” disse e mi diede un altro bacio veloce, e poi un altro e un altro ancora. E uno sulla guancia e uno sul mento. E poi sull’altra guancia e sulla punta del naso. Infine afferrò il mio viso tra le mano e mi baciò di nuovo le labbra.

“Sai da quanto tempo volevo poterti baciare così? Come se fosse la cosa più normale del mondo..”

Ero quasi senza respiro, soffocata dalle sua labbra che si posavano ovunque sul mio viso.

“Scusami” sussurrai senza nemmeno accorgermene quando mi baciò la fronte.

“Scusa per cosa?”

“Non lo so.. per averti fatto aspettare così tanto.. Sono stata una stupida..”

“Basta” mi interruppe subito tenendo il viso fermo tra le mani. “Niente più scuse. Non ha più importanza ora” sussurrò aspettando che confermassi con un cenno dal capo.

Sorrisi.

“Bene.. ora.. mangia qualcosa che non sia io..” sogghignò per poi darmi un altro rapido bacio prima di afferrare le bacchette.

Con mia grande sorpresa scoprii di avere molta fame e in poco tempo divorammo tutto quello che ci trovavamo davanti. Sembravamo due naufraghi che non vedevano cibo da una settimana. Forse era la sensazione di benessere ad aprirmi lo stomaco. Ripensai ai mesi passati, quando anche solo pensare al cibo mi dava la nausea, quando lo stomaco rifiutava tutto, quando il dolore era troppo forte per concedermi anche solo la forza di masticare. Ero diventata uno zombie, ero dimagrita almeno cinque kili. Chissà se avevo ancora quell’aspetto e chissà se lui l’aveva notato.

Come se mi stesse leggendo nel pensiero lo trovai a sorridermi felice. “Mi fa piacere vedere che ti è tornato l’appetito. Sei troppo magra Kristen. Quanto sei dimagrita?”

L’aveva notato. Come poteva non averlo notato dopotutto?

“Ehm.. un paio di kili forse..” Scossi il capo e scrollai le spalle sperando che non desse molto peso alla cosa, ma fu inutile.

“Ma ora sto bene, davvero. Non è stato un bel periodo..”

“Lo so”

“Ma ora sto davvero bene. Dico sul serio. Non devi preoccuparti” sussurrai alzando una mano per carezzargli il viso. Subito portò la mano sulle mia e chiuse gli occhi per qualche secondo mentre chissà quale triste pensiero gli attraversava la mente.

Sospirò e aprì piano gli occhi. “Promettimi che mangerai di più. Promettimelo”

“D’accordo” risposi subito. “Te lo prometto” lo rassicurai e inconsciamente pensavo che quella era una delle prime promesse che gli facevo, una delle prime che davvero volevo mantenere se avesse servito a farlo stare meglio.

Portò la mia mano tra le sue e mi baciò il palmo.

“Grazie..” Sussurrò e non potei che ricambiare con un sorriso sincero.

“Vuoi qualcos’altro?”

“Se mangio qualcos’altro tornerò a casa rotolando..” risposi portandomi una mano alla bocca per bloccare in singhiozzo.

Lui si aprì in un sorriso e finalmente lo vidi più rilassato.

“Andiamo” bisbigliò prendendomi per mano mentre lasciava un biglietto da 50 sul tavolo. “Usciamo dal retro”

E senza chiedere nulla gli strinsi la mano e lo seguii per la piccola porta che affacciava su una specie di giardinetto. C’era prato inglese ovunque e un piccolo vialetto che portava alla strada. I miei occhi caddero subito sulle altalene a pochi passi da noi e mi avviai trascinandolo con me.

Wow, da quanto tempo non andavo su un’altalena! Senza pensarci troppo mi sedetti e presi a dondolare piano mentre lui mi guardava curioso.

Ridevo come una bambina di tre anni e non sapevo nemmeno perché.

Lo vidi sedersi sull’altalena accanto in direzione opposta alla mia in modo da avermi di faccia.

“Perché ridi?” lo sentii dire mentre andavo su e giù.

“Adoro sentire il vento in facciaaaaaa!” urlai mentre scendevo verso di lui per poi salire di nuovo su.

“E il vuoto nello stomacoooo” continuai in preda alla frenesia.

Non ero normale. Decisamente non ero normale.

“Puoi fermarti un secondo?”

“PERCHEEEEEE’?”

“Devo dirti una cosa” sembrava volere urlare in modo pacato. Era divertente vederlo così.

“Ok! Arrivooo” urlai per l’ultima volta e iniziai a frenarmi piano con i piedi finché non mi trovai di nuovo ferma faccia a faccia con lui.

“Dimmi tutto” respirai togliendomi i capelli dagli occhi.

Ci mise qualche secondo a rispondere. “Sei bellissima” sussurrò infine e con una mano mi portò i capelli dietro l’orecchio.

Rimasi sconcertata. “Era questo che volevi dirmi?”

“Non posso dire alla mia ragazza che è bellissima?”

Rimasi di sasso. La sua ragazza. Mi aveva davvero chiamata così?

S-sono.. la tua ragazza?” balbettai.

“Puoi essere quello che vuoi. Ma sei una ragazza.. e sei mia. Non m’importa del resto”.

Ero la sua ragazza. Perché mi stupivo tanto? Forse perché tecnicamente ero ancora la ragazza di qualcun altro? Eppure il pensiero mi sfiorava appena. Era una stupida accezione di cui non tenevo conto da almeno due mesi, eppure era ancora lì.

Ma in quel momento non mi importava di nessun altro se non di lui e del fatto che fossi sua. Ero sua, solo sua.

Mi portai in avanti e allungandomi poggiai le mie labbra sulle sue.

“Sono tua..” sussurrai sulle sue labbra che sorrisero sotto le mie.

“Posso chiederti una cosa?”

“Certo” bisbigliai poggiando la fronte contro la sua.

“Prima hai detto che hai perso la retta via da quando mi hai incontrato. Cosa vuoi dire.. ? Credi.. Credi che tutto questo sia sbagliato?”

Sorrisi e mi morsi le labbra. Mi ritirai per poterlo guardare negli occhi. “Non c’è retta via per i sentimenti. Hanno un sentiero diverso.. e .. lo so che le cose saranno difficili e so che seguire quella via sarebbe molto più facile, ma non posso ignorare quello che sento. Voglio seguire quel sentiero diverso.. con te..”.

Dissi quelle poche parole sperando che avessero un senso anche per lui, ma non ebbi dubbi quando vidi i suoi occhi brillare e il suo viso aprirsi in un sorriso dolce. Abbassai lo sguardo imbarazzata meravigliandomi di me stessa e di quanto fossi riuscita ad aprirmi con lui. Non l’avrei mai detto in passato.

Mi alzò il mento con un dito e incatenò i miei occhi ai suoi.

“Ti amo Kristen Stewart” sussurrò con un filo di voce.

“Ti amo anch’io.. Robert Pattinson” risposi senza esiti con lo stesso tono e sentii le sue labbra delicate sulle mie.

E non m’importava di non aver parlato di quello che avremmo dovuto affrontare, non m’importava di non aver risolto niente e di aver ignorato i nostri problemi ancora una volta. Ero sua e per il momento non volevo pensare ad altro. Almeno per quella sera, ero sua.

 

Ecco.. diciamo che la mia situazione “studio” al momento è simile a quella di Kristen.. se non peggio. Lei almeno ha Rob.. T.T e io ho un esame di cui non so ancora un cazzo..

Quindi in questo periodo aggiornerò molto irregolarmente.. mi dispiace.. Spero che però continuiate a seguirmi ^^

Grazie a chi mi segue, preferiti, recensisce.. ecc..ecc..

Ora vado a mangiare.. mamma ha fatto la crostata di frutta! Muhamuha! Buonaaaaaaa

Alla prossima! ^^

 

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

prudence_78: ^^ grazie mille! ^^

Roxisnotdied: Cess! T.T grazie mille! Se piangi tu allora mi devo preoccupare XD hauhaua Te quiero mucho cess! *.*

ANNALISACULLEN: hihi.. spero che questo capitolo ti sia piaciuto! E grazie mille! Alla prossima!

Anto_Pattz: Sociuzza! *_* grazie mille.. sono felice che ti sia piaciuto! Hauhaua.. quella leccatina di Rob.. mi sa che non se la scorda nessuno! Hauhaua.. che marpione XD

ledyang: vabbè.. non dico niente se no mi ammazzi.. ma comunque mi dai troppa “importanza” hauhaua.. però grazie mille! *.* TVNC pure io u.u cess u.u e ci finirai presto! Muhamuha aspetta di venire qui e ti ci chiudo dentro! Haahuahau

edwardina twalentina: XD hihi.. eh si.. finalmente insieme *.* che dolciumosi! Grazie per aver recensito!

Crazy_La: Hahha Laretta.. ma possibile che tu pensi sempre al calippo?! Hauhau -.-“ sei irrecuperabile.. un caso perso.. ma ti adoro! *_** grazie mille!

Broken Heart: Ciao! ^^ Ecco il chappy.. scusa se ti ho fatto aspettare così tanto.. ma grazie mille per la recensione! *.* un bacio! Sono felice che ti piaccia il mio modo di scrivere!!!

cate1991: Grazie a te per leggere e recensire! ^^

Imaginary82: Grazie mille.. sono felice che ti sia piaciuto! Scusa se sto indietro con la tua FF.. ma praticamente sto indietro con tutte.. riesco a stento a trovare il tempo per scrivere L appena posso recupero! Un bacio!

ariel7: Grazie mille Letiii! Mi fa piacere sentire da te che le cose in questa FF hanno un senso! xD anche se penso che andrò comunque al manicomio! @_@ a morte la befanaaaaaaaaaaa

simo1726: Simooooooooooo! Hauhau sai che mi manca scriverti la risposte alle recensioni? xD hauhaua.. mi fanno sempre morire le tue xD sei davvero un tesoro.. uno dei motivi per cui cerco sempre ispirazione a scrivere meglio ^^ so che ci tieni molto.. perciò.. grazie mille! Hihi.. spero che questo capitolo ti sia piaciuto.. un bacione forte! E.. ehm.. sto.. studiando.. ehm.. più o meno… hauhaua XD

yesido: *_* grazie mille Mel.. davvero.. hauhau ^^ bacio!

Kia_Twilighter: Ciao chiara! ^^ wow.. grazie mille1 recuperata in due giorni? O.o complimenti! Hauhaua Grazie davvero! Sono felice che ti piaccia e che ti piaccia anche l’altra! Un bacio! ^^

cloe cullen: hauhaua siiii sesso riparatore per tutto! hauhau XD ma ogni tanto un po’ di dolcezza non guasta! Hauahua XD Grazie Cloe! E si.. che schifo sto studio u.u mi sa che prima o poi pure mollo -.-“ hahaha.. no vabbè.. però per oggi basta hauhauah

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Love is pain ***


Ehm..ehm..ehm.. Salve :D

Sono imperdonabile.. lo so.. un mese dall’ultimo aggiornamento.. ma credetemi.. un po’ lo studio, un po’ mancanza di tempo, un bel po’ la mancanza di ispirazione.. hanno contribuito.. Però eccomi qui =) Sta storia non l’abbandono (non per il momento almeno xD) ma ci metterò un po’ a postare.. anche perché è un po’ difficile mettere insieme tutti i cocci.. infatti sto capitolo non è che mi piaccia molto.. -.-“ è troppo moscio.. però.. vabbè.. fa niente.. lascio giudicare a voi.. magari vi piace lo stesso..

Scusate non ho proprio tempo di rispondere alle recensioni.. ma grazie mille come sempre! E se avete dubbi o domande chiedete e vedrò di rispondere alle prossime =)

Grazie mille per continuare a seguirmi.. spero che ci siate ancora.. nonostante i ritardi nell’aggiornare.

Un grazie speciale a Simo che si fa sempre sentire! Grazie tesoro.. non lo sai forse ma mi incoraggi molto ad andare avanti!

Baci a tutti!!!

 

Ps. Non ho avuto il tempo di rileggerlo.. quindi scusate gli errori T_T

 

Within Temptation - All I Need

 

Capitolo 39

 

Love is pain

 

POV Kristen

 

"Buon compleanno.."

"Non me lo ricordare.."

"Robert!!! Rooooob! ti amooooooo"

"Ok.. ora basta" sbottai disperata.

Non era possibile lavorare in quel modo. Erano ora che tentavamo di girare quella scena e puntualmente le urla di quelle quattro oche interrompevano la scena. Non ne potevo più. E meno male che il set doveva essere chiuso!

"Non si può lavorare in questo modo". Mi resi conto che stavo praticamente urlando ma non me ne importava.

"STOP"

"Kris ti prego.." Rob mi sfiorò il braccio.

"No Rob.. scusa.. ma non ce la faccio.. è impossibile concentrarsi così"

"Lo so.. però.."

"Però cosa? Perché non vai da quelle quattro oche e gli dai quello che vogliono? Magari la finiscono di urlare come assatanate.."

"Roooooob! ti amiamoooooo!"

Oh mio dio. Se non scoppio adesso, credo che non lo farò mai più!

"Aaaaah! basta!"

Senza dire altro mi allontanai e a passo svelto mi diressi alla mia roulotte.

E non mi importava di aver fatto una grande figura di merda, non mi importava di aver fatto una pessima figura davanti la troupe. Era semplicemente troppo per me.

In preda alla furia entrai e sbattei la piccola porta della roulotte dietro di me.

Rimasi immobile per qualche secondo, senza muovermi, senza fare niente. E fu il mio sbaglio più grande.

Non fare niente mi dava il tempo per pensare.. e se pensavo, scoppiavo.

Era troppo. Era semplicemente troppo.

Afferrai le lattine di birra sul ripiano accanto a me e le scaraventai dall'altra parte del caravan. E mi sentii una sciocca. Mi ero sfogata.. ma sempre una sciocca.

Perché.. credevo che sarebbe stato tutto facile, credevo che sarebbe bastato essere onesti e tutto si sarebbe risolto, credevo che sarei riuscita ad affrontare tutto, ma ora non ne ero più tanto sicura.

Perché doveva essere tutto così difficile? perché non potevo vivere la mia vita senza sotterfugi, senza imposizioni?

Non avevo scelto io di vivere così.. era stato tutto così improvviso e non ero pronta a questo. Non ero pronta a tutte le complicazioni. Era stato semplice credere alle parole di Rob. "Andrà tutto bene" aveva detto. "Risolveremo insieme..".

E io ci avevo creduto.. ma ora invece quelle frasi risuonavano nella mia testa e mi sembrava tutto sbagliato.. tutto era troppo.

Non era così.. Non sarebbe andato tutto bene, non sarebbe stato tutto semplice. Non avremmo risolto un bel niente.

Mi buttai sul divano e affondai la testa nel cuscino, scoppiando in un pianto disperato. Non ce la facevo più. Avevo cercato di essere forte, di continuare, di accettare, ma era davvero troppo. Come potevano avere il controllo della mia vita in questo modo?

Potevano davvero dirmi cosa fare, chi vedere, chi chiamare.. chi amare? Si.. potevano e li odiavo per questo. Odiavo il mio lavoro per pesarmi così tanto quando invece avrebbe dovuto farmi sentire bene, odiavo Rob per avermi messa in quella situazione, e odiavo me stessa perché mi ero lasciata coinvolgere in quel modo da lui. Odiavo tutto e tutti.

E ora.. volevo solo piangere.

Sentii il rumore leggero della porta chiudersi e senza voltarmi restai con la testa china sul cuscino. Sapevo chi era.. o almeno speravo di sapere chi fosse.

Si avvicinò piano e dai suoi passi ebbi la conferma che era lui e mi odiavo ancora di più perché già riuscivo a riconoscere il suono dei suoi passi.. perché mi aveva travolto con se.. non lasciandomi via di fuga.

Lo vidi con la coda dell'occhio sedersi sulla punta del divano davanti al mio corpo ma non parlai e continuai ad evitare il suo sguardo.

Senza dire una parola allungò una mano e mi sfiorò dolcemente il braccio. Rabbrividii sotto il suo tocco.

"Kris.."

"Vai via.." sussurrai con voce roca e dallo specchio sulla porta della cabina armadio di fronte a me vidi il suo sguardo intristirsi.. i suoi occhi abbassarsi.

"Vai via Rob.. ti prego.. Non voglio che mi vedi così.."

"Così come?"

"Così!" ribattei sperando che non ci fosse bisogno di dire altro. Non volevo che mi vedesse con gli occhi rossi dal pianto. Non doveva vedermi debole.

"Tu sei sempre la stessa per me.."

Scossi la testa sul cuscino. "E' inutile uscirsene con queste frasi. E' tutto inutile.. Non serve a niente.."

"Non è per le ragazzine urlanti vero?"

Oh.. wow. Ma che genio! Come aveva fatto a capirlo?

Non parlai.

"E' per quello che ho detto stamattina?"

Un nodo alla gola mi bloccò il respiro per un attimo interrompendo un singhiozzo che suonò ancora più disperato di quello che era. Cazzo! ma perché dovevo piangere per tutto?

E le sue parole mi rimbombavano nella testa. Le sue, quelle di Stephanie, quelle di Nick, quelle di John.

Sembrava che tutto il mondo fosse contro di noi, e non potevamo farci nulla.

"Kristen ti prego.. rispondimi.."

Lo guardai in faccia per la prima volta. "Che vuoi che ti dica Rob?" dissi alzando di parecchio il tono di voce e mi parve quasi di vederlo rilassato per la mia ripresa.

"Mi dispiace Kristen.. per tutto.."

"Lo so! Lo so che ti dispiace! Ma non possiamo farci niente tanto. Dobbiamo vivere così.. non abbiamo scelta"

Ci mise un bel po’ a rispondere e sapevo che era perché non aveva niente da dire. Non c'era nulla da dire. Purtroppo le mie parole erano verità. Qualsiasi sua parola non avrebbe cambiato niente, non per il momento almeno.

"Credevo che avessimo risolto stamattina.. eravamo rimasti d'accordo che.."

"Che cosa Rob? Che devo chiamare Michael, devo chiedergli di venire qui e fingere di fare la bella coppia felice? E' questo che devo fare? Ne vale davvero la pena?"

"Cosa vuoi dire ora?"

Lo fissai per qualche secondo, cercando di non perdermi nei suoi occhi.

"Non lo so Rob.." dissi alzandomi e scrollando il capo per evitare il suo sguardo. Con le mani mi appoggiai di peso sul comodino, spalle a lui e testa bassa. E sentivo che le lacrime stavano per scendere di nuovo. Cazzo!

Lo sentii alzarsi e avvicinarsi a me.

"No Kristen.. aspetta un secondo. Fammi capire"

Non mi voltai e ingoiando il groppo in gola cercai di farmi forza per non scoppiare a piangere, ma era troppo tardi. Una lacrima veloce mi rigò il viso e cadde sulla mia mano. Fissai quella piccola gocciolina salata finché lui si avvicinò da dietro e con le nocche delle dita asciugò quel poco di bagnato che c'era sulla mia mano.

"Guardami Kris, ti prego. Almeno guardami"

Presi un profondo respiro e mi voltai. Glielo dovevo.

I miei occhi lucidi incontrarono i suoi e potevo dire che stava soffrendo. Lo stavo facendo soffrire di nuovo. Mi sembrava di non aver fatto altro da quando lo avevo conosciuto.

"Se non vuoi stare con me.. dimmelo subito.."

Rimasi a fissarlo negli occhi mentre una sua mano cercava la mia, sperando in un consenso, in una complicità che temeva di non trovare.

"Kris.." implorò una risposta.

Quanto avrei voluto mentirgli, quanto avrei voluto essere capace di dirgli che non lo amavo, che era stato tutto un gioco, ma lo avevo già fatto e non era servito a nulla. Che senso avrebbe avuto?

Non potevo negare la verità che lui sapeva e che voleva solo sentirsi dire. Non volevo mentire. Non più.

"Certo che voglio stare con te.." sussurrai debole stringendo la sua mano.

"Bene.. mi basta questo..". Dolcemente mi attirò per la vita e mi strinse a se e io lasciai che mi stringesse. Volevo che lo facesse.. volevo che mi fosse vicino, fisicamente vicino. Ne avevo bisogno, ora più che mai. E allo stesso tempo avevo paura di soffrire quando avrei dovuto averlo lontano, quando avrei dovuto stringere la mano di qualcun altro. Di nuovo la rabbia si impossessò di me e iniziai a singhiozzare come una scema.

"Sssh" mi cullò carezzandomi i capelli. "Va tutto bene.."

"Non è vero.." piagnucolai.

"Si.. va tutto bene. Andrà tutto bene.. Ce la faremo.. calmati ti prego.."

"Quando andrà tutto bene Rob? Quando avremo un po’ di pace?"

Sospirò sui miei capelli. "Non lo so amore mio.. ma ti prometto che accadrà.. e allora ci saremo solo io e te.. Te lo prometto.."

"Ma come fai ad essere così calmo?" bisbigliai sulla sua maglietta.

"Credi che io sia calmo? Non sai quello che sto provando.. Ma passerà. Deve passare.. Devo crederci.. e devi crederci anche tu..".

Stretta tra le sue braccia sembrava quasi facile lasciarsi cullare dalle sue parole, ma sapevo che la verità era tutt’altra. Sapevo che dentro anche lui moriva, sapevo che sarebbe morto di gelosia nel vedermi di nuovo con un altro e sapevo che lo stava nascondendo solo per dare conforto a me.

Strinsi più forte le mie braccia contro la sua vita e chiusi gli occhi respirando il suo profumo. Finalmente iniziavo a calmarmi un po’.

“Meglio?” sussurrò al mio orecchio mentre mi cullava e mi carezzava i capelli.

Annuii impercettibilmente staccandomi un po’. Lui prese il mio viso tra le mani e incatenò i miei occhi ai suoi, senza dire niente. Restammo a fissarci per un po’, perso l’una negli occhi dell’altra. Era così facile perdermi nei suoi occhi.. c’era così tanto lì dentro che avrei potuto naufragare per sempre..

Dopo un po’ prese a carezzarmi le guance con i pollici poi si avvicinò e mi lasciò un dolce bacio sulle labbra.

“Scusami Rob..”

“Per cosa?”

Arrancai nelle parole. “Non.. voglio che pensi che io abbia dubbi..”. Sospirai pesantemente prima di andare avanti. “E’ che a volte sembra tutto così difficile.. e vorrei solo prendere il primo treno e scappare da qualche parte..”

“Anche io, sai? Vorrei prenderti per mano e andare via da tutti, ma poi mi rendo conto che la fuga non servirebbe a nulla. Voglio affrontare questa cosa con te, non scappare via..”

Cercava di essere convincente ma non riuscivo a dargli pienamente ragione, non ancora almeno.

“Andiamo?”

Annuii di nuovo anche se non mi andava per niente di tornare.

“Che figura.. crederanno che sia una ragazzina capricciosa..” farfugliai con voce stanca.

“Nessuno crede niente del genere.. Anzi.. Chris ha dato mezz’ora di pausa e voleva mandare qualcuno a vedere come stavi e se avevi bisogno di qualcosa..”

Mi rilassai un po’ a quelle parole.

“D’accordo.. andiamo..”

Lo presi per mano e mi condusse fuori dalla roulotte. Quando fummo quasi vicini agli altri gli lasciai la mano e mi aggrappai alla maglia con disinvoltura. Non sapevo se gli altri sapevano e soprattutto cosa sapevano, ma non avevo certo intenzione di fare la parte della ragazza azzeccosa che cammina sul set mano nella mano col suo ragazzo. Non ero così.. e se fosse successo sarebbe stato solo per casi particolari. Non volevo che gli altri ci identificassero come “la coppia” del gruppo anche se ero abbastanza sicura che ormai avessero capito tutto.

Mi passai una mano tra i capelli e poi sugli occhi sicuramente ancora arrossati. Dovevo sembrare uno zombie ma nessuno disse niente. Che sapessero davvero quello che stava succedendo? Che sapessero davvero quello che stavo passando? Forse si.. era difficile mantenere un segreto in questo campo..  Tutti fissavano me e Rob senza dire una parola.

“Tutto bene tesoro?” Peter ruppe il silenzio venendomi incontro e prendendomi una mano.

Annuii. “Certo.. scusatemi..io.. non so che mi è preso..” tentai di giustificarmi.

“Va tutto bene Kristen, non scusarti” intervenne Chris passandomi una bottiglina d’acqua.

“Ma che è successo?”. Ti pareva.. Era impossibile per Nikki non insistere su qualcosa.

“E’ solo un po’ stressata. Capita a tutti. Lasciamo stare questa scena, la giriamo un’altra volta. Passiamo avanti..”

Lo conoscevo da tre settimane appena ma già adoravo quell’uomo. Mi era piaciuto la prima volta che lo avevo conosciuto e il fatto che avesse passato un’intera notte a scrivere un resoconto del perché avesse scelto la direzione del film e di quanto gli facesse piacere lavorare con noi non aveva fatto altro che confermare le nostre impressioni. Si vedeva che metteva l’anima in quello che faceva. Girava per il set in pantaloncini, oppure con tre strati di maglie a seconda del tempo e non faceva che dire “State rilassati e continuate così”. Riusciva a diffondere una tale tranquillità che era impossibile essere nervosi con lui alla regia. Eravamo stati davvero fortunati ad avere un tipo come lui alla direzione di un film tanto buio e profondo come New Moon.

Lo guardai grata  e lui ricambiò con un ampio sorriso sincero.

“Forza al lavoro! Passiamo alla prossima!”

 

Tra una ripresa e l’altra non mi sembrava vero di aver passato quella giornata, o quasi almeno. Stavamo ancora girando, eppure sentivo che c’era qualcosa che non andava e credo che lo avvertisse anche Rob. Inutile dire quanto fossimo in sintonia nelle scene insieme, non c’era praticamente bisogno di darci indicazioni, non c’era bisogno di dire niente, governavamo la scena e anche se non lo ammettevo quando ce lo dicevano, sapevo dentro di me che era così. Non si poteva negarlo. E stavolta sentivo che mancava qualcosa.

Io e Rob ci guardavamo con sguardo interrogativo e concentrato, come se entrambi stessimo cercando di capire cosa non andava.

“Che c’è ragazzi?” chiese Chris notandoci probabilmente assorti nei nostri pensieri.

“No niente.. forse.. però.. Non so.. questa scena magari dovrebbe essere un po’ diversa, magari aggiungere qualcosa, mi sembra un po’ vuota.. Non so se anche a te Kris..”

Annuii subito felice che anche lui provasse lo stesso. “Si infatti, magari si può aggiungere qualcosa..”

Chris si passò una mano sul mento mentre ci osservava con la fronte corrugata. “Rimontate tutto per la scena precedente!” gridò d’un tratto alla troupe.

Cosa?! Avevano appena sistemato tutto per la scena successiva..

“Ma no.. era solo un’idea..” disse Rob spaesato.

“Mi fido di voi.. fate quello che sentite”

Mi voltai a guardare Rob incredula e lui scrollò le spalle quasi divertito.

E ora? Che avremmo fatto? Sapevo che c’era qualcosa da aggiungere, ma non sapevo cosa. Lo guardai spaesata e lui mi fece l’occhiolino.

Ah allora! Ora si che ero più tranquilla.

Quando tutto fu pronto di nuovo mi trovai di nuovo tra le sue braccia e le sue labbra sulle mie. Era così bello poterlo baciare almeno quando giravamo. Quanto avrei voluto farlo senza preoccuparmi degli altri. Probabilmente non l’avrei fatto comunque, ci tenevo a tenere mio quello che era mio, ma il pensiero che non fossero solo le mie scelte a limitarmi mi dava quasi fastidio. Avrei voluto essere libera di dirgli quanto lo amavo soprattutto ora che le cose sembravano diventare sempre più difficili e ancora non sapevo se sarei riuscita a sopportare tutto.

“Ti amo..” sussurrai consapevole di quello che avevo detto.

“Ti amo” rispose lui completamente calato nella parte, eppure estremamente sincero.

Era questo? Era davvero solo questo quello che serviva? Un semplice “ti amo” detto senza un reale motivo?

Evidentemente si dato l’eccesso di energia che Chris dimostrò dopo aver dato lo stop.

Mi sembrava quasi assurdo che una scena modificata solo in quel piccolo dettaglio funzionasse meglio.. ma ero quasi orgogliosa del fatto che l’avevamo davvero resa nostra.

Rob tornò da me e sorridendomi mi sfiorò il braccio, come aveva fatto praticamente tutta la giornata per sapere se stessi bene. Ricambiai il sorriso e mi appoggiai col corpo al suo. Era difficile stargli lontana, eravamo come calamite, soprattutto quel giorno.

“Ci vediamo a cena” sussurrò lui prima di stringermi la mano per un secondo rapidissimo.

“Ok” confermai e con un sorriso ebete lo vidi allontanarsi verso la sua roulotte e feci lo stesso.

Stavo ancora con quel sorriso quando entrai, ma mi bastò chiudere la porta per rendermi conto che niente era cambiato. Era quasi facile dimenticare tutto quando ero con lui; il problema sorgeva quando ero sola e iniziavo a pensare.

Sentii bussare alla porta dietro di me e speranzosa di vedere lui l’aprii subito, ma rimasi delusa dal vedere Nikki di fronte a me.

“Oh.. sei tu..” mormorai di conseguenza.

“Aspettavi qualcun altro?”

Non risposi e scossi il capo.

“Posso entrare?”

“Certo..” bisbigliai un po’ insicura. Non mi andava per niente di parlare con Nikki, non mi andava di parlare con nessuno in realtà ma se le avessi detto di no non mi avrebbe lasciata in pace.

Mi feci da parte appoggiandomi al ripiano della cucina mentre lei vagava per lo spazio limitato che offriva la roulotte.

Mi chiesi quando avrebbe iniziato a parlare e dirmi che voleva..

“Allora..” iniziò quasi rispondendo alla mia muta domanda. “Come va?”

“Bene” risposi subito senza aggiungere altro.

“E’ da tanto che non parliamo noi due..”

“Non c’è molto da dire..”

“Sei sicura? Eppure prima mi raccontavi sempre tutto.. ti ho fatto qualcosa Kris?”

Mi chiusi nelle spalle non sapendo bene cosa rispondere a quella domanda. “N-no.. davvero.. E’ che non c’è niente da raccontare..”

Ne avrei avute cose da dirle in realtà, ma continuavo a pensare alle parole di Rob, a quante volte mi avesse avvertito di stare lontana da lei, di non fidarmi.. E volevo fidarmi di lui. Non riuscivo a fare altrimenti.

“Proprio niente? E te e Rob invece?”

“Che vuoi dire?”

“Bè.. si vede lontano un miglio che è cambiato qualcosa.. non dirmi che non è vero..”

Come avevo pensato non eravamo passati inosservati. Non avevamo fatto niente di eclatante eppure si sapeva tutto. Che strazio.

“Perché tutto questo interesse Nikki?” chiesi eludendo la sua domanda.

“Ma niente, così. Sei mia amica.. mi spiace che non mi racconti più niente..”

“Solo perché sono affari nostri.. e vorrei che restassero tali..” Mi pentii subito di aver parlato al plurale dandole conferma di quello che sospettava, ma poco importava. L’avrebbe pensato ugualmente.

“Ma certo tesoro.. non voglio certo intromettermi. Mi chiedevo solo come affronterete la cosa.. E Michael? Che fine ha fatto? Scommetto che si sarà disperato.. a meno che tu gli abbia tenuto tutto nascosto..”

Non risposi e serrai le labbra.

“E’ così vero? Non gli hai detto niente.. Però.. che brava Kristen. E questa sarebbe la ragazza che odia la disonestà, che va dritta al sodo e non sopporta i sotterfugi? Complimenti..”

“Non sai niente Nikki..” riuscii a dire travolta in pieno da quelle parole, vere.

“So che quel ragazzo ti ha cambiata e non te ne sei accorta. Ti ha cambiata in peggio. Ti rendi conto di quello che stai facendo? Ne vale davvero la pena Kris? Prima non eri così.. Ora menti a tutti.. e fai del male agli altri. Hai pensato a Michael?”.

Sentii una strana sensazione chiudermi lo stomaco, contorcerlo come se fosse uno straccio da buttare via e le lacrime tornare ad addensarsi sui miei occhi. Aveva ragione, cazzo. Aveva ragione. Stavo solo facendo soffrire tutti.

Rimasi immobile con gli occhi bassi mentre lei si alzava dal divano su cui si era seduta.

“Guardati allo specchio stasera.. e chiediti se ti piace la persona che stai diventando..”

E d’un tratto sentii il rumore della porta chiudersi, ed ero di nuovo sola. Sola nel vuoto intorno a me, sola alla luce fioca di quella roulotte. Sola, come quella mattina.

 E volevo solo andare via.

 

POV Robert

 

L’immagine di Kristen così debole e indifesa non mi aveva abbandonato tutto il giorno. Avevo cercato di consolarla, avevo cercato di farla ridere ma sapevo che era servito a poco. Vedevo dai suoi occhi che soffriva, capivo che la situazione stava diventando molto pesante e mi era costato uno sforzo non indifferente fingere che per me andasse tutto bene.

Non andava affatto bene. Avrei voluto mandare tutto all’aria, avrei voluto afferrare ogni minimo oggetto e scaraventarlo da qualche parte, avrei voluto distruggere tutto, ma non potevo.

Il pensiero che avessero il potere di comandarci così mi uccideva, l’idea di Kristen di nuovo nelle braccia di quello mi faceva ribollire il sangue nelle vene e non sapevo quanto sarei riuscito a sopportare.

La gelosia mi avrebbe ucciso, lo sapevo già. Lo faceva quando non eravamo insieme e ora sarebbe stato tutto peggio. L’unica consolazione che potevo avere era il sapere che anche lei provava lo stesso. Piangeva, soffriva, perché non voleva. E il mio cuore piangeva ancora di più nel vederla in quello stato. Avrei voluto assicurarle che sarebbe andato tutto bene ma sapevo che le mie parole suonavano poco convincenti se non ero io il primo a crederci. Avevo fatto del mio meglio ma era semplicemente troppo da sopportare. Non glielo avevo detto, ma Kristen aveva ragione. Era troppo. Quando avremmo avuto un po’ di pace?

Mi persi in uno di quei momenti in cui vorresti solo vederti tra un anno per sapere quello che ne sarà della tua vita, per sapere almeno se le cose sarebbero migliorate e non potevo fare a meno di sognare. magari avremmo avuto una casa tutta nostra, magari saremmo riusciti a tenere per noi quello che doveva restare solo nostro, magari avremmo risolto i nostri problemi. Solo la speranza mi aiutava a farmi forza e sopportare.. Magari tra un anno davvero sarebbe andata così, ma il problema era arrivarci al prossimo anno. Io non avevo dubbi su Kristen ma temevo che lei sarebbe crollata prima o poi. E se lei fosse crollata, era la fine. Potevo e dovevo stare in piedi per entrambi. Lei era così fragile.. mi sembrava ancora così piccola a volte e avrei voluto solo tenerla tra le mie braccia e proteggerla, soprattutto ora che le cose sarebbero diventate presto insostenibili.

Dovevo essere forte! Dovevo farlo! Avevo lottato per lei e non avrei abbandonato certo ora.

Con quei pensieri che scoordinati mi inondavano la mente continuavo a camminare, a passo svelto dato il mio enorme ritardo. Probabilmente erano tutti già lì ad aspettare me. Aumentai ancora il passo ansioso di raggiungerli e di rivederla di nuovo quando finalmente li scorsi in lontananza. Aguzzai la vista per cercarla tra il piccolo gruppo che si muoveva agitato. Ma non la vidi.

Non potei fare a meno di sentire una morsa allo stomaco e un brutto presentimento si impossessò di me. Volevo cacciarlo via ma non ci riuscivo. L’ansia mi uccideva. Aumentai ancora il passo e finalmente giunsi dagli altri.

“Rob! Finalmente! Dove diamine eri finito?! Perché non rispondi al cellulare??” urlò Kellan e tutti furono intorno a me.

“Ho dimenticato di accenderlo..” ansimai sconcertato continuando a cercare Kristen, senza risultati. “Ma che diavolo succede?”

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno ebbe il coraggio di dirmi che diavolo stava succedendo finché non fu Peter a parlare.

“Kristen è sparita”

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Via ***


Ok.. lo so. Lo so che sono pessima e che a questo punto magari sui miei aggiornamenti non ci contate nemmeno più T__T E’ che so stata davvero incasinata e ogni tanto mi manca sempre l’ispirazione per scrivere sta storia. In realtà poi penso che è solo perché non inizio.. perché a parte il primo pezzo tutto questo capitolo l’ho scritto stasera.. e ora sono le 2 e 30 di notte ma non volevo andare a letto senza aver postato! Che dire?

Ricapitolando (perché sono sicura che ormai avete anche dimenticato dove stavamo XD). La situazione è sempre più difficile, e Kris è sparita a causa della situazione insostenibile fomentata anche dalle parole di quella cozza cessa (leggi “Nikki Reed” u__u).

Il resto.. sta tutto qui dentro. Spero che vi piaccia e che continuiate ancora a seguirmi almeno un po’ L anche se con gli aggiornamenti sto facendo pena ç__ç

Tra l’altro avevo programmato di scrivere tutto agosto, ma un paio di giorni fa mi è stato offerto un lavoro come animatrice in un villaggio, ma prometto che se è quando avrò tempo continuerò a scrivere lì così quando torno devo solo postare *___*

*Si Fiorella, crediamoci pure! -.-“*

Bhuhuhuhwuahuahua vabbè mai dire mai nella vita ;)

La smetto di rompere anche perché mi si chiudono gli occhi!

Grazie mille a tutti e scusate se non rispondo alle recensioni nemmeno questa volta ma davvero tra poco crollo sulla tastiera! Ahahaha

Ps. Simo ;) ecco la sorpresa! Ahahah. Tu chiedi, io esaudisco LOL

 

Capitolo 40

 

Via

 

POV Robert

 

Scrutai gli sguardi di tutti lentamente sperando che fosse uno scherzo ma erano tutti troppo seri, troppo preoccupati.

“Ma.. che cazzo vuol dire sparita??!”. Ero già notevolmente alterato ma quelle parole mi sembravano troppo irreali.

“Non si trova da nessuna parte Rob!” esclamò Ashley.

“Ma come è possibile?” urlai. “Forse è ancora in roulotte..”

“Non c’è.. sono andata io a controllare..” disse Elizabeth.

“All’albergo?”

“Abbiamo chiamato.. niente..”

“Il cellulare?”

“Spento..”

Ok.. doveva essere un incubo. Mi passai le mani tra i capelli disperato e in cerca di una qualsiasi soluzione.

Mente fredda. Sangue freddo. Ragiona Rob. Ragiona.

“Ma non può essere sparita così! Cazzo!”

Dove cazzo era andata alle dieci e mezza di sera? Perché doveva essersi allontanata a quell’ora? Che fosse successo qualcosa? E se.. se qualcuno le avesse fatto del male? Se avesse incontrato un ladro o.. un.. maniaco. Oddio.. non volevo nemmeno valutare l’ipotesi.

Dovevo sembrare un pazzo. Mi muovevo in modo agitato camminando ansiosamente avanti e indietro e calciando il cemento sotto i miei piedi. Avevo bisogno di lanciare qualcosa in aria.

Calmati Rob. Non serve a niente agitarsi. Ragiona.

“D’accordo..” sospirai cercando di calmarmi. “Non può essere sparita così. Chi l’ha vista l’ultima volta?”.

Nessuno parlò.

“Io l’ho lasciata subito dopo le riprese.. qualcuno deve averla vista dopo.. almeno uscire dalla sua roulotte..”

Ancora silenzio.

“CHE CAZZO RAGAZZI! POSSIBILE CHE NESSUNO L’HA VISTA?!”

Vidi Ashley e Elizabeth saltare sul posto prese alla sprovvista dal mio tono di voce eccessivamente alto.

Scrutavo ogni viso per cercare di capire qualcosa,.

“Io.. l’ho vista io..”.

Riconobbi subito la voce e mi bloccai sul viso di Nikki.

“Che cosa è successo? Che cosa le hai detto?” l’attaccai subito.

“Non le ho detto proprio niente Robert!” rispose acida. “Niente più di quello che già sapeva almeno! Non dare la colpa a me se avete dei problemi!”

“Nikki! Devi farti i cazzi tuoi? Mi hai capito? E se le succede qualcosa.. giuro che..”

Mi fermai prima di poter dire qualcosa per cui sarei stato denunciabile e quasi mi strappai i capelli dall’ansia.

Dovevo fare qualcosa. Diedi le spalle a tutti e mi allontanai cercando di pensare. Continuavo a camminare agitato escludendo la possibilità che le fosse successo qualcosa e valutando i posti in cui sarebbe potuta essere andata.

Forse era tornata a casa..

Si, come no.. A Los Angeles.

Cazzo Rob. Cerca di essere più ragionevole.

Non ci riuscivo. Non riuscivo a pensare lucidamente. Volevo solo averla di nuovo vicino a me. Volevo aprire gli occhi e rendermi conto che stavo solo sognando. Diedi un calcio al marciapiede che costeggiava l’albergo e mi lasciai cadere a terra con la testa tra le mani. Sentivo gli altri parlare, organizzarsi sul da farsi ma io dovevo trovare un modo per averla di nuovo con me. Non poteva essere andata via, non poteva essere scappata, non poteva davvero aver preso il primo treno..

Improvvisamente la conversazione di quella mattina mi si fiondò davanti come un flash e mi illuminai di una strana consapevolezza. Non sapevo dove altro andare.. un tentativo non sarebbe costato nulla e mi sarei sentito decisamente meglio che stare lì con le mani in mano senza far niente.

Aprii gli occhi e mi alzai di scatto dirigendomi fuori la strada.

“Dove vai Rob?” mi urlò qualcuno di cui non riconobbi la voce.

“Voi continuate a cercarla qui! Io provo da un’altra parte!” gridai e presi a correre.

Correvo, correvo e correvo. Le gambe andavano da sole mentre gli occhi quasi si offuscavano per il vento freddo che mi arrivava in faccia ad ogni passo, ma non importava. Dovevo raggiungerla.

Sperai solo di aver fatto la cosa giusta. Magari stavo andando dalla direzione completamente opposta alla sua. Magari era in qualche penoso bar dalla parte opposta della città, ma non potevo saperlo, e potevo solo sperare di conoscerla almeno un po’ da immaginare dove avrebbe voluto essere in quel momento. Dove anche io avrei voluto essere in quel momento.

Il fiato mi si bloccò in gola quando finalmente intravidi la struttura e la scritta STAZIONE davanti a me.

Mi fermai appena un secondo per prendere fiato e poi ripresi la mia corsa su per le scale e fin dentro la sala d’attesa della stazione. Deserta. Eppure.. dentro di me mi aspettavo di vederla lì.. seduta da qualche parte nella penombra del neon. La speranza che avevo accumulato fino all’ultimo mi abbandonò istantaneamente e mi sentii di nuovo perso. Le mani di nuovo tra i capelli, la gola secca, la sensazione di vuoto.

Kris, dove cazzo sei?

Mi voltai a guardare alla mia destra verso l’arco che dava ai binari.

Magari..

Non potei fare a meno di sperare di nuovo. Con calma mi avvicinai all’uscita, lentamente, quasi avessi paura di essere di nuovo deluso.

Presi un respiro e oltrepassai l’arco.

E finalmente la vidi. Era lì, seduta su quella panchina di marmo, probabilmente gelida, e fissava il nulla. Lo sguardo perso nel vuoto. La guardavo e per un solo momento ebbi paura di perderla, ebbi paura che fosse venuta lì per scappare da me e il pensiero mi strinse lo stomaco e il cuore. E allo stesso tempo mi sentii di nuovo bene, come se avessi finalmente trovato l’altra parte di me stesso, quella che avevo perso nel vedere la sala vuota.

Mi avvicinai lentamente immaginando che si voltasse a vedere chi ci fosse, ma lei continuava a tenere lo sguardo fisso sui binari. Con molta calma e senza distogliere lo sguardo dal suo viso mi sedetti accanto a lei, senza dire niente.

“Come facevi a sapere che ero qui?”. La sua voce fu un sussurro labilissimo.

Scrollai le spalle leggermente, con disinvoltura, come se non ci fosse nemmeno bisogno di rispondere a quella domanda. “E’ dove sarei venuto anche io.. se avessi voluto scappare..”.

Un sorriso amaro le si aprì in volto e sapevo che aveva pianto. Avrei voluto che fosse capace di piangere anche con me, avrei voluto che non si vergognasse di apparire debole, avrei voluto che non avesse paura di aprirsi con me, per qualunque cosa.

“E’ bello vedere i treni che passano.. gente che viene, gente che va.. Vorrei salire su uno di questi treni, uno a caso.. senza sapere dove andare..”.

Mi gelai quasi a quelle parole che rendevano reali le mie peggior paure. Non potevo vivere senza di lei, cosa avrei fatto se davvero avesse preso un treno in corsa? Che avrei fatto se non fosse più tornata da me. Corrugai la fronte e abbassai lo sguardo al pensiero.

“.. ma.. so che scappare non serve a niente.. Vorrei farlo.. ma non servirebbe a niente..” disse mordendo un po’ le labbra nel tentativo di fermare un prossimo pianto e sentii l’improvviso bisogno di stringerla a me.

Abbassò il viso e i capelli le coprirono il volto. Senza pensarci mi alzai e mi chinai di fronte a lei in cerca dei suoi occhi. Le alzai il mento e le aggiustai i capelli dietro le orecchie stringendo tra le mani quelle guance gelide.

“Non farmi mai più una cosa del genere Kristen, sono morto di paura..” bisbigliai con voce rotta dalla brezza che mi procurava leggeri brividi di freddo.

Mi fissò negli occhi per qualche secondo e poi annuì tirando su con il naso. Mi buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere e io rimasi di sasso di fronte alla sua vulnerabilità. Non era la prima volta che la vedevo così, ma per la prima volta si era finalmente resa conto che io c’ero, anche solo se aveva bisogno di piangere.

“Mi dispiace.. non volevo farti preoccupare.. Volevo solo.. pensare..” sussurrava tra un singhiozzo e un altro.

Strinsi le mie braccia sulla sua schiena e l’avvicinai a me carezzandole e baciandole i capelli.

“Va tutto bene Kris. Sono qui..” la rassicurai. “Sono qui..”

Continuai a stringerla a me e sentire le sue lacrime scendere calde e rigarle il viso e il mio collo. Mi veniva quasi da piangere. Quanto avrei voluto poter fare altro per farla stare meglio, quanto avrei voluto portarla via da quel posto; avrei voluto prenderla per mano e salire con lei sul primo treno, e forse lo avrei fatto se non si fosse calmata prima che uno dei tanti treni si fermasse al binario.

Sentivo che si stava finalmente tranquillizzando, i singhiozzi andavano pian piano scemando e rimase solo il tremore e qualche brivido che ogni tanto la percorreva.

Lasciai che la gente scendesse dal treno sperando che nessuno ci riconoscesse, ma erano le undici di sera e la piccola stazione di Vancouver era deserta e animata solo a tratti da qualche anima che scendeva dal treno per tornare probabilmente a casa.

Dopo pochi minuti restammo di nuovo soli, il treno prese di nuovo la sua corsa e sentii che le cose andavano meglio.

 

POV Kristen

 

Dopo pochi minuti restammo di nuovo soli, il treno prese di nuovo la sua corsa e sentii che le cose andavano meglio.

Non volevo scappare, non volevo. Avevo solo bisogno di stare da sola. Credevo davvero che stare da sola mi avrebbe aiutato e invece mi ero presto resa conto che tutto quello di cui avevo bisogno era lui, il suo profumo, le sue braccia attorno a me, le sue labbra tra i miei capelli. E lui lo sapeva, lui era lì, ci sarebbe sempre stato, qualunque cosa fosse successa. Non aveva senso scappare se lui non era con me. Aveva ragione: dovevamo affrontare tutto, e insieme ci saremmo riusciti. Non sapevo come ne saremmo usciti né quando.. ma sapevo che volevo lui più di qualsiasi altra cosa in quel momento, e tanto bastava.

“Possiamo andare..” sussurrai allontanandomi un po’ e poggiando la fronte contro la sua.

“Sicura?”

Annuii sicura.

 

Holding us back

 

“D’accordo..” mi baciò la fronte e mi prese per mano conducendomi dentro la stazione mentre dalla radio una musica dolce invadeva la piccola sala semi-illuminata.

Mi aggrappai al suo braccio mentre camminavamo sempre più lenti finché non si girò e mi guardò con un sorriso strano. Dolce ma strano.

“Cosa c’è?”

“Balla con me..”

“Eh?”

“Balla con me” ripetè.

“Ma.. qui..”

“Non c’è nessuno.. solo io e te..”

“Ma.. io non sono capace..”

“Uh.. stai zitta e vieni qui”.

Non feci in tempo a ribattere che mi attirò dolcemente a se e fui di nuovo tra le sue braccia. Mi circondò la vita e affondai il viso nel suo collo mentre lui iniziava a sussurrare al mio orecchio: “Maybe I love you, maybe I just like the sound, but if you disappear youll still hear when my heart hits the ground

E riuscivo davvero a capire quello che avrebbe provato se fossi andata via, se fossi scomparsa, perché sarebbe quello che avrei provato anche io. Un pugno al cuore, una caduta da cui non mi sarei ripresa.

Every touch, of every scene is just beautifully broken as a bird without wings

Tutto sarebbe finito, tutto si sarebbe rotto, tutto sarebbe stato sbagliato, come un uccello senza le ali.

Quella canzone avrebbe dovuto mettermi tristezza: un amore finito e niente capace di tenerlo vivo. Eppure il modo in cui lui mi sussurrava quelle parole mi davano un senso di calma e pace, come se assumessero un significato completamente diverso. Era quello che sarebbe potuto accadere, quello che succede a molti, quello che è riservato a chi non è capace di affrontare gli altri per il proprio amore.

We'll never know what it's like to be free, how do you show, what can't but should be. There's no explanation only what we cannot change so we'll leave how we met with nothing the same

E’ vero.. forse non avremmo saputo cosa voleva dire essere liberi, non ancora almeno, ma per noi sarebbe stato diverso. Prima o poi saremmo riusciti a cambiare le cose.. niente sarebbe stato lo stesso, ma saremmo stati comunque insieme.

Insieme ci muovevamo dolcemente, io tra le sue braccia a lasciarmi cullare da quella canzone così dolce. Chissà come faceva a conoscerne le parole..

Mi chiusi a riccio sul suo petto stringendo la sua maglia con i pugni e alzandomi sulle punte per sfiorargli il collo col naso. Gli lasciai un bacio e poi mi allontanai un po’ per guardarlo negli occhi.

“Grazie..” sibilai mentre un’ultima lacrima mi scendeva sul viso.

Sorridendo dolcemente si avvicinò e me l’asciugò con le labbra che scesero lente fino alle mie.

“Tutto per te..” sussurrò schiudendomi le labbra e approfondendo di poco il bacio.

Mi aggrappai alle sue spalle e mi strinsi a lui più forte.

Solo così mi sentivo davvero bene.

 

Mi manchi

Oh Rob. Perché doveva rendere tutto più difficile? Certo non avrei voluto che mi dicesse il contrario ma..

No, non potevo fermarmi a pensare altrimenti non sarei arrivata da nessuna parte. Stavo disperatamente cercando di fare passi avanti e di affrontare la situazione nel miglior modo possibile, di non cadere in una delle mie solite crisi e finora c’ero riuscita anche abbastanza bene, grazie a Rob ovviamente, ma mi bastava leggere un suo messaggio in quella situazione per farmi desiderare di scappare e correre da lui.

Lasciai la mano di Michael felice di avere una buona scusa per farlo e senza pensarci feci scorrere le dita sui tasti del cellulare. Risposi.

Perché devi fare così?

Continuavo a camminare non guardando nemmeno dove andassi, non guardando le persone che erano accanto a me, tenendolo solo lo sguardo fisso su quel cellulare.

Così come?

Voleva proprio farmelo dire eh?

Perché mi dici che ti manco?

Avevo sempre ritenuto un’ottima tattica rispondere a una domanda con un’altra domanda e sapevo che lui non sarebbe mai arrivato ad usarla.

Gli mancavo troppo e lo sapevo, perché era lo stesso che provavo io.

Perché è la verità.

Ovviamente. Era furbo nelle risposte. Chiaro e conciso. Lo era sempre stato con me.

La verità fa male, sai?

Mi divertiva stuzzicarlo un po’. Speravo solo che capisse il tono dei miei messaggi e che non fraintendesse cogliendo un qualche dubbio da parte mia.

No, se hai qualcuno pronto a curarti le ferite.

Già.. e valeva la pena farsi male per poi essere curati? Non era una strana forma di masochismo buttarsi in qualcosa consapevole che ti avrebbe ferito? Sapendo che in un modo o nell’altro qualcuno avrebbe sofferto?

Si, forse lo era.. E io decisamente non mi stavo comportando bene. Stavo andando incontro a tutto quello che non sarei mai voluta diventare e la parte peggiore era che me ne rendevo conto ma non facevo niente per cambiare la situazione.

Ma d’altronde.. che potevo fare?

Ero in trappola, chiusa in una gabbia in cerca di una chiave ancora nascosta ai miei occhi e l’unica cosa che mi aiutava a sopportare tutto era la speranza che non sarebbe durato per sempre. Non poteva durare per sempre. Prima o poi avremmo avuto la nostra rivincita.

L’amore trionfa sempre, no?

Non è questo che insegnano le favole?

Prima o poi avremmo avuto il nostro “e vissero felici e contenti”; l’importante era resistere fino ad allora.

Oddio.. ecco che mi ero ancora assorta nei miei pensieri, avevo perso il mio sarcasmo e tutto quello che riuscii a scrivere fu:

Mi manchi anche tu.

Era la verità, proprio come aveva detto lui.

Con la coda dell’occhio lanciai una veloce occhiata a Mike che sembrava abbastanza spazientito. Stavo quasi per dirgli qualcosa, esordire con una delle frasi di circostanza che ormai erano una costante per noi, ma la vibrazione del telefono mi distrasse prima del tempo.

Oh.. quale onore! Grazie per la gentile concessione.

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che arrivò subito un altro messaggio.

Ti sta tenendo per mano?

Deglutii e sospirai pesantemente leggendo quel messaggio. Cosa dovevo dirgli?

Si? no?

Ora no.. le mie mani sono impegnate in altro..

E sapevo che era il motivo per cui aveva iniziato a messaggiare. Tenermi le mani occupate in altro modo: tutto quello che desideravo.

Oh.. allora sono piuttosto bravo..

Sorrisi.

Un maestro direi.. e a proposito.. grazie..

Inviai aspettandomi una risposta in breve tempo ma stavolta iniziarono a passare i minuti e non sapevo come tenermi impegnata. Misi subito la mano libera in tasca e continuai a camminare accanto a Michael e Nikki che si era praticamente autoinvitata a quell’uscita. Credeva forse di farmi un dispetto? Non sapeva che in realtà era molto meglio così. Meno restavo sola con Michael meglio era per me.

Rob continuava a mettermi in guardia da lei e io mantenevo le dovute distanze, soprattutto dopo le sue parole nella roulotte un paio di settimane prima.

Era così strano pensare che prima mi fidassi così tanto di lei mentre ora quasi non riuscivo a guardarla in faccia. Eppure dovevo farmene una ragione. Lei c’era.. anche molto spesso. Quelle uscite del cast erano diventate sempre più frequenti; uscite dalle quali ovviamente era escluso Rob.

Meno ci facevamo vedere insieme, meglio era. Questo era il pensiero comune dei nostri agenti e sapevamo anche noi che gli costava molto darci ordini di comportarci in un certo modo.

Resisti Kris. Resisti.

La mia mano scosse sotto la vibrazione del telefono e lessi subito ansiosa.

Sempre disponibile a salvare una ragazza in pericolo.. soprattutto la MIA! … Non sopporto che ti tocchi, vorrei essere io a tenerti la mano. Dovrei esserci io lì.

Alzai un secondo lo sguardo concentrato appena in tempo per incontrare la macchina fotografica di quegli idioti che non avevano smesso un secondo di seguirci. Mi si contorceva lo stomaco solo al pensiero delle foto che sarebbero uscite.

E io vorrei essere lì. Sarebbe tutto più facile.

Mi passai una mano tra i capelli tirando un forte sospiro poco attenta alla conversazione di Nikki e Michael su non so quale tipo di scarpe.

Scarpe. Loro parlavano di scarpe.. e io combattevo tra la ragione che mi imponeva di restare lì e l’istinto che mi urlava a gran voce di correre da Rob.

Assurdo il mondo. Frivolezze e problemi a due passi le une dagli altri.

Allora vieni.

Sorrisi amaramente. Già. Vieni. Non mi serviva lui a dirmelo, sarei corsa via subito se solo avessi avuto una ragione plausibile.. Non feci in tempo a finire di pensarlo che furono loro due stessi a offrirmi un motivo su un vassoio d’argento.

“Kristen, ma si può sapere con chi stai massaggiando?” mi punzecchiò Nikki.

Che stronza. Lei lo sapeva, poteva immaginarlo benissimo eppure il suo unico scopo sembrava quello di mettermi contro Michael. In effetti a pensarci bene mi chiedevo se avesse in mente qualcosa visto che non aveva ancora detto a Michael di me e di Rob. Certo non avrebbe avuto prova. Sarebbe stata la mia parola contro la sua, ma ciò non mi allontanava dal pensare che potesse darmi la botta finale quando meno me l’aspettavo.

“Nessuno” risposi subito ma prima che potessi riporre il cellulare in tasca Michael me lo strappò di mano con forza.

Ridammelo subito!” urlai in preda al panico.

“Dai! Fammi vedere che combini!” scherzò lui iniziando a maneggiare col mio telefono.

“Michael! Dammi.subito.il.mio.cellulare” ringhiai scandendo bene ogni parola ma lui mi guardava e rideva divertito dalla situazione.

“RIDAMMELO SUBITO! ORA!” urlai esasperata e in preda a una crisi cronica.

Lui si gelò e sciogliendo piano il sorriso che aveva tornò serio e quasi dispiaciuto mi restituì il telefono che afferrai con un colpo deciso sbuffando nervosamente.

Senza fermarmi troppo a riflettere mi voltai e iniziai a camminare dalla parte opposta alla loro.

“Kristen dove vai?” sentii Michael urlare da dietro.

Mi voltai cercando di mantenere la calma e dare una spiegazione che non destasse troppi sospetti.

“Torno in albergo. Mi avete fatto venire il mal di testa!”

“Dai Kristen, stavamo scherzando!” cinguettò Nikki. Forse non aveva capito che se avesse detto un’altra cosa niente mi avrebbe fermato dal tirarle i capelli e sbatterla con la testa contro il muro.

“Vengo con te. Stiamo un po’ insieme” disse pronto Michael iniziando a venirmi incontro ma alzai subito una mano per intimarlo a fermarsi.

“Ho detto che ho mal di testa” sibilai con sguardo truce e con tutta la calma del mondo ripresi il mio cammino. Da sola.

E ora.. ora avevo davvero bisogno di Rob. Ne avevo bisogno.. fisicamente. Volevo sentirlo dentro, vicino. Volevo sentirlo mio.

 

Gomenasai

 

Pov Robert

 

Continuavo a girarmi il cellulare tra le mani in attesa di una sua risposta che tardava fin troppo ad arrivare e il pensiero che davvero stesse venendo da me mi fece tremare per un secondo.

Magari da un momento all’altro me la sarei trovata a bussare alla mia porta fragile e desiderosa di me.

O magari era troppo impegnata con.. lui.. per rispondere. Il solo pensiero mi faceva impazzire. Le sue mani su di lei.. non potevo sopportarle. Lei era mia. Doveva essere solo mia. Nessun altro poteva avere diritto su di lei; nessuno tranne lui ovviamente. Il suo ragazzo.. ufficiale.

Quando sarei stato io? Quando avrei preso il suo posto? Quando avrei potuto essere io a camminare per strada insieme a lei tenendola per mano?

Abbassai il viso e con le mani mi strinsi la nuca in un gesto affranto e sconfitto. Era troppo anche per me.. ma non potevo permettere che Kristen mi vedesse così. Sapevo che sapeva come mi sentivo ma dirlo ad alta voce l’avrebbe uccisa e non avevamo bisogno di altri motivi per mettere ancora tutto in discussione. Non c’era niente da mettere in discussione. Avevamo scelto la strada da seguire consapevoli che non sarebbe stato semplice e ora dovevamo accettare tutti i compromessi e i tranelli che nascondeva.

Diedi un’altra occhiata al cellulare ma la schermata era ancora vuota. Lo gettai dall’altra parte del letto esasperato e mi allungai per riprendere la chitarra che avevo abbandonato per stare con lei.

Kristen era l’unica più importante e così fondamentale da farmi tralasciare la mia chitarra, l’unica per cui avrei rinunciato a tutto.

E solo lei poteva salvarmi in questo momento.

Iniziai a suonare.. qualcosa.. di vecchio. Non so nemmeno perché ma fu quella la prima canzone a venirmi in mente. Sembrava passato un secolo da quando l’avevo scritta l’anno precedente una di quelle tante sere di maggio passate a piangermi addosso reclamando una ragazza non mia.

Tutto di lei mi sembrava irraggiungibile.

I suoi occhi, il suo corpo, i suoi capelli. Tutto.

E credevo che a lei non importasse niente di me. Io soffrivo come un malato cronico d’amore. Si, ero malato d’amore per lei. La mia musa, la mia dolce ossessione, la mia metà irraggiungibile. E mi stavo così dannatamente innamorando di lei ogni giorno di più, ogni minuto sentivo che era l’ultima volta che avrei provato qualcosa del genere.

Eh già.. mi ero cacciato proprio in un bel guaio. Volevo lei, l’avevo sempre voluta da quando l’avevo vista in quel dannato film, avevo sempre voluto che fosse mia e.. ora lo era.

Se mi fermavo a pensarci mi sembrava ancora assurdo che davvero lei potesse volere uno come, che davvero avessi ottenuto quello che volevo.

Eppure ero in quella stanza, con la chitarra in mano, con quella canzone ancora in testa.

Pazzo d’amore, malato. Perso.

Ero perso di lei e sapevo che era la mia dannazione eterna; ormai c’ero dentro e non ne sarei mai uscito.

Mi persi nelle mie stesse parole che ora mi sembravano così malinconiche e tristi e lasciai che la mente viaggiasse e ripercorresse tutto quello che avevamo passato, tutto quello che avevo fatto per averla, tutto quello che avevo sofferto.

E ora che era mia non l’avrei certo lasciata andare.

Un rumore iniziò a farsi strada tra le note stonando la melodia; fui costretto a fermarmi e mi resi conto che qualcuno stava bussando alla porta.

Con delicatezza posai la chitarra al mio fianco e penzolando arrivai alla porta e mi trovai di fronte l’ultima persona che mi aspettavo e la sola che avrei voluto lì.

Mi ero talmente perso in me stesso da non aver nemmeno valutato la possibilità che potesse essere lei, e invece era lei.

Non sapevo descrivere l’espressione del suo volto. Era concentrata, fissa su di me e tormentata mentre si mordeva un labbro con forza.

“Che ci fai qui?” chiesi incredulo.

“Non avevi detto di venire?” rispose facendosi subito spazio attraverso la porta che chiuse dietro di se.

“Non.. non credevo saresti venuta..”

“Bè ora sono qui.. e…

Mi avvicinai subito a lei eliminando la distanza che c’era tra di noi e circondandole le braccia attorno alla vita.

“Sei qui..” sussurrai tra i suoi capelli.

“Si..” soffiò spostandosi subito sulle mia labbra. “Sono qui” sibilò schiudendo le sue labbra e adagiandole sulle mie con molta, moltissima calma. Lasciai che la mia bocca assaporasse ogni millimetro di quelle labbra, lasciai che si appoggiassero lentamente e si incastrassero come tessere perfette di un puzzle, ma presto iniziarono a muoversi più velocemente e le sue mani ansiose furono tra i miei capelli, stringendoli e torturandoli come se potesse in questo modo indirizzare meglio le mie labbra verso le sue. Diede subito accesso alla mia lingua che prese a scoprire ogni angolo della sua bocca muovendosi vorticosamente insieme alla sua. Già la sentivo ansimare e sentivo quanto aveva bisogno di me.

“Rob.. fai l’amore con me.. ti prego..”

“Si..” fu tutto quello che riuscii a dire mentre approfondivo la conoscenza del suo collo che presi a succhiare con foga.

La strinsi a me avvicinando i nostri corpi ancora di più e la sentii quasi fremere di piacere.

Dio.. ed eravamo ancora vestiti.

Inarcò il collo spostandolo leggermente a sinistra.

“Rob.. ti prego..”

Continuai la mia opera con la lingua salendo sulla giugulare e di nuovo sulle sue labbra mentre le mia mani afferrarono i bordi della sua maglietta che le sfilai in un secondo. Non portava il reggiseno, come molte volte, e il suo seno era un invito maggiore al mio desiderio di lei.

Con un movimento coordinato la tirai su e subito le sue gambe furono intrecciate attorno alla mia vita. Quasi persi l’equilibrio e mi trovai costretto a sbatterla contro il muro mentre sentivo il suo bacino già muoversi contro la mia crescente erezione.

Cercando di mantenere viva la sua audacia e far crescere la sua voglia mi spostai sui seni e iniziai a baciarne e poi succhiarne uno mentre massaggiavo l’altro. Sentirla chiamare il mio nome e ansimare ad ogni mio tocco era una soddisfazione non indifferente.

Mi stava già facendo impazzire e quando sentii una sua mano spostarsi verso il basso e massaggiarmi lì mi bloccai per un secondo preso alla sprovvista da quel gesto così.. non da lei.

Cosa diavolo era successo?

Non lo sapevo e non mi interessava, non ora almeno. Ero in completa adorazione del suo corpo.

Stringendola meglio la sorressi mentre alla cieca mi spostavo dall’altra parte della stanza. La lasciai scivolare dolcemente sul letto ma lei non mollava la presa dalla mia schiena e mi trovai subito di nuovo adagiato su di lei che iniziava a muoversi spasmodicamente.

Tra un bacio e un altro approfittati di un momento per respirare e togliermi la maglietta. Mi fermai su di lei, immobile, finché lentamente mi chinai di nuovo sbottonandole il bottone dei jeans.

“Una gonna ogni tanto no, eh?” sussurrai mentre lei alzava il bacino per facilitarmi il compito.

“Stai zitto” mi intimò afferrandomi per i capelli e riportandomi su di lei. Iniziò a baciarmi in un modo che potrebbe essere definito illegale. Così volubile e tenace, come se avesse paura che potessi andare da qualche parte da un momento all’altro.

Non contenta posizionò un ginocchio tra le mie gambe e iniziò a sfregarlo contro la mia erezione facendomi ansimare di desiderio.

Mi spostai dalle sue labbra ai suoi seni, e poi alla pancia, e poi alle gambe. Ovunque passavo lasciavo una scia di baci che la facevano rabbrividire sotto di me. Salii di nuovo lungo tutta la sua gamba arrivando all’interno coscia. Strinsi i suoi fianchi e iniziai a leccarle quella parte di pelle così sensibile e vicina al suo sesso. Non sapevo fino a che punto mi sarei potuto spingere ma vedevo che non avrebbe resistito ancora a lungo.

Si alzò e non so come riuscì a mettersi seduta su di me, le sue gambe sulle mie e le nostre bocche di nuovo a contatto.

Iniziò a muovere il corpo insieme alle labbra e per darle un po’ di sollievo posai una mano sul suo intimo premendo prima dolcemente e poi più a fondo.

“Ah..”

Sentivo il suo respiro mozzato e le sue mani stringere forte i miei capelli in due pugni ben stretti. Premetti ancora più a fondo e non poté fare a meno di muoversi contro la mia mano.

“Rob..” ansimò inarcando la schiena.

Di tutta risposta continuai non curandomi delle sue preghiere e fermandomi sulla spalla iniziai a morderla e poi baciarla mentre la mia mano continuava indisturbata tra i suoi sospiri.

“Basta Rob.. ti prego..” ansimò sul mio collo tra un bacio e un altro.

Con un gesto rapido la stesi di nuovo sul letto e subito mi abbassai intimo e pantaloni lasciando libero l’amico Frittz che non vedeva l’ora di venire fuori.

Vidi Kristen aprire la bocca in una specie di “o” di sorpresa, si morse le labbra e deglutì visibilmente facendomi eccitare ancora di più.

“Cazzo Kris” imprecai allungandomi sul comodino per afferrare il mio portafogli e il preservativo che c’era dentro. Lo strappai in un secondo.

“Posso fare io?” Mi prese completamente alla sprovvista mentre senza dire altro glielo passavo.

Si alzò un secondo e impugnando la mia erezione srotolò il condom sul mio sesso con fin troppa maestria.

“Kris.. ma come cazzo fai a sapere come fare?”

“Ho tre fratelli Rob”

Non mi sembrava la più ragionevole delle risposte ma non riuscii a dire altro. Rimasi a bocca aperta e solo quando ebbe finito mi resi conto che lei invece era ancora intimo, ma non per molto. Si stese di nuovo alzando il petto e con le mani costeggiai dolcemente il bordo della mutandina per poi abbassargliela e torturarla ancora un po’ con la mia mano.

“Oddio.. ti prego..” ansimò e non potei più trattenermi.

Con una spinta decisa entrai in lei e presi a muovermi dolcemente.

Sentivo il suo respiro crescere sempre di più e mi chinai su di lei per bloccare i suoi gemiti con i miei.

Gentilmente entravo e uscivo mentre la mia lingua percorreva i contorni delle sue labbra finché affondò le unghie sulla mia schiena portandomi ad aumentare il ritmo. I nostri corpi si muovevano insieme senza pace e il suo bacino circolava attorno al mio pene che andava sempre più a fondo dentro di lei.

“Ah..”

“Si Kris.. si..”

Affondai profondamente dentro di lei e venimmo insieme mentre i nostri gemiti e i nostri respiri affannati riempivano la stanza.

Rimasi dentro di lei ancora qualche secondo poi, baciandole la fronte, scivolai fuori con tutta la dolcezza che non avevo usato nell’entrare.

Mi accasciai su di lei e le baciai le labbra dolcemente. Mi alzai sui gomiti per non pesarle troppo e vedevo che era fisicamente stanca. Le spostai una ciocca di capelli dalla fronte sudata e la baciai di nuovo.

“Torno subito” sussurrai e andai in bagno per controllare che fosse tutto apposto.

Quando uscii la vidi ancora stesa sul letto, voltata dall’altra parte con le lenzuola che le coprivano solo una parte del corpo lasciando la schiena nuda in bella vista.

Mi avvicinai in un punta di piedi senza farmi sentire e stendendomi accanto a lei le baciai la schiena nuda. La sua pelle era così.. perfetta. Candida come quella di una bambina.

Si voltò e ci trovammo occhi negli occhi. Avrei potuto perdermi in quegli. A prima vista si poteva dire che fossero verdi, un colore bello e un po’ stereotipato, ma non erano esattamente verdi. Era impossibile stabilire il colore dei suoi occhi. Erano grigi, blu, azzurri, verdi, ghiaccio, acqua.. era una miscela assurda di ogni colore e le leggere sfumature nocciola attorno alla pupilla completavano quella visione che mi trovavo davanti.

“Stai sbavando” disse alzando un sopracciglio.

“Oh bè.. tutta colpa sua” risposi facendole spazio sul mio petto. “Posso chiederle a cosa devo tutto questo?”

“Questo cosa?” bisbigliò incerta accoccolandosi e stringendosi meglio a me.

“Bè.. questo. Kris sei stata.. non lo so. Non è mai stato così..”

Sentii sul mio petto le sue labbra piegarsi in un sorriso e poi lasciarmi un rapido bacio.

“Avevo solo voglia di te..”

“Wow.. se è questo l’effetto dovremmo stare separati più spesso” scherzai ma mi resi conto subito che era stata una battuta un po’ infelice.

Lei prese un profondo respiro alzando le spalle e senza rispondere strinse il suo braccio attorno alla mia vita.

“Mi dispiace” sussurrò dopo un po’.

Oddio.. e ora per cosa si stava scusando?

“Per cosa?” chiesi carezzandole dolcemente i capelli.

“La situazione. Non dovrebbe essere così. Io, non dovrei essere così..”

“Tu sei perfetta così come sei. Non è colpa di nessuno. Né mia né tanto meno tua”

“Lo so.. però.. Boh.. forse hai ragione. Non vedo l’ora che finisca tutto..” si alzò lentamente dal mio petto per guardarmi di nuovo negli occhi. “Io voglio stare con te. Solo con te” soffiò con un filo di voce che mi fece stringere il cuore facendomi quasi venire voglia di piangere.

“Oh anche io amore! Anche io!” la rassicurai subito abbracciandola e baciandole le labbra.

“Succederà.. vedrai! Un giorno finirà tutto e saremo solo io e te..”

“Si..” confermò debole. “Spero non quando avremo cinquant’anni però” continuò e fui felice di notare una ritrovata ironia e sorrisi.

“A proposito.. tra poco è il tuo compleanno. Vuoi qualcosa in particolare?”

Scosse il capo sul mio petto mentre sentivo il suo respiro calmarsi sempre di più e la voce affievolirsi sussurrando un debole “No”.

“Ci sarà qualcosa che ti serve, qualcosa che vuoi” insistetti sperando che mi desse un’idea visto che navigavo ancora nel buio.

“Te. Voglio solo te” Alzò il viso nonostante gli occhi stanchi. Mi diede un dolce bacio e si stese di nuovo.

“D’accordo..” l’appoggiai sapendo che insistere in quel momento sarebbe stato inutile visto che stava già con un piede nel mondo dei sogni.

“Dormi amore mio.. dormi” bisbigliai mentre la mia mano dolcemente le carezzava il braccio.

“Ah Kris?”

Mmm?”

“Ma che cavolo ti insegnano i tuoi fratelli?!” esclamai sottovoce.

Sentii il suo respiro approfondirsi leggermente per un piccolo sorriso.

“Ti amo Rob” sussurrò e quasi mi sentii morire per il modo in cui l’aveva detto.

“Ti amo anch’io..” risposi sincero baciandole i capelli.

Ebbe appena la forza di stringersi ancora un po’ a me e di accoccolarsi meglio sul mio petto finché sfinito chinai la mia testa sulla sua e mi addormentai, insieme a lei.

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Just look at You ***


Ok.. lo so.. faccio schifo.. ne sono consapevole T_T ma perdonatemi.. non prendetevela con me.. Ho lavorato tutto agosto in un villaggio e quando avevo un po’ di tempo libero lo usavo per riposare oppure leggermi qualche news dei due *__*

Awwwww avete visto che bel regalino ci hanno fatto quest’estateee?

*cerca di spostare la conversazione lontano da lei*

Ahahaha.. vabbè.. se facciamo due calcoli sono stata più che puntuale u__u

Hahahaha.. vabbè.. che altro posso dire? Proprio niente -.-“

Spero che qualcuno legga ancora questa storia.. anche perché ho deciso di cercare di velocizzare un po’ i tempi e magari fare piùù salti temporali altrimenti davvero diventa la storia infinita o___O

Cercherò di rispondere alle recensioni nel prossimo capitolo =( Purtroppo sono ancora fuori fase dopo aver passato un mese via e devo recuperare un casino di cose e FF o___O perciò..

Alla prossima! *___*

 

Capitolo 41

 

Just Look at You

 

POV Robert

 

Uuuuh! Me lo dai un bacioooo? Ti preeego! Uno piccolo piccolooo!”

Mi veniva quasi da ridere per quella situazione ma mi rendevo conto che se avessi iniziato a ridere pure io sarebbe stata la fine.

“No Kris.. possono vederci qui..” dissi soffocando una risata per quanto era buffa.

“E daaaaai” cantilenò ancora gettandosi con le braccia al mio collo.

“E dai niente! Ho detto di no! Ora non farmi arrabbiare..”

Sbuffò e si staccò con un movimento offeso. “Sei proprio una palla! Come cavolo ho fatto a mettermi con uno come te?”

Presi un forte respiro cercando di soffocare la voglia che avevo di strozzarla e di ignorare le risatine divertite dei miei amici. Non erano risatine malvagie..solo divertite, della serie “Voglio proprio vedere ora come te ne esci”.

“Non c’è niente da ridere” sibilai verso di loro mentre Kristen si allungava ancora verso il bancone.

“Quanto a te” tornai a rivolgermi a lei “Si dia il caso che sei stata fin troppo fortunata ad avere un ragazzo come me. Qualcun altro al posto mio avrebbe potuto approfittarsi della situazione..”

Cosaaaaaaaaaaa? Non ti sentoooooooooooo! Non capisco nemmeno quello che dici!”

“Ho detto che sei fortunata!” urlai più forte per farmi sentire.

Oooh nono tranquillo, non mi hai importunata!” gridò di rimando.

“No Kris! Fortunata! Guardami in faccia e ascolta quello che dico!”

“Non voglio sapere la storia del dito” disse esasperata cercando ancora di farsi strada verso il bancone.

“Ok ho capito. E’ ora di tornare a casa damigella”

“Mi chiamo Kristen! Mica Bella!” rispose quasi offesa.

Dio mio, cosa avevo fatto di sbagliato per meritarmi questo?

Doveva aver bevuto giusto qualche bicchierino in più e con la scusa del compleanno la situazione era leggermente sfuggita di mano.

Eppure non sembrava ubriaca, brilla piuttosto. Se avesse vomitato magari avrei potuto iniziare a preoccuparmi.

“Dai Rob, stai tranquillo. Lasciala stare..” disse Sam cercando di sdrammatizzare la situazione.

Ma loro non si rendevano ben conto. “Ragazzi, domani dovremmo girare. Se la lascio andare sarebbe capace di chiedere un passaggio fino a Los Angeles e tornare a casa per come sta conc..”

Fui interrotto da Kristen che si avvicinò piano al mio orecchio.

“Me lo dai un bacio ora?”

Cazzo! Perché doveva essere così sensuale anche quando non se ne rendeva conto? Non capiva quanto mi costava dirle di no e quanto fremevo in realtà dalla voglia di sbatterla su quel bancone.

“Kris..” sibilai con lo stesso tono. “Smettila..”

Ok, era decisamente ora di portarla via.

“Cattivo..” disse mettendo il broncio.

“Mi ringrazierai domani..”

“Rob, amore..” iniziò guardandomi in faccia ma si fermò di colpo, strabuzzò un po’ gli occhi e li chiuse in due fessure minuscole. “Sei tu Rob vero? O sei Tom? Oddio.. vedo doppio ahahahaha” e prese a ridere peggio di prima.

Che incubo!

“Ok Kris..andiamo!” esclamai trascinandola finalmente fuori dal pub.

“Aspetta, il mio bicchiereeee!” urlò allungando una mano dietro di lei mentre io facevo strada verso l’uscita.

“Basta Kris!” dissi ad alta voce impuntandomi.

Mi guardò per qualche istante come se le mie parole l’avessero ferita e quasi mi lasciai abbindolare da quegli occhi tristi finche non prese un lungo respiro tornando in sé.

“Allora io me ne vado con Jackson! Non voglio più avere niente a che fare con te! Prrrrr!” esultò facendomi la linguaccia come una bambina di cinque anni.

Rimasi imperterrito mentre si allontanava da me per raggiungere Jackson poco più avanti. Lo prese per mano e si girò per farmi un’altra linguaccia.

Stavo sognando, decisamente era un sogno. Non che mi desse fastidio che tenesse per mano un altro ragazzo, oddio, mi avrebbe dato fastidio se non si fosse trattato di Jackson ma in quella situazione non sapevo se ridere o piangere e stavo quasi per essere scosso da un attacco di isteria quando scrollai la testa e tornai in me.

In quel breve secondo in cui mi ero assentato erano venuti a rovinare tutto i paparazzi, come sempre. Per il momento la situazione era ancora gestibile ma dentro di me temevo anche solo di pensare i livelli a cui saremmo potuti arrivare un giorno.

Notai, con mia grande sorpresa ma anche sollievo, che tuttavia Kristen camminava normalmente, abbastanza spedita e in perfetto equilibrio, come se il suo corpo non avesse assunto nemmeno una goccia di alcool.

Ah, ma allora era tutta scena?

Evitando i paparazzi che con qualche scatto si erano comprati il loro scoop, ci riunimmo in un vicolo dove ci aspettavano i taxi.

“Perché ci sono due taxi?” chiese Kristen come se improvvisamente fosse tornata lucida.

“Bè, uno era per noi due, ma visto che non vuoi più avere niente a che fare con me penso che posso tornare anche da solo.. Vai con Jack, vai..”

La sua espressione cambiò in una frazione di secondo e si intristì in modo così percettibile che quasi avrei voluto mangiarmi la lingua per quello che avevo detto. Certo, voleva essere uno scherzo ma magari per lei che era un po’ brilla il tono era sembrato più serio del voluto.

Abbassò lo sguardo e si passò la lingua sulle labbra, lasciò la mano di Jackson e rimase immobile.

Oddio, perché mi faceva questo?

Odiavo vederla così, come un cucciolo impaurito che non sa cosa fare.

Mi avvicinai di poco. “Hey..” sussurrai allungando una mano verso di lei.

Alzò leggermente il viso e dopo avermi guardato per qualche istante prese la mia mano con cura, quasi con vergogna e la strinse un po’.

“Vieni qui..” sussurrai avvicinandola a me e stringendola tra le mie braccia.

La sentii respirare il mio odore sulla maglietta così come io respiravo il suo nei capelli.

“Sei proprio una sciocchina..” sussurrai dandole un bacio in fronte e lei di tutta risposta si fece una piccola risatina.

“Andiamo..”

“Dove?”

“Nel taxi”

“No dico, dove andiamo?”

“Ah! E’ una sorpresa..”

“E’ il mio regalo di compleanno?”

“Parte..”

“E’ diviso in parti?”

“Più o meno..”

“Quanto siamo vaghi..”

“Quanto siamo curiose..”

“Avevo detto che non volevo niente Rob. Perché mi hai fatto qualcosa?”

“Perché mi piace farti capire quanto sei importante per me. E ora basta domande.. vieni!”

Tappandole la bocca la trascinai con me dentro al taxi che sapeva già dove andare e in un secondo lei era già accoccolata sulla mia spalla.

Quanto era tenera, avrei voluto restare lì a stringerla per sempre.

Avrei vissuto anche in un taxi se avesse risolto i nostri problemi, ma le cose non erano così semplici, non potevano esserlo. Avremmo dovuto combattere ancora per avere un po’ di pace, ma tutto sommato non mi lamentavo. La ragazza dei miei sogni, quella che amavo, mi ricambiava ed era con me. Era tutto ciò che importava in quel momento.

“Che stai pensando?” sussurrai non sentendola parlare per molto tempo.

“Che non è giusto che tu reggi l’alcool meglio di me..”

Soffocai una risata. “Ma io sono inglese, ci sono cresciuto nei pub.. e poi ho come l’impressione che tu sia fin troppo lucida e abbia forzato un po’ le cose.. o sbaglio?”

Si schiarì la voce con aria colpevole per poi riprendere un secondo dopo quel tono cantilenato che mi faceva ridere.

Iooooo? Ma quando maaaai! Ahahah! Non mi conosci per niente signor Pattinson..”

“Invece penso di conoscerti fin troppo bene..”

“Tu dici?”

“Si..” confermai.

“D’accordo.. allora come me la sono fatta questa?”. Alzò la manica della maglia e mi mostrò un piccolissimo segno all’altezza del gomito destro. Era una cicatrice. Era piccolissima ma c’era, e io non l’avevo mai notata.

Per un secondo mi sentii perso. Era una sciocchezza ma sentii quasi cadere le mie certezze. Non la conoscevo, non del tutto almeno.

“Visto?”

Cercai di non darci troppa importanza. “E’ solo una piccola cicatrice.. non potevo saperlo..” dissi quasi sulla difensiva.

“Hey, non ti sto mica dando la colpa di qualcosa. Volevo solo dimostrarti che ci sono ancora molte cose che non sai di me, come sicuramente ci saranno tante cose che io non so di te..”

“E questo non ti rende triste?”

Rise leggermente. “No!” rispose sicura. “Perché dovrebbe? E’ normale.. anzi.. mi piace. Se sapessimo già tutto l’uno dell’altra non ci sarebbe più sfizio, non credi? Così.. è più bello. Scopriremo le cose andando avanti insieme..”

Mi lasciai andare in balia di quelle parole che suonavano così bene, soprattutto dette da lei.

“Però! Per essere ubriaca ragioni abbastanza bene sai?” scherzai avendo capito ormai il suo gioco.

Eeeeeh lo soooo! Sono una ragazza dalle tante risorse! Visto? Anche quando non sono in me sono sempre in me…Cioè, sono io però non sono proprio io. Cioè, sono sempre io, però anche se non sono proprio in me, dico delle cose intelligenti, no?”

Cosa potevo rispondere a una affermazione come quella? Proprio niente.. e infatti mi limitai a ridere.

“Perché ridi?” chiese offesa. “Ti stai prendendo gioco di me?”

“Non oserei mai!” dissi tra una risata e un’altra. “In realtà sei troppo dolce quando fai così..”

“Ma così come? Non sto facendo niente..”

“Si si certo..” terminai insieme all’ultima risata.

“Non è educato ridere senza motivo sai? Perciò per punizione ora mi dici dove stiamo andando..”

Ahahah, sei molto furba cara mia.. ma sono più lucido di te. Anzi, non solo non ti dirò dove andiamo, ma visto che siamo quasi arrivati devi mettere questa”. Cacciai una benda dalla tasca del giubbino e l’aprii tra le mie mani.

Ooh, no. Scordatelo, non se ne parla. Odio queste cose..”

“Non è vero, stai solo facendo la preziosa perché vuoi averla vinta tu. E ora non fare storie altrimenti salta il tuo regalo..”

“E infatti non lo voglio.. ti avevo detto che non volevo niente..”

“Vuoi me, vero? Era questo che volevi?” le sussurrai all’orecchio aspettando una risposta.

Si limitò ad accennare il capo timida. “Si..”

“Bene, questo fa parte di me. Ti prego..” quasi la implorai ma ancora niente.

“Andiamo, sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto?”

“Oh lo so bene quante ti sbavano dietro…

“Non volevo dire questo.. Intendevo.. Non è questo che vi piace? Perché devo sempre sudare sette camicie per fare una sorpresa a te?”

“Perché io non sono come le altre..” rispose sincera e sapevo che era vero.

“E infatti ti amo per questo.. ma ti prego.. almeno una sera, una sola, puoi fare quello che ti chiedo senza obiezioni?”

“Scusa.. credevo che il compleanno fosse mio.. non dovrebbe essere l’inverso?”

“Andiamo Kris! Che ti costa!?”

Improvvisamente scoppiò a ridere. “Niente amore.. non mi costa niente..” sussurrò baciandomi velocemente le labbra. “Volevo solo vedere per quanto saresti andato avanti! Mi diverte farti esasperare! Ahahahah”.

Rimasi di sasso. Il giorno in cui avrei capito davvero quella ragazza avrei sparato i fuochi d’artificio.

“Sei.. assurda..” farfugliai guardandola stranulato e in completa adorazione del suo sorriso. Lo amavo.

“Lo so!” esclamò orgogliosa. “Dammi qua!”. Mi strappò la benda dalle mani ma la ripresi un secondo dopo.

“Almeno lasciami questo sfizio..”.

E finalmente, senza dire una parola, si lasciò bendare.

“Quante sono queste?”

“Quattro”

“Ma tu ci vedi!!!” quasi urlai.

“Rob che dici?! Ho tirato a indovinare. Ti giuro che non vedo! Anzi, ho anche gli occhi chiusi..”

“D’accordo.. voglio fidarmi.. Altrimenti peggio per te..”

Mmmmm.. tranquillo. E comunque quando arriviamo?”

“Ci siamo quasi..”

“C’eravamo quasi circa dieci minuti fa..”

“Infatti avevo anticipato i tempi sapendo quante storie avresti fatto per una stupida benda”.

Si lasciò scappare un sospiro secco e breve e sapevo di averla presa alla sprovvista.

“Visto? Non conoscerò a memoria le tue cicatrici, ma so come sei fatta..”

Non ebbe niente da obiettare e restammo in silenzio finchè finalmente il taxi si fermò.

“Siamo arrivati?” esclamò d’un tratto entusiasta.

“Si..” sussurrai. Uscii dalla mia parte e andai ad aprirle la portiera. “Vieni..”

“Rob.. non vedo niente..”

“Non devi vedere infatti! Lasciati guidare.. Ci sono io..”. Le presi una mano per farla uscire dalla macchina e iniziai a camminare giusto dietro di lei stringendo le mie braccia alla sua vita.

“Tranquilla.. vai avanti..”

“E’ morbido” notò visto che stavamo camminando su un prato.

“Cammina ancora..”

“Cos’è questo odore? Erba, acqua?”

Non risposi e continuai a condurla avanti per qualche altro metro.

“Tieni gli occhi chiusi” le intimai e sciolsi la benda.

“Ok.. ora puoi aprire..”

 

POV Kristen

 

“Ok.. ora puoi aprire..” lo sentii sussurrarmi all’orecchio e lentamente feci come mi aveva detto.

Rimasi senza parole.

Eravamo su un prato, proprio come avevo pensato. C’erano candele ovunque attorno a noi, una coperta per terra e davanti a noi lo spettacolo della città di Vancouver che si specchiava nel lago.

“Rob..” sussurrai incapace di dire altro.

“Non è molto originale.. lo so.. ma è difficile pensare a qualcosa quando la tua ragazza non è per niente di aiuto..”

“Dove siamo?”

“Stanley Park”

Rimasi incantata dalla sua voce e dalla visione che avevo davanti per qualche secondo poi mi voltai verso di lui poggiando le mia mani sul suo petto e lasciando che mi abbracciasse più stretta a lui.

“E’ bellissimo.. grazie..”

Mi baciò la punta del naso. “Ho pensato.. che volessi un po’ di pace.. Stare soli in un posto che non fosse una camera d’albergo..”

Come faceva? Come faceva a sapere esattamente quello di cui avevo bisogno?

Bloccai in tempo una lacrima che stava per scendere sul viso quando solo allora mi accorsi di una musica in sottofondo.

 

Jimmy Wayne Just Look At You

 

“Che canzone è?”

“Si chiama Just look at you. Ascolta le parole e pensa che sia io a dirtele.. perché è quello che sei per me..”

Prima che me ne rendessi conto stavo dondolando leggera tra le sue braccia lasciandomi trasportare dalla musica.

Just look at you, you're perfect

“Guardati, sei perfetta..”

Without trying to, you steal the moment

“Senza volerlo, mi rubi ogni mio attimo..”

What you do to me, if you only knew

Just look at you

“Se solo sapessi quello che mi fai…

Guardati”

Your beautiful face, I swear it's true

You get more beautiful every day

“Il tuo viso bellissimo, lo giuro…

Diventi ogni giorno più bella”

Everything you are, every little thing that you do

Just look at you

“Quello che sei, ogni cosa che fai.

Guardati”

Forgive me if I stare a little too long

No, baby, don't think that there's anything wrong

“Perdonami se sto troppo tempo a guardare,

Ma non credo ci sia niente di male..”

It's alright, it's never been so right

Just look at you

“Va tutto bene, niente è mai stato così giusto come ora.

Guardati”

Il modo in cui ripeteva quella parole dolcemente al mio orecchio mi faceva rendere ancora più conto di quanto lui stesso avrebbe potuto scrivere una canzone come quella. E non lo pensavo perché volevo essere quello per lui, ma perché lui mi faceva sentire così e sentivo che era sincero.

Come potevo non credergli? Lui che aveva fatto un provino solo per me, lui che mi aveva aspettato per quasi un anno, lui che non mi dava fretta in niente..

Come potevo non credergli?

I can't believe my eyes

I'm so amazed by the way you make me feel deep down inside

“Non posso credere ai miei occhi..

Sono incantato dal modo in cui mi fai sentire dentro..”

I'm one lucky man

Oh, I know I am, yeah

“Sono un uomo fortunato..

So che lo sono”

Oh no Rob, sono io ad essere fortunata. Aveva detto questo prima, no?

Che ero fortunata.. Aveva ragione. Ero davvero fortunata ad aver trovato un ragazzo come lui. E il fatto che non avessi nemmeno cercato mi faceva quasi sentire di non meritarlo. Era come se avesse fatto tutto lui. Lui era venuto da me, lui aveva pian piano aperto il suo cuore e il mio, lui era sempre stato lì per me nonostante tutto, nonostante soffrisse.. E io lo sapevo. Dentro di me lo sapevo e avevo sempre ignorato tutto per troppo tempo.

Ero io quella fortunata, non lui.

I'm so in love, you're all there is

You know, baby, you're all there ever was

“Sono così innamorato, tu sei tutto quello che c’è

Sei tutto quello che c’era..”

I could stay right here

Oh, I'm gonna stay right here

So in love my whole life through

And just look at you

“Potrei stare qui..

Si, resterò qui. Innamorato per il resto della mia vita.

Ma tu guardati..”

Un’ondata di malinconia quasi mi avvolse mentre sentivo la canzone sfumare verso gli ultimi versi.

Forgive me if I stare a little too long

Baby, there ain't nothing wrong

It’s gonna be alright…

“Si, andrà tutto bene..”

Lentamente ci fermammo insieme alla melodia e non potei fare a meno di alzare il viso per incontrare il suo e mi persi nei suoi occhi così.. innamorati.

Sorrisi felice.

“Cosa c’è?” rispose con un sorriso altrettanto dolce.

“Ti sei innamorato di me” dissi aprendomi in un sorriso a 64 denti.

Sospirò cosciente. “Oh si.. e non saprei nemmeno come uscirne..”

“Infatti non devi..”

“Ah no?”

Sospirai anche io senza rispondere e con lentezza allungai le mie braccia al suo collo e lo baciai.

“Cosa mi hai fatto Robert Pattinson?”

“Perché? Non vorrai dire che ti sei innamorata di me?”

“Oh si.. e non so come uscirne..”

“Infatti non devi..”.

Ripetemmo le nostre stesse parole come se davvero avessimo bisogno di dircele.

“Infatti non voglio..” continuai.

“Bene, nemmeno io” sussurrò e poi si avvicinò per baciarmi piano.

Lasciai che le sue labbra facessero delle mie quello che volevano e lentamente mi condusse di qualche passo più dietro finchè non fummo seduti sulla coperta che era per terra.

Stavo per approfondire il bacio quando d’un tratto si staccò.

“Aspetta” sussurrò sulle mia labbra. “Ho un’ultima cosa per te..”

“Ancora?!” esclamai sorpresa mentre lui mi porgeva qualcosa che aveva estratto dalla tasca dei suoi jeans.

Sembravano dei fogli di carta all’inizio ma prendendoli in mano mi resi conto di cosa erano davvero.

“Dei biglietti aerei?” chiesi stupita e lo guardai in faccia.

Annuì col viso.

“Ma.. dove.. noi.. non possiamo..”

Mi tappò la bocca con un dito.

“Apri”

Senza pensarci due volte aprii la busta che li conteneva ma non c’era scritto niente. Né destinazione, né giorno, niente.

Bianco.

Lo guardai in cerca di spiegazioni che non tardarono ad arrivare.

“Lo so..  un po’ stupido come regalo..ora non è niente ma vale più come una promessa.”

Rimasi in silenzio in attesa che continuasse.

“Ti prometto che appena potremo andremo da qualche parte. Io e te. Soli. Senza scappare, senza correre via. Senza problemi. Solo io e te”

E capii quello che voleva dire..

Ricordavo il giorno in cui gli avevo confessato di voler fuggire via da tutto ma sapevo che non potevo e ora lui mi stava offrendo quella possibilità. Non ora, non domani, ma un giorno. E sapere che per noi ci sarebbe stato un giorno non faceva che aumentare le mie speranze nell’attesa perché finché avrei avuto lui e il suo appoggio avrei potuto affrontare tutto.

Sospirai felice e speranzosa. “Non vedo l’ora  amore mio.. non vedo l’ora..” sussurrai avvicinandomi alle sue labbra per lasciargli un dolce bacio. Sfregai la mia fronte contro la sua e restammo a fissarci negli occhi per secondi interminabili.

Mi sfregò un po’ il braccio e poi sembrò ricordarsi di qualcosa.

“Giusto per sapere.. come te la sei fatta quella cicatrice?”

Risi. “In modo molto stupido. Caduta dalla bicicletta!”

“Oh” disse quasi deluso. “E io stavo quasi per sentirmi in colpa per una caduta da bicicletta?! Come minimo avrebbe dovuto essere qualcosa di più trionfale, tipo caduta da albero mentre cercavi di salvare un koala da un serpente a sonagli..”

“Rob..” Lo bloccai stranita. “Sono cresciuta a Los Angeles mica nella Savana..”.

Scoppiammo a ridere entrambi finchè non ci calmammo.

“Te la senti di fare un brindisi?” disse lui dopo un po’ pescando una bottiglia di champagne da un vaso che prima non avevo proprio notato.

“Si sa che io e l’acool andiamo d’accordo” affermai orgogliosa.

“Una cosa è certa. Dopo stasera tu di Vodka non ne bevi più..”

“Oh andiamo.. ero solo un po’ brilla.. Ora sono lucida no?”

“Non saprei.. sono ancora convinto che era tutta scena.. comunque..”..

Riempì i due calici di vetro e me ne porse uno.

“A cosa brindiamo?” chiesi tenendo alto il calice.

“A te ovviamente.. è il tuo compleanno..”

“E a te.. per avermi regalato il più bel compleanno della mia vita.. almeno fino ad ora” risi.

“Allora.. brindiamo a noi..” propose infine.

“E ai nostri viaggi e ai prossimi compleanni insieme..”

Bevemmo e subito sentii lo champagne fare comunella con i suoi compagni alcolici dentro il mio stomaco.

Mmm.. è dolcissimo..” dissi assaporando col la lingua le ultime gocce che erano rimaste sulle mie labbra.

“Non farmi impazzire” ansimò Rob e in un secondo mi trovai seduta sopra di lui con le gambe intrecciate attorno alla sua vita.

“Posso averne ancora?” sussurrai sensuale sul suo collo mentre sentivo la sua mano scendere sempre più sotto ma agire insoddisfatta a causa dei jeans.

“Potrei approfittarmi di te..” disse con voce quasi rauca.

“Bè..” ansimai mentre mi sbottonavo i pantaloni e portavo la sua mano dentro le mie mutandine.

“E se fossi io a chiederti di approfittarti di me?” ansimai mentre iniziavo a muovermi contro le sue dita.

“Io.. potrei anche dire di no..”

“Bene” riuscii a dire in un singulto. “Allora se mi approfittassi io di te non avresti niente da dire vero?” lo punzecchiai e il suo silenzio fu più eloquente di mille parole.

“E visto che io non posso bere.. Apri la bocca” ordinai e senza che lo ripetessi fece come gli avevo detto.

Presi la bottiglia di champagne, gli alzai il viso e gliene versai un po’ in gola. Immersi il mio indice in quel nettare che aveva in bocca e poi gli serrai le mascelle.

Passai il dito ancora bagnato sulle sue labbra e con estrema lentezza lo baciai perdendomi in quel sapore così buono, misto del suo odore e di champagne. Con la lingua assaporai ogni parete della sua bocca e dopo averlo leccato gli porsi di nuovo il mio dito lasciando che anche la sua lingua lo ripulisse da ogni goccia di alcool.

“Mio dio Kris.. a te l’alcool fa male..”

“Vuoi che smetta?”

“No!” quasi urlò. “Continua..”

“Bene.. perché ho appena cominciato..”. E ripresi da dove avevo lasciato.

 

 

Che palle! Odiavo stare lontana da Rob e sapevo che quei due giorni separati non avrebbero portato niente di buono. Lo sentivo e non era una sensazione nata dal nulla.

Rob non c’era e Michael si. Odiavo situazioni come quella.

Ero riuscita a tenere Michael lontana per un po’. Con la scusa della stanchezza e delle riprese lo avevo convinto a non venire per il mio compleanno e per qualche settimana successiva, ma alla fine non aveva più voluto sentire ragioni e si era presentato alla mia camera d’albergo senza preavviso dicendomi che voleva parlare.

Fortuna che Rob era partito quella mattina stessa. Se Michael fosse venuto qualche ora prima non avrei mai saputo come spiegare la situazione.

Non mi aveva nemmeno regalato niente per il mio compleanno. Non che io volessi qualcosa ovviamente ma sapevo che era stata una dimenticanza voluta e dettata dal bisogno di farmi capire che sapeva che se qualcosa non andava era colpa mia e non sua, e dopotutto aveva ragione.

Erano passati quasi quattro mesi e non avevo mai avuto il coraggio di parlargli. Ma cosa potevo dirgli? Che ero innamorata di un altro ma lui mi serviva perché era una copertura perfetta? Come avrei mai potuto essere così meschina?

Avrei potuto parlargli solo quando avrei avuto il coraggio nonché il permesso di lasciarlo.

Era assurdo che riuscissero a manipolarci in quel modo ma era inutile tornare sull’argomento. Avevano il coltello dalla parte del manico e non potevo permettere che Rob rovinasse la sua carriera per colpa mia, soprattutto ora che gli era stato offerto un nuovo lavoro.

A complicare il tutto non poteva mancare Nikki che come suo solito non perdeva occasione per mettersi in mezzo. Non sapevo a che gioco stesse giocando, non sapevo se ancora provasse interesse per Rob, se volesse mettermi in guardia da lui e di nascosto provare a rubarmelo. Non lo sapevo e non potevo giudicare senza sapere. Era difficile per me evitarla o non rispondere alle sue chiamate e Rob diventata ogni giorno più insofferente, soprattutto da quando mi aveva chiesto una sera di raggiungerla al concerto di una sua amica.

Cosa avrei potuto dire?

No scusa, sono in camera con Rob a fare.. altro..?

Avevo detto a Rob che non c’era bisogno che venisse anche lui ma più aumentavano le possibile che restassi sola con Nikki più lui era in pensiero.

C’eravamo vestiti con le prime cose a portata di mano e con santa pazienza avevamo raggiunto Nikki.

“Oh ma eravate insieme? Scusatemi tanto, se avessi saputo non avrei mai ciamato! Kiki potevi dirmelo!”

Dire che Rob era furioso era poco. Si calmò solo quando andammo via dopo nemmeno mezz’ora per tornare in camera mia dove riuscii a farlo tornare in sé.

Ovviamente tutto questo non faceva che aumentare chiacchiere e speculazioni su di noi, soprattutto da parte di siti di gossip che si divertivano a mettere zizzania senza sapere niente, ma poco mi importava. Io sapevo la verità su Rob e certo non uno stupido articolo sfascia-famiglie mi avrebbe fatto cadere ogni mia certezza su di lui.

Quello che realmente restava ignoto era la piega che avrebbe preso la mia storia (se ancora poteva definirsi tale) con Michael.

Eravamo usciti quel pomeriggio stesso e dovevo ammettere che l’avevo incontrato con una grande ansia di quello che avrebbe dovuto dirmi, ma niente. Come se non avesse mai avuto niente da dirmi mi aveva dato un bacio, preso per mano e avevamo iniziato a passeggiare. Era assurdo, ma mi sentivo quasi bene forse perché per la prima volta non mi sentivo presa in gabbia. Avrei potuto passeggiare con Mike come due amici per stare bene, ma sapevo che per lui non era così. Avrei tanto voluto fare la cosa giusta, avrei voluto sapere cosa fare in quel momento ma non lo sapevo e appena avevo visto i paparazzi mi ero aggrappata alla sua schiena per non lasciarmi sfuggire l’occasione di far scrivere sui giornali che Kristen Stewart e Michael Angarano erano felici e le voci di una presunta storia con la co-star Robert Pattinson restavano solo delle dicerie.

Era perfetto. Eppure un secondo dopo mi ero sentita una vera merda. Avevo deliberatamente usato Michael per i miei scopi.

L’avevo sempre fatto fino ad ora ma mai così sfrontatamente. Sapevo che quelle foto sarebbero finite sulle prime riviste e i primi siti di gossip e avevo sfruttato la situazione a mio vantaggio.

Già.. a mio vantaggio..

Ma qual era il mio vantaggio in tutto ciò?

Mike si era rabbuiato un attimo dopo, Rob ci sarebbe rimasto uno schifo, e io mi sentivo una merda per come mi stavo comportando.

Ero stesa sul letto come mio solito a pensare a tutto quello che era successo nelle ultime settimane e persa nella merda in cui ero immersa fino al collo mi ripromisi che non avrei mai più fatto una cosa del genere.

Come avevo potuto approfittarne così? Per cosa poi? Per fare il loro gioco?

No.. non sarebbe successo più. Ero stata una stupida.

Rob non aveva chiamato, non aveva mandato nessun messaggio e potevo ben immaginare perché. Avevo esagerato e ora tutto quello che volevo era averlo al mio fianco per potergli chiedere scusa.

Ma ora non c’era e non avevo nessuna intenzione di chiarire le cose per telefono. Avrei aspettato il suo ritorno e nel frattempo avrei fatto qualcosa che avrei dovuto fare da tempo.

Parlare con Michael.

Non sapevo nemmeno cosa gli avrei detto ma sentivo almeno il bisogno di chiedergli scusa.

Mi alzai dal letto circa tre volte indecisa se andare davvero da lui o no, infine la quarta volta mi diressi decisa verso la porta ma spalancandola trovai qualcuno ad aspettarmi.

“Dobbiamo parlare”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Vuoi vedere che ti amo ***


Cap 42
Ehm... ehm.. ehm.. u__u
Vabbè.. dire che faccio schifo sarebbe alquanto riduttivo..... ç___ç
Però ormai magari mi conoscete XD Cioè.. purtroppo per questa storia devo sempre stare nellìumore giusto e devo avere una certa ispirazione.. quindi la smetto di dirvi che aggiornerò presto e che scriverò tanto perchè mi sono resa conto che prendo in giro anche me stessa -__-"
Quindi.. aggiornerò quando sarò ispirata a scrivere.. e se qualcuno ancora mi segue bene se no pazienza e aremo solo io e efp XD buahuahuaha
Ok.. rido solo io.. ho capito ahahahaha
Coooomunque.. Questo capitolo è un pò strano.. O_o ma boh.. Mi piace mettermi nella testa di Kristen quando inizia a pensare perchè secondo me deve essere un gran casino lì dentro XD ahahaha
Tra l'altro non so perchè ma a un certo punto mi sono messa a piangere scrivendolo.. ç__ç il che può farmi passare per pazza visto che non èè che sia un capitolo forte o roba del genere.. ma la ritengo una grande soddisfazione personale u__u
Comunque.. ci sono un paio di canzoni che mi hanno ispirata e che vi ho postato... e forse la grafica sarà leggermente diversa perchè sto postando con Nvu o_____O Strano ma vero.. ci sto arrivando anche io a capire come funziona o___o Buhauhauhaua
Per il resto vorrei ringraziare le persone che mi seguono ancora ( se ci sono XD) ahahaha e soprattutto coloro che recensiscono perchè davvero.. anche rileggendo le vostre recensioni mi sento in dovere di continuare questa storia *___*
Quindi se posterò ulteriori avvisi in futuro.. potete anche ignorarmi.. bauhahauhauha
Vabbè la smetto di parlare..
Spero vi piaccia.

Capitolo 42

 

Vuoi vedere che ti amo


POV Kristen

[…] ed è come combattere contro i mulini a vento, come sentirsi sconfitti, come sapere di andare contro qualcosa che non puoi sconfiggere, perché non c'è niente da sconfiggere se non la paura di mettersi in gioco e capire quello che si vuole davvero. Capire che nemmeno questa è una garanzia perché la mente si oscura nello stesso istante in cui si apre la strada della verità. Perché.. perché non sei solo tu.. non riguarda solo te. È come sbattere la testa contro una roccia, nessuno vince mai, ognuno è sconfitto in se stesso, nel proprio orgoglio, nel proprio dolore, nel proprio amore. C'è troppo da stabilire.. troppo da poter essere espresso a parole.. e fa male. Anche se sai che è la scelta giusta.. fa male lo stesso..


Posai la penna di scatto sentendo squillare il cellulare accanto a me. Avevo quasi paura a vedere chi potesse essere. L'avevo spento il giorno prima e l'avevo acceso solo poco fa, giusto in tempo per ricevere gli avvisi delle chiamate di Rob dalla segreteria telefonica. Non aveva lasciato messaggi e io non avevo provato a richiamarlo. Non ero nello spirito giusto e sapevo che non lo sarei stata ancora per un po'. Volevo solo scrivere.. e il più grande errore l'avevo commesso nell'accendere il telefono prima di prendere la penna in mano.
Aprii il cellulare e vidi un messaggio da parte di Rob. Vuoto.
Cosa voleva dire?
Forse aveva sbagliato.. o forse era un modo per farmi sentire cosa provava in quel momento?
Perché doveva essere così cripticamente tormentato? Perché non poteva semplicemente dirmi di essere arrabbiato con me? Lo era? Era arrabbiato con me? Possibile.. Ma cosa cazzo mi significava quel messaggio vuoto? Non lo sopportavo quando faceva così, mi mandava in bestia. Se voleva dirmi qualcosa poteva dirmelo benissimo senza bisogno di mezzi rebus o strani indovinelli.
Che nervi! Spensi di nuovo il cellulare e lo buttai dall'altra parte del letto!
Non volevo sentirlo. Non volevo sentire nessuno.
Continuai a fissare l'angolo del soffitto per un tempo che mi parve un'eternità o forse un secondo, poi chiusi gli occhi.
Niente.. non volevo pensare a niente. Volevo solo dormire.. ma la mente era troppo occupata, troppo piena di cose per lasciarle andare e non avrei trovato pace finché non avrei capito la strana sensazione che mi opprimeva. Cos'era?
Malinconia? No.. era più fastidiosa..
Dolore? No.. troppo pesante.
Non era dolore, non era tristezza... forse era solo timore, di qualcosa che non volevo ammettere nemmeno a me stessa.
Ripresi la penna e continuai a buttare giù i miei pensieri prima che la paura di ammetterli non mi permettesse nemmeno di scriverli.
Perché avevo così paura?

Dobbiamo parlare”
Sapevo che era lui. Annuii impercettibilmente e mi feci da parte facendogli segno di entrare per poi richiudere la porta dietro di me. Mi ci appoggiai con la schiena mentre scrocchiavo le dita nervosamente.
Era il momento della verità, per lui, ma soprattutto per me.
Lo vidi vagare per la stanza qualche secondo con passi minimi e appena udibili. L'atmosfera pensate, il silenzio così insopportabile che persino il mio stesso respiro sembrava di troppo.
Avrei dovuto dirgli che stavo per andare da lui ma automaticamente avrei dovuto spiegargli il motivo e non era il caso visto che non lo sapevo nemmeno io.
Alzai il viso distogliendo gli occhi da quella macchia sulla moquette che continuavo a fissare e lo vidi ancora lì di spalle. Mi morsi le labbra indecisa se aprire bocca o no.
Che cazzo potevo dirgli? Da dove dovevo iniziare? Dal dicembre 2007? Da quell'audizione? O forse da tutte le volte in cui mi ero allontanata con la scusa di un mal di testa?
Avevo davvero le palle per confessargli tutte quelle cose? Come potevo dirgli tutto in un minuto? Come potevo gettargli tutto addosso come una doccia fredda?
Lo sentii schiarirsi la voce morsi le labbra più forte. Si voltò lentamente e si appoggiò alla scrivania sospirando. Senza dire una parola camminai dentro la stanza e come lui mi poggiai al mobile che faceva angolo con la scrivania.
Dio.. perché non parlava? E perché io non parlavo?
Per quanto tempo saremmo stati lì senza dirci una parola?
Proprio quando stavo per rompere quel silenzio assordante lo fece lui per me.
Kris..” sussurrò e istantaneamente alzai la testa di scatto verso di lui e incontrai il suo viso.
Io...”
Lo guardavo agitata e nervosa mentre i miei occhi sembravano biglie impazzite in cerca di una via per sfuggire al suo sguardo, ma non potevo. Dovevo almeno guardarlo in faccia.
Lasciò quella frase a metà per secondi interminabili.
Io credo che dobbiamo lasciarci..” disse infine lasciandomi completamente senza parole.
Ehm.. c-cosa?” balbettai appena con un filo di voce e non perché la cosa mi sembrava assurda o inaccettabile ma perché mai mi sarei aspettata questo da lui.
Lui sospirò semplicemente e d'un tratto mi sembrò quasi di veder passare davanti ai suoi occhi tutto quello che aveva provato sapendo che lo avevo ingannato e che ancora lo stavo ingannando.
E' inutile Kristen.. non trovi?”
Non risposi.
Ho cercato di coprirmi gli occhi fino ad oggi.. ma davvero non ce la faccio più. Sempre nervosa, sempre a pensare ad altro, mai un minimo di attenzione nei miei confronti ed io ero troppo cieco per sopportarlo. Sono stato solo uno stupido a far finta di non vedere.. a credere alle tue bugie.. Sapevo che mentivi, ma dentro di me speravo sempre che ci fosse qualcosa di vero nelle tue parole. E invece.. mi illudevo..”
Sentii il respiro farsi quasi affannato mentre parlava.
..Da quanto Kristen? Anzi no! Non voglio saperlo.. non ha importanza ormai. Voglio dimenticare tutto. Non dimenticherò la “te” del passato, ma voglio dimenticare quest'ultimo anno perché non ho avuto niente da te se non liti e bugie.. E non è questo che ho amato di te..”
Non potei non notare il modo in cui già parlava al passato..
Forse.. non so.. Forse è stato tutto inutile.. dall'inizio. Non so se tu lo ami e non lo voglio sapere.. ma so che non ami me... Vero Kristen? Dimmi se sto sbagliando. Guardami in faccia e dimmi che non è così..”
Alzai piano lo sguardo verso di lui e sconfitta l'abbassai subito dopo. Ovviamente non potevo mentirgli..
Mi dispiace..” sussurrai semplicemente.
Rimasi col viso chino sentendomi una vera merda finché non lo vidi con la coda dell'occhio avvicinarsi e alzarmi il mento con un dito.
Non dispiacerti.. Non è colpa tua.. Avrei solo voluto che fossi tu a dirmelo..”
Scusa..” sussurrai ancora. Non sapevo davvero che altro dire. Ero ancora in uno stato mentale in cui non potevo credere che stesse davvero succedendo. Eppure era così. Tra poco sarebbe andato via da quella stanza e io non avrei fatto niente per fermarlo, perché era quello che volevo.
Tu dimentica pure..”
Non l'avrei fatto anche se avessi voluto ma ero troppo scioccata e incredula per poterglielo dire. Scossi leggermente il capo sperando capisse. Mi carezzò dolcemente la guancia abbassandosi per incontrare i miei occhi.
Sii felice Kris..”. Mi diede un leggero bacio sulla fronte e due secondi dopo era praticamente fuori dalla porta.
Cosa.. cosa diavolo era successo?
Dov'ero? Chi era entrato? Davvero era finita?
Tante domande stupide e senza senso dettate solo dalla strana sensazione che mi riempiva alla consapevolezza che davvero era finita.
E io mi sentivo così uno schifo. Perché...
Perché non avevo avute le palle di farlo io, perché gli avevo mentito per così tanto e nonostante tutto lui era stato così comprensivo e perché.. mi andava bene così. Era quello che volevo e ora l'avevo avuto.
Sospirai e mi buttai sul letto. Presi un foglio e iniziai a scrivere.

Continuavo a fissare la penna che indecisa scarabocchiava il foglio mentre i miei pensieri volavano alla sera precedente.
E ancora sentivo quella sensazione che non era dolore per quello che era successo, perché Michael mi aveva lasciata o perché io per meglio dire lo avevo indotto a farlo. Non riuscivo a capire cos'era questa strana pesantezza che sentivo dentro mentre scrivevo le poche cose di cui ero certa nella mia vita. Già.. ma ne ero certa?
In fondo appena un anno prima credevo di essere certa di Michael ed ora era finita.
Poteva essere diverso questa volta come poteva anche non esserlo.
Magari Rob avrebbe presto visto un film, si sarebbe innamorato di una ragazza, sarebbe volato a Londra per fare un provino con lei, sarebbe scattata la scintilla e io sarei diventata solo un ricordo delle sue cotte assurde e avrei perso tutta me stessa per niente.
Che cazzo stavo dicendo? Cosa stavo pensando?
No.. Rob non l'avrebbe mai fatto.. Lui mi amava..
Eppure.. le cose potevano sempre cambiare?
Che garanzia avrei avuto da lì a due, quattro, cinque anni?
Nessuna. Nessuna garanzia. Era quello il punto. Non c'è garanzia in amore perché non è qualcosa che si può comprare.. non è un contratto a lunga scadenza o un lavoro a tempo pieno.
Niente di tutto ciò. È solo essere se stessi con chi si ama e accettare l'altro per quello che è.
Eppure questa consapevolezza non riusciva ad eliminare l'ansia che ormai risiedeva fissa in me.
Non potevo fare a meno di pensare a me e Rob separati e presto sarebbe accaduto.
Un'estate lontani. Mesi senza vederci. E il nostro rapporto era appena formato, appena nato. Non potevo fare a meno di chiedermi se ce l'avremmo fatta.
La gelosia mi avrebbe ucciso, già lo sapevo. Avrei fatto finta di niente sperando che niente scatenasse la mia ira, altrimenti era la fine e sarei stata inavvicinabile.
Dio.. ancora non era successo niente e già mi trovavo a pensare a come avrei reagito..
Ma si sa.. la mente viaggia così veloce e arriva a ciò che non vorresti pensare prima che si possa dare al cervello il comando di non pensarci, ma in ogni caso automaticamente dando al cervello il comando di non pensarci il pensiero andrebbe sempre a parare lì, quindi fondamentalmente quando non si vuole pensare a qualcosa non c'è via di scampo. Si finisce sempre per pensarci. Più non vuoi, più ci arrivi, più sei fottuto.
Quindi alla fine che ti resta? Un cazzo..
Sei fermo al punto di partenza.. se non peggio di prima.
Bene.. stavo divagando... e decisamente non era il caso visto che quando iniziavo non la smettevo più. Basta.. avevo già rimuginato troppo su tutto..
Sentii davvero il bisogno di una sigaretta. Mi strusciai le mani in faccia cercando di darmi una svegliata e mi alzai di scatto. Presi una delle mie Parliament dal pacchetto ma proprio quando stavo per andare in terrazza bussarono alla porta.
E avevo anche l'impressione di sapere chi fosse..
Per la prima volta da quando lo conoscevo rimasi qualche secondo a pensare se aprire o no..
Avrei potuto continuare a ignorarlo.. Non mi andava di parlare con lui in quel momento perché non sapeva niente e temevo che mi avrebbe solo rinfacciato la mia uscita con Michael..
Dio.. non avevo proprio voglia di discutere.
Non potevo semplicemente far finta di non sentire e accendere quella cazzo di sigaretta chiudendomi la porta-finestra dietro di me?
Ovviamente no Kristen, non puoi farlo.. Sei già stata fin troppo codarda oggi. Caccia un po' di quelle palle che non tieni...
Continuava a bussare alla porta e io continuavo a valutare le diverse opzioni che la mia volontà e la mia coscienza mi offrivano.
Cazzo.
Sospirai pesantemente rientrando nella stanza e dirigendomi verso la porta.
Ok.. facciamolo.
Aprii mentre ancora batteva prepotentemente.
Era a dir poco.. sconvolto. Forse scioccato o forse era incazzato nero. Difficile a dirsi dallo sguardo che era un misto di tutto.
Quasi mi spaventai. Non l'avevo mai visto così.
“Ehm..” mi schiarii la voce. “Ciao..” la buttai lì tranquilla.
Si fece largo entrando con forza e costringendomi ad indietreggiare. Sbatté la porta dietro di sé e si diresse dentro senza battere ciglio o dirmi niente.
Cazzo.. era davvero nero..
E io non ero proprio dell'umore..
Sbuffai rumorosamente per farmi appositamente sentire.
Lo vidi voltarsi e guardarmi in modo strano.
“Che hai?” dissi infine rompendo quella situazione di silenzio assurdo.
Troppi silenzi nel giro di due giorni.. non ne sopportavo più.
Scoppiò improvvisamente. “CHE HO KRISTEN?! CHE CAZZO DI FINE HAI FATTO!? E' DA IERI CHE TI CERCO!”
Oh no.. urlava e non andava bene.. “Prima di tutto non urlare così. Non sono sorda e tu non sei un animale, quindi modera la voce!”
Lo vidi stringere i pugni e inspirare profondamente.
Uno dei due stava esagerando.. e non sapevo ancora se era lui o io..
“Kristen” scandì. “Voglio solo sapere, che cazzo di fine hai fatto..” ripeté con estrema e finta calma mentre stringeva le labbra per la rabbia.
Lo guardai truce per qualche secondo prima di rispondere. “Ho spento il cellulare. Non mi andava di parlare con nessuno”.
“Perchè?”
“Così..”
“CAZZO Kris!”
Saltai sul posto e chiusi gli occhi sospirando.
“Dimmi la verità..”
Strabuzzai gli occhi. Ma cosa.. cosa voleva insinuare?
“E' questa la verità, Rob. Non mi andava di parlare e non mi va nemmeno ora, non chiedermi il perché, perché non lo so. Punto. Fine della storia.”
“Che vuol dire fine della storia? Di quale storia? Di cosa? Che stai dicendo Kristen? Che è successo mentre non c'ero?”
“Oh Rob. Tanto lo so che hai visto le foto e che sei incazzato per questo..”
“No Kristen!” rispose subito. “Non è per questo. Magari all'inizio lo era, ma sai una cosa? Io cerco sempre di mettermi nei tuoi panni perché ci penso a te. Cosa starà provando Kristen in questo momento? Perché ha fatto una cosa del genere? Forse perché c'è un motivo dietro.. Ma si Rob.. deve essere così.. non te la prendere.. Ti spiegherà tutto.. Scusami tanto se mi altero quando non riesco a contattarti e scopro che hai spento il cellulare perché non ti va di parlare e non sai perché..”
“Robert quelle foto non sono niente. C'erano i paparazzi e ne ho approfittato per tenere la commedia. Tutto qui”
“Ma non è questo il punto Kristen! Non me ne importa di quelle cazzo di foto! Voglio sapere cosa è successo! Perché d'un tratto sei irraggiungibile? Perché vengo qui e ti trovo con due borse sotto gli occhi? Perché non vuoi parlare? Dimmi che è successo ti prego, se no mi fai impazzire..”
Santo dio.. non ce la facevo più. Non sopportavo altro.
“Rob..” sussurrai sconfitta. “Cosa vuoi da me?”
Rimase sorpreso dal mio cambio d'umore e dal mio flebile tono di voce. “Te l'ho detto Kristen.. solo sapere..”
“Non c'è niente da sapere.. perché non è successo proprio niente.. Niente di quello che pensi tu almeno..”
“Come sai quello che penso..”
“Lo so perché altrimenti non avresti urlato così prima..”
Non rispose.. e sapevo che era perché avevo centrato il punto.
“E' così vero? Tu credi che io abbia cambiato idea..? Hai paura che mi sia pentita e che voglia tornare indietro e prendere la strada più facile..”
Di nuovo non rispose e lo vidi sospirare. Ecco la conferma che stavo cercando.
“Sei davvero un idiota Rob..” dissi con un filo di voce e mi avvicinai, ma non per fare quello che credeva lui.
Lo sfiorai appena mentre afferravo il pacchetto di sigarette che avevo messo sulla scrivania dove era poggiato.
“Che fai ora?”
“Vado a fumarmi una sigaretta!” sputai acida avviandomi alla porta della stanza.
“Oh grande Kristen! Brava. Bel modo di affrontare le cose. Molto maturo!”
Mi voltai ed esplosi. “Bè sai una cosa? Ho diciotto anni non trenta, non sono ancora matura e mi sono rotta le palle di comportarmi come se lo fossi! Quindi oggi vado a cazzi miei!”
Sbattei la porta dietro di me senza lasciargli il tempo di replicare e corsi per il corridoio e giù per le scale fino ad arrivare al giardino di retro dell'hotel. L'unico posto dove non andava mai nessuno. La gente che alloggiava era troppo impegnata per rilassarsi lì.. ma noi invece ci andavamo qualche volta e ci stavamo bene visto che era proprio dietro e non vi si poteva accedere se non dall'interno.
Percorsi il piccolo sentiero che ormai conoscevo a memoria e giunta alla “nostra” solita pietra, mi lasciai scivolare accasciandomi con la sigaretta in bocca.
Adoravo fumare quando ero nervosa, ma adoravo farlo di più con lui.
Ripensavo ai momenti che avevamo passato lì, qualche sera, isolati e fuori dal mondo a smezzarci una sigaretta e parlare del più e del meno scoprendo quello che non ancora non sapevamo l'uno dell'altra.
Evidentemente anche Rob aveva i suoi dubbi su di me, così come io potevo averne su di lui. Ma erano cose così diverse..
Io avevo dubbi sul nostro futuro, non sul nostro presente..
Come poteva anche solo aver pensato che io avessi intenzione di rimangiarmi i miei passi? Tutto quello che avevo fatto finora..
Non era molto.. ma nessuno mi aveva mai coinvolto in questo modo.. Per nessuno avrei abbandonato le mie certezze.. Per lui sì.. E solo perché sapevo che quello che sentivo era reale.
Se non fosse stato così probabilmente avrei fermato Michael, ma invece l'avevo lasciato andare, come giusto che fosse, per tutti.
E Rob.. Rob non lo sapeva ovviamente. Non poteva saperlo visto che non mi aveva dato modo di spiegarmi.. e io allo stesso tempo dovevo essere stata di un'antipatia unica..
Odiavo a volte quel lato del mio carattere. Troppo istintiva su alcune cose.. e troppo prudente su altre. Peccato che lo ero sempre per le cose sbagliate. Ma ero così.. non potevo e non volevo cambiare me stessa per nessuno. Avrei potuto cercare di moderarmi ma nessuno mi avrebbe mai tappato la bocca dal dire quello che pensavo.. Non Rob almeno.
Troppe volte avevo mentito a lui sui miei sentimenti e su tante altre cose che mi ero ripromessa di essere sempre me stessa con lui; era l'unico modo per renderci conto se davvero eravamo fatti per stare insieme, se davvero lui avrebbe amato anche i miei difetti come io amavo i suoi.
Mi trovai a sorridere pensando che sicuramente in un paio d'ore massimo avremmo fatto pace e avremmo riso ripensando a quanto eravamo stati stupidi.
Sì.. lui sarebbe venuto a cercarmi, mi sarebbe venuto incontro e tutto sarebbe stato dimenticato perché non era un problema. Non potevano essere quelli i nostri problemi dopo tutto quello che avevamo già affrontato anche solo per confessarci i nostri sentimenti.
Ma se.. se non fosse venuto? Se fossi tornata in camera e avrei trovato una lettera di addio? Se si fosse reso conto di non poter sopportare tutto questo?
Il sorriso si affievolì pian piano mentre la sigaretta ormai finita mi bruciava le dita.
“Ma porca..”
La gettai velocemente scuotendo la mano in aria e soffiandoci sopra per rinfrescarla un po'.
Notai allora una figura in piedi accanto a me. Riconobbi le sue scarpe e mi bloccai ma non alzai il viso. Non ce ne fu bisogno.
Si chinò porgendomi un fazzoletto bagnato. Lo guardai incrociando i suoi occhi..
Dio.. come potevo dubitare di lui quando mi guardava in quel modo così.. premuroso?
“Grazie..” sussurrai afferrando il fazzoletto senza pensare troppo a quando e come aveva avuto il tempo di bagnarlo. Non aveva importanza. Lui era lì.. ovviamente, e fino a un secondo fa avevo avuto il coraggio di farmi mille paranoie e chiedermi se sarebbe venuto o meno. Automaticamente gli feci un po' di spazio e si sedette accanto a me. Solo allora notai che aveva un foglio tra le mani e pensai che la mia più grande paura stesse per realizzarsi quando me lo passò dicendo: “Cos'è questo?”
Nonostante la fioca luce mi ci volle un minimo sguardo per capire. Cazzo. Avevo lasciato tutto sul letto e ovviamente l'aveva visto.
“Non avresti dovuto leggerlo..”
“Mi piace.. ma non capisco..”
Esitai un po' prima di rispondere. “Questo...” sospirai. “Questo è solo il saggio di fine anno da cui dipenderà metà del mio voto di maturità..”
Sentivo il suo sguardo fisso su di me ma tenni il viso basso sul foglio mordendomi le labbra.
“Il tema è Sliding Doors
“Il film?”
“No.. cioè.. non è sul film ma il concetto è quello. Quando un'istante ti cambia la vita.. Può essere una tua scelta, un caso, una coincidenza.. o solo il destino...” Sorrisi leggermente. “Ironico eh?”
“No.. “ rispose subito aggiustandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio così da liberarmi il viso e potermi guardare negli occhi. “Perfetto direi..”
Gli sorrisi dimenticando tutto quello che era appena successo..
“Ma.. non avresti dovuto leggerlo.. Fa schifo.. non è nemmeno finito.. sono solo pensieri buttati a caso, non hanno logica, molte volte confondo i tipi di narratore o parlo in prima persona e..”
Con un dito mi tappò la bocca prima che partissi continuamente.
“Ti va di leggermi un pezzo?”
Non sapevo bene cosa rispondere.. eppure mi trovai ad annuire.. e iniziai a leggere da un punto a caso.
Come lo sai? Come lo sai se hai fatto la scelta giusta? Come sai se in realtà non è solo uno sbaglio come quello precedente che ti ha portato proprio a fare quella scelta? Non lo sai.. perché non si può prevedere il futuro. Perché non c'è previsione per un futuro che solo tu puoi costruire. E allora qual è la cosa più giusta da fare? Essere schiavi del timore per vivere una vita più semplice.. o seguire l'istinto per la via più difficile?
Neanche a questo c'è risposta perché ognuno è fatto in modo diverso e domani potrei svegliarmi con un'idea completamente diversa da oggi.. ma ora.. ora so che ho fatto bene. Ora so che anche se fa male.. ne vale la pena.
Allora cos'è davvero che ti cambia la vita?
Sei tu? Sono le conseguenze delle tue decisioni? Oppure è l'eventuale decisione che hai scartato? Cos'è? E' il destino? C'è un motivo per tutto? Una forza maggiore di cui non conosciamo l'esistenza che in realtà ha un potere su di noi e ci indirizza verso determinate cose e non verso altre..?
Cos'è?
Ma soprattutto, ha davvero importanza?
Gli esseri umani chiedono, si fanno troppe domande di cui non sanno le risposte e le cercano e non trovano pace finché non le trovano. Ma perché non capiscono che è in quell'istante che finisce la magia?
Nel momento in cui capisci quello che ti sta succedendo, nel momento in cui sai da dove ha avuto origine, perde il suo fascino, come una canzone perde la sua bellezza dopo averne imparato le parole.
Abbiamo bisogno di credere in qualcosa che non siano certezze, abbiamo bisogno di credere in quello che ci viene senza pensarci troppo, senza valutare i se e i ma.
E allora non avremo più domande sulla vita..
Saremo liberi di viverla...
Erano quelle le ultime cose che avevo scritto qualche secondo prima che bussasse. E ora mi sembravano così stupide.. e vuote.. come se non rendessero per niente il mio stato d'animo..
Sentii Rob sorridermi e carezzarmi i capelli dietro la nuca.
“Ho chiuso con Michael” dissi d'un fiato.
La mano di Rob si fermò di scatto a quelle parole e mi voltai lentamente per guardare la sua fronte corrugata, l'aria di chi non aveva capito quello che avevo appena detto o forse non riusciva ad elaborare quelle parole così come io non ci ero riuscita quando le avevo sentite la sera prima.
“Cosa...? Quando..?” chiese a metà tra l'incredulo, il sorpreso e il sollevato.
“Ieri sera.. mi ha lasciata..”
Di nuovo dicevo quelle parole con un tono che mi rendevo conto essere davvero sorpreso.. Ma non perché stessi male per il fatto in sé ma perché ancora non potevo credere che stava davvero accadendo..
“Ti ha lasciata lui..?”
Annuii. “Aveva capito... l'ha solo fatto al posto mio..”
“E'.. è per questo che stai così Kristen?”
Distolsi lo sguardo e annuii ancora. “Ma non per quello che pensi tu..”
Feci una pausa prima di continuare e la sua mano prese di nuovo a carezzarmi dolcemente la nuca rilassandomi così tanto da farmi capire che ormai qualunque cosa per lui sarebbe stata acqua passata.
“Io.. io.. Non è .. per Michael.. E'.. è per me.. per te.. E' colpa tua..”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che..” sospirai non riuscendo a finire la frase.
“Cazzo Rob! Perché mi fai questo effetto? Perché? Come puoi.. condizionarmi in questo modo? Come posso dipendere così tanto da qualcuno?” Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso senza che facessi niente per fermarle. Volevo sentirle. “Perché mi hai fatto questo? Io non voglio.. non posso dipendere così tanto da te. Non posso.. ” Scoppiai in singhiozzi senza nemmeno capirne il vero motivo. Avevo solo tanta voglia di piangere.
“Cosa farò se ti stancherai di me..? Se ti rendi conto che non è quello che vuoi o..o...”
Mi chinai su me stessa ma nello stesso istante Rob mi circondò con le sue braccia e mi avvicinò a lui. Affondai il viso nel suo petto sfogando il pianto mentre lui mi cullava dolcemente.

Vuoi vedere che ti amo

“Sssh... amore sono qui... Sono qui.. e non vado da nessuna parte...Ti prego calmati.. Sono qui..”
Continuò a sussurrarmi quelle parole per quelle che mi parvero delle ore finché non mi calmai un po'.
“Kristen ascoltami..”
Mi Morsi le labbra nascondendomi ancora di più verso di lui. Mi carezzò dolcemente una guancia per poi spostare un dito sotto il mento.
“Guardami, ti prego”
E a quella richiesta non potei tirarmi indietro e alzai gli occhi verso di lui.
“Io non ho intenzione di andare da nessuna parte.. Non ho intenzione di lasciarti né adesso né mai..”
“Ma come fai a dirlo? Tutti dicono così ma poi non lo sanno davvero.. Potrebbe finire come con Michael..”
“No!” mi interruppe subito. “Per noi è diverso.. Noi siamo diversi..”
Continuai a fissarlo.
“Perchè in una storia non pensavo di trovare mai più quello che in un'ora mi dai tu.. Abbiamo così tanto cercato di capire chi siamo che andando avanti abbiamo capito di stare cercando la stessa cosa..
“Non posso darti nessuna garanzia mi dispiace.. ma è meglio rischiare che non concedersi mai... Io non posso prometterti quello che non ho. Non posso essere quello che non sono.. Ci saranno giorni grigi.. Lo so.. ma passeranno.. Io farò di tutto ma se il mondo col suo delirio riuscirà ad entrare e fare danni.. devi restare accanto a me.. Se ci sarai tu.. ci sarò anche io.. e mi troverai sempre lì..”
Sentii un'altra lacrima scendere per la guancia..
Sorrise sghembo. “E ora perché piangi?”.
Prese il mio viso tra le mani lavandomi via la gocce salate con i pollici.
“Non lo so..” dissi ridendo.
“Ah.. lacrime di gioia quindi..”
“Si..” confermai tirando su con il naso.
“Vieni qui..” mi attirò di nuovo a sé stringendomi e continuando a baciarmi i capelli e carezzarmi delicatamente la schiena.
“Come devo fare con te eh? Come devo farti capire che ti amo da morire?”
Di tutta risposta mi strinsi di più a lui poggiando le labbra contro il suo collo e baciandolo con calma. Eppure lo sentii rabbrividire..
Continuai a lasciargli una scia di baci mentre la sua mano si insinuava piano sotto la mia maglia per entrare a contatto con la mia pelle.
Un brivido mi scosse quando la mano mi sfiorò la schiena nuda che continuò a carezzare con le punta delle dita causandomi la pelle d'oca e aumentando il desiderio e il bisogno che avevo di lui.
Mi scostai leggermente e ruotando la gamba sinistra di poco mi trovai su di lui. Gli presi il viso tra le mani e portai velocemente le mie labbra alle sue.
Dio.. quanto mi era mancato quel contatto..
Non lo avevo avuto solo per qualche giorno eppure mi erano sembrati secoli..
Le nostre labbra combaciavano perfettamente mentre ruotavo la lingua attorno alla sua.
Le sue mani erano vagabonde sul mio corpo in cerca di ogni lembo di pelle disponibile. Mi staccai da lui giusto il tempo per levarmi la maglietta e lui fece lo stesso.
Mi fissò per qualche istante ma mi bastò carezzargli i capelli per sentire il suo respiro farsi più pesante e in un secondo sentii subito la sua erezione contro l'interno coscia ancora troppo coperto.
Mi chinai su di lui baciandogli il petto mentre le sue mani si facevano strada attraverso i bottoni dei miei jeans e negli slip per trovarmi subito bagnata.
Iniziò a stuzzicarmi il clitoride prima piano poi con foga dandomi difficoltà a continuare quello che stavo facendo.
Tornai sulle sue labbra affondano le unghie nella sua schiena mentre lui continuava.
Dio.. no... non volevo venire così...
Prima che potessi perdere il lume della ragione gli sbottonai i jeans aiutandolo a liberarsi dell'ultimo ostacolo che ci separava. Mi abbassò i jeans e estrasse un preservativo dalla tasca. Lo strappò e non so come riuscì a metterlo visto che io ero praticamente sopra di lui.
“Rob..”
“Si..”
Mi aggrappai alle sue spalle costringendolo a stendersi per terra e stringendomi su di lui lo lasciai scivolare in me. Oddio.. che senso di completezza che avevo mentre toccava i lati più profondi di me..
Mi alzai a abbassai di nuovo lentamente ancora.. finché non riuscii più a trattenermi e presi il ritmo insieme a lui.
Dio.. se a qualcuno ci avesse visti...
Ma che me ne fotteva in quel momento? Ero in preda all'ecstasy.
Scesi ancora e mi strinsi a lui che affondo le sue mani sui miei fianchi aiutandomi a farlo entrare pienamente in me finché non arrivammo all'orgasmo insieme.
Strinsi le natiche per non lasciarlo andare e crollai sul suo petto.
“Rilassati..” mi sussurrò scostandomi i capelli dalla fronte leggermente sudata. “Sono qui..” ripeté per l'ennesima volta e non potevo non credergli.
Feci come mi disse e rilassai istantaneamente il corpo aspettando che scivolasse fuori da me. Ma non lo fece.
Gli baciai il petto e alzai il viso per guardare il suo.
“Te l'ho detto.. non vado da nessuna parte..” sorrise carezzandomi la guancia.
Mi chinai e sorrisi sulle sue labbra.
“Nemmeno io..”


Bè.. rieccomi qui...
Che ne dite? Sono un pò arruginita? Forse si eh?
ma vabbè fa niente XD Sono così e basta XD ahahaha
Volevo dire qualcosa ma ora non ricordo o.O
mah.. bè se avete domande chiedete pure e vi darò qualche delucidazione XD ahahaha
Olè... viva il macaco che si è tolto dalle palle! ahahaha. Io non psso mai dirlo ad alta voce se no una certa persona mi scanna.. ma a me un pò dispiace per lui u__u Quindi non volevo mandarlo via completamente cornuto e mazziato...
Almeno solo cornuto dai XD hahaha
Volevo allungare questo capitolo così da iniziare ad accorciare i tempi.. ma mi piaceva che fosse tutto concentrato su questo "avvenimento" perciò l'ho lasciato così. Il prossimo sarà una specie di riassunto di tutto maggio per poi volare direttamente all'Italia... e poi ci sono i movie... e poi... e poi.. *sigh* la separazione..
Vabbè non ci pensiamo ancora *sigh*
Ora rispondo alle recensioni perchèè ve lo devo davvero *__*

Un bacio! ;) Alla prossima! :)

***********************************************************

Risposte alle vostre recensioni:

prudence_78: Ahahaha come vedi il macaco è uscito di scena XD Niente aerei o dirottamente.. sono pacifista io u_U ma tanto non è importante il mezzo ma il fine no? XD ahahaha
Tes13May: Oh grazi emille tesoro *__* Sono felice che ti sia piaciuto! *___*
Martybet: Moreeeeeeeeeeeee Grazie ç__ç Scimmietta eliminata visto? u___u ahahahaha love u
kiki_88: Amoreeee ç___ç Uff.. che fine hai fatto?! T___T  Ci manchi.. fatti viva più spesso.. la tortura su msn la gradirei se servisse a sentirti di più -__-" Cmq grazie *__* ahahah immagino che ora inizi a diluviare da te visto che ho postato XD ahahaha
Anto_Pattz: buahauhau sociuzzaaaaaaaaa! ahahah ecco il calcio nel sedere al macachino che tanto aspettavi XD Ma perchè l'odiate tutti quella povera scimmietta? XD ahahaha secondo me è la vittima buahauha Grazie my love.... ti voglio bene...
ledyang: Ciao zoccola u__u se non l'hai capito.. questa "è" una lunga storia che non avrà mai fine.. soprattutto col passo che sto prendendo io bbauahuahua Spero ti piaccia sto capitolo.. anche se tu odi troppo la scimmia per cercare di comprenderla! ahahaha.. senti.. non venirmi a fare lezioni puritane a me..... cioè.. no words -__-"""
_SilviPattz_: Tesoro.. grazie mille per il sostegno che non mi fai mai mancara *__* Spero ti sia piaciuto sto capitolo XD
MACRY: Tesorineeeeeeeeeeeee che bello vedervi qui awwwwwwwwwwwww vi adoroooooo!!! Spero non vi stiate stressando troppo ueueueueue Tanto noi vi pensiamo sempre hihi ;) Love u *__*
BooksAreMyLife: Ciao ç__ç Mandami pure a quel paese... quello che vuoi... Altro che regolarmente.. lo so.. Però.. non posso farci molto.. mi spiace =( Spero che continuerai a leggere lo stesso la storia =) Grazie per aver commentato!
ativ: Tesorooooooooo grazie mille... bè... ecco l'altro capitolo... spero ti sia piaciuto! awww grazie per la recensioneeeee
camy83: Sereeeeeeeeee! XD ahahaha finalmente ti chiamo per nome XD Ahahaha.. bèè ti ho già ringraziato molto hihi.. ti avevo detto che aggiornavo presto ed infatti eccomi qui XD  Fammi sapere che ne pensi *__*
Amy_19: Ciaoooo :D ti ringrazio molto! Sei gentilissima :D Sembra stupido rispondere ora ma il lavoro è andato bene ed ero in un villaggio a un'ora casa mia.. quindi tutto sommato niente di tragico XD Ahahhaha Grazie per la recensione *__*
simo1726: Olèèè sparate i cannoni...... fio ha postatooooooooo! Yu-uuuuuuuuuuu! ahahahaha Grazi emille tesoro... Ormai mi conosci XD Sai che vado un pò a cavoli miei con questa FF ahahahaha Ti ringrazio davvero tanto per il sostegno *__*
PS. Non l'ho mai sentita quella dei KOL XD Dopo l'ascolto hihi
ariel7:  Grazie mille a te tesoro *__* Spero questo ti sia piaciuto *__*
itsrox_: Cess.. guarda bene sto capitolo perchè se sono stata ieri a scrivere fino alle 3 è anche colpta tua u__u ahahaha quindi grazie XD LOL love u my cess *__*
Imaginary82: Ehm...... dire che mi faccio desiderare è poco.. ma anche sbagliato perchèè c'è poco da desiderare bauhauahuahhauha No vabbè.. scherzi a parte.. Ormai mi conosco.. quindi aggiornerò quando scriverò senza darmi fretta o impormi niente :) Grazie tesoro.. spero ti sia piaciuto il capitolo *__*
Crazy_La: Larettaaaa! :D Ma ciaoooo :D Hihihi.. tranquilla.. mi basta sapere che qualcuno ancora mi legge ç__ç ahahaha love u *__* Grazi eper la recensione! *__*
ps. Sono riuscita a far funzionare PS... perchè da grande idiota quale sono avevo impostato in cm e non in pixel -__-""" no wrods.. lo so... -__-" ahahahaha

E infine un grazie a coloro che hanno commentato anche l'avviso XD ahaha Mi rende di gioia sapere che vi importa *__* un grazie particolare a Kristen110 che mi aveva lasciato una bellissima recensione ma che cancellando l'avviso ho dovuto eliminare ç___ç Però grazie davvero.. rileggendola mi è venuta voglia di andare avanti :D
E grazie anche alle ragazze del Diario XD ahahaha.. a quelle che commentano e a quelle che leggono solo hihi perchèè siete davvero carine girls... :)))

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** I found I could fly ***


Seraaaaaaaaaaa :D
O forse giorno.. o pomeriggio o non lo so.. perchè in effetti non so nemmeno se leggete ancora XD
Se mi conoscete un pò avrete capito che sta storia va un pò a "ca**i" suoi, o meglio che vado io a cavoli miei! hahahaha
E' che, come detto prima, ormai devo avere una particolare ispirazione per scriverla, e, ahimè, mi viene una volta ogni 100 anni XD
Quindi.. non posso manco chiedere scusa per il ritardo visto che ormai si sa che va così! hahahaha
Posso solo ringraziarvi se ancora leggete.. e ringraziare tutti coloro che recensiscono perchè davvero.. rileggere le vostre parole mi spinge sempre di più a continuare anche se questa storia sta diventando un pò "pesante" da portare avanti visto che ormai questi sono tempi morti e sepolti XD ahahaha
A questo proposito vorrei dire che penso di chiuderla presto..
ma presto è relativo..
Una decina di capitoli secondo i miei calcoli..
ora tutto è arrivarci a quei 10 capitoli! ahahaha
vabbè con questo siamo a -9 XD Già è qualcosa..
E' abbastanza lungo per farmi perdonare..
Spero vi piaccia *__*
Ci leggiamo in fondo!

Capitolo 43

 

I  found I could fly



POV Robert

Questa?”
Feci un leggera smorfia con la bocca per l'ennesima volta mentre mi divertivo a prenderla in giro, e lei ancora non se n'era resa conto.
Buttò anche quella maglia sul letto insieme a tante altre e di nuovo andò tra i cassetti a pescarne altre.
Questa?”
Scossi di nuovo il capo. Mi divertiva troppo farle credere che non mi piacesse con una di quelle maglie, quando invece non trovavo una sola cosa che non le stesse bene. Sarebbe stato impossibile per me decidere.
D'accordo allora questa?”
Sorrisi ancora ignorandola.
Fidati di te stesso?”
Emerson”
Brava la mia piccola..”
La vidi arrossire un po' mentre evitava il mio sguardo e sorrisi tornando a concentrarmi su quei foglietti che ero riuscito ad ottenere con l'inganno.
Quale rivista trascendentalista fu fondata da Emerson e Thoreau?”
Ehm.. The Dial?”
Accennai un si con il capo.
E prende il nome da quale critica di Kant?”
Della Ragion Pura”
Sbagliato... della Ragion Pratica...”
Ah cazzo.. lo dimentico sempre..”
Non potei fare a meno di ridere.
Comunque sono dettagli.”
Dettagli utili però..”
D'accordo.. dettagli utili.. come vuoi. Ora che il maestrino ha finito la sua ora e ci siamo fatti un bel ripasso del fenomeno trascendentalista di cui al momento ignoro l'utilità nella mia vita presente e probabilmente anche in quella futura.. Aiutami a scegliere una maglia!”
Ne cacciò un'altra ancora e non potei non ridere per l'ennesima volta di quel suo comportamento assurdo e un po' sconosciuto. Non l'avevo mai vista così preoccupata per una stupida maglia.
Sbuffò rumorosamente sedendosi sulla cassettiera. “Da quando sei diventato così difficile?”
Lasciando da parte i foglietti mi alzai lentamente dal letto e le andai incontro posizionandomi tra le sue gambe e portando le mie mani ai suoi fianchi.
E da quando a te importa tanto dei vestiti?”
Scrollò le spalle un po' sorpresa. “Non mi importa dei vestiti.. era solo.. solo... oh ma che ne so! Volevo solo cambiare maglia..”
E ne hai cacciate almeno sette. Non credevo nemmeno che ti fossi portata tutta questa roba..”
Sorrise portando istintivamente le sue mani sul mio petto e stringendo la mia maglia.
Volevo solo.. essere diversa... per stasera..”
Perché?”
Non so... è una specie.. di.. di...”
Scrollò le spalle per la terza volta nel giro di dieci minuti. Sapevo che non riusciva a dire quelle parole. Non era il tipo e le cose tra noi erano così implicite che non c'era mai stato bisogno di esternare ogni minima cosa come in un coppia normale.
Di appuntamento?” le andai in aiuto e di nuovo abbassò il capo imbarazzata.
Siamo già usciti insieme altre volte.. siamo oltre quella fase..” le feci notare e sapevo quello che stava per dirmi perché era lo stesso che provavo io ma volevo sentirglielo dire.
Lo so però..” si strinse nelle spalle. “Ora.. è diverso... ora siamo.. liberi..”
Si.. liberi..”
Le presi il viso tra le mani e le lasciai un bacio veloce prima di stringerla tra le mie braccia.
Lo sai che ti amo, vero?”
Si lo so..” sussurrò contro il mio petto per poi alzare il capo e trovarsi di nuovo a un centimetro dalle mie labbra. “E tu lo sai che ti amo anche io, vero?”
Voglio sperare..” la presi in giro liberandole il viso dai capelli e baciandole la fronte.
E sappi che non sono mai stata così sdolcinata con nessuno..”
Ma dai.. a cosa devo l'onore?”
Scrollò le spalle per la terza volta nel giro di cinque minuti. “Non so.. con te mi viene naturale..”
Le mie labbra si aprirono in uno dei sorrisi più sentiti come tutti quelli che sempre dipingevano il mio volto quando ero con lei d'altronde,
Possibile che sono dieci minuti che sorrido solo?” le carezzavo le guance lasciandoci qualche bacio ogni tanto.
Lei intrecciò le mani tra i miei capelli e prese a giocarci come era solita fare. Un gesto come un altro che mi faceva impazzire e di cui non avrei più potuto fare a meno.
Adoro il tuo sorriso.. soprattutto quello che hai quando mi guardi.. Mi fai sentire speciale..”
Mi si scaldò il cuore a quella confessione perché era così vera che non potei non essere felice del fatto che se ne fosse accorta anche lei e che avesse davvero capito quello che significava per me.
Perché lo sei.. Mi stai entrando dentro Kristen.. Non mi era mai capitato con nessuna..”
E nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere..” sospirò stringendo la sua presa attorno al mio corpo e avvicinando la sua bocca al mio collo.
Non riuscii a fermarmi e in un impeto di desiderio portai le mani sulle sue gambe e gliele feci stringere attorno alla mia vita per avvicinare i nostri corpi. Una mano volò dietro la sua nuca, tra i suoi capelli e mi impossessai delle sue labbra per un bacio dolce e tormentato allo stesso tempo. Così volubile e carico di desiderio da essere costretto a staccarmi per respirare.
Mi devo preparare Rob..” sussurrò ansante.
Ma dai..” risposi col fiato che mi mancava. “Come se dovessi incontrare qualcuno..”
Beh.. Incontrerò Sam..”
Ma già l'hai conosciuto..” ripensai alla sera di qualche mese prima quando durante la premiere di Twilight a Londra avevo approfittato per farle conoscere quello che era un pezzo della mia vita prima di conoscerla.
Si però non ero la tua ragazza allora..”
Non sai quanto avrei voluto presentarti come tale..”
Lo so invece... perché per un momento quasi sperai che mi presentassi così..”
Davvero?”
Annuì e ricordai che allora non avrei mai potuto. Ci divertivamo a prenderci in giro ma presentarla come la mia ragazza quando lei era ancora ufficialmente impegnata con un altro avrebbe danneggiato fin troppo la sua immagine.
Sarà diverso d'ora in poi” la rassicurai.
Che vuoi dire?”
Bè.. niente più nascondersi, niente più sotterfugi, niente..”
Finché resta tra noi.. sono d'accordo..”
In che senso tra di noi? Chi altro dovrebbe sapere?”
No nessuno, ovviamente. Voglio che però.. sia un mondo solo nostro. Non voglio dare agli altri quello che vogliono, non voglio vendere quello che abbiamo, non voglio che entri nessuno. Non mi importava prima.. ma ora si. Voglio che sia solo nostro.. E voglio che tu sia solo mio..”
Mi chinai facendo incontrare le nostre fronti e sfiorando lentamente i nostri nasi.
Non ti facevo così possessiva..”
Infatti non lo sono.. ma quello che è mio non si deve toccare..”
Sai.. questa è la definizione di possessiva..” le feci notare baciandole dolcemente la guancia.
Oh..” sussurrò sulle mie labbra intrappolando piano il mio labbro inferiore tra le sue. “Bè.. allora meglio che tu lo sappia..”
Senza rispondere approfondii il bacio lasciando scivolare le mie mani dietro la sua schiena e facendo scontrare i nostri petti.
Posso dirti un segreto?” bisbigliò impercettibilmente al mio orecchio e di tutta risposta le scoprii la spalla e la baciai.
Mi stai entrando dentro anche tu.. in tutti i sensi..” sorrise maliziosa coinvolta anche dalle mie mani che le pizzicavano i fianchi.
Mi sconvolge Stewart. Devo intendere che le interessa solo una parte di me?”
Assolutamente no Pattinson. Ma.. se proprio devo essere sincera... mi interessa molto..” il suo tono caldo e sensuale.. alitava sul mio collo.
Sono indignato. Deduco che stai con me solo per il sesso..”
Puff.. non è vero.. potrei stare giorni senza sesso..”
E parlai prima di poter davvero rendermi conto di quello che stavo dicendo. “Davvero? Dimostramelo!”
Il suo sguardo mutò diventando improvvisamente perso. “Cosa..?”
Scommetto che la tua Jolanda non riesce a stare lontana da me per più di due giorni”
Aprì la bocca in una o di stupore. “Hai.. hai dato un nome alla mia...?”
Risi a metà tra l'imbarazzo e l'ilarità senza rispondere.
Non ci credo..” continuò ancora sotto shock per quella strana scoperta.
Quindi ho ragione. Non sai resistermi. Non dureresti tre giorno senza di me”
Chiuse gli occhi in un sguardo di sfida e alzò le sopracciglia. “Davvero credi di avere tutto questo ascendente su di me?”
Si” risposi subito sincero.
Bene!” scandì ogni lettera. “Non sai chi hai sfidato bello mio!”
Oh-oh. Quel tono mi faceva paura ed ebbi subito la sensazione che mi ero messo in un bel guaio.
Tre settimane!”
C-cosa?”
Tre settimane senza sesso”
COSA? Ma io ero partito solo con tre giorni!”
Oh che fai ora? Ti tiri indietro?”
Presi un lungo sospiro. “MAI!”
Bene, accordato allora. Ti sei rovinato con le tue stesse mani, verrai da me in ginocchio pregandomi per una notte di sesso..”
Non credere, amore della mia vita.”
Invece credo di si... Povero Gil, resterà a secco per un po'...”
Gil?”
Lanciò uno sguardo veloce al mio.. pacco.
Oh nono, stai scherzando? Non vale così.. è un nome da femmina..”
Bè e allora? Tu puoi chiamare la mia come vuoi e io no?”
La guardai truce per qualche secondo e serrai le labbra respirando a fondo. “Resisterò solo per la scarica che avrò quando ammetterai che ce l'ho fatta!” risi diabolicamente. “E cambierai nome al mio amico con uno più appropriato..”
Come vuoi. Ma se non ce la fai.. allora sarò autorizzata a dare al tuo “amico” ogni nome possibile e immaginabile che mi passi per la testa e non potrai dire niente..”
Kristen..”
Con le tue stesse mani, Rob!” rimarcò il concetto. “E poi se sei così sicuro di farcela..” continuò avvicinandosi e strusciandosi sensualmente sul mio petto. “.. non avrai problemi no?” alitò sul mio collo prima di posarci le labbra bagnate.
Cazzo.
A-assolutamente no..”. Non convincevo nemmeno i moscerini con quel tono e lei già si divertiva un mondo a provocarmi.
Fu il suo stesso telefono a salvarmi dall'autocombustione.
E' mio fratello.. ci sta aspettando..” mi informò leggendo il messaggio. “E io non sono ancora pronta.. grazie a te..”
E' che se proprio devo scegliere.. preferisco vederti nuda..” le feci l'occhiolino.
Rob..” sbuffò seccata.
Kristen. Non hai bisogno di maglie particolari per incontrare i miei amici o per stare con me. Sei perfetta così come sei..” dichiarai sincero carezzandole le guance con i pollici.
Davvero?”
Si..” confermai baciandole le labbra.
Oh grazie a dio.. non avevo proprio voglia di cambiarmi”
Mi stampò un bacio veloce e ridendo si liberò dalla mia stretta, scese rapidamente dal comò e afferrando di fretta la giacca dal letto corse verso la porta.
Ti muovi? Siamo in ritardo!”
Il giorno in cui avrei capito quella ragazza... forse..
Forse non sarebbe mai esistito.

POV Kristen

Una volta ha fatto la pipì a letto.. e aveva sette anni! Hahaha! Si è vergognata per una settimana intera!” rise mio fratello e Rob con lui.
Idioti.
Povera cucciola..” mi prese in giro Rob.
Ah e un'altra volta ha massacrato quel povero gatto legandolo con le zampe all'altalena e avevamo un criceto che morì perché gli mise della birra al posto dell'acqua.. avresti dovuto vederlo, povera bestia. Correva su quella ruota come una biglia impazzita...”
Fulminai Taylor con gli occhi intimandolo a smettere una volta per tutte.
Rob mi guardò stralunato e forse un po'.. preoccupato. “Ok.. devo ricordarmi di non comprare animali se mai andassimo a vivere insieme..”
Non era colpa mia.. avevo cinque anni e quel criceto mi era sempre stato antipatico! Non credevo che l'avrei atterrato con un po' di birra.. e forse non sapevo nemmeno che era birra. Quindi mi dichiaro del tutto innocente..”
E di Max che mi dici? Ci credo che quel gatto non ti sopporta..”
Non è vero che non mi sopporta! Il nostro è un puro rapporto odio-amore. Abbiamo un equilibrio tutto nostro..”
I cani non ti piacciono?” mi chiese Rob cingendomi da dietro e appoggiando il mento alla mia spalla.
Preferisco i gatti.. I cani pretendono troppo.. i gatti sono più come me..”
Confermo.. gattina..” mi sussurrò all'orecchio così che mio fratello non ci sentisse e gli diedi una gomitata amichevole nello stomaco.
Uh ecco che tira fuori le unghie..” scherzò il mio ragazzo imprigionando le mie braccia in modo da impedirmi movimenti.
Comunque non è niente paragonato a quando l'abbiamo trovata sul tetto con tanto di ali da fata che stava per lanciarsi nel vuoto. John l'ha fermata giusto in tempo.. Credeva di poter volare” concluse con una sonora risata.
Taylor.. ricordami perché ti ho invitato..” sputai acida contro mio fratello.
Perché non volevate dare nell'occhio” rispose subito e mi resi conto di essermi gettata da sola la zappa sui piedi.
Giusto. Potevamo essere liberi dentro ma fuori dovevamo comunque tenere una certa riservatezza per motivi che ci avevano costretto in passato e ancora ci costringevano: Pubblicità, immagine, reputazione..
Tutte cose di cui non me n'era mai fregato un cazzo ma che ci condizionavano inevitabilmente senza che potessimo davvero fare qualcosa.. per ora almeno.
Così volevi volare eh?” sussurrò dolce Rob al mio orecchio. “Molto lungimirante..”
Per non parlare di quando si mangiò la schiuma da barba pensando fosse panna montata!”
Ooook... meglio che vada a prendere qualcosa da bere..” mi svincolai da Rob velocemente. “Birra?” chiesi a entrambi. Mio fratello scosse il capo.
Non te la daranno.. sei troppo piccola..” mi prese in giro lui con un sorriso beffardo.
Cosa scommetti che invece me le danno?”
La riunione di Jolanda e Gil” propose.
Lo fissai per un secondo ed ebbi paura di perdere la scommessa ma non gliel'avrei mai data vinta, a costo di passare sotto il bancone gattonando e fregarmi due birre.
Andata!” esclamai stringendo la sua mano per suggellare il patto.
Oh.. stavolta perderai...” mi sfidò.
Non cantare vittoria. Non conosci tutte le mie tecniche di seduzione.. Guarda, già mi dispiace così tanto per te che te la offro io la birra..”.
Scosse il capo ridendo per quel nostro nuovo modo di stuzzicarci.
Chi sono Jolanda e Gil?”
Nessuno!” urlammo insieme voltandoci verso Taylor.
Risi tra me e me mentre lasciavo la mano di Rob e mi avviavo al bancone.
Il concerto sarebbe iniziato a momenti e c'era un po' di fila ma avevo tutto il tempo per prendere due birre.. sperando davvero che me le dessero. Ma in un locale del genere, quante storie avrebbero davvero fatto davanti una ragazza che non sembrava nemmeno una diciottenne? Mi avevano sempre detto che dimostravo più anni di quanti ne avessi quindi dovevo solo sperare che non mi chiedessero il documento altrimenti..
Due birre!” urlai sicura per farmi sentire quando il ragazzo dietro il bancone mi fece un cenno per ordinare.
Fiù. Nessun cedimento, nessuna domanda sulla mia età o pretesa di mostrare un documento.
Sparì da qualche parte mentre io già poggiavo i soldi sul bancone pregustando la mia vittoria con un ghigno sul riso finché con la coda dell'occhio notai un tizio seduto accanto a me che mi stava osservando con uno strano sorriso sardonico.
Ciao bella..” Solo la sua voce mi dava i brividi e potei capire subito che doveva essere ubriaco fradicio.
Non risposi e mi passai una mano tra i capelli facendo finta di non sentire.
Non sai che è maleducazione non rispondere?” continuò alzandosi e mettendosi in piedi a pochi passi da me.
Ancora mi voltai dall'altra parte fingendo indifferenza ma fui costretta a girarmi di scatto quando mi toccò il gomito. Lo ritirai all'istante, infastidita.
Sto parlando con te.. Come ti chiami?”
Non era nemmeno brutto come ragazzo, aveva un filo di barba e i lineamenti molto marcati gli davano l'aria di un uomo più vecchio della sua età ma mi accorsi dall'abbigliamento che non doveva essere troppo grande.
I miei occhi andarono subito nei suoi. Erano lucidi e scuri.. Non cattivi, ma mi incutevano un'ansia terribile. Ansia di andare subito via da lì e tornare da Rob.
Cosa facevo? Non potevo certo dirgli il mio nome e temevo che continuando ad ignorarlo l'avrei solo stizzito di più.
Julie” mentii sperando che quel dannato ragazzo si muovesse a portarmi le birre così che potessi sgusciare via velocemente.
Io sono Mike..” rispose sardonico e risi della strana e ironica coincidenza.
Come se fosse un modo per farmi capire che non bastava rompere con qualcuno per essere davvero liberi di vivere un nuovo amore..
Mi voltai in cerca di Rob ma era troppo lontano perché riuscissi a vederlo.
Sei molto carina Julie” marcò il mio nome mentre si avvicinava impercettibilmente a me con lentezza. Mi strinsi al bancone cercando spazio in cui rifugiarmi, ma dove cavolo potevo andare?
G-grazie..”
Sei da sola?”
No” colsi la palla al balzo. “Sono col mio ragazzo...”
Non sa che non dovrebbe lasciarti sola? Magari.. puoi venire con me.. in un posto più appartato..”
Possibile che nessuno attorno si rendesse conto di cosa stava succedendo?
Le luci si abbassarono nello stesso momento in cui sentii quelle mani sudice poggiarsi sui miei fianchi e tentare di avvicinarmi al suo corpo.
Lasciami..” cercai di divincolarmi velocemente ma era più forte e le sue mani tornarono presto sul mio corpo. Prima che potessi fare altro lo vidi chinarsi verso di me e sentivo la puzza dell'alcool invadere ogni cellula del mio corpo.
Dio, che schifo..
Reticente chiusi gli occhi e portai subito le mani su quel petto che mi faceva ribrezzo e lo allontanai nello stesso istante in cui lui veniva strattonato da qualcuno che con un gesto deciso lo portò via da me.
Che cazzo succede?” riconobbi subito la voce di Rob e aprii gli occhi per trovarlo di fronte a me con lo sguardo infuocato dalla rabbia.
Diverse rughe gli corrugavano la fronte, mi sembrava quasi di vedere le vene pulsargli nella giugulare, il petto alzarsi in modo irregolare e le mani strette a pugno, con forza.
Chi cazzo sei tu?” biascicò il tizio che ancora barcollava un po' dopo essere stato strattonato con forza.
CHI CAZZO SEI TU!?” urlò Rob e lo vidi alzare un pungo.
Rob..” sussurrai e ormai libera mi fiondai tra le sue braccia.
Kris, che è successo? Stai bene?”. Non l'avevo mai sentito così preoccupato e quasi in pena. Mi prese il viso tra le mani sfiorandolo dolcemente e annuii.
Aaah.. devi essere il ragazzo.. Tranquillo.. volevo solo divertirmici un po'.. è davvero un bel bocconcino...”
Lasciami andare Kris” urlò Rob di rabbia. “Fammi pestare questo stronzo di merda!”
No Rob! Lascia stare! Non possiamo creare casini! Non possiamo!” lo pregai sperando che capisse e si calmasse ma era più difficile di quanto credessi.
Non me ne fotte un cazzo dei casini!!”
Rob! Non risolvi niente! Peggioreresti solo le cose! Ti prego.. già abbiamo troppi problemi, non ne aggiungiamo altri! Ti prego!”
Lo vidi serrare la mascella cercando di regolare il respiro e dopo un po', senza mai staccare gli occhi da quel ragazzo, rilassò un po' le mani e mi strinse a sé.
Andiamo..” sussurrò e mi allungai solo un secondo per prendere le birre che quell'idiota si era deciso a portare.
Gli sorrisi mostrandogli la mia vittoria e sperando di stemperare l'atmosfera un po' pesante ma di tutta risposta scosse il capo ancora infastidito e preoccupato.
Strinse la presa della mano sulla mia vita avvicinandomi a lui finché non ci trovammo di fronte uno dei muri del locale. Non stava nemmeno guardando dove andavamo..
Posai le birre su un tavolino lì vicino e mi misi di fronte a lui prendendo il suo viso tra le mani.
Rob.. guardami..” sussurrai cercando i suoi occhi che non tardarono a specchiarsi nei miei. “Va tutto bene..”
Il suo sguardo era così sofferente, così in trappola come se si sentisse impotente..
Non disse nulla e allungando subito le sue mani dietro la mia schiena mi strinse a se coprendomi totalmente col suo corpo in cui mi persi. Affondò il viso nel mio collo lasciandoci un dolce bacio.
Va tutto bene..” sussurrai ancora sul suo petto conscia che forse non mi aveva nemmeno sentito.
Mi lasciò andare quel poco che bastava per guardarmi meglio e posare le sue labbra sulle mie, dolci e urgenti allo stesso tempo.
Un bacio dolcissimo, le sue labbra caute sulle mie, le lingue che si accarezzavano solo con la punta e di nuovo le sue braccia mi cinsero totalmente.
Comunque.. ho vinto la scommessa...” sorrisi beffarda riprendendo le birre sul tavolo lì vicino ma lui non rispose e prendendone una strinse la mia mano con la sua libera e tornammo da mio fratello a cui evitammo di spiegare tutto l'accaduto onde evitare ulteriori e spiacevoli cambiamenti d'umore.
Rob mi teneva la mano senza lasciarla durante tutto il concerto e ogni tanto si chinava per sussurrarmi qualcosa o semplicemente per baciarmi velocemente il collo o una guancia senza preoccuparsi di eventuali foto che sarebbero uscite. E onestamente, in quel momento, non importava molto nemmeno a me.
Questo finché le luci sul palco si rafforzarono annullando il buio attorno a noi e allora evitammo di lasciarci andare troppo.
Fortunatamente Rob si rilassò sempre di più, complice anche gli apprezzamenti di mio fratello e le parole dolci che ogni tanto gli sussurravo per calmarlo ancora di più.
 Un sorriso sempre più sincero si dipinse sul suo viso e fui lieta di constatare che a fine  concerto era tornato tutto come prima. In fondo non era successo niente ma potevo  benissimo comprendere la sua rabbia e la sua preoccupazione nell'aver visto le mani di uno  sconosciuto sul mio corpo.
 Facendomi strada da dietro andammo nel retro del locale per incontrare Sam.
 Dio.. perché avevo un'ansia assurda?
 “Non posso crederci! Ce l'hai fatta?!” esclamò Sam appena si accorse di noi.. o meglio di lui.
 Rob si allontanò da me per scambiare un abbraccio amichevole con quello che sapevo essere  uno dei suoi più cari amici di Londra.
 “Vieni a Vancouver e secondo te mi perdevo l'occasione?”
Senza scherzare oltre si voltò verso di noi. “Sam, lui è Taylor”
Piacere.. sono suo fratello..” si presentò allungando una mano e indicandomi velocemente.
E lei.. bè conosci Kristen, la mia ragazza..”
Sorrisi sapendo quanto aveva aspettato quel momento solo per poter dire ad alta voce la mia ragazza.
Uh.. la tua ragazza. Era ora.. Quelle telefonate lamentose e strazianti iniziavano a deprimermi seriamente..” scherzò, mentre Rob lo fulminava con gli occhi, per poi rivolgersi a me. “Sempre incantevole Kristen” sussurrò accennando un mezzo inchino col capo.
Sorrisi imbarazzata. “Complimenti per il concerto!” dissi sincera rilassandomi pian piano.
Restammo lì a bere un po' e a parlare, anche se per lo più restai ad ascoltare loro che si perdevano nei ricordi delle notti passate tra birre e chitarre a cantare sui tetti di Londra.
Adoravo vedere Rob sorridere spontaneamente ad ogni ricordo che saliva a galla ma il tutto era accompagnato da una note malinconica che non poteva tradire i suoi sentimenti verso il suo paese.
Ti manca molto vero?” chiesi quando fummo sul taxi di ritorno all'hotel dopo aver passato un altro paio d'ore in compagnia di Sam.
Cosa?”
Londra, i tuoi amici, i tuoi genitori... la tua vita..” scrollai le spalle continuando a tenere il viso poggiato su una delle sue.
Me lo fece alzare tenendo il mio mento tra indice e pollice. “La mia vita è qui ora”
Lo so” sorrisi a un centimetro dalle sue labbra. “Non sto dicendo che ti sei pentito di qualcosa.. solo che devi sentirne la mancanza. No?”
Ci rifletté qualche secondo prima di rispondere. “Bè si.. un po' si.. Londra è...”
Londra..”
Già..” mi baciò i capelli e tornai a chinare il viso nel suo petto.
Doveva essere bello.. vedere la città dall'alto, senza preoccuparsi di nessuno, senza pensare di essere guardato.. solo tu e la musica..”
Lo era” confermò. “Ma si sta meglio qui..” sussurrò dolce e chiusi gli occhi beandomi nell'illusione che un giorno sarei stata con lui su uno di quei tetti.
Solo io e lui.
E già un'idea iniziava a farsi spazio nella mia testa...
Forse...

Forse.. forse dovremmo andare” bisbigliò ansante staccandosi dalle mie labbra quel poco che gli permetteva di respirare.
Come mai così di fretta?” lo provocai. “Non avrai mica paura di non reggere?” lo presi in giro giocando con i suoi capelli senza sosta perché sapevo che lo facevo impazzire. Avvicinai il mio viso al suo e gli baciai il collo sensualmente.
Kristen..” sussurrò roco.
Ti arrendi?” dissi sulle sue labbra pensando di averlo in pugno.
Si lasciò andare penetrando con la mano sotto la mia maglietta e sfiorandomi il seno facendo rabbrividire. Si avventò di nuovo sulle sue labbra per un altro bacio senza fine.. finché d'un tratto non lo sentii più sopra di me.
MAI!” sorrise vittorioso per poi iniziare a darsi una pettinata allo specchio.
Sbuffai silenziosamente senza farmi sentire e mi avvicinai a lui da dietro. “Bè.. la notte non è ancora finita...” sussurrai con un filo di presunzione nella mia voce.
Ma saremo in un luogo pubblico.. con almeno altre venti persone.. quindi..”
Parlavo della seconda serata..”. Presi il giubbino da quell'armadio che ormai conteneva i miei vestiti da quasi tre mesi.
Non sono così facilmente corrompibile Kristen.”
Vedremo..”
Vedremo!” confermò prima che uscissimo dalla stanza dove ormai passavamo la maggior parte del tempo, triste ma vero.
L'unico posto in cui davvero non dovevamo per forza nasconderci da occhi indiscreti e chiacchiere fastidiose.
Mi avvio con Ashley.. ci vediamo lì..” dissi veloce prima di lasciargli un rapido bacio sulle labbra e raggiungere Ash che mi aspettava poco più in là.
Nonostante si fosse avviato dieci minuti dopo arrivammo nello stesso istante e ci riunimmo mantenendo sempre le distanze mentre insieme agli altri entravamo nel Blue Water Café per quella specie di party col cast, Melissa, Stephanie e con David Slade, che avrebbe diretto le riprese di Eclipse che sarebbero iniziate di lì a tre mesi.
Dovevo ammettere che la prima impressione che ebbi di David non fu del tutto positiva, ma ovviamente non lo dissi a nessun se non a Rob che si divertiva a chinarsi al mio orecchio per fare commenti molto poco carini sulla sua altezza e costringendomi più volte a pararmi la bocca con una mano per evitare che si notasse quanto desiderassi scoppiare a ridere.
Dopo le presentazioni e una specie di discorso ufficiale ci sedemmo su dei divani attorno a un tavolino allestito per noi con sfizi vari. Non potei fare a meno di notare come Rob prese a scavalcare tutti per venire a sedersi accanto a me nonostante fosse libero anche il posto più esterno. E di certo non fui l'unica a notarlo, ma ormai era alquanto palese che c'era qualcosa tra noi. Rob aveva passato qualche sera sul set anche se non aveva scene, solo per aspettarmi e non ci pensava due volte ad avvicinarsi particolarmente durante le riprese, non c'era più ansia tra di noi, non in quel contesto almeno. Se avessimo dovuto iniziare a preoccuparci anche degli altri saremmo finiti in un circolo vizioso che ci rinchiudeva in camere d'albergo per l'ennesima volta.
Rob mi sfiorò il ginocchio con la mano e mi ridestai dai miei pensieri per notare come la conversazione si fosse sposata sui nuovi bicipiti di Taylor.. ancora.
A proposito di ormoni...” disse Rob riferendosi a qualcosa che evidentemente non avevo captato. “Come sta la Jolanda, Kris?”
Quasi mi affogai con la coca-cola che stavo bevendo e ci mancò poco che sputassi nel bicchiere.
Lo guardai attonita e lui di risposta alzò le sopracciglia diverse volte come a sfidarmi. Si stava divertendo, era evidente.
Chi è Jolanda?” chiese Taylor probabilmente ringraziando Rob per averlo tolto dall'imbarazzo della conversazione precedente. O forse no..
Ehm.. è.. mia cugina!” trovai subito una scusa.
Allora, tesoro. Come sta?”
Dio, quanto adoravo questo stuzzicarci a vicenda.
Sta molto bene, amore.” risposi calcando la parole come aveva fatto lui. “E' molto più rilassata da quando non vede Gil. Non sente per niente la sua mancanza..” restammo a fissarci negli occhi sfidandoci mentre il mondo pian piano svaniva attorno a noi.
Cosa mi aveva fatto questo ragazzo?
Chi è Gil?” chiese qualcuno. Forse Peter.
Mio cugino” rispose Rob facendomi ridere perché era così palese che stessimo prendendo tutti per il culo.
E infatti non se la bevve nessuno solo Taylor che scioccamente ci chiese come e quando si fossero incontrati i nostri cugini.
Che idiota, pensai scherzosamente prima di alzarmi per riempire il piatto di noccioline.
Stavo ancora sorridendo quando il mio buonumore iniziò a vacillare appena vidi Nikki apparire di fianco a me.
Potevo notare con la coda dell'occhio che mi osservava e non mi piaceva per niente.
Che c'è?” chiesi infine guardandola dritto negli occhi.
Così le cose vanno bene fra voi..”
Era l'ultima persona con cui avrei mai voluto parlare di me e di Rob ma in modo alquanto infantile non volevo nemmeno darle la soddisfazione di credere il contrario o lasciarlo trasparire.
Si infatti.. più che bene..” sibilai tornando a riempire altri piatti.
Mi fa piacere”
Un brivido di repulsione mi percosse il corpo e non potei fare a meno di tornare a guardarla quasi schifata. “Piacere? Ti prego Nikki.. non hai fatto altro che mentirmi per tutto questo tempo...”
Non è del tutto vero Kristen, io volevo esserti amica..”
Per favore.. vai a venderla a qualcun altro la tua amicizia. Magari qualcuno a cui non hai raccontato solo palle..”
Kristen, mi dispiace..”
No Nikki! No! Io.. mi fidavo di te. E tu invece... tu sapevi tutto.. Hai sempre saputo tutto. Hai sempre saputo quello che provava per me... ma non lo digerivi.. perché?”
Ero invidiosa Kristen!” scoppiò moderando il tono di voce.
Arricciai gli occhi.
Quello che avete.. il modo in cui ti guarda.. Vorrei solo.. che qualcuno mi guardasse così..”
Per quanto capissi che stava facendo un grande passo confessandomi quelle cose, non potevo lasciare da parte quello che consideravo una specie di tradimento. Lei aveva sempre saputo e non aveva fatto altro che metterci l'uno contro l'altra. Mi ero fidata di lei, avevo sbaglio e me lo stava praticamente confermando.
Mi dispiace Nikki.. mi spiace che tu ti senta così.. ma non bastano due parole di scusa per cancellare come mi sento. La fiducia è una cosa delicata.. e da parte mia posso solo ringraziarti perché ho imparato a non fidarmi di nessuno se non di me stessa e di quello che sento..”
Chinò il viso nello stesso istante in cui sentii due mani posarsi sui miei fianchi. Mi voltai e incontrai il suo viso ovviamente.
Tutto bene?” soffiò al mio orecchio avvicinando impercettibilmente il mio bacino al suo.
Mm-mm” annuii senza parlare e poggiai la fronte contro il suo viso chinato sulla mia spalla.
Vado a fumare.. mi fai compagnia?”
Certo” risposi dolce forse perché erano bastate quelle poche parole scambiate con Nikki a farmi rendere conto di quanto ogni nostra azione gravitasse attorno a quelle dell'altro.
Senza aggiungere altro lo seguii sentendo gli occhi di Nikki puntati addosso.
Mi dispiaceva per lei, davvero, ma era più un sentimento di pena che di pura comprensione. Anzi.. non la comprendevo per niente. Non poteva pretendere che dimenticassi tutto così facilmente.
 “A che pensi?” chiese Rob.
 Espirai il fumo facendo delle piccole o.
 “A niente..” dissi infine visto che dopotutto non era niente di importante.
 Raccontai brevemente la piccola chiacchierata con Nikki e lui non sembrò per nulla scomodato  dalla situazione, probabilmente perché come me voleva iniziare a lasciarsela alle spalle senza  ricordare ulteriormente quello che ci aveva ferito in passato.
 Restammo a fumare in silenzio, seduti vicini finché non ci raggiunsero Ashley e Charlie chiedendo di  unirsi a noi.
 “Non è che siamo di troppo?” scherzò Ash.
 “Ma che, scherzi?!” risposi invitandola a sedere.
 Restammo lì per un bel po'.. a fumare decisamente troppo ma in fondo in compagnia una sigaretta  tira l'altra e il tempo prese a volare.
 Ashley e Charlie si alzarono prima di noi quando ci chiamarono da dentro. Rob aspettò che finissi la mia ultima sigaretta per poi alzarsi e tendermi la mano. L'afferrai per alzarmi ma lui mi attirò velocemente a sé e mi trovai in un attimo fra le sue braccia.
Mi allontanai piano per non dare spettacolo ma lui si chinò velocemente e prendendomi di sorpresa mi lasciò un rapido bacio sulle labbra.
Mi mancavano..” si giustificò per poi carezzarmi la guancia con un tocco subitaneo e delicato.
Lanciai un'occhiata a Ashley che facendo finta di non vedere sorrideva insieme a Charlie.
Sorrisi anche io per quello strano senso di libertà che avevamo. Era una strana libertà...
Sempre limitata... ma almeno ora vivevo nella consapevolezza di non fare nulla di male e non tradire nessuno.
Raggiungemmo gli altri e salutammo velocemente per poi prendere un taxi insieme.
Mi sedei accanto a Rob ma lui si scostò sedendosi di fronte a me inaspettatamente.
Oh nono, se da qui inizia la seconda parte della serata.. non ti permetterò di iniziare la tua opera di persuasione già dal taxi..”
Rimasi impietrita non sapendo se dicesse sul serio. “Guarda che non volevo fare niente...” cercai di giustificarmi incastrando istintivamente le gambe nelle sue nello stesso istante in cui dei flash invasero la macchina.
Dio che fastidio quei paparazzi di merda.
Un secondo dopo il tassista chiuse le porte per portarci in albergo.
Sembrava un tizio simpatico, portava un cappello da cowboy e forse apparteneva  davvero a una qualche tribù dati i lineamenti indiani che marcavano notevolmente il  suo viso. Così.. visto che Rob non sembrava per niente propenso a cedere alle mie  avance passammo il tempo a chiacchierare con lui. Ci raccontò di sua figlia, di quanto  amasse la saga e di come avrebbe certamente rosicato sapendo che ci aveva  accompagnato in albergo.
Ci fermò all'albergo di Rob aspettando forse che io continuassi da sola il viaggio fino al mio albergo poco più in là e rimase sorpreso nel vedere che invece scendevo anche io.
Ringraziammo e pagammo ma prima che potessimo salire quasi si mise in ginocchio per avere una misera foto. Io e Rob ci guardammo negli occhi e lo accontentammo ridendo della situazione.
Sai.. forse era il caso che andassi a dormire al mio albergo..” dissi mentre entravamo in camera poco dopo.
Perchè?”
Bè.. non vorrei crearti troppi problemi.. o troppi scompensi ormonali..”
I miei ormoni stanno benissimo..”
Oh d'accordo...” scrollai le spalle iniziando a togliermi la giacca e avvicinandomi a lui che si era seduto sul letto.
Mi porta tra le sue gambe. “Allora.. non sarà un problema se faccio questo..”.
Mi abbassai in modo lentissimo su di lui e chinando il capo di lato gli baciai il collo lasciando che i capelli lo stuzzicassero proprio come volevo.
Rabbrividì sotto il mio tocco.
.. o questo..” presi il palmo della sua mano iniziando a fare grattini che sapevo lo facevano impazzire.
... o questo...” mi misi a cavalcioni su di lui intrufolando le mani nei suoi capelli e attirandolo piano a me. Presi il suo labbro inferiore tra le mie labbra e lo morsi delicatamente mentre i nostri respiri si univano.
Sapevo che avrebbe ceduto.. e infatti in un secondo il suo respiro divenne affannato, le sue mani furono sulla mia schiena stringendomi a lui mentre si stendeva sul letto trascinando anche me.
Lo baciai ovunque mentre gli toglievo la camicia e lui mi liberava della maglia.
Le sue mani sul mio corpo si muovevano calde e vogliose, senza sosta e sapevo che avevo vinto io.
Dio Kristen.. non ce la faccio più..”
Ti arrendi?” deglutii tra un bacio e un altro.
Si.. si mi arrendo...”
Ripetilo..”
Mi arrendo..”
Era nelle mie mani!
Rinunci alla scommessa?”
Si, rinuncio. Ora basta, ti prego!”
In un secondo le sue mani mi sbottonarono i jeans e fecero per entrare ma le bloccai prima che arrivassero alla mia intimità.
Cosa c'è?” ansimò sulle mia labbra e non potei fare a meno di farmi scappare un riso.
Ho il ciclo” confessai a labbra serrate mentre cercavo di fermare le risate.
Ogni suo movimento si bloccò, le sue mani, le sue gambe, la sua bocca. Si concentrò solamente negli occhi che si rispecchiavano nei miei.
Stai scherzando, vero?”
Scossi il capo divertita e il suo sguardo afflitto fu più eloquente di mille parole.
Lasciò quello che stava facendo lasciando crollare il capo sul cuscino dietro di se mentre io crollavo sul suo corpo scossa dalle risate.
Non c'è niente da ridere, traditrice che non sei altro..”
Si invece.. perché ho vinto!”
Cosa? No, no, no, no, no! Tu non hai vinto tu mi hai ingannato!”
Hai detto che ti arrendevi, che rinunciavi alla scommessa, quindi ho vinto”
La scommessa non parlava di rinunce e dichiarazioni, ma di tre settimane senza sesso. Non abbiamo fatto sesso quindi è ancora valida..”
Mmmm..” sbuffai baciandogli il petto per poi salire sul collo. “Come vuoi.. ma solo perché mi fai molta pena.. tanto la vittoria sarà mia..”
Non ti facevo così competitiva.. e soprattutto così stronza..”
Ehi.. modera i termini. Mai sfidare una ragazza indisposta. Potrebbero saltarmi i nervi..”
Oh bè.. almeno farebbero compagnia ai miei...”
Allora è vero che ti costa resistere..” non era una domanda, più una constatazione di quello che in effetti costava uno sforzo difficile anche a me.
Mi appello al quinto emendamento..”
Sai Rob.. anche se non facciamo sesso.. ci sono molte altre cose che possiamo fare...”
Ad esempio?”
Mi strusciai un po' sul suo corpo tirandomi su e trovandomi col viso alla sua stessa altezza. “Potrei baciarti..” bisbigliai sulle sue labbra prima di poggiarci sopra le mie per un bacio lento e innocente.
Oppure..” continuò lui. “io potrei...” ....
Fece una lunga pausa prima di continuare. Portò lentamente le mani sui miei fianchi e in uno scatto veloce mi trovai sotto di lui improvvisamente preda del solletico che le sue lunga dita creavano sulla mia pelle nuda.
No, No Rob! Ti prego.. basta..” ridevo senza sosta annaspando in cerca d'aria per respirare.
Rob! Rob!” continuai senza esito sentendomi morire per la mancanza di fiato e per le risate che mi contorcevano la pancia.
Rob.. non.. non respiro...” ansimai e infine mi lasciò andare portando le mie braccia sulla mia testa e abbassandosi per baciare ogni parte del mio viso.
Che altro potremmo fare?” chiese quando mi lasciò andare.
Bè.. potresti stringermi a te”. Lo fece. “E io potrei accoccolarmi sul tuo petto..” Lo feci. “E potresti baciarmi i capelli e farmi addormentare cantandomi qualcosa..”
Lo sentii sorridere e in un secondo le sue labbra furono tra i miei capelli. Le sue mani carezzavano le mie braccia. Si allungò ai piedi del letto per coprirci con una coperta e tornando a stringermi a sé, prese a canticchiare qualcosa. Una melodia non chiara, forse inventata, forse sconosciuta, forse nuova...
Non lo sapevo.. sentivo solo la sua voce dolce che riecheggiava in ogni angolo del mio cuore..
E ora?”
Ora potresti dirmi che mi ami.. e che sarà così per sempre..”
Mi baciò di nuovo i capelli.
Ti amo Kristen.. e sarà così per sempre..”
Sorrisi. “Ti amo anche io Robert..”
E lasciandomi cullare dalla sua voce mi abbandonai ai sogni.

POV Robert

Kristen, posso sapere dove stiamo andando?”
Mmmm.. no!” la sentii ridacchiare mentre piano mi lasciavo trasportare in quella salita chiedendomi dove cavolo mi stesse portando.
Quello che aveva fatto era già fuori dalla norma che non avrei mai creduto che avesse altre sorprese per me. Le avevo detto di non volere niente per il mio compleanno ma ovviamente non mi aveva dato ascolto, non completamente almeno e nessuno fu più sorpreso di me ovviamente nel vedere i miei genitori in prima fila tra la gente che era al locale per festeggiare, con pochi amici, il mio compleanno. Mi era bastato un solo sguardo verso di lei per capire che era stata opera sua.
Mi mancava la mia famiglia dopotutto e lei l'aveva intuito.
Come.. come hai fatto?” le avevo chiesto incredulo dopo aver abbracciato i miei genitori raccontando loro delle ultime cose.
Sai, esiste una cosa che si chiama telefono” aveva risposto scherzando. “Mi spiace che le tue sorelle non ce l'abbiano fatta.. Lizzie aveva un concerto e Victoria non voleva lasciarla da sola..”
Wow.. sai quasi più cose tu della mia famiglia..”
Vederla sorridere e alzarsi sulle punte per baciarmi velocemente era stato il più bel regalo che potessi ricevere e dopo quello che aveva fatto non mi aspettavo davvero altro, e invece ero lì con una benda sugli occhi a lasciarmi guidare da lei e a cercare di non inciampare ad ogni scalino.
Con mia enorme sorpresa Kristen si era trovata davvero a suo agio con i miei genitori e forse era dovuto a tutte le volte in cui le avevo detto di come parlavano bene di lei e di come non vedessero l'ora che ci fosse un'occasione buona per fare una specie di “riunione familiare” anche se io in realtà tremavo un po' al pensiero.
Le nostre famiglie insieme sarebbero state.. un vero casino! E poi avrebbe reso tutto così ufficiale mentre io invece volevo godermi ancora un po' quella nostra intimità.. Tuttavia non me ne preoccupai più di tanto visto che con i nostri impegni futuri non ci sarebbe stata nessuna occasione almeno fino a novembre.
Avevamo diviso il taxi con i miei genitori, io davanti e Kristen in mezzo a loro e dopo averli lasciati al loro albergo Kristen chiese di essere portati al suo.
Ed era tutto quello che sapevo visto che una volta scesi mi aveva bendato senza lasciarmi occasione di vedere alcunché.
Siamo ancora in hotel almeno?”
Vuoi chiudere il becco per favore?”
Kristen, che hai combinato? Non c'era bisogno di fare altro!”
Non è niente credimi... ora stai zitto..”
Già mi hai bendato gli occhi, se mi tappi anche la bocca..”
Non mi lasciò finire e poggiò le sue labbra sulle mie per mettermi a tacere.
Siamo arrivati..” sussurrò poco dopo.
Sentii solo un rumore di porta arrugginita che si apriva mentre lei mi spingeva avanti.
Fece partire una musica, una canzone che avevo sentito prima e di cui adoravo le parole ma non mi ero mai soffermato a saperne il titolo.



Ok.. ora puoi aprire..”
Finalmente mi tolsi la benda e uno strano scenario si aprì davanti ai miei occhi.
Mi ci volle qualche secondo per alzare gli occhi e trovare il cielo e capire che eravamo sulla terrazza dell'hotel, ma era.. completamente diversa, completamente ristrutturata, apposta per me.
C'erano dei mini-lampioni alimentati a candela lungo tutto il perimetro, ai lati si innalzavano due compensati che ritraevano le tipiche strade di Londra con i pub del quartiere in cui avevo affittato casa, un disegno sulla parete destra del compensato ritraeva la Soho House dove passavamo buona parte della settimana. Mi girai intorno osservando quella specie di Londra in miniatura. Era tutto stato disegnato in prospettiva dando l'impressione di trovarsi davvero per quelle strade.
Mi voltai lentamente fino ad incontrare il suo viso, emozionato, sorridente.
Ero senza parole..
Cercai di dire qualcosa ma le parole non riuscivano ad esprimere quello che provavo in quel momento.
La musica continuava a dire per me tutto quello che avrei voluto esternare..
Senza dire niente lei alzò le spalle continuando a sorridere e con un cenno della mano mi invitò a voltarmi di nuovo.
Feci come indicatomi e avanzai di qualche passo per affacciarmi all'unico lato del terrazzo che era libero da barriere.
Uno spettacolo. La città era ai nostri piedi.. proprio come tanti anni fa e una chitarra era appoggiata alla ringhiera riportandomi indietro a quei tempi.
Sentii due braccia stringermi da dietro e improvvisamente mi sentii in paradiso. Ero davvero in paradiso. Nient'altro sarebbe valso un momento come quello.
Portai le mie mani sulle sue stringendo la sua presa attorno al mio corpo e infine le alzai per baciarle.
Mi voltai ritrovandomi nei suoi occhi illuminati di gioia. Il suo sorriso così spontaneo e bello..
Kristen..” sussurrai emozionato.
Volevo che non ti mancasse niente stasera.. So che non è la stessa cosa.. Ma c'è un tetto, c'è la musica, c'è la città ai nostri piedi..”
E ci sei tu..” la interruppi aggiungendo la cosa più importante che rendeva tutto diverso e speciale.
Si.. ci sono io.. Ci siamo noi.. Non ho mai fatto niente del genere per nessuno.. Non sono mai stato un tipo romantico... Ma per te.. per te si...”
Sentii i miei stessi occhi brillare a quelle parole.
La cosa più romantica che tu abbia mai fatto per me è stato scegliere, seguire il tuo cuore e affidarlo al mio.. Non smetterò mai di ringraziarti per questo...”
Grazie per non aver rinunciato.. Buon compleanno amore mio..”
Sentii il cuore esplodermi mentre quelle parole accompagnavano la musica che cresceva sempre di più..
Liberi..
Vorrei sapere cosa si prova ad essere liberi...
Vorrei rompere tutte le catene che mi costringono..
Vorrei poter dire tutte le cose che vorrei dire..
Urlarle, così che tutto il mondo possa sentirle..”
Ripetei insieme alla canzone.
Vorrei urlare quanto ti amo, vorrei che lo sapessero tutti quanto sei straordinaria.. ma invece te lo sussurro, così che resti una cosa tra me e te.. un piccolo segreto...a cui nessuno avrà mai accesso..”
Poggiò le sue braccia sul mio petto e mi chinai dolcemente fino a far sfiorare le nostre labbra.
Ti amo, amore mio..” e la baciai, la baciai come non avevo mai fatto prima, con tutto ciò che potesse esserci in me.
Amore, passione, dolcezza, ardore, adorazione, voglia...
Vorrei potermi sentire come un uccello nel cielo..
Quanto sarebbe dolce se sapessi di poter volare..
Sorrise stringendosi a me.
Ho un segreto da confessarti..” la cullai. “Anche io credevo di poter volare da piccolo..”
Davvero?” rise incontrando i miei occhi.
Si.. credevo di poter saltare dal tetto di casa col costume di superman e spiccare il volo...”
E com'è andata?” ridacchiò.
Non molto bene..” ammisi rabbrividendo al ricordo. “Forse non l'avrei fatto se avessi saputo che mi bastava aspettare te per volare.. per sentirmi libero e alto nel cielo..”
Continuai a muovermi dolcemente con lei tra le braccia. “Stiamo volando Kris, lo senti?”
Si, si lo sento..” la sua voce come quella di una bambina emozionata mentre stringeva le braccia al mio collo e si allungava per baciarmi.
Solo dopo un po' notai qualcos'altro. Un materassino adagiato per terra stile letto, con tanto di coperte e cuscini.
E quello cosa sarebbe?”
Oh bè.. pensavo che forse.. potremmo festeggiare come si deve..”
Mancano ancora dieci giorni alle tre settimane..”
Magari.. pensavo.. che potremmo trovare un compromesso...”
Ti ascolto..” risposi mentre mi conduceva piano verso quel letto improvvisato.
Bè.. tra poco saremo lontani.. e non volevo lasciarti andare così...”
Starò via solo per qualche giorno..” sorrisi mentre ci stendevamo piano.
Ma si sa che a Cannes si fanno brutti incontri.. Potresti conoscere qualche bella attrice famosa e dimenticarti di me..”
Non c'era ansia o timore nella sua voce e capii che era solo un modo per provocarmi.
Quindi meglio passare una notte come si deve prima di tale evento..” continuai io per lei. “In effetti ho dato un'occhiata alla lista degli ospiti e non è niente male..”
Mi colpì leggermente senza farmi il minimo male.
Allora ti arrendi?” chiese lei.
Solo se ti arrendi tu..”
Solo se lasci che lo chiami Orlando..”
Cosa?”
Fa parte del compromesso..” si avvicinò di più alle mie labbra. “l'Orlando Furioso” concluse eccitata. “E poi dai.. molto meglio di Gil, no? E Jolanda e Orlanda suona benissimo insieme”
Risi sul suo collo.
Si, d'accordo, tutto, andava bene tutto. Non mi importava più di niente.
Si.. si...” sospirai abbandonandomi alle sue braccia. “Chiamami come vuoi...” sorrisi.
Rob guarda!”
Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere lo strascico di una luminosissima stella cadente che attraversava lo sprazzo di cielo che si apriva sopra di noi.
Che bella..”
Tu sei più bella” risposi tornando a fissare il suo viso che arrossì in un secondo.
Ti concedo il desiderio, l'hai vista prima tu!” la baciai aspettando che facesse la sua scelta.
Quello che volevo si è già avverato..”. I suoi occhi sinceri e luminosi.
E sorridendo di quelle parole, mi abbandonai finalmente a lei.

Eccoci alla fine....
mmm.. che ne dite? Un pò noioso forse?
Ditemi voi..
per la prima volta devo dire che a me è piaciuto.. e mi sono divertita a scriverlo.. anche se sembrava non finire più o__o
Mi sono dovuta tagliare le mani arrivata a 20 pagine! hahahaha
L'ho scritto in una sola giornata dopo aver passato la notte in bianco! Completamente!
Cioè io penso a cosa scrivere nei capitoli la notte prima di addormentarmi.. e ieri sera.. (prima sera in cui andavo a letto a un'ora decente), zero assoluto. Mi sveglio alle 2 e il capitolo è lì.. davanti ai miei occhi, ogni dialogo o__O bah...
Non ho scritto pensando che poi avrei fatto mattina.. Ma sonno non l'ho preso comunque -__-
Mi sono messa a studiare sperando di averla vinta sull'insonnia.. cioè che cazzo! Dopo 3 pagine di storia io di solito crollo! E invece no o___O So andata avanti dalle 3 alle 6... mah o__O A saperlo mi mettevo a scrivere -_-""""
Assurdo.. vabbè.. dopo sta parentesi di cui non ve ne frega na mazza XD mi dileguo sperando di sentirvi ancora ç___ç
La canzone che ho messo è "I wish I knew how it would feel to be free" dei Lighthous Family. Mi ha ispirata per tutto il capitolo e le parole mi sembravano perfette! *__*
Come noterete ho aggiunto delle foto per far capire meglio i momenti descritti hihi.
Ora.. la Jolanda... ahhahaha. Cioè l'altra sera sentivo la Littizzetto in tv e Boom. Mi è venuta l'ispirazione hahaha. Per l'Orlando invece un grazie alla mia more Crys, che mi ha dato l'ispiration LOL

Un PS per Simo: Tesoroooooooo! Scusa scusa scusa! Ho così tante cose da fare che non ho avuto nemmeno il tempo di rispondere alla mail! Perdonami! Scusa! Comunque.. ti assicuro che non uso "quella roba" ahahahaha. Mi sa che il mio PC è impazzito o__O bah.. ahahaha..

Risponderò finalmente alle recensioni col nuovo metodo di risposta diretta ;)
Alla prossima! *_*

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Nothing like you and I ***


epilogo
A grande sorpresa.. eccola che torna...e (a doppia sorpresa) con l'ultimo capitolo..Doveva andare così...
Ci sentiamo in fondo per una piccola nota infinita XD
Ah.. volevo solo linkarvi la canzone da cui prendere il titolo la FF =)
Non so perché scelsi proprio quella.. Mi piace ma non è una delle mie canzoni preferite...
Boh XD chissà che mi passava per la testa hahaha
Comunque eccola ;) > Nothing like you and I

E' un capitolo un po' particolare e molto diverso dagli altri..
Mi sembrava giusto scriverlo così.. Spero vi piaccia comunque ^^

Epilogo

 

Nothing like you and I

                                                                                                                                 
 “Non ci posso credere! Hahahaha”
“La smetti di prendermi in giro?”
No Rob! NON FARLOOO! Hahaha”
“Ti ricorderai di questo lapsus in eterno vero..?”
“Nah.. diciamo solo per i prossimi 150 anni”
“Oh perfetto. Ti farò una targhetta così potrai portartela nella tomba”
“Haha.. dai! Sei stata troppo tenera.. come hai fatto a confonderti così?”
“Che posso dirti.. sei sempre nei miei pensieri..”





“Spero che tu sappia che ora pretendo quello che mi spetta..”
“E sarebbe?”
“Sarebbe il bacio che mi hai negato due ore fa.. facendomi sentire un perfetto idiota..”
“Ti darò molto di più... credimi..”
….
“Non voglio partire... Non voglio lasciarti..”
“Non devi farlo.. Non stasera..”






“Mettilo al polso..”

“Cos'è?”
“Un laccio della mi scarpa. So che ti ho rubato l'idea ma in questo modo quando saremo lontani avrai sempre un pezzo di me..”
“Kris.. io ho sempre un pezzo di te ovunque vado; ogni volta che mi vedrai sorridere sarà perché sto pensando a te..”


'Mi manchi...'
'Ho bisogno di te come l'aria.'


1 Giugno 2009.
3:45 a.m.
Sono qui a scrivere questa email. Non so se la leggerai. Sei stesa accanto a me, nuda. Guardo la valigia sulla sedia, ancora vuota, sperando che magicamente si riempisse da sole risparmiandomi il dolore di ogni movimento. Sei stesa accanto a me, nuda. E vorrei svegliarti per guardarti negli occhi ancora una volta sperando che la paura di non rivederli mi abbandoni. Sono patetico, lo so. Eppure sono qui con una tua maglia tra le mani, per assaporarne il profumo e respirarlo.. farlo diventare mio. Credo che la porterò con me, tu non te ne accorgerai nemmeno. Dio quanto vorrei svegliarti, ma il tuo respiro è così tranquillo.. Sei così dolce quando dormi che ho paura di spezzarti con una sola carezza. Mugoli quando lo faccio, rabbrividisci quando la mia mano sfiora la tua pelle nuda e anche quando dormi non fai che rendermi tutto più difficile..
Come posso lasciarti..?
Ecco.. stai aprendo gli occhi...
Finalmente posso vederli di nuovo..
Scusa amore devo lasciarti per.. venire da te...


20 Giugno 2009.
So che avevamo detto di essere forti, so che ti avevo promesso di non piangere ma non ci riesco. Fa troppo male senza di te. È facile dirti che va tutto bene quando sento la tua voce.. ma poi il telefono torna muto.. e io insieme a lui.
Come sei riuscito a farmi questo? Sono spaventata a morte.. e lo sai perché. Sono spaventata dall'idea della distanza, spaventata dalla realtà che ci divide e dagli ostacoli che il destino continua a imporci. Lo stesso destino che ci ha portati insieme è quello che ci mette continuamente alla prova.
Credi sia giusto? Io non lo so.. Non so più niente.. Solo che senza di te non respiro.


'Ho voglia di te <3'
'E io ho voglia dei tuoi capelli. Già mi mancano! Ti prego! Ripensaci!'


“Ok, prometti di non ridere”
“Kristen.. dai.. per chi mi hai preso?”
“Non ti piacerò così.. già lo so. Non mi piaccio nemmeno io. Sembro una barbona.”
“Smettila e fa vedere”
“O..ok... accendi la webcam”

“Hahauhahahahah”
“ROB! Avevi giurato di non ridere!”
“Hahahaha scusa hahaha ma ribadisco. Meglio accettare i soldi che ti avevano offerto per non tagliarli..”
“Sei proprio uno stronzo..”


“Che.. che cosa ci fai qui..?”
“Sei incinta?”
“C..cosa?”
“Lo sei?”
“No Rob! Che ti salta in mente?”
“Ho letto che..”
“Oddio.. da quando leggi il gossip?!”
“Da quando ti sento distante da una settimana a questa parte; da quando mi faccio New York-LA in una notte solo per venire da te e non ti avvicini nemmeno..”
“Io.. io...”
“Kris..”
“Ho creduto di esserlo. Ho avuto un ritardo..”
“Perché non me l'hai detto?”
“Non lo so.. ho avuto paura. Scusa”
“Non scusarti. Tu non devi avere paura di me. Non voglio che tu abbia paura di me. Mai”
“D'accordo... scusa..”
“Vieni qui..”

“Dio quanto mi sei mancato..”
“Anche tu amore mio, anche tu.. E sai.. mi dispiace che tu non sia incinta.”


“Oh Cristo Rob! È stato.. è.. stato..”
“Lo so!! Dio! Dovremmo stare separati più spesso!”




'La smetti di fissarmi? Mi stai mangiando con gli occhi!'

'Scusa, mi diverto a far sentire Taylor il terzo incomodo.'
'Non ti facevo così stronza.'
'Non mi conosci bene dopotutto..'
'Aspetta di essere soli in albergo.. e ti esplorerò fino in fondo..'





“Kristen... andiamo a vivere insieme..”

“Cosa?”
“Si... io e te..”
“Rob, viviamo praticamente insieme da mesi..”
“Ma non così.. Intendo in una casa che sia nostra.. che sia solo nostra..
E'.. è troppo per te..?”
…. “No.. non ne ho mai abbastanza di te..”


“Rob! Hahaha! Sei ridicolo! Hahaha!”
“Non c'è niente da ridere! Per poco non ti infilava la lingua in bocca! E meno male che c'ero io!”
“Hahaha ma ti senti?! Stai parlando di Taylor! Ti prego!”
“Non me ne fotte! Da dove è nata tutta questa confidenza?!”
“Haha.. sei dolcissimo quando sei geloso, soprattutto quando lo sei inutilmente.. cioè sempre!”


“Rob.. grazie.. è.. è molto carino...”
“Ti piace davvero? E' una Camelia di Chanel. Semplice e delicata, soffice e determinata. Proprio come te..”
“E' perfetto..”
“Mettilo! E consideralo già un anello di fidanzamento..”


“Ok, questa ora me la spieghi!”
“Cosa?”
“Mi piacerebbe essere un papà giovane..?”
“Bè..?”
“ROB!”
“Kris ho solo detto quello che mi passava per la testa che, guarda caso, coincideva con la verità. Tu non ci pensi mai?”
“Di certo non adesso.. Ho solo diciannove anni..”
“E allora?”
“Allora?? Allora è troppo presto..”
“E chi lo dice?”
“Senti.. ne parliamo a voce, ok? Per telefono sei ancora più intrattabile..”
“Non lo dimenticherò..”
“Immagino..”


“Ok! Allora, facciamo un bambino!”
“Gesù, ancora con questa storia?”
“Hai detto che ci avresti pensato!”
“No, ho detto che ne avremmo parlato. È diverso..”
“D'accordo. Parliamone!”
“D'accordo. Non c'è niente di cui parlare. Mi dispiace essere così.. irremovibile.. ma io davvero non me la sento Rob.. non ora...”
“Oh...”
“Cosa..?”
“No niente..è che.. cioè.. ho sostituito le pillole con le mentine...”
“Cosa?”
“E ho bucato i preservativi..”
“Ti prego.. dimmi che stai scherzando..”
“Si.. ma la tua espressione mi ha parlato! Era carica di speranza! Tu lo vuoi un bambino solo che ancora non lo sai! Immagina Kris: una bella bimba che gira per casa, che ti chiama mamma, che si butta tra le tue braccia..”
“Tu stai male”


“Good job! Veniamo sull'isola dei vecchi per non farci notare e veniamo fregati da una bambina”
“Dai Kris.. Come potevamo dirle di no? Era così dolce.. e poi lo sai che quando si parla di bambini..”
“Okok.. ricevuto. Ti prego. Non iniziare..”








“Non ci credo! Che figura di merda! Kate Winslet mi viene a parlare e io riesco solo a blaterare qualcosa sul trucco, come una perfetta deficiente! Che grande idiota! Vorrei tanto prendere a pugni quella testa di cazzo che le ha detto che moriva all'idea di incrociarla!”

“Ehm.. la testa di cazzo sarei io..”
“No... scherzi...”
“No..”
“Cosa!? Ma perché l'hai fatto?! Ora penserà che sono una povera mentecatta che manda il ragazzo a spianarle la strada quando non sa come muoversi!”
“Kris! Io l'ho incrociata per caso, abbiamo scambiato due parole, le ho solo detto che l'ammiri molto. L'idea di venire da te è stata sua..”
“Ah.... mmmm... ah allora grazie!”
…..


“Devo per caso essere geloso? Stai conquistando tutta l'Inghilterra..”
“Oh si.. non c'è più spazio nel mio cuore per te!”
“Ha-ha. Divertente”
“Sono un tipo divertente infatti”
“Ti ho già detto quanto sono orgoglioso di te?”
“In generale o negli ultimi dieci minuti?”
“Sono orgoglioso di te.. Sei davvero.. unica e non so come ho fatto ad avere questa fortuna.. Sono orgoglioso di stare con te..”
“Dai... funzionava con voti da casa... Si saranno messi lì a cliccare 24 ore su...”
“Tu proprio non riesci a vederti per quello che sei, eh?”
“... Credo di no..”
“Allora.. ti fidi di me..?”
“Si.. mi fido di te..”
“Bene..”





“Grazie per essere venuta.. grazie per esserci stata..”

“Rob.. non dirlo nemmeno. Io ci sono sempre, senza che tu me lo chieda.. Ma ammetto che avrei volentieri fucilato quella mezza scopa biondo platino che dal suo metro e cinquanta di altezza cercava a tutti i costi di imitarmi..”
…. “Ti amo da morire.. gelosona mia..”
“Ti amo anche io.. e non sono gelosa...”










“Allora?”
“Allora niente! Nessuna di queste case va bene! Non sono fatte per noi!”
“Kris è la quarta che vedi stamattina..”
“E allora? Dovrei essere io quella insofferente! Insomma, tu te ne stai in Europa a girare film hot con attrici sexy, bellissime e sicuramente ben disposte mentre io sono in giro a cercare la nostra casa.. e hai anche il coraggio di contraddirmi?! Ti avviso che sono indisposta..”
“Io non ho detto nulla...”
“Cazzo!”
“Cosa?”
“Ho sbagliato macchina!”
“Hai.. cosa..?”
“Ho sbagliato macchina! Che idiota! E' tutta colpa tua! E non ridere!”
“Hahauhauahaua pretendi troppo... hahahahaha...”




'Non vedo l'ora che ti crescano i capelli. Mi mancano troppo.'



“Rob.. non te la prendere, dai..”
“Si che e la prendo cazzo! Anzi, non me la prendo! Sono incazzato nero! Non la faccio questa stupida premiere all'ultimo minuto! Voglio proprio vedere come fanno!”
“Rob, lascia stare per cortesia. Non importa.. davvero.. Non era necessario per me che tu fossi qui.. sai.. non mi importa...”
“Ma a me si! Non è giusto Kris...”
“Lo so..”
“Io volevo solo vederti... Sto impazzendo..”
“Lo so, amore. Anche io..”
“Per quanto ancora saranno capaci di controllare le nostre vite..?”
“Per poco.. credimi. Lo sai. Ancora per poco... Ce la faremo..”
“Non lo so..”
“Si che lo sai! Lo hai sempre saputo.. Ce la faremo.. Me lo hai insegnato tu..”



“Buon Compleanno amore mio...”
“Rob.. è.. è tutto perfetto... Tre bottiglie di champagne? Hai intenzione di farmi ubriacare..?”
“In effetti si. Ho intenzione di farti perdere i sensi così mi dirai di quando di chiederò di sposarmi..”
“C..cosa!?”
… “Sposami, Kristen.”
“Sei impazzito?”
“No.. e non sto dicendo di farlo adesso. Voglio solo che tu sappia che quando vorrai e quando ti sentirai pronta... Sarai mia per sempre.. ovviamente se lo vorrai..”
… “Rob.. io sono già tua per sempre. Lo sono sempre stata...”
“Quindi... è.. un sì?”
“Era già un sì quando me lo chiedevi per scherzo due anni fa tra un ciak e l'altro..”
“Non l'ho mai detto per scherzo.”


“Mi piace fare la doccia insieme..”
“Oh anche a me..”
“Come devo fare con te, mia piccola insaziabile pervertita..?”
“Mi hai viziato troppo..”


“Senti Rob. Ne abbiamo parlato. Io ti amo, davvero.. darei la mia vita per te.. Ma per niente al mondo un bambino uscirà dal mio corpo.”


“Non posso credere che tu l'abbia detto!”
“Che avrei dovuto dire?”
“Ma che ne so! Però che cazzo.. Non bastava solo Oprah a mettermi in imbarazzo! Non sapevo che dire!”
“Perché lo rendi un problema. Fai come me: abbandonati all'idea di una bimba per casa e sarà tutto più spontaneo, fidati!”
“Sei davvero impossibile!!!”


“Ok, ora basta! Mi sono rotta il cazzo! Queste palle mi fanno girare quelle che non ho! E' un'idea folle!”
“Ma no! E' perfetta!”
"Rob! Non posso fare il giocoliere mentre salgo per le scale con i tacchi! Mi vuoi morta?!”
“Kris, hai mai visto il Best Kiss di Ryan Gosling e Rachel McAdams?”
“Si.. e guarda che fine hanno fatto!”
“Ma è stato epico!”
“Ma non era un numero da circo!”
“Così mi offendi.. Non è un numero da circo...”
“A te strani copioni ti fanno male..”
“Andiamo piccola..”
“Ho detto di no Rob.. inutile che mi chiami piccola. Fanculo la tua idea brillante. Facciamo a modo mio! Oh!”
“Ah certo.. e infatti si è visto com'è andata l'anno scorso..”
“Shut up!!”



“Tu mi hai ringraziata! Perché l'hai fattooo? Eravamo d'accordo di non farlo..”
“Lo so ma.. scusami.. Più non volevo pensare a te più invece mi sembravi l'unica persona da ringraziare davvero.. Io.. io ti devo tutto Kris.. non lo capisci...”
“Sei davvero incorreggibile Flippy..”


“Rob.. dai..”
“Kris, no! Niente Rob, dai. Minacce di morte sono una cosa seria! Non voglio sentire storie! Aggiungerai due delle mie guardie alle tue! Ste stronze del cazzo!”


“Pensi mai di non riuscire a farcela? Che tutto sia semplicemente troppo..?”
“Si.. a volte ci penso.. ma solo per un secondo.. perchè poi penso a te e il resto scompare”





“Dai, dillo che ti piacciono i matrimoni..”

“D'accordo, mi piacciono i matrimoni; ma il nostro sarà divertente e meno sdolcinato.
“Ci sto!”







'Grazie per la chiacchierata di due ore.. è stato divertente.'

'Già.. lo sarebbe stato di più se fossimo stati nella stessa stanza.'
'Non so se ci sarebbe stato un commento audio al film in quel caso. Mi manchi così tanto che ti sarei saltata addosso.'
'Lieto di sentirlo. Vedi di non sfogare con i colleghi di set.'
'Idiota.. '
'<3'
'<333'


“Rob! Oh mio Dio! Che ci fai quiiii?!?!”
“Sorpresa...”
“ODDIO! SEI QUI!!”
“Si.. si sono qui...”




“Kristen.. se davvero ci tieni, il film posso produrlo io..”

“Davvero..?”
“Certo... Parlane con tua madre.. Magari vediamo di dare avvio a questa casa di produzione..”
“Cosa ho fatto per meritare un ragazzo come te..?”
“Niente.. sei solo stata te stessa..”


“Come sempre, esci per prima e poi fai andare me avanti. Appena mi corrono incontro, tu fila in macchina!”


“Mi dispiace.. ti hanno seguito tutto il giorno..”
“Non importa..”
“Odio tutto questo..”
“No.. non odiarlo.. Io lo amo. Amo te e questa casa e non la scopriranno come l'altra... Per nessun motivo al mondo..”


“Mio dio ma l'hai vistaaaaa?!”
“Chi?”
“Renesmee! Cioè.. la bambina che farà Renesmee! Si chiama Mackenzie! Che nome dolce! E Bill aveva ragione Kris! Potrebbe essere nostra figlia! E' la tua fotocopia! Mio dio che emozione! Ho mia figlia sotto gli occhi! So già come sarà..”
“Non iniziare..”
“Io non inizio... io continuo...”
“Bè.. si.. sembra molto dolce.. E' carina..”
“E' stupenda! Non vedo l'ora di incontrarla! Magari ti porta a galla un po' dell'istinto maerno che hai sepolto da qualche parte negli oscuri meandri della tua femminilità..”
“Ha-ha”
“Sarà sicuramente dolcissima anche dal vivo!”


“Quella piccola peste è proprio una sanguisuga!”
“Che c'è, amore? Ti è passata la voglia di avere una bambina..?”
“Al contrario! Mi alletta sempre di più.. anche perché a conti fatti quella che ci rimette sei tu con tutte le parolacce che dici davanti a lei..”




“Sai.. forse non dovremmo affacciarci. Abbiamo entrambi i capelli bagnati..”

“E lo sbaglio in questo sarebbe che..?”
“Penseranno che siamo appena usciti dalla doccia..”
“E lo sbaglio in questo sarebbe che...?”
“Bè.. penseranno che siamo usciti dalla doccia insieme...”
“E lo sbaglio in questo sarebbe che...?”
“Lascia stare...”
“Hahaha.. Vieni. Andiamo a salutare i nostri sudditi, mia Regina.”



“Sai, mi piace quest'isola.. che ne dici se ce ne stiamo qui?

DISPERSI DURANTE LE RIPRESE! MORTI AL 99%. Si.. mi piace... ma come viviamo..?”
“Ovvio.. Io Tarzan, tu Jane.


“Adoro venire qui.. adoro questa città..”
“Si l'adoro anche io.. e venirci con te... Mi sento ancora più a casa.. E' il paradiso..”


“Cioè.. tu.. tu hai scritto questa canzone per me..?”
“Già..”
“Quando..?”
“Molto tempo fa.. quando credevo di averti perduta.. quando credevo di non poterti avere...”
….
“E dimmi Robert Pattinson... ti sei davvero innamorato per l'ultima volta?”
“Decisamente.. e tu..?”
“Hai davvero bisogno che te lo dica?”
"Si..."
"Decisamente..."



“Buon anno amore mio..”
“Buon anno anche a te... Posso baciarti?”
“Devi baciarmi.”




“Rob.. ma che stai...? perché ti stai vedendo questo film..?

“Non ce la posso fare.. sei troppo un mostro in questo film..”
“Hai proprio una fissa per me con quei panni eh? Se vuoi ti faccio uno spogliarello personale..”
“Oh si ti prego... Bene.. ora sono arrapato. Problemi tuoi!”


“Eri bellissima stasera... Eri una stella.. Eri il mondo.. Sei il mondo..”


'Auguri amore! *-*'
'O.o E'.. è S. Valentino?!'
'No..'
'Anniversario?'
'No..'
'Compleanno..?'
'No. -.-" '
'Allora auguri per cosa..? o_O '
'Nessun motivo. Ho bisogno di un motivo per dirti quanto ti amo...? '
'ç___ç sei unico.. Ti amo anche io <3'


“No comunque, seriamente! Il pancione ti dona troppo.. Mi fa stare male vederti così.. Kris.. ti preeego!”
“Rob.. smettila!”


'Non dirle che l'amerai per tutta la vita. Dille che l'ami ogni giorno di più. Era in un cioccolatino, e ho pensato a te. Xxx'


“Come mai non siamo mai venuti qui sopra prima? Non posso credere che ci siamo sempre persi questo spettacolo..”
“Già.. bè, ringrazia Bear. Non so come c'è finito qui sopra ma se non l'avesse fatto non ci avrei mai pensato..”
“Dio.. guarda quante ce ne sono.. Uh! Una stella cadente! Esprimi un desiderio! Che non sia un bambino!”
“Oh.. Allora non ho altro da desiderare...”


“L'hai fatto vero..? Quando è caduta la stella.. l'hai desiderato, vero?”
“Non vorrai dare la colpa a me ora? Si chiama ciclo della vita Kristen... Ma... sì.. ammetto di averlo desiderato.”
“Lo sapevo! E' tutta colpa tua! Sei incredibile!”

___


“Kristeeeen!” saltai quando lo sentii chiamarmi dall'altra stanza e istantaneamente nascosi il diario sotto il cuscino.
“Si?” risposi quando lo vidi entrare armato di mestolo e grembiule.
“Come sto?”
“D'incanto..”
“Bene. Ti consiglio di immortalare questo momento perché sarà l'ultima volta che mi concio così..e... perché senza dubbio non so chi uscirà vivo dopo quello che cucinerò.. quindi a tuo rischio e pericolo...”
Sorrisi e alzandomi dal letto con delicatezza presi la macchina fotografica e mi avvicinai a lui per farci una foto. Scattai mentre lui mi dava un bacio sulla guancia ma ovviamente non venne immortalato alcunché del suo stile.
“Dai a me..” mi prese la macchinetta dalle mani e dopo aver esplorato per qualche secondo il territorio intorno a sé la poggiò sul comò, importò l'autoscatto e tornò da me.
Si chinò per poggiare il suo orecchio sulla mia pancia, proprio accanto alla sua mano..
“Sorridi piccola..” sussurrò al pancione prima che partisse il flash.
“E' perfetta..” confermai quando la vedemmo.
“Tu sei perfetta...” si chinò per baciarmi mentre mi stringeva a sé.
“Vieni ad assistere ai miei esperimenti..?”
“Ovvio. Inizia ad andare.. ti raggiungo tra cinque minuti..”
“D'accordo..” sorrise, mi carezzò il pancione è sparì dalla camera.
Sospirai felice lanciando un'occhiata al diario che si intravedeva da sotto i cuscini e ringraziando il cielo che non l'avesse notato.
Forse era stato stupido ma scrivere quei pezzi di vita mi era stato indispensabile..
Chissà.. forse un giorno glielo avrei fatto vedere, forse un giorno, quando saremmo stati vecchi, l'avremmo letto insieme..
La nostra storia..
Passo dopo passo.
Ricordo dopo ricordo..
Forse anche lui ne aveva uno.. Ormai avevo imparato a non dare nulla per scontato e la vita con Rob era una continua sorpresa..
Come quella piccolina che portavo dentro di me..
Sorrisi carezzandomi la pancia e pensando a come fosse possibile che era esistito un tempo in cui mi risultava inconcepibile una cosa del genere..
Senza pensarci aprii il diario nel punto in cui mi ero fermata, ma non avevo tempo di continuare a leggerlo.
Saltai all'ultima pagina..
Il ricordo del giorno prima..

-

“Ok. Allora si estrae tra Joy e un nome a caso scelto da me..”
“Io continuo a ritenerla un'idea assurda. Non possiamo trovare un punto d'incontro?”
“No.. ”
“Rob.. non capisco! Perché non vuoi dirmi qual è l'altro nome? E poi avevi proposto tu il nome Joy! Ricordi? A me non convinceva e tu invece l'adoravi!”
“Ho cambiato idea!”
“BENE! ESTRAIAMO!”
….
“Uh.. sei fortunata.. è uscito Joy!”
“Grazie al cielo! Ora fammi vedere l'altro nome..”
“Ehm...”
“Ma.. c'è scritto Joy anche qui!”
“Ma dai.. davvero??”
“L'hai fatto apposta, vero? Hai architettato tutto così che nell'incertezza di un nome possibilmente orrendo mi convincessi a scegliere Joy!”
“Bè, comunque ti piace no? Siamo d'accordo!”
“Ti odio..”
“Oh grazie, luce dei miei occhi! Ti amo anche io”

-

Mi trovai a sorridere e mi ripresi solo quando sentii Rob chiamarmi di nuovo per chiedermi che fine avessi fatto.
“Arrivo subitooooo” urlai di rimando per poi prendere la penna accanto a me e scrivere il ricordo di quella mattina..

-

“Rob.. hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita se non avessi lasciato l'Inghilterra..?”
“Si...”
“E ne sei mai stato pentito..?”
“No...”
“E cosa.. cosa credi che staresti facendo in questo momento..?”
“Credo che starei facendo esattamente quello che sto facendo ora.. E sai perché..? Perché per noi era destino e se non ci fossimo incontrati a quel provino.. ci saremmo trovati in altro modo...”
“Lo credi davvero..?”
“Si.. lo credo davvero... L'ho sempre creduto.. dal primo momento in cui ti ho vista.. perché.. non c'è niente come me e te..”

-

Chiusi la penna, serrai gli occhi, strinsi il libro ispirandone il profumo per qualche secondo.. e prima di posarlo al sicuro nell'ultimo cassetto dell'armadio non potei fare a meno di fermarmi a guardare quella che era la scritta incisa sull'album..
Una scritta che non mi aveva mai colpita, fino ad allora..
Che fosse un caso anche questo?
'Aveva ragione Rob; era sempre stato destino' pensai mentre con le dita carezzavo la piccola incisione sul diario, rendendomi conto per la prima volta di quanto fosse vera.
Nothing like you and I.






Bene.. sono arrivata alla fine di questa storia.. Dire che ci sono arrivata non è del tutto corretto visto che “tecnicamente” non sono riuscita a portarla a termine nel modo in cui volevo.. ma non è completamente dipeso da me..

Molte di voi mi hanno chiesto per quale motivo non avessi ispirazione per questa storia, per quale motivo non l'aggiornassi.. Bè.. spiegarlo mi è sempre stato difficile.. Ora tento di nuovo in modo che magari chi è arrivato a leggere anche questo epilogo possa capire.
Vedete.. io adoro questi due.. ed è proprio il motivo che mi spinse ad iniziare questa storia e che mi faceva scrivere anche tre capitoli a settimana...Perché.. era tutto quasi un mistero.. era tutto così implicito e nascosto che immaginarne i retroscena era divertente.. e anche romantico..
Ho sempre puntualizzato che ho cercato, con questa storia, di basarmi quanto più possibile sui fatti reali.. ma purtroppo quando mi sono rimasti solo quelli allora mi sono andati stretti e mi sono cadute le certezze, l'ispirazione, la voglia, la spinta..
perché scrivere vuol dire immaginare, creare, vagare con la mente, esplorare migliaia di possibilità e non restare chiusi all'universo che la stessa realtà propone.
A quel punto non c'è più divertimento...
Ho adorato scrivere i primi capitoli di questa storia perché, forse qualcuno lo sa ormai, io adoro, AMO, venero, l'inizio di ogni storia d'amore. Credo che sia senza dubbio la parte migliore.. La parte in cui credi di sapere tutto e invece non sai niente.. La parte in cui uno sguardo, una parola, una battuta, una frecciatina... tutto ha una sua vita e un significato. Ogni piccola cosa è così minimamente importante che descrivere quei tempi era davvero quello che mi mancava di questa FF.
Ormai.. essendo arrivata in tempi in cui quello di cui volevo davvero parlare era passato non c'era più stimolo; senza contare che di certo non poteva essere la storia infinita hehe.
Non so se riuscite a comprendere.. Ma ormai la mia mente è inevitabilmente cresciuta e viaggia verso altre “trame”... Di conseguenza essere costretta a seguire una trama scritta dalla realtà non mi dava per niente stimoli a farlo. Avrei potuto continuare, certo. Avevo in mente scene da descrivere capitolo per capitolo.. Ma in fondo.. perché avrei dovuto continuare a farlo?
Io non sono né Rob né Kris. Questa, la realtà, è la loro vita e io non voglio scrivere della loro vita reale, perché non è giusto e con l'andare avanti nella storia infatti mi è risultato sempre più difficile..
Il mio errore è stato non avermi saputo dare un freno.. e non averlo fatto nemmeno fino ad ora..
Diverse volte ho pensato di concluderla ma non ero mai riuscita a farlo..
E invece ieri sera ho sentito che era giusto così.. era giunto il momento.. e non sapevo come farlo se non in questo modo.
Non so se “la struttura” di quest'ultimo capitolo vi sia piaciuta. Io la considero un po' un esperimento. Il ridurre ogni cosa all'essenziale.. alla semplicità pura e quotidiana..
Senza troppi giri di parole.. senza descrizioni.. puri e semplici ricordi...
A me nemmeno convince molto XD Ma la scrittura serve anche a questo.. a mettersi in gioco...

Bè.. comunque è stata davvero una strana avventura.. Partita col turbo e finita col rallentatore XD Buhauhaua.. chiedo perdono e ringrazio le persone che mi hanno spronato e mi hanno fatta sentire bene in molte occasioni. Spero che il finale non vi abbia deluso ^^

Se davvero dovessi ringraziare qualcuno in questo momento.. ci sarebbero un casino di persone, tra cui una mia amica di scuola (che non sa nemmeno dell'esistenza di questa storia) per aver portato Twilight in classe e avermelo prestato..
Ma da ringraziare, di base, ci sarebbero solo Rob e Kristen perché è grazie a loro che sono arrivata qui. E non parlo della storia in sé.. parlo di quello che si è creato attorno a questo universo.. Parlo della passione per la scrittura che mi ha portato verso altre strade.. Chissà cosa starei facendo adesso se non fosse andata così..?
Parlo delle emozioni che ho provato, delle persone che ho incontrato, delle amicizie che ho trovato..
In questo consiste la magia di tutto ciò.
Ringrazio le persone che hanno seguito la storia dall'inizio, coloro che hanno recuperato un capitolo dopo l'altro, (in particolare ringrazio: Sere, Cate, Mel, Laretta, Leti, Ross, Gessy, Macryne, Vita, Crys, Fede <3), ringrazio Samy (che con santa pazienza ha commentato ogni capitolo arretrato o____o), ringrazio Anto (perché.. bè perché esisti u.u), ringrazio le mie sorelline: Leti/Coglia per essere così folle, per avermi mandato quella mail, per aver indotto quel contest che è stato l'inizio di una grande amicizia; e Cloe per essere una delle poche persone che riesce a farmi ridere anche quando sono totalmente giù.. e per tutti gli “omg paranormal!”, per avermi fatta crescere e avermi dato qualcuno a cui aspirare...per condividere questa passione con me; (ricorda u.u male che vada sta sempre la casetta sul lago che ci aspetta u.u) hahahaha.
Ringrazio Will, (che con il suo entusiasmo ti rende tutto piacevole), per essere la sorella minore che non ho mai avuto.. e per essere così come sei... (te gusta il "The end?" u.u hahaha)
E infine.. mi è d'obbligo un enorme ringraziamento a Simo, che è stata senza dubbio la mia sostenitrice più accanita XD Hahahaha! Grazie per gli stimoli e per gli scambi di email tesoro. Grazie davvero mille perché so che hai i millesimi di secondi contati ma ne hai sempre trovato un o per commentare questa storia. Spero davvero di non averti deluso e sappi che se sono andata avanti, molte volte è stato merito tuo.

Spero di non aver dimenticato nessuno :/ Se è così perdonatemi.. ho dormito letteralmente 30 minuti la scorsa notte.. e sto crollando... Ma dovevo assolutamente scrivere la parola "Fine" a questa storia.

Ringrazio tutti i preferiti, i seguiti, le storie da ricordare. Coloro che hanno letto una riga o due, coloro che hanno abbandonato subito XD Coloro che hanno pazientemente aspettato con me l'evolversi della vicenda, ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un'opinione a questa storia..
Non avete idea di dove mi avete portato...
Grazie mille!!!

PS: u.u Da notare l'immancabile presenza di Joy anche qui u.u Buahauhaua Sono proprio un caso disperato T____T voglio sta bambina T_____T hahahaha

Alla prossima girls *____*
Vi voglio bene!!!


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=397441