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Come on, here’s your chance
Don’t let it slip right through your hands
Are you ready for the ride of your life?
Grande!
Sono già abbastanza distrutta…questa non ci voleva
proprio!
Questo
fu tutto quello che riuscii a pensare quando Catherine
mi chiamò per comunicarmi che il casting per un “Edward”
perfetto andava di male in peggio. Ormai erano giorni che ci provavamo. Lo
cercavamo disperatamente, ma niente. Mancava poco che ci venisse una crisi
isterica e che abbandonassimo tutto.
“Mi
dispiace tantissimo! So che sei esausta…ma mi faresti
un gran favore se potessi venire a casa per provare delle scene con alcuni
possibili Edward…ti scongiuro! Sono disperata!”
Beh,
minimo! Cosa si poteva pretendere? Dove si poteva
trovare un ragazzo alto, bello, gentile e tenebroso allo stesso tempo e con
discrete qualità recitative..? era
un vero e proprio suicido! Troppo perfetto! Sarebbe stato come cercare un ago
in un pagliaio.
“Non
c’è problema. Il tempo di venire e sono da te”.
Mi
vestii svogliatamente, con le prime cose che trovai. Un
jeans blu scuro e una maglietta un po’ punk. Inutile agghindarsi, tanto sapevo
che sarebbe stato un altro buco nell’acqua.
Arrivata
da Catherine c’erano già un paio di ragazzi. Mi presentai gentilmente e già dal
modo in cui mi strinsero la mano capii che erano tutto fumo e niente arrosto. Non facevano altro che toccarsi i capelli
come a voler attirare l’attenzione, cercavano disperatamente pose adatte per
apparire più belli mentre si vedeva che nelle loro
teste non circolava un solo neurone che li aiutasse a uscire dalla situazione
in cui si erano messi. Parlavano con un forte accento inglese facendo
attenzione ad ogni minima parola, si capiva perfettamente che cercavano
disperatamente di apparire per quello che non erano. Non potei fare altro che
pensare “Come si può essere così
sfacciati ed egocentrici?”; nonostante raramente mi sbagli
nel giudicare le persone a prima vista decisi comunque di concedergli il
beneficio del dubbio. GRANDE ERRORE! Le mie supposizioni si rivelarono più che
giuste. Ancora non riesco a concepire una tale violenza recitativa, come se per
dare enfasi alla scena basti urlare o far volare
cuscini per tutta la stanza come se caricarsi di energia inutile avrebbe
aiutato. Fuori il primo! (troppo irruente). Fuori il secondo! (non abbastanza
tenebroso). Fuori il terzo! (troppo “non-bello”). E
così dopo 4 ore non avevamo trovato nessuno! Continuavano a chiedermi cosa ne
pensavo. “Non saprei…” era tutto quello che riuscivo a
dire, ma in realtà pensavo che sarei stata davvero terribile in questo film se
non avessimo trovato qualcuno che mi leggesse negli occhi e che capisse la
profondità del personaggio.
Proprio
quando, distrutta, sprofondai sul divano, persa nei miei pensieri una voce mi
richiamò alla realtà.
Era
Catherine: “Kristen, ci sarebbe ancora un altro ragazzo, ce la fai a fare
un’ultima prova?”
Cosa
potevo dire? “Certo, non c’è problema!”.
Anche se sapevo già come sarebbe andata a finire, che
differenza poteva fare quest’ultimo ragazzo? Si
presenterà sfacciato come tutti gli altri e staremo al punto di partenza.
Mi
preparai ad affrontare questo nuovo pretendente con un po’ di
sconforto, sicura di ciò che mi aspettava da lì a 30 secondi, ma dovetti
cambiare atteggiamento. Entrò con la testa bassa, in punta di piedi, quasi non volesse farsi sentire e dare fastidio, come se gli servisse
una spinta per fare l’estremo passo dentro la stanza, verso di me. D’un tratto
alzò il viso e si presentò incerto e con evidente soggezione.
“Ciao, ehm..io sono…ehm…” sembrava
non ricordare il suo nome. “Robert, piacere di conoscerti!” disse alla fine.
“Kristen,
piacere mio” fu tutto ciò che riuscii a dire
stringendogli la mano che aveva allungato con titubanza. Dovetti ammettere che era davvero bello, non si poteva negare. Era diverso dagli
altri: non sembrava affatto preoccupato di sembrare “perfetto”, sembrava
terrorizzato, in preda a una perfetta miscela di eccitazione
e timore. I capelli gli coprivano il volto abbassato e fui quasi costretta ad
abbassarmi per guardarlo negli occhi. Catherine ci guardava
sospettosa, pensierosa, mi fece cenno di dire qualcosa. Perfetto!
Proprio quello che volevo evitare.
“C’è
qualcosa che non va?” chiesiesitante.
Mi
guardò sconcertato. “Devi scusarmi. È solo che è strano. È imbarazzante anche
solo essere qui”.
Non
capivo cosa intendesse. “Ti metto in imbarazzo?”
“No
no, non tu. Non fraintendere. È che, sai, la parte
richiede un ragazzo bellissimo e perfetto, e non è che puoi presentarti qui e dire..’Hey! eccomiqua’…”. Sfoderò un sorriso imbarazzato, timido ed
allora capii che era il ragazzo perfetto. La sua perfezione stava proprio nel
non ritenersi perfetto e nel non pretendere di esserlo. Inevitabilmente mi uscì
un risolino.
“Cosa c’è? Che ho detto?” chiese in
modo interrogativo.
“Niente,
davvero!” certo non potevo dirgli che secondo me era
il ragazzo perfetto! Almeno non prima di aver visto come recitava e di aver
avuto l’approvazione di Catherine.
“Bene,
terminati i convenevoli, proviamo la scena della foresta” si intromise
Catherine.
Non
riesco nemmeno a descrivere l’alchimia che subito avvertii con questo ragazzo
mentre iniziammo a provare. Eravamo con i copioni in mano, eppure mi sembrava
di conoscere le battute a memoria, come se non ci fosse bisogno di recitarle,
come se la sua voce le facesse uscire dalla mia bocca spontaneamente. Era
incredibilmente facile perdersi nei suoi occhi: un’attrazione inspiegabile ma
completamente normale allo stesso tempo: naturale, privadi alcuna forzatura, totalmente
indipendente.
“Non
ho mai desiderato così tanto del sangue umano in tutta la mia vita” continuava
a leggere le battute con una tale naturalezza che fu semplicissimo per me
immedesimarmi nella parte.
“Mi
fido di te…” dissi automaticamente.
Prendendomi
alla sprovvista, alzò lentamente una mano e con sguardo tormentato mi accarezzò
il viso..
“Non
devi”
Rimasi
spiazzata mentre guardavo il mio stesso riflesso nei suoi occhi. Avevo perso il
filo. Non era possibile. Non mi era mai successo. Per quanto cercassi
di non darlo a vedere, mi consideravomolto seria nel mio lavoro, agendo ogni volta nel modo più professionale
possibile… “PERFETTA!!!” le grida entusiaste di Catherine mi fecero sobbalzare,
sollevandomi dai miei pensieri e tirandomi fuori da quella che sarebbe presto
diventata una situazione molto scomoda.
“Sicura che vada bene?” iniziò a dire lui
quasi in preda al panico “posso provare ancora”. Sembrava non volesse andar
via.
“No
no. Questa era perfetta!” sembrava davvero convinta.
“Però vorrei provare anche la scena del bacio”
Accidenti.
Lo sapevo. E ora? Ero riuscita a
malapena a ricordare le battute prima, adesso sarei morta. Non sapevo
che mi stava succedendo. Era lavoro, come sempre. Non avevo mai reagito così.
“Spostiamoci
in camera da letto” disse Catherine. “Sicuramente l’atmosfera sarà più suggestiva del garage” continuò con un piccolo risolino. Di
bene in meglio..
Ancora
non mi guardava. Sembrava ancora terrorizzato. Dovevo proprio avere l’aspetto
di un mostro. Se l’avessi saputo mi sarei truccata un
po’ meglio.
Uscimmo
dal garage e camminammo a testa bassa senza dire niente fino alla camera e ci posizionammo sul letto. Fu allora che i suoi occhi
incontrarono i miei e recitai le battute senza nemmeno accorgermene -proprio
come poco fa-finché
si chinò lentamente, in tensione.
Riuscivo
a malapena a sentire la voce di Catherine. “Bene, anche più lenta…” disse
sottovoce.
Sembrava
non arrivare mai. “Non ti muovere” lo sentii sussurrare. Era a
un centimetro da me e restammo così per qualche secondo interminabile. Forse
credeva che mi sarei fatta avanti io? Stavo quasi per
prendere l’iniziativa quando spezzò l’attesa e unì le
nostre labbra in uno dei baci più dolci che avessi mai dato. Nella mia carriera
avevo baciato parecchi ragazzi, ma mai così. Ogni movimento sembrava calcolato.
Ogni casella al suo posto. Fu tutto spontaneo, delicato, come se l’avessimo
provato centinaia di volte.
E
senza accorgermene, così come si era avvicinato, si allontanò di scatto colto dalla urla di Catherine.
“MAGNIFICA!
SIETE STATI DAVVERO GRANDI!”
Non
ci voleva un granché per entusiasmare Catherine, in genere
era su di giri per tutto! Ma questa volta superava davvero ogni limite,
e sapevo che ne aveva motivo. Si dimenava saltando per
tutta la stanza urlando cose che non riuscivo nemmeno
ad ascoltare. Ogni tanto qualche parola mi giungeva all’orecchio: grandi, intenso, alchimia, bacio, perfetta…
Andò
avanti per un po’ interrompendosi per qualche breve telefonata.
E noi nel
frattempo eravamo ancora lì a fissarci. Non potevo farne a meno, come
un’inspiegabile attrazione.
“Non
avete idea della vostra alchimia! Mai visto niente del genere!” Catherine mi
salvò di nuovo!
Aveva
ragione! Eccome se aveva ragione! Me ne ero resa conto
anche io. C’era qualcosa in quel ragazzo che mi aveva attratta
da subito. Sentivo che, sentivo che riusciva a capire.
Mi guardava e capiva. Equell’atteggiamento
era perfetto per la parte. Sarebbe stata sua. Ne ero certa.
Improvvisamente abbassò di nuovo lo sguardo come se fosse nuovamente entrato in
quello stato di imbarazzo e soggezione. Ma perché si comportava così? Quanto avrei
voluto capire meglio il suo comportamento.
Sentii
improvvisamente il bisogno di baciarlo di nuovo, di averlo di nuovo vicino. Ma non potevo certo sporgermi e avvicinarlo come se niente
fosse, così pensai di…
“Potremmo
farne un’altra” cercai di apparire più disinvolta possibile. “Non ero
concentrata..” come potevo
esserlo?
Catherine
sembrò sconcertata. “Kris era perfetta, davvero, non
ce n’è bisogno..”
Perché
era sempre così entusiasta di tutto? “Solo che.. credo
di poter fare molto meglio..” la buttai lì seria, sperando
di sembrare più professionale possibile ed evitando il suo sguardo ancora fisso
su di me.
“Beh,
se serve a farti sentire più sicura..” acconsentì infine.
Mi
girai verso di lui senza dire una parola e notai che si stava
mordendo le labbra, come per trattenersi dal sorridere. Mi resi conto di non
avergli nemmeno chiesto se per lui fosse un problema e
iniziai a porgli la domanda lentamente sperando che mi capisse al volo “Ti
dispiace se..?”
“Nessun
problema!” mi interruppe veloce e trepidante. Proprio
come speravo.
Ripetemmo
la scena di prima, stesse battuta che uscivano
spontaneamente.
“Come
sei entrato?”
“Dalla
finestra”
“L’hai
fatto molte volte?”
“Solo
nell’ultimo paio di mesi..”
Attesi
che si avvicinasse ma mi prese alla sprovvista
aggiungendo una battuta che prima non c’era.
“Mi
piace guardarti mentre dormi…”
Sembrava
così sincero mentre pronunciava quella parole che
aveva inventato di sua iniziativa.
A
quel punto iniziai ad avvicinarmi un po’ e il tutto prese una piega diversa
rispetto alla prima prova.
Nuovamente
si avvicinò piano e posò delicatamente le sue labbra sulle mie,
ma quel bacio dolce si trasformò presto in un bacio più desideroso, più
assetato, quasi violento. Spontaneamente mi spostai verso di lui e continuando
a baciarmi mi adagiò lentamente sul letto. A quel punto non so bene cosa
successe, ricordo solo che si spostò di un centimetro e poi…un tonfo sul
pavimento.
Era
finito a terra! Ma come aveva fatto?
Incredula
alzai lo sguardo per guardarlo dall’alto del letto e non potei soffocare la
risata!
“Beh,
forse un po’ troppo passionale…ma molto divertente” Catherine si unì a me e fu
difficile riuscire a smettere. Quando ci calmammo lo
vidi molto più rilassato. “Mi sono lasciato prendere la mano..”
era leggermente in imbarazzo per la sua ultima
performance ma stranamente sorridente e raggiante. Proprio quando sembrava
iniziare a sciogliersi un po’, tornò in sé, e riprese quell’aria
insicura e sottomessa. Ci risiamo.
“Possiamo
riprovare..” azzardai di
nuovo voltandomi verso Catherine che ancora soffocava qualche risolino
“Nono!
Va benissimo!” disse convinta tra un risolino e un altro “Grazie mille! Ti
faremo sapere al più presto” disse la regista cercando di liquidarlo
gentilmente forse per parlare con me e per chiedere che ne pensavo.
“Beh,
grazie a voi! È stato un vero piacere!” disse mesto
lanciandomi un’occhiatina veloce.
Lo
accompagnò alla porta dopo quel rapido saluto a cui risposi
con un debole ”A presto!” sperando che fosse davvero così.
Catherine
era su di giri ma cercò di non darlo a vedere.
“Allora? Che ne pensi?”
Era
perfetto! Tenebroso, sguardo agghiacciante, bello. C’era qualcosa in lui che
sembrava turbarlo. Il modo in cui si muoveva, incapace di
mentire. Fu questo che mi convinse della sua perfezione. Era proprio
quel turbamento che avevamo cercato per tanto tempo. Ed
era lì! Ce l’avevamo fatta! L’avevamo trovato!
Catherine
non mi permise di aprir bocca e cominciò ancora “Ne abbiamo
visti così tanti! Dimmi pure la tua opinione! So che è una scelta difficile…”
“Stai
scherzano?!” la interruppi“Voglio dire, è così ovvio!” aggiunsi
incredula.
“Già,
l’ultimo era perfetto! Tu che dici?” impossibile non notarlo.
“Beh,
se ti può servire, diciamo che hai la mia approvazione” dissi infine,
consapevole di aver praticamente assunto quel ragazzo
col quale mi ero sentita subito a mio agio. Cosa che tuttavia
non si poteva certo dire di lui. Sembrava davvero che lo mettessi in
imbarazzo nonostante avesse affermato il contrario ma mi
convinsi che doveva essere stato il nervosismo e che si sarebbe sciolto dopo
esserci conosciuti meglio. Doveva essere così. Quale altro motivo poteva averlo
spinto a comportarsi in quel modo?
Grazie a tutte per l’appoggio! Ecco il secondo capitolo! BACI!
^_^
Capitolo 2
Capitolo 2
…e
sono un imbranato!
POV Robert
Poteva essere il tuo corpo
a scaldarmi,
le tue labbra ad eccitarmi,
il tuo sguardo a stregarmi,
invece quattro parole da cui non riesco a liberarmi. . .
"ORMAI E' TROPPO TARDI"
Fu
allora che mi resi conto di essere davvero un idiota! Era lì, finalmente la
vedevo, dal vivo, in persona, davanti ai miei occhi…e tutto quello che mi uscì
dalla bocca fu un confuso bisbiglio che doveva essere il mio nome. Avrà
certamente creduto che fossi matto! Non riuscivo a crederci! Era proprio lei.
La stessa che mi aveva affascinato quel venerdì sera mentre
guardavo “Into the wild” nella solitudine del mio salotto. Ero con lei, nella
stessa stanza, a fare un’audizione per un film insieme…un film romantico tra
l’altro, almeno per quel che avevo sentito. Dovevo ammettere che non sapevo nemmeno su cosa esattamente fosse il film. Sapevo che
era sui vampiri e che era con Kristen Stewart. Era lei il motivo per cui avevo fatto l’audizione. Non mi sarebbe mai passato
per l’anticamera del cervello altrimenti. Presentarsi a
un provino per interpretare un “semi-dio” non giova alla proprio modestia; mi
sentivo in imbarazzo solo al pensiero. Insomma, non ci si può presentare per
una parte del genere e dire: “Hey! Eccomi qui! Sono quello
che fa per voi!”. È assurdo. Non era da me. Eppure l’avevo fatto, solo ed
esclusivamente per lei, per quella stupenda ragazza che dal vivo era ancora più
bella, semplice, alla mano. Eppure avevo rovinato tutto. Chi è capace di andare
tanto in ansia da non ricordare il proprio nome? Beh, io…a
quanto pare. Ma fu più forte di me. Appena la vidi non capii più niente,
mi girava tutto, andai in iper-ventilazione, sentivo il
sangue deviare il suo corso normale, determinato più che mai a scorrere
dappertutto tranne che nel mio cervello, impedendomi di dare una risposta
veloce alla domanda più semplice che possa essere fatta a un essere umano.
Stupido! Stupido! Stupido!
Per
non parlare della caduta! Come avevo potuto essere così scemo? Mi sembrò che
tutta la mia capacità di essere inadeguato e imbranato
si fosse accumulata negli anni per esplodere in quell’istante, nel momento meno
opportuno! Che figura di niente!
Non
ricordavo nemmeno come era andato il provino. Leggevo
le battute, si. Ma ero preso da tutt’altro. Chissà se le avevo dette bene. Chissà che idea si era fatta
di me: insicuro? Sbruffone? Timido? Ritardato?....tutte
ottime possibilità.
Eppure la
sentivo vicino. Come se mi avesse capito al volo. Come se fosse davvero lì con me, come se non avesse bisogno del copione.
Era stato tutto molto naturale. Sarà per questo che non ricordavo
niente. Era tutto passato in un attimo. Le avevo accarezzato
il viso istintivamente. Non potevo proprio farne a meno,
tanto valeva rischiare tutto.
E poi
“Vorrei provare anche la scena del bacio”
Sia
lodata Catherine Hardwicke!
Quel
bacio…che bacio! Ormai avevo completamente abbandonato il copione e mi ero
lasciato andare all’istinto. Non potevo chiedere di meglio. Baciare lei! La
donna dei miei sogni, letteralmente.
Avrei
tanto voluto ricordare se ci fosse una qualche tecnica
per un bacio mozzafiato, e cercavo di prendere tempo indugiando a due
centimetri da quelle labbra così rosa e carnose, finché non potei più resistere
e mi lasciai trasportare, su quelle labbra morbide e asciutte. Continuai a
segnare le sue labbra con le mie con molta delicatezza, con molta
lentezza, cercando di prolungare quella dolce unione, quando le grida della
regista mi fecero sobbalzare costringendomi a ritirarmi.
Da
quel momento in poi fu tutto confuso. Avrei tanto voluto che quell’istante durasse
per sempre, io e lei a fissarci intensamente in quella piccola camera da letto,
ma le mie insicurezze mi fecero distogliere lo sguardo
e le grida della regista mi riportarono alla triste realtà. Non volevo andare
via. Continuavo a fissarla tra le urla di Catherine, e notai con estremo
piacere che anche lei mi fissava, con lo sguardo tra il perso e confuso,
indugiando nei miei occhi qualche secondo prima di
chiedere se si poteva ripetere. Non potevo crederci.
“Nessun
problema” avevo detto pronto, interrompendo la sua domanda alquanto prevedibile, ma inutile e superflua. E
fu in quel momento che persi ogni controllo del mio corpo e mi abbandonai a
lei…o meglio al pavimento. Che figura! Ridevano di me.
Lei, rideva di me. Però aveva una risata così genuina
che sarei stato ad ascoltarla per ore e il solo pensiero mi provocò un
sorrisino che non potei trattenere; ma tornai subito alla realtà, e la realtà
era che ero caduto per terra e avevo fatto una grande figura di m***a.
“Potremmo provare ancora” aveva detto anticipando
inaspettatamente i miei tentativi di guadagnare tempo ma
Catherine sembrava già abbastanza convinta.
Così
la mia brillante chance era volata via e non ricordavo nemmeno come era andata, ma poco importava.
Almeno
avevo avuto la possibilità non solo di vederla di
persona, ma di baciarla! Cosa potevo chiedere di più?!
Cercavo di consolarmi inutilmente.
La
mia mente era tutta un miscuglio di idee. Mille
speranze mi avevano occupato la testa dal momento in cui ero entrato in quella
stanza e mille dubbi mi invasero quando ne uscii per prendere
un taxi e tornare in albergo. Idiota!
Non
c’era una sola parte di me che non si rimproverasse
per aver sciupato una tale occasione. Eppure le cose
erano andate così. Evidentemente non era destino.
Continuando
a condannarmi e a incolpare la mia assurda mente
malata non mi accorsi che ero già in albergo. Restai ancora qualche istante in
macchina, a fissare il vuoto davanti a me, perso nelle mie congetture e nei
miei rimpianti. Basta! Era ora di smetterla! ‘Ti servirà da lezione per la prossima volta’ pensavo cercando
inutilmente di convincermi che non era poi la fine del mondo. Ma invece lo era!
Probabilmente
non l’avrei più rivista. Ormai era troppo
tardi. Avevo perso la mia occasione ed ora tutto quello a cui potevo aggrapparmi era un bacio probabilmente già
dimenticato e un film che già era pronto nel lettore DVD della mia discreta
camera d’albergo.. Non ci pensai due volte a premere PLAY e mandare avanti fino
alla mia parte preferita: quella della canzone. Sapeva anche cantare!
Beato
lui, Emile Hirsch: non solo aveva lavorato con lei, ma avevano cantato insieme.
Avrei dato qualsiasi cosa per essere al suo posto. Quanto mi piaceva! Sensuale
e ingenua allo stesso tempo. Così…così…non riuscivo nemmeno a trovare le parole
per descrivere quello che suscitava in me.. Che bella
voce che aveva! Semplicemente indescrivibile. Avrei tanto voluto rivederla, ma
ormai era tardi. Così dovetti accontentarmi di mandare
indietro quella scena un migliaio di volte, finché mi addormentai cullato dalla
melodia della sua voce e dal ricordo di quel bacio.
Che c'è di male? sognandoti mi sono perso dietro inutili parole
che non lasciano nulla, che non diano nostalgia
e adesso resto senza più parole sai,
cala la notte come un velo chiaro su di noi,
comunque vada io mai mi scorderò di te.
E chissà se vale la pena di passare la vita a correre
o se invece la migliore mossa non sia di starmene
immobile…
Così
come mi ero addormentato mi risvegliai col suono della
sua voce, la voce di quella magnifica ragazza che avevo sognato e sognato per
tutta la notte…e per le notti successive.
Di
solito mi limitavo a sognare la sua immagine, come se fosse sbiadita, lontana e
irraggiungibile, immaginando un nostro eventuale incontro..
Questa volta era stato diverso. Era chiara, presente, delineata
in ogni suo particolare, perfetta. Non ricordavo nemmeno cosa sognavo; ormai sognavo solo lei ed era difficile ricordare ogni singolo
sogno. Ciò che ricordavo era lei. L’immagine della bellezza.
Così,
andai avanti per una settimana, accontentandomi di sognare quella creatura la
notte e pregando di ricevere una miracolosa e attesa telefonata di giorno.
Ero
tornato a Londra. Era inutile restare lì: non solo ero convinto che non mi
avrebbero chiamato, ma anche se lo avessero fatto sarebbero passati giorni.
E infatti i giorni passavano e la sua immagine cominciava a
sbiadire nuovamente.
Avevo
quasi perso le speranze quando il 17 gennaio, esattamente dieci giorni, 2 ore e
27 minuti da quel pomeriggio della mia audizione, squillò
il cellulare.
Numero
sconosciuto.
Iniziai
ad agitarmi e a fissare il cellulare come un ebete. Perché
non rispondevo? Perché me ne stavo lì impalato?
Stupido, rispondi!
Rimasi
impassibile fino al quarto squillo. Quando mi convinsi che il cellulare non
avrebbe risposto da solo e realizzai che se non mi
muovevo avrebbe smesso di squillare, risposi.
Catherine.
Avevo ottenuto la parte! Non potevo crederci! Come poteva essere?!
“La
tua performance è stata molto intensa, è abbiamo scelto te” disse come se fosse
la cosa più normale di questo mondo.
Certo
non potevo negare che l’audizione era stata intensa. C’era stata sicuramente
una specie di connessione a prima vista, ma credevo che fosse stata troppo
intensa e che avesse sfociato nel ridicolo. Non che ricordassi molto; era stato tutto così naturale che non
ricordavo nemmeno di aver recitato. Forse era quello il motivo per cui ero tanto sbalordito.
Uscii
in terrazza a prendere una boccata d’aria e realizzare
quello che avevo appena saputo. Finalmente lo shock passò e tutto fu chiaro. A
quel punto esplosi in una fragorosa risata e non potei fare a meno di urlare: “CE
L’HO FATTAAAAAAAAAAA” fu un urlo disumano, ma non riuscii proprio a contenermi!
Notai allora che il mio vicino mi fissava come se fossi un pazzo, ma non me ne
fregava per niente! Ero al massimo della felicità! Che
strana cosa la vita! Mi ero presentato a un provino,
senza sapere bene di cosa trattasse il film, senza aver studiato il libro o il
copione – che avevo letto un paio di volte - e tutto per una ragazza, e per uno
strano scherzo del destino, ero stato preso! Finalmente la fortuna si era
accorta di me, e sperai che non mi lasciasse per
almeno un paio di giorni. Catherine era stata chiara e veloce, immagino perché fosse molto impegnata. L’indomani avrei preso
un aereo che era già stato prenotato per me, e un taxi mi avrebbe portato al
Grand Hotel di Los Angeles dove avrei incontrato gli altri, il resto del cast,
e avrei rivisto lei; e il giorno dopo sarebbero già iniziate le prove. Le
riprese erano già state rimandate di un paio di settimane a causa del casting del protagonista – parte che avevo ottenuto io J - e non si poteva più aspettare; perciò avremmo
dovuto concentrare le prove in tre giorni.
“So
che è tutto molto affrettato, ma il budget non è altissimo e dobbiamo muoverci.
Tre giorni basteranno! E comunque sono sicura che ti
troverai bene con Kristen.” mi aveva spiegato
Catherine.
“E
poi faremo due chiacchiere a proposito..” aveva continuato con tono un po’ preoccupato - ma lì per lì
non ci badai - per poi darmi gli ultimi dettagli sul viaggio e lasciandomi
subito dopo a decifrare quello che voleva dire; ma non ci pensai più di tanto.
Ciò che ora mi preoccupava era altro.
TRE
GIORNI DI PROVE!!!
Era
una follia, ma al momento non ero capace di pensare in modo obiettivo: ogni
follia era ben accolta, se c’era lei.
Anzi,
non vedevo l’ora di iniziare e vederla di nuovo. Mi sembrava
ancora strano a pensarci, come se non stesse accadendo veramente.
In
quel momento un altro atroce problema mi assalì.
TRE
GIORNI DI PROVE!!! Pensai questa volta in preda al
panico.
Non
ero pronto. Mi avevano scelto ma non avevo idea di
cosa avrei dovuto fare. Non conoscevo il mio personaggio, sapevo solo che era bellissimo,
tenebroso e tormentato, e di nuovo mi chiesi per quale assurdo motivo avevano
scelto me. Avrei fatto una pessima figura, e non
potevo - non volevo - permettermelo davanti a lei così brava e professionale. Accidenti
a me!
Però,
riflettendo, mi resi conto che non era troppo tardi e potevo sempre rifarmi.
Avevo portato il libro con me e decisi di iniziare da
quello, dal punto principale. Così iniziai ad avventurarmi in “Twilight”
cercando di capire la profondità del personaggio attraverso le parole di Bella,
che narra in prima persona, da un punto di vista strettamente
personale. Inaspettatamente il libro mi prese più di quanto immaginassi,
dovuto probabilmente alla mia testa che vagava immaginando quali scene avrei
girato con lei. Feci una pausa solo per
mangiare e ripresi subito, così per il tardo pomeriggio avevo
finito. Ne ero orgoglioso e già sentivo di aver
raggiunto un traguardo. Ora il copione! Ma sapevo che
sarebbe stato più fluido e semplice. Ero certo che nel giro di un paio d’ore
avrei finito anche quello…e non mi sbagliavo.
Erano
le 9 e avevo il cervello fuso: vampiri, sangue, James, ballo, alberi, ninna
nanna, biologia, profumo, pianoforte, radura, sole, diamanti,
furgone, incidente, ospedale…
Avevo
le idee un po’ confuse e un leggero mal di testa, ma mi bastò richiamare alla
memoria la sua immagine, la sua figura e la sua voce
per sentirmi subito meglio.
Feci
i bagagli e dopo una estenuante e lunghissima
telefonata ai miei genitori decisi di andare a dormire per cancellare le
occhiaie e le borse sotto gli occhi. Va bene che il mio personaggio era tecnicamente morto, ma meglio aspettare almeno un giorno
per calarmi direttamente nella parte. Con quell’aspetto mi avrebbero spedito
indietro da dove ero venuto e non avrei certo potuto impedirlo. Mi stesi sul
letto distrutto e mi addormentai poco dopo con un pensiero fisso in testa: di
lì a due giorni dovevo dimostrare quanto valevo, dovevo
cambiare.
Avrei
smesso di balbettare e di sentirmi insicuro. Avrei cambiato atteggiamento,
avrei stretto amicizia con tutti e sarei stato affabile e alla mano. Dovevo dare
del mio meglio per non deludere nessuno, per non deludere
lei.
First time I saw you
I felt it in my bones
So badly it shows
But you got something on me
Something I need
‘Cos I find that I am falling deep
“Kris
tutto bene?” una voce mi richiamò alla realtà, a quella realtà
da cui ormai mi estraniavo troppo spesso.
“Si
Nikki, tutto bene” risposi automaticamente continuando a fissare il tappeto su
cui avevo puntato gli occhi da quando eravamo arrivati
in albergo.
“Sicura?
Sembri un po’ distratta…” continuò notando
evidentemente la mia reazione minima.
Ero
ancora in trance. Già non ricordavo cosa avesse chiesto. “Sisi, tutto apposto. Sono solo un po’
distratta..” la buttai lì
sperando che fosse una risposta sensata alla sua domanda.
“E’
quello che ho appena detto” disse leggermente offesa.
“Ah
si?” risposi con tono fermo, come se non la stessi ascoltando per niente.
“Ora
basta!” scoppiò e mi strattonò il braccio passandomi una mano davanti agli
occhi. Tornai alla realtà.
“Oddio,
scusami..” sbattei le
palpebre più volte “mi ero incantata..” cercai di rimediare strofinandomi gli
occhi.
Mi
fissò in modo confuso e scrutatore. “Si, l’avevo
capito. Vorrei solo sapere perché?”
“Come?”
chiesi di getto.
Arrivò
subito al punto. “A cosa pensavi?”
“Ehm…io…non…solo…”
iniziai a balbettare e a scuotere la testa presa alla sprovvista e cercando di
perdere tempo.
Nikki
sembrava davvero una brava persona. Era sempre gentile e divertente, tuttavia
ancora non la conoscevo bene, non abbastanza per
confessarle che pensavo a lui. Avrebbe frainteso certamente pensando che fossi
cotta di lui. Non lo pensavo in quel modo, assolutamente. Pensavo ancora al suo
comportamento, non in modo equivoco, solo curioso. Ormai era un pensiero fisso,
lo era stato tutta la settimana dopo quella famosa
audizione, dal momento in cui avevo incrociato il suo sguardo e avevo letto
l’imbarazzo e il tormento nei suoi occhi, dal momento in cui l’avevo
praticamente scritturato.
“Allora
sei sicura?” mi aveva chiesto Catherine per tutta la settimana successiva
all’audizione “Sai che la tua opinione è fondamentale”
Ero
quasi stufa di rispondere a quella domanda, tanto che iniziai a chiedermi se fosse lei a non essere convinta della scelta. “Non è che per caso sei tu a non essere sicura?” le avevo
chiesto un giorno in preda al dubbio.
“NONO!”
aveva quasi urlato “Io sono sicura, però, anche se sono io la regista, credo
che spetti a te la vera decisione”. Era davvero una persona favolosa. Sempre pronta
a chiedere e ascoltare il parere degli altri, ma in questo caso stava davvero
rompendo per avere il mio.
“Cath”
eravamo subito entrate in confidenza, nonostante ci conoscessimo da poco e non avevo
alcuna remora a chiamarla così. “Te l’ho già detto! Davvero non potrebbe essere altrimenti!” le confermai la decisione per
l’ennesima volta. Come cavolo potevo farle capire che ero convinta?? Inaspettatamente quella fu l’ultima volta che affrontammo
la conversazione e tirai un sospiro di sollievo quando
mi comunicò che lo aveva chiamato per confermare. Era ora!
Così
stavamo tutti a Los Angeles, in un albergo a 4 stelle di cui non ricordavo
nemmeno il nome, dove avrebbero alloggiato –in attesa
delle riprese- quelli del cast che non avevano casa a LA come me, e aspettavamo
lui. Lo avevamo incontrato solo io e Catherine ma gli altri - anzi le altre -
Ashley, Nikki ed Elizabeth, avevano subito fatto ricerche su internet; tuttavia
le uniche foto che avevano trovato risalivano ad Harry
Potter – altra cosa che scoprii su di lui in quella settimana – e non rendevano
esattamente l’idea.
Nikki
mi sollevò nuovamente dai miei pensieri “Dici la verità..ti
manca Michael, eh?” disse ammiccando con intenzione.
Certo che mi mancava. Da morire anche. E il pensiero che non l’avrei visto per minimo un mese mi scavò un bucò nello
stomaco. Sarebbe stato tutto più semplice se non fosse stato impegnato anche
lui in un film, ma aveva una parte minore, rispetto a
un ruolo da protagonista come il mio, e mi aveva promesso che sarebbe venuto
presto a trovarmi, ma già mi mancava. Senza contare che io ero ancora minorenne,
per cui non potevo giare per più di un tot di ore al
giorno (di solito otto) e dovevo andare a scuola; o almeno scuola per modo di
dire. Ormai l’avevo lasciata per gli impegni da quando
avevo quattordici anni e studiavo a casa con mia madre. Mi piaceva e mi trovavo
bene, considerando che non è che avessi poi tanti
amici a scuola. Così me ne stavo a casa a leggere
testi e fare quegli odiosi calcoli di matematica. Se fosse stato per me l’avrei abolita! Che gran seccatura. Non avevo avuto
grossi problemi fino ad allora, ricoprendo sempre
ruoli non eccessivamente impegnativi in fattori di tempo, e riuscivo perciò a
giostrare tutto senza diventare matta. Ma sentivo che
quella volta sarebbe stata diversa. Ero protagonista, di un film di minimo due ore in cui sarei dovuta essere in quasi tutte
le scene ed era “l’ultimo anno di scuola” o di studio per meglio dire e avrei
comunque dovuto dare degli esami. Sarebbe stato un incubo. Me lo sentivo.
Nikki
mi strattonò di nuovo vedendo che ancora non rispondevo alle sue domande. “Ci
ho azzeccato?! Ti manca eh?”
continuò non cambiando il suo tono provocatorio.
Non
potevo negare che mi mancasse ma non potevo ammettere
che in realtà non stavo pensando a lui. Ero alle strette. Iniziai a blaterare
di nuovo qualcosa di incomprensibile finché la provvidenza
–o meglio, i miei nuovi colleghi- vennero in mio aiuto e mi soccorsero
inconsapevolmente.
“Hey,
guarda!” dissi alzando la voce in modo eccessivo cercando di distogliere
l’attenzione da me “Ecco gli altri!”
Mentre
parlavo entrarono Kellan, Ashley e Jackson, seguiti a ruota da Peter, Elizabeth
e Catherine che si allontanarono dal bar per unirsi a loro, e poi raggiungere
noi.
Nikki
si distrasse come speravo e ci dedicammo ai saluti. Eravamo un cast giovane,
era facile fare amicizia, e approfittavamo di ogni
occasione per entrare un po’ più in confidenza.
“Allora
Kris? Com’è questo Pattinson?” mi chiese Ashley
anticipando di poco Elizabeth.
Ancora
quella domanda??Ma che
pretendevano? A saperlo avrei registrato un video.
Cercai
di rispondere paziente. “Bè, lo vedrete tra poco voi stes..”
Non
riuscii nemmeno a finire la frase che le urla di Catherine invasero la hall dell’albergo.
“ECCOTIIIIIII!”
gli corse incontro mentre lui mesto e gentileaiutava il tassista a scaricare i bagagli.
Osservo la scena dall’angolino della sala, sprofondata
nel divano.
“Spero
non ci siano stati problemi!” continuò Catherine ormai in preda all’euforia.
“Oh,
no! Per niente!” si affrettò a rassicurarla “Certo a parte il film REC che
davano sull’aereo..” sorrise
sperando probabilmente di non aver fatto una gaff.
Conoscevo
quel film. Gli spagnoli non avevano proprio idea di come girare un film.
L’avevo visto e mi era venuto un gran mal di testa a vedere quello schermo che
non si fermava mai. Inconsciamente sorrisi alla battuta. Vidi tutti alzarsi e
li seguii adeguandomi a loro.
“Wau!
È lui?” mi sussurrò Nikki all’orecchio mentre ci
avvicinavamo all’ingresso per accoglierlo.
“Già”
risposi noncurante.
“Beata
te!” sospirò. “E’ un schianto!” commentò a quasi due
passi da lui. Le lanciai uno sguardo eloquente e le pestai scherzosamente un
piede.
“AHI!”.
L’urlo attirò inevitabilmente la sua attenzione e Catherine passò subito alle
presentazioni; ma mi accorsi dal suo tono che in realtà le presentazioni erano
finite. Dovevo essermele perse troppo impegnata a evitare
brutte figure.
“…e lei è Nikki” concluse.
Si
strinsero la mano. “Questa è la squadra!” terminò per poi ricordarsi di me un
secondo dopo. “Oh, ovviamente già conosci Kris..” disse liquidandomi in un secondo.
I
nostri occhi si incrociarono di nuovo e sentii di
nuovo quel feeling, quella connessione di una settimana prima, come se i giorni
non fossero per niente passati. Come se fosse la prima volta che ci eravamo visti.
“Si,
certo! sono felice di rivederti” disse convinto.
Rimasi
sbalordita! Dov’era finito quel ragazzo timido e introverso che avevo conosciuto sette giorni prima??
Rimasi
così impalata per un po’mentre gli altri prendevano
posto al tavolo. Un pranzo era l’ideale per fare conoscenza e persa nei miei
pensieri raggiunsi gli altri accorgendomi che l’unico posto libero era di
fronte a lui mentre Catherine e Nikki occupavano i posto
ai lati. Presi posto rapidamente cercando di non dare
nell’occhio, ma evitare il suo sguardo fu impossibile e i nostri occhi
si incontrarono imbarazzati per un millesimo di secondo.
Perché mi
metteva in imbarazzo quel ragazzo? Ero convinta che fosse il contrario, invece
ero lì a fare congetture e a cercare di capire il mio e il suo comportamento,
mentre ci lanciavamo sguardi furtivi tra una portata e
l’altra.
“Com’è
silenziosa la nostra Kris oggi…” disse Kellan.
Sentii
sette sguardi puntarmi con aria interrogativa ma uno
pesava più degli altri.
“Oh,
bè, sono in tipo di poche parole” dissi a testa bassa cercando di liquidarli
per tornare alle mie supposizioni mentre sempre più
incerta lo guardavo chiacchierare allegramente col resto del cast.
Eravamo
al dolce e non avevo spiccicato una parola, troppo intenta com’ero a fissare la
sua spontanea propensione a fare amicizia con tutti. Sembrava che si fossero
invertiti i ruoli e mi sentii improvvisamente stupida
al pensiero che mi ero anche preoccupata di trovare un modo per farlo sentire a
suo agio mentre invece se la cavava benissimo, con gli altri almeno. Non era stato certo
così una settimana prima. Che cavolo gli era successo? Aveva avuto una rivelazione
improvvisa oppure ero davvero io a renderlo nervoso come avevo pensato
inizialmente? Chissà se e quando avrei trovato risposta ai
miei futili dubbi.
Quel
ragazzo era davvero particolare. Non riuscivo ancora a capirlo. Magari col
tempo…
“…sempre
se per Kristen va bene” una voce ancora poco familiare aveva interrotto i miei
pensieri e non avevo nemmeno capito cosa volesse. Mi ero destata semplicemente
perché avevo sentito il mio nome.
“Cosa?” chiesi ritornando alla realtà e guardandolo negli
occhi sospettosi. “Ehm, scusami, ero distratta..” cercai di rimediare scuotendo la testa.
Catherine
si intromise ancora. Ormai era la mia eroina personale,
pronta a salvarmi in ogni momento di possibile imbarazzo o goffaggine.
“Stavo
dicendo a Rob che i tempi stringono e avendo massimo
quattro giorni a disposizione per le prove forse conviene che vi incontriate
per dare una lettura al copione, almeno voi due che avete le parti
principali..”.
Rimasi
senza parole, non perché credevo fosse una cattiva idea –anzi, tutt’altro- ma
il pensiero di stare sola con quel ragazzo strano e a mio parere lunatico, mi innervosiva un po’. Per un momento mi sfiorò anche la
possibilità di aver fatto la scelta sbagliata. Avevo visto un’altra persona
alle audizioni e temevo che l’avessimo persa. Tuttavia,
indulgente e alla mano come sempre, decisi di non giudicare a fondo finché non
l’avessi conosciuto meglio, così annuii decisa.
“Prima
è meglio è” incalzò Catherine.
Ho
capito!!! “Possiamo fare anche stasera” azzardai
mentre gli scrivevo il mio indirizzo su un tovagliolo. “Vieni
quando vuoi” dissi sorridendo cercando di apparire sicura.
“8?”
chiese semplicemente prendendo il tovagliolo.
Esitai
per un istante. “Ehm, va bene..” risposi
infine sconcertata ancora da quell’improvvisa sicurezza. C’era ancora qualcosa
che non tornava. Magari quella sera avrei capito, e forse avrei finalmente
trovato un vicolo che mi conducesse alla sua mente e ai suoi
pensieri ancora incomprensibili.
I’ve been trying to think of ways
to make it through the haste
Cos in my head I need to make the space
Then maybe I’ll find a way
To find a way to you
per fortuna che ci sei
apro le mie braccia al cielo
e penso…
Mamma
mia bella! Come avevo fatto?!
Era
incredibile che fossi riuscito a portare a termine uno degli obiettivi che mi
ero prefissato.
Cerca di apparire sciolto e disinvolto!
Sciolto e disinvolto, disinvolto! mi ero detto e ripetuto fino alla nausea nelle ultime 24
ore prima di rivederla, e ci ero riuscito. Chissà dove avevo trovato la forza
per non urlarle che era stupenda e che sarei stato ore a fissarla
mentre incerta scrutava il mio assurdo comportamento e quei miei
cambiamenti d’umore talmente percettibili e reali da poterli toccare con un
dito. Li avrebbe notati anche un cieco..o un sordo..o chiunque
avesse uno o due sensi mancanti.
Ero
riuscito a ignorarla gentilmente e quanto meglio fosse
possibile e poteva essere solo una mia modesta impressione ma mi sembrava
alquanto – e giustamente oserei dire - turbata dal mio atteggiamento lunatico;
era stata silenziosa tutto il pranzo. Ogni tanto buttavo un occhio per
osservarla persa nei suoi pensieri e non potei fare a meno di incrociare i suoi
occhi un paio di volte. Chissà a cosa stava pensando? Forse stava valutando le
sue scelte, forse mi aveva preso per un pazzo lunatico, forse aveva anche
pensato che non sarei stato buono per la parte.
Comunque
non potei concentrarmi completamente su di lei. Non me lo potevo permettere.
C’erano altre sei persone che volevano sapere di me e non potevo ignorarli per
pensare ai fatti miei, o meglio ai fatti suoi…dovevo tener fede al mio
obiettivo e fare buona impressione su tutti. Avrebbe
giovato certamente. Così mi ero impegnato a rispondere a
una serie di domande di circostanza, alquanto noiose in verità, ma dovute.
Dove
sei nato? Quanti anni hai? Hai sempre vissuto in Inghilterra?
Poi
domande un po’ più personali…
Sport,
hobby, famiglia, animali…un po’ di tutto.
Continuavano
a farmi domande e continuavo a rispondere paziente.
“Allora
Rob, sei fidanzato?” mi chiese la ragazza con i capelli lunghi scuri alla mia
destra che se ricordavo bene doveva essere Nikki. Da lì il discorso si spostò
subito sull’amore in generale.
Credi
all’amore? Al colpo di fulmine? Mai stato innamorato?
Una
serie di domande un po’ sfacciate le cui risposte modeste tutti ascoltavano
interessati, eppure l’unica persona che volevo ascoltasse
sembrava essere totalmente assente. Probabilmente non aveva sentito una sola parola
da quando eravamo seduti a tavola. Se ne stava lì, di
fronte a me, bellissima nella sua semplicità, a fissare il piatto, a giocare
col cibo e a torturare i filini di un braccialetto che aveva al polso; uno di
quei semplici braccialetti finissimi che vendono dappertutto, di colori diversa a seconda del significato: amore,
amicizia, soldi, fortuna…
Il
suo era rosso. Non ricordavo bene i significati dei colori ma
non ci voleva un genio per capire. Il rosso era senz’altro amore. Brutto segno.
Allora era fidanzata? O comunque era impegnata con
qualcuno?
D’un
tratto piombai in un silenzio improvviso che avevano dovuto percepire tutti.
“Hey,
tutto bene?”, “Cosa è successo?”, “Che c’è che non
va?”
Sentivo
le voci nella mia testa ma non era difficile ignorarle
perso com’ero nell’improvvisa e sconcertante possibilità che si era appena
presentata ai miei occhi.
Le
voci continuavano e iniziai a sforzarmi per ignorarle quando
decisi di non lasciarmi scoraggiare. Quello che avevo avuto già era tanto. Non
potevo certo pretendere tutto subito; in fondo non potevo aspettarmi che una
ragazza così fosse single, senza contare che non avevo ancora nessuna prova:
per quel che ne sapevo poteva anche essere un semplice braccialetto senza
importanza, magari il rosso era il suo colore preferito, magari glielo aveva
regalato la migliore amica, o forse….il suo ragazzo. Non riuscivo ad abbandonare
quella possibilità, ovvia come si presentava ai miei occhi. Ma,
non sapendo cosa avrei trovato, mi ero ripromesso di non abbattermi. Così
tornai alla realtà scherzando come se niente fosse successo e scusandomi con
gli altri per la mia momentanea assenza.
Erano
davvero tutti simpatici, eravamo un cast giovanissimo e ampio – a quanto mi
avevano detto eravamo solo la metà degli attori al pranzo – e mi risultò facile fare amicizia, o almeno conversazione. Tutti
ridevano alle mie battute, che uscivano spontanee, senza bisogno di forzarle.
Mi sentivo bene, anche se avvertivo che sarei potuto stare meglio se solo lei…
Se solo
avesse alzato gli occhi, se mi avesse guardato, se avesse parlato un pò… E
invece continuava a fissare il vuoto…
Intanto
le portate iniziavano a rallentare e sentivo che eravamo quasi alla fine. Non
volevo andare via. Non le avevo detto più di due
parole e invece avrei voluto parlare con lei tutto il giorno. Non ero pronto ad
andare. Volevo stare ancora lì a contemplarla. Tuttavia il destino, che
ultimamente per me aveva nome Catherine, avanzò un piacevole imprevisto.
“Robert,
se per te va bene, credo sia l’ideale che tu e Kristen iniziate a provare…sai
com’è? Il tempo scorre e il budget è limitato..”
Inaspettatamente
saltò fuori che l’avrei rivista prima di quanto
immaginassi, e in circostanze del tutto favorevoli.
Afferrai
la palla al balzo. “Certo!” mi affrettai a dire cercando di apparire
disinvolto. “Sempre se per Kristen va bene”.
Non
so se fosse stato il suono del suo nome, fatto sta che
tornò alla realtà come risvegliata da un sonno profondo, disorientata e ancora
incosciente. Era evidente che non aveva seguito una
virgola del nostro discorso e non potei fare a meno di chiedermi nuovamente a
cosa stesse pensando. Avrei tanto voluto esplorare quella graziosa testolina
per scavare nei suoi pensieri, nelle sue preoccupazioni e per avere
informazioni; quelle informazioni che Catherine non tardò
a darmi poco dopo.
Catherine
le espose la sua idea e con disinvoltura chiesi l’indirizzo, ma nel prendere il
tovagliolo su cui l’aveva scritto le nostre dita si sfiorarono e a quel
semplice contatto non potei non avere un fremito di piacere. Sperai tanto che
nessuno se ne fosse accorto. Cercando di tornare al presente, ci mettemmo
d’accordo per l’ora pacatamente, mentre invece dentro me
urlavo di gioia.
Stavamo
per andare via, quando inaspettatamente Catherine mi chiamò e mi fece segno di
seguirla per mettermi al corrente di quella realtà che
avevo cercato di negare ed evitare disperatamente.
“Senti
Robert. Credo che tu sia perfetto per la parte. Non posso pensare a nessuno
meglio di te…”
Sentivo
che stava per arrivare…
“E
a questo punto ci deve essere un ma…” dissi con l’aria
di chi ha voglia di scherzare cercando di prendere alla leggere quel ma sconosciuto che stava per arrivare.
“Ma…” continuò lei mostrandomi uno sguardo eloquente. Si
bloccò per un secondo e poi “…promettimi che non ci proverai con Kristen!”
disse tutto d’un fiato.
Rimasi senza parole, non sapevo proprio cosa dire. Avrei dovuto sbrigarmi a inventare qualcosa o avrebbe scambiato il mio silenzio per
un tacito assenso oppure avrebbe capito le mie iniziali intenzioni. Non potevo
lasciare che capisse o l’una o l’altra cosa, così decisi che avrei mentito
spudoratamente e l’avrei presa sullo scherzo fingendo di non sapere di cosa stesse parlando, cercando di rassicurarla, ma le sue
parole continuarono a scorrere e interruppero i miei propositi di frenare le
sue fantasie fondate e penetrarono nel mio petto come schegge di vetro, pronte
a rivelarmi la verità che volevo aggirare.
“Poi
il suo ragazzo è un mio grande amico…” Ed eccola lì. Sentivo che stava per
arrivare…ed ecco la botta che stavo aspettando
colpirmi in pieno sbattendomi in faccia la cruda realtà.
Continuavo
a rimanere in silenzio mentre la voce di Catherine
continuava imperterrita, questa volta scherzandoci su…”Senza contare che ha 17
anni, quindi potresti finire in galera” si mise a ridere e la seguii con un
sorrisino forzato che mascherava il mio dolore e il mio stupore.
“Non
preoccuparti..” dissi alla
fine un po’ deluso ma consapevole che quell’impegno era troppo importante per
lasciarmelo sfuggire.
Solo
quando mi trovai solo nella mia stanza inizia a
riflettere e a rimuginare sulle sue parole. In particolare una frase mi
rimbombava nelle orecchie: poi il suo
ragazzo è un mio grande amico…il suo ragazzo…ragazzo…
Così
le mie supposizioni erano fondate. Aveva un ragazzo. Come avevo potuto metterlo
in dubbio anche per un secondo?! Normale che avesse un
ragazzo! Che idiota che ero!
Poi
un altro pensiero si fece largo tra i miei pensieri.
17
anni! Wow! Sembrava molto più grande, almeno fisicamente; ancora non la
conoscevo bene per dire altrettanto riguardo la sua
maturità, ma il desiderio di conoscerla e parlarle crebbe smisuratamente in me.
“Che disdetta!” Pensai come un vecchio che ha appena
perso una partita a carte. Avevo già fatto progetti ma
non avevo tenuto in conto il mazziere, colui che conduce il gioco, a cui spetta
l’ultima mossa e che ha tutti i vantaggi del leader. Nel giro di una settimana
avevo toccato il paradiso ed ero sprofondato all’inferno in un istante.
Improvvisamente una serie di immagini e pensieri
negativi invasero la mia mente stravolta dallo sconforto e dalla delusione.
Forse era meglio abbandonare tutto, forse avrei dovuto abbandonare
la recitazione, forse l’amore non era cosa per me, forse avrei dovuto annullare
il contratto e continuare la mia vita a Londra, suonando musica sul mio tetto
tra piccoli ingaggi in bar e pub, nell’ignoto più totale, nella pace dei sensi,
forse sarebbe stato meglio allontanarmi, lasciare quel sogno dov’era e tornare
alla vita di sempre come se nulla fosse successo, forse era meglio
dimenticarla…
Ma
davanti quell’ultima opzione un varco si aprì tra quei
pensieri lugubri e macabri rivelando una specie di epifania: io non volevo
dimenticarla e non l’avrei fatto. Cavolo! Mi stavo già rimproverando per cose
che non avevo fatto! Ma quanto ero stupido? Non avevo
ancora fatto niente. Avevo scambiato a malapena due parole con quella ragazza e
già pianificavo di lasciare il paese per una piccola delusione che,
stupidamente, avevo dimenticato di calcolare. Ma al diavolo le delusioni! Non avrei
fatto proprio niente, proprio come Catherine aveva chiesto. Sarei stato
al mio posto, buono e tranquillo a fissarla e a celarle la mia ammirazione
finché non fosse stato il momento giusto, perché se ci fosse stato un momento
giusto l’avrei colto, l’avrei preso al volo; perché se ci fosse stato quel
momento significava che era destino che ci fosse. Non avrei forzato la mano, mi
sarei comportato a seconda delle situazioni, facendo e
dicendo quello che sentivo con moderazione. Avrei cercato di aprirmi un piccolo
varco verso di lei, ma non l’avrei mai forzata a fare niente che non volesse.
Questa
fu la mia rivelazione: volevo parlarle e volevo
conoscerla.
Era
tutta la vita che aspettavo un momento simile. Tutta
la vita che aspettavo lei.
Il
destino era stato tanto gentile da offrirmi una tale possibilità su un piatto
d’argento e non me la sarei lasciato sfuggire; non
avrei permesso alle mie paure di farmi fuggire, l’avevo fatto già troppe volte.
Ora basta. Era il momento di affrontare la vita e quello che mi offriva. E
quello che mi offriva ora era una serata con la ragazza dei miei sogni…e un
ritardo pazzesco!!!
Mi
accorsi che mancava un quarto alle otto e io ero ancora a rimuginare! Scattai
dal letto e corsi sotto la doccia cercando di fare il punto della situazione e
sperando di non aver preso decisioni sbagliate.
Più
tardi, quando la vidi, mi fu tutto inspiegabilmente
più chiaro.
“Hey!”
disse semplicemente aprendomi la porta.
Allora
capii di aver fatto la scelta giusta.
..sei la più bella del mondo
ed era tutta la vita che
non aspettavo che te.
Sei
la più bella del mondo
religione per me
mi piaci da impazzire
mi piaci come sei.
Grazie mille a tutti per l’appoggio e a coloro che mi
seguono nonostante sia una principiante!
Ecco un altro capitoletto…ma potrebbe non piacervi… :P
Capitolo 6
Missingyou
POV Kristen
Senza
averti qui
senza problemi,
senza limiti
non è così bello
come dicono
Il
pomeriggio passò lento, mentre vinta dalla noia e dall’insopportabile peso del
tempo che non decideva a passare decisi di dare uno sguardo al copione,
rivedendo un po’ i passi che mi erano più difficili da memorizzare, ma tenere
la mente impegnata era una bella impresa.
“Domani
ci racconterai tutto!” aveva detto Nikki. Ma cosa c’era da raccontare? Cosa
pensava avremmo fatto?
Tuttavia,
il suo interesse per lui era così evidente e irrefrenabile che dovetti annuire
e risposi con un debole sorriso incerto. Sicuramente nel giro di poco tempo si
sarebbe fatta avanti. Era bella è affascinante,
proprio come lui. Non sarebbe stato difficile per lei trovare un approccio
deciso e non avrebbe certo esitato a chiedergli di uscire - magari a prendere
un caffè o bere qualcosa – se se ne fosse presentata
l’occasione. Non era difficile immaginarli insieme. Ce li vedevo.
Decisi
di non preoccuparmi di ciò al momento e mi concentrai sul copione notando che
ero ferma da almeno un’ora a pagina 69 e solo allora, rileggendola per la
quattordicesima volta, mi accorsi che era la scena della radura. Tornai con la
mente all’audizione e inevitabilmentea pensare al comportamento di quel
ragazzo, al suo sguardo timido la prima volta che l’avevo visto e al suo fare
sicuro di quella mattina. Non riuscivo ancora a trovare una
spiegazione, così nella delusione avevo deciso di lasciar perdere le
supposizioni e affrontare la situazione chiedendogli spiegazioni direttamente.
Quella sera. Quella sera avrei scoperto la verità, o almeno ci avrei provato.
Doveva darmi delle spiegazioni per il suo comportamento. Volente o nolente
avremmo dovuto lavorare insieme ed era indispensabile che ci fosse sintonia eper avere sintonia
era indispensabile chiarire quella situazione.
Lo
squillo del cellulare interruppe i miei pensieri. sapevo
che era Mike: mi telefonava sempre verso quell’ora. Sapeva che di mattina ero impegnata con le prove
così ormai chiamava sempre il pomeriggio, appena aveva un po’ di spacco dalle
riprese. Per il resto ci sentivamo per messaggi per lo più. Quanto mi mancava.
Al terzo squillo risposi. Mi piaceva farlo aspettare un pò,
lo mandava in ansia, ma sapevo che sapeva che lo
facevo di proposito. Tuttavia non mi diceva mai niente econtinuavamo a prenderci in giro a
vicenda.
“Hey!” risposi sorridendo.
“Stai
sorridendo” non era una domanda.
“Come
fai a saperlo?” chiesi curiosa.
“Kris,
io so tutto di te. Capisco quando sei triste, quando
sei preoccupata, quando sei allegra e quando sorridi da sola come un’ebete..”
Il
lieve sorriso che avevo in faccia scomparve e lasciò spazio a
un’espressione di disappunto.
“HEY!”
dissi scherzosamente offesa.
Non
ci mise molto a rimediare. “Si però, un’ebete molto
attraente…”. A qual punto non potei soffocare una risatina.
“Allora
come vanno le prove?” riprese.
“Bè,
normale. Come sempre”.
Iniziai
a prendere in considerazione la possibilità che mi avrebbe chiesto cosa avrei
fatto quella sera, e non sapevo bene cosa rispondergli. Non che avessi problemi
a dirgli la verità, temevo solo che avrebbe travisato le cose e si sarebbe
preoccupato inutilmente, anche se ormai col nostro lavoro eravamo
abituati a quel genere di cose. Bisognava accettare i pro e i contro di essere
un attore e di stare con un attore: lontananza, baci
di scena e prove con le co-star…
Avevamo
già parlato di questo diverse volte, soprattutto
perché con i miei diversi lavori ci scappava sempre un bacio o qualcosa di più.
“Sai
che non devi preoccuparti, vero?” gli dicevo ogni volta cercando di
rassicurarlo, anche se non ce n’era bisogno. Sapeva che era l’unico per me e
fino ad allora non si era mai mostrato geloso. Questa
volta invece era diverso. Avevo notato una nota di disappunto e allerta nella
sua voce quando gli avevo parlato del ragazzo che avrebbe interpretato Edward,
ma immagino che fosse anche colpa mia. Per non tenerlo
allo scuro gli avevo raccontato dell’audizione evitando che venisse a sapere i particolare in una qualsiasi intervista in cui se ne
parlava.
“E’
stato davvero incredibile! Credevamo che fosse finita invece si presenta questo
tizio, questo certo Robert Pattinson,
e ci capiamo al volo! Catherine era molto soddisfatta. Credo proprio che non ci
sia altra scelta possibile” gli avevo detto.
Ripensando a quelle parole mi resi conto che avevo davvero esagerato: normale
che avesse risposto con un freddo ‘mmm’, eppure avevo
deciso di mettere da parte i dettagli sul bacio e sulla mia momentanea,
improvvisa, nonché del tutto inaspettata amnesia.
L’avevo fatto per evitare liti, ma ora rimpiangevo di non avergli raccontato
tutto. Forse avrei dovuto farlo adesso, ma non trovai
il coraggio. Avrebbe certamente frainteso e l’ultima cosa che avrei voluto era litigare con lui.
Ed ecco che quando ancora non avevo deciso cosa dire
arrivò la domanda che avevo già programmato.
“Allora
che fai stasera? Esci un po’ con le altre?” chiese riferendosi probabilmente a Nikki ed Ashley.
Esitai
un istante.
“Ehm..non
proprio” risposi cercando di scegliere tra le varie possibilità in due secondi.
Alla fine optai istintivamente per la verità, la migliore
opzione per un rapporto genuino. Avrebbe capito.
“In
realtà devo provare con Robert”. Calò il silenzio. “Sai, il ragazzo che ha
avuto la parte di Edward…te ne ho parlato” continuai esitante
cercando di riempire i vuoti che sentivo dalla cornetta.
“Ah
si…” disse infine.
Mi
affrettai a giustificarmi, anche se in realtà non avrei dovuto.
“Scusa
se non te l’ho detto prima, ma anche noi l’abbiamo programmato solo oggi a
pranzo. È stata un’idea di Catherine. Sai, il tempo scorre e abbiamo pochissimi
giorni di prove”, non riuscivo più a fermarmi, “allora visto che abbiamo le
parti principali sarebbe stato stupido rimandare, così
dovrebbe arrivare tra poco e proveremo un po’ma…”.
“KRIS!”
mi interruppe. “Calmati amore! Non preoccuparti! Va
tutto bene! Non me la sono presa” disse tranquillo.
Tirai
un sospiro di sollievo. “Ah ok,
solo che non volevo che ti preoccupassi o cose del genere..”
“Non
sono preoccupato o cose del genere. Abbiamo già parlato di questo ed eravamo d’accordo di non dover dare spiegazioni. Sappiamo
come vanno queste cose”.
Tirai un secondo sospiro di sollievo. “Si, hai ragione! Scusa..”
“Non
scusarti amore…non ce n’è bisogno. Sai che ti amo, no?”
Quando mi
parlava così mi era incredibilmente facile rendermi conto della fortuna che
avevo avuto.
Mike era
il mio primo e unico ragazzo. L’avevo conosciuto sul set di Speak uno di quei tanti film
indipendenti che adoravo fare. All’ora aveva 16 anni e
io 13, e quando hai 13 anni certi pensieri non ti sfiorano nemmeno e quel che
hai è solo una bella amicizia, che diventa sempre più forte finchè
alla fine, crescendo, diventai abbastanza grande e pensi ‘Al diavolo! Posso averti!’Era stato così per noi. Da semplice
amicizia eravamo passati alla tenera complicità per poi arrivare in modo
naturale all’amore. Davvero non riuscivo a vedermi con nessun altro se non con
lui, nonostante fosse l’unico ragazzo che avessi avuto.
“Kris,
tutto bene?” chiese evidentemente preoccupato dal mio silenzio.
“Sisi” mi affrettai a rispondere. “Stavo solo pensando a
quanto ti amo” dissi sincera.
“Amore,
mi manchi!” rispose “Ma prometto che sarò presto a
trovarti”.
“Non
vedo l’ora” riuscii a dire e trattenendo una lacrimuccia
sentii bussare il campanello. Doveva essere lui.
“Hey devo andare..” dissi piano.
“Vai!
E fai la brava” disse con un sorriso che potevo
facilmente immaginare.
“Come
sempre” risposi terminando la telefonata e andai ad aprire la porta per incontrare
finalmente il suo sguardo e fare un po’ di chiarezza.
Capitolo 7 *** Tonight's gonna be a good night ***
Capitolo 7
Capitolo 7
Tonight’s gonna be a good
night
POV Kristen
Ma so che la sera tutto funziona
e che se cerchi una risposta forse ti arriva,
è l'atmosfera che ti trasporta.
Meglio la sera fuori dal mondo
mentre il mondo mi gira tutto intorno
tra me e me che penso a quello che mi aspetta in questa sera
che mi gusto senza fretta.
“Ciao”
dissi sapendo già chi avrei trovato dietro la porta.
“Scusa
il ritardo” rispose con un respiro un po’ affannato.
“Oh
non preoccuparti”.
Restai
a fissarlo per qualche istante, chiedendomi con quale delle sue tante
personalità avrei avuto a che fare quella sera e augurandomi di trovare il
coraggio di chiedergli spiegazioni.
“Allora,
mi fai entrare o no?”.
Che
stupida. Mi ero impalata a fissarlo lì sulla porta.
“Oh,
scusa. Certo certo. Vieni pure!” lo incoraggiai facendo strada e chiudendo la
porta dietro di me. Proprio in quel momento mia madre scendeva le scale e non
potei sottrarmi agli onori di casa e alle presentazioni.
“Ah,
mamma, questo è Robert. Ti ho detto che sarebbe venuto. Robert, lei è mia
madre”.
“Piacere
Robert, sono Jules” disse mia madre allungando una mano e sussurrando -
tutt’altro che a bassa voce - “Non avevi detto che era così carino..”
Alzai
gli occhi al cielo. “mamma…” riuscii a mormorare mentre lui si presentava
educatamente.
“Il
piacere è mio, signora Stewart. Ha davvero una bella casa” disse gentilmente.
“Oh,
è anche un gentiluomo” continuò lei imperterrita.
Decisi
di rompere quell’idillio prima che riuscisse a fare danni.
“Bene!”
dissi modellando la voce in modo che mia madre potesse capire la mia
irritazione. “Sarebbe meglio metterci al lavoro” dissi in fretta liquidando mia
madre e incitandola ad andare in cucina.
Mi
voltai a guardarlo stranamente imbarazzata e agitata. “Beh, la casa non è
grandissima. Preferisci il salotto o la sala da pranzo?”
“Ehm,
è indifferente..” sembrava nervoso.
“Ok,
allora forse meglio la sala da pranzo. Andremo più comodi col tavolo” terminai
incerta facendo strada.
“Ti
spiace se fumo?” disse agitato prendendo una sigaretta.
“No
no. Fai pure” lo rassicurai sperando che si calmasse un po’.
“Tu
fumi?” chiese curioso.
“Di
tanto in tanto. I miei non vogliono, ma li ho convinti che col lavoro che
faccio ogni tanto ci vuole. E poi sarebbe stato impossibile nasconderlo.”
Risposi svelta e continuai. “E tu? Fumi?” chiesi accorgendomi poi della
stupidità della mia domanda. Ovvio che fumava!
Difatti
inarcò un sopracciglio e mi guardò incuriosito.
“Intendo, fumi abitudinariamente?” mi
corressi.
“Ehm,
non proprio” disse insicuro. “Solo quando sono nervoso”.
“Vedo”
dissi accorgendomi che il ragazzo insicuro che avevo conosciuto stava tornando
a galla.
Abbassò
il volto e come una settimana prima fui costretta ad abbassarmi altrettanto per
guardarlo negli occhi.
Mi
trovai a consolarlo di nuovo. “Va tutto bene?”
“Certo!”
rispose subito evitando il mio sguardo.
“Ok”
sospirai.
Mi
misi a sedere abbattuta sulla sedia mentre lo guardavo fumare nervosamente, un
tiro dietro l’altro, nuvole di fumo sempre più piccole e prepotenti si
affollavano una sopra l’altra creando una cappa pronta a disciogliersi dopo
qualche secondo. Davvero non sopportavo quel suo atteggiamento. Forse non mi
sopportava. Forse si aspettava qualcun altro, forse mi odiava. Tutto era
possibile. Ma cosa gli avevo fatto? In fondo non ci conoscevamo per niente. Non
sapevo niente di lui, e lui non sapeva niente di me.
“Iniziamo”
dissi con tono duro quando ebbe finito di fumare, ed aprii il copione. Spense
subito il mozzone nel posacenere e si venne a sedere, di fronte a me. Sempre
insicuro, quasi tremante. Possibile che gli facevo questo effetto?
Iniziammo
a leggere dalla scena di biologia, ma c’era qualcosa che non andava. Lo sentivo
diverso. Non c’era più quella connessione. Tutto sparito. Come se non fosse mai
esistito niente. A quel punto esplosi. Dovevo sapere.
“Ok,
ora basta!” scattai in piedi. “Che c’è che non va?” chiesi stufa.
Mi
guardava sconcertato. “Non capisco” sussurrò incerto.
Non
riuscii a trattenermi e senza nemmeno una pausa cacciai fuori tutto quello che
mi era passato in mente in una settimana.
“Beh,
è evidente che qualcosa non va. Ora, o io sto diventando matta, oppure tu sei
affetto da disturbi di personalità multipla. Ma cosa ti ho fatto? Forse ti
aspettavi qualcun altro? Forse ti metto soggezione? Perché ho l’impressione che
con gli altri vai piuttosto d’accordo. E poi non mi hai rivolto la parola oggi,
per non parlare dell’audizione. Sembrava che avessi visto un mostro. So di non
essere una grande bellezza ma che cavolo, non penso di essere ripugnante. E poi
stasera vieni qui, tutto nervoso, non dici più di quattro sillabe e ti metti a
fumare. Insomma, se non vuoi la parte sei ancora in tempo.” Terminai la mia
sfuriata con gran soddisfazione anche se ero consapevole che esporre le mie
supposizioni in quel modo non avrebbe aiutato per niente: quasi sicuramente
metà delle cose che avevo detto non avevano senso, soprattutto per lui.
Comunque lo guardai seria per un istante interminabile in attesa di una sua
risposta. Ma niente. Continuava a scrutarmi e pensai che come previsto non
aveva capito niente. Sospirai abbattuta e alquanto in imbarazzo ma proprio
quando mi misi a sedere, scoppiò a ridere facendomi saltare sul posto. Sgranai
gli occhi mentre lo vedevo sbellicarsi dalle risate, del tutto incurante del
mio sguardo incredulo. Ero ancora a bocca aperta, letteralmente, quando dopo 3
minuti buoni – che sono interminabili, e anche piuttosto irritanti, se stai
fissando uno che si piega in due dalle risate -si accorse di me e cercò di tornare serio, aiutandosi con una mano
davanti alla bocca e tentando di soffocare un ghigno.
Avrei
tanto voluto chiedergli spiegazioni, ma ero ancora immobile, troppo scioccata
per elaborare un pensiero coerente. Così aspettai che parlasse lui.
Quando
sembrò calmarsi del tutto finalmente aprì bocca.
“Scusami”
disse ancora con il sorriso sulle labbra e tornò a concentrarsi sul copione.
COSA?!?!
Tutto lì?! Quelle erano le sue spiegazioni? Mi stava facendo andare fuori di
testa e proprio non riuscivo a sopportarlo.
“Tutto
qui?” chiesi aspettandomi una risposta che non arrivò. Si limitò a scrollare le
spalle. Ormai sembrava totalmente tranquillo, come se la mia sfuriata gli
avesse tolto un pesante macigno dalle spalle, come se il mio imbarazzo avesse
ripagato il suo ed ora non ce ne fosse più bisogno. Così continuai.
“Insomma,
io mi metto in ridicolo esponendo le mie preoccupazioni,alquanto sciocche aggiungerei, tu mi scoppi a
ridere in faccia e tutto quello che sai dire è ‘Scusami’?”. La situazione mi
sembrava ancora più assurda mentre la esponevo ad alta voce.
Fece
di nuovo spallucce. “Beh, devi ammettere che era una scenata piuttosto comica”
disse ridendo fra se e se.
Non
potevo crederci! Si stava prendendo gioco di me! Non era possibile. Non ero
diventata pazza. Quello che avevo notato era vero. Non avevo immaginato tutto.
Non mi ero fatta i film in testa. Qualcosa che non andava c’era, e me l’avrebbe
detto!
Così
mi feci forza cercando di non sprofondare nell’imbarazzo.
“Vuoi
dire che non c’era niente di vero in quello che ho detto?” chiesi sfrontata e a
testa alta.
Improvvisamente
cambiò espressione e soffocò una risata che stava per nascere. Dovevo averlo
preso alla sprovvista, perché non rispose subito, si limitava a fissare il
tavolo pensando probabilmente alle parole giuste con cui affrontare
l’argomento.
Alla
fine parlò. “Beh, non esattamente” Ammise.
“AH
AH! Lo sapevo” pensai trionfante, ma dal suo sguardo capii che probabilmente
avevo pensato ad alta voce…
“Cosa?”
chiese subito.
“Cosa
cosa?” ribattei io.
“Cosa
sapevi?” chiese confuso da quello strano diverbio.
Si!
Avevo pensato ad alta voce. Che idiota! Iniziai a rimediare..
”Beh,
sapevo che c’era qualcosa che non andava” risposi sincera e vedendolo annuire
continuai “Solo che ancora non so cosa…” conclusi sperando di ottenere le
risposte che cercavo.
Finalmente
iniziò a spiegarmi lasciandomi senza parole.
“Beh,
tanto per iniziare, per il ruolo di Edward pensavo fosse imbarazzante anche
solo presentarsi ai provini. Quando leggi la sua descrizione, cadi a terra. Nel
senso che Edward è troppo bello per essere vero. Voglio dire, ti presenti alle
audizioni e dici: "Hey! Penso di essere perfetto per questo ruolo!”
disse tra lo sconforto e l’ironia.
“Non
credi di esserti meritato il ruolo?” chiesi confusa.
“Non
so se sono quello giusto”
“Questo
lascialo decidere a Catherine” dissi cercando di consolarlo “…e a me” aggiunsi
sperando che quel particolare lo avrebbe aiutato ad acquistare un po’ di
fiducia.
“Che
vuoi dire?” chiese alzando gli occhi.
“Beh,
prima di te quel giorno e molti altri giorni prima avevo fatto audizioni con un
mucchio di ragazzi, ma quando sei entrato tu ho capito subito che eri quello
che stavamo cercando”. Mi sorrise e continuai.
“Non
so se fosse perché eri nervoso ma avevi un modo di parlare, molto dolce e
gentile, come se provenissi da un’altra
epoca” non si perse il mio riferimento al copione e mi sorrise. Ricambiai e
continuai. Sentivo che ero sulla strada giusta.
“E
poi sembravi così…intimidito. Ed è davvero un’ottima sensazione. Prima di
iniziare un film, bisogna essere intimiditi, impauriti. Credimi, io lo so.”
Finii così il mio monologo e inaspettatamente alzò il viso e i suoi occhi
incontrarono i miei, sinceri come la prima volta che li avevo visti.
“E
poi c’eri tu…” disse sottovoce.
Non
sapevo trovare un senso a quello parole, ma non ce ne fu bisogno. Mi chiarì
tutto subito dopo.
“Sapevo
che l’audizione era con te, ma non sapevo cosa aspettarmi” confessò. “Leggendo
il copione pensavo che io avrei dovuto essere una roccia e tu estremamente
vulnerabile, mentre invece, è stato il contrario.
Tu
eri quella forte e io l’idiota che non sapeva che fare” sospirò affranto. Come
poteva dubitare di se stesso così? Sentirlo parlare in quel modo insicuro e
vederlo così vulnerabile mi chiarì le idee e non potei essere più felice di constatare
che avevo fatto la scelta giusta e che tutte le preoccupazioni erano infondate.
“È
questo che mi ha attratto di te” dissi fissandolo dritto negli occhi, sperando
che dal mio sguardo carpisse tutta la sincerità con cui avevo detto quelle
parole. Quando mi accorsi che ormai ci stavamo fissando già da qualche secondo,
abbassai il viso e sciolsi il ghiaccio.
“Quindi
tutto sommato, il tuo problema è solo un po’ di insicurezza…” dissi cercando di
sdrammatizzare il tutto, ma la sua risposta mi prese alla sprovvista.
“Oh,
è molto di più di questo” disse serio, con gli occhi ancora fissi sul mio viso.
Distolsi
lo sguardo decisa a non cercare un senso a quelle parole e vedendo il copione
ancora aperto a pagina 37 lo presi e gli diedi un colpetto in testa. “Bene!”
dissi felice. “Ora che è tutto chiarito, possiamo cominciare”. Sorrise e
scuotendo la testa divertito dal mio umore si concentrò sul copione e
riprendemmo da dove avevamo lasciato.
La
tranquillità che aveva raggiunto dopo quella strana chiacchierata era piacevole
e fu estremamente facile concentrarsi sulle battute. Tutto era di nuovo
naturale. Tutto era di nuovo semplice. Leggemmo il copione un paio di volte,
senza interruzioni, concentrandoci sui personaggi, aggiungendo qualche battuta,
improvvisando qualcosa. Procedevamo sulla stessa lunghezza d’onda, con una tale
complicità da fare invidia a Stanlio e Olio, o Regis e Kelly o qualsiasi coppia
con un buon affiatamento. L’unica differenza era che noi ci conoscevamo da due
ore scarse. Mi sentivo bene.
Verso
le undici, dopo aver letto il copione per la terza volta, guardammo entrambi
l’orologio.
“Pausa?”
chiedemmo all’unisono e scoppiammo a ridere.
“Vado
a preparare un po’ di caffè” dissi stiracchiandomi per sgranchire un po’ i
muscoli.
“Già
fatto” disse mia madre trionfante entrando in salone e venendomi incontro con
una teiera e due tazze. La adoravo.
“Wow!
Che efficienza!” dissi aiutandola.
“E
poi non dire che sono una palla” disse facendomi l’occhiolino.
Ma
perché usava quel linguaggio? Voleva sembrare alla moda?
“Mamma”
la interruppi strizzando gli occhi “Ti prego” feci una pausa “Quando fai così
mi spaventi” conclusi alzando gli occhi al cielo mentre lo sentivo soffocare quella
risata ormai anche fin troppo familiare. Mia madre mi guardò in cagnesco e con
un risolino se ne andò.
Gli
versai un po’ di caffè nella tazza.
“Grazie”.
Scossi
la testa. “Continuiamo?” chiesi, ma sembrava distratto e di tutta risposta
arricciò il naso e si concentrò su qualcosa che stava al mio polso.
“Questo
cos’è?” chiese indicando il braccialetto rosso che avevo al polso.
“Oh,
niente. Solo un regalo…” dissi pensando a Michael.
Annuì
leggermente e con estrema lentezza. “Un pegno d’amore?” stuzzicò.
“Qualcosa del genere”. Ma non si dava per
vinto.
“Allora,
lui dov’è?”
“Beh, ora è a New Orleans, a girare un film”.
Sembrava
sorpreso. “Ah, è un attore anche lui?”
“Già”
annuii. “In realtà è così che ci siamo conosciuti, sul set di un film…” e così
mi trovai a raccontargli la nostra storia, come ci eravamo conosciuti e come
eravamo cresciuti insieme per poi innamorarci.
“Quindi
è l’unico ragazzo che hai avuto?” chiese dopo il mio racconto in modo
leggermente sfacciato.
Rimasi
un po’ disorientata e alla fine risposi: “Beh, si…”
Mi
sembrò tirare un sospiro di sollievo e notando che l’avevo visto cambiò subito
argomento.
“Ah,
ehm, così…tu reciti già da molto” non sembrava proprio una domanda ma risposi
lo stesso.
“Si,
beh, non è stato molto semplice”.
“Che
vuoi dire?”
Iniziai
a frugare nel passato mettendo un po’ di ordine.
“Come
hai iniziato?” chiese incuriosito.
“Beh,
in realtà la mia è una tipica storia hollywoodiana. Mi ha notata un talent
scout durante una recita scolastica e ho fatto qualche piccola comparsa in un
paio di film”.
“Primo
lavoro?”
Mi
misi a ridere a quella domanda. “Ehm, beh, per il mio primo lavoro ho fatto una
ragazza che lancia un anello in Flinstones
viva Rock Vegas” pensando alle mie parole scoppiai a ridere e lui con me.
“Ma
dai!!” disse incredulo.
“Già..”
confermai scuotendo la testa.
“E
poi?”
“Ho
iniziato a fare molti provini, tante audizioni, ma ero sempre scartata per il
film da bambini perché…” feci una pausa “…beh, perché a quanto pare..ero troppo
seria e per niente divertente” risi di nuovo e con un accenno mi esortò a
continuare. “Proprio quando stavo per rinunciare, feci un ultimo provino. Non
volevo nemmeno farlo in realtà, ero troppo scoraggiata. Ma mia madre insistette
dicendo che sarebbe stato l’ultimo. Così mi presero per una piccola parte e,
guarda caso, avrei dovuto interpretare un maschiaccio.
“Il
mio primo grande lavoro è stato Panic
Room. Da lì in poi le cose sono andate meglio. Ottenevo ruoli sempre un po’
più importanti. Il primo ruolo da protagonista l’ho avuto in Speak, poi ho fatto un horror e poi,beh,
per lo più piccole parti. Mi piace fare film indipendenti. Sai, quel genere di
film con una trama strana, un po’ criptici, che nessuno va a vedere…” accennai
una risata.
Annuì
divertito.
“Poi
ho avuto una parte in Into the wild”.
A quel punto alzò il busto di scatto e come incantato disse: “Si, ti ho vista
in quel film! Sei stata grande!” lo fissai con gratitudine “E poi, hai una
bellissima voce”. disse e capii dal suo tono di voce che era sincero.
“Ehm…grazie..”
fu tutto ciò che riuscii a dire.
“Allora
ti piace la musica?” chiese.
“Oh
si! Non riuscirei a vivere senza”
“Che
genere ti piace?”
“Beh,
un po’ di tutto ma soprattutto genere tra il punk e il rock”.
“Gruppo
preferito?”
Sbuffai
pensando alla risposta “beh è difficile da dire. Sono cresciuta coi Beatles, i
Queens, quindi…”.
“Ascoltiamo
praticamente la stessa musica” disse sorridendo
“E
tu?”
“Oh,
io sono un fan ossessionato di Van Morrison”.
Annuii.
“Ti
piace?” continuò.
“Mmm,
non sono una fan sfegatata, ma non mi dispiace” dissi sincera.
“Forse
perché non hai ascoltato i suoi pezzi migliori. Un giorno ti porterò uno dei
suoi album. Cambierai idea”.
“Ok”
dissi.
“Suoni?”
continuò con le sue domande. Mi sentivo una cavia da laboratorio, ma era
piacevole parlare con lui e conoscerlo un po’ meglio, anche se fino ad allora
non avevamo fatto altro che parlare di me.
“Beh,
si, più o meno, ma solo per conto mio”.
“Cosa
suoni?”
“Un
pò la chitarra” dissi cercando di sembrare modesta. “E tu?” chiesi subito per
evitare una nuova domanda che mi riguardasse.
“Anche
io un po’”.
“Chitarra?”
“…e
pianoforte”.
“Sei
bravo?” chiesi cercando di spostare l’attenzione su di lui, ma fu inutile.
“Me
la cavo” rispose e subito continuò. “Libro preferito?”
Sbuffai
un po’. “East
of eden” risposi pronta.
“Perchè?”
Per
quanti sforzi facessi non riuscivo a fermare quel fiume di domande e tanto meno
a non rispondere. Era più forte di me.
“Beh,
è essenziale. Ci sono quattro generazioni e tu vedi crescerle, vedi i figli e
poi i figli dei figli in un intreccio così…epico”. Notai che mi fissava con uno
sguardo un po’ interrogativo. “Non so perché, ma è il mio libro preferito”
dissi quasi per giustificarmi.
“Quando
sei nata?” chiese subito.
Iniziavo
un po’ a stancarmi della sua capacità di monopolizzare il discorso.
“Perché
tutte queste domande?” chiesi infine.
“Credevo
che lo scopo della serata fosse conoscerci meglio” rispose come se la mia
domanda fosse stupida.
“In
realtà lo scopo della serata era provare il copione…” gli ricordai.
“L’abbiamo
fatto” disse subito soddisfatto.
“E
quando abbiamo deciso che lo scopo fosse conoscerci meglio…?”
“Era
sottinteso, Kris!”. Era la prima volta che mi chiamava così e non so perché ma
sentirlo abbreviare il mio nome come due vecchi amici mi fece piacere.
“Ma
in ogni caso stai monopolizzando il discorso, Rob!” risposi a tono e ridemmo
insieme.
“Sul
serio” continuai “Stiamo parlando solo di me. Già sai più di quanto sia lecito
su di me e io non so ancora niente su di te”.
“Questo
non è vero..” disse cercando di eludere i miei tentativi di ribellione.
“Il
fatto che fumi non c’entra” risposi acida.
“Oh”
soffocò una risata. Sospirai ancora incredula del rapporto che si stava pian
piano instaurando tra noi. Era stato incredibilmente semplice iniziare a
conversare, così naturale che non mi ero nemmeno accorta di essermi sposata
sulla sedia accanto a lui. Quando l’avevo fatto? Forse dopo avergli versato il
caffè? Forse durante una delle sue tante domande? Non riuscivo a ricordare, ma
non importava.
“Avrai
tempo per le tue domande” disse infine. “Ora rispondi”.
Era
una guerra persa in partenza. Inutile cercare di ribellarsi.
“9
Aprile 1990” sospirai.
Sentii
il suo respiro diventare incredulo. “Ancora non posso crederci che tu abbia
solo 17 anni”.
“In
che senso?” chiesi anche se sapevo di che parlava.
“Sembri
molto più grande” semplificò le cose.
Quello
che mi aspettavo. “Si, me lo dicono in molti”.
“E
non solo fisicamente” continuò. “ora che ti conosco
meglio…” notai come sottolineò la parola conosco per darle più enfasi.. “devo
dire che sei molto più matura di molte ragazze della tua età”.
“Ho
già sentito anche questa..” dissi un po’ seccata.
“Ti
scoccia che sia così?” chiese probabilmente notando il mio umore.
“No,
non proprio. è solo che...ho sempre l’impressione che la gente mi veda per
quella che non sono” tirai un sospiro e abbassai il viso “è stupido, lo so”
“No”
disse portando un dito sotto il mento per alzarmi il viso. “Non lo è..”. i miei
occhi si persero nei suoi e in quel momento ero in un altro posto. Lontano da
tutti. Il mondo girava intorno e non mi sfiorava. Niente poteva toccarmi. Ero
persa in quegli occhi così limpidi e sinceri, catturata da quel dito che mi
sfiorava, quando sembrò rendersi conto del suo gesto e si ritrasse
improvvisamente.
Lo
vidi passarsi una mano tra i capelli un po’ frustrato e con grande sorpresa mi
accorsi che stavo facendo lo stesso.
“Prossima
domanda!” dissi cercando di sciogliere la tensione.
Così
andammo avanti per un bel po’, forse un’oretta o due: lui chiedeva e io
rispondevo.
“Allora…spese
di natale: organizzati o all’ultimo momento?”
“All’ultimo
momento!”
“Regali
di compleanno: sorpresa o devi saperlo?”
“Ehm,
sorpresa”
“Cibo
in scatola o torta di zucca?”
“Ma
che razza di domanda è?” dissi con la voce un ottava sopra.
“Rispondi”
canticchiò.
“Cibo
in scatola” sbuffai rispondendo a quell’assurda domanda.
“Insalata
o big mac?”
“Big
mac! Decisamente!”
“Cioccolato
o vaniglia?”
“Cioccolato”
“Latte
o panna?”
“Panna”
“Zucchero
o miele?”
“Zucchero”
“Natale
o Halloween?”
“Natale”
Domande
di ogni genere. Allergie, primo bacio, animali preferiti, libri, serie
televisive, colore, cibo, taglio di capelli…non ne potevo più! Probabilmente
rispondevo a caso. Avevo il cervello fuso e non potei controllare uno
sbadiglio.
“Sarà
meglio che ti lasci dormire. Chiamo il taxi.” disse lasciando a metà una domanda che non avevo
sentito.
“No
davvero, non importa!” ero stanca, si, ma non volevo che andasse via. Era
stranamente piacevole rispondere a quelle domande stupide e veloci.
“Kristen”
disse il mio nome intero stavolta. “Sono le tre di notte” aggiunse calmo, prima
di attaccare il telefono.
“Cosa?!?!?!”
strillai e mi tappò subito la bocca con una mano.
“Sssssh!
Non vorrai svegliare tutti!” bisbigliò togliendo la mano dalle labbra. Rimasi
un po’ interdetta, ma ero troppo stanca per dire qualcosa che avesse senso.
“Ora
va a dormire. Ci vediamo domani?” chiese speranzoso.
“Stesso
posto stessa ora?” chiesi in risposta.
Annuì
sorridendo e l’accompagnai alla porta.
“Beh
allora a domani Kris” disse uscendo dalla porta.
“Notte!”
risposi semplicemente mentre gli diedi una pacca amichevole sulla spalla e si
allontanò.
“E
domani sarà il mio turno!” gli dissi cercando di urlare abbastanza per farmi
sentire da lui ma non troppo da svegliare tutto il vicinato.
Mi
fissò, non capendo. “Per cosa?”
Ovvio!
“Le domande” dissi trionfante e con “Notte” chiusi la porta dietro di me, mi
buttai sul divano del salotto e pensando alla serata capii che quello era
l’inizio di una bella amicizia, ne ero certa, e desiderai che la notte dopo
sarebbe stata altrettanto piacevole. Alla fine mi abbandonai alle braccia di
Morfeo.
Salve a tutte! Questo
capitolo è proprio inutile...non mi piace per niente, però ho perso alcuni
capitoli che avevo scritto... ( ... ) quindi nel frattempo
che li riscrivo ve lo lascio lo stesso prima di andare all'uni. a dopo! Baci a
tutte!
Capitolo 8
Ti
presento i miei
POV Robert
Finalmente
dopo tanto tempo, mi sentivo bene. Ma non superficialmente soddisfatto della
mia salute. Mi sentivo bene, in pace, come non mi sentivo da non so quanto. E
tutto grazie a lei. Che splendida notte. Non avevamo fatto altro che parlare.
Beh, dovevo ammettere che in realtà avevo parlato solo io, ma volevo sapere
tutto quello che potevo su di lei. Avevo avuto l’opportunità di stare una notte
solo con lei e non me la sarei lasciato scappare, non sapendo che si sarebbe
ripetuta di lì a poco. Quella sera avremmo replicato. Il solo pensiero mi
offuscava il cervello e sentivo il cuore battere più forte, il respiro
aumentare e diminuire in modo irregolare, perdendo il suo costante ritmo, fino
a dimenticare di respirare. L’avevo davvero bombardata di domande, ma
stranamente aveva risposto. Non esattamente di buon grado – ma aveva risposto.
Se fosse stato possibile credo che le sarebbe uscito il fumo dalle orecchie,
furiosa per il mio monopolio sulla conversazione, ma tanto era già stabilito
che avrebbe avuto la sua parte.
“Domani
toccherà a me fare le domande” aveva detto.
Si
sarebbe presa la sua rivincita e arricciai la bocca al pensiero di quello che
avrebbe potuto chiedere e quello che avrebbe voluto sapere. Forse era il caso
di fare ipotesi sulle domande che mi avrebbe fatto e prepararmi delle risposte.
Ma abbandonai presto quel pensiero. Non avevo la minima idea di cosa le potesse
passare per la testa; tolti i convenevoli – nascita, infanzia, hobby ecc…- c’erano
un miliardo di domande possibili e decisi che sarei stato semplicemente me
stesso. In fondo io l’avevo presa alla sprovvista con il mio interrogatorio e
con la sua semplicità, inconsapevole, non aveva fatto altro che attrarmi ancora
di più, perciò optai per la naturalezza, l’arma migliore per un qualsiasi
rapporto, di amicizia e d’amore.
I
ricordi di quella serata mi accompagnarono come un dolce sogno per il resto
della notte e non mi abbandonarono al mio risveglio.
Continuavo
a sognare ad occhi aperti e le immagini di quell’incontro scorrevano felici
sotto i miei occhi, finchè la mia euforia fu placata
da una cruda realtà. Era fidanzata. Quando mi sarei deciso a mettermelo in
testa?
Stranamente,
senza che glielo chiedessi esplicitamente, mi aveva raccontato la loro storia.
Fortunato lui. Michael Mandarino…o come diavolo si chiamava?!
Cercai
di ricordare la nostra conversazione parole per parola, e non fu affatto
difficile. Non sapevo se sentirmi sollevato o affranto dal fatto che fosse un attore.
Era un dettaglio ignoto. Un’arma a doppio taglio. Da un lato c’erano maggiori
possibilità che il lavoro li costringesse a vedersi poco, dall’altro questa
piccola sfumatura non faceva che aumentare le cose in comune. Chissà com’era.
Pensai
che se era un attore probabilmente doveva un certo fascino, ma mi accorsi della
mia osservazione stupida e cercai di pensare ad altro.
La
giornata passò più lenta del previsto.
Tentai
in tutti i modi di ingannare il tempo ma era inutile. Le lancette delle ore sembravano
irremovibili e persino quelle dei secondi sembravano terribilmente pesanti. Per
la prima volta mi resi conto che un minuto è davvero lungo. Sessanta secondi
sono un’eternità se ti metti a fissare l’orologio e io non avevo fatto altro
tutto il pomeriggio.
Cercavo
di distrarmi ma, tra il copione, la televisione e la radio, l’occhio continuava
a cadere su quelle odiose e lentissime lancette.
Infine
trovai qualcosa che mi avrebbe fatto dimenticare tutto: la musica. Avrei tanto
voluto suonare un po’ il piano ma la camera d’albergo ne era ovviamente
sprovvista e non volevo dare spettacolo nella sala comune, così presi la
chitarra, ma non feci in tempo a suonare due accordi che il telefonò squillò.
Dopo
una breve conversazione con Catherine tornai alla mia chitarra e mi abbandonai
alle note veloci, perdendomi nella melodia che le mie dita creavano scorrendo
sui fili della chitarra.
In
un batter d’occhio si fece sera e aprendo gli occhi notai che era tutto scuro.
Guardai allarmato l’orologio pregando che non fossero passate le otto. Ancora
le sette. Giusto il tempo per farmi una bella doccia ed arrivare in un aspetto
decente.
Presi
un taxi e in venti minuti fui di nuovo lì. In quel cortile, davanti la porta di
casa di quella ragazza che forse già amavo un po’. Bussai sperando mi
accogliesse come la sera precedente, ma le mie aspettativa furono tradite.
“Rob!”
esclamò la madre di Kristen del tutto sorpresa che fossi lì.
“Buonasera
signora Stewart” dissi gentilmente.
“Jules”
mi corresse.
“Giusto.
Jules” ripetei.
“Ma
che bella sorpresa!” esclamò.
Come
che bella sorpresa? Forse Kristen non aveva avvertito la madre dei nostri
programmi.
“Vieni
vieni, entra” disse invitandomi a seguirla in camera da pranzo.
“Guardate
chi c’è?” mi presentò entrando in sala.
Mi
trovai davanti a un tavolo imbandito per la cena.
Avevo
forse sbagliato a capire? Forse non era oggi il giorno delle prove? Forse avevo
sognato?
Un
uomo sulla quarantina che supposi dovesse essere il padre, era seduto a
capotavola e accanto a lei un ragazzo…
Il
cuore mi balzò in gola e mi irrigidì. Quello doveva essere Michael senza
dubbio.
Cercai
il suo sguardo per avere spiegazioni, ma non ce ne fu bisogno.
“Oh
mio dio!” esclamò, quasi urlando e battendosi la testa con la mano. “Rob
scusami! Mi sono totalmente dimenticata! Come cavolo ho fatto?! Dovevamo
vederci per provare!”. Balzò in piedi e venne verso di me.
“E’
che abbiamo avuto una visita inaspettata” spiegò indicando il ragazzo seduto al
posto accanto al suo.
Già.
Una visita inaspettata. E così, quel piccolo particolare che avevo cercato di
ignorare e di tralasciare il più possibile, si era presentato prima di quanto
mi aspettassi, facendomi piombare nell’affranto più totale.
“Rob
perché non resti a cena con noi?” disse Jules.
Come
rifiutare in modo gentile? Non me la sentivo proprio di stare lì, come il terzo
incomodo.
“Grazie
mille Jules, ma non si deve disturbare” cercai di essere il più gentile
possibile.
“Ma
non sei di alcun disturbo. E devo pur riparare la sbadataggine di mia figlia”
la ammonì.
Accidenti!
“Davvero, non importa” cercai di essere persuasivo.
Volevo
solo andare via da lì. Mi sentivo come una cavia da laboratorio maltrattata.
“Oh
che idiota!” disse Kristen rispondendo appunto all’ammonizione della madre.
“Non
vi ho nemmeno presentati!”.
Mi
spinse per le spalle e mi condusse accanto all’uomo a capotavola.
“Papà,
lui è Robert! Rob, mio padre, John”.
“Piacere
di conoscerti Rob”.
“Piacere
mio, signor Stewart” gli risposi stringendogli la mano e preparandomi al
supplizio successivo.
Sapevo
già chi era. Non c’era bisogno di presentarsi. Avrei tanto voluto evitare ed
andare subito via da lì, ma sarebbe stato troppo scortese, così mi voltai verso
quel ragazzo, pronto – anche se pronto è una parola grossa – a salutarlo, ma
Kristen mi interruppe.
“E
lui è Cameron!”
Cameron?
Ero più che sicuro che si chiamasse Michael.
“Mio
fratello” concluse la frase.
Ero
di stucco. Di marmo. Di pietra. Di un qualsiasi materiale immobile e rigido.
Improvvisamente
un senso di sollievo e gioia mi invase e riuscii a rilassare finalmente ogni
fibra del mio corpo. Il fratello!
“Ehm,
piacere! Io sono Robert, ma puoi chiamarmi Rob!” dissi pronto allungando una
mano e sfoderando un sorriso a 64 denti, manco dovessi far colpo sul quel
ragazzo.
“Non
mi avevi detto di avere un fratello” sussurrai indisposto a Kristen. Ero sicuro
di sapere molte cose su di lei dopo la prima sera, ma mi resi conto che mi
sbagliavo.
“Non
me l’hai chiesto” rispose a tono e continuò.
“Cameron
è stato via per un viaggetto con la ragazza, ma si sono lasciati ed eccolo qui!”
disse con estrema leggerezza scrollando le spalle.
“Oh
mi dispiace” dissi rivolgendomi a lui, ma scosse il capo e Kristen parlò di
nuovo per lui.
“Oh
non preoccuparti, fanno questo tutte le volte. Ormai è un’abitudine”.
“Grazie
mille per la privacy sorellina…”. La fulminò Cameron e lei ricambiò con una
linguaccia.
“Sai,
mi sarò anche lasciato con Rachel, ma ho ancora la lingua…non c’è bisogno che
mi fai da interlocutore”. Disse scocciato mentre Kristen alzò gli occhi al
cielo.
Mi
sentii un po’ a disagio e in colpa. In fondo l’argomento si era aperto per
colpa mia.
“Mi
dispiace” ripetei. “Non volevo creare problemi..” dissi sincero e a bassa voce
scrutando gli sguardi di tutti.
Pausa.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Un
interminabile silenzio.
Poi…
“MA
NON PREOCCUPARTI” la voce squillante di Cameron uscì fuori tutta insieme,
improvvisamente, come un urlo assordante durante una messa e mi fece sobbalzare
su me stesso.
“Non
farci caso”. Kristen si lasciò sfuggire un risolino. “In realtà apparteneva
alle scimmie e i miei l’hanno adottato..”.
“Simpatica,
come un sassolino nella scarpa..” rispose il fratello e poi si alzò da tavola e
venne verso di me.
“Comunque,
caro Rob! Posso chiamarti Rob vero?”. Stavo per confermare ma mi interruppe prima
che potessi rispondere.
“Perfetto!
Allora tu puoi chiamarmi Cam! Sento che saremo grandi
amici!” disse dandomi una pacca sulla spalla.
Non
riuscivo a rispondere a uno che subito qualcun altro mi interrompeva con
un’altra affermazione.
“Bene”
esclamò Jules. “Visto che le presentazioni sono state fatte…sei sicuro di non
voler restare per cena?” mi chiese.
A
quel punto avrei tanto voluto restare, ma dopo i due rifiuti precedenti sarebbe
stato sfrontato.
“Davvero
non è un problema! Cam mangia come un elefante e c’è
cibo a sufficienza per un esercito!” disse trionfante.
“Bè..”
indugiai.
“Insisto”.
“Si,
anche io!”. Mi sussurrò all’orecchio Kristen sporgendo verso di me. “E poi dopo
dobbiamo provare” cercò di essere più convincente.
Non
potei resisterle, e non volevo.
“Se
proprio insisti..” dissi sorridendole. Ricambiò e prendendomi la mano mi mise a
sedere dall’altra parte del tavolo. Un contatto semplice e minimo, ma
estremamente eccitante. Avrei voluto tenerla per mano per sempre.
“Allora
Rob” iniziò il padre di Kristen. “Cosa fai per vivere?”
“Papà!”
esclamò lei.
“Cosa?”
“Bè,
non solo è una domanda sfrontata, ma anche stupida. Rob è in Twilight con me”.
Disse acida. La adoravo.
“Oh
giusto. E come ti trovi?”
Ecco.
Iniziava l’interrogatorio.
“Bè,
ho conosciuto solo parte del cast per ora. Però mi sono trovato subito molto a
mio agio..”. sentivo gli occhi di Kristen puntati su di me, mentre dicevo
quella sottospecie di bugia. Doveva aver colto sicuramente il mio cambio di
comportamento e tutto si poteva dire, tranne che fossi stato a mio agio da
subito, almeno con lei.
“Vivi
qui a Los Angeles?”
“No.
Veramente abito a Londra. Ma immagino che debba trasferirmi qui per un po’..”
“Wow!
E ti manca casa tua?” chiese Cam.
“Londra
mi manca…ma non mi dispiace stare qui” ammisi lanciando un sorriso a Kristen.
“Hai
sempre voluto recitare?” si intromise Jules.
“Ehm,
veramente no. È una cosa nata un po’ per caso”.
“Racconta”
incitò Cameron.
Kristen
non parlava. Stava zitta e ascoltava interessata. Sapevo che stava aspettando il
suo momento per le domande. Se avesse lasciato fare a loro la parte iniziale,
avrebbe avuto più domande a disposizione.
“Bè,
ho fatto il modello per un po’..”.
La
sentii trattenere un risolino e tossire dopo aver bevuto. La guardai interdetto
e ricambiò lo sguardo.
“Mmm…scusa…continua” disse soffocando una risata.
“Dicevo…ho
lavorato un po’ come modello quando ero più piccolo. Poi ho iniziato a
interessarmi al teatro, ma cinema e tv non mi avevano mai sfiorato…” mi resi
conto delle mie parole e mi corressi. “In effetti mi hanno appena sfiorato”.
“La
nostra Kris ha già fatto una ventina di film” disse Jules fiera.
“Si
beh, sono stata facilitata dal vostro lavoro…” la liquidò lei.
“Io
sono sceneggiatrice e mio marito lavora come tecnico. Lei però è stata notata
ad una recita scolastica..”
“Si,
mi ha raccontato la sua tipica storia hollywoodiana!” la interruppi sorridendo.
“Già…nel
giro di qualche anno ha interpretato un maschiaccio, una ragazzina con problemi
respiratori, una ragazza violentata, una con un disturbo muscolare, una
teen-ager degli anni 80, una..”
“Mamma…”
la interruppe Kristen borbottando.
“Cosa?”
Mi
guardò un secondo, scosse la testa, corrugò la fronte e abbassò il viso
portandosi le mani ai capelli ovviamente intimidita da quelle attenzioni.
Aveva
davvero molta esperienza. Mi sentivo davvero un pivellino accanto a lei. chissà
se sarei stato all’altezza.
“Scusa
tesoro, è che siamo molto orgogliosi di te”. John troncò il discorso.
“In
realtà mi interessava” dissi subito e alzò lo sguardo per guardarmi.
“Cos’è
quella storia del disturbo muscolare?”. Finsi di non sapere nulla. Ma in realtà
mi ero già informato sulla sua filmografia. Avevo già deciso che avrei visto
tutti i suoi film non appena avessi avuto un po’ di tempo.
“Ehm…è
un film su cui abbiamo lavorato un paio d’anni…ma…non è ancora andato davvero
in porto…” disse un po’ dispiaciuta.
“E
tu Rob? Che parti hai fatto?” chiese Cameron.
Bene!
Come competere con lei?!
Semplice.
Non era una competizione.
“Bè
ho interpretato un mago che alla fine muore e un pittore spagnolo gay” dissi
cercando di metterla sullo scherzo.
Kristen
si riprese alla grande e scoppiò in una risata alquanto rumorosa.
“Scusami.
Non ho niente contro i gay…” cerco di giustificarsi.
“Mi
piacerebbe vedere qualche tuo film” le dissi cercando di riportare l’attenzione
su di lei.
Continuava
a ridere. “Adesso anche io!” disse tra una risata e un’altra.
“Dico
sul serio!”
cambiò
subito espressione. Mi guardò in cagnesco. “Certo, come no! Dopo dovrei
ucciderti”.
“Perché?”
“Bè…ero
un po’ un maschiaccio da piccola. Non che adesso sia molto meglio…” ironizzò
prendendosi gioco di se stessa.
“Andiamo!”
cercai di convincerla. “Non puoi essere così male!” dissi e poi la parole
uscirono da sole.
“Sono
sicuro che eri bellissima anche allora”.
Mi
gelai.
Cavolo!
L’avevo davvero detto ad alta voce?!
Il
suo viso scattò su e mi guardò dritto negli occhi per un istante interminabile finché
John ci salvò da quella situazione imbarazzante con una sonora risata.
“Mi
piace questo ragazzo!” disse ridendo. “Ha buon gusto!” aggiunse.
“Potresti
fargli vedere Into the wild” suggerì Cameron.
“No,
quel film lo conosco a memoria!” mi lascia sfuggire di nuovo.
Ma
allora ero proprio scemo!
Kristen
mi guardò di nuovo, sconcertata e inarcando le sopracciglia mi sorrise gentile.
“Potreste
vedere Speak!” esclamò Jules. “Così vedrai anche il
ragazzo di Kristen”.
Che
palle! Sempre in mezzo questo! Ma dovevo ammettere che ero alquanto curioso di
vedere che aspetto avesse.
“Io
invece penso che non vedremo proprio niente” disse lei rossa di imbarazzo.
“Perché?”
chiesi curioso.
“Perché
abbiamo poco tempo e tanto da fare”. Si alzò e prendendomi per il braccio mi
costrinse ad alzarmi da tavola e a seguirla.
“Era
tutto buonissimo Jules! Grazie!” riuscii a mormorare mentre mi spingeva di là.
“Noi
siamo in salotto!” urlò chiudendo le porte della stanza dietro di se.
“Prometti
che un giorno mi farai vedere i tuoi film?” chiesi speranzoso.
Mi
guardò in cagnesco.
“Forse…un
giorno…se avremo tempo…”
“D’accordo!
Mi accontento!” dissi sollevato dal suono delle parole “un giorno e avremo”
nella stessa frase.
Ci
sedemmo sul divano e presi il copione.
“Non
provarci nemmeno” disse togliendomelo da mano. La guardai sbigottito.
“Inutile
che fai il finto tonto” disse cogliendo il mio doppio gioco. “Stasera tocca a
me!”.
“Ma
ho già detto tutto prima”. Tentai di tirarmi indietro.
“Neanche
per idea! Spiacente!” disse sicura.
Mi
rassegnai. In fondo era giusto che avesse la sua parte.
“Cosa
vuoi sapere?”
Ci
pensò un secondo.
“Mmm”.
Indugiò. Chissà cosa mi avrebbe chiesto. Avevo paura di dare una risposta
errata, come se fossi a un quiz televisivo. Era assurdo che la sua vicinanza mi
facesse questo effetto. Già mi vedevo cercare di prendere tempo per rispondere
a quella domanda. Possibile che mi facessi così tanti problemi? Andiamo Rob, è
solo una domanda, cercai di convincermi. Ma fu inutile. Sudavo letteralmente
freddo, mentre la mia ora si avvicinava sempre più. Ok, forse stavo diventando
un po’ melodrammatico ma le sua espressione pensierosa e concentrata mi mandava
in iper-ventilazione, il respiro si affannava, la mani sudavano. Eccola, era
pronta. Schiuse leggermente le labbra e…
“I
tuoi cereali preferiti?”
Rimasi
a bocca aperta, rigido come un tronco.
“Che
c’è?” chiese preoccupata.
“Tutto
qua?” riuscii a dire.
“oh,
non ti preoccupare..è solo l’inizio!”. Strizzò l’occhio.
Bene!
“Allora?”
Ci
pensai su. “Bè, in Inghilterra c’era una marca che si chiama Start, ma penso
che ormai non esiste nemmeno più.
Qui
in america mi piacciono i Crunch” conclusi disorientato da quella domanda.
“libro
che porteresti su un’isola deserta?”
inizia
a sciogliermi un po’. In fondo non era tanto male, e l’idea che volesse
conoscermi meglio mi faceva alquanto piacere.
“Ehm…forse..”.
Non sapevo davvero cosa rispondere.
“Forse..Ulisse”
la buttai lì.
Sgranò
gli occhi stupita. “Ulisse?”
“Si
bè, mi piacerebbe leggerlo ma non lo inizio mai, quindi forse se avessi solo
quello su un’isola deserta…”.
Si
mise a ridere. “Ok..Allora Ulisse”. Ripetè e pensò alla prossima domanda.
“Miglior
programma tv?
“Ehm..forse
The office”.
Mi
guardò accigliata.
“Ok,
forse non è il migliore..però il più recente” mi giustificai.
“La
versione americana o quella inglese?” chiese.
Facile.
“Quella inglese..”
“Ovviamente”
dicemmo all’unisono e ridemmo.
“Voi
inglesi..” scosse la testa ridendo. “Siete così patriottici!”.
“Cosa?
Noi?!?! Che coraggio!”
“Che
vuoi dire?”
“Bè,
non siamo stati noi a massacrare i pellegrini americani!”
“Giusto!
Te la concedo” disse annuendo. “però noi non abbiamo scatenato una guerra per
qualche bustina di thè finita a mare” rispose a tono.
Volevo
rispondere, ma quella suo adorabile viso non me lo permise. Rimasi lì a
fissarla imbambolato, sorridendo come un ebete.
Inizialmente
sembrò ricambiare, poi iniziò a sbattere le palpebre ripetutamente e abbassò lo
sguardo. Mi parve di vedere le sue gote tingersi di rosso.
Non
so se le parole uscirono da sole o se stavo pensando ad alta voce eppure le
dissi esattamente quello che volevo dirle in quel momento.
“Sei
molto tenera quando arrossisci”
Alzò
lo sguardo e per un millesimo di secondo i suoi occhi incontrarono i miei, per
poi abbassarsi nuovamente.
“ehm..grazie”
sussurrò imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli. Avevo notato che lo
faceva spesso, proprio come me. Doveva essere una fissa comune.
Non
riuscivo a staccarle gli occhi di dosso esplorando ogni centimetro del suo viso
con i miei occhi, finché riemerse da quel profondo imbarazzo e un po’ esitante
passò subito alla prossima domanda.
“Materia
preferita?”
Aja!
Che botta in fronte quella domanda!
“Ehm,
nessuna?!”
mi
guardò seccata, chiedendo una risposta migliore.
“Ehm..forse..astronomia?”
suonò più come una domanda. “Non lo so..non ero bravo in niente..” dissi
ridendo e lei si unì a me eliminando quel poco di imbarazzo ancora vivo.
“E
tu?” le chiesi.
“Io
cosa?”
“Materia
preferita?”
“Non
provarci. Oggi toccava a me!” ribatté.
AH!
Era davvero incredibile.
“Andiamo
Kris! Ieri ho risposto anche io a delle domande”.
Sbuffò.
“Sicuramente letteratura. La matematica è arabo per me..non riesco a mettere
insieme 2+2..” ammise sorridendo.
“Torniamo
a te!” riprese subito prima che il discorso potesse spostarsi su di lei.
“Canzone
preferita?”
Improvvisamente
ricordai. Come avevo potuto dimenticarlo.
“AH!”
esclamai. “Ti ho portato una cosa”.
“Una
cosa?”
“Un
regalo”
“Un
regalo?”
“Per
te!”
“Per
me?”.
“Kris
sei diventata un pappagallo?” scherzai prendendo il regalo dalla tasca del
giubbino.
“Tieni!”
glielo porsi.
Era
incredula davanti a quell’oggetto. Come se non lo riconoscesse.
“Cos’è?”
chiese prendendolo con molta lentezza.
“E’
un CD Kris” risposi ovviamente.
Alzò
gli occhi al cielo e si tirò i capelli dietro l’orecchio. L’adoravo quando lo
faceva. Sembrava così indifesa.
“L’avevo
capito..solo che..”
“E’
un album di Van Morrison, e c’è la mia canzone preferita, Beside you” dissi
rispondendo alla sua domanda.
Mi
guardò esterrefatta. “Non so che dire…”.
“Potresti
dire ‘grazie Rob’” le suggerii con un sorriso.
“Grazie…Rob”.
Pronunciò il mio nome con una tale dolce enfasi che fui costretto a cambiare
argomento, per non piombare di nuovo nell’imbarazzo totale.
“Finito
l’interrogatorio?”
“Non
ti libererai di me così presto”. Gioii della sua risposta.
“Allora
andiamo avanti” la incitai.
“Mmm.
Se potessi interpretare una parte qualsiasi, quale interpreteresti?”
“E’
buffo che tu me lo chieda. Forse Giacobbe”
“Il
personaggio biblico?” chiese sconcertata.
“Già”
“Ok,
non voglio sapere il perché…” chiese distogliendo lo sguardo.
“Solo
per sfizio” risposi ridendo della sua reazione.
“A
proposito di film…vogliamo parlare un po’ del tuo lato omosessuale..?” chiese
divertita.
“No
comment” risposi acido. Rise.
“Ok,
allora dimmi qualcosa che ti imbarazza?”
“Che
genere di cosa?”
“Non
so, qualsiasi cosa”.
Ci
pensai un momento valutando se dire o meno la verità. Mi avrebbe preso per
pazzo, ma escludendo la possibilità di dirle che ero cotto di lei, non avevo
grossa scelta. Al diavolo!
“Bè,
ogni tanto scrivo”. Ammisi.
Mi
guardò stupita. “E questo ti imbarazza?”
“Bè
un po’..”.
“Non
dovrebbe” disse di tutta risposta. “Ogni tanto scrivo anche io” ammise infine.
Non
potevo crederci. “Davvero?”
“Già.
Se non fossi diventata attrice avrei voluto essere giornalista o meglio
scrittrice” ammise con un po’ di imbarazzo. “Anche sceneggiatrice non mi
sarebbe dispiaciuto”. Concluse un po’ giù.
“Parli
come se avessi quarant’anni. Kris…” trovai il suo sguardo.
“Hai
solo 17 anni! Non è detto che tu non possa ancora farlo” cercai di darle delle
speranze.
“Già..
Non è detto!”. Mi sciolsi al suo sorriso.
“E
tu che scrivi?” tornò a concentrarsi su di me.
“Bè,
copioni e qualche sceneggiatura”. Ormai la fase imbarazzante era passata.
“Ma
dai!” esclamò lei.
“Già.
Sembra che abbiamo più cose in comune di quanto sappiamo”. Dissi.
“Tu
credi?”. Mi sfidò.
Anuii.
E poi partì in quarta.
“Vediamo.
Cioccolato
o vaniglia?”
“Vaniglia”
“Zucchero
o miele?”
“Miele”
“Latte
o panna?”
“Latte”
Notai
che stava ripescando le stesse domande che le avevo posto la sera prima. Furba.
“Natale o Halloween?”
“Halloween”
“BurgerKing o Mc’Donalds?”
“Mc’Donalds”
Sbuffò.
“Visto?
non abbiamo niente in comune”.
“Abbiamo
sempre la musica” le ricordai.
“Sai
ti ci vedo proprio come uno che suona il pianoforte”.
“Che
vuoi dire?”
“Bè..sei
un tipo calmo, per niente lunatico, vai d’accordo con tutti…” disse con una
punta di ironia riferendosi all’affermazione che avevo fatto a cena.
“Si
bè..ognuno ha i proprio pregi e i propri difetti”.
“…tranquillo,
per niente nervoso..” continuò.
“Ho
dovuto prendere un quarto di pasticca di Valium prima di venire al provino” la
zittii.
Si
mise a ridere. “Ok, la smetto”.
Pensai
che intendesse dire che l’interrogatorio fosse finalmente finito, non osavo
immaginare quali altre cose avrebbe potuto chiedermi, ma invece il mio peggior
incubo era appena iniziato.
“Passiamo
alle domande serie” riprese.
Domande
serie? Questa la vedevo brutta. Cosa voleva sapere.
“Cosa
mi dici dell’amore?”
Proprio
quello che temevo. “Wow, questa non è una domanda seria. È una domanda
complicata”.
“Cosa
c’è di complicato nell’amore?”
“Bè,
dipende. Tutto e niente”.
Mi
guradò in cerca di risposte.
“Sai,
stare con una persona può essere la cosa più complicata del mondo, o anche la
più semplice”.
“Ma
tu credi nell’amore?”.
Annuii
deciso. Come potevo non credere nell’amore dopo averla conosciuta. D’accordo
forse amore era ancora una parola grossa per qualcuno che conoscevo da una
settimana scarsa eppure in quel momento non riuscivo ad esprimere i miei
sentimenti in altro modo.
“Non
nell’amore ossessivo e possessivo come quello di questi due” risi indicando il
copione. “però si, ci credo” confermai.
Sorrise.
“E credi nell’amore a prima vista?”
Quella
domanda sembrava un fulmine a ciel sereno, una specie di invito a nozze, una
occasione portata su un vassoio d’argento proprio sotto i miei occhi.
“Ora
che ti ho incontrata si!” dissi. La vidi sgranare gli occhi, sbattere le
palpebre diverse volte e alzarsi di scatto per venire da me velocemente e
sedersi sulle mie ginocchia. In un attimo le mie labbra e le sue divennero una
cosa sola e mentre entravo in quel fantastico mondo una ovce mi riportò alla
realtà.
“Rob…”.
Mi agitò una mano davanti il viso per farmi rinvenire. “Ti senti bene?”
Scossi
il viso, ancora preda della mia allettante visione e incredibile immaginazione.
Quanto avrei voluto che fosse vero. Quanto avrei voluto prenderla in quel
momento e farla mia, ma non potevo.
“Prima
no, adesso si”. Risposi infine omettendo quel particolare che magari avrebbe
cambiato tutto. Ma non l’avrei mai saputo.
Kris
mi guardava curiosa, un po’ interdetta.
”E
la tua ragazza la pensa come te?” chiese a un certo punto ma non capii nemmeno
a cosa si riferisse.
Non
sapevo se quello fosse un modo gentile per chiedermi se avessi una ragazza ma
colsi la palla al balzo, lieto del suo interessamento per l’argomento. Scossi
la testa per farle intendere la mia condizione di single.
“Avrai
avuto delle ragazze!” disse incredula.
“In
realtà al liceo non riuscivo a rimorchiare nessuna..” confessai un ò
imbarazzata.
“Ma
non posso credere che tu non abbia mai avuto qualcuna..”
“Una”
la interruppi. “C’è stata una ragazza a cui tenevo davvero”. Parlare di quella
storia non sempre mi faceva bene. Cero io e Nina eravamo rimasti buoni amici,
ma lei in qualche modo aveva significato molto per me e il suo ricordo ancora
mi creava una leggera scossa di tensione
La
vidi scrutare il mio viso, in cerca di segnali.
“E…?”
“Diciamo
che io e l’amore non andiamo molto d’accordo” sentenziai.
“Oh…capisco”
disse con un filo di voce abbassando la testa come se stesse riflettendo su un
milione di cose in un momento solo. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso
ma fui costretto quando riprendendosi all’improvviso passò subito a un’altra
domanda, eliminando lì imbarazzo imminente.
“Dì
un po’…cosa facevi in Inghilterra? Dove vivevi?”
Questo
argomento era certamente più accessibile e fui ben lieto di cambiare discorso e
felice che anche lei lo avesse notato.
Iniziai
a raccontarle del mio mini appartamento che avevo a Soho, un sobborgo di
Londra, di come in realtà passavo le giornate a suonare e comporre musica sul
tetto di casa o nei pub di Londra, quando ancora ero uno sconosciuto. Ascoltava
attenta ogni minimo dettaglio che le rifilavo, de tutto presa dalla storia.
“Ascolterò
mai qualcosa di tuo?” sorrise.
“Bè,
dopo dovrei ucciderti” citai le sue parole.
“Ti
pregoooo” cantilenò.
“Mettiamola
così: ascolterai qualcosa di mio quando io vedrò qualcosa di tuo!”. I patti mi
sembravano più che giusti.
“Ancora
con questa storia?” si lamentò.
“Bè,
mi sembra un accordo ragionevole”
Mi
guardò in cagnesco, sibilando qualcosa tra i denti e alla fine allungò una mano
come si fa in ogni patto che si rispetti.
Esitai
un momento prima di stringere quella mano soffice e delicata. Avrei voluto
tenerla per molto tempo, e infatti non la lasciavo andare, finchè non la sentii
tossire.
“Ehm..posso
riavere la mia mano?”
La
lasciai immediatamente. “Scusami, mi ero incantato”.
Passò
sopra la mia “apparente sbadataggine” senza commenti.
“Allora,
Londra deve mancarti parecchio”
Era
vero, Londra mi mancava. L’Inghilterra era casa mia, il mio nido, la mia
protezione dal mondo esterno, ma se il mondo esterno era lei ero pronto a
rischiare di ferirmi. Avrei voluto dirle quello che provavo, avrei voluto farle
capire che non mi mancava niente se c’era lei, che nessun posto avrebbe avuto
significato se lei non era lì, ma impedito com’ero mi limitai a scuotere
leggermente la testa.
“Mi
adatto velocemente” dissi sincero ma sentivo che mancava qualcosa, un minimo
segnale delle mie più profonde e nascoste riflessioni. “E tu rendi tutto molto
più facile”. Le parole uscirono dalla mia bocca come spinte da un onda
prepotente e desiderosa di infrangersi sulla riva.
Per
quanto fosse minimo il cambiamento, vidi il suo viso alzarsi di scatto e
tingersi di rosa, le sue gote arrossarsi sempre di più e le sue mani nervose
portarono i suoi capelli dietro l’orecchio.
Abbassò
lo sguardo. “E tu, fai sempre così?” parlò a bassa voce.
“Così
come?”. Mi avvicinai per sentire la sua risposta.
“Dici
sempre quello che pensi?” sussurrò.
“No,
non del tutto”. Ah! Se avesse saputo che quello non era che una minima parte di
quello che mi passava per la testa e che avrei voluto dirle. Ma come potevo
spingermi così oltre?
Eppure
spinto da un bisogno impellente e irreprimibile mi avvicinai ancora di più,
lentamente, quasi con grazia.
“E….fai
sempre quello che senti?” la sua voce era un mormorio confuso e bassissimo.
Mi
avvicinai ancora più cauto adeguandomi al suo parlare lieve.
“No,
non sempre”.
In
quel momento, del tutto inaspettatamente fu lei ad avvicinarsi a me, un
movimento minimo e appena percettibile, ma ai miei occhi sembrava che si fosse
avvicinata di molto.
“E
ora…fai quello che vuoi?”.
Dovetti
accostarmi maggiormente alle sue labbra per capire le sue parole e con un gesto
ancora inaspettato si adattò presto ai miei singoli movimenti accompagnandoli
come in un dolce lento.
Non
riuscivo a capire cosa stesse succedendo, se ci fosse qualche assurda forza che
ci portasse a gravitare l’uno verso l’altra in quel modo, ma in una frazione di
secondo ci trovammocinque centimetri.
Ricordai
stupidamente quella regola che avevo sentito diverse volte dai miei amici alle
superiori quando scommetevamo su chi riuscisse a baciare più ragazze. “A 10 cm scatta il bacio”
Quella
stupida nozione rimbombava nella mia testa mentre ingenuamente cercavo di
calcolare la distanza che c’era tra noi.
Non
riuscivo a fare mente locale. Quanto erano 10 cm? Erano molto o poco in
relazione alla nostra distanza. Quanto mancava a un contatto?
I
miei frivoli dubbi furono interrotti da quel contatto che non tardò ad
arrivare. I nostri nasi si sfiorarono per un millesimo di secondo che mi era
sembrata un’eternità.
Non
se se fosse stata quel impercettibile contatto a darmi la forza ma sentii una
forte scarica di adrenalina scorrermi nel corpo come un fiume in piena,
avvertivo il sangue scorrere prepotentemente nelle vene e preso da quella
corrente mi lascia andare.
“Ora
si!” risposi alla sua domanda e mi avvicinai per chiudere quel legame, per
accorciare ed eliminare i due centimetri di distanza che separavano le mie
labbra da quelle sue morbide e carnose.
Ero
lì. C’ero quasi. Stavo per concludere il mio fuggevole attimo odi coraggio
quando un suonò annullò tutto, tutta la magia e tutta la suspence.
Aprii
leggermente gli occhi - non ricordavo nemmeno di averli chiusi – e la vidi
sbarrare i suoi, sbattere le palpebre diverse volte e violentemente, mordersi
le labbra e alzarsi di scatto in cerca di quel suono, la cui provenienza era
ancora ignota.
Camminava
nervosamente per la stanza frugando dappertutto, nel disperato tentativo di
tenere le mani occupate.
Nemmeno
quando tornò verso il divano per scavare tra i cuscini mi guardò in faccia.
Alla
fine la sua caccia disperata ebbe pace quando trovò il cellulare ancora
squillante nella tasca del golfino appeso alla sedia.
“Pronto?”
rispose con voce affannata.
Cercai
di fare mente locale di quello che era successo, di quello che stava ancora
succedendo, ma la sua voce riecheggiava nella mia testa e mi rendeva
impossibile ogni pensiero.
“Si
è…qui…”. Non mi degnò di uno sguardo.
“Non
preoccuparti glielo dico io. A domani Cath”. Riagganciò.
“Era
Catherine..voleva farci sapere che domani ci vediamo tutti lì direttamente”
mentre parlava non stava ferma un momento, impegnata ad aggiustare il
centro-tavola, o i libri sugli scaffali nel disperato tentativo di non
incontrare il mio sguardo.
Di
cosa aveva paura?
Mi
alzai dal divano e le andai in contro. Riuscii a catturare i suoi occhi per un
millesimo di secondo. “Kristen..”. ma mi sfuggì subito.
“Non
so tu m io sono davvero stanca e domani sarà una giornata piuttosto dura
quindi…sarà meglio che tu te ne vada. Ti chiamo un taxi”.
In
poco mi trovai con il cappotto addosso, il copione in mano e sulla soglia di
casa.
“Allora
a domani!” squillò e chiuse subito la porta dietro di se senza permettermi di
aggiungere niente.
Che
cavolo avevo combinato?
Ero
stato capace di rovinare tutto! Ma come avevo potuto?
Restai
in quel vialetto e poi per tutto il percorso in taxi a darmi dell’idiota e a
cercare di convincermi che forse era meglio abbandonare tutto, quando
improvvisamente mi resi conto che non dovevo fare proprio niente.
Analizzai
il suo comportamento rivedendo ogni suo singolo movimento e giunsi alla conclusione
che non era colpa mia.
Non
avevo certo fatto tutto da solo e sicuramente non avevo lavorato solo di
immaginazione.
Avevo
sentito il suo respiro caldo sulle mie labbra, la sua ansia crescere a
dismisura e le sue mani fremere di aspettativa.
Non
poteva essere solo fantasia. Lei c’era. Era stata lì con me. L’avevo sentita, e
non poteva negarlo.
Vorrei ringraziare tutti colore che mi
hanno aggiunto tra i preferiti o le storie seguite! E grazie a chi mi segue e
commenta assiduamente! ^_^
Capitolo 10
Lunga
salita
POV Kristen
E quando pensi che sia finita
È proprio allora che comincia la salita.
Che fantastica storia è la vita.
Salii
in camera mia e mi buttai sul letto sbattendo la porta alle spalle. Sprofondai
la testa nel cuscino del tutto incurante della mia reazione e del mio
comportamento. Certo avrebbe voluto delle spiegazioni. Ma come potevo fare
chiarezza a lui se non sapevo nemmeno io che diavolo era successo.
Come
avevo potuto fare una cosa del genere? Come era potuto accadere?
In
un secondo mi ero trovata accanto a lui, a un centimetro dalle sue labbra, a un
millimetro dal suo respiro freddo. Potevo sentirlo ansimare sulle mie guance.
Perché
cavolo mi ero avvicinata in quel modo?
Era
stato tutto involontario, spontaneo, naturale e senza che me ne rendessi conto
ero lì, a un passo dal rovinare tutto. O forse era troppo tardi ed era già
tutto rovinato.
Cosa
sarebbe successo se il telefono non ci avesse interrotti? Probabilmente mi
sarei scostata un secondo prima o forse avrei continuato ad accorciare la
distanza tra noi e unito le nostre labbra. Preferii codardamente non pensarci
provando a renderlo colpevole di tutto.
Che
sfrontato che era stato. Come aveva potuto farmi un tale affronto? Come aveva
potuto crede che..? cercavo disperatamente di buttare la colpa su di lui, di
alleviare la mia frustrazione e redimermi dai sensi di colpa. Ma era inutile.
La
verità era che avevo colpa quanto e più di lui.
Mi
ero avvicinata. Avevo sentito il suo respiro infrangersi contro il mio, non potevo
negarlo.
L’avevo
assecondato, mi ero lasciata trasportare. La domanda a cui non riuscivo a dare
risposta era, perché?
Cosa
avrei fatto? Come avrei dovuto comportarmi? Cosa avrei detto?
Cercando
una risposta a quelle domande non potei fare a meno di pensare a Michael. Avevo
cercato di porlo in coda ai miei problemi e sperato che non vi rientrasse per
niente.
Non
si arrabbierà, pensavo. Ma ingannavo me stessa.
In
realtà non avevo ancora considerato l’ipotesi di raccontargli tutto.
Non
sapevo cosa avrei dovuto dirgli. Non sapevo come avrebbe reagito.
Mi
logorai per non so quanto tempo, rigirandomi nel letto, cercando di prendere
sonno, ma non riuscivo proprio a chiudere occhio.
Qual
era la cosa giusta da fare? Mi stesi a pancia in su e fissando il soffitto
elaborai le possibilità, che in realtà erano poche: verità o bugia.
Avrei
voluto davvero raccontargli la verità, avrei voluto dirgli che non c’era stato
niente, avrei voluto dirgli di non preoccuparsi, ma ero troppo terrorizzata
dalla sua reazione.
Nel
timore che cresceva in me e nel dubbio che si divideva tra un assurdo perdono e
una giusta condanna, non riuscii ad essere onesta nemmeno con me stessa.
Ero
innamorata di Mike. Lo ero sempre stata. Eppure perché tutti questi dubbi?
Per
cosa poi…per uno che conoscevo appena da una
settimana.
Mike
era troppo importante per me; era il mio punto fermo, l’appiglio a cui
aggrapparmi in caso di bisogno, una boa in un mare in tempesta. La sola idea che
mi lasciasse mi creava un nodo in gola.
Non
potevo permettere che tutto fosse mandato all’aria da una stupida sbandata
insensata.
Inizialmente
optai per la verità, per l’onestà. In fondo davvero non c’era stato niente, dal
punto di vista fisico almeno, però “Sai amore, ero a un millimetro dalle sue
labbra ma non le ho toccate” non sembrava una giustificazione convincente.
Finii quindi per scegliere di non dire niente. In fondo se non aveva
significato niente, inutile parlarne. Omettere quel particolare non avrebbe
fatto male a nessuno.
Tuttavia
i miei problemi non finivano lì. Restava il cruccio principale che ancora
tormentava la mia mente. Cosa avrei detto a lui? come avrei giustificato il mio
comportamento? Avrei potuto dirgli che mi ero lasciata trasportare dalla parte
e dal personaggio, ma dubitavo che l’avrebbe bevuta. Forse era meglio dire la
verità. Si, ma come potevo dirgli una verità che nemmeno io conoscevo?
Un
semplice impulso, un inaspettato e passeggero impulso. Ecco cosa gli avrei
detto. Avrei chiarito il giorno dopo. Dovevo farlo.
Cercai
più volte di addormentarmi, ma avevo troppa paura di quello che avrei potuto
sognare. Chiudendo gli occhi l’unica immagine che mi saltava alla mente era
quella imbarazzante e imprevista scena. Se fosse dipeso da me sarei stata tutta
la notte sveglia per evitare di vederla ripetersi migliaia di volte, ma la
stanchezza ebbe la meglio e fui costretta ad addormentarmi accompagnata dal
ricordo di quel bacio mancato.
Fortunatamente
la notte passò tranquilla, senza brutti scherzi o sogni, tuttavia non potei
dire lo stesso della giornata.
Mi
svegliai con più dubbi e domande della sera prima, senza contare l’ansia che
già mi assaliva per la serata.
Una
festa non era certo l’ideale per rilassarmi, non in quella situazione almeno.
Eppure
era quello che mi aspettava e l’idea non mi allettava per niente, ma non c’era
modo per me di rifiutarmi.
La
scrittrice, Stephenie, era stata così gentile da organizzare un party per
conoscere tutto il cast, per conoscere i suoi Edward e Bella e per dare
occasione a noi di conoscerci, che sarebbe stato del tutto impossibile tirarmi
indietro. Ero la protagonista. Qualsiasi scusa non sarebbe bastata.
Così,
ebbi la luna storta per tutta la mattinata. Cercai di concentrarmi sui compiti,
sullo studio, ma niente. Bè, certo, avendo lasciato
la scuola al 7° grado ero avvantaggiata. Niente lezioni da seguire, niente
assenze da giustificare, ma dovevo comunque studiare da casa per poi dare degli
esami che mi convalidassero il diploma.
Quando
mi resi conto di stare da tre ore, letteralmente, sullo stesso problema di
algebra, rinuncia definitivamente. Già odiavo di mio quella materia, e sperare
di riuscire a capirla con i pensieri che mi ronzavano in testa sarebbe stata
una mera illusione, nonché perdita di tempo. Così passai presto al copione,
decisamente più allettante, e al quale dedicai tutto il pomeriggio. Dovevo
ammettere di sentirmi un po’ insicura. In due sere avevamo combinato poco e
niente – a livello professionale almeno – e mi chiesi se quel poco che avevamo
fatto sarebbe bastato. Non potevo fare brutta figura. Non era da me dimenticare
la parte come mi era successo al provino. Lo ripassai diverse volte, studiando
bene le parti che ancora non avevo ben memorizzate fino ad averle stampate
nella mia memoria. Nonostante questo continuai a leggerlo diverse volte.
6:30.
È presto. Lo leggo ancora.
7:05.
Ma si! C’è ancora tempo.
7:35.
Magari un’ultima volta.
Cercai
di convincermi della mia professionalità nel voler studiare tutto nei minimi
dettagli, ma la verità era che stavo solo rimandando l’inevitabile.
Inoltre,
come se non bastasse, un’ulteriore nube nera si condensò sulla mia testa: cosa
avrei messo?
Ah!
Che problema ogni volta!
Avrei
tanto voluto andare in giro sempre in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica,
ma per le premiere, feste o occasioni del genere, un tale abbigliamento sarebbe
stato decisamente poco consono. Sempre la stessa storia: poco femminile. Ecco
cosa dicevano i miei di me.
“Tesoro,
sei così bella! perché non vuoi farlo vedere?”. Tipica frase da circostanza per
ogni evento particolare.
Così
puntualmente mia madre se ne usciva con qualche nuovo acquisto comprato per
l’occasione, sempre vestiti, si intende. Alcuni li avevo posti nell’armadio e
mai messi. Erano o troppo corti, o troppo sontuosi: decisamente non il mio
genere di cose. Se proprio dovevo farlo preferivo qualcosa di semplice e
particolare al punto giusto. Niente di troppo appariscente.
Tuttavia
quella sera sentivo il bisogno di agghindarmi, di sembrare bella e attraente.
Ma per chi poi?
Cercai
di rimuovere presto questo strano impulso e di trovare la me stessa di sempre,
ma non mi abbandonò e nel frattempo il tempo passava.
“KRIS!”
un urlo quasi disumano mi destò dai miei pensieri. “MA COSA FAI ANCORA IN
PIGIAMA! NON SAI CHE ORE SONO?”.
Certo
che lo sapevo. Quel tic-tac non aveva fatto altro che suonare imperterrito
nella mia testa.
“TI
VUOI MUOVERE?!” urlò ancora mia madre.
“Mamma..stavo
pensando di non andare..” le dissi sorprendendo anche me stessa per quella
uscita. Non andare era impossibile…anche se molto
allettante.
“COSA?!
Non se ne parla nemmeno! Tu sei la protagonista e devi andare! Sarebbe una
grave mancanza di rispetto non presentarti”.
Aveva
ragione. “Ma non so cosa mettere..” mi lamentai.
Un
sorriso a 364 denti si aprì sul suo viso mentre prendeva un sacco
dall’appendiabiti dietro la porta. “E io che ci sto a fare?!”. L’emozione era
leggibile dalla sua voce, un’ottava superiore alla norma.
Era
davvero incredibile.
“Mamma…” mormorai mentre scorreva lentamente la cerniera.
Non potevo guardare. Chissà che cosa mi avrebbe rifilato questa volta. Già mi
vedevo vestita come un fenomeno da baraccone, con un nastro indecente tra i
capelli oppure una gonna a palloncino tanto larga e alta da farmi sembrare una
mongolfiera. Increspai la fronte e strinsi le labbra in attesa di quello
scempio finchè non si rivelò davanti ai miei occhi,
del tutto sorpresi.
Wow.
Non potevo credere ai miei occhi. ero del tutto sorpresa da quello che vedevo.
Niente cinghie, niente cinture larghe quanto il continente USA, niente nastrini
penzolanti dappertutto.
Era
un semplicissimo vestitino nero a giro-maniche, con una specie di ricamo sulla
spalla destra, una molla a stringere leggermente la vita e di lunghezza media e decente. Sembrava
arrivasse alle ginocchia, mentre il lato sinistro scendeva leggermente più
lungo.
“Wow..mamma..è…perfetto..” mormorai silenziosa ma sincera.
Mi
sorrise compiaciuta. “Bene! Problema risolto! Or vai a prepararti o farai
tardi! Ah e tieni anche queste!”.
Ovviamente!
Tacchi! Con un vestito non potevano mancare i tacchi! Che cosa assurda e
crudele. Non so se fosse il lato femminista in me a parlare ma sentivo che
fosse del tutto ingiusto che dovesse essere sempre la donna a soffrire.
Insomma: ciclo, ceretta, tacchi…per non parlare del
parto!
Malvolentieri
accettai le scarpe sbuffando consapevole che per quanto potessi battermi, la
mia condizione di donna non sarebbe cambiata e mi toccava quella tortura.
Cercai
di fare tutto in fretta, per non arrivare in ritardo, ma curando comunque i
particolari. Lasciai i capelli sciolti e mi truccai in modo leggero: un po’ di
fard, ombretto e matita.
Ero
pronta. Mi preparai ad affrontare la serata.
Scesi
le scale e trovai tutti lì. I miei genitori e mio fratello ad aspettarmi e
sorridermi come un branco di scemi imbambolati.
“Che
c’è? Perché state tutti qui?”
Di
tutta risposta mio padre si limitò a sorridere e mi cinse leggermente le
spalle. “Sei bellissima” mi sussurrò all’orecchio.
“Siamo
molto orgogliosi di te” aggiunse mia madre.
Non
era la prima votla che mi trovavo in una situazione
del genere, eppure ogni volta non mancavano di darmi il loro appoggio.
Inizialmente non erano od’accordo per le mie scelte, ma non mi avevano mai
impedito niente. Forse per una figlia adolescente la prospettiva di un incerto
futuro da attrice, in un mondo complicato e ingrato, non era certo quello che
desideravano, però col tempo avevano accettato i pregi e i difetti del mio
lavoro e alla fine si erano completamente lasciati andare all’entusiasmo, con cui
ormai mi coinvolgevano sempre.
“Sicura
che non vuoi che ti accompagni tuo padre?”
Ecco.
Ritiro tutto.
“Sono
abbastanza grande da prendere un taxi mamma…”.
“L’ho
già chiamato!” mi soccorse Cam e gli mimai un grazie
silenzioso.
Il
cellulare iniziò a vibrarmi in mano e di nuovo le mie incertezze si
impossessarono di me. Era Mike.
“Non
rispondi?”.
“Ehm..no…lo chiamerò più tardi”. Ancora non ero pronta per
parlargli. Avevo deciso di non dirgli niente convincendomi che non ci fosse
niente da dire, eppure mi sentivo in colpa anche solo a leggere il suo nome sul
display.
Provò
di nuovo a chiamare mentre ero nel taxi e ancora non risposi.
Due
volte. Tre volte. Cinque volte. Alla sesta volta, staccai il telefono e lo
spensi. Vederlo squillare ogni volta incerta se rispondere o no mi mandava
troppo in ansia, e non potevo esserlo in quel momento.
Quando
scesi dal taxi, mi trovavo in un affascinante sobborgo di Los Angeles,
grattacieli dappertutto, ma molta calma intorno.
Mi
diressi al “palazzo” indicato dall’indirizzo. Da quel che sapevo e che avevo
letto dietro la copertina del libro, la scrittrice viveva in Arizona con la
famiglia. Mi chiesi se avesse affittato un attico o un appartamento in quel
sontuoso grattacielo che mi trovai davanti, oppure se lo avesse direttamente
comprato, possibilità da considerare da quando i suoi tre libri erano entrati
nelle classifiche dei bestseller internazionali e aspettavano tutti con ansia
il quarto.Mi sentivo leggermente in
colpa nel pensare che io mi ero fermata al primo libro ma davvero non avevo
avuto il tempo per concentrarmi su altro.
Solo
quando fui davanti l’ascensore mi resi conto di non sapere dove andare. Quel
grattacielo era come un labirinto che si estendeva in lunghezza. Esclusi subito
la possibilità di fermarmi ad ogni piano e mi diressi di nuovo all’uscita
sperando di trovare indicazione sui citofoni.
Camminai
guardandomi in giro in cerca di indizi e per la fretta non feci attenzione a
uno scalino. Persi subito l’equilibrio. Stavo per finire a faccia a terra ma
qualcosa mi bloccò e attutì il colpo.
“Oh,
mi scusi” mormorai alzando la testa.
“Di
niente”.
“Rob…” mormorai.
“Kris..”
“Scusami….”
“Quando
vuoi. Stai solo più attenta..”. mi persi nei suoi occhi. “Che fai? Scappi?”
Allora
mi resi conto di essere tra le sue braccia. Mi sorreggeva stringendomi i
fianchi e sostenendomi con un po’ di forza.
Preda
dell’imbarazzo mi misi in piedi e mi ritirai subito.
Mi
guardò quasi rassegnato. “Credo che la festa sia di là..” indicò l’ascensore.
Ritrovai
le parole. “Si…ehm…non c’è scritto il piano…e..p-pensavo che forse..sui citofoni..”. il mio
balbettare era indecente e imbarazzante e gli fui grata di interrompermi
presto.
“Si,
mi ha chiamato Cath. Troveremoindicazioni nell’ascensore. Dice di aver provato a chiamarti ma non eri
raggiungibile”.
“Oh..”
mormorai distogliendo lo sguardo e pensando a Mike mentre tornavo
all’ascensore.
Sperai
solo che la festa non fosse ai piani alti. Non avrei saputo come ingannare il
tempo. Presto detto. Entrando in ascensore un post-it tutt’altro che piccolo
riportava la scritta “TWILIGHT PARTY ALL’ULTIMO PIANO”. Ovviamente. Un attico
non poteva che stare all’ultimo piano. Certo il destino non era in vena di
collaborare con me quella sera, ma ancora peggio, scorrendo man mano i
numeri..mi resi conto che il grattacielo era più altro di quanto non sembrasse
all’esterno: 132 piani!!!
Da
brava attrice cercai di mantenere la calma e di fingere totale indifferenza
mentre con totale non-chalance premeva quel dannato pulsante, ma dentro fremevo
di agitazione.
Tutti
i buoni propositi di parlargli erano svaniti nel nulla e le mie buone
intenzioni crollate nel vuoto. Non sapevo cosa dire.
“Rob..” iniziai.
“Si?”
si voltò.
Lo
fissai per un secondo. “niente..” mormorai nervosa.
Accidenti
a te Kris! Parla! Dannazione!
“E’
che io..” tentai di nuovo.
“Tu?”
Persi
ancora le parole. “niente…”.
Avrei
tanto voluto che fosse lui a tirare in ballo l’argomento, ma invece sembrava
del tutto calmo, tranquillo, come se niente fosse successo. Ma infatti niente
era successo! Mi ripetevo, eppure non riuscivo proprio a convincermi.
Non
avrebbe mai parlato per primo, non mi avrebbe mai alleggerito il compito.
Tirai
un sospiro e mi feci forza. “Senti Rob, per ieri
sera..”.
“Ah
si..” mi interruppe. “Mi dispiace, mi sono lasciato trascinare dall’atmosfera. Non
capiterà mai più”.
Le
sue parole mi presero completamente alla sprovvista. Tutti i film che mi ero
fatta in testa erano stati completamente inutile. Che stupida a pensare che
davvero fosse stato lì con me, che stupida a sentirmi in colpa e a farmi tanti
problemi, che stupida a crocifiggermi su come dare spiegazioni. Non era
successo niente per lui. arei dovuto sentirmi
sollevata, era quello che volevoo in fondo. Eppure mi
sentii presa in giro, quasi tradita, stupida.
“Oh..”
sussurrai. “Bene..”
“Allora
amici come prima?” chiese allungando una mano come a stringere un patto.
Amici.
Era quello che voleva. E quello che doveva essere. “Amici” confermai
stringendogli la mano e cercando di non pensare alla scossa che quel contatto
mi procurò.
La
ritirai quasi subito e inizia a scrocchiarmi le dita per ammazzare il tempo.
“Qualcosa
non va?” chiese a un certo punto rompendo l’assurdo silenzio.
Mamma!
Quell’ascensore sembrava non arrivare più!
“Cosa?”
Con
un semplice movimento della testa indicò le mie mani. solo allora mi resi conto
che mi stavo mangiando le unghie, torturano le pellicina delle dita.
“Oh!”
le ritrassi subito ponendole nelle tasche del cappotto. “No niente! Tutto
apposto” dissi sperando di apparire sicura.
Accidenti!
Facevo sempre così! Quando ero nervosa mi mordevo le unghie inconsapevolmente.
Ma perché ero così nervosa?
Tenevo
la testa bassa e non lo guardavo negli occhi.
Mi
girai sul fianco appoggiandomi al lato dell’ascensore e mi trovai a lanciare
l’occhio allo specchio per vedere cosa stesse facendo, ma lui era sempre
voltato.
Ecco,
di nuovo quel comportamento freddo. Sapevo che avevo rovinato tutto. Con quelle
premesse, la serata non prometteva nulla di buono.
Stavo
seriamente pensando di scendere subito non appena arrivati quandofinalmente le porte si aprirono davanti a
noi.
“Pronta?”
mi chiese con un lieve sorriso che mi calmò un po’.
“Ho
scelta?” risposi con una domanda.
Non
rispose e abbandonando finalmente quell’estenuante e interminabile salita mi
preparai ad affrontare quella serata d’inferno.
Cambierà,
Questa notte è per te
Tra le dita solo tu passerai
Cambierà,
verrà un fulmine
e accenderà aria e vento
E si vedrà, schiarirà
intorno a te.
Cath
ci venne ad aprire.
“Eccoviiiiiiii”
esultò. “mancavate solo voi!” ci abbracciò entrambi e ci fece entrare. L’attico
era davvero grande, e molto ben arredato.
Le
pareti e l’arredamento erano per lo più bianco, - immaginai che di giorno
dovesse entrare una gran luce - ma molto particolare, con lampade che creavano
una certa atmosfera tenue e confortevole, sedie e poltroncine dappertutto e un
grande manifesto con la scritta “Benvenuti” era appeso da un lato all’altro
della sala, in modo che chiunque entrasse potesse averlo di faccia. Era un’idea
molto carina.
“Ragazzi!”
urlò per attirare l’attenzione. “Ecco i nostri Edward e Bella!” gridò in modo
che potessero sentire tutti, anche quelli del grattacielo accanto. Aveva una
tale energia quella donna da riuscire a spostare un macigno con un dito.
Urla
di gioia e allegria si alzarono per tutta la sala e partì un applauso.
Bene...
stare al centro dell’attenzione era proprio quello che più adoravo.
Mentre
l’applauso scemava pian piano una donna ci venne vicino e la riconobbi subito.
Era la scrittrice, Stephenie.
“Salve
ragazzi” ci disse gentilmente. “Non state sulla soglia. Datemi pure i vostri
cappotti” ci invitò ad entrare e mi aiutò a sfilare il lungo cappotto,
lasciando così che facessi la mia bella figura con il nuovo vestito.
Mi
voltai a guardare Rob un secondo, quel poco che
bastava per notare che mi stava guardando e per fargli voltare lo sguardo di
scatto.
“Oh
mio dio..sei uno schianto!” esclamò Nikki venendomi incontro e trascinandomi
via.
“Grazie”
“Allora”
iniziò prendendomi sotto il braccio. “Racconta!” mi esortò.
“Racconta
cosa?”
“Come
cosa? Che avete fatto queste due notti?”
Esitai.
“Nikki che vuoi che abbiamo fatto?! Abbiamo provato” le rifilai una mezza
verità.
“Andiamo,
non posso credere che abbiate solo provato. Avete parlato?”
“Un
po’” ammisi infine.
“Ti
ha detto qualcosa di me?”
“Ehm…” cercai di prendere tempo, ma non servì. Come potevo
dubitate che la mia salvatrice venisse in mio aiuto?! Cath sembrava sapere
inconsciamente quando avevo bisogno di essere tirata fuori da situazioni
imbarazzanti ed in un batter d’occhio si materializzava.
“Kris,
vieni! Vogliono conoscerti tutti gli altri!” esclamò prendendo me e Nikki sotto
il braccio.
In
salotto incontrai e conobbi il resto del cast, gli umani e i vampiri che non
avevo ancora incontrato. Sarebbe stato facile andare d’accordo con un cast così
giovane, almeno speravo.
Mi
intrattenevo a parlare un po’ con tutti ma ogni tanto non potevo fare a meno di
guardare in giro per vedere lui che fine avesse fatto.
“Hey Kristen, Catherine ti stava cercando” Ashley interruppe
la mia ricerca.
“Oh
davvero?”
“Si,
ti aspetta in sala da pranzo. Penso voglia parlare con te e Rob”
“Grazie”.
Sospirai.
Mi
passai una mano tra i capelli e mi misi in cerca della sala da pranzo.
Li
trovai già lì seduti a chiacchierare con Stephenie, la quale mi accolse subito
appena mi vide arrivare. Mi mise a sedere su un divanetto proprio accanto a
lui. Lo guardai e gli sorrisi. Ricambiò.
“Stavo
parlando a Stephenie della vostra alchimia”. Cath partì in quarta.
“Oh
Steph!” già la chiamava con abbreviativo, proprio
tipico di Catherine. “Avresti dovuto vederli! Sono fantastici! Si sente
l’elettricità a un miglio di distanza! E la scena del bacio!! Aaaaaaaaah! Avrebbe potuto incendiare l’oceano Atlantico!”
esclamò soddisfatta, mentre morivo di imbarazzo ripensando a quel bacio, anzi
quel non-bacio di cui nessuno era a conoscenza. E le cose dovevano restare
così. Si era tutto risolto e non c’era motivo di preoccuparsi ulteriormente.
“Sono
sicura che sarai orgogliosa di loro, come me!” concluse infine la nostra sempre
super-energetica regista.
“Volete
dare una dimostrazione?” chiese all’improvviso.
“COSA?”
urlammo praticamente all’unisono.
Catherine
scoppiò a ridere. “Stavo scherzando ragazzi!” disse tra una risata e un’altra.
“Non
sarebbe il caso, si perderebbe tutta la magia con questo rumore!” e continuò a
ridere.
A
quel punto Stephenie prese la parola.
“Bè ragazzi. Che dire? Certo non posso dire che siete come
mi aspettavo” disse gentilmente. “ma semplicemente perché ho vissuto per cinque
anni con delle immagini ben fisse nella mente, però sono sicura che farete un
ottimo lavoro”. Sorrise soddisfatta. “E poi state benissimo insieme. Sembrate
così carini.” aggiunse e automaticamente mi voltai per guardare la sua
reazione. Sorrideva sotto i baffi.
“Grazie”
disse lui come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Io
non capisco niente di recitazione, perciò l’unico aiuto che posso darvi è
quello che viene dal mio punto di vista. Quindi se avete delle domande o dei
dubbi, dite pure”.
In
effetti avevo dei dubbi sul mio personaggio. Perché si innamora di questo tipo
a prima vista? Cos’è che realmente lo attrae a parte la bellezza? E lui perché
non riesce a sentire i suoi pensieri? E perché il suo sangue è così potente? Perché,
per quante volte lui dica di amarla, non se ne convince e non si crede
all’altezza? Insomma, questa ragazza si fa troppi problemi.
“Bè, in realtà avrei qualche domanda da farle” dissi in
piena sincerità.
Il
suo viso si illuminò. “Grandioso” esultò raggiante, come se fosse davvero
felice di far parte della cosa. “Però dammi del tu, ti prego!”
Cath
aveva ragione. Era una persona davvero accomodante e disponibile.
“Bene,
visto che sapete cosa fare, io vi lascio” Si defilò Catherine.
“Anche
io avrei delle cose da chiedere” aggiunse Rob. Forse
erano i miei stessi dubbi.
“Ah,
per te ho una cosa che forse potrebbe servirti. So che sarà difficile per te
immedesimarti nel personaggio essendo il racconto interamente dal punto di
vista di Bella…” si alzò e andò dall’altra parte
della stanza a prendere qualcosa sullo scaffale. Sembrava un manoscritto o un
copione.
“…perciò ti affido in anteprima assoluta e in via del tutto
eccezionale Midnightsun!”
disse trionfante porgendogli quel blocco di fogli rilegati.
“Midnightsun?” disse e mi guardò
curioso, come se io sapessi di cosa si trattava.
“Già.
È Twilight dal punto di vista di Edward. Non è del tutto completo e avrebbe bisogno
di una bella revisione, ma Catherine mi ha parlato dei tempi ristretti in cui
vi trovate, perciò ho pensato che a questo punto qualsiasi cosa potesse essere
utile”.
Rob non
sapeva evidentemente cosa dire e infatti “Non so proprio cosa dire” mormorò.
“Grazie” disse infine.
“Dovere!”
disse lei di tutta risposta. “Ora se avete cose da chiedermi, fate pure”.
Fu
davvero gentile. Stette lì ad ascoltare tutti i nostri dubbi e a rispondere
alle nostre domande. Fummo costretti ad ammettere entrambi di aver letto solo
il primo libro, visto che evidentemente molte cose, molti dei nostri dubbi
trovavano risposta nel seguito, come la frenesia di Edward per il sangue di Bella.
Avrei
voluto lanciargli qualche occhiata per vedere la sua reazione, ma avevo paura
di rovinare quello che si era sistemato tra noi. Era assurdo per me pensare che
conoscevo quel ragazzo da meno di una settimana e già c’era un “noi” di cui
preoccuparsi. E infatti non doveva essere così. Le cose si erano chiarite e
sarebbero rimaste così. Ma allora perché non mi sentivo a mio agio? Avevo forse
il timore che le sue giustificazioni fossero reali? Ma in fondo perché
dispiacersi? Era quello che volevo: un chiarimento. Volevo solo che le cose
tornassero come erano la prima sera. Semplici e prive di complicazioni.
Amicizia. Volevo quello.
La
serata sembrava non finire più. Quei tacchi mi stavano uccidendo! Perché cavolo
mi ero convinta a metterli?! Ah già…per sembrare più
femminile. Arricciai il naso immaginando i miei poveri pollicioni
torturati dal dolore.
E
come se non bastasse si era unita Nikki a darmi il tormento per tuta la serata.
Non facevo in tempo a spiccicare una parola con qualcuno che me la trovavo
davanti, dietro, di lato, dappertutto, in preda alla curiosità e piena di
domande.
Continuavo
a mentirle, a dirle che non era successo niente, il che era tecnicamente vero.
Insomma,
quello non era stato un bacio. Era stato un momento di vera e pura debolezza in
cui trascinata dall’atmosfera e dal personaggio mi ero lasciata coinvolgere
tanto da sporgermi e arrivare a un millimetro dalle sue labbra. Niente di più.
Sembrava facile pensarla così. Eppure per quanto mi sforzassi di pensare ad
altro e andare oltre, continuavo a tornare sempre allo stesso punto. Non potevo
dirlo a Nikki, non potevo dirlo a Michael ovviamente, non potevo dirlo a
nessuno. Sperai solo che anche lui avrebbe fatto lo stesso.
“Senti
Nikki, se davvero ti piace, perché non gli chiedi di uscire?”
Magari
avrebbe risolto anche i miei problemi.
“Oh
Kris, come faccio?”. Mi sembrava assurdo che una persona come lei potesse avere
dei dubbi.
“Inizia
a vedere se è disponibile per un caffè!” dissi automaticamente ma la sua
risposta mi prese alla sprovvista.
“Andiamo
Kris, ho visto come ti guarda!”.
Rimasi
a fissarla disorientata. “Che vuoi dire?”
“Non
dirmi che non l’hai notato!?”
“Notato
cosa?”
“Quel
ragazzo ti mangia con gli occhi!” disse come se la cosa fosse scontata.
Scossi
il capo con cenno di dissenso. “Nikki, sta solo entrando nella parte” dissi
cercando di ironizzare sulla cosa.
“Sarà”
mi arronzò. “Però vedo che stai entrando nella parte
anche tu” mi mandò una frecciatina.
Rimasi
di nuovo disorientata dalle sue affermazioni. Notò la mia esitazione. “Kris non
dirmi che quel ragazzo non ti piace?” disse alzando un sopracciglio.
“Bè, certo brutto non è…” cercai
di chiudere l’argomento.
“Certo
brutto non è?!?! È semplicemente stupendo!”
“D’accordo,
è stupendo” l’assecondai. “Ma questo che c’entra?”
“Fammi
capire: ti sto dicendo che un ragazzo divino non ha occhi che per te e tu non
hai intenzione di fare niente?”.
“Nikki
io sono fidanzata!” esclamai colpita dalle sue parole.
“E
allora?”
Rimasi
allibita. “E allora?!” ripetei.
“Bè, qui non lo vedo..” ammiccò.
“E
questo mi darebbe carta bianca per tradirlo?”. Mi buttai la zappa sui piedi.
“E
chi ha parlato di tradirlo. Io ho solo fatto una constatazione Kris. Stai
facendo tutto tu”.
Quella
ragazza mi stava mandando in confusione, più di quanto già non fossi.
Rimasi
a bocca aperta, letteralmente.
“Sei
sicura che tra te e Rob non ci sia niente?” mi
chiese.
Solo
una riposta potevo dare a quella domanda. L’unica che doveva essere possibile.
“Certo” dissi sicura.
Sorrise.
“Bene…allora non ti dispiacerà se ci provo io…” disse e si allontanò lasciandomi imbambolata come
un’idiota.
Certo
che non mi dispiaceva, perché mai avrebbe dovuto dispiacermi? Certo forse non
era una cosa molto professionale, ma in fondo al diavolo. Per me poteva farci
tutto quello che voleva. Anzi, mi avrebbe fatto un piacere.
Uscii
dallo stato di incanto in cui ero caduta e mi girai per vedere che fine avesse
fatto. Eccola lì, proprio vicino a lui. Già pronta all’attacco. Ridevano di
buon gusto, come due vecchi amici. Per quanto la situazione dovesse farmi
piacere e per quanto dovessi sentirmi sollevata non potevo non pensare che con
me non rideva mai in quel modo. Quando era con me aveva sempre una risata
contenuta, come se temesse di far troppo rumore. Eppure era dolcissima e spontanea
allo stesso tempo.
Continuai
a fissarli per un po’ finché mi accorsi che stavo stringendo i pugni talmente
forte che le unghie mi avrebbero lacerato le mani se non avessi avvertito il
dolore. Sentii l’improvviso bisogno di fare qualcosa.
D’istinto
mi diressi in terrazza col cellulare tra le mani. Lo accesi e trovai i 12
messaggi di Mike in segreteria. Non riuscii a capire da quale angolo del mio
corpo nascesse, ma sentii l’indomabile necessità di sentirlo. Ovviamente il
destino non era dalla mia parte. Non raggiungibile.
“Dannazione!”
imprecai sbattendo il cellulare sul davanzale di marmo e lasciandolo lì.“Eh, ti pareva!” continuai a prendermela con
l’aggeggio. “Naturale, quando servi non funzioni! Dannata tecnologia!”. Non
sapevo da dove venisse tutta la rabbia che avevo dentro ma avevo solo bisogno
di sfogare. “E quell’altro poi! Prima chiama e poi quando ne ho bisogno non c’è
mai!” sbottai ancora contro quell’essere inanimato da cui ovviamente non avrei
mai avuto una risposta. Dovevo essere impazzita…pensai
scuotendo la testa.
“Tutto
bene?” una voce si intromise nelle mie girate d’umore.
Alzai
la testa di scatto e trovai lui. Ovviamente.
“Ehm..si..perchè?” borbottai.
“Stai
parlando con un cellulare…” mi fece notare ovvio.
Giusta
osservazione. Perspicace il ragazzo.
“La
tecnologia mi innervosisce..” mi giustificai.
“Chi
è che non c’è mai?”
Fin
troppo perspicace.
Non
mi andava proprio di parlare con lui e rossa come un peperone sbottai nella più
completa maleducazione.
“Non
sono affari tuoi!” risposi acida e mi voltai di nuovo appoggiandomi alla
ringhiera.
“Nervosetta
stasera eh?” continuò a stuzzicarmi.
“Per
niente!” urlai di nuovo passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
Lo
sentii ridere e avvicinandosi piano si appoggiò alla ringhiera affianco a me.
“Che
hai da ridere?” chiesi irritata.
Soffocò
un’altra risata.
“Bè, con questi capelli sembri un gallo svizzero..” scoppiò.
Un
gallo svizzero? E questa da dove gli era uscita?
Spalancando
gli occhi appoggiai lentamente le mani in testa e tutto ciò che sentii fu un
groviglio di capelli arruffati e spettinati.
“Oh
che disastro” mi lamentai. “Ma che è successo?”
“Sarà
stato il vento”. Spiegò e allungando le mani mosse le dita tra i miei capelli
pettinandoli dolcemente per poi aggiustarli dietro le orecchie. “Ecco così va
meglio” concluse mentre sentivo le gote dipingersi di rosso. “Evidentemente ti
stavi talmente scaldando da non notare che qui fuori si gela!” notò e proprio
in quel momento un alito gelido ci investì e iniziai a tremare percossa da un
brivido improvviso. Faceva davvero freddo! Come avevo fatto a non sentirlo
prima? Forse davvero sbraitare in quel modo come una dannata mi aveva
riscaldato, o semplicemente ero talmente arrabbiata da non notare la differenza
di temperatura.
Involontariamente
iniziai a sbattere i denti e incrocia le braccia d’istinto.
Sospirò
sorridendo e, alzando gli occhi al cielo, si sfilò la giacca del completo e
cingendomi me la pose sulle spalle.
“Rob! Sei pazzo! Si gela!” ansimai incredula.
“Non
preoccuparti. Soffro il caldo, così immagazzino tutto il freddo durante
l’inverno..” disse sorridendo sfregandomi le braccia per farmi calore.
“Oh..bè…grazie” mormorai abbassando la testa.
Sorrise
ancora. Certo era un ragazzo davvero dolce. Mi sentii improvvisamente in colpa.
L’avevo trattato in modo pessimo pochi minuti prima, ci sarebbe stato da
prendermi a schiaffi e invece lui era lì a cercare di riscaldarmi.
“E…scusa per prima”.
Sorrise
ancora.
Il
suo contatto, i suoi occhi, quel dolce sorriso mi fecero anche dimenticare per
quale assurdo motivo ero turbata. Perché mai mi ero comportata come
un’impossessata? Perché me l’ero presa con lui? Perché ero uscita in terrazza
quasi correndo?
“E
comunque cos’ha il gallo svizzero di diverso dagli altri galli?”
Scoppiò
a ridere, proprio come l’avevo visto ridere prima con Nikki e mi sentii subito
meglio.
“Che
ci fai qui?” gli chiesi sorridendo.
“La
festa è un po’ noiosa” rispose corrugando le labbra.
“Credevo
ti stessi divertendo..” risposi ripensando a lui e Nikki.
“Non
senza di te..”. un sussurro.
I miei
occhi rimasero incollati ai suoi per qualche secondo finché percepii infine il
senso di quelle parole e distolsi lo sguardo imbarazzata.
“Oddio..guarda
che ora è! È quasi mezzanotte! Sarà meglio che vada. Voglio essere in forma per
domani” cercai di deviare il suo sguardo e a testa bassa mi tolsi la giacca.
“Grazie
ancora..” dissi porgendogliela.
“Di
niente..”.
Quasi
correndo entrai in casa e attraversai la sala salutando tutti con un cenno
veloce e un po’ svogliato a Cath e Stephenie ringraziandola per la sua
ospitalità e disponibilità e fui fuori in un baleno.
Un
taxi mi aspettava già giù e in poco fui a casa sotto le coperte.
Non
so se fosse la stanchezza o l’ansia per il giorno dopo, ma riuscii ad isolarmi
dai miei pensieri e dalle sue parole che ancora rimbombavano nella mia testa e
mi addormentai pensando che avrei parlato con Michael il giorno dopo. Ero
troppo stanca per farlo adesso.
La
giornata iniziò più storta del previsto quando, appena sveglia, allungando una
mano per prendere il cellulare e vedere l’ora come mio solito, incontrai il
vuoto. Era davvero strano che non fosse al suo posto come sempre. Era talmente
un’abitudine per me poggiarlo sul comodino che pur sforzandomi non riuscii a
focalizzare il momento in cui l’avevo fatto la sera prima. Strizzai gli occhi
disturbati dalla poca luce che entrava dalla finestra e cercai di ricordare
quello che avevo fatto la sera prima, ma non trovavo nessun momento in cui
ricordassi di aver usato il cellulare. In taxi non l’avevo usato. Avevo pensato
di chiamare Mike ma poi avevo rinunciato per via dell’ora. Arrivata a casa ero
andata dritta a letto passando solo dal bagno, ma non l’avevo preso nemmeno lì.
L’ultima volta che ricordavo di averlo avuto in mano era quando ero uscita in
terrazza, quando Rob mi aveva trovata a sbraitare
come una matta, quando…quando l’avevo sbattuto sul
davanzale lasciandolo lì!
Che
idiota! Avevo dimenticato di prenderlo, ma ero stata leggermente distratta.
Cercai di non prendermela tanto. Dovevo essere in forma quel giorno e non
volevo che una cosa del genere mi rovinasse la giornata. È un cellulare, pensavo. Puoi
comprarne un altro. Non è la fine del
mondo, stai tranquilla e non innervosirti, mi ripetevo, ma puntualmente mi
trovavo col viso imbronciato.
Arrivai
sul set di buon ora.
Primo
giorno di riprese. Cellulare perso. Scena complicatissima da girare. Poteva
andare peggio di così?
Salutai
Cath che subito miindicò la mia
roulotte.
“Mi
raccomando! Oggi ti voglio al massimo! Questa scena è fondamentale!”. Già! La
scena della scuola di danza. Davvero ottimo come inizio.
“Certo”
risposi cercando di essere altrettanto entusiasta, ma sembrava invece che una
nuvola nera si fosse accumulata sulla mia testa, pronta a esplodere. Mi diressi
alla mia roulotte cercando di abbandonare il cattivo umore e concentrandomi per
entrare nella parte.
Mi
misi a sedere al piccolo tavolino con il copione in mano rivedendo le ultime
cose quando il mio sguardo si posò su un angolo del divanetto. Sgranai gli
occhi pensando di avere le allucinazione ma invece il mio cellulare era proprio
lì. Qualcuno doveva averlo trovato, forse Stephenie l’aveva dato a Cath. Mi
alzai ancora confusa e lo presi in mano, intenzionata a chiamare subito Mike.
1
Nuovo Messaggio.
Doveva
essere lui. Sicuramente si era preoccupato. Ma quando aprii il messaggio un
numero sconosciuto e un messaggio inizialmente indecifrabile apparvero sul
display.
Di solito Cenerentola perde la
scarpetta, ma di che mi meraviglio? Tu sei speciale. E stasera eri molto carina.
Tranquilla. Nessun impegno. J
Un “amico”
Non
mi ci vollero più di due secondi per capire da chi provenisse il messaggio e
per quanto sapevo che avrei dovuto cancellarlo, non ci riuscivo. E seguendo
l’istinto come sempre decisi di salvarlo nell’archivio. Mike non ci avrebbe mai
guardato. Il nostro rapporto si basava sulla fiducia. Non avevamo mai avuto
bisogno di controllare il cellulare dell’altro come quelle coppie piene di
dubbi e timori e di certo non avremmo iniziato adesso.
Così,
con un leggero ma amaro sorriso stampato sul volto, mi preparai ad affrontare
quella nuova giornata che aveva improvvisamente preso una piega positiva e
salvai quel numero nella rubrica: Rob.
Visto
che siete tutti così gentili…ho deciso di inserire
anche io un angolo per rispondere personalmente alle vostre recensioni…perciò
eccolo qui! :D
Emmettina90: hihi grazie luce! Ti
fidi troppo di me se commenti prima di leggere…J
lindathedancer: ti ringrazio molto!
In effetti è facile immedesimarsi in Kris, è sempre confusa! :P
ale03: grazie mille! Eh
si! Ancora siamo un po’ lontani però arriverà il momento!
signora degli anelli: grazie graziegrazie! :D
Imaginary82: grazie mille! Il
tuo commento mi ha fatto davvero molto piacere! perché infatti anche io ho
letto molte ff in cui i due subito arrivano al sodo
ma la mia intenzione è di attenermi per quanto possibile alla realtà, o almeno
a quella conosciuta attraverso gossip, interviste e voci di corridoio. Quindi
questi due dovranno patire ancora un po’, per me almeno…
grazie mille! Sono felice che qualcuna la pensi proprio come me!
mokky: grazie! Sei
gentilissima! Purtroppo con gli studi e i vari impegni scrivo poco…però scrivo! E ho delle idee carine in testa!
Erano
passati ormai quarantatre giorni da quella festa, eppure mi sembrava già
un’eternità. Sarà che il tempo sembra non passare mai quando continui a
desiderare quello che non puoi avere e per quanto vorresti dimenticare non
puoi, soprattutto se l’oggetto dei tuoi desideri è perennemente presente
davanti ai tuoi occhi.
Evitarla
era ovviamente impossibile e fuori discussione. Non si può ignorare chi ha un
ruolo fondamentale nella tua vita, o in almeno un pezzo di vita. Non potevo
dimenticare Kristen, non era tecnicamente e fisicamente possibile. Eravamo
sempre insieme, in un modo o nell’altro. Il giorno sul set e la sera a cena.
Quanto
avrei voluto aggiungere anche la notte a questa lista.
Quanto
avrei voluto trovare il coraggio di confessarle i miei sentimenti.
Quanto
avrei voluto sapere cosa sarebbe successo se lo avessi fatto.
Eppure
non potevo. Non era il caso. Lascia stare
Rob! Mi ripetevo. Così crogiolandomi nel mio
dolore e nel mio masochismo avevo mandato quel primo e ultimo messaggio
cercando di metterci una pietra sopra. Ma la faccenda si complica notevolmente
quando non c’è nulla su cui mettere una pietra, niente era successo e niente
doveva succedere.
I
miei tentativi di auto-convincimento invadevano sempre più spesso la mia
coscienza, ma sempre più spesso finivano nel dimenticatoio. Ma era forse colpa
mia se quella ragazza mi attraeva ogni giorno di più?
A
volte cercavo di convincermi che era una ragazza come tutte le altre, che forse
ce ne erano anche di più carine, più curate, ma ovviamente prendevo solo in
giro me stesso.
Era
proprio la semplicità di Kristen che mi attraeva così tanto. Lei non era un’oca
qualunque costantemente preoccupata del trucco, dei vestiti, della moda. Anche
in jeans e T-shirt era semplicemente meravigliosa, unica nel suo stile
trasandato. Un giorno mi aveva confessato di non avere un vero stile personale,
per lo più adorava mettere le vecchie maglie del fratello, il che non fece
altro che aumentare la mia adorazione per lei.
Mi
ero ritrovato un paio di volte a chiederle di sposarmi. Il solo pensiero era
assurdo ma vi erano momenti in cui c’era un vera e propria lotta di potere tra
il mio cuore e il mio cervello e le parole uscivano senza nessuna connessione
logica o razionale.
“Kris,
vuoi sposarmi?” le avevo chiesto una volta quando mi aveva confessato di aver
ascoltato il CD che le avevo regalato quella famosa
sera di un mese prima e di essere sempre più appassionata di Van Morrison.
“Sposami!”
le avevo detto un’altra volta quando parlando di film avevamo scoperto di avere
una passione comune per Marlon Brando.
Rideva
imbarazzata di quelle miei improvvise uscite che cercavo di tenere sempre sullo
scherzo anche se in una piccola parte di me, per quanto fossi giovane ed
economicamente instabile, desiderava quasi sentirle pronunciare un fatidico si. Ma come sempre mi trovavo a
fantasticare come un’idiota.
Però
una volta mi sorprese. “A quando il matrimonio?” le dissi scherzando su quello
che ormai era diventato il tormentone del set. Inizialmente tutti ci ridevano
su ma dopo un po’ iniziarono a non farci più caso. Certo, il nostro rapporto
era davvero incredibile. Era impossibile non andare d’accordo con Kristen, per
me almeno. Ci trovavamo sempre d’accordo su tutto e nel giro di poco tempo
entrammo in una strana forma di intima amicizia. Era risaputo sul set o anche
fuori che la nostra alchimia era innegabile, che mai avrebbero potuto trovare due attori migliore per le parti, che
c’era una strana forma di fascino e tensione sessuale avvertibile a un miglio
di distanza, come sentivo spesso dire da Catherine. Non sapevo se sentirmi
sollevato o abbattuto dalle opinioni degli altri. A volte pensavo che se questo
era quello che arrivava e quello che sentivo, forse lei sentiva lo stesso, ma
poi ricordavo di tornare alla realtà e abbandonavo i dubbi per continuare ad
esserle amico.
“Che
ne dici di un film invece?” mi spiazzò. Era la prima volta che si concedeva –
che mi concedeva così tanto. Di
solito non si lasciava andare a proposte così esplicite, probabilmente per
placare le voci che già iniziavano a girare su di noi. Un giorno avevamo
addirittura scovato i tecnici a scommettere su di noi. Stavamo passeggiando con
i copioni, che non usammo per niente dal momento che lei mi stava raccontando
della sua prima, unica e ultima sbronza, quando rientrando in casa – sul set
della casa ovviamente – vedemmo Paul, Max e Jerry accorgersi di noi e
affrettarsi a togliere di mezzo due scatoline di cartone sui non prima però di
riuscire a leggere “SI, STANNO INSI…”. Ci guardarono
per un secondo cercando di nascondere l’imbarazzo e tornarono al lavoro facendo
finta di niente. Io e Kris ci scambiammo un’occhiata eloquente e scuotendo la
testa scoppiammo a ridere.
“Ehm…hai qualcosa in mente?” chiesi ancora spiazzato da
quella generosa offerta del tutto inaspettata.
“Vengo
da te alle 8” disse di tutta risposta, mi sorrise e se ne andò.
Mi
faceva impazzire quando faceva così.
Perciò
ci trovammo la sera a guardare Ultimo
Tango a Parigi. Incredibile che fosse per entrambi il film preferito.
Adoravo
quel film, lo avrei rivisto migliaia di volte, eppure quella sera ero
tutt’altro che attento, troppo concentrato sui suoi minimi movimenti, sul suono
della sua voce che commentava alcune parti del film, sul suo assurdo silenzio
nelle scene più belle e sul suo petto che dolcemente si alzava e si abbassava
al ritmo dei suoi deboli respiri.
Mi
rendevo conto sempre più che era impossibile trovare qualcun altro che le si
avvicinasse minimamente, non avevo parole per descrivere il mistero che la
circondava come una nebbia dolce e pacata. La voglia di attraversare quella
nube di fumo e di arrivare a lei mi attraeva quanto e più del desiderio di
farla mia.
Vicino
a lei mi trovavo spesso a stringere i pugni o i denti, ormai erano diventati
gesti quasi automatici. Starle accanto, se non sul set, mi costava una certa
forza d’animo eppure da bravo masochista non riuscivo a stargli lontana e
approfittavo di ogni minimo momento per toccarla e starle vicino.
A
volte avrei tanto voluto sapere cosa diavolo pensasse di me. Soprattutto dopo
alcune mie uscite non sempre del tutto mascoline. Ricordo ancora bene il primo
giorno di riprese. Scena della scuola di danza. Kristen era stata fantastica,
come sempre del resto, nonostante la festa della sera prima. Era venuta sul set
e si era catapultata improvvisamente in questa realtà parallela perfettamente. Tutto
quello che avrei dovuto fare io era prenderla in braccio s sussultarle che mi
dispiaceva, il che è una cosa abbastanza semplice e demenziale, ma non se lo si
fa ripetutamente diverse volte una dopo l’altra. Tutto procedeva benissimo quando
andandola a sollevare per la decima volta, perdo l’equilibrio e cado
all’indietro con le gambe all’insù.
Ovviamente
tutti si erano fatti una bella risata, me compreso e cercai per un po’ di
nascondere il dolore che provavo all’inguine, probabilmente dovuto a uno
strappo, ma poi dovetti confessare e facemmo una pausa.
Lei
si avvicinò sorridendo e io iniziai a sentirmi già molto meglio.
“Come
va?” chiese ridendo sotto i baffi.
“Non
prendermiin giro!” esclamai.
“Non
lo sto facendo!” rispose. “Però mi sono divertita..” ammise.
Le
sorrisi.
“Hey, riguardo ieri sera…” esitò e
per quel piccolo istante sperai che stesse per dire quello che più di ogni
altra cosa mi avrebbe fatto toccare il cielo con un dito, sperai di sentirle
dire che era stata bene, che avrebbe voluto passare del tempo con me, e anche
che avrebbe voluto approfondire il nostro rapporto, ma ormai ero proprio
partito e le sue parole mi richiamarono indietro dal viaggio della fantasia che
avevo intrapreso.
“Volevo
chiederti scusa per come sono andata via..” continuò.
Che
stupido che ero! Dovevo imparare una buona volta a non pensare.
“E,
grazie per il cellulare e…per il resto…”.
Sapevo che alludeva al mio messaggio e alle mie parole. Non preoccuparti. Nessun impegno avevo scritto. E così doveva
essere. Così voleva che fosse e non potevo far niente per cambiare le cose. Lei
era fidanzata, da quattro anni per giunta. Come potevo anche solo pensare di
fare capolinea nella sua vita e cambiare le sue carte in tavola? Era assurdo.
Così,
accumulando tutta la forza che avevo dentro e cercando di andare avanti, mi ero
sforzato di esserle amico. Non solo perché glielo avevo assicurato, ma perché
fondamentalmente il dolore di starle vicino in quel modo era più sopportabile
dell’agonia di non vederla, di non sapere dove fosse o cosa stessa facendo.
Per
il resto, le riprese procedevano. Non sempre perfettamente, ma procedevano. Il
tempo era davvero una seccatura non indifferente. Sembrava prendersi costantemente
gioco di noi: pioveva continuamente, il che è perfetto per un film sui vampiri,
ma anche molto scocciante in alcune scene. A volte dovevamo approfittare di
dieci minuti di luce e sole per girare una scena e altre volte ci trovavamo a
fare la danza delle nuvole (come era stata ribattezzata) per coprire gli
spiragli del sole.
Senza
contare il vento e il freddo. In modo particolare la scena del ballo era stata
micidiale. Erano le due di notte e dovevamo ancora finire di girare. Faceva un
freddo cane. Avevano messe delle stufette per cercare di riscaldare l’ambiente
e io e Kris indossavamo dei pesantissimi cappotti per tenerci al caldo. Tra un
ciak e l’altro chiacchieravamo e ricordo perfettamente il modo in cui mi si era
avvicinata e afferrando i lembi del cappotto li aveva sfregati per cercare di fare
calore, e quel sui debole contatto in effetti mi aveva aiutato parecchio.
Tuttavia durante le riprese dovevamo entrambi sforzarci di non battere i denti
per far capire la battute.
Ma
avrei fatto quello e altro per continuare a tenerla in braccio. La reggevo sui
miei piedi la stringevo a me con un braccio attorno alla sua vita. Poco
importasse che mi trovai la mattina dopo con pollici dei piedi viola perché
dimenticava di scendere. Anche dopo lo STOP di Cath, continuava a rimanere sui
miei piedi, il che non mi dava per nulla fastidio visto che peserà massimo 50
kg, e parlavamo un po’ fino al prossimo ciak, mentre sorridevo beato di quella
dolce dimenticanza.
Passavamo
insieme i pomeriggi sul set e le sere (avevamo tutti stretto abbastanza da
decidere di cenare quasi sempre tutti insieme) e se non fosse stato per i suoi
impegni scolastici, avremmo trascorso insieme anche la mattina. C’erano giorni
in cui la vedevo parecchio stressata e mi si stringeva il cuore a vederla
stanca e afflitta. Tuttavia lei non dava mai cenni di cedimento. Certo non
sempre era al pieno delle forze e delle energie eppure riusciva sempre a dare
il meglio do se stessa. Era davvero fenomenale. Era unica. La migliore attrice della nostra generazione come io stesso avevo
detto a un’intervista un pomeriggio di freddo costante e vento stranamente
decente, un paio di giorni prima.
Larry
Carrol di Mtv era venuto a
visitare il set, con nostra grande sorpresa. Sapevamo che Twilight era seguito
da un discreto numero di fan ma non ci aspettavamo certo visite e interviste da
Mtv.
Quindi
quella era stata la mia risposta quando chiese di rivelargli cosa ci aveva
impressionati dell’altro.
“Kristen
è la migliore attrice della nostra generazione, ed è il motivo per cui ho
voluto fare questo film. Non so perché o come faccia, è semplicemente migliore
di ogni altra” avevo risposto sincero e vedendola un po’ spiazzata le avevo
dato una leggera gomitata in faccia a cui aveva gentilmente risposto con un Vaffanculoche sperai venisse censurato.
“Quello
che penso io è che è molto bello”. Lì per lì scoppiai a ridere mentre invece mi
chiedevo se essere lusingato per il complimento o preoccupato del fatto che in
me vedesse solo un bel ragazzo e niente di più.
Credo
che non dimenticherò mai quella intervista, non solo perché era la prima, ma
perché mi aveva semplicemente sconvolto il suo comportamento, le sue risposte.
A un certo punto, mentre parlavo aveva inaspettatamente avvicinato un dito alle
mie labbra liberandomi di un qualche piccolo residuo di non so cosa per poi
lasciarlo sul mio giubbino. La situazione mi fece ridere ma in realtà pensavo
al calore di quel legger contatto, e tutto quel parlare sui baci non fece che
aumentare la mio ipoglicemia, finchè la botta finale
stava per farmi svenire completamente.
“C’è
una domanda che ricorre spesso su internet..?” iniziò a chiedere il
giornalista.
“Se
i vampiri fanno sesso??”
Rimasi
di pietra cercando di non focalizzarmi su quelle parole ma le immaginicircolarono così veloci da farmi quasi girare
la testa e non potei fermarle:
…il suo
corpo sul mio…
Pensa a qualcos’altro Rob
…le mie dita che si
intrecciavano con le sue…
Pensa a qualcos’altro..
…le sue mani tra i
miei capelli…
Cazzo! Vuoi pensare a qualcos’altro?!
…le nostre lingue
conoscersi piano piano…
Non
riuscivo a fermarmi! Aiutooooooo!
Abilmente
evitò di rispondere quando il giornalista le chiese se volesse effettivamente
rispondere a quella stessa domanda e passò al vero quesito.
“Com’è
stato baciare lui?”
Wow!
Quante avrei voluto saperlo, quante volte avrei voluto chiederglielo! Ma
purtroppo non c’era modo per farlo e non apparire sfacciato ed egocentrico per
cui avevo sempre desistito ed ora avevo l’opportunità di sentirglielo dire.
Ovviamente Larry non sapeva che avevamo girato soloil bacio finale e non ancora la scena del
bacio vera e propria – tremavo al solo pensiero - tuttavia noi la sapevamo
lunga sulla nostra audizione, e tirarsi indietro a quella domanda non avrebbe
avuto senso. L’ora della verità era arrivata.
Blaterò
prima qualcosa che non capii e poi “…è stato
grandioso, mi è piaciuto molto..” disse semplicemente.
Ok!
Ero ufficialmente morto!
Da
quel momento non avevo fatto altro che domandarmi se l’avesse detto per
cortesia o se davvero lo credesse. Non poche volte mi trovavo sovrappensiero e
non era sfuggito quasi a nessuno.
“Rob?”. Una voce mi portò alla realtà. Era Nikki.
Sperai
che non volesse chiedere di uscire come temevo ogni volta che mi si avvicinava.
In realtà aveva avanzato la proposta solo una volta, chiedendo di andare a
prendere un caffè, ma avevo gentilmente rifiutato perché ero troppo stanco, ed
era vero. Nikki era davvero una ragazza simpatica, stare con lei era rilassante
e prima o poi non le avrei negato un caffè, tuttavia il pensiero di un
possibile fraintendimento da parte di Kristen mi bloccava anche sulle cose più
stupide.
“Dimmi
Nikki”.
“Volevo
solo dirti che dopo cena ci riuniamo tutti a vedere un film, e ovviamente sei
dei nostri…se ti va…”.
“Chi
ci sarà?”
“I
soliti: io, tu, Ashley, Kristen..”
“Perfetto”
la interruppi bruscamente, tanto già avevo sentito quello che volevo sentire.
Da
quanto tempo stavamo lì? Avevo perso la cognizione del tempo e distogliendo il
mio sguardo da lei lancia un’occhiata al display del lettore DVD. Oddio! Solo
40 minuti? Non potevo crederci! Sembrava passata un’eternità. Quel film era
davvero pessimo. Non che lo stessi seguendo molto; steso sul letto della camera
che l’albergo aveva messo a disposizione per la “visione” non avevo fatto altro
che stare a fissare lei, approfittando del buio per non distogliere gli occhi
dai suoi capelli e dal suo viso se non per prendere i pop-corn e cercare di
sembrare apparentemente interessato al film.
Se
ne stava lì, sdraiata di lato sulla poltrona con le gambe a cavalcioni sulla
manica passandosi svogliatamente la mano tra i capelli. Sembrava del tutto
stufa e per niente interessata al film. D’un tratto si bloccò e fulmineamente
guardò nella mia direzione e incontrò i miei occhi che la fissavano. Alzai gli
occhi al cielo e sorrise. Era evidente che avevamo avuto la stessa impressione
di quella proiezione tutt’altro che piacevole.
“Credevo
fosse un film di paura..” disse Kellan interrompendo
quell’assurdo silenzio che maggiormente rendeva il film decisamente di serie B.
“Doveva
esserlo” piagnucolò Ashley.
“Ma
chi l’ha scelto?” chiese Jackson.
“Nikki”
sbuffò Kellan.
“L’avevo
detto io che era una pessima idea” disse Kristen.
“L’AVEVI
GIA’ VISTO?” quattro voci si sovrapposero l’una sull’altra.
Kristen
annuì imbarazzatae divertita.”State
scherzando? REC è stato il incubo peggiore per molto tempo. Volevo condividerlo
con voi”.
Ci
volle poco prima che quattro cuscini le piombarono in faccia.
“Hey!” si lamentò cercando di controbattere, ma inutilmente.
“Però seguite. Tra un po’ si fa più interessante!” stuzzicò.
Era
difficile capire da quel tono se stesse scherzando o se dicesse sul serio.
Tuttavia passarono pochi minuti prima che Jackson si alzasse tutt’altro che
calmo per spegnere tutto. “Basta così! Mi gira la testa!”
Un
sospiro di sollievo si alzò in tutta la stanza e tutti insieme ci stiracchiammo
sollevati dalla fine di quella tortura.
“Mi
dispiace ragazzi” si scusò Nikki. “Se avessi saputo..”.
“Ma
dai non preoccuparti” rispose divertita Kristen. “E ringraziate di non aver
visto fino alla fine..” incrociò gli occhi.
“Però
ora che si fa?” chiese Ashley.
Ci
guardammo un po’ in giro, chi in cerca di qualcosa da fare, chi per esplorare
la stanza e chi, come me, per ammirare qualcosa o qualcuno.
“UH!
Che idea!” esclamò Jackson. “Facciamo un gioco! Conoscete Obbligo, verità o paragone?” l’entusiasmo con cui lo proponeva era
contagioso ma avvertii uno strano presentimento, non prometteva niente di
buono.
Annuimmo
tutti disorientati.
“Che
diavolo è?” chiese Kellan scendendo dalle nuvole.
“E’
molto semplice” iniziò a spiegare Ashley. “A turno si chiede a una persona cosa
sceglie tra obbligo, verità o paragone e la persona è costretta a rispondere o
a fare la determinata cosa che gli viene chiesta”.
“Uh!
Mi piace questo gioco!”.
“Perfetto!
Allora iniziamo subito!” esclamò Jackson.
Ci
guardammo tutti stupiti dall’eccessiva allegria di quei due per un gioco così
stupido, tuttavia fummo costretti a cedere.
“Bene,
inizio io!” partì Nikki.
Nonostante
le aspettative, il gioco si rivelò più divertente del previsto.
Quante
ragazze hai baciato?
Dove
l’hai fatto la prima volta?
Chi
è più sexy tra Catherine Hardwicke e Melissa
Rosenberg?
Quante
volte al giorno ti lavi sotto le braccia?
…
Tra
Kellan che aveva dovuto girare in mutande per il
corridoio per dieci minuti e Jackson che aveva dovuto abbracciare il water
canticchiando “Non son degno di te…tu sei meglio di me…” non riuscivo più a controllare le risate.
Ma
avevo ben poco da ridere. Prima o poi sarebbe toccata a me, sperai solo che
quei due pervertiti non pensassero a niente troppo fuori dalla mia portata.
Nel
frattempo gli obblighi e i pegni per chi decideva di non rispondere alle Verità
continuavano. Nikki aveva dovuto spalmarsi del dentifricio tra i capelli, Ashley
aveva dovuto fare una serenata a un vicino di stanza e anche Kristen si beccò
un pegno rifiutando di rispondere alla domanda “A quanti anni hai perso la
verginità?”.
Abbassò
lo sguardo imbarazzata sussurrando “Preferisco il pegno”.
L’immagine
di lei con quel macaco del suo fidanzato, che tra l’altro ancora non conoscevo
ma già immaginavo perfettamente, mi fulminò in testa come una scossa elettrica
e dovetti concentrarmi per non esplodere di rabbia.
Vedendola
in difficoltà mi chiesi per quale motivo si fosse tirata indietro. Riflettendo
sul dato di fatto che stavano insieme da quattro anni, tutto ciò che mi venne
in mente era che probabilmente avesse vergogna ad ammettere di averlo fatto
molto giovane temendo un nostro eventuale giudizio.
Non
sapeva forse che mai l’avrei giudicata per le sue scelte. Per quel che ne
sapevo e mi riguardava nessuno mi toglieva di testa l’idea che la sua maturità
andasse ben oltre la sua età e che ogni cosa che faceva era fatta con principio
e ragione. Perciò ero convinto che il suo rifiuto fosse dettato da motivi
sensati.
Come
ben sapevo arrivò anche il mio turno.
“Bene
bene Rob..” sghignazzò Kellan.
“Obbligo, verità o paragone?”
La
mente malata di quel ragazzo mi faceva paura. Temevo che si sarebbe vendicato
per lo scherzetto del giro in mutande in corridoio, perciò optai inizialmente
per la scelta meno dannosa, il paragone, ma infine decisi per la verità, che
decisamente aveva un raggio di azione più vasto del paragone: se mi avesse
chiesto di scegliere tra le tre presenti in stanza non sapevo come avrei fatto
per sbrogliare la situazione e non sembrare scortese. Pensai che la verità
fosse un campo più vasto in cui poter spaziare, ma invece riuscì a incastrarmi
con una domanda tutt’altro che stupida.
“Sei
innamorato?”
“Cosa?”
sussurrai.
“Sei
innamorato?” ripetè. “Insomma, c’è qualcuno che ti
piace?”.
Sarebbe
stato semplicissimo dire semplicemente No,
eppure non ci riuscii. Mentire quella volta mi costava più di quanto fossi
stato capce di celare i miei sentimenti nell’ultimo
mese e passa.
“Kellan, passo tutto il tempo con voi” cercai di cavarmi
fuori da quella situazione mettendoo in mezzo la
scusa della mancanza di tempo materiale per conoscere qualcuno e innamorarmene.
“Rob, amico mio, so che sono molto attraente, ma…devo dirti di no…” scherzò Kellan. “E comunque non hai risposto alla domanda”
insistette.
Ero
alle strette. Non sapevo che fare.
Dici di no Rob!
Tanto semplice, ed efficace soprattutto! Menti!
Mi
ripetevo ma il tempo passava e non riuscivo a spiccicare una parola, nemmeno
quel No che sarebbe stato la liberazione da tutti i miei guai. Mi voltai a
guardare Kristen, ancora impegnata a bere i due litri d’acqua che le erano
stati assegnati come pegno. Mi guardò curiosa per un secondo e riprese a bere.
Non
potevo mentire. Non più. Non a me stesso almeno. Scelsi un’altra via.
“Pegno!”
sospirai.
“Oh-oh! Pare che il nostro Rob sia
innamorato..” cantilenò Nikki e mi parve di vederla lanciare uno sguardo a
Kristen.
“…ed è pure un gran cacasotto..” continuò Jackson.
Alzai
gli occhi al cielo, aspettando la mia punizione.
Kellan
sembrava indeciso, ci volle qualche secondo prima che si decidesse. Alzai le
sopracciglia in attesa.
“Allora?”
chiesi spazientito.
“Ci
sono” un sorriso gli illuminò il volto. “Voglio che baci Kristen!”.
Imaginary82:
ancora
grazie! Che dire!? Sono felice anche io che ci sia qualcuno che la pensi come me….e ti quoto appieno sull’attesa…quella
è fondamentale!
signora
degli anelli: grazie!
Eh già! Almeno questo è come io immagino le cose…davvero
peccato che non sapremi mai la verità…però
in fondo…mai dire mai… ^_^
Emmettina90:
Lu!
Grazie mille! Il messaggio mi è venuto così…anche io
la trovo una cosa molto tenera! J
simo1726: wow! Quanti
complimenti! Grazie mille! Eh…magari avessi parlato
con Rob e Kris…sarebbe
troppo bello per essere vero. Sono felice che ti piaccia la storia!
Per
quanto mi sforzassi di non pensarci, la mia mente vagava sempre lì. Anche dopo
due settimanei ricordi tornavano sempre
a quella sera e ogni volta mi trovavo a rievocare ogni singolo gesto, ogni
minimo movimento, ogni alterazione della sua voce, per cercare di capire il
motivo del mio nervosismo.
Alzai
la testa di scatto.
“Cosa?”
mormorò Rob.
“Spilati le orecchie la mattina” sbuffò Kellan. “Voglio che
baci Kristen” ripeté.
Rimasi
a bocca aperta per un secondo non sapendo cosa fare o cosa dire. Lanciai
un’occhiata a Rob per vedere la sua reazione, ma non c’era reazione. Era
rimasto imbambolato e immobile pure lui. Difficile dire se fosse perché stesse
ancora elaborando la domanda, se stesse cercando un modo per tirarsi indietro o
se stesse fingendo di non capire. Vedendolo in difficoltà tanto quanto me cercai
di rimediare.
“..ehm..scusate..ma
i pegni non dovrebbero riguardare solo le persone interessate?..io che
c’entro?” tentai anche se sapevo che le regole non erano quelle.
“Non
è assolutamente vero! Non iniziare ad inventarti le regole!” rispose Jackson.
“E
poi quello che è giusto è giusto…un pegno è sempre un
pegno!” si aggiunse Kellan con tono vendicativo e con le stesse parole che Rob
aveva usato per costringerlo ad andare in giro in mutande.
“Andiamo
ragazzi” finalmente sembrava essersi ripreso. “Che senso ha? Non è che non ci
siamo mai baciati..” osservò.
In
effetti aveva ragione. Era quasi stupido farsi tanti problemi per uno stupido
bacio, eppure la situazione mi rendeva nervosa.
“A
maggior ragione, non vedo il problema..” continuò imperterrito Kellan. Era
irremovibile.
“Nessun
problema!” rispose veloce Rob. “Ma non vedo il senso della cosa..”.
“Ah
perché invece chiudermi fuori la stanza in mutande per un quarto d’ora ha
senso!”.
Accidenti.
1 a 0 per lui. Bè, dovevo ammettere che aveva ragione dopo tutto. I pegni non
hanno un significato o un senso se non quello di mettere in imbarazzo o costringere
a fare cose che non faresti mai.
Nemmeno
lui poté infatti controbattere mentre Kellan continuava imperterrito a girare
il coltello nella piaga.
“Anzi…” continuò con tono di rimprovero “dovresti
ringraziarmi. In fondo è un pegno piacevole..” disse guardandomi sorridendo.
Gli
risposi con una smorfia indecifrabile e mi voltai a guardare Rob con aria rassegnata.
Iniziò
a parlare con fare dolce e afflitto. “Kristen non ci sono problemi se non
vuoi..”
“Cha
cavolo ragazzi! Ma come siete melodrammatici! Mai viste tante storie per un
bacio!” esplose Jackson.
“..a
meno che..” Nikki si intromise nel discorso. “..non c’è qualcosa che non sappiamo…” mi punzecchiò e capii perfettamente il
riferimento alle tante chiacchierate che ci eravamo fatte sull’argomento. Bè,
in realtà parlava solo lei, io mi limitavo a sbuffare e scuotere la testa ogni
volta che cercava di convincermi che Rob avesse un interesse per me.
Tante
volte mi ero avvicinata a quell’idea, tante volte quel pensiero mi aveva
sfiorato, e tante volte Nikki aveva cercato di inculcarmi quella sua convinzione,
ma ero abbastanza abile da sviare tutte le sue e le mie stesse supposizioni e
rimanere con i piedi per terra.
“Nikki,
ti prego smettila con questa storia! Io e Rob siamo solo amici!” ripetevo ogni
volta, rendendomi conto della monotonia delle mie risposte, ma era proprio un
osso duro. Nessuno l’avrebbe rimossa dalle sue posizioni.
“Kris,
io non cambio idea finché non ammetterai che anche tu provi qualcosa per quel
ragazzo” mi rispose un giorno convinta.
Iniziai
a pensare – in modo quasi meschino – che la sua fosse tutta una tattica per
giustificare il rifiuto di Rob nei suoi confronti e non apparire ferita.
“Lo
dici solo perché ti ha detto di no” ribattei acida ma me ne pentii subito.
“Scusami Nikki…non intendevo..mi dispiace” cercai di
rimediare. Sapevo l’interesse che provava nei suoi confronti, nonostante
cercasse di nasconderlo.
“Hey! Va tutto bene! Non preoccuparti! So accettare un
rifiuto”. Sorrise e ricambiai il sorriso.
“Ma
ciò non toglie che Rob muore per te” continuò imperterrita.
“mmm..” mormorai sbuffando. “Insisti??”
“Kris,
un giorno, non molto lontano, verrai da me e mi dirai ‘Nikki! Avevi ragione!’”.
“Ne
dubito fortemente..”
“Allora
scommettiamo!”
Adesso
ci si metteva pure lei, non bastavano i tecnici con le loro stupide scatoline
PRO e CONTRO.Non ne potevo più di
quella storia.
“OH!
Ti prego Nikki! Non iniziare anche tu!” esclamai.
Scoppiò
in una sonora risata. “Hai saputo di Jerry e delle sue scommesse” riuscì a dire
tra una risata e l’altra.
“Li
abbiamo colti sul fatto” risposi secca.
“Vedi?
Se lo pensano anche loro vuol dire che è vero!”
“No…” ribattei calma prendendo tempo. “Vuol dire che
qualcuno ha un’immaginazione molto fertile…e che gli
altri sono bravi a specularci sopra!” risposi soddisfatta.
“Sarà,
ma comunque se sei davvero così sicura, non puoi che vincere da una scommessa”.
“Bene..”
sbuffai. “Cosa scommettiamo?”
“Niente!
Già te che mi vieni vicino a dirmi che avevo ragione è un premio soddisfacente”
disse stringendomi la mano per sigillare quel patto.
“Sento
già il profumo della vittoria…” cantilenò infine e se
ne andò.
Era
davvero una strana ragazza, però stavo davvero iniziando ad affezionar mici.
Nonostante ai suoi occhi dovessi apparire come una specie di rivale per i suoi
scopi – secondo le sue convinzioni ovviamente – negli ultimi due mesi mi era
stata molto vicina, il che non era sempre semplice.
Tra
gli impegni scolastici e il lavoro mi trovavo seme a fare le corse da un posto
all’altro, a girare scene impegnative con i problemi di geometria in testa – il
che, dati i miei scontrosi rapporti con la matematica, è tutto dire -e a volte arrivare sul set era
disorientante. Certo non potevano aspettare me per girare tutte le scene, così
esaurite le poche in cui non ero presente, Catherine aveva iniziato a girare i
miei fuori campo e i campi lunghi mettendo qualcuno al mio posto per
risparmiare tempo per poi rifare la scena inquadrando solo me. Dire che ero
stressata era poco.
L’unica
magra consolazione era il cast. Erano tutti bravissimi, il che rendeva tutto
più fluido e facile. In particolar modo, ringraziavo ogni giorno il cielo di
averci mandato Rob. Con lui era un discorso a parte. Recitare con lui non era
solo semplice o veloce, era naturale. A volte ripensavo alle audizioni e a
tutti i ragazzi che avevano sostenuto il provino. Per quanto cercassi di
forzare la mia immaginazione, non riuscivo a figurarmi con nessun altro se non
con lui.Davvero sentivo che non ci
sarebbe stato nessuno con cui avrei potuto sentirmi più in sintonia. Era
tecnicamente impossibile. Non esisteva sintonia o alchimia migliore della
nostra. Eravamo come due tessere di un puzzle con un’unica combinazione:
combaciavamo perfettamente. Era tutto molto palpabile, soprattutto sullo
schermo. Non era solo finzione. Cioè, lo era, ma in modo naturale. Era l’unica
persona, in tutti i miei anni di film e lavoro, con cui davvero non sentivo di
recitare. Ogni volta, era lì con me. Reagiva alle mie reazioni, appoggiava le
mie battute, come se ci stessimo continuamente rispondendo a vicenda. Anche
improvvisare con lui era del tutto normale, come quella volta in cui gli avevo
ficcato un dito in bocca dicendogli “Vuoi assaggiare?”. Sentivo ancora la sua
lingua muoversi attorno ai contorni del mio dito per poi farsi indietro e
permettergli di mordermi leggermente. Inconsciamente avevo ritratto il dito e
l’avevo messo in bocca assaporando quel poco della sua saliva che ancora
risiedeva sulla pelle. Chissà perché l’avevo fatto. In quei momenti era
difficile dare risposta alle mie domande. Le mie azioni non erano più spinte da
un vero e proprio ragionamento, entravo completamente nel personaggio e
improvvisavo letteralmente. Erano le scene che preferivo, forse perché le
sentivo più reali delle altre.
Era
difficile descrivere il rapporto che si era creato con lui: tra la complicità,
l’amicizia, e l’imbarazzo che qualche momento di intimità aveva creato. In
seguito alle sue inaspettate proposte di matrimonio – a cui non sapevo dare un
senso logico o una risposta che non fosse scortese – avevano tutti iniziato a
chiamarci marito e moglie.
“Dove
sono i due sposini?” diceva qualcuno riferendosi a noi.
Un’abitudine talmente radicata da colpire
anche noi.
“Hey moglie!” mi salutò una volta Rob scherzando.
“Ehilà
marito!” risposi allo scherzo.
Da
quel momento ci salutavamo quasi sempre così.
Insomma,
Rob riusciva ad alleviare il mio stress rendendo tutto più semplice. Con lui
anche la pressione di girare una scena in dieci minuti svaniva. A volte
riuscivamo a girare una scena fondamentale in cinque minuti: un solo ciak. Catherine
era sempre più soddisfatta, non faceva che complimentarsi con noi e con se
stessa. La sua soddisfazione raggiungeva gli apici di una scala da uno a mille,
tanto quanto la mia stanchezza. Amavo il mio lavoro, sapevo a quello a cui ero
andata incontro avviandomi per quella strada e mai e poi mai l’avrei lasciata.
Recitare era l’unica cosa che davvero riusciva a farmi sentire viva, me stessa,
e riuscivo quasi sempre a sopportare lo stress. Tuttavia c’erano giorni in cui
ero talmente stanca, nel senso fisico della parola, da non riuscire a
nasconderlo del tutto. Tra un ciak e l’altro mi appoggiavo sul divano
appisolandomi un po’. Rob veniva quasi sempre in mio soccorso.
“Hey..” diceva dolcemente accovacciandosi per arrivare alla
mia altezza e guardarmi negli occhi.
“Hey..” sbadigliavo.
“Stanca?”
“Un
po’..” ammettevo.
Mi
intratteneva per un po’ per tenermi sveglia finché non giungeva il richiamo di
Cath: ”Ragazzi pronti! Si gira!”.
Alzavo
gli occhi sorridendo, lui allungava una mano e afferrandola mi alzavo più
veloce che potevo.
Un
girono però mi prese alla sprovvista.
“Andiamo
Bella Addormentata!” esclamò e dopo aver afferrato la mia mano, vedendomi
barcollare mi bloccò e mi prese in braccio, portandomi con non-chalance sulla
location.
Abbassai
lo sguardo imbarazzata. “Vedo che hai imparato” lo punzecchiai divertita. Colse
il mio riferimento alla sua spiacevole caduta
il primo giorno di riprese e mi fulminò con lo sguardo.
Nikki
dal canto suo cercava di darmi una mano aggiornandomi costantemente sulle
riprese in modo da non perdere tempo sul set e portandomi bacinelle di caffè.
Non so se fosse perché ero la più piccola, Taylor a parte – ma lui aveva poche
scene – ma Nikki si comportava sempre in modo premuroso nei miei confronti,
come una sorella maggiore. All’inizio avevo crudelmente pensato che avesse un
doppio fine, che mi stesse usando per arrivare a Rob, ma capii presto che mi
sbagliavo e mi pentii anche solo di averlo pensato e di aver dubitato della sua
buona fede. Il nostro rapporto diventava sempre più solido e ci volle poco
perché diventassimo amiche, nel vero senso della parola e non semplici
conoscenti o compagne di cast.
Il
loro aiuto era fondamentale, soprattutto quando la pressione si faceva sentire
in modo particolare, come quando Stephenie era venuta sul set per le riprese.
Nonostante fossimo tutti molto agitati dal suo giudizio, riuscimmo a mantenere
la calma e con la sua impeccabile accomodanza mostrò
un coinvolgente entusiasmo.
Altre
volte era il tempo a causare problemi, altre ancora ero semplicemente scostante
e nervosa di mio. Senza nessun particolare motivo. Ricordavo bene il girono in
cui avremmo dovuto girare la scena del ballo. Ero su di giri, nervosissima,
stanca da morire. Avrei voluto dormire, riposarmi, ma i tempi stringevano. Ero nella
mia camera in hotel con il copione in mano ma non riuscivo a ricordare le
battute. Le avevo ripetute il giorno prima alla perfezione e d’un tratto non
riuscivo a ricordare niente. Completo black-out. Mi assalì la rabbia e
lasciandomi divorare dalla frustrazione, scoppiai a piangere. Non riuscivo
proprio a calmarmi quando bussarono alla porta.
“Kristen
tutto bene?”
Riconobbi
subito la voce. Tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime con le mani.
“Si..tutto
bene” risposi con la voce rotta dai singhiozzi.
“Sei
sicura? Posso entrare?”. La porta si aprì leggermente.
“NO!”
urlai.
Non
volevo che mi vedesse in quello stato, a piangere senza motivo come una bambina
di cinque anni che si è rotta un’unghia. Non mi diede ascolto ed entrò lo
stesso.
“Oddio
Kristen, sati bene?” disse preoccupato correndo a sedersi sul letto accanto a
me.
“Ti
avevo detto di non entrare” mi lamentai.
“Kristen
che è successo?”. Si capiva dalla voce che non avrebbe accettato un silenzio
come risposta.
“Non
lo so” scoppiai. “Sono stanca, non mi ricordo le battute…e
si muore dal freddo! È tutto uno schifo!” sbottai.
Intravidi
un lieve sorriso sul suo volto prima di accogliermi tra le sue braccia. Piansi
ancora più forte.
“Sono
un disastro” mormorai contro il suo petto.
“Non
sei un disastro..” sospirò leggermente.
“Si
invece! Guardami!”
Mi
alzò il mento con un dito e mi fissò dritto negli occhi. “Ti guardo” bisbigliò.
“E sai cosa vedo?”.
Non
risposi.
“Vedo
una ragazza meravigliosa, cresciuta troppo in fretta, e un po’ insicura. Vedo una
ragazza forte, che non si lascia abbattere dalle difficoltà. Vedo una ragazza
con esperienza, piena di talento e capacità. Vedo una ragazza che ama il suo
lavoro e che lotta contro lo stress. Io ti guardo..e vedo una donna”.
Abbassai
lo sguardo. “Ho solo diciassette anni..” mormorai. “Non voglio essere una
donna..”.
Scrollò
le spalle. “Bè, nemmeno io ho chiesto di essere così bello e simpatico..ognuno
ha la sua croce”.
Riuscì
a farmi ridere. Il peggio era passato, grazie a lui, e mi sentii una perfetta idiota.
“Sono
proprio una stupida..” dissi con un sorriso scuotendo il capo.
“Niente
che ti fa star male è stupido” disse asciugandomi le lacrime che ancora erano
sulle mie guance. “Poi andiamo, che sarà mai un po’ di freddo?!” scherzò.
Tirai
su con il naso un’ultima volta.
Si
alzò. “Pronta?”. Mi offrì la mano e l’accettai volentieri.
“Grazie”
sussurrai.
Sorrise.
“Quando vuoi!”.
La
mia mente ormai vagava da un pensiero all’altro incontrollabile e senza che
nemmeno me ne accorgessi tornai al ricordo di quella sera.
“..a
meno che non ci sia qualcosa che non sappiamo..”. la frecciatina di Nikki
giunse perfetta e indisturbata.
“Nikki”
la fulminai con lo sguardo. Sperai intuisse che era un’intimazione a farla
finita, ma invece continuò imperterrita.
“Andiamo
Kris, dagli questo bacio e non se ne parla più!”
Dove
voleva arrivare?
“C’è
forse qualche problema?” mi chiese con aria innocente.
“Certo
che no!”. Era ora di farla finita con quella storia, prima che diventassi del
tutto insofferente.
“Avanti
Rob…ehm..vieni qui!” gli feci spazio sul divano a due
posti su cui ero stesa.
Esitò
un secondo prima di alzarsi e venire con calma a sedersi accanto a me. Alzai lo
sguardo sperando di non essere diventata rossa e incontrai i suoi occhi. Erano
verdi quella sera. Avevo notato che cambiavano colore. Dal celeste, al blu, al
verde. Mi inchiodò con lo sguardo. Come faceva? Come riusciva ad attirare i miei
occhi ai suoi in quel modo?
“Facciamo
per almeno sette secondi…” sentii la voce di
qualcuno, probabilmente Kellan, ma ero già persa in un altro mondo.
Vedendo
che non si spostava di un millimetro immaginai che volesse che fossi io a fare
la prima mossa per assicurarsi che fossi sicura di volerlo fare davvero. Mi
avvicinai lentamente fino ad avere i suoi occhi a due centimetri dai miei.
Sentivo il suo respiro sulle mie labbra, le sue mani tremare, e il suo corpo
fremere, proprio come quella sera a casa mia. Abbassai lo sguardo prima di
guardarlo un’ultima volta. Chiusi gli occhi e mi buttai, eliminando quei pochi
centimetri che dividevano le nostre labbra. Ricambiò subito. Fu un bacio
diverso da quelli a cui ero abituata. Non solo dolce, ma lento. Molto lento,
come se avesse paura che schiudendo le labbra sarei scivolata via. Mi teneva
incollata a se finchè non fui io a schiudere le
labbra e cambiare lato.
Non
sentivo altro rumore se non quello delle nostre bocche che si conoscevano forse
per la prima volta dopo tanti contatti; ma non sapevo se in effetti ci fosse
silenzio oppure se ero completamente catapultata in un altro universo.
Non
so quanto tempo passò, finchè non sentii qualcuno che
esclamava qualcosa.
“Cavolo
ragazzi!” una voce.
“Dodici!”
un’altra voce.
Un
fischio, una risata, un ululo – non so cosa fosse – ci riportò alla realtà e
separammo quella unione. Ancora con la labbra socchiuse abbassai gli occhi per
un secondo e poi lo guardai. Di nuovo il suo sguardo s’impadronì del mio ma
sbattendo le palpebre più volte riuscii a non farmi sottomettere.
“Bè,
avete una strana idea di sette secondi..”
parlò Ashley.
“Strana
idea è dire poco! Sono stati diciotto secondi!” ribatté Kellan.
Davvero
era passato così poco tempo? Pensai mentalmente a quanto tempo sono diciotto
secondi. Diciotto secondi sono pochissimi. Si contano due volte sulle dita,
eppure a me era sembrata un’eternità, mentre mi beavo in quello spazio
evidentemente atemporale.
Mi
schiarii la gola imbarazzata cercando di accantonare l’argomento, ma era
difficile ignorare le occhiate di Nikki.
“Allora…tocca a me!” esclamai chiudendo la faccenda.
Tuttavia
la faccenda era tutt’altro che chiusa. Dopo due settimane ancora ci pensavo.
Perché mi aveva innervosito quella situazione? Perché mi aveva mandato in
ansia? Perché non avevo sentito che sette secondi erano passati?
Domande
irrisolte ovviamente. Pur volendo trovare una risposta, la mia mente era troppo
impegnata a saltare da un ricordo all’altro.
La
prima volta che lo avevo sentito suonare. Me la presi a morte con lui.
“Sei
un grande bugiardo!” gli dissi dopo le due ore che aveva passato a improvvisare
al pianoforte.
“Cosa
ho fatto?” chiese innocente.
“Cosa
non hai fatto!” lo corressi. “Non mi avevi detto che eri così bravo!” dissi
offesa.
“Non
volevo sembrare presuntuoso..si chiama modestia Kristen”. Sorrise e se ne andò
liquidandomi con quelle quattro parole. Se le sue mani sembravano volare sul
piano, non osai immaginare come suonava la chitarra.
Kristen è la migliore attrice della
nostra generazione, ed è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Non so
perché o come faccia, è semplicemente migliore di ogni altra.
Un
altro ricordo.
Per
molti giorni dopo quell’intervista ero stata a interrogarmi sul senso delle sue
parole. Chissà se diceva davvero.
…è il motivo
per cui ho voluto fare questo film…
Mi
sentivo terribilmente confusa, e il fatto che Mike ci fosse poco non aiutava.
Sarebbe dovuto venire per il mio compleanno, ma mi aveva chiamato la sera prima
per scusarsi e avvisarmi che non ce l’avrebbe fatta per impegni imprevisti.
Così noi ci vedevamo sempre meno e invece aumentavano le cose che avevo deciso
di tenergli nascoste per evitare storie inutili.
Cercai
di non farmi rovinare l’umore da quella notizia. Quella giornata era speciale,
particolare. Non potevo lasciare che l’assenza di Michael la rovinasse.
Era
il mio compleanno. Finalmente avrei compiuto diciotto anni e addio corse avanti
e indietro tra compiti e lavoro, addio stupide clausole delle sette ore massime
di lavoro per i minorenni, finalmente avrei vissuto a pieno il mio lavoro, e se
pure avessi dovuto fare i turni di notte, sarebbe stato sicuramente meno
stressante di fare avanti e indietro e su e giù.
O
forse no.
Come
regalo per il mio compleanno Cath aveva pensato bene di regalarmi una giornata
di quasi venti ore di lavoro. Ma non mi lasciai scoraggiare. Ero troppo su di
giri ed emozionata per lasciarmi abbattere. Iniziammo presto a girare,
riempiendo finalmente le lacune della mia assenza.
E
mentre la mia mente vagava tra un ciak e l’altro, rispondevo entusiasta a tutti
gli auguri di compleanno.
“Hey diciottenne!” bisbigliò Rob abbassandosi alla sedia da
regista su cui ero seduta e portandomi alla realtà. “Ti va un caffè? Pare che
sarà una lunga giornata..”
Sospirai.
“Certo”.
Camminavamo
fianco a fianco con i bicchieri pieni di caffè forte e sentii l’impellente
bisogni di parlare, di chiedere spiegazioni, di sapere.
“Hey Rob..” esitai.
“mmm?” mormorò sorseggiando il caffè fumante.
“..ehm…tu…dicevi sul serio..l’altro giorno, durante
l’intervista?”
“A
che proposito?”
“Bè..riguardo
il fatto che hai voluto fare questo film…solo per me…”. Mi sentivo stupida a chiederglielo.
“Certo”
rispose sicuro. “Credevi che mentissi?”
Spalancai
gli occhi. “No no…mi sembrava solo…strano..”
dissi lusingata.
“Kristen”
fece una pausa “davvero credo che tu sia un’ottima attrice e quando ho saputo
che l’audizione era con te…non ci ho pensato due
volte ad afferrare l’occasione per conoscerti”.
Sorrisi
e abbassai lo sguardo cercando di non sembrare imbarazzata.
“E
tu?” mi prese alla sprovvista.
“Io
cosa?”
“Dicevi
sul serio?”
“Riguardo
cosa?”
“Riguardo
la mia bellezza..” alzò diverse volta le sopracciglia per farmi capire che
scherzava, eppure mi sembrava che aspettasse davvero una risposta.
“Ah
a proposito, ricordami di darti un cosa” continuò.
“Una
cosa?” mi incuriosii.
“Una
cosa” confermò.
“Un
regalo?” chiesi lasciandomi sfiorare da quell’idea.
“Lo
scoprirai stasera..”
“Che
succede stasera?”
“Bè…” iniziò a parlare ma si bloccò immediatamente e il
sorriso che aveva sul volto sparì da un istante all’altro.
Improvvisamente
sentii due mani da dietro coprirmi gli occhi e una voce del tutto familiari e
inaspettata.
Emmettina90:
tesorooooooo!!! Sapevo che Kellan
in mutande ti avrebbe gustato mucho! :P e comunque
non ti preoccupare per il servizio fotografico…vabbè…ti
ho già detto troppo oggi! ^_^
Imaginary82:
ti
ringrazio! WOW! La tua storia è incredibile! Che cosa carina! Mi sa che siete
proprio destinati a stare insieme!
lindathedancer: grazie mille! E non preoccuparti per il ritardo! Per me è già tanto che
mi recensite… :p comunque…come
ho detto…il capitolo su vanity
fair ci sarà! ^_^ l’avevo in programma da quando ho iniziato…J
simo1726: grazie graziegrazie! Bè che dire….dei complimenti non mi stanco mai…hehe…fanno
sempre piacere! J
signora
degli anelli: grazie!
^_^ bè…l’attesa è finita! :P grazie ancora! J
Ecco un altro
capitoletto! Vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono e che mi hanno
aggiunto tra i preferiti e le storie seguite! E tutti coloro che mi commentano
sempre! Vi adoro! J
P.S. Domani è
il grande giornooooooooooooo!!!! Tutti al cinemaaaaaaa!!! Ancora non ci credo che sia passato
finalmente un anno!!! O.o
A me mancano
esattamente 24 ore al grande momento! A voi?! J
Capitolo 14
Terzo
incomodo
POV Kristen
Wish I hadwhat I neededtobe on myown
‘cause I feel so defeated and I’m feeling alone.
And it all seems so helpless
and I have no plans
I’m a plane in the sunset with
nowhere to land.
Non
poteva essere. Non potevo credere alle mie orecchie e cercai diliberarmi dalla presa che mi rendeva cieca
per vedere. Ai miei occhi non potevo non credere. Portando le mie mani agli
occhi afferrai le sue, quelle mani che ormai conoscevo fin troppo bene e un
altro indizio mi diceva che non mi ero sbagliata. Mi voltai lentamente,
finalmente padrona della mia vista, e rimasi a bocca aperta.
“Oh
mio dio!” esclamai. “Mike!” mi gettai fra le sue braccia.
Non
potevo credere che fosse davvero lì. Da quanto non ci vedevamo? Un mese forse?
In un modo o nell’altro c’era sempre stato un qualche imprevisto che aveva
rovinato i piani.
“Auguri
amore mio..” mi sussurrò all’orecchio prima di baciarmi.
“Che
ci fai qui?!” esclamai ancora sbalordita quando mi fui ripresa dal lungo bacio.
“Credevo avessi detto di non poter venire..”.
“Sorpresa!” mi interruppe con un sorriso.
Ricambiai. “Oddio! Ancora non posso crederci!”. mi
attirò a lui e mi abbracciò forte. Stava per darmi un altro bacio quando
improvvisamente ricordai che non eravamo soli.
Mi voltai di scatto e vidi Rob immobile, esattamente
dove si trovava prima di quell’imprevista interruzione, nella stessa identica
posizione, non si era spostato di un millimetro, eppure il suo corpo sembrava
fremere, tremare. Mi sembrò di vederlo stringere denti e pugni per un secondo
prima di passare a scrutare il suo viso. Era…deluso.
Contratto da una sottile smorfia che non riuscii a decifrare. Cos’era quella
ruga che scavava il suo volto? Rabbia, delusione, frustrazione, incomprensione,
curiosità?
Improvvisamente il suo viso, che da molto tempo era
diventato come un libro aperto per me si chiuse, trasformandosi in un assurdo
codice criptato di cui non trovavo la soluzione.
L’unica spiegazione che potessi darmi a riguardo era
che se l’era presa per la mia maleducazione, per averlo tenuto fuori dalle
presentazioni e cercai di rimediare subito.
“Oh…ehm…scusami Rob. Mike,
lui è Rob” non c’era bisogno di spiegargli chi era. Gliene avevo parlato un
paio di volte e immaginai si ricordasse che era la mia co-star.
“Rob…Mike, il mio ragazzo..”.
Mi morsi le labbra pensierosa mentre Mike allungava
una mano per stringergliela. “Piacere Rob”
“Piacere mio..” mugugnò accettando la mano per pochi
secondi.
Mike continuò a parlare. “Allora come procedono le
riprese?”
“Perfettamente”. La sua voce giunse secca e pungente,
quasi con una vena di sfida.
Non capivo davvero quell’atteggiamento. Rob era sempre
molto socievole con tutti, era un tipo alla mano, divertente, spiritoso, andava
d’accordo con tutti e riusciva ad ambientarsi in ogni situazione in pochissimo
tempo, eppure in quell’istante sembrava essersi completamente trasformato.
Aveva abbandonato la sua naturale spigliatezza e uno strano e fino ad allora
sconosciuto velo di acidità si era impossessato della sua simpatia. In
quell’occasione, con un simile atteggiamento, avrebbe senza dubbio fatto una
cattiva impressione a chiunque, ma io lo conoscevo troppo bene. C’era qualcosa
sotto, solo che ancora non riuscivo a capire cosa.
Mike dal canto suo era del tutto tranquillo. Mi
cingeva i fianchi da dietro tenendo le braccia incrociate sulla mia vita e il
mento appoggiato sulla mia spalla.
“Bene…d’altronde non poteva
essere altrimenti con la mia Kris” disse orgoglioso e mi diede un bacio sulla
guancia.
Rob aveva ancora il viso rigido e potevo chiaramente
vederlo sbattere le palpebre lentamente.
“Si…è una ragazza …piena di risorse…non c’è che
dire!”.
Mike sorriso soddisfatto e mi strinse più forte.
Abbozzai un sorriso ma concentrata com’ero a carpire il senso delle parole di Rob,
tutto ciò che mi uscì fu una smorfia indecifrabile.
“Sei molto fortunato..” sussurrò infine per poi
stringersi nelle spalle.
“Lo so” esclamò Mike e subito cambiò posizione per
potermi baciare di nuovo, ma istintivamente voltai il viso per porgergli la
guancia.
Mi guardò curioso ma ci passò subito sopra.
“Allora! Cosa vuoi fare oggi?” chiese entusiasta. “E’
un giorno speciale! Bisogna festeggiare!”.
“Mike…oggi devo lavorare
tutto il giorno”.
“Cosa?”
“Bè, è il minimo. Mancano ancora molte scene e siamo indietro,
e non voglio rallentare tutto ora che posso fare di più”.
“Ma Kris..” iniziò a lamentarsi ma la voce di
Catherine lo interruppe.
“Mike!” esclamò. “Che ci fai qui?” si abbracciarono.
Mike e Cath si conoscevano da tempo, mi aveva raccontato una volta di come si
erano conosciuti, ma in quel momento non riuscii a ricordarlo. In fondo il
nostro era uno strano giro di amicizie e conoscenze. Bene o male ci conoscevamo
o avevamo sentito parlare degli altri attraverso diverse persone o amici
comuni.
“Sono venuto a trovare Kristen” rispose Michael.
“Oh, che carino! Però oggi la tua donzella sarà
impegnata tutto il giorno!”
“Già…me lo stava giusto
dicendo..” sbuffò rassegnato.
“…però se vuoi sei benvenuto
ad assistere alle riprese!”
Pensai inizialmente che fosse una buona idea, in tal
modo non avrebbe tenuto il broncio fino a sera, ma mi ci volle un secondo per
cambiare idea. Non potevo sopportare l’atteggiamento di Rob e per quanto
cercassi di convincermi che non c’entrasse nulla con l’arrivo improvviso del mio
ragazzo, mi sembrava l’unico evento
accaduto prima del cambiamento.
Recitare in quelle condizioni sarebbe stato un disastro assicurato. Cercai di
non pensarci troppo e sperai solo che almeno come Edward si sarebbe attenuto al
personaggio.
“Certo! Mi farebbe piacere!” esclamò infine
sorridente. “Se per voi non è un problema ovviamente” disse rivolto a me e Rob.
Io mi limitai a scuotere il capo mentre Rob stava in
silenzio. Perfetto. Se quello era il clima in cui avrei dovuto lavorare forse
sarebbe stato meglio evitare.
“Perfetto!” esultò Cath per poi rivolgersi a noi.
“Ragazzi allora si inizia tra dieci minuti”.
“Bene” risposi automaticamente prima di rendermi conto
che ancora non sapevamo su quale set saremmo dovuti andare e quale scena
avremmo dovuto girare. Ma non ci fu bisogno di chiedere. Cath, quasi come se mi
avesse letto nel pensiero, chiarì tutto.
“Oggi giriamo la scena del bacio” disse tranquilla e
andò via, lasciandomi di pietra.
Quelle sei paroline bastarono a farmi irrigidire,
improvvisamente tutto quello che avevo cercato di evitare e che era
naturalmente sparito rivedendo Mike, mi piombò addosso tornando a opprimermi.
Quel contatto a casa mia, quel messaggio, quel bacio…
tutto quello che avevo deciso di tenergli nascosto e che abilmente avevo
riposto in una scatola sigillata e dimenticata tornò a galla.
Ora era il momento della verità. Per tanto tempo avevo
evitato di pensarci logorandomi nelle possibilità, cercando di scegliere tra
verità o bugia. Ed ora non avevo tempo. Ogni secondo che passava era un passo
verso la bugia e ogni sospiro era un tentativo di fare la cosa giusta. Ma qual
era la cosa giusta? Forse avrei dovuto dirgli tutto semplicemente, in fondo non
era successo niente. Però proprio perché non era successo niente sarebbe stato
inutile parlarne, avrebbe potuto fraintendere. Ero così confusa da non riuscire
a valutare le cose dal punto di vista più obiettivo, e la prospettiva di avere
Mike a fissarci durante quella scena
non alleggeriva per niente la cosa.
Basta Kris. Mi dissi. Smettila di farti le pippe mentali e affronta la situazione! Digli la verità e
quel che succede, succede.
Sì! Decisi. La verità era sicuramente la strada più
salutare da seguire, essere sinceri non avrebbe portato altro che bene. Ne ero
sicura. Dovevo esserlo.
La voce di Mike mi riportò alla realtà. “Kris stai
bene?”
“Si” mentii.
“Dobbiamo andare” si intromise Rob d’un tratto di buon
umore e con voce pronta e squillante. Mike scattò voltandosi a guardarlo e
fulminandolo con lo sguardo.
“Vi raggiungo” disse lasciandomi la mano e poi si
rivolse a Rob. “Mi raccomando, trattamela bene” disse d’un tratto con
diffidenza.
“Non preoccuparti. È in buone mani!” rispose a tono
Rob.
“E chi si preoccupa?!” mi riprese per mano e attirandomi
per i fianchi mi baciò prendendomi alla sprovvista.
Mi ci volle un secondo per rendermi conto della
situazione.
Quei due si stavano sfidando, e anche in modo
piuttosto sfacciato. Quando mi resi conto di quella assurda intuizione, mi
scostai brusca da Mike e mi liberai dalle sue mani e dalla sua bocca.
“Devo andare” dissi con voce confusa e incerta.
“A tra poco” rispose lui e mi diede un altro veloce
bacio non prima però che mi accorgessi che nel farlo aveva gli occhi puntato
verso Rob.
Risposi in fretta al bacio e mi defilai via con Rob.
Non potevo credere a quella situazione. Era assurdo
che Mike fosse geloso. Oddio, non era assurdo, date le circostanze, però non si
era mai comportato così. Sapevamo che i baci di scena facevano parte del
lavoro, come sapevamo che lavoro e vita privata procedevano in direzioni del
tutto diverse. Non potevamo essere gelosi di ogni partner di lavoro che avremmo
avuto. Io non ero gelosa delle sue e lui non lo era dei miei. Fino a quel
momento almeno. Cosa poteva avergli fatto cambiare idea? Cosa c’era di diverso
questa volta?
Per non parlare di quell’altro idiota. Che cavolo gli
era saltato in mente? Perché assumere quell’atteggiamento? Perché provocare
Mike in quel modo? Forse non gli andava a genio, eppure nemmeno lo conosceva e
giudicare le persone a prima vista non era affatto tipico di Rob. Lui
rifletteva un’intera settimana per inquadrare una persona appena conosciuta,
ero io quella che aveva un’ottima e rapida capacità di giudizio. Riuscivo
subito a capire il carattere di una persona dopo averla vista una sola volta,
Rob escluso. Lui era stato un caso a parte. Si presentava sempre con mille
facce diverse, ai miei occhi perlomeno.
“Non vi sembra un tipo lunatico?” avevo chiesto a
Nikki e Ashley uno dei primi giorni di prove.
Entrambe avevano negato asserendo che vedevo cose che
non c’erano: Rob era un tipo tranquillo, socievole, simpatico, alla mano.
Solo con me l’inizio era stato drammatico.
Con lui avevo dovuto faticare per capire la sua
personalità. Mi era apparso inizialmente criptica e impossibile da decifrare,
eppure a distanza di due mesi dal nostro primo incontro tutto era talmente
semplice che mi sembrava assurdo ripensare ai primi giorni e immaginare un
periodo in cui non riuscissi a capirlo.
“Allora…cos’era quello?”
chiesi curiosa.
“Quello cosa?”
“Quell’atteggiamento…”
Rise sotto i baffi ma non rispose. Avrei voluto
chiedergli ancora spiegazioni, ma invece rimasi in silenzio.
“Tu…sei sicura di conoscerlo
bene?” chiese esitante a un certo punto.
“No niente…solo… viva le
possibilità!” disse ironico.
“Scusa..?”. Non riuscivo a capire il senso di
quell’affermazione. Voleva forse dire che stando col mio primo e unico ragazzo
da oltre due anni mi ero preclusa ogni altra strada?
Mi sembrava assurdo pensarci dato che in fondo avevo
solo diciotto anni, eppure Rob era capace di mandarmi in confusione anche con
le affermazioni più stupide. Mi sentii un’idiota a preoccuparmi di quello che
poteva pensare lui. In fondo non erano affari suoi con chi stavo e da quanto
tempo, e non erano problemi miei se la cosa gli dava fastidio.
“Lascia stare..” mormorò quando già avevo deciso di
lasciar passare il tutto. Proprio non mi andava di mettermi a discutere in quel
momento, giusto prima della scena fondamentale.
Con tanti giorni in cui avremmo potuto girare la scena
del bacio, proprio quello. Non poteva esserci momento peggiore. Ero nervosa.
Non riuscivo a concentrarmi. Ma ciò che più mi preoccupava e sorprendeva era il
fatto che non riuscissi a entrare in sintonia con Rob. Era la prima volta che
mi capitava dopo due mesi di lavoro, e proprio nell’attimo della scena più
importante, avevamo perso l’alchimia.
Catherine interruppe la scena per la centesima volta
quando dimenticai di dire la battuta.
“Kristen c’è qualcosa che non va?” chiese gentile.
“Scusa Cath, ero distratta…”.
Avevamo già girato la scena diverse volte, ma non
ricordavo nemmeno di aver parlato. Le battute mi uscivano dalla bocca per un
riflesso incondizionato, abituate a venire fuori da sole per tutte le volte che
le avevo ripetute. Potevo esserci con il corpo, ma con la mente ero da
tutt’altra parte. Ricordavo appena di aver incontrato le sue labbra. Possibile
che fossi così distratta?
Come se non bastasse si aggiunse Michael, che ci
osservava. Un ciak dopo l’altro, ogni angolazione, ogni primo piano. Non
riuscivo a sopportare i suoi occhi su di noi, in una scena così delicata.
Rob divenne improvvisamente più concentrato e…impetuoso. Potevo sentire il suo desiderio mentre si
avvicinava lentamente a me, le sue mani accarezzarmi il viso e le sue labbra
premere contro le mie lentamente, molto lentamente, come se le stesse
assaporando, come se provasse piacere a rendere lunghissimo quel momento.
Eppure era diverso. Non era un bacio dolce e soffiato, era un bacio carico di
sfida e pregno di vittoria. Non potei fare a meno di pensare che lo stesse
facendo per provocare ancora Michael. E ci stava riuscendo bene. Anche
dall’altra parte della stanza riuscivo a sentire il respiro di Mike farsi
sempre più pesante e rumoroso.
Era impossibile lavorare in quelle condizioni. Non ne
potevo più. Mike doveva andarsene.
Dopo l’ultima scena, l’unica che sembrava più decente,
Catherine diede una breve pausa e ne approfittai.
“Quel presuntuoso mi sta provocando!” sbottò prima che
potessi parlare.
“Hey!” cercai di calmarlo. “Smettila…sai che non devi preoccuparti vero?”
Mi strinse i fianchi. “Si, lo so” sospirò alzando gli
occhi al cielo.
“Bene, allora devo chiederti un favore…”
dissi già immaginando la sua sfuriata.
“Dimmi”.
“Devo…chiederti di
andartene”.
“Cosa?” la sua voce era a metà tra sorpresa e
incredulità. Si mise a ridere e capii che forse immaginava che stessi
scherzando.
“Scusa amore, è che così non riesco a lavorare”
continuai mesta.
“Kris fai sul serio?”
Mi strinsi nelle spalle accennando col capo
leggermente.
Sbuffò rumorosamente.
“Ti prego non essere arrabbiato” lo supplicai. “Sai
quanto è importante tutto questo per me, potrebbe essere una buona occasione e…non voglio rovinare tutto. Ti prego”.
Probabilmente catturato dalle mie preghiere sbuffò e
annuì evidentemente infastidito.
“Bene..allora..ti vengo a prendere stasera..”
Improvvisamente mi venne in mente la chiacchierata con
Rob poco prima del suo arrivo. Lo
scoprirai stasera aveva detto.
Ecco che mi trovavo a un bel bivio.
Sapevo che la cosa giusta sarebbe stato accettare
l’invito del mio ragazzo, ma la curiosità si impossessò di me e in un secondo
mi trovai a pensare a una qualche sciocchezza per dargli buca.
“Amore, stasera finiremo tardissimo..sarò a pezzi” gli
rifilai una mezza verità. Era vero che avremmo finito tardi, avevo solo omesso
qualche particolare. Ormai la lista delle cose che gli tenevo nascoste
diventava sempre più lunga. Alla faccia dei miei buoni propositi di essere
sincera.
“Facciamo domani?” cercai di recuperare la situazione,
ma non ci riuscii.
“Eh no Kris! Così non va!” urlò lasciandomi i fianchi.
“Insomma mi faccio quattro ore di macchina per essere qui oggi e tu non sei
disponibile, ma va bene, è il tuo lavoro. Poi mi dici di andarmene perché non
riesci a lavorare e per te lo faccio, ma questo è troppo!”.
Mi resi conto che tutti si erano girati a fissarci.
Rob incluso.
“Michael, possiamo parlarne fuori per favore..”.
“Col cavolo Kristen!”
“Vuoi smetterla per cortesia! Stai esagerando!”
“Io esagerando??!! E il tuo amichetto lì!? Lui non
esagera?!”
“Questo è troppo!” sbottai.
“Si! Infatti! È troppo!” gridò.
“Vuoi smetterla di urlare?” urlai anche io.
“Sai che c’è di nuovo Kristen? Vuoi che me ne vada?
Bene. Addio!”
Mi ci volle qualche minuto per riprendermi, e non
perché fossi distrutta dal dolore della sua assenza, ero semplicemente
infastidita e incavolata per quel comportamento, il che influì non poco sul
lavoro. Era ormai l’una passata quando finimmo di girare e come primo giorno da
diciottenne mi sentivo una completa fallita. Dire che le riprese erano andate
da schifo era poco. Catherine si era accontentata di alcune scene, ma sapevo
che in realtà erano lontane da quello che desiderava.
Non riuscivo a guardare nessuno in faccia, mi sentivo
troppo male. Anche Rob aveva cercato di consolarmi.
“Mi dispiace…”.
“Non è colpa tua” lo interruppi prima che potesse
arrivare a dire qualcosa di imbarazzante.
“Bè, comunque il tuo ragazzo è un vero idiota..”.
Lo interruppi di nuovo. “Rob, concentriamoci sulle
scene per favore”.
Tuttavia le mie erano solo parole. Ormai la giornata
era andata e ne avevo ricavato solo frustrazione, e stanchezza.
Presi la borsa con le mie cose e uscii dalla roulotte.
Avrei tanto voluto tornare in camera a riposare, ma Catherine aveva detto di
volermi parlare prima di andar via e mi incamminai verso la sala ristorante
dell’albergo – dove avrei dovuto incontrarla - iniziando a pensare a qualche
valido motivo che giustificasse la mia distrazione per tutto il giorno. Chissà
cosa mi avrebbe detto, forse si sarebbe pentita della sua scelta. Preferii non
pensarci mentre mi dirigevo nella sala.
Ero ancora nervosa per Michael. Non aveva mai reagito
così, non ero un comportamento solito. Tutt’altro. Non alzava mai la voce con
me. Mi chiesi dove fosse in quel momento. Forse era già ripartito, forse non mi
avrebbe voluta più vedere, forse mi aveva davvero detto Addio.
Decisi di abbandonare anche quei pensieri per evitare
di scoppiare in lacrima davanti a Cath e nello stesso istante in cui aprii la
porta della sala un nuovo pensiero mi giunse in mente, lo stesso che mi aveva
portato a mentire a Michael, il motivo per cui, tra l’altro, ero così nervosa.
Lo scoprirai
stasera.
Bè, era sera e ancora non avevo scoperto niente.
Iniziai a chiedermi se avesse scherzato, ma non potei rifletterci su a molto;
un grido carico di voci irruppe tutta la stanza.
Emmettina90:
lu…a te non so proprio
che dire…visto che già sai anche troppo…
Imaginary82:
J potresti provarci!
A farne una ff intendo! Chissà…J se dovessi farci
un pensierino fammelo sapere! ^_^
Erika1975: ehm…leggi e vedrai! :P
signora
degli anelli: grazie!
Avrei voluto parlare di quella sera in effetti…ma ho
paura che poi diventi tutto troppo lungo e pesante…quindi
ho preferito lasciare solo gli accenni!
simo1726: grazie davvero
molto! Sei sempre gentilissima! Jbè..se non mi fermassi sul più bello non ci sarebbe
gusto ad aspettare no? ;P
lindathedancer:
grazie linda! ^^ sisi! Il capitolo
su vanity fair era stabilito da tempo…e
non ci vorrà molto…
Bene…ecco il capitolo 15. È un po’ più corto
rispetto agli altri, perché inizialmente doveva essere diviso in due POV, ma
poi sarebbe venuto troppo lungo e non vorrei che diventasse stancante, perciò ho
preferito dividerlo in due capitoletti, così è anche più comodo per i punti di
vista! Spero vi piaccia!
Capitolo 15
Sorpresa
POV Kristen
Rimasi
a bocca aperta mentre con lo sguardo scorrevo i visi di tutti i presenti in
sala. C’erano proprio tutti. Tutto il cast, ovviamente Catherine, parte della
produzione e anche alcuni tecnici.
“Auguriiii” ripeté qualcuno.
“Ma..io…credevo che volessi parlarmi di oggi…che
ce l’avessi con me” balbettai a Catherine quando mi si avvicinò.
“E
perché mai dovrei avercela con te?”.
“Sono
stata un disastro” mi lamentai.
Catherine
rise leggermente. “Tesoro, tu sei una fantastica attrice e una persona
meravigliosa! Una giornata no può capitare a tutti” disse piena di
comprensione.
Mi
resi conto in quel momento di essere davvero fortunata.
Mi
aspettavo una sfuriata, un rimprovero e invece mi trovavo una festa per il mio
compleanno
Erano
tutti lì a festeggiare me. Bè, festeggiare era una parola grossa. Non c’era
roba da mangiare: all’una e mezza di notte qualunque cosa sarebbe stata
difficile da digerire, però c’era sul tavolo un’enorme torta rotonda a forma di
orologio “BENVENUTA NELLE NOTTURNE” c’era scritto a caratteri cubitali, con un
chiaro velo di ironia e sadismo.
“Ora
anche tu puoi fare le ore piccole” scherzò Nikki.
“Apri
i regali!” esclamò Ashley mesta.
“C-ci sono dei regali?” chiesi incredula.
Non
potevo crederci. Quello era già tanto per me.
“Certo!”
si aggiunse Kellan e me ne passò uno.
Solo
in quel momento mi accorsi dei diversi pacchi che si trovavano su un tavolo più
in là. Alcuni portavano bigliettini con su scritto “Dal tuo adorato cast” altri
erano anonimi.
Erano
per lo più DVD e album musicali.
Ero
rimasta davvero di stucco. Tutto era davvero troppo.
“Ragazzi,
non so come ringraziarvi! Non merito tanto”. Ripetei diverse volte, ma tutti mi
intimavano a non preoccuparmi.
Tutti
tranne Rob. Stranamente non mi si sera avvicinato per niente. Certo gli auguri
me li aveva già fatti però non era da lui essere freddo nei miei confronti.
Improvvisamente ripensai a Mike. Forse era ancora nervoso per tutto quello che
era successo con lui. Trovai ironico che mi venisse da pensare a lui perché ero
preoccupata dal comportamento di Rob. Cercai di non pensarci troppo e di
godermi la serata, ma era difficile. Non ero abituata al suo comportamento
distaccato nei mie confronti, parlava con tutti tranne me, la festeggiata. Mi
sembrava di esser tornata a tre mesi prima, quando ci eravamo conosciuti.
Eppure non aveva nessun motivo valido per avercela con me. Se stava aspettando
che facessi il primo passo poteva benissimo aspettare a lungo. Non toccava a me
fare la prima mossa. Ma prima mossa per cosa, poi? Non è che gli dovessi
spiegazioni o dovessi giustificarmi. Quella che doveva essere nervosa e
distaccata dovevo essere io. Insomma io ero stata lasciata. Riflettendo tra una
chiacchiera e un’altra mentre lo osservavo evitarmi abilmente, mi sentii persa.
Come se avessi sbagliato tutto. Forse avevo davvero sbagliato tutto. Avevo esagerato
con Mike, in fondo voleva solo passare un po’ di tempo con me, era
comprensibile visto che ultimamente ci vedevamo poco. Eppure per quanto
cercassi di giustificare il suo comportamento non trovavo spiegazione se non
quella della gelosia. Forse non voleva lasciarmi, forse aveva solo reagito di
conseguenza, d’istinto. Nonostante non avessi del tutto torto, mi sentii
improvvisamente in colpa per il modo in cui lo avevo trattato e sentii il
dovere di chiamarlo, per avvisarlo almeno della festa improvvisata. Magari
avrebbe fatto un salto. Tuttavia il suo Addio
mi rimbombava nella testa ogni volta che prendevo il telefono intenzionata
a chiamarlo.
Vittima
del terrore di un rifiuto e del mio orgoglio ferito, feci diversi tentativi,
tutti a vuoto. Scrissi anche un messaggio ma non lo inviai. Iniziai a pensare
di rinunciare, in fondo era tardi, avremmo potuto parlare il giorno dopo, ma
d’un tratto incontrai gli occhi di Rob. Non mi degnò nemmeno di un sorriso e
subito distolse lo sguardo. Quel piccolo gesto bastò a farmi scattare e farmi
cambiare idea. Presi il cellulare e composi subito il numero ma un secondo
prima di spingere il pulsantino verde una voce mi
bloccò.
“Kristen!
Vieni a spegnere le candeline!” gridò Nikki prendendomi per il braccio a
trasportandomi al tavolo senza darmi nemmeno il tempo di replicare.
Mi
trovai in un secondo davanti quella torta rotonda, diciotto candelinesparse qua e là e tutti intorno a cantare
Tanti Auguri.
“Non
dimenticare di esprimere un desiderio..” Rob mi rivolse finalmente la parola e sorpresa
sbuffai lentamente fuori tutto il fiato che avevo accumulato. Lo guardai
sconcertata.
Un
desiderio. I desideri sono una cosa strana: ogni volta che si desidera qualcosa
non ci sono candeline e stelle cadenti a disposizione e quando invece te le
trovi davanti, non sai cosa esprimere. Il tempo è sempre troppo poco, una
frazione di secondo che illumina il cielo o un minuto per prendere fiato non
sono mai abbastanza e invece di pensare a quello che vorresti davvero, in quel
momento, in quell’attimo, ti trovi a frugare tra i desideri migliori per
cercare quello perfetto, ma ormai è tardi. La stella è passata, il cielo è di
nuovo blu scuro e la candelina è bruciata.
Eppure
sapevo benissimo cosa volevo in quel momento. Non sapevo se fosse per l’enorme
fastidio che mi procurava o solo perché volessi un po’ di ordine nella mia
vita, ma tutto quello che desideravo era capire Rob. Volevo che mi parlasse,
che mi stesse vicino quando ne avevo bisogno, che mi capisse. Forse era
chiedere troppo, ma decisi di afferrare quel momento prima che fuggisse via e
con un soffio veloce spensi le candeline.
La
festa non durò molto, il giorno dopo avremmo dovuto lavorare e Catherine era
già stata clemente a slittare le riprese di due ore, in modo da averci tutti in
forma.
Erano
ormai le due quando ci separammo per andare a dormire.
Tra
gli ultimi saluti, avevo perso di vista Rob da un pezzo. Chissà che fine aveva
fatto? Non potevo credere che non mi avesse nemmeno augurato la buona notte.
Davvero non era da lui. Spesse volte, quando non capitava che ci vedessimo la
sera, mi mandava un messaggio “Notte Bella.
Sogni d’oro!”. Un piccolo gioco di parole per augurarmi una notte bella e che
mi avrebbe permesso di capire chi fosse anche senza vedere il mittente. Era
sempre uguale, tutte le sere, eppure mi ero abituata, come una ninna nanna che
mi accompagnava nei sogni. Forse avrei dovuto parlargli, chiarire la
situazione, anche se non sapevo cosa c’era da chiarire. Si, decisi. Gli avrei
parlato il giorno dopo. Non avrei potuto sopportare quel distacco ancora per
molto, ma ero troppo distrutta per una conversazione. Desideravo solo buttarmi
sul letto e dormire, ma entrando in camera notai con estrema sorpresa che i
miei piani erano saltati. Un’enorme scatola rettangolare confezionata con carta
regalo e un fiocco gigante occupava metà del letto a due piazze. Mi
immobilizzai, guardandomi intorno e chiedendomi se non si trattasse di uno
scherzo. Mi avvicinai con cautela e ancora incredula mi sedetti sul letto
accanto il lungo pacco ispezionando i lati per trovare indizi del mittente, ma
niente. D’un tratto capii. Doveva essere per forza suo. Di chi altri se no? Era
evidente. Nonostante fosse furioso con me, avevo ragione. Evidentemente Mike
voleva farsi perdonare quell’addio. Istintivamente presi il cellulare senza
pensarci su e gli mandai un messaggio.
“Scusami
per oggi! Sono stata un’idiota. Grazie, amore mio!”
Decisi
inizialmente che non avrei aperto il regalo senza di lui. Non avevo bisogno di
sapere cos’era per perdonarlo, ma la curiosità prese il sopravvento. Insomma:
era il mio compleanno, un pacco enorme si trovava sul mio letto, e d’un tratto
mi era passato il sonno. Come potevo non aprirlo? Sarei stata una stupida.
Senza
pensarci due volte mi fiondai sulla scatola, staccando il fiocco e passando poi
alla carta esterna quando vidi qualcosa volare, un bigliettino. Lo afferrai al
volo e il cuore mi si fermò in gola quando lo lessi.
“Notte
Bella. Sogni d’oro!”
Non
mi ci volle nemmeno un secondo per comprendere quelle quattro parole e capire
da chi provenissero.
Avevo
sbagliato tutto, di nuovo. Non avevo capito niente. Ma come era possibile?
Non
potevo credere che lo stesso ragazzo che mi aveva ignorato tutta la serata si
fosse intrufolato in camera mia per lasciarmi un regalo enorme sul letto. Non
aveva alcun senso. Perché lo avrebbe fatto?
A
quel punto l’ansia di sapere e la curiosità erano irrefrenabili e prima che
potessero assalirmi del tutto ero già fiondata di nuovo sul pacco. Scartai quel
poco di carta ancora rimasta, aprii la scatola anonima di cartone marrone e
rimasi sopraffatta dallo stupore.
L’ottava
meraviglia del mondo era lì, sotto i miei occhi. Restai a fissarla per un
minuto interminabile prima di allungare le braccia ed estrarla dalla scatola
come la spada dalla roccia. Non potevo crederci.
Una
Gibson Les Paul Custom! Tra le mie mani!
Non
riuscivo a credere ai miei occhi mentre lentamente iniziai ad accarezzare
quella meraviglia. Avevo quasi paura che si sbriciolasse sotto le mani.
Fantastica!
Nera, meccaniche dorate, tastiera in ebano, segnatasti
in madreperla bianchi e lucenti, body in vernice bianca. Era perfetta. Non avevo
mai visto niente di simile. Avevo paura di maneggiarla troppo, non volevo che
si rovinasse e con cura la riposi dolcemente nello scatolo. Mi alzai dal letto
passandomi le mani tra i capelli diverse volte. Avevo davvero bisogno di una
sigaretta. Ne accesi una affacciandomi al balcone e cercando di riordinare i
pensieri. Ma era tutto inutile. Cercavo di sforzarmi, ma non riuscivo a capire.
Perché?
Altro
che desiderio! Più cercavo di capire quel ragazzo più mi allontanavo dalla
verità. Proprio quando pensavo di essermi avvicinata a lui eccolo che faceva
qualcosa di assolutamente imprevisto e sconcertante che mi metteva
completamente fuori strada lasciandomi senza parole. E adesso? Cosa avrei
dovuto fare? Avrei dovuto comportarmi normalmente. In fondo non era niente, era
solo un regalo. Già, un regalo da più di 2000 dollari. Ancora non riuscivo a
credere che quella cosa si trovasse nella mia stanza, sul mio letto, a 10 metri
da me.
Avrei
dovuto ringraziarlo. Era il minimo che potessi fare.
Rimasi
ancora un po’ a pensare se aspettare il mattino dopo o se fargli una
telefonata, finché il nauseante sapore del filtro mi impregnò la bocca
portandomi alla realtà. Gettai la cicca tossendo, presi carta e penna e senza
pensarci due volte uscii dalla stanza.
Un
messaggio stile lettera era la scelta migliore: non troppo freddo e non avrei
rischiato di svegliarlo nel caso stesse dormendo.
Pensare
a cosa scrivere invece era una tragedia non indifferente. Mi logorai tra decine
di frasi d’occasione.
“Grazie
per il pensiero”
“Non
avresti dovuto. Ti ringrazio!”
“Grazie!
Sei stato gentilissimo”
Ma
ogni frase mi sembrava sbagliata, non da me. Decisi di abbandonare le frasi di
circostanza e lasciare che esprimessi quello che sentivo. Il problema era che
davvero non sapevo cosa dire. Così, mi ritrovai a scrivere un semplice e misero
“Grazie” sperando che capisse.
L’avrei
ringraziato il giorno dopo, quando a mente lucida sarei stata certa di non aver
sognato tutto.
Piegai
il foglio in due, lo infilai dolcemente sotto la porta e tornai in camera.
Mi
chiusi la porta alle spalle, mi ci appoggiai con la schiena, chiudendo gli
occhi e pensai alle candeline, alle stelle cadenti, ai desideri. Al mio
desiderio.
Chissà
se…
Toc-toc-toc
Saltai
sul posto aprendo gli occhi di scatto. Per quanto non me l’aspettassi, sapevo
benissimo chi era. Mi passai una mano tra i capelli tirando un sospiro e
aprendo la porta me lo trovai davanti.
simo1726: hihi!
Mi spiace di farti aspettare sempre molto…però con l’università
e altri impegni riesco a scrivere poco. Grazie per il consiglio, e non
preoccuparti! Avevo già in mente di scrivere anche dal punto di vista di Rob. Infatti,
come ho detto sopra, questo capitolo doveva essere diviso tra il Pov di Kristen e quello di Rob, ma poi sarebbe venuto
troppo lungo
Però ti posso dire
il prossimo sarà dal suo punto di vista! J
Ecco il
capitolo 16…come ho detto..è un po’ lungo…spero vi
piaccia! Purtroppo tra due settimane ho una prova intercorso all’università…perciò dovrei studiare e non so quanto riuscirò
a scrivere…con un po’ di fortuna avrete comunquea il capitolo la settimana prossima! Lo spero
davvero! J
Capitolo 16
Never think
POV Robert
se ci penso ora...
se ci penso adesso...
non so ancora che cosa ne sarà...
perché mi manca il fiato...
perché ti cerco ancora...
non so dove, che cosa ci sarà...
“Rob”
sussurrò aprendo la porta. Non sembrava per niente sorpresa di vedermi e ne
aveva ben motivo. Pensava forse che sarei rimasto in camera a rimuginare su
quello che sarebbe potuto succedere se fossi andato da lei?
“Hey” risposi dolce.
Nonostante
la luce fioca del corridoio riuscii a notare ogni minima espressione del suo
volto, mentre muta, con le labbra leggermente schiuse, continuava a fissarmi
senza dire una parola.
Iniziai
a pentirmi di essere andato. Forse non era il caso.
Ah! Non ci capivo più niente! Ormai la mia vita era
diventata una specie di terno al lotto. Non riuscivo più ad avere il controllo
sui miei istinti, sulle mie emozioni e per quanto mi riempissi la testa di
buoni propositi, non riuscivo a seguirli.
“E’ fidanzata Rob! Lascia stare!
Dimenticatela!” ormai la canzone
iniziava a diventare vecchia. Non riuscivo più a trovare motivi e scuse per auto-convincermi
a lasciar perdere, probabilmente perché non
volevo lasciar perdere.
“Non ne vale la pena! Ne soffrirai
solo!” mi ripetevo di tanto in tanto
sperando che la prospettiva di soffrire come mi era accaduto in passato mi
portasse sulla ritta via convincendomi a desistere. Eppure nemmeno quella
tattica aveva dato frutti. Nonostante quel pomeriggio d’inferno, ero lì.
Davanti la sua porta, del tutto ignaro di quello che sarebbe successo, di
quello che voleva, di come le cose erano cambiate.
Erano
cambiate?
Non
lo sapevo.
Il
mio più grande timore si era avverato. Avevo sempre rimandato il possibile
incontro con quello che consideravo il mio nemico, quando non ne avevo nemmeno
il diritto, credendo forse che non pensandoci non sarebbe mai tornato, che
forse un giorno mi sarei svegliato e lui non sarebbe esistito. Ma illudevo solo
me stesso, come sempre ultimamente. Anzi! Tutto era accaduto prima del
previsto, prima che potessi “prepararmi”, nonché in un momento del tutto
inadeguato.
Avevo
odiato quel ragazzo già dalla prima volta in cui l’avevo sentito nominare, ma
averlo di faccia era tutt’altra cosa. Non era solo odio, era profonda
avversione, quasi ripugnanza. Avevo dovuto stringere i pugni per resistere alla
tentazione di indirizzarli verso la sua faccia mentre la baciava sotto i miei
occhi.
Mi
rendevo conto dell’atteggiamento scorbutico e maleducato che avevo assunto nei
suoi confronti, ma non potevo farci nulla. Anzi, ci provavo gusto, in un certo
senso era tutto intenzionale. Lo facevo di proposito. Il brivido di piacere che
provai quando Catherine ci avvisò che avremmo dovuto provare la scena del bacio
mi percosse facendomi tremare di vittoria come un bambino di due anni. Ero
davvero un’idiota a provocarlo quando lui poteva averla tutte le volte che
voleva. Era sua.
Quel
pensiero non riusciva proprio a entrarmi in testa! Non riuscivo proprio a
farmene una ragione. Non volevo accettarlo, non
potevo accettarlo. Era davvero troppo inconcepibile per me che una ragazza
come lei potesse stare con uno come lui. E
non sapevo se il fatto che lo avessi giudicato in quel modo senza conoscerlo
fosse una reazione normale, date le circostanze, o se invece provasse
ulteriormente che stavo andando fuori di testa. Come se non bastassero i
continui cambiamenti d’umore. Da quel bacio ero riuscito a mantenere sempre un
basso profilo, ero riuscito a nascondere, anche se ogni particella del mio
corpo mi portava ad uscire allo scoperto. Per quanto mi costasse un certa
fatica, mi ero sforzato di combattere gli impulsi che facevano di tutto per
portare a galla i miei sentimenti ma a volte era impossibile fare finta di
niente. E quel pomeriggio era stato una di quelle volte. Non potevo farci
niente, era più forte di me.
Kristen
aveva notato subito il mio cambiamento, ormai mi conosceva abbastanza bene da
percepire i miei repentini cambiamenti d’umore, anche perché erano rari. Con
lei non potevo essere mai arrabbiato, freddo o distante. Non ce la facevo.
Tutto di lei mi attirava, come una calamita, pronta ad unirsi con la sua metà
perfetta; con la sola differenza che la sua metà non ero io. Lo sapevo, me lo
ripetevo anche se era difficile convincermi. Nonostante tutto, nonostante
sapessi di farmi del male, non riuscivo a stare lontano da lei, non riuscivo ad
essere distaccato o indifferente ad ogni suo movimento, non potevo non
consolarla se la vedevo piangere, non potevo non chiederle come procedeva con
la scuola, non potevo fingere disinteresse. Non ci riuscivo.
Era
una ragazza forte, determinata, eppure ai miei occhi appariva sempre fragile e
dolce, una delicata corda di violino pronta a spezzarsi da un momento
all’altro. Non sopportavo vederla piangere o star male, al solo pensiero mi si
chiudeva lo stomaco e mi si stringeva il cuore. E l’immagine di quel vile che
le urlava contro davanti a tutti non mi aveva abbandonato per tutto il giorno.
Avrei voluto ammazzarlo ancora di più, ma una scenata sarebbe stata la cosa
meno opportuna per Kristen e prima di tutto dovevo pensare a lei. Quel pensiero
era l’unico che fosse riuscito a trattenermi. Fosse stato per me gli avrei
spaccato volentieri il naso.
Eppure,
per quanto mi dispiacesse vederla in quello stato, così inerme e indifesa, non
potevo non sentirmi sollevato e felice, ma la parte peggiore era che non
riuscivo a nasconderlo. Ogni tanto mi trovavo a sorridere come uno scemo da
solo, per cui avevo preferito cercare di evitarla il più possibile: non volevo
che pensasse che la situazione mi divertisse o che gioissi delle sue sventure.
Chissà
cos’era cambiato da quel pomeriggio? Chissà se avevo fatto bene ad andare o se
avrei continuato ad allargare quel buco nero che prima o poi mi avrebbe
inghiottito..
C’era
solo un modo per scoprirlo
“Allora… ehm.. posso entrare?” chiesi rompendo quel silenzio
che ci bloccava sulla soglia della porta.
Sbatté
le palpebre diverse volte, come faceva sempre quando era sorpresa o
disorientata. “Oh..si…certo” esitòspostandosi sul lato per lasciarmi passare e
chiudendo la porta dietro di sé.
Bene!
A quel punto non sapevo più cosa dire.
Guardai
la scatola che ancora si trovava sul letto, era evidente che era rimasta
alquanto sconcertata da quel regalo per non aver nemmeno avuto il tempo di
rimuoverlo.
“Bè..”
presi tempo “Ti piace?” chiesi indicando la chitarra.
Mi
guardò sbigottita. “Scherzi?! È…bellissima”.
“Già”
sussurrai avvicinandomi goffo al letto. “Posso?” chiesi prima di prenderla tra
le mani.
“Ci
mancherebbe!”
Iniziai a maneggiarla mentre parlavo. “Sai,
ero un po’ indeciso tra una Gibson e una Fender del ’79… ma poi ho visto questa
e…”.
“…Non hai resistito” terminò la mia frase e venne a sedersi
accanto a me sul letto.
“Già..”
annuii lasciando scorrere la mia mano veloce sulle corde. Un suono armonioso
invase la stanza. “Senti che suono..”
Per
un po’ parlammo solo di chitarre. Nonostante volessi che la discussione si
spostasse su altri argomenti, mi sentivo al sicuro: finché avremmo parlato di
musica sentivo che saremmo potuti andare avanti anche tutta la notte, senza
temere silenzi imbarazzanti.
“E’
davvero fantastica” disse ammirandola un’altra volta. “Peccato sia uno spreco
per me..” sospirò a un certo punto.
“Che
vuoi dire?”
“Che
non sono per niente brava” ammise ma non sapevo fino a che punto crederle.
Conoscendo la sua umiltà avrebbe potuto essere un mostro della musica eppure
considerarsi una nullità.
“Non
ti credo!” dissi.
“Come
sarebbe a dire?”
“Non
ti credo” ripetei.
“Bè… come vuoi. Eppure è così..”
“Perché
non lasci decidere a me?” chiesi porgendole lo strumento.
“Non
se ne parla!”
“Ti
conosco bene Kristen. Non ammetti mai di essere brava in niente, eppure sei
fantastica in tutto quello che fai”.
Spalancò
la bocca. “Sentii chi parla! Il signor “si, al pianoforte me la cavo”…”
Sorrisi
e abbassai il capo. “Non avevo mai detto di non essere bravo..”
“Ma
nemmeno di essere così bravo!” mi
interruppe. “Anzi” continuò “ora che ci penso… non ti
ho mai sentito suonare la chitarra..”
“Eh
no! Così non vale! Non pensare di spostare l’argomento su di me!”
“Io
non sposto proprio niente…”
“Mi
spiace, ma hai già sentito come suono il piano, ora tocca a te!”
“Andiamo,
in fondo mi hai già sentita suonare e cantare” disse riferendosi al film “Into the wild”
“Vero..il
che conferma la mia teoria…però…dal vivo sarebbe
un’altra cosa..potrei giudicare meglio..” cercai di convincerla.
“Giusto…però io non ho niente di cui farmi perdonare, a
differenza tua..”
“Ma
davvero te la sei presa per la storia del piano?” chiesi incredulo.
Annuiì ad
occhi chiusi fingendo di essere offesa. “Certo! Insomma, se avevi detto che al
piano te la cavavi, e invece sei bravissimo…, non
voglio nemmeno pensare cosa tu sia capace di fare con una chitarra..”
Stavo
perdendo colpi. Stava per convincermi, anche se la prospettiva di suonare lì,
davanti a lei, mi preoccupava, mi spaventava.
“Senza
contare che non mi farò giudicare da chi non conosco. Come posso fidarmi di una
tua critica se non so nemmeno come suoni tu?” continuò.
Accidenti.
Era davvero brava. Se non fosse stata un’attrice avrebbe potuto essere un
avvocato.
“Quindi,
l’unico modo per cui posso sentirti suonare è che sia io a suonare per primo?”
chiesi incredulo.
“Esattamente!”
“Sei
incredibile” bisbigliai scuotendo la testa divertito.
Mi
rispose con un sorriso e un cenno del capo per invogliarmi a proseguire.
“Bene”
sbuffai. “Allora se mi giudicherai capace potrò avere l’onore di sentire te!”
pretesi allungando una mano per sigillare il patto.
“Mi
sembra ragionevole” disse annuendo leggermente e stringendomi la mano. Non la
lasciai.
“Però,
aspetta un secondo. Potrei fare lo stesso ragionamento. In base a cosa giudicherai
se sono in grado o meno di giudicarti?” chiesi tenendole ancora la mano.
Alzò
gli occhi al cielo. “Bè..” parlò lentamente, gli occhi rivolti verso il basso..
“Io…giudicherò in base a quello che proverò..” si
strinse nelle spalle e ritirò la mano. “Avanti” mi invogliò.
Rimasi
affascinato dal suo viso per un momento interminabile, tale da eliminare tutte
le mie paure.
http://www.youtube.com/watch?v=tauBmyRyHNo
Iniziai
a far scorrere le mie dita sulle corde della chitarra, dolcemente, con
delicatezza, per far si che il suono avvolgesse tutta la stanza. Sempre più
sicura e determinata la mia mano si spostava velocemente su è giù per la
tastiera e, nonostante avessi deciso di suonare solo ed evitare di cantare, le
parole uscirono istintivamente e spontanee dalla mia bocca e la mia voce inondò
la camera.
I shouldneverthink What's in yourheart What's in our home Butit'sall i want
You'lllearntohate me Butstillcall me baby
Oh, love
So call me bymyname
Mi
lasciai trascinare dalla melodia precipitando in quel mondo in cui tutto era
possibile, in cui non avrei mai dovuto preoccuparmi di niente, il mondo in cui
esistevamo solo io e la musica.
And saveyour soul Saveyour soul Beforeyou're too far gone Beforenothing can bedone
I've trieddecidingwhen She'lllie
in the end
I ain't got no fight in me
In thiswholedamn world Tellyoutohold off Youchoosetohold on It's the onethingthat I've known
Eppure,
stavolta c’era qualcun altro con noi. Qualcuno di familiare e sconosciuto allo
stesso tempo. Qualcuno di speciale. Sentivo la sua essenza attraversare le note
e il suono della mi voce, giungere fino al centro del mio cuore.
Once I
put mycoat on
I'm coming out in thisall wrong She's standing outside
holding me Saying, 'Oh, please
I'm in love
I'm in love'
Girl saveyour soul
Oh saveyour soul Beforeyou're too far gone Beforenothing can bedone
Era
lei. Era lì. Con me. Riuscivo a sentire il suo respiro leggero, le sue mani
trepidanti, i suoi occhi limpidi su di me. Avrei voluto guardarla ma il timore
di rovinare tutto serrava i miei occhi chiusi. Mi sentivo troppo bene.Lì, in quel mondo. Sentivo tutto quello di
cui avevo bisogno. Avevo la musica, e avevo lei.
'Cause
without me Yougotitall
So hold on Without me yougotitall
So hold on Without me yougotitall Without me yougotitall
So hold on
Suonai
l’ultima nota e aprii gli occhi.
Esitai
un minuto prima di dirigere il mio sguardo verso di lei, infine alzai gli occhi
e rimasero sconcertai quando incontrarono i suoi.
Lucidi,
una lacrima le rigava il viso. Stava piangendo.
“Kristen..”
sussurrai.
“E’…
bellissima…” disse con un sussurro.
“Si..”
sussurrai io ammirando la sua
bellezza. La luce tenue dei lumini sui comodini creava leggere ombre sul suo
viso, mettendone in risalto i lineamenti lievi e dolci, il nasino all’insù, gli
occhi verde smeraldo. “Bellissima…” sospirai ancora
affascinato da quella creatura che si trovava davanti ai miei occhi, bella come
mai.
Tirò
su con il naso. “Scusami..” disse asciugandosi le lacrime. “E’ che..” non
terminò la frase e scosse velocemente la testa come a darsi della stupida.
“Hey…” le poggiai un dito sotto il mento per alzarle il viso
“Guarda che se mi reagisci così…sarà meglio che la
smetta”.
Si
mise a ridere. “E’ che sei…molto bravo”
Le
sorrisi. Come potevo non sorriderle davanti tutta quella dolcezza e fragilità.
“Guarda che se stai cercando un modo per tirarti indietro…perdi
il tuo tempo” dissi ridendo.
Sorrise.
“No no… anzi” fece una pausa. “Vorrei…imparare”.
Rimasi
sconcertato. “Come?”
“Mi
insegni?” chiese scandendo bene le parole.
“Oh”
sussurrai. Non sapevo cosa dire. Tutto mi aspettavo tranne che mi facesse una
richiesta del genere.
“Se
ti va..” si affrettò a dire notando probabilmente la mia sorpresa. “Altrimenti
non importa..”
“No
no! Assolutamente! Mi fa piacere!” la interruppi prima che potesse cambiare
idea. Non potevo sfidare la mia buona sorte, una volta che il destino si era
stranamente deciso ad essere magnanimo con me.
Un
sorriso le illuminò il volto.
“Bene..”
le passai la chitarra. “Prima inizi con un giro di Do, poi passi al Fa e poi al
Mi” le spiegai, ma non sapevo a che livello di conoscenza fosse. In fondo, dopo
tutto, non aveva mantenuto la parola ed io ero caduto ai suoi piedi come una
pera cotta.
Annuì
e subito le sue mani calcarono la tastiera con fare esperto suonando quello che
le avevo detto.
“Benissimo!”
esclamai stupito. “Vedi? Sei brava!” ma non avevo dubbi a riguardo.
Alzò
gli occhi al cielo e ripeté le note ancora un paio di volte. “Poi?”
Era
davvero in gamba. In pochi minuti imparò l’intro
della canzone. Le sue mani scorrevano veloci dettate dalle mie parole finché
non arrivammo al ritornello.
“Bè,
qui per lo più improvviso, mi lascio trascinare dal ritmo…non
so se sarei capace di spiegartelo..”
“Oh..”
abbassò lo sguardo fissando la chitarra, triste.
“Potrei
mostrarti però” dissi d’istinto per tirarla su e lentamente mi spostai al
centro del letto, annusando il sapore dolce dei suoi capelli mentre con cautela
mi posizionavo dietro di lei. Affacciai la testa sul suo collo poggiando il
mento sulla spalla sinistra, la circondai con il braccio destro per arrivare
alla cassa della chitarra.
“Questa
va qui” posai dolcemente la mano sinistra sulla sua ancora aggrappata alla
tastiera e con le sue dita tra le mie la indirizzai sugli accordi giusti.
“Bene, dopo, la sposti qui” dissi portando le sue dita su un altro accordo. “E
suoni queste tre..” le mostrai intrappolando l’indice della sua mano destra e
muovendolo leggermente sulle tre note.
Mi
sembrava di sentire il suo respiro affannato, ansioso. Il ritmo del suo cuore
farsi sempre più veloce.
Si
girò di colpo verso di me e il mio cuore cessò di battere. Il suo sguardo
languido, i miei occhi desiderosi, le nostre labbra a un centimetro l’une
dall’altre. Spinto da una forza incontrollabile feci un leggerissimo movimento
in avanti, ma mi ritirai subito. Non era il momento. Non potevo rischiare di
rovinare tutto, non di nuovo.
Anche
lei indietreggiò impercettibilmente. “Hey, ti va
qualcosa da bere?” disse smuovendo la chitarra e sciogliendo le nostre mani,
fece per alzarsi dal letto.
“Lascia,
vado io!” dissi senza guardarla in faccia e allontanandomi dal letto.
“Ok…vedi il frigo è..”
“Sisi, lo so” dissi arrozzandola
un po’. Le camere erano tutte uguali. Le nostre almeno. C’era un specie di separé
che divideva la camera da letto dal bagno e da un piccolo vano non adibito
propriamente a cucina, ma provvisto di credenza e frigo. Appena girai l’angolo
della camera da letto mi passai la mano tra i capelli.
“Idiota,
scemo, imbecille” bisbigliavo a me stesso mentre prendevo a testate il muro,
leggermente per non farmi sentire.
Mi
ci volle un po’ per riprendermi. Avevo le mani sudate, gli occhi frenetici non
stavano fermi un secondo. Aprii lo sportello della credenza tre volte prima di
rendermi conto che non era il frigorifero.
Mi
sentivo troppo nervoso. Mi accesi una sigaretta sperando di calmarmi ma la
spensi prima ancora di fare il secondo tiro. Mi affacciai alla finestra per
prendere una boccata d’aria.
“Basta Rob! Stai esagerando! Ora ti calmi, ti
fai una bella lavata di faccia e vai di là” pensai.
Mi
diressi subito nel bagno che si trovavo accanto al vano-cucina e lasciai
scorrere l’acqua per qualche minuto mentre mi fissavo allo specchio chiedendomi
cosa fare.
Cosa
dovevo fare? Potevo mai perdere un’occasione del genere? Quando sarebbe
capitato di nuovo di trovarci da soli in una camera d’albergo? Non potevo
aspettare. L’ansia mi stava uccidendo e per quanto sapessi che non provava
nemmeno una minima parte di quello che sentivo io per lei, dovevo almeno
provarci. Dovevo rivelarle i miei sentimenti. Non avrei potuto vivere con
l’ombra dei rimpianti.
Si,
decisi. Sarei andato di là e le avrei confessato tutto.
“O
la va o la spacca” pensai e finalmente lasciai che l’acqua mi rinfrescasse il
viso.
Tornai
al frigo, presi due bibite e mi diressi di là. Mi fermai di nuovo davanti lo
specchio del bagno per dare un’ultima aggiustata ai capelli, esaminai i denti,
mi alitai sulla mano, e mi sentii un perfetto idiota.
“Sei
senza speranze” dissi a quell’imbranato che allo specchio mi fissava afflitto.
Bene.
Il momento della verità era arrivato. Tirai un sospiro e voltai l’angolo.
“Non
sapevo cosa volessi allora ti ho preso una…” irruppi
nella stanza, e solo allora mi accorsi del silenzio e di quanto tempo avevo
passato a farmi le pippe mentali.
Quanto
l’avevo fatta aspettare per prendere due cose dal frigo?
Doveva
essere passato un bel pò, visto che si era
addormentata. La testa dolcemente appoggiata al cuscino, gli occhi chiusi e una
mano ancora sulla chitarra.
Rimasi
estasiato da tanta dolcezza e non potei fare a meno di sorridere, nonostante il
mio piano fosse saltato. Da un lato ne ero sollevato. Forse era un segno del
destino che mi diceva che non era ancora il momento.
Mi
rimproverai di averla lasciata sola per chissà quanto tempo. Poverina. Doveva
essere distrutta. Mi avvicinai e cercando di non svegliarla le tolsi le scarpe.
Presi la coperta che si trovava ai piedi del letto e la poggiai delicatamente
sul suo corpo minuto e perfetto. Non potei fare a meno di soffermarmi sul suo
viso. Così puro, limpido, pulito. Lasciai che la mia mano inconsapevole
sfiorasse leggermente quella superficie angelica e perfetta, mentre i miei
occhi scrutavano ogni minimo particolare.
In
quel momento capii di essere innamorato di lei. Non era solo una sbandata, una
cotta o un capriccio.
Capisci di amare davvero una persona
quando puoi passare tutta la notte a guardarla mentre dorme, e io sarei potuto rimanere ore, in bilico sul suo
corpo, a vegliare su di lei, a contare i battiti del suo cuore e osservare il
suo petto alzarsi leggermente ad ogni respiro.
L’amavo.
Come forse non avevo mai amato nessuno in vita mia, ed era un bel guaio. Mi
stavo cacciando in un brutto affare. Non ne sarei uscito illeso, in un modo o
nell’altro, mi sarei fatto del male.
Per
quanto ogni fibra del mio corpo desiderasse rimanere lì, a fissarla tutta la
notte, dovevo andare via. Tutto ciò non avrebbe condotto a niente. Dovevo
cercare di salvare il salvabile, e salvare me stesso e sapevo che quello che in
quel momento mi faceva stare bene, mi avrebbe ucciso il giorno dopo. Le sfiorai
i capelli un’ultima volta e con tutta la forza che avevo in corpo mi costrinsi
a muovere i piedi verso la porta, quando..
“Rob”.
Mi
voltai di scatto, pensando si fosse svegliata, ma i suoi occhi erano ancora
chiusi. Avevo forse immaginato?
Eppure
mi sembrava davvero di aver sentito..
“Rob,
resta qui”.
Mi
immobilizzai.
Mi
stava sognando.
Non
potevo credere alle mie orecchie. Eppure stavolta non avevo immaginato. Stava
davvero sognando me, e voleva che restassi. Accidenti! Cosa dovevo fare?
Angelo
e diavolo apparsero sulle mie spalle come nei cartoni animati.
“Non
lasciarti ingannare da quelle dolci parole. È solo un sogno.” Bisbigliò
l’angioletto al mio orecchio. Sapevo che era la mia coscienza a parlare. La
parte ancora ragionevole di me che mi diceva di andarmene prima di restare
davvero ferito.
“Andiamo,
sai che i sogni riflettono quello che si desidera..” ecco il diavoletto,
l’istinto, il desiderio che mi spingeva verso di lei.
“Domani
non ricorderà niente e tu resterai a bocca asciutta”.
Aveva
ragione. Come potevo non ascoltare l’angelo? Era lui il buono no?
“Ma
lei ti vuole, ti cerca, ti chiama. Chiede di te. Come puoi negare l’evidenza.”
E
anche questo era vero. Mi stava scoppiando la testa.
“E
davvero sei disposto a rovinare tutto e soffrire? Sai che non ti porterà da
nessuna parte..”.Non sopportavo più quelle vocine nella mia testa.
“Non
lo saprai mai se non provi! Vivrai sempre con il rimpianto!”
Ero
sempre più confuso. Le voci continuavano a battersi per avere la meglio e io
ero sempre più combattuto. A chi dare ascolto? Ero davvero pronto a perdermi e
rischiare di soffrire?
“Non
te ne andare..” la sentii dire ancora.
Quell’ultimo
sussurro rispose alle mie domande, le voci sparirono e in un secondo mi trovai
a stendermi dolcemente sul letto accanto a lei. E non mi importava quello che
sarebbe successo il mattino dopo, non m’importava quanti pezzi di me stesso
stessi spargendo in quella stanza e quanto di me stesso avrei lasciato lì
quella sera. Volevo vivere quell’attimo. Senza pensarci due volte.
“Rob..”
sussurrò di nuovo e il mio cuore si sciolse.
“Sono
qui..” sussurrai lieve accarezzandole una ciocca di capelli. Come se avesse
sentito le mie parole, si girò sul lato, le sue mani incontrarono il mio petto
e ci si accoccolò dolcemente.
Mi
sentivo in paradiso. Anzi, di più. Non c’era Eden che potesse reggere il
confronto. Mi sentivo completo, come se una parte di me si fosse persa e
ritrovata nella stessa sera, proprio come una calamita. E questa volta, almeno
questa volta, la sua metà ero io. Gravitava verso di me, e poco importava che
fosse solo per una notte. Sarebbe stata la migliore notte della mia vita.
Poggiai
il mento sulla sua fronte accarezzandole i capelli con un dolce movimento della
mano. Avrei voluto restare sveglio per godere ogni secondo di quel contatto, ma
la stanchezza prese il sopravvento e mi addormentai godendo della compagnia di
quell’angelo tra le mie braccia, finché un rumore assordante e improvviso,
qualcosa che si rompeva, mi destò da quel sogno.
simo1726: davvero non so come ringraziarti! Sei sempre
gentilissima!! E mi riempi di complimenti! Sono felice che la mia FF ti piaccia
così tanto! J e mi spiace
farti sempre aspettare troppo! Spero che tu sia ancora viva! xD
erika1975: eh beh! Purtroppo la scimmia fa parte
della storia…anzi…è anche utile ai fini della storia
in un certo senso…quindi…dovrete sopportarlo un po’! xD
Emmettina90: Grazie lu!! Ti voglio benissimo!!!! J
Sognatricecoipiediperterra: ti ringrazio! ^^
lindathedancer: Wow! Grazie mille!
Forse l’ho già detto..ma sono felice che qualcun altro condivida la mia visione
delle cose, cioè come penso che siano andate le cose…e
sono felice che condividi il mio punto di vista! Grazie! ^^
Eccovi il capitolo
17, (la disgrazia.. O.o ). Hihi!
Spero vi piaccia…e…non odiatemi troppo, please! J
Il mio esame si
avvicina, quindi non so se riuscirò a finire il prossimo capitolo. Spero di si!
^^ ovviamente appena sarà pronto ve lo posterò! ^^
Grazie mille a
tutti coloro che mi seguono e mi recensiscono, ma anche a coloro che non hanno
il tempo per farlo e mi leggono comunquea, grazie a
tutti coloro che mi hanno aggiunto tra preferiti e storie seguite, e grazie per
il vostro sostegno!
Vi adoro! ^_^
Ah…la canzone che ha ispirato questo capitolo
si chiama Shattered dei Trading Yesterday,
se non avete da fare, consiglio di ascoltarla, magari leggendo il capitolo!
Ora vi lascio! Buona
lettura! ^^
Capitolo 17
Complicazioni
POV Kristen
Let me know that you hear me
Let me know your touch
Let me know that you
Let that be enough
Stavo
dormendo, eppure mi sembrava di essere pienamente cosciente dei miei pensieri e
delle mie emozioni, mentre la sua voce dolce e il suo canto allietavano ancora
alle mie orecchie. Non ero riuscita a rimuoverle e come una ninna nanna mi
avevano accompagnato nel mondo dei sogni. Quei sogni che non riuscivo a
spiegarmi, non riuscivo a capire da dove provenissero, non capivo quale parte
del mio subconscio potesse produrli e renderli così reali. Sentii qualcosa
muoversi vicino ai miei piedi e un lieve calore avvolgermi poco dopo. Era una
sensazione piacevole, per quanto non capissi da dove provenisse. Continuavo a
sognare, niente di preciso. Solo lui. Il suo viso, le sue mani, la sua essenza.
Mi appariva come una sagoma sfumata, una fantasma della notte pronto a
scomparire da un momento all’altro. Solo io e lui. Il vuoto intorno.
Si
voltò dandomi le spalle.
“Non
andare!” gli urlai.
Si
voltò incerto. Il suo viso contorto dal dolore e dall’insicurezza.
“Ti
prego Rob. Resta” lo supplicai allungando una mano.
Rimase
fermo per molto tempo, immobile, indeciso. Fece un passo avanti, verso il
niente e cominciai a sentirmi persa. Non potevo rischiare di restare da sola.
Non avrei sopportato tutto quell’incertezza, quel nero che avvolgeva lo spazio
inafferrabile attorno a me.
“Rob..”
quell’ultima supplica rotta dal terrore bastò per fargli cambiare idea
repentinamente. Con pochi passi svelti e veloci venne verso di me stringendomi
in un abbraccio e sussurrandomi all’orecchio.
“Sono
qui”.
Un
rumore assordante ruppe quell’idillio facendomi svegliare di scatto con un urlo,
tremante, terrorizzata.
“Hey! Va tutto bene! È stato solo un tuono.”
Mi
ci volle un po’ per rendermi conto che non ero più sul cuscino ma sul suo
petto. Tremavo, ma non sapevo se fosse per il freddo o per la sorpresa del
risveglio.
Mi
accarezzò dolcemente i capelli mentre cercavo di calmarmi affondando
istintivamente la testa nel suo petto. “Hai freddo”
Non
era una domanda. Non mi lasciò rispondere e subito con mano rapida si privò di
parte della sua coperta per coprirmi meglio.
Non
sapevo cosa dire. Grazie sarebbe
stato troppo scontato e non volevo sprecare quel momento con chiacchiere
inutili, così, da perfetta idiota, mi ritrovai a chiedergli del tempo.
“Sta…piovendo?” chiesi incerta. Grande Kris. Pensai. A questo
punto era meglio il “grazie”.
“Sta
diluviando” mi corresse accennando uno sguardo fuori dalla finestra.
Il
tempo era pessimo. Nuvoloni grigi e furiosi sovrastavano il cielo e la pioggia
forte scendeva prepotente creando una patina talmente compatta e uniforme da
non permettere di riconoscere le forme della città.
Un
altro tuono percosse la stanza facendomi tremare.
Mi
strinse forte.
“Hai
avuto…un incubo?”
“No”
risposi subito ma mi resi conto che non era del tutto vero. “Bè, all’inizio lo
era, ma poi…”
“Sono
rimasto..” terminò la mia frase.
Strabuzzai
gli occhi e alzai leggermente la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi.
“Ma come… fai a saperlo?” chiesi sconcertata.
Mi
rispose con un sorriso. Un dolce, perfetto e sincero sorriso. Mi sciolsi come
neve al sole a continuai a godere di quel cuscino duro ma accogliente.
Per
quanto avessi voluto che quel momento durasse in eterno, non poteva piovere per
sempre. Avevo bisogno di risposte.
“Rob..”
“Mmm?”
Esitai
per un minuto e presi un profondo respiro. “Perché sei rimasto?”
“Perché
me l’hai chiesto” rispose subito senza esitazioni.
Non
la smetteva di carezzarmi i capelli e ogni tanto le punta delle dita arrivavano
a sfiorarmi la guancia provocandomi leggeri brividi di piacere, come piccole
scosse improvvise e piacevoli.
Immaginai
che dovevo aver parlato nel sonno. Era mia abitudine, almeno a detta di Cameron
che si trovava spesso a colazione a commentare sui miei sogni più imbarazzanti
fino alla pubertà, quando i miei mi ritennero abbastanza grande e “impegnata”
da avere una camera tutta per me.
“Parli
nel sonno, sai?” disse con un sorriso.
Abbassai
lo sguardo imbarazzata. Non volevo sapere se e cosa altro avevo potuto dire
oltre a chiamare il suo nome.
Tuttavia
non era quello che volevo sapere.
“Si
ma..perché sei rimasto? Perché non mi hai semplicemente ignorata?”
Esitò
prima di rispondere prendendo dei lunghi respiri un paio di volte.
“Perché… non posso” sospirò infine.
Non
riuscivo a capire il senso delle sue parole. C’era forse una qualche forza
mistica che gli impediva di uscire da quella stanza? Forse la forza di gravità
lo teneva incollato a quel letto? Forse il freddo gli impediva di abbandonare
quel piacevole calore?
O forse…
Una
folle idea mi passò per la testa, così repentina che fu impossibile fermarla, o
negarla.
Forse…provava qualcosa per me.
Mi
sentii una stupida anche solo a pensarci, eppure non volevo escludere quella
possibilità.
“Spiegati”
parlai ancora con la voce tremante sperando finalmente di avere le risposte che
cercavo, le risposte che avrebbero cambiato la mia vita.
Per
la prima volta da quando mi ero svegliata e avevo preso coscienza dei miei
sensi, le sue mani si fermarono.
La
mancanza di quel contatto si fece sentire immediatamente, mi mancava la dolce
sensazione di piacere e sicurezza che le sue dita procuravano tra i miei
capelli, avrei voluto che riprendesse ad accarezzarmi e nonostante avessi
deciso di non dirgli niente mi lasciai andare.
“Non…fermarti” allungai lentamente un braccio e afferrai la
sua mano per riporla gentilmente sul mio viso. Sentivo il sangue circolare nel
mio corpo frenetico come un treno in corsa per concentrarsi poi sulle guance.
Lo
sentii sorridere e riprese da dove aveva interrotto.
“Cos’è
che non puoi fare?”. La mia voce era un sussurro. Non potevo fare di meglio al
momento.
Tornò
serio. Avevo ancora la testa appoggiata sul suo petto e non avevo la forza di
guardarlo negli occhi ma riuscivo perfettamente a intuire ogni suo minimo
cambiamento d’umore dal respiro, dal petto che si alzava ad intervalli regolari
portando il mio viso con sé.
“Io..
non posso.. fare finta di niente” disse infine con la voce segnata dalla
rassegnazione.
“Non
posso fingere che tu non mi piaccia, non posso negare quello che provo, non
posso evitare di tremare ad ogni minimo contatto, non posso pensare a qualcuno
che non sia tu, non posso rimpiangere di essere rimasto, non posso essere
arrabbiato con te, non posso rimanere impassibile quando stai male, non posso
distrarmi da te…”.
Rimasi
in ascolto, silenziosa, mentre quelle parole danzavano nella mia testa. Non
avevo ancora capito se stessi dormendo, se stessi sognando, se mi stesse
prendendo in giro, se stesse recitando una parte del copione che non ricordavo.
“Io…” fece una pausa. “…non..” un
respiro profondo. “Non posso fare a meno di te!” disse infine.
Quelle
parole, quelle poche sillabe bastarono a farmi perdere il senso della ragione,
o forse a farmelo recuperare dopo tanto tempo.
Mossa
dal desiderio, dal respiro affannoso che non riuscivo a calmare e dalla voglia
insaziabile che avevo di lui, alzai lentamente il capo incontrando i suoi
occhi. Erano verdi quella mattina.
Mi
avvicinai con cautela e gentilmente posai le mie labbra sulle sue. Mi feci
indietro per vedere la sua reazione. I suoi occhi quasi lucidi, sorpresi e
speranzosi. Prima che quell’attimo perfetto potesse sfuggire eliminò la breve
distanza tra noi e unì le nostre labbra di nuovo, per un bacio non del tutto
casto questa volta. Le mie mani iniziarono a muoversi ansiose sul suo viso, sul
suo corpo, finché non arrivarono a toccare il suo petto nudo sotto la
maglietta.
“Kristen
aspetta…” disse bloccandomi la mano fremente.
Serrò
le labbra mentre sempre più desiderosa di lui non riuscivo a dare un ritmo
giusto al mio cuore e respirare in una maniera che non fosse troppo
imbarazzante. Ma non me ne importava nulla.
“Cosa?”
chiesi preoccupata da quella reazione.
“Non
stai dimenticando qualcuno?” chiese in modo ovvio, ma in quel momento la mia
mente era in completo black-out. Non riuscivo a pensare a nessun altro se non a
lui. Lo guardai curiosa e sconcertata chiedendo una spiegazione che non tardò
ad arrivare.
Un
tuono percosse la stanza facendo tremare i vetri nello stesso momento in cui
pronunciò la parola che mi portò alla realtà.
“Michael”.
Le
figure iniziavano a svanire, le voci si affievolivano, il suo corpo si
sbriciolò sotto le mie mani. No. Non poteva essere. Non volevo che finisse.
Mi
voltai agitata ma le mie mani incontrarono qualcosa di duro. Decisamente non
era un cuscino. Eppure mi sembrava di conoscere quella forma perfettamente.
L’avevo esplorata fino a un minuto fa. Indugiai nel dormiveglia stringendo in
un pugno lo strato di stoffa che avrebbe dovuto essere il cuscino. Ma da quando
i cuscini erano così duri?
Affondai
la testa in quel cuscino di marmo mentre cercavo disperatamente di dare un
senso a quello che stava accadendo. Ma nel limbo in cui mi trovavo, in bilico
tra sogni e realtà, era impossibile dare spiegazione a quello che sentivo e non
riuscivo a capire se stessi sognando, immaginando o se sogni e realtà si fossero
fusi impercettibilmente. Non riuscivo più a distinguerli. Erano i miei sogni ad
essere diventati così reali, o era la realtà ad essersi riflessa nei miei
sogni?
Strizzai
gli occhi ancora chiusi, indisposti ad aprirsi. Era ancora troppo presto. Stavo
per svegliarmi. Lo sentivo, ma non volevo. Affondai ancora di più il capo su
quel petto caldo, avvolgendomi nella coperta sperando che il calore e l’agio mi
avrebbero ricondotta in quel posto magico, in quel momento che si era
affievolito in un secondo.
E
d’un tratto, lo vidi di nuovo. Così come era svanito, il suo volto si ricompose
sotto le mie labbra ancora tese verso di lui.
Indietreggiai
per guardarlo negli occhi. “Siamo solo noi due adesso” gli sussurrai e allungai
lentamente una mano per farla passare tranquilla tra i suoi capelli.
Successe
tutto in un attimo. Un rumore brusco e improvviso lo fece rompere in mille
pezzi prima che la mia mano potesse giungere al suo viso e mi svegliai.
Subito
i miei occhi spaventati incontrarono i suoi. Sentii le guance infuocate, ma non
ebbi nemmeno il tempo di sentirmi in imbarazzo per quel sogno che avevo creduto
reale fino a un secondo prima.
Una
terza voce giunse dai piedi del letto prima che potessi accorgermi della sua presenza.
“Oh mio dio..”
Mi
alzai di scatto. “Michael!”
“Oddio..”
ripetè. Gli occhi sbarrati dal disgusto.
“Michael
non è come pensi!” mi affrettai a dire. Solo allora notai il vassoio rovesciato
per terra, le tazze rotte e i petali staccati da una rosa che giaceva sul
pavimento.
“Non
posso crederci. Lo sapevo!”
Mi
alzai dal letto e andai verso di lui, ma non sapevo come muovermi, come
prenderlo. Rimasi su me stessa con le mani tra i capelli, sbuffando fuori forti
sospiri.
“Mike
ti ho detto che non è come sembra..” dissi tranquilla sperando che il mio tono
cauto lo convincesse della verità delle mie parole, ma la sua reazione fu più
violenta del previsto.
“AH
NO?! E ALLORA COM’E’ KRISTEN! Illuminami! Perché davvero non riesco a vederla
diversamente!”
“Abbiamo
solo dormito!” cercai di discolparmi. Sarebbe stata difficile.
“E
TI ASPETTI CHE IO TI CREDA?”
“Bè..SI!”
dissi indignata dalla sua mancanza di fiducia in me.
“A
CHI VUOI DARLA A BERE KRIS!”
Mi
stava davvero facendo innervosire. Non la smetteva di urlare. Mi scoppiava la
testa.
“MICHAEL
SMETTILA DI URLARE!” dissi urlando altrettanto.
“Sai
una cosa Kris? Provo pena per te. Questa sarà solo una sbandata e tu rimarrai
sola”.
Quelle
parole mi ferirono più di quanto mi aspettassi.
“Ti
ho detto che non è successo niente!” bisbigliai in lacrime.
“IO
NON TI CREDO!” mi urlò in faccia facendomi saltare di paura e procurandomi
singhiozzi ancora più forti. Lo fissavo sbalordita in lacrime.
Con
la coda dell’occhio vidi Rob alzarsi da letto, mettersi le scarpe in modo del
tutto pacato e rassegnato.
“Senti
amico..” disse a Michael.
“Non
chiamarmi amico..” ruggì.
“Come
ti pare..in effetti non ci tengo per niente ad esserti amico. Ti conosco da
nemmeno 24 ore ed è già la seconda volta che la vedo ridotta in questo stato
per te”. La sua voce era dura, fredda come il ghiaccio, ma allo stesso tempo
sincera e tranquilla mentre prendeva le mie difese.
“Non
ti rendi nemmeno conto di quello che hai..” continuò mentre Michael lo guardava
con aria di sfida. “Kristen è una ragazza eccezionale e tu la tratti in questo
modo..Sei davvero un ingrato.
Abbiamo
davvero solo dormito, quindi invece di avere dubbi su di lei rifletti sulla
fortuna che hai..” con aria di superiorità si avviò verso la porta con passo
sicuro. “… e pensa a trattare meglio la tua ragazza”.
Un’altra
lacrima scese sul mio viso, ma sapevo che non era per Michael o per la rabbia
che man mano sbolliva dentro me.
“A
dopo Kris”. Disse infine e se ne andò.
Abbassai
lo sguardo mentre le ultime lacrime si seccavano lentamente sulle guance.
“Quindi…davvero non è successo niente?”
Per
quanto la risposto fosse ovvia, mi trovai a valutare bene quella domanda prima
di rispondere.
Certo,
non era successo niente. Non nella realtà, almeno. Era indubbiamente fuori
discussione raccontargli del sogno, così con la sera a casa mia, il messaggio
dopo la festa e il bacio “obbligato”, le cose che gli nascondevo aumentavano
sempre di più. Ma non potevo farci niente. Certo avevo deciso di raccontargli
tutto, ma a quel punto, confessare tutte quelle cose in quel momento sarebbe
stato come un tradimento. Se prima pensavo che avrebbe capito, ora ero sicura
che se gli avessi detto tutto, avrebbe frainteso.
Presi
un respiro prima di rispondere. “No, non è successo niente” mentii per l’ennesima
volta. Mi spaventava quasi il modo semplice e spudorato con cui gli mentivo
sempre più facilmente, e ancora di più mi preoccupava il senso di sollievo che
ne derivava. Ma ormai era tardi per rimediare o comunque per mettere tutte le
carte in tavola. Ormai avevo preso la mia decisione. Da quel momento in poi,
non gli avrei mentito più, soprattutto perché non ce ne sarebbe stata
occasione. Avrei evitato qualsiasi situazione imbarazzante, contraddittoria o
ambigua.
“D’accordo..”
disse calmandosi. “Mi dispiace amore..anche per ieri” continuò avvicinandosi a
me e poggiando le mani sui fianchi. “Non volevo mettermi ad urlare in quel modo
ma…”.
“Non
importa” lo interruppi. “E’ comprensibile che tu abbia pensato male vedendoci
così, ma ti giuro che ci siamo addormentati. Eravamo distrutti”.
“Come
mai?”
“Oh..bè..mi hanno improvvisato una festa a sorpresa…ho
provato a chiamarti però…” scossi la testa lasciando
la frase a metà.
“Oh..bè, non importa” disse tutto a un tratto comprensivo.
“Posso chiedere almeno cosa ci faceva in camera tua?”
Accidenti!
Così rischiavo di andare al manicomio. Come facevo a essere sincera evitando
scenate?
Cercai
velocemente una frase che potesse riassumere i punti fondamentali escludendo i
dettagli, omettendo il regalo, le lacrime che erano scese sul mio viso al suono
della sua voce, per non parlare del sogno. Eppure nel millesimo di secondo che
avevo a disposizione per rispondere era umanamente impossibile trovare una
scusa che facesse al caso mio.
“Oh..ehm..noi..”
cercai di prendere tempo, ma non ne avevo. Se avessi indugiato ancora avrebbe
certamente intuito che nascondevo qualcosa. “Dovevamo leggere un po’ il
copione..” fu la prima cosa stupida a cui pensai.
“Ma
scusa, le riprese non sono quasi finite? Come fate a stare ancora con il copione
in mano?”
Merda!
Cercai
di apparire rilassata. “Si …ma… sono stati fatti dei
cambiamenti all’ultimo momento e Cath vuole rifare alcune scene “inventai e
cambiai subito argomento. “E comunque, tu che ci fai qui?” chiesi sviando il
discorso. “Non che non mi faccia piacere ovviamente, però..”
Mi
guardò stupito. “..ho letto il messaggio solo stamattina…e
sono venuto. Pensavo di farti una sorpresa..”
Il
messaggio! Me ne ero proprio dimenticata! Cazzo! Le cose si mettevano di male
in peggio. Non sapevo più come uscire da quella situazione sgradevole se non
con altre bugie. Pinocchio mi faceva un baffo. Sentivo il mio naso crescere a
dismisura.
“Oh..”
dissi semplicemente sperando non chiedesse spiegazioni.
“Allora,
cosa ho fatto?” chiese.
“Come?”
non capivo o forse non volevo capire quello che voleva dire.
“Il
messaggio…mi hai ringraziato, ma non so per
cosa..anzi pensavo che dopo quello che ti avevo detto il pomeriggio avrei
dovuto mettermi in ginocchio per farmi perdonare..un grazie era l’ultima cosa
che mi aspettavo..”
“E
perché mai? Non posso solo ringraziarti d’esistere?” mi avvicinai e lo baciai.
Sapevo che in quel modo la faccenda sarebbe passata insospettata e sarebbe
stata presto accantonata.
Cercò
di tenermi a se quanto più possibile e prolungare quel bacio, ma mi scostai
istintivamente cercando di non essere brusca. Non so per quale motivo, forse mi
sentivo male a stargli vicino dopo tutto quello che gli stavo tenendo nascosto.
E il peggio era che non era finita lì.
“Wow”
esclamò a un certo punto. “E questa cos’è?” chiese afferrando lo strumento che
si trovava sul comò.
Merda!
“Un
regalo..” dissi scuotendo la testa.
“Da
parte di?”
Valutai
ancora se dirgli la verità o meno. “Ehm..Rob…”
azzardai ma notai subito il suo cambio di espressione e mi corressi. “…e il resto del cast” aggiunsi svelta.
Sbuffò
rumorosamente e mi si avvicinò di nuovo. “Sta sempre in mezzo quello!” si
lamentò.
Mi
sentivo malissimo. Mi ero riproposta di non dirgli più bugie e nel giro di
cinque minuti erano già aumentate da quattro a sette. Ma in fondo forse ormai
era inutile. Insomma, a che pro raccontare la verità.
“Non
ricominciare. Non è mica solo da parte sua” mentii spudoratamente.
“Lo
so, scusa..so di essere un po’ suscettibile con questo tipo. È solo che credo
che tu gli piaccia un po’ troppo..”
“Ma
che dici?!” lo interruppi prima che potesse aggiungere altre assurdità che
contribuissero a farmi sentire peggio di come stavo.
“Ma
tanto, non devo preoccuparmi vero?” chiese ironico citando tutti i nostri
discorsi sulla gelosia.
“Certo
che no..” dissi dandogli un pizzico sulla guancia.
Ancora
una volta mi ritirai prima che potesse trattenermi a sé.
“Senti,
io ho davvero bisogno di una doccia..che ne dici se ci vediamo giù?” gli chiesi
sperando di rimanere un po’ sola.
“Certo”
disse con un sorriso. “Ti aspetto giù. Fai con calma” si avvicinò per baciarmi
ma d’istinto voltai la faccia e gli porsi la guancia. Per fortuna sembrò non
farci troppo caso.
Finalmente
restai sola. Avevo tanto desiderato allontanarmi da tutte quelle menzogne e
quella difficile situazione eppure ora che ero effettivamente sola mi resi
conto che non era del tutto una grande idea. Mille dubbi e pensieri iniziarono
ad assalirmi mentre l’acqua scorreva sul mio corpo, bollente. Ma ero troppo
presa per accorgermene.
Troppo
presa dal ricordo della sera prima. La mia sorpresa nel trovare quel pacco sul
letto, la sua voce dolce e piena di dolore che mi infondeva il cuore di
lacrime, le sue mani sulle mie.
Smettila Kris! Non puoi pensare a queste
cose. Basta!
Eppure
era più forte di me. Come sempre, quanto più cerchi di non pensare a una cosa,
quanto più cerchi di vietartelo, tanto più i ricordi si insinuano nella mente,
come a voler fare un dispetto.
Come
avrei dovuto comportarmi ora?
Quella
domanda mi rimbombò in testa mentre come un automa mi vestivo e mi preparavo a
scendere.
Non
sapevo ancora cosa fare quando uscii dalla stanza. Ero confusa, sottosopra come
un dipinto di Picasso e il pensiero che prima o poi l’avrei rivisto non fu per
niente d’aiuto. Non potevo evitarlo.
Era
tardissimo. Mi incamminai per il corridoio a passo svelto, quasi correndo, ma
mi inchiodai sul posto quando scorsi l’ascensore da lontano.
La
mia giornata non faceva che peggiorare. A quanto pare il poi era arrivato prima del previsto. Eccolo lì. Ad aspettare. A due
passi da me, e io ancora non avevo idea di come comportarmi.
Valutai
la possibilità di tornare indietro e aspettare il prossimo giro, ma mi resi
conto della follia e della mia stupidaggine.
Bene.
Forza e coraggio. Era meglio levarsi il sassolino dalla scarpa.
Imaginary82: Grazie mille! Anche io ho adorato quella
frase nel telefilm, poi in quel contesto era proprio perfetta! Che dolce che
sei a concentrarti su minimi particolari come lui che le toglie le scarpe… ^^
erika1975: eh già…anche
io lo considero un terzo incomodo..ma purtroppo…attenendomi
hai fatti…non posso fare a meno di lui e della sua
presenza.. -.-“
signora degli
anelli: Grazie mille! Sono felice
che ti sia piaciuto! ^^
simo1726: oddio! I tuoi commenti mi fanno sempre riempire il cuore
di gioia! xD sei davvero gentilissima! E sono felice
che tu sia ancora viva…J Magri Rob
stesse dietro le mie orecchie a suggerirmi cosa scrivere..hehe..Diciamo
che riesco bene a immaginarmi in lui perchè da parte
sue l’interesse era evidente fin da subito, quindi non so, questo mi rende le
cose più facili. J per quanto
riguarda l’intervista, non ne parliamo proprio! Nell’ultimo mese questi due
hanno dato tante prove da poter convincere anche i cechi e i sordi. Ci manca
solo la conferma ufficiale.. -.-“
chissà quando arriverà?! Speriamo a
breve! ^^
Grazie mille simo!!!
Sei sempre troppo buona! ^^
iosi: che bello! Una
nuove lettrice! ^^ grazie mille! Sono felice che anche tu la pensi come me e
come molte di noi. Come ho detto già altre volte, sto sviluppando questa FF
cercando di attenermi alla realtà, per questo molte cose sono vere e per questo
non si arriva subito al sodo! Hehe… grazie mille! J
Emmettina90: Grazie lu!! A te che dire? Noi ci
sentiamo ogni giorno! :P comunque non preoccuparti…
io appunto tutto! ^^
Ps. Non posso
crederci che ti sei messa a piangere!! O.o
Pensavo di non farcela e invece eccomi qui. Bè, diciamo che in realtà non
ho studiato molto…però…pazienza! xD Fortunatamente dopo martedì avrò più
tempo da dedicare alla scrittura, almeno durante le feste di Natale, perciò
cercherò di avvantaggiarmi un po’. ^_^
Volevo dedicare questo capitolo a simo1726 e a emmettina90 che con il loro
sostegno mi spronano sempre a continuare. Grazie tesore! Non sapete quanto mi siete d’aiuto!
Spero solo che continuerete a seguirmi nonostante la presenza del macaco.
Purtroppo decidendo di raccontare quanto più vero possibile, ho fatto una
scelta e devo accettarne i pregi e i difetti, perciò non posso proprio
evitarlo.
Detto questo vi lascio al capitolo. Buona lettura. Spero vi piaccia! ^^
Capitolo 18
La verità fa male
POV Robert
Era troppo bello per essere vero. Come avevo potuto credere che quella
notte potesse durare per sempre? Come avevo potuto illudermi in quel modo? Come
avevo potuto sperare che mi stesse cercando?
E ancora una volta ero rimasto a bocca asciutta. Avrei dovuto ascoltare
l’angioletto, avrei dovuto andarmene. Proprio come aveva detto lui, non aveva
portato a niente. Niente. Ecco cosa mi era rimasto.
Lui lì, con lei, a godere della sua compagnia, e io sotto un getto d’acqua
gelido nella speranza che almeno il freddo sulla pelle mi scuotesse dallo stato
depressivo in cui ero piombato, anzi, in cui mi ero cacciato.
L’hai voluto Rob. Questa
volta te la sei proprio cercata. Non puoi che incolpare te stesso.
È la legge del contrappasso. Non desiderare troppo se non vuoi che la tua
superbia ti si rivolti contro. Iniziai a pensare a quale fosse la punizione che
il destino aveva in serbo per me, quale fosse la pena che avrei dovuto scontare
per quella notte.
Forse aver osato sognare di lei in quel modo mi avrebbe condannato a una
vita piena di incubi.
Ma quale incubo peggiore di quello che si era presentato lì quella mattina?
Proprio come un fulmine a ciel sereno si era presentato nel momento meno
opportuno e del tutto indesiderato, come una medusa in un mare limpido.
Era la metafora meno offensiva a cui riuscivo a pensare in quel momento, la
mia mente era totalmente andata. Non riuscivo nemmeno a elaborare pensieri di
senso compiuto.
Le mani contro la parete della doccia, gli occhi aperti sotto l’acqua, e la
mente altrove.
Tutto quello che avrei voluto in quel momento non potevo averlo. Avrei
voluto una macchina del tempo per tornare indietro e rivivere quella notte
fantastica, avrei voluto che le mura di quella stanza potessero parlarmi per
dirmi che non avevo solo immaginato, avrei voluto che il mondo fosse finito
quella notte, quella notte che eravamo solo noi. Avrei voluto qualche certezza.
Ma ovviamente le mie richieste erano sempre troppo estranee al normale o al
possibile. L’unica cosa che potevo avere era la faccia di quell’essere davanti
a me, ma anche in quel caso i miei desideri di pestarlo a morte sarebbero
rimasti inesauditi. Se non fosse stato per Kristen avrei già preso quella testa
e sbattuta contro ogni muro dell’hotel. Ma non potevo farle questo. Non potevo
ferirla, non come stava facendo lui. L’immagine di lei, così indifesa e
colpevole di fronte a quel mostro senza cuore mi piombava continuamente nei
ricordi più vividi. Mi trovai a stringere i pugni. Come si poteva essere così
egocentrici? Sentivo la rabbia nascere pian piano e bollire lentamente. Come
poteva la vita essere così ingiusta e dare il pane a chi non ha denti? Quel
ragazzo era così fortunato. Aveva Kristen. Aveva tutto, e non se ne rendeva
nemmeno conto. Serrai i denti al pensiero di tanta ingratitudine.
Mi trovai davanti l’ascensore, in attesa. Ero talmente preso dai miei
pensieri da non ricordare nemmeno quando ci fossi arrivato. Come un’idiota mi
guardai le gambe per accertarmi di aver messo i pantaloni e guardare con quali
cavolo di vestiti ero uscito. Non ricordavo nemmeno di essermi vestito, avevo
completamente rimosso tutto. Chissà quale grazia mi era stata concessa per
avermi fatto indossare un paio di jeans e una maglietta decenti. Non ricordavo
di averli presi dalla valigia o dall’armadio. Forse erano sulla sedia. Non lo
sapevo.
“Ehilà Rob!” mi salutò un voce.
“Ciao” risposi automaticamente con voce statica.
“Wow, sembri uno zombie stamattina!”
“Mmm”
“Che ne dici di un bel caffè?”
“Certo..”
“Perfetto allora facciamo dopo le riprese!” disse con voce squillante e
scese giù per le scale.
Iniziai a pensare alle sue parole. Non aveva senso prendere un caffè dopo
le riprese. Avrei dovuto svegliarmi adesso. Avrei dovuto risalire dall’abisso
in cui ero precipitato, e avrei dovuto farlo in fretta.
Ma come potevo? C’era una sola cosa, una sola persona che potesse farmi
venire a galla, e non era mia.
Eppure la sua essenza era tanto intrisa in me che mi sembrava di potere
sentire il suo respiro, il suo profumo, i suoi capelli ondeggiare leggermente.
Chiusi gli occhi godendo di quella dolce e fittizia fragranza.
“Hey!”
Wow. Adesso mi sembrava di sentire anche la sua voce. Non potei fare a meno
di sorridere.
“Rob!”
Cavolo! Sembrava sempre più reale. Come se fosse proprio dietro di me.
“ROB!” urlò.
Aprii gli occhi e me la trovai davanti. Vera come mai. Mi gelai.
“Ma..che stai facendo?” chiese aggrottando la fronte.
Aprii la bocca ma non vi uscì nessun suono. Doveva avermi preso per pazzo e
ne aveva tutte le ragioni. In fondo mi aveva trovato a occhi chiusi a sorridere
alle porte chiuse di un ascensore. Che figura di merda!
“Ehm..stavo..pensando..” balbettai.
“Pensando? Pensando a cosa? Avevi un’aria così beata..”
“STAVO PREGANDO!” mi corressi subito urlando.
Alzò un sopracciglio. “Stavi..pregando?” chiese senza parole.
Ma che cazzo stavo dicendo! “Si..ehm…io..” non sapevo che scusa inventarmi. “..io…pregavo..che arrivasse questo benedetto ascensore..” dissi con un sorriso a 364
denti.
Perfetto! Grandioso Rob.
Ora puoi dire di essere un perfetto imbecille. Se prima poteva solo aver
pensato che sei scemo, adesso ne ha avuta la certezza.
“Ah..ok..allora..” esitò. “Posso parlarti o sei ancora..in meditazione?”
“Nono!” dissi prima che potesse andar via. “Tanto prima o poi arriverà
anche senza le mie…ehm..preghiere”.
“Sicuro?”
“Certo! Dimmi tutto!”
In un secondo avevo dimenticato tutto. Eravamo tornati ad essere solo io e
lei. Il ricordo di quella notte si fece sempre più vivo in me e nonostante la
pessima figura, nonostante la rabbia che ancora infuriava dentro, nonostante la
delusione del risveglio, non potevo trattenermi dal regalarle un sorriso. Non
ci riuscivo. Ancora una volta restai ammaliato dalla sua bellezza e caddi come
una pera ai suoi piedi.
“Io, volevo chiederti scusa, per Michael..”
Quelle parole bastarono a farmi rinsavire. I sogni erano finiti, non potevo
più vivere solo di illusioni.
“Spero sia tutto risolto” dissi con voce fredda.
Mi fissò dritto negli occhi, ma non rispose. Chissà a cosa stava pensando.
Mi resi conto in quel momento che quella era la nostra prima conversazione
indisturbata dopo quella notte del tutto innocente e innocua, ma profonda.
Sapevo che se non avessi ottenuto risposte adesso, non ne avrei ottenute mai.
Dovevo buttarmi.
“Senti, riguardo la scorsa notte io volevo sap..”
“Rob non preoccuparti!” mi interruppe prima che potessi arrivare al punto.
“Non è successo niente di grave, ci siamo solo addormentati.. Va tutto bene!”.
Quanto avrei voluto dirle che non andava per niente bene, che non ci
eravamo semplicemente addormentati, che non avevo smesso di guardarla finché il
sonno non mi aveva colto.
“Era..questo che volevi sapere vero?” chiese come se non potesse esserci
altra risposta a quella domanda se non si.
“Certo..” risposi abbassando la testa.
“Bene, allora è tutto sistemato?”
Sospirai. “Certo” ripetei con lo stesso tono.
“Perfetto! Comunque penso sia guasto! Io prendo le scale” fece per andarsene
ma quel poco di istinto che ancora era rimasto in me prese il sopravvento.
“Kristen!” la chiamai e bloccandosi di scatto si voltò verso di me.
“Tu..hai sognato stanotte?” chiesi curioso. Non potevo credere di aver solo
immaginato. Doveva essere reale.
“Ehm..” iniziò balbettare insicura. “non so..forse..credo di no..” disse
esitante. “Perché?”
Risposi con un’altra domanda. “Quindi non ricordi proprio niente?” chiesi a
voce bassa.
Indugiò qualche secondo serrando le labbra, prima di stringersi nelle spalle
e sussurrare quella sillaba che avrebbe smontato tutte le mie ipotesi e
distrutte le mie speranze.
“No” disse semplicemente, con tono fermo. “Scusami, devo scappare. Michael
mi aspetta giù per la colazione. Ci vediamo sul set!”.
E io rimasi lì, a fissare quelle porte che non si aprivano e non si
sarebbero mai aperte.
Il solo pensiero della colazione mi mise di cattivo umore, e vederli ridere
seduti a un tavolo non migliorò il mio stato d’animo. Presi un vassoio e
iniziai a riempirlo con tutto ciò che trovavo sul bancone girevole che si
trovava al centro della sala: cornetti, marmellata, toast, latte, succo, crepes. Non pensavo
minimamente di mangiare tutta quella roba, anzi, lo stomaco ormai era chiuso,
serrato, ma era l’unico modo per tenermi occupato e trovare un pretesto per non
sedermi. Il vassoio fu presto pieno, il diversivo era durato poco. E ora che
facevo? Non potevo certo mettermi a riempire un altro vassoio. Avanzai
lentamente verso i tavoli considerando le varie possibilità, ma erano davvero poche.
Cath era a un tavolo con Paul e gli assistenti alla regia. E tutti gli altri
erano seduti a un paio di tavoli uniti. Tutti includeva anche lui, ovviamente.
Scrutai la sala da cima a fondo e tutti quei bei tavolini isolati sembravano
parlarmi e invitarmi a sedere, ma non potevo escludermi dal gruppo in quel modo
senza dare nell’occhio.
“Hey Rob! Siamo qui!” mi chiamò Nikki a gran
voce indicandomi il posto accanto a lei, e di fronte la “coppia felice”.
Ah! Destino crudele!
Mi sedetti lentamente. Kristen fece finta di niente parlando con Ashley al
suo fianco, ma non potei evitare lo sguardo inceneritore di quell’essere che
era accanto a lei. Ah! Se gli sguardi potessero uccidere, sarei già morto. Ah no…sarebbe morto prima lui.
“Cavolo Rob! Mangi tutta quella roba?” chiese Kellan notando il mio vassoio
strapieno.
“No! In realtà non ho fame. Non so perché ho preso tanta roba. Prendete se
volte!” dissi ridendo.
Volevo cercare di apparire più normale possibile, ma era difficile. Ogni
tanto lanciavo un’occhiata a Kristen che ora se ne stava seduta senza dire una
parola, con gli occhi vuoti fissi sul piatto, e con un cucchiaino tormentava il
budino al cioccolato che le stava davanti. Non potevo fare a meno di rabbuiarmi
insieme a lei vedendola così. Chissà che diamine stava pensando!
“Certo avete due facce voi due stamattina!” la voce ormai più che familiare
di Nikki mi suonò squillante nelle orecchie. “Avete dormito bene?”.
Non potei fare a meno di guardarla sentendo quella domanda e i nostri
occhi, sincronizzati, si alzarono lentamente incontrandosi nello stesso momento
in cui un colpo di tosse percosse il tavolo.
“Io ho dormito benissimo” sospirai. “Non so Kristen..”.
Mi sembrò di sentire un ringhio, ma non mi curai di guardare da chi
provenisse, anche se avevo delle idee ben chiare a riguardo.
Puntai lei invece, aspettando una risposta ma distolse subito lo sguardo e
si liquidò con la più banale delle scuse.
“Accidenti com’è tardi! Dovremmo già stare sul set!”
In effetti era vero. Catherine e gli altri avevo già lasciato il tavolo da
un pezzo, ma restava comunque una scusa banale.
“Giusto! Meglio andare!” concordò Nikki. “Rob allora come restiamo per
stasera?”
Cosa? Stasera? Ma che diavolo..
Non feci in tempo a mettere in ordine della testa che Kristen mi interruppe
salvandomi da una situazione imbarazzante.
Si bloccò di scatto mentre si alzava. “Uscite?” chiese con aria di
indifferenza ma allo stesso tempo sorpresa.
“Pensavamo di andare a bere qualcosa dopo le riprese..” confermò Nikki.
Certo! Ora ricordavo. Vicino l’ascensore. Mi aveva chiesto se volevo
prendere un caffè. Bè, sarebbe più appropriato dire che mi aveva incastrato.
Non potevo certo immaginare che intendesse uscire la sera e che volesse passare
dal caffè a “qualcosa da bere”. Certo il caffè si beve, ma c’è una bella
differenza tra le due cose. A prendere un caffè ci vanno due amici, a prendere
qualcosa da bere ci va chi vuole conoscersi più a fondo. Comunque, avevo detto
di si, e non potevo tirarmi indietro senza apparire maleducato. Poi in fondo,
un caffè non avrebbe fatto male a nessuno, era il “qualcosa da bere” che mi
preoccupava.
“Oh..” la voce di Kristen giunse come un sussurro, mi sembrò di cogliere un
punta di delusione in quel mormorio. “Bè divertitevi allora..”
“Hey ma perché non vi unite a noi?”
“COSA?” le nostre voci parlarono all’unisono e sarei stato quasi felice di
quella sincronia se non fosse che a rovinarla si era unito anche l’essere al
coro.
Nikki si strinse nelle spalle, presa alla sprovvista. “Era..solo una
proposta..”
Restammo tutti e tre in silenzio.
“C’è forse qualche problema?” continuò Nikki.
Questa volta fui pronto. “Assolutamente no. Per me va bene. Chiedi a loro?”
dissi indicando Kristen con un cenno del capo.
Nikki si voltò verso di lei aspettando una risposta.
“Veramente noi pensavamo di guardare un film..”
“Oh andiamo! Non vorrete mica starvene tutto il tempo chiusi in albergo
giusto oggi che finiamo un po’ prima?”
Catherine aveva una riunione con la Summit per decidere di non so quali
scadenze o per parlare dei primi trailer, qualcosa del genere, quindi a noi era
concessa la serata libera.
Nikki continuò l’opera di persuasione. “Poi un caffè non ha mai fatto male
a nessuno!”
Ecco che era passata di nuovo al caffè.
Kristen prese un lungo sospiro. “Va bene” sospirò infine un po’ stufa.
“Perché non chiediamo agli altri se vogliono venire?” continuò.
“Già fatto” disse pronta Nikki. “Ma Ashley, Kellan e Jackson tornano a casa
per il week-end visto che non devono girare”.
“Fantastico” mormorò Kristen ironica pensando forse che non la sentissi.
“Fantastico” replicò Nikki con la solita voce squillante. “Allora ci
vediamo alle 7 alla location!” e detto questo si dileguò.
Le riprese procedettero tranquille. Ormai eravamo agli sgoccioli. Mancavano
due o tre settimane alla fine. Erano le ultime scene, gli ultimi ritocchi,
alcune scene già fatte, alcune inquadrature diverse. Tra un ciak e l’altro e la
pausa pranzo io e Kristen non avevamo parlato per niente. Se non fosse stato per
le battute che eravamo obbligati a dire, probabilmente non avremmo aperto
bocca. Tuttavia le 7 arrivarono prima del previsto. Non sapevo ancora cosa
aspettarmi da quell’uscita. Ma non volevo saperlo. Per una volta volevo cercare
di agire seguendo l’istinto e non i mille problemi che mi affollavano la testa.
Voltai l’angolo dietro la location, dove avevamo appuntamento, e mi trovai
l’essere davanti.
Ormai per me era l’essere. Non
riuscivo davvero a pensare a lui con il suo nome e non mi veniva da considerarlo
in nessun altro modo se non un qualunque essere di questa terra. Uno dei tanti
esseri che avrebbero dovuto essermi indifferenti ma che invece mi disgustava.
Era un essere, un essere spregevole.
Feci per tornare indietro appena lo vidi ma mi bloccò con la voce.
“Hey tu!”
Wow. Certo il dizionario non era il suo migliore amico.
Mi voltai lentamente pronto ad affrontarlo, per quanto non ne avessi la
minima voglia.
“Tu non mi piaci, nemmeno un pò” continuò. “Eppure Kristen sembra avere una buona opinione su di te,
perciò mi tocca sopportarti”.
“Ti spiace arrivare al punto?” dissi io quasi sbadigliando.
“Il punto è…se ci provi con la mia
ragazza, ti spacco la faccia”.
“Hey, io non ho fatto proprio niente. Se hai
dei dubbi chiedilo a lei. Non ti fidi di lei, forse?” azzardai.
“Di lei mi fido, è di te che non mi fido”.
“Non si può avere tutto dalla vita..” dissi con un sorriso ironico sul
volto.
“Fai poco lo spiritoso” grugnì.
Cambiai subito tono. “Di cosa hai paura?” gli chiesi serio e sfrontatoprendendolo alla sprovvista.
“Tu stalle alla larga e basta” disse a bassa voce, meno ferma.
Evidentemente l’avevo fatto vacillare.
Non potei fare a meno di ridergli in faccia. “Mi spiace deluderti, ma la
vedo una cosa un po’ difficile. Insomma, stiamo girando un film insieme, e
abbiamo già un paio di eventi a cui dobbiamo partecipare, e se tutto va bene
andremo in giro per il mondo a promuovere il film..quindi..credo che la cosa
sia fisicamente impossibile”.
“Bè allora facciamo mentalmente!” sbottò.
“Certo certo, chi te la tocca… mentalmente..”. era davvero una liberazione provocare quel tizio. Mi
serviva tutto quello di cui avevo bisogno su un vassoio d’argento e non potevo
proprio farne a meno.
“Però dimmi una cosa. Tu sei così preoccupato per me ma…” presi una pausa per creare la suspense
necessaria a rendere la prossima una frase a effetto. “Se fosse lei a non voler
stare alla larga da me?” terminai la frase cercando quanto più possibile di
indurlo al dubbio. Sapevo che quello che avevo appena detto non aveva fondamenta.
Ormai avevo quasi rinunciato a qualsiasi speranza che includesse un suo
interesse nei miei confronti, tuttavia mi concessi di esprimere quell’ultimo
desiderio. Provocarlo in quel modo era quasi una scarica di adrenalina.
Non ebbe il tempo di rispondere, ma probabilmente non l’avrebbe fatto
comunque. L’avevo lasciato totalmente interdetto.
“Eccoci, scusate il ritardo!” disse Nikki venendo verso di noi sottobraccio
con Kristen. “Non ci siamo perse niente vero?”
“Certo che no!” rispose subito lui prendendo Kris per mano e dandole un
bacio sulle labbra. Ma bravo Rob. E ora
come la metti nome? Non si sfida chi ha il coltello dalla parte del manico.
E quel bacio fu una vera coltellata nello stomaco. Sapeva usare le sue armi l’essere, ma il suo evidente vantaggio non
mi impediva certo di divertirmi un po’. Credeva forse di avermi fermato con
quella sottospecie di avvertimento? Povero illuso, non aveva fatto altro che
rendermi quella serata più movimentata.
Ci sedemmo a un cafè a pochi isolati dal
set. Portland era davvero una bella città. Non c’era il rumore assordante del
traffico tipico delle grandi metropoli, l’aria limpida e pulita riempiva
piacevolmente i polmoni e la luce fioca del tramonto unita alla leggera brezza
d’aprile creava suggestivi giochi di luce con i viali alberati.
L’aria si stava notevolmente riscaldando, tuttavia c’era ancora quel fresco
che rendeva piacevole una cioccolata calda.
Nessuno parlava. Persino Nikki, che di solito era sempre la più vitale e
naturale, sembrava aver perso la lingua. Possibile che nessuno avesse nulla da
dire?
Quel silenzio assordante rischiava di farmi impazzire. Mi sembrava quasi di
sentire le lancette dell’orologio rimbombare nelle orecchie ad ogni secondo. Iniziavo
a sentirmi nervoso. Senza spunti non avevo possibilità di riscatto.
“Sai amore…” ecco che una vocina
fastidiosa interrompeva quella pace fin ad allora indisturbata. Avrei preferito
di gran lunga le lancette dell’orologio. “…prima stavo parlando con Rob..” sottolineò il mio nome con enfasi, come se si
riferisse ad un amico di vecchia data, capii subito che in realtà era un altro
nuovo modo per sfidarmi. “…e mi stava dicendo delle possibili premiere. Sapete già quando e dove si
terranno?”.
Ma che gran figlio di…
“Non ancora…perché?”
“Perché pensavo che se non ho impegni o progetti potrei venire con te,
cioè, con voi” si corresse lanciandomi un’occhiata intenditrice.
Accidenti! Aveva aperto bocca da appena due minuti e già iniziava a darmi
sui nervi.
“Bè, non è ancora sicuro nulla. È troppo presto..dobbiamo ancora finire di
girare”
“Già” intervenni subito io prendendo la palla al balzo. “A proposito, hai
sentito Cath? Pare che voglia rifare la scena del bacio, visto che l’ultima
volta fu..interrotta” lo fulminai con gli occhi.
Kristen non si lasciò sfuggire quegli scambi di sguardi e schiarendo la
voce cercò di liquidare subito la faccenda. “Si me l’ha accennato..” si schiarì
di nuovo la voce “ ma non parliamo di lavoro..”.
“Infatti!” anche Nikki si fece largo nel discorso. “Allora Kris, com’è
stato il tuo primo giorno effettivo da diciottenne?”
Scrollò le spalle. “Normale” disse sorridendo. “Ancora non mi sembra
cambiato niente..a parte le ore di lavoro in più ovviamente..”
Nikki non la fece finire di parlare. “E si è avverato il tuo desiderio?”
Rimase a bocca aperta, senza dire una parola. I suoi occhi si mossero
lentamente verso di me prima di rispondere. “Più o meno..”
“Cosa hai desiderato?”. Ma quell’essere davvero non voleva stare zitto!?
Però… chissà che aveva
desiderato. Cosa avrei dato per saperlo!
Scrollò di nuovo le spalle. “Una sciocchezza..” arronzò. “E poi se lo dico non si avvererà..” disse dandogli una leggera pacca
sulla guancia.
“Mmm, e dimmi un po’ il regalo che hai
preferito?” Nikki continuò l’interrogatorio.
Ero davvero curioso di sapere la risposta a quella domanda. Data la sua
reazione potevo immaginare la risposta. Certo non me la sarei presa se non
fosse stata quella che mi aspettavo, tuttavia ero ansioso di sentirglielo dire.
Chissà come aveva reagito l’essere quando aveva visto quel regalo?
Pensandoci in quel momento, era strano che non l’avesse accennato nel suo
inutile e patetico tentativo di intimorirmi.
Kristen esitò parecchio prima di rispondere. “Ehm..mi è piaciuta molto la… discografia dei Coldplay” disse tutto d’un
fiato. “Però, fa freschetto eh?” disse cercando di
deviare il discorso. Ma per quale motivo? Cosa aveva da temere? Che la sua
dolce metà si sentisse defraudato dalla sua posizione o messo in imbarazzo dal
mio regalo? Chissà lui cosa le aveva regalato..
“Però anche la chitarra è fantastica” aggiunse lui stesso. “Chi l’ha
scelta?”
“Chitarra? Quale chitarra?” chiese Nikki sorpresa.
“Quella che le ho regalato io..” risposi istintivamente.
Vidi Kristen sgranare gli occhi, quasi terrorizzata.
“Wow, non sapevo le avessi regalato una chitarra..” disse Nikki sorpresa.
“Ti è piaciuta Kris?” continuò.
Non rispose e nello stesso momento in cui vidi la faccia dell’essere
sbiancare e dipingersi di tutte le tonalità di rosso, schiattò in una fragorosa
risata.
“Hahaha, che divertente! Vi
piace scherzare!” disse tra una risata e l’altra. Lanciai un’occhiata a Nikki
sperando che lei fosse riuscita a spiegare quella follia.
“Kris tutto bene?” chiese l’amica.
“Certo!” disse infine quando si fu ripresa. “Nikki sei uno spasso!” sorrise
ancora.
Ma aveva forse una crisi isterica?
“Come quale chitarra? Quella che tu, Rob e gli altri mi avete regalato,
no?”
“Ah, si?” rispose Nikki incredula grattandosi la fronte. Immaginai stesse
capendo quanto me, forse anche di meno.
Un rumore improvviso giunse da sotto al tavolo e la tovaglia tremò.
“Ahi” si lamentò Nikki. “Aaaaaaaaaaa…. Si!” disse infine come colta da una specie di epifania. “La chitarra,
certo! Quella che…ti abbiamo regalato io,
Rob..e..gli altri”. Non sembrava per niente convinta di quello che stava
dicendo e accennando con il capo chiese conferma a Kristen che acconsentì
sorridendo di nuovo.
Improvvisamente tutto mi fu chiaro. Gli aveva mentito. Doveva avergli detto
che il regalo era da parte di tutti. Gran bel modo di affrontare i problemi.
Quella rivelazione mi fece perdere il controllo.
“Già Kris! Allora ti è piaciuta?” dissi con un filo di cattiveria e
delusione.
“Si” deglutì. “Molto”.
“E a te Nikki?” continuai stringendo i pugni. “Cioè l’ho scelta io, ma tu
l’hai vista! Che ne pensi?”
Nikki mi lanciò uno sguardo, evidentemente terrorizzata da quello che
poteva uscire dalla sua bocca.
“Oh..bè…chedire…mi fido dei tuoi gusti
musicali”
“Tu dici?” continuai acido mentre Kristen mi guardava con lo sguardo basso.
“Non so, ero molto indeciso. Che ne dici del modello classico?” dissi ancora
rivolto a Nikki.
“Rob, sai che non ci capisco niente di chitarre..però, il classico era
perfetto, hai fatto bene a prendere quello!” parlò piano.
“Si lo credevo anche io..poi però ho pensato fosse meglio l’acustico”.
“Oh si, l’acustico è decisamente meglio” deglutì Nikki in evidente
difficoltà.
“Il colore invece è stata un vero problema. Prima ho pensato al beige, poi
al rosso e alla fine il bianco” la stuzzicai ancora mentre Kristen mi
inceneriva con gli occhi.
“Il bianco…ehm..è il colore della
pace..perfetto!” azzardò Nikki.
“Si però non ero convinto, che ne dici di quello definitivo?” chiesi sempre
più maligno. Quasi non mi riconoscevo.
“Il nero è perfetto!” intervenne subito Kristen prima che potessi combinare
qualche guaio.
Mi voltai di scatto. Se avesse potuto, mi avrebbe ucciso con le sue mani.
Glielo leggevo dagli occhi. Non mi aveva mai guardato in quel modo. I suoi
occhi erano accesi, carichi di rabbia, stanchezza, frustrazione e forse…forse anche delusione.
Ma ormai avevo iniziato. Non mi avrebbe fermato più nessuno. In fondo ero
io quello che avrebbe dovuto essere deluso. Ci avevo messo l’anima a scegliere
un regalo perfetto, quello che forse mi avrebbe reso diverso ai suoi occhi, e
quello che ottenevo era solo irriconoscenza. Certo ora ero diverso ai suoi
occhi, ora mi vedeva come un mostro senza cuore.
“Sai che non ricordo il nome del negozio dove l’abbiamo comprato.. tu eri
con me..” continuai imperterrito a tormentare la povera Nikki. “Ti ricordi come
si chiamava?”
“Bene!” Kristen scattò in piedi venendo verso di me. “Volete scusarci un
attimo” disse con sorriso eccessivo prendendomi per il braccio.
“Che succede?” chiesi con tono evidentemente falso.
“Ti devo parlare” sibilò tra i denti e con uno strattone mi fece alzare.
“Ma mi si fredda la cioccolata..” mi lamentai facendo il broncio come un
bambino di quattro anni.
“Sopravviverai” tagliò corto con un ultimo
sguardo assassino.
“Con permesso” sorrisi beffardo e lasciai che mi conducesse fuori.
simo1726: bè, io a te non so più come ringraziarti!
^^ anche i capitoli un po’ più mosci sembrano piacerti e mi rincuora molto!
Purtroppo si! Era tutto un sogno! Non potevo farli cedere così presto però non
potevo nemmeno non sfruttare quella situazione per farli sognare un po’. ^^
Martedì finalmente l’università chiude i battenti per le vacanze e posso
dedicarmi di più alla scrittura. E comunque, MEDICINA?! Non sia mai! Ero
orientata per Lettere, ma poi ho scelto Scienze Politiche, con lo scopo di
provare a diventare giornalista. Il mio sogno sarebbe reporter in realtà, però
ce ne vuole di strada. Intanto ci provo. Poi si vede. Grazie mille ancora per i
tuoi costanti commenti e complimenti! AdoroTi! ^^
erika1975:
xD dai, non siamo crudeli con la Kris,
tutti posso commettere qualche errore in vita! xD
lindathedancer: ciao anche a te! Aggiungo i ringraziamenti anche a te! ^^ bè, in realtà non posso dirti altro che grazie! Grazie graziegrazie mille! Fino alla
nausea! ^^
sono felice che ti sia piaciuta l’idea
dei sogni! E poi non potevo certo lasciare Rob lì a guardare senza dire niente!
^^
Salve! ^_^
finalmente ho finito con l’università. Grazie mille per gli in bocca al lupo.
L’esame è andato benissimo!
Detto questo vi
lascio il capitolo. Per problemi “tecnici” l’ho diviso in due parti, quindi è
un po’ più corto però avrete la seconda parte lunedì. ^_^
Almeno spero…
Sto lavorando
ad un altro paio di progetti tra cui una One-Shot su RobSten…quindi spero di riuscire a postare capitolo e One-Shot presto! ^_^
Grazie mille a
tutti coloro che mi hanno aggiunto tra preferiti e seguite! Vi adoro! E grazie
a tutti coloro che mi leggono e mi recensiscono. Non so cosa farei senza di
voi! Siete straordinari!
Capitolo 19
Mentire
per amore
POV Kristen
Avevo
il presentimento che quella serata sarebbe stata un disastro, eppure era andata
anche peggio delle mie previsioni.
Non
sapevo se la rabbia che sentivo dentro fosse perché mi sentivo tradita o perché
in realtà non ne avevo diritto. Forse nasceva tutto dal senso di colpa che mi
aveva portato a mentire, a tutti.
Quasi
non mi riconoscevo più. Odiavo mentire, odiavo la falsità, odiavo l’ipocrisia,
ed ora che cosa ero diventata? Una falsa ipocrita pronta a mentire con
facilità.
Cercavo
di convincermi che non fosse colpa mia, che ero costretta ad aggirare la
verità, e aggiustarla a mio piacimento per evitare scenate e discussioni
inutili. La verità era che ero davvero una codarda, e non era da me.
Da
quando mi ero trasformata in una bugiarda ipocrita incapace di affrontare i
problemi?
Ma
certo! Da quando era arrivato lui, da quando lo avevo conosciuto. Ero cambiata,
non mi sentivo più la stessa e tutto per colpa sua. Perché quel ragazzo aveva
quell’effetto su di me? Perché con lui non riuscivo mai a essere me stessa e al
tempo stesso essere quello che volevo?
Non
so se fosse la mancanza di risposte alle mie domande o solo la consapevolezza
che fossi nel torto marcio, ma ce l’avevo a morte con lui. Certo, ero stata io
a mentire, ma avrebbe anche potuto starsi zitto. Se voleva gli avrei potuto
spiegare la situazione in seguito invece di continuare a punzecchiare Michael
in quel modo e mettermi in difficoltà.
Dovevo
fare qualcosa. Vedevo lo sguardo di Michael diventare sempre più concentrato e
insicuro a ogni illazione di quell’idiota, gli occhi spostarsi velocemente da lui
a me in cerca di risposte, le labbra serrate mentre inceneriva Rob con lo
sguardo. Tuttavia lui impavido continuava con le sue provocazioni.
Ne
avevo abbastanza.
“Bene”
lo interruppi prima che la situazione potesse sfuggire completamente al mio
controllo e strattonandolo per un braccio lo portai fuori.
Non
gli diedi nemmeno il tempo di girarsi a guardarmi che subito partii con le
accuse.
“Si
può sapere cosa ti prende?” dissi cercando di moderare il tono della voce.
Fortunatamente la strada era vuota, ma tanto nessuno si sarebbe curato di noi
in ogni caso.
Si
girò a guardarmi alzando gli occhi al cielo e parlò con voce piatta, priva di
vitalità.
“Qual
è il problema Kris?”.
Kris.
Non mi chiamava mai così. Sempre Kristen.
Certo,
capitavano volte in cui usava chiamarmi con quel diminutivo, ma erano talmente
poche che non ero abituata a sentirmi chiamare in quel modo. Per quanto potesse
essere una sciocchezza, quella piccolezza si insinuò in me come una spina nel
fianco. Che fosse un indizio? Aveva forse voluto farmi notare in quel modo che
mi stava arronzando, che volesse subito farla finita,
che non gli importasse di quello che avevo da dire?
“Qual
è il problema?!” esclamai con sdegno. “Il problema è che non hai smesso di provocare
per tutta la sera!”.
“E
perché sarebbe un problema?” mi sfidò.
Rimasi
a bocca aperta. Senza parole. Presi un respiro e provai a controbattere, ma non
sapevo cosa dire. Incontrai i suoi occhi gelidi per un istante e dovetti
sbattere le palpebre diverse volte per evitare quello sguardo agghiacciante.
“Io…non…è…” balbettai diverse parole sconnesse e insensate
matuttavia non riuscii ad elaborare un
pensiero di senso compiuto.
“Vedi
Kris? Non sai nemmeno tu cosa dire..” disse con voce sempre più piatta,
mandandomi in bestia.
Presi
un profondo respiro prima di rispondere con la prima cosa stupida che mi passò
per la testa. “Il problema sei tu! Non devi intrometterti tra me e Michael!”
dissi urlando, quasi avessi paura che non capisse quello che dicevo.
Spalancò
gli occhi, incredulo. Fece un sorriso ironico. “Questa è bella..” il suo tono
di voce si abbassò. “Ora il problema sarei io..” non era una domanda, ma
abbassai lo stesso gli occhi per conferma.
A
quel puntò cambiò totalmente temperamento. “Ma guarda cosa mi tocca sentire?!”
scoppiò. “Ho accettato io l’invito a questa stupida uscita? Sono stato io a
mentire? Kris! Sarà meglio che ti chiarisca meglio le idee e riveda le tue
posizioni, perché i bastoni tra le ruote te li metti da sola! Sia chiaro che io
non ho nessuno scopo nel mettermi tra di voi, perché mai dovrei farlo? E mi
dispiace se stasera mi sono comportato in questo modo, ma sai com’è, sono un
essere umano anche io e…”.
Lo
fissavo con aria colpevole mentre mi sbatteva quella maledetta verità in
faccia. Sebbene avesse mantenuto un tono di voce accettabile, aveva gli occhi
praticamente fuori dalle orbite, le braccia tese e il respiro affannato. “…e certe cose possono ferire” sussurrò infine calmandosi.
Mi
sentii un verme. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione e io non potevo
trovare parole per discolparmi, non c’erano. E come una sciocca avevo anche
preteso di essere dalla parte del giusto. Ma sapevo che non era così. Abbassai
lo sguardo.
“Insomma…” riprese mantenendo quel tono di voce talmente
basso da farmi quasi preoccupare. Quegli sbalzi d’umore mi spaventavano. “..se
la chitarra non ti piace potevi anche dirmelo..”. Fu un sussurro pieno di tristezza
che andò affievolendosi verso il nulla. Alzai subito lo sguardo e incontrai i
suoi occhi intrisi di delusione. Furono un pugno nello stomaco.
“Ma
che dici?!” esclamai strabuzzando gli occhi. “Certo che mi piace!” dissi
sperando che l’enfasi delle mie parole lo convincessero della loro verità. “Davvero!”.
Come poteva pensare il contrario?
“Allora
perché mentire?”. La sua domanda rispose alla mia e ne creò una nuova. Già.
Perché mentire? Era la domanda che ormai mi affliggeva da giorni, settimane.
“Io…” balbettai scuotendo la testa..” io non lo so..”
sospirai infine passandomi una mano tra i capelli e spostandomi per poggiarmi a
un muretto che fiancheggiava il locale. Lui restò lontano, fermo per qualche
secondo. Poi si avvicinò e si appoggiò al muretto accanto a me. Avevo la testa
bassa ma riuscivo a sentire il suo sguardo su di me, scrutatore, in cerca di
risposte.
Presi
un lungo respiro. Gli dovevo una spiegazione. Mai quanto questa volta ne aveva
diritto.
“E’
che…non lo so… Michael è un
po’ suscettibile, quando si tratta di te..” dissi semplicemente chiudendomi
nelle spalle.
“Perché
mai?” chiese. “Non si fida di te?” disse distratto, come se conoscesse già la
risposta.
Continuai
a tenere lo sguardo basso, fisso sull’asfalto. “No no, si fida. Cioè, voglio
sperarlo almeno. Non è questo..” indugiai. Mi sentivo stupida anche solo ad
ammettere quell’ipotesi assurda. “E’ che lui pensa…”
presi un’altra pausa.
“Pensa?”
mi spronò curioso abbassandosi alla mia altezza per guardarmi in volto. Cercai
di riflettere, ma era difficile persa com’ero nei suoi occhi blu.
“Ma
no niente” dissi quando riuscii a distogliere finalmente lo sguardo. “E’ una
stupidaggine..” aggiunsi sperando che lasciasse perdere, ma ovviamente non fu
così.
“No
dimmi! Se crea tutti questi problemi, non è una stupidaggine..” notò. Era
impossibile evitare una risposta.
“Bè…” abbassai di nuovo lo sguardo. Proprio non ce la facevo
a guardarlo in faccia. Infine presi coraggio e buttai tutto fuori. “Lui pensa
che io ti piaccio” dissi finalmente sentendomi una completa idiota ma anche
stranamente sollevata. Alzai lentamente il capo sollevando le sopracciglia in
cerca della sua reazione. Tuttavia sembrava calmissimo, come se quelle parole
non l’avessero proprio toccato.
Possibile
che quello fosse tutto quello che aveva da dire?
“’Oh’
cosa?” chiesi sconcertata.
Si
voltò a guardarmi. “Bè, ma tu mi piaci” disse con nonchalance. “Non è mica un segreto…insomma..sei il motivo per cui ho fatto tutto
questo”. Rimasi di pietra. Dovevo aver sbagliato a capire. Ma cosa stava
dicendo esattamente?
“E..tu..me
lo dici così?” chiesi strabuzzando gli occhi.
Sorrise.
“E come dovrei dirtelo? Tra l’altro dovresti saperlo”. Mille immagini mi
passarono davanti agli occhi, ma non riuscii a focalizzarne nessuna, se non il
sogno della notte precedente. Era mai possibile che quell’assurda ipotesi fosse
reale? In un secondo mi trovai a valutare la possibilità che anche lui potesse
piacermi. Certo, non si poteva dire che non fosse attraente, ma passare
dall’attrazione ai sentimenti era un altro paio di maniche.
La
sua voce d’un tratto melodiosa interruppe le mie fantasie proibite “Insomma te
l’ho detto tantissime volte che ti stimo come attrice..”e mi riportò al presente. Ecco svelato
l’arcano, ecco che ogni casella tornava al suo posto. Attrice. Ero questo per
lui. Solo una brava attrice. Sebbene avessi dovuto sentirmi sollevata mi sentii
stranamente delusa.
“Ah..”
sospirai. “Giusto..”.
“Puoi
dire al tuo ragazzo di stare rilassato. La sua tranquillità dipende solo da te”
disse con uno strano velo di intesa.
“E
questo che vorrebbe dire?” chiesi spaesata cercando di capire quel tono
leggermente accusatorio.
“Che
se fossi in te mi porrei qualche domanda” disse normalmente.
“Che
significa?” chiesi leggermente indignata da quella che sentivo già come
un’accusa.
“Bè,
quanto può essere forte il vostro rapporto se sei pronta a mentirgli così
facilmente?”. Trovai ironico il fatto che lo dicesse con l’aria di chi la
sapeva lunga quando invece aveva solo una minima idea delle bugie che avevo
raccontato. In un modo o nell’altro quel ragazzo riusciva sempre a scovarmi.
Era impossibile mentire a lui.
“Ma..io..non..”
cercai di discolparmi ma era inutile, il senso di colpa era davvero troppo
forte.
“Lascia
stare” disse con un leggero sorriso e alzandosi dal muretto si diresse verso la
strada.
“Hey! Ma dove vai?” dissi spalancando gli occhi per la
sorpresa.
“Non
so tu, ma io sono distrutto.. Torno in albergo” disse calmo.
“Ma
come?! Stavamo parlando..non puoi andartene nel bel mezzo della conversazione!”
lo accusai sbalordita.
“Io
non ho nient’altro da dire…e mi sembra di averti
lasciato molto a cui pensare” disse sorridendo vincitore.
Non
potevo credere che se ne stesse davvero andando. Era forse una specie di
punizione? Snobbarmi per il modo in cui l’avevo trattato a inizio serata?
“Ma..ma..è
maleducazione” mi aggrappai alla più stupida cosa per farlo restare, ma non
sapevo nemmeno il perché. In fondo, avevo davvero altro per la testa in quel
momento. “C’è Nikki di là” dissi infine.
Si
allontanò di qualche passo da me. “Dille che non mi sono sentito bene” disse
dandomi le spalle.
Non
potevo sopportare quell’atteggiamento. Dovevo sapere se fosse a causa mia.
“E’..colpa
mia? Ce l’hai con me per prima?” dissi alzando la voce per farmi sentire. Si
bloccò e si voltò lentamente. Tornò indietro di qualche passo.
“Kristen”
un brivido di piacere mi percosse il corpo sentendolo chiamarmi di nuovo così.
“Non ce l’ho con te! Non potrei mai avercela con te, neppure se volessi”. Mi
sorrise e ricambiai. Notai che aveva le mani in tasca. E io presi a torturare
le mie. Non sapevo dove metterle.
“Davvero,
sono solo stanco. Nient’altro.” sorrise di nuovo. “Ok?” chiese dolcemente
avvicinandosi ancora un po’.
Rimasi
un po’ senza rispondere. “Ok..” annuii infine tirando su con il naso.
“Bene..”
sorrise soddisfatto. “Allora ci vediamo domani”. Si avvicinò sicuro e mi diede
un bacio sulla guancia. “Dolce notte” disse e riprese il suo cammino. Non
potevo lasciarlo andare via così. In fondo, dopo tutto quello che era successo,
non mi ero nemmeno scusata.
“Hey Rob!” lo chiamai prima che fosse troppo lontano. Si
voltò. “Mi dispiace…pertutto…”.
“Tranquilla”.
Sussurrò. Riuscii a sentirlo e di nuovo prese a camminare, ma ricordai ancora
un’altra cosa.
“Hey Rob!” chiamai di nuovo e come prima si voltò a
guardarmi paziente. “Grazie, per il regalo…io…non te
l’avevo ancora detto..”.
Sorrise
dolcemente. “Figurati!” rispose gentile e riprese a camminare.
Ma
c’era ancora un’altra cosa. Una cosa che mi aveva assillato dalla mattina al
pomeriggio fino a quel momento. Chissà, magari se avessi chiesto.. Presi a
camminare veloce dietro di lui per raggiungerlo.
“Rob!”
lo chiamai un’ultima volta quando fui abbastanza vicina. Si voltò e si trovò
sconcertato a pochi passi da me.
“Kristen”
disse sorpreso.
Non
esitai un minuto. “Cosa dovrei ricordare?” chiesi.
Il
ricordo di quel sogno si insinuò nella mente mentre elaboravo le diverse
risposte che potevo ottenere da lui. Sebbene con lui fosse impossibile mentire,
l’avevo fatto, e per una volta, forse l’unica in cui avrei voluto che intuisse
che stessi mentendo, non l’aveva capito. Come faceva a sapere che avevo
sognato? Come faceva a sapere cosa avevo sognato? Perché quella domanda la
mattina? Perché tanto interesse ai miei sogni?
“Cosa??”
chiese non riuscendo a capire di cosa stessi parlando.
“Stamattina,
mi hai chiesto se ricordassi di aver sognato. Cosa dovrei ricordare?” chiesi
speranzosa. Chissà che quella risposta non avrebbe cambiato molto di quello che
c’era o non c’era tra di noi.
Mi
fissò per un minuto interminabile senza darmi una risposta serrando le labbra.
“Niente..”
disse a volto basso con un sorriso malinconico sul viso. Prese un lungo respiro
e lo cacciò fuori dopo un po’, mente io, davanti a lui, mi aspettavo
qualcos’altro. Qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.
“Niente..”
ripetè scuotendo la testa e riprese il cammino.
E
io rimasi lì. A guardarlo andare via fino a scomparire alla linea
dell’orizzonte mentre un nuovo dubbio mi martellava la testa: perché quel
sorriso malinconico?
Deniroose: Tesoro! Sono felice che la storia ti piaccia! E grazie per i
complimenti! Ma sono io a dover ringraziare te! ^_^ so che sei sempre impegnata
con la scuola e con l’esame e quindi non hai mai tempo di entrare sul forum…comunque sappi che dovunque posso ti ringrazio perché
senza di te non lo avrei mai scoperto! Grazie mille! ^_^
simo1726: simo dai tuoi
commenti non so mai cosa aspettarmi! Comunque capisco benissimo cosa intendi
quando parli del comportamento di Kristen. Devi sapere che io sono prima di
tutto una sua grande fan, la venero più di rob e so
tutto di lei…quindi conosco bene i suoi atteggiamenti…ovviamente quelli che appaiono dallo schermo.
Però devo dire che quest’anno mi sembra molto cambiata. L’anno scorso era
sempre sicura e impacciata. Ora invece prende tutto alla leggera. Jchissà…magari è rob che l’ha
cambiata! xD…wow…non
immaginavo che fossi sposata! ^_^ e comunque, ovvio che ti ho dedicato un
capitolo. Sei una delle miei più grandi lettrici e i tuoi commenti mi spronano
sempre ad andare avanti…quelle volte che penso di non
scrivere più. So che se anche dovesse diventare una schifezza…forse
tu la leggeresti comunque! xDEh…diventare
una scrittrice non sarebbe certo male come prospettiva…
ma è una strada davvero difficile! Se mai dovessi riuscirci ti farò sapere e
avrai una copia del libro! ^_^ sisi… come no.. -.-“ hihi. Sono proprio curiosa di sapere la tua teoria
sull’uomo perfetto-imperfetto…anche se mi sono fatta
un’idea: diciamo l’uomo perfetto nella sua imperfezione! xD
ormai i nostri commenti/risposta stanno diventando lunghi come capitoli...! :P
detto questo…che altro? Ah si! GRAZIE MILLE! ^_^
Imaginary82: ciao!
Grazie mille e non preoccuparti per non aver recensito! Mi basta sapere che vi
piace quello che scrivo!
Sai…anche a me a volte mi fa un po’ pena
Michael..in fondo la vittima della storia è lui…porello!
xD se lo descrivo in questo modo è perché in
un’intervista Kristen ha affermato di non sapersi relazionare del tutto a Bella
perché ovviamente non hai mai sperimentato una rottura che equivale alla morte interiore…però sa cosa vuol dire avere un’idea su qualcuno
o essere convinta di qualcosa e poi scoprire che in realtà era tutto falso! (e
l’argomento era l’amore…infatti la giornalista le
chiese di rivelare il nome di questo ragazzo…ma lei
non ha voluto aggiungendo che LUI lo sa…quindi non
c’era bisogno di dire chi fosse). Ora…con quanti
ragazzi è stata la Stewart? Solo uno! (E Robert ovviamente, per chi ci crede
^_^).Perciò mi baserò su questa
dichiarazione per sviluppare il personaggio di Michael. Scusami se mi sono
dilungata molto e grazie ancora.
erika1975: eh…l’amore è proprio cieco…xD
Emmettina90: Grazie lu!!
Vabbè a te davvero non so cosa rispondere! xDmessaggiamo tutto il giorno! xD sono felice che ti sia piaciuta…però
davvero non posso credere che tu abbia pianto! O.ocioè… sei proprio una pappa-molle! :P piangi per tutto! xD
MA TI VOGLIO TANTO BENE! ^_^
Ps. Scordati di
dare un’occhiata ai fogli con la trama! U.U ^_^
Ebbene si! Dopo
due settimane sono finalmente riuscita ascrivere e non avete idea di come ne
sia felice! J grazie a tutti per avermi sostenuto e
spronato a non abbandonare questa FF, chiedo scusa per questo periodo di “pausa”
ma avevo un po’ bisogno di chiarire le idee. J
Detto questo vi
lascio al capitolo (Quanto mi mancava dirlo…) che non
è niente di che…però come ri-inizio
posso anche accontentarmi. Spero vi piaccia!
Grazie mille
ancora! Risponderò ai commenti del capitolo 19 quando risponderò ad eventuali
recensioni per questo! J
Capitolo 20
In
trappola
POV Kristen
Mike
partì il giorno dopo e per la prima volta mi trovai ad esserne completamente
sollevata, certo se non fosse stato per la promessa di venire presto a trovami
di nuovo sul set. Il solo pensiero mi dava ai nervi, tuttavia cercavo di non
pensarci troppo e di concentrarmi sulla recitazione.
Da
canto suo, Rob continuava a comportarsi come suo solito, facendo finta che non
fosse successo niente. E infatti era così, non era successo niente: solo il
ricordo di un sogno inconfessato e un sorriso malinconico di cui non avrei mai
capito il significato.
Eppure
lui sembrava tranquillo, sembrava che la situazione non lo toccasse per niente.
Ma in fondo di che mi meravigliavo? Perché avrebbe dovuto toccarlo in qualche
modo? Lui mi vedeva solo come un’attrice, una brava attrice. Ero quello per
lui. E quello doveva essere lui per me. Ma allora perché mi trovavo sempre a
farmi di questi problemi? Più cercavo di risolvere la situazione e di evitare
di pensarci, più la mia mente associava immagini ai fatti e la sua persona mi
si trovava sempre davanti.
Lui
tra l’altro non migliorava per niente la situazione. Da un po’ di tempo aveva
iniziato a presentarmi come la sua fidanzata. La prima volta che gliel’avevo
sentito dire rimasi spiazzata. Mi guardò con aria sorpresa e si mise a ridere
mettendola sullo scherzo.
“Scusa,
è la forza dell’abitudine!” aveva detto ridendo. “Non ti da fastidio vero?”.
Cosa diavolo potevo rispondere a una domanda del genere.
“No
figurati..se ti serve ad entrare nel personaggio..” gli avevo risposto rossa
d’imbarazzo.
E
da allora avevano preso a chiamarci “fidanzatini” come se fossimo due bambini
di otto anni, e intanto i suoi giochetti mentali mi mandavano al manicomio.
Ma
come era possibile? Si era ribaltata la situazione! Di solito sono le donne ad
essere difficili da comprendere, invece quel ragazzo diventava sempre più un
mistero. Sentivo di essere tornata a quattro mesi prima, quando la sua persona
era tutto un arcano da svelare. Quando era tutto così semplice e invece mi
sembrava difficile. Credevo di essere riuscita a capirlo fino in fondo, credevo
che quella fase fosse finalmente superata, ma mi resi conto che in realtà non
sapevo molte cose di lui. Chissà quante cose non mi aveva detto, quante scusa
aveva usato, quanto frasi aveva lasciato a metà, quanti pensieri non aveva
espresso. Ero davvero curiosa di sapere quello che gli passava per la testa, ma
quello era davvero il momento meno opportuno. Avevo l’impressione di aver fatto
un passo avanti in tre mesi e tre passi indietro in una sola notte. Tutto per
uno stupido sogno, per una stupida cioccolata calda.
E
cosa ne avevo ricavato?
Un
bel niente. ma brava Kristen. Ottimo lavoro.
C’erano
giorni in cui era semplice parlare con lui, in cui era tutto come sempre,
eravamo i due buoni amici che eravamo stati. Altre volte invece mi sembrava
distratto, assente, avrei dato qualsiasi cosa per sapere quello che gli passava
per la testa.
A
peggiorare la situazione si aggiunsero le successive visite di Michael. Ma non
poteva starsene a casa? Mi innervosivo terribilmente quando mi trovavo con lui
in presenza di Rob, che al contrario faceva di tutto per apparire calmo e
rilassato. E non sapevo se fosse perché l’ostilità ce provava nei confronti del
mio ragazzo fosse cessata o perché non gli importasse più niente, ma in ogni
caso, ci riusciva bene. Un paio di volte si erano anche trovati a parlare come
due vecchi amici. Ma poteva esistere più ipocrisia di questa? Per quanto
entrambi non lo dessero a vedere, sapevo che si detestavano. Era così. Lo
sentivo, dal modo in cui si rispondevano, dal velo di leggerissima acidità che
accarezzava le loro voci, ironiche. Di conseguenza, le visite di Mike erano
sempre una specie di pugno nello stomaco, ma chiedergli di non venire sarebbe
stato un affronto, a lui e al nostro rapporto.
E
io continuavo a tenermi tutto dentro. Con chi avrei potuto parlare di tutto? Di
certo non con mia madre o con la mia famiglia, di amici non è che ne avessi poi
così tanti e non conoscevo bene gli altri membri del cast. L’unica persona con
cui cercai di confidarmi di tanto in tanto era Nikki, tuttavia anche con lei mi
tirai indietro, soprattutto quando lei e Rob presero a uscire abitualmente. Non
capitava tutte le sere, ma molto spesso dopo le riprese li vedevo allontanarsi
insieme o mettersi d’accordo per prendere un caffè o un aperitivo e le uscite
diventavano sempre più frequenti nei giorni in cui Michael era qui. A volte
chiedevano se volevamo unirci a loro, ma il ricordo dell’ultima volta era tanto
intriso in noi da non rendere la prospettiva piacevole a nessuna, perciò ci
limitavamo semplicemente a rifiuta l’invito mentre invece i pensieri mi
assalivano e l’immagine di loro due insieme e i dubbi su quello che facevano mi
mangiava da dentro. Mi bruciava e non sapevo nemmeno il perché.
Il
comportamento di Nikki mi sconcertava. A volte era estremamente materna nei
miei confronti, l’avevo considerata un’amica eppure perché si comportava in
quel modo? Ah si. Perché lei e Rob erano entrambi, belli, spigliati, naturalie… single, e io no. In fondo che diritto avevo io
di stabilire con chi potessero uscire e con chi no?
Per
quel che mi riguardava io avevo il mio ragazzo e dovevo pensare a lui, non
avrebbe dovuto importarmi niente di loro o di quello che facevano, eppure il
dubbio e la curiosità continuavano a divorarmi sempre più avidi della mia
rabbia.
Ma
che diritti credeva di avere Nikki su di lui? In fondo lui era la mia co-star. MIA. Eravamo noi i protagonisti, noi i due dall’alchimia innegabile. Insomma,
Robert e Nikki, non suonava proprio bene insieme, non come Robert e Kristen
almeno.
Perfetto!
Ora mi mettevo anche a fare stupide supposizioni da sola.
Kristen! ma che diavolo ti prendere?
Smettila di fare questi discorsi da terza elementare!
Non
potevo crederci! A cosa mi ero ridotta per giustificare quel piccolo verme che
scavava con avidità dentro di me ogni volta che li vedevo insieme. Mi trovavo
spesso a serrare i denti o stringere i pugni.
“Va
tutto bene?”. Quella voce ormai totalmente familiare mi riportò alla realtà.
Sbattei
le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco la situazione attorno a me.
“Certo!”. Gli sorrisi. Quel solito sorriso che era diventato onnipresente sul
mio viso e nascondeva perfettamente il mio stato interiore.
“Sicura?
Sembravi in trance..” scherzò mostrando i suoi denti perfetti.
“Sicura”
risposi semplicemente serrando le labbra e continuando a torturare l’insalata
nel mio piatto.
Se
un colore avesse potuto descrivere il mio umore sarebbe stato sicuramente il
nero, o almeno un bel marrone scuro.
Era
l’ultimo giorno di riprese e non sapevo se a contribuire al mio umore tetro
fosse più il ben noto cameratismo che si era instaurato tra Rob e Nikki o il
non sapere quello che mi aspettava dal giorno dopo. Le riprese erano quasi
finite, e poi? Cosa sarebbe successo? Quando e quanto l’avrei rivisto? La
possibilità di lasciare le cose come stavano, con quello strano rapporto di
freddezza e reciproca indifferenza, mi procurava dispiacere e…
tristezza. Quanto avrei voluto che le cose fossero state più semplici.
Se
non altro il mio umore nero fu utile ai fini del film. Il pomeriggio passò più
veloce del previsto e in un secondo si fece sera e col buio potemmo girare
l’ultimissima scena: eravamo in macchina e dovevo praticamente gridare e
supplicarlo di riportarmi a casa.
Fu
facilissimo per me improvvisare le battute come Catherine ci aveva chiesto per
rendere il tutto più movimentato e più reale.
“TORNIAMO
INDIETRO!”
“DEVI
PORTARMI A CASA”
“SMETTILA”
Era
tutto molto spontaneo mentre ripetevamo la scena diverse volte. D’un tratto
divenni ansiosa di arrivare alla fine, avida di sapere quello che sarebbe
successo dopo, desiderosa di chiudere il prima possibile quella storia.
Iniziammo ad urlare isterici entrambi.
“Dici
la tua battuta e finiamola, ti prego!” urlai a un certo punto come se fossi
impossessata. Scoppiammo a ridere per un secondo, quel tanto che bastava per
riscaldarmi il cuore almeno un po’ e poi tornammo nei personaggi continuando a
urlare come due pazzi isterici.
“E’
mio padre! Non posso lasciarlo! Mentre torniamo pensiamo a un modo per fargli
perdere le nostre tracce!”. E con quell’ultima battuta, fu tutto finito.
“e…STOP!” gridò Catherine e d’improvviso, ci rilassammo,
tutti e scendemmo lentamente dalla macchina.
“Congratulazioni
ragazzi! Abbiamo finito!” esultò mentre partì un applauso e tutta la
produzione, cast e tecnici si riunivano attorno alle bottiglie di champagne che
venivano stappate.
“Un
hip-hip hurrà a Rob e Kristen, senza la cui alchimia
questo film non sarebbe stato lo stesso” urlò euforica la osta carissima
registra mentre arrossivo di vergogna.
“Congratulazioni..”
mi sussurrò Rob chinandosi verso di me e avanzando il bicchiere.
“Anche
a te..” bisbigliai altrettanto e sfiorai il mio bicchiere col suo, sorridendo
leggermente. Tutto svanì troppo presto.
“Auguriiiiii” disse Nikki scansandomi e buttandosi fra le
braccia di Rob. Feci giusto in tempo a notare il suo sguardo afflitto, tuttavia
per quanto potesse essere infastidito da tutta quella invadenza non si fece
scrupolo di stringerle le braccia alla vita.
Abbassai
lo sguardo. “Scusatemi..” dissi semplicemente congedandomi e lasciando il
bicchiere pieno sul tavolo mi diressi a passo svelto verso la mia roulotte. Non
vedevo l’ora di isolarmi da tutto e tutti, allontanarmi da quella spina nel
fianco, da loro due, tuttavia girando la maniglia, la porta rimase chiusa.
Strano, era sempre aperta. Non avevo nulla da nascondere e poche volte lasciavo
che la chiudessero a chiave.
“Hey Cath!” la chiamai vedendola venire verso la mia
direzione. “Come mai è chiusa?” chiesi indicando la cuccetta.
“Oh
tesoro, non funzionano le luci. E visto che era l’ultimo giorno era inutile
farle aggiustare..” mi spiegò.
“Oh…allora..dov’è tutta la mia roba?” chiesi sconcertata.
“L’ho
fatta spostare…credo l’abbiano appoggiata in
magazzino”.
“Ok,
grazie”.
Si
avvicinò a me. “Hey, volevo dirti che sei stata
bravissima. Non so come avrei fatto senza di te”.
Rimasi
senza parole. “Grazie Cath…ma ho fatto solo il mio
lavoro”.
“No,
non è vero. Tu non fai solo il tuo lavoro. Tu, ci metti il cuore in quello che
fai. È questo che rende tutto diverso”. per quanto potesse essere una persona
carica di entusiasmo, quando voleva riusciva anche a dire le cose con estrema
calma e la sua gratitudine mi lasciò basita.
“..ehm…graziemille…grazie a te per
avermi dato una seconda possibilità..” dissi sincera ripensando alla prima
volta in cui mi fu proposto la sinopsi della storia. Mi sembrava strano pensare
che inizialmente avevo deciso di rifiutare. Avevo trovato la trama un po’
troppo scontata e banale: un vampiro super-bello che
si innamora di un’umana ma vuole ucciderla, però nonostante tutto, lui è
perfetto e lei invece no. La trovavo una strana forma di classismo misogino, e
invece leggendo il copione dovetti ricredermi e supplicai per farmi fare
l’audizione. Con Catherine fu subito intesa. Venne a trovarmi a Portland dove
stavo girando un altro film e passammo quattro ore in una stanza chiusa, solo a
parlare, a leggere il copione o improvvisare, e chissà per quale assurdo
motivo, tanto bastò per farle fare la sua scelta. E non potevo che dirle grazie
di quella grande opportunità che avevo inizialmente rifiutato.
Chissà
cosa sarebbe successo se non avessi accettato la parte? Chissà che ne sarebbe
stato del film, chissà se avrebbero scelto Rob ugualmente. Ma forse, senza di
me lui non avrebbe mai fatto l’audizione. Mi sentivo un po’ sfrontata a
pensarlo, eppure era così. Aveva esplicitamente detto di aver fatto l’audizione
perché sapeva che io ero la protagonista… Dovevo per
forza credergli quando diceva di stimarmi molto come attrice.
“…grazie davvero Cath…io non so
che dire..”
“Non
devi dire niente!” disse sorridendo e lasciandomi un amorevole pizzicotto sulla
guancia. “Ci sentiamo in questi giorni per le date..”
“Che
date?”
“Come
che date? Gli eventi..gli MTV movie awards e poi è
possibile che siamo stati invitati a qualcosa di molto grosso, ma ancora niente
di certo.Vi farò sapere nei prossimi giorni”.
Wow!
Avevo completamente dimenticato gli “eventi”. Improvvisamente mi sentii meglio,
la debole prospettiva di vederlo prima di quanto pensassi e sperassi mi procurò
uno strano piacere e mi sciolsi come neve al sole.
“Ci
sentiamo tesoro” disse infine Catherine abbracciandomi dolcemente. “Riposati”.
E con quell’ultima parola andò via.
Sorridendo
tra me e me mi diressi in magazzino, una specie di piccola capanna sperduta nel
bel mezzo del set, circondata dal nulla. Non ci ero mai entrata e sapevo solo
che ci tenevano pellicole e roba per gli stunt.
Perché mai, con tutti i posti possibili, avevano spostato le mie cose proprio
lì?
“Kristen!”
disse un uomo sorpreso uscendo dalla porticina del magazzino.
“Congratulazioni!”
“Hey Phil!” esclamai. “Grazie..”
“Ti
serviva qualcosa?”
“Veramente
si… mi ha detto Catherine che hanno spostato la mia
roba in magazzino..” spiegai indicando la porta.
“Oh
si..deve essere su quegli scatoli. Scusami, è che il set era talmente pieno di
roba..”
“Tranquillo..va
bene così” dissi dandogli una pacca sulla spalla.
“Senti
io vado a posare questi scatoli di là e poi stacco. Tu entra pure.. fa
attenzione però, la porta si apre solo da fuori, ci vuole una chiave per
aprirla da dentro”. Mi spiegò cauto. “Non chiedermi per quale assurdo motivo
hanno inventato una cosa del genere..” disse alzando gli occhi al cielo e
sorrisi.
“Comunque
ti metto uno di questi qui..” disse trascinando uno scatolo davanti la porta in
modo da non farla chiudere. “Fai con comodo, tanto da solo non si sposta”
sorrise di nuovo.
“Grazie
mille Phil”
“Di
niente..” rispose. “Bè ci vediamo..” e se ne andò.
Entrai
lentamente facendo attenzione a non muovere lo scatolone. La prospettiva di
restare chiusa là dentro di notte, non mi allettava per niente. mi misi alla
ricerca delle mi cose, tra i vari scatoloni quando a un certo punto sentii dei
passi dietro di me e una voce.
“Kristen..”
Non
avevo bisogno di voltarmi per sapere chi era e non avevo nessuna intenzione di
guardarlo in faccia. L’immagine di Nikki che gli correva in braccio tornò a
insinuarsi nella mia mente come un flashback improvviso appena lo sentii
pronunciare il mio nome.
“Che
c’è?” dissi con voce fredda bloccandomi di colpo e continuando a fissare gli
scatoloni.
“Va
tutto bene..? ” lo sentii sussurrare alle mi spalle, ma non mi voltai.
Continuai
a rovistare in cerca delle mie cose. “Certo” risposi impassibile.
“Vorrei
parlarti..”. la sua voce era appena percettibile tuttavia riuscii a capire ogni
minima sillaba di quelle due parole.
“Dimmi”
continuai gelida fredda ancora di spalle.
“Kristen
puoi guardarmi, per favore?” supplicò e fui costretta a voltarmi lentamente.
“Cosa
vuoi, Rob?” chiesi con un velo di acidità sulla punta della lingua.
“Vorrei
parlarti..” ripeté con sguardo concentrato e incerto.
“Di
cosa?” chiesi sospirando.
“Sembravi
strana stasera..” disse corrugando la fronte ma feci finta di niente.
“Non
so di che parli..” dissi disinvolta facendo spallucce.
“Sei
scappata via” notò prendendomi alla sprovvista.
“Io,
non sono scappata via!” cercai di difendermi ma la verità forse era troppo
evidente.
“Si
invece! Sei scomparsa appena è arrivata Nikki..”
Lo
interruppi prima che potesse finire. “Che c’entra Nikki?” sentivo il sangue
ribollire solo a sentire il suo nome.
“Non
lo so, dimmelo tu!” rispose pronto.
Rimasi
a bocca aperta, senza parole. Serrai le labbra, strinsi i pugni e mi voltai di
nuovo. “Senti Rob, se devi arrivare a un punto fallo e basta” dissi mentre
infilavo nella borsa la roba che avevo finalmente trovato.
“Bene..”
disse deciso. Poi sentii un fruscio sul pavimento e una botta improvvisa. Mi ci
volle un secondo per capire cosa aveva fatto e cosa era stato quel rumore. Presi
un forte respiro e mi voltai lentamente sperando che non fosse come pensavo, ma
invece era proprio come pensavo. La porta era chiusa. Aveva chiuso la porta!
Aveva spostato quel dannato scatolone!
Sbarrai
gli occhi mentre lui mi guardava interdetto. Iniziai a respirare lentamente e a
prendere dei grossi respiri per evitare di scoppiare, ma era troppo difficile.
È solo la prima parte perché scrivendo mi sono venute 20 pagine…perciò ho pensato di dividerlo per renderlo più
leggero e anche perché mi piace farvi soffrire! Muahmuah.
Comunque posterò la seconda parte a breve. So che l’ultima volta che l‘ho detto
non ho scritto per due settimane…ma state tranquille perché
la seconda parte è quasi pronta quindi l’avrete tra poco!
Detto questo vi lascio al capitolo! Spero vi piaccia!
Ah! A proposito! 10 recensioni l’ultima volta…grazie
mille! So che è stupido…però mi ha fatto molto
piacere che abbiate trovato il tempo di recensire! Vi adoro!
Comunque ringrazio tutti coloro che mi seguono ugualmente senza
recensire, chi mi ha aggiunto tra le seguite e le preferite e tutti coloro che
mi hanno sostenuto e non mi hanno abbandonata! GRAZIE!
Capitolo 21
(prima parte)
In
guerra e in amore…
POV Robert
La
vidi sbarrare gli occhi e guardarmi perplessa. Era difficile decifrare il suo
sguardo. Non riuscivo a capire se fosse più sorpresa o incredula o…infuriata. Le tonalità della sua pelle cambiarono colore
così rapidamente da non darmi il tempo di registrarle, passavano dal bianco al
rosso con uno scatto repentino ma decisamente percettibile. Che si stesse
sentendo male?
Mi
avvicinai lentamente per cercare di capire la sua reazione ed eventualmente
calmarla, ma una parte del mio subconscio mi consigliò di fermarmi prima di
scoprire cosa avessi detto o fatto per farla reagire in quel modo.
La
vidi stringere i pugni e prendere un lungo respiro.
“Rob…” disse socchiudendo gli occhi. “Dimmi che non hai
chiuso la porta…” ringhiò a bassa voce.
Nonostante
non avessi bisogno di pensare per rispondere a quella domanda, mi voltai
comunque a guardare la porta, chiusa.
“Bè..si..”
azzardai temendo la sua reazione, anche se non ne conoscevo il motivo.
Una
risata amara le uscì di bocca mentre pronunciavo quelle parole e riprese a fare
enormi e lunghissimi sospiri.
“Stai
calma Kristen, va tutto bene. Non ti arrabbiare..” iniziò a parlare a se stessa
cercando di calmarsi mentre io invece mi chiedevo se stesse avendo una crisi
isterica.
“Va
tutto bene…” continuava a ripetere. Era preoccupante
il fatto che stare da sola con me le mettesse una tale ansia, in fondo se
davvero non voleva avrebbe semplicemente potuto andarsene. Ormai ero abituato
alle sue girate d’umore. Ero sicuro che niente mi avrebbe più scalfito. Sperai
che i suoi tentativi di autocontrollo funzionassero ed avevo davvero
l’impressione che si stesse calmando quando…
“MA
PERCHE’ DIAVOLO L’HAI FATTO!?” scoppiò improvvisamente facendomi saltare sul
posto e scansandomi per dirigersi verso la porta chiusa.
“Che
ho fatto di male?” chiesi sconcertato e un po’ stufo del suo atteggiamento. Non
mi rispose.
Prese
a dare forti pugni alla porta e a buttarvisi contro con il corpo.
“Kristen
ti senti bene?”
Non
rispose e continuò a prendere la porta a pugni e calci. Si sarebbe uccisa se
avesse continuato così.
Rimasi
scioccato dal suo comportamento tuttavia riuscii a fermarla in tempo vedendola
allontanarsi per prendere una rincorsa e schiantarsi contro la porta. Mi ci
misi davanti appena in tempo e me la trovai tra le braccia.
“Rob,
spostati!” disse brusca scostandosi dal mio abbraccio per tornare a quella
maledetta porta chiusa. Ma che problema aveva con le porte?
“Mi
dici che ti prende??” chiesi sbuffando per l’ennesima volta e ripetendomi di
stare calmo e rilassato. Se avessimo perso il controllo in due sarebbe stata la
fine.
Calmo e rilassato Rob.
Ovviamente,
come mi aspettavo, non mi rispose. Anzi, sembrò che la mia domanda avesse
peggiorato la situazione.
“AIUTO!
MI SENTITE? C’E’ QUALCUNO?! PHIL CI
SEI?! QUALCUNO!”.
Bene.
Se prima ero scioccato ora ero letteralmente interdetto. Aveva preso a gridare
come una dannata arrivando a toccare note della sua voce che non avevo mai
sentito. Ero letteralmente senza parole. Ma che diavolo aveva quella sera? Non
potevo credere che fosse per colpa mia. Insomma, mi ero comportato in modo
impeccabile nell’ultimo mese. Avevo addirittura fatto il buon amico con quella
sottospecie di scimmia che si trovava per ragazzo, avevo mantenuto i suoi
segreti, avevo retto le sue bugie, senza dire mai una parola a nessuno. Avevo
continuato a comportarmi in modo normale con lei.
D’accordo,
dovevo ammettere che forse mi ero ritirato un po’, ma era comprensibile, ero
giustificato. Chi non l’avrebbe fatto? Dopotutto restavo pur sempre un essere
umano e le soglie di sopportazione erano state superate da un pezzo. Ma cosa
potevo fare di più?
In
un modo o nell’altro, non l’avevo mai vinta. Cercando di avvicinarmi avevo
finito per allontanarla di più, e allontanandomi e comportandomi in modo più
distaccato mi ritrovavo con una pazza isterica intenta a sbraitare contro una
porta d’acciaio.
Ma
ora ne avevo abbastanza.
Stavo
iniziando ad innervosirmi.
“Kris!”
esclamai prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi verso di me.
“Mi dici per favore che cavolo hai?! Qual è il problema?” chiesi cercando di
essere il più cauto possibile ma la mia pazienza era inevitabilmente degenerata
e suonai più scostumato di quanto volessi.
Cacciò
fuori rumorosamente un breve sospiro che aveva preso. “E’ chiusa!” esclamò
infine indicando la porta.
Rimasi
perplesso e quasi deluso dal motivo della sua furia.
“Tutto
qui?! Cioè, se il problema è una porta chiusa hai dei seri problemi, fatti
controllare..”. non mi resi nemmeno conto delle parole che uscirono dalla mia
bocca. Me ne pentii ma non le avrei tirate indietro. In fondo aveva davvero
esagerato. Tutto quel casino per una porta chiusa!
“E’
solo una porta Kris..” continuai ironico mentre lei mi fissava con l’aria di
chi la sapeva lunga, come se io fossi un cretino. Mi avvicinai lentamente alla
porta. “Non so se lo sai…forse le porte funzionano in
modo troppo complicato per te…ma basta girare la
maniglia e…”. Le parole si bloccarono insieme alla
mia mano. Mi resi conto solo allora che stavo spingendo da un pezzo, ma la
maniglia andava a vuoto.
Avrei
tanto voluto cospargermi di fango e sprofondare in un abisso di sabbie mobili.
Mi schiarii leggermente la gola ma non avevo il coraggio di girarmi. Alzai
leggermente gli occhi e la vidi alzare un sopracciglio con fare ironico. Sì,
avrei decisamente voluto scomparire.
“Quando
dico chiusa, intendo chiusa..” sottolineò ogni sillaba per mettere in luce la
figura di merda che avevo appena fatto.
“Si..ora
l’ho capito..” sussurrai con lo sguardo basso.
“E
comunque grazie mille per avermi dato della pazza!”
“Io
non ho detto che sei pazza!”
“No,
infatti. Hai solo detto che ho dei seri problemi e che dovrei farmi
controllare..”.
Oh-oh. Il
peggio doveva ancora venire.
“Non
so se lo sai…forse il tuo vocabolario è evidentemente
limitato…ma questa per me è la descrizione di pazza”.
Touchè!
Certo,
aveva ragione, ma ciò non toglieva che la sua reazione fosse stata esagerata.
Pensai subito di scusarmi, in fondo avevo dubitato della sua salute mentale, ma
dovetti ricredermi subito.
Proprio
quando pensavo che si fosse calmata scattò contro il muro più determinata di
prima.
“Kris
ti farai male così!”.
Ovviamente
non rispose e iniziò a urlare di nuovo.
“QUALCUNO
MI SENTEEEE! AIUTOO! SIAMO CHIUSI DENTROOOO! MI SENTITEEE?”.
Aaaaa!
Avrei voluto urlare anche io, ma dalla rabbia e dal nervosismo che mi creavano
le sue grida, come un martello pneumatico in testa.
“La
vuoi smettere di gridare?!” urlai anche io cercando di trattenere la voce il
più possibile. “Vedi che ho ragione a dire che sei pazza!”.
“Ah-ah! Allora l’ammetti! Credi che sia pazza!”. Non era una
domanda.
“Bè,
prima scherzavo ma ora credo che tu lo sia davvero..” dissi accettando la sua
sfida.
“Almeno
non sono l’idiota che ci ha chiusi qui dentro!” scoppiò.
“Come
potevo immaginare che la porta si aprisse solo da fuori?” ribattei.
“MA
SECONDO TE LO SCATOLONE STAVA LI’ PER BELLEZZA?!” sarebbe stato impossibile
riuscire a calmarla ormai. Era letteralmente andata.
“Era
uno scatolone Kris! Non un cartello luminoso con sopra scritto NON MUOVERMI.”.
Ormai eravamo faccia a faccia. Uno scontro a tu per tu. Mi stavo quasi
divertendo.
“Potevi
immaginarlo!”
“La
mia fantasia non arriva a tanto..”
“E
nemmeno il tuo cervello a quanto pare!”
“Kris,
non lo potevo sapere!”
“E
avresti potuto pensarci invece!”
“E
invece non ci ho pensato!”
“Perché
pensi sempre a te stesso!”. Quella frase mi spiazzò e un nodo mi bloccò la voce
in gola.
“Che
vuoi dire con questo..?” chiesi esitante con un tono di voce dieci volte più
basso di quello precedente.
Lei
invece non cambiò per niente espressione e tonalità. “Voglio dire che, non so
se te ne sei accorto, ma sei un tantino egoista!”. Sputò fuori quelle ultime
parole e si allontanò lentamente da me, che ero rimasto senza parole. Davvero
pensava questo di me?
Avrei
voluto non essere tanto sorpreso da quella rivelazione, avrei voluto
accantonare quelle parole ma non ci riuscivo. Dopo tutti i miei sforzi, ecco
cosa ne ricavavo.
“Perché
non mi dai una mano invece di stare lì a fissare il pavimento?” disse con quel
tanto di acidità che bastò per farmi riprendere. Non avrei sopportato oltre,
tuttavia cercai di restare tranquillo.
“Ah,
io non mi metto a urlare contro una porta chiusa come un indemoniato…”
risposi pacato appoggiandomi con le spalle al muro.
Prese
un lungo respiro e capii che stava per mettersi a urlare di nuovo. La fermai
prima che potesse spaccarmi i timpani.
“Kristen!
ti prego! Non ricominciare! Tanto se ne saranno andati via tutti e in ogni caso
non ci sentirebbero…”.
Mi
guardò col viso contorto dalla frustrazione, poi come se avesse avuto
un’illuminazione si diresse verso la sua borsa e tornò a chinarsi sulla porta
con una forcina per capelli.
“Oh,
per favore! Non ci riuscirai mai!”.
“Nei
film funziona…” disse ancora china nel suo intento.
“Ed
è per questo che si chiamano film..”.
“Perché
non stai un po’ zitto?” ringhiò.
“Come
vuoi..”
Passarono
diversi minuti. Minuti di silenzio assordante. L’unico rumore era il suo
respiro leggermente affannato in quell’inutile impresa.
Finalmente,
dopo un buon quarto d’ora si rese conto della follia, buttò la forcina per
terra e prese a camminare avanti e indietro nervosamente passandosi
continuamente le mani tra i capelli. Dal mio posto, appoggiato al muro accanto
alla porta la osservavo mentre cercava evidentemente di ingegnare nuovi metodi
di fuga. D’un tratto si fermò per un minuto interminabile e improvvisamente
diede un forte calcio disperato contro la porta. Sbuffando mi avvicinai a lei
tenendo le mani in tasca. Meno male che avevo le tasche!
“Non
ricominciare! Sai che ti dico? Dobbiamo ragionare..” dissi sperando che non
riprendesse a comportarsi come una scimmia in gabbia.
“Ah
si? Bè questa è chiusa!” disse ironica come se non lo sapessi già. “Ci sono!
Vado a vedere se ci sono altre porte!”
Stava
davvero dando i numeri.
“Kristen,
siamo in un magazzino di 40mq..” lasciai la frase in sospeso sperando che
capisse che le possibilità che ci fosse più di una porta erano assai remote.
“Chissà
grazie a chi…” disse di tutta risposta.
“Hey! Ti ho già chiesto scusa”.
“In
realtà no. non l’hai fatto. Hai detto che non lo sapevi, che non potevi
immaginarlo, ma non mi hai chiesto scusa..”.
Era
vero. “Bè allora scusa..” l’arronzai.
“Grazie
mille per l’intenzione e la sincerità..” ironizzò cogliendo il mio tono stufo.
“Senti,
mi dispiace davvero, ma oltre chiedere scusa che altro posso fare?”
Aveva
subito la risposta pronta. “Tanto per cominciare potresti renderti utile e
pensare a un modo per tirarci fuori di qui invece di startene lì seduto a
criticare ogni cosa che faccio!”.
Ovvio
e prevedibile, ma anche io avevo la risposta pronta. “Infatti ci stavo giusto
pensando..”
“Ah
si? Allora illuminami signorino
chiudo-le-gente-nei-magazzini-e-poi-non-faccio-niente-per-tirarli-fuori”.
Per
quanto la situazione mi stesse seccando parecchio, dovevo ammettere che era adorabile
quando faceva così. Per uno strano scherzo del destino, più faceva così più mi
attraeva a sé, più la mia voglia di uscire da quel capanno diminuiva. Ma non
potevo far finta di niente.
“Il
tuo cellulare” esclamai vittorioso.
In
fondo quella era una battaglia. E in guerra e in amore tutto è concesso.
Suo
malgrado il suo viso si illumino ammettendo la mia vittoria. Fu sulla sua borsa
in un secondo.
“1-0
per me!” esclamai di nuovo come un bambino di quattro anni che ha appena
trovato un sacchetto di caramelle.
“Aspetta
a cantare vittoria..” sospirò stringendo il cellulare tra le mani. “Non c’è
campo” si lamentò.
Cercai
di nascondere il sorriso che si faceva spazio sul mio volto e divenni subito
serio quando la vidi voltarsi di me.
“Accidenti!”
imprecava di tanto in tanto mentre camminava tra gli scatoloni elemosinando al
cielo una stupida tacchetta. “Ti prego Signore! Solo una tacchetta chiedo!”
pregava.
“Kristen
non credi di stare esagerando?” chiesi vedendola estremamente disperata.
“No,
gli ho chiesto solo una tacca, mica tutte e cinque..” bisbigliava andando
avanti e dietro e ballando sul posto. “Eccola!” esclamò di botto bloccandosi
sul posto terrorizzata evidentemente di lasciarsi sfuggire quel puntino nero
sul telefono. Bene. La pacchia era finita. Si torna a casa Rob.
Feci
per alzarmi ma un nuovo urlo mi fece piombare di nuovo per terra, schiena
contro uno scatolone.
“NO!
NON CI CREDO!”. La sua voce era carica di sorpresa e
odio.
“Che
è successo?”
Ci
mise un minuto per rispondere mentre ancora immobile fissava lo schermo del
cellulare. “E’ morto..” bisbigliò. “Si è spento!” disse ancora incredula.
Wow!
Da quando il destino aveva deciso di voltare un po’ e spalle e accorgersi di me?
“Ma
vaffanculo!” gridò con tutto lo sdegno di cui era
capace. Per quanto potesse farmi piacere trovarmi in una situazione simile con
lei, se avesse continuato così, sarei morto prima di rivedere la luce del sole.
“Kris
sei proprio una piattola” dissi di getto non controllando le mie parole.
Mi
fissò incredula con le sopracciglia alzate e gli occhi sbarrati. “Scusami?”
disse infine.
Non
la feci aspettare molto. “Sei una palla, una seccatura”. Volevo trattenermi ma
non ce l’avevo fatta. Chissà, magari in quel modo si sarebbe calmata un po’.
Continuò
a fissarmi per un po’ poi sbatté diverse volta le sopracciglia. “Bè scusami
tanto se non faccio i salti di gioia a stare chiusa qua dentro, ma non era così
che pensavo di passare la serata!”
“Hey, che ti credi. Non è che io l’avessi programmato,
eppure pare che siamo condannati a restare qui..” dissi enfatizzando il tutto.
“..Perciò fattene una ragione” terminai.
“Come
mai sembra che la cosa non ti scombussoli tanto?” chiese curiosa calmandosi
finalmente un po’ e sedendosi di fronte a me con le spalle appoggiate a un armadio.
“Ci
sono tragedie peggiori…”
Rifletté
un po’ prima di rispondere. “Si ma…tu non sei
preoccupato per niente…”. era una constatazione, non
una domanda.
“Te
l’ho detto. C’è di peggio. Il peggio che può succedere a noi è essere invasi
dalla polvere. Male che vada ci troveranno domattina, ma certo non moriremo se
stiamo qui…”. Ci fissammo per alcuni istanti
interminabili eppure troppo brevi. Infine lei abbassò il viso allontanando i
suoi occhi dai miei.
“Come
sapevi dov’ero?” chiese a un certo punto con un tono di voce che era finalmente
tornato normale.
Esitai
un secondo. “Ehm..me l’ha detto Catherine..” risposi.
Annuì
leggermente con la testa ancora bassa. Io la guardavo ma lei non alzava lo sguardo.
“E perché sei venuto a cercarmi?”
“Cosa..?”
borbottai sperando di eludere la domanda.
Alzò
la testa di scatto e vidi i suoi occhi verdi. “Perché sei venuto a cercarmi?”
scandì bene ogni parola.
“Oh..non
è niente..”
“No!
tu volevi parlarmi. Dimmi”.
Mi
feci forza per andare avanti senza balbettare e affrontare la questione. In
fondo, avevamo tutta una notte davanti, avremmo dovuto passarla in qualche
modo.
“Io,
ho visto che correvi via ed ero preoccupato..” ammisi.
Diversamente
dalla prima volta in cui gliel’avevo detto, non negò. Ma non parlò e sentii di
dover andare avanti.
“…e volevo dirti che..se è per Nikki…”.
Mi
interruppe prima che potessi continuare. “Ancora con questa storia?! Rob
lasciala fuori, non sono mica gelosa di lei” disse d’un fiato e poi sembrò
subito pentirsi.
“Allora
è questo?” chiesi sorpreso tuttavia felice di averci visto giusto. “Sei gelosa
di Nikki?”
“Sei
sordo? Ti ho appena detto che non sono gelosa di lei..”
“Ma
allora perché hai messo in mezzo questa storia?”
Mi
fissò perplessa. “IO?! Sei tu che hai iniziato con Nikki..”
“Io
non ho iniziato niente con Nikki..”. avevo capito che intendeva che fossi stato
io a iniziare a parlare di Nikki ma sperai che quella mia frase le facesse
capire che non doveva certo preoccuparsi di noi due. “..e comunque intendevo,
perché hai messo in mezzo la storia della gelosia?” chiesi sperando di ottenere
una risposta, ma ovviamente mi sbagliavo.
Da
brava attrice quale era non lasciò trasparire la difficoltà in cui si trovava
ed eludendo la domanda rispose solo in parte.
“Rob,
non mi importa! Capito? Puoi farci tutto quello che vuoi con Nikki”.
“Ma
io non voglio farci niente con Nikki!”. Meglio andare dritto al punto.
Aspettò
un po’ prima di rispondere. “Bè, lei non sembra pensarla allo stesso modo..” disse
scrollando le spalle e fingendo indifferenza.
“In
che senso?” chiesi preoccupato.
Sospirò.
“Nel senso che si sta facendo avanti ed è convinta che tu ci stai..”
“E
cosa glielo fa pensare?”
Mi
diede un’occhiata eloquente alzando un sopracciglio.
Non
c’era bisogno di rispondere a quella domanda. In effetti io e Nikki avevamo
passato del tempo insieme, ma io l’avevo fatto esclusivamente per evitare di
vedere Kristen insieme all’essere e forse anche per cercare di ingelosirla un
po’. E in effetti c’ero riuscito. Non lo dava a vedere e negava tutto, eppure
sapevo che un po’ le dava fastidio.
Cercai
di rimediare prima che fosse troppo tardi. “Comunque non mi interessa quello
che pensa lei. Ha preso un abbaglio. Anzi se ti trovi a parlarle dille che si
sbaglia e che non ci sono speranze”.
Sembrò
sorpresa dalla mia affermazione. “Ah no no, caro mio!
io non lascio le ragazze al posto tuo. Se sei un maschio, caccia le palle e
diglielo tu!”.
“Io
non lascio nessuno perché non sto con nessuno, e questa è la prima cosa
sbagliata che hai detto..”
“E
l’altra quel è? Che sei un maschio?” sghignazzò e notai con piacere un sorriso
apparirle sul volto.
“Ha-ha, divertente” cantilenai.
“Comunque
perché no?” chiese scavando ancora in cerca di risposte.
“Perché
no, cosa?” chiesi non avendo capito la sua domanda.
“Perché
non vuoi provarci con Nikki?”
Non
parlai e aspettai che continuasse.
“E’
intelligente e molto bella..” sussurrò come se sentisse di essere in minoranza.
“Conosco
ragazze più belle..” risposi sicuro.
“Ah
si? Un giorno me le presenterai..”
“La
prima è proprio sotto i miei occhi”
Mi
lasciai andare mentre il suo respiro si bloccò, mi guardò negli occhi per un
po’, poi le guance iniziarono a dipingersi di rosso e abbassò lo sguardo.
“Dico
sul serio Rob”
“Anche
io” risposi subito. “Kristen, credo che tu ti sottovaluti troppo. Davvero non
hai idea della tua bellezza?”. Chiesi ma non mi aspettavo una risposta che
invece arrivò. Ecco uno dei motivi per cui amavo quella ragazza. In un modo o
nell’altro riusciva sempre a sorprendermi.
“Ammetto
che non sono brutta” disse con disinvoltura. “Ma non sono nemmeno chissà che”.
Ed
ecco un altro motivo per cui l’amavo. La sua umiltà, il suo dubitare di se
stessa e mettersi sempre in discussione, al di sotto degli altri e mai al di sopra.
“Ti
sbagli” dissi semplicemente sperando che quel commento lasciasse intendere
tutto. “Io credo che tu sia molto più bella di Nikki” continuai infine tanto
per rendere le cose più chiare.
“Sono
punti di vista..” disse lei.
“Sei
incredibile..” dissi scuotendo la testa. Come poteva dubitare di se stessa in
quel modo.
“Grazie!”
disse con un sorriso.
“Ah
se dico in modo ironico che sei incredibile mi ringrazi ma se invece ti dico
che sei bella non mi credi?”
“Era
ironico?” chiese sconcertata e divertita allo stesso tempo.
“Si”
dissi ovvio. “Però no. io credo davvero che tu sia incredibile. Ma tanto lo sai…”.
“Grazie
Rob..” disse infine timida. “E comunque ancora non hai risposto alla domanda”.
“Nikki
non è il mio tipo” risposi subito sperando di accantonare l’argomento.
“Ma
dai! E qual è il tuo tipo?”
Eccola.
La domanda da un milione di dollari.
Qual è il tuo tipo Rob?
Conoscevo
così bene la risposta a quella domanda. Il mio tipo? Alta ma non troppo,
capelli castani, occhi verdi, semplice, umile, intelligente, in gamba…
Una
descrizione del genere avrebbe destato troppi sospetti.
Cercai
di aggiustare un po’ la verità. “Mmm…mi piacciono le
ragazze un po’ pazze. Complicate ma non troppo e…enigmatiche.
Odio le oche che non hanno niente che circola nel cervello..”.
Sorrise
leggermente. “Buona fortuna allora! È difficile trovare una ragazza così
oggi..”.
Ma io l’ho trovata, ed è qui. Davanti a
me.
“Però
hai una vasta scelta, tra tutte le tue fan..”
“Ma
che dici? Se non gli piaccio nemmeno!”. Avevo letto alcuni commenti negativi
riguardo la scelta del casting di Edward.
Robert Pattinson?
Ma chi cazzo è?
Non può essere! CedricDiggory?!
Avevo
cercato di non farci troppo caso prendendola sullo scherzo.
“Sai
che hanno cambiato idea..” disse lei con uno sguardo d’intesa.
“Davvero?”
chiesi fingendomi sorpreso.
“Non
fare il finto tonto! Guarda che lo so che ti cerchi su Google e che ogni volta
che mi avvicino fai finta di guardare il cellulare..”. la sapeva lunga, ma
anche io. Risi a quel pensiero.
“Ma
senti chi parla! Tu fai la stessa cosa! Non negarlo che ti ho beccato un sacco
di volte!” la sfidai.
Restò
a bocca aperta per un istante. “D’accordo lo ammetto se lo ammetti anche tu”
disse infine scrollando le spalle.
“D’accordo
allora ammettilo e io lo ammetto” risposi a tono.
“Ma
così non vale, l’ho detto prima io, devi ammetterlo prima tu!”
“Ma
poi cosa mi garantisce che tu lo ammetta dopo?”. Mi sentivo come un bambino di
due anni a litigare per un cioccolatino, eppure mi sentivo bene.
“Ammettiamolo
insieme, al tre!” propose lei e accettai di buon grado.
“Uno..”
iniziai.
“Due..”
continuò.
“Tre!”
esclamammo entrambi.
“Ma
non l’hai ammesso!” si lamentò.
“nemmeno
tu!” ribattei fingendomi offeso.
“Ma
io ho detto tre, non potevo fare due cose contemporaneamente”.
“Ma
ho detto tre anche io..”.
Scoppiammo
entrambi a ridere. Ora sì che stavo davvero bene. Di cos’altro avevo bisogno in
quella piccola stanza se non di lei e della sua risata, di saperla felice,
anche lì con me.
Finalmente
riuscimmo a fermarci e questa volta fu lei a riproporre l’argomento.“..quindi.. con Nikki..?”
Evitai
di parlare di nuovo della gelosia. Non sapevo se fosse gelosa o se la sua fosse
solo curiosità,ma sentii di dover
chiarire una volta per tutte. “Tra me e Nikki non c’è niente!” dissi sicuro.
“D’accordo”
rispose e restammo in silenzio per un po’ a godere della nostra compagnia.
bbird: grazie mille! Sono felice che ti piaccia! J
Emmettina90: Luuuuuuuuuuuuuuuu!! Hauahua grazie mille! *_*
Spera spera!
E aspetta la seconda partte! ^^ ti voglio bene! Grazie
di tutto! E grazie per seguire la mia ff con tanto “ardore”.
hauahua
Aryanna 13: grazie mille! ^^ Sono felice di aver ripreso anche io!
gamolina: Grazie! Si, credo che tu abbia ragione. Per
quanto un lavoro possa piacere e possa esserne soddisfatta, penso sempre che
avrei potuto fare meglio! xP però va bene così! ^^
anche a me piace che Rob ogni tanto si ricordi di non farsi mettere i piedi in
testa infatti adesso è molto più determinato, però non è tanto bastardo da
architettare una cosa simile! xP
signora degli anelli: Grazieeeee! Non sai quanto sia contenta anche io
di aver ritrovato l’ispirazione. Vabbè questi momenti
possono capitare. Comunque, devo dire che per quante volte abbia visto il
commento audio di Twilight, non ricordo la partre in
cui parlano del capannone.. O.o
quando lo dicono?
simo1726: Simooooooooooooooo!!! SIIII!
SONO TORNATAAAAAA!
Da quanto tempoooooooo!!
Devo dire che mi mancavano le tue recensioni! Hihi. Che
dire? Ancora grazie graziegrazie!
Questi due sembra che lo facciano
proprio apposta a non trovarsi con i tempi…ma che
posso farci! Mi piacciono le storie complicate. Come diceva Flaubert “L’attesa
è tra le più belle forme di piacere..” senza attesa non c’è gusto! xD
E rispondendo alla tua precedente recensione… HAI DUE BAMBINIII?!?!
Wow! Che bello! ^^ sono sorpresa ma
non scioccata… non l’avrei immaginato xD
Io ho appena 19 anni! Hehe..
kiki1988: chiaraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! T.TOddiooooo!! Da quanto tempooooo!! La mia latitante preferita! *_* tesoro fatti
viva più spesso magari eh! :P
Grazie mille tesoro! Ti voglio beneeee!
E ho visto che hai iniziato una FF
anche tuuu! O.O
Ora corro subito a leggerla!!!
ledyang: Toh! Chi si
rivede! La Leti! xD grazie
tesoro e tranky, non hai fatto danni…avevo
solo bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto! Sono io a dover
ringraziare te…sai bene il perché!!! Hihihi
demycullen: ciauu! E grazie milleeeee! :D
lindathedancer: ciaulindaaaa! Grazie milleeee! ^^ si sono tornata! Per fortuna la crisi è durata
poco! Oddio…per me sono state due settimane “pesanti
e stressanti” però ce l’ho fatta! ^^
eh si! Era ora che Kris iniziasse ad
avere qualche dubbio…e prossimamente inizierà ad aprire
un po’ di più gli occhi! ^^
Salve...scusatemi ma oggi vado proprio di fretta...
quindi vi lascio questo capitolo subito subito e me ne vo! a prestoooo ^^
Capitolo 21
(seconda parte)
…tutto è
concesso!
POV Robert
“Allora…vado alle Hawaii e nella valigia ci metto: uno
spazzolino, una lampadina incandescente da 1000 W, un costume, un porta
ombrelli decorato a mano, una crema doposole, una TV 50 pollici con schermo a
cristalli liquidi, un pacco di assorbenti, anche se non mi servirebbero.., un
pianoforte nero a coda, occhiali da sole,un tavolo da biliardo con palle e stecche, il trucco, altra cosa che non
mi servirebbe.., e…mmm…e,e,e…una
tenda color pistacchio!”
“Ok!
Ora basta! Questo è il colmo!”
“Che
ho detto di male?”
“Rob!
Che te ne fai di una tenda alle Hawaii?! E poi perché color pistacchio?”.
“Perché
è meglio del verde pisello..”
Un
riso a metà tra il divertito e il frustrato uscì dalle sue labbra leggermente
dischiuse. “Resta il fatto che è una cosa inutile..” disse con un sorriso
ancora stampato sul volto.
“Le
cose utili sono noiose..” risposi beffardo.
“Rob..ma
tu ti sei portato appresso mezza casa, senza contare che metà delle cose che
hai detto non entrerebbero in valigia!” disse esasperata ma allo stesso tempo
calma e rilassata.
Mi
divertiva prenderla in giro. “Scusa ma allora che sfizio c’è? Qual è lo scopo
del gioco?”
Sbuffò
rumorosamente. “E’ un gioco di memoria..” spiegò per l’ennesima volta. Chissà
se si era accorta che facevo volontariamente finta di non capire. “E se si
sceglie qualcosa di utile e che entri davvero in una valigia allora tanto
meglio..” continuò. “E poi dovrebbe servire a passare il tempo non a farmi
venire il mal di testa a ricordare tutte le cose assurde che ti porteresti in
un posto dove non ti servirebbero a nulla..”.
Sospirai
divertito. “D’accordo..” mi rassegnai. “Allora cambio la tenda con un pacco di
preservativi”. Ero davvero curioso di vedere la sua reazione.
Mi
fissò per un secondo e subito il suo viso divenne una maschera di ironia.
“Rob…” disse secca.
“Che
c’è?! È una cosa utile..non è questo lo scopo del gioco?” scherzai.
“Possibile
che voi ragazzi pensiate sempre e solo a una cosa..?”
“Ci
pensano anche le ragazze..” ribattei.
“Non
tutte le ragazze hanno quel chiodo fisso in testa” rispose cercando di
liquidare l’argomento.
“Allora
chi non ci pensa non è normale..” affermai mettendola alla prova.
Alzò
gli occhi e incontrò i miei per un breve istante per poi abbassare di nuovo lo
sguardo evidentemente intimidita. “Come ti pare…comunque
mi sono scocciata..cambiamo gioco” disse svelta.
L’assecondai.
“Come vuoi…che ne dici di Obbligo, Verità e
Paragone?” proposi ma subito scosse la testa.
“No
ti prego, non di nuovo!” disse allarmata.
“Perché
no?”
“Bè
prima di tutto non si può giocare in due e poi mi sembra che abbiamo già dato
la volta precedente..”.
Richiamare
alla memoria quel ricordo fu del tutto semplice e spontaneo e l’istantanea del
nostro bacio si incise a fuoco nella mia memoria. Mi trovai a sorridere da
solo.
“Perché
ridi?” sentii la sua voce bassa.
Scossi
leggermente la testa ancora bassa. “Niente..pensavo all’ultima volta…è stato divertente e produttivo..” scherzai annuendo
col capo.
“Non
del tutto..” disse pronta. “Tu, per esempio, non rispondesti a una domanda..”.
ovvio che non le era sfuggito.
“Sei
innamorato?” chiese curiosa ripescando nella memoria la stessa domanda di tre
mesi prima.
Quanto
avrei voluto dirle di si. Quanto avrei voluto confessarle i miei sentimenti. Ma
a che pro? A cosa sarebbe servito? Avrebbe solo reso le cose più complicate di
quello che erano.
“Io..non..ma
non sono affari tuoi”. E invece lo erano eccome.
“Uh!
Allora sei innamorato!” esordì trionfante. “Me la farai conoscere un giorno?”
chiese fingendosi disinvolta.
Le
sue parole, le sue frecciatine erano una continua tentazione a rivelarle tutto
ma non so quale grazia scese dal cielo aiutandomi a nasconderle la verità per
l’ennesima volta e uscire da quella situazione.
“Andiamo
Kristen! non ho un minuto libero..di chi vuoi che mi sia innamorato?! La
maggior parte del tempo lo passo con te..” ed era vero. Nonostante quel periodo
di freddure inevitabilmente mi trovavo a passare la maggior parte del tempo con
lei. In fondo, eravamo pur sempre i protagonisti di un film. Sperai tuttavia
che non intendesse quelle parole come una specie di insulto e che il suo
inconscio non vi cogliesse l’assurda possibilità che innamorarsi di lei era
impossibile. Tutt’altro.
“Oh…” sussurrò semplicemente un po’ delusa.
Cercai
di cambiare argomento spostandolo su qualcosa che mi interessava di gran lunga
di più. “E comunque anche tu non hai risposto a una domanda?”.
Deglutì
leggermente al suono delle mia parole e il suo viso divenne contorto dalla
preoccupazione e dall’ansia. Evidentemente aveva capito a cosa mi riferivo.
“A
quanti anni hai perso la verginità?” chiesi a tono riproponendo la domanda di
quella sera.
Iniziòschiarirsi la gola e scuotere la testa
nervosamente. “non sono affari tuoi..” disse infine come aspettavo.
“Era
solo per curiosità…ma perché non vuoi dirlo?” cercai
di essere gentile e di non sembrare arrogante. Cercavo di metterla a suo agio
per farle capire che non l’avrei mai giudicata, qualunque fosse la risposta a
quella domanda.
“Perché
la mia vita sessuale non è affare di nessuno..” rispose seccata dalla situazione.
Non dissi più niente. Accettai di malgrado quella risposta ma non volevo
infierire e opprimerla con cose che avrebbero rovinato l’aria confortevole che
eravamo riusciti a creare.
Non
aspettò molto a sviare il tutto e cambiare quella situazione ormai pesante.
“Sai che ti dico…non so tu, ma io ho fame” annunciò
alzandosi da terra e mettendosi a frugare in giro.
“Kris
dubito seriamente che ci sia qualcosa di commestibile qui dentro..”. mi alzai
lo stesso e inizia a guardarmi intorno, ma sapevo che non avremmo mai trovato
niente che potesse chiamarsi cibo.
“C’è
qualcosa lì dietro!” esclamò speranzosa indicando l’ultima mensola di un specie
di libreria in alluminio. Prima che potessi fermarla si era già arrampicata e
con diversi sforzi cercava di arrivare al punto estremo del mobile. Successe
tutto in un attimo.
Senza
rendermi conto di quello che stava accadendo vidi la libreria traballare,
Kristen in bilico e sentii i suoi improvvisi richiami di terrore. Per fortuna i
miei riflessi furono più veloci di me stesso, in un secondo fu sotto di lei,
riuscii a prenderle giusto in tempo e me la trovai tra le braccia.
Le
sue mani furono subito attorno al mio collo, il suo respiro affannato, i suoi
occhi languidi e lucidi. Non potei controllare l’istinto e prima che la ragione
intervenisse a farmi rinvenire, la baciai.
Le
mie labbra si muovevano audaci, inizialmente sole, poi un nuovo contatto iniziò
a farsi spazio e finalmente incontrarono l’altra metà di quella perfezione.
Tante volte l’avevo baciata, ma mai le sue labbra erano state così dolci e
morbide, mai si erano mosse in modo così sinuoso con le mie. Possibile che mi
stesse rispondendo? Avrei tanto voluto crederlo, ma le sue labbra mi dicevano
una cosa e le sue mani ferme e immobili me ne dicevano un’altra. Non sapevo a
cosa credere.
Avrei
voluto stare lì, con le nostre labbra a contatto per il resto della mia vita.
Ma dovevo sapere, non potevo rischiare di perdere altri brandelli di me stesso.
Se davvero mi voleva, allora perché quell’esitazione, perché la freddezza del
suo corpo? In fondo cosa avevo da perdere?
Lentamente
dischiusi le labbra un ultima volta e allontanai il viso fermando a pochi
centimetri dal suo. Con le labbra ancora leggermente aperte, schiuse pian piano
gli occhi. Era l’ora della verità.
In
trepidante attesa continuavo a fissarla, ancora stretta a me.
Si
voltò a fissarmi per un istante appena percettibile, abbassò lo sguardo e serrò
le labbra.
Un
attimo dopo iniziò a dimenarsi tra le mie braccia e la feci scendere.
“MA
CHE DIAVOLO TI E’ SALTATO IN TESTA!” urlò d’un tratto prendendomi a
strattonate. “SI PUO’ SAPERE PERCHE’ L’HAI FATTO? CHE TI E’ PRESO?!” continuò
iniziando a prendermi a pugni sul petto e costringendomi ad indietreggiare.
“ALLORA?
RISPONDI!”
Un
scatolone mi bloccò. “Kris ti prego smettila di urlare!” fu tutto quello che
riuscii a dire.
“IO
URLO ECCOME! POSSO SAPERE CHE CAVOLO TI E’ PASSATO PER LA MENTE?!”
Grandioso.
E ora?
“MI RISPONDI??!”
Ero
davvero alle strette. “E’…è stato..un impulso..”
balbettai cercando di giustificarmi. Ma sapevo che non sarebbe bastata come
scusa.
“UN
IMPULSO?!”
Annuii
leggermente col capo senza parlare.
“Bè,
vedi di fartelo passare in fretta!” urlò moderando leggermente il tono.
“Dio,
quante storie per un bacio!” scoppiai scrollando gli occhi. “Qual è il problema
Kris?”
Stava
per dire qualcosa ma si bloccò di botto e prese fiato. “Il problema…è
che mi hai preso di sorpresa…”.
“che
vuoi dire? Se ti avessi avvisata sarebbe stato diverso?”.
“Certo,
ti avrei fermato!”.
Quello
era davvero il colmo. Forse avevo anche sbagliato ma non poteva venirmi a dire
di non aver ricambiato il bacio. Che cazzo! Sapevo riconoscere un bacio!
“Ti
prego Kristen non accantonare la cosa buttando tutta la colpa su di me..e sai
perché? Tu mi hai baciato! Che ti piaccia o no..quindi veditela con la tua
coscienza e non prendertela con la mia”.
Mi
sentivo fiero della mia risposta, in fondo per quanto potessi amarla, non mi
sarei lasciato mettere i piedi in testa in quel modo. Non era giusto.
“Tu..io…tu mi hai costretta..” balbettò insicura.
“Non
mi sembra che tu ti sia tirata indietro!” le feci notare. “E comunque non
capisco perché te la prendi tanto..in fondo un bacio è solo un bacio..”.
Mi
fissava perplessa. “Si è vero! Un bacio non è che un bacio, ma tu resti
comunque uno scostumato!”.
Non
potei fare a meno di scoppiare a ridere davanti tanta evidenza. “Grazie..”
dissi beffardo tra una risata e un’altra.
“Ridi
anche?! Tu non sei normale..”
“Rido
perché sei assurda” la buttai lì, ma non sembrava essere totalmente d’accordo.
“Tu…sei una cosa incredibile. Non ti sopporto! Sai, sto
iniziando a pensare che hai architettato tutto tu..” ammise con un filo di voce
che però lasciava ancora trasparire la sua rabbia.
Ora
stava davvero esagerando. Addirittura pensava che sarei stato capace di
metterla di mia volontà in una situazione simile?
“Quindi
secondo te io avrei manomesso le luci nella tua roulotte, avrei spostato le tue
cose per chiuderti qui dentro, e tutto questo solo per poterti baciare?”. Ormai
stavamo rasentando l’inverosimile.
“Mmm-mmm!” annuì mugugnando.
“Kris!
Ci siamo baciati decine di volte!” le ricordai. “Secondo te che cavolo di scopo
potevo avere in tutto questo?! Mi spiace deluderti, ma nonarrivo a tanto..”
“E
come facevi a sapere che le luci non funzionavano?”. Stava forse cercando dei
modi per incastrarmi?
“Me
l’ha detto Catherine..e poi se non sbaglio qui non sono io quello che si
diverte a giocare con gli altri e dire bugie!” risposi ovvio e seccato sperando
che cogliesse il riferimento.
Finse
di non farci caso. “Oh..bè, comunque pretendo le tue
scuse..”
“Per
cosa?”
“Per
tutto..”
“Non
mi scuserò per qualcosa che hai fatto anche tu..”.
“Pensala
come vuoi..”.
Iniziavo
a perdere il filo del discorso. Sentivo che le nostre risposte perdevano il
senso della ragione diventando pure espressioni del nostro inconscio.
“Se
però può farti sentire meglio…scusa per averti
salvato la vita, scusa per non averti avvisato, scusa se sto cercando di
aprirti gli occhi..”. Le scuse le avevo fatte, a modo mio.
“Ti
odio!” disse furiosa di tutta risposta.
“L’odio
è un bel sentimento, è forte!” continuai io stuzzicandola.
“Oh
puoi scommetterci!” disse infine e si ritirò a sedersi su uno scatolone
sfoderando il libro dalla borsa e chinandosi attente sulle pagine di “La valle
dell’Eden” il suo libro preferito.
Anche
io tornai al mio solito posto, per terra. Quel comodo posticino da cui non mi
sarei mai dovuto alzare. Sarebbe stato molto meglio se l’avessi lasciata
cadere. Magari la botta le avrebbe schiarito un po’ le idee.
“Ho
l’impressione che non mi parlerai per un bel po’..” dissi cercando di rompere
il silenzio.
“Esatto!”
confermò alzando il capo per qualche secondo.
“Bene,
per quanto tempo andremo avanti così?”
“Che
ne dici a tempo indeterminato?” sputò fuori.
Mi
sa che non avevo scelta. “Bene” concordai.
“Bene”
disse lei più feroce.
“Bene”
ripetei io per assecondarla.
“BENE!”
ringhiò infine e capii che doveva avere l’ultima parola.
Perfetto.
Quella notte sembrava non passare più. Sembrava che il tempo si fosse fermato e
avesse ripreso a scorrere al contrario. Dal mio posticino la osservavo ancora
assorta nella sua lettura. I suoi occhi erano sulle pagine ma la sua mente
sembrava altrove. Aveva le labbra serrate, le sopracciglia corrugate e gli
occhi concentrati. Chissà se stava davvero pensando al libro..
Io
intanto, non avendo altro da fare, mi ero lasciato andare alle congetture e a
valutare le possibilità.
Perché
aveva reagito così? In fondo se davvero non le importava, un bacio non avrebbe
dovuto fare tutta quella differenza. Con la mente ripercorrevo gli ultimi
momenti passati rivivendo quel bacio e persino il ricordo delle sue labbra
sulle mie era talmente forte da non farmi credere che non stesse ricambiando,
almeno un po’.
Non
sapevo se pentirmi o meno di quello che avevo fatto. Ah, ma tanto ormai che
importanza aveva?! Ormai quello che era fatto, era fatto. Inutile starmi a
piangere addosso. Avrei affrontato la cosa così come mi si presentava senza
pensarci troppo.
Decisi
di rompere quel fastidioso silenzio che inavadeva la
stanza insopportabilmente.
“S-sai, se io avessi u-un cappotto
l-lo dividere c-con te..” dissi balbettando per il
freddo che iniziava a farsi sentire in quel luogo isolato.
Dall’alto
del giubbino imbottito che aveva preso dalla sua roba, mi fissò con indifferenza
e ancora un po’ di ostilità.
“E
se io fossi in te mi starei zitto!” disse superba e si accoccolò nel caldo di
quel soprabito imbottito di piume d’oca.
Io
invece continuavo a tremare. “G-grazie mille. Ge-ge-getilissima” riuscii a dire sperando che cogliesse
l’ironia nonostante il balbettio e mi chiusi le gambe al petto poggiando la
testa sulle ginocchia per cercare di farmi calore.
Dopo
un po’ la sentii muoversi, alzai leggermente il capo e la vidi avvicinarsi
ciondolando. Si accasciò e prendendo posto accanto a me aprì il giubbino per
lasciarmi un po’ di spazio e fare in modo che coprisse entrambi.
“grazie..”
sussurrai semplicemente.
Scrollò
le spalle con sguardo rassegnato. “Non farti venire strane idee però”.
Sorrisi
e affondai il capo dentro il cappotto, fino al naso.
“Kristen?”
la chiamai quando ebbi preso calore.
“Mmm?”
“Tu…pensi davvero che sia egoista?”.
All’inizio
alzò un po’ le sopracciglia sorpresa come se stesse rielaborando la risposta a
quella domanda. “No” ammise infine trascinando un po’ la voce.
“Sai,
forse hai ragione, forse penso solo a me stesso..”. scossi leggermente il capo.
“Rob,
una persona che pensa solo a se stessa non mi avrebbe mai regalato una chitarra
e coperto le spalle per tutto questo tempo”.
Credevo
che avesse dimenticato quello che avevo fatto e facevo per lei, ma invece non
era così. Lo sapeva. Quel pensiero mi riscaldò il cuore.
“Grazie..”
risposi con un sorriso.
“Però
un tantino egocentrico si..” sorrise anche lei ridendo leggermente.
“Questo
lo ammetto” risi insieme a lei pensando alle tante volte che mi guardavo allo
specchio.
“E
tu…pensi davvero che io sia una piattola?” disse con
un fil di voce.
Risi
di cuore dentro di me a quella domanda. Mi ero divertito con le parole prima,
ma ridevo al pensiero che avesse davvero preso per vero quello che avevo detto.
“Certo
che no..” la rassicurai.
“Invece
a volte sento di avere davvero un caratteraccio..”.
Accidenti!
Avevo fatto un guaio. Avrei dovuto aspettarmelo da lei. “Kristen, una piattola
non mi avrebbe mai perdonato per quello che ho fatto..” dissi cercando di
tirarle su il morale, anche se in effetti non sentivo esattamente di dover
esser perdonato.
“Infatti
non ti ho mica perdonato! Però volendo o non, siamo chiusi qui, quindi tanto
vale passarci sopra..”. uno sbadiglio coprì leggermente la sua voce.
“Sei
distrutta..” notai.
“Si,
e ho ancora fame..” si lamentò mentre i nostri stomaci brontolavano
all’unisono.
Mi
unii a lei. “A chi lo dici.. Ora però dormi, domattina ci rifaremo con la
colazione..”.
E
come cullata da quelle parole chinò leggermente il capo sulla mia spalla
chiudendo gli occhi. “Notte Rob” sussurrò.
“Notte
Kristen” risposi dolcemente poggiano il mio capo sul suo. E ci abbandonammo
alle braccia di Morfeo.
“Mmm-mmm”. Sentii qualcuno schiarirsi la voce e strinsi gli
occhi per il raggio di luce che entrava leggero.
Quando
riuscii ad aprire gli occhi vidi diverse sagome davanti a me. Mi ci volle un
minuto prima di fare mente locale, ricordare dove fossi e riconoscere le
persone.
“Kristen..”
bisbigliai dandole un colpetto sulla gamba.
Mugugnò
ancora in dormiveglia. “Che..c’è?” si lamentò ancora con gli occhi chiusi.
“Kristen
svegliati..” la pregai e infine aprì gli occhi.
Quando
si accorse degli altri si mise subito a sedere dritta.
“E’
troppo chiedere che ci fate qui?” chiese Catherine mentre Phil e gli altri
sorridevano maliziosi.
“Siamo
rimasti chiusi dentro..” dissi con la voce ancora assonnata alzandomi e
offrendo a Kristen la mia mano per aiutarla ad alzarsi. Non sapevo se fosse
perché stava ancora dormendo, però l’accettò volentieri.
“Ma,
come avete fatto a chiudervi dentro??” continuò Cath ancora incredula e
desiderosa di risposte.
“Stendiamo
un velo pietoso..” sospirai mentre Kristen si limitava ad annuire.
“Voi
due non me la contate giusta…che è successo qui ieri
sera?”. Catherine era davvero un pezzo duro. Nonle sfuggiva niente.
“Sto
morendo di fame..” disse Kristen di tutta risposta e ricordai anche io del mio
stomaco che non aveva smesso di tormentarmi per tutta la notte.
“Andiamo
a fare colazione..” sussurrai e incuranti degli altri, con gli occhi ancora
offuscati dal sonno ci dirigemmo all’uscita e il sole ci svegliò
definitivamente.
Camminando
lentamente arrivammo all’hotel senza dire una parola finché non ci trovammo
nella hall.
“Vado
a farmi una doccia..” annunciai io dirigendomi in camera ma la sua voce mi
bloccò.
“Hey Rob!”. Mi voltai per guardarla in volto.
“Si?”
“Io
vorrei solo che..insomma..so di chiederti molto..so che fai già tanto per
me..ma..ma..sarei molto grata se tu non dicessi niente a Michael..è già
abbastanza suscettibile quando si parla di te e io non vorrei..”.
“Tranquilla”
la bloccai prima che le sue parole potessero ferirmiulteriormente.
“Grazie
mille e volevo anche..chiederti scusa..per ieri sera. In fondo ho davvero
esagerato. Tutto quel casino..e poi tante storie..cioè, se non ha significato
niente, inutile preoccuparsi, no?”
Ecco.
Ovviamente. Il povero Rob ne usciva sempre a mani vuote. L’unica cosa di cui
potessi consolarmi era che almeno aveva abbandonato l’astio nei miei confronti.
Era l’unica magra consolazione che potevo ricavarne.
“Esatto..”
sussurrai. “Se..se non ha..significato niente..perchè
preoccuparsi..” dissi deluso citando le sue parole.
“Già!”
Esclamò soddisfatta. “Quindi è tutto apposto vero? Tra noi intendo. Amici?”
chiese allungando una mano.
Sospirai
rumorosamente. “Certo, amici” confermai stringendole la mano un istante prima
che la ritirasse.
“Perfetto,
allora mi butto sotto la doccia. A dopo!” esclamò tutto d’un fiato e senza
darmi il tempo di rispondere era già su per le scale.
Ed
io ero lì.
“Già..amici…” sussurrai tra me e me. “Come sempre..”.
Emmettina90: Grazie Lu! ^^ ah..se non rispondo ai messaggi è perché mia madre
mi sta stressando a morte! :@
simo1726: Siiiiiiiiiiiiii!!!Suspence a meeee! Hauhaua! Allora se sentirò
di recenti infarti per telegiornale saprò a chi dare la colpa! :P
Sii! Ho visto
che hanno passato il capodanno insieme! Che carucci! Ho
gli occhi a cuoricino! Chissà quanto tempo ci metterò io per arrivare a quel
punto! Di questo passo ci vorranno minimo altri 20 capitoli.. -.-
Forse sbaglio
a soffermarmi su troppo particolari…boh..
Comunque anche
se hai il doppio dei miei anni ti ammiro lo stesso perché a maggior ragione,
con tutti gli impegni che devi avere, trovi il tempo di dedicarti un po’ a te
stessa! ^^
Crazy_La: grazie mille! Sono
felice che ti piaccia! Ehm…scusa se lo chiedo..ma
come ti chiami? :p penso di aver capito che sei del forum..ma non ho
individuato bene la persona…hihi…scusami…e grazie ancoraaaa!
lindathedancer:eh già…quando mi metto a scrivere e ho la buona musica e la giusta
ispirazione non la smetto più..hauaha. Se ti va di
leggerla ho scritto una one-shot su RobSten…però è un po’ lunghetta..
(32 pagine..haha). Grazie mille! Sono davvero felice
di aver reso bene la scena dell’auforia di Kristen!
XD
Aryanna 13: grazie mille! ^^ a prestoooo
ariel7: Grazie
mille letizia! ^^ sono felice che ti piaccia!
Eh si! Devo ammettere che è un po’ difficile mettere tutto insieme…tutti gli eventi, i particolari…ecc…
ma ci provo! Tentar non nuoce! XD.
Mi fa piacere che ti piacciano le caratterizzazioni! ^^
Grazie!
signora degli
anelli: Grazie
sabri! ^^ sono felice che ti sia “divertita”. Speravo
davvero che quella parte venisse fuori così! ^^ è un po’ come mi immagino Kris… XD
kiki1988: grazie mille tesoro! E scusa per l’ulcera! Hihi.
Ti ho appena recensito anche lì! non vedo l’ora che aggiorni! Adoroti! Mi manchiiiiiii ^^
Imaginary82: grazie mille! Anche io sono felicissima di essere “tornata”.
Tantissimi auguri di un buon 2010 anche a te! E a tutti gli altri ovviamente! A
presto ^^
Eccomi qui con
un nuovo capitolo. Anche questo era un po’ lunghetto ed è stato diviso in due
parti, ma le posterò a breve distanza come la volta precedente! ^^
Purtroppo sono
solo capitoli di passaggio, devo far passare sta benedetta estate e raccontare
un po’ gli eventi, ma tenetevi pronti perché dopo agosto viene Settembre, e
conSettembre arrivano i servizi fotografici!
Olèèèèè!
Hauhauhau! Grazie mille a tutti coloro che mi
seguono assiduamente e mi recensiscono e a chi mi segue e non ha il tempo di
commentare!
Vi adoro tutti!
Baci!
Capitolo 22
(prima parte)
Amici…
POV Kristen
Mi trovai tra le sue braccia, mi persi
nei suoi occhi, in quel blu così cristallino e intenso e prima che potessi
rendermene conto le sua labbra furono sulle mie. Sentivo il freddo che
emanavano, ruvide e sinuose riuscivano ugualmente a muoversi morbide sulle mie,
in cerca di una risposta. Rimasi lìa lasciarle fare per un po’, aspettando che
terminassero la loro caccia, ma non si fermarono. Andarono avanti avide e
disperate. Tanto valeva accontentarle. Prima che potessi accorgermene e
fermarle, le mie labbra iniziarono spontaneamente a muoversi con le sue,
naturalmente, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Tante volte si
erano incontrate, ma non si erano mai conosciute bene, non si erano mai esplorate
come quella sera.
Accidenti!
Perché non l’avevo fermato!? O forse… perché l’avevo
fermato?
E
perché continuavo a pensarci dopo ben due settimane?!
Ero
davvero stufa di tutto. Stufa di lui che mi aveva messo in quella situazione,
stufa di me che non sapevo come uscirne, stufa di Michael che continuava ad
assillarmi sul mio cattivo umore, stufa di tutto e tutti.
Perché
la mia vita doveva sempre essere così complicata?
Avrei
tanto voluto che qualcuno mi suggerisse come comportarmi dicendomi cosa è giusto
e cose è sbagliato. Cosa conviene o non conviene fare. E se tutto questo mi
avrebbe portato a qualcosa.
Ma
a cosa avrebbe dovuto portarmi?
È
lui! era sempre stato lui! era tutta colpa sua.
Un
secondo vivevo la mia vita normalmente, la mia solita routine, il mio piccolo
mondo antico, e un secondo dopo arriva lui sconvolgendo totalmente il mio
essere ed ecco che mi trovo ad essere una grande bugiarda ipocrita circondata
per giunta da migliaia di dubbi e domande irrisolte. Come sempre del resto. E
da quando andava avanti così?
Dall’inizio… da quattro mesi ormai.
Kristen, devi davvero darti una
regolata!
Smettila di pensare a sto cazzo di
Robert Pattinson!
Ma chi cazzo è?
Nessuno! Non è nessuno!
E non deve essere nessuno.
È meglio così. Per tutti.
Ma
allora perché invece mi sentivo così combattuta?
Quel
bacio. Perché? Perché l’aveva fatto?
Che
fosse stato davvero un impulso? Uno scatto incontrollato dei suoi ormoni? Un
semplice attimo fuggevole?
Doveva
essere così. In fondo l’aveva detto lui.
“E’
stato un impulso..” aveva detto.
Certo,
avrebbe potuto anche essere un modo di tirarsi dietro e giustificarsi per la
mia reazione isterica, ma a quel punto, perché mentire?
Se
davvero avesse significato qualcosa, arrivato fin lì, avrebbe anche potuto dirmelo.
Tanto…peggio di così non poteva andare. Perché non
rischiare il tutto per tutto?
La
risposta a questa domanda era semplice: perché non c’era niente da rischiare.
E
lo aveva confermato. Non aveva significato niente, per lui.
Avrei
dovuto preoccuparmi di me. Potevo mentire a lui, ma non a me stessa.
Gli
avevo risposto, eccome. Non potevo negarlo. Non potevo.
Ma…se per
lui era stato un impulso..cos’era stato per me?
Perché
quella reazione. Non riuscivo a darmi una risposta e quella più sensata, non riuscivo
ad accettarla.
Possibile
che provassi…attrazione per quel ragazzo?
Bè,
si. Questo era ovvio. Lo era sempre stato, dal primo giorno in cui lo vidi, ma
mai mi aveva sfiorato il pensiero che tutto ciò implicasse qualcosa di più.
Mai! mai mi ero lasciata coinvolgere così tanto da qualcuno e mai avevo fuso
lavoro e vita privata.
Ma
quale vita privata poi? Tra noi non c’era niente. Niente. non aveva significato
niente. Quindi perché darci tutto questo peso.
Doveva
essere stata l’atmosfera. Il nostro continuo battibeccare, la nostra, o per
meglio dire, la mia euforia. Doveva essere stato il clima confortevole che si
era creato quando avevo finalmente smesso di urlare come una pazza scatenata.
Mi
sentivo ancora a disagio al pensiero. Doveva avermi preso per un’ottima
candidata al manicomio. Ma per quanto potessi sentirmi in imbarazzo al
pensiero, non intendevo certo scusarmi o giustificarmi. Quella ero io. Agire
d’istinto. E ultimamente mi ero lasciata andare anche troppo. Avevo davvero
bisogno di una regolata.
Basta Kristen! non pensarci più!
Eppure
mi tremavano le mani sudate che continuavo a torturare nella speranza di
sfogare il mio nervosismo. Non lo vedevo da due settimane, non lo vedevo da
quella famosa mattina. E non sapevo cosa aspettarmi.
Cosa
mi avrebbe detto? Cosa gli avrei risposto? Come sarebbe cambiato il rapporto
tra noi? Certo, mi aveva confermato la sua amicizia, ma…
Si
poteva essere più confusa di me?! La mia vita sembrava un enorme labirinto
senza via d’uscita e più mi affannavo a cercare la via giusta, più si infittiva
nascondendo il passaggio che mi avrebbe condotto alla luce.
“Tutto
bene Kris?” chiese Michael notando evidentemente il mio nervosismo.
“Certo..”
risposi sperando che gli bastasse e pensasse che il mio stato d’animo fosse
dovuto alla prima apparizione pubblica.
Gli
MTV movie awards.
Perfetto!
Ci mancava solo quella! Non poteva esserci occasione migliore per rivederlo. Il
pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco mi mandava in ansia e
sapere che ci sarebbero state telecamere fisse su di noi e Michael ad osservare
la dinamica non aiutava certo le cose.
“Andrà
tutto bene” mi sussurrò all’orecchio.
Avrei
tanto voluto rispondere. Avrei voluto dirgli che ne ero certa, magari anche
ringraziarlo per l’appoggio, ma una nuova macchina dai vetri oscurati si fermò
proprio davanti a noi e le parole mi si fermarono in gola.
Scrocchiai
le dita delle mani, mi passai una mano tra i capelli e tirai su la testa
sperando di passare inosservata e di assumere un’aria disinvolta.
Eccolo.
Scese con calma dalla macchina con la sua giacca grigia e gli occhiali da sole.
I soliti Rayban che ormai usavo anche io. Incredibile
quanto quel ragazzo avesse influenzato il mio stile e i miei gusti, soprattutto
in fatto di musica. Non riuscivo ancora a capacitarmi di come avesse fatto,
eppure mi aveva praticamente trasmesso la sua passione per Van Morrison e da un
po’ di tempo non ascoltavo altro.
Con
passo sicuro e timido allo stesso tempo si avvicinò a noi.
“Salve
ragazzi!” esclamò nascondendo il suo sguardo sotto gli occhiali. “Michael,
Kristen!” ci salutò, del tutto tranquillo.
Michael
accennò un mezzo saluto col viso e tornò a guardarsi intorno.
“Hey..” sussurrai io ancora scioccata dal suo comportamento
così spigliato e naturale. Non una parola, non un gesto, niente che lasciasse
intendere qualcosa. Nessuna occhiata, nessuna frecciatina, nessun riferimento.
Niente di niente.
Non
sopportavo non capire quel ragazzo. Sarebbe stato sempre un mistero per me.
Chissà se l’avrei mai svelato…
Non
sapevo se sentirmi ferita o sollevata dalla sua capacità di rimozione.
Per
un secondo mi sentii quasi offesa, come se dopo aver aspettato tanto, dopo
essermi fatta venire l’ulcera al pensiero di quell’incontro, non fosse servito
a niente. Insomma, le mani sudate, il cuore a mille, le labbra morse senza
tregua. Tante preoccupazioni per nulla. Lui aveva già dimenticato tutto. Ma in
fondo, non aveva significato niente, era normale. Mi sentii quasi una stupida
ad aver avuto tanta “paura” ma la sensazione di sollievo giunse subito, come
quella speciale catarsi di cui si parla nelle tragedie greche. La suspense
migliora il sollievo finale. Era così per me.
“Allora..che
si dice? È un po’ che non ci vediamo..” continuò Rob cercando di instaurare una
normalissima conversazione, ma le sue parole mi riportarono ovviamente al
nostro ultimo “incontro”. Chissà cosa aveva fatto lui in quelle due settimane.
Me l’ero chiesto così spesso. Tante volte sapevo da Nikki che uscivano a
prendersi qualcosa e mi bruciava dentro. Ero gelosa di Nikki. Questo lo sapevo.
A lui non l’avevo ammesso, ma per il momento era l’unica cosa di cui ero
sicura. Nikki era mia amica, mi fidavo di lei, eppure continuava ad avere i
suoi occhi puntati su di lui e mi dava fastidio. Perché credeva di avere quelle
strane pretese?
Eppure
lui mi aveva giurato che non c’era niente, che non ci sarebbe stato. Avrei
voluto rivelare a Nikki ciò che mi aveva detto quella notte, ma non ci sarebbe
stato modo di affrontare l’argomento senza entrare nei dettagli e
inevitabilmente sarei arrivata anche alla parte che doveva restare tra noi.
Così, non ne parlai con nessuno. Certo, si era sparsa la voce che eravamo
rimasti chiusi sul set, ma non avevo ammesso niente, e doveva aver fatto lo
stesso anche lui. Sarebbe rimasto il nostro piccolo segreto, insieme a molti
altri. Era come se vivessimo in un’enorme bolla segreta. Come se tutto quello
che ci accadeva non dovesse essere di nessun altro se non nostra, solo tra di
noi.
Accidenti! Dannazione Kris! Ancora con
questi pensieri! Non c’è nessun noi.
“Da
quand’è che non vi vedete?” chiese a un tratto Michael, forse cercando di
rompere il ghiaccio e penetrare la bolla che ci invadeva. Chissà, forse
interessandosi a “noi” si sentiva più protetto e cercava di nascondere la sua
evidente gelosia. Nessuno rispose.
“Quando
vi siete visti l’ultima volta?” chiese di nuovo modificando leggermente la
domanda. Ancora una volta non risposi e Rob fece il lavoro sporco per me.
“Ehm..un
paio di settimane fa..credo.. dico bene Kris?”.
Mi
limitai ad alzare leggermente gli occhi e sapevo che anche se non riuscivo a
vederli anche i suoi mi guardavano. Li sentivo fissi su di me e scambiarsi uno
sguardo d’intesa.
“Ragazzi
siete pronti per l’intervista?” chiese d’un tratto una delle organizzatrici
venendoci incontro.
“Certo!
prontissimi!” confermò Rob.
Gli
lanciai un’ultima occhiata prima di mettere gli occhiali e avviarmi con lui
verso nuove domande.
“Ma
davvero hai detto di volerti chiamare Spunk-Ransom?”
chiesi incredula dopo l’intervista, quando fummo da soli per qualche minuto.
“Ma
l’ho detto per scherzo! Non potevo immaginare che mi prendessero sul serio!” si
giustificò.
Era
così normale per me stare con lui, era come se fosse la cosa più semplice e
complicata del mondo allo stesso tempo. Era impossibile definire il nostro
rapporto. Eravamo amici, si. Ma c’era qualcosa. Non potevo negarlo. C’era
sempre stato, dall’audizione, dal giorno in cui lo vidi entrare a testa bassa,
lo sentii rispondermi, percepii che mi aveva compresa, che era lì con me. Era
stata l’unica volta nella mia vita in cui avevo davvero avuto l’impressione di
non recitare.
E
anche adesso, nonostante tutto quello che era successo, stare con lui, stargli
vicino, mi metteva di buon umore. Era lui ad avere questo effetto su di me. Per
quanto potessi sentirmi nervosa, frustrata, ansiosa e per quanto il suo
comportamento potesse darmi a pensare, non riuscivo a essere triste quando
c’era lui. Gli bastava dire due parole, anche le più stupide, e mi spuntava un
sorriso sul volto. Era tutto molto naturale, troppo naturale. Come se non
dovessero esserci spiegazioni a quello che dicevamo o facevamo. Era tutto
implicito, tutto tra di noi.
“Sai
che ora ti sfotterò a vita, Spunk!” lo presi in giro
enfatizzando il nuovo nomignolo.
Era
così semplice rilasciare interviste con lui. Per quel poco che avevamo detto
fino ad allora almeno.
“Ragazzi
una foto per favore!”
Senza
nemmeno pensarci mi chinai leggermente verso di lui, spontaneamente, e con la
mano chiusa a pugno mi circondò le spalle con un braccio, facendo ben
attenzione a sfiorarmi il meno possibile, come se temesse il contatto. Come se
quel pugno chiuso servisse a evitare di toccarmi. O forse semplicemente perché
Mike era proprio dietro di noi.
Era
una mattina frenetica, un caldo 1° Giugno. E io avevo pensato bene di vestirmi
di nero. Morivo di caldo e i tacchi Gucci su cui malvolentieri ero costretta ad
alzarmi, non miglioravano le cose. E a peggiorare il tutto, la sua vicinanza.
Cercavo
di prestare attenzione alle nuove domande che mi venivano poste, sperando di
poter dare la parola a lui, ma era difficile e mi trovavo a rispondere un po’ a
casaccio e svogliatamente, quando una domanda inevitabilmente carpì la mia
attenzione.
“…visto che avete una bella alchimia sullo schermo, c’è
qualcos’altro tra voi due?”
Wow!
E quella da dove veniva fuori? Cosa..come..quando..
Poche
volte mi ero curata di cercarmi su internet, preferivo non guardare i commenti,
preferivo non farmi influenzare dall’opinione che la gente aveva di me, ma
com’era possibile che quelle poche volte che avevo ceduto alla tentazione non
avessi trovato nulla di simile?
Era
davvero possibile che già girassero voci su di noi? Ma come? Voci.
Basate
su cosa poi?
Rimasi
sconcertata dalla domanda e scossi leggermente la testa pensando a una risposta
decente mentre potevo sentire l’ombra di Michael alitarmi dietro come un
cacciatore in cerca della sua preda.
Fu
Rob a intervenire. Pronto come sempre.
“Si,
come no. Cioè io le ho chiesto di sposarmi tipo quattro volte…ma…non
abbiamo mai concluso”.
Inevitabilmente
sorrisi. Un sorriso sorto dal dolce ricordo di quei giorni che quella frase mi
aveva riportato alla memoria e dalla consapevolezza che l’avesse detto davvero.
Ma era scemo? Con Michael dietro?!
Ovviamente
le continue proposte erano state bandite dalle nostre conversazioni e non
gliene avevo mai parlato. Adesso come avrei fatto a giustificarmi. Subito una
nuova domanda non mi diede il tempo di pensare.
“Che
peccato, magari ci ripensi..” disse la giornalista.
Risposi
di getto, con le prime cose che mi passarono per la testa, “Oh no, ho
acquistato un buon amico e va bene così..”.
Cos’altro
avrei potuto rispondere?
Ma
che bravo! Lui faceva i guai e a me toccava riparare. Tuttavia avercela con lui
era impossibile. In fondo, l’ironia e l’umorismo erano un lato del suo
carattere che avevo imparato ad accettare; pur volendo non avrei potuto farne a
meno.
“Cos’era
quella storia del matrimonio?” chiese irritato Michael in macchina.
Non
gli risposi. Ero tropo assorta nei miei pensieri.
“Ci
vediamo Kristen” aveva detto Rob entrando in quella macchina dai vetri
oscurati.
“Si,
ci vediamo..” avevo sussurrato.
Ma
quando? Quando l’avrei rivisto? Ormai le riprese erano ultimate. Eravamo in
“vacanza” e ancora non sapevamo le date del tour. Come avrei resistito alla
tentazione di chiamarlo per sentire la sua risata? Come avrei fatto a meno
delle sue battute?
Più
dell’attesa, ad uccidermi era il tempo. Il tempo indeterminato. Il non sapere.
“Kris..”
sbuffò stufo Michael mentre io, distante, guardavo fuori dal finestrino.
“Mmm?”
“Allora?”
chiese di nuovo insistente.
Ricordai
la domanda di poco prima. “Cosa? Ah, oh…ehm..ma non è
niente..solo uno scherzo”. Sperai che non andasse oltre, anche perché non ero
davvero in vena di dare spiegazioni. Per fortuna chiuse l’argomento e rimanemmo
in silenzio, senza dire una sola parola mentre io continuavo a guardare fuori
chiedendomi quando lo avrei rivisto.
Emmettina90: hauahu Lu! Stai calma!
Non mi morire! *angioletto* hihi. Hai visto? Ho postato
oggi! :P
sinfony90: grazie mille!!! Siiiii! Speravo che si cogliesse un po’ il riferimento!!!
:P questi due all’inizio li immagino un po’ come Pacey
e Joey! Heheh
kiki1988: grazie mille tesoro! E non ringraziarmi per l’appoggio! Per me è
un piacere! e please!!! Entra un po’ che la gente si
chiede che fine hai fatto! xD
Crazy_La: aaaaaaaaaaaaaaaaaa! Laraaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
Hai visto che alla fine ci sono arrivata da sola a capire chi eri!! Muahmuahmuah! HihiVabbè comunque grazie mille! Sei un tresor!
:P
signora degli
anelli: grazie
graziegrazie! ^^ eh già..è
vero la Kris è un po’ difficile come carattere…però
vedrete che presto inizierà a sciogliersi anche lei…
:P
simo1726: hauahuaSimo! Mi hai fatto morì! Eh, magari
avessi uno dei due vicino a suggerirmi…sarebbe un
sogno! *_* ancora di più se fosse Kris. La stimo davvero troppo! Quanto mi
piacerebbe incontrarla! Vabbè in effetti l’ho anche vista…però il mio sogno sarebbe scambiarci una sola piccola
insignificante paroluccia! *_*
Vabbè pazienza! T.T grazie mille come
sempre!!!
lindathedancer:wow! Ciau Linda! Grazie mille! E grazie per la “fiducia”. Hehe state tranquille che già da questo capitolo vedrete la
Kris con un mare di dubbi. Sta iniziando a cedere..
Comunque la one-shot che ho scritto si
chiama “Eppure mi hai cambiato la vita”…la trovi tra
le mie storie… fammi sapere che ne pensi se ti va! ^^
Imaginary82: hauahu mente perversaaa! xD a me piace
immaginarli ancora un po’ “timidi”, ancora nella fase “ti amo ma non te lo dico”
xD. E altro che gongolare…
*_* ero proprio morta quando ho visto le foto! Che teneri che sono! Non voglio
immaginare la mia reazione se e quando verranno allo scoperto! ___________________________________
Comunque grazie mille! Come sempre! ^^
Nak: Ciau! *_* che bello una nuova lettrice! Parlo al femminile perché
sono sicura al 90 % che tu sia femmina…ma nella
remota possibilità che non sia così, scusami! :P sono felice che la storia ti
piaccia, ma la cosa che mi fa più piacere è sapere che vi sembra abbastanza
reale e che i personaggi sono caratterizzati bene! Grazie mille!!!
Ecco la seconda parte del capitolo. Bè…su
questo capitolo..non ho nulla da dire. Come ho detto prima è un capitolo di
passaggio quindi un po’ moscio. Non vedo l’ora che Kristen si levi sto cavolo
di prosciutto davanti agli occhi e capisca tutto. Vi adoro! Grazie mille a
tutti! Come sempre!
Ho pensato di rendere il tutto un po’ più reale mettendo delle
immagini degli eventi che ho descritto…perciò, anche
se probabilmente lei non lo leggerà mai qui, grazie mille alla mia SisNu per il collage (che tra l’altro
non so se riuscirete a vedere…perché non so bene come
si usa l’HTML) e per la pazienza! Ti voglio bene..assai assai! xD
Alla prossima…che spero sarà presto…perché da domani si ricomincia l’uni e devo studiare
per una prova intercorso…ma spero di trovare sempre
un po’ di tempo per scrivere…lo farò anche di notte
se necessario..hehe.
Adorovi!
Capitolo 22
(seconda parte)
…o
forse no?
POV Kristen
Mi
sembrava passata un’eternità. Eppure quei maledetti giorni, quegli stessi
giorni che sembravano non finire mai, erano giunti al termine e la mia agonia
andava finalmente placandosi.
Ed
ora, eccoci di nuovo lì insieme, dopo un mese e mezzo. Incredibile il tempo. Sembrava
che quelle settimane, quei giorni, quelle ore si divertissero a giocare con me
e procedere lente, ed ora, lì con lui, sentivo che non aveva importanza. Il
tempo, lo spazio. Non mi importava. Finalmente lo rivedevo.
E
ancora una volta, ci trovammo nella nostra bolla. Chissà, forse era il comune
timore di quello che avremmo trovato girando l’angolo, il non sapere quello che
ci aspettava, il trovarsi a vivere entrambi la stessa situazione…
Qualunque
cosa fosse a creare quella bolla, non m’importava. C’era e basta. E mi piaceva.
Il
comic-con!
Quando
Catherine me l’aveva detto, non volevo crederci. Non potevo crederci. Era un
evento troppo grande per un film ancora così poco conosciuto. Come poteva
essere che avessero tanto insistito per la nostra partecipazione?
Bè,
ebbi le risposte a quelle domande appena sentii il mio nome e fui invitata a
salire sul palco. Nonostante l’abbigliamento che mi stava molto a mio agio,
jeans, maglietta e sandali aperti, ero terribilmente in ansia. Salii le scale
cercando di apparire sicura e voltando l’angolo, trovai la sala gremita, piena.
Salutai gentilmente con la mano fingendo di non essere stupita da
quell’inaspettata moltitudine di persone, ma dentro scoppiavo di incredulità e
sorpresa. Un forte applauso partì quando salii sul palco e presi posto, ma fu
niente paragonato al boato che si alzò in sala quando fu annunciato Robert.
Istintivamente
mi alzai per “accoglierlo” applaudendo insieme alla folla mentre entrava timido
per poi prendere posto accanto a me.
Fu
davvero una giornata folle e io stessa mi sorpresi del mio comportamento.
Quasi
come se il non vederci avesse aumentato la tensione tra noi, non potevo evitare
di guardarlo o chinarmi verso di lui per sussurrargli qualcosa, evitando
tuttavia di farlo all’orecchio per non far nascere ulteriori voci infondate. Il
mio corpo reagiva in maniera del tutto nuova alla parole che mi uscivano di
bocca. Andava per fatti suoi, portandomi ad ondeggiare e sporgermi verso di lui
senza che me ne accorgessi nemmeno.
Quante
volte avevo incontrato i suoi occhi? quante volte avevo riso a qualcosa che mi
aveva sussurrato a bassa voce, nella nostra bolla privata?
Quante
domande, quante risposte. Cercai di essere il più naturale e tranquilla
possibile pensando alle parole che Rob mi aveva detto prima di salire.
“Fai
come me, immagina che siano tutti nudi!”.
“Lo
sai che questa è una grande cazzata?” gli avevo risposto secca e ancora
nervosissima.
Sorrise.
“Lo so, però lo dicono sempre nei film in queste situazioni, magari funziona”.
“Ma
che schifo! Grazie tante! Adesso avrò in testa l’immagine della platea nuda per
tutta la conferenza” avevo ribadito nervosa passandomi una mano tra i capelli
agitata.
“Hey, basta!” la sua voce era così dolce mentre lentamente
mi prendeva le mani tra le sue per calmarmi. “E’ solo una conferenza Kristen,
andrà tutto bene! Sei tu che comandi e vedrai che impazziranno tutti per te!”
“Come
fai a esserne tanto sicuro?”. Sentivo le sue dita carezzarmi i dorsi delle mani
e iniziai a respirare in modo più regolare.
“Perché
non si può non impazzire per te..”. Avevo alzato leggermente lo sguardo per
perdermi nei suoi occhi.
“Grazie..”
ero riuscita a farfugliare stringendogli le mani istintivamente.
Ed
ora ero lì e ovviamente l’immagine sfocata di quella schiera di gente nuda mi
passò per la testa come un flash improvviso che riuscii per fortuna a rimuovere
subito per concentrarmi sulle domande.
Ovviamente
i più interpellati eravamo noi insieme a Cath e Stephanie, ognuno diceva la
sua, eppure ogni volta che veniva nominato Robert e raccontato una qualsiasi
cosa che gli riguardasse le urla delle ragazzine impazzite invadevano la sala.
E
meno male che all’inizio non lo volevano come Edward Cullen!
Mah!
Ovviamente
il tempo passò troppo in fretta e in un batter d’occhio fu tutto finito e mi
trovai sola davanti i flash delle macchine fotografiche. Non dovetti attendere
molto prima che il mio salvatore venisse in mio soccorso. Sapeva bene quanto mi
trovavo a disagio a mettermi in posa per le foto e ancora una volta non si era
lasciato sfuggire quel particolare sottoponendosi alla tortura insieme a me.
Nonostante
Taylor si fosse unito presto a noi, il mio corpo gravitava instancabilmente
verso il suo e mi trovai a chinare la testa contro il suo petto e a stringere
la sua camicia col braccio destro che avevo abilmente nascosto dietro la
schiena.
“Grazie..”
sussurrai prima di scendere finalmente da quel palco e sentii la sua mano
carezzarmi velocemente la schiena per tranquillizzarmi.
Ancora
una volta era tutto finito e non sapevo quando l’avrei rivisto.
Ma
stavolta, prima che il vuoto mi prendesse lo stomaco, Catherine venne a darci
una notizia.
“Ragazzi!”
esclamò per fermarci prima che andassimo via. “Ho pensato di rifare un paio di
scene, tanto per essere sicuri!”. Si vedeva che quella donna era iperattiva,
non stava ferma un secondo. Era evidentemente in piena frenesia, dopo l’uscita del
primo trailer. Doveva essere tutto perfetto, non avrebbe lasciato nulla al caso
e se questo comportava rifare delle scene, tanto meglio.
Così
verso la fine d’agosto, dopo un altro mese passato in modo lentissimo, ci
trovammo di nuovo su quel set, lo stesso che mi mancava e che rimpiangevo ogni
giorno e trovarmi di nuovo lì con lui fu come riniziare
tutto, con la differenza che stavolta, davvero eravamo solo io e lui. Niente
cast, niente Michael. Io, lui e ovviamente una schiera di tecnici e telecamere
puntate su di noi, ma mi andava bene. In fondo, stavo pur sempre facendo un
film.
Furono
giorni divertenti. Girammo per lo più la maggior parte delle scene della
radura, ma sapevo dove voleva andare a parare Cath e quando vidi i vestiti di
scena non ebbi più dubbi: una sua magliettina attillata blu e un paio di shorts
cortissimi. Lo sapevo! voleva rifare il bacio!
E
non potevo essere più d’accordo. Ancora il ricordo di quella giornata aleggiava
come una nuvola nera sopra la mia testa e a pensarci mi saltavano i nervi: Mike
a fissarci, le continue provocazioni di Rob, il mio nervosismo. Non ricordavo
nemmeno di averlo baciato.
Ma
ora, sarebbe stato tutto diverso. Non c’era Michael, quindi non c’erano le
provocazioni e le frecciatine di Rob, di conseguenza non c’era il mio
nervosismo. Era perfetto!
“Voglio
solo provare a fare una cosa..però non ti devi muovere”.
Sentivo
il respiro affannato ma non tanto da essere imbarazzante, la mani sudate, le
labbra secche, avide delle sue. Come una calamita che ha appena trovato la sua
metà feci un impercettibile movimento in avanti, ma lui lo percepii, per quanto
debole potesse essere.
“Non
ti muovere..” sussurrò.
Rimasi
immobile, come mi disse, in attesa. Con gli occhi chiusi, sentivo pian piano il
suo respiro freddo avvicinarsi sempre più, le sue labbra morbide indugiare
sulle mie secondi che mi parvero interminabili, finchè
non eliminò la brevissima distanza che ci separava poggiando le sue labbra
sulle mie con un debole bacio. Risposi, lentamente. Piano. Mi avvicinai leggermente
e lo baciai io, una volta, un’altra, e poi un’altra ancora finché mi trovai
cavalcioni su di lui. nemmeno il tempo di assaporare il suo collo che fummo
stesi sul letto e lui prudente e desideroso sopra di me. Continuai a viaggiare
sulle sue labbra, come se le stessi leggermente assaporando. Una mano fu subito
sul suo volto a stringere le sue labbra per farle aderire meglio alle mie e
l’altre era tra i suoi capelli.
Avrei
voluto indugiare su quelle labbra ancora, ma prima che me ne accorgessi fu tutto
finito.
“Basta!”
gridò tirandosi indietro seguito dallo “STOP!” entusiasta di Cath.
“Perfetta!
Semplicemente perfetta!”
“Sicura?”
chiesi esitante “Non vuoi farne un’altra per sicurezza”. Evitai di incrociare
lo sguardo di Rob mentre dicevo quelle parole sperando che trasparisse
semplicemente la mia professionalità.
“Tesoro…ho tutto quello che mi serve..e credo che meglio di
così non possa andare! Dio mio! mi avete fatto venire caldo!” e dicendo questo
si allontanò per prendere qualcosa da bere.
“Allora
come stai?” chiese Rob avvicinandosi e sedendosi su quel letto accanto a me.
“Bene…perché?”
“Bè,
non parliamo da tanto io e te..”
“Già..”
sussurrai debole. Già. Da quanto tempo non parlavamo? Da quanto tempo non
scherzavamo insieme? Da quanto tempo non eravamo semplicemente noi?
Da
troppo ormai, da quella sera, da quella notte, da quel bacio.
“Allora..”
riprese piano facendo una breve pausa. “Come va con..Michael?”.
Scrollai
le spalle un po’ sorpresa dalla sua domanda. “Diciamo che va..e te invece?”
chiesi subito per sviare la domanda. “Con Nikki?”.
Alzò
gli occhi al cielo stufo e seccato. “Ancora con questa storia? Kristen ti ho
detto che tra me e Nikki non c’è assolutamente niente..”.
Eppure,
sapevo che uscivano abbastanza spesso insieme.
“Vi
ho visti a diversi concerti e club insieme però..” dissi ripensando alle foto
che avevo trovato un girono vagando in giro per internet. Avevo notato che in
alcune Rob sembrava arrabbiato, come se stesse discutendo con lei, ma quando
chiesi spiegazioni a Nikki mi disse che stavano semplicemente scherzando. Ma,
quanto potevo davvero fidarmi di una ragazza infatuata?
“Nikki..sembra
non capire..o forse fa solo finta di non capire..” bofonchiò evidentemente
annoiato da quella situazione. “Non accetta un rifiuto facilmente” continuò
mentre io ascoltavo e riflettevo in silenzio.
“Kristen”
sussurrò il mio nome attirando la mia attenzione. “Stai attenta alle persone di
cui ti fidi, apri gli occhi e guardati intorno. Le cose non sono sempre quello
che sembrano..”.
Lo
ascoltai con gli occhi fissi sul suo viso, attenta, cercando di capire il
significato delle sue parole che però mi restava nascosto, nonostante i miei
sforzi. Corrugai la fronte e mi morsi leggermente le labbra.
Trovandomi
in difficoltà, decisi di cambiare argomento.
“Hai
visto che casino al comic-con?” dissi di getto,
sentendomiuna stupida a ripescare gli
eventi del mese precedente.
“Si,
da pazzi proprio! E hai visto che su internet girano voci su noi due?”.
Fui
investita da quella domanda che mi aveva colta all’improvviso e completamente
impreparata, o forse non del tutto. Dopo quella famosa domanda agli Mtv movie awards ero stata presa
dalla curiosità morbosa e un pomeriggio mi ero messa su internet. Sarebbe stato
meglio se non l’avessi mai fatto. Trovai un casino di siti con sezioni dedicati
a noi due o addirittura forum e blog nati esclusivamente per quello scopo ed
era incredibile quanto ogni nostro piccolo movimento fosse scrutinato ed
analizzato con lenti di ingrandimento per capire se ci fosse qualcosa di più. Alcuni
ipotizzavano che stessimo insieme dalla prima volta che ci eravamo visti, altri
erano più propensi a credere che fossimo ancora nella fase dell’amicizia, ma
tutti si trovavano d’accordo in un modo o nell’altro.
Come si fa a negare?!
Tra quei due c’è sicuramente qualcosa.
Guardate come si guardano.
Lei se lo mangia con gli occhi e il
ragazzo sta lì a guardare. Haha, poverino!
Andiamo! Si vede lontano un miglio che
lui è stracotto. Ha fatto l’audizione solo per lei.
Wow!
Non avrei mai immaginato che qualcuno notasse tutti quei particolari.
Davvero
lo guardavo in quel modo? Non ci facevo nemmeno caso. Non potevo controllare
l’espressione del mio viso. Quando lo guardavo, lo guardavo e basta.
Rimasi
tutto il pomeriggio incollata allo schermo a leggere le cose più assurde e
strane, le supposizioni più remote, e vedere video su youtube.
Rimasi
senza parole e del tutto interdetta quando continuando a navigare sul web scoprii
che la maggior parte dei fan aveva preso la mano a chiamarci con un acronimo. RobSten: ecco come ci chiamavano. Arricciai bocca e naso un
po’ seccata da quella scoperta. Quello che non volevo era proprio finire come
quei due di High school musical, però dovevo ammettere
che Robsten suonava molto meglio di Zanessa.
Bè,
per me in realtà suonavano orribili entrambi, ma sempre meglio di Kristert. Ci misi un po’ ad abituarmici.
Tuttavia avrei dovuto prevedere che cose del genere sarebbero accadute perciò
cercai di passarci sopra e inevitabilmente ci feci subito la mano incontrando
quella sigla dovunque.
Era
evidente che il comic-con aveva indubbiamente
ingigantito la cosa contribuendo alle voci e rendendole più vere di quello che
non fossero.
“Ehm…no…non ci vado su internet..perchè?
che dicono?” chiesi tornando alla realtà, falsamente stupita e fingendo di non
sapere nulla.
Si
fece una bella risata mentre iniziò a parlare. “Dovresti davvero leggere certe
cose. Stanno fuori. Un sacco di gente pensa che stiamo insieme…sai
come ci chiamano?”
“Come..?”
farfugliai nervosa conoscendo già la risposta a quella domanda.
“Robsten!” esclamò scoppiando in una forte risata.
“Ah..”
sospirai io con un leggero sorriso cercando di sembrare sorpresa e divertita da
quella non-scoperta.
Scosse
un po’ la testa con uno strano sorriso sul volto. “Non è assurdo?!” continuò
quando si fu ripreso.
“Già..assurdo”
concordai debole io non del tutto convinta delle mie parole.
Come
potevo lasciarmi influenzare da quelle voci?
Eppure
se giravano, forse qualcosa di vero doveva esserci.
Che
stupida che ero! Adesso mi lasciavo condizionare anche dalle voci di corridoio.
Kristen! qui si parla di te! Sei tu che
devi sapere queste cose!
Ma
come poteva sapersi la verità se lo stesso oggetto delle chiacchiere faceva
supposizioni sull’argomento?
“Comunque
Kris..” riprese dolcemente. Mi piaceva quando sussurrava il mio nome così.
Erano due i casi in cui mi chiamava in quel modo: quando voleva essere molto
dolce, e quando invece era arrabbiato e voleva fare lo sfacciato.
Non
era difficile notare la differenza e capire in quale situazione mi trovassi.
Mi
staccai dai mie pensieri per ascoltare quello che aveva da dirmi.
“Sappi
che…qualunque cosa accada, io sono qui, puoi contare
su di me”.
Sapevo
che lui più di chiunque altro mi capiva. Solo lui sapeva quello che stavamo
passando, solo lui poteva capire cosa voleva dire essere piombati al centro del
mondo senza essere avvisati, e nonostante per lui fosse anche peggio, era lì, a
confortare me.
“Grazie
Rob” risposi dolcemente passandomi le dita sugli occhi per evitare che scendessero
le lacrime.
“Kris,
ma che fai? Piangi?”. Sorrise e lo ricambiai.
“Ormai
dovresti saperlo che io piango un po’ per tutto..” risposi con un forte
sospiro.
“Sei
proprio un caso perso” disse muovendo leggermente la testa. “Che ne dici di un
film per riprenderci un po’?”.
Alzai
la testa di scatto delusa da me stessa e da quello che stavo per dire. “Uff, mi piacerebbe ma…ehm..” mi
passai una mano tra i capelli scuotendo la testa. “Stasera torna Michael..”
dissi infine.
Accidenti!
Ma come era possibile sbagliare i tempi in quel modo?
Era
stato via tutta l’estate e proprio ora…
Il
tempo era davvero contro di me. In un modo o nell’altro trovava il modo per
incastrarmi. Avrei voluto dirgli di si, avrei voluto passare il resto della
giornata con lui a guardare film e chiacchierare un po’ come facevamo un tempo,
ma non potevo dare buca a Michael. Non potevo. Era anche invitato a cena.
“Oh”
sussurrò deluso.
“Mi
spiace!” dissi subito sincera. “E’ che non lo vedo da qualche settimana..”
“Non
preoccuparti. Tu, devi stare col tuo ragazzo. Ti sarà mancato molto… Sarà per un’altra volta.” bisbigliò alzandosi e
lasciandomi sola su quel letto, piena di domande.
…ti sarà mancato
molto…
Mi
era mancato?
Entrai
in camera e lo trovai lì.
“Mike!
Che ci fai qui?” esclamai.
“Ma
come! Lo sapevi che sarei tornato oggi..” disse attraversando la stanza e
prendendomi il viso tra le mani per baciarmi. “Mi sei mancata” sussurrava tra
un bacio e un altro. Ero talmente abituata a quei baci che ormai erano tutti
uguali per me.
“No
intendo..che ci fai in camera mia?” chiesi sorpresa quando si staccò.
Sbuffò
rumorosamente. “Ma ciao amore! Mi sei mancato anche tu! Che bello rivederti!
Non vedevo l’ora..” disse imitando la mia voce seccato dalla mia mancanza di
entusiasmo.
Mi
schiarii la voce. “Hai ragione scusami. Sono solo..sorpresa..”
“Ma
sapevi che venivo..”
“Si
però…” esitai prima di continuare la frase e dire
qualcosa di cui mi sarei pentita. “Niente..” dissi infine.
“Comunque
tua madre ha detto che potevo aspettarti qui. Lei aveva delle cose da fare..”
bisbigliò all’orecchio avvicinando il mio corpo al suo e iniziandomi a baciare
il collo. Senza che me ne accorgessi fummo stesi sul letto mentre lui
continuava imperterrito la sua opera.
Lo
lasciai fare finché non mi sbottonò due bottoni della camicetta.
Mi
staccai dalla sua bocca per parlare. “No Mike..” dissi bloccando le sue mani.
Non
mi ascoltò e riprese a baciarmi sbottonando altri due bottoni.
Lo
allontanai di nuovo. “Mike non adesso..” dissi tirandomi su e abbottonando di
nuovo i bottoni.
“Ma
perché no?”
“Bè,
tanto per cominciare ci sono i miei di sotto, e poi…non
ne ho voglia..” ammisi infine un po’ irritata.
Sbuffò.
“Come vuoi..”. si alzò dal letto senza guardarmi. “Meglio scendere per la
cena..” disse dandomi le spalle e sentii i suoi passi veloci e nervosi sulle
scale.
Il
tempo. quanto volte ci avevo pensato in quella lunghissima estate. Il tempo è
davvero una cosa strana. Un anno fa ero a Portland quando una donna si presentò
sul set per darmi l’occasione di fare parte del suo progetto, ed ora, era tutto
già finito. Quanto cose succedono in un anno, quante cose cambiano. Ero così
certa di sapere tutto, così sicura delle mie decisioni e ora invece mi trovavo
ogni giorno con più dubbi di quello precedente.
Michael
mi teneva per mano mentre gli scatti dei flash riprendevano quel momento che
forse avrebbe messo a tacere tutte le voci che giravano su internet.
Ero
davvero curiosa di sapere cosa avrebbero avuto da dire dopo quelle
manifestazioni di affetto. Insomma, più che tenersi mano nella mano cosa deve
fare una coppia?
Eppure
sembrava che niente riuscisse a scalfire coloro che erano convinti di una
relazione segreta tra me e Rob e anche i Video Music
Award e la mia performance col mio ragazzo, non erano serviti a niente. Anzi,
avevano accresciuto la cosa. A quanto pare, un nostro sguardo, il modo in cui
io e Rob ci guardavamo, significava molto di più del mio svogliato tentativo di
apparire felice col mio ragazzo.
Ecco
cosa leggevo ogni volta. Ma allora era tutto inutile.
Non
riuscivo a capacitarmi di questa cosa. Non mi rendevo conto del modo in cui
guardavo Rob, lo guardavo e basta. Ma cosa c’era di male nel modo in cui ci
guardavamo?
Niente.
semplicemente era troppo evidente l’alchimia.
Ed
era una brutta cosa?
Quell’estate
lunghissima era finalmente giunta al termine e con quell’evento si apriva una
serie di date di cui eravamo stati informati da poco. Mancavano due mesi
all’uscita del film ma già era stato organizzato il tour promozionale e già
sentivo a volte parlare del secondo film.
Avremmo
dovuto aspettare la conferma dopo la prima visione di Twilight, eppure se la
frenesia non fosse diminuita e si fosse mantenuta su quel piano, il seguito era
più che assicurato.
Michael
cercava di non badare troppo a Rob o alle voci che giravano su di noi e ogni
tanto facevo finta di riderci sopra, e da canto suo Rob ne parlava poco, con me
almeno.
Ormai
tra noi era diventato tutto implicito. Non potevamo parlare apertamente
timorosi di quello che la stampa avrebbe preso dalla nostre dichiarazioni
perciò ci limitavamo a tenerci tutto dentro, vivendo nella nostra bolla privata
e parlando attraverso gli sguardi.
Era
l’unico modo per far scemare le voci che giravano su di noi. Ma come avremmo
potuto, con tutto quello che ci aspettava?
ledyang: haha tranquilla Leti!
Mica devi recensire tutti i capitoli xDComunquea spero di fare il possibile. muahmuah…
Emmettina90: hauahu in un modo o
nell’altro dovevi mettere in mezzo Kellan! haha
signora degli
anelli: grazie
^^ tranquilla..settembre arriva mooooolto presto! :P
simo1726: ^_^ grazie Simo!
Tranquilla! Nessuna crisi da pagina bianca..hihi…solo
che da ora avrò un po’ di tempo in meno…ricominciano
i corsi e ho una prova intercorso tra 20 giorni e non ho ancora aperto il libro
-.-“. Però dovrei riuscire a postare almeno un capitolo a settimana. Mi spiace davverod i non poter fare di più!
lindathedancer:hihi grazie mille tesoro! Ti adoro anche io! E grazie per
aver letto anche l’altra…sono felice che ti sia
piaciuta! *_*
Sabella: ciauSabella! Grazie mille anche a
te! Mi fanno davvero piacere le tue parole, davvero non ne hai idea! e sono
felice che tu abbia trovato un momento per commentare! Grazie milleee!
Capitolo 25 *** Solo lei ha quel che voglio... ***
Salveeeeeeeee! ^^
Eccomi qui con un altro capitoletto!
Avrei tanto voluto renderlo più ricco con immagini e gif…ma io e l’html non andiamo proprio d’accordo L e ancora non ho capito come fare…ma le immagini non mi si vedono mai L
Vabbè pazienza. Tanto se siete fan
accaniti come me conoscerete bene ogni singolo movimento di questo servizio.
Per il momento è dal punto di vista del nostro povero inglesuccio tormentato, ma non mancherà anche il POV di
Kristen.
Spero vi piaccia!
Ho cercato di attenermi quanto più possibile ai video scrutando
ogni loro movimento…ovviamente non posso descrivere
ogni particolare, perché sono umana e imperfetta.. :P però…
spero possa piacervi lo stesso!
Grazie mille a chi mi ha aggiunto tra preferiti, seguite, ecc.
E Grazie mille a chi trova un momenti per commentare. Le
recensioni danno sempre la spinta per andare avanti e non nego che mi farebbe
piacere vederle crescere un po’ :P
Ma grazie innanzitutto per leggermi! Vi adoro!
Ah, ho anche cambiato un po’ colori e caratteri…
Mi ero scocciata di quel nero pesante! xD
Capitolo 23
Solo lei
ha quel che voglio…
POV Robert
So di esser
pronto ed è già da un pò che ci penso
ma tutto quel
che so è che sto bene con lei
ma non capisco
cosa intende fare, dove vorrà arrivare.
Quanto mi
era mancata. Tutto. Mi era mancato tutto di lei. Dio solo sapeva come avevo
fatto a passare quell’estate senza andare al manicomio.
Via. Via dal
set, via dal film, via da lei.
Avevo
davvero sperato che funzionasse, che servisse a qualcosa, che la lontananza
sarebbe servita.
Sarebbe
stato meglio per tutti, cioè…sarebbe stato meglio per
me.
Ma che senso
aveva esserle lontano se continuava ad occupare i miei pensieri un giorno
noioso dopo l’altro. Ogni minuto, ogni secondo, lei era lì. i suoi capelli, le
sue mani, la sua risata, il suo profumo. Tutto di lei era impresso nella mia
memoria e distrarmi era impossibile. Ogni cosa mi ricordava lei. Una rivista,
una canzone, un anello. Non c’era via di fuga.
Mi abituai a
vivere con la sua immagine che mi aleggiava intorno, senza sosta, vivendo
nell’ansia di vederla di nuovo.
I giorni
passavano, lenti ma passavano.
Nikki non
rendeva per niente le cose più semplici. Continuava a chiedere di uscire.
“Andiamo,
solo un caffè..”
“Andiamo,
solo un aperitivo..”
“Andiamo,
solo quattro passi..”
E andando andando, non riuscivo mai a mettere le cose in chiaro. Mi
tenevo distante, cercando di toccarla il meno possibile, ma lei sembrava non
notarlo nemmeno. Non sapevo se ignorasse volontariamente la mia freddezza o se
davvero non capisse che non sarebbe mai stato possibile niente tra di noi, che
semplicemente non mi attraeva, che il mio cuore l’aveva già rubato un’altra
persona.
“ROB!
Svegliati!” sbottò di botto una delle tante sere che eravamo a fare un giro in
un club. “Devi smetterla di pensare a lei! lei non lo fa, non ti pensa, quindi
perché continui a torturarti in questo modo?”.
“Non so di
che parli..” mormorai freddo cercando di apparire distaccato dalla situazione.
“Certo, come
no! Bè, io te l’ho detto! Fatto sta che lei ora è da qualche parte col suo
ragazzo e tu sei qui con me, anche se è come se fossi sola”. Era odiosa quando
stuzzicava in quel modo.
“Come fai a
sapere con chi è?”. Inevitabilmente fu la prima cosa che mi venne in mente da
chiedere.
“Si dia il
caso che Kris e io siamo amiche…mi racconta quello che
fa con lui..”. sembrava godesse a dirmi quelle cose.
“Bene, basta
così..non voglio sapere”
“Fa male la
verità eh?”
“Nikki ti ho
detto di smetterla!” dissi con la voce leggermente alterata sperando di non
dare troppo nell’occhio.
La cosa finì
lì. non parlammo più di Kristen né di niente che la riguardasse. Quelle poche
volte che mi ci trovai ad uscire in seguito, si comportava come se non fosse
successo nulla, come se vivesse in un mondo a parte. Eppure avevo uno strano
presentimento su quella ragazza.
A che gioco
stava giocando? Qual era il suo scopo? Perché se il suo obiettivo ero io, aveva
davvero sbagliato a fare i conti.
Tutto
sembrava andare per il meglio: le riprese erano finite, il mio agente
continuava a cercare nuovi ingaggi, avrei anche avuto l’onore di avere due mie
canzoni nella colonna sonora del film. Sarebbe stato tutto perfetto, se non
fosse stato che il bisogno di Kristen era troppo forte e si faceva sentire fin
troppo spesso.
Vedere
Kristen, anche solo per quegli eventi “mondani” non riusciva per niente a
placare quella necessità che anzi cresceva in me ogni giorno più avida e
prepotente. Cercavo di essere indifferente, ma non potevo fare a meno di
pensare che magari anche lei mi pensasse in un certo modo, magari anche io per
lei ero un mistero da scoprire, magari gli sguardi che ci scambiavamo a
intervalli regolari facendo finta di niente, significavano qualcosa di più. Era
più forte di me, non potevo averla sotto gli occhi senza posare lo sguardo su
di lei per quel millesimo di secondo che bastava a catturare la mia adorazione
in una foto che puntualmente faceva il giro dei siti di gossip creando le più
variegate supposizione su noi, su RobSten, o come
diavolo ci chiamavano.
Vedevo
quelle foto, vedevo i commenti e vedevo il modo in cui a volte i suoi occhi si
posavano sul mio viso mentre facevo finta di non accorgermene, e a volte
davvero mi sfiorava la possibilità che quegli sguardi significassero qualcosa,
poi ricordavo che era fidanzata. Era una tentazione non indifferente provocare
quel tizio ogni volta che si presentava a un evento insieme a lei, mano nella
mano. Con assurda sfacciataggine cercavo di essere amichevole e di godere dei
pochi momenti in cui ero solo con Kristen. Si. Solo. Potevamo essere circondati
da decine di persone, eppure riuscivo a sentirla. Non so se fosse solo
masochismo o se il desiderio che mi appartenesse era così forte da scaturire la
mia fervida immaginazione, eppure la sentivo vicina, il suo corpo gravitava
verso il mio, adattandosi a ogni mia posizione o movimento. Era tutto così
implicito tra noi, come se fossimo in una specie di bolla privata, come se
avessimo potuto stare zitti per ore e parlare all’infinito solo guardandoci
negli occhi.
Dovevo
essere proprio stupido a pensare cose del genere, a illudermi in quel modo.
Sarebbe stato meglio semplicemente comportarmi da buona co-star, posando per le
foto guardando nell’obiettivo della macchina fotografica invece di fissare lei,
ma era più forte di me. Irrefrenabile. Avrei dovuto bearmi di quei momenti, ma
anche quegli istanti erano una dannazione per me.
Non mi bastava. Non mi bastava parlarle,
posare per una foto insieme, sorriderle.
Avevo
bisogno di lei, volevo toccarle la mano, volevo sfiorarle i capelli, volevo le
sue labbra.
Non avrei
mai immaginato che i miei desideri sarebbero stati avverati.
Il destino
era ancora indeciso se stare dalla mia parte o no, eppure ogni tanto si
decideva a offrirmi qualcosa. Che fossero tutte occasioni che stavo perdendo?
Catherine
sembrava davvero entusiasta del risultato. Quelle ultime riprese di fine agosto
erano state una specie di fulmine a ciel sereno, o forse una nuova occasione
che stavo perdendo.
Forse avrei
dovuto rivelarle i miei sentimenti. Avrei dovuto dirle che l’amavo, perché era
così. Io l’amavo.
Non potevo
più negarlo, ma… che senso avrebbe avuto dirlo a lei?
cosa avrei risolto? Cosa sarebbe cambiato?
Lei era
sempre fidanzata. non potevo farci niente. Per quanto quel ragazzo non mi
piacesse, non potevo dividerla da lui se era quello che lei voleva. Non avrei
mai fatto niente per ferirla e se questo significava tenermi tutto dentro e
continuare a mentire, a fingere la parte dell’amico, allora l’avrei fatto.
Avevo
finalmente assaporato le sue labbra, questa volta l’avevo fatto davvero.
Ricordai con un sorriso l’ultima volte che l’avevo baciata. Sarebbe stato bello
pensare che quel bacio fosse stato ricambiato, avevo cercato di convincermi, ma
gli insulti e le spinte avevano dovuto farmi ricredere e ritirarmi ancora.
Ma, in quel
momento, su quel set tanto familiare, su quel letto così comodo, c’eravamo solo
noi due, e l’avevo sentita, vicina a me.
Non so dove avevo
trovato la forza dopo quel bacio, dopo quel dolce, sensuale e perfetto bacio,
di alzarmi e andar via. Forse era stata la realtà a piombarmi addosso. Lei era
fidanzata.
O forse ero
stato semplicemente codardo e avevo cercato di tirarmi fuori dalla situazione
nel modo più semplice possibile. Chissà se un giorno o l’altro avrei smesso di fuggire
da me stesso, dai mie sentimenti, da lei.
E così
un’altra occasione scivolava via insieme a me mentre lasciavo quella stanza e
lei sarebbe tornata da lui, dal suo ragazzo.
13 Settembre 2008.
Era una
tiepida giornata di settembre. Il sole batteva debole sui campi di grano e
riusciva a riscaldarmi le ossa.
Vanity Fair.
Sapevo già da qualche tempo che quel momento sarebbe arrivato, ma non sapevo
bene cosa aspettarmi. Ci erano stati dati dei vestiti ed eravamo stati condotti
in un pezzo di terra, ampio, circondato da qualche albero qua e là e tappezzato
di fili di grano dappertutto. Era un luogo dolce, quasi malinconico, un posto
perfetto per pensare, per rilassarsi, ovviamente in condizioni che non
prevedessero una stuolo di tecnici, macchinari a fotografi nonché il cast al
completo.
Kristen…
Lei…era…semplicemente fantastica. Aveva un vestitino nero senza bretelle che le arrivava di
qualche centimetro sopra le ginocchia mettendo in risalto le sue gambe magre e
perfette e la sua schiena perfettamente liscia e pulita, converse ai piedi e
capelli sciolti sulle spalle e mossi dal vento. Non avevo mai visto niente di
più bello. E i suoi occhi. Erano stupendi. Il suo viso. Una visione. Non
riuscivo nemmeno a trovare le parole per descriverla.
E io,
estasiato, ondeggiavo avanti e indietro con le braccia al petto cercando di
tenere la mente occupata e sperando ingenuamente di non pensare a lei in un
modo che potesse considerarsi sconvenevole.
“Come sto?”
chiese avvicinandosi a me e facendo una smorfia con la bocca mentre indicava il
suo vestito. La conoscevo abbastanza bene da sapere che quello non era certo un
abito in cui si trovava a proprio agio e con cui sarebbe uscita per strada, ma
la sua femminilità non aveva paragoni, nemmeno mentre masticava una gomma
svogliatamente. Era uno schianto.
“Wow..sei..stai…benissimo”. chissà se dalla mia voce si cogliesse più
il nervosismo o l’adorazione che avevo per quella ragazza.
Mi regalò un
sorriso a cui non feci in tempo a rispondere.
“Bene ragazzi!
Iniziamo!” esclamò Peggy Sirota, la fotografa
incaricata del servizio.
Mi resi
conto solo allora che eravamo solo io e Kristen.
“Voglio
sfruttare la luce migliore per voi due, dopo faremo gli scatti con gli altri”
ci informò.
Cercando di
mantenere l’attenzione viva ascoltai quello che diceva ma ero molto più
concentrato su Kristen. Non la guardavo, ma era accanto a me e mi era troppo
difficile concentrarmi su altro al momento.
Quanto avrei
voluto che le mani a toccare ed aggiustare i suoi capelli continuamente fossero
state le mie e per qualche strano presentimento, sentii che presto i miei
desideri sarebbero stati esauditi.
Chiese
alcune spiegazioni e poi iniziammo.
La vidi
prepararsi muovendo nervosamente gambe e braccia e non potei fare a meno di
scoppiare a ridere quando salò in aria mandando le gambe indietro. Era davvero
buffissima. E sapevo che anche lei si sentiva una perfetta idiota. Mi fulminò
con gli occhi, sorridendo.
L’avevo
davanti a me, a pochi centimetri di distanza e la osservai ondeggiare
lentamente al ritmo della musica che avevano messo per creare un’atmosfera
confortevole, mentre continuavano instancabilmente a pettinarle i capelli.
Dio, quanto
era bella quando sorrideva! Il suo viso si illuminava, come se avesse appena
assistito a un miracolo, come una donna che scopre l’amore per la prima volta.
I trovai a sorriderle come uno scemo.
“Smetti di
prendermi in giro” disse avvicina nodi un po’ dopo che ci fu spiegato il
prossimo shoot.
“Scusami..”
mi ripresi. “E’ solo che sei troppo buffa..”.
Riportata
all’attenzione della fotografa, appoggiò delicatamente il braccio sinistro sul
mio petto facendovi leggermente peso col corpo.
Mio dio, era
a due centimetri da me. Perché anche solo la sua vicinanza mi faceva
quell’effetto?
“Rob, guarda
nell’obiettivo” mi ricordarono e subito distolsi lo sguardo, prima che si
accorgesse che la stavo fissando incantato.
Rimanemmo in
quella posizione per un po’ di tempo, diversi scatti finchè
non passammo a un nuovo fotogramma.
Questa
volta, ero io a dover poggiarmi di peso sulle sue braccia che dovevano
sostenermi con forza contro il mio petto, molto stile Titanic, soprattutto con
il ventilatore che avevamo puntato addosso.
Mi lasciò
andare di botto portando quasi a perdere l’equilibrio. Riuscii a salvarmi in
tempo evitando brutte figure.
“Così
t’impari!” trillo ridendo e saltellando di entusiasmo.
Non potevo
crederci. Sembrava davvero felice. Ed ero felice anche io. Vederla così
rilassata, tranquilla, naturale, mi creava un piacere non indifferente, mi
scaldava il cuore.
Nemmeno il
tempo di controbattere che di nuovo le sua braccia furono tese e le sue mani
aperte sul mio petto a sostenere la spinta.
Già ridevo
di imbarazzo pensando al prossimo momento. Mi voltai malvolentieri…pronto
al calcio che avrei presto perso nel sedere, ma era niente paragonato al
pensiero di come potesse sentirsi imbarazzata temendo che alzando troppo la
gamba forse si sarebbe visto troppo.
Peggy venne
in suo soccorso divaricando la gamba per mostrarle la posa giusta. Era facile
per lei parlare, aveva i pantaloni!
Ancora
voltato di spalle sentivo il piede di Kristen sul mio sedere e sorridevo
immaginandola dietro di me a saltellare sull’altro piede per trovare
l’equilibrio giusto.
Non potei
fare a meno di chinarmi e voltarmi un secondo. La tentazione era troppo forte.
Girai lentamente il viso e la vidi finalmente ferma e in equilibrio, mentre la
gamba alzata mostrava quel po’ di pelle che nascondeva sempre con jeans. Perché
nascondere un fisico così..
“Aaaa” abbaiò quasi di disperazione incontrando il mio viso
e scoppiai a ridere passandomi una mano tra i capelli.
La prendeva
sul ridere anche lei ma immaginavo bene che quella posizione dovesse essere
abbastanza scomoda, nonché imbarazzante.
Fu un
sollievo per entrambi quando ci diedero il permesso di lasciare quelle
posizioni.
“Rob
prendila in braccio..” disse a un certo punto Peggy con nonchalance. Lì per lì
non capii ma Kristen fu subito reattiva.
“Su?” chiese
indicandomi e fu tutto veloce.
Si allontanò
di un passo e poggiando le mani sulle mie spalle prese slancio con un piccolo
salto facendosi forza su di me e in un secondo me la trovai tra le braccia, le
sue gambe intrecciate al mio torace e le mie mani a sostenerla da sotto. Volevo
morire.
Le sue
braccia furono subito attorno al mio collo per darsi equilibrio.
Si tirò su
il vestito dopo che l’avevo fatta saltare tra le mie braccia per sostenerla
meglio e poi mettendosi una mano tra i capelli tornò a poggiare l’altra sul mio
petto.
Fatemi morire in questo istante, vi
prego!
Non riuscivo
a staccare gli occhi dal suo viso a pochi centimetri dal mio. Ondeggiai un po’
continuando a tenerla stretta a me. Era così leggera, e aderiva così bene al
mio corpo che avrei voluto tenerla così per sempre. Le mie braccia non si sarebbero
mai stancate, la mia schiena non avrebbe mai sofferto e le mie mani avrebbero
sempre goduto di quella meraviglia che potevano finalmente toccare.
I miei occhi
erano biglie impazzite che passavano velocemente da lei all’obiettivo senza
sapere dove fermarsi, il mio intero sistema nervoso era completamente partito,
se avessi potuto mi sarei messo a urlare per tutto il campo.
D’un tratto
intrecciò le sue mani dietro il collo stendendo le braccia e allontanandosi
leggermente.
Oh mio dio! Ma allora voleva proprio
vedermi morto!
Certo non
poteva immaginare quello che mi stava facendo e l’effetto che ogni suo
movimento aveva su di me.
“Ti senti
bene Rob?” disse ridendo e pensando che forse il mio comportamento fosse dovuto
allo sforzo che facevo nel tenerla in braccio. Ma altro che sforzo, quello era
una goduriosa dannazione. La vera tentazione era non urlarle quanto l’amavo.
Si strinse
dolcemente nelle spalle e senza aspettare una mia risposta tornò a fissare la
macchina mentre il mio corpo, in completa estasi, continuava ad ondeggiare
lentamente senza sosta, godendo di quel contatto.
Infine tornò
verso di me, più vicina di prima. I suoi capelli mi sfioravano il viso
creandomi un piacevole solletichio, la sua mano
strinse la mia spalla e il suo viso di profilo sfiorava il mio. e io nel
frattempo ero sempre più in adorazione.
“Dalle un
bacio, Rob” sentii una voce che mi richiamò alla realtà.
“C-cosa?”
“Dalle un
bacio, un bacio sulla guancia”
Non me lo
feci ripetere ancora e riportando il mio sguardo sul suo volto, immobile come
una statua, chiusi gli occhi e le sfiorai la guancia con le labbra. La sentii
rabbrividire e una scossa di piacere mi elettrizzò il corpo.
Ma,
possibile che dopo tutti quei mesi, dopo tutto quello che avevamo passato,
anche un piccolo contatto del genere mi procurasse sollievo e piacere?
Deve essere
così quando si ama qualcuno, soprattutto qualcuno che non puoi avere.
È tutto così
complicato, così riservato e doloroso che anche un po’ di pelle crea brividi di
gioia.
Tornai ad
abbassare il viso. Quanto avrei voluto incontrare i suoi occhi per provare a
leggerci dentro. Ma niente. lei era impassibile. Come una statua aveva una mano
ancorata al mio collo, una alla mia spalla e lo sguardo puntato verso la
telecamera, ma sentivo il suo respiro più irregolare mentre sopra il suo petto
mi perdevo nei meandri del dolce profumo del suo collo.
Infine, così
come si erano uniti, con uno scatto improvviso i nostri corpi si divisero e mi
sentii più pesante di prima.
Cam fu chiamato
ad aggiungersi a noi per altri scatti. Cercavo di non pensare a niente, di
eseguire alla lettera quello che mi dicevano ma continuavo a ripensare a lei
tra le mie braccia. Quando avrei potuto averla di nuovo in quel modo? Quando
avrei avuto un altro contatto?
Ne avevo
bisogno, ne ero dipendente come da una droga.
Ma quello
che riuscivo ad avere ora erano solo i suoi capelli mossi dal vento, che mi
sfioravano il collo e non potevo fare a meno di sentirmi invidioso di Cam che era con la testa appoggiata alle sua gambe e aveva
le sue mani sul petto.
Tra uno
scatto e un altro continuavano a pettinarle i capelli mentre io in disparte,
per quanto potessi esserlo, studiavo i perfetti lineamenti della sue pelle,
della sua schiena scoperta e non potei fare a meno di preoccuparmi per il
troppo sole che avrebbe potuto prendere. Era settembre, ma batteva lo stesso e
per giunta con il vento del ventilatore sempre puntato addosso era difficile
sentire una possibile scottatura.
Mentre
pensavo tra me e me vidi Kristen sedersi con delicatezza sulle spalle di Cam che era accucciato per terra. Cosa avrei dato per
essere lui.
“Mmm, forse è meglio se.. Rob vieni qui al posto di Cam”.
Oddio! Doveva
essere un sogno. Possibile che i miei desideri si avverassero così spontaneamente
e senza difficoltà? Adoravo quella donna, doveva avere una bacchetta magica al
posto della macchina fotografica.
Senza
farmelo ripetere due volte mi sedei a terra con disinvoltura aspettando di
sentire di nuovo il suo corpo a contatto col mio, e poco importava che si
trattasse del suo di dietro.
“No, non mi
piace..” disse Peggy. “Proviamo così” continuò appoggiandosi a me per mostrare
a Kris come fare.
Sarei
arrivato preso in paradiso, ormai avevo i secondi contati.
Passò
pochissimo prima di sentirla accovacciarsi nella mia stessa posizione dietro di
me, prima di percepire il leggero brivido che il contatto col suo corpo mi
creava, prima di avere le sua mani di nuovo sicure sulle mie braccia.
Appoggiò la
guancia sulla mia spalla e circondandomi il petto col braccio destro lo allungò
per scostare una ciocca di capelli che le dava fastidio abbracciandomi il
collo.
Ogni tanto
sentivo le sue mani muoversi sui miei capelli o sfregare le dita contro la mia
maglietta.
Dio! Potevo
anche morire in quel momento! Almeno sarei morto con il ricordo di quel momento
e forse la mia nuova vita avrebbe preso una piega diversa.
Anche nei
momenti in cui si decidevano le angolazioni e la giusta luce continuavamo a restare
accucciati in quel modo, vicini con il suo mente appoggiato alla mia schiena.
Avrei potuto rimanere così per sempre.
“Abbassa un
po’ il viso verso di lui..”
Quanto amavo
quella donna!
Non pensavo
che fosse possibile sentirla ancora più vicina eppure era come se fossimo una
cosa sola.
Cercavo di
distrarmi passandomi una mano tra i capelli e andando a ritmo con la musica, ma
nemmeno Diana Ross riusciva a farmi concentrare.
Non pensavo
ad altro che a lei. come avrei potuto pensare ad altro avendola lì, dietro di
me, a contatto con me.
Sarebbe
stata un’impresa inutile.
Giocherellavo
con le dita delle mani cercando di tenerle impegnate, ma avevo ancora le sue
braccia che da sotto alle mie mi accerchiavano gentilmente la vita.
Si appoggiò
col mento alla mia spalla per aggiustarsi nella sua posizione e fu il colpo di
grazia. Le nostre guance si sfiorarono impercettibilmente e se fosse stato
possibile sarei arrossito come un peperone per il calore che provavo dentro.
Pensa a qualcos’altro Rob!
Le sue mani…
Pensa a qualcos’altro!
Le sue
gambe..
Qualsiasi cosa!
I suoi
capelli..
Ma porca puttana!
Niente da
fare. Più cercavo di non pensarci più invece mi concentravo sui particolari del
suo corpo.
Presi una
spiga di grano da terra e iniziai a torturare il povero Taylor che si era
appena steso davanti a noi mentre Cam e Kristen
ridevano divertiti.
Ma nemmeno
quello aiutava a distrarmi, anzi. Se possibile peggiorava ancora di più le
cose. Il mio braccio nell’andare verso Taylor non poteva evitare le sue gambe.
Dio! Che
tentazione!
Nei brevi
momento in cui si staccava un po’ per riprendere il giusto equilibro sulle
gambe avrei voluto voltarmi e guardarla, ma puntualmente mi bloccavo a metà
strada e riuscivo solo con la coda dell’occhio ad osservare il su sguardo
attento.
Dovevo
smetterla o sarei morto ustionato!
“Ok ragazzi
potete alzarvi”.
E così fui
d’improvviso cacciato fuori dal paradiso.
Ma mi
sbagliavo! Eccome se mi sbagliavo, doveva ancora arrivare la parte migliore e
nemmeno potevo immaginarlo.
kiki1988: grazie mille tesoro! Spero davvero di essere riuscita a
emozionarti con questo capitolo…il servizio
fotografico per eccellenza, come hai detto tu! AdoroTi!
edwardinatwalentina:
ciao!
Prima di tutto grazie mille per aver trovato il tempo di recensire. Purtroppo Michael
lo dobbiamo sopportare ancora un po’…ma Kris è sempre
più piena di dubbi! ^^
Emmettina90: ciau Lu! ^^ mi
spiace che l’immagine non si veda..peccato L ma non so come si faaaaa! T.T Comunque se può farti piacere…
stavo pensando di dare qualche battuta al nostro Kellan nel prossimo capitolo, solo
per te..hauhauah
simo1726: ciausimo! ^^ è sempre bello sentirti e parlare con te anche se
solo per recensioni xD grazie per i complimenti come
sempre e passando ai fatti: del nome RobSten lo sanno
sicuro. Non so quando l’hanno saputo con precisione perciò io ho immaginato che
lo scoprissero facendo ricerche su internet. Loro non ne hanno mai parlato in
nessuna intervista, però quando vennero in Italia fu chiesto loro di salutare
il RobSten forum. La loro reazione è esilarante! Haha. Prima non capiscono, poi fanno “HelloRobsten forum..” e poi capiscono e si tappano la
bocca come a dire “Oddio, l’ho detto davvero!?” hauahau.
Fortissimi!
Poooooooooi! Sì! Hanno davvero
rigirato delle scene ad Agosto. Sicuramente la scena del bacio e forse anche
qualche scena della radura.
Il collage non
so perché non si vede.. L come ho detto, io e l’html non andiamo proprio d’accordo e non
ho capito come si usa o perché mi da questi problemi. L
E infine! Sì! La
Fiorels90 di Youtube sono io…hehe.
Non posso credere che mi hai scovato anche lì! hauhaua.
Artista però è
una parola grossa. Me lo dicono in molti…e mi piace l’arte.
Oltre a scrivere, suono il piano (ma intendiamoci, solo da autodidatta, non ho
mai preso lezioni e non so leggere le note, però me la cavo bene) e disegno (ma
anche in questo caso, più che disegnare si tratta di copiare. Riesco a copiare
le cose se le ho davanti agli occhi ma non so costruirmi un’immagine in testa e
metterla su carta). Hehe. Diciamo che me la cavo un po’
in tutto ma non eccello in niente! xDhauhaua..ma va bene così! ^^
Bene…ho appena fatto
caso che con questo commento ho scritto un altro capitolo.. O.o
ma dovevo pur rispondere alle tue domande no?! xD
Imaginary82: grazie! ^^ già..peccato L e dire che volevo metterle anche in questo capitolo..sarebbe
stato carino arricchirlo con le immagini dei momenti descritti…ma…sono
un’incapace.. -.-“
ledyang: haha tranquilla Leti! Mica devi recensire tutti i capitoli xDComunquea spero di fare il possibile. muahmuah…
lindathedancer:tesoro! Grazie mille! Non sai quanto mi fanno piacere le parole
che hai detto! ^^ quando scrivo cerco sempre di scavare nel profondo dei
personaggi e di non essere troppo superficiale…e mi
fa piacere di riuscirci almeno un po’! grazie!
ariel7: Letiiii! Muahmuah! Grazie mille di nuovo! Attenermi agli eventi è bello…anche se a volte da ai nervi! Quel makako del BEEP! Aaaaaaaaaaaaaaah!
Grazieee! ^^ bacioniiii
cloecullen: clooooooooooooooooe! ^^ hauhau
ma che sorpresaa! Non mi aspettavo di vederti qui! Hauhau..scherzo ovviamente! Hihi!
Aaaaaaaaaaaaa! Non mi far pensare al Giapponeeee! Non vedo l’ora di arrivarciii!
Anche ieri ci pensavo continuamente…insomma…come si
fa a studiare e a non pensare a questi due se anche sul libro di diritto mi
trovo ogni due pagine le parole Parigi e Giappone?! E allora tanti saluti allo
studio! xDhauahua. Grazie
mille! Sono felice che ti piaccia! ^^
Capitolo 26 *** ...e sono io ciò che sta cercando ***
Salve a tutti!
Ecco un altro
capitolo! Spero vi piaccia! Come prima…ho cercato di descrivere tutti i
particolari! E questa volta alternando i punti di vista!
Buona lettura!
A presto ! ^_^
Luceeeeeeeee
*angioletto* muhamuha leggi!
Capitolo 24
…e sono io ciò che sta cercando
POV Robert
Mi avvicinai sotto un enorme albero e
la vidi trafficare con una specie di altalena. Bè, chiamarla altalena era
un’offesa per le altalene. Era unsemplice pezzo di legno rotondo attaccato a una corda che pendeva da
chissà quale robusto ramo dell’albero. Ci si sedette sopra e in un secondo fui
accanto a lei. Vedendomi arrivare allungò la mano per appoggiarsi alla mia
tasca e crearsi l’equilibro che non riusciva ad avere.
“Rob..prova un po’ a metterti a terra
e portala giù con te”.
Cavoli! Il mio corpo si mosse da solo
del tutto scollegato dal mio cervello, eseguendo quello che gli era stato
comandato. Mi allontanai leggermente per prendere spazio ma il suo braccio si
allungò subito in cerca del mio e mi avvicinai per darle sicurezza. Non sapevo
bene come muovermi e lasciai che fosse l’istinto del momento a stabilire tutto.
Portai le mie braccia sotto le sue e
un secondo dopo le nostre mani erano intrecciate. Le nostre dita presero subito
confidenza. Era stato un gesto talmente naturale e spontaneo che non me ne ero
nemmeno accorto, come se fosse del tutto scontato.
Avrei voluto vedere la sua espressione
per quella posizione così insolita e scomoda, ma il mio corpo continuò
dolcemente la sue discesa finché le ginocchia non incontrarono il suolo.
Dolcemente schiuse la presa delle
nostre mani e con estrema lentezza e un che di sensualità allungò piano le
bracca sfregandole dolcemente contro le mie.
Non poteva davvero avere idea
dell’effetto che aveva su di me! O forse… ce l’aveva e si divertiva a rendermi
tutto più difficile.
“Perfetti così”. Disse la fotografa e
malvolentieri aiutai Kristen a tirarsi su e liberarsi di quello strumento di
tortura che a me invece sembrava così divertente.
Ci salii sopra con i piedi e iniziai
leggermente a dondolare quando Kristen venne da dietro iniziando a spingere con
tutta la forza che aveva mentre cercavo di aggrapparmi forte alla corda. D’un
tratto persi l’equilibrio e mi trovai seduto su quella tavolozza di legno.
“Paura?” chiese Kristen minacciosa
avvicinandosi di nuovo e iniziando a spingere facendo forza sulle spalle e
sulla schiena.
Non avevo nemmeno il tempo di
rispondere che subito era pronta ad accogliermi per spingermi di nuovo. Mi
sentivo come un bambino di quattro anni al parco con la madre.
“Perfetto ragazzi!” esclamò entusiasta
Peggy che continuava a scattarci foto una dietro l’altra.
“Kristen spingilo e poi vieni verso la
macchina!”
Ormai ci avevo preso gusto. Ondeggiavo
come uno stupido passandole davanti al viso e mostrandole ogni volta una faccia
diversa. Le feci la lingua, la pernacchia, strabuzzai gli occhi, contorsi naso
e bocca e ogni volta le sue labbra si schiudevano sempre di più in un sorriso
divertito. Finché non mi fermai e tornai ad alzarmi in piedi su quell’affare.
“Gran bella idea Rob!” sorrise Peggy
estasiata ed entusiasta. “Kristen perché non lo raggiungi?”
Dall’alto vidi il viso di Kristen
contorcersi in un’espressione preoccupata e mi fulminò con gli occhi, ma non
sarebbe stato accettato un no come risposta.
Il mio intuito mi ha spinto
e solo ora capisco perchè come un
druido
ho il fluido che fa per lei
Non conta quanto sia durato
ma che sia stato qualcosa per cui
vale la pena d'aver vissuto
e quindi lascio che la storia
abbia il suo corso naturale
ma ti prego fammi capire
perchè sto male
perchè so che domani io mi
sveglierò
e sarò ancor del suo profumo
intriso
dal suo sorriso ucciso
Sorrisi beffardo e allungai una mano
per aiutarla a salire, nonostante il mio già precario equilibro. L’accettò
volentieri con un sospiro stufo che riuscii a sentire solo io e con l’aiuto dei
tecnici si aggrappò alla corda e me la trovai a due centimetri da me, a
ondeggiare su uno scadente pezzo di legno.
“Ricordami di ucciderti..” ghignò tra
i denti sorridendo.
Scoppiai a ridere. Quanto era bella
quando faceva così. “Perché? È tanto brutto stare qui sopra con me?”
La percepivo di nuovo. La bolla, la
nostra bolla. Lì su eravamo soli. Potevano vederci, ma nessuno poteva sentirci.
Soli. Occhi negli occhi.
Rimase sorpresa dalla mia risposta.
“No..” scrollò le spalle. “Anzi..”.
Anzi…
Che voleva dire quell’”Anzi…” ?
Strabuzzai gli occhi. “Vedrai che dopo
un po’ non è così mal..” non riuscii nemmeno a finire la frase che persi l’equilibrio
rischiando di cadere e di portarmi lei appresso ma si salvai in calcio
d’angolo.
Mi guardò divertita. “Dicevi?”
“Hehe..dicevo..che è tutta questione
di equilibrio!” risposi con aria di sfida e iniziando a muovere il corpo per
ondeggiare più forte.
“Rob smettila!” gridava ridendo.
“Vedi che è divertente?”
Non riusciva a smettere di ridere se
non per lanciare un urlo quando credeva di cadere. Si aggrappò forte alla corda
ma feci pressione in senso contrario e inevitabilmente cadde.
E io vittorioso le feci la lingua
ancora dall’arto del piedistallo che segnava la mia vittoria.
“Idiota..” disse sorridendo e dandomi
un’ennesima spinta.
Pov Kristen
Calmati Kris. È solo un servizio fotografico.
Ripeterlo non rendeva le cose più
facili e convincermi era impossibile. Mi sudavano le mani, ma sapevo che non
era per il caldo. Col ventilatore puntato addosso, non lo sentivo nemmeno
battere sulla schiena.
Seduta su uno sgabello e con le
braccia aperte continuavano a farmi scatti, uno dopo l’altro. Lo sguardo
all’obiettivo e la mente altrove a chiedersi dove fosse lui in quel momento.
Non potevo voltarmi a cercarlo ma ogni tanto i miei occhi si guardavano intorno
furtivi sperando di riconoscere la sua sagoma da qualche parte, di vedere i
colori sfumati dei suoi vestiti, ma non facevo in tempo a cercarlo che ero
subito richiamata all’attenzione della macchina fotografica.
Concentrazione Kris! È solo un servizio fotografico.
Detto così sembrava semplice: un
servizio fotografico e niente più.
Ma che cazzo cercavo di mettermi
intesta. Altro che niente più.
I miei ormoni ormai erano
completamente partiti, dal primo momento in cui l’avevo visto venirmi incontro
e sussurrarmi che ero bellissima. E lui. Lui era così semplicemente bello. Con
quella maglietta nera su pantaloni beige, gli occhi debolmente socchiusi dai
raggi del sole e quel filo di barba che gli stava alla perfezione.
Come potevo concentrarmi quando non
facevo che pensare a lui.
Accidenti!
Era così semplice per me essere con
lui, come se ci appartenessimo, come se stare insieme fosse la cosa più
naturale del mondo. Eppure era tutto così complicato.
Uff! perché dovevo avere tutti quei
dubbi? Perché semplicemente non potevo stare con lui senza sentirmi in qualche
modo in colpa, verso Mike, verso me stessa.
Pensa a qualcos’altro Kris.
I suoi occhi…
Pensa a qualcos’altro..
Le sue mani…
Cazzo! Pensa ad altro!
La sua bocca…
Cristo! Era più difficile di quanto
immaginassi. Non riuscivo proprio a distrarmi. Ma in fondo è così che funziona.
Quanto più cerchi di non pensare a una cosa tanto più ti trovi a pensarci
ancora più intensamente.
Le sue mani sulle mie, il mio corpo
a contatto col suo.
Era naturalissimo per me poggiare le
mani dove l’istinto le conduceva. Su una spalla, sui suoi morbidi capelli, sul
suo petto.
Aaaaaaa! Così rischiavo di
impazzire. Dovevo vederlo, di nuovo! Ma..dov’era?
Continuavo ad avere quel fastidioso
ventilatore puntato in faccia e a far ondeggiare la testa a ritmo di una dolce
melodia. L’avevo già sentita altre volte, Breathe me.
Oh si! Respirami! Il suo profumo!
Dio! Che bel profumo che aveva.
Continuavano a toccarmi i capelli e
le parole della fotografa erano le uniche cose che ascoltavo.
“Perfetto! Puoi alzarti abbiamo
finito”.
Mi alzai lentamente felice di poter
finalmente guardare in giro in cerca di lui.
“Cerchi qualcuno?”. La sua voce alle
spalle mi fece saltare sul posto e mi sentii subito sollevata.
“Te”. Mi pentii subito di quella
risposta affrettata che lì per lì non avrei saputo come giustificare.
“Uh che onore…e come mai?”
Ecco appunto. E ora?
Fortunatamente non ebbi bisogno di
prendere troppo tempo visto che Peggy si era avvicinata per istruirci su
qualche altro scatto. Rimasi ad ascoltarla distrattamente cercando di capire
però quello che avremmo dovuto fare. Per quel che mi riguardava, mi bastava
averlo vicino. Mi faceva sentire bene.
Prendendo le posizioni che ci erano
state indicate ci trovammo faccia a faccia, occhi negli occhi, leggermente
piegati in avanti sulle ginocchia, a un metro di distanza.
“Mmm, mantenete le posizioni ma
avvicinatevi..”
Facemmo entrambi un passo in avanti.
“Ancora..”
Altro passo.
“Ancora..”
Solo pochissimi centimetri di
distanza a separarci.
“Ancora..”
Un altro piccolo movimento e le
nostri fronti arrivarono al contatto e le nostre guance si sfioravano e non
potei fare a meno di avere un brivido.
“Perfetto!”
Sentivo anche il suo respiro sulle
mie labbra, i suoi occhi ad appena un centimetro dai miei. Se mi fossi voltata
la mia bocca avrebbe inevitabilmente incontrato la sua.
Durò tutto troppo poco e dovetti
allontanarmi di nuovo. Mi misi nella posizione precedente e di nuovo mi persi
nei suoi occhi. Cosa, cosa stava pensando? Sembrava così…concentrato e
rilassato allo stesso tempo. Cosa pensava? Cosa gli stava passando nella testa?
Mi accorsi di aver corrugato la fronte ma non sapevo se fosse per il sole o per
la frustrazione di non poter aver rivelati i suoi pensieri.
“Perché mi guardi così?” disse serio
in un sussurro.
Presi una breve pausa prima di
rispondere. “Niente..” scossi la testa e abbozzai una mezza risata. Alzai
leggermente il busto mentre gli veniva detto di avvicinarsi a me.
Sentivo i capelli al vento e anche
la mia concentrazione era andata a farsi benedire insieme a loro.
“Guardala Rob!”
Mi trovai i suoi occhi limpidi e
concentrati puntati addosso, così pensierosi, come se nascondessero il segreto
del mondo.
A che diavolo stava pensando?
“Perché non hai chiamato?” mormorò
d’un tratto.
“Che vuol dire non ho chiamato?!”
“Durante l’estate..” spiegò.
Rimasi interdetta per qualche
secondo prima di rispondere a quella domanda inaspettata. Quante volte me l’ero
chiesto anche io!
“Bè, non mi risulta che tu ti sia
fatto sentire..” gli feci notare.
Non rispose, abbassò leggermente lo
sguardo mordendosi le labbra che si erano aperte in un mezzo sorriso
malinconico.
“Però mi sei mancata..”
Quelle parole sussurrate così d’un
botto avrebbero dovuto assalirmi come una doccia gelida, prendermi di sorpresa,
eppure, non so. Quasi me le aspettavo. Anche lui mi era mancato. Era un di
quelle tante cose che non dicevamo mai apertamente ma che rimanevano implicite
nella nostra bolla.
Le mie labbra si aprirono
spontaneamente in un sorriso…e lui sorrise con me.
Per volontà di Peggy ci voltammo
contemporaneamente verso la macchina fotografica e non ebbi nemmeno occasione
di dirgli che era mancato anche a me. Ma, se pure avessi avuto il tempo, era il
caso di farlo? Avrebbe cambiato qualcosa? E poi, avrebbe dovuto saperlo? Perché?
credeva che le cose potessero essere diverse per me?
Immobile nella mia posizione, in
piedi con le gambe leggermente divaricate e la testa un po’ bassa, ripensavo
alle sue parole mentre avevo la sua testa letteralmente contro il mio ventre.
Avrei dovuto dirglielo? Almeno
quello? O bastava semplicemente un mio sorriso?
Era così difficile far finta di
niente durante un servizio fotografico, ma quando mi trovavo a guardarlo dritto
in faccia, o sorridevo o ero concentrata a scrutare il suo viso. Lui, invece
era totalmente rilassato, come se si fosse preparato a tutto quello da una
vita. Continuava a fare battute stupide e io ridevo, non potevo farne a meno.
Mi sentivo bene, nonostante il vestito corto e scollato che metteva in evidenza
la povertà del mio seno. Mi accontentavo di avere almeno le converse ai piedi.
Le mie adorate converse.
Scherzavamo uno di fianco all’altro
quando d’un tratto mi prese la mano. Rimasi sorpresa per un momento poi capii
che gli era stato detto di farlo. Dovevamo tenerci per mano e saltare.
Semplicemente saltare, così, per aria, come due perfetti idioti. Ma con la mia
mano nella sua, non mi importava, anzi era divertente e dovetti ricorrere a
molta forza di volontà per fare alcuni scatti seria. Ma era più forte di me.
“Ora!” Dicevo improvvisamente,
saltavamo guardandoci in faccia e ridevamo di quella cosa assurda, ma
divertente.
Ondeggiavo sui piedi al ritmo della
musica cercando di tenermi il vestito su con la mano libera.
Chissà come sarebbero venute quelle
foto. Era il primo servizio fotografico in cui eravamo tutti belli agghindati
ed ero davvero curiosa di vederne gli scatti. Chissà come stavamo io e lui
insieme. Insomma, come Edward e Bella eravamo perfetti, almeno secondo quanto
dicevano tutti. Ma come Robert e Kristen? Come eravamo? Come saremmo apparsi
agli occhi degli altri in quel servizio?
C’era stato così tanto in quegli
scatti…così…tanto.
Noi mano nella mano, io accucciata
su di lui, il suo tenero bacio sulla mia guancia. Quanto avrebbe influenzato
tutto ciò sulle voci che ormai giravano libere su di noi? Quanto avrebbe
influenzato il mio rapporto con Mike?
Era stupido pensarci, sapeva che non
doveva essere geloso, ma… era davvero così? Faceva bene a essere geloso?
Tutti gli sguardi che avevo
scambiato con Rob, tutti gli scatti mi passarono sotto agli occhi e mi chiesi
quanto di quel servizio sarebbe uscito, e quanto di “noi” ne sarebbe stato
ricavato.
Tra un salto e un altro stringevo
sempre di più la sua mano istintivamente e nemmeno quando si avvicinavano ad
aggiustarmi i capelli mi lasciava andare. E andava bene così.
Andava benissimo finché non fu
davvero tutto finito. La sua mano lasciò la mia e piano ci incamminammo verso
gli altri per gli scatti di gruppo.
“Tutto bene?”. Era evidentemente
preoccupato della mia strana espressione.
“Si, certo” mentii. “E’ solo questo
sole fastidioso..”
“Dovresti metterti un po’
all’ombra…mica ti senti male?”.
Che dolce. Era preoccupato che mi
prendessi un’insolazione. Persa nei miei pensieri scossi solo leggermente la
testa mentre mi grattavo la fronte con un sorriso, quando una scia nel cielo
distolse la mia attenzione.
“Uh! mi ama!” esclamai
scherzosamente indicando la striscia bianca da poco abbandonata lì da un aereo
in movimento.
Continuando a guardare il cielo
azzurro sentivo i suoi occhi fissi su di me ma facevo finta di non accorgermene
mentre aspettavo la sua risposta.
Mi pensa. Mi sogna. Mi desidera.
Ma invece…
“Mi..fa..impazzire..”
Pov Robert
“Uh! Mi ama!” disse d’un tratto
puntando un dito al cielo.
Si. Ti amo Kristen. Quanto vorrei
dirtelo, quanto vorrei trovare il coraggio per farlo, quanto vorrei trovare la
forza per rispondere a quello stupido gioco con una delle solite frasi, ma le
parole mi percossero il corpo uscendo incontrollate dalla mia bocca.
“Mi..fa..impazzire..”.
Ed era così. Stavo impazzendo, per
colpa sua. Lei. Tutto di lei mi faceva impazzire, anche il modo in cui
continuava ad osservare quel pezzo di cielo fingendo di non accorgersi dei miei
occhi puntati su di lei.
Finalmente come risvegliata da quella
stupida farsa tornò a voltarsi verso di me. “C-cosa?”
Sorrisi abbassando il capo. “Niente..”
mormorai scuotendo la testa.
“Chi è che ti fa impazzire?” riprese
curiosa.
Feci finta di non sentire, in fondo,
anche io godevo della mia parte di menzogna, anche io ne avevo il diritto
quanto lei. “Andiamo dagli altri” dissi semplicemente liquidando la faccenda e
allungando il passo per evitare la sua presa.
Una pacca sulla spalla mi destò dai
miei pensieri. “Rob tutto bene?”
Possibile che Kellan si accorgesse che
c’era qualcosa che non andava anche quando sorridevo a 364 denti?!
Era davvero un ragazzo in gamba, anche
a torso nudo era completamente a suo agio. Con un fisico come il suo lo sarei
stato anche io. Non potevo fare a meno di esserne invidioso a volte quando
osservavo allo specchio il mio fisicaccio da femminuccia promettendomi ogni
volta di fare più palestra.
“Si tutto bene!” mentii degenerando in
un sorriso assurdo che non lasciasse trasparire il mio cruccio. In realtà ero
preoccupato, per Kristen.
Nikki aveva subito preso possesso di
lei quando ci eravamo uniti agli altri e non l’aveva lasciata sola un secondo.
Da una parte avrebbe dovuto farmi
piacere che lei, la mia fragile Kristen, la piccolina del gruppo avesse
qualcuno, un’amica su cui poter contare, ma vederle insieme mi infastidiva e
non perché ne fossi geloso o cosa. Non consideravo Nikki una minaccia per me
più di quanto ero convinto lo fosse per Kristen. Non mi fidavo. Nessuno mi
toglieva dalla testa l’idea che avesse qualche fine secondo e che stesse
giocando sporco per raggiungere chissà quale scopo.
E anche in mezzo a tutto quel casino
non riuscivo a fermare i miei pensieri.
Lasciai scorrere lo sguardo verso
tutti per cercare di distrarmi.
Eravamo un bel gruppo.
Jackson, Edi e Taylor chiacchieravano
tra di loro mentre gli veniva fatto qualche scatto, Rachelle si faceva
aggiustare i capelli, Peter abbracciava dolcemente Ashley che era a piedi nudi
sull’erba secca, Cam meditava da solo accucciato per terra, Kellan si era
allontanato da me per mettere in vista il suo corpo davanti la macchina
fotografica, e in un angolo Nikki e Kristen.
Non potevo fare a meno di fissarle.
“Sai, non piace nemmeno a me”. Non mi
ero nemmeno accorto che Elizabeth si era avvicinata a me. Restai sorpreso dalle
sue parole e iniziai a balbettare qualcosa di incomprensibile.
“Ehm..ma..cosa…inten..che..”
“Nikki” mi interruppe semplicemente
confermando i miei dubbi. “La vedo..fin troppo buona. Sono preoccupata per
Kristen”. I suoi occhi si spostarono da me a loro e insieme le guardavamo
parlarsi sottovoce.
Wow. Sapere che non ero l’unico era
davvero un sollievo per i complessi e le paranoie che credevo di avere.
“Anche io” ammisi.
“Lo so” rispose subito ammiccando.
Alzai gli occhi al cielo imbarazzato.
“E’…tanto evidente?”. Tanto valeva confessare un po’ dei miei pesi a qualcuno.
Corrugò la fronte. “Si” rispose
rassegnata.
Cavoli! Perfetto! Allora tutti
sapevano o immaginavano e nessuno diceva niente.
“Purtroppo non abbastanza da farle
aprire gli occhi”. Sospirò e io insieme a lei. “Non aspettare troppo a
dirglielo” assunse un’aria materna.
“Dirle cosa?”
“Ah, questo lo devi sapere tu..ma
qualunque cosa sia, digliela prima che sia troppo tardi”.
Non riuscii a rispondere colpito e
affondato da quelle parole.
Aveva ragione.
Un giorno, glielo avrei detto. Le
avrei confessato tutto, le avrei detto che tutto quello a cui pensavo era lei,
le avrei detto che l’amavo. Ma non oggi. Oggi non sapevo cosa aspettarmi e non
potevo rischiare. Oggi no.
Mi posò una mano sulla spalla con
comprensione e la seguii mentre si avvicinava agli altri per mettersi in posa.
Non dovevo pensarci, non volevo
pensarci, non ora. Ma non c’era modo di evitare l’intimità di Nikki e Kristen.
“Dai Rob! Non ci pensare! Male che
vada, il mondo è pieno di pesci!” disse Elizabeth cercando di farmi spuntare un
sorriso. E sorrisi. Per lei. per lei che mi aveva capito, per lei che era dalla
mia parte e anche perché non potevo apparire imbronciato a un servizio
fotografico. Mi lasciai scivolare i pensieri addosso cercando di evitare di
guardare Nikki che continuava a scherzare con Kris facendola rotare su se
stessa, a mezzo metro da me.
Calma Rob!
Peter si avvicinò a me, gli misi un
braccio attorno alle spalle per distrarmi ma sentivo comunque le grida di
quelle due che roteavano a mani unite come due fuori di testa. Accidenti a
Nikki! Ogni sua idea, ogni suo movimento attorno a Kristen mi dava fastidio.
Non sembravano i comuni gesti di un’amica, ma sguardi rapaci di un avvoltoio uniti
alle tattiche astute di una volpe e all’istinto predatore della pantera che
vuole abbattere la sua preda. Era un miscuglio di animali. Come facevo a
fidarmi di una creatura simile?!
Chissà, magari mi sbagliavo pure,
magari la stavo accusando ingiustamente, ma non potevo togliermi quella idea
dalla testa.
Kellan tornò di nuovo verso di me
mettendo le braccia sotto le ascelle a mo di gallina e ballando come un pollo a
ritmo di musica. Sia io che Elizabeth scoppiammo a ridere e ci appoggiammo
scherzosamente al suo petto fingendo di sedurlo per poi continuare a ridere e
poggiare le braccia sulle spalle dell’altro per formare una catena umana. E
ridendo con loro, con le uniche persone che mi avevano mostrato interesse,
riuscii a smettere di pensare e a divertirmi. In fondo ne avevo diritto anche
io, cazzo! Al diavolo Nikki che ora aveva preso a ballare con Kris al ritmo di
Rehab.
E che cazzo!
Odiavo il modo in cui Kris era così a
suo agio con lei. Perché non poteva esserlo anche con me?
Era stupido essere geloso di un
rapporto tra “amiche” ma non potevo farne a meno. Più che vera amicizia sembrava
che Nikki stesse cercando di accattivarsi astutamente Kristen e l’idea che lo
facesse per me e per guadagnarsi il mio interesse mi sfiorò per un secondo.
Non potevo starmene con le mani in
mano. Tra le poche possibilità che avevo decisi almeno di mettere in guardia
Kristen. Tentare non avrebbe fatto male a nessuno.
Così mentre stavamo sgomberando il
campo la chiamai chiedendole di avvicinarsi un secondo.
“Dimmi Rob”
Decisi di dire tutto d’un fiato.
“Senti, non so come dirtelo senza farti arrabbiare o senza sembrare paranoico
ma… attenta alle persone di cui ti fidi”.
Mi guardò perplessa. Di certo non si
sarebbe mai aspettata quella parole da me. Non aveva capito, ovviamente.
“Attenta a Nikki” chiarii scandendo
bene le parole e assicurandomi che fossero tutti lontani.
Continuò a fissarmi ma il suo sguardo
divenne più attento e…preoccupato.
“Cos’hai contro Nikki?”
Presi un lungo sospiro. E adesso? Come
spiegarlo in poche parole senza sembrare presuntuoso. “Io..niente..è solo
che…non mi piace” riuscii a dire. “Sono solo preoccupato per te…”
Mi aspettavo una lite, urla, una
sfuriata del genere “Non ti azzardare più a dire una cosa del genere sulla mia
amica” ma invece…
Invece mi sorrise, dolcemente.
“Rob, so badare a me stessa…
ma..grazie…”. parlò dolcemente come se quello che le avevo appena detto fosse
entrato da un orecchio e uscito dall’altro.
“Per.. per cosa?” chiesi sconcertato.
“Per preoccuparti per me…non lo fa
nessuno, non veramente almeno”.
Prese una pausa. “Grazie..” sussurrò
sincera. Poi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
Si staccò dolcemente, mi fissò negli
occhi per un istante interminabile, mi carezzò la guancia ancora in fiamme e mi
diede le spalle avviandosi alle macchine.
Sentivo quel lembo di pelle ancora
bollente, ancora cercavo di focalizzare la situazione, ancora cercavo di capire
come potesse quella ragazza elettrizzare ogni particella del mio corpo quando
d’un tratto, ancora abbastanza vicina a me da poterla sentire senza il bisogno
di alzare la voce, si voltò per un breve istante. “Ah, mi sei mancato anche
tu..”.
E quello fu il colpo di grazia.
…e il mondo gira solo perchè ora
c'è lei
solo per il suo sguardo che mi fa
prendere il volo,
signora degli anelli: Grazie mille Sabry! ^^ eh..anche io
preferisco i POV di Rob…però la storia deve essere raccontata da entrambi i
punti di vista xD
Emmettina90: ciau Lu! ^^ hauhaua…hai visto! Ho fatto parlare Kellan! ^^
simo1726: hauahu Grazie mille come sempre Simo!
Sei super gentile! Hauhau mi piace il piano che hai ideato per me! Scrittrice,
artista, ambasciatrice! Haha…bel film! xD chissà se riuscirò a fare qualcuna di
queste cose davvero..
cloe cullen: ahuahau quoto! Vogliamo mettere Robsten col diritto pubblico?!
Bleah! La giornata dovrebbe essere di 48 ore…di cui 24 solo per RobSten!
Hauahua
Imaginary82: grazie mille! Mi fa piacere che sia arrivato qualcosa anche
senza immagini..peròò mi sarebbe piaciuto molto postarle! xD e la penso come
te…se non c’era ancora niente..lì è cambiato qualcosa! ^^
E grazie anche
per aver visto i video su youtube.. sono commossa.. T.T hihi
Ora però mi
assale un dubbio… come ti chiami? xD
ledyang: haha Leti mi fai murì! xD grazie!
lindathedancer:tesoro! Grazie mille! Davvero! Con l’università tutto bene! ^^
solo che tra 10 giorni ho questa benedetta prova intercorso..però spero di
aggiornare almeno una volta a settimana…il prima possibile! Anche io mi sono
guardata i video 200000 volte per descrivere questi momenti…eheh! Adoro questo
servizio! È il servizio per eccellenza! Se ci fossero i video anche di Harper
Bazar! Aaaaaa! Ti adoro! <3
kiki1988: hihi grazie tesoro! ^^ mi manchi tantissimooooo!
<3<3<3
Sabella: wow! Sono
lusingata! Hehe grazie mille! Sono felice che ti piaccia il mio modo di
scrivere! ^^ Tu ti occupi di arte? O…di cosa esattamente? ^^
Scusate vado di frettaaaa
quindi vi lascio subito il capitoletto che non è niente di che..ma serve solo
per capire un po’ la confusione di Kristen. Spero vi piaccia lo stesso anche se
nonniente di speciale!
Lo dedico alla mia Lucetta..che
oggi aveva un esame e stava con l’ansia all’ennesima potenza. Passo sopra al
fatto che non hai risposto ai messaggi.. -.-“ ma almeno fammesapè come è andataaaaaa! :0
Comunque magari sto capitolo ti farà
rilassare un po’! ^_^
Grazie mille a tutti coloro che mi hanno
aggiunto tra preferite, seguite..ecc.. a chi commenta soprattutto..ma anche a
chi mi legge. È già tanto per me! Adoroviii!
Capitolo 25
Impasse
POV Kristen
“Kris? Tesoro? Ma mi
senti?”
Una mano si muoveva
ansiosa davanti i miei occhi ancora incantati. Sbattei le palpebre diverse
volte facendo scendere una piccola lacrima che si era inconsciamente accumulata
sulla palpebra durante il breve stato di trance.
“Tesoro stai bene? Ma…stai piangendo?”
Mi asciugai la guancia
e tornai alla realtà ridendo un po’.
“Oh, no Nikki, tutto
bene! Mi ero solo…incantata”
“Si..l’ho notato..ma è
tutta la sera che stai così. È forse successo qualcosa?”
Eh già. Cosa
rispondere a quella domanda?
Niente. In fondo era
la verità, non era successo niente, ed era questo che mi dava fastidio, che mi
faceva saltare i nervi. Il nulla. Assolutamente niente.
Non una chiamata, non
un messaggio, nessun minimo cenno di interesse.
Insomma, credevo di aver
capito che anche a lui avesse dato fastidio l’assenza di contatto durante l’estate,
ma allora perché non aveva chiamato? Perché non si era fatto sentire?
Certo, aveva fatto il
primo passo, ma io avevo risposto. Alla fine, gliel’avevo detto. Gli avevo
detto che mi era mancato, ed era la verità, ma pensavo sarebbe servito a fare
un passo in avanti, pensavo che quelle parole gli sarebbero state utili per
farsi sentire ogni tanto, invece niente. Forse mi sbagliavo, forse non voleva
farsi sentire, forse non gliene importava nulla.
Forse l’avevo solo
detto per mandarmi ancora più in confusione e farmi andare al manicomio.
O forse…non
gliene avevo dato per niente il tempo. In fondo, erano passati solo cinque
giorni. Cinque giorni dal servizio e ancora mi trovavo a tremare un po’ quando
lo vedevo.
Lo osservavo da
lontano, e lui non si avvicinava.
“No Nikki. Non è
successo niente, solo un po’ di mal di testa..” mentii.
“Vuoi che andiamo
via?”
Ah! Quanto mi sarebbe
piaciuto. Quell’offerta era davvero allettante soprattutto data la piega che
avevano preso le cose, ma non potevo abbandonare una festa, soprattutto una
festa organizzata da Teen Vogue a cui eravamo stati gentilmente invitati. Per
quanto la prospettiva di tornarmene a casa era decisamente invitante, non
potevo. Sarebbe stato troppo maleducato. E poi, volevo restare. Non potevo
andare via senza sapere cosa stessa facendo. Almeno stando lì, avrei saputo le
sue mosse, anche se a distanza. Ancora non riuscivo a crederci.
Appena cinque giorni
prima il paradiso, ed ora l’inferno. Anzi, inferno non descriveva
appropriatamente la situazione. L’inferno è caldo, lui invece era gelido.
Nemmeno una foto insieme. Solo un freddo e distaccato “Ciao” e poi mi aveva
lasciata con Nikki per tutta la serata.
Ripensavo alle sue
parole, ai suoi avvertimenti su Nikki. Davvero non riuscivo a capire cosa
avesse contro di lei. Nikki si era sempre dimostrata una buona amica, nei miei
confronti almeno e il fatto che non parlasse più di Rob e sembrava non provarci
più mi rendeva tutto più facile. Perché invece Rob aveva brutti presentimenti
su di lei? che sapesse qualcosa che mi era ignoto? Perché avvertirmi? Perché
preoccuparsi per me?
L’idea che Nikki mi
stesse manipolando per arrivare a Rob mi sfiorò per un millesimo di secondo ma
l’abbandonai subito. Non poteva essere, non sarebbe mai arrivata a tanto.
Oppure..oppure era Rob che si stava inventando tutto diffamandola ai miei occhi
per… per cosa?
Ah! Che gran casino.
Non sapevo a cosa, a chi credere.
Ma forse era stato
tutto un malinteso, uno stupido malinteso.
Oddio! Ma cosa mi
trovavo a pensare! Non si può lasciare qualcosa che non si ha. Eppure pensare
in quel modo mi veniva così spontaneo.
Nonostante Mike avesse
passato gli ultimi giorni con me, a volte dimenticavo che ero fidanzata, come
se lo accantonassi semplicemente, come se Mike fosse…un
ricordo che ogni tanto veniva a trovarmi.
Mi aveva chiesto del
servizio, di come era andato.
“Bene..” avevo
risposto semplicemente evitando i particolari. Ovviamente non gli bastava.
Voleva sapere, voleva vedere le foto. Avevo sviato l’argomento dicendo che non
le avevo viste nemmeno io. Dio! Quante bugie! Una dietro l’altra, una catena
interminabile.
Chissà se prima o poi
sarei uscita allo scoperto.
Le avevo viste quelle
foto, eccome se le avevo viste! Anche troppo bene..e il solo pensiero che nel
giro di un paio di mesi sarebbero uscite su tutti i siti internet e apparse
agli occhi di Mike, mi mandava in ansia. Chissà quali avrebbero scelto. C’erano
così tanti scatti, centinaia di scatti. Piccoli momenti catturati da un
semplice Click, quando non pensavo nemmeno che stessero scattando. Pensai a
quello che avevo letto tra le speculazioni.
Guardate come lo guarda…
Lui se la mangia con gli occhi…
Era vero. Lo guardavo.
Lo osservavo, mi perdevo nei suoi occhi. e per lui? era vero anche per lui?
anche lui mi mangiava con gli occhi? che fossi io la ragazza che lo faceva impazzire,
come aveva detto lui?
Evidentemente no, per
evitarmi tutta la serata senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Eppure..
Ah! Ma al diavolo! Non
sapevo più cosa pensare. Quello che sapevo era che qualcosa stava cambiando,
qualcosa doveva cambiare e qualcosa sarebbe cambiato. Non sapevo come, né
quando né perché, ma ne sentivo il bisogno. Non ero più…intera.
Non ero più rilassata, tranquilla, sciolta.
Avevo bisogno di un
cambiamento. Forse avrei potuto tagliare i capelli, o cambiare il colore o
pettinatura.
Ma che stronzate. Come
poteva una nuova pettinatura mettere in ordine il casino che avevo in testa.
Non sapevo nemmeno io da dove iniziare, figuriamoci un parrucchiere.
Sentivo solo la
necessità di parlare, confidarmi con qualcuno, liberarmi. E Nikki era lì.
“Kris! Vuoi che
andiamo via?”. Mi accorsi allora di non aver nemmeno risposto alla domanda che
mi aveva fatto tre ore prima. Dovevo essermi incantata di nuovo.
“No no tranquilla..”
dissi distratta vagando con lo sguardo per la stanza in cerca di lui.
“Chi cerchi?”. Nikki
non si lasciava sfuggire niente e mi rivolse uno sguardo di intesa.
“Nessuno..”
Non era per niente
convinta della mia risposta ma scrollò le spalle con l’aria di chi la sapeva
lunga.
Potevo fidarmi di lei?
decisi di sì. In fondo non le avrei detto niente di più di quello che sapevo
anche io. E io stessa sapevo molto poco, quindi…
“Nikki..senti..”
esitai prima di avere la sua attenzione. “Mettiamo caso che ci sono due persone
che sono amiche…”
“Due persone che
conosco?”
“Ehm…non
potremmo restare sul vago?”
“D’accordo..” sorrise.
“Bene..quindi..c’è..questo
ragazzo...chiamiamolo..Tony..e una ragazza che chiamiamo Gina..”
“Tesoro non ti
offendere ma la tua fantasia zoppica un po’..che nomi orrendi..”
“Non è questo il
punto, Nikki!”
“D’accordo,
scusami..vai avanti..”
“Ok…”.
Era davvero difficile trovare le parole adatte quando nemmeno io sapevo come
spiegare quella situazione. “Bè..diciamo che questi due si piacciono..cioè no,
non si piacciono, cioè si forse si piacciono però non lo sanno di piacersi..o
forse lo sanno ma non lo dicono, perché..Tony si comporta in modo strano..e
Gina..ha un ragazzo che non è Tony..ma che non la fa sentire come lui..” Dio
che confusione che avevo in testa! Il discorso non aveva un filo logico, o
forse lo aveva solo per me.
“..però…nessuno
dei due fa niente…bèsi…tu…tu
che faresti?”
Nikki mi guardò
perplessa. “Ma..se fossi..Tony o se fossi Gina..?”
Sapevo che non avrebbe
capito, ma non mi aspettavo che lo facesse dopo quel monologo contorto. “Sai
una cosa? Lascia stare..non importa..è una cazzata..”
“Kris…è
una cazzata solo se la rendi così. Toglimi una curiosità.. Per caso questo Tony
è un ragazzo alto, coi capelli biondi, bello da morire…che
ha evitato Gina tutta la serata?”
“N-no..”.
dissi insicura.
“Questo No tra le
righe è scritto Si?”
Io stessa avrei capito
dal tono della mia voce che stavo mentendo.
Non dissi niente,
sospirai forte e abbassai lo sguardo sconfitta. Annuii.
“Tesoro..ti sei
innamorata di Rob!?” urlò sorpresa.
“Nikki! Abbassa la
voce!”. Fortuna che la musica aveva coperto la sua voce. “E poi sei matta?! Ma
che innamorata! Non ho mai detto una cosa simile..”. Non ero innamorata di Rob,
non potevo esserlo, non dopo qualche mese che lo conoscevo. Non ero innamorata
di lui.
Nikki mi guardò ammiccante
chiedendo qualcosa di più.
“Hey!
Non guardarmi così! Non ho mai detto di essere innamorata di Rob! Forse..e dico
forse…c’è una piccolissima attrazione..ma niente di
più”. Mi pentii subito di averne parlato con Nikki o di averne parlato in
generale. Tenermi tutto dentro era un conto, ma dirlo ad alta voce era un’altra
cosa. Era come ammettere tutto, come se fosse tutto davvero reale.
Nikki continuava a
fissarmi con un’aria strana sul volto, difficile dire se fosse più sorpresa o
preoccupata o…stufa?
“Nikki! Smettila di
guardarmi così! È solo una stronzata e poi io sono fidanzata..”. Sentivo che
quella scusa, o meglio quella realtà, avrebbe retto ancora per poco. Per quanto
ancora avrei potuto continuare a tirarla in ballo ogni volta che mi trovavo in
difficoltà.
“Esatto Kris! Tu sei
fidanzata! come fai a dimenticarlo?” mi assalì d’un tratto.
“Io..non lo
dimentico..”
“Credevo che tu amassi
Mike..”
“Lo amo..” le parole
erano uscite da sole dalla mia bocca, ennesima giustificazione.
“Allora perché questi
dubbi? Perché questi problemi?”
Che palle! Non avrei
mai dovuto parlargliene. Non c’era modo di spiegare a parole quello che
provavo. “Nessun problema Nikki. Volevo solo sfogarmi un po’. Tutto qui. E ti
ripeto, non ho mai detto di essere innamorata di Rob e infatti non lo sono.”
“E’ un bel guaio..”
Adesso iniziava a
darmi sui nervi. “Ma che guaio?! Era solo per parlare..e comunque se anche
fosse il problema sarebbe mio..quindi lascia stare..”
“Kris..”
“Nikki
davvero..insomma..non so nemmeno lui cosa pensa. Guardalo..non mi ha parlato
tutta la sera e si diverte come un matto..quindi davvero…dimentica
tutto..”. ormai ero scoppiata, dentro ero scoppiata. E fuori invece facevo la
bella faccia, la Kris rilassata.
“Bè il mio parere però
lo hai chiesto quindi te lo do lo stesso”.
Rimasi in attesa senza
parlare.
“Per quello che può
contare..credo che dovresti dimenticare anche tu. Insomma..Rob..non è nulla di
che, è un ubriacone che si diverte a prendere in giro le ragazze..”
“Credevo ti
piacesse..”
Scoppiò in una fragorosa
risata. “Ma scherzi? Era solo per gioco..insomma guardalo lì”.
Mi voltai e lo vidi a
ridere e scherzare con una ragazza di cui non ricordavo nemmeno il nome. Sentii
la gola bruciare.
“Tu sei qui a roderti
per lui, e lui invece se la spassa con la prima che capita. Dai retta a me
Kris. Tu meriti di meglio…meglio di un inglese
qualunque che si ubriaca alla prima occasione”.
Le sue parole mi
penetrarono dritto nel petto colpendomi il cuore con una fitta improvvisa.
“Fatti passare questa
sbandata, non pensarci e torna da Michael. Lui è il tuo ragazzo, lui è quello
giusto per te..Fidati”
Si fermò, con le mani
sulle mie spalle e mi abbracciò lentamente mentre io con lo sguardo ancora
corrugato, non sapevo cosa dire, cosa rispondere. Non avrei risposto.
“D’accordo..?” chiese
continuando a tenermi per le spalle.
Forse avrei dovuto
ascoltarla..chi meglio di lei, meglio della mia migliore amica poteva
consigliarmi su una situazione così…assurda?
Annuii debolmente.
“Brava” sussurrò come
una madre che ha insegnato alla figlia a mangiare col cucchiaino senza
sporcarsi tutta.
“Grazie..”. Le mie
labbra si mossero impercettibilmente emettendo un suono debole e decisamente
poco convinto.
“Di niente tesoro.
Sono felice di averti fatta ragionare”
Tornai con lo sguardo
fisso su di lui. per la prima volta in tutta la serata si voltò e i suoi occhi
incontrarono i miei, per un istante, un brevissimo istante prima che il fuoco
che mi bruciava dentro mi costringesse a voltare lo sguardo. Avevo davvero
bisogno di una sigaretta.
La
notte si deve dormire
ed ogni pensiero chiarire
se la tua vita ti appare diversa
magari sei tu che non sei più la stessa
Il cielo col buio è uno specchio
le case diventano lucciole
ed io che non riesco a mostrare emozioni
ed io che non riesco più a vivere
Forse Nikki aveva
ragione, forse avrei dovuto abbandonare tutto, non pensare a niente, non
pensare a lui. Ma provare a non pensarci mi portava inevitabilmente a pensarci.
Era un circolo vizioso senza via d’uscita. Impasse.
Le parole di Nikki mi
rimbombavano nelle orecchie come un martello pneumatico ansioso di scavare
nella mia coscienza.
Uff! e ora? Che facevo? A chi davo ascolto?
Rob mi diceva di non
fidarmi di Nikki, Nikki diceva di non fidarmi di Rob. Più semplice di così.
Mia madre entrò nella
stanza senza bussare interrompendo i miei pensieri.
“Kris tesoro, vuoi
qualcosa?”
“No, mamma…non voglio niente..”
“Ma è tutto il girono
che sei chiusa qui dentro..”
Eh già. Un altro
giorno senza sentirlo, senza un messaggio, senza notizie. E senza Mike per
giunta.
“Potrò stare ogni
tanto in camera mia senza pensare a nulla?!”
Buttai subito la scusa
del troppo lavoro, per non parlare della scuola che avrei dovuto ricominciare a
breve. Un’altra grande rottura di palle. Proprio ora che avrei dovuto girare un
altro film.
“Bè..ti ho portato dei
biscotti..”
“Mamma ti ho detto che
non mi serve niente!”. bene, ed ecco il mio caratteraccio spuntare subito
fuori. Cazzo! Ora anche con mia madre me la prendevo, proprio lei che era
sempre lì ad aiutarmi. Che stupida! “Scusami mamma…”
dissi subito pentita tirandomi a sedere sul letto.
Mi sorrise. Quanto
l’amavo.
“Sono al cioccolato?”
chiesi d’un tratto affamata. In fondo non avevo mangiato niente tutto il
giorno.
Annuendo compiaciuta
si mise a sedere sul letto guardandomi divorare un biscotto dietro l’altro.
“Amore..lo so che..che
a volte è difficile..che hai solo 18 anni e può essere stressante..ma
sappi..che nessuno ti costringe a fare niente..puoi sempre abbandonare se
vuoi..”.
Mia madre. All’inizio
non le era andata a genio l’idea che volessi far parte di questo mondo, di quel
mondo che era un po’ anche suo. Sapeva bene cosa voleva dire. Sacrifici,
sacrifici e sacrifici. Nemmeno io avrei voluto una cosa del genere per mia
figlia, ma se quello fosse stato il suo sogno, non glielo avrei mai impedito. E
così era lei. sapeva che lo volevo, eppure ogni tanto si sentiva in dovere di
ricordarmi che dopo tutto, ero solo una ragazza normale, una ragazza come
tante, ero sempre la sua bambina.
“Lo so mamma, ma io lo
voglio fare. Questa ormai è la mia vita, recitare è…è
tutto per me. Non potrei allontanarmene nemmeno volendo. È l’unico momento in
cui riesco a sentirmi me stessa pur essendo qualcuno completamente diverso..è
difficile da spiegare..”.
Non avrei mai potuto
abbandonare. Essere attrice era parte di me, e i sacrifici che facevo non
facevano che rendere il mio lavoro più soddisfacente.
“Lo sapevo..” disse
mia madre sorridendo. “Ma allora..perchè oggi questo
umore tetro? Quando ti chiudi in camera…due sono le
cose. O non è andata bene a lavoro o hai litigato con Mike. A lavorare per ora
non stai lavorando…quindi…hai litigato con Michael?
Dov’è?”
Accidenti, che volpe
che era. Non immaginavo che notasse tutti quei particolari. “No, con Michael
tutto bene..”. Relativamente, avrei dovuto aggiungere. “E’ fuori città per
lavoro..”
“Allora cosa è
successo? Qual è il problema?”
“Sono solo..un
po’..confusa”.
Mia madre mi guardò
meravigliata. “Bè…questa mi giunge nuova. Ti conosco
come le mie tasche e sentirti dire che sei confusa è una novità. Insomma ti ho
vista in imbarazzo, timida, in difficoltà eppure sempre determinata e con le
idee chiare. Tu li affronti i problemi. Non scappi”.
Dio! Quanto aveva
ragione! Quella ero! Ero sempre stata così. E ora cosa mi era successo? Mi lasciavo
abbattere dai passa parola, dalle voci e dai dubbi. Dalle bugie.
Basta. Doveva finire.
Volevo la vecchia Kristen indietro.
“Sai una cosa? Hai
proprio ragione mamma!” mi alzai dal letto di fretta e furia mettendo le prime
cose decenti che mi capitarono sotto mano.
“Bè…e
ora che fai?”
“Esco! Vado ad
affrontare i miei problemi. Prendo la macchina. Non aspettatemi per cena”. Feci
per scendere dalle scale poi tornai indietro nella mia stanza dove mia mamma
ancora interdetta era seduta sul letto.
“Grazie!” le dissi
riconoscente stampandole un bacio sulla guancia.
“Di niente tesoro..”
Senza
andata né ritorno…
sto sprecando un'altro giorno in più
per vivere e ricominciare
per sognare un cielo azzurro all'orizzonte senza nuvole
Bene Rob! Volevi che chiamassi
durante l’estate, volevi che mi facessi sentire? Eccoti il ben servito, sto
arrivando. Così al diavolo i doppi giochi e le mezze verità. mi dirai che
cavolo ti passa per la testa e per quale assurdo motivo ti comporti come un
affetto da personalità multipla.
Il cielo iniziava a
scurire ma conoscevo la strada bene e puntai la Mini Cooper dritta all’albergo
dove alloggiava.
Misi la macchina nel
parcheggio e a passo svelto mi diressi all’entrata.
ledyan: ma che mostro numero 2! Non posso
togliere questo privilegio alla sere! Muhamuha! “Farfallina
bella bianca, vola vola e mai si stanca.
Vola qua, vola là, va a posarsi proprio qua..” huahauhau.
edwardinatwalentina:
Grazie
mille! ^^ bè..il motivo per cui sarebbe meglio che
non si fidasse di Nikki…lo scoprirai col tempo. Per
il momento nessun motivo particolare..solo il sesto senso di Rob! ^^
erika1975: hehe..lo so che sto andando
un po’ per le lunghe..ma quando inizio a scrivere mi sembra tutto importante e
non riesco a tralasciare niente!
signora
degli anelli: Grazie mille Sabry! Bè..non so se Nikki abbia
incantato Rob o no. A mio modesto parere..manco morta.. -.-“ Roma…ehm..ci vuole ancora un po’! XD
simo1726: Simo! ^^ grazie come sempree! ^^ e grazie per il
messaggio! Hehe. Anche secondo me il Giappone è stata
la prova decisiva..lì si mangiavano proprio con gli occhi! non vedo l’ora di
arrivarci! Hehe. Scusa..vorrei scrivere altre cose ma
oggi sono di frettaaa :S grazie milleeee
cloecullen: hauhau grazie mille Cloe!
^^ muhamuhaß risata diabolica ß capisci a meee! xDmuhamuha
Emmettina90: hauhaua scusa ma Kellan mi viene spontaneo
immaginarlo un po’ così. Sarà che non so niente di lui e che tutti lo associano
a Emmett xD Perché non rispondi ai messaggiiiiiiiiiii?! :@ come è andato l’esameeee?
Imaginary82: hihi! Il dubbio che mi assaliva era come ti chiamavi xD
Mi fa piacere conoscere i nomi di chi mi commenta così assiduamente! *_* vi
adoro! E grazie milleeee! *_*
ariel7: Grazie mille Letiii! *_* spero di non impazzire e
di riuscire a costruire tutto in modo decente! :S
lindathedancer:ciau tesoro! Sto bene! Grazie mille! ^^ e tu?
Grazie mille per i complimenti! *mecommossa*T.Thehe. Adorotiii!
Peccato davvero che non ci sia il
servizio.. L
Sabella: Ciaooo! Wow! Che bel lavoro..io adoro l’arteeee! *_* Grazie mille per i complimentiii!
Scusate se queste risposte non sono molto esaustive ma come ho detto vado un po’
di fretta xD
Salve. Vado un po’ di fretta (chiedo scusa per
rispondere alle recensioni in modo affrettato) quindi vi lascio questo capitoletto! Spero vi
piaccia. La canzone che mi ha ispirato e da cui infatti ho tratto alcune parole
si chiama Are you there degli Anathema.
Mi piace moltissimo. Ascoltatela se vi va.
Bene…ora mi dovrei mettere a studiare che domani ho un
test e non so una minchia! XD muhamuha..meno male che non è valutativo se no
stavo fresca.. mi sa che domani sul foglio al posto del diritto ci scrivo la
storia di RobSten xD haha..
Bene…alla
prossimaaaaaaaaaaaa!
Adorovi! Grazie a tutti,
tutti tuttiiii! ^_^
Capitolo 26
Are you there?
POV Robert
“Un’altra
per favore”.
“Rob,
ne hai già prese quattro, non credi di stare esagerando un po’?”. Perfetto.
Solo quello ci mancava, giusto la predica della cara Nikki a ricordarmi quanto
la mia vita facesse schifo.
Ma
stasera non ero proprio dell’umore per sorbirmi le sue lamentele.
“Nikki,
non è serata”
“Rob,
non è mai serata per te..”
“Saranno
pure cavoli miei o no?!”. Presi l’altra birra che mi era stata allungata e mi
ci attaccai.
“Bravo,
è così che risolvi i problemi? Ubriacandoti?”
Ma che
cazzo voleva quella stasera?
“Senti,
numero uno..io non ho nessun tipo di problema…e lettera B non sono per niente
ubriaco..”. Non ero ubriaco, solo un po’ brillo.
“Ah
certo..infatti parli proprio come una persona lucida..”.
“Lasciami
in pace..” biascicai attaccandomi ancora alla bottiglia.
“Non
puoi annegare i problemi con l’alcol!”.
“Ma io
non li annego, li annaffio..”
“Rob!!
Apri gli occhi! Lei non ti vuole!”
“E
perché cazzo credi che stia bevendo!?”. Ero esploso eppure ero stranamente
calmo. L’alcol mi faceva quell’effetto. Mi faceva essere molto esplicito e
rassegnato. Forse era per questo che mi piaceva bere ogni tanto, per
dimenticare, per smettere di soffrire. Anche se il mio stomaco iniziava già a
pensarla diversamente.
“Sei
davvero un’idiota. Cerchi quello che non hai senza vedere nemmeno quello che
hai”.
D’accordo,
forse ero un po’ brillo, ma non mi ci voleva una laurea per capire a cosa si
riferisse. Ero stufo di tutti quei giri di parole.
“Parli
di te Nikki?”iniziai allungando una
mano per sfiorarle il viso. “Mi vuoi? Eccomi! Sono tuo”. Feci per avvicinarmi
ma si scansò disgustata.
“Sei
ubriaco Rob”.
Sbuffai
rumorosamente. “Io..non..sono..ubriaco..”. Anche se la mia voce diceva tutto il
contrario.
“Ti
chiamo un taxi”.
Mi
accasciai con la testa sul bancone, godendo del freddo del marmo di quel night
club. Nonvolevo pensare a niente, ma
chiudendo gli occhi il suo viso mi apparì automaticamente, e con l’alcol che mi
circolava in corpo era anche più difficile controllare e reprimere i miei
pensieri.
Ah…mi sei mancato anche tu.
Eh
già. Si era visto come gli ero mancato. Dovevo essergli mancato avvero tanto
per consolarsi col suo ragazzo il giorno dopo. E io da vero idiota ci avevo
pure sperato. Solo uno stupido patentato come me poteva credere che stesse
dicendo sul serio. Che gran figlia di puttana. Ce l’avevo a morte con lei. La
verità mi avrebbe ferito certamente ma quella bugia, non riuscivo a digerirla.
Perché? Non una chiamata. Non un messaggio. Ero davvero stufo di farmi mille problemi
per niente. Pensavo di riuscirci, di riuscire a resistere, ma le delusioni,
scottanti, una dopo l’altra, erano troppo forti. Quante altre botte poteva
accusare il mio cuore.
Non lo
sapevo, per il momento galleggiava nella birra, e andava bene così.
Due
braccia mi presero e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai in un taxi.
Grandioso. Perfetto per alleviare il voltastomaco. Senza nemmeno pensarci mi
stesi sul sedile sperando di non vomitare.
“Siamo
arrivati. Vuole una mano a scendere?”
Aprii
leggermente gli occhi e vidi la strana figura da cui provenivano quelle parole.
Era tutto offuscato.
“Mmm..uhmm..n-no..grazie..faccio
da solo”.
Il breve
pisolino che mi ero concesso mi diede la forza di tirarmi su e di scendere
dalla vettura senza crollare a terra. Trascinando i piedi mi appoggiai alla
ringhiera per salire gli scalini ed entrando le forti luci gialle della sala mi
diedero un capogiro. Iniziai a barcollare spasmodicamente. Sarei finito a
faccia per terra, lo sentivo, ma proprio nel momento in cui le mie ginocchia
crollarono qualcosa mi afferrò.
Are you there?/
Ci sei?
is it wonderful to know / E’ davvero meraviglioso saperlo
all the ghosts... / tutti i fantasmi…
all the ghosts... / tutti i fantasmi…
freak my selfish out / Il mio egoismo
esce fuori…
my mind is happy / la mia mente è felice…
need to learn to let it go / ho bisogno
di imparare a lasciar perdere…
I know you'd do no harm to me / so che
non mi faresti alcun male.
POV
Kristen
Lo
vidi avvicinarsi lentamente, con gli occhi socchiusi e ondeggiare sui piedi
come una molla rotta. Non potevo credere ai miei occhi. Non poteva essere lui.
Ma..che cavolo aveva combinato? Rimasi con la bocca spalancata a fissarlo dalla
vetrata mentre trascinando il corpo riusciva a stento a salire le scale.
Sembrava non riuscire a reggersi in piedi e quando entrò nella hall le poche
forze che aveva lo abbandonarono improvvisamente. Corrugò il viso in una
smorfia di fastidio e vidi le sue ginocchia tremare e iniziare a cedere.
Non
sapevo che diavolo aveva passato, ma non potevo lasciarlo cadere sul pavimento.
Senza pensarci due volte corsi verso di lui nello stesso istante in cui lo vidi
accasciarsi per terra riuscii ad afferralo giusto in tempo, trovando chissà
come l’equilibrio giusto nonostante il peso del suo corpo sul mio spingesse
entrambi per terra.
Subito
due facchini corsero in mio aiuto e li seguii mentre lo portavano in camera. Li
liquidai con qualche banconota pregandoli di non spargere la voce e
assicurandoli che sarei rimasta io.
Chiusi
la porta dietro di me sospirando ed andai verso il letto, dove l’avevano steso.
Mi
inginocchiai all’altezza dei suoi occhi chiusi scostandogli i capelli dal viso
pallido.
“Rob..ma
che hai fatto?” sussurrai credendo di parlare da sola.
Invece
improvvisamente aprì gli occhi facendomi saltare e con un scatto afferrò la mia
mano.
“Kristen..sei..qui?”
Sospirai
di spavento. “Si..sono qui..”
Strinse
più forte la mia mano. “Aah, sto sognando..”. Mi bastò quella ventata del suo
alito per rendermi conto di quanto aveva bevuto.
“No
Rob, non stai sognando..”.
“Sei
qui..” ripeté ancora mentre si contorceva su se stesso. Lasciai la sua mano e
spostandomi verso il basso iniziai a slacciargli le scarpe.
“Che
ci fai qui?” disse trascinando le parole.
“No,
la domanda giusta è ‘Che diavolo hai fatto?’ Rob, che ti è passato per la testa?
Perché hai bevuto?”. Riuscii finalmente a sfilare le scarpe.
“Aaaah,
perché ti amo Kris. Lo vuoi capire che ti amo? Perché non mi credi? Perché non
lo vedi?”.
Buttai
le scarpe sul pavimento. Unico modo per sfogare la mia reazione a quelle parole
assurde.
“Sei
ubriaco Rob” dissi prendendo una salvietta dal comodino e passandogliela
dolcemente sul viso. “E sei tutto sudato”
Iniziò
a ridere. “E’ vvvverooooo…soooono uuubbbriacooo”.
“Ecco
appunto..”
“Ma
è vero che ti amo. Ti amo davvero..”.
“Se…poi
ne riparliamo eh? Magari quando sei lucido..”
Allungò
un braccio e con la mano gelida mi accarezzò il viso. Rabbrividii.
“Rob..sei..ghiacciato..”
“Ho..f-freddo..”.
iniziò a tremare.
Mi
allungai e afferrai il pleid piegato ai piedi del letto, ma nel tornare
indietro la sua mano forte e sicura catturò il mio braccio e mi trovai stesa
accanto a lui con la coperta su di noi.
Stavo
per esplodere, quando vidi i suoi occhi lucidi e una lacrima scendere piano sul
cuscino.
Iniziò
a tremare più forte e nonostante sapessi che gli improvvisi cambiamenti d’umore
sono i tipici sintomi di una sbronza non potei fare a meno di preoccuparmi.
“Rob..”
bisbigliai stranamente terrorizzata.
“Kristen..resta
qui. Ti prego! Non mi lasciare!”. Detto questo scoppiò in lacrime e
stringendosi a me chinò il viso sul mio petto.
Non..non
riuscivo a spiegarmi una situazione simile. Vederlo così fragile era
inconcepibile, impensabile per me. Cosa era successo di tanto grave da farlo
agire così?
È
vero, una sbronza non è che una sbronza e l’avevo sperimentato anche io ma, ma
quelle lacrime. Piene di sofferenza, piene di dolore. Cosa gli stava passando
per la testa? Cosa gli era successo?
Era
il momento meno opportuno per porsi domande, avrei avuto le risposte il giorno
dopo. Per ora, dovevo, volevo solo stargli vicina.
Sistemandomi
meglio, aprii le braccia in modo da accoglierlo verso di me, circondandogli le
spalle quel poco che potevo e carezzandogli dolcemente i capelli. Pianse più
forte.
“Ssssh,
va tutto bene.. Sono qui..” sussurrai cullandolo.
E
finalmente sembrò calmarsi, il suo respiro si fece più regolare mentre beato si
lasciava andare alle braccia di Morfeo…o meglio..alle mie.
Il
profumo dei suoi capelli mi stuzzicava le narici portandomi ad affondare il
viso sul suo. Si mosse impercettibilmente e nello stesso istante aprimmo gli
occhi. Solo allora mi resi conto che il mo viso era a due centimetri dal suo,
le nostre labbra quasi sfioravano e sentivo il calore avvampare dalle sue gote
ancora rosse fuoco.
Presi
un lungo respiro, restando immobile. Stranamente, non mi dispiaceva quel
contatto, non me ne sarei allontanata. Non c’era nulla di male.
“Kristen..”
sussurrò contro le mie labbra.
“Come
ti senti?” chiesi sincera passandogli una mano tra i capelli. Era più forte di
me. Non riuscivo proprio a controllare i miei movimenti quando ero con lui.
“Ora,
benissimo..”. Quelle parole mi scaldarono il cuore, come se le avesse dette
pensando a me. Gli sorrisi e ricambiò.
Poi
improvvisamente la sua bocca tornò ad essere una linea dritta e scostandosi
quasi impaurito si mise velocemente in piedi con le forze che aveva recuperato
durante la notte ma che evidentemente gli davano ancora il mal di testa.
Rimasi
qualche secondo ancora stesa e solo quando ebbi realizzato i suoi movimenti, mi
misi a sedere sul letto prendendo da terra le scarpe che mi ero inconsciamente
sfilata durante la notte.
“Kristen..cosa..cosa
ci fai qui?”
Mi guardò
perplesso mentre con tutta la calma di questo mondo mi annodavo i lacci.
Mi
alzai lentamente stiracchiandomi un po’ e lasciando scricchiolare collo e
schiena.
“Eri
ubriaco..ieri sera..e..”
“Si
ricordo che ero ubriaco, ma che ci fai qui?” il suo tono divenne
improvvisamente duro, come se fosse arrabbiato per qualcosa.
“Ehm..tu..mi
hai chiesto di restare..”
“E
tu sei rimasta..perchè?”
“Perché..perchè
tu..me l’hai chiesto?”. Arrancavo in quelle risposte sconclusionate, ma solo
perchè le sue domande erano inconcludenti. Dove voleva andare a parare?
“Si
ma perché?”
“Rob
stiamo giocando al gioco dei perché?”. Improvvisamente iniziai a essere
infastidita da tutta la situazione.
“Voglio
solo sapere perché sei rimasta quando ti ho chiesto di farlo”.
Già?
Perché ero rimasta? Perché mi dispiaceva vederlo soffrire, forse? O perché
volevo davvero restare con lui?
“Bè..perchè
sei mio amico..e..”
“Già..amico.
Sai una cosa Kristen? Sono proprio stufo!” scoppiò improvvisamente alzando il
tono di voce come se dovesse farsi sentire a km di distanza. “Sono stufo di
tutta questa situazione. Sei tu! È colpa tua..è sempre colpa tua! Mi hai
davvero rotto! Non ce la faccio più con te!”
Mi
sbatté quelle parole in faccia con tutto il disprezzo di cui era capace, mentre
io, immobile, ero pietrificata. Non potevo credere a quello che gli stava
uscendo di bocca. Non volevo crederci. Da dove veniva tutto quell’odio? Ricacciare
dentro le lacrime fu difficilissimo, ma era nulla in confronto al dolore che
quella parole mi provocarono al petto. Lui. proprio lui, che mi aveva lodato
così tanto, che mi aveva consolato nei momenti di sconforto, che mi era stato
vicino quando ne avevo bisogno, che una settimana prima mi dava elettricità al
solo contatto, mi stava dicendo quelle cose. Non poteva essere vero. Doveva
essere un incubo.
Avrei
voluto sbraitare, urlare, prenderlo a pugni ma invece mi limitai solo a dire:
“Buono a sapersi..” con la voce che tremante si bloccò in gola portandomi a
tossire.
“E
il tuo ragazzo Kris?!”
Ecco
che di nuovo mi chiamava in quel modo. Non lo sopportavo. Sembrava che la mia
breve affermazione non l’avesse scolpito per niente. Continuava a guardarmi con
lo sguardo duro e gli occhi scintillanti per la rabbia.
“Stai
ancora con lui, no? Dove l’hai lasciato eh? Ve la siete spassata questa
settimana?!”
Come
si permetteva di dirmi quelle cose. Finalmente riuscii a farmi forza dentro e a
urlargli le parole in faccia come stava facendo lui con me.
“Questi
non sono affari che ti riguardano!” urlai.
“Già
Kris! Non mi riguardano! Non mi riguarderà mai!”.
Di
nuovo incontrai i suoi occhi gelidi.
“Vai
via Kris! Devo farmi una doccia!”
D’un
tratto sparì tutto. La rabbia, il dolore, la confusione e tutto ciò che rimase
a infuocarmi il corpo fu la delusione. Mi morsi le labbra sperando di riuscire
a parlare.
“Non
posso crederci..e io che sono anche rimasta tutta la notte mentre piangevi e
tremavi per il freddo! Ma a che diavolo pensavo? Sei un’idiota Rob! Anzi, no!
L’idiota sono io! Avrei dovuto dare retta a Nikki. Non dovevo venire!”
“Che
c’entra Nikki?”
“Niente..”
“Perché
sai venuta Kris?” continuò a gridare. Non capiva che più urlava più avevo
voglia di scappare da quella gabbia che cominciava a chiudersi su di me
facendomi mancare l’aria. Volevo solo correre via.
“Non
ha più importanza!” sussurrai. “Che stupida sono stata..e dire che ti ho anche
creduto per un istante..che idiota!”. Presto detto. La rabbia tornò nuovamente
in superficie riuscendo, grazie a dio, a bloccare le lacrime che di nuovo
tornarono ad addensarsi negli occhi.
“Che
vuol dire, mi hai creduto?”
Incredibile!
Non muoveva un muscolo.
“Niente,
evidentemente non era importante, altrimenti te ne saresti ricordato. Dimentica
tutto!” iniziai ad afferrare le mie cose per sparire da quella stanza il più
presto possibile. Ma mi afferrò per il braccio strattonandomi verso di lui.
“Mi
fai male Rob!”
“No,
invece ora parli..”. strinse di più la presa.
“Rob!
Mi stai facendo male!” urlai più per la rabbia che per il dolore.
“Che
cazzo ti ha detto Nikki?”
“Lasciami
andare Rob” ringhiai esausta cercando di liberarmi.
“Perché
sei venuta qui cazzo!?”
Tirai
indietro il braccio libero e con tutta la forza che avevo lo portai in avanti
colpendo con prepotenza il suo viso. Gli tirai uno schiaffo.
Finalmente
mi lasciò andare portandosi una mano sulla guancia. Sorpreso. Finalmente i suoi
occhi cambiarono espressione, finalmente sembrava aver capito, ma ormai era
troppo tardi.
Non
potei più trattenere le lacrime che presero a scorrere sulle mie guance mentre
lui continuava a fissarmi con gli occhi sbarrati dal terrore, dal disgusto per
quello che aveva appena fatto.
No.
Ormai era tardi per le scuse. Troppe lacrime avrei versato. Troppe lacrime stavo
già versando per qualcuno che non le meritava. Come avevo fatto a sbagliarmi
così tanto su una persona? Su di lui! Lui che era stata sempre una certezza,
una insicurissima certezza.Come avevo
fatto?
“Kristen..”
sussurrò mortificato con un flebilissimo filo di voce.
“Sei
uno stronzo Robert! Ti odio!” dissi calma e senza aspettare la sua reazione
corsi via da quella stanza. Che stupida ero stata.
But what can I say now? / Ma adesso cosa posso dire?
it couldn't be more wrong / non potrebbe
essere più sbagliato
cos there's no one there / perchè non c’è
nessuno qui..
unmistakably lost and without a care / persa
e senza protezione…
did we lose all the love / abbiamo perso
tutto l’amore
that we could have shared / che avremmo potuto condividere?
and its wearing me down / Mi sta
consumando…
and its turning me round / Mi fa
impazzire..
and I can't find a way / E non riesco a
trovare un modo
now to find it out / per scoprirlo.
where are you when I need you... / Dove
sei quando ho bisogno di te..?
iosi:
^^
grazie milleeeeeeeeeeee! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Kris non si
fa mettere i piedi in testa! E la penso come te circa i tempi…
ledyang:
ma
ciau zoccola! :D muhamuha…grazie…visto che di parole dolci da te posso
aspettarmele solo qui sopra.. -.-“
crazyfred:
grazie
mille! Non eri l’unica a pensare che fosse con Nikki… xD ma come hai visto non
era così. Hihi. Spero il capitolo ti sia piaciuto! Grazie per aver commentato!
emmettina90: hauhaua.. grazie Lu per avermi suggerito
che Kris picchiasse Rob! xD ti adoro!
Roxisnotdied: hauhaua! Grazie mille per le minacce
Rox! xD
bbird: grazie mille! Spero questo ti sia
piaciuto! ^^
crista:
sisi…si
sono chiariti eccome! xD hihi! Grazie per aver recensito!
ariel7: Grazie mille Letiii! Mi fa piacere
sentire da te che le cose in questa FF hanno un senso! xD anche se penso che
andrò comunque al manicomio! @_@ a morte la befanaaaaaaaaaaa
signora
degli anelli: Grazie mille Sabry! Si, ovviamente prima o poi
succederà qualcosa..e tra non moltissimo! xD So che sto andando un po’ a
rilento ma voglio prendermela calma con questa ff e raccontare tutto! ^^
simo1726: Simo! ^^ grazie come sempree! Hihi
quanto posto delle “citazioni” sono sempre frasi di canzoni…di solito quelle
che mi ispirano per i capitoli. Hehe. Quelle del capitolo scorso erano da una
canzone dei Sottotono. ^^ scusa se sono molto sbrigativa ma sono davvero di
fretta…Devo studiareeeeeeeeeeeee T.T
Nak: ciauu! Grazie mille per le tue parole!
Sapere che i personaggi si avvicinano alla realtà come vorrei e che questa ff
non è scontata è una delle cose che mi fa più piacere! grazie mille per
leggermi e commentare! ^^
SeaOfLove: hauhauaua. Chi adora Nikki Reed alzi la
mano!!! Ops…tutte mani basse! xD hauhaua inutile dire che la detesto anche io!
xD grazie mille oriiiiiiiii! ^_^
cloe cullen: hauhaua Cloe ti pregooo! Dobbiamo
finirla altrimenti invece di scrivere le forme di stato scrivo sui danni che
fanno i pescioliniiiii! Muhamuha..immagina! xD sai..pensavo..visto che io e te
siamo telepatiche..perchè domani non mi suggerisci le risposte? :D …uff.. T.T
*depression mode on* Come se non bastasse non ci sono neeeeeeeeeeews! T.T
vabbè..basta.. grazie milleeeeeeeeeeee! Ti adorooooooo
yesido: hihi! Te l’ho già detto..ma lo ripeto!
Grazie mille Mel..per essere una che non aveva tempo ti sei rimessa in pari
alla svelta! xD hihih. Adorotiii!
Eccomiiiiiiiiiii con
un nuovo capitolo. Ma.. avete notato che sto postando ogni 5 giorni? :D *me
buonaaa*. Hihi..no vabbè..scherzi a parte.. sto scrivendo altre cose.. però
spero di riuscire a mantenere questo ritmo! ^.^ So che forse è un po’ difficile
capire sti due personaggi. Insomma.. si pigliano, si lasciano, si litigano,
fanno pace. Sono un po’ contorti.. ma nelle migliori storie d’amore è sempre
così! xD Spero questo capitolo vi piaccia!
Grazie mille a chi mi
segue..chi mi ha aggiunto tra le preferite..le seguite.. vi adoro tutti! E
grazie mille a chi recensisce! Mi fa piacere che troviate un minuto per farlo e
anche se non sono moltissimissime.. mi fanno davvero piacere! <3<3<3 e
troverò sempre il tempo per rispondervi! ^^
Un bacio a
tuttiiiiii! J
Capitolo 27
I’m sorry
POV Robert
Kristen ti prego
rispondimi.
Avevo perso il conto dei messaggi che le avevo
mandato. Era inutile. Non rispondeva.Non che ci fosse molto da rispondere. Le avevo chiesto scusa, imploravo il
suo perdono, avevo anche provato a chiamarla, ma niente. non rispondeva ai miei
messaggi né tanto meno alle mie telefonate. E ne aveva ben motivo, non potevo
biasimare che me stesso. Se ripensavo a quella sera o meglio a quella mattina,
mi mettevo le mani nei capelli automaticamente. Come avevo fatto ad essere così
stronzo? Come avevo potuto metterle le mani addosso?
Dire che mi sentivo una merda sarebbe stato un
eufemismo.
Come se non bastasse, c’era quella grandissima
figlia di buona donna a rompermi le palle. Nikki mi sembrava una cagna in
calore, e decisamente disposta a tutto. Quando credevo di essere riuscito a
trovare un momento per me, me l’ero trovata nel bar tutta allegra e spensierata
nonché emozionata per la mia prossima performance.
Insomma, ma cosa doveva fare un povero cristo
per stare un po’ in pace con se stesso?
Gli “ingaggi” nei bar mi mancavano da morire.
La musica era l’unica cosa che riusciva a trasportarmi via, lontano da tutto, e
quella che sarebbe stata probabilmente la mia ultima occasione si era
trasformata in un incubo.
Bè, da canto mio le parlavo il meno possibile.
Avrei anche potuto sopportarla, ma non in quel periodo, non ora che Kristen
ancora non mi parlava, non ora che avevo rovinato tutto. ora sarei stato troppo
irascibile e l’avrei mandata a fanculo in mezzo secondo. Doveva aver notato il
mio umore tetro e si era astenuta dal farmi qualsiasi domanda a riguardo
limitandosi a sogghignare. Ma come cazzo aveva fatto a sapere della serata?
“In bocca al lupo” mi disse prima che salissi
sul palco. E io non potei fare a meno di immaginare Kristen al posto suo. Se
solo fosse stata lei lì, se fosse stata lei al posto di Nikki tutte le volte,
forse tutti questi casini non sarebbero successi.
Presi la chitarra e accomodandomi allo sgabello
mi lasciai trasportare dalla musica. Come sempre.
Ma stavolta era più difficile del solito. Ero
stato troppo uno stronzo per dimenticare tutto, anche solo per pochi minuti.
Kristen. Kristen. Kristen. vedevo il suo nome
scritto da tutte le parti.
Nelle parole che mi uscivano di bocca, nelle
luci soffuse del pub, nei pochi accendini alzati al ritmo cadenzato e lento
della mia canzone.
Kristen. Kristen. Kristen.
Dio! Quanto l’amavo. E glielo avevo anche
detto. Ovviamente non mi aveva creduto. Chi avrebbe creduto a un ubriaco
fradicio delirante e sudato da far vomitare?
Avevo persino vergogna anche solo a pensare di
amarla dopo il modo in cui le avevo parlato, ma era così. Io l’amavo, e un
giorno o l’altro glielo avrei detto. Doveva credermi e dopo avrebbe fatto la
sua scelta, a conoscenza di tutto. Ormai, cosa avevo da perdere?
L’unica cosa che sapevo di aver perso era la
sua fiducia, ed era la prima cosa che avrei dovuto riprendermi. Ad ogni costo.
“Bravissimo Rob!” esclamò Nikki entusiasta
quando scesi dal palco.
Non mi ero reso nemmeno conto di come avevo
cantato, lasciandomi trasportare dalla mia musa.
Basta! Non ne potevo più. Mi mancava
terribilmente. Dovevo chiarire quella faccenda una volta per tutte.
Mandai un ultimo messaggio.
“Che ne dici di fare un giro?” azzardò Nikki
per l’ennesima volta. Ma come cazzo dovevo farle capire che non c’era
speranza?!
Afferrai il giubbino dalla sedia e la liquidai
con cinque semplici parole.
“Scusa Nikki, ho da fare..”.
Come
up to meet you, / Sono venuto per vederti
tell
you I'm sorry / Dirti che mi dispiace
You don't know how lovely you are / Non
sai quanto sei bella.
I had to find you / Dovevo trovarti
Tell you I need you / Dirti che ho
bisogno di te
Tell you I've set you apart / Dirti che
ti ho tenuta troppo lontana.
Tell me your secrets / Raccontami i tuoi
segreti
And ask me your questions / Chiedimi
quello che vuoi
Oh, let's go back to the start / Oh,
ricominciamo dall’inizio.
POV
Kristen
Kristen ti prego rispondimi.
Fissai
per un secondo quelle parole che ormai erano così familiari. Scontate ed
aspettate. Le fissai per qualche minuto indecisa se ascoltarle o no, se fare
quello che mi dicevano, se rispondere. Chiusi il cellulare di botto.
Non
mi sentivo ancora pronta. Non dopo quello che aveva fatto. Volevo davvero
perdonarlo, in fondo non ce l’avevo nemmeno tanto con lui. Non ero arrabbiata,
ero delusa. Mi ero davvero sbagliata su di lui. Come avevo potuto sbagliarmi
tanto?
Sei davvero una stupida Kristen.
Eh
già. Ero una stupida. Quante volte me lo ero ripetuta negli ultimi dieci
giorni. Tante almeno quante aveva suonato il mio cellulare. Ormai non avevo
nemmeno bisogno di sapere chi era. Quanti messaggi mi aveva mandato? Avevo
perso il conto. Tutti uguali o diversi per poche parole. Chiedeva scusa. E io
avrei proprio voluto lasciare stare tutto. Ma non ci riuscivo. Non riuscivo a
scrivere un messaggio o anche a rispondere alle sue telefonate.
Ero
troppo ferita. Le sue parole mi rimbombavano ancora nella testa. Le sue mani,
le sentivo ancora stringere forte il mio braccio e non perché il mio dolore
derivasse dalla stretta, ma dal gesto in sé.
Ma
cosa gli aveva preso?
Avevo
anche cercato di giustificarlo pensando che potessero essere i postumi della
sbornia, ma non funzionava. Troppa rabbia c’era in quelle parole, troppo
rimorso. Come se ogni momento passato con me non fosse stato altro che un
errore o una seccatura.
Incredibile.
La sera prima mi diceva che mi amava, e la mattina dopo che non mi sopportava. Non
potevo fare a meno di pensare alle sue parole, nonostante sapessi che era stato
l’alcool a farlo parlare. E infatti, da sobrio si era dimostrato per quello che
era. Si, come no. Mi amava proprio. Che stronzo.
Ecco,
per l’ennesima volta quei pensieri non mi portavano a niente. A niente di
concreto almeno. Più cercavo scorciatoie per perdonarlo, più mi convincevo che
non ne valeva la pena. Insomma, perché avrei dovuto farlo? Cos’ero io per lui?
e più importante, cos’era lui per me? Nient’altro che un collega. Un amico
perduto. Ed ecco che il mio lato melodrammatico si faceva strada tra i
pensieri, ma non potevo farci niente. Non mi andava proprio di parlargli e fare
finta che niente fosse successo, non mi andava di ascoltare le sue scuse, di
sentire le sue spiegazioni e sorbirmi le sue lagne. Gli stava bene. Se aveva le
palle poteva anche venire a casa ad affrontarmi di faccia. L’indirizzo lo
conosceva. Evidente segno che in fondo poco gli importava di chiarire, e poco
importava a me.
Eppure
io ero lì sul divano a chiedermi ancora una volta se perdonarlo o no, e lui se
la spassava per i locali.
Nikki
mi aveva chiesto se volevo unirmi a loro. Quella sera avrebbe cantato in un pub
o bar o qualcosa del genere ma avevo gentilmente rifiutato. Non le avevo raccontato
niente, mi ero limitata a dirle che aveva ragione. Ragione su tutto. Lei non
fece domande e io non le diedi risposte. Si limitò semplicemente ad annuire e a
stringermi la mano.
Si,
ero proprio una stupida, avrei dovuto ascoltarla. Se l’avessi fatto a quest’ora
non sarei qui a piangermi addosso come una deficiente.
Mi
passai le mani tra i capelli buttando il cellulare accanto a me sul divano. Non
volevo vederlo, non volevo sentirlo.
Mi
trovai qualcosa sotto gli occhi.
“No
grazie..” dissi a Mike che mi aveva passato una canna.
Mi
guardò stranito. “Questa è nuova..”
Iniziai
ad innervosirmi subito. “Cosa? È tanto strano che non mi vada una canna?”
“Bè..si”
Ignorai
la sua risposta. “Potresti almeno fumare fuori? Se i miei sentono la puzza mi
ammazzano…già è tanto che accettino che fumo sigarette..”.
Sbuffò
rumorosamente ma non si mosse di un millimetro mentre io scuotevo la testa
distrutta. Ero stanca, stanca di tutto. Stanca di Mike, stanca del lavoro e
stanca di quell’altro bastardo che continuava ad assillarmi.
“Cos’hai
amore?”
“Niente..”
risposi fredda automaticamente stendendo le gambe sul divano. Dovette capire
male le mie intenzioni perché in un secondo fu sopra di me iniziando a baciarmi
il collo. Cavoli! Come cazzo facevo a dirgli che non ero proprio in vena? Lo
lasciai fare impassibile per un po’ finchè non divenne più esigente richiedendo
attenzione da parte mia.
Me
lo scrollai di dosso usando la banale scusa di un mal di testa, ma non se la
bevve.
“Ma
che palle Kris, stai sempre in un modo..”
“Perché
non te ne vai allora?”. Stava davvero iniziando ad opprimere.
“Non
me ne vado finchè non mi dici che hai..”
“Te
l’ho detto, non ho niente..solo mal di testa..”
“A
chi vuoi darla a bere Kris? È una settimana che ti vedo così, da quando sono tornato.
Cosa è successo mentre ero via?” chiese con fare indagatore e sospettoso.
La
situazione rischiava di farsi davvero pesante. “Non è successo niente..”
sbuffai.
“Ti
conviene dirmelo Kristen, prima che lo scopri da solo..”
“Michael,
non c’è proprio niente da scoprire..”
“Tanto
lo scoprirò..”
Decisi
semplicemente di ignorarlo. Non avrebbe mai immaginato quello che era successo.
Nessuno sapeva niente oltre me e Rob e nessuno dei due avrebbe parlato.
“Fa
come vuoi, tanto non ho nulla da nascondere..” mentii.
Nello
stesso istante il telefono vibrò un’altra volta. Lo guardai esitante un secondo
prima di vedere Mike piombarsi sopra il cellulare.
“Mike
non ti permettere..” dissi fulminandolo con gli occhi mentre aveva già il
cellulare in mano.
“Michael..ridammi
il cellulare..” ringhiai alzandomi di fronte a lui.
Continuò
a fissarmi con aria di sfida.
“Michael,
non ti azzardare..ridammi il cellulare..” lo avvertii un’ultima volta.
Abbassò
lo sguardo un secondo e pensai stesse iniziando a cedere. Ma mi sbagliavo.
“Se
non hai nulla da nascondere dov’è il problema?” e nello stesso istante in cui
disse quelle parole aprì il cellulare.
“MIKE!”
urlai cercando di recuperare il cellulare ma riuscì a divincolarsi facilmente
dalle mie prese iniziando a leggere ad alta voce.
“Kristen…mi
dispiace tanto...l’altra sera è stato tutto un errore…ti prego perdonami..”.
Perfetto!
Ora avrei dovuto anche sorbirmi la gelosia del mio ragazzo che avrebbe
travisato tutto. Mollai la presa restando immobile sul posto, cercando di
capire la sua espressione.
Chiuse
il cellulare, continuando a tenere lo sguardo basso, fisso sullo schermo ormai
spento. Passarono diversi minuti prima che parlasse.
“Cosa
è successo l’altra notte?” chiese marcando ogni parole con eccessiva enfasi.
“Niente
Mike, non è come pensi..” cercai di restare calma per fargli capire la verità
delle mie parole.
Iniziò
a respirare affannosamente. “Certo Kris..non è mai come penso vero? C’è sempre
qualche spiegazione..qualcosa che mi sono perso. CHE CAZZO E’ SUCCESSO
KRISTEN?”
“Mike..non
urlare per favore” ringhiai.
“Ci
sei andata a letto?”
“Oddio!
NO! come fai a pensare una cosa così?”
“Semplice
Kris! Io non so più cosa pensare! Dio! Quel ragazzo ti ha cambiata..tu non sei
più tu. Non mi tocchi, non ti avvicini, sei sempre nervosa. Se c’entra lui
dimmelo ora..”
Scossi
il capo per evitare di scontrarmi con quelle parole. “Sei assurdo..” sussurrai.
“NO!
No, sono i tuoi dubbi che sono assurdi! Cazzo Kristen! stiamo insieme da due
anni! Abbi il coraggio di dirmi la verità!”
Non
avevo idea di cosa stesse parlando. “Non ti seguo Mike! Che verità? sto con te
e basta..”
“Andiamo
Kris, non prendermi in giro..è una settimana che sei distante.. ti prego, non
trattarmi con superficialità, non me lo merito..”
Aveva
ragione. Non se lo meritava. Ma cosa potevo dirgli? Ero nervosa, ero confusa,
ma come potevo spiegare il motivo a lui se non lo sapevo nemmeno io.
“Ci
sei andata a letto?” ripetè.
Ma
come poteva credere una cosa del genere? “NO!” sbuffai di nuovo sdegnata.
“Vi
siete baciati?”.
Cazzo!
E ora?
“Mike..certo
che ci siamo baciati..lo sai..c’eri anche tu..credevo avessimo superato questa
cosa..”
“Non
intendevo sul set” aggiunse freddo.
Bene. Kristen, dici addio al mondo.
Rimasi
con la bocca semi-aperta e la fronte aggrottata cercando di prendere tempo,
quando il campanello mi salvò giusto in tempo dalla mia prossima morte.
“Scusa..”
sussurrai evitando il suo sguardo e andai ad aprire la porta.
“Kristen..”.
Perfetto!
Tempismo davvero perfetto!
“Rob..?”
sussurrai stranita.
“Devo
parlarti..”
Scossi
leggermente il capo prima di sentire i passi di Michael che mi fu subito dietro
chiedendo ad alta voce chi fosse alla porta.
Lo
sguardo di Rob divenne subito freddo e cercò di darsi un tono impostando la
schiena.
“Ah,
ma allora vuoi prendermi in giro?” mi disse Michael quando notò Rob. “Che ci fa
lui qui?”
“Ti
giuro che non lo so..” risposi cercando di calmarlo.
“Devo
parlare con Kristen..” disse Rob deciso.
“Mio
dio, deve essere un incubo..” ribattè Mike.
“L’unico
incubo qui sei tu..”. Rob.
“Modera
i termini..”. Mike.
“Io
parlo come mi pare..”. Rob.
“Te
ne pentirai..”. Mike.
“Non
vedo l’ora”. Rob.
Dio,
mi girava la testa, non sapevo chi guardare prima e non avevo nemmeno il tempo
di fermarli e ribattere.
“Bè,
comunque Kristen ora è con me, non è disponibile..” disse Mike col sapore della
vittoria già in bocca.
“Perché
non fai parlare lei?!”
“ORA
BASTA!” esplosi. “Ecco, cane e gatto! Voi due non fate che ferirmi!” Non ne
potevo più. “Sapete che vi dico, mi avete rotto tutti e due. Fuori di qui”.
Spinsi Mike fuori la porta accanto a quello che doveva essere il suo nemico più
temuto.
“Ma
Kris..”
“Voglio
stare sola” dissi veloce e chiudendo la porta mi ci appoggiai con le spalle
cercando di sentire le loro reazioni.
“Complimenti..”.
era la voce di Rob.
“Senti,
non so che cazzo vuoi, ma ti avverto, stai alla larga dalla mia ragazza..”
“Altrimenti..?”
“Altrimenti
te ne pentirai..”.
Michael
era decisamente furioso, si evinceva chiaramente dalla sua voce. Rob, da canto
suo era totalmente tranquillo.
“Uuuuh,
che paura..”.
Ma
che grande idiota! Si divertiva anche a prenderlo in giro.
“Tu
stalle alla larga e basta..”
Basta!
Non volevo sentire più una parola da quei due. Ma cosa credevano? Che fossi una
specie di trofeo da conquistare? Che fossi la damigella in pericolo in attesa
del principe azzurro?
“Vieni
qui Jella…solo tu mi capisci..”. Mi rinchiusi in camera tuffandomi sul letto mi
misi ad accarezzare la mia miciona, stesa accanto a me. Mi rilassava passare la
mano sul suo pelo morbido e liscio, era una specie di anti-stress per me. Non
so cosa avrei fatto senza di lei.
“Cosa
devo fare? Eh? Tu lo sai?”. Di tutta risposta continuò a farmi le fusa.
Non
potevo fare a meno di invidiare Bella in momenti come quello. Lei aveva davvero
tutto, tutto quello di cui aveva bisogno. Amore. E io? L’avevo? Avevo un
ragazzo, si, ma avevo l’amore? Credevo di si, ma ora non ne ero più così
convinta. Chissà se un giorno avrei incontrato anche io il mio Edward, se avrei
incontrato il vero amore. Forse esisteva già da qualche parte nel mondo e io
ero troppo cieca per vederlo, ma sapevo che non era Michael. Io..lo amavo, ma
come si può amare a sedici anni, quell’amore infantile nato dal bisogno di
sentire qualcuno vicino e non dall’elettricità di avere quella persona vicino.
Era una convenzione, qualcosa che avevo semplicemente accettato, che avevo
accolto, senza averlo chiesto. Era nato tutto così per caso, in modo così
scontato. Sul set di un film. E io, ero così piccola e ancora oggi mi sentivo
così. Dopo due anni mi sentivo ancora la bambina che ero quando ne avevo cinque
e la ragazzina che ne aveva sedici e si era buttata in qualcosa troppo
velocemente. Incredibile che avessi tutti quei dubbi solo ora, dopo due anni.
Come avevo fatto a non rendermene conto prima?
Forse
Mike aveva ragione. Io ero cambiata, mi sentivo diversa, soprattutto quando ero
vicina a lui. Non sentivo più la scintilla, non sentivo il bisogno dei suoi
baci, della sua vicinanza, non ne avevo più voglia.
Non
era più la stessa cosa. Era tutto scomparso, tutto..trasferito.
Possibile
che Mike aveva davvero ragione? Che fosse stato Rob a cambiarmi in quel modo?
Ma
era assurdo. Come poteva aver influenzato tanto di me in quei pochi mesi,
soprattutto tra gli alti e bassi che avevamo avuto. Eppure, quando ero con
lui..
Fermai
i pensieri prima che mi conducessero ad altre lacrime. Era così facile stare
con lui ed era stato così facile rovinare tutto.
Sentii
improvvisamente degli strani rumori, come gocce di pioggia che si infrangevano
contro il vetro e il fruscio delle foglie. Solo allora mi resi conto che aveva
iniziato a piovere. Le gocce leggere si posavano sulla tettoia e dalla finestra
aperta entrava un leggero venticello, ma non potevano creare tutto quel rumore
che sentivo.
Guardinga
afferrai dalla mensola il trofeo di pallavolo e mi avvicinai cautamente mentre
il rumore di qualcuno che si arrampicava si faceva sempre più forte.
Accostandomi alla finestra, con l’adrenalina a mille, alzai la mia arma sopra
la testa pronta a sferrare l’attacco. Dando un urlo disumano mi fermai giusto
in tempo quando capii di chi si trattava.
“ROBERT!”
urlai.
“Ciao..”
disse con voce sofferente affacciandosi alla finestra da fuori.
“Ma
sei deficiente!!! Mi hai fatto morire di pauraaa!!!!”
“Scusami..”
“Posso
sapere che diavolo ci fai sul cornicione di casa mia?!”
“Devo
parlarti..posso entrare?”. Era appoggiato ormai completamente alla finestra
sforzandosi di non perdere l’equilibrio.
“No”
dissi decisa.
“T-ti
prego K-Kristen..fa f-freddo..e non so quanto ancora riuscirò a resistere”.
Sospirai.
“Solo perché non voglio averti sulla coscienza..” dissi afferrandolo per la
camicia e portandolo dentro casa finì per terra con un tonfo secco bagnando il
pavimento.
“Sei
fradicio..” notai incrociando le braccia al petto per evitare il contatto.
“Però..che
occhio..” disse sarcastico mettendosi in piedi.
“Sei
impazzito?” chiesi evitando la sua ironia.
“Non
ancora..non del tutto almeno”. Si aggiustò i capelli bagnati e il suo tentativo
di asciugarsi la faccia con le maniche della camicia fu del tutto inutile.
Ah,
ma come facevo a mettermi sempre in quelle situazioni? Lo odiavo, lo odiavo
ancora, ero ancora delusa da lui, ma non riuscivo a starmene lì a vederlo
morire di freddo.
“Togliti
i vestiti” dissi lanciandogli un asciugamano dal mio armadio.
“C-cosa?”
“Togliteli
e asciugati” dissi infine sospirando e lasciandolo in camera. Dopo aver
valutato bene quale dei miei tre fratelli potesse adattarsi meglio alla stazza
di Rob, optai per Cameron e tornai in camera con una delle sue tute.
Cazzo.
Mi ero dimenticata il particolare che sarebbe stato in mutande. Lo osservai per
un secondo, giusto il tempo che i miei occhi cadessero inevitabilmente sul suo
pacco, e distolsi subito lo sguardo imbarazzata.
“Ehm..”.
mi schiarii la voce. “Tieni..metti questi..” gli dissi porgendogli i vestiti
efacendo in modo che i miei occhi si
muovessero solo suo viso e non sul suo corpo. Porca puttana! Ma in che situazione
mi andavo a mettere!
Grande Kris, ottimo lavoro!
Anche
se dovevo ammettere che era davvero un bello spettacolo, per quello che ero
riuscita a vedere ovviamente.
“Grazie..”
disse sorpreso.
“Uhm..dammi
i vestiti..li metto nell’asciugatrice”. Ottimo diversivo per scappare da quella
situazione prima che fosse chiaro che le mi guance andavano a fuoco.
Contai
fino a 100 prima di rientrare in stanza. Sarebbero bastati per infilare un
pantalone e una maglietta.
“Così..questa
è la tua stanza..” commentò guardandosi in giro.
“Già..”
“Molto
spartana..”
“Si
bè..non mi piace attaccarmi troppo alle cose..”.
Continuò
a guardarsi in giro ancora per un po’ finchè Jella non scese dal letto per
fargli le fusa strisciandogli tra le gambe.
“Wow..”
sussurrai incredula.
“Cosa?”
disse Rob chinandosi per prenderla in braccio.
“E’
strano..non da mai confidenza a chi non conosce..”
“Evidentemente
gli piaccio..” disse accarezzandola. “Cosa che non posso certo dire della
padrona ora come ora, vero?”
Già.
Vero! “Cosa vuoi Rob?” sospirai abbassando lo sguardo.
“Voglio
chiederti scusa..”
“Lo
hai già fatto..”
“Tu
però non hai risposto..”
“Non
mi andava..”
Si
fermò per un po’ prima di parlare di nuovo. Infine Jella scese con un balzo
dalle sue braccia e lui fu libero di avvicinarsi a me, ma indietreggiai
istintivamente. Non volevo.
“Kris..”
sussurrò. “Ti giuro, non so cosa mi sia preso. Non ero in me. Ho detto cose
senza senso..e fatto cose..che…” incontrai i suoi occhi sinceri. Era
impossibile non fidarsi di quegli occhi.
“Ti
prego, devi perdonarmi..devi..tornare a fidarti di me..” avanzò cautamente
temendo forse che mi allontanassi di nuovo. Ma stavolta restai ferma aspettando
che si avvicinasse. Come facevo ad essere arrabbiata con lui se nonostante la
rabbia e la delusione mi era mancato così tanto?
“D’accordo..”
sussurrai abbassando il capo.
“Mi..mi
perdoni?”
Annuii
col capo senza guardarlo negli occhi. non potevo permettermi di piangere di
nuovo davanti a lui.
“Kristen..”
sussurrò posando un dito sotto il mento per alzarmi il capo. Riuscii a stento a
trattenere le lacrime. “Kris..” ripetè dolcissimo.
“E’
che tu devi smetterla di fare così Rob!” confessai sull’orlo del pianto. “Devi..smetterla
di cambiare atteggiamento così tante volte, non mi fai capire più niente e ci
sto male!”. Wow. L’avevo detto davvero. Avevo detto a lui quello che non volevo
ammettere nemmeno a me stessa.
In
un secondo mi attirò a se e mi trovai tra le sue braccia. Incredibile il modo
in cui riusciva a sciogliermi. Nonostante tutto, tra le sue braccia mi sentivo
ancora al sicuro. Incredibile quando forte fosse il potere che aveva di farmi
dimenticare tutto.
Gli
strinsi le braccia al petto e lasciai che mi abbracciasse.
“Grazie..”
sussurrò all’orecchio riscaldato dal mio gesto.
Sperai
solo che non me ne sarei pentita.
“Cercherò
di limitare i danni..” sorrise. “E’ solo che..mi è difficile starti accanto..”
“Perché?”
chiesi subito ancora contro il suo petto.
“Ah,
Kristen, Kristen. ma come devo fare con te?” disse carezzandomi i capelli e
capii che era un modo per eludere la mia domanda. Non feci forza. Non quella
sera che ero così fragile e potevo rischiare di peggiorare le cose. Ma una cosa
la dovevo sapere.
“Rob..
cosa ricordi di quella sera..?”
Indugiò
un po’ prima di rispondere. “Bè, ricordo che qualcuno mi ha messo sul letto,
ricordo che eri lì e che mi sei stata vicina..”
“E di
quello che hai detto..? non ricordi niente?” chiesi quasi speranzosa.
Ma
il suo “No..” appena accennato stroncò le mie ipotesi. “Perché?”
“Niente..”
dissi prima che l’emozione potesse tradirmi.
DRIIIIIIIIIN!
Il
suono dell’asciugatrice mi salvò in calcio d’angolo. “I tuoi vestiti sono
pronti” feci per staccarmi da lui ma non me lo permise.
“Lasciali
asciugare ancora un po’” disse e continuò a stringermi a sé.
Nobody said it was easy, / Nessuno ha detto che sarebbe stato facile
oh its such a shame for us to part / E’
una vergogna stare lontani..
Nobody said it was easy, / Nessuno ha
detto che sarebbe stato facile
No-one ever said it would be so hard / Ma
nessuno ha mai detto chesarebbe
stato così difficile.
yesido: Grazie mile Mel! Spero che questo ti
sia piaciuto! ^.^
signora
degli anelli: Grazie mille Sabry! Eh si..povero Rob. A un certo
punto anche lui è scoppiato. Va bene che è inglese..però..c’è un limite a
tutto. Anche se devo dire che secondo me nella realtà.. non so..non lo vedo un
tipo molto irascibile nei confronti di Kris.. però.. quando ce vò, ce vò! xD
ledyang:
U.U
scrivi quello che ti pare.. tanto.. tseè! xD Grazie Queen. Mi inchino al tuo
cospetto! .. bleah.. :@ ovviamente scherzo.. muhamuha. Tranquilla per il contest! Muhamuha…
eh.. sta farfallina.. quando spiccherà il volo?! Muhamuha
Roxisnotdied: hauhaua! Grazie Rox! xD eh seeee… sono
sadicaaaaa! Muhamuha.. mi diverto! xD le tue minacce mi fanno morì xD
crazyfred:
credo
di averti già spiegato tutto per messaggio. Hehe. Grazie per seguirmi.. mi fa
piacere che le cose siano chiare e che non ti abbia dato fastidio. Però.. devo
chiederti una cosa.. O.o ma per caso sei RosalieFCullen di Twilight Italia?
emmettina90: haha tesò.. don’t worry.. la mia
testolina ha già elaborato tutto. la risolvo..la risolvo! xD
cloe cullen: hauhaua oddeo! Ma tu mi fai morì a me!
Haha.. povero Roooob! Davvero non ne fa MAI una buona! Haha oddeo! Per quanto
lo desideri anche io.. Kristen ancora non si decide ad andare a pesca..
muhamuha.. ma faccio passare in fretta sti mesi.. così la farfallina spicca il
voloooooo! Oooooooooh yeaaaa! Ti adoro.. Terry! xD
iosi:
^^
grazieeeee! Tantissimo! Mi fa piacere che la ff ti piaccia molto! *.* Hai
ragione.. povero Rob.. L deve aver sofferto come un cane per
avere la sua Kris.. però ne è valsa la pena. C’è voluto un po’.. però..come si
dice.. “Vissero tutti felici e contenti..senza macachi tra i piedi..” xD ops..
l’ultima parte l’ho aggiunta io xD
simo1726: Simo! Augurissimiiiiiiiiii! Anche se con
un po’ di ritardo.. xD Spero questo capitolo di riappacificazione ti sia
piaciuto ^.^ La verifica è andata una bellezza.. soprattutto perché.. non l’ho
fatta xD Huahau.. sono una vigliacca..ma appena ho scoperto che era col voto (cosa
che ho scoperto la mattina stessa) non me la sono sentita e so fuggita via xD
Che codardaaaa che sonoo! Però ho pensato fosse meglio non farla proprio che
rovinarmi la media xD. Grazie mille! Come sempre!
Ah! Grazie per il commento anche
all’altra One-Shot! ^.^
Imaginary82: Grazie mille! Quella Nikki è una grande
Zoccola.. con la z maiuscola! Grrrr. Che nervi! Però.. prometto che presto Rob
le dirà cosa prova J
SeaOfLove: oriiii! Grazie mille! Eh si.. sti due so
proprio imbranati.. se si fossero gardati meglio le spalle.. avrebbero risolto
le cose molto pima! Vabbè.. meglio tardi che mai! Baciiii
ariel7: Grazie Leti! Come sempre sei dolcissima!
*.* Non vedo l’ora di passare sti periodi morti e arrivare al fulcro della
storia xD Sono felice che rispecchi un po’ una possibile realtà J
Crazy_La: Lara.. -.-“ ma tu non dovresti stare a
studiare? Eh? Muhamuha.. ma fai bene a concederti un po’ di svago! Muhamuha..
basta che non è troppo se no poi ci manchi! Grazie mille! Sese.. l’odio..
l’adoro come sentimento.. è forte almeno quanto l’amore.. soprattutto se quando
si dice “Ti odio..” in realtà e per nascondere un “Ti amo..” hehe. Baci!
Oddio.. o.O così sembro Flander..hauhaua.. comunque.. eccovi il nuovo capitolo! J Spero vi piaccia..
forse è un po’ confusionario ma è un po’ difficile mettere tutti i pezzi
insieme. Per questo capitolo, come anche per il prossimo, ho rivisto
appositamente i video di Roma e le conferenze, perciò le loro dichiarazioni e
affermazioni sono vere. Per quanto riguarda il finale…
mi sono basata sui commento trovati su youtube.
Ed ora.. triste notizia.. L ho il pc
pieno di virus.. perciò non so se riuscirò ad aggiornare in tempo.. quindi se
notate un po’ di ritardo, chiedo solo pazienza! Grazie mille!
Ringrazio come sempre tutti! ^.^ Vi adoro! <3<3<3
Ah.. scusate.. il pc mi da problemi e
non ho potuto rileggere.. perciò perdonate gli errori.
Baci a tuttiiiiiiiiiiii!
Capitolo 28
Almeno credo
POV Robert
credo
proprio che non sia già tutto qui..e certi giorni invece
credo sia così...
credo al tuo odore e al modo in cui mi fai sentire,
a questo credo...
Finalmente
quel dannato mese era passato! Non ci vedevo più, ero in profonda crisi di
astinenza. La desideravo con tutto me stesso e non potevo averla. Che gran
masochista che ero. Ma era più forte di me. Avevo provato a dimenticarla, ma
era stato inutile. Avevo provato a combattere per lei, ma era stato inutile.
Avevo provato ad ubriacarmi e confessarle i miei sentimenti, ma non mi aveva
creduto. Se solo quella sera mi avesse creduto! Incredibile. L’unica e sola
volta che avevo trovato il coraggio di rivelarle i miei sentimenti, non mi
aveva preso sul serio. Certo forse era stato più l’alcol a farmi parlare, forse
quella botta di spontaneità non era del tutto destata dalla mia grande
schiettezza, però glielo avevo detto.
Perché
non mi aveva creduto, cazzo? Forse, perché ero sbronzo..
Bè,
non potevo biasimare che me stesso.
Tutta colpa tua Rob.
Ero
riuscito a cacciarmi in un casino dietro l’altro e poi a dover trovare mille
modi per rimediare. Perché non potevo semplicemente ammettere i miei
sentimenti? Perché non trovavo la forza per dirglielo apertamente?
Avrei
voluto così tanto dirle che mi ricordavo tutto, che quello che avevo detto era
vero, che io la amavo, ma non potevo rischiare di rovinare ancora tutto. Non
era il momento. Ero appena riuscito a convincerla a perdonarmi, non potevo
sapere quale sarebbe stata la sua reazione a una mia rivelazione. Avrebbe
potuto cacciarmi fuori di casa, o avrebbe potuto sbattermi sul letto. Non lo
avrei mai saputo, ma non me la sentivo di rischiare. Certo, non avevo nulla da
perdere. Nulla, eccetto lei; e la possibilità che i miei sentimenti l’avrebbero
fatta scappare mi paralizzava. Non potevo perderla, non ancora. Sarei rimasto
ancora un po’ nel mio nascondiglio per godere di lei, anche se per come si
erano messe le cose, forse avrei fatto meglio a chiudere la faccenda una volta
per tutte. Ottobre era stato un mese totalmente morto e il servizio di Empire a
inizio mese non era bastato a tenermi calmo gli altri lunghissimi venti giorni.
Dio,
lei era così.. bella. Semplice, pulita, con quel vestitino nero che le calzava
alla perfezione. Avrebbe potuto farmi prendere un infarto da un momento a un
altro. E la parte migliore era che lei non se ne rendeva conto. Insomma, stava
diventando il centro del mio mondo e lei non ne aveva idea. Non capiva
l’effetto che aveva su di me, o forse lo sapeva e si divertiva a prendermi in
giro e farmi crepare di piacere. Piacere platonico, ma sempre piacere. Dovetti
contenermi e ricorrere a tutti i miei sforzi per distogliere i pensieri da lei
se non volevo che fosse la mia erezione ad apparire sui giornali. Cazzo, quanto
mi eccitava!
E le
cose andavano così bene tra noi. Forse perché ci vedevamo quel poco che bastava
per farci andare d’accordo e non farmi morire dall’ansia continua nel non sapere
quello che mi aspettava quando mi sarei deciso a rivelarle i miei sentimenti.
credo
nel rumore di chi sa tacere,
che quando smetti di sperare inizi un po' a morire...
credo al tuo amore e a quello che mi tira fuori..o almeno credo..
credo che ci sia qualcosa chiuso a chiave
e che ogni verità può fare bene o fare male..
credo che adesso mi devi far sentir le mani che a quelle credo...
Pur
volendo, sarebbe stato impossibile. Lei era sempre così impegnata nelle riprese
di uno dei suoi film indipendenti, gli stessi che mi avevano fatto innamorare
di lei. Era impossibile parlarle. Avrei dovuto trovare il momento adatto, il
tempo giusto, l’occasione perfetta. Quando sarebbe arrivato l’avrei sentito e
glielo avrei detto. Nel frattempo potevo solo cercare di distrarmi in vista di
quel momento. Nikki aveva finalmente smesso di pedinarmi ma saperla con Kristen sul set mi dava un fastidio
enorme. Avevo cercato di avvertire Kristen su quella che doveva essere la sua migliore amica, ma ovviamente l’argomento
era stato accantonato. Tra me e lei ovviamente era Nikki a godere di più
fiducia. Io me l’ero giocata tutta e mentre si ricuciva pian piano, potevo solo
sperare che Kristen non si lasciasse abbindolare dalle parole di quella
ragazza.
Altro
problema fondamentale era quella specie di scimmia che si ritrovava per
ragazzo. Non ero il tipo da vantarsi del proprio aspetto, ma non potevo non
ritenermi migliore di quel coso. E la parte peggiore era che aveva stranamente deciso di seguire la sua
adorata ragazza in tour. Grandioso. Meglio
di così, si muore.
Cosa
avrei dovuto fare? Continuare a provocarlo e combattere per lei o ignorarlo e
sperare che Kristen in qualche modo si accorgesse di me?
Era
tutto troppo complicato, e il fatto che il mio nome fosse su tutti i giornali
legato a ogni singola attrice con cui mi trovavo a fare due chiacchiere non
aiutava per niente. Non potevo andare in un pub, a un concerto, o in un
ristorante senza creare nuovi pettegolezzi.
Mi
trovavo inevitabilmente a chiedermi cosa potesse pensare Kristen di tutte
quelle voci. Magari le davano fastidio, o magari non le ascoltava minimamente.
Credevo
fermamente che le cose tra di noi fossero apposto, fino al Roma Film Festival.
Ero così ansioso di stare con lei, di passare del tempo insieme. Anche
rispondere alle stupide domande dei fan sembrava una prospettiva allettante se
lei era con me, ma quando finalmente mi trovai in quella situazione, fu tutto
diverso. Kristen era nervosissima, non la smetteva di gesticolare agitata.
Avevo cercato di calmarla sussurrandole che sarebbe andato tutto bene, ma si
limitava a semplici occhiate annuendo con la testa. Teneva le mani in tasca e
io non sapevo dove mettere le mie. Mi si stringeva in cuore a vederla così, ma
non poteva essere colpa mia. Non questa volta. Fortuna che c’era Catherine lì
con noi. Era davvero la nostra salvezza. Ero sicuro che sapesse più di quanto
lasciasse intendere. Lei ci aveva sempre visti come qualcosa di più, non poteva
esistere solo amicizia con la chimica che avevamo. Non poteva essere. Riuscì ad
allentare un po’ la situazione con il suo entusiasmo e affrontammo la
conferenza. Nonostante lo spacco del vestitino grigio di Kristen mi rendesse
difficile concentrarmi sulle domande e coordinare pensieri e sentimenti,
riuscii stranamente a cavarmela arrancando in qualche risposta. Alcune domande
erano così contorte che mi rendevo conto di rispondere qualcosa che non aveva
assolutamente niente a che fare con quello che mi era stato chiesto. Cercai di
fare il simpatico per quanto mi fosse possibile nella speranza di strappare un
sorriso a Kristen e rassicurarla e con grande piacere ci riuscii. Anzi, rimasi
sorpreso quando scrollando il volto per la risposta contorta che ero appena
riuscito ad arrancare, allungò il braccio per sfiorarmi il gomito. Un gesto
rapido, appena percettibile che mi procurò scosse per tutto il corpo. Era il
suo modo per tranquillizzarmi, per dirmi che era lì. Notai con piacere che
aveva iniziato a sciogliersi. Non era la tranquillità fatta persona, però
almeno aveva smesso di scrocchiarsi le mani e torturarsi i capelli. Sentivo il
suo sguardo sul mio viso quando parlavo e la sentivo sorridere, lì, accanto a
me e scusarsi imbarazzata quando aveva scioccamente dimenticato di mettere le
cuffie per ascoltare la traduzione della domanda. Era davvero unica nel suo
genere.
“Bella..è una ragazza normale.. Dire
che non ci ho messo un po’ di me stessa sarebbe una bugia.. Ci sono tante cose
mie in lei..”
“I sentimenti di questo film sono
molto passionali.. la difficoltà è riuscire a esporsi in questo modo.. Trovo
difficile riuscire a esporsi così..”
“Sono rimasta molto coinvolta dalla
lavorazione del film.. in pratica non puoi pensare ad altro”.
Come
poteva la mia mente continuare a ragionare dopo dichiarazioni del genere?
Vagava inesorabilmente sulle ali della fantasia, immaginando quanto di lei ci
avesse messo, quanto di lei c’era in quel film, che dopo tutto era un film
d’amore. Perché era difficile esporsi per lei? in fondo aveva un ragazzo, che
per giunta era lì con lei. Quale esposizione avrebbe dovuto temere?
Dovevo
smetterla di farmi le pippe mentali su quello che
potevano significare le sue dichiarazioni cercando di leggere tra le righe
delle sue risposte. Avrei dovuto semplicemente chiederglielo. Magari.. se le
cose fossero migliorate.
Sì! Se
fossero migliorate glielo avrei detto. Decisi.
Mi
ritrovai subito a pentirmi di quella scommessa fatta con me stesso. La
conferenza divenne sempre più tranquilla, Kristen sembrò acquistare più fiducia
e riprese la sua calma quando ci trovammo soli, a tu per tu con il giornalista.
Niente pubblico, niente schiera di persone con domande assurde, nessun
apparecchio fastidioso nelle orecchie. Solo io e lei. A mia sorpresa aveva
preso la parola per prima. Certo, arrancava nella risposta, personalmente non
seguivo per niente il filo delle sue parole e la nostra completa sintonia venne
fuori presto.
“… non
so se ha senso quello che sto dicendo ma ci sto davvero provando..”. Il fatto
che lei stessa fosse consapevole della sua contorta risposta mi fece ridere
inevitabilmente.
“Hai
capito che voglio dire? Mi aiuti?”
“Ehm..”
Uh!
Cazzo! Non avevo sentito una parola di quello che aveva detto, troppo impegnato
a studiare la sua ritrovata naturalità.
“NO!”
dicemmo all’unisono, scoppiando a ridere entrambi.
“Non
sa mai quello che voglio dire..” disse passandosi una mano tra i capelli.
Ma
quanto era dolce. Ormai mi conosceva. Conosceva le espressioni del mio viso,
sapeva quando ero tra le nuvole, capiva dal mio viso quando le stavo mentendo e
forse.. anche quando le nascondevo qualcosa.
Era
innegabile il legame che ci univa. Insomma, cosa eravamo? Amici, colleghi o.. o
due anime ancora in cerca del proprio destino?
Avevo
perso la scommessa.
Bene Rob, voglio proprio vedere ora
come la metti nome.
Credo
che ci voglia un dio ed anche un bar..
credo che stanotte ti verrò a trovare per dirci tutto quello
che dobbiamo dire... o almeno credo...
POV Kristen
Il
vetro continuava ad appannarsi per il mio respiro nervoso, le strade
diventavano sempre più affollate e non volevo nemmeno immaginare quello che
avrei trovato scendendo dalla macchina, ma qualunque aria avrei trovato fuori
sarebbe stata sicuramente migliore di quella che c’era dentro. Silenzio
assoluto. Nessuno dei due parlava e mi andava bene così. Continuavo a fissare
fuori tenendo la testa incollata al finestrino e pensavo, a lui, come sempre
nell’ultimo mese. Era lì, ogni giorno nei miei pensieri, ogni notte nei miei
sogni. Era sempre lì, io lo portavo sempre con me, ovunque andassi, qualunque
cosa facessi, e il senso di colpa mi divorava. Possibile non aver fatto niente
e sentirsi in colpa in quel modo?
Avrei
voluto avercela con lui, per un qualsiasi motivo, avrei voluto non perdonarlo
quella sera, sarebbe stato tutto più facile se non mi fossi lasciata trasportare
dalla sua dolcezza. Avrei voluto che non mi mancasse. Avrei voluto che la
lontananza avesse facilitato le cose, che mi avesse fatto dimenticare di quella
sbandata, ma prendevo in giro me stessa. Lui mi mancava, ogni giorno avrei
voluto averlo vicino anche solo per parlare. E più mi mancava, più i giorni
sembravano non passare mai. Fortuna che avevo altri progetti a tenermi
occupata. Tra le riprese di Welcome to the Rileys, film che
avrebbe difficilmente trovata casa di distribuzione, e continui incontri con
Cath per avvertirci delle date della premiere, ottobre era finalmente passato.
Non potevo crederci. Finalmente! Lo rivedevo.
Dopo
quella notte, era diventato tutto così caotico che vedersi era quasi
impossibile, se non fosse stato per qualche riunione col cast alle quali però
tenevamo un basso profilo, complice Nikki che continuava a dirmi di stargli
alla larga e di non fidarmi troppo di lui, ma non le davo ascolto. Non ci
riuscivo, e Rob da canto suo non aveva fatto più niente che potesse farmi
dubitare della fiducia che stavo ricostruendo pian piano.
Ricordavo
ancora il modo in cui mi aveva cinto le spalle con un braccio durante quel
servizio, sussurrandomi un debolissimo “Va tutto bene?”
La
semplicità con cui si preoccupava di me mi portò inevitabilmente a sorridere.
Doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava. Le cose con Michael
erano..quasi precipitate. Non riuscivo a trovare un motivo per stare con lui
ancora.
E
io.. io ero più confusa che mai.
Qua
nessuno c'ha il libretto d'istruzioni,
credo che ognuno si faccia il giro come viene,
a
suo modo…
Non
ero riuscita a capire quello che provava Rob e non sapevo quello che provavo
io. Cercavo di guardarmi dentro ma trovavo solo un labirinto complesso e più scavavo
più la strada ritornava su se stessa, senza uscita. Forse non era ancora tempo,
forse avevo bisogno di una mappa, una bussola, un qualsiasi indizio che mi
conducesse alla verità, che mi chiarisse i miei sentimenti. Forse avevo solo
bisogno di tempo per elaborare pensieri ed emozioni.
Bè,
il tempo passava e io nel frattempo continuavo a pensare a lui contro quel
finestrino oscurato godendomi lo spettacolo che Roma mi presentava agli occhi.
Pensavo
al nervosismo di qualche ora prima e al suo impercettibile modo di calmarmi e
farmi sentire che andava tutto bene. Come potevo non essergli grata per quello
che mi dimostrava?
Avrei
voluto essere più calma, apparire disinvolta come lui; ma non potevo farci
niente. Le folle mi spaventavano. Solo quando ero sola con lui riuscivo ad
essere tranquilla, nonostante le mie frasi fossero comunque sconnesse. Adoravo
quando era perso nei suoi pensieri, quando con tutta onestà diceva che non
aveva capito una mazza di quello che avevo detto, come poco prima. Sapevo che
era altrove, e mi piaceva conoscerlo così bene da anticipare le sue risposte.
Dovevo
distrarmi. Pensare a qualcosa che non fosse lui, pensare a qualcosa che non
fosse l’emozione di sapere che tra poco saremmo stati insieme. Certo, di fronte
a migliaia di persone, però insieme. Era il nostro prima Red Carpet ufficiale
nel tour delle premiere e già mi tremavano le gambe. Non sarei arrivata a
Gennaio intera. Per quanto mi facesse piacere e fossi orgogliosa di tutto
quello che ero riuscita a costruire, tutta quella tensione era davvero
insopportabile. Avrei dovuto affrontare schiere di fan senza sapere cosa
aspettarmi, consapevole di chi mi amava e di chi mi odiava. Per quel che mi
riguardava, cercavo di evitare i commenti su di me su internet.
Che pensassero quello che vogliono. Mi dicevo. Ma in
realtà avevo una paura assurda di essere.. respinta. Avevo paura che il mio
rapporto con Rob, o meglio il rapporto che ormai tutti davano per scontato,
influenzasse troppo la mia personalità. E non andava bene. Non andava per
niente bene. Non potevo lasciargli fare quello che voleva di me, non potevo
lasciare che le reazioni negative alla nostra alchimia influenzassero il mio
modo di essere. Quella non ero io.
Che pensassero quello che vogliono. Mi ripetei.
Tanto
la verità non sarebbe mai salita a galla, nessuno avrebbe mai saputo una verità
che non conoscevo nemmeno io. Quindi perché preoccuparsi?
Ah
si, perché avevo una cotta per la mia co-star che si divertiva a farmi andare
di matto con i suoi cambi di personalità e un ragazzo (perché avevo ancora un
ragazzo..) che non era del tutto felice della situazione.
Lo sentivo
sospirare pesantemente o sbuffare di tanto in tanto e mi chiedevo perché
diavolo fosse venuto se quella situazione gli pesava così tanto.
Ed
era solo l’inizio. Quella giornata sembrava non finire più. Conferenze di qua,
interviste di là, cambio di vestiti, Red Carpet, impegno in una libreria di cui
non ricordavo il nome per stare tutto il pomeriggio a firmare autografi. Non
potevamo chiedere di meglio. il film non era nemmeno uscito e già i fan
mostravano tutto quell’affetto nei nostri confronti e sapevo che probabilmente
la metà dei meriti andava a Rob. Come avrei fatto senza di lui?
Mike
sbuffò di nuovo ridestandomi dai miei pensieri.
Spinta
da chissà quale ipocrita istinto, allungai una mano per afferrare la sua, ma la
ritirò senza guardarmi in faccia.
“Che
hai?” chiesi un po’ offesa, con un filo di voce.
“Kristen..
chi ti ha regalato quella chitarra?”
Mi
pietrificai. Oddio.. e quella da dove usciva adesso?
“C-cosa?” farfugliai facendo finta di niente.
“Chi
ti ha regalato quella chitarra?” ripeté.
Rimasi
muta un secondo, in bilico tra realtà ed ennesima bugia. Ma perché era andato a
ripescare quella storia?
“Lo
sai chi me l’ha regalata..” dissi con nonchalance.
Mi
sfidò con lo sguardo. “E’ diventato così facile per te mentirmi..” disse mentre
il respiro iniziava a farsi irregolare e la voce diventava più acuta. “Quante
altre cose mi nascondi? Eh Kris?”
Non
riuscivocapire di cosa stesse parlando.
Come faceva a sospettare di qualcosa?
“Ma
cosa..?”. mentre farfugliavo quelle parole lo sguardo cadde sul cellulare
aperto poggiato sul sedile. Non potevo credere ai miei occhi! “Tu.. Tu hai
letto i miei messaggi??”. Doveva essere l’unica spiegazione, doveva aver letto
i messaggi di Rob e Nikki. “COME TI SEI PERMESSO!?” urlai riprendendo subito il
cellulare e mettendolo nella tasca del giubbino.
“Come
mi sono permesso io? Che coraggio Kris! Tu mi menti da più di sei mesi!!!”
“Credevo
ne avessimo già parlato Mike!” urlai in preda all’ira. Avevamo archiviato
quella faccenda. Mi aveva assicurato che non avrebbe più aperto il mio
cellulare senza permesso, sapeva quanto ci tenevo alla mia privacy. Già avevo i
paparazzi tra i piedi, dovermi preoccupare anche della gelosia del mio ragazzo
era inconcepibile. Lo avevo perdonato per aver letto il messaggio quella sera,
lui aveva perdonato il mio malumore e avevo accantonato la faccenda di Rob con
un semplice “Non hai niente di cui preoccuparsi..”. Ovviamente avevo omesso la visita di Rob. Ci mancava solo quella
per complicare le cose.
“NO
KRIS! Non ne abbiamo parlato per niente! ogni volta che tocco l’argomento, tu
mi dici che non c’è niente di cui preoccuparmi!”
“Perché
è così infatti!”
“Allora
perché quei messaggi?
Notte Bella, Sei speciale, Mi dispiace,
Rispondimi..”
Cosa
mi nascondi Kris?”
“Uno,
non avevi il diritto di leggere i miei messaggi! Due, Non ti nascondo niente!”
urlai sperando scioccamente che la conversazione non fosse udibile anche
attraverso il vetro che ci separava dall’autista. L’ultima cosa che volevo era
dare spettacolo.
“Allora
non è un problema dirmi chi ti ha regalato quella cazzo di chitarra?”
Esplosi.
“D’accordo! Me l’ha regalata lui! va bene? Sei contento ora?!”
Mi
fissò impietrito per qualche minuto interminabile poi scosse il capo abbassando
lo sguardo deluso e scocciato.
Non
parlò più e sbuffando cercai di calmarmi. Eravamo arrivati e non potevo
permettermi di apparire sconvolta o furiosa.
Le
urla si facevano sempre più vicine e l’euforia era talmente elevata da poter
essere palpabile anche attraverso i vetri della macchina. Sbuffando un’ultima
volta, mi passai le mani in faccia facendo attenzione a non rovinare il trucco
e mi preparai a scendere, sperando di riuscire a mantenere l’equilibrio sui
tacchi.
La
macchina si fermò, la portiera mi fu aperta e mi trovai tra le urla entusiaste
di migliaia di ragazze. Notai Michael sgusciare via velocemente senza
preoccuparsi di starmi accanto e fu meglio così. Per entrambi. O meglio, per
tutti e tre. Non sarei riuscita a controllare le mie espressioni avendoli
accanto entrambi.
Bene Kristen! E’ ora di sfoderare le
tua abilità di attrice.
Feci
qualche passo con le mani in tasca, sforzandomi di mostrare un sorriso sincero
che non lasciasse trapelare il mio stato d’animo. Fortuna che Cath era lì. Mi
avvicinai a lei nervosa e senza che dicessi una parola, mi abbracciò. Doveva
aver capito la situazione. Cath era una delle persone a cui non la davo a bere.
Non aveva creduto alla nostra amicizia dal giorno del provino e non ci credeva
tutt’ora. Troppa tensione, troppa elettricità, troppo tutto. Così la pensava
lei: due che si guardano in quel modo non potevano essere solo amici. Lei lo
sapeva, ma non diceva niente. Si limitava a mandarci qualche occhiata ogni
tanto indagando sui nostri movimenti e facendo mille supposizioni. Dopo tutto
era pur sempre una regista. La vita era tutto un film per lei.
Stringendo
la mano a un paio di persone che mi furono presentate, cercavo di guardarmi
intorno il meno possibile e di tenere la testa bassa concentrandomi
sull’equilibrio, quando vidi arrivare la sua macchina.
Iniziai
a sentire lo stomaco in subbuglio e dovetti ricordarmi di respirare
regolarmente. Dio! Perché anche solo il saperlo vicino mi procurava
quell’effetto?
Uscì
dalla macchina passandosi una mano tra i capelli. Adoravo quando faceva lo
sbruffone. Diceva che non gliene importava niente, ma sapevo che un po’ gli
piaceva guardarsi allo specchio e pensare alla stima che aveva guadagnato
dall’essere un maghetto che fa una brutta fine in
Harry Potter all’essere il vampiro più sexy del mondo. Odiavo quando lo
definivano il vampiro più sexy del mondo. Sveglia! I vampiri non esistono!
Bastava dire che era sexy e basta… ma non era certo
tutta quella bellezza da star male. O forse.. si?
“Robert!
Robert! Robert!”
Rimasi
in disparte lasciando che si godesse il suo momento di gloria un po’ gelosa
delle urla che si erano create alla sua apparizione. Ma in fondo avrei dovuto
farci l’abitudine, perciò meglio iniziare da subito.
Cercavo
di guardarlo il meno possibile. Chissà quale macchina fotografica avrebbe
ripreso un improvviso scatto di me che lo fissavo, aumentando le voci che
giravano su di noi. D’un tratto sembrò ricordarsi di me e si voltò per
sorridermi. Fui spinta verso di lui e in un secondo ci trovammo fianco a fianco
e la sua mano sulla mia schiena. Mi sentii improvvisamente bene. Che bella
sensazione stargli vicino, come se tutti i problemi fossero spartiti, come se
non importasse altro. Sarebbe potuto accadere di tutto in quel momento, forse
di lì a qualche mese sarebbe successo qualcosa che ci avrebbe nuovamente
divisi, forse non era la cosa giusta da fare, ma in quel momento, non importava
niente più. Lo sentivo vicino a me e volevo solo sentire un contatto con lui.
“Hey,
come va?” sussurrò senza guardarmi negli
occhi e continuando a guardare nella telecamera.
“Bè,
lite furibonda con Michael a parte, tutto bene, tu?”
Esitò
un secondo prima di rispondere mentre le urla delle ragazzine che gridavano il
suo nome mi invadevano le orecchie furiosamente. Infine lo sentii prendere un
respiro.
“Ti
amo”.
qua
non c'è mai stato solo un mondo solo..
credo a quel tale che dice in giro
ledyang: U.U cessa! Tsè. Muhamuha.. nonostante l’odio
non puoi fare a meno di commentareee! Muhamuha…awwwwww! Ma quando viene sabatoooo?!
Muhamuhahauhau
bbird: grazie cara! ^^ eh
si.. mi spiace.. ma con gli “impegni” che “dovrei avere” ogni cinque giorni è
il meglio che posso fare xD
emmettina90: ^.^ awwww! Grazie
mille tesò! Hauhaua.. chissà che penserai di questo! Hauhau e non dire che adori tutto quello che scrivo.. hehe. Ti adoro!
crazyfred: hehe.. sono una buona
osservatrice xDhihi.. bè.. di cose ne devono succedere prima che sti due abbiano un po’ di pace.. Grazie mille! ^.^
Roxisnotdied: hihi! Grazie Rox! xD fosse stato per me.. mi
sarei inventata tante di quelle cose per far continuare la notte.. ma devo
andare avanti se no qui non arrivo mai a niente! così ho fatto volare sto mese!
HauhauxD spero il capitolo
ti piaccia.
simo1726: hauahau! Eh…
si.. il maiale diventa sempre più piccolo xDhauahau e Kris capirà sempre più cose.. pian piano. Ehm..
studiare? Cosa vuol dire?! xD Grazie Simo! Sempre super-gentileeee!
ariel7: hauahu volevi che le dicesse
che la ama? Eccoti accontentata! xDhauhau Grazie mille Leti! Adoro anche
io quella canzoneeee! *.*
cloecullen:
hauhaua! Cloe.. mi
fai morì ogni volta! Hauhaua.. direi che la nemica è
già crepata! Ahuahua e io che mi preoccupavo xD Grazie milleeeeegemellinaaaa! Ti adorooooo!
<3<3<3
Sabella: hauahu! Oddio! Mi hai fatto
morire! Mi ti immagino (ovviamente immaginazione sfocata) che corri in bagno a
leggere! Hauhau oddio! Sono lusingata xD Grazie milleee! E la penso
come te.. momenti del genere sono i migliori in una storia d’amore.. creano il
preludio perfetto! *.*
SeaOfLove: Grazie mille Ori! Sono
felice che ti sia piaciuto! ^^ Awwww oh my Rob *.* ne voglio uno pure ioooo
*.* hihi. Baciii
yesido:hihi!
Bè.. che dire? Grazie infinite Mel!!!! *.*
signora degli anelli: SabryJ grazie davvero! ^^Eh.. me lo chiedo anche io come ha fatto a metterci tanto! Fossi stata
io.. ehm.. meglio evitare va xDHuahua..
sfido chiunque a non aver guardato.. lì.. di fronte a lui.. ehm.. xD
iosi: xDhauhaua..
si.. anche io ho riso xDhaha
Grazie milleeee! Felice che ti sia piaciuto! ^.^ mi
sa che con questo faccio fiasco xD
Bene..vi scrivo dall’aldilà. Sono passata a miglior vita dopo
aver visto le nuove still di Eclipse..
________________________
Mi credete se vi dico che ci ho messo due ore a rispondere alle
recensioni?!
Cioè.. no.. ma non si può! Io al 30 Giugno non ci arrivo viva..
e sei arrivo.. sicuro muoio nel cinema. Ma li avete vistiiiiiiiiiiiiii?!?!?!
Awwwwwwwwwwstupendiiiiiiiiiiii!
<3<3<3
Sono morta tipo sei o sette volte nel giro di due ore.. infatti
mi scuso per aver risposto alla recensioni in modo affrettato ma non ci sto
tanto con la testa.. già è tanto che stia scrivendo qualcosa di sensato..
Il mio PC si è magicamente rianimato.. ha fatto tutto da solo e
ora funziona quindi.. eccovi il capitolo! Non potevo scegliere giorno migliore
per postare un po’ di RobSten! <3<3<3
Vorrei chiarire alcuni punti ^.^
1)
Sorry se la prima parte del capitolo, ovvero il POV Kristen, può essere un pò confusionaria.. ma credetemi.. è difficilissimo entrare
nella testa di quella ragazza.. @.@
2) Come per il precedente capitolo le affermazioni che sono in grassetto sono vere..
quindi ho cercato di basarmi su quelle..
3) Su suggerimento di Michela (alis Imaginary82) ho
fatto un video per riassumere un pò questi due
capitoli..(grazie tesoro J)
Purtroppo..
come sapete.. io e l’HTML non andiamo d’accordo.. -.-perciò non so come si
faccia a mettere il collegamento. Comunque vi lascio il link e se volete potete
copiarlo e vederlo J
L’ho
montato dalle due alle quattro di stanotte.. quindi non aspettatevi molto.. E’
solo per riassumente un po’ le cose ^.^
4) mmm.. credo basta. Ah si.. Ringraziate Emmettina90
(che mi ha dato il tormento ieri.. -.-“ )…se ho
postato oggi xD. Grazie per tutto l’appoggio Luce! Ti
voglio benissimo!
Spero che il capitolo vi piaccia... non uccidetemi.. e non prendetevela con
Kristen
Alzi la mano chi vuole un Rob? *.*
PS: Song: "Che male c'è" di Pino Daniele..
Non potevo non mettercela.. è semplicemente stupenda..
Grazie
mille a chi mi segue..chi recensisce..chi ha aggiunto tra preferiti e seguite!
Grazie a tutti!
E
BUON SAN VALENTINO!!! <3<3<3
Ok! Ultima cosa.. poi vi lascio
stare!
Volevo “annunciare” che sto
scrivendo una nuova FF su RobSten con una mia amica.
Si tratta di una FF scritta a 4 mani.. per gli amanti di questa coppia e per
chi vorrebbe vederli con un bel bebè tra le braccia xD
Prendimi, prendimi
lanciami un segnale
in un giorno di sole con il diluvio universale
lanciami uno sguardo per farmi capire
se devo stare zitto
oppure lo posso dire
Che il potere vero è solo
solo il sentimento
e noi ci siamo fino al collo
ci siamo dentro
che bella confusione che c'è nella mia mente
e come è bello stare con te in mezzo alla gente.
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
Sentivo
lo stomaco in subbuglio solo a ricordare quelle parole. Stavolta aveva davvero
esagerato. Come gli era saltato in mente di dirmi quelle cose proprio lì,
davanti a tutti! Era vero che nessuno poteva sentirci, ma avrebbero ricorso ai
migliori linguisti per capire quello che aveva detto.
“Ti
amo”
Inizialmente
non ci avevo nemmeno fatto caso, solo un minuto dopo ero riuscita a realizzare
quello che mi aveva detto.
Continuando
ad evitare il suo sguardo avevo semplicemente sgranato gli occhi colpita dalle
parole che erano uscite dalla sua bocca.
“Ti
senti male per caso?”
Lo
sentii sorridere. “Si, credo di si..”
Nonostante
fossi scioccata da quelle parole, nonostante la possibilità che potessero
essere vere mi avesse sfiorato per un secondo, alzai il viso e incontrai il
suo. Sorrisi. Era così facile sorridere quando ero vicino a lui.
Ero
distrutta. Mi buttai sul letto ripensando a quella giornata infinita. Quante
piccole cose erano successe. Quante piccole cose ora mi mandavano ancora più in
confusione. Incredibile quanto le domande dei fan o dei giornalisti avessero un
effetto sulla mia vita.
“Hai mai provato un amore così vero nella
vita reale?”.
Fino
a un paio di mesi prima avrei saputo rispondere a quella domanda, ma ora… ora
non più e infatti me ne ero uscita con un veloce “Ehm.. non lo so..”. e infondo
era vero. Non lo sapevo, non più almeno. Chissà se a Rob avevano fatto la
stessa domanda, chissà cosa aveva risposto. Pensandoci bene, non sapevo poi
molto dei suoi amori. Mi aveva raccontato della sua ex, una certa Nina non-so-che. Erano rimasti amici, ma non era stata davvero
importante. Sorrisi ricordando di quando mi aveva raccontato di aver dimenticato
il suo compleanno e di essersene uscito con un laccio di scarpa. Se lo avesse
fatto a me, come minimo gli avrei tirato una scarpa in faccia. È vero che è il
pensiero che conta, però, che cavolo! Un laccio di scarpa?!
Nello
stesso momento non potei fare a meno di pensare a quella sera, in hotel, quando
avevo trovato il suo regalo. Quando aveva cantato per me. Quando mi ero
addormentata e mi ero svegliata tra le sue braccia. Mi trovai a sorridere a
quel pensiero, e mi sentii terribilmente in colpa.
Avevo
cercato di evitare i pensieri tutto il giorno, ma era stato inutile. Più
cercavo di convincermi che avesse solo voluto scherzare, più i suoi movimenti mi
portavano a sfiorare la possibilità che in fondo l’avesse detto davvero. Non
avevo mai notato quanto in realtà fossimo orientati l’uno verso l’altra, ma
doveva essere così per chi ci guardava dall’esterno.
Avevamo
percorso il Red Carpet separatamente quando girandomi fui spinta verso lui e
Catherine e lo vidi aprire la braccia come a volermi accogliere. Per poco non
colpiva Cath giusto in faccia.
Mi
sentivo una stupida a fissarmi su questi minimi particolari, ma non potevo
farci niente. Dovevo provare ad essere sincera, almeno con me stessa.
Sentii
Michael entrare sotto la doccia. Avremmo dovuto prendere camere separate ma lui
aveva insistito tanto che era stato impossibile tirarmi indietro senza farlo
sembrare un rifiuto. Sicuramente se avesse saputo come sarebbero andate le
cose, non avrebbe insistito tanto.
Dio!
Mi scoppiava la testa! Con uno sforzo mi alzai dal letto tamponandomi il viso
con le mani per tenerlo fermo mentre mi muovevo e andai in cerca di
un’aspirina. Pensando al mio dolore non potei fare a meno di ripensare alla
conferenza di quel pomeriggio.
Le
parole di Rob avevano continuato a rimbombarmi nella testa fino a quella sera e
non avevo potuto fare a meno di nascondere il mio umore incerto. Aggiungiamo
quel presentatore odioso e un pomeriggio a firmare autografi senza sosta, e si
ottiene una ricetta perfetta per un’emicrania insopportabile.
Dio!
Quanto era stato insopportabile quel tizio! Continuava a rivolgersi a Rob
chiamandolo IDWARD e aveva ripetuto che ero bellissima fino alla nausea; non avevo
potuto non pensare che ci stesse provando. Mi ero sentita terribilmente in
imbarazzo. Meglio non dire niente.
Non
avevo prestato molta attenzione alle domande, cercando di cavarmela con qualche
frase buttata qua e là, come quando mi era stato chiesto cosa si provasse a
recitare.
“E’ come respirare.. e…
a volte fa anche male..”.
Come
mi erano uscite quella parole?
Guardavo
Rob disperata e lo notai chinare la testa con sguardo afflitto, come se le mie
parole lo avessero affondato. Ma cosa si aspettava, dopo tutto quello che aveva
detto.
La
tranquillità che aveva avuto durante tutta la conferenza sembrò abbandonarlo e
affliggerlo.
Io
ero stata tutto il tempo a balbettare frasi senza senso e lui se l’era cavata
alla grande, con quelle affermazioni che mi lasciavano senza parole, senza pensieri.
“Non credo che la diversità debba essere
normalizzata.. credo che le persone dovrebbero essere quello che vogliono..
quello che sono.. e se ti piacciono..”
Quanto
lo adoravo! Non poteva esserci risposta migliore di quella e lui.. se ne era
uscito alla grande. Ma cosa voleva dire? Ormai non riuscivo ad ascoltarlo
parlare senza ricercare un doppio significato nelle sue parole. E ogni
dichiarazione era un colpo più a fondo nella mia confusione.
“Si cercano dei punti in comune con il
personaggio che interpreti.. e anche io ho trovato delle parti in comune. Cioè,
non sono così romantico, non con tutti almeno, ma l’atteggiamento di Edward è
che.. se devi fare uno sforzo per avere qualcuno allora deve esistere quella
persona e basta! Sono simile a lui un po’ da questo punto di vista..”
Sentii
lo stomaco vuoto al ricordo di quelle parole e tornarono a galla le emozioni
che mi avevano trafitto in quel momento. Delusione, rabbia, comprensione…
confusione.
“E mi sento molto in colpa per questo..”
“Come?” avevo chiesto ancora scossa
dalle sue parole.
“Niente..”
Già,
niente. Con lui era un niente continuo. Niente certezze, niente sicurezze,
niente di concreto. Lo stesso niente che mi stava facendo scoppiare la testa.
Buttai giù l’aspirina e tornai a stendermi sul letto.
Robsten. Robsten.
Robsten.
Anche
quel nome rimbombava continuamente in testa senza pausa dall’istante in cui mi
avevano chiesto di salutare il Robsten Forum. Avevo
realizzato solo un secondo dopo che quello era lo stesso acronimo in cui mi ero
imbattuta qualche volta in passato.
Dio!
Che idiozia. Certo, capivo che la gente potesse fissarsi, capivo che la gente
volesse sapere, ma mi saltavano i nervi. Nessuno sapeva niente, io stessa non
sapevo niente, eppure si sentivano in diritto di speculare sulla mia vita in
quel modo.
Ero
stufa di tutto. Ero stufa di non sapere niente della mia stessa vita, volevo
sapere qualcosa di certo. Volevo sapere che cazzo passava nella testa di
quell’idiota. Volevo sapere che significato c’era dietro tutto quello che diceva,
cosa pensava quando mi diceva certe cose, e perché lo faceva.
Perché?
A quale scopo?
Certo
non per provocare Mike. Lui non c’era. Ma allora perché?
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
Dovevo
sapere, una volta per tutte.
Feci
per alzarmi dal letto ma un capogiro mi ributtò sui cuscini nello stesso
momento in cui sentii Mike uscire dal bagno.
Mi
portai le mani agli occhi facendo finta di non essermi accorta di lui. Non
avevamo parlato da quel pomeriggio. Non una parola, nemmeno all’imbarazzantissima cena che avevo dovuto sorbirmi e che era
stato il colpo finale per il mio mal di testa. Mike era muto. Io ero muta con
la testa tra le mani.
“Kristen
non ti senti bene?” mi aveva chiesto Rob preoccupato non facendosi problema di
carezzarmi la nuca. Rabbrividii godendo di quel contatto. Mi sentivo male.
Potevo permettermelo.
“Solo
un po’ di mal di testa” avevo risposto scrocchiando il collo.
Mike
sbuffò pesantemente e Rob ritrasse la mano.
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
Che
mal di testa!
Continuando
a tenere gli occhi chiusi sentii una voce giungermi un po’ lontana.
“Credo
che dovremmo parlare”
Oh
no! ti prego, non adesso. Avevo la testa in fiamme. Feci finta di niente.
“Kristen
rispondimi almeno!”
“Michael
ti prego! Non adesso!” mugugnai.
“E
allora quando?”
“Non
è il momento..”
“NON
E’ MAI IL MOMENTO KRIS! CAZZO!”
Scattai
in piedi chiudendo gli occhi e aggrappandomi al comò per non cadere.
“Michael!
Ma che vuoi da me?!” urlai improvvisamente fuori di me.
“Voglio
sapere che cazzo hai fatto con quello!”
“Prima
di tutto quello ha un nome, e secondo ti ho detto che non ci ho fatto niente! Smettila!
Cazzo!” cercai di calmarmi ma fu inutile. Lui continuava a urlare, la mia testa
era completamente a fuoco.
“Non
ti credo Kristen! Dimmi la verità! ci sei andata a letto?”
“Ti
ho già detto di no!!”
“Allora
cosa?”
“NIENTE!”
“Vi
siete baciati?”
“NO!”
“Dimmi
la verità!”
“Ti
ho detto di no..”
“Kristen..”
ringhiò.
“E
va bene! Si! Ci siamo baciati! Contento! Ma non è come pensi tu..”
Vidi
i suoi occhi muoversi furiosi sul mio viso, cercando di capire se avessi detto
la verità o no.
“Lo
sapevo..” sussurrò.
“Tu
non sai niente..” risposi. Doveva essere quel dannato mal di testa a farmi
parlare perché mai gli avrei detto cose simili.
“Infatti
Kristen! quante cose mi tieni nascoste?”
“Sai
una cosa..? mi sono davvero.. scocciata.. di tutti i tuoi dubbi. Vai al diavolo
e pensa quello che cazzo vuoi..”
Mandai
giù un’altra aspirina.
“Io
me ne vado..” disse ma lo fermai subito.
“No
resta. Me ne vado io!” sbottai andando verso la porta.
“Si
brava! Vai da lui!” mi accusò. “Credi che sia meglio così?”
“Bè
almeno non mi farà venire più mal di testa di come stai facendo tu!” urlai
infine sbattendo la porta dietro di me.
Chiudendo
gli occhi presi un profondo respiro e avanzai lungo il corridoio sorreggendomi
al muro per non cadere. Mi sentivo morire. Non era solo la testa a girare,
girava tutto. Chissà quale forza divina mi fece ricordare il numero di stanza
di Rob e mi ci accompagnò. Bussai un paio di volte chiamando il suo nome, ma
non ebbi risposta. Con gli occhi socchiusi e il respiro pesante mi guardai
attorno in cerca di una qualsiasi cosa per aprire la porta, ma ovviamente non
trovai niente. Stavo in un corridoio di un albergo! Mi appesi alla porta
chiamandolo ancora una volta e bussando più forte contro la porta. Ancora
niente.
Non
sentivo più gli occhi, non riuscivo a tenerli aperti e lasciando che le gambe
cedessero sotto di me, mi accasciai sul pavimento accanto alla porta godendo
della moquette soffice e portando le mani alla testa.
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
Basta!
Non volevo più pensare a niente. Volevo solo sapere, ma lui non c’era e io non
ebbi la forza di rialzarmi. E lì, stesa per terra davanti la sua camera,
sembrai trovare un po’ di pace.
POV
Robert
Credimi averti incontrata
è stata una fortuna
perché stare da soli a volte
sì a volte fa paura
e tu mi hai messo le manette
poggio la testa sulle gambe strette
mi sveglio in mezzo a quel sorriso gridando
questo è il Paradiso.
Wow!
Ancora non riuscivo a credere di averlo detto davvero. Le avevo finalmente
detto quello che mi tenevo dentro da mesi, le avevo detto che l’amavo e nello
stesso momento, fu come togliersi un grosso macigno dalle spalle, come se
quella rivelazione potesse risolvere tutto. Ovviamente non era così. Ovviamente
non mi aveva creduto; aveva creduto che non mi sentissi bene, il che era anche
vero. Dovevo essere impazzito. Mai mi sarei sognato di confessarle i miei
sentimenti in un’occasione simile, ma ormai la scommessa era stata fatta e
avendola vicina non ero riuscito più a trattenermi. Forse ci avevo pensato così
intensamente quella mattina che le parole erano uscite da sole, ancora sotto
l’influsso dei pensieri. Come se avessi pensato ad alta voce, come se non
avessi potuto fare altrimenti, come se quelle fossero le uniche parole di cui
era dotato il mio vocabolario, le uniche che la mia mente riusciva ad
elaborare.
E
quando finalmente gliele avevo dette, non mi aveva creduto. Incredibile. Ah, ma
non sarebbe finita lì. Ormai tanto valeva arrivare fino in fondo. Non sapevo se
e quando avrei trovato il coraggio di dirlo di nuovo. Dovevo battere il ferro finché
fosse stato caldo, approfittare della strana euforia che mi aveva percorso il
corpo quel pomeriggio sul Red Carpet.
La
sola cosa che mi frenava erano i suoi comportamenti. Certo, era convinta che
stessi scherzando, ma era cambiata. Non più la Kristen che ero riuscito a
sciogliere quella stessa mattina, ma la Kristen nervosa e balbettante, sempre
impegnata a passarsi le mani tra i capelli per tenersi impegnata. Per quanto
potesse dispiacermi vederla così, ne ero quasi fiero in parte. Era evidente che
la mia rivelazione non era stato un completo buco nell’acqua per farla agire in
quel modo. E dovevo continuare. Solo andando fino in fondo avrei scoperto
qualcosa.
Dietro
questa scusa nascosi le mie affermazioni e dichiarazioni alla conferenza del
pomeriggio. Vere e mirate. Speravo vivamente che cogliesse una frecciatina in
quello che dicevo, un minimo segno che le mie parole nascondessero un
significato che andava oltre il libro, oltre il film, oltre il personaggio e
che rappresentassero me.
Non
potei fare a meno di sentirmi colpito dalle sue parole quando chiesero cosa
provasse a recitare.
“E’ come respirare.. e fa male a volte”.
Quale
ragazza di diciotto anni da una risposta del genere?
Forse
avevo davvero esagerato, forse l’avevo mandata in paranoia, forse lo spazio
attorno a lei si stava stringendo, forse le mancava il respiro.
Rimasi
sconfitto da quelle parole, come se mi avessero afferrato in pieno e
scaraventato contro una strana realtà che non capivo, ma fu niente in confronto
alla sua espressione quando parlai del vero amore e degli sforzi che bisogna
affrontare per la persona giusta.
Sentivo
il suo sguardo incerto e colpito sul mio viso, e la vidi abbassare il capo
quando con un “Niente..” liquidai il suo tentativo di capire cosa stessi
dicendo. Con la coda dell’occhio la vidi con la fronte appoggiata a una mano e
lo sguardo basso, immobile. Che avesse funzionato? Che avesse capito che le mie
parole erano rivolte a lei? Ormai non avevo nulla da perdere, valeva rischiare
il tutto per tutto. In fondo a un rifiuto ero già preparato e la possibilità
che le mie parole avessero un effetto diverso su di lei.. Magari!
Eppure
le mie non erano solo frecciatine, erano la verità.
Non
avevo fatto che pensarci tutto il resto di quella interminabile giornata:
sul
Red Carpet, quando mi chiesero se avessi mai provato un amore così vero e
reale. Cosa potevo rispondere? “Si, ed è a due passi da me?”. Fosse stato per
me l’avrei anche fatto, ma non prima di essere stato chiaro con Kristen, non
prima che capisse che le mie parole erano sincere, così me ne uscii con un
semplice “Ne sono alla ricerca” chiedendomi se avessero fatto a Kristen la
stessa domanda e cosa aveva risposto. Ci avevo pensato durante la conferenza, e
durante tutto il pomeriggio a firmare autografi quando mi si erano avvicinati
con una telecamera chiedendomi di salutare il RobSten
forum. Ci avevo pensato durante quella inevitabile cena a cui aveva partecipato
anche l’essere, mentre vedevo Kristen
reggersi il capo come se non riuscisse a sostenere il peso della testa. Ci
avevo pensato il resto della serata, quando quel presentatore di cui non
ricordavo nemmeno il nome non aveva fatto altro che ripetermi quanto Kristen
fosse stupenda, come se non lo sapessi già di mio. E ci pensavo ora,
nell’ascensore dell’albergo, di ritorno dalla serata fuori con quel tizio che
aveva tanto insistito per andare a bere qualcosa.
Cosa
dovevo fare adesso?
Forse
sarei dovuto andare da Kristen, in fondo era appena mezzanotte, ma non sapevo
quello che avrei trovato. Magari era con quella specie di scimmia. L’immagine
di lei che mi veniva ad aprire la porta mezza nuda mi mandò nello sconforto più
totale. Ci avrei pensato su. E poi l’ascensore aveva già passato il suo piano.
Percorsi il corridoio che avrebbe condotto alla mia stanza a testa bassa
cacciando di tasca la chiave magnetica ma quando fui a qualche passo dalla
porta, con la coda dell’occhio vidi una macchia scura, qualcosa, qualcuno per
terra.
Mi ci
vollero due secondo per riconoscerla e piombarmi su di lei.
“Kristen!
Kristen!” urlai terrorizzato cercando di sollevarle il corpo. Non rispondeva.
Ma che diavolo ci faceva lì per terra, fuori la mia camera. Possibile che
nessuno l’avesse vista! Eravamo in un hotel, che cazzo!
Ma che
le era successo? Che cosa le aveva fatto quello stronzo? Perché era ridotta
così?!
“Kristen!
mi senti?” provai ancora colpendole dolcemente il viso.
“Mmm” mugugnò in risposta reagendo ai deboli colpetti che le
davo. “Rob..” bisbigliò ma aveva ancora gli occhi chiusi. Sospirai di sollievo.
“Ma
che diavolo..”.
Lasciai
la frase incompiuta mentre ponendo un braccio dietro la sua schiena e uno
dietro le ginocchia mi alzai in piedi prendendola tra le braccia. Si adattò
presto al mio corpo, stringendomi le braccia al collo e appoggiando la testa
sul mio petto. Era così tenera e indifesa. Con qualche sforzo riuscii ad aprire
la porta e richiuderla con un calcio dietro di me. Con estrema delicatezza
posai Kristen sul letto e le tolsi le scarpe. Mi sedetti sul letto accanto a
lei e tornai ad ammirare il suo viso. Era rossa. Carezzandole i capelli la mia
mano si fermò sulla fronte, e allora mi accorsi che stava bruciando. Senza
pensarci due volte la presi di nuovo tra le braccia per poi adagiarla di nuovo
sotto le coperte e le posi sulla fronte una piccola asciugamano bagnata.
“Quanto
sei bella, amore mio..” sussurrai baciandole la mano che avevo tra le mie e
rimasi a contemplarla per un po’. Povero amore mio. Lo sapevo che non si
sentiva bene. Aveva detto che non era niente, ma era davvero stanca e non me
l’aveva data a bere. Chissà cosa era successo. Chissà perché era venuta fuori la
mia camera.
Tutto
sommato..non mi importava sapere il perché al momento. Ora era lì, accanto a
me, e questo era tutto quello che mi interessava.
“Rob..”
bisbigliò dopo un po’ aprendo leggermente gli occhi.
“Hey..”
Sgranò
meglio gli occhi e sembrò riprendersi. “Che è successo?” disse tirandosi su di
botto, ma la fermai prima che facesse movimenti troppo improvvisi.
“Ssssh, va tutto bene” la rassicurai riportandola giù con
una mano sulla spalla. “Hai qualche decimo di febbre.. credo. Come ti senti?”
La vidi
confusa mentre mi rispondeva. “Ehm.. meglio. Solo un po’ di mal di testa, ma
sta passando..”
“Bene..”
Nello
stesso momento mi accorsi di stare ancora stringendo la sua mano e notai
l’espressione imbarazzata sul suo viso quando se ne rese conto. Iniziò a fissare
la mia mano che dolcemente teneva la sua e cercò di dire qualcosa, senza molto
risultato.
“Oh,
ti da fastidio?” dissi guardando le nostre mani. “Vuoi che te la lasci?”
“No
no! Non mi da fastidio!” disse subito mettendosi più comoda nel letto e alzandosi
leggermente in modo da potermi vedere meglio negli occhi.
“Bene..”
ripetei stringendo più forte la sua mano.
“Rob..”
iniziò a parlare con lo sguardo basso e la voce sotto terra.
“Si?”.
Chissà perché, ma sentivo che la fatale ora della verità stava per arrivare.
“Io..
volevo chiederti una cosa.. riguardo oggi..”. Non parlai, e lasciai che
continuasse da sola. “Bè..ecco.. riguardo quello che hai detto.. io so che
stavi scherzando.. però, non so, volevo sapere se per caso..”
“Ti
amo Kristen” sussurrai interrompendola. Ormai era andata. Ormai avrebbe dovuto
credermi. Niente fraintendimenti. Alzò il viso lentamente e i miei occhi
sinceri incontrarono i suoi, lucidi per la febbre o forse per qualcos’altro.
“C-come?”
“Io..
ti amo” ripetei abbassando gli occhi. Sentivo il suo sguardo su di me, ma non
me ne importava. Le avrei detto tutto, finalmente. “Ti amo dalla prima volta
che ti ho vista, forse anche da prima. Amo il tuo nervosismo, amo la tua
goffaggine, come ti mordi le labbra per concentrarti, come ti passi la mano tra
i capelli, amo quando balbetti perché sei in difficoltà. E amo.. amo quando
dici che mi odi ma so che non è vero. Amo la tua semplicità, i tuoi vestiti e
il modo in cui li porti. Amo i tuoi capelli, le tue labbra, i tuoi occhi.
Credo.. di amare tutto di te..”. Solo allora mi resi conto che era davvero
così. Amavo tutto di lei. Non c’era una cellula di quella ragazza che non mi
avesse rubato il cuore, l’anima, il respiro. Tutto.
Avevo
ancora il viso chino, gli occhi fissi sui ricami delle coperte. Mi decisi
finalmente ad alzare il viso e aprendomi in un sorriso cercai di
sdrammatizzare. “Odio solo quando non credi mai a quello che dico..” risi
sperando che cogliesse finalmente la verità di tutto quello che avevo detto.
Doveva credermi questa volta. Avevo aperto il mio cuore nonostante conoscessi
il rischio che non fosse tornato integro. Mi ero esposto. Non era questo quello di cui aveva parlato quel giorno? La
difficoltà e il rischio di esporsi così tanto verso qualcun altro. Bè, io
l’avevo fatto.
La sua
espressione era indecifrabile, come se non fosse sorpresa dalle mia parole.
Corrugò la fronte e si morse le labbra mentre i suoi occhi erano biglie
impazzite.
“Ecco..
ora .. lo sai..” sussurrai abbassando di nuovo il viso.
Si
alzò definitivamente e mentre si toglieva l’asciugamano dalla fronte, si sporse
verso di me. Lasciò la mia mano portando la sua sul mio viso. Mi fece voltare
verso di lei e avvicinando il suo viso al mio mi baciò.
Non
riuscivo a descrivere i miei sentimenti nel momento in cui le sue labbra si
posarono dolci sulle mie. Non mi mossi, non feci niente, lasciai che fosse lei
a decidere. Si staccò qualche secondo lasciando le labbra dischiuse e
guardandomi negli occhi per avere conferma di quello che stava facendo. La
guardai giusto quel secondo che mi bastava per sapere che non avrei fatto nulla
di male e mi avvicinai per baciarla di nuovo. Schiusi le labbra e in meno di un
secondo incontrarono le sue e iniziarono a muoversi insieme. Sperando di non
fare un azzardo spinsi la lingua contro le sue labbra che mi lasciarono passare
senza sforzi e allora le nostre lingue iniziarono a danzare insieme
assaporandosi come se si conoscessero da tempo. Tante volte l’avevo baciata, ma
mai così. Sentii il cuore sciogliersi nel momento in cui si stese sul letto
portandosi sotto di me e stringendomi la nuca. Non potevo crederci. Ero in
paradiso. Da quanto tempo aspettavo questo momento! Quanto tempo avevo
sprecato! Quanto ero stato stupido. Tutte quelle paure inutili..
Mi
adagia su di lei cercando di non pesare sul suo corpo ancora nascosto dalle
coperte. Avrei resistito ancora per poco, e sentivo già premere nei pantaloni.
Passai a baciarle il collo mentre le mie mani prendevano confidenza con i suoi
fianchi e con i lembi di pelle che riuscivo a trovare.
“Mmm, Rob, Rob aspetta..” ansimò a un tratto tra un respiro
e un altro,
“Ho
aspettato tanto..”. Tornai sulle sue labbra, quelle labbra che finalmente erano
mie e non di Edward. Ricambiò il bacio un po’ meno sicura.
“Ti
prego.. aspetta” disse spingendomi via e passandosi diverse volte le mani tra i
capelli mentre si metteva a sedere.
“Cosa?”
chiesi sconcertato accucciandomi accanto a lei.
Mi
guardò mortificata, scuotendo il capo. “Io.. non lo so..scusami. Non.. non è il
momento adatto ora..”
Ecco
le parole che avevo tentato di tenere lontane ma che invece erano giunte per
farmi affondare. Non riuscii a dire niente evitando il suo sguardo.
“Ma..
non sei tu.. davvero. Sono io” sospirò con le lacrime agli occhi. “E’ che la
mia vita è un gran casino, è tutto così complicato. Il lavoro, la scuola,
Michael.. e ora.. ora tu.” Fece una pausa mentre io la guardavo sconcertato e
deluso. “Io non so bene quello che voglio.. e voglio solo essere sicura di non
fare qualcosa di cui potrei pentirmi..” disse sincera e non potei non crederle.
Avrei
dovuto sentirmi respinto, confuso, deluso, arrabbiato, ma non lo ero. Ero
felice. Nonostante tutto, ero felice. Avevo ottenuto dalla serata più di quanto
mi sarei mai aspettato e se aveva bisogno di mettere ordine nella sua vita
prima di farmi spazio, l’avrei accettato. Dopo tutto, avevo aspettato dieci
mesi. Non sarebbe cambiato niente. Ma sapere che aspettare ancora sarebbe valso
a qualcosa mi dava un senso di certezza e di tranquillità. Avrei potuto farlo.
E poi.. non sopportavo vederla piangere.
“Tranquilla..”
le dissi asciugandole con un dito una lacrima che le era scesa sulla guancia.
“Continuerò ad aspettarti..” sussurrai sincero.
Un
sorriso commosso le si aprì sul viso e mi sentii l’uomo più felice della terra.
Abbassò
il viso imbarazzata e un po’ timida chiese: “Ti andrebbe di abbracciarmi?”
Abbracciami perché mentre parlavi
ti guardavo le mani
abbracciami perché sono sicuro
che in un altra vita mi amavi
abbracciami anima sincera
abbracciami questa sera
per questo strano bisogno
anch'io mi vergogno.
Come
si poteva essere così? Come poteva essere la donna perfetta in quel modo, come
poteva farmi sciogliere con quattro parole, con un sorriso, con un gesto?
“Potrei
mischiarti qualcosa” mi avvertì sottovoce.
Le
sorrisi circondandola con un braccio e portandola sul mio petto ci stendemmo
sul letto coprendoci con le coperte.
“Correrò
il rischio..”
Si
accoccolò su di me intrecciando le nostre dita.
“Grazie..”
bisbigliò affondando il viso sul mio petto e respirando il mio profumo.
Le
baciai dolce i capelli. “Tutto il tempo che vuoi”.
E così
mi addormentai, col mio angelo tra le braccia. E per la prima volta, era tutto
perfetto. Tutto voluto. Non ci sarebbe stato nessun vassoio rotto la mattina
dopo, nessuna troupe sghignazzante, nessuno. Solo noi.
Che male c'è
che c'è di male
se la mia vita ti appartiene
ed è normale.
Che male c'è
che c'è di male
se chiudo gli occhi
ed insieme a te
sto così bene.
yesido: Grazie infinite
Mel!!!! *.* Viva i tour! Muhamuha.. il PC funziona di
nuovo.. anche se non gli ho fatto niente! xD ha fatto
tutto da solo.. O.o
iosi: wow.. cioè.. sono
lusingata.. Grazie mille, davvero! Non hai idea quanto mi facciano piacere le
tue parole! Sono felice che la storia piaccia così tanto! Dai.. scusa per il
capitolo scorso.. scommetto che dopo questo sono perdonata! xD
Grazie ancora!
Ah.. grazie per il consiglio..
ovviamente da brava Robstenina.. già lo sapevo..
infatti.. non vedo l’ora di arrivare al Giappone! *.*
Crazy_La: grazie mille Laretta! *_*
cloecullen:
Gemeeeeeeeeeeeeeee! Huahua..
madò.. cma il “Salve
Salvino” non si può credere.. cioè quando ci penso sto ancora scioccata! Hahaha.. I virus li avevo davvero xDhaha.. però c’è anche un virus di nome Joy ora che ci
penso hahaha
crazyfred: uh cavolo! Mi dispiace
per la sincope.. spero vada tutto bene! xDhauhaua.. i tuoi desideri si sono avverati e ho postato
anche prima del previsto xD
Roxisnotdied: hauhaua.. non uccidermi please! xD Grazie mille! E ora..
-.-“ ho voglia di GoccioleeeexD
Imaginary82: ^.^ sono felice che ti sia piaciuto..
sono curiosa di sapere che ne pensate di questo.. E soprattutto del video!
Grazie mille per il consiglio! ^.^
emmettina90: razie mille Luce! Scusa..
sono riassuntiva.. ma come ben sai.. sto per sentirmi male…
SeaOfLove: hihi! Grazie Ori! Davvero
molto! Se quello di prima non era confuso..questo lo è di sicuro xD Grazie per commentare sempre ^.^
signora degli anelli: SabryJ visto? Ce l’ho fatta in 4 giorni! Chissà se arriverò
a posre ogni giorno? xDhauhua.. no.. non credo proprio! Grazie mille! Anche io
adoro Roma.. *.* ma penso che si capisce da questo capitolo..muhamuhah
ledyang: grazie zoccola.. non
ce la faccio a dire altro! Sono in autocombustione ora come ora..
___________________________________-
simo1726: hauhaua! Simo..
m0hai fatto morì! xDmadò..
scusa.. ti dico solo grazie.. ma ho appena visto le nuove still
di Eclipse.. e non ragiono molto.. cercherò di rifarmi la prossima volta! O.OGrazieeee! Ti adorooo!
lindathedancer: Tesorooooo! *.* sei qui!
Cominciavo a preoccuparmi.. credevo non mi seguissi più xDhauhau.. scherzo ovviamente.. se non hai il tempo di
recensire non importa! Grazie mille per tutti i tuoi complimenti! Non sai
quanto mi senta lusingata! Grazie mille davvero!
Salve a tutti.. vi
lascio il capitolo velocemente che è l’una di notte, e visto che avevo promesso
di postare ogni 5 giorni.. ve lo dovevo.. vabbè.. ho
sgarrato solo di un’ora, ma questo capitolo è stato un vero parto! +.+
Come noterete c’è un
salto temporale.. non so se ho fatto bene a sintetizzare tutto novembre in un
unico capitolo, ma la disperazione è troppa! Sto messa peggio di voi! Mi sono
rotta le palline… voglio questi due insieme e li
voglio subitoooooo! T.T
Mi consolo perché presto
li vedremo ai BAFTA! Muhamuha.. speriamo in
qualcosa.. hehe..
Vabbè..
vi lascio al capitolo! Recensite, mi raccomando, e fatemi sapere che ne
pensate.. perché a me non è che convince molto.. mah..
Lascio decidere a
voi! Me ne vo a nanna che sto morendooo! Notte a tuttiiiiii! O buongiorno xD alla
prossima! ^.^
Ah.. ultima cosa. Una
mia amica sta scrivendo una nuova FF su Robsten..
molto carina e particolare.. fateci un saltooo! J
Le
mie mani percorrevano indisturbate il suo petto nudo, le dita gli carezzavano
il collo, la mia lingua gli setacciava le labbra in cerca della sua e quando la
trovò, non capii più niente. Come sempre del resto. Ogni volta mi mandava
sempre più al manicomio, ogni volta ogni suo tocco era un botta che il mio
cuore non avrebbe retto, troppa bellezza. Non avrei mai immaginato di fare
quella fine; contemplare l’assurda bellezza del mio ragazzo.
Cazzo!
Ma che pensavo. Lui non era il mio ragazzo, non era.. niente. non ancora
almeno. Era solo mio. Lo sentivo e volevo che fosse così. Doveva essere solo
mio e di nessun’altra.
Passai
con la bocca a baciargli il petto nudo, il massimo che ci concedevamo in sere
come quelle, quando un minimo rumore avrebbe destato sospetti nelle camere
accanto. Non credevo potessi essere capace di farlo ansimare di eccitazione
anche solo con qualche bacio, eppure lo sentivo fremere sotto il mio corpo.
D’un tratto però divenne più titubante, più insicuro. Le sue mani si fermarono
sulla mia schiena e tirandomi su insieme a lui mi staccò.
“Kristen
aspetta..”
“C’è..
qualcosa che non va..? Ho fatto qualcosa di male..?” chiesi timida pensando di aver
osato troppo.
“No,
non hai fato niente. E’ questo il punto..”
Capii
subito dove voleva arrivare. Avevo tanto sperato che quel momento non arrivasse
mai, o che almeno arrivasse il più tardi possibile, ma non potevo illudermi
oltre. Sapevo che prima o poi non avrebbe retto tutta quella situazione.
“Io..
non ce la faccio più. Non sopporto più tutto questo..”.
Sebbene
conoscessi il significato di quelle parole e il dolore che gli causava
pronunciarle non potei fare a meno di sentirmi respinta. Chinai il viso tirando
su con il naso e sospirando dispiaciuta da tutto.
“Hey..”
sussurrò portandomi un dito sotto il mento per permettermi di guardarlo negli
occhi. “Tu lo sai quanto ti voglio.. e sai anche da quanto ti voglio.. ma.. non
così..”
Chinai
di nuovo lo sguardo. Non potevo sopportare tanta sincerità nei suoi occhi. “Mi
dispiace..” sussurrai.
“Non
sentirti in colpa.. Ti ho messo io in questa situazione. Forse avrei dovuto
stare zitto quella sera a Ro..”
“No!”
dissi subito prima che finisse la frase.
Quella
sera.. era stata una delle sere migliori di tutta la mia vita e il solo
pensiero che potesse essere andata diversamente mi divorava. Sorrise per la mia
sicurezza poi tornò ad assumere quello sguardo triste e tormentato.
“Ma..
mettiti nei miei panni Kris. Io ti amo.. e ti desidero.. ma ti voglio solo per
me. Non voglio doverti dividere con nessuno..”
Quelle
parole mi colpirono più di quanto potesse essere lecito. Ma di cosa mi
meravigliavo? Non avremmo potuto andare avanti così ancora per molto, sapevo
che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Rimandarlo non avrebbe portato a
niente.
“Devi
scegliere Kristen” sussurrò comprensivo e mi diede un bacio sulla fronte.
Restai immobile sul letto mentre lo sentivo alzarsi e uscire dalla stanza chiudendo
la porta dietro di se. Avrei voluto fermarlo, corrergli incontro, dirgli che lo
volevo. Ma le gambe non si muovevano.
Alzai
il viso lasciando che una lacrima scendesse sul viso e buttando l’occhio alla
finestra ammirai il panorama di luci che Londra mi offriva. Avrei voluto
affacciarmi alla finestra e non pensare a nulla. Avrei voluto non pensare a
quella giornata, ai suoi sguardi che mi spogliavano con gli occhi, ai suoi
amici, ai suoi genitori.
Rob
aveva approfittato della premiere londinese per ripescare i legami della sua
città natale e presentare tutti alla cena di qualche ora prima. I suoi amici
erano davvero come li aveva sempre descritti: alla mano, semplici, naturali. Un
po’ come lui insomma. Rivangavano i vecchi ricordi di quando insieme a Bobby
passavano le serate a suonare la chitarra sul tetto dell’appartamento di Soho
mentre le sorelle di Rob parlavano con me come se ci conoscessimo da tanto.
Erano
davvero carine. Lizzie era una musicista pop, mentre
Victoria era nel campo del management o qualcosa del genere. Ma quello che mi
aveva preoccupato maggiormente erano i genitori, l’impressione che avrei fatto
e l’opinione che avrebbero avuto su di me. E se non gli fossi piaciuta?
Rimasi
quasi delusa quando Rob non mi presentò come la sua ragazza, ma ovviamente non
lo pretendevo, semplicemente perché non lo ero. Eppure dentro di me avrei
voluto che lo facesse.
Insomma,
dopo Twilight ci aveva messo due mesi per smetterla di parlare di me come la
sua fidanzata, e ora che sarebbe stato quasi lecito, ora che avrebbe avuto un
fondo di verità, non lo faceva.
Dovevo
cercare di non prendermela, in fondo era scelta mia. Sapevo che se fosse stato
per lui avrebbe gridato al mondo intero quanto mi amava, ma invece io non
glielo permettevo. Era tutto così assurdo e complicato.
Le
mie paure sui suoi genitori si rivelarono presto infondate. Furono estremamente
carini e dolci con me, riempiendomi di complimenti. Nonostante la moltitudine
di gente presente a tavola, non la smettevano di darmi attenzione. Ebbi la
sensazione che sapessero qualcosa. Bè, non che ci volesse molto. Ormai mezzo
mondo sospettava qualcosa, ma quelli erano i suoi genitori e la cosa rischiava
di assumere una piega imbarazzante. Tuttavia andò tutto liscio come l’olio e
ringraziai che Michael si fosse ritirato nella sua stanza con la scusa del mal
di testa. Sapevo che era una scusa, che aveva preferito evitarsi quella che
sarebbe stata una tortura per lui, ma non me ne importava.
Se
Claire e Richard potevano non sapere niente, Tom sapeva di sicuro qualcosa, ma
non me la presi. Insomma, era il suo migliore amico. Non era assurdo che gli
avesse raccontato tutto e confessato i suoi sentimenti per me, tenendo
soprattutto conto di quanto avesse sofferto nel tenerli nascosti.
“Così
tu sei la famosa Kristen..” aveva detto stringendomi la mano. “Rob parla spesso
di te.. ti adora sai?”. Non potei fare a meno di arrossire e scambiare
un’occhiata con lui.
Non
avrei potuto stare meglio di così. Rob si era seduto accanto a me e la mano
sotto al tavolo ogni tanto mi carezzava la gamba per tranquillizzarmi, ma
invece mi mandava ancora di più fuori di testa.
Mi
risultava difficile credere che avesse voluto presentarmi i suoi genitori e
“lasciarmi” nello stesso giorno. Anche se non si può lasciare quello che non si
ha. Non ufficialmente almeno.
Senza
rendermene conto mi trovai in terrazza, appoggiata alla ringhiera lasciando che
il pungente venticello londinese di dicembre mi colpisse il viso e lasciasse
che la mia mente vagasse a ripercorrere tutto quello che era successo
nell’ultimo mese.
***
Con
la testa ancora appoggiata al suo petto, le sue braccia assonnate che
debolmente mi stringevano a lui, la sua mano tra i miei capelli, respiravo il
dolce profumo della sua maglietta. Forse non aveva nemmeno odore, forse aveva
acquistato il tipico odore che si ha la mattina appena svegli, quell’odore
difficile da definire, così diverso per ogni persona, eppure io ne ero
completamente assuefatta come da una fragranza appena conosciuta ma già
familiare. Il dolce respiro che gli faceva muovere il petto mi cullava
dolcemente ed era come una tentazione ad abbandonare quel dormiveglia e
ritornare nel mondo dei sogni, l’unico mondo dove non avrei mai avuto paura di
esprimere me stessa.
Eppure,
già tutto quello era un sogno. I ricordi, le immagini della sera prima si
stagliavano nella mia mente come un film perfetto, portandomi quasi a chiedere
se forse non avessi solo sognato. Forse era stato tutto un sogno, forse solo il
frutto della mia immaginazione, uno scherzo del mio inconscio. Nello stesso
momento in cui i dubbi mi attanagliarono la testa, sentii le sue dita muoversi
tra i miei capelli e scendere di lato fino a carezzarmi dolcemente il viso, e
capii che era tutto reale. Tutto.
D’un
tratto mi sentii avvolta da una strana emozione di calore e istintivamente
sprofondai più il viso sul suo petto sorridendo come una scema mentre la sua
mano passò sulla mia schiena per stringermi più forte e carezzarmi il braccio.
Non volevo svegliarmi, e non perché avessi paura che fosse tutto un sogno, ma
perché avevo paura che fosse tutto vero.
Lui
mi amava.
Per
quante volte mi ero detta che non era possibile, non mi ero trovata del tutto
sorpresa davanti alla sua rivelazione. Forse, dentro di me, lo avevo sempre
immaginato, forse ero semplicemente troppo sfacciata da dare per vera una cosa
simile, eppure, dentro di me lo sapevo. Tutto mi fu subito chiaro: lui, il modo
in cui mi parlava, i litigi, i suoi abbracci quando cercava di consolarmi, le
sue dichiarazioni…i suoi baci. Mille forme sfocate si
aprirono nella mia mente come un quadro astratto e divennero pian piano
qualcosa di concreto e reale. La verità.
E io
avevo rovinato tutto, come sempre del resto. Ma per quanto lo volessi, non avrei
potuto affrontare anche questo nella mia vita. Non ancora almeno. Avrei dovuto
parlare con Mike, fare le cose in modo sistemato, venire alla luce del sole.
Avevo solo bisogno di un po’ di tempo. Il problema era se ce l’avrei fatta a
resistere.
Inevitabilmente
aprii gli occhi ancora assonnati.
“Buongiorno”.
La sua voce mi giunse come una dolce melodia.
“Buongiorno..”
sussurrai cercando di aprire meglio gli occhi e incontrai i suoi per un momento
prima di abbassare di nuovo lo sguardo imbarazzata. Eravamo così.. intimi,
ancora abbracciati l’uno all’altra.
Ripensandoci,
ci era capitato in passato, ma non in quel modo. Non dopo tutto quello che era
successo la sera prima.
“Come
ti senti stamattina?” riprese premuroso. Solo allora mi ricordai del mal di testa,
che era magicamente scomparso.
“Bene..
grazie..”. Chissà se leggeva l’imbarazzo nelle mie parole.
Poggiò
la sua guancia contro la mia fronte. “Anche la febbre sembra scesa..”.
Se
non ero rossa per la febbre, sicuramente ora ero avvampata per quel contatto.
Ero davvero assurda. La sera prima avevamo avuto molto più di un semplice
contatto eppure ogni suo movimento mi faceva avvampare di calore e imbarazzo.
“Forse..
io dovrei.. andare” sussurrai un po’ intimorita ma la sua voce calda mi
ghiacciò.
“Non
c’è fretta..”
“Che
ore sono?”
“E’
ancora presto.. Però.. non voglio trattenerti. Se vuoi, vai..”
Quelle
parole mi fecero quasi paura. Non volevo andare via. Si stava così bene lì con lui.
In fondo, se era presto, un altro po’ di riposo non avrebbe fatto male. E poi,
non ero stata bene la sera prima, avevo davvero bisogno di riposare, no?
“Posso
restare?” chiesi quasi implorante.
“Certo
piccola.. tutto il tempo che vuoi..” sussurrò e mi diede un bacio sui capelli.
Questa
volta furono le sue parole a farmi rabbrividire. Il modo in cui mi aveva
chiamata, la forza che aveva di rassicurarmi..
Tutto il tempo che vuoi.
Riconobbi
le parole della sera precedente in quel contesto leggermente diverso e capii
fino in fondo quanto dovesse amarmi. Lui era disposto ad aspettare, mi avrebbe
aspettata se avessi deciso di stare con lui, mi avrebbe aspettata anche se non
fossi stata sicura della mia incertezza, mi avrebbe aspettata sempre. O Almeno
così mi faceva credere. Con quella piccola fonte di speranza che mi riscaldava
il petto sussurrai un debole “grazie” e mi riaddormentai cullata dalle sue mani
che mi carezzavano i capelli.
Novembre
fu un mese talmente lungo, tante cose accaddero e io non mi rendevo più nemmeno
conto delle mie azioni. Le cose iniziarono pian piano a sfuggirmi di mano e
tutti i miei propositi andarono presto a farsi benedire. Dopo il ritorno da
Roma non ci eravamo visti per una settimana, fino all’evento organizzato da
MTV. Lui era così pacato e tranquillo, mi parlava premuroso, come se niente
fosse, come se davvero fosse sicuro di riuscire ad aspettarmi. Fu una bella
serata. Scherzammo con tutti e non mi sentii nemmeno in imbarazzo a poggiare la
mano sulla spalla di Rob per fare qualche foto insieme. In effetti era quasi
assurdo che dovessi farmi problemi per essere così aperta verso di lui. Non ero
mai stato il tipo da rimuginare sulle cose all’infinito.
Faccio quello che mi pare, questa
sono io.
Purtroppo
però stavolta, c’erano di mezzo altre persone. C’era Mike. E io ancora non gli
avevo parlato, ma solo perché ero ancora confusa, non sapevo cosa dirgli e a
lungo andare le cose tra noi si fecero sempre più fredde.
Tuttavia,
il mio unico problema e grande punto interrogativo continuava ad essere Rob.
Cosa dovevo fare con lui? Sentivo che non avrei resistito ancora molto a
stargli lontana, e infatti il Canada me ne diede la conferma.
Il MuchMusic fu davvero un evento
folle. Migliaia di persone erano lì solo per noi, a urlare e quasi strapparsi i
capelli. Mi resi conto di quanto facesse effetto quella storia, di quanto
Twilight potesse davvero diventare qualcosa di importante e decisivo.
Rob
fu così carino, rispose alle mie domande quando impacciata non sapevo che dire
e io non potevo davvero fare a meno di sorridere quando ero con lui.
Lo
sapevo, ormai me ne rendevo conto, ormai anche io ero consapevole del modo in cui lo guardavo.
Avevano tutti ragione, l’avevano avuta fin dall’inizio. C’era qualcosa tra di
noi, c’era sempre stato. Un gioco di sguardi, una battuta, un contatto. Eppure
io avevo sempre cercato di evitare la verità.
Una
domanda mi bloccò riportandomi a uno dei nostri tanti giochi di parole.
“Cosa aveva lui più degli altri?”
Cazzo.
E ora? Nemmeno io sapevo bene cosa mi avesse spinto a scegliere lui. Ancora
allora non riuscivo a spiegarmi bene cosa fosse successo il giorno di quel
provino. Forse fu subito alchimia, scattò qualcosa. Ma se avessi detto così
l’intero mondo avrebbe iniziato a speculare più di quanto non si facesse già.
“Ehm.. non sembrava preoccuparsi
tanto del suo aspetto.. sembravi.. terrorizzato.. ?”azzardai ridendo insieme a lui al ricordo di
quel giorno, quando mi chiesi scioccamente cosa potevo mai aver fatto a quel
ragazzo per farlo comportare in quel modo. Che stupida ero stata.
“Sembrava anche incapace di
mentire.. cosa che a volte può essere un vantaggio, a volte no. Ma in quel caso
lo fu..”.
Forse stavo dicendo troppo, ma non sapevo come uscire dalla situazione.
“Quand’è che è un vantaggio?” chiese Rob curioso.
“Ehm.. il corpo..”
“Coooosa?”
“Si.. insomma.. nessuno vuole vedere
un attore mentire sullo schermo.. non è una buona..”
“A quando ti riferisci?”
“Ok! Ora mi stai facendo pentire di
aver messo in mezzo l’argomento..” dissi ridendo infine e la questione
sembrò chiusa, ma me l’ero vista quasi brutta.
Insomma,
non sapevo spiegare nemmeno io quello che avrei voluto dire. Intendevo
semplicemente che nel caso di Rob non aveva avuto bisogno di mentire per
lasciarsi andare, ma forse non aveva colto il riferimento, o forse aveva fatto
finta di non coglierlo perché adorava mettermi in difficoltà. L’avrei scoperto
presto.
Mike
non c’era, Nikki e Rachelle erano fuori e io ero in
camera mia. Mi ci vollero due minuti per realizzare che volevo vederlo. Senza
pensarci due volte uscii dalla mia camera e bussai alla sua non sapendo bene
cosa dire appena avrebbe aperto.
Non
apriva. Bussai di nuovo, ma niente. Non volevo proprio mettermi ad urlare il
suo nome in mezzo al corridoio.
“Rob..”
urlai sottovoce sperando mi sentisse. Ancora niente.
Stavo
per bussare una terza volta quando mi aprì la porta e me lo trovai davanti.
“Kristen..”
sussurrò sorpreso di vedermi lì.
“Posso
entrare?”
Annuendo
vistosamente si fece da parte per farmi entrare. Mi accomodai dentro poco
distante da lui mentre chiudeva la porta.
“A
cosa devo l’onore?”
Senza
nemmeno pensarci mi voltai e buttandogli le mani al viso lo afferrai e lo
baciai. Le mie labbra si muovevano ansiose sulle sue dapprima sorprese e insicure
poi smaniose e cariche di passione. Fu uno dei baci più belli che ci eravamo
mai scambiati. La mia lingua si fece subito spazio tra le sue labbra per
incontrare la sua. Aveva un sapore così delizioso. Come avevo anche potuto
immaginare di stargli lontana per più di due settimane? Ero arrivata al culmine
della sopportazione. Le mie dita intrecciavano i suoi capelli mentre una delle
sue mani fu subito dietro la schiena per attirarmi e stringermi a sé ancora più
forte. I nostri corpi erano totalmente a contatto, non c’era una parte di lui
che non sentissi. Aggrappandomi alle sue spalle lasciai che mi tirasse su e
intrecciai le gambe contro il suo corpo mentre le nostre bocce continuavano ad
esplorarsi l’un l’altra. Senza nemmeno accorgermene mi trovai stesa sul letto e
lui sopra di me, con la sua eccitazione che mi premeva contro la coscia.
Sospirai mentre passava a baciarmi il collo per scendere sulla mandibola e
sulle scapole creandomi un piacere non indifferente. Strinsi le ginocchia
contro il suo bacino e le mani dietro il suo collo per avvicinarlo di nuovo al
mio viso.
“Kristen..”
“Sssssh” gli tappai la bocca premendo con le mie labbra
sulle sue che accettarono di buon grado.
“Sei
sicura?” sussurrò sulla mia pelle.
Mi
ci volle un po’ per rispondere. “Non stiamo facendo niente di male, Rob”.
Sapevo la falsità di quelle parole e che stessi in realtà cercando di
convincere più me stessa che lui. Ma cosa potevo farci? Lo volevo, come forse
non avevo mai voluto nessuno in tutta la mia vita, e lui era lì. Che potevo
fare?
Mi
avvinghiai stretta a lui che mi passò una mano sotto la maglia dietro la
schiena facendomi venire i brividi.
Dovetti
ricordare di respirare. “E poi si sa.. quello che succede a Toronto, resta a
Toronto..” bisbigliai contro la sua guancia. Non ci fu bisogno di dire altro.
Le sue labbra furono di nuovo sulle mie e ci lasciammo trasportare da quel
momento.
Ci
avevo davvero creduto. Avevo davvero pensato che dopo quella volta le cose
sarebbero andate diversamente, avevo davvero creduto che si fosse solo trattato
di un momento di puro desiderio, ma non era così. Più passavano i giorni più mi
rendevo conto che di lui non volevo solo il corpo, ma tutto. Volevo tutto di
lui.
Volevo
le sue mani che stringevano le mie, volevo le attenzioni che mi riservava,
volevo le frecciatine sempre dirette a me, volevo i suoi sguardi, soprattutto
quello che ci scambiammo quella sera del 17 Novembre. Ormai le cose erano
totalmente implicite per noi e la nostra bolla cresceva a dismisura. Riuscivo
quasi a sentirla avvolgerci. Rob stava davvero benissimo quella sera, non
potevo fare a meno di guardarlo ogni tanto e sentivo a ogni suo sguardo che
avrebbe voluto spogliarmi con gli occhi. Era come una specie di mania, un’ennesima
cosa implicita che non avevamo bisogno di rivelarci. Io guardavo lui e lui
sembrava distratto, lui guardava me e io facevo finta di non vedere, come se
giocassimo a rincorrerci con gli occhi. Mi voltai per l’ennesima volta
aspettando di trovarlo intento a guardare da qualche parte e invece i miei
occhi si riflessero nei suoi cogliendomi di sorpresa. Sorrisi. E quella fu una
delle più belle foto di noi che avessi mai visto.
“Com’è stato baciare lui?”
“Oddio, bellissimo”.
Potevo
mai rispondere altro a quella domanda? Insomma, nessuno avrebbe sospettato
niente e avrebbero sempre potuto pensare che l’avevo detto per cortesia visto
che lui era a fianco a me e rideva divertito dalla mia risposta.
Foto,
autografi, flash, domande, interviste, complimenti. Mi girava quasi la testa
per l’euforia. Andò tutto liscio come l’olio finché durante la proiezioni non
vidi Rob sgattaiolare via. Lo seguii con gli occhi uscire da quella piccola
tenda scura. Nessuno si era accorto di lui e cercando di non farmi notare,
passai davanti Catherine che mi guardò con sguardo interrogativo a cui risposi
con un debole “Torno subito”.
In
fondo il film lo conoscevo a memoria ed erano tutti così presi da non
accorgersi fortunatamente di me.
Mi
feci spazio attraverso quella tenda e mi trovai in un piccolo vicolo
retrostante l’edificio. Notai Rob appoggiato con le braccia a un muretto poco
più in là. Non si era accorto di me e cercando di fare quanto meno rumore
possibile con i tacchi mi avvicinai.
“Hey”
sussurrai poggiandomi al muretto accanto a lui e guardando il cielo stellato.
“Hey..
che ci fai qui?”
“Sai,
stavo per farti la stessa domanda..”
Sorrise.
“Sono solo un po’ nervoso..”
“Ti
capisco..”.
Davvero
lo capivo. Quella era una specie di prova del nove. Il risultato del nostro
lavoro avrebbe raccolto i suoi frutti dopo quella promozione, la critica
avrebbe dato le prime recensioni, i giornalisti le loro opinioni. Ormai ci ero
quasi abituata, non per un fenomeno tanto grande, però sapevo come funzionavano
queste cose. Per lui doveva essere un po’ diverso. Era il suo primo vero,
grande lavoro. Potevo capire il suo nervosismo.
“Sai..
basta non pensare che sullo schermo ci sei tu.. O anche non pensare e basta. Di
solito io mi trovo a pensare completamente ad altro..”.
“Pensavo
ad altro anche io..” sussurrò sfiorandomi il braccio. Per la prima volta colsi
subito il senso delle sue parole e arrossii incontrando il suo sguardo. “E non
so per cosa sono più nervoso..” disse infine sorridendo.
Sorrisi
anche io portando di nuovo gli occhi al cielo. In effetti le stelle erano
poche, merito delle forti illuminazioni di Los Angeles, ma era comunque un
bello spettacolo.
“E’
bellissimo..” bisbigliai.
“Non
come te..”
Quasi
mi aspettavo la sua risposta, infatti non ne rimasi per niente sorpresa.
“Facciamo
i galanti stasera?”
“Bè..
stasera non te lo avevo ancora
detto..”.
Quanto
era dolce. Non credevo quasi possibile che esistessero ragazzi capaci di farmi
sciogliere con quelle parole. Istintivamente abbassai il braccio e gli presi la
mano.
Avevo
quasi paura a dire quello che mi passava per la testa. “Ti va di restare ancora
un po’ qua fuori?”
Come
non detto. Il suo sorriso sincero allontanò tutte le mie paure. “Certo” disse e
strinse più forte la mia mano.
Ovviamente
la “pacchia” non poteva durare in eterno. Il resto del mese trascorse in modo
davvero strano.
Michael
partì con noi per New York. Non avevo proprio potuto evitarlo né tanto meno
trovavo il coraggio di parlargli. Anzi, se possibile avevo anche peggiorato la
situazione, quel dannato pomeriggio quando per rassicurarlo gli avevo lasciato
un bacio sulla guancia, a due centimetri dalla bocca.
Ma
come mi era saltato in mente?! Sapevo di non amare più Mike, forse non lo avevo
mai amato, eppure, avevo comunque avuto un legame con lui. L’argomento Roma non
era stato più trattato. Lui non mi aveva chiesto dove avessi infine passato la
notte né tanto meno io accennavo a dirglielo, eppure c’erano momenti in cui
avevo quasi pena per lui, ed era orribile.
Mi
chiedevo se Rob avesse visto le foto. Incredibile. Non potevo stare in pace
nemmeno sulla veranda di casa mia a fumarmi una sigaretta.
La
situazione stava pian piano degenerando e le cose iniziarono a scivolarmi di
mano.
New
York fu una vera palla. Interviste a parte, non trovavo un minuto per stare
sola con Rob. Mike mi era appiccicato come una zecca e l’unico modo per evitare
il minimo contatto con lui era fingere stanchezza. Non avrei potuto lasciarlo
di nuovo lì in camera da solo e andare da Rob, per quanto avessi voluto. Non
era davvero giusto per lui. Anzi, per entrambi. Dovevo smetterla di essere così
egoista e decidermi a parlare, ma ogni volta che provavo ad aprire bocca, le
parole mi si bloccavano in gola.
Rob,
nonostante tutto, sembrava totalmente tranquillo e non si faceva problemi a
rivelare di aver fatto il film solo per me. Forse era sapere che in qualche
modo anche io lo volevo a dargli tanta sicurezza. Ma se prima la sua sembrava
solo sfacciataggine, ora erano vere e proprie dichiarazioni non ben comprese
dal pubblico che si scervellava per capire le sue parole. Da una parte quel
gioco di sguardi e di parole mi lusingava, mi eccitava, ma dall’altra sapevo
che in questo modo non avrebbe fatto altro che aumentare le voci su di noi. E
ce n’erano già abbastanza.
“Vuoi?”
chiese Mike passandomi una canna, che accettai volentieri. Ne avevo davvero
bisogno, incasinata com’ero. Di nuovo su quella veranda, ero con lui. Che
idiota. Avrei dovuto imparare dalla volta precedente, invece come una vera
stupida accettai quella maledetta canna ripensando al giorno prima, quando mi
ero ritrovata con Rob e Cath per la registrazione del commento di Twilight.
Cath
era su una poltrona, mentre noi due su un divano abbastanza grande per tre
persone, eppure rannicchiati in un angolo. La camera era insonorizzata così da
acchiappare ogni nostra parola.
Fui
davvero grata che i commenti non prevedessero le immagini: Rob non la smetteva
di sfiorarmi e toccarmi e a un certo punto posò la sua mano sul mio ginocchio.
Non parlammo per un po’ finché non ricordammo che era un commento a un film e
che DOVEVAMO parlare.
Catherine
sembrava fare finta di niente, ma sapevo che ci osservava con la coda
dell’occhio.
Dio!
Perché doveva essere tutto così complicato?! Forse ero io che rendevo le cose
così complicate. Forse avrei soltanto dovuto scegliere una dannata volta.
Eppure continuavo ad evitare il tutto. Magari dopo il tour promozionale in
Europa. Lo stesso tour a cui Michael si era gentilmente auto-invitato e a cui
non potevo assolutamente mancare. Sarebbe stato un inferno.
***
Non
si poteva davvero negare che Novembre fosse stato un mese interessante. Erano
cambiate così tante cose, eppure erano rimaste sempre le stesse. Mutate in
profondità e identiche in superficie. Quella superficie che avrei dovuto
eliminare, quella superficie che mi mostrava follemente innamorata del mio
ragazzo e che piazzava il nome di Rob accanto a quello di altre donne.
Ricordavo bene l’ultimo giorno di Novembre, quando facendo le valigie mi era
per caso caduto l’occhio sul PC e in prima pagina c’erano le foto di Rob a
pranzo con una certa Camilla Belle. Mi fiondai sul portatile come un razzo e
prima che potessi impedirlo il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene mentre una
strana sensazione di rabbia e delusione mi saliva dallo stomaco alla gola.
Fu
più forte di me. Afferrai il cellulare e scrissi.
Così, ti diverti? Mi fa piacere.
Aspettai
con ansia la risposta mentre navigavo tra i vari articoli che riportavano la
notizia e che smentivano una presunta relazione con me. Ma come si
permettevano?! Insomma, mesi interi di speculazioni erano stati distrutti da
qualche foto sempliciotta di due amici – perché quello dovevano essere - fuori a pranzo?
Mi
sentii quasi tradita.
Non so di che stai parlando.
Ah,
voleva fare il furbo. Non avrebbe attaccato con me.
Lo sai benissimo. Inutile fare il
finto tonto. Non prendermi in giro per favore.
Ero
proprio curiosa di sapere cosa avrebbe risposto.
Mi
incantai a fissare lo schermo del cellulare mentre muovevo agitatamente il
piede.
Che c’è? Sei gelosa?
Cooooosa? Ma come si permetteva?! Gelosa io?
Ma per chi mi aveva preso?
Non
ero gelosa.
D’accordo,
sì, forse lo ero, ma non potevo permettergli di scoprirlo, non potevo dargliela
vinta.
Gelosa io? Per chi mi hai preso!?
Non mi conosci così bene. E poi, perché dovrei essere gelosa?
Sperai
davvero che le parole lo convincessero. Se avesse capito che mi dava fastidio,
sarebbe stata la fine. Ci mise pochissimo a rispondere.
Infatti! Perché dovresti? Non sei
mica la mia ragazza…
Wow.
Tutto mi aspettavo tranne una risposta del genere. Avrei dovuto sentirmi male,
avrei dovuto prendermela, ma non potevo perché aveva ragione. Io non ero la sua
ragazza, ero io che ancora restavo in bilico, io che aveva giocato con i
sentimenti degli altri, io che non facevo altro che mentire. Aveva ragione. Era
tutta colpa mia. Non potevo obiettare niente a quel messaggio, e infatti, senza
rispondere, chiusi il cellulare.
Anche
quell’ultimo ricordo mi abbandonò e mi trovai seduta sulla sdraio del piccolo
balcone con la testa tra le mani.
Quella
grandissima cessa! Non riuscivo a non pensarci anche se sapevo che non avrei
dovuto preoccuparmi, in fondo poco prima Rob mi aveva detto che non c’era
niente. Sapevo che di lui e dei suoi sentimenti potevo fidarmi, anche se il
dubbio permaneva. Ma era di me che non mi fidavo più. Solo fino a qualche mese
fa, ero così sicura di sapere tutto, e invece non sapevo un cazzo.
Tutto
quello che sapevo era Rob. Lui occupava sempre i miei pensieri, le mie paure, i
miei dubbi, le mie emozioni, i miei sogni, i miei desideri, le mie incertezze e
le mie poche sicurezze. Lui, era una sicurezza per me. L’unica cosa che avrebbe
continuato ad aspettarmi. Non potevo lasciarla scivolare via in quel modo.
Avevo già fatto tanto errori, non potevo continuare a comportarmi come una
falsa egoista. Dovevo cacciare le palle e affrontare la realtà. Prima che
quella spinta di sconosciuto coraggio mi abbandonasse, mi alzai determinata
dalla sdraio prendendo un forte sospiro. Dovevo parlare con Mike. Basta così.
emmettina90: haha! Grazie mille lucetta! Sai che pensare che mi leggi a volte mi fa strano?
O.obo.. è strano che una
persona che conosco dal liceo mi legga.. haha.. cmq
ti voglio troppo bene! xD
yesido:haha tranquilla
Mel! Era comprensibile dopo quelle foto! Io sto ancora così..
___/\___/____\________________
Grazie milleeeeeeeeee! *_*
crazyfred: Grazie mille! ^^ scusa
se ancora non ho letto la tua FF ma non hai idea.. non ho un secondo libero..
appena possibile mi metto in pari ^.^
ariel7: Letiiii *.* grazie mlledavveroooooo! Adorotiii!
lindathedancer: Grazie mille tesoro! Davvero!
Sono felice che ti sia piaciuto il video e tutto il resto! Baciiii
Roxisnotdied: hauhaua.. cess
#2.. grazie mille! xD ora andiamoci a prendere Kris
dal cess #3.. u.uhauahauxDadoroti!
<3
signora degli anelli: Graaaaaaaaaaaaaaaaziemilleeee!
xD mi fa davvero piacere che on odi Kris.. chissà se
in questo capitolo l’hai odiata?! xD Grazie milleeee!
Nak: Grazie mille per
seguirmi! Sono lusingata! *.* Spero questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie per
seguire anche l’altra storia *.* Ed è ovvio che parlerò di queste still! Muhamuha.. mi spiace che
probabilmente per quando parlerò di Eclipse il film non sarà ancora uscito (forse…) quindi non saprò bene i dettagli.. ma ciò non
toglie che potrei fare un capitolo extra o infilarli da qualche parte! xD
edwardinatwalentina:
Wow!
Grazie mille davvero per i complimenti! Io continuo a postare.. e tu continua a
seguirmi! ;)
SeaOfLove: Ori! *.* Grazie milel a te per seguirmi! Sei dolcissima! Adorotiiii! <3<3<3
simo1726: hauhaua! Simo..
ODDEOOOOOOOOOO!!! M’hai fattmurì!
xD Tranquilla.. hai tutta la mia comprensione..
quelle foto hanno fatto fuori un po’ di gente U.U non
si fa così! … (non è veroooo! Si faaaaaaaaaamuahmuhamua) Grazie milel
come sempre per i tuoi infiniti e decisamente esagerati complimenti! Ma mi
fanno piacere lo stesso *alza gli occhi al cielo* ehm ehm.. xD
Muhamua.. scommetto che non
ti aspettavi un capitolo del genere eh? Visto.. niente colpi di scena finali..
solo un po’ in sospeso xD e finalmente la Kris si sta
decidendo.. muhamuha
Grazie per seguire anche l’altra storia ^.^
Imaginary82: Grazie! Sono felice che il video ti sia
piaciuto e che rispecchi un po’ la realtà! Hauhua..
visto.. alla fine tra le braccia di Rob kris ci è finita! xD
cloecullen:
uahuaatesorooo! Haha.. grazie mille! Awwww tra pocoooawwww! Sadica io? Ehm.. ma
quando mai.. Bè..vero che mi posso sfogare sull’altra.. ma anche questa ne
vedrà delle belle tra un po’ T.T Non parliamo di Flanders che sto ancora sconvolta! O.O
dire che a ParanormalActivity
ci facciamo un baffo! xD
iosi: hihi.. ti confesso un
segreto.. in realtà sono una mosca.. >.< haha
magari! xD Scherzi a parte.. grazie mille davvero! ^^
Ecco il prossimo capitolo.. spero vi piaccia e scommetto che non
è quello che vi aspettavate.. ma abbiate pietà xD
Dopotutto.. ci doveva pur essere un pov Rob in tutta
sta faccenda, no?
Poverino.. vediamo un po’ come l’ha presa il nostro inglesino..
Spero sia chiara la struttura del capitolo.. nel caso.. diciamo
che avanziamo con la Premiere e ora ci siamo spostati da Londra a Munich.. e Rob ricorda un po’ anche lui tutto quello che è
successo.. hehe..
Mi spiace comunicarvi che, visto che non ho fatto un kaiser per
ben due mesi, devo davvero iniziare a studiare e non so se riuscirò ad aggiornare
ogni 5 giorni.. però tranquille.. perché mica vi abbandono.. soprattutto ora
che la faccenda si fa interessante! Muahmuha..
Non perdetevi il prossimo capitolo! Baci a tutti!
E grazie a chi mi segue, mi ha tra i preferiti, seguite, o chi
mi legge solo!
Recensite please.. perché sono anche i
commenti che spingono ad andare avanti.. senza quelli mi sarei bloccata di
sicuro! xD
Vi lascio il chappy! ^^
Capitolo 31
Bivio
POV Robert
Sapeva essere proprio
testarda a volte, ma arrivare a negare l’evidenza non era da lei, il che mi
convinceva ancora di più della mia teoria.
“Inutile che lo neghi..
sei gelosa..” le sussurrai all’orecchio facendola rabbrividire sotto di me. Non
avrei mai dimenticato quell’acidissimo scambio di messaggi. Per quanto non
potessi conoscere le donne e quello che passava nelle loro teste, non mi era
sfuggita l’irritazione che traspariva in modo evidente da quei messaggi quando
aveva scovato le foto di me con quella tizia.
“Mmm..
ti ho detto di no..”.
Malvolentieri allontanai
le mie labbra dalle sue per guardarla meglio negli occhi con sguardo eloquente.
Sembrò non gradire molto
la cosa. “Non guardarmi così..” disse cingendomi il collo con le mani per
alzarsi leggermente e venire di nuovo in cerca di un mio bacio. Non potei non
accontentarla. Insomma, era impossibile per me dirle di no. Lei era tutto
quello che avevo sempre voluto, tutto quello che avevo sempre desiderato. Ed
era lì, con me. Sospirando di desiderio cinsi le mie mani sui suoi fianchi
portandola di nuovo giù. Passai a baciarle dolcemente il collo mentre le sue
mani esploravano i miei capelli e le sue gambe cingevano il mio bacino. Dio!
Quanto mi eccitava. Non avrei resistito ancora per molto.
Continuavo la mia opera
baciandole le spalle e carezzandole la schiena mentre i suoi sospiri invadevano
la stanza.
“E poi..” boccheggiò.
“Perché dovrei essere gelosa? Tanto io non sono la tua ragazza, no?”. Forse
credeva che usando quel tono sensuale non avrei notato la punta di amarezza
nella sua voce. Non potevo crederci. Lei, proprio lei, mi stava facendo la
ramanzina.
“Non per colpa mia..”
sospirai staccandomi e stendendomi sul letto accanto a lei.
“Rob ne abbiamo già
parlato..” sbuffò d’un tratto nervosa e seccata.
“No Kris, non ne abbiamo
parlato, altrimenti a quest’ora non ci starebbe anche il tuo ragazzo..”. Sottolineai bene quelle parole, sperando che
cogliesse l’enfasi della frase. Lei aveva un ragazzo, io ero solo un
passatempo, forse un capriccio.
La sua voce divenne
evidentemente offesa. “Non credevo ti dispiacesse..”
“Non mi dispiace
infatti..” la rassicurai sistemandomi di fianco in modo che potessi vederla in
viso. Era triste mentre le sfioravo il braccio e le davo brividi che non sapevo
se fossero dettati dalle mie mani che la carezzavano dolcemente o dall’aria
pesante che era calata nella stanza. Era la prima volta che vivevo un momento
simile con lei, fino ad allora avevo potuto accettare, l’avevo presa così, come
mi veniva, accettando almeno quella piccola parte di lei che mi concedeva, ma
non sopportavo più di avere solo una parte di lei, non sopportavo di doverla
dividere con qualcuno. Avrebbe dovuto scegliere prima o poi.
“E’ per i tuoi, vero? Non
gli sono piaciuta..”
Mi ci volle qualche
secondo per capire quella che non mi era affatto sembrata una domanda ma
un’esplicita e sbagliata constatazione. Che sciocca che era, davvero credeva..?
Non potei fare a meno di
sorridere per la sua dolce insicurezza. “Ma che dici? I miei ti adorano..”.
Sperai davvero che mi
credesse perché era la pura verità. Non che fosse difficile essere colpiti da
Kristen.
“E’ davvero una ragazza
in gamba..” avevano detto mentre io annuivo consapevole guardandola da lontano
scherzare imbarazzata con le mie sorelle e mandarmi ogni tanto qualche
occhiatina fuggevole.
“E’ unica, Rob. Non
lasciartela scappare”. Tom.
“Fosse per me..”
Avevo approfittato della
premiere di Londra per presentare i miei genitori e i miei amici a Kristen e
Catherine ad una cena informale a cui non avevo potuto fare a meno di invitare
quella specie di scimmia che per fortuna si era ritirato con la scusa del mal
di testa.
Quasi mi faceva pena..
No, non è vero.
Provavo un po’ di
compassione per lui immaginandomi nella sua situazione ma non potevo essere
dispiaciuto per lui. Era sempre un gradino sopra di me. Poteva tenere Kristen
per mano, poteva baciarla in pubblico, poteva vedere sui giornali il suo nome
scritto accanto a Kristen Stewart e ragazzo. Lo invidiavo per quello. Lui
poteva. Io invece dovevo nascondermi. A me non restava che qualche bacio,
qualche serata rubata nelle camere degli alberghi che ci ospitavano, qualche
sguardo furtivo, qualche piccolo sfioramento che nessuno avrebbe avvertito
tranne noi. Non sapevo se essere felice di quella bolla che ormai avvolgeva
solo noi ed escludeva il mondo esterno, o abbattuto dalla possibilità che
quella stessa bolla fosse sempre così vicina a rompersi.
“Davvero?” chiese e
tornai alla realtà.
“Ma certo, sciocca
ragazza gelosa..” la presi in giro avvicinandomi. Non ce la facevo proprio a
vederla triste. Allungai la mano e poggiandola dietro la sua schiena la spinsi
verso di me e la bacia dolcemente, senza fretta, lasciando che fossero le sue
labbra ad approfondire quell’incontro.
La sentii sorridere sotto
le mie labbra e non dovetti aspettare molto per riprendere conoscenza col suo
corpo.
“E non sono gelosa..”
“Si lo sei!”
“Ti dico di no..” aveva
abbassato il tono della voce così tanto da farmi capire che stava inutilmente
cercando di auto convincersi.
“E io ti dico di si..”
“No..”
“Si..”
“Noooo…”
“Siiiiii…”
“NO!”
“NO!”
“SI!”
Haha! Gliel’avevo fatta. Vecchio trucchetto. Funzionava sempre. La vidi tapparsi la bocca
immediatamente come se avesse appena bestemmiato
“Ah ah! Visto?” esclamai
vittorioso.
“Ma mi hai fatto
confondere! Non è giusto!” si lamentò ma la zittii con un bacio, dapprima dolce
e lento poi sempre più passionale e profondo.
Prima che me ne
accorgessi fu di nuovo sopra di me e con tutta la calma di questo mondo iniziò
a sbottonare i bottoni della mia camicia.
Uno.
Due.
Tre.
Sembravano non finire mai
mentre si accomodava sempre meglio sopra di me e sentivo di nuovo quel bisogno
che si faceva tanto sentire nei pantaloni. Si abbassò su di me baciandomi il
petto lentamente.
Cazzo! Aveva il potere di
farmi sospirare anche con qualche bacio sul petto. Affondai le mie mani sotto
la sua maglietta assaporando il contatto con la sua pelle liscia. Forse
stavolta sarebbe andata oltre.
Rimasi alquanto sorpreso
della sua audacia. Di solito non si lasciava andare in quel modo, non con me
almeno. Prima che potessi impedirmelo presi a domandarmi fino a che punto
osasse ancora spingersi con quell’essere che quasi mi faceva pena. Ci andava
ancora a letto con lui, nonostante passasse le serate con me? E quando lo
baciava.. cosa provava? Era come baciare me?
I dubbi mi attanagliarono
la mente e ricorrendo a tutta la forza che avevo la fermai bloccando le sue
mani e mettendomi seduto con lei ancora a cavalcioni su di me.
Se voleva stare con me,
doveva stare con me e basta. Avrei davvero voluto che mi appartenesse, ma in
tutti i sensi, sotto ogni punto di vista e non solo un puro desiderio fisico da
soddisfare.
Credeva di aver fatto
qualcosa di sbagliato, ma non capiva che di sbagliato non aveva fatto niente.
l’avevo messa io in quella situazione. Pensai davvero che forse non avrei mai
dovuto rivelarle i miei sentimenti se quello che avevo ottenuto era solo una
ragazza che cercava di placare gli ormoni. Non volevo essere solo questo per
lei. Non più almeno.
“Ma.. mettiti nei miei
panni Kris. Io ti amo.. e ti desidero.. ma ti voglio solo per me. Non voglio
doverti dividere con nessuno..”
Era la pura e semplice
verità. Non avrei potuto dirglielo in modo migliore.
Per quanto mi ferisse
vederla col viso triste e sconfortato, non potevo rischiare di perdere ancora me
stesso. Avevo già aspettato per undici mesi.. non ce la facevo più.
“Devi scegliere
Kristen..”, le baciai la fronte e uscii da quella stanza.
L’ultima cosa che volevo
era darle un ultimatum, ma la mia richiesta era decisamente comprensibile. In
fondo non le avevo dato limiti di tempo o condizioni particolari. Io sarei
stato ad aspettarla, tutto quello che le chiedevo era una semplice scelta. Non
mi sembrava di chiedere tanto no?
Percorsi quel corridoio
fino alla mia camera con la speranza di vederla corrermi dietro e dirmi che mi
amava. Non me lo aveva mai detto e io ogni giorno, stupidamente, mi illudevo
che sarebbe venuta da me a sussurrarmi quelle due parole che mi avrebbero tolto
tutti i dubbi.
Ma forse non sarebbe mai
successo.
Mi affacciai alla terrazza,
pensando a quanto fossi stupido. Innamorato di una ragazza che non faceva che
mandarmi in confusione.. e io l’avevo appena rifiutata.
Certo, lei era quello che
avevo sempre voluto, ma quella situazione non era sempre sostenibile quanto il
desiderio che avevo di lei. ed era già un mese che andavamo avanti così. Ancora
non potevo credere che Kristen si fosse lasciata andare così tanto. Credevo
davvero che dirle che l’amavo non avrebbe cambiato le cose, ed infatti era
stato così.. per una settimana.
Quando quella mattina a
Roma le avevo assicurato che l’avrei aspettata non avrei mai immaginato che si
trattasse di aspettarla solo per quindici giorni.
Canada. Come potevo
dimenticarlo?
Era praticamente piombata
in camera mia e prima che me ne potessi accorgere eravamo sul letto.
Mi sentii in paradiso, in
un delicato oblio, ancora indeciso se stessi sognando o se tutto stesse
accadendo davvero.
Il resto di Novembre era
passato in modo davvero lentissimo, come se ogni giorno mi pesasse, come se
avessi quasi paura di quello che mi aspettava. Solo il pensiero di vedere lei,
di poterla toccare, mi dava un po’ di sollievo.
Lei era lì. la sentivo
accanto a me nonostante non sapessi quello che ci avrebbe riservato il futuro.
Eravamo destinati a stare insieme? Stavamo facendo una stronzata? Eravamo solo
preda degli istinti?
Non sapevo nulla, sapevo
solo che l’amavo e la volevo per me, non solo fisicamente. Volevo sentirla
accanto come la sera della premiere, quando girandomi per guardarla avevo
incontrato i suoi occhi e avevamo sorriso riflettendoci nel volto dell’altro,
quando ero uscito fuori durante la proiezione e me l’ero trovata accanto cinque
minuti dopo, pronta a darmi conforto e a stringermi la mano. Era davvero un
incanto quella sera. La ricordavo come se fosse stato solo il giorno
precedente. Le forme del suo corpo perfettamente calzanti in quel vestito che
le stava da dio, i capelli raccolti all’insù le liberavano il viso luminoso e il
trucco sugli occhi metteva in risalto quel verde che tanto amavo con tutte le
sue sfumature.
Era davvero impossibile
descrivere il nostro rapporto.
Ricordavo ancora bene
quel giorno in cui lasciandomi completamente andare in un’intervista, ammisi
praticamente di avere una cotta per lei snobbando il suo ragazzo con un gesto
della mano.
“Chi se ne frega..” avevo
detto con aria da sbruffone, come se davvero fossi io quello avvantaggiato tra
me e lui.
Non avevo fatto in tempo
ad uscire dalla sala che mi ero ritrovata Kristen con le braccia conserte e lo
sguardo decisamente infuriato.
“Che succede amore?”
chiesi ironico immaginando che avesse sentito tutto. Quel giorno ero davvero in
vena di fare lo spavaldo.
Senza rispondere mi
stritolò il braccio trascinandomi con lei nel bagno delle ragazze. Fortuna che
non c’era nessuno o mi avrebbero preso per un pervertito.
“Mi spieghi che succede?”
“E te lo chiedi?! Ma ti
ha dato di volta il cervello per caso?! Ti rendi conto delle storie che dovrò
sorbirmi quando Mike lo verrà a sapere?”
Ah.. allora era quello il
problema. Niente che non potessi risolvere con un po’ del mio fascino.
“Cosa dovrei dirgli
secondo te?”
“Puoi anche dirgli che la
verità..”
Alzando le braccia
all’altezza delle spalle mi avvicinai a lei e poggiando le mani alle pareti la
misi spalle al muro, in trappola tra le mia braccia. “Digli che ti amo, che ti
voglio, che sei qui con me..” sussurrai avvicinandomi al suo collo e respirando
il suo profumo. Le sentii ispirare profondamente.
“Non.. credo che la
prenderebbe bene..” boccheggiò mentre poggiava le sue mani insicure sul mio
petto.
Risalii il suo collo
sfiorandole il viso col naso e fermandomi a un centimetro dalle sue labbra.
“Rob.. smettila..”
sospirò ma sapevo che era in attesa.
“Vuoi davvero che la
smetta..?”
Rimasi in bilico sulle
sue labbra senza muovermi in attesa di quella risposta che già conoscevo mentre
i nostri respiri ritmici e calmi invadevano la stanza.
“No..” e fu lei stessa ad
eliminare la brevissima distanza tra di noi.
Era davvero una ragazza
assurda e a volte ero convinto di non conoscere moltissimi lati di lei. Ancora
mi ribolliva il sangue nelle vene al pensiero di saperla con quell’idiota.
Chissà.. forse era anche un bravo ragazzo, magari l’amava davvero, ma io di più.
Non riuscivo proprio a non avercela con lui, soprattutto dal momento in cui
aveva deciso di starle addosso come una zecca impedendoci di avere quei piccoli
e brevi momenti di cui nessuno era a conoscenza.
E io dovevo sopportare..
accettare.
E riuscii a tenermi tutto
dentro, finchè quelle foto non mi fecero scattare.
Lei che fumava una canna sulla veranda di casa sua.. e parte peggiore.. con il suo adorato ragazzo. Fu una specie di
pugnalata agli occhi.. e al cuore.
Era solo la realtà eppure
perché mi sembrava talmente distorta.? Quando guardavo quelle foto o leggevo
sui giornali di quanto lei e il suo ragazzo fossero uniti e scherzassero sulle
voci che giravano su me e lei, non potevo fare a meno di sentirmi una merda.
Insomma.. era l’altra faccia della medaglia, una specie di prezzo da pagare, ma
fino a quanto ne sarebbe valsa la pena? Quanto avrei potuto sopportare tutta
quella situazione?
Non mi feci sentire per
tre giorni finché non ricevetti quei messaggi evidente manifestazione di un
altro lato del suo carattere che non le avrei mai attribuito: la gelosia.
Avevo davvero sperato che
vedermi in giro con un’altra ragazza le avrebbe dato fastidio ma non credevo
che avrei avuto ragione. Ma in fondo cosa si aspettava? Non era la mia ragazza. Perché essere gelosa?
La situazione era quasi
degenerata. Avevo creduto che quella fosse stata una specie di pausa. Ma
invece.. con l’inizio del tour e con Londra.. eravamo tornati al punto di
partenza. Lei era semplicemente bellissima, come sempre del resto. Non potevo
proprio fare a meno di guardarla e avere pensieri impuri su di lei. in fondo
ero pur sempre un ragazzo.
La volevo, con tutto me
stesso, ma quanto avrei potuto ancora sopportare di doverla dividere con
qualcuno e vivere col dubbio che mi desiderasse meno di quanto la desiderassi
io?
Andare via da quella
stanza era stata la cosa giusta da fare.
Ma allora perché, dopo due giorni, ancora
non mi sentivo in pace con me stesso? Perché avrei voluto non essere mai andato
via? Perché continuavo a pensare alle parole di quel pomeriggio?
Come sempre eravamo
accecati dai flash dei fotografi sul Red Carpet, mentre io incantato come
sempre avevo quasi dimenticato tutto quello che era successo per ammirarla nel
suo vestito bianco.
“Dove hai lasciato il tuo
ragazzo?” le avevo chiesto non avendolo visto in giro. Mi sembrava davvero
strano che si fosse lasciato sfuggire la possibilità di farsi vedere con la sua
ragazza anche in Germania.
“Non c’è..”.
Che idiota. Lui che
poteva, si lasciava sfuggire l’occasione di stare con la sua ragazza. Peggio
per lui, meglio per me. Nonostante tutto Kristen sembrava quasi eccitata,
sempre timida e riservata, ma più emozionata, come se non vedesse l’ora di fare
qualcosa e si sporgeva per parlarmi come se nulla fosse. E io.. non potevo davvero
trattenermi dal sorriderle. In fondo le avevo assicurato che sarei stato ad
aspettarla, che avrei aspettato che scegliesse.. e poi non ce la facevo proprio
a non starle vicino.
E così.. non facevo che
farmi del male da solo. Che masochista.
Sospirai profondamente
mentre riponevo in valigia quelle poche cose che avevo cacciato durante il breve
soggiorno. Prossima meta: Parigi. La città dell’amore.. che ironia.
Sospirai probabilmente
per l’ennesima volta, pensando a lei, a quello che stava facendo, a quello che
mi aveva detto, quando fui interrotto dal suono di qualcuno che bussava alla
porta.
Erano le undici e
decisamente non aspettavo nessuno. Fui invaso per un secondo dalla piccolissima
speranza che potesse essere lei, ma il non sapere quello che mi aspettava e che
avrebbe potuto dirmi mi rese improvvisamente nervoso. Quelle sere erano sempre
una giocata al lotto. Non sapevo mai cosa aspettarmi.
Cercando di non pensarci
troppo andai ad aprire, dandomi una veloce occhiata allo specchio e scompigliandomi
i capelli con le mani per cercare di dargli un verso. Che idiota che ero.
Bussarono di nuovo.
“Arrivo!”
Prima che le illusioni e
le speranze mi mangiassero da dentro girai quella maledetta maniglia e.. e le
mie speranze divennero certezze.
“Kristen..”
Huahau.. mi sento in vena di lasciare un commento
post capitolo stile Cloe.. xD
(i tuoi mi fanno morire sempre.. xD).
Huahua.. se volete ammazzarmi per come finisce
questo capitolo.. non fatelo! *.*altrimenti non saprete il continuo! xD
Io vi voglio bene.. solo
che mi piace vedervi soffrire.. muhamuha..
Cosa vorrà la nostra
Kris?..
Lo scoprirete nella
prossima puntata! Baci a tuttiiiiiiiiii!
ledyang: coglia! Piaciuto questo
capitolo che non avevi letto!? xDhaha..
simo1726: hauahua! Simo
i tuoi commenti mi fanno morì! xD.. ovvio che ho
sentito la voce di Rob.. *sbavo mode on* per non parlare delle scene.. *sbavo
mode on* mi chiedo che pensieri avrà avuto Kristen
vedendo il film.. hauhaua..
Mi piacerebbe fare un video di riepilogo per tutto..
ma davvero non ho tempo.. trovo a stento quello per scrivere xD
PS: Visti i BAFTA? *.* Madò..
ma quanto l’adoro Kris?! Awwww e il suo sorrisinooo! Awwww!
PS2: lo so.. :@ che palleeee!
T.T deve andarci anche Rob agli oscar.. sto cane deve
togliersi dalle scatole.. T.T
Kiki_88: moreeT.T
tu mi vizi troppo! Anche qui mi commenti?! Ma quanto ti adoro io?!?! E adoro i
tuoi commenti e la faccina.. già la immagino.. sarebbe questaà :mha: hauhaua
XD
Ti adorooooO!
emmettina90: hauhaua.. bè..
visto che sto Macaco mi ha rotto i maroni.. ho deciso
di non mettercela proprio la discussione con Kris xD
Tanto chi se ne frega! Muhamuha. Grazie tesoroooo *.*
Roxisnotdied: hauhaua.. oddio co tutte stecess
non ci capisco più niente! xD Ma noi restiamo sempre
le numberone e two! Muhamuha! Ti adoro Rooox! ^.^
yesido:hauhaua..
guarda che poi la statua la voglio vedè! xD io non ho fatto niente.. solo raggruppato gli eventi.
Grazie Mel! ^^
bbird: Grazie mille! ^^
signora degli anelli: hauha.. bè..
mi sa che la storia tra il macaco e Kris è stata un po’ complicata.. ma tanto
noi sappiamo come va a finire no? quindi.. tra.ky! xD e grazie mille! ^^
iosi: non mi annoio mai a
leggere i commenti! Sono questi che mi spingono ad andare avanti! Grazie mille
per trovare il tempo di commentare! *.*
lindathedancer: hauahu.. wow.. voglie vederle
tutte ste statue! xD
proprio per i motivi che hai elencato tu ho deciso di riassumerlo in un unico
capitolo.. se no qui non arrivo mai al punto! xD
Grazie mille!
ariel7: Letiiii *.* hai ragione! Pensare
a quei mesi fa uno strano effetto.. ma sono stati proprio quelli il preludio di
tutto! *.* ti adoro tantissimoooo!
postare.. e tu continua a seguirmi! ;)
cloecullen:
hauahaucloexD mah.. non saprei chi può avere scritto una introduzione
simile alla mia.. xD non ho idee.. haha.. Ma cara.. non sono io che ti copio.. tse! u.uhauahau..
lol e non fare troppo la sadica.. T.T
Imaginary82: sese.. finalmente ha
capito! xD mi fa piacere che il capitolo ti è
piaciuto.. spero anche questo!.. sai tengo molto al tuo giudizio perché ti vedo
sempre molto parziale ^^
SeaOfLove: Grazie come sempre
Ori! Hauhau se.. finalmente Kris caccia le palle.. o
forse le caccerà Rob.. ehm.. *tossiscenervosamente*hauah! Ti adoro *.*
Eccomiiii!
Aggiorno in tempo!! Dite la verità? quanto sono brava da 1 a 10? 100000 hauhaua.. lo so, lo so.. viva la modestia xD
E stamattina ho anche aperto il libro di macro.. O.o Inizio a pensare che qualcuno si sia impossessato del
mio corpo! Che palle questa uni.. fosse per me starei sempre a scrivere di
questi due! Se solo ci fossa una laurea in Robstenologia!
xD
Huahua..
vabbè basta.. poche chiacchiere.. vi lascio il
capitolo e ci sentiamo in basso per alcune cose che non posso specificare
adesso.. altrimenti vi tolgo il divertimento! xD
Volevo dedicare questo capitolo a Letizia (alias ledyang) per tutto quello che fai e perché non ti rendi
conto di quello che sei. Sappi che ti capisco e che in ogni caso avrai il mio
appoggio.. Vabbè.. per il momento venerdì ci
rifacciamo al Mc Donald’sxD
ma sai che se hai bisogno per qualsiasi cosa.. sono qui e anche se non te lo
dico molto spesso.. ti voglio bene! *_* Statt’ tranquilla e nun t’esaurì xD
Tanto .. “Love is in the air..” tralala.. hauhau..
Grazie mille tesoro.. per tutto e per i “consigli”.. perché
senza di te..questi due non avrebbero
concluso così presto e io sarei andata al manicomio xD
quindi.. ringraziate lei! xD
D’accordo.. basta parlare! Spero vi piaccia! E per favore..
commentate.. che voglio davvero sapere cosa ne pensate di questo capitolo
fondamentale e anche perché sono le vostre recensioni che mi spingono ad andare
avanti.. e l’ansia di sapere che ne pensate!
Song:“Questo immenso” (Pino Daniele)
Capitolo 32
In questo immenso…
POV Kristen
“Kristen..”
“Ciao..”.
la mia voce era un sussurro appena percettibile. Di cosa avevo paura?
Rimase
sulla porta a fissarmi per alcuni secondi che mi parvero davvero interminabili.
Una mano sulla porta, l’altra che gli scendeva sul corpo fino a finire nella
tasca dei jeans e lo sguardo incredulo, fisso su di me, senza dire una parola.
Volevo morire di imbarazzo. Perché mi fissava in quel modo?
Mi
schiarii la gola. “Ehm.. posso entrare?”
Finalmente
sembrò riprendersi e sbattendo le ciglia scrollò il capo e mormorando un
flebile “Certo..” si fece da parte per farmi passare.
Avanzai
lentamente, un passo dopo l’altro dentro la stanza senza una meta precisa. Non
mi ero mai sentita così tanto in difficoltà in vita mia. Sapevo perché ero
andata lì. Per la prima volta in vita mia sapevo qualcosa, ma ora che mi
trovavo lì non sapevo come comportarmi, cosa dire, cosa fare. Continuavo semplicemente
a torturarmi le mani. Mi avvicinai al comò e pesi a tamburellare sul legno
mentre l’altra mano sfogliava un blocco di fogli che erano lì sopra. Quando
terminarono gli oggetti possibili che potevo toccare e prendere in mano lì
sopra, mi decisi a voltarmi. Lui era avanzato di qualche passo ma continuava a
fissarmi con sguardo accigliato, senza aprire bocca. Capii che dopotutto dovevo
essere io quella a parlare e che se non l’avessi fatto saremmo andati avanti a
fissarci per molto tempo. Lui non aveva niente da dire, e infatti non doveva
dire niente.
“Tutto..
bene?”. Ecco un mio assurdo tentativo di sciogliere il ghiaccio. Come se fosse
davvero bastato. Annuì scrollando le spalle e in risposta mi morsi le labbra
mentre il nervosismo mi divorava dall’interno. Sarei dovuta arrivare al punto
prima che mettesse lui un punto a tutto.
“Michael
se n’è andato” dissi tutto d’un fiato incerta se guardare lui o il pavimento.
Decisi per lui. Dovevo vedere la sua reazione, il suo sguardo, ma era
impossibile capire quello che stesse pensando. La sua espressione non era
cambiata di una virgola. Ora aveva un braccio alto, appoggiato alla trave che
separava l’ingresso dal resto della stanza e l’altra mano ancora in tasca, in
una posizione che avrebbe fatto morire persino una suora.
Dovetti
ricordarmi di respirare e abbassai lo sguardo per cercare di dire qualcos’altro
di sensato.
Sperai
non notasse che la mia voce stava tremando. “Ieri sera.. ci ho.. parlato.. e
lui è andato via..”.
Bè..
dire che avevamo parlato era anche troppo. In realtà lo avevo trovato in camera
già con la valigia pronta. Gli avevo chiesto dove stesse andando e lui senza
batter ciglio aveva risposto che tornava a casa. “Mi sono scocciato di fare il
terzo incomodo!” aveva detto con voce fredda e impassibile e mi aveva lasciato
sola in quella stanza. Credeva forse che lo avrei rincorso, che lo avrei
fermato e gli avrei detto che si sbagliava, ma non avrei mai potuto visto che
ero andata lì per lo stesso motivo. Non sapevo bene cosa fosse successo, non
sapevo se fosse finita, se mi avesse lasciata, se non mi volesse più sentire,
ma ora non mi importava di niente. Lui era andato via, come avevo segretamente
desiderato da più di un mese e io ero lì, per la prima volta senza sentirmi in
colpa.
Mi schiarii
di nuovo la gola sperando di avere una sua reazione, ma niente.
“Così..
Non hai niente da dire..?” portai le braccia al petto chiudendomi su me stessa.
“Wow..”
disse con una voce assurda. Bassa, ironica e forse incredula.
Ma
che voleva dire? “Wow? È tutto quello che hai da dire?”
Alzò
le spalle con un mezzo sorriso contorto. “Che altro dovrei dire?”
Rimasi
senza parole. Presi un respiro per parlare ma le parole mi si bloccarono in
gola. Deglutii rumorosamente. “Non lo so.. qualcosa. Qualsiasi cosa.”
Si
passò una mano tra i capelli grattandosi la fronte e sforzandosi di trovare
qualche parola da dirmi, ma scrollò il capo e tornando nella posizione di prima
non disse niente.
Incredibile!
Non potevo crederci! Quando finalmente mi ero decisa a fare una mossa lui mi
guardava senza parole.
Improvvisamente
sentii il vuoto nello stomaco, l’amaro in bocca e l’impellente bisogno di
uscire da quella stanza.
“Sai
una cosa? Dimentica tutto.. ho sbagliato.. non dovevo venire..” mi diressi
velocemente verso la porta ma appena gli passai davanti lo sentii afferrarmi
per un braccio e voltarmi verso di lui. Trovai i miei occhi nei suoi e mi
sciolsi completamente. Quello sguardo.. aveva il potere di uccidermi e
incatenarmi, era una dolce prigione da cui non sarei mai voluta fuggire.
“Kristen..”
sussurrò. “Qual è il punto?”
Già!
Il punto! Avevo girato attorno alle parole ma non ci ero arrivata ed ora che
lui mi fissava in quel modo sarebbe stato ancora più difficile confessare a
parole quello che avevo cercato di nascondere a me stessa da mesi.
“Io
voglio provarci. Voglio provare.. con te. Voglio te.”. Sentii gli occhi lucidi
mentre pronunciavo quelle parole ma il suo sguardo dolce e tormentato allo
stesso tempo mi calmò subito.
“Sei
sicura Kristen? Non si torna indietro..”. Inchiodò di nuovo il mio sguardo al
suo rendendomi impossibile staccarmi o pronunciare una qualsiasi parola.
I miei occhi su di te
stanno scivolando e quanto, quanto..
quanto manca per l'alba?
Annuii debolmente
aspettando che fosse lui a fare la prossima mossa e infatti, con un sorriso che
gli si era appena stampato in faccia mi prese il volto tra le mani e con tutta
la calma di questo mondo mi baciò le labbra, senza esigenze. Passò a baciarmi
ogni parte del mio viso per poi tornare di nuovo alla bocca. Mi abbandonai
completamente a lui mentre mi trascinava dolcemente all’interno della stanza,
verso il letto. Improvvisamente mi sentii persa, spaventata e una lacrima mi
scese sul viso che mi stava baciando. Incontrò la dolce goccia salata e me
l’asciugò con un bacio.
“Che
succede?” disse preoccupato. “Non vuoi..?”
Lo
interruppi scrollando debolmente il capo e non parlò. “Devo dirti una cosa..”.
Era
arrivato il momento. Avrei anche potuto tenerglielo nascosto, ma non volevo.
Volevo che sapesse. Abbassai lo sguardo imbarazzata ma lui si portò alla mia
altezza e venne in cerca dei miei occhi per rassicurarmi e farmi capire che,
qualunque cosa fosse, sarebbe andato tutto bene.
Non
potevo non credere a quegli occhi che mi guardavano così comprensivi e carichi
di calma e amore. Prima di poterci davvero pensare, mi affidai a loro.
“Io..
non l’ho mai fatto prima..” sussurrai infine riuscendo finalmente ad abbassare
lo sguardo imbarazzata. Avrei voluto sprofondare in quello stesso istante,
avrei voluto scomparire dalla faccia della terra, o almeno da quella stanza.
Capii che era rimasto senza parole, letteralmente. Era evidente che non si
sarebbe mai aspettato una confessione del genere proprio da me che ero stata con
un ragazzo per più di due anni. Aveva alluso alla cosa tante di quelle volte
che avevo creduto che lo avesse capito da solo, ma invece la notizia lo aveva
lasciato completamente spiazzato. Continuai a tenere gli occhi bassi, fissi sul
suo petto mentre un nuovo sentimento di disagio già iniziava a farsi spazio
dentro di me. Tuttavia, prima che potesse crescere e farmi scoppiare a
piangere, lo sentii mettermi un dito sotto il mento e alzarmi il viso per
permettermi di guardarlo negli occhi.
“Lo
faresti con me?”. I suoi occhi. Così belli, così sinceri e comprensivi. Mi
venne tanta voglia di piangere per la dolcezza con cui aveva sussurrato quelle
parole.
“Sì..”
Mi
sorrise. “E’ la cosa più bella che potessi dirmi..”
In questo immenso che dura
tutta una vita o un minuto così
e non riesco più a parlare
in questo immenso che c'è fra le tue mani.
Aspettò
un mio sorriso prima di baciarmi di nuovo mentre lo sentivo sbottonarsi la
camicia che si tolse appena gli diedi un secondo per respirare. Gli fui grata
di avermi tolto dall’imbarazzo di farlo fare a me. Mi vergognavo quasi di
essere in una situazione così intima con lui e non sapere che fare ma cercai di
non pensarci lasciando che fosse lui a guidarmi. Mi posò le mani sui fianchi
penetrando sotto la maglietta per entrare in contatto con la mia pelle. I suoi
occhi passarono dalle sue mani al mio viso mentre dolcemente mi alzava la
maglia che finì presto sul pavimento. Ci fermammo entrambi immobili per
guardarci negli occhi e capii che stavo facendo la cosa giusta. Forse non
sapevo nient’altro nella mia vita, ma sapevo che non avrei fatto niente di
sbagliato quella sera. Non c’era niente di sbagliato se volevamo appartenerci.
Rincuorata da quel pensiero che i suoi occhi limpidi mi avevano trasmesso,
presi un respiro ammirando il suo petto nudo, mi feci coraggio e portai le mani
sul bordo dei suoi jeans. Esitai un secondo prima di sbottonarglieli. Sostituì
le mie mani con le sue abbassandosi i pantaloni per toglierli definitivamente e
ne approfittai per fare lo stesso con i miei. Sorrisi d’imbarazzo quando mi
attirò di nuovo a lui. Sentivo i nostri corpi a contatto, la nostra pelle si
sfiorava e le gambe si sfregavano dandomi uno strano piacere, ma cercai di non
pensarci e concentrarmi sulle sue mani che mi cingevano la schiena sfiorando il
reggiseno. Iniziai a sentire il desiderio crescere sempre di più e mi avvicinai
per baciarlo mentre le sue braccia mi tiravano leggermente su e mi stendevano sul
letto e lui si aggiustava dolcemente sopra di me non lasciando le mie labbra
nemmeno per un secondo. Giocava con le mie labbra dolcemente, come se volesse
assaporarle e la sua lingua sulla mia mi mandava in estasi. Portò la mano
dietro la mia schiena e con un gesto velocissimo mi sbottonò il reggiseno e ne
fui subito libera. Vidi i suoi occhi fermarsi sul mio petto che si alzava e si
abbassava al ritmo del mio respiro affannato. Fui percossa da una leggera
ondata di imbarazzo ma mi abbandonò subito quando si avvicinò per baciarmi la
punta del naso.
Mi
guardò negli occhi e mi sorrise.
“Andrà
tutto bene..” disse carezzandomi il viso e prima che potessi anche solo annuire
si mosse su di me per baciarmi il collo mentre sentivo il corpo fremere sotto
di lui. Scese precorrendo tutta la mia giugulare con le labbra, passò alle
spalle e infine arrivò al seno. Lasciai che fosse lui a fare tutto, non solo
perché io stessa non sapevo che fare ma perché mi stava eccitando a morte.
Sentii il mio stesso respiro farsi più affannato e irregolare mentre scendeva a
baciarmi la pancia piatta. Con gli occhi che mi giravano fissavo il soffitto
mentre il mio corpo si eccitava sempre di più. Istintivamente aprii le braccia
e strinsi le lenzuola in un pugno.
Dio!
Cos’era! Era.. assurdo!
D’un
tratto non lo sentii più. Chiusi gli occhi e aspettai. Poco dopo sentii le sue
mani che dolcemente mi sfilavano gli slip liberandomi dall’ultimo indumento che
avevo addosso. Iniziai a tremare, ma non più di paura o di imbarazzo. Tremavo
di piacere e di desiderio e senza nemmeno pensarci portai le mie mani ai suoi
capelli mentre lui scendeva sempre più in basso. Risalì le mie gambe piegate e
sotto i suoi baci le stesi lasciando che si occupasse di me. Ero in completa
adorazione di quello che stava facendo quando lo sentii ripercorrere le mie
gambe lasciandomi baci dalla punta dei piedi fino ad arrivare all’interno
coscia. Non potei trattenere un gemito di piacere. Il mio corpo si inarcava sul
letto ad ogni bacio che lasciava sulla mia pelle. Non ce la facevo più. D’un
tratto preoccupazione e timore sparirono e sentivo solo il bisogno di sentirlo
vicino, dentro di me. Lo volevo dannatamente ma lì ero io quella che non sapeva
bene cosa fare, perciò lasciai che continuasse la sua opera e che risalisse
verso di me. Giocò ancora un po’ con i miei seni, baciandomeli dolcemente e
facendomi rabbrividire. Mi stava davvero torturando, se avesse continuato così
sarei andata a fuoco prima ancora di arrivare al punto. Tremai ancora di più al
pensiero di quello che mi aspettava. Se aveva il potere di eccitarmi e darmi
piacere in quel modo non potevo immaginare cosa avrei provato quando..
D’un
tratto sentii qualcosa premere contro le mie gambe, all’altezza del bacino. Non
mi ero nemmeno resa conto che si fosse tolto i boxer.
Dovette accorgersi che
stavo tremando perché si avvicinò al mio viso carezzandomi i capelli.
“Stai
tranquilla.. Farò piano..”
Mi
persi in quelle parole tremendamente dolci. Non avevo paura, non più. Sapevo
che con lui sarebbe andato tutto bene.
“E
se non vuoi.. o se ti faccio male.. devi solo dirmelo..”.
Sembrava
così preoccupato, ma non sapevo come fargli capire che non ce n’era bisogno,
che anche in quel momento mi sentivo in paradiso. Gli sorrisi annuendo e
affondai le mani nella sua schiena nuda per permettergli di unirsi meglio a me.
Con
la lingua mi sfiorò le labbra finché non gli feci spazio. Prese ancora un po’
di tempo setacciando con la sua lingua ogni centimetro del mio collo mentre io
gemevo di piacere, finché allargai leggermente le gambe per permettergli di
aderire meglio al mio corpo.
Tornò
con i suoi occhi nei miei e cercò l’assenso per quello che stava per fare.
Annuii impercettibilmente e gli sorrisi per tranquillizzarlo.
I tuoi occhi su di me
dimmi dove stiamo andando…
Affondò
il viso sul mio collo mentre le mie braccia erano totalmente incollate al suo
corpo e infine entrò, dolcissimo. Inizialmente non sentii quasi niente, solo un
piccolissimo fastidio, come un solletichio. Capii che
stava cercando di non farmi sentire dolore e che si stava trattenendo allora
intrecciai le mie mani nei suoi capelli e mossi il bacino per sentirlo ancora
di più. Fremetti per quel mio stesso gesto e non potei davvero trattenere un
piccolo urlo di piacere sentendolo dentro di me.
Lui
però continuò a muoversi molto piano, dolcissimo.
“Rob..”
ansimai. “Ti prego..”.
Lo
sentii scivolare via quando sentì quelle parole e mi resi conto che aveva
capito male. Mi avvinghiai più forte a lui stringendo le mie gambe contro il
suo bacino.
“No!”.
Non volevo perderlo adesso che l’avevo sentito così vicino a me. “Non..
trattenerti..” riuscii a dire tra un gemito e un altro.
Non
finii nemmeno di dire quelle parole che lo sentii di nuovo dentro e questa
volta fui io a muovermi. Non sapevo nemmeno come, ma il bisogno di lui era così
forte che non mi sarei accontentata di un assaggio. Lo volevo, fino in fondo.
Spinsi
leggermente il bacino all’insù e allora una scossa di dolore mi percosse. Ma
era un dolore così.. piacevole. Una tortura sublime e appagante. Solo allora mi
resi conto di quanto si fosse trattenuto prima.
“Kristen..”
ansimò baciandomi le labbra e affondò totalmente in me facendomi ansimare
abbastanza rumorosamente.
Piccoli
gridolini mi uscirono dalla bocca prima che potessi trattenerli e senza nemmeno
rendermene conto mi trovai ad assecondare i suoi movimenti, adattandomi al
ritmo dei suoi gesti.
Affondai
le unghie nella sua schiena mentre mi muovevo insieme a lui e ansimavo in modo
imbarazzante, ma non me ne curai nemmeno. Ci stavamo appartenendo, inquello stesso istante e niente avrebbe potuto
rovinare quel momento.
Non
avrei mai creduto che fosse possibile provare un piacere simile. Certo, non
avevo termini di paragone, ma Rob.. mi stava mandando in paradiso. Ogni spinta
era un passo verso una morte certa, un piacere maggiore di quella precedente e
sembrava davvero non stancarsi mai.
Chiamai
il suo nome un paio di volte, ansimando tra un respiro e un altro e lui
chiamava il mio dicendomi che mi amava.
Mi
aggrappai ai suoi capelli quando lo sentii afferrarmi una gamba per dare un
ultimo affondo a cui risposi con un sonoro gemito..e poi sgusciò via respirando
affannosamente sul mio collo.
Io..
ero.. senza fiato. Dovetti davvero ricordarmi di respirare per riprendere il
ritmo ed evitare di avere un arresto cardiaco. I nostri respiri irregolari
riempivano ancora l’aria attorno a noi e il mio petto si alzava a si abbassava
senza sosta.
“Oddio..”
sussurrai quando riuscii a prendere un minimo di fiato.
Rob
si adagiò su di me poggiando le mani sul letto per non pesarmi troppo.
Incontrai
i suoi occhi quando alzò il viso per guardarmi.
“Tutto
bene?” chiese col respiro affannto asciugandomi la
fronte imperlata di sudore.
Annuii
in modo davvero impercettibile e sorridendo gli strinsi le braccia al collo per
avvicinare le mie labbra alle sue.
Le
sue mani furono subito dietro la mia schiena e con un rapido movimento si girò
portandomi sopra di lui.
Con
un ultimo sospiro mi abbandonai sul suo petto.
Per
la prima volta in vita mia, mi sentii davvero completa. Il mondo fuori non mi
importava, non mi interessava di niente e di nessuno. Il mio mondo era in
quella stanza.
In questo immenso che dura
tuffa una vita o un minuto così
e non riesco più a parlare
in questo immenso che c'è fra le tue mani.
Rob
mi carezzava i capelli e ogni tanto mi baciava la fronte mentre l’altra mano mi
stringeva la vita in modo che i nostri corpi fossero totalmente a contatto.
Mi
sentivo bene. Davvero bene, anche se stanca.
Svuotai
la mente, lasciai che ogni pensiero e ogni preoccupazione mi abbandonasse
almeno per quella notte perfetta. Avrei affrontato i problemi la mattina dopo.
Adesso volevo solo starmene stesa, abbracciata a lui, con la testa sul suo
petto ad ascoltare il ritmo cadenzato del suo cuore mentre mi cullava con le
sue mani.
“Kristen?”
sussurrò a un certo punto.
Aprii
gli occhi anche se continuavo a tenere la testa bassa su di lui. “Mmm?”
“Va
tutto bene davvero?”
“Più
che bene..” dissi sicura lasciandogli un bacio sul petto.
Lo
sentii sorridere.
“Ti
amo..” disse e mi strinse ancora di più a se.
Non
risposi. Non avevo mai risposto ogni volta che me l’aveva detto e non sapevo se
ero pronta a farlo.
“Io..
io..” parlai contro il suo petto per evitare il suo sguardo ma lui mi portò
subito un dito sotto il mento alzandomi il capo per costringermi a guardarlo.
“Non
devi dirlo per forza. Aspetterò anche per questo..”.
Prima
che potessi anche solo accorgermene una lacrima mi rigò il viso. “Grazie..”
dissi con voce tremante e lui mi sorrise baciandomi la fronte.
Mi
sentivo una vera stupida a negargli quelle parole.. ma la mia vita stava
finalmente prendendo una piega e non volevo rovinare tutto con i miei dubbi.
Per questo non mi sentivo di dirgli quelle tre paroline. E se poi fossero state
vere? E se poi avessi sofferto di più a dirle? E se fosse andato storto qualcosa?
In fondo avevo creduto di amare Mike ma non era così.. Come facevo a sapere che
questa volta sarebbe stato diverso?
Volevo
aspettare.. volevo essere sicura di sentire davvero quelle parole quando gliele
avrei dette, perché sapevo che prima o poi lo avrei fatto.
Lui
però non le pretendeva. O meglio.. non le aveva mai pretese fino ad allora.
Cosa avrebbe cambiato tra di noi quella notte? Forse tutto.. e forse niente.
Forse avrebbe voluto più certezze da parte mia, o forse avrebbe continuato ad
aspettarmi finchè non mi sentissi pronta anche per
quello.
Cercai
di togliermi quei pensieri dalla testa.
“A
che pensi?” mi chiese all’orecchio.
“A
te.. a .. noi.” Era la verità dopotutto. Che ne sarebbe stato di noi?
“Non
pensare a niente..”. Sembrava che mi avesse letto nel pensiero. “Ci penserò io
per entrambi.” disse infine e riprese a carezzarmi i capelli e giocare
dolcemente con il lobo del mio orecchio.
Decisi
di dargli retta e chiusi gli occhi.
“Ora
dormi..” mi diede un ultimo bacio sulla fronte e mi strinse le braccia dietro
la schiena. Affondai il viso nel suo collo e abbandonando ogni pensiero, mi
lasciai trasportare dal dolce ricordo della notte appena passata. Gli baciai il
collo prima di chiudere definitivamente gli occhi.
“Non
voglio dormire..” biascicai con gli occhi chiusi consapevole che non sarei mai
riuscita a restare sveglia tutta la notte. “Non voglio lasciarti”. Mi
meraviglia io stessa del modo in cui ero riuscita ad esternare quelle parole
senza difficoltà. Quante cose erano cambiate in un’ora.
“Dormi
pure.. mi troverai nei tuoi sogni..”. Sorrisi stringendomi forte al suo petto e
affondando il viso nell’incavo del suo collo.
Non
avrei voluto addormentarmi, avrei voluto restare sveglia a godere di ogni
secondo che quella sera ci aveva regalato ma la stanchezza era più forte e rincuorata
da quella promessa, col sorriso stampato sul volto sprofondai nel mondo dei
sogni, sicura che tanto lo avrei trovato anche lì, ad aspettarmi.
Eccoci di nuovo qui..
allora? Com’è? Siete vive? Fa schifo? Non so.. ditemi voi.. era la prima volta
che scrivevo una cosa del genere e ci ho provato.. a voi il giudizio..
Io vi lascio solo un paio
di appunti a riguardo.
1.Perdonate
il momento alla “3MSC”. Premetto che io Moccia non lo
sopporto.. ma quando vidi il film.. quella scena era così dolce che non ho
proprio potuto resistere dal riportarne un po’ qui.
2.Sapete
che io scrivo basandomi per quanto possibile sulla realtà.. tuttavia stavolta
ho fatto di testa mia. Cioè.. io non so se la piccola Kris non avesse concluso
con il macaco.. tanto può essere di si, tanto può essere di no.. perciò..
nell’incertezza e visto che è una di quelle cose che non sapremo mai.. mi sono
concessa questa piccola licenza! J
Spero davvero che vi sia
piaciuto.. e al prossimo aggiornamento.. che davvero non so quando sarà perché
DEVO davvero studiare ora!
Un bacione a tutti! E
grazie mille a chi mi ha aggiunto tra preferiti, seguite, chi recensisce, chi
legge.. tutti insomma! Vi adoro!
Sicuramente avrò
dimenticato di dire qualcosa xDhauhau..
ma fa niente! xD
ledyang: muhamuha.. “Vola.. vola..
vola..”. è volata xD finalmente.. hauah
come se non lo sapessi! xDAwwwww
“love is in the air!”. Grazie tesoro! ^^
cate1991: grazie mille! Sono felice che ti
piaccia! Continua a dirmi che ne pensi! ^^
Roxisnotdied: hauhaua.. *fa
finta di niente mentre le goccioline di sudore le scendono sulla fronte come la
scimmietta di msn*.. huahua..
ma cessa adorata.. certo che lo faccio apposta! xD mi
diverto troppo a lasciare i capitoli così! xD ma
dai.. che tanto di questo non ti puoi proprio lamentare u.uGrazieeeecess *_*
simo1726: haha e meno male che
doveva essere piccola la recensione! xD brava tesoro u.u così mi piaci! Haua.. wow..
faccio i miracoli e manco lo sapevo! xD Ecco a voi.. Gesuina! Hihi. Per i BAFTA ti do
proprio ragione! Kris era troppo *_* quando rivedo quel momento mi mettopiangere! La amo troppo! Non quanto Rob
ovviamente xD E hai visto la premiere di RM? *_*
Queste era una conferma bella e buona! Grazie come sempre tesoro!
iosi: hehe.. anche io non vedo
l’ora di far passare sto periodo e arrivare un po’ più ai giorni nostri. Per il
momento però.. abbiamo un po’ di complicità anche ora! Huahua..
mi hai fatto morì con il “brava brava brava” xDHuahua ma secondo te potevo
mai fare andare kris fino là per dire che sceglieva la scimmia?! U.U non sono mica tanto scema! Haha!
Grazie mille! ^^
cloecullen:
haha.. non so che rating è questo?! xD Forse un arancione acceso.. decisamente non come le tue
cose hard e i tuoi calippi! Haha!
Spero di essere stata all’altezza nel descrivere la prima volta di Kris.. dimmi
un po’ tu che ne pensi.. xD
yesido: Grazie mille mel!
Haua.. scommetto che su questo non hai nulla da
ridire! U.u sono stata brava no?! niente colpi di
scena, niente finale carico di suspence.. hauahu… che brava ragazza che sono.. ancora per poco..
ehm.. haha
signora degli anelli: grazie come sempre!
Spero questo capitolo ti sia piaciuto! ^^
Imaginary82: Grazie per l’opinione.. anche se non me
la meritavo xD Grazie davvero per la parole che hai
detto. Ho notato anche io che sono migliorata.. ma in fondo è così.. per tutto.
Più si fa pratica, più si migliora.. infatti credo che non abbandonerò mai la
scrittura. Voglio migliorare sempre di più! J Sai che ci penso
spesso anche io.. cioè.. questa FF non avrà fine. Mi sono messa davvero in un
bel guaio.. cioè.. se e quando riuscirò a raggiungere i giorni nostri.. quando
dovrò fermarmi?! O.o Forse a un certo punto dovrei
terminare questa FF e magari farne un continuo.. altrimenti.. non so come
fare.. boh.. xDvabbè.. ci
penso! Grazie mille! E scommetto che dopo questo capitolo mi vuoi più bene! xD
emmettina90: hello? Pronto? Tutto bene?
Sei viva? Hauaha…Lucetta…
fatti sentire ogni tanto! xD spero ti sia piaciuto
sto capitolo ^^
SeaOfLove: hauhaucalippo?
Cosìè.. io non so di cosa parli! .. ma Kris si! xDhauhaua Grazie mille tesoro!
^^
lindathedancer: o malefica? T.Tnon è vero..
sono stata buona buona e ho anche aggiornato in
tempo! JxDhihi..
siete voi che mi date la spinta! Fammi sapere che ne pensi di questo! Muhamuha e grazie mille!
Kiki_88: moree grazie milleeee! Sei un tesoro a commentare anche quiii! T.Thauhaua..
vabbè.. già so quello che pensi del capitolo.. quindi
dico solo che TI ADOROOOO! E grazie a te per seguire tutto quello che faccio!
^^
ariel7: haha.. sorpresa? Come mai
credevi che non avesse niente di buono da dirgli? Io direi che la notizia della
sparizione del macaco è più che buona! xDhahaha.. Ti adoro! E grazie mille!
E dopo giorni di assenza.. giungo a voi col capo chinato! T.T
Avete ragione.. scusate.. sono imperdonabile! 10 giorni senza
postare non sono proprio da me.. ma oltre che dalla macroeconomia sono stata
travolta da una strana ondata di mancata ispirazione.. O.o
Bè.. comunque eccomi qui con questo capitolo. Spero vi piaccia..
e spero si capisca tutto.. nel caso abbiate dubbi o domande non esitate a
chiedere ^.^
Vi metto il link della canzone che mi ha ispirata.. e del video
soprattutto che mi ha ispirata e ringrazio una mia amica per avermelo fatto
vedere.. e vi consiglio di vederlo perché io mi sono commossa *.*
Bè.. non so più cosa dire xD se non
grazie mille a tutti come sempre! Un bacione! ^.^
Premetto che il capitolo è un po’ lungo.. ehm..
Ma almeno mi faccio perdonare! xD
spero non vi annoi! ^^
Capitolo 33
Dalla pelle al cuore
POV Robert
Non
riuscivo proprio a distogliere lo sguardo, non riuscivo a guardare altro se non
lei che giaceva accanto a me e il suo corpo esile che affiorava debolmente
sotto le lenzuola. Anche allora mi sembrava così fragile. Avrei voluto
circondarla tra le mie braccia e proteggerla, da tutto, ma avevo paura di
svegliarla. Aveva uno sguardo così sereno che evitavo anche di fare un minimo
movimento per timore di riportarla alla realtà. Chissà se stava sognando..
chissà cosa stava sognando?
Sorrisi
quando la possibilità che stesse sognando me mi affiorò agli occhi. Non sarebbe
stato da escludere considerando la notte appena passata e la promessa che le
avevo fatto, di essere sempre presente nei suoi sogni.
Era
una tortura anche solo averla di spalle. Mi allungai dolcemente e mi affacciai
su di lei per vedere di nuovo il suo viso. Non potevo proprio farne a meno e
sapevo che non avrei potuto farne a meno mai più. Spinto da una forza
involontaria le sfiorai il braccio e sentii la sua pelle rabbrividire a
contatto con le mie dita che dolcemente andavano su e giù. Prese un lungo
respiro stiracchiando la schiena e già credevo di averla svegliata ma invece si
voltò col corpo e continuando a dormire si accoccolò sul mio petto stringendo
un braccio alla mia vita e uno contro di sé. Ringraziai il cielo di non averla
svegliata e le circondai le mani in vita per farla aderire meglio a me. Avrei potuto
restare così per sempre. Con lei tra le mie braccia e il dolce ricordo della
notte passata che mi riscaldava il cuore. Era stata così.. non riuscivo nemmeno
a definirla. Così umile in un momento così intimo e delicato. Mi aveva
intenerito tremendamente vederla così imbarazzata evitare il mio sguardo mentre
le sfilavo dolcemente la maglietta e le baciavo i lembi di pelle che piano piano lasciava scoperti.
Avevo
quasi paura di spaventarla, temevo di metterle fretta e me l’ero presa con
estrema calma in modo che se avesse voluto fermarmi avrebbe potuto farlo in
qualsiasi momento anche se solo la possibilità mi uccideva. Sorrisi tra me e
me. Non l’aveva fatto, non mi aveva fermato, mi voleva. Forse non quanto io
volevo lei, ma sentivo che mi voleva.
E poi
quella rivelazione..
Ero
rimasto senza parole. Non lo avrei mai immaginato, avevo dato per scontato che
la sua titubanza sull’argomento fosse dettata semplicemente dal voler mantenere
la sua privacy. Mi sentii quasi in colpa per non aver considerato anche quella
possibilità, come se avessi dubitato di lei.
Ancora
non riuscivo a crederci.. mi sembrava assurdo ma allo stesso tempo perfetto.
Ogni tessera combaciava alla perfezione come se mi stesse aspettando.
Era
stata così tenera nel rivelarmi quell’intimo particolare della sua vita. Non
aveva proprio potuto farne a meno e mi chiesi se fosse solo perché aveva paura
o perché voleva davvero che lo sapessi.
Certo..
io avevo avuto altre esperienze.. ma con lei era stato tutto diverso. Avevo
cercato di toglierla dall’imbarazzo della situazione cercando di prendere il
controllo di tutto, con molta calma, ma anche le sue mani inesperte sul mio
corpo mi facevano rabbrividire di piacere.
Cercai
di mantenermi il più possibile prendendo tempo baciandole il corpo che avevo
lasciato nudo, ma a un certo punto divenne impossibile trattenermi
ulteriormente. Le carezzai il viso guardandola negli occhi per cercare il suo
assenso e infine l’avevo sentita davvero con me.
Quanto
avevo sognato quel momento nella mia testa, quante volte in passato ero
impazzito alla sola idea di poter vivere un momento simile con lei, quanto
avevo immaginato di vivere quell’istante. Forse stavo ancora sognando, forse
era come una di quelle tante volte in cui credevo di essere sveglio ma in
realtà era tutto frutto della mia immaginazione, del mio subconscio.. eppure..
eppure no. Stavolta no. Stavolta ero sveglio. La strinsi più forte a me e
poggiai il capo sul suo per bearmi di quella realtà. Questa volta era vero, era
tutto vero. Nessun sogno, nessuno ad interromperci, nessun magazzino. Niente. Solo
noi due.
Presi
a carezzarle i capelli, non potevo proprio farne a meno. Adoravo i suoi
capelli, adoravo la sua pelle, il suo profumo, il suo nome, il suo respiro,
adoravo tutto di lei. L’amavo come non avevo mai amato nessun’altra in vita
mia. Non che avessi avuto molte ragazze.. ma avevo avuto molte cotte e lei..
lei era unica, era la sola che mi avesse davvero rapito il cuore. Ripensai alle
sere nel mio appartamento di Soho a vedere “Into the
wild” e sognare ad occhi aperti di quella ragazza, la stessa ragazza che ora
era lì con me tra le mie braccia. Doveva essere destino, non avevo altra
spiegazione per giustificare quell’assurda coincidenza. Bè.. chiamarla
coincidenza era un po’ azzardato visto che andando a fare quel provino sapevo
bene a cosa andavo incontro.. eppure non sapevo a chi andavo incontro. Credevo
davvero di trovarmi davanti una ragazzina ingenua, timida e indecisa e invece..
mi ero trovato una donna. Una ragazza di diciassette anni che col suo modo di
parlare, di esprimersi e dire quello che pensava mi faceva sentire uno stupido
bambino immaturo di quindici anni. La sua maturità raggiungeva livelli che io a
ventidue anni non avevo mai nemmeno sfiorato. La sua determinazione, la sua
serietà, l’intelligenza, l’intuito.. ogni minima cosa di lei, oltre la
particolare bellezza, mi aveva attratto in quella camera da letto come una
calamita. Eravamo due magneti incapaci di respingersi. Forse era tutto
sbagliato, forse non avremmo dovuto, sicuramente ci stavamo cacciando in
qualche grosso guaio, ma non potevamo respingersi. Lei era il polo positivo che
mi influenzava inevitabilmente e mi attirava a sé e io il polo negativo che si
lasciava trasportare da quella corrente elettromagnetica. Non si possono
separare due calamite, per quanto possano stare lontane, torneranno sempre ad
unirsi e io non avrei mai potuto diventare un polo positivo. Non avrei mai
potuto fare a meno di quell’attrazione, non avrei mai potuto fare a meno di
lei.
Senza
nemmeno accorgermene presi un respiro colmo di tranquillità e gioia e lei si
mosse sfregando la fronte contro il mio petto. Mi bloccai sperando di non
averla svegliata ma era tardi. Iniziò a strizzare gli occhi e quando capii che
ormai era sveglia le baciai i capelli per farle capire che lo ero anche io.
Piano alzò lo sguardo e incontrai di nuovo quegli occhi stupendi che la sera
prima non avevamo avuto modo di osservare bene e che invece ora mi si
rivelavano pieni di vita alla luce che entrava dalla finestra.
“Hey..”
sussurrò con voce roca, la tipica voce di chi si è appena svegliato.
Sorrisi.
Quanto l’amavo. Era impossibile descrivere il modo in cui potesse farmi sorridere
anche solo schiarendosi la voce.
“Buongiorno..”
sussurrai baciandole la fronte.
Mi
fissò per qualche secondo mantenendo il contatto con i miei occhi poi si morse
le labbra e abbassò lo sguardo.
“Hey..
tutto bene?”
“Mmm? Oh si.. tutto bene..”
Sembrava
davvero poco convincente. “Sicura?” le chiesi di nuovo andando in cerca dei
suoi occhi.
Annuì
di nuovo velocemente evitando il mio sguardo. Non era per niente un buon segno.
“Che
ore sono?” chiese d’un tratto in ansia.
Allungai
lo sguardo per vedere la sveglia sul comodino.
“Le
sei e un quarto..”
“E’
tardissimo..” disse staccandosi da me e poggiandosi sui gomiti agitata.
“Kristen
abbiamo ancora due ore prima di partire..”.
“Lo so
però.. devo.. preparare le cose.. e poi guardami.. sono un disastro.. i capelli..”
Mi
alzai anche io e mi portai subito sul suo viso. “Sei perfetta” sussurrai prima
di baciarla. Sembrò calmarsi un po’ mentre indugiavo con le mie labbra sulle
sue. Fu un bacio molto dolce, molto tranquillo. Solo le nostre labbra a
contatto.
La sentii
sorridere e strusciarsi col viso contro la mia guancia. “Tu sei di parte..”.
Era
assurda.. non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse bella anche appena
svegliata, senza trucco e col viso pulito che metteva in risalto i suoi occhi
verdi e le sue lentiggini.
“Dico
solo la verità, sei bellissima”. Forse ero davvero di parte, ma se lo ero non
me ne rendevo conto. Per me era così e basta. Non riuscivo a immaginare
qualcuno che non potesse notare la sua bellezza.
“D’accordo..”
sospirò. “Però ho davvero bisogno di andare in bagno. Com’era? Ho bisogno di un
minuto da umana?”. Per quanto potesse essermi vicina fisicamente sentivo che
era distante, come se stesse pensando ad altro. Cercai di ignorare quella
sensazione.
Le
baciai il collo e la sentii sospirare. “Io però non sono un vampiro..”
“Bè..
hai sedotto un’innocente e pura ragazza.. le affinità ci sono. E io resto
comunque un’umana..quindi..”
Capii
che era meglio non insistere. “Capito.. ti aspetto qui..”. Le diedi un rapido
bacio prima che scivolasse via e si infilasse rapidamente la mia camicia, la
prima cosa che aveva trovato.
Non
ebbi nemmeno il tempo di ammirare il suo corpo ancora una volta ma ormai
conoscevo ogni centimetro della sua pelle. Le sue braccia, il suo ventre, le
sue gambe, il suo viso. Poteva esistere tanta perfezione?
Non si
voltò nemmeno a guardarmi e sparì dietro la porta del bagno mentre io mi
crogiolavo nei dubbi che il suo comportamento mi scaturiva.
Che
avessi fatto qualcosa di male? Forse si era pentita di qualcosa.. forse avrebbe
voluto dimenticare tutto..
Cercai
di non pensare a quella possibilità eppure il suo comportamento mi creava dubbi
enormi.. Era sgusciata via, come se non vedesse l’ora di alzarsi da quel letto.
Perché?
Sentii
improvvisamente il vuoto nello stomaco, la strana sensazione di disagio, un
brutto presentimento che mi mangiava lentamente da dentro.
Possibile
che non ci potesse essere mai una sicurezza per me o per noi?
Sprofondai
il viso nelle mani e rimasi in quella posizione per non so quanto tempo, finché
non intravidi i raggi di sole entrare sottili attraverso la finestra.
Lanciai
una fuggevole occhiata all’orologio. Le sette meno un quarto.
Ormai
erano venti minuti che era chiusa in bagno e io non sapevo che fare. Dovevo andare
da lei? Dovevo preoccuparmi? Doveva fare qualcosa?
Sì..
dovevo decisamente fare qualcosa perché starmene immobile su quel letto
iniziava a mandarmi fuori di testa. Mi infilai i boxer velocemente e incapace
di fare altro presi a gironzolare nella stanza, senza un obiettivo preciso,
toccando ogni cosa che mi venisse sotto mano proprio come lei aveva fatto la
sera prima. Guardai la valigia aperta e presi a raccogliere i panni sparsi per
la stanza e buttarli dentro il bagaglio. Almeno avrei fatto qualcosa di
produttivo e utile. Ma nemmeno quello bastò. Stavo impazzendo. Mi avvicinai
alla porta del bagno poggiandomi con l’orecchio per avvertire almeno la sua
presenza, ma niente.
Ok..
ora iniziavo a preoccuparmi davvero.
“Kristen,
va tutto bene?” chiesi in ansia sperando di ottenere una risposta che per
fortuna non tardò ad arrivare.
“Si,
tutto bene..” la sentii dire con un filo di voce da dentro il bagno.
“Sicura?
Sei lì da mezz’ora..”
“Esco
subito..” alzò finalmente il tono di voce e non dovetti sforzarmi per capire.
Non risposi e mi appoggiai alla parete aspettando che uscisse. Ci mise un po’
prima di uscire ma finalmente girò quella dannata maniglia e mi misi dritto per
trovarmi di fronte a lei. Era esattamente come l’avevo lasciata. La camicia che
le scendeva fin sopra le ginocchia, i capelli scompigliati con un evidente
tentativo di essere messi a posto con le mani e il viso ansioso.
Saltò
sul posto quando mi parai davanti a lei.
“Che
ci fai qui?”
La
guardai accigliato. “E’.. la mia camera..” risposi non riuscendo a capire le
sue affermazioni.
“No..
intendo.. fuori la porta del bagno..”
“Oh..
ti stavo aspettando..” risposi poggiando le mani sui suoi piccoli fianchi e
avvicinandola a me. “Ti dispiace?”
Ancora
evitava il mio sguardo sebbene le mani fossero sul mio petto. “No.. certo che
no..”
C’era
qualcosa che non andava. Lo avvertivo dal suo tocco leggero, e dalle sue parole
caute e meditate. “Kristen.. cosa c’è?”
“Cosa?
Niente.. perché?”
“Non
lo so.. sei strana..”
“Non è
niente Rob..” ripeté sbuffando un po’ prima ancora che potessi finire la frase.
E in quel momento mi sfiorò di nuovo la possibilità che temevo.
“E’
colpa mia? O.. sei pentita? Avresti preferito che..”
“Cosa?!”
Mi interruppe facendo salire le sue mani dal petto al mio viso. “No, no! non sei
tu. Non sono pentita di niente..”.
Mi
sentii subito meglio e strinsi più forte le mie braccia attorno alla sua vita.
“Allora cosa?”
Abbassò
lo sguardo e si staccò da me cercando di farsi spazio imbarazzata. “Niente,
davvero.. è una cosa stupida..” sussurrò allontanandosi da me e camminando fino
alla scrivania dandomi le spalle.
Non
potei fare a meno di sorridere. Perché doveva essere così insicura su tutto? La
raggiunsi senza nemmeno accorgermene e da dietro circondai la sua pancia con le
mia braccia affondando il viso nel suo collo.
“Non è
una cosa stupida se ti fa stare così..” le sussurrai all’orecchio. “Con me puoi
parlare di tutto..” continuai ma non aveva alcuna reazione. “Ti prego Kristen
dimmi che succede se no rischio di impazzire..”.
Spinta
probabilmente da quell’ultima preghiera si voltò finalmente verso di me e i
nostri corpi aderirono di nuovo alla perfezione. Continuava a tenere lo sguardo
basso mentre parlava lentamente.. imbarazzata, proprio come la sera prima
quando mi aveva confessato quel particolare della sua vita.
“Io..
io..volevo..” prese un lungo respiro prima di terminare la frase. “Volevo
sapere com’è stato..” disse tutto d’un fiato. “.. per te..” aggiunse infine.
Mi ci
volle qualche secondo prima di capire dove volesse arrivare, ma quando tutto mi
fu chiaro non potei trattenere un sorriso. Dio, quanto era dolce.. così
insicura.
Portai
un dito sotto il suo mento e le alzai dolcemente il viso. “Tu credi che non mi
sia piaciuto?”
Non mi
aspettavo una risposta visto che i suoi occhi erano così concentrati a cercare
di evitare i miei, senza ottimi risultati. “Bè.. tu.. hai avuto altre
esperienze.. e io.. invece..”
Le
tappai la bocca con un dito e inchiodai il suo sguardo al mio. “Kristen.. tu
non sai quanto ti ho aspettata, non sai da quanto ti ho voluta, quanto ti ho
desiderata..”
Nonostante
le mie parole continuava ad essere insicura e imbarazzata. Non era convinta di
quello che le stavo dicendo.
“Stanotte..
è stata la notte più bella della mia vita e tu.. Tu sei stata fantastica..”.
Sperai davvero che mi credesse perché le stavo dicendo la verità.
Assunse
l’aria di una bambina di quattro anni che ha capito di aver fatto qualcosa di
sbagliato. “Davvero?” sussurrò.
“Si”
dissi semplicemente e quando la vidi finalmente sorridere mi avvicinai per
baciarla.
“E per
te invece?” azzardai esitante. “Com’è stato.. per te?”.
Ecco
la domanda che mi aveva tormentato da quando si era addormentata tra le mie
braccia e la risposta avrebbe anche potuto uccidermi.
Abbassò
lo sguardo un secondo prima di incontrare di nuovo i miei occhi.
“Io..
non so come definirlo. E’ tutto così diverso.. io sono diversa.. Sono
cambiata..” sussurrò. “Tu mi hai cambiata..e io mi sento felice.. Era tutto
così nuovo ma tu.. mi hai fatto sentire come se non lo fosse.. come se non ci
fosse niente di cui preoccuparsi.. perché era naturale. Ed è così.. è normale..
è naturale.. quando sono con te tutto funziona bene..”.
Il mio
cuore perse un battito al suono di quelle parole e un secondo dopo prese a
battere mille volte più forte di prima.
“Ti
amo Kristen..” Dissi semplicemente prendendole il viso tra le mani e baciandole
ripetutamente la fronte, le guance, le labbra e ogni parte che mi venisse sotto
mano, o meglio.. sotto labbra.
“Però
ora ho io una domanda..” dissi prendendola in contro piede. Assunse un’aria
curiosa ma non disse niente aspettando che parlassi io.
“Come
mai tu.. insomma.. io credevo che tu.. avessi…” non
terminai la frase per timore di metterla ancora in imbarazzo, tanto ero sicuro
che aveva capito.
“Non
lo so” disse subito scuotendo il capo. “Io.. non me la sono mai sentita”.
Scrollò le spalle mentre mi confessava quelle cose sempre meno imbarazzata.
Infine alzò gli occhi e mi fissò. “Forse stavo aspettando te..”.
Quell’ultima
dichiarazione fu il colpo di grazia che mi fece perdere la ragione e sentii
improvvisamente uno strano calore riempirmi il petto.
Abbassai
un secondo il capo sul suo seno e poi incapace di resisterle ancora presi il
suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio.
Il
bacio dapprima dolce e tenero si trasformò presto in un bacio passionale e
prepotente e alzandola dolcemente la misi a sedere sulla scrivania dietro di
lei che intrecciava stranamente sicura le sue gambe contro il mio bacino.
Baciai con foga quelle labbra che avevo desiderato per così tanto tempo e la
sua lingua scivolava con la mia con un trasporto perfetto.
“Rob..
è tardi..devo andare..” sospirò stringendo i miei capelli.
“Non
posso farci niente.. non posso fare a meno di te..”
“Ma..
è tardi..” sospirò di nuovo mentre la sentivo eccitarsi a ogni tocco della mia
lingua sulle spalle che scoprivo piano piano.
“Altri
due minuti” e con quelle parole crollò sotto di me.
Era
stato terribilmente frustrante passare le ore seguenti senza di lei.
continuavamo a viaggiare su jet diversi nonostante la meta fosse la stessa, e
sapevo che non l’avrei rivista fino alla premiere, quando le urla e
l’eccitazione dei fan avrebbero iniziato a mandarla un po’ in agitazione come
sempre.
Eppure,
non era stato così. Io avevo passato tutto il primo pomeriggio nella mia nuova
camera d’albergo a sognare il momento in cui l’avrei rivista di nuovo. Fui
quasi tentato di andare da lei,ma
sapevo che non era il caso. Di sicuro aveva i nervi a pezzi come sempre prima
di “andare in scena” e una mia visita non l’avrebbe certo aiutata a rilassarsi,
non per quello che avevo in mente e che avrei sicuramente voluto mettere in
atto vedendola.
E poi,
in un certo senso, mi piaceva quasi avere la sorpresa di vederla in seguito,
con uno di quei vestiti che le stavano alla perfezione. Ero alquanto curioso di
vedere le sue reazioni questa volta. Insomma, ora era tutto diverso, lo aveva
detto anche lei. Ma quanto era diverso?
Io di
sicuro non ero cambiato.
Quando
la vidi assunsi lo stesso sguardo esterrefatto e ammaliato che avevo sempre
sentito quando la guardavo, sin dalla prima volta che avevo messo piede nella
stanza di Cath. Lei era sempre stato quello per me. Una piccola donna,
determinata, intelligente, bella. Forte e allo stesso tempo tanto debole e
fragile da potersi rompere sotto il tocco delle mie dita.
“Sei
bellissima..” le sussurrai quando si avvicinò a me e senza nemmeno accorgermene
portai una mano dietro la sua schiena per avvicinarla a me ignorando i presenti
nella sala.
Non
disse niente ma abbassò semplicemente il capo timida mentre eravamo invitati ad
affacciarci al balcone per salutare almeno quella moltitudine di gente che era
lì per noi. Se mi fermavo a riflettere sul fatto che migliaia di persone
fossero lì anche solo per vederci agitare stupidamente la mano mi rendevo conto
che era tutto assurdo.
La mia
vita era cambiata così tanto. Solo un anno prima ero a suonare la chitarra con
Bobby sul tetto del nostro appartamento.
Non
ero nessuno.. solo un ragazzo che amava la musica e si era ritrovato coinvolto
un po’ nella moda (periodo che avrei accantonato volentieri..) e nella
recitazione. Ed ora ero lì, a salutare migliaia di fan da un balcone di Parigi,
con la donna che amavo. Era davvero assurdo.
Comportarsi
in maniera “civile” con Kristen quando non eravamo soli era davvero un’impresa
ardua. Non riuscivo a guardarla un secondo senza avere pensieri impuri su di
lei e non potevo fare a meno di notare che nemmeno lei riusciva a distogliere
lo sguardo da me. Lo sentivo addosso e mi piaceva, era alquanto eccitante anche
solo sentire i suoi occhi su di me, che facevo finta di niente.
Ma
Kristen.. era davvero unica. Credo che non stesse nemmeno ascoltando le domande
che ci venivano poste.
Diceva
il minimo indispensabile e quando a un certo punto mi voltai per attendere la
sua risposta si guardò attorno lanciandomi uno sguardo che diceva Ti prego parla tu che non ho ascoltato una
parola di quello che hanno detto...
E così
mi ero ritrovato a parlare per la maggior parte del tempo, ma per lei lo avrei
fatto per sempre. Sarei sempre stato pronto a correrle incontro. A salvarla
quando non sapeva cosa dire o cosa fare. Era forte, sicuramente, ma era sempre così
timida e insicura davanti agli altri. In fondo aveva solo 18 anni. A volte lo
dimenticavo quasi, ma solo perché quando era con me, era tutto diverso. Era
come se si spogliasse e mi lasciasse vedere la sua anima. Forse per questo non
riuscivo a vederla come una ragazzina, ma come una donna. Capivo che le bastava
stare sola con me per essere a suo agio e rendermene conto e averne la prova mi
riempiva di gioia.
Ripensai
con un larghissimo sorriso all’intervista di qualche ora prima. Ci avevano
rinchiuso in una specie di scatola, e la cosa mi avrebbe fatto enormemente
piacere se non avessi saputo che c’erano telecamere puntate su di noi e uno
schermo che ci proponeva una domanda dopo l’altra.
Potreste innamorarvi nella vita reale?
Però..
che ironia della sorte. Bè.. forse non era nemmeno ironia visto che le voci su
di noi non si erano affievolite per niente e, data la piega che aveva preso la
storia, ne avevano ben motivo.
Domanda
troppo semplice e allo stesso tempo troppo impegnativa per poter rispondere.
Un Sì avrebbe scaturito il pandemonio, un No sarebbe stata una bugia che non avrei
mai voluto dire.. perciò mi limitai a passare alla domanda successiva anche
perché amavo il suono di quell’aggeggio, quella specie di ululato che Kristen
aveva imitato quando aveva indugiato sul confronto tra me e ZacEfron.
Mamma..
che risate! Ci ripensavo e ridevo da solo sul letto.
Come
sempre.. dopo una giornata del genere ero esausto, ma il pensiero che l’avrei
presto rivista mi tirava su il morale.. e non solo quello.
Avremmo
cenato con Cath. Solo noi tre.. per parlare un pò. Ormai
era stato stabilito che lei non avrebbe diretto New Moon. Diceva di non
riuscire a rispettare i termini di scadenza e non voleva rischiare di fare un
lavoro affrettato di cui non sarebbe stata soddisfatta. Mi sarebbe mancata
terribilmente, in fondo, dovevo tutto a lei.
Il
flusso dei miei pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta.
Sorrisi subito immaginando chi potesse trovarsi dietro e senza pensarci due
volte andai ad aprire cercando di sembrare il più tranquillo possibile e di non
lasciare trasparire la voglia che avevo di lei, almeno per un po’.
Aprii
la porta e come mi aspettavo era lei che mi guardava sorridente.
“Toh..
guarda chi si vede..” dissi con nonchalance.
“Posso
entrare?”
“Sai..
non lo so. Devo rifletterci un po’..”
“Rob..
potrebbero vedermi..”
“Però
sai.. se non sopporti il mio odore.. non penso che ti convenga entrare..” dissi
prendendola in giro per la risposta che aveva dato quel pomeriggio.
Mi
guardò e si morse le labbra con aria colpevole. “Idiota.. fammi passare!”
esclamò e si infilò sotto il mio braccio per entrare. Chiusi la porta
sorridendo e quando mi voltai le sue labbra furono subito sulle mie, avide di
un bacio che non ci scambiavamo da già troppe ore ormai.
Si
aggrappò alle mie spalle mentre continuando a baciarci camminavamo lentamente
verso il letto. Si sedette sul bordo togliendosi le scarpe velocemente per poi
scivolare più in dentro mentre io prendevo forma sopra di lei adattandomi al
suo corpo.
“E
comunque.. l’ho detto solo perché tu hai detto che non sopporti la mia
personalità..” disse d’un tratto staccandosi per farmi notare il suo sguardo
accigliato e un po’ contrariato.
Scoppiai
a ridere. “Ma io l’ho detto perché tu avevi detto che ti piacciono i miei
piedi..” risposi a tono.
“Bè? E
allora? Era un complimento eh..”
“Si ma
posso capire perché tra tante cose che potevi dire.. i piedi?!”
Scoppiò
a ridere pure lei. “Erano la prima cosa che ho visto e che mi è venuto in
mente..” disse continuando a ridere. “E poi già avevi detto che ti piacciono i
miei capelli.. non potevo dire la stessa cosa..” sussurrò avvicinandosi
sensuale al mio orecchio e baciandomi il collo.
“Davvero
ti piacciono i miei capelli?” chiesi con un sorriso ebete sul viso mentre lei
continuava a strusciare la bocca sulla mia giugulare.
“Li
adoro..” sospirò baciandomi il mento. “Prometti che non li taglierai mai..”
Non
avrei mai pensato che davvero potessero piacerle tanto quei miei capelli lunghi
e spesso spettinati che mi davano l’aria di un barbone. Sapevo che le ragazzine
ci andavano pazze (per non so quale assurdo motivo..), ma non avrei mai creduto
che lei appartenesse alla schiera. Quante cose ancore non sapevo di lei.
“Se
non vuoi.. non li taglierò..” le promisi e la sentii sorridere mentre stringeva
i miei capelli tra le sue mani e avvicinava la mia bocca alla sua.
La sua
lingua percorreva i limiti delle mie labbra e le schiusi per lasciarla passare.
Mi faceva impazzire quando faceva così. Sembrava già una Kristen diversa da
quella della sera precedente, più sicura, come se la chiacchierata di quella
mattina le avesse dato la spinta per prendere l’iniziativa.
“Così..
sarebbe questa la tecnica per un buon bacio cinematografico?” chiese con aria
di sfida. Non aveva idea cosa avrei potuto farle se non avessi avuto paura di
metterle fretta e di essere respinto per la mia troppa audacia.
“Non
esattamente..”. E iniziai a baciarla con foga, con quella passione che avevo
tenuto sotto controllo la sera prima. Iniziai a muovermi sulle sue labbra con
ansia, con estrema avidità non lasciandole nemmeno il tempo per respirare.
Ricambiò quel bacio finché il fiato glielo permise e infine si staccò per
prendere aria e iniziò ad ansimare rumorosamente.
“Vorrei
tanto poter stare di più qui..” sussurrò triste al pensiero di dover presto
abbandonare quel posto. Non avevamo visto molto di Parigi, anzi, non avevamo
visto praticamente niente se non le nostre camere d’albergo, ma se ero con lei
avrei anche solo potuto vedere i muri del bagno e mi sarebbe bastato.
“Anche
io..” risposi con la stessa voce amara. “Però potresti sempre darmi il numero
di qualche tu amica..” continuai cercando di alleggerire la situazione. Mi
piaceva molto prenderla in giro, soprattutto da quel punto di vista.
“Ah si?
Bè.. mi dispiace deluderti ma il tuo numero non l’ho dato a nessuno. Sono molto
gelosa delle mie cose..” disse d’un fiato e poi si bloccò probabilmente
accorgendosi dell’azzardo delle sue parole.
“Le.. tue cose?”
Abbassò
gli occhi e sussurrò un debole “Si..” scrollando le spalle.
Non
poteva avere idea di quanto potessero farmi piacere quelle parole. Forse per
lei erano stato uno sforzo ma ne era valsa la pena. Io ero suo.
“E fai
bene ad esserlo.. Perché io sono solo tuo.. E per me esisti solo tu..”. Sussurrai
quelle parole mentre le carezzavo il viso. Lei mi guardava negli occhi, prese
la mia mano e baciò il palmo per poi stringerla tra le sue. Mi appoggiai su un
lato per evitare di pesarle troppo e la strinsi a me.
Restammo
così per un po’. Lei che respirava a ritmo del mio cuore e io che mi beavo del
profumo di quei capelli che amavo.
“Forse
dovremmo andare.. Cath ci aspetta..” sussurrai malvolentieri notando l’orario.
“Ok..”
disse alzandosi.
“E
comunque io sto ancora aspettando..”
“Cosa?”
“Chi è
il più sexy tra me e ZacEfron?”
chiesi sfacciato.
Il suo
viso si aprì in un sorriso divertito e quasi estasiato. “Hai davvero bisogno
che te lo dica?”
“Ammetto
di essere alquanto curioso..” ammisi, ed era vero. Insomma.. sapevo la sua
risposta, potevo immaginarla, ma sentirla da lei sarebbe stato diverso.
“Bè.. Zac è Zac..” disse scuotendo la
testa ironica. “Ma tu sei tu..”
“Wow..
grazie per avermelo chiarito. Non ci sarei mai arrivato da solo..” le risposi
sarcastico.
“Dai
scemo! Che domande sono? Ovvio che trovo te più sexy..” ammise infine
lasciandomi un rapido bacio sulle labbra che si erano aperte in un sorriso
vittorioso. Fece per andare via ma stringendole le mani ai fianchi la trattenni
ancora per prolungare quel bacio.
Quando
finalmente la lasciai andare si sedette sul bordo de letto e si mise le scarpe.
Aveva i tacchi e un vestitino nero che le stringeva in petto per poi allargarsi
fino alle ginocchia. Era stupenda, come sempre, ma non potevo non trovare
strano che avesse scelto volontariamente quell’abbigliamento considerando che
era solo una cena intima tra noi tre. Mi sarei aspettato di vederla in jeans e
maglietta, ma ovviamente quella ragazza non finiva mai di stupirmi.
“Via
libera?” mi chiese da dietro appoggiandosi con le mani ai miei fianchi.
Allungai ancora di più il collo fuori dalla porta e quando fui certo che non ci
fosse nessuno la presi per mano e chiudendo velocemente la porta dietro di noi
corremmo velocemente verso le scale mentre cercava di trattenere le risate.
Abbandonai
malvolentieri la sua mano un secondo prima di scendere l’ultimo gradino, non
abbastanza in fretta però da impedire a Cath di vederci. Ce la trovammo davanti
inaspettatamente e i suoi occhi caddero subito sulle nostre mani intrecciati
che sciolsi subito.
“Cath!
Che ci fai qui!?” esclamò Kristen ricomponendosi.
“Stavo
venendo a cercarvi.. sono venti minuti che aspetto. Voi.. che fate piuttosto?”.
Non
era certo il tipo di donna da nascondere quello che pensava, ma si divertiva
molto a lanciare frecciatine con toni ammiccanti. E quella volta non si smentì
per niente.
“Venivamo
a cena..” risposi subito.
“E
prima?”
Accidenti
non si lasciava sfuggire niente.
“Io ho
fame! Voi?” urlò Kristen sviando il discorso.
“Si..
sto morendo!” l’appoggiai e ci avviammo in sala sotto lo sguardo furtivo di
Catherine che osservava ogni nostro movimento.
“Voi
non me la contate giusta..”
Non
aveva fatto altro che ripetere quella frase per tutta la serata.
Strinsi
la gamba di Kristen ancora una volta, sotto il tavolo e la sentii saltare per
l’ennesima volta.
“Ti
assicuro che va tutto bene..” disse Kristen con una voce che lasciava
trasparire anche troppo l’eccitazione che le stavo dando con quel tocco.
“Questo
lo vedo.. e ne sono felice.. davvero” disse infine e sembrò chiudere l’argomento,
finalmente. Non c’era bisogno per lei di sapere altro. Aveva sempre saputo,
forse anche prima di noi, che c’era qualcosa. Lo aveva detto da subito. Troppa
elettricità, troppa tensione sessuale, troppo magnetismo. Era semplicemente
troppo perché non accadesse nulla.
Parlammo
ancora un po’, del più e del meno, della sua scelta di non dirigere il secondo
film, di quanto ci dispiacesse e di altre cose che non ascoltai più perché ero
troppo concentrato su Kristen.
Tornai
alla realtà solo quando Catherine si allontanò per rispondere a una chiamata.
“Robert,
smettila!” urlò Kristen sottovoce.
“Di
fare cosa?” dissi con aria innocente.
“Questo!”
esclamò e velocemente portò la sua mano sulla mia gamba stringendo all’altezza
dell’inguine. Fermai il respiro per qualche secondo cercando di mantenermi
calmo mentre un sorriso vittorioso si stampava sul suo viso.
Lasciai
la sua gamba e lei lasciò la mia ma continuai comunque a carezzarle dolcemente
un braccio.
“Non
hai neanche fatto caso a come sono vestita stasera..” disse sottotono e un po’
.. delusa?
“In
realtà.. l’ho notato appena hai messo piede in camera.. Sei bellissima..”
risposi sincero. “Ma.. non dovevi farlo per me. Insomma.. non ho bisogno di un
vestitino e un paio di tacchi per rendermi conto di quanto sei stupenda. Tu mi
piaci sempre.. anche in jeans e maglietta ed è uno dei motivi che mi ha fatto
innamorare di te..”.
La
guardai negli occhi mentre le dicevo quelle parole che erano tremendamente
vere. Non erano frasi di circostanza. Era quello che sentivo. Abbassò il viso
prima di iniziare a parlare dolcemente, con la stessa insicurezza di quella
mattina.
“Rob..
io..”
Stava
davvero per dire quelle parole? Quelle che aspettavo da tanto tempo? quelle che
mi avrebbero reso il ragazzo più felice della terra? Avrei quasi voluto
fermarla per non farle dire qualcosa di cui si sarebbe pentita. Ma ormai la
conoscevo. Aveva i suoi tempi e io avevo aspettato anche troppo a lungo. Volevo
che lo dicesse.
“Io..
ti..”
“Kristen!”
la voce di Cath la interruppe e subito alzò il viso fino a un secondo prima
troppo chinato verso di me.
Strinsi
i denti cercando di non bestemmiare e mi voltai a guardare Catherine insieme a
Kristen.
Era
seria, davanti a noi. Aveva cambiato totalmente espressione.
“Kristen..
dovrei parlarti un attimo..” disse e si allontanò di nuovo lasciandoci
interdetti.
Ci
scambiammo una strana occhiata ma scoppiammo a ridere quando ci passammo
contemporaneamente una mano tra i capelli. Ancora non ero riuscito a capire se
uno dei due avesse preso quella strana abitudine dall’altro o se fossimo
semplicemente coordinati. Era come se fosse già stato tutto stabilito tra di
noi.
“Che
stavi dicendo?” chiesi stringendole la mano.
“Bè..”
sbuffò lei alzandosi. “Torno subito.. e poi finiamo il discorso..” disse con un
ultimo sorriso prima di sparire dietro la porta.
Eccoci
alla fine..
Spero
non vi siate annoiate..
Ovviamente
i riferimenti sono a un’intervista che immagino molti di voi conosciate! xD è una delle mie preferite e questi due li adoro! xD
Roxisnotdied: u.u si dia il caso che io
sono una ragazza diligente.. quindi studio davvero! U.u
se.. come no.. due capitoli in 10 giorni xDhauahau.. grazie Ross cess..
scusa il ritardo xD
yesido: Grazie mille mel!
È tutta colpa tua se ci ho messo tanto! Tu dici vai avanti in fretta.. e invece
ci ho messo 10 giorni! xDhauha..
scherzo ovviamente! Scrivi anche tu che sono curiosaaaaaaaaaa
erika1975: grazie mille! Sono felice che ti sia
piaciuto ^^ Kris capirà presto tutto.. peccato che.. ehm.. ok.. sto zitta xD
signora degli anelli: grazie come sempre!
Ecco il POV di Rob.. spero ti sia piaciuto.. ^^
frate87: grazie mille! Sono felice che la storia
ti piaccia e che tu abbia trovato il tempo di recensire.. Però non canterei
vittoria troppo presto! Muhamuha.. ok.. dopo questa
vado a sotterrarmi xD
ledyang: sai che in effetti mi chiedo anche io
come faccio a non mandarti a fanculo? O.o inizio a
pensare di avere qualcosa che non va.. O.o
hauhaua! Scherzo ovviamente!
Grazie mille a te! Ed è vero che io ti sopporto.. ma tu mi supporti sempre *.*
e ti ringrazio per questo! Ti piace proprio la parole equilibrio eh? -.-“ hauhaua.. dammi il tempo xD
simo1726: haha e come volevi ecco il
POV Rob xD Scusa Simo..
credo di essermi appena ricordata di non aver risposto alla tua ultima mail.. O.o sono pessima.. L ma la vidi la sera
tardi e me ne sono appena ricordata.. perdonami!
Grazie mille come sempre.. e scusa se non sono più
precisa nella risposta ma vado di fretta xD Sono
felice che ti piaccia anche l’altra FF e hai ragione.. questi due insieme..
sono una cosa di indescrivibile *.*
Imaginary82: hihi.. e certo che c’è il
POV Rob.. un po’ in ritardo ma c’è xD Sono
felicissima che il chappy ti sia piaciuto! *.*
emmettina90: hauhaua.. oddio davvero ti
piace? O.O non l’avevo capito.. O.ohauhauah ovviamente scherzo! xD
grazie mille tesò.. per tutto! *.* mi manchi! *.*
kiki1988: grazie mille tesoro! *.* sempre troppo
gentile tu con me! *.* mi manchi tantissimo!
SeaOfLove: *.* davvero Ori? *.*
grazie mille.. non so cosa dire! Grazie per leggermi! *.* baciiii!
ariel7: e io non smetterò mai didire a te Grazie per leggermi! T.T
e per darmi tutto il tuo supporto! Sei un tesoro! Ti adoro! *.*
cate1991: grazie mille a te per leggermi e
commentare! ^^ bacio! ^^
iosi: hauahu mi hai fatto morì! xD quante volte l’hai letto prima di recensire?! O.o sono davvero felice e lusingata! Sei un tesoro! Grazie
mille..e scusa il ritardo T.T
cloecullen:
hauahau grazie cloexD ero certa di non averti sconvolta.. cioè.. una che legge
calippo invece di capo.. -.-“ ha un solo pensiero
fisso in testa.. -.-“ hauahua scherzo! xD Volevi entrare nella testolina di Rob? Eccoti
accontentata xDmuhamuha.. sese.. fai la finta tonta xD
Grazie mille tesoro *.* ti adoro e ti stimo.. ma già lo sai *.*
Muhamuha! Rieccomi
qui xD Pensavate che fossi morta o che mi fossi
dimenticata di voi?! xDmaaaaai!
Solo
ho avuto un po’ da fare ultimamente…xD tra cui studiare.. -.-“ però ho appena scoperto di aver
passato sta benedetta macro quindi almeno non è stato tempo perduto xDhauhaua
E’
passato così tanto tempo che forse manco vi ricordate dove eravamo rimasti xD Nel caso.. vi rinfresco la memoria..Avevamo lasciato
Kris che interrompe quello che voleva dire a causa di cath..
Cosa
vorrà la nostra Cath?!?!
Lo
scoprirete solo leggendoooooo! Muhamuha
Questo
chappy è un po’ particolare.. all’inizio sembra
strano ma capirete man mano..
Scusate..
ma vado di fretta come sempre @.@ perciò vi lascio subito il chappy e oggi proprio non ho il tempo di rispondere alle
recensioni.. L
comunque
vi ringrazio tutte! E grazie a chi segue, a chi ha aggiunto tra preferiti e
seguiti.. Vi adoro!
Recensite
se vi va! ^^
Capitolo 34
Bleeding love
POV Robert
Troppo tempo era passato, per troppo avevo
stretto quel foglietto tra le mani. Ormai era diventato poco più di un pezzo di
carta. L’avevo letto tante di quelle volte da aver consumato le parole, come se
si fossero disintegrate sotto i miei occhi, sempre più piccole, sempre senza
senso. Ogni volta le rileggevo cercando di convincermi. Non potevano essere
vere. Doveva esserci una spiegazione, un qualche motivo, qualsiasi cosa. Eppure
ogni volta ogni mio tentativo finiva inevitabilmente nel vuoto, ogni chiamata
era un monologo con la segreteria telefonica e la sua voce che gentilmente
diceva “Sono Kristen, lasciate un
messaggio.. oppure no” mi mandava sempre più in bestia. Erano passati due
giorni. Due maledetti giorni, eppure mi sembrava un’eternità. Credevo che
avesse avuto bisogno per pensare, credevo che fosse tutto un dannato scherzo ma
poi ripensavo al suo comportamento. E più ci ripensavo, più andavo al
manicomio.
Quel discorso.. non l’avevamo mai finito. Io
ero rimasto in bilico sulle sue parole, su quelle parole che avrei tanto voluto
sentire e che ora invece lampeggiavano senza sosta su quel foglietto
stropicciato. Era davvero questo quello che voleva dirmi?
Non poteva essere. Eppure era così. Non
avevamo mai finito il discorso. Un mal di testa, una scusa, un aereo diverso, e
alla fine mi ero ritrovato con quel cazzo di biglietto nella tasca del
giubbino.
Non sapevo come e quando era riuscita a
farmelo avere, eppure lo avevo trovato lì e se anche potevo pensare che
qualcuno si fosse firmato al posto suo, conoscevo la sua scrittura. E quella
era la sua.
C’erano dubbi a riguardo? Cos’era vero e cosa
non lo era? Come facevo a scoprire la verità?
Forse la verità era sotto i miei occhi e io
ero semplicemente troppo ingenuo per vederla e accettarla. La verità era su
quel foglio ormai sgualcito. Ma se non fosse stata la verità? se ci fosse stato
un motivo per quelle quattro parole che mi avevano ucciso il cuore?
Il dubbio mi uccideva e non avrei mai potuto
vivere in pace se non le avessi sentite uscire dalla sua bocca.
Ormai ero lì, non avevo più nulla da perdere.
Suonai il campanello.
“Robert”. Jules venne ad aprire e non
trattenne la sorpresa che aveva avuto nel vedermi lì.
“Buonasera. Avrei bisogno di parlare con
Kristen”.
La vidi fissarmi da cima a fondo, notando
probabilmente il mio look trasandato e trascurato negli ultimi due giorni in
cui non avevo nemmeno disfatto i bagagli e sistemato le cose in albergo.
“Ecco.. lei non.. Non è in casa..”. Non fu
difficile notare che si stava arrampicando sugli specchi, stava mentendo e il
fatto che Kristen affiorasse dietro di lei un secondo dopo ne fu la conferma.
“Chi è mamm..?” Si
bloccò appena mi vide lasciando i suoi occhi vagare sulla mia figura. “Che ci
fai qui?” disse con tono duro.
Perché? Perché quel tono duro? Che cazzo era
successo?
“Dobbiamo parlare” risposi cercando di usare
lo stesso tono, con pochi risultati.
“Non ho niente da dirti”. Continuava a stare
dietro la madre che teneva il capo basso e tracciava la linea di confine tra di
noi, ma non me ne poteva fregare minimamente. Avevo stabilito che a quel punto
avrei dato il tutto per tutto, avevo bisogno di sapere.
“Bè io si. E non puoi non ascoltarmi. Me lo
devi”
Mi fissò per qualche secondo interminabile.
Cercavo di decifrare il suo sguardo, di capire cosa potesse esserci dietro
quella storia, ma era impossibile. Fece un cenno d’assenso alla madre che si
spostò facendomi entrare e la seguii mentre attraversavamo il salone per
raggiungere la veranda posteriore. Mi fece passare per primo per poi chiudere
la porta-finestra dietro di se e voltarsi a guardarmi, dura come sempre.
“Allora che vuoi?”
Cosa volevo? Volevo la verità! “Voglio che mi
spieghi questo!” sbottai alzando la mano per far notare quel foglietto che da
due giorni mi torturava senza sosta.
La vidi prendere un lungo sospiro mentre
fissava il biglietto. “Non c’è niente da spiegare”.
“E invece si, cazzo Kristen! Ma che cazzo vuol
dire?!” cercavo con tutte le forze di non mettermi ad urlare.
“Mi dispiace Robert..”
“Mi dispiace Robert? Tutto qui? È tutto quello
che riesci a dirmi?”
In risposta scrollò le spalle e abbassò il
capo.
“Eh no Kristen! non funziona così! Sai che ti
dico? Forse mi ero sbagliato su di te.. credevo fossi diversa, credevo li
affrontassi i problemi. Invece sei come tutte la altre, ti nascondi, hai
paura..”
Non alzò il viso mentre le dicevo quelle
parole. Non sapevo nemmeno se fossero vere, forse era solo la rabbia a farmi
parlare ma se fosse servito per ottenere delle risposte, l’avrei fatto.
“Infatti.. sono una stronza. Come tutte le
altre.. inutile che perdi tempo con me..”
Questo era davvero troppo. Non capivo più
niente, l’intero universo girava in modo sbagliato, niente aveva più senso.
“Kristen ma che cazzo stai dicendo?! Ma ti
rendi conto delle parole che ti escono da quella bocca?”
Buttò fuori un respiro esausto. “Non so che
dirti. Sono così. Hai sbagliato con me. Cosa.. posso dire? Dimmelo tu.. cosa
vuoi sentirti dire?”
“Voglio che mi dici la verità!”
“E’ questa la verità..”
“Allora voglio che me lo dici ad alta voce, ora.
Dimmelo in faccia Kristen! Dimmelo che non mi ami!”
Finalmente alzò il capo e i suoi occhi
incontrarono i miei. Era strano eppure mi sembrava quasi di vederli luccicare
un po’, solo per un secondo, quel poco che le bastò per passarsi una mano sugli
occhi e riprendere il tono duro. “Servirà davvero a farti stare meglio? Ti
metterai l’anima in pace se lo dico ad alta voce?”
Non risposi. La sua sicurezza fu il colpo di
grazia. L’avrebbe detto.. e io.. avrei perso tutto.
Avrei voluto scuotere il capo. D’un tratto non
volevo sapere perché la verità che avevo cercato di negare fino ad allora era
vera e solo allora mi resi conto che non volevo sentirla uscire dalle sue
labbra, ma era troppo tardi.
“Non ti amo, Robert”.
Era troppo tardi. Era quello che volevo dopotutto,
volevo la verità e l’avevo avuta. Ma la verità era che avevo sperato fino
all’ultimo che mi dicesse il contrario, che non riuscisse a dire quelle parole
ad alta voce.. e invece.. Invece mi sbagliavo, come sempre. Mi sbagliavo su
tutto, non avevo capito un cazzo. Non avevo mai capito un cazzo in vita mia!
“Wow..” non mi ero nemmeno accorto di aver
aperto bocca.
“Mi dispiace.. Io.. non volevo che andasse
così..”
“Ah no?! E allora perché è andata così Kris,
eh? Perché? A che gioco stai giocando? Che c’era sotto? Cos’era? Solo un modo
per farti portare a letto? Dio, quanto sono stato stupido!”
Non parlò per un po’ finché non ripeté “Mi
dispiace..”.
“Smettila Kris! Smettila! Non me ne faccio
niente delle tue scuse! Sai una cosa? Non è nemmeno colpa tua.. è tutta colpa
mia! Sono stato un idiota! Come ho fatto ad essere così cieco?! Avrei dovuto
capirlo..” feci una pausa per valutare se quelle parole fossero troppo dure ma
poi cacciai tutto fuori senza nemmeno pensarci. Non me ne fotteva! “Tu mi hai
usato! Mi hai solo usato! Bè, complimenti! Hai avuto quello che volevi! Portati
pure il trofeo a casa! Io e te abbiamo chiuso!”.
Non restai nemmeno a vedere la sua espressione
o ad aspettare una sua reazione. Attraversai la veranda con due grandi falcate
e passandole davanti entrai in salotto per uscire da quella casa il prima
possibile.
Ringraziai il cielo che al piano terra non ci
fosse nessuno, fui libero di dirigermi direttamente alla porta e uscire da
quell’incubo. Volevo solo andarmene. Non volevo sentire più niente, avevo già
ascoltato troppo. Troppe parole mi avevano distrutto e ora volevo solo andare
via. Percorsi il viale della casa velocemente e prima che me ne rendessi conti
ero per strada, a camminare, a correre, a.. piangere.
Stavo davvero piangendo?
Si.
Sentivo le lacrime scendermi sul viso e.. e
non sapevo se fossero lacrime di rabbia o di delusione. Forse erano
semplicemente lacrime di dolore, non lo sapevo. Sapevo solo che mi ero
ripromesso di non stare male per una ragazza e invece ero lì a camminare per
quelle deserte stradine scure di Los Angeles con le lacrime che mi bagnavano la
faccia.
Perché? Perché doveva andare così? Perché per
me le cose non potevano mai prendere una piega giusta?
Ma perché? Perché non mi amava? E perché io,
nonostante tutto, l’amavo più di prima?
Avrei voluto vederla corrermi dietro, avrei
voluto tornare indietro. Ma a che scopo? Per sentirmi dire ancora una volta che
non mi amava?
Perché dovevo essere così masochista?
Basta! Non volevo soffrire in quel modo. Non
volevo.
Perché aveva il potere di farmi soffrire in
quel modo.
La odiavo.
E l’amavo.
L’amavo, perché non potevo proprio farne a
meno, perché ne ero innamorato, perché qualunque cosa facessi lei ne era la
causa, perché ormai il mio mondo aveva preso a girare attorno al suo, perché mi
ero orientato attorno a lei come un’orbita che ha finalmente trovato il suo
spazio nell’universo.
E la odiavo. L’odiavo perché non mi amava,
perché non era lo stesso per lei.
Ma perché non era lo stesso per lei? Perché
aveva dovuto prendermi in giro in quel modo?
Io avevo davvero creduto che avesse fatto
posto per me dentro di lei, avevo davvero creduto che mi voleva, avevo davvero
creduto alle sue parole quando mi aveva detto di volerci provare, di volere
stare con me. Ci avevo creduto e invece era stata tutta una bugia. Era tutto
falso. E la odiavo.
Odio e amore. Sono lo stesso sentimento dopo
tutto. Operano con la stessa potenza, nello stesso mondo e su due vie
parallele. Non c’è odio senza amore e non c’è amore senza odio. Ma cosa sono?
In realtà nessuno lo sa.. nessuno li può definire eppure tutti ci sentiamo in
diritto di dire “Ti odio” o “Ti amo” senza nemmeno pensarci sopra.
Ed io ero stato così. Ero stato così stupido
da lasciarmi andare in quel modo. E ora cosa mi restava? Niente. Né odio né
amore. Nessuno dei due. Credevo di aver perso tutto e invece non avevo tenuto
conto della possibilità che quei due sentimenti si battessero dentro di me per torturarmi
l’anima e farmi perdere gli ultimi brandelli di me stesso.
Ma era davvero possibile soffrire così tanto
per amore? E per lei?
Non avrei mai trovato pace. Non avrei mai
vissuto con uno solo di quei sentimenti. Avrei dovuto scegliere forse, ma non
volevo. Volevo amarla perché ne avevo bisogno e volevo odiarla perché mi
serviva a stare meglio.
E ora? Cosa mi rimaneva? Niente. Anche la mia
anima era partita e io.. non avevo più alcun motivo per stare lì. Sarei rimasto
solo per lei, ma ora lei non c’era. Non ci sarebbe stata mai. Volevo andare
via. Da quel posto, da quel paese, da lei. Volevo tornare a casa mia. Volevo
vivere in casa mia. Mi ero rotto di vivere in alberghi. Avrei potuto farlo, per
lei. Ma ora non più.
Non avevo più motivi che mi tenessero lì.
Sarei tornato a casa mia. Prima però.. dovevo fare una cosa. Abbandonare quello
che mi teneva legato lì, abbandonare i segni di lei sul mio corpo, abbandonare
i ricordi. E l’odio era forte almeno quanto l’amore. Non avrebbe vinto nessuno,
sarebbe sempre stata una battaglia infinita e sentivo il bisogno di mandarle un
segnale, di farmi del bene, di mandare tutto a fanculo. Lei, me stesso, Edward Cullen. Vaffanculo! Da oggi
faccio quello che cazzo mi pare!
POV
Kristen
Fissavo
quelle foto. Un pugno in un occhio. Un segnale. Una rivincita.
Eppure..
di cosa mi meravigliavo? Dopo tutto quello che gli avevo detto la sera prima..
Ma
lui aveva.. Non riuscivo a vederlo. Più guardavo quelle foto più capivo di
quanto lo stessi facendo soffrire.
Se
solo avessi potuto scegliere, se solo avessi potuto fargli capire che non
volevo, se solo fosse riuscito in qualche modo a capire tutto da solo. Ma non
avrebbe dovuto capire niente altrimenti non sarebbe servito a nulla. Lui doveva
farsi la sua vita, io la mia. Così dovevano andare le cose. Non avremmo mai
dovuto innamorarci. Perché? Perché mi ero innamorata di lui?
Cosa
di quel ragazzo mi aveva attratto così tanto da farmi cadere ai suoi piedi e da
farmi soffrire in questo modo? Forse la sua risata, la sua mania di passarsi la
mano tra i capelli così simile alla mia, forse il suo riuscire a farmi ridere e
tirarmi su quando ne avessi avuto bisogno. Forse era stata solo la sua tenacia,
il modo in cui aveva dimostrato di amarmi. Forse erano stati quegli occhi,
quelli che avevano avuto paura di guardarmi un anno prima e quegli stessi che la
sera prima avevo visto inumiditi mentre gli dicevo quelle parole che mi avevano
devastata. Scriverle mi aveva uccisa ma dirle ad alta voce..
Non
sapevo nemmeno dove ero riuscita a trovare la forza per parlare, forse dalla
consapevolezza che se non l’avessi fatto non mi avrebbe mai creduta. E lui
doveva credermi.
Voleva
la verità, voleva sentirmela dire ad alta voce e non potevo negargliela. Quanto
avrei davvero voluto dirgli la verità, ma non potevo.Quella doveva essere la verità ormai, la
nuova realtà.
La
vecchia non esisteva più.
***
Avevo
una voglia tremenda di terminare quel discorso. Avevo un pressante bisogno di
dirgli che lo amavo, che nonostante tutto, qualcosa dentro di me era cambiato.
Nonostante una parte di me temesse quasi la sua reazione, nonostante sentissi
una fitta di vergogna, non vedevo l’ora di dirgli tutto, ma non volevo nemmeno
fare le cose affrettate. Non volevo sussurrargli un “Ti amo” sbrigativo. Volevo
che sentisse davvero le mie parole e che leggesse nei miei occhi quanto fossero
vere.
“Torno
subito.. e poi finiamo il discorso..” dissi lasciandolo evidentemente con
l’ansia a mille mentre raggiungevo Catherine fuori dalla sala da pranzo. Presa
com’ero da Rob e da quello che dovevo dirgli non mi fermai nemmeno a pensare
cosa poteva volere Catherine di così urgente da richiedere la mia presenza così
all’improvviso.
Solo
ora che camminavo dietro di lei, mi sentivo il cuore mancare. Una brutta
sensazione si impossessò di me, come se non ricordassi più come respirare, come
se mi mancasse l’aria. Avevo uno strano presentimento e non mi piaceva per
niente. Stava per accadere qualcosa.. cosa voleva dirmi?
Mi
ritrovai in un angolo della hall dell’albergo, lontana dalla sala da pranzo,
lontana da Rob e con quell’orrenda sensazione che mi divorava sempre di più ad
ogni respiro.
Solo
allora mi accorsi di Stephanie nervosamente seduta sul divano. Cosa.. cosa ci
faceva lei lì?
Non
avevo mai avuto grande rapporto con gli agenti di Rob. Non avevamo mai parlato
se non per poco e la sua presenza lì.. era snervante. Cosa voleva? Certo non
parlarmi della mia carriera.. non spettava a lei.
Cercai
di evitare le soluzioni che mi ronzavano nella testa ma erano più forti di me.
Avevo troppo intuito per queste cose, e quella sensazione non si decideva ad
abbandonarmi nemmeno per un momento e prima anche che parlasse capii.
Rob.
Voleva parlarmi di lui.
“Tesoro
siediti..” sussurrò Catherine.
“Che
succede?”
“Siediti”
“Voglio
stare in piedi!” sbottai. Lo sapevo! lo sapevo! Stava succedendo qualcosa. “Che
sta succedendo?” chiesi nervosa incrociando le braccia al petto.
Stephanie
si alzò per mettersi alla mia altezza mentre invece Cath si appoggiava al muro
abbassando il capo.
“Kristen..
io sono l’agente di Rob..”
“Si
lo so..”
“E..
ho il dovere di preservare la sua persona e la sua carriera..”
Non
risposi. Non sapevo cosa rispondere. Non volevo arrivare al punto.
“Questa
cosa.. tra te e Rob.. non può andare avanti..”
“C-cosa?”
“Non
piace. Non potete continuare. Tu sei già avanti, ma Rob ha appena iniziato e..
e sai meglio di me quanto piaccia. Rob deve continuare a essere single.. Deve
essere il suo status. Una relazione non sarebbe vista di buon occhio,
soprattutto una relazione con te”.
Io
ero lì, ad ascoltare le sue parole che facevano tutto tranne avere un senso
logico. No! non poteva essere. Non doveva essere così.
“Ma..
no!Io.. non.. lui…
Non è possibile..”
“Mi
dispiace tesoro. Non sai quanto vorrei poter fare qualcosa..”
Non
ero ancora riuscita a capire bene la situazione. Parlavo, ma non avevo
riflettuto su niente. Tutto mi scivolava addosso come se non fosse reale. “Non
possono farci questo..”
“In
realtà possono..” s’intromise Cath.
“Rob
può avere una buona carriera, ci sono già delle nuove proposte per lui, ma non
è difficile sbarrargli la strada se si vuole..”
D’un
tratto tutto iniziò a prendere forma, tutto iniziò ad essere vero. Era così e
allora sentii il groppo in gola che non accennava a scendere. Le labbra mi
tremavano, i pugni stringevano la maglietta, le gambe erano rigide. “M-ma.. io.. Ma io lo amo..” sussurrai più a me stessa che a
loro mentre una lacrima mi scendeva sulla guancia.
“Allora
devi lasciarlo andare” rispose Stephanie con un velo di compassione sfregandomi
dolcemente le mani sulle braccia. “Oh tesoro, mi dispiace così tanto..” disse e
mi abbracciò mentre scoppiavo in lacrime.
Doveva
essere tutto un incubo, un orrendo sogno. Perché?!
Non
era possibile! Perché?!
Mi
trovai sul letto e non sapevo nemmeno come e quando ci fossi arrivata. Da
quanto tempo stavo fissando il soffitto?
Da
quanto tempo i miei occhi vagavano nel vuoto?
Da
quanto tempo il mio corpo era fermo nella stessa posizione?
Dov’era
Rob?
Lo
volevo, lo volevo così disperatamente vicino a me, volevo così tanto dirgli che
lo amavo, che avevo bisogno di lui. Ma lui non c’era e non doveva esserci.
Dovevo allontanarlo da me, dovevo stargli lontana.. ma come avrei fatto? Dove
avrei trovato la forza di parlargli? Cosa gli avrei detto?
“Kristen
sei in camera?”
La
sua voce. Bussò alla porta subito dopo aver detto quelle parole e mi sentii
morire. Lui era lì fuori, a un passo da me e io non potevo fare assolutamente
nulla. Non risposi e lentamente trovai la forza per alzarmi dal letto, mi
avvicinai alla porta e portandovi entrambe le mie mani, chinai la fronte e
poggiai la testa contro la porta. Forse in quel modo sarei riuscita a sentirlo
più vicino.
“Kristen
so che sei dentro. Dimmi almeno se stai bene..”
No Rob. Non sto bene. Mi sento
morire. Ti prego, vattene.
Sentii
una lacrima tornare a rigarmi la guancia mentre le parole cercavano di salire a
galla.
Fallo Kris. Fallo per lui! Devi
farlo, perché lo ami.
“Sto..
sto bene. Ho solo.. mal di testa..”
“Posso
entrare?” sussurrò dall’altra parte.
Si Rob! Ti prego! Vieni dentro,
abbracciami, dimmi che mi ami e che andrà tutto bene.
“No..
Non preoccuparti. Va .. va tutto bene. Sono stanca. Prendo un’aspirina e vado a
letto”.
Anche
da dietro la porta potevo sentirlo preoccupato. Quanto avrebbe voluto essere
dentro, quanto lo avrei voluto dentro.
“D’accordo
allora.. buonanotte. Prima però.. guarda a terra”
Feci
come mi disse e nello stesso istante un foglio piegato passò sotto la porta.
Sarebbe stato meglio non aprirlo. Non avrebbe cambiato niente. Ma non potevo
starmene lì a fissarlo senza fare niente.
Notte amore mio, a domani. Ti amo.
Ecco
un’altra lacrima.
“Kristen?”
Oh Robert! Ti amo anche io! Ti amo!
Ti amo!
“A
domani..” sussurrai debolmente portandomi una mano alla bocca per non fargli
capire che stavo piangendo. Non poteva il destino essere così crudele con noi.
Mi
buttai sul letto e piansi tutte le lacrime che avevo in corpo, piansi anche la
mia anima, piansi tutto, finché non fui talmente vuota da cadere nel sonno e
continuare a vivere quell’incubo.
Prima
o poi avrei dovuto affrontarlo, e allora non avrei trovato le parole.
Eppure
lui stesso mi aveva aiutata. Un foglio di carta. Continuavo a fissare quelle
poche parole che mi aveva scritto e cercavo di trovare la forza per rispondere.
Ma la mano non andava. Poggiavo la punta della penna sul foglio e.. niente.
Immobile.
Fallo Kristen dannazione! Fallo!
Robert, mi spiace ma è inutile
andare avanti così.
Io devo capire ancora molte cose
nella mia vita ma ora come ora so che non ti amo.
Perdonami.
Kristen
E
così.. quando lo vidi, senza nemmeno permettergli di salutarmi mi avvicinai a
lui. Mi chiese come stavo. Non risposi. Mi abbracciò.
Nello
stesso istante notai lo sguardo preoccupato e triste di Stephanie che ci
osservava con timore. Abbassai lo sguardo.
Ringraziai
il cielo che non mi avesse baciata. Se lo avesse fatto non avrei mai trovato il
coraggio di infilare quel pezzo di carta nella tasca del giubbino.
“Ci
vediamo all’atterraggio” disse carezzandomi il viso.
Ancora
non risposi. Non ce la facevo. Mi mancava il respiro. Presi un lungo sospiro e dopo
averlo guardato un’ultima volta negli occhi mi allontanai velocemente per
salire sul mio aereo consapevole che non l’avrei rivisto una volta atterrati.
Lacrime.
Lacrime. Altre lacrime.
***
Ed
ora.. cosa mi era rimasto? Solo altre lacrime.
Avevo
pianto così tanto in quei due giorni che non avrei creduto possibile di avere
altre lacrime in corpo da poter piangere. E invece era così.
Cosa
avevo ora? Proprio niente. Vuota.
Io
ero vuota, e lui era vuoto.
Ce
l’avevo con tutti. Ce l’avevo con me stessa per essere stata capace di
mentirgli in quel modo, ce l’avevo con lui per avermi creduto così facilmente,
ce l’avevo con quel cazzo di film che ci aveva fatto innamorare e che non ci
permetteva di stare insieme, ce l’avevo con le sue fan, ce l’avevo con Edward Cullen, ce l’avevo con Stephanie Meyer,
ce l’avevo con la sua bellezza, ce l’avevo con tutto il mondo. Ce l’avevo con
tutti.
E ce
l’avevo col destino per averci fatto incontrare.
Perché?
Quale era lo scopo se non potevamo stare insieme? Perché? Perché farci essere
così vicini e poi così lontani?
E
più ripensavo a lui, a quella notte, alla sua dolcezza, più mi sentivo male e
sentivo il bisogno di averlo vicino.
Perché
proprio quando ero riuscita ad aprirmi, ero stata costretta a chiudermi?
Perché
proprio quando eravamo così vicini, dovevamo stare così lontani?
Perché
proprio quando avevo capito di amarlo dovevo dirgli il contrario?
Perché?!
Non
mi era dato avere quello che volevo. Non potevo averlo. Dovevo farmene una
ragione. E ora quello che mi restava era il niente.
Solo
il ricordo di una notte perfetta rovinata dall’incubo della realtà.
Solo
una dolce malinconia al pensiero di quello che saremmo potuti essere.
Solo
il suo odio e il mio amore.
E
quelle foto che ancora guardavo e ancora mi pugnalavano il cuore.
Dovevo
aspettarmelo. Aveva tagliato i capelli come io avevo tagliato la nostra
relazione.
“Davvero ti piacciono i miei capelli?”
“Li adoro.. Prometti che non li
taglierai mai..”
“Se non vuoi.. non li taglierò..”
Era
il suo modo per farmi capire che aveva tagliato ogni ponte, aveva tagliato ogni
contatto con me, aveva iniziato a dimenticare.
Era
troppo. Non potevo sopportare oltre. Mi faceva troppo male vederlo. Mi aveva
fatto male vederlo la sera prima, mi aveva uccisa dirgli quelle parole ma ora..
ora mi sentivo morire. E sapevo che era solo l’inizio. Il peggio doveva ancora
arrivare.
Eccomi
con un altro chappy! ^^ Non è molto lungo e potrebbe non piacervi perché non
succede praticamente niente.. -.-“ diciamo che è molto introspettivo.. ma non
ci posso fare niente.. quando inizio a scrivere i pensieri delle persone.. non
riesco a fermarmi.. quindi se non vi piace.. ehm.. pazienza xD nhauhau
Ho
cercato di riassumere al meglio i mesi da metà dicembre e metà febbraio così
poi si vola direttamente in Giappone! Muhamuha
Non
avete idea quante canzoni sono state utili per questo capitolo.. Quelle che mi
hanno aiutato di più sono Sempre di
Lisa e Il linguaggio della resa di
Tony Maiello.. quindi se vi va ascoltatele ^^
Vi
lascio al chappy! Grazie mille a tutteeee!
A
chi segue, chi recensisce.. e chi segue in silenzio xD fatevi sentire ogni
tanto >.<
E
fatemi sapere che ne pensate *_*
Capitolo 35
Here without you
POV Kristen
Da qui
sento che la nostra lontananza
è una domanda senza risposta
come la tua pelle sempre pura
fresca come l'aria
ma c'è un deserto troppo arido di silenzio
che ha preso il posto al sentimento
sono gli errori che ti ho nascosto
credo…
20 Febbraio 2009
6:47 pm
Sono qui.. a scrivere.. non so
nemmeno cosa.
Forse sento solo il bisogno di
sfogarmi, di piangere le mie lacrime amare senza essere vista da nessuno, solo
dalle onde che mi accarezzano col loro suono dolce. E’ tardi, il sole sta
tramontando e si nasconde pian piano dietro le nuvole. Forse anche lui come me
sente il bisogno di doversi celare dietro qualcosa ma qui sento di poter essere
me stessa.
Tenerezza, nostalgia, rimpianto,
poesia. Sei così tante cose tu, sei tutto stasera. Sei tutto per me e mi odio
per questo. Tu sei lontano eprobabilmente non mi pensi nemmeno più e io invece sono qui a pensare a
te ancora una volta. Sono malata ormai, lo so, ma non mi importa di guarire. E’
il dolore più sublime quello che mi fa soffrire.
Sempre, mi avvicino al niente ogni
secondo. Ogni piccolo momento della mia vita mi avvicino al niente illudendomi
di scegliere parole diverse, di vivere una scena diversa che invece è sempre la
stessa.
Possibile che sia questo l’amore?
Questo buio a cui non riesco ad abituarmi? Questa luce che ho nell’anima e che
pulsa per venire fuori…
Faccio una foto al mare. Non so
perché. Prendo la macchina fotografica e scatto.
L’immenso e il vuoto.
Due contrari che ormai sono
diventati luoghi del mio cuore da cui non posso scappare. Vedo le onde e penso
che vorrei che tu fossi il mare. Vorrei che tu fossi quel mare che mi
accarezza, vorrei così tanto lasciarmi trasportare da te…
Ma invece continuo a illudermi.. a
cercare parole nuove.. e mi avvicino inevitabilmente al nulla.
Da qui sento che non c'è niente
che mi possa consolare
almeno per finta
che l'amore poi vince sai
con tutti i brividi e l'emozioni
che l'amore poi vince
* *
*
“Io
sono dovuto diventare un vampiro per trovare la donna della mia vita”
ma dove sei?
e con chi stai?
ci pensi mai?
Ebbi
una fitta al petto. Una strana sensazione di inadeguatezza, la sensazione di
aver sbagliato tutto, di aver perso la sola cosa positiva della mia vita. Perché
lo stavo guardando? Perché ero tanto stupida da volermi fare del male da sola?
Per
quanto fossi sicura che la battuta era da copione, non potei provare un senso
di vuoto e amarezza nel sentirgliela pronunciare.
Avrei
dovuto spegnere la televisione, avrei dovuto smetterla di pensare a lui, ma non
ci riuscivo. Era più forte di me. Una strana forza mi conduceva sempre allo
stesso punto, il punto in cui cercavo di convincermi di aver fatto la cosa
giusta e invece finivo inevitabilmente in lacrime.
E’
assurdo come la gente potesse dimenticare che dopo tutto ero una ragazza come
tutte le altre. Anche io soffro, anche io piango, anche io vivo. Ma allora
perché non potevo avere gli stessi problemi della gente normale?
Forse
non ero normale?
Forse
non mi era dato di avere una vita normale. Non potevo semplicemente e avrei
dovuto accettarlo. Ma più passava il tempo più maledicevo la mia vita. Non era
questo quello che volevo. Non volevo vivere il mio sogno rinunciando a una
parte di me, non volevo realizzare i miei progetti sentendomi vuota nel farlo.
Avrei voluto condividere i miei desideri con la persona che amavo e invece
quegli stessi desideri mi avevano costretta ad allontanarla da me.
Perché
doveva essere tutto così complicato? Perché non potevo semplicemente mettermi
in macchina, salire su quel palco e urlargli che lo amavo?
Proprio
perché lo amavo, non potevo farlo. Avrebbe rovinato tutto, lo avrei rovinato e
non potevo.
Dopotutto
lui era riuscito ad andare avanti, in un modo o nell’altro.
Aveva
tagliato i capelli, era tornato a Londra, aveva ripreso la sua vita. E io
invece non ci riuscivo. Mi alzavo ogni giorno pensando a lui, mi addormentavo
pensando a lui, vivevo pensando a lui. Lo odiavo.. per avermi fatto innamorare
di lui così facilmente. Era bastato così poco per farmi crollare ai suoi piedi
e io c’ero cascata, alla fine ero finita nel suo vortice. Non ricordavo nemmeno
la prima volta in cui avevo capito di provare qualcosa per lui. Quando era
stato? Quando avevo capito di amare quel ragazzo? Forse.. forse l’avevo capito
fin da subito e avevo solo cercato di negarlo a me stessa. Forse era sempre
stato lì, dall’inizio aspettando di salire a galla. E ora.. era tardi. Per me
almeno.
Ogni
giorno speravo di dimenticare, di fare un passo avanti, e invece mi trovavo
nella stessa situazione di due mesi prima. Sempre allo stesso punto, se non
peggio.
Evitavo
di parlare con Nikki, per quanto mi fosse possibile almeno. Non sapevo mai cosa
aspettarmi dalle chiacchierate con lei, non sapevo quanto le sue parole mi
avrebbero ferita. Era in contatto con Rob e il solo pensiero mi faceva stare
male, mi stringeva il petto. Era stata lei ad aiutarlo con il trasloco, era
stata lei a dirmi che era andato avanti e che si sarebbe rifatto una vita.
da qui sento che emozioni non ne ho
come in una strada senza uscita
io che sono pratica sempre meno
sempre più lunatica
ma c'è una casa troppo vuota di parole
che ancora il centro del sentimento
sono le cose che ti ho nascosto
credo…
Rifarsi un vita..
Avrei
dovuto farlo anche io, ma per qualche motivo lo stesso concetto mi bloccava.
Possibile che un film avesse avuto il potere di cambiarmi la vita così tanto da
costringermi ad abbandonarla per una nuova?
Perché
facciamo queste cose? Perché ci buttiamo in queste situazioni se poi andranno
male? Che senso ha scegliere una strada diversa se porta sempre allo stesso
punto?
Non
c’è via di scampo…
Non
c’è mai stata via di scampo. Non c’è per me.
Ora
come ora non riuscivo a trovare strade che portassero altrove, ogni via del mio
cuore era orientata verso di lui e tutti i miei sforzi erano vani, o forse lo
erano perché in realtà non mi stavo sforzando per nulla.
Due
mesi, ed ero sempre lì. Su un divano con le lacrime che mi scendevano lente sul
viso.
Poteva
essere un divano, un letto, una sedia o anche la sabbia. Ero vuota. Dovunque.
Niente
era riuscito a farmi tornare me stessa. Ogni cosa mi scivolava addosso e anzi,
se possibile, alcune cose si divertivano a giocare con la mia ferita aprendola
ancora di più.
Non
abbiamo vergogna di dire cos’è il dolore, di dire che l’amore è dolore.
Mi
era bastato leggere queste due righe sul copione per cadere nello sconforto più
totale e per quanto assurdo potesse essere, erano state quelle parole a darmi
la forza di accettare la parte. Ero stata un’idiota. Mi ero buttata a capofitto
in un progetto di cui conoscevo pochissimo solo per poter dimenticare, solo per
svagarmi. Avrei dovuto pensare meglio, avrei dovuto darmi del tempo e invece
avevo firmato senza pensarci troppo, immergendomi nell’idea di fare qualcosa di
avventato, di dare una svolta a me stessa. Era stato l’unico modo per sentirmi
viva, per sentire di fare qualcosa e non solo vivere passivamente.
Forse
me ne sarei anche pentita…
Forse
avrei passato un’estate d’inferno..
Ma
la recitazione era tutto quello che mi rimaneva, non potevo abbandonare anche
quella. Era il mio mondo, l’unico modo che avevo per stare in pace. Ma chissà
se lo sarei stata davvero..
Non
conoscevo la storia delle Runaways. Avrei dovuto informarmi, avrei dovuto impegnarmi
e speravo solo di non aver fatto una grossa cazzata.
Incontrare
Joan Jett dal vivo, per la prima volta, con la consapevolezza che sarei stata
sotto il suo giudizio da quel momento in poi nei mesi a venire fu.. abbastanza
traumatico.
Non
sapevo nemmeno cosa dirle e lei non fu da meno.
“Ti
taglierai i capelli vero?” aveva detto fredda mentre mi presentavo stringendole
la mano.
Non
avevo nemmeno pensato alla possibilità di dover tagliare i miei capelli per
quel ruolo, ma se fosse servito.. lo avrei fatto.
Dopotutto,
lui aveva tagliato i suoi, perché non avrei potuto fare lo stesso?
Fu
un capodanno alquanto strano. Pesante. Per quanto ammirassi quella donna, mi
faceva paura e il mio blocco non aiutò per niente. Avevamo parlato un po’, per
lo più a monosillabi e avevo lasciato il concerto convinta che mi avrebbe licenziato
di tronco e invece per qualche ragione che ancora dovevo capire, non l’aveva
fatto. Era decisamente folle quella donna. Chissà cosa mi avrebbe aspettato di
lì a qualche mese.
Chissà
quante cose sarebbero cambiate.
Quante
cose erano cambiate. Solo un anno prima avevo passato il capodanno in montagna
con Michael, quest’anno a un concerto di una donna che ero sicura mi odiasse.
Cosa
avrei dovuto aspettarmi dal prossimo capodanno? Con chi lo avrei passato?
Se
avessi continuato su quella strada, probabilmente con i miei animali.
Eppure
chissà.. magari si sarebbe risolto tutto. In fondo erano cambiate così tante
cose in un anno. Cosa poteva vietarmi di immaginarmi su un’isola tranquilla con
lui?
Il
dolore. Ecco cosa doveva impedirmelo. Mi faceva male pensare a lui o anche solo
immaginarmi con lui. Faceva troppo male e ogni giorno era peggio dell’altro.
“Kristen..
te lo avevo detto. Avresti dovuto darmi ascolto prima. Ora non fare cazzate e
torna con Michael. Lui non ti pensa più.. è andato avanti..”.
Ripensavo
sempre alle parole di Nikki. Erano vere?
Perché
non avrebbero dovuto esserlo?
Dopotutto
lei parlava con lui. Lui era andato via, era lontano. Era riuscito a
dimenticare. Ma allora perché io non potevo fare lo stesso?
Fu
proprio il bisogno di sentirmi libera dalla prigione del suo ricordo a farmi
accettare le scuse di Michael. Si era presentato una sera di Gennaio, dopo il
Sundance a cui mi aveva accompagnato papà, chiedendomi scusa. Non sapevo
nemmeno per cosa si scusasse e mi sfiorò anche l’idea che fosse stata Nikki a
chiamarlo. Chissà cosa gli aveva raccontato. Chissà cosa si aspettava da me. Io
non volevo niente. Non parlammo di quello che era successo, non gli chiesi dove
era stato e lui non chiese nulla a me.
“Dimentichiamo
tutto..” dissi semplicemente e lo lasciai entrare in casa.
Ed
era così. Volevo semplicemente dimenticare tutto. Avrei voluto vivere
nell’ignoranza, nella convinzione di amare Michael e di avere un ragazzo che mi
amasse accanto. Ma era troppo difficile.
Non
riuscivo nemmeno a toccarlo e quelle volte in cui tentava di avvicinarsi e
andare oltre.. mi scostavo il più gentilmente possibile.
Non
potevo sentirlo vicino senza pensare a lui, a quella notte, alla mia prima
volta. Lo sapeva solo lui. Non l’avevo detto a nessuno, non alla mia famiglia
né a Nikki, né tanto meno a Mike. Lui era il solo che avesse mai conosciuto
quella parte di me.
Ero
una vera stronza. Cos’ero diventata?! Ero arrivata al punto di odiare me
stessa, ma poco mi importava. Non mi importava di nulla.
Non
mi importava dei paparazzi, non mi importava delle foto in cui sembravo uno
zombie, non mi importava di apparire male. Stavo male e volevo essere me
stessa. Non riuscivo ad essere altrimenti. Ero riuscita a mascherare al meglio
al Sundance. Adoravo quell’evento e papà mi era stato di grande aiuto. Avevo
raccontato tutto alla mia famiglia. Non avrei mai potuto tenerlo per me, non
date le mie condizioni. Nonostante rassicurassi mia madre, notavo io stessa
quanto fossi dimagrita. Avevo perso l’appetito, mangiavo quel poco che bastava
per non sentirmi mamma nelle orecchie, ma lo stomaco rigettava tutto, in meno
di due mesi avevo perso cinque chili e scavato due fosse sotto gli occhi che mi
davano l’immagine di una drogata. Cercavano tutti di starmi vicino, ma nessuno
poteva davvero fare niente. Avevo sfoderato le mie abilità di attrice al
Sundance ma non potevo fingere ovunque e a comando. A volte la rabbia, il
dolore, erano semplicemente troppo forti e nemmeno una festa poteva tirarmi su.
A
ciò si aggiunse agli inizi di Febbraio un’imprevista visita dal veterinario per
Jack. Attacco di gastroenterite. Fortunatamente eravamo riusciti a prenderla in
tempo e con una cura di siringhe avremmo superato la cosa.
Potevano
le cose andare peggio di così?
Il
mio cucciolo stava male, rischiava di morire e la sola cosa che riuscivo a
chiedermi era se lui avesse visto le foto di quella uscita imprevista a cui mi
aveva gentilmente accompagnato Mike.
Mi
facevo schifo. Non ero così. Non ero mai stata così! Perché quel ragazzo aveva
avuto il potere di trasformarmi in uno zombie?
Inutile
cercare di concentrarmi sui libri. Non ne avevo aperto uno in quei due mesi.. e
il solo pensiero che avrei dovuto diplomarmi entro agosto mi mandava nello
sconforto più totale.
Agosto..
Eclipse..
Come
sarei andata avanti con lui al mio
fianco.. in quei panni?
Come?
da qui sento che non c'è niente
che ci faccia ritrovare almeno per finta
ma la vita va avanti sai
e sono utili anche gli errori
ma la vita va avanti…
Leggere
New Moon proprio in quel periodo si rivelò uno dei più grandi errori che avessi
mai fatto. Ne avevo sentito parlare e avevo quasi cercato di rimandare la
lettura ma avevo pensato che in fondo era solo un libro.
E
invece.. ero proprio io.
Per
la prima volta sentivo davvero Bella addosso. Non ero io ad essere lei, era lei
ad essere me. Era un’assurda descrizione della mia vita, del mio dolore. Con la
sola differenza che per me non c’era nessun sole privato. Ero stata io quella a
mentire, ero stata io ad andare via. Ero Edward ed ero Bella. Li capivo
entrambi e niente fu più devastante. Forse.. forse con un gesto eclatante anche
lui sarebbe tornato da me. Forse avrebbe corso contro il tempo e mi avrebbe
accolto tra le sue braccia, mi avrebbe detto che mi perdonava e io gli avrei
detto che lo amavo.
Forse..
Rivedere
Moulin Rouge fu la botta finale che mi mise a terra. Possibile che la nostra
storia fosse così simile a un libro o a un film? O forse ero solo io che vedevo
il mio dolore ovunque. In Bella e Edward, in Romeo e Giulietta, in Satine e
Christian. Eppure loro si erano riscattati. Nella morte erano almeno riusciti a
sapere la verità. Dopotutto il lieto fine c’era per tutti. Sapere di essere
amati.. di andare via con quella consapevolezza.
E
io? Dov’era il mio lieto fine?
Non
poteva esserci anche per noi una canzone che ci aiutasse a capire che ci
saremmo amati nonostante tutto?
Ovviamente
no. Era chiedere troppo. Il duca è sempre in agguato e non avevo via di scampo.
“Non
lo so John. Fissa il televisore.. ma ha lo sguardo perso nel vuoto..”
Sentivo
mia madre che dalla cucina parlava al telefono con mio padre. Lui era lì, con
Rob. Assurdo.
“Lo
so.. ma abbiamo le mani legate..”
Credeva
probabilmente che non la sentissi, ma tante volte li avevo sentiti parlare di
me. Ormai ci ero abituata. Sempre le solite cose.
“Sto
rivedendo le clausole, ancora una volta, ma non c’è niente.. nemmeno una
postilla..”
Decisi
di non ascoltare più. Non serviva a niente. Non sarebbe cambiato niente.
Tornai
a fissare il televisore senza nemmeno vedere, finché gli occhi iniziarono a
fare tanto male da farmi scendere una lacrima. Solo allora mi svegliai dallo
stato di trance in cui ero. Strinsi le braccia al petto e di nuovo il nulla.
Da qui
sento che la nostra lontananza
è una domanda senza risposta come la tua pelle
sempre pura
fresca come l'aria
da qui sento che emozioni non ne ho
come in una strada senza uscita…
Pov
Robert
16 Febbraio 2009
1:54 am
Prendo questo foglio in mano e scrivo.
Scrivo perché sono sveglio da più di un’ora a fissare questa stanza, vuota. Ci
sono così tante cose ma tutto mi sembra inutile se non ci sei tu, se so che non
mi vuoi. Sento la tua assenza, la sento dentro di me. Più ricordo, più mi
manchi e vorrei averti qui. Penso a te, a noi, a quel poco di noi che c’è stato
e mi chiedo perché. Perché le cose sono andate così? Perché hai voluto
illudermi in questo modo? Eppure.. più ci penso più cerco di convincermi che
non ha senso, che deve esserci una spiegazione a tutto questo.
L’orologio non gira, lo stereo non
suona. Tutto riposa. Niente mi aiuta, nemmeno la musica, nemmeno i miei amici.
Niente.
Solo il tempo sembra avere un effetto
su di m, ma non in meglio. Lo sento addosso, lo sento frantumarmi le ossa e
giocare con le mie ferite. Solo il tempo ha questa capacità, la capacità di
legarti a qualcuno, ti cambiarti e spezzarti in due. E farti arrendere…
Ormai è così.. Mi sono arreso. Non
posso fare altro. E’ inutile stare ad aspettare qualcosa che non verrà mai,
l’attesa è inutile. Il mio cuore ormai non spera più, tanto già sa che non
ritornerà e sognare non aiuta, anzi, mi provoca solo altro dolore. Lei non
cambierà. Perché dovrebbe?
Mi perdo nei miei desideri mentre
penso a te, ricordi di ieri, di quei giorni che sembrano un’eternità, di quella
notte in cui ti ho sentita così vicina. Non riesco a stare fermo. Tremo. Vorrei
dare un senso a tutto, vorrei dare un senso al tempo.
Ma è inutile. La mia anima è spenta.
Inutile sperare. Queste parole non fanno rumore, non servono a niente. Nessuno
le leggerà mai, lei non le leggerà mai. E allora perché scrivo?
Ho un aereo tra dieci ore. Un aereo
che mi porterà di nuovo lì, da te. Il mio tormento, la mia salvezza. E non so
cosa fare.
E scrivo.
* * *
“Io
sono dovuto diventare un vampiro per trovare la donna della mia vita”
Dio!
Quanto erano vere quelle parole! Ancora una volta il destino si divertiva a
giocare con me.
Ero lì
su quel palco e tutto quello a cui riuscivo a pensare mentre pronunciavo quelle
parole era lei. Chissà se mi stava guardando, chissà cosa stava pensando..
Ma ero
uno stupido, come sempre. Perché avrebbe dovuto guardarmi? Era andata avanti, o
meglio, era tornata indietro. Nikki me lo aveva detto, mi aveva avvertita che
sarebbe tornata con quel suo ragazzo e io non le avevo nemmeno creduto finché
non avevo visto le foto.
Furono
una pugnalata al cuore. Lei sembrava.. distrutta. Era dimagrita, era sciupata,
era pallida. Stava male. Lo vedevo chiaramente. Avrei quasi voluto chiamarla
per chiederle del suo cane. Avrei voluto dirle che le ero vicina per qualsiasi
cosa, banale o seria che fosse, ma non avevo mai trovato il coraggio di
comporre l’ultima cifra di quel numero. E poi a cosa sarebbe servito? A farmi
ancora di più del male? Lei aveva il suo ragazzo, aveva Nikki, e io.. ero solo
un ricordo.
Avevo
creduto che tornare a Londra sarebbe stata la cura perfetta, avevo creduto che
davvero mi avrebbe aiutato a dimenticare e andare avanti, ma invece non era
stato così. Ogni cosa mi ricordava lei.
Stare
in famiglia e con gli amici dopo molto tempo riusciva a tirarmi un po’ su di
morale, ma non era lo stesso.
Fu un
Natale alquanto triste. Patty ci aveva lasciato e fu davvero il colpo di grazia
per me. Adoravo quel Westy con tutto me stesso, la consideravo parte della
famiglia, la sorellina minore che non avevo mai avuto.. e anche lei ci aveva
lasciato.
Poteva
andare peggio di così?
Decisamente
no. Avevo bisogno d’amore. Per quanto potesse essere stupido, avevo bisogno di
lei. E stavo male. Avevo paura.
Paura
di quello che sarebbe successo, paura di perdermi completamente, di non uscirne
più. Avevo paura di quello che mi aspettava di lì a cinque giorni quando
l’avrei rivista in Giappone.
Due
mesi.
Era
passato davvero così tanto e ora il solo pensiero di rivederla mi mandava in
ansia. Come mi sarei comportato? Cosa sarebbe successo? Come l’avrei trovata? E
avrebbe portato anche il suo ragazzo?
Morivo
dentro di me. Ero riuscito a sopportarlo nei limiti del possibile in passato,
ma dopo tutto quello che avevo passato con Kristen, non ce l’avrei fatta.
Sarebbe riuscita a guardarmi facendo finta di niente? Con che coraggio mi
avrebbe guardato in faccia?
E io
avrei incontrato i suoi occhi e avrei mostrato il mio amore ancora una volta.
Ero un libro aperto e non volevo esserlo ma sapevo che ci sarei cascato ancora
e il pensiero di stare peggio di ora mi spaventava.
Il
tempo era davvero una cosa assurda. Un anno aveva avuto il potere di bloccarmi
in quel mondo, di farmi innamorare di lei ancora di più, di rendere vero il
sogno di conoscere quella ragazza che avevo visto ripetutamente sul televisore
del mio appartamento. Assurdo. Era davvero successo tutto questo?
A
volte mi sembrava quasi di vivere un sogno, come se tutto quello che era
successo in quell’anno fosse stato solo frutto della mia immaginazione. Troppe
cose erano successe e la mia mente non riusciva nemmeno e metabolizzarle tutte.
Le uniche cose che rivivevo senza dimenticare erano gli ultimi due mesi e il
dolore che ne derivava.
Niente
era servito. I capelli, Londra, tornare a casa. Niente.
Non
c’era giorno che non mi svegliassi senza pensare alle sue parole e ogni giorno
era peggio dell’altro.
Senza
nemmeno accorgermene scesi dal palco e mi trovai dietro le quinte, spostai
leggermente la tenda e sentii la voce di John che parlava al telefono.
Ironia
della sorte voleva che proprio suo padre collaborasse all’organizzazione degli
Oscar.
Era un
tipo davvero in gamba, non lo avrei mai detto. Ricordavo la prima volte che lo
avevo incontrato, quando mi trovai a cena a casa di Kristen. Sembrava fosse
stato un secolo fa e ancora una volta mi trovai a pensare al tempo.
John
era stato molto gentile con me, estremamente gentile. Come se sentisse di
essere in debito per qualcosa, come se volesse mostrarmi il suo supporto, come
se volesse farmi capire che mi era vicino. Apprezzai molto il suo aiuto e avrei
dovuto tornare in sala e ignorare quella telefonata per rispetto, ma quando lo
sentii chiedere “Lei come sta?” non potei fare a meno di bloccarmi e
schiacciarmi contro il muro. Era più forte di me.
Parlava
di Kristen, sicuramente.
Come
stava la mia Kristen? Quanto avrei voluto saperlo anche io, quanto avrei voluto
chiederglielo direttamente, quanto avrei voluto sentire la risposta dall’altro
lato della cornetta.
“Povera
bambina mia. Non posso vederla così...”
Ma
cos’era successo a Kristen? Perché stava male? Che le fosse successo qualcosa
di grave? Se quell’essere aveva osato metterle le mani addosso…
“Ci
deve essere qualcosa che possiamo fare! Non possono disporre della sua vita in
questo modo! Non possono impedirle di vederlo..”
Le
parole diventavano sempre più confuse e iniziavo a perdere il filo del
discorso. Certo, sapere le risposte dall’altro lato del telefono mi avrebbe aiutato
molto a capire la situazione. Ora come ora avevo mille possibilità che mi
giravano in testa, una più plausibile dell’altra ma avevo bisogno di sapere
cosa stava succedendo e se potevo entrarci in qualche modo.
“Controlla
ancora.. Troveremo un modo. Se si amano staranno insieme. Anche Robert è
distrutto. Non lo da a vedere ma sento che soffre. Risolveremo questa cosa e
lei gli dirà la verità..”
Verità?
Che verità?
D’un
tratto mi gelai, rimasi immobile, lo sguardo fisso, gli occhi concentrati, il
respiro appena percettibile. E se..
No..
non poteva essere. Non.. era possibile.
La
possibilità che Kristen mi avesse mentito mi sfiorò appena, quel poco che
bastava per farmela considerare appieno. E se davvero mi avesse mentito? E se
lo avesse fatto per me? E se fosse stata in qualche modo costretta?
Dopotutto
non era una possibilità tanto assurda. Lei era cambiata, da un momento
all’altro. Era bastata una chiamata di Cath a farla scappare via nella sua
stanza con la scusa di un mal di testa. Era cambiato tutto da lì.
Quel
discorso.. quelle parole che aveva iniziato a sussurrarmi ma che non aveva mai
detto. Non aveva senso che fosse bastata una notte a convincerla del contrario.
Il mio
cuore iniziava a sperare sempre di più, si riaccendeva la scintilla, la speranza
che forse non era tutto perduto, forse non era come sembrava. Forse c’era
qualcosa sotto, qualcosa che non sapevo e che mi aveva tenuto nascosto. Ma
cosa?
Mille
ipotesi si fecero spazio nella mia testa, ma non potevo sapere, non potevo
restare lì a fare mille congetture senza sapere quale seguire. Ero stanco delle
ipotesi, volevo la verità e solo una persona poteva darmela. La stessa persona
che aveva cercato di consolarmi, la stessa che mi aveva detto che era stata la
cosa migliore per me e per la mia carriera.
La
stessa che da due mesi mi guardava con compassione cercando di non parlare di
lei.
Ma ora
ero io ad aver bisogno di parlare di lei. Dovevo sapere!
E solo
lei poteva darmi le risposte, solo lei poteva confermare le mie paure. Dovevo
parlare con Stephanie. Subito.
yesido: hauahua
xD grazie mille mel ^^ sono felice che ti sia piaciuto u.u Dai che tra poco si
arriva al giapponeeeeee
Roxisnotdied: eccoti il capitolo cess *_*dimmi che ne pensi.. anche se non si sono
parlati.. ehm… Ti voglio bene ^^
ledyang: grazie
mille coglia u.u Si bè.. sti due mi fanno deprimere anche a me… T.T però che
amma fa.. grazie ancora per il supporto! J Tvb! *alza gli occhi
al cielo* hauhaua xD
SeaOfLove: oddio.. T.T si bè.. la score di RM
uccide già di suo.. spero tu non abbia letto anche questo ascoltandola.. T.T
grazie mille tesoro *_*
lindathedancer: wow! Scusami tesoro..
*_* davvero hai pianto? Non volevo.. spero di non aver fatto troppi danni con
questo xD però dai.. alla fine mi riprendo un po’ xD Grazie mille *_*
frate87: hauhaua ma certo che tutto si sistemerà
u.u Noi sembriamo due sadiche ma in realtà abbiamo il cuore tenero tenero xD
hauahua.. xD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto J
cloe cullen: ehm… muhamuha.. dai claudiuzza! Stai su
:D che si vola in Japaaaaan
erika1975: hehe.. purtroppo Kris ha un po’ le mani
legate.. ma tranquilla.. tanto tutti i nodi vengono al pettine J
iosi: grazie millissimeeeee *_* Non
preoccuparti per il macaco.. sarà presente ma entro certi limiti.. anche perché
mi si rivolta lo stomaco a scrivere di lui quindi preferisco non scrivere
proprio! Hauahau xD E hai ragione.. questi due insieme sono qualcosa di indescrivibile!
*_* spero ti sia piaciuto questo chappy ^^
simo1726: simoooo :D visto? ho aggiornato presto! Sono brava
no?! xD hauahau grazie mille come sempre per i complimenti.. Sia serpe che
scimmia purtroppo ritornano.. ma sempre nei limiti della sopportazione u.u
muhamuha spero che questo capitolo ti sia piaciuto *_* Mi spiace averti fatta
piangere.. T.T e non mi nominare RM se
no inizio pure io T.T alla prossima tesoro *.*
Imaginary82: perché dici tu? Perché purtroppo i fatti
parlano chiaro T.T e quel periodo è stato proprio brutto per i due L vabbè.. meno male che è passato J Ed è infatti dopo questo che mi sono convinta che
questi due possono affrontare tutto J Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto! Grazie mille! Fammi sapere che ne pensi.. la tua
opinione mi interessa sempre molto xD
Scusate il ritardo.. ma ultimamente mi sarà un
po’ difficile postare in tempo.. ho un po’ di cose da fare.. Oggi ho scoperto
di essere nella merda fino al collo.. Ho 5 esami tra giugno e luglio di cui
vorrei darne ALMENO 3.. perciò diciamo che se non mi metto a studiare.. non
avrete più notizie di me perché mia madre mi rinchiuderà in qualche convento..
No vabbè.. non è tanto severa xD
però davvero devo mettermi a studiare.. perciò posterò un po’ più lentamente
del solito L Scusate..
Vabbè.. detto questo vi lascio al chappy..
che spero vi piaccia! Il titolo diciamo che parla da se.. hehe..
Finalmente siamo al Giappone perciò esultate pureee! Muhamuha
Piccola precisazione di carattere tecnico: Per
chi non lo sapesse Kristen ha un fratello di nome Taylor quindi all’inizio è
lui e dopo viene anche il Taylor/cane. Spero di non aver fatto troppa
confusione e che si capisca.. hehe..
E Kristen esporrà la mia teoria sulle anime
gemelle che però questi due (e Rob in questo caso..) stroncano subito.. -.-“ hauhaua
Non c’è niente da fare.. questi due sono fatti
per stare insieme *.*
Vi lascio al capitolo! Recensite se avete un
minutino ^.^
Rzie a tutti! Chi segue, chi recensisce, chi ha tra
i preferiti e via dicendo.. haha.. vi adoro! Baci ^.^
Capitolo 36
Yoursong
POV Kristen
“Kris
va tutto bene?”
La
voce di mio fratello mi ridestò dai miei pensieri. Doveva aver notato che ero
alquanto strana. A volte mi trovavo a sorridere da sola come un’idiota, altre
volte invece mi rabbuiavo e mi torturavo le mani.
“Va
tutto bene” risposi cercando di convincermi di quelle parole. L’aereo era quasi
atterrato. Ancora poche ore e l’avrei visto di nuovo. Lui era già lì. Era lì e
presto l’avrei avuto di nuovo di fronte a me. Sentivo le farfalle nello stomaco
al solo pensiero. Paura e desiderio abitavano il mio corpo e non mi lasciavano
tranquilla. Da una parte ero terrorizzata, non sapevo cosa aspettarmi. Come mi
sarei comportata? Ero una brava attrice eppure sapevo che non sarei riuscita a
mascherare la gioia che avrei provato nel rivederlo.
Ridevo
da sola a quel pensiero e dopo un secondo ricordavo tutto quello che era
successo. Tutto quello che non sapeva, tutto quello che avrei voluto dirgli. Mi
sentivo male sapendo che l’avrei avuto di nuovo con mee ancora una volta avrei dovuto mentirgli.
Avrei dovuto guardarlo negli occhi e nascondere il mio amore. Ma potevo farcela
davvero? Avevo resistito due mesi senza di lui, ero sopravvissuta, ma non ce la
facevo più. Sentivo il cuore sprofondare schiacciato dal peso di quel segreto
che mi torturava. E lui? Come si sarebbe comportato? Mi avrebbe ignorata? Mi
avrebbe rivolto lo sguardo? Oppure forse il suo odio verso di me era così tanto
da togliermi anche il saluto?
Persa
nei miei pensieri mi trovai ad aspettare le valigie. Non ricordavo nemmeno se
avessi finito la conversazione con Tay. Forse mi
aveva chiesto qualcos’altro e forse avevo anche risposto. Non lo sapevo. Mi
muovevo come una specie di automa, non mi rendevo conto di quello che facevo e
mi trovai ad uscire dal terminal di quell’aeroporto giapponese con lo zaino in
spalla e un sorriso smagliante.
Perché
stavo sorridendo?Possibile che il
pensiero anche solo di vederlo fosse più forte del terrore e della sicurezza
che mi avrebbe respinto?
Forse
si.. Dopotutto ero pur sempre una ragazza innamorata. Avevo sofferto per due
mesi, ancora soffrivo ma volevo vederlo. Forse sarebbe stato peggio, forse
avrei scalfito il mio cuore ancora di più ma non mi importava. Taylor mi
guardava stranito e anche un po’ preoccupato. Forse si stava chiedendo cosa
diavolo passasse per la testa di sua sorella e in effetti me lo stavo chiedendo
anche io. La mia famiglia mi era stata molto vicina in quel periodo, nonostante
nessuno potesse realmente fare niente. Non ero riuscita a nascondere il mio
dolore e avevo raccontato tutto e papà aveva avuto la brillante idea che Taylor
mi facesse da chaperon visto che Mike era fuori discussione, non solo perché
avevamo litigato, ma perche io stessa non lo volevo lì. Ero stata un’idiota a
riammetterlo nella mia vita. Lo stavo solo illudendo e lo sapevo bene, eppure non
riuscivo a smettere di sorridere.
Robert.
Era tutto quello a cui riuscivo a pensare. Nella mia immaginazione quasi
pensavo che mi avrebbe abbracciata, mi avrebbe baciata, come se nulla fosse
successo. Sarebbe davvero riuscito a fare finta di niente dopo tutto quello che
era successo?
Stavo
ancora col viso appoggiato al finestrino della macchina quando mi aprirono la
porta e tornai alla realtà. Scesi dalla macchina e sentii il vuoto nello
stomaco vedendo l’immensa struttura che si ergeva davanti a noi. Mi sentii
incredibilmente piccola e insignificante. D’un tratto la strana e inaspettata
allegria che mi aveva pervaso scomparve così com’era arrivata e iniziai ad
avere davvero paura di mettere piede in quell’albergo. I fattorini ci vennero
incontro prendendo le valigie più pesanti mentre io mi caricavo di nuovo lo
zaino in spalla. Avevo ancora il passaporto in mano, i capelli alzati in un
coda, e un semplice giubbino di jeans. Chissà se stavo bene..
Che
gran codarda che ero. Fino ad allora non avevo fatto altro che aspettare quel
momento e ora avevo paura di fare un solo passo.
Taylor
era già sulle scale che portavano all’entrata e io invece ero incantata ancora
accanto alla macchina.
“Kris
andiamo!” mi chiamò mio fratello.
Presi
un lungo respiro e lo raggiunsi. Mi fece l’occhiolino incoraggiandomi ad
entrare per prima. La hall era immensa, c’erano strani paraventi ovunque
dipinti con disegni e scritte giapponesi, un lampadario rettangolare che
scendeva lungo creando una soffusa luce arancione e dei divanetti rossi in ogni
angolo della sala. Camminavo lentamente guardandomi in giro pensando fosse un
ottimo metodo per smorzare la tensione. Ero di spalle alla reception quando
urtai contro qualcosa.. o qualcuno. Mi voltai di scatto e ovviamente vidi lui.
Chi altri?
Quante
possibilità ci fossero che camminando all’indietro nella hall dell’albergo
andassi a sbattere casualmente contro di lui?
La
mia solita fortuna. Lui mi guardava, sorpreso quanto me. Immobile.
“C-ciao Robert..” bisbigliai con la voce carica di emozione
e un sorriso pacato.
Mi
fissò negli occhi per un secondo che mi parve interminabile. Poi abbassò lo
sguardo e freddo disse: “Ciao Kristen..”. La sua voce era gelida, così distante
che fu come una pugnalata alle spalle. Continuai a fissarlo mentre lui distolse
lo sguardo.
“Ehm..
ciao. Io sono Taylor, il fratello di Kristen. Piacere di conoscerti..”.
Tenevo
lo sguardo basso quando lo vidi sparire dalla mia visuale per andare incontro
probabilmente a mio fratello.
“Piacere
mio..”.
Era
calda. Era un voce cordiale, totalmente diversa da quella che aveva riservato a
me. Io ero pietrificata, non sbattevo nemmeno le ciglia. Gli occhi fissavano un
punto preciso del marmo del bancone della reception. Una sfumatura color
avorio. Ero concentrata. Gli occhi fissi e la mente altrove. Solo quando sentii
gli occhi pungere e una lacrima bagnarmi il viso ritornai in me. Mi asciugai
velocemente con la manica della maglia e mi voltai pronta ad affrontarlo ma lui
non c’era più.
Al
suo posto due fattorini che avevano preso le nostre valigie e un addetto che ci
invitava a seguirlo per arrivare alle nostre camere. Camminai per inerzia,
avevo ancora lo sguardo perso nel vuoto. Riconoscevo solo i suoni attorno a me.
Il rumore delle porte dell’ascensore che si aprivano, la voce di quell’uomo che
ci indicava le nostre stanze, il rumore della chiave magnetica nella serratura,
e infine la porta che sbatteva dietro di me.
Ero
sola. Forse Taylor aveva detto qualcosa, forse mi aveva chiesto se stavo bene o
se volessi compagnia ma non ricordavo nemmeno di aver risposto.
Non
ricordavo nulla dell’ultima mezz’ora. Solo la sua voce mi rimbombava nella
testa, il suo saluto freddo. Solo quello.
Ma
cosa mi aspettavo del resto?
Che
mi venisse incontro e mi salutasse con allegria come se non fosse successo
niente?!
Non
potevo essermi illusa tanto, eppure ora il dolore era anche più forte. Mi
trovai con la testa china e le mani appoggiate al comò, cercando di reggermi in
piedi, ma non ce la facevo. Mi lasciai andare e trascinando i piedi arrivai al
letto. Come se avessi paura di rompermi al contatto, mi ci stesi con molta
delicatezza. Sentendo il soffice piumino sotto le mani. Era così morbido eppure
mi sembrava di sprofondare in quel letto.
Non
riuscii più a controllarmi. Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero
caduta e portando le ginocchia al petto mi raggomitolai su me stessa e iniziai
a piangere.
E
piansi finché non mi addormentai.
Sono sola, cammino da sola sui
binari di un treno. Attorno a me è tutto tranquillo, tutto accompagna il mio
strano umore. Sono felice e rilassata eppure una strana ansia mi invade il
petto come se sapessi che da un momento all’altro debba succedere qualcosa.
Alzo lo sguardo al cielo, ed è limpido. Nessuna nuvola, solo l’azzurro sopra di
me e attorno vedo solo quel dolcissimo colore marrone che caratterizza le
foglie autunnali. Che stagione è? Non lo so. Non mi importa. Sembra che tutto
vada bene.
Continuo a camminare su quei binari
con l’ansia che sale sempre di più. Potrebbe passare un treno da un momento all’altro
ma non è quel pensiero che mi fa star male. Cammino in bilico su un solo
binario, cercando di perdere tempo e mantenere l’equilibrio. Mi sento una
bambina di cinque anni che ha bisogno della manina per non cadere. Cammino
ancora un po’ riuscendo a stare in piedi ma dopo qualche passo scivolo e prendo
una storta. Mi ritrovo per terra a reggermi la caviglia. Mi fa male. Ora sono
al centro dei binari. Se passasse un treno sarebbe la fine. Ma ancora non è
quello che mi importa. Chinata su me stessa vedo con la coda dell’occhio due
scarpe che si avvicinano e si fermano proprio a due centimetri da me. Alzo lo
sguardo lentamente e vedo lui. E’ proprio lui, nessun sosia, nessuna visione. E’
lui. Però è così diverso.. Mi guarda. Mi osserva mentre seduta per terra premo
le mani contro la caviglia per cercare di bloccare il dolore. Non riesco ad
alzarmi. Vorrei, ma mi fa troppo male. Allungo una mano verso di lui.
Sicuramente mi darà la sua e mi aiuterà ad alzarmi come ha sempre fatto ma
invece non si muove di un centimetro. Senza muovere la testa sposta lo sguardo
verso la mia mano e poi di nuovo verso di me. Non riesco a capire quello che
sta pensando, il suo sguardo è freddo, triste, crudele, forse deluso. Come
quello di un soldato che ha visto la guerra e la morte e non riesce a trovare
gioia dalla vita. E’ spento.
“Rob..aiutami..” sussurro. Ma
niente. Lui è ancora immobile.
“Ti prego..” lo supplico allungando
ancora di più la mano in cerca della sua ma ora è più distante. Non riesco a
toccarlo. Lo guardo con le lacrime agli occhi ma è impassibile. Resta a
fissarmi per qualche altro secondo e come un automa gira le spalle e cammina su
quei binari, in direzione opposta alla mia.
“Rob.. ti prego.. non lasciarmi!”
urlo ma non so se mi sente. Inizio a piangere e sento il cuore sprofondare. I
suoi passi sono fortissimi. Un rimbombo senza fine. Ogni passo è peggiore di
quello precedente e mi martella le orecchie. Vorrei alzarmi, corrergli
incontro, ma non riesco a muovere un muscolo, sono incollata a terra. Alzo gli
occhi al cielo sperando in un aiuto ma l’azzurro è andato via lasciando posto
solo al grigio scuro e minaccioso, gli alberi attorno a me sono secchi, tutte
le foglie sono cadute, tutto tace. La natura non parla più. E’ morta. Come me
in questo momento. Guardo di nuovo davanti a me verso di lui urlando disperata,
ma un nuovo suono mi blocca le parole in gola. Il suono di un treno in arrivo.
Prima lontano, poi vicino. Vicinissimo. Ho paura di voltarmi. Sta per finire
tutto? Cosa dovrò aspettarmi?
Il suono è sempre più vicino e ormai
non mi sforzo più nemmeno di alzarmi. Il respiro è stranamente calmo come se il
mio corpo non aspettasse altro. Lentamente volto il capo e vedo solo un flash
venirmi incontro a enorme velocità e un secondo dopo..
Toc TocToc!
Aprii
gli occhi di scatto e mi resi conto che stavo trattenendo il respiro. Lo
lasciai andare sospirando pesantemente in modo affannato. Sbattei diverse volte
le palpebre e mettendomi seduta sul letto mi passai una mano tra i capelli e
poi sprofondai la testa tra le mani quando mi resi conto che era stato solo un
sogno. Forse l‘avevo sempre saputo, l’atmosfera era troppo onirica per poter
essere realtà, la sensazione che provavo era assurda. Sentivo addosso un’ansia
tremenda incredibilmente simile a quella che avevo appena provato nel sogno.
Passai
una mano sul piumino e notai che era leggermente umido nel punto in cui avevo
poggiato la testa, Forse avevo pianto anche nel sonno.
Toc TocToc
Di
nuovo la porta. Me n’ero già dimenticata. Credevo di aver sognato quel suono.
Quei passi. I suoi passi che si allontanavano sempre di più. Mi faceva male.
Toc TocToc
Mi
alzai subito. Non volevo più sentire quel suono. Senza nemmeno chiedere o
chiedermi chi potesse essere andai ad aprire la porta.
“Kristen!
Ciao!”
Wow.
“Taylor..” esclamai poco convinta. “Ciao.. che ci fai qui?” dissi avvicinandomi
per salutarlo con due baci. Da quanto tempo non lo vedevo. Troppo impegnata a
pensare a Rob avevo quasi dimenticato che anche lui stava lì con noi.
“Bussavo
da mezz’ora..”
“Si
scusa.. stavo.. dormendo..”. Chissà che aspetto avevo. Sperai davvero di non
avere le occhiaie.
“Perfetto!
Quindi sei già riposata.. pensavamo di andare a fare un giro. Ti va?”
Oddio.
Proprio l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento. Eppure l’idea di
respirare un po’ d’aria fresca e uscire da quella stanza non mi dispiaceva poi
così tanto.
“Mmm. Non lo so..” dissi insicura.
“Dai!
Datti una rinfrescata. Sto con mio padre.. ti aspettiamo giù!”
Non
ebbi nemmeno il tempo di rispondere che si era già dileguato. Rientrai in
camera sospirando. Uscire o non uscire?
Ma
si.. in fondo perché avrei dovuto starmene rintanata in quelle quattro fredde
mura di un albergo in una sera come quella?
Sarebbe
stato uno spreco e l’idea di continuare a piangere su un letto sconosciuto non
mi allettava per niente. Tanto valeva uscire e stare quanto più possibile
lontana dallo stesso posto in cui era lui. Uscire sarebbe stato certamente
meglio. In un modo o nell’altro non sapevo cosa aspettarmi uscendo dalla stanza
che invece mi riservava solo autocommiserazione. Mi diedi una rinfrescata
veloce. Cambiai solo la maglia preferendone una leggermente più pesante.
Sciolsi i capelli, presi qualcosa di soldi che infilai nella tasca dei jeans e
uscii. Evitando di aspettare l’ascensore con la paura di incontrarlo feci le
scale velocemente e mi trovai nella hall dell’albergo. Taylor e suo padre
parlavano tra di loro e mi salutarono con la mano vedendomi arrivare. Buttai un
occhio in giro sperando di non vederlo da nessuna parte e poi mi diressi verso
di loro.
Solo
allora mi resi conto di non aver nemmeno avvisato mio fratello tanto ero stata
presa dal desiderio di uscire di lì al più presto ma Taylor mi tranquillizzò
subito spiegandomi di averlo incontrato in sala pranzo e che aveva espresso il
desiderio di stare in albergo a gustarsi qualche piatto tipico. Lui eri così.
Dovunque andava doveva assaggiare tutto. Mi affacciai un secondo alla sala
giusto il tempo per farmi notare. Lo salutai da lontano facendogli segno con la
mano per fargli capire che uscivo a fare un giro e poi uscii finalmente da quel
posto. Non potei fare a meno di chiedermi lui dove fosse. Insomma, non era in
sala pranzo, non era in giro, non era con noi fortunatamente.. perciò.. che
fosse rimasto in camera da solo?
Mi
dispiaceva immaginarlo così ma non potevo farci niente. Dovevo pensare un po’ a
me stessa altrimenti non ce l’avrei mai fatta ad affrontare la giornata
seguente.
La
prima cosa che guardai fu il cielo. Era di un rosa scuro, tipico del tramonto e
si poteva vedere nonostante gli alberghi e i grattacieli circondassero quel
posto. Iniziando a camminare presi Taylor sotto braccio mentre parlavamo col
padre della giornata seguente, dell’ansia, del posto, dell’albergo e del più e
del meno. Fui lieta di non aver messo il giubbino così da poter essere
carezzata dal tiepido venticello che ogni tanto soffiava lasciandomi una
piacevole sulla pelle.
Dopo
nemmeno cinque minuti ci fermammo.
Eravamo
davanti una specie di bar, o pub, o comunque un locale.
“Siamo
già arrivati?” dissi io un po’ sconcertata.
“Si..
lo so è vicino ma abbiamo appuntamento qui..” rispose Taylor al che iniziai a
preoccuparmi.
“Appuntamento?
Con chi?” chiesi inevitabilmente in ansia.
“Con
Rob.”
Il
mio cuore perse un battito quando sentii il suo nome. No, non poteva essere.
Non poteva perseguitarmi ovunque.
“Come
con Rob?! Taylor non mi avevi detto che c’era anche lui! Io torno in albergo..”
feci per tornare indietro ma mi bloccò per un braccio.
“Kristen
dai non fare così. Non serve a niente scappare..”.
Però..
per avere diciassette anni era abbastanza perspicace. Ma io non volevo
scappare. Volevo solo evitare un incontro che mi avrebbe decisamente rovinato
l’umore, se fosse stato possibile rovinarlo ancora di più.
“Taylor..
io.. Non mi va ok?”
Fui
lieta che almeno il padre fosse troppo impegnato a studiare l’insegna per
ascoltare la nostra conversazione.
“No,
niente ok Kristen. Se davvero non ci sono problemi, entra in quel bar, siediti
e comportati come se niente fosse..”
Già.
Era facile per lui parlare. I problemi c’erano. C’erano eccome, ma non volevo
farli pesare sugli altri, soprattutto considerando il fatto che di lì a un mese
avremmo dovuto essere di nuovo sul set insieme e il giorno dopo sempre insieme
sotto i flash delle macchine fotografiche.
Prima
o poi avrei dovuto affrontarlo e visto che non avevo tanto tempo, tanto valeva
iniziare da subito. A conti fatti Taylor aveva ragione. Non potevo scappare in
eterno.
Sospirando
pesantemente tornai indietro e col viso basso entrai in quel dannato bar.
Cercai
di non guardarmi in giro e continuavo a tenere il volto basso seguendo i
movimenti di Taylor e spostandomi di conseguenza.
“Oh
ce l’avete fatta!”
Eccolo.
La sua voce.
Avanti Kristen. Alza questo cazzo di
sguardo e affrontalo!
Stranamente
per la prima volta feci come la testa mi suggeriva. Alzai lo sguardo e lui mi
lanciò una rapida occhiata.
“Kristen..”
disse a mo’ di saluto.
“Robert..”
ricambiai con lo stesso tono per poi voltare lo sguardo. Solo allora mi resi
conto di chi stava seduto a tavolo con lui. Hugh Jackman
e.. no. Non poteva essere. BazLuhrman?!
Avevo
le allucinazioni o era davvero lui?!
Sbattei
le palpebre un paio di volte quando loro stessi si alzarono per presentarsi e
stringerci cordialmente la mano.
Wow!
Li fissavo incredula mentre scherzavano insieme a Rob sulle nostre facce
alquanto sorprese.
Non
potevo crederci. Ero allo stesso tavolo con il regista di MoulinRouge, un film
che mi aveva toccato il cuore e mandato nella depressione più totale
soprattutto negli ultimi due mesi.
Dopo
qualche minuto e i convenevoli Taylor e il padre si sedettero prendendo posto
accanto a lui e lasciando come unico posto libero quello accanto a Rob.
Idiota che sei Kristen!
Mai
lasciar sedere prima gli altri se hai paura di finire vicino a qualcuno.
Mi
morsi le labbra incerta.
“Kristen
non ti siedi?”
Abbassai
lo sguardo verso di lui che aveva parlato.
“E’
maleducato stare in piedi..”
Ma
come.. come poteva comportarsi così dopo tutto quello che c’era stato tra noi?
Come faceva ad essere così calmo e pacato?
Non
me lo feci ripetere due volte e mi sedetti accanto a lui evitando però
accuratamente di guardarlo negli occhi o di guardarlo in generale. Non gli
avrei dato questa soddisfazione.
Mi
concentravo per evitare di lanciargli anche una semplice occhiata ma a volte
era impossibile e notai con la coda dell’occhio che faceva lo stesso anche lui.
Perché?
Mah..
capivo quel ragazzo sempre di meno eppure ormai mi sembrava di conoscerlo
davvero.
Mi
sforzi di sembrare alla mano ed entrare nella conversazione che aveva assunto
una piega piuttosto interessante.
L’anima
gemella: esiste o no?
“Io
non so se esiste l’anima gemella” disse Rob ad un certo punto. “Però so che
magari ti capita di incontrare qualcuno e sai che sarai con lei per il resto
della vita..”.
Quelle
parole mi ferirono e allo stesso tempo mi mandarono in confusione. Avrei tanto
voluto scappare da quel posto, ma mi ero imposta di stare seduta su quella
sedia.
“Quindi
tu non ci credi..” dissi io senza nemmeno accorgermene. Lui mi guardò quasi
deluso.
“Non
ho detto questo.. Ho detto che non sempre amore e anima gemella coincidono..”
“Allora
come fai a scegliere? Come fai a sapere? Come fai a sapere che quell’amore è
vero? Magari la tua vera anima gemella è da qualche parte lì fuori e invece ti
stai solo accontentando di quello che ti sei trovato davanti..”
Si
bloccò, abbassò il viso e poi parlò con un filo di voce. “Perché quando ami
qualcuno, non ti interessa dell’anima gemella, non ti interessa degli altri,
non esiste nessun’altro. C’è solo lei e l’amore non vuol dire accontentarsi, ma
sapere che non vorrai mai qualcuna che non sia lei…”
Rimasi
senza parole mentre lui alzava gli occhi per incontrare il mio sguardo e
mandarmi un’occhiata che la diceva lunga. Non capivo il suo comportamento, le
sue affermazioni. Perché aveva deciso di farmi impazzire in quel modo? Perché
si stava comportando così se era questo quello che pensava?!
Scossi
leggermente la testa distrutta da tutti quei perché e abbassai il viso mentre
gli altri che avevano ascoltato il nostro dibattito in silenzio, riprendevano a
parlare per coprire quella pausa imbarazzante e.. dolorosa.
Da
quel momento mi estraniai dalla conversazione. Non riuscivo a seguire il filo,
pensavo solo alle sue parole e a quello che avevano voluto dire. Non riuscivo a
capire se stesse soffrendo, se fosse un modo per punirmi o solo il modo di
affrontarmi per andare avanti.
Tornai
alla realtà solo quando il presentatore diede inizio alla serata e appresi la
peggiore notizia che potessi avere: serata karaoke.
No..
doveva essere un incubo. Ci mancava solo quello..
Bè..
pazienza. Bastava che me ne stessi seduta senza farmi troppo notare sperando
che nessuno mi venisse a prendere fino al posto per farmi salire sulla piccola
piattaforma e mettermi un microfono in mano.
Gli
altri al contrario, sembravano alquanto entusiasti della cosa e anche Rob
sembrò riprendersi dal silenzio in cui era piombato insieme a me e riprese a
sorridere e scherzare. Beato lui. Chissà che cavolo gli passava per la testa..
Quella
serata sembrava non finire più, erano passati tre quarti d’ora e Rob si era già
cimentato in un paio di canzoni con quei due uomini con cui aveva subito
legato. Ma lui era così..
Era
solare, semplice, spontaneo, simpatico. Era davvero difficile trovare qualcuno
a cui avesse fatto una cattiva impressione. Lui era capace di andare d’accordo
con tutti. Non giudicava a prima vista, non aveva pregiudizi, non si credeva
superiore agli altri. Aveva sempre un sorriso pronto e la parola giusta da dire
al momento giusto. Era perfetto. Era così diverso da me. Come avrebbe potuto
innamorarsi di una come me? Se era stato vero.. come aveva potuto?
Io..
che ero sempre stata l’indecisa, la codarda, che non avevo fatto altro che
farlo soffrire..
Mi
trovai a pensare che dopotutto il suo comportamento distaccato non era poi
tanto ingiustificato. Anzi.. avevo già avuto troppo.
Con
il mento tra le mani ero rimasta ad ascoltarlo cantare finché non era tornato
di nuovo al suo posto per lasciare spazio a Hugh e Baz
che si cimentarono in una canzone di RonanKeating.
Erano
davvero bravi e mi incantai a sentirli cantare, soprattutto “Whenyousaynothing at all”. Mi aveva trasmesso
una strana malinconia ma anche senso di tranquillità che però fu presto
rovinato dagli applausi e da quello che stava per seguire.
Ringraziarono
e mentre Baz tornava al suo posto Hugh non perse
occasione per chiamare nuovamente Rob sul palco.
“Non
può mancare un omaggio al nostro caro amico..” disse dal palco indicando col
braccio Baz che si risedeva al nostro tavolo. “Perciò
Rob, mi permetto di chiamarti così, sali qui sopra e facci sentire una bella
canzone..”
Mi
voltai a guardare Rob che scuoteva la testa imbarazzato. Non sarebbe mai salito
là sopra da solo. Certo di serate ne aveva fatte, ma quando era uno
sconosciuto, quando poteva sedersi su uno sgabello con la chitarra e lasciarsi
trasportare dalla sua musica. Ora era tutto diverso.
“Dai
Rob!” incitò Taylor seguito dal padre.
“No,
davvero. Non è il caso..” disse subito lui cercando di tirarsi fuori dalla
situazione.
“Avanti
ragazzo.. fammi vedere che sai fare..” disse il regista con tono calmo e
pacato.
A
quel punto mi aggiunsi anche io. “Avanti Rob. Non puoi tirarti indietro, è da
maleducati. Che ti costa?!” dissi con un filo di sfida in voce.
Feci
il più grande errore che potessi commettere. Mi guardò per un secondo, alzò le
sopracciglia e ricambiai lo sguardo sorridendo un po’ malignamente.
Lui
sbuffò e lentamente si alzò mentre il pubblico applaudiva. Girò lentamente
dietro di me, poi si chinò.
“Tu
vieni con me però!” esclamò e afferrandomi per il polso iniziò a trascinarmi
costringendomi ad alzarmi.
“Rob!”
urlai sottovoce. “Smettila subito! Non se ne parla! Lasciamo andare!” cercai di
liberarmi ma fu inutile. Lui si mise dietro di me trascinandomi per i fianchi e
con Hugh che incitava il pubblico ad applaudire non potei più tirarmi indietro.
Ma che
gran bastardo! Mi aveva incastrata!
Arrivammo
sul palco e dovetti impegnarmi per non mostrare un muso che arrivava fino a
terra. Mi morsi le labbra per nascondere la rabbia e cercare di sorridere. Ci
passarono i microfoni, Hugh ci diede una pacca sulla spalla e scese a gustarsi
lo spettacolo. Lanciai un’occhiata a Rob fulminandolo con gli occhi.
Ah!
Se gli sguardi potessero uccidere!
“Questa
me la paghi..” mimai con le labbra e lui di tutta risposta sorrise divertito.
Io
odiavo il karaoke. Anche solo stare in piedi davanti a molte persone mi mandava
in ansia. Figuriamoci cantare..
Sospirai
profondamente. Rob si avvicino e sussurrò un debolissimo “Andrà tutto bene”
mentre aspettavamo di sentire la musica e le parole apparire sullo schermo in
basso.
Gli
lanciai un’ultima occhiata e poi sentii le note di “YourSong” invadere la sala.
Mi
pietrificai. Adoravo quella canzone, ma non sarei mai riuscita a cantare. Non
sarei riuscita a muovere le labbra. Lo sapevo già. Ero bloccata.
“It's a little bit funny this feeling inside, I'm not
one of those, who can easily hide. I don't have much
money, but boy if I did I'd buy a big house where
we both could live..”.
Iniziò
lui, così sicuro di se. Così convinto di quelle parole che mi rispecchiavano un
po’. Era davvero troppo strano quello che provavo dentro, quello che avevo
sempre provato, dal momento in cui l’avevo visto. E lui.. lui non aveva più
potuto nascondersi, non facilmente, non senza mettersi in gioco.
“If I was a sculptor,
but then again no, Or a man who makes potions in a travelling
show. I know it's not much, but it's
the best I can do.. My gift is my song and this
one's for you.”
Fosse
stato per lui, mi avrebbe dato anche la luna. Bastava un mio si e io avevo
rovinato tutto. Perché ero stata tanto stupida? Perché non gli avevo detto la
verità? Perché non avevo lasciato che fosse lui a decidere? Magari per lui
potevo essere più importante della sua carriera, magari mi avrebbe regalato
tutto quello che aveva. Avrebbe comprato una casa, avrebbe trovato un modo per
dimostrare quello che provava. Sarebbe diventato uno scultore, un alchimista,
uno scrittore. Ma stasera era un cantante, un ragazzo che mi stava regalando
una canzone col cuore in mano.
“And you can tell everybody
this is your song. It may be quite simple but now that it's done.. I
hope you don't
mind, I hope you don't mindthat
I
put down in words how wonderful life is while
you're in the world.”
E
lui era lì, di fronte a me, di fronte a quelle persone. A cantare, per me.
Quella era la mia canzone. Non avrei mai avuto paura di dire a nessuno che
quella canzone era per me, avrei voluto urlare a tutti quanto amassi quel
ragazzo. Avrei voluto aprirgli il mio cuore mentre lui cantava per farmi capire
che il suo mi apparteneva ancora. E mai, mai mi sarei dispiaciuta per quel
momento. Mai avrei avuto rimpianti. Mai gli avrei dato la colpa per avermi
fatto capire quello che sentiva, per farmi sentire così importante da rendergli
il mondo meraviglioso.
Avrei
voluto parlare, avrei voluto unirmi a lui. Avrei voluto che anche per me fosse
così facile semplicemente aprire la bocca e lasciare che quelle parole mi
scivolassero dalle labbra, ma invece ero immobile. Non perché non volessi ma
perché ero troppo emozionata. Lui mi stava dedicando quella canzone. Lo
sentivo, era così. La bolla, la nostra bolla. Potevo sentirla crescere di nuovo
e avvolgerci come quei tempi in cui ci scambiavamo sguardi o baci furtivi.
Quando tutto era implicito, quando negavo a me stessa quello che provavo per
lui.
“I sat on the roof and
kicked off the moss. Well a few of the verses, well they've
got me quite cross, but the sun's been quite
kind while I wrote this song,
It's for people like you, that keep
it turned on.”
Li
sentiva anche lui. Quei versi, quelle parole. Non erano solo i versi di una
canzone. Erano i suoi sentimenti, i miei sentimenti. Era tutto quello che avevo
cercato di nascondergli. Tutto quello che avrei voluto dirgli io.
Non
riuscivo a muovermi.
“So excuse me forgetting, but
these things I do.. You see I've forgotten if they're
green or they're blue. Anyway, the thing is,
what I really mean yours are the sweetest eyes
I've ever seen..”
Si
voltò verso di me. I suoi occhi incontrarono i miei e li sentii lucidi.
Potevano essere blu, potevano essere verdi, non mi importava. Erano gli occhi
più dolci che avessi mai visto.
Mi
trovai a sorridere emozionata, il nodo in gola si sciolse, dimenticai tutto e
tutti mentre mi perdevo nei suoi occhi e mi avvicinavo a lui.
E le
parole, quelle che volevo dirgli, uscirono senza che me ne accorgessi nemmeno.
“And you can tell everybody,
this is your song.. It may be quite simple but
now that it's done, I hope you don't mind, I
hope you don't mind .. That I put down in
words how wonderful life is while
you're in the world.” All’inizio
rimase sconcertato e sorpreso nel sentirmi lì con lui. Mentre cantavo con lui
mi guardava sorridendo e si avvicinò piano a me. Finalmente anche io gli dicevo
quello che era per me. Finalmente anche io gli chiedevo di accettare quella
canzone, di non dispiacersi per avergli detto quello che provavo, anche io gli
rivelavo quanto la vita fosse meravigliosa ora che lui era con me.
Arrivammo
a guardarci negli occhi, quegli occhi così dolci, i più dolci che avessi mai
visto. Ero a due centimetri da lui e lasciai che la mia mano andasse incontro
alla sua per sfiorarsi. Era un contatto troppo riservato. Nessuno poteva
immaginare quanto ci fosse dietro quel contatto. Nessuno poteva immaginare
quanto quei versi fossero veri e quanto quella canzone fosse reale.
“I hope you don't mind, I
hope you don't mind ..
That I put down in
words.. how wonderful life is while
you're in the world.”
Spinta
da uno strano impulso gli strinsi la mano e lui ricambiò e mi sorrise mentre
cantavamo quegli ultimi versi che concludevano quella.. non sapevo come
definirla.
Cos’era
stata? Una serenata, una rivelazione, un’epifania?
Nessuna
di queste cose. Eravamo stati semplicemente noi. Quello che provavamo.
Continuammo a sorridere e guardarci negli occhi finchè
la musica andò scemando e le urla e gli applauso interruppero il nostro
momento. Ridemmo entrambi e continuando a tenermi per mano mi trascinò giù dal
palco e tra le urla tornammo ai nostri posti.
Lui
si sedette senza lasciarmi la mano che ogni tanto stringeva sotto il tavolo. Mi
mancava il respiro e sentivo il cuore scoppiarmi in gola e il sangue pulsare
prepotentemente.
Mente
gli altri si congratulavano noi due non facevamo altro che scambiarci qualche
sguardo e sorridere imbarazzati ed.. emozionati. Mi sentivo una bambina di
cinque anni.
Per
il resto della serata non facemmo altro che stringerci la mano sotto il tavolo
facendo finta di niente e cercando ogni tanto di interessarci agli altri
evitando di guardarci.
Dopo
un altro po’ di tempo che non riuscii a definire visto che ogni mia cellula era
letteralmente partita, decidemmo, o meglio decisero, di tornare in albergo. Mi
sentii quasi persa. Ora cosa sarebbe successo?
Per
la prima volta da quando l’aveva presa Rob mi lasciò la mano e si alzò per
mettere il giubbino. Strinsi la mano in un pugno sentendola così vuota e di
nuovo l’ansia mi invase.
Uscimmo
tutti insieme dal bar e dopo aver salutato Baz e Hugh
ci incamminammo verso l’hotel.
Il
cielo chiaro e rossiccio del tramonto aveva lasciato posto a una notte scura
priva di stelle che potessero essere viste con tutte le luci della città. Se
prima ero stata felice di non aver portato il giubbino, ora me ne pentivo. Il
venticello tiepido di un paio di ora prima ora era diventato molto più freddo,
mi faceva tremare e mi portava ad aumentare leggermente il passo per cercare di
riscaldarmi. Mi fermai al semaforo aspettando che diventasse verde quando
sentii qualcosa. Mi voltai e vidi lui che mi poggiava delicatamente il suo
giubbino sulle spalle. Lo guardai imbambolata, incapace di dire qualsiasi cosa,
anche solo un semplice grazie. Continuavo a fissarlo e mi sciolsi quando mi
sorrise. Ricambiai e un secondo prima di attraversare mi prese di nuovo la
mano.
Le
nostre dita non erano intrecciate, mi teneva con delicatezza, mi teneva la mano
quel poco che bastava a farmi capire che non voleva lasciarmi andare. Ero senza
parole. Cosa era cambiato? Cosa era successo da fargli cambiare atteggiamento
così repentinamente? Senza nessuna spiegazione plausibile..
E
invece, si era alzato e mi aveva cantato quella canzone. Poteva essere stato un
caso, poteva essere stata solo una situazione, eppure avevo sentito che quelle
parole me le stava dicendo davvero. Sentivo che quella canzone era un regalo,
era il suo modo per dirmi qualcosa. Ma cosa?
Cosa
voleva dirmi? Che quella era la mia canzone? Che avevo gli occhi più dolci che
avesse mai visto? Che la vita era meravigliosa perché nonostante tutto ero lì
con lui?
Mi
sembrava tutto così assurdo. Avrei dovuto rinunciare a tutte quelle parole, mi
avrebbero causato solo altro dolore e invece mi ero trovata a cantargliele
anche io. Non riuscivo proprio a ritirare la mano. Non volevo e non riuscivo a
farlo, non ora che mi sentivo veramente bene dopo due mesi. Non sapevo se Taylor
ci avesse notati, camminava accanto a noi ridendo e scherzando sulle nostre
performance. Rob rideva con lui mentre io mi ponevo migliaia di domande come
sempre. D’un tratto Rob mi strinse forte la mano prendendola bene nella sua, si
voltò e soffermandosi sul mio viso, mi sorrise. Un sorriso dolcissimo che non
riuscivo a spiegare. Ricordavo il tono freddo della sua voce e ora invece
fremevo al tocco caldo delle nostre mani in contatto, l’una nell’altra e il suo
sorriso sincero mi scaldava il cuore.
Rob,
perché mi fai questo? Perché sei capace di farmi impazzire in questo modo? Come
puoi distruggere ogni mio equilibrio?
Sapevo
che non avrei dovuto ma sorrisi anche io, stavo troppo bene per riuscire a
fingere. Nonostante camminassimo a passo molto lento l’hotel era troppo vicino
e ci trovammo a due passi dalle scalinate dell’entrata. Prima che potessi
soffermarmi a pensare cosa sarebbe successo, Rob mi strinse la mano e con un
movimento pacato si avvicino al mio viso e mi sussurrò un numero all’orecchio. Poi
mi lasciò la mano e guardando dritto davanti a se salì le scale e si dileguò
dentro l’ascensore.
Rimasi
pietrificata. E ora? Ora cosa facevo?
621. 621. 621.
Quel
numero mi si era stampato in testa e non riuscivo a pensare ad altro.
621. 621. 621.
Cazzo!
Avrei voluto dimenticare quel numero. Avrei dovuto.. ma come potevo?!
Avevo
capito cosa aveva voluto dire, avevo capito qual era il messaggio che aveva
voluto mandarmi. La scelta spettava a me questa volta. Era sempre stato lui dei
due a venire fuori, a mettersi in gioco e ora toccava a me fare il prossimo
passo, se volevo. E io volevo.
Lo
volevo così dannatamente ma non volevo andare da lui e mentirgli di nuovo.
621.
Ora
quel numero era davanti a me. Ma.. come? Quando ero arrivata alla sua porta? Solo
ora che mi soffermavo a pensare ricordavo di aver salutato Taylor e suo padre e
di aver premuto il pulsante dell’ascensore che mi aveva condotta due piani più
sopra.
E
ora ero lì, a fissare quel numero dorato che già da mezz’ora mi tormentava.
Cosa dovevo fare? Bussare a quella dannata porta e lasciarmi andare a lui
consapevole che avremmo sofferto entrambi ancora di più?
Avrei
potuto farlo ma era qualcosa che non potevo semplicemente decidere. Non ero
nelle facoltà mentali adatte per ragionare. Perché lo amavo e l’amore è
irrazionale, ti fa perdere il senso delle cose e sapevo che dal momento in cui
avrebbe aperto quella porta sarebbe cambiato tutto. Forse in bene, forse in
male. Magari avrei trovato i coraggio di dirgli la verità, magari mi avrebbe spiegato
il suo comportamento o forse ci saremmo solo abbandonati a noi stessi
dimenticando ogni dubbio e ogni perché. Non lo sapevo, non sapevo più niente e
niente avrei saputo se non avessi bussato.
Bussai.
Una sola volta. Se non avesse sentito era destino che andasse così. Quasi
sperai che fosse così, che fosse il destino a togliermi dai guai e fare le
scelte per me ma poi lo sentii sussurrare “Chi è?” e ogni mia speranza cadde,
il respiro mi si bloccò in gola, il cuore iniziò a saltarmi dal petto.
“Io..”
sussurrai stupidamente con un tono tanto flebile che mi chiesi se avesse
capito.
Aprì
la porta.
“Speravo
davvero che fossi tu..”
Ok.. non ammazzatemi..
anche perché se no non avrete il continuo..hahaha..
Io vi voglio bene..
pensate che ho già il continuo di questo pezzo ma il chappy
era già lunghetto perciò ho pensato che poteste stancarvi quindi meglio
posticiparlo! xD
Hauhauahu la verità è che adoro lasciare i finali così xDhauahua
Allora.. sto karaoke.. ci
sarà stato o non ci sarà stato?!
Mi sa che non lo sapremo
mai xDhauhau.. ma
nell’incertezza.. io dico di si xDhauahua
Roxisnotdied: hauhau grazie mille rosscess *__* ok.. scusa ma per
postare prima rispondo in modo affrettato.. tutto per il tuo bene xDu.u a dopooo!!!
simo1726: Simooo! Gae
mille come sempre! Guarda.. ma magari avessi un filo diretto costi due (preferibilmente
Kristen che adoro *_*) ma purtroppo devo scervelarmi
per mettermi nelle loro testoline.. hehe.. spero
questo capitolo ti sia piaciuto! Scusa tesoro.. vado di fretta x
frate87: Le cose già iniziano a prendere una
piega diversa.. muhamuha.. tu che dici? xD
Luna Renesmee
Lilian Cullen: Ciao Luna J grazie per aver recensito! Ecco il cpitolo.. spero ti sia piaciuto! E grazie ancora! *_*
yesido: Grazie mille a te Mel! Sei sempre
gentilissima! Smettila di minacciare però u.u non ne
hai più il diritto! MuhamuhaxD
baci ^^
kiki_88: more
anche qui?! ç_ç mi vizi troppo! Madòmoreee mi manchiiiiiii!!! T.T
grazie mille! Abbracciarti è stato troppo bello!!! ç_ç
Imaginary82: grazie mille! *_* scusa se ci ho messo
un po’ a postare ma come ho detto sto un po’ incasinata.. hehe..
spero questo capitolo ti sia piaciuto! ^^
cate1991: grazie mille! Gentilissima! Tranquilla
che nemmeno io ce la faccio a vederli separati! Hehe
^^
iosi: hahah mi fai troppo ridere xD e sei gentilissima come sempre! *mecommossa* sono felice che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo. Eh si..il macaco non c’è.. muhamuha via liberaaaa! Ahahaha a prestoo ^^
ledyang: hahahavabbè
a te che posso dire? xD sai sempre tutto in anteprima
xD Grazie mille tesoro! Sono avvero contenta che ti
piace come racconto sti due.. ma è anche merito tuo..
hehehe.. tvb.. baciiii
signora degli anelli: grazie mille! Tu volevi il karaoke? Eccoti servita! Hauahu chissà se è successo veramente.. e chissà se lo
scopriremo mai.. vabbè.. Spero ti sia piaciuto! *_*
ariel7: leti tesoro! Grazie mille! *_* sei
dolcissima! Ti adoro! Hehe.. shiariranno..
tranky.. xD
lindathedancer: oddio! Grazie mille
tesoro! Non so come ringraziarti se non dirti un enorme GRAZIE!!! Sei sempre
gentilissima! Ti adoro! Mi spiace se hai pianto.. T.T
cloecullen:
hahah
e fai bene a sperare.. muhamuha.. Si cmq ne parlammo
quando ero in crisi e non sapevo come cazzo far capire a Rob che lei stava
mentendo! Hauhau XD sono felice che ti sia piaciuto!
:ueue:
Anto_Pattz: oddio Socia.. e ate ora come rispondo?! O.o tutto
quello che posso dire è che sono commossa e tanto felice che la storia ti
piaccia e ti sei messa con impegno per recuperarla tutta! Non c’è niente da
fare.. sei la migliore sociuzza del mondo e ti adoro
ogni giorno di più!!! GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
Salve *fa ciao con la manina con aria triste*.
Ok.. me la potevo risparmiare XD hauhau.. però.. da
quanto tempo eh?
Ahahahah..
Avete ragione.. sono imperdonabile.. avevo una parte del capitolo pronta.. ma
scrivere il resto è stato un vero travaglio @.@ infatti non è che a me convinca
moltissimo.. però magari a voi piace. Non so.. ditemi voi xD
Scusate.. non
rispondo alle recensioni perché mi girano gli occhi e non ho proprio tempo! Volevo
solo dire a Simo: hahaha..
visto? Le tue preghiere vengono sempre esaudite xD
Non sono chiusa in convento ma poco ci manca xD credo
che mia madre non si sia accorta che non ho ancora aperto un libro.. ehm.. vabbè.. ma questa è un’altra storia! Hahahaha
Grazie millissime a tutti!! Davvero! Continuate a recensire se vi
va ^^
Vabbè
vi lascio al chappy (che in compenso è abbastanza
lunghetto xD) e godetevelo perché da lunedì…s..st..stu..
No! non riesco a dirlo.. *depression mode on*
Vabbè..
sto a dì un sacco di ca***te.
Un bacio particolare
alle mie sorelline senza il cui appoggio sto capitolo avrebbe fatto ancora più
cacare.. -.-“ Vi voglio beneeeeee!!!
Bussai.
Una sola volta. Se non avesse sentito era destino che andasse così. Quasi
sperai che fosse così, che fosse il destino a togliermi dai guai e fare le
scelte per me ma poi lo sentii sussurrare “Chi è?” e ogni mia speranza cadde,
il respiro mi si bloccò in gola, il cuore iniziò a saltarmi dal petto.
“Io..”
sussurrai stupidamente con un tono tanto flebile che mi chiesi se avesse
capito.
Aprì
la porta.
“Speravo
davvero che fossi tu..” disse sorridendo.
Restai
senza parole per qualche secondo finché non si fece da parte lasciandomi
entrare. Feci due passi nella stanza fermandomi a pochi centimetri da lui.
Sentii la porta chiudersi con uno scatto debolissimo e poi le sue braccia
cingermi la vita da dietro. Scivolarono leggere fino ad avvicinare il mio corpo
al suo. Affondò il viso nel mio collo e mi diede un bacio.
Perché?
Perché ero andata? Sentivo già il respiro farsi irregolare, le labbra avvampare
desiderose della sua bocca e le mie mani raggiunsero le sue.
Intrecciai
le nostre dita. “Robert.. non possiamo..” sussurrai con un nodo in gola.
Posò
le sue labbra sulla mia spalla e risalendo piano lungo tutto il collo arrivò a
sfiorare il mio orecchio. “Perché..?” disse con un sussurro debolissimo.
Non
poteva farmi questo.. Come potevo mentirgli adesso? Come potevo tirarmi di
nuovo indietro ora che avevo permesso che mi facesse di nuovo sua?
Continuando
a baciarmi il collo mi fece voltare e mi trovai col corpo in trappola tra la
parete e il suo che premeva contro il mio.
“Dimmi
perché..” soffiò con un filo di voce.
“Non..
non posso” fu tutto quello che riuscii a dire mentre ancora gli lasciavo fare
tutto quello che voleva.
“Perché..?”
chiese di nuovo risalendo con la bocca. Le sue labbra mi sfioravano il mento,
le guance, ma non le labbra. Le sue mani mi tenevano per i fianchi.
“Non..non
può funzionare.. tra di noi..”. Cosa altro potevo dirgli? Ormai ero in
trappola. C’ero caduta di nuovo e mi sentii una perfetta idiota.
Perché
avevo accettato quella canzone? Perché non gli avevo lasciato la mano? Perché
avevo bussato a quella porta?
Sapevo
dove saremmo andati a finire, ma la mattina dopo cosa ci sarebbe stato? Altre
lacrime e bugie?
“Rob..
ti prego.. se mi ami.. devi smetterla..”
Iniziavo
a perdere la ragione e quelle furono senza dubbio le uniche parole che sarei
riuscita a dire.
“Ti
prego..” lo pregai mentre una lacrima involontaria mi scendeva sulla guancia
incontrando le sue labbra.
Le
sue mani lasciarono i miei fianchi per prendermi il viso e incollare i miei occhi
ai suoi.
“Amore
non piangere..” disse mentre sfiorandomi con i pollici mi asciugava le lacrime
che invece di diminuire presero a scorrere più copiose a quelle parole. “Ti
prego, non piangere..” disse di nuovo e infine sussurrò: “Io so tutto..”
Sentii
il respiro bloccarsi, ogni fibra del mio corpo lasciarsi cullare dal barlume di
speranza che spirava da quelle parole.
“C-cosa..?”
“So
tutto” ripeté dolcissimo guardandomi negli occhi. “So delle condizioni, delle
bugie, tutto..”
Non..
poteva essere. Come faceva a saperlo? Avrei voluto chiederglielo ma invece non
ne avevo la forza e continuavo a fissarlo con gli occhi che iniziavano a
riempirsi di nuovo.
“M-ma.. c-come..?”
“Non
importa ora. Non più.” Mi interruppe e iniziai a sentire una strana sensazione.
Non era disagio, non era gioia, non era sollievo o ansia. Era.. leggerezza. La
stessa sensazione che accompagna un dolce sogno che vorresti non finisse mai.
“Ma..
se lo sapevi.. perché.. Perché non me lo hai detto subito?” riuscii a dire non
potendo nascondere tuttavia il tono tremante della mia voce.
Mi
sorrise. “Io.. volevo essere sicuro di te. Dovevo sapere se davvero mi vuoi..”
Finalmente
il groppo in gola si sciolse permettendomi di parlare senza tremare. “Ma certo
che ti voglio!” le lacrime ripresero a scendere. “Ti voglio, ti voglio sempre”
dissi mentre anche io prendevo il suo viso tra le mani.
Entrambi
sorridemmo mentre io ancora piangevo. Avvicinò il mio viso al suo e le nostre
fronti a contatto.
“Era
tutto quello che volevo sentire”.
In
un secondo le sue labbra furono sulle mie e mi sentii di nuovo a casa. Ogni
cosa tornò al suo posto, ogni cosa ebbe senso di nuovo e ritrovai finalmente me
stessa, strinsi il suo viso tra le mani e le portai ai capelli. Mi era mancato
così tanto poterli toccare.
Le
nostre lingue si incontrarono con ansia, come se si conoscessero per la prima
volta o come se assaporassero il piacere di ritrovarsi dopo un lungo periodo di
tempo lontane.
Non
mi sembrava ancora vero, credevo ancora di vivere un sogno ma le sue mani sul
mio corpo erano troppo reali per farmi credere che si trattasse di un sogno o
della mia immaginazione. Ansiose le sue dita scorrevano sul mio corpo aderendo
alla mia schiena. D’un tratto passarono sui miei fianchi e poi sulle mie gambe
e mi tirarono su.
Intrecciai
le mie gambe al suo bacino per farlo aderire perfettamente al mio e in un
secondo mi trovai sul letto. Lui sopra di me.
Senza
perdere tempo gli sfilai la maglietta e lui fece lo stesso con la mia.
Finirono
entrambe da qualche parte sul pavimento mentre lui si chinava a baciarmi il
collo per scendere pian piano sul petto. Mi baciò il seno dolcemente facendomi
inarcare la schiena, poi continuò a scendere lungo la pancia finché non
incontrò l’ostacolo dei jeans. Mi aiutò a sfilarmeli e in meno di due minuti
anche quelli erano finiti a terra insieme ai suoi. Era tutto così diverso dalla
prima volta. Non c’era paura, non c’era imbarazzo o calma; c’era desiderio,
urgenza e bisogno. Avevo bisogno di lui, di sentirlo dentro di me. Ogni cellula
del mio corpo chiedeva quel contatto. Ogni parte di me lo desiderava. Subito.
Ci
liberammo finalmente degli ultimi indumenti che ci erano rimasti e mentre
faceva quello che doveva io gli baciavo il petto impaziente. Le mie mani erano
così desiderose del suo corpo e si muovevano su di lui senza sosta finché non
affondarono nella sua schiena.
Era
tutto così strano, così diverso. Ero nuda sotto di lui ma non ero imbarazzata.
Non c’era niente di male, non c’era vergogna. Lo volevo e basta.
E
sentivo che lui aveva lo stesso bisogno di me. Le sue labbra dapprima calme
iniziarono a muoversi agitate e ansiose, frementi di contatto con le mie, con
ogni parte della mia pelle.
“Rob..
basta ti prego..” ansimai. Per un secondo lo sentii allontanarsi da me ma gli
strinsi le gambe al bacino e le mani nella schiena e lo avvicinai di nuovo a
me.
“Ti
prego..” ripetei tra un respiro e l’altro. “Non ce la faccio più..”
Ed
era vero. Non ce la facevo più. Non mi importava di niente se non di lui e di
sentirlo di nuovo.
Accogliendo
quella mia preghiera, fu dentro di me, in un istante. Non potei fare a meno di
gemere di piacere. Era stato inaspettato. Lo avevo pregato ma il suo bisogno
era così urgente da farlo spingere pressantemente. Era qualcosa che non avevo
mai provato. Non era come la prima volta. Era vero e puro desiderio di
appartenersi. Di sentirci.
Ansimando
in modo vergognoso presi a muovere il bacino automaticamente facendolo
affondare ancora di più in meno e andando incontro ai suoi movimenti. Era.. era
una sensazione afrodisiaca. Nessun aggettivo avrebbe potuto spiegare quello che
stavo provando. Era piacere, vero piacere.
E ne
volevo sempre di più.
“Kristen..”
ansimava lui ogni tanto mentre io avevo del tutto perso le parole per lasciarmi
andare solo a gemiti.
Lo
afferrai per i capelli e avvicinai la sua bocca alla mia mentre ci muovevamo
insieme. Le nostre lingue erano un tutt’uno, i nostri corpi erano una cosa sola
e il desiderio cresceva in modo assurdo.
Poggiando
il capo sulla mia fronte e le mani sul letto affondò ancora di più in me e
raggiunsi l’apice del piacere. In quel momento di piacevolissimo dolore mi resi
conto di quanto si era trattenuto la prima volta. Ma non potei pensare a
nient’altro se non a lui che con ultime spinte mi portava a livelli che il mio
corpo non aveva mai nemmeno immaginato.
Ansimai
forte e lui con me e poi sgusciò via lentamente cadendo sul letto accanto a me.
Wow..
ero.. senza parole. Senza forze.
“Wow..”
fu tutto quello che riuscii a sussurrare.
“Già..”
disse lui col fiato in gola.
Eravamo
uno accanto all’altra a fissare il soffitto mentre i nostri respiri irregolari
riempivano la stanza illuminata dalle luci soffuse dei lumini sul comodino.
“Tutto
bene?”. Allungò lentamente la mano e mi accarezzò il viso.
Mi
voltai a fissarlo e sorrisi. “Ora si..”
Ricambiò
il sorriso con uno dei più sinceri e dolci che gli avessi mai visto in volto e
allargò le braccia per accogliermi. Mi spostai e con un minimo movimento mi
accoccolai sul suo petto. Mi strinse le braccia attorno e portò le lenzuola
sopra di noi.
Mi
baciò i capelli e prese a carezzarmi la schiena. Mi sentii così completa.. e
allo stesso tempo avevo una paura enorme. Cosa sarebbe successo adesso?
“Rob?”
“Mmm?”
“Ma
ora.. che succede..? Come.. facciamo? Cosa..?”
“Sssh” mi interruppe cullandomi dolcemente. “Non pensiamoci
ora..” sussurrò contro i miei capelli. “Ora dormi amore mio..”.
Quelle
poche parole, quell’amore mio,
bastarono a calmarmi, almeno per stasera. Non volevo sapere niente, non volevo
preoccuparmi, non volevo affrontare i problemi, volevo solo stare lì tra le sue
braccia, tra le braccia dell’uomo che amavo e che mi amava. C’era qualcosa di
male in questo?
Volevo
solo stare con lui..
“Ti amo…” sussurrai.
La
sua mano sulla mia schiena si bloccò. “C-cosa?”.
Ma
ormai la sua voce era lontana, ero già in un altro mondo, un mondo in cui non
avrei dovuto preoccuparmi di niente. Riuscii solo a sentire la sua mano
riprendere il suo corso sulla mia schiena, il mio respiro tranquillizzarsi e
poi un suo bacio tra i miei capelli.
“Dormi
piccola mia..” sussurrò e sfinita sprofondai nel sonno.
Quando
aprii gli occhi la prima cosa che vidi fu il muro della parete di fronte a me.
Ero raggomitolata su me stessa, girata di lato dando le spalle a.. lui. Per un
secondo mi sentii in difficoltà, persa. E se fosse stato tutto un sogno? Non
riuscivo ancora a definire bene la stanza, gli occhi iniziavano appena ad
abituarsi alla luce, e completamente in ansia mi voltai di scatto sull’altro
lato e lo trovai lì. Un gomito sul cuscino, la testa appoggiata alla mano e mi
guardava.
“Si..”
lo rassicurai mettendomi nella sua stessa posizione in modo da poterci vedere
bene negli occhi.
“Sembri
agitata..” notò.
“Avevo
solo.. paura di non trovarti..” confessai.
La
sua fronte si rilassò e le sue labbra si aprirono in un sorriso dolcissimo.
“Perché non dovresti trovarmi?”
“Non
lo so. Magari eri scappato dalla finestra.. e.. per un secondo ho avuto paura
di aver sognato..”. Era la prima volta che riuscivo a parlare così apertamente
con lui.
“Kristen..
sorvolando il fatto che se scappassi dalla finestra non sarebbe un volo
piacevole dal quattordicesimo piano..
Io..non
scapperei mai da te..” sussurrò allungando la sua mano libera e lasciando il
palmo su. Istintivamente allungai la mia e la poggiai sulla sua. Dolcemente
intrecciò le nostre dita e una scossa di pace mi pervase il corpo. Bastava un
semplice contatto per farmi perdere i sensi.
“..
cosa che non si può certo dire di te” disse e per un momento ebbi paura che
volesse rinfacciarmi i comportamenti che avevo avuto negli ultimi due mesi ma
poi rise serenamente e mi tranquillizzai. “Avrei voluto tenerti tutta la notte
ma a un certo punto ti sei allontanata..”
Davvero?
Perché lo avevo fatto? Di certo non me n’ero accorta.
“Scusami..
non sono abituata a.. dormire con qualcuno..”
“Si
vede.. Sai che russi?”
Spalancai
la bocca. “Io non russo!” risposi subito indignata.
“Oh
altroché! E scalci anche!”
Ok..
i calci li potevo accettare. Ma io davvero non russavo.
“..
e parli nel sonno” disse prima che potessi rispondere e mi gelai.
Cazzo.
E ora? Che avevo detto? Bè.. qualsiasi cosa fosse.. non poteva essere troppo
male. Non avevo sognato niente quella notte. Niente che ricordassi almeno. Fino
al risveglio ero stata cullata da una sensazione di calma e pace ma niente più.
Spalancai
gli occhi preoccupata ma lui mi guardava divertito.
“Non
è la prima volta, sai?”
Cazzo!
Ma cosa? come? quando?
Dovette
notare il mio viso sicuramente pallido e sconvolto. Scossi leggermente la testa
cercando di dire qualcosa ma non riuscii a dire niente e strabuzzai un po’ gli
occhi cercando di ricordare quando avrei potuto dire qualcosa.
“Il
9 Aprile dell’anno scorso. Io sono venuto in camera tua e tu nel sonno.. mi hai
pregato di restare.. E io, anche se sapevo che mi avrebbe fatto solo più male,
sono restato. Per te.”
Rimasi
a bocca aperta a riflettere sulle sue parole e collegare i tempi e iniziai a
ricordare. Il mio compleanno, la chitarra sul letto, lui che cantava per me. E
poi la mattina dopo Michael ci aveva visti.. e.. e lui mi aveva chiesto se
avessi sognato. Quante cose venivano a galla ora.
“E
io.. ti stavo sognando.. “ sussurrai ridendo ora a quel pensiero. “Volevo che
restassi con me. Lo ricordo..”
Mi
strinse la mano. “Perché non me l’hai detto? Quando te l’ho chiesto.. perché
non l’hai detto?”. Cercò il mio sguardo e alzai leggermente il viso per
venirgli incontro.
Scrollai
le spalle. “Non lo so.. Ero stupida. Era tutto così complicato. E penso che
allora non volessi ammettere nemmeno a me stessa quello che provavo..”
“Provavi?”
“Provo”
mi corressi subito.
“E
cosa provi?” chiese speranzoso carezzandomi la mano col pollice. Avanti e
indietro.
Alzai
lo sguardo e lo guardai negli occhi. “Io credo di essermi innamorata di te..”
“Lo
credi o lo sai?”
Presi
un respiro. “Lo so” risposi dopo qualche secondo. “Tu hai.. sconvolto ogni mio
equilibrio, hai stravolto la mia vita, tutto quello in cui credevo.. e io ti
amo”. Inarcai le labbra in un sorriso incerto ma sincero in attesa della sua
risposta che non fu esattamente quella che mi aspettavo.
“Certo
ci hai messo un po’ a capirlo!”
Rimasi
a bocca aperta. Non potevo dargli torto ma non potevo negare. Scrollai un po’
le spalle e storsi la bocca fingendo indifferenza. Lui si mise a ridere.
“Dai..
vieni qui..” sussurrò e con un gesto veloce ma dolce mi portò al suo petto stringendomi
le braccia attorno alla schiena e baciandomi la fronte.
Avevo
un braccio incastrato dal suo corpo ma l’altro era ormai libero e lo portai
dietro la sua schiena e strinsi. Premevo la mano contro il suo corpo e lo
stringevo forte a me chiudendo gli occhi contro il suo petto.
Mi
veniva quasi da piangere pensando di poter finalmente stare tra le sue braccia.
Mi sembrava ancora un sogno, ma invece era tutto reale.
“Ti
amo Kristen” e sapevo che era vero. L’avevo sempre saputo.
“E
tu da quando lo sai?” chiesi ugualmente, sebbene pensavo di conoscere la
risposta.
“Praticamente
da sempre. Forse anche da prima di incontrarti, quando ti vedevo sullo schermo
di casa mia.. e tutto quello a cui riuscivo a pensare era ‘Devo conoscere
quella ragazza’. E poi quel provino. E tu eri lì e hai scelto me.. Perché hai
scelto me Kristen?”
Mi
stava prendendo in contropiede con quella domanda.
“Tu..
eri l’unico.. che mi guardava davvero. L’unico che sembrava provare qualcosa..
e ora capisco il perché..” dissi sorridendo e lo sentii sorridere insieme a me.
“Ora
non montarti la testa” rise. Poi con un dito mi alzò il mento e portò i miei
occhi ai suoi. “Kristen io ero serio quando dicevo di amarti. Lo sono sempre
stato, ma tu non mi hai mai creduto. Ogni volta che ti baciavo, credevi
scherzassi invece lo volevo davvero. Quando abbiamo giocato a quel gioco idiota
di Kellan, quando siamo rimasti chiusi nel magazzino, quando ti tenevo la mano
durante le riprese. Era tutto vero per me.. Ma tu prendevi sempre tutto come
uno scherzo, come un gioco..”
“Rob
mi hai anche chiesto di sposarti se vogliamo dirla tutta..”
“Bè.
Se sposandoti ti avrei avuta l’avrei fatto”
Mi
gelai.
“E
comunque.. mi hai rovinato il momento. Ero nel mezzo di una dichiarazione
romantica e tu te ne esci con ‘Rob mi hai anche chiesto di sposarti..’” disse
imitando la mia voce. “E meno male che sono le donne ad essere più
romantiche..”
Sorrisi
e quella frase mi ricordò quello che lui aveva detto a Roma. “Ma tu.. non sei
romantico con tutte, no?” dissi usando le sue stesse parole.
Sembrò
capire subito il mio gioco. “Solo con le persone per cui vale la pena. Non ho
fatto tutti questi sforzi per nulla..”
In
un secondo mi rabbuiai quasi al pensiero di quante cose aveva dovuto passare a
causa mia.
“Che
c’è?” sussurrò carezzandomi la guancia.
“Scusa”
Aggrottò
la fronte. “Per cosa ti stai scusando?”
“Per..
averti fatto passare tutto questo.. e per averci messo così tanto a capire..”
“Hey..”
si avvicinò e mi diede un leggerissimo bacio a fior di labbra. “Meglio tardi
che mai. Ora basta col passato.. Siamo solo noi due”
E
sapevo che non era così, sapevo che fuori da quella stanza ci sarebbero stati
mille ostacoli da affrontare e lo sapeva anche lui ma gli fui grata per
riuscire a calmarmi.
“Grazie..”
sussurrò dopo un po’ contro i miei capelli.
“Per
cosa?”
“Per
aver capito..”
Sorrisi
e mi avvicinai per baciarlo.
“E a
te.. per avermi aspettato..”
“E’
stato un piacere..” scherzò ma sapevo che in realtà doveva aver sofferto
parecchio.
“Non
deve essere stato facile per te..” sussurrai.
Si
irrigidì un po’ pensando a chissà cosa ma poi tornò rilassato. “Bè.. no.
Vederti con.. con quel tizio.. E non poterti toccare.. e non poterti baciare..
e sentirmi dire quelle cose..”
“Mi
dispiace..” sussurrai sincera prima ancora che finisse. Volevo dirglielo da
così tanto tempo, volevo dirgli quanto mi avesse fatto male mentirgli in quel
modo.
“Non
è colpa tua.. Non è colpa nostra..”
Restammo
in silenzio per qualche minuto probabilmente pensando a entrambi a quanto la
vita dovesse essere così ingiusta da metterci davanti così tanti ostacoli
proprio quando ci eravamo trovati.
Decisi
di rompere il silenzio. “A proposito.. non mi hai detto tu come hai fatto a
sapere tutto?”
E lui
mi raccontò tutto.. mentre l’ansia per quello che avremmo dovuto affrontare
cresceva sempre di più.
Istintivamente
gli presi la mano e la portai al petto baciando le nocche delle dita. Non
volevo sentire niente di tutto questo. Volevo solo stare bene con lui. Ma
presto o tardi avremmo comunque dovuto affrontare la situazione.
“Hey”
sussurrò alzandomi il mento con le nostre mani intrecciate. “Facciamo un
patto?”
Annuii.
“Mentre
siamo qui.. in Giappone, siamo solo io e te. Niente preoccupazioni almeno per
due giorni. Quando torneremo alla realtà.. ci penseremo. Ci stai?”
Era
davvero così male? Due giorni senza pensare a niente? Avremmo dovuto
preoccuparci, ma l’alternativa di stare rilassata per qualche ora non mi
dispiaceva per niente e poi lo volevo anche io.
Annuii
di nuovo un po’ insicura.
“Bene..
ora vieni qui..” e posò le sue labbra sulle mie.
POV Robert
Ovunque, cercavo lei ovunque. Non trovavo pace
e sapevo che non l’avrei trovata finché non l’avessi vista di nuovo.
Incredibile, ci eravamo lasciati da appena tre ore e già mi mancava in modo
assurdo. Ma forse in realtà era normale. Dopo tutto quello che avevo passato
per averla, ora era mia e il solo pensiero di non averla accanto mi mandava in
ansia.
Agitavo la mano sotto il freddo pungente ma la
mia testa era da tutt’altra parte. Era con lei, in quel pub, su quel palco, in
quella stanza. Era con lei ovunque e ora la voleva vicino a me. Cosa avevo
fatto per essere così fortunato? Quella ragazza, quella donna, mi amava.
Nonostante tutto mi amava e io ancora non riuscivo a crederci.
Taylor si aggiunse a me e finalmente i miei
occhi si posarono su di lei. Una visione, una dea in bianco scendeva da una
macchina nera che si era appena fermata. Era assurdamente bella, il vestito
bianco che lungo le copriva tutto il corpo mettendo in risalto le sue forme
perfette, i capelli sciolti al vento e quegli occhi che anche da lontano
brillavano come biglie.
Era davvero una dea scesa in terra, ed era
mia.
Salutò i fan e poco dopo ci raggiunse mentre
io cercavo con tutte le forze di non guardarla troppo per non dare nell’occhio,
ma i risultato erano alquanto scarsi.
“Cos’hai Rob?” chiese ammiccante e io non
risposi. Come potevo elaborare un pensiero di senso compiuto?
“Hai perso la lingua?” disse di nuovo ridendo
continuando ad agitare la mano per salutare.
Seguendo Kris e Taylor che camminavano ci
trovammo su un piano rialzato.
Qualcuno da dietro ci copriva costantemente
con gli ombrelli per non farci bagnare. Pioveva. L’aria era gelida e il vento
freddo e potente ci invadeva, scompigliando i capelli di Kristen e portandomi
quell’odore che mi stava facendo impazzire.
Continuavo a buttare l’occhio verso di lei,
che era tra me e Taylor e nonostante i brividi di freddo, la vedevo sorridere.
No.. non solo sorridere. Rideva, era felice e il pensiero mi riempì di gioia.
Da quanto tempo non la vedevo così? Così spensierata, sorridente, felice.
Sapevo che tutto sarebbe durato poco, prima o poi avremmo dovuto lasciare quel
posto e tutta la pace che ci aveva portato ma finché saremmo rimasti lì volevo
solo stare bene con lei.
Di nuovo scendemmo e percorremmo il tappeto e
forse fu un bene per me distrarmi firmando gli autografi, altrimenti le sarei
saltato addosso in quell’istante esatto. Ma la tregua durava sempre troppo poco
e subito ci trovammo di nuovo a camminare per raggiungere una specie di
balconcino rialzato e di nuovo mi sentii morire solo a guardarla. Salutammo i
fan dicendo qualche parola di circostanza, ma lei si girava, e mi guardava. E
sentivo il respiro mancarmi. Non riuscivo a pensare ad altro se non a lei e a
quanto la volessi. Quando finalmente potemmo entrare mi bastò distrarmi un
secondo per non vederla più.
Ma cosa..? Dove era andata? Dov’era finita?
Improvvisamente in ansia presi a guardarmi
attorno mentre decine di persone che non conoscevo ci invitavano ad aspettare
mentre si organizzava tutto per la conferenza stampa. Non li stavo nemmeno a
sentire, continuavo a girarmi su me stesso in cerca di Kristen, ma ovunque mi
voltassi vedevo solo giapponesi, facce tutte uguali.
Mi affacciai ad un piccolo corridoio alla mia
sinistra e in fondo vidi una luce gialla e soffusa spirare dalla porta
semichiusa.
Con nonchalance, fingendo di camminare per
smorzare la tensione mi avvicinai a quella porta e dando una piccola sbirciata
dallo spiraglio la vidi di spalle. Aveva cambiato vestito, ora indossava un
vestitino nero che le arrivava un po’ più sopra alle ginocchia lasciando scoperte
le sue gambe perfette e quelle spalle così lisce.
Senza farmi sentire entrai in punta di piedi.
Teneva il viso basso impegnata a fare chissà cosa, non si era accorta della mia
presenza. Lentamente mi avvicinai, chinai il viso e posai un bacio sulla sua spalla.
Si irrigidì di colpo. Le spostai i capelli morbidi su un lato in modo da
poterle baciare anche il collo. Inarcò la schiena e strofinò la guancia contro
il mio viso mentre una sua mano ansiosa cercava la mia per intrecciarla alla
sua vita.
Si appoggiò totalmente al mio corpo, portò la
mano libera sulla mia nuca, nei miei capelli mentre la mia lingua esplorava
ogni centimetro del suo collo.
La sentivo fremere sotto ogni mio tocco, il
respiro farsi sempre più ansioso. Si voltò di scatto e incollò le sue labbra
alle mie. Non dovette forzare molto e subito permisi alla sua lingua di
incontrare la mia.
“Rob..” ansimò quando riuscì a prendere fiato,
ma le sue mani continuavano a muoversi tra i miei capelli avvicinando la mia
bocca al suo collo. “Potrebbe entrare qualcuno..”
La porta era anche socchiusa, ma stranamente
in quel momento era il mio ultimo problema. “Vorrà dire che faremo presto”
dissi e con un solo movimento alzai il suo bacino poggiandola seduta sul
mobile. Intrecciò le gambe alla mia vita e presi a carezzarle lentamente
raggiungendo il suo interno coscia. Sotto il mio tocco irrigidì e chiuse
leggermente le gambe ma la sua bocca continuava indisturbata la sua opera mentre
si stringeva alle mie spalle.
Strinsi le sue cosce con le mano e con un improvviso
movimento di bacino si avvicinò ancora di più a me e i nostri corpi ormai erano
completamente a contatto e proprio quando sentii la mia erezione premere contro
il pantalone.. delle voci dal corridoio.
“Cazzo!” esclamammo insieme.
Kristen subito mi spinse via e si mise in
piedi abbassandosi il vestito e passandosi una mano tra i capelli mentre io
cercavo di reprimere i miei bisogni. Porca puttana!
Fortuna che avevo una giacca abbastanza lunga.
“Kristen sei pronta per il trucco?” disse una donna
aprendo la porta e trovando Krische
cercava di aggiustarsi i capelli e io che macchinavo con la giacca che mi ero
tolto per tenerla appositamente in mano e nascondere, almeno finché non mi
fossi un po’.. calmato.
Sia io che Kris ci voltammo a vedere quella
che doveva essere la truccatrice, che ci guardava un po’ accigliata.
“Scusate.. ehm.. posso tornare dopo..”
“No!” dissi subito io cercando qualche parola
per giustificarmi, ma fu inutile. “Stavamo solo.. ripetendo.. ehm.. provando..
la stavo aiutando a…”.
Oh ma insomma! Perché avrei dovuto
giustificarmi con quell’estranea?!
Lanciai un’occhiata furtiva a Kris si mordeva
le labbra nell’intento di trattenere un sorriso. Tornai a fissare la donna che
ci guardava accigliata.
“Bene.. a dopo..”. E con quelle due paroline
mi dileguai fuori dalla stanza e rimasi in corridoio ancora un po’. Non mi resi
conto di quanto tempo ci fossi restato a vedere la gente che andava e veniva finché
non uscì Kristen.
Con i capelli decisamente più in ordine e quel
filo di trucco che la rendevano perfetta, mi guardò e scoppiò a ridere.
“Ma che ti ridi?” sussurrai mentre si
avvicinava verso di me.
“Scusa.. ma avresti davvero dovuto vedere la
tua faccia!” continuò imperterrita a ridere.
“Non è stato divertente..” risposi ironico.
“Per me lo è stato. E poi scusa.. te la sei
cercata”
“E’ colpa tua!”
Spalancò gli occhi e mi guardò perplessa.
“Scusa.. e per quale assurdo motivo ora la colpa sarebbe mia?”
Allungai un po’ il braccio, quel poco che mi
bastava a sfiorarle un po’ la vita senza dare troppo nell’occhio. “Sei troppo
bella.. Sei troppo sexy.. Sei troppo..”
Mi guardava negli occhi mentre le dicevo
quelle cose e per un istante vidi le sue gote dipingersi di rosa acceso e
abbassò lo sguardo imbarazzata.
“Ma.. che dici..?”
“Solo la verità..” le sfiorai la guancia. Era
più forte di me, non potevo trattenermi.
I suoi occhi imbarazzati erano biglie
impazzite che non sapevano che direzione prendere per evitare quei complimenti.
La mia Kristen. Sempre a sottovalutarsi. Quando avrebbe accettato un
complimento senza stupirsi?
“Bè.. stavo per dire lo stesso di te.. Vuoi
smetterla di tentarmi in questo modo, per cortesia?”
“Io ti starei tentando? Kristen.. Tu mi stai
facendo impazzire..”
Si avvicinò a me, a due centimetri dalle mie
labbra.
Ma c’era qualcuno? Potevano vederci? Non lo
sapevo e non mi importava.
“Davvero? E come?” soffiò sulle mie labbra
reclinando un po’ il collo ed esponendolo proprio sotto la mia bocca.
Che brava! Sapeva bene come fare il suo
gioco..
“Ti odio..” dissi in un ghigno e lei sorrise.
Sapeva che in realtà quelle parole nascondevano un Ti amo, ma se continui così ti sbatto contro la parete.
“Però! Ieri sera mi amavi e oggi mi odi.
Abbiamo le idee un po’ confuse eh?”
“Non giocare con me..”
“Non lo faccio..” sussurrò all’orecchio
poggiandosi al mio corpo.
Mi stava davvero facendo impazzire.. proprio
ora che mi ero calmato per giunta.
“Ragazzi dobbiamo andare!”. Era la voce di
Taylor che si affacciava al corridoio. E lei mi stava praticamente addosso.
Cazzo!
Tuttavia non sembrò scomodarsi per niente. Con
tutta la calma di questo mondo si allontanò e continuando a guardarmi disse:
“Veniamo”.
Io la fissavo e lei mi sorrideva.
“Risparmia le energie per stasera Pattinson” disse e con un movimento fluido andò verso
Taylor che, ora che potevo vederlo, era privo di espressione.
E io restai immobile, con lo sguardo fisso
sulle sue gambeche si muovevano
ritmicamente sempre più lontane da me.
Perfetto.. ora avevo ancora meno voglia di
fare quelle dannate interviste. Ma a che cazzo servono le conferenze stampa?
A farmi impazzire ancora di più. Ecco a cosa
servivano.
Credevo che durante le interviste Kristen si
sarebbe trattenuta, e invece, con mia grande sorpresa non aveva fatto altro che
lanciarmi occhiate e girarsi verso di me. Non sapevo se lo faceva di proposito
o inconsciamente, ma la capivo perfettamente. Anche io gravitavo verso di lei
come un’orbita che non trova pace nell’universo, sempre in movimento. Io la mia
pace l’avevo trovata, peccato che non potessi approfittarne e lei non faceva
niente per rendermi tutto più facile. In realtà non faceva niente e basta, ma
mi bastava guardarla per perdere il senso delle parole che volevo dire. Le sue
gambe, i suoi capelli, i suoi sorrisi spontanei. Il suo tocco. Non riuscivo a tenere
gli occhi lontani dalla sua perfezione e ridevo da solo senza motivo.
Perché ridevo? Non lo sapevo ma anche ora che
ero steso sul letto della mia camera d’albergo mi resi conto di avere un enorme
sorriso stampato in faccia.
Forse ero semplicemente felice. Felice e
basta.
Non c’era altro motivo. La mia felicità
racchiudeva tutto quello che avevo sempre voluto. Lei era tutto quello che
avevo sempre voluto ed ora era mia.
Wow. Lo era davvero.
Ecco perché sorridevo. Pensare a lei mi faceva
stare bene, e immaginarla con me mi scaldava il cuore.
Certo, sarebbe stato meglio se non me
l’avessero portata via subito dopo le interviste. Eravamo a malapena riusciti a
scambiarci due parole e scappando via col fratello mi aveva fatto segno di
aspettare.
Ma cosa voleva dire? Cosa dovevo aspettare?
Dove dovevo aspettare? Ed era già un’ora che stavo in camera senza fare niente,
solo ad aspettare. Non ce la facevo più.
Mi alzai di scatto dal letto e senza
preoccuparmi di prendere niente mi diressi alla porta, l’aprii di scatto e..
lei era lì, con la mano alzata in un pugno.
“Ciao..”
“Dove stai andando?” chiese abbassando la
mano.
“Io.. stavo venendo da te..”
“Ti avevo detto di aspettare”
“Lo so.. ma stavo morendo..”
Sospirò felice. Accertandomi che non ci fosse
nessuno nel corridoio allungai una mano e afferrai la sua invitandola ad
entrare. Chiusi la porta alle mie spalle e circondandola con le mie braccia,
l’abbracciai e affondai il viso nel suo collo.
“Mi sei mancata..” sussurrai.
Si strinse a me. “Non avevo dubbi. Mi stavi
mangiando con gli occhi prima”
“Si è notato tanto?”
Rise. “Se non sei stupido o cieco.. si..”
Non potei fare a meno di sorridere sul suo
collo beandomi del suo profumo. Quanto amavo quella ragazza.
“Mi sei mancato anche tu..” sospirò e in un attimo
le sue mani furono subito nei miei capelli mentre baciava ripetutamente la mia
guancia. Mi voltai e incontrai le sue labbra finalmente.
Ormai mi sembrava di conoscerle così bene da
sentirmi a casa quando la baciavo. Era una sensazione che non avevo mai provato
con nessuna. Con lei era tutto diverso, come se sentissi di dover stare con
lei, come se tutto fosse stato scritto. Quello era il mio destino.
“Dove sei stata?”
Affondò il viso nel mio petto circondandomi la
schiena e io la strinsi ancora di più a me.
“Interviste.. doccia..”
“Potevi farla qui..”
Le sentii sorridere e guardarmi maliziosa.
“Mio fratello voleva parlarmi..”
“Davvero?”
“Voleva sapere come stessi. Sai che ho
raccontato tutto alla mia famiglia. Non ce la facevo a tenermi tutto dentro..”
Povero amore mio. Ripensando a quanto avessi
sofferto io negli ultimi due mesi non mi ero mai soffermato a pensare a quanto
avesse potuto stare male lei, e saperlo in un certo senso mi faceva piacere.
Le baciai i capelli cercando di rassicurarla e
di non pensare al passato.
“Ehm.. ma hai raccontato tutto tutto ai tuoi?”
“Bè no.. Non ho detto che mi hai.. ehm..
deflorata.” Disse ridendo. “Ma credo che l’abbiano capito. Queste sono cose che
una madre vuole intuire e non sentirsi dire.. Almeno per me sarebbe così..”.
Si alzò sulle punte dei piedi e avvinghiandosi
alle mie spalle mi baciò. Senza fretta.
“Mi manchi così tanto” sussurrò con un filo di
tristezza nella sua voce.
“Ma.. sono qui..” la rassicurai carezzandole i
capelli.
“Lo so.. Ma domani andiamo via.. e..e.. Già mi
manchi se ci penso..”
Mi si strinse il cuore a sentirle dire quelle
parole, così sofferte.
Le presi il viso tra le mani e avvicinai le
nostre fronti.
“Hey.. che abbiamo detto?”
Con gli occhi inchiodati ai miei si morse le
labbra e socchiudendo gli occhi annuì. “Scusami..”
“Non scusarti” dissi baciandole la fronte.
“Pensa a noi come qualcosa di.. irraggiungibile. Per stasera.. siamo
irraggiungibili..”
Sospirò forte e finalmente riuscii a vedere di
nuovo quel sorriso che tanto amavo.
“Irraggiungibili..” annuì.
“Si..” confermai e la strinsi forte a me.
“Sai.. stavo pensando.. manca ancora un’ora
alla cena..”
“Avevi qualcosa in mente?” dissi scrutando il
suo sguardo.
Scrollò le spalle. “Spero che tu abbia
conservato le energie..”
“Non sono mai a corto di energie io.. E poi..
se ho capito bene.. dopo un mio bacio.. ti senti molto meglio..” dissi usando
le stesse parole che aveva usato lei durante il fan Event.
“Oh si.. e poi si sa.. la terza volta è la
migliore..” soffiò al mio orecchio.
“Senza dubbio..” sussurrai e incollai le mie
labbra alle sue facendola mia ancora.
Se
ve lo state chiedendo.. non sono ne morta ne sparita.. ho solo un po’ da fare..
però appena posso scrivo qualcosa e aggiorno. Questo capitolo.. non so.. mi è
uscito così. Ogni tanto mi va di raccontare qualche piccolo aspetto di vita
quotidiana.. che poi sono anche i momenti migliori.. perché è quello che rende
una coppia simile ma diversa da ogni altra.. è quello che da equilibrio. Vabbè.. prima di iniziare uno sproloquio filosofico mi
fermo se no vado a vanti per ore.. e vi lascio il chappy.
Grazie mille a tutti! ^^ Vi voglio bene! Un bacio!
Capitolo 38
I’m yours
POV Kristen
“Ok.. devo dire che quando ti ho invitato qui
non era così che mi ero immaginata la serata..”
“Studia”
Sbuffai
rumorosamente. “Cos’è questa fissa per la mia istruzione stasera?” chiesi
leggermente irritata dall’alto della scrivania. Lo fissai. Lui era lì, steso
sul mio letto. Era assurdo. Come pretendeva che riuscissi anche solo a
concentrarmi con lui a qualche centimetro da me?!
“L’istruzione
è importante..”
“Ma
per telefono avevi detto che sarebbe stata una serata produttiva..” dissi un
po’ ammiccante sottolineando la parola produttiva.
“Infatti..”
“Allora
devo essermi persa la parte produttiva..”. Sperai capisse dal mio tono quanto
ero seccata. Insomma, ero riuscita a farmi coraggio e invitarlo a casa, uno dei
pochi posti in cui non avremmo avuto problemi e cosa avevo ottenuto? Una
domenica sera sui libri. Potevo cadere più in basso di così?
“Kristen..
è troppo chiederti di concentrarti per più di due minuti consecutivi?”
“Si!
Soprattutto se tu stai lì a fissarmi..”
Rise,
una risata leggera e spontanea e agitò leggermente la rivista che aveva in mano
per farmi capire che era impegnato a fare altro e che non passava tutto il
tempo a fissarmi.
“Fa
lo stesso. Tu sei lì.. come pretendi che mi concentri? Sto sulla stessa pagina
da tre ore..”
“Ho
notato..” disse ridendo.
“Ah
ah! Allora è vero che mi fissi!”
Mi
guardò con l’aria colpevole di chi è appena stato sgamato e poi si rilassò in
un sorriso sincero. “Ogni tanto sbircio”
“E
non ti innervosisci a stare lì senza fare niente mentre io..ehm.. studio..”
dissi quell’ultima parola facendo le virgolette con le dita. Cioè.. come potevo
anche solo leggere una frase di senso compiuto con lui nella mia stanza? Ogni
parola mi faceva avere pensieri del tutto impuri e incoerenti con la storia.
Presa
da quei pensieri mi alzai dalla mia sedia e sinuosamente mi mossi verso il
letto. Poggiai un ginocchio, poi l’altro, un mano, un braccio e gattonando sul
letto arrivai a lui. Mi leccai le labbra mentre lui mi guardava senza fiato.
Non riuscivo a sentire il suo respiro e immaginai che gli si fosse bloccato in
petto. Con un movimento veloce gli tolsi la rivista dalle mani lanciandola
dall’altra parte del letto e mi allungai su di lui.
Mi
avvicinai piano. Se avesse voluto fermarmi l’avrebbe fatto ma come immaginavo,
non lo fece. Lo baciai. Poggiai le mie labbra delicatamente sulle sue
aspettando che fosse lui ad approfondire il bacio e a schiudere le mie.
Non
dovetti aspettare molto. In un secondo le sue mani furono alla mia vita e le
mie sul suo petto e nei suoi capelli mentre mi adagiavo comodamente mettendomi
a cavalcioni su di lui.
Mi
strusciai piano su di lui ringraziando di aver chiuso la porta a chiave.
“Kris..
i tuoi..”
“Ho
chiuso a chiave” bisbigliai sulle sue labbra mentre prendevo il suo viso tra le
mani per avvicinarlo al mio. Mi strinse a lui per qualche secondo e poi mi
lasciò andare facendomi rotolare al suo fianco.
“Non
mi provochi signorina Stewart..”
Mi
puntellai sui gomiti guardandolo senza parole.
E che cazzo!
“Prima
il dovere e poi il piacere” riprese a sfogliare la sua rivista.
“Dio,
ma quanti anni hai? 80?”
“Almeno
ad 80 anni ci arriverò con un diploma”
Bè.
Questo era un colpo basso. Stava decisamente giocando duro. Far leva sul mio
senso di responsabilità quando tutto quello che volevo era lui.
“Stai
dicendo che sono troppo stupida per prendermi uno straccio di diploma?” lo
provocai.
“Al
contrario.. credo che tu sia troppo intelligente per lasciarti andare. Non
voglio essere una distrazione per te”
“Rob..
se non volevi essere una distrazione per me non dovevi venire! Mi stai
deliberatamente provocando!”
“Kristen,
non girare la frittata. Devi studiare. Sei indietro”
Mi
misi subito sulla difensiva. “Cosa te lo fa pensare?”
Mi
guardò alzando un sopracciglio. “Non sapevi nemmeno dove fossero i libri..”
Cazzo.
Altro colpo basso. Mi aveva presa alla sprovvista. Se avessi saputo che la
serata sarebbe andata in quel modo avrei cercato i libri per casa invece di
fare la figura dell’idiota che non studiava da così tanto da non ricordare
nemmeno dove li avesse messi l’ultima volta.
Mi
schiarii la gola. “E’ solo.. perché.. mia madre sposta sempre tutto..”
“Erano
quasi pieni di polvere..”
“Se vabbè, ora non esageriamo..”
“Kris”
“D’accordo”
mi arresi. “Ammetto di non aver studiato molto negli ultimi due mesi ma
recupererò..”
“Kris
partiamo tra due giorni..”
“..
e tutto quello a cui riesci a pensare è il mio studio? Ma stai dicendo seriamente?”
Scrollò
leggermente le spalle.
Wow.
Ma che gran faccia tosta. Non potevo crederci. Improvvisamente sentii una
strana sensazione nello stomaco e l’urgente bisogno di allontanarmi da lui.
Solo quando fui di nuovo alla scrivania con la testa china su quel dannato
libro mi resi conto che mi ero sentita respinta.
Cercando
di nascondere il viso chinai il capo in modo da non poter rendere visibile
nessuna sfumatura. Non volevo che mi vedesse così, non per colpa sua. Eppure
quella sensazione non si decideva ad abbandonarmi e ogni secondo sentivo il
peso sullo stomaco farsi sempre più gravoso e insopportabile.
Lo
sentii muoversi, il rumore del materasso che si alleggeriva dal suo peso e poi
i suoi passi. Cercai di respirare regolarmente finché non lo sentii dietro di
me.
Si
chinò al mio orecchio. “Che succede?” bisbigliò.
Aggrottai
la fronte cercando di evitare la strana sensazione nel mio stomaco.
“Sto
studiando” riuscii a dire con voce fredda.
Si
chinò sulle ginocchia e arrivò al mio livello.
“Ti
sei offesa?”
“No..”
dissi con un filo di voce.
“Credi
che non ti voglia?”. Trascinò il suo naso lungo il mio collo e mi fece
rabbrividire.
Non
risposi. Non riuscivo a rispondere.
“Kristen..
non sai quanto mi stia trattenendo dal saltarti addosso..” sussurrò.
“Amore
sono solo preoccupato..”
Mi gelai,
immobile più di quanto non fossi già. Amore.
Mi aveva davvero chiamata amore?
In
un secondo dimenticai tutto quello che stavamo dicendo, dimenticai di essere
irritata e di volergli sbattere quel libro in testa e mi sciolsi come neve al
sole.
“Che
c’è?”. Doveva aver notato che lo stavo fissando con lo sguardo da pesce lessa.
Scossi
leggermente. “N-no niente.. è che mi hai chiamata amore..”. abbassai il viso imbarazzata.
Anche
lui chinò il viso per incontrare i miei occhi. “Non è la prima volta” mi fece
notare.
“Si
lo so.. però.. tutte le altre volte eravamo sempre in qualche situazione melodrammatica..
e ora invece.. Non lo so.. mi è sembrato più normale. Come se mi chiamassi così
per la prima volta..”
Oddio.
Ma gli stavo davvero dicendo quelle cose? Che cavolo mi aveva fatto quel
ragazzo?! Io. Io che non ero mai stata così aperta con nessuno, nemmeno con
Mike che conoscevo da più di quattro anni.
Cazzo.
Mike. Altra questione che avrei dovuto affrontare prima o poi.
“Scusa
è una cosa stupida..” sussurrai scuotendo il capo.
Lui
mi prese il viso tra le mani e guardandomi negli occhi, lasciandomi sprofondare
in quel blu, mi sorrise. “No, non lo è”
E
poggiò le sue labbra sulle mie. Un bacio così dolce, come non ne avevo mai dati
in tutta la mia vita. Era un bacio carico di.. amore.
Era
questo quello che si provava quando si amava qualcuno? La sensazione che
qualunque cosa accada andrà tutto bene, che non importa nulla se non c’è quella
persona accanto a te, che basta anche solo un contatto per farti rabbrividire,
che sogni quel contatto e sospiri quando finalmente lo ricevi.
Ero
stata così ingenua.. avevo creduto di sapere così tanto sull’amore e solo
adesso mi rendevo conto di non aver capito mai nulla. E forse nemmeno adesso lo
sapevo. Non sapevo quali e quanti livelli di amore esistessero, sapevo solo che
stavo provando qualcosa che non avevo mai provato in vita mia, qualcosa di
completamente diverso a quello a cui ero abituata.
Abituata.
Ecco!
Mi ero accontentata. Avevo lasciato che mi abituassi e ora invece era tutto
nuovo e tutto.. diverso.
“Ora
che ne dici di studiare un po’? Sei su quella pagina da quando hai iniziato..”
Sorrisi.
“D’accordo”
“Brava”.
Mi carezzò i capelli e mi diede un altro rapido bacio.
“Però..
posso venire a studiare sul letto?”
“Mi
stai chiedendo il permesso di metterti sul tuo letto nella tua stanza?” chiese
divertito.
“Bè..
a quanto pare stasera sei tu che decidi..”
Sorrise.
“Certo che puoi” con una mano prese il libro e con l’altra afferrò la mia
tirandomi su e portandomi al suo petto.
Mi
baciò la fronte e poi mi trascinò sul letto.
Mi
misi a gambe incrociate col libro davanti cercando davvero di concentrarmi ma
lui continuava a carezzarmi i capelli con una mano e non aiutava per niente.
“Uff” sbottai all’improvviso cercando di distrarmi. “Questa
storia è una palla. Puntualmente la iniziamo daccapo ogni anno e non arriviamo
mai ai giorni nostri.. ma che senso ha?”
Si
mise a ridere. “Si chiama storia perché riguarda il passato..”
“Si
ma.. che me ne frega a me del passato..” ammiccai. “Soprattutto se ho il
presente davanti a me..”
Mi
voltai e incontrai subito il suo viso appoggiato sulla mia spalla.
“Kris..”
“Mmm..?”
Strusciò
la sua guancia contro la mia portando da dietro una mano al mio petto e
stringendomi a se. Ok. Ora potevo anche morire in pace.
“Perché
devi sempre rendere tutto più difficile?”
Una
risata diabolica quasi mi nacque da dentro al pensiero che stava cedendo alle
mie provocazioni.
“Non
credere che non sappia quello che stai facendo” mi punzecchiò mordendomi il
lobo dell’orecchio destro.
Oh
cielo.
Lo
lasciai fare appoggiandomi totalmente al suo petto e reclinando indietro il
capo. Portai una mano al suo viso e lo voltai verso di me per baciarlo.
Presto
detto. In un secondo mi trovai di nuovo sul letto, stesa su di lui. Mmm.. forse non era stata una buona idea studiare sul
letto. Insomma.. non lo sarebbe stata se l’intenzione fosse stata quella di
studiare.
“Lo
sai.. che sei.. impossibile?” sussurrò sulle mie labbra tra un bacio e un
altro. Di tutta risposta approfondii il bacio lasciando passare la mia lingua
nella sua bocca.
Lo
sentii mugolare, ansioso. Le sue mani sui miei fianchi, tra i miei capelli. Non
sapevano dove muoversi e io mi abbandonai completamente a lui e al suo respiro.
Proprio
quando stava per cedere feci l’errore di spostarmi sul suo collo.
“Ma
non ti illudere.. Non approfitterò di te nella tua stanza.. Non con i tuoi di
sotto” disse trionfante appena fu libero di parlare.
Mi
alzai subito su di lui, incontrando il suo sguardo vittorioso.
“Mi
stai dicendo che una ragazza ti sta offrendo il suo corpo per farci quello che
vuoi e tu rifiuti perché i suoi genitori sono al piano di sotto?”.
Doveva
essere uno scherzo. Insomma.. che palle!
Annuì
energicamente e sbuffando rumorosamente mi arresi del tutto e mi misi sul
fianco.
“Però..
devo farti i complimenti. Non ho mai conosciuto qualcuno più pudico di te..”
Sorrise.
“Tua madre è stata molto gentile.. non vorrei che cambiasse idea su di me”
“Mia
madre ti adora” risposi senza nemmeno pensarci perché era semplicemente la
verità. Lo aveva sempre adorato, dalla prima sera in cui aveva messo piede in
casa e si era casualmente trovato a cena con noi.
Wow.
Sembrava passato un secolo.
E
ora.. quello stesso ragazzo che un anno prima era nella mia camera da pranzo,
ora era nella mia camera da letto. Con me. Assurda la vita.
“Davvero?”
“Robert..
quando lo imparerai? Tutti ti adorano.. dalle fan più scatenate alle formiche
che schiacci quando cammini”
“Ma
solo una persona mi ama, vero?”
Sorrisi
e annui lieve. “Lo spero per te…”
Sorridendo
abbassò la testa sul cuscino, proprio a qualche centimetro dalla mia, e
continuando a fissarmi negli occhi iniziò a carezzarmi i capelli.
“Hai
parlato con Michael?”
Wow.
Mi prese totalmente alla sprovvista. Una domanda così all’improvviso. Quella
domanda. Era la prima volte che chiamava Michael per nome. Non si era mai
rivolto a lui in quel modo né tanto meno ne parlava con me.
Strabuzzai
gli occhi e poi abbassai il capo scuotendolo piano. “Non dopo il Giappone.
Avevamo litigato..”
Sperai
che non ce l’avesse con me. sapevo quanto gli desse fastidio che facesse ancora
parte della mia vita, ma era stato lui a mettere in mezzo l’argomento.
“E
lui non ti cerca?” chiese corrugando la fronte.
Perché
tutto questo interesse? “Chiama, ma non rispondo. Gli avevo detto che mi sarei
fatta sentire io”
“E
perché non lo chiami?”
“Vuoi
davvero che lo chiami?”
“Non
ho detto questo.. ti ho chiesto perché non lo fai”
Rimasi
con gli occhi incatenati ai suoi per qualche secondo. Pensando.
“Non
lo so” sussurrai infine. “Non.. non saprei cosa dirgli. Non è facile per me,
Rob..”
“Non
credo che lo sia” bisbigliò comprensivo. Continuava a carezzarmi i capelli e
sapevo che era un buon segno. Stavamo solo parlando e le sue mani tra i miei
capelli mi tranquillizzavano.
“Per
quanto pensi di evitarlo?”
Di
certo il suo interesse non era dettato da un’improvvisa simpatia per Michael.
Immaginai che volesse assicurarsi che mettessi le cose in chiaro quanto prima.
“Non
lo so” sospirai confusa al massimo. Dio, che complicazioni!
“Ma
non verrà a Vancouver, vero?”
“Credo
proprio di no” lo rassicurai dicendogli quell’unica cosa che forse sapevo.
Avere Mike a Vancouver sarebbe stato un suicidio. Non avrebbe avuto senso.
Avrei dovuto mettere le cose in chiaro prima della partenza. Ma come? Quando?
Dovevo chiamarlo?
Per
dirgli cosa poi? Mike sai com’è, mi sono
innamorata di Rob, lo so da sempre ma solo adesso l’ho capito, scusa per averti
preso per il culo per più di un anno?
Odiavo
quella situazione. Avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa fare. Non potevo
evitarlo per sempre. Mi stavo comportando da codarda e io odiavo i codardi.
Mi
sentivo in colpa per come mi stavo comportando con Mike ma dentro di me ero al
settimo cielo per quello che avevo trovato con Rob. Potevano due sensazioni
così contrastanti dibattersi la mia coscienza senza lasciarle un attimo di
respiro?
La
voce di Rob interruppe il flusso dei miei pensieri riportandomi alla realtà.
Dovevo essermi incantata.
“Kris,
mettiti le scarpe. Usciamo”
“Cosa?”
“Usciamo.
Andiamo fuori. Via di casa. Per strada”ribadì il concetto mentre velocemente si metteva le scarpe.
Bene.
Era assodato. Quel ragazzo non smetteva mai di sorprendermi. “Ma che fine ha
fatto la serata studio?” chiesi ironica e leggermente scioccata.
“Al
diavolo lo studio. Tanto non assimili più niente ora. Dai”
Capii
d’un tratto quello che stava facendo: distrarmi, non farmi pensare a niente, ancora
una volta. Avremmo dovuto pensarci, lo sapevo, lo sapevamo entrambi, ma stare
insieme era fondamentale per noi in quel momento. Mordendomi le labbra non me
lo feci ripetere due volte e velocemente infilai le scarpe e un maglioncino con
cappuccio e mi misi in piedi.
“Pronta?”
“Sì”
acconsentii e mi diede un rapido bacio per poi trascinarmi fuori la stanza e
giù per le scale dove incontrammo mia madre.
“Mamma,
noi usciamo”
“Grazie
mille per tutto signora Stewart” sussurrò Rob con tono riconoscente.
“Oh
ti prego Rob, chiamami Jules. Non me lo far ripetere”
“D’accordo
allora, grazie infinite Jules. Davvero”
“Divertitevi
ragazzi” rispose mia madre con un sorriso per poi sparire dietro la porta del
salone.
Quanto
adoravo mia madre.
“Andiamo”
sussurrò Rob e prendendomi per mano mi portò fuori casa.
Mi
guardai in giro esplorando con lo sguardo il luogo attorno a me. sembrava tutto
così familiare, eppure ero sicura di non essere mai stata in quel posto. Il
locale era tutto di legno scuro, luci soffuse pendevano dal soffitto ma erano
le lampade rosse in ogni angolo a creare un alone di tranquillità e..
familiarità.
Solo
quando la cameriera ci indirizzò in un posto più appartato, sotto richiesta di
Rob, mi accorsi di essere praticamente appesa alla sua giacca.
Sembravo
un pesce fuor d’acqua e non riuscivo nemmeno a capire perché.
Entrammo
in una stanza completamente deserta nonostante fosse abbastanza ampia.
Riflettei che nemmeno nella sala principale c’era molta gente e poi chi avrebbe
avuto ragione di richiedere uno spazio più appartato se non noi due?
“Volete
già ordinare?” chiese la cameriera rivolgendosi a me quando mi fui seduta.
“Ehm..io..
Prendo quello che prende lui..” la buttai lì, tanto non avevo nemmeno molta
fame.
Rob
mi fece uno strano sorriso come a chiedermi se fossi sicura e subito si rivolse
alla cameriera.
“Prendiamo
due porzioni di sushi, una di ramen e poi due
porzioni di Onigiri”
“Da
bere?”
Rob
si voltò verso di me. “Ehm.. una birra piccola”
“Una
media per me” disse lui e sorridendo la cameriera sparì dietro il separé che ci
divideva dal resto della sala.
Lo
fissavo senza dire una parola, a bocca aperta, come una perfetta idiota.
“Cosa?”
chiese quando si accorse del mio sguardo da ebete.
“Dove
siamo?” dissi con una leggera risatina.
“Non
ti piace?”
Scossi
subito il capo riprendendomi dallo stato di trance in cui ero caduta. “Nono,
anzi.. è che non c’ero mai stata..”
“Fanno
dell’ottima cucina giapponese ma non ci viene quasi mai nessuno.. è molto
indiscreto come posto”
Ecco.
Ora capivo. Quel posto. Il Giappone. Mi ricordava il Giappone. Le luci soffuse,
le candele, le tende, l’atmosfera calda e avvolgente.
A
rompere il mio sguardo perso nel suo fu la cameriera che ci portò le nostre
birre.
“A
te piace il cibo giapponese, vero?”
Scrollai
un po’ le spalle per rispondere alla sua domanda. Mi piaceva il cibo
Giapponese? Non lo sapevo, non ricordavo nemmeno di averne mai mangiato.
Sicuramente avevo mangiato il sushi ma in quel momento non riuscivo a ricordare
niente.
“Kristen
stai bene? Sembri.. scioccata..”
“Lo
sono” le parole uscirono subito dalla mia bocca senza alcuna spinta da parte
mia. “Questo posto è.. è..”
“Ti
piace?”
Mi
fermai un secondo prima di rispondere. “Molto..” sospirai sincera. “E’ come il
ricordo di un sogno..”
Sorrise.
“Non l’ho scelto a caso..” sussurrò mentre posava la sua mano alla mia che
avevo poggiata sul ginocchio.
“Ma
forse.. forse non saremmo dovuti uscire.. Se ci vede qualcuno?”
“Te
l’ho detto.. non viene mai nessuno. Si sta tranquilli..”
Non
ebbe nemmeno finito di parlare ed una vocina squillante lo interruppe.
“Scusate!”
Subito
allontanammo le mani ci voltammo entrambi a guardare la ragazza che era appena
entrata.
Si
avvicinò a noi e con voce calmissima ci chiese se poteva avere una foto.
Lanciai
un’occhiata a Rob alzando un sopracciglio e lui di rimando fece finta di
niente.
“Certo..”
sussurrò insicuro lasciando che quella ragazza si facesse qualche foto con noi
e non potei non pensare alle nostre mani che si sfioravano.
Se
fossero uscite quelle foto.. porca puttana!
Ma
come avremmo potuto dire di no senza sembrare scortesi o arroganti?
“Grazie
mille!” sussurrò la ragazzina emozionata e la salutammo mentre andava via dalla
sala.
Mordendomi
le labbra mi voltai a fissare Rob che con gli occhi bassi sorseggiava la sua
birra. Alzò lo sguardo quel poco che gli bastava per incontrare i miei occhi
scrutinatori.
“Non
ci viene mai nessuno eh?”. Alzai le sopracciglia.
“Mmm” si schiarì la gola. “Evidentemente fai più colpo di
me”
Gli
lanciai un’occhiataccia conscia di quanto quell’affermazione fosse falsa, ma
non volevo innervosirmi né preoccuparmi quella sera.
“Speriamo
solo che la ragazzina le tenga per se..”
Quand’ero
con Rob il tempo sembrava non importare. Prima delle portate avevo già finito
la mia birra e ordinata un’altra sotto lo sguardo preoccupato di Rob.
“Che
c’è?” gli chiesi sorseggiando la mia seconda birra.
“Non
esageri?”
Inevitabilmente
scoppiai a ridere nel bicchiere sputando quel poco che avevo bevuto.
“Carissimo..
io lo reggo l’alcool, non come certa gente che va al pub e si ubriaca con
qualche birra, e poi ho diciotto anni..”
“..
e visto che in America è legale bere dai 21 anni in poi, stai infrangendo la
legge”
Posai
il boccale. “Denunciami” dissi con sfida.
Mosse
le labbra, sinuosamente, in quel modo che mi faceva impazzire. Solo lui muoveva
le labbra in quel modo, come se anche la sua lingua stesse pensando. Senza
nemmeno accorgermene presi a fissarlo, concentrata. I miei occhi persi su
quelle labbra.
Con
un movimento fluido si spostò lentamente accanto a me e una mano sulla panca e
l’altra raggiunse la mia mano sul tavolo e prese a carezzarmi le dita.
“Mi
sa che devo proprio riportarla sulla retta via Signorina Stewart” disse
continuando a muovere le labbra. Cosa gli avrei fatto in quel momento!
Un
esile sospiro mi uscì. “Ho perso la retta via quando ho incontrato te”
sussurrai guardando la sua mano che piano intrecciava la mia mentre il senso di
benessere cresceva sempre di più.
Possibile
che bastasse così poco per sentirmi bene?
“Ed
è una brutta cosa?” sibilò avvicinandosi al mio orecchio.
Inclinai
istintivamente il capo per avvicinare le sue labbra al mio orecchio.
“N-no..” riuscii a dire chiudendo gli occhi mentre lui
saliva e scendeva sul mio collo e respirava tra i miei capelli.
Si
allontanò repentinamente quando sentì la cameriera avvicinarsi.
Un
po’ scombussolata mi schiarii la gola e mi passai una mano tra i capelli mentre
ci veniva servita la cena.
“Wow!
Credevo che questi cosi esistessero solo nei cartoni animati!” esclamai
prendendo da un piatto un.. non sapevo come si chiamasse, ma immaginai fosse un
pasticcio di riso, di quelli a forma triangolare che si vedevano nei cartoni
giapponesi.
Rob
scoppiò a ridere e sentivo il suo sguardo estasiato su di me mentre esaminavo
quella curiosa specie di arancino.
Me
lo prese dalle mani e ne tagliò un pezzo.
“Devi
assaggiarlo con questa salsa” disse immergendolo in un piattino con una strana
salsa color panna.
“Assaggia”
ripeté mentre le sue dita si avvicinavano alla mia bocca.
Allontanai
un po’ il capo per esaminare quello che mi stava per mettere in bocca.
“Fidati”
sussurrò e aprii la bocca.
Subito
sentii un dolce sapore scendermi giù per la gola. Il riso sembrava liquido ma
era la salsa che gli permetteva di scendere così facilmente. Dio, era ottimo.
Ma
il sapore migliore era quello che avevano le sue dita sporche di salsa. Prima
che potesse ritrarle afferrai il suo polso lasciandomele ancora in bocca. Per
qualche secondo, il tempo di gustare il sapore della sua pelle, lasciando che
la mia lingua assaporasse ogni goccia di quell’aroma assurdamente buono. Infine
lo lasciai andare.
Lui
mi guardava. Il suo sguardo era incomprensibile. Che stava pensando?
Strinse
le labbra e lentamente le avvicinò alle mie e mi baciò.
Un
bacio veloce, semplice.
“Sai..
è bellissimo poterti baciare così” disse e mi diede un altro bacio veloce, e
poi un altro e un altro ancora. E uno sulla guancia e uno sul mento. E poi
sull’altra guancia e sulla punta del naso. Infine afferrò il mio viso tra le
mano e mi baciò di nuovo le labbra.
“Sai
da quanto tempo volevo poterti baciare così? Come se fosse la cosa più normale
del mondo..”
Ero
quasi senza respiro, soffocata dalle sua labbra che si posavano ovunque sul mio
viso.
“Scusami”
sussurrai senza nemmeno accorgermene quando mi baciò la fronte.
“Scusa
per cosa?”
“Non
lo so.. per averti fatto aspettare così tanto.. Sono stata una stupida..”
“Basta”
mi interruppe subito tenendo il viso fermo tra le mani. “Niente più scuse. Non
ha più importanza ora” sussurrò aspettando che confermassi con un cenno dal
capo.
Sorrisi.
“Bene..
ora.. mangia qualcosa che non sia io..” sogghignò per poi darmi un altro rapido
bacio prima di afferrare le bacchette.
Con
mia grande sorpresa scoprii di avere molta fame e in poco tempo divorammo tutto
quello che ci trovavamo davanti. Sembravamo due naufraghi che non vedevano cibo
da una settimana. Forse era la sensazione di benessere ad aprirmi lo stomaco.
Ripensai ai mesi passati, quando anche solo pensare al cibo mi dava la nausea,
quando lo stomaco rifiutava tutto, quando il dolore era troppo forte per
concedermi anche solo la forza di masticare. Ero diventata uno zombie, ero
dimagrita almeno cinque kili. Chissà se avevo ancora quell’aspetto e chissà se
lui l’aveva notato.
Come
se mi stesse leggendo nel pensiero lo trovai a sorridermi felice. “Mi fa
piacere vedere che ti è tornato l’appetito. Sei troppo magra Kristen. Quanto
sei dimagrita?”
L’aveva
notato. Come poteva non averlo notato dopotutto?
“Ehm..
un paio di kili forse..” Scossi il capo e scrollai le spalle sperando che non
desse molto peso alla cosa, ma fu inutile.
“Ma
ora sto bene, davvero. Non è stato un bel periodo..”
“Lo
so”
“Ma
ora sto davvero bene. Dico sul serio. Non devi preoccuparti” sussurrai alzando
una mano per carezzargli il viso. Subito portò la mano sulle mia e chiuse gli
occhi per qualche secondo mentre chissà quale triste pensiero gli attraversava
la mente.
Sospirò
e aprì piano gli occhi. “Promettimi che mangerai di più. Promettimelo”
“D’accordo”
risposi subito. “Te lo prometto” lo rassicurai e inconsciamente pensavo che
quella era una delle prime promesse che gli facevo, una delle prime che davvero
volevo mantenere se avesse servito a farlo stare meglio.
Portò
la mia mano tra le sue e mi baciò il palmo.
“Grazie..”
Sussurrò e non potei che ricambiare con un sorriso sincero.
“Vuoi
qualcos’altro?”
“Se
mangio qualcos’altro tornerò a casa rotolando..” risposi portandomi una mano
alla bocca per bloccare in singhiozzo.
Lui
si aprì in un sorriso e finalmente lo vidi più rilassato.
“Andiamo”
bisbigliò prendendomi per mano mentre lasciava un biglietto da 50 sul tavolo.
“Usciamo dal retro”
E
senza chiedere nulla gli strinsi la mano e lo seguii per la piccola porta che
affacciava su una specie di giardinetto. C’era prato inglese ovunque e un
piccolo vialetto che portava alla strada. I miei occhi caddero subito sulle
altalene a pochi passi da noi e mi avviai trascinandolo con me.
Wow,
da quanto tempo non andavo su un’altalena! Senza pensarci troppo mi sedetti e
presi a dondolare piano mentre lui mi guardava curioso.
Ridevo
come una bambina di tre anni e non sapevo nemmeno perché.
Lo
vidi sedersi sull’altalena accanto in direzione opposta alla mia in modo da
avermi di faccia.
“Perché
ridi?” lo sentii dire mentre andavo su e giù.
“Adoro
sentire il vento in facciaaaaaa!” urlai mentre scendevo
verso di lui per poi salire di nuovo su.
“E
il vuoto nello stomacoooo” continuai in preda alla
frenesia.
Non
ero normale. Decisamente non ero normale.
“Puoi
fermarti un secondo?”
“PERCHEEEEEE’?”
“Devo
dirti una cosa” sembrava volere urlare in modo pacato. Era divertente vederlo
così.
“Ok!
Arrivooo” urlai per l’ultima volta e iniziai a
frenarmi piano con i piedi finché non mi trovai di nuovo ferma faccia a faccia
con lui.
“Dimmi
tutto” respirai togliendomi i capelli dagli occhi.
Ci
mise qualche secondo a rispondere. “Sei bellissima” sussurrò infine e con una
mano mi portò i capelli dietro l’orecchio.
Rimasi
sconcertata. “Era questo che volevi dirmi?”
“Non
posso dire alla mia ragazza che è bellissima?”
Rimasi
di sasso. La sua ragazza. Mi aveva
davvero chiamata così?
“S-sono.. la tua ragazza?” balbettai.
“Puoi
essere quello che vuoi. Ma sei una ragazza.. e sei mia. Non m’importa del
resto”.
Ero
la sua ragazza. Perché mi stupivo tanto? Forse perché tecnicamente ero ancora
la ragazza di qualcun altro? Eppure il pensiero mi sfiorava appena. Era una
stupida accezione di cui non tenevo conto da almeno due mesi, eppure era ancora
lì.
Ma
in quel momento non mi importava di nessun altro se non di lui e del fatto che
fossi sua. Ero sua, solo sua.
Mi
portai in avanti e allungandomi poggiai le mie labbra sulle sue.
“Sono
tua..” sussurrai sulle sue labbra che sorrisero sotto le mie.
“Posso
chiederti una cosa?”
“Certo”
bisbigliai poggiando la fronte contro la sua.
“Prima
hai detto che hai perso la retta via da quando mi hai incontrato. Cosa vuoi
dire.. ? Credi.. Credi che tutto questo sia sbagliato?”
Sorrisi
e mi morsi le labbra. Mi ritirai per poterlo guardare negli occhi. “Non c’è
retta via per i sentimenti. Hanno un sentiero diverso.. e .. lo so che le cose
saranno difficili e so che seguire quella via sarebbe molto più facile, ma non
posso ignorare quello che sento. Voglio seguire quel sentiero diverso.. con
te..”.
Dissi
quelle poche parole sperando che avessero un senso anche per lui, ma non ebbi
dubbi quando vidi i suoi occhi brillare e il suo viso aprirsi in un sorriso
dolce. Abbassai lo sguardo imbarazzata meravigliandomi di me stessa e di quanto
fossi riuscita ad aprirmi con lui. Non l’avrei mai detto in passato.
Mi
alzò il mento con un dito e incatenò i miei occhi ai suoi.
“Ti
amo Kristen Stewart” sussurrò con un filo di voce.
“Ti
amo anch’io.. Robert Pattinson” risposi senza esiti con lo stesso tono e sentii
le sue labbra delicate sulle mie.
E
non m’importava di non aver parlato di quello che avremmo dovuto affrontare,
non m’importava di non aver risolto niente e di aver ignorato i nostri problemi
ancora una volta. Ero sua e per il momento non volevo pensare ad altro. Almeno
per quella sera, ero sua.
Ecco.. diciamo che la mia
situazione “studio” al momento è simile a quella di Kristen.. se non peggio.
Lei almeno ha Rob.. T.T e io ho un esame di cui non
so ancora un cazzo..
Quindi in questo periodo aggiornerò
molto irregolarmente.. mi dispiace.. Spero che però continuiate a seguirmi ^^
Grazie a chi mi segue,
preferiti, recensisce.. ecc..ecc..
Ora vado a mangiare.. mamma
ha fatto la crostata di frutta! Muhamuha! Buonaaaaaaa
Roxisnotdied: Cess! T.T
grazie mille! Se piangi tu allora mi devo preoccupare XD hauhaua
Te quieromuchocess! *.*
ANNALISACULLEN: hihi.. spero che questo
capitolo ti sia piaciuto! E grazie mille! Alla prossima!
Anto_Pattz: Sociuzza! *_* grazie mille..
sono felice che ti sia piaciuto! Hauhaua.. quella
leccatina di Rob.. mi sa che non se la scorda nessuno! Hauhaua..
che marpione XD
ledyang: vabbè.. non dico niente se
no mi ammazzi.. ma comunque mi dai troppa “importanza” hauhaua..
però grazie mille! *.* TVNC pure io u.ucessu.u e ci finirai presto! Muhamuha aspetta di venire qui e ti ci chiudo dentro! Haahuahau
edwardinatwalentina:
XD
hihi.. eh si.. finalmente insieme *.* che dolciumosi! Grazie per aver recensito!
Crazy_La: HahhaLaretta..
ma possibile che tu pensi sempre al calippo?! Hauhau -.-“ sei irrecuperabile.. un caso perso.. ma ti
adoro! *_** grazie mille!
BrokenHeart: Ciao! ^^ Ecco il chappy.. scusa se ti ho fatto aspettare così tanto.. ma
grazie mille per la recensione! *.* un bacio! Sono felice che ti piaccia il mio
modo di scrivere!!!
cate1991:
Grazie
a te per leggere e recensire! ^^
Imaginary82:
Grazie
mille.. sono felice che ti sia piaciuto! Scusa se sto indietro con la tua FF..
ma praticamente sto indietro con tutte.. riesco a stento a trovare il tempo per
scrivere L appena posso recupero! Un bacio!
ariel7: Grazie mille Letiii!
Mi fa piacere sentire da te che le cose in questa FF hanno un senso! xD anche se penso che andrò comunque al manicomio! @_@ a
morte la befanaaaaaaaaaaa
simo1726: Simooooooooooo! Hauhau
sai che mi manca scriverti la risposte alle recensioni? xDhauhaua.. mi fanno sempre morire le tue xD sei davvero un tesoro.. uno dei motivi per cui cerco
sempre ispirazione a scrivere meglio ^^ so che ci tieni molto.. perciò.. grazie
mille! Hihi.. spero che questo capitolo ti sia
piaciuto.. un bacione forte! E.. ehm.. sto.. studiando.. ehm.. più o meno…hauhaua XD
yesido: *_* grazie mille
Mel.. davvero.. hauhau ^^ bacio!
Kia_Twilighter: Ciao chiara! ^^ wow..
grazie mille1 recuperata in due giorni? O.o
complimenti! Hauhaua Grazie davvero! Sono felice che
ti piaccia e che ti piaccia anche l’altra! Un bacio! ^^
cloecullen:
hauhauasiiii sesso
riparatore per tutto! hauhau XD ma ogni tanto un po’
di dolcezza non guasta! Hauahua XD Grazie Cloe! E si.. che schifo sto studio u.u
mi sa che prima o poi pure mollo -.-“ hahaha.. no vabbè.. però per oggi basta hauhauah
Sono
imperdonabile.. lo so.. un mese dall’ultimo aggiornamento.. ma credetemi.. un po’
lo studio, un po’ mancanza di tempo, un bel po’ la mancanza di ispirazione..
hanno contribuito.. Però eccomi qui =) Sta storia non l’abbandono (non per il
momento almeno xD) ma ci metterò un po’ a postare..
anche perché è un po’ difficile mettere insieme tutti i cocci.. infatti sto
capitolo non è che mi piaccia molto.. -.-“ è troppo moscio.. però.. vabbè.. fa niente.. lascio giudicare a voi.. magari vi
piace lo stesso..
Scusate
non ho proprio tempo di rispondere alle recensioni.. ma grazie mille come
sempre! E se avete dubbi o domande chiedete e vedrò di rispondere alle prossime
=)
Grazie
mille per continuare a seguirmi.. spero che ci siate ancora.. nonostante i
ritardi nell’aggiornare.
Un
grazie speciale a Simo che si fa sempre sentire! Grazie
tesoro.. non lo sai forse ma mi incoraggi molto ad andare avanti!
Baci
a tutti!!!
Ps. Non ho avuto il tempo di rileggerlo..
quindi scusate gli errori T_T
Non
era possibile lavorare in quel modo. Erano ora che tentavamo di girare quella
scena e puntualmente le urla di quelle quattro oche interrompevano la scena.
Non ne potevo più. E meno male che il set doveva essere chiuso!
"Non
si può lavorare in questo modo". Mi resi conto che stavo praticamente
urlando ma non me ne importava.
"STOP"
"Kris
ti prego.." Rob mi sfiorò il braccio.
"No
Rob.. scusa.. ma non ce la faccio.. è impossibile concentrarsi così"
"Lo
so.. però.."
"Però
cosa? Perché non vai da quelle quattro oche e gli dai quello che vogliono? Magari
la finiscono di urlare come assatanate.."
"Roooooob! ti amiamoooooo!"
Oh mio dio. Se non scoppio adesso,
credo che non lo farò mai più!
"Aaaaah! basta!"
Senza
dire altro mi allontanai e a passo svelto mi diressi alla mia roulotte.
E
non mi importava di aver fatto una grande figura di merda, non mi importava di
aver fatto una pessima figura davanti la troupe. Era semplicemente troppo per
me.
In
preda alla furia entrai e sbattei la piccola porta della roulotte dietro di me.
Rimasi
immobile per qualche secondo, senza muovermi, senza fare niente. E fu il mio
sbaglio più grande.
Non
fare niente mi dava il tempo per pensare.. e se pensavo, scoppiavo.
Era
troppo. Era semplicemente troppo.
Afferrai
le lattine di birra sul ripiano accanto a me e le scaraventai dall'altra parte
del caravan. E mi sentii una sciocca. Mi ero sfogata.. ma sempre una sciocca.
Perché..
credevo che sarebbe stato tutto facile, credevo che sarebbe bastato essere
onesti e tutto si sarebbe risolto, credevo che sarei riuscita ad affrontare
tutto, ma ora non ne ero più tanto sicura.
Perché
doveva essere tutto così difficile? perché non potevo vivere la mia vita senza
sotterfugi, senza imposizioni?
Non
avevo scelto io di vivere così.. era stato tutto così improvviso e non ero
pronta a questo. Non ero pronta a tutte le complicazioni. Era stato semplice
credere alle parole di Rob. "Andrà tutto bene" aveva detto.
"Risolveremo insieme..".
E io
ci avevo creduto.. ma ora invece quelle frasi risuonavano nella mia testa e mi
sembrava tutto sbagliato.. tutto era troppo.
Non
era così.. Non sarebbe andato tutto bene, non sarebbe stato tutto semplice. Non
avremmo risolto un bel niente.
Mi
buttai sul divano e affondai la testa nel cuscino, scoppiando in un pianto disperato.
Non ce la facevo più. Avevo cercato di essere forte, di continuare, di accettare,
ma era davvero troppo. Come potevano avere il controllo della mia vita in
questo modo?
Potevano
davvero dirmi cosa fare, chi vedere, chi chiamare.. chi amare? Si.. potevano e
li odiavo per questo. Odiavo il mio lavoro per pesarmi così tanto quando invece
avrebbe dovuto farmi sentire bene, odiavo Rob per avermi messa in quella
situazione, e odiavo me stessa perché mi ero lasciata coinvolgere in quel modo
da lui. Odiavo tutto e tutti.
E
ora.. volevo solo piangere.
Sentii
il rumore leggero della porta chiudersi e senza voltarmi restai con la testa
china sul cuscino. Sapevo chi era.. o almeno speravo di sapere chi fosse.
Si
avvicinò piano e dai suoi passi ebbi la conferma che era lui e mi odiavo ancora
di più perché già riuscivo a riconoscere il suono dei suoi passi.. perché mi
aveva travolto con se.. non lasciandomi via di fuga.
Lo
vidi con la coda dell'occhio sedersi sulla punta del divano davanti al mio
corpo ma non parlai e continuai ad evitare il suo sguardo.
Senza
dire una parola allungò una mano e mi sfiorò dolcemente il braccio. Rabbrividii
sotto il suo tocco.
"Kris.."
"Vai
via.." sussurrai con voce roca e dallo specchio sulla porta della cabina
armadio di fronte a me vidi il suo sguardo intristirsi.. i suoi occhi
abbassarsi.
"Vai
via Rob.. ti prego.. Non voglio che mi vedi così.."
"Così
come?"
"Così!"
ribattei sperando che non ci fosse bisogno di dire altro. Non volevo che mi
vedesse con gli occhi rossi dal pianto. Non doveva vedermi debole.
"Tu
sei sempre la stessa per me.."
Scossi
la testa sul cuscino. "E' inutile uscirsene con
queste frasi. E' tutto inutile.. Non serve a niente.."
"Non
è per le ragazzine urlanti vero?"
Oh..
wow. Ma che genio! Come aveva fatto a capirlo?
Non
parlai.
"E'
per quello che ho detto stamattina?"
Un
nodo alla gola mi bloccò il respiro per un attimo interrompendo un singhiozzo
che suonò ancora più disperato di quello che era. Cazzo! ma perché dovevo
piangere per tutto?
E le
sue parole mi rimbombavano nella testa. Le sue, quelle di Stephanie, quelle di
Nick, quelle di John.
Sembrava
che tutto il mondo fosse contro di noi, e non potevamo farci nulla.
"Kristen
ti prego.. rispondimi.."
Lo
guardai in faccia per la prima volta. "Che vuoi che ti dica Rob?"
dissi alzando di parecchio il tono di voce e mi parve quasi di vederlo rilassato
per la mia ripresa.
"Mi
dispiace Kristen.. per tutto.."
"Lo
so! Lo so che ti dispiace! Ma non possiamo farci niente tanto. Dobbiamo vivere
così.. non abbiamo scelta"
Ci
mise un bel po’ a rispondere e sapevo che era perché non aveva niente da dire.
Non c'era nulla da dire. Purtroppo le mie parole erano verità. Qualsiasi sua
parola non avrebbe cambiato niente, non per il momento almeno.
"Credevo
che avessimo risolto stamattina.. eravamo rimasti d'accordo che.."
"Che
cosa Rob? Che devo chiamare Michael, devo chiedergli di venire qui e fingere di
fare la bella coppia felice? E' questo che devo fare? Ne vale davvero la
pena?"
"Cosa
vuoi dire ora?"
Lo
fissai per qualche secondo, cercando di non perdermi nei suoi occhi.
"Non
lo so Rob.." dissi alzandomi e scrollando il capo per evitare il suo
sguardo. Con le mani mi appoggiai di peso sul comodino, spalle a lui e testa
bassa. E sentivo che le lacrime stavano per scendere di nuovo. Cazzo!
Lo
sentii alzarsi e avvicinarsi a me.
"No
Kristen.. aspetta un secondo. Fammi capire"
Non
mi voltai e ingoiando il groppo in gola cercai di farmi forza per non scoppiare
a piangere, ma era troppo tardi. Una lacrima veloce mi rigò il viso e cadde
sulla mia mano. Fissai quella piccola gocciolina salata finché lui si avvicinò da
dietro e con le nocche delle dita asciugò quel poco di bagnato che c'era sulla
mia mano.
"Guardami
Kris, ti prego. Almeno guardami"
Presi
un profondo respiro e mi voltai. Glielo dovevo.
I
miei occhi lucidi incontrarono i suoi e potevo dire che stava soffrendo. Lo
stavo facendo soffrire di nuovo. Mi sembrava di non aver fatto altro da quando
lo avevo conosciuto.
"Se
non vuoi stare con me.. dimmelo subito.."
Rimasi
a fissarlo negli occhi mentre una sua mano cercava la mia, sperando in un
consenso, in una complicità che temeva di non trovare.
"Kris.."
implorò una risposta.
Quanto
avrei voluto mentirgli, quanto avrei voluto essere capace di dirgli che non lo
amavo, che era stato tutto un gioco, ma lo avevo già fatto e non era servito a
nulla. Che senso avrebbe avuto?
Non
potevo negare la verità che lui sapeva e che voleva solo sentirsi dire. Non
volevo mentire. Non più.
"Certo
che voglio stare con te.." sussurrai debole stringendo la sua mano.
"Bene..
mi basta questo..". Dolcemente mi attirò per la vita e mi strinse a se e
io lasciai che mi stringesse. Volevo che lo facesse.. volevo che mi fosse
vicino, fisicamente vicino. Ne avevo bisogno, ora più che mai. E allo stesso
tempo avevo paura di soffrire quando avrei dovuto averlo lontano, quando avrei
dovuto stringere la mano di qualcun altro. Di nuovo la rabbia si impossessò di
me e iniziai a singhiozzare come una scema.
"Sssh" mi cullò carezzandomi i capelli. "Va tutto
bene.."
"Non
è vero.." piagnucolai.
"Si..
va tutto bene. Andrà tutto bene.. Ce la faremo.. calmati ti prego.."
"Quando
andrà tutto bene Rob? Quando avremo un po’ di pace?"
Sospirò
sui miei capelli. "Non lo so amore mio.. ma ti prometto che accadrà.. e
allora ci saremo solo io e te.. Te lo prometto.."
"Ma
come fai ad essere così calmo?" bisbigliai sulla sua maglietta.
"Credi
che io sia calmo? Non sai quello che sto provando.. Ma passerà. Deve passare..
Devo crederci.. e devi crederci anche tu..".
Stretta
tra le sue braccia sembrava quasi facile lasciarsi cullare dalle sue parole, ma
sapevo che la verità era tutt’altra. Sapevo che dentro anche lui moriva, sapevo
che sarebbe morto di gelosia nel vedermi di nuovo con un altro e sapevo che lo
stava nascondendo solo per dare conforto a me.
Strinsi
più forte le mie braccia contro la sua vita e chiusi gli occhi respirando il
suo profumo. Finalmente iniziavo a calmarmi un po’.
“Meglio?”
sussurrò al mio orecchio mentre mi cullava e mi carezzava i capelli.
Annuii
impercettibilmente staccandomi un po’. Lui prese il mio viso tra le mani e
incatenò i miei occhi ai suoi, senza dire niente. Restammo a fissarci per un
po’, perso l’una negli occhi dell’altra. Era così facile perdermi nei suoi
occhi.. c’era così tanto lì dentro che avrei potuto naufragare per sempre..
Dopo
un po’ prese a carezzarmi le guance con i pollici poi si avvicinò e mi lasciò
un dolce bacio sulle labbra.
“Scusami
Rob..”
“Per
cosa?”
Arrancai
nelle parole. “Non.. voglio che pensi che io abbia dubbi..”. Sospirai
pesantemente prima di andare avanti. “E’ che a volte sembra tutto così
difficile.. e vorrei solo prendere il primo treno e scappare da qualche
parte..”
“Anche
io, sai? Vorrei prenderti per mano e andare via da tutti, ma poi mi rendo conto
che la fuga non servirebbe a nulla. Voglio affrontare questa cosa con te, non
scappare via..”
Cercava
di essere convincente ma non riuscivo a dargli pienamente ragione, non ancora
almeno.
“Andiamo?”
Annuii
di nuovo anche se non mi andava per niente di tornare.
“Che
figura.. crederanno che sia una ragazzina capricciosa..” farfugliai con voce
stanca.
“Nessuno
crede niente del genere.. Anzi.. Chris ha dato mezz’ora di pausa e voleva
mandare qualcuno a vedere come stavi e se avevi bisogno di qualcosa..”
Mi
rilassai un po’ a quelle parole.
“D’accordo..
andiamo..”
Lo presi
per mano e mi condusse fuori dalla roulotte. Quando fummo quasi vicini agli
altri gli lasciai la mano e mi aggrappai alla maglia con disinvoltura. Non
sapevo se gli altri sapevano e soprattutto cosa sapevano, ma non avevo certo
intenzione di fare la parte della ragazza azzeccosa
che cammina sul set mano nella mano col suo ragazzo. Non ero così.. e se fosse
successo sarebbe stato solo per casi particolari. Non volevo che gli altri ci
identificassero come “la coppia” del gruppo anche se ero abbastanza sicura che
ormai avessero capito tutto.
Mi
passai una mano tra i capelli e poi sugli occhi sicuramente ancora arrossati.
Dovevo sembrare uno zombie ma nessuno disse niente. Che sapessero davvero
quello che stava succedendo? Che sapessero davvero quello che stavo passando?
Forse si.. era difficile mantenere un segreto in questo campo..Tutti fissavano me e Rob senza dire una
parola.
“Tutto
bene tesoro?” Peter ruppe il silenzio venendomi incontro e prendendomi una
mano.
Annuii.
“Certo.. scusatemi..io.. non so che mi è preso..” tentai di giustificarmi.
“Va
tutto bene Kristen, non scusarti” intervenne Chris passandomi una bottiglina
d’acqua.
“Ma
che è successo?”. Ti pareva.. Era impossibile per Nikki non insistere su
qualcosa.
“E’
solo un po’ stressata. Capita a tutti. Lasciamo stare questa scena, la giriamo
un’altra volta. Passiamo avanti..”
Lo
conoscevo da tre settimane appena ma già adoravo quell’uomo. Mi era piaciuto la
prima volta che lo avevo conosciuto e il fatto che avesse passato un’intera
notte a scrivere un resoconto del perché avesse scelto la direzione del film e
di quanto gli facesse piacere lavorare con noi non aveva fatto altro che
confermare le nostre impressioni. Si vedeva che metteva l’anima in quello che
faceva. Girava per il set in pantaloncini, oppure con tre strati di maglie a
seconda del tempo e non faceva che dire “State rilassati e continuate così”.
Riusciva a diffondere una tale tranquillità che era impossibile essere nervosi
con lui alla regia. Eravamo stati davvero fortunati ad avere un tipo come lui
alla direzione di un film tanto buio e profondo come New Moon.
Lo
guardai gratae lui ricambiò con un
ampio sorriso sincero.
“Forza
al lavoro! Passiamo alla prossima!”
Tra
una ripresa e l’altra non mi sembrava vero di aver passato quella giornata, o
quasi almeno. Stavamo ancora girando, eppure sentivo che c’era qualcosa che non
andava e credo che lo avvertisse anche Rob. Inutile dire quanto fossimo in
sintonia nelle scene insieme, non c’era praticamente bisogno di darci
indicazioni, non c’era bisogno di dire niente, governavamo la scena e anche se
non lo ammettevo quando ce lo dicevano, sapevo dentro di me che era così. Non
si poteva negarlo. E stavolta sentivo che mancava qualcosa.
Io e
Rob ci guardavamo con sguardo interrogativo e concentrato, come se entrambi
stessimo cercando di capire cosa non andava.
“Che
c’è ragazzi?” chiese Chris notandoci probabilmente assorti nei nostri pensieri.
“No
niente.. forse.. però.. Non so.. questa scena magari dovrebbe essere un po’
diversa, magari aggiungere qualcosa, mi sembra un po’ vuota.. Non so se anche a
te Kris..”
Annuii
subito felice che anche lui provasse lo stesso. “Si infatti, magari si può
aggiungere qualcosa..”
Chris
si passò una mano sul mento mentre ci osservava con la fronte corrugata. “Rimontate
tutto per la scena precedente!” gridò d’un tratto alla troupe.
Cosa?!
Avevano appena sistemato tutto per la scena successiva..
“Ma
no.. era solo un’idea..” disse Rob spaesato.
“Mi
fido di voi.. fate quello che sentite”
Mi
voltai a guardare Rob incredula e lui scrollò le spalle quasi divertito.
E
ora? Che avremmo fatto? Sapevo che c’era qualcosa da aggiungere, ma non sapevo
cosa. Lo guardai spaesata e lui mi fece l’occhiolino.
Ah
allora! Ora si che ero più tranquilla.
Quando
tutto fu pronto di nuovo mi trovai di nuovo tra le sue braccia e le sue labbra
sulle mie. Era così bello poterlo baciare almeno quando giravamo. Quanto avrei
voluto farlo senza preoccuparmi degli altri. Probabilmente non l’avrei fatto
comunque, ci tenevo a tenere mio quello che era mio, ma il pensiero che non
fossero solo le mie scelte a limitarmi mi dava quasi fastidio. Avrei voluto
essere libera di dirgli quanto lo amavo soprattutto ora che le cose sembravano
diventare sempre più difficili e ancora non sapevo se sarei riuscita a sopportare
tutto.
“Ti
amo..” sussurrai consapevole di quello che avevo detto.
“Ti
amo” rispose lui completamente calato nella parte, eppure estremamente sincero.
Era
questo? Era davvero solo questo quello che serviva? Un semplice “ti amo” detto
senza un reale motivo?
Evidentemente
si dato l’eccesso di energia che Chris dimostrò dopo aver dato lo stop.
Mi
sembrava quasi assurdo che una scena modificata solo in quel piccolo dettaglio
funzionasse meglio.. ma ero quasi orgogliosa del fatto che l’avevamo davvero
resa nostra.
Rob
tornò da me e sorridendomi mi sfiorò il braccio, come aveva fatto praticamente
tutta la giornata per sapere se stessi bene. Ricambiai il sorriso e mi
appoggiai col corpo al suo. Era difficile stargli lontana, eravamo come
calamite, soprattutto quel giorno.
“Ci
vediamo a cena” sussurrò lui prima di stringermi la mano per un secondo
rapidissimo.
“Ok”
confermai e con un sorriso ebete lo vidi allontanarsi verso la sua roulotte e
feci lo stesso.
Stavo
ancora con quel sorriso quando entrai, ma mi bastò chiudere la porta per
rendermi conto che niente era cambiato. Era quasi facile dimenticare tutto
quando ero con lui; il problema sorgeva quando ero sola e iniziavo a pensare.
Sentii
bussare alla porta dietro di me e speranzosa di vedere lui l’aprii subito, ma
rimasi delusa dal vedere Nikki di fronte a me.
“Oh..
sei tu..” mormorai di conseguenza.
“Aspettavi
qualcun altro?”
Non
risposi e scossi il capo.
“Posso
entrare?”
“Certo..”
bisbigliai un po’ insicura. Non mi andava per niente di parlare con Nikki, non
mi andava di parlare con nessuno in realtà ma se le avessi detto di no non mi
avrebbe lasciata in pace.
Mi
feci da parte appoggiandomi al ripiano della cucina mentre lei vagava per lo
spazio limitato che offriva la roulotte.
Mi
chiesi quando avrebbe iniziato a parlare e dirmi che voleva..
“Allora..”
iniziò quasi rispondendo alla mia muta domanda. “Come va?”
“Bene”
risposi subito senza aggiungere altro.
“E’
da tanto che non parliamo noi due..”
“Non
c’è molto da dire..”
“Sei
sicura? Eppure prima mi raccontavi sempre tutto.. ti ho fatto qualcosa Kris?”
Mi
chiusi nelle spalle non sapendo bene cosa rispondere a quella domanda. “N-no.. davvero.. E’ che non c’è niente da raccontare..”
Ne
avrei avute cose da dirle in realtà, ma continuavo a pensare alle parole di
Rob, a quante volte mi avesse avvertito di stare lontana da lei, di non
fidarmi.. E volevo fidarmi di lui. Non riuscivo a fare altrimenti.
“Proprio
niente? E te e Rob invece?”
“Che
vuoi dire?”
“Bè..
si vede lontano un miglio che è cambiato qualcosa.. non dirmi che non è vero..”
Come
avevo pensato non eravamo passati inosservati. Non avevamo fatto niente di
eclatante eppure si sapeva tutto. Che strazio.
“Perché
tutto questo interesse Nikki?” chiesi eludendo la sua domanda.
“Ma
niente, così. Sei mia amica.. mi spiace che non mi racconti più niente..”
“Solo
perché sono affari nostri.. e vorrei che restassero tali..” Mi pentii subito di
aver parlato al plurale dandole conferma di quello che sospettava, ma poco
importava. L’avrebbe pensato ugualmente.
“Ma
certo tesoro.. non voglio certo intromettermi. Mi chiedevo solo come
affronterete la cosa.. E Michael? Che fine ha fatto? Scommetto che si sarà
disperato.. a meno che tu gli abbia tenuto tutto nascosto..”
Non
risposi e serrai le labbra.
“E’
così vero? Non gli hai detto niente.. Però.. che brava Kristen. E questa
sarebbe la ragazza che odia la disonestà, che va dritta al sodo e non sopporta
i sotterfugi? Complimenti..”
“Non
sai niente Nikki..” riuscii a dire travolta in pieno da quelle parole, vere.
“So
che quel ragazzo ti ha cambiata e non te ne sei accorta. Ti ha cambiata in
peggio. Ti rendi conto di quello che stai facendo? Ne vale davvero la pena
Kris? Prima non eri così.. Ora menti a tutti.. e fai del male agli altri. Hai
pensato a Michael?”.
Sentii
una strana sensazione chiudermi lo stomaco, contorcerlo come se fosse uno
straccio da buttare via e le lacrime tornare ad addensarsi sui miei occhi.
Aveva ragione, cazzo. Aveva ragione. Stavo solo facendo soffrire tutti.
Rimasi
immobile con gli occhi bassi mentre lei si alzava dal divano su cui si era
seduta.
“Guardati
allo specchio stasera.. e chiediti se ti piace la persona che stai
diventando..”
E
d’un tratto sentii il rumore della porta chiudersi, ed ero di nuovo sola. Sola
nel vuoto intorno a me, sola alla luce fioca di quella roulotte. Sola, come
quella mattina.
E volevo solo andare via.
POV
Robert
L’immagine
di Kristen così debole e indifesa non mi aveva abbandonato tutto il giorno.
Avevo cercato di consolarla, avevo cercato di farla ridere ma sapevo che era
servito a poco. Vedevo dai suoi occhi che soffriva, capivo che la situazione
stava diventando molto pesante e mi era costato uno sforzo non indifferente
fingere che per me andasse tutto bene.
Non
andava affatto bene. Avrei voluto mandare tutto all’aria, avrei voluto
afferrare ogni minimo oggetto e scaraventarlo da qualche parte, avrei voluto
distruggere tutto, ma non potevo.
Il
pensiero che avessero il potere di comandarci così mi uccideva, l’idea di
Kristen di nuovo nelle braccia di quello mi faceva ribollire il sangue nelle
vene e non sapevo quanto sarei riuscito a sopportare.
La
gelosia mi avrebbe ucciso, lo sapevo già. Lo faceva quando non eravamo insieme
e ora sarebbe stato tutto peggio. L’unica consolazione che potevo avere era il
sapere che anche lei provava lo stesso. Piangeva, soffriva, perché non voleva.
E il mio cuore piangeva ancora di più nel vederla in quello stato. Avrei voluto
assicurarle che sarebbe andato tutto bene ma sapevo che le mie parole suonavano
poco convincenti se non ero io il primo a crederci. Avevo fatto del mio meglio
ma era semplicemente troppo da sopportare. Non glielo avevo detto, ma Kristen
aveva ragione. Era troppo. Quando avremmo avuto un po’ di pace?
Mi
persi in uno di quei momenti in cui vorresti solo vederti tra un anno per
sapere quello che ne sarà della tua vita, per sapere almeno se le cose
sarebbero migliorate e non potevo fare a meno di sognare. magari avremmo avuto
una casa tutta nostra, magari saremmo riusciti a tenere per noi quello che
doveva restare solo nostro, magari avremmo risolto i nostri problemi. Solo la
speranza mi aiutava a farmi forza e sopportare.. Magari tra un anno davvero
sarebbe andata così, ma il problema era arrivarci al prossimo anno. Io non
avevo dubbi su Kristen ma temevo che lei sarebbe crollata prima o poi. E se lei
fosse crollata, era la fine. Potevo e dovevo stare in piedi per entrambi. Lei
era così fragile.. mi sembrava ancora così piccola a volte e avrei voluto solo
tenerla tra le mie braccia e proteggerla, soprattutto ora che le cose sarebbero
diventate presto insostenibili.
Dovevo
essere forte! Dovevo farlo! Avevo lottato per lei e non avrei abbandonato certo
ora.
Con
quei pensieri che scoordinati mi inondavano la mente continuavo a camminare, a
passo svelto dato il mio enorme ritardo. Probabilmente erano tutti già lì ad
aspettare me. Aumentai ancora il passo ansioso di raggiungerli e di rivederla
di nuovo quando finalmente li scorsi in lontananza. Aguzzai la vista per
cercarla tra il piccolo gruppo che si muoveva agitato. Ma non la vidi.
Non
potei fare a meno di sentire una morsa allo stomaco e un brutto presentimento
si impossessò di me. Volevo cacciarlo via ma non ci riuscivo. L’ansia mi
uccideva. Aumentai ancora il passo e finalmente giunsi dagli altri.
“Rob!
Finalmente! Dove diamine eri finito?! Perché non rispondi al cellulare??” urlò
Kellan e tutti furono intorno a me.
“Ho
dimenticato di accenderlo..” ansimai sconcertato continuando a cercare Kristen,
senza risultati. “Ma che diavolo succede?”
Ci fu
un attimo di silenzio in cui nessuno ebbe il coraggio di dirmi che diavolo
stava succedendo finché non fu Peter a parlare.
Ok.. lo so. Lo so che sono pessima e che a
questo punto magari sui miei aggiornamenti non ci contate nemmeno più T__T E’
che so stata davvero incasinata e ogni tanto mi manca sempre l’ispirazione per
scrivere sta storia. In realtà poi penso che è solo perché non inizio.. perché a
parte il primo pezzo tutto questo capitolo l’ho scritto stasera.. e ora sono le
2 e 30 di notte ma non volevo andare a letto senza aver postato! Che dire?
Ricapitolando (perché sono sicura che ormai
avete anche dimenticato dove stavamo XD). La situazione è sempre più difficile,
e Kris è sparita a causa della situazione insostenibile fomentata anche dalle
parole di quella cozza cessa (leggi “Nikki Reed”
u__u).
Il resto.. sta tutto qui dentro. Spero che vi
piaccia e che continuiate ancora a seguirmi almeno un po’ L anche se con gli
aggiornamenti sto facendo pena ç__ç
Tra l’altro avevo programmato di scrivere tutto
agosto, ma un paio di giorni fa mi è stato offerto un lavoro come animatrice in
un villaggio, ma prometto che se è quando avrò tempo continuerò a scrivere lì
così quando torno devo solo postare *___*
*Si Fiorella, crediamoci
pure! -.-“*
Bhuhuhuhwuahuahuavabbè
mai dire mai nella vita ;)
La smetto di rompere anche perché mi si
chiudono gli occhi!
Grazie mille a tutti e scusate se non rispondo
alle recensioni nemmeno questa volta ma davvero tra poco crollo sulla tastiera!
Ahahaha
Ps. Simo
;) ecco la sorpresa! Ahahah. Tu chiedi, io esaudisco
LOL
Capitolo 40
Via
POV Robert
Scrutai gli sguardi di tutti lentamente
sperando che fosse uno scherzo ma erano tutti troppo seri, troppo preoccupati.
“Ma.. che cazzo vuol dire sparita??!”. Ero già
notevolmente alterato ma quelle parole mi sembravano troppo irreali.
“Non si trova da nessuna parte Rob!” esclamò
Ashley.
“Ma come è possibile?” urlai. “Forse è ancora
in roulotte..”
“Non c’è.. sono andata io a controllare..”
disse Elizabeth.
“All’albergo?”
“Abbiamo chiamato.. niente..”
“Il cellulare?”
“Spento..”
Ok.. doveva essere un incubo. Mi passai le
mani tra i capelli disperato e in cerca di una qualsiasi soluzione.
Dove cazzo era andata alle dieci e mezza di
sera? Perché doveva essersi allontanata a quell’ora? Che fosse successo
qualcosa? E se.. se qualcuno le avesse fatto del male? Se avesse incontrato un
ladro o.. un.. maniaco. Oddio.. non volevo nemmeno valutare l’ipotesi.
Dovevo sembrare un pazzo. Mi muovevo in modo
agitato camminando ansiosamente avanti e indietro e calciando il cemento sotto
i miei piedi. Avevo bisogno di lanciare qualcosa in aria.
Calmati
Rob. Non serve a niente agitarsi. Ragiona.
“D’accordo..” sospirai cercando di calmarmi.
“Non può essere sparita così. Chi l’ha vista l’ultima volta?”.
Nessuno parlò.
“Io l’ho lasciata subito dopo le riprese..
qualcuno deve averla vista dopo.. almeno uscire dalla sua roulotte..”
Ancora silenzio.
“CHE CAZZO RAGAZZI! POSSIBILE CHE NESSUNO L’HA
VISTA?!”
Vidi Ashley e Elizabeth saltare sul posto
prese alla sprovvista dal mio tono di voce eccessivamente alto.
Scrutavo ogni viso per cercare di capire
qualcosa,.
“Io.. l’ho vista io..”.
Riconobbi subito la voce e mi bloccai sul viso
di Nikki.
“Che cosa è successo? Che cosa le hai detto?”
l’attaccai subito.
“Non le ho detto proprio niente Robert!”
rispose acida. “Niente più di quello che già sapeva almeno! Non dare la colpa a
me se avete dei problemi!”
“Nikki! Devi farti i cazzi tuoi? Mi hai
capito? E se le succede qualcosa.. giuro che..”
Mi fermai prima di poter dire qualcosa per cui
sarei stato denunciabile e quasi mi strappai i capelli dall’ansia.
Dovevo fare qualcosa. Diedi le spalle a tutti
e mi allontanai cercando di pensare. Continuavo a camminare agitato escludendo
la possibilità che le fosse successo qualcosa e valutando i posti in cui
sarebbe potuta essere andata.
Forse era tornata a casa..
Si, come no.. A Los Angeles.
Cazzo
Rob. Cerca di essere più ragionevole.
Non ci riuscivo. Non riuscivo a pensare
lucidamente. Volevo solo averla di nuovo vicino a me. Volevo aprire gli occhi e
rendermi conto che stavo solo sognando. Diedi un calcio al marciapiede che
costeggiava l’albergo e mi lasciai cadere a terra con la testa tra le mani.
Sentivo gli altri parlare, organizzarsi sul da farsi ma io dovevo trovare un
modo per averla di nuovo con me. Non poteva essere andata via, non poteva
essere scappata, non poteva davvero aver preso il primo treno..
Improvvisamente la conversazione di quella
mattina mi si fiondò davanti come un flash e mi illuminai di una strana
consapevolezza. Non sapevo dove altro andare.. un tentativo non sarebbe costato
nulla e mi sarei sentito decisamente meglio che stare lì con le mani in mano
senza far niente.
Aprii gli occhi e mi alzai di scatto
dirigendomi fuori la strada.
“Dove vai Rob?” mi urlò qualcuno di cui non
riconobbi la voce.
“Voi continuate a cercarla qui! Io provo da
un’altra parte!” gridai e presi a correre.
Correvo, correvo e correvo. Le gambe andavano
da sole mentre gli occhi quasi si offuscavano per il vento freddo che mi
arrivava in faccia ad ogni passo, ma non importava. Dovevo raggiungerla.
Sperai solo di aver fatto la cosa giusta.
Magari stavo andando dalla direzione completamente opposta alla sua. Magari era
in qualche penoso bar dalla parte opposta della città, ma non potevo saperlo, e
potevo solo sperare di conoscerla almeno un po’ da immaginare dove avrebbe
voluto essere in quel momento. Dove anche io avrei voluto essere in quel
momento.
Il fiato mi si bloccò in gola quando
finalmente intravidi la struttura e la scritta STAZIONE davanti a me.
Mi fermai appena un secondo per prendere fiato
e poi ripresi la mia corsa su per le scale e fin dentro la sala d’attesa della stazione.
Deserta. Eppure.. dentro di me mi aspettavo di vederla lì.. seduta da qualche
parte nella penombra del neon. La speranza che avevo accumulato fino all’ultimo
mi abbandonò istantaneamente e mi sentii di nuovo perso. Le mani di nuovo tra i
capelli, la gola secca, la sensazione di vuoto.
Kris,
dove cazzo sei?
Mi voltai a guardare alla mia destra verso
l’arco che dava ai binari.
Magari..
Non potei fare a meno di sperare di nuovo. Con
calma mi avvicinai all’uscita, lentamente, quasi avessi paura di essere di
nuovo deluso.
Presi un respiro e oltrepassai l’arco.
E finalmente la vidi. Era lì, seduta su quella
panchina di marmo, probabilmente gelida, e fissava il nulla. Lo sguardo perso
nel vuoto. La guardavo e per un solo momento ebbi paura di perderla, ebbi paura
che fosse venuta lì per scappare da me e il pensiero mi strinse lo stomaco e il
cuore. E allo stesso tempo mi sentii di nuovo bene, come se avessi finalmente
trovato l’altra parte di me stesso, quella che avevo perso nel vedere la sala
vuota.
Mi avvicinai lentamente immaginando che si
voltasse a vedere chi ci fosse, ma lei continuava a tenere lo sguardo fisso sui
binari. Con molta calma e senza distogliere lo sguardo dal suo viso mi sedetti
accanto a lei, senza dire niente.
“Come facevi a sapere che ero qui?”. La sua
voce fu un sussurro labilissimo.
Scrollai le spalle leggermente, con
disinvoltura, come se non ci fosse nemmeno bisogno di rispondere a quella
domanda. “E’ dove sarei venuto anche io.. se avessi voluto scappare..”.
Un sorriso amaro le si aprì in volto e sapevo
che aveva pianto. Avrei voluto che fosse capace di piangere anche con me, avrei
voluto che non si vergognasse di apparire debole, avrei voluto che non avesse
paura di aprirsi con me, per qualunque cosa.
“E’ bello vedere i treni che passano.. gente
che viene, gente che va.. Vorrei salire su uno di questi treni, uno a caso..
senza sapere dove andare..”.
Mi gelai quasi a quelle parole che rendevano
reali le mie peggior paure. Non potevo vivere senza di lei, cosa avrei fatto se
davvero avesse preso un treno in corsa? Che avrei fatto se non fosse più
tornata da me. Corrugai la fronte e abbassai lo sguardo al pensiero.
“.. ma.. so che scappare non serve a niente..
Vorrei farlo.. ma non servirebbe a niente..” disse mordendo un po’ le labbra
nel tentativo di fermare un prossimo pianto e sentii l’improvviso bisogno di
stringerla a me.
Abbassò il viso e i capelli le coprirono il
volto. Senza pensarci mi alzai e mi chinai di fronte a lei in cerca dei suoi
occhi. Le alzai il mento e le aggiustai i capelli dietro le orecchie stringendo
tra le mani quelle guance gelide.
“Non farmi mai più una cosa del genere
Kristen, sono morto di paura..” bisbigliai con voce rotta dalla brezza che mi
procurava leggeri brividi di freddo.
Mi fissò negli occhi per qualche secondo e poi
annuì tirando su con il naso. Mi buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere
e io rimasi di sasso di fronte alla sua vulnerabilità. Non era la prima volta
che la vedevo così, ma per la prima volta si era finalmente resa conto che io
c’ero, anche solo se aveva bisogno di piangere.
“Mi dispiace.. non volevo farti preoccupare..
Volevo solo.. pensare..” sussurrava tra un singhiozzo e un altro.
Strinsi le mie braccia sulla sua schiena e
l’avvicinai a me carezzandole e baciandole i capelli.
“Va tutto bene Kris. Sono qui..” la
rassicurai. “Sono qui..”
Continuai a stringerla a me e sentire le sue
lacrime scendere calde e rigarle il viso e il mio collo. Mi veniva quasi da
piangere. Quanto avrei voluto poter fare altro per farla stare meglio, quanto
avrei voluto portarla via da quel posto; avrei voluto prenderla per mano e
salire con lei sul primo treno, e forse lo avrei fatto se non si fosse calmata
prima che uno dei tanti treni si fermasse al binario.
Sentivo che si stava finalmente
tranquillizzando, i singhiozzi andavano pian piano scemando e rimase solo il
tremore e qualche brivido che ogni tanto la percorreva.
Lasciai che la gente scendesse dal treno sperando
che nessuno ci riconoscesse, ma erano le undici di sera e la piccola stazione
di Vancouver era deserta e animata solo a tratti da qualche anima che scendeva
dal treno per tornare probabilmente a casa.
Dopo pochi minuti restammo di nuovo soli, il
treno prese di nuovo la sua corsa e sentii che le cose andavano meglio.
POV
Kristen
Dopo
pochi minuti restammo di nuovo soli, il treno prese di nuovo la sua corsa e
sentii che le cose andavano meglio.
Non
volevo scappare, non volevo. Avevo solo bisogno di stare da sola. Credevo
davvero che stare da sola mi avrebbe aiutato e invece mi ero presto resa conto
che tutto quello di cui avevo bisogno era lui, il suo profumo, le sue braccia
attorno a me, le sue labbra tra i miei capelli. E lui lo sapeva, lui era lì, ci
sarebbe sempre stato, qualunque cosa fosse successa. Non aveva senso scappare
se lui non era con me. Aveva ragione: dovevamo affrontare tutto, e insieme ci
saremmo riusciti. Non sapevo come ne saremmo usciti né quando.. ma sapevo che
volevo lui più di qualsiasi altra cosa in quel momento, e tanto bastava.
“Possiamo
andare..” sussurrai allontanandomi un po’ e poggiando la fronte contro la sua.
“D’accordo..”
mi baciò la fronte e mi prese per mano conducendomi dentro la stazione mentre dalla
radio una musica dolce invadeva la piccola sala semi-illuminata.
Mi
aggrappai al suo braccio mentre camminavamo sempre più lenti finché non si girò
e mi guardò con un sorriso strano. Dolce ma strano.
“Cosa
c’è?”
“Balla
con me..”
“Eh?”
“Balla
con me” ripetè.
“Ma..
qui..”
“Non
c’è nessuno.. solo io e te..”
“Ma..
io non sono capace..”
“Uh..
stai zitta e vieni qui”.
Non
feci in tempo a ribattere che mi attirò dolcemente a se e fui di nuovo tra le
sue braccia. Mi circondò la vita e affondai il viso nel suo collo mentre lui
iniziava a sussurrare al mio orecchio: “Maybe I love you, maybe I just like the sound, butifyoudisappearyou’llstillhearwhenmyhearthits
the ground”
E
riuscivo davvero a capire quello che avrebbe provato se fossi andata via, se
fossi scomparsa, perché sarebbe quello che avrei provato anche io. Un pugno al
cuore, una caduta da cui non mi sarei ripresa.
“Every touch, of every scene is just
beautifully broken as a bird without wings”
Tutto
sarebbe finito, tutto si sarebbe rotto, tutto sarebbe stato sbagliato, come un
uccello senza le ali.
Quella
canzone avrebbe dovuto mettermi tristezza: un amore finito e niente capace di tenerlo
vivo. Eppure il modo in cui lui mi sussurrava quelle parole mi davano un senso
di calma e pace, come se assumessero un significato completamente diverso. Era
quello che sarebbe potuto accadere, quello che succede a molti, quello che è
riservato a chi non è capace di affrontare gli altri per il proprio amore.
“We'll never know what it's like to be free,
how do you show, what can't but should be. There's no explanation only what we
cannot change so we'll leave how we met with nothing the same”
E’
vero.. forse non avremmo saputo cosa voleva dire essere liberi, non ancora
almeno, ma per noi sarebbe stato diverso. Prima o poi saremmo riusciti a
cambiare le cose.. niente sarebbe stato lo stesso, ma saremmo stati comunque
insieme.
Insieme
ci muovevamo dolcemente, io tra le sue braccia a lasciarmi cullare da quella
canzone così dolce. Chissà come faceva a conoscerne le parole..
Mi
chiusi a riccio sul suo petto stringendo la sua maglia con i pugni e alzandomi
sulle punte per sfiorargli il collo col naso. Gli lasciai un bacio e poi mi
allontanai un po’ per guardarlo negli occhi.
“Grazie..”
sibilai mentre un’ultima lacrima mi scendeva sul viso.
Sorridendo
dolcemente si avvicinò e me l’asciugò con le labbra che scesero lente fino alle
mie.
“Tutto
per te..” sussurrò schiudendomi le labbra e approfondendo di poco il bacio.
Mi
aggrappai alle sue spalle e mi strinsi a lui più forte.
Solo
così mi sentivo davvero bene.
Mi manchi
Oh
Rob. Perché doveva rendere tutto più difficile? Certo non avrei voluto che mi
dicesse il contrario ma..
No,
non potevo fermarmi a pensare altrimenti non sarei arrivata da nessuna parte.
Stavo disperatamente cercando di fare passi avanti e di affrontare la
situazione nel miglior modo possibile, di non cadere in una delle mie solite crisi
e finora c’ero riuscita anche abbastanza bene, grazie a Rob ovviamente, ma mi
bastava leggere un suo messaggio in quella situazione per farmi desiderare di
scappare e correre da lui.
Lasciai
la mano di Michael felice di avere una buona scusa per farlo e senza pensarci
feci scorrere le dita sui tasti del cellulare. Risposi.
Perché devi fare così?
Continuavo
a camminare non guardando nemmeno dove andassi, non guardando le persone che
erano accanto a me, tenendolo solo lo sguardo fisso su quel cellulare.
Così come?
Voleva
proprio farmelo dire eh?
Perché mi dici che ti manco?
Avevo
sempre ritenuto un’ottima tattica rispondere a una domanda con un’altra domanda
e sapevo che lui non sarebbe mai arrivato ad usarla.
Gli
mancavo troppo e lo sapevo, perché era lo stesso che provavo io.
Perché è la verità.
Ovviamente.
Era furbo nelle risposte. Chiaro e conciso. Lo era sempre stato con me.
La verità fa male, sai?
Mi
divertiva stuzzicarlo un po’. Speravo solo che capisse il tono dei miei
messaggi e che non fraintendesse cogliendo un qualche dubbio da parte mia.
No, se hai qualcuno pronto a curarti
le ferite.
Già..
e valeva la pena farsi male per poi essere curati? Non era una strana forma di
masochismo buttarsi in qualcosa consapevole che ti avrebbe ferito? Sapendo che
in un modo o nell’altro qualcuno avrebbe sofferto?
Si,
forse lo era.. E io decisamente non mi stavo comportando bene. Stavo andando
incontro a tutto quello che non sarei mai voluta diventare e la parte peggiore
era che me ne rendevo conto ma non facevo niente per cambiare la situazione.
Ma
d’altronde.. che potevo fare?
Ero
in trappola, chiusa in una gabbia in cerca di una chiave ancora nascosta ai
miei occhi e l’unica cosa che mi aiutava a sopportare tutto era la speranza che
non sarebbe durato per sempre. Non poteva durare per sempre. Prima o poi
avremmo avuto la nostra rivincita.
L’amore
trionfa sempre, no?
Non
è questo che insegnano le favole?
Prima
o poi avremmo avuto il nostro “e vissero felici e contenti”; l’importante era
resistere fino ad allora.
Oddio..
ecco che mi ero ancora assorta nei miei pensieri, avevo perso il mio sarcasmo e
tutto quello che riuscii a scrivere fu:
Mi manchi anche tu.
Era
la verità, proprio come aveva detto lui.
Con
la coda dell’occhio lanciai una veloce occhiata a Mike che sembrava abbastanza
spazientito. Stavo quasi per dirgli qualcosa, esordire con una delle frasi di
circostanza che ormai erano una costante per noi, ma la vibrazione del telefono
mi distrasse prima del tempo.
Oh.. quale onore! Grazie per la
gentile concessione.
Non
ebbi nemmeno il tempo di rispondere che arrivò subito un altro messaggio.
Ti sta tenendo per mano?
Deglutii
e sospirai pesantemente leggendo quel messaggio. Cosa dovevo dirgli?
Si?
no?
Ora no.. le mie mani sono impegnate
in altro..
E
sapevo che era il motivo per cui aveva iniziato a messaggiare.
Tenermi le mani occupate in altro modo: tutto quello che desideravo.
Oh.. allora sono piuttosto bravo..
Sorrisi.
Un maestro direi.. e a proposito..
grazie..
Inviai
aspettandomi una risposta in breve tempo ma stavolta iniziarono a passare i
minuti e non sapevo come tenermi impegnata. Misi subito la mano libera in tasca
e continuai a camminare accanto a Michael e Nikki che si era praticamente
autoinvitata a quell’uscita. Credeva forse di farmi un dispetto? Non sapeva che
in realtà era molto meglio così. Meno restavo sola con Michael meglio era per
me.
Rob
continuava a mettermi in guardia da lei e io mantenevo le dovute distanze,
soprattutto dopo le sue parole nella roulotte un paio di settimane prima.
Era
così strano pensare che prima mi fidassi così tanto di lei mentre ora quasi non
riuscivo a guardarla in faccia. Eppure dovevo farmene una ragione. Lei c’era..
anche molto spesso. Quelle uscite del cast erano diventate sempre più
frequenti; uscite dalle quali ovviamente era escluso Rob.
Meno
ci facevamo vedere insieme, meglio era. Questo era il pensiero comune dei
nostri agenti e sapevamo anche noi che gli costava molto darci ordini di comportarci
in un certo modo.
Resisti Kris. Resisti.
La
mia mano scosse sotto la vibrazione del telefono e lessi subito ansiosa.
Sempre disponibile a salvare una
ragazza in pericolo.. soprattutto la MIA! … Non sopporto che ti tocchi, vorrei
essere io a tenerti la mano. Dovrei esserci io lì.
Alzai
un secondo lo sguardo concentrato appena in tempo per incontrare la macchina
fotografica di quegli idioti che non avevano smesso un secondo di seguirci. Mi
si contorceva lo stomaco solo al pensiero delle foto che sarebbero uscite.
E io vorrei essere lì. Sarebbe tutto
più facile.
Mi
passai una mano tra i capelli tirando un forte sospiro poco attenta alla
conversazione di Nikki e Michael su non so quale tipo di scarpe.
Scarpe.
Loro parlavano di scarpe.. e io combattevo tra la ragione che mi imponeva di
restare lì e l’istinto che mi urlava a gran voce di correre da Rob.
Assurdo
il mondo. Frivolezze e problemi a due passi le une dagli altri.
Allora vieni.
Sorrisi
amaramente. Già. Vieni. Non mi serviva lui a dirmelo, sarei corsa via subito se
solo avessi avuto una ragione plausibile.. Non feci in tempo a finire di
pensarlo che furono loro due stessi a offrirmi un motivo su un vassoio
d’argento.
“Kristen,
ma si può sapere con chi stai massaggiando?” mi punzecchiò Nikki.
Che
stronza. Lei lo sapeva, poteva immaginarlo benissimo eppure il suo unico scopo
sembrava quello di mettermi contro Michael. In effetti a pensarci bene mi
chiedevo se avesse in mente qualcosa visto che non aveva ancora detto a Michael
di me e di Rob. Certo non avrebbe avuto prova. Sarebbe stata la mia parola
contro la sua, ma ciò non mi allontanava dal pensare che potesse darmi la botta
finale quando meno me l’aspettavo.
“Nessuno”
risposi subito ma prima che potessi riporre il cellulare in tasca Michael me lo
strappò di mano con forza.
“Ridammelo subito!” urlai in preda al panico.
“Dai!
Fammi vedere che combini!” scherzò lui iniziando a maneggiare col mio telefono.
“Michael!
Dammi.subito.il.mio.cellulare” ringhiai scandendo
bene ogni parola ma lui mi guardava e rideva divertito dalla situazione.
“RIDAMMELO
SUBITO! ORA!” urlai esasperata e in preda a una crisi cronica.
Lui
si gelò e sciogliendo piano il sorriso che aveva tornò serio e quasi
dispiaciuto mi restituì il telefono che afferrai con un colpo deciso sbuffando
nervosamente.
Senza
fermarmi troppo a riflettere mi voltai e iniziai a camminare dalla parte
opposta alla loro.
“Kristen
dove vai?” sentii Michael urlare da dietro.
Mi
voltai cercando di mantenere la calma e dare una spiegazione che non destasse troppi
sospetti.
“Torno
in albergo. Mi avete fatto venire il mal di testa!”
“Dai
Kristen, stavamo scherzando!” cinguettò Nikki. Forse non aveva capito che se
avesse detto un’altra cosa niente mi avrebbe fermato dal tirarle i capelli e
sbatterla con la testa contro il muro.
“Vengo
con te. Stiamo un po’ insieme” disse pronto Michael iniziando a venirmi
incontro ma alzai subito una mano per intimarlo a fermarsi.
“Ho
detto che ho mal di testa” sibilai con sguardo truce e con tutta la calma del
mondo ripresi il mio cammino. Da sola.
E
ora.. ora avevo davvero bisogno di Rob. Ne avevo bisogno.. fisicamente. Volevo
sentirlo dentro, vicino. Volevo sentirlo mio.
Continuavo a girarmi il cellulare tra le mani
in attesa di una sua risposta che tardava fin troppo ad arrivare e il pensiero
che davvero stesse venendo da me mi fece tremare per un secondo.
Magari da un momento all’altro me la sarei
trovata a bussare alla mia porta fragile e desiderosa di me.
O magari era troppo impegnata con.. lui.. per
rispondere. Il solo pensiero mi faceva impazzire. Le sue mani su di lei.. non
potevo sopportarle. Lei era mia. Doveva essere solo mia. Nessun altro poteva
avere diritto su di lei; nessuno tranne lui ovviamente. Il suo ragazzo..
ufficiale.
Quando sarei stato io? Quando avrei preso il
suo posto? Quando avrei potuto essere io a camminare per strada insieme a lei
tenendola per mano?
Abbassai il viso e con le mani mi strinsi la
nuca in un gesto affranto e sconfitto. Era troppo anche per me.. ma non potevo
permettere che Kristen mi vedesse così. Sapevo che sapeva come mi sentivo ma
dirlo ad alta voce l’avrebbe uccisa e non avevamo bisogno di altri motivi per
mettere ancora tutto in discussione. Non c’era niente da mettere in
discussione. Avevamo scelto la strada da seguire consapevoli che non sarebbe
stato semplice e ora dovevamo accettare tutti i compromessi e i tranelli che
nascondeva.
Diedi un’altra occhiata al cellulare ma la
schermata era ancora vuota. Lo gettai dall’altra parte del letto esasperato e
mi allungai per riprendere la chitarra che avevo abbandonato per stare con lei.
Kristen era l’unica più importante e così
fondamentale da farmi tralasciare la mia chitarra, l’unica per cui avrei
rinunciato a tutto.
E solo lei poteva salvarmi in questo momento.
Iniziai a suonare.. qualcosa.. di vecchio. Non
so nemmeno perché ma fu quella la prima canzone a venirmi in mente. Sembrava
passato un secolo da quando l’avevo scritta l’anno precedente una di quelle
tante sere di maggio passate a piangermi addosso reclamando una ragazza non
mia.
Tutto di lei mi sembrava irraggiungibile.
I suoi occhi, il suo corpo, i suoi capelli.
Tutto.
E credevo che a lei non importasse niente di
me. Io soffrivo come un malato cronico d’amore. Si, ero malato d’amore per lei.
La mia musa, la mia dolce ossessione, la mia metà irraggiungibile. E mi stavo
così dannatamente innamorando di lei ogni giorno di più, ogni minuto sentivo
che era l’ultima volta che avrei provato qualcosa del genere.
Eh già.. mi ero cacciato proprio in un bel
guaio. Volevo lei, l’avevo sempre voluta da quando l’avevo vista in quel
dannato film, avevo sempre voluto che fosse mia e.. ora lo era.
Se mi fermavo a pensarci mi sembrava ancora
assurdo che davvero lei potesse volere uno come, che davvero avessi ottenuto
quello che volevo.
Eppure ero in quella stanza, con la chitarra
in mano, con quella canzone ancora in testa.
Pazzo d’amore, malato. Perso.
Ero perso di lei e sapevo che era la mia
dannazione eterna; ormai c’ero dentro e non ne sarei mai uscito.
Mi persi nelle mie stesse parole che ora mi
sembravano così malinconiche e tristi e lasciai che la mente viaggiasse e
ripercorresse tutto quello che avevamo passato, tutto quello che avevo fatto
per averla, tutto quello che avevo sofferto.
E ora che era mia non l’avrei certo lasciata
andare.
Un rumore iniziò a farsi strada tra le note
stonando la melodia; fui costretto a fermarmi e mi resi conto che qualcuno
stava bussando alla porta.
Con delicatezza posai la chitarra al mio
fianco e penzolando arrivai alla porta e mi trovai di fronte l’ultima persona
che mi aspettavo e la sola che avrei voluto lì.
Mi ero talmente perso in me stesso da non aver
nemmeno valutato la possibilità che potesse essere lei, e invece era lei.
Non sapevo descrivere l’espressione del suo
volto. Era concentrata, fissa su di me e tormentata mentre si mordeva un labbro
con forza.
“Che ci fai qui?” chiesi incredulo.
“Non avevi detto di venire?” rispose facendosi
subito spazio attraverso la porta che chiuse dietro di se.
“Non.. non credevo saresti venuta..”
“Bè ora sono qui.. e…”
Mi avvicinai subito a lei eliminando la
distanza che c’era tra di noi e circondandole le braccia attorno alla vita.
“Sei qui..” sussurrai tra i suoi capelli.
“Si..” soffiò spostandosi subito sulle mia
labbra. “Sono qui” sibilò schiudendo le sue labbra e adagiandole sulle mie con
molta, moltissima calma. Lasciai che la mia bocca assaporasse ogni millimetro
di quelle labbra, lasciai che si appoggiassero lentamente e si incastrassero
come tessere perfette di un puzzle, ma presto iniziarono a muoversi più velocemente
e le sue mani ansiose furono tra i miei capelli, stringendoli e torturandoli
come se potesse in questo modo indirizzare meglio le mie labbra verso le sue.
Diede subito accesso alla mia lingua che prese a scoprire ogni angolo della sua
bocca muovendosi vorticosamente insieme alla sua. Già la sentivo ansimare e
sentivo quanto aveva bisogno di me.
“Rob.. fai l’amore con me.. ti prego..”
“Si..” fu tutto quello che riuscii a dire
mentre approfondivo la conoscenza del suo collo che presi a succhiare con foga.
La strinsi a me avvicinando i nostri corpi
ancora di più e la sentii quasi fremere di piacere.
Dio.. ed eravamo ancora vestiti.
Inarcò il collo spostandolo leggermente a
sinistra.
“Rob.. ti prego..”
Continuai la mia opera con la lingua salendo
sulla giugulare e di nuovo sulle sue labbra mentre le mia mani afferrarono i
bordi della sua maglietta che le sfilai in un secondo. Non portava il
reggiseno, come molte volte, e il suo seno era un invito maggiore al mio
desiderio di lei.
Con un movimento coordinato la tirai su e
subito le sue gambe furono intrecciate attorno alla mia vita. Quasi persi
l’equilibrio e mi trovai costretto a sbatterla contro il muro mentre sentivo il
suo bacino già muoversi contro la mia crescente erezione.
Cercando di mantenere viva la sua audacia e
far crescere la sua voglia mi spostai sui seni e iniziai a baciarne e poi
succhiarne uno mentre massaggiavo l’altro. Sentirla chiamare il mio nome e
ansimare ad ogni mio tocco era una soddisfazione non indifferente.
Mi stava già facendo impazzire e quando sentii
una sua mano spostarsi verso il basso e massaggiarmi lì mi bloccai per un
secondo preso alla sprovvista da quel gesto così.. non da lei.
Cosa diavolo era successo?
Non lo sapevo e non mi interessava, non ora
almeno. Ero in completa adorazione del suo corpo.
Stringendola meglio la sorressi mentre alla
cieca mi spostavo dall’altra parte della stanza. La lasciai scivolare
dolcemente sul letto ma lei non mollava la presa dalla mia schiena e mi trovai
subito di nuovo adagiato su di lei che iniziava a muoversi spasmodicamente.
Tra un bacio e un altro approfittati di un
momento per respirare e togliermi la maglietta. Mi fermai su di lei, immobile,
finché lentamente mi chinai di nuovo sbottonandole il bottone dei jeans.
“Una gonna ogni tanto no, eh?” sussurrai
mentre lei alzava il bacino per facilitarmi il compito.
“Stai zitto” mi intimò afferrandomi per i
capelli e riportandomi su di lei. Iniziò a baciarmi in un modo che potrebbe
essere definito illegale. Così volubile e tenace, come se avesse paura che
potessi andare da qualche parte da un momento all’altro.
Non contenta posizionò un ginocchio tra le mie
gambe e iniziò a sfregarlo contro la mia erezione facendomi ansimare di
desiderio.
Mi spostai dalle sue labbra ai suoi seni, e
poi alla pancia, e poi alle gambe. Ovunque passavo lasciavo una scia di baci
che la facevano rabbrividire sotto di me. Salii di nuovo lungo tutta la sua
gamba arrivando all’interno coscia. Strinsi i suoi fianchi e iniziai a leccarle
quella parte di pelle così sensibile e vicina al suo sesso. Non sapevo fino a
che punto mi sarei potuto spingere ma vedevo che non avrebbe resistito ancora a
lungo.
Si alzò e non so come riuscì a mettersi seduta
su di me, le sue gambe sulle mie e le nostre bocche di nuovo a contatto.
Iniziò a muovere il corpo insieme alle labbra
e per darle un po’ di sollievo posai una mano sul suo intimo premendo prima
dolcemente e poi più a fondo.
“Ah..”
Sentivo il suo respiro mozzato e le sue mani
stringere forte i miei capelli in due pugni ben stretti. Premetti ancora più a
fondo e non poté fare a meno di muoversi contro la mia mano.
“Rob..” ansimò inarcando la schiena.
Di tutta risposta continuai non curandomi
delle sue preghiere e fermandomi sulla spalla iniziai a morderla e poi baciarla
mentre la mia mano continuava indisturbata tra i suoi sospiri.
“Basta Rob.. ti prego..” ansimò sul mio collo
tra un bacio e un altro.
Con un gesto rapido la stesi di nuovo sul
letto e subito mi abbassai intimo e pantaloni lasciando libero l’amico Frittz che non vedeva l’ora di venire fuori.
Vidi Kristen aprire la bocca in una specie di
“o” di sorpresa, si morse le labbra e deglutì visibilmente facendomi eccitare
ancora di più.
“Cazzo Kris” imprecai allungandomi sul
comodino per afferrare il mio portafogli e il preservativo che c’era dentro. Lo
strappai in un secondo.
“Posso fare io?” Mi prese completamente alla
sprovvista mentre senza dire altro glielo passavo.
Si alzò un secondo e impugnando la mia
erezione srotolò il condom sul mio sesso con fin troppa maestria.
“Kris.. ma come cazzo fai a sapere come fare?”
“Ho tre fratelli Rob”
Non mi sembrava la più ragionevole delle
risposte ma non riuscii a dire altro. Rimasi a bocca aperta e solo quando ebbe
finito mi resi conto che lei invece era ancora intimo, ma non per molto. Si
stese di nuovo alzando il petto e con le mani costeggiai dolcemente il bordo
della mutandina per poi abbassargliela e torturarla ancora un po’ con la mia
mano.
“Oddio.. ti prego..” ansimò e non potei più
trattenermi.
Con una spinta decisa entrai in lei e presi a
muovermi dolcemente.
Sentivo il suo respiro crescere sempre di più
e mi chinai su di lei per bloccare i suoi gemiti con i miei.
Gentilmente entravo e uscivo mentre la mia
lingua percorreva i contorni delle sue labbra finché affondò le unghie sulla
mia schiena portandomi ad aumentare il ritmo. I nostri corpi si muovevano
insieme senza pace e il suo bacino circolava attorno al mio pene che andava sempre
più a fondo dentro di lei.
“Ah..”
“Si Kris.. si..”
Affondai profondamente dentro di lei e venimmo
insieme mentre i nostri gemiti e i nostri respiri affannati riempivano la
stanza.
Rimasi dentro di lei ancora qualche secondo
poi, baciandole la fronte, scivolai fuori con tutta la dolcezza che non avevo
usato nell’entrare.
Mi accasciai su di lei e le baciai le labbra
dolcemente. Mi alzai sui gomiti per non pesarle troppo e vedevo che era
fisicamente stanca. Le spostai una ciocca di capelli dalla fronte sudata e la
baciai di nuovo.
“Torno subito” sussurrai e andai in bagno per
controllare che fosse tutto apposto.
Quando uscii la vidi ancora stesa sul letto,
voltata dall’altra parte con le lenzuola che le coprivano solo una parte del
corpo lasciando la schiena nuda in bella vista.
Mi avvicinai in un punta di piedi senza farmi
sentire e stendendomi accanto a lei le baciai la schiena nuda. La sua pelle era
così.. perfetta. Candida come quella di una bambina.
Si voltò e ci trovammo occhi negli occhi.
Avrei potuto perdermi in quegli. A prima vista si poteva dire che fossero
verdi, un colore bello e un po’ stereotipato, ma non erano esattamente verdi.
Era impossibile stabilire il colore dei suoi occhi. Erano grigi, blu, azzurri,
verdi, ghiaccio, acqua.. era una miscela assurda di ogni colore e le leggere
sfumature nocciola attorno alla pupilla completavano quella visione che mi
trovavo davanti.
“Stai sbavando” disse alzando un sopracciglio.
“Oh bè.. tutta colpa sua” risposi facendole
spazio sul mio petto. “Posso chiederle a cosa devo tutto questo?”
“Questo cosa?” bisbigliò incerta
accoccolandosi e stringendosi meglio a me.
“Bè.. questo. Kris sei stata.. non lo so. Non
è mai stato così..”
Sentii sul mio petto le sue labbra piegarsi in
un sorriso e poi lasciarmi un rapido bacio.
“Avevo solo voglia di te..”
“Wow.. se è questo l’effetto dovremmo stare
separati più spesso” scherzai ma mi resi conto subito che era stata una battuta
un po’ infelice.
Lei prese un profondo respiro alzando le
spalle e senza rispondere strinse il suo braccio attorno alla mia vita.
“Mi dispiace” sussurrò dopo un po’.
Oddio.. e ora per cosa si stava scusando?
“Per cosa?” chiesi carezzandole dolcemente i
capelli.
“La situazione. Non dovrebbe essere così. Io,
non dovrei essere così..”
“Tu sei perfetta così come sei. Non è colpa di
nessuno. Né mia né tanto meno tua”
“Lo so.. però.. Boh.. forse hai ragione. Non
vedo l’ora che finisca tutto..” si alzò lentamente dal mio petto per guardarmi
di nuovo negli occhi. “Io voglio stare con te. Solo con te” soffiò con un filo
di voce che mi fece stringere il cuore facendomi quasi venire voglia di
piangere.
“Oh anche io amore! Anche io!” la rassicurai
subito abbracciandola e baciandole le labbra.
“Succederà.. vedrai! Un giorno finirà tutto e
saremo solo io e te..”
“Si..” confermò debole. “Spero non quando
avremo cinquant’anni però” continuò e fui felice di notare una ritrovata ironia
e sorrisi.
“A proposito.. tra poco è il tuo compleanno.
Vuoi qualcosa in particolare?”
Scosse il capo sul mio petto mentre sentivo il
suo respiro calmarsi sempre di più e la voce affievolirsi sussurrando un debole
“No”.
“Ci sarà qualcosa che ti serve, qualcosa che
vuoi” insistetti sperando che mi desse un’idea visto che navigavo ancora nel
buio.
“Te. Voglio solo te” Alzò il viso nonostante
gli occhi stanchi. Mi diede un dolce bacio e si stese di nuovo.
“D’accordo..” l’appoggiai sapendo che insistere
in quel momento sarebbe stato inutile visto che stava già con un piede nel
mondo dei sogni.
“Dormi amore mio.. dormi” bisbigliai mentre la
mia mano dolcemente le carezzava il braccio.
“Ah Kris?”
“Mmm?”
“Ma che cavolo ti insegnano i tuoi fratelli?!”
esclamai sottovoce.
Sentii il suo respiro approfondirsi
leggermente per un piccolo sorriso.
“Ti amo Rob” sussurrò e quasi mi sentii morire
per il modo in cui l’aveva detto.
“Ti amo anch’io..” risposi sincero baciandole
i capelli.
Ebbe appena la forza di stringersi ancora un
po’ a me e di accoccolarsi meglio sul mio petto finché sfinito chinai la mia
testa sulla sua e mi addormentai, insieme a lei.
Ok.. lo so.. faccio schifo.. ne sono consapevole T_T ma perdonatemi.. non prendetevela con me.. Ho lavorato
tutto agosto in un villaggio e quando avevo un po’ di tempo libero lo usavo per
riposare oppure leggermi qualche news dei due *__*
Awwwww avete visto che bel regalino ci hanno fatto quest’estateee?
*cerca di spostare la conversazione lontano da lei*
Ahahaha.. vabbè.. se facciamo due
calcoli sono stata più che puntuale u__u
Hahahaha.. vabbè.. che altro posso
dire? Proprio niente -.-“
Spero che qualcuno legga ancora questa storia.. anche perché
ho deciso di cercare di velocizzare un po’ i tempi e magari fare piùù salti temporali altrimenti davvero diventa la storia
infinita o___O
Cercherò di rispondere alle recensioni nel prossimo
capitolo =( Purtroppo sono ancora fuori fase dopo aver passato un mese via e
devo recuperare un casino di cose e FF o___O perciò..
Alla prossima! *___*
Capitolo 41
Just Look at You
POV Robert
“Uuuuh! Me lo dai un
bacioooo? Ti preeego! Uno
piccolo piccolooo!”
Mi veniva quasi da ridere per quella
situazione ma mi rendevo conto che se avessi iniziato a ridere pure io sarebbe
stata la fine.
“No Kris.. possono vederci qui..” dissi
soffocando una risata per quanto era buffa.
“E daaaaai”
cantilenò ancora gettandosi con le braccia al mio collo.
“E dai niente! Ho detto di no! Ora non farmi
arrabbiare..”
Sbuffò e si staccò con un movimento offeso.
“Sei proprio una palla! Come cavolo ho fatto a mettermi con uno come te?”
Presi un forte respiro cercando di soffocare
la voglia che avevo di strozzarla e di ignorare le risatine divertite dei miei
amici. Non erano risatine malvagie..solo divertite, della serie “Voglio proprio vedere ora come te ne esci”.
“Non c’è niente da ridere” sibilai verso di
loro mentre Kristen si allungava ancora verso il bancone.
“Quanto a te” tornai a rivolgermi a lei “Si
dia il caso che sei stata fin troppo fortunata ad avere un ragazzo come me.
Qualcun altro al posto mio avrebbe potuto approfittarsi della situazione..”
“Cosaaaaaaaaaaa? Non
ti sentoooooooooooo! Non capisco nemmeno quello che
dici!”
“Ho detto che sei fortunata!” urlai più forte
per farmi sentire.
“Oooh nono
tranquillo, non mi hai importunata!” gridò di rimando.
“No Kris! Fortunata! Guardami in faccia e
ascolta quello che dico!”
“Non voglio sapere la storia del dito” disse
esasperata cercando ancora di farsi strada verso il bancone.
“Ok ho capito. E’ ora di tornare a casa damigella”
“Mi chiamo Kristen! Mica Bella!” rispose quasi
offesa.
Dio mio, cosa avevo fatto di sbagliato per
meritarmi questo?
Doveva aver bevuto giusto qualche bicchierino
in più e con la scusa del compleanno la situazione era leggermente sfuggita di
mano.
Eppure non sembrava ubriaca, brilla piuttosto.
Se avesse vomitato magari avrei potuto iniziare a preoccuparmi.
“Dai Rob, stai tranquillo. Lasciala stare..”
disse Sam cercando di sdrammatizzare la situazione.
Ma loro non si rendevano ben conto. “Ragazzi,
domani dovremmo girare. Se la lascio andare sarebbe capace di chiedere un
passaggio fino a Los Angeles e tornare a casa per come sta conc..”
Fui interrotto da Kristen che si avvicinò
piano al mio orecchio.
“Me lo dai un bacio ora?”
Cazzo! Perché doveva essere così sensuale
anche quando non se ne rendeva conto? Non capiva quanto mi costava dirle di no
e quanto fremevo in realtà dalla voglia di sbatterla su quel bancone.
“Kris..” sibilai con lo stesso tono.
“Smettila..”
Ok, era decisamente ora di portarla via.
“Cattivo..” disse mettendo il broncio.
“Mi ringrazierai domani..”
“Rob, amore..” iniziò guardandomi in faccia ma
si fermò di colpo, strabuzzò un po’ gli occhi e li chiuse in due fessure
minuscole. “Sei tu Rob vero? O sei Tom? Oddio.. vedo doppio ahahahaha”
e prese a ridere peggio di prima.
Che incubo!
“Ok Kris..andiamo!” esclamai trascinandola
finalmente fuori dal pub.
“Aspetta, il mio bicchiereeee!”
urlò allungando una mano dietro di lei mentre io facevo strada verso l’uscita.
“Basta Kris!” dissi ad alta voce impuntandomi.
Mi guardò per qualche istante come se le mie
parole l’avessero ferita e quasi mi lasciai abbindolare da quegli occhi tristi
finche non prese un lungo respiro tornando in sé.
“Allora io me ne vado con Jackson! Non voglio
più avere niente a che fare con te! Prrrrr!” esultò
facendomi la linguaccia come una bambina di cinque anni.
Rimasi imperterrito mentre si allontanava da
me per raggiungere Jackson poco più avanti. Lo prese per mano e si girò per
farmi un’altra linguaccia.
Stavo sognando, decisamente era un sogno. Non
che mi desse fastidio che tenesse per mano un altro ragazzo, oddio, mi avrebbe
dato fastidio se non si fosse trattato di Jackson ma in quella situazione non
sapevo se ridere o piangere e stavo quasi per essere scosso da un attacco di
isteria quando scrollai la testa e tornai in me.
In quel breve secondo in cui mi ero assentato
erano venuti a rovinare tutto i paparazzi, come sempre. Per il momento la
situazione era ancora gestibile ma dentro di me temevo anche solo di pensare i
livelli a cui saremmo potuti arrivare un giorno.
Notai, con mia grande sorpresa ma anche
sollievo, che tuttavia Kristen camminava normalmente, abbastanza spedita e in
perfetto equilibrio, come se il suo corpo non avesse assunto nemmeno una goccia
di alcool.
Ah, ma allora era tutta scena?
Evitando i paparazzi che con qualche scatto si
erano comprati il loro scoop, ci riunimmo in un vicolo dove ci aspettavano i
taxi.
“Perché ci sono due taxi?” chiese Kristen come
se improvvisamente fosse tornata lucida.
“Bè, uno era per noi due, ma visto che non vuoi più avere niente a che fare con me penso
che posso tornare anche da solo.. Vai con Jack, vai..”
La sua espressione cambiò in una frazione di
secondo e si intristì in modo così percettibile che quasi avrei voluto
mangiarmi la lingua per quello che avevo detto. Certo, voleva essere uno
scherzo ma magari per lei che era un po’ brilla il tono era sembrato più serio
del voluto.
Abbassò lo sguardo e si passò la lingua sulle
labbra, lasciò la mano di Jackson e rimase immobile.
Oddio, perché mi faceva questo?
Odiavo vederla così, come un cucciolo
impaurito che non sa cosa fare.
Mi avvicinai di poco. “Hey..” sussurrai
allungando una mano verso di lei.
Alzò leggermente il viso e dopo avermi guardato
per qualche istante prese la mia mano con cura, quasi con vergogna e la strinse
un po’.
“Vieni qui..” sussurrai avvicinandola a me e
stringendola tra le mie braccia.
La sentii respirare il mio odore sulla
maglietta così come io respiravo il suo nei capelli.
“Sei proprio una sciocchina..” sussurrai
dandole un bacio in fronte e lei di tutta risposta si fece una piccola
risatina.
“Andiamo..”
“Dove?”
“Nel taxi”
“No dico, dove andiamo?”
“Ah! E’ una sorpresa..”
“E’ il mio regalo di compleanno?”
“Parte..”
“E’ diviso in parti?”
“Più o meno..”
“Quanto siamo vaghi..”
“Quanto siamo curiose..”
“Avevo detto che non volevo niente Rob. Perché
mi hai fatto qualcosa?”
“Perché mi piace farti capire quanto sei
importante per me. E ora basta domande.. vieni!”
Tappandole la bocca la trascinai con me dentro
al taxi che sapeva già dove andare e in un secondo lei era già accoccolata
sulla mia spalla.
Quanto era tenera, avrei voluto restare lì a
stringerla per sempre.
Avrei vissuto anche in un taxi se avesse
risolto i nostri problemi, ma le cose non erano così semplici, non potevano
esserlo. Avremmo dovuto combattere ancora per avere un po’ di pace, ma tutto
sommato non mi lamentavo. La ragazza dei miei sogni, quella che amavo, mi
ricambiava ed era con me. Era tutto ciò che importava in quel momento.
“Che stai pensando?” sussurrai non sentendola
parlare per molto tempo.
“Che non è giusto che tu reggi l’alcool meglio
di me..”
Soffocai una risata. “Ma io sono inglese, ci
sono cresciuto nei pub.. e poi ho come l’impressione che tu sia fin troppo
lucida e abbia forzato un po’ le cose.. o sbaglio?”
Si schiarì la voce con aria colpevole per poi
riprendere un secondo dopo quel tono cantilenato che mi faceva ridere.
“Iooooo? Ma quando maaaai! Ahahah! Non mi conosci
per niente signor Pattinson..”
“Invece penso di conoscerti fin troppo bene..”
“Tu dici?”
“Si..” confermai.
“D’accordo.. allora come me la sono fatta
questa?”. Alzò la manica della maglia e mi mostrò un piccolissimo segno
all’altezza del gomito destro. Era una cicatrice. Era piccolissima ma c’era, e
io non l’avevo mai notata.
Per un secondo mi sentii perso. Era una
sciocchezza ma sentii quasi cadere le mie certezze. Non la conoscevo, non del
tutto almeno.
“Visto?”
Cercai di non darci troppa importanza. “E’
solo una piccola cicatrice.. non potevo saperlo..” dissi quasi sulla difensiva.
“Hey, non ti sto mica dando la colpa di
qualcosa. Volevo solo dimostrarti che ci sono ancora molte cose che non sai di
me, come sicuramente ci saranno tante cose che io non so di te..”
“E questo non ti rende triste?”
Rise leggermente. “No!” rispose sicura.
“Perché dovrebbe? E’ normale.. anzi.. mi piace. Se sapessimo già tutto l’uno
dell’altra non ci sarebbe più sfizio, non credi? Così.. è più bello. Scopriremo
le cose andando avanti insieme..”
Mi lasciai andare in balia di quelle parole che
suonavano così bene, soprattutto dette da lei.
“Però! Per essere ubriaca ragioni abbastanza
bene sai?” scherzai avendo capito ormai il suo gioco.
“Eeeeeh lo soooo! Sono una ragazza dalle tante risorse! Visto? Anche
quando non sono in me sono sempre in me…Cioè, sono io
però non sono proprio io. Cioè, sono sempre io, però anche se non sono proprio
in me, dico delle cose intelligenti, no?”
Cosa potevo rispondere a una affermazione come
quella? Proprio niente.. e infatti mi limitai a ridere.
“Perché ridi?” chiese offesa. “Ti stai
prendendo gioco di me?”
“Non oserei mai!” dissi tra una risata e
un’altra. “In realtà sei troppo dolce quando fai così..”
“Ma così come? Non sto facendo niente..”
“Si si certo..” terminai insieme all’ultima
risata.
“Non è educato ridere senza motivo sai? Perciò
per punizione ora mi dici dove stiamo andando..”
“Ahahah, sei molto
furba cara mia.. ma sono più lucido di te. Anzi, non solo non ti dirò dove
andiamo, ma visto che siamo quasi arrivati devi mettere questa”. Cacciai una
benda dalla tasca del giubbino e l’aprii tra le mie mani.
“Ooh, no.
Scordatelo, non se ne parla. Odio queste cose..”
“Non è vero, stai solo facendo la preziosa
perché vuoi averla vinta tu. E ora non fare storie altrimenti salta il tuo
regalo..”
“E infatti non lo voglio.. ti avevo detto che
non volevo niente..”
“Vuoi me, vero? Era questo che volevi?” le
sussurrai all’orecchio aspettando una risposta.
Si limitò ad accennare il capo timida. “Si..”
“Bene, questo fa parte di me. Ti prego..”
quasi la implorai ma ancora niente.
“Andiamo, sai quante ragazze vorrebbero essere
al tuo posto?”
“Oh lo so bene quante ti sbavano dietro…”
“Non volevo dire questo.. Intendevo.. Non è
questo che vi piace? Perché devo sempre sudare sette camicie per fare una
sorpresa a te?”
“Perché io non sono come le altre..” rispose
sincera e sapevo che era vero.
“E infatti ti amo per questo.. ma ti prego..
almeno una sera, una sola, puoi fare quello che ti chiedo senza obiezioni?”
“Scusa.. credevo che il compleanno fosse mio..
non dovrebbe essere l’inverso?”
“Andiamo Kris! Che ti costa!?”
Improvvisamente scoppiò a ridere. “Niente
amore.. non mi costa niente..” sussurrò baciandomi velocemente le labbra.
“Volevo solo vedere per quanto saresti andato avanti! Mi diverte farti
esasperare! Ahahahah”.
Rimasi di sasso. Il giorno in cui avrei capito
davvero quella ragazza avrei sparato i fuochi d’artificio.
“Sei.. assurda..” farfugliai guardandola stranulato e in completa adorazione del suo sorriso. Lo
amavo.
“Lo so!” esclamò orgogliosa. “Dammi qua!”. Mi
strappò la benda dalle mani ma la ripresi un secondo dopo.
“Almeno lasciami questo sfizio..”.
E finalmente, senza dire una parola, si lasciò
bendare.
“Quante sono queste?”
“Quattro”
“Ma tu ci vedi!!!” quasi urlai.
“Rob che dici?! Ho tirato a indovinare. Ti
giuro che non vedo! Anzi, ho anche gli occhi chiusi..”
“D’accordo.. voglio fidarmi.. Altrimenti
peggio per te..”
“Mmmmm.. tranquillo.
E comunque quando arriviamo?”
“Ci siamo quasi..”
“C’eravamo quasi circa dieci minuti fa..”
“Infatti avevo anticipato i tempi sapendo
quante storie avresti fatto per una stupida benda”.
Si lasciò scappare un sospiro secco e breve e
sapevo di averla presa alla sprovvista.
“Visto? Non conoscerò a memoria le tue
cicatrici, ma so come sei fatta..”
Non ebbe niente da obiettare e restammo in
silenzio finchè finalmente il taxi si fermò.
“Siamo arrivati?” esclamò d’un tratto
entusiasta.
“Si..” sussurrai. Uscii dalla mia parte e
andai ad aprirle la portiera. “Vieni..”
“Rob.. non vedo niente..”
“Non devi vedere infatti! Lasciati guidare..
Ci sono io..”. Le presi una mano per farla uscire dalla macchina e iniziai a
camminare giusto dietro di lei stringendo le mie braccia alla sua vita.
“Tranquilla.. vai avanti..”
“E’ morbido” notò visto che stavamo camminando
su un prato.
“Cammina ancora..”
“Cos’è questo odore? Erba, acqua?”
Non risposi e continuai a condurla avanti per
qualche altro metro.
“Tieni gli occhi chiusi” le intimai e sciolsi
la benda.
“Ok.. ora puoi aprire..”
POV
Kristen
“Ok..
ora puoi aprire..” lo sentii sussurrarmi all’orecchio e lentamente feci come mi
aveva detto.
Rimasi
senza parole.
Eravamo
su un prato, proprio come avevo pensato. C’erano candele ovunque attorno a noi,
una coperta per terra e davanti a noi lo spettacolo della città di Vancouver
che si specchiava nel lago.
“Rob..”
sussurrai incapace di dire altro.
“Non
è molto originale.. lo so.. ma è difficile pensare a qualcosa quando la tua
ragazza non è per niente di aiuto..”
“Dove
siamo?”
“Stanley
Park”
Rimasi
incantata dalla sua voce e dalla visione che avevo davanti per qualche secondo
poi mi voltai verso di lui poggiando le mia mani sul suo petto e lasciando che
mi abbracciasse più stretta a lui.
“E’
bellissimo.. grazie..”
Mi
baciò la punta del naso. “Ho pensato.. che volessi un po’ di pace.. Stare soli in
un posto che non fosse una camera d’albergo..”
Come
faceva? Come faceva a sapere esattamente quello di cui avevo bisogno?
Bloccai
in tempo una lacrima che stava per scendere sul viso quando solo allora mi
accorsi di una musica in sottofondo.
“Si
chiama Just look at you.
Ascolta le parole e pensa che sia io a dirtele.. perché è quello che sei per
me..”
Prima
che me ne rendessi conto stavo dondolando leggera tra le sue braccia
lasciandomi trasportare dalla musica.
Just look at you,
you're perfect
“Guardati,
sei perfetta..”
Withouttryingto,
yousteal the moment
“Senza
volerlo, mi rubi ogni mio attimo..”
Whatyou do to
me, ifyouonlyknew
Just look at you
“Se
solo sapessi quello che mi fai…
Guardati”
Your beautiful face, I swearit'strue
Youget more beautiful everyday
“Il
tuo viso bellissimo, lo giuro…
Diventi
ogni giorno più bella”
Everythingyou are, everylittlethingthatyou do
Just look at you
“Quello
che sei, ogni cosa che fai.
Guardati”
Forgive me if I stare a littletoo long
No, baby, don't thinkthatthere'sanything wrong
“Perdonami
se sto troppo tempo a guardare,
Ma
non credo ci sia niente di male..”
It'salright, it'sneverbeen so right
Just look at you
“Va
tutto bene, niente è mai stato così giusto come ora.
Guardati”
Il
modo in cui ripeteva quella parole dolcemente al mio orecchio mi faceva rendere
ancora più conto di quanto lui stesso avrebbe potuto scrivere una canzone come
quella. E non lo pensavo perché volevo essere quello per lui, ma perché lui mi
faceva sentire così e sentivo che era sincero.
Come
potevo non credergli? Lui che aveva fatto un provino solo per me, lui che mi
aveva aspettato per quasi un anno, lui che non mi dava fretta in niente..
Come
potevo non credergli?
I can't believemyeyes
I'm so amazedby the way youmake me feeldeep
down inside
“Non
posso credere ai miei occhi..
Sono
incantato dal modo in cui mi fai sentire dentro..”
I'm onelucky man
Oh, I know
I am, yeah
“Sono
un uomo fortunato..
So
che lo sono”
Oh
no Rob, sono io ad essere fortunata. Aveva detto questo prima, no?
Che
ero fortunata.. Aveva ragione. Ero davvero fortunata ad aver trovato un ragazzo
come lui. E il fatto che non avessi nemmeno cercato mi faceva quasi sentire di
non meritarlo. Era come se avesse fatto tutto lui. Lui era venuto da me, lui aveva
pian piano aperto il suo cuore e il mio, lui era sempre stato lì per me
nonostante tutto, nonostante soffrisse.. E io lo sapevo. Dentro di me lo sapevo
e avevo sempre ignorato tutto per troppo tempo.
Ero
io quella fortunata, non lui.
I'm so in love, you're
allthereis
Youknow, baby, you're
allthereeverwas
“Sono
così innamorato, tu sei tutto quello che c’è
Sei
tutto quello che c’era..”
I could
stay right here
Oh, I'm gonna stay right here
So in love mywhole life through
And just look at you
“Potrei
stare qui..
Si,
resterò qui. Innamorato per il resto della mia vita.
Ma
tu guardati..”
Un’ondata
di malinconia quasi mi avvolse mentre sentivo la canzone sfumare verso gli
ultimi versi.
Forgive me if I stare a littletoo long
Baby, thereain't nothing wrong
It’s gonna bealright…
“Si,
andrà tutto bene..”
Lentamente
ci fermammo insieme alla melodia e non potei fare a meno di alzare il viso per
incontrare il suo e mi persi nei suoi occhi così.. innamorati.
Sorrisi
felice.
“Cosa
c’è?” rispose con un sorriso altrettanto dolce.
“Ti
sei innamorato di me” dissi aprendomi in un sorriso a 64 denti.
Sospirò
cosciente. “Oh si.. e non saprei nemmeno come uscirne..”
“Infatti
non devi..”
“Ah
no?”
Sospirai
anche io senza rispondere e con lentezza allungai le mie braccia al suo collo e
lo baciai.
“Cosa
mi hai fatto Robert Pattinson?”
“Perché?
Non vorrai dire che ti sei innamorata di me?”
“Oh
si.. e non so come uscirne..”
“Infatti
non devi..”.
Ripetemmo
le nostre stesse parole come se davvero avessimo bisogno di dircele.
“Infatti
non voglio..” continuai.
“Bene,
nemmeno io” sussurrò e poi si avvicinò per baciarmi piano.
Lasciai
che le sue labbra facessero delle mie quello che volevano e lentamente mi
condusse di qualche passo più dietro finchè non fummo
seduti sulla coperta che era per terra.
Stavo
per approfondire il bacio quando d’un tratto si staccò.
“Aspetta”
sussurrò sulle mia labbra. “Ho un’ultima cosa per te..”
“Ancora?!”
esclamai sorpresa mentre lui mi porgeva qualcosa che aveva estratto dalla tasca
dei suoi jeans.
Sembravano
dei fogli di carta all’inizio ma prendendoli in mano mi resi conto di cosa
erano davvero.
“Dei
biglietti aerei?” chiesi stupita e lo guardai in faccia.
Annuì
col viso.
“Ma..
dove.. noi.. non possiamo..”
Mi
tappò la bocca con un dito.
“Apri”
Senza
pensarci due volte aprii la busta che li conteneva ma non c’era scritto niente.
Né destinazione, né giorno, niente.
Bianco.
Lo
guardai in cerca di spiegazioni che non tardarono ad arrivare.
“Lo
so..un po’ stupido come regalo..ora non
è niente ma vale più come una promessa.”
Rimasi
in silenzio in attesa che continuasse.
“Ti
prometto che appena potremo andremo da qualche parte. Io e te. Soli. Senza
scappare, senza correre via. Senza problemi. Solo io e te”
E
capii quello che voleva dire..
Ricordavo
il giorno in cui gli avevo confessato di voler fuggire via da tutto ma sapevo
che non potevo e ora lui mi stava offrendo quella possibilità. Non ora, non
domani, ma un giorno. E sapere che per noi ci sarebbe stato un giorno non
faceva che aumentare le mie speranze nell’attesa perché finché avrei avuto lui
e il suo appoggio avrei potuto affrontare tutto.
Sospirai
felice e speranzosa. “Non vedo l’oraamore mio.. non vedo l’ora..” sussurrai avvicinandomi alle sue labbra
per lasciargli un dolce bacio. Sfregai la mia fronte contro la sua e restammo a
fissarci negli occhi per secondi interminabili.
Mi
sfregò un po’ il braccio e poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
“Giusto
per sapere.. come te la sei fatta quella cicatrice?”
Risi.
“In modo molto stupido. Caduta dalla bicicletta!”
“Oh”
disse quasi deluso. “E io stavo quasi per sentirmi in colpa per una caduta da
bicicletta?! Come minimo avrebbe dovuto essere qualcosa di più trionfale, tipo
caduta da albero mentre cercavi di salvare un koala da un serpente a sonagli..”
“Rob..”
Lo bloccai stranita. “Sono cresciuta a Los Angeles mica nella Savana..”.
Scoppiammo
a ridere entrambi finchè non ci calmammo.
“Te
la senti di fare un brindisi?” disse lui dopo un po’ pescando una bottiglia di
champagne da un vaso che prima non avevo proprio notato.
“Si
sa che io e l’acool andiamo d’accordo” affermai
orgogliosa.
“Una
cosa è certa. Dopo stasera tu di Vodka non ne bevi più..”
“Oh
andiamo.. ero solo un po’ brilla.. Ora sono lucida no?”
“Non
saprei.. sono ancora convinto che era tutta scena.. comunque..”..
Riempì
i due calici di vetro e me ne porse uno.
“A
cosa brindiamo?” chiesi tenendo alto il calice.
“A
te ovviamente.. è il tuo compleanno..”
“E a
te.. per avermi regalato il più bel compleanno della mia vita.. almeno fino ad
ora” risi.
“Allora..
brindiamo a noi..” propose infine.
“E
ai nostri viaggi e ai prossimi compleanni insieme..”
Bevemmo
e subito sentii lo champagne fare comunella con i suoi compagni alcolici dentro
il mio stomaco.
“Mmm.. è dolcissimo..” dissi assaporando col la lingua le
ultime gocce che erano rimaste sulle mie labbra.
“Non
farmi impazzire” ansimò Rob e in un secondo mi trovai seduta sopra di lui con
le gambe intrecciate attorno alla sua vita.
“Posso
averne ancora?” sussurrai sensuale sul suo collo mentre sentivo la sua mano
scendere sempre più sotto ma agire insoddisfatta a causa dei jeans.
“Potrei
approfittarmi di te..” disse con voce quasi rauca.
“Bè..”
ansimai mentre mi sbottonavo i pantaloni e portavo la sua mano dentro le mie
mutandine.
“E
se fossi io a chiederti di approfittarti di me?” ansimai mentre iniziavo a
muovermi contro le sue dita.
“Io..
potrei anche dire di no..”
“Bene”
riuscii a dire in un singulto. “Allora se mi approfittassi io di te non avresti
niente da dire vero?” lo punzecchiai e il suo silenzio fu più eloquente di
mille parole.
“E
visto che io non posso bere.. Apri la bocca” ordinai e senza che lo ripetessi
fece come gli avevo detto.
Presi
la bottiglia di champagne, gli alzai il viso e gliene versai un po’ in gola. Immersi
il mio indice in quel nettare che aveva in bocca e poi gli serrai le mascelle.
Passai
il dito ancora bagnato sulle sue labbra e con estrema lentezza lo baciai
perdendomi in quel sapore così buono, misto del suo odore e di champagne. Con
la lingua assaporai ogni parete della sua bocca e dopo averlo leccato gli porsi
di nuovo il mio dito lasciando che anche la sua lingua lo ripulisse da ogni
goccia di alcool.
“Mio
dio Kris.. a te l’alcool fa male..”
“Vuoi
che smetta?”
“No!”
quasi urlò. “Continua..”
“Bene..
perché ho appena cominciato..”. E ripresi da dove avevo lasciato.
Che
palle! Odiavo stare lontana da Rob e sapevo che quei due giorni separati non
avrebbero portato niente di buono. Lo sentivo e non era una sensazione nata dal
nulla.
Rob
non c’era e Michael si. Odiavo situazioni come quella.
Ero
riuscita a tenere Michael lontana per un po’. Con la scusa della stanchezza e
delle riprese lo avevo convinto a non venire per il mio compleanno e per
qualche settimana successiva, ma alla fine non aveva più voluto sentire ragioni
e si era presentato alla mia camera d’albergo senza preavviso dicendomi che
voleva parlare.
Fortuna
che Rob era partito quella mattina stessa. Se Michael fosse venuto qualche ora
prima non avrei mai saputo come spiegare la situazione.
Non
mi aveva nemmeno regalato niente per il mio compleanno. Non che io volessi
qualcosa ovviamente ma sapevo che era stata una dimenticanza voluta e dettata
dal bisogno di farmi capire che sapeva che se qualcosa non andava era colpa mia
e non sua, e dopotutto aveva ragione.
Erano
passati quasi quattro mesi e non avevo mai avuto il coraggio di parlargli. Ma
cosa potevo dirgli? Che ero innamorata di un altro ma lui mi serviva perché era
una copertura perfetta? Come avrei mai potuto essere così meschina?
Avrei
potuto parlargli solo quando avrei avuto il coraggio nonché il permesso di
lasciarlo.
Era
assurdo che riuscissero a manipolarci in quel modo ma era inutile tornare
sull’argomento. Avevano il coltello dalla parte del manico e non potevo
permettere che Rob rovinasse la sua carriera per colpa mia, soprattutto ora che
gli era stato offerto un nuovo lavoro.
A
complicare il tutto non poteva mancare Nikki che come suo solito non perdeva
occasione per mettersi in mezzo. Non sapevo a che gioco stesse giocando, non
sapevo se ancora provasse interesse per Rob, se volesse mettermi in guardia da
lui e di nascosto provare a rubarmelo. Non lo sapevo e non potevo giudicare
senza sapere. Era difficile per me evitarla o non rispondere alle sue chiamate
e Rob diventata ogni giorno più insofferente, soprattutto da quando mi aveva
chiesto una sera di raggiungerla al concerto di una sua amica.
Cosa
avrei potuto dire?
No scusa, sono in camera con Rob a
fare.. altro..?
Avevo
detto a Rob che non c’era bisogno che venisse anche lui ma più aumentavano le
possibile che restassi sola con Nikki più lui era in pensiero.
C’eravamo
vestiti con le prime cose a portata di mano e con santa pazienza avevamo
raggiunto Nikki.
“Oh
ma eravate insieme? Scusatemi tanto, se avessi saputo non avrei mai ciamato! Kiki potevi dirmelo!”
Dire
che Rob era furioso era poco. Si calmò solo quando andammo via dopo nemmeno
mezz’ora per tornare in camera mia dove riuscii a farlo tornare in sé.
Ovviamente
tutto questo non faceva che aumentare chiacchiere e speculazioni su di noi,
soprattutto da parte di siti di gossip che si divertivano a mettere zizzania
senza sapere niente, ma poco mi importava. Io sapevo la verità su Rob e certo
non uno stupido articolo sfascia-famiglie mi avrebbe
fatto cadere ogni mia certezza su di lui.
Quello
che realmente restava ignoto era la piega che avrebbe preso la mia storia (se
ancora poteva definirsi tale) con Michael.
Eravamo
usciti quel pomeriggio stesso e dovevo ammettere che l’avevo incontrato con una
grande ansia di quello che avrebbe dovuto dirmi, ma niente. Come se non avesse
mai avuto niente da dirmi mi aveva dato un bacio, preso per mano e avevamo
iniziato a passeggiare. Era assurdo, ma mi sentivo quasi bene forse perché per
la prima volta non mi sentivo presa in gabbia. Avrei potuto passeggiare con
Mike come due amici per stare bene, ma sapevo che per lui non era così. Avrei
tanto voluto fare la cosa giusta, avrei voluto sapere cosa fare in quel momento
ma non lo sapevo e appena avevo visto i paparazzi mi ero aggrappata alla sua
schiena per non lasciarmi sfuggire l’occasione di far scrivere sui giornali che
Kristen Stewart e Michael Angarano erano felici e le
voci di una presunta storia con la co-star Robert Pattinson restavano solo
delle dicerie.
Era
perfetto. Eppure un secondo dopo mi ero sentita una vera merda. Avevo
deliberatamente usato Michael per i miei scopi.
L’avevo
sempre fatto fino ad ora ma mai così sfrontatamente. Sapevo che quelle foto
sarebbero finite sulle prime riviste e i primi siti di gossip e avevo sfruttato
la situazione a mio vantaggio.
Già..
a mio vantaggio..
Ma
qual era il mio vantaggio in tutto ciò?
Mike
si era rabbuiato un attimo dopo, Rob ci sarebbe rimasto uno schifo, e io mi
sentivo una merda per come mi stavo comportando.
Ero
stesa sul letto come mio solito a pensare a tutto quello che era successo nelle
ultime settimane e persa nella merda in cui ero immersa fino al collo mi
ripromisi che non avrei mai più fatto una cosa del genere.
Come
avevo potuto approfittarne così? Per cosa poi? Per fare il loro gioco?
No..
non sarebbe successo più. Ero stata una stupida.
Rob
non aveva chiamato, non aveva mandato nessun messaggio e potevo ben immaginare
perché. Avevo esagerato e ora tutto quello che volevo era averlo al mio fianco
per potergli chiedere scusa.
Ma
ora non c’era e non avevo nessuna intenzione di chiarire le cose per telefono.
Avrei aspettato il suo ritorno e nel frattempo avrei fatto qualcosa che avrei
dovuto fare da tempo.
Parlare
con Michael.
Non
sapevo nemmeno cosa gli avrei detto ma sentivo almeno il bisogno di chiedergli
scusa.
Mi
alzai dal letto circa tre volte indecisa se andare davvero da lui o no, infine
la quarta volta mi diressi decisa verso la porta ma spalancandola trovai
qualcuno ad aspettarmi.
Cap 42
Ehm... ehm.. ehm.. u__u Vabbè..
dire che faccio schifo sarebbe alquanto riduttivo.....
ç___ç Però
ormai magari mi conoscete XD Cioè.. purtroppo per questa
storia devo sempre stare nellìumore giusto e devo avere una
certa ispirazione.. quindi la smetto di dirvi che aggiornerò
presto e che scriverò tanto perchè mi sono resa
conto che prendo in giro anche me stessa -__-" Quindi..
aggiornerò quando sarò ispirata a scrivere.. e se
qualcuno ancora mi segue bene se no pazienza e aremo solo io e efp XD
buahuahuaha Ok..
rido solo io.. ho capito ahahahaha Coooomunque..
Questo capitolo è un pò strano.. O_o ma
boh.. Mi piace mettermi nella testa di Kristen quando inizia a pensare
perchè secondo me deve essere un gran casino lì
dentro XD ahahaha Tra
l'altro non so perchè ma a un certo punto mi sono messa a
piangere scrivendolo.. ç__ç il che può
farmi passare per pazza visto che non èè che sia
un capitolo forte o roba del genere.. ma la ritengo una grande
soddisfazione personale u__u Comunque..
ci sono un paio di canzoni che mi hanno ispirata e che vi ho postato...
e forse la grafica sarà leggermente diversa
perchè sto postando con Nvu o_____O Strano ma vero.. ci sto
arrivando anche io a capire come funziona o___o Buhauhauhaua Per
il resto vorrei ringraziare le persone che mi seguono ancora ( se ci
sono XD) ahahaha e soprattutto coloro che recensiscono
perchè davvero.. anche rileggendo le vostre recensioni mi
sento in dovere di continuare questa storia *___* Quindi
se posterò ulteriori avvisi in futuro.. potete anche
ignorarmi.. bauhahauhauha Vabbè
la smetto di parlare.. Spero
vi piaccia.
[…] ed
è come
combattere contro i mulini a vento, come sentirsi sconfitti, come
sapere di andare contro qualcosa che non puoi sconfiggere,
perché
non c'è niente da sconfiggere se non la paura di mettersi in
gioco e
capire quello che si vuole davvero. Capire che nemmeno questa
è una
garanzia perché la mente si oscura nello stesso istante in
cui si
apre la strada della verità. Perché..
perché non sei solo tu.. non
riguarda solo te. È come sbattere la testa contro una
roccia,
nessuno vince mai, ognuno è sconfitto in se stesso, nel
proprio
orgoglio, nel proprio dolore, nel proprio amore. C'è troppo
da
stabilire.. troppo da poter essere espresso a parole.. e fa male.
Anche se sai che è la scelta giusta.. fa male lo stesso..
Posai
la penna di scatto sentendo squillare il cellulare accanto a me.
Avevo quasi paura a vedere chi potesse essere. L'avevo spento il
giorno prima e l'avevo acceso solo poco fa, giusto in tempo per
ricevere gli avvisi delle chiamate di Rob dalla segreteria
telefonica. Non aveva lasciato messaggi e io non avevo provato a
richiamarlo. Non ero nello spirito giusto e sapevo che non lo sarei
stata ancora per un po'. Volevo solo scrivere.. e il più
grande
errore l'avevo commesso nell'accendere il telefono prima di prendere
la penna in mano. Aprii
il cellulare e vidi un messaggio da parte di Rob. Vuoto. Cosa
voleva dire? Forse
aveva sbagliato.. o forse era un modo per farmi sentire cosa provava
in quel momento? Perché
doveva essere così cripticamente tormentato?
Perché non poteva
semplicemente dirmi di essere arrabbiato con me? Lo era? Era
arrabbiato con me? Possibile.. Ma cosa cazzo mi significava quel
messaggio vuoto? Non lo sopportavo quando faceva così, mi
mandava in
bestia. Se voleva dirmi qualcosa poteva dirmelo benissimo senza
bisogno di mezzi rebus o strani indovinelli. Che
nervi! Spensi di nuovo il cellulare e lo buttai dall'altra parte del
letto! Non
volevo sentirlo. Non volevo sentire nessuno. Continuai
a fissare l'angolo del soffitto per un tempo che mi parve
un'eternità
o forse un secondo, poi chiusi gli occhi. Niente..
non volevo pensare a niente. Volevo solo dormire.. ma la mente era
troppo occupata, troppo piena di cose per lasciarle andare e non
avrei trovato pace finché non avrei capito la strana
sensazione che
mi opprimeva. Cos'era? Malinconia?
No.. era più fastidiosa.. Dolore?
No.. troppo pesante. Non
era dolore, non era tristezza... forse era solo timore, di qualcosa
che non volevo ammettere nemmeno a me stessa. Ripresi
la penna e continuai a buttare giù i miei pensieri prima che
la
paura di ammetterli non mi permettesse nemmeno di scriverli. Perché
avevo così paura?
“Dobbiamo
parlare” Sapevo
che era lui.
Annuii impercettibilmente e mi feci da parte facendogli segno di
entrare per poi richiudere la porta dietro di me. Mi ci appoggiai con
la schiena mentre scrocchiavo le dita nervosamente. Era
il momento della
verità, per lui, ma soprattutto per me. Lo
vidi vagare per la
stanza qualche secondo con passi minimi e appena udibili. L'atmosfera
pensate, il silenzio così insopportabile che persino il mio
stesso
respiro sembrava di troppo. Avrei
dovuto dirgli
che stavo per andare da lui ma automaticamente avrei dovuto
spiegargli il motivo e non era il caso visto che non lo sapevo
nemmeno io. Alzai
il viso
distogliendo gli occhi da quella macchia sulla moquette che
continuavo a fissare e lo vidi ancora lì di spalle. Mi morsi
le
labbra indecisa se aprire bocca o no. Che
cazzo potevo
dirgli? Da dove dovevo iniziare? Dal dicembre 2007? Da
quell'audizione? O forse da tutte le volte in cui mi ero allontanata
con la scusa di un mal di testa? Avevo
davvero le palle
per confessargli tutte quelle cose? Come potevo dirgli tutto in un
minuto? Come potevo gettargli tutto addosso come una doccia fredda? Lo
sentii schiarirsi
la voce morsi le labbra più forte. Si voltò
lentamente e si
appoggiò alla scrivania sospirando. Senza dire una parola
camminai
dentro la stanza e come lui mi poggiai al mobile che faceva angolo
con la scrivania. Dio..
perché non
parlava? E perché io non parlavo? Per
quanto tempo
saremmo stati lì senza dirci una parola? Proprio
quando stavo
per rompere quel silenzio assordante lo fece lui per me. “Kris..”
sussurrò
e istantaneamente alzai la testa di scatto verso di lui e incontrai
il suo viso. “Io...” Lo
guardavo agitata e
nervosa mentre i miei occhi sembravano biglie impazzite in cerca di
una via per sfuggire al suo sguardo, ma non potevo. Dovevo almeno
guardarlo in faccia. Lasciò
quella frase a
metà per secondi interminabili. “Io
credo che
dobbiamo lasciarci..” disse infine lasciandomi completamente
senza
parole. “Ehm..
c-cosa?”
balbettai appena con un filo di voce e non perché la cosa mi
sembrava assurda o inaccettabile ma perché mai mi sarei
aspettata
questo da lui. Lui
sospirò
semplicemente e d'un tratto mi sembrò quasi di veder passare
davanti
ai suoi occhi tutto quello che aveva provato sapendo che lo avevo
ingannato e che ancora lo stavo ingannando. “E'
inutile
Kristen.. non trovi?” Non
risposi. “Ho
cercato di
coprirmi gli occhi fino ad oggi.. ma davvero non ce la faccio
più.
Sempre nervosa, sempre a pensare ad altro, mai un minimo di
attenzione nei miei confronti ed io ero troppo cieco per sopportarlo.
Sono stato solo uno stupido a far finta di non vedere.. a credere
alle tue bugie.. Sapevo che mentivi, ma dentro di me speravo sempre
che ci fosse qualcosa di vero nelle tue parole. E invece.. mi
illudevo..” Sentii
il respiro
farsi quasi affannato mentre parlava. “..Da
quanto
Kristen? Anzi no! Non voglio saperlo.. non ha importanza ormai.
Voglio dimenticare tutto. Non dimenticherò la
“te” del passato,
ma voglio dimenticare quest'ultimo anno perché non ho avuto
niente
da te se non liti e bugie.. E non è questo che ho amato di
te..” Non
potei non notare
il modo in cui già parlava al passato.. “Forse..
non so..
Forse è stato tutto inutile.. dall'inizio. Non so se tu lo
ami e non
lo voglio sapere.. ma so che non ami me... Vero Kristen? Dimmi se sto
sbagliando. Guardami in faccia e dimmi che non è
così..” Alzai
piano lo sguardo
verso di lui e sconfitta l'abbassai subito dopo. Ovviamente non
potevo mentirgli.. “Mi
dispiace..”
sussurrai semplicemente. Rimasi
col viso chino
sentendomi una vera merda finché non lo vidi con la coda
dell'occhio
avvicinarsi e alzarmi il mento con un dito. “Non
dispiacerti..
Non è colpa tua.. Avrei solo voluto che fossi tu a
dirmelo..” “Scusa..”
sussurrai ancora. Non sapevo davvero che altro dire. Ero ancora in
uno stato mentale in cui non potevo credere che stesse davvero
succedendo. Eppure era così. Tra poco sarebbe andato via da
quella
stanza e io non avrei fatto niente per fermarlo, perché era
quello
che volevo. “Tu
dimentica
pure..” Non
l'avrei fatto
anche se avessi voluto ma ero troppo scioccata e incredula per
poterglielo dire. Scossi leggermente il capo sperando capisse. Mi
carezzò dolcemente la guancia abbassandosi per incontrare i
miei
occhi. “Sii
felice Kris..”.
Mi diede un leggero bacio sulla fronte e due secondi dopo era
praticamente fuori dalla porta. Cosa..
cosa diavolo
era successo? Dov'ero?
Chi era
entrato? Davvero era finita? Tante
domande stupide
e senza senso dettate solo dalla strana sensazione che mi riempiva
alla consapevolezza che davvero era finita. E
io mi sentivo così
uno schifo. Perché... Perché
non avevo
avute le palle di farlo io, perché gli avevo mentito per
così tanto
e nonostante tutto lui era stato così comprensivo e
perché.. mi
andava bene così. Era quello che volevo e ora l'avevo avuto.
Sospirai
e mi buttai
sul letto. Presi un foglio e iniziai a scrivere.
Continuavo
a fissare la penna che indecisa scarabocchiava il foglio mentre i
miei pensieri volavano alla sera precedente. E
ancora sentivo quella sensazione che non era dolore per quello che
era successo, perché Michael mi aveva lasciata o
perché io per
meglio dire lo avevo indotto a farlo. Non riuscivo a capire cos'era
questa strana pesantezza che sentivo dentro mentre scrivevo le poche
cose di cui ero certa nella mia vita. Già.. ma ne ero certa? In
fondo appena un anno prima credevo di essere certa di Michael ed ora
era finita. Poteva
essere diverso questa volta come poteva anche non esserlo. Magari
Rob avrebbe presto visto un film, si sarebbe innamorato di una
ragazza, sarebbe volato a Londra per fare un provino con lei, sarebbe
scattata la scintilla e io sarei diventata solo un ricordo delle sue
cotte assurde e avrei perso tutta me stessa per niente. Che
cazzo stavo dicendo? Cosa stavo pensando? No..
Rob non l'avrebbe mai fatto.. Lui mi amava.. Eppure..
le cose potevano sempre cambiare? Che
garanzia avrei avuto da lì a due, quattro, cinque anni? Nessuna.
Nessuna garanzia. Era quello il punto. Non c'è garanzia in
amore
perché non è qualcosa che si può
comprare.. non è un contratto a
lunga scadenza o un lavoro a tempo pieno. Niente
di tutto ciò. È solo essere se stessi con chi si
ama e accettare
l'altro per quello che è. Eppure
questa consapevolezza non riusciva ad eliminare l'ansia che ormai
risiedeva fissa in me. Non
potevo fare a meno di pensare a me e Rob separati e presto sarebbe
accaduto. Un'estate
lontani. Mesi senza vederci. E il nostro rapporto era appena formato,
appena nato. Non potevo fare a meno di chiedermi se ce l'avremmo
fatta. La
gelosia mi avrebbe ucciso, già lo sapevo. Avrei fatto finta
di
niente sperando che niente scatenasse la mia ira, altrimenti era la
fine e sarei stata inavvicinabile. Dio..
ancora non era successo niente e già mi trovavo a pensare a
come
avrei reagito.. Ma
si sa.. la mente viaggia così veloce e arriva a
ciò che non
vorresti pensare prima che si possa dare al cervello il comando di
non pensarci, ma in ogni caso automaticamente dando al cervello il
comando di non pensarci il pensiero andrebbe sempre a parare
lì,
quindi fondamentalmente quando non si vuole pensare a qualcosa non
c'è via di scampo. Si finisce sempre per pensarci.
Più non vuoi,
più ci arrivi, più sei fottuto. Quindi
alla fine che ti resta? Un cazzo.. Sei
fermo al punto di partenza.. se non peggio di prima. Bene..
stavo divagando... e decisamente non era il caso visto che quando
iniziavo non la smettevo più. Basta.. avevo già
rimuginato troppo
su tutto.. Sentii
davvero il bisogno di una sigaretta. Mi strusciai le mani in faccia
cercando di darmi una svegliata e mi alzai di scatto. Presi una delle
mie Parliament dal pacchetto ma proprio quando stavo per andare in
terrazza bussarono alla porta. E
avevo anche l'impressione di sapere chi fosse.. Per
la prima volta da quando lo conoscevo rimasi qualche secondo a
pensare se aprire o no.. Avrei
potuto continuare a ignorarlo.. Non mi andava di parlare con lui in
quel momento perché non sapeva niente e temevo che mi
avrebbe solo
rinfacciato la mia uscita con Michael.. Dio..
non avevo proprio voglia di discutere. Non
potevo semplicemente far finta di non sentire e accendere quella
cazzo di sigaretta chiudendomi la porta-finestra dietro di me? Ovviamente
no Kristen,
non puoi farlo.. Sei già stata fin troppo codarda oggi.
Caccia un
po' di quelle palle che non tieni... Continuava
a bussare alla porta e io continuavo a valutare le diverse opzioni
che la mia volontà e la mia coscienza mi offrivano. Cazzo.
Sospirai
pesantemente rientrando nella stanza e dirigendomi verso la porta. Ok..
facciamolo. Aprii
mentre ancora batteva prepotentemente. Era
a
dir poco.. sconvolto. Forse scioccato o forse era incazzato nero.
Difficile a dirsi dallo sguardo che era un misto di tutto. Quasi
mi spaventai. Non l'avevo mai visto così. “Ehm..”
mi schiarii la voce. “Ciao..” la buttai
lì tranquilla. Si
fece largo entrando con forza e costringendomi ad indietreggiare.
Sbatté la porta dietro di sé e si diresse dentro
senza battere
ciglio o dirmi niente. Cazzo..
era davvero nero.. E
io
non ero proprio dell'umore.. Sbuffai
rumorosamente per farmi appositamente sentire. Lo
vidi voltarsi e guardarmi in modo strano. “Che
hai?” dissi infine rompendo quella situazione di silenzio
assurdo. Troppi
silenzi nel giro di due giorni.. non ne sopportavo più. Scoppiò
improvvisamente. “CHE HO KRISTEN?! CHE CAZZO DI FINE HAI
FATTO!? E'
DA IERI CHE TI CERCO!” Oh
no.. urlava e non andava bene.. “Prima di tutto non urlare
così.
Non sono sorda e tu non sei un animale, quindi modera la
voce!” Lo
vidi stringere i pugni e inspirare profondamente. Uno
dei due stava esagerando.. e non sapevo ancora se era lui o io.. “Kristen”
scandì. “Voglio solo sapere, che cazzo di fine hai
fatto..”
ripeté con estrema e finta calma mentre stringeva le labbra
per la
rabbia. Lo
guardai truce per qualche secondo prima di rispondere. “Ho
spento
il cellulare. Non mi andava di parlare con nessuno”. “Perchè?” “Così..” “CAZZO
Kris!” Saltai
sul posto e chiusi gli occhi sospirando. “Dimmi
la verità..” Strabuzzai
gli occhi. Ma cosa.. cosa voleva insinuare? “E'
questa la verità, Rob. Non mi andava di parlare e non mi va
nemmeno
ora, non chiedermi il perché, perché non lo so.
Punto. Fine della
storia.” “Che
vuol dire fine della storia? Di quale storia? Di cosa? Che stai
dicendo Kristen? Che è successo mentre non c'ero?” “Oh
Rob. Tanto lo so che hai visto le foto e che sei incazzato per
questo..” “No
Kristen!” rispose subito. “Non è per
questo. Magari all'inizio
lo era, ma sai una cosa? Io cerco sempre di mettermi nei tuoi panni
perché ci penso a te. Cosa
starà provando Kristen in questo
momento? Perché ha fatto una cosa del genere? Forse
perché c'è un
motivo dietro.. Ma si Rob.. deve essere così.. non te la
prendere..
Ti spiegherà tutto.. Scusami
tanto se mi altero quando non
riesco a contattarti e scopro che hai spento il cellulare
perché non
ti va di parlare e non sai perché..” “Robert
quelle foto non sono niente. C'erano i paparazzi e ne ho approfittato
per tenere la commedia. Tutto qui” “Ma
non è questo il punto Kristen! Non me ne importa di quelle
cazzo di
foto! Voglio sapere cosa è successo! Perché d'un
tratto sei
irraggiungibile? Perché vengo qui e ti trovo con due borse
sotto gli
occhi? Perché non vuoi parlare? Dimmi che è
successo ti prego, se
no mi fai impazzire..” Santo
dio.. non ce la facevo più. Non sopportavo altro. “Rob..”
sussurrai sconfitta. “Cosa vuoi da me?” Rimase
sorpreso dal mio cambio d'umore e dal mio flebile tono di voce.
“Te
l'ho detto Kristen.. solo sapere..” “Non
c'è niente da sapere.. perché non è
successo proprio niente..
Niente di quello che pensi tu almeno..” “Come
sai quello che penso..” “Lo
so perché altrimenti non avresti urlato così
prima..” Non
rispose.. e sapevo che era perché avevo centrato il punto. “E'
così vero? Tu credi che io abbia cambiato idea..? Hai paura
che mi
sia pentita e che voglia tornare indietro e prendere la strada
più
facile..” Di
nuovo non rispose e lo vidi sospirare. Ecco la conferma che stavo
cercando. “Sei
davvero un idiota Rob..” dissi con un filo di voce e mi
avvicinai,
ma non per fare quello che credeva lui. Lo
sfiorai appena mentre afferravo il pacchetto di sigarette che avevo
messo sulla scrivania dove era poggiato. “Che
fai ora?” “Vado
a fumarmi una sigaretta!” sputai acida avviandomi alla porta
della
stanza. “Oh
grande Kristen! Brava. Bel modo di affrontare le cose. Molto
maturo!” Mi
voltai ed esplosi. “Bè sai una cosa? Ho diciotto
anni non trenta,
non sono ancora matura e mi sono rotta le palle di comportarmi come
se lo fossi! Quindi oggi vado a cazzi miei!” Sbattei
la porta dietro di me senza lasciargli il tempo di replicare e corsi
per il corridoio e giù per le scale fino ad arrivare al
giardino di
retro dell'hotel. L'unico posto dove non andava mai nessuno. La gente
che alloggiava era troppo impegnata per rilassarsi lì.. ma
noi
invece ci andavamo qualche volta e ci stavamo bene visto che era
proprio dietro e non vi si poteva accedere se non dall'interno. Percorsi
il piccolo sentiero che ormai conoscevo a memoria e giunta alla
“nostra” solita pietra, mi lasciai scivolare
accasciandomi con la
sigaretta in bocca. Adoravo
fumare quando ero nervosa, ma adoravo farlo di più con lui. Ripensavo
ai momenti che avevamo passato lì, qualche sera, isolati e
fuori dal
mondo a smezzarci una sigaretta e parlare del più e del meno
scoprendo quello che non ancora non sapevamo l'uno dell'altra. Evidentemente
anche Rob aveva i suoi dubbi su di me, così come io potevo
averne su
di lui. Ma erano cose così diverse.. Io
avevo dubbi sul nostro futuro, non sul nostro presente.. Come
poteva anche solo aver pensato che io avessi intenzione di
rimangiarmi i miei passi? Tutto quello che avevo fatto finora.. Non
era molto.. ma nessuno mi aveva mai coinvolto in questo modo.. Per
nessuno avrei abbandonato le mie certezze.. Per lui sì.. E
solo
perché sapevo che quello che sentivo era reale. Se
non fosse stato così probabilmente avrei fermato Michael, ma
invece
l'avevo lasciato andare, come giusto che fosse, per tutti. E
Rob.. Rob non lo sapeva ovviamente. Non poteva saperlo visto che non
mi aveva dato modo di spiegarmi.. e io allo stesso tempo dovevo
essere stata di un'antipatia unica.. Odiavo
a volte quel lato del mio carattere. Troppo istintiva su alcune
cose.. e troppo prudente su altre. Peccato che lo ero sempre per le
cose sbagliate. Ma ero così.. non potevo e non volevo
cambiare me
stessa per nessuno. Avrei potuto cercare di moderarmi ma nessuno mi
avrebbe mai tappato la bocca dal dire quello che pensavo.. Non Rob
almeno. Troppe
volte avevo mentito a lui sui miei sentimenti e su tante altre cose
che mi ero ripromessa di essere sempre me stessa con lui; era l'unico
modo per renderci conto se davvero eravamo fatti per stare insieme,
se davvero lui avrebbe amato anche i miei difetti come io amavo i
suoi. Mi
trovai a sorridere pensando che sicuramente in un paio d'ore massimo
avremmo fatto pace e avremmo riso ripensando a quanto eravamo stati
stupidi. Sì..
lui sarebbe venuto a cercarmi, mi sarebbe venuto incontro e tutto
sarebbe stato dimenticato perché non era un problema. Non
potevano
essere quelli i nostri problemi dopo tutto quello che avevamo
già
affrontato anche solo per confessarci i nostri sentimenti. Ma
se.. se non fosse venuto? Se fossi tornata in camera e avrei trovato
una lettera di addio? Se si fosse reso conto di non poter sopportare
tutto questo? Il
sorriso si affievolì pian piano mentre la sigaretta ormai
finita mi
bruciava le dita. “Ma
porca..” La
gettai velocemente scuotendo la mano in aria e soffiandoci sopra per
rinfrescarla un po'. Notai
allora una figura in piedi accanto a me. Riconobbi le sue scarpe e mi
bloccai ma non alzai il viso. Non ce ne fu bisogno. Si
chinò porgendomi un fazzoletto bagnato. Lo guardai
incrociando i
suoi occhi.. Dio..
come potevo dubitare di lui quando mi guardava in quel modo
così..
premuroso? “Grazie..”
sussurrai afferrando il fazzoletto senza pensare troppo a quando e
come aveva avuto il tempo di bagnarlo. Non aveva importanza. Lui era
lì.. ovviamente, e fino a un secondo fa avevo avuto il
coraggio di
farmi mille paranoie e chiedermi se sarebbe venuto o meno.
Automaticamente gli feci un po' di spazio e si sedette accanto a me.
Solo allora notai che aveva un foglio tra le mani e pensai che la mia
più grande paura stesse per realizzarsi quando me lo
passò dicendo:
“Cos'è questo?” Nonostante
la fioca luce mi ci volle un minimo sguardo per capire. Cazzo. Avevo
lasciato tutto sul letto e ovviamente l'aveva visto. “Non
avresti dovuto leggerlo..” “Mi
piace.. ma non capisco..” Esitai
un po' prima di rispondere. “Questo...” sospirai.
“Questo è
solo il saggio di fine anno da cui dipenderà metà
del mio voto di
maturità..” Sentivo
il suo sguardo fisso su di me ma tenni il viso basso sul foglio
mordendomi le labbra. “Il
tema è Sliding
Doors” “Il
film?” “No..
cioè.. non è sul film ma il concetto è
quello. Quando un'istante
ti cambia la vita.. Può essere una tua scelta, un caso, una
coincidenza.. o solo il destino...” Sorrisi leggermente.
“Ironico
eh?” “No..
“ rispose subito aggiustandomi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio così da liberarmi il viso e potermi guardare
negli occhi.
“Perfetto direi..” Gli
sorrisi dimenticando tutto quello che era appena successo.. “Ma..
non avresti dovuto leggerlo.. Fa schifo.. non è nemmeno
finito..
sono solo pensieri buttati a caso, non hanno logica, molte volte
confondo i tipi di narratore o parlo in prima persona e..” Con
un dito mi tappò la bocca prima che partissi continuamente. “Ti
va di leggermi un pezzo?” Non
sapevo bene cosa rispondere.. eppure mi trovai ad annuire.. e iniziai
a leggere da un punto a caso. “Come
lo sai? Come lo sai se hai fatto la scelta giusta? Come sai se in
realtà non è solo uno sbaglio come quello
precedente che ti ha
portato proprio a fare quella scelta? Non lo sai.. perché
non si può
prevedere il futuro. Perché non c'è previsione
per un futuro che
solo tu puoi costruire. E allora qual è la cosa
più giusta da fare?
Essere schiavi del timore per vivere una vita più semplice..
o
seguire l'istinto per la via più difficile? Neanche
a questo
c'è risposta perché ognuno è fatto in
modo diverso e domani potrei
svegliarmi con un'idea completamente diversa da oggi.. ma ora.. ora
so che ho fatto bene. Ora so che anche se fa male.. ne vale la pena. Allora
cos'è
davvero che ti cambia la vita? Sei
tu? Sono le
conseguenze delle tue decisioni? Oppure è l'eventuale
decisione che
hai scartato? Cos'è? E' il destino? C'è un motivo
per tutto? Una
forza maggiore di cui non conosciamo l'esistenza che in
realtà ha un
potere su di noi e ci indirizza verso determinate cose e non verso
altre..? Cos'è? Ma
soprattutto, ha
davvero importanza? Gli
esseri umani
chiedono, si fanno troppe domande di cui non sanno le risposte e le
cercano e non trovano pace finché non le trovano. Ma
perché non
capiscono che è in quell'istante che finisce la magia? Nel
momento in cui
capisci quello che ti sta succedendo, nel momento in cui sai da dove
ha avuto origine, perde il suo fascino, come una canzone perde la sua
bellezza dopo averne imparato le parole. Abbiamo
bisogno di
credere in qualcosa che non siano certezze, abbiamo bisogno di
credere in quello che ci viene senza pensarci troppo, senza valutare
i se e i ma. E
allora non avremo più domande sulla vita.. Saremo
liberi di viverla...” Erano
quelle le ultime cose che avevo scritto qualche secondo prima che
bussasse. E ora mi sembravano così stupide.. e vuote.. come
se non
rendessero per niente il mio stato d'animo.. Sentii
Rob sorridermi e carezzarmi i capelli dietro la nuca. “Ho
chiuso con Michael” dissi d'un fiato. La
mano di Rob si fermò di scatto a quelle parole e mi voltai
lentamente per guardare la sua fronte corrugata, l'aria di chi non
aveva capito quello che avevo appena detto o forse non riusciva ad
elaborare quelle parole così come io non ci ero riuscita
quando le
avevo sentite la sera prima. “Cosa...?
Quando..?” chiese a metà tra l'incredulo, il
sorpreso e il
sollevato. “Ieri
sera.. mi ha lasciata..” Di
nuovo dicevo quelle parole con un tono che mi rendevo conto essere
davvero sorpreso.. Ma non perché stessi male per il fatto in
sé ma
perché ancora non potevo credere che stava davvero
accadendo.. “Ti
ha lasciata lui..?” Annuii.
“Aveva capito... l'ha solo fatto al posto mio..” “E'..
è per questo che stai così Kristen?” Distolsi
lo sguardo e annuii ancora. “Ma non per quello che pensi
tu..” Feci
una pausa prima di continuare e la sua mano prese di nuovo a
carezzarmi dolcemente la nuca rilassandomi così tanto da
farmi
capire che ormai qualunque cosa per lui sarebbe stata acqua passata. “Io..
io.. Non è .. per Michael.. E'.. è per me.. per
te.. E' colpa
tua..” “Che
vuoi dire?” “Voglio
dire che..” sospirai non riuscendo a finire la frase. “Cazzo
Rob! Perché mi fai questo effetto? Perché? Come
puoi..
condizionarmi in questo modo? Come posso dipendere così
tanto da
qualcuno?” Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso senza che
facessi niente per fermarle. Volevo sentirle.
“Perché mi hai fatto
questo? Io non voglio.. non posso dipendere così tanto da
te. Non
posso.. ” Scoppiai in singhiozzi senza nemmeno capirne il
vero
motivo. Avevo solo tanta voglia di piangere. “Cosa
farò se ti stancherai di me..? Se ti rendi conto che non
è quello
che vuoi o..o...” Mi
chinai su me stessa ma nello stesso istante Rob mi circondò
con le
sue braccia e mi avvicinò a lui. Affondai il viso nel suo
petto
sfogando il pianto mentre lui mi cullava dolcemente.
“Sssh...
amore sono qui... Sono qui.. e non vado da nessuna parte...Ti prego
calmati.. Sono qui..” Continuò
a sussurrarmi quelle parole per quelle che mi parvero delle ore
finché non mi calmai un po'. “Kristen
ascoltami..” Mi
Morsi le labbra nascondendomi ancora di più verso di lui. Mi
carezzò
dolcemente una guancia per poi spostare un dito sotto il mento. “Guardami,
ti prego” E
a
quella richiesta non potei tirarmi indietro e alzai gli occhi verso
di lui. “Io
non ho intenzione di andare da nessuna parte.. Non ho intenzione di
lasciarti né adesso né mai..” “Ma
come fai a dirlo? Tutti dicono così ma poi non lo sanno
davvero..
Potrebbe finire come con Michael..” “No!”
mi interruppe subito. “Per noi è diverso.. Noi
siamo diversi..” Continuai
a fissarlo. “Perchè
in una storia non pensavo di trovare mai più quello che in
un'ora mi
dai tu.. Abbiamo così tanto cercato di capire chi siamo che
andando
avanti abbiamo capito di stare cercando la stessa cosa.. “Non
posso darti nessuna garanzia mi dispiace.. ma è meglio
rischiare che
non concedersi mai... Io non posso prometterti quello che non ho. Non
posso essere quello che non sono.. Ci saranno giorni grigi.. Lo so..
ma passeranno.. Io farò di tutto ma se il mondo col suo
delirio
riuscirà ad entrare e fare danni.. devi restare accanto a
me.. Se ci
sarai tu.. ci sarò anche io.. e mi troverai sempre
lì..” Sentii
un'altra lacrima scendere per la guancia.. Sorrise
sghembo. “E ora perché piangi?”. Prese
il mio viso tra le mani lavandomi via la gocce salate con i pollici. “Non
lo so..” dissi ridendo. “Ah..
lacrime di gioia quindi..” “Si..”
confermai tirando su con il naso. “Vieni
qui..” mi attirò di nuovo a sé
stringendomi e continuando a
baciarmi i capelli e carezzarmi delicatamente la schiena. “Come
devo fare con te eh? Come devo farti capire che ti amo da
morire?” Di
tutta risposta mi strinsi di più a lui poggiando le labbra
contro il
suo collo e baciandolo con calma. Eppure lo sentii rabbrividire.. Continuai
a lasciargli una scia di baci mentre la sua mano si insinuava piano
sotto la mia maglia per entrare a contatto con la mia pelle. Un
brivido mi scosse quando la mano mi sfiorò la schiena nuda
che
continuò a carezzare con le punta delle dita causandomi la
pelle
d'oca e aumentando il desiderio e il bisogno che avevo di lui. Mi
scostai leggermente e ruotando la gamba sinistra di poco mi trovai su
di lui. Gli presi il viso tra le mani e portai velocemente le mie
labbra alle sue. Dio..
quanto mi era mancato quel contatto.. Non
lo avevo avuto solo per qualche giorno eppure mi erano sembrati
secoli.. Le
nostre labbra combaciavano perfettamente mentre ruotavo la lingua
attorno alla sua. Le
sue mani erano vagabonde sul mio corpo in cerca di ogni lembo di
pelle disponibile. Mi staccai da lui giusto il tempo per levarmi la
maglietta e lui fece lo stesso. Mi
fissò per qualche istante ma mi bastò carezzargli
i capelli per
sentire il suo respiro farsi più pesante e in un secondo
sentii
subito la sua erezione contro l'interno coscia ancora troppo coperto. Mi
chinai su di lui baciandogli il petto mentre le sue mani si facevano
strada attraverso i bottoni dei miei jeans e negli slip per trovarmi
subito bagnata. Iniziò
a stuzzicarmi il clitoride prima piano poi con foga dandomi
difficoltà a continuare quello che stavo facendo. Tornai
sulle sue labbra affondano le unghie nella sua schiena mentre lui
continuava. Dio..
no... non volevo venire così... Prima
che potessi perdere il lume della ragione gli sbottonai i jeans
aiutandolo a liberarsi dell'ultimo ostacolo che ci separava. Mi
abbassò i jeans e estrasse un preservativo dalla tasca. Lo
strappò
e non so come riuscì a metterlo visto che io ero
praticamente sopra
di lui. “Rob..” “Si..” Mi
aggrappai alle sue spalle costringendolo a stendersi per terra e
stringendomi su di lui lo lasciai scivolare in me. Oddio.. che senso
di completezza che avevo mentre toccava i lati più profondi
di me.. Mi
alzai a abbassai di nuovo lentamente ancora.. finché non
riuscii più
a trattenermi e presi il ritmo insieme a lui. Dio..
se a qualcuno ci avesse visti... Ma
che me ne fotteva in quel momento? Ero in preda all'ecstasy. Scesi
ancora e mi strinsi a lui che affondo le sue mani sui miei fianchi
aiutandomi a farlo entrare pienamente in me finché non
arrivammo
all'orgasmo insieme. Strinsi
le natiche per non lasciarlo andare e crollai sul suo petto. “Rilassati..”
mi sussurrò scostandomi i capelli dalla fronte leggermente
sudata.
“Sono qui..” ripeté per l'ennesima volta
e non potevo non
credergli. Feci
come mi disse e rilassai istantaneamente il corpo aspettando che
scivolasse fuori da me. Ma non lo fece. Gli
baciai il petto e alzai il viso per guardare il suo. “Te
l'ho detto.. non vado da nessuna parte..” sorrise
carezzandomi la
guancia. Mi
chinai e sorrisi sulle sue labbra. “Nemmeno
io..”
Bè..
rieccomi qui... Che
ne dite? Sono un pò arruginita? Forse si eh? ma
vabbè fa niente XD Sono così e basta XD ahahaha Volevo
dire qualcosa ma ora non ricordo o.O mah..
bè se avete domande chiedete pure
e vi darò qualche delucidazione XD ahahaha Olè...
viva il macaco che si è tolto dalle palle! ahahaha. Io non
psso mai
dirlo ad alta voce se no una certa persona mi scanna.. ma a me un
pò
dispiace per lui u__u Quindi non volevo mandarlo via completamente
cornuto e mazziato... Almeno
solo cornuto dai XD hahaha
Volevo allungare questo capitolo così da iniziare ad
accorciare i tempi.. ma mi piaceva che fosse tutto concentrato su
questo "avvenimento" perciò l'ho lasciato così.
Il prossimo sarà una specie di riassunto di tutto maggio per
poi volare direttamente all'Italia... e poi ci sono i movie... e poi...
e poi.. *sigh* la separazione..
Vabbè non ci pensiamo ancora *sigh* Ora
rispondo alle recensioni perchèè ve lo devo
davvero *__* Un
bacio! ;) Alla prossima! :)
prudence_78:
Ahahaha come vedi il macaco è uscito di scena XD Niente
aerei o dirottamente.. sono pacifista io u_U ma tanto non è
importante il mezzo ma il fine no? XD ahahaha Tes13May: Oh
grazi emille tesoro *__* Sono felice che ti sia piaciuto! *___* Martybet:
Moreeeeeeeeeeeee Grazie ç__ç Scimmietta eliminata
visto? u___u ahahahaha love u kiki_88:
Amoreeee ç___ç Uff.. che fine hai fatto?! T___T
Ci manchi.. fatti viva più spesso.. la tortura su
msn la gradirei se servisse a sentirti di più -__-" Cmq
grazie *__* ahahah immagino che ora inizi a diluviare da te visto che
ho postato XD ahahaha Anto_Pattz:
buahauhau sociuzzaaaaaaaaa! ahahah ecco il calcio nel sedere al
macachino che tanto aspettavi XD Ma perchè l'odiate tutti
quella povera scimmietta? XD ahahaha secondo me è la vittima
buahauha Grazie my love.... ti voglio bene... ledyang: Ciao
zoccola u__u se non l'hai capito.. questa "è" una lunga
storia che non avrà mai fine.. soprattutto col passo che sto
prendendo io bbauahuahua Spero ti piaccia sto capitolo.. anche se tu
odi troppo la scimmia per cercare di comprenderla! ahahaha.. senti..
non venirmi a fare lezioni puritane a me..... cioè.. no
words -__-""" _SilviPattz_:
Tesoro.. grazie mille per il sostegno che non mi fai mai mancara *__*
Spero ti sia piaciuto sto capitolo XD MACRY:
Tesorineeeeeeeeeeeee che bello vedervi qui awwwwwwwwwwwww vi
adoroooooo!!! Spero non vi stiate stressando troppo ueueueueue Tanto
noi vi pensiamo sempre hihi ;) Love u *__* BooksAreMyLife:
Ciao ç__ç Mandami pure a quel paese... quello che
vuoi... Altro che regolarmente.. lo so.. Però.. non posso
farci molto.. mi spiace =( Spero che continuerai a leggere lo stesso la
storia =) Grazie per aver commentato! ativ:
Tesorooooooooo grazie mille... bè... ecco l'altro
capitolo... spero ti sia piaciuto! awww grazie per la recensioneeeee camy83:
Sereeeeeeeeee! XD ahahaha finalmente ti chiamo per nome XD Ahahaha..
bèè ti ho già ringraziato molto hihi..
ti avevo detto che aggiornavo presto ed infatti eccomi qui XD
Fammi sapere che ne pensi *__* Amy_19: Ciaoooo
:D ti ringrazio molto! Sei gentilissima :D Sembra stupido rispondere
ora ma il lavoro è andato bene ed ero in un villaggio a
un'ora casa mia.. quindi tutto sommato niente di tragico XD Ahahhaha
Grazie per la recensione *__* simo1726:
Olèèè sparate i cannoni...... fio ha
postatooooooooo! Yu-uuuuuuuuuuu! ahahahaha Grazi emille tesoro... Ormai
mi conosci XD Sai che vado un pò a cavoli miei con questa FF
ahahahaha Ti ringrazio davvero tanto per il sostegno *__* PS.
Non l'ho mai sentita quella dei KOL XD Dopo l'ascolto hihi ariel7:
Grazie mille a te tesoro *__* Spero questo ti sia piaciuto
*__* itsrox_: Cess..
guarda bene sto capitolo perchè se sono stata ieri a
scrivere fino alle 3 è anche colpta tua u__u ahahaha quindi
grazie XD LOL love u my cess *__* Imaginary82:
Ehm...... dire che mi faccio desiderare è poco.. ma anche
sbagliato perchèè c'è poco da
desiderare bauhauahuahhauha No vabbè.. scherzi a parte..
Ormai mi conosco.. quindi aggiornerò quando
scriverò senza darmi fretta o impormi niente :) Grazie
tesoro.. spero ti sia piaciuto il capitolo *__* Crazy_La:
Larettaaaa! :D Ma ciaoooo :D Hihihi.. tranquilla.. mi basta sapere che
qualcuno ancora mi legge ç__ç ahahaha love u *__*
Grazi eper la recensione! *__* ps.
Sono riuscita a far funzionare PS... perchè da grande idiota
quale sono avevo impostato in cm e non in pixel -__-""" no wrods.. lo
so... -__-" ahahahaha
E
infine un grazie a coloro che hanno commentato anche l'avviso XD ahaha
Mi rende di gioia sapere che vi importa *__* un grazie particolare a Kristen110 che
mi aveva lasciato una bellissima recensione ma che cancellando l'avviso
ho dovuto eliminare ç___ç Però grazie
davvero.. rileggendola mi è venuta voglia di andare avanti :D E
grazie anche alle ragazze del Diario XD ahahaha.. a quelle che
commentano e a quelle che leggono solo hihi
perchèè siete davvero carine girls... :)))
Seraaaaaaaaaaa
:D
O forse giorno.. o pomeriggio o non lo so.. perchè in
effetti non so nemmeno se leggete ancora XD
Se mi conoscete un pò avrete capito che sta storia va un
pò a "ca**i" suoi, o meglio che vado io a cavoli miei!
hahahaha
E' che, come detto prima, ormai devo avere una particolare ispirazione
per scriverla, e, ahimè, mi viene una volta ogni 100 anni XD
Quindi.. non posso manco chiedere scusa per il ritardo visto che ormai
si sa che va così! hahahaha
Posso solo ringraziarvi se ancora leggete.. e ringraziare tutti coloro
che recensiscono perchè davvero.. rileggere le vostre parole
mi spinge sempre di più a continuare anche se questa storia
sta diventando un pò "pesante" da portare avanti visto che
ormai questi sono tempi morti e sepolti XD ahahaha
A questo proposito vorrei dire che penso di chiuderla presto..
ma presto è relativo..
Una decina di capitoli secondo i miei calcoli..
ora tutto è arrivarci a quei 10 capitoli! ahahaha
vabbè con questo siamo a -9 XD Già è
qualcosa..
E' abbastanza lungo per farmi perdonare..
Spero vi piaccia *__*
Ci leggiamo in fondo!
Capitolo
43
I
found I could fly
POV
Robert
“Questa?”
Feci
un leggera smorfia con la bocca per l'ennesima volta mentre mi
divertivo a prenderla in giro, e lei ancora non se n'era resa conto.
Buttò
anche quella maglia sul letto insieme a tante altre e di nuovo
andò
tra i cassetti a pescarne altre.
“Questa?”
Scossi
di nuovo il capo. Mi divertiva troppo farle credere che non mi
piacesse con una di quelle maglie, quando invece non trovavo una sola
cosa che non le stesse bene. Sarebbe stato impossibile per me
decidere.
“D'accordo
allora questa?”
Sorrisi
ancora ignorandola.
“Fidati
di te stesso?”
“Emerson”
“Brava
la mia piccola..”
La
vidi arrossire un po' mentre evitava il mio sguardo e sorrisi
tornando a concentrarmi su quei foglietti che ero riuscito ad
ottenere con l'inganno.
“Quale
rivista trascendentalista fu fondata da Emerson e Thoreau?”
“Ehm..
The Dial?”
Accennai
un si con il capo.
“E
prende il nome da quale critica di Kant?”
“Della
Ragion Pura”
“Sbagliato...
della Ragion Pratica...”
“Ah
cazzo.. lo dimentico sempre..”
Non
potei fare a meno di ridere.
“Comunque
sono dettagli.”
“Dettagli
utili però..”
“D'accordo..
dettagli utili.. come vuoi. Ora che il maestrino ha finito la sua ora
e ci siamo fatti un bel ripasso del fenomeno trascendentalista di cui
al momento ignoro l'utilità nella mia vita presente e
probabilmente
anche in quella futura.. Aiutami a scegliere una maglia!”
Ne
cacciò un'altra ancora e non potei non ridere per l'ennesima
volta
di quel suo comportamento assurdo e un po' sconosciuto. Non l'avevo
mai vista così preoccupata per una stupida maglia.
Sbuffò
rumorosamente sedendosi sulla cassettiera. “Da quando sei
diventato
così difficile?”
Lasciando
da parte i foglietti mi alzai lentamente dal letto e le andai
incontro posizionandomi tra le sue gambe e portando le mie mani ai
suoi fianchi.
“E
da quando a te importa tanto dei vestiti?”
Scrollò
le spalle un po' sorpresa. “Non mi importa dei vestiti.. era
solo..
solo... oh ma che ne so! Volevo solo cambiare maglia..”
“E
ne hai cacciate almeno sette. Non credevo nemmeno che ti fossi
portata tutta questa roba..”
Sorrise
portando istintivamente le sue mani sul mio petto e stringendo la mia
maglia.
“Volevo
solo.. essere diversa... per stasera..”
“Perché?”
“Non
so... è una specie.. di.. di...”
Scrollò
le spalle per la terza volta nel giro di dieci minuti. Sapevo che non
riusciva a dire quelle parole. Non era il tipo e le cose tra noi
erano così implicite che non c'era mai stato bisogno di
esternare
ogni minima cosa come in un coppia normale.
“Di
appuntamento?” le andai in aiuto e di nuovo
abbassò il capo
imbarazzata.
“Siamo
già usciti insieme altre volte.. siamo oltre quella
fase..” le
feci notare e sapevo quello che stava per dirmi perché era
lo stesso
che provavo io ma volevo sentirglielo dire.
“Lo
so però..” si strinse nelle spalle.
“Ora.. è diverso... ora
siamo.. liberi..”
“Si..
liberi..”
Le
presi il viso tra le mani e le lasciai un bacio veloce prima di
stringerla tra le mie braccia.
“Lo
sai che ti amo, vero?”
“Si
lo so..” sussurrò contro il mio petto per poi
alzare il capo e
trovarsi di nuovo a un centimetro dalle mie labbra. “E tu lo
sai
che ti amo anche io, vero?”
“Voglio
sperare..” la presi in giro liberandole il viso dai capelli e
baciandole la fronte.
“E
sappi che non sono mai stata così sdolcinata con
nessuno..”
“Ma
dai.. a cosa devo l'onore?”
Scrollò
le spalle per la terza volta nel giro di cinque minuti. “Non
so..
con te mi viene naturale..”
Le
mie labbra si aprirono in uno dei sorrisi più sentiti come
tutti
quelli che sempre dipingevano il mio volto quando ero con lei
d'altronde,
“Possibile
che sono dieci minuti che sorrido solo?” le carezzavo le
guance
lasciandoci qualche bacio ogni tanto.
Lei
intrecciò le mani tra i miei capelli e prese a giocarci come
era
solita fare. Un gesto come un altro che mi faceva impazzire e di cui
non avrei più potuto fare a meno.
“Adoro
il tuo sorriso.. soprattutto quello che hai quando mi guardi.. Mi fai
sentire speciale..”
Mi
si scaldò il cuore a quella confessione perché
era così vera che
non potei non essere felice del fatto che se ne fosse accorta anche
lei e che avesse davvero capito quello che significava per me.
“Perché
lo sei.. Mi stai entrando dentro Kristen.. Non mi era mai capitato
con nessuna..”
“E
nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere..”
sospirò
stringendo la sua presa attorno al mio corpo e avvicinando la sua
bocca al mio collo.
Non
riuscii a fermarmi e in un impeto di desiderio portai le mani sulle
sue gambe e gliele feci stringere attorno alla mia vita per
avvicinare i nostri corpi. Una mano volò dietro la sua nuca,
tra i
suoi capelli e mi impossessai delle sue labbra per un bacio dolce e
tormentato allo stesso tempo. Così volubile e carico di
desiderio da
essere costretto a staccarmi per respirare.
“Mi
devo preparare Rob..” sussurrò ansante.
“Ma
dai..” risposi col fiato che mi mancava. “Come se
dovessi
incontrare qualcuno..”
“Beh..
Incontrerò Sam..”
“Ma
già l'hai conosciuto..” ripensai alla sera di
qualche mese prima
quando durante la premiere di Twilight a Londra avevo approfittato
per farle conoscere quello che era un pezzo della mia vita prima di
conoscerla.
“Si
però non ero la tua ragazza allora..”
“Non
sai quanto avrei voluto presentarti come tale..”
“Lo
so invece... perché per un momento quasi sperai che mi
presentassi
così..”
“Davvero?”
Annuì
e ricordai che allora non avrei mai potuto. Ci divertivamo a
prenderci in giro ma presentarla come la mia ragazza quando lei era
ancora ufficialmente impegnata con un altro avrebbe danneggiato fin
troppo la sua immagine.
“Sarà
diverso d'ora in poi” la rassicurai.
“Che
vuoi dire?”
“Bè..
niente più nascondersi, niente più sotterfugi,
niente..”
“Finché
resta tra noi.. sono d'accordo..”
“In
che senso tra di noi? Chi altro dovrebbe
sapere?”
“No
nessuno, ovviamente. Voglio che però.. sia un mondo solo
nostro. Non
voglio dare agli altri quello che vogliono, non voglio vendere quello
che abbiamo, non voglio che entri nessuno. Non mi importava prima..
ma ora si. Voglio che sia solo nostro.. E voglio che tu sia solo
mio..”
Mi
chinai facendo incontrare le nostre fronti e sfiorando lentamente i
nostri nasi.
“Non
ti facevo così possessiva..”
“Infatti
non lo sono.. ma quello che è mio non si deve
toccare..”
“Sai..
questa è la definizione di possessiva..”
le feci notare
baciandole dolcemente la guancia.
“Oh..”
sussurrò sulle mie labbra intrappolando piano il mio labbro
inferiore tra le sue. “Bè.. allora meglio che tu
lo sappia..”
Senza
rispondere approfondii il bacio lasciando scivolare le mie mani
dietro la sua schiena e facendo scontrare i nostri petti.
“Posso
dirti un segreto?” bisbigliò impercettibilmente al
mio orecchio e
di tutta risposta le scoprii la spalla e la baciai.
“Mi
stai entrando dentro anche tu.. in tutti i sensi..” sorrise
maliziosa coinvolta anche dalle mie mani che le pizzicavano i
fianchi.
“Mi
sconvolge Stewart. Devo intendere che le interessa solo una parte di
me?”
“Assolutamente
no Pattinson. Ma.. se proprio devo essere sincera... mi interessa
molto..” il suo tono caldo e sensuale.. alitava sul mio collo.
“Sono
indignato. Deduco che stai con me solo per il sesso..”
“Puff..
non è vero.. potrei stare giorni senza sesso..”
E
parlai prima di poter davvero rendermi conto di quello che stavo
dicendo. “Davvero? Dimostramelo!”
Il
suo sguardo mutò diventando improvvisamente perso.
“Cosa..?”
“Scommetto
che la tua Jolanda non riesce a stare lontana da me per più
di due
giorni”
Aprì
la bocca in una o di stupore. “Hai.. hai dato un nome alla
mia...?”
Risi
a metà tra l'imbarazzo e l'ilarità senza
rispondere.
“Non
ci credo..” continuò ancora sotto shock per quella
strana
scoperta.
“Quindi
ho ragione. Non sai resistermi. Non dureresti tre giorno senza di
me”
Chiuse
gli occhi in un sguardo di sfida e alzò le sopracciglia.
“Davvero
credi di avere tutto questo ascendente su di me?”
“Si”
risposi subito sincero.
“Bene!”
scandì ogni lettera. “Non sai chi hai sfidato
bello mio!”
Oh-oh.
Quel tono mi faceva paura ed ebbi subito la sensazione che mi ero
messo in un bel guaio.
“Tre
settimane!”
“C-cosa?”
“Tre
settimane senza sesso”
“COSA?
Ma io ero partito solo con tre giorni!”
“Oh
che fai ora? Ti tiri indietro?”
Presi
un lungo sospiro. “MAI!”
“Bene,
accordato allora. Ti sei rovinato con le tue stesse mani, verrai da
me in ginocchio pregandomi per una notte di sesso..”
“Non
credere, amore della mia vita.”
“Invece
credo di si... Povero Gil, resterà a secco per un
po'...”
“Gil?”
Lanciò
uno sguardo veloce al mio.. pacco.
“Oh
nono, stai scherzando? Non vale così.. è un nome
da femmina..”
“Bè
e allora? Tu puoi chiamare la mia come vuoi e io no?”
La
guardai truce per qualche secondo e serrai le labbra respirando a
fondo. “Resisterò solo per la scarica che
avrò quando ammetterai
che ce l'ho fatta!” risi diabolicamente. “E
cambierai nome al mio
amico con uno più appropriato..”
“Come
vuoi. Ma se non ce la fai.. allora sarò autorizzata a dare
al tuo
“amico” ogni nome possibile e immaginabile che mi
passi per la
testa e non potrai dire niente..”
“Kristen..”
“Con
le tue stesse mani, Rob!” rimarcò il concetto.
“E poi se sei
così sicuro di farcela..” continuò
avvicinandosi e strusciandosi
sensualmente sul mio petto. “.. non avrai problemi
no?” alitò
sul mio collo prima di posarci le labbra bagnate.
Cazzo.
“A-assolutamente
no..”. Non convincevo nemmeno i moscerini con quel tono e lei
già
si divertiva un mondo a provocarmi.
Fu
il suo stesso telefono a salvarmi dall'autocombustione.
“E'
mio fratello.. ci sta aspettando..” mi informò
leggendo il
messaggio. “E io non sono ancora pronta.. grazie a
te..”
“E'
che se proprio devo scegliere.. preferisco vederti nuda..” le
feci
l'occhiolino.
“Rob..”
sbuffò seccata.
“Kristen.
Non hai bisogno di maglie particolari per incontrare i miei amici o
per stare con me. Sei perfetta così come sei..”
dichiarai sincero
carezzandole le guance con i pollici.
“Davvero?”
“Si..”
confermai baciandole le labbra.
“Oh
grazie a dio.. non avevo proprio voglia di cambiarmi”
Mi
stampò un bacio veloce e ridendo si liberò dalla
mia stretta, scese
rapidamente dal comò e afferrando di fretta la giacca dal
letto
corse verso la porta.
“Ti
muovi? Siamo in ritardo!”
Il
giorno in cui avrei capito quella ragazza... forse..
Forse
non sarebbe mai esistito.
POV
Kristen
“Una
volta ha fatto la pipì a letto.. e aveva sette anni! Hahaha!
Si è
vergognata per una settimana intera!” rise mio fratello e Rob
con
lui.
Idioti.
“Povera
cucciola..” mi prese in giro Rob.
“Ah
e un'altra volta ha massacrato quel povero gatto legandolo con le
zampe all'altalena e avevamo un criceto che morì
perché gli mise
della birra al posto dell'acqua.. avresti dovuto vederlo, povera
bestia. Correva su quella ruota come una biglia impazzita...”
Fulminai
Taylor con gli occhi intimandolo a smettere una volta per tutte.
Rob
mi guardò stralunato e forse un po'.. preoccupato.
“Ok.. devo
ricordarmi di non comprare animali se mai andassimo a vivere
insieme..”
“Non
era colpa mia.. avevo cinque anni e quel criceto mi era sempre stato
antipatico! Non credevo che l'avrei atterrato con un po' di birra.. e
forse non sapevo nemmeno che era birra. Quindi mi dichiaro del tutto
innocente..”
“E
di Max che mi dici? Ci credo che quel gatto non ti sopporta..”
“Non
è vero che non mi sopporta! Il nostro è un puro
rapporto
odio-amore. Abbiamo un equilibrio tutto nostro..”
“I
cani non ti piacciono?” mi chiese Rob cingendomi da dietro e
appoggiando il mento alla mia spalla.
“Preferisco
i gatti.. I cani pretendono troppo.. i gatti sono più come
me..”
“Confermo..
gattina..” mi sussurrò all'orecchio
così che mio fratello non ci
sentisse e gli diedi una gomitata amichevole nello stomaco.
“Uh
ecco che tira fuori le unghie..” scherzò il mio
ragazzo
imprigionando le mie braccia in modo da impedirmi movimenti.
“Comunque
non è niente paragonato a quando l'abbiamo trovata sul tetto
con
tanto di ali da fata che stava per lanciarsi nel vuoto. John l'ha
fermata giusto in tempo.. Credeva di poter volare” concluse
con una
sonora risata.
“Taylor..
ricordami perché ti ho invitato..” sputai acida
contro mio
fratello.
“Perché
non volevate dare nell'occhio” rispose subito e mi resi conto
di
essermi gettata da sola la zappa sui piedi.
Giusto.
Potevamo essere liberi dentro ma fuori dovevamo comunque tenere una
certa riservatezza per motivi che ci avevano costretto in passato e
ancora ci costringevano: Pubblicità, immagine, reputazione..
Tutte
cose di cui non me n'era mai fregato un cazzo ma che ci
condizionavano inevitabilmente senza che potessimo davvero fare
qualcosa.. per ora almeno.
“Così
volevi volare eh?” sussurrò dolce Rob al mio
orecchio. “Molto
lungimirante..”
“Per
non parlare di quando si mangiò la schiuma da barba pensando
fosse
panna montata!”
“Ooook...
meglio che vada a prendere qualcosa da bere..” mi svincolai
da Rob
velocemente. “Birra?” chiesi a entrambi. Mio
fratello scosse il
capo.
“Non
te la daranno.. sei troppo piccola..” mi prese in giro lui
con un
sorriso beffardo.
“Cosa
scommetti che invece me le danno?”
“La
riunione di Jolanda e Gil” propose.
Lo
fissai per un secondo ed ebbi paura di perdere la scommessa ma non
gliel'avrei mai data vinta, a costo di passare sotto il bancone
gattonando e fregarmi due birre.
“Andata!”
esclamai stringendo la sua mano per suggellare il patto.
“Oh..
stavolta perderai...” mi sfidò.
“Non
cantare vittoria. Non conosci tutte le mie tecniche di seduzione..
Guarda, già mi dispiace così tanto per te che te
la offro io la
birra..”.
Scosse
il capo ridendo per quel nostro nuovo modo di stuzzicarci.
“Chi
sono Jolanda e Gil?”
“Nessuno!”
urlammo insieme voltandoci verso Taylor.
Risi
tra me e me mentre lasciavo la mano di Rob e mi avviavo al bancone.
Il
concerto sarebbe iniziato a momenti e c'era un po' di fila ma avevo
tutto il tempo per prendere due birre.. sperando davvero che me le
dessero. Ma in un locale del genere, quante storie avrebbero davvero
fatto davanti una ragazza che non sembrava nemmeno una diciottenne?
Mi avevano sempre detto che dimostravo più anni di quanti ne
avessi
quindi dovevo solo sperare che non mi chiedessero il documento
altrimenti..
“Due
birre!” urlai sicura per farmi sentire quando il ragazzo
dietro il
bancone mi fece un cenno per ordinare.
Fiù.
Nessun cedimento, nessuna domanda sulla mia età o pretesa di
mostrare un documento.
Sparì
da qualche parte mentre io già poggiavo i soldi sul bancone
pregustando la mia vittoria con un ghigno sul riso finché
con la
coda dell'occhio notai un tizio seduto accanto a me che mi stava
osservando con uno strano sorriso sardonico.
“Ciao
bella..” Solo la sua voce mi dava i brividi e potei capire
subito
che doveva essere ubriaco fradicio.
Non
risposi e mi passai una mano tra i capelli facendo finta di non
sentire.
“Non
sai che è maleducazione non rispondere?”
continuò alzandosi e
mettendosi in piedi a pochi passi da me.
Ancora
mi voltai dall'altra parte fingendo indifferenza ma fui costretta a
girarmi di scatto quando mi toccò il gomito. Lo ritirai
all'istante,
infastidita.
“Sto
parlando con te.. Come ti chiami?”
Non
era nemmeno brutto come ragazzo, aveva un filo di barba e i
lineamenti molto marcati gli davano l'aria di un uomo più
vecchio
della sua età ma mi accorsi dall'abbigliamento che non
doveva essere
troppo grande.
I
miei occhi andarono subito nei suoi. Erano lucidi e scuri.. Non
cattivi, ma mi incutevano un'ansia terribile. Ansia di andare subito
via da lì e tornare da Rob.
Cosa
facevo? Non potevo certo dirgli il mio nome e temevo che continuando
ad ignorarlo l'avrei solo stizzito di più.
“Julie”
mentii sperando che quel dannato ragazzo si muovesse a portarmi le
birre così che potessi sgusciare via velocemente.
“Io
sono Mike..” rispose sardonico e risi della strana e ironica
coincidenza.
Come
se fosse un modo per farmi capire che non bastava rompere con
qualcuno per essere davvero liberi di vivere un nuovo amore..
Mi
voltai in cerca di Rob ma era troppo lontano perché
riuscissi a
vederlo.
“Sei
molto carina Julie” marcò il mio nome mentre si
avvicinava
impercettibilmente a me con lentezza. Mi strinsi al bancone cercando
spazio in cui rifugiarmi, ma dove cavolo potevo andare?
“G-grazie..”
“Sei
da sola?”
“No”
colsi la palla al balzo. “Sono col mio ragazzo...”
“Non
sa che non dovrebbe lasciarti sola? Magari.. puoi venire con me.. in
un posto più appartato..”
Possibile
che nessuno attorno si rendesse conto di cosa stava succedendo?
Le
luci si abbassarono nello stesso momento in cui sentii quelle mani
sudice poggiarsi sui miei fianchi e tentare di avvicinarmi al suo
corpo.
“Lasciami..”
cercai di divincolarmi velocemente ma era più forte e le sue
mani
tornarono presto sul mio corpo. Prima che potessi fare altro lo vidi
chinarsi verso di me e sentivo la puzza dell'alcool invadere ogni
cellula del mio corpo.
Dio,
che schifo..
Reticente
chiusi gli occhi e portai subito le mani su quel petto che mi faceva
ribrezzo e lo allontanai nello stesso istante in cui lui veniva
strattonato da qualcuno che con un gesto deciso lo portò via
da me.
“Che
cazzo succede?” riconobbi subito la voce di Rob e aprii gli
occhi
per trovarlo di fronte a me con lo sguardo infuocato dalla rabbia.
Diverse
rughe gli corrugavano la fronte, mi sembrava quasi di vedere le vene
pulsargli nella giugulare, il petto alzarsi in modo irregolare e le
mani strette a pugno, con forza.
“Chi
cazzo sei tu?” biascicò il tizio che ancora
barcollava un po' dopo
essere stato strattonato con forza.
“CHI
CAZZO SEI TU!?” urlò Rob e lo vidi alzare un pungo.
“Rob..”
sussurrai e ormai libera mi fiondai tra le sue braccia.
“Kris,
che è successo? Stai bene?”. Non l'avevo mai
sentito così
preoccupato e quasi in pena. Mi prese il viso tra le mani sfiorandolo
dolcemente e annuii.
“Aaah..
devi essere il ragazzo.. Tranquillo.. volevo solo divertirmici un
po'.. è davvero un bel bocconcino...”
“Lasciami
andare Kris” urlò Rob di rabbia. “Fammi
pestare questo stronzo
di merda!”
“No
Rob! Lascia stare! Non possiamo creare casini! Non possiamo!”
lo
pregai sperando che capisse e si calmasse ma era più
difficile di
quanto credessi.
“Non
me ne fotte un cazzo dei casini!!”
“Rob!
Non risolvi niente! Peggioreresti solo le cose! Ti prego..
già
abbiamo troppi problemi, non ne aggiungiamo altri! Ti prego!”
Lo
vidi serrare la mascella cercando di regolare il respiro e dopo un
po', senza mai staccare gli occhi da quel ragazzo, rilassò
un po' le
mani e mi strinse a sé.
“Andiamo..”
sussurrò e mi allungai solo un secondo per prendere le birre
che
quell'idiota si era deciso a portare.
Gli
sorrisi mostrandogli la mia vittoria e sperando di stemperare
l'atmosfera un po' pesante ma di tutta risposta scosse il capo ancora
infastidito e preoccupato.
Strinse
la presa della mano sulla mia vita avvicinandomi a lui
finché non ci
trovammo di fronte uno dei muri del locale. Non stava nemmeno
guardando dove andavamo..
Posai
le birre su un tavolino lì vicino e mi misi di fronte a lui
prendendo il suo viso tra le mani.
“Rob..
guardami..” sussurrai cercando i suoi occhi che non tardarono
a
specchiarsi nei miei. “Va tutto bene..”
Il
suo sguardo era così sofferente, così in trappola
come se si
sentisse impotente..
Non
disse nulla e allungando subito le sue mani dietro la mia schiena mi
strinse a se coprendomi totalmente col suo corpo in cui mi persi.
Affondò il viso nel mio collo lasciandoci un dolce bacio.
“Va
tutto bene..” sussurrai ancora sul suo petto conscia che
forse non
mi aveva nemmeno sentito.
Mi
lasciò andare quel poco che bastava per guardarmi meglio e
posare le
sue labbra sulle mie, dolci e urgenti allo stesso tempo.
Un
bacio dolcissimo, le sue labbra caute sulle mie, le lingue che si
accarezzavano solo con la punta e di nuovo le sue braccia mi cinsero
totalmente.
“Comunque..
ho vinto la scommessa...” sorrisi beffarda riprendendo le
birre sul
tavolo lì vicino ma lui non rispose e prendendone una
strinse la mia
mano con la sua libera e tornammo da mio fratello a cui evitammo di
spiegare tutto l'accaduto onde evitare ulteriori e spiacevoli
cambiamenti d'umore.
Rob
mi teneva la mano senza lasciarla durante tutto il concerto e ogni
tanto si chinava per sussurrarmi qualcosa o semplicemente per
baciarmi velocemente il collo o una guancia senza preoccuparsi di
eventuali foto che sarebbero uscite. E onestamente, in quel momento,
non importava molto nemmeno a me.
Questo
finché le luci sul palco si rafforzarono annullando il buio
attorno
a noi e allora evitammo di lasciarci andare troppo.
Fortunatamente
Rob si rilassò sempre di più, complice anche gli
apprezzamenti di
mio fratello e le parole dolci che ogni tanto gli sussurravo per
calmarlo ancora di più.
Un
sorriso sempre più sincero si dipinse sul suo viso
e fui lieta di
constatare che a fine concerto era tornato tutto come prima. In fondo
non era successo niente ma potevo benissimo comprendere la
sua rabbia
e la sua preoccupazione nell'aver visto le mani di uno
sconosciuto
sul mio corpo.
Facendomi
strada da dietro andammo nel retro del locale per incontrare Sam.
Dio..
perché avevo un'ansia assurda?
“Non
posso crederci! Ce l'hai fatta?!” esclamò Sam
appena si accorse di
noi.. o meglio di lui.
Rob
si allontanò da me per scambiare un abbraccio amichevole con
quello
che sapevo essere uno dei suoi più cari amici di
Londra.
“Vieni
a Vancouver e secondo te mi perdevo l'occasione?”
Senza
scherzare oltre si voltò verso di noi. “Sam, lui
è Taylor”
“Piacere..
sono suo fratello..” si presentò allungando una
mano e indicandomi
velocemente.
“E
lei.. bè conosci Kristen, la mia ragazza..”
Sorrisi
sapendo quanto aveva aspettato quel momento solo per poter dire ad
alta voce la mia ragazza.
“Uh..
la tua ragazza. Era ora.. Quelle telefonate lamentose e strazianti
iniziavano a deprimermi seriamente..” scherzò,
mentre Rob lo
fulminava con gli occhi, per poi rivolgersi a me. “Sempre
incantevole Kristen” sussurrò accennando un mezzo
inchino col
capo.
Sorrisi
imbarazzata. “Complimenti per il concerto!” dissi
sincera
rilassandomi pian piano.
Restammo
lì a bere un po' e a parlare, anche se per lo più
restai ad
ascoltare loro che si perdevano nei ricordi delle notti passate tra
birre e chitarre a cantare sui tetti di Londra.
Adoravo
vedere Rob sorridere spontaneamente ad ogni ricordo che saliva a
galla ma il tutto era accompagnato da una note malinconica che non
poteva tradire i suoi sentimenti verso il suo paese.
“Ti
manca molto vero?” chiesi quando fummo sul taxi di ritorno
all'hotel dopo aver passato un altro paio d'ore in compagnia di Sam.
“Cosa?”
“Londra,
i tuoi amici, i tuoi genitori... la tua vita..” scrollai le
spalle
continuando a tenere il viso poggiato su una delle sue.
Me
lo fece alzare tenendo il mio mento tra indice e pollice. “La
mia
vita è qui ora”
“Lo
so” sorrisi a un centimetro dalle sue labbra. “Non
sto dicendo
che ti sei pentito di qualcosa.. solo che devi sentirne la mancanza.
No?”
Ci
rifletté qualche secondo prima di rispondere.
“Bè si.. un po'
si.. Londra è...”
“Londra..”
“Già..”
mi baciò i capelli e tornai a chinare il viso nel suo petto.
“Doveva
essere bello.. vedere la città dall'alto, senza preoccuparsi
di
nessuno, senza pensare di essere guardato.. solo tu e la
musica..”
“Lo
era” confermò. “Ma si sta meglio
qui..” sussurrò dolce e
chiusi gli occhi beandomi nell'illusione che un giorno sarei stata
con lui su uno di quei tetti.
Solo
io e lui.
E
già un'idea iniziava a farsi spazio nella mia testa...
Forse...
“Forse..
forse dovremmo andare” bisbigliò ansante
staccandosi dalle mie
labbra quel poco che gli permetteva di respirare.
“Come
mai così di fretta?” lo provocai. “Non
avrai mica paura di non
reggere?” lo presi in giro giocando con i suoi capelli senza
sosta
perché sapevo che lo facevo impazzire. Avvicinai il mio viso
al suo
e gli baciai il collo sensualmente.
“Kristen..”
sussurrò roco.
“Ti
arrendi?” dissi sulle sue labbra pensando di averlo in pugno.
Si
lasciò andare penetrando con la mano sotto la mia maglietta
e
sfiorandomi il seno facendo rabbrividire. Si avventò di
nuovo sulle
sue labbra per un altro bacio senza fine.. finché d'un
tratto non lo
sentii più sopra di me.
“MAI!”
sorrise vittorioso per poi iniziare a darsi una pettinata allo
specchio.
Sbuffai
silenziosamente senza farmi sentire e mi avvicinai a lui da dietro.
“Bè.. la notte non è ancora
finita...” sussurrai con un filo di
presunzione nella mia voce.
“Ma
saremo in un luogo pubblico.. con almeno altre venti persone..
quindi..”
“Parlavo
della seconda serata..”. Presi il giubbino da quell'armadio
che
ormai conteneva i miei vestiti da quasi tre mesi.
“Non
sono così facilmente corrompibile Kristen.”
“Vedremo..”
“Vedremo!”
confermò prima che uscissimo dalla stanza dove ormai
passavamo la
maggior parte del tempo, triste ma vero.
L'unico
posto in cui davvero non dovevamo per forza nasconderci da occhi
indiscreti e chiacchiere fastidiose.
“Mi
avvio con Ashley.. ci vediamo lì..” dissi veloce
prima di
lasciargli un rapido bacio sulle labbra e raggiungere Ash che mi
aspettava poco più in là.
Nonostante
si fosse avviato dieci minuti dopo arrivammo nello stesso istante e
ci riunimmo mantenendo sempre le distanze mentre insieme agli altri
entravamo nel Blue Water Café per quella specie di party col
cast,
Melissa, Stephanie e con David Slade, che avrebbe diretto le riprese
di Eclipse che sarebbero iniziate di lì a tre mesi.
Dovevo
ammettere che la prima impressione che ebbi di David non fu del tutto
positiva, ma ovviamente non lo dissi a nessun se non a Rob che si
divertiva a chinarsi al mio orecchio per fare commenti molto poco
carini sulla sua altezza e costringendomi più volte a
pararmi la
bocca con una mano per evitare che si notasse quanto desiderassi
scoppiare a ridere.
Dopo
le presentazioni e una specie di discorso ufficiale ci sedemmo su dei
divani attorno a un tavolino allestito per noi con sfizi vari. Non
potei fare a meno di notare come Rob prese a scavalcare tutti per
venire a sedersi accanto a me nonostante fosse libero anche il posto
più esterno. E di certo non fui l'unica a notarlo, ma ormai
era
alquanto palese che c'era qualcosa tra noi. Rob aveva passato qualche
sera sul set anche se non aveva scene, solo per aspettarmi e non ci
pensava due volte ad avvicinarsi particolarmente durante le riprese,
non c'era più ansia tra di noi, non in quel contesto almeno.
Se
avessimo dovuto iniziare a preoccuparci anche degli altri saremmo
finiti in un circolo vizioso che ci rinchiudeva in camere d'albergo
per l'ennesima volta.
Rob
mi sfiorò il ginocchio con la mano e mi ridestai dai miei
pensieri
per notare come la conversazione si fosse sposata sui nuovi bicipiti
di Taylor.. ancora.
“A
proposito di ormoni...” disse Rob riferendosi a qualcosa che
evidentemente non avevo captato. “Come sta la Jolanda,
Kris?”
Quasi
mi affogai con la coca-cola che stavo bevendo e ci mancò
poco che
sputassi nel bicchiere.
Lo
guardai attonita e lui di risposta alzò le sopracciglia
diverse
volte come a sfidarmi. Si stava divertendo, era evidente.
“Chi
è Jolanda?” chiese Taylor probabilmente
ringraziando Rob per
averlo tolto dall'imbarazzo della conversazione precedente. O forse
no..
“Ehm..
è.. mia cugina!” trovai subito una scusa.
“Allora,
tesoro. Come sta?”
Dio,
quanto adoravo questo stuzzicarci a vicenda.
“Sta
molto bene, amore.”
risposi calcando la parole come
aveva fatto lui. “E' molto più rilassata da quando
non vede Gil.
Non sente per niente la sua mancanza..” restammo a fissarci
negli
occhi sfidandoci mentre il mondo pian piano svaniva attorno a noi.
Cosa
mi aveva fatto questo ragazzo?
“Chi
è Gil?” chiese qualcuno. Forse Peter.
“Mio
cugino” rispose Rob facendomi ridere perché era
così palese che
stessimo prendendo tutti per il culo.
E
infatti non se la bevve nessuno solo Taylor che scioccamente ci
chiese come e quando si fossero incontrati i nostri cugini.
Che
idiota, pensai scherzosamente prima di alzarmi per riempire
il
piatto di noccioline.
Stavo
ancora sorridendo quando il mio buonumore iniziò a vacillare
appena
vidi Nikki apparire di fianco a me.
Potevo
notare con la coda dell'occhio che mi osservava e non mi piaceva per
niente.
“Che
c'è?” chiesi infine guardandola dritto negli occhi.
“Così
le cose vanno bene fra voi..”
Era
l'ultima persona con cui avrei mai voluto parlare di me e di Rob ma
in modo alquanto infantile non volevo nemmeno darle la soddisfazione
di credere il contrario o lasciarlo trasparire.
“Si
infatti.. più che bene..” sibilai tornando a
riempire altri
piatti.
“Mi
fa piacere”
Un
brivido di repulsione mi percosse il corpo e non potei fare a meno di
tornare a guardarla quasi schifata. “Piacere? Ti prego
Nikki.. non
hai fatto altro che mentirmi per tutto questo tempo...”
“Non
è del tutto vero Kristen, io volevo esserti
amica..”
“Per
favore.. vai a venderla a qualcun altro la tua amicizia. Magari
qualcuno a cui non hai raccontato solo palle..”
“Kristen,
mi dispiace..”
“No
Nikki! No! Io.. mi fidavo di te. E tu invece... tu sapevi tutto.. Hai
sempre saputo tutto. Hai sempre saputo quello che provava per me...
ma non lo digerivi.. perché?”
“Ero
invidiosa Kristen!” scoppiò moderando il tono di
voce.
Arricciai
gli occhi.
“Quello
che avete.. il modo in cui ti guarda.. Vorrei solo.. che qualcuno mi
guardasse così..”
Per
quanto capissi che stava facendo un grande passo confessandomi quelle
cose, non potevo lasciare da parte quello che consideravo una specie
di tradimento. Lei aveva sempre saputo e non aveva fatto altro che
metterci l'uno contro l'altra. Mi ero fidata di lei, avevo sbaglio e
me lo stava praticamente confermando.
“Mi
dispiace Nikki.. mi spiace che tu ti senta così.. ma non
bastano due
parole di scusa per cancellare come mi sento. La fiducia è
una cosa
delicata.. e da parte mia posso solo ringraziarti perché ho
imparato
a non fidarmi di nessuno se non di me stessa e di quello che
sento..”
Chinò
il viso nello stesso istante in cui sentii due mani posarsi sui miei
fianchi. Mi voltai e incontrai il suo viso ovviamente.
“Tutto
bene?” soffiò al mio orecchio avvicinando
impercettibilmente il
mio bacino al suo.
“Mm-mm”
annuii senza parlare e poggiai la fronte contro il suo viso chinato
sulla mia spalla.
“Vado
a fumare.. mi fai compagnia?”
“Certo”
risposi dolce forse perché erano bastate quelle poche parole
scambiate con Nikki a farmi rendere conto di quanto ogni nostra
azione gravitasse attorno a quelle dell'altro.
Senza
aggiungere altro lo seguii sentendo gli occhi di Nikki puntati
addosso.
Mi
dispiaceva per lei, davvero, ma era più un sentimento di
pena che di
pura comprensione. Anzi.. non la comprendevo per niente. Non poteva
pretendere che dimenticassi tutto così facilmente.
“A
che pensi?” chiese Rob.
Espirai
il fumo facendo delle piccole o.
“A
niente..” dissi infine visto che dopotutto non era niente di
importante.
Raccontai
brevemente la piccola chiacchierata con Nikki e lui non
sembrò per
nulla scomodato dalla situazione, probabilmente
perché come me
voleva iniziare a lasciarsela alle spalle senza ricordare
ulteriormente quello che ci aveva ferito in passato.
Restammo
a fumare in silenzio, seduti vicini finché non ci
raggiunsero Ashley
e Charlie chiedendo di unirsi a noi.
“Non
è che siamo di troppo?” scherzò Ash.
“Ma
che, scherzi?!” risposi invitandola a sedere.
Restammo
lì per un bel po'.. a fumare decisamente troppo ma in fondo
in
compagnia una sigaretta tira l'altra e il tempo prese a
volare.
Ashley
e Charlie si alzarono prima di noi quando ci chiamarono da dentro.
Rob aspettò che finissi la mia ultima sigaretta per poi
alzarsi e
tendermi la mano. L'afferrai per alzarmi ma lui mi attirò
velocemente a sé e mi trovai in un attimo fra le sue braccia.
Mi
allontanai piano per non dare spettacolo ma lui si chinò
velocemente
e prendendomi di sorpresa mi lasciò un rapido bacio sulle
labbra.
“Mi
mancavano..” si giustificò per poi carezzarmi la
guancia con un
tocco subitaneo e delicato.
Lanciai
un'occhiata a Ashley che facendo finta di non vedere sorrideva
insieme a Charlie.
Sorrisi
anche io per quello strano senso di libertà che avevamo. Era
una
strana libertà...
Sempre
limitata... ma almeno ora vivevo nella consapevolezza di non fare
nulla di male e non tradire nessuno.
Raggiungemmo
gli altri e salutammo velocemente per poi prendere un taxi insieme.
Mi
sedei accanto a Rob ma lui si scostò sedendosi di fronte a
me
inaspettatamente.
“Oh
nono, se da qui inizia la seconda parte della serata.. non ti
permetterò di iniziare la tua opera di persuasione
già dal taxi..”
Rimasi
impietrita non sapendo se dicesse sul serio. “Guarda che non
volevo
fare niente...” cercai di giustificarmi incastrando
istintivamente
le gambe nelle sue nello stesso istante in cui dei flash invasero la
macchina.
Dio
che fastidio quei paparazzi di merda.
Un
secondo dopo il tassista chiuse le porte per portarci in albergo.
Sembrava
un tizio simpatico, portava un cappello da cowboy e forse
apparteneva
davvero a una qualche tribù dati i lineamenti indiani che
marcavano
notevolmente il suo viso. Così.. visto che Rob non
sembrava per
niente propenso a cedere alle mie avance passammo il tempo a
chiacchierare con lui. Ci raccontò di sua figlia, di
quanto amasse
la saga e di come avrebbe certamente rosicato sapendo che ci
aveva
accompagnato in albergo.
Ci
fermò all'albergo di Rob aspettando forse che io continuassi
da sola
il viaggio fino al mio albergo poco più in là e
rimase sorpreso
nel vedere che invece scendevo anche io.
Ringraziammo
e pagammo ma prima che potessimo salire quasi si mise in ginocchio
per avere una misera foto. Io e Rob ci guardammo negli occhi e lo
accontentammo ridendo della situazione.
“Sai..
forse era il caso che andassi a dormire al mio albergo..”
dissi
mentre entravamo in camera poco dopo.
“Perchè?”
Bè..
non vorrei crearti troppi problemi.. o troppi scompensi
ormonali..”
“I
miei ormoni stanno benissimo..”
“Oh
d'accordo...” scrollai le spalle iniziando a togliermi la
giacca e
avvicinandomi a lui che si era seduto sul letto.
Mi
porta tra le sue gambe. “Allora.. non sarà un
problema se faccio
questo..”.
Mi
abbassai in modo lentissimo su di lui e chinando il capo di lato gli
baciai il collo lasciando che i capelli lo stuzzicassero proprio come
volevo.
Rabbrividì
sotto il mio tocco.
“..
o questo..” presi il palmo della sua mano iniziando a fare
grattini
che sapevo lo facevano impazzire.
“...
o questo...” mi misi a cavalcioni su di lui intrufolando le
mani
nei suoi capelli e attirandolo piano a me. Presi il suo labbro
inferiore tra le mie labbra e lo morsi delicatamente mentre i nostri
respiri si univano.
Sapevo
che avrebbe ceduto.. e infatti in un secondo il suo respiro divenne
affannato, le sue mani furono sulla mia schiena stringendomi a lui
mentre si stendeva sul letto trascinando anche me.
Lo
baciai ovunque mentre gli toglievo la camicia e lui mi liberava della
maglia.
Le
sue mani sul mio corpo si muovevano calde e vogliose, senza sosta e
sapevo che avevo vinto io.
“Dio
Kristen.. non ce la faccio più..”
“Ti
arrendi?” deglutii tra un bacio e un altro.
“Si..
si mi arrendo...”
“Ripetilo..”
“Mi
arrendo..”
Era
nelle mie mani!
“Rinunci
alla scommessa?”
“Si,
rinuncio. Ora basta, ti prego!”
In
un secondo le sue mani mi sbottonarono i jeans e fecero per entrare
ma le bloccai prima che arrivassero alla mia intimità.
“Cosa
c'è?” ansimò sulle mia labbra e non
potei fare a meno di farmi
scappare un riso.
“Ho
il ciclo” confessai a labbra serrate mentre cercavo di
fermare le
risate.
Ogni
suo movimento si bloccò, le sue mani, le sue gambe, la sua
bocca. Si
concentrò solamente negli occhi che si rispecchiavano nei
miei.
“Stai
scherzando, vero?”
Scossi
il capo divertita e il suo sguardo afflitto fu più eloquente
di
mille parole.
Lasciò
quello che stava facendo lasciando crollare il capo sul cuscino
dietro di se mentre io crollavo sul suo corpo scossa dalle risate.
“Non
c'è niente da ridere, traditrice che non sei
altro..”
“Si
invece.. perché ho vinto!”
“Cosa?
No, no, no, no, no! Tu non hai vinto tu mi hai ingannato!”
“Hai
detto che ti arrendevi, che rinunciavi alla scommessa, quindi ho
vinto”
“La
scommessa non parlava di rinunce e dichiarazioni, ma di tre settimane
senza sesso. Non abbiamo fatto sesso quindi è ancora
valida..”
“Mmmm..”
sbuffai baciandogli il petto per poi salire sul collo. “Come
vuoi..
ma solo perché mi fai molta pena.. tanto la vittoria
sarà mia..”
“Non
ti facevo così competitiva.. e soprattutto così
stronza..”
“Ehi..
modera i termini. Mai sfidare una ragazza indisposta. Potrebbero
saltarmi i nervi..”
“Oh
bè.. almeno farebbero compagnia ai miei...”
“Allora
è vero che ti costa resistere..” non era una
domanda, più una
constatazione di quello che in effetti costava uno sforzo difficile
anche a me.
“Mi
appello al quinto emendamento..”
“Sai
Rob.. anche se non facciamo sesso.. ci sono molte altre cose che
possiamo fare...”
“Ad
esempio?”
Mi
strusciai un po' sul suo corpo tirandomi su e trovandomi col viso
alla sua stessa altezza. “Potrei baciarti..”
bisbigliai sulle sue
labbra prima di poggiarci sopra le mie per un bacio lento e
innocente.
“Oppure..”
continuò lui. “io potrei...” ....
Fece
una lunga pausa prima di continuare. Portò lentamente le
mani sui
miei fianchi e in uno scatto veloce mi trovai sotto di lui
improvvisamente preda del solletico che le sue lunga dita creavano
sulla mia pelle nuda.
“No,
No Rob! Ti prego.. basta..” ridevo senza sosta annaspando in
cerca
d'aria per respirare.
“Rob!
Rob!” continuai senza esito sentendomi morire per la mancanza
di
fiato e per le risate che mi contorcevano la pancia.
“Rob..
non.. non respiro...” ansimai e infine mi lasciò
andare portando
le mie braccia sulla mia testa e abbassandosi per baciare ogni parte
del mio viso.
“Che
altro potremmo fare?” chiese quando mi lasciò
andare.
“Bè..
potresti stringermi a te”. Lo fece. “E io potrei
accoccolarmi sul
tuo petto..” Lo feci. “E potresti baciarmi i
capelli e farmi
addormentare cantandomi qualcosa..”
Lo
sentii sorridere e in un secondo le sue labbra furono tra i miei
capelli. Le sue mani carezzavano le mie braccia. Si allungò
ai piedi
del letto per coprirci con una coperta e tornando a stringermi a
sé,
prese a canticchiare qualcosa. Una melodia non chiara, forse
inventata, forse sconosciuta, forse nuova...
Non
lo sapevo.. sentivo solo la sua voce dolce che riecheggiava in ogni
angolo del mio cuore..
“E
ora?”
“Ora
potresti dirmi che mi ami.. e che sarà così per
sempre..”
Mi
baciò di nuovo i capelli.
“Ti
amo Kristen.. e sarà così per sempre..”
Sorrisi.
“Ti amo anche io Robert..”
E
lasciandomi cullare dalla sua voce mi abbandonai ai sogni.
POV
Robert
“Kristen,
posso sapere dove stiamo andando?”
“Mmmm..
no!” la sentii ridacchiare mentre piano mi lasciavo
trasportare in
quella salita chiedendomi dove cavolo mi stesse portando.
Quello
che aveva fatto era già fuori dalla norma che non avrei mai
creduto che avesse altre sorprese per me. Le avevo detto di non volere
niente
per il mio compleanno ma ovviamente non mi aveva dato ascolto, non
completamente almeno e nessuno fu più sorpreso di me
ovviamente nel
vedere i miei genitori in prima fila tra la gente che era al locale
per festeggiare, con pochi amici, il mio compleanno. Mi era bastato
un solo sguardo verso di lei per capire che era stata opera sua.
Mi
mancava la mia famiglia dopotutto e lei l'aveva intuito.
“Come..
come hai fatto?” le avevo chiesto incredulo dopo aver
abbracciato i
miei genitori raccontando loro delle ultime cose.
“Sai,
esiste una cosa che si chiama telefono” aveva risposto
scherzando.
“Mi spiace che le tue sorelle non ce l'abbiano fatta.. Lizzie
aveva
un concerto e Victoria non voleva lasciarla da sola..”
“Wow..
sai quasi più cose tu della mia famiglia..”
Vederla
sorridere e alzarsi sulle punte per baciarmi velocemente era stato il
più bel regalo che potessi ricevere e dopo quello che aveva
fatto
non mi aspettavo davvero altro, e invece ero lì con una
benda sugli
occhi a lasciarmi guidare da lei e a cercare di non inciampare ad
ogni scalino.
Con
mia enorme sorpresa Kristen si era trovata davvero a suo agio con i
miei genitori e forse era dovuto a tutte le volte in cui le avevo
detto di come parlavano bene di lei e di come non vedessero l'ora che
ci fosse un'occasione buona per fare una specie di “riunione
familiare” anche se io in realtà tremavo un po' al
pensiero.
Le
nostre famiglie insieme sarebbero state.. un vero casino! E poi
avrebbe reso tutto così ufficiale mentre io invece volevo
godermi
ancora un po' quella nostra intimità.. Tuttavia non me ne
preoccupai
più di tanto visto che con i nostri impegni futuri non ci
sarebbe
stata nessuna occasione almeno fino a novembre.
Avevamo
diviso il taxi con i miei genitori, io davanti e Kristen in mezzo a
loro e dopo averli lasciati al loro albergo Kristen chiese di essere
portati al suo.
Ed
era tutto quello che sapevo visto che una volta scesi mi aveva
bendato senza lasciarmi occasione di vedere alcunché.
“Siamo
ancora in hotel almeno?”
“Vuoi
chiudere il becco per favore?”
“Kristen,
che hai combinato? Non c'era bisogno di fare altro!”
“Non
è niente credimi... ora stai zitto..”
“Già
mi hai bendato gli occhi, se mi tappi anche la bocca..”
Non
mi lasciò finire e poggiò le sue labbra sulle mie
per mettermi a
tacere.
“Siamo
arrivati..” sussurrò poco dopo.
Sentii
solo un rumore di porta arrugginita che si apriva mentre lei mi
spingeva avanti.
Fece
partire una musica, una canzone che avevo sentito prima e di cui
adoravo le parole ma non mi ero mai soffermato a saperne il titolo.
“Ok..
ora puoi aprire..”
Finalmente
mi tolsi la benda e uno strano scenario si aprì davanti ai
miei
occhi.
Mi
ci volle qualche secondo per alzare gli occhi e trovare il cielo e
capire che eravamo sulla terrazza dell'hotel, ma era.. completamente
diversa, completamente ristrutturata, apposta per me.
C'erano
dei mini-lampioni alimentati a candela lungo tutto il perimetro, ai
lati si innalzavano due compensati che ritraevano le tipiche strade
di Londra con i pub del quartiere in cui avevo affittato casa, un
disegno sulla parete destra del compensato ritraeva la Soho House
dove passavamo buona parte della settimana. Mi girai intorno
osservando quella specie di Londra in miniatura. Era tutto stato
disegnato in prospettiva dando l'impressione di trovarsi davvero per
quelle strade.
Mi
voltai lentamente fino ad incontrare il suo viso, emozionato,
sorridente.
Ero
senza parole..
Cercai
di dire qualcosa ma le parole non riuscivano ad esprimere quello che
provavo in quel momento.
La
musica continuava a dire per me tutto quello che avrei voluto
esternare..
Senza
dire niente lei alzò le spalle continuando a sorridere e con
un
cenno della mano mi invitò a voltarmi di nuovo.
Feci
come indicatomi e avanzai di qualche passo per affacciarmi all'unico
lato del terrazzo che era libero da barriere.
Uno
spettacolo. La città era ai nostri piedi.. proprio come
tanti anni
fa e una chitarra era appoggiata alla ringhiera riportandomi indietro
a quei tempi.
Sentii
due braccia stringermi da dietro e improvvisamente mi sentii in
paradiso. Ero davvero in paradiso. Nient'altro sarebbe valso un
momento come quello.
Portai
le mie mani sulle sue stringendo la sua presa attorno al mio corpo e
infine le alzai per baciarle.
Mi
voltai ritrovandomi nei suoi occhi illuminati di gioia. Il suo
sorriso così spontaneo e bello..
“Kristen..”
sussurrai emozionato.
“Volevo
che non ti mancasse niente stasera.. So che non è la stessa
cosa..
Ma c'è un tetto, c'è la musica, c'è la
città ai nostri piedi..”
“E
ci sei tu..” la interruppi aggiungendo la cosa più
importante che
rendeva tutto diverso e speciale.
“Si..
ci sono io.. Ci siamo noi.. Non ho mai fatto niente del genere per
nessuno.. Non sono mai stato un tipo romantico... Ma per te.. per te
si...”
Sentii
i miei stessi occhi brillare a quelle parole.
“La
cosa più romantica che tu abbia mai fatto per me
è stato scegliere,
seguire il tuo cuore e affidarlo al mio.. Non smetterò mai
di
ringraziarti per questo...”
“Grazie
per non aver rinunciato.. Buon compleanno amore mio..”
Sentii
il cuore esplodermi mentre quelle parole accompagnavano la musica che
cresceva sempre di più..
Liberi..
“Vorrei
sapere cosa si prova ad essere liberi...
Vorrei
rompere tutte le catene che mi costringono..
Vorrei
poter dire tutte le cose che vorrei dire..
Urlarle,
così che tutto il mondo possa sentirle..”
Ripetei
insieme alla canzone.
“Vorrei
urlare quanto ti amo, vorrei che lo sapessero tutti quanto sei
straordinaria.. ma invece te lo sussurro, così che resti una
cosa
tra me e te.. un piccolo segreto...a cui nessuno avrà mai
accesso..”
Poggiò
le sue braccia sul mio petto e mi chinai dolcemente fino a far
sfiorare le nostre labbra.
“Ti
amo, amore mio..” e la baciai, la baciai come non avevo mai
fatto
prima, con tutto ciò che potesse esserci in me.
“Vorrei
potermi sentire come un uccello nel cielo..
Quanto
sarebbe dolce se sapessi di poter volare..”
Sorrise
stringendosi a me.
“Ho
un segreto da confessarti..” la cullai. “Anche io
credevo di
poter volare da piccolo..”
“Davvero?”
rise incontrando i miei occhi.
“Si..
credevo di poter saltare dal tetto di casa col costume di superman e
spiccare il volo...”
“E
com'è andata?” ridacchiò.
“Non
molto bene..” ammisi rabbrividendo al ricordo.
“Forse non l'avrei
fatto se avessi saputo che mi bastava aspettare te per volare.. per
sentirmi libero e alto nel cielo..”
Continuai
a muovermi dolcemente con lei tra le braccia. “Stiamo volando
Kris,
lo senti?”
“Si,
si lo sento..” la sua voce come quella di una bambina
emozionata
mentre stringeva le braccia al mio collo e si allungava per baciarmi.
Solo
dopo un po' notai qualcos'altro. Un materassino adagiato per terra
stile letto, con tanto di coperte e cuscini.
“E
quello cosa sarebbe?”
“Oh
bè.. pensavo che forse.. potremmo festeggiare come si
deve..”
“Mancano
ancora dieci giorni alle tre settimane..”
“Magari..
pensavo.. che potremmo trovare un compromesso...”
“Ti
ascolto..” risposi mentre mi conduceva piano verso quel letto
improvvisato.
“Bè..
tra poco saremo lontani.. e non volevo lasciarti andare
così...”
“Starò
via solo per qualche giorno..” sorrisi mentre ci stendevamo
piano.
“Ma
si sa che a Cannes si fanno brutti incontri.. Potresti conoscere
qualche bella attrice famosa e dimenticarti di me..”
Non
c'era ansia o timore nella sua voce e capii che era solo un modo per
provocarmi.
“Quindi
meglio passare una notte come si deve prima di tale evento..”
continuai io per lei. “In effetti ho dato un'occhiata alla
lista
degli ospiti e non è niente male..”
Mi
colpì leggermente senza farmi il minimo male.
“Allora
ti arrendi?” chiese lei.
“Solo
se ti arrendi tu..”
“Solo
se lasci che lo chiami Orlando..”
“Cosa?”
“Fa
parte del compromesso..” si avvicinò di
più alle mie labbra.
“l'Orlando Furioso” concluse eccitata. “E
poi dai.. molto
meglio di Gil, no? E Jolanda e Orlanda suona benissimo
insieme”
Risi
sul suo collo.
Si,
d'accordo, tutto, andava bene tutto. Non mi importava più di
niente.
“Si..
si...” sospirai abbandonandomi alle sue braccia.
“Chiamami come
vuoi...” sorrisi.
“Rob
guarda!”
Alzai
lo sguardo giusto in tempo per vedere lo strascico di una
luminosissima stella cadente che attraversava lo sprazzo di cielo che
si apriva sopra di noi.
“Che
bella..”
“Tu
sei più bella” risposi tornando a fissare il suo
viso che arrossì
in un secondo.
“Ti
concedo il desiderio, l'hai vista prima tu!” la baciai
aspettando
che facesse la sua scelta.
“Quello
che volevo si è già avverato..”. I suoi
occhi sinceri e luminosi.
E
sorridendo di quelle parole, mi abbandonai finalmente a lei.
Eccoci alla fine....
mmm.. che ne dite? Un pò noioso forse?
Ditemi voi..
per la prima volta devo dire che a me è piaciuto.. e mi sono
divertita a scriverlo.. anche se sembrava non finire più
o__o Mi
sono dovuta tagliare le mani arrivata a 20 pagine! hahahaha L'ho
scritto in una sola giornata dopo aver passato la notte in bianco!
Completamente!
Cioè io penso a cosa scrivere nei capitoli la notte prima di
addormentarmi.. e ieri sera.. (prima sera in cui andavo a letto a
un'ora decente), zero assoluto. Mi sveglio alle 2 e il capitolo
è lì.. davanti ai miei occhi, ogni dialogo o__O
bah...
Non ho scritto pensando che poi avrei fatto mattina.. Ma sonno non l'ho
preso comunque -__-
Mi sono messa a studiare sperando di averla vinta sull'insonnia..
cioè che cazzo! Dopo 3 pagine di storia io di solito crollo!
E invece no o___O So andata avanti dalle 3 alle 6... mah o__O A saperlo
mi mettevo a scrivere -_-""""
Assurdo.. vabbè.. dopo sta parentesi di cui non ve ne frega
na mazza XD mi dileguo sperando di sentirvi ancora
ç___ç
La canzone che ho messo è "I wish I knew how it would feel
to be free" dei Lighthous Family. Mi ha ispirata per tutto il capitolo
e le parole mi sembravano perfette! *__*
Come noterete ho aggiunto delle foto per far capire meglio i momenti
descritti hihi.
Ora.. la Jolanda... ahhahaha. Cioè l'altra sera sentivo la
Littizzetto in tv e Boom. Mi è venuta l'ispirazione hahaha.
Per l'Orlando invece un grazie alla mia more Crys, che mi ha dato
l'ispiration LOL
Un PS per Simo: Tesoroooooooo! Scusa scusa scusa! Ho così
tante cose da fare che non ho avuto nemmeno il tempo di rispondere alla
mail! Perdonami! Scusa! Comunque.. ti assicuro che non uso "quella
roba" ahahahaha. Mi sa che il mio PC è impazzito o__O bah..
ahahaha..
Risponderò finalmente alle recensioni col nuovo metodo di
risposta diretta ;)
Alla prossima! *_*
A
grande sorpresa.. eccola che torna...e (a doppia sorpresa) con
l'ultimo capitolo..Doveva
andare così...
Ci
sentiamo in fondo per una piccola nota infinita XD
Ah..
volevo solo linkarvi la canzone da cui prendere il titolo la FF =)
Non
so perché scelsi proprio quella.. Mi piace ma non
è una delle mie
canzoni preferite...
Boh
XD chissà che mi passava per la testa hahaha
Comunque
eccola ;) > Nothing
like you and I
E'
un capitolo un po' particolare e molto diverso dagli altri..
Mi
sembrava giusto scriverlo così.. Spero vi piaccia comunque ^^
Epilogo
Nothing
like you and I
“Non ci posso
credere! Hahahaha”
“La smetti di
prendermi in giro?” “No Rob! NON FARLOOO!
Hahaha” “Ti
ricorderai di questo lapsus in
eterno vero..?” “Nah..
diciamo solo per i prossimi
150 anni” “Oh
perfetto. Ti farò una targhetta
così potrai portartela nella tomba” “Haha.. dai!
Sei stata troppo
tenera.. come hai fatto a confonderti così?” “Che posso
dirti.. sei sempre nei
miei pensieri..”
“Spero
che tu sappia che ora pretendo
quello che mi spetta..” “E
sarebbe?” “Sarebbe il
bacio che mi hai negato
due ore fa.. facendomi sentire un perfetto idiota..” “Ti
darò molto di più... credimi..” …. “Non voglio
partire... Non voglio
lasciarti..” “Non devi
farlo.. Non stasera..”
“Mettilo al polso..” “Cos'è?” “Un laccio
della mi scarpa. So che ti
ho rubato l'idea ma in questo modo quando saremo lontani avrai sempre
un pezzo di me..” “Kris.. io
ho sempre un pezzo di te
ovunque vado; ogni volta che mi vedrai sorridere sarà
perché sto
pensando a te..”
'Mi manchi...' 'Ho bisogno di te come
l'aria.'
1 Giugno 2009. 3:45 a.m. Sono qui a scrivere
questa email. Non so se la leggerai. Sei stesa accanto a me, nuda.
Guardo la valigia sulla sedia, ancora vuota, sperando che magicamente
si riempisse da sole risparmiandomi il dolore di ogni movimento.
Sei stesa accanto a me, nuda. E vorrei svegliarti per guardarti negli
occhi ancora una volta sperando che la paura di non rivederli mi
abbandoni. Sono patetico, lo so. Eppure sono qui con una tua maglia
tra le mani, per assaporarne il profumo e respirarlo.. farlo
diventare mio. Credo che la porterò con me, tu non te ne
accorgerai
nemmeno. Dio quanto vorrei svegliarti, ma il tuo respiro è
così
tranquillo.. Sei così dolce quando dormi che ho paura di
spezzarti
con una sola carezza. Mugoli quando lo faccio, rabbrividisci quando
la mia mano sfiora la tua pelle nuda e anche quando dormi non fai che
rendermi tutto più difficile.. Come posso lasciarti..? Ecco.. stai aprendo
gli
occhi... Finalmente posso
vederli
di nuovo..
Scusa amore devo lasciarti per.. venire da te...
20 Giugno 2009. So che avevamo detto
di
essere forti, so che ti avevo promesso di non piangere ma non ci
riesco. Fa troppo male senza di te. È facile dirti che va
tutto bene
quando sento la tua voce.. ma poi il telefono torna muto.. e io
insieme a lui. Come sei riuscito a
farmi
questo? Sono spaventata a morte.. e lo sai perché. Sono
spaventata
dall'idea della distanza, spaventata dalla realtà che ci
divide e
dagli ostacoli che il destino continua a imporci. Lo stesso destino
che ci ha portati insieme è quello che ci mette
continuamente alla
prova. Credi sia giusto? Io
non
lo so.. Non so più niente.. Solo che senza di te non respiro.
'Ho voglia di te
<3' 'E io ho voglia dei
tuoi capelli. Già mi mancano!Ti prego! Ripensaci!'
“Ok,
prometti di non ridere” “Kristen..
dai.. per chi mi hai preso?” “Non
ti piacerò così.. già lo so. Non mi
piaccio nemmeno io. Sembro una
barbona.” “Smettila
e fa vedere” “O..ok...
accendi la webcam” … “Hahauhahahahah” “ROB!
Avevi giurato di non ridere!” “Hahahaha
scusa hahaha ma ribadisco. Meglio accettare i soldi che ti avevano
offerto per non tagliarli..” “Sei
proprio uno stronzo..”
“Che..
che cosa ci fai qui..?” “Sei
incinta?” “C..cosa?” “Lo
sei?” “No
Rob! Che ti salta in mente?” “Ho
letto che..” “Oddio..
da quando leggi il gossip?!” “Da
quando ti sento distante da una settimana a questa parte; da quando
mi faccio New York-LA in una notte solo per venire da te e non ti
avvicini nemmeno..” “Io..
io...” “Kris..” “Ho
creduto di esserlo. Ho avuto un ritardo..” “Perché
non me l'hai detto?” “Non
lo so.. ho avuto paura. Scusa” “Non
scusarti. Tu non devi avere paura di me. Non voglio che tu abbia
paura di me. Mai” “D'accordo...
scusa..” “Vieni
qui..” … “Dio
quanto mi sei mancato..” “Anche
tu amore mio, anche tu.. E sai.. mi dispiace che tu non sia
incinta.”
“Oh
Cristo Rob! È stato.. è.. stato..” “Lo
so!! Dio! Dovremmo stare separati più spesso!”
'La smetti di
fissarmi? Mi stai mangiando con gli occhi!' 'Scusa, mi diverto a
far sentire Taylor il terzo incomodo.' 'Non ti facevo
così
stronza.' 'Non mi conosci bene
dopotutto..' 'Aspetta di essere
soli in albergo.. e ti esplorerò fino in fondo..'
“Kristen...
andiamo a vivere insieme..” “Cosa?” “Si...
io e te..” “Rob,
viviamo praticamente insieme da mesi..” “Ma
non così.. Intendo in una casa che sia nostra.. che sia solo
nostra.. E'..
è troppo per te..?” ….
“No.. non ne ho mai abbastanza di te..”
“Rob!
Hahaha! Sei ridicolo! Hahaha!” “Non
c'è niente da ridere! Per poco non ti infilava la lingua in
bocca! E
meno male che c'ero io!” “Hahaha
ma ti senti?! Stai parlando di Taylor! Ti prego!” “Non
me ne fotte! Da dove è nata tutta questa
confidenza?!” “Haha..
sei dolcissimo quando sei geloso, soprattutto quando lo sei
inutilmente.. cioè sempre!”
“Rob..
grazie.. è.. è molto carino...” “Ti
piace davvero? E' una Camelia di Chanel. Semplice e delicata, soffice
e determinata. Proprio come te..” “E'
perfetto..” “Mettilo!
E consideralo già un anello di fidanzamento..”
“Ok,
questa ora me la spieghi!” “Cosa?” “Mi
piacerebbe essere un papà giovane..?” “Bè..?” “ROB!” “Kris
ho solo detto quello che mi passava per la testa che, guarda caso,
coincideva con la verità. Tu non ci pensi mai?” “Di
certo non adesso.. Ho solo diciannove anni..” “E
allora?” “Allora??
Allora è troppo presto..” “E
chi lo dice?” “Senti..
ne parliamo a voce, ok? Per telefono sei ancora più
intrattabile..” “Non
lo dimenticherò..” “Immagino..”
“Ok!
Allora, facciamo un bambino!” “Gesù,
ancora con questa storia?” “Hai
detto che ci avresti pensato!” “No,
ho detto che ne avremmo parlato. È diverso..” “D'accordo.
Parliamone!” “D'accordo.
Non c'è niente di cui parlare. Mi dispiace essere
così..
irremovibile.. ma io davvero non me la sento Rob.. non ora...” “Oh...” “Cosa..?” “No
niente..è che.. cioè.. ho sostituito le pillole
con le mentine...” “Cosa?” “E
ho bucato i preservativi..” “Ti
prego.. dimmi che stai scherzando..” “Si..
ma la tua espressione mi ha parlato! Era carica di speranza! Tu lo
vuoi un bambino solo che ancora non lo sai! Immagina Kris: una bella
bimba che gira per casa, che ti chiama mamma, che si butta tra le tue
braccia..” “Tu
stai male”
“Good
job! Veniamo sull'isola dei vecchi per non farci notare e veniamo
fregati da una bambina” “Dai
Kris.. Come potevamo dirle di no? Era così dolce.. e poi lo
sai che
quando si parla di bambini..” “Okok..
ricevuto. Ti prego. Non iniziare..”
“Non
ci credo! Che figura di merda! Kate Winslet mi viene a parlare e io
riesco solo a blaterare qualcosa sul trucco, come una perfetta
deficiente! Che grande idiota! Vorrei tanto prendere a pugni quella
testa di cazzo che le ha detto che moriva all'idea di
incrociarla!” “Ehm..
la testa di cazzo sarei io..” “No...
scherzi...” “No..” “Cosa!?
Ma perché l'hai fatto?! Ora penserà che sono una
povera mentecatta
che manda il ragazzo a spianarle la strada quando non sa come
muoversi!” “Kris!
Io l'ho incrociata per caso, abbiamo scambiato due parole, le ho solo
detto che l'ammiri molto. L'idea di venire da te è stata
sua..” “Ah....
mmmm... ah allora grazie!” …..
“Devo
per caso essere geloso? Stai conquistando tutta
l'Inghilterra..” “Oh
si.. non c'è più spazio nel mio cuore per
te!” “Ha-ha.
Divertente” “Sono
un tipo divertente infatti” “Ti
ho già detto quanto sono orgoglioso di te?” “In
generale o negli ultimi dieci minuti?” “Sono
orgoglioso di te.. Sei davvero.. unica e non so come ho fatto ad
avere questa fortuna.. Sono orgoglioso di stare con te..” “Dai...
funzionava con voti da casa... Si saranno messi lì a
cliccare 24 ore
su...” “Tu
proprio non riesci a vederti per quello che sei, eh?” “...
Credo di no..” “Allora..
ti fidi di me..?” “Si..
mi fido di te..” “Bene..”
“Grazie
per essere venuta.. grazie per esserci stata..” “Rob..
non dirlo nemmeno. Io ci sono sempre, senza che tu me lo chieda.. Ma
ammetto che avrei volentieri fucilato quella mezza scopa biondo
platino che dal suo metro e cinquanta di altezza cercava a tutti i
costi di imitarmi..” ….
“Ti amo da morire.. gelosona mia..” “Ti
amo anche io.. e non sono gelosa...”
“Allora?” “Allora
niente! Nessuna di queste case va bene! Non sono fatte per
noi!” “Kris
è la quarta che vedi stamattina..” “E
allora? Dovrei essere io quella insofferente! Insomma, tu te ne stai
in Europa a girare film hot con attrici sexy, bellissime e
sicuramente ben disposte mentre io sono in giro a cercare la nostra
casa.. e hai anche il coraggio di contraddirmi?! Ti avviso che sono
indisposta..” “Io
non ho detto nulla...” “Cazzo!” “Cosa?” “Ho
sbagliato macchina!” “Hai..
cosa..?” “Ho
sbagliato macchina! Che idiota! E' tutta colpa tua! E non
ridere!” “Hahauhauahaua
pretendi troppo... hahahahaha...”
'Non vedo l'ora che ti
crescano i capelli. Mi mancano troppo.'
“Rob..
non te la prendere, dai..” “Si
che e la prendo cazzo! Anzi, non me la prendo! Sono incazzato nero!
Non la faccio questa stupida premiere all'ultimo minuto! Voglio
proprio vedere come fanno!” “Rob,
lascia stare per cortesia. Non importa.. davvero.. Non era necessario
per me che tu fossi qui.. sai.. non mi importa...” “Ma
a me si! Non è giusto Kris...” “Lo
so..” “Io
volevo solo vederti... Sto impazzendo..” “Lo
so, amore. Anche io..” “Per
quanto ancora saranno capaci di controllare le nostre vite..?” “Per
poco.. credimi. Lo sai. Ancora per poco... Ce la faremo..” “Non
lo so..” “Si
che lo sai! Lo hai sempre saputo.. Ce la faremo.. Me lo hai insegnato
tu..”
“Buon
Compleanno amore mio...” “Rob..
è.. è tutto perfetto... Tre bottiglie di
champagne? Hai intenzione
di farmi ubriacare..?” “In
effetti si. Ho intenzione di farti perdere i sensi così mi
dirai di
quando di chiederò di sposarmi..” “C..cosa!?” …
“Sposami, Kristen.” “Sei
impazzito?” “No..
e non sto dicendo di farlo adesso. Voglio solo che tu sappia che
quando vorrai e quando ti sentirai pronta... Sarai mia per sempre..
ovviamente se lo vorrai..” …
“Rob.. io sono già tua per sempre. Lo sono sempre
stata...” “Quindi...
è.. un sì?” “Era
già un sì quando me lo chiedevi per scherzo due
anni fa tra un ciak
e l'altro..” “Non
l'ho mai detto per scherzo.”
“Mi
piace fare la doccia insieme..” “Oh
anche a me..” “Come
devo fare con te, mia piccola insaziabile pervertita..?” “Mi
hai viziato troppo..”
“Senti
Rob. Ne abbiamo parlato. Io ti amo, davvero.. darei la mia vita per
te.. Ma per niente al mondo un bambino uscirà dal mio
corpo.”
“Non
posso credere che tu l'abbia detto!” “Che
avrei dovuto dire?” “Ma
che ne so! Però che cazzo.. Non bastava solo Oprah a
mettermi in
imbarazzo! Non sapevo che dire!” “Perché
lo rendi un problema. Fai come me: abbandonati all'idea di una bimba
per casa e sarà tutto più spontaneo,
fidati!” “Sei
davvero impossibile!!!”
“Ok,
ora basta! Mi sono rotta il cazzo! Queste palle mi fanno girare
quelle che non ho! E' un'idea folle!” “Ma
no! E' perfetta!” "Rob!
Non posso fare il giocoliere mentre salgo per le scale con i tacchi!
Mi vuoi morta?!” “Kris,
hai mai visto il Best Kiss di Ryan Gosling e Rachel McAdams?” “Si..
e guarda che fine hanno fatto!” “Ma
è stato epico!” “Ma
non era un numero da circo!” “Così
mi offendi.. Non è un numero da circo...” “A
te strani copioni ti fanno male..” “Andiamo
piccola..” “Ho
detto di no Rob.. inutile che mi chiami piccola. Fanculo la tua idea
brillante. Facciamo a modo mio! Oh!” “Ah
certo.. e infatti si è visto com'è andata l'anno
scorso..” “Shut
up!!”
“Tu
mi hai ringraziata! Perché l'hai fattooo? Eravamo d'accordo
di non
farlo..” “Lo
so ma.. scusami.. Più non volevo pensare a te più
invece mi
sembravi l'unica persona da ringraziare davvero.. Io.. io ti devo
tutto Kris.. non lo capisci...” “Sei
davvero incorreggibile Flippy..”
“Rob..
dai..” “Kris,
no! Niente Rob, dai.
Minacce di morte sono una cosa seria! Non voglio
sentire storie! Aggiungerai due delle mie guardie alle tue! Ste
stronze del cazzo!”
“Pensi
mai di non riuscire a farcela? Che tutto sia semplicemente
troppo..?” “Si..
a volte ci penso.. ma solo per un secondo.. perchè poi penso
a te e
il resto scompare”
“Dai,
dillo che ti piacciono i matrimoni..” “D'accordo,
mi piacciono i matrimoni; ma il nostro sarà divertente e
meno
sdolcinato. “Ci
sto!”
'Grazie per la
chiacchierata di due ore.. è stato divertente.' 'Già.. lo
sarebbe
stato di più se fossimo stati nella stessa stanza.' 'Non so se ci sarebbe
stato un commento audio al film in quel caso. Mi manchi così
tanto
che ti sarei saltata addosso.' 'Lieto di sentirlo.
Vedi di non sfogare con i colleghi di set.' 'Idiota.. ' '<3' '<333'
“Rob!
Oh mio Dio! Che ci fai quiiii?!?!” “Sorpresa...” “ODDIO!
SEI QUI!!” “Si..
si sono qui...”
“Kristen..
se davvero ci tieni, il film posso produrlo io..” “Davvero..?” “Certo...
Parlane con tua madre.. Magari vediamo di dare avvio a questa casa di
produzione..” “Cosa
ho fatto per meritare un ragazzo come te..?” “Niente..
sei solo stata te stessa..”
“Come
sempre, esci per prima e poi fai andare me avanti. Appena mi corrono
incontro, tu fila in macchina!”
“Mi
dispiace.. ti hanno seguito tutto il giorno..” “Non
importa..” “Odio
tutto questo..” “No..
non odiarlo.. Io lo amo. Amo te e questa casa e non la scopriranno
come l'altra... Per nessun motivo al mondo..”
“Mio
dio ma l'hai vistaaaaa?!” “Chi?” “Renesmee!
Cioè.. la bambina che farà Renesmee! Si chiama
Mackenzie! Che nome
dolce! E Bill aveva ragione Kris! Potrebbe essere nostra figlia! E'
la tua fotocopia! Mio dio che emozione! Ho mia figlia sotto gli
occhi! So già come sarà..” “Non
iniziare..” “Io
non inizio... io continuo...” “Bè..
si.. sembra molto dolce.. E' carina..” “E'
stupenda! Non vedo l'ora di incontrarla! Magari ti porta a galla un
po' dell'istinto maerno che hai sepolto da qualche parte negli oscuri
meandri della tua femminilità..” “Ha-ha” “Sarà
sicuramente dolcissima anche dal vivo!”
“Quella
piccola peste è proprio una sanguisuga!” “Che
c'è, amore? Ti è passata la voglia di avere una
bambina..?” “Al
contrario! Mi alletta sempre di più.. anche
perché a conti fatti
quella che ci rimette sei tu con tutte le parolacce che dici davanti
a lei..”
“Sai..
forse non dovremmo affacciarci. Abbiamo entrambi i capelli
bagnati..” “E
lo sbaglio in questo sarebbe che..?” “Penseranno
che siamo appena usciti dalla doccia..” “E
lo sbaglio in questo sarebbe che...?” “Bè..
penseranno che siamo usciti dalla doccia insieme...” “E
lo sbaglio in questo sarebbe che...?” “Lascia
stare...” “Hahaha..
Vieni. Andiamo a salutare i nostri sudditi, mia Regina.”
“Sai,
mi piace quest'isola.. che ne dici se ce ne stiamo qui? “DISPERSI
DURANTE LE RIPRESE! MORTI AL 99%. Si.. mi piace... ma come
viviamo..?” “Ovvio..
Io Tarzan, tu Jane.”
“Adoro
venire qui.. adoro questa città..” “Si
l'adoro anche io.. e venirci con te... Mi sento ancora più a
casa..
E' il paradiso..”
“Cioè..
tu.. tu hai scritto questa canzone per me..?” “Già..” “Quando..?” “Molto
tempo fa.. quando credevo di averti perduta.. quando credevo di non
poterti avere...” …. “E
dimmi Robert Pattinson... ti sei davvero innamorato per l'ultima
volta?” “Decisamente..
e tu..?” “Hai
davvero bisogno che te lo dica?”
"Si..."
"Decisamente..."
“Buon
anno amore mio..” “Buon
anno anche a te... Posso baciarti?” “Devi
baciarmi.”
“Rob..
ma che stai...? perché ti stai vedendo questo film..? “Non
ce la posso fare.. sei troppo un mostro in questo film..” “Hai proprio
una fissa per me con quei panni eh? Se vuoi ti faccio uno
spogliarello personale..” “Oh
si ti prego... Bene.. ora sono arrapato. Problemi tuoi!”
“Eri
bellissima stasera... Eri una stella.. Eri il mondo.. Sei il
mondo..”
'Auguri amore! *-*' 'O.o E'.. è S.
Valentino?!' 'No..' 'Anniversario?' 'No..' 'Compleanno..?' 'No. -.-" ' 'Allora auguri per
cosa..? o_O ' 'Nessun motivo. Ho
bisogno di un motivo per dirti quanto ti amo...? ' 'ç___ç
sei unico.. Ti
amo anche io <3'
“No
comunque, seriamente! Il pancione ti dona troppo.. Mi fa stare male
vederti così.. Kris.. ti preeego!” “Rob..
smettila!”
'Non dirle che
l'amerai per tutta la vita. Dille che l'ami ogni giorno di
più.
Era in un cioccolatino, e ho pensato a te. Xxx'
“Come
mai non siamo mai venuti qui sopra prima? Non posso credere che ci
siamo sempre persi questo spettacolo..” “Già..
bè, ringrazia Bear. Non so come c'è finito qui
sopra ma se non
l'avesse fatto non ci avrei mai pensato..” “Dio..
guarda quante ce ne sono.. Uh! Una stella cadente! Esprimi un
desiderio! Che non sia un bambino!” “Oh.. Allora
non ho altro da desiderare...”
“L'hai
fatto vero..? Quando è caduta la stella.. l'hai desiderato,
vero?” “Non
vorrai dare la colpa a me ora? Si chiama ciclo della vita Kristen...
Ma... sì.. ammetto di averlo desiderato.” “Lo
sapevo! E' tutta colpa tua! Sei incredibile!”
___
“Kristeeeen!”
saltai quando lo sentii chiamarmi dall'altra stanza e istantaneamente
nascosi il diario sotto il cuscino.
“Si?”
risposi quando lo vidi entrare armato di mestolo e grembiule. “Come
sto?” “D'incanto..” “Bene.
Ti consiglio di immortalare questo momento perché
sarà l'ultima
volta che mi concio così..e... perché senza
dubbio non so chi
uscirà vivo dopo quello che cucinerò.. quindi a
tuo rischio e
pericolo...” Sorrisi
e alzandomi dal letto con delicatezza presi la macchina fotografica e
mi avvicinai a lui per farci una foto. Scattai mentre lui mi dava un
bacio sulla guancia ma ovviamente non venne immortalato
alcunché del
suo stile. “Dai
a me..” mi prese la macchinetta dalle mani e dopo aver
esplorato
per qualche secondo il territorio intorno a sé la
poggiò sul comò,
importò l'autoscatto e tornò da me. Si
chinò per poggiare il suo orecchio sulla mia pancia, proprio
accanto
alla sua mano.. “Sorridi
piccola..” sussurrò al pancione prima che partisse
il flash. “E'
perfetta..” confermai quando la vedemmo. “Tu
sei perfetta...” si chinò per baciarmi mentre mi
stringeva a sé. “Vieni
ad assistere ai miei esperimenti..?” “Ovvio.
Inizia ad andare.. ti raggiungo tra cinque minuti..” “D'accordo..”
sorrise, mi carezzò il pancione è
sparì dalla camera. Sospirai
felice lanciando un'occhiata al diario che si intravedeva da sotto i
cuscini e ringraziando il cielo che non l'avesse notato. Forse
era stato stupido ma scrivere quei pezzi di vita mi era stato
indispensabile.. Chissà..
forse un giorno glielo avrei fatto vedere, forse un giorno, quando
saremmo stati vecchi, l'avremmo letto insieme.. La
nostra storia.. Passo
dopo passo. Ricordo
dopo ricordo.. Forse
anche lui ne aveva uno.. Ormai avevo imparato a non dare nulla per
scontato e la vita con Rob era una continua sorpresa.. Come
quella piccolina che portavo dentro di me.. Sorrisi
carezzandomi la pancia e pensando a come fosse possibile che era
esistito un tempo in cui mi risultava inconcepibile una cosa del
genere.. Senza
pensarci aprii il diario nel punto in cui mi ero fermata, ma non
avevo tempo di continuare a leggerlo. Saltai
all'ultima pagina.. Il
ricordo del giorno prima..
-
“Ok.
Allora si estrae tra Joy e un nome a caso scelto da me..” “Io
continuo a ritenerla un'idea assurda. Non possiamo trovare un punto
d'incontro?” “No..
” “Rob..
non capisco! Perché non vuoi dirmi qual è l'altro
nome? E poi avevi
proposto tu il nome Joy! Ricordi? A me non convinceva e tu invece
l'adoravi!” “Ho
cambiato idea!” “BENE!
ESTRAIAMO!” …. “Uh..
sei fortunata.. è uscito Joy!” “Grazie
al cielo! Ora fammi vedere l'altro nome..” “Ehm...” “Ma..
c'è scritto Joy anche qui!” “Ma
dai.. davvero??” “L'hai
fatto apposta, vero? Hai architettato tutto così che
nell'incertezza
di un nome possibilmente orrendo mi convincessi a scegliere
Joy!” “Bè,
comunque ti piace no? Siamo d'accordo!” “Ti
odio..” “Oh
grazie, luce dei miei occhi! Ti amo anche io”
-
Mi
trovai a sorridere e mi ripresi solo quando sentii Rob chiamarmi di
nuovo per chiedermi che fine avessi fatto. “Arrivo
subitooooo” urlai di rimando per poi prendere la penna
accanto a me
e scrivere il ricordo di quella mattina..
-
“Rob..
hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita se non avessi
lasciato l'Inghilterra..?” “Si...” “E
ne sei mai stato pentito..?” “No...” “E
cosa.. cosa credi che staresti facendo in questo momento..?” “Credo
che starei facendo esattamente quello che sto facendo ora.. E sai
perché..? Perché per noi era destino e se non ci
fossimo incontrati
a quel provino.. ci saremmo trovati in altro modo...” “Lo
credi davvero..?” “Si..
lo credo davvero... L'ho sempre creduto.. dal primo momento in cui ti
ho vista.. perché.. non
c'è niente come me e te..”
-
Chiusi
la penna, serrai gli occhi, strinsi il libro ispirandone il profumo
per qualche secondo.. e prima di posarlo al sicuro nell'ultimo
cassetto dell'armadio non potei fare a meno di fermarmi a guardare
quella che era la scritta incisa sull'album.. Una
scritta che non mi aveva mai colpita, fino ad allora.. Che
fosse un caso anche questo? 'Aveva
ragione Rob; era sempre stato destino' pensai mentre con le dita
carezzavo la piccola incisione sul diario, rendendomi conto per la
prima volta di quanto fosse vera. Nothing like you and
I.
Bene..
sono arrivata alla fine di questa storia.. Dire che ci sono arrivata
non è del tutto corretto visto che
“tecnicamente” non sono
riuscita a portarla a termine nel modo in cui volevo.. ma non
è
completamente dipeso da me..
Molte
di voi mi hanno chiesto per quale motivo non avessi ispirazione per
questa storia, per quale motivo non l'aggiornassi.. Bè..
spiegarlo
mi è sempre stato difficile.. Ora tento di nuovo in modo che
magari
chi è arrivato a leggere anche questo epilogo possa capire.
Vedete..
io adoro questi due.. ed è proprio il motivo che mi spinse
ad
iniziare questa storia e che mi faceva scrivere anche tre capitoli a
settimana...Perché..
era tutto quasi un mistero.. era tutto così implicito e
nascosto che
immaginarne i retroscena era divertente.. e anche romantico..
Ho
sempre puntualizzato che ho cercato, con questa storia, di basarmi
quanto più possibile sui fatti reali.. ma purtroppo quando
mi sono
rimasti solo quelli allora mi sono andati stretti e mi sono cadute le
certezze, l'ispirazione,
la voglia, la spinta..
perché
scrivere vuol dire immaginare, creare, vagare con la mente, esplorare
migliaia di possibilità e non restare chiusi all'universo
che la
stessa realtà propone.
A
quel punto non c'è più divertimento...
Ho
adorato scrivere i primi capitoli di questa storia perché,
forse
qualcuno lo sa ormai, io adoro, AMO, venero, l'inizio di ogni storia
d'amore. Credo che sia senza dubbio la parte migliore.. La parte in
cui credi di sapere tutto e invece non sai niente.. La parte in cui
uno sguardo, una parola, una battuta, una frecciatina... tutto ha una
sua
vita e un significato. Ogni piccola cosa è così
minimamente importante che
descrivere quei tempi era davvero quello che mi mancava di questa FF.
Ormai..
essendo arrivata in tempi in cui quello di cui volevo davvero parlare
era passato non c'era più stimolo; senza contare che di
certo non
poteva essere la storia infinita hehe.
Non
so se riuscite a comprendere.. Ma ormai la mia mente è
inevitabilmente cresciuta e viaggia verso altre
“trame”... Di
conseguenza essere costretta a seguire una trama scritta dalla
realtà
non mi dava per niente stimoli a farlo. Avrei potuto continuare,
certo. Avevo in mente scene da descrivere capitolo per capitolo.. Ma
in fondo.. perché avrei dovuto continuare a farlo?
Io
non sono né Rob né Kris. Questa, la
realtà, è la loro vita e io
non voglio scrivere della loro vita reale, perché non
è giusto e
con l'andare avanti nella storia infatti mi è risultato
sempre più
difficile..
Il
mio errore è stato non avermi saputo dare un freno.. e non
averlo
fatto nemmeno fino ad ora..
Diverse
volte ho pensato di concluderla ma non ero mai riuscita a farlo..
E
invece ieri sera ho sentito che era giusto così.. era giunto
il
momento.. e non sapevo come farlo se non in questo modo.
Non
so se “la struttura” di quest'ultimo capitolo vi
sia piaciuta. Io
la considero un po' un esperimento. Il ridurre ogni cosa
all'essenziale.. alla semplicità pura e quotidiana..
Senza
troppi giri di parole.. senza descrizioni.. puri e semplici
ricordi...
A
me nemmeno convince molto XD Ma la scrittura serve anche a questo.. a
mettersi in gioco...
Bè..
comunque è stata davvero una strana avventura.. Partita col
turbo e
finita col rallentatore XD Buhauhaua.. chiedo perdono e ringrazio le
persone che mi hanno spronato e mi hanno fatta sentire bene in molte
occasioni. Spero che il finale non vi abbia deluso ^^
Se
davvero dovessi ringraziare qualcuno in questo momento.. ci sarebbero
un casino di persone, tra
cui una mia amica di scuola (che non sa nemmeno dell'esistenza di
questa storia) per aver portato Twilight in classe
e avermelo
prestato..
Ma
da ringraziare, di base, ci sarebbero solo Rob e Kristen
perché è
grazie a loro che sono arrivata qui. E non parlo della storia in
sé..
parlo di quello che si è creato attorno a questo universo..
Parlo
della passione per la scrittura che mi ha portato verso altre
strade.. Chissà cosa starei facendo adesso se non fosse
andata
così..?
Parlo
delle emozioni che ho provato, delle persone che ho incontrato, delle
amicizie che ho trovato..
In
questo consiste la magia di tutto ciò.
Ringrazio
le persone che hanno seguito la storia dall'inizio, coloro che hanno
recuperato un capitolo dopo l'altro, (in particolare ringrazio: Sere,
Cate, Mel,
Laretta, Leti, Ross, Gessy, Macryne, Vita, Crys, Fede <3),
ringrazio
Samy (che con santa pazienza ha commentato ogni capitolo arretrato
o____o), ringrazio Anto (perché.. bè
perché esisti u.u), ringrazio
le mie sorelline: Leti/Coglia per essere così folle, per
avermi
mandato quella mail, per aver indotto quel contest che è
stato
l'inizio di una grande amicizia; e Cloe per essere una delle poche
persone che riesce a farmi ridere anche quando sono totalmente
giù..
e per tutti gli “omg paranormal!”, per avermi fatta
crescere e
avermi dato qualcuno a cui aspirare...per condividere questa passione
con me; (ricorda u.u male che vada sta sempre la casetta sul lago che
ci aspetta
u.u) hahahaha.
Ringrazio
Will, (che con il suo entusiasmo ti rende tutto piacevole), per essere
la sorella minore che non ho mai avuto.. e per essere così
come
sei... (te gusta il "The end?" u.u hahaha)
E
infine.. mi è d'obbligo un enorme ringraziamento a Simo, che
è
stata senza dubbio la mia sostenitrice più accanita XD
Hahahaha!
Grazie per gli stimoli e per gli scambi di email tesoro. Grazie
davvero mille perché so che hai i millesimi di secondi
contati ma ne
hai sempre trovato un o per commentare questa storia. Spero davvero
di non averti deluso e sappi che se sono andata avanti, molte volte
è stato merito tuo.
Spero di non aver dimenticato nessuno :/ Se è
così perdonatemi.. ho dormito letteralmente 30 minuti la
scorsa notte.. e sto crollando... Ma dovevo assolutamente scrivere la
parola "Fine" a questa storia.
Ringrazio
tutti i preferiti, i seguiti, le storie da ricordare. Coloro che
hanno letto una riga o due, coloro che hanno abbandonato subito XD
Coloro che hanno pazientemente aspettato con me l'evolversi della
vicenda, ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un'opinione a
questa storia..
Non
avete idea di dove mi avete portato...
Grazie
mille!!!
PS:
u.u Da notare l'immancabile presenza di Joy anche qui u.u Buahauhaua
Sono proprio un caso disperato T____T voglio sta bambina T_____T
hahahaha