Completezza

di Rimhia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: Sogno ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: Nuotata nel passato ***
Capitolo 4: *** Cap. 3: Incontri nelle Terre Ignote ***
Capitolo 5: *** Cap. 4: L'arrivo ***
Capitolo 6: *** Cap. 5: La festa ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: Pranzo, partenza e... risate ***
Capitolo 8: *** Cap. 7: Catturata ***
Capitolo 9: *** Cap. 8: L'insegnante del principe ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Completezza prologo
Prologo

Dalla vita ho ricevuto molto e ringrazio i miei genitori perché sono stati loro a donarmi la felicità che mi accompagna dalla mia nascita, ma sento che mi manca ancora qualcosa. Mi sento incompleta senza di essa, però non so di cosa si tratti.
E' per questo motivo che mi incamminerò per scoprirlo e sentirmi finalmente completa.



Angolo autrice:

Non ci credo!!! O.O L'ho pubblicato davvero!
Allora, credo sia meglio che ritorni in me stessa...
Intanto vi dico, come già anticipato, che questa è la mia prima ff e, sinceramente, non ero tanto sicura di pubblicato, ma mi sono decisa, anche grazie a myra96 (Grazie tesoro! >.<), a pubblicarlo.
Grazie per averlo letto e, se vi ho incuriosito un po' (forse sono parecchio ripetitiva... =.=), ne sono molto lieta.
Alla prossima! ^-^

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Capitolo 2
*** Cap. 1: Sogno ***


Completezza 01 Sogno
Sogno

-Sicura di quello che fai?- chiese preoccupata la donna appoggiata al muro di quella stanza.
-Sì, mamma.- rispose decisa la giovane ragazza davanti alla madre mentre terminava di sistemare ciò che le sarebbe servito.
-Inutile trattenerti qui, vero?- constatò la donna sospirando rassegnata e incrociando le braccia al petto.
-Già! Ormai ho deciso!- ripeté seria la giovane.
-E' ufficiale! Sei testarda quanto tua madre, ragazza mia.- scherzò l'uomo al fianco della donna che gli lanciò un'occhiata assassina, ma dopo pochi attimi gli sorrise abbandonando quello sguardo invidiabile dai migliori assassini della Gilda.
-Ecco fatto! - esclamò la ragazza soddisfatta del proprio lavoro prendendo così la borsa a tracolla.
-Questo lascialo a me.- disse l'uomo prendendo lo zaino per poi avviarsi verso l'uscita.
-Grazie, papà!- urlò la giovane e lo raggiunse assieme alla madre nella radura che si estendeva a lato della loro casa dove li aspettava Geuse.
-Mi raccomando, Simyf, fai attenzione e se avrai qualche problema, avvertici subito.- la raccomandò la madre.
-Sì, sì, mamma. So cavarmela benissimo da sola. Me lo hai insegnato proprio tu molto meglio di papà e sta sicura che, se avrò dei problemi, vi avviserò il prima possibile. E poi ci sarà papà con me per un po'.- la rassicurò la figlia sorridendole.
-Siamo pronti per partire, Simyf.- le informò il padre dopo aver sistemato la borsa e lo zaino sul suo destriero.
-Ho capito, papà!- gli rispose la ragazza per rivolgersi di nuovo alla madre.
-Devo andare, mamma. Mi mancherai moltissimo!- disse abbracciando la donna.
-Anche tu mi mancherai, tesoro.- affermò abbracciando a sua volta la figlia.
Dopo un po', sciolsero l'abbraccio e raggiunsero gli altri due.
-Mi raccomando, Rigel, prenditi cura di nostra figlia. Se le dovesse succedere qualcosa mentre è con te...-
-Sì, sì, lo so, Betel. Non c'è bisogno che me lo ripeta ancora. Simyf ormai è grande, ma, se le accadesse qualcosa, non me lo perdoneresti mai e, sinceramente, non mi fa molto piacere vederti arrabbiata perché ti conosco e so che me la faresti pagare cara nel peggiore dei modi che possa esistere.- la anticipò il marito.
-Se lo sai, meglio per te.- disse la moglie mentre l'uomo le sorrise rassicurante e aiutò la figlia a salire in groppa a Geuse per poi salirci a sua volta.
-Buon viaggio!- augurò la madre alla figlia.
-Grazie, mamma!- rispose la ragazza mentre il padre guidò Geuse spiccare il volo verso il Saar.



Angolo autrice:

Ecco il primo capitolo! XD
Ho aggiornato abbastanza presto perchè l'ho finito appena venerdì mattina, ma non posso dire lo stesso del secondo perché l'ho iniziato sabato mattina e non so quando lo finirò perché l'ispirazione va e viene! ç_ç
Questo, in realtà, non è propriamente un capitolo e all'inizio avevo pensato di scriverlo con il prologo,  ma ho deciso che l'inizio avrebbe trattato solo i pensieri della protagonista mentre questo capitolo... lo scoprirete solo nel prossimo capitolo. Vi stuzzico un  po', ma dovrebbe essere intuibile.
Avete notato che nomi? Uno l'ho inventato e per gli altri ho usato il metodo di Licia Troisi, anche se ho fatto qualche modifica. ^-^
Ringrazio ancora chi ha recensito e anche chi ha letto quelle  pochissimo righe che hanno incuriosito un po' di gente.  Non avrei mai creduto di riuscirci. O.O  Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
Alla prossima e bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 3
*** Cap. 2: Nuotata nel passato ***


Completezza 02
Nuotata nel passato

Tepore.
Un piacevole tepore e un leggero venticello fresco svegliarono una ragazza dai capelli color castano chiaro ramato che, aprendo gli occhi, svelò due profondi occhi blu mare.
La giovane si alzò in piedi e si dirise verso il ruscello vicino al suo giaciglio improvvisato che aveva creato usando "Kara"*, uno dei primi Lotis che aveva imparato qualche anno prima.
Guardò il proprio riflesso sull'acqua, si spogliò e vi si immerse notando subito la limpidezza e la purezza di quelle magnifiche acque sconosciute a quasi tutti gli abitanti del Mondo Emerso.
Questo pensiero risvegliò in lei i ricordi riguardanti la sue origini, la sua terra e la sua famiglia. Un po' di nostalgia invase il suo cuore e la sua anima ripensando al suo passato.
Già, la sua patria. Sorrise.
Mentre nuotava, ripensò alla Terra del Mare dove nacque 42 anni dopo la Battaglia d'Inverno che pose fine alla tirannia di Aster per merito di Nihal, primo Cavaliere di Drago donna e ultimo mezzelfo puro del Mondo Emerso e nonna dell'odierno re della Terra del Fuoco San.
Sacondo le "Guerre del Mondo Emerso" e i racconti dei suoi genitori,  San, i sovrani della Terra del Sole Learco e Dubhe e i membri del Consiglio delle Acque Lonerin e Theana erano coinvolti personalmente nello scontro contro la Gilda degli Assassini 19 anni prima al fianco di Ido e Sennar, personaggi molto importanti e famosi, dato che avevano fronteggiato con Nihal le schiere del Tiranno.
Cambiò verso nuotando a dorso e rimuginò a proposito della sua infanzia.
Fino a sette anni visse in una modesta casetta affacciata sul Golfo di Lamar. In realtà, potevano permettersi di più: infatti suo padre, Rigel, era uno dei più forti e rispettati Cavalieri di Drago che ci fossero all'epoca ed era stato istruito all'Accademia della Terra del Mare. Oltre al fatto che poteva prestare servizio all'Ordine molto presto, vivevano in quella terra perché anche i due coniugi  erano nati lì, ma anche per divertirsi in spiaggia quando erano tutti insieme.
Non a caso, a lei piaceva molto nuotare ed essere in contatto con l'acqua ed era pure un'ottima nuotatrice.
Tutti gli episodi di allora erano molto piacevoli e gioiosi. Poi, nella sua mente riaffiorò il ricordo di quel giorno. Il giorno che cambiò la sua vita.
La sua casa era poco lontano dal villaggio dove andava a giocare con gli amici.
Quella sembrava una giornata qualsiasi: infatti, un'ora prima del tramonto, salutò i suoi compagni di giochi e si avviò verso casa per mangiare.
Percorse lo stesso sentiero come ogni giorno spensierata e allegra canticchiando qualcosa.
Poi arrivarono.
Sbucarono fuori da alcuni cespugli e corsero velocemente per catturarla. Erano cinque briganti e la piccola non ebbe neanche il tempo per scappare che se li ritrovò a strattonarle le braccia. Quindi urlò capendo ciò che le sarebbe successo, ma uno di quegli uomini spregevoli le diede uno schiaffo facendole arrossire intensamente la guancia sinistra causandole anche un piccolo taglio al labbro da cui usciva lento il sangue.
Tutto fu molto veloce.
Non ebbe nemmeno il tempo per rendersi conto delle sue condizioni fisiche che subito percepì la stretta della mano di uno di quei briganti sul suo arto destro allentarsi e li vide tutti accasciarsi a terra uno ad uno senza emettere suoni se non un lieve sussulto rilasciato in aria poco prima di cadere.
Sentì due braccia calde e familiari avvolgerla da dietro e, voltandosi, notò che si trattava di sua madre, Betel.
-Simyf, stai bene?- chiese preoccupata la madre.
La figlia scoppiò a piangere sia per il dolore causato dalle violenze subite che per lo spavento ci ò che le era accaduto e la consapevolezza che tutto fosse finito la spinse ad aggrapparsi a lei la quale la accolse cercando di tranquillizzarla e confortarla. Dopo che si calmò, si dirisero verso casa, ma la piccola si voltò vedendo che ogni brigante era morto con un coltello da lancio conficcato al cuore.
La sera successiva, Rigel fece ritorno a casa in seguito al compimento di una missione nella Marca dei Boschi e notò immediatamente la ferita della figlia.
-Simyf, cosa ti è successo?- domandò allarmato.
-Cinque briganti l'hanno attaccata.- gli rispose la moglie.
-Cosa?!?- E che ne hai fatto di loro?- chiese l'uomo non credendo al fatto che abbiano fatto del male alla sua bambina.
-Li ho raggiunti non appena l'ho sentita urlare e li ho uccisi subito sbarazzandomi dei corpi quando nostra figlia si addormentò appena rientrati in casa. Nessuno si è accorto di niente e non c'è più nessuna traccia di quel che è successo.- spiegò la donna e aggiunse: -Ovviamente, l'ho curata prima che la ferita si infettasse.- 
-Sei proprio una professionista, eh? Ancora adesso mi chiedo se ho fatto bene a sposarti...- disse il cavaliere sarcastico fingendosi esasperato.
-Ah! Ah! Simpatico!- lo schernì. -Adesso non venire da me a lamentarti della tua scelta. Sei stato tu di tua iniziativa a volermi conquistare rimorchiandomi per mesi e nessuno lo pretendeva da parte tua, tantomeno la sottoscritta.-
La piccola Simyf, che intanto se ne stava seduta in disparte senza partecipare alla conversazione, guardò i suoi genitori. Conosceva la loro storia. Gliela raccontavano quando dormivano tutti insieme sul letto matrimoniale dove la piccola si rifugiava quando era spaventata a causa di un incubo durante la notte.

Betel e Simyf erano amici d'infanzia e vivevano in un villaggio della Terra del Mare vicino al confine con la Marca dei Boschi.
Erano entrambi molto felici, spensierati e allegri fino a quando, all'età di sette anni, Betel non uccise un uomo.
Dopo quel crimine, la ragazza fuggì lasciando l'amico che decise definitivamente di iscriversi all'Accademia della loro terra per mantenere la sua promessa che strinse con la compagna di giochi.
La piccola sarebbe morta a breve se non fosse stata trovata da un assassino della Gilda. Costui le parlò della sua natura di Bambina della Morte e del culto oscuro di Thenaar, ma non la portò nella Casa per trasformarla una Vittoriosa come lui perché era ciò che lei desiderava. Però non voleva ignorare il fatto che avesse tutte le carte in tavola per essere un'ottima assassina, quindi le impose l'addestramento dei Vittoriosi portandola con sé per tutto il Mondo Emerso.
Passarono sei anni e il suo maestro le ordinò di ucciderlo, dato che la Gilda lo considerava troppo vecchio e debole per continuare a servirlo, come il suo ultimo insegnamento. In seguito, Betel continuò a praticare quel mestiere per altri sette anni essendo diventata un abile sicario e visse in quel modo finché non la conobbe.
Era una ragazza che si chiamava Meas e si incontrarono a Salazar dove l'assassina si era recata per lavoro.
In seguito a certi avvenimenti, Betel si rese conto che era in pericolo perché è stata coinvolta in una questione personale della sconosciuta e dovette affidarsi a lei per non rischiare la pelle.
Si avviarono insieme verso Laodamea nella quale le attendeva il compagno di Meas, Alsho, assieme a Rigel, che, nel frattempo, si era diplomato come Cavaliere di Drago.
Fu nel palazzo reale che i due si rincontrarono, ma la ragazza non riusciva a parlargli come faceva un tempo dopo anni di solitudine, tantomeno si mostrava allegra e sorridente.
In quel periodo, anche Dubhe era arrivata a Laodamea e le due poterono parlare conoscendosi, anche se approssimativamente,  diventando poi buone amiche.
Passarono dei mesi prima che Meas e Alsho li informassero che non erano più in pericolo e, successivamente alla distruzione della Gilda, Rigel, resosi conto da anni dell'amore che nutriva nei confronti dell'amica, cercò di avvicinarsi a lei rivelandole i suoi sentimenti.
All'inizio l'assassina era fredda e distaccata, ma dopo sei mesi di corteggiamenti da parte del Cavaliere, anche se era molto occupato per colpa di varie rivolte un po' ovunque, e qualche momento molto intimo accaduto per cause maggiori, anche Betel realizzò di essersi innamorata e glielo dimostrò all'ennesima dichiarazione del suo amato il cui volto si illuminò scoprendo che finalmente il suo amore.
Trascorsero altri mesi di convivenza per recuperare gli anni passati separati amandosi e infine decisero di sposarsi.
La notizia rese molto felici Dubhe, divenuta regina da tre mesi, e Oriun, il maestro di Rigel che conosceva tutta la storia e i sentimenti dell'allievo dapprima che le strade dei due amanti si rintrecciassero, e dopo un anno nacque Simyf.

Riflettendo sul passato dei suoi genitori, la piccola si rese conto della forza loro d'animo e fisica e, per sua sfortuna, anche della sua debolezza. Forti non si nasce, ma si diventa. Ci aveva pensato molto dopo l'attacco del giorno precedente e aveva deciso che pure lei sarebbe divenuta forte.
Ne parlò con i due coniugi che si opposero da subito a quella richiesta, ma, vedendo l'insistenza e la testardaggine della figlia, acconsentirono ad allenarla.
Ci pensò Betel sottoponendola all'addestramento dei Vittoriosi poiché il marito doveva prestare servizio nelle Marca dei Boschi e quella delle Paludi date le ostilità tra gli uomini e le ninfe, quindi non poteva ritornare a casa molto spesso.
Ormai aveva smesso di nuotare ed era rimasta a galla su quelle acque limpide.
Aveva trascorso otto anni addestrandosi in ogni terra del Mondo Emerso con la madre e qualche volta incontravano il padre con cui si allenava un po' applicando ciò che aveva imparato.
Era cresciuta e il suo corpo si era modellato con il tempo.
Aveva una leggera muscolatura difficile da intravedere, ma anche curve sinuose non eccessive.
Aveva viaggiato molto, senza soffermarsi troppo in uno stesso posto, quindi non aveva molte amicizie e mai avuto un ragazzo di cui si interessasse e viceversa, sebbene fosse una adolescente molto carina.
Aveva terminato l'addestramento e passava molto tempo in famiglia come un tempo nella loro casetta in riva al Golfo di Lamar.
Un giorno si trovava nel bosco per una passeggiata e individuò un uccellino ferito caduto dal suo nido. Lo raccolse immediatamente e volle guarirlo, ma, non essendo pratica di magia, non potè aiutarlo guarendolo.
Fu in quell'occasione che la incontrò. Era una ragazza sui 19 anni con i capelli color biondo chiaro dorato che da poco sotto le spalle scendevano in soffici boccoli fino alle ginocchia e con due gentili occhi dorati. La sconosciuta le consigliò che, se desiderava davvero con tutto il cuore aiutare quel povero animaletto, doveva esprimere il suo desiderio con le parole.
Simyf non se lo fece ripetere due volte, chiuse gli occhi e concentrò tutti i sentimenti che nutriva nei confronti della creatura che aveva tra le mani. Percepì una grande forza benefica avvolgerla e aprì gli occhi.
Rimase incredula nel constatare che le ferite dell'uccellino erano scomparse e, riportando sul suo nido, ringraziò la ragazza che le disse che il merito era soprattutto suo e del suo cuore, dato che le aveva soltanto indicato come fare, e la salutò dandole un braccialetto con una pietra rossa incastrata.
Si avviò verso casa pensando di aver già visto quell'oggetto senza, però, venirne a capo, ma quando raggiunse la radura dove vi era la sua abitazione e da cui si intravedeva il mare, vide la stessa giovane di prima con un ragazzo che parlavano con i suoi genitori.
Rigel la vide e la chiamò presentandole ai due amici, così scoprì che i due non erano altri che Meas e Alsho, rivelazione che riempì la testa della ragazza di dubbi, dubbi venuti all'istante chiariti quel giorno, l'unico giorno in cui si incontrarono dal vivo.
Infatti i due ospiti le spiegarono dell'esistenza di altri mondi da cui loro provenivano e capì perché erano così giovani nonostante il loro incontro risalisse a prima della sua nascita.
Apprese anche di avere la capacità di attraversare i sogni incontrando altri sognatori e di usare i 24 Lotis, le parole sacre dettate dal cuore della gente, e le dissero che la pietra del suo braccialetto era la prova che ha usato "Jiva", il Lotis della guarigione. Non era l'unica ad esserne capace perché anche i suoi genitori erano sognatori e i loro braccialetti erano formati da 24 pietre rosse.
Dopo il suo diciottesimo compleanno, si rese conto della sua incompletezza e si rivolse al mare per capire cosa le mancasse, ma capì che quella massa d'acqua da lei tanto amato e conosciuto non poteva aiutarla, quindi mise al corrente i genitori della sua intenzione di recarsi nelle Terre Ignote per ammirare un mare diverso da quello del Mondo Emerso.
Anche quella volta i due coniugi si opposero alla sua decisione, ma l'insistenza e la testardaggine della ragazza vinsero ancora contro il loro volere, anche se le ci volle molta volontà per convincerli, dato che sarebbe stata sola a compiere quel viaggio.
Simyf era rimasta in piedi in mezzo al ruscello e si piegò abbassandosi in modo tale che solo la testa rimanesse fuori dall'acqua.
Ripercorrendo la sua vita, arrivò a pensare al sogno che fece la notte precedente: aveva sognato il giorno della sua partenza.
Ricardava il volto della madre: era piena di preoccupazione e si era raccomandata fino all'ultimo della sua incolumità.
Sorrise.
Non sarebbe mai cambiata. Rimarrà sempre la donna premurosa di un tempo.
La giovane capì di essere rimasta troppo tempo in acqua, quindi uscì, si asciugò e si vestì. Si dirise verso il giaciglio improvvisato e prese la borsa lì accanto. Ci aveva messo delle proviste e mangiò un po' di formaggio, del pane e della carne secca. Dopodichè si preparò per ripartire.
Desiderava ammirare al più presto l'oceano delle Terre Ignote.

*Kara: Lotis della protezione.

Angolo autrice:

Ecco qua il secondo capitolo! XD
Sinceramente credevo che ci avrei messo di più ad aggiornare, ma ho realizzato che questa storia per me è diventata come una droga! Non avrei mai creduto che mi sarebbe piaciuto così tanto scrivere! XD Anche se qui ho raccontato quel po' che basta da sapere sui personaggi e i vari avvenimenti che lo rendono diverso dall'originale.
Ma credo che a questo punto mi riteniate pazza... Già il titolo basta per confermarlo.
Ho pensato fosse meglio mettere tra gli avvertimanti che la mia ff è un crossover perché i Lotis appartengono al manga di "Alice 19th" di Yuu Watase e la questione dei mondi e dei sogni l'ho preso spunto da "XxxHolic" e da "Tsubasa Recervoir Chronicle" entrambi delle Clamp. Non so se li conoscete, ma vi chiarisco un po' le idee.
E poi credo che avrete capito che razza di viaggi mi faccio. Ho messo addirittura un flashback nel flashback. o.O Però era necessario altrimenti non capirete molto. >.< (forse non avrete capito il cap per la gran confusione che ho creato -.-)
Meas e Alsho sono personaggi inventati da me prima di Simyf&co. e avevo già pensato che le loro strade si incrociassero. In realtà ho tolto il momento dell'omicidio di Betel, il suo incontro con Meas, la dichiarazione di Betel e il legame che li lega perché sarei andata fuori tema, ma ho pensato di scrivere un'altra ff per questo. Non so quando, ma lo farò...
E avrete un po' un'idea di come sono fatti i membri della famiglia, vero? La scorsa volta mi sono dimenticata di chiedervi la vostra impressione a proposito di loro! ç_ç Qui vi ho svelato un po' di cose.
Questo capitolo è servito anche a spiegare il sogno. 
Spero che vi sia piaciuto! Se notate qualcosa che non va, contattatemi subito che provvederò di rimediare.
Spero anche che riesca a concludere presto il prossimo, dato che ci sto lavorando da ieri mattina, ovvero poco dopo la fine del 2° cap, ma non posso assicurarvi niente. Vi anticipo che non riguarderà sogni e ricordi (perché ne ho avute abbastanza!), ma del viaggio di Simyf. ^^
Qui sotto c'è il link che mi ha mandato una mia amica e raffigura come mi immagino Simyf. Dateci un'occhiata.
Simyf
Purtroppo la mia amica non ha trovato gli occhi blu perché è un sito cinese, ma immaginatelo. Vi dico che questa immagine mi piace da impazzire!!! XD Se è troppo piccolo, cliccate la lente vicino all'immagine al centro. Fatemi sapere che ne pensate.
Il mio angolo è molto lungo! O.O Mi spiace, ma ho molte cose da dirvi... spero che nel prossimo cap sia più breve. ^^"
Mi spiace anche di aver deluso le aspettative di qualcuno. Per ogni cosa arriverà il suo momento, cari. v.v
Ringrazio chi ha recensito e anche chi segue la mia ff e chi ha solo letto perché mi rendete felice e mi commovete!
Alla prossima e bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 4
*** Cap. 3: Incontri nelle Terre Ignote ***


Completezza
Incontri nelle Terre Ignote


Era arrivata da una settimana in quelle terre.
Rigel l'aveva aiutata ad attraversare il Saar e si erano congedati una volta raggiunta la sponda opposta.
Si era addentrata nella foresta superando la paura che l'aveva assalita da subito: infatti si era accorta in fretta dell'assordante silenzio che riempiva quel luogo e della scarsa luce che riusciva a infiltrarsi tra le foglie e potè confermare le sue conoscenze in proposito grazie a ciò che aveva letto e i racconti della madre, essendo una cara amica della regina Dubhe. Inizialmente, ebbe timore di quel posto, ma le paure andavano affrontate, quindi si fece coraggio e si mise in marcia.
Ovunque posasse il suo sguardo, non poteva che essere estasiata dall'ambiente circostante. Alberi dai tronchi imponenti e dai rami intrecciati da foglie caratterizzati da marroni e verdi intensi venivano contrastati dai colori vivaci di numerosi fiori sparsi un po' dappertutto che "sbocciavano" di tanto in tanto.
Non aveva mai visto tanta vita vegetale, neanche nella Marca dei Boschi e, come previsto, non vi era traccia di nessun animale.
Sapeva di non essere molto gradita da quelle parti e potrebbe essere attaccata in qualsiasi momento da una bestia o da uno spirito, ma era preparata:  si era creata attorno una barriera con Kara , quindi era al sicuro. Però non poteva continuare così. Doveva raggiungere al più presto il villaggio degli Huyé. Il Makhtahar avrebbe potuto accettarla in quelle terre e sarebbe stata libera di aggirarsi indisturbata in quel luogo e raggiungere la costa occidentale.
Passò i giorni successivi dirigendosi verso ovest e potè confrontarsi con i vari cambiamenti di paesaggio e clima.
Il suo viaggio non era di certo dei migliori. Dovette faticare molto in quel periodo e la situazione era stancante, quasi spossante, ma in un certo senso la incuriosiva. Era felice di avventurarsi in un mondo diverso e le Terre Ignote facevano proprio a caso suo. Era entusiasta di scoprirne il fascino e questo la incitava a non perdersi d'animo. Ogni notte incontrava Meas in sogno che la aiutava indicandole il percorso da seguire e i migliori frutti commestibili di cui cibarsi, dato che le provviste portate non erano infinite. Aveva mangiato frutti dalle forme e dai colori improponibili che a prima vista non avrebbero tentato nessuno, quando, invece, erano squisiti, dissetanti, gustosi e davano un'ulteriore carica di energia in più.
Dopo pochi giorni, raggiunse il Padre della Foresta dove sapeva che Dubhe e Lonerin si erano fermati in seguito alla fuga dalla Gilda.
Simyf rimase esterefatta nell'ammirare quell'albero immenso e sacro. Aveva la chioma argentea e il tronco chiaro contrastando con il verde lussureggiante di quel posto.
Ci vollero altri giorni prima che arrivasse in prossimità dei monti. Passò atraverso un vasto prato decorato da numerosi fiori e seguì il corso di un fiume situato in fondo ad un precipizio che delimitava la radura. Si addentrò di nuovo nel bosco seguendo la catena di montagne.
Meas le aveva detto di seguirne le pareti rocciose cosicché potesse individuare dall'alto il villaggio degli Huyé.
Seguì il consiglio dell'amica, ma si sentiva un po' inquieta: prima di addormentarsi, avendo i sensi molto sviluppati grazie all'addestramento, sentiva sempre delle vibrazioni scuotere la terra attorno a lei. All'inizio si allarmò non riuscendo a spiegarsi quel fenomeno, ma presto capì che si trattava della conseguenza del passaggio o, più banalmente, del movimento di un drago sulla roccia.
Se ne percepiva le onde tramite la terra, significava che era vicina al suo obiettivo, però non credeva che l'incontro accadesse così presto!
Dopo cinque giorni di marcia, iniziò a notare delle strade comparire e sparire nel folto della foresta, segno che da quelle parti ci abitava qualcuno.
Poi avvertì delle scosse maggiori di quelle che sentiva durante la notte, come se qualcosa si stesse avvicinando a lei. Controllò che davanti a sé non ci fosse niente e si girò per fare lo stesso. Assicurandosi che nessuno l'avesse seguita, si rigirò per proseguire, ma si bloccò vedendo due brillanti occhi rossi che la fissavano. Rimase immobile dov'era. Si rese conto che si trovava dinanzi alla creatura più antica che ci fosse e il padrone delle Terre Ignote: il Makhtahar.
Non si era accorta che le si era avvicinato. Sapeva cosa doveva fare, però non riusciva a muovere un muscolo. Era incantata dagli occhi del drago, aveva perso ogni contatto con la realtà ed era immersa in quell'abisso millenario da cui non riemergeva.
Non si accorse di stare trattenendo il fiato da troppo tempo e la mancanza di ossigeno la fece ritornare alla realtà. Inspirò ed espirò profondamente e si mosse per inginocchiarsi, ma il drago sbuffò. La giovane sentì il suo respiro  avvolgerla e si preoccupò per la sua vita. Erano molto vicini e la creatura davanti a lei era più grande e avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento.
Tremò e abbassò il capo chiudendo gli occhi. Le sarebbe dispiaciuto morire: non avrebbe più rivisto i suoi genitori e non avrebbe mai ammirato l'oceano delle Terre Ignote.
Si sarebbe aspettata di tutto e si stupì di udire una specie di risata da parte del drago. Scattò a guardarlo e vide in quegli occhi divertimento e... curiosità, sì, curiosità nei suoi confronti.
A quel punto pensò fosse arrivato il momento di inginocchiarsi. Percepì il tocco leggero dell'animale sulla sua testa e questo gesto la rese felice. Si rialzò sotto il suo sguardo che ruggì facendola sussultare e che si allontanò lasciandola sola.
Simyf continuò la sua strada e, dato che il Makhtahar l'aveva accettata in quelle terre grazie a quell'incontro, potè osservare con piacere lo scorrere della vita attorno a lei.
La vegetazione era incantevole e realizzò che anche gli animali non erano da meno: infatti c'erano numerose creature molto particolari e curiose e molti tipi di draghi di vari colori, imponenti e con piccole ali sulle scapole.
Si guardò intorno con interesse e gioia. Le piaceva sempre di più conoscere quel mondo immerso nella natura e pieno di vita.
Presa com'era, non si accorse che qualcuno si stava avvicinando.
Quando sentì dei fruscii provenire da alcuni cespugli, si allarmò guardandosi attorno circospetta. Si maledì per non aver portato con sé le sue armi, ma una voce calma e gentile la tranquillizzò. Poi vide comparire tre gnomi con il corpo snello, i capelli e la barba color blu scuro e le orecchie appuntite che la fissavano con una lancia in mano. Rimase stupefatta: erano le creature più bizzarre che avesse mai visto. Dovette ammettere che la incuriosivano molto e capì che aveva davanti gli Huyé, popolo ospitale ed allegro che aveva aiutato Nihal, Sennar, Dubhe e Lonerin in passato.
Restarono fermi dov'erano per qualche altro attimo in cui si studiavano a vicenda con i volti stupiti e curiosi. Poi uno dei tre avanzò verso di lei che, invece, stava al suo posto.
-Erakhatar Yuro?- lo Huyé le rivolse la parola arrivato a pochi passi di distanza fra i due indicando con la mano libera l'est.
Simyf guardò il direzione della sua mano e annuì con il capo sapendo cosa significassero le due parole. A quel punto, gli Huyé le sorrisero e anche lei sorrise.
-Venire...villaggio...noi...- le propose un altro Huyé.
-Va bene!- rispose raggiante l'umana capendo cosa volessero dire.
-Scusa, parlare poco barbaro...- si giustificò lo Huyé più vicino.
-Non c'è problema.- li rassicurò muovendo con noncuranza la mano.
-Andare?. chiese il terzo Huyé-
Simyf accettò e si incamminarono verso il loro villaggio.

Angolo autrice:

Ecco qua il terzo capitolo! XD
Finalmente succede qualcosa! Prima non facevo altro che scrivere pensieri, sogni e ricordi, ma adesso ho smosso un po' le acque. Sto già scrivendo il prossimo capitolo e vi anticipo che c'è di mezzo un altro sogno con una sorpresa. Se non vi piacerà, ditemelo, ma i sogni ci saranno per forza in altre occasioni, mi spiace. u.u

Per questo capitolo ho dovuto riportare delle descrizioni dalle Guerre e per altro ho usato la logica e un po' di buon senso per rendere credibile il viaggio. E poi qui ci sono gli Huyé e il loro Dio Drago.
Pensavo che ne avrei scritto in un altro capitolo, ma questo sarebbe risultato troppo corto.
Il prossimo l'ho appena iniziato, ma credo che potrei pubblicarlo entro i primi di maggio, o almeno lo spero. o.o
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo! ^^ Non penso che quello precedente sia stato un granché dal risultato... ha inizio la mia rovina?? ç.ç
Aster: Già! v.v
Io: E tu che ci fai qui?!? o.O
Aster: Ti ho confermato la tua rovina. u.u
Io: Sei crudele! ç_ç
Aster: Colpa tua che non appaio nella tua ff. u.u
Io: TU?? Nella mia ff?? Non farmi ridere! Non ci potresti mai essere perché sei già morto da 60 anni! v.v
Aster: Nuuuuu!!! ç.ç
Io: Accontentati che sei molto presente in "Festa in piscina"!
Aster: In effetti è vero! O.O Vado! *va alla villa*
Io: Ok... Ehi! Aspetta! La piscina è vuota! *Aster non si vede più* Parole all'aria... -.-"
Beh... Lo scoprirà da solo, poverino.
Ritornando a noi, ringrazio chi ha letto, chi segue la mia ff e chi ha recensito.
Mi spiace per qualcuno, ma per certi avvenimenti (come la comparsa di una certa persona) dovrà aspettare ancora un po'.
Mi sono detta di scrivere di meno nel mio angolo, ma lo sclero per colpa di Aster me lo ha prolungato.
Alla prossima e bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 5
*** Cap. 4: L'arrivo ***


Completezza 04
L'arrivo

Il tragitto che percorsero verso il villaggio fu pieno di chiacchiere.
Gli Huyé le chiedevano un po' impacciati le sue impressioni a proposito delle Terre Ignote e Simyf rispondeva positivamente.
Arrivarono presto a destinazione e la ragazza rimase senza parole. Circa una trentina di capanne collegati da ponti sospesi erano accostati alla parete rocciosa dei monti suddivisi in più livelli.
Si accorse poi che davanti a loro c'era un gruppo di persone capitanate da un individuo un po' più anziano con i capelli blu notte tendenti leggermente verso il grigio scuro e la barba dello stesso colore acconciata da treccine.
Gli Huyé che l'avevano accompagnata si fermarono e si inginocchiarono. La giovane pensò di imitarli, ma lo gnomo alzò la mano indicandole di non fare niente. Seguì il consiglio mentre lo vedeva avvicinarsi dicendo ai tre inginocchiati di alzarsi i quali obbedirono e si scansarono per lasciare libero il passaggio.Tutti i presenti fissarono la nuova arrivata studiandola con curiosità e una certa simpatia vedendo l'espressione assunta dall'umana. Infatti Simyf si era come pietrificata ed era inbarazzain soggezione a causa degli sguardi intensi degli Huyé addosso. Non sapeva cosa fare ed era bloccata dov'era. Ci pensò l'individuo più anziano a spezzare il silenzio calatosi su di loro rivolgendosi a lei.
-Vieni dal Mondo Emerso, vero?- le chiese sorridendole rassicurante. La ragazza notò un accento particolare, ma capiva bene le sue parole.
-Sì.- rispose più calma e sicura di prima.
-Il Dio Drago ci ha annunciato il tuo arrivo. Abbiamo preparato una capanna per il tuo soggiorno mentre ho mandato loro tre a prenderti. D'ora in poi un altro dei miei uomini ti guiderà verso il tuo allloggio, si prenderà cura di te e stasera ti accompagnerà alla festa che si terrà nella mia capanna per la luna piena e tu sei l'ospite d'onore.- le disse lo Huyé.
-Ho capito... Emh... Scusatemi, ma voi sareste...?- chiese titubante la ragazza.
-Oh! Scusa! Non mi sono presentato. Io sono Ghuar, il capovillaggio.-
-Molto piacere! Io sono Simyf.- si presentò lei inclinando la testa in avanti.
Lo gnomo sorrise compiaciuto. -Bel nome!- si complimentò. -I tuoi genitori hanno buon gusto in proposito. Lui è Yljo e ti aiuterà fin quando ne avrai bisogno- sentenziò indicando lo Huyé affianco a sé.
-Buona giornata!- le augurò congedandosi.
-Anche a voi e vi ringrazio!- ricambiò mentre tutti i presenti ritornarono alle loro faccende.
-Piacere!- la salutò Yljo.
-Il piacere è mio!- esclamò mentre si incamminarono.
Durante il tragitto chiacchierarono molto del più e del meno. Lui le spiegò in sintesi quel che facevano quotidianamente, un po' della loro storia e anche un po' di sé. Pure lei gli raccontò qualcosa come le sue passioni e la sua vita.
In poco tempo si instaurò un buon rapporto, tanto che sembrerebbero amici di vecchia data.
Arrivarono presto alla capanna.
Era una semplice costruzione in legno con il tetto costituito da foglie secche intrecciate e c'erano dei disegni incisi nel legno raffiguranti un drago di terra e dei fiori.
Yljo aprì la porta ed entrarono.
La stanza era arredata in modo semplice. All'angolo destro c'erano un tavolo e due sedie, a sinistra c'era un letto con una cassapanca ai piedi di esso, una finestra di fronte alla porta e una piccola libreria affianco  ad essa.
-Riposati pure e fai come se fossi a casa tua. Sarai stanca per il lungo viaggio che hai affrontato. Tra due ore ti porto qualcosa da mangiare.- disse lo Huyé avviandosi verso l'uscio.
-Grazie.- lo rigraziò vedendolo sorriderle e uscire.
Dopodicché posò la borsa e lo zaino accanto alla cassapanca e si buttò a peso morto sul letto. Era morbido e le lenzuola erano fresche e pulite. Si beò all'istante e pensò di farsi anche un bagno, ma non ce la faceva. Era stremata. Si tolse gli stivali e i vestiti sporchi, frogò nello zaino tirando fuori una vestaglia che indossò e si tuffò nel letto addormentandosi.

-Buona sera, Simyf! Anzi, dovrei dirti "Buon giorno!"-
-Buon giorno, Meas! E' notte da te?- chiese la ragazza all'amica.
-Già! Di solito ci incontriamo di notte, ma, guardando la tua faccia, credo che sei crollata il pieno giorno!- ironizzò la maga.
-Ah! Ah! Simpatica!-
-Dai, scherzo!-
-Questo lo avevo capito.-
-Ma sei stanca-
-Puoi anche dire distrutta!-
-Beh, almeno adesso stai riposando, no?-
-Già, e stato un duro viaggio...-
Simyf si sedette sul pavimento in legno
Ogni incontro tra le due si svolgeva nel giardino di una casa giapponese dove c'era un grande ciliegio in fiore.
A Meas piaceva molto il Giappone e le raccontava spesso qualcosa come la storia, la cultura e il folklore, dato che l'amica non ne sapeva niente se non quel che apprendeva da lei. Essendo in un sogno, capitava che la maga cambiasse il paesaggio mostrandole luoghi appartenenti al pianeta Terra.
Come ogni volta che si incontravano, indossava un kimono raffigurante farfalle e fiori.
-Com'è andata?- chiese Meas sedendosi anche lei.
-Sinceramente non mi aspettavo di incontrare così presto il Makhtahar. Mi ha colta alla sprovvista e i suoi occhi mi hanno fatto perdere il contatto con tutto il resto. Erano magnetici, non so come spiegartelo, ma ero incantata dal drago.-
-Capisco, fa questo effetto, eh? In fondo è un essere millenario e credo che provi una certa simpatia nei tuoi confronti.-
-Lo credi anche tu?-
-Sì, potresti averne conferma quando parlerai al capovillaggio alla festa, sai? Piuttosto, che ne pensi degli Huyé?-
-Sono molto gentili, ospitali e socievoli. E anche bizzarri con il loro raspetto, ma non sono male come popolo. Mi piacciono.-
Sorrisero entrambe e continuarono a chiacchierare del più e del meno.
-Come stanno i miei?- domandò all'improvviso Simyf.
-Li ho incontrati ieri notte e tra un po' vado anche da loro. Erano entrambi preoccupati per te, ma continuo a rassicurarli dicendo che stai bene ed è la verità, no?- la informò Meas tranquillizzando l'amica.
-Già...- confermò pensierosa con una nota di nostalgia.
-E ora potrò dire che te la stai spassando dai nanetti delle Terre Ignote dormendo addirittura di giorno!- la schernì con ironia.
-Ma che gentile che sei!- sentenziò sarcastica e fece un finto broncio.
-A quanto pare... Comunque stai tranquilla. Stanno bene e sono anche un po' noiosi e ripetitivi, quindi prevedibili ultimamente. Mi chiedono sempre le stesse cose e si raccomandano, soprattutto tua madre, che tu stia bene e al sicuro e che ritorni presto. Tutto nella norma, no?-
-Hai ragione... Quanto vorrei riabbracciarli. Perché non posso incontrarli anche in sogno?
-Sia te che i tuoi genitori non siete molto pratici ad attraversare i sogni. E' rischioso rimanere troppo nei sogni perché si potrebbe non ritornare più indietro. Più che altro, saremo soprattutto io e Alsho ad indontrarvi. Poi... è molto meglio per te se non vedi tua madre o non ti lascerebbe svegliare la mattina.- le spiegò Meas per poi scoppiare a ridere insieme.
-E' vero. Mi immagino che mi riempirebbe di raccomadazioni e altro come il giorno della mia partenza.- disse incrinando la voce alla fine a causa della nostalgia.
-Ti mancano proprio, eh? Ti capisco...- le chiese comprensiva appoggiandole una mano sulla spalla e ricevendo dall'amica un assenso.
-Stare lontani vi farà male così come vi farà bene. Pensa a quel che hanno passato loro.-
-Lo so-
-Buona giornata, allora! O meglio buona serata! Ormai il nanetto arriverà a breve e sarebbe meno imbarazzante se ti cambi questa vestaglia- la informò la maga alzandosi.
-Di già? Uff... Forse hai ragione...- si alzò pure lei con disappunto.
-Non mi piace quella faccia... Dov'è la Simyf che conoscevo? Simyf! Dove sei? Dai, non giocare a nascondino come una bambina!- scherzò aggirandosi nei dintorni come a cercare qualcuno ignorando l'amica che stette al gioco sorridendo.
-Meas, sono qui!- la chiamò ringraziandola mentalmente per averle risollevato il morale.
-Ah! Ecco! E' quello il sorriso che volevo.- esclamò sorridendole a sua volta e si abbracciarono.
-Ci vediamo al prossimo sogno.- la salutò Meas dopo che si allontanarono.
-Sì, ciao!- la salutò la ragazza prima che il sogno terminasse.

Simyf si svegliò, si tirò su e si stiracchiò. Si sentiva meglio. Non solo mentalmente grazie al sogno appena concluso, ma anche fisicamente per merito del dovuto riposo.
A giudicare da quel che vide fuori dalla finestra, capì che dovevano essere passati quasi un paio d'ore.
Si alzò in piedi e prese lo zaino tirando fuori dei vestiti puliti e cambiandosi. Pensò fosse il caso di farsi anche un bagno, ma non aveva forze sufficienti per la mancanza di cibo.
Neanche se le avessero letto nel pensiero, qualcuno bussò alla porta che aprì subito. Trovo Yljo con un vassoio contenente il suo pranzo e lo fece entrare. Lo Huyé accolse l'invito e poggiò il cibo sul tavolo e le presentò ciò che le aveva preparato: zuppa di roditore, bistecca di capracorno, insalata di torri e macedonia di alcuni frutti che aveva già mangiato durante il viaggio e dell'acqua. Il giovane si congedò riferendole che sarebbe tornato tra un'ora per accompagnarla al fiume per un bagno, quindi aveva tutto il tempo per rifocillarsi e prepararsi. L'umana lo ringraziò e mangiò. Rimase stupefatta dalle capacità culinarie di quel popolo: la zuppa era gustosa, la bistecca era cotta a puntino, l'insalata era rinfrescante e la macedonia era succosa.
Finì di pranzare completamente sazia e si concesse un momento di relax. Sentì di nuovo qualcuno bussare alla porta e lo aprì trovando il sorridente gnomo visto un'ora prima.
Come d'accordo, Yljo, prendendo il vassoio del pranzo che consegnò a qualcun'altro durante il tragitto, la guidò verso un torrente lì vicino lasciandola perché facesse il bagnò.
La ragazza si spogliò e si tuffò immergendosi completamente nell'acqua. Dopo un po' di tempo passato a bearsi nel ruscello, uscì e si vestì. Fece qualche passo verso la direzione da cui proveniva e individuò la testa dello Huyé tra i cespugli.
-Yljo!- lo chiamò.
-Già finito?- le chiese voltandosi mentre ella la stava raggiungendo.
-Sì. Che fai?- gli domandò curiosa.
-Raccolgo dei suri e delle more vivaci per questa sera. La festa della Luna Piena di inizio Primavera è molto sacra e importante per noi. Diamo i nostri omaggi ai nostri dei: il Padre e il Makhtahar.- le spiegò alzandosi, dato che aveva raccolto frutti a sufficienza, e si avviò verso il villaggio.
-Due piccioni con una fava.- disse Simyf seguendolo.
-Eh sì!- confermò lo gnomo.
-Parli bene la mia lingua.- constatò l'umana pensierosa.
-Vent'anni fa arrivarono due umani e io li accompagnai verso la casa del mago che abitava da queste parti. Mentre viaggiavamo, parlavo molto a causa della mia natura allegra e socievole e ho imparato da loro e dal capovillaggio.-
Simyf annuì conoscendo la storia e pensò alla sua terra. Quanto le mancava...
Il filo dei suoi pensieri fu spezzato da Yljo.
-Di sicuro questa sera il capovillaggio ti chiederà qualcosa a proposito di ciò che è avvenuto in questi anni.- la avvisò per poi aggiungere: -Stasera ci saremo tutti e io non voglio che mi anticipi niente. Quindi risparmiamelo.- la implorò.
-Va bene.- acconsentì sorridendo.
-Da qui in poi dovresti riconoscere la strada. Nella cassapanca ci sono dei cambi d'abito. Ti pregherei di indossare quelli per il momento mentre i tuoi li laveremo. Riposati pure che ti verrò a prendere al tramonto.-
La ragazza acconsentì ringraziandolo e si salutarono.
Ritornata alla capanna, si sdraiò sul letto e sospirò chiudendo gli occhi. Era felice di essere lì e si sentiva in pace con il mondo.
Dopo un po', si accorse che il sole stava per tramontare, perciò si alzò dirigendosi verso la cassapanca. Lo aprì e si cambiò indossando i primi vestiti che le erano capitati e che le risultarono molto comodi. Si pettinò i capelli e si spalmò una crema datale da Meas.
Quando bussarono alla porta, andò verso l'uscita e trovò come sempre Yljo tutto allegro e si avviarono insieme in direzione della capanna del capovillaggio.

Angolo autrice:

Finalmente ho postato anche il quarto capitolo!!! XD
Scusate il ritardo! Lo avevo finito da quasi due settimane, ma ho avuto vari imprevisti in questi giorni che non mi hanno permesso di scrivere al computer un po' di più al giorno. >.< Spero vi sia piaciuto. ^-^
Allora... Credo che a questo punto mi riteniate ancora più pazza di come mi ero dimostrata nei capitoli precedenti.
Soprattutto ora che ho fatto comparire Ghuar e Yljo e aver accennato ai piatti degli Huyé. Ho usato un po' di buon senso e logica per questo. u.u
Domanda: sapete perché ho citato proprio questi due Huyé?
Per chi si chiede cosa sono i "suri" sono un incrocio tra i lamponi e le fragole, ma sono arancioni.
Aster: Sei proprio pazza! ù.ù
Io: Non c'è bisogno che me lo ripeta, sai? Lo avevo già detto e ne sono consapevole! v.v Ma perché sei ancora qui a rompermi le scatole? O.o
Aster: Mi sembra ovvio! Pretendo la mia comparsa nella tua fic! è.é
Io: Lo sai che è impossibile, vero? =__=
Aster: Come mai?? ç.ç
Io: Perché qui sei già crepato da 60 ANNI! A meno che tu non voglia conparire come fantasma...
Aster: Nuuuuu! Fantasma no! ç______ç
Io: Allora accontentati dell'altra ff dove sei tra i principali personaggi. u.u
Aster: Ok, vado... :(
Io: E tieni questi dolcetti! ^^
Aster: °w° *va via tutto felice*
Finalmente l'ho convinto e adesso non mi disturberà più!!! XD Ed è anche facile risollevargli il morale, non credete? ^^
Non so quanto potrò postare il prossimo capitolo. Spero presto, ma non ne sono sicura.
Però ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la mia storia. Grazie mille!!!
Lo so che non sta succedendo niente di emozionante o descrivo un po' troppo, ma presto ci sarà qualcosa più movimentato. 
Sinceramente, non so se sono abbastanza brava a scrivere grammaticalmente corretto, quindi, se notate qualcosa che non va, avvisatemi subito che vedrò di rimediare!
Accidenti! Anche questa volta ho prolungato troppo il mio angolo. Tutta colpa di Aster!
Alla prossima e bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 6
*** Cap. 5: La festa ***


Completezza 05
La festa

Simyf era agitata, ma anche molto emozionata.
Lei e Yljo si stavano dirigendo verso la festa e durante il tragitto potè ammirare il tramonto che creava varie sfumature tra il giallo e il fucsia sulla parete rocciosa.
Per l’occasione indossava una veste azzurra dov’erano raffigurati un drago rosso e molti fiori multicolore.
Questa volta camminarono in silenzio.
La ragazza era rapita dallo splendido paesaggio davanti ai suoi occhi ed era così immersa in quel mondo che non riusciva a proferire parole.
Dal canto suo, lo Huyé era felice della reazione dell’umana e stette zitto per non imbarazzarla a causa della sua distrazione.
Arrivati a destinazione, Simyf potè osservare la capanna del capovillaggio che era più grande e dettagliata rispetto alle altre e completamente in legno. L’edificio circondava un Padre della Foresta di dimensioni ridotte in confronto a quello che aveva visto in precedenza.
Entrarono nell’abitazione e raggiunsero la sala dove si svolgeva il banchetto.
La ragazza vide un’ampia tavolata inbanchettata attorno al tronco dell’albero e tutti gli abitanti seduti a chiacchierare per poi zittirsi non appena li videro.
Tutti erano vestiti elegantemente e l’umana individuò il capovillaggio che li chiamava notando due posti liberi vicino a lui.
-Benvenuta! Accomodati pure.- la invitò indicandole il posto accanto a sé.
Simyf annuì e si diresse al suo posto seguita a ruota da Yljo che si sedette affianco a lei.
Gli Huyé pregarono i loro dei mentre l’umana li ascoltò attenta e poi cominciare a mangiare conversando allegramente.
Ghuar le rivolse qualche domanda sul suo viaggio e sulle sue impressioni. La ragazza rispondeva con entusiasmo, così tanto che, quando si rendeva conto del fatto che avesse esagerato, balbettava imbarazzata cercando di giustificarsi e causando il divertimento dello Huyé.
-Sai che tempo fa c’era una famiglia proveniente dalle tue terre nei paraggi?- le domandò dopo l’ennesimo momento di imbarazzo dell’umana.
-Sì, è stato scritto tutto nei libri e so che altri umani si sono recati fin qui.- rispose dopo essersi ricomposta.
-Sennar era un mio caro amico, così come sua moglie e mi ero affezionato molto anche al figlio. Mi è dispiaciuto per la morte di Nihal e per la partenza di Tarik. Ha dovuto soffrire davvero tanto... Cos’è successo in seguito?-
-Sennar è morto salvando Dubhe, la ragazza maledetta venuta qui per farsi aiutare dal mago, e una maga, ma si è ricongiunto con la sua amata e ora riposa in pace. Dicono che quando hanno prelevato il suo corpo, sul suo viso vi fosse impresso una grande beatitudine. Ora Dubhe è la regina della Terra del Sole felicemente sposata, madre e senza sigillo mentre Lonerin è uno dei più potenti maghi dei nostri tempi. Stanno ricostruendo il nostro mondo dopo un lungo periodo oscuro.- raccontò il minimo indispensabile.
-Capisco... Sono felice che il mio amico sia morto sereno dopo tanto tempo, anche se mi dispiace non incontrarlo più. Sono contento anche per il ragazzo che ha esaudito il suo desiderio di diventare un grande mago e di aver contribuito in tutta quella faccenda.-
Prese una breve pausa sospirando e continuò.
-Ho avuto un’impressione diversa di quella ragazza. Cercava in modo per liberarsi dal sigillo, ma sembrava una bambina che si era persa e che non sapeva che fare quando sarebbe stata libera. Sapevo che il suo compagno di viaggio non era in grado di aiutarla, dato che erano troppo diversi. Com’è suo marito?- le chiese curioso dopo aver esternato i suoi pensieri.
-E’ un grande uomo onesto, premuroso e dal buon cuore. Ha avuto un passato difficile simile a quello della moglie a causa del padre, re Dohor, colui che ha cercato di conquistare tutto il Mondo Emerso.-
Lo Huyé la guardò incredulo e allarmato dopo le sue parole, ma , prima di poterle commentare, l’umana proseguì.
-Comprendo il fatto che possiate giudicarlo per colpa della sua relazione con quell’uomo, però vi assicuro che caratterialmente sono le due facce opposte di una stessa moneta. E’ un re giusto e desidera il bene per tutti, di qualunque razza si tratti.- lo rassicurò perché non fraintendesse.
Ghuar si rilassò e sorrise tranquillo.
-Lo sai che mi hai fatto prendere un colpo? Avevo il timore che costui seguisse il sogno del padre e che presto sarebbe arrivato qualcuno a cercare chissà quali aiuti. Magari quel qualcuno eri tu.- la informò provocando il divertimento di entrambi.
-Vi avviso: non sono la persona ideale per questo genere di missione.- riferì ancora divertita.
Continuarono a chiacchierare ancora per un po’ quando alcuni indigeni si alzarono raggiungendo degli strumenti e iniziando a suonarli intonando una piacevole melodia mentre altri si raggrupparono e ballarono seguendo la musica.
Simyf li osservò muoversi incantata. Non aveva mai visto movimenti del genere e la musica era capace di ispirare chiunque a scatenarsi.
La ragazza venne svegliata da quella sorta di trance da un urlo possente, anzi, un ruggito per essere più precisi, un ruggito che riconobbe.
Il capovillaggio sorrise e si alzò.
-Immagino che tu abbia capito di cosa si trattasse. Il Makhtahar è felice per questo evento e vi partecipa ruggendo.-
-Capisco. Vi unite anche voi alle danze?-
-No, ma vorrei chiederti di seguirmi, ti dispiace? Devo mostrarti una cosa.-
L’umana acconsentì e si diressero nel giardino esterno all’abitacolo dove lei si sorprese di trovare un drago, lo stesso drago che l’aveva accolta in quelle terre.
Lo Huyé si avvicinò all’animale e gli accarezzò il muso mentre questo assecondò la carezza emettendo un suono lieve.
-E’ raro che sia così vicino a noi.- proferì l’anziano.
-Cosa intendete dire?- domandò lei non capendo.
-Saremmo potuti rimanere al banchetto dopo aver sentito il suo ruggito in condizioni normali.- iniziò riferendosi al drago e ricevette un assenso dalla giovane.
-Questa sera, però, l’ho sentito più forte delle altre volte e ho dedotto che fosse nei paraggi.- continuò.
Simyf annuì e pensò che lo Huyé e il drago si conoscessero molto intimamente da come si comportavano. Era questa la sua impressione osservandoli sotto la luce lunare.
-E’ raro che venga qui. Non si allontana mai troppo dal loro nido, ma credo ci sia un buon motivo sul fatto che si trovi qui con noi.-
-Nulla avviene per caso. Ogni cosa è inevitabile.- intervenne la ragazza.
-Curioso... Tu ci credi?-
-Non ho avuto molte occasioni per verificarlo, ma... Sì, ci credo. Ciò che è successo ai miei genitori ne è la prova.-
-Capisco. Mi piacerebbe conoscere la tua storia. Che ne dici di pranzare con me domani?-
-Accetto con piacere.- gli rispose allegra.
Lo Huyé sorrise e dopo una breve pausa proseguì con il suo discorso.
-Questa mattina avevo percepito qualcosa di diverso nel suo ruggito e immagino gli stia molto simpatica. Deve aver notato qualcosa in te che gli è piaciuto e credo di averlo capito.-
-E cosa sarebbe?- domandò curiosa sentendolo molto interessato.
-I tuoi occhi sono molto intensi e profondi. Vedo una grande voglia di vivere, un’intensa determinazione e un forte desiderio che ti ha spinto a recarti fin qui.- le disse fissandola.
-Da come parlate, sembra che io sia come un libro aperto per voi.- scherzò nervosa mentre lo Huyé accennò un lieve sorriso.
-Se quel che ti ho detto è vero, quale sarebbe il tuo desiderio?- chiese ritornando serio.
La giovane sostenne il suo sguardo e prese un profondo respiro per rilassarsi.
-Io voglio vedere l’oceano dalle Terre Ignote.- confessò e il volto dello gnomo si deformò in un’espressione per niente incoraggiante.
-Quindi... mi stai dicendo che hai intenzione di addentrarti nel territorio degli elfi??- domandò sgomento e ricevette una risposta affermativa.
-Ma è pericoloso e...-
-Lo so!- lo interruppe di nuovo.
-So che rischio di essere catturata o addirittura uccisa da loro, ma so anche per certo che, se non ci andassi, me ne pentirei per tutta la vita e sentirò per sempre un vuoto incolmabile nel cuore e io non voglio!- affermò decisa.
Si guardarono negli occhi per lunghi attimi senza muoversi o proferire parola.
-Sei molto cocciuta e testarda, ma sei ben conscia di ciò che ti aspetta. E’ raro incontrare qualcuno del genere, soprattutto da queste parti.- rise piano mentre la ragazza abbassò lo sguardo e si torturò le mani un po’ imbarazzata, ma consapevole della veridicità di quella constatazione.
-Se non fosse stato per la mia testardaggine, non sarei nemmeno qui perché è molto difficile convincere i miei genitori.- lo informò-
-Immagino che siano molto protettivi nei tuoi confronti. Come mai hai preso questa decisione?-
-Ho sempre amato il mare e mi ha sempre aiutato quando avevo bisogno di qualche supporto o consolazione.- confessò e, vedendo la faccia perplessa dello Huyé, chiarì il significato della sua frase.
-Mi spiego meglio: se avevo un problema, andavo alla spiaggia e guardavo il mare. I movimenti delle onde mi calmavano e sembravano parlarmi mostrandomi come trovare la soluzione.-
-Capisco, ma deduco che ultimamente non ti sia stato utile.-
-Infatti l’ultima volta ho sentito solo un senso di abbandono e di solitudine e un vuoto nell’anima. Per questo ho pensato di compiere questo viaggio.-
-Che succederà se questo “vuoto” verrà colmato?-
-Mi sentirò realizzata e fiera di essere arrivata fin lì. Sarò felice di aver vissuto quest’esperienza e di aver provato nuove sensazioni e conoscenze, sia che si trattino di luoghi, sia che si trattino di persone.-
-Spero che tu possa avverare il tuo desiderio.-
-Grazie!- gli sorrise grata e speranzosa, un sorriso che venne ricambiato.
-E’ piuttosto tardi e la festa sta per terminare. Sarà meglio rientrare.- propose il capovillaggio.
Simyf annuì e stava per camminare quando venne trattenuta dal drago rimasto lì fino a quel momento.
-Che succede?- chiese spaesata allo Huyé che riflette per qualche istante.
-Non so... Girati verso di lui e rimani in quella posizione. Vediamo che fa...- Era dubbioso e questo non la rilassava molto, ma fece come le aveva suggerito e il drago si avvicinò a lei. Le sfiorò la fronte e il petto, là dove batteva forte il suo cuore con la zampa destra e si allontanò un po’ per poi ruggire.
L’umana non ci stava capendo niente e si chiedeva il motivo di quei gesti.
Dopo vari secondi passati a fissarsi, l’animale ritornò verso il suo nido. La giovane si girò verso lo gnomo trovandolo incredulo e perplesso. Quest’ultimo, vedendo il volto interrogativo della sua interlocutrice, fece cenno di rientrare mentre cercò di chiarire le proprie idee e in seguito li esternò sebbene ancora un po’ confuso.
-Immagino che ti stia chiedendo perché il Makhtahar si sia comportato in quel modo... Sarò sincero. Non l’ho mai visto compiere azioni simili e, di conseguenza, non posso dirti cosa volesse fare. Però... A qualcosa posso associarli, ma non sono sicuro che sia come penso.-
-Me le potete dire?-
-Può darsi che ti stesse augurando buona fortuna per il tuo viaggio e che ti abbia benedetta affinché tu possa esaudire il tuo desiderio e ritornare a casa sana e salva.-
-E possibile?- biascicò Simyf titubante.
-Lo spero! Mi era sembrato di capire questo dallo sguardo che ti ha rivolto, ma non ti garantisco niente perché eventi del genere sono rari così come è raro incontrare qualche umano come te.-
-Speriamo che abbiate capito bene...-
-Già, speriamo...- concordò quando erano ormai arrivati alla capanna.
Rientrarono nella sala sedendosi ai loro posti assieme ai presenti e il capovillaggio dichiarò la festa conclusa e congedò tutti ringraziandoli per la loro presenza.
-Ricordi la strada di ritorno?- si rivolse verso Simyf che stava andando via come gli altri.
-Sì, ho un’ottima memoria, stiate tranquillo! Grazie per le premure.-
-Non c’è di che. Ti aspetto per mezzogiorno.-
-Va bene, buona notte!-
-Buona notte anche a te!-

Era appena tornata nella sua stanza e si cambiò per poi cadere a peso morto sul letto. Era molto stanca, ma riuscì comunque a riflettere un po’ a proposito del dialogo avuto con Ghuar, cosa che non fece durante il tragitto, dato che si stava godendo la brezza norrurna e il paesaggio circostante creato dalla luce della luna piena, prima di addormentarsi con un sorriso stampato sul viso.

Buio.
Era tutto scuro attorno a lui.
Ricordava perfettamente si essersi addormentato, ma aveva gli occhi aperti, ne era certo. Poi la sua attenzione venne catturata da una luce alle sue spalle. Si girò e vide un imponente albero dalla chioma rosa e lì affianco una strana costruzione in legno. Si avvicinò trovandosi dinanzi una breve scala in pietra che gli avrebbe permesso di accedere all’edificio. Pensò se fosse il caso di darci un’occhiata, ma sobbalzò sentendo la parete di legno e carta muoversi, preso dallo spavento. Rimase immobile e vide una giovene ragazza sorridergli vestita in modo strano.
-Salve!- era gentile e cordiale e la sua calma lo tranquillizzò subito.
-Mi chiamo Meas e sono un’amica di Simyf. Voi siete Ghuar, il capovillaggio degli Huyé, se non sbaglio. Vi devo parlare.-

Angolo autrice:

Finalmente ho pubblicato anche questo capitolo!!! XD
Scusate immensamente l'enorme ritardo, ma avevo molto da fare in questi giorni. Però ora sono libera! O quasi...
Spero vi sia piaciuto il capitolo e di non avervi annoiati.
Aster: No, faceva schifo e mi sono annoiato a morte! ù.ù
Io: Ma che vuoi ancora?? ç.ç
Aster: Ovvio! Se non compaio nella ff, allora ti disturbo nell'angolo. ù.ù
Io: Sai che voglio pubblicare una ff su di te?
Aster: *si illumina d'immenso* Davvero????? *felice ai massimi livelli(?)*
Io: Si,  solo se giuri sui tuoi riccioli di non rivoltarmi contro in ogni angolo di questa ff, ok? O te ne faccio passare di ogni colore! è___é
Aster: Farò il bravo!!!!! Giuro!!!!!!!!!! *la sua faccia è indescrivibile, ma nel senso buono! ;)*
Questa volta, vi assicuro che è così! Voglio pubblicare una storia per Aster, per accontentare lui che interviene disturbandomi ogni volta e me perché ho in mente questa idea da un po'. ^w^
E non vedo l'ora di movimentare un bel po' le acque.  
Parlo a qualcuno in particolare: tranquilli che presto arriva.
L'unica cosa che posso dire è che presto apparirà, anche perché anch'io lo voglio e sto cercando di accellerare i tempi!
Mi raccomando: se notate degli errori, avvertitemi SUBITO che correggo il prima possibile. >.<
Grazie per aver letto e alla prossima!
Bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 7
*** Cap. 6: Pranzo, partenza e... risate ***


Completezza 06
Pranzo, partenza e... risate

Si svegliò un po' stordita e confusa.
Quella notte, a differenza  delle altre volte, aveva incontrato in sogno Alsho, il fidanzato di Meas. Sapeva che i due erano maghi molto potenti e che attraversavano i sogni tranquillamente,  ma non erano mai capitato che lo incontrasse. Infatti, appena lo vide, si agitò e si innervosì, ma lui riuscì a tranquillizzarla e conversarono amichevolmente.
All'inizio della loro loro conversazione, gli chiese di Meas e il ragazzo le rispose che la sua fidanzata aveva altre faccende da svolgere.
Ciò che la stupì di più, però, furono le sue parole poco prima che il sogno terminasse: -Che anche questa volta vada tutto bene e che un altro sogno diventi realtà cambiando questa situazione.-
Cosa deve andare bene? A chi o a cosa si riferisce? Quale sogno? E di che situazione parla?
Rimuginò su queste e altre mille domande girandosi nel letto a intervalli irregolari, ma non ne venne a capo.
-Avanti.- disse con voce impastata dal sonno quando sentì qualcuno bussare alla porta e vide la testa di Yljo sporgersi sorridente poco dopo.
-Buongiorno! Ti ho svegliata?- la salutò entrando nella capanna.
-Buongiorno a te! Tranquillo, ero già sveglia.- lo rassicurò alzandosi.
-Ti ho portato la colazione.- la informò appoggiando il vassoio sul tavolo.
-Grazie.-
-Di niente. Mi hanno detto di ricordarti che devi recarti dal capovillaggio per pranzo.-
Oh, sì! Giusto! Grazie ancora per avermelo ricordato.-
-Non c'è di che. Ci vediamo.-
-Ciao.- lo salutò mentre lo Huyé varcò l'uscio.
Rimasta sola, sospirò e si cambiò. Da quando si era svegliata, aveva pensato molto al suo incontro con Alsho, così tanto che si era dimenticata completamente di ciò che era accaduto la sera precedente.
Mangiò e dopo, non sapendo che fare, dette un'occhiata alla libreria. Erano tutti scritti in elfico, lingua da lei non molto conosciuta, ma notò che un tomo aveva delle lettere familiari. Lo prese e lesse il titolo: era un dizionario. Decise di sfogliarlo un po' per imparare l'elfico, dato che ne aveva l'occasione. Passarono dei minuti in cui la ragazza si concentrò sulle parole stampate su quelle pagine e provo a imprimerle nella sue memoria con qualche piccola difficoltà.
Poi la sua attenzione venne attirata dalle parole "Flhia ny". Lesse la traduzione: "Ti amo".
Sorrise. Due semplici parole eppure così belle e profonde che racchiudono un sentimento stupendo.
Si ridestò dai suoi pensieri al bussare della porta. Posò il libro sul letto rifatto e si alzò mentre Yljo entrò.
-Ciao, che fai?- chiese avviandosi verso il tavolo.
-Niente, solo provavo ad imparare l'elfico.- disse indicandogli il libro sulle lenzuola.
-Vorrei aiutarti, ma sono molto occupato e non avrò molto tempo libero...- riferì dispiaciuto.
-Non ti preoccupare. Quel dizionario è molto preciso e non è tanto difficile studiarlo.- lo tranquillizzò.
Lo Huyé sorrise sollevato e prese il vassoio.
-Allora vado. E ricordati il pranzo a mezz...- la avvisò, ma venne interrotto.
-Sì, lo so, a mezzogiorno alla capanna del capovillaggio, lo ricorco.-
-Bene, ciao!- si congedò andandosene.
-Ciao.- ricambiò il saluto chiudendo la porta.
Sospirò. Era la seconda volta che si dimenticava del pranzo e pensò fosse il caso di prepararsi, dato che mancava poco tempo contando anche il tempo che avrebbe impiegato per arrivarci.
Arrivò di qualche minuto in anticipo, ma , a detta di Ghuar, non doveva farne un problema. Passarono una buon'ora tra il cibo e i vari racconti della ragazza e altri commenti.
-Quindi hai intenzione di partire domani...- constatò lo Huyé.
-Sì, ho pensato fosse il caso di andarmene il prima possibile per non disturbarvi ulteriormente.- si giustificò lei.
-Non ci dai alcun fastidio...- tentò di donvincerla a rimanere ancora per un po'.
-Può darsi, ma voglio rimettermi in viaggio.-
-Sarai stanca...- continuò lui.
-Ho riposato a sufficienza. Sono abituata alla fatica e non sono di certo malata o ferita.-
-E' proprio vero. Sei decisamente testarda e, se hai deciso qualcosa,  non cambieresti idea.- commentò mentre la ragazza sorrise.
-Sono fatta così. Non ci sarà niente che mi cambierà.- affermò convinta.
-Invece ti sbagli.- contestò provocandole un'espressione perplessa.
-C-come...? domandò piano la giovane.
-C'è sempre qualcosa che ci cambia. Una in particolare.- sentenziò misterioso.
-E quale sarebbe?- chiese curiosa.
-L'amore.- asserì.
-Ma non parlo dell'amore per il proprio popolo, per la propria terra o per la propria famiglia. Sto parlando dell'amore che si nutre nei confronti della propria anima gemella e quello cambia chiunque, anche chi afferma che non si innamorerà mai o che l'amore è una sciocchezza e una debolezza, i quali si sbagliano di grosso. Ricorda, Simyf, non dovrai mai sottovalutare l'amore, quello vero e sincero, perché l'amore è travolgente e potresti essere travolta anche tu da tale uragano*.-
-Uragano?-
-Sì, a volte lo paragonano ad un uragano, tanto sono travolgenti.-
-Amore... Io non mi sono mai innamorata...- riflettè tra sé l'umana.
-lo immaginavo, ma arriverà anche il tuo momento, vedrai. Quando capirai di esserlo, ti sentirai realizzata.-
Simyf rimase in silenzio e pensò intensamente.
Possibile che l'amore fosse il tassello mancante al suo "puzzle"? Però c'erano altre esperienze che non aveva mai svolto e altre emozioni mai provate oltre all'amore, quindi non era certa che si trattasse proprio di quel sentimento.
-Flhiare...- sussurrò quasi inconsapevolmente e attirò l'attenzione dell'anziano.
-Sì, "Flhiare", significa "Amore".- confermò e chiese: -Come fai a saperlo? Avevi detto di non conoscere l'elfico...-
-Oggi ho dato un'occhiata alla libreria nella mia stanza e ho notato un dizionario.- raccontò la ragazza dopo essersi distolta dai pensieri con l'intervento di Ghuar.
-E ho letto qualcosa...- confessò arrossendo.
-Non devi vergognarti di aver soddisfatto le tue curiosità. E poi puoi portarlo con te e studiarlo meglio. Se ti imbattessi negli elfi, potresti comunicare con loro.-
-Ne siete sicuro? Non è certo che li incontri...- obbiettò dubbiosa.
-Probabilmente sì...- sussurrò flebilmente, parlò così piano che non si fece sentire neanche dalla ragazza.
-In quel caso, allora, non penso che ti nuocerà imparare un'altra lingua e un dizionario in meno non sarà una tragedia, dato che ce n'è uno per capanna.- sdrammatizzò.
-Grazie.-
Si salutarono poco dopo e il resto della giornata passò tranquillamente.
Quel pomeriggio Simyf informò Yljo della sua partenza. In seguito lo Huyé le riportò i suoi vestiti lavati e asciutti e le augurò un buon riposo ricambiato dalla giovane.
Quella notte incontrò Meas un sogno e si tranquillizzò costatando che non le fosse successo niente di grave. Parlarono a lungo del più e del meno, come loro solito, ma si dimenticò di chiederle il significato delle parole di alsho e dovrà aspettare ancora molto prima di ricordarsene e capire, infine, di cosa di trattasse.

La luce del sole le illuminò il volto svegliandola da quel dolce tepore. Si mosse infastidita e si raggomitolò nelle coperte, dato che stava troppo bene per alzarsi.
Purtroppo, le lenzuola erano sottili, così i raggi solari le filtrarono disturbando la ragazza che si alzò sbuffando.
Uffa! Dormivo così bene...
Guardò fuori dalla finestra e capì che fosse il caso di prepararsi invece di poltrire. Presto sarebbe partita e già sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene. Sistemò le poche cose che aveva usato nei suoi bagagli e per ultimo prese il dizionario ponendolo nella borsa a tracolla quasi vuota, dato che aveva finito da un po' di tempo le provviste di cibo.
Poco male. La foresta era un'abbondante fonte di nutrimento più che sostanziosi e avrebbe potuto mangiarli senza problemi.
Quando finì, uscì e si dirise verso il torrente, luogo di ritrovo con Ghuar e Yljo. Diede un'ultima occhiata al paesaggio imprimendolo nella memoria avendo l'impressione che non sarebbe ripassata da quelle parti tanto presto.

-Continua a seguire il corso del torrente che si collega con un'altro fiume e arriverai alla foce di quest'ultimo che si trova piuttosto distante dalle due città elfiche più vicine. Attenta, però, che la foce è a delta ed è molto vasta, quindi potresti avvicinarti troppo a loro.- le indicò la strada il capovillaggio.
-Terrò conto del vostro consiglio. Vi ringrazio molto per tutto.-
-Tranquilla. Ci voleva qualche novità. Però non posso dirti altro. Sono le uniche informazioni in mio possesso e nessuno di noi si è mai addentrato nel territorio degli elfi.-
-Non fa niente. Avete fatto già abbastanza per me e vi ringrazio moltissimo. Per il resto, cercherò di cavarmela come posso.-
Detto ciò, Yljo si avvicinò per abbracciarla e augurarle buon viaggio. La ragazza si allontanò salutando tutti con la mano mentre piano piano li vide sempre più lontani finché fu possibile per poi voltarsi e proseguire il suo viaggio.

L'umana era partita già da un po' di tempo e gli Huyé stavano svolgendo le loro faccende quotidiane.
Ghuar era dinanzi alla sua abitazione ed era intento ad osservare il paesaggio circostante dalla rupe.Alzò lo sguardo verso il cielo dove il sole brillava ancora alto. Era pensieroso. Poi sospirò e proferì la seguente frase:
-Che possa davvero cambiare tutto.- e rientrò nella sua capanna.

Erano passati alcuni giorni dalla sua partenza dal villaggio degli Huyé. Aveva ripreso il ritmo giusto ed era come durante l'inizio del viaggio, con alcune differenze: il paesaggio e il clima non cambiavano più, sapeva bene come procurarsi del cibo e come proseguire indisturbata mentre prima era passata tra la foresta oscura e il deserto torrido inalzando sempre una barriera con Kara e veniva aiutata da Meas per il resto.
Adesso seguiva il corso del fiume e si faceva un bagno, per la sua felicità, ogni sera e durante le pause per mangiare studiava l'elfico. In sogno incontrava costantemente l'amica e si svegliava all'alba per poi partire a breve. Al tramonto si fermava accampandosi subito.
Ogni giorno era sempre la stessa storia e, sinceramente, era un po' stufa di quella monotonia. Aveva bisogno di qualche novità. Ora capiva come potessero minimamente sentirsi gli Huyé nella loro quotidianità.
Trascorsero poco più di tre settimane prima che raggiungesse la prima ramificazione del fiume. Nel sogni Meas le aveva detto di seguire sempre la riva a sinistra e così fece. Era felice di quel piccolo cambiamento che le indicava che stava quasi per raggiungere l'oceano. La sua amica le aveva detto che con quell'andamento avrebbe impiegato dieci giorni per arrivare a destinazione.
Dopo otto giorni intravide dei massi sulla superficie dell'acqua. Si avvicinò e constatò che, incredibilmente, quel tratto del fiume non era molto profondi. Osservò meglio le rocce in rilievo. Ci si poteva camminare tranquillamente senza il rischio di posare il piede in acqua, dato che erano poco distanti tra loro. Erano posizionati in modo tale da passare da una riva all'altra come una strada o un ponte ed erano abbastanza per farci marciare tre persone alla volta.
Simyf si avvicinò a dei cespugli e vi lasciò lì vicino i suoi bagagli. Si dirise di nuovo verso il fiume e si tolse gli stivali. La emozionava il fatto di essere in diretto contatto con la terra e iniziò a saltellare sui massi come una bambina. Notò che erano un po' bagnati e questo contatto le piaceva ancora di più.
Continuò a saltare qua e là ridendo allegra come non faceva da troppo tempo Poi, quando poggiò un piede su un masso ai margini della "strada", scivolò, dato che era più umido, e cadde in acqua lanciando un urlo. Però la ragazza non sprofondò nel fiume perché quel tratto non era tanto profondo, tanto che poteva sederci tranquillamente.
Dopo qualche attimo di smarrimento, cominciò a ridere senza un vero motivo, forse divertita dalla propria sbadattagine. All'improvviso le venne un'idea un po' malsana. Immerse le mani a coppa nell'acqua e se ne spruzzò un po' in faccia. Lo ripetè varie volte e quando si rese conto di aver agito stupidamente e anche che il suo gesto fosse un tantino infantile, smise.
Era totalmente bagnata, quindi non poteva proseguire nel suo cammino, perciò si tolse i vestiti mettendoli ad asciugare. Il sole era andora alto, di conseguenza si sarebbero asciugati presto.
Intanto si immerse ancora nel fiume per un bagno anticipato e pensò. In quei giorni aveva accumulato parecchio stress per l'ansia di arrivare presto alla costa. Anche se stava perdendo tempo rimanendo là, in fondo non era un fatto tanto negativo perché aveva scaricato tutto quel peso sentendosi più libera, leggera e soprattutto rilassata.
E questo pensiero non poteva far altro che renderla felice e sorridente.

Si era allontanatò dalla propria dimora per allenarsi e aveva lasciato il proprio destriero per proseguire indisturbato nella foresta. Intorno a lui era tutto silenzioso e cercò di non muoversi troppo rumorosamente, esattamente come gli avevano insegnato.
Scattò sull'attenti quando sentì un insolito fruscio. Si guardò attorno e non vide nulla di anomalo.Allora provò a individuare la provenienza di quel suono, ma, essendo durato appena un istante,  non riuscì a localizzarlo.
Poi sentì altri rumori e li seguì vedendo che gli alberi si stavano diradando. Più camminava e più si convinceva che quei suoni fossero in realtà delle risate. Era una voce femminile, però diversa da quelle che conosceva, mai sentita prima.
Era piuttosto dubbioso.
In seguito scorse tra le piante un fiume, senz'altro si trattava di Orvamat, uno dei quattro corsi d'acqua principali di quelle Terre, dato che nei paraggi non c'era un fiume di tali dimensioni oltre a questi.
E la vide.
Era un'umana e stava saltellando sui massi come una bambina, con la differenza che la ragazza, all'apparenza di 18 anni, si muoveva con un'eleganza e con un'agilità particolari, che non si vedono spesso e che non riuscì a riconoscere.
Continuò a guardarla con i suoi occhi viola senza spostarsi dalla sua posizione anche mentre lei si cadde nel fiume, si spruzzava l'acqua in faccia e usciva con una certa curiositò e un pizzico di interesse. Quando stava per spogliarsi, si girò e si allontanò silenziosamente.
Non era il caso di spiarla ancora. Doveva ammettere, però, che lo incuriosiva e che lo attraeva in un modo strano che non comprendeva. Raggiunse il suo destriero e a quel punto si chiese se mai potesse rivederla e, chissà, forse anche conoscerla.

*cit. One Piece.

Angolo autrice:

Finalmente ho pubblicato questo strabenedettissimo capitolo!!! XDD
Scusate se ho ritardato, ma avevo da fare, come sempre XP, ma credo che ne è valsa la pena.
E perché? vi chiederete...
Ebbene, lo dico perché finalmente, dopo tanto tempo, è arrivato lui!!! XDD
Non vedevo l'ora di farlo entrare in scena e adesso sono realizzata! ^-^
Indovinello: sapete chi è questo lui ?? n.n E poi ci sono altri interrogativi sparsi per la storia. :)
Vediamo in quanti lo/li scopriranno/intuiranno/capiranno...
Aster: Mi sa che nessuno lo saprà mai. u.u
Io: Non mi rompere!!! è____é
Aster: E perché no? è_é
Io: Perché non centri un fico secco con la mia storia! è____________é
Aster: Io centro SEMPRE!!! ù_______ù
Io: Per colpa tua sono stata attaccata dall'asterite! è____é
Aster: Ma non sono una malattia!!! >_____<
Io: Colpa tua ! u___u
Aster: ç_____ç
Uffa! Aster rompe sempre e comunque! è__é
Ritornando alla storia, sono felicissima di aver smosso un po' le acque e lo sono ancora di più nell'attesa di farvi leggere il prossimo capitolo!!! ^____^
Un po' di azione mancava in questa storia che sembra un po' noiosa, ma credetemi quando dico che l'attesa sarà ben premiata! ^____^
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, soprattutto Eri Reila e Kaika che hanno recensito lo scorso capitolo e spero che questo vi piaciuto. :D
Alla prossima e bacioni! X^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 8
*** Cap. 7: Catturata ***


Completezza 07
Catturata

Quella mattina si svegliò prima del solito e con una certa emozione.
Stava per arrivare alla costa, mancavano poche ore e, data l'ansia del momento, aveva dormito poco a causa dell'agitazione.
Era abituata a dedicarsi al sonno per poche ore grazie all'addestramento dei Vittoriosi sottopostole dalla madre, ma quella volta non riuscì più a chiudere occhio. Si alzò stressata dalla sua stessa agitazione e per rilassarsi iniziò a svolgere degli esercizi che le imponeva Betel.
All'alba si fermò e, essendo completamente sudata, si fece un bagno. Si beò di quelle indescrivibili sensazioni che provava nuotando nell'acqua che aveva assunto una bella tonalità tra il rosa e il rosso per poi sfumare verso l'arancio, mentre si sentì sempre più leggera liberandosi dall'ansia.
Uscì dal fiume, si vestì e si immerse nel folto della foresta alla ricerca di cibo: la solita routine che forse non avrebbe più eseguito. Ritornò a sedersi sul suo giaciglio improvvisato con un frutto in mano. Notò uno strano luccichio vicino a sé e si accorse che si trattava dell'oggetto datole da Meas. Anche in quelle pochissime ore si erano incontrate.
Era un braccialetto e, stando alle parole dell'amica, avrebbe potuto contenere di tutto all'interno della pietra incastonata nel metallo grazie alla magia applicata dalla maga. Nessuno nel suo mondo se ne sarebbe accorto, dato che era un incantesimo del mondo di Meas ed era anche improbabile riuscire a scoprirlo perché non esisteva un incantesimo simile nel Mondo Emerso. Le sarebbe servito nel caso in cui a pochi metri di distanza dall'oceano avrebbe corso per raggiungerlo, quindi per non avere ingombri a pochi passi dalla realizzazione del suo sogno. Lo indossò, sistemò le proprie cose e, seguendo le indicazioni dell'amica, depositò i suoi bagagli nel braccialetto per poi ripartire. Si sentiva più libera, come se stesse passeggiando e non viaggiando da poco più di due mesi, e il braccialetto non pesava affatto. Passarono cinque ore prima che sentisse il frastuono delle onde contro la terra. A quel punto il suo corpo venne invaso da emozioni indescrivibili e corse il più velocemente possibile. Vedeva che la strada curvava a sinistra come l'altra riva lasciando che l'acqua occupasse la visuale mentre gli alberi pian piano scomparivano dalla vista.  Infine i suoi piedi si posarono sulla sabbia mentre si fermò ad ammirare l'immensità dell'oceano. Il suo volto si riempì di stupore, meraviglia e soprattutto di felicità.
Aveva finalmente raggiunto l'oceano.
Chiuse gli occhi inspirando la brezza marina e li riaprì sorridendo.
Rimase lì per vari minuti osservando l'infinita massa d'acqua davanti a sé, era così rapita da quello splendido blu che non si accorse che qualcuno si avvicinò a lei. All'improvviso una mano le tappò la bocca mentre un'altra le strinse a gola. Si immobilizzò all'istante, non si era accorto che qualcuno era in quel posto e constatò che era stata un po' troppo sovrappensiero e che fosse parecchio fuori allenamento. Fece attenzione a non muoversi bruscamente anche perché sarebbe successo di tutto se si fosse comportata nel modo sbagliato.
-Zitta e fa come ti dico.- le impose l'aggressore e prese i suoi polsi portandoli dietro la sua schiena.
Simyf non si mosse e sentì che era arrivato un'altra persona. Stavolta era attenta e aveva udito i suoi passi. Lì ascoltò mentre parlavano in elfico. Non capiva completamente quel che si dicevano, dopotutto non l'aveva imparato del tutto. Intuì che erano elfi e stavano armeggiando con una corda legando i polsi.
-E ora muoviti.- ordinò il primo elfo spintonandola lievemente verso dove erano venuti.
La ragazza li seguì senza protestare e vide che c'erano dei carri trainati da strani quadrupedi e altri elfi, molto probabilmente mercanti. Lì accanto, sul fiume, era presente un passaggio magico, senz'altro c'era un mago tra loro. Si maledì per non essere stata sufficientemente cauta e per non aver controllato che ci fosse qualcuno nei paraggi, dato che la postazione in cui si trovava era ben visibile dal punto in cui erano. Il secondo elfo aveva già raggiunto i suoi compagni e stava probabilmente riferendo loro quel che era accaduto. Poi parlò di nuovo con l'elfo che le stava alle calcagna che la portò vicino ad un carro.
-Sali e sta buona o sarà peggio per te.- la minacciò e chiuse le ante del carro dopo che l'umana vi entrò.
Simyf notò che si rivolgeva a lei con disprezzo, si capiva dalla faccia infastidita e dalla voce seccata. Poi sentì che il carro si mosse e comprese che si stavano muovendo verso chissà dove. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi sebbene la situazione non era tanto piacevole.
Ormai la sua vita era appesa su un filo e saranno proprio gli elfi a decidere se tagliarlo o meno segnando la sua sorte.


Palazzo reale del regno di Prignus

La principessa era seduta su una panca nel vasto prato e vivo giardino che ricopriva la sua reggia. Fissava il cielo come ad osservare una particolare stella anche se era pieno giorno. Aveva lo sguardo perso nel vuoto ed era assorta nei suoi pensieri. Sentì una presenza alla sua destra e una lieve pressione sulla spalla. Si voltò e vide che il suo fidanzato aveva posato una mano sulla sua clavicola.
-Ancora pensierosa?- domandò lui sedendosi accanto a lei.
-Lo sai bene... Presto si incontreranno ora che i mercanti di Merhat l'hanno trovata...- gli riferì ciò che era successo e che sapevano entrambi da tempo.
-Quanto manca?- chiese.
-Tre giorni e non si separeranno più.- predisse.
-E se qualcosa andasse storto?- era dubbioso e non era certo che tutto sarebbe filato liscio come l'olio.
D'altronde, anche una scelta, un gesto o un incontro sono in grado di modificare il futuro.
-Non ti fidi delle mie capacità da veggente?-
-No, non ho detto questo! E' solo che...- lei sospirò.
-Ti capisco...- disse stupendo il suo ragazzo.
-Anch'io ho paura che qualcosa vada storto, ma continuo a sperare nel cambiamento di quel mondo.- gli confidò appoggiando la testa sulla sua spalla mentre lui ponderava le sue parole.
-E comunque... Stai tranquillo!- continuò sorridendogli rassicurante.
-Lui l'ha già vista e quando la rivedrà, la vorrà e non la lascerà più!- lo informò e il suo sorriso si allargò vedendo la tensione sul viso di lui svanire.
-Allora non mi resta altro che affidarmi a te per loro.-
-Non te ne pentirai, fidati!-
-Ok, facciamo una passeggiata, Meas?- le propose alzandosi e porgendole una mano.
-Certo, Alsho.- acconsentì all'invito e intrecciò le sue dite a quelle del suo amato.

Punto indefinito lungo la costa delle Terre Ignote

Mai fidarsi dell'ovvio e mai abbassare la guardia, ma prima o poi commetterai anche tu una sciocchezza.
Simyf continuava a pensare le parole di sua madre senza sosta. Si rendeva conto di quanto fosse stata stupida a non stare all'erta e di non aver controllato se ci fosse qualcuno attorno a lei. Se solo fosse stata attenta, ora sarebbe alla spiaggia o sulla strada del ritorno anziché su quel carro pieno di cianfrusaglie verso chissà dove. Non sapeva quanto tempo era passato da quando era stata catturata, ma capì che si fermarono. Poi lo stesso elfo di prima entrò nel carro e le diede un frutto dopo averla slegata.
-Mangia e non fare nulla di insensato o te la faccio pagare cara.- l'avvisò tenendola d'occhio mentre si mangiava della zuppa.
La ragazza mangiò in fretta per non spazientire oltre il suo "carceriere" che la legò subito dopo e uscì dal carro. Poco dopo ripartirono e Simyf si chiese ancora se mai potrà tornare a casa sana e salva.

Erano passati tre giorni e Simyf era molto irrequieta: non sapeva spiegarsi il fatto di non incontrare più Meas in sogno quando, invece, i suoi erano occupati da un essere bellissimo dagli occhi di un viola diverso da quelli degli elfi. Però tutto era sfocato, tutto tranne quei due pozzi color ametista. 
Ma non era l'unico motivo della sua agitazione: quella mattina aveva sentito dei strani discorsi. Gli elfi, ovviamente, non erano a conoscenza delle sue capacità, tanto meno sapevano che stava studiando l'elfico, sebbene il suo studio era momentaneamente sospeso. Stava semplicemente facendo buon viso a cattivo gioco. In fondo, era normale che fosse spaventata e diffidente, no? E per merito della sua immagine di umana spaurita, anche se era davvero preoccupata per la sua sorte, aveva saputo che stavano per arrivare ad una delle città elfiche e lì sarebbe stata consegnata alle guardie per poi essere giudicata dal re e la sua corte.
Cercò di rilassarsi, non ci riuscì: aveva paura, paura di non rincontrare più le persone a lei più care. Chiuse gli occhi mentre una lacrima solcò il suo viso. Si sentì sola, terribilmente sola. Poi avvertì una presenza alle sue spalle che l'abbracciava con le sue forti e calde braccia appoggiando il petto contro la sua schiena e che le baciava i capelli. Si abbandonò a quell'abbraccio così rassicurante, ma presto spalancò gli occhi rendendosi conto che ciò non era mai accaduto davvero. Rifletté per un po' sull'accaduto e concluse che era stato tutto un sogno, un piacevole sogno quasi reale constatò con un sorriso amaro.
Sentì altri rumori e il carro fermarsi. Probabilmente erano arrivati e il suo cuore batté forte nel suo petto per la paura. Le ante del carro si aprirono e un elfo armato si sporse incitandola di scendere. Obbedì sapendo bene cosa sarebbe successo se avesse disobbedito. Rimasero vicino al carro fermo accanto all'ingresso delle mura in legno della città per qualche minuto mentre le guardie parlavano con i mercanti. Simyf cercò di individuare una via di fuga senza successo anche a causa dell'insistente controllo degli elfi. Poi due guardie le indicarono di seguirli dentro una porta affianco al portone d'ingresso. Appena dentro, l'avvolsero in un mantello e calarono il cappuccio. Percorsero un lungo corridoio, varie scale e altri corridoi di cui le pareti si abbellivano sempre più di decorazioni e arazzi mano a mano più definiti e ricercati. Infine si fermarono dinanzi ad una porta immensa e lavorata minuziosamente dove vi erano appostati altre due guardie con cui i due che l'avevano portata fin lì stavano discutendo per farla entrare. Dato l'accesso, aprirono il portone e Simyf capì che quello si trattava della Sala del Trono e vide in fondo alla navata l'elfo che doveva essere il re seduto composto che parlava con un suo simile, a giudicare dall'abbigliamento un nobile, per poi tacere alla sua entrata. Attraversarono la navata e a pochi metri di distanza dal trono, i tre si inchinarono. Poi le guardie si alzarono dopo un cenno del re e iniziarono a discutere sulla sorte dell'umana in elfico (ovviamente... -.- /ndA). Simyf si sentì ancora più frustrata, soprattutto perché vedeva di sottecchi da sotto il mantello che il re e in particolare l'altro elfo la fissavano con insistenza.

-Toglietele il mantello che voglio vedere che aspetto ha.- ordinò
il re nella lingua dell'umana interrompendo il discorso con i soldati, i quali obbedirono.
Quando il suo volto fu esposto, la ragazza continuò a rimanere a testa bassa mentre il re e l'aristocratico la studiarono più attentamente.
-Qual'è il tuo nome?- domandò il sovrano dopo qualche secondo di silenzio.
-S-Simyf...- rispose un po' titubante e con la voce rauca resa così dai giorni di mutismo. 
-Cosa volete fare, sire?- domandò uno degli elfi.
-Lasciateci soli.-
-Ma sire...- stava per obbiettare, ma l'occhiata che gli lanciò il re gli fece capire che fosse il caso di non obbiettare.
-Andate, questa umana non ci arrecherà danno.- detto ciò, continuò ad osservarla mentre i due si ritirarono.
-Quanti anni hai?- domandò dopo alcuni secondi.
Simyf lo guardò interrogativa: non si spiegava il motivo per cui le poneva domande simili. Alquanto strano.
-D-diciotto...- farfugliò nervosa.
-Da dove vieni di preciso?-
-Da Cania nella Terra del Mare.-
-Sei venuta qui da sola?-
-S-Sì...-
-E perché sei venuta qui?-
A quella domanda, la ragazza riflettè attentamente su cosa rispondere: verità o bugia?
-Volevo vedere l'oceano, tutto qui.- rivelò infine.
-L'oceano?- chiese il re interrogativo.
-Esatto.-
-E per quale motivo? Anche da voi c'è!- ribattè.
-E' vero... Ma a me piace molto il mare e volevo ammirare quello delle Terre Ignote per questa mia passione...- tentò di giustificarsi.
-Mmh... Capisco, ma sai che hai rischiato molto? Potevi morire e potrei giustiziarti anche ora.- fece maligno.
-Sì, ne sono consapevole, però...-
-Però...?- la incitò a continuare.
-Però sono felice di averlo intravvisto anche se per poco tempo.- concluse stupendo i due elfi.
Calò il silenzio. Simyf aspettava il verdetto del re, molto probabilmente l'avrebbero uccisa. Intanto l'elfo pensava alla sorte dell'umana, ma non sapeva cosa farne di lei. Si voltò verso suo figlio e vide nei suoi occhi una luce mai vista.
-Figliolo, tu cosa pensi di fare?- si rivolse a lui attirando la sua attenzione.
-Non saprei, padre. La decisione spetta a voi, siete il re.- affermò questi.
-In effetti è vero, hai ragione, ma ora come ora non so cosa fare con lei. Nell'attesa della mia decisione, verrai rinchiusa in una cella. Non ribellarti a noi e potresti sopravvivere.- annunciò infine il re rivolto verso la ragazza che annuì.
-Bene. Guardie!- chiamò ed essi entrarono.
-Rinchiudetela in cella, ma non trattatela male, salvo sia lei stessa a comportarsi in modo aggressivo.- ordinò e i soldati eseguirono l'ordine.
Simyf seguì gli elfi senza fiatare ripetendosi in continuazione di non compiere gesti avventati e quando fu dentro la cella, si chiese se mai potresse uscirne viva.

Angolo autrice:

Lo so, lo so, sono in ritardissimo!!! Vogliate perdonarmi, ma questo maledetto computer ha dovuto ripristinarsi proprio quando stavo per finire il capitolo e l'ho perso tutto! ç____ç
Mi è toccato riscrivere da capo!!! ç____________ç
Maledetto computer! >___________<
Almeno adesso funziona da bravo! ^_^
Comunque sono tornata e continuerò questa storia fino alla fine! ù.ù
Per chi mi ha seguito fino a questo punto, sappia che da ora inizia la "vera" storia!  Soprattutto ora che "lui" è ufficialmente entrato in scena. XD
Piuttosto, sapete dirmi di chi si tratta? XD
E non preoccupatevi, a Simyf non succederà nulla di tremendo!
Aster: Infatti! La tortureranno e la faranno morire dopo atroci sofferenze e dissanguata! *faccia demoniaca*
Io: Non. Osare! Non ci pensare nemmeno o sarà questa la TUA di fine!!! *espressione che supera di gran lunga quella di Aster per quanto riguarda minacce intimidatorie*
Aster: Emh... ^^" Vado a fare una passeggiata! * se la svigna*
Bene, me lo sono tolto di torno! ù.ù
Ringrazio Kaika che come sempre recensisce e chi ha letto i capitoli precedenti. Lo so che erano una noia totale, ma ora credo che tutto si farà più interessante! :)
Alla prossima! :D
Bacioni! :^
Ciao! XD ^-^

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Capitolo 9
*** Cap. 8: L'insegnante del principe ***


Completezza 8
L'insegnante del principe

Scese le scale che conducevano alle segrete e si fermò davanti alla porta dove l'umana era stata rinchiusa. A quanto avevano riferito le guardie che l'avevano scortata fin lì, la ragazza si era mostrata accondiscendente e non agitata o violenta come avevano immaginato.
La osservò attraverso la fessura nel legno e ripensò alla sua voce. Mentre scendeva lungo il corridoio stretto e isolato, aveva sentito che stava cantando qualcosa in una lingua sconosciuta e strana. Si era stupito di quanto quella voce fosse dolce e melodiosa, sebbene ancora un po' rauca, quando qualche ora prima era spenta e flebile resa così da giorni di mutismo.
La guardò distesa sul lettino dormiente, posò il suo sguardo sul suo viso, il collo, le braccia, il seno, i fianchi, il ventre e infine le gambe.
Desiderava toccarla. Non capiva il motivo di quel bisogno, non si era mai sentito così, ma voleva averla vicina, insieme a lui.
Si avviò verso le sue stanze pensando a come fare per tenerla con sé. Il re non aveva ancora preso la sua decisione, però aveva chiesto il suo parere. Forse aveva la possibilità che egli esaudisca il suo desiderio, ma con quale scusa?
Rifletté a lungo, poi un'idea gli illuminò il volto rendendolo euforico. Si diresse verso il giardino, sapeva che suo padre restava lì ad osservare il cielo notturno.
Ormai ne era certo, nulla gli avrebbe impedito di al suo fianco.

Tutto era buio intorno a lei. Si guardò intorno senza trovare nulla su cui potesse posare la sua attenzione. Poi vide una sagoma dove brillavano due luci viola. Capì che si trattava di una persona, però quegli occhi... Erano gli stessi che aveva visto nei sogni durante il suo viaggio nel carro degli elfi. Ma notò qualcosa di strano: li aveva già visti da qualche parte nella realtà, ne era sicura.
All'improvviso quella figura svanì spaventandola. Si voltò
cercandolo attorno a sé. Sussultò quando qualcosa di caldo l'avvolse, ma si tranquillizzò capendo che si trattava della stessa persona di prima.
Rimasero così: lei immobile mentre lui l'abbracciava da dietro, come a consolarla facendole capire che lui era con lei in quel momento difficile. E fu con la consapevolezza che costui le sarebbe stata vicina che si svegliò più rilassata all'alba.
Guardò l'ambiente circostante e constatò che non c'era nessuno. Chiuse gli occhi concentrandosi e sentì dei passi nel corridoio. Li aprì sedendosi sul lettino e qualche secondo dopo la porta della cella si mosse.
-Il re e il principe vogliono parlarti.- annunciò la frase che aspettava da tempo.
Simyf si alzò e seguì la guardia fino alla Sala del Trono, laddove sarebbe venuta a conoscenza della decisione del sovrano degli elfi e pensò che fosse giunta la sua ora. Erano passati due giorni da quando era arrivata e continuava a tormentarsi sul motivo del ritardo del loro responso: non era per niente difficile decidere di ucciderla, perché aspettare tanto? Ora il momento da lei tanto atteso era finalmente giunto, avrebbe smesso di tormentarsi. Si inginocchiò al cospetto del re e mantenne la testa china mentre il soldato si congedò.
-Immagino che stia aspettando la mia decisione...- suppose giustamente l'elfo ed ebbe la conferma che avesse ragione dal cenno di capo dell'umana.
-Ti informo che ti lascerò vivere.- a quella frase, la ragazza alzò lo sguardo incredula.
Il re sorrise compiaciuto di poter vedere la sua confusione dipinta in faccia.
-Ma ad una condizione: dovrai "istruire" mio figlio. Se svolgerai bene il tuo lavoro e lui sarà d'accordo e soddisfatto, ti lasceremo andare riportandoti da dove vieni.- disse e Simyf si tese.
-Ma io non so cosa potergli insegnare, non sono così colta e intelligente.- replicò.
-Tu sei un'umana e come tale dovresti conoscere varie cose delle terre da cui provieni come la storia e le tradizioni di cui noi non siamo a conoscenza perché il nostro sapere è limitato a testi scritti migliaia di anni fa.- fu il principe a parlare attirando la sua attenzione.
I loro occhi si incrociarono e lei si stupì dell'intensità con cui la fissava.
-Potrete discutere sui dettagli in privato. Ora ho una riunione, quindi potete andarvene.- si alzò dal trono, ma si bloccò come ricordatosi di qualcosa.
-Un'ultima cosa...- li fermò prima che facessero un passo per andarsene.
-Alloggerai in una delle stanze dell'appartamento di mio figlio, in giornata dovrebbe essere pronta, dato che avevo ordinato due giorni fa di arredarla.- terminò.
Simyf annuì, ormai consapevole che non aveva via di scampo, e capì a cosa era dovuto quel ritardo. Seguì il principe evitando lo sguardo degli elfi che incrociavano sulla loro strada. Pensò insistentemente alle sue parole: egli voleva conoscere ciò che era successo dopo il loro esilio e la cultura degli abitanti del Mondo Emerso, ma perché? A cosa gli serviva? Non riusciva a darsi delle risposte perché lo trovava alquanto strano.
Nel frattempo giunsero a destinazione ed entrarono in una sala ampia illuminata dalla luce che filtrava da grandi finestre coperte da candide tende bianche.
Il pavimento in parquet era quasi interamente coperto da un tappeto antico che, però, aveva mantenuto la sua morbidezza e la trama di un bel verde ancora molto intenso. Al centro erano posizionati due divani e due poltrone in tessuto color panna con morbidi cuscini dalle graziose decorazioni floreali e in mezzo un tavolino in vetro ovale a due ripiani dove vi erano posate dei fogli. Alla sua destra, all'angolo, c'era una porta e andando verso le finestre c'era una libreria molto fornita in legno e più in là un camino in pietra che dava una tinta rossa in quell'ambiente prevalentemente in marrone e colori tenui. Uno scrittoio in legno scuro pieno di penne, inchiostri e pergamene varie era posizionato vicino alla finestra. Vicino alle tende c'erano un tavolo coperto da un telo bianco e due sedie imbottite. A sinistra c'era una credenza anch'essa in vetro contenente varie cose, tra cui bicchieri, bottiglie con diversi alcolici, vini e liquori con accanto un mobiletto (bar, gli elfi si sono evoluti e vanno al bar! xD /ndA). Affianco alla credenza c'era un cristalliere con al suo interno vasi, porcellane e altri oggetti da collezione. C'era un'altra porta tra il cristalliere e il muro e in giro mobiletti e comodini erano sparsi qua e là, alcuni serviti per tenere candele e oggetti casalinghi. Le pareti erano ricoperti da carta da parati azzurro tenue con delle decorazioni in verde e indaco e con qualche quadro raffigurante dei paesaggi mentre il soffitto era alto e raffigurante il cielo sereno con al centro un lampadario in cristallo.
Ad essere sincera, si aspettava un arredamento molto diverso, era tutto molto... Semplice, non troppo eccessivo e si sentiva a suo agio. Per non parlare del fatto che le piaceva molto!

Il principe si accomodò e le fece segno di imitarlo. Ubbidì e si sedette rigida e nervosa, le sembrava una situazione... Stramba, irreale, assurda! La sua agitazione venne calmata un poco dalla morbidezza del divano su cui era seduta che in qualche modo la tranquillizzava.
-Allora... Simyf, giusto?- iniziò e l'umana annuì.
-Come ti abbiamo già anticipato io e mio padre, dovrai parlarmi di cultura e di storia dei vari popoli del Mondo Emerso, ma non sempre. A volte mi terrai compagnia chiacchierando di libri o altro, anche per conoscerci meglio. Non ti limiterò nella tua stanza, spesso ti porterò in biblioteca e se ti comporterai bene, potrei portarti da qualche altra parte per qualche attività diversa...- spiegò mentre pensava a cos'altro potessero fare insieme.
La ragazza lo guardò curiosa: voleva sapere cosa sarebbe successo nel caso in cui si fosse dimostrata accondiscendente.
-Forse potremmo pure andare in spiaggia una volta, ma non è il periodo giusto: ora il mare è molto agitato ed è molto pericoloso avvicinarsi.- si voltò a guardarla.
Notò i suoi occhi carichi di aspettativa e gioia sostituiti da un velo di delusione. Lei abbassò lo sguardo per non fargli vedere, inutilmente, il suo cambiamento d'umore. Voleva andarci subito, ma si rese conto che doveva guadagnarsi la fiducia del principe per avere quella possibilità e di impegnarsi, quindi doveva assolutamente obbedire all'elfo, anche se controvoglia.
-Ora alzati.- ordinò.
Simyf lo fissò di scatto e dopo qualche secondo di tentennamento, ubbidì incerta. Il ragazzo abbandonò il divano e iniziò a studiarla camminando attorno a lei che si stava torturando le dita.
-Cosa state facendo?- chiese a disagio.
-Le guardie che ti avevano portato da mio padre, ci hanno riferito che non portavi nulla con te. Ti ordinerò dei vestiti perché penso che rimarrai qui a lungo. Non puoi di certo vestirti con quelli.- disse indicando i suoi abiti un po' mal ridotti.
-Stavo solo controllando
grossomodo le tue misure.- rispose infine.
L'umana annuì più rilassata di prima, ma subito dopo si irrigidì sentendo l'elfo imprecare. Si domandò cos'avesse fatto di sbagliato da farlo reagire in quel modo.
-La pianti di annuire? La bocca per parlare ce l'hai, usala che la testa serve ad altro.- la riprese infastidito.
-V-va bene, principe...- acconsentì debolmente e l'elfo la guardò stupito.
-Mi hai chiamato principe?-
-Ho fatto male?- si allarmò all'istante temendo una punizione a causa di quella parola che le era sfuggito.
-No, no, va benissimo, ma se siamo soli puoi evitare di ripetere sempre quella parola.- concesse tranquillamente e lei sorrise ormai calma e a suo agio.
-Ora andiamo in biblioteca. Gli arredatori arriveranno fra un po' e dopo chiamerò il sarto.- si alzò e si diresse verso la porta, ma prima di abbassare la maniglia, Simyf lo fermò.
-Posso farvi un'ultima domanda?- chiese e l'elfo glielo permise.
-Perché devo alloggiare nelle vostre stanze? Non ci sono altre camere dove posso dormire?-
-Tu servirai solo me e, dato che sei un'umana, è meglio tenerti sotto controllo non solo perché alcuni miei simili sospettano di te, ma anche per evitare che tentino di ucciderti, fatto che non voglio che accada perché ho bisogno di te per imparare molte cose. Quando parteciperò a delle riunioni o dovrò allontanarmi dal castello, momenti in cui non è necessaria la tua presenza, rimarrai qui dentro chiusa a chiave e potrò solo io aprire la porta, così nessuno riuscirà ad entrare per tentare alla tua vita e non potrai scappare. Non provare nemmeno a fuggire dalle finestre perché è inutile, te lo dico per esperienza personale. Il pasto ce lo serviranno insieme, ma solo per questa volta mangeremo assieme a mio padre tra un'ora per il fatto che il mio appartamento non sarà disponibile per un po' e...- si guardò intorno per controllare se si fosse dimenticato qualcosa.
-E quando sarai sola, potrai mangiare qualcosa che c'è nella dispensa, ma non svuotarmelo!- l'avvisò con tono minaccioso.
-Ho capito.- affermò.
-E sta tranquilla, non ti avveleneranno, sei sotto la mia protezione e se qualcuno ci provasse, sarà punito. Comunque tutti dovrebbero saperlo, quindi non c'è problema.- le riferì e aprì la porta.
La ragazza lo seguì evitando di nuovo gli sguardi degli elfi che incontravano lungo i corridoi. Strada facendo, si fermarono quando un elfo parlò con il principe per poi congedarsi. Simyf seppe poco dopo che si trattava del sarto, dato che lui glielo aveva detto. Arrivarono a destinazione ed entrarono. Gli elfi presenti, i quali erano quasi tutti maghi considerando il loro vestiario, si voltarono verso di loro. Si inchinarono in presenza del principe, ma a Simyf non sfuggirono gli sguardi che le lanciarono. Mentre camminavano tra gli scaffali, l'umana si stupì di quella grande quantità di libri e pergamene antiche. Si fermarono ad un tavolo dove non c'era nessun'altro nei dintorni e l'elfo le disse di sedersi mentre prese un paio di pergamene per poi accomodarsi di fronte a lei.
-Allora.. Questa è una mappa dell'Erak Maar di come era quando era abitata dagli elfi.- srotolò le pergamene e gliele mostrò.
-Erak Maar?-
-E' così che chiamiamo il mondo da cui provieni.- le spiegò.
Lei le guardò e notò che sulla prima c'erano delle annotazioni in elfico che non capiva molto un po' ovunque mentre sulla seconda non era stato scritto nulla.
-Conosci l'elfico?- chiese e la ragazza negò.
-Nessuno lo parla più da voi?-
-Gli unici che lo studiano sono i maghi e forse anche i sacerdoti, anche se è un elfico differente. Alcuni decenni fa c'erano i mezzelfi che parlavano in modo ancora più diverso, solo che ormai si sono estinti ed è scomparsa anche la loro lingua.- rispose e l'elfo annuì pensieroso per poi sospirare.
-Quindi non sai nemmeno leggerlo...- constatò ignaro della verità.
-No.- confermò con un tono quasi dispiaciuto.
Meglio farsi passare per una ragazza sottoposta ad una scarsa istruzione, altrimenti sarebbe stata scambiata per una spia e lei non lo era assolutamente! Per non parlare del fatto che, se sospettassero di lei e la sorvegliassero per poi trovare qualche indizio, potrebbero interrogarla e torturarla e non ci teneva affatto a ciò. (Elfi, ascoltatemi, è una spiaaa!!! Torturatelaaa!!! /ndAster)(Ma stai zitto razza di impiccione e bugiardo!!! Tu non centri NIENTE QUI!!! /ndA)(Io centro SEMPRE! ù.ù /ndAster)(Continua e cancello questi commenti! *minacciosa(è pur sempre una scrittrice e può fare tutto!)* /ndA)(Ok, smetto! O.O /ndAster)(Bravo! u.u /ndA)
-Capisco... Allora te lo insegnerò, ti va?- le propose stupendola.
Simyf rimase a bocca aperta e sbatté più volte gli occhi tanto era lo stupore: non avrebbe mai creduto che fosse così bendisposto nei suoi confronti al punto di offrirsi personalmente a istruirla.
-Ma non è giusto! Io dovrei parlarvi delle terre da cui provengo mentre voi mi assicurate la mia sopravvivenza, un alloggio e la mia incolumità. Fate già molto per me, ma se mi insegnate l'elfico è troppo! Dopo... Dopo cosa dovrei fare per pareggiare i conti? Non è equo...- sbottò per poi affievolire pian piano la voce fino ad un sussurro.
Rimasero in silenzio. Simyf aveva abbassato la testa e aveva iniziato a torturarsi le mani e il labbro inferiore dal nervoso e dalla consapevolezza che aveva osato troppo e il fatto che il principe stesse zitto non l'aiutava a darsi una calmata. Per niente!
Intanto lui la osservava e rifletteva alle sue parole: era vero che stava facendo già abbastanza per lei e aveva intenzione di fare altro, non gli dispiaceva affatto, ma a quanto pareva l'umana non era d'accordo. Pensò infine che fosse il caso di rimediare in qualche modo anche se non sapeva bene come.
-Va bene, mi farò venire in mente qualcosa...- l'accontentò e vide sul suo viso sorpresa e imbarazzo.
-V-vi ringrazio...- mormorò evitando di guardarlo e facendo inconsapevolmente divertire l'elfo.
-Bene, che ne diresti di iniziare con un po' di geografia?? Scrivi i nomi dei vari luoghi che ricordi qui.- allungò la pergamena senza scritte.
-Poi le confronteremo e saprò cosa è cambiato.-
La ragazza annuì e cominciò a scrivere tutto quello che sapeva. Aveva un'ottima memoria, perciò non era difficile appuntare tutto. Finì presto e glielo mostrò. Dialogarono a lungo finché non giunse l'ora di pranzo e uscirono dalla biblioteca.
-Principe...- lo chiamò dopo un po' di tempo nel corridoio.
-Dimmi.- concesse e si voltò a guardarla.
-Ecco... Io non sono solita a pranzare con persone di alto rango, non so come comportarmi e credo che il cibo sia diverso...-  si confidò sinceramente preoccupata.
-Beh, immagino che non sia facile per te questo cambiamento, ma spero che ti abituerai presto. Per ora stai zitta se non quando verrai interpellata da mio padre e osserva come mi comporto. Capirai in fretta e sta tranquilla.-
-Va bene, grazie.- gli sorrise grata di quel che stava facendo e venne ricambiata.
Sperò con tutto il cuore che l'elfo non avesse cattive intenzioni con lei, si stava rivelando molto gentile e voleva andarci d'accordo. Sperò che non stesse fingendo per poi voltarle le spalle. Sperò che non la ingannasse, in quel momento era l'unico di cui forse poteva fidarsi. L'unico che forse l'avrebbe ascoltata e aiutata tra tutti quegli elfi che la disprezzavano. L'unico che forse le sarebbe stato vicino in quel luogo estraneo a lei e in quel momento sola.

Angolo autrice(ritardataria):

Ciao!!! Come va?
Sì, sì, lo so benissimo che sono in ritardissimooooooo!!!!!!!! Chiedo umilmente perdono!!!!!!
Spero che questo capitolo sia sufficiente, visto che c'è stata una svolta importante in questa storia un po' a rilento.
Finalmente Simyf è arrivata alla città elfica e vi rimarrà parecchio, ha conosciuto il principe e capiteranno parecchie cose che non elencherò qui, ma che scoprirete in seguito. ^_^
Vi dico solo che nel prossimo capitolo ci sarà un nuovo personaggio che aiuterà molto la nostra protagonista. E basta!
Spero vi sia piaciuto il capitolo tra cui lo sclero con Aster! XD Quanto mi è mancato sclerare così!
Aster: Sì, sì, sclera, ma io voglio apparire di più!!! >.<
Io: *sta per cliccare il tasto per cancellare la frase di Aster*
Aster: NOOOO!!! Farò il bravo, giuro, ma non cancellare! ç.ç
Io: Ecco, bravo! Così mi piaci. ^^
Aster: O/////O
Io: ?
Aster: Emh... Niente, finisci di scrivere.
Io: Ok.
Se ho commesso qualche errore in giro, ditemelo che correggo! >.<
Per il resto ringrazio chi segue e legge questa storia, GRAZIE!!!
Spero che mi lasciate un commentino e di aggiornare presto la prossima volta! xD
Alla prossima! :)
Bacioni! X^
Ciao! ^-^
P.S. Spero di riuscire ad aggiornare in fretta anche le mie altre storie su cui sto lavorando!!! >.<

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