Templari Neri, Eroi del capitolo

di Eisenhorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti, mi sono registrato da poco e, preso da una matta idea ho buttato giù questo capitolo di una, spero "lunga", storia ^^. 

Ovviamente mi aspetto commenti e Critiche di qualunque genere. Spero che gli appassionati del gioco apprezzino.

Buona lettura, aspetto commenti ^w^



TEMPALI NERI, EROI DEL CAPITOLO




Capitolo 1

 

Nella grande cappella, costruita appositamente per momenti di preghiera, dedicata completamente all'Imperatore, il Signore eterno dell'umanità, padrone assoluto dell'Imperium, formato da migliaia di mondi, siede immobile sul Sacro Trono d'Oro della Terra, è solo un cadavere che si contorce in segreto, tenuto in vita da invisibili poteri dell'Oscura Era della Tecnologia, a lui vengono sacrificate ogni giorno mille anime, perché non muoia mai del tutto.

 

Davanti all'immensa statua dedicata al Sovrano Cadavere dell'Imperium un'imponente figura inginocchiata, in silenzio, prega. I pochi capelli corti sono di un biondo chiaro, l'imponente corporatura, tipica di un Adeptus Astartes, guerrieri geneticamente potenziati, il cui corpo viene pesantemente modificato e migliorato, con nuovi organi che incrementano al potenza muscolare e la robustezza delle ossa per dargli forza, taglia e robustezza senza pari.

 

Inginocchiato, la grossa mano destra posta sopra al ginocchio mentre la sinistra, stretta a pugno preme il freddo pavimento, gli occhi dello Space Marine sono chiusi, segno di una grande meditazione e immersione più totale nella preghiera; -Che l'Imperatore possa concedermi forza e vittoria per annientare i nemici dell'Imperium- cosi pregava silenziosamente il gigantesco guerriero.

 

Nel silenzio della grande struttura dei passi rimbombarono chiari alle spalle del Marine, passi pesanti si avvicinavano all'immensa statua raffigurante l’Imperatore, la figura si affiancò infine accanto allo Space Marine in preghiera.

 

-Sergente Lorenzo, mi duole molto interrompere la sua preghiera, la Castigo si stà avvicinando al pianeta imperiale denominato Meridian e i soldati sono pronti-.

 

Un sorriso si disegnò sul volto, segnato da molteplici cicatrici, del Marine e la testa si volse in direzione del Cappellano, un imponente uomo in armatura potenziata nera, su entrambi gli spallacci il simbolo del capitolo d'appartenenza, raffigurante una croce di malta nera che spiccava sul bianco candido dello spallaccio, sul petto della pregiata armatura l'aquila imperiale, teschi posizionati all'altezza del bacino, pergamene riportanti benedizioni, pendevano da entrambi gli spallacci e allacciato alla cintola un grosso libro di Litanie e lodi all'Imperatore, chiuso da serrature e rune-sigillo, indossava un elmo raffigurante un teschio, l'immagine dell'Imperatore morente, nella sua mano sinistra il Crozius Arcanum un bastone metallico di colore scuro, in cima ad esso l'aquila imperiale.

 

-Grazie Cappellano Toth, ero cosi assorto nella preghiera che ho dimenticato il mio dovere- cosi dicendo si alzo e si diresse verso l'uscita della cappella, in quel momento la stessa voce parlò di nuovo.

 

-Un'altra cosa, il Sergente Fabrizio la stà aspettando fuori, dice che le deve parlare assolutamente-.

Lorenzo soppresse una risata e si voltò vero il cappellano.

 

-Sicuramente avrà informazioni tattiche da condividere con me, grazie dell'informazione Cappellano, che l'Imperatore ti assista in battaglia- e senza ascoltare la risposta del Cappellano si diresse verso la grande porta della cappella.

 

-Lorenzo eccoti, non sto più nella pelle per la battaglia-, la voce apparteneva ad un altro Space Marine, capigliatura nera, anche il suo volto costernato da cicatrici, una in particolare sulla parte destra del volto, lunga dalla fronte fino alla guancia.

 

-Confratello Fabrizio, mi fà piacere sapere che sei preparato per la battaglia, ma ricorda di tenere i tuoi istinti calmi e di ragionare con la testa, più tosto ricordami, perché siamo qui-.

Fabrizio scoppio in una grassa risata dal dire dell'amico, quando poco dopo si fu calmato, tornando serio mettendo una mano sulla spalla del Marine rispose.

 

-Mio caro Lorenzo, siamo qui in risposta ad una chiamata di aiuto della Guardia Imperiale a difesa della città di Meridian, sembra che gli Orki abbiano attaccato in massa e le loro difese non sono sufficienti da poter reggere i loro attacchi, di conseguenza interveniamo noi e di nuovo le nostre squadre si affiancheranno in battaglia.-

 

Nel mentre che parlavano i due Sergenti arrivarono nell'armeria dove dei servitori li aiutarono ad indossare le loro rispettive armature potenziate, nere, spallacci bianchi con i simboli del capitolo, squadra di appartenenza e il loro grado di Sergente. Vari sigilli di purezza presenti su parti dell'armatura, ovviamente segnata da molteplici segni di numerose battaglie passate.

 

-Capisco, bene ci aspetta una buona battaglia basata sul corpo a corpo, seguendo la solita tattica; verremo lanciati sul campo nemico tramite capsule d’atterraggio e dovremo colpirli dal mezzo, dubito fortemente che i pelleverdi siano preparati ad un attacco del genere-.

 

I due si armarono, il Sergente Lorenzo indossava nella mano destra un artiglio del fulmine potenziato, un’antica arma creata in uno degli innumerevoli mondi forgia, appositamente creata per uccidere, piccole scariche di elettricità precorrono le quattro lame che compongono l’antica arma, il suo amico padroneggiava un grande martello tuono, sulla testa del quale spiccava un teschio, il metallo dorato pulsava di elettricità.

 

Dopo i preparativi entrambi i sergenti si diressero nella grande sala della Castigo, una delle navi spaziale assegnate al capitolo dei Templari Neri, gigantesca, lunga chilometri e chilometri, armata, abilitata al trasporto e alla sopravvivenza dei Adeptus Astartes risiedenti, molti soldati accolsero i due Sergenti saluta doli militarmente, dopo poco, su di un palco apparve il Cappellano Toth e uno Space Marine, la sua armatura era diversa da quella dei suoi confratelli, rivelava una fabbricazione accurata di molteplici artefici.

 

L’intero capitolo riconobbe quell’armatura come l’Armatura della Fede, assegnata solo a Space Marine che alla vigilia della battaglia riceveva una visione dell’Imperatore, che gli parla del futuro, del passato e delle gesta mirabolanti che compierà al Suo servizio.

L’Adeptus Astartes affianco del Cappellano Toth era diventato il Campione dell’Imperatore, brandiva in mano la Spada nera, l’arma più spaventosa tra i Templari Neri, infusa del potere della loro giusta furia e dal loro fanatismo crociato.

 

Dopo mormorii il Cappellano Toth richiamò l’attenzione:

 

-Guidaci dalla morte alla Vittoria. Dalla Menzogna alla Verità.-

 

Gli Space Marine continuarono all’unisono.

 

<<Guidaci dalla disperazione alla speranza,

Dalla fede al massacro.

 

Guidaci alla Sua forza

E a un’eternità di guerra.

 

Che la Sua ira colmi i nostri cuori.

 

Morte, guerra e sangue;

Vendicatevi servite l’Imperatore

Nel nome di Dorn!>>

 

Dopo pochi attimi di silenzio il Campione dell’Imperatore parlo alzando la spada.

 

-NON TOLLERATE CHE L’EMPIO VIVA!-

 

A risposta ebbe un boato dell’intera Capitolo, le armi alzate al cielo, si potevano notare requiem, fucili al plasma, spade a catena, magli potenziati e asce da guerra.

 

-NON TOLLERATE CHE L’EMPIO VIVA!-

 

Subito gli Space Marine si diressero alle Thunderhawk, subito messe in moto, il Sergente Lorenzo e il Sergente Fabrizio si diressero con il loro distaccamento verso le Capsule d’Atterraggio, prima di entrare i due amici si scambiarono un’occhiata.

 

-Sergente Fabrizio ricorda molto bene che Il successo è commemorato, il fallimento a mala pena Ricordato.-

 

In tutta risposta l’amico sorridendo rispose a gran voce

 

-E tu Sergente Lorenzo ricorda che la vittoria non necessita di spiegazione, la Sconfitta non ne consente-

 

Cosi dicendo i due entrarono nelle rispettive Capsule d’Atterraggio, tutto intorno a loro, i rumori delle Thunderhawk in partenza, canti che lodavano le gesta di eroi e incitazioni di vario tipo.

 

La capsula si chiuse e venne decompressa, pronta al lancio, diretta verso la città in guerra di Meridian.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


-Combattete per l'Imperatore razza di codardi-.

Il colonnello Castor gridava ai suoi uomini protetti da una barricata, costruita appositamente per riparare i soldati dai colpi dei nemici. Dall'altra parte gli orchi avanzavano senza tregua, gridando e urlando, sparando all'impazzata, un'ondata verde si avvicinava sempre di più alle misere difese costruite dalla Guardia Imperiale.

Un proiettile colpi alla testa un soldato, sporto per sparare con il fucile folgore,accanto a lui il suo compagno guardò il corpo senza vita dell'amico, buttando il fucile e gridando all'impazzata abbandono la postazione difensiva, diretto verso le porte della città.
Corse come non aveva mai corso in vita sua, spinto da un abietto terrore. Ad un tratto un dolore lancinante lo blocco di colpo, osservandosi il petto notò rivoli di sangue uscire dalla ferita aperta, le gambe gli cedettero cadde in ginocchio portandosi una mano al foro sul petto, cercando inutilmente di fermare l'uscita di sangue, sentiva la vita abbandonare quel corpo.

Con l'ultimo residuo di forza guardò la figura che gli si era posta davanti, un uomo alto, capelli neri, baffi che andavano a sfumare verso il grigio si intravedevano da sotto il naso, un lungo cappotto nero scendeva dalle spalle dell'uomo, un'armatura a carapace dello stesso colore del cappotto, sul petto l'aquila imperiale.

Il colonnello Castor teneva una pistola, ancora fumante davanti alla testa del soldato ormai spossato, l'ultima parola che udi, prima di morire , gli venne sputata addosso dal suo Colonnello.

-Vigliacco-.

Tornò alla postazione difensiva e osservò i pochi uomini rimasti impiegati in una battaglia ormai prossima alla sconfitta.

-Combatterete e morirete, o morirete e basta. A voi la scelta.-

Gridava ai suoi uomini, dopo di che spostò lo sguardo sulle mitragliatrici pesanti che, senza fermarsi, scagliavano proiettili sui nemici, rallentandoli, ma non bastava a fermarli, più orki cadendo colpiti dai priettili, venendo calpestati dagli altri, e più la massa aumentava, avanzava con maggior foga senza fermarsi.

I pochi veicoli che avevano a loro disposizione erano in città aspettando ordini, anche se avrebbero resistito poco contro la massa dei pelleverdi che avanzava inesorabile.

-Soldato fornisci le coordinate alle manticore per bombardare la zona davanti a noi, e che eseguano immediatamente-

-Sissignore!-

Così dicendo il soldato addetto alle comunicazione parlo attraverso un trasmettitore, comunicando le coordinate. Dopo pochi istanti nell'aria si udirono i fischi di missili provenienti dalla città, si scagliarono sull'ondata verde riducendo i ranghi degli orki e uccidendo molte truppe, tra cui; lattine azzazzine, kamion, e karri razziati.

-INDIETREGGIARE FIN DENTRO LA CITTA' MUOVERSI!-

All'ordine del colonnello i pochi soldati rimasti si apprestarono a lasciare le loro postazioni difensive e corsero oltre il Cancello degli Angeli, un'enorme portone di metallo, spesso molti metri e alto quanto le possenti mura della città, appena il Colonnello fu in città ordinò di chiudere il più velocemente possibile il Cancello, per evitare alla massa di orki di entrare in città e razziare ogni cosa.

Correndo i soldati raggiunsero il Colonnello, ma alcuni rimasero schiacciati in mezzo alle due enormi parti del cancello, esplodendo dalla troppa pressione delle possenti porti, e rilasciando le loro interiora sulla strada. Altri ancora rimasero chiusi fuori, e le loro grida di aprire il cancello furono troncate dall'arrivo degli orki che si infrangevano sul Cancello.

-Dove diamine sono i rinforzi che abbiamo chiamato, maledizione non resisteremo a lungo in questa situazione-

Il colonnello imprecava mentre giustiziava altri soldati che, vedendo la situazione attuale, aveva pensato bene di fuggire per prolungare ancora di poco la loro misera vita.

Il possente orko Zpakkatezte osservava la scena da lontano, ritto in tutta la sua possanza. Un orko gigantesco, alto più di tre metri, la pelle verde, ricoperta di cicatrici di vecchia data, un suo braccio era grande come un orko piztolero. Nella mano destra brandiva un'enorme ascia a catena, cimelio di chissà quale battaglia, i suoi occhi gialli erano puntati sul Cancello degli Angeli, e sulla sua bocca, da cui spuntavano numerosi denti affilati, si formò un sorriso che andò a sfociare in una grassa e grossa risata.

-Gli ztupidi omi zi zono rinkiuzi dentro le loro mura ke non reggeranno zikuramente alla potenza della mia WAAAAAAGH!-

Come risposta ricevette un boato enorme dagli altri orki davanti a lui, uno di essi si avvicinò al possente kapoguerra

-Kapo zei proprio zicuro che riusciremo ad entrare?-

Il gigantesco orko allungò una mano sulla testa del piztolero e lo sollevò da terra guardandolo fisso negli occhi

-Ki è qui l'orko più grozzo?-

Lo zparatutto si affrettò a rispondere.

-T..Tu kapo!-

Il kapoguerra sorrise beffardamente.

-Allora ze io zono l'orko più grande, zono l'orko più forte, e ze zono l'orko più forte zono il kapo, e ze zono il kapo e io diko diztruggeremo quella città, NOI DIZTRUGGEREMO QUELLA CITTA'-

Cosi dicendo lanciò l'orko dietro di sé come fosse un oggetto inutile, atterrando il suo corpo provocò un “krack”.

-Mettetelo zul palo del kapo, darà il buon ezempio-

Poi guardando il cancello e le possenti mura alzò l'ascia a catena e con tutta la sua possanza e con la sua voce spronò gli orki a combattere uniti sotto lo stesso grido di battaglia

-Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaagh!-

Imprecante il colonnello osservava le sue truppe preparare tutto il necessario per una difesa duratura nel poco tempo stimato della resistenza del Cancello degli Angeli, alcuni uomini si appostavano sui bastioni delle mura montando mitragliatrici, cannoni laser e imbracciando armi diverse dal fucile folgore, tra cui lancia granate e fucili al plasma.

Le manticore facevano fuoco non appena i missili venivano ricaricati, e grandi esplosioni si udivano dall'altra parte delle mura, mischiate alle grida degli orki.
Due grossi carri Leman Russ erano accesi, distanti dal cancello che veniva ripetutamente colpito dal karro razziato dei pelleverdi, fortunatamente la sua mole gli permtteva di resistere molto più al lungo di un normale cancello.

-Avanti uomini non vacillate davanti alla morte, l'Imperatore ci assiste.-

Rumori di veicoli volanti in avvicinamento si udivano tra il baccano degli orchi e le grida dei soldati, e un fischio, simile a quello di un missile che scende verso la terra si sentì dall'altra parte delle mura, sopra al grande esercito degli orki, e oggetti si vedevano piombare giù dal cielo velocemente.

-Chi è quell'idiota che ha disubbidito al mio ordine di aspettare a far fuoco?-

I soldati osservarono il colonnello, negando con la testa, improvvisamente una voce si udì dai grandi altoparlanti sparsi in varie zone della città, una voce possente si udì parlare con fermezza e autorità.

-A tutti i cittadini e soldati della città, qui Toth, Cappellano dei Templari Neri, per ordine diretto del Gran Maresciallo Helbrecht, veniamo in vostro soccorso e prendiamo pieno possesso della battaglia in corso su questo pianeta. L'Imperatore ci protegge-

Con un gracchiare dell'alto parlante la voce si interruppe e dei e dei boati di qualcosa che si schianta a terra, seguiti da vari fischi di decompressione si udirono dall'altra parte delle possenti mura della città, seguite da voci potenti che lodavano l'Imperatore dopo di che i classici rumori della guerra.

Quando la capsula d'assalto si aprì il sergente Lorenzo scattò immediatamente fuori seguita dalla sua squadra di Marine votati al corpo a corpo alzando la mano armata con l'artiglio del fulmine e estraendo con l'altra la pistola al plasma elevò con tutto il fiato che aveva il suo grido di guerra.

-Non tollerate che l'empio viva fratelli, uccidete i mutanti per l'Imperatore!-

Dopo di che si fiondò nella mischia, il suo seguito fece lo stello, si trovò davanti un piztolero, dopo avergli sparato con la pistola al plasma in testa e avergli portato via mezzo muso verde, gli pianto con tutta la forza che aveva la mano artigliata nello stomaco risalendo velocemente, il corpo dell'orko fu attraversato da veloci scosse e dopo attimi, giaceva a terra, privo di vita emanando odore di carne bruciata, mentre lo Space Marine era passato già ad un altro nemico.

Altre capsule d'atterraggio piovevano dal cielo, portando sul terreno di battaglia altri Adeptus Astartes, alcuni conosciuti nel capitolo con il nome di Confratelli della spada, altre portavano Marine armati con fucili requiem e fucili al plasma da un'ultima capsula d'atterraggio usci un gigantesco Dreadnought, una gigantesca macchina alta come tre uomini dove viene racchiuso, all'interno di un sarcofago corazzato, immerso in liquidi amniotici, il corpo di uno Space Marine caduto in battaglia.

Le cannoniere Thunderhawk atterrarono in città e i giganteschi portelloni si aprirono, lasciando uscire squadre di Marine devastatori e tattici, per raggiungere velocemente il cancello ormai ridotto a pezzi. Altri Space Marine scesero dalla cannoniera, questi avevano reattori dorsali sulla schiena e arrivati davanti al cancello, azionandoli, volarono oltre di questo entrando subito nella battaglia.

Il colonnello Castor raggiunse la cannoniera, trovandosi davanti a se due imponenti figure, subito scattò sull'attenti e portandosi la mano destra sul cuore gridò a gran voce quanto era necessario per presentarsi.

-Sono il Castor, Colonnello della tredicesima divisione della Guardia imperiale, incaricata di proteggere la città, i miei uomini sono al vostro più totale servizio-

-Lo sappiamo bene chi sei colonnello- la voce apparteneva al Cappellano Toth – i tuoi uomini aiuteranno a mettere in salvo la popolazione locale, e come ultima cosa ordinate di aprire il cancello.-

Il colonnello restò turbato dal parlare dell'imponente Marine che gli si parava davanti.

-Io...cosa? Dovrei aprire...il cancello? È l'ultima difesa di questa città non posso permettere che venga aperto e consentire al nemico di entrare-

Nelle sue parole c'era rabbia, provocata dal parlare del cappellano, come risposta un'altra imponente figura parlò posta accanto a Toth.

-Forse il vostro comprendere è decisamente inferiore alla norma, colonnello. Siamo qui per la volontà dell'Imperatore, abbiamo risposto alla vostra richiesta di aiuto, questo vuol dire che Voi e la vostra divisione non avete adempiuto al compito assegnatovi, di conseguenza al posto di riferire ai vostri superiori quanto accade, vi abbiamo semplicemente ordinato di svolgere un compito...più consono alle vostre capacità. L'Imperatore stesso mi è apparso in una splendida visione e mi ha predetto il mio futuro e le gesta che compirò nel suo nome, quindi ora vi ordiniamo, nel Suo nome di aprire quel cancello senza obbiettare e di lasciar fare a noi, combattiamo gli orki da innumerevoli decenni e non ci lasceremo fermare da un uomo che si rifiuta di eseguire gli ordini. Sono stato abbastanza chiaro...colonnello?-

Castor teneva in tensione tutti i muscoli del corpo per evitare di tremare alle parole del Campione dell'Imperatore, abbassando lo sguardo riusci a mettere insieme la sua risposta.

-Sissignore, faremo come avete detto-

Si allontanò in direzione delle sue truppe facendole ripiegare e comandando di aprire l'imponente cancello di metallo.

Il campione dell'Imperatore si voltò verso il seguito di Marine armati con spade a catena e spade potenziate, spronandoli in direzione del cancello e alzando la mano che brandiva la spada nera parlò con voce possente.

-Con me fratelli miei, uccideremo i mutanti e ricordate c'è solo l'Imperatore, nostro scudo e protezione, PER L'IMPERATORE!-

Dopo di che attesero che il cancello fosse completamente aperto per sferrare il loro attacco devastante verso i nemici dell'umanità.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


L'enorme capo orko stava ridendo di gusto, osservando l'imponente cancello continuamente colpito dai colpi del karro razziato, tutto intorno a lui gli orki avanzavano in massa verso le grandi mura della città.


-Ke i kacciakarri uzino i loro mizzili per bombardare oltre le mura della città degli omi-


Ordinò Zpakkatezte e subito molteplici squadre di orki armati con un lanciarazzi abbastanza primitivi, si mossero in direzione delle imponenti mura della città.


Mentre si facevano strada tra l'esercito verde un qualcosa di grande e veloce atterrò proprio sopra di loro, riducendoli ad una poltiglia verde, mischiata al sangue nero degli orki, non fù l'unica, dal cielo, veloci come proiettili piombarono sull'esercito verde, molte casule d'atterraggio nere, recanti sugli sportelli, che portavano la bianca croce dei Templari neri.


Aprendosi queste capsule riversavano sul campo di battaglia molti Space Marine che caricavano gli orki uccidendone in massa.


-Ke koza zono quezte koze?-


Aveva domandato il possente kapoguerra.


-Zpace Marine? Zi fiondano dal cielo? OZANO ZFIDARE ME? IL POZZENTE ZPAKKATEZTE?-


I suoi occhi giallo andarono a cercare il mekkaniko che stava sistemando il fucile zpara


-Mek avverti i ragazzi di zterminare quegli omi neri e di farlo molto velocemente, abbiamo una città da razziare, e portami il mio palo, gliela farò vedere io a quezti omi WAAAAAAAAAAAAAGH!-


Il Martello tuono sfrigolava di energia ed elettricità mentre si abbatteva sui corpi degli orki, riversando sul terreno sangue, interiora e un corpo inerme abbandonato dalla vita.
La testa del martello si infrangeva con forza sui nemici, con movimenti fluidi e veloci, era l'arma prediletta dal sergente Fabrizio, fin da quando era stato promosso, da semplice Marine, si era addestrato maggiormente nel corpo a corpo e aveva abbandonato il suo fucile requiem, diventando un maestro assoluto nella padronanza del martello tuono.


Sull'asta che impugnava saldamente, erano incise benedizioni e litanie di odio verso i nemici dell'umanità. Alcuni sigilli di purezza erano stati arrotolati sull'asta e riportavano tutti il simbolo dell'Imperium e dei Templari Neri, a significanza delle molteplici battaglie vinte nel nome dell'Imperatore.
Alzando la testa del martello al cielo, la abbassava con velocità, ed estrema forza, sul cranio dei suoi nemici, deformandolo e spezzando l'osso del collo, mentre il corpo era pervaso da una scarica di energia elettrica e in altri casi dall'addome uscivano, esplodendo in un orrido spettacolo, le interiora che si andavano a riversare sul terreno bagnato dal sangue di molto.


-Avanti fratelli nel nome dell'Imperatore sterminiamoli!-


Gridava a squarcia gola il Marine dai neri capelli, mentre il suo martello si abbatteva su di un altro orko, spappolandogli il cranio e facendogli uscire gli occhi dalle orbite.
I Marine della sua squadra avevano armi adatte per il corpo a corpo, si potevano intravedere spade a catena, asce e magli potenziati, tenuti nella mano destra mentre nella sinistra avevano una pistola requiem con la quale colpivano a distanza ravvicinata i nemici per poi finirli con l'arma che tenevano nell'altra mano.


Alzando lo sguardo il sergente Fabrizio cercò il suo amico, poco distante da lui e la sua squadra di Marine, l' Adeptus Astartes biondo stava combattendo valorosamente e lo stessa faceva il suo seguito. Con il suo Artiglio del fulmine squartava i deformi corpo orcheschi, la sua squadra, armata similmente a quella del Fratello Fabrizio combatteva in modo eccellente.


Il sangue e le interiora che rimanevano sull'artiglio sfrigolavano per via del calore prodotto dall'elettricità che passava all'interno dell'artiglio del fulmine, subito dopo aver ucciso un'orko il Sergente Lorenzo piombava su di un altro nemico, colpendolo con la sua pistola al plasma, che teneva nella mano sinistra, la sfera scaturita dalla pistola, bruciava e corrodeva la pelle dell'orko colpito aprendo quasi immediatamente dall'impatto, un foro profondo, mentre il pelleverde colpito gridava per il dolore causato il Marine non esitava a conficcargli l'artiglio nel basso ventre e portarlo fino all'altezza del cuore, per poi sfilarlo con brutalità dal corpo morto dell'orko.


Ucciso l'ennesimo pelleverde il Sergente Lorenzo venne raggiunto da uno strano macchinario, che emetteva, nei suoi passi, rumori di metallo e di giunture poco oliate. Il veicolo si presentava come grossa botte, dalla quale partivano due braccia abbastanza lunghe e dei pistoni simili a gambe.
Come armi, una grossa sega circolare sul braccio destro e una grossa tenaglia sul braccio sinistro, questa orribile ammasso di metallo si faceva strada trà i pelleverdi e i Marine colpendoli con l'enorme sega circolare.
Resosi conto all'ultimo di quest'enorme veicolo, il Sergente Lorenzo si aspettava il peggio.


Grazie ai suoi uomini il Colonnello Castor stava facendo evacuare i civili in bunker speciali costruiti sotto la città. I soldati avevano costruito velocemente un percorso obbligatorio nella grande strada della città e incitavano i civili ad affrettare il passo.


-Forza muoversi muoversi, dobbiamo fare presto-


Gridava ai soldati il colonnello, mentre aiutava a far muovere le persone, confuse e spaventate verso la salvezza.


Con quale autorità quegli Space Marine intendono darmi ordini, io sono il Colonnello Castor, e sono il più rispettato tra le insignificanti persone di questa città, solo perché loro viaggiano su enormi navi ai confini del cosmo non vuol dire che sono loro a comandare.


Pensava silenziosamente il Colonnello mentre sovraintendeva le proprie truppe.


Esatto colonnello io lo so che sei un uomo importante, che non deve assolutamente sottomettersi agli Space Marine, io la penso esattamente come te Castor, riesco a leggere i tuoi pensieri le tue emozioni, e posso confermarti che in me potresti trovare un buon alleato per fargliela pagare e far si che ti vedano come un uomo di rilievo.

-Chi è che osa disturbare i miei pensieri sciocchi subordinati-

Cosi dicendo Castor aveva rivolto parola ai soldati che sorvegliavano i civili. Rendendosi conto di essersi sbagliato torno in silenzio domandandosi se la voce da lui sentita fosse stato uno scherzo della sua immaginazione.


Non lo è affatto Castor, e se cerchi risposte alle tu domande propongo un incontro questa sera al termine della battaglia, nel deposito munizioni, vieni solo.
Gli dei hanno molti progetti su di te Colonnello, non deluderli.


Rimanendo in silenzio l'uomo si appoggio alla sua spada piantata nel terreno, e sgranando gli occhi si chiese quali piani, chi era costui e sopratutto quali dei avevano puntato gli occhi su di lui. Ammaliato dal suono della voce, e preso da una vorace curiosità, penso di andare al luogo dell'appuntamento solo, mentre un ghigno si disegnava sulla sua bocca.


-Colonnello, colonnello, tutto bene? Mi sembra affaticato-


Un giovane soldato gli si era avvicinato vedendolo appoggiato alla sua spada. Come risposta, Castor alzò la spada e gliela conficco nell'addome del soldato, la lama usci all'altezza del collo recidendo l'arteria del soldato e mentre il colonnello veniva inondato dal sangue del morente in lontananza infuriavano i rumori e i terribili suoni della battaglia.


-Kapo Kapo guarda gli ztupidi omi hanno aperto il kancello quezta è la noztra okkasione-


A parlare era stato un orko che si muoveva accanto all'imponente Zpakkatezte e subito ricevette un colpo d'ascia a catena che troncò di netto la vita dell'orko.


-Quezto lo vedo anke io ammazzo di letame-


Rispose il kapoguerra, mentre sollevava il cadavere del pelleverde e lo impalava sul possente palo, grande come un albero, che portava come uno zaino sulle spalle. Gli altri orki, impauriti da quel gesto macabro marciarono più velocemente e gridarono più forte.


-Dite hai ragazzi di konvogliare la mia waaagh sul kancello aperto, pazzando ammazzeremo quegli ztupidi omi, fate avanzare i karri razziati, e le zkatole di morte, presto quezto pianeta konoscerà il grande Zpakkatezte WAAAAAAAAAGH!-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


5

Capitolo 4


L'orko alla guida della lattina azzazzina osservava il campo di battaglia dal piccolo spioncino del veicolo.

Aveva fissato il suo bersaglio, lo Space Marine con l'artiglio del Fulmine, sembrava stesse facendo molte vittime, e quindi andava fermato, cosi aveva ordinato il possente Kapoguerra, ridacchiando si avvicinava facendosi strada tra la battaglia.


A quanto pareva il Marine non l'aveva notato, era l'occasione perfetta per colpirlo e ucciderlo, quindi muovendo leve e pigiando bottoni, alzò il braccio con la sega circolare svelando al sua presenza gridando a più non posso:


-WAAAAAAAAAGH!!-



Il sergente Lorenzo si accorse del veicolo troppo tardi per poter parare il colpo che stava per ricevere, quando vide la sua fine vicina, ecco che il braccio con la sega circolare venne fermato da un altro braccio molto più grosso.


Un grosso artiglio corazzato spezzò l'arma della lattina azzazzina e un altro artiglio cinse il veicolo orkesco sollevandolo da terra e schiacciandolo con facilità.

Dall'ammasso di latta e metalli usci sangue alieno.

L'essere che aveva compiuto tale gesto salvando cosi la vita al Marine biondo era un grosso Dreadnought nero recante i simboli dei templari neri buttava dietro di se il veicolo appena distrutto.


-Grazie fratello ti devo la vita-


Disse sorridendo il Sergente Lorenzo all'imponente veicolo, questi lo guardo e rispose con voce profonda e robotica.


-L'Imperatore ci protegge Fratello, uccidi gli Xeno, Morte Morte Morte-


E voltandosi su se stesso incendiò degli Orki che lo stavano caricando, mentre il biondo Marine affondava nuovamente il suo artiglio fulmine nel corpo di un pelleverde


La battaglia infuriava, gli orki caricavano senza tregua gli space marine che combattevano, in modo eccelso. Pallottole dei fucili requiem volavano nell'aria colpendo i nemici

.

In lontananza, sulle alte mura della città, i Requiem Pesanti scagliavano i proiettili esplosivi sugli orki, all'impatto questi proiettili esplodevano portando via arti e penetrando i corpi deformi dei nemici con velocità, causando dolore acuto.


I due amici si ritrovarono a combattere schiena contro schiena, mentre i loro seguiti ponevano fine a migliaia di vite, esultando ad ogni uccisione e gettandosi nuovamente nella mischia con fervore sempre più crescente.


-Mai vista una battaglia cosi emozionante vero amico mio?-


Domandò trà un uccisione e un'altra il sergente Fabrizio al proprio amico che finiva un orko, estraendo l'artiglio del fulmine dalla carne morta e sparandogli in testa con la pistola al plasma


-Ne abbiamo viste di migliori fidati-


Ridacchiò il biondo Marine suscitando ilarità anche all'amico.

Voltandosi i due osservarono in lontananza, ma in rapido avvicinamento un possente Orko, armato con una grossa ascia a catena, ad ogni colpo delle vite venivano spente, sulle spalle portava un lungo palo appuntito, dove erano stati impalati un paio di orki, evidentemente ribelli.


L'orko era accompagnato da altri pelleverdi di elevata grandezza, armati con dei grossi e rudimentali, martelli, si fiondavano sugli space marine e sembravano pervasi da una frenesia che riduceva la sensazione di dolore ed evitava la soppressione.


Dietro a loro karri razziati, e skatole di morte, simili alle lattine azzazzine ma molto più grandi.


-Bene Lorenzo abbiamo qui il kapoguerra con il suo seguito di kapi che sono davvero difficili da uccidere e poi veicoli di ogni genere e potenza.-


L'amico Sorridette.


-Adesso si che si fa divertente la battaglia_


-Lo hai detto Lorenzo, lo hai detto-


Mentre Fabrizio alzava il Martello tuono, pronto ad incitare le truppe, ecco che il comunicatore Vox gracchio e portò la voce del Campione dell'Imperatore.


-A tutte le truppe impegnate nella battaglia, indietreggiare tatticamente, per supporto di fanteria, ripeto, indietreggiare tatticamente-


I due si guardarono, e capendosi al volo gridarono l'ordine di indietreggiamento presso il grande cancello della città, ora completamente aperto.

Si poteva intravedere il Campione dell'Imperatore, uccidere, assieme al suo seguito, i poki orki che erano riusciti ad arrivare al Cancello degli Angeli.


Una volta in formazione i Templari neri attesero che gli ori si avvicinassero ulteriormente prima di lanciarsi in una carica furiosa tutti mossi da un unico grido di guerra.


-PER L'IMPERATORE!-


Il sergente Fabrizio con il suo seguito si abbatté su una parte dell'ondata verde, i suoi Marine sfidavano i Kapi mentre lui si fiondò su di un Karrorazziato colpendolo con il Martello tuono, ad ogni colpo dell'energia elettrica attraversava il veicolo, mandando in tilt i comandi e paralizzandolo finché un colpo del Marine non raggiunse il serbatoio del veicolo facendolo da prima prendere a fuoco e poi esplodere.


Il sergente Lorenzo con i suoi Marine si fiondò su dei kapi orki, colpendoli con il suo Artiglio del fulmine, scosse di elettricità di altissimo voltaggio attraversavano l'essere, ma non sembrava fermarlo, quindi combinando i colpi della pistola al plasma con quelli dell'artiglio, riusci nell'ucciderne un paio.


Un Adeptus Astartes piombò su di una grossa skatola di morte con il suo maglio potenziato, un grosso guanto ferrato capace di perforare le armature più spesse, un'arma adatta ad abbattere un veicolo, ad ogni colpo il veicolo si paralizzava e il risultato arrivò ben presto, quando il Marine aprì un grosso buco nella lamina arrugginita e sparò al orko che pilotava il veicolo.

Poi danneggiando il Serbatoio lo fece esplodere.



Zpakkatezte vide la sua waagh infrangersi sulle possenti difese degli Space Marine come un onda su di uno scoglio, mentre alcuni Adeptus Astartes distruggevano i suoi veicoli, altri piombavano dal cielo e schiacciavano sotto il loro piedi anche i grandi Kapi.


Alzando l'ascia provò l'ennesima volta a lanciare il suo grido di guerra.


-WAAAAAAAAAAAGH!!!! UCCIDETE L'OMI!-


Ma come reazione vide uno Space Marine caricarlo a grande velocità, ecco quale sarebbe stato il suo trofeo da mettere sopra il palo del Kapo.



Il Campione dell'Imperatore incalzò il possente orko con la Spada Nera, il pelleverde parò il colpo con la grossa ascia e fendette un colpo con l'arma rombante.

Il Marine schivò velocemente e fendette un colpo su di un braccio della creatura, tagliandolo di netto, grande fu l'urlo del Kapoguerra, tanto che permise al Campione di conficcare la lama da parte a parte nell'imponente corpo.

Ancora un ruggito di Zpakkatezte che restitui il colpo all' Adeptus Astartes con un pungo scaraventandolo lontano da lui, quindi voltandosi verso le sue armate ordinò la ritirata.


Velocemente, come erano arrivati ad attaccare la città, tanto velocemente sparirono, l'ondata verde si era ritirata mettendo in evidenza la vittoria schiacciante dei Templari neri, venne annunciata alle truppe e al resto della città dal Campione dell'Imperatore che, alzando la spada al cielo, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.


-VITTORIAAAA!-


Il boato degli Space Marine vittoriosi raggiunse gli orki in fuga.



Veggente come aveva predetto gli scim-maigh hanno vinto contro gli orki, possiamo procedere con il suo piano

Aveva comunicato mentalmente un esploratore eldar, nascosto perfettamente dietro un muro in città, alla veggente Yale che rispose quasi immediatamente.


Molto bene esploratore, prima di tornare, tieni sotto controllo lo scim-maigh a capo della guardi aimperiale, ho letto i suoi pensieri e conva rancore nei riguardi degli guerrieri dalla nera armatura, seguilo e riferiscimi ognu sua mossa.


L'esploratore sorrise da sotto la maschera e caricandosi il suo fucile di precisione alieno, sulle spalle rispose alla veggente, sparendo e diventando un tutt'uno con l'ambiente


Sarà fatto Veggente.

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