Un giorno non qualunque

di Lila_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Fine ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


UN GIORNO NON QUALUNQUE




CAPITOLO 1


Quella mattina, Rebby si svegliò con la nausea. Non era la prima volta che accadeva, ma, d'altronde, quello era un periodo molto stressante. Sul lavoro non aveva pace, perché doveva continuamente spostarsi fra Roma e Milano. Inoltre, le cose con Alberto non andavano molto bene, da quando lui aveva perso il lavoro a Milano e aveva fatto ritorno a Roma. Il ragazzo era strano, quasi distaccato e Rebby se ne stava rendendo conto sempre di più con il passare del tempo. Anche Albina, in cui le sembrava di aver trovato un'ottima amica, negli ultimi tempi sembrava essere cambiata improvvisamente. Sembrava che cercasse ogni scusa plausibile per evitarla. E adesso ci mancava pure quella maledetta nausea che le dava il tormento ormai da qualche giorno. Alberto dormiva ancora profondamente, così cercò di fare meno rumore possibile, mentre si alzava, prendendo i vestiti già pronti dalla sera prima sulla sedia e andava in bagno. Aveva un'importante riunione a cui non poteva proprio mancare. Guardandosi allo specchio del bagno, si trovò più pallida del solito. Si, aveva proprio bisogno di maggiore riposo e tranquillità. L'unica cosa positiva dell'ultimi giorni, era il nuovo appartamento, in cui si erano trasferiti. Era spazioso, luminoso, era giusto quello che ci voleva. Si era stancata di vivere nel residence, senza acqua calda e con il riscaldamento rotto.. Quando uscì dal bagno, minuti dopo, era già vestita e in ordine. Tornando in camera, vide che il letto era vuoto, segno che Alberto si era alzato. Dirigendosi in cucina, Rebby lo scovò seduto al tavolo, con un caffè davanti.

-    Buongiorno.
-    Buongiorno Rebby.

Gli diede un bacio sulla guancia, poi prese il caffè che era avanzato nella caffettiera e lo verso nella sua tazza preferita, che lui le aveva già preparato. Sapeva che Alberto la stava guardando, poteva sentire il suo sguardo su di sé. Probabilmente si chiedeva cosa avesse. Infatti dopo qualche istante lo sentì schiarirsi la voce.

-    Tutto bene? Sei agitata per la riunione di oggi?

La riunione!!! Così assorta dai suoi pensieri, stava finendo con il scordarlo! Velocemente finì il suo caffè e si alzò, correndo verso la camera.

-    Se non mi muovo faccio tardissimo!!!!!

Alberto si alzò e la seguì.

-    Hey, vedrai che andrà tutto bene.
-    Beh, andrà meglio se sarò lì in orario.

Alberto le sorrise, ma vide un lampo di inquietudine negli occhi di Rebby e si avvicinò.

-    Che succede?

Rebby lo guardò per qualche istante, poi abbassò gli occhi.

-    Niente. Ora devo andare.

Oltrepassandolo, si affrettò verso la porta. Lui le andò dietro. Riuscì solo a raccomandarle di fargli sapere qualcosa. Quando rimase da solo, lasciò lo spazio al senso di colpa. Rebby aveva bisogno che lui le fosse vicino in quel periodo, invece tutto quello a cui lui riusciva a pensare erano i nuovi sentimenti che provava per Albina. Già, Albina, una delle migliori amiche di Rebby.



A casa Martini, era ora di colazione e, come al solito, c’era una grande confusione, fra la cucina sovraffollata e la coda per il bagno. Ciccio si chiese come avesse fatto a stare in quella casa per anni senza impazzire. Quando uscì dalla camera da letto che condivideva provvisoriamente con Bobo, Ciccio guardò senza speranza verso il bagno, vedendo che ad aspettare c’erano già Bianca e Maria, e si diresse verso il piano inferiore. Scendendo le scale, fu investito da Inge e Elena che si stavano bisticciando. Quando riuscì ad entrare in cucina, vide Melina indaffarata come al solito a urlare contro Dante che, quasi incurante, stava mangiando una brioche. Al tavolo, erano già seduti suo padre Lele, Annuccia, Ave e Palù, che quando lo vide, scese dalla sedia per corrergli incontro.

-    Zio Ciccio, zio Ciccio!!!

Ciccio la prese in braccio, sorridendole.

-    Buongiorno.

La sua nipotina gli ricordava tantissimo Annuccia da piccola. Pensando a quello, Ciccio osservò sua sorella, ormai una ragazza nel pieno della sua adolescenza. Come passava in fretta il tempo.

-    Allora, Ciccio, oggi torna Tracy, vero?
-    Si, vado a prenderla alle tre!

Maria irruppe in cucina pronta per uscire, con lo zainetto di Palù in mano.

-    Amore, sei pronta? Sennò anche oggi facciamo tardi.
-    Beh, ma quella ormai è una caratteristica di famiglia!
-    Lo so, papà, ma non è comunque una scusa! Ok, noi allora andiamo, ciao famiglia!!!
-    Ciao tesoro, ciao amore del nonno!

Uscendo di casa, Maria quasi si scontrò con Alberto.

-    Ciao Alberto!
-    Ciao Maria, ciao piccola!
-    Scusami, ma sono in ritardo! A presto!
-    Ciao.

Alberto si unì al resto della famiglia Martini, nonostante avesse già fatto colazione. Il cellulare di Ave iniziò a suonare, così la donna si scusò e si alzò da tavola.

-    Pronto? Albina, tesoro mio, dimmi tutto! … Ma bella tosa mia, ma non sei ancora stanca di tutte queste prove? … No, no, va bene, allora passa verso quell’ora. … Si, dimmi. … Si, è qui. … Va bene, allora te lo passo. Ciao amore, ciao.

 Ave fece un segno a Alberto.

-    Alberto, Albina vuol parlare con te.

Alberto sembrò quasi in imbarazzo, ma si alzò da tavola, prese il telefono e andò in salotto.

-    Pronto? Ciao.
-    Ciao Alberto. Senti, ti volevo dire che c’è un problema per il contratto di affitto. Tu e la Rebby dovreste passare dall’agenzia per fare delle firme.
-    Ah... Ok. Ehm... Senti, so che Rebby ha tutta la mattina impegnata. Se vuoi possiamo passare quando si libera, anche se non so dirti l’orario.
-    Senti, facciamo così, diamoci appuntamento per le due qui all’agenzia, ok?
-    Ma certo! Non c’è problema. Allora... Allora a dopo.
-    Si... A dopo.
-    Ciao.
-    Ciao Alberto.

Alberto mise giù. Ave lo raggiunse e notò il suo sguardo pensieroso.

-    Bel toso, ci sono problemi?
-    Cosa? No, certo che no! Si tratta di una questione che riguarda l’appartamento che io e Rebby abbiamo preso in affitto.
-    Oh si, me l’ha detto l’Albina! Ma che cara tosa che è la Rebby! Sei fortunato, lo sai?
-    Si, certo. Beh, io ora devo andare.

Alberto lasciò la casa, perché aveva le idee troppo confuse e aveva bisogno di schiarirsele da solo.


Rebby uscì dalla sala delle riunioni stanca morta. Quattro ore di riunione senza alcuna soluzione. Un investimento sbagliato rischiava di portare sul lastrico l’intera azienda e lei non riusciva ad avere la concentrazione necessaria per trovare una soluzione. Si sentiva stanca come non mai, la nausea non le dava tregua e era dovuta scappare in bagno nel bel mezzo della riunione. Tornando nel suo ufficio, prese il calendario in mano e si mise a fare un conto. Poi rimase con lo sguardo perso nel vuoto e fu distratta dal suono del suo cellulare. Prima di rispondere, vide che era Alberto.

-    Pronto?
-    Ciao amore. Com’è andata la riunione?
-    Lasciamo perdere! Peggio di così non poteva andare!
-    Mi dispiace.
-    Lo so, ma confido che riusciremo a trovare presto una soluzione.
-    Vedrai che sarà così. Senti, ho sentito Albina, ha detto che dobbiamo passare dall’agenzia. Ci aspetta lì per le due, pensi di farcela?
-    Si, credo di si. Devo fare prima una commissione, ma cercherò di essere puntuale.

Quando udì bussare al suo ufficio, Rebby disse ad Alberto che doveva andare, e riattaccò. Mentre un suo collega entrava in ufficio, Rebby notò che era l’una in punto. L’agenzia era lontana e in quell’orario c’era molto traffico. Doveva sbrigarsi, se voleva essere puntuale.

-    Rebecca, senti, dovresti dare uno sguardo a questi bilanci.
-    Adesso? Non posso farlo oggi pomeriggio, avrei un impegno!
-    Sarebbe urgente, è del materiale che deve arrivare il prima possibile a Milano. E comunque te la dovresti cavare in una ventina di minuti.
-    D’accordo, dammi pure. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


Rebby uscì dalla farmacia e guardò l’orologio. Mancava ancora un po' alle due, forse ce l’avrebbe fatta in orario. Si avviò decisa verso l’auto, tenendo il sacchetto che aveva ritirato in mano, come se fosse qualcosa che scottava. Era la seconda volta in vita sua che si ritrovava a dover fare un acquisto del genere. Ma, dai calcoli che aveva fatto, e dai sintomi che aveva, stavolta credeva che l’esito del test potesse essere solo uno. In tal caso, lei e Alberto ne avrebbero dovuto parlare bene. Un figlio era una cosa seria, non potevano affrontare una faccenda del genere se prima non risolvevano i problemi tra di loro. Tuttavia, in cuor suo, al contrario della prima volta che aveva dovuto comprare un test di gravidanza, si sentiva eccitata all’idea di un bambino. Sorridendo, si avviò, cercando di recuperare il tempo perduto. Voleva passare da casa a fare il test prima di andare all’appuntamento.
 

Mancavano dieci minuti spaccati alle due, ma Alberto era già davanti all’agenzia. Forse avrebbe dovuto evitare con una scusa l’appuntamento, dato che non sapeva neanche lui che cosa provava per Albina, ma non era riuscito a resistere alla tentazione di rivederla. Il fatto è che lui amava Rebby, ma si sentiva irresistibilmente attratto da Albina. E ciò minava in qualche modo anche i sentimenti per la sua fidanzata. Forse la sua confusione derivava anche dal periodo difficile che stava vivendo. Si era dedicato anima e corpo al suo lavoro, a Milano, in attesa di ottenere quel posto tanto agognato, che invece era stato regalato al figlio del capo. Era rimasto profondamente deluso e quando era tornato a Roma, aveva iniziato a vedere intorno a sé tutto grigio, compresa la sua relazione con Rebby. Nonostante avesse ancora qualche dubbio se entrare o meno, Albina lo vide attraverso i vetri e uscì.

-    Ciao Alberto, sei in anticipo, a quanto vedo.

Anche la ragazza sembrava sempre un po' turbata, quando erano insieme. Un altro motivo per cui si sarebbero dovuti evitare, visto le imminenti nozze di lei.

-    Già, hai ragione. E’ che pensavo di trovare più traffico, invece sono stato fortunato.
-    Ehm, e Rebby? Non è con te?
-    Oh, ecco, lei ha detto che avrebbe fatto l’impossibile per arrivare puntuale, ma sai, è molto impegnata con il lavoro.
-    Ok, allora la aspettiamo.

Entrambi rimasero in silenzio per un attimo. Poi Albina si schiarì la voce. Era molto attratta dal ragazzo che aveva davanti. Fino a qualche giorno prima, era sicura che tutto quello che voleva era sposare Pierluigi. Adesso, dopo l’incontro con Alberto, le sue sicurezze sembravano essersi sbriciolate. Cercando di non pensarci, ma di concentrarsi sul fatto che, qualunque cosa provasse per lui, si trattava pur sempre del fidanzato di Rebby, una delle sue migliori amiche, Albina indicò il bar di fronte all’agenzia.

-    Ehm, senti, che ne dici se, mentre aspettiamo Rebby, andiamo a prenderci un caffè? Penso di averne proprio bisogno...
-    Si, certo, non c’è problema.
-    Allora aspetta un attimo, che avverto la mia collega.
-    Si.

Albina rientrò nell’agenzia e comunicò alla collega che, in caso fosse arrivata la sua cliente, la avvertisse di raggiungerla al bar. Poi uscì nuovamente e si avviò con Alberto verso il bar.


A casa Martini, intanto, c’era un po' di silenzio. I bambini e Annuccia erano tutti a scuola, Bianca era in cioccolateria, Ciccio al maneggio e Lele e Maria in clinica. Così, mentre Melina stirava in sala da pranzo, Ave si era trasferita con alcuni dei suoi abiti nel salotto dei Martini, dicendo che, malgrado non avesse mai potuto pensare di dire una cosa del genere, rimpiangeva l’Enrica, perché, a suo dire, Nilde era cento volte peggio. Il telefono iniziò a squillare, ma di Melina nemmeno l’ombra.

-    Melina! Melina! Oh che pazienza che ci vuole con quella tosa! Andrò io, va!

Ave si affrettò per rispondere.

-    Si, pronto chi parla? … No, Maria non c’è, è alla clinica, posso sapere chi la cerca? … Oh, santo Dio! Non è che è successo qualcosa alla Palù, vero? Io sono la nonna! … Ah, menomale! Va bene, arrivo immediatamente, grazie della telefonata!

Ave riattaccò, poi corse in sala da pranzo, dove Melina stava stirando e canticchiando allo stesso tempo. Ave notò le cuffiette: ecco perché non sentiva! Urlando per attirare l’attenzione della colf, Ave riuscì ben presto nel suo intento.

-    Signora Ave, ma che vi siete impazzita?
-    Oh, benedetta tosa, ma cosa devo fare con te? Se tieni quelle cose nell’orecchio, non sentirai né telefono, né campanello! Comunque, hanno chiamato dall’asilo della Palù, hanno detto che la bambina ha qualche linea di febbre e un po' di vomito, quindi la vado a prendere, d’accordo? Intanto tu avverti la Maria che la bambina la porto in clinica, così magari la visita, d’accordo?
-    Si, si, non vi preoccupate, ci penso io. Andate pure.







*** Salve a tutti! Ebbene si, non state avendo un'allucinazione, sono tornata!!!!
Devo ammettere che mi ha stupito non trovare praticamente fanfiction su questa meravigliosa serie! Beh, spero che vi piaccia, recensite, mi raccomando, sia che l'abbiate trovata carina fino a adesso, sia che non vi sia piaciuta! L'ho già finita a dire la verità, ma vorrei sapere prima che ne pensate intanto di questi due primi capitoli!! Un bacio a tutti/e quanti/e. Lu88 ***

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


Al bar, Alberto e Albina cercavano di intrattenere una conversazione generica, ma con scarsi risultati. Alla fine, Albina sospirò, abbassando per un attimo gli occhi, poi rialzò lo sguardo su di lui.

-    Senti, Alberto, ma che cosa facciamo? Perché non credo che smettere di andare a visitare gli appartamenti insieme sia bastato per... beh, per risolvere il problema di base.
-    Hai ragione. Non lo so nemmeno io che cosa possiamo fare, però io non ci posso fare niente.
-    Lo so, nemmeno io... Però, voglio dire, io sto per sposarmi e tu sei fidanzato. Inoltre la Rebby è una delle mie più care amiche e non voglio assolutamente ferirla. Eppure non riesco a fare a meno di pensare a te.

I due si guardarono negli occhi.


Finalmente, Rebby arrivò all’agenzia, correndo. Aveva trovato una nuova energia a ravvivarle quella giornata iniziata tanto male. Si sentiva più ottimista e rassicurata. Inoltre non vedeva l’ora di essere da sola con Alberto per dirglielo. Entrò e cercò di riprendere fiato, per chiedere alla ragazza che aveva davanti dove poteva trovare Albina Battiston. La ragazza gentilmente le disse che la sua collega le aveva lasciato detto che poteva raggiungerla direttamente al bar, così Rebby ringraziò e uscì. Raggiante, per la bella notizia che per ora condivideva solo con se stessa, attraversò la strada, dirigendosi a passo sicuro verso il bar, entrandovi. Tuttavia, quello che vide, le mandò il cuore in frantumi. Alberto e Albina si stavano baciano, a pochi passi da lei. Il sorriso le svanì dal volto. Adesso capiva tutto quanto.

-    Signorina? Signorina, mi scusi, posso fare  qualcosa per lei?

Rebby si voltò verso il cameriere che la stava osservando dal bancone.

-    No, mi scusi.

Evidentemente, al suono della sua voce, i due ragazzi interruppero il bacio, voltandosi verso di lei, che aveva l’aria palesemente sconvolta.

-    Rebby!
-    Non posso crederci!
-    No, Rebby, aspetta!

Le lacrime le offuscarono leggermente la vista, poi Rebby si voltò e andò via, aumentando sempre di più il passo. Alberto la seguì e riuscì a prenderle un braccio, mentre lei scappava via.

-    Lasciami!
-    No, aspetta, lascia che ti spieghi!
-    Non mi interessano le tue spiegazioni, lasciami andare immediatamente!!!
-    Rebby, senti...
-    Alberto, lasciami andare e, per favore, stammi lontano!

La ragazza riuscì a divincolarsi e scappò via. Una volta in macchina, compose velocemente il numero di casa Martini sul display del suo cellulare. Rispose Melina.

-    Casa Martini, chi parla?
-    Melina, ciao sono Rebby. C’è Maria?
-    No, è ancora in clinica, oggi.
-    Ah... E non sai quando torna?
-    No, ha avuto un contrattempo con la bambina.
-    Ah... Grazie ugualmente allora.
-    Rebby, ma va tutto bene? Ti sento strana!
-    Cosa? No, sto bene, davvero.
-    Allora cosa devo dire a Maria, che ti richiami?
-    No, non dirle niente. Grazie, ciao.
-    Ciao.

Rebby spense il telefono e poi lo posò sul sedile accanto e sospirò, asciugandosi le lacrime. Maria aveva fin troppi problemi, fra i due lavori e la bambina. Non poteva stressarla anche lei. Mise in moto e partì.


Nel frattempo, Albina aveva raggiunto Alberto, che era rimasto fermo sul marciapiede. Il ragazzo si voltò verso di lei.

-    E’ stato un grosso sbaglio. Io amo Rebby, non avremmo mai dovuto...
-    Lo so, Alberto, lo so. E non sai quanto sono dispiaciuta. Rebby è una cara amica e non avrei mai voluto ferirla in questo modo. Che cosa farai adesso?
-    Vado a casa e spero di trovarla là. Devo parlarle e spiegarle tutto, devo trovare un modo per farmi perdonare.
-    Hai ragione. Anch’io vorrei chiederle scusa, ma credo sia meglio che non mi faccia vedere per qualche giorno. Vorrei darti il tempo prima di provare a sistemare le cose. Alberto, veramente, mi dispiace. Non ho resistito, è che volevo sapere come sarebbe stato se noi due...
-    Lo so, non preoccuparti, è anche colpa mia, non avrei dovuto rispondere al tuo bacio.


Quando Alberto rincasò, e vide che Rebby non era all’appartamento, provò a richiamarla, ma aveva il cellulare staccato. Che casino che aveva creato. Adesso non aveva più dubbi, aveva fatto un enorme sbaglio, baciando Albina, lui amava Rebby. Posò la giacca sul divanetto, poi fece un giro veloce per la casa, per capire se era passata di lì. Probabilmente era tornata in azienda. Anche se era dall’altra parte della città, Alberto sperò di avere fortuna e trovarla lì. Doveva assolutamente parlarci. Riprendendo la giacca, uscì di casa e fece le scale di corsa.


Ave, Lele e Maria, con in braccio Palù fecero finalmente rientro a casa. Annuccia andò loro incontro.

-    Ciao, allora come sta Palù?

La piccola si era addormentata fra le braccia della madre.

-    Ha ancora un po' di febbre, ma lo stomaco va meglio. La porto a dormire in camera mia. Non vorrei che stando in camera con Elena e Inge, attaccasse anche a loro il virus.

Maria si avviò su per le scale, mentre Lele e Ave andarono in cucina, dove il resto della famiglia era riunito, all’infuori di Ciccio e Bianca.

-    Ciao famiglia! Allora, bambini, come è andata a scuola?
-    Bene. Come sta Palù?
-    Insomma, ha preso l’influenza. Quindi, oggi fate i bravi e non fate confusione, mi sono spiegato?
-    Si, papà.
-    Si, Lele.
-    Melina, Bianca?
-    E’ passata prima, quando ha portato i bambini a casa, poi ha detto che andava in cioccolateria.
-    Va bene, grazie. Ave, se mi cercate sono in cioccolateria, va bene?
-    D’accordo. A più tardi.

Maria tornò al piano inferiore e salutò i bambini che andarono a fare i compiti, mentre Annuccia era già andata nel suo rifugio, al garage.

-    Ciao Melina.
-    Maria, ciao!

Melina cercò di ricordarsi cos’è la cosa che doveva dire a Maria quando tornava a casa, eppure non le veniva proprio in mente.

-    Ave, puoi occuparti tu della bambina? Io devo tornare in clinica!
-    Ma come, Maria Vergine, sei appena tornata a casa e devi già ripartire?
-    Eh si, stamani ho rimandato qualche appuntamento al pomeriggio per occuparmi di Palù, quindi devo andare. Tornerò per le sette, d’accordo?
-    Va bene, non preoccuparti, alla Palù ci penso io!
-    Grazie mille! A dopo!



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4


-    Rebby?

Alberto entrò nuovamente in casa, ma di Rebby ancora nessuna traccia. All’Azienda, non c’era. Chissà dove era andata. Aveva provato a chiamare anche da suo zio Lele, ma Ave ha detto che lei non sapeva nulla di Rebby, che da lì non era passata e che Maria era in clinica. Quindi, a quanto sembrava, Rebby non si era recata dalla sua migliore amica, come lui aveva sperato. E allora, dove poteva essere? Adesso stava davvero iniziando a preoccuparsi, ormai erano quasi le sette di sera e di lei non aveva avuto più notizia. Alberto andò in bagno per sciacquarsi la faccia e fu lì che vide degli incartamenti posati accanto al lavandino. Facevano parte della confezione di un test di gravidanza. Il ragazzo non poteva credere ai suoi occhi. In mezzo a essi, vide il bastoncino, che evidenziava due tacche. Mentre lo stupore avanzava dentro di lui, cercò freneticamente il foglietto che spiegava cosa volessero voler dire due tacche. Quando lo trovò e lo lesse, si sentì ancora peggio di prima. Non poteva credere che le cose potessero stare così. Rebby era incinta! E lui aveva mandato tutto a puttane, per uno stupido bacio, per una cotta che non significava nulla! A questo punto, prese con se il test e decise di andare da Maria, magari era rientrata da lavoro. Forse lei poteva sapere dove Rebby potesse essere.


Scendendo di macchina, Maria vide arrivare la macchina di suo fratello Ciccio. Quest’ultimo e la moglie, Tracy, scesero e le andarono incontro. Le due ragazze si abbracciarono.

-    Ciao Tracy, ben tornata! Come è andato lo spettacolo?
-    Bene, grazie.
-    Sorellina, come mai torni così tardi a casa?
-    Guarda, Ciccio, oggi è stata una giornata d’inferno! Palù ha preso un virus, Ave me l’ha portata questa mattina in clinica con febbre e vomito. Così le visite le ho dovute rimandare al pomeriggio. Guarda, non ne posso più!

I tre si avviarono in casa. Maria andò subito a vedere di Palù, mentre tutti riabbracciarono Tracy, felici che fosse tornata. Quando il campanello di casa suonò, fu Lele ad andare ad aprire.

-    Alberto! Vieni!
-    Ciao zio, c’è Maria?
-    Si, è appena rincasata. E’ andata un attimo di sopra a vedere di Palù, ma perché non ti accomodi con noi? Dov’è Rebby?
-    E’ per questo che sono qui! Non riesco a trovarla da nessuna parte!
-    Come? Vuoi dire che è sparita? E non sai il motivo?

A Lele bastò guardare negli occhi Alberto per un attimo, per intuire qualcosa.

-    Alberto! Che cosa hai combinato?
-    Zio, ho fatto un casino! Ho bisogno di parlare assolutamente con Maria! Forse lei sa dov’è Rebby!

Melina si intromise.

-    Scusate, ma a proposito di Rebby, oggi ha chiamato qui!
-    Che cosa? Ha detto dove si trovava?
-    No, voleva parlare con Maria, ma lei non c’era. Però aveva una voce strana.

Alberto sospirò pesantemente, mentre Lele lo condusse fino al divano.

-    Si può sapere che è successo?
-    Scusami zio, ma prima devo parlare con Maria.

Quest’ultima scese proprio in quel momento.

-    Hey, che succede?
-    Maria, possiamo parlare un attimo, per favore?

La ragazza passò lo sguardo fra Alberto e suo padre, che aveva un’espressione molto preoccupata.

-    Certo, vieni con me.

Maria e Alberto andarono a bussare al garage, che ora era diventata la dimora di Annuccia. La ragazzina andò loro ad aprire.

-    Annuccia, potresti prestarci un attimo la tua stanza? Io e Alberto dobbiamo parlare di una cosa importante.
-    D’accordo, ma fate presto, fra un po' viene Giulia.

Quando rimasero soli, Maria guardò con aria interrogativa il cugino, aspettando che lui parlasse.

-    Maria, hai sentito Rebby?
-    No, non la sento da ieri. Perché?
-    E’ sparita.
-    Che cosa?
-    Accidenti, ho fatto un casino!
-    Di che stai parlando? Spiegami tutto.
-    Rebby mi ha beccato mentre baciavo un’altra ragazza.
-    Che cosa? Alberto, ma perché? E chi è quest’altra?

Alberto la guardò con timore, prima di ammetterlo.

-    Albina.

Maria rimase a bocca aperta.

-    Non posso crederci! Alberto, che cosa meschina! Lei è un’amica di Rebby!
-    Lo so, lo so! E infatti non sarebbe mai dovuto succedere! Ma, dalla prima volta che ci siamo incontrati, io e Albina... Non lo so, è come se avessimo iniziato a provare qualcosa entrambi! Però c’è stato solo quel bacio! E ho capito che non mi interessa niente di Albina! Io amo Rebby! Maria, devi aiutarmi a trovarla! A casa non c’è, in azienda non è più andata!
-    Sai, Alberto, non posso credere a quello che hai fatto! Sai quanto ti ama, Rebby? Da quando è tornata, non ha fatto altro che parlare di te, di dirmi quanto gli mancavi e quanto era felice con te! E tu le hai voltato le spalle, baciando la sua amica! E’ così squallida questa cosa!
-    Maria, lo so che ho sbagliato, ma io la amo e tu devi aiutarmi a trovarla. Soprattutto perché a casa ho trovato questo.

Alberto passò il test di gravidanza a Maria.

-    Oh mio Dio, è di Rebby? Aspetta un bambino!
-    Si, io credo che l’abbia scoperto oggi e mi sento ancora più in colpa. Però si è trattato solo di uno stupidissimo bacio! Io non voglio buttare tutto al vento per una cosa insignificante. Maria, ti prego, aiutami!

Maria guardò gli occhi del cugino, imploranti e comprese che era veramente pentito e innamorato di Rebby. Poi pensò a Guido. Pensò a quando l’aveva tradita, a tutto il dolore che aveva provato. Era stato così difficile passare sopra a quella storia, per lei. Ma aveva Palù che era molto piccola. E pensava di avere tutta una vita davanti da passare con Guido. Per un attimo pensò che se non lo avesse perdonato, non avrebbe passato con lui il breve tempo che era stato loro concesso per essere felici insieme. E allora comprese che doveva assolutamente trovare Rebby. Ma dove mai poteva essere? Maria cercò di concentrarsi. Poi ebbe un’intuizione. Forse sapeva dove trovarla.

-    Ok, ascolta Alberto. Tu va a casa. Io vado a cercare Rebby. Credo di sapere dove può essere andata.
-    Voglio venire con te.
-    No. Voglio parlare con lei, poi la porterò da te.
-    Va bene.




*** Eccomi con altri due capitoli!!!! Un grazie a tutti quelli che hanno letto, ma soprattutto a chi ha recensito e recensirà (spero!)!!!! Un bacio e a presto con i due capitoli conclusivi!!!!!  Lu88***

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5


Anche se era sera, Maria riuscì  a distinguere la macchina di Rebby, parcheggiata sul lato della strada. Erano fuori dal cimitero dover era sepolto il padre di Rebby. Maria sapeva che Rebby era stata molto legata al padre, e era rimasta molto sconvolta dalla sua perdita. Parcheggiando dietro l’auto dell’amica, andò a bussare al vetro del lato passeggeri. Rebby, con gli occhi rossi dal pianto abbassò il finestrino e, quando vide l’amica, le fece segno di salire. Maria entrò in auto e chiuse lo sportello.

-    Oggi avrei voluto tanto poterci parlare a voce con mio padre. Sono stata dentro fino a che non hanno chiuso il cancello. Immagino che sei qui perché Alberto è venuto da te.
-    Rebby, so tutto.
-    No, non è vero. Sai quello che ti ha raccontato Alberto. Te l’ha detto che l’ho visto mentre baciava Albina?
-    Si. Ma so anche della gravidanza. Sei incinta, vero?
-    Come fai a saperlo?
-    Alberto ha trovato il test a casa vostra.

Le lacrime iniziarono di nuovo a scendere sulle guance di Rebby.

-    Quando ho fatto il test e ho visto che era positivo, ero molto felice. Insomma, con il periodo che stiamo vivendo con Alberto, mi sembrava che fosse la prima speranza per un futuro felice. E invece cosa scopro? Che Alberto mi tradisce con Albina, non con una qualunque, con una mia amica!
-    Rebby, calmati. Ascoltami, fra Alberto e Albina non c’è stato niente, a parte quel bacio.
-    Te l’ha detto lui? Ma tu ci credi?
-    Rebby, io credo che lui sia innamorato pazzo di te e si sia pentito di quello che ha fatto. Ascoltami bene. Lui non ti ha tradito, ma anche se l’avesse fatto... Vorrei che tu gli dessi una seconda possibilità. Sai perché? Perché oggi, mentre Alberto mi raccontava tutto, ho ripensato a quando Guido ha tradito me. A quanto sono stata male e tutto. Però, poi, ho capito che ho fatto bene a perdonarlo. Perché può succedere che uno faccia una stronzata, però... però la vita è breve. E se io non avessi perdonato Guido, avrei perso quel poco tempo prezioso che sono riuscita a passare con lui... Capisci quello che voglio dire? Alberto ha fatto uno sbaglio, ma tu aspetti un bambino! Insieme avete davanti un futuro e non potete rinunciarvi per uno stupido bacio!

Rebby l’abbracciò.

-    Oh Dio, Maria! Come posso essere stata così infantile! Avevo già deciso di troncare con Alberto per un bacio, senza tenere in conto che avrei rischiato di far crescere un bambino senza padre... Quando poi penso alla piccola Palù... Oddio, scusami!

Maria, seppur commossa dal ricordo di Guido, strinse più forte l’amica.

-    Non ti preoccupare, hai afferrato il concetto! Dai un’altra possibilità a Alberto, perché non ti ha tradito, ha solo avuto un momento di debolezza. Non far crescere tuo figlio senza un padre, perché ci sono bambini che non ne hanno uno perché gli è stato portato via dalla vita.
-    Grazie Maria, cosa farei senza di te? Ti voglio un bene dell’anima!
-    Le amiche servono a questo, a sostenersi in ogni momento della loro vita, bello o brutto che sia! L’importante è esserci sempre.


Quando Maria rientrò a casa, potè udire l’allegra confusione della cena di casa Martini. Dato che non si erano accorti del suo arrivo, ne approfittò per andare direttamente in camera sua, dove, annidata sotto le coperte, c’era Palù, sveglia.

-    Ciao, amore della mamma!
-    Ciao mamma, finalmente sei tornata!!!!
-    Hai ragione, tesoro. Come stai?
-    La nonna dice che ho la fronte calda calda.

Maria si sfilò la giacca, poi, dopo averla appoggiata, si tolse le scarpe e salì sul letto con la figlia, per andarle a tastare la fronte. In effetti era ancora un po' calda, tuttavia molto meno rispetto alla mattina. Si sdraiò e la abbracciò stretta. Ben presto la piccola si addormentò fra le braccia materne.



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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Fine ***


CAPITOLO 6


Rebby girò le chiavi nella toppa della serratura di casa. Dall’altra parte, Alberto, che era rimasto seduto tutta la sera al tavolo della cucina, si alzò e le andò incontro, mentre lei entrava in casa. Lei gli lanciò uno sguardo diffidente, mentre lui aveva un’aria contrita stampata in faccia.

-    Rebby...
-    Aspetta. Lascia parlare me, perché c’è una sola cosa che voglio sapere, poi non voglio più sentire neanche una parola su quello che è successo oggi. D’accordo?

Alberto la guardò un po' perplesso, però annuì.

-    Che cosa ti ha spinto a baciare Albina? Spiegami solo questo, poi non voglio sapere altro.
-    Io... Non lo so. Quando ho incontrato Albina per la prima volta... Io ho sentito qualcosa. E la cosa era reciproca, è per questo che avevamo smesso di cercare gli appartamenti insieme. Però fra di noi non c’è mai stato niente. Oggi, al bar, ne abbiamo parlato, poi lei mi ha baciato e io sono stato uno stupido, perché ho ricambiato, quando non avrei mai dovuto. Ma ti giuro, Rebby, ti giuro che non è significato nulla! Io amo te, solo te. E voglio un futuro con te. Voglio un futuro dove ci siamo solo io, te e... E lui.

Alberto le mostrò il test.

-    Quando l’ho trovato, non potevo crederci. Un figlio. Avremo un figlio. E ho rischiato di rovinare tutto per una cazzata. Non potrò mai perdonarmelo amore.

Rebby si avvicinò a lui, sorrise, e lo baciò.

-    Questo bambino sarà il nostro nuovo inizio. Buttiamoci tutto il passato alle spalle e rincominciamo da qui.

Alberto la baciò con passione. Si, era il loro nuovo inizio. Un inizio d’amore.





*** E con questo capitoletto si conclude la storia. Spero che vi sia piaciuta e di non avervi deluso!!!! Un abbraccio a quelli che hanno seguito!!!! Ciaoooooooo! ^^ Lu88***

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