Ho appeso la felicità sul ciuffo che ti ricade sugli occhi

di Tanuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Vi prego abbiate pietàXD, ho voluto unire due mondi che amo alla follia: Naruto e l'equitazione...il titolo è preso da una frase che narra l'origine del cavallo (arabo):


Quando Dio decise di creare il cavallo, disse al Vento del Sud: "Voglio farti diventare una Creatura. Condensati" e il Vento si condensò. L' arcangelo Gabriele apparve immediatamente, prese una manciata di quella materia e la presentò a Dio, che fece un baio oscuro dicendo: "Ti chiamerò cavallo; ti farò arabo e ti darò il colore della formica; ho appeso la felicità sul ciuffo che ti ricade sugli occhi. Sarai il Signore degli animali, gli uomini ti seguiranno ovunque andrai; sarai abile nell' inseguimento e nella fuga; sulla tua schiena ci saranno ricchezze e per tua mediazione arriverà la fortuna". Poi Egli mise sul cavallo il segno della gloria e della felicità: un segno bianco in mezzo alla fronte.

Questa è una SasuNaru, ma infilerò qua e là qualche altro pairing: ShikamaruxTemari, HinataxPain, KibaxIno, KakashixIruka...e forse anche altri!!


Alla fine del capitolo metterò un piccolo glossario, dove spiegherò il significato di alcuni termini tecnici e descriverò brevemente alcune razze di cavalli!
Cecciuu! Ma anche questa la dedico a te, lo sai??

I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!!




Capitolo 1




Un giovane dai corti capelli biondi posò una mano sulla pesante porta di legno della stalla, che si aprì cigolando.

Una moltitudine di box si presentò davanti ai suoi occhi, una sinfonia di sbuffi e scalpiccii lo accolse.

“Rasengan!” chiamò, la sua voce risuonò nell’edificio.

Dal box in fondo a destra sbucò fuori la testa dorata di un delizioso Quarter Horse[1] dal mantello palomino[2], gli occhi vivaci, il profilo leggermente camuso[3], la stella[4] bianca che svettava sulla fronte, la criniera chiarissima e ben curata; salutò il ragazzo muovendo la testa dall’alto verso il basso.

“Ciao, bello!” esclamò ancora il giovane, che portava una capezza di cuoio poggiata sulla spalla, avanzando verso il cavallo, arrivato davanti al box, carezzò il muso con dolcezza “Andiamo a fare un giretto?”

Il cavallo si fece accarezzare docilmente, il ragazzo aprì il box ed entrò, dopo aver dato una pacca sul collo dell’animale, lo fece voltare con un verso e gli mise la cavezza, poi lo fece uscire lentamente, lo portò fuori dalla stalla, agganciò una lunghina alla cavezza e lo legò ad un recinto.

Il biondo scomparve dentro ad una stanza, il cavallo raspò distrattamente il terreno con la zampa anteriore, poi il giovane ricomparve con le braccia cariche.

Trasportava una sella americana, di mirabile fattura, delle briglie, una bisaccia, un sottosella, un sottopancia e un pettorale[5].

Sbuffando sonoramente, il giovane posò a terra i finimenti, e cominciò a sellare il cavallo.

Nei movimenti del ragazzo si poteva scorgere una delicatezza non indifferente: mentre infilava il morso nella bocca dell’animale, quando poggiava la sella sulla groppa palpitante, ogni suo gesto era caratterizzato da una grande dolcezza, che testimoniava l’amore che provava per il suo cavallo.

Il giovane si chiamava Naruto Uzumaki, ed era una giovane promessa del reining[6], cavalcava sin da bambino, aveva vinto per tre volte consecutive il campionato nazionale e aveva intenzione di vincerlo di nuovo.

Rasengan, il perfetto Quarter Horse che stava bardando, era il suo cavallo da molti anni, suo fedele compagno di vittorie, generoso e instancabile, per Naruto era il tesoro più grande: il suo profilo perfetto, la sua vivacità, la sua intelligenza, gli appiombi[7] ben fatti e la muscolatura definita lo avevano reso un’autentica star nel mondo del raining agonistico.

Alla fine, Naruto guardò ancora il suo cavallo, sellato e imbrigliato.

Era perfetto, il cavallo più bello del mondo, il sole illuminava il mantello dorato, facendolo brillare.

Il giovane sganciò la lunghina dalla cavezza, poi si issò in sella.

Un lieve movimento del bacino, e Rasengan partì con passo sicuro.

 

“Perché non ti sei ancora iscritta al torneo?”

Il ragazzo dai lunghi capelli scuri, dopo aver formulato la domanda con tono quasi ringhioso, scosse la testa, incrociando poi le braccia mentre si poggiava ad una parete della stalla.

“Neji…io non mi sento ancora pronta!”

La ragazza prese nervosamente una ciocca di capelli lisci e neri tra le dita, abbassò gli occhi.

“Come pensi di ottenere l’ammirazione di tuo padre se non provi nemmeno ad entrare in una competizione!” la rimbeccò Neji “Hai una cavalla fantastica, figlia di campioni, la sua elevazione fa invidia pure a me! Ti alleni ogni giorno e poi quando arriva una gara non partecipi! Io non ti capisco, Hinata!”

Hinata continuava a tormentare il ciuffo scuro con le dita.

Lei amava l’equitazione, amava Juken, la sua dolce cavalla di razza Hannover[8] dal mantello baio oscuro, che quando la vedeva triste poggiava la grande testa sulla sua schiena e la muoveva lentamente, grattandole le spalle; ma non voleva partecipare a nessuna gara di salto, sapeva che un cavallo non era fatto per saltare[9].

Hinata sovente passeggiava per le grandi colline verdi che attorniavano il maneggio, con la sua Juken accanto, senza lunghina.

La cavalla non si staccava mai da lei, camminavano per ore, una accanto all’altra.

Si sentivano complete, in simbiosi, in quei momenti di assoluta tranquillità.

Era entrata nel mondo del salto per far piacere al padre, campione pluripremiato, ma la sua insicurezza e la consapevolezza di non voler costringere un animale così fiero a compiere un gesto per lui innaturale le avevano fatto guadagnare la fama di ragazza “capace, ma senza quella luce negli occhi quando saltava un ostacolo”.

Il cugino Neji, al contrario, era molto bravo nel salto, lui e il suo Byakugan, Holstein[10] morello di cinque anni, erano un binomio inossidabile e stupefacente.

Secondo Hinata, il cugino e il suo cavallo sembravano due robot, salti troppo perfetti, se uscivano insieme, era solo per allenarsi, pulire la stalla e mostrare l’animale a qualche amico.

Non una passeggiata, non un momento per assaporare il vero rapporto tra l’uomo e il cavallo.

Hinata solo in quel momento si sentiva superiore al cugino, quando abbracciava il testone della sua Juken si sentiva un tutt’uno con lei, sentiva i suoi respiri e il suo odore; e non poteva provare sensazione migliore.

 

 

 

Alcuni chilometri più in là, un enorme furgone luccicante adibito al trasporto dei cavalli sfrecciava sulla strada.

Al volante un ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in una coda, accanto a lui un giovane che gli somigliava, con i capelli sempre corvini ma più corti.

“Allora, Sasuke” mormorò il guidatore “Sei agitato? Questa competizione è tosta…”

“Ce la farò, fratello, non preoccuparti” lo interruppe il passeggero “Io e Kirin siamo belli carichi, abbiamo provato la coreografia un sacco di volte”

“A proposito, dai un’occhiata alle signore, non vorrei che si facessero male come l’altra volta”

“Ho rimesso a posto il furgone, Itachi, è come se fosse a prova di bambino” disse Sasuke voltando la testa verso una finestrella posta proprio dietro di lui, la aprì, e un occhio nero come la notte gli si presentò davanti “Non preoccuparti, bella, tra poco arriveremo al maneggio”

Carezzò per un attimo la testa della cavalla e si rigirò.

“Ma questo maneggio com’è? Sarà degno delle nostre bellezze?” chiese ironico il ragazzo al guidatore.

“Tutti dicono che è uno dei migliori, si chiama Centro Ippico Konoha, si occupa di quasi tutte le discipline equestri, dal salto al raining, ospita il celebre Rasengan”

“Il Quarter indiavolato che appartiene a quel Naruto Uzumaki?”

“Proprio lui”

Sasuke sbuffò.

Il fratello lo guardò per un istante.

“Che ti prende?”

“Un cavallo così bello in mano a quello sbruffone, è uno spreco!”

“Sarà anche uno sbruffone, ma è un campione nella sua categoria!”

“Spero che il rosso del team Akatsuki riesca a batterlo”

“Pain? Si, è bravo, ma non ci contare troppo”

Un calcio proveniente dalla parte sinistra del furgone fece sobbalzare Itachi.

“Sentila, la signorina! Come scalpita!” sogghignò Sasuke.

“Questa cavalla mi farà diventare matto, aprimi la finestrella un attimo”

Il fratello minore aprì la finestrella che si trovava dietro ad Itachi.

Senza staccare gli occhi dalla strada, il ragazzo disse, alzando appena la voce:

“Eeeeh, Amaterasu! Stai calmina!”

Sasuke sorrise, rigirandosi.

“Ricordi quando l’hai vista per la prima volta?”

“Non lo dimenticherò mai, sembrava fatta apposta per me, e quel demente del suo vecchio padrone si permetteva pure di trattarla male! Una cavalla così, una cavalla che ha il fuoco nel sangue!”

“Hai ragione, ma l’addestramento è stato da dimenticare”

“Ha il suo caratterino, ma se adesso sono campione nel dressage[11] un motivo c’è, guarda che quando si vince per il 90% è merito del cavallo!”

“Campione, il cartello dice di girare a destra!”

“Lo so, lo so!”

 

Naruto ritornò dalla sua passeggiata quotidiana al galoppo.

Con una brusca frenata si fermò davanti alla porta delle stalle, dove Kakashi Hatake, il proprietario del maneggio, lo stava aspettando.

“Questo cavallo è un portento!” esclamò l’uomo dai capelli argentati, con il viso perennemente coperto da una sciarpa nera.

“Più che portento, è un debosciato!” sbuffò Naruto scendendo dalla groppa dell’animale “Quando si accorge che stiamo tornando al maneggio si mette a galoppare e non lo tiene più nessuno, guarda le mani!”

Il giovane aprì le mani, i palmi pieni di segni rossi.

“Mi è toccato prendere le briglie con tutte e due le mani, per cercare di frenarlo!”

Kakashi ridacchiò, carezzò il collo del palomino.

“Dagli una bella pulita nella stalla, tra poco arrivano i nostri rivali nel torneo!”

“Ma non possono tenere i cavalli da un’altra parte?”

“Siamo l’unico maneggio con abbastanza posti!”

Il biondo sbuffò di nuovo, mentre portava Rasengan nella stalla.

“Almeno mi puoi dire chi sono?”

“Il team Akatsuki e il team Uchiha”

“Il team composto solamente dai due fratelli Uchiha? Quelli del dressage?”

Kakashi annuì.

“Li odio, ridicolizzano i cavalli facendoli sembrare delle ballerine”

“Ognuno ha i suoi gusti, Naruto”

Il ragazzo non rispose, e continuò a camminare tenendo Rasengan per la capezza.

“Io non ti farei mai danzare a ritmo di musica, caro mio” mormorò all’indirizzo del suo cavallo che sembrava capirlo.

 



Glossario


[1]:  Razza americana, intelligente e disponibile verso l’addestramento, di solito è molto usata nel reining e nella monta western in generale, anche se la sua versatilità lo rende adatto anche alla monta inglese.

[2]: Colorazione caratterizzata da mantello dorato e criniera e coda biondo chiaro.

[3]: Leggermente corto.

[4]: Macchia caratteristica di colore bianco che si trova in mezzo alla fronte, è a forma di rombo e ben definita.

[5]: Finimento utilizzato per non far scivolare la sella all’indietro, nella monta western è utilizzato a scopo decorativo.

[6]: Disciplina dell’equitazione western che significa letteralmente “lavorare di redini”, trae origine dal lavoro svolto dai cowboy per  radunare il bestiame.

[7]: Direzione perpendicolare al piano d’appoggio degli arti di un quadrupede.

[8]: Razza tedesca, resistente ed equilibrata, particolarmente adatta al salto ad ostacoli.

[9]: Il cavallo in natura non salta quasi mai.

[10]: Razza tedesca, vivace, docile e versatile, utilizzata prevalentemente per il salto ad ostacoli.

[11]: Disciplina equestre che consiste nell’esecuzione di movimenti geometrici da parte del cavallo, chiamati figure. Le figure sono prestabilite. Nel freestyle, il cavaliere deve eseguire una coreografia creata da lui utilizzando le figure con l’utilizzo di una base musicale.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ecco il secondo capitolo!
Sono felice di aver riscosso così tanto successo, non riesco ancora a crederci!
Ringrazio di vero cuore beabiral96 e zezou che preferiscono la mia storia.
Un grazie grande come il mondo anche a abusiva, annamariz, cassy_star, Chinook_N, falketta, krikka86, MXI, naruto762 e Viba che la seguono!!

Senza contare le adorabili recensioni di ryanforever e di belle fuori edward dentro! Grazie!!!!

Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!



Capitolo 2



Kakashi vide il ragazzo biondo scomparire nel box di Rasengan, sospirando si voltò verso il primo box sulla sinistra, dove uno splendido Andaluso[1] dal mantello grigio pomellato[2] stava masticando del fieno.

“Bisogna farti un bel bagno, Sharingan, ancora non so come fai a sporcarti così tanto!”

Sharingan era il cavallo di Kakashi, un meraviglioso cavallo dal portamento fiero e dalla criniera grigia lunghissima e ondulata.

L’uomo lo teneva come un re, gli dedicava anima e corpo, voleva farlo diventare il cavallo più bello di tutti.

Kakashi era un esperto di doma vaquera[3], era stato per quattro anni in Spagna, più precisamente a Siviglia, per imparare ogni segreto di quella doma così affascinante, che raccontava la storia di un popolo.

Da ragazzo partì per la Spagna con pochi soldi in tasca e un sogno nel cassetto.

Per una settimana vagò per le campagne andaluse, alla ricerca di un maestro disposto ad insegnargli la doma che tanto lo attraeva.

Il suo maestro, Don Beltran, era un uomo di notevole cultura ippica, accolse Kakashi come un figlio quando lo vide spaesato davanti a casa sua, incantato davanti ai suoi cavalli, era stato lui a regalargli Sharingan.

Il nome lo scelse Kakashi, perché quel meraviglioso Andaluso dallo sguardo orgoglioso non aveva un vero nome, era uno stalloncino impetuoso ed intrattabile, Don Beltran lo ricevette da un uomo disperato che non sapeva come addestrarlo.

Il cavallo si chiamava, appunto “Sin nombre”, senza nome, perché non rimaneva in un allevamento per molto tempo, per via del suo carattere ardente, e nessuno aveva intrecciato con lui un rapporto abbastanza forte per potergli dare un nome.

Don Beltran lo presentò senza indugi a Kakashi, curioso di sapere come se la sarebbe cavata.

Sharingan era un cavallo difficile, ma dall’animo buono, non si fidava degli umani.

Kakashi con dolcezza e determinazione riuscì a domarlo, per addestrarlo ci mise più di un anno.

Tante volte era stato sbalzato dalla sella e caricato impietosamente da quel fulmine grigio, ma con costanza Kakashi riuscì a domarlo, ma senza sottometterlo.

Quando se ne andò dalla Spagna si portò via il suo “Sin nombre”, che chiamò “Sharingan”.

Sharingan crebbe, diventando un cavallo bellissimo, muscoloso e ben formato, dal carattere mite anche se ancora un po’diffidente.

Il sogno di Kakashi era quello di farlo vincere alla grande gara di bellezza che si disputava ogni anno e a cui partecipavano tutti i team del territorio.

Sapeva, però, di avere un rivale quasi imbattibile.

Kakuzu del team Akatsuki, e il suo Akhal-Teke[4], Jiongu: un cavallo di rara grazia e bellezza, dalle linee sinuose e dal mantello dorato, letteralmente, ad ogni raggio di sole il pelo di quel cavallo splendeva come un lingotto d’oro.

Il rombare di un motore distolse Kakashi dai suoi pensieri.

Il team Uchiha era arrivato.

 

 

Una lunga coda di furgoni con la scritta “team Akatsuki” percorreva la strada verso il maneggio.

Sul primo viaggiava Pain, diretto rivale di Naruto nel Reining, che guidava con attenzione, il sole illuminava i piercing argentati di cui il suo volto era cosparso, i capelli scarlatti gli circondavano il volto latteo.

Konan, bella ragazza dai capelli blu e dallo sguardo malinconico, era un asso del Dressage, non nascondeva la sua paura per il team Uchiha, e anche per la sua rivale nel Centro Ippico Konoha, Ino Yamanaka, che si diceva sapesse il fatto suo.

Dietro di loro, i loro fedeli cavalli: Rinnegan, stallone Appaloosa Leopard[5] bianco con macchie marrone scuro, apparteneva a Pain mentre Origami, Anglo - arabo Francese[6] dal mantello sauro, era il cavallo di Konan.

Viaggiavano in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, nella voglia di gareggiare, di vincere e di abbracciare il collo del cavallo in un impeto di gioia, nella paura di fallire dopo tanto allenamento.

 

Nel secondo furgone Hidan era alla guida, esperto nel cross-country[7], chiamato “l’immortale” perché nonostante le rovinose cadute tipiche della disciplina era sempre uscito indenne e aveva sempre proseguito la gara; e Kakuzu, il rivale di Kakashi nella gara di bellezza.

Nel retro i due cavalli, il celebre Jiongu dal pelo d’oro e Jashin, un Trakehner[8] baio, forte e insanguato[9], il muso percorso da una bianca lista[10], la pupilla degli occhi violacei di Hidan.

 I due battibeccavano, come al solito, Hidan faceva pesare a Kakuzu il fatto di aver reso Jiongu un “cavallino effemminato senza un briciolo di dignità”, mentre Kakuzu considerava Jashin una “piaga dell’universo equino”.

“Se succede un casino in scuderia, nove volte su dieci la colpa è sua!” esclamò Kakuzu inviperito “Gli perdoni tutto, quando una sonora scudisciata gli farebbe bene!”

“Non provare neanche a toccarlo, stronzo!” scattò Hidan “Meglio casinista che effemminato!”

“Ma che ne sai, ma che ne sai! Jiongu è un maschio, mi pagano un sacco di soldi solo per avere il suo seme[11]!”

“Non gli fai neanche sentire l’odore di una cavalla, cazzo se sei idiota!”

“E se la cavalla non lo vuole e gli dà un calcio? E se mi si azzoppa? A questo mica ci pensi!”

“Ma mica è un manichino! Se lo calcia si scansa! Ma con quegli stecchini che chiami gambe anche con un alito si azzoppa!”

“Jiongu è bellissimo, il tuo Jashin è rozzo”

“Non ti azzardare a chiamarlo rozzo, o ti strangolo con la lunghina!”

“Pensa a girare, và, idiota!”

“Lo so da me, deficiente!”

 

Nel terzo furgone Deidara, ragazzo dai lunghi capelli biondi, guidava tranquillamente. Lo sguardo azzurro e orgoglioso, una passione immensa per il salto ad ostacoli, che considerava quasi una forma d’arte.

Pochi, secondo lui, conoscevano appieno la sensazione di completezza che si provava durante un salto, un unico istante di effimera bellezza, i muscoli tesi del cavallo, la coda folta ma curata che si gettava all’indietro nell’aria e garriva al vento come una bandiera, l’atterraggio fermo, e la carezza al collo palpitante dell’animale alla fine del circuito.

Il suo destriero, un castrone Selle Français[12] dal mantello baio brillante[13] di nome Kibakunendo, di carezze ne aveva ricevute tante, perché considerato dal biondo un artista, in quanto grande saltatore dalle forme armoniose in grado di donare emozioni infinite.

Kibakunendo, oltretutto, era balzano da tre, tre bianche balzane[14] calzate ornavano le sue gambe sottili ma forti, Deidara aveva sentito varie volte il modo di dire “Balzano da tre: cavallo da Re” [15] , e quel proverbio sul suo fidato amico non poteva essere più azzeccato.

 Il suo passeggero, Sasori, guardava pensoso in silenzio fuori dal finestrino, i suoi occhi puntati verso le immense distese verdi che saettavano fuori dal vetro.

Per lui, amante dell’endurance[16], ogni collina, ogni sentiero, ogni boscaglia era un territorio da esplorare, solo lui e la sua migliore amica, la sua Kawarimi, cavalla di razza Shagya Arabo[17] dal pelo grigio spruzzato[18], gli occhi vispi e un temperamento nevrile ma dolcissimo con il suo padrone.

Deidara cercava in ogni modo di far parlare Sasori, ma senza risultati, sapeva a chi stava pensando.

All’unica persona che nel percorso del torneo poteva metterlo in difficoltà.

 

 

“Benvenuti al Centro Ippico Konoha” esordì Kakashi quando vide Itachi scendere dal furgone, seguito dal fratello “Vi indico subito le stalle, il viaggio deve essere stato lungo”

“Grazie” mormorò Itachi aprendo le porte posteriori, due lunghe e lisce code nere fecero capolino dal portellone “Sasuke, vai davanti, per favore, lo sai che Amaterasu se non ha nessuno davanti non fa un passo!”

Il ragazzo non si fece pregare, con prudenza scivolò tra le due cavalle per portarsi davanti ad Amaterasu.

Kakashi rimase di stucco vedendo la tranquillità dei due animali, sentì distintamente Sasuke fare un caratteristico verso per far indietreggiare la cavalla del fratello.

Appena scese del tutto, Amaterasu venne presa per la capezza da Itachi, che prontamente la agganciò ad una lunghina legata a sua volta sullo steccato adiacente alla stalla, di solito utilizzato per poggiare le selle.

Poi fu il turno di Kirin, la cavallina di Sasuke, che tranquillamente scese con lo stesso metodo della prima.

Kakashi poté vedere la grande bellezza delle due cavalle, due splendide Alter-Real[19] dal mantello nero, muscolose e allo stesso tempo flessuose, due meraviglie, in parole povere.

La loro serenità era fuori dal comune, di solito due cavalli che affrontano un lungo tragitto in van quando scendono sono fuoco e fiamme, o perlomeno il suo Sharingan era così.

Invece le due cavalle erano tranquille, Kirin si era persino appisolata, piegando la zampa posteriore.

In quel momento uscì Naruto, con espressione torva, portava ancora Rasengan alla lunghina.

“I finimenti sono dall’altra parte, li lavo più tardi” disse semplicemente “Ho bisogno di un posto dove legare Rasengan, devo lavarlo”

“Ah, quel famoso Rasengan?” si intromise Itachi “Devo ammettere che è proprio bello!”

Naruto sorrise, era sempre felice quando riceveva un complimento per via del suo cavallo.

Rasengan intanto fiutava l’aria, interessato alle due cavalle ancora legate.

“Sono in calore?” chiese il biondo cercando di tenerlo a freno.

“No” rispose Itachi “Ma…ma cosa gli prende?”

“Oh, non preoccuparti” cercò di rassicurarlo Itachi “Rasengan è molto…socievole!”

Lo stallone si diresse verso le sue cavalle, quando si trovò davanti a Kirin cercò di attirare la sua attenzione mordicchiandole il collo.

Kirin, svegliatasi di colpo, gli rispose con un calcio laterale, che per fortuna non prese il palomino.

Amaterasu, vedendo il biondo insidiatore cominciò ad agitarsi.

Sasuke si precipitò a calmare la sua cavallina, Naruto tirava la lunghina con tutte le sue forze per cercare di dissuadere il suo Quarter dall’infastidire ulteriormente la morella.

“Ma guarda!” esclamò Sasuke indispettito “Tieni lontano quel casinista dalla mia Kirin!”

“Oh, scusami se la tua principessina non è abituata a fare nuove amicizie!” rispose Naruto rissoso, non importa se il suo cavallo era nel torto, nessuno aveva il diritto di insultarlo.

“La mia principessina almeno sa come ci si deve comportare, sarai anche bravo nel Reining, ma in quanto ad addestramento lasci a desiderare!”

“Mi stai dicendo che non so educare il mio cavallo? Occhio a quello che dici, damerino!”

“Non ho detto questo, ho detto solamente che il suo addestramento non vale una cicca!”

“Adesso basta!” Naruto schiaffò la lunghina che teneva Rasengan in mano a Kakashi, e si diresse verso Sasuke, pronto a menar le mani “Vediamo se almeno sai incassare qualche pugno, damerino!”

Il moro si mise in posizione d’attacco, quando Itachi si frappose tra lui e il biondo.

“Piantatela” disse semplicemente “Mettiamo le cavalle nella stalla, ora. Bisogna affrontarsi nel rettangolo, non davanti ad una stalla mentre i cavalli stanno a guardare”

Sasuke respirò a fondo, lanciando a Naruto un’occhiata al vetriolo.

Naruto rispose con sguardo di fuoco.

“Prova a toccarmi Rasengan un’altra volta e vedrai!” pensò il biondo.





Glossario



[1]: Razza spagnola, proveniente dall’Andalusia, ultimamente il nome di questa razza è stato modificato in P.R.E (Pura Razza Española), cavallo dal carattere fiero, intelligente e affettuoso, molto equilibrato, ha un portamento molto nobile.

[2]: Mantello caratterizzato da peli bianchi e neri, dove i peli bianchi formano delle macchie tonde.

[3]: Doma spagnola che trae origine dal lavoro in campagna con il bestiame, il cavaliere che pratica questa monta deve essere dotato di grande sensibilità e intuito. Viene tramandata oralmente. La sua finalità è quella di mettere il cavallo in uno stato di equilibrio psicofisico, in modo che possa affrontare la vita imprevedibile delle campagne.

[4]: Razza proveniente dal Turkmenistan, dove è patrimonio nazionale, una delle razze più antiche del mondo equino; cavallo agile e resistente, i suoi peli hanno forma conica, forma che gli permette di riflettere un maggior numero di raggi solari, permettendogli di sopravvivere al clima del deserto. Questo particolare pelo assume riflessi dorati sotto la luce solare.

[5]: Razza americana caratterizzata dal mantello a macchie, il Leopard citato è una specie dal mantello bianco con macchie nere o marroni.

[6]: Razza francese dal temperamento coraggioso e leale, molto portato per il dressage.

[7]: Sport equestre olimpico che consiste in una prova di velocità ad ostacoli fissi, tali ostacoli vengono riprodotti similmente a quelli che si possono trovare in natura come tronchi, laghetti artificiali o fossi. Date la pericolosità e la difficoltà  di questa disciplina, durante il percorso è obbligatorio passare attraverso i cancelli veterinari, dove si controllano le condizioni di salute di cavallo e cavaliere.

[8]:Razza tedesca docile, ma potente e temeraria, particolarmente utilizzata per il cross-country.

[9]:Un cavallo insanguato è un cavallo focoso e nevrile, ma abbastanza docile per essere addestrato, detto anche a “sangue caldo” (dove la temperatura del sangue non ha nessuna attinenza), un cavallo a sangue caldo si ottiene mescolando una razza a sangue ardente (come l’arabo, forse eccessivamente nevrile) con una a sangue freddo (come il frisone occidentale, dal temperamento tranquillo).

[10]: Striscia di pelo bianco che percorre il muso del cavallo.

[11]: Alcuni padroni di stalloni particolarmente pregiati vendono il loro sperma per l’inseminazione artificiale.

[12]:Razza francese, uno dei migliori cavalli a sangue caldo per la competizione, indicato per il salto ad ostacoli.

[13]: Mantello baio con peli rossastri predominanti.

[14]: Macchie bianche sugli arti del cavallo che partono dallo zoccolo. La balzana calzata arriva allo stinco.

[15]: Una tradizione popolare cataloga i cavalli con balzane a seconda degli arti macchiati: Balzano da uno, non lo vendo a nessuno.\ Balzano da due, più forte di un bue.\ Balzano da tre, cavallo da Re. \ Balzano da quattro, cavallo tutto matto.

[16]:Uno degli sport equestri a maggior diffusione nel mondo, consiste in una corsa di resistenza su percorsi di varia natura dai 20 ai 160 km, ogni 30-35 km l’animale viene sottoposto ad una visita veterinaria.

[17]:Razza ungherese dal profilo aggraziato, intelligente e resistente, indicata per l’endurance.

[18]:Mantello grigio con puntinatura più scura che si accentua con l’età.

[19]:Razza portoghese, elegante e fiera, ultimamente viene utilizzata per il dressage.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Questo capitolo non mi piace molto...ma non sono io a doverlo dire^^.
Quanta gente! Apperò! Sono molto felice! Devo ringraziare un sacco di gente!


Prima di tutto a chi ha messo la mia storia nelle preferite: beabiral96, bring_me_to_life e zezou!
Poi ringrazio chi l'ha messa in quelle da ricordare: Amy Uzumaki e Light_of_stars!
Un grazie tutto speciale anche a chi la segue: abusiva, annamariz, cassy_star, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, scarlett666 e Viba!

Poi un ringraziamento grande grande a ryanforever per le sue adorabili recensioni!!

Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!



Capitolo 3



 

Il biondo strappò sdegnoso la lunghina dalle mani di Kakashi e se ne andò verso le stalle seguito da Rasengan.

“Se prova a dirti di nuovo qualcosa gli cambio i connotati!” mugugnò all’indirizzo dell’animale, che cercava di voltarsi per ritornare dalle cavalle.

Naruto tirò fermamente la corda:

“Non fare lo stupido, non vedi che quelle due cavalline se la tirano come poche? Non ti meritano, bello”

Legò Rasengan dall’altra parte della stalla, nell’altro luogo adibito al lavaggio, prese il tubo dell’acqua e cominciò a bagnare il pelo dorato del cavallo, che gradì molto.

Pulì con accuratezza ogni parte del sul corpo, poi lo portò fuori per farlo asciugare.

Uno scalpiccio lì vicino attirò l’attenzione di Naruto.

“Di chi è il furgone parcheggiato lì fuori?”

Shikamaru Nara, il campioncino di cross-country del maneggio, sul suo cavallo Kage, un Tersk[1] grigio chiaro con un’ottima elevazione, si presentò davanti al biondo.

“Il team Uchiha” rispose bofonchiando.

“Da come lo hai detto, non mi sembra che tu sia molto contento”

Naruto legò Rasengan e si mise a pulire i finimenti.

“Diciamo che ho avuto una piccola discussione con il damerino più piccolo”

Shikamaru ridacchiò, mentre Kage cominciava ad agitarsi.

“Sta un po’fermo, e che diamine! Dopo due ore di galoppo ancora scalpiti! Lo so che siamo arrivati alla stalla!” Shikamaru tirò leggermente le redini “Stò cavallo mica mi sente”

“O ti prende in giro o è ora di cambiare imboccatura, il filetto[2] non lo sente più”

“Lo so, ma il morso[3] mi sembra ancora severo, non mi va di fargli male” Shikamaru diede una pacca al collo dell’animale “Comunque, hai conosciuto Sasuke Uchiha?”

“Si, e già lo odio, si è permesso di dire che Rasengan non è addestrato bene”

“Ma che ne sa…” mormorò il moro, Kage era sempre più agitato, per lui il ritorno alla stalla significava solo una cosa: la “pappa”.

Naruto carezzò il muso aggraziato del cavallo di Shikamaru.

“Lo hai viziato, caro mio, adesso vede il rientro come un’occasione per mangiare”

“E’ un cavallo fantastico” si giustificò lui “una ricompensa è più che adeguata”

“Hai proprio ragione, Kage è perfetto…sei pronto per la gara?”

“Il percorso sarà difficile, ma con la giusta strategia non ci affaticheremo”

“Stai attento a Hidan” si raccomandò il biondo.

“Già, è l’unico che può darmi problemi, non so ancora come fa a spiattellarsi per terra e a rialzarsi due secondi dopo! Ti ricordi quando sono caduto l’anno scorso su quel laghetto artificiale?”

“Ti eri rotto il braccio destro, mi ricordo, e mi ricordo anche del povero Kage”

Shikamaru guardò il suo destriero con sguardo intenerito.

“Mentre mi contorcevo dal dolore è rimasto sempre accanto a me, per poco mordeva un paramedico che si era avvicinato”

Il moro scese dalla groppa del cavallo, e si diresse verso il box di Kage.

Intanto, il gruppo di furgoni del Team Akatsuki arrivò sul piazzale d’ingresso.

“Sono arrivati anche gli altri fenomeni da baraccone” ghignò Naruto.

“Saranno anche dei fenomeni da baraccone, ma sono bravi” aggiunse Shikamaru.

 

Pain fu il primo a scendere, Itachi fu lesto a risalire sul furgone per spostarlo e permettere agli altri di passare.

Konan guardò le cavalle del Team Uchiha dal finestrino, erano davvero bellissime e ben fatte, Origami per lei era il cavallo più bello del mondo, ma aveva paura di non riuscire a competere con i fratelli, perlomeno nel Kur[4].

Pain senza dire una parola spalancò le porte posteriori del furgone per far uscire il suo cavallo con non poche difficoltà.

Hinata in quel momento usciva dalle stalle con la sua Juken alla lunghina, per la sua passeggiata quotidiana.

Rinnegan odiava il van, le manovre di discesa e di salita erano delle pene infinite.

Pain cercava di tranquillizzarlo, mentre il cavallo si impennava e scalciava senza sosta.

Juken, alla vista di Rinnegan che scalpitava, si agitò, muovendo la testa convulsamente.

All’ennesimo movimento repentino, la lunghina scivolò dalle bianche mani di Hinata, e la cavalla cercò di lanciarsi in un galoppo disperato.

La ragazza cominciò a correre verso la cavalla spaventata, per cercare di riacciuffarla.

Pain istintivamente agganciò la lunghina che portava con sé alla capezza del cavallo, e la legò ad un anello appeso ad una parete del van con un nodo ad una velocità disarmante.

Poi si lanciò all’inseguimento della cavalla, che fortunatamente si fermò dopo pochi metri, voltandosi timidamente per guardare da lontano il motivo di tanta paura.

“Siamo paurose, eh, signorina?” chiese Pain sorridendo timidamente, con il respiro leggermente affannoso “Non preoccuparti, Rinnegan è un po’vivace, ma non è cattivo…”

Prese la lunghina e la porse ad Hinata che arrivò subito dopo con espressione spaventata.

“Scusa, starò più attenta” balbettò la ragazza, imbarazzata a morte.

“Non potevi saperlo, Rinnegan è un vero terremoto, scusami tu”

Hinata guardò gli occhi grigiazzurri del ragazzo, arrossendo sensibilmente disse:

“Non preoccuparti”

Gli sorrise, si voltò di scatto con la corda tra le mani e partì assieme alla sua Juken.

Sentì il cuore farle una capriola, ma pensò che fosse solo per il grande spavento.

 

Gli altri furgoni arrivarono alla spicciolata, dal secondo scese un Hidan particolarmente arrabbiato, richiuse la portiera facendola sbattere con malgarbo:

“Giuro, questa è l’ultima volta che viaggio con te e con quel mucchietto d’ossa che ricorda vagamente un cavallo!” gridò, incurante della gente che affollava il maneggio.

“Si, certo, continua a lodare il cataclisma con la coda! Quando ci distruggerà il maneggio verrò a ringraziarti!”

Hidan aprì la porta posteriore:

“Su, Jashin, si scende!” chiamò a gran voce.

Con gran stupore di tutti i presenti, il baio tranquillamente fece alcuni passi all’indietro, con sicurezza, fino a scendere completamente dal van.

Kakashi lo guardò stupefatto, mentre indicava le stalle agli altri.

“Notevole, vero?” Hidan si pavoneggiò per un istante “Il mio Jashin ha un’intelligenza fuori dal comune, alla faccia di chi ci vuole male!” così dicendo frugò nelle tasche alla ricerca di una caramella per cavalli[5], che tirò fuori e porse al suo destriero.

“Sciocco esibizionista!” commentò Kakuzu mentre faceva scendere il suo Jiongu.

“Parla colui che usa il cavallo solo per mostrarlo in giro come una modella! Un’altra parola e le prendi!”

Itachi alzò gli occhi al cielo: che piacevole atmosfera!

 

Arrivò anche il terzo furgone, velocemente tutti i cavalli vennero smistati e mandati verso le stalle.

Sasori camminava verso il suo box, la sua Kawarimi lo seguiva, morsicandogli dolcemente la maglia per attirare la sua attenzione.

Ad un certo punto notò una capigliatura rosa in lontananza, seguita da un mantello roano[6].

Capì subito a chi potevano appartenere quei capelli rosa.

Sakura Haruno.

La sua principale rivale nell’endurance.

Il pelo roano apparteneva a Shousen, un meraviglioso Arabo[7] dai lineamenti delicati.

Anche la sua padrona possedeva un viso grazioso, seppur in un’ottica diversa, e quel volto Sasori non se lo era di certo dimenticato, perché era pazzamente innamorato di lei.

La sua destrezza nell’endurance, i suoi gesti misurati ma efficaci, il suo amore smodato per questa disciplina e il sorriso radioso che le illuminava il volto quando vinceva una gara avevano praticamente ammaliato Sasori.

“Ho altro a cui pensare” pensò il rosso “Adesso devo pensare a vincere, non a perdermi dentro ai suoi occhi”.

Ma appena incontrò quegli occhi color smeraldo il ragazzo agguantò Kawarimi per la capezza e si precipitò dentro il box, chiudendosi dentro.

La cavallina lo guardò quasi con aria di scherno quando lo vide accanto a lei dentro la piccola stalla.

“Non guardarmi in quel modo!” esclamò piccato “Altrimenti i semi di lino[8] te li scordi questa sera!”

 

Hinata camminava tranquillamente per un sentiero appena fuori dal maneggio, tenendo la cavalla per la lunghina.

“Mi hai fatto prendere un bello spavento” mormorò “Non ci provare mai più!”

Le ritornò in mente il momento in cui sentì la corda scivolarle dalle dita con un secco strattone, la sua Juken che correva.

Per un effimero istante si era sentita persa.

Però quando aveva sentito la mano di Pain mentre le rendeva la lunghina la serenità le aveva invaso l’anima;  il lieve contatto della pelle delle sue dita con quella delle sue era durato solo un secondo, ma ancora le sembrava di sentirlo.

Il cuore le balzò di nuovo nel petto, ma questa volta non era per lo spavento.

 

Sasuke portò la sua Kirin nel box, la carezzò per qualche istante, versò nella mangiatoia un po’di mangime e la guardò mangiare per qualche istante, poi le carezzò la testa dicendo:

“Vado a compilare alcuni moduli per l’affitto del box, poi ti porterò a sgranchirti le gambe”

Dopo averle scompigliato affettuosamente la criniera per un istante, se ne andò verso gli uffici.

La cavalla continuava a mangiare, quando Naruto si presentò davanti a lei.

“Ciao, Kirin!” la salutò, accarezzandole il muso “Quel damerino del tuo padrone ti ha dato troppo poco mangime, sai? Adesso ci penso io!”

Si diresse verso il sacco dell’avena[9], ne prese una bella manciata e la rovesciò nella mangiatoia.

La cavalla mangiò ancora più avidamente.

“Guarda quanto ti piace! E chissà se quello che succederà dopo piacerà al damerino!” ridacchiò Naruto “Se tanto mi dà tanto, tra poco farai fuoco e fiamme! Altro che sgranchita alle gambe!”

Sogghignando ritornò verso il box di Rasengan, non voleva perdersi lo spettacolo.




Glossario



[1]:Razza russa, intelligente e affabile, utilizzata in quasi tutte le discipline equestri, soprattutto il cross-country.

[2]:Imboccatura utilizzata di solito per cavalli giovani o con la bocca molto sensibile, agisce perlopiù sugli angoli della bocca, è composto da una barra centrale (detta cannone, che può essere dritto, snodato, in metallo, in gomma, sottile o spesso) con ai lati due anelli circolari o rettangolari. Il cannone più spesso rende l’imboccatura meno “severa”.

[3]:Imboccatura più “severa”, composta da una barra centrale (detta pezzo boccale), un barbozzale (catena che agisce con una pressione sul solco del mento) e due aste (dette guardie), con un anello ad ogni estremità; agisce su più punti della bocca del cavallo.

[4]:Altro nome del freestyle nel Dressage.

[5]:Caramelle speciali, sono più dure del normale “zuccherino”, e hanno il pregio di non attaccarsi ai denti del cavallo, di solito sono al gusto di frutta.

[6]:Mantello con mescolanza di peli bianchi, rossi e neri.

[7]:Una delle razze equine più antiche, nevrile e orgogliosa, una sua peculiarità è la colonna spinale, caratterizzata da vertebre più corte, che rende il suo corpo più compatto; grazie e questa particolarità, il cuore riesce a sostenere meglio il suo fisico, rendendolo adatto alle gare di resistenza come l’endurance.

[8]:Vengono utilizzati per rendere il pelo del cavallo più sano e lucido, però prima di somministrarli vanno bolliti a lungo, perché altrimenti sono tossici.

[9]:L’avena è un cereale molto apprezzato dal cavallo, poiché è morbida, dal sapore dolce e facilmente digeribile, però lo rende molto eccitabile.




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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ecco il quarto capitolo, spero che vi piaccia!
Grazie per tutti i complimenti, davvero, avevo paura di non riscuotere così tanto successo!^^


Un grazie a ryanforever per le sue adorabili recensioni!!

Poi ringrazio profondamente...
...chi preferisce la mia storia: beabiral96, bring_me_to_life e zezou.
...chi la ricorda: Amy Uzumaki e Light_of_Stars.
...e chi la segue: abusiva, annamariz, cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, nikochan89, scarlett666 e Viba!


Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




Capitolo 4




Shikamaru legò Kage fuori dal box per dargli una passata con la stecca tergisudore[1], per tenerlo buono gli diede una mela, così poteva tranquillamente pulirlo mentre masticava.

Una testolina coronata da codini biondi si avvicinò al box adiacente a quello del cavallo di Shikamaru.

“Buongiorno, Shikamaru”

Il moro si voltò verso la ragazza:

“Buongiorno, Temari”

Temari frequentava spesso il maneggio, ma non svolgeva attività agonistiche, si limitava a fare trekking equestre assieme ai fratelli Gaara e Kankuro, anche loro esperti cavalieri.

La cavalla della ragazza, Kamaitachi , una Criollo[2] dal mantello falbo[3] e dagli occhi vivaci, annusò per qualche istante il terreno, per poi alzare la piccola testa, e guardarsi intorno drizzando le orecchie.

“Ma ti pare che per pulire Kage in tranquillità tu debba dargli qualcosa da mangiare?” gli chiese mentre rimetteva la cavalla nel box “Lo hai viziato!”

“Senti, è un cavallo stupendo, ben addestrato e molto affettuoso, che male c’è a viziarlo!”

“Almeno vizialo bene!” ribatté piccata la bionda, tirando fuori dalla bisaccia un bel frutto rosso che attirò l’attenzione di Kage.

Una fragola.

“Sei proprio una seccatura!”esclamò il ragazzo, che cercava di trattenere il cavallo scalpitante alla sola idea di addentare il frutto.

Alla fine la spuntò Kage, che con una poderosa spinta fece perdere l’equilibrio a Shikamaru, e andò a prendere la fragola dalle mani di Temari.

Il moro, atterrato tra i sacchi del mangime, guardò il suo destriero con finta aria offesa.

“Traditore” commentò.

Temari ridacchiò, carezzando il collo dell’animale che in un sol boccone divorò il frutto.

 

 

Hinata ritornò dalla sua passeggiata, dopo aver strigliato Juken, si accinse a portarla nel suo box.

Appena chiuse la porta della piccola stalla, la cavalla immerse il muso nell’abbeveratoio automatico.

La ragazza rimase a rimirarla: come era bella, come sembrava serena…

“Passata la paura?” una domanda la fece sobbalzare.

Voltò la testa e si trovò davanti la testa rossa di Pain, sbucata dal box adiacente.

“A quanto pare la signorina non si libererà di Rinnegan tanto facilmente!”

L’Appaloosa stava sonnecchiando in piedi dentro il box da dove Pain era uscito.

Il ragazzo guardò per un attimo il cavallo appisolato:

“Guardalo! E pensare che prima era una furia!”

Hinata indietreggiò di qualche passo per poter osservare meglio la “furia maculata”, rise sommessamente:

“E’ molto carino”

“Ti ringrazio, anche la tua Hannover è molto bella”

“Come hai fatto a capire che è una Hannover?”

Pain indicò alla ragazza gli occhi della cavalla.

“Guarda gli occhi, sono in posizione molto elevata, è una particolarità di questa razza, almeno credo…”

La ragazza sorrise di fronte alla velata insicurezza del rosso, che chiuse il box con delicatezza.

“La tua passione è immensa” commentò lei.

“I cavalli sono la mia vita, da sempre…” rispose lui “e anche per te penso sia lo stesso”

“Lo pensi davvero?”

Pain annuì, quando la voce altisonante di Hidan lo fece voltare di scatto:

“Adesso ti sgozzo con il nettapiedi[4], maledetto!”

Il ragazzo fece per andarsene, poi si rigirò verso Hinata:

“Scusa, ora devo andare a separare quei due, altrimenti ci scappa il morto, se vuoi possiamo…proseguire il discorso un’altra volta…ti va?”

“C-certamente” balbettò lei.

“Ok, allora ci vediamo in giro, ciao”

Il rosso corse verso l’uscita, mentre Hinata si voltò verso i due cavalli, prese due carote, le spezzò e le mise nelle rispettive ciotole.

“Il merito è tutto vostro” sussurrò sorridendo.

 

Naruto uscì dalle stalle fischiettando e si mise a sedere sullo steccato del paddock[5] , voleva proprio godersi la visione di un Sasuke tutto impettito e perfettino che cadeva a gambe all’aria travolto dall’impeto della sua Kirin.

Un brontolio proveniente dalle stalle lo fece sorridere:

“Kirin! Ma che ti è preso? Stai buona, su!”

Il biondo sghignazzò.

Dopo circa venti minuti Sasuke uscì con un’espressione confusa, alla lunghina la sua cavalla sellata e imbrigliata, che  scalpitava nervosamente.

“Perché Kirin è così nervosa? Di solito non fa mai così” chiese Itachi, che era appoggiato al recinto.

“Forse è il nuovo ambiente” rispose Naruto “Rasengan è sempre su di giri quando vado in trasferta”

Dentro di sé stentava a trattenere le risate.

Ma Sasuke non era uno sprovveduto: aveva notato tracce d’avena nella mangiatoia e sulla bocca della cavalla, sapeva a cosa era dovuto quel nervosismo.

E sapeva anche chi era stato: quel biondino arrogante con il cappello da vaccaro.

Però aveva escogitato un raffinato sistema per fargli ritorcere contro quel tiro mancino.

Si avvicinò a Naruto con espressione sorniona:

“Mi dispiace per come sono iniziate le cose tra di noi, per farmi perdonare vorrei farti provare Kirin, la luce dei miei occhi”

“Questa poi! Astuto il damerino!” pensò il biondo, che cercò di districarsi da quel ginepraio;

“Oh, non saprei dove cominciare…” rispose incerto.

“Questa cavalla è molto ben addestrata, anche se adesso sembra nervosetta, quando sentirà il tuo peso sulla groppa diventerà un angioletto!”

“Ma non sono abituato alla sella inglese[6]!” Naruto si stava arrampicando sugli specchi.

Sasuke continuò ad insistere:

“Suvvia, nel paddock non servono particolari accorgimenti, basta che tieni le briglie con tutte e due le mani”

Naruto sfoderò l’ultima carta che gli restava:

“Forse è meglio che la monti tu per primo, per farla ambientare meglio!”

“Provala, per favore, altrimenti mi offendo!”

Il biondo era in trappola, Sasuke l’aveva pensata troppo bene.

“D’accordo, ma solo pochi minuti”

Mentre montava in sella, sperò ardentemente di riuscire a frenare i bollenti spiriti di Kirin.

Per i primi minuti tutto andò bene, la cavalla aveva ricevuto un addestramento veramente ben fatto, fece un paio di giri al trotto nel paddock.

Al terzo giro, quando decise malauguratamente di lanciarla al galoppo, sentì un certo movimento sotto di sé.

Una sgroppata[7] imprevista lo fece sobbalzare, il ragazzo cercò disperatamente il pomello[8] della sella per poterlo afferrare, per cercare di trattenersi, ma nella confusione si era dimenticato una cosa importante.

Sulla sella inglese non esiste il pomello!

Si, Sasuke l’aveva studiata decisamente troppo bene.

Velocemente arpionò il collo di Kirin, ma la presa non era abbastanza salda, e cadde con il sedere per terra, mentre la cavalla prontamente lo evitò e continuò la sua corsa.

Sasuke lo stava guardando poggiato allo steccato assieme al fratello, che ignorava lo scherzetto del biondo e si precipitò in suo aiuto.

Ma Naruto si alzò in piedi tranquillamente:

“Non preoccuparti, non mi sono fatto nulla” disse all’indirizzo di Itachi.

Però il biondo si sarebbe sotterrato volentieri davanti agli occhi velati di soddisfazione di Sasuke.

Naruto si avvicinò al recinto guardando il “damerino” negli occhi:

“Un po’troppo focosa per i miei gusti, comunque grazie”

“Non so come sia potuto succedere, di solito è molto discreta” rispose il moro, dandogli una pacca sulla spalla.

Sul suo viso un sorrisetto irritante.

“D’accordo, damerino, questa volta hai vinto tu, ma le gare durano due settimane, saprò ripagarti” pensò il biondo.

 

Pain era intanto riuscito a separare i due litiganti.

Hidan entrò sbuffando nelle stalle, portandosi dietro il suo Jashin ancora alla lunghina, Kakuzu andò a firmare alcuni documenti negli uffici del maneggio, di Jiongu si sarebbe occupata Konan.

Il rosso guardò verso il box di Rinnegan.

Hinata era ancora lì, accarezzava il muso del suo Appaloosa sorridendo appena.

“Vecchio mio, stasera razione doppia” mormorò tra sé e sé.

 

Hidan camminava irritato per i box, cercando con lo sguardo la stalla a cui era stato assegnato.

“Posto numero 33…” bofonchiò “Ma più vicino no, eh?”

Jashin sbuffò.

“Tranquillo, tra poco ti potrai riposare, ti prometto che al ritorno viaggeremo con qualcun altro”

Incrociò Temari, che aveva rimesso Kamaitachi nel box e stava andando a cercare i fratelli.

Gli occhi violacei del ragazzo si puntarono sui fianchi fasciati dai fuseaux della bionda, Hidan si lasciò sfuggire un fischio, e un apprezzamento non proprio fine:

“Ehi, ma che bella cavallina, interessante questo maneggio”

La ragazza gli lanciò uno sguardo duro, prima di proseguire oltre.

“Cavoli, come sei socievole…bisognosa d’affetto?” chiese sarcastico voltando la testa, ma non ricevette alcuna risposta.

Andò a sbattere contro Shikamaru, che si era rialzato nel frattempo.

Jashin si fermò istantaneamente, per evitare di schiacciare il padrone.

“Ma guarda dove metti i piedi, impedito!” esclamò Hidan, poi rigirò la testa, e si accorse di chi aveva davanti “Bene, bene, caro Jashin, abbiamo davanti l’uomo che è caduto come una pera cotta l’anno scorso”

“Evita di fare commenti infelici a quella ragazza” rispose secco il moro “Lo dico per il tuo bene”

“Oh, la cavallina bionda? Senza offesa, ma penso che lei meriti di meglio!”

“Sei il solito gradasso”

Hidan rise.

“Un gradasso pluripremiato, caro codino, spero di vederti correre per primo al percorso, voglio farmi una risata!”

Shikamaru non rispose, si limitò a voltargli le spalle per far rientrare Kage nel box.

Hidan sogghignò, e prosegui oltre.




Glossario


[1]:Oggetto solitamente a forma di piccola barra di metallo sottile, ma può avere diverse forme, strofinata sul corpo del cavallo, riesce a detergere il pelo dal sudore.

[2]:Razza argentina, volenterosa e resistente, usata anche per il trekking equestre.

[3]:Mantello che può variare dal crema al grigio-argento.

[4]:Oggetto dotato di un uncino, che serve a pulire la parte inferiore dello zoccolo, quella a contatto con il terreno, è molto utile per togliere sassi e fango.

[5]:Recinto annesso alle stalle.

[6]:Sella usata nel salto, nel dressage e anche nelle passeggiate, ha due cuscini attaccati sotto al “seggio”, per ottenere un appoggio morbido, a volte non ha bisogno neanche del sottosella.

[7]:Inarcamento repentino della groppa, il cavallo la usa per liberarsi di un peso.

[8]:Le selle americane sono dotate di un pomello al centro, proprio davanti al cavaliere, viene usata anche come appiglio quando il cavaliere manca di equilibrio.



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ecco a voi il quinto capitolo! Spero che sia di vostro gradimento! ^^
Che dire? Non mi aspettavo tutto questo successo, tutte queste recensioni e tutti questi "inserimenti" tra le storie preferite\seguite\da ricordare!
Grazie, grazie di vero cuore, è un vero onore per me!


Prima di tutto le fantastiche recensioni di Miwako_chan e ryanforever! GRAZIE!! Sono contenta che vi piaccia la mia storia!

Ringrazio profondamente tutti coloro che...

...preferiscono la mia storia: beabiral96, bring_me_to_life, wolf90 e zezou!
...ricordano la mia storia: Amy Uzumaki e Light_of_stars!
...seguono la mia storia: abusiva, annamariz, cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, Hikaru Uzumaki, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, nikochan89, scarlett666 , Viba e _NeKoGiRl_!


Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




Capitolo 5




Sasori rimase nel box per circa un quarto d’ora, terrorizzato alla sola idea di incontrare di nuovo quegli occhi di smeraldo.

Uscì timidamente dalla stalla, richiudendo la porta con delicatezza.

Il rosso carezzo il muso di Kawarimi con sguardo circospetto, guardandosi intorno di tanto in tanto.

Non poteva permettersi di essere affascinato da lei, la doveva battere, ad ogni costo.

Un tocco sulla sua spalla lo fece scattare come una trappola per topi.

“E datti una calmata!” la voce brillante di Deidara lo sorprese. “Sembra che tu abbia ucciso qualcuno!”

“Devo stare attento” rispose Sasori “Lei è una sirena, davanti a lei ho una faccia da ebete e puntualmente perdo”

“Ho capito, ma mica puoi vagare per il maneggio come un fantasma per due settimane!” ribatté il biondo “Affrontala!”

“La fai facile tu…tu mica ne sei innamorato!”

“Senti, ne ho abbastanza, tu sei bravo, allora battila! O si innamorerà di te o ti odierà per tutta la vita, in entrambi i casi la faccenda si sistema!”

“Oh, Deidara, tu si che sei un vero amico” bofonchiò il rosso sarcasticamente.

 

 

Ino Yamanaka stava allenando il suo cavallo Shintenshin, KWPN[1] dal mantello baio, facendolo trottare nel tondino[2].

La ragazza canticchiava sommessamente, mentre guardava l’animale, era veramente molto bello: massiccio, muscoloso ma al tempo stesso flessuoso ed agile.

Il Dressage era la sua passione più grande, quando da piccola vedeva suo padre Inoichi in sella al suo Hannover che sembrava danzare da quanto erano fluidi i suoi movimenti rimaneva estasiata, e volle imparare a “danzare con il cavallo”, come diceva da bambina.

La sua tecnica era impeccabile, ma era frutto di estenuanti allenamenti, per quanto si applicasse, non era mai la prima ad un concorso.

Sasuke Uchiha.

Il genio del Dressage, anche la sua bravura era dovuta a molti allenamenti, ma durante le esibizioni sembrava un tutt’uno con la sua Kirin.

Sospirò pesantemente, sapeva che non sarebbe arrivata prima neanche in questa nuova edizione del torneo, e la cosa le faceva rabbia.

Era arrabbiata con se stessa, perché era conscia di avere dei limiti.

Richiamò Shintenshin con un verso, lo premiò con un paio di caramelle che aveva in tasca e gli carezzò la lunga criniera scura.

“Andiamo dentro, devo intrecciare questa foresta[3]” mormorò.

Uscì dal tondino, e andò verso le stalle.

Arrivata davanti alla porta del box, notò una macchia colorata legata ad una delle sbarre.

Si avvicinò, e poté constatare che si trattava di una camelia rossa.

Ino amava i fiori, e ne conosceva il significato, sorrise, perché quel fiore significava: “Sei la più bella”.

Non era la prima volta che trovava un piccolo omaggio floreale legato alle sbarre del box di Shintenshin.

Aveva già ricevuto un mazzolino di Nontiscordardime, che significavano una promessa d’amore; un fiore di Ibisco, che simboleggiava il corteggiamento e una splendida magnolia, che significava “bellezza superba”.

Non un biglietto, non un piccolo indizio che poteva portare all’identità del misterioso corteggiatore.

Però quelle note di colore e i loro dolci significati portavano una ventata di allegria civettuola nel cuore della ragazza, e la mancata identità dello spasimante solleticava la sua fantasia.

Ino legò il suo cavallo, prese pettine ed elastici e cominciò ad intrecciare i folti crini scuri, sospirando nuovamente, ma questa volta con un tono che ricordava quello di una fanciulla innamorata, di un misterioso ammiratore ancora senza volto.

 

Il Centro Ippico Konoha era uno dei maneggi più grandi ed attrezzati del territorio, nato dall’idea di un Kakashi appena tornato dalla Spagna, con Sharingan alla lunghina e un grande sogno che viveva nel suo cuore da troppo tempo.

Trasformare un antico casale abbandonato in un luogo dove cavalli e cavalieri potessero vivere il loro rapporto non come una semplice gara da vincere, ma come una solida amicizia duratura.

Per realizzare questo sogno, ci volevano molti soldi.

Per racimolare denaro, Kakashi dovette sopportare molti sacrifici, aveva solo ventidue anni.

Per circa tre anni lavorò come insegnante in un piccolo maneggio dove poteva nel frattempo tenere Sharingan, poi trascorse altri due anni in un centro per l’ippoterapia[4].

Negli scampoli di tempo libero faceva il factotum in un altro maneggio: puliva stalle e cavalli, lavava i finimenti, aggiustava i box.

Infine si mise in proprio e per un paio d’anni fece l’addestratore di cavalli “difficili”[5], quest’attività gli fece guadagnare molti più soldi.

Alla fine, quando raggiunse la soglia dei trent’anni, poté finalmente comprare quel casale in mezzo al verde che tanto aveva sognato, con una giusta ristrutturazione divenne un enorme maneggio, che comprendeva anche un discreto numero di stanze per ospitare i vari cavalieri in trasferta.

Dopo tutti questi anni, nonostante la fedele compagnia del suo Sharingan, Kakashi però si sentì incredibilmente solo.

Non aveva lasciato neanche un ritaglio di tempo per se stesso, cominciò a sentire il peso della solitudine.

Per fortuna aveva i suoi cavalieri e le sue amazzoni che popolavano giorno e notte quel piccolo pezzetto di paradiso che aveva creato con non pochi sacrifici.

Gli tenevano un po’di compagnia, con i loro sogni, le loro speranze e il loro smodato amore per l’equitazione.

Ma, soprattutto, da un po’di tempo aveva una persona accanto, una persona speciale, che era entrata nella sua vita come un uragano, con la sua mitezza, i suoi occhi velati di malinconia ma che nascondevano una forza d’animo straordinaria, i suoi sorrisi e quella scura cicatrice sul volto.

 

 

La sera arrivò, i cavalieri diedero da mangiare ai loro destrieri e chi veniva da lontano si chiuse nelle stanze del maneggio.

Pain spalancò la porta della sua camera: era ben arredata, con mobili in stile rustico e le pareti di un arancio tenue.

Si lasciò cadere sul morbido materasso, sfinito dal viaggio, guardò per un istante il soffitto, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a battere Naruto.

Dentro di sé sapeva che era quasi impossibile, e l’ansia di fallire avvolse il suo cuore come una stretta morsa di ghiaccio.

Poi pensò al suo Rinnegan: cavallo pazzerello ma dal cuore d’oro, che detestava il van e adorava le mele rosse.

Anche se falliva, i dolci occhi di quell’Appaloosa sapevano donargli serenità e voglia di reagire.

Ma aveva notato altri due occhi che sapevano donargli le stesse sensazioni, anzi, a ricordare quegli occhi sentì il cuore martellargli forte nel petto.

Hinata.

Era dolce ma avvolta in una strana malinconia, arrossiva spesso e quello sprazzo di colore sulle guance bianche le donava molto.

La conosceva da poche ore e già non vedeva l’ora di rivederla.

 

Naruto diede la buonanotte al suo Rasengan e fece per andare a casa.

Nelle stalle non c’era nessuno, solo i cavalli che sbuffavano, masticavano e scalpicciavano.

Una morbida e serena sinfonia abbracciata dallo scuro manto della sera.

“Credevi di fare il furbo, per caso?”

La suadente voce di Sasuke fece voltare il biondo, il volto dell’elegante cavaliere fece capolino dalla semioscurità.

“Devo ammettere che sei stato più furbo di me” rispose Naruto, senza voltarsi “Anzi, sei stato un po’stronzo, sai?”

Sasuke ridacchiò, una risatina bassa, quasi sensuale, il biondo sentì un brivido su per la schiena.

“Mi hai preso per un semplice damerino?”chiese poi “Pensavi che non avrei notato l’avena nella mangiatoia della mia Kirin?”

“Ci ho provato, volevo semplicemente farti fare una figuraccia” Naruto era ancora di spalle, quando una zaffata di profumo muschiato lo avvolse, un petto fermo e vigoroso ora premeva sulla sua schiena, un braccio gli circondò il collo.

Poi, sentì un sussurro nel suo orecchio:

“Spero che tu adesso sappia con chi hai a che fare” il caldo respiro di Sasuke lo fece fremere per un istante, quando sentì la punta del naso del moro solleticargli il lobo sobbalzò, si divincolò dalla sua stretta e si voltò verso di lui.

“Che ti passa per la testa?” domandò sottovoce, stizzoso.

Nella penombra, il sorriso di Sasuke, irritante e scanzonato.

Naruto sentì il battito del suo cuore aumentare sempre di più.

“Stammi a sentire, ogni giorno ho a che fare con elegantoni che parlano come libri stampati, con le loro giacchettine da gara pulite e stirate e i loro modi di fare delicatini ma viscidi” mentre parlava, avanzava verso il biondo, che rimaneva fermo e lo guardava negli occhi, come se avesse davanti un cavallo che lo stava caricando “Vivo in mezzo a dei perfetti idioti, fighettini che non sanno vedere più in là del loro naso, il mondo del Dressage è così, purtroppo…non sai quanto mi affascinano i vaccari arroganti come te!”

Naruto continuava a sostenere lo sguardo d’ebano di Sasuke.

“Non so se sentirmi offeso o lusingato, damerino” rispose secco il biondo.

Ormai il moro si era pericolosamente avvicinato a lui, i loro nasi quasi si toccavano.

Naruto deglutì nervosamente, non sapeva che pesci prendere.

“Odori di stalla, e di terra” mormorò Sasuke.

“Che scoperta…sai per caso dove ci troviamo, adesso?” l’altro cominciava a perdere la pazienza.

“Non ho mai sentito questo odore, nel mio mondo di lettiere asettiche, di box tirati a lucido” rispose il moro, prima di avvicinarsi ancora di più al biondo.

Le labbra di Sasuke avvolsero completamente quelle di Naruto.

Un bacio struggente a cui il biondo non riuscì a sottrarsi, sentì le dita del moro artigliare la sua camicia a quadri.

Alla fine Sasuke si scostò languidamente, ridacchiò ancora nel vedere le guance rosse del biondo.

Poi scomparve nell’oscurità, da dove era venuto per strappare quel bacio al “vaccaro arrogante”, che rimase in piedi fermo e rigido come uno stoccafisso, confuso ma stranamente eccitato.

Il cuore di Naruto martellava senza pietà, sconvolto da un’emozione mai provata.





Glossario


[1]:Razza volenterosa, agile e socievole, di recente costituzione, la migliore per il dressage.

[2]:Recinto di forma circolare, usato per addestrare e allenare il cavallo.

[3]:Per tradizione nel dressage i cavalli devono avere la criniera e la coda intrecciate, per ragioni estetiche; infatti in questa disciplina contano anche la presentazione del cavallo e l’abbigliamento del cavaliere, che devono seguire regole ben precise pena un’ammonizione e, in casi estremi, l’eliminazione.

[4]:L’insieme delle tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute psicofisica dell’uomo, viene utilizzata con successo per persone con problemi psicologici (come l’autismo o la sindrome di Down), ma anche in patologie acquisite dopo eventuali traumi o incidenti.

[5]:Un cavallo “difficile” è un cavallo che non risponde ai comandi o non si riesce più a montare anche se ha ricevuto un buon addestramento.





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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eccoci qua!! Premetto che per un paio di giorni non ci sarò, vado a Chieti per operarmi all'occhietto (operazione laser per levare di mezzo la miopia), vi lascio con questo capitolo che, come al solito, non mi convince!XD Ma spero che vi piaccia!


Ringrazio Miwako_chan per la sua fantastica recensione! Ma grassieeeee!

Poi ho così tante persone a cui dire GRAZIE, GRAZIE DI VERO CUORE!

...a chi ha messo questa pazza FF nelle preferite: beabiral96, bring_me_to_life, Nana__Nobu, wolf90 e zezou!
...a chi l'ha messa nelle ricordate: Amy Uzumaki e Light_of_stars!
...a chi l'ha messa nelle seguite:
abusiva, annamariz, cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, HikaruUzumaki, Isabella5, Juberina_Shukaku_Esplosiva_, Kekka41, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, nami78, naruto762, Nebula216, nikochan89, ryanforever, scarlett666, sumire01, Viba e _NeKoGiRl_!


Ultimamente sono in fissa per QUELL'ASSURDO FIGACCIONE IN OCCHIALI SCURI che corrisponde al nome di Aoba Yamashiro, ebbene si, mi sono innamorata...ormai fa tappa fissa nelle mie fantasie, quando a malapena si vede, ditemi se sono normale...
Poi è così misterioso, miseriaccia...salvatemi da Aoba Yamashiro.



Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




Capitolo 6



Kakashi era seduto sullo steccato appena fuori dalle stalle.

La notte lo accoglieva, fresca e silenziosa.

L’uomo alzò appena lo sguardo per guardare il cielo che, libero dalle luci artificiali della città, si presentava davanti a lui brulicante di stelle.

All’improvviso una mano fece capolino dall’oscurità, per andare a posarsi sulla spalla di Kakashi:

“Dovresti andare a dormire” mormorò dolcemente una voce bassa e morbida “Domani ci sono le eliminatorie”

“Non ci riesco” rispose l’altro “Ogni cellula del mio corpo è in fermento”

Il proprietario della mano ancorata alla spalla di Kakashi si avvicinò, la luce lunare illuminò un volto dai lineamenti regolari, una scura cicatrice percorreva il suo viso, appena sopra il naso; i capelli castani raccolti in una coda alta, gli occhi profondi, dall’espressione un po’triste.

“Hai paura, vero?” chiese.

Kakashi si voltò leggermente verso l’altro:

“No, assolutamente”

“Non raccontare frottole, lo so che sei spaventato, ti conosco, oramai”

L’uomo dai capelli argentati si portò una mano sulla fronte, sospirando.

“Hai ragione, Iruka, non è facile farla a te”

Iruka rise sommessamente, si sedette accanto a Kakashi, senza staccare la mano dalla sua spalla.

“Che ne dici di parlarne? Cosa ti fa paura?”

Kakashi posò la sua mano su quella di Iruka, mormorò solo un nome.

“Jiongu”

“Il cavallo d’oro, presumo” rispose Iruka “L’ho ferrato un paio d’anni fa, quando facevo il maniscalco per le esibizioni di bellezza, le linee sono belle, ma secondo me è solo uno scheletrino in confronto a Sharingan”

“Tu non sei né attendibile né obiettivo, lo sai”

“Hai ragione” ammise Iruka, prima di scostare la sua mano dalla spalla di Kakashi e di prendergli la mano, intrecciando le sue dita a quelle di lui “Amo tutto di te, compreso il tuo cavallo”

 

 

Iruka era un maniscalco molto capace, Kakashi lo assunse quando aprì il maneggio, notando in un esibizione di mascalcia le sue notevoli capacità.

Dato che il maneggio era aperto da poco, i due dovettero sgobbare non poco, nell’attesa di altre assunzioni.

Iruka era gentile, attento e molto intelligente, Kakashi stava bene con lui.

Così come Iruka apprezzava molto il suo datore di lavoro: un uomo tutto d’un pezzo, che era riuscito ad aprire un maneggio così grande con il sudore della sua fronte.

A tutti apparivano come una coppia di amici molto affiatati, e in effetti lo erano, ma durante un torrido pomeriggio estivo, tutto cambiò.

Erano le due del pomeriggio, il maneggio era deserto, il caldo asfissiante.

Iruka e Kakashi stavano lucidando i finimenti, quando le loro mani si toccarono, alla ricerca dello stesso barattolo di grasso per cuoio.

Entrambi deglutirono, si guardarono negli occhi per un istante.

Kakashi capì che i dolci occhi di Iruka riuscivano a lenire il dolore della sua solitudine, fu lui a compiere il primo passo, allungando timidamente una mano per toccare il viso regolare di Iruka, che posò istantaneamente la sua mano su quella di Kakashi.

Iniziò così la loro storia, con il loro primo bacio sotto un sole che dardeggiava imperterrito, e che sapeva di sudore.

Tutti nel maneggio sapevano di loro, un amore vero ma non sbandierato ai quattro venti, fatto di sguardi, di contatti fisici sfiorati, di silenzi che erano fin troppo eloquenti, di baci rubati dietro gli sportelli dei box, che davano quel brivido di eccitazione come nell’amore tra ragazzini.

 

“Sharingan vincerà, te lo prometto” disse Iruka stringendo la mano di Kakashi, che si avvicinò al compagno per baciarlo teneramente sulle labbra.

Quando le diceva Iruka, con la sua voce calma e rassicurante, anche le cose più improbabili potevano avere un senso.

 

Il giorno dopo cavalli, cavalieri e amazzoni si tirarono a lucido per affrontare le eliminatorie.

Naruto fu uno dei primi ad uscire dalle stalle, tenendo Rasengan per le briglie.

I Jeans aderenti fasciavano le sue gambe muscolose, accompagnati dai chaps[1] in cuoio che sottolineavano il suo fisico perfetto; la camicia rossa a quadri copriva il torace ben fatto, la cintura portafortuna con la fibbia dorata riluceva al sole, gli stivali in cuoio finemente intarsiati venivano portati con orgoglio.

Infine, il cappello bianco da cowboy coronava la sua testa bionda.

Il ragazzo si guardò intorno, in pochi secondi il paddock e la stradina davanti alle stalle si popolarono di cavalieri ed amazzoni tutti vestiti con le divise delle loro discipline, i mantelli dei cavalli splendevano sotto la luce del sole.

Intravide il pelo nero lucente di Kirin in lontananza, accanto a lei Sasuke, il suo cavaliere, che l’altra notte aveva scombussolato la sua anima con un semplice bacio.

Il corpo di Sasuke aveva muscoli affusolati, coperti alla perfezione dall’elegante divisa da Dressage: lunghi pantaloni bianchi aderenti che poco lasciavano all’immaginazione, stivali alti, lucidi e neri  come la giacca ben stirata, la camicia era bianca con una cravatta nera, i guanti bianchi e il cappello a cilindro completavano l’opera.

Il biondo non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, anche se il cilindro gli dava un’aria cretina, doveva ammettere che era bello, da morire.

Scrollò la testa per un attimo, cosa gli stava succedendo? Il cuore gli batteva forte, e sentiva un gran caldo.

Lui era un damerino con la puzza sotto il naso, lo aveva offeso, deriso e gabbato, eppure non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.

Quel bacio lo aveva rapito, quelle labbra morbide che si erano posate sulle sue in quell’interminabile istante lo avevano fatto sprofondare in una voragine di domande, e la risposta era unica per tutte.

Sasuke carezzò il collo della sua Kirin, poi voltò la testa, cercando di afferrare lo sguardo del biondo che cercava di nascondersi dietro a Rasengan, ma le iridi d’ebano del moro si puntarono su quelle cerulee del biondo, e da lì non si mossero.

Un breve istante, e Sasuke distolse lo sguardo, assumendo un’espressione birichina che fece tremare Naruto.

 

Pain si stava sistemando la camicia blu e gialla a quadri, i chaps nuovi erano stretti, ma cercava di non pensarci, calcò il cappello sulla testa.

Rinnegan, ben pulito e sellato, lo aspettava legato al paddock, muovendo la coda per scacciare gli insetti.

Notò una figura familiare camminare circospetta tra i box.

Era Hinata, vestita con la divisa da gara, il suo sguardo era vergognoso e leggermente irritato.

Lei non si era iscritta, ma aveva visto con disappunto che il padre, sordo alle sue proteste, l’aveva iscritta senza averle detto nulla.

Pain la guardò per un bel po’mentre si aggirava per le stalle, poi si decise a parlarle.

“Ciao, Hinata”

La ragazza sobbalzò e guardò il rosso con un dolce sorriso.

“Ciao” lo salutò a bassa voce.

“Perché ti nascondi?” chiese Pain guardando attentamente ogni particolare della sua divisa “Sei…carina vestita così…”

Hinata arrossì, abbassando lo sguardo: si sentiva ridicola fasciata in quella giacca nera, la camicetta con collo alla coreana le stringeva sul seno, senza parlare degli aderenti pantaloni bianchi con cui si sentiva quasi nuda, e del plastron[2] che quasi la soffocava; gli stivali alti, neri e lucidi, erano nuovi e stringevano impietosamente sul collo del piede.

I lunghi capelli lisci e scuri erano raccolti in uno chignon coperto da una retina nera.

La ragazza stringeva tra le dita il cap.

“Io…non voglio gareggiare!” balbettò stizzita “Non voglio forzare Juken a saltare! Lei non lo vuole fare!”

Pain si intenerì a quel piccolo sfogo.

Posò le grandi mani sulle spalle della ragazza e la guardò negli occhi, Hinata osservò con attenzione il volto di lui: gli occhi grandi e grigi, ogni singolo piercing luccicava, le labbra serrate in un mezzo sorriso.

“Pensi che a Rinnegan piaccia fare lo spin, lo stop e il roll-back[3]?” le chiese”Certo che no, ogni cavallo vorrebbe girovagare per i prati, però…il rapporto tra cavallo e cavaliere non è solo libertà, è anche regalarsi felicità!”

“Che…che vuoi dire?” domandò Hinata, con il cuore che le palpitava furiosamente.

“Vedi, non è un semplice elenco di regole da eseguire, a Rinnegan non piace fare lo spin, ma lo fa perché io gli chiedo di farlo, e sa che se lo fa bene io sono felice; come quando io lo striglio, io odio strigliarlo, ma lo faccio perché dopo lui è contento, capisci?”

“Come il rapporto con le persone” rispose lei “A volte fai cose che non ti piacciono solo per vedere un sorriso sul volto dell’altra persona”

Pain sorrise ancora di più:

“Non sentirti in colpa quando salti, ricordati che Juken lo fa perché ti vuole tanto bene”

Hinata inclinò la testa da un lato, sorridendo dolcemente, le mani di lui ancora sulle spalle di lei.

“Grazie” mormorò “Sei stato molto gentile”

Una folata di vento improvvisa entrò nelle stalle, il cappello sulla testa del rosso vacillò, poi cadde, ma la ragazza velocemente lo prese al volo, e glielo rimise sulla testa.

“Anche tu sei gentile” rispose Pain.

Si guardarono negli occhi, il rosso fece per avvicinare il volto a quello della mora, quando una voce lo chiamò:

“Pain! PAIN! Dove cazzo sei? Dobbiamo partire per gli impianti equestri, porca miseria ladra!”

Hidan li aveva interrotti per la seconda volta.

Il rosso alzò gli occhi al cielo, mentre Hinata continuava a fissarlo con il cuore in gola.

“Mi sa che devo andare, ci vediamo…questa sera, se…vuoi…” mormorò imbarazzato portandosi una mano dietro la nuca.

Hinata prese il coraggio a due mani e si alzò sulle punte dei piedi per arrivare a baciarlo su una guancia, un bacio leggero, come un’ala di farfalla.

“In bocca al lupo” sussurrò ancor più rossa in viso “So che per stasera il maneggio ha organizzato una piccola festa per l’inizio delle gare, possiamo vederci lì…”

Pain trasalì al semplice contatto delle labbra di lei con la pelle della sua guancia, poi annuì.

“Ci vediamo…ciao!” balbettò alla fine incamminandosi verso l’uscita.

Lì trovò un Hidan particolarmente irritato, il caschetto rosso sui capelli chiarissimi, la pettorina protettiva[4] coordinata sulla maglia scura:

“Oh, ti sei degnato di arrivare! Finalmente! Ti stiamo aspettando da mezz’ora!”

“Che ti è preso, Hidan?” gli chiese il rosso rissoso “Dormito con il sederino scoperto?”

“Stai zitto, quell’idiota con il cavallino tisico mi ha già rotto i coglioni!”

“Ma perché non provi a prendere Kakuzu per il suo verso? Così finirete per ammazzarvi!”

“Tanto sarò io a farlo fuori per primo!” rispose Hidan.

In quel momento passò Hinata con Juken alla lunghina, salutò timidamente Pain con la mano, prima di andare verso il cugino Neji che la stava aspettando.

Nel vedere il rosso un po’in imbarazzo, l’albino capì:

“Ahh! Hai conosciuto una bella puledrina! Ti ho interrotto il su-e-giù pre-gara?” chiosò.

“Chiudi il buco dentato e partiamo!” ribatté secco il rosso.

 

Ino, tirata a lucido per la gara, andò verso il box di Shintenshin.

Trovò l’ennesima macchiolina colorata legata alle sbarre.

Questa volta era un piccolo mazzolino di erica e roselline rosa.

Ino si portò le mani sulle guance, quel mazzolino significava “Ti auguro tanta fortuna”.

Ma nel mazzolino era nascosto un bigliettino bianco.

La bionda lo prese con mani tremanti, e lo aprì.

In bocca al lupo, mia adorata.” Diceva, era scritto al computer, e non era firmato; solo un piccolo segno contraddistingueva la piccola missiva.

Una croce scritta con inchiostro blu.

La ragazza si portò una mano sotto il mento, pensosa, poi fece spallucce sorridendo, e aprì il box per far uscire il suo cavallo, sospirando.

 

Un giovane dai capelli castani era nascosto dietro un angolo delle stalle, stava guardando Ino sorridente, con il mazzolino di fiori in mano.

“Kiba!” una bella ragazza bruna dai capelli legati in una coda lo chiamò “Muoviti, siamo stati assegnati ai cancelli veterinari del cross-country”

Il ragazzo sbuffò, per poi staccare a malincuore lo sguardo dalla bionda.

Kiba era uno studente di veterinaria, voleva specializzarsi nella cura dei cani e dei cavalli, passione ereditata dalla madre Tsume e dalla sorella Hana.

Il ragazzo accompagnava la sorella nei vari maneggi dove esercitava per fare esperienza, senza separarsi mai dal suo cane Akamaru, un enorme cucciolone bianco.

Vide Ino per la prima volta durante una gara di dressage, e ne rimase folgorato.

La grazia e la bellezza della ragazza lo avevano rapito, però non l’aveva mai messa al corrente dei suoi sentimenti.

Non per paura o per insicurezza, ma perché sapeva che per quella ragazza così elegante e delicata il corteggiamento standard non avrebbe funzionato.

Era una ragazza speciale, e speciali dovevano essere le attenzioni a lei dedicate.

Così si informò sul linguaggio dei fiori, e ogni volta che passava davanti alla stalla del suo cavallo legava alle sue sbarre un fiore.

Ogni mossa era calcolata con calma, quella bellezza sarebbe caduta ai suoi piedi, ne era certo.




Glossario



[1]:Copri pantaloni in pelle, proteggono soprattutto le gambe, sono molto usati nella monta western e nel reining fanno parte dell’abbigliamento da gara.

[2]:Detto anche Ascot, è un tipo di cravatta indossato dalle amazzoni durante le gare, il suo nodo non è molto stretto e si ferma con una spilla.

[3]:Tre delle manovre fondamentali nel reining: lo spin è una rotazione di 360°, facendo perno sulle zampe posteriori del cavallo; lo stop è l’arresto, che può anche essere scivolato (sliding stop); il roll-back è il dietrofront al galoppo.

[4]:Il cross-country è una disciplina molto pericolosa, la pettorina preserva il cavaliere da eventuali traumi.




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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Eccomi qui!!!! L'occhietto sta molto ma molto meglio e finalmente CI VEDO SENZA GLI OCCHIALI!!!! Che liberazione!^^
Premetto che in questo capitolo forse non ho descritto bene il punteggio del reining, facendolo un po'"alla carlona", mi dispiace, ma avevo paura di annoiare o confondere il lettore dato che è molto complesso (almeno secondo me), quindi scusate!!!!

Aoba Yamashiro intanto campeggia imperterrito nelle mie fantasie e non si schioda! Poffarbacco! Salvatemi...ma il più tardi possibile! OçO Ma ditemi davvero se ho tutte le rotelle a posto, sbavo per un tizio che non si vede quasi mai (ma nel vederlo circondato dai corvi mi scende la bauscina), e sono fiera di esserlo!XD


Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, siete tantissimi, e non vi ringrazierò mai abbastanza, davvero, grazie dal profondo del mio cuore, è un grande onore per me sapere che questa storia ha riscosso molto successo! Grazie mille!!

Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!!





Capitolo 7






Il sole impietoso illuminava con i suoi raggi il rettangolo polveroso dove si sarebbero svolte le eliminatorie nel reining.

Poco lontano, i cavalieri facevano scaldare i cavalli in un apposito recinto.

Naruto sospirò, prima di dare una pacca sul collo del suo Rasengan.

Poi salì in groppa, calcò ulteriormente il suo cappello bianco in testa e con un lieve movimento del bacino partì verso il recinto.

Scorse Pain in lontananza mentre faceva girovagare il suo Rinnegan, quel cavallo aveva gli occhi vispi e attenti, il suo cavaliere aveva gli occhi grigi pregni di determinazione.

L’eliminatoria consisteva in un semplice pattern[1], composto dalle otto manovre canoniche, non sembrava difficile, ma il biondo era abituato ad affrontare ogni gara con la stessa attenzione.

Pain, dal canto suo, era un po’spaventato; d’altronde, lui era così: ribelle, anticonformista e fiero di esserlo, ma al tempo stesso anche incredibilmente insicuro delle sue capacità.

La paura di fallire sovente gli avvolgeva il cuore, non trapelava però da quegli occhi grigi così intensi.

Una voce al megafono chiamò il primo contendente.

Era proprio il rosso, che deglutì, respirò a fondo e galoppò sul suo Appaloosa fino al centro del rettangolo.

Il binomio svolse i cerchi[2] senza difficoltà, l’eccellente cambio di galoppo[3], fluido e armonioso, scaturì un timido applauso dalla platea, eseguì degli spin molto precisi, ma non molto veloci.

Poi, Pain carezzò il collo di Rinnegan, per prepararlo allo sliding stop e, di conseguenza, al roll-back.

Il cavallo si lanciò al galoppo, per poi scivolare con grazia bloccando gli arti posteriori, la scivolata sollevò poca sabbia, ma tutto sommato la posizione era più che giusta.

Subito dopo, Rinnegan caricò tutto il suo peso sulle zampe posteriori e, con una potenza inaudita, fece dietrofront lanciandosi al galoppo dalla parte opposta.

Il cavallo si fermò al centro del rettangolo, il suo cavaliere rimase fermo in sella in attesa del giudice che si avvicinava per controllare l’imboccatura di Rinnegan.

Tutto regolare, e la solita voce gracchiante del megafono annunciò i risultati[4]:

“Cerchi +1, Spin +½, Figura a 8 +1½, Sliding stop +1, Roll-back +1½, Stop +1, Back 0. Punteggio complessivo 6½”

Applauso scrosciante da parte della platea, un sospiro di sollievo da parte del rosso: nessuna penalità, nessun punteggio inferiore allo zero, Pain si sentì incredibilmente bene, si piegò sul collo del suo destriero per abbracciarlo.

Era tutto merito del suo Rinnegan, compagno fedele e generoso, l’odore forte del suo pelo, un misto di fieno e shampoo per cavalli, fece fremere le narici del cavaliere.

Mentre usciva dal rettangolo, la voce chiamò Naruto, che con un piccolo galoppo entrò nel rettangolo.

Il rosso si fermò a guardarlo.

Ogni sua mossa sembrava calcolata con assoluta perfezione da una divinità lontana, Pain non riusciva a credere ai suoi occhi; aveva visto altre volte Naruto esibirsi, ma ogni percorso era un capolavoro, il biondo era veramente un fuoriclasse, i movimenti fluidi e armoniosi, la perfetta sincronia tra cavallo e cavaliere era un qualcosa di magico.

Questa magia avvolgeva anche gli spettatori, che rimanevano imbambolati, con gli occhi fissi sugli zoccoli fermi e vigorosi di Rasengan, che parevano disegnare arabeschi ipnotici ad ogni movimento.

Lo sliding stop era la specialità di Naruto: e anche in quella piccola esibizione lo dimostrò.

Rasengan piantò gli zoccoli a terra dopo il galoppo, facendo alzare un’onda di sabbia a dir poco perfetta: né troppo grande né troppo piccola.

La voce del megafono ricominciò a parlare, elencando il punteggio del biondo, la cui somma era 10.

Applausi e grida si levarono dagli spalti, esplodendo come un vulcano.

Aveva preso +1½  in quasi tutte le manovre, tranne nel back, in cui aveva preso +1.

Il biondo esultò con un largo sorriso, mentre usciva dal rettangolo si tolse il cappello per salutare e ringraziare tutti gli spettatori che avevano applaudito lui e, soprattutto, il suo cavallo.

Il rosso lo guardò attentamente, mentre continuava ad accarezzare Rinnegan: Naruto era proprio una forza della natura.

La paura lo pervase, l’insicurezza lo avvinghiò nelle sue spire gelate.

Non poteva competere con lui.

Il biondo gli passò accanto:

“Gran bella esibizione” si complimentò Pain con un mezzo sorriso.

“Grazie” rispose il ragazzo scendendo da Rasengan “Anche tu sei stato bravo!”

Il rosso abbassò lo sguardo, si sentiva a disagio.

“Spero di essere stato ammesso” mormorò.

Naruto gli assestò una sonora pacca sulla spalla che lo prese alla sprovvista.

“Ma certo che sarai ammesso! Non preoccuparti!”

Dopo un’ora, le eliminatorie del reining erano terminate.

La solita, sgraziata voce distorta del megafono annunciò la classifica.

Pain stringeva le redini del suo cavallo con le mani sudate.

Era arrivato secondo.

Davanti a lui, una barriera quasi invalicabile, dagli occhi azzurri e limpidi che rispondeva al nome di Naruto Uzumaki.

Il rosso si tranquillizzò un poco, l’importante in quel momento era essere stati ammessi, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una caramella, e la diede a Rinnegan.

“Vedi?” disse Naruto con un gran sorriso “Te lo avevo detto! Sei andato bene!”

Pain sorrise, carezzando il muso del suo cavallo.

“Senti” azzardò “Per caso sai se le eliminatorie del salto ad ostacoli sono già iniziate?”

Il biondo prese dal taschino della camicia un foglietto spiegazzato:

“Mmm…ancora no” rispose “Dovrebbero iniziare tra un quarto d’ora…sai come sono quelli, ogni ostacolo deve essere posizionato con una precisione da maniaci!”

“E sai anche dove si trova il campo di gara?” chiese ancora il rosso.

“Beh…si…è vicino al campo da dressage, sarà a mezzo chilometro da qui…” rispose di nuovo Naruto, un po’confuso.

“Allora sono ancora in tempo! Grazie e ancora complimenti!” esclamò il ragazzo montando velocemente in sella e spronando Rinnegan “Su, bello, dopo ti lascerò pascolare lì vicino!”

Rinnegan si lanciò in un galoppo sfrenato, i suoi zoccoli sollevarono qualche zolla di terra.

Naruto rimase a guardarli sfrecciare verso il campo da gara, grattandosi la testa.

 

 

“Sei bravo…” una voce profonda che il biondo conosceva fin troppo bene lo fece sobbalzare, vide Sasuke a cavallo di Kirin, che lo guardava con espressione maliziosa “Proprio un bel percorso”

“Avevi dubbi, damerino?” rispose Naruto guardandolo negli occhi “Rasengan non mi delude mai!”

Il moro ridacchiò, sistemandosi il cilindro sulla testa.

“Lo sai che quel cappello ti fa sembrare un idiota?” chiese ironicamente il biondo.

“Forse” rispose Sasuke “In compenso a te il cappello da vaccaro ti sta molto bene, sai? E anche quei…cosi di cuoio che hai sulle gambe!”

“Si chiamano chaps, damerino”

“Possono chiamarsi come vogliono” tagliò corto il moro “Ti fanno un bel didietro”

Naruto, preso in contropiede dal commento di Sasuke, non seppe controbattere, il moro si lasciò sfuggire un altro risolino, per poi far trotterellare la sua Kirin verso il campo da Dressage.

 

Il grande percorso del cross-country si presentò davanti agli occhi scuri e penetranti di Shikamaru, Kage, tenuto per le redini, scrollò il testone grigio per un istante.

Il moro posò una mano sul muso del suo destriero:

“Tranquillo, ce la faremo, ho ideato una strategia per farti affaticare di meno” mormorò.

Notò una testolina bionda tra gli spalti, una testolina che conosceva fin troppo bene.

Temari lo guardava sorridendo.

Il loro rapporto era strano, troppo profondo per essere un’amicizia, ma al tempo stesso troppo spensierato per essere un amore.

Si conoscevano da tempo, un rapporto costruito tra sguardi, silenzi e piccoli battibecchi.

La ragazza sollevò una mano in segno di saluto, a cui Shikamaru rispose.

“Lascia perdere, codino” sogghignò Hidan, che era comparso dietro di lui a cavallo di Jashin “Lei è troppo figa per un disgraziato come te!”

Il moro diplomaticamente fece finta di non sentire, salì in groppa al suo Kage e partì verso l’inizio del percorso, lasciando Hidan con un palmo di naso.

Hidan cercò con lo sguardo violaceo Temari, le fece l’occhiolino, ma rimediò solo un gestaccio da parte di lei.

Shikamaru era il secondo a partire, il primo concorrente cadde rovinosamente al terzo ostacolo, fortunatamente si rialzò, anche se zoppicante.

Il percorso dell’eliminatoria era corto, ma non per questo più semplice, il moro partì a razzo, aveva escogitato un modo per non far affaticare troppo il cavallo; dato che ad ogni ostacolo complesso era affiancato un ostacolo più semplice, ma che impiegava più tempo, il ragazzo decise di alternare ad ogni coppia di ostacoli difficili uno facile.

Era un azzardo, ma Kage era molto veloce, in cuor suo sperava di piazzarsi tra i primi quattro.

 

 

Pain arrivò al campo degli ostacoli appena in tempo, legò Rinnegan fuori e gli tolse il morso, per permettergli di mangiare meglio.

Salì sugli spalti, e cominciò a cercare Hinata con lo sguardo.

Eccola! Sedeva in groppa alla sua Juken con sguardo confuso, il rosso si sbracciò per farsi vedere, si mise a sventolare persino il cappello.

Era conscio di sembrare un povero idiota, ma voleva a tutti i costi far sapere a Hinata che lui era lì, per sostenerla.

E che la amava.

Era assurdo, Pain lo sapeva, come ci si può innamorare di una persona in così poco tempo? Eppure quello che provava per la dolce saltatrice era un sentimento troppo strano, che vorticava nell’anima come un nugolo di farfalle impazzite, che lo faceva tremare come se fosse percorso da una folata di vento gelato, ma al tempo stesso gli faceva ardere la pelle sotto la camicia.

Gli occhi confusi della mora si posarono su di lui, un sorriso pervase il suo volto.

Il megafono chiamò il suo nome, con un piccolo galoppo si portò all’inizio del percorso.

Nessun rifiuto da parte di Juken, nessuna penalità, l’elevazione di quella cavalla era fenomenale, ed era veloce, molto veloce; con grandi falcate si precipitava sull’ostacolo, con grazia lo saltava per poi ricominciare.

Il rosso rimase seduto sugli spalti fino alla fine, vide la performance di Deidara, che purtroppo si beccò 4 punti di penalità per aver fatto cadere un ostacolo.

Poi, vide Neji, il cugino di Hinata.

Era a dir poco portentoso, Byakugan aveva meno elevazione di Juken, ma era più veloce, sembrava un fulmine.

Alla fine, i risultati.

Hinata era seconda, subito dietro al cugino, ma davanti a Deidara, che si maledì per aver dato quel comando sbagliato a Kibakunendo.

Il viso di lei era radioso, mai aveva raggiunto un risultato simile.

Pain cominciò a fischiare per esternare la sua approvazione, la ragazza arrossì violentemente quando lui le lanciò un bacio sulla punta delle dita.

 




Glossario




[1]:Percorso del Reining, in cui sono comprese le manovre canoniche come lo spin e lo sliding stop.

[2]:Giri intorno al rettangolo al galoppo, con annessi cambi di galoppo.

[3]:Esistono vari tipi di galoppo: giusto (quando si va a mano destra il cavallo galoppa sul piede sinistro), falso (quando si va a mano destra il cavallo galoppa sul piede sinistro), rovescio (quando si procede con il galoppo falso…pensoXDXD), disunito (quando il cavallo perde la coordinazione nel movimento). Il cambio di galoppo si utilizza per passare da un tipo di galoppo all’altro.  

[4]:Il punteggio nel reining va da -1½ (gravemente insufficiente) a +1½ (eccellente), lo zero significa “corretto”.



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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Eccomi qua con il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!
Ringrazio come sempre tutti voi, che avete messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate! Grazie, grazie davvero, dal profondo del mio cuoricino! Sono così onorata! ^^


Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




Capitolo 8





Nel rettangolo del dressage entrò Sasuke con un trotto leggero, scatenando un’ovazione dagli spalti.

L’Uchiha era considerato un vero e proprio portento nel suo campo, lui e la sua Kirin sembravano una sola cosa, il piaffe[1], il passage[2], la piroetta, l’appoggiata[3]…tutte le figure si concatenavano fino a formare la coreografia perfetta.

Nell’aria si levarono gridolini di ragazze in delirio, ammaliate dalla bellezza e dalla bravura del moro.

Squittii a cui il ragazzo era indifferente, si limitò a salutarle alzando una mano, con totale indifferenza.

A lui non piacevano le ragazze.

Sasuke voleva accanto a sé un uomo, ma non un idiota dalla giacchettina stirata, lui voleva un ragazzo forte, risoluto, anche un po’arrogante.

Un uomo che sarebbe riuscito a sopportare il suo carattere ardente ma languido.

Il moro si sentiva come un cavallo indomabile e insanguato, che attendeva colui che lo avrebbe finalmente domato.

L’Uchiha arrivò primo, e questo non era una novità, dietro di lui il fratello Itachi.

Ino arrivò terza, altre volte era finita sul podio, ma mai era riuscita quasi ad eguagliare i fratelli Uchiha.

Dentro di sé, ringraziava quel misterioso corteggiatore che le aveva ridonato sicurezza, e quella croce blu sul biglietto, unico indizio che poteva portarla alla sua identità.

Konan fu eliminata, ma non per colpa sua.

Proprio durante l’esibizione, Origami cominciò a zoppicare vistosamente.

La ragazza non sapeva perché, attendeva con il cuore in gola fuori dal cancello veterinario.

L’eliminazione era passata in secondo piano nei suoi pensieri.

Ora esisteva solo il suo Origami che non stava bene, nient’altro contava.

 

 

Sasori sedeva sullo steccato del paddock, era rimasto al maneggio in quanto le eliminatorie dell’endurance, per via della durata eccessiva, si erano svolte la settimana prima.

Kawarimi, legata al recinto, posò l’aggraziata testa sulla spalla del ragazzo.

Il lieve venticello fece frusciare i suoi capelli cremisi.

Lo sguardo inespressivo del ragazzo fissava un punto imprecisato davanti a lui.

La festa di questa sera era l’occasione giusta per parlarle.

Aveva intenzione di renderla partecipe di quel sentimento che da troppo tempo gli opprimeva l’anima come un delizioso fardello.

Sospirò, cercando mentalmente di trovare le parole più giuste.

 

 

Shikamaru aveva terminato da un bel pezzo il percorso.

Due minuti e quattro secondi, non male, era addirittura migliorato.

Carezzò Kage soddisfatto, rovistò in una busta che si era portato dal maneggio per tirarne fuori una fragola, che il Tersk addentò vorace.

Era il turno di Hidan, che diede una sonora pacca al collo di Jashin, prima di lanciarsi al galoppo verso il primo ostacolo.

Il ragazzo non prese minimamente in considerazione gli ostacoli secondari, si buttava nei ostacoli più difficili senza paura, come se non avesse nulla da perdere.

Il suo cavallo eseguiva ogni singolo ordine impartito alla perfezione, fidandosi ciecamente del suo cavaliere.

Un minuto e quarantasette.

Shikamaru guardò quel cavaliere ardente con gli occhi fuori dalle orbite.

Perché Hidan non prova paura?

Il primo posto era assicurato per lui, mentre Shikamaru arrivò terzo.

Il risultato andava più che bene al moro, si accontentava di arrivare tra i primi quattro, non voleva far affaticare Kage prima del tempo.

 

Kakashi era appena ritornato dall’esibizione di bellezza.

Iruka lo accolse appoggiato alla porta del box di Sharingan.

Il cavallo grigio scuoteva il testone, annoiato.

“Come è andata?” chiese Iruka cercando di capire lo sguardo del suo compagno, senza successo.

“Sono arrivato quarto” mugugnò “Purtroppo ho scoperto che esistono cavalli più belli di Sharingan…secondo la giuria”

Sharingan sbuffò sonoramente, quasi a voler rafforzare la tristezza impotente del padrone.

“Non dire fesserie!” lo rimbeccò Iruka “Sai che Sharingan è meraviglioso, l’importante è aver superato le eliminatorie! Cosa c’è che non va in lui?”

“Massiccio” borbottò velenoso Kakashi, sottolineando le doppie con rabbia, non capiva perché quel giudizio per i giudici fosse così negativo, nel fisico robusto e muscoloso del suo cavallo lui vedeva solo lati positivi.

“E allora?” sbottò Iruka “Massiccio! Che idioti! A volte mi chiedo perché hai voluto iscrivere Sharingan a questo concorso!”

Kakashi fece entrare il cavallo nel box e versò nella mangiatoia un po’di mangime.

“Adesso vanno per la maggiore i cavalli sottili e nevrili, sono belli ugualmente ma non bisogna mettere dei paletti nella bellezza” mormorò l’uomo dai capelli argentati.

“Scommetto che è stato Jiongu a vincere” commentò Iruka.

Kakashi annuì, e l’uomo dalla coda bruna alzò gli occhi al cielo.

“Senza offesa, ma sembrano dei bambini! Un oggetto che luccica e tutti a battere le mani!”

“Adesso datti una calmata, non possiamo farci nulla” il compagno cercava di blandirlo.

A quelle parole, Iruka si avvicinò di scatto a lui e lo baciò con una passione tale da farlo indietreggiare fino a sbattere sulla parete.

“Voglio semplicemente che tu sia felice, te lo meriti” sussurrò a Kakashi con le labbra ancora premute sulle sue.

 

La sera arrivò, i cavalieri rientrarono per prepararsi alla piccola festa organizzata dal maneggio per festeggiare l’inizio delle gare, che si sarebbero svolte un paio di giorni dopo.

Sasuke entrò nella stanza che divideva con il fratello Itachi.

Dopo una bella doccia ristoratrice, il moro si infilò un vestito nero lucente, i pantaloni dritti e aderenti sottolineavano il fisico agile dai muscoli cesellati, la camicia bianca senza cravatta gli donava un’aria elegante ma non troppo.

Il fratello optò per un vestito blu notte, e trascorse più di mezz’ora per legare i suoi lunghi capelli d’ebano.

“Abbiamo fatto faville oggi” mormorò Sasuke.

“Si, ma so che a te non importa” commentò Itachi “Quando sei a cavallo di Kirin, non ti importa di nulla”

Dopo un breve istante di silenzio, Sasuke ricominciò a parlare:

“Itachi…ti sei mai innamorato?”

“Purtroppo no”

“…io si”

“Chi è il fortunato?” Itachi sapeva dell’omosessualità del fratello, la cosa non gli creava problema alcuno, anzi, era sempre pronto a spronarlo per parlare delle sue emozioni, delle sue perplessità.

“E’biondo” disse semplicemente Sasuke, prima di andarsene dalla stanza.

 

Pain si era precipitato subito in camera a vestirsi, fece velocemente una doccia e si vestì.

Una camicia nera con profili dorati stile western.

Un paio di jeans scuri aderenti.

Una cintura dalla grande fibbia dorata.

Doveva vedere Hinata, doveva vederla ad ogni costo.

La trovò una volta uscito dalle stanze, nella grande veranda fuori dalla casa dove erano le camere.

Lì si teneva la festa, con un grande rinfresco e un andirivieni di persone dalle divise più disparate.

Gli bastò sondare la moltitudine di persone che gli si presentava davanti, per trovarla.

Era lì, vicino al bancone delle bibite, bellissima.

Un vestitino nero che arrivava appena sotto al ginocchio, la schiena scoperta, la dorata spilla del club di salto appuntata sul petto, ai piedi calzava dei sandali neri con il tacco.

I lunghi capelli neri abbandonati sulle spalle.

Pain si avvicinò circospetto, non voleva nessuno tra i piedi.

E, cosa più importante, non voleva essere nuovamente interrotto.

 

“Ciao” la salutò timidamente.

La ragazza gli sorrise dolcemente.

“Sei stata bravissima, oggi”

“Grazie” Hinata si ravviò i capelli dietro alle orecchie, una leggera vena civettuola in quel gesto.

Pain la guardava attentamente, era proprio bella, forse troppo, per uno come lui.

Vide Hidan in lontananza mentre litigava con Kakuzu, e non aveva la minima intenzione di andare a fare da paciere.

Anche la ragazza se ne accorse, velocemente e, al tempo stesso, timidamente prese la mano del rosso.

Lo trascinò via dalla veranda, e si diresse verso le stalle.

“Ma dove mi stai portando?” le chiese Pain, confuso.

“In un posto dove nessuno ci interromperà” rispose lei, con quella dolcezza che lo faceva trasalire ogni volta.

Le stalle erano buie, illuminate solo dalla luce bluastra della luna.

I due ragazzi entrarono circospetti, si guardarono negli occhi.

“Il bacio che hai lanciato oggi era…per me?” chiese Hinata arrossendo leggermente.

“Beh…non è che voglio così tanto bene a Deidara” ridacchiò lui.

La mora rise sommessamente.

Un rumore di passi proveniente dall’esterno li mise in guardia.

Il rosso prese per un braccio Hinata, guardandosi intorno alla ricerca di un nascondiglio.

La stanza dei finimenti era perfetta, entrarono dentro e chiusero la porta.

Pain provò ad accendere la luce senza successo.

“E’ fulminata” lo informò la ragazza “Kakashi ancora non l’ha riparata”

Era buio.

Il rosso non vedeva ad un palmo dal naso, per farsi luce, cercò di aprire la porta, ma era bloccata.

Nel sentire la porta che non si apriva, Hinata entrò nel panico.

“Perché non si apre?” chiese con voce tremante.

“Tranquilla, non è una porta blindata, con un paio di spallate dovrei buttarla giù” rispose sicuro Pain.

Poi il ragazzo si fermò.

“Almeno adesso siamo da soli” osservò.

“Si, ma siamo al buio!” esclamò lei.

Il rosso tirò fuori dalla tasca un accendino.

Dopo lo sfrigolio iniziale, una fiammella arancione illuminò leggermente tutt’intorno.

Anche alla debole luce della piccola fiamma, il viso della ragazza era bellissimo.

“Adesso il buio non c’è più” disse Pain, sorridendo.

Hinata si avvicinò al ragazzo.

“Ma adesso che so dove sei” constatò lui “Non mi serve la luce”

Soffiò sulla fiamma che si spense all’istante.

Prese tra le mani il viso di lei, e finalmente la baciò, nel buio dischiusero dolcemente le labbra per regalarsi un bacio lunghissimo, senza interruzioni.

 




Glossario



[1]:Movimento del dressage che si effettua trottando sul posto con grande sollecitazione dei posteriori e un elevato sostenimento degli arti anteriori, che si piegano come in una marcia.

 

[2]:Movimento del dressage che consiste in un trotto rallentato con sollevamento degli arti anteriori.

 

[3]:Movimento del dressage in cui il cavallo avanza incrociando sia gli arti posteriori che quelli anteriori.


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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Mi scuso per l'assurdo ritardo, innanzitutto, ma tra altre fanfic, studio e quant'altro non riesco a gestire tutto in tempi brevi...
Comunque, ringrazio di cuore tutti coloro che preferiscono, ricordano, seguono e recensiscono la mia storia.
Siete il più bel regalo, per me, davvero, per una pseudo scrittrice quale sono è una cosa meravigliosa.
Grazie, dunque, grazie mille.^^


Questo capitolo mi è venuto una vaccata (anche se si parla di cavalliXD), ma non sono io a doverlo dire:

Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai.
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




Capitolo 9




Si allontanarono lentamente, circondati dall’oscurità.

Nell’aria solo i loro respiri, e il delicato profumo di vaniglia dei capelli di lei.

All’improvviso, Pain ridacchiò nervosamente.

“Da quanto ci conosciamo?”

“Due giorni” rispose Hinata con dolcezza.

Il rosso sospirò pesantemente, carezzandole la schiena.

“Ho fatto una cazzata, vero?” chiese, esitante.

La mora poggiò la testa sul suo petto.

“La cazzata più bella che io abbia mai visto…” poi si corresse “O meglio, la cazzata più bella che io abbia mai sentito”

Le dita del ragazzo si tuffarono tra i morbidi capelli di Hinata.

“Gli altri ci staranno cercando…” mormorò lei.

“Lasciali cercare…” Pain cercò a tentoni il viso della ragazza, lo alzò delicatamente e si avvicinò nuovamente per baciarla, dapprima con dolcezza, diventando via via sempre più audace.

La mora lo prese in contropiede premendo il suo corpo su quello di lui facendolo indietreggiare fino a fargli sbattere la schiena alla parete.

 

Konan sedeva in lacrime nelle stalle.

Tutti facevano festa, ma lei non trovava nulla da festeggiare.

Il suo Origami stava male, zoppicava; i veterinari non seppero dare una risposta a quel problema, perché troppo presi dall’evento sportivo, rimandando il tutto al giorno dopo, per necessari approfondimenti.

Il muso aggraziato dell’anglo-arabo francese spuntò fuori dal box, il suo profondo respiro scombinò leggermente i suo capelli blu.

La ragazza carezzò la testa del suo destriero tirando su col naso.

Il ritiro dalle competizioni era nulla, per lei.

E se fosse una malattia grave? E se i gestori del suo maneggio decidessero di abbatterlo?

Non lo avrebbe mai sopportato.

Scoppiò in singhiozzi, abbassando la testa.

“Se vuoi allagare la scuderia, ti devi applicare di più” la voce tagliente di Hidan le fece alzare lo sguardo.

Gli occhi color miele di lei s’incupirono.

“Non sei divertente per un cazzo, Hidan” sibilò, asciugandosi gli occhi con una mano.

Il ragazzo si avvicinò, ravviandosi i capelli chiari, una mano nella tasca dei jeans scuri e aderenti.

“Pensi di risolvere qualcosa, belando come un agnellino il giorno di Pasqua?” chiese, tirando fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette “Adesso devi solo aspettare domani”.

Prese una sigaretta, e la offrì alla ragazza.

“La fai facile, tu” borbottò, prendendo con dita tremanti la bionda “Non è il tuo Jashin che zoppica”

Hidan rimase in silenzio, rabbuiandosi, lo sfrigolio dell’accendino echeggiò nella scuderia deserta.

Konan tese la mano per poter ricevere l’accendino.

Si accese la bionda, senza dire nulla.

Il giovane rimase in piedi davanti a lei, succhiando forsennatamente la sigaretta con cipiglio offeso.

“Cos’hai?” sussurrò alla fine la ragazza.

Lui sospirò, emettendo una nuvola di fumo grigiastro.

“La faccio facile, eh?” mormorò, duro “Pensi di essere l’unica a piangere per paura di perdere uno dei tuoi migliori amici?”

Hidan smise di parlare, le iridi viola puntate su Konan, strinse i pugni per un istante, prima di gridare.

“MA FAMMI IL FOTTUTO PIACERE!”

L’urlo fece agitare un paio di cavalli, che nitrirono.

La giovane sobbalzò, mentre Hidan continuava a fissarla quasi con odio.

Vedendola tremante e quasi indifesa, il ragazzo capì che in fondo lei non aveva colpe.

Addolcì appena lo sguardo, che da rabbioso divenne triste.

“Scusa” borbottò.

Andò verso la seconda uscita della scuderia, quella che dava sul paddock, che a quell’ora era deserto.

Konan lo seguì con gli occhi fino a che non scomparve.

Hidan era irascibile, ma mai lo aveva visto arrivare a tali eccessi.

Forse quella che usava tutti i giorni era una rabbia fredda, quasi intenzionale.

Invece quella a cui aveva appena assistito era un’ira cocente, che corrodeva l’anima.

La giovane si alzò, pulendosi appena i pantaloni, carezzò il muso dolce di Origami e si diresse verso l’uscita.

Hidan si era acceso una seconda sigaretta, e sedeva sullo steccato guardando un punto imprecisato davanti a sé.

“Cos’hai?” chiese nuovamente lei facendolo voltare di scatto.

“Stress” rispose laconicamente lui.

Konan si sedette accanto a lui.

“Cos’hai…davvero?” ripeté.

Il giovane sbuffò.

“Frequentiamo lo stesso maneggio da anni, e ancora non mi conosci? Sai che sono così, m’incazzo per nulla!”

“La maschera da cazzone puoi risparmiartela” disse lei, asciutta “Non hai mai sbottato così”

Hidan inizialmente non rispose, continuando a fumare.

Lei gli strappò la bionda dalle labbra, gettandola a terra, poi con malgarbo prese il viso di lui tra le mani per forzarlo a girarsi verso di lei.

“Stammi a sentire, stronzetto” sibilò, guardandolo negli occhi “Prima ridicolizzi il mio dolore, poi ad una mia domanda esplodi come una mina antiuomo e pretendi che io rimanga zitta e ferma, senza chiedermi che ti frulla in quella testa?”

Il ragazzo rispose con un sorrisino forzato.

“Però, che tempra, sei quasi eccitante” sogghignò “Occhio che mi potrebbero venire alcune idee malsane, per stanotte”

Konan lo lasciò andare di colpo, per poi scendere dallo steccato.

“Fottiti, volevo solo aiutarti, ammesso che tu sappia cosa significhi” mugugnò, e fece per andarsene.

Hidan la prese per un polso.

“Lasciami” gli intimò, cercando di divincolarsi.

Ma il giovane ignorò il suo reclamo, cominciando a parlare  con le dita ferme attorno all’esile polso di lei.

“Prima di Jashin, avevo un altro cavallo”

La ragazza si fermò.

Hidan non si azzardava a lasciarla andare.

“Si chiamava Haru, era una Tennessee Walking Horse[1] e una delle cavalle più belle che io abbia mai visto, con un mantello nero lucido e liscio e due occhi dolcissimi, ancora non ero iscritto al maneggio, la tenevo in una stalla appena fuori città” mormorò “Una colica[2] me l’ha portata via ”

Konan rimase impietrita.

“Non nascondo di aver pianto pure io, seduto sul pavimento della stalla, mentre vedevo il veterinario che cercava di salvarla, ma sai che cosa ho ottenuto con le mie lacrime? Niente!”

Mosse appena le dita sul polso della ragazza, come a saggiare la sua pelle chiara.

“Quando vidi Jashin al maneggio, rividi gli stessi occhi di Haru, quella vena orgogliosa e battagliera mi fece innamorare di nuovo”

Lasciò all’improvviso la presa sul polso della giovane.

Ma Konan non si mosse, rimase in piedi davanti a quel ragazzo che per la prima volta in vita sua aveva aperto il suo cuore.

“Perché non l’hai detto prima?” domandò.

“Perché ho una reputazione, scema”

La ragazza sorrise dolcemente.

“Beh, ho scoperto che dentro al petto non hai solo una palla di pelo”

Hidan ridacchiò.

“Io ho scoperto che sei carina, al chiaro di luna”

“Non fare lo stupido” si schermì lei “Io vado alla festa, altrimenti si preoccupano”

Fece per andare via, quando Hidan la bloccò nuovamente, prendendole con dolcezza un braccio.

Konan non fece resistenza, forse se lo aspettava.

Il ragazzo scese dal recinto, e repentinamente l’abbracciò.

La giovane rimase di sale, mentre sentiva le forti braccia di Hidan circondarla, e stringerla forte.

“Non preoccuparti eccessivamente” le mormorò all’orecchio “Molto probabilmente è solo un po’di tendinite, ti fai troppe paranoie”

“…perché…mi stai…abbracciando?” balbettò la ragazza.

Hidan si strinse ancora di più a lei.

“Sei una gran figa” rispose lui “e hai un buon profumo”

Konan sentì il cuore batterle forte nel petto, e anche Hidan se ne accorse.

“Agitata?” chiese con tono scherzoso “Non ti hanno mai abbracciata?”

“Non…così…” bisbigliò impacciata.

Hidan lasciò scivolare una mano lungo la sua schiena, facendola tremare.

“Devo…devo tornare da Origami” Konan cercò garbatamente di sfuggire a quelle emozioni mai provate.

Il ragazzo la lasciò andare, poi le prese la mano.

“Andiamoci insieme”

Arrivati davanti alla stalla, Hidan la aprì.

“Su, stecchino” disse all’indirizzo del cavallo “Fammi vedere questa zampetta rachitica”

“Zoppica sull’arto sinistro posteriore” lo informò lei.

Il giovane prese delicatamente la zampa, tastando dolcemente tutt’intorno.

Premette un punto e l’animale sussultò.

“Io te l’avevo detto” borbottò “Un tendine gonfio, quei dementi dei cancelli veterinari hanno preso la laurea con i punti del supermercato, per non vedere una tendinite, ci vuole pazienza e tempo, ma non è grave”

La ragazza giocherellava nervosamente con una ciocca di capelli blu, sapeva che una tendinite non era eccessivamente grave se curata in tempo, ma poteva compromettere il futuro agonistico di un cavallo.

“Cosa l’ha provocata?” chiese.

Hidan si alzò, e diede una pacca al collo di Origami.

“Molte cose possono causare una tendinite” spiegò “Età avanzata, eccessivo peso sugli arti, terreni dissestati, eccessivi sforzi prolungati…”

A quelle parole, Konan sospirò pesantemente portandosi una mano alla fronte.

“E’ colpa mia” sussurrò, angosciata.

Il desiderio di battere gli Uchiha l’aveva accecata.

Aveva costretto Origami a ore di allenamento massacrante, e adesso solo lui ne stava pagando le conseguenze.

L’anglo-arabo francese la guardò con i suoi dolci occhi scuri, avvicinò il muso reclamando una carezza.

La bianca mano di Konan si posò sulla testa del cavallo.

“Scusami, è stata tutta colpa mia” disse a mezza bocca la ragazza, lisciando il pelo dell’animale.

Hidan posò la sua mano su quella di lei.

“Piantala di autocommiserarti, mi fai innervosire” borbottò.

La ragazza abbassò lo sguardo.

“Come si cura?”

Il giovane guardò Origami.

“Non è una tendinite grave; riposo assoluto, docciature fredde, una pomata e tanta pazienza e guarirà” abbasso la voce “Non so se potrà continuare a fare dressage, dovresti sentire un veterinario vero”

Konan inclinò la testa da una parte.

“Come sai tutte queste cose?”

“Mio padre era un veterinario” rispose pronto Hidan.

La mano di Konan si girò, e strinse quella di lui.

“Grazie per avermi rassicurata” disse sorridendo appena.

Il ragazzo non rispose.

Intrecciò solamente le dita con quelle di Konan.

Si guardarono negli occhi per un istante.

Hidan si avvicinò alla ragazza.

Appena la bocca di lui si posò su quella di lei, Hidan sussurrò.

“Di nulla”

Poi, le labbra si dischiusero.




Glossario




[1]: Razza americana, di carattere socievole e volenteroso, indicato per la sella e il tiro leggero.

[2]: Per via delle dimensioni del suo intestino, il cavallo è un animale molto soggetto a coliche. Le cause delle coliche possono essere molteplici. Le femmine sono una categoria considerata a rischio per la torsione del colon, per via delle dimensioni dell'utero che sembrano interferire con l'attività intestinale.
Il cavallo si rotola a terra spasmodicamente (senza scrollarsi quando si rialza, in quel caso è sintomo di benessere), non mangia e non beve, a volte sintomo di una colica è la mancata defecazione. Inizialmente i sintomi si presentano blandi, ma non vanno sottovalutati, perché una colica può portare il cavallo alla morte.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mi dispiace per il ritardo...ma spero che il capitolo vi piaccia!^^

Ringrazio tutti coloro che preferiscono, ricordano o seguono la mia storia!

I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!




 

La mano di Hidan scivolò languidamente sul fianco di Konan, durante il bacio.

A quel tocco, la ragazza spalancò gli occhi e, come colpita da una scossa elettrica, si scostò dalle labbra di lui.

Il ragazzo aprì gli occhi color ametista e la guardò, confuso.

“Cosa c’è che non va?” chiese, mordendosi impercettibilmente il labbro inferiore.

“So cosa vuoi” mormorò la giovane, quasi intimorita dall’accennato ardore di Hidan “Non mi sembra…il caso…”

“Oh, Konan” ridacchio a mezza bocca lui “E’ vero, mi piacerebbe assai ma…adesso c’è Origami davanti a noi, non è educato”

Abbassò la voce nella seconda parte della frase, come se il cavallo potesse capire le sue parole.

La ragazza rise coprendosi la bocca con una mano.

Origami, a quel punto, sbuffò sonoramente e scrollò il testone.

“E va bene, stecchino!” esclamò Hidan “Mi stacco dalla tua padrona…ma quanto cazzo sei geloso?”

 

 

Intanto, alla festa, Itachi cercava con gli occhi Naruto.

Ci aveva messo poco a fare due più due, l’unico biondo che Sasuke aveva incrociato al maneggio era il biondo “vaccaro”.

Lo vide conversare con una ragazza dai capelli rosa, appoggiato ad un palo della veranda.

Era proprio il tipo di Sasuke, rude, casinista, dai modi spicci e dagli occhi chiari.

Suo fratello era così: intrattabile, aveva la mania di controllare e la smania di essere controllato, o meglio, di essere domato.

Sasuke viveva il mondo del dressage in un turbine di amore e odio, amava gareggiare, amava far vedere a tutti che la sua Kirin era la migliore, ma al tempo stesso detestava con tutto il suo cuore gli altri cavalieri che sovente incontrava al club di dressage.

Impettiti e viscidi, che consideravano il cavallo solo un oggetto, non un compagno di vita.

Non vivevano appieno il rapporto con il proprio destriero, alla fine dell’esibizione lo rinchiudevano nel box, e chi s’è visto s’è visto.

Lui, invece, adorava la sua cavalla, dopo ogni allenamento si prodigava in mille cure e tenerezze, che si concludevano sempre in un bacio sul testone scuro, in mezzo agli occhi colmi di dolcezza.

Itachi sospirò: forse il fratello sperava di incontrare un uomo che lo amasse tanto quanto lui amava Kirin.

 

Temari camminava con passo svelto verso la veranda illuminata e gremita di persone, traballava leggermente per via dei tacchi alti che affondavano nel terreno soffice.

“Odio queste scarpe maledette” borbottò a mezza bocca.

I fratelli camminavano dietro di lei, le mani in tasca e gli occhi fissi sulla bionda sorella, temendo che potesse cadere da un momento all’altro.

“Perché si è messa quelle scarpine?” chiese Gaara a Kankuro “Le odia, e non ci cammina bene”.

L’altro sorrise malizioso.

“Perché alla festa c’è Shikamaru”.

Gaara guardò perplesso il fratello.

“Ma se non fa altro che ripetere che sono solo amici, e che a volte la innervosisce con il suo atteggiamento!”.

“Se troppo ingenuo” bisbigliò il maggiore, cercando di non farsi sentire “Sai che la nostra sorellona piuttosto che ammettere certe cose si farebbe impiccare, secondo me le piace, e anche molto; secondo te perché si è vestita così? E perché ha messo quei trampoli? Sappiamo tutti e due che, fosse stato per lei, a questa festa ci sarebbe andata in pigiama!”.

“Vi sento! Idioti!” disse la bionda alzando la voce “Una ragazza non può vestirsi bene senza secondi fini?”.

Affrettò il passo stizzita, seminando i fratelli.

 

Gli ansimi risuonavano nella stanza dei finimenti.

Rumore di labbra che si scontravano, si schiudevano, si univano con un desiderio quasi disperato.

Hinata si allontanò con delicatezza, quasi a malincuore.

“Forse dobbiamo ritornare alla festa…”.

Pain sospirò.

“Hai ragione, anche se vorrei trascorrere tutta la notte qui”.

La mora rise sommessamente, prima di poggiare la testa contro il petto di lui.

Le dita del rosso affondarono in quel mare di seta scuro.

“Prima di andare devo fare una cosa…” sussurrò lui.

Abbassò la testa repentino per raggiungere il niveo collo della giovane, succhiando dolcemente la pelle morbida e profumata.

Il corpo della ragazza si ricoprì di pelle d’oca.

Poi Pain si allontanò, baciandole con tenerezza una guancia.

“Ora possiamo andare” sussurrò cercando la mano di lei per afferrarla.

Aprì la porta senza il minimo sforzo, posando la mano sul legno scricchiolante.

Il viso di Hinata si corrucciò, illuminato dalla perlacea luce della luna.

“Ma non era bloccata?”.

“Errore, ti ho fatto credere che fosse bloccata” disse il rosso sorridendo “Perché se la porta poteva essere aperta da chiunque, tu non ti saresti mai rilassata totalmente, avresti avuto paura di essere scoperta”.

Strinse ulteriormente la bianca mano della mora.

La ragazza, colpita da tanta tenerezza, si strinse a Pain.

Insieme si incamminarono verso la festa.

 

“…e così ti sei classificata prima anche nelle eliminatorie eh?” chiese Naruto a Sakura “Quest’anno Shousen fa faville, come tutti gli anni, del resto” concluse con una risatina.

“Beh, devo ammettere che non è stato semplice come pensavo…” disse lei sorseggiando un bicchiere di vino.

“In che senso?”.

“C’è quel ragazzo del team Akatsuki che mi è rimasto appiccicato dietro per tutto il tempo, avevo sempre paura che mi superasse, ma stranamente non mi ha sorpassato mai, anche se una possibilità c’è stata…un errore marchiano, per un atleta di livello; quella presenza sempre dietro di me mi angosciava, secondo me è una strategia ben precisa…”.

“Possibile, ma ad ogni modo stai ben attenta, studiati bene il percorso”.

“Puoi giurarci” Sakura rigirò tra le dita il bicchiere ormai vuoto “Scusa un attimo, vado ad appoggiare il bicchiere al bancone…vuoi qualcosa da bere?”.

Il biondo scosse la testa.

“No, grazie”.

La ragazza si voltò verso il bancone, allontanandosi.

Naruto si guardò intorno: il damerino ancora non si era fatto vedere.

Il biondo si mise le mani in tasca, salutò con lo sguardo Neji Hyuga con la fidanzata Tenten.

“Ciao”.

La voce profonda di Sasuke lo fece sobbalzare.

“Ciao” rispose Naruto guardando il moro negli occhi “Ho sentito che sei arrivato primo alle eliminatorie”.

“E io ho sentito che anche tu hai fatto altrettanto”.

Rimasero poi in silenzio per qualche minuto.

“Quella ragazza con i capelli rosa è la tua fidanzata?” chiese Sasuke, esitante.

“No, non ho una fidanzata” Naruto si ritrovò a chiedersi il perché della rettifica, non ce n’era affatto bisogno.

Sasuke fissò un punto imprecisato davanti a sé, senza parlare.

“Senti…” disse il biondo sommessamente “Volevo dirti che l’altra sera mi hai messo un po’a disagio, damerino”.

“Penso che tu l’abbia capito che mi sento incredibilmente attratto da te”.

Naruto spalancò ancora di più gli occhi cerulei.

Si, lo aveva capito, ma tutto gli sembrava troppo…audace, troppo manifesto.

Sembrava quasi uno scherzo, una presa in giro.

Continuò a guardare il moro ad occhi sbarrati, senza proferire parola.

 

Ino rimaneva in piedi davanti all’ingresso, mordendosi con delicatezza le labbra.

Quella sera non aveva ricevuto fiori, ma solo un biglietto, sempre scritto al computer.

Il fiore te lo darò di persona, alla festa”.

Al posto della firma, sempre una croce scritta con inchiostro blu.

La ragazza non nascondeva la sua agitazione: se prima era pervasa da un brivido civettuolo ad ogni omaggio floreale, adesso era dilaniata da un dilemma.

E se il misterioso ammiratore non sarebbe stato il suo tipo ideale? Se dopo averlo conosciuto si accorgesse di non avere nulla in comune con lui? Non voleva assolutamente ferirlo, dopo i pensieri gentili che le aveva dedicato, ma d’altronde l’amore c’è o non c’è.

Nervosamente si lisciò il lungo vestito stile impero rosso scuro, che le fasciava il corpo ben formato.

I lunghi capelli biondi legati nell’immancabile coda di cavallo che le carezzava le spalle.

Gli occhi azzurri truccati appena con un filo di eyeliner.

Improvvisamente una splendida orchidea le arrivò tra le dita, da dietro la sua schiena.

Un forte odore di menta impregnò le sue narici.

Proveniva da dietro di lei.

Ino deglutì: il suo ammiratore segreto era proprio dietro di lei.

E odorava di menta piperita.

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