Ho appeso la felicità sul ciuffo che ti ricade sugli occhi di Tanuki (/viewuser.php?uid=84516)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Vi prego
abbiate pietàXD, ho voluto unire due mondi che amo alla follia:
Naruto e l'equitazione...il titolo è preso da una frase che
narra l'origine del cavallo (arabo):
Quando Dio decise di creare il
cavallo, disse al Vento del Sud: "Voglio farti diventare una Creatura.
Condensati" e il Vento si condensò. L' arcangelo Gabriele
apparve immediatamente, prese una manciata di quella materia e la
presentò a Dio, che fece un baio oscuro dicendo: "Ti
chiamerò cavallo; ti farò arabo e ti darò il
colore della formica; ho appeso la felicità sul ciuffo che ti
ricade sugli occhi. Sarai il Signore degli animali, gli uomini ti
seguiranno ovunque andrai; sarai abile nell' inseguimento e nella fuga;
sulla tua schiena ci saranno ricchezze e per tua mediazione
arriverà la fortuna". Poi Egli mise sul cavallo il segno della
gloria e della felicità: un segno bianco in mezzo alla fronte.
Questa
è una SasuNaru, ma infilerò qua e là qualche altro
pairing: ShikamaruxTemari, HinataxPain, KibaxIno, KakashixIruka...e
forse anche altri!!
Alla fine del capitolo metterò un piccolo glossario, dove
spiegherò il significato di alcuni termini tecnici e
descriverò brevemente alcune razze di cavalli!
Cecciuu! Ma anche
questa la dedico a te, lo sai??
I personaggi sono maggiorenni e
appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che
leggeranno e recensiranno!!
Capitolo 1
Un giovane dai corti capelli biondi posò una mano sulla
pesante porta di legno della stalla, che si aprì cigolando.
Una
moltitudine di box si presentò davanti ai suoi occhi,
una sinfonia di sbuffi e scalpiccii lo accolse.
“Rasengan!”
chiamò, la sua voce risuonò nell’edificio.
Dal box
in fondo a destra sbucò fuori la testa dorata di un
delizioso Quarter Horse[1] dal mantello palomino[2],
gli
occhi vivaci, il profilo leggermente camuso[3], la stella[4]
bianca che svettava sulla fronte, la criniera chiarissima e ben curata;
salutò
il ragazzo muovendo la testa dall’alto verso il basso.
“Ciao,
bello!” esclamò ancora il giovane, che portava una
capezza di cuoio poggiata sulla spalla, avanzando verso il cavallo,
arrivato
davanti al box, carezzò il muso con dolcezza “Andiamo a fare un
giretto?”
Il
cavallo si fece accarezzare docilmente, il ragazzo aprì
il box ed entrò, dopo aver dato una pacca sul collo
dell’animale, lo fece
voltare con un verso e gli mise la cavezza, poi lo fece uscire
lentamente, lo
portò fuori dalla stalla, agganciò una lunghina alla
cavezza e lo legò ad un
recinto.
Il biondo
scomparve dentro ad una stanza, il cavallo raspò
distrattamente il terreno con la zampa anteriore, poi il giovane
ricomparve con
le braccia cariche.
Trasportava
una sella americana, di mirabile fattura, delle
briglie, una bisaccia, un sottosella, un sottopancia e un pettorale[5].
Sbuffando
sonoramente, il giovane posò a terra i finimenti,
e cominciò a sellare il cavallo.
Nei
movimenti del ragazzo si poteva scorgere una delicatezza
non indifferente: mentre infilava il morso nella bocca dell’animale,
quando
poggiava la sella sulla groppa palpitante, ogni suo gesto era
caratterizzato da
una grande dolcezza, che testimoniava l’amore che provava per il suo
cavallo.
Il
giovane si chiamava Naruto Uzumaki, ed era una giovane
promessa del reining[6], cavalcava sin da bambino, aveva
vinto per
tre volte consecutive il campionato nazionale e aveva intenzione di
vincerlo di
nuovo.
Rasengan,
il perfetto Quarter Horse che stava bardando, era
il suo cavallo da molti anni, suo fedele compagno di vittorie, generoso
e
instancabile, per Naruto era il tesoro più grande: il suo
profilo perfetto, la
sua vivacità, la sua intelligenza, gli appiombi[7]
ben fatti e la
muscolatura definita lo avevano reso un’autentica star nel mondo del
raining
agonistico.
Alla
fine, Naruto guardò ancora il suo cavallo, sellato e
imbrigliato.
Era
perfetto, il cavallo più bello del mondo, il sole
illuminava il mantello dorato, facendolo brillare.
Il
giovane sganciò la lunghina dalla cavezza, poi si issò in
sella.
Un lieve
movimento del bacino, e Rasengan partì con passo
sicuro.
“Perché
non ti sei ancora iscritta al torneo?”
Il
ragazzo dai lunghi capelli scuri, dopo aver formulato la
domanda con tono quasi ringhioso, scosse la testa, incrociando poi le
braccia
mentre si poggiava ad una parete della stalla.
“Neji…io
non mi sento ancora pronta!”
La
ragazza prese nervosamente una ciocca di capelli lisci e
neri tra le dita, abbassò gli occhi.
“Come
pensi di ottenere l’ammirazione di tuo padre se non
provi nemmeno ad entrare in una competizione!” la rimbeccò Neji
“Hai una
cavalla fantastica, figlia di campioni, la sua elevazione fa invidia
pure a me!
Ti alleni ogni giorno e poi quando arriva una gara non partecipi! Io
non ti
capisco, Hinata!”
Hinata
continuava a tormentare il ciuffo scuro con le dita.
Lei amava
l’equitazione, amava Juken, la sua dolce cavalla
di razza Hannover[8] dal mantello baio oscuro, che quando la
vedeva
triste poggiava la grande testa sulla sua schiena e la muoveva
lentamente,
grattandole le spalle; ma non voleva partecipare a nessuna gara di
salto,
sapeva che un cavallo non era fatto per saltare[9].
Hinata
sovente passeggiava per le grandi colline verdi che
attorniavano il maneggio, con la sua Juken accanto, senza lunghina.
La
cavalla non si staccava mai da lei, camminavano per ore,
una accanto all’altra.
Si
sentivano complete, in simbiosi, in quei momenti di
assoluta tranquillità.
Era
entrata nel mondo del salto per far piacere al padre,
campione pluripremiato, ma la sua insicurezza e la consapevolezza di
non voler
costringere un animale così fiero a compiere un gesto per lui
innaturale le
avevano fatto guadagnare la fama di ragazza “capace, ma senza quella
luce negli
occhi quando saltava un ostacolo”.
Il cugino
Neji, al contrario, era molto bravo nel salto, lui
e il suo Byakugan, Holstein[10] morello di cinque anni,
erano un
binomio inossidabile e stupefacente.
Secondo
Hinata, il cugino e il suo cavallo sembravano due
robot, salti troppo perfetti, se uscivano insieme, era solo per
allenarsi,
pulire la stalla e mostrare l’animale a qualche amico.
Non una
passeggiata, non un momento per assaporare il vero
rapporto tra l’uomo e il cavallo.
Hinata
solo in quel momento si sentiva superiore al cugino,
quando abbracciava il testone della sua Juken si sentiva un tutt’uno
con lei,
sentiva i suoi respiri e il suo odore; e non poteva provare sensazione
migliore.
Alcuni
chilometri più in là, un enorme furgone luccicante
adibito al trasporto dei cavalli sfrecciava sulla strada.
Al
volante un ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in
una coda, accanto a lui un giovane che gli somigliava, con i capelli
sempre
corvini ma più corti.
“Allora,
Sasuke” mormorò il guidatore “Sei agitato? Questa
competizione è tosta…”
“Ce la
farò, fratello, non preoccuparti” lo interruppe il
passeggero “Io e Kirin siamo belli carichi, abbiamo provato la
coreografia un
sacco di volte”
“A
proposito, dai un’occhiata alle signore, non vorrei che
si facessero male come l’altra volta”
“Ho
rimesso a posto il furgone, Itachi, è come se fosse a
prova di bambino” disse Sasuke voltando la testa verso una finestrella
posta
proprio dietro di lui, la aprì, e un occhio nero come la notte
gli si presentò
davanti “Non preoccuparti, bella, tra poco arriveremo al maneggio”
Carezzò
per un attimo la testa della cavalla e si rigirò.
“Ma
questo maneggio com’è? Sarà degno delle nostre bellezze?”
chiese ironico il ragazzo al guidatore.
“Tutti
dicono che è uno dei migliori, si chiama Centro
Ippico Konoha, si occupa di quasi tutte le discipline equestri, dal
salto al
raining, ospita il celebre Rasengan”
“Il
Quarter indiavolato che appartiene a quel Naruto
Uzumaki?”
“Proprio
lui”
Sasuke
sbuffò.
Il
fratello lo guardò per un istante.
“Che ti
prende?”
“Un
cavallo così bello in mano a quello sbruffone, è uno
spreco!”
“Sarà
anche uno sbruffone, ma è un campione nella sua
categoria!”
“Spero
che il rosso del team Akatsuki riesca a batterlo”
“Pain?
Si, è bravo, ma non ci contare troppo”
Un calcio
proveniente dalla parte sinistra del furgone fece
sobbalzare Itachi.
“Sentila,
la signorina! Come scalpita!” sogghignò Sasuke.
“Questa
cavalla mi farà diventare matto, aprimi la
finestrella un attimo”
Il
fratello minore aprì la finestrella che si trovava dietro
ad Itachi.
Senza
staccare gli occhi dalla strada, il ragazzo disse,
alzando appena la voce:
“Eeeeh,
Amaterasu! Stai calmina!”
Sasuke
sorrise, rigirandosi.
“Ricordi
quando l’hai vista per la prima volta?”
“Non lo
dimenticherò mai, sembrava fatta apposta per me, e
quel demente del suo vecchio padrone si permetteva pure di trattarla
male! Una
cavalla così, una cavalla che ha il fuoco nel sangue!”
“Hai
ragione, ma l’addestramento è stato da dimenticare”
“Ha il
suo caratterino, ma se adesso sono campione nel
dressage[11] un motivo c’è, guarda che quando si
vince per il 90% è
merito del cavallo!”
“Campione,
il cartello dice di girare a destra!”
“Lo so,
lo so!”
Naruto
ritornò dalla sua passeggiata quotidiana al galoppo.
Con una
brusca frenata si fermò davanti alla porta delle
stalle, dove Kakashi Hatake, il proprietario del maneggio, lo stava
aspettando.
“Questo
cavallo è un portento!” esclamò l’uomo dai capelli
argentati, con il viso perennemente coperto da una sciarpa nera.
“Più
che portento, è un debosciato!” sbuffò Naruto scendendo
dalla groppa dell’animale “Quando si accorge che stiamo tornando al
maneggio si
mette a galoppare e non lo tiene più nessuno, guarda le mani!”
Il
giovane aprì le mani, i palmi pieni di segni rossi.
“Mi
è toccato prendere le briglie con tutte e due le mani,
per cercare di frenarlo!”
Kakashi
ridacchiò, carezzò il collo del palomino.
“Dagli
una bella pulita nella stalla, tra poco arrivano i
nostri rivali nel torneo!”
“Ma non
possono tenere i cavalli da un’altra parte?”
“Siamo
l’unico maneggio con abbastanza posti!”
Il biondo
sbuffò di nuovo, mentre portava Rasengan nella
stalla.
“Almeno
mi puoi dire chi sono?”
“Il team
Akatsuki e il team Uchiha”
“Il team
composto solamente dai due fratelli Uchiha? Quelli
del dressage?”
Kakashi
annuì.
“Li odio,
ridicolizzano i cavalli facendoli sembrare delle
ballerine”
“Ognuno
ha i suoi gusti, Naruto”
Il
ragazzo non rispose, e continuò a camminare tenendo
Rasengan per la capezza.
“Io non
ti farei mai danzare a ritmo di musica, caro mio”
mormorò all’indirizzo del suo cavallo che sembrava capirlo.
Glossario
[1]: Razza americana,
intelligente e disponibile verso l’addestramento, di solito è
molto usata nel
reining e nella monta western in generale, anche se la sua
versatilità lo rende
adatto anche alla monta inglese.
[2]:
Colorazione caratterizzata da mantello dorato e
criniera e coda biondo chiaro.
[3]:
Leggermente corto.
[4]:
Macchia caratteristica di colore bianco che si trova in
mezzo alla fronte, è a forma di rombo e ben definita.
[5]:
Finimento utilizzato per non far scivolare la sella all’indietro,
nella monta western è utilizzato a scopo decorativo.
[6]:
Disciplina dell’equitazione western che significa
letteralmente “lavorare di redini”, trae origine dal lavoro svolto dai
cowboy
per radunare il bestiame.
[7]:
Direzione perpendicolare al piano d’appoggio degli arti
di un quadrupede.
[8]:
Razza tedesca, resistente ed equilibrata,
particolarmente adatta al salto ad ostacoli.
[9]: Il
cavallo in natura non salta quasi mai.
[10]:
Razza tedesca, vivace, docile e versatile, utilizzata
prevalentemente per il salto ad ostacoli.
[11]:
Disciplina equestre che consiste nell’esecuzione di
movimenti geometrici da parte del cavallo, chiamati figure. Le figure
sono
prestabilite. Nel freestyle, il cavaliere deve eseguire una coreografia
creata
da lui utilizzando le figure con l’utilizzo di una base musicale.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Ecco il
secondo capitolo!
Sono felice di aver riscosso così tanto successo, non riesco
ancora a crederci!
Ringrazio di vero cuore beabiral96
e zezou che
preferiscono la mia storia.
Un grazie grande come il mondo anche a abusiva, annamariz, cassy_star, Chinook_N, falketta, krikka86, MXI, naruto762 e Viba che la seguono!!
Senza
contare le adorabili recensioni di ryanforever e di belle fuori edward dentro!
Grazie!!!!
Farò
sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 2
Kakashi
vide il ragazzo biondo scomparire nel box di
Rasengan, sospirando si voltò verso il primo box sulla sinistra,
dove uno
splendido Andaluso[1] dal mantello grigio pomellato[2]
stava masticando del fieno.
“Bisogna
farti un bel bagno, Sharingan, ancora non so come
fai a sporcarti così tanto!”
Sharingan
era il cavallo di Kakashi, un meraviglioso cavallo
dal portamento fiero e dalla criniera grigia lunghissima e ondulata.
L’uomo lo
teneva come un re, gli dedicava anima e corpo,
voleva farlo diventare il cavallo più bello di tutti.
Kakashi
era un esperto di doma vaquera[3], era
stato per quattro anni in Spagna, più precisamente a Siviglia,
per imparare
ogni segreto di quella doma così affascinante, che raccontava la
storia di un
popolo.
Da
ragazzo partì per la Spagna con pochi soldi in tasca e un
sogno nel cassetto.
Per una
settimana vagò per le campagne andaluse, alla
ricerca di un maestro disposto ad insegnargli la doma che tanto lo
attraeva.
Il suo
maestro, Don Beltran, era un uomo di notevole cultura
ippica, accolse Kakashi come un figlio quando lo vide spaesato davanti
a casa
sua, incantato davanti ai suoi cavalli, era stato lui a regalargli
Sharingan.
Il nome
lo scelse Kakashi, perché quel meraviglioso Andaluso
dallo sguardo orgoglioso non aveva un vero nome, era uno stalloncino
impetuoso
ed intrattabile, Don Beltran lo ricevette da un uomo disperato che non
sapeva
come addestrarlo.
Il
cavallo si chiamava, appunto “Sin nombre”, senza nome,
perché non rimaneva in un allevamento per molto tempo, per via
del suo
carattere ardente, e nessuno aveva intrecciato con lui un rapporto
abbastanza
forte per potergli dare un nome.
Don
Beltran lo presentò senza indugi a Kakashi, curioso di
sapere come se la sarebbe cavata.
Sharingan
era un cavallo difficile, ma dall’animo buono, non
si fidava degli umani.
Kakashi
con dolcezza e determinazione riuscì a domarlo, per
addestrarlo ci mise più di un anno.
Tante
volte era stato sbalzato dalla sella e caricato
impietosamente da quel fulmine grigio, ma con costanza Kakashi
riuscì a
domarlo, ma senza sottometterlo.
Quando se
ne andò dalla Spagna si portò via il suo “Sin
nombre”, che chiamò “Sharingan”.
Sharingan
crebbe, diventando un cavallo bellissimo,
muscoloso e ben formato, dal carattere mite anche se ancora un
po’diffidente.
Il sogno
di Kakashi era quello di farlo vincere alla grande
gara di bellezza che si disputava ogni anno e a cui partecipavano tutti
i team
del territorio.
Sapeva,
però, di avere un rivale quasi imbattibile.
Kakuzu
del team Akatsuki, e il suo Akhal-Teke[4],
Jiongu: un cavallo di rara grazia e bellezza, dalle linee sinuose e dal
mantello dorato, letteralmente, ad ogni raggio di sole il pelo di quel
cavallo
splendeva come un lingotto d’oro.
Il
rombare di un motore distolse Kakashi dai suoi pensieri.
Il team
Uchiha era arrivato.
Una lunga
coda di furgoni con la scritta “team Akatsuki”
percorreva la strada verso il maneggio.
Sul primo
viaggiava Pain, diretto rivale di Naruto nel
Reining, che guidava con attenzione, il sole illuminava i piercing
argentati di
cui il suo volto era cosparso, i capelli scarlatti gli circondavano il
volto
latteo.
Konan,
bella ragazza dai capelli blu e dallo sguardo
malinconico, era un asso del Dressage, non nascondeva la sua paura per
il team
Uchiha, e anche per la sua rivale nel Centro Ippico Konoha, Ino
Yamanaka, che si
diceva sapesse il fatto suo.
Dietro di
loro, i loro fedeli cavalli: Rinnegan, stallone Appaloosa
Leopard[5] bianco con macchie marrone scuro, apparteneva a
Pain
mentre Origami, Anglo - arabo Francese[6] dal mantello
sauro, era il
cavallo di Konan.
Viaggiavano
in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri,
nella voglia di gareggiare, di vincere e di abbracciare il collo del
cavallo in
un impeto di gioia, nella paura di fallire dopo tanto allenamento.
Nel
secondo furgone Hidan era alla guida, esperto nel
cross-country[7], chiamato “l’immortale” perché
nonostante le
rovinose cadute tipiche della disciplina era sempre uscito indenne e
aveva
sempre proseguito la gara; e Kakuzu, il rivale di Kakashi nella gara di
bellezza.
Nel retro
i due cavalli, il celebre Jiongu dal pelo d’oro e
Jashin, un Trakehner[8] baio, forte e insanguato[9],
il
muso percorso da una bianca lista[10], la pupilla degli
occhi
violacei di Hidan.
I due battibeccavano,
come al solito, Hidan faceva pesare a Kakuzu il fatto di aver reso
Jiongu un
“cavallino effemminato senza un briciolo di dignità”, mentre
Kakuzu considerava
Jashin una “piaga dell’universo equino”.
“Se
succede un casino in scuderia, nove volte su dieci la
colpa è sua!” esclamò Kakuzu inviperito “Gli perdoni
tutto, quando una sonora
scudisciata gli farebbe bene!”
“Non
provare neanche a toccarlo, stronzo!” scattò Hidan
“Meglio casinista che effemminato!”
“Ma che
ne sai, ma che ne sai! Jiongu è un maschio, mi
pagano un sacco di soldi solo per avere il suo seme[11]!”
“Non gli
fai neanche sentire l’odore di una cavalla, cazzo
se sei idiota!”
“E se la
cavalla non lo vuole e gli dà un calcio? E se mi si
azzoppa? A questo mica ci pensi!”
“Ma mica
è un manichino! Se lo calcia si scansa! Ma con
quegli stecchini che chiami gambe anche con un alito si azzoppa!”
“Jiongu
è bellissimo, il tuo Jashin è rozzo”
“Non ti
azzardare a chiamarlo rozzo, o ti strangolo con la
lunghina!”
“Pensa a
girare, và, idiota!”
“Lo so da
me, deficiente!”
Nel terzo
furgone Deidara, ragazzo dai lunghi capelli
biondi, guidava tranquillamente. Lo sguardo azzurro e orgoglioso, una
passione
immensa per il salto ad ostacoli, che considerava quasi una forma
d’arte.
Pochi,
secondo lui, conoscevano appieno la sensazione di
completezza che si provava durante un salto, un unico istante di
effimera
bellezza, i muscoli tesi del cavallo, la coda folta ma curata che si
gettava
all’indietro nell’aria e garriva al vento come una bandiera,
l’atterraggio
fermo, e la carezza al collo palpitante dell’animale alla fine del
circuito.
Il suo
destriero, un castrone Selle Français[12]
dal mantello baio brillante[13] di nome Kibakunendo, di
carezze ne
aveva ricevute tante, perché considerato dal biondo un artista,
in quanto
grande saltatore dalle forme armoniose in grado di donare emozioni
infinite.
Kibakunendo,
oltretutto, era balzano da tre, tre bianche
balzane[14] calzate ornavano le sue gambe sottili ma forti,
Deidara
aveva sentito varie volte il modo di dire “Balzano
da tre: cavallo da Re” [15] ,
e quel proverbio sul suo fidato amico non poteva essere
più azzeccato.
Il suo passeggero,
Sasori, guardava pensoso in silenzio fuori dal finestrino, i suoi occhi
puntati
verso le immense distese verdi che saettavano fuori dal vetro.
Per lui,
amante dell’endurance[16], ogni collina,
ogni sentiero, ogni boscaglia era un territorio da esplorare, solo lui
e la sua
migliore amica, la sua Kawarimi, cavalla di razza Shagya Arabo[17]
dal
pelo grigio spruzzato[18], gli occhi vispi e un temperamento
nevrile
ma dolcissimo con il suo padrone.
Deidara
cercava in ogni modo di far parlare Sasori, ma senza
risultati, sapeva a chi stava pensando.
All’unica
persona che nel percorso del torneo poteva
metterlo in difficoltà.
“Benvenuti
al Centro Ippico Konoha” esordì Kakashi quando
vide Itachi scendere dal furgone, seguito dal fratello “Vi indico
subito le
stalle, il viaggio deve essere stato lungo”
“Grazie”
mormorò Itachi aprendo le porte posteriori, due
lunghe e lisce code nere fecero capolino dal portellone “Sasuke, vai
davanti,
per favore, lo sai che Amaterasu se non ha nessuno davanti non fa un
passo!”
Il
ragazzo non si fece pregare, con prudenza scivolò tra le
due cavalle per portarsi davanti ad Amaterasu.
Kakashi
rimase di stucco vedendo la tranquillità dei due
animali, sentì distintamente Sasuke fare un caratteristico verso
per far
indietreggiare la cavalla del fratello.
Appena
scese del tutto, Amaterasu venne presa per la capezza
da Itachi, che prontamente la agganciò ad una lunghina legata a
sua volta sullo
steccato adiacente alla stalla, di solito utilizzato per poggiare le
selle.
Poi fu il
turno di Kirin, la cavallina di Sasuke, che
tranquillamente scese con lo stesso metodo della prima.
Kakashi
poté vedere la grande bellezza delle due cavalle,
due splendide Alter-Real[19] dal mantello nero, muscolose e
allo
stesso tempo flessuose, due meraviglie, in parole povere.
La loro
serenità era fuori dal comune, di solito due cavalli
che affrontano un lungo tragitto in van quando scendono sono fuoco e
fiamme, o
perlomeno il suo Sharingan era così.
Invece le
due cavalle erano tranquille, Kirin si era persino
appisolata, piegando la zampa posteriore.
In quel
momento uscì Naruto, con espressione torva, portava
ancora Rasengan alla lunghina.
“I
finimenti sono dall’altra parte, li lavo più tardi” disse
semplicemente “Ho bisogno di un posto dove legare Rasengan, devo
lavarlo”
“Ah, quel
famoso Rasengan?” si intromise Itachi “Devo
ammettere che è proprio bello!”
Naruto
sorrise, era sempre felice quando riceveva un
complimento per via del suo cavallo.
Rasengan
intanto fiutava l’aria, interessato alle due
cavalle ancora legate.
“Sono in
calore?” chiese il biondo cercando di tenerlo a
freno.
“No”
rispose Itachi “Ma…ma cosa gli prende?”
“Oh, non
preoccuparti” cercò di rassicurarlo Itachi “Rasengan
è molto…socievole!”
Lo
stallone si diresse verso le sue cavalle, quando si trovò
davanti a Kirin cercò di attirare la sua attenzione
mordicchiandole il collo.
Kirin,
svegliatasi di colpo, gli rispose con un calcio
laterale, che per fortuna non prese il palomino.
Amaterasu,
vedendo il biondo insidiatore cominciò ad
agitarsi.
Sasuke si
precipitò a calmare la sua cavallina, Naruto
tirava la lunghina con tutte le sue forze per cercare di dissuadere il
suo
Quarter dall’infastidire ulteriormente la morella.
“Ma
guarda!” esclamò Sasuke indispettito “Tieni lontano quel
casinista dalla mia Kirin!”
“Oh,
scusami se la tua principessina non è abituata a fare
nuove amicizie!” rispose Naruto rissoso, non importa se il suo cavallo
era nel
torto, nessuno aveva il diritto di insultarlo.
“La mia
principessina almeno sa come ci si deve comportare,
sarai anche bravo nel Reining, ma in quanto ad addestramento lasci a
desiderare!”
“Mi stai
dicendo che non so educare il mio cavallo? Occhio a
quello che dici, damerino!”
“Non ho
detto questo, ho detto solamente che il suo
addestramento non vale una cicca!”
“Adesso
basta!” Naruto schiaffò la lunghina che teneva
Rasengan in mano a Kakashi, e si diresse verso Sasuke, pronto a menar
le mani
“Vediamo se almeno sai incassare qualche pugno, damerino!”
Il moro
si mise in posizione d’attacco, quando Itachi si
frappose tra lui e il biondo.
“Piantatela”
disse semplicemente “Mettiamo le cavalle nella
stalla, ora. Bisogna affrontarsi nel rettangolo, non davanti ad una
stalla
mentre i cavalli stanno a guardare”
Sasuke
respirò a fondo, lanciando a Naruto un’occhiata al
vetriolo.
Naruto
rispose con sguardo di fuoco.
“Prova a toccarmi
Rasengan un’altra volta e vedrai!” pensò il biondo.
Glossario
[1]:
Razza spagnola, proveniente dall’Andalusia, ultimamente
il nome di questa razza è stato modificato in P.R.E (Pura Razza
Española),
cavallo dal carattere fiero, intelligente e affettuoso, molto
equilibrato, ha
un portamento molto nobile.
[2]:
Mantello caratterizzato da peli bianchi e neri, dove i
peli bianchi formano delle macchie tonde.
[3]: Doma
spagnola che trae origine dal lavoro in campagna
con il bestiame, il cavaliere che pratica questa monta deve essere
dotato di
grande sensibilità e intuito. Viene tramandata oralmente. La sua
finalità è
quella di mettere il cavallo in uno stato di equilibrio psicofisico, in
modo
che possa affrontare la vita imprevedibile delle campagne.
[4]:
Razza proveniente dal Turkmenistan, dove è patrimonio
nazionale, una delle razze più antiche del mondo equino; cavallo
agile e
resistente, i suoi peli hanno forma conica, forma che gli permette di
riflettere un maggior numero di raggi solari, permettendogli di
sopravvivere al
clima del deserto. Questo particolare pelo assume riflessi dorati sotto
la luce
solare.
[5]:
Razza americana caratterizzata dal mantello a macchie,
il Leopard citato è una specie dal mantello bianco con macchie
nere o marroni.
[6]:
Razza francese dal temperamento coraggioso e leale,
molto portato per il dressage.
[7]:
Sport equestre olimpico che consiste in una prova di
velocità ad ostacoli fissi, tali ostacoli vengono riprodotti
similmente a
quelli che si possono trovare in natura come tronchi, laghetti
artificiali o
fossi. Date la pericolosità e la difficoltà di questa disciplina, durante il percorso
è
obbligatorio passare attraverso i cancelli veterinari, dove si
controllano le
condizioni di salute di cavallo e cavaliere.
[8]:Razza
tedesca docile, ma potente e temeraria, particolarmente
utilizzata per il cross-country.
[9]:Un
cavallo insanguato è un cavallo focoso e nevrile, ma
abbastanza docile per essere addestrato, detto anche a “sangue caldo”
(dove la
temperatura del sangue non ha nessuna attinenza), un cavallo a sangue
caldo si
ottiene mescolando una razza a sangue ardente (come l’arabo, forse
eccessivamente nevrile) con una a sangue freddo (come il frisone
occidentale,
dal temperamento tranquillo).
[10]:
Striscia di pelo bianco che percorre il muso del
cavallo.
[11]:
Alcuni padroni di stalloni particolarmente pregiati
vendono il loro sperma per l’inseminazione artificiale.
[12]:Razza
francese, uno dei migliori cavalli a sangue caldo
per la competizione, indicato per il salto ad ostacoli.
[13]:
Mantello baio con peli rossastri predominanti.
[14]:
Macchie bianche sugli arti del cavallo che partono
dallo zoccolo. La balzana calzata arriva allo stinco.
[15]: Una
tradizione popolare cataloga i cavalli con balzane
a seconda degli arti macchiati: Balzano da
uno, non lo vendo a nessuno.\ Balzano da due, più forte di un
bue.\ Balzano da
tre, cavallo da Re. \ Balzano da quattro, cavallo tutto matto.
[16]:Uno
degli sport equestri a maggior diffusione nel
mondo, consiste in una corsa di resistenza su percorsi di varia natura
dai 20
ai 160 km, ogni 30-35 km l’animale viene sottoposto ad una visita
veterinaria.
[17]:Razza
ungherese dal profilo aggraziato, intelligente e
resistente, indicata per l’endurance.
[18]:Mantello
grigio con puntinatura più scura che si
accentua con l’età.
[19]:Razza
portoghese, elegante e fiera, ultimamente viene
utilizzata per il dressage.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Questo
capitolo non mi piace molto...ma non sono io a doverlo dire^^.
Quanta gente! Apperò! Sono molto felice! Devo ringraziare un
sacco di gente!
Prima di tutto a chi ha messo la mia storia nelle preferite: beabiral96, bring_me_to_life e zezou!
Poi ringrazio chi l'ha messa in quelle da ricordare: Amy Uzumaki e Light_of_stars!
Un grazie tutto speciale anche a chi la segue: abusiva, annamariz, cassy_star, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, scarlett666 e Viba!
Poi
un ringraziamento grande grande a ryanforever per le sue
adorabili recensioni!!
Farò
sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 3
Il biondo
strappò sdegnoso la lunghina dalle mani di Kakashi
e se ne andò verso le stalle seguito da Rasengan.
“Se prova
a dirti di nuovo qualcosa gli cambio i connotati!”
mugugnò all’indirizzo dell’animale, che cercava di voltarsi per
ritornare dalle
cavalle.
Naruto
tirò fermamente la corda:
“Non fare
lo stupido, non vedi che quelle due cavalline se
la tirano come poche? Non ti meritano, bello”
Legò
Rasengan dall’altra parte della stalla, nell’altro
luogo adibito al lavaggio, prese il tubo dell’acqua e cominciò a
bagnare il
pelo dorato del cavallo, che gradì molto.
Pulì
con accuratezza ogni parte del sul corpo, poi lo portò
fuori per farlo asciugare.
Uno
scalpiccio lì vicino attirò l’attenzione di Naruto.
“Di chi
è il furgone parcheggiato lì fuori?”
Shikamaru
Nara, il campioncino di cross-country del
maneggio, sul suo cavallo Kage, un Tersk[1] grigio chiaro
con
un’ottima elevazione, si presentò davanti al biondo.
“Il team
Uchiha” rispose bofonchiando.
“Da come
lo hai detto, non mi sembra che tu sia molto
contento”
Naruto
legò Rasengan e si mise a pulire i finimenti.
“Diciamo
che ho avuto una piccola discussione con il
damerino più piccolo”
Shikamaru
ridacchiò, mentre Kage cominciava ad agitarsi.
“Sta un
po’fermo, e che diamine! Dopo due ore di galoppo
ancora scalpiti! Lo so che siamo arrivati alla stalla!” Shikamaru
tirò
leggermente le redini “Stò cavallo mica mi sente”
“O ti
prende in giro o è ora di cambiare imboccatura, il
filetto[2] non lo sente più”
“Lo so,
ma il morso[3] mi sembra ancora severo,
non mi va di fargli male” Shikamaru diede una pacca al collo
dell’animale
“Comunque, hai conosciuto Sasuke Uchiha?”
“Si, e
già lo odio, si è permesso di dire che Rasengan non
è
addestrato bene”
“Ma che
ne sa…” mormorò il moro, Kage era sempre più
agitato, per lui il ritorno alla stalla significava solo una cosa: la
“pappa”.
Naruto
carezzò il muso aggraziato del cavallo di Shikamaru.
“Lo hai
viziato, caro mio, adesso vede il rientro come
un’occasione per mangiare”
“E’ un
cavallo fantastico” si giustificò lui “una ricompensa
è più che adeguata”
“Hai
proprio ragione, Kage è perfetto…sei pronto per la
gara?”
“Il
percorso sarà difficile, ma con la giusta strategia non
ci affaticheremo”
“Stai
attento a Hidan” si raccomandò il biondo.
“Già,
è l’unico che può darmi problemi, non so ancora come
fa a spiattellarsi per terra e a rialzarsi due secondi dopo! Ti ricordi
quando
sono caduto l’anno scorso su quel laghetto artificiale?”
“Ti eri
rotto il braccio destro, mi ricordo, e mi ricordo
anche del povero Kage”
Shikamaru
guardò il suo destriero con sguardo intenerito.
“Mentre
mi contorcevo dal dolore è rimasto sempre accanto a
me, per poco mordeva un paramedico che si era avvicinato”
Il moro
scese dalla groppa del cavallo, e si diresse verso
il box di Kage.
Intanto,
il gruppo di furgoni del Team Akatsuki arrivò sul
piazzale d’ingresso.
“Sono
arrivati anche gli altri fenomeni da baraccone” ghignò
Naruto.
“Saranno
anche dei fenomeni da baraccone, ma sono bravi”
aggiunse Shikamaru.
Pain fu
il primo a scendere, Itachi fu lesto a risalire sul
furgone per spostarlo e permettere agli altri di passare.
Konan
guardò le cavalle del Team Uchiha dal finestrino,
erano davvero bellissime e ben fatte, Origami per lei era il cavallo
più bello
del mondo, ma aveva paura di non riuscire a competere con i fratelli,
perlomeno
nel Kur[4].
Pain
senza dire una parola spalancò le porte posteriori del
furgone per far uscire il suo cavallo con non poche difficoltà.
Hinata in
quel momento usciva dalle stalle con la sua Juken
alla lunghina, per la sua passeggiata quotidiana.
Rinnegan
odiava il van, le manovre di discesa e di salita
erano delle pene infinite.
Pain
cercava di tranquillizzarlo, mentre il cavallo si
impennava e scalciava senza sosta.
Juken,
alla vista di Rinnegan che scalpitava, si agitò,
muovendo la testa convulsamente.
All’ennesimo
movimento repentino, la lunghina scivolò dalle
bianche mani di Hinata, e la cavalla cercò di lanciarsi in un
galoppo
disperato.
La
ragazza cominciò a correre verso la cavalla spaventata,
per cercare di riacciuffarla.
Pain
istintivamente agganciò la lunghina che portava con sé
alla capezza del cavallo, e la legò ad un anello appeso ad una
parete del van
con un nodo ad una velocità disarmante.
Poi si
lanciò all’inseguimento della cavalla, che
fortunatamente si fermò dopo pochi metri, voltandosi timidamente
per guardare
da lontano il motivo di tanta paura.
“Siamo
paurose, eh, signorina?” chiese Pain sorridendo
timidamente, con il respiro leggermente affannoso “Non preoccuparti,
Rinnegan è
un po’vivace, ma non è cattivo…”
Prese la
lunghina e la porse ad Hinata che arrivò subito
dopo con espressione spaventata.
“Scusa,
starò più attenta” balbettò la ragazza,
imbarazzata
a morte.
“Non
potevi saperlo, Rinnegan è un vero terremoto, scusami
tu”
Hinata
guardò gli occhi grigiazzurri del ragazzo, arrossendo
sensibilmente disse:
“Non
preoccuparti”
Gli
sorrise, si voltò di scatto con la corda tra le mani e
partì assieme alla sua Juken.
Sentì
il cuore farle una capriola, ma pensò che fosse solo
per il grande spavento.
Gli altri
furgoni arrivarono alla spicciolata, dal secondo
scese un Hidan particolarmente arrabbiato, richiuse la portiera
facendola
sbattere con malgarbo:
“Giuro,
questa è l’ultima volta che viaggio con te e con
quel mucchietto d’ossa che ricorda vagamente un cavallo!” gridò,
incurante
della gente che affollava il maneggio.
“Si,
certo, continua a lodare il cataclisma con la coda!
Quando ci distruggerà il maneggio verrò a ringraziarti!”
Hidan
aprì la porta posteriore:
“Su,
Jashin, si scende!” chiamò a gran voce.
Con gran
stupore di tutti i presenti, il baio
tranquillamente fece alcuni passi all’indietro, con sicurezza, fino a
scendere
completamente dal van.
Kakashi
lo guardò stupefatto, mentre indicava le stalle agli
altri.
“Notevole,
vero?” Hidan si pavoneggiò per un istante “Il mio
Jashin ha un’intelligenza fuori dal comune, alla faccia di chi ci vuole
male!”
così dicendo frugò nelle tasche alla ricerca di una
caramella per cavalli[5],
che tirò fuori e porse al suo destriero.
“Sciocco
esibizionista!” commentò Kakuzu mentre faceva
scendere il suo Jiongu.
“Parla
colui che usa il cavallo solo per mostrarlo in giro come
una modella! Un’altra parola e le prendi!”
Itachi
alzò gli occhi al cielo: che piacevole atmosfera!
Arrivò
anche il terzo furgone, velocemente tutti i cavalli
vennero smistati e mandati verso le stalle.
Sasori
camminava verso il suo box, la sua Kawarimi lo
seguiva, morsicandogli dolcemente la maglia per attirare la sua
attenzione.
Ad un
certo punto notò una capigliatura rosa in lontananza,
seguita da un mantello roano[6].
Capì
subito a chi potevano appartenere quei capelli rosa.
Sakura Haruno.
La sua
principale rivale nell’endurance.
Il pelo
roano apparteneva a Shousen, un meraviglioso Arabo[7]
dai lineamenti delicati.
Anche la
sua padrona possedeva un viso grazioso, seppur in
un’ottica diversa, e quel volto Sasori non se lo era di certo
dimenticato,
perché era pazzamente innamorato di lei.
La sua
destrezza nell’endurance, i suoi gesti misurati ma
efficaci, il suo amore smodato per questa disciplina e il sorriso
radioso che
le illuminava il volto quando vinceva una gara avevano praticamente
ammaliato
Sasori.
“Ho altro
a cui pensare” pensò il rosso “Adesso devo pensare
a vincere, non a perdermi dentro ai suoi occhi”.
Ma appena
incontrò quegli occhi color smeraldo il ragazzo
agguantò Kawarimi per la capezza e si precipitò dentro il
box, chiudendosi
dentro.
La
cavallina lo guardò quasi con aria di scherno quando lo
vide accanto a lei dentro la piccola stalla.
“Non
guardarmi in quel modo!” esclamò piccato “Altrimenti i
semi di lino[8] te li scordi questa sera!”
Hinata
camminava tranquillamente per un sentiero appena fuori
dal maneggio, tenendo la cavalla per la lunghina.
“Mi hai
fatto prendere un bello spavento” mormorò “Non ci
provare mai più!”
Le
ritornò in mente il momento in cui sentì la corda
scivolarle dalle dita con un secco strattone, la sua Juken che correva.
Per un
effimero istante si era sentita persa.
Però
quando aveva sentito la mano di Pain mentre le rendeva
la lunghina la serenità le aveva invaso l’anima; il
lieve contatto della pelle delle sue dita con
quella delle sue era durato solo un secondo, ma ancora le sembrava di
sentirlo.
Il cuore
le balzò di nuovo nel petto, ma questa volta non
era per lo spavento.
Sasuke
portò la sua Kirin nel box, la carezzò per qualche
istante,
versò nella mangiatoia un po’di mangime e la guardò
mangiare per qualche
istante, poi le carezzò la testa dicendo:
“Vado a
compilare alcuni moduli per l’affitto del box, poi
ti porterò a sgranchirti le gambe”
Dopo
averle scompigliato affettuosamente la criniera per un
istante, se ne andò verso gli uffici.
La
cavalla continuava a mangiare, quando Naruto si presentò
davanti a lei.
“Ciao,
Kirin!” la salutò, accarezzandole il muso “Quel
damerino del tuo padrone ti ha dato troppo poco mangime, sai? Adesso ci
penso
io!”
Si
diresse verso il sacco dell’avena[9], ne prese
una bella manciata e la rovesciò nella mangiatoia.
La
cavalla mangiò ancora più avidamente.
“Guarda
quanto ti piace! E chissà se quello che succederà
dopo piacerà al damerino!” ridacchiò Naruto “Se tanto mi
dà tanto, tra poco farai
fuoco e fiamme! Altro che sgranchita alle gambe!”
Sogghignando
ritornò verso il box di Rasengan, non voleva
perdersi lo spettacolo.
Glossario
[1]:Razza
russa, intelligente e affabile, utilizzata in
quasi tutte le discipline equestri, soprattutto il cross-country.
[2]:Imboccatura
utilizzata di solito per cavalli giovani o
con la bocca molto sensibile, agisce perlopiù sugli angoli della
bocca, è
composto da una barra centrale (detta cannone, che può essere
dritto, snodato,
in metallo, in gomma, sottile o spesso) con ai lati due anelli
circolari o
rettangolari. Il cannone più spesso rende l’imboccatura meno
“severa”.
[3]:Imboccatura
più “severa”, composta da una barra centrale
(detta pezzo boccale), un barbozzale (catena che agisce con una
pressione sul
solco del mento) e due aste (dette guardie), con un anello ad ogni
estremità;
agisce su più punti della bocca del cavallo.
[4]:Altro
nome del freestyle nel Dressage.
[5]:Caramelle
speciali, sono più dure del normale “zuccherino”,
e hanno il pregio di non attaccarsi ai denti del cavallo, di solito
sono al
gusto di frutta.
[6]:Mantello
con mescolanza di peli bianchi, rossi e neri.
[7]:Una
delle razze equine più antiche, nevrile e
orgogliosa, una sua peculiarità è la colonna spinale,
caratterizzata da
vertebre più corte, che rende il suo corpo più compatto;
grazie e questa
particolarità, il cuore riesce a sostenere meglio il suo fisico,
rendendolo
adatto alle gare di resistenza come l’endurance.
[8]:Vengono
utilizzati per rendere il pelo del cavallo più
sano e lucido, però prima di somministrarli vanno bolliti a
lungo, perché altrimenti
sono tossici.
[9]:L’avena
è un cereale molto apprezzato dal cavallo,
poiché è morbida, dal sapore dolce e facilmente
digeribile, però lo rende molto
eccitabile.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ecco il
quarto capitolo, spero che vi piaccia!
Grazie per tutti i complimenti, davvero, avevo paura di non riscuotere
così tanto successo!^^
Un grazie a ryanforever per
le sue adorabili recensioni!!
Poi
ringrazio profondamente...
...chi preferisce la mia storia: beabiral96, bring_me_to_life e zezou.
...chi la ricorda: Amy Uzumaki
e Light_of_Stars.
...e chi la segue: abusiva,
annamariz, cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, nikochan89, scarlett666 e Viba!
Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 4
Shikamaru
legò Kage fuori dal box per dargli una passata con
la stecca tergisudore[1], per tenerlo buono gli diede una
mela, così
poteva tranquillamente pulirlo mentre masticava.
Una
testolina coronata da codini biondi si avvicinò al box
adiacente a quello del cavallo di Shikamaru.
“Buongiorno,
Shikamaru”
Il moro
si voltò verso la ragazza:
“Buongiorno,
Temari”
Temari
frequentava spesso il maneggio, ma non svolgeva
attività agonistiche, si limitava a fare trekking equestre
assieme ai fratelli
Gaara e Kankuro, anche loro esperti cavalieri.
La
cavalla della ragazza, Kamaitachi , una Criollo[2]
dal mantello falbo[3] e dagli occhi vivaci, annusò
per qualche
istante il terreno, per poi alzare la piccola testa, e guardarsi
intorno
drizzando le orecchie.
“Ma ti
pare che per pulire Kage in tranquillità tu debba
dargli qualcosa da mangiare?” gli chiese mentre rimetteva la cavalla
nel box
“Lo hai viziato!”
“Senti,
è un cavallo stupendo, ben addestrato e molto
affettuoso, che male c’è a viziarlo!”
“Almeno
vizialo bene!” ribatté piccata la bionda, tirando
fuori dalla bisaccia un bel frutto rosso che attirò l’attenzione
di Kage.
Una
fragola.
“Sei
proprio una seccatura!”esclamò il ragazzo, che cercava
di trattenere il cavallo scalpitante alla sola idea di addentare il
frutto.
Alla fine
la spuntò Kage, che con una poderosa spinta fece
perdere l’equilibrio a Shikamaru, e andò a prendere la fragola
dalle mani di
Temari.
Il moro,
atterrato tra i sacchi del mangime, guardò il suo
destriero con finta aria offesa.
“Traditore”
commentò.
Temari
ridacchiò, carezzando il collo dell’animale che in un
sol boccone divorò il frutto.
Hinata
ritornò dalla sua passeggiata, dopo aver strigliato
Juken, si accinse a portarla nel suo box.
Appena
chiuse la porta della piccola stalla, la cavalla
immerse il muso nell’abbeveratoio automatico.
La
ragazza rimase a rimirarla: come era bella, come sembrava
serena…
“Passata
la paura?” una domanda la fece sobbalzare.
Voltò
la testa e si trovò davanti la testa rossa di Pain,
sbucata dal box adiacente.
“A quanto
pare la signorina non si libererà di Rinnegan
tanto facilmente!”
L’Appaloosa
stava sonnecchiando in piedi dentro il box da
dove Pain era uscito.
Il
ragazzo guardò per un attimo il cavallo appisolato:
“Guardalo!
E pensare che prima era una furia!”
Hinata
indietreggiò di qualche passo per poter osservare
meglio la “furia maculata”, rise sommessamente:
“E’ molto
carino”
“Ti
ringrazio, anche la tua Hannover è molto bella”
“Come hai
fatto a capire che è una Hannover?”
Pain
indicò alla ragazza gli occhi della cavalla.
“Guarda
gli occhi, sono in posizione molto elevata, è una
particolarità di questa razza, almeno credo…”
La
ragazza sorrise di fronte alla velata insicurezza del rosso,
che chiuse il box con delicatezza.
“La tua
passione è immensa” commentò lei.
“I
cavalli sono la mia vita, da sempre…” rispose lui “e
anche per te penso sia lo stesso”
“Lo pensi
davvero?”
Pain
annuì, quando la voce altisonante di Hidan lo fece
voltare di scatto:
“Adesso
ti sgozzo con il nettapiedi[4],
maledetto!”
Il
ragazzo fece per andarsene, poi si rigirò verso Hinata:
“Scusa,
ora devo andare a separare quei due, altrimenti ci
scappa il morto, se vuoi possiamo…proseguire il discorso un’altra
volta…ti va?”
“C-certamente”
balbettò lei.
“Ok,
allora ci vediamo in giro, ciao”
Il rosso
corse verso l’uscita, mentre Hinata si voltò verso
i due cavalli, prese due carote, le spezzò e le mise nelle
rispettive ciotole.
“Il
merito è tutto vostro” sussurrò sorridendo.
Naruto
uscì dalle stalle fischiettando e si mise a sedere
sullo steccato del paddock[5] , voleva proprio godersi la
visione di
un Sasuke tutto impettito e perfettino che cadeva a gambe all’aria
travolto
dall’impeto della sua Kirin.
Un
brontolio proveniente dalle stalle lo fece sorridere:
“Kirin!
Ma che ti è preso? Stai buona, su!”
Il biondo
sghignazzò.
Dopo
circa venti minuti Sasuke uscì con un’espressione confusa,
alla lunghina la sua cavalla sellata e imbrigliata, che scalpitava
nervosamente.
“Perché
Kirin è così nervosa? Di solito non fa mai così”
chiese Itachi, che era appoggiato al recinto.
“Forse
è il nuovo ambiente” rispose Naruto “Rasengan è
sempre su di giri quando vado in trasferta”
Dentro di
sé stentava a trattenere le risate.
Ma Sasuke
non era uno sprovveduto: aveva notato tracce d’avena
nella mangiatoia e sulla bocca della cavalla, sapeva a cosa era dovuto
quel
nervosismo.
E sapeva
anche chi era stato: quel biondino arrogante con il
cappello da vaccaro.
Però
aveva escogitato un raffinato sistema per fargli
ritorcere contro quel tiro mancino.
Si
avvicinò a Naruto con espressione sorniona:
“Mi
dispiace per come sono iniziate le cose tra di noi, per
farmi perdonare vorrei farti provare Kirin, la luce dei miei occhi”
“Questa poi! Astuto il
damerino!” pensò il biondo, che cercò di districarsi
da quel ginepraio;
“Oh, non
saprei dove cominciare…” rispose incerto.
“Questa
cavalla è molto ben addestrata, anche se adesso
sembra nervosetta, quando sentirà il tuo peso sulla groppa
diventerà un
angioletto!”
“Ma non
sono abituato alla sella inglese[6]!”
Naruto si stava arrampicando sugli specchi.
Sasuke
continuò ad insistere:
“Suvvia,
nel paddock non servono particolari accorgimenti,
basta che tieni le briglie con tutte e due le mani”
Naruto
sfoderò l’ultima carta che gli restava:
“Forse
è meglio che la monti tu per primo, per farla
ambientare meglio!”
“Provala,
per favore, altrimenti mi offendo!”
Il biondo
era in trappola, Sasuke l’aveva pensata troppo
bene.
“D’accordo,
ma solo pochi minuti”
Mentre
montava in sella, sperò ardentemente di riuscire a
frenare i bollenti spiriti di Kirin.
Per i
primi minuti tutto andò bene, la cavalla aveva ricevuto
un addestramento veramente ben fatto, fece un paio di giri al trotto
nel
paddock.
Al terzo
giro, quando decise malauguratamente di lanciarla
al galoppo, sentì un certo movimento sotto di sé.
Una
sgroppata[7] imprevista lo fece sobbalzare,
il ragazzo cercò disperatamente il pomello[8] della
sella per
poterlo afferrare, per cercare di trattenersi, ma nella confusione si
era
dimenticato una cosa importante.
Sulla sella inglese
non esiste il pomello!
Si,
Sasuke l’aveva studiata decisamente troppo bene.
Velocemente
arpionò il collo di Kirin, ma la presa non era
abbastanza salda, e cadde con il sedere per terra, mentre la cavalla
prontamente lo evitò e continuò la sua corsa.
Sasuke lo
stava guardando poggiato allo steccato assieme al
fratello, che ignorava lo scherzetto del biondo e si precipitò
in suo aiuto.
Ma Naruto
si alzò in piedi tranquillamente:
“Non
preoccuparti, non mi sono fatto nulla” disse all’indirizzo
di Itachi.
Però
il biondo si sarebbe sotterrato volentieri davanti agli
occhi velati di soddisfazione di Sasuke.
Naruto si
avvicinò al recinto guardando il “damerino” negli
occhi:
“Un
po’troppo focosa per i miei gusti, comunque grazie”
“Non so
come sia potuto succedere, di solito è molto
discreta” rispose il moro, dandogli una pacca sulla spalla.
Sul suo
viso un sorrisetto irritante.
“D’accordo, damerino,
questa volta hai vinto tu, ma le gare durano due settimane,
saprò ripagarti” pensò
il biondo.
Pain era
intanto riuscito a separare i due litiganti.
Hidan
entrò sbuffando nelle stalle, portandosi dietro il suo
Jashin ancora alla lunghina, Kakuzu andò a firmare alcuni
documenti negli
uffici del maneggio, di Jiongu si sarebbe occupata Konan.
Il rosso
guardò verso il box di Rinnegan.
Hinata
era ancora lì, accarezzava il muso del suo Appaloosa
sorridendo appena.
“Vecchio
mio, stasera razione doppia” mormorò tra sé e sé.
Hidan
camminava irritato per i box, cercando con lo sguardo
la stalla a cui era stato assegnato.
“Posto
numero 33…” bofonchiò “Ma più vicino no, eh?”
Jashin
sbuffò.
“Tranquillo,
tra poco ti potrai riposare, ti prometto che al
ritorno viaggeremo con qualcun altro”
Incrociò
Temari, che aveva rimesso Kamaitachi nel box e
stava andando a cercare i fratelli.
Gli occhi
violacei del ragazzo si puntarono sui fianchi
fasciati dai fuseaux della bionda, Hidan si lasciò sfuggire un
fischio, e un
apprezzamento non proprio fine:
“Ehi, ma
che bella cavallina, interessante questo maneggio”
La
ragazza gli lanciò uno sguardo duro, prima di proseguire
oltre.
“Cavoli,
come sei socievole…bisognosa d’affetto?” chiese
sarcastico voltando la testa, ma non ricevette alcuna risposta.
Andò
a sbattere contro Shikamaru, che si era rialzato nel
frattempo.
Jashin si
fermò istantaneamente, per evitare di schiacciare
il padrone.
“Ma
guarda dove metti i piedi, impedito!” esclamò Hidan, poi
rigirò la testa, e si accorse di chi aveva davanti “Bene, bene,
caro Jashin,
abbiamo davanti l’uomo che è caduto come una pera cotta l’anno
scorso”
“Evita di
fare commenti infelici a quella ragazza” rispose
secco il moro “Lo dico per il tuo bene”
“Oh, la
cavallina bionda? Senza offesa, ma penso che lei
meriti di meglio!”
“Sei il
solito gradasso”
Hidan
rise.
“Un
gradasso pluripremiato, caro codino, spero di vederti
correre per primo al percorso, voglio farmi una risata!”
Shikamaru
non rispose, si limitò a voltargli le spalle per
far rientrare Kage nel box.
Hidan
sogghignò, e prosegui oltre.
Glossario
[1]:Oggetto
solitamente a forma di piccola barra di metallo
sottile, ma può avere diverse forme, strofinata sul corpo del
cavallo, riesce a
detergere il pelo dal sudore.
[2]:Razza
argentina, volenterosa e resistente, usata anche
per il trekking equestre.
[3]:Mantello
che può variare dal crema al grigio-argento.
[4]:Oggetto
dotato di un uncino, che serve a pulire la parte
inferiore dello zoccolo, quella a contatto con il terreno, è
molto utile per
togliere sassi e fango.
[5]:Recinto
annesso alle stalle.
[6]:Sella
usata nel salto, nel dressage e anche nelle
passeggiate, ha due cuscini attaccati sotto al “seggio”, per ottenere
un
appoggio morbido, a volte non ha bisogno neanche del sottosella.
[7]:Inarcamento
repentino della groppa, il cavallo la usa
per liberarsi di un peso.
[8]:Le
selle americane sono dotate di un pomello al centro,
proprio davanti al cavaliere, viene usata anche come appiglio quando il
cavaliere manca di equilibrio.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Ecco a
voi il quinto capitolo! Spero che sia di vostro gradimento! ^^
Che dire? Non mi aspettavo tutto questo successo, tutte queste
recensioni e tutti questi "inserimenti" tra le storie
preferite\seguite\da ricordare!
Grazie, grazie di vero cuore, è un vero onore per me!
Prima di tutto le fantastiche recensioni di Miwako_chan e ryanforever! GRAZIE!! Sono
contenta che vi piaccia la mia storia!
Ringrazio
profondamente tutti coloro che...
...preferiscono
la mia storia: beabiral96,
bring_me_to_life, wolf90 e zezou!
...ricordano la mia storia: Amy
Uzumaki e Light_of_stars!
...seguono la mia storia:
abusiva, annamariz,
cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, Hikaru Uzumaki, Isabella5, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, naruto762, Nebula216, nikochan89, scarlett666 , Viba e _NeKoGiRl_!
Farò
sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 5
Sasori rimase nel box per circa un quarto d’ora,
terrorizzato alla sola idea di incontrare di nuovo quegli occhi di
smeraldo.
Uscì
timidamente dalla stalla, richiudendo la porta con
delicatezza.
Il rosso
carezzo il muso di Kawarimi con sguardo
circospetto, guardandosi intorno di tanto in tanto.
Non
poteva permettersi di essere affascinato da lei, la
doveva battere, ad ogni costo.
Un tocco
sulla sua spalla lo fece scattare come una trappola
per topi.
“E datti
una calmata!” la voce brillante di Deidara lo
sorprese. “Sembra che tu abbia ucciso qualcuno!”
“Devo
stare attento” rispose Sasori “Lei è una sirena,
davanti a lei ho una faccia da ebete e puntualmente perdo”
“Ho
capito, ma mica puoi vagare per il maneggio come un
fantasma per due settimane!” ribatté il biondo “Affrontala!”
“La fai
facile tu…tu mica ne sei innamorato!”
“Senti,
ne ho abbastanza, tu sei bravo, allora battila! O si
innamorerà di te o ti odierà per tutta la vita, in
entrambi i casi la faccenda
si sistema!”
“Oh,
Deidara, tu si che sei un vero amico” bofonchiò il
rosso sarcasticamente.
Ino
Yamanaka stava allenando il suo cavallo Shintenshin,
KWPN[1] dal mantello baio, facendolo trottare nel tondino[2].
La
ragazza canticchiava sommessamente, mentre guardava
l’animale, era veramente molto bello: massiccio, muscoloso ma al tempo
stesso
flessuoso ed agile.
Il
Dressage era la sua passione più grande, quando da
piccola vedeva suo padre Inoichi in sella al suo Hannover che sembrava
danzare
da quanto erano fluidi i suoi movimenti rimaneva estasiata, e volle
imparare a
“danzare con il cavallo”, come diceva da bambina.
La sua
tecnica era impeccabile, ma era frutto di estenuanti
allenamenti, per quanto si applicasse, non era mai la prima ad un
concorso.
Sasuke
Uchiha.
Il genio
del Dressage, anche la sua bravura era dovuta a
molti allenamenti, ma durante le esibizioni sembrava un tutt’uno con la
sua
Kirin.
Sospirò
pesantemente, sapeva che non sarebbe arrivata prima
neanche in questa nuova edizione del torneo, e la cosa le faceva rabbia.
Era
arrabbiata con se stessa, perché era conscia di avere
dei limiti.
Richiamò
Shintenshin con un verso, lo premiò con un paio di caramelle
che aveva in tasca e gli carezzò la lunga criniera scura.
“Andiamo
dentro, devo intrecciare questa foresta[3]”
mormorò.
Uscì
dal tondino, e andò verso le stalle.
Arrivata
davanti alla porta del box, notò una macchia
colorata legata ad una delle sbarre.
Si
avvicinò, e poté constatare che si trattava di una
camelia rossa.
Ino amava
i fiori, e ne conosceva il significato, sorrise,
perché quel fiore significava: “Sei la più bella”.
Non era
la prima volta che trovava un piccolo omaggio
floreale legato alle sbarre del box di Shintenshin.
Aveva
già ricevuto un mazzolino di Nontiscordardime, che
significavano una promessa d’amore; un fiore di Ibisco, che
simboleggiava il
corteggiamento e una splendida magnolia, che significava “bellezza
superba”.
Non un
biglietto, non un piccolo indizio che poteva portare
all’identità del misterioso corteggiatore.
Però
quelle note di colore e i loro dolci significati
portavano una ventata di allegria civettuola nel cuore della ragazza, e
la
mancata identità dello spasimante solleticava la sua fantasia.
Ino
legò il suo cavallo, prese pettine ed elastici e
cominciò ad intrecciare i folti crini scuri, sospirando
nuovamente, ma questa
volta con un tono che ricordava quello di una fanciulla innamorata, di
un
misterioso ammiratore ancora senza volto.
Il Centro
Ippico Konoha era uno dei maneggi più grandi ed
attrezzati del territorio, nato dall’idea di un Kakashi appena tornato
dalla
Spagna, con Sharingan alla lunghina e un grande sogno che viveva nel
suo cuore
da troppo tempo.
Trasformare
un antico casale abbandonato in un luogo dove
cavalli e cavalieri potessero vivere il loro rapporto non come una
semplice
gara da vincere, ma come una solida amicizia duratura.
Per
realizzare questo sogno, ci volevano molti soldi.
Per
racimolare denaro, Kakashi dovette sopportare molti
sacrifici, aveva solo ventidue anni.
Per circa
tre anni lavorò come insegnante in un piccolo
maneggio dove poteva nel frattempo tenere Sharingan, poi trascorse
altri due
anni in un centro per l’ippoterapia[4].
Negli
scampoli di tempo libero faceva il factotum in un
altro maneggio: puliva stalle e cavalli, lavava i finimenti, aggiustava
i box.
Infine si
mise in proprio e per un paio d’anni fece
l’addestratore di cavalli “difficili”[5], quest’attività gli
fece guadagnare
molti più soldi.
Alla
fine, quando raggiunse la soglia dei trent’anni, poté
finalmente comprare quel casale in mezzo al verde che tanto aveva
sognato, con
una giusta ristrutturazione divenne un enorme maneggio, che comprendeva
anche
un discreto numero di stanze per ospitare i vari cavalieri in trasferta.
Dopo
tutti questi anni, nonostante la fedele compagnia del
suo Sharingan, Kakashi però si sentì incredibilmente solo.
Non aveva
lasciato neanche un ritaglio di tempo per se
stesso, cominciò a sentire il peso della solitudine.
Per
fortuna aveva i suoi cavalieri e le sue amazzoni che
popolavano giorno e notte quel piccolo pezzetto di paradiso che aveva
creato
con non pochi sacrifici.
Gli
tenevano un po’di compagnia, con i loro sogni, le loro
speranze e il loro smodato amore per l’equitazione.
Ma,
soprattutto, da un po’di tempo aveva una persona
accanto, una persona speciale, che era entrata nella sua vita come un
uragano,
con la sua mitezza, i suoi occhi velati di malinconia ma che
nascondevano una
forza d’animo straordinaria, i suoi sorrisi e quella scura cicatrice
sul volto.
La sera
arrivò, i cavalieri diedero da mangiare ai loro
destrieri e chi veniva da lontano si chiuse nelle stanze del maneggio.
Pain
spalancò la porta della sua camera: era ben arredata,
con mobili in stile rustico e le pareti di un arancio tenue.
Si
lasciò cadere sul morbido materasso, sfinito dal viaggio,
guardò per un istante il soffitto, chiedendosi se sarebbe mai
riuscito a
battere Naruto.
Dentro di
sé sapeva che era quasi impossibile, e l’ansia di
fallire avvolse il suo cuore come una stretta morsa di ghiaccio.
Poi
pensò al suo Rinnegan: cavallo pazzerello ma dal cuore
d’oro, che detestava il van e adorava le mele rosse.
Anche se
falliva, i dolci occhi di quell’Appaloosa sapevano
donargli serenità e voglia di reagire.
Ma aveva
notato altri due occhi che sapevano donargli le
stesse sensazioni, anzi, a ricordare quegli occhi sentì il cuore
martellargli
forte nel petto.
Hinata.
Era dolce
ma avvolta in una strana malinconia, arrossiva spesso
e quello sprazzo di colore sulle guance bianche le donava molto.
La
conosceva da poche ore e già non vedeva l’ora di
rivederla.
Naruto
diede la buonanotte al suo Rasengan e fece per andare
a casa.
Nelle
stalle non c’era nessuno, solo i cavalli che sbuffavano,
masticavano e scalpicciavano.
Una
morbida e serena sinfonia abbracciata dallo scuro manto
della sera.
“Credevi
di fare il furbo, per caso?”
La
suadente voce di Sasuke fece voltare il biondo, il volto
dell’elegante cavaliere fece capolino dalla semioscurità.
“Devo
ammettere che sei stato più furbo di me” rispose
Naruto, senza voltarsi “Anzi, sei stato un po’stronzo, sai?”
Sasuke
ridacchiò, una risatina bassa, quasi sensuale, il
biondo sentì un brivido su per la schiena.
“Mi hai
preso per un semplice damerino?”chiese poi “Pensavi
che non avrei notato l’avena nella mangiatoia della mia Kirin?”
“Ci ho
provato, volevo semplicemente farti fare una
figuraccia” Naruto era ancora di spalle, quando una zaffata di profumo
muschiato lo avvolse, un petto fermo e vigoroso ora premeva sulla sua
schiena,
un braccio gli circondò il collo.
Poi,
sentì un sussurro nel suo orecchio:
“Spero
che tu adesso sappia con chi hai a che fare” il caldo
respiro di Sasuke lo fece fremere per un istante, quando sentì
la punta del naso
del moro solleticargli il lobo sobbalzò, si divincolò
dalla sua stretta e si
voltò verso di lui.
“Che ti
passa per la testa?” domandò sottovoce, stizzoso.
Nella
penombra, il sorriso di Sasuke, irritante e
scanzonato.
Naruto
sentì il battito del suo cuore aumentare sempre di
più.
“Stammi a
sentire, ogni giorno ho a che fare con elegantoni
che parlano come libri stampati, con le loro giacchettine da gara
pulite e
stirate e i loro modi di fare delicatini ma viscidi” mentre parlava,
avanzava
verso il biondo, che rimaneva fermo e lo guardava negli occhi, come se
avesse
davanti un cavallo che lo stava caricando “Vivo in mezzo a dei perfetti
idioti,
fighettini che non sanno vedere più in là del loro naso,
il mondo del Dressage
è così, purtroppo…non sai quanto mi affascinano i vaccari
arroganti come te!”
Naruto
continuava a sostenere lo sguardo d’ebano di Sasuke.
“Non so
se sentirmi offeso o lusingato, damerino” rispose
secco il biondo.
Ormai il
moro si era pericolosamente avvicinato a lui, i
loro nasi quasi si toccavano.
Naruto
deglutì nervosamente, non sapeva che pesci prendere.
“Odori di
stalla, e di terra” mormorò Sasuke.
“Che
scoperta…sai per caso dove ci troviamo, adesso?”
l’altro cominciava a perdere la pazienza.
“Non ho
mai sentito questo odore, nel mio mondo di lettiere
asettiche, di box tirati a lucido” rispose il moro, prima di
avvicinarsi ancora
di più al biondo.
Le labbra
di Sasuke avvolsero completamente quelle di
Naruto.
Un bacio
struggente a cui il biondo non riuscì a sottrarsi,
sentì le dita del moro artigliare la sua camicia a quadri.
Alla fine
Sasuke si scostò languidamente, ridacchiò ancora
nel vedere le guance rosse del biondo.
Poi
scomparve nell’oscurità, da dove era venuto per
strappare quel bacio al “vaccaro arrogante”, che rimase in piedi fermo
e rigido
come uno stoccafisso, confuso ma stranamente eccitato.
Il cuore
di Naruto martellava senza pietà, sconvolto da
un’emozione mai provata.
Glossario
[1]:Razza
volenterosa, agile e socievole, di recente
costituzione, la migliore per il dressage.
[2]:Recinto
di forma circolare, usato per addestrare e
allenare il cavallo.
[3]:Per
tradizione nel dressage i cavalli devono avere la
criniera e la coda intrecciate, per ragioni estetiche; infatti in
questa
disciplina contano anche la presentazione del cavallo e l’abbigliamento
del
cavaliere, che devono seguire regole ben precise pena un’ammonizione e,
in casi
estremi, l’eliminazione.
[4]:L’insieme
delle tecniche mediche che utilizzano il
cavallo per migliorare lo stato di salute psicofisica dell’uomo, viene
utilizzata con successo per persone con problemi psicologici (come
l’autismo o
la sindrome di Down), ma anche in patologie acquisite dopo eventuali
traumi o
incidenti.
[5]:Un
cavallo “difficile” è un cavallo che non risponde ai
comandi o non si riesce più a montare anche se ha ricevuto un
buon
addestramento.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Eccoci
qua!! Premetto che per un paio di giorni non ci sarò, vado a
Chieti per operarmi all'occhietto (operazione laser per levare di mezzo
la miopia), vi lascio con questo capitolo che, come al solito, non mi
convince!XD Ma spero che vi piaccia!
Ringrazio Miwako_chan
per la sua fantastica recensione! Ma grassieeeee!
Poi ho
così tante persone a cui dire GRAZIE, GRAZIE DI VERO CUORE!
...a chi
ha messo questa pazza FF nelle preferite: beabiral96, bring_me_to_life, Nana__Nobu, wolf90 e zezou!
...a chi l'ha messa nelle ricordate: Amy Uzumaki e Light_of_stars!
...a chi l'ha messa nelle seguite: abusiva, annamariz, cassy_star, ChibiRoby, Chinook_N, Dancer21090, falketta, flor83, ginevrasux, HikaruUzumaki, Isabella5, Juberina_Shukaku_Esplosiva_, Kekka41, krikka86, lirin chan, Lorelei95, MXI, nami78, naruto762, Nebula216, nikochan89, ryanforever, scarlett666, sumire01, Viba e _NeKoGiRl_!
Ultimamente
sono in fissa per QUELL'ASSURDO
FIGACCIONE IN OCCHIALI SCURI che corrisponde al nome di Aoba Yamashiro, ebbene si, mi
sono innamorata...ormai fa tappa fissa nelle mie fantasie, quando a
malapena si vede, ditemi se sono normale...
Poi è così misterioso, miseriaccia...salvatemi da Aoba Yamashiro.
Farò sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 6
Kakashi era seduto sullo steccato appena fuori dalle stalle.
La notte
lo accoglieva, fresca e silenziosa.
L’uomo
alzò appena lo sguardo per guardare il cielo che,
libero dalle luci artificiali della città, si presentava davanti
a lui
brulicante di stelle.
All’improvviso
una mano fece capolino dall’oscurità, per
andare a posarsi sulla spalla di Kakashi:
“Dovresti
andare a dormire” mormorò dolcemente una voce
bassa e morbida “Domani ci sono le eliminatorie”
“Non ci
riesco” rispose l’altro “Ogni cellula del mio corpo
è in fermento”
Il
proprietario della mano ancorata alla spalla di Kakashi
si avvicinò, la luce lunare illuminò un volto dai
lineamenti regolari, una
scura cicatrice percorreva il suo viso, appena sopra il naso; i capelli
castani
raccolti in una coda alta, gli occhi profondi, dall’espressione un
po’triste.
“Hai
paura, vero?” chiese.
Kakashi
si voltò leggermente verso l’altro:
“No,
assolutamente”
“Non
raccontare frottole, lo so che sei spaventato, ti
conosco, oramai”
L’uomo
dai capelli argentati si portò una mano sulla fronte,
sospirando.
“Hai
ragione, Iruka, non è facile farla a te”
Iruka
rise sommessamente, si sedette accanto a Kakashi,
senza staccare la mano dalla sua spalla.
“Che ne
dici di parlarne? Cosa ti fa paura?”
Kakashi
posò la sua mano su quella di Iruka, mormorò solo un
nome.
“Jiongu”
“Il
cavallo d’oro, presumo” rispose Iruka “L’ho ferrato un
paio d’anni fa, quando facevo il maniscalco per le esibizioni di
bellezza, le
linee sono belle, ma secondo me è solo uno scheletrino in
confronto a
Sharingan”
“Tu non
sei né attendibile né obiettivo, lo sai”
“Hai
ragione” ammise Iruka, prima di scostare la sua mano
dalla spalla di Kakashi e di prendergli la mano, intrecciando le sue
dita a
quelle di lui “Amo tutto di te, compreso il tuo cavallo”
Iruka era
un maniscalco molto capace, Kakashi lo assunse
quando aprì il maneggio, notando in un esibizione di mascalcia
le sue notevoli
capacità.
Dato che
il maneggio era aperto da poco, i due dovettero
sgobbare non poco, nell’attesa di altre assunzioni.
Iruka era
gentile, attento e molto intelligente, Kakashi
stava bene con lui.
Così
come Iruka apprezzava molto il suo datore di lavoro: un
uomo tutto d’un pezzo, che era riuscito ad aprire un maneggio
così grande con
il sudore della sua fronte.
A tutti
apparivano come una coppia di amici molto affiatati,
e in effetti lo erano, ma durante un torrido pomeriggio estivo, tutto
cambiò.
Erano le
due del pomeriggio, il maneggio era deserto, il
caldo asfissiante.
Iruka e
Kakashi stavano lucidando i finimenti, quando le
loro mani si toccarono, alla ricerca dello stesso barattolo di grasso
per
cuoio.
Entrambi
deglutirono, si guardarono negli occhi per un
istante.
Kakashi
capì che i dolci occhi di Iruka riuscivano a lenire
il dolore della sua solitudine, fu lui a compiere il primo passo,
allungando
timidamente una mano per toccare il viso regolare di Iruka, che
posò istantaneamente
la sua mano su quella di Kakashi.
Iniziò
così la loro storia, con il loro primo bacio sotto un
sole che dardeggiava imperterrito, e che sapeva di sudore.
Tutti nel
maneggio sapevano di loro, un amore vero ma non
sbandierato ai quattro venti, fatto di sguardi, di contatti fisici
sfiorati, di
silenzi che erano fin troppo eloquenti, di baci rubati dietro gli
sportelli dei
box, che davano quel brivido di eccitazione come nell’amore tra
ragazzini.
“Sharingan
vincerà, te lo prometto” disse Iruka stringendo
la mano di Kakashi, che si avvicinò al compagno per baciarlo
teneramente sulle
labbra.
Quando le
diceva Iruka, con la sua voce calma e
rassicurante, anche le cose più improbabili potevano avere un
senso.
Il giorno
dopo cavalli, cavalieri e amazzoni si tirarono a
lucido per affrontare le eliminatorie.
Naruto fu
uno dei primi ad uscire dalle stalle, tenendo
Rasengan per le briglie.
I Jeans
aderenti fasciavano le sue gambe muscolose,
accompagnati dai chaps[1] in cuoio che sottolineavano il suo
fisico
perfetto; la camicia rossa a quadri copriva il torace ben fatto, la
cintura
portafortuna con la fibbia dorata riluceva al sole, gli stivali in
cuoio
finemente intarsiati venivano portati con orgoglio.
Infine,
il cappello bianco da cowboy coronava la sua testa
bionda.
Il
ragazzo si guardò intorno, in pochi secondi il paddock e
la stradina davanti alle stalle si popolarono di cavalieri ed amazzoni
tutti
vestiti con le divise delle loro discipline, i mantelli dei cavalli
splendevano
sotto la luce del sole.
Intravide
il pelo nero lucente di Kirin in lontananza,
accanto a lei Sasuke, il suo cavaliere, che l’altra notte aveva
scombussolato
la sua anima con un semplice bacio.
Il corpo
di Sasuke aveva muscoli affusolati, coperti alla
perfezione dall’elegante divisa da Dressage: lunghi pantaloni bianchi
aderenti
che poco lasciavano all’immaginazione, stivali alti, lucidi e neri come la giacca ben stirata, la camicia era
bianca con una cravatta nera, i guanti bianchi e il cappello a cilindro
completavano l’opera.
Il biondo
non riusciva a staccargli gli occhi di dosso,
anche se il cilindro gli dava un’aria cretina, doveva ammettere che era
bello,
da morire.
Scrollò
la testa per un attimo, cosa gli stava succedendo?
Il cuore gli batteva forte, e sentiva un gran caldo.
Lui era
un damerino con la puzza sotto il naso, lo aveva
offeso, deriso e gabbato, eppure non riusciva a togliergli gli occhi di
dosso.
Quel
bacio lo aveva rapito, quelle labbra morbide che si
erano posate sulle sue in quell’interminabile istante lo avevano fatto
sprofondare in una voragine di domande, e la risposta era unica per
tutte.
Sasuke
carezzò il collo della sua Kirin, poi voltò la testa,
cercando di afferrare lo sguardo del biondo che cercava di nascondersi
dietro a
Rasengan, ma le iridi d’ebano del moro si puntarono su quelle cerulee
del
biondo, e da lì non si mossero.
Un breve
istante, e Sasuke distolse lo sguardo, assumendo
un’espressione birichina che fece tremare Naruto.
Pain si
stava sistemando la camicia blu e gialla a quadri, i
chaps nuovi erano stretti, ma cercava di non pensarci, calcò il
cappello sulla
testa.
Rinnegan,
ben pulito e sellato, lo aspettava legato al
paddock, muovendo la coda per scacciare gli insetti.
Notò
una figura familiare camminare circospetta tra i box.
Era
Hinata, vestita con la divisa da gara, il suo sguardo
era vergognoso e leggermente irritato.
Lei non
si era iscritta, ma aveva visto con disappunto che
il padre, sordo alle sue proteste, l’aveva iscritta senza averle detto
nulla.
Pain la
guardò per un bel po’mentre si aggirava per le
stalle, poi si decise a parlarle.
“Ciao,
Hinata”
La
ragazza sobbalzò e guardò il rosso con un dolce sorriso.
“Ciao” lo
salutò a bassa voce.
“Perché
ti nascondi?” chiese Pain guardando attentamente
ogni particolare della sua divisa “Sei…carina vestita così…”
Hinata
arrossì, abbassando lo sguardo: si sentiva ridicola
fasciata in quella giacca nera, la camicetta con collo alla coreana le
stringeva sul seno, senza parlare degli aderenti pantaloni bianchi con
cui si
sentiva quasi nuda, e del plastron[2] che quasi la
soffocava; gli
stivali alti, neri e lucidi, erano nuovi e stringevano impietosamente
sul collo
del piede.
I lunghi
capelli lisci e scuri erano raccolti in uno chignon
coperto da una retina nera.
La
ragazza stringeva tra le dita il cap.
“Io…non
voglio gareggiare!” balbettò stizzita “Non voglio
forzare Juken a saltare! Lei non lo vuole fare!”
Pain si
intenerì a quel piccolo sfogo.
Posò
le grandi mani sulle spalle della ragazza e la guardò
negli occhi, Hinata osservò con attenzione il volto di lui: gli
occhi grandi e
grigi, ogni singolo piercing luccicava, le labbra serrate in un mezzo
sorriso.
“Pensi
che a Rinnegan piaccia fare lo spin, lo stop e il
roll-back[3]?” le chiese”Certo che no, ogni cavallo vorrebbe
girovagare per i prati, però…il rapporto tra cavallo e cavaliere
non è solo
libertà, è anche regalarsi felicità!”
“Che…che
vuoi dire?” domandò Hinata, con il cuore che le
palpitava furiosamente.
“Vedi,
non è un semplice elenco di regole da eseguire, a
Rinnegan non piace fare lo spin, ma lo fa perché io gli chiedo
di farlo, e sa
che se lo fa bene io sono felice; come quando io lo striglio, io odio
strigliarlo, ma lo faccio perché dopo lui è contento,
capisci?”
“Come il
rapporto con le persone” rispose lei “A volte fai
cose che non ti piacciono solo per vedere un sorriso sul volto
dell’altra
persona”
Pain
sorrise ancora di più:
“Non
sentirti in colpa quando salti, ricordati che Juken lo
fa perché ti vuole tanto bene”
Hinata
inclinò la testa da un lato, sorridendo dolcemente,
le mani di lui ancora sulle spalle di lei.
“Grazie”
mormorò “Sei stato molto gentile”
Una
folata di vento improvvisa entrò nelle stalle, il
cappello sulla testa del rosso vacillò, poi cadde, ma la ragazza
velocemente lo
prese al volo, e glielo rimise sulla testa.
“Anche tu
sei gentile” rispose Pain.
Si
guardarono negli occhi, il rosso fece per avvicinare il
volto a quello della mora, quando una voce lo chiamò:
“Pain!
PAIN! Dove cazzo sei? Dobbiamo partire per gli
impianti equestri, porca miseria ladra!”
Hidan li
aveva interrotti per la seconda volta.
Il rosso
alzò gli occhi al cielo, mentre Hinata continuava a
fissarlo con il cuore in gola.
“Mi sa
che devo andare, ci vediamo…questa sera, se…vuoi…”
mormorò imbarazzato portandosi una mano dietro la nuca.
Hinata
prese il coraggio a due mani e si alzò sulle punte
dei piedi per arrivare a baciarlo su una guancia, un bacio leggero,
come un’ala
di farfalla.
“In bocca
al lupo” sussurrò ancor più rossa in viso “So che
per stasera il maneggio ha organizzato una piccola festa per l’inizio
delle
gare, possiamo vederci lì…”
Pain
trasalì al semplice contatto delle labbra di lei con la
pelle della sua guancia, poi annuì.
“Ci
vediamo…ciao!” balbettò alla fine incamminandosi verso l’uscita.
Lì
trovò un Hidan particolarmente irritato, il caschetto
rosso sui capelli chiarissimi, la pettorina protettiva[4]
coordinata
sulla maglia scura:
“Oh, ti
sei degnato di arrivare! Finalmente! Ti stiamo
aspettando da mezz’ora!”
“Che ti
è preso, Hidan?” gli chiese il rosso rissoso “Dormito
con il sederino scoperto?”
“Stai
zitto, quell’idiota con il cavallino tisico mi ha già
rotto i coglioni!”
“Ma
perché non provi a prendere Kakuzu per il suo verso?
Così finirete per ammazzarvi!”
“Tanto
sarò io a farlo fuori per primo!” rispose Hidan.
In quel
momento passò Hinata con Juken alla lunghina, salutò
timidamente Pain con la mano, prima di andare verso il cugino Neji che
la stava
aspettando.
Nel
vedere il rosso un po’in imbarazzo, l’albino capì:
“Ahh! Hai
conosciuto una bella puledrina! Ti ho interrotto
il su-e-giù pre-gara?” chiosò.
“Chiudi
il buco dentato e partiamo!” ribatté secco il rosso.
Ino,
tirata a lucido per la gara, andò verso il box di Shintenshin.
Trovò
l’ennesima macchiolina colorata legata alle sbarre.
Questa
volta era un piccolo mazzolino di erica e roselline
rosa.
Ino si
portò le mani sulle guance, quel mazzolino
significava “Ti auguro tanta fortuna”.
Ma nel
mazzolino era nascosto un bigliettino bianco.
La bionda
lo prese con mani tremanti, e lo aprì.
“In bocca al lupo, mia
adorata.” Diceva, era scritto al computer, e non era firmato; solo
un
piccolo segno contraddistingueva la piccola missiva.
Una croce
scritta con inchiostro blu.
La
ragazza si portò una mano sotto il mento, pensosa, poi
fece spallucce sorridendo, e aprì il box per far uscire il suo
cavallo,
sospirando.
Un
giovane dai capelli castani era nascosto dietro un angolo
delle stalle, stava guardando Ino sorridente, con il mazzolino di fiori
in
mano.
“Kiba!”
una bella ragazza bruna dai capelli legati in una
coda lo chiamò “Muoviti, siamo stati assegnati ai cancelli
veterinari del
cross-country”
Il
ragazzo sbuffò, per poi staccare a malincuore lo sguardo
dalla bionda.
Kiba era
uno studente di veterinaria, voleva specializzarsi
nella cura dei cani e dei cavalli, passione ereditata dalla madre Tsume
e dalla
sorella Hana.
Il
ragazzo accompagnava la sorella nei vari maneggi dove
esercitava per fare esperienza, senza separarsi mai dal suo cane
Akamaru, un
enorme cucciolone bianco.
Vide Ino
per la prima volta durante una gara di dressage, e
ne rimase folgorato.
La grazia
e la bellezza della ragazza lo avevano rapito,
però non l’aveva mai messa al corrente dei suoi sentimenti.
Non per
paura o per insicurezza, ma perché sapeva che per
quella ragazza così elegante e delicata il corteggiamento
standard non avrebbe
funzionato.
Era una
ragazza speciale, e speciali dovevano essere le
attenzioni a lei dedicate.
Così
si informò sul linguaggio dei fiori, e ogni volta che
passava davanti alla stalla del suo cavallo legava alle sue sbarre un
fiore.
Ogni
mossa era calcolata con calma, quella bellezza sarebbe
caduta ai suoi piedi, ne era certo.
Glossario
[1]:Copri
pantaloni in pelle, proteggono soprattutto le
gambe, sono molto usati nella monta western e nel reining fanno parte
dell’abbigliamento
da gara.
[2]:Detto
anche Ascot, è un tipo di cravatta indossato dalle
amazzoni durante le gare, il suo nodo non è molto stretto e si
ferma con una
spilla.
[3]:Tre
delle manovre fondamentali nel reining: lo spin è
una rotazione di 360°, facendo perno sulle zampe posteriori del
cavallo; lo
stop è l’arresto, che può anche essere scivolato (sliding
stop); il roll-back è
il dietrofront al galoppo.
[4]:Il
cross-country è una disciplina molto pericolosa, la
pettorina preserva il cavaliere da eventuali traumi.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Eccomi
qui!!!! L'occhietto sta molto ma molto meglio e finalmente CI VEDO SENZA GLI OCCHIALI!!!!
Che liberazione!^^
Premetto che in questo capitolo forse non ho descritto bene il
punteggio del reining, facendolo un po'"alla carlona", mi dispiace, ma
avevo paura di annoiare o confondere il lettore dato che è molto
complesso (almeno secondo me), quindi scusate!!!!
Aoba Yamashiro intanto
campeggia imperterrito nelle mie fantasie e non si schioda!
Poffarbacco! Salvatemi...ma il più tardi possibile! OçO
Ma ditemi davvero se ho tutte le rotelle a posto, sbavo per un tizio
che non si vede quasi mai (ma nel
vederlo circondato dai corvi mi scende la bauscina), e sono
fiera di esserlo!XD
Ringrazio tutti coloro che
hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate,
siete tantissimi, e non vi ringrazierò mai abbastanza, davvero,
grazie dal profondo del mio cuore, è un grande onore per me
sapere che questa storia ha riscosso molto successo! Grazie mille!!
Farò
sempre del mio meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni e appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!!
Capitolo 7
Il sole impietoso illuminava con i suoi raggi il rettangolo
polveroso dove si sarebbero svolte le eliminatorie nel reining.
Poco
lontano, i cavalieri facevano scaldare i cavalli in un
apposito recinto.
Naruto
sospirò, prima di dare una pacca sul collo del suo
Rasengan.
Poi
salì in groppa, calcò ulteriormente il suo cappello
bianco in testa e con un lieve movimento del bacino partì verso
il recinto.
Scorse
Pain in lontananza mentre faceva girovagare il suo
Rinnegan, quel cavallo aveva gli occhi vispi e attenti, il suo
cavaliere aveva
gli occhi grigi pregni di determinazione.
L’eliminatoria
consisteva in un semplice pattern[1],
composto dalle otto manovre canoniche, non sembrava difficile, ma il
biondo era
abituato ad affrontare ogni gara con la stessa attenzione.
Pain, dal
canto suo, era un po’spaventato; d’altronde, lui
era così: ribelle, anticonformista e fiero di esserlo, ma al
tempo stesso anche
incredibilmente insicuro delle sue capacità.
La paura
di fallire sovente gli avvolgeva il cuore, non
trapelava però da quegli occhi grigi così intensi.
Una voce
al megafono chiamò il primo contendente.
Era
proprio il rosso, che deglutì, respirò a fondo e
galoppò
sul suo Appaloosa fino al centro del rettangolo.
Il
binomio svolse i cerchi[2] senza difficoltà,
l’eccellente cambio di galoppo[3], fluido e armonioso,
scaturì un
timido applauso dalla platea, eseguì degli spin molto precisi,
ma non molto
veloci.
Poi, Pain
carezzò il collo di Rinnegan, per prepararlo allo
sliding stop e, di conseguenza, al roll-back.
Il
cavallo si lanciò al galoppo, per poi scivolare con
grazia bloccando gli arti posteriori, la scivolata sollevò poca
sabbia, ma
tutto sommato la posizione era più che giusta.
Subito
dopo, Rinnegan caricò tutto il suo peso sulle zampe
posteriori e, con una potenza inaudita, fece dietrofront lanciandosi al
galoppo
dalla parte opposta.
Il
cavallo si fermò al centro del rettangolo, il suo
cavaliere rimase fermo in sella in attesa del giudice che si avvicinava
per
controllare l’imboccatura di Rinnegan.
Tutto
regolare, e la solita voce gracchiante del megafono
annunciò i risultati[4]:
“Cerchi +1,
Spin +½, Figura a 8 +1½, Sliding stop +1, Roll-back
+1½, Stop +1, Back 0. Punteggio
complessivo 6½”
Applauso
scrosciante da parte della platea, un sospiro di
sollievo da parte del rosso: nessuna penalità, nessun punteggio
inferiore allo
zero, Pain si sentì incredibilmente bene, si piegò sul
collo del suo destriero
per abbracciarlo.
Era tutto
merito del suo Rinnegan, compagno fedele e
generoso, l’odore forte del suo pelo, un misto di fieno e shampoo per
cavalli,
fece fremere le narici del cavaliere.
Mentre
usciva dal rettangolo, la voce chiamò Naruto, che con
un piccolo galoppo entrò nel rettangolo.
Il rosso
si fermò a guardarlo.
Ogni sua
mossa sembrava calcolata con assoluta perfezione da
una divinità lontana, Pain non riusciva a credere ai suoi occhi;
aveva visto
altre volte Naruto esibirsi, ma ogni percorso era un capolavoro, il
biondo era
veramente un fuoriclasse, i movimenti fluidi e armoniosi, la perfetta
sincronia
tra cavallo e cavaliere era un qualcosa di magico.
Questa
magia avvolgeva anche gli spettatori, che rimanevano
imbambolati, con gli occhi fissi sugli zoccoli fermi e vigorosi di
Rasengan,
che parevano disegnare arabeschi ipnotici ad ogni movimento.
Lo
sliding stop era la specialità di Naruto: e anche in
quella piccola esibizione lo dimostrò.
Rasengan
piantò gli zoccoli a terra dopo il galoppo, facendo
alzare un’onda di sabbia a dir poco perfetta: né troppo grande
né troppo
piccola.
La voce
del megafono ricominciò a parlare, elencando il
punteggio del biondo, la cui somma era 10.
Applausi
e grida si levarono dagli spalti, esplodendo come
un vulcano.
Aveva
preso +1½ in
quasi tutte le manovre, tranne nel back, in cui aveva preso +1.
Il biondo
esultò con un largo sorriso, mentre usciva dal
rettangolo si tolse il cappello per salutare e ringraziare tutti gli
spettatori
che avevano applaudito lui e, soprattutto, il suo cavallo.
Il rosso
lo guardò attentamente, mentre continuava ad
accarezzare Rinnegan: Naruto era proprio una forza della natura.
La paura
lo pervase, l’insicurezza lo avvinghiò nelle sue
spire gelate.
Non
poteva competere con lui.
Il biondo
gli passò accanto:
“Gran
bella esibizione” si complimentò Pain con un mezzo
sorriso.
“Grazie”
rispose il ragazzo scendendo da Rasengan “Anche tu
sei stato bravo!”
Il rosso
abbassò lo sguardo, si sentiva a disagio.
“Spero di
essere stato ammesso” mormorò.
Naruto
gli assestò una sonora pacca sulla spalla che lo
prese alla sprovvista.
“Ma certo
che sarai ammesso! Non preoccuparti!”
Dopo
un’ora, le eliminatorie del reining erano terminate.
La
solita, sgraziata voce distorta del megafono annunciò la
classifica.
Pain
stringeva le redini del suo cavallo con le mani sudate.
Era
arrivato secondo.
Davanti a
lui, una barriera quasi invalicabile, dagli occhi
azzurri e limpidi che rispondeva al nome di Naruto Uzumaki.
Il rosso
si tranquillizzò un poco, l’importante in quel
momento era essere stati ammessi, tirò fuori dalla tasca dei
pantaloni una
caramella, e la diede a Rinnegan.
“Vedi?”
disse Naruto con un gran sorriso “Te lo avevo detto!
Sei andato bene!”
Pain
sorrise, carezzando il muso del suo cavallo.
“Senti”
azzardò “Per caso sai se le eliminatorie del salto
ad ostacoli sono già iniziate?”
Il biondo
prese dal taschino della camicia un foglietto
spiegazzato:
“Mmm…ancora
no” rispose “Dovrebbero iniziare tra un quarto
d’ora…sai come sono quelli, ogni ostacolo deve essere posizionato con
una
precisione da maniaci!”
“E sai
anche dove si trova il campo di gara?” chiese ancora
il rosso.
“Beh…si…è
vicino al campo da dressage, sarà a mezzo
chilometro da qui…” rispose di nuovo Naruto, un po’confuso.
“Allora
sono ancora in tempo! Grazie e ancora complimenti!”
esclamò il ragazzo montando velocemente in sella e spronando
Rinnegan “Su,
bello, dopo ti lascerò pascolare lì vicino!”
Rinnegan
si lanciò in un galoppo sfrenato, i suoi zoccoli
sollevarono qualche zolla di terra.
Naruto
rimase a guardarli sfrecciare verso il campo da gara,
grattandosi la testa.
“Sei
bravo…” una voce profonda che il biondo conosceva fin
troppo bene lo fece sobbalzare, vide Sasuke a cavallo di Kirin, che lo
guardava
con espressione maliziosa “Proprio un bel percorso”
“Avevi
dubbi, damerino?” rispose Naruto guardandolo negli
occhi “Rasengan non mi delude mai!”
Il moro
ridacchiò, sistemandosi il cilindro sulla testa.
“Lo sai
che quel cappello ti fa sembrare un idiota?” chiese
ironicamente il biondo.
“Forse”
rispose Sasuke “In compenso a te il cappello da
vaccaro ti sta molto bene, sai? E anche quei…cosi di cuoio che hai
sulle
gambe!”
“Si
chiamano chaps, damerino”
“Possono
chiamarsi come vogliono” tagliò corto il moro “Ti
fanno un bel didietro”
Naruto,
preso in contropiede dal commento di Sasuke, non
seppe controbattere, il moro si lasciò sfuggire un altro
risolino, per poi far
trotterellare la sua Kirin verso il campo da Dressage.
Il grande
percorso del cross-country si presentò davanti
agli occhi scuri e penetranti di Shikamaru, Kage, tenuto per le redini,
scrollò
il testone grigio per un istante.
Il moro
posò una mano sul muso del suo destriero:
“Tranquillo,
ce la faremo, ho ideato una strategia per farti
affaticare di meno” mormorò.
Notò
una testolina bionda tra gli spalti, una testolina che
conosceva fin troppo bene.
Temari lo
guardava sorridendo.
Il loro
rapporto era strano, troppo profondo per essere un’amicizia,
ma al tempo stesso troppo spensierato per essere un amore.
Si
conoscevano da tempo, un rapporto costruito tra sguardi,
silenzi e piccoli battibecchi.
La
ragazza sollevò una mano in segno di saluto, a cui
Shikamaru rispose.
“Lascia
perdere, codino” sogghignò Hidan, che era comparso
dietro di lui a cavallo di Jashin “Lei è troppo figa per un
disgraziato come
te!”
Il moro
diplomaticamente fece finta di non sentire, salì in
groppa al suo Kage e partì verso l’inizio del percorso,
lasciando Hidan con un
palmo di naso.
Hidan
cercò con lo sguardo violaceo Temari, le fece l’occhiolino,
ma rimediò solo un gestaccio da parte di lei.
Shikamaru
era il secondo a partire, il primo concorrente
cadde rovinosamente al terzo ostacolo, fortunatamente si rialzò,
anche se
zoppicante.
Il
percorso dell’eliminatoria era corto, ma non per questo
più semplice, il moro partì a razzo, aveva escogitato un
modo per non far
affaticare troppo il cavallo; dato che ad ogni ostacolo complesso era
affiancato un ostacolo più semplice, ma che impiegava più
tempo, il ragazzo
decise di alternare ad ogni coppia di ostacoli difficili uno facile.
Era un
azzardo, ma Kage era molto veloce, in cuor suo
sperava di piazzarsi tra i primi quattro.
Pain
arrivò al campo degli ostacoli appena in tempo, legò
Rinnegan fuori e gli tolse il morso, per permettergli di mangiare
meglio.
Salì
sugli spalti, e cominciò a cercare Hinata con lo
sguardo.
Eccola!
Sedeva in groppa alla sua Juken con sguardo confuso,
il rosso si sbracciò per farsi vedere, si mise a sventolare
persino il
cappello.
Era
conscio di sembrare un povero idiota, ma voleva a tutti
i costi far sapere a Hinata che lui era lì, per sostenerla.
E che la amava.
Era
assurdo, Pain lo sapeva, come ci si può innamorare di
una persona in così poco tempo? Eppure quello che provava per la
dolce
saltatrice era un sentimento troppo strano, che vorticava nell’anima
come un
nugolo di farfalle impazzite, che lo faceva tremare come se fosse
percorso da
una folata di vento gelato, ma al tempo stesso gli faceva ardere la
pelle sotto
la camicia.
Gli occhi
confusi della mora si posarono su di lui, un
sorriso pervase il suo volto.
Il
megafono chiamò il suo nome, con un piccolo galoppo si
portò all’inizio del percorso.
Nessun
rifiuto da parte di Juken, nessuna penalità, l’elevazione
di quella cavalla era fenomenale, ed era veloce, molto veloce; con
grandi
falcate si precipitava sull’ostacolo, con grazia lo saltava per poi
ricominciare.
Il rosso
rimase seduto sugli spalti fino alla fine, vide la
performance di Deidara, che purtroppo si beccò 4 punti di
penalità per aver
fatto cadere un ostacolo.
Poi, vide
Neji, il cugino di Hinata.
Era a dir
poco portentoso, Byakugan aveva meno elevazione di
Juken, ma era più veloce, sembrava un fulmine.
Alla
fine, i risultati.
Hinata
era seconda, subito dietro al cugino, ma davanti a
Deidara, che si maledì per aver dato quel comando sbagliato a
Kibakunendo.
Il viso
di lei era radioso, mai aveva raggiunto un risultato
simile.
Pain
cominciò a fischiare per esternare la sua approvazione,
la ragazza arrossì violentemente quando lui le lanciò un
bacio sulla punta
delle dita.
Glossario
[1]:Percorso
del Reining, in cui sono comprese le manovre
canoniche come lo spin e lo sliding stop.
[2]:Giri
intorno al rettangolo al galoppo, con annessi cambi
di galoppo.
[3]:Esistono
vari tipi di galoppo: giusto (quando si va a
mano destra il cavallo galoppa sul piede sinistro), falso (quando si va
a mano
destra il cavallo galoppa sul piede sinistro), rovescio (quando si
procede con
il galoppo falso…pensoXDXD), disunito (quando il cavallo perde la
coordinazione
nel movimento). Il cambio di galoppo si utilizza per passare da un tipo
di
galoppo all’altro.
[4]:Il
punteggio nel reining va da -1½
(gravemente
insufficiente) a +1½
(eccellente), lo zero significa “corretto”.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Eccomi
qua con il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!
Ringrazio come sempre tutti voi, che avete messo la mia storia tra le
preferite, le seguite e le ricordate! Grazie, grazie davvero, dal
profondo del mio cuoricino! Sono così onorata! ^^
Farò sempre del mio
meglio per non deludervi mai!
I personaggi sono maggiorenni
ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che
leggeranno e recensiranno!
Capitolo 8
Nel
rettangolo del dressage entrò Sasuke con un trotto
leggero, scatenando un’ovazione dagli spalti.
L’Uchiha
era considerato un vero e proprio portento nel suo
campo, lui e la sua Kirin sembravano una sola cosa, il piaffe[1],
il
passage[2], la piroetta, l’appoggiata[3]…tutte le
figure
si concatenavano fino a formare la coreografia perfetta.
Nell’aria
si levarono gridolini di ragazze in delirio,
ammaliate dalla bellezza e dalla bravura del moro.
Squittii
a cui il ragazzo era indifferente, si limitò a
salutarle alzando una mano, con totale indifferenza.
A lui non
piacevano le ragazze.
Sasuke
voleva accanto a sé un uomo, ma non un idiota dalla
giacchettina stirata, lui voleva un ragazzo forte, risoluto, anche un
po’arrogante.
Un uomo
che sarebbe riuscito a sopportare il suo carattere
ardente ma languido.
Il moro
si sentiva come un cavallo indomabile e insanguato,
che attendeva colui che lo avrebbe finalmente domato.
L’Uchiha
arrivò primo, e questo non era una novità, dietro
di lui il fratello Itachi.
Ino
arrivò terza, altre volte era finita sul podio, ma mai
era riuscita quasi ad eguagliare i fratelli Uchiha.
Dentro di
sé, ringraziava quel misterioso corteggiatore che
le aveva ridonato sicurezza, e quella croce blu sul biglietto, unico
indizio
che poteva portarla alla sua identità.
Konan fu
eliminata, ma non per colpa sua.
Proprio
durante l’esibizione, Origami cominciò a zoppicare
vistosamente.
La
ragazza non sapeva perché, attendeva con il cuore in gola
fuori dal cancello veterinario.
L’eliminazione
era passata in secondo piano nei suoi
pensieri.
Ora
esisteva solo il suo Origami che non stava bene,
nient’altro contava.
Sasori
sedeva sullo steccato del paddock, era rimasto al
maneggio in quanto le eliminatorie dell’endurance, per via della durata
eccessiva, si erano svolte la settimana prima.
Kawarimi,
legata al recinto, posò l’aggraziata testa sulla
spalla del ragazzo.
Il lieve
venticello fece frusciare i suoi capelli cremisi.
Lo
sguardo inespressivo del ragazzo fissava un punto
imprecisato davanti a lui.
La festa
di questa sera era l’occasione giusta per parlarle.
Aveva
intenzione di renderla partecipe di quel sentimento
che da troppo tempo gli opprimeva l’anima come un delizioso fardello.
Sospirò,
cercando mentalmente di trovare le parole più
giuste.
Shikamaru
aveva terminato da un bel pezzo il percorso.
Due
minuti e quattro secondi, non male, era addirittura
migliorato.
Carezzò
Kage soddisfatto, rovistò in una busta che si era
portato dal maneggio per tirarne fuori una fragola, che il Tersk
addentò
vorace.
Era il
turno di Hidan, che diede una sonora pacca al collo
di Jashin, prima di lanciarsi al galoppo verso il primo ostacolo.
Il
ragazzo non prese minimamente in considerazione gli
ostacoli secondari, si buttava nei ostacoli più difficili senza
paura, come se
non avesse nulla da perdere.
Il suo
cavallo eseguiva ogni singolo ordine impartito alla
perfezione, fidandosi ciecamente del suo cavaliere.
Un minuto
e quarantasette.
Shikamaru
guardò quel cavaliere ardente con gli occhi fuori
dalle orbite.
Perché Hidan non prova
paura?
Il primo
posto era assicurato per lui, mentre Shikamaru
arrivò terzo.
Il
risultato andava più che bene al moro, si accontentava di
arrivare tra i primi quattro, non voleva far affaticare Kage prima del
tempo.
Kakashi
era appena ritornato dall’esibizione di bellezza.
Iruka lo
accolse appoggiato alla porta del box di Sharingan.
Il
cavallo grigio scuoteva il testone, annoiato.
“Come
è andata?” chiese Iruka cercando di capire lo sguardo
del suo compagno, senza successo.
“Sono
arrivato quarto” mugugnò “Purtroppo ho scoperto che
esistono cavalli più belli di Sharingan…secondo la giuria”
Sharingan
sbuffò sonoramente, quasi a voler rafforzare la
tristezza impotente del padrone.
“Non dire
fesserie!” lo rimbeccò Iruka “Sai che Sharingan è
meraviglioso, l’importante è aver superato le eliminatorie! Cosa
c’è che non va
in lui?”
“Massiccio”
borbottò velenoso Kakashi, sottolineando le
doppie con rabbia, non capiva perché quel giudizio per i giudici
fosse così
negativo, nel fisico robusto e muscoloso del suo cavallo lui vedeva
solo lati
positivi.
“E
allora?” sbottò Iruka “Massiccio! Che idioti! A volte mi
chiedo perché hai voluto iscrivere Sharingan a questo concorso!”
Kakashi
fece entrare il cavallo nel box e versò nella
mangiatoia un po’di mangime.
“Adesso
vanno per la maggiore i
cavalli sottili e nevrili, sono belli ugualmente ma non bisogna mettere
dei
paletti nella bellezza” mormorò l’uomo dai capelli argentati.
“Scommetto
che è stato Jiongu a
vincere” commentò Iruka.
Kakashi
annuì, e l’uomo dalla
coda bruna alzò gli occhi al cielo.
“Senza
offesa, ma sembrano dei
bambini! Un oggetto che luccica e tutti a battere le mani!”
“Adesso
datti una calmata, non
possiamo farci nulla” il compagno cercava di blandirlo.
A
quelle parole, Iruka si
avvicinò di scatto a lui e lo baciò con una passione tale
da farlo indietreggiare
fino a sbattere sulla parete.
“Voglio
semplicemente che tu sia
felice, te lo meriti” sussurrò a Kakashi con le labbra ancora
premute sulle
sue.
La sera
arrivò, i cavalieri
rientrarono per prepararsi alla piccola festa organizzata dal maneggio
per festeggiare
l’inizio delle gare, che si sarebbero svolte un paio di giorni dopo.
Sasuke
entrò nella stanza che
divideva con il fratello Itachi.
Dopo
una bella doccia
ristoratrice, il moro si infilò un vestito nero lucente, i
pantaloni dritti e
aderenti sottolineavano il fisico agile dai muscoli cesellati, la
camicia
bianca senza cravatta gli donava un’aria elegante ma non troppo.
Il
fratello optò per un vestito
blu notte, e trascorse più di mezz’ora per legare i suoi lunghi
capelli d’ebano.
“Abbiamo
fatto faville oggi”
mormorò Sasuke.
“Si, ma
so che a te non importa”
commentò Itachi “Quando sei a cavallo di Kirin, non ti importa
di nulla”
Dopo un
breve istante di
silenzio, Sasuke ricominciò a parlare:
“Itachi…ti
sei mai innamorato?”
“Purtroppo
no”
“…io
si”
“Chi
è il fortunato?” Itachi
sapeva dell’omosessualità del fratello, la cosa non gli creava
problema alcuno,
anzi, era sempre pronto a spronarlo per parlare delle sue emozioni,
delle sue
perplessità.
“E’biondo”
disse semplicemente
Sasuke, prima di andarsene dalla stanza.
Pain si
era precipitato subito
in camera a vestirsi, fece velocemente una doccia e si vestì.
Una
camicia nera con profili
dorati stile western.
Un paio
di jeans scuri aderenti.
Una
cintura dalla grande fibbia
dorata.
Doveva
vedere Hinata, doveva
vederla ad ogni costo.
La
trovò una volta uscito dalle
stanze, nella grande veranda fuori dalla casa dove erano le camere.
Lì
si teneva la festa, con un
grande rinfresco e un andirivieni di persone dalle divise più
disparate.
Gli
bastò sondare la moltitudine
di persone che gli si presentava davanti, per trovarla.
Era
lì, vicino al bancone delle
bibite, bellissima.
Un
vestitino nero che arrivava
appena sotto al ginocchio, la schiena scoperta, la dorata spilla del
club di
salto appuntata sul petto, ai piedi calzava dei sandali neri con il
tacco.
I
lunghi capelli neri
abbandonati sulle spalle.
Pain si
avvicinò circospetto,
non voleva nessuno tra i piedi.
E, cosa
più importante, non
voleva essere nuovamente interrotto.
“Ciao”
la salutò timidamente.
La
ragazza gli sorrise
dolcemente.
“Sei
stata bravissima, oggi”
“Grazie”
Hinata si ravviò i
capelli dietro alle orecchie, una leggera vena civettuola in quel gesto.
Pain la
guardava attentamente,
era proprio bella, forse troppo, per uno come lui.
Vide
Hidan in lontananza mentre
litigava con Kakuzu, e non aveva la minima intenzione di andare a fare
da
paciere.
Anche
la ragazza se ne accorse,
velocemente e, al tempo stesso, timidamente prese la mano del rosso.
Lo
trascinò via dalla veranda, e
si diresse verso le stalle.
“Ma
dove mi stai portando?” le
chiese Pain, confuso.
“In un
posto dove nessuno ci
interromperà” rispose lei, con quella dolcezza che lo faceva
trasalire ogni
volta.
Le
stalle erano buie, illuminate
solo dalla luce bluastra della luna.
I due
ragazzi entrarono
circospetti, si guardarono negli occhi.
“Il
bacio che hai lanciato oggi
era…per me?” chiese Hinata arrossendo leggermente.
“Beh…non
è che voglio così tanto
bene a Deidara” ridacchiò lui.
La mora
rise sommessamente.
Un
rumore di passi proveniente
dall’esterno li mise in guardia.
Il
rosso prese per un braccio
Hinata, guardandosi intorno alla ricerca di un nascondiglio.
La
stanza dei finimenti era
perfetta, entrarono dentro e chiusero la porta.
Pain
provò ad accendere la luce
senza successo.
“E’
fulminata” lo informò la
ragazza “Kakashi ancora non l’ha riparata”
Era
buio.
Il
rosso non vedeva ad un palmo
dal naso, per farsi luce, cercò di aprire la porta, ma era
bloccata.
Nel
sentire la porta che non si
apriva, Hinata entrò nel panico.
“Perché
non si apre?” chiese con
voce tremante.
“Tranquilla,
non è una porta
blindata, con un paio di spallate dovrei buttarla giù” rispose
sicuro Pain.
Poi il
ragazzo si fermò.
“Almeno
adesso siamo da soli”
osservò.
“Si, ma
siamo al buio!” esclamò
lei.
Il
rosso tirò fuori dalla tasca
un accendino.
Dopo lo
sfrigolio iniziale, una
fiammella arancione illuminò leggermente tutt’intorno.
Anche
alla debole luce della
piccola fiamma, il viso della ragazza era bellissimo.
“Adesso
il buio non c’è più”
disse Pain, sorridendo.
Hinata
si avvicinò al ragazzo.
“Ma
adesso che so dove sei”
constatò lui “Non mi serve la luce”
Soffiò
sulla fiamma che si
spense all’istante.
Prese
tra le mani il viso di
lei, e finalmente la baciò, nel buio dischiusero dolcemente le
labbra per
regalarsi un bacio lunghissimo, senza interruzioni.
Glossario
[1]:Movimento del dressage che si effettua trottando sul
posto con grande sollecitazione dei posteriori e un elevato
sostenimento degli
arti anteriori, che si piegano come in una marcia.
[2]:Movimento
del dressage che consiste in un trotto
rallentato con sollevamento degli arti anteriori.
[3]:Movimento
del dressage in cui il cavallo avanza
incrociando sia gli arti posteriori che quelli anteriori.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Mi scuso per l'assurdo ritardo, innanzitutto, ma
tra altre fanfic, studio e quant'altro non riesco a gestire
tutto in tempi brevi...
Comunque, ringrazio di cuore tutti coloro che preferiscono,
ricordano, seguono e recensiscono la mia storia.
Siete il più bel regalo, per me, davvero, per una pseudo
scrittrice quale sono è una cosa meravigliosa.
Grazie, dunque, grazie mille.^^
Questo capitolo mi è venuto una vaccata (anche se si
parla di cavalliXD), ma non sono io a doverlo dire:
Farò
sempre del mio meglio per non deludervi mai.
I personaggi sono
maggiorenni ed appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro
che leggeranno e recensiranno!
Capitolo 9
Si allontanarono lentamente,
circondati dall’oscurità.
Nell’aria solo i loro respiri, e
il delicato profumo di vaniglia dei capelli di lei.
All’improvviso, Pain ridacchiò
nervosamente.
“Da quanto ci conosciamo?”
“Due giorni” rispose Hinata con
dolcezza.
Il rosso sospirò pesantemente,
carezzandole la schiena.
“Ho fatto una cazzata, vero?”
chiese, esitante.
La mora poggiò la testa sul suo
petto.
“La cazzata più bella che io
abbia mai visto…” poi si corresse “O meglio, la cazzata
più bella che io abbia
mai sentito”
Le dita del ragazzo si tuffarono
tra i morbidi capelli di Hinata.
“Gli altri ci staranno
cercando…” mormorò lei.
“Lasciali cercare…” Pain cercò a
tentoni il viso della ragazza, lo alzò delicatamente e si
avvicinò nuovamente
per baciarla, dapprima con dolcezza, diventando via via sempre
più audace.
La mora lo prese in contropiede
premendo il suo corpo su quello di lui facendolo indietreggiare
fino a fargli
sbattere la schiena alla parete.
Konan sedeva in lacrime nelle
stalle.
Tutti facevano festa, ma lei non
trovava nulla da festeggiare.
Il suo Origami stava male,
zoppicava; i veterinari non seppero dare una risposta a quel
problema, perché
troppo presi dall’evento sportivo, rimandando il tutto al giorno
dopo, per
necessari approfondimenti.
Il muso aggraziato
dell’anglo-arabo francese spuntò fuori dal box, il suo
profondo respiro
scombinò leggermente i suo capelli blu.
La ragazza carezzò la testa del
suo destriero tirando su col naso.
Il ritiro dalle competizioni era
nulla, per lei.
E se fosse una malattia grave? E
se i gestori del suo maneggio decidessero di abbatterlo?
Non lo avrebbe mai sopportato.
Scoppiò in singhiozzi,
abbassando la testa.
“Se vuoi allagare la scuderia,
ti devi applicare di più” la voce tagliente di Hidan le
fece alzare lo sguardo.
Gli occhi color miele di lei
s’incupirono.
“Non sei divertente per un
cazzo, Hidan” sibilò, asciugandosi gli occhi con una
mano.
Il ragazzo si avvicinò,
ravviandosi i capelli chiari, una mano nella tasca dei jeans
scuri e aderenti.
“Pensi di risolvere qualcosa,
belando come un agnellino il giorno di Pasqua?” chiese, tirando
fuori dalla
tasca un pacchetto di sigarette “Adesso devi solo aspettare
domani”.
Prese una sigaretta, e la offrì
alla ragazza.
“La fai facile, tu” borbottò,
prendendo con dita tremanti la bionda “Non è il tuo
Jashin che zoppica”
Hidan rimase in silenzio,
rabbuiandosi, lo sfrigolio dell’accendino echeggiò nella
scuderia deserta.
Konan tese la mano per poter
ricevere l’accendino.
Si accese la bionda, senza dire
nulla.
Il giovane rimase in piedi
davanti a lei, succhiando forsennatamente la sigaretta con
cipiglio offeso.
“Cos’hai?” sussurrò alla fine la
ragazza.
Lui sospirò, emettendo una
nuvola di fumo grigiastro.
“La faccio facile, eh?” mormorò,
duro “Pensi di essere l’unica a piangere per paura di perdere
uno dei tuoi
migliori amici?”
Hidan smise di parlare, le iridi
viola puntate su Konan, strinse i pugni per un istante, prima di
gridare.
“MA FAMMI IL FOTTUTO PIACERE!”
L’urlo fece agitare un paio di
cavalli, che nitrirono.
La giovane sobbalzò, mentre
Hidan continuava a fissarla quasi con odio.
Vedendola tremante e quasi
indifesa, il ragazzo capì che in fondo lei non aveva
colpe.
Addolcì appena lo sguardo, che
da rabbioso divenne triste.
“Scusa” borbottò.
Andò verso la seconda uscita
della scuderia, quella che dava sul paddock, che a quell’ora era
deserto.
Konan lo seguì con gli occhi
fino a che non scomparve.
Hidan era irascibile, ma mai lo
aveva visto arrivare a tali eccessi.
Forse quella che usava tutti i
giorni era una rabbia fredda, quasi intenzionale.
Invece quella a cui aveva appena
assistito era un’ira cocente, che corrodeva l’anima.
La giovane si alzò, pulendosi
appena i pantaloni, carezzò il muso dolce di Origami e si
diresse verso
l’uscita.
Hidan si era acceso una seconda
sigaretta, e sedeva sullo steccato guardando un punto
imprecisato davanti a sé.
“Cos’hai?” chiese nuovamente lei
facendolo voltare di scatto.
“Stress” rispose laconicamente
lui.
Konan si sedette accanto a lui.
“Cos’hai…davvero?” ripeté.
Il giovane sbuffò.
“Frequentiamo lo stesso maneggio
da anni, e ancora non mi conosci? Sai che sono così,
m’incazzo per nulla!”
“La maschera da cazzone puoi
risparmiartela” disse lei, asciutta “Non hai mai sbottato
così”
Hidan inizialmente non rispose,
continuando a fumare.
Lei gli strappò la bionda dalle
labbra, gettandola a terra, poi con malgarbo prese il viso di
lui tra le mani
per forzarlo a girarsi verso di lei.
“Stammi a sentire, stronzetto”
sibilò, guardandolo negli occhi “Prima ridicolizzi il mio
dolore, poi ad una
mia domanda esplodi come una mina antiuomo e pretendi che io
rimanga zitta e
ferma, senza chiedermi che ti frulla in quella testa?”
Il ragazzo rispose con un
sorrisino forzato.
“Però, che tempra, sei quasi
eccitante” sogghignò “Occhio che mi potrebbero venire
alcune idee malsane, per
stanotte”
Konan lo lasciò andare di colpo,
per poi scendere dallo steccato.
“Fottiti, volevo solo aiutarti,
ammesso che tu sappia cosa significhi” mugugnò, e fece
per andarsene.
Hidan la prese per un polso.
“Lasciami” gli intimò, cercando
di divincolarsi.
Ma il giovane ignorò il suo
reclamo, cominciando a parlare
con le
dita ferme attorno all’esile polso di lei.
“Prima di Jashin, avevo un altro
cavallo”
La ragazza si fermò.
Hidan non si azzardava a
lasciarla andare.
“Si chiamava Haru, era una
Tennessee Walking Horse[1] e una delle cavalle
più belle che io
abbia mai visto, con un mantello nero lucido e liscio e due
occhi dolcissimi,
ancora non ero iscritto al maneggio, la tenevo in una stalla
appena fuori città”
mormorò “Una colica[2] me l’ha portata via ”
Konan rimase impietrita.
“Non nascondo di aver pianto
pure io, seduto sul pavimento della stalla, mentre vedevo il
veterinario che
cercava di salvarla, ma sai che cosa ho ottenuto con le mie
lacrime? Niente!”
Mosse appena le dita sul polso
della ragazza, come a saggiare la sua pelle chiara.
“Quando vidi Jashin al maneggio,
rividi gli stessi occhi di Haru, quella vena orgogliosa e
battagliera mi fece
innamorare di nuovo”
Lasciò all’improvviso la presa
sul polso della giovane.
Ma Konan non si mosse, rimase in
piedi davanti a quel ragazzo che per la prima volta in vita sua
aveva aperto il
suo cuore.
“Perché non l’hai detto prima?”
domandò.
“Perché ho una reputazione,
scema”
La ragazza sorrise dolcemente.
“Beh, ho scoperto che dentro al
petto non hai solo una palla di pelo”
Hidan ridacchiò.
“Io ho scoperto che sei carina,
al chiaro di luna”
“Non fare lo stupido” si schermì
lei “Io vado alla festa, altrimenti si preoccupano”
Fece per andare via, quando
Hidan la bloccò nuovamente, prendendole con dolcezza un
braccio.
Konan non fece resistenza, forse
se lo aspettava.
Il ragazzo scese dal recinto, e
repentinamente l’abbracciò.
La giovane rimase di sale,
mentre sentiva le forti braccia di Hidan circondarla, e
stringerla forte.
“Non preoccuparti
eccessivamente” le mormorò all’orecchio “Molto
probabilmente è solo un po’di
tendinite, ti fai troppe paranoie”
“…perché…mi stai…abbracciando?”
balbettò la ragazza.
Hidan si strinse ancora di più a
lei.
“Sei una gran figa” rispose lui
“e hai un buon profumo”
Konan sentì il cuore batterle
forte nel petto, e anche Hidan se ne accorse.
“Agitata?” chiese con tono
scherzoso “Non ti hanno mai abbracciata?”
“Non…così…” bisbigliò
impacciata.
Hidan lasciò scivolare una mano
lungo la sua schiena, facendola tremare.
“Devo…devo tornare da Origami”
Konan cercò garbatamente di sfuggire a quelle emozioni
mai provate.
Il ragazzo la lasciò andare, poi
le prese la mano.
“Andiamoci insieme”
Arrivati davanti alla stalla,
Hidan la aprì.
“Su, stecchino” disse
all’indirizzo del cavallo “Fammi vedere questa zampetta
rachitica”
“Zoppica sull’arto sinistro
posteriore” lo informò lei.
Il giovane prese delicatamente
la zampa, tastando dolcemente tutt’intorno.
Premette un punto e l’animale
sussultò.
“Io te l’avevo detto” borbottò “Un
tendine gonfio, quei dementi dei cancelli veterinari hanno preso
la laurea con
i punti del supermercato, per non vedere una tendinite, ci vuole
pazienza e
tempo, ma non è grave”
La ragazza giocherellava
nervosamente con una ciocca di capelli blu, sapeva che una
tendinite non era
eccessivamente grave se curata in tempo, ma poteva compromettere
il futuro
agonistico di un cavallo.
“Cosa l’ha provocata?” chiese.
Hidan si alzò, e diede una pacca
al collo di Origami.
“Molte cose possono causare una
tendinite” spiegò “Età avanzata, eccessivo peso
sugli arti, terreni dissestati,
eccessivi sforzi prolungati…”
A quelle parole, Konan sospirò
pesantemente portandosi una mano alla fronte.
“E’ colpa mia” sussurrò,
angosciata.
Il desiderio di battere gli
Uchiha l’aveva accecata.
Aveva costretto Origami a ore di
allenamento massacrante, e adesso solo lui ne stava pagando le
conseguenze.
L’anglo-arabo francese la guardò
con i suoi dolci occhi scuri, avvicinò il muso reclamando
una carezza.
La bianca mano di Konan si posò
sulla testa del cavallo.
“Scusami, è stata tutta colpa
mia” disse a mezza bocca la ragazza, lisciando il pelo
dell’animale.
Hidan posò la sua mano su quella
di lei.
“Piantala di autocommiserarti,
mi fai innervosire” borbottò.
La ragazza abbassò lo sguardo.
“Come si cura?”
Il giovane guardò Origami.
“Non è una tendinite grave;
riposo assoluto, docciature fredde, una pomata e tanta pazienza
e guarirà”
abbasso la voce “Non so se potrà continuare a fare
dressage, dovresti sentire
un veterinario vero”
Konan inclinò la testa da una
parte.
“Come sai tutte queste cose?”
“Mio padre era un veterinario”
rispose pronto Hidan.
La mano di Konan si girò, e
strinse quella di lui.
“Grazie per avermi rassicurata”
disse sorridendo appena.
Il ragazzo non rispose.
Intrecciò solamente le dita con
quelle di Konan.
Si guardarono negli occhi per un
istante.
Hidan si avvicinò alla ragazza.
Appena la bocca di lui si posò
su quella di lei, Hidan sussurrò.
“Di nulla”
Poi, le labbra si dischiusero.
Glossario
[1]: Razza americana, di carattere socievole e volenteroso,
indicato per la sella e il tiro leggero.
[2]: Per via delle
dimensioni del suo intestino, il cavallo è un animale
molto soggetto a coliche. Le cause delle coliche possono essere
molteplici. Le femmine sono una categoria considerata a rischio
per la torsione del colon, per via delle dimensioni dell'utero
che sembrano interferire con l'attività intestinale.
Il cavallo si rotola a terra spasmodicamente (senza scrollarsi
quando si rialza, in quel caso è sintomo di benessere),
non mangia e non beve, a volte sintomo di una colica è la
mancata defecazione. Inizialmente i sintomi si presentano
blandi, ma non vanno sottovalutati, perché una colica
può portare il cavallo alla morte.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Mi dispiace per il ritardo...ma spero che il
capitolo vi piaccia!^^
Ringrazio tutti coloro che preferiscono, ricordano
o seguono la mia storia!
I personaggi sono maggiorenni ed appartengono a
Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!
La mano di Hidan scivolò
languidamente sul fianco di Konan, durante il bacio.
A quel tocco, la ragazza
spalancò gli occhi e, come colpita da una scossa
elettrica, si scostò dalle
labbra di lui.
Il ragazzo aprì gli occhi color
ametista e la guardò, confuso.
“Cosa c’è che non va?” chiese,
mordendosi impercettibilmente il labbro inferiore.
“So cosa vuoi” mormorò la
giovane, quasi intimorita dall’accennato ardore di Hidan “Non mi
sembra…il
caso…”
“Oh, Konan” ridacchio a mezza
bocca lui “E’ vero, mi piacerebbe assai ma…adesso c’è
Origami davanti a noi,
non è educato”
Abbassò la voce nella seconda
parte della frase, come se il cavallo potesse capire le sue
parole.
La ragazza rise coprendosi la
bocca con una mano.
Origami, a quel punto, sbuffò
sonoramente e scrollò il testone.
“E va bene, stecchino!” esclamò
Hidan “Mi stacco dalla tua padrona…ma quanto cazzo sei geloso?”
Intanto, alla festa, Itachi
cercava con gli occhi Naruto.
Ci aveva messo poco a fare due
più due, l’unico biondo che Sasuke aveva incrociato al
maneggio era il biondo
“vaccaro”.
Lo vide conversare con una
ragazza dai capelli rosa, appoggiato ad un palo della veranda.
Era proprio il tipo di Sasuke,
rude, casinista, dai modi spicci e dagli occhi chiari.
Suo fratello era così:
intrattabile, aveva la mania di controllare e la smania di
essere controllato,
o meglio, di essere domato.
Sasuke viveva il mondo del
dressage in un turbine di amore e odio, amava gareggiare, amava
far vedere a
tutti che la sua Kirin era la migliore, ma al tempo stesso
detestava con tutto
il suo cuore gli altri cavalieri che sovente incontrava al club
di dressage.
Impettiti e viscidi, che
consideravano il cavallo solo un oggetto, non un compagno di
vita.
Non vivevano appieno il rapporto
con il proprio destriero, alla fine dell’esibizione lo
rinchiudevano nel box, e
chi s’è visto s’è visto.
Lui, invece, adorava la sua
cavalla, dopo ogni allenamento si prodigava in mille cure e
tenerezze, che si
concludevano sempre in un bacio sul testone scuro, in mezzo agli
occhi colmi di
dolcezza.
Itachi sospirò: forse il
fratello sperava di incontrare un uomo che lo amasse tanto
quanto lui amava
Kirin.
Temari camminava con passo
svelto verso la veranda illuminata e gremita di persone,
traballava leggermente
per via dei tacchi alti che affondavano nel terreno soffice.
“Odio queste scarpe maledette”
borbottò a mezza bocca.
I fratelli camminavano dietro di
lei, le mani in tasca e gli occhi fissi sulla bionda sorella,
temendo che
potesse cadere da un momento all’altro.
“Perché si è messa quelle
scarpine?” chiese Gaara a Kankuro “Le odia, e non ci cammina
bene”.
L’altro sorrise malizioso.
“Perché alla festa c’è Shikamaru”.
Gaara guardò perplesso il
fratello.
“Ma se non fa altro che ripetere
che sono solo amici, e che a volte la innervosisce con il suo
atteggiamento!”.
“Se troppo ingenuo” bisbigliò il
maggiore, cercando di non farsi sentire “Sai che la nostra
sorellona piuttosto
che ammettere certe cose si farebbe impiccare, secondo me le
piace, e anche molto;
secondo te perché si è vestita così? E
perché ha messo quei trampoli? Sappiamo
tutti e due che, fosse stato per lei, a questa festa ci sarebbe
andata in
pigiama!”.
“Vi sento! Idioti!” disse la
bionda alzando la voce “Una ragazza non può vestirsi bene
senza secondi fini?”.
Affrettò il passo stizzita,
seminando i fratelli.
Gli ansimi risuonavano nella
stanza dei finimenti.
Rumore di labbra che si
scontravano, si schiudevano, si univano con un desiderio quasi
disperato.
Hinata si allontanò con
delicatezza, quasi a malincuore.
“Forse dobbiamo ritornare alla
festa…”.
Pain sospirò.
“Hai ragione, anche se vorrei
trascorrere tutta la notte qui”.
La mora rise sommessamente,
prima di poggiare la testa contro il petto di lui.
Le dita del rosso affondarono in
quel mare di seta scuro.
“Prima di andare devo fare una
cosa…” sussurrò lui.
Abbassò la testa repentino per
raggiungere il niveo collo della giovane, succhiando dolcemente
la pelle morbida
e profumata.
Il corpo della ragazza si
ricoprì di pelle d’oca.
Poi Pain si allontanò,
baciandole con tenerezza una guancia.
“Ora possiamo andare” sussurrò
cercando la mano di lei per afferrarla.
Aprì la porta senza il minimo
sforzo, posando la mano sul legno scricchiolante.
Il viso di Hinata si corrucciò,
illuminato dalla perlacea luce della luna.
“Ma non era bloccata?”.
“Errore, ti ho fatto credere che
fosse bloccata” disse il rosso sorridendo “Perché se la
porta poteva essere
aperta da chiunque, tu non ti saresti mai rilassata totalmente,
avresti avuto
paura di essere scoperta”.
Strinse ulteriormente la bianca
mano della mora.
La ragazza, colpita da tanta
tenerezza, si strinse a Pain.
Insieme si incamminarono verso
la festa.
“…e così ti sei classificata prima
anche nelle eliminatorie eh?” chiese Naruto a Sakura “Quest’anno
Shousen fa
faville, come tutti gli anni, del resto” concluse con una
risatina.
“Beh, devo ammettere che non è
stato semplice come pensavo…” disse lei sorseggiando un
bicchiere di vino.
“In che senso?”.
“C’è quel ragazzo del team
Akatsuki che mi è rimasto appiccicato dietro per tutto il
tempo, avevo sempre
paura che mi superasse, ma stranamente non mi ha sorpassato mai,
anche se una
possibilità c’è stata…un errore marchiano, per un
atleta di livello; quella
presenza sempre dietro di me mi angosciava, secondo me è
una strategia ben
precisa…”.
“Possibile, ma ad ogni modo stai
ben attenta, studiati bene il percorso”.
“Puoi giurarci” Sakura rigirò
tra le dita il bicchiere ormai vuoto “Scusa un attimo, vado ad
appoggiare il
bicchiere al bancone…vuoi qualcosa da bere?”.
Il biondo scosse la testa.
“No, grazie”.
La ragazza si voltò verso il
bancone, allontanandosi.
Naruto si guardò intorno: il
damerino ancora non si era fatto vedere.
Il biondo si mise le mani in
tasca, salutò con lo sguardo Neji Hyuga con la fidanzata
Tenten.
“Ciao”.
La voce profonda di Sasuke lo
fece sobbalzare.
“Ciao” rispose Naruto guardando
il moro negli occhi “Ho sentito che sei arrivato primo alle
eliminatorie”.
“E io ho sentito che anche tu
hai fatto altrettanto”.
Rimasero poi in silenzio per
qualche minuto.
“Quella ragazza con i capelli
rosa è la tua fidanzata?” chiese Sasuke, esitante.
“No, non ho una fidanzata”
Naruto si ritrovò a chiedersi il perché della
rettifica, non ce n’era affatto
bisogno.
Sasuke fissò un punto
imprecisato davanti a sé, senza parlare.
“Senti…” disse il biondo
sommessamente “Volevo dirti che l’altra sera mi hai messo un
po’a disagio,
damerino”.
“Penso che tu l’abbia capito che
mi sento incredibilmente attratto da te”.
Naruto spalancò ancora di più
gli occhi cerulei.
Si, lo aveva capito, ma tutto
gli sembrava troppo…audace, troppo manifesto.
Sembrava quasi uno scherzo, una
presa in giro.
Continuò a guardare il moro ad
occhi sbarrati, senza proferire parola.
Ino rimaneva in piedi davanti
all’ingresso, mordendosi con delicatezza le labbra.
Quella sera non aveva ricevuto
fiori, ma solo un biglietto, sempre scritto al computer.
“Il fiore te lo darò di persona, alla festa”.
Al posto della firma, sempre una
croce scritta con inchiostro blu.
La ragazza non nascondeva la sua
agitazione: se prima era pervasa da un brivido civettuolo ad
ogni omaggio
floreale, adesso era dilaniata da un dilemma.
E se il misterioso ammiratore
non sarebbe stato il suo tipo ideale? Se dopo averlo conosciuto
si accorgesse
di non avere nulla in comune con lui? Non voleva assolutamente
ferirlo, dopo i
pensieri gentili che le aveva dedicato, ma d’altronde l’amore
c’è o non c’è.
Nervosamente si lisciò il lungo
vestito stile impero rosso scuro, che le fasciava il corpo ben
formato.
I lunghi capelli biondi legati
nell’immancabile coda di cavallo che le carezzava le spalle.
Gli occhi azzurri truccati
appena con un filo di eyeliner.
Improvvisamente una splendida
orchidea le arrivò tra le dita, da dietro la sua schiena.
Un forte odore di menta impregnò
le sue narici.
Proveniva da dietro di lei.
Ino deglutì: il suo ammiratore
segreto era proprio dietro di lei.
E odorava di menta piperita.
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